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Imprimatur,
si videbitur ReverendifTimo Patri Fr. Paulino Bernardinio Magiftro Sacri
Apoftolici Palatii.
Dominicüs de ZauUs Epifcopus Verulanus Vicefgerens ^
Imprimatur,
Fr. Paulinus Bernardinius Sacri Apoftolici Palatii Magifter Ordinis Pra^di-
catorum.
IN ROMA. MDCCIV^
Nella Stamperia di Gaetano Zenobj, della Santita di Noftro Signore
CLEMEMTE XL Stampatore, e Intagliatore.
C O n l IC EH 2 4 DB' SUPERIOR L
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RACCOLTA
Dl STATVE ANTICHE E MODERNE
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rir-^ Ê
SOTTO I GLORIOSI AVSPICJ
DELLA SANTITA Dl NS.
PAPA CLEMENTE XL
DA
Domemco de Rossi
ILLVSTRATA
Colle sposiziom a ciascheduna
imma^ne
Dl PAVOLO ALESSANDUO MAFFEI
»                                                  .
PATRIZIO VOLTERRANOE CAV.DELL'ORDINE Dl S.
STEPANO E DELLA GVARDIA PONTIFICIA
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InéR-oma nelIaStamp&ria alla^Eace con^nuilmio dd
Scmmo ^ont.e Ticama di Superiori l'anno mdcciv.
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m^ sulfroritesfiz^ ddtOpera id^amuogg^
\éii Mmeata l'urunagim Mla uastra^om<^m
Ie dl barharc diuise ahhyliata;auuejna^M\^
'Mlo norne nella base ai cju&Ua inciso'^edi'M^
\^egrare qualurtmie projano ornaniertto^e^tM\
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'o CLol che di superstiz.ioso ali diede /^!^
dd.Cosi mercê deltalto uosïro p^m^
p <^^rte d'musitato spUndore ucJiMj^
^^'^^ccvRorna^ che tanto alU rnoderrvi'ÉkMo-^
^J^^'^.qucmt^ tr<y^e dAl^om.hra. 'Mü^
^% ^^^ ^ ^^"^^^^^-^^^^^^^^^^ di^^qiie:;^^
W ^^.^^^^"^^J^^^questcmiejatiqhe.qu
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t^ / ^ ^^ '^'^J^ato mai stnvprt W.
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I i,ao«/ji JfI'ft itc
^assonlieuo d'uripilo s&polcrale^che siiroua. in^casa Moncwtt
ALLERUDITO LETTORE
PAOLO JLESSANDRO MAFFEl.
Ualunque volta ho intraprelo a confiderare la gran
potenza della Romana Repubblica, la virtü di que-
gli eroi, che ne ottennero ramminiftrazione, o in
guerra, o in pace , cil buongenio verfb Ie belle arti
de' primi Imperadori, i quali vi dominarono, Ibno
reftato pienamente fèmpre perluafb , efïèr nate da
cosi riguardevoli prerogative tutte queiropere di
maravigliofb lavoro, e quelle ftupende fatture , che
diedero giuftamente a Roma il nome di miracolo del
Mondo^ I Templi, iFori, gli Anfiteatri, leTerme, i Cerchi, Ie Bafiliche,
i Teatri, Ie Naumachie, e cento, e mille altre colè, alle quali Tarchitettura pre-
ftó la fua opera, adornate di marini fatti condurre da Paro, dall'Egitto, e da
altre remote lontane regioni, ed illuftrate dal valore, e dalFefperienza di fb-
vrani artefici, furono tanto ammirabili, clie non Iblo nel primiero loro fplen-
dore empicinno d'alto ftupore chi Ie mirava'', ma oggi ancora, nelle proprie
rovine fepolte, tannu ^o^^npatale difèfteflè, checagionano pofïènte incan-
toalle ftraniere gend divenire avagheggiarne Ie veftigie, cdu v^enerarne Ie
ceneri.
Ma contemplando piü attentamente la magnificenza deü'antica Roma,
da niuna altra cola fènto maggiormente muovermiü Tanimo, e Fintelletto al-
lo ftupore, che daireccefsivo numero, dal fbmmo artifizio , dalla fbvrana
eccellenza, e dal raro pregio delle ftatue , che in un tempo fteflb 1' adornava-
no, e l'arricchivano; e benchè fèmbrafse iperbolico, e detto fbrfè con violen-
ta efagerazione, che Ie ftatue di Roma fofsero fènza numero *=, o che almeno
la loro popolazione fofse uguale a quella, che la natura diede a Roma ftelsa ^:
quando peró richiamo alla memoria, che fatto incapace il Campidoglio di piü
ammetterne, anzitroppo anguftoperlagranquantita, che ven'erano ftate
P^fte , convenne ad Augusto trasferirle nel Campo Marzo': e che fotto
Claudio Jngombrarono si fattamente Ie ftrade, i fori, e ogni altra parte del-
la citta, che fu i^cellario raftrenare la licenza deirambizione con proibire ^
chenifïün privatopotelfö pui re in avvenirea fè fteflb l'onore della ftatua, fenza
a.                         permif-
a Caffioi.l.'J.
eafis'Pi'O'
fcrt. lib.
j,
elts- 21.
b jfmrxian.
Marcel!,
/i*.
lO.
c TiM. Fi.
Har. in fin.
écfcrift.Vrb,
Rom.
caf. 15.
e Saete». ia
Calis- c-
J4-
f Vio. Caf
hh. alt.
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n.
permifTione del Senato, fè pure non prendefïe a far di nuovo, ovvero rifto-
rafTe qualche opera pubblica; e che tutto cióin vece di reprimerne Tabulb,
diede maggiore impullb a no vello luflö; on de Ie ne riempierono Ie ville, i giar-
llllilman. dinl, Ic caHipagne ,• e Ie caie ^5 per ornamentodelle private delizie; refto ^o-
vrabbondantementeconvinto, che ció ne meglio, ne con frafè piCi adequata
inlinuar ii poteva.
Varie, e tutte poflènti, per vero dire, di tal multiplicita furono Ie cagio-
ni; e fè fu fuperbala Tofcana d' aver ripiena Roma non ancor adulta de' liioi
fimulacri, non baftaronopoiperappagare levoglie fplendide della medefima,
crefciuta nelFauge, tutte Ie provincie dell'Europa, e dell'Afia fbggiogate, dal-
Ie quali i vincitori tolfèro, almeno Ie piü pregiate, si perchè riputarono fèm-
h c»v.r<rr.4. pj-g h ViÜoria effe multa Romam deportare, quie ornamento Urbi ejje pojfenti come anche,
perchè tanto ornamento, e tanto decoro qua, e la iparfb, non ad altri ellèr
i
Vio,Orat.i\
I. ds Mui/mi.
1 'Plutanh.
in Mürt. c.
f/STs foi'oiio coftrette a mandarvi Ie próprie l'Afia', l'Egitto", e la'Libia, tolte da'
7r^ii.7a- vincitori, econdotte in trionfb, fecondo ilcoftume, al Campidoglio'', fenza
tere t. 2.
o -?//>. /.54
cap. 7.
fimulacri onorati di piü antico fuperftiziofb culto, perchè poi veracemente
qll'in'i'hi!- s'aveflè a dire ^': Sacrikgia minutapuniuntur, magnaintriumphisferuntur . E pure
Tn%!iLcl la raccolta di si numcrolb lavoro, fudato per piü eta da immenib ftuolo d'
'"^'ya' ^^t^fici, non fu baflante ad appagareil fafto Romano; imperocchè v'ebbe nel
yS'""' ^' tempo ileilb gran parte la fuperftizione di tanti Idoli, edi tanti Eroi, che pro-
"Ü''^^' P^^i '^'^ pubblica venerazione de'Popoli dalla univerfale Idolatria , nonal-
yS'2/^! trimenti fi formarono, che in figura umana, amando Roma di feguire, oltre
ï%^!c.\ airefèmpio de'Greci % ladottrinade'poeti, i qualidivenuti regolatori dell*
ziS/^ eta, degli abiti, ddÏQ infègne, e degli afFetti loro% perfïiafero^chenon
blr?ri P*^^^"^^^ Topera della mano porre lotto gli occhi noltri quelle lublimi idee,
nat. Vior
che vengono concepute dalf intelletto, la Ibla umana forma folTè Toggetto
piü nobile, e piü adequato per elprimere la divina natura. In quefto nume-
c Nat al Co-
ro peró vi fu ancora 'mtrodottTi una quantita di moftri, di Sileni, di Fauni,
d r.^^tl: di Satiri, e limili, per dar luogo a'favolofi racconti de' teologi del gentilefi-
t'yofphn;^ mo, o per limboleggiare in loro varj milterj della morale difciplina , che non
fX;<v/j, fi volevano rivelati lènza qualche titolo direlidone, come b^"^^ imotó da'
&?JF"^i^ologi'.
fM:;Hati.,         Vero è, che non fu fola la luperffizione a produrre quelti ecceffi, per-
f'p,,,, chè piü oltre palsó lambizione, el'adulazione. Furono veduti Augusto%
Tcjc. c.
z),..c.^:/. Nerone% Domizianü% Commüdo», ed altri *• afïèttare, e volere ancor vi-
Üj/lzz." venti, oltre agli altri onori ufürpati agli Dei, anche quello della ftatua,
fiViy'^aV. fcolpita in figura di quel Dio , acuipiü piaceva loro a affimigliarfi; e la
Ü?r''l ^^^^ ' ^ c'i^^^ compiacenza del Romano Senato adulando il genio de' me-
ï^'nè'^-i- delimi , non fblo autorizzó l'attentato co' luoi decretl , ma gli erefïè con
gtiill. tras. •'"'>" v^ -.^'.^ * a.»^H-*^^»^j-,-*j. **Aiii^i«>^ii , u. v^i "A.iviiAv^ >,                          ^
"s^nS verlb degl'Imperadori, e dell'Augufte defonte, allora quando con lolenne
V^'l^ci^. apoteofi tra Ie deita li riponevano; il che o non mai, odirado fi faceva len-
l'onore della ftatua, arricchita divarj limboli, i quali rapprelèntallero
7„jo^( ra
fideificava'. Chepi-1.^
' I colofli medefimi, che per antico iflituto a gHDei IbL
mente fi ded^-'^i'ono ,
caff.Lam
Tnhdl.
in Callien
• furono poi fatti fèrvire alla vanita de' Cefari *; quindi è ch^ ^ riputato lenti-
^HoFlrc! niento di lodevol moderazione, o almeno óS toilcraDile amor di gloria, quel
Jo
-ocr page 6-
III.
lo delle ftatue equeftri, trionfali, emilitari, perchè luppolè precedenteil
msrito, benchè poi anch'elïè palïaflèro in abulö; poichè ció, che da princi-
pio venne dato o ad una virtü, o ad un grado eminente ", lèrvi in fine per Jvj^BtI-
trionfb delFadulazione, edel vizio. Per la ftefla ragione, a miocredere/iwi'/^V-
erette furono elle in onore delle Donne Augufte, o lotto i fimboli d'alcuna ^^^^/^^f
virtü, opuramente velate delfblo abitomodelto matronale ; quafi inefse^-ffi^'^
fi volefse commendare la piëta, lafede, la fecondita, ed altre {bmiglianti |jf„ ,('/j*:
cofè, in quella forma, ene precedentemente fi ha, eisere flato ofservato '• *• "'"''"■
verfb alcune Romane Matrone di nome piü riguardevole, non oftante Ie lè-
vere rimoftranze di Catone ilCenfbrio, il quale per quanto elclamafse°:"^J^'^^"'
Mon potuit inhihere, qub minus Komce pomrentnr, Jicut Cornelia Graccborum Matri,
quafuit Jfricanipriorisjilia. Ne ció per avventura è taiito ftrano, quanto fu poi
intoUerabile, che fimile onore fofse dato alle ftelse meretrici. L'elempio di
Flora **, tuttochè mafcherato con titolo di gratitudine, e di religione, per- 5,5:7/'
chè in lei, e nelle fue ftatue {i venerafse la Dea de' fiori, fu un contrafïègno
della Romana intemperanza, non meno di quelche fofse prefso de' Greci la ^^^^ ^ ^^
Hatua tutta d'oro di Frine, introdotta nel Tempio di Deltb ^. Ma poichè del- ^j«*- «w.
bftatue matronali, e muliebri ho dovuto dar conto, ei non è da lafciarii,
che il rifpetto, e la ilima che s'ebbe delle Vergini Velïali, diede loro la pre-
rogativa d'ottenerla: avendofène anch'oggi varj fimulacri nel Palazzo Ghi-
fio, e vedendoii nella Galleria Giuftiniana quello, che fa anoi il num. 87.
di quefto libro, enobilmarmo apprefso il Lipfio % portando infcritto il no-/tSl'/"'"
mediCleliaMaffimaVeftale, adornata diricchi abbigliamenti, proporzio-
nati al fbmmo grado , che teneva in quel venerato Sacerdozio, forfè non
diflimile daquelli di Flavia Manilla, diPublicia, di Celia Concordia, edi
Tarpeja Valeriana, de' quali fanno menzione il Grutero, e Raftael Volter-
rano' (tra' miei maggiori dichiariflimonome) ritrovati gia tra Ie rovine del Ji^'L™'
Palatino, ed ora ignoti a noi, o dalla noftra Roma altrove trafportati .
Ma la gratitudine, e la memoriaverfb de'piü cari, fu il piü pofsente
motivo d'introdurre la ftatuaria nel Mondo ^, ad oggetto di rifvegUare ne* po- \^°^'"''''-
fteri ftimoli di virtü coU'efempio , e colla ricordanza di quelle, che rifplen-
derono ne' loro maggiori,in quei marmi immortali figurati; anzi quefto lleflb
motivo fu approvato, ed ammefso per piü univerlale da' fcrittori di chiara fa-
ed il piü plauftbile, e come quello, che fece fem- *^,t.
Firm.
hfiit.
ma', come ilpiüonefto,
; fofse nellamente degli uomini l'emulazione coll';.»'V^
''?
pre vedere, quanto efKcace
efèmpio di Cesare , il quale, al vedere la ftatua d'Alessandro il Grande , fi Tsyima^:.
fenti incitare violentemente alla virtii", da lui peró malamente efercitata con- f'^pfi-j'
tro la patria. Tali, e tante furono Ie caufè della moltitudine , che fe neTw^-S-
ebbe per nobilitare i pubblici, e privati edifizj, anzi Roma tutta; e fetra
tante io non ho contate quelle favolofè , o indiftèrenti, che fi mercantava-
X XefiCphQnt
mmcrab. j.
no pubblicamente nelle botteghe degli ftefïi artefici si Greci % che Roma-
ni % fi dia al timore conceputo di non poterne efporre , che una troppo £;tï:
fcarfa idea in quefte carte. Ne peró dee alcuno talmente fermare il pen-'*"'^'^-
fiero sü quefto conto, che da effo pretenda di raccogliere l'intero pregio
delle ftatue, che fi vedevano per Roma pubblicamente da per tuttoefpo. £;'::,?.
fte , e privatamente cuftodite ; poichè ebbe anche il fuo particolar valo- llf^^H^/c:
re la matcria.
                                                                                       uIIm
Non contenti i Greci fcultori del marmo Pario, ed i Latini del can- MuSt
dido Carrarefe , e gli uni, e gli altri del puro bronzo , gettarono in ar-?J''^M
demi fornaciroro% erargento", ed il preziofb bronzo Corintio", per-f^""^!;
chè indi correflèro a formare ftatue degne dell'adulazione, e dell'ambi- ^;;;pS';
zione
-ocr page 7-
IV.
zione de' tempi d'AuGUsTO, e di quelli, chc gli furono vicini: per la qual
cofa manchera per avventura la maraviglia in fèntire , che non Iblamente
c^r?/«j.3j. anche allora ii coftumaflè d'indorare, e quelle di marmo', e Faltre dime-
tallo , e che in tal forma s'ammiraflèro in Roma Ie 24. equeftri colofFee,
.ïT-ftwr/ff. contate da Publio Vittore^, di che rende oggi indubitata fède la Capitoli-
na di Margo Aurelio ; ma che ad efïètto di dare a' marmi l'umana fèm-
bianza fi fcieglefTero i piü ftimati , o come preziofi , o come piüdifücili
per una quali invincibil durezza a cedere a' colpi dello fcarpello, o final-
mente come rari , e con immenfè fpefè da lontane regioni per vafti fpa-
zj di mari fatti condurre. Veggiamo perció in quefti noftri tempi alcune
ftatue 5 rimafteci da numero molto maggiore , d'alabaftro , di paragone,
di porfido, di balalte negli orti Vaticani, ne' Medicei, ne' Borgheliani,
e ne' palazzi Farnefiano, e Odefcalco , e fè ne ebbero di nero , di gial-
lo, di palombino, e d'altre ftimatiffime pietre, conforme ben notó il Se-
natore Buonarroti ( di cui venero non meno la fomma erudizione, che
l'ottimo giudizio ) e di quelFaltre , che fi fècero di pezzi di diverfè ma-
terie incaftrate allieme di piü fórte di metalli, di marmi , e d'avorio, i
fin d'accennare in quefta varieta di colori quella della vita , e degli abi-
ti. E pure qualunque materia piü riguardevole s'adoperalle a dar flima,
e prezzo alle llatue, niuna cofa mai fii riputata piü valevole a renderle il-
luflri deirartifizio, benchè qualche volta foflè data flngolar lode all'anti-
hfridml: chita delle medclime'. Fu conceffo il primo onore delTarte alla Grecif,
'^■si^j-f„ perchè ella , come piü perfetta maeftra , defie alla luce opere piü belk,
'.forirdet e piü cccellenti di Roma, e fi diftingueffè particolarmente negFignud.,
'S/rf^ non cosi bene intefi dagli artefici Romani , i quali riputarono la nudta
de' fimulacri difconvenire a' buoni infègnamenti della natura, ed alle mif^
fime dell'onefla, e della modelha, e confeguentemente quafi quafi, Cie
lfn'"'if'o. l'abborrirono, ad onta di quegli altri, i quali lempre perfüafi rimafero ^:
^''" " * ij?fam nuditatem hommis ad pulchritudinem facere . Divenne per tanto si propia
de' Greci quefta maniera, chc fu detto da Plinio , Gracam rem ejfe nihil vehre;
e qual ora o la congruenza, o la neceilita porto quegli artefici a far flïtue
veltite , fu da loro ció efèguito con tanta grazia , e finezza nella panneggia-
tura, che fvelarono quello, che moftravano di ricoprire.
Sono andato piü volte meco fleffo divifando , onde avvenuto fifle ,
che la maeflria della fcultura priiicipalmente preffo de' Greci con tan-
ta cminenza rifèdefïè , flcchè meritafïero , e confèguifTèro fovra Ie altre
Nazioni il pregio , e l'opere di fcultura piü celebrate non fi diflingieflè-
fli'f'it" ro con elogio piü adequato , e riguardevole, che di ^ Grecarum artium cecbra;
^mTufè ^^^^ ^'^^ ^^ Grecia per loro confèguifïè il nome d'illuftre ''; ed ho facil-
W.n. niente veduto eficrne flate molte, e gravi Ie cagioni, la contezzc delle
quali nonpuó eflèr forfè difcara in quefti tempi felici, ne'quali il kl ge-
nio del Sommo Pontefice CLEMENTE XI. tanto {i fludia di promuo-
verle, e reftituirle al primiero fjDlendidiffimo onore. Diedero dunque gran-
de impulfo allo ftudio della fcultura i premj, e gli onori, come ne fmno in-
dubitata pruova gli efèmpj diDipeno, e di Scilli, e di Fidia, e di PrafTi-
tele, e di tutti quegli altri, i quali s'acquiftarono nome immortale per tut-
ti i fècoli avvenire ; e la notizia della ficurezza , che s'aveva allora dell'
acquiflo di confiderabili ricchezze, dal faperfi, che una fola piccola fta-
\'Au'Mtt\x2i di nobil fattura fu vendutacento venti fèfterzj', cioè adire 3600.feu-
nut. in rfc«
;'.dide'noftri, fècondo il computo d'Aldo''; che Ie tolte da Verre dal
crario di Ejo Mamertino, cioè TAmorino di marmo di Praffitele, 1'
cole
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.^',M
'^:
V.
cóle di bronzo di Mirone. e Ie due Canefbre di metallo di Policleto fi va-
lutarono dell'antica Romana moneta, oltre i ièi mila cinquecento fèfterzj' :'^'' •*''•
€ che della Venere celebratiirima di Fidia non s'ebbe per giufto prezzo il
pagamento de* gravi debiti , che erano ftati contratti da' Gnidj , ofterto
ilal Re Nicanore per farne l'acquiflo *". Anzi il (blo nome degli autorit^'"«^jö
tanto valfè , che lèmpre afficuró al venditore un rigorofb prezzo, ed un
certo guadagno ". Sovra tutto peró prevaKè Tamor della gloria a far, chetfint'oltre fi perfezionafïè l'arte neirimitazione della natura , e per dar fbr-
Tltitarch.
ift Kcip. tie-
ren, pracqjt^
te ftimolo agl'ingegni, e alla mano di farfi ftrada liil lavoro di pregiati mar-
m. airimmortalita. Atene ottenne il vanto di fiorire (bvra tutte Ie citta del-
la Grecia nelle fcienze, e nelle belle arti. Ebbe perció ivi fpezialmente i luoi
Eroi la ftatuaria °; Indi gloriofa invidia deftó l'altre citta ad emularla al o ^rp.^^^
pofTibile; e tanto fè ne infuperbi la Grecia tutta , che non degnó d'altro tltn.
nome Ie nazioni a lei ftraniere , tuttochè colte , fè non di barbare, e Ro-
di ebbe tanta vanita de' iiioi avanzamenti, che a{crilïc a privilegio , ed a
beuefizio concefïble da Min er va efser ella nell'opere di Icultura divenuta
luperiore ad ogn'altra ^. E qui mi fia lecito il raramentare i f aggi provedi- p/'"'^^'; .
meiti di quei magiftrati per animare la gioventü allo ftudio delle belle
arti, e la prudenza di quei legislatori delle Repubbliche , i quali non fde-
gnarono di far leggi concernenti quefta nobil profefTione, come appunto
fu c^uella de'Lacedemoni, la quale obbligó gli artefici a fare i ritratti piü bel-
li ddlo ftefïb originale "^, di cui fa menzione il Senator Buonarroti', e da XfÜ'^'li^,
cui deduce efser derivate Ie belle arie di tefte, che anno date ordinaria- \mnarrof~
menie alle loro flatue gli antichi Greci, e che con efla forfè ne nacque la ^""^^'^
neceTita di fare d'ugual bellezza il rimanente del corpo, a fine di confèr-
vare in tutte Ie parti un concorde artifizio . A tanti impulfi di bene ope-
rare 5 che derivarono dall'onore, dal premio, dalla gloria , dall'interefse,
dalle eggi, e dalla convenienza aggiunger fi pofïbno quelli d'una natura-
le indole , e inclinazione alle bell'arti, unita ad una forte fantafia, per cui
fi davi perfezione all'imitazione , propofta con modi fpezialifTimi a pro-
fitto di chi afpirava a farfi nobil maeftro . Avverti quefte belle idee, che
nafcom, e fi nutrifcono, eneiranimo, e neU'intelletto , Seneca*^, e ge-r,?««.«,.
neralmmte di quei bravi artefici intendendo , ancorchè del fblo Fidia "'"'^ ^
egli pailafie : Non vidit (^icnÜG^PbidiafJovemjfecit tarnen velut tovantemy 7iec
Sietit antt oculos e jus Mineyoa
, dignus tarnen illa arte animus, &" concepit Deos , êf
exhibuit. Ebbe un fimil fèntimento Filoftrato ', al quale vanno molto aC- t7hihjtr.it
cofto quelli, che raccontano efïère ftato praticato dagli fcultori nel forma- Tlli".^^'"'
re la ftatua d'alcun Dio , il ricercare , ed eleggere uomini di fingolar bel-
lezza , e d'efquifita proporzione di membra , per trarne l'imitazione; an-
zi ben fb^ente prender Ie parti da diverfi, fècondoche piü perfette in uno,
che in uri altro Ie riconoicevano, a fine di confeguire da fi vaga miftura
una intera bellezza ": come appunto fu fatto nelle tanto nominate Veneri if;^^!,^-^'-
Gnidia, e Tefpiaca, alle quali fèrvirono di modello Ie due belliffime don-
ne Gratim, e Frine".
                                                                              1^^°^^'
Ma benchè io fin ora abbi attribuito la perfezione della Greca fcultu-
ra all'imitazione della natura , al premio , alla gloria , ed alla pena , pur
convien dire, che fbvra ogni altra cofa vi contribui la cognizione di quel- ysmb.c».
Ie fcienze, e di quelle arti, Ie quali a lei fbno necefTarie; Imperocchè chi &»^'»"
non sa quanto la poefia ^, e Fiftoria ' giovino a condurre una bell'opera, |p«;'^^;.
che non difcordi punto dal vero, o dal finto , che vi fi vuol rapprefen- cW»;'^"*
tare l quanto convenga ben ièrvirfi delle regole delFottica, e della geo- 11^0,21^'
h                                me-
:^m.
-ocr page 9-
Vï.
•ff^'S: metria ' rifpetto alle proporzioni, e di quelle , che ei fbno infègnate dalla
'^^" morale filolbfia, maeftra della difciplina de' coftumi, e degli afiètti, e indica-
trice delle pafTioni deiranimo , e de'moti del corpo , i quali nella dura fii-
perficie del marmo, o del metallo fi deono fare apparire dal diligente fcul-
7"'» '34- tore ? ció appunto è quello che fi deduce da Plinio ^ coirefempio d'Ariflo-
c ^t
'-.f!P.. ni(^a , e da quel luogo d'Ariflotile % ove fi da il nome d'*Vd,A^ct]o7ro/öj'K, qua-
fi per eccellenza, a quei fcultori, che ben fapevano imitare non fblo l'afpet-
to , ma i coftumi, e gli afiètti degli uomini. Ne perchè io tant'oltre mi
fia ftefb a ragionare della Greca fcultura, ed abbi efpoflo il vantaggio , che
ella ha avuto fovra la Romana nel concetto , e nella flima degl'intendenti
dell'arte, e nel grido, e fama univerfalmente acquiflatafi , ho creduto di
defraudare Roma in minima parte de' fiioi pregj particolari : imperocchè i
Romani fcultori, quantunque, come fi diflè, aveflèro per proprio iftitu-
to d'abborrire Ie nudita, e perció veftifïèro per ordinario gli uomini o del-
la toga, o del torace, e Ie donne della flola, e della palla, ad ogni- mo-
do lo fecero con tanta grazia, e con fi buona maniera, che quantunque
coperte da fbvrappofta vefte Ie loro flatue, chiaramente fi poteano in eflè
conofcere, e diflinguere tutte Ie proporzioni delle parti, e Ie bellezzedel
corpo : anzi ogni volta che fi videro obbligati a fare Tignudo, openro-
no con tanto avvcdimento , e con tant'arte, e si da vicino s'accoltarono
aH'eccellenza delle Greche fatture , che non vi {i conobbe altra diiïèreiza,
fè non quella della maniera , non punto per avventura delFartifizio, co-
me fi puó vedere da piü ftatue di quefle noftre, lavorate in Roma; per
mano d'artefici Romani. Furono ancora tanto oflèrvati del coflume,e neiribito
del corpo , e nellVefhto , che da'gefli delle mani, e dalla fituazionc del-
le dita con ccrta regola li potè negli uomini di condizione patrizia rac-
d 'Picr'^a
If. Hiero
coglier la fèrie , e la qualita degli ottenuti , ed efèrcitati Magiftiati '* .
'^^' Davano effi per fegno di pace la mano fbllevata , e ftefa in fuori', ed
t^nui.M. ^^^^ r attribuivano ad atto d'imperio ^, onde era propria de' Priacipi ,
f y^r/. s<^t. ^ jggjj iniperadori , come fi vede nelle medaglie di Cefare ^, e c' Agu-
%Jmp.u. fto '' , e nella ftatua equeflre di Marco Aurelio ; cosi fi diede pir con-
%^fltnX trafïègno degli Oratori, e Caufidici la deflra tratta fuori della vefe' ; e
flZ'fpc: furono in fatti tanti gefti, e tanti fègni inventati , che quafi niuna condi-
JA'tfq^: zione di pcrlbne , niun'atïètto d'animo, niuna profèfïione , niuna arte , e
'^"''^''^"^'dignita vifu, che in qualche modo per mezzo de' medefimi non s'elpri-
ftatïif7.i9' mefTè^ . La pofitura fteHa del corpo diflingueva la loro qualita, 2 perció
I^S'/t?l^ flatua fedentc fu riputata la piü onorata , e la piü degna' , per darfi
Trun. in particolarmente agli Dei " fu nobil fede , come all' oppoflo fu a^uta per
j^»,?^'"" vile quella obbrobriofa feffione , che fuUa nuda terra fu data dal gran
Teodofio all'infami flatue d'Ario , e di Macedonio , di Sabellio e d'Eu-
nomio , afhnchè fbggiaceflèro agl'infulti de' paflèggieri, e del popoio di
^'rlJ^^Coftantinopoli^
/i-cw'"»'        potrei tant'oltre flendermi in quefla materia, da compome un ben
ampio trattato; ma perchè il mio iftituto altro non è, cheditoccar breve-
mente quanto puó giovare alla cognizione d'alcune cofè piü particolari,
che concernono 1' artifizio di quefte noftre ftatue , e la loro fignificazio-
ne 5 io da ogn'altra cofa m'aftengo , e tralafcio di notare la diverfa loro
grandezza offèrvata fècondo la condizione di quelli, a' quali fi dedicava-
no; la qualita degli abiti conveniente all'ufïizio , alla vita, edall'eta diciaf^
l^^''-'''- cheduno °; la diflinzione delle fiatue trionfali , equeflri, e pedeftri
r>um. perapprenderneroccafione, ed imotivi di cosi difïèrentemente fbrmarleP;
elo
-ocr page 10-
VII.
e lo ftudio della fimilitudine del volto ne*ritratti richiefta confbmma cura
da clii ne comandava ad efperto artefice 1' opera ^ • Tralalcio ancoraTefpref- ^ ac^orat.
fione degli alFetti ricercata non tanto ne'lineamenti del volto > e del
tutto', quanto negli ftelTi colori mendicati dall'arte; come appunto fu pra- ''j;J''jf,gu;
ticato nella ftatua di Pefcennio fattadinero marmo*^, inquella di Giocaik',}^;^',^,^:
/>; cujus faciem aliquid arge?iti admifcuijfe fermit artificcm, ut as bominis exanimatiy '^ij'il'.''^'''
&' contahefcentis fpeciem i?ifuperjicie referret
, C in quella d'Atamante ", nella qua- 7^47"
Ie Ariftonide mefcoló il ferro col rame, per meglio elprimere il furore dell' %miTt'.
afpetto di lui. Tralafcio iinalmente tutte quelle palfioni dilupcrbia, di ^^^-\fji,^]„
rore, e di minacce , che fi ravvifarono da Plinio "" ne' limulacri di Domi-^^;"^-^^''-
ziANO, della crudelta di Mario riconolciuta da Plutarco ^ nella lüa immagine, l^Tct
e d'altre fimiglianti colè , cosi ben rapprefèntate ne' marmi, che per tali
confiderazioni furono detti aver vita , e fJ3irito%
              a                            Tmrgii.6.
Ecco dunque quelle poflènti cagioni, che fecerogclofi i Romani della con- '■a-rtctaii.
fèrvazione di li ftupende opere; ecco da qual fonte derivó l'iftituzione di
quell'autorevole , e nobile Magiftrato, armato di milizie Urbane, che fbt-
to nome di Curatori delle ftatue, e di comitiva Urbana invigilava alla con-
(èrvazione delle medcfime": ecco finalmentc donde nacque il lèvero fta- «/..>/«< rff
Dilimento di ngoroiiliime pene contro i rei o di rurto , o doriela, i quali'Mo j>'-
quali facrileghi, o al precipizio, oallaruota, o ad altro maggior flippHcio, ""'^s
venivano deftinati''; e perchè alle volte davafi un cuftode particolare ad b mo. a,n.
alcuna delle piu fègnalate , (come anche oggi li fa al limulacro equeftre di '"Ihotali.
Margo AuRELio Imperadore in Campidoglio) li efigeva dal medefimo, wxa/."
per cautela di ficura cuflodia, obbligazione, e ficurta capitale'. Ma a di- cW./.j4-
ipetto di tanta attenzione, di tanta diligenza, e di tanto rigore, Ie notiffi-
me difa^venture di Roma ei privarono d'una gran parte di quello tefbro.
Imperocchè pur rai ibvviene dcll'incendio di Nerone , nel quale fi per-
derono ^opes tot viéioHis' quafitce, & Graecariim artium decora ; del barbaro (po- Aranf. an-
glio', fatto da Genserico Re de' Vandali per condurle in Africa; di quel- "rm'4. de
lo, con cui ilpiü giovane Costantino ^ volle abbellire la nuova Roma; de- {^if'.
gli eruditi, e nobilmente lavorati metalli, fatti ftruggere dal Popoio Roma- '■'^■"
no ^ a fine di coniarne monete da faziare l'avidita del Goto Alarico , Qgz.fiw.is.
di libera* Roma , ftrettamente afïcdiata , da maggiori temute rovine ; e
per ultijno delle private, e pubbliche inimicizie degli fteffi Cittadini in
c]uei fècdi , ne' quali , dato il bando alle belle arti , e luogo alla barba-
rie , ed illa crudelta , non puó baflantemente dirfi, qual guafto dato fofTe
alle Ronane magnifiche memorie, finchè la bella, laricca, la fiaperbaRo-
ma divetne un cadavere, ed appena ferbó dell'antico fplendore la ricor-
danza. Egli è ben vero, che alla diftruzione delle flatue diede anche qualche
impulfb h piëta , e la religione ; Imperocchè il gran Teodofiofu il primo''hy^^fr.».
per tal ragione a flurbarle dalle fue bafi con pubblico editto, e S. Gregorio 5^;|fJ''f'
Magno' piofegui a far loro una guerra piüfiera, conquel getto, che comandó ^'^^^
farfène nei Tevere per abbattere con avveduto , e fanto configlio ogni fu- ^l'i;,fi:
perftiziofb monumento dell'Idolatria, non pur anche del tutto cancellata ^'4"^""'
dalla memoria degli uomini, che dal Paganefimo avevano fatto paflaggio Lffc.
alla CriftiaJia Religione . Ma il zelo e di Teodofio , e di Gregorio, che in "''*""■'"•
tal maniere pensó diftruggere afiatto la cadente fuperftizione , e to-
gliere ogni ^itolo di dignita al vizio, non volle abolite quelle memorie d'
uomini fègnalati nelle virtü , e benemeriti della Repubblica , Ie quali po-
tevano fervire d'efïicace ftimolo a'pofleri per bene, ed eroicamente ope-
rare ; Poichè dopo la diflruzione di tutti i profani Templi, perdonó quel
\                                                                                            Cri-
-ocr page 11-
Vin.
Criftiano Imperadore a buon numero di quelle ftatue piü eccellenti, tut-
tochè fuperftiziofè , e al culto profano gia deftinate, ficchè aveflèro indi a
lèrvire alforn-dmento della Citta, non alla venerazione di fciocchi adoratori.
E quelle nriolte , che li veggono anclie in Roma di Giovi , di Veneri ,
d'Apolli 5 o d*altre falfè deita del gentilefimo, fanno fede, che S. Grego-
rio non volle la loro total rovina , e fbpra tutto è baftantemente chiaro,
che egli perdonó a quelFaltre , che potevano invitarci col loro efèmpio a
intraprendere azioni gloriofè ; anzi quando Tavarizia , e rinteredè non
avefïè lücceifivamente cagionati danni peggiori di quelli, che fatti furono
da' Vandali, e da* Goti, non anderebbero faftofè altre ftraniere Citta di
tanti bei monumenri della Romana antica grandezza. Cosi quella Roma,
quella Regia deirUniverlb cadde alla fine fi vile , e negletta , che ebbe a
i^^'"^'^'" Irnentire quel Greco Timagene'', il quale nemico irreconciliabile della
magnificenza, e fplendore di lei, giunfè alla temerita didire, Romtsjtbijn-
cendia ob hoc unum dolori ejfe , quod fciret meliora refurreBura, quam arjijfent . E
fmentito (ènza dubbio Tavrebbe, (tant'oltre , e per tanto tempo era la de-
fblazione venuta al fbmmo ) fe il grande Imperio del Sommo Sacerdozio
non l'avefïè eletta per propria fède , e per trono di quella maelU , che
ftende il fuo dominio oltre i confini della terra, e de' mari.
E fbvrana gloria de' Pontefici Romani il vederla reftituita a tal fplen-
dore , che non abbia, onde invidiare la gloria deH'antica potenza , e del
primiero onore, e la dove furono un tempo quei tanto celebrati edifizj,
quelle moli, c quelle opere , e fatture cotanto famofe , ella ora vi con-
trapponga con ufüra di lode, e di bellezza i fiioi fagri templi , i lüoi pa*
lazzi, e Ie moderne fabbriche fontuolilllme, doviziofamente adoinate di
marmi , di ftatue , e di bronzi , che con migliori aufpicj , in Rona fanta
rifbrte , promettono piü veracemente alfeternita fè fteflè , percfê eterno
eflèr dee il principato, che Ie fbftiene , e che da loro alimento, e vita.
Data alla Citta la tranquillita tanto bramata , cominciarono colt fcienze
Ie belle arti ad occuparvi il luogo per tanto tempo perduto, e fate degne
dell'amore, e della tutela Pontificia, s'alzarono si gloriofè, e on tanto
vantaggio f bvra quelle degli antichi, quanto giammai non vide, e non eb-
be il Romano fioritiffimo Imperio. Ma quando conceflb mi fbflè 1 far qui
paragone della gran Bafilica Vaticana con tutti quei Templi de' alfi Dei,
che con tanti encomj, e con fbverchie efpreflioni di maraviglia on ram-
mentati dalle ill:orie, come ben facile mi farebbe il far toccar ccn mano,
che ella in ricchezza di marmi , e di metalli , in grandezza di nole , in
efquifitezza di dipinture, ed in numero di ftatue , e finalmentein nobil-
ta, e in magnificenza d'architettura tant'oltre ha fiiperato di prego i rino-
mati templi del Panteon , della Pace, di Roma, e di Giove Qpitolino,
de' quali si celebre ancora è il nome, che da tutti afTieme uniti illa non è
uguagliata , non che vinta di prezzo , di gloria , e d*ampieza: e forfè
che anche fèparati cederono, e conceffero fbpra di fe la palma al'altre ope-
re eccelfe de' Leoni , de' Giulj , de' Sisti , de' Clementi , degli Urbani , e
degli Alessandri ; a i vafti , e ricclii, e ben ordinati Palazzi , airamenita
delle Ville, alla vaghezza delle Fontane , ed a tutte quell'atre cofè di
fingolar lavoro, e d'impareggiabile maefta, delle quali la mocerna Roma
fa onta all'andca per opera de' luoi Principi, e perprivato deorode'fiioi
cittadini.
                                                                             ^
Ma poichè per compiacere agli umili fèntimenti, che ia di fè ftef^
fo il Malhmo Pontefice CLEMENTE, a rincontro della fua gan virtü, ho
I           da ta-
-ocr page 12-
IX.
da tacere delle fue opere, per Ie quali i princjpj illuftri del fuo Pontificato
tant'alto fbrmontano, e ei danno tante belle fperanze di vedere in breve
lüperata ogni maggior gloria de' fuoi piü chiari Predeceffbri, perchè elle
non poilbno eflèr dilgiunte da quelle lómme lodi, che egli abborrifce. lo
non vaglio ameno di non pafTar lotto filenzio molefto ipregjdi queigran-
diEroi, che federono in Vaticano avanti di lui, perchè dopoloro egli
ne viene, e con efTb vengono Ie liie glorie adornate di luce maggiore
delle acquiftate da loro, nella piü fublime clevazione di lungo, e felice do-
minio . E una fincera verita, non ricoperta inparte alcuna da menzogne-
ra adulazione quella, che fimiraa' lüoi encomj tutta intenta, equando
io pur taccia, paria abbondantemente in lua Ibvrana lode ció che di piü
grande, e di piü gloriofb operano la virtü fbvrumana dell' animo (iio, e
la mente, e la lingua, e la mano, che in lui concordi s*unifcono a pale-
lare a' prefcnti, ed a' futuri lecoli d'eterno onore fregiato il lüo gran no-
me. Imperocchè, quando io purdi fifïar prefuma lo Iguardo ardito in quel-
la grand' anima, veggo in elfa regiürata a caratteri di celefte luce quella
collante, e fanta repuKa de' Ibmmionori, finchc la voce dello Spirito di
Dio, che gli parló al cuore, non gli diflè Ie Ibvrabbondanti lodi, che
preparate gli venivano dal gran rifiuto; e non lo avvcrti d'efïèr chiama-
to piü che alla dignita Pontificia, a malagevole, c penola opera in tempi
dimciliffimi, perchè vide alJieme con divino, ed infallibil conliglio, che
niun altro meglio, ne con piü alta prudente intelligenza avrebbe potuto
rendere la fèlicita, e la tranquillita al Chrillianefimo afflitto da tempeftofè
implacabili procelle, e da voraci ineftinguibili fiammc d' univerlali dilcor-
die, ed'atroci guerre. Ed ove io oda rimbombare tra sli applauii di Ib-
lenne iagra pompa quelle lue voci pronunziate m Cattedra di verita , gia '"J//Ji''iif,
fènto fin per la bocca de' fanciulli, ne' quali favella Iddio , darfi a lui lo '"'""o"'
ipirito de' Gregorj , e de* Leoni ; anzi verace fama con tromba d'oro a
iüa gloria favellando, gli fa ragione, con rendere anche alle piü remote
nazioni palelè, che nato egli a cofè grandi, e ad efier grande prefè per
meta de' piü laggi configli, e delle eccelfe fiie opere la virtü, colla quale
dando regola, prima afè fi:efib, poi alla fiia Roma, indi al Mondo tutto,
intraprefè a formare fi.il fblo fiio efemplare Ie maffime piü lante dellamo-
rale, e della politica Griftiana.
Ma giacchè non m'è permefiib favellare di tutte quefl:e cofè, iopurvor- m ct//;.«.
rei colla lingua di tutta Roma lodare quella benefica mano, che si larga- *^;'.£'-
mente s'adopera in abbellirla di nuove fplendide fabbriche, in dar vita ^^'t^£ji';ff,
lefcienze, ed alle arti, che liberali finomano; che allora ben potrei di f;^=;.7,^;.
quelle cofè almeno piü vicine all'umano concetto diftefamente ridire i^X»«i!"
pregj , e rammentare l'eccellenza, onde fuperba gia Roma ü vanta della
Vontificia ar-
nuova fua felicita. E con ragione: poichè ella vede tra Ie sravifilme cu- VJmZfiJ».
re del Pontificato contarfi quella di promuovere con premj , e con onon °,^C;;;|;j;.
la virtü, e Ie fcienze, di coltivare Ie belle arti con magnanime ricompen- '^i;'^;;^
Ie, e di provedere alla confèrvazione delle Romane antiche, ed ammira- Jt/S"}
bili memorie con ottime deliberazioni", perchè piü oltre non fi diffipino f^sj'^i:
o dall'avarizia, o dalla negligenza, o dall'ignoranza; arricchirfi di rari, e T"^m
pregiati volumi il Vaticano", e la dove s'innalza il fbntuofb edifizio delt^pj4"
Pontefice Paolo IV., darfi nobil ricetto a dotti, e fingolarimarmi, enuo-5£;£f;
va vita a preziofi modelli da ftimatiflimi fcultori, e architetti lavorati °; aprirfi ji^.igj,';.
monti, e occuparfi d'archi Taria per far ftrada al corfb di falubri limpide ac- J'%„,v«n
que ne' Pontificj Porti del mar Tirreno"; forger dalle fiie informi veltigie con i^»;*^;:"""
.         C .                        novel-
■# ,-^,:
-ocr page 13-
X.
novello piü riguardevole fplcndore Tandco minor navale al fèpolcro de*
11 Nutro na
fa*
' Celari accanto per comodo de'navigand, e per decoro della Citta •>; nobil
portico airantico umile lucccdere per adornare, e veftire di vaga corona la
s'^mITu "Inirontc della venerata Baiilicadi Califto'; alzarfi vafto edifizio per freno
S&".- de'giovanili licenziofi errori füUa riva del Tevere ^; provederfi con nuove
uy"o.m^' magnifiche fabbriche alla confèrvazione della pubblica annona'; vendicar-
Jw'J/ ro,1 {\ élalla voracita del tempo lacere , e guafte rantichiffime Chiele de' SS. Pie-
ï^é'TikT": ti'o ) e Marcellino , di S. Stefano degli Etiopi, e di S. Teodoro"; darfi re-
'^JÜo^""" gola alla millira de* giorni con fplendida linea di marmi, e di bronzi ab-
"^'%u^ bellita, dove s'alzarono Ie terme del barbaro Diocleziano *. Che piü l to-
'x1j.ca m. 2licrfi da vil fèpolcro d'ammaflate rovine la gran Colonna d'ANXONiNO di
' rollb oriental granito , che pofta nel campo Marzo a fronte della coclide
• di Margo, per lunghi iècoli Ie comparve emula,fè non neirartifizio della fcul-
tura, certamente nella mole, e nella prodigiofa grandezza del faflb , di cui
y cchf,m non vide l'andca , e non ammira la moderna Roma il maggiore ^: e ven-
tubvaül dicate Ie gloriole Vaticane memorie dell'Apelle d'Urbino daUe ingiurie dell'
^,y> "I« ■ eta, che minacciava divorarle, fenza togliere alcun pregio all' antichita"" ,
ArÜ)7. pi^ P^'' opera dell'amor Pontificio, e del füblime iüo genio verfb Ie belle
fir^/'r-arti, che di qucirilluflre immortal pennello, ch'egli v'impiegó'. E quando
"ctuXn. ancinofia forzato a tacere parleranno per me la vita , i coftumi, Ie manie-
r.S.1r'- re, e Ie prelcnti maravigliolè opere del venerato CLEMENTE , Ie quali
J^l^:""^*'" raccoitc inlieme , e Icritte , e difFufamente narrate , viveranno gloriole
nella lunghezza , e neU'eternita de'fècoli futuri.
Ma poichè dcbbo con regolato cammino condurre a fine quefto roio
ragionamento , tralafcieró di tavellare di quelle tante divine ftatue , dal
pregio delle c]uali ottennero la verace lode d' aver quafi faputo vincer la
maeflria della natura il Buonarroti , il Bernini , 1' Algardi, il Quefhoy,
e tanti altri celebri artefici, che da due fecoli in qua in Roma , e avan-
ti noi, e con noi ebbero vita , per illuftrare la ftatuaria , e per emula-
re la virtü , e Tartifizio degli antichi; e rammenteró fblo quelle ftatue ,
dalle quali ora i gran portici dell'area Vaticana ricevono intero fplendo-
lS
in
f'pra i p
tiet lant
della Bafi'
cadtS.Tic
Iro
c Sant II,
tht <itc>.
•^: e Ie altre di bianco purKfimo marmo , che Ie due principali Bafiliche di
i Giovanni, e di Piero arricchir deono de' piii nobili , e fplendidi trofei di
'- nolira fede': e finalmente quelle numerofè immagini di Pontefici, che
_ contro rOttomanna potenza fi fègnalarono, Ie quali ii preparano da no-
i^a'Üt ^i^i fcultori per adornare la Pontilicia galleria del Quirinale "^. Ma ognuno
'll'.'ll,;,'^'" moko ben sa, e dice , fenza che vi fia meftiere dellapenna per avvifarlo,
«fl'S: che elle fbno opera della Pontificia beneficenza, che föno doni della fiia
fJJa'IVpt' piëta verfb del fagro culto, pegni del fuo amore verfb la fua Roma, frut-
|f<r«f£: ti del flio bel genio verfo Ie belle arti, e chiariffimi fègni del riftoro , che
riiak
quefte ricevono largamente nel fiio Pontificato : e piü oltre, che Ie voci
degli uomini tutti fi farebbero fèntire animate a'fuoi encomj Ie fiie fleffè
fbvrumane virtü, fèfapendo non eflèr fuono piü ingrato agli orecchi di lui
di quello, che vi preparano , non rampognaflèro piuttollo d'ardimento
chiunque volefFe far eco a quelle voci , che delle fiie lodi fi fanno ragio-
ne . E pure ora mai conviene divezzarfi da quefto bel fuono , per ritor-
nare neirintraprefa diritta ftrada di quefto mio difcorfo : e dove difli, che
ne'tempi a noi piü vicini era tant*oltre per fbvrana cura de'Pontefici afce-
fa alla perfezione la fcultura , che nulla cedeva di pregio aH'antica , ora
vorrebbeft averne un'efatto confronto , dal quale diverto il penfiero, e la
penna, per lafciarne agl'intendend dell'artela cura : Ma quando del nu-
mero
-ocr page 14-
XI.                                                 ■ ' .f; •■■;
mero Immenlb, al quale fbno crefciute Ie moderne ftatue mi fi permetta
almeno generalmente di ragionare, non lara iperbole il dire, chi nulla
ceda a quello delle antiche perdute , poicliè fe 11 prendono a confiderare
tutte quelle , che ü venerano fu i fagri altari, che adornano i fagri tem-
pli , che a'maeftofi Criftiani maulblei fanno corona, che Ie pubbliche
piazze , e fonti abbellifcono, che nelle private café , e giardini ftanno
ripolle, ü dira forfe, che minor quantita fe ne difTipó , di quelle , che
nuovamente ne fieno ftate prodotte ; onde poi aggiunte a quelle tan-
te rimafèci dalla voracita de' tempi, delle quali non è angolo in Roma o
pubblico, o privato , che non ne oflenti in abbondanza il numero, ü po-
tra fempre con certezza afïèrmare, eflèreftati ingiufti coloro, che non
anno iaputo parlare delle magnificenze delfantica Roma fenza pregiudizio
di quella , che ne'noftri tempi piü maeftofa, e piü bella è rifbrta.
Domenico de Rofsi architetto di quefta nobil opera , che oggi e(ce
dalle (üe ftampe, benchè abbia avuta intenzione di fare una raccolta delle
piü ftimate ftatue di Roma, non ha peró fdegnato porvene alcune d'ar-
tifizio meno eccellente, o perchè rapprefèntalièro uomini di chiara me-
moria, per cui fi (uppliilè alla minor perfezione delfarte, o perchè por-
taflèro fèco mifteriolè, ed erudite oflèrvazioni, colle quali potefïèro i let-
terati penetrar piü a dentro negli arcani dell'anrichita . Non ofTervó egli
altro ordine nel difJDorle, che quello di tenerle unite ne'luoghi , ove elle
oggi ü trovano , e volle aggiungere alle Medicee alcune , cYie fi veggono
nella citta di Firenze , li perchè parte delle medefime fu una volta
in Roma, come ancora perchè Taltre fbno di cosi rara ecccUenza, che
meritano d*efTèr pofte al pubblico ; Melcoló poi tra Ie antiche molte del-
le moderne d'eccellente lavoro, affinchè il paragone faceflè fede della pe-
rizia de' noftri artefici ; ed averebbe di leggieri potuto arricchir queft'ope-
ra di quantita maggiore, fe non ü foiïè piegato a compiacere a guei, che
di fbverchio importuni ne fono andati löllecitando la pubblicazione , ed
avefse voluto fpogliare afiatto quei due libri d'antica fcultura , che da lun-
go tempo intagliati fi veggono nelle iue ftampe . Amó queft'uomo tanto
benemerito della Repubblica delle lettere ftno da'principj del Pontificato
del gran CLEMENTE d'onorare Ie fue carte col venerato nome di lui,
efponendo al pubblico fbtto i fuoi aufpicj un libro d'Architettura, e non
fi tofto conobbe aver confèguito il gradimento , e incontrato il genio del
fuo Sovrano , che fubito pofe mano a fbrmare queft'opera di Scultura , e
a dilporne un'altra delle antiche belliffime PITTURE, trovate intatte tra Ie ro-
vine di fplendidi edifizj.
Nel teflère il prefente general difcorfb, cd i feguenti particolari, ho
procurato di non lafciare cofa alcuna , la quale pofla fèrvire a dar e una
perfetta notizia di quelle ftatue , delle quali è compofto quefto volume.
Nel dar poi ragione delle medefime mi ion fervito per lo piü delle con-
ghietture, Ie quali benchè forti, e probabili, per nulla piü poflbno effèr
contate, che per ombre di verita; non deono peró talmente diiprezzarfi,
che ft nieghi a loro il ricorfb, quando dalla certezza de' fatti ella non pu6
averfi . Il fimile s'è praticato in alcune altre, che fèmbrano eflère ritratti
di perfbne qualificate , e che colfaggiunta di varj ftmboli anno voluto gli
artefici farle comparire infigura di qualche deita,o virtü; ebenchè ionon
Ie abbia propofte con certezza de' perfbnaggi, pur m'è piaciuto attribuir-
le ad alcuna Principefla Augufta, ( giacchè nelle muliebn è piü frequente
YuCo, e maggiore la difficolta) non perche quefte fi faceftero inmaggior
nume-
-ocr page 15-
XII.
numero di quelle delle fjerfbne private , perchè airimmagini de'Principi fi
e L
futuas
jijt at.
f Sucton. in
Claud. c.
I
doveüh aver maggior rifpetto', conlacrate per lo piu con religiofè ceri-
mor ie S ma perchè avendone fatto diligente confronto coUe medaglie, o
J^' con qualclie marmo di ficura fede, m'è paruto di ravvifarvene o una tota-
Ifeï?" Ie, o una vicina fimilitudine. E forfe fè avelTimo tutte Ie loro medaglie,
potremmo ^vellarne con piü certezza, in quella forma appunto, che ab-
bianio ravvifato altrove nella ftatua equeflre di Margo Aurelio, e in quel-
la di CoMMODO formata fbtto figura d'Ercole, allequali anno indubitata re-
lazione Ie medaglie loro portate dairErizo, da Antonio Agoflini, e da al-
tri. Potra per avventura fembrare ftrano, che fieno ftate infcritte alcu-
ne delle noftre ftatue con gli ftefïï nomi pubblicati , ed aflegnati loro
dal volgo degli antiquarj, e dal concetto d'uomini pregiudicati da^ falfe
cognizioni del vero, e che poi ne' particolari ragionamenti io abbia prefa
volentieri Toccafione di partirmi, e slontanarmi dal comune errore; ma
avendo fatta fèria riflefHone, che quefl* opera fèrvir dovea principalmente
per i forefheri, ho ftimato convenirmifi il proporle fbtto quelli flefJi voca-
boli, co* quali vengono denominate da chi li prende la cura di farle al-
trui conofcere ; ma lafciando alla lettura di quefli fogli il recarne il difin-
ganno, ho procurato nello fteflb tempo di fbdisfare alla verita fènza altrui
pregiudizio.
Spero finalmento, benigno Lettore , che tu abbi a compatire que-
fle mie povare fatiche, e difènderle contro a que* lividi cenfbri, i quali fa-
cilmente s'inducono a difprezzare Topere altrui, perchè fbrfe non fanno
per pruova, quanto difïicil fia il ^vellare dcirantiche cofè, poco da noi
conofciute, e infieme recar diletto al delicato gufto degli eruditi. Potè, il
confèflb, errare Tintelletto, e la mano, non peró mai la volonta, la quale
è pfonta aritrattare, e correggere tutto ció, che gli altrui veridichi, dotti,
e defiderati avvertimenti lapranno infinuarmi eflcr degno d*emenda.
■^mmwiiiiiiiMiiMi liiBmiiiMiii»iM«fflimmiiiiiii[ifiiiiiiiiiiiiii........iaiuii.ai!iiiffliiiiiiiiMMiiiii5ia,iii!iiiii,i
ScuJórUicuo delle tcjtcite del pUo scpolcrale che tri troucL in cascu Monci^,         TzZ^Z^l^
IN-
-ocr page 16-
INDICEDELLE STATUE
Il primo numerc è della Statua, il lecondo della fpofizione
della medeiima.
Bacucin S.MariaidPopQh CLVL
pag, 147
Abbondanza ml Pakzzo AlUwpi
CXXIII. 115
Aiom V, Mcleagil
Adriano V. Statuaiqucftre
Agrippina nd Fiazzo Barhcrino
LXXXXIII. 8
Ajace in Firenzc XLII.4J
AlcffandroM, diCarioU CXLVI. i j!
A7nazzone mgli orti Mattd CIX. 1 o i
AmazzommgliörtiCtJi CXXIX. lü
A7)ion mgli orti Mtdicü XL. 42
S. Andrmmlla BafilicaVaticana CIHIL 149
Antinöo mgli orti Vaticani III. 5
Antonino Fio mgli orti Mattei ^Vqj
Apollo mgli orti Vatica7ii IL 2
Apollo mgli orti Mc die d XXXIX. d
Apollo, € Dafnt mgli orti Borghifi -XXXL 75
Apollo fHllagalkria dd Cardinal Ottboni CIL Jïj
ApollomlPatazzöOdcfcakhi CXL o^
Arrotino in Firenzc XLL 42
Atalanta mlFalazzoBarbmno XG^L 90
Avvtrrunco Dio dcgli Egizzj inTivii CXL VUL 140,
Augu^o inCampidoglio XVL 17
AuguJÏQ V. Statua equeftre
B
Geria ml Falazzo Giujliniano LXXXVL
P3g-79
Eratond Falazzo Odefcalcbi CXVL 108
Ercole Aventino in Campidoglio XIX. 19
Ercole di bron zo in Campidoglio XX. 20
Ercok y ebtflringe Anteo in Firenze XLIIL 44
Ercole nd Falazzo Farnefe IL. L. 48
ErcokndFalazzo Verofpi CXXXVL CXXXVIL 127
Ermafrodito mgli orti Borghefi LXXVIIL 71
Efculapio nd Falazzo de^Maffmi alla Valk CXXXIL
pag. 124
Euterpe ml Falazzo Odefcalcbi CXIIL 106
F
Auno in Firenze XXXV. 38
Faiino mgli orti Mtdicei XXXVL 40
altro ne'fnedefimi orti XXXVIL 40
altroneglifiejforti XXXVIIL40
Fauno nel Falazzo Barberino LXXXXIV. 87
Fauno nd Falazzo Odefcalcbi CXXIL 114
Faufïina minore in Campidoglio XVIL i S
Figliuolo di Niobe mgli orti Mcdicei X XXIIL 35
Flora nel Falazzo Farnefe LI. 49
Flora nd Falazzo Cavalieri CXXXIIL 126
Ange inpiazza Kavona IC, 93
Gf/?y/^.Caftore
Germanico in Verfaglia LXIX. 64
Gionain S.Maria del F opolo CLV. 147
Giovane y cheficava la fpina in Campidoglio XXIIL 2^
Giove f^el Falazzo Verofpi CXXXV. 127
Giulia Mammea in Campidoglio XVIIL 19
GitdioCefare in Campidoglio XV. 16
Gladiatore moribondo negli orti Ludovifi LXV. 61
Gladiator e mgli orti Borghefi
LXXV. LXXVL dp
I
Accante mlla galkria dl Cardinal Ottoboni
CIIL95
Bacco mgli orti Mc dieet XXXIV. 35
Bacco in Firenze XLVl 45
'BaccondFalazzoCaTjalicri CXX5IV, 126
Bacco mgli orti Cafali CXXXVII. 128
*y, Bibiana mllafmChiefa CLX. ,50
G
AUioptmlPalazzoOifakhi CXVIIL
IIO
Camillo in CampidogVn XXIV. 2 4.
Caracalla nd Falazzo^arncfe LIV. 53
Cajïore e Follucc ?d Falazzo Odefcalcbi
CXXL pag. 115
Cmtauro mgli orti Borghcft LXHL LXXIIL LXXIV.
pag. 67
Cicerone in Campidoglio XXL 22
Cincinnato in Verfaglia LXX. 6$
Cleopatra nel Vatkano VUL 10
Cleopatra nel Falazzo Farnefe Lil. 52
Clio nel Falazzo Odefcalcbi CXII 104
Commodo mgli orti Vaticani V. 6
Cojlantino V. Statua equeftre
Crifpina mgli orti Mattei CVIII 100
Curzjo ncgUorti Borghc/ï LXXXIL 74
D
Afne V. Apollo, e Dane
Danidin S. Maria deiFopolo CL VIL 148
Danubio inpiazza Nawna IIC. 9 j
________David in Firenze XIIV. 44
David mgli orti Borglotfi LXXXL 7 3
Diana SIgnazio Configlieri CXL7. 136
Domiziano nel Falazzo Giujïiniam LXXXIX. 81
Donna Augujla nelmedepmo Falazzo XCL 84
KnocenzoX. F, M. in Campidoglio CLIIL
pag. 145
Ifide nel Falazzo Barberino XCV. S7
Jftde di Lotteri CXLIIL 135
Ifide in Tivoli CIL. 141
Aocoonte negli orti Vaticani L i.
S. Longino nella Bafilica Vaticana CLIX,
pag. 150
Zotta in Firenze XXIX. 30
Zucio Antonio nella fala ddla Kunziata
CXL VIL 139
Lucio Vcro negli orti Mattei CVI. 99
M
Ar cello Confok nel Falazzo Giufiiniano
LXXXVIIL81
M. Aurelio ml Falazzo Giufiiniano XC. 83
M. Aurelio V. Statua equeftre
Marforioin Campidoglio XXVL 26
Marfta negli orti Medicei XXXL33
Mar te Gradivo nt'medefimi orti XXX. 3 f
Marte negli orti Ludovifi LXVL LXVIL S%
Matrona nel Falazzo Altemps CXXV. \\6
Me-
-ocr page 17-
Satiro colflautotgtiortiSorghefi LXXX, 72'
Satirond Palazz delkValk CXL. 130
Scriniario nel lakzzo Majfmi alla Valk CXXXL
pag. 122
StmcamiPaUzz Spada CXXVIIL 119
Settimio Severo ml Pakzzo Barberino LXXXXIL
pag. 84
Sibilla in Camploglio XXV. 2$
Sikno con Baccon braccio negli orti Borghejï
LXXVIL
pag. 69
Sonno delCanonio Vittoria CLL 144
Statua equejïre dAdrianomgli ortiMattei CIV. 96
Statua equejïre ddugujlo nü Falazzo Farneje LIL 52
Statua equeJlrc dCoJlantino nel Vatieano X. 12
Statua equejïre iM.Aurelio in Campidoglio XIV. 14
Statua equejïreJl .^uirinak XI. XII. XIIL 13
S.SuJanna in SMaria di Loreto CLXL 151
Mckctgro in cafa ds' Fighini CXLL \ 31
Mdpomcnc ml Pakzzo Odcfcalchi CXIV, 107
Jïcnade K Baccante
Jïercurio net Falazzo Farmfc LVII. 56
Jfcrcurh ncgU orti Ludovifï LVlll, LIX. 57
Mi^iftro fagrificulo V. Camillo
Moisè in S. Fictro in Vincula CLIV^. 146
M'fufanclFalazzQ LancMotii CXXXIX. 129
N
Ettuno mgU orüMontalti LXXI. 66
NHq negli ortiVaticani
VIL 8
Nilo inpiazza Kavona LXXXXVII. 91
Kiobc ncgU orti Mcdicd XXXII. 34
1 Allade nzl Pakzzo GinJlinianQ LXXXIV.
pag-75
Pan€ mgli orti Ludoviji LXIV. 59
Fapirio colla madrs mgli orti Ludoviji LXIL
LXIII, s9
Paridc ficl PulazzoAkemps CXXIV. 116
Fajlon ml medcjijnö Falazzo CXXVI. 117
FefcennioKcro nel Falazzo Ahicri CX. 105
Peto, e Arria negli orti Ludoviji LX» LXL 5S
Firro nel Pakzzo de'Ma!jimialla Valk CXXX. I30
PoUfinia ml Pakzzo Odejcalchi CXVIL 109
Pompeo ml Pakzzo Spada CXXVIL 117
Prigioniero negli orti Ceji frontejp,
altro m' medejtmi orti Frontijp,
Prigioniero nel Pakzzo Farm Je
LVL 54
Frojcrpina V, Ratto
AliaixCampidoglio CXX. iii
Terjlcre nel Pakzzo Odejcakhi CXV. 107
T^vernegli orti Vaticani VI. 7
T'oro Pil Pakzzo Farneje XLVIIL 47
TorJo^gli orti Vaticani IX. 11
Tritone in Piazza tavona CL 94
V
Enere %gli ortiVaticdni IV. 5
Veneren Firenze XXVIL28
Venere 'egli orti Medicei XXVIIL 2^
Venere d Pakzzo Farneje
LV. 53
Venere Ugnazio Conjïglieri CXLIV. 136
Vergilio in Campidglio XXIL 22
Verith in Caja Berini CXLU. 132
VejlaknelPakzzoiiujiniano LXXXVIL 79
Vittoria in Firenze XLV. 45
Urania nelPakzzoOdeJcalcbi CXIX. 111
Vrbano VUL PontAFaJ, in Campidoglio CLII. 145
Lv
Atto di Frojcrpina mgli orti LudovijLXVlU,
pag. 6s
Rattö della Sabina in Firenze
XL VIL 46
Rio delk Flata in Piazza Kavona C. 94
Ro'fiia Vincitrice negli orti Cefi Frontejp.
Abina V. Ratto
Sabina Augnjla ?HgU orti Mattci CVIL 99
Saccrdote dFfide CL. 143.
Salutc ml Pakzzo Giujimano LXXXV.
P^g- 77
Ingara miU orti Porghtji LXXIX. 71
-ocr page 18-
^w^im^^wmm
w^
SPOSIZIONI
SOPRA LE STATUE
COLT INDICE VELLE MATERIE
CHE NELLA PRESENTE OPERA SI CONTENGONO-
-ocr page 19-
'^1
Il laocoonte giaammirato nel palazzo ditito,e scolpito da agesandro polidoro, et
ATENODORO RODIJ PUn.:lJ,:lS.c.f.               Ue^Corti ^adcani.         . ,
-ocr page 20-
STATVA D APOLLO COL PITONE DA SE VCCISO,ouU:jutü^t^:i.cLm4i^:j;^
TlyVorti Q^aZLcan^,
'^
-ocr page 21-
ANT7NOO FAVORITO DADRIANO IMPERATORE E FEK COMANDAMENTO DEL MEDESIMO
TJENERATODOFO CHE FVMORTO TRA CL/EROI^E DELEICATO ALLVsO DE'GENTILI.Du>
-ocr page 22-
TIENERE VS Cl TA DAL BAGNO. rUffL'orti<^aücani-
-ocr page 23-
V.
i-.^
^i
t%
fUc'Dorl^nr dei-. ttSculp
JtatucLcUCOMMODO IMPERATORE^deüo L'BRCOLE ROMANO^e.sotto Lij'ua.ima^itie adarcUo
con pkcolofancuUlo mybracclo
: Vle^Vctrth VcLticaru .
IrvKcnn£Ln&iicLStanixr^dLDonif d&BM^^L allaTa^                                          —-.
-ocr page 24-
VI
l/ . ftiind-i.yn Sculp
Il TEVERE COL CORNVCOPIA NELLA SINISTRA^ E CON LA LVPA ACCANTO CHE ALLATTA ROMVLO,E REM O. Lu. Lh.,Vu,ru,,.iJ,.
fUU^Jtamp'^ d.Dom.^'d^Ro^ji ^ede d^ffU ffiz^' d^S^oj-jl in.IU^^i^ alUFa^e CirnPr.iMi d^AC^rrrt. P^nt-                                                                                                                                                   fl^t'/atiCCmO ■
%
-ocr page 25-
- i
I
VA DEL NILO COL CORNVCOPIA NBLLA DESTKA E CON LA SFINGE A LATO CHE HA LA FACCLA Dl FANCLVLLA SINO ALLE MAMMELLE ET IL SESTO
Ne^L'crrtL ^aticcuni,
COMPO Dl LEONE PER FIGYBAÜ LEGLTTO^ OVE SI FLNGE CHELLA NASCESSE. He^iol: ï^Tf^^ar.:
-ocr page 26-
1                      StaTVA Dl CLEOFATRA REGINA D'EGITTO CHE DORME CON L'ASPIDE LEGATO AL BRACCIO SINISTRO
\                                                                             tZel corridor e di B elite der e in Vattcarto
t'^jBaöj- di Poiily Sctilp.                                                                                                                                                    c            -^ r                           J                      n -n
Ia I^onia rt/ylla Stamp- cii Dormnico de Rosa alia Face ccn pruuleaio.
^
-ocr page 27-
IL TORSO Dl BELVEDÈRE NEGLI ORTI VATICANI MOSTRATO IN DVE VEDVTE
Opera diApollonw di Ncstore scuttore Ateruese
In Ronva rtcUa Stcump^cL Domcnico de Rojsi alLa Fcuce coTipriuiL
rranc.m^/juila. cL&L.et SciUp.
-ocr page 28-
Stat VA b^estke di costantino il gelande
lldPartzco delPalazjzx) Vadcano-Opera del Cav.3ermrw
Fra-n.c^^^'jut.la. d^Lct
-ocr page 29-
XI
Trtui'^atuLvdeltfv.eUSctU.
StATVA CKEDVTA D 'ALESSANDRO IL GRANDE INAITO Dl FKENARE IL BVCEFALO.
.
                     d'id' nwrUt QwruiaU au^Mid ilFcdaijko Tontifuiui.
InRxima.nell^Jtamv^diDoTrL^cURo^A aUaPace, amVnAuJ^
-ocr page 30-
'*' '■^-
Altra vedvta della statva credvta d'alessandro ll grande chefrena ilbvcefalo
sul JTlonM Qmrmaie^ auanti 'iLIala/k-KO PonmicLo,
lïtBjrmO/ rulicL Sta/mp - cuVon^cU. R^A aUciFace^ con Praal''
^èkÊdA
-ocr page 31-
i
-^
J
hSTESSA STATVA STIMATAD'ALESSANDRO R GRANDE.DISGFTNTA DAL CAVALLO
êcoLbracclo nudato cLeÜauej'te^^per rapprej'entare allo studioso ddLajcuhuraCeccdlen/ui ddti^ruido dzUaJyura^.
juLJIdxrrUe QuArvnale auanti UyPala/UTUj Fanüftcio.
Heilo-Stanip'^diDarnf^ deJ^iMSV eredt. diCio: Citic^ déR^J'*rv uvSUrma- alLa^Tace cotLprUóL d&Lf<m%.T(nit'
..y
.. -f:
-ocr page 32-
- i
-^«^
XIV.
nic- Dorigttf deluu etScuIf.
JtatucL eauej'tre mbrcrrukD cLL M.AVRELIO IMPERATORE ntroucUcL jotto SuW IV. nd marite Cdio uajCUW al
Laterano^ e c/m dalLvPia^TM.Lateraneru'e^ oueju aÜara erttta^jujut^ tra^ferire m Campuioquo daPaaio UI.
Ua/ruw i^%Sf
rTTT'Tn^ï^ip'
*               -
-ocr page 33-
28
27
HIC. ALIQVANDO. INSIGNE.
M ARMOREVM. SIMVL ACRVM. FVIT.
QYOD.WLGVS.OB.MARTIS.FORVM.
MARFORIVM.
NVNCVPAVIT.
IN. C APITOLIVM. VBI. NVNC. EST.
TRANSLATVM.
Quei, che giudicarono di riconofcervi un
ftatue rapprefentanti qucfto fiume . Quanto
al nome non mi cade nè pure in pcnfiero di
crederlo da altro derivato, che dallo fteflo fo-
ro d* AuGUSTo, il qualc in riguardo del famo-
fo tempio di Marte, da lui edificatovi, fu det-
toforum Martis, come fi deducc dagli atti
di S* FeligiTa : Sedit inforo Martis, ^ juf-
Jit eam adduci mm flitsfuisi
quafidalluo-
go, ove da principio fu pofto, gli jfia rimafa
la denominazione.
V E N E R E
XXVII.
UesTa Venere , che fovra
tutte Ie altre ftatue confervate
negli ameniffimi Orti Medicei
ottenne fempre il pregio prin-
cipale , valfe altresi ad ofcura-
rc in buona parte la gloria di quelle, perche
tra Ie alte maraviglie delf arte^che vi rifplen-
dono, ella feppe quali confervarfi il princi-
pato, o almeno andar del pari con quelle dii
primo grido, Trasferita fotto'1 Pontificato
d'lNNOCENZO XI. in Firenze , aflieme col ce-
lebratiflimo gruppo deXottatori, e con FAr-
rotino, de'quali fi ragionera nel difcorfo^a^,
e 41 •, ha lafciato fommo defiderio di fe, c
ha confervata nella memoria degli vomini
quella fama maggiore, chc è dovuta ad un
marmo di tanta eccellcnza . Ne aveva da
molto tempo Domenico de' Rofli procurato
un diligente difegno , e avendo ftimato con-
venirgli di porla in quefto libro , come cofa ,
che fino ai noftri tempi e ftata propria di Ro-
ma , Ie ha dato il primo meritato luogo tra Ie
ftatue Medicee , chz danno gran luftro a
queft'opera. Fu ella fcolpita da Cleomene
Ateniefe, e fe ne legge in vetufte Greche let-
tere fcolpito il fuo nome nella bafc
KAEOMENHC AnOAAnAOPOY
A0HNAIOG EnOIEI
Cleomene d' Jpollodoro Atheiiiefefaceva
ancorche per erorrc fia ftato fcritto nella
ftampa qucUo dïx Diomede dalf intagliatore .
Quefta belliftjma ftatua ha tuttavia i capelli
indorati, fccondo la coftumanza, della qua-
le paria il Senator Buonarroti, e fi debbe of-
fervare, che ancora ha gliorecchi^bucati,
perche vi faranno ftati a fuo tempo pretiofi
orecchini, e cosi appunto fi leggc in Lampri-
dio, che Severo Alessandro meffe a gli
orecchi d'una fimiJc ftatua di Venere due
grandiftime perk . Sono andato diligente-
men-
Fhv.BróL
Giove Panario, ofia Piftore' per quei tumo-
ri fomiglianti a' pani, da me ben ravvifati
nella ricordata ftampa di Roma , dicono gli
oppofitori eiïerfi doppiamcnte ingannati, fi
perche quclü certamente pani non fono, co-
me anche perche aquel Giove eflbre ftata
h r.juUih.6.
fali.
bensï eretta 1' ara, ma non la üatua, dilTe
chiaramente Ovidio ^
i^ominc, quampralo cckhratior arce Tonunth
Difcatu /^ i/lor is quid vdit ara '^ovis
.
Gli altri poi, i quali l'anno creduta ftatua d*
un fiume , e che poi diviil in opinioni, chi al
TfÜuT: Reno', chi alla Ncra '^, chi finalmente ad in-
t jvard.i.s- certo' l'anno attribuita, incontrano non mi-
nori difficolta ; impcrocchc dcfcrivendoci
fSt^Thè.i. Stazio*^iarcatua delReno, chefivedeva in
O
Roma, calcata, e fbggetta ncIJa tefta a i pie-
cli deJ cavalJo di Domiziano con queJIe pa-
rolc
A^riea captivi crhiem tegit uijgula Rheiii.
non vi è alcuna rcgola d'architettura, che
po (Ia infegnarci, come ftando qucfto colofTo
XX traverfo del picdiftallo, venifTe nella pofi-
tura 5 chc c , a tener il capo fottopofto al do-
minante fupcrbo cavallo delvincitor trion-
fantc. S'oppone medeiimamente a chi ei par-
\\i del Fiume Nera, e che in argomento di ve-
rita lï vale dclla fimilitudine, o lïa d*una eer-
ta affinita del nome di Marforio col Nar Fin-
nyiiis
, mal fiiTar/i, qualunque ragione ellafi
iia, fuUafolafuppofta corruttela óqI nome,
fuirerrorc dclvolgo, efulla poco avvxduta
fimilitudinc d'attribuirla ad un lium.c cosï
piccolo , e poco conofciuto. Avrci, per vero
dire > piü tofto inclinatoaravvifiirvi il Danu-
bio, per la fomiglianza, che ha qucfto iimu-
^ lacro con quclla figura , che li vede nella
7.'- medaglia di Costantino il grande ^ prefïb
unbcl pontc con Tifcrizione DANVBIVSj
fe aveili potuto confermare quefta lontana
conghiettura con altra piü vicina ai tempi
d*AuGUsTo,oalmcno aveili avuto d'altronde,
che in qualche tempo alcuna ftatua d\ quefto
fiume folTe ftata in Roma vcduta. Si potreb-
be piii tofto attribuire al Tevere, benche gli
munchinooggi tutti i fimboh foliti darfiaHe
-ocr page 34-
i
STATVA Dl aiVXIO CESARE DITTATOK PEREETVO DEIXA ROMANA REFVBLICA
EALVDATOjET ABMATO, rULPcdayw) Cofko&vo,
*r-V^
■-. ■#■
-ocr page 35-
29
mcnte inveftigando, fepcrforte queflafta-
tua fi foJTe potuta dirc quella,che,mandata da
^yiïJand^ Cleopatra a Cesare ^, meritb d'effer collo-
cata nel tempio di Venere Genitricc, da lui
con fommo fplendore fabricato nel fuo foro,
in cui gi^ per prima avea dato luogo alla bel-
^aj.n'. ^'^^' ïifl^m^ d'Archefilao ^: ma non ho trovato
autore, chc lo dica, nè antica memoria, che
lo riveli. Nel luogo, dove fi conferva pre-
fcntemente quefta ftatua, ü vede ancora il
nobiliiïïmo torfo della Venere, chc gia ftct-
te in Belvedère, ed era creduta per quella
di Fidia, fïccome riconobbe diligentemente
Ercole Ferrata, che la reftaurb di tefta, brac-
cia, egambedaun geflb antico del torfo,
che ficonfervava di quella fteffa di Belve-
dère.
VENERE
Nel la Conchiglia.
XXVIII.
^O
"vus jiuguUus dedicavit in delubro Patris
defaris
, qu<e Ariadyomene vocatur 5 e de-
fcrive Aufonio in quel fuo clegantilfimo epi-
gramma
Emcrfam Pthginup^ gmitalihm undU
Cyprin Apzlkt c^rm kboris opus ,
Vtcompkxa manu madidoifalis (cquoncrints
Humidulh fpumas Jlringit utrüaut comis.
hl quefti autori perb non fi fa menzionc del-
Ja conchiglia , e Filofcrato ^ h defcrive , %^t^'-
che clla nnotando approdaffe alflfola: anzi
in una gemma antica publicata prima da Leo-
nardo Agoftini h , e nuovamente dal OduC^ ^^J:Z'ili\
fei i , (feella puree una Venere) è porta- Yca,!j'^ra!;^
ta da un Trit^ne .
                                           f7\i^f'
LA L O T T A
OsTUMAVANO gli antichi a gli
atleti piü celebri alzarc dellc
ftatue, particolarmentc intor-
noa itempli, dove ficelcbra-
vano igiuochi, come fi Icgge
in piü luoghi appreiïo Paufania . Cosi PJi-
nio ne' fuoi Jibri delfiftoria naturale fa men-
zione di molte ftatue di lottatori 5 ma non vc
n'è alcuna, che s'accomodi afFatto a quefto
belgruppo, ove con ftupendo artifizios^cf-
prime un ben concertato, e natural modo ai
chi ü sforza di non foggiacere alla perdita
con la total caduta. Parmi, che l'arteficc,
il quale lo formb y non potefFe avere altra
idea , che di darc al mondo un parto, in cui
s'acquiftafie concetto di grande nelfarte, fa-
cendo efprefsa in quefta opera non menola
robuftezza delle membra, e b fcorcio, e Fat-
titudini delcorpobeniflimo iigurate in una
azione di tutta forza, ma ideati gli afFetti, c
Ie pafiioni contrarie di due combattenti ,
chc megliofar nonfipubj e forfe chenelF
ufpetto vi efprefle alcuno di quei piü bravi
atleti, chc fi erano refi in quei tempi famofi
in Rcma, ove quefti giuochi fiorivano allora,
es'efercitavano con finezza d'arte particola-
re , infegnata da efperti maeftri, che al dire ^ ,
dl Galeno ^ , infegnavano ai Joro dilcepoh ^n. 25-
certi ftorcimenti, enodi di membra, perli
quali quafi orainfiemelegati, eorafciolti,
non folo recavano diletto a i riguardanti ,
ma apparivano periti nel lottare, non fenza
fperanza di ficura vittoria a chi con maggior
eccellenza li fapeva praticare. Ne tratta con )f^'//'cit
efattezzail Mercuriale ^ chepub vederfij e 1%'^i^'^f/^
il Salmafio' ne porta Tautorita d'Ammiano f^^^^^^'^t^
Mar-
f J^S'
A nafcita di Venere fu raccon-
tata dagli antichi poeti afFatto
favolofamcnte , e mi piace Ai
parlarne con Ie ftefle parole di
Natur.Vcor
Cicerone ^, che deridendo Ia
vanita di quefto nuovo fuppofto nafcere al
Alondo: Ha?2C (diffc) Poette exfpumamaris^
&* cceli teJticuUs ?jatamfahulantur, a Satnr-
no €xcijts0 hl mareprojeóiis'^ unde & vn^
701' ct'cppor, hoc eU ei marisfpiimk jéphroditem
appellarunt. Il chc perb fu dctto per fimbo-
leggiare la ragione della generazione umana,
b 'Plat. il. come da prima avvertï Platone ^, e da lui lo
4i fiicfjcr.ani
rnah
c S-Clrm.
^!c^. li
dille San Clemente AllefTandrino *". Appar-
. tiene a quefca nafcita la ftatua Medicea, ove
°''"^' ^ ' quefta Dea jfi vede con nobil lavoro fcolpita,
e ripofta fopra una conchiglia, quafi in atto
diforgere dalla medefima. Quindi è, che
per quello, che tocca lafavola, mi fo lecito
di rammentare 5 che tra i baflirilievi fpiega-
ti dal Bcllori, e pubblicati da Domenico de
Roffi, il 3 o. del Palazzo Mattei ei fa vedere
quefto ftcffo nafcimento elegantementc ef-
pofto : il che pienamente concorda col rac-
contodi quci che fcriffero efler'elkftata , fu-
bitoche nacque, trafportata a terra fovra
una conchiglia 3 poco importando al noftro
foggetto, che cibavveniiTe, o nelflfola di
eySfc Citera in faccia a Candia "^ , o altrove^
^^■2. Jen, Una fimil Venere in pittura fu dedicata da
^^          Augufto nel tempio di Cefare, come rac-
* 10."'' ^^* conta Plinio ^: Vc?2€rcm €xeuntc?n è mari Di^
-ocr page 36-
OTTAVIANO AVGVSTO ARUATO, £ PALVDATO
TLtLPalwMjo Capvtoiinx).
k
m
*
-ocr page 37-
31
5-^
virtu guerriera , e verfo la gloria nelfarmi.
Quindi fi videro erctti a Marte tanti tempj,
ed egli fotto gli attributi, ora d'UItorejOra di
Quirino, ora finalmente di Gradivo fuaccla-'
mato, come tutelare della Citta dominan-
te^. Orper dirfolamente quei, che credo CiVmficrad
appartenere alla noflra ftatua belliffima di uplo.' '^'
bronzo, mi fon lafciato volentieri indurre a
fupporla un Marte Gradivo,cosï detto kgra-
dieudo in bello ultro^ citroqne
, come dice Fc-
fto 5 perchè certamente ella è ftata per Tap-
punto figurata inattitudinc di furibondo , e
di moto violento, qual fi daad unuomoguer-
riero, da chi prende a farnc Timmagine 5 tan-
to piü, che l'elmo in tefta, e la fpada nella
deftra fonoftate dame reputate proprie di
queflo Dio y efiendo infegne guerriere , e do-
vute a chi delle militari imprefe era denomi-
nato il Nume. Ma quei che ha potuto fermar-
mi in quefta o^imovi^ , è ftata la fede certijTÏ-
ma dd\t medaglie di Vitcllio% e di Lucio ^/f/^i^/^f^"
Vero ^, che portano la figura di lui tanto con- \^f-,^,.p, ,^
forme a quella di quefto fimulacro , che non
pub farfi di eiïb giudizio differente , fcnza
negare a quelle tuttocib, che a chiare lette-
re vi viene fcritto : nè vale a difingannarmi il
vederglifi in quelle la manoarmata d'afta, e
la deftra di un corto baftone, poichè appar-
tenere al Soldato la fpada , e Tafta egualmen-
te è cofa notiffima 5 ed effer di quella armato
lo fteffo Marte, non èun folo autore, che
TafFermi. So molto bene , che da altri c fta-
to riconofciuto in quefto bronzo un gladia-
tor rudiario, cioè privilegiato con lamifFio-
ne delfarte gladiatoria mecÜante il dono del
rudc ^; ma ne pure m'è afcofo , che '1 baftone ^ ■''!":'[^"^
^                        ^                                                         turn, lib, t,
nella deftra èinfcMa d'imncrio, e di trion-^^^'^ ,
10 ^ ondc e, che gran convenienza debbe Rojhi.nh.xo.
egh avere con Marte nella figura, che qui
viene efibito, perchè egli forfe v'apparifca
lordo di fanguc per ottenuta vittoria. E per
verita ^ quafora rifletto , che ne' tempi dell'
antica Repubblica Romana fu a MarteGradi-
vo eretto fontuofo tempio fuor della porta
Capena fulla via Appia', e mi fi rammenta , i Nard /..?.
che egli vi fi volle figurare in forma di efter- 'ad'Rcfin.n.
minatore de'nemici^, e confidero perulti- t^eX-Mt-
mo, che ben conviene allaftatua, di cuifi ;j|. 2^9'^^
ragiona, un*afpetto tale , non {qxï tanto Ion- ^X'ncil ''
tano acredere, che ellaavelTe potuto fpet-
tare a quei tempio , fe mi foilc almeno potu-
to valere d'alcuna conghicttura del luogo ^
ove fofTe ftata ritrovata 3 con che di buona
voglia avrei efibito agli occhi del mondo
Criftiano quei cclcbre trionfo del Pontefice
S. StefanoL j che, come fi Icgge negliatti
dclla
a A....an. Marcellino%cavvertec{rcrqueftinodinoti
Mmdhiih ^ . ^^^^j ^ ^ ^^ j^^^ denominati col vocabolo
di cLfAyLct-m, che egli fa proprio della lotta, e
del pancratio,cioè di quei, che contendeva-
no di forza per gettarfi Tun Taltro a terra, ed
ct'dno dettihiófaiores y e di quegli altri, che
giacendo nel fuolo s'afFaticavano fcambie-
volmcntc di fottomettcrfi, e aveano il no-
mcdiPancratfJiie. Eperchè in formar be-
ne quefti nodi nelle ftatue grandiflirna ü co-
nofceva la difficolta , quindi è, che non fen-
tThn.ii^, ia diftinta lode firaminentarono daPh'nio^
quei due bei gruppi, Tuno in Pergamo di Ce- ^
fifodoro, 1'altro diEIiodoro nel Portico d'Ot-
tavia 'm Roma, che rapprefentava Olimpo, e
Pane contendenti alla lotta, quod ejl alterum,
diceegli, interris fymplegma nobile. For-
fe che qucflonoflro eflerpuote quello con-
dotto da Pergamo , o fe pur altri egli fu non
rammentato da Plinio , è egli di tafeccellen-
7/a, che mcrita d'cffer contato tra i piii flu-
pcndi lavori de' Greci antichi artefici, ed in
ciïb fi pub contemplare quanto coftoro fi (lu-
diafTcro di fir vedere , che Tarte fa da vicino
aiTiii bene imitare la natura/anche con finger-
ïie g\\ afFetti. A chi appartenefle quefta bel-
la fcuitura, qual mano ave/Te elia per maeftra
è affatto incognito • Il luogo, ove fu trovata
rimane anch'egli affai ofcuro , quantunque
Flaminio Vacca,ne parli come di cofa deTuoi
tempi 5 ed afFermi tal ritrovamento clTere av-
venuto non molto lontano dalla Porta di San
Giovanni, ove pure, come ii diffe, fu fcava-
ta la Niobe co' figliuoli.
MARTE GRADIVO
•A A A»
L Dio Martc ottenne ncIFanti-
ca Roma una fpeziah'/Iima ve-
ncrazione da' popoli {z^olti
neir crrore , perche avendo
quefta Citta fin da principio
gettati i fondamenti delk fua grandezza ful
valore de'fuoi cittadini, ed avendo in pro-
grefTodi tempo riconofciuto, che il fuoac-
crefcimento, e la fua confcrvazione, e dal vi-
gorc deglianimi, e dalla fortezza de'corpi
a yaUrim cra principalmente derivata *, niun altro no-
rap^z.ov'X me piii pregib di quello dd dirfi Marzia ^, e
i.%giiM. derivando Torigine dd fuppo/lo fondatore
'^r^tlaiU Romoio da Marte, dicui, ediRea lodifTe
i^ris.' '"' figliuolo % fè, che tutte Ie cofc, ma piu anco-
üJ^Jnty ra la religione fervijffe a formarc quelle ani-
megrandi de'/lioiEroi nelfamore verfola
-ocr page 38-
JtatiLCL dl FAVSTINA mqjuê dl MARCO AVRELIO Imperatore,^ejtit£L ddlcL stoLt mcu
troriale 'e sotto sifnMacro d&UcL PVDICITIA
,
                             , '
L-                                                 , .                   VUtPcda/K,U) Capitolmo,
jlp^ InJLmuvneUci Stamp . cUDorrv- deJRjyj-j-iaUa^Pace^caftPj^uulf
■^.
l>-
-ocr page 39-
33
34
della fua paffione, fotto Tlmperio di Vale*
RiANö condotto neltempio di qucftoldolo,
accib vi fagrificafTc, fucon Icfiie öraziom
caufa, che in gran parte con precipitofa ro-
vina cadefTe al fuolo.
M A R S I A
XXXL
A faggia antichita per rappre-
fentarc , che ordinariamentc
grignoranti fono arroganti, e
temerarj, il fcrvl di varj fim-
bolijde' quali non ho luogo qui
di favellare . Ma per dimoftrarne, e render-
ne piü odiofo il delitto, e per atterrir col-
la infamia , e col caftigo coloro, che ne fono
rei, anzi per dar a \^edere, che Tarroganza
non pub giammai ftare unita colla virtü ,
di cui è parte principalillima l'umilta, induf-
fe quella mifteriofa favola della nota gara di
Marlla, e d'Apollo nel canto , e del giudizio
di Mida ^, con cui ei fe fapere elFere ftato
il competitore feveramente punito col per-
der la pelle, e la vitaper mano del vincito-
re^. Di quefto fatto 11 vide in Roma una
fegnalata pittura nel tempio della Concor-
dia % e fu creduta di mano d'Apelle 5 e puofli
fupporre, che altresi in Roma ne foiïero del-
Ie ftatue, rammentando Plinio ^ quella, dalla
tefta di cui P. Munanzio tolfc la corona per
cingerfene la fronte , per lo che con rigorofo
carcere fu punito da' Triumviri • Ma quefta
ftatua non è la noftra, a cui non pub conveni-
re fonore della corona rapprcfentando Mar-
iia in ftato di miferabile condannato a fi rigo-
rofo fupplicio. L'artefice dunque d'ignoto
nome, che fe fi bella fcultura, ebbe folamen-
te riguardo alla favola, mentre il fe legato,
cfofpefo collemani adun tronco, nelqua-
le indubitatamentc firavvifa quel platano,
di cui vien fcritto"". Regionem Julocremm
dicimus ^per quam ah Apami^ in Phrygiam
itur
5 uhiplatanus ojienditur, ex quapepen-
dit Marfya vióius ab Apolline
• Un moder-
no fcultore ei ha fatto vedere quefto ftcffo
avvenimento in un bel gruppo , che fi con-
ferva negli orti Mattci ful Celio, de-
gno di molta lode , e d'effer para-
gonato conmolte delle illu-
firi fculture delfan-
tichita .
N I o B
XXXIL
E
On favolofi racconti quclli, che
di Niobe , e de* fuoi figliuoli
da* poeti fi fanno , dicendo,
che ella fuperba di numerofa,
e bclla prole, tanto delfuma-
nafelicita prefumelTc ardita, che divenuta
difpregiatrice degli Dei, attcntaffe d'ugua-
gliarfi, anzi di preferirfi a Latona, perchè
folamcnte ella di doppio parto d'Apollo, e
di Diana foife fiata feconda^ onde concor-
demente fcrivono i medefimi, che dagli ofFcfi
numi, colla morte violenta de' figliuoli, e
colla fua converfione in ftatua di marmo,
in pena del temerario orgoglio fofle ftata pu-
nita. La Madre , che nella prefente figura fi
rapprcfenta, comparifce quafi eftatica per
Ia fofferta difgrazia, e come fe ^t^^ allora
per irrigidirfi m faffb per la forza d'un'inten-
fo dolore , comparifce quafi ftupida, cd ina-
bile sï alle lagrime , come alle voci, e a' la-
menti nella guifa, che fu notato dal Padre
della Latina cloquenza^» Una figliuolina, a c/c.
che Ie figetta \w£zi\o^ vien firetta dallade-
fira matcrna 3 la qual cofa conforme TafFetto,
e la pafiionc della madre evidcntementc di-
moftra , cosi nella pargoletta fa vedere la
fcmbianza dichi pavcnta conpueril vilta il
male vicino, e che baftante ricovero ftimaal
fovraftante pericolo fombra della gcnitrice.
Tuttocib h^\ maravigliofamente efeguito,
che quefta con Taltre ftatue de' figliuoli fu
tra Ie belle opere delfantichita annoverata
da Plinio, ilquale folamente dubita a qual
tra i Greci fcultori debba attribuirlene l'ono-
re proteftandofi, che par hafitatio in tem-
plo Jpollinis Sojïani^ Niobem cum liberis
moricittem
, Scopas, an Praxiteles fecerit.
Qnando quefta grand'opera foftTe dalla Gre-
cia fatta condurre a Roma, e dove prima fofte
collocata , non v'è docümento certo , che
finfegni • Flaminio Vacca folamente dice,
che tutte quefte ftatue trovate furono a i
fuoi tempi, non molto lontano dalla Porta di
S.Giovanni, e che il Gran Duca Ferdinan-
do Ie fè collocare negli orti Mcdicei ful Pin-
cio, Unanotizia cosifcarfa nondaapertu-
ra di apprenderne il vero luogo , per poterne
formare un concetto piü accertato nel-
Ia ricerca degli edifizj , o dcUc
delizie, che ivi anticamen-
te dovevano eflcrci
a Cvid. 1.1,
Altfüfv.
h Oud. h 6,
faft.
c TiwJ.iS^
cap.io.
e Idem L \6.
K
UN
-ocr page 40-
•/■
XVIII.
f:
i
Frait. ^auda, deun, etJcui»
StATVA Dl GWUA MAMMEA MADM D 'ALESSANDRO SEVERO IMPERAIORE
^^ejbM- ddtcL^tola matronaU cantmstïa neWe^trtnuCOy delLv m^desvma
»
HetFaJxVKXo CapUoUnO'
In^jmtOy ruUxt^ ^tarn^- diDani^deSjD^sL alüvFace^ cotvFr-tuuf
Mf "——^'--------■*'■—'-----------
«■■■^w )iM)ii*nwiaeiV->**»p--...wr"«»*'«!-i-*=- -j- * f ■
t * " ^ ^
-ocr page 41-
26
35
jc afcofe,c mifteriofe fignificazioni di lei,por-
tate da i Mitologi, ove di quefto nume favel-
lano. In pruova della giovanilc eta, e dell'
afpcttodelicato, e quafi muhcbrc bafta pren-
derne i rincontri da Ovidio % e da Tibullo'', ^nP'f- '■ s-
e udirne Ie raeioni, bcnchè difcordi da Lat- !*//'^''^^^ '•
tanzio% ovedice: Liherum ^ & Jpolliftem ^.^f ^4-
effe ^ Solem: ideo juvenes omnes imberhes, ^^'^'
quiaignis nonfeyiefcit^
e daFulgenzio'^ ivi \llh^ii^'X
Dionyjtus juvenjspingitur
, quia nuitqnam ^""'^^*
ebrietas matura * ciocchè ha da intenderfi
delKordinario coftumcj avvegnachè, come
bene ofTervb il Senator Buonarroti% fi vcde ^^^^^onanou
cgli ratto in ogni eta, per cagtone , che ntc-
rendofi, fecondo Macrobio ^, al Sole, rappre- [f(%''^^'-
fentava nelFeta puerile, di giovane, d'iiomo
fatto, edi vecchio ladiverfita , nella quale
apparifcc il Sole intorno a i punti folftiziali •
Ci da poi a vedere la fua nudita Phornuto,
ovtï^cnvG ^chc Jimulacra Baccbi midajïe-
bant
, ut vini naturam ojlenderent, qudfe^
creta revelat
5 e la vefle di pelle di tigre ,
o di pantera , che fia, è cosi propria di que-
fto Dio, die della medefima anche ci viea
defcritto adornato in quei verfi di Clau-
UN FIGLIUOLO
Di Nïohe.
XXXIII.
PparTiene allafavola accenna-
ta nel precedcnte difcorfoque-
fla ftatua, Ia quale è una parte
deltragico avvenimento, chc
vi fi figura. Sta quefto giova-
nc in pietofo , e lagrimevol fcmbiante, con
il finiflro ginocchio piegato a terra, e con
gli occlii rivolti al Cielo, qiiafi che in mez-
70 algrave timore, t'gli fupplicante verfo
degJi oiïèfi Numi fperalTe di poter confegui-
re qualche piëta dal loro furore. Corrifpon-
dono alla mifcrabile tragedia Ie altre flatue.e
fono in t^c fi ben di vifati, diflinti, ed cfpref-
fi gli affctti, e Ie pofiture, chc non puofli ve-
dere un piii adeguato trionfo della morte fo-
pra tantimarmi gentilmente fcolpito dalla
maeflria dcU'arte, e dall'induflria di mano di
fcultore eccellente.
B A C C O
XXXIV.
diano
deraf't.Tro-
Jirp,
Lmifqut fimul proccdit ^acchm
Crinali florens hedcra
, qrum Partica vdat
j igns
, & auratoi in nodam coll'mt ungucs,
Imperocchè tante X una, che X altra fiera
era a lui confagrata , come della pantera
ciaflicurano tra i Greci Filoftrato *\ e On- hTuhiivat
o N ho voluto feparare que-
fta bella ftatua di Bacco dalle
quattro de' Fauni, che fi veg-
gono intagliati nelle fcguenti
tavole, per non hiiciarlo Tenza
iJ fuo folito accompagnamento , At\ quale
poi iidira quantoad effoii appartiene 3 an-
corchè me lo perfnadeffe quclla ragionc di
non poter f ir vederc il primo de' medefimi
Fauni in truppa degli altri, per effer flato da
piïi anni trafportato in Firenze , e ripofto
tra i tcfori d^i quella real Galleria. Or pren-
dcndo io a ragionare di quefta noftra ftatua ,
nella quale evidentementc fi ravvifa un Bac-
co , opera di greco fcultore, si:i greco marmo
perfettamente condotta, non avrb che a bre-
vemente andar toccandoi fimboli, che tutti
unitamente concorrono ad accertarci, che
tale egli fi'a, quale appunto lo diciamo. L'eta
giovanilc, Ia nudita del corpo, il grappolo
d'uva follevato colJa deftra fopra del capo,
Je uve pendenti dalIe tempie, lapelle di ti-
gre, o di pantera cadente dall' uno, e faltro
omero giu per il tergo, il cinto , o diadema ,
che gfi flringe lafronte, fono infegne indu-
bitate di qucfia falfi Deita , per Ie quali clla
dair altre fi diilingue , e ^i manifefiano quel-
, ,, . '.......^'^«^*
dclia tl- ï Oppian.l^.
de '"omat-
Stazio". k(>.i</./.4.
M(tam.
piano', e tra 1 Latim Ovidio 3
gre lo dicono Vergilio*, Ovidio
Marziale",e Sidonio Apollinare ^'3 o cib flicef- r/^>:w/./.ö
fcro gli antichi per indicare, che il moderato i" o^.;-^. uh,
ufo del vino val molto arcnder miti Ie men- i^ stat'i^.
tl pm reroci, iczowao che fu avvcrtito da baui
Tibullo'^, o perchè veramente volefTero in %ig^6 \ 'é
efTe fignificare la natura degli ubriachi fatti p'si^o^'^-
furiofi, e beftiali dallo fmoderato bere deJ C^^ "^
medcfimo, nonaltrimentiche lo fono que- lef 6. ^'
Üe fiere per natura indomabili, e immanfuc-
te . Io so niolto bene , che Fuve furono date ^ .^ .
r Eurip, in
a Bacco, come inventore del vino', e che co- ^^'^^'' •
me tale ne veniva dalla fuperftiziofa Gentili-
ta per Io piu coronato, conforme ne fa chia-
ra ïcAc Ovidio *, ove dice
Mdam.
Ipferacemiferisfrontem circumdatus uvis
machipiü profondamente ne ricerca il mi-
ftcrio afcofo, non potra non accorgerfi, che
riducendofi Bacco al Sole, ficcome Ccrere
allaLuna, evolendofi, che dal notturno lo-
ro tcmperamento, odiurno calore derivi la
fertilita della terra, c la maturita de' frut-
ti.
-ocr page 42-
I
StaUiCL OL marmo Bawiuo nero cUliBroe AVEN7IN0ji^luwio D'ERCOLE^ e di
MIEA^ritrouutatra. UroiiMW delrnüTtt^t^uenüno ,
                    ;,
Ir
InBjrma' neUa-J'tamjAdiOonv. tURosji aUa-Pace corvPr'uiiL."
-ocr page 43-
37
38
F A U N o
XXXV.
Uesto Fauno fu anticamcnte
creduto di Praffitelc, perche
nella defcrizione delfefequie
di Michel-agnolo, giufla fe-
dizione dijacopo Giunti delf
anno 15 6 4. e di quella del Vafari, dopo Ia vi-
ta di lui, fï defcrive uno de i quadri, che
adoriiarono quella pompa funebre 5 dove A-
leiïandro Allori inchiarofcuro dipinfe Mi-
chel-agnolo tra gli artefïci eccellenti tanto
antichi, che moderni, che fi conofcevano
ciafcheduno a qualche notabil fegno, ed ivi
f] dice ; Prajfïtele al Satire, che è nella vigna
di Papa Giulio IIL
Ora quefto Satiro nel
medcfimo quadro , che prefentemente fi
conferva in cafa del Senator Buonarroti in
Firenze, come fi vede , non è altro, che una
fedeliffima copia di queila noflra ftatua. Po-
tcvano in quei tempi aver qualche fonda-
mento di crcdere quefto Fauno, o Satiro per
opera di quel Greco bravo fcultore, che noi
non fappiamo , ne pur da PJinio, i\ quale fo-
lamente fra Je flatue di quefto arteficepone
un Satiro dibronzo. Latcftadiqueftafigu-
ra è plu ftimabile per qucirifteflb , che è mo-
derna , e fi crede comunemente fatta da Mi-
chel-agnolo ; e veramente niuno fuor di qucl
grand'uomo tanto pratico de' mufcoli, e de'
loro efFetti, e moti, e variazione, potea riu-
fcire cosi felicemente in quella imprefa di ri-
trovare da 1 refidui del collo, da i mufcoli
delle fpalle, e del petto un'atteggiamento di
tefta fi bello , proprio , proporzionato , e
adattato alla mufcoleggiatura, e moto del
torfoantico, ficcomefidce dire delle brac-
cia reftaurate dal medefimo artefïce . La
ftolta gentilita diede la divinita anche a i
moftri,e inventando i Satiri, i Fauni, i Titiri,
eiSilvani, glidichiaroNumi delle Selve% L^^/^^'^*
ccompagni di Bacco*". Nonpcrö valfe ad ^^^7/f^■
altro la diverfita di fi fatti nomi, che a diftin- ^^l- ^J^"'; ''^
guere icta diquefti fuppoftiportenti della '« ^w tn
natura . Imperocchè fecondo Paufania*" a* c'PH^^^i^
foli vecchi fra loro quello di Silvano era da-
to, e rimanevano gUaltriindiiferentemen"
te a' piü giovani attribuiti ^ ancorchè cib
fempre non avvenilFe , notando lo Scalige-
ro 5 che fpefTo tutti confufamente erano ufa-
ti tanto lïfpetto a' giovani, che a' vecchi: e
tanto in riguardo di quelli, a' quali erano
date Ic folc corna, e Torecchic aguzze, ( co-
me fi vede in quefti moftri) che degli altri,
che
tl, s' ebbe riguardo di dare a Bacco Tuva, e
Ie fpighe del grano a Cerere , efTendo per il
mantenimento della umana vita principal-
mente deflinati, e quafi aflblutamente necef-
flirj. Tutto cib per appunto fu detto da Ma-
crobio*, in ifpiegare quel luogo di Ver-
gilio".
Vos o ckrijjlma Mundi
Lumina lahcntcm ccelo qu£ ducith an?ium
Libtr
, ^ alma Ccres; 'Dc/Iro jic murmurc tellus
Cbaoniam pingui glaudcm mutavit ayijlê
,
Foculaqm invmtis Achdoja mifcuit uvis.
e da ambedue prefeil Senator Buonarroti*
permoftrar Ia convenienza, ennione, che
anno per Ia confervazione della vita i feini,
e cibo arido inventati da Cerere, co'liquori
trovati da Bacco . Cade finalmente in ac-
concio il riflettere al cinto, che gli ftringe Ia
fronte, e che io credo cfTer queirornamento
dato a quefto nume fotto il nome di mitra
da Properzio ^
Ci?2ge caput mitra.fpeciemfitraborjaccbi
del quale diede Diodoro quella ragione :
C07J0 dunque-, che quello ebbe cinto il capo
della mitra coiitro a gli acuti dolori della
teHa
, che foffriva per lo /moderato bere
del'vino'^
che vale a dire efTerJÜ giudicato
dagli antichi, che quefto cinto giovafTe con-
tro allaubriachezza: ma non giapofTocre-
dere eiïere il diadema, del quale parlai nel
difcorfo XVIIL, perche qualunque fimbolo
ferva a rapprefcntare i fuoi trionfi, non con-
viene al prefente foggetto, ove non è cofa
alcuna, che appartenga alla qualita di forte ,
e divincitore, mabensï a dinotario molle,
lafcivo, ed effcminato • Ebbe Bacco piu tem-
pliinRoma, cioè ful Palatino^ fulCelio%
epreflb al Circo neirundecima Regione^':
nonho conghiettura,per cui io pojTa attribui-
re la prefente ftatua ad alcuno di eflj^febbene
par propria airultimo dedicato a Libero, a
Libera , ea Cerere da AuloPostumio Dit-
tatore"^: perche tutti ijfïmbolida me confi-
derati fignificano la convenienza, e Tunio-
ne , che diffi aver egli con Cerere , o fia
colla Luna , figurata in Libera, colla
quale cfTere flato in un comu-
ne altare adorato mofira Io
Scaligero nel fuo
Jpocritico*
t Mccroh.lü
c.iïT. Saturn.
u ytrg. l. i,
Gcorg. 'if. s-
r Buonarroü
cfcrv. /'441.
Clcg. 2.
zNarê,Rom.
ant. /.(5*(;.i4.
/■<3;r- 298.
1:7 pa^. 100.
b A/cw /. 7.
c Dicnjf.i^-
-ocr page 44-
; StaluaD'ER£OLE uiBramjJ, rürouaZcL^oOo jLfto IV. ndfaro Boarw tra k rouum ckmArajUcufjim^^ aiJxv
Üh.xSf
InJünnAPieUa^Stanifs^ diJ)crm^ cUILDiftTi. aluiyPace^ conPruül^
.......iiiiiWiiiiiili"^
-ocr page 45-
40
pampini , e l'uvc , quanto adequatamente
con que'baccanti fopra dcfcritti converrcb-
be? Ma equivale ad efii il timpano, che ha
nclle mani, ed il crupezio, ch^ caIca legato
al deftro piede. Del timpano, e della mate-
ria, di che era compofto, e dd fuono ftrepi-
tofo, che rendeva, anno largamentc parlato
39
che fi dicevano avere oltre alle corna, c aH'o-
rccchie^tutta Ia parte inferiore di capra,come
fi legge in Ateneo "^, e in piïi altri', ben av-
r.arrat.Taii-
/i'\ loc. Cl f,
O:'. It. Fafl.
r;fi. dm. 5.
vertiti da Antonio Agoftini^ e fi ravvifa in
alciine ftatue di quefto libro . Ho toccatc
tutte quefte cofe, che apparfengono gcne-
ralmentc a i Satiri, o Fauni, che vogliamo
dire, per farmi ftrada alla particolar contcz-
za di quefta ftatua, e per difobbh'garmi da
ripcter Ic fteiFe cofe nelle feguenti, c in quell'
altre , ove cofloro ei vengonopofii avanti gli
occhi. Ordobbiamo avvertire effcr quefto
nofiro Fauno figurato in una eta virilc, c ro-
bufia, cconaria ditefta, cfattezze dicor^
po , quali ad un rozzo abitatore delle felve fi
deono. Lc corna, che porta in fronte fono il
diflintivo dclla fua condizione, e dclla fua
natura, che s'accofta a quclla ddh belve *
L'attitudinc del corpo è in figüra d'efcrcitarfi
in que' baIJi fatirici, detti da Ateneo^, da
il Demftero *, lo Spon,", il Pignorio % e cen-
to altri. lodiröfolamente , che egli era ufa-
to ne' fagrifizj di Bacco , per tcfiimonian-
za d'Ovidio '^, e fi pone in chiaro da un Ca-
meo di Luca Corfi fpiegato dal Caulfci ^ ,
ove nella pompa di Bacco uno de' Centauri,
t Dcm/i. ^n*
tiq, ^cmJa,
cap,4,
u Spo^i mt^
fccIL fcci. i,
art. 6.
X Tignor, ds
y 0'vid. /. j.
F4' dr i- 3.
Mttam.
z Cauff. in
Rom. Mnj\
che tira il di lui carro, ha di fimil ftrepitofo,
e fonoro firumento occupate ambeduc Ie ma-
ni. Del crupezio, che ticnefotto alpiedc,
è da notarfi, che Polluce lo denomina "Tibi^
cinurnfoUas
, e che gli Etimologifii ne deri-
vano la voce dmb t^ x^'éilv, ;cct/ tjT? TTkc^ctq, a
pedisplaufii y ^percujjione:^
dondeera ca-
gionato il fuono, che faceva , del quale par-
i Lucian.
ta Hor^2 !p.
Giulio Polluce ^, da Luciano", da Dionifio^,
c da Euripide' Siccines, a' quali par che ab-
biano relazione que' verfi d'Orazio""
lano Alberto Rubenio ^, e Cafparo Barto-
lino\
a/ilhrrt.^u-
bcn. de re "a,
fliaria,
b Gafp.Bar^
tholin. dcti-
biii'vct,
/. 3.
Ludcnti Jpttkm dabit, & torqz^chitur, at qui
yZunc Satyrum
, nurjc agnjïan Cyclopa movetur .
Quindic , che per tal confiderazione èfyc-
zia/mente attribuïto ai Satiri, oFauni iJfiil-
FAUNI
XXXVI. XXXVII. XXXVIIl.
Uesti tre giovani Fauni degli
orti Medicei, toltane la fronte
cornuta, e Ie orecchie aguzze,
anno ogn'altra parte del loro
corpo ïi gentile , delicata , e
morbida, chenulla vi fivede diruftico, di
rozzo, e d'incoko. Sono in oltre funo all'
altro fi fomiglianti per proporzione di ftatu-
ra , per nobilta d'aria di tefie, per fattezze ,
e per gli accompagnamenti, che loro ha dati
lo fcultore, che fembrano efler fatti da un ^o^
lo fcarpello 3 perchè Ie diverfita, cheli difiin-
guono, non confifiono, fc non nelle varic
attitudini, e nel difiimile ornamento della
tefia. Sono a tutti comuni Tuve, che porta-
no nclla deftra alzata fovra del capo, Ia ti-
gre, o fia pantera, che loro fia a lato, e Ia pel-
le di cavriuolo, o di giovane cervo, che lega-
ta per Ie gambe al petto cade verfo il finiftro
fianco in forma di cefia piena d'uve, e di frut-
ta. NuIIa dirb delfuve, e dclla tigre, o pan-
tera date a Bacco, perchè abbafianza ne fa-
vellaineldifcorfo XXXIV. Dellepelli,che
gli fi:ringono il petto, difcorre, fecondo il
fuo cofiume , eruditamente il Senator Buo-
narroti% e dopo avcrci avvifato effer elle ^^^^onarrct
proprie^e confuetea' baccanti,aggiunge efier
per lo piü Ie nebridi loroattribuite da Eu-
ripi-
tl nrScLs.
to, come ne fa fede Vcrgilio in quel verfo "
Saltautcs Satyros imitahitur Alpho^Jibeus.
c prima di lui fcriiïero Mofco citato dall'Or-
e Nonno ""in piü luoghi. Forfe che
fnf
qucfto ballo, o falto che fia, fu reputato loro
proprio, o come convenevolc alla loro na-
tura lafciva, e pctulantc defcritta efattamen-
r Taufan.in tc da Paufania ^ ^ operchè Timpeto, col quale
faltavano, avefTc relazione a quello di Bacco,
eiTendo lo fregolato ulo del vino poffentc a
turbarc Ie mcnti umane, e rendere gli uomini
furibondij fe dirc anclic non ü voIcfTejChc fot-
to fpezic dircligione, e a titoiod'immitare
quefii lororidicoli Dq\^ avellcro voluto gli
antichi darqualche ombra d'onefio a queJIe
loro impurilTimefcfte di Bacco, deirofcenita
^T.^r/Mf delle quali difie molto S.Agofiino% e riïi
r%h'di2 P^rticoIarmenteilBiondo% il quale abbon-
rf";et«r//r/-dantemcnte confcrmatutto quello, che de*
Satiri, e de' Fauni abbiamo fino ora dctto, e
dimoftra quanto bene, e quanto al vivo la
nofira fiatua rapprefenti uno di coftoro, fuU'
ideade' quali fi vennero aformare que'difo-
nefii Sacerdoti delDio del vino: C^indi è,
che per reprimerne la troppa licenza fu obbli-
39'
gato il Romano Senato confolenne decreto*"
adabolirli tanto in Roma, che in tutta I'Ita-
lia. Orfcalnofiro Satirofoifero ftatidatii
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:4\
SXATVA BIM. TVLLIO CICERONE PRINCIPE DELIA LATINA ELOQ^ENZA.
Hei Pala7jxx> Capitouno,             .,.
In.Rwna.nelIa.Statnf}'', di^Dorru deRo^rJ't allciPace coivPriuUf
^jfc&~. .'*r'iry*'rgaaafc.
■ ir-ü-ir^jrii»?. ■ ■ 1.1 Mirtw-Mfc fr'^^
-ocr page 47-
41
^Pjf^"'' ripide'', c da Phorniito'', cioè Ic prefe de' cer-
c Tbonmt. vi giovani, chiamati nel primo anno da' Gre-
d SdirKcfad ei vs/3poi, c hiiinuU da' Latini '^; pcrchè , dice
r^s9^b' «58- cgli, effendo Bacco prefo per una coüi mede-
/^M.7- lima col lole % lencbridi coll mdanajatura
fignificavano Ie ftelle ^ ovvero pcrchè colle
loro macchie s'aiïbmigliavaiio a i grappoli,
%^n^p!'ioi. come fcrive Euflazio ^5 ancorchc dïpelle di
cavriuolo elTer elle ftate dice Lattanzio 5 pel-
les Damarum
, qu^ Gr^cê vg.Sf *cf^? appcllan^
tur
. Je per hoc Baccarum indumentajignu
jïcant
, quibusfacrijiciorum temporeuticon'-
Juevemnt
5 poichè , per vero dire, poco, o
nulla difconvcngono nel colore, e nelle mac-
chie Tune dalFaltre. Lamaggior difFcrenza
conlifle neirornamento della tefla . Nulla
vi ha la prima^ coronata di pampine , e d'uve
è Ia feconda , di pino la terza. Delle due pri-
me non ha da farfi alcun difcorfo , perchè
Tuna non Tammette , e dell'altra di fopra nel
difcorfo XXXIV. fc n'è dctto abbaftanza . II
pino folamente richiede qualche chiarezza,
efïendo flato confacrato a Bacco , forfe per Ia
conncfUone, cheegli ebbe colla Madre de-
g ^/to/,5, gliDei, fccondo Atcnco^, equindi nafce,
'''^''^" che Ovidio lo diede a i Fauni, che furono del-
h Oz'id, in ir                          • h
cv;;6Vïf. la lua compagnia
CQrnigcrumqm caputfinupré^cinBui aait/ï
Faunus in immcnpt
, qua tmmt Ida yjugis.
e che un'intero albcro nefufcolpito nelle fc-
fte di Bacco del celebre baiTorilicvo del Pa-
Kom.^ntiq. lazzo Mazzanno .
vwru tab. 46.
A P o L L o
XXXIX.
L volto giovanile , la faretra, e
Tacconciatura della tefla ma-
nifeflano in quefta ftatua effi-
giato un'Apollo j ma non gia in
figura di guerriero, e di faetta-
tore5 poichè Ie armi appefe aduntroncodi-
notano effer egli atutto altro applicato, che a
fanguinofa imprefi . Dirci piuttoflo , che
l'accorto fcultore con quefto fimbolo ce fa-
vefTe voluto far vedere gloriofo, c trionfante
di fegnalata vittoria, gia ottenuta^ onde quafï
come un trofee all'accennato tronco avcffe
fofpefe queir armi, colle quali avea combat-
tuto . Quando non lia moderna la mano,
colla quale ticnellretto il volume, come è
ilato dubitato, pub piuttofto riferirfi alla
poefïa, di cui Apollo è principe • Quefto
bei marmo fu trovato da Leone Strozzi nel
Clivo Efquilino verfo la Suburra, e da lui do-
42
nato alGran Dnca diTofcana, chefattolo
rifarcire daalcune rotture, ch'avea patite,
per mano di Flaminio Vacca % volle, che fer- ^y^Ja'^l'^n
vifïe d'ornamento a' fuoi ameniffimi orti ful T^ .^f^-
_,^           ,                                                                                                                         jdttC, I7t ïttH.
Pincio.
A M o R E
XL.
tÏESTo nudo alato Amoretto
non da occafione di flir alcu-
naparticolare confïderazione,
che notiftima non fia a qualun-
que perfonaerudita. Mi pia-
ce folo dire, che da' mitologi fu riconofciuta
nelfale l'incoftanza de' mortali nell'elczio-
ne delle cofe, e nella nudita labruttezza delf
azioni venerec. Molte altre interpretazioni
mifteriofc gli fono ftate date ^ma non è tem- \f^jf/f^
po adciTo di fermarii inutilmente in cofe, che ^-'^ ^
poffono facilmente averil altronde , c che
non fon necefliirie ad illuftrar il foggetto, di
cui ft tratta. E bene da avvertirfi , che fi vc-
de nel fuo vifo qualche apparenza di dolorc,
e potrebbe ficilmente eflere, che ft foftè vo-
luto dallo fcultore rapprefcntare quella fi-
vola, nella quale ft diftc efler egli ftato fcri-
to dalla pecchia.
A R R o T I N o
XLL
Ra il volgo corre una certa opi-
nionc,che quefta ftatuafoftc
eretta dal Romano Senato ad
onore di un vile uomo, ma be-
nemerito della Repubblica ,
perchè egliudita acafoalcuna notizia della
congiura di Catilina, mentre efercitava To-
pere della ftja arte, ne defle a i Confoli il pri-
mo avvifo, dal quale rifultafle Ia pubblica
falute. Saluftio veritiero IftoricodelJa con-
giura , e della guerra Catilinaria altrimenti
cib racconta, e da quefto onore a Fulvia Ro-
mana Matrona, che con taravvertimentori-
farci abbondantemente idanni della oneft^
proftituita a quel giovane Curio, il qualc
con palefarie fattentato, che ft meditava da'
congiurati, e con farle fperare fbprabbon-
danti fortune,giudicb d'avere baftantemente
proveduto alla ftabilita de' fuoi impuri amo-
ri. Siamo, per vero dire, in tutto quello, che
appartiene a quefta ftatua affatto tra Ie tene-
bre 3 fcnza fperanza di luce 3 e pub ben eflere
F                 unco-
-ocr page 48-
StATVADI VIRGILIO^PmNCIPE DML£IWICA MTINA POESIA.
-
                 TLet]?aLaM:ix> Cof^vtoimv
SÊk
\4'
"s^
-ocr page 49-
44
43
E R C o L E'
Che ftrïnge ointeo.
XLIII.
Otissime furono Ie fatiche d'Er-
cole vivamente rapprefentate
ne* marmi dagli antichi . In
quefto fteflb noflro libro ab-
bj'amo TErcolc di Farnefe col-
la fpoglia delfuccifo leone, quelIodiCam-
pidoglio co' pomi rapiti dagli orti dclle Efpe-
ridi, e Taltro de'Verofpi colf Idra. Nella
prefente flatua del Palazzo Mediceo di Fi-
renze, (che potrebbe per avventura efTer
quella di Policleto rammentata da Plinio ^
non folo per Ia fimilitudine della favola, ma
per la fua bellezza,)vien'egli iigurato conAn-
teo follcvato da terra, e flrctto tra Ie braccia,
collc quali fa ogni maggiore sforzo di fofïb-
carlo . L'eccellenza di quefta grcca antica
flatua confifte, si nella perfezione del tutto, e
di ciafcheduna delle fue parti fecondo Ie mi-
gliori regole dclfarte/atte con mufcoli rifen-
titi, econvigorofo moto, eproporzionato
alleperfone, edairazione, che vi fi rappre-
fentano, come anche nella forte efpreffione
degli afFetti, e delle paffioni delfanimo del
vincitore, edelvinto: vedendoii dalfErco-
le farfi gran forza, e moftrarfi pari fierezza
per fofFocare con ftretto abbracciamento X
avverfario,- dove che in quefto apparifce un
fommo sforzo, non folo delle mani, madi
tutto 1 corpo per fcioglierfl dal nodo, che gli
porta la morte 5 la vicinanza della qualc par ,
che lo rcnda atterrito 3 laondc con volto di-
me/ïb, e meüo fï ïa. vedere quafi ianguente .
Una fimil iigura ^i vede in un medaglione di
Pupieno, dedicatogli da i Tarfenfi, prefso il
du Camps.
D A V 1 D
XLIV.
ancora, che lo fcultorc nel farla a null'altro
penfaflTc, che a dar una bella pruova della fua
cccellenza nell'arte, perchè ella è cosi in tut-
te Ic fue parti maravigliofa, che vien ripofta
dagl'intcndcnti tra Ie piü pregiate, edottie-
ne pari luogo colle piü efquifite di greco ar-
tifizio.
A J A C E
XLIL
I A famoiii ftatua dclYAydce, po-
fta in Firenze a pic del ponte
vccchio dalla parte di mezzo
giorno, è opera infigne di fcul-
tore greco, e di grcca manie-
ra . La maggior parte del Popoio la crede un
foldato, chefofticne Alessandro il grande
ferito, ma gli eruditi "*, vi riconofcono fola-
Tiiu'TJez- mentc un morto Ajace per Ie ferite dafe ftef-
rf/Vi»s'fodatefi, una delle quali apparifce fottola
poppa manca con alcune gocciole di fangue 5
il che non farebbe dallo fcultorc ftato fatto,
fc Alessandro rapprefentafTc, chemorï di
c.8.
7/7//; vclcno ''5 ancorchè ad aJtri piaccia di ravvi-
farvi un morto gladiatore. In quefla beJIiili-
ma üatua fono da notarfi Ia forza de' mufcoli.
Ia delicatezza delle carni, e Tattitudine fvc-
gliata 5 e naturale, che moftra movenza, üc-
chè non s'ha adaver difficolta di dire cjfTer
clla una delle piü belle ftatue di Firenze . Fu
i^or;hi i. r. quefta fatta riporre"" nel luogo , ove ora ïi ve-
de , dal Gran Duca Ferdinando II. in vece
deir cqueftre ? caduta gia in una inondazione
d'Arno, cht gli fcrittori antichi Fiorentini
fulla voce del Popoio credettero di Marte, e
che ella fojflTc tolta dal tempio di S. Gio. Bat-
tiftaneH'abolimento deU'Idolatria j e perchè
quefto Ajace avea patiti moiti prcgiudizj
dalVingiurie del tempo, fu fatto reftaurare di
mano diLodovico Salvetti, che vi rife-
ce varic cofe, adattandofi cosj be-
ne alla maniera greca, che
par tutto fatto di ma-
no d' un* ifteffo
artefice.
LIesTo è quel coIoiTo famofo
al Mondo, e nobiliflimo per
r artiiizio del gran Michel-
agnolo Buonarroti, che per
tutto con gran lode è ricorda-
to. Fu efTo da lui fatto nell' eta di xxvi.
anni, opocopiii", ed ebbe davalerfi d'un ^^SS'
marmo sï malconcio, eftorpiato da un tal ^%}t<'W-
maeflro Simone da Fiefole'', che era poflo %'^'}J,m'1
m
abbandono, come inutile, e come incapa- ^"'''' ^""''
ce d'
-ocr page 50-
XXIII.
FZ ,Andrwt Jctup'-uun
STATVA Dl BRONZO DEL GIOYINE CHE SI CAVA LA SPINA DAZ
PIEDE.
          ConseritatOy in. Ca^njpidoqiio,
TldLa Stamjo^dlDom£/mco deRaj-st erede dlGLo.GLo/. deïUyj-j'i'in.ILorrLcu cULLPace conPriuildeISorn..Totit.
^/ »a#'»*>*»•.•*,. ^., ..wi»'
-ocr page 51-
45
4^.
no immitatorc deli'antico, non folo in quel-
le cofe, che appartengono alla finezza dell'
arte, ma in tutte quelle altre, che poffono
dar perfezione alfopera. Diè dunque a Bac-
co l'uve, e lapelle di tigre, e il fatiro per
quelle ragioni, che furono da me avvifate in
plu antecedenti difcorfi: ne* quali, perchè
non venne in acconcio di dir cofa alcuna del-
Ia tazza, che ad ciTo fi attribuifce da quefto
grand'artefice,è bene di notare,avere in quel-
la voluto rapprefentare il cantaro dato dagli
antichi a Bacco, come bene avvertirono Si-
donio ApoIIinare'', e Arnobio'^^ o pure il JJf'";^;*"
carchefio, delquale paria Ateneo'', oaltro "Xi|;j
vafo da bere, che fia 5 fenza del quale rade SVS/.a
volte è fcolpito negli antichi marmi, come fi s- cop-i-
pub vedere ne* bafTirilievi pubblicatidaDo-
menico de Rolll % Ipezialmente nel 48. della
VillaMontalta, ove nella pompa di Bacco ^s!46!'48^'
uno fimile a queflo noflro fi ravvifa. Quefta
bella ftatua fi conferva in Firenze nella Real
Galleria , riconofciuta meritcvole di tener
luogo principale tra Ie tante altre di prezio-
fiffimo lavoro, che farricchifcono.
IL R A TTO
TJella Sabina,
XLVII.
ce d' ammetter Ia forma d'una buona figura
intera fenza pezzi. Ma 1'alto valore di que-
fto grand'croc della moderna fcultura, vinte
tutte Ie difficulta, da ogn* altro llimate in-
fupcrabili, cavb da qucl fafTo un David gio-
vane colla frombola in mano, con tanta
mifura, ebellezza, e con tanta perfezione,
che ha emulato nel pregio tutte Ie greche, c
lelatine piulodate ftatue. Vedefieglieret-
to nella gran piazza fulla ringhiera vicino
allaporta delpalazzo, ove fubito termina-
tOjfu fatto condurre da Piero Soderini/allora
Gonfaloniere a vita.
VI TTO RIA
XLV.
Elle quaranta flatue, che'nella
fepoltura diGiuuolL dovea-
no efTere collocate, folo que-
fla fu finita da Michel-agnolo,
ma non pofla in opera per la
morte di quel Papa, che intcrroppe il gran
difegno. Rimafa ellainFirenze, doveordi-
nariamente fc ne andava egli nelfeflate per
fuggire gli intenfi calori di Roma, fu dopo
la morte di lui, donata da Lionardo di Buo-
narroto di Lodovico fuo nipote al Gran Du-
ca CosiMo, che la fè mcttere nella fala gran-
de del fuo palazzo , dipinta dal Vafari, al-
lato alla porta, ove fi va alla fegreteria. Ha
ella fotto di fe un prigione , a cui con mira-
bilgraziafovrafla, quafi fuperba, eglorio-
fa di poter ferbare all'eternita Ie grandi ge-
lladiquelPontefice^ che ebbe forza , e vi-
gore di ridurre tante provincie ribellate alf
obbedienza dovuta alla Scde Apoftolica..
B A C C O
XLVI.
iicUc %'ite de
pittori nella.
'vita (fel BttO'
Kafr^
U invenzione di Gian Bologna
fcultor Fiammingo, che nel di-
fegno, enell'arte haoperato
al pari de' migliori Italiani, di
b Fafar, ih.
pag.jï'j.edii.
dimoflrare in quefto gruppo
di ftatue d'un folo pezzo di marmo tutto il
fuo valore . Ha egli prefo ad efprimcrvi con
fomma induftria tre difFerenti perfone, cioè
un vccchio languido, un giovane robufto, e
una femmina delicata, con tanta proprieta,
c intelligenza, che l'uomoalla virilita, ed
alla vivacita fa vedere mirabilmente unita
Ia forza, e la donna vaga, e vezzofa, nel ve-
derfi rapita nelle braccia di lui, ad alta voce
par che gridi, e refifta al rapitore, piii con il
pianto, che col vigore; mentre che il vcc-
chio tutto timido, e avvilito , con fatica da
terra, ove era flato abbattuto, tenta di fol-
levarfi. Scrive il Cinelli,e il Bocchi'j da'qua- 'g^^f'shl
li ho prefequefle notizie, che vedute quelte ^f «"M^
figure da Mcffer Vincenzo Borghini, diffe,
che ü farebbero acconciamente adattate al
ratto delle Sabine, rapprefentando nel vec-
chio il padre della Sabina, nel giovane il Ro-
mano rapitore , e nella femmina la Sabina
rapita
Ra affai giovane il Buonarroti
quando fcolpi queflo Bacco in
Roma per meller Jacopo Gal-
li Gentiluomo Romano'. Ha
quefta figura una tazza nella
dcftra, e nella finiüra una pellc di tigre, e
un Satirino accanto, che cerca di mangiargli
un grappolo d'uva, che tiene in mano. In
efla, oltre alla mirabil compofizione di mem-
bra maravigliofe , ncllequali lo fcultoregU
diè la fveltezza della gioventti del mafchio,
e la carnofita,e tondezza della femmina^ë da
confiderarli, quanto fi ftudiaiïc di farfi buo-
a yafar.loC,
-ocr page 52-
XXIV.
flicoCDar^r^ deluu etSc**kf,
STATVAIN BRONZO d'vN CAMILLO, O SIAMINISTRO SACRIFICVLO.
TLel Pala/ixo Qmttauno .
\
InM^m^a,rullayJta4rtja^diDorn^d&Bj)^Ji.iUla.Pace^c^
:.*. ^
J
-ocr page 53-
48
to folTe in vicinanza dclle medefimc terme,
c che per tal caufa alle flefsefofïèattribu-
ito^ benchè veramcnte non foiTe ftato mof-
fo dal primiero luogo accennato difopra :
concioffiacofachè fappiamo, che i cclebra-
tiflimiorti d'Afinio Pollione erano contigui
alle Terme Antoniane, occupando nella Rc-
gione duodecima, o fi dica della Pifcina pub-
blica, quelfito, che c tra TAventino, ^\^[c^!^!jmuli.
dette Terme ^ Vedefi prefentcmente que*
flo famofo marmo nel Palazzo Farnefe, ove
fudalmedefimo Paolo III. fatto trafportare
fin dal tempo del fuo ritrovamento 5 e perchè
allorainpiu pezzirotto faceamifera, e la-
grimevol mollra delFingiurie de'tempi , e
degli uomini, fu per provida cura del Car*
dinal Farnefe fatto riunire , e appena ebbe
bifogno d'altro rifarcimento, che quello di
comporre leparti difgiunte, elTcndofi tro-
vato ogni fuopezzo, benchë piccolo^ 'm mo-
do che nella forma, in cui (ta prefentcmente,
non vi fi vede,che il folo antico^e la fola indu-
fire, e fcgnalata mano de' fuoi primi artefici •
E R C o L E
XJLlXt Lj.
QuESTA ftatua cosi ammirabile
in ogni fua parte,che ïi h fiima.
to opportuno farne al pubbli-
co moftra in queftolibro con
due vedute. Chi volefie a par-
te a parte riferirne reccellcnza, formando
un'elogio di siprodigiofa fattura , avrebbe
molto che dirc della vivezza della tefta, del-
la proporzione , carnofita, robuftezza, ed
attaccatura delfaitre membra, cosï ben la-
vorate, e con tanto rara intelligenza con-
dotte dallo fcultore , che fembra quafi Ja
mcdefima efi^er viva. Molto perhv'c da ri-
flettere nel veder queflo fimulacro cosï vi-
riimentc membruto, e quclla fuafierezza nel
fembiante , cofe tutte proprie alla quah'ta di
eroe datagli, ed alle alte, e difficifi imprefe,
che con tanta fatica, v'i^n detto da' pocti
avcr cgli condotte a fine. Egli è nudo in at-
to dipofarfi dopo Ie fatiche fulla fua clava ,
ed c opera di Glicone Ateniefe, coïne chia-
ramente ii vede dalfantica Greca ifcrizione
fcolpita in un fiifi^b, a cui egli appoggia la
clava,
FAYKQN A0HNAIOC EniOEI
Giicoiie Jteniefe faceva.
Del fuo trafporto in Roma,non fe ne ha alcu-
name-
47
Xiipita • Fu abbracciato dall' artcfice queflo
penfiero, e per rendere piii chiara, ed efpri-
mere meglio la floriajv'aggiunfe il rapimento
d'altre Sabine 'm un baflbrilievo bellilïimo di
bronzo, incallrato nella bafe. Quefta üatua
fu pofta nella gran piazza di Firenze, ove an-
coraoggi s'ammirafottoün'arco della nobi-
liHïma loggia de'Tedefchi, fabbricatagia con
architettura d'Andrea di Cione Orgagna
Fioreiitino.
IL TO R O
2}/ Famefe.
XLVIII.
Redo di poter dirc con certcz-
za, che non ïn'm tutta Tanti-
chita vcduta opera di fcultura,
maggiore, epiü numerofa di
figure di querta , formata in un
folo marmo , ulto palmi 18. Romani, c qua-
drato in lunghezza, e in larghczza palmi i 4.
per chi^cim lato • Sorti dal volgo il nomc di
Toro per qucllo, che vi /i vede, tutto feroce,
in mezzo a ben difpoflc iigure, ch^ s'aiFati-
cano di legargli allecorna donna rcale, ma
inifera . L'illoria è quella notiffima di Dirce,
della quale volcndofivcndicare Zeto, e Am-
fionc 5 figliuoli di Lico Re di Tebc , e d'An-
tiopa, che dalmarito per cagione di lei era
ftata ripudiata , e riftrctta in duro carcere,
la Icgarono alle corna d'un'indomito toro^per
eiFerdaeflb ftrafcinata, econdottaacrude-
liijjma morte • Dcfcrivono tutto queflo fat-
to Apollodoro % Tinterprete d'Apollonio'',
[^^rnV e Nicocrate''j efanno molto a propofïto al
i^cipr. noltro marmo quegli elcgantiliimi verli di
;^^'ï'-^-Propcrzio^
Pfieriquc trahmdnm
V'nKo'unt Dircmi ftib trucis ora hoiih .
Afjt'wpi cogmfce '^ove'm : tibi gloria Dirce
Dii-cïtur in viuhis mortcm habitura locis.
Fu quefl'opera fcolpita in Rodi da ApolJonio,
e TaunTco cccellenti fcultori, e di Ja ( per
quanto ü pub conghietturare ) trafportata in
Roma fotto J'impcrio d'AucusTo, ïtco, di fe
iplendidamoftra nella cafa d'Afinio Pollione
: Tlin.l.
per teftimonianza Ai PJinio'. E perchc ü
trovbella nel Pontiiiicato di Paolo III. nellc
TermeAntoniane(comefif(:rive inun antica
ftampa d\ quefto bel gruppo prefïb Domeni-
co de Rofïi) fu creduto, che ncTeguenti tem-
pi nclle medefimc vcnifTe pofta. Potrebbe
nondimeno eflere, che tal ritrovamento fat-
-ocr page 54-
Staiva che si crede rappresentare vna sibilla
Jl^Pcdu/vu) Ccipttoimo '
^
^
-ocr page 55-
49
na memoria 3 fi pub ben credcre avere avuto
luogo riguardevole anticamente nelle Ter-
me Antonianc 5 perchè ü fa efTere flata da
quelle rovine fottratta fotto il Pontiiicato di
Paolo IIL , e nuovamente ripofta alla luce,
per fare un*illuftre fpettacolo di fe ftefTa al
mondo nel luogo, ove ora lipofa • Ha ivi el-
la non molto difcofto alla fua finiftraun'altro
Ercole afïatto fimile, ma inferiore d'artifi-
zio5 è perb anch'egli d'autore Greco, ma
non conofciuto , trovato parimente nelle
üciTc Terme, come delFuno, e dell'altro fa
^rV/'epii teftimonianza Flaminio Vacca % il qualepu-
faf'%m^ re paria d'un'altro fomigliante, in cui rac-
ncttam. couta avcrvi letto fcolpito il nome del cele-
bratiffimo Greco fcultore Lilippo, difTotter-
rato gia nella vigna de' Ronconi alle radici
del Palatino, e venduto per prezzo d'otto-
cento fcudi ui Gran Duca Cosimo T. , che lo
fe collocare in Firenze nel Palazzo de' Pitti,
ove è tenuto in fommo pregio 3 confervando
ancora nel maflb , ful quale pofa la clava,
fifcrizionedi
AYcinnoY EProN
opera di Lijtppo.
Vpt^lfs^ NefoperchéilBocchi', il quale da conto di
'^^'
         quefta ftatua, ene paria contanto vantag-
gio, pafli fotto filentio il nome del famofo
fcultore, cheviiïenella 114. Olimpiadene'
c ?>/«>./ï^. jgjyjpi (I'Alessandro Macedone''. Tutto
50
meretrice , cognominata da Plutarco Flavia,
da Verrio Faula , daaltri Tarrazia, eAcca
Laurenzia, che dal Popoio Romano, fatto da
coftei erede di ricco fondo, per abolimento
della memoria di cosï brutta origine del cui-
to datole, e de i giochi annui iftituitile, fu
finta Dea de^iiori % quafi che la deftinafl:e per llfÜ^^lX,
nume tutelare della buona fioritura , e sfiori- ^'l^'^'^^-'^-
tura degh alberi, delle biade , delle viti, e di
tutti gli altrivegetabili'% ^^t omiiUhejie de- ^^^-.^j^^
florefcerent
. A coftei dunque furono in Ro- '^^'' '9-
ma erette piu ftatue , tralequali nominatif-
fima fu quella di mano di Praflitele, che fu
veduta, cd ammirata da Plinio*^ncgli orti ^d.cJ^s.''
Serviliani. La bellezza di quefta noftra fta-
tua 5 corrifpondendo alFalto valorc iX\ tal
maeftro , potrebbe perfuadere , che ellafoffe
la medelima,tutto che altronde non fc ne ab-
bia alcun lume • La corona di fiori, che clla
ha nella finiftra,èfimbo!o affai chiaro di tutto
cib, che in quefto fimulacro fi volle princi-
palmente rapprefentare , valendo mirabil-
mente quefti fiori a dinotare la D^a, che dal-
la folie idolatria eraloroftata data per tute-
lare, comefidiftedagli antichi autori"*, ^^%4tyaUr
poi ïi prendono a confiderare tutti gli ac- fjp'^^^'j^j^l^
compagnamenti della corona di fiori, delf ''jfiflfJJ^i
abito, edeH'acconciatura di tefta di quefta ^JiJt^f^;
ftatua , nulla v'ha, che al portamento merc- ^'^'/^'l^,^^/
tricio antico non convenga, e che non fia •;ƒ^'''-'^"
oppoftoal matronale grave, e modefto, giu-
fla la confuetudine di quei tempi, di cui hn-
no fcde Tertulliano in quelle parole ^: hifeli- %Tc!6!'''
cijjim(e lihidinum n)i£iim£ k matronis cultii
U- cap. 7
cib fervc ad illuftrarequefto nobiliflimo mo-
numentodella Romana, edellaGreca anti-
chita 5 di cui io ho voluto ragionare , perchè
deriva dalle fpoglie di quefta Citta , ove nel-
la vetufta eta, e nella fua maggior grandez-
zarifplendè con ftima , econmaefta degna
di un cosï fublime lavoro . Si vede ap-
preflTo il Du-Camps nel rovefcio d'un meda-
glione di Caracalla, fattobattere dal comune
de" Traci nella Citta di Filippopoli, una figu-
ra d'Ercolc tanto ftmile a quefta noftra, che
par formata col difegno di quefto belliilimo
efemplare •
FLORA
LI.
f Herat, in
Hat.
dijiinguntur: e Orazio in que' verft ^
Mdtrome prester fackw nil cerners pofjis,
C^tcva y ni Cattia cfi, demifsd ve/le hgmth,
Nell'abito poi fi pub confiderare la forma, la
trafparenza, e la total fua convenicnza al
fozzo meftiero, di cui Flora ïtz^ profeflione.
Privé fantiche meretrici dtWxx^o della pudi-
ca ftola matronale ebbero per vefte la tona-
ca, quale appunto ^\ fcorge in quefta ftatua.
L'eiïcrellafenzamaniche , e Tavere fcoper-
toil deftro omero con tutto ilbraccio ei fa
ricordare delf immagine , che defcrift^e O-
vidio, di quell'altra difonefta fcmmina zow
quelli verft ^
Pars humm tarnen ima tui, parfumma lamti
Kuda fit h kziê confpkknda manu .
Hoc vos pTijccipuè nm(C dccet, hoc ubi vidi
Ofcula ferre bumcro qua patet ufqm Ubct,
Ne ove ful braccio deftro feftremita della
vefte s'appoggia, reft;a da altro unita, che
da gemmatafibbia5 donde e, che non po-
tendo ionegare ogni maggior fedeal fitto,
G                        ed a
tic ^rtc.
'^ts!vê
On intendo difavellare quanto
dicoftei fi dica di vero , o di
favolofo dagl'iftorici , e da*
poeti . Mi bafta d*accennare
colla fola teftimonianza del
noftro Lattanzio Firmiano eftere ftato il fen-
timento piii comune, che ella foft^e quella
-ocr page 56-
Statva bi marforio mel palazzo capitolino
In It{7ma lulLa Stamptdi Tiomc/uco de Hossi alla Face ccn PrmiL
-ocr page 57-
STATUA EQUESTRE ''
V Augufto.
LIL
Meva appena venti anni Augu-
sTO^quando per decrcto delSe-
nato , e del Popoio Romano fu
onoratone' roftri della ftatua
equeftre, in occafione, che due
legioni lafciarono Antonio , e fi diedero a
Cesare , che lo fcce Propretore per combat-
tere infieme co' Confoli contro del medefi-
mo 5 onore non mai fino allora conceduto ad
altri, che a Silla , a Pompeo , ed a Cesare .
E dovuta quefta notizia a Vellejo PatercoIo% if^f'^^;
chefolodi tanti illuftri fcrittori delFifloria ^^«'•^■i-
Romana ce ne rende teflimonianza • Quefto
fatto additatoci dal mentovato fcrittore ei
fa conghietturare il tempo, e la cagione ^per
cui fu battuta quella medaglia d'Augusto
a cavallo in giovanile eta, rapportata dall'
Erizo ^ in cui dalla parte della tefta fi legge fi^ttL
C CAESAR.
                                         '''''''
CLEOPATRA
LIIL
N quefla bella ftatua ftolata, e
che ha di porfido tuttoil rima-
nente del corpo, fuorchc la te-
fta, Ie niani, e i piedi, che fo-
no di bronzo, s'è giudicato ef-
figiarfi real matrona , fedente con dignita, e
con maeftofo contegno fovra piii ricchi cu-
fcini y il qual modo di federe, perchè par che
s'accofti airantichiffimo coftume oriëntale ,
dopo aver fiitto efattiffima ofTervazione alla
fimilitudine , che ha il volto di lei colle due
famofiilime ftatue Vaticana di Belvedère, e
Medicea degli orti fui Pincio, m'ha fatto cre-
dere non eiïere in efTa altra, che ia Reina
Cleopatra , fïgurata , e m'ha divcrtito dalf
opinione comunentc lungo tempo ricevuta,
che una Romatrionfante ha voluto dovervi-
fi riconofcere ^ancorchèniuno de'fimboli a
quefta fignifïcazione adequati vi fi veggano .
E qual' ora non folTe difapprovata Ia con*
ghiettura, avvcrrebbe ildoverfi porre fotto
ferudita confiderazione del Icttorc, fe ella
potefTe eftere mai quella, che Ia medefima
Reina mandb aCESARE, e che fu poftaper
fuocomandamento accanto quella di Vene-
re Genitricencl tempio fontuofiffimo da lui
fatto-
51
ed a cib , chc a gli occhi nollri riman palefe,
non ho mai potuto intendere, come il Fer-
rJfl'ar'fA. farl^chiamafTc queftatonaca manicata , e
'^ '"■ fervendofideircfempiodiquefta ftatua,cre-
defle con cHb di dar forza a quanto ü fcrive
'ifl'.iZr ^a Eijano ' delle maniche dellc vefti muliebri
affibbiate d'oro, e d'argento daila fpalla al-
Ja mano. Nè minor riflefTione merita la ftef-
fii vefte fatta dallo fcultore con tal'arte, chc
efTendo fottiliirima, moftra ciocchè ella do-
vrebbe nafconderc, e ei fa ricordare di qucl-
le veftirade, e trafparenti, delle quali Se-
k sima '" neca ^ ebbe a dire. Infdices ancillarum qre^
ges laborant
, ut adultera tmut vejfeperjpi-
cuafit
: eo nihil in corpore uxoris fua , plus
1 Ucmï.-!,<ie rnaritus ^ quhm quilibet alienus , peregri-
B'.ntpc. c.^.
j,^^^^^^ agiwvcrit: e altrove *: Videofericas
celles
, Jï vejles vocandcefunt, in quibtis ni-
hil ejl y quo defendi corpus
, aut denique
pudorpo^iti qiiibus fumptis muiier parum
liquide vudam fc non ejfe jurabit
. Hi£c in-
ojnti piirnmdL ah imotis etiam ad commer-
cium gcntihus accerfuntur
, ut matrona ne
adulteris quidem plus fui in cubiculoj qukm
inpublico ojiendat
. Ottenne gia quefta for-
mFioratu, ^^ ^' vcflc anticamcntc ia denominazione di
^""'idcm cdc vitrcaper Ja fua trafparenza da Orazio "", e
''^>.f'*. da Claudiano", di ralla da Plauto ^ e fu ella ,
%-%^ihtni pt;rmioavvifo, laCoa,familiare permolto
'du^'^an^'i <^^^"^po '^^^ mcretrici, come par che voglia
jun.%. Orazio "* in quelle parolc :
Cois tibi pene wdere eji
Ut nu dam
dette fpezialmente d'una meretricc ^ ancor-
chc rabitfo paffafle nelle matrone , quando il
Juiïb prcgiudicb aironefta, e ladelicatezza
alla pudica feverita , e che oggi ancora il
veggiamo tra noi 5 abiifo gravemente tac-
ciato dal moderno Satirico, ove prende a
vrf/j;;.Ar. ^g^^^^^ï"^ quelle madri, che ne pcrmettono
,0. V. 200. l*ufo in pubbh"co alJe figliuole ^
Hoc mafres cav^sni , & pUa nubïln albh
Jh Con totarn nolit prurirc per Vrbcm
.
feguendo i fcntimenti di S.Girolamo, che
^ ^^_^^^ chiama coftoro cosivcftite, vittime dilibi-
mm. ub. in dinc, c d'impudïcizia "^: Ingrediuntur expo-
ik^
lit(^ libidinis viBirrne , ^ te^mitate veiiium
jjiid^e impiidicis oculis ingeruntur
. Per ulti-
mo è da fapcrfi, c\\^ una ftatua coloiTea 6\
Flora di buona manicrafï conferva nel cor-
tile della Cancelleria , c che fi vuoleda'pe-
riti delle Romane antichfta t^cv\^ quella fta-
ta eretta nel mezzo del (iio campo , ovvero
in alcun tempio a lei confiigratOjOve ora li vi-
cino con nome poco variato fi è\QQ. campo
ó\ Fiori.
-ocr page 58-
•^^^
%
STATVA Dl VBNERE^ &IA IN ROMA NEGl'ORTI MEDICEI.
S oqqt inFvre/n/LC neLPalwi/to dtlGranauccL,
flMia, Stampt, diDam^deR o j-J-terede dlGtoMiac° deRojj-i inRxmvcLaUaFace conRriull cUlSamPont. eUccUSufi
-ocr page 59-
53
54
dimoftra efferc in atto di ufcir dal bagno,per-
chè veftita d'una fottil camicia, e quella fo-
vra del fianco accorciata, par che voglia rico-
covrirfi interamente con largo panno lino, e
con quello afciugare il rimanente del corpo,
che refta nudo. Flaminio Vacca * fa men- afw.r^c-
zione d'una Venere ritrovata a fuo tempo ad ^nafl.Si*
non lungi dalla Bafilica di Cajo , e di Lucio ""'''"'
(creduta daalcuni elTere lafabbrica antica,
che fi vede ancora dietro a S. Matteo in Me-
rulana nella quinta Regione*") affieme con c.z'^'J^^^^^^^
quelle delfEfculapio, delfAdonc, delle due
Lupe,dellaPomona, delfErcoIe, delfAn-
tinoo, e del Fauno. Ma ove rammenta elTcr
quefto ultimo nel portico del Palazzo Farne-
fe , lo fa in forma cosï ofcura , che non lafcia
bendeterminare, fe faltre^e in fpezie quefta
Venere, vi foftero ftate trasferite, e collocatc.
Pur quando anch* clia fia la ftelTa , niuna fi-
curezza delluogo, ove folie pofta antica-
mente, da quello, dondefucavata, potia-
mo avere: Potrebbe fupporfi efter quella del
tempio di Giunone nel portico d'Ottavia di
mano d'Eliodoro, di cui ei dice Plinio ^, che c Tihi.i.16.
fecit ^c. Venerem lavantcmfe ^ fe non con-
venifse far troppa violenza al Ctntïmcxïto di
qucfte parole, che la rapprefentano m atto
di lavarft , non gia d'efserli lavata , come di-
moftra la noftra ftatua.
RE PRIGIONIERO
LVI.
fattole fabbricare nel fuo foro, come fcrive
tJppian,^'
/^Srn. Appiano AlefTandrino'. Laforta del mar-
mo, che trovafi ne' monti deirEgitto verfo
il mar roffo, come fivede in Tolomeo, la
bellezza, e fquifitezza dellavoro, elano-
bilta deir opera, anno qualchecofa da non
difprezzarfi a favore di quelta conghiettura.
CARACALLA
LIV.
lOLTissiMEftatue,einRoma, e
fuori erano erette e da' popoli,e
dalle Citta^e da'particolariagli
Imperadori. Quefla nobile non
farebbegranfatto, che cretta
fojfïè con pubblica autorita. L'abito milita-
rc col fovrappofto paludamento è flato da
me ofTervato nelle due precedenti ftatue di
Cesare , e d*AuGUSTo, che ftanno in Cam-
pidoglio, ed a quefla noftra poflbno acco-
modarfi tutte Ie conliderazioni, che fopra
tal modo di veflire ivi furono fatte, partico-
Jarmente intorno a ciö, che i jeroglifici, e
iimboli neirarmatura di Cesare efpreffipo'
tevano dinotare, e alle sfacciate adulazioni,
che erano foliti praticare i Romani verfo de'
loro Principi 5 febbene anche tutte qucfte co-
fepotevanoalle volte deiïvare dal capriccio
dello fcultore medefimo. Non c quefta fta-
tua di quella fquifita maniera, di cui fono
tante altre, che fi veggono intagliate in que-
fto libro, perchè ne' tempi di Caracalla far-
te della fcultura avea in Roma alquanto per-
duto il primiero fplendore, nel quale fpicca-
vafotto iprimi Imperadori. Ellaperö s*ac-
cofta cosï bene alfimitazione deH'ottimo ,
che confeguifce dal confentimento degl'in-
tendenti un pieno applaufo. Il piii fingolar
fuopregio èlararita, non avendofene altra
diquefto Impcradore, piü diligentemente,
c meglio condotta in quei tempi, ne' quali Ic
buone arti aveano cominciato quafi a infel-
vatichirii.
VENERE
LV.
Ia' fu avvertito nel difcorfo
quarto eflere ftate in Roma piti
ftatue di Venere d'cccellente
maniera. Ora in quefto libro
alk Vaticana, e alle dueMe-
dicee, fuccede per qiiarta la Farnefiana, che
Arie immagini de' Re barbari
debellati dalla Romanapoten-
za,anche ne'noftri dj,rammen-
tano i fuoi antichi trionfi. Due
di quefte fi veggono negli orti
Medicei, due negli orti Cefii, altrettante nel
Palazzo Farnefe 5 una delle quali fi è fatta in-
tagliare in quefto libro per non trakfciare al-
cuna delle fegnalate , e gloriofe memorie
della Repubblica, e delf ImperioRomano.
Riferifce Flaminio Vacca%che ambedue que- %%''^:ms,
fli Re ftavano in un portico del palazzo de' ^l^f^rf'^''
Colonnefi, condottivi dal foroTrajano, a
cui anticamente appartenevano,cd aggiunge,
cheGmuoIIL lifaceffe dalfaccennato por-
tico del Palazzo Colonncfe toghere, e che
indi paftaftero ad adornare il Palazzo Farne-
fiano* Quefta notizia fommamente giova a
ravvifare nell' abito di quefta noftra ftatua
alcunidiquei prigionieri Daci, cheaccom-
pagnarono il trionfo di Trajano , e che ü
veggono in lunga fchiera nella fua colonna,
vefti-
-ocr page 60-
XXVIII
v.t
h
R, YxAuden^a^d deim. et Sculff,
SlATVADI VENERENATA DALLA SPVMA DEL MARB^EPOSATA SOPRA VNA CONCHLGLLA,
\fuiqyaiuiUjcnuono iiPoetikau^
Tle^UOrWtJiedicev,
In.Ramo'nelLiJtamjs • dlDonS cURdjj-v allaPace carvPruül^
,V»"if^^..*i" aia-~..
-ocr page 61-
50
55
veftiti nella flell^i maniera di qucfti noflri
colla tiara torta in cima, e colle brache
lunghe, come appunto defcrive Erodoto i
c 5'?fol: Saci, o Sciti \ e Dione Crifoftomo' i Perlia-
fit. örat-ii. ^j ^ • Battriani, i Parti, e la maggior parte de^*
popoli barbari ctAAs^s ^ 1;ct^f, k^ cLvdZ^üft-
TIcLp5vc£ioi^)tjd.A?\,oi TwAAo) '^(ictf^dLfOovicioèy
Jhri portano la tiara ^ e Ie brache hiJighe ^
come per efempio iPerJïaiii^ iBattria^ti •, i
Parti y emolti altri popoli barbari.
E ben
d'avvertire, che quelle ftatue a guifa de' pri-
gioni Perfiani, e delle donnc Cariatidi, di cui
famenzione Vitruvio, dovevano farfigura
difortencre colla tefla alcun fregio , ovvero
ornamento diqucl nobiliflimo foro 5 perchè ,
come fi vede, anno dietro la tefta un zoccolo
di falïb quadrato, che alla cima di lei s'aggua-
glia , che non ad altro puote efTervi lafciato,
chea foftenercon piüficurezzailpefo, che
fovradovca efFcrvi appoggiato 5 laonde fon
di penficro , che alla parte inferiore del me-
dellmo potcffcro quefti fchiavi appartenere ,
c non alla fupcriore adornata di flatue equc-
llri, e d'infegne militari, come ^i defcrive da
d ^ ^vhh^ AgcJJio "*. Anzi quando fuffifïino Ie ofTerva-
^i^^fp-n- zioni fatte da FJaminio Vacca% chequcflo
<a vcua fua fofo fodc Quadrato, e che in op;ni fua faccia-
ta avelle un'arco trionfale della figura, che
fi vede nelle medaglie di Trajano , penfo che
quefti prigionieri poteffero effer pofti nel
baïïb delle faccie d'alcuno di efTi, corrifpon-
dente alla banda del palazzo Colonnefe, poi-
chè l'alto era tutto adornato di balTirilievi
ricchi di iigure , per Ie quali ii fpiegavano Ic
belie imprefe dell' hnperadore, come fi rico-
nofce da quelli inferiti dopo neirArco di Co-
sTANTiNO, e fi racconta dal fudetto Vacca ri-
fpetto ad altri, che furono a fuo tempo tro-
vati fepoiti dalla banda meridionale del foro •
Un'altro fimile fchiavo ü vede tuttavia in una
nicchui delle fcale del palazzo del Con-
teftabile Colonna, c per Ic me-
defune ragioni mi piacc dir-
loancheffotrattodal.
Ie rovine del foro
lïlpio, ofia
Trajano.
MERCURIO
LVIL
Bbe Mercurio daVpoeti, oltrc
al petafo, all'ale fovra del me-
defimo , ed ai talari a' piedi,
altre infegne particolari , fe-
condo gli ufizj, cheglifivole-
vano attribuire , e alla potefta, che in lui
piu piaceva di fimboleggiare. lo non anda-
ro qui divifando quelle comuni , fenza Ie
quali o non mai, o di rado era dipinto, e fcol-
pito, perchè abbondano imitologi indarce-
ne conto, ed in fpiegare tutti quei mifterj,
che vifiebbero afcofi* La principale offer-
vazione , che dobbiamo fareinquefta noflra
ftatua 5 fi è del volume, o fia foglio , che
porta nella deftra, per il quale non pare,
che cada punto in dubbio , che lo fcul-
tore abbia voluto rapprefentare in quefto
marmo Mercurio per Dio delFeloquenza, e
delle lettere, delle quali fu detto inventore
dalla Greca, e dalIa Romana antichita 5 de-
rivandone , per quanto m'avvifo , dagli infe-
gnamenti degli Egizzj la tradizione, la qua-
le pienamente fi deduce da quel che di loro
fcrilfe Jamblico ^, ove c'afficurb, che tutti
quegli fcrittori furono foHti a Mercurio, co-
me a ritrovatore di tutte lefcienze, di con-
facrare i libri, che componevano, e di por-
ger voti, ed incenfi, come a prefidente della
fapienza , e della facondia: dondc è , che do-
vcndofi percib ridurre lafignificazione degli
altri fimboli comuni, e di fopra accennati, e
in fpezie quello dell'alc , a quefta particolare,
cade in 'dcconcio quei che ne dille un Greco
autore in quelle parole, che ^%v "Effxnv ol EA-
Xmiq^ }Cj oiAoimi '^ df^cqm'P'oo/uiajioöv Kp t^V
M/my mTrActvyijMWv fxv^Ao'^ldiV viov A/ö? Ai-
m vy yp y ^ (ppovfKnooc; o Acr^ ycvilcbj 5 dict
yp Aoy'é "IdL^^ynf^ov y ^ OfA^f@^ m^t '^^fkvJct
cioè: IGreciyed i Romania?2tichi, fecorido la
loro f alfa mitologia
, dicono, che Mercurio è
fgliuolo di Giove
, e di Maja, cioè della men-
te y e della prudenza
, imperciocchè dalla
meiite
, e dallapruden&a nafce il difcorfo , e
per quejio lo fin gom ancora alato
, perchè
niiina cofa è piu veloce della favella
: don de
ê
, che Omero chiama leparole alate. Ebbe
Mercurio una fomma venerazione in piu
temp; di Roma , confacratigli dalla fiiperfti-
ziofa gentilitap ma per quel, cho appartiene
alle
1. cap. I ■
b Georg. Co~
din. de orig.
Conjlajit.
-ocr page 62-
%
w. ^^'^- "'"'■'!
lALOTTA GRVPPO Dl STATVE GIA INROMA mGL'ORTI MEDICEI,
iwQQi vn^Fvren/Le neUa Gediend delGran^Duccir
-ocr page 63-
57
alle fuc/ïatüe 5 clle furono tante, chenonè
polfibile determinarfï a qual luogo quefta
cm./54. fpettafFe. Plinio''fa menzione d'una Itatua
di bronzo di Mercurio di mano di Nicerato
fcültore Greco , e dice, che era inRoma nel
tempio della Concordia • Altra ne ftava nel
fuQ tempio pofto a vifta dd circo mailimo,
óp'viiïiè.s. dicui paria Ovidio"*, dedicato per dccreto
y, ,. del Popoio in odio de'Confoli daM. Letto-
fA;iic!on.w HO Ccnturionc % e reftaurato dairimperado-
M. f^rciip Yc M. AuRELio ^ ^ la defcrizione fattane da
^^Tö"" LucianoS accennando efTer quella in atto
quafi di perorare, come da quefte parole evi-
dentemente fideduce, Siquis afugüretra-
here, vel occultam demofijirdre poteritKe*
gis jïliam , Veneris ancillam^ nomine Pfi-
chem y co72'i)e?7iat retro metas Aturcias Mer-
curmm predicatorem &c. concorda colla
flatua, di cui ora ii favella *
MERCtJRIO
LVIII. LIX.
58
eMarzialc ^'ivi:
ó Marti all.
12» cpi£i\6y.
Mai^e Mercurium creajiis ïdibusx
Ma perche pare, che la borfa refti in parte
afcofa dal manto, che gli fta avvolto al brac-
cïo, non farebbe forfe lontano dal vero il di-
re , che dallo fcultorc fi foffe voluto fimbo-
kggiare il Dio de* ladri, quafi in atto d\ cela-
re il furto commeffo, ScrifTe Luciano ' un «ir^rto./«
dialogo graziofifiimo, in cui giocofamente ?/^«Sf'
raccontö i latrocinj di quefto Dio, cd è a no-
ftro propofito quel luogo^d'Omero ^               h^m^Z' '^
cioè; Dopodi cibriterrai quejtonore tra gli
Dei^ che f ar ai in ogni tempo detto Principe
dé ladri
PETO, E ARRIA
LX. LXL
Er giudicare quanto inferma
fia fopinione di coloro, che
credettero di ravvinirc in que-
fto bei gruppo dx ftatue la tra^
gica iftoria diPeto Traica, e
llEST'altra ftatua di Mercurio,
che fta ora negli orti Ludo-
vis j, fatta qui intagliare in due
vedute, fu fcolpita per rappre-
fentarlo Dio del guadagno, c
della mercanzia: Mercurius ^mercibus efi
Fcji.Tom. dióius j fcriffbFefto Pompeo^, huncetenim
tiegociorum omnium cxijiimabant ejfe Deum,
Per quefta ragione , quando gli antichi come
tale lo volevano figurare , gli davano in ma-
)ifnl^ï% no la borfa j cosi diffe un Greco fcrittore ^
Cc4am, ^ ztJ'pïig d\riov A«r£^ffï, iu ifJiTTü^iov %y EffA^üv
fxctfcriTTov y quali fpiegate in volgare : Dico-
no Mercurio autore del guadagno , e pre^
jtdente della mercatura
, e percid f anno ,
cheiljimulacro di lui porti la borfa'-^ cheè
appunto queJ che ii fcorge nella noftra fta-
tua , e in molte altre antiche di Roma. Dall'
aver vedute piü ftatue fimili io argumen-
to , che molti mercanti voleiTero avernc
preftb di loro l'immagine per fuperftiziofa
credulita, che la prefenza di quefto Dio po-
tefTe fommamente giovare a*loro interefli,
di alla felicita de' loro traffichi, e confcguen-
temcnte , che ella ad alcuno di loro potefTe
appartènere, piuttofto che al fuo tempio, di
cui in occafione di riferire Ie folenni annue
fefte, che gli fi facevano negl' Idi di Maggio,
^ r 7^7 fanno menzione Aufonio'
Ut mcdias Uut MM, Auguftiqia ncurfu
^mi tibi M^rcurm ^ quafquQ Diana dic^t y
a aTadt. li^.
' i6.1» fin.
d*Arria fua moglie, bafta leggere Tacito
ove della morte di lui favella, non gia trafig-
gendofi colferro, ma tagliandofi Ie vene per
comandamento ^i Nerone , a z\ii s'era refo
folpetto d'aver attentato di reftituire a Roma
Ia perduta liberta col fuo eccidio: ma non
avendo altronde, ove fermare un ficuro giu-
dizio delfiftoria, che vi fi volle rapprcfenta-
ta, èconvenuto ricorrere alle conghietture
di qualche fatto, che fi accomodi a quello ,
che moftrano qucfte ftatue, e non difcon-
venga alla buonamaniera della fcultura del*
Ie medefime, lavoratene'tempi,chc queft'ar-
te maggiormente fioriva • Piü propx^iamen-
te dunque parmi di riconofcere in quefto
marmo quel Menofilo Eunuco lafciato m
cuftodia della figliuola Direttina, gravemen-
te inferma, dal ReMitridate, quando vin-
to inbattaglia daPompeo fuggï nel Regno ^^^^^.^^
di Colco 5 poichè Ammiano Marcellino'*, ^^'^^^^^■^'
che di tutto cib c'afiicura, racconta ancora,
che cuftodita foiTe Ia real fanciulla con efat-
ca diligenza, e con ogni maggior ftudio wt\
caftello Sinhorio dal fedel miniftro ^ ma c\i^
quello affediato da Manlio Prifco, e in pun-
to d'arrenderfi alla Romana potenza , te*
mendo feunuco cuftode, che a vergogna del
padre, la fmciulla gia nubile non reftafie fer-
H                    va.
-ocr page 64-
StATVA in BRONZO Dl MARTE GRADIVO ^
n^L'Ord^JieAictL,
IrLRwvuvndLvJtamf'', dcDom* cUBmj-sl aUa^Fdce cawVruuL?
-ocr page 65-
6o
59
mo da Apollodoro"" , che Pane infegnb ad
Apollo la divinazione 3 onde non è gran fat-
to , che anche nel fuono della fiflola Tam-
maeftraiTe 3 credendoli ancora da alcuni ri-
feriti da Natal Conti, che Apollo foffe un
Re d*Arcadia, donde vennc il culto di Pane,
e che gli convenifle ritirarfi da Admeto per
cflere flato depoflo dal regno, a che convicn-
jfi molto il diadema; c febbene fu detto No-
mio dal pafco]are,che fece gli armenti in Tef-
faglia, come fi legge in Paufania, vi era perö
in Arcadia un monte di fimil nome, Quan-
to al la figuradi queflo nume , viene da gli
Autori ^ defcritto col vifo caprino, e coUa
coda, e piedi di capra > e fu un Dio antichif-
fimo deirArcadia % donde Evandro portb
la fupcrftizione in Italia, e vi fu detto Luper-
co, cFaunoconiimilitudineal nome anti-
va, e foflc forfc dk foldati violata, prefe ri-
folutione d'ucciderla, indi ditrafiggerfe ftef-
fo col medefimo fcrro. Quefta azione ficco-
me fu degna di perpetuarfi coU'iftoria, potet-
te anche e/Tcr meritevole d'eternarfi nel mar-
mo. L'abito tutto , ed il portamento della
tefla flraniero, e diverfo dal Romano forfe
chc rende queda conghiettura piü ragione-
vole.
P APIRIO
LXII. LXIIL
Itb. t.
b 1-Ierodot,in
Euicrpe, Lu.
cian. tiiah^.
Msrcuy.
c Ovi(i.li^.<.
Faf.
A fagacita del fcinciullo Papirio
neirolFervare il fegreto delle
cofe graviiïimc, trattate nel
Senato Romano , c affai nota,
cben dilleramente raccontata
a Münoh. i. da Aiacrobio"";, e da AgeIIio^ne mi obbliga di
h'%L uh. nuovo a darnc diflinta notizia in queflo bre-
'■''''' '^^' ve difcorfo. Anno volute alcuni, che que-
flo gruppo di fegnalato artcficc rapprefenti
la madre di lui inatto d^interrogarc, e di di-
icorrere col prudente , ed accorto iigliuolo .
Tutto ciö hoAovnto dire fuli'altruifcde, e
ïuW'^x comune fentcnza ^x queili , c\\<:: non
v'anno Hiputo accomodare gia mai fatto piü
adequato di queflo . lo perb , che appena ri-
conofco Tabito Romano nella donna, e non
veggo la pretefta , ne la boUa nel fanciullo, e
llimo difconvenirfi al Romano coftume la
nudita di lui, mi volgo piii volentieri alle
Grcche cofe,c da quclle mi par di poter trarrc
baftante argomcnto perdire, che inqueftc
duefigure ei fi mollri lanota ifloria, ofli-
vola , chefia, di Fcdra, e d'Ipohto, della
L riato in qualc fivclluno Platone ^ PJuturco "*, e Ovi-
d '^Piurarch. clio nclic Mctamorroli.
P A NE
ViodeTaJIori.
LXIV.
pN queflo gruppo vienecomu-
nemente creduto rapprefen*
tarfi il Dio Panc in atto d'infe-
I gnare ad Apollo, ancor giova-
1 netto, ilflionodellafiflola 5 e
quantunque non vi ihino fcrittori, che que-
fla cofa rifcrifcano , nientedimeno moltc
cofe ei perfuadono effere flato queflo fatto
portato dalle favole, febbenegli Autori ri-
maflicirabbianotralafciat0 3 poichè fippia-
CO
Attribuirono ad eflb finvenzione della
d Hypn.Cap.
274; yirpl.
Ec!og.2,
e Orj>hd'ui,
fiflola "^, e veniva in lui creduto rapprefcn-
tarfi il mondo tutto'' 3 quindi è che gli Arca-
di Jo chiamarono lignore delle felve, o ma-
teria univerfale 3 e Silvano da alcuni Roma-
ni fu denominato^riferendo la fua figura
a fen/i allegorici ^: cioè la parte inferiore,
come di capra ruvida, epelofa allaterra: e
la parte di fopra, flmile alfuomo, alFetere ,
perche in lui Ie intelligenze rifegghino 5 Ia
pelle di pardo, che gli danno, alla varieta
delle apparenze, e per Ie ftclle del firmamen-
to 3 Ie cornaaraggi del Sole, e alla figura
della Luna: ilpedo paftorale ritorto alfan-
no, e finalmente la fiflola alfarmonia del
cielo, e quï quafifipub intendere, cheegli
infegni il fuono della medefima al fole , per
elfereflbildirettor principale della medefi-
ma armonia • Tutto queflo fi è detto in pruo-
va dcila tradizionc , chc corre, del fignifi-
cato dl quefla flatua. Si potrebbe dire anco-
ra beniffimo, che rapprefcntafle Marfia in at-
to d'infegnare ad Olimpofuo figliuolo , o di-
fcepolo il fuono della fiflola. Di una fimil fi-
gura fa menzionePaufania^nella pittura di
Polignoto: Paulofuperiusfaxo injidet Mar-
Jids^prope Olympus
: habitus ejlpueri jam
pubefcentis'^ tihiis difcere videtur:
ed a Mar-
fia veniva data l'invenzione, e Tufo della me-
defima fiflola, di cui paria Metrodoro pref-
fo Ateneo ', e cosi Igino ^ : ylpollo cum Mat-
fyay vel Pa?tejijiul^certavit y
efipub ve-
dere oflcrvato dottamente dal Salmafio', il
qualeriflette ancora efiere flato queflo cre-
duto Sileno da Erodoto "^ , e Satire da Ovi-
dio "
Emtium Satyrl r^minifcittir alter
J^jm Tritomacii LatoU avundim viètum
Edopo
f Macroh, c.
22.1. i.
^Thurnutx.
vj. Scriim
Echgi Ma-
cvch. loc. cir
10-
vi*
i Athcn l 4'
in fin.
^Hygin.f ah,
cap.9^-
I Salf^ai' in
Solin.pag*
584-
m HcrOiïot l
JO.
nOmdlib.ö-
-ocr page 66-
*
■4
MARSIA SCOKTICATO DA APOLLO OuU: 6.F.^tor.
ossL Ut R-oma. aUcLVace, ctrn Friuil. deU<nri.Pont'
-ocr page 67-
6i
E dopo
iHum ruricoy fyharum numlna Faunl,
Et fatyri fratres, & tune quoqucchrtis Olympus
jEt KymphiC prum .
y^;jj''^' Eraccontando altrove ^ lo fleflb contraflo
di Marfia, e d'Apollo, lo chiama Pane, e
dice, che adoperó la canna collacera, che
è il medefimo della fiftola compaóta, come
fi nota dal Salmafio : Laonde ficcome ü è ve-
duto di fopra Marfia legato in forma d'uomo,
o di Sileno, cosi ei poiTono clTere ftati artefi-
cicherabbianovolutofare in forma di Sati-
ro. Nè voglio tralafciar di dire, che Pli*
l^.cap.^'f' nio P riferifce un gruppo di Statue, di cui
non fi fapeva l'autore, cioè Oiimpo, Pane,
Chirone, ed Achille, ed Igino > rammen-
tato di fopra, dice, che la contefa d'Apollo
fuconMarfia5 o con Pane. Si confervava
gia qiiefl:a Üatua negli Orti Cesj nel Vatica-
no, dove la mette FAIdovrandi ncIFoperet-
ta del!eflatueal]apag.i:2^c?,
GLADIATORE
iMoribondo.
LXV.
6%
impeditös, confectüofqueproftermre > e che
Lipfio ripone tra quegli altri, i quali ne' fan-
guinofi fpettacoli del circo, e del teatro fa-
cevano pompa di barbari combattimenti in
mezzo alle felle, cd a i trionfi.
M A R T E
LXVI. LXVII.
In quefti due fogli è efprelTo tut-
to il bello della flatua, manen
gia. tutto Tintero, per potervi
riconofcere fenzapunto dubi-
tarne il perfonaggio, che vi ^\.
rapprefenta, eifimboli, da^ quali i mifterj
afcofi fi rivelino. L'ecccllcnte maeftro fè fo-
pra gruppo d'armifedente, ecolpiè finiftro
fovra del proprio elmo pofato , uomo nudo
di giovanile, e di robulta eta, di membra
mufcolofc , e quadrate, e che ferba nel vol-
to , benchè languido , qualche ombra di na-
turalc, ed antica ferocia 5 maavendo, chi fi
prefe la cura di formarne il difegno, lafciata
non sb per qual negligente trafcorfo Ia fi-
gura d'un piccolo Amorino, il quale colle
maniarmate d'arco, al trofeo, sii cui ^i^è.Q
quefla figura, fattofi accofto ( quafi che fuo
trionfo fia llato il difarmar Marte, che in
quefta figura è indubitatamcnte rapprefcnta-
to ) fotto la defira gamba di quefi;o fimula-
cro mezzo afcofo fi fa vedere, avrei dovuto
molto dubitare di quel che veramente in que-
fta immagine fi fofle rapprefcntato, fe il fuo
originale non m'avefle fatto accorgere dell'
abbaglio prefo dal difegnatore • Conviem-
mi dunque dire, elfer quefta fi:atua tutta fim-
bolica , e mifteriofa, ad effetto di fignificare
la potenza d'Amore,poflente a difarmare an-
che il Dio delle guerre, pieno di ferocia, e di
fangue, e che affatto indomabile era credu-
to dalla ftolta gentiiita, per efl^er folito a nu-
drirfi di flragi, e di rovine. L'artefice della
flatua non fu il primo autore di quefta im-
maginazione,perchè tutto cib che fu efprcftb
in efia da lui,ci venne quafi di pari lineamen-
ti efibito dairantichifTimo Poeta Greco in
quei verfi , ne' quali tratta della gran poten-*
za d'Amore, e lo fa di tal pofTanza, e di tan-
te ardire, che da lui afFerma efler ben foven-
tefpogliati gli Dei delle loro armijC infcgnc\
PparTeneva giaagli Orti
Cesj il celebre gladiator mo-
ribondo. Credo, che fia quel-
lo di Crefila nominato da Pli-
nio ^: Crejilas vulneraium de-
ficimtem fecit
, />; quo poJJit intelUgi qua?!-
turn rejiet anim^
, perchè a niun'altro me-
glio, che a quefto nofiro, tutte Ie fuddette
qualita convengono. E formato egli in po-
fitura, che procurando riforgere dalla mor-
tal caduta, nellosforzo, che fa di folievare
ful deftro braccio il languido, cd efangue cor-
po,da anche in un ftato sï miferabile qualche
faggio della primiera ferocia 5 ma nel tempo
ftefib col volto chino a terra, e quafi fpiran-
te gli ultimi aneliti, e con evidente mancan-
za di forze fa apertamente conofcere la fua
nuova, edultima caduta, edilvicino mo-
mento fatale della fua vita . E veramente
mirabile, come in un faffo fi fiano potuti ad
una fola veduta efporre tanti, e divcrfi afFet-
ti, che ne pure da un corpo animato tutti ad
un tempo cosi bene fifarebbero efprefii. Il
cordone, che ha nel collo mi fa credcre, che
quefto gladiatore potefle cffer della fpezie
di quelli, i quali laquearj denominati furono
dalfidoro nelfEtimologico; quorumpugna
eratfugientes inludo hornines injeBolaqueo
l^-^-
üNat. Cara:
cujp. 14.
O't^OV , ^ KVvim HfA^i^i ^ÓTfU^^V
Enu-
-ocr page 68-
?
* jr
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A
XXXII
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ï.
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'4}
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STATVA DINIOBE DOLENTE DELLA MORTE DE'FIGLIOU,
cke asjwme conUnptatue d&rnedeswrudmtorno jiijummAran^CortuAiëdijcaf
LrvBjjmut ndLvJtajmp ^cUDarrvf d&Mo^j-i alLvPace carvTrculU^w,
.. .------^. \mif.^i^---------------
-ocr page 69-
64
ignudo di quefle fïgure volle il Bernino far
vedere con quanta facilita , e con quanta
maeftria fipeffe fuperare tutte Ie difficolta
delfarte. NeU'una, cneiraltra llatua fi fcor«
ge lo sforzo di chi nerboruto, e robuflo fa
pruova di violentare delicata fanciulla ^ Ia
quale nel moftrare di vigorofamente refiflere
alla violenza fattale, qualunque forza ella
Vi{i y non altera la morbidezza delle membra,
ne cagiona quei rifaiti mufcololi alle parti,
chefolamente all'uomo fi convengono. In
quefte jfïmili opere furono fovra gli altri cc-
cellenti gli fcultori greci,a'quali quanto bensi
iia in quefti noftri tempi agguagliato il Ca-
valier Bernino, non altronde occorre cer-
carne Ie pruove , che dalle fue beiroperej
molte dalle quali fi veggono in quefto noftro
hbro diligentemente ritratte.
GERMANICO
LXIX.
A virtu 5 il valore , e il me-
rito, c molto piü la modera-
zione di quefto illuftre Princi-
pe furono incmici implacabi-
li, che congiurarono alla fua
morte, datagli col veleno da Pifone Prefctto
della Sorïa, per ordine di Tiberio, a cui tan-
te fue belle qualit^, tanto amore acquiftatoil
prelfo de' popoli, e tanto terrore prefTo de*
nemici, faveano refo fofpetto. Lelagrime
di tutta Roma, c delle provincie accompa-
gnarono fi fattamente la perdita di quefto
Eroe, che nella fteflacitta diRoma, e alla
prefenza del medefimo Tiberio ^ ^7;/^* edi- ^^^,^ ^,^
éfum Magi^ratus,a?7tê Senatus Cö?7/ultumy
^'''^■^•^■''^^
fumpto jiiHitiö defererentur fora, claude-
rentur domus
, pajjïm Jikntia, ^ gcmi-
tus
, nihil compojttum in ojientationem ;
&' quamquam neque injignihus lugentium
abjiimrmt y aïtiüs animis moerebant
. Ma
celfatoilcomun pianto, non fu alcuna ma-
gnifica fpezie d'onore, che non ïo& fattaai-
la fua memoria , o dettata dalKamore , o in-
finuata dalla fuperflizione, o perfuafa dalf
ufo, edalcoftumediquei tempi, autoriza-
taancoradal confentimento, e dal decreto
del Senato ^. Honores, ut quis amore in Ger-
manicum
, aut ingenio validus, reperti, de- ^ ^''^^^•^^'•
cretique^& 7iomen e jus &c. StatuarumJocO'
rumqueinqu^s coleretur ^ haud facile quis
numerum inierit&c.
Ho riferitotutto que-
fto non folamente per far vedere, quanto pof-
fa Ia virtu del Principe preftb de' popoli fog-
get-
63
OtV Av3t? Öx^Tïi^ €Ï;c^P' ^iMcTiv imimv
AobffJLOHg ag oT^m KOirfXQv ioödKav i')(eiv
.
cioè y fecondo la verfione del fuo Interprete
E^uviis fup^Tum lijcti dccoranttsr Jmorcs
Alta qtiibm ccsU e/l jam fpoUata domus,
Exorfcr^ ^ovi fulmm j Fhwboquc fagittas-^
AlcidóC clavam , Marfqm cant gukê ,
Mcrcurio dcfunt taUria
, fa^qut Dian£
Sic Saccho tyrfus, fic pclagoque tridcns .
iitc mirum ejl jaculis homims quoqm et der c amoruni,
^mh fua vdfupcrifccptra dcdcrs Dei*
Mi rammento della bella fcultura d'Archefi-
/-sö. JaopolTcdutada Varrone 5 e riferita da Pli-
nio'' 5 d'una Leoneffa, Ia quale fatta manfue-
ta applaudiva a' giuochi di diverfi Amorini,
che non folo Ie fcherzavano intorno, ma che
avendohiavvintacon durogiogo Ie negava-
no la coflumata, e natia libert^; Jrchefilanm
quoque magnijicat Varro
, cujiisfe marmo-
ream habuijfe le^nam tradit
, aligerqfque lii-^
dentes cum ea Cupidines
, quorum alij reli-
gatam tenerent
, alij ê cornn cogerent bibere,
alijcalciarentfoccisj ornnes ex unolapide.
JliTgnificatodiquert'opcraèafTai chiaro, ne
ha bi/bgnod*jnterpretazionep e ccrtoè, che
appenafilegge fragli antichipoeti alcuno ,
Gve non firavvili la forza ^^^ quefla paffione
fregolata, ogni volta che non venga mode-
rat a dalla ragione.
R A T T o
Til Troferpina.
LXVIIL
(^^#
iü^É^pjf
1^
F^^^l^w
'iH^^!^
l^g^^jli
m
^^PSf^
U fcolpito dal Cavalier Gio:
LorcnzoBernino quefto famo-
fogrupponegli anni fuoi gio-
vanili per il Cardinal Borghe-
fe, vivente Paolo V. ^ ma aP
Tunto al Pontificato Gregorio XV., volcndo
ilmedefimoCardinalefar un nobil dono al
Cardinal Ludovifi, non fcppe fcieglicre Ai
quefto il piü pregiato tralaregia fuppelktilc
dd fuo palazzo. La ferocia, la barba incol-
ta 5 lemembrarozze, eindurite, elacoro-
na,di cui ha cinta la fronte, fono tutte dovute
a Plutone, creduto dagli antichi Dio, e Re
delfinferno^ ed avendo egli tra Ie braccia va-
ga , e gentil donzella, che fagran forza di
fcioglierfi dal nodo delle medefïme, non al-
tre vuo] moflrarc, che il noto rapimento di
Proferpinaneiie campagne diSicilia. Ncli'
-ocr page 70-
*
1    '
StATVADVNO de FIGLIOLI Dl NIOBE
InB^m%cLnelLa^JtamfD^.cUDonu^d^BMj-t£d^          carvPr'iuil.
1,
-ocr page 71-
65
66
getti, ma per dare un faggio de'titoli d'onorc,
co^quali ella in lui non folo vivo, ma cflinto
venne giuftamentc vencrata 5 laonde vegga
ogn'uno, cheriguardaqueliabellifllma fta-
tua, quaruomo ella ei additi, e impari da*
concetti di fedele> e accreditato Iflorico, qual
fofïe roccafione , e Y tempo d'erigergliela.
Eraquefta, nonhaguari, negliOrti Mon-
talti afïieme con Taltra del Cincinnato famo-
fiflima, evaleva Tuna, e l'altra a renderli
affai piii celebri, di quelchc Eiceffe ogn'altra
fua delizia, che andava del pari colle mag-
giorideglialtridiRomap ma quefto bel te-
foro ê oggi pafTato ad efler degno d'aver luo-
go riguardevole nclla Reggia del Criftianiffi-*
moinVerfaglia.
L. QJJINZIO
CINCINNATO.
LXX,
Porta Portefe; ma con maggior fondamcnto,
dal Nardini fon meffi incontro a San Rocco
a Ripetta 5 dove è anche opinione, che vi
fofle un'altro navale, il quale avendo afFatto
perduto ogni antico veftigio,viene ora rinno-
vato fuperiormente al fuo vetufto luftro dal
fubblime , e generofo genio di N. S. CLE-
MENTE XL , che con tanta maraviglia
accoppia il penfiero del facro, e pubWico go-
vcrno aH'incIinazione Ai mantenere , e re-
ftaurare Tantiche memorie di quefta Citta.
NE T TU NO,
E GLAUGO.
LXXL
EcE i\ Cavalier Bernino al Car-
dinal Montalto per Ja fua bel*
Ia, e gran pefchiera del deli-
ziofo giardino alle Terme Dio-
cleziane quefto gruppo di duc
m
Er fovrano efempio di lodata
poverta vien propofto dagli
Autori Lucio Quinzio Cin-
cinnato ^. Dal Romano Con-
ftatue , in cui volle, che ïi ravvifafle Nettu-
no, eGlauco^ quelli, che,comeDiodelle
acque , il moftralïe in poiïtura eminente,
quafi prefedefïè al foggetto elemento, il qua-
le in quell'ampio recinto fa come una imma-
gine di piccol mare 5 quefti, che, come nu-
me d'inferior grado, vi comparifle piii umile,
c baffo, e vi verfaffe dalJa conca , a cui pare,
che cülla bocca dia gagliardo iiato, un pic*
colo zampillo d'acqua, conforme Ii vede dal-
Ia fua figura in quefto libro ftampata. lo ben
m'accorgo, che in cib fare con profondo ïn^
tendimento cercb difcrvirfi utilmente delf
acqua non cosi bene adattata al hiibgno, in
modo, che rimanejfle fopera grande, e mae-
ftofa • L'acqUa dico, che dovea cadere nelF
accennata pefchiera, poteva di poco alzarli,
ne portavafi tanto alto, chc Topera rimanere
poteiïe magniiïca, e vaga 5 Ia diede percib ad
un Glauco , o lia Tritone in poca quantita,
e lo pofe rannicchiato a* piedi di Nettuno,
che alto , e fuperbo gli fovrafta, in atto di vi-
brare con ferocia, e vigore il tridente, in fe-
gno di pieno dominio delfacquc , elfendo
egliriputato Re, eSignore deliemedefime
dagh antichi. E da notarfi faccompagna-
mento datogü del piccol moftro, che fu fa-
voleggiato effere del numero di quei Dei ma-
rini, che erano affegnati al fervizio, e al cor-
teggio Ae\ maggior nume 5 il che dice Vergi-
         ^
lio^nelfaruna lunga enumerazione dique- ^n,iu%,
fti, a'qualidalla folie gentilita fu attribuita
plebea divinita \ dal che chiaramente veggia-
I                      mo
zVaLMaK'
folato fe ne pafsö egli alla cul-
tura d'un vil campicello , e aU'abitazione
d'una povera capanna, che aveva di la dal
Tevere '' 5 e di qui venne poco dopo chiama-
toalla Dittatura, quando ridotte daU'armi
degli Equi Ie cok Romane in fomma angu-
ftia, fu confiderato dal Senato, chc nel folo
valore., e nella fola fedc, e virtïi di Quinzio
ftava ripofta la falute della Repubblica: Spes
mnca
( fcrive Livio'^.) imperiiPopidi Ro-
mani L. Quiruius l^ranjiiberim contra eum
ipjum löcum
, ubi nunc navalia funt, qua-
tuor jugerfim colebat agrum
, qu^e prata
Quintia n)oca?2tur. Ibi ab Legatis yfeufof
famfodie?2s
, hipalio inniocus, Jeu cum ara»
ret
, operi certè, idquod con^at, agrejii /;/*
tefituSy falute data invicem, reddit^que, ro^
gatus
, ut ( quod bene verteret ipjt, reique
puhlicce
) togatus mandata Senatus audiret:
admiratus, rogitanfque, fatin falva ejfent
omnia
; togam propere è tugurio proferre
uxorem Raciliam jubet. Quafmulabjier^
fopuhere, acfudore "velatus procej/it. Di-
Batorem eum gratulantes confaluta?2t
: in
Urbem vocant
: qui terrorjtt in exercitu ex-
ponunt
. Navis Quintio puhlicè paratafuity
tranf'veBumque tres obviam &c.
Dairulti-
me parole piglio occafione d'accennare, che
iprati Quinzj furono da alcuni collocati a
h Liv. l, j
c Liv. l.cod,
cap.iS.
-ocr page 72-
■ 1
.
*
XX
A
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m^ \W\\\\\^llr
n^^i^^
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i^TATVA BI 'EACCO ADOHNATO JDELLA i^POGLIA Dl TIGRE
r         ,           '            *            Tleql Ord Medicd -
>'                                                                                                                                                                                                                                                           "                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       '                                                                        '                                                                                                                                ■ ■ ''.■.
^        Jn TLoma fiella /lamparuL Ji Dorneruco de Roj'j'i aUa Face con FrmiUaio                                                >.           
y                                                                                                                    .                            ■                                    -                                 ■ > ■
>,.-. X^
-ocr page 73-
68
67
primerc quelfaffinita, che pafTa tra ui loro ,
perragione, cheniuna cofapiüpoiïente fia
a dar vigore alle azioni lafcive,e fregolate del
vino fmoderatamente bcvuto , iigniiicato
in Bacco . Cib appunto venne a dinotare
quel Poeta % che diede al corteggio d'Amore
l'ubriachezza, e quelfaltro "*, che fe Bacco
lafcivo, e difonefto. E forfe che egli ha avu-
ta avvertcnza di figurar tutto cibinun cen-
tauro , perche beftie di tal fpezie furono cre-
dute afïiii amiche del vino da Vergiüo % e da
Ovidio ^, e perche partecipando della condi-
zione, e della natura di cavallo, aveiïero con
eflb comune quella intenfa libidine, di cui
ei avvertono Platone ^ Ariftotelc ^, Teocri-
to' 3 e cento altri • Pub ben anche aver avu-
toqualche riguardo alla dottrina diPlutar-
co ^, che diede alFcllera un certo ipirito, che
altera la ragione, e turba la mente nell'uomoj
nel che dire, fè bene parve, che egli voleiTc
infinuarci la ragione, per Ia quale tanto Bac-
co , che i baccanti ne folTero poi coronati,
onde la forza del vino, e delfubriachezza
efprimeffe in quefto fimbolo 5 egli è ancora
vero, che tutto cib pub avere unaparticola-
re 5 e fpezialiifima relazione al furore amoro-
/b notato dal Greco Menandro', e dal Lati-
no Properzio in quefto verfo ™
Errat, qui Jimm vefani ponit amoris.
Ma niuno, ne meglio, ne con piii erudizione
ha trattato della conneffione del Centauro
con Bacco del Senator Buonarroti", ove del
belhffimo Cameo Carpineo del trionfo di
Bacco prende aragionarej imperocchè nort
folo mollra colla teflimonianza di Vergi-
üo **, e di 'Nonn.o'^j epiii precifamente del
Sarisberienfe "^ e/ïcre a Ba.cco i ccntauri con-
fagrati, ma che gli furono dati per condurre
il fuo carro, come fi vede neiraccennato Ca-
meo , e altrove, e fi dice dallo fteffo Nonno ',
€ da altri, che egli porta in pruova. Tra
fantiche gemme del celebratiffimo mufeo
Barberino, fe ne vede una, ove e intagliato
un centauro con Amore in groppa, ne in al-
tro quefta figura difFerifce dalla noflra fta-
tua, fe non che il piccol nume èprivo del-
la corona, e non per li capelli, ma per mi
braccio tien fua prigioniera Ia Belva j la qual
cofanon altera punto ilconcetto, chefótto
quefto fimbolo fi volle principalmentc
fignificare, e che è uniforme tan-
to in quella, che nel-
la noftra.
mo con qiianta proprietii dal Bernino fi efpo-
nefle Ia favola in quefta bella fua opera, e
come oltre alla perfezione dell'arte, che 11
fcorge in tutte Ic parti delle ftatue, vi rifplen-
daamaraviglia ladignit^ delfoggetto, che
vïtn figurato, nella maefta del volto, nel vi-
gore del moto, nclla robuftezza dellemem-
bra, e nell'infegna del tridente vibrato in
atto, e pofitura di forza, e dato a lui in luogo
di fcettro , per dinotare ia fua triplice pote-
ft^, che è di mantencre fedato, di far tempe-
ftofo, e di placare il mare agitato, eprocel-
lofo.
CENTAURO
LXXII. LXXIII. LXXIV.
c Mtxrul in
d Ef^rip, ir;
Eacchii.
* Vv, Mam.
L
12.
i Jhcüü-iL
k Tlfftarcb.
in qu. Kom.
qu.
109.
L Centauro d'antico marmo
greco , che tzncndo Ie mani
avvinte dietro lafchicna, ri-
volge indietro Ia dolente fac-
cia verfo un Amorino coronato
d'ellera, il quale premendogli il dorfo ftende
Ia finiflra per prenderio per i capelli, è una
deile fïatue di/ingolare artifizio deJia villa
Borghefe fuori di Porta Pinciana. EJJapcr-
che mal poteva moftrar la bellezza, e iïngo-
larita delle fue parti in una, e in due vedute
ancora, haavuto bifogno della terza. An-
che quefla, come fu detto del Marte difar-
mato della villa Ludovifia nel difcorfo 66. ^
fimbolcggia la potcnza d'amore, quafi egli
non fappia perdonare alle fiere ftefïe, giufla
pttd Sfchif.
m Y^ropsrti
l.l.tkg.ii.
r\Buonarrof'
iVf^.I
./. Aa. .| fentimento di quei verfi di Tibullo"
Ipfe qmqm inttr ügrmj inUrqut armtnta Cupido
Katm & indomitas dickur inttr aquas.
e che il fuo dominio tant'okre s'eftenda,
quanto ben notato fu da Euripidc in quel
' ""'^""^^ luogo addotto da Clemente AIclFandrino *^
oFh%G(or-
Oionyf. ^K'^-
q Sariikr-
Tolicrat.li'
f-4'
r NonnJoz.
iit. 'v.i6S'
Strem at*
che cosi viene intcrpretato
Cupido fölos quippc non domat viros,
i?/ fosminarum pcla , fcd coelum pctit,
Divofquc turbaty & pro firn da Ncrci.
Quello pcrb, che piti fpezialmente ha da ri-
flettcrfi in quefta ftatua è la corona d'ellera,
che cinge la fronte dd fanciullo. Conciof-
fiachè eifer ella propria di Bacco da ogni
fcrittores'afferma, e non mai d'effere ftata
data ad amore ü confente. Laonde io vb
penfando , che Io fcultote neirattribuirgli
un'infcgna d'altro Dio, aveffe in mente d'ef-
I rf
GLA-
-ocr page 74-
%
'#
XXXV
N
TLDorwny delin,., et Scalp.
VN BACCANALE CO CIMBALI NELLE MANI^E COL CRVPEZIO SOTTO H PIE DESTRO.jpon:a.
Fu. n^Carti^.JteAicei^oggim.Fire/n/j^ nziPc^^
                                                  ^^        ro^er.
yi^lLcLStaArmfdiDotnenico d^Ujj^j-i erede cü^Gw.lrcac^.cUM^ssvuvMxrm^ajLvPcice con^Pr'udLdeij'onu^orvt,
^-:^^-'^-).P'^
:%■
-ocr page 75-
69
70
Smtimi o augiifiijfimopaire, e balio di Bac-
co y ottimo Sileno
, gratijjïmo a tutti gli Dei,
e a gli uominiy e dolcijfimoaltore. Quindi
è, chcrimperadoreGiuliano TApoflatanel
rinnovare i riti idolatrici, c nel profeflarne
gli crrori, quando vcnne nel fermone de' Ce-
fari a parlare di lui, lo diftelf ott? a , ^ 7mi<^db-
yc^yovT^BciKX^: cioè nudritore, einjiitmo-
re di Bacco
, e che lo fteflb Bacco lo denomi-
nö fuo TTtTTTTiSiov. Ne kct poi il ritratto Lu-
ciano 5 ngurandolo vecchio, calvo , di cor- CQucocor.
popingue, di ventre gonfio, e con lunghi,
e caprini orecchi ad un baflone appoggiato.
Tale appunto lo vcggiamo in quefla noftra
ftatua 5 che fatta con ftupendo artiiizio ce n*
efibifce Timmagine col piccolo Bacco in brac ^
cio. Ha tanto Tuno, che Taltro la tefla co-
ronata d'ellera,della quale favellai nel difcor-
fo 7 4. e altrovc, ove elFer ella propria di Bac-
co fu divifato 5 da lui poi pafsö in quelli, che
al fuo corteggio appartenevano , ficcome ce,/^,>v./,
fcrivono Euripide % Omero "^, e Dionifio'. fTwn;:
La fpoglia del capronc ful tronco, a cui il t^^';,„,y i^
vccchio s'appoggia , appartiene a Bacco , al ^"Z'^^^"^/'^-
quale quefto animale era confagrato, e fi fa-
grificava, fccondo che fu avvertito da Var- ïi^arrodcrt
rone ^, da Ovidio ^, e da Marzialc^ Dalla qo- dp, 2.
da, e da gli orecchi caprini datigli dallo fcul- %fctamiö'^i'.
tore fi conferma Topinione degli antichi, i
qualiniun'altradifferenzafacevanotraiSile- ^'^^'^'^' ^^'
ni, ed i Satiri, che quella delf cta, o mag-
giore, o minore, per la quale fcmpre Sileno
per vecchio era creduto, e rapprefentato, ati-
ziche venivaftimato, edetto pcrcib padre
degriftefli fatiri, si per natura, come per ve-
ncrazione , mentre tanto l'una, che faltra fi-
gnificazione, par che ïi deduca da queVcrfi
GLADIATORE
LXXV. LXXVI.
UesTo Gladiatorc è ftimato d'
iin pregio incomparabile, e d*
una ammirabil bellezza,e Tan-
no gli intendcnti del difegno
per una maraviglia deirarte,
per Ie fue proporzioni, e per li fuoi contorni
ricercati, ed olTervati con fommo faperc da
Agatia di Dofiteo fcultore Ateniefe, il cui
nomeneltronco, ove s'appoggia queftafta-
tua, fi legge da efTo medefimo intagliato. Sta
egli in atto di combattere, e Ilendendo indie-
tro il piè finiftro > ed avanzando con gran
forza il deflro, fopra cui tutto fi regge, pare,
che con afpetto torbido, e fdegnato verfo il
ncmico, opponga contro di lui per la propria
difcfa, eriparo il finiftrobraccio, afficura-
to dallo fcudo, di cui ora non vi fi fcorgono,
cheilegami, mentre con ladeftra manovi-
bra con vigorofo moto anche egli ilcolpo.
Varie erano Ie forte de'Gladiatori prefTo i Ro-
man i , ne so a qual di quefte li debba attribui-
re quello, che nella nolira ftatua vien efpreA
fo,e che dovea avere Ia deftra armata (fecon-
do il coftume di quella barbara arte)di fpada,
o di pugnale, di cui non è rimafo altro , che
poca impugnatura, che vien ricoperta dalla
chiufa mano . Lipfio *, che a diftefo ne trat-
ta, ad alcuni dicoftoro toglie, adalcunida
lo fcudo, e quefti chiama fecutori, treci ,
oplomachi , provocatori 5 qual di loro co-
flui foiTe, forfe altri dopo diligente difamina
fapri rinvenirej ioper me ftimandofuper-
fluo al mio intento di ricercarlo efattamente,
credo piü fpezialmente convenirmifi Tavver^
tirc, che pub crederli aver quefto marmo
fervito a' deliziofi giardini di Nerone in An-
zio, ove s'ha per coitante tradizione efler fta-
to ritrovato fepolto tra quelle rovine fbtto '1
Pontificato di Paolo V.
S I L E N O
Con Bacco fanciullo in braccio.
LXXVII.
Ollero i poeti, che Sileno
foffc Balio di Bacco, e come
tale fi celcbrb da Orfeo in quei
verfi*
a UpfimSa-
turn, l' 2,
F<i/i.
d'Ovidio'
Ebrim eccc fencK pando dthpfm afdlo
Clamarunt Satyri^ furgQ agc, furge pater.
e altrovc
Concurrunt Satyri y turgcntiaquc ora parenlis
Rident
Un'altra fimil belliflima ftatua di bronzo fi
vede negli OrtiMediceijtrovatagia o vicino,
o
negli ftefiiOrti Salluftiani cntro la vigna di
Carlo Muti a tempo di Flaminio Vacca, che
ne fa menzione nella mentovata lettcra
fcritta ad Anaftafio Simonctta 5 ed una mi-
nore di marmo ne ha il Marchefe de Cavalie-
ri nel fuo palazzo a i Gefarini: Tuna, c l'al-
tra perb s'è lafciata, per non effer ftato
riputato opportuno il replica-
re piü volte una
ileflacofa.
ERMA-
a Orpham
JlymrUn Si»-
Isnum,
-ocr page 76-
XXXVI
\i
i:
.^V^ AudcwAtrddd- et Sc.
Stat VA D'VN TAVNO
^            ::              Tleal'Orti Medicei ., •
In Korna ndLciJtampariw cü Domenico de Rossi aUcL race cojv Vrudleaw
r
i.
■iWiJillWWiljilllfiit'»
-ocr page 77-
7^
ne altronde Ia loro profapia facevano difcen-
dere que' Caldei, che ftavano preflTo Ie ma-
trone Romane anticamente in buon credito
d'indovinare Ie loro cofe avvenire 5 de' quali
paria con derifione, e con rabbia /atirica in
piii di un luogo Giovenale % che li pone del
pan con gubbrei
                                          ö-y-io^s^
Quorum cophinus ^fanumquefupelkx.
71
ERMAFRODITO
LXXVIIL
A c c o N T A rAutore, che pre*
fc a diligentementc dercrivere
Ia villa Borghefe , che la flatua
deir Ermafrodito fu ritrova-
tanel cavarc i fondamcnti del
nuovo tempio dedicato a S» Maria della
ViTTORiA preflb il fito delle terme Diode-
•ziane, e che ciTendo flata da quei Rcligiofi
Carmclitani Tcalzi ofFerta ia dono al Cardi-
nal Scipione Borghefe, concov^t egli con ge-
ncro/a gratitudine alle Ipefc di quella fabbri-
cajConfarvilabclla facciata, che vifivedc
nobilmente eretta . Fuquefla^come opera
fingolare, e diriguardevoleartifizio, acco-
modata fopra d'un materazzo di marmo, ri*
portatovi dal Cavalier Bcrnino, che ve Ia fe
fopra comparire, quafi in atto di dolcemen*
teripofireinbraccio al fonno. Apparticne
quefto fimulacro alla nota favola di quel fi.
gliuoIodiMcrcurio, e di Venere, di cui s*
B 0'M. 14. -innaïDorb Salmacc, raccontata da Ovidio ^,
benchè veggiamo chiaro, e dalle parole del
medefimoSatiricOj e piü da Cicerone ^ che
per Caldei tutti quelli allora erano intefi, che
facevano farte d'indovino, perchè primi èx
tutti i Caldei ravelïbro profefTata, eadaltri
traftncfTa 5 egli è certo , che ella piu fpe-
7jalmente era creduta rifedere in quella na-
zione, comemacftra, e negli Egizzj con-
finanti.
S A T I R O
In eth giovanik.
LXXX.
E L giovane Satiro, o Fauno,
che fi vede in quefta tavola
poco occorredi dirc, perchè
baftantemente £\ è parlato di
quefti rozzi numi ne' difcorii
3 5., e 3 6, E bensi da avvertirfi, che dallo
fcultore fu a lui data la fampogna, o per me-
glio dïxQ. il flauto d'una fola canna, poco dif-
fimile dalIa tibia, la quale propriamente è
ftromcnto muficale di Bacco, e fempre ado-
pratonelle fuefeflc, come fi fcrive dal Se-
natore Buonarroti nell'erudita interpretazio-
ne del famo/b cameo Carpineo, rapprefen-
tante Ia pompa, e il trionfo di quefto Dio^con
cheviene ad indicarfi, che ancheifatiriad
eftb Bacco appartenevanoj fc forfe non piace
il riferirlo alk vitapaftorale, per ragione,
che e/fi erano reputati numi tutelari de' pa-
ftori, de'quali fucofl:umefuonareil flauto,
o fia monaulo,che altro non è,fe non una fpe-
zie imperfetta della vera tibia, inventato,
ficcome fcrive PIinio% da Mercurio,
forfe allora, che ftava alla guardia
degliarmenti, efaceva co-
me dicono Ie favo-
Ie, la vitadi
bifolco.
plitam
c da tutti i Mitologi, che lo Bnfcro unito con
kiin
uniblcorpo.
ZI N G A R A
LXXIX.
UesTa gentil antica 2inga.
retta, che fta in atto di predi-
re Ie avventure, e che eccet-
tuandonelateÜa, Ie mani, c
i piedi, che fono di bronzo, ha
tutto il rimanentc del corpo di marmo bianco,
è tenuta meritamente in molto pregio. Sot-
to quefto nome di zingara s'intende oggi
una diquelJc donnenata da vili/Iima feccia
d'uomini, cheorqua, oria vagando fenza
patria, e fcnza cula, oziofi, e dannoli alla
rcpubblicafcnevivono^ tolerati bensï, ma
abborriti, e profcritti da giuftiflime leggi •
Or coftoro, che per lo piu di rapine vivono,
anno per proprio iftituto colle donne loro d'
applicarii agabbare i fcmplici con fare da in-
dovini, e particolarmente con moftrare d*
avere perfetta cognizionc de*pa{Iati, e futuri
cventi altrui per arte dichiromanzia, don-
de , cavando qualche mcrccde dalla fciocca
Plebe 5 il vitto s'acquiftano. Dicono bugiar-
damente effi d'efter Egizzj d'origine, e d*
avere quefte cognizioni nonacquiftate, ma
infüfc. Forfe che non altrimenti operavano ,
fl 'PUn. l 7.
■i t'
^^i
APOL
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1 .* .
. ; ■; , ■•■' Statvad'vn favno
TiealOrü Medice^
In Rot/ia nelLcv Jlairwarici di Domeróco de 'Rpssi cdLa Pace can Praalegw
VV., UUb *:>1H >h«,_. .^.«g-^
-w^
-ocr page 79-
/4
tcrribil fiira:2Lionc d'occhi, con una gagliarda
increfpaturadicigliaall'ingiii, e dimoftrb il
vigore, con cui intraprendeva la grande efe-
cuzione, col morderfi colla mandibula fupe-
riore tutto il labbro di fotto. Corrilpondo-
no la rifbluzione, Ia forza, e \o fpirito in tut-
te Ie parti del corpo, il quale moftra un mo-
vimento cosi rifentito, che fembra efier ani-
mato. Egli è 'm tutto nudo, fuorchè dal mez-
zo in giti, ove refta alquanto ricoperto dal
lato dcftro con l'eftremita d'un panno, per jt
moftrare Ia verita dell'iftoria 5 per la quale fi
(a, chequefto fortegarzone Ipoglioffi dell*
armatura datagli da Saul, figurata 'm quella,
cheglifta aipiedi, dopo avere fperimenta-
to, che gli ferviva d'inipedimento alla batta-
glia, che dovea fare ^, e che armato della fb- a 1. K(g. 17.
la tafca paftorale pendente dal lato finiftro ^^
carica delle cinquepietre dc\ torrente, e col-
la frombola alla mano, ü portb ai cimento ^. ^ ^^'^-'' '^°-
C U R Z I O
LXXXIII.
OntutToghe quella ilatua non
fia d'un intero rilievo, ne ton-
deggi da tutte Ie parti, ènon-
dimeno tanto ilaccata , e ri-
falta tanto dal marmo,nel qua-
le è fcolpita, che degnamente tra tante altre
ha meritato il luogo dovuto aH'eccellenza di
siperfetto lavoro, eallamemoria deU'eroi-
ca azione di Curzio, che fi fagrificb alla fa-
lute della patria con gettarfi nclla (pavento-
fa voragine apertafi nel Romano foro, come
ben ü fa da chi ha prefa qualche contézza
della Romana iftoria • Sono di queflo fatto
cosï diverfi i fcntimenti, e i racconti 'm Dio-
nifio', einLivio'', chepubpiuttoftoafcri-^^.^„^y-;^
verfi a favola,anzi che nb . Livio '^ fteflb non b'K'w.y.
folo pare, che ne dubiti, ma che voglia aper- S^^;y^.,.
tamente efcluderlo riferendo lo {ktffo fatto a
tradizione pocoferma, e col darfembianza
di verita a quanto per prima, non altrimenti
che Dionifio, detto avea di quellago, opiut-
tofto palude, che ingombrava il foro j a cui,
perche v'ebbe a rimaner fommerfo nella
gucrra di Tazio con Romoio Mezio Curzio
Sabino, tuttoché a cavallo egli foffe, fu da-
to il norae di lago Curzio, confervatoan-
APOLLO' E DAFNE
LXXXI.
I CoLPi il Cavalierc Gio: Loren-
zo Bernino per il Cardinale
Scipione Borghefe in un folo
marmo Ia notiffima favola di
Apollo,e di Dafne,e fece quel-
lo in atto di correrie dietro, quefla d'cfTer
trasformata in alloro, con tal difegno, con
tal proporzione, con sï belle arie di telte, con
tanta elquifitezza d'ogni parte , e con tal
finezza di lavoro, che da tutti, e ij^ezialmen-
te dagli intendenti della fcultura è riputato
quefto gruppo un fovrano miracolo delFar-
te 5 aggiunfe poi in loro con fi flupendo in-
neflo tutti i riaturali effetti della fperanza,
del timore, deH'ardire , deH'afFetto, e di tut-
te quelle paflioni, che fon folite accompa-
gnare fimili avvenimenti, che è impoflibilc
a ridire, come egli potelTe fuperare tante
difiïcolt^, allequali andö volontariamente
incontro. Non avea egli ancora terminato
l'anno 18. di fua eta quando condulTe qucft'
opera a perfezione^e perchè,come dice il Bal-
a Baidim, dinücci^, lajïgura della Dafne quantopiu
vi cjus ".tta. ^^^^ ^ ^ pjj^ ^j^^ ^ toccbio caHo d'alcuno me- ^
720 offender potejfe, allorchè da qualche mo^
rale avvertime?2to venijje ella accompagna-
ta
5 il Cardinal Maffeo Barberino ( che dopo
la morte di Paolo V. fu fublimato al Pontifi-
cato) opera che mfojje fcolpito ilfeguente
dijiicoy part o della fua eruditijfima ment e.
\^j4tfquU amuns fequitur fugim<s gaudlaform^ ^
FrondQ manus impkt
, bacchas feu carpit amctras
D A V I D
Lxxxn.
P p E N A il Cavalier Bernino ,
autore , come fi difle , della
Dafne, avea toccati gli anni
della adolefcenza, quando nel-
lo IJDazio di fette mefi fcolpï il
David, di cui fi d^ ia ligura. Riufci egli di
tal perfezione, che meritb d'eJfTer avuto m
fommo pregio, e d'eiTer poflo al pari dell'al-
tre belle opere, che condulTe dappoi a fine
con univerfale applaufo di tutta l'Europa.
RitrafTe la faccia di quefla figura dal fiio pro-
prio fembiante, e per far veder eiïicacemcn-
te efprelTo il giufto fdegno del giovane Ifrae-
lita, nciratto divoler colla frombola pigliar
Ia mira alla fronte del Filifteo, gli diede una
che dopo efier ftata quefla laguna difieccata.
A Dïonjf.lo',
e ripiena, come fi fcrive da Dionifio ^: Locus at.
ijie terra expletus eü, & ah eo cajk Lacus
Curtius dicitur ,
e da Ovidio 'm que' duc
verfi.
K                  Cur-
-ocr page 80-
^»^^^^^w
/
il.T^ LAudenAerd d&lm..tt Sadp^
Statva wn favno coronato dipino
Tleat Orü Mcdwei ^
InRoma nellajlamparia di Domcnico de Rosxi alla Pace can TrtuiUjio
•*«#—
■^ i,ii.iyff.iiMèft'i»'!
-ocr page 81-
76
tra i prodigj tanto fcrupolofamentc offervati
dalla fuperftiziofa gentilita fi contb quello ói
75
Curtius ilïe lam, pcm qui Mimt am ,
Hum foüda ejl tcUu$, fidfuU ante keus,
Prefe perb maggior piede ropinione dcira-
perta voragine 5 fi perchè cib che ha fcmbian-
za di prodigiofo, con maggior facilitapafla
dalla bocca nel cuere dellegenti, comean-
cora perchè parvc caderc in acconcio alla fu-
perba dominante Citta il fondare da princi»
pio fuiranimofita de' proprj cittadini Ie fue
glorie, ed il fuo ingrandimcnto . Comun-
que fi fia o favola, o iftoria quefto creduto
avvcnimento, venne cgli in quefto marmo
macftrevolmente efpreftb (^ccondo fopinione
piü ricevuta, come ü vede, dallo fcarpello
di braviftimo fcultore , dando al volto di
quell' eroe una tale intrepidezxa , cd a tutto
il corpo un cosï vigorofo moto , che , per ve-
to dire, al vivo tanto s'accofta, come fe eiïb,
di nuovo nCovto j voUff^ un'altra volta far
novello /pctcacolo di fe fteftb. Si vede que-
Ita beiropera nella facciata del Palazzo degli
orti Borghefi dalla banda di mezzo giorno
tra gli altri preziofi, ed cruditi antichi mar-
mi, che d'ogni intorno abbcllifcono quella
nobilfabbrica.
P A L L A DE
LXXXIV.
vederncia priva*'^ e in fatti Vergilio, otti-
C 'Phlarcb,
in thcmifl.
mo oflervatore de' coftumi, e dclle ftiperfti-
zioni degli antichi, nel raccontare Farmi,
ehe per mano di Vulcano, e de' Ciclopi fi
fabbricavano agli Dei, vi ripofe diftintamen-
te l'egide di Pallade col tcfchio di Medufa,
dal che laftefta Pallade il nome di Gorgone
d Eurip, in
Eldh\
acquiftb''. Che poi quefto tefchio, ora nel
petto 5 ora nello fcudo Ie fofle pofto, è fi noto,
che non ha bi/bgno d'altra teftimonianza •
La difficolta maggiore cade nella galea, che
ha in tefta di ftrana maniera, e totalmcnte
diverfa da quella , che ordinariamcnte Ie vie-
nedata, e fivedenellefuemedaglie, enelle
fue ftatuc , e immagini. Il capriccio dello
fcultore potrebbe per avventura averla vo-
Juta fare ad imitazione di quellc antichiftlme
di pelli d'animali, delle quali favellano Ver-
%
gilio % Polibio^ e Properzio^ , altrimenti
chiamate galeri militari, o veramente cudo-
ni*". Ritrovoefterqueftegi^ftate in ufo tra
i Greci, ma principalmente preflb i Macedo-
G88.
f Tolyb. de
milit. }iom.
^TropertJ,
4 chg.ii,
hSiïiui Ital.
lik. i6.
ni 5 e ne fa menzione non folamente Dione
Caftio', rammentando, che Antonino Ca-
i Dio.Cajf.in
CaracalL
Td.c2lh kgtomm Aiacedonum injiituijfe, &*
prifco rituornajpei jirma autem erant x^a-
voQ odfM(èoUöv y ^üóf>di^ AivSg: la galea di cru-
do hove
, la lortca di lino 3 ma anche fantico
1
i
On pare, che in quefta ftatua
di marmo greco fi debba rico-
nofcere altri, che Minerva, o
Pallade, vcnerata da' Greci con
fpezialiflimo culto. Conven
Epigrammifta rapportato dal Ltpfio in quei
duc verfi ^
k l.ip[m% de
milit. ROffU
lik. ^.cap. I.
gono ad eiTa tutti i fimboli, e tutte Ie infegne
di quefto fimuJacro. Primieramente clla è
fedente, il che febbene fu contraflfegno di di-
gnita data ordinariamcnte agli altri Dei,
«F.M.«;;6 ^^^^"^ precifamente attribuita a Pallade per
iM. ' ■ avvertimento d' Euftazio, ove diffe ' xeLS^>jlcti
S'ÏAd^mAq^Uvtii iv OoocaJIoL, )^ MdeJ-AAiAy i^
Pöü^w, ^cpqXito: Seggonoi ftmulacri di Pal-
lade
, e nella Focea, e in Marftlia , e in Ro-
ma
, e in Cbio; e quando alle volte la veggia-
mo figurata in piedi, come in molti fimula-
cri,e nclie medaglie,abbiamo moti vo di crede-
re efTere cib flato fatto per occafione ftraor-
tËlSi' «ï'naria 5 perchè fi nota da Vergilio " e/Tere
ftato riputato portento, e fegno d'animo fie-
ramente fdegnato contro de' Greci, che la
ftatua di lei, la quale Diomede , e Uliire ra-
pirono facrilegamente dal ftio tempïo di Tro-
ja, fofl^e veduta per tre volte levarfi in piedi.
Lo fcudo colJa gorgone, che tiene imbraccia-
to, futalmente proprio di quefta Dea, che
La Caujta, che fu utile armatura de Af ace-
doni, Jerve di pileo nelle piogge, e di galea
7ull€ battaglie 5 intendendo per caufia il
pileo proprio di quella nazione, di cui co- i ^Pö/z^x.
si fcrive Polluce': ^ J^ Kctva-Uy mAoq yicuui- ^'^'*'^'
JtoviKöQ ^dfet MivüLVtP'f^: La Caujïa è il pileo
Macedonico yfecondö Menandro. E vcrifi-
mile, che quefta ftatua apparteneffe ad alcu-
na citta della Macedonia, c che Pallade folfe
fi:atafcolpita armata, fecondo Tufb di quella
gente, indi condotta in Roma tra Ie fpoglie
de'trionfi, dopoche dalla potenza Romana
fu foggiogata. Lo fcudo fteftb, che ella por-
ta, fembra il A^acedonico, dicendo Eliano
mAIdui inl.
riferito da Aldo"", che quella nazione in guer-
rafi ferviva eL^rmcri 7nf>i(pif>i(n ; difcudi ro-
tondij a' quali era dato \\ nome di afpidi per
la figura piegata in giro 5 Pafsb il loro ufo ne'
Latini, ebenchè ncperdeftTcil nome, con-
fervata ne fu la memoria fotto quello di par- „ ^ .^r^,
KO'
me, comeattefta il Lipfio'*. In fatti cosifu J^^"';/''^''
deno*
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^^^^WW^
'^TT-Hipr
^T3 l"
f-
XXXIX
I
TUc.ïyori^rvy ddm,etJcuJ^,
JPOLLO IGNVDO^E CONLAFAKETRA LEGATA AD VK TRONCO,
n^.£LStampf^CICDonir. deRojj-v erede duG-to. Gloc^dt^osj-v utB^omO'cdlcLTact coivFruuLdetSonr,Pont.
f
-ocr page 83-
78
appunto fi vedé in quefla noftra belliffima
llatua Giuftiniana, la quale dal ferpente, e
dal vafo fi riconofce per la Salute. Le ragio-
ni di quefto fimbolo, e tutte le altre cofe,
che fpettano a quefta deita fono tanto lar-
gamente efpreffe dal Senator Buonarroti,
dairAgollini, c dall'Erizo, edacentoaltri,
cheèfuperfluoilripcterle. Per la qualcofa
folamentc oflervcrb la fua pofitura, che non
{o\o
pub aver relazione alla fua fuppofta di-
vinita, come fu avvifato nel difcorfo prece-
dente di Pallade, ma pub anchedarcad in-
tendere, o che il ripofo contribuifca alla fa-
77
denominato Jofcudo di Pallade da Vergilio,
ove dellaftefladiiTe": Farmamqm ferens:^
ovvero fempliccmente fu dcttoGreco da Am-
miano Marcellino ^ per la fua origine, o dal-
Ia Grecia, o dalle genti a lei confinanti. lo
non so poi, fe la gentil tonaca, che ella ve-
ile , fia veramente il peplo, che fi diceva vc-
flc di Pallade, della quale fbllennemente fo-
lea ella riveftirfi, fpezialmente in Atenc per
mano di nobili matrone ^ ogni quinto anno' 5
Veggio perb queilo abito ampio, e fontuo-
^Q, e proporzionato alla dignita della Dea, e
che ha non fo che di fingolare nell'apertura
doppia ful petto della ftatua, benchè non ab-
bia quei ricami, equei fregi rammentati da
Servio^, ove da conto, che Peplum eftpro-^
prié palla piBa fieminea y MinerVie confe-
crata y
tantopiü, chequefta forta di vefti-
mcnto fu proprio delle donne Trojane', c
forfe da loro derivö il rito di veflirne Palla*
de, poichè Omero nel luogo citato induce
Ecubain attodi dare il Peplo c/^Spoi/ A^nv^y
in do7to a Mwerva,
Non dirbcofa alcuna
del baftone, che porta nella finiflra, per aver
riconofciuto eflere ftato quel braccio moder-
namente reftaurato, e forfe lo fcultoreglie
Jo diede meno propriamente in vece dell'
afta, ancorchè efla pur gli fi vegga in ma-
no in unamedaglia grccaportata dalFAgo-
ftini".
S A L U T E
LXXXV.
o VirgilX. 2.
175-
MarcdlinJ,
34-
q Homer. 6.
//ia*/. 7*ö/^
yjff. //^. S.
yirgilMh.i.
4S8.
Trol. Afcr-
cat.
nita , o che i convalefcenti fieno foliti di
e Anton.A^
fpeffo federe^:cosï appunto ella fi vede nel-
le medaglic d'AucusTo, di Trajano , e di
{ Serv.tJilA.
f Idm ibid.
Fauftina \ ancorchè in altre ella fia fatta in
piedi per fignificare la falute interamcnte e ^^^^ '^''^•
confeguita^, Lc infcrizioni, che in molte
delle medefime medaglie ü leggono, o di SA-
LUS AUGG., o di SALUS PUBLICA ,
credo, che non tanto poteffcro concernere
la grazia riccvuta della falute del corpo ,
quanto, che fatte folTeroper adulare il genio
della potenza dominante, quafi inferir vo-
lefsero aver quegli Imperadori colle loro vit-
toric, o con il loro governo data Ia falute al-
la Repubblica 5 cib chiaramente li vede nclle
medaglie di Trajano , e di Galba, nelle qua^
li alla Dea Salute in vece dtl Serpe, fono dati
il timone nella finiftra, e il globo fignificati-
vo del mondo fotto il deftro piede. Potrebbe
per avventura raffigurarfi fotto Timmagine
della noflra llatua alcuna delle donne Augu-
fte,e piu di ogn'altra Livia,alla quale fi fa per
teftimonianzadiDione, che le fu dalSena-
to dedicata una fi:atua fotto nome di quefta
Dea, quando fcopcrta una congiura di mol-
ti cittadini Romani contro Aucuflo, ella a
tutti i congiurati impetrb il perdono, e a Ck.
CoRNELio nipotc del gran Pompeo, che ne
era il capo, in vece del fiipplicio ottenne il
confolato, dicendo, che iprincipi non fono
iftituiti per falute propria, ma de' fudditi. E,
per vero dire, quefta ftatua ha qualche fomi-
glianza con quelladellamedaglia di lei, rap- ^^^^^^.j^^^
portata da Enea Vico'' coU'ifcrizione di SAL. '!*''" :^f^
AUG*, la quale ha relazione alfaltra di Ti- ^'«
t Scwiui in
I .ay^ncid.
Viah 5'
II la Dea Salutc vencrata reli-
giofamente in Roma *, c vi ot-
tenne fontuofo tcmpiofabbri-
catole, e dedicatole da C. Giu-
Nio BuBüL<20 nella fua Dittatu.
ra Tanno 45o.^ ed è quello, il quale dicefi cf-
fere ftato nobilmente dipinto da Fabio pit-
tore "". Fu quefto tempio, per quanto offer-
va il Nardini^ nella Regionefcfta ful Qui-
rinale, non lungi dal palazzo Pontificio, e fa-
cilmente ove ora fi ftende il giardino del
Conteftabile Golonna • Non v'è memoria,
da cui fi poffd aver contezza /:erta , quale, e
come fofle l'immagine di quefta Dea, che
dapprima vi fu collocata. E probabile, che
ne' feguenti tempi poco o nul la fe ne variaf-
fe fidea in una citta tanto tenace delle fuc
fuperflizioni: per la qual cofa, ancheallora
ïi pub credere, che foffe figurata in forma di
matrona , che ad un ferpente porgeffe una
patera, donde egli ricevcffe il cibo . Tale
a Macroh. l.
I. Saturji'C.
\6.
b Lhim 1,6,
Rorn,
c Tlin, 1.1%.
cap. 4.
Nari. /.4.
Eviz,pag:
j3ERio,che è ftampata dalfErizo' colroverfcio
della Salute fedcnte, benchè non vi fia il fim-
bolo del ferpe, e della patera, ma in vece loro
abbiaun'afta, che mi fa riflettere aH'impro-
prieta fatta dal moderno fcultore nclreftau-
rare il braccio deftro, dandole in mano il ba-
ftone invece delfafta.
                       ^
EGERIA
-ocr page 84-
XL
ClRandjyn^cuUf.Rotnar
VN AMORINO m PIEDI n^L'artiJUdiM.,;
TleiLvStant^'^dlDawC? (URo^ji erede diGïo: Gtacf deRo^siirLRxnriaalUFcice' am-B-wU cULf.P.
.Jj
----------^ —V-
M
-ocr page 85-
8o
79
fafcepiüllretteS dopo Ie quali venivanole
tenie ancora piü ftrette, che fi mettevano da
picde 5 o erano reftremita delle vitte mede-
fime*^. Attribuifce in fine alle medefime il
portamento di ricco monile al collo, da cui
pendevaavanti il petto ricco giojello , fulla
fededi quella ftatua, che ha nella bafe ilno-
me di Celia Concordia Mafiima Veftale, gia
confervata negli orti Cesj. A quefto conto
la noftra ftatua ad alcuna di queftc vergini
non apparterrebbe per la total diffbmighan-
za deU'abito, deirornato, della tcHa, ed'
ogn'altra cofa, che pofla confarfi colladeli-
neazione fattane dal fiiddetto autore ; E pu-
re quella, che fi vede nel Palazzo Chifio, e
che indubitatamente rapprefenta la vergine
Veftale Tufcia, perchc tenendo il vaglio con
ambe Ie mani, la rammenta in onore di lei
fcolpita, quando lo fè vedere pieno d'acqua
E G E R I A
LXXXVI.
Na Ninfa d'alcun fonte, o fïu-
me fembra rapprefentata in
quefta flatua: Ie dueurne, che
porta fono baftantc indizio di
crederla tale, poichè o con una,
o con due , o con piü ^\ veggono tali ninfe ef-
figiate dagli antichi inalcuni marmi portati
dalloSpon^, conforme appunto veniva fat-
to de' fiumi, de' quali elle erano riputate ma-
dri ^, pcrchè figliuolc deirOceano *". Certa-
mente che i fiumi, o fcolpiti in marmo, o for-
mati in medaglic di rado altrimenti fi veg-
gono , che colfurna accanto 5 quindi è che
fempre fu data loro per infegna da quegH au-
tori, c\i^ ne ragionarono ^. L'ordinario co-
flume fu diï dargiiene una foJa, ma per cagio*
nc è\ mifteriofo arcano fu alle volte gfudica-
to efpediente ilmoltiplicarle, e tanto appun-
to fi praticb nel fimulacro delNilo, che li vi-
de anclie contrei Qualche ragione afcofa
pcrfuafc \o fcultore a darne due a quefla nin-
fi ^ fe pure non fu capriccio/a invenzione per
dinotare il fonte, al quale ella avea reIa:z:jone,
effere abbondante d*acque, o pure, che dalla
fua forgente fi dividefTe in due rivi, da' qua-
li s'adacquaiïbro Ie foggctte campagne. Piac-
que aderudito amatore della profana anti-
cWxt^ diriputarla perEgeria, ninfa celebra-
tiflima di quel fonte pofto fuori della Porta
Capena, e fimofo per i favololi congreiTi di
Numa. Non fara forfe ad alcuno difprezza-
bile la conghiettura, ficchè pofla meritare la
difapprovazione degli uomini dotti.
VERGINE VESTALE
LXXXVII.
e ■Sfrï'. ;.io,
<!j^n. V. Jn*.
fula cui ja-
era (3'c.
f Idem /. j
^' 35-
a ^pon. Mi'
fcsUa7j. erud.
antiq. fiti.tw
b yirg. l 8.
<>/f.>;. <!;. 71.
c Orphicm in
hym.inNjm*
f hui.
c/^^/7, V. 729.
*/(? Inac.Stat,
aTbihJe €cd*
fyienc 3 Clan*
ilc Ijmcno.Ö'
J.in Ru^ ,ic
6. cofifiil.Hc^
nor. de Eri~
e Tier, f^a*
kniin. lïi£-
f ofJy/'hJ.^ó.
(ap. i.
Sahllic.
in prodigiofa pruova delfillefa verginita^,
c ella per 1'appunto vefl:ita come Ia noftra, e
da sï certo , e indubitato teflimonio, fi pone
in chiaro, che anche quefta noflra fia una
veftale 5 contuttochè Ie manchino Ie infule,
Ie vitte, Ie tenie, edogn'altro ornamento,
di cui fivellano il medefimo Lipfio, cd altri
moderni autori di chiaro nomecolla fcortadi
antichi fcrittori. Bifogna dunquedire, che
ciTi non videro quefta diffèrenza, e che per-
cibconfufero lefentenzede'vetufti fcritto-
ri, che davano qualche lume per la cogni-
zione della diverfita diquefli veftimcnti,e
del loro doppio ufo, che mi par ora di ravvi-
fare, per mezzo di quefta ftatüa, e delferu-
dito Pier Valeriano^, il quale di cib diede 1» y/^^-^-^^-
J-                      ^                     Ier, hicro^lj-
qualche tocco nelfuo bellibro de'jeroglifi-/^^^'^4'^^
ei 5 ove diftinguendo Tabitofacro, cheufa-
vano nélc facre üimioni dalfaltro, che ve-
ftivano nella vita comune, dift^e 3 Qj^iefufi-
bulo amiêi^ facrificabant
, Virgities Vejia^
les erant
. Tuit autem fuffihulum nsejiimen-
turn album
, pr^textum , quadrangulum,
obloiigum, quod ill^ in capite facrtficaiites
habebant
, idquefub mentofihula compVie^
hendifoUbat
, wtde nomen. La defcrizione
di quefto fufiibulo, non ïo\o ben convienfi al
velo,che ha la noftra llatua in capo,ma a queL
Ie immagini di Veftali, che nella medaglia
^^^^^^1
^p^^'
l^^l^
±Mr\^t
L Lipfio, neU'erudito trattato
della DeaVefla, e delleVer-
giniVcftali, deflinate 'm. Ro-
maal culto, edalla conferva-
zione del fuoco,chiamato eter-
fl CJc. L t-
ftX ki^ih.Fh"
fus deNmnct
b /./■:'. /. %6.
Sena. lih.
i.
(ontrcv. Z,
c Esi Suidüt
L-rof.L 2.cp.
II. ad Va-
ls nt. adifcrf,
relais
(S^w*
p.arh.
d Exyakr,
t'DiQnjf,
no%
ed alla cuftodia del pcgno deH'Impe-
rio", parlando del loro abito, fcrive, che era
di bianco panno, ornato di porpora', di cui
era il folo lembo rofleggiante, e che anche
aveano 'm ufo di veftire vefti fottili linee car-
bah^ne''. Aggiunge, che l'omato della tefta
coniifteva nella compofizione de' capelli 'm
giri, e in una fafcia detta volgarmente infu-
la, da cui pendevano dietro al collo Ie vitte,
i Upjitti dc
'Vtjt. C. 10.
di Lucilla'fono figurate^ Ie quali inniente
altro difïèrifcono da quefta, fe non che ^Wo,
anno il detto velo aflSbbiato fotto il mento,
dove che nella noftra ftatüa egli è fciolto for-
fe per dar maggior vaghezza airimmagine,
o per capricciofa licenza dcHo fcultore.
Quando poi voglia alcuno farc il confronto
deH'ornato della ftatüa di Ceüa Concordia
Maf-
-ocr page 86-
' I
"iippapp.. .iLi^uifiui'ini hujiupm»
XLI
iS*^ï^
Pran.^atuia'
ddtnietSculf'
StATVA D^VN ARROTINO ^ cke tmMuLoj<jrnio 'il£erro j-w iacote^^emhray
d'ficuier ottMUUjorw adudire coje d'alto rdiziw
-
^tlmRjcmia.neai'hx?rtLM^
In Bjytnoy hjUIm Jtxmip^diVonvfdeR^^rJV aUa^Pac4/ anvPruUlt'
-ocr page 87-
8i
Sa
Maflima Veftale'', edelle due medaglic di
formata fu quella medaglia, ovcegli purlï
vcde armato, e paludato , portata dalfEri-
20 ^, il quale è di penfiero, che in onor di lui
foife battuta dopo Ia vittoria Germanica,
della quale favella Svetonio''. Del torace,
e della clamide data agl' Imperadori fu detto
abbaftanza nella ftatua Capitolina di Cesa-
RE, alla quale quefta diDoMrziANO èmolto
fimile 5 folo dove qüella ha per ornamento i
grifi nell'armadura, che gli cuopre il petto,
in quefta fece Tartefice fra faltrc cofe due di
quei moftri marini ^ che i noftri pittori dipin-
gono per Ie ferene. Il globo, che porta nella
iiniftra, ê il confijeto limbolo del Mondo, e
deirimpcrio Romano prefo dagli Imperado-
ri fino a tempo d'AuGUSTo, come fideduce
da Ifidoro^, e dallc medaglie . Il Senator
Buonarroti difcorrendo di quefto globo fopra
il bel medaghone Garpineo diSaloninoS e
fopra quello di Probo *, porta tutto cio , che
di piü erudito pub caderc in quefta materia.
Imperocchè dopo aver infcgnato^chegli anti-
chi rapprefentavano col globo la terra,la qua-
le avevano cognizione eflere rotonda ^, e che
indi chiamandü con efagerazione per la fua
grandezza I'Imperio Romano , Imperfo di
tutta la terra'% e gflmperadori padroni di
tutto il mondo', riceverono per jeroglifico
delFimperio lapalla, e che per cibinfegno
del vaftiftimo dominio del cielo , e della ter-
ra, dandone due aGiove*", una per lafola
terra ne mettevano in mano de loro Cesa-
Ri^, vieneadare laneceftarïa lucenonme-
no alle medaglie diDiDio Giuliano, di Ca-
RACALLA , d'EuOGARALO , C di CosTANTINO
con Tifcrizione di RECTOR. ORBIS. por-
tate dallo Strada*", che a*due efquifitiflimi
medaglioni di Probo , c di Salonino del Mu-
feo del Cardinale Gafparo di Carpegna (no-
me degno di venerazione in tutti i fecoli, e
per la dottrina, e per Ia piëta, eperTamore
chc egli ha verfb ie fiere , e profane lettere )
i quali ambedue portano il medefimo globo
nella mano, ed a quello di Commodo ", che
piglia un globo da Roma, quafi riceva da lei,
e dal popoio Romano di bel nuovo Fimpe-
rio. V'c poi di piii fingolare in quefta ftatua
di DoMiziANo la mano deftra clevata col-
lo fcettro ftretto in efta, perchè , portando
quel gefto azione di comando, fignifica il go-
verno di quel medefimo mondo, che nella
finiftra apparifce figurato^ poichè, eflere lo
fcettro jeroglifico del regno, apparifce fin'
dall'antichiflima facra iftoria di Mosè, dove
promette Iddio, che eflb non fara tolto dalla
mano di Giudafino alla venuta dclMeflia,
L                 don-
tn
f ^'^" Bellicia, eNerazia', nelle qiiali anno ellc i
1 yip. BC'
noti ornamenti dclle vitte, delle infule, del-
Ie tenie, della biilla, e de' clavi, con quelle,
che fi rapprefentano nelle mcdaglie d'AöRiA-
^atti%'. NO, e di LuciLLA""in atto di far fagrifizioal-
^ '^- Ia Dca 5 vedra apertamente Ia diflFèrenza av-
vifata degli abiti ufati nelle facre funzioni da
queIJi, chc pubblicamcnte, efuor del facro
miniftero veftivano.
MARCELLO
Confok.
LXXXVIII.
O non horagione alcuna, che
mi pcrfuada apartirmi da una
coftante opinione avutafi da-
gli antiqüarj, che quefla fia Ia
ftatua diquel Marco Marcel-
lo , che fu uomo di celebre nome nelle Ro-
ft Liv.aiih. mane iftorie ^per Ie guerriere imprefe da lui
ll'jfm\ ' ^^' condotte, per il confolato tre volte ottenuto,
e per la dedicazione, che fece di doppio fon-
tuofo tempio airOnore, e alla Virtii. Fu in
cfTa fatto fedente , perchè come altrove fu
avvertito, era contraffegno di dignita. Ri-
conoi^co nelfabito la toga Romana, e nella
fedia, fulla quale fta aflifo, parmi di vederc
quella d'appoggio col panchetto fotto i pie-
di, la quale eflere flata data alle perfbne il-
luftri fi prova con erudite olTcrvazioni dal
b5f/ö;7OTfl/. Senator Buonarroti^, Uopera è fatta da
cfcrv.pAis. Romano artefice, edha coslbeiraria dite-
fta 5 accompagnata da dolce, e maeftofa gra-
vita, e da un decorofb, e nobil portamento
di tutto il corpo, che efprime Ia vera idea
d'uno di quegli eroi, per il valore, e pruden-
za de* quali tanto oltre crebbe di gloria, e di
potenza la Romana Repubblica.
DOMIZIANO
LXXXIX.
27$.
c SifCt.ifiDo'
cap. 3.
e Bnonar.of-
Ud.p.ss^.
fi: Otid.ï.6.
Fafl, i\iii.
^ug. de dC'
ccfn Catxap.
10. ^'/;^. I.
de Geus f. ad.
liS.c,
12. ü'
/. lö. cap ^.
de Civif,
h EgcfipJ.7.
To. S' Bibl.
TT. Corip.
in Tvicf.
, Cr
/.i.c.ió.,0'
/.2. C.46.
i Com. CaU
chUo7t.aB.\,
Gruter. pag,
loSö. i.pag.
l8ö. 3. ^jfh
Orh.defcript.
C.I7- §. 1.
K Capd.lA.
I S Bafil.Se-
kuc. Serm.ds
^dam\*^m-
mian^ l-
25.
C.Ifï.
m ^p. Stra~
da ?{.
243.
fe„
r\Brwnarrot»
ofcrv.pAoz.
U talmente odiofa al Senato
Romano Ia memoria di Do-
MiziANO , che fubito fegüita
la fua morte comandb ^ cly~
peof
, ^ imagines' e jus coram
detrahi y Ö' ibidem f oio (^ffigi*
Da quefta
diftruzione de* fimulacri di lui pur quefto ri-
mafe, per ferbare a' noftri tempi Ia memoria
d'un'empio 5 e forfe fuU'idea di quefta ftatua
aiS'vctAn'DO'*
mit. c,2^.
*l
-ocr page 88-
,^
-^■-W^^^'- ■■^'^^amr'- \''^:---
J. , IIJLHIII i»J,ll,.l|BBppW!^Ji] ...lipIIL.UJ.II..I1)uiiiMJ!
XLII
i'TATVAD'AIACE VCCIJO
.                iriFireniz£- al Ponte Yecchio
InRcfma.müa, StampfdiBomemco de Rossi aJla-Face con priuü. dei Sam-Pant.
■-■^ï-
1
^;
-ocr page 89-
84
Sj
DONNA AUGUSTA
donde io penfo, che fofTe prcfo dagli antichi
Re Romani per infegna % che da loro paflaiFe
ne* Confoli ^, e finalmente ne' Cefari'', rac-
contandofi , che col medefïmo fu figurata
quella ftatua d'AucusTo, dalle mani di cui,
perchè funegli ultimigiorni diNKRONE per
colpo dl fuhiiine gettato a terra, s'ebbe per
infelice augurio della vicina pcrdita, e del
fine del fuo imperio'.
MARCO AURELIO
lifdV. /,g.
1'cn, fat' ic,
ï'. 58. Tru'
iicnt. 'inRom.
•v.
14Ó. Ü" /«
Sjmmaf.. L i.
Af(tx'.i.4..c.4,
/w. Caracal-
I^ Qpud Bo'
f. iSs,
r Tw. ra-
1^1. c.8.
XCL
I vede afifaichiaro in quefta ila*
tua il volto di Lucilla Augu-
fta,dopo che fe n'è fatto il con.
fronto colle antiche medaglie,
che fono i teftimonj piü certi
rimafici delle cffigie delle perfone, lequali
avendone meritato fonore, lafciarono a noi
memoriapiüdiftintadife ftefie. Quei, che
vogliono, che in quefta immagine lafuper-
fliziofaRoma venerafTeGiunone Reina, pof-
fono per avventuraaveravuto riguardo alle
medaglie di Fauftina, e di Severina Augu-
AssAi vcrifimilc , che quefla
ftatua fatta foffe in onore di
Margo Aurelio in occafione
d'alcuna dellc fue vittorie.Qija-
leperö cllafblTe è difficilillimo
adarne verifimile conto, eflendo elle ftate
molte, cdipiu nazioni, comefilegge nella
fua vita fcritta daGiulio Capitolino. Jlve-
derlo armato del torace colla fovrappofta
clamide, e colla fpada impugnata , pare , che
ad evidenza \o dinoti di qualche fegnalata
guerriera fpciii7Aone vincitore, a fimilitudine
di quella ftatua 5 che negli antichiiJimi tem-
pi della Repubblica fu crctta a Giunio Bru-
to in memoria della libertii data alla patria
coir efpulfione de' Re, della quale cosi fcri-
fte ^, nel roverfcio delle quali, quella figura,
che ha d'intorno fcritto Junoni Regm^e, è
anche ella riveftita della ftola, e della palla
matronale, come quefta noftra , colla fola
diffèrenza del portamento^ perchè la palla
delfimmagine fatta in quelle non altramen*
te, che fciolta, e fvolazzante yicn figurata,
c quefta della ftatua, tutta ftrctta al corpo fi
vede • Pub aver dato credito a quefta con-
ghiettura Tornamento gemmato della tefta,
che veggiamo cfi^erc molte volte ftatoprefo
per fegno di divinita. Piace Taggiungerc ora
in graziadegli amatori della Romanaantica
crudizione, che Giunone fotto nome di Rei-
na ü venerb religiofamente nella vetuftaRo*
ma , ove fu portata lafija ftatua dall'efpugna-
to Vejo, c ripofta nel tempio votatole, fab-
bricatolc, e confecratole da Camillo fiil dor-
fo delf Aventino **, nelle vicinanze, come fi hii
ve Plutarco ^; MarcusBrutusgenus fuum ^
Junio Bruto deduxit, quem prifci Romani
^reum inter reges in Capitolio pofuerunt
cum enfe Jlriêio
. Si veggono efpreffi nel fuo
toracc lagorgonc, efaquila, che nelle al-
tre ftatuc dcgli Imperadorifin quï riferitc,
vedute non fi fono. La prima ïi vede in piu
medaglie ripoila fullo ^c{ïb torace de' Ce-
fari , e dcc effernc flato introdotto fufo non
folo perornamento delle medefimc armatu-
re, ma per altre ragionifimboliche, deriva-
te, o dalla natura , o dalla figniiïcazione dcU
Ie ftefïe cofe, che vi fi facevano. Polfono ac-
comodarvifi tutte quelle , che fi attribuifco-
h fuimtic no a Palladc da Fulgenzio \ con dire , che
i,t,mbof. f^(f^ ^j fgffQ ^ Q come un' amuleto favore-
vole , il quale crcdevano gli antichi , che
avcfiè forza di dar cuore, e valore nelle azio-
ni militari, c di libcrare da' pericoli, o come
infegna di terrore, ovvero come jeroglifico
di prudenza fpeziaJmente militare; In fatti fi
e Tier. yA* fcrive % che Domiziano fu iblito d\ portarne
hift. Rom.
crede, di Santa Sabina , con probabilita , che
di quefto anticho tempio foftero Ie numero-
fe, e belle colonne, che fono nella medefima
chiefa, o fattevi condurre da chi prima Ia fab-
bricb, oppure da quel Cardinal Pietro Schia-
vone, ovvero da EuGENio II., chelareftau-
rarono"" •
Rom.
SETTIMIO SEVERO
XCII.
L ritrattodi SeTTimio Severo è
cosï al vivo rapprefentato da
Sparziano, che quando anche
ei foflero mancate Ie medaglie,
nelle quali fenevede fcolpita
rimmagine , farebbero baüate Ie parole di lui
per fario riconofcere effigiato in quefta bella
ftatua di bronzo ^ Tpfe decorus^ dice egli, ipfc
ingejupromifsa, barb^
, cafjo capite, &' crif.
po.
ttr. linroil
Timmagine ful petto per conciliare altrui flu-
pore di fc ftefib nella prudenza, colla quak
pretendeva di fiper condurre al bramato fi-
ne ogni difficiliflimo negozio.
-ocr page 90-
'T^"
w
'W^^'
W!W'
' *
Gio. Gir. F»'£^7M. inc.
Ercole cue strigne ante o
nel Cortüe del PoIojlzo del GranDuca uvTir&wze
' ^
-ocr page 91-
85
86
pOi n^ultureverenduf. Tutte qucfte condi-
7ioni maravigliofamentc convengono a que-
fio fimulacro maeflrevolmente condotto a
pcrfezionc , c riguardevole nonmeno per la
materia, e per Ia rarit^, che per rartifizio,
L'efler egli ftato fatto ignudo, fe non quanto
lo veftc ilpaludamento fcrmato fuiromero
finiftro, e che pendcndogli dalle fpalle pafia
per il deftro jSanco a pofarfi fulla fïniftra ma-
no, par, che voglia indicare, che Tintenzio-
ne di chi la ïzcq. , foJTe moftrarlo in figura d'
croe^ poichè molto ben fifa, che tanto gli
eroi, quanto gli Dei degli antichi per lo piü
ignudi fi facevano , come apparifce da moltc
figure di queftolibro, e che fe tal volta folo
in qualche parte fi ricoprivano, ïi faceva con
alcuna cofa, che contribuiflc a dinotare Ia lo-
ro virtLi, come fupraticato nelle ftatue d*Er-
cole, che non mai, o di rado fi vide fenza Ia
pelle del hónc , infegna del fuo valore, e
della gloria per eflb acquiflata. Per quefta
ragione dee eflere , che'I paludamento dato a
Settimio pofl[a aver relazione alle militari im-
prefe, felicemente terminatefotto il coman-
do di lui 3 perchè tal fbrta di vefte nelle folc
fpedizioni guerriere era folita portarfi da'
fovrani comandanti degli efcrciti, e dagli
Imperadori medefimi, conforme ho detto al-
trove. Potrebbe dubitarfi, che quefla flatua
fofle ftata gettata in bronzo piuttofto dope Ia
fua morte, che in vita, poichè lo dato d'eroe,
che vi ü volle moftrare, appartiene alk fua
apoteofi p fe pure queftafegnalatamemoria
non è dovuta alla fola adulazione de'Romani
verfo del loro principe, e non è quella flatua,
di cui fa menzione Sparziano nel fine della vi-
ta di lui, erettagli dal Prefetto di Roma ia
luogo riguardevole delpalazzo imperiale, nol
tempo, che egli era occupato nella ipedizio-
ne Brittannica.
AGRIPPINA
XCIII.
Er effer Taccomodatura de* ca-
pelli, ed i lineamenti del volto
dclla prefente ftatua molto fi-
mili al ritratto d'Agrippina
Moglic di Claudio , come fi
raccoglie dalle medaglie di lei, non fara fuor
di propofito crcdere, che fia Ia fl:efra, concor-
rendo, e neirabito, e ncllo fcettro, che por-
ta nclla deftra, tutte Tinfegne di quella fii-
prema dignita, di quelfovrano onore, edi
quell'autorevol comando, di cui fu in polTef-
fopertüttofimperio del marito, cne'primi
anni del figliuolo • Gli attributi, e gli onori
divini, che anche vivente Je vennero dati,
furono parto di quella folita adulazione, con
cui coflumarono i Romani di compiacere al
genio , ed al farto de'loro pv'mcipi. Quindi è
chefifcorgequïfigurata fottofimmagine d'
Ifide, e di Cercre, quefta intefa per Ie fpighe,
e per i papaveri, cht ha nella finifira, quella
per il frutto, e per Ie fronde del perfo, che ha
fulla tefta. Quefl'unione di fimboli in una
fola ftatua, o per meglio dire in un folo ritrat-
to , mi rammenta l'attenenza di Ccrere, e d'
Ifide, poichè quella , che preflb gli Egizzj Ifi-
de fu denominata, altra non fu, che Ia Cere-
rede'Greci\ Quefta attenenza fifondanel
faperfi ^ che tanto dalluna , che dalfaltra fi
dica venire Tinvenzionc del grano, e delfor-
zo, per I'avanti al Mondo incogniti, e che ad
ambedue fi attribuifca Ia formazione,e Ia pub-
blicazione di quelle prime Ic^gi ordinate per
lagiuftizia contro la violenza, efingiuria,
col timore delle pene , e de' caftighi. Il firn-
bolo del perfo èfignificativo delfilenzio, e
della verita, cd a queft'oggetto fu a lei confa-
crato dagli Egizzj, come fidcducc da quel
luogo di Plutarco"": on >capj^ict ojcap'Tro^ ctv-
rnQy rAooriri A % cpvAAov ''éoixAvi percbè ilfuo
frutto del cuore
, e lafoglia della Iwgua ha la
fomiglian^a
, che fono Ie due cofe appunto,
dalle quali viene Ia verita , per quella ragio-
ne , che non dee Ia favella difcordare da' fen-
timenti del cuore 5 e quindi nacque, che ella
fu data ancora ad Arpocrate Dio del iilcn-
zio, eadaltri Dei deU'Egitto, come jero-
glifico quafi univerfale della medefima veri-
ta. Le fpighe, ed i papaveri furono orna-
menti proprj di Cerere , onde di ambedue
qucfl:e cofe appunto era compofia la fua co-
rona ^^ Qualche volta gli erano elle pofte in
mano, come ^\ vt^gono in quefta ftatua, nel-
Ia mcdaglia di C. Memmio% e altrove^an-
zi perchè fi teneva comunemente , cht
quefta divinita fofle lo fteflx) grano ^, o pure
la terra, che producc gli alimcnti per gli uo-
mini, come ^ Orfeo gia difl^e
La terra madre di tutte le cofe ^ e Cerere,
che il tuttofommintUra
, ïi fimboleggiava al-
a ïhrod. l.Zi
46 49.64 67.
i)ioiior, L I,
pm,f^.Tzctz,
Chil. H.nfm.
«11, Clem.
^lex.Strom.
l\,'Fluiarc.
de Ifide.
b Piod. fiu
ibidem m
at.
d '2'orphy,a~
pfid Eujtb. L
5. cap. it. de
prtcp. '^'hQv^
nut. de 72at.
Deer. c.
28.
Theof^rit. ld,
?• i^ifin.
e yip, 4tiHt.
^n^. dial-S,
f Alartian*
Capella t. i,
j^ Örph^ui in
hjmnii
.
le volte con una fola ipiga, come nella meda-
h ^^ofl.dia-
gha deirAgoftini ^. Altra era la ragione pi
darie i papaveri, de' quali m'occorre favella-
re nel difcorfo CVIII. ove propongo la ftatua
di Crifpina degli orti Mattei.
FAUNO
-ocr page 92-
lilB5iP*P^W|F'«Wi^|SB^
-jT^itr t^ll "'^^?f^ï'»fW>
"?r
XLIV.
£?ta. Battirta' de Totliy Jnc.
StATVA del BAVID Dl MICHEL ANGELO BVONARROTI
va 'Fwerme neÜa FiazjLa d&l PaUuzjzo Yecchio
In Rama ntUa Stamp?'diDormnico cURossl alLiPace conPriuiL-cUl Sonv-Porvt.
•K
-ocr page 93-
88
bino Oro, gli porgeva il latte a fucchiare
dallc fuemammelle: Ed appunto inquefto
atto Ia rapprefcntano molte medaglie ap-
8/
F A U N O
XCIV.
Stato tante volte di fopra di-
fcorfo de' Fauni, che nulFal-
tro dirb di queilo, Ce non che
oltre aireccellenza deirartifi-
zio è fingolare la fua politu-
ra 5 vedendofiin atto didormircfovra d'un
fcoglio, aggiuntovi da moderno fcultore • lo
perb per vero dirc , mi parto volentieri dal-
Ia volgare opinione, e piuttoflo che Fauno ,
lo credo un Bacco per la pellc di tigre fua
infegna, che gli fta avvolta al braccio , e per
il diadema, di cui è indubitato contrafTegno
quella poca vitta , che quafi fvolazzante
gli ü vede forgere tra i capelü, avendo al-
trove moflrato, che egli nefu 1'inventorc,
c che fu il primo a portarlo , c confcguente-
mcnte poter eflcre , che il fuo fonno fia un'ef-
fetto deirubriachezza fpeffe volte attribui-
tagli. La coda, chefpimta appoggiata allo
fcoglionon mifavariare di fcntimento, ef-
fendo, pcrquaato veder fipub, moderna-
niente ncüa fua reflaurazione aggiunta po-
co a propoCito da chi ebbe Ia cura del lavoroj
cmancangli Iclunghc orecchie, chefïdan-
rto ordinariamentc a' Fauni • Quefia bella
flatua fu trovata fepolta tra Ie rovine intor-
no alla mole d'AoRiANO nel Pontificato d'
Urbano VIII. 5 in occafïone di cavarfi lefon-
damenta per Ie fortificazioni, che vi fi vol-
lere aggiungere.
I S I D E
xcv.
appcna nafcer dubbio, che
Ia prefente flatua non debba
riferirfi aJla fignificazione d'
Ifidc, qual voltariguardiamo,
1 oltre alla maniera Egizzia, e
cigli ornamenti proprj della figura, ancora i
iimboli, e in particokre il ferpente, chein-
torno alJamcdefima s'avviticchia con varie
fpire, fmo a tanto, che arrivi col capo a po-
fare fopra lo llomaco, quali ia atto di chie-
dexie il latte, di cui fenibra ella volerio ciba-
rc, allargando con ambc Ie mani gh orli della
vefle raccolta , dalla quale il petto,e Ie mam-
melle vengono ricopertc . E notizia afTai
volgare tra gli antiquarj, che Ifide prc/Ib gli
Egizzj fovente rapprefentavafi in figura di
donna, la quale accoftandofi al petto il bam-
prefTo rOifellio % che dottamente fpiega il
a Oifd.tab,
47-
mifterio: altre volte in luogod'allattareua
bambino vedefiporger Ia poppa al bue facro
degli Egizzj, detto Apis, come apparifce nel-
Tantico bafforilievo Carpineo pubblicato dal
Senator Buonarroti \ Finalmente in vece del ^j^r~^
bambino Oro, e del bue Apis, s'incontra fpef-
fo nellc medaglie, e baffïrilievi antichi il il-
mulacro d'una donna, che porge una coppa
di latte al ferpente, e dicefi la Dea Salute ,
c 7atln. in
niimw.hnper.
forfe per la relazione, accennata dal Patino "^
nellamedaglia di Adriano, ad IJlde in atto
d' allattare Oro. Egli è che fattribuifce mi-
fteriofamente a quel farmaco d'immortalita,
che raccontano gli Egizzj effer porto da lil-
d Vind. Sic.
Li.
de ^ 5 ficcome quella, che fu inventrice di va-
rj medicamenti, e che da altri con Plutar-
co^fi rapportaalla Luna, creduta porgcre t^iutan.ds
falimento umido allo fpirito del mondo, fi- ^^"^' ^^^^'^
gurato nel ferpente , per la nutrizione de'
corpi: onde poi fu il numero mifleriofo di
360* coppe di latte ^^ Ie quali avanti il fimu- ]^f\f/^ ^''^
lacro d7fide tenevano per cerimonia i facer-
doti d'Egitto, per gli altrettanti gradi de'
circoli, per i quali viene mifurato qualunque
moto de' corpi celefti, e fpezialmente del
Solc, e della Luna: E di qui derivbfaltra
cerimonia coflumata ne' facrilizj dclla me-
defima Dea, ne' quali portavafi avanti alla
pompa una coppa d*oro da infondere il latte ,
nominata la mammella d'Jfide, fcorgendofl
per tutto la rapprefentazione delFumido fa-
lutare, e del nutrimento, che s'intendeva
porgere la Luna co' raggi benefici alle cofe
fullunari , per farie vegetarc , crefccre ^ e
mantenere. Anzi che per lo fteffo riguardo,
c per eflere in Ifide contemplata, e fimboleg-
giata la natura madre di tutte Ie cofe, {1 vi-
dero Ie ftatue di lei di continuate, e moltipli-
catepoppe ripiene(dalle quali di multimam-
mia
ebbe ella il nome ) che perb in buon nu-
mero fono intagliatc nel bel trattato di Dia-
na Efefia, che compofe Gio: Pietro Bellori,
e che concordano colla defcrizione fattane
da Macrobio ^. A che aflai bene ïi confa quel- ^ ^^^'^^' ^•
^                                                                          ■ .                                    -1                I. Sat. c. 20.
-la gemma, Ia quale fu del medénmo Gio:
Pietro Bellori, ed è inferita nel Romano mu-
fco del CauiTeo ^ ove rapprefentafi Ifide mui- JSS^
timammia in mezzo a' quattro dementi ,
fimboleggiati nella filamandra, nelfaquila ,
nel delfino, e nel leone, de' quali ella fi chia-
i yfW(f. /.2.
AT (tam*
ma fignora, e madre preffo Apulcjo ' 3 Impe-
rocch^ tutte Ie cofe de' quattro elementi ü
com-
-ocr page 94-
iiL4.uwHi^i II W'^mmmtmm
StATVA DELLAVITTORIA. opera BIMICHEL ANGELOBVONARROTI
ïlöüaqran jala del Falcuizx) Vecduo vnlw&w2x
In Ranui neUa Stamp"'di Domerüco de Rossi aJld Face con prkdl.                    . \ .
-ocr page 95-
89
90
compongono per teflimonio di Cicerone ^ e
di molti altri filofofi, ed in quelli alla fine fi
rifolvono. Ma Ia ragione per Ia quale gli an-
tichi avviticchiaflero intorno al firaulacro d'
Ifide il ferpente, e in cosï fatta guifa lo collo-
cafTero accanto al fimulacro del Sole/affieme
con una feconda flatua di donna iimilmentc
avvölta dalle fpire del ferpe, c alfTai chiara-
mente fpiegata dal medefimo Macrobio, che
cosi ladefcrive nelfuo libro deTaturnali^
ove riferifce i fimboli aggiunti dagli Eliopo-
litani d'Affiria al iimulacro del Sole . Helio-
politarii prceterea
( dice egli) quifunt ge?2tes^
Jjfïriorum
, omnes Solis effèBus, atque vir^
tut es admiius Jïmnlacri barhatifpeciem re-
digunt
: eumdemque Jpollinem appellant .
Hu jus facies êf r. Antepedes imagofceminea
eji ^ eujus dextera ^ l^evaque Junt Jïgnafoe-
tni?iarum^ eacingit jlexuofo volumiue dra-
co
. E la ragion accennata di tutto ci6 fi é
tjuella, cktfpecies foeminea terr<e imago ejij
quam Sol defuper illuflrat
. Signa duo aequè
Joeminea
, quibus ambitur^ Hylen^ naturam^
que Jignificat confamulantes
3 & draconis
effigies jiexuofum iter fyderis mon§lrat.
Ora
è da avvertirfi col Woffio % che nel fimula-
cro d'Jfide tanto fi rapprefentava la terra,
quanto la luna, frequentemente confufe dal-
Ia teologia de* gentili , ficcome egli dotta-
mente dimoflra^e invocate con var] nomi,che
Ie dimoftrano una Itefla cofa colla natura ma-
drc, e nutrice de' corpi da lei prodotti y c ali-
mentati. Vedejfl dunque nel ferpente avvol-
to con varie fpire intorno al corpo d'Ifide ef-
fer figurato il principio fpiritofo , ed attivo
de' raggi folari, che nelle fpirali rivoluzioni
de' giorni, c degli anni portandoil calore in-
torno alla parte umida della natura, rappre-
fentata in Ifide, fembra trarre alimento d'im-
mortalita col ferpente, per comunicare la vi-
ta, ed il moto ullc foflanze dalle loro influen-
7.e fecondate, e nutrite. Quindi fu bene of^
fervato dal Cupero", Serpentem om7mmfe-
rè Deorum
, fve D^monumfymbolum, &'
comitem &'c* nihil frequentius in Mgyptio*
rumfacris
, qui Ijidem, &' OJirimferpenti-
bus reprafentare folebant
, uti ex tahul^
IJiac^, &" fjummis apud "^trifianum
, Spart-
hemium^ Patinum
, aliofque antiqnarios pa--
tet. IJidicomes datur ab Ovidio'^y ejufque
caput af pi de coronatum fuijfe docet ABlia-
nus ^^ & cum ^liano Valerius Flaccus"^
& frocul Iq
Spcdiat ah drce poli jam divïs addita, ja?nqm
Jfpide cinta comas
, & ovanti perfonajijiro
Finalmente fi dee avvertire, che dagli Egiz-
2j, c dagli Aflirj, donde Ie altre nazioni per
lo piütraiTero Tufo de'fimulacri, e ilculto
del Sole, e della Luna, riportarono altresi
quel coflumedi collocarli aflieme inunoftef-
fo tempio, ed altare 5 quindi è che avvenne,
chefidcnominaronoDeifratelIiilSolc, e Ia
Luna. AnzifiIcggeinTacito', chequei di
Sinope cittk di Ponto per un fogno di Tolo-
meo, dettoSotere, furono pregati ariman-
dare in Egitto il fimulacro di Giovc DitQ
( che dimoftrafi efTere il Sole neiremifpero in-
feriore) acuiafliftevaraltro di Proferpina,
eademque Diana , come avverte il Vaillant
nella fpiegazione della medaglia di quella
Colonia coniata in onore di Margo Aurelio.
Parmi per tanto di rimaner picnamente per-
fuafo, che il prefente fimulacro d'Ifide, fat-
ta a fimilitudine di quella antica defcritta da
Macrobio, quam cingit Jlexuofo n)olumine
Draco,
foffe collocato in Roma in a^lcuao de'
fuoi templi 5 giacche pih ella ve ne ave va, co-
me leggiamo nella defcrizione diVittore, c
diRufo, oppure in alcun'altro diquellidel
Sole, che parimente in pihluoghi di Roma
da' Gentili veniva adorato 5 e forfe con gran
probabilit^ in que]lo,che dicefi eifere flato da
Tazio al Sole, cdaliaLuna aflieme conüi--
crato.
ATALANTA
XCVL
Nota la favola d' Atalanta fi-
gliuoladiScheneoj fu ellacc-
lebre per Ia fua velocita nel
corfb,ma rcflö finalmente vin-
ta dal giovane Ippomene , il
quale gettati avanti lei i tre pomi d'oro, col-
ti negli orti delle Efperidi, si fattamente lu-
fïngb la donnefca avarizia in perdere il ne-
ceilaria tempo all' intraprefa corfa, che ne
guadagnb egli la palma. Tutto queflo viene
raccontatp lungamente da Ovidio nelle fiie
metamorfofi%e prima di lui infinuato dal gre,
co Poeta Arabio in quell' arguto epigramma,
ove riduife Ia favola al moralc, dicendo
L^TO t^fctg Hypyj ^f^vcrm inmiJéiyig
che cosï vien tradotto dal fuo Interprete.
Kum doUm mügii tardandi prsmia cutfm
AuYsa ab Hippomsm mak pudla capit
.
Ub. 2.
hifi.
\Macrohl.u
Idoloiatr, h
n Cuptruiin
liar-pocr,
fag,
80.
a Oi}id, /. lo.
o Ovid^ ï, S>'
loJji/ï.afiim^
cap.
31.
rlacc, Jirgö.
Ub,
4.
A4a-
M
-ocr page 96-
-n "1,1 niiiM4ytyippwj!ni|ii|i-iui mmmm-^mm
.-*;^ *■
STATVA Dl BACCO SCOLPITA DA MICHELANGELO BVONABROTINELLA SVA ETA Dl XKVin.ANNL
/2^.//a Jtiimf'^dtVarn^deRosyt erede^diGco,GiacldêJloj'j-im^Rama.alLtPaee conPruuL deUom.Pantf
n
^«t.-i«IWB^^^'^.■'■ife.™i •
:^. ..*,■,*.
-ocr page 97-
92
chcalto circa 80. palmi fovra vitorrcggia,
abbellito nella fiia cima d'un finimento di
metallo, fiil qualc Una Croce dibronzo ri-
fplendc, c in cima di lei graziofamente vola
laCoIomba colFulivo in bocca, arme della
cafa Panfilia, poftavi ad oggetto d'eterna-
re lamemoria del Pontcfice InnocenzoX*,
il quale volle anche con quefta maravigliofa
opera il fiio, per altro ceicbre, Pontificato il-
luflrare. Or queflo mafib, o fia fcoglio fu
traforato, e divifo in quattro parti, non tan-
to per dar vaghezza al lavoro, quanto per
rapprcfentare Ie parti del mondo , chiara-
mente poi dimoflrate ne' quattro vafi:i co-
loffi fatti di bianco marmo Carrarefe, e pofli
artifiziofamente neireflremita del medefi-
fimo, quafi a federe. Vengono in quefti co-
Joflifigurati quattro fiumi reali, i quali ba-
gnano TAfrica, TEuropa, TAfia, e TAme-
rica, c fono il Nilo, il Danubio, il Gange,
cil Rio della Plata . Ha ciafcheduno di lo-
ro iproprj fimboli, ed infegne , tratte o dal-
la loro natura , e proprieta, o da quelle cofe,
delle quali abbondano quelle regioni, per Ie
quali efli fcorrono. Il Nilo, di cui primiera-
mente prendo a dar ragguaglio nel prefente
difcorfo, v'è pofto per T Africa, ed è fatto in
modo, che con un ccrto panno fi ricopre Ia
tefta dal mezzo in sü, ed ha appreiTo di fe una
belliffima palma • Lofcultore diquefta fta-
tua, che fu Jacopo Antonio Fancelli, volle
figurarc queflo fiume colla tefla nella fua
fommita velata, a fine di dinotare l'ofcurita,
nella quale èftato per lunghiffimo tempo il
luogo della fiia origine . Volle anche allu-
dere nello ftefTo tempo alFantica favola 5 in
cui perfignificare Tofcurita delprincipio di
lui, fidiiTc, fccondo Ovidio, aver eglina*
{cofo il fiio capo, quando s'ebbe ad abbru-
ciarc il Mondo per il mal condotto carro del
Sole dalfincauto , ed ambiziofo Fetonte .
Nelia palma, che gli fia appreffo fi ravvifa
con avveduto configlio , fi la forgente, che il
corfo del medefimo, poichê ella nafce tanto
in Etiopia *, ove è il fonte del Nilo, fecondo •'* ™^' '^
lerelaziom de'moderni, quanto neU'Egit-
to, ove egli fa il fuo piïi lungo, c piu noto
viaggio. V'è flato poflo il leone per eiTere
fiera propria deU'Africa, e forfe anche per
quelle ragioni fimbolice, per Ie quaJi ü vuo-
le dagli autori, cheljmmagine del leone fi-
gnifichi l'impeto d'alcun fiume, perchè que-
flo jeroglifico è tratto dalla dottrina degli
Egizzj , appreJïb de'quali Feffigie leoni-
na dinota abbondanza ecceffiva d'acque ^ ,^,f^^'r
Quindi è, che reccelJente fcultoreha crcdu- ''^■•^''''"•
to
91
JlMum utrumqut facit: tariavk ndmque putlUm
A curfu
, & nodös mxuis in Vcmris.
Or in qüefto bel gruppo di marmo grcco ha
faputo Tartc flupendamcnte imitare Ia natu-
ra, ficchèfivede in ambedue gFignudi fvel-
tczza, ed agilita fomma, accompagnata nel-
la donna da tondcggiamento di mcmbra car-
nofc, e delicate 5 nell' uomo da parti piii ner-
vofe, e rifentite: e quanto agli afFctti delF
animo, fi vedc in loropari animofita, ed an-
iieta di vittoria, non fenza qualche timore
del giovane rimafo a dietro, ed avvertenza
deiraltra, che fe lo fcorge vicino, e in pofi-
tura d'avanzarJanel corfo; fe forfe quel vol-
tar/i 'm dictvo della donna non è per riguar-
dare J'altro porno, che in mano di lui fi mi-
ra pronto a fcagliarfi , dopo T acquilto del
primo, che ella mofira nella finiftra. Dipen-
de la perfetta cognizione di quello fatto dal
coflume de Grcci, i quali avevano in fommo
pregio J'arte del correre. Quindi è, che ü
raccontano quegli altriaffai a quefto confor-
mi d'Alcea , o fia Barce figliuola d'Anteo Re
di Libia , delle figliuolc di Danao , delle fo-
relle di Pifandro Camirenfe, e d'Ippodamia
propo/le per mogli a chi vincitor di lorore-
ilaiïè nelia corfa, cd anche, come nota Natal
b j^af.cojf^: Conté ^per cfempio deirufo, che anticamen«
j.'^cap.H^^ *teaveafi, di voler folodopo alcuna virtuo-
fa pruova, che fi folennizzafero Ie nozze di
valorofii donna con prode garzone, per con-
traporre fimii lodevole coftume a quello di
que' fecoli corrotti, che ne' fponfiili non vol-
kro vcnerare altro, che Venere, c quei Nu-
mi, i quali dclla lafcivia, c dell'intemperan-
za fono tutelari.
IL N I LO
XCVII.
IA gran fontana, che per opcfa
ill del famofo Cavalier Gio; Lo-
renzo Bernino , s'erge mae-
flofa nel mezzo di Piazza Na-
vona , è compofta d'un fco-
glio, o vogliamodire maffo di travertino,
d' altezza circa trentafei palmi architetto-
nici Romani, che da quattro lati maeflre-
volmcnte traforato lafcia libero per cntro
quellaperturailluogo,per cuituttalapiaz*
za veder fi pofla, ma riunendofi nelIa fom-
mitafoftiene un ben architettato piedcfiallo
d'altezza di palmi ^3., che ferve di bafe
ad Egizzio obelifco di mifteriofi caratteri
adornato(fuegIigik delcirco di Caracalla)
-ocr page 98-
n^!n"qp>v«iH.|tWW
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^ • ^■«iS»' 'TWf^'' "-^^ V ^
^wM^H^^igpmqill
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« ,!t *\
, Grvppo distatvedel ratto delle sablne.
OpercidiGio.BoLj^ruVf IriFvren/j^ ruUny aran pia/mxtnyottoj.v           djdUvqiuirdia.tyu4/KfKer(h
W.
,lMk^ ,.^-
-ocr page 99-
92
to con quefli fimboïi rcnder chiara ia fignifi-
cazione della ftatua, tralalciando tutti gli
altri, che abbiamo vcduto cfTere flati dagli
antichi artefici dati al medefimo fiume.
IL DANUBIO
XCVIII.
I vede la figura del Danubio in
una medaglia di Trajano , co-
niata nel fuo quinto confolato
conun granpanno afoggiadi
vela fopra Ia tefta, ma nclla
noftra ftatua non vi è altro diffcintivo, che
quello del cavallo y che Ie èpofto accanto,
non gia del leone, come per equivoco fcrif^
leuftu!tï feilBaldinucci\ II Cavalier Bernino, che
Ba-n^m^-zo. aggiuofe quefto fïmbolo fatto di fua mano
allaftatuafcolpita da Andrea, dettoilLom-
bardo, dovette in efïb aver riguardo alla fe-
condita delfEuropa in produrre, e nutrire
jfïmili animali, c in maggior numero, e di
maggior generofita dotati, che non fon quel-
li, che nelle altre parti del mondo conofciu-
to lï generano , e forfe che volle in lui dino-
tare Ia velocita del corfo del fiume fteiTo,
b ^iar va^ ^^^ attribüïta viene quafi propria, e natura-
/:;./.6,c.is. Jg^I cavallo da' piu accreditati Autori ^.
IL G A N GE
IC.
94
RIO DELLA PLATA
c.
A ii fuo fontc nel Peru il Rio
della Plata, o iia il fiume d'ar-
gento, ed è di tal grandezza,
che cola vien chiamato da' na-
^^^ I ■■■. III M
turali del Paefe Paravagua^u,
cioè mare, o acqua grande. Lo dicono lar-
go cento miglia, e YOgliono, che crefca nella
medeflma maniera, e nel tempo fteflb del Ni-
lo'. Il nome di fiume deirargento c moderno, pj2"È7.
efiendogli ftato dato dal fijo primo difcopri- ]ffJiff^
tore Giovanni Diaz de Soïis, perche vide
tra l'arcnedi lui mefcolato quefto ricco me-
tallo , gettatovi dalle acque, e tolto dalle
miniere, che nel Perhabbondano. France-
fco Baratta, che fcolpi qucfta ftatua ebbe
avvertenza di figurarlo ia un Moro con. al-
cune moneteapprefib, ad oggctto di fignifi-
care la ricchezza de' metalli, de' quali ab-
bonda quel paefe , e di dargli per fimbolo uii
fpaventofo moftro , che il Tatti dell' Indic
volgarmente è denomiiiato
IL TRITONE
Cl.
b BdUimice.
tietla z'it. ticl
E'.rn. p. ii.
El mezzo delJa fontana di Piaz-
za Navona, pofta nelf eftremi-
ta di quel bel teatro dalla ban-
da di mezzo giorno, forge un
L coloffo del Gange fcolpito da
Claudio Lorenefe, ad efFetto
difigurare ineflbrAfia, por-
ta un gran remo nelia fini-
ftra, in cui notb TAutorc del-
la vita del Bernino doverfi intendere Tim-
menlïta delle fue acque . Fu per avvcntura
avuto riguardo alla tradizione degliantichi,
della quale fa fede PVmio, ove di quel fiume,
e della fua ampiezza, fcrive ^, Jïuere ubi mi-
nimum
V111. M. Pttjf., ubi modicum Uadio*^
rum c.yaliitudine nufiquam minorepajf.xx.y
mentre tutto altro ne dicono i noftri modcr-
Tritone di nobil lavoro fcolpi-
to dal Cavalier Gio: Lorenzo Bernino. Egli
e collocato fovra di uno fcoglio, e con am-
bedüe Icmanitiene ftretto undelfino, che
gran forza faccndo di fcioglierfi dalle mede-
fime, vien colla tefta in fuori di fotto il fini-
ftro ginocchio di lui, gittando acqua per Ie
narici a riempiere Ia gran conca di ftranic-
ro marmo lavorata. Ha il volto di quefta
üatua una certa ferocitk accrefciuta dal crinc
rabbuffato, e dalla quadratura, e robuftezza
delle ignude membra, che da occafionc di
credere, che 1' eccellente fcultore ntl for-
marlo in tutte Ie parti con membra umane
contro al fentimento degli antichi poeti,
che glidiedero laparte inferiore dipefce% f/^,^^^;,
gli abbia voluto fare almeno Un'anima difie-^f;/^f'^'''
ra, o pure, che abbia avuta intenzione di
fargli comparire in faccia I'idea d'un Dio
plebeo, a cui non fu data prerogativa mag-
giore, che d'cfTertrojnbetta dclfOceano, e J^f;^'^^^^^^^^
cap. i8.
ni
che avendo viaggiato per qucllc regio-
ni, anno potuto con gli occhi proprj ricono-
fcere Ia falfita difimili racconti, e farci veri-
dicamente avvifati ^, che efïb non ha mag-
gior larghezza del Tevere , e che gli refta
molto infcriore nella quantita delle propric
acque 5 imperocchè quando nc' mefi eftivi
clle non rimangono accrefciute dalle piog-
ge, fono talmcnte bafTe, che appena baftano
a portare piccolc barchette •
lik 1. c. 14,
diNettuno^»                                     ^
neié.
APOL-
-ocr page 100-
ip*^
^p
'^pp^
XLvni.
Grvppo bi statvi: dbtto il toko ui fjlrnese
Opera marauigliosa ai Taurisco edAvolloriio jcultori Grtcijcolpita ui unjolo marmo grande
per larafie^za, e lurwhezza pal. 14^ e per altezza pal, 18.
            Nd Falazzo Farnese
In Roma neüa Jhaniparia di Bomenico de Rossi alla Pace con Pruul.
-ocr page 101-
9S
fo. Potrebbe eftere, che Ia flatua rapprefen-
taflTe quefta Eroina colla face, fegno degli
Orgii, e in atto di rimirare in alto verfo il
figliuolo. Per metter anche per fodisfazione
maggiore degli eruditi un'iftoria, a cui forfe
fi potrebbe adattare il noftro fimulacro, è ce-
lebre prelTo gli fcrittori'', che d'AIcibiade
anno parlato, che egli celebraffe ifagrifizj
Eleufini, a' quali Bacco pur apparteneva, in-
fieme colla madre Demarata . Onde Pli-
A P O L L O
CIL
^On è molto tempo, che qucfla
bellifïima ftatua fu difotterra-
ta dalle rovine dell'antica Ro-
ma. Era ellafenza lafiniftra
gamba, che con gentilc, e mae-
flrevole innefto fopra il ginocchio gliè ftata
reftituita daAngelo de Roili celebre, eva-
lorofo fcultore del Cardinalc Ottobono, il
quale pur fua mano v'ha aggiunta la cetra
adornata vagamente d'alloro a' piedi di lui,in
Tnodo, che comparir potefïe per fimbolo no-
tifTimo della deita riconofciutavi, e per or-
namento, e foflegno alïieme di lei.
M E N A D E,
O Baccante.
cm.
A forma della lampada, che tie-
ne que/la flatua nelle manj è
fimile a quelJa portata da un
facerdote nella pompa d'Iiide
defcritta da Apulcjo ", Quo~
rum primus
, dice egli, lucernampnemican-
temporrigebat lumen
, noji adeb tjqftris illis
co?}Jimilem
, qme vefpertinas illuminant epu^
las, fed aureum cymbium medio fuipatere
Jlammulam fufcitans largiorem i
dal che 11
vede, che facevano fervire di lampade anche
i vzü ripieni materie combuftibili . A
qual* efïetto , e folennita ferviiTe la face, o
lampada della nolira ftatua, dall'ellera, di
cui c adornato il vafo, fi pub comprendere,
che abbia relazione a qualche fefla di Bacco,
perchè quantunque foflc co/a ancora de' mi-
flerj, c pompe degli Egizzj, ad ogni modo
l'abito della figura, e particolarmente ilgu-
fto della fcultura, moftra eifer cofa Greca, e
non Egizzia. Pare dunque, che quefta fla-
tua rapprefenti una Sacerdoteffa, o Menade
di Bacco. Ma ii pub ben credcre perb, che
qualche perfona infïgne nelle iftorie, e fa-
vo\q pofla efTere flata rapprefentata dall'arte-
fice. A me mi fovviene folamente di quello,
che riferifcono Ie favolc, che Penteo difprez-
iatore dd culto di Bacco, volendo vedere i
fegreti mïfterj , che fi celebravano da fua
madre, e forelle, poftofi a rimirarli da alto ,
fu veduto dalla madre, e dalla medefïma, e
dalle forelle infuriate fu crudelmentc ucci-
b Thtanh.
in -^Icib. tl.
ban, in erat.
c. $.         ^
nio
parlando delle opere di Nicerato: re-
preefenta'üit, fcriffe, Alcibiadem, lampade-
que accens^ matrem ejus Demaratamfacri-
jicantem
. Per elprimer dunque Tartefice
quefta illuftre femmina, non ha faputo darle
altro limbolo, che la lampada di Bacco per i
flicrifizj , per i quali viene ricordata dagli
fcrittori. Quel panno avvoltato aila tella,
c Ia mitra ufata dalle donne attempate, co-
me nota il Senator Buonarroti nelle fue dotte
offervazioni a' medaglioni Carpinei.
STATUA EQUESTRE
ly Admno.
civ.
NcÓRGHE piccola di mole, é di
lavoro cosi eccellcnte queüa
fiatua , che ha meritamente
confcguita in ogni tempo {o-
vrana lode dagriiitendenti dell'
arte. lononvoglio, nedebbo credere, che
ella foffe ftata fatta per dar ornamento ad al-
cun luogo pubblico di Roma 3 ma piü proba-
bile mi fembra, che in onore di quel Principe
fo(Te fatta {coX^ïtq da peribna privata, ob-
bIigata,o devota della memoria di Iui,come fi
faceva ben fpeffbnegli antichi tempijne'quali
Ie café de'privati erano anche elle con eccef^
iïvo lufToarricchitedi preziofi illuflrimar-
mi di fingolar lavoro^^e fpezialmente di qucI-
Ic ftatue, che rapprefentavano Fimmagini d'
uomini illuftri, o per dignita, o per fama, o
per virtü '^, e di quelle ancora, che dovevano
ravvivare ne' pofteri Ia memoria di qualche
atto di fingolar beneiicenza% ovveroefiger
pofevano convenienza d'imitazione nellV
perar virtuofamente ^. E degno di partico-
lare ofFervazione Tornamento delcavallo,
che confifte m una pelle di tigre, fulla quale
Ita Ia ftatüa a federe: Ella mofira il fuo te-
fchio adattato al petto del deftriero, quali
iibbia, che annodi Teftremita medefime del-
Ia fua fpoglia. E piaciuto di xiotar cib per
am-
a TI in. Nep.
<ic Sil.Italic.
Epift. Ub. $•
SaUufinbeL
Catilm., Ci'
ccr. ycrr-'^'
b ^lin.Ntp.
Ai. epi^. iS.
LawprU. in
z'Cr.Ftgrcli/fs
ilellat,
CIO.
pag. 8ö.
c ld. Tlinio
/. 2.
d Scnsc.(pijl.
pitol. in fif'
Af are. -dn-
ton, Tbiioj,
-ocr page 102-
." -tk"
^pspwip^
*i-i. ■■■■'■
XLIX
$4'
l
i\r. Dortarif delm. et ScuL
StaTVA DERCOLENEL PALAZZO FARSfESE CELEBRATISSIMA. OPERA Dl GLICONE ATENIESE
RITROVATA TRA LE ROVINE DELLE TERME ANTONIANE SOTTO PAOLO UI.PONT.MASSIMO.
J^Ua- Stamp': di D imL, döRoj-ji. ereue, di.Gu>, Gicuf. d& B^jjv m-B^omcL alLvPace con-PrtiuL dtL Jont', Pontf
-ocr page 103-
9S
fervazione difadatta, che ella infuo onorc
fofle flata fcolpita, dopo aver colla forza del-
Ie fue armi refa per mezzo di fegnalata vit-
toria obbediente qualchc ribellata nazione 5
bcnchë non fi pofla dar ficurczza a quale del-
le guerre da lui felicemente per mezzo de'
fuoi Legati terminate, potefTe fpettare, aven-
donc fatte molte contro a Britanni, a'Mau-
ri, a' Germani , e ad altre genti 5 quando
peröcome piü verifimile, nonfofïe appro-
vato, averfi ella ariferire alla Giudaica, da
che quella perverfa gentc , tuttochè fotto
afpro giogo polla gia da TïTo, tentb ardita-
niente neirimperio d'ANTONiNo di fcuoter-
lo, e di riporfi armata nelFantica liberta con
aperta, e sfacciata ribellione, fe piuttofto non
piaceffe dire efTer ella una di quelle decreta-
tcgli da Macrino, e Diadumeno con autori-
ta delScnato, come riferifce Capitolino'^.o/z^^a^^^^^^^^
In onore di quefio Imperadore fu dopo la fua
morte daMARCo, e Vero erettalamaravi-
gliofa colonna di granito roffo oriëntale, chc
per piü fecoli è flata fepolta tra Ic rovine del
Monte Gitorio, e che ora ritorna alla luce per
comando del Santifiimo CLEMENTE XI.
come fu da me d-cccanato nelfintroduzione
a quefli diCcoïü. Ha nella bafe fcoipiva, dal-
la parte oriëntale la confecrazionc di Anto-
Ni^NO 5 e di FausTina , con i loro ritratti in un
bel baiïb rilievo, e dalla banda aquilonare
v'crifcrizjone
DIVO ANTONINO AVG. PIO.
ANTONINVS . AVGVSTVS . ET
VERVS AVGVSTVS FILIL
L*Abate Giovanni Vignoli di nota, e fin-
golare erudizione ha preparata una dotta
difiertazione fopra quefta colonna, chc da-
ra prellamente alle ftampe 5 dalla quale la
repubblica letteraria ricevera fommo luflro
per Ie pcllegrine notizic, chc vi ha inferite,
e per Cuo mezzo potra riconofcere non fola-
mente Toccafione, che ebbero Margo , e Ve-
ro di confecrarla alla memoria del Padre,
dopo che con folenne apoteofi fu ripofto tra
gli Dei, ma difingannarfi dalla invccchiata
falfa opinione avutafi fino ora, che Ia Coclide
fofle quella, che è figurata ncWc medaglie
fegnate con Vifcrizione DIVO PIO • Egli è
llato il primo a farci avveduti deirerrore
prefo da molti antiquarj, che la Coclide ad
AnTonino attribuirono, togliendola a Mar-
go , e penfarono cfTer danno dd tempo, non
intenzione deirartefice, il vederfi oggi tutta
Jifcia queÜa Colonna nell' accennate meda-
glie d'ANTONiNO, ondecredcronodipoterla
N                        im*
97
ammaeflramcnto c!egli artefïci ; perchè fi*
mili cofe danno vaghezza, e variété airope-
re 5 cosï Silio Ia da al cavallo di Flaminio
Confolc, Ovidio' a quello di Minos fecon-
do alcuiii, chc fpiegano Ic parole di Jirata
piêla
per una fimil pelle * Ne fa pur menzio-
ne Stazio ^ in due luoghi ? fcrvendofi quando
della pellc di tigi*e , quando di quella dclla
lince, e da Vergilio ^ fu il cavallo d'Enea
adornato d'una pelle di leone. Dopo tutte
quefte cofe fi potrebbe peravventura indo-
vinare, che quefta ftatua potefTe aver qual-
che relazione alla vittoriaCiudaica, da lui
felicemente, e con valore ottenuta. Certa-
mente che ella appartiene alla fua virtti mili-
tare, nella quale quanto egli fi fegnalafTe,
abbondante teftimonianza ne rendono Spar-
ziano ^ e Dione'/ulla fede de' quali diè TEi i-
zo'^unafimigliante interpretazione a quel-
la medaglia fatta battere dal Senato in onore
di quello Principecollafuafiguraacavallo,
accompagnata da tre altre figure a piedi con
gli fcudi, e colle infegne delle legioni > e col-
1 ifcrizionedi Exercitus Rheticus.
ANTONINO PIO
cv.
Mdam,
h Spartïan,
in 'vita Ha-
êrian.
ï DioAn ^itn
tjufd.
k Eriz. fa^.
320.
Uesta bella Uatua d'ANTONi-
No Pio armata col fovrappollQ
paludamento, nella guifa, che
gia fï è veduto in altre fimili,
non richiede altra rifleffione ,
che quella deireccellenza dell'artifizio, con
cuifu fatta da Romano fcultore. Solo fi po-
trebbe dire, che Ia fpada cinta al fianco fia
fegno di ficurezza perqualdie ottenuta vit-
toria de' nemici deU'imperio , e cht quan-
tunque in abito guerriero fia ftato fatto, cib
abbia relazione ad imprcfa gia terminata,
dalla quale ne fia derivata Ia pacc , Quefla
medelima oflervazione eflere flata fatta da
Stazio, ove della llatua di DoMiziano favel-
la, fi deduce dalle fue parole, nelle quali gli
da
latus enfe quieto
Securum
.
perchè, come altrove da me è flato detto,
avevano gli antichi nel formar Ie loro ftatue
certe avvertenze,per Ie quaIi,o da'gefti,e dal-
l'azioni del corpo,o dalla portatura degli abi-
ti, delle armi, e delle infegne ü potefTe argo-
jnentare l'occafione, o la ragione di cib farej
Inqueftocafo nonflirebbe per avventura of-
-ocr page 104-
i^lil^UpU^ '^ï-«v^^
^m
4 ^
. . >. LA MEDESIMA STATVA DELLERCOLE IN ALTRA VEDVTA-
In
-ocr page 105-
100
defimo Trajano , come fe da lui fofle ftato
adottato perfigliuolo, e chiamato allafuc-
t-eflione della grande eredita del Mondo**. J» «''»'^"''
L'abito, dicuicllaèriveftita, èquello della
flola, c della palla matronalc, che ê ftato
gia oflervato in altre. Ha perb quella ftatua
in eflb qualche fingolarita, che manca nell'
altre 5 pcrchè dopo avcrie ricoperta la tefta,
Ie cade fu gli omeri, e ful petto con tanta gra-
2,ia, ed ordine acsomodato, e difpofto dall'
iflefla mano dilei, chenulla velandole del
volto, viene in tutto, e per tutto a far la figu-
ra di uno di quei veli, che Ie noflre matrone
chiamano fcuffini, ed apparifce come un'an-
tico modello della moderna ufanzaj e poi
qucfta palla fi fottilmente condotta, che non
iiltrimenti, che un velo Ia ftola interiore ri-
copre , come evidentemente fi ravvifa dalla
mano finiftra, la quale ancorchè in efTa in-
volta , ad ogni modo tutta afKitto tralucc.
L'ornamento pur della tefta è fimigliante a
glialtridame di fopra ofTervati ^ èperb piü
ornato per quei rabefchi, che lo frcgiano, e
plu ricco per quelle perle, che vi fi veggono
fovrappofte.
99
impuncmentcreftituirc al fuo primiero ftato
con accennarvi i baflirilievi deH'imprefaMar.
comannJca,che fono nellaCoclide di Margo.
LUCIO VERO
CVL
Omparisce ignudoinqueflo
gran marmo aJreroica manie-
ra,permano di Greco fcultore,
Lucio Verg Imperadore, c
oftcntando non meno fèverita,
egravita, che ferocia nelvolto, collafini-
ftra mano al fianco, e colla deflra alzata, c
guernita dello fcettro , fta in atto d'imperio ,
o di qualche grave fpedixione militare, e pub
facilmentc eflerc, o della Partica, o dcll'Ar-
meniaca, Vero è, che fovvenendomi della
defcrizionc, chc vien fatta di lui da Capito*
)u^Plrl'in lino^ Fuit decorus corpore, vultu genia^
fn.
tus 5 barbapropè barbaricè demi/sa proce-
rus ^ ^ front e iit fupercilia adduêiiore ve*
nerabilis
5 e che ne* coflumi fu wgenij ^fpe-
b ViBcr. in
ri, atque lafchi, come fcrive Vittorc ^^ cre-
do con pïu veri/ïmilitudine, cIiq lo fcultore
cosi lo ügurafle, o per aduiare al genio di
lui, o per far apparire nel luoricratto non
meno Ie qualita del corpo, che quelle dt4*
animo. Non v'è nella flatua lineamento al-^
cuno, che non convenga co' fentimenti deli*
autore dclla fua vita, e Tifteflii grandezza
del corpo viene in quella del limulacro mag-
giore del naturale dimoflrata • La feverita
poi deiranimo, e deirjngegno gli apparifcc
sïnel volto, e nel gefto, che meglio in lui
naturalmente quefla pafïione non poteva ef-
primerfi 5 e puö elTere , che nella nudita del
corpo Tartefice avefTe intenzione di dinota-
re piuttofto, che il portamento eroico, con
apparcntc titolo A'onotc la fua sfrenata la-
fcivia, cd i fuoi difbrdinati piaccri j notati da
Capitolino nella fua vita.
SABINA AUGUSTA
C R I S P I N
CVIIÏ.
U data per moglie a Commodo ,
Crifpina iigliuola di Bruzio
Prefentc, quattro anni in cir-
ca avanti Ia morte di Margo
AuRELio Imperadore di lui pa-
dre : pofciachè ben avverte il Senator Buo-
narroti ^ fulla fede di Giulio Capitolino ^, e
diDione^cflercib avvenuto dopo Ia morte
d'AviDio Cassio 5 c prima che Commodo par-
tilTcper laguerra Germanica, chedurbtre
anni. AfTunto Commodo airimperio, otten-
ne anch'ella Ia prerogativa, ed il nome d'Au-
gufta, comefïlegge inun medaglione Gar-
pineo portato dal medcfimo Buonarroti^,
nel quale fi fcorge la tefta di ki incontro a
quella di Commodo giovane laureata coll*
ifcrizione CRISPINA AVG. IMP- COM-
MODVS . AVa GERM. SARM- c nell'
ultra deirAgofliniS col fuo ritratto, e col
roverfcio della LAETITIA: di lei perb nel-
Ja vita di Commodo non fa menzione alcuna
Lampridio, e folamente Dione ^'ci fa avvifa-
ti, che clla venuta in fofpetto d*adulterio
fofTe fatta morire dal marito fcnza aver avu-
ti
aBuOTjarr.cp'
fsrvaüQ.pag,
417.
b JulCapi'
toL in Man»
cap. 27.
c Dio. apud
Xiphil. pag.
372.
d BuoTj^rrot.
ihid^
CVII.
L I antiquarj concordano, che
in quefla ftatua fi rapprefenti
rimmagine di Sabina figliuok
dïina forella di Trajano *, Ia
quale per opera di PJotina fu
data ad Adriano in moglie, quafï pegno del
futuro imperio, a cui per favore della fte/Ta
Plocina fu egli afTunto dopo Ia morte del me-
« Spart, in
'Vit. Hadr,
c ^gdialt
f Dio. apfd
XiphiL pag*
37S'
-ocr page 106-
i|.Lpi|i!p.|yii II iijii m
wmm
•ffp^^-'-
w^
♦;
FLORA CON CORONA Dl FIORI NELLA SINISTRA ON O RA TA DAI ROMANI DEL NOME Dl
DEA DE^FIORI^ E DE GIOCHI FLORALI, PERCHE AVESSE LASCIATO EREDE DELLE SVE FACOL'^
TA ACQVJSTATE DiSONESTAMENTE IL SENATO. ou^yia^tar: ndPoLa/Kix) Tarrusz.
-~ . ■<■ uiê^
\
-ocr page 107-
lOI
103
tl figliuoli. In onore di lei fu cretta quefta
flatua, ed è affai probabile, che ad efla avefTe
relazione Ia fuddetta medaglia deir Agoftini,
poichè Tuna, e Taltra fono afFatto fimili nell*
acconciatura della tcfta; contuttochè diverfi
da quclli deiravvifata medaglia fieno i fim-
boli Ai quefto fimulacro, ilquale portando
ftretti nella finiftra i papaveri, e Ie fpighe, da
qualche indizio, che 1 onore della ftatua Ic
fofte attribüito dopo morte, e dopo deificata,
giufta il coftume d'onorare con quefto fu-
perftiziofo rito i Principi defonti in grazia de*
vivcntij fepure non fi vuol ridurre aquel
genere di adulazione, che alle volte fu anco-
ra praticato verfo degli Augufti, e delJe Au-
guftevive, comealtrovefu dame inquefti
fleffi difcorfï avvertito . Per li fopraddetti
jeroglifici bifogna in quefto fimulacro rico-
nofcere Crifpina fatta fotto i'immaginc di
Cerere, effendo proprie infegne di lei il pa-
pavero, e Ie fpighe^, fecondo Ia defcrizio-
nc, che ne fanno i Poeti, peraver moftrato
a gli uomini ( ficcome fcrive il Senator Buo-
narroti ^) gli uni, e l'altrc per buone a man-
giare", elfendoviuna fpezie di papavcro , di
cui ne facevano il pancS come 3?nche per
quellc cagioni fivolofe d'efferfi Cerere fer-
vita del papavero foporifero, per configlio
di Giove, a fine di fcemare dormendo il do-
lore nella perdita della figliuola, e per Ie alle-
gorie ', che abbia una certa fimilitudine colla
terra, si nella fcabrofita delfeftcrior fuperfi-
cie, sï nelforganizazione delle parti interio-
ri fparfe di grotte, e ripienc d'infinito nu-
mero di femi •
AMAZZONE
cix.
puta da farfi, pcrchè ne pur vi fono conghiet-
turc, ovefondarrintenzione per appigliarfi
piii ad uno, che alfaltro partitoj bafta il
folo pregio d'efler ella una ftatua di lavoro
fingolarc, per dirc, che dovette eflere in fti-
ma m tutti i tempi, ed in tutti i luoghi, ove
fituata ella fofte. Or fcnza entrarc a divi-
fare i prcgj dclfarte, che in lei fi ravvifano,
prcnderb folamente a favcllare di tutto queL
lo, che gli è ftato dato m ordine al culto efte-
riore del corpo, perchè da quellofi ravvifi
con quanta proprieta di veftimento, dVrmi,
e d' infegne, e d' ogn' altra cofa fia ella ftata
fatta. L'infegnc di quefte donne guerrierc
erano farco colle frezze % lo fcudo, o iia pel-
ta^ la galea% elafcure*^ Ie quali cofc tut-
te fi veggono portarfi da quefta ftatua, o ftar-
le accanto . Notabile fovra ogn altra cofa è
rabito fticcinto^che Ie lafcia fcoperta la mam-
mella finiftra, e Ie ricopre i\ petto dalla ban-
da deftra fi fattamente, che chiaro fi vede
andar piano > e baffo per la mancanza delfal-
tra, Ia quale neirinfantilc eta delle Amazzo-
ni adurebatur , come fcrive Curzio ^, ut ar-
mis facilius intendant
, &' tela vibrent ,
ovvero , fecondo Ippocrate ^, aftinché ad
dextrum humerum
, &" brachium omnis vrr-
tus
, &" copia tranfmittatur 5 mentre era lo-
ro lafciata la finiftra, per poter con efTaal*
lattarc i figliuoli, che generavano'. Altera
papilla intaBa fervatur
, qua muliebris Je-
xus jïliös alunt
• Di quefto modo ^i veftire
col petto mezzo nudo fa teftimonianza lo
fteftb Curzio nel libro citato, dicendo, che
^eïiis non toti Amazonurn corpori obduci^
tur
, nam leva pars ad peBits eji nuda, r^-
tera inde celantur 5 dando la neceifaria luce
a quel luogo di Vergilio,ove parlando di Pen-
tcfilea loro Reina fa menzione della mam-
mella fcoperta fecondo il coftume,
AureafubmBens exert^e cingula mammie.
febbene non fpecifica qual delle due quella
fofle, che agli occhi altrui fi moftra/Ie 5 forfe
perchè di cofa nota favellandp, non fi curb
d'individuarla. Alcuni moderni autori fcri-
vono, che anco a' noftri tempi ei fieno nell'
America alcune popolazioni di quefte Don-
ne gucrriere 5 mafino adora non fono ft;ate
conofciutc da aIcuno,ne Ia fama fparfafene s*é
potuta verificare in fatto 5 onde con molta
ragione ê ftato riputato afier zxh una
mera favola non degna di
verüna fede •
n. 114. hitp*.
pocrat, l. de
^crc
, Loeit»
Cr ^quit
.
d nrgJ.t:
t/5^«. 1/494..
Stat. $. .S>/-
•var. Claud.
1,4fapt, TL
libAi.caps.
Martial.l.g.
epigr,\o^.
e Buonarrotl
off. adnunnf.
Commêd.pag,
117. irfeq.
f ''Plutanh.
apiidBuotdai''
roLcfp.iis.
g Curt. l. 6.
de,^cp.^kx.
h Hippocrat*
loc, cit.
g 'Porphiy.
apfd Efijih^
Itb.^ cap.n*
écTraparat.
^hornut. ds
nat. Dcor,
c.
28. Thcocrit,
Idill.f.infin,
h Buanarrot,
ï SchoUajl.
*tb:ocrft- ih.
k Wofcond.
Scrv. in 1.
(T in 4. Gf.
er^-v, IJl.
I Tlütarch.
€.8,
i CuTtJhii.
E Amazzoni giufla il fentimen-
to di Erodoto% abitarono dap-
primalaScitia, indi trasferita
Ia loro fede nelFAfia, e ferma-
tefi in riva al fiume Termo-
donte nella Cappadocia, foggettarono al lo-
ro dominio Ie circonvicine provincie. Vide
Efefo varie ftatue di coftoro, che collocate
nelfamofo tempio di Diana, diederocaufa
a quel grave contrafto rammentato daPii-
nio^ per il quale fu iftituito folennc giudi-
zio, ad oggetto di decretare qual di loro pre-
valcflcinbellczza, einartifizio. Se quefta
noftra ftatua foffe ncll' antica Roma ftata
trafportatadairAfia, odallaGrecia, oppu-
rc da greco fcultore ivi lavorata, non è dif*
Hcrcd.Ha*
curn. Hh.^,
,144.
8.
c,
PE
-ocr page 108-
-^ ui^^iu-p.. «)--jyilii, ^ 114.1)11 la^pr^iP^-. J^iUiiJ#.ppp!!.'11IW.9
iniiiiii,j;i I 4i^J.......jj'4J[iiiiM|
LII.
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M
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Fran- ^t^uAhv deUn-. et SoiUm .
' ^l4rFA£QT^^ri^-DIC£J'illLE^F(?Fc^r6> IN ETA GIOVANILE.
ïlei Pala/vuo Fa/mMxe .                  . *
\
Tn^jytn£L rulla Stiwtp' di^Varnf deButj^j-i cULciBac^ conPruut'
X
t:
-ocr page 109-
104
il condufTe, e gli fece nel volto i liiieamenti
della medefima Reina, che veramente dir ii
potea lamadredelIeMufe, tanto ellacolti-
vava, epromuoveva gli ftudj delle fcienze,
c delle arti liberali tutte. Gli diedelalega-
turadel crine fulla fronte, come appunto in
altre flatue di quefto Dio del gentilefimo
pratticato fi vede , allora particolarmcnte,
quando fiefibifceT immagine dilui, come
autore della mufica 5 in quella guifa , che
fu defcritto da Ovidio % ma piü diftintamen-
103
PESCENNIO NERO
ex.
Arissima èIamcdaglia, ma piti
rara, e percib degna di mag-
gior conto c Ia ftatua di quefto
Imperadore. La bre vita del fuo
imperio, Ia lontananza conti-
nuadaRoma, igiorni, che egli regnb, in-
quieti, ed afflitti da atroci gucrre, e che ter-
minarono colla fua morte, feguita in Cizico
lu!'u'" per comando di Severo % anno refa Roma
fommamente fcarfii delJe fue memorie 5 La-
onde unto piü è flimabile quefta,pcrchè uni-
ca eiia iï è veduta, almeno in intera ftatua
fcolpita. E egli veftito del torace adornato
di duc figure alate , che foflengono colle ma-
ni alzate una corona, da cui pende un vago
feftone. E perchè egli è ciïïgiato in azione
bellica non folo per Ie armi, che vcfte, e per
gli ornamenti militari, de' quali è frcgiato,
ma per la fpada sfodcrata, che ha nella fini-
ftra mano, io mi perfuado, che quelle fieno
due victorie , che, elevando la laurea, gli pro-
iTiettinoil triozifb de'fuoi nemici. Nelcon-
tempiarc ia ilatua, e in cïïa J'immagine di lui
mi firammenta il ritratto, che ne fu fatto da
h^spcrt. hc. Spa^i-T^jjino in quelle parole ^ Fuitjlatur^ Pe-
fcennius prolixa, formü decorus
, capillo in
'verticem adgratiam refiexo &'c. oris niere^
ctmdi, & femper ruhidi ^ cervice adeoni-
gra
, iit quemadmodum miilti dicunt, dh ea
Nigri nomen accepit
. Cteter^ corporis par-
te candidus
, ©" magis pinguis . Concetti
appunto, che applicati a quefto fimulacro
dimoftrano con evidenza la fua total fomi-
glianza aH'originalc.
A P O L L O
CXI.
A Regina CrisTina di Svezia,
non avendo potuto far l'acqui-
fto d'una ftatua antica d'ApoI-
lo per porla a capo delle otto
Mufe, che confervava nel fuo
Regio palazzo, fi xi^ol^z di flirlo fcolpire da
moderno Arteiice, ed eJcffe a cib fare Tm-
duflre fcarpello di Francefco Maria Noc-
chieri difcepolo del Cavalier Bernino. Egli
con buona imitaziöne dell'antico ïzcz que-
fto lavoro, fïcchè con graziofa pofitüra fe-
dente, nobile per bella aria di tefta, e con
perfctta fimetria del fuo ignudo^aperfezione
aOvidJ ^, dé
te da TibuIIo ^ in quei verfi.
Std nkidus, fulchcrqm vmi: nunc indus vejlcm
Purpurcam
, longas nunc bene ncdle comas ,
t^uakm te rnzmorant Satumo rege fugato
Vidtorh laudes tune cccmijfe Jovïs
.
Si vede egli in quefto marmo colla faretra, e
coirarco depofti in terra, e in loro vece ha la
lira nella finiftra, al finiftro fianco appog-
giata , e il plettro nella dcftraj del qual modo
di rapprefentarlo ancorchè abbondino Ie te-
ftimonianze de' poeti, ella è al noftro fogget-
to baftante, ed efficacc quella d'Ovidio , ove
diFebodiflTe^
                                             !,Si.s.
/j?/e Deus 'Dütum falU fpcBabiUs aun&
TraU^t imurata confona ftU lyrtjc.
conformandofi alla fentenza del greco Poeta,
da cui fu fatta menzione della ^                     ^\ T''t'\
Lira d'oro d'jipollo
come di fua propria infegna.
C L I o
CXII.
RiMA d'inoltrarmf a di/correre
a parte di ciafcuna di queftc
ftatue, ftimo opportuno il pre-
mettere alcune notizie , che
poftbno appartenere a tutte.
I Romani, de' quali tant' oltre ii avanzb Ia
fuperftizione , che adottarono per proprie
quafi tutte Ie religioni ftraniere, ebbono un
culto particolare verfo delle Mufe, chefe-
condo la greca teologia furono accettate per
prefidenti, e tutelari della poefia, e de' poeti.
Qnindi è , che fin da' principj della citta
nafcente,fu in loro onore confacrato un tem-
pio col bofco aggiunto da Numa , e reftau-
rato da Fulvio Nobiliore vicino al facro fon-
te d'Egeria fuor della porta Capena, di che
ne diede la ragione Simmaco, il quale dopo
aver parlato di quelli dcIl'Onore, e della Vir-
tufoggiunge^*S'f^ enim propter eas Came- ^'^^f^'f'^''
narum
-ocr page 110-
'^"''""■^^tniPSRiinü
*-       ^
■ar;^".,; ,Trrv':g|ir"C:
WJ^^BRWP
^YaTFA SBDENTE DIREAL MATRONA dlPor/ido can tMtcL^rruMu^ tptedldl
browuj, in atv jlouuiiccL ejjer jtata^ rapprejentata la Rzama CIE OPATRA .
ïlel Palxwkü FajrnejSt.
.,. In. Kpmxi' neÜxv Jtofnp ^cUDomrd^Roj^h aJJxLpace. om PruüV.
m^
-ocr page 111-
105
narum nligio facro fonti advertitur-^ quia
iter ad capejfendös magijlratus jOepè liter is
promovetur
. E perchè è improbabile, che a
tempo di Numa vi iï collocafTero Ie ftatue,
per non eflere in quel tempo inRoma intro*
dottiifimulacridelle medefimca non effen-
do ancheRoma allora in flato di nobilitare
Ie fuc cofe con luffo, nè effendovi la ftatuaria
in alcuno fplendore j quindi è , che fe pur vi
furono, di che non ho pruova alcuna , certa*
mente effervi flate meile ne' tempi fuffeguen-
ti dec dirfi: Ho ben ragione di credere, che
non meno il luffo, che Ia fuperftizione intro-
duffe piti di un coro di quefte fimboliche ver-
gini, fcolpite in pictra nelle abitazioni parti-
colari, non avendo rincontro di poter afcri-
vere ad alcuna opera pubblica,otempio quel-
Ie, che conBacco furono per rclazione del
^api^J^'^'^' Nardini ^ trovate nel fito, ove erano gli orti
Variani 5 fe pure, piuttofto che di Bacco, non
fu quella la ftatua d'Apollo, come fofpetta
S./Sr^" rAldovrandi% perchè comunemente Apollo
^•"^** era fatto Dio delle Mufe, e fotto il patroci-
nio di lui erano pofti i pocti. Di quï è , che
AV'iinj.16. leggiamo in Plinio ^ effere flata fatta di lui,
e delle nove mufe un'opcra celebratiffima di
fcultura da Filifco , c quella efferfi veduta
in Rodi, ed è famofo TAcate di Pirro, nelle
^^^hi\' macchie naturali dicui, al riferire di Plinio'',
vi era Apollo, e Ie nove Mufe. Donde paf-
faffero quefle otto flatue in potere della Rei-
na Crïstina non mi è not0 5 è probabile,
che ciö avveniffe per acquifli fatti in diver-
fi tempi, giacchè non giunfc mai a tanto,
prevcnutadallamorte, divederne compiuto
il numero 5 Laonde è convenmo prender Ia
nona dal Campidoglio, per non lafciare cosl
bel coro imperfetto. Sono elle ftate rifloratc
in qualche partc da moderno fcnltore con
buona imitazione deU'antico . Il nome di
CliOjche è la prima di loro,la quale 11 porta in
quefle flampe, vien creduto derivare dalla
voce greca KM(($i, che iignifica lodare, o dalf
aItra?cA€öC, la quale, gloria delle cofe, che
clla canta, vuol dire 5 o fïa per la gloria , che
anno i poeti preffo gli uomini dotti, come
dice Cornuto, o per quella, che ricevono
gli uomini, che fono celebrati da' poeti. In
lei fï rapprefenta fiflorica poefïa, e Ie è ftata
data nella deftra la tromba, nella finiflra \\
volume, ed in tefta Ia corona d'alloro, a fine
di dimoftrare, che clla fa rifuonare, raccon-
ta, e fcrive i fatti delle perfone illuflri, e de-
gnc della laurea, folitaconcederfï, a' Cefari,
ed a' trionfanti, o perchè effendo rallorofem-
prc verde, fi fia voluta fimboleggiare in effo
lOÖ
la perpetuit^di quella gloria, cfama, chéfi
acquifta col mezzo degli iftorici componi-
menti; come anchc ladurabilit^ di quclle co-
fe , che fi confegnano alla memoria de' pofte-
ri per mezzo dellc cartc, c che femprc per
loro fi confiderano come prefcnti.
E U T E R P E
CXIIL
A coronadivarjfiori,cheque-
fla Mufa porta fulla tefta,le tt-
bic ftrette nella deftra, e FA-
morino, che Ie fta accanto,fo-
nofimboli affai chiari, che ft
volle in lei fignificare la poefia gioconda ,
e dilettcvole , che Ie diede il nome d'Eu-
terpe , per il piacere, che fi prende dalla
buona erudizionc, come fcriffe Diodoto Si-
4 DhêSiU.
cülo ^ , quaft nel latino idioma fi diceffe, s
be?je dekUans , che tanto fuona quel no-
me in greco. Piacque pcrb ad alcuni, che
queftamufa foffc fopra la dialetticaj ma d
fempre prevaluta, come piii comune la pri-
ma opinione, in riguardo della quale fu det-
b Hor at Ia,
to dikttarfi ella delle tibie da Orazio ^
Sed neque tibias Euterpe cobibet.
cdeffereinghirlandatadifiori per efprimerc
la giocondita, e non nxGno il fuo nome, che
Teffettodelfuono, che tratta. Altri fenti-
menti s'cbbero da' Greci intorno a lei, poichè
Callimacoin un fuo apigramma, prenden-
do adefcrivere qual genere di poefia da cia-
fcheduna delle Mufe foffe inventato, Ie afcri-
vechiaramentcia tragica, non fenza qual-
che ombra della comica.
che cosi vKnc ad intcrpretarfi in latino: Eu-
terpe reperit multifonam confonatiam cbori
tragici.
Ma quefte diverfitkfi trovano cosi
frequenti ne* pocti, e ne' mitologi, che non
fi pub fiffare cofa alcuna di certo per quelche
appartiene alle favole antiche , ed a* raccon-
ti , che ne fanno , contradicendofi aperta-
mente tra loro ,e alterandone Ie circoftanzc.
Per quefto riguardo avuta mira di feguirc
nelle ifcrizioni di quefte ftatue Topinione de'
Latini 5 ma nel medefimo tempo ho creduto
convenirmifi il non lafciare di toccar qual-
che cofa della varicta della opinioni, che fc
ne fono avutc dagli altri.
O
MEL
-ocr page 112-
m-Oi,mM ■^■m^'~-^'v^'i^m-
-W^'-' '^^^"
" «i|i|.J.Jiiiw.m i;i4JWiMi|é|il«ipP'i'JNff
*i* -^
i^TATVA Dl M.AVKELIO ANTONINO CARACALLAIMFERATORE
: Jl&l Faicu^jzx) Farnese
InRoma nMa Stamp'^di Bottutuco de Ros>fi:.cdla Po^e con prizul.
-ocr page 113-
108
l^crjicore giöcondainv^ntö le arttfiziofe fi-
bie.
c chc Ia fola difïèrenza riponefTe negli ftm-
menti di fuono , attribuendole Ja tibia in
vece della cetra, che le danno i Latini, e chc
ha Ia noftra ftatua. La corona ha relazione
alfantico ufo di coronare Ie Mufc con penne
di diverfi colori, quafi in fegno della vitto-
ria ottenuta contro alle Serene nel canto, co*
me fcrive Paufania ^, ovvero contro alle no- a^aufan, 11
vefigliuoIediPierio, e d'Evippe convertite J'^^.^^.^
in gazze, conforme fi racconta da Ovidio ^. ^f'«'^'
L'etimologia del fuo nome viene da Tif-^ig,
chc è diletto , e piacere , cosï detta anche per
i balli, e per i tripudj, che fu detto efTere da
lei flati inventati. Favorino perb ne affegnb
per caufa quella : quod maocima vit^ pars
eadeleóletur, ^ gaudeat.
ERATO
CXVI.
A Ia fua dcrivazione il nome
d* Erato dclla voce efw?, che
fignifica amore j dondefuella
'°^ME L PO ME NE
CXIV-
L nomc di Melpomenc dcriva
da Greco fonte, poichè Ia voce
fjL%?\mi^ , dinotando cantare,
parve, chc a lei per queflo ri-
guardo vokflero attribuire Ia
melodia, ed un canto foave, e armoniofo • In
queflo fentimento concorfero Callimaco nel
fuo Epigramma
Melpomem de dit hominihus dulcifonum bar*
hiton:
fl
24 / I-
.Q^i cd Orazio*, parlando di lei
Cui Uquidam pater voccm cum citharu dtdit.
ma dalJ'aïtra parte Tantico Epigramma delle
Müfe, attribuitoaVergilio, diede a quefta
Mufalatragedia
Mtlpomcne tragico procJamat mee/la hoatu^
Quindi ê, che fulla fcorta di lui mi fo ftrada
alle offcTV'dvAoni del m^fchctonc , e della
clava pofti/e al deftro lato, funo, efaltra
convenienti alla tragedia, in cui fi rappre-
fentano Ie azioni degli eroi. Perb ella an-
cora vicn figurata con afpetto , ed abito
grave proporzionato al foggetto , e adequa-
Xo al fentimento, che n*ebbe Ovidio, ove
difTc, che
Omnes genus fcripti gravitau tragcedia vindt.
b Horat. êe VVggiunfc Efchilo, rappoftato da Orazio^ ,
^^ "^* Ia palla infegna, e vefle matronale, come el-
la il vede in quefta figura , a cui caduta dalle
fpalle fi pofii in parte ful finiflro braccio, ed
il refto fulle ginocchia s'appoggia. Le gcm-
me, che gli adornano con ricco, e nobil dia-
demalatefta, fono fimboJi deJla /ua dignitHj
trattando di tragici avvcnimenti de'Principi.
TERSICORE
t9
prefa per Mufa degli amorofi
componimenti da Ovidio ^ •
Nunc wihi, fi quando, Pmr, & Cytherca favcte;
Kum Erato: nam tu nomen amoris habes.
Ma Callimaco attribuifce alla medefima, co-
me cofa propria il cantar folamente Ie lodi
degli Dei.
Erato invento gïinnigioeondijjïmi degtim-
mortalL
Lo fcultore,che fece quefla ftatua aderï piut-
tofto alla prima , che alla feconda fentenza,
cpercib diede alla figura Ia corona dirofe, e
di mortella, Ia cetra , e un pargoletto amore
accanto colla face accefa in mano, e colla fa-
retra, edarcopofatea'piedi. Perlafpicga-
zione diqueflifimboli bifbgna aver ricorfb
alle favole 5 dalle quali s'apprendc, che Ia
rofa fu dedicata a Venere madre d'Amore,
dappoichè ella Ie punfe il piede colle fiie fpi-
nc, echedalfuofanguetinta, di biancadi-
E R s I c o R E dal latino poeta è
detta muovere gli afFetti col
fuono delJa cetra
Tcrpftchore affèdius citiaris movet, im-
perat
, auge^.
*on. in
venne roffa^per Ia qual cofa ella non folo fu, \;fl^Z';
al dire d'Anacrconte, confacrata agli amori, ]J^,3''''"
di cui volle, edcfcrifTc coronato il figliuolo"'
di Venere, mafu data per ferto al capo dellc
Grazic% effendo elle della loro lafciva Dt^c Martki
miniftre. E pure della medefima Venere la^''
mor-
LoftefTo parchevoleffe dire Callimaco in
qucl verfo
-ocr page 114-
.l.UHIll.imiPll»lH..W"'....nii.u.n.,n»»».
UPP!
i
i
■V.
^ ■
VENEKE VSCITA DAL BAGNO IN AT TG D ASCIVGARSL \
TUL Pala/UKO -Farnej-e,
rUÜa. Jtiunfff^ (LDcnnf^<URojji ered^' (Ü&'vq: Glcui&ryi.o tüRoj-^i 'inPUnrui. aJUPaxie con.Pr-udL. dUjomPatit.
*
-ocr page 115-
109
IIO
autore deirepigramma delle Mufe, che va
fotto nome di Vergiüo
Signat cun&a manu, loquitur Polymnia gejlu,
nelle gemme della mitra, o fia diadema, fim-
boleggia Ie doti, e virth flie, che fono Tin-
venzione, la difpofizione, Ia memoria, e la
pronunzia'*, anzi Ia ftefFa nobilt^ dell'arte, ySJJe
e ricchezza de* concetti , per mezzo de* ^caitT.%.
quali s'infinua , come fignora , e padrona: 'f^'^'J-
negli animi per moderarli, perfuaderli, c far- «virga.u.
mortella'*, operchèellacolla corona mirtea
fi prefentafTe nel contrafto della bellezza
avanti Paride, ufcendone vittoriofa% o per
ragione, che ella appartenga, e fïa fimbolo
dello ftato conjugale K Non è maraviglia dun-
que, fe con propriet^ di fimboli fu dclFüna,
c dcirakra coronata quefta noftra Müfa. In
quanto alia cetra fpctta pur ella alle cofe
amorofe ^ • Dell'Amorino fono noti il figni-
ficato, e la cagione di dargü Ia face, e Ie fact-
te y oltre a quella deirantico coflumc, ram-
mentato da Tibullo in quei verfi^
SanUt Dmi dapibm fejlis, fed ponefagittds,
Etprocul ardentcs hinc procul abdc faces.
Vè 1'altra, che fi deduce dagli eflfetti^che fuol
produrre 5 per \i quali fi dice , che infiamma,
ed abbrucia, ferifce, ed impiaga, come fcrif-
ö Tfutarchs
in pnèUm.c,
tg. Ovid»
4<
FaftiFirgil.
Fclog.
7. in
in Eiiacit.
tNitanderin
^Uicipbarm.
ï^linMb.t^.
tap.
15.
jr yomer.Uh.
t^-Uiüdi^r-
temid. hb.
i.
c/£xiid.
h Tihul l z.
li tutti fuoi *.
C A L L10 PE
CXVIII.
On gentil fafcia , che Ie ftringe
ia fronte, e colla penna nclla
deftra in atto pcnfofoy egra-
ve comparifce in quefta ftatua
Timmagine diCalliope, cheè
la Mufa deirEroica poelia . Dice di lei il
piu volte addotto Autore deiropufcolo delle
Mufe, che
Carmina CalUope libris heroica mmdat *
Ne altrimenti par che voglia Callimaco \\\
quel verfo
CalUope iftnjento providamente ilcantare de*
gHEroi.
Il crine ftretto in nodo fulla cima del capo
pub cfler quelfacconciatura , che da alle ver-
t/^Ksid. V. a.
fe Vergilio di Didone ^
Vuhus alit venis y & caco carpitur igne*
Tbilf'''' ^ Ovidio nelle Epiftole Eroidi ^
TJrimur ^ & Ci^cum pediora vuïnus habmt.
PO LI N NIA
CXVII.
Olinnia tiene il fefto luogo tra
quefte llatue con ricco , va-
go, e giojellato ornamento in
tefla, che Ie forma fuUafronte
quafi un diadema. Il geflo del-
la deftra mano la fa raffigurare per TOrato-
ria, perchè cgli è proprio degli oratori in
Gccafionc di declamare 5 tanto percib flima-
gini il Senator Buonarroti
ancorchè con ""J^'y^
offer, pag.
Ub.lt.
to da Quintiliano % che non volle efenti da
rigorofa correzione quelli, i quali nel perora-
xe tene0ero Ie mani afcofe ; quafi adcmpiefle-
ro vilmente Ie loro parti, e non s'eiprimelTe-
ro con Tefficacia neceffarianelben dire^quin-
diè, che quando fi dovevano far fl:atue in
onore di qualche Oratore prefTo de' Latini,
non altrimenti fifiguravano, che colle mani
tratte fuori dal pallio, conforme fu ofiervato
^ ^ „ ^ dal Demflero ne' fuoi paralipomeni fopra
b demper, tfrf ,, , .                                                            k                    ^
i9-^nuR^. 1 antichita Romane del Rofino , e dal Figre-
Rofini,          -.           ^                       T 11 n                           \ n
c Figrdi 4c lio nel trattato delle iiatuc *^; qual ufo era tut-
to contrario a quello de Greci, ed all iftituto
diquelli, i quali perorano avanti delPonte-
iice Romano nelle fagre funzioni, poichèper
titolo di riverenza :> fecondo Tantico primie-
ro rito, dcono tencr coperte Ie mani entro Ia
cappa, e non ufare la libert^ di far gefti colle
mcdefime. Or la noftra Mufa, che in atto di
declamare è ftata fcolpita,giufta la regola^che
fe ne diede in quel verfo deli'illuftre pocta
qualche differenza lavoratoeglifia, poichè =^^7
febbene (i vede anche nella flutua il nodo de'
capelli, quefti perb dal medefimo forgono,
e fi dividono in vago fiocco, o fia cappio, che
forma un gtnül ornamento, e lafcia fcorrere
alcuni ticci galantemente, e con ordine di-
fpofti a fregiare la fronte della figura, i quali
vengono regolati da quella fafcia,che d'intor-
no al capo s'aggira, e pub anch'eftere, che vi
fia ftata pofta per nobile ornamento di quel-
la tra Ic Mufe, a cui era data fopra dell'altre
la precminenza, e'1 principatoperteftimonio
d*Éfiodo, d'Ovidio*", e d'altri'. Forfe che ^O'vil /.j
nella penna il moderno fcultore , che rifarci idanni di quefta ftatua, volle rapprefentare la
c Horat. Od,
4. Oppian, 1.
•üe?tat',Ernxr»<
rat. Homcr*
I. Uiad,
gloria, c \o ftudfo degli eroici componimen-
ti 5 fe pure fopera fua fi ftefe piü oltre, che
ad emcndare qualche piccolo frammento
della medefima penna rimafo tra i deti delf
antica mano j e fu ragione vol cofa il darli un*
iftro-
-ocr page 116-
im^'^lPUPIPPW'WÜW' lUpWBW^pp
qppp
'^"»- ■^*;.......''''il!||Pyw.'^^"m^'-'.'^'^^^^
^:.=*
>^
JtATVA Dl PRIGIONIERO DACO NEL FALAZZO FARNESE
In RoTTiOy nellcL Stcurvpfdi Domauco de Rossv oUcl Pace conprvuil.
^^^
•' .M
-ocr page 117-
113
JII
iftromcflto, chc folo vale ad eternare U mc-
moriadiquelli, dc'quali prcnde ellaacan-
tarc.
UR A NIA
CXIX.
|UesTa figura coronata di flcl-
le, col globo nella finillra ma-
no^ e col compaflb nella de-
lira , rapprefenta quella Mu-
fa, da cui vogliono gli antichi
favoleggiatori, che foiTe inventata TAftro-
logia y onde Urania la dilTero, quafi celejie,
dalla voce ^favog, chc C/>/a fignificaj fecondo
Ta vvifo di Callimaco
Urama rhrovo i moti delCielo, e il numero,
ojia ordine delle celeïlijielle .
Qiiindi è, che facilmente fi pub riconofcere,
cib che fignifichino, e in che fenfo fi debba-
no prendere i jeroglifici delle ftelle, c del glo-
bo , e del compaiFo 5 benchè ancora fi pofli-
no adequatamente flendere alla proprieta
di quei com^omnx^nti ^ cht folo contengono
fagri inni, e nelle lodi divine s'impiegano.
L'atto, in cui ellafla, d'attentamente con-
templarc il cielo , cfprime con efficacia Ia
fublimita, e la chiarezza di quefla Mufa, fo-
lo
nella confiderazione d'altifllme cofe ap-
plicata 5 poichè o fi prenda per Taflirologia,
p per la poefia fagra, ella certamenteifdegna
Ie cofe terrenc, ed c tutta rivolta alle cdcïïi,
iiellequali lafola mente puboccuparfi col-
la contemplazionc •
TALIA
cxx.
Comica lafcivo gaudet/ermoheTbalia.
ma Callimaco
Invento Talta la vita comica ^ e i coHumi
prudenti.
Pcrcib Ie furono in quella ftatua aggiunti per
fimboli Ia mafchera, i focehi, e Ia tibia, tutte
cofe alla commedia fpettanti. Ella per fuo
primo iflituto non ebbe altro oggetto, che il
rapprefenrare afFetti di civile, e di privata
fortuna in llile popolare, e libero, ne pur
v'ammelTe perfone qualificate, ne veftite Ie
volle d'alcun abito , che trafcendefTe Tufb
volgare. Ben'è vcro , chc per render piü
plaufibili, c piti giocofe Ie facezie, chc vi fi
praticavano, e per dare maggior hbertk a
quella licenza, che non perdonava a qua-
Junque ordine, eta, fefTo, e condizione, fu
flimato opportuno fintrodurre l'ufo delle
mafchere , alfai ridicolofamente figurate 5
quefte fi veggono dipinte neirantichiffimo
Tcrenzio della Bibblioteca Vaticana,e fcolpi-
te in due flatue di nota, e qualiiicata antichi-
ta degli orti Mattei • Da quefl'ufo, amio cre-
dere, derivb, che quando fi volle fare la figu-
ra della commedia, o della mufa , nella quale
ella aveffe a effer fimbolcggiata , vi ü aggiun-
fe fempre una mafchera di llrana guifa, e di
fingolar deformita , come fi vede in quefla
ftatua di Talia, e nel bel balforilievo poflo
in fronte di quefio libro.Niuna efpreffione pe-
rb per dinotarc la commedia fu piü frequen-
te di quella del focco. Sotto quefla voce ve-
niva a dinotarfi una fpezie di fcarpe umili,
e piane in modo, che i commedianti, i quali
avevano in ufo di portarJe, di fcalzi ebbe-
ro il nome da Seneca *. E perchè i tragici
ufavano il coturno piü alto, e corrifponden-
te alla dignit^ de'perfonaggi, che s^introdu-
cevano infcena ^, quindi è, che pafsb in con-
fuetudine, che elle dagli autori per lo piü fi
diflingueflero per quefte due forte di calcei,
conforme apparifce dalle teflimonianze d*
Orazio"",
Kunt focci CüSpere pedetn, grandcfque cothurni *
di Marziale ^.
An juvat ad Tragicos foccunt transfcrrc cothurnos.
e di Claudiano ^,
^u^ focci fuperent rifus y luBufque cothurni.
Per la tibia di quefta figura fi ravvifano quel-
Je, che fi adopravano nelle fccne, dellc qua-
li lungamente, e con fingolarc crudizionc fa-
vellano Giulio Cefare Scaligero ^, Pietro
Vit-
R
4'
Ö'lihaMig.
18. ChüHia-'
no de Conjuh
Maf/lij. tio'
SidQfh -rf*
foUin* lih.B.
c Horat. de
jirte Vocf.
d MartialL
tChudian.t:
I in Europ.
fScêligJ.u
^^'o V E A s I, per feguire I'ordine
'^
         prefiflb, collocarfi quefta fta-
tua tra k Capitoline, ma per-
chè imperfetto rimaneva il
numero delle Mufc , che fi
confervano nd palazzo Odefcalco, è ftato
giudicato opportuno aggiungcryi quefla di
Campidoglio, togliendola dal fiio luogo per
Tjporla in queflo, come piuproprio, riguar-
do 'dl compimento , cho da alla bella fc-
rie delle medefime • Ravvifano tanto i Gre-
ci, cheiLatini in Talia la comica, clodicc
non folo rAutore deirepigramma antico
ddlc Mufe,
-ocr page 118-
■f^\
nntyi W'inu«ini|illiii 11 'IW)
Statva dibronzo dimercvrio col pileolo alato,e con foglio
nella smistra^ per la rappresentanza che ha desser messaggie
RD DELLI DEI» Hfnru^: 0d4fj:t4h:^:Jtai:x:Tfuhaid.                HeL P oio/JJl^ F CLTTLeJ'^ ,
om!f deRosjv erende, diG-co.Quxc"d^Rojjim-Ronva. atla^ace cofv^ruüL. deLj'atrv.^&fvt.
*~ ..i-
-ocr page 119-
113
114
Vittorio^, Aldo Manuxio^ ccento altrï*^
Le rammenta Tantica ifcrizione della com-
media deirEautontimoriimeno di Terenzio,
che fi dice JBa prtmum tibiis imparibus,
deinde duahus dexteris ^ e quella della di lui
commedia, che ha per titolo Adelphi, ove fi
legge . Modos fecit Flaccus claudi tibiis
Sarranis'j
i quali luoghi fi fono addotti per
dimoftrare la verita delle tibie , che vx fï ado-
pi'avano, oraimpari, oradeflre, oraSarra-
ne, ora d'altra foggia, come pub vederfi pref^
fo de' moderni fcrittori, che di fopra da me
in quefto propoiïto furono citati.
DUE GENJ.
Ovvero Caftore ^ e Tolluce.
CXXL
Erbene quefto gruppo di mar-
mo greco viene per tradizione
popolare attribuito a Caftore,
e PoIIuce, molti contuttocib
non fe ne appagano, mancan-
do alle due figure de* Callori la folita loro
celata, fatta in forma delle loro uova, come fi
vede ne' due coloffi deU'area Capitolina. L'e-
ruditillïmo Abate Filippo del Torre, adeffo
Vefcovo d'Adria, ravvifava inquefle due fi-
gure due Genj facrificanti ad Ifide. Davanfi
u ciafchedun'uomo due Genj, fecondo la filo-
fofia Egizziaca, e Platonica % ma perchè uno
di queftierabuono, e Taltro cattivo 5 e per-
chè trovo preflb Cenforino ^ e Arnobio^ che
a' conjugati davanfi due genj buoni, caderel>
be per avventura in acconcio di credere, che
fipotefïero riferire adue perfonaggi in vin-
colo maritale congiunti, e che due genj s*u-
nifiero a facrificare a quella Deita, a fine di
rendcrla propizia per la felicjta dclle nozze,
e che aveflcrofiior deirufato coflumela coro-
na di lauro, per rifcrirfi forfe a pcrfone Au-
gulle 5 e in quanto alle faci, è piti che abba-
ftanzapalefe, che fi folevano dare^^adlme-
neo^e Como Dei delle nozze \ lo perb, trat-
tandofi di gruppo verifimilmente fi:olpito in
Grccia, ed efiendo quella Deita meffa da par-
te, e come per fi^Iofegno, efimbolo, e non
perchè il facrifizio fi faccia alla medefima,
penfava, fe a forte fi potefl^e dire, che quefli
due giovani rapprefentaffero Vefpero, e Lu-
cifcro in atto di facrificare, per alluderealle-
goricamente, che quefl:i due, quafi facrifichi-
no al fommo Giove fulfara, o fopra la terra
Gon fccondare Ia medefima: poichè Vefpero
colla patera delle Jjbazioni fignifïca, che il
principio della notte mediante Tumido natu-
rale rinvigorifceIa terra, efpreflkforfe nel
piccolo fimulacro, folendofi quella effigiare
col calato 'm capo per i frutti, che nella fua
fuperficic produce, c Lucifero coIJa face fuU*
ara fomminifl;ra il fuoco al facrifizio, perchè
il calore è quello, che attua, e muove il nu-
trimento naturale alla produzione de'frut-
ti . Egli è fatto con altra face dietro alle fpal-
Ie per fignificare la notte paflata, avendo pu-
re Tantichita attribuito alla notte le faci ,
quando accefe per il lume delle ftelle ( cosï
penfiïio, che nelVergilio antico della Bib-
blioteca Vaticana Ia figura alata con due faci
fopra la nave d' Enea in tempefi:a fia Ia not-
te) e quando fpente per l'ofcurita della me-
defima . La corona d' alloro ben fi confa ad
ambedue per cfTer numi folari. Si pongono
quefte cofe piti, che per certezza, per dar
campo ad altri di trovare piiificure fpiega-
zioni, efiendo molto verifimile quello, che
oflerva il dottiflimo Senator Buonarroti ^, cf-
fere difficile al maggior fegno faccertare al-
cune cofe, che dipendendo da favole, da fatti
particolari, e da penfieri, e allegorie d'artefici
anno perduto tutti 1 rifi:ontri degli fcrittori,
come forfe fara fucceduto di quefta rappre-
fentata nel noftro gruppo, forfe, e fcnza for-
fe fcolpita in Grecia.
FA UNO
riu% 'var. k-
12.
h AldmMa-
ftut. lih.^, di
gu^fii.pcr cpi'
foiamepip.^*
i DcmpjUi\in
prol» ad An--
tiq. Rpfijii L
5. prolog. 11.
Bartholifim
de tibiil nctC^
rum.
f BuQfiarrot.
^fjcri'at. i?t
a ^orphyj'.
cpud*Eufd\
depr^par. l.
^x.^.Ceufor,
f.di die nat.
c $,S<:r^. ad
y^irjsil, virj.
quifq; fuos
patitur ma*
nes,
b Conforin.
loc.cit.
c yfrnoh ad*
CXXII.
El cavarfi le fondamcnta dellc
café, ove Ia nuova ftrada ac-
canto alla chiefa Ai S. Maria in
Vallicellade'Padri dell'Orato-
rio fuaperta, fi ritrovb a forte
quellabellaftatua diFaunonudo, ccornuto
in fronre, cho porta fulle fpalle un capret-
to, edha ilpedo nella deflra, Tantoilca-
pretto, che il pedo anno relazione alla vitd,
e all'efercizio paflorale, la cui prefidenza a*
Fauni era attribuita*. Delcapretto èaper-
tiffima la fignificazione per la cufi:odia della Gcorg. '*'
greggia^ cadc folo qualche riflefiionelbvra
il pedo,fin'ora non olfervato negli altri Fauni
di quefto libro. Egli altro non fu, che un
baftone curvo, come in quefta noftra figu-
ra , e in due baffirilievi d'avorio del Mufeo
d Ü-vid. ï.z.
Faflur-CkU'
dian.in Epi'
thal. Hcncr,
(y Maria,
-^(hnirand,
Kom.antiqu^
fj^onum^ tahm.
c Ex Sched,
Scrman,
Clardinn. de
J^upt. Hon,
Martia^Ca-
man. Thilo*
dratma^,
j.
b Bnondrr»
348.
c f^irgil E'
Carpinco fi vede ^. Del fuo antico ufo fa fede
Vergilio in quel verfo ^
Jt tufume pedum &*€.
E per-
-ocr page 120-
^■".mm^■■'.m^-m^ .l|,U|l||yi,i |p«.t:,,^
. 1
I
ALTMA DEL MEVESIM.O CON IL PILEOLO J0LA3IENTE ALATO m lESTA.
yU^Lortv LtuLoiLWLf.
-ocr page 121-
1^5
E perchè a 'Tritoni fu iïnto e/Tere ftata data
Ia cura della greggia marina, per il medefi-
mo motivo vcnne egli anche poflo loro in
mano, comc ü fcorge inun mcdaglionc di
tdv%7g' Caracalla^ ove unTritone ficde Tul di lui
191.
PARIDE
CXXIV.
Aride , che, fecondo Ie favole »
fu eletto giudice della bellez-
za delie trc Dec, miravafi di-
pinto nel fepolcro de' Nafoni
( come fi pub vedere nella ta-
vola 34. dellibro, che ne pubblicb Pietro
Santi Bartoli colle note del Bcllori) con un
abito fimilc a quefta flatua, particolarmen-
te con il pileolo Frigio in tefta. Si vede an-
cora la figura di quefto real Paftore in due
patere % nella prima delle quali fia egli favel- ^^f^^'^^f/-
lando con Mercurio, forfe della fcntenza, tab.to.^ifr
che doveva dare nel giudizio della bellezza 5
           '
nella feconda fia in atto di efequire la pre-
meditata imprefa del ratto d'Elena. La mo-
da del veflire, e il pileo del medefimo è in
quefli due luoghi fimile in tutto, e per tutto
al nofiro. Parlando diquefla foggia di pileo
Servio ^ lo chiama Mitram Lydiam^ e facen- ^ ^'- \^ ^
done Ia defcrizione foggiunge: nam utehanm
tur
5 ^ Phryges, &' Lidii mitra, hoc eft in-
cttrvo pileo
, de quopendebat etiam haccha^
rum tegimenijanè quihus effaminatis cri^
mini dabatur.
Il reflante delf abito èpro-
prio di quella nazione, onde cosï dipinti ven-
gono neir antico Vergilio Vaticano i Troja-
ni. Il porno toccb a Vcnere, fecondo che
raccontano ic favole 5 quindi è, che i Roma-
m y chiamandola perb vincitrice , glie lo
pofero nelle mani, come fi vede in molte
medaglie, e fpezialmente in quelle di Plau-
tilIa,ediGiuIia^
                                        !,f/;JS;
MATRONA
cxxv.
carro, che lo conduce in folennc pompa.
'*"^- Fu dato parimente a'Centauri % come Pafto-
'*"'• ri degli armenti de'Cavalli, e ad Ati , per-
cJièefercitblavita paflorale, Tecondo ilco-
^^^/^J^'^ munc fentimento de'MitoIogi^.
2.c.|/fl^47.
ABBONDANZA
CXXIII.
lÏANTUNQUE quefta ftatua jfïa
creduta effere deir Abbondan-
za per Ie fpighe, che ha nella
finiftra ,venendo queftaDeita
cffigj'aCa col covno di dovizia ,
che o ver/a danari, o è pieno d\ frutti, e con
altri iïmboli, che fecondo i varj rifle/li Je fï
aitribuivano, comc fi pub vedere appreflb
rAgoflini^nelle medaglie di Trajano , di
DeCIO , di GaLLIENO, dlMARc'AURELIO , di
Antomino, di Adrïano, e di Severo, eil
CaulTei inun'a.R'd.tUGtt^ dclMuCco Borghe-
iiano ^5 Nuliadimeno fbno di parere, che vc-
ramente elia fia ftata fatta per ritratto di
qualche PrincipcfTa, oinfigne Matrona, per*
chè fimili ritratti ïï po/ïbno vedere nellc me-
daghe, e flatue con si fatti fïmboh per dare
a quclie illuflri donne per adulazione i nomi
di Pudicizia , di Piëta , di Cercre , o altri,
come inquefto fimulacroj ma giullamente
temo, che il braccio, e Ia mano finiflra , in
cui ha Je fpighe, fia ftata nuovamente riftau-
rata, e rifatta da alcuno de' noflri artefici, e
chetale aggiunta non fia fecondo Ia prima
intcnzione dcllofcultore, da cui fu fatta la
flatua. L'abito ha deiJo ftraniero,ed ëtan-
to fottilmente, e morbidamente condotto y
che fembra di feta, o piuttofto di velo, fco-
prcndo con grande artiiizio I' ignudo . La
maniera è greca, ficcome greco è il marmo,
c in confcguenza la moda del veflire dce ef-
fertratta da quelle fioritiffime regioni. Per
altro Ja figura è veftita, e adornata con tan-
ta femplicita, che piuttofto parmi conface-
vole allacondizione vcrginale, che allo fta-
to di matrona 5 quefto abito perb, tuttochè
fia femplice, è cosi bello , e con tal maeftria
Jav^orato, che merita d'efTer propofto alfimi-
tazione de' noftri fcultori per modcJ-
Jo d'un'opera perfetta, e de-
gna di fomma lode •
y^. Rom.ptig.
4S.
•ir^
^^^^
y^'
On credo, che punto poÏÏIi du-
bitarfï , che anche quefta fi-
gura fatta fofle per un ritratto
d'alcuna qualificata matrona.
La flola, e la palla, delle qua-
li ellaê veftita fenza aggiunta di verun fim-
bolo, per ilquale fi pofTa ella trarrc adaltra
fignificazione, rende piii evidente l'opinio-
ne^ maqueicapellifciolti, e congentile, c
bizzarra maniera inanellati, nè raccolti, o
difpofli air ufanza dell' altre matrone, che
fin' ora anno fatta in quefto libro vedere la
ïoro immagine, febbene potrebbono diver-
tirmi dal conceputo penfiero, nuliadimeno
pittofto piacemi afcrivergli al capriccio del-
lo
-ocr page 122-
'i'
*s-'
LIX.
C' Ra^ndüTi Scalp
LA STESSA IN VEDVTA'DI FIANCO.                   :
HeilorSpi^rix^ dijJorrvf°deRx>j'j'i erede diGi^t. GiJZi?. d£.Mjij^'v ln.R4rmjx.alla.Pace can-TrucL dettforrt-Pont'
-ocr page 123-
11/
118
dubblo, che a Pompeo debba attribuirfi ;
v'oflervo fpezialmente il capillitmmpaula-
tim ajjurgens
di Plutarco ^ c \'?Li}^tttoforma ^„^"'^7**
excellentem, non eci, qua flos commmdatur
atatis, fedex dignitate conjiantidiVeWcp
Patercolo': Ella é tütta ignuda all'eroica, ^ ^'"^''"-
perchè la clamide,chemoftra d'eft^ere fermata
fuik fpalla finift:ra con fibbia gemmata, non
gli è data, che per ornamento , e per oftcn-
tazione di virtti militare • Deefi anche riflet-
tere al globo , che porta in mano, eflendo
fimbolo dcirimperio Romano, largamente
dilatato per tutte Ie parti Az\ mOndo, median-
te Tinfinite fiie vittoric, onde nel fiio trionfo
{[ vede quel trofeo piü ftintuofo degli altri,
intitolato di tutta la terra "* 5 e fi pub conüd^- ^ ^'^' ^^'•
rare anche la fpada , la quale non gia porta
cgh' cinta al fianco, ma appcfa al balteo, che
gli pende dalla deftra ipallaalfiniftro fian-
co, efl^ere flata figurata nel modo appunto
piü comuncmente praticato , e riputato piti
decorofb dagli antichi, tanto Greci; che La- ^i^^'^^^--
f                                                                                                                              liiad. 2.
tini . E alTai curioft) il fatto che fi racconta f^'>?'^/5.
da Flamuiio Vacca , del ritrovamento di '^59-
quefta ftatua , nella Icttera fcritta ad Anafta-
fio Simonetta ^, altre volte raccordata, a cui if^/?!!!''
lo fcultorc, che ad altro. E quefla ftatua
nelFaria di tefta bellilïima, ben intcfa nclle
proporzioni, con vivace, c nobil movimen-
to fcolpita, vaga, gentile, e morbida nel
panneggiamento, degna in fine d*aver luo-
go m quefto bel teatro di flatue, e d'efTerc
cfpofla ïll pubblico collc flampc tra Ie fe-
gnalate memorie deirantica Roma.
PASTORE
CXXVI.
il^
' Insegna della pelle o d'ariete,
o d'agnello, che ella fia, la qua-
le legata, e annodata ful dcflro
omero cade a riveftire nel fi-
niftro fianco il nudo corpo, e
la fiftola, che gli fta accanto, c evidente in-
dizio, che la profeflione del gentil garzon-
cello, figurato in qneflo marmo, non altra
fïa, che di paftore . Della fiftola fi è ragiona-
to in altri luoghi, e fi è data fpezialmente a
Pane Dio de'paftorijche ne fii creduto da'poe*
ti Tinventore. Ella ebbe dunque origine, per
quanto effi diflero, nella Grecia, e percib ra-
gionevolmcnte è data a quefto paftore in
una flatua di greca fattura,fecondo il coftume
di quella gente . Contuttocib fi potrebbe di-
re, che ella anche prefTo i Latini fofle di an-
tichiifima origine, eforfe prima, che fofie
udita in Arcadia 5 perchè Dionifio % ram-
mentando alcuni ftrumenti mufici trajfpor-
tati dagli Arcadi nel Lazio, par che vi fiip-
ponga d'antico ufo la fiftola paftorale, come
fi pub intendere da quefle parole: Dicuntur
jircades in Italiam primum tranjiulijfe in-
firumenta mujica
, qu^e lyra, ^ trigona, ^
lydi 'vocantur
; cumpriorum Jleculorum ho-
mines tantum jiftulis pajloralibus
, nee ullo
in^rume72to mujïco uterentur
.
CN: POMP EO
CXXVIL
Ipub dar luogo tra i colofli a
quefta bellaftatua, cheecce-
de la ftatura naturale piïi del
doppio . Ha ella 1 'immagine
del gran Pompeo , in modo
che avendone fatto il confi-onto del volto
colle file medaglic , e coU* antica gcmma
flampata nel Mufeo Romano del Cauirei%
vi ravvifi) fi fattamcntc conformi i lineamen,
ti, e Taria della tefta, che non fi pub porre in
fidecpreftare intera fcdcy come ateftimo- ^
1S4'
^*'^-
nio , che rende ragione di cofa de'fiioi tempi.
t)ice egli, che nel vicolo deXeutari vicino al
palazzo della Cancelleria fij ella fcopcrta fot*
to il Pontificato di Giulio Ifl., in occafione
di cavarfi unacantina, echeportbiJ cafo,
che tutto il corpo fi trovafte da quella banda,
ove fi cavava, ccccttuata la tefta, che rima-
neva da quella del vicino, perchc il muro,
che divideva Ic due café, era piantato ful col-
lo di lei • Nacque per tanto tra Ie parti grave
contefa, pretendendo quello, nel cui fuolo
ftava Ia tefta, appartenerc a fe tutta la fta-
tua, comepoftefïbre dellaparte principale,
e piü nobile del corpo 5 per la qual cofa de-
dottti Ia queftione in giudizio, fu da inconfi-
<]erato giudice decretato doverfi tagliare a
sï bella ftatua Ia tefta, affinchè doveffe dar-
fi all'uno il capo, alFaltro il tronco, fecondo
che era ftato trovato neTondamenti delle due
café . Fu fofpcfa Tefecuzione di cosï iniqua
fentenza dal Cardinal Capodifcrro, cho ope-
rb di farla revocare dal Pontefice Giulio 5 il
quale fattala eftrarre dalfuofepolcro, cCo-
disfatti gVintereftati colprezzo di^oo.ftu-
di, la dicde in dono al medefimo Cardinale,
che la fece collocare nel fuoPalazzo,oggi
pofiTeduto dal Cardinale Spada, ove tuttavia
fi trova. Il luogo, donde fu trattaa nuova
luce, elfendopoco diftante dall* antico tea-
tro
a DiOf/yf.
Uk.
I.
-ocr page 124-
e-j!^           TOïTCPMF ■^—'1 wmt>l*^/ff\"'T^''W If
^Y'
m-- ■■^■^
' , PETO et ARIA,LA qVALE, TRAEIGGENDOSI IL PETTO, ANIMO IL MARITO A PREVENIRE LA MOKTE
IGNOMINIOSA PEEFARATAGLI PEK COMANDAMENTO Dl NERONE CON VN GLORIOSO FINE,E ']
%
        CON NOBIL COSTANZA.Ta^it..AnnaIU.26.caff.^^:             n£^L'ordLztdcnü.ri/\                       , .               '          '
l.________                                                                            .....                                                                                                                                                                                                                                                ' ,                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     ^.________'■ I
-ocr page 125-
120
119
tro di Pompeo, il quale iï conghiettura dagli
antiquarj, che occupafTe qualche partc del
Campo di Fiore, da qualche verifimile indi-
zio, aver ella potuto appartenere al teatro
Heiïb y donde con non lontano trafpOrto fofTe
ftata condotta. anobilitarc qualche magni-
iico nuovo cdifizio di quel luogo, il quale
pur alla fine rovinato, non fï fa per qual dif-
grazia, rimanefTc ancor ella per Jungo tempo
fèpolCa.
S E N E C A
CXXVIII.
A ftatua di Sencca è dcgna per
doppio rifpetto d'efler nota al
mondo colle ftampe ; fi per
la memoria d*uomo cosï fegna-
iato, come anche perTartifi-
zio , con cui fu fcolpita . Elk è formata
fedcnte, e in atto penfofo colla deftra, chc
alzata fotto la guancia, quajfi moftra difer-
virle difoftegnoj ed c coperto folamente 1'
ignudo d'un femplice pallio, il quale Ie lafcia
fcopcrta parte dd petto contutto Tomero,
eiibraccio finiÜro. Si vede chiaro, chc lo
fcultore volle fimboleggiare nelf abito del
corpo non meno la dignita, che Ia profeflio-
ne di lui, poichè altrove fu detto , che Ie fta-
tue fedcnti crano indi7Ao di dignita • La ma-
niera pcnfofa della figura appartiene arap-
prcfentare il coflume d'un uomo intento alla
contemplazione degli arcani ddlc fcienze,
alle quali vive applicato. Il pallio, che gli fi
vede intorno , dee elTcre ilfilofofico, perchè
s'aiïbmiglia aquclli, de'quali veggiamo ri-
veftiti ne'marmi, c bronzi gli anti chi filofo-
fi 3 ondc ben m'avvifo , effcrgli flato pofto
in dofTo per iïgnificarlo principe della mo-
ralfilofofia, come egliappunto fu detto in
ogni tempo, Di quefto celebraCiilïmofilo-
fofofiveggonoinRoma, qua, elafparfidi-
verfi bufti, ma dcUe fue ftatuc, oltre a que-
fla belliffima del Cardinale Spada, non fe
ne anno, fe non una piccola di buona manie-
ra negli orti Mattei, e la famofa Borghefia-
nadi paragone, che lo rapprefenta languen-
fvenato nel bagno, trovata ^ tra S* Mat-
itai. pal' tco in Mcrulana, e S. Giuliano in una vigna
AMA ZZONE
CXXIX-
Vulgari, che vanno infcgnan-
do Ie cofe antiche aToreftieri,
piace per una certa loro tradi-
zione di dire, che quefia fia-
tua fia d'una Amazzone, ar-
gomentandolo, per quanto m'avvifo, dalla
maefta delfafpetto, e dal gefto della deftra
rifoluto, e ardito 5 ed cffendo quefta erro-
nea tradizione fuor di modo radicata, s'è la-
feiato nella fiampa in rame a quefta ftatua
il nome d*Amazzone , afRnchè i foreftieri
non aveflero difficolta di ritrovarla : cre-
dendolanoi con maggior fondamento per fi-
mulacro di Giunone Regina, confacendofi a
quefta deita , fatta da' poeti Regina dcgH
Dei, il diadema , cd il contegno maefto-
{o di quefta nobiliftima ftatua , che ferve
agli ftudiofi di norma d'un grande, e grazio-
fo panneggiamento • Fu per awentura cf.
prelTo in quefta figura il ritratto d' alcuna
delle donne Augufte, rammentandoci, che
neir antiche medaglie fotto Y immagine di
Giunone Regina furono rapprefentate Seve-
rina, e Fauftina, come fi vede preiTo TAgo-
Itmi % e altri •
                                                        ^^^oinn.vi-
ö/c^. S-
P I R R o
Re degli Epiroti,
cxxx.
U celebratiiïïma Ia ftatua di
Pirro Re degli Epiroti, famo-
foperlegucrre, che ebbe co'
Romani, fcolpita da Egia, e
rammentata da Plinio'. Non
34. (ap. 8.
pez'6 credo, che quefta noftra fia Ia medefi-
ma , ancorchè antichiftima , mancandomi
qualunque argomento, cpruova, che me ne
afticuri, o chc ftabilifca unaforte conghiet-
tura di fupporla tale, fuorchè quella del lo-
devole artifizio, edelraro, epregiato lavo-
ro della medefima. Partecipa ella dcicolof-
fo 5 avanzando molto Tordinaria ftatura d'
uomo, fapendofi per oflervazione degli eru-
diti ^ che cosï crano folitc farfi per i Re, e ^ ^p^mpc^-
per gl imperadori , cionde venivano dette '^'^%^^£^'*
Augufte. Ellaèarmata dicorazza, ed'el-^^V»
mo, ornatinobilmente, e tenendofopraua
fcudo appoggiata lamano finiftra, foftiene
get-
141
contigua a quella de' Pighini, dalla quale fi
fuppone cavato il maravigliofo Ado-
nc, opcrmeglio dire Meleagro,
del quale fi favellara
al num. 141,
/
-ocr page 126-
;f¥           ". --^
LA MEDESIMA STATVA IN UEDVTA Dl FIANCO.
P^4m
-ocr page 127-
I22_
che oggi vcnga riputato: altrimcnti ha un
MS. antico del Marchefe Camillo de'Maffi-
mi, ovevien regiftrato cflèreella antichif-
fima in quefta cafa, ma che impegnata una
volta perquattro mila fcudiyfoflèpoi ricu-
perata colla reftituzione del danaro, e ripo-
fta appreftb il primiero Padrone, ove anche
a* noftri dï fi conferva.
SCRINIARIO
CXXXL
Tedero gli antichi Romani il
nome di fcrigno a quelle cafte,
ove lï riponevano Ie fcritturc
pubbliche , ed anche quelle,
che richiedevano d'efler con-
fervate, e cuftodite con fegrcto, perchè gli
afïari rilevanti delf imperio contcnevano •
Di quefta voce derivata dalla grecia nel la-
zio cercando retimologia.Ifidoro, difte efTere
CKfmct 5 j^ tkftcAaJi; cioè Jrculie, Jeu cap/}e,
m quihus libros ^feufcripta, aliaquefecreta
recondehant.
Dal che fi deduce efterloftef-
fo, cheil;^;^£tp]ö(:pl;A£tJciocmentovato dalFan-
tico GJofiario, T)ï quattro /brte di quefti
fcrigni fi fa menzione dallo ScoIiaftediGiu-
liano Anteceflbre, e altrcsi di quattro diverfi
Scriniarj, che erano de'mcdefimi fcrigni cu-
ftodi , e maeftri ; Quatuor fcrinia erant:
Primum quod dicehatur libellorum ^^ fècun^
dum memorice
5 tertium difpojitionum 5
quartum Epijlolarum . Xhide ^ ^ quatuor
Jrcbigraphei yfeufcriniorum magifiri
: Di-
verfi dunque crano i fcrigni, fecondo la di-
verfit^ delïc materie, come nota il Du Can-
ge nel fuo glolTario; e perchè efii anche ap-
partenevanoa'magiftrati, ed aperfonepar.
ticolari; quindi è, che per diftinguere da
quefti gFImperiali, e quei, che alla confer-
vazione d^lk materie di ftato piü rilevanti
crano deputati, fi ï^ntïtonoy efi leflèro in
Simmaco* inomi èx fcrigni Augufti , e di \^^^l^
gettata, cd avvoïta fuUe btaccia Una fyeiiC
di clamide, che gli pende dietro gli omeri.
Quefta ftatua > febbene in qualche partc rc-
flaurata, particolarmente nelle gambe, e
neireftrcmitk della clamide, non perde pun-
to di pregio, perchècibfu fatto conbuona
imitazionc , e fulle veiligie rimaflevi deli'
antico. Una vecchia flampa da me vedüta
Ie da foprail cimiero un bello, ed alto or-
namento di penne , che cadono graT-iofa-
mente avanti a far ombra al moftro di mez-
zo , delli tre, che lo fregiano • Quefto perö
ora vi manca, e fblamcnte vi reftano i mo-
flri alati aiTai mal condotti dall'eta, e che fi
ravvifano appcna quello per un leone , o
per una sfinge alata, gli altri due per aqui-
le, o piuttofto per grifi, Quefle celate infi-
gni venivano con, varj c diverfi fimboli ador-
nate, dagli ftefïi Capitani, per efTere ricono-
fciuti, c diftinti dagli altri 5 onde fi legge m
fcï'/w/arf^. Plutarco% che elTendo quefto Re ccrcato, e
non conoiciuto j divenne immantmente co-
gnito , quando fi pofe in capo il confueto no-
tiflimo elmo «rrwS-?) %ii Ao(pcó éidL^rfimvli: Il
che per avventura avvenne , o pcrchè Tel-
mo folTe negli antichiffimi tempi confidera-
to come principal contrafFegno de'Principi,
e de' Capitani, e come fpezialifïïmo diftin-
tivo della loro preminenza fovra gli altri
Guerrieri, fecondochefi deduce dapiixluo-
cif'/>^;/./.7.ghidiVergilio^d'Omero% ediPlutarco^a o
785. ■ ' pure per Fartifizio, fplendore, e ricchezza
10.///flrf! i/<r'del medefimo diflinta da'piti volgari, ean-
f/'pL'arcb.ch.Q piü verifimilmente per la particolar fo-
Ar!'' ^"^'litainfegnadegliaccennati moftri, elettada
qnel Re per ftia divifa, ficcome fecero Tur-
^JS^'-ïio della GhimeraSFlaminio della Scilla\
hi7//«s/.s.Achille della Sfinge", cLarmaco della Gor-
'^f;;,f^*'^'gone\ per coftume giaftabilito dallufo/ e
tifjfn!'^^' derivato nella Grecia,e nel Lazio dagli Egiz-
L^Sfti' ^^i '* poichè i loro Re coftumavano "" portar
m^iod.Sic ^^^^^ ^^^^ ^^ tempo di guerra tefchi, o di ko-
hh.z.
jie ^ Q ji doro, o di drago, e forfe anche da*
Perliani, preffb de' quali i Re praticavano
portare il diadema fatto in figura , ovvero
adornato del capo d'ariete d'oro giojellato:
Injidens equo ante alios celjtor ( fcrive Am-
iifJn^^^' miano Marcellino ^)praibat agminthus cun-
Bis y aureum capitis arietini Jigmentumin*
terHin^um lapillis pro diademate gelianf^
multiplici ^ertice dignitatum ^ & ge^ttium
diverfarum comitatu fuhlimis
. Racconta
t^'^^] TAldrovandi % che a ftio tempo da M. Ange-
ikm, lo Mafïimi fu fatto acquifto di quefta ftatua
collo sborfo di duemila ïcudi, che allora era
iin contante affai piü conftderabile di quel
id9,ApoI-
fcrigni fagri in Sidonio Apollinare ^ e dx tut- ^
ti quefti s'ebbe diftinta menzione inpiüluo-
ghi della notizia dell'imperio, e ne'Godici di
l^EOTiO^io, e cmsTiNiANO. Il modo di ripor-
vi Ie fcritture era, involtandole fecondo 1'
antico coftume in volumi, e afiieme ftrette,
ed unite quafi in fafcio collocarvele, in quel-
la forma appunto, che fi vede m un'antico
fcrigno rapportato dallo Spon*^ne'fuoi mi-
cSpon.mi^
fcellanei, edifegnato dalfuooriginale, che
fta fcolpito in un marmo nella chiefa di Sant
Agnefe nella viaNomentana, edaquelfal-
Q^                     tro
-ocr page 128-
CL R a*idon-Sculfi ■ R. amae
Il FANCIVLLO PAPIJLEO CHE UIEN ACCAREZZATO DALLA MADRE ACCIO RIVELI IL SEGBETO
DBLLE DETEBMLNAZIONI PRESE DAL SENATO RDMANO^E CUE CONSAGACE MENZOGNA BIB SAG'.
GIO Dl SOMMA PRVDBNZANEIL'ETA. PVEiaLE.jHücroh.jatur.l^^:capS.j^^^
                       rie^Vortz. ludxncis-y
-ocr page 129-
123
tro pofto a'piedi dinobile ftatua, ehcfuüna
* volta in cafa deTabj, e regiftrata dal medefi*
ó sport. m<ï. mo Autore ^ ove fovrappofti fi rimirano di-
verfi diquefti volumi, efilegge nclmarmo
intagliato , CONSTITVTIONES COR-
PORIS MVNIMENTA 3 perchèforfe do^
veva efler deflinatoa confervare leCoftitu-
zioni Imperiali, che alla fïcurezza del pub-
blico ripofo erano iftituitc. Or quelli, a'qua-
It era data quefta cura, avevano il nome
di Scriniarj, e fe ne fli frequente menzione
nonfolo da'Codici Teodosiano, e Gïustinia.
^ï^^^^'ï'^-c^'NEO, ma da quei Legifti% cheannofaputo
?«f • coir erudizione toglierfi dal volgo, e da quel
barbare modo di fervirfi incoltamente delle
fagre leggi, che per lo piuoggi fipratica.
yf!^%-'''-Bic^ di coftoro Ifidoro^,che : ^/^//^Kö;;?^-
?2osiUiy quilibrosfacros fewant^ Scrinia-
YÏtnuncupantur :^
e il Du Cange nel GloP
firio; di£iiquiinfcriniis operamfuarrkloca-
hmrt
, ^fcriptorum nsices agebant. Suppo-
{ta la diftinzionc di fopra oflervata, corriP
pondono non folo a' notari d'oggidi, ma a'
fegretar], fcpure non era queflo allora un
uffizio medeiimo^efercitato da una ftefla per-
fona, coxnz^'cxx^, che ii deduca da quel luo-
micerio vcniva afigniiïcafc il primo diciaf-
cun'ordine, come avverte Suida • L'onore
della ftatua dato al noftro Scriniario, ei fa av-
vifati della preminenza delfuogrado, eve-
rifimilmente anche pubdirfi, che egli della
dignita di Protofcriniario fofle decorato. Il
volume, chehanellamano, elofcrignopo-
Itogli a*piedi moftrano quaFuffizio egli efer-
citaffe, e ancorchè ferrato, e munito di fer-
ratura, dimoftra a qual cofa fofle deftinato
cogli efempj deTcrigni addotti piü fopra, che
oftentano efpofti alla vifta di ciafcheduno i
volumi - Pub cflere perb , che lïa flatua d'un
          ^
femplice Senatore, o Confole, perchè quefti
folevano portare ilibelH inSenato in quefti
fcrigni, attenenti alle cofe, che ft dovevano
proporre, come ii cava da Dione, dove rac-
conta 5 che Bruto , e Caflio portarono in
Senato i pugnali nafcofi negU ferigniinvece
de'Jibelli. Perchè al Lettore non dia fafti-
dio \i rintracciare il iigniiicato della corona,
che ha quefta ftatua in capo , bifogna ofler-
vare, che quella è una tefta d'un'altra ftatua
adattata a quefta, avendofene molti, e mol-
ti efempj nelf antiche memorie, che poftb-
no far pigliar degli equivoci, come crudita-
mentc fu oftèrvato dal Senator Buonarroti' • lf!'^c^'^Jl
In quefta tefta iivede aflaichiaralafimilitu- '^^^'
dine del volto di Trajano •
ESCULAPIO
i:ar
4
f.q%^ go diCaiTiodoro^, chenGlhpcYfon^idGl no-
taro Imperiale fa quafi una immagine ddi fe-
crctario di ftato, e del confidente delf Impe-
radore. Notarii honor ^ dicecgli, tuncda^
hatur ^gregiis y dum ad Imperialefecr^tutn
taks coiTJlet eligi
, />/ quibus reprithenjionis
n)itinm ?iequeat mvemn^
e dal formulario
della creazione di lui concepito in quefti ter-
h^w. ^^^•^'miniprelTo delmedefimo autore*'. Noneji
Jubium ornarefuhjetios Vrincipisfecretumy
dum 7mllis (£ÏïimanUtr necejfaria pojfe com-
mittiy niji qui fueriiitfide fnagiiafolidati^
Kegis conjtlium/ölos decetfcire gravijjtmos

Imitari debent arm aria, qui£ continent mo^
fmmenta cbartarum
5 ut quando ah ipjis ali^
qua injlructio qu£ritur
, tune loquantur, to-
tam autem dij]ï?mdare debejjt ^ quajt nefci^
antfcientes
. E perchè tra quefti Scriniarj ef-
fer doveva un capo, che agii altriprefedefte,
quindi è, che piü volte preffo gli autori fi leg-
gefarfi menzione delPrimifcriniario, quafi
dinotaro, efegretario principale fra gli al-
trij einfatti filegge regiftrato tra ipiüri-
iS.^^^^g^^^^^cvoIiminiftri AdU corte Imperiale', il
^fifXo<r%^mov roi' ^fooTüv tw mt^iodg. Il primo
dell' ordine de'notari y ode fegretarj ^
qual
appunto fu lïlpio Valeriano. VLP. VALE-
RIANVS . PRJMISCRINIVS in un anti-
3c spon.f.n. co marmo preffo \o Spon \ che altrimenti di-
ceali Vrumcerius notanoriim j poichè il pri*
Cj Jv. yC A. 1 J .
E' tempi di Roma furóno ido-
latra molte flatue d'Efculapio,
creduto Dio della medicina ,
e di due ccJcbratiffime fa ap-
punto menzione Plinio, pofte
nel tempio della Concordia ^, e d'Ottavia'',
Ia prima delle qualidiceelTere ftata fatta da
Nicerato, la fcconda fcolpita da Cefifbdoro
figlfuoio di Praflitele. Aveva guefto Dio il
fuo principal Tempio neirifola Tiberina%
ove oltre al ricetto, che fi fuppofe dato al fer-
pentcvenutodaEpidauro, fu pofta ancora
Ia ftatua di lui''efBgiata nella ftefla forma,
che vien propofta» e rapprefentata in quefta
noftra, e nelle medaglie, e nell'altre anti-
che memorie, delle quali ii favellera piii Cot-
to 5 tuttochè dagli intereflati facerdoti fi fof-
fe ftudiato diperfuadere a popoli, che tal fer-
pente avefte vita, e che giornalmente da loro
fofle alimentato con copiofe, ed efquifite vi-
vande, nutrendone Ia credulita per il profit-
to , che ne traevano per fe ftefti'. Doveva
cfte-
3 'PHn. ï 54
c.8.
cap.s'
c ^-^ah Ma>:l
ƒ.1. f. S. Li'ü.
l.i.Ovid.lib,
1$, Mctam:
aliique.
[per. ^guit.
2S.
-ocr page 130-
'•'sw^as^^'
•^
m
II
m
■V
IL MEDESIMO IN ALTRA UEDVTA.
^$^.
-ocr page 131-
125
I2Ó
do dclla natura di quel f^ianeta, e infiemc col
ringiovenire per Ia depofta fpoglia viene a fi-
gnificare non meno Tannua rcvoluzione èx
lui,che \o flato de'corpi umani dopo lunga, e
pericolofa infermit^ al primiero vigore colla
falute ridotti, al chepiü d'ogn'altra cofafuol
contribuire la buona temperie delfaria, ca-
gionata dal calore del Sole, che doniina tut-
ti gli elementi 5 poichè dallaperfezione della
medefima s'induce Ia falubrita ne'corpi •
FLOR A
CXXXIII.
Verisimh-e , che quefla flatua
fia flata fcolpita per ritratto
d* alcuna Matrona Romana ,
che fi fia voluta fimboleggia-
re per Ia Dea Flora, a cui Ia
prefidenza de'fiorifudata, per quelle ragio-
n\^ Ie quali furono dedotteneldifcorfoyi/
Potrebbe nondimeno effere ancora, che elk
fofl^e la flatua della flelFa Dea, ancorchè coU
la Farnefiana non s'afibmigli ne' lineamenti
del volto. Imperocchê come quefle figure
ideali dipendono dal capriccio delfartefice,
non fi dee far cafo, fe s'incontra ordinaria-
mente in loro diverlita d'afpetto , e d*aria di
tefta.
BACCO
CXXXIV.
A menzione di quefla flatua
il Senator Buonarroti nelle fue
erudite oflervazioni al meda-
glione Carpineo di Crifpina
eflere anche Ia flatua di lui in queH'altro
tempio, che^Hfueretto da Domiziano nel-
le terme Trajane ^5 anzi che a mio credere ne
furono anche molte nelle café de' privati, ri-
cevutevi 5 ed ammeflevi 5 come di Nume tute-
lare della falute, quafï che giudicaflero non
poterfiellamcgliocuftodire, che colla pre-
fenza di quefta Deita riputata d'ogni molefta
infermitaliberatrice. Eracgliiigurato vec-
chio con lünga barba, vcftito del pallio, col-
lecrepidealpiede, egliveniva dato in ma-
no un nodofo baflone, a cui ftava avvolto un
ferpente. Delloftato, edabito divecchio,
e della lunga fua barba c'aiijcurano Cicero^
ne^, ValerioMaffimo*', ed Eiiano'tragli
antichi 5 V Erizo , TAngeloni, TAgoftini,
il Senator Buonarroti tra i moderni. Del
pallio, edelle crepide fa menzione Tertul-
liano*^; ipfum hoc pallium morojiiis ordifia-
tum^ ^ crepide grcecatos' gr^ecatimJEfcU"
lapio adülantur.
Parlano del baflone nodo-
fo Sidonio Apollinare', e Ovidio"" 5 e dé.
baflone , e del ferpente Fefta Pompeo ", e
Apulejo ^ 5 e quefle co£z tutte avevano il fuo
miftcrio 5 poichè nelfeta vollero fimboleg-
giarfi Tefperienza necelTaria al medico, nel
pallio 5 e nellc crepide rabito Greco filofo-
fico, perlaneceilita, che hachiunque pro-
feifa l'arte medica della perfetta cognizione
della filofofia 5 nel baflone nodofo la diffi-
colta dell'arte^, e nel ferpente Ia vigilanza,
che ï\ dee avere nella cura degli infermi ^ 5
Ie quali cofe vedendofi tutte nella noftra fta-
tua, non fi pub porre in dubbio , che que-
fla figura non fiad'Efculapio. Il piccolo Te-
lesforo, che gli {ta accanto, fi fcorge anche
nelle medaglie, e in fpezie nel bel medaglio-
ne Carpineo di L. Vero prefTo'l Senator Buo-
narroti , di cuiènecefTario leggere Ie dotte
olTervazioni, per far concetto della fua fi-
gnificazione, che fi riferifce "allo flato della
convalefcenza, e per apprendere quellc del-
Ia penula cucullata aperta davanti a foggia di
piviale, della quale è ricoperto, ad ogget-
to di dinotare la debolezza de' convalefcen-
ti , i quali anno bifogno d'un^abito fimile,
per difenderfi dal rigore, e dairintemperie
delfaria . I Mitologi perb , che ordinaria-
mente riferivano tutti gli Dei del gentilefi-
mo al Sole, diedono altra intelligenza a'fim-
boli d'Efculapio, in cui penfarono non altro
averfi a riconofcere, che il Sole medefimo *" 5
quindi ë, che attribuendo efïi alla virtti fola-
re la falute, v'aggiunfcro per fimbolo il dra-
go, perchèegli colla fua acutillima vifla, e
colla fua vigilanza partecipa in un certo mo-
Sevcri , ö*
tjr.
de mtun
JJcor,
C.2.
c.2, var. hijl.
k 7fm///. l,
de paJlio
.
1 Sido. ApoL
lifJm /.4. ^/J//?.
IS- Adetam,
Mikfiar. m
pn?ic.
p FepJoc.eit.
q I(i(m ibid.
Augufta", e crede , che ella
fia diqualche perfonaggio in figura di Bacco,
fl BuQTiarr.
effir'a. ö'p.
420.
appoggiatoad unaSperanza, lacuipaflione
fiiol'efrer accrefciuta dal vino''. Le ragio-
ni, che perfuadono a ravvifar Bacco 'm que-
b ^rijl.l.x.
Rethor.c.iz.
iy Moral. f.
3. C.S. 'Fro-
fla ftatua, fono Ie Itefie, che 'm altri fimi- ^/f» A«.jo.
glianti fi fono dedotte dallanebride , che gli
cuopre il petto, e dalla corona dipampani,
che gli adorna la fronte, folite infegne di
quefto Nume , c de' fuoi miniflri, e facer-
doti 5 e quelle, le quali ei fanno credere aver-
fi a riconofcere la Speranza nella piccola
fi:atuetta, fono cosi bene efpolle dal medefi-
mo Senatore, che io di buona voglia, tra-
lafcio di difcorrerne. Lo Scultore moderno,
che ha reflaurato il braccio, e la mano fini-
ftra, le ha pofto una mazza circondata da un
tral-
t Maeroh. I.
i.Satïfm.c.
20.
-ocr page 132-
1 ^ ^■
Fanedio de'pastori jl QVAiE ammaestra. aiollo nel svono della fistvla della ovale
,„ •               '                            . ^V STIMATO INVENT0RE,f^ArgU:£clo^.a.;n,.z8:£im.:'utBu^L
'f
-ocr page 133-
128
127
ficchè nel ritrovarfi, e nel ritornare alla luce
comparve mancante della finifïra gamba af-
fieme con parte della cofcia, e delfidra, che
Jeflaattaccata, Fu queflo fimulacro riputa-
tofibello, che non fi volle lafciar tronco, e
fufatto reflaurare per mano delFeccellente
Algardi, contantobuon fuccefTo, c con ii
perfetta imitazione delfantico, che ritrova-
ta non moltodopo la parte feparata, non fu
avuta cura di rimuovere lamoderna^anzi che
gli fi lafcib accanto Tantica^per far vederc,che
tra i moderni artefici, v'è flato chi ha faputo
nonfoloemularc, mavincercil valore degli
antichi 5 ancorchèfi: fappia per efperienza,
quanto nelle opere della mano fia difficile il
partirfi dalIa propria maniera^per feguire con
perfetta imitazione Taltrui. Tuttocib ma-
nifefla quanto grande foffe f intelligenza dell*
Algardi, che feppe dalle proporzioni de'mu-
fcoli di quel tronco rintracciare quella delle
parti, che vi doveva far di nuovo. La fa-
vola dell'idra uccifa da Ercole, è notifiima
prefïbi poeti, e i mitologi, da'quali fi dice
avere ella avute piiji tefte ( fette ne conta
Naucrate Eritreo , nove Zenodoro Efefio,
cinquanta Eraclide Pontico ) e che fe ne
moltiplicava il numero, qualunque volta una
di loro veniva recifa, finche Ercole col fuo-
co pofe fine al rinafcimento di tanti capi ,
€ affiitto eflinfe il moflro. Robufia, cdifpo-
fia alla grande imprefa fia la figura dell'Er-
cole, che tencndo colla finifta flretto il col-
lo d'una delle recife tefte, ha nella dcflra la
face accefa in atto d'applicarla al taglio. Ma
perchè gli intendenti delfartc abbiano occa-
fione di ravvifare in quefto ignudo tutto il
pregio del lavoro, Domemco de Roffi Tha
fatto intagliare in due vedute, non avendo
voluto, che alcuna fua parte rcfti occulta all'
occhio di chi amorofamente contcmpla Tan-
tiche fuperbe memorie della Metropoli del
mondo.
B A C C O
CXXXVIII.
mlcio di pampani , e d'uvc, che i pittori
moderni mettono per tirfo ne loro Baccana-
li. Queflo pregfatiflimo marmo fu cavato di
difotto terra pochi anni fono nel territorio
Tufculano, rotto in varj pezzi, co* quali fa-
cilmente fi ricompofe in modo,che fi pub dire
quafi interamentc antica.
G I O V E
cxxxv.
I ö V E, di cui é Ia prefente fi-
gura , foleafi far nudo dalla
parte di fopra, c coperto col
pallio da mezzo in giü per va-
rie ragioni allegorichc, che fi
trovano apprelTo gli autori 3 Poichè, fecon-
do Ia dottrina d'Orfeo, iignificava il mondo
fopra nudo, e nella terra ricopcrto di fiori,
e d'erbe, o perchè , fecondo Poriirio *, la
virtix, che da vita, e fpirito alle cofc fia ap-
parente nelle regioni celefli ^ e intellettuali,
e occülta quaggiti a gli uomini, o pure ^, per-
chè eflendo prefo infieme per Tetere piü pu-
ro, e per J'aria me/colata di vapori fo/ïè in tal
iTianiera effigiato, ad oggetto di figniiicarc ï
aria nuvolofa . Ma perchè in Giove fi confi-
deravaquellafupremapodefla, per la guale
fi voleva, che egli foJTe fupcriore ad ogn'al-
tro inventato nume, e che ottenclTe il fupre-
mo divino comando, e governo dellc cofe
create *" 5 pca: queflo volendo gli antichi dino-
tare convenevolmente la maefta di lui, nel
farne Ia figura, cbbero avvertenza di rappre-
fcntarJofedenteintronoeburneo collo fcet-
tro nella finiftra, e col fulmine nella deftra,
col quale fu fcritto aver egli uccifi i gigan-
ti*'. Tale cgli apparifce nella prefente fia-
tua • Non occorre perb difïbnderfi in pro-
durre Ie ragioni del fulmine , e deüo fcettro,
perchè fono cofe, che fi prefentano continua-
mente avanti gli occhi di quei, che intra-
prendono la lettura de' mitologi, e de' poeti.
E R C O L E
CXXXVI. CXXXVII.
jth, /.j. ^9.
h Ssro. in i.
Gcorg
.
c Enniui 1.6.
git. lib.io.
i>JEneid. v.2,
C'vi(Ï.Ub*%-
Afctam^alii'
qut
.
Viod, Sic. 5
^poUod.Ser^
Ra Ie rovine deH'anticoMacel-
lo d'Augufto ful monte Celio,
per quanto dal fito fi pub con-
ghietturarc, giacqüe per piti
VEST'Efcole dal fuo antico pri-
mo artefice fu fcolpito in un
marmo di due pezzi . L'uno
dall'altro reftb feparato, quan-
do , perquantofipubcredere,
cadde fepolta quefla flatua fotto Ie rovine
deli'edÜizio, a cui ella ferviva d'ornamento 5
fecoli qüefla ftatua. I Cafali
Patrizj RomanijpoiTefTori oggi di quel luogo,
ridotto in amcniffimo giardino.cavando a lo-
ro ufo Ie fotterranee veftigie di cadute fabbri-
che, dilTeppellirono quefto bel monumento
della
-ocr page 134-
„aspfff^t -^
\ *^, ^ f%Z
''W^"
Fran-^AauUa^ dbdwv. et Scalp.
Statvadel gladiatore moribondo\
'           ftenVortU^udouMh*
In RirmcL neluzy Jpirrvp . dcDorrwruco de^B^jji alLcPace conPruuL''
-ocr page 135-
129
130
fe can?^oni, è pofta colla tefla appoggiata al
gombito tutta pehfofa, e quafi che mediti l
fuoi componimenti, in un'antico pilo fcpol-
crale della villa Mattei , rapportato dallo
Spon *. La noftra ftatna, perchè ha la coro- * ?/""■ ""'-
nadaüoro , pub credern, che fiaiiata fatta ««'Mt.
per rapprefentare la Mufa delle cofc eroiche,
Ie quali furono da Callimaco date a Clio, e
dal Latino Autore deH'epigramma delle Mu,
fe a Calliope 5 perchè la corona d'alloro è de-
gli Imperadori, e de* Trionfanti. L'abito è
fimile a quella Mufa del baflbrilievobelliffi-
mo delle Mufe poflo in fronte a quefto libro,'
che porta il volume nella finiflra, e che fi pub
credere effer Clio.
S A T IRO
della profana antichita,che ancof a era in pic
de nella fua nicchia, dalla quale fu fatto leva-
re, e fu eretto, ed efpollo alla vifta d'ogn'uno
nel portico del medefimo giardino.La corona
di pampani, e d'uve, e Ia pelle di tigre a fog-
gia di clamide pendente dagli omeri, e fofte-
nuta ful finillro braccio, dimoflrano chiara-
mente 1' immagine di queflo falfo Nume .
Del tirfo, che egli tiene nella finiflra, non v'
è da difcorrere, eflendo opera di diverfo, e
moderno fcultore, di cui è pur Ia mano fteflk
con parte del braccio 5 che vi mancava. S*è
perb egli ideato una nuova figura di tirfo dif-
ferente da quella degli antichi monumenti,
come s'è veduto elTere altresl flato fatto nel
Bacco del Marchefe de*Cavalieri.
M U S A
CXXXIX.
U trovata quefla ftatua molti
annifono nelcimiterio diCa-
lifto, o in luogo ad effo conti-
guo, mancante di tefta j e per-
chè, quantunque tronca, eradi
fingolar pregio 3 nonfolopcr Tartifizio, ma
ancheperilmarmopario, e trafparente, in
cui è fcolpita, piacque al Cardinal Gio:Fran-
cefco Ginnetti di farla reftaurare dal Cav.
Bernino, ilquale inunfimilmarmo virife-
ce la tefta con tanto perfettaimitazione del-
Tantico, e con ü buone oflervazioni delle
proporzioni tutte, e Fadattb cosi bene ful
tronco, che appena fi pub fcoprire , che elk
{ia moderna. E molto verifimile, che ella
fofle fatta per ritratto d'alcuna illuftre ma-
trona per Tabito matronale, di cui è veftita 3
nientedimeno io ben m' avvifo, che il mo-
derno valorofo fcultore nel reftaurarla, e nel
farle nuova tefta, avefte intenzione di farla
diventareunaMufa . Forfe che ebbe avanti
gli occhi quella, che nella deificazione d'
Omero . preflb il Cupero, s'appoggia ad una
bafe di marmo, avvoltata ad un panno, e fta
come in atto di meditare , conforme appun-
to è la noftra ftatua^onde anche potrebbe ap-
plicarfi ad una delle medefime Mufe , che
propriamente prefedefle alla meditazione,
tanto neceffaria prima di comporre. Ma non
ho rifcontro d*alcuno autore, che dia quefta
prefidenza a veruna di loro 5 piuttofto par-
mi, che ella a tutte dovefse efserc comune,
perchè tutte anno eguale necefïita di medi-
tare i componimenti, e perb anche Erato, ri-
putata inventrice delfelegie, e delle amoro-
SüS
^wjl^^
l^g
m
Eh cortile del palazzo delJa Val-
le , pofto quafi incontro alla
chiefa di S. Andrea, che dal
cognome di quefta nobil fami-
glia, fu dcnominata della Val-
Ic 5 fi veggono due antichi Satiri, che pongo-
no inmGZZO una granporta* Altre volte c
ftato parlato di quefti moftri delfantichita,
e deH'opinione , che fe n'ebbe tanto preflb
deGreci, che de'Latini* Ilpregio di quefti
due è fingolare per Tartifizio, che gli ha refi
celebri, e per gli encomj che gli vengono
fatti dagh intendenti delfarte, che anno ri-
conofciuta in efli ogni maggior perfezione
di lavoro , e quanto pofla 1 ingegno, e la ma-
no 3 non folo in far ful marmo un mirabile in-
nefto delPumano col brutale, ma in imitare Ia
natura ftefl^a nella perfctta efpreflione di due
contrarj. Quefteftatue , ddlc quali una fo-
Ia fe n'è pofta in quefte ftampe per la loro fo-
miglianza, fon fatte in foggia da poter fer-
vire di colonne a foftencr alcun'cdifizio, o
fregio dibella fabbrica, percib per capitello
gli ë ftato fatto in tefta bel caneftro d'uve,
edi pampani, che ricadendo non folo fuUa
cornuta fronte, madaambi ilati della tefta
formano unvago, ebenintefo ornamento.
Cib confafli alla natura , ed all* uffizio di
quefti moftri, che fi diflero eflere miniftri di
Bacco, e dediti alFubriachezza, onde per Io
pili d*uve vennero coronati, come altrove
ho dimoftrato. Dee poi eflergli ftata aggiun-
ta Ia pelle dilcone fu gli omeri, come infe-
gna di Bacco, per quelle ragioni addotte dal
Senator Buonarroti * nell* interpretazione ■^f'^^j''-
del medaglione Carpineo di Filippo il Gio-
R                       va-
-ocr page 136-
^^
'■' «»P' "'■«"flUMf^
'5^1
StATVADIMAMTE NVDO E mSARMATO CON ARMI AI PIEBI
^^^^Su^r^-.diDory.T'd^n^^^-^ ^^ d^Qu^. Quu^^. d.IUr
•^cuLlUma.i^JUPace catvPru^ ddSüm.TonX.
'f
ê ^
V- !^St
-ocr page 137-
132
quando s abbia a verilïcaré, che avelfe que-
ftainfegnapaflorale . Aggiugne il medefimo
Autore , che tal ftatua foffe ritrovata nel
Gianicolo in una vigna preiTo la porta Por-
tuenfej maFlaminioVacca^nelIa fua lette-
rafcrive elTere ftata cavata dalla vigna de'
Pighini pofta tra S. Matteo, e S. Giuliano,
non lungi da'trofei di Mario 5 il che pare piü
ragionevole , e degno di maggior fede , per-
chè concorda colla tradizione, che ne anno
i medefïmi Pighini. E clla riputata unmi-
racolo delfarte, cd una delle piti maravigho-
fe opere dellagrecafcultura, endene vail-
luftre il nome per tutta TE^uropa . II marmo,
nel quale è fatta, è Pario, cosï bello, e traf-
parente, che riceve facilmente illume an-
che dalla parte oppofta trafmefso. Il vedcrfi
rapprefentato da cacciatore colla vicinate-
fla di cignalc, e col cane a'piedi, ha fatto
lungo tempo crcdere a' meno avveduti, che
quefta /ïaJa iigurad'un Adone, che uccifo
da quellabelva^ diècampo alla favola d'ef-
fcre ftato convertito in fiore del fuo nome
dalla innamorataVenere, cd onorato come
Dio con figrifizj'', fefte% etempli*^da'*po-
poli dclla Siria, di Cipro, d'Alefsandria, e
d'Atene 5 ma gli uomini intendenti con piü
faggio configlio v'anno ravvilata Timmagine
di Meleagro, quando che in fegno dell'uccifo
cignale Calidonio, che tutto feroce guaftava
quelle compagne, quafi trofeodifibellaim-
prefa, efeguita per mezzo del fuo valore,
ftaccato lo fpaventofo tefchio dal bufto, lo
donö alla Fergine Atalanta, come premio
dovütole, per efsere ella ftata la prima ad in-
fanguinarjfi Ie mani nella cruda belva ^
V E R I T A
vanc, ove dopo aver toccata Ia convcnicn-
za, che ha il leone con Bacco, creduto efTcrc
loftefTo, che ilfole, eriferitaropinionede-
gliantichi, che finfero Teffigiedi Leone pi-
b -^pudMoU
fati, Dia)\
ItdLpA^t,
ch. V. IOI7-
44-
gliarii qualche volta da Bacco ^ come allora
che VQanc perfeguitato da'Titani', cinun*
altro cornbattimento'*, e dopo aver dettc
cento altre belle cofe , per Ie quali iïpone in
chiaro cfïèrc alle volte ftato figurato nclle
^,^^^''''''''^* ftatue con il leone accanto% dicedivantag-
gio, che Ie Baccanti facerdotefTe di lui, fra
Taltre cofe portafTero ccrte tefte finte di que-
flo feroce animale , col teftimonio d'un' epi-
!/«t/ÏV?. gramma d^Arifli^^ Dell ufo difarfervire
','|{^^''^*'^'-Ie flatue per colonne, racconta Torigine, e
Ia cagione Vitrüvio, il quale febbene non
parJa, che delle Cariatidi, e de'prigionieri
Pcrfiani, ad ogni modo fi vede da quefte , e
da fimili altre ftatüe, che gh fcultori G. parti-
rono da quelle prime invcnzioni, e fenza pre-
giudizio del coilume fccero fcrvire alfulb di
magm'fica architettura altre opere dellaloro
mano, folo per accidente diverfe dalle prime
maniere.
c Tbeocrit,
in tpitaph*
d U.ibU. f
^rijloph, in
Tace .
c JjiCiafi' ^S
"Dea Sjria "
ï^Faujm, ia
MELEAGRO'
O <i/ldone.
CXLI.
N defcrivere TAIdovrandi que-
fla flutua riferifce afTai minu-
temente Ie parti, 1' atteggia-
ij mento, eogn'altra cofa fpet-
ii tante alk medefima . Dice
egli % che è iin'Adonc ignudo, con un fottil
velo fulie fpalle, che fla appogiato col fianco
dritto ad un troncx), che ha il piè manco chi-
nato ulquanto, e che fiene un baftone in ma-
no 5 che dal deÜro lato gh è a' piedi un cane,
il qual par che abbaj, dali'a/tra parte ha Ja
tcfta d'un cignale pofta fovra untronco. Ia
qualefi flende verfo lacofcia del giovanet-
to, e che ogni codi è d'un folo pezzo. Quefto
racconto nondifcorda dalvero, fe non do-
ve fa la ftatua appoggiata altronco, io^e-
nendoii clia in fe ftelfa j poichc l'appoggio ,
che dal tronco al /iniftro fianco fi flende ,
non è parte del mcdefimo tronco, ma uno di
quei foflegni, che fi hCcmno daglï fcultori
per aflicurare dalle rotture i ioro lavori ,
qualunque volta occorra qua, e Ia trafpor-
tarli. Manca ancora in oggi non folo i\ iup-
poflo baflone, ma buona parte del braccio
manco, che pure allora doveva elfere intero.
B On/V. UB.
6, Aiclam.
ddlc iUt, p,
16^.
CXLII.
A Verit^ fu fempre figurata,;^,,,,;,.
ignuda', perchènondee ave-^^"j"-'^'*'''
re cofa alcuna nafcofa'' in fe YhZ'^'^''"
fleffa. Furono dati alla mede-
fima varj jeroglifici j il Sole ,
per fignificarla amica della iuce, anzi la lu-
ce flelFa 5 ed il globo fotto i piedi ad cffetto
di di notare effere ella fuperiore a tutte Ie eo-
fedelmondo, e di Ioro piü preziofa, come
cofa afïatto divina , fecondo che fu detto da
in
Menandro' , il quale la kce cittadina del ^^^f*''
cielo, ed ofpite dcgli Dei. Con quefte ri-
iüefïioni credo, che foffe intraprefo dal Ca-
valierBernino il lavoro della prefente flatua,
la quale fecondo il fuo conceputo penfiero
do-
Q
/••;i-X
-ocr page 138-
^^^^M^77fv*^?'P?^^'
LXVII.
1
LA STESSA m UEDYTA Dl FJANCO
yuUa,Stamf>fd4.DoTn^cUR.aj'jL a-edi cLie'w: CUcomo tUKatAuLRima. aUa.Fei£i canJPriuU.tUlSom^PirrU-
.*■
-ocr page 139-
133
dovevacflere fcoperta dal tempo, e per tal
caufa Ie fecc quel gran panno alzato, che
vi fi vede 5 ma non fu poi da lui fcolpita la
figuradel tempo, nonperchè lefue occupa-
zioni lo divcrtijfTero da quefto lavoro, come
If/l^S/ ^crive TAutore della fua vita'^, ma per la
ca^,Ban. ^^{[^^ ^^\ marmo ftefTo, fcoperto difetto-
fo per un pelo, che nella parte piü efTenzia-
le ofFendendolo, lorendevaincapace di po-
ter fervire alFopera premeditata . Queflo
penfiero, fe fi fofTe da lui efFettuato , doveva
iignificare, che col tempo la verita neceira-
riamente fi fcuopre, e che quefio della fo-
la verita èamico , e difenfore , anzi Padre,
come piace a'poeti, e viene infegnato da'
iilofofi. Per ultimo è da faperfi 5 cheilBer-
ninonel fiio teftamento lafcib con fl:rettifii-
mo fideicommifTo in cafapropria quefta bel-
flatua , e che non è Tunica opera del fuo
fcarpello, che reftafTe in potere de'luoi fi-
gliuoh, conforme pensb, e fcrifie il Baldi-
nucci, vedendovifi anche di fiia mano una
delledue flatue colofTee degli Angeli, che
dovevano collocarfi nel Pontificato di Cle-
MENTE IX. {u\ Ponte Sant*AngeIo, e che
inmente diquel favio Ponteficc veniva ri-
ferbata ad altr'uTo , acciochè non reftalïe
cfpoflaalle ingiurie de'tcmpi, e dovefTe al-
le fiiture eta palcfare Ie glorie di fi famofo
fi:ultorc , aflieme colTaltra fimile di Paolo
fijofigliuolo, laquale efTendo in eccellenza
dipocoinferiore a quella del gran genitore,
ferve d'illuftre faggio delTalte fperanze, che
dava di fc flefib, qual volta la debolezza del-
Ia fiia complefllone non Tavefie ne' piü te-
neri anni divertito dalle fatiche della nobi-
biliifima arte della fcultura.
I S I D E
CXLIII.
Bbiamo avuta piü volte occa-
fione di favellare di quefta
Dea degli Egizzj, i quali fe-
condola loro teologia miftica,
fpiegarono quei fimboli, fen-
xa de' quali non mai fi vide alcuna fua ftatua,
o immaginej e perchè varj, e molti fono,
oraè da oiTervarfi in queflo ritratto di Don-
na illuftre, che tale è a mio crcdere, il fi-
llro, ed il vafo, infegne proprie di quefta
Dea, a mifteriofe fignificazioni adattate. Del
• fiftro, che tra i muficali ftrumenti era ripo-
üo dagli Egizzj, fanno frequente menzione
Poeti^5 evedendofene in molti marmi, e
'34
in piü medaglie Ia figura, pareafTaifirano, ii/^.r/^/,//^.
che alcüni moderni autori fieno caduti nelT /?^m^'S?'
erroredidirlofattoafoggia A\ tromba o Aïl'^'kZT^'
cornoritorto, o dicrotalo ^ Egli è forma- Slih!'l'
to in ogni luogo in figura dj racchetta da giu- b^%chnij;
care a palla, con trè, o quattro bacchette ^^''"''*''
di metallo mobiU , Ic quali nello fcuoterfi
dovevano rendere unfuono acuto, piü atto
ad ofFendere Torecchie degU uditori, chea
render loro diletto colTarmonia. Apulejo ne
fa in quefti termini la defcrizione"". j£reum "^jjffj^- ^•^'
crepitaculum
, cujus per angujiam laminam^
in modum halthei recur'uatam
, trajeBt^ me*
di^ paude n^irguïte, crifpante brachio ter^
gemi720sjaÓlus'
, reddebarit acutum fo?tu7n .
Oggi fe ne veggono tre in Roma intagliati
dal Caufsei nel fuo Mufeo Romano**, tra i^ff^J'''"^
qualul folo Borghefiano ha tre verghe, do- ^o.&figq.
ve che di quattro fono fatci quello di Gio;
Pictro Bellori, eTaltro di Monfignor Leo-
ne Srozzi, il quale pochi anni fono fu ritro-
vato fepolto nelle antiche veftigic delle Ro-
mane grandezze della villa Gorlina . Ora
un tale ftrumento , non folo era dato a' facer-
doti d'Ifide, e adoperato ne' figrifizj, che gli
fi facevano^ , ma alla ftcfsa Dea *^era pofto «^'^'«ï „
nella deftra • Difcorrendo Servio ^ delle afco- »5- ^j^i^r.i.
fe fignificazioni del medefimo , accenna ef-gvc^w^-
fere propriamente Ifide ilgenio delfEgitto,
che col moto del fiftro portato in mano di-
nota gli accefi, e recefii del Nilo, che il
credcvano regolati da'moti lunari in certi
tempi dell'anno , e confeguentemente erano
attribuiti ad Ifide, che elli credevano efiere
laftelPa, che la luna'', Piü oltre andarono S^^^^'^^^-^-
altri nella ricerca di qucfli miflerj*, e difte-
ro , che egli fi fcuoteva ne' fagrifizj d'Ifide
per indicare, che Ie cofe naturali non mai
mancano di moto; chelafuarotóndita con-
viene col cielo della luna, per il quale cia-
fcuna cofa ha moto, e fi muta per ragionc
de'quattro elementi, e delle quattro quali-
il fecca , umida , calda , e fredda , dellc
quali è compofto il corpo , dinotate nelle
quattro verghe del fiftro. Applicarono poi
il ternario, quando di tre verghe era com-
pofto, alla triplice podefta delTanima, cioè
razionale , irafcibile , e concupifcibile 5 o
pure alla vitaumana, che con JamblicoMi-j^^^^^jf^^^^
flinfero in intellettuale, naturale, e media^'^"^^^^•
traTuna, e Taltra. MailBellorio, ovepre-
fe a favellare di propofito della Dea Siria'", e k B^iior. </.
del fuo fiftro di tre folc verghe compofto, eb-
be particolare rifleflb alla fentenza di coloro, '"^ "^'^'
che non ammettendo il fuoco tra gli elemen-
menti, giudicarono fupplirfi dal calore del
fole
-ocr page 140-
^?r «■ ■^^s'^^^r»'^»"'™
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IM^iyiijJi tjyiJ«l^i|f!?]'i^!ij^Wpp»p.,«wipilimsiBy!pii^^
^
LXVIII
1
YLiycmgy^ dtim.,etScuin.
RATTO Dl PROSERPINA NEGL'oRTI LVBOVÏSIJ
oet CauoAier Bertwnv.
nelIa.Slarnf'tdjinart^deIUKFAered& dlOio. Oizc'l d^Roj'A In-Iiarna. alUPace c&fvPriJLMSoTn.:Pont.,elL:.cUS
Uj3
-ocr page 141-
I3Ö
che fi volle, che ellaperla morte del mari*
toOfiridefiricoprifl^ed'un fomigliante velo
il capo in contrafsegno di lutto j Donde ne
venne Ia fuperfi:iziofa oITervanza di quelle
fagre leggi, che vietarono a ciafcheduno 1'
ingrcfTo ne' luoghi fagri, e l'afliflenza a' fa-
grifizjfenzaavcrricopertoil capo di quefio
fagro velo, riputando difconvenirfi il com-
parirè avanti la maefta d'alcun Nume col
capo fcoperto p
V E N E R E
CXLIV.
fole alla gcnera'z.ione delle cofe natufali, c
perchè gli antichi vollero in Ifide fimboleg-
giarfi Ia Luna, pub dirfi, che al fiftro di tre
verghe fl riferiva Ia triplice podefta della me-
defima, per Ia quale Luna in cielo, Diana in
terra , ed Ecate neirinferno era denomina-
ta', ad efFetto di fignificare i tre elemcnti
deH'aria , della terra, e dell'acqua, e forfe
che in Ifide ftefïa contemplarono quello del
fuoco in fentimento di quelli, che dal ca-
lore del fole la generazione delle cofe natu-
rali dedufTero , mentre a quefta Dea con-
ï ^iifoniui
ritu.
ra Macroh.
l.t. iyaturu
c.zo.
giunfero d'ordinario il Dio Serapide , pro-
teflando" omnem 'venerationem foli fs fuh
illius 7wmhie impendere, La fitula, o fec-
chiolina portata nella fïniftra, non è altro ,
che un vafo da tener acqua, e per eflb da gli
Egizzj fa intefo fignificarfi racceffo, e re-
la'nif^-o' ^^^°^^^'^\\o",nell'altrofimbolo del fiftro
U grcco marmo fu da greco
artefice Tcolpita quefta bella
Venere, quafi tutta ignuda,
con un delfino accanto , per
i] quale forfe fi volle figni-
ficare eflere ella nnta dal mare , e portata
da queftopefce 5 o altro che fia, aterra, co-
me altrove fu detto co'gli antichi? e mo-
derni mitologi * Il panno villofo , che ai-
quantola ricuopre, è qucl pallio, o linteo ^^^^^^ ^^
gaufapino, che s'adoperavanc'bagni ^, non rcvepiar p,
folo per togliere dallemembratutto Tumido
dell'acque , ma per cuftodirfi dal freddo ,
allora fpezialmente nocivo , quando ufci-
vafi da^calidarj, e Ie parti porofe de'corpi
erano dilatate, e quafi aperte ad ogni leg-
giera imprefiione d'aria meno clemente -
Cosï lo fcultore di quefta ftatua non oftante,
che volefTe principalmcnte fcgnalarfi nel bel-
lo, e maravigliofb ignudo della medefima,
non fi fcordb del coftume di que* tempi, dan-
dogli il linteo gaufapino, comefe ftaffe per
andarc al bagno, o foffc pür allora ufcita dal
medefimo 5 con che venne in un tempo ftcf^
fo a ricoprire parte del corpo della figura,
con ben degno riguardo della verecondia del
fcffo y c della pubblica on^Ü^.
DIANA
CXLV.
glyph, /.48.
c.è.
cgualincnte efprefib 5 e perchè in liide la
Luna, e Ia Yirtü di lei venne a rapprefentar-
fi, mi do a credere, che nella fitula piena
d'acqua potcfTc anche fimboleggiarfi la na-
tura umida di quefto pianeta, cd averfi re-
lazione alla fentenza di quelli, che preflb
ótufcul. de
JfiiUt'OfHd.
Plutarco"difTeroJa terra, I'aria, ed il fuo-
co aver principio dall'acqua , principio di
tutte Ie cofe: H' "}%'tp-yct cptW, ctpv>?,;t! yi-
viiriq'étrdL, Trtvrm ie, i^fX^i, 'm TTföoitt ^ict <rüö-
fXdiitt rm, difcty Jtj 'TTVf iTTDimi
: Imperocchè
la natura umida ejfeitdo principio
, e gene-
ra&ione di tutte Ie cofe
, dal fuo comincia-
ment o fece i tre primi corpi
, cioè la terra,
I'aria , el fuoco , Quindi fapendofi , che
quefta Dea era tanto congïunta per religio-
fafuperflizionea Serapide , creduto da'gen-
tili fratelio, cmarito dilei, e riputato per
lo ftcffo, che'I Sole, e che nella pompa fa-
gra di queflo Dio fempre fi face va in fuo
onore precedcre ün vafo d'acqua, fignifïcati-
vo del principio delia facolta d' umettare,
comc caufa della nafcita, e dclla foflanza
del feme j per la ftefTa ragione pub dirfï, che
foiTe data la fitula aquaria ad Ifide, come è
ftatogiaavvifiito, col fondamento della na-
tura umida di lei, e propria a comunicare Ia
virtü vegetativa a' corpi fullunari. Delle fo-
glie, e del frutto della perfea,pon:oIe fulla
fronteperfimbolodel lilentio, e della veri-
ta, è flato altrove dctto abbaftanza. Il velo
della tcfta è credibile, che dinoti Ie tenebre
della notte illuminate dallo fplendore d'Ifi-
de, o fia della Luna, detta percib Nottiluca.
Ebbefi per tanto I'ufo di figurarla cosi vela-
ta 5 ma Plutarco n'adduce un diverfo moti-
vo , dicendo effcr cib flato introdotto, da
(5^=*
O fcultore, che fece quefta fta-
tua , fi fervi d' un bellifiimo
marmo pario , che fi ben tra-
fpareda ognibanda, che non
ha punto da invidiare al Me-
leagro de' Pighini, e alla Mufa del palazzo
Lancellotti, de'quali piü fopra è ftato favel-
lato. ïfimboli, che fanno riconofcere l'im-
magine di Diana, fono la Luna fulla fronte,
il
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^•"^■^p^f»'
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GERMANICO CESARE FIGLIVOLO Dl CLAVDIO DRVSO ADOTTATO DA TIBERLO PER
COMANDAMENTO DAVGVSTO, TaJ^vt.^Jmud. Uh:t:JwUan:in.Tiher: cap: i^:
Fun£Uamlla.fji4.aritaIto^ oaqv vrvFran^Lcv net Palax/t~o Reale^ di ^^jo^luv,
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fLedl^iftatrip' cUX)om.. dcR^j-jt erede dt,&LO. Qtac- de-Ro^^t itvBurtTuvcULcL^cLce.^ can-PrïuÜ' dettfam-.Pont"
Vi,;;ia.'iiii*ii' :afcl
-ocr page 143-
138
tomatronale; nel qualcafo potrebbe cadere
in acconcio di crederc eflèr quefta ftatua fat-
ta a fimilitudinc di quella, che fi venerava
nelfuo tempio del vico Patrizio, colmoti-
vo , che 1' ingreflb nel medefimo alle fole
matrone foffc permeflb, eproibito agli uo- -
mint per il delitto d'impudicizia una volta
commeflbvi, come racconta Plutarco ^j poi- f 'PUitanh.
chè giova il credere, che niuno altro abito **''''"
a quefta Dea meglio conveniffe della ftola,
infegna della pudicizia , di cui ne vendicb
cUa I'ofFcfa colla morte del delinquente. E
molto lodato quefto marmo per 1' artifizio ,
col quale èftato fatto, ii ne i contorni bel-
liilimi, e nelle fattezze graziofiflime, e deli-
cate , Ie quali fuol dare la natura ad una fan-
ciulla , fi anche nella morbidezza, e finezza
degli abiti , i quali fono cosï fottilmente
condotti, mafUme ove ricuoprono il petto,
che moftrano con maeftria maravigliofa X
ignudo , ed anno pieghe di tal morbidezza,
come fe di feta foflcro, non A\ marmo alla
ftefla ilatua fovrappofte.
ALESSANDRO
M A G N O.
CXLVL
ÏCONOSGONO i periti Antiquarj
in quefta flatua fimmagine d'
Alessandro il Macedone, ed
ha gran fbmiglianza con quel-
la dclbelliffimo Cameo, che
fu della Rcgina Cristina di Svezia, portato
dal Cauflei nel fuo Mufeo Romano % che dal VffS.
comun fentimento degli eruditi vicncrcduto ^'''^-"'
rapprcfentare Teffigic dilui, e quella della
Madre Olimpiade, Potrebbonoportarfi an-
che in paragone diverfe medaglie'', e mar-b^^t/öjï.^.
mi ad cfïb attribuiti, fe da piii avveduti in-
veftigatori delle antiche cofe non fofllmo
fatti avvertiti, che alcuni anno inavvedu-
tamente prcfa la tefta di Palladc per quella d*
Alessandro, c che fa di bifogno d'unatrop-
po lunga difamina per verificarne il fatto #
Comunque cib fia, dirb folamente zh.z que-
fta ftatua è molto maggiorc del naturale, c
che ha nobiliflima faria di tefta, conoften-
tazione manifefta di maefta, c di regio fplen-
dore, e che la pofitura del corpo è con gra-
zia, ccon gravit^ fi ben condotta, che da .
miftura cosi fovrana fi vedeaverlo fculto-
revolüto farcomparire quanto vaglial'artc
nel rapprcfentare il vago, edilperfetto uni-
3                     to
137
il carcafTb fb gli omeri, dal qualc moftra di
gentilmentc trarre coUa deflra una freccia,
cTarco nella iiniftra 5 foprade'qliali èfuper-
fluo lungamente trattenerfi , pcrchê abba-
ftanza c noto cirerc ella ftata riputata Dea
a caiumac, dclla caccia*. La femplicita dell' abito, e
in lavatr. iti»                                     tiin
man;Ovid, dcll acconciatUfa dclla tefta mi rammenta
ropinione de'mitologi, che ella fofle fem-
pre vergine per bcnefizio ottenuto da Gio-
ve di poter profelTare unavita cafta , cpudi-
ca, conforme racconta Callimaco ; poichê
la faggia avvertenza del Senator Buonarro-
hisuovar.ofti cl fcce accorti **, che racconciatura de'ca-
/fr./'a^.247. p^j|, j^jj^ fanciulle era affai differente da
quella delle matrone, portando cgli iltcfti-
monio diPaufania% dove fcrive, che Leu-
8. fag. 480. cippo fi vefli da fanciulla, legandofi la chio-
ma, che eglinutriva per il fiume Alfeo, nel
modo che fogliono Ie vergini. Dal che, c
dallafigura della Moneta di mezzo del me-
daglione Carpineo Ai Maflïmino, e da quel-
Taltro luogo del medefimo Paufania, dove
defcrivendo Ia guerra di Troja dipinta da
Polignoto,dice, che TloM)C,m J^k^ rd ud'icr-
AjT rffx^g: cioè , comc traduce TAmafeo :
Polixena virginum more colleóio in nodtim
crine ^
conclude, che Ie vergini nelfaccon-
ciarfi i loro capelli, non altro faceflero, che
ilringerfeli in un fol nodo fulla cima delca-
po. Ma perchè quefta moda non fu inva-
riabile , e verifimilmente colla mutazione
dclfufanze degli abiti potè accadere anche
quella della portatura del crine 3 non ha nel-
la noftra Diana aponderarii congranriflef-
fb, che il nodo della fua chioma non fia
in cima alla tella , ma dietro la medefima
vcrfo il collo raccolto , conforme per ordina-
rio fi veggono oggidï i capelli delle noflrc
donnc 5 baftando al noflro intento, che nul-
la refti alterata quella femplicita, che fu at-
tribuita alla modcflia verginale , e ad una
Dea, che fuavutapertutelare deJIa caflita.
Nella purita A^ abito anche ella dimo-
llra loftato di fanciulla j ebenchèla profef-
fione di cacciatrice I'abbia altrove fatta ve-
derc figurata in^ abito altamente fuccinto ,
qui nondimeno ella è in gonna lunga , e
fciolta, quafi che fatta fia in vefte di ripofo,
come dottamente fu avvifato dal medefimo
^umar.or- Scuator Buonarroti "^, difcorrendo fopra il
'^'^'^''^'^^ rovefciod'unmcdaglione d'ANTONiNO Pio,
che ha una Diana in lunga vcfte. Ne per
avventura far^ improbabilc Taverfi ella a ri-
putare la Diana ftolata, della quale famen-
\
j'
e ÜH. in 6.
zione Cicerone % cioè veflita deironeflo abi-
-ocr page 144-
.'■jfp^iti . mm-■! -'^«1^1' --^i^wnis"^"
■TOWJIBy W.H!Ky.jpSBIU;"UW>^^ !p^
LQVINZIO cmCINNATO CHE CHIAMATO DALL ARATRO ALLA DITTATVRA TRIONFO DFGLI
EQVl^ Z^uiuj- Uh;^;cap.%S;
          Fic HeUo-Cl^üLL^JixmtoLto di dotu l j-tato trcupartato mlPalwuxoJR^io di^ersa^Uoy,
airif deR^j'j'v erede. dcG-to. G-utc» (ie.Roj-J'iin.'R-cnrui- cULa^PcLct con-PriulL delSfrm,.I^ant' -
i.«»*ttMlW»ftW,iiB»ftEKA^;--iMiilB»MWa
-ocr page 145-
139
to al coftume, e alla dignita del pcrfonag-
gio, che s'è pofta ad eternare per mezzo del-
Ia durezza de'marmi, e dcirinduftria dello
fcarpello. Quefto Eroe fu avuto in fomma
vcncrazione dagli antichi per Ie fue grandi
imprefe, ed ottenne d'efler vcnerato come
un Dio 5 e perchè tra gli onori divini era
quelio deJIa flatua , io purvorrci dirc , che
quefla foiTe una di quelle, che gli erefTe Ia
Grecia, quando da lei il divin culto gli fu de-
flinato 5 vedendola in abito eroico, che era
proprio delle ftatue , Ie quali fi cfpone-
vano alla venerazione de'popoli, o rapprcfen-
tavano Ia divinitk della perfona figuratavi.
Con quefta occafïone potrei rammentare ,
che il medefimo non permife il poter fcolpi-
re Ia propria immagine in marmo ad altri
fcultori 5 che a Pirgotelc , e a Lifippo, come
attellanoApuIejo, ePlutarco, afinchènon
folamente ^'Jem v/gor acerrimi hellatoris ,
idem iftgeiiium maximi honoris, e adem for-
ma mridisjuwnt^ y eadem gratia reliciniS
frontis cerneretur
: ma perchè ve ne foffe
confervatala fomiglianza perfetta, fatta con-
iiftcre fpezialmente nella cervicisereBtone^
ievique injinijiramparteminjïexione^ ocu-
lorumque 'vohibilitate
. l^on ^tdxi^QO per6
attribuire quefla noftra flatua nc alfuno, ne
airaItro,e come ben mifovviene,che quando a
Caracalla venne voglia d'efTer creduto Ales*
SANDKO, ordinb, che tutte Ie Citta del fuo
Imperio tenefferoflatue, eimmagini diquel
gran Re, fecondo che vien fcritto da Erodia-
no, edaSuida, fi potrebbe piuttoftodubita-
re per avventura, che quefta noftra foffe una
di quellc , che fi fecero in quefta occafione,
e che foffe fïata da alcuna citta della Gre-
cia trafmcffa in Roma per maggiormente
adulare il folie genio dcirimperadorc.
LUCIO ANTONIO
GXLVII.
Ono concordi gü intendenti
dell'antichita Romane in vo-
lere, che non folo la prefente
ftatua, ma anche una fïmile
confervata nel Palaxzo Barbe-
berjno, porti rimmagine di Lucio Antonio
fratello del Triumviro, di cui fi racconta,
chealTediato inPerugia da Ottavio, fu co-
Jlrettodallafamcarenderfi al vinciCore, ri-
manendo anche incerto, fe otteneilè vera-
f ifTliö' "^cJ^^c iï perdon o, come fi fcrive da Livio',
o fe foflc avanti l'ara di Cefare crudelmente
uccifo, conforme fcrive Suetonio '*. Io, che t, .s^,,,, ,.^
non ho veduta alcuna medaglia, di lui, nè °^''*" •
altro ficuro confronto dei fuo ritratto, fe-
guo Ia fola fcorta di quelli, che anno prcce-
dentemcnte dato il loro giudizio di quefta
ftatua 5 benchè averei volentieri giudicato
altrimenti ful fondamento del volume, che
ha nella finiflra , c dello fcrigno , che gli
lla accanto a' piedi.
I L D I O
Avermnco.
C XL VIII.
E L L o fjjoglio delle cofe pih
belle, c piü preziofe dell'Egit-
to, fatto da* Romani, quando
foggiogato coll'armi \o fbgget-
tarono aH'imperio della citt^
dominante , credo, chiz foflero trafportate
in Roma Ie due flatue di felce durifïïma
Egizzia, Ie quali fono in Tivoli, e pongo-
no in mezzo la porta di quel palazzo Vefco-
vale, tanto fomiglianti I'una all'altra, che
s'è lafciato di duplicarne in quefte flampe
Ia figura. Non v'è dubbio, che t^^ non fie-
no di quella forta di fimulacri, che o confe-
guirono qualche culto da'popoli d'Egitto,
o furono deftinati a mifterio/è fignificazio-
a Kircher.
Oid. Egypt.
to:
J. fag.
487.
ni, II Padre Atanafio Kircher % che ben Ie of-
fervb,e credè da veder loro in mano un fram-
mento èx baftone, giudicb, che rapprefentai^
fero alcun Dio Egizzio di quelli, che i Gre-
ci <l'n^f0'7ta\'éq, e i Latini Averruncos deno-
minarono, ftimati valevoli, e pcrcib dcfti-
nati alla difefa deli'uomo, ed a tenere da lui
lontani i ma/i imminenti, preparatigli da ma-
ligne, enemiche podcfla. Davano perciö
a'medefimilasferza, di cui dee efler parte
il frammento del baftone, che ancora fi ve-
de, ftretto nella mano, come Io portano due
altre ftatue difegnate, e intagliate dal mede-
fimo Kircher nel fuo Edipo Egizzio''. Dice lS>'ï
egli, che quefte erano folitc coUocarfi ac- ^'^'
canto Ie porte de* templi, per impedire gli
infulti delle podcfta contrarie, e che percib,
oltre il flagello , vcniva loro dato il volto
minaccevole, c la pofitura del corpo in atto
di refiftere a gli infulti degli avverfarj, c che
era pofto loro ftjl capo il iacro velo, come
indizio della gran podefta , che avcvano,
perchè preflb que' fapienti il capo velato era
fimbolo di nafcofa divinita. Qual conto fa-
ceftèro quelle genti di quefti Dei, fi pub con-
ghiet-
-ocr page 146-
; \ift^l^:-^'-^'7t^-^^
ww^mom
. amumim^'imi m
W^
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f^mm^Mmmm^i . iij.iiiM}MujijiMi)jji^,ppiiJaff)iatiw
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,1.4iu(iJiLiwpi ii-ii^u , .iiiipiiL yi. j.ju.y ^piii^
ugi-ii)iuitniMiijiLiwiimii
LXXI.
iJS'Dongi^ deL^et'ScuJjv
NETTVNO.E TRITONE NELLA PESCHLERA DELLA ULLLA MONTALTO
aet Caualwr Semvrw*
om,. d£.M^jj-v et ede dL Glo . Gcac • de-Ro^j-v uvRarmv alIcvPctce ccmJPruiiL» dtLSanx* JPont- •
-ocr page 147-
141
ghietturaredalfaperfi, che nel numero cïe'
medelimi vollero anche Ifide , crcduta il
proprio genio dell'Egitto , comc altrove è
llato detto 5 quindi è, che con diverfi firn-
boli dinotati vi di qucfta podefta ella fi legge,
e fi vede figurata preflb il medefimo auto-
Jö^S?''' re', ma piü efpreflamente nel Mufeo Ro.
dicato opportuno non lafciar perire quefte
belle memorie delfantichita , e della glo-
ria diRoma, alle vittorie della qualefideo-
no attribuire , come appunto quelfaltre ,
che üanno alla porta del Vefcovado del me-
defimo Tivoli, delle quali {{ c parlato nel
precedente difcorfo. Quefla flatua c di don-
na Egizzia, perchè non folo ha la vefte lun-
ga fottiliflima, in foggia di velofovra Tignu-
do, coirornamento della tefta femplice, e
baffb , come appunto ïi rapprefentano ve-
flite, e adornate alcune femmine della tavo-
d Cauf in
Muf. Rom.
mano ftampato dal Caufleo ^, ove fi fcorge
copiata da una antica gemma del Mufeo
Barberino Ifide fovra il loto a federe col-
la sferza in mano. Ancora i Latini cbbero
c Tfrfjaf. quefli Dei, de'quali fa menzione Perfio^,
5.V,
dicendo
laBembinaS ma per Ie fattezze del corpo
a Kiycb Océ.
carnofe, morbide, ededicate, cheadunuo- ^^syp
mo non fi convengono. Ella pur anche rap-
prefenta alcuna deitii delfEgitto , o altra
immagine mifteriofa della teologia di quel-
Ia gente, e forfe Ifide medefima per la ra-
nocchia poflale fotto il deftro piede , che
era confagrata a lei, riputata formatrice dell'
intelligenzadi tutte Ie cofe, poichè fu dot-
trina di quegli uomini faggi, che queflo fim-
bolo dinotaffe la natura imperfetta delle
cofe, che direbbono i noftri filofofi matcria
prima , atta a ricevcre qualunque forma 5
fapendofi per tcïkimonio d'Oro ApoWo ^, che S'?^f'^'
laranocchianafcefenza i piedi di dietro, e ^^/''•'■^
che anche dopo nata ritienc nelle parti po-
ftcriori alcuna porzione di loto, che col cre-
fcere delle gambe appoco appoco fi diffipa.
Ifide dunque, che credevano efïere il genio
della terra , c piü fpezialmentc quello del
Nilo, cd intanto era dettamadre di tutte Ie
cofe, in quanto mediante la potenza del ca-
lore di Serapidc, cioè del Sole, acquiftava
la virtii produttiva, e mediante lui dava la
forma a qucUa materia, che aveva princi-
pio dall'umido di lei medefima , da giuflo
motivo di riconofccre nelia fua figura fim-
boleggiate Ie prime caufe produttive della
flefïa informe materia , dinotata» come fi
diüe, nella ranocchia. Ma Ie fignificazioni
di quefle cofe d'Egitto fbno cosirccon^
ditc, che è molto difficile il parlarnc
concertezzaj nulladimcno Ie con-
ghietture, che fi adducono,
poffono fervirc all' cru-
dito Icttore di fcorta
a migliori, e piii
r
                  adequate offer,
vazioni.
Diis depdlcntibus agnam
Tcrcutc
fVunimin ^ "^ modcmo fcHttorc ^crcdctte averfi da
uku. intendere de' Caftori , per il favore , che
prefiarono alla RomanaRepubblica nella bat.
taglia di A. Poftumio Dittatore co' Latini 5
ancorchè prefib gli antichi non fi trovi tra la
turba de' loro Dei dcflinato a queft'uflïzio
alcun Nume, che col folo nome d'Averrun-
co. Ma come è probabile , chequefto culto
pafiaffe prima dagli Egizzi ne* Greci, e da'
Greci ne* Latini, i quali adottarono per pro-
prïe tutte Ie ftranicre religioni, potrebbe ef^
lere , che quello Dio Averrunco fofie flato
loflefibjcheoErcole, o Apollo, Averrun-
^acuifim ^^* ^^^^^ Grecia ^. In quefto cafo averebbe
fdffSlJt forfe qualche forza la conghiettura , che
ToiiuxLs- queftc flatue fubito portate d*Egitto foflero
llate collocate alla porta del fontuofiffimo
tempio d'Ercole di Tivoli fabbricato da Mar*
2fo Filippo padrigno d'Augufio , rammen-
h Juvcnah
fat. 14.V.510
tato da Giovenale ^^, per la relazione, che
effe anno con queflo Dio, che forfe doveva
cflTere TAvcrrunco della medcfima Citta .
Quefle ftatue fbno di flatura coloffea, e d'
una bella , e gran maniera , e perciö non
folopofTonopiacereagh eruditi per Ia pel.
Icgrina erudizione , che portano feco ,
ma fervirc a' profefTori della fcultura per
imitazione d'una grande , e maeflofa fi-
gura.
I S I D E
CXLIX.
E Ia prefente flatua, nêquel-
la , che la fegue ü vcggono
piti in Tivoli, forfe pcrchè al-
trove fieno ftate trafportate.
--------------- Ad ogni modo fulla fede d'an*
tico difegno se n'ê formato Tintaglio per por-
ne Timmaginc in queflo libro, elfendofi giu-
SA-
-ocr page 148-
j,i(ii(iiyi)WfftJW«W!
'^^'^^!^^'!^'^^R'P?l'WWfflWW?S5?ipS|W«^W?^*'1ï^^
.^imspjiuiiiM
CENTAVRO CON AMORE IN GROPPA CHE LO TIENE LEGATO, E PRIGIONIERO- PARE CHE
IN ESSO SI UOGLIA RAPBRESENTARE NESSO, CH'iNNAMORATO Dl DEIANIRAjE RABITA',
LA AD HERCOLE HEBBE IN PREMIO DELL'AMORSVO LA MORTE •o^^u.c^.m.^^. rie^UortiBor^hêsy
H^ila^Stojnp- diDotn-. de^Rossv ereUe di(xto,Guic° de-Ros J-p in-Ronuz- cUCct-Pcice. corv uc&n/XAZ. d^Sim. et^ruüL deLSonu^ant-
-ocr page 149-
144
da Sacerdoti, volcndofi in eflb fimboleggia-
to ^Dwin£ mentis in rerum omnium pro du- ^^5?./ÏÏ'
Biom motum &" diffujionem. Si potrebbero *•
addurre altre ragioni, chc la faceflero com-
parirc per un'Idolo, ma dipendendo quefle da
conghietture, fi fono lafciate 5 tanto piü chc
non abbiamo fotto gli occhi il marmo lleflb,
cd il fuo difegno ce lo manifefta tronco.
IL SONNO
Hl
SACERDOTE
D'IJide.
CL.
E N s o, che poiTa cflère ftato
figurato in quefto marmo un
Sacerdote d'Ifide , perchè gli
vedo il velo facro della Dea
II ful capo raio, come appunto
lo portavano i fuoi Sacerdoti, de' quali fcri-
ve Erodoto, chc crano foliti raderfi non folo
f/rrtfrf./.«. latefta, matutto'1 corpo ogni tre giorniS
7je quispediculus Deos colentihus, aut alia
/ordes creetur.
Non difcorda quefla figura
neirabito da quelle della tavola Ifiaca Bem-
CLL
R E D o, che quefla flatua rap-
prefenti il Sonno , comc da'
papavcri fi pub ben ravvifa-
re ^. Gli antichi lo fecero gio-
vanetto, e gli diedero Ie ale
Panfania'^dice, cheneH'arcadiCipfèlov'era hcammch
,                             « .              <                                                                      hymn.TihulL
la notte, chc in un braccio avea un putto ne- aj. f^irgm.
ro , e nell aitro un bianco, che dormiva . i^^au/a^is^
Quelli era la morte, e quefli il fonno, chc
da molti fu detto fratello di lei • La lucertola
èmelFa per una di quelli infetti, che gran
parte delfanno dorme 5 e la tella del leone
per denotare la potenza di queflo Dio, che
doma il piii fiero, c fpiritofo animale, Jfïgni-
ficando forfe nel piü infimo, e nel piü no-
bile degli animali Tutile, chc tutti ritraggo-
no dal ripigliar Ie fbrze per mezzo del fon-
no. OndePaufania'^famenzione nellaCit-
ta di Sicionc della flatua del Sonno, che ad-
dormenta un leone, c nelfottava delle lu-
cerneanticheintagliate da Pietro Santi Bar-
toli fi vede la notte addormentata fopra una
pelle di queflo medefïmo animale. Se poi
iivolefTecredere un'Amore, che dorme, fï
potrebbe dire , chc ïarteBce aveflè voluto
/ignificare , che dormendo Amore , tutte
Je bcflie piü fiere fono in pace, e in ripofo.
M. diRondelminiflro in Macflrich ha fit-
ta una difTcrtazionc fopra un marmo molto
flmilea queflo, pubblicata il 1684., dicen-
do, ifrutti, chc tiene in mano effer man»
dragore, e riducc tutto a i fagri miflerj di
Mitra, fpicgando anchc quelle lettere O. V.
A. R. N. M., che non fï veggono nel noflro
marmo, volendo, che dichino Orèes Dolvun-
             ^
tur aitnorum renovMtonenojlriMytrhiey chc
non ho voluta lafciare d'accennare, perchè a
chi piaccfTero quefle cofc Ie po/Fa vcdcre.Due
Hatuette del fonno fï veggono nel palazzo
del Conteftabile Colonna, Ic quali fono di
buoniffima manicra, e anno una gran fomi-
glianza con quefla noUra, benchè fieno affai
piüpiccole,
UR-
b /^ftf^ii Kir-
ch- torn. 5-
bina ^ , nellc quali Timmagine d'alcun Sa-
cerdote ficrcdc rapprefentata, perchè tanto
eflè, che la noftra ftatua fono nude, fuor-
chè nelle parti, che Tonefla comanda di te-
ner coperte 5 il che vedendofi fatto con un
pannodiduepezzi, pub per avvcntura vo-
lerci perfuaderc, che eflb fia la veile dupli-
cata facerdotaJe di lino recensfemper abluta
c ïUrodJoc.
at.
rammentata dal mcde/ïmo Erodoto % la qua-
leperlafua facilita a lavarfi veniva ammef-
fatraimifterjEgizzj a fignificarc la natura
umida , ovvero Tacqua creduta , fccondo
tl VIrttarrh.
traUM Ifidc,
Oftr.
Plutarco "*, da quella gente elTere rorigine di
tutte Ie cofe, echeforfe era quella denomi-
n^X'Si limum d^G\o\ Pietro Bellori, derivan-
dola dalla parola Mfxvn chc ügm^Q'd.Jlagno ,
dondencnafce Taitra di Ai^vcocT^j?, nmido ,
cd erbofo ; I Sacerdoti Ifiaci perb, i quali re-
golavano ogni loro portamento , e azionc
col fine èx dimoftrare res omites è Uquoris
t Cffl^oiif,
pötejiate conjtilere^ comenotb Celio Rodi-
Iti'hu.anl gino' ,ebberoqueflafortadivefleperTagra,
ne d*altra matcria giammai nelle fagrc fun*
Zioni veftirono . Avvertj -alcunc di quefle
fj^^#^r«/: cofe il Cauffei *^ 5 difcorrendo fopra una anti-
1
Jtompag,6s.
caflatuettaEgizzia, che noninultro è dif-
ferente dalla noftra flatua, fe non neirorna-
mento della tefta, il quale in quel piccolo fï-
mulacro ê fatto per Tappunto a foggia d'uno
de' noftri berrcttini rotondi, dove che quefta
ha il velo Ifiaco miflcriofo. Se elk non avef
fe tronche ambe Ie braccia, forfe moftrereb-
be con qualchc jerogliiico. in mano cib che a
noi è nafcofo, c ei darebbe largo campo di
formare pih certe conghictture, che fin ora
fonoincerte, oalmeno cquivoche. Potreb-
be eflervi ftata la Croce anfita, o fi dfca ca-
ratteretautico, che quafi femprc portavafi
-ocr page 150-
gag>^|gBffij)ii^T.iii^p.4tiWM^!!WHWWW''lWPJ^ "'"" '-^"^^f-''-"- ■
•ism'-
»il''WWW!MiPW<WJfW^^ U i,ww!Wt!tpwi.i»f.»SHftWHi«y"^pii^a iii|ii»niip»wt i.j ".luijmumwiwpjp
. J..., HM .l!^.,PI!i«lJ^«^^_pjmy(|,. —
i
I
LA STESSA STAT VA IN AlTRA UEDVTA.
l^lelLa Stamfi'^ dtDom. tte.'Ë^osjv ereAe. cLiGio:Guu:f cU^oJJhwv'B.oma, aUa-'PcLce amPnuil deUiTryL.Pant.
i#
\i
m
-ocr page 151-
HS
URBANO VUL Px M^
^ CLIL
marmo, e in bronzo, ma fpczialmente per
il fepolcro di Leone XI., c per il famofo baf-
forilievo della fuga d'ATTiLA, che nella Bafï-
lica Vaticana, non fenza fbmmo ftupore, fi
veggono. Nella pofitura, nelfazionc, e nc-
gli abiti è quefta ftatua quafi interamente fi-
milealla precedente d'liRBANo j ma agli in-
tendenti delfarte par di riconofcervi non fo
chedipiücccellente nella fveltezza della fi-
gura, e nella morbidezza de' panni» Rac-
contail Bellori nella vita d'ALEssANORo ^ .cbe ^sdhr.^iK
a^endö e git termtnatt / mode Ut, e Ie eer e, o scuuon &c,
föjfe difgrazia, omalizia dalcano per lafo^ ^"^^'^^'
verchia conjïdenza , che egli teneva in un
operario, /'/ getto non riufd altrimenti^ e la
Jiatua andb male.Laonde Jlejfandro ^'affif-^
fetantodi quejia difgra&ia j quafi vi avejfe
perduta la fua rtputazione, cbefacilmenteji
Jarebbe perduto ancJyeglf^Je nonfojjejlata
prejia la henigiiit^ del Papa ^ cbeparevafe-^
n^eroper natura, ma pot, quando occorreva,
era umanijjimo On de chiarnatolo aje , />/
vece dicondannare lejttodellopera^ locon-
folb, e lo trattb amorevolmente , da?tdogli
cinquecento fcudi doro^ e onorandoio colla
folita Croce di Cansaltere di CrisTo , e con
wta collana dor o divalore di trecentofcudi.
Si cc hè JleJJandro ebbe a refpirare nella gr a-
zia del Papa y cbe gli replied laliberalita ^
€ pofe dinuovo mano alla fua ftatua di me-
t allo 3 cbe rilfez felicemente, ^c.
M o I S E
CLIV.
Elle ftatue , che dovevano
fervire d'ornamento al gran
difegno della fepoltura di Gm-
Lio II., parte non finite, e par-
te altrove divertite dopo Ia
morte d\ lui % non fu pofta in opera, fe non ]^jl!%^m.
quella di Moisè,alIa quale dice con gran venV fJZfff'"^
tail Vafari, non f ar h mai cofa moderna alcu-
na ^chepojfa arrivare di belle^za^e delle anti-
chef pub dire ancor il medeftmoyavvengachè
egli con gravijfima attitudine fedendo
, pofa
un braccio infulle tavole
, cbe egli tiene con
unamanOy e colValtrafttiene la barba^ la
quale 7tel marmofvellata y elunga è condot^
tadiforte^ cbeicapelliy dove batanta dif-
ficolth lafcultura ,fön condotti fottilijfima-
mentepiumof, morbidi ^ esfilati dunama-
niera
, cbe par impojjibile, cbe il f er r o fa di^
ventatopennello
, e in oltrealla belle&^a del^
lafaccia
, cbe pare di vero Santo , e terribi-
T                lifi'
Er fegufre il metodo, e Tordi-
ne intraprcfo ü doveva porre
quefta , e Ia fegucnte ftatua
tra Ie Capitoline 5 ma ficcome
per dar degna perfezione a
queft'opera (i fono riferbatc in ultimo alcu-
ne delle fagre, che ü veggono con ftupore
nelle Chicfe di Roma, fatte da moderni ar-
tefici , non cfTendofi ft:imato conveniente
mefcolarie coUe profane ü antiche, che mo-
derne y Ie quali fanno il maggior numero
del noftro h'bro, cosi anche li fono ferbate a
quefto luogo Ie due celebratiffime d'llRBA-
No VÏII., e d'lNNOCENZO X., quella fcolpita
dal Cavalier Bernino, quefla gettata in bron-
zo da AleflTandro Algardi, fcultori ambedue
di chiarifïimo nome j perchè comc nella per-
fona del Romano Pontefice fi venera la mae-
fta del Sommo Sacerdozio, e il Vicario di
Criflo, cosï giuflo è funire Ia fua immagine
aquelle, che s'adorano siinoftri altarime-
diante Tautorita della prima Cattedra, fu cui
cgli fiede, come fucceffore del Principe degli
Apoftoli . Voicndo dunque il Popoio Ro-
mano innalzare una llatua al Pontefice Ur-
EANO VIII., come a fuo benefattore, ne com-
mife il lavoro al Cavalier Bernino , che Fefe-
guï in quella bella, e nobil maniera, che 11
vede nella prefente ftampa ritratta. Ella ê
pofta ful fuo bafamento a federe in atto di
benedire, veflita degli abiti fagri, e coronata
del Pontificio Triregno, nè ha parte alcuna,
che non fia condotta con ogni maggior per-
fezione , e che non corrifponda alla dignit^,
al coftume, calla maeftè del grande, efu-
bhme perfonaggio, di cui porta Timmagine.
INNOCENZO X.
PONT. MASS.
CLIIL
Olle il popoio Romano per la
JleiTa ragione di gratitudinc
a' benefizj ricevuti ergere in
Campidoglio al Pontefice In-
NocENZO X. una ftatua, come
era ftato praticato verfo Urbano VUL, Leo-
ne X., e altri Pontefici, c avcndo deftinato
gettarla in bronzo, impiegb in fi nobil lavo-
ro Aleft^andro, Algardi fcultore di chiara fa-
ma per Ie maravigliofc opere dalui fatte in
-ocr page 152-
?^"4typ«w*iiii iu!^iMm!iiiijiji!i»iiMWWgyi'»-w'w''i"''wwju. I -1. ^iip^^ijpijjpjJiBBsi
»|gpjpi.iLyiJJ iiiyiütyipj|Wpj»wMi
LXXIV.
LA MEDESIMA STATVA NELLA UEDVTA OPPOSTA.
-ocr page 153-
148
Raffaello da Urbino , da cui fu architetta-
ta quefta mcdefima Cappella, non era ap-
pena il medefimo Cardinale ftato elevato al-
la fomma Cattedra del Principato Apofloli-
co , che ne dicde Tincumbenza allo fleffo
Bcrnino, il quale vifece di fua mano il bel
gruppo delfAbacuc coIfAngiolo, e il Da-
nielefrai Iconi. EnotaTiftoria d'Abacuc*, ^^^^^^^-h-
quando TAngioIo di Dio appr^hendit eum
in verticeipjtus
, ^portavit eumcapillo ca-^
pitisfui y po/uit que eum in Babilonefuper la-
eum in impetufpiritüs fut y
accib fommini-
ftrafTe il cibo a Daniele, che dovea efler lace-
rato da'leoni, e allora che nella mcdefima
manierailricondulTedonde l'avea tolto, re-
ïiituit Hahacuc confeïiim in locofuo
. Quefl*
azione miracolofa Ê efpreffa m quefte due
ftatue, vedendofi TAngioloin fito elevato,
e in atto di volare , che colla finiftra tiene il
crine delProfeta, il quale porta il caneflro
de'cibipreparatiper divino comando al ri-
floro del condannato Daniele.
I^
liffirn(T Principe , pare, cbementre lo guar-
di.ahbi voglid di cbiedergli il veloper coprir-
gil lafaccia
, tantofpkndida , e tanto luci-
da appare altrui
5 ed ha fi hm ritratto nel
marmo la Divinitdi
, che Dio avenja mejfa
nel fantijfi^o '^^l^^ ^^ ^^^Ho
, oltre che vi
fofjoipannitrasforati, efiniticon helliJTimo
girar di lembi y e Ie hraccia di mufcoli-, e Ie
mani iojfature
, e ner'vifono a tanta helled-
za, e perfeS:ione cojidotte
, e Ie gamhe ap-
prejfo
, e Ie ginoccbia, e ipiedifotto dijtfat-
ti calzari accomodati, edè Jinito talmen te
og72i lavorofuo, che Adoisè pub piu oggi che
mat chiamarfi amico di Dio, poichè tanto
innanzi a gli altri ha voluto mettere injie^
me y e preparargli il corpoper lafua rifur-
re&ioneper Ie mani di Michelangelo
.
G I o N A
CLV.
On evidenzavien riconofciu*
to dagV Intendenti della ma-
niera del gran RafFaello da Ur-
bino, che quefta ftatua fcol-
p/ta da Lorcnzetto di Credi
FiorcntinOjfïa fatta col difegno di quel grand*
uömo, dal quale, ficcome fcrive il Vafa-
ri ^fu tanto amato , che non f oiofu da lui aju-
tato
, e adoperato in molte cofe, ma ebbe dal
medejimoper moglieunaforella di GiulioRo^
mano
, difcepolo di ejfo Raffaello , e parlando
del Giona fatto da lui per la fepoltura d'Ago-
ftino Chigi , nel quale, ufcito ignudo dal
ventre della Balena, volle fimboleggiare la
rifurrezjone dc'morti , dice , che ajutato
dalgiiidi^io di Raffaello
, conduffe a perfe-
<,ione, queïiajïgura ^
e che quejia fola Jia-
tuafojfe con arte y c diligenzaafomma hel-
le^i::,afinita
.
AB A C UC
GLVI.
DANIELE
CLVII.
Ifloria di Daniele, che fta re-
giflrata nc'noflri fagri libri
della Divina Scrittura% c'infe-
gna come egli fu cagione della
aVasielulf.
diftruzione del Tcmpio del foz.
zo Idolo è\ Bel, e della morte deTuoi profa-
ni, ed cmpj Sacerdoti • Sdegnato per tal fat-
to il Popoio idolatra di Babilonia octenne dal
Re, cheil Profetafoffe efpoflo nel lago de'
leoni, per eiïere da' medefimi divorato in pe-
na , come fi diceva da quelia gente pregiudi-
cata dalferrore, deldelitto commefiTo: ma
finalmente falvato per divino miracolo dalf
imminente morte, ncfu tratto illefo dopo il
fcttimo giorno . Per efprimer quefto fatto
nclia/latua, che fquifitamente fu perfezio-
natadalfuo fcultorc, figurb cgli il Profeta
congliocchi voltialcielo, e colle mani al-
2ate, e inficme congiunte in atto di fupplica-
re la Divina Clemenza d'ajuto, e gli pofe
un leone giaccnte a' piedi manfueto, ed
umile, il quale,lafciatala natia fe-
rocia, par che piuttoflo ftia
intcnto alla difefa ^
che al o0cfa Az\
Santo •
Bi
L Cardinal Fabio Chigi, che
aïïunto al Pontificato ebbe il
nomc d' Alessandro VII., in-
traprefe a far rellaurare la fua
1 J
nobil Cappcila nella Chiefa
del Popoio, c datane Ia cura al Cavalier Ber-
nino. Iareflitui cgli nella forma, che oggi
fi vcde 5 e mancandovi due ftatue delle quat-
tro, per Ie quali erano da principio ftate fat-
tc Ie nicchie , fecondo il difegno del gran
S.AN-
-ocr page 154-
¥~^ "•""■^S^M^^W^?'
JiJ4^JlUL{HI#WUUUmW!WW"
WWMWiWWii*
a*l^
¥'
Jj^rF.4 DEL GlADIATORE OPERA D^AGATIA EFESIO
IrvKomcL rulL(vJtmmr, diDanv. cURoj-j^ aUa^pace^ corvPriuiL'^
-ocr page 155-
149
^^o
S'.ANDREA
CLVIIL
ciafcuno, c Francefco vi lafcib il nomc iwzu
fo \n un faffb fotto il piede, che fi foUeva •
FRANC. DV. QVESNOY- BRVXELL.
FEC,
Sx LONGINO
CLIX.
IA c Qij E ad Urbano vin. d'
adornare Ie quattro grandiiH-
me nicchie de' piloni, che reg-
gono la gran Cupola di S. Pie-
tro, ove prima una ferrata vc-
devafi, chetenevadacima a fondo. L'Ar-
chitetto di quefl'opera fu il Cavalier Berni-
no, cheilabilï con ottimo avvedimento di
adornarie con quattro coloiïi di marmo, fatti
da quattro fingolariffimi artefici, che dovef^
fero rapprefentare S. Andrea , S.Longino,
S. Elena, e S.Veronica. Fu afTcgnato il lavo-
rodellaftatua di Sant'Andrea a Francefco
Quefnoj famofo fcultore, detto il Fiammin-
go , il qualc , come fcrive il JBellori nella
vita di lui, formb il modello di Jiucco alto
n)entidue palmt
, cos} hen condotto, che ne
confegtiz tapplatifo tinhverfale degli artejïci
,
e dellacorte ancora ^ che Jï arroga di giudi-
care di quej¥arti
. A4a avvenne , che 7ul
trafportarjipoi il modello allafonderia
, ove
fogliono Idvorarji Ie Jiatue per la fahhrica
Vaticana
, ?nancandoJottö Ie machine , pre-
cipito
, € rovinojjltutto inpez^^i^ di tal mo-
do^ chejt perdè ajfatto, e non potè piufer-
vire air opera
. Tal JtniHro ^ cheforfe av-
venne a ca/b
, /u creduto fermamente da
Francefco
, e coiifermo lafama^ chefoffe
fat o effetto di emula^ione ^perfarglidanno
,
acciocchèfanco egli dalle fatiche, e dal di-
fpiacere informare wialtro modello di quel
coloffo
, glifcemajfe lofpirito , o come fpeffo
awiene
, che volendof mutare Ie cofe , quan^
do Banno hene jf vengono a gudUare ^ e f
perdono fen^a poterf piu racquifare
. //
fattoperofuccedette altrimenti^perchè Fran-
cefco molt o bene fiahilito nelk ragioni delt
opera
, che non gli permetteva allontanarf
daquelloy che aveva ritrovato con diligen-
za di lungo tempo
, avendo in pronto tutti
gliftudj
, e Ie fatiche , agevolmente ricom-
pofe unaltro modello uguale al primo ^fenza
variarlopunto
, quatoggi fivede nel mar-
mo. Stail S.JpoJiolo colla tefla elevata in
atto di rimirare il Cielo
; dsetro lefpalle s^at^
traverfa la Croce decuffata in due tronchi
, e
abbracciandofte uno colla mano deHra
, di-
ftende apert a lafniüra in efprej/ione d' affet^
to y e di amore divino nella gloria delfuo
martirio &c.
Fu fcoperta Ia flatua il Vener-
di primo di Marzo TAnno 16 40. alla prefen-
za del Papa con applaufo della corte, e di
V allogato al Cavalier Berni-
no l'altro ColofTo di S* Longi-
no , che oggi fi vedc nella
la nicchia difianco al S. An-
drea del Fiammingo . Cor-
rifpofe maravighofamente fopera alfèfpet-
tativa , che s'avcva del fuo {perimentato
valore ncH'arte , con intera felicita da lui
pcrfezionata . Prefe occafione lo fcultore
di far Ia vcfte piü vaga dalfifloria, che fi rac-
conta deJIa di lui vita, ponendogli in doA
fo gli arnefi militari, proprj, e attenenti alla
dignita di Centurione , che dicono aver egli
ottenuta nel tempo della Paflione del Signo.
A Baron, ad-
re, e della converfionealla fede di Criflo%a/;;2.34-«.59-
quando affillendo alla cuftodia del Crocifif^
{oy videquci gran portenti, chefucccffero
nelfora della fnamortc^'j al che peravvcn-j^^^^^^^
tura ha relazione la lancia poflagli nella de-^^-^''s^''^'
ftra. S. GregorioNifTeno inunafua lettera
nuovamente pubblicata dal dottifiimo Lo-
renzo Zaccagna% fcrive, che queflo Santo ^^^^J-T^
Centurione, il quale confefsb Grifio per Dio
nell'ora della morte di lui, per Ie fue fegnala-
tevirtïi, cperlaviva, e coflante fede, che
indi profcfsb , fu fatto Vefcoyo di Cappado-
cia,
Sx B I B I A N A
CLX.
Vkndo Urbano VIII. i'ntraprefa
l'opera di far reftaurare Tantica
Chiefa di S. Bibiana, pofta nel
luogo detto ad Urfum pHea-
tum
, per una fcompofta, ma
vetufta fcultura d'orfo di marmo col cappel-
letto m tefta, ivi allora ritrovata, non giil
per il vico dell'orfo pileato, o per il celebrc
cimiterio, detto adUrfumpileatum, il quale
era ( come fanno gli eruditi) altrovc difpofe
rAltilïlmo, che in premio di si reügiofaazio-
ne gli veniile fatto il ritrovare ii corpo di
quella Santa. Da tale evento animato mag-
giormente il Pontefice all'opera, ordinö al
Bernino difarne laftatua, che fucollocata
-ocr page 156-
^-
* '^'™""' '^WllSJJi-J'Wi^iHJiwiK^
W^^^BFT" -f'
'■■*■'^:.-'-''''wivfm'''*^'f^m*'»'<«m-^mm» 'ii'''iilU'^|BMtM'wy«iWü|fipii'WBP
./i
>^t.
. .                               AlTRA VEDVTA DEL MEDESIMÜ GLADIATORE
InBjjrn^neUcvStainp^' diDonv. deRoj'j-i alla-JPace^ciyn Pruül? '
-ocr page 157-
152
Ie pieghe tutta Vindujlria .^iUo fcarpello ^
poichè il manto fpiegandoji dalgöné>ito
, c
fotto ilfeno
, vela il refto del corpo, e f folie-
va aUdltro fianco
, e con doppio fcherzo ri^
cade in un lembo
, ejtfcuoprefotto una tona-
ca a mez^a gamba
, fcorrendo lepiegbe fno
all'alt ro pi ede
, e tanto che vapparifce ia ro-
tondit^ pura delle membra, e fopra il petto
,
e Ie mammelle sincrefpa gentilmente la to-
naca in modo
, che il fajfo perduta affatto
Pafpre&^ay saffottigUanellepiegbey esav-
viva nello fpirito
, e neltatto . EJfendo in
oltre la Jlatua tutta ricoperta
, e vejlita, que-
Jio fcultore accrehhe Vindujlria con ifvelare
alquanto il braccio modeïiamente y e quafa
caf0'^ poichè nello Henderloper additare t Al-
tare y lamanicafirovefciay eapparifcetan^
to ïignudo y quanto interrompe
, e dagrazia
a tutta lajtgura^ Potè tanto Francefco col-
lo Jiudio fuo fopra que§io marmo
, che lafoio
a' modernifcultori Vefempio delle Jiatue ve-
JUtCyfacendof av anti al pari de migliori an^
tichi in uno ïiile tutto gentile
, e delicatOy non
ejfendovi finora chiïagguagli con opera di
fcarpello
In queUa ftatua fola confumd
Francefco lefatiche di molti anni
, follecito
in ritrarre ogniparte dal nataralefcegliendo
ilpiu bello
, ed ebheper ifcorta lUrania, Ha-
tua antica mirabile nelCampidoglio'^ febhe-
ne egli condujje la fua Sufanna di maniera
piu gentile
, e piü delicata. Bafterebbcro
qucfti fcntimcnti d*accreditato fcrittore per
giudicare delpregio dclla prefente celebra-
tiffima opera 5 ma c ben anche avvertire,
chc per rapprcfcntare il martirio da lei fofFer-
topcrCrifio Ie fu pofla nella deftra lapal-
ma, folitofimbolo diquelli, che riportava-
no fegnalata vittoria de'nemici^-perchc aven*
do Ia Santa trionfato del barbaro pcrfecutore
della Crifliana religione collo fpargimento
del fuo fangue, in nefluna miglior
manicra, che per mezzo del-
Ia palma, cib potea
fignificarfi.
15
in detta Chiefa nel luogo, ove al prefentc fi
vede. QueH'erba, che è fcolpita dall'Artefi-
ce a piè del pilaftro, dove mollra appog-
giaril la Santa, alludeaduna cert'erba, che
cforfe i'Eupatorio d'Avicenna, che leper-
fone divote colgono lï attorno, e fe ne fer-
vono per liberarfi per interceffione della San-
ta dal dolorc di capo. Quefta ftatua è ripu-
tata dagli intendenti tra Ie migliori , che
ufciirero dalle mani di cosï rinomato artefi-
ce, ed è propofta per modello d'uno dc'mira-
coli dell'arte di moderno fcultorc.
S. S'USANNA
CLXI.
A Confraternita de' Fornari di
Roma facendo fabbricare ÏAU
tav
maggiorc deJla fua Chie-
fa dclla Madonna di Loreto
alla Colonna Trajana , con
ornamcnti, c ftatue , allogb quella di S. Sü-
fanna a Francefco Quefnoy, detto il Fiam-
mingo, altrove in guelVopera lodato. Riu-
fci di lal pcrfczionc quctto Javoro, che al
fuo arteiïce ü rivoircro gli occhi y e Ie voci
di ciafcheduno, vedendofi in quefta ftatua
Ie piü fccltc 5 e Ie migliori forme , chc abbia
faputo eleggcre rartemaeflra dalla perfetta
imitazione dclla natura. Per dame contez-
%'d efatta, non ha che a trafcriverfi Telogio
formatone da Gio. Pictro Bellori nella vi-
ta di quefto cccellente fcultore : Dice egli
adunque : Muoveft la Santa in una bella
azione, poichè tenendo nella dejira la pal-
ma y travolge il volto al pop oio ^ e addita
colla Jinijlra l*altare ^ ma nellofporgere al-
quanto il braccio fuori del manto
, arretra
fotto la gamba y epofa fiiÏÏaltro piede y fic-
che Ie membra vicenden^olmente soppongono
con moto lieve y efoavCy ritenendoihojiume
d^una Vergine nobilc, e umile dedicata aCri-
Jio
. Spira uel mlto mi aria dolce digrazia
purijfima con femplice chioma raccolta
, e
tutti i lineamentifono formati alla belle^za^
e alpudore
. Ma cortfijiendo la perfe^ione
diquejia Jlatua principalmente nel fuo pan-
neggiamento per ejjer tuttaveHitay ilmafi^
toèfottiky e lieve y e difpoïioinmodo fopra
la tonaca
, che rejiandofcoperto il petto, e la
fpalla dejira y ricade fopra il braccio y e la
manoy cbetiene lapalma. Dallafpallaji-
nijlraji avvolge ^ e ripiega fotto ilgombitOy
€ 72 efce fuori la mano
, che addita Valtare.
Qm lofcultore prefe occafione iefporre nel-
SPO.
-ocr page 158-
|jj|i iöL%iJftJiw.^B!p^llB|j;*ji;jiJimi{tl!lip^
'^^mf^mmm<mpm>mmr'^''^'tB^
wn»m^f^'^''i'm''^^m''Tmmmmmmm'^gm''mm
^iuui««.i.iuiiij|ijupii
^^'
SiLENO CORONATO DlPAMPINI CONBACCO FANCIVUO COMMESSO ALLA SVA CVRA »'
IN BRACCIO IN POSITVRA DACCAPEZZARLO. Barcnv^^lrk tnSatyr.
-ocr page 159-
15?
154
SPOSIZIONI
DEL FRONTESPIZIO.
E DEGLI ALTEa ORNAMENTI
VELLA TRESENTS OPERA.
Vendo intraprefb Domenico de* Rofli ad abbellire ia prefente
ftampa con alcuni fregi, e ornamenti, i quali pajono oggi
giorno necefïarj per lufingare, e pafcere lacuriofita dichi leg-
ge, non ha voluto far ció, iènza dare in parte fbdisfazione
agli eruditi, perchè in luogo di quei vani capriccioii intagli,
e rabefchi, che d'ordinario coftume fbgliono porfi in fi'on-
te, e in fine de' libri, ha con piü faggio configlio elette alcune fingola-
ri cofè dairantico, Ie quali fèrvir poteilero d'ornamento infieme, ed'eru-
dizione. Vedefi dunque nel frontefpizio di queflo libro la celebratilTima
ftatua di Roma, pofta in mezzo da due Re fchiavi negli orti Cesj". Servono
d'ornamento alla flampa un bellifTimo bafïbrilievo delle Mufè di Francefco
Monciatti, copiato da un pilo fèpolcrale fpettante alla famiglia Azzia, intaglia-
to induedifferenti rami'*; comeanche una pittura delle rinomate termedi
TiTO tratta da' libri de' difègni del famofo Mufeo del Commendatore CafTia-
no del Pozzo', e finalmente un altro bafïbrilievo dedicato alle Ninfè de*
fbnti da un Liberto di Tiberio ^, del nuovo Mufeo, che vadifponendo il Si-
gnor Cavalier Fra Alessandro Albani degniffimoNipote del SOMMO PON-
TEFICE, il quale nelFeta fua piü tenera ha cosi adulta cognizione dell'an-
tiche dotte memorie, che gli amatori delle belle arti concepilcono alte fperan-
ze di veder,col crefcer deglianni,rinafcer dal nobil genio di lui il vero loro Me-
cenate. Ma perchè poiïano gli eruditi apprendere di quanta importanza fie-
no i fuddetti fregi, ho creduto convenirmifi darne conto ne' fèguenti difcorfi
per un tal qual obbligo, che mi parea d'avere di non tralafciar cofa alcuna ap-
partenente a quefl'opera, la quale fèrvir potefïè a fècondare Tintelletto altrui
di nuove, e belle cognizioni dell'erudita antichita,
DISCORSO I.
a Diic. I.
b Disc, II.
c Oisc. UI.
d Disc.IV.
pofti accanto que' due colofli di pietra bru-
niccia con tclla nera in abito Daco, i quali
fi pub fermamente credere , che rapprefcn-
tino que* Re, o Capitani Daci , de' quali
trionfö Trajanoj si perchè fono fimiglian-
tiffimi a quelli, che nelJa colonna coclide ü
veggono, si anche perchè fi confanno nella
forma dcll' abito all'immagine portata in
quefto libro al num. <^S. K dunque quefta
noftra Roma interamente veftita, affifa sü b ^.^{//«r.
nobil fedia colla galeain tefta, ficcome fi rav- %JmT\>f-
vifa nell'antica pittura Barberina'', e nelle %^aui!'i^^'
medaglie" j anzi una Roma fedente, c ga- fap^"^''
leata fï vedc ancora in una medaglia di Tra- S.vjif"'
jANo fegnata col TR. P. VIJL IMP. IIII. COS. %';;
V.PP.S.C*, Ia quale in onore di quefto J^f'^^^-'-f'
V                 Prin-
Ppartiene quefto fimulacro di
Roma alle glorie diTRAjANo,
e alla vittoria da lui riportata
de'Daci, efprcfla nc'bellifli-
mi baffirilievi della Coclidej
cosi giudicano i migliori antiquarj, i quali
parlano con molta lode di quefla flatua, non
folo per la maniera della fcultura, ma anche
per una figurina fcolpita nella bafe, la qua-
le ftimano, che rapprefenti la Dacia vinta
da queirimperadore , donde poi ebbe que-
* FigrtLie fta Roma il nome di Vincitrice *. Per la
fiat.c.z.C.                   r n •          .               • •              II
Fabrijitfiia qual cola 11 viene in cognizione e del tempo,
"e della congiuntura , nella quale fu fatta
fcolpire , forfe con autorite pubblica 5 c
finalmente quanto a propolito Ie fieno ftati
-ocr page 160-
mmmm^f^^
!HP(»ijA>iffl^i.i'iw!^|-k^V''WJi«^.''§?.i*Maj!iify
ai^ijW14!liWSHi^i«MMIIH«i«W.wpu
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l'EkMAFKODITO IN CVI SI RAPFRESENTA VN CORPO COMPOSTO Dl DOPPIO SESSO:ould:üh:^^
TleaL'ortv Bor^hesy-                       '            ,
-ocr page 161-
156
siano^, e che Io fcultore deüa noflra fla-g/i.^^/^/j
tua , feguendo X antico coftume , penfaf-
feaver baftantementeproveduto aldccoro,
ealfonore della medeiïma con quefta forta
d'arme, non mai, per quanto li vede, co-
mune al volgo della Milizia Romana. Que-
fte coniiderazioni, olcreaquelle deH'artifi-
zio, pofTono averU refa celebre fullc carte
di quei, che danno notizia delle cofe piti
belle, e piïx illuflri di Roma 5 anzi fono va-
levoli a far giudicare, che ella negli antichi
tempi fofle flata deftinata ad adornare alcun
luogo riguardevole dellaCitta dominante,
e forfe a ricevere l'adorazione de' popoli in
quei fuperbiffimo tempio fabbricatole , co-
me aDea, pocodopo lamorte di Trajano,
da Adriano fuo fuccefTore nell'imperio fulla
Via Sacra fanno 874. dalla fuafondazione ,
come pruova l'Abate Domenico Paffionei
inunaerudita diftertazione, chefta per da-
re alle flampe fovra la fotterranea Chiefa
fcopertafi tre anni fono alle radici del Palati-
no3 non effendo inverifimile, che Adria-
no volelTe inun tempo flcffb render queft*
atto di venerazione alla memoria del Padre,
a cui tanto dovea, e tanto fempre fï moflrb
grato, e fodisfarc inficme alla propria fu-
perftizione, ed a quella de' popoli, i quali
I'onoravano, comeDea, facendole fagrifi-
2j, cd erigendole altari , conforme , oltre
a piii diverfi chiari fcrittori, diflc il noftro
Prudenzio;
cölitur namfanguine ^ ipfa
More De^^nomenq'^ loci^ceu numen, adorant.
Ï55
Principe fu battuta per Ia vittona Dacica.
Avea ella nella deftra mano una corona
d'alloro, e nella finiftra il parazonio 5 ma
oggiappena quefle infegne fïveggono, la-
cerate dalFingiurie de* tempi, e forfe dalla
poca attenzione degli uomini 5 pur non di
meno c paruto bene farla in tal forma, aven-
done fatto il confronto coli'antiche flampe
della mcdefima, autorizzate da quei fram^
ment!, e contrafTegni, che anche oggi vi
^^nuAug, rimangono, Colla corona d'alloro in mano
éiaii. fivedc ella in una medaglia di Vespasiano *"
fegnata col fuo terzo confolato , c perchè
gia fu detto, che la laurea era infegna de'
trionfanti , quella della noftra flatua pub
fignificare il medefimo trionfo de' Daci • La
fJ3ada è quella , che per parere d'Antonio
Agoftini nominavali parazonio , e inten-
devafi da' Latini per una fpada fenza punta ,
c larga, riputata come infegna d'onore nella
milizia Romana 3 onde non folo davafi a'
Tribuni, fecondo qucllo, che riferifce Mar-
ziale
Aiilitice deern hoc , ^ grati riomen honoris^
Jrma trihunitium cingere digiia latus
ma a' fupremi com.andanti in guerra, ed an-
che agli fteili Imperadori, come pub dedur-
fi da alcune loro ftatue, e piü precifamente
dalle medaglie di Domiziano , di Trajano ,
f ^^/r/.;«j, di PerTinace, e diGALBA*^, che anno per
rovefcio la Virtü Augufta armata di quefta
fpada. Per fomigliante ragionc io credo,
füffe pofla in mano delle figure di Roma flef-
fancllc medaglie diCLAUDio, c di Vkspa-
DISCORSO IK
dondc avea prcfa occafione didire Vergiliob
Mter Atys^ genus unde Atyi dixere Latini.
Piacemi ilrifejrire quefte ifcrizioni, perchè
Uesto antiil piü bellonumento,alcune altr
non fene perda Ia memoria. Dicono dunque
la prima
C. ATTIVS
VENVSTVS
ET
M.ABVDIVS.
SELEVCVS
FRATRES.SIBI.ET
ATTIAE.CUB.
PRIMIGENIAE
CONIVGI.ET
C AETERIS. LIBERTIS.
LIBERTABVSQYE. SVIS.
POSTERISQVE. EORVM.
Lafe-
una fotterranea ftanza quadra
ta, fcopertafi molti anni fono nella vigna di
Francefco Monciatti, pofta nella via Ollien-
fe, diftante un miglio dalla Bafilica di San
Paolo, in occafione che cavavafi ilterreno
ad ufo d'agricoltura. Dall'ifcrizioni trattc
da quelle rovine ü venne in cognizione,efrere
ftato quei nobile edifizio un fepolcro fpet-
tante allagente Azzia, Ia qualc ancorchè ple-
bca, divifa poi nelle duefamiglie Balba, e
Labiena, divenne celebratiflima, e potente
per l'affinifa contratta colla gente Ottavia,
da cui nacque Augufto, e colla Giulia, di
cui fu Cefare, come fu offervato dal Patino ""j
wil- R^rn. in
-ocr page 162-
m^'iB-'--'MW-' ■"■ -■ -'" '                                                           ..IJ                                              I           I I                           i I'                       urn.—..-■■«u
•j^^m^mamvi'
%
«'S'*». n;v>.'~™*"--'
STATVA d'vNA zingara CON TESTA,MANI,E PIEDI DIBRONIO
Vi^UortbBomfujy,
InRxïrtziV ritUa.Jtarnp'^djuDotTL, deRaj'jt oUoJPclca coitJPriuUf
-■SJ'-XT' W>« "*ii *•»''•
-ocr page 163-
15S
d'Arcadia, che volle feco fepolto il primo, c
fccondo libro dell' Iliade, quanto per Ia vc-
nerazione, che fene ebbe daquelli, chelo
celebrarono, e adorarono come Dio, fecon-
do che vien detto da Silio Italico', e da mol- ' ^'f- it»^'
ti altri ^, e fignificato in queÜo Greco epi- KofumeUA.
gramma
                                                                cm«. intn-
cor3i,Dom.Hc
Cic. projln.
Se Omero è Dio, Ji veneri tragtimmortali,
Sepot non è Dio, Jt reputi ejfer Dio
La Mufa, che gli prefenta il volume pub
effer Calliope, perchè non folo ad efl^a fu
attribuita Tinvenzione del verfo eroico dalf
antico Epigrammifta Greco, ma fu detto da
Maffimo Tirio, che ella gli dettaffe i verfi j
anzi da un*anonimo pocta vienfcritto, chc
dalla medefima veniiTb nutrito, e educato ^ g /J^.4.^'>
iboL c.iz.
KctAAioTr)? fxiv iyoö, Ktpo) <f ifjLov üovnicci
Quefta conghiettura prende forxa dalfabito
grave, ematronale, e dalJalunga tibiafat-
tainfoggia ditromba, che eflendo attribui-
ta alfazioni guerriere , par , che debba
aver relazione airiliade , che racconta la
grand'imprefii della guerra Trojana j fe pu-
re piuttofio non rapprefenta Ia fleffa IJiade,
Ia quale fu venerata e come Dea, ccome
Mufa,fecondo che vien riferito dal Cupero^'^ hCupsr.ii^.
il chc per avventura potrebbe fciogliere ogni
diificolta, che s'incontrafTe nel numero del-
le undeci donzelle figurate in quefto marmo,
e fenza aver a dire, che due di loro ficno re*
plicate nellc teflate, caderebbe aflai in ac-
concio fattenerfi a quefta opinione, giac-
chè, dopo che da Omero furono date alla luce
riliade, e fOdifTea , fi difle accrefciuto il
numero delle nove Mufe fino a undici dal
Greco Poeta Antiiilo'. Non dee poi fem- ^^!^i^^'
brar ftrano, che dalfaltra banda fia ftato
collocato Socrate veftito del pallio filofofico,
potendo ciafcuno fapere da Dione Crifofto-
mo*", che il pi 11 beltitolo, che egli avelTe ,,^,^, cn.
era quello di dirfi difcepolo d'Omero: Jt ego, ^'^' ''^''''^^•
fcrive egli, hocfanè mtdtis arhitror ejfeper^
fpicuum
, Ji qtiis modo amhorum mrorum
haheat experieiitiam
, Socratem rever3. Ho^
meri difcipulum
5 no7i quod non?mlli dicunt,
Arcbelai ejfe
5 e perchè egli ben s'avvidc,
chc nato Socrate molto tempo dopo Omero
non avca veracemente potuto averio per
Maeftro, ü dichiarb non cflere ^ ratione
alie-
157
Lafcconda
C.ATTIVS
VENVSTVS
HIG.SITVS.EST.
M.ABVD1VS.
SELEVCVS
FRATRLSVO
PIISSIMO.FEGÏT.
E Ia terza
D.M.
M.ATTIO. CLEMENTI.
MATTIVS.FLORVS.P.
ET.SATVRA.M.
FEGERVNT.FIUO.
SVO • CARISSIMO. BENEME.
Sono dunque in queflo bel marmo fcolpitc
Je nove Mufe , delle quali abbaftanza s è
favellato in quelle , che fi confervano nel
palazzo OdefcalcOp maperchè queftepoco
s'accordano coUe medefime , e meno coli'
autore deirepigramma greco, e forfe colla
maggior parte degli antichi fcrittori, i qua-
li per lo piü fono ftati difcordi neirafTegna-
re a ciafcheduna di loro que' ritrovamenti,
che comunemente fono loro attribuiti, an-
derb guardingo nelformarele conghietture
ful prefente marmo, tanto piü, che poche
fono quelle, che fi polfono dillinguere da'
fimboli, edirbpiuttofto, che elleriguardi-
iio i diverfi generi della poefia , mentre
vi veggo la fatira, che ha la mafchera col
bailone 5 la poefia facra:, che colla verga in-
dica il globo 5 Tamorofa colla lira, e col plet-
tro in mano; la tragica, Ia comica > e forfe
anche Tclegiaca appoggiatain attomalinco-
nico • Meritano piü ferie rifleffioni Ie figu-
re, che nellc teflate di queflo pilo fi veggono,
imperocchè que' due uomini a federe, da me
fin ora creduti effer due poeti, che moftrano
di favellare con due Mufe in picdi, credo,
che fieno Omero, e Socrate 5 avvengachè F
uno di efii ha gran fomiglianza coirOmero
del marmo antichiffimo della deificazione di
lui, pubblicato , ed illuftrato con dotte olTer-
e Kirch, in vazioni prima dal Kircher %poi dal Cupero ^5
d Cupcr. in e'I Socrate con quello, che fu del Mufeo di
^poth.Hm, Yuhio Orfino, dato in luce da Domenico de'
Rolfi colla fpofizione di Gio: Pietro Bellori
tra Ie immagini degli antichi Filofofi alla pag.
34. Potè per avventura la fuperftizione de-
gli antichi 'volerlo efprelTo in queft' urna,
non tanto per l'amore, eper laftimaavutafi
di lui, coirefempio di Cercida Legislatore
-ocr page 164-
tJMW;S!iJiiHli,*^Bpi!Pff^.WJisgJWgP'^"'
^^„^,.,.^,.„.pW>W^..,pi,^p.,M.,UiJII^'^^^
-,,PniBja..j|i*4»?w«««"WW'
T
^NPEltE v'ANIMALE^ ANNODAtA
llllllilHIIIIll......'...............                         rr -er aV^TO :E
SATUWmBTA <^^0XrENn.BCm^ONA^^J]^^ji^sTKO. n^Corü BarsUry.
SVtA SFA.LLA SINJSTKA. jy j-^ ^
                                         _ -
-ocr page 165-
160
e forfc da quegli altri >< che notarono in lui
una perfettijfllma, ed eccellente cognizione
delle cofenaturali'', della moral filofofia "^,
dclla teologia antica', delle mattematiche,
dell'aflrologia , deiraftronomia ', dell'ar-
te oratoria', deinfloria ", e di tutte quelle
fcienze, che d'uomo divino, anzi di Dio
preflb il gentilefimo gli ferono acquiftarc il
nome, e gli onori. Per ultimo pub confide-
rarfi , che contuttochè Ie Mufc comune-
mente fieno prefe dagli fcrittori per prefi-
denti, e Dee della poefia, fu anche oflferva-
to, econchiufo da'medefimi, chederivan-
do retimologia del loro nome dalGreco/>ivêö),
nonmeglio, nè pih propriamentc fidicono,
che maeftre di buona , e onefta difciplina,
ed ancora della religione, e del ben vivcre 5
poichè di tali cofe aver elle moflrata la via
agli uomini fu fcritto da Orfeo ne' fijoi inni.
Quelle due mafchere fulle cantonate , coro-
nate di pino , e che anno vicini Sileni, e
Ninfe, pofTono fignificare la poefia ditiram-
bica, o della Madrc degli Dei, alla quale il
pino era dedicato.
alietium, eum, qui licetnon converfatusfit,
mque 'viderit
, intelligdt autem Homeripoë-
Jin, totiufque illius mentis gnarus Jit y d^~
fcipulum Homeri dici.
Chi dunque die I*
idea, e'1 difegno di qiiefto marmo potè aver
avuta intenzione di moftrare la relazione,che
era tra quefti due uomini fegnalati, fe pure
non pretefe di rapprefentar quella, che da
moiti fu detto avere la filofofia coirantica
p Macmb. i.
I. c. li.Sae.
q ld. I.
2.
Som/t. Stip.
t 'Porpbyr. t.
de au. JVym-
pb.
(Euflhat. in
Iliad.6,Ma-
er oh, lih.
i,
Scmn.
t^luinti}, l.
IOC. I. /«/?!>.
tic.
u Eufelf, éc
praparat.E*
uang.
IStraB.l.i
poefia , e fpe7.ialmente da Strabone ' , il
quale avvertl effer Ia poëtica primam quam-
damphilofophiam, vit a ^ prima at at e for-
matricem
: mores , offeBus , aBiones nos
cum njoluptate docentem
5 o veramente la
conneffione, che l'una, e l'altra anno in-
fieme, per la quale furono prefe per una co-
ZfZ^'"' fa fteffa da MafTimo Tirio ">, ne in altro ri-
putate difFerenti, che nel tempo, e nel mo-
do di trattare Ie cofe , per efTer Ia poefia
favolofa nell'argomento, e la filofofia areLC^i-
a-rifctM piu aperta
, e;:^föV6) vioolifctv pojierio-
re di tempo .
In fatti leggiamo attribuita a
ff/^c/jB. j{ Omcro la fapienza" , come anche il titolo
T^iaolirat. di padre della filofofia °. Anxi fu egli prefe-
ée%ip. "'■ rito a Platone, e ad Ariftotile da Temiftio,
DISCORSO IIL
Ra Ie pih celebri , e maravi-
gliofeopere deiranticaRoma-
na Repubblica contar ïi deono
rimmenfe fabbriche delle Ter-
me, Ie quali fatte in modum
X ^wf./j»./'^oa?7;?a^mw^ ^ , e incroftate di preziofï
'^^'"^^^"'^^inarmi, eornate diflatue dibronzo, d'ar-
gento, e d'oro, e da vaghilïime dipinture ar-
ricchite, fecero mai fcmpre conofcere ,quan-
to foffe grande il luflb della Romana potcnza.
Anzi oggi ancora, benchè lacere , e guafte
apertamcnte difcordano fra lord , confufï,
cred'io, dairimmenfit^ dicosi vaftiedifizj.
Da quefte confiderazioni dedur fï pub con
evidenza di quanta importanza fia la prefen-
te pittura, che fcopertafi gi^ tra Ie rovine
delle tcrme di TiTo, fu fatta copiare in un
riftretto difegno dal Commendator Caflia-*
no delPozzo di cclebratiffima fama. Colla
fcorta dunque di quefla bella memoria vede
cia/cuno quanta luce ricevino Je parole di
Plinio, ove parlando delle fue terme Tufcu-
lane, diffe, che ^frigidaride cell^e eonneBi- ^fifi%[ ^*
tur media, cui Sol henignijjimè preejio eB,
caidari^ magis 5 in hac tres difcejjiones,
dua in Soie y tertia h fole longiüsy ^ luce
non longius
: apodyteriofuppojitum efifph^e-
riBerium
, quod plura genera exercitatio-
Z7/>, plurefque eirculos capit: poichè que*
fte parti appunto reftano interamente alla
noflra vifta efpoftc; vedendovifi il bagno,
c ad eflb congiunto il caldario, rammentato
daVitruvio% daStazio^ daOmeroS e da,'f'*'*'*'
altri ^, ove Ie genti erano ammelTea fudarej g/f^S;
indiil tcpidario , il quale non folamente fer-\f^^l'^'
viva di fpogliatojo, c di iuogo di ripofo do- J^^'^JS
po il bagno, edopo averfudato, ma ^^^^'^^S\\
vertimento per la fua amenita, e per Je fuc ^^pfoi;id.c,i^
dclizicj e finalmcnte il frigidario, ove era
il ba-
in modo che
LaBucce infultant^ bet(e^ l<etiqtie coronant
Cauliculi
tit\6. f. II
oflentano una grand'ombra delFantica ma-
gnificenza. Quindi è che dalle loro informi
rovine fi rende molto difficilc il rintracciar
diftintamente Tarmonia delle parti interne,
si perché Ie notizie, lafciate a noi dagli antl-
chiqua, e IafJ3arre fulle carte, fonotroppo
compendiofamente accennate, si anchè per-
chè non ü trovano medaglie colla loro im-
pronta, forfe per quella ragione, che dedi-
candofi dagli Imperadori al popoio, e donan-
fËpTmüT, dofi al medefimo, non voleiFero ne meno ar-
tr^]ïdtgul rogarfcnc Ia memoriaS e finalmcnte perchè
ToiofnTf' %^^ antiquar], che anno prefo a favcllarne.
-ocr page 166-
ii!'-4.'^«J.''".Ni^MfJ™W-iWi!iJi||PP9?^Wi!PP
1                   ^           III                             ........I.JII|II.,J...,^I|IJIL|
LXXXI
Is
l\^ '^«
4W/J.
■* «^
^ :^
y
7XDofn^?v^ dal.^etJ'cuL
APOLLO^ E DAFNE DEL CAVALIER GIO: LORENZO BERNINI,
Heal'ortL Borqfiej'y *
Tléllxi^Sta/nvji»^{uJI)otytf^cLaMjossv erede dcG-io, C'iac- da^Ra^j-vtn^Munrui, ctlLv^ace C4^njPriuiLdelScnri.Portt.
-ocr page 167-
i6i
i6z
pih comunementc In queftc voci vcniftTero '
intefi i fornelli, ne' quali s'accendeva il fuo-
co perfcaldare ibagni, come filegge nella
noftra pittura, dalla quale fi ravvifa chiara-
mente quel rcgolato paftaggio da un luogo
all' altro , non tanto per la connefllone,
che avevano infieme, quanto per l'aperture
comodc, e regolate alla necelïaria comuni-
cazione , fpettante non meno alla fiilute,
che al luflb, e alla delizia, Vedefi Tedifizio
tutto fatto a volta fecondo Tantico coftume,
cleveftigic, cheancheoggi nerimangono.
Quelle fineftre grandiftlme, che ftanno da'
lati, fervivano si per introdurre il lume bifo-
gnevole, come per render piu giocondo il
foggiorno: poichè febbcne, conforme èfta-
to ofll:rvato da alcuni moderni, riufcivano
Ie terme Romane alqüanto ofcure nel pri-
mo ingreffo, erano poi luminofiftime den-
tro, ed ammettevano la luce perampieiine-
ftre da fottili lamine di marmi trafparenti,
o da puliti, e lucidi criflalli fcrrate per tefti-
monianza di Seneca'', e d'altri', e partico-sö'^s^'^^^^^^
larmente di Marziale in que* duc verft'
         pj^il'^ê. t
xVlpUnj.C,
1,12. ff. dein-
Hybenm objeiia iiotisfpeculariapuros ^///^^}^, Jr
il bagno d'acqua fred^a, la qü^Ic invcnzio-
ne fu introdotta in Roma/econdo che ferivc
Plinio', da Antonio, ocome piace al Vof-
fiOy da Artorio MufaMedico d^AuousTo.
Vcrp è , che la noflra pittura non ha, che un
foliabbro per il bagno,fbrfe per rapprefentarc
il pih degno, e il piü nobile riferbato agli
üomini qualifïcati , giacchè abbondantc-
mente fï pruova dal Bacci ^, dal Demftero',
edalCapponi"", chcmolti altri ve n'erano.
Anzi fileggono cosï fpcffb negli antichi mo-
numenti i nomi di lavacra, alvei ^ labra^
e oceana delle terme, che non dee farfi cafo,
fe in quefla pittura un folo fe ne vegga 5 fa-
pcndofi ancora, che gli antichi bagni ave-
vano grandifïime pifcine con copiofi fedili di
marmo intorno, perchè ne rammenta Olim-
piodorofinoa mille fecento di vago , ed'ef-
quilito marmo nelle Antoniane, e tremila
dugento nelle Diocleziane, i quali erano or-
dinatamente difpofti nelle gran flanze defti-
nate, come fi difTe, al bagno caldo, fred-
do, etepido, ed allofpogliatojo, fecondo-
chè vien accennato da Galeno , il quale con
puntualifTimo confronto alla noftra ftampa
fcriffe", che ingredientes in der e njerfantur
calido ^pojick in aquam calidam defcefidimty
7nox ah hac egrejjïinfrigidam
, poftrembfu-
dorem detergent
: Congiungevafi al calida-
rio una minor ftanza, cheforfe erariputata
partc del mcdelimo, e chiamavali laconi-
co, il quale con frafe propria, e adequata
pubdirfi bagno fecco, ed è defcritto daVi-
truvio nel modo appunto, che fi vede nella
noftra ftampa. Or quefto laconico ferviva
afar fudare con maggior violenza dclcali-
dario, ricevendo dal fuoco fottopofto dell'
ipocaufto il caldo non iblo per mezzo de'con-
dotti, e de* canali, che s*aggiravano per Ie
mura, e per Ie curvature dclla 'volta, ma
per una grande apertura del pavimcnto, co-
pcrta da un largo fcudo dimetallo, chepo-
teafi alzare, ed abbaftfare, aprire , e chiude-
re con alcune catene, fecondochè minore,
o maggiore ve n*era il bifogno. Il nome di
laconico derivb da' Laconi popoli del Pelo-
ponncfo, i quali furono i primi a introdurnc
Tufo, fecondo Plutarco *", e Marziale, che
cosi fcrifle a Oppiano delle terme d'Etrufco ^
RitusJiplaceant tibi Lacofium ,
Concepto potes arido vapore
Cruda Virgine
, Murti^qm mergi.
cd è lo üeftb , che il ^n-vfidLo^rifiov, e Yvwh^v-
r7Bi/cje*Grcci, benchè con piüproprieta, e
It Baic. itt^
Thermh l.'j.
^ Dcttiflcr.pa*
ral. ad RO'
fin. Li. c.
14.
ca cit.
Mahed.c.io,
AdmittuntföUs, ^Jiiie luce diem *
ouod z'i
{ AfartialJ.
S.epixr. 14.
Fra Ie leggi, e confuetudini delle terme era
quella , che ftabiliva Y ora del bagno dall'
ottava 5 cioè a dire dalle due ore dopo mez-
zo giorno fino alla fera 5 fe ne leggc preftb
CapitolinoS e Sparziano " il decreto fatto
da Adriano , benchè Alessandro Severo
per non anguftiare tanto il popolo concedef-
fe , che ftaftero Ie terme aperte tutta la not-
te , anzi cgli medefimo donalTe folio per Ie
lucerne, che in abbondanza vi ardevano a
uno, adue, atre, epiülucignoli''. Era al-
le volte anche la nona ora defl:inata al bagno,
fecondo Plinio ^, perchè tUcndoü introdot-
ta l'ufanza dinon accoft:arfi alla menfa per
la cena fenza efterfi precedentemcnte lava-
ti % fu riputata tanto Fora ottava , che la
nona confacevole all'intento, e al fine, che
s'avea 5 mentre per la cena era regolarmen-
te deftinata la nona ^, e qualche volta Ia de-
cima 5 e quefte ore notificavanft al popolo
col fuono del tintinnabolo di bronzo appefo
alla porta delle ftefte terme, di cui fa men-
zione Marziale ove dice
Redde pilam : fonM ces Thermaram
Ludere per gis ?
Virgine ms fola lotus abire domum*
il quale avea la forma d'un gran bacile fofpc-
X                   fo
t Capitolin.
in Thdrian.
u Spart, in
liadrian.
K. ï icet, dl
luccrn.antiq,
Ó* ap.^thcn.
Itb.
15.
y Tlin. l. ^
ep- !•
zMart.l.i{t.
a Stukim in
lih.antiquit,
cofi'viv.
o 7lutarch^
iniit./ikib,
6. cpilt\
-ocr page 168-
" ^'^^^!p^^''^i'JIWMIi||W f^jg""! ■" 'I ''■'tfWiwp»fflw>i!H.Wl^fgl^lM^^
Wï^^dn
mumm'f^-im 4JiB|.,.,,ji»i ).M»ww*^'#w!iiwwi''!-Mipp,^p^m^:^,!!^
LXXXII
ftDoriar^ deluv. etj'culp-
MO
DAVID DBL MEDTCAVALIER BERNINI,
om. de Roj-j'L ere.a£ de Gio Guhc ° deRoj^j'v inllimiAJt. al/^Pace conlnuil' dslj'om.. Pcmt.
-ocr page 169-
164
fatto portare dal Scrvo il Oxxtto Latino, cioè
il Lccito Grcco,di cui fi fa menzione non folp
da* profani Scrittori '^, ma dallc Sagre Lette- ^Vut^^nSat.
re ^: Impcrocchè Tungcrfi era cofa tanto uni- ''^^/«^ h^-
verfale, che chiunque fi lavava s'ungcva an-orfjir
cora, almeno col puro olio d'uliva. Il Bacci,
che de' bagni antichi ha fcritto con fomma
crudizionc, dice, che Ia cella olearia era una
delle parti effenziali delle terme, anzi nc-
ceftaria alle medefime , perchê non meglio,
che colfunzioni degli unguenti, c degli olj
poteva fermarfi il fudore, ed ajfficurarfi il cor-
po dairingiuric deH'aria incicmente, quan-
do alcielo aperto ufciva, chi era ftato aba-
gnarvifip febbenc inprogreflb di tempo piü
forfe il luflb, che il rifpetto della falute, v'oc-
cupb il principal luogo, degenerando il buon
coftume in abufo di lafcivia, e d'intemperan-
za, come d'ordinario fuole accadere in qucl-
lecofe, che la confuetudine, o'ldilettocon-
verte va delizie. Per la qual cofa leggiamo,
che vi s'adoperarono ungenti preziofi non
meno per la loro propria virtu, che per 1'
odore , con ecceftb tale , che fi gettava-
no nelle ftcffe acquc de*bagni^ ^iz x\^ un-
gevanoiino leparcti de'medefimi • Ma per
dir anche qualche cofa di quclle parti, Ie qua-
li efprelFc non fi veggono nella pittura delle
noftre terme, c pollbno fervire a far concc-
pire piü evidentemente la vafta magnificen-
za delle medefime, è da faperfi, che lc don-
ne v'aveano ftanze 5 e bagni feparati da quel
i6z
fo con una catcna, che battuto con un ma-
glio di fcrro, rcndcva baftantc ftrcpito per
invitar lagente, conforme al difegno fatto-
ccnc da Nicafio Fabio in una fua Icttera fcrit-
ta al Chiflezio, nella quale gli da conto d'un
fomigliantc llrumcntodorato, chccglicon-
fervava nel fuo mufco. Lc piccolc figurc di
quci, chcftannonellabbro, nel calidario, e
nel tepidario, non fono afïatto nude, por-
tando un panno avvolto attorno i fianchi,
col quale par, che vogliano pih oneftamente
comparire di quel, che portafTc Tordinaria
confuetudinc degli antichi tempi deirimpe-
rio Romano, ne' quali Ia nudita non era fti-
mata vergogncfa in quclli, che dovendo tro-
varfi ignudi agii efercizj della lotta , del-
la paleftra , della palla , e del corfo , paf*
favano da' medefimi imnmediatamente nelle
terme a riftorar Ie forzc indebolite dallc fati-
chefojïêrte; eïïendo piü che abbaftanza no-
to, chequcfli efercizj crano quafi prepara-
torj a'bagni, comc vicn infinuato da que'
verfi di Marziale
2>Io?; pila , noit follis , non te pagsnica
tbcrmis
Pri£parat
, aut itu^i JlipHis iBus èe-
bes,
Vara nee injeBo ceromate hrachia ten--
dis
,
Jut barpaHa manu puheruknta ra-
pis.
Per laqual cofarammentafi daLampridio,
che Alessandro SEVERodopo lalezionede'
lïbri applicavafi agli efercizj della paleftra, o
del corfo, o della lotta, indi paflava al bagno,
cda Svctonio, che TiToqualchc volta coUa
plebe ii bagnava nelle fue termejanzi raccon-
ta Sparziano, che Adriano Principe faviffi-
mo fpelTc volte lavavafi con moltf, anchc pri-
vati 5 Vero c , che qualche volta erano {oliti
moiti di comparirvi in parte copcrti, ficcome
gli veggiamo in quefta ftampa, ene fa tefti-
bGü.i. 9ft. monianza Ciccrone\Scguiva ordinariaraente
ui bagno funzionc particolarmente di quelli,
cvio.hhs. ch.eavevanofudatone*calidarj': Perquefto
^.}r.S: vedeiïnelJanoftrapitturavicino al tepidario
Kr''' I'EIeotcfio, dettodaGiulioPolluce'A'At/97l>;-
VÏ'ö: '' ^" f'^*' > ^ ^^ Plinio' unBorium. Era cgli una
ftanza delle terme deftinata agli olj, e agli
Ungucnti (diremmo noiprofumeria) affinchè
poteffc ognuno, col pagarne il prezzo, pro-
vcderfene, quando la liberalita degli /mpe-
f B^tt. i^ radori non nc aveffe fatto, come alle volte
f;;;;"'^'*^ i^vveniva^ ungratuito dono, ononiifofte
Ii degli uomini per cagione delfonefta '
? Ia c-ï- ^«-
tuttochè poi al tempo di Neböne , e de' fuoi [lZti^l!Z
fucceffbri leggiamo non fenza naufea, che Saï*'
unitamentc fi bagnafTero^ , finchè i fevcri J^ f/'';j^^^^^
editti d'ADRiANo', di M. Aurelio"", e d'^^^^^^^^^^^^
Alessandro Severo " non rimediarono all'! s^f^n,
abufo, cnon vi provide ilrigore delle leg-J^^^j^^^^-
gi°. Or quefto appartamento delle donne ? ^^^^Z'^'"''
era fituato in tal modo, che reftando conr ol fin.cm
gïunto a quello degh uommj ricevcva mlic- écmp.
me il calore da un folo ipocaufto, come in-
fegna Vitruvio, dicendo, cht^animadver^^yitrm.^^^
tendum
, uti caldaria muliehria, mriliaqm
conjunEla^ & in eifdem regionibus Jint collo^
eata
: fic eitim efficietur, tit in vafaria ex
hypocaujio communisJttufus eorum utrifque.
Da tutto ciö chiaramente ïi vede, cheun
folo ipocaufto ferviva a rifcaldare in un tem-
po ifteflb non folo tante grandifiime ftanze
fra loro fcparate, e divifc, ma ancora Ie me-
defime acque nella forma appunto, che di-
moftra Ia noftra pittura, in maniera tale,
che unfolo fornellodava ilcaldo maggiore
a' caldarj, e il piii temperato a' tepidarj fen-
za al-
-ocr page 170-
ill^Plf''*"^ .....PI'ÏMl,,. i.,,ii,i. iwm
mm "1 iiii'HPB»ww
>vfi9ww4L'N!«ua '«'''"^'''''^^pnsMHnn
-ww-wm**!^^'wp'i^t?pwww) 1 'JUjMMgy,-wjy,
"^^
P^
LXXXIII.
/Z IDorigrvy deLu,, et Scujp .
BASSO RILI£VO ANTICO NELLA VILLA BORGHESE CHE RAPPRESENTA CVRZIO CAVALIER RDMANO IL QjmE
GETTANDOSI NELLA UORAGINE SI SACRIFICA ALLA SALVEZZA BELLA PATRIA.
JteaU Orti Borahesj                       '                                       ■ ' - ' r
^
-ocr page 171-
J6S
za alterare quelle llanzc, c queiracquc, che
ffeddc eiïer doveanoj dondericeve chiarez-
za queiraltro luogo di Vitmvio, nel qualc
trattando de' vafi, che davano Tacquc allc
^/^''^''^''-tcrrne, fcrifle; chc ^ ahenafuperhypocau-
Jiantriafunt componenda
, unumcaldarium^
alterum tepidarium
, tertium frigidarium,
^ itd cöllöcanda, ut ex tepidario in calda-
tium
, quantum aqua exierit, injluat 5 de
frigidariö in tepidarium ad eundem modumi
tejiudinefque alveorum ex communi hypo^
eauji calefacientur
• Qucfli fono que' vafi,
a'quali diedcro iGrcci ilnomc diAt/Aict^/ït,
c glic lo confcrvarono i Latini prefTo Palla-
dio, c Marco Catone, facendo propriadel
Lazio laGrecavoce, nongiaperchè traef^
fero Tetimologia dalla loro capacita dimi-
gliaja d'anfore, o barili d'acqua, comegiu-
r 5rtffA. </ff tlicö \\ Bacci ' • Ne fece menzione ancora
j:-? , Seneca , i fentimenti del quale fono di talc
5^;.^//. «j/.A importanza, chc recano molta luce a quel-
le parti, Ie qualinella noflra pittura nonfi
veggono, e tuttavia vi fi debbono fupporre,
come necefTaric, e come rcgolate dairufo di
que* tcmpi: facerefokmus, dice egli, dra-
cones
, ^ miliaria, ^ complures formas,
in quibus (ere tenui fijlulas Jiruimus per
declive circumdatas
, ut f^epe eundem
ignem ambie77S aqua ^per tantum jluat fpa-
tiiy quantum tfficiendo calori fat eB. Fri-
gida itaque tJitrat
, effluit, calida . Ecco*
ei dunque ammaeftrati da gravifliino Au-
tore , chc i miliarj diftinti in tre ordini,
non comunicavano Tacqua loro alle terme,
fe non calda per mezzo deirultimo vafo, il
quale immediatamente fovra Tipocauflo era
collocato, donde fi trafinetteva la medefima
ne' canali detti per la loro tortuofit^ dragoni,
chelaportavanoa bagni, e che ne'medefi-
mi dragoni doveva anchc dopoi acquiftare
unapiü mite tepidezza, quando palFava per i
piü lontani dal fuoco, da' quali fi verfava ne'
labbri,e nelle pifcine de' tepidarj. Il che a mio
crcdere baftantcmentc convince, che i vafi
predetti diflinti in caldario , tepidario , e
frigidariö, non erano con tal ordinc colloca-
ti per trafinetter ne'bagni Tacque fredda,
tepida, c calda , ma perchè la fredda alla
calda non faceflc immediatamente paflaggio.
t impcdifle queiralterazionc, che non fi fa-
rebbe potuta dare cos! facilmente, fe non d
fofTe camminato per gradi ad acquiftarla, ri-
rifpetto alla granquantit^, che fe ne dove-
va adoprare, cd alla neceflita di rifcaldarla
maggiormentc ne' canali , o ne' dragoni di
mano in mano chc vi veniva gettata dal cal-
dario, c che per i medefimi correvaper con-
durfi a' luoghi ftabiliti alla lavanda. Quindi
è che veggiamo nclla noftra pittura il calda-
rio immediatamente collocato fovra Tipocau-
fto, m modo,chc riceve tutta la forza del fuo-
co 5 piü lontano il tepidario , chc Tammettc
folamentc moderata 5 lontaniffimo i\ frigida-
riö , che non ne fente alcun'efFetto • Lo ftri-
gile, il quale fovra la fabbrica delle terme è
ftato dipinto, era uno ftrumento per pulirc
dalle fozzure della polvere , e del fudorc
quei, che s'crano lavati. Ne tratta diftefa-
mente, e con erudizione il Colvio % che va ^ffj.^lj:
per Ie mani degli eruditi. Tutta voka,per non "^' ^M
obbligare il Lcttorc a cercarne altrove Ic no-
tizie, mifirblecito di brevemcntc toccarnc
qualche cofa. Uufarono i Greci, che lo dif-
lero <r^iyytc, ", cd i latini lo denominarono ^^^'^ »>^
Jirigulam, &* xijiram^y derivandoneretimo- «r^^^'/^^'^^
logia ^ ïiringendo, o radendo . La loro for- ^- ^^i-
ma era curva, qual fi^corge in quefta Ham-
pa 5 e qual la vidi in un'antico ftrigile di ferro
del Mufeo di Gio: Pietro Bellori, ftampato
nel Müfeo Romano del CauiTei* Vn varia la
materia, perchè anche d'argcnto, e d'oro fi
facevano ^ , e qualche volta d'cbano, o d'al- jf.fjl'^f*
trolegnonobilepcriafuadurezza, c per la *'****^'
fua rarita . S'adopravano ordinariamcntc
unti, accib non ofFendeffero la cute, come
fu fcritto da Giovenale""
Jonat unBis
Strigilihm
, pleno componit lintea gutto
Sapendofi da Suetonio * , che Augüfl:o dal
continuo, e violento ufo de' medefimi ftrigi-
li aveaacquiftata nel petto, c in altre parti
del corpo una qualita callofa, che lo facea
apparire come fe pieno fofTe di fcabbia: cor-*
por e traditur &c. callis quidufdam ex pru--
rigine corporis
, ajjiduoque , &^ nsebementi
firigilis ufu, plurifariam concretis, ad im--
petiginisformam.
DI
-ocr page 172-
J!W.'»IPIMPPJ IUJiJtl^p|f»iU"iil'«,».iiLiiliM!i<HfW-i«PPJ'
V l»lllWii|IJiiDUjJU^f|ljl llOlli
1
'%]:
■m;
Franc: de ToU^ Sculp.
StATV^A Dl PALLADE NEL VKLAZZO GIVSTINIANI
Fn ILoma nella Stcunj/ldi Domeruco de JRoxfi alla Pace con Pnuileoco-
%
-ocr page 173-
i68
16/
DISCORSO IV^
dal Grutcro*, in cuicglidice eficre fcolpi* ^ ^'•^^^'^^/-
te le tre Grazie, colla fcguente ifcrizione •
BATINIA PRISCILLA
NYMPHIS SACRVM -^
Tomas Gale ncUe note fopra Phurnuto*" , mr/.^^^.G^-
cita Sevenno de Vipera " riferire un mo- ^ <s
numento antico colle tre Grazie , che an-^'>i-ó^
no un ferpente intorno a*piedi , le quali
deono cfier Ninfe d*alcun fonte , che fo-
leanfi fare con deTerpenti , o idri aquati-
ci , come ïi vede in un bafib rilievo por-
r^fï
Ë L marmo pofto in fine dclJa
prefente opera fi veggono et
prefsc molte Deita appartc-
nenti alFacquc, perchè dovea*
no effcr vicine, e forfe far ca-
po nel trivio rifarcito da quel Liberto di M.
AuRELio, il cui nome fi legge neirinfcrizio-
ne fottopofta. Stanno sü una rupe Mercu-
rio, ed Ercolc : e perchè, come fcrivc il Fa-
brctti ^ , quefto bafforilievo fu trovato fulla
via Appia i^otto la villa de' Mattci, par che fi
debba riferire alle due acque di qucflo nome,
Ie quali crano appunto li vicino.DelJ'acqua di
Mercurio alla Porta Capena fa menzione
Ovidio^, raccontando, che i mercanti do-
po aver fagrificato a quel Dio nel fuo tempio,
che era poco lontano dal Cerchio Malfimo'',
n*cmpievano un'urna , c Ia portavano alle
proprie botteghe, per farne confrondi d'al-
loro Tafperfione a fe flefli, e alle loro mer-
canzie. Del rivo Erculco fe nc ha memoria
in Frontino '^, dove dicc, che Tacqua Mar-
zia dopo gli orti Palatini entrava nt\ rivo,
dctto Ercuieo, eandava per i\ monte Ce-
lio. V'cinoltrelafigura d'unfiume giacen-
tccolla canna nclla defira, e coHïirna alla
finiftra, che dee efferc il Tevere . Le due
Ninfe , che fono pofte da una parte, rapifco-
nolla, ilquale, fervendo Ercole, nelfan-
dare per deli'acqua al vicino fonte, fu ra-
pito dalle Ninfe del medefimo, fecondo Ia
favola riferita fra gli altri da Teocrito ^, che
nomina tre Ninfe, da Strabone, dove par*
ladiPrufa nelhiBitinia, daApollonio nell*
Argonautica, daNicandro, da Orfeo, da
VaterioFlacco, daServio^ edamoltialtri:
c forfc che appartenendo quefto marmo alle
Ninfe vi fi volle figurare alcuna cofa appro-
priata al foggetto d'ErcoJe , e porre dalia
fija banda una favola a lui attenente. Dall*
altra parte vi fono tre Ninfe nudc, e abbrac-
ciate nellamaniera, che fi dipingono letre
Grazie . Le credo efprefie per Ninfe.non fo-
\o rifpetto alfifcrizione fittavi fare dal Li-
berto, ma perchè Ie Grazie s'unifcono fo-
vente daOrazio *^coIIe Ninfe, e fono ami-
che delfacquc , leggcndofi, che fpefibfi Ia-
vafiero nel fonte AcidaÜo, come fi cava da
Servio ^, e da Strabone '. Concorda anche
il numero, e il nome, poichè tali Ninfe fo-
levano piü comunemcntc farfi in numero di
tre, come fcrive lungamente, econmolta
erudizioneilFabretti*', e fono chiamate ef-
preffamente Ninfe in ün marmo riportato
m. Tahret, d(
Column.tra-
jana
c.6. p*
o Fahrct de
diqtticd.mm.
tato dal Fabretti "* colfifcrizionc
NVMINA NYMPHARVM •
AVGVSTALIS. AVGGG. LIB. AQVA.
perchè efiendo il ferpcnte tipc della falu-
te ^', concerne Ia falubrita delle medefi- \. saZ-l c'.
me acque , attribuita per avventura dalla ^'^'
fupcrftiziofa antichita alle Ninfe , che a'
que' fonti erano date per prefidenti, come
par, che fi pofia dedurre daU'ifcrizione
tO'üii. h{.
d Frontin. de
aqudducl. fj,
2S,
Gruteriana'^portata dallo fteflb Fabretti'
94.1.
tFahr. &
Icc.cit, rniw.
187.
NYMPHIS. SALVTIFE
RIS. SACRVM.
M. LVCILIVS. LVCILI
ANVS. AVG. COL. PRO
SALVTE. SVA. ET.
L. ANTISTI. ONE
SIMI. AVG. COL.
V. S. L. M.
IdiLii.
f Strvim in
6 ficlcg Fir-
gil.
Dipende Ia cognizionc adeguata di quefle
cofe dall'attenenza , che vollero gli anti-
chiPoeti avere Ic Grazie colle Ninfe, per-
chè defcrivendo Ia genealogia degli T)ti ,
diiFero , che Ie Ninfe erano figliuole dell'
Oceano, ediTetide^; ele Grazie di Gio-fOrtè.w
ve, e di Eurinome una delle medelime Nin- « h^m»»
ic\ I mitologi , che mtraprelero a rive- o^?*. hfn.
larci le occulte, e miltenole iignmcazioni nt,
di tuttocib , che lateologia de'gentili vol-
le adombrarci in quefta genealogia di Nin-
fe, e di Grazie, fcrilTero, chetanto inque-
fte, che in quelle fi fignificava Ia fertilita
della campagna, e l'abbondanza delle bia-
de, che nafcono dal calore del Sole, e dall*
umido della terra mediante l'acque, Ia vir-
tii proliiica, fecondatrice, e nutritiva del-
le quali viene elprcfla tanto nelle Ninfe ,
che nclle Grazie, quelle dette figliuole, c
que-
IC Hornt.l i.
0,4.10, /.4.
0.7.
h Strv in f.
9^ncid.
\ Tabrtt. ^e
thqq.
-ocr page 174-
-j^--w H -^ •:mr^B^^~'''' -™ "f«i™'^|;ir"w«pffi
lxxxv:
^ i
'- ''^«
V «^
/ I
^aiuLa. (Ulm • et Scal^
STATVADELLADEA SALVTE SLMBOLEGGLATA NEL JERPENTE CHE TIFNE LN SENü
IriBjyrncLn£Ua.SuLfrhp^'dcDonv. cURoj-j-i ulLaTac^ aynPruidJ.
m^
-ocr page 175-
169
che non ifdegnafTe il gentilefïmo d'ammet-
terlo neTecoli feguenti, leggendofi nelle no-
0re facreiftorie quel Bonifazio, ched'ido-
latra fatto Chriftiano moriMartire nell'an-
no di Chriflo 3 05.^ La voce di SACERDVS '^^^^^^ ^^
queue nipoti dell' Oceano dagli autori di
ibpra citati: e di qui venne alle medefime
Kinfe il nome di fruttifere, e che furono lo-
ro confagrati i prati, e i campi verdcggianti,
come diffe Dionifio Alicarnaffeo "^, Mifj^oo-
vctgy tP'i^ y^B^yj?ioTtt ^oofidL vviLi<pcng , per ca-
gione dcli'alimento, che dairumido delFac-
que ricevono Terbe, e Ie piante, e forfe an*
cora per quedo riguardo furono alle Ninfe
del noflro baflbrilievo date Ie fpighe, che
potrebbero efler fimboli della falubrita , e
fecondita delle duc acque di Mercurio, e
d'Ercole^ quafiche dalla bonta delle mede-
fime derivi la maggior fertilita de' campi,
che ne fono bagnati. Le parole BONIFATI
VIVAS SACERDVS, fono della forta di
quellc acclamazioni di buono augurio, che
folevano fcriverfi dagli artefici ne' vafi, o
marmi, verfo i padroni, che glie ne face-
vano fare. Le lafciö il Fabretti, perchc for-
fe non vide Foriginale , e foverchiamente
fidofïi del inavveduto difegnatore. lo con-
fefTo, che il nome di Bonifazio nonfitrova
in veruna ifcrizione Romana, ed in alcun
autore, ma e pofTenti argomento, che vi
foffe aache ne* fecoli buoni , il leggerfi ,
lUlicarn,
i.i.
af/tf.^os.
in vece di S ACERDOS ü vede anche in al-
tre antichiifime memorie , e fpezialmente
in un marncio Romano preflb il Grutero ^
yGrurcr.^.
DEO. SOU. INVICTO. MITHRE
F. SEPTIMIVS. ZOSIMVS. V. P.
SACERDVS. DEI. BRONTONIS
ET. AECATE. HOC. SPELEVM
CON                 STITVIT.
Potrebbe eflere ancora, checosl foffeftato
fatto per ignoranza dello fcultore, non gii
per buon ufo degli uomini, che viflcro ne*
fecoli, ne' quali fiori la lingua Latina. Quin-
di è che non pregiudica punto ali'antichitk
della fcrittura, nè Ü dee fupporre, che Ie
fuddette parole fieno itate aggiunte ne' tem-
pi barbari, tanto piü che il caratterc di que-
üc è fimigliantiflimo a quello dell'ifcrizio-
ne del Liberto , che fembra da un iflcffo
fcarpello effere ftato fatto.
3ÏPITYNCHAN V5. M. AVREII. CAES.LIB.ET.A.CVBICVL0.F0NTIEV5.
ET.NYMPÏIIS.5ANCTIS5IMI5.IIIVIVM.EX.VOTO.RESTITVIT.
Div un anJico acusoriheuo &fute,nU nelMujeo del Si^'CauJ-AkrsanJro Alharw
1^
IN-
-ocr page 176-
"if
f^.
^onLüyj'WU EtruJ'C{Mri^0nM'ij' mmiürare nmmmri. J^arJan ut ermiw peruraret damruzüaun^
1
)hndLcat ahlatwn^ puwriür Lfta. dectur
Ip<rcL ^eniLf pano in nuMmare dinamt
.} 't^ht^ ^^^Jl^ O/^j^A^^ ^.' i^'
r..^.^. j:__:--
-ocr page 177-
/J". J^uiU Intld,
A PO L LO
UesTA ftatua di marmo
grecOjC d'eccellcnte lavo-
ro rapprefenta Apollo col
ferpente Pitone a lato, av-
viticchiato ad un tronco j
teneva con la deftra un'ar-
co, del qualeora non ha
che un piccolo frammento. Quefta favola
vien fcritta da piu autori Greci, da' quali
fu inventata, come fcnfatamente afferma
A^lacrobio / il quale avvertendo, che la mag- *;,./,!"j.t.
gior parte dclle antiche favole fi riduceva a ' "
cagioni naturali, c che Apollo altro non era,
che il SoIcjdimoftra con fautorita d'Antipa-
tro Stoico, e d'altri i mifterj, che fotto la fi-
vola medefima ii nafcondono. Alla vittoria,
che egli ebbe contro a quefto ferpente, non
folo appartiene un'altra fimile ftatua, che n
conferva nel Palazzo de' Maftimi alla Valb,
ma ü riferifcono moltc antiche medaglic ,
nclle quali per quefto vicn dato , fecondo al- ^^^^ ^^^
cuni, ad Apollo I'ailoro'', benchè Ovidio', f-^'-^'P's'
fupponendo, che il primo alloro nafcefte dal- ^l^^'J^J-^l;
la metamorfofi di Dafnc , gli da Ia corona in
qucl tempo d'altr' albero
Kondum laurus er at \ hngoquc iwnt'm crine
Tempora cingebat ds qualikt arhore Ph<gbus.
Pub efler, che altri gli attribuiftèro f alloro
per fimbolo de i vaticinj, a'quali ft voleva , ,^Xf,rf.'
che egli prefedeftb. Nel formar quefta ftatua g''^^- "
molto bene l'induftre arteficc ha oftervate
non folo Ie mighori rcgole dell'artcma il pcr-
fetto coftume, avendocelo figurato robufto,
c giovane, qualfidovea in unazionc cosï
fegnalata 5 poichè tali fattezze erano ad cftb
comunementc attribuitc per quelleragioni,
A                       che
LAOCOONTE
Fig- L
Urono af tefici di quefia
fegnalata ftatua Agefan-
dro 5 Poliodoro, e Ateno-
doro celebratifïimi fcul-
tori Greci / che fiori-
rono circa V Olimpiade
Lxxxviii. cioè iiitorno all'
Anno 35t4. deir edificazione diRoma, ove
elk fu ammirata ^ tra i principali ornamenti
della Reggia di TiTo, in quella maniera, che
oggi avanza di pregio tutte Ie altre , Ic quali
ü confervano nel Palazzo Pontificio in Vati-
canojfattavi trafportarc dalPontefice Leone
X* % nel cui Pontificato fu ritrovata prefTo S.
Lucia in Selce, e Ie Sette Sale, feppellita gia
lungo tempo tra Ie rovine • Forfe, che ove ^
Vergilio racconta Tiftoria^o favola che iïa, di
Laocoonte, e de' figliuoli, ebbe qucfla ftatua
avanti gli occhi^perchè coTuoi verfi ne fa una
immagine si conforme a quella,che in quefta
ftatua noi fïeffi ora veggiamo^che nulla funa
daH'altra par che fi diftingua 5 effendofi da lui
Ia viva tragedia con tante circofïanze, e con
tanta forza.ed arte efpreffa, che bifogna dire,
che fia una verace defcrizione di tutte Ie per-
fczioni di quefto maravigliofo marmo. Piü
riflretto fu Plinio ^, che Ia defcrive d'un pez-
zo folo di marmo , ma favvedimento del
Gran Midiel-agnolo Buonarroti Vi ofTervb
Ie commeffUï^. E pur giunta a noi Ia memo-
ria de nomi dei ügUiioli di quefto infelice Pa-
dre 5 chiamati da Igino ^^ Antifante, e Tim-
breo 5 ed è anchc fpcziale Taverfi quelli degli
ftefH Serpenti, detti Porce, e Caribea da
Quinto Poeta Smirneo continuatore delf
Iliade.
                                             
54. M, 8.
l6. cap-S*
c Nardin.
Hom. ^ntic.
lih, 3. c. 10.
yïdrnirand.
Kom. Antiq.
Vöjigiatah.
c.-£ncid. icr.
212.
e TVm. llh.
34. cap. s-
ii hiilor, (Jc.
-ocr page 178-
■#'- ■-*>-■
*^Aura^9/ediUa. deUa. medema. ^e^iere cke j-ta. m ccwcv
del Siq
r Ca/rlo Canoli u% Purmcu
-ocr page 179-
che dottümcntc fidanno daZrerudito Scna-
torcBuonarrotiS trattr da Ovidio^, daTi-
bullo ^ e daLattanz^ Firmiano\ La chioma
di cui ha fregiato^'^ capo, è data al medefimo
daPindaro \ d'^ Vergilio \ e da cento altri 5 e
da Macrobii'* gH fi da la faretra, che piena di
dardi gU^^ vede pendere dagli omeri^con por-
tamenJ^o ad e(fo proprio,come viene anoi in-
finuito per faggio infegnamento di Giulio
Ofare Scaligero, il quale dice elTere ad eiïb
/blo , ed a Diana lecito di cosï portarla, non
gia ad altri, o tra gli Dei, o tra Ie Ninfe, che
al fianco folola cingevano. Dalla clamide
fermata fulla fpalia finiflra con preziofa fibu-
la ü raccoglie la gran pcrizia dcU* Artefice,
avendocelo per appuuto voluto cffigiare ,
qual ce lo defcriffe Mafïimo Tyrio , ^-i^-
Tuit; Tïücnv üocTTnpTüvSrtöVTüt: cioè : giovane , cbe
dalla clamide mo^ra 72udo il Jiafico
, e con
pojitura dipiedi in atto di camminareAo
non
mi afTicuro d' afFermare , fe quefta lia la fa-
mofa ftatua d'ApoUo fcolpita da Filifco, e
ripoila nel fuo Teinpio , che era nel portico
d'Ottavia , della quale paria con tanto van-
taggio Plinio", mancando tutti qucgli indizj
di jfïcurezza , che convrnccv poRoüo Tintel-
letto a crederlo, fuorchè quello della proba-
bilita, che a ftatua di tanta eccellenza, c rap-
prcfentante un Dio fommamente venerato
in Roma , doveiïe eÏÏ'er dato poflo in uno de'
principali tempj, a lui dedicati, quale ap-
punto fu quello del portico accennato, per
teftimonianza d'Afconio Pediano^ che \o
dice antichifïimo , e primo d*ogn*altro , che
ad ApollofofTe confacrato in Roma, perché
fu fabbricato per voto dal Popoio, in tempo
d*una gravc pcflilenza , circa f Anno 330.
dalla fua fondazione, fotto il Tribunato di
M.Fabio Vibulano, di M. Folio, e di L* Si:r-
Gio FiDiLNATE, c dcdicato 73. Anni doponel
Confolato di Sulpizio Potito, e di Valerio
PuBLicoLA, come fcrivc Livio "^ nelle fue
iftoric •
A N T 1 N o o
III.
L nome diqueflo Giovane 11 è
rcnduto flimofo per il favorc
d'ADRiANO . Nacquc egli nel-
la Bitinia ^ d\ condizione fervi-
Ic y ma fu dalla grazia dc\ fuo
Signorc fatto afccndcre a fomma potenza , e
ftima. Mori in Egitto, avendo voluto fagri-
iicare fc ftelTo ad unico oggetto dl prolunga-
re la vita alflmperadorc , come vogliono
Dione\ eVittore', Degli onori attribuiti
a quefto Eroc dopo mortc, della fua deifica-
zione, de i tempj confacratigli, de i giuochi,
degli Altari, de i facrifizj, de z facerdoti,
degli oracoli, e delle ftatue deftinategli par-
lano altri abbondantemente'', lo quanto a me
concorro nc i fentimenti di chi vuole, elTer-
gli ilati eretti fimulacri folamente dopo mor-
tc, e li fuppongo in quel numero, che feppe
confeguire dall'adulazione di tutte Ie Citta
piu riguardevoli della Grccia, delFAfia , e
deir Egitto verfo il genio d* Adiuano • Tra
quefti tanti è la ftatua famofa, di cui ora fi
favella, che fcolpita in Grecia, o pure in Ro-
ma da Greco artefice, t pofFentc conghiettu-
raeffergli ftata eretta dallo ftefTo Imperado-
rc nelle fue Terme % il ritrovamcnto fattone
fotto Leone X. fra Ie rovinc delle medefimc,
non lungi da S. Martino de i Monti, dove li
diceciïer elle ftate. E'indubitatalafuaim-
magine in quefto ilmulacro, corrifpondendo
perfcttamente a quella della fua medagüa
fattagli coniare dalla Metropoli di Nicome-
dia, che fi conferva nel Mufeo Carpineo *".
Lebraccia tronche non ei lafciano fcorgere
alcun fimbolo, che forfe dovea portare nelle
mani, per porre in cliiaro , fe egli fofic qui
cffigiato fotto Ia immaginc d' alcuna dei-
ta, come è aiïlii verifimile , vedendofi nel-
Je fue medaglie chiari rifcontri d'efier egli
fiato rapprefentato fotto lafiguradi diverfi
idoli principali de i luoghi, ove quclle fi bat-
tevano • Epcrb malagevole adeterminarfi
a qual deita ü dcbba attribuire la noftra fta-
tua . Se Tingiurie del tempo non c'avelTero
per la maggior parte tolte colla ruggine Ie
lettere di quella nlicdaglia,di cui fa menzione
rErizzo^e che diceaverrapprefentatarim-
magine ignuda di quefto Eroe, fuorchè nel
bracciofiniftro, fopra cui portava un drap-
po , che appunto par che fia una copia della
nofira ftatua, potremmo con conghiettura
afiiii efficace argomentare, qual antico nume
egli fimboleggiaiïe , che principale foiTe fia-
to in quclla Citta, che la fè pubblicare: folo
il tronco dellapalma, che ha accanto, c^(^
vcdere qualche fimbolo, c cofa app-^rtente
alfEgitto, Per altro reccelle^^a diquefio
marmo du clifaro a conoCccrc quanto fotto T
Fimperio d'Apft.iA^JO ancora fioriffcro Ie bel-
le arti, e quanto vaglia fefempio del Princi-
pe y e l'amore del medefimo verfo di Joro
per propagarie 5 e rcnderle feconded'illufiri
opere«
VE-
b Dh. apuS
XiphiUn.
c P^iÜor ds
ti cifcwatiO"
^ fibuU Uk
1. ekg.^* V.
h LaH. Fir.
ïTtvHar.Oée
I. Iflhfn.
1 Macroh. /.
I. Saturn. c.
»7.
fcr'vat.d ptig.
25. 0^/41.
m Max.Tjr.
e jViird. hh
hh.
ï B'jcnar. cf
fcrvat [Ki^.
tl 'Pïin.
<6 £.$.
o jffton, in
iirat.info^.
Cantf.Cicero-
fin.
420. nC ót-
y- l.hnm Uk
Rotn.
./1
-ocr page 180-
f juiiiHwiiinjuiiii iiH||^i|il,.i.l!»ppmiiiii|i|i.j|,
A
"^^
r'
n^AürcL <vedutcL deluv mcde^ncL Q^&nere che j'ta^ m^ ccura.
J.f r.'-rcr'^j^ r^.,...'„/,'/., X) „„,,
-ocr page 181-
5
COMMODO IMPER.
V.
U E s T A ftatua ritrovata nel
campo di Flora ( come fcrive
r Albertini) fotto GrULio II,,
che fi vede riveflita della peJlc
di Leone, e con piccolo fan-
ciullo in braccio, è J'Imperadore Commodo ,
a cui è probabile, che foffe ^ eretta da' Roma-
niconquella sfacciata adulazione verfodel
loro Principe , coJla quale tanto prodiga-
mente feppero cternare neibronzi, e nelle
medaglie Jafollia di quel fuo genioflrava-
gante, di voler effere flimato Ercole , e ve-
nerato'' come taletraglialtriDei^ avendo
percib prefi tutti quei nomi, e quellecofe.
Je quali fervivanoper rapprefcntare alvivo
queftafua commedia* J^iü fue medaglie fi
trovano, ndk quali, o fi vede quefto Impe-
radore veftito da Ercole , ofi fcorgono Ie in-
fegne , clie ad efib appartengono , della cla-
va, delfarco, della farctra, e fimiJi: anzi fl
legge cffergliftatiiftituitifacrifizj, come a
Dio^che egli fteffo fi deputaffe il FiamineErt
cuJaneo Commodiano 5 e che fitta recidere a
vafto coloffo Ia tefta, vi flicefie porre la fua
immagine fotto Ja figura di quefto eroe dei-
ficato 5 a cui egli tanto fi ftudib di renderfi fï-
mile, clie a fua imitazione fi dilettava molto
di tenere appreftb dife, cd accarezz-ufe un
piccolo fanciullino, ficcome f^ Jegge aver
fatto Ercole del fuo IJa% che fifmarrï nella
conquifta dcJ veJJo d'oro, t chtps'rö cöti ef-
fo in braccio vienfigurato in unamedaglia
grecadi Giülia di Severo dal Dü-Camps,
con attitudine tanto fomigJiante aJIa noftra
flatua, che fembra quafi quafi da effa efferne
ftato prefo iJ difegno . In fatti in quefta fta-
tua, oltreaJJa cJava, e aJla pelle Jeonina,
dee rifletterfi al porno, clie cgli ftringe nclla
finiftra, con cui s'alJude a i porai deirEfj^c-
ridi, che Ercole daJJa Libia, dove erano cosï
chiamati, porto neJla Grccia, fGcondo che
riferifcc Giuba ^y il quaJ vuole, che üeno cc-
dri, o altra fpezie d'agrumi, che per ii loro
colore diedero occafione alla f ivola d'averli
tolti, ammazzato iJ fcrpente, aJl'Efperidi,
chc il vede non foJo nelle MedagJie de'Perin-
ti y ^ di Settimio ^ e di CaracaJIa, e in quella
di MafUmiano ^^ ma nel Commodo Farnefia-
no di qualificato artifizio. Fu confeguenza
di quefta fua foHia, quella di voJerrappre-
fentata Ia fua Marzia in figura d'Amazzone,
di figillar Ie lettere con un figillo, in cui ella
era
VE N E R E
IV.
U' qucfto Greco marmo c figu-
rata Venere , Ja quale, perchè
Tempre dagli antichi fu avuta
pcrDea della bellezza, c della
lafcivia, parve, cheneireffi-
giarJa concorre/Tcro concordi gli fcultori a
non farla altrimenti,chc nudaj quafi chc non
crcdefTero poter ftar congiunta Ja beJlezza
del corpo a queJJa delJ'animo • losbmolto
bene, e di fopra Jo notai, affidato alla tefti-
monianza di PJinio, che tali nudita di corpo
nelle ftatue furono d'ordinario coftume degli
Scultori Grcci, i quali in Jimil lavoro prete-
fero di farmaggiormente fpiccare I'ccccllen-
za delJ*artifizio, e deU'opera, e pub efiere an-
cora f clie piü precifamentc in Venere ilpra-
ticafiero, per indicarJa Dea deJla difonefla,
a Martiai. fccoudo chc fi dcducc da Marzialc % cheac-
ad'j^drim, ccnua avcr ella avuto in tutela Je meretrici,
, , , e dal noftro Arnobio, iJ quale vuolc, che tut-
ta nuda fi faceffe ^, acji die as Ulam public a-
re^ & divendere meritorii corporisformanr-^
Se pure non piacefie di ridur ciö a quel fim-
bolo rapprefentato da Fulgenzio, per cui, di-
""Imfthll ^' ^^ ' ^^^* figurarfi % quodnudosjihi affeêiato-
res dimittat yjive quod libidinis crimen nmt-
quam celatumjit, Jive quodnunquam, riijt
nudiSjC072ve72iat. Lo Scultore di quefta Sta-
tua Je pofe nella finiflra un ftefo, ed ampio
linteo, che colfuolcmbo tcrmina, efiftende
fovra un urna , a fine di farla confiderare pur
iiUora ufcita dal bagno, a cui tanto funa, che
1'aJtro appartengono 3 pcrché efler fiati gli
anticliibagni ricetti di dctefiabili, evergo-
a Lamprid.
accfpit ft.1-
tuasin Her-
cuUshabUu,
h Uiin,
c l-^di rf' /-
Ia y^y^il.
d Martiat.l
gnofe difonefta fi dimoftra da Marziale'^in
quel fuo Epigramma, ove fi dice di Lcvina
folita a frequentarli, che
Venelope vefiit, abit Helene
c Thn, lib. Per altro io leggo in PJinio *" piu ftatue ignu-
^^''^''^' de di quefta Dea aver confeguita inRomala
pubblica vencrazione de' popoli fedotti 5 non
puofli perb formare un perfetto, e fo-
do giudizio quale fi foffe quefta
noftra , ed ove foffe
allora pofta.
Uki.Ö'7-
e /fpudiyf
reti in fiot.ud
Stepban.
i Bov.arot of-
fa-i\at,p \^^'
-ocr page 182-
-ocr page 183-
8
la noflra ftatua del Tevere, ella è giacente
con barba, e capelli lunghi, e con bella ghir-
landa in tefta di var] frutti, di fiori, e d'allo-
ro compofta 5 porta nella finiftra un cornu-
copia di frutta ripieno, e tiene nella deftra
un frammento di remo , ed oltre alfurna fot-
to il braccio deftro ripofta vi è la Lupa con i
due piccoli fanciulli Romulo, e Remo, Ie te-
fle de* quali fono del celebratiflimo Michel-
agnolo,che col fuo fcarpello riparb eccellen-
temente fingiurie o de' tempi^ o degli uomi-
ni, che Taveano loro troncate , e difperfe.
Parlando poi de' fimboli, Ie frutta , i fiori, e
il cornucopia fimboleggiano la fertilita del
paefe, il remo fignifica navigabile il fiume,
e comodo alla mercatura, e alF abbondanza
della Citta dominante 3 falloro intrecciato
nella corona^che gli cinge Ie tempia,ci rinuo-
va la memoria delle vetufie vittorie de' Ro-
mani 5 Ie frutta , e i fiori, che nclla fiefili co-
rona fi veggonomefcolati, fipofibno dirje-
roglifici della dovizia, e ricchezza di quefta
potentiflima Citta . Con poca differenza
vienquefto fiume rapprefentato nellc anti-
che medaglie, imperciocchè in quella di Ve-
spAsiANo^ove egli fta pofto apiedi d'unaRo- ""^^.^iTdiaJ,
ma armata, e fedente fopra i fette CollijChia- ^*
ramente fi diftingue per tale, non folo dalla
figura, eda'monti acccnnati, ma dalla lu-
pa, che con i due gemelli vi H vede fcolpita.
Maggiore ella e in quelle di Marco Aure-
Lïo y e d'ANTONiNO Pio, ove oltre alfurna ,
e alla canna in mano appoggiata airomero
finiftro , non vi ü fcorge, fc non una mezza
barca, non sb fe piu per dinotare efier egli
navigabile , o per fignificare quella barchet-
ta nella qualc vien fcritto , che furono pofci
RoMULO^e REMo^fuppofri fondatori di Roma.
NILO
VIL
IvERSE immagini di qucfto gran
Fiume ü ravvifano nelle me-
daglic d'ADRiANo , nelle quali
o uniti, o feparati fi trovano
tutti quei fimboli, che piü ef-
preiïamente fi veggono nella noftra ftatua
del Vaticano, di lungo tempo fatta condur-
re in Roma dalI'Egitto j leggendofi in Plinio,
che ella fcolpita in duriflimo marmo Etiopi-
co di color ferrigno^ fu tra gli ornamenti piii
riguardcvoli del Tempio della Pace daH'Im-
peradore Vespasiano annoverata\ hinjemt ^^^.^^j^^^
eadem ^gyptus in /Ethiopië y quem vocant
^■'7'
bafal-
7
era fcolpita ( come egli flelTo fcrive ad Albi-
no prellb Gapitolino, e racconta Lampridio)
' cdi denominare dal nome dicofteiAmaz-
Tonio uno de i mefi delFanno : Ia qual cofa
mi fa fofpettare , che TAmazzone figurata
in quefto Jibro ulnumern \%^. polTa dagli
adulatori della potenza, e autorita di coftei,
e pii^ del genie ftravagante di qiiefto Princi-
pe eiTere ftata fatta fcolpirCjad efFetto di rap-
prefentarlain qiiella figura, che piii airim-
peradore dilettava 3 e molto piü mi giova ri-
conofcer fimmagine di lei nella ftatua mu-
liebrc veftita delia pelle leonina , d\^ ^i vede
nel Palazzo Gaetani: Q^^nAo molto probabi-
Je, c\it CoMMODonon ifdegnafTe di commu-
nicare ad una donna finfegne di quella falfa
divinita, e di farfi anche fimile in quefta cofa
ad Ercole , il quale per teftimonianza delf
\yAptd z??- antico Grammatico Eupgraiio ^ Omphale7n
j^ofm,iih.v atcitur tta nsebemeiiter adamajje ^ ut tnau-
c.7 ^^57. ttis miiltebrt habitii, opera quoqtie joeminea
faceret
, & hahitum fuum Jmide eidem
dar et
.
TE VE RE
VI.
Eggonsi in RoMA piu ftatue del
Tevere , fiume rcale, che la
bagna, e che dividendo la To-
fcana dal Lazio , e dall* Um-
ii bria,fcorreafcaricarfi nel ma-
re. Celcbratiilin-a c quella pofta al fianco
dei^ïa drlla ^p^nx fontana della bellilTima
area Capitolina , la qualc allieme con l'altra
del NiJo, chc il fianco finiftro della medefima
^citnr^^^^^^               fivuol dai diligent! inveftigatori "^
dclle Romane antichita effere fiata nelvico
de'Gornelj, pofio per quanto fi conghiettura,
alle radici del Qairinale , dietro alla Chiefa
de' SS. Apoftoli, ovc oggi R ücndc il giardi-
no della Cafi Colonna, c aver ivi fervito per
ornamento al tempio Serapeo, di cui paria-
110 Rufo , e Vittore . Ma efiendo fuperiore
nelf eccellenza del lavoro , e nel numero, e
qualita de'fimboli quefta, che affieme con
quella del Nilo, tiene luogo riguardevole tra
Ie pregiatifiime del Vaticano , c piaciuto di
fcieglierla fovra faltre. E prima d'ogn'altra
cofa mifb lecito Tavvertire, che Tuna, e Tal-
tra fi vedevano , è gia un fecolo in circa, non
lungi dalfarcodi Camigliano (i di cui vefti-
gj anche ii confervano nella Cafa d'Orazio
Fofchi)come nc fafede dopoJlFuIvio,Famia-
;:;jj: no Nardini ^ Or per quel chc apparticnc al-
CO: in
-ocr page 184-
^ALir(h <^eMbtcL deUcL mede/ma. QJenere clw j'ta^ uv ccwa
-ocr page 185-
10
haf alten, ferrei colons, af que duriti^e. lin-
de &' nomen ei dedit
. Munquam hic major
repertus ejï y qiikm in Templo Pacis ab lm-
peratore Vefpajiano Jugujio dicatus
: argu-
mentö Nili
xvl. liberis circa litdentihus, per
quos totidem cuhiti fummi incrementi au^
gent is f e amnis e jus intelliguntur
. Come pe-
rb ella negli ultimi tcmpi era fituata non lun-
gi dalla Mincrva, fecondo che fi dilTe nel dif-
cosfb antecedente, potrebbe per avventura
dubitarfi, fe ella fia la fteffa del tcmpio della
Pace, fe non concorrefTe Tautorita di fcrittori
accreditati, e molto pih il precifo ritratto fat-
tocene da Plinio a giuftificarla per la medefi-
ma, e a farci fupporre, che la miitazione del
luogo fofïb avvenuta dopo Tincendio , e la di-
ftruzione del tempio. I fimboli fono tutti
proprj del Nilo , e dee crederfi, che la corona
di fpighe,e fiori voglia fignificare Tabbondan-
za dell'Egitto, donde il grano veniva a Roma.
E' poi da fiirfi fpczialiffima riflcffione a i fedici
fanciullini, che intornoa quefto CololTo giuo-
cavano, come dice Plinio, e che tuttaviafi
veggono efpreffi neU'antiche ftampe Romane,
benchè lafciati nella noftra, per non elTerve-
ne oggireftate appena, che lefole veftigie.
Per quefti piü che a baftanza evidcntemen-
te dimoftrafi la crefcenza, che fii quefto fiu-
me di tanti cubiti in alto ^ ond'è , che l'indu-
ftriofo artefice figurb altrettanti putti d'un
cubito Tuno , i quali montando fulla detta
ftatua del fiume dai piedi fino alle fpalle , per-
fcttamente efprimeffcro , quanto della fua
b ?'//>;./.i8. inondazione fi fcrive dal mcdefimo Plinio ^
'^h »8- ]^ilus coloni vice fungitur: Evagari incipit
d foljlitio
, aut nova Luna, acprimo lente,
deinde vehementiüs ^ quandiu in Leo7ie Sol
efï
3 mox pigrefcit, in Virginem tranfgrejfo,
ac in Libr^ rejidet: Jt duodecim cubitos non
excej/it
, fames certa eji, nee minus, fi fex^
decim eafuperavit
. Tanto enirn tardius de-
cedit
, quanto abundantiïis crevity ^ femen-
tera ar eet.
Da che viene a porfiin chiaro,
che per il fanciuUinopofto al pari delle fpi-
ghe, de i frutti, e del cornucopia, dichiarafi
andare del pari la fertilita con quella crefcen-
za, eperquelli, che fopravanzano si il cor-
nucopia 5 che il vecchio Dio del fiume, fi fim-
boleggia la ftcrilita 3 Ie quali ^i deono arguire
proporzionatamente in quelli, che {\ ricono-
fcevano bafii fotto il duodecimo. Molti altri
fimboli, che pur dapprima vi fi fcorgevano d'
animali proprj deirÊgitto, come del Coco-
drillo, deirippopotamo, deirucello Ibi, e cosï
quellid'alcune erbe, e fiori, tra Icqualido-
vca cflx^re il Loto, han ceduto alfingiurie del
tempo, cdegliuominij Lafola Sfinge viri-
mane tenuta dal vecchio ^otto il braccioj mo-
ftro finto dagli Egizzj colla tefta di donzel-
la, ecolcorpo di Leone per jeroglifico della
crefcenza del Nilo, che fi fa maggiore quan-
do il fole è in leone, e va calando efifendo
egli in Vergine.
CLEOPATRA
%egma / Sgitto.
VUL
A fiifcia, che cinge la frontc di
quefta ftatua, ede ildiadcma
infegna regia , ha fatta fem-
pre riconofcere feffigie diDon-
na reale, che é ftata in ogni
tempo creduta quella dcllafiimofa Cleopatra,
ful confronto delle medaglie, che n'efibifcono
indubitata Timmagine, tra Ie quali m'è per
appunto avvenuto di farnc il paragone colla
famofa delTilluftre medico Giorgio Baglivo,
efu'1 riflefibdelfcrpc, che Icfta al braccio,
dal cui veleno ü dice, che clla rcftafie uccifi.
L'attitudine, nclla quale fu figurata dalfec-
ccllcnte fcultorc , è di dormiente, con tal pro-
prieta di pofitura di corpo, che nulla pili
avrebbe ella potuto farci vcderc , fe viva fof-
fe, c fi fofsc data vcramente al fonno. Dondc
fipub argomentarc , che l'artcfice per rap-
prefentarla piü verifimile , fi contenefse in
darle un vcftimento piü femplice , che fe fof-
fe ftata fvegliata, e in atto di comparir pom-
pofii, e in grado di macfta. Quefta ftatua il
confervava in Vaticano prima del Pontifica-
to di GiULio IJL come ü deduce da quello, che
ne dice il Vafari % il quale racconta cflerc fta- ta dcTitm-.
to fuo configlio, che la Cleopatra (dice egli,) ItuoiiaWi'
figura divina y fatta da iGreci^
s'accomo-"''^*^*
dafie alla fontana, che fta in tefta al corrido-
redi Belvedère nel Palazzo Vaticano, e che
ne fu data la cura al celebre Daniello Riccia-
rclli da Voltcrra, il quale, fatta ïvï una grotta
arricchita di ftucchi, e di pitture, ve la coV
locb ad ufo, e ornato di fontana. Ella ora per
fovrana cura, che ha verfo Ie belle memorie
deH'antichita il Santissimo CLEMENTE
XL deetrasferirfinel vicino portico, oltreil
cortile , detto delle ftatue, a fin che non refti
piü in avvxnire danneggiata dalfacque • Una
ftatua afFatto fomigliante a quefta, benchè
maggiore di molc , ^\ conferva negli orti Mc-
dicei ful Pincio, che nulla cede alla Vaticana
nella bcllezza.
B                        TOR-
-ocr page 186-
12
celebratüTimo monumcnto della Romana, e
della Greca magnificenza, confarlo trafpor-
tare nel vicino portico, e racchiudere tra fer*
rati cancelli^che lo tengono efpofto alla vifta,
ma non alla mano ingiuriofa d'alcuno.
STATUA EQUESTRE
Di Coflantino.
X.
V E A il Cavalier Bernino ter-
minata Ia gran fcala del Palaz-
zo Vaticano, quando fu obbli-
gato dalfalto comandamento
di Alessandro VII. apor ma-
no al gran ColoJfo equeftre diCosTANTiNO
il Grande, fatto di un folo marmo, per ri-
porlo a piè di detta fcala di fronte allapor-
ta, che conduce al vafto, e nobil portico
della Bafilica profljma di S. Pietro. Parve
propria al luogo Timmagine del primo Impe-
radore Criftiano, che non folo die la pace
alla Chiefa per avanti ü acerbamente afflitta
dalle perfecuzioni, maonorb fingolarmen-
te la Romana prima univerfal Cathedra con
donativi, con oftèquj, c con grazie degne
della munificenza, e dclla piëta Imperiale •
Racconta di CosTantino Eufebio^ , che l^v^'aJ-
avanti di far la fiera, e gloriofa giornata con ^^'''''^- '•''
Maftenzio , gli apparifte in aria il fegno dcl-
la Crocc figurato di cclefti fplendori con que-
fta ifcrizione.
EN TOYTQ NIKA
IN QUESrO VINCI.
E che di qui cominciando Ie primizie della
fua convcrfionc dal paganefimo a Crifto, do-
po aver con folenne decreto comandato do-
verfi con ogni piii fplendido culto onorarc il
Dio, che gh eraapparfo, volle, che il fe-
gno moftratogli dal Ciclo col nome fteftb di
Crifto fovrappoftovi, ed efpreftb coJle due
lettere Greche X. e P. cosi intrecciate ^/or-
maftc il labaro, o infegna principale del fuo
efercito. Volendo adunque il Cavalier Ber-
nino nella fua ftatua rapprefentare flmpe-
radore in attodi rimirare queftadivinavifio-
ne , pofe in alto dalla banda oppofta alla fca-
la Ia Croce di fplendidi raggi adornata , e fi-
gurb CosTANTiNo acavallo, quafiallami-
litare azione accinto, che rimane come efta-
tico, e ftupido alla cclcikt apparizione ri-
volto* Lafigura c mirabile nelfefprefilva,
cd c perfetta in tutte Ie fue parti 5 ben é ve-
ro, che avendole fatto lo fcultore da prin-
cipio
TORSO
T)i Belvedère.
IX.
Embra per avvcntura ftrano a
chi non conofcc il valore dell*
arte, che fi riponga in quefto
noftro libro tra Fantiche, e ce-
lebratiflimc ftatue del Vatica-
no un tronco mancante di tcfta , e di bracci,
c di gambe,e d'ogn'altra cofa,che vaglia a far-
ei ben riconofccre cib,che egli rapprefentalfe,
quando era intero 5 Ma, per vero dirc, cosi
mozzo, e mutilo, conne egli è, lo anno avuto
fempre gVintendentiper un miracolo dell'ar-
te 5 e i moderni piii rinomati fcultori anno ri-
putato loro gloria di poter fu quefto divino
moddlo cercare, ed acquiflare con lunghe, e
penofe fatiche la perfezione de i loro ftud;
nella fcultura. Lo RciYo MicheKagnolo bene
fpefïb mirandolo,e fennandofi a contemplar-
lo, diè a vcdere, che nd iiiodello di lui il tro-
vavafintera perfezione deirarte^e che dovea
fcrvir diCcuoh anche a quelli^che erano mae-
ilri; ü che fu caufa, che indi fe nc teneffe piü
conto. NulFaltro pub riconofcere focchio in
quefto marmo, fe non una perfettiflima iime-
tria delle parti^che fono rimafe, e certa robu*
üczza di membra con mufcoli, e nervi cosï
beu rifentitijchc cortringono fintclletto a de-
tcrniinarli di vedere in elTb ideato un'uomo
mufcoicggiato alfufo di Ercolcja cui il riferi-
fce la pellc del Leone,che ivi fi vede . L'Al*
%vrl%t' bcrtini ^ crede, che foffe qucllo, di cui paria
V'^.^''f-^'' Plinio ^ y che alzava da terra Anteo ; ma ció
tap. 8
noiiconfronta coli'attitudine di quefto tron-
co:oltre a che, quello era opera di Policlcto,
c quefto e di altro fcultore , comc moftra la
fua ifcrizione.
ArinAAONIOC NECTOPOC EüIOEI
Jpöliö72io di Nejïore Ataiiefe faceva.
Al medeiïmo Albertini dobbiamola notizia
dclla traskzione di lui fatta nel cortile di Bel-
vedère per comando di Giuuo II. Fu perö ïin
d'aUora collocatoin forma , che rcftö fogget-
to airinclemenza dell'aria^ e a danni maggio-
ri pareva gia fottopofto , fe la benefica mano
del Regnante Pontefice CLEMENTE XI.,
dopoaver con faggio avvedimentoconlide-
rato 5 non efter Ia minore tra Ie gravi cure del
Pontificato quclla di promuovcre Ie belle ar-
t i, non fi fofte, con qucl fuo bel genio verfo
dellc mcdefime,appIicato alla difefa di quefto
-ocr page 187-
13
14
ti condurre d'Aleffandria da CosTanTino il
Grande, concioiïïachè anch'cgli ambiffe di
arricchir Roma, e Ie fue terme nel Quirina-
Ie di qualche opera fovrana; quantunqueFla-
minioVacca nella fua lettera, ftampata dal
Padre Montfaucon nel fuo Itinerario Italico,
parli di non fo che tradizione antica de i Ro-
mani, che m tempi piü lontani foffero fitua-
ti avanti la porta della Cafa d'oro di Nerone.
Hficurofiè, cheritrovati nelluogovicino,
ove fi fuppongono effere ftate Ie fuddette
terme, furonoda SistoV. con breve cam-
mino fatti portare di fronte al Palazzo Ponti-
ficio, ed ivi porre sü due gran bafï. Sono pcr
ultimo quefti cololli tra di loro cosï fomi-
glianti, che 11 è giudicato bene di rapportar-
neinquefto libroun folo, dappoichè piena-
mente vale a rapprefentare fintera immagi-
ne deH'altro. Ma perche tutta volta quefta
maravigliofi opera non poteva picnamente
moftrarii 'm un folo foglio ^ fenza nafconderc
alcuna dellc fuc belle partijs'è ftimatooppor-
tuno d'efporla in due vedute, e di porre nella
terza Ia ftatua feparata da i cavalli, accioc-
chè maggiormeiite fe ne diftingua il pregio.
STATUA EQUESTRE
Di MarcoAurelio Imperadore.
XIV.
I vcntiquattro ftatue cqucftri
di bronzo dorato, che alla glo-
ria 5 e air eternita del nomc
de i fuoi eroi innalzo Roma
cipio una folta, e lunga barba aU'OrientaJe,
ed efTendo poi piaciuto al Pontefïce Alessan-
TRO, chc ella fi levafle, per imitare piü tofto
il coftunie de i Latini, anno ulcuni creduto
efTer difettofa Ia fveltezza, che dimoftra,
4cl collo 5 necefTaria al primo intento del fuo
autore , particolarmente che vi concorre
Fazione diguardar in altoconattenta offer-
vazione. Il Cavallo poi è formato in atto ri-
fentito, e fï fcrma fu i foli picdi di dietro con
tanto fpirito , che pare, cheviva, cmefco-
li Ia natural ferocia con un giocondo terro-
re della prefente viiione, e dcll'improvifa
infolita luce.
STA TUE COLOSSEE
Sul Quirinak.
XL XÏI. XIII.
Uksti due gran Cavalli rctti, e
governati da due ftatue di fta-
tura coloffea , da i quali il col-
Je riconofce il moderno nome
di Monte Cavallo/urono fcol-
piti da Fidia,e da Praffitelcjper quanto ü leg-
j^ol ^Tlr S^^^ neU'antica unica bafc, che li fofl:eneva%
w./,5.c.is. ^ Qj-^ ^ notato nelle due nuove, chc li ten-
gono divifi 3 e benche non fla mancato qual-
che fevero cenfore, il quale abbia creduto , e
fcrittOjcffere ftati loro attribuiti crroneamen-
te quefli nomi ne'tempi a noi piü vicinijnon-
dimeno a me e piaciuto neirifcrizione di non
partirmi dairinvecchiata tradizione^che vuo.
Ie, che in qucfte ftatue fi rapprefcnti Ales-
SANDRO , domante il bucefalo , benchè i pre-
detti infigni fcultoriiioriffero molto tempo
cap.^TMjcb. avanti la nalcita del Macedone 5 piacendo-
inChron.Do- .               .              ,           r*i-          i                iii*
Tiat. <ïcvrkjx\i pcr altro piuttoico dicredere, che dagli
^üp^ 15. Aleffandrini 3 appreffo de' quali fi trovavano
quefte ftatue prima,che CosTANTiNoIefiicef-
fe condurre a Roma, (contuttochè poteffero
effere ftate fcolpite ad altro oggetto, e fine,
cte di rapprefentare Alessandro) foffero al-
Jamemoria del loro gran fondatore declicate
per qualche attitudine, che avevano al fatto
di domare il bucefalo. Anno creduto , e det-
to molti antiquarj, che quefti cavalli furo-
no tralportati in Roma fotto Y Imperio di
Nerone da T1RIDATE Re d'Armenia^ma dell'
crrore ei fanno accorti Rufo, e Vittore, che li
dicono di bronzo, e non di marmo , come fo-
no quefti del Quirinalejdel trafporto de'qua-
li, perverodire, nonpub darficcrtezzaal-
cunaj ma pare il piii probabilc,che foffero fat-
trionfante ^, quefta folamen-
de Vrh. Rom.
c. (Ie jUUuw
te è rimafa a noi libera dalfinvidia de' fecoli,
c dalla rapacita, e dalla barbarie, piuttofto
de i Romanicittadini, che dei nemici. Fu
ellainunapiccolafottcrranea ftanza preffo
il Latcrano ritrovata vihnente giacere nel
Pontilicato di SisTo IV. fanno 1475.Voglio-
no gli eruditi ^, chc ella non lungi dal luogo,
b Nard.l.i.
cap,
7.
da cui fu fcavata, foffe eretta a onore di
Margo Aurelio , e con molta probabilita la
collocarono avanti la cafa di lui,che per tQfti-
moniunza di Gapitolino' fu contigua a quella
c JfiLCapi'
deiLatcrani. Piüdifficile farebbe ildeter- '''''''''''
minarc roccafione,che ebbe il Popoio Roma-
no di confacrargli quefto fcgnalato monu-
mento di gloria, fenza la luce della rariflima
d Ef
medaglia portata dalf Erizo "^, fegnata in "daiiy.'w-
fronte colla tcfta di Margo, e con fifcri-
zione M.ANTONINVS . AVG.GERAL
SARM. TRIB. POT. XXXI., e dallaltra
ban-
-ocr page 188-
GIULIO CESARE '
XV.
Indubitato , che Cesare dopo
aftunta la dittatura, pernlife ,
che nel fuo foro gli fofle dcdi-
cata una ftatua armata , aven-
dofene la teftimonianza di Pli-
nio ne i libri delfiftoria naturale con queftc
parole ^ Cafar quidem diBator loricatam ^J'f''^-^'^
Jtbijiatuam dicari in foro paffus ejï
. Par-
vecosi eftigiata del tutto convenirfi al fuo
genio marziale , ed alla profellione di graa
Capitano , e di prode Guerriero . Se dalfan-
tiche memorie ft fofte potuta trarre qualche
verifimilitudine,chc quefta noftra fofte quel-
la ftefta 5 ft farebbe anche potuto dire, che
con nobil paftaggio ne i fufteguenti tempi
fofte ftata riferbata a piti gloriofamente eter-
nare nel Romano infigne Campidoglio la
gloria di quefto grand'Eroccomc in fede piu
propria, con ft illuftre trofeo, e che la fua pri-
miera fituazione fofte ftata in quello Ipazio,
che rimane tra S. Adriano, e S. Lorenzo in
Miranda , ove ft ftima eftere ftato il divifato
foro di Cesare . ^ Ma il filenzio degli Scrit-^^^^''-'^^
tori Ie pregiudica , e par, che Ie oGii ancora la
voce di loricatam , la qual piuttofto dee rife-
rirfialfarmatura fatta di fafce 3 benchëpaja
altresi, che gli Autori abbiano chiamatc lo-
15
banda notata colla fua ftatua equcftrc, nclF
atto medefimo.c nellafteffa pofitura, che ora
qm Ia veggiamo, col braccio deftro diftefo
in fuori in atto di ragionare , e con fattitudi-
ni, e moto del cavallo affatto fomiglianti.
Laonde sli queflo confronto s'argumenta
con fiiiïïciente certezza, che una ücffd eau-
fa, e uno ftejQTo tempo concorrefTero alf im-
pronta della medaglia, e al getto del fimula-
cro. Due fono rofTcrvazioni principaliflïme
da farfi nelfifcrizione accennata, cioè quella
della Tribunizia Podefta XXXf., e de' titoli
di Sarmatico, e di Gcrmanico dati a Marco,
d'onde è, cjfie rimancndo ftabilc aver egli per
la prima volta alTunta la Tribunizia podefta
lanno 147. diCRISTO, nefiegue conclu-
dentemente cadere la trigefima prima nel
177.5 cioèadirenell'anno feguente delfuo
%?lnMT'c ^^^^^f^ ^^' Germani, e de' Sarmanti ^ fimbo-
leggiato in quefta medaglia,e piü chiaramen*
te efpreflb nella gran ftatua, che dec dirfi ef-
fergli ftata innalzata dal Popoio Romano , in
memoria dell'ottenuta infignc vittoria, oltre
a gli archi, che a gli Imperadori trionfanti
folevano edificarii . Or come diffi, lungo
tempo gmcque fottcrni quefto nobil colojfTo •
Kichiamato alJa luce, e al fuo Iplendore , da
SisTo IV. fu fatto fituare nella piazza di La-
terano fu nobil piedcflallo , e vi rimafe , fin
chePAOLoIIL nel 1538. lo fece traiportare
nclfarea Capitolina , cd ivi collocare sü bel-
liiTima bafe di marmo. Sono da tralafciarii
coloro, chedivifiinvarieopinioni, altri ad
Antonino Pio , altri a L. Vero , o a Setti-
Mio Severo attribuirono quefta ftatua, e mol-
to piu il volgo , che c ftato in lungo, e mani-
fefto crrorc di fupporla d'ALEssANORO Ma-
gno, e poi di Costantino . Racconta Flami-
nio Vacca nella fua lettera altre volte citata,
che per il traiporto di quefta ftatua in Cam-
pidoglio nacque controverfta tra i Canonici
della Chiefa Lateranenfe, e il Popoio Roma-
üo, pretendendo quelli dWer jus , epadro-
nanzafopra lamedcfimaper eilere ftata tro-
vata in luogo di loro giurifdizione, edomi-
nio, e che percib anche in fuo tempo
coftumavano, a fine di non pre-
giudicarfi, di farne folenne,
epubblica proteftain
ciafcheduno
anno.
riche tutte Ie forte d'armaturc. Cosï Vergi
lio *" defcrive lalorica amata
c ^irgill t.
259-
Levibtis hinc hamis y conJcrtct?n^ duroquc triluccm
Loricum
Gfc,
Cosi Lucano ^                                               ^ itmnir
T^ec Jubtilis UU
Circulus impadlis lor kam tci<uit hamis
e cosïforfe avranno chiamato loriche tutte Ie
ipezie 5 ed anche il torace tutto diferro di
quefto fimulacro, il quale effendo adornato
di quei grift fohti ad effigiarfi nelfarmature
antiche, come c ftato offervato dal Sena-
tor Buonarroti % mi rammenta emulato in ^T^^^onarrot
queft'opera il coftume degu Orientali, don- /^c^-^^s-
de vcnivano fimili lavori, i quali doveano
aver relazione alla loro barbarafilofofia, che
ha qualche conneftione co' jeroglifichi degli
Egizzj apprcftb i quali il grifo,come compo-
fto delleone, e delavoltojo, ft riferiva al Sole
principe de' pianeti, ficcome quegli animali
tengono il principato fra gli ucccfti, e fra Ie
fiere, e con la loro proprieta rapace, evio-
lenta gli eftetti di quel pianeta fimbolica-
mente rapprefentano 3 abiliperciö ancora ad
ador-
, ;
-ocr page 189-
17
adornarc Tarmatura di quel guenïero Mo-
narca. Uabito tutto deirimperadore èmi-
litarc, ed il paludamcnto legato conprezio-
fa fibula fopra del torace, fimbriato molto
elegantemente d'ogni intonio, è veftimento
proprio de fovrani Capitani in guerra y quan-
f Fenar. (is do ftcfo fino a terra, con Ia fua ampiezza pa-
7ib!t\apX lef*^ la fuprema dignita di chi fe ne rivefte ^5
mentre il paludamcnto deglialtri capiinfe-
rioridella Romanamilizia erapiücorto, e
^^iar'^J' *^^^ ^^^ ^^porpora, della qualeprecifamente
u>c,uhviL fi dice eflere ftato qiiello del noftro Cesare ^.
A U G U S T o
XVI.
He qiiefta ftatua fofTc dedicata
ad AuGUSTü dopo la vittoria
Azziaca pare , che li ricavi dal
roftro di nave, che li vede a
pic diquefta ftatua 3 cioè dopo
Tanno 7^3. diRoma , incuifuperato Mar-
co Antonio ebbe principioil libero Imperio
dilui. Mi Ibno iadotto acrederlo fimbolo
diquella vittoria, perche ficcome ne'trionfi
terreftri ponevanfi l'arme , c infegnc degH
inimici, cosine i navali comparivano lena-
vi, e particolarmente i roftri deirarmate dif-
flitte, leancore, e altre cofe attenenti alla
marinarefca, come fi vede ne i marmi, e ncl-
Ic mcdaglie . Onde anchc deriva il nome a i
roftri celebri di Roma adornati di fïmili Ijio-
gliej calmedelimo Augusto, fecondoche
FAUSTINA MINORE '^
XVII.
A quefta ftatua cosï fomiglian-
te il volto airimmagine di Fau-
STINA moglie di Marco Aure-
uo Imperadore, che fi vede ef-
figiata in varie medaglie, che
fon rimafo perfuafo a riconofcerla per la me-
dcfima fottoi fimboli d'alcuna deita j coftu-
menon pimtonuovo, nèraro: imperocchè
il Seguino" riconobbe fotto i fegni di Profer-
pina Tranquillina moglie di Gordiano in un tVêT '
medaglione de i Sardiani, e in Cibele il ritrat-
to d'AGRippiNi\: & il Senator Buonarroti ^ vi- , ^
de nell immagine di Proferpina i lineamenti ^If''"^- ^^t-
tutti della medefima Fauftina, dicui orafi
ragiona 5 la quale gia dapprima ei aveva affi.-
curato Antonio Agoftini *" ne i fuoi diaJoghi c Anm.^n^
effer ftata oftervata fimboleggiata fotto le^'V'"'"''
figure di Giunone, della Salute, della Fecon-
dita 5 della Pudicizia , e della Felicita. Rico-
nofcefi intanto nelfabito, del quale èrive-
ftita, lapallamatronale :, folita portarfi fo-
vra la vefte, o tonaca, che di ftola avea il no-
me : \\ qual modo di veftire c diftintamente
efpreifo in una medaglia di quefla noftra Fau-
ftina preflb l'Agoftini ^, ove ella in fembian- d um dia^
ïcz- CQdsm .
za della Pudicizia , adornata della fola ftola,
ticnc ftcfi la palla in atto di ricoprirfcn^ j
onde è, che fu quefto oggettoriflettendo con
gH occhi noftri, riconofciamo per fappunto,
quanto ce ne difte Orazio in quel
Jd talosjiola demijfa^ ^ circumdata palla.
kxJ.$.Cttil
fcrive Appiano * per la vittoria navale con-
tro Sesto Pompeo fu dal Senato fatta erigere
una ftatua fopra una colonna adornata di ro-
ftri^ mi è paruto peró di attribuire qucfto
fimbolo alla vittoria Azziaca, come d'im-
portanza maggiore. Non mi refta a notare
cofa alcuna del fuo torace , di piu di quello ,
chenella precedente ftatua diGiULioCcsA-
RE fia ftato dctto. Merita bensï particolar
oflcrvazione la gemma, che gli lega fulla
fpalla il pahidamento , rifpetto all'aquila,
che con ale ftefe vifirimirafcolpita^ la qua-
le mi rammenta effer ella ftata prefa da Au-
GUsTo per felice aufpicio del fuo Imperio,
!^rj!l^"!94" come racconta Svetonio ^ , ammeffa dagH
Egizzj per jeroglifico di fovrano, e vafto do-
L'xVp. ïit^ minio "^, e ricevuta da' Romani per fimbolo di
'l^ïumïbu. felicit'^,e dialtocomando^,eperb prefaan-
che da loro per infegna delle armi, e delle fpe-
dizioni miUtari, di che ne fanno piena te-
ftimonianza Livio , e tutti generalmente
gli fcrittori della Romana iftoria.
e Sen'. hi ï. i
7.rui.
E Servio ^ in quelle parole: Signtficat aiitem "^^
pallatuniei^ pallium^ quodfecundum Var-
ronem palla diBa eïi ab irrugaüone
, ^ mo-
hilitate
, qu^ circa Jinem hujujmodi vejlium.
Or tanto funa, che faltra di quefte vefti era-
no fi proprie delle matrone, e delle dame
onefte, che fervirono di titolo baftante a i
pin antichi accreditati fcrittori per moftrarci
in efle non tanto il grado, che il buon coftu-
me di quelle , che Ie portavano. Quindi è,
che Marziale ^per adequatamente cfprimere
lamatronal verecondia éii^Qjiolatumpudo- i.i-^piZ'i^-
rem
3 E perb ambedue furono rigorofamente
vietate a qualunque donna di grado inferiore
al patrizio, ma molto piii a quelle, che h^^-
ro ftatc contate tra Ie meretrici, o avute per
fofpette d'impurita^ . Un fimil'abito ^QtQ% u^cfur'.
davano a varie Imperadrici, che fi veggono "'^'^^'
fcolpite fotto i fimboli di quella deita in mol-
te medaglie, e a quefta Fauftina medefima fc
C                           nc
-ocr page 190-
20
S. P. Q^ R.
SIGNVM. A VENTINI. HEROIS
.
QVEM . SVPERSTITIOSA .VETER VM.iïTAS.
HERCVLIS. FILIVM. DIXIT.
RVDERIBVS.IN.AVENTINO . MONTE.EGESTIS.
REPERTVM . IN . CAPITOLIO . POSVIT .
gli autori della quale, dal luogo, dove fu tro-
vata, e dalle fpoglie, e fimboli d'Ercole dati
da Vergilio" ad Aventino creduto ligliuolo di
lui, come iivede, l'attribuirono almedefi-
mo Eroe Aventino. Puö eifere vero, e pub ^'^*
anch'elTere, che fia un'Ercolc gïovane . Ma
io per me fono di parere, da quella corona ,
che fi vede ufcire di fotto al tefchio del Ico-
ne, cheella fia fatta per rapprcfentare un
Gcnio delFinverno . Cofcumavano gli anti-
chi di efprimere Ie quattro ftagioni in quat-
tro putti, o gen], con var] iimboli di frutti,
o animali 3 e mettevano loro quelle corone in
capo , alle volte adattate alle cofe delle fta-
gioni , alle volte fimili a quefta. Onde attri-
bucndofi ia primavera a Mercurio, feftate
al Sole, o Apollo > l'autunno a Bacco, e fin-
verno a Ercole , conforme vedeii dottamen-
te confidcrato dall'Aleandro giovane fopra
Ja tavola Eliaca, fi pub fupporre quï efpreilb
finverno in un giovanetto con Ie ini^cgn^ 5 e
fpoglie di Ercole .
ERCOLE DI BRONZO
L ritrovamento di queda fta-
tua cccellente di bronzo indo-
rato avvenne in una fotterra-
nea grotta vicina, ovvero nel
Juogo ÜcHb , ove era I'Ara
Maffima , per teftimonianza di RafFaello
Volteranno% (tra i miei proavi d*illnftrc ll^^Th-
memoria, ) e del Fulvio, i quali di vantag- ^^''^^^■■^^^'
gio fcrivono e/Ter cibfucccduto in loro tem-
po . Ma pare, che li combatta il Aiarliano,
che dice , aver egli fentito da Pomponio Le-
to, che il Juogo, donde ella fu diiTbtterata,
foife vicino a S. Maria in Cofmedin, ed avef-
fc fïgura d'un tempietto, che fu poi intiera-
rnente fatto demolire da SiftoIV. In quefta
contrarieta di fcrittori, parmi piu ragione-
vole J'aderire al Yolterrano, e al Fulvio y per-
che atteftano di cofa avvenuta ne i loro tem-
pi:ma non perb in tutto fembrami,che abbia-
no a ricevcrfi , conciofJIacofache non eftcr
quefto limolacro quello fteftb, che da Ro-
mani veneravafi fulfAra Maffima, eviden- [.^acréJ.
tementc fi fcorga dalle paroJe di Macrobio ^, l\^^^''''''''
che
19
iic veggono flampate alcunc col roverfcio
della Pudicizia: Ia quale adulazione quanto
fofle impropria, ü ricava da quello, chefcri-
no di lei gli Üonci.
GIULIA MAMMEA
XVIIL
Urono i principj lodatiffimi
deirjmperio di Severo Ales-
SANDRo per Concorde fentimen.
to dcgli fcrittori attribuiti all'
€duca7Aonc, e alk direzione
di GiULiA Mammea fua madre, che tanto be-
ne procur 6 di formare Ia gioventii delfigliuo-
lo nelle morali virtü, e nelle fcienze fotto ]a
difciplina di favj, c dotti maeftri, per dar e al
mondo un Principe, chiamato gia al]a gran
fucccfTlonc dcir/mperio Romano , che con Ie
Tue vaiorofc, prudenti, e gloriofc gc/te ripa-
rafTe airantico Imperiale onore, ridotto in
un'eftrcmo vilipendio dalle fozzure d'EIaga-
balo . Non è gran cofa perb , che ad una don-
na cosi utile alJ'Impcrio fbilèro erette deüc
ft'^ituc y maiJjniamente 5 che come racconta
Lampridio di Seveko Alessandro , cumad
Imperium pervenijfet fecit amÜa cum ma-
tre
5 ut illa mderettirpdriter impcrare. Scor-
go in qucfta ftatua Ia ftefla forma delJ'abfto
matronalc, che vien dato a Fauftina neJla
precedente, confiderando folamente il panno
della ftola adornato alfeftremita de i cirri,
chepubfervire a'profciTori dilume per va-
riare, e arricchire gli abiti, che danno alle
flatue. Paria alungo diquefci cirri il Sena-
tor Buonarroti nelle fue dottifUme ofTerva-
zioni al medaghone Carpineo di Gordiano 5
e nc dimoftra antichiiïimo fu/b nclfeftremi-
ta dclle vcfti, tanto ^tzKo i Grcci, che i La-
tini.
ERCOLE
XIX.
QuESTA ftatua fcolpita 'm dura
fdce verdiccia, la quale, come
fcrfvc Flaminio Vacca, fu tro-
vata ncllavigna d'unMalTïmi
full'Aventino, c da quefto vcn-
duta al Popoio Romano per miJie ducati, è
ftata aggiunta ne i tempi moderni la fegucn-
te ifcrizione.
\
\ I
i
-ocr page 191-
21
22
che dicono 5 Cujlodittir (la ftatua d'ErcoIe )
in eodem loco, /;/ o'mites apcrto capitefacra
faciaiit
. Hoc fit ^ ne quis in et de Dei babitum
e jus imitetiir
5 nam ibi operto capite ipfe eH 5
aveiido la ftatua Capitolina d'ErcoIe il capo
fcoperto. Pubben'cfTerperb, cheellafoiTe
un altraconfacfata ad Ercole, non ncIFAra
fleiFa, ma in luogo ad efTa vicino 5 e forfe
quella, di cui ragiona Plinio . Hercules ab
Evandrofacratus in faro BoariOy qui trium-
phalis vocdtus
, atque pertriiimphos ve^itur
habitu triumphali
. Il che quando fofse rice-
vuto per vero ^ o almeno per verifimile, var-
rebbe mirabilmenteaconciliarc tra di loro
gli accennati autori 5 pofciachè è certo,
cherAraMailimafunel foro, &altrefiivi
fu iituato un piccolo tempietto rotondo di
Ercole, comcne fafede Livio*". Or puote
ben efTere, che quello fofTe in vicinanza deU'
Ara, e quello appunto , di cui fcrive il Mar-
liano 3 e febbene difcordano , quefti nel dir-
lo fcavato dalle rovine d'un tempio, quei da
unagrotta^ ognuno sa molto bene, quanto il
fuolo di Roma fi lia alzato dalle cadute fab-
brichc 5 e quanto ben potelTe convenire il no-
rae di grotta a un*ediiizio non folo diruto,
ma per buona parte fepolto. Scmbrerebbe
difficolta maggiorc quella di Vittore , che at-
tribuifce il tempio rotondo d'Ercole alfotta-
va regione , la quale non giungeva a S. Ma-
ria in Cofmedin, che era neirundecima 3 fe
la vicinanza del tempietto del Marliano
avelTe con ogni rigorc ad intcnderfi , e non
piu tofto benignamente ad interpretarfi, ef-
fcr folamente notato con Tindicazione dei
luogo piu cofpicuo, che fofTe ivi d'intorno
conofciuto al fuo tempo 3 ficche poteva ben'
eiTere tal vicinanza, eappartenere ^^o alla
regione ottava, inmodoperb, che fofTe sü
Vi confini della medefima, e delTundecima,
cioè a dire tra Ia detta Chiefa, e Tinboccatu-
ra del Circo , o pure tra Timboccatura del
medefimo Circo, & il Palatino, che diftin-
guevano Ie due regioni, nellequali era com-
prefo il foro, ove ftava TAra Maflima. Cir-
ca Kjafegna poi della clava, e della pelle di
leonc, e dei tre pomi , che ha nella
finiftra, come di cofe da altri
pienamente trattate^,
non mi trattengo
afavellarc*
MARGO TULLIO
CICERONE.
XXL
Ualche fimilitudine de i li-
neamenti del volto, che ha
quefla ftatua con Tindubitata
immagine di Cicerone del fa-
mofo bufto, che fï conferva
negli orti Mattei , e delTantico belliffimo
cameo deltelbro della fu Regina Criftiana,
che j(i vede intagliato tra i ritratti degli ora-
tori pubhcati da Domenico deRolïi, con Ie
Ipiegazioni del Bellori , ha fatto credere,
che ellafolTc alla memoria di lui confacrata,
non oftante che altri motivi, e m fpezie la
foltabarba, della quale c afFatto ipogliato
nel buflo, e nel cameo accennati , abbia
alla maggior parte degli eruditi antiquarj
fatto molto dubitare di quefla tradizione . Si
pub ben credere dalla teca de i volumi a' pie-
di, edal volume ncllamano , e dalTattitu-
dinedclla perfona, che quefla ftatua fofTe
eretta a qualche oratore ben conofciuto ne'
fuoi tempi, ma c\\t a noftri ilira incognito,
finche non fi dia il cafo di ritrovarne un piii
certo rifcontro : dalche fipub riflettere, a
quanto vani deboli fondamenti ^i appoggi la
dolce lufinga di quelli, checercano inftmil
maniera di perpetuare il loronome,
V E R G I L I O
XXII.
Ihml.
^^ap^j^^jjjfii
i^Mj
r^E^Ï©
^WMi
In tutto fimile negli ornamen-
ti, e nelle infegne Ia ftatua ut.
tribuita a Vergilio a quella
preccdente di Cicerone . E
ftata data a quefto Poeta per
ragione d'antica ifcrizione del fuo nome, che
fi legge nella bafe ad eJTa fottopofta, ma che
feparata poteva effer ancora d'altra, che og-
gi, o non s'ha, o non il conofce. Ce ne die-
de con ficurezza l'immagine una Medaglia
di Fulvn'o Orfino , da cui ne prefe \\ ritratto
Domenico de' RoiTÏ per riporio nel fuo libro
de' poeti j ma ella non puö dar regola ftabi-
le ariconofcere 'm quefta ftatua illodatiftimo
Principe delferoica latina poefia 5 perche
dove la medaglia il moftra in eta giovanilc,
quefta noftra in eta molto avanzata ce l'ad-
dita. Abbiamo per iicuro, cftere ftato foli-
to, fi ne'tempi della Republica , come delf
Im-
-ocr page 192-
24
23
Imperio, d'innalzare inRomafiatue ai let-
teratij eilleggianio fattoaSidonio Apolli-
ü sidor,. !.<,. nare *, a Claudiano'', a Vittorino Retore',
h Ctaudian. C a moiti altri. Per fimil ragione poteva ef-
ticuimL fere flato fatto quefto medefimo onorc a
liom.mam. Vcrgilio, con quel motivo pihcfficace d'aver
dere piü celcbre Ia vittoria da lui confeguita,
non oftante il fofFerto male nell'efeguire IV
zione, e gli fi pub applicar benifïimo il Pe?2-
tathlonfpinarum
di Plinio, chenonpare^chc
ammettaaltra piüefprelTa fignificazione di
quella, che da quefta ftatua ft rapprefenta 5
maffimamente, che clla è anche nuda nella
forma, che folevano andare in quefti eferci-
'zjcoloro, che vis'impiegavanoj conforme
fiamo avvertiti da Pietro Fabri ne i fuoi Ago-
niftici, e dal Mercuriale nella fua Gimnafti-
ca. Ove dunque piacefle , che quefto noftro
fimulacro fofl^e lo fteflb , che il Veritathlon di
Telefane y potrebbe anco con gran probabih-
ta fupporfi effere ftato anticamente tra Ie fta-
tue^collocate da Vespasiano nel tempio della
Pace, perriferirfi pureadeftb, quanto dal
medefimo Plinio fidice verfo il fine delfac-
cennato capitolo • Jtqtie ex omitihusyquce re-
Uili y clarijjima qu^que in urbe jam/imt di-
cata a Vefpajiano Prhicipe in tempio Pacis
,
aliifque e jus operibus, molentia ÏSlero^iis in
tirbem conveBa y & infdlariis domus aure^e
difpojita
; E per appunto quefta ftatua è di sï
ecccliente artifizio, che ha femprc confegui-
to fapplaufo degf intendenti delfarte 3 cd è
ftata confiderata tra Ie prime di ftima fingo-
lare, come quella , che ad un gran difegno
conferva unita latenerezza della carnagione
ad iftruzione degli artefici.
C A M I L L O^
Ofta Minijlro dé fagnfizj,
XXIIII.
L nome di CAAfiLLo, derivato
nel Lazio dalla lingua Etrufca
per ligniiicare alcuno degli in-
feriori miniftri delle cok fa-
gre , fu dato a que' giovanetti,
cht il deftinavano a fervire al facerdote deli'
antica fuperftizione ne i facrifizj. E perelie
quefto uffizio portava itQO la neceftïta d'ope-
rare 3 quindi è , che quefti fi vcggoiH^atti
con una piccola tonica fuccinta, qüanbrfe
volle dinotare nella voce, invcïtes, Macro-
fs'^.f'' egirconfeguito ilprincipato fovra gli altri
fihAncbm. poeti latini, e confeguentemente d*aver piü
tlegli altri potuta meritare quefta gloria, an-
che avanti, che da Alessandko Severo fofTe
fatta fcolpirc quella, che volle ripofta nel iuo
Larario con l'altre di moIti grandi Eroi^ ccle-
bri nelle lettere, oneirarmi.
GIOVANE,
Che Ji cava la fpina dal piede.
ITale fia il giovane fedente, che
con tanta attenzione G. cava
una fpina dal piede5è cosiofcu-
ro^chc ne pure v*è conghicttu-
ra valevole per indovinarlo.
Tutto cib y che fi dicc del fuo nome di Mar-
2io y e delJa gratitudinc , che gh uso iJ Senato
indcdicareallafua memoria quefto iïmula-
cro dibronzo per una importante nuova re-
cata con tal follecitudinc , che ne meno curó
TofFcfa del nudo piede per non foggiacere ad
alcun pcrdimento di tempo in prcgiudizio
del fuo fovrano , è una tradizione di sï poco
valore , che non mcrita ulcun riguardo. Piü
tofto potrebbe farfi qualche cafo de]la ftatua
di bronzo di Telefane Focco rammentata da
Piinio" con fomma loclc, non meno chefe
ftata foflë di Poh'clcto , di Mironc, e di Pita-
gora , con qucllc parole ; Laudaiit ejus La-
^^Jfcwij ^ fj)i?iarum Pentatbliim:^
perche
la figura bcniflimo s'adatta alla perfona di
quei giovani, che s'efercitavano ncJcorfo,
nel difco, nel falto, nella lotta, e nel pugiJa-
to, e che dal numero di quefti giuochi crano
dctti pre0b i Greci Pcvtatbli, prclTo i Latini
Quinquertmtes y dallavoce Tefjtathlon ^ &
Qutnqtimmm con cui venivano a fignificarfi
i giuochi iftcfï],diftinti ne*Ioro difFerenti cfer-
cizj da quel verfo del Grcco Simonidc ^
hX^lCt^ 7W(fhü}tWV^ cfïtr)COVy (XKCVTUy WA^V
a MacrohÏQ
l, i- Sattirn-
(aP. ^•
in Comm. ad
Si^l tem. 2-
gu\l iet, nu-
frajh.diai'^:
dlrd lil>W
rilicvidddi
bio ^ da cui, c da tanti ritratti, che ïi veggono
nella colonna coclide di TrajAxNo , nelle me-
daglie d'ADiUANo, di Commodo '', e di Cali-
GOLA,' e ii\ piü antichi eruditi marmi'' è ba-
ftantemente giuftilïcato il nome di Camillo
modcrnamentc fcritto nella bafe ds quefta
Ora alnoftro giovanc, che ficava la fpina
dal piede il pub dar la qualitii di curfore in
ciTi, e du'c, che lo fcultore y o per capriccio,
o per vero cafo accaduto adeftbnel corfo,
fubbia cosi fcolpito, ad efFetto forfe di ren-
ftatua. Potrebbe ancora in eft^i ravvifarft Ia
figura d'uno di quci fanciulli dcftinatia nobil
fer-
-ocr page 193-
Tervizio de i loro Padroni, che ü diflero da
Uki.fats. Orazio ^ Prt^ecifióii reêièpueri, comptique.
Vegga perb Terudito lettorc, fe io ben mi fof-
^
            fi appoflo in djre, eiïer piuttoflo quefta figura
d'una donna , phe d'un giovane, non folo per
la legatura de i capelli^ma per Ie gambe^che di
donna appajono eiTereiche forfè piü volentieri
in quefta, che in altra fentenza farei venuto,
fc non avcfli temuto di farmi troppo acerbo
contradittore a chi dopo ferio avvertimento
vi pofe fcolpito il nome di Camillo, in una
cofa, che non pub avere magiore appoggio,
che Ie conghietturc.
. S I B I L L A
XXV.
ctk 5 che dccrepita fi fono figurate Ie fibille da
chiunquene hafcritto\ Altro argomento fi
pub cavare dal volume, che coftei ftringe nel-
la deftra; imperocchë febbene fappiamo effe-
re ftato coftume d'alcune Sibille di fcrivcre in
foglie di palme, comefanno fede Vergilio %
emoltialtri, tutto cib veramente, o non fu
fempre, ononfu ufo di tutte, mentrei hbri
ofierti in vcndita a Tarquinio Prisgo dalla
Sibilla Cumana, de i quali diiFufamcnte ra-
gionano Dionifio'*, Plinio % e AgeHio^, non
furono di foglie, ma lintei, conforme Q^im-
maco ^, e Claudiano ^ riferifcono. Onde pub
ancora effer beniffimo, che queffo difiintivo
del volume , nel quale ficilmente i lintei po-
tevano piegarfi, vaglia a dinotare in quefia
Sibilla la Cumana fteffa 5 la cui ftatua effere
indubitatamcnte ffata in Roma tra Ie tre
erette avanti i Roftri fu gia detto da Solino
di fopra riferito, confrontando il volto con
Io ftato di decrcpita , nel quale fu rapprefen-
tatada Aufonio, a paragone di quelladon-
na brutta, evecchia, della quale cosiebbe
a dire
Vificas Ctimanam tu quoque Deiphohcn.
Che tale era di quefta Sibilla il nome.
fa FirgiJ.L6.
"Fropert. /.«,
ekg. 2, jlru
pot. de rnira^
hilOvid.l^,
Metum.
c firgil.hc,
cit. if.
74.
d DiofiyfJ.A,
(iip. 15.
^nic.lilj.i,
t^ach. lib, 4.
cpifl, 54.
n Claudian,
lib. de &c!h
Gctic.
Re ftatuc d'una fola Sibilla,
fenza darcene il nome, fcrivc
Plinio ^ elTcre ftatc dedicatc in
Roma, c quellc ripofte avanti i
Roftri fino dagli antichilTlmi
tcmpi della Repubblica 5 e di pari numero fa-
vella Solino, volendo perb che in effc foffero
figurate la Cumana, la Deliica, eTEritrea.
Potrebbe ben effere , che Ia ftatua Capitolina
di cui fi ragiona, foffe una di quefte. Tutti gli
argomenti perb, che poiTono fariï per infi-
nuarccne lamagior probabilita, derivano dal-
Ia convenienza delfafpettOj e delFattitudini
del corpo^e del gcfto^Ie quali cofc febbene pof-
i^ono eflere equivoche, e portarfi, o ad altra fi-
gnificazione, o ad altra perfona, tuttavia è da
farne molto cafo, quando vi concorrono tutte
unitamente, e che il comun confenfodegli
cruditi amatori dell'antichita non fi slontana
dal concetto flittone. Il nome di Sibilla fu da-
to a tutte quelle donne fiitidiche, che repu-
tavanfi effere ifpirate dagli Dei, c rendcr ora-
coli, quafi che foffero dcftinate a rivelare agii
uomini i configli, e Ie rifpofte delle Deitk fup-
plicate. II modo del loro vaticinare era, dan-
do gli oracoli in forma di furibonde , e di agi-
tate da violenta virtü , che la credevano ef-
fetto di potenza, e ifpirazionc divina. Or
dunque fe fi riflette bene all'afpetto della no-
ftra ftatua, vi fi riconofccra facilmente una
certa poffente agitazione di mente,e di corpo,
che con piu evidenza pub rimanere manifefta
a gli occhi, che fpiegarfi colla penna * Il vol-
topoi increfpato, e deforme, e Ie partidel
Gorpo, che ïi fcuoprono, dimagrate, e in ap-
parcnza di aride, e di finunte, vagliono mara-
vigliofamentea confermare il concetto, che
n'è ftato formato; concioffiachc non in altra
a Tlin.l.
MARFORIO
XXVL
lÏESTo cololfo giaccnte, che in
una antica carta di Roma vidi
gia tronco di mani, e di picdi,
fu, fino da primi tempi del Ro-
mano fioritiflimo Imperio,coI-
locatoalle radici del CampidogHo, da quella
parte, ove accanto alforo d'AuGUsTo im-
boccava il vico Mamertino, di fronte al car-
cere Tulliano , fantificato da i miracoli, che
vi fè il Principe degli Apoftoli, allorachè vi
fu prigione per CHRISTO, e che gia ridot-
to in Chiefa da S. Silvkstro conferva ancor
oggi iltitolodi S.PieTro incarcere, edot-
tienc grandiffima venerazione da i popoli.
Ora trasferito in Campidoglio,e fatto fervire
di ornamento a nobil fontana dcllagran fab-
brica del lato finiftro, dopo effere ftato re-
ftaurato de i fofFerti difaftri, fa pompa di fe
fteff[b 5 e perchè del fuo primiero fito rima-
neff^e mcmoria, fuatto di provido intendi-
mcnCo il volervela cternata mediantc un
marmo con quefta ifcrizione.
HIC.
D
-ocr page 194-
#)P»i''%^SR*W 'iifc*"'^'^;^;^-'W'WMp|B!gRPipSïW(P:l......''ilL>i'>iliWjpi|ll<»'
LXXXVI.
■#
FrcLnc.tj2.qialti dcHn.e't ScuJp.
5^TATVA DELIA NINFA EGERIA NEGLI OKTI GIVJTINIANI
■ ■ 3nMJri dl porto, del Povolo
In Roma neila, Stcunvpf dxHom&racg cLe Kossv aUciFcLce conjfrvuiL.
..J
-ocr page 195-
.tj^jyiWiu.M^WWyW- 'IJ'V^'i'f "f
i^,™™5lj|p-."ï:..r.Wl!Fï™w?!»IV...t'«l*S^
?3!SBB,'^f^V-!^.llMW|l»HHW^ffJlffl»D*l
i^TATVA, D'VNA VERGINE VESTALE
. Tid Pcdcvzzo Giustuhiani
In Homo, neUctJlamfaria, di Dórmruco cU Kojsl ctlla, Pace can PriuiUpo
~^-
-ocr page 196-
'^m^^^^^amm
'i^m^''^''f^^T''''^!^^^'''^''^''^^
1
Fratt' ^i^iuia. dUuu etjculv
Statva di margello seniore console
Tiet Pala/TjLo GuijtinimtOr ,
IrvRxrma.ndU'Jtamji. diDonv. dcBuyj-jiaÜa.PcLcecoH'Fruul'!
-ocr page 197-
-^W^f^S^|pPp-"7S««^S^^
L XXXIX.
1/
1
srcvncej'co ^{fuiia deUn.et Sculp.
StATVA DI DOMIZIANO IMFBRATORE
ïld Palojz/zv Giustu^iam
In Rama rieUaJlanwarlch di Domenico de Rossi aJicL Pace con Primleaio         -               , .....
^*.
4
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-ocr page 198-
lltl.lll|»iaj|,IM>llt>illllllWJJ||tHj|||JH||pii||||;j|U|,ipii||(|H
.. . ^
^
*
Statva. di marco avkelio imperatore
ïlel Valcuz/^o Gvustimaru
In Pamd n&ila Jlamparta di Dcrmerdco de Rojiri aJla Pace corv Pwuiieaw
-ocr page 199-
Frariy. xAcfuUa^dewv. et ^ScuXzi
JtaUuhdiDONNA AVGVSTA^ndlxidicuLperj'oncLJVcreJ£' e*f^er jtaJuLrappruèMatcL GIVNONE
REGINA^                                        TlelPcUwk/Ko Guurtawuuy -                                                -
iTtKoma ndlwStamft. dvDomff deSui^^v allcvTace conPriuil?
-ocr page 200-
T"
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STATVADI BRONZO Dl SETTIMIO SEVERO IMPERATORE
•; yhlPaia/i/u? Barhermx) .
IrLRanuLnelU.Jt£unp^dLDoirL. cURoj-j-i cULvFace conPrtiuL                                                                         . *" ■■
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XCIII
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1
t^iftiUa. de^Urt.et Sculp.
JtATVA D'AGRIPPINA MOGLIE Dl CLAVDIO^E MAüRE Dl NERONE
ïlei Paki^MO Barbermo                       *
InRomiz ne^é^ Sta/npf^di DoTnemco de Rossv cdla^Pace conprüal.
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^^^^'* ''**ft>'«*^"i"'fa?(«Hiuiiii|i§uipif upwuw^'-'sw^^
XCIV.
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R,V, t^udefit^Aerd aeUrv.ettfculw
StATVA d'vN BACCO rüroiuuto JottoJ/FandAcato d'Vr^ano VIII, tra Le roiurw dellcb
^yPlolenyldruwia ruUo tSCOAiar il terreno ver^far^ UforuixMn£Mta delU riumi^ortifi£a/u£r^
del Ccurtdlo SfnAnadx).
n.e.LPaIayi/Ko Ba/rèerino,              '                                            * ^
Zn,Rjorna.rieUa.ft*:i^rnf}^'dt,J)oni^                                                                                                                  '          ;
t
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iOT^i*5B?p;^«^^^f»"ww
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^^ÜBgS^wMfsm - <t I' wwiPI'i't- '^"^''^'li^MMp^^iWPIHHI^JI'J'J^ ^iW^
■ /
- ^TATVA D ISIBE NVME EGIZZIO-
7ld Pcdajzjzo Barbörmo-
In Koma. n&Ua Stamptdi Domerdco de Rossi aJia Race aan RriuUejio.
-ocr page 204-
^w-T^-Tp^^^^n^R^^"^
"■®
'^•
XCVI.
i
V.^tuUru4etd tUiin, eé^Jcutff
StATVA d'aTALANTA VERQINB FIQUOLADISCHENEO REDEGL'aKGIVI,
f'             chê umtOy neiia ue/looitoy d&L corjo dal Gwuan^ IPPOMENE a^corurejvóy ddlLwty
^                j'ponj'odi.m^prernio d^eWoitenAitwuAitoriw.OuLd ubxo.trutmn
\' . '                                                       YUlPala/jJho Barhenno ^
InPjymanMlcvStamtp'^dcDonv. ^"deB-M-^ri aUxt Pace conPruui!*
-ocr page 205-
ÜPJiJl?^ '* ■J<»WRJP!"WP"lii......I iiilHlIIMpWIIi'IHW-iiJljW'" i-jWHIi
¥retn.^^tula^^lah: et>Sc4ilfa
STATVADEL NILO NELLA GRAN FONTANA DIPIAZZA NAVONA,
Jcoip(t£L a£iIaaypo ^yintanioFancelh. cat duegno del Cai^GiüXorm/wBe^rfuno*
InRornAfrelLvSiurnp' dtVotn. deKoj^j-vaJlcLpace cxnvPr'uüt
-ocr page 206-
"^.
xcviir
c:)
(o
'Üa^J^
'i.
Statva del danvbio nella gran fontanadi piazzanavona
Operoy dLAnareay^ ddto dLomoardo coidureano delCau^GioXaren/ioBerruno,
'^■'
-ocr page 207-
^V'
STATVA DEL GANGE NELLA GRAN FONTANA Dl PIAZZA NAVONA
ercv ciL CuuuUo Lore/nej'e ccyL dife^fio deL C<iwTGto,Tjcrr&n^ioˀ4~7imx> *
In.RonwunelLiJ'tcmijs^ doJJont^ cURo<r*fLalLtPace.^ coTvPnuil^
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~~^^=^Ftun^qudivddui. it Scalp.
Stat VA del rio della plata nella gran fontana di piazza navona.
tfcohitcL da^Ftcmce^co Ba/ratta cal disegno del Caii T GtD.Zore/tixo Bemmo ,
InBurnia^ruUo'^^^^"^^'ii^D^^^^ deBujtrJiycULi^Pace conFruulf
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f%.X)orzatiy d^^ut .^et^Pcu/p
TRITONE DELLA FONTANAIN CAPOAPIAZZA NAVONA
3&1 Caualier^&rmm^^
flelicL-Stiunp • dil)o-fn^. d&PjoJJo e^ede. doQco.Gutc- deRoj-j-v m.RaTna. oMa^Pace corvPruAuL. d^Scrnv-Pont-^t'UceiviXLd&Sup-
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iSxATVADAPOLLONELLA GALLERIA DEL CARDINAL OTTOBONI
In 'KorruL ritÜa. Stdmp^cti Domenico de Rossi alio' Face corv -priuil.
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^^TATV^ BI SACERBOTESSA BI BACCO
Hella Galleria del Cardinal Otthohoni
InRoma mlla Stamv^di Dommico de Rossi alla^Pace corvpriuiLdel Sonvno Pont.
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Frcvn'i^ tA^uUii deLetlnc
StKÏ'VK EQVESTRE D'ADRIANO IMPERATORE ^Y.G1! ORTI MATTEI
in 'Romci n&lia Stamp. di Domenico de Rosfi alla Face con priidLdel SomFont.
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StATVA D'ANTONINO PIO IMPERATORE NEGLI ORTI MATTEI
IrvB^orrub rvMci Stcurrvp fdi Donveritco de JRossi alla T^ace corvpruul.
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StATVA BI LVCIO VERO IMPERATORE
Neüli Orti Mattel
In Ho ma ivella Sbclrmp'^ di Dom^^mcó de RoJifi ailci Fa-ce con p ruitte aio
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StATVA Dl SABINA MOGLIE D ABRIANO IMFERATORE
NeaLi Orti Mattez
In Roma ixdla Stumpf'cU TJomenico de B^oj-si cUtaPace con -prvud.
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^TAT\^ Dl CRISPINA MOGLIE Dl COMMODO IMFERATOKE
Yltqh OrüMattei
InRorrub ru^LLci Sta^rrvp^(L T)cmteruco de Kossi allo.Face conjjriuU^
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TLJ)oTt£f7Vjf d&L et JciJf-
STATVADVNA AMAZONE NEGL OKTI MATTEI ALLA NAVICELLA
flella' Jtcunp f diyDo7rv^deKo*r*rc erede dï-Gio.Guic^d&ILosj-i uvRamoy alLvPace^ con^PriuïL'cUlJcynpPotit'
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^TATVA Dl FESCENNIO NEKO IMPERATORE:
/T^i PoLcvijzo Auieri. '
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Iro RojTta ncUa- Stampt di Domcmco de Rossi aluv Pace con Priuu^
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' STATVA D'APOLLO PADRE DELLE MVSE^ E DIO DE POETI
,yu/ay(juale.ye^iutcmo cjiwlle ddle^JiuJ&stej'se^cioe U otto^ ché j-tpoj^j-edeuano daUa^R^rnxhChirUrut
dLOue^uxi'^ kooai nel Pala^%Ji.o Od&scalco^ e La, nonoy deLPcdwTJtjO Capito-lino
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Fio deilcLRe^mO' duSuê^jiza.^ ^SS^ ^ ^' -^"^ Od&rcalcAi. DuoL diJtrmio, e, diBraccianó .
fleJlcL Jta^nperia^ cUVofnemco deMjJ^^verede. diGw- GttLc°. de.Roj-j-i tn^Üimta. aUaPace^ corvPruiiLdeLJorruPon^^
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C2JO GïiTJ. CANÈNS TRANS ACTI TIMPORA REDJ)IT,Vüyil.^opuscdzjH4^.
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EVTKRPE.
DVLCILOQVIS CALAMÜS EVTERPE FLATIBVS VRGET. v:y.i^opu.c.cUjHus.
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MELPOMENE.
MELPOMENE TRAGICO PROCZAMAT MOESTA BOATV. ru:^U:t^op^c,de.^^,
S'U' deUcvRmvncu dóSue/uoy^ ftogqu dlDXuuo Od&s-calcfuy»
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TERPSICORE,
TBRPSICORE AFFECTVS CITHAmS MOVET IMPERATAVGET.v^jU.^apu^c.4eatu^,
éf'uydel/wReainOydóJ'u.e/i^ii^^/ioggv^                                          ■ '■
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NVNCmHI.SI QVANDO.PVER^ET CYTHEREA FAVETE:
NVNC ERATO,NAM TV NOMEN AMORIS HABES- ouU Ub.a.. cuart,anm^
0^Uy deUcvRj^iruL cUSae/u£L^ hoaau cL-D>Luuo ücLscalcku
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CXVII.
, POLINNIA.
SiGNAT CVNCTA MANVLOQVITVILPOLYMNIA GESTV.vi^ü.opu^c.>ujHu^.
FwcLeilxvRenmay dtSue/uxt^ hoc/gl dlD.Ziuw odejcalcho.
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CALLIOPE.
CARMINA CALUOPE LIBRIS HEROICA MANDAT. v^^d.Uapu^ccUJi^'u.
Fu. della^Re^truv dlSue/Juw^ ^SS^ diD.Luao OdescalcAc,
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VRANIA
YRANIE C(EZI MOTVS SCRVTATVK^ETASTRA vuyU:u.opusc.cUM^ur
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TALIA,
COMICA LASCIVO GAYDET SEBMONE TRALIA,v^\l:0pu^c.d^Ji1,Ur,
TiMyPala/ixo Caj&vtoüno ,
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Doe Geni dduh Hatura^ mcoronati dJAlloro, u/n dè (^llclIl ha laPaterw in mono, e. Uaüro
dueJucL^jtOMclo in atto dij'aari^icare atUiJtêssayNATVBJLimurata
                       laro nfta cl
canlo. Queste due staXue cremite^ tioyarnwnt^ diCASTORE^ e. diPOLLVCEjurano ne^LiOrtLLudo.
uirc, indi mpotere d^uctRema. diSae/xucL^ e oqqL delDuca. Ode<rcalenl
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CXXII
Jpra^. ^auila d^n» etScü&f^
FaVNOCOL CAPKETIOSV LE SPAZLE^ COL PEDO^ BASTONE PASTORALE RLTOKTO LNMANO,
.E CON LA FLSTOLA APPESA^ADVN TRONCO,
Fu^delLi^P^utwdvtSuea4a^^h4}^^i^cULDua^OcLe^caU^                             :~         * '
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^xm^v»^^^'^......iif KiwmBmi.....Iiffjwijjipiipi|ipjiiw.iija-M...u4^.^^^
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^
C XXIII
GicBcLtüstt- <U Poilly Ine,
5rATVA DELL' ABONDANZA NEL PALAZZO DEL DVCA ALTEMPS
In Roma nella Stamp?'diDofnenico de Rosft aJla Face con priidyL. del Som-Pont'
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StATVADI PARIDE CON ABITO.E PILEO FRIGJO^ ^
ItvRjonuvnxÜeuStam:^^. diBxyttif^deRjo^^rtr^alLaFace eoH^^i^HHl'^
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B^Bywn^sw^^^BWBBpr
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cxxv:
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p*M>. Ba^ttJ-tO' de- Poill^ Ine.
StATVA Dl MATRONA HOMANA NEL PALAZZO ALTJEMPS
In Rmrvci rwlUi Storm:?, dv Domerwco, de Rossi OyLLaPace conprüdlegw
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. A
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CXXVI-
QioSaMistei^ dé. PoiUy Inc.
StATVAVI VAST ORE NEL PALAZZO ALTEMPS
IrvRonwy neiUi Stamp aria di Domenico dt Rossi alla Race conprudLdd SomRont,
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Hii|i)iliiii)ii^lWi iiik u.....lil iiMiymnuim
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C XXVII.
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KA^-tAuden^^'iideliJtv. etj'culp •
STATVA DIL GRAN P0MP£0 rttrouata^JomST(m£fxxLta diGudloIIL mCampo
diFlora^ dom eraUj-uo tmtro^ ndfarjh hfcmdwrrwntjci ddPala'L%x) del Cardinal
Cü^o di^ferro^koqav d^ZCiM'dmulJp                       -              ^
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'w^'^wff^WWiiliiiiiipifi^^
iPMiilillllMI^^
-'^f^iBs^'jrT^-''''
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Stat
VABI SENECANEL TAL AZZO BEL CARDINAL SVABA
In^oma nrJia Stampadi Domemco de JRossi alLaFacê cotv prtuLL
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;^iMliPtiifP4W»!ipppi|M|lpi|l^^
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iw'i'il^'"w»iwiw'i—wi»i'<w|iH'hiipnminni4)^njiiii
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STATVA Dl VNA AMAZONE NEL PALAZZO DEL DVCA CESI IN BORGO.
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'er"!f^«T^w*9!?^i^^B»ppBS5e™v!
isfipjpji^w^pfwi
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J^r^rFAPI PIRRORE DEGLEPIROTI.
InRxrmcLfhdia^Jtcmvp . cuDont. d&RjOj-j-v aUxvPace^ corvPriacV.
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1
ya>i.il.wWJiywtBii.J4^^|j^piyii^W^h i.
•^wmm'm'^nm'mm'mv'"
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CXXXI
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iiriiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiikiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimiiiiiiiiiirm^^^^
iiiiiii^^iiiii ■■«■■■■■■■■■»
iSSSSSBSSSilSISSSS
nicDori^nl delui. etScu/v
StATVA D VN SCRJNIARIO CORONATO
coiuüüime rwUcLj'vmj'trae^conto j'cnruo aiUpucL,
71^Rala/vu)1fLajsw%oaiLayVcdUt
lyLKpmO'rullaSta/nm, dtyDonvTdeRoj-j'L alla,Pac& conPruüJ,".
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CXXXII.
iiiiiiMiiJiunniHiiiiiiiiiiiiigiiiiHm^
l^lliiiliiKlIllnïHlJïülinillïü^^^
yiicJDonany deUtv. etSculp
Statya b'escylapio dio della medicina,
edi telesforo dio tvtelare dello stato della c0nvalescen2a
n^lPalwvLO^Jiajjuru aiia. Volle f
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.^
ATVA Dl ELORA NEL IPALAZZO DEL MARCHE^^EDE CAVALIERI
InRo/rui n&Ua Stamp?di Bamenico de Rossi allaPace conprüül-del Som-Pont.
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miUIBMWWIIWiUWiiuiFU'l "" '" "Wi^T--.
11^' J '«Vul
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C XXXIV.
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Fr-anc.tA^uUii dêl.atinc.
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'ATV^ Dl BACCO NEL PALAZZO DEL MARCHESE DE CAVALIERI
In. Rema néUa^iampfdtDomemco de Roxri aUahut cmpnidL.dd Sanvfont.
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-# -J,J..ii«uiiuiiiWi!ï!
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Statvadi giove tonante.
n&l Pala/jjT^a'V
erojvVf .
IriJUrnia'KeuaySta/mJif'^ dcVotri^ deKoj-j-i. aJla^Faee cotvPrudL.
B^TPÏCffltfSEE;-.;^
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■ii'^r'^^.^'T^^^arg^mi^rifWf^i'^W^mmm?^^!^
Bniiii.iiiiiiiJj]i)i.iniiin
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Stat VA
p^dire tl re/ruM0U7wnto d&LU reciAr^ tej'teper rm/uio deLmoco deJjjL medMwncL.
ftelPala/vw Vurojpi,
XnRnnia.ndl^->Stamf^ dtDcmi'f" (Utioj-j-i aUa^JP^^ cofvPrluAl'i
i «ij. .^«i.'»„vi»-ï>»i**.. ■A^s*"-»™'.i -
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Altra vedvtadel medbsimo. ekcole
LnJhymxLn^Ma^toAnp^diDcm^d^'Ro^f^vaJ^         cortFriuU?
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)j|iij|iUi"IMf«W'PMM"=W..-!tll*MW
-mmw'^""'^^' 'W^m
^,
StaTVA Dl BACCO^ trouata tra U raium (IdllAntLco JHoc&LLd diyTuauJto rwL
rmmU CetuD .
         rU^l/OrtiCa^allcLj.Jtefano Rx^ton^
IwRmy^ruUaJ'tam/s. diDomff cURo^/valLiBam conPruuV-
....d«-*„- ..f-
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WP^1'*'W5»W'W5^»«''W?'™W^!I!SBP^^^
yra-ïL.tequila- del.et me.
Jtatva T)'^rNA mvsa nel palazzolancellottiaicoronaki \
V.^- , . , C.
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■■i?''^T10^™»I^''?i^J''^^':-*----S"-Tgffl«ja^p?^-™'~W.          tH^y-
mwm' "■W'P.
CXL.
STATVA DISATIRO DIO SILVESTRE DEL GENTILESIMO.SMura^.u.
TUJln Stanua'^4lDomf^dtSuKfj-c m,BjnruL altcuPace ccnPruüL deiJ'mn-Pont
ï;
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«,. .111,411.11 ILip^,
:X HpHiifmmni
4 "' :
CXLI
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\... .#,
BJ^M^uderuAerd detm^ ■ et JcuLp,
jTATVADI MELEAGRO coTt la^ t&'ta^ del Cmahia/e                  dalui uccuro
Ouid.rul 6. delUtJletivm.
IrLRomivneUcLStamp' dLDonv?(LiPm^i alLoJPace. cotvPriuileato.
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LJWiDHUiliipiiip.
!.jiij)imiww.^
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3t- ^
StATVA DELLA^rERITA BEL CAVALIER GW.LORENZO BERNINO
_ ' ïlel JPala^jZ£> Bernino
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InRama. appresso k SUu^e d^Dormmco cU Ros^v alU Pa^ cvnpruul.dd Sommo P
'ont.
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^!psj!iw^'-''"-'#p^*'-^'"""*" • •'" • '"^' y i-"^'^^""!^
B^P^pPW^"*^
!pH^WMpï<MPfflll!ppill!!Wlt(,wp.fl|^^
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CXLIII
Gio.Ba&ista de Poül^ Inc.
.S^TATVA D'I^IDE IN CAJA Dl GIROlAMO LOTTERI
irlKarru^7^eüaStarnp^'^dil)cnrI^nlco de Rofsi aUaFace conprizal-del Som-Forvtejice.
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^^^Ww-Ai^ijpy- ■—"¥' ■ ' ^■■- - ■ -""■'-'-»^^I^Hapy -'-'■ -■*'\'■'ÜW^"^-' ':'^-W^'^f'y"
ILK^udsfv^erd cUUny.etSadp
Venere in atto dandare al bagno.
In cojcL dl lancLüD Con^wlierL
IwBurma.ruUu'J'tamx. diDonv^lU-Ka^^i aUo'^ace coTvFrtuW^
.. -e^i
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^wpffBilp^^
■ppi. lil^ipw ii|ii.l|)
— s- - ■ -" -«M*«^vif*l?SilÈi^5^*w**.«ïlBa
IIPPPi>nm»q>M-iiiim"fi^s^fil|fii!yiJ|i«ilpj
T
pp^pn""^v i)ui ii,iwji!|i»i ■ «nvpi^^^.
1^
1
5tATVA Dl DIANA IN CASA V'IGNAZIO CONSIGLIERI
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ifiRoma nelLt Stamp^di Domemco de JLojvi aJiciTace conPrüal.dd Som.Pont^e
>im.Bji»ww iiii..,.-»^
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"""^iP^P^P^WF^^^S^iP'^^^e^f^pwww
1
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.»«
Statva B' alessanuro il grande
In Casa az Carlo Carwh :
In. Hoifia. rt&llcv Stamptdi Domenlco de 'Rosst^aMcL Face con Triuileaio.
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ltf^^Lj)pgaBi(jpj^<''>Mi.-V^Wi'^?y''»^^gWWW^
CXLVII.
Glo. Sattis, de PciUj Sculp.
StATVA Dl LVCIO ANTONIO
Tiellci Sala ddla Corwreaoyzxone d&ü'Archicon^aterrijMd^lla SariMss"^
In KorrvcL n^UM. Stcuriv ?'di I)orne^rhico de Rossh cdLa Face con priuil.
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"... )i^wi;,i^y?'y^-'v^''^^p;.-; lii^'-'l',"|flBgl'L"'"'"i'''?^'"^
^•^■'WK^^^^'
1
■ V
CXLVJII
•«SP
Cl. JLz/ldonScu/. B^anur
IL DIO AVJERRUNCO DEGLI EGIZZ/
AUa partcv cUl FaLo'Ti/^io Pescovale di Hz^oU
HelLvStamf'^diDont!iURos^v erede diQio-Giac"deRoJ-^vuvRornxi alUiFacé- catLFruuL delJimuTont.
.^
I •
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■"^^I^Siww—w
^'"^^- '^^^■'^''^^ffiwwwppiwi^ipifpp.w^......u
^
CXLIX
C. Roftdon Sc
StATVA D' ISIDE BBA BEGLIEGIZZJ
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ndUSt£mifh diD
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StATVA D'VN SAC£RDOTE B'ISIDE
i'l^Jia.StcLrnfo^diVarn^d&MjJssv e^rede, dLGco- Guuy: cL&S.osj'l ui,R.omxv alLa-Tace catvPruuI' cL&LSojrtfïcm^
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Statva del SONNO, in cascL dd Gan.OJ. "Vwic&wlo Vittorui
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J-rcui.. t^AauUa- dttut. etScuüf ■
Statva d'vrbano vin,pont. massimo
OweAXi dei Ccuc^Gto: Loremo B emifw,
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InBjmta/neUd:Jtamp'^dlD<xm^ dg'Roj-j'i ciUivPace con^Prual^
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CLIV.
P V^Audem^AercL delcrv, et Sculf
MOSE NEL SEPOLCRODI GIVLIO SECONDO POSTO NELLA CHIESA Dl S.PIETRO IN VINCOLA
dhjtiicliiL^A^ehBumiarroti^
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GIONA PROFFTA Dl LORFNZO Dl CRFDI FIORENTINO CON DISEGNO Dl RAFFAELLO
d'vRBINO,
            ÏUÜcl CappeUcL di Chigi uiJ.jHaria. delFapcAo,
rUUcLjtamf^. dLDanvfd&Ro^A erede dl G-io: Qia^l deRo^si in,R£mia.cdLLP<u:e carvPriuit.d^J^am.PofU'
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CLVI
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TLDartarty delau «t Sculp.
ABACVC PROFETA DEL CAVALIER BERNINI.
^léua.J'tamJg'^dcJycfTn-^déjR.oj'j-c erede de Gto: Guic*. de.R.osjt uv^oma.aiLa.Pace, corvPruuL dttJ'otrv. Pontè
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CLVII
ïhDmn^i^ diiuv-^etScuip■
DANIEL FROFETA DEL CAVALIER BERNINL
Tl^llcL Stcunp^ di,I)aryi.. cURojjl erede dcGwCijCicf deRojj-v ifvlLorrutalLLpace con.P>-uüLdeLSorrL.Tont.
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CLVIII-
S-C^an-t-AudenMA^rè £Uiin-,et-^cui».
^STATVAVI S,ANDREA APOSTOLO NELLA BASILICA UATICANA
NELLA PRLMA BELLE QmTTRO NICCHIE SOTTO LA CVPOLA,
Dl Francejco Ouesnoy cUtto ilFiaArvmvngo,
J^.éUa-StO'fnp^(iiJ)orn-^° ds.jRoj'j't. erede diG-w- G-iae^. deB-o^j'V trvüaTrva^all^Pace^ corvPruüLr delSorrv.^ottt.^e Lic. d^ Sup
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CLIX
/Tic. Vori^ny. ddift- etScAUp
Stawa di j. longino nella basilica vaticana
ndloyprvrruh dejiU qujittro mccfnejoüo tcboufoia. alluj'iruj'trcLcUlqrcmJy
aÜar^ denV^Awojtoii , Del Caualier GwiLoreM/KoBM^rwrw^
IfL^jtnuLtulüvSta^np t^eUDamff deBj>^.fi aJJ^Pa^e corvPrUül.^                                          .                        ,
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III uilI Ruwpmiigiiiipi
"WPÜPHI
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.^LirP:^ DZ S. BJBIANA DEL CAV. BERNINI^ NELLA SVA CHIESA SVL MONTE ESQVpJNO
JS/lUu- Jtamp ^diDan^ cU Bu}jA erede di, G'vo, Guzc", deRojjL 'uv Rotna. alLv Face ^ con^ Pr'uüL delJovy Font -       .
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CLXI.
i?.K« 4uderüAerd d£i4n.et.tScuuii
SrATVA Dl S. SVSAl<i'NA Dl FRANCESCO QVEJNOY DFTTO IL FIAMMINGO,
tl^UcL CnMscL deUxLSantus'T^ergirit diZoreto aJlcL CoionnaTrcuan/hf .
VLelLa Stamp • dlDorn.. deRossv ertA^ de Glo . (rïacf deBx>j-j-L tn Ratrut aliivTace conFruuL dtiJom'Tont,
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Statva BI paolo qvarto sommo pontefice
Giacqueper lujzao corso dt'unsecolo^emesizo insi^o ipzohüe de^l'OrdCapiiolini questa hellastatua diPaolo Quarto^creduta dimano diPirroItiooriO'
perckeessendo ella ri/nasa sen^a testa^ e senz.a Uhraccio diritto, non era stamper tanto tsmpo considera^ayse non come im tronco, non meriteiiote die/se
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re colloca^ /y.^o^t^ d/ta.^^''- <r/^^^'i ^yy-^r^
                                                                                      "^ --