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NOTIZIE
DE' PROFESSORI
DEL DISEGNO
DA GIMABVE IN QVA.
PER LE QVALI SI DIMOSTRA COME, E PER CHI
le bell'A rti di Pittura, Scultura, e Architettura lafciata la roz.zez.ta
delle maniere Greca, e Conica, fi fiano in quelli secoli
ridotte all'antica loro perfezione/.
PERA
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DI FILIPPO BALDINVCCI FIORENTINO
diftinta in Secoli> e Decennali.
SERENISSIMO
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COSIMO III.
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IN FIRENZE, pel &a»uFranchi, léiu Conlic de' Super^/PRIVILEGI
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NOTIZIE
DE' PROFESSORI
DEL DISEGNO
DAGIMABVEINQVA.
PER LE QVALI SI DIMOSTRA COME, E PER CHI
le beli'A rti di Pittura,Scultura, e Architettura lafciata la rozzezza
delle maniere Greca, e Gottica,fi fiano in quelli secoli
ridotte all'antica loro perfezione.
PERA
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I
DI FILIPPO BALDINVCCI FIORENTINO
dtftinta in Secoli > e Decennali.
AL SERENÌSSIMO
COSIMO III.
GRANDVCA DI TOSCANA-
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IN FIRENZE, pei Su Franchi. id8i. Conlic de' Suptr.E'P^IVILÈQr.
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SERENISSiM
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Iva«KeKs).Ji*eJ|V9»J anno g|| Scrittori nel nfoluere la dedica-
zione dell'opere loro , il trouerannotutti
ridurli o all'intervìe3con(iderato nel bi-
wf} f°gn° di protezione , o all'offequio o
il?gt gratitudine, per quanto l'opera fia in le
fteffa degna,edouuta a chi ella fi dedi-
ca. Supporto ciò per vero, come fcm~
braindubitato, non dourà parere troppa
prefunzione la mia, fé auendo io compi-
late alcune notizie appartenenti all8artì5
che anno per fondamento il Difegno, ed a'ProfeiTori di effe/e rifl-
uendo darle alle stampe , prendo francamente ardire di offerirle ali*
A. V. S., mentre non ò auto punto da dubitare in riconofeere che/
per l'rno e per l'altro titolo elle erano a V. A. Angolarmente douute.
E vaglia il vero ficcome da niun'altra parte potrei fperare più vigo-
rofa, e benigna protezione; così confido , che (blamente J'auerla^io
implorata fcruirà di motiuo alia fomma bontà e clemenza di V. A.
per difporfi a concedermela, fui rifleffo l\ì quella irrefragabile tefti-
monianza , che rende quefta ifteiTa fupplica alla ingenuità del mio
fcriuere $ perchè non caderà mai in mente ad alcuno , che io poffa^
incorrere in tal temerità, qual farebbe il confacrare a V. A. vn'opc-
ra , che potette anche per ombra effer redarguita di men fincer^.
Che poi l'opera per fé medefirna fia meriteuole di comparire dauan-
2                    ti
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ti e domita all'A.V., credo di poterlo con qualche ragione fpera*
re, poiché per quanto ella fia poco aiutata dalla fuffieienza dell'Au-
tore, il pregio della materia è così grande in fé fteffo, che incapace
d'efler rialzato dall'eccellenza dello Scrittore, non può eziandio reJ
ilare aùuilito dalla inabilità del medefimo; E quando pure la mia de-
bolezza arriuaffe a portargli alcun pregiudizio, jfton gli potrebbe*
mai torre il far palefe la ftima, e lo fplendore che rifukarono a que-
lla Patria dal riforgimento, e da* progreffi che in efla ebbero quefte
arti mcdefime, nel che conlìfte quanto l'opera a in fé di grande e di
degno per effer riceuta con aggradimento da V. A. S., alla quale com-
pete ancora (òpra di quella vn diritto più particolare , mercè quel
tanto, che contribuirono agli auanzamenti di così nobile profef-
fione, il genio, 1 amore, il diletto, l'applicazione , e la munificenza
dei di lei gloriofiffimi Antenati. A me poi corre vn titolo di van-
taggio per implorare il sourano patrocinio di V. A. a quelle mie fa*
tiche, le quali fé furono concepite fotto i benigni aufpici del Sere-
nifs. Principe Cardin. Leopoldo di G.M. Zio di V.Aé, allora che io
occafione di affortire la vada raccolta de* fuoi Difegni degnatofi va-
lerli della mia debolezza , mi animò co* fuoi comandamenti ad in-
traprenderle, fono fiate doppo da me profeguitecon quel grati ciroi
re che mi à fatto il crederle non difapprouate daIl*A#V,S., alla quale
profondamente manchino. ;
DiV.A.S.
Firfnzelifji
Seruit. e Vafìdlo
Filippo Baldhmccì.
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LAVTORE A CHI LEGGE
Rima che vi mettiate, Amico Lettore 3 a vedere e confiderare le noti*
zie de' ProfefTori del Difeg.no da Cimabue in qua, da me raccolte al
meglio che ò potuto e faputo, panni molto conueniente di confe-
rimi alcune particolarità aifai rileuanti, acciocché bene informato
di me, e della mia profeffione, e de' principe per non dire occafione,
onde fon nate quelle mie fatiche, e del fine, o vero intenzione pre-
feritami in compilar quella mia operetta, qualunque ella fi fia, po£
fiate poi con occhio più benigno rimirarla, e compatire in efsa tuttociò che forfè non
v'aggradifse a pieno. Sappiate dunque, che io non fon profefsore di quefta lodeuolif-
éma e nobiliifima Arte del Difegno peonie quello, che nel cotto di mia vita mi fono
come è notiflimo nella mia Patria e fuori ancora , fempreefercitatoin altra profeffio-
ne , onoreuoliflìma si, e confacente alla mia ciuiltà, ma lontanissima dal Difegno t
Né meno mi pofso arrogare il nome di dilettante della medefìma Arte del Difegno,per
i requifiti che fi ricercano in chi meritamente dee efsere riputato fra'l numero de' dilet-
tanti 3 i quali requifiti (come in altra scrittura a buon propofito òiattopalefejin me
non fo rauuifare per neflim patto. Non pofso negare però, che fecondo l'ottima edu-
cazione procuratami da' miei maggioriio non abbia fin dalla puerizia^ attefo per mia
mera ricreazione e pafsatempo, non tanto al Difegno, ed alla Pittura , quanto al pi^-
gliar cognizione di pitture e difegni de' Maeftri, e particolarmente degli antichi, che
furon da Cimabue in poi, in quella noftra Patria, e fuori,
Quefta, per dir così, infarinatura miaintornoatali facoltà fu cagione agli anni pat
fati, che la G. M. del Serenifs. Principe Card. Leopoldo diTofcana (il quale amò e_j#
fauorì quell'Arti al fegno ch'è noto ) fi valefse della debole opera mia , e del mio ben-
ché tenue talento : imperocché fendomi conuenitto per lo fpazio di vndici anni, ritto*-
uarmi fpeffo con S. A. Reuerendifs. per negozi di mia profefsione, comandatimi dalla
Serenifs. Cafa, ed altri, egli con tale occafione fi degnò di ammettermi alle Confulte
ch'e'jtaceua foprai difegni e pitture, e fimili altre cofe appartenenti a tal fuo virtuofo
diuertimento,
Auuennepoi,chetrouandofieglid'auergiàragunatemolte migliali d'efsi difegni
di mano de* più celebri maeftri del mondo, mi fece l'onore di volere intendere il mio
parere, circa la difpofizione e ordinazione de' medefimi, il quale fu, che allora farieno
flati ottimamente a mio giudizio diuifati, quando fi fufscro difpofti in libri con ordine
cronologico,incominciando dal primo rillaaratore della pittata Cimabue, feguitaado
con Giotto fuo difcepolo, e profegtiéndo co' loro allieta fino ad arriuare aViuentirper-
chè pareua a me, che quelli così fatti libri, ordinati per la fuccefsione de' tempi funse-
ro per auere vn non fo che della ftoria 5 mentre fenza lettura, ma con la fola villa, fi
farebbon potuti riconofeere, non folo i progrefsi di quell'Arte , ma quello che è più,
col teftimonio indubitato della propria mano di ciafeheduno degli Artefici, fi iareb.be
' * potuto
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■gettito venite in cognizione., per mezzo di chi ella auefse tal miglior amento riceuiito".
£>egnofsi quell'Altezza di'molto gradire tale mio penfiero,e per fegno di ciò fin da
quel tempo che fon molti anni già pafsati , mi commefse il dar principio all'ordinazio-
ne dell'opera 5 la quale era afsai incamminata, quando piacque al Sig, Dio , che quel
dcgnifsimo Principe andafsé a godere il frutto di fue buone operazioni in Gielo , che
rimanefse al Serenifs. G. D. Cofinio III. Noftro Sig. Regnante,la volontà di darle com-
pimento, ed a me , per grazia dello ftefso Serenifs. l'ordine di continuarne la direzzio-
ne firioalla fine y-come è per diuino aiuto felicemente fuccefso : poiché ora quella così
infìgne e copiofa ragunanza di difegni firitroua nel Palazzo Serenifs. in numero di fo-
pra cento gran libri fecondo la fucceiììone degli Artefici, cronologicamente diipo-
fta, e (compartita. >
                                                                                               -iu-'ì
Ora ogn'vn vede, che yn simile affunto prefupponeua per neceifità vn'ihtera cogni-
zione di tutto quell'ordine : onde fin d'allora , che per comandamento di S. A. Reuel
rendifs. douei mandare ad effetto il fopraccennato mio penderò 5 mi pofi a rinforzare i
miei studi in fircùh materie, feguitando per più anni , e mentre ftauo operando , venni
in euidentè cognizione, anzi toccai con mano, efser tanto vera la maflìma auuta fem-
pTcin me ftefso per indubitata, e da ninno de' buoni Autori antichi controiieria., che
quell'Arti fonoitate reflaurate da Cimabue, e poi da Giotto, e da' difcepoli di coi toro
trasportate per tutto 1 mondo 5 che mi venne in concetto poterfene fare vna chiara di-
moftrazione, mediante vn albero, nel quale li vedefse apertamente da' primi fino a' vi-
iientiil come ciò fulse feguito : e comunicata con ©pportun propofito quella mht^s
fantafiaaS.A.Reuerendifs.nonfolofidegnòd'approuarlaneila mia perfona , incari-
candomene l'efec unione 5 ma reftòferuita ancora di follecitarmi molto alla termina-
zione , e da perfe, e per mezzo de* primi letterati della Città e di (ùa Corte. * Io allora
cattiuai l'intelletto a creder di me ciò che non aurei creduto , e fatto animofo da'co-
mandamenti d'vn tanto Principe mi merli all'imprefa, e la conduffi a fegno prefso che
ragioneuolc, procurando dicauar da varie Città d'Italia, e fuori affai libri in diuerfi
idiomi, e notkie, e quefie poi confrontare con tutto ciò che frimai necefsario ; e con
far talvolta copiare in alleano y con gran difpendio l'opere di diuerfi maeilri 111 Città
lontane, quando credetti ciò abbifognare al ritrouamento del vero. ;
E perchè nell'Albero predetto fi poteua ben dimoffrar quella verità, ma non già far
vederei motiiu,le ragioni, i fondamenti del dimoitrato, nonio comportando la bre-
uttà, con la quale iui fi dee procedere: perciò volli che aquello ancora andafsé con-
giunto vn Indice Cronologico che additafse i luoghi che nell'Albero medefimo elfi
maeftri tenefsero, e infieme defse di lor perfona, maniere, tempi, opere, e principa-
li accidenti e bizzariefuccintamente notizia. ;
E perchè il fare infegna fare, eaggiugne cognizione a cognizione, mi fon veduto in
operando crefeer fra mano la mole di quefla mia fatica afsai più di quello che mi ero
da principio figurato 5 perchè auendo io mefsa la nìira in tanto a compendiare ciò che
fu scritto da diuerfi Autori, fon venuto in congnizio ne del molto che rimane da sed-
ucali tanto neirantico,che nel moderno; ma qi^ più importa m'è bifognato nel
moko che fu scritto ridurre a verità, con la feorta di fedeliiftmi manoferitti pubblici e
prillati
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uati di quella noftra Patria e d'Autori maggiori d'ogni eccezione molti errori di tem-
pi e fatti riconofciuti nelle opere loro $ e in quefta guifa la mia fatica d'vn'indice , è di-
uentata vn'opera , e d'vna Cronologia vna Cronica,o per me dire vna voluminofa rac-
colta delle notizie de' Profeffori del Difegno.
Se poi in efsa raccolta trouerà chi che fia fatta menzione da me di certi maeftri
a fuo giudizio di poco nome 5 fappiafi ch'io ò fatto ciò per molti giufti motiui , nati da
quel primario principio, ch'è fondamento, e fine del buono Iftorico ,cioè dell'vtilit#
non tanto di coloro che viuono ne'fuoi tempi, quanto ancora di quei che viueranno
fino alla fine del mondo. Ma infegnato per tanto vna lunga pratica di negozi, che vna
verità conofciuta e faputa , fiafi pure di qualfiuoglia tenuifsimo momento, può ali'oc-
cafione molto giouare : di qui nafce primieramente vno de' motiui del non tralafciarè
alcun profeffore benché non molto rinomato; perchè io non poffo iudouinare a quali*
ti fìa per apportar giouamento ilfapere che'n tali tempi, perfora di, tal. nome e fami-
glia , fotto tal maeftro, abbia benché non del*tutto eccellentemente efercitata tal pror
feffione onoreuoliifima. Secondariamente , perchè {limo gloria de' maeftri l'auer
auuto molti difcepoli, benché non tutti fien giunti all'vltima perfezione; in oltre per-
chè benefpeffo da tali foggetti fono vfciti grand'Vomìni 5 e come che io abbila*
fatta quefta fatica per lo fine d'incominciare, <__£ continuare fino a* miei tempi
vna ferie d'Artefici disi nobili Profeflìoni, da' primi Reftauratori, da poteri! produrre
fino a che durerà il mondo, cosi mi è flato neceffario il far menzion di loro almeno
in quanto feruono per attacco a continuare detta ferie. E finalmente perchè non ef.
fendo mia parte il diftinguere la perfezione dellVno dall'altro maeftro perii fine di fot
trarne la memoria, e fapendo che molti maeftri anche non eccellenti tal volta hanno,
fatte cofe degne dilodc^ ò voluto più tofto non mancare nell'onorargli fra gli altroché
opprimere^ feppellire la loro memoria ingiuftamente. B benché molti io abbia loda»
to, molti per lo contrario biafimato,e di molti altri niènte detto in lode o biafimo ; non
vorrei che alcuno G defse ad intendere auer io auuto perifcopo il qualificare gU vomirti
per tali e tali; perchè ad ogn'altro oggetto che a quefto ò auuto la mira ( comeleggen?
do fi potrà ognuno foddisfare)ma quanto a quel ch'ò detto, fappiafi che ficcome io nel
biafimare o lodare, niente mi fon fidato del mio proprio ceruello o parere, ma vaifo-
mi del detto di buoniffimi Autori e Profefsori dell'Arte 5 cosi di coloro, de' quali niuna
cognizione ò auuta o da quefti,o da quegli,n5 ò in quefta parte voluto dir cofa alcuna.
Ma per tornare ^ come fi dice, vn pafso addietro, fendo la mole di quefte mie fatir
che, come poc'anzi diceuo, cresciutami fra mano al fegno maggiore, prefi rifoluzione
di difporre e ordinar quefta mia operetra con la serie de' Decennali de* secoli fcorfi da
Cimabue in qua 5 i quali cominciando dal primo Decennio del primo secolo, dal
12 60. al 1270. fcioè dal tempo , che incominciò a fiorire Cimabue , il quaTera nato
nel 1240. e feguitando fino ai 1280. vengono adefsere appunto 42 Decennali.
H perchè per vna parte, quanta più vo operando, tanto più riconofco l'Opera per
Yaftiffima, trouandofi tuttauia maceria di che parlare, e auffi rumente nell'antico,
la quale non è così fàcile, doppo che fi fieno amiti i primi albori delle notizie, ridurre
a chiarezza col teftimonio dell'antiche scritture e con altri rifcontri,che fan di meftieri
per iftabilire il vero : e per l'altra parte poi, io vo molto capace di ciò che mi periuadon
'*                                                                                       gli Ami-
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gli Amici cioè, ch'è* nonna conueneuoleche le còfé già ridotte a qualche perfezion e,
e co cfse l'opera tutta fé ne ftia nafcofa,fino a che io non abbia data Tv kima mano a tut
ta la materia;© {rimato bene attenermi al parere de' piùsaggi di pubblicare ciò ch'è
ora all'ordine in ciafeheduno Decennale diuifo in alquanti Tomi o Volumi.
Così ne lèguirà primieramente poterli dare vn saggio vniuerfale di tutta l'opera in-
ficine, lenza pericolo d'àccaUalcare i tempi per quello che all'ordine cronologico ap-
partienCi Di più ne rifuita il poter lafciare indietro in qualfiuoglia Decennale molti
Artefici, de* quali fi à cognizione 5 tanto nell'antico che nel moderno, e non fé ne può
per adefìb dir fé non poco, per far poi di efsi menzione ( fé piacerà al Signore conceder-
ne vita) con mio maggior foddisfacimento. E quelli ttalafciati , pur coll'ordine de'
Decennali fi daranno fuori a fuo tempo fotto nome di feconda parte, o di libro fecon-
do , con intenzione quando faccia meftiero passare al terzo e quarto , &c, attribuendo
allora alla materia che fi pubblicherà di prciente la prerogatiua di prima parte o di li-
bro primo,
                                                 r
Ancor farà ciò vn altro buon'effetto, il quale è di lafcìar modo o luogo al profegui-
mento ed accrefcrimentó( ed anche in bifogno ) alla correzione di tutta l'opera ; fé mai
per alcun tempo volelfe ciò fare chi fufse più intendente^ meglio informato ài me(che
è quello che io defidero) fenza variar l'ordine de' Decennali, eziandio eh'e* fi volefse ri-
pigliar da capo $ pèrche la combinazione delle parti de! libri aggiufteià iltutto.
Né per quello fi viene a toglier il modo di inoltrar per via d'Albero la deriuazion de*
soggetti da'loro ìnaeftri, e dal primo ftipite Cimabue$ perchè in ogni Tomo o volume
faràvnaparticella d'Albero, che di moflreràla fua eonneflione, o col primo ftipite, o
con altri da quello deridati, di modo tale che chi vorrà, potrà Tempre appiccare alla_*
prima particella d'Albero polla in quefto tomo o volume, l'altre che fi daranno fuori
in ciafchedtm altro Tomo o volume: e potrà ancora fempre che voglia, far l'Albero
intiero, fino agli vltimì, de' quali li farà da me data notizia, quando anche fufsero fino
a quei che viuonoal prelènte : perchè poi, ( fé il Sig. Iddio né darà vita e forze) quando
ini fla fodisfatto fopra tutta l'opera, e forfè prima, è mio penfiero di dar fuori l'Albero
vniuerfalech'io tengo apprefso di me, contenente tutti gli Artefici infieme ( de quali
ò notizia fin qui in numero di due mila in circa ) deriuati da' loro maeftri fino a molti di
coloro ,che al prefente viuono o fono pochi anni addietro morti. Rimane per vltimo
o riiio Lettore,ch'ioviconfeifiingenuamente,cheficcome io fempre ben conobbi
fin doue poterle eftenderfi la mia poca letteratura, così nel deliberar ch'io feci di efpor
re quelle mie debolezze alcimento delle stampe, fui préfo da gran timore $ e vaglia la
verità le non fulse flato il defiderio di rendere oflèqiiiod'vbbidienza alla fempre a me
giocondiftìmamemoria delpoc'anzi nominato Serenifs, Card, Leopoldo , {limolato
anche a ciò fare da molti nobiliflimi ed eruditiflìmi ingegni di mia Patria e fuori, fra'
quali fa numero molto grande il singolariflimo Antonio Màgliabechi, della cui fama
ormai è pieno il mondo, nonfo s'io mifulfi già mai accinto all'imprefa $ ormentre io
portato ìda così giuftimotiui, e fenz'akuna stima di me stefsò ò procurato di porre
ad effètto tale deliberazione, mi prometto che dalla vóftra bontà di fcretezza farà ella
approuata, e che faranno altresì con occhiopietofo riguardate le mie mancanze, e vi-
uete felice.
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ALBERO DELL OPERA
PER QVANTO CONTENGONO
i quattro J)ecennali %1 preiente Volume.
CIMABVE Pittore            Margherlton©
»f             •■** :,f' f ,/':" -'"T i-**^ -"'; "'w nato 1*40. - f" '"d'Arcuo fttit.
!'. i, /-, Vi L/' J"l . J                inortoijoo.              Scuk.eArchit.                           T!
Arnolfo diLapo     «addo G addi ÌAna*c*Wi j Giotto di Bondone Vgpl»no$Mcfo     Oderigi d'Agobbiq
àcult.e Archi*. Pirtore Pittore Piti, e Archit; Pittore
                    Miniatore
natouss,           nato 1*39. nato tzii>        nato 1x7».          nato . ■ ».              2*t0j*i* **
aaor.ijoo,           moM3i>. l^M^^yf^^^^0JUJlU||!sr___mor. IJ40*              fior, del «9f*
I
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I
.* Keltó Bruno N -.«iodi Perino F Jacopo^ - Giojw^ Mfint               Matfap Boccanera
.'Pittore Pittore ^Calandrino Torri» P*t> *c»lt.* Archit.                 Archit. Genaus
£fiw.iaxoé /ìàr.iiwJPntfiorwato. fior^ ia8^( Mw..v?'mof.i}»t;            for. del 1113,
*
•                                                                                                                 I                      ■--. * g jK | ~<**à '\ "
.'* L -y'!'          *            -l'i fc ■* J"' ^
agnolo, Agoftin© , .
Scult, e Architetti ,       r
»Bini0 I eb oqo-jB.i *n -
^III■■■■■■■ !!■.................W HlllBL,|||,l)«HjiHIlHII |HI»»^i
'faltifforoConueno    Fra Sifto Conuerfa      Fra G umani» da Canapa
dell'ori de1 Prcdic,       deh*©rd,de'Prcd. deìl'ord de'Fftdiót^^nSr^ Orti!
Architetto nato.. v      Arcbit, nato, «. 3 Archit. nato. . 3 t*S
>
4
«ortoixfi.                niojtoiat*^ ' 019x1013^ * f|g^3oS:'OC|h:M
• OTioic) I ^
« ? I                             1 * 1 ». ■. * J •'■ r !?"**•}. ■ "
. s rt'ned ofó;?*-; A s ^o*■ìllu£ ti *,
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INDICE9
DE QVATTRO DECENNALI
.                                                                                                                                                                                                                                                  V
GONTENVTI NEL PRESENTE'VOLVkE*
• : 'v "■-'»                        * » . -.usti               .'>r* '- .■/;;•!              .{ijjj ciftcì            ■<?*** ^-K                  .sC- * •.;■? ìiì-i
a Andrea Tafi. !
5 Arnolfo di Lapo.
DECENNALE itMSeeolo I. dal 1x70, al 1x80.
1 Gaddo Gaddi. ^ *°a
x Fra Iacopo da Turrita.
DECENNALE III.delSecolaI.dal jz8q. àJUm*
1 Giouanni Fifanqu. (•        . • - ,% '*
5 Marino Boccanera^'*** ^éT'vi j;7,vi"        <i*«w«
DECENNALE IV. del Secolo I. dal ixpo-al 1300.
1 Giotto,
z Oderigi d*A gobbio.
3  Nozzo di Penno detto Calandrino.
4  Agoftino, e Agnolo Sanefi.
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ILReuer.M.Francefco Cionacci fi compiaccia di vedere fé nella pre-
ferite Opera fia cofa alcuna contro la santa Fede,e buoni coftumi, e
nferifea* Data quello dì 15. Luglio 1680.
Alejìttndro Pucci Vie. Gencr. Fior.
PervbBicfire a gli ordini di:V.Sig. llluftrifs. è flato da me diligente,
mente letto quefto primo saggio delle Notizie de* Profeflor idei Di-
fegnodaOmabueinquà, edin eflb nonòtrouato cofa repugnaote
alla santa Fede Cattolica e buoni coftumi; anzi per lo contrario vna
profonda erudizione, per ammaeftramento di chidefidera darft 3u
queftaProfeffione; e vna gran luce per la Storia, particolarmente^
della Tofcana, e della noftra Patria: che però lo ftirao, per quan-
to apparifce al mio debol giudizio, degnò della stampa. In fede di
che mi fottoferiuodi propria mano quefto dì 18. Ottobre 1680. òr*
dicato alla gloriofa memoria del Vangelifta S.Luca Auuocato deli
Accademia nobiliflìma del Difegno.
Francefco Cionacci Sacerdote Fiorentina manoprop,
StampifijOfTeruati gli ordini foliti» Dat*z2.Nouemb. 1680.
Alejfandro Pucci Vie. Gmtr. Fior.
AdIExcellentifs.D.Benedi&um Gori Aduocatum, & Confultorem hu-
iusS, Officij, vr videat, & referat „
Fr. C. PalUmctnus Ord* Min.Conu. Vie, Gener, S.Off.Fior.
Reuerendifs. Padre.
Inefecuzionede'comandidi V.P.Reuerendifs. ho con accurata appli-
cazione Ietta l'Opera trafmefTami del Sig.Filippo Baldinucci, e con
miaparticolarconfol2zionel*hornrouata fimile in tutto al fuo Au-
tore , cioè ripiena di tutte quelle virtuofe, e rare qualità > che adorna-
no
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ho l'animo del medefimo ; Né contenendo cola> che remigai talia^
santa Fede, né a* buoni coftumi, in adempimento del detìderro de*
Virtuofi y la ftimodegniflìma d'effer data quanto prima alla stampa v
benedetto Goti Auuocato del Cdlegto de* flebili,
Confultore del S.Offizjo # .
' Imprimatur.             ' f ^ " -;'1 •*■ ■* 4- x
f. O/dr Pallaukinus Ord. Min. Conu. S.T.M.
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ytcjGenerJ.Off.Flor.
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Matteo Mercati Auuocato >per il Serenifs.Gran Duca di'fpicaqu.
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MAGNVS DVX ETRVRIAE VI. &c. |
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Niuerfis^ & fingulis Imprefsoribus , Typo-
graphis5 BibliopoIisT& huiusmodi Negotia*
toribus Ditiones Noftras habitantibus , feù
frequentantibus,&ipforum cuilibet manda-
mus j & prohibemus ne ipfi, vel quiiibet ipfo*
rum , Opera, & libros Fhilippi de Baldinuccis Ciuis
Fiorentini nouiter imprefsos, feù in poRerurai impri-
naendos,pertinentes ad Pi£hiram,5culpturam? & Àr-
chite&uram ^ fine spfiu$CQnfènfu,&vo!untate in omni-
bus, & quibufcumque DominijsNoftris, & etiam in_j>
Ciuitare Piftorij, eiufque Comitatu, & Montanea, & in
quocunque alio loco Noiìne iurìfdicttonis fuppofito,
quamuis magis exempto , iicet de eo fpecifica, & ex-
prefsa mentio fieri oporteret imprimere , aut imprimi
facere , nec alibi knpreftos venales habere, & tenere^
audeatper annos viginti enumerandos ab ea die qua im-
primatur , & in lucem exhibeantur lingula pr^fata^
Opera , & libri eiufdem fub pcena feutorum viginti
quinque prò quolibet opere >& libro *& amilfioniseo-
rumdem,cuius pceng quarta pars iupradi&o Philippo
de Baldinuccis>altera FifcoNoftro, altera Magiftratui,
feù ludici condensanti, & exigenti, altera vero pars
Accufà-
!
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ie.-'~-i:-              *'&5*"«i              -'f-lts^--                                     -,
È                                 ■'.'.                                Vsa1'-'                                                            *'^;'" &                                             t^5*-             ■'■■■■"                                                  sì-*
Accufatori, fèù Denuntiatori publico , feù fècrefo
applicetur, & acquiratur, contrarìjs qujbufcumqiiej»
non obrtantibus . In quorum fiderai prgfens Diploma
per iofrafqriptum Offici|No!ìri Reformanooum Audi-
torem expediri, & plumbei Sigilli appenfione muniri
iuflimus, & Noftra etiammanu firmauimus • Oatum
I lorentìae in Noftro maiori Palatio Anno Incarnationis
Dominici Mille fi aio sexcentefimo o£hiagefimo pri-
mo , die xiij« Menfis Aprilis magni vero noftri Ducatus
Anno Xlér '
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COSMFS MAGNFS DFX ETRFR1AE
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Antonìm de Riccis Auditor
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DFVTFRAM REIMEMORI AM. Exponinobis nuper fe-
didileùtus film* PbilippusTìaldinuccius Florentinus y quod ipfe
apoddamopus continens notttiasy $? Uluflrattones bifìoricas ad
ptcfijscres Artisdelmeandifpettantesyperquas oflendere intendit
quowodo y@r per qwm Sculptur* y Pittur<ey ($r Architetturaar~
1 tesy relitta antiquorum modorum Gr<eciy (gif Gotici ruditate ad
anttquifstmam eorum perfettioneminhocfaculofntreduttay cum mno njocabur
lario ad dittas artes pertinente
, in diuerfa n/olumina dimdendum y njàrijt
temporibns typis ad p ublicam njtilitatem mandare defiderat
; rveretur autemy
ne pojlquam in lucem prodterim alij y qui ex alieno labore lucrum querunt M
ditta <z,olumwa in ipfius exponentis preludicium iterum tmprimt curent\*Nos
eiufdem Pbdippi indemnttati prouidere y ipfumque fpeciahbus fauorìbus y ($*
gratijs profequi nuolentesy $ à quibufuis y excommunicatioms y sufpenjionts y
igr tnterdttìiy alijfque Eccleftajhcis sententijs9 cenfurisy ffip&nis d iurey mei
ab bomine quauts occafone *vel caufa latis y si quibus quomodolibet tnnoda-
tus exijtit ad effettum prafenttum dumtaxat confequendi barum ferie abfoU
uentes
j.<gh abfolutum fore cenfentes y fupplicatìombus eius nomine nobts fu*
per hoc bumiliter porrettis inclinati
, eidem Phtlippo y njt decennio proxtmo à&
prim^tta fingulorum ajolummum huiufmodi imprefsione refpetttuè computan-
do durante y dummodo tamen prius à diletto fitto Magtflro Sacri Palatij Apoflo-
liciftin Frbey fi nperò extra eamdem Vrbem njolumina hmufmodt imprimantur
ab Ordtnarijs locorum
, (efr h<tretic<e prauttatis Inquiftoribus refpetttuè appro-
vata fint, nemo tam mVrbe prafatayquamin reltquo Statu Ecclefiafìtco me-
diate y njei immediate nobts subietto n)olumm& prafata y feu eorum aliquod
fine fpeciali ditti Philippi
, aut ab eo caufam bobenttum licentia imprimere ,
aut ab alio } <-uel alijs impnffa y feu tmprejfum ^vendere } aut <-venalia babe-
re y feu proponere pofsit y Apoflolica auttontate tenore prafenttum concedi-
mus
, $r mdulgemus. lnhibentes pr opterei njtriufque sexus Cbrtfii fidelibus
prcefertim Ltbrorum tmfreffonbus y (^ Bibliopoli* fub quingentorum ducatorum
auri de Camera y $ amifsioms Ltbrorum y (efr typorum omnium prò njn*~j
Camera nojìra Apo/lotica y (djr prò alia eidem Pbtlippo t ac prò abqua terti/s
fartibus Accufatori } ffi ludici exequenti irremìjstbtliter applicando
, @r eo
%                      tpfo
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àbfqtte hjfld dettar atione inearrendo poenis , ne diBo decennio durante frédiBa
tvluminA) feti eorum atiqwam pattern fide buiufmodi licentia imprimere y aut
ab ahjs imprejfa y feu imprefìam ^vendere y feu ^venalia, aut ^venalem habere^
njeì proponile quatjuo modo audeant y feti profumante mandantes propterea^
dikÙts jilijs rwftris} {$* Apojìolico Sedis de Latere legatis > feu eorurn Picele-
gatts y aut Profidentibus y Gubernatoribus yProtonbus y ($* alijs lufitto Mi»
mjiris Prouinciarum y Cimtatum y Terrarum
> 0f locorum Status nofìri:£$t
clefiajìiciy quatenus eidem Philipp® y feu, ab eo canfam b&bentibusprofentif in
promtfsis ejficaits dcfenfioms profìdio afsiflentes quanàocumque ab eodem Phi-
iippo requtftti fmrtnt posnas prodttlas contra qmfcumque mobedientes memif-
ftbtlìur exequantut"■, Non objìantibus Conflttmiombus }
gr Ordinailombus A~
pojiolicisy ac qmbusuis fìatutis y {^T confuetudmibus etiam itiramento eonfìr-
matwne Apofìolica y <vel quauis firmitate alia roboratisy pYimUgtis quoque in-
dulti* y ($r Ittteris Apoflolicis m contrd:mm promifforum qmmodoltbet concef-
fs y confìrmatiSyffl tnnouaùsy eotertfque contranis qmbufeumque . FoUmus
autemy njt profentium tranfumptis y etiam in ipfts Ltbris imprefsisy mante
altcuius "Notartipublici fubfcriptis,0'sigillo Perfino in dtgnitate£cclefìaffy
caconflttuto munitis eadem prmfus fides njbique admbeatUTy quo ipfts profm*
tibus adhiberetur Jì forent exhibiu y^vet oftenfie t Dat. Romo apudS.Petrumfub
Annulo Ptfcatoris die VU, Febmarii MDCLXXXI. Pontificata f?oftn Anm
Quinto*
                                                           .:*• '■             -i^Swas" -mì r\<\
„%\ ;^°,:|».' ./.:•'■■ i '•*■;'• AVA :■ '„.'(■'.'<■-.",                                             v- <■ :< A'> ' ■ ',A .,■ ; -,-.,1 X'^\ì* '■■"", A* r. V U'^i ''"',
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-* " ■ ' "' ! • ■                 ■■ i ì ,/>                    , '•                     À                     ■ . :                 <■ ■•                                                   ,. .:                                                   ', • ',                             '■ '. •■■■<• l ••■*>;'.k '• * \ \ "i . i ■•' i 4 : . lì "',:.:■' ■ : '
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NOTI
DE'PROFESSORI DEL DISEGNO
DÀ C 1 M Al B V £ IN ^V 41
ECENNALE I,
DEL $ £ € Oh Ó lm
D«tL MCCLX. Jit lACCLXX.
Con le notizie di Cimaeve Pittor Fiorentino^primo che deffe miglioramen-
to all' Arte del Difegno, ed alla maniera del dipignere
, che i moderni
Greci , ed altri loro imitatori né1 fuoi tempi teneuano
.
RRAGIONEVOLE, fenza fallo 3 m'èfempre pànico il
rammarico delia maggior parte degli vomini, chea
gran torto fi dolgono, auer la Natura> come gelo/a.,'
tutrice de' propri parti, iti troppo cupo e fegreto na»
fcondigfio, fepolte I* interne qualità5 di ciafcuuo ; eJ
quindi'auuenire che la verità' delle cofe che in quiftion
cadono tutto il giorno,. fafciata e coperta dal velo di
tante é sì dinerfe opinioni s nonpofla in alcun modo>
far moilra di se, e quaf? fuggendo da' curiofi fguardi
di chi la cerca, e quanto più può nafcondendo/i, toU
I ga a chicchefsia il desiderio, e la voglia di più cercar-}
Ìu3t^ la. Imperciocché fé con ragioneuole occhio Pam»
pfezra riguarderai dèll'aninio vaiano l a.cui fcnza alcuna limitazione oriferuo^die.
de rddioìa faculta' non pur di conofcér;, ma d'intender perfettamente tutte le cono-
kibilicok, afTai chiaro farà, qualunque volta egli non ottenga il fine propeso, non
c\                            - ce a re
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pcearemciò laNatura» ma elfo medefimo, mercè eh' egli ( tanta è la f©rz& delleJ \
f&Obiìn
}■© per fiacchezza non può, o per viltà non ardifee, o per alterezza non curi,
«^rintracciare gli occulti principi, à&qùìli, come da legittimo'foiue featurifee
cdsriua la cognizion del vero. È certo non farebbe il Mondo ingombrato da sì folta
caligine di pareri '$ ne con tanta naùfea degl'ingegni beurebbefi V acqua delle Sciefi-
m^pev io conti imo inondamento ài tante opinioni diùenuta torbida efangofa , fé più
et àudio fi ponefle dagli vominiin ricercar la verità >■ la quale ancora quanto pia
wkm percoffae ripercoffa da^colpidi gagliarda fpeculazione» tanto piùfpefi% e in-
maggior eopiafa volar fuori le fuc eelefti fauilfe* Onde pare a me , che in que(ta_j
qttafi. vuiuerfal battàglia cfegl'intelletti, di poche cofe s'abbia vera contezza ; men-
tre intento ciafeuno ad accreditare il proprio parere, prènde molte volte Par mi con-
tro del vero, armandoli eziandio contro la ina credènza itìeèetìma?*- lì qua!.reo co-
fìumey come che di mille inteftins difeordie abbia ripiena la repùbblica d^lleScienze,
in quale feompiglio e aèmiciaia non auena pofto quelle due belMme Arti, che Scul-
tura e Pittura fi appellano'? Perocché quelle appena nate , non altrimentrthe ifa-
f^&J?ér- iiolofi denti di Cadmo* a mortai guerra fi disfidarono £'e fono poi a tale venute per
& & &&.- j,. |Q foucrchj0 desio di fouraftare lVna all'altra, che fcòrdat^fi d'efìer forelle, fonofì in
mille guife azzuffate infieme :e per eternare i lóro sdegni, fatta Jegacon le penne de-
gli Scrittori più famofi* anno riempiutele carte e ì volumi, non tnm dì veleno
che d* inchioìtro. E pure fé con purgato fguardo., ali'vaa e V altra pc?rì?i niente $
chi potrà a buona equità negare, che ambedue non fieno vnàeofé ftelfa , e che la
tot diuifione da altro non proceda, che dal capriccio dichingà dritto vodalf affet-
to di chi le à con troppa parzialità profetate £ Edi vero non ardirei io, che di que*
y Arti così poco intendo , entrar per aiuna córfdiziòne in sì fatto campo, e farmi
©indice disi gran-lite • né pur prefumerei di poter liberamente affermare quel eh* io
WmWefsT'- nie^Bnta » k noanii affidale-1* autorità di tanti grand' vomini, e del diuin Michela-
iinar. ile guolo Buonarruoti, irqualej e l'vna e l'altra in eminènte grado profefsò, e fi fotto-
jtf UàreHh- fci iffe a [parer di chi affermò , che ficcome là Pittura e la Scultura dallo ftefib prin-
cipio procedono^ eióè-dat Difegno, di cui fon figliuole, e tendono ad vn fine medefi-
lemazzo nao ^.-chl m*artifiziòfa imitazione della Natura > così fieno amendue vn' Arte fola,
fife*.- non oftante Faccidentardifferenza della materia Ve di rnolt'a^ée circo/ianze che le
fanno parere fòftànziafmente diuerfé: ali? qualfentehza % come'più aùtoreuóle e-»
più fondata accontandomi» crederei che pofto vna volta filenzio'a-tante dffpute, che
Mldiéiv;.. incorno alPsintichìtà e nobiltà di quell'Arti fono ftate fatte e fannofi tuttàuia , fi do-*
lueh. ii.fér uciTè mettetpaetì fra loro, e farsi che rimettendoli! fcambieuolmea£& ie.paffate in-
ai varchi.„ giurie> fi amaffero per Pauuenire, e abbracciaffero cordialmente ; perchè nel ve- j
fono elleno per le ragioni apportate, e per quelle che apportar potrebbono, vna
ftcilacofà, e per confeguenza-non dee ©fìer fra* loro né competenza né gelosia, fen-
do P vna e T'aitra, egualmente antiche, egualmente nobili e gloriole. Le q,uali cofe
prefuppofte, dico che antichiiììme e nobiliffime fono ambedue, mercèche dal primo
<3«r. e. **. X» lattica tore Iddio y, della terra vergine elementariada se creata, fu fatta laplaftica
a- *• „ deìprimo vomo ; ed affermano ancora che Enos figliuolo di Seth fece alcune imma-
5«ppl.del- gjni per incitare i popoli al culto del vero Dio; e legge/! eziandio nelle sacre Carte,
l sì «?.B cnc S beliaiR^achele fuggendo con Giacobbe, rubò gl'Idoli di Labaa fuo Padre ; o
«en.a 33; che al F©polo4' Isdraefs fu efpreifamenteproibita l*'adorazione de' fimuiacri. Ol-
ii, mm tre ®heivperpaflar dalle sacre allcprofane Storie ,jion fi i egli per indubitato cho
Beak. cijr Nifi©' le de^ii A4firij, aucndocelebrate Péflequie di Belo f«o Pa<lre priiBo Rè di Ba-
***
          biloitia, ne fece fcolpire vn' immagine per Aia memoria ; e non è egli notifiimo cha i
maimidcpoiU la l*r natia conuuiacia $ vbbidiroaoin prima allo fcarpello di Dipe-
so
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NOTIZIE DI £IMA®VE            3
*o, e Scìro ; e poi per Qgffikài Mela, di Micciade, e d'Antermo » fi feron più volte ve
dere in fembiante vmario e ferijs®, non«pur la Natura imitando nella giuda propor-
zione delle membra, ma le pa filoni, tutte dell 'animo, efprimendo e commoucndo in-*
chi gli miraua rfìecome le tre Miaerue diFidia, e la Venere di Scopa, e quella tan-
to famofa di.graffitele ,etant*altre Statue di queir età ite fann* ampia e indubitata
fede,* Aggiungati* che Gige Lidio appreffo gli Egizi;,» Pirro appreffo i Greci, e Poli- pv^ ^
gnot© Ateniefe appreffo i Corinti » conciolfiachè forfè prima, o meglio d'ogn'altro la poiy^vir-
Pittura vfaffero in quelle parti, mron perciò in fommo pregio tenutile da molto tU gii. vrb.dé
putati; come anche Demofilo »Nefea, Appollodoro, e molt'altrùche fecondo la roz* issr/jauent,
za e barbara maniera di que* tempi operarono con qualche lode, flfioa tantocho !•**£»,$>.*♦.
Zeufi, Parrafio, e limante, dando migliore fpirito alle tele, e dopo di loro Apelle e
Protogene, miracoli di quell'Arte, in quel grado di fouraniffinaa lìitnae perfezione la
collocarono, oltre al quale ella formontar non potéa. Che però ficcarne di tutte
Pvmane cofe veggiamo intervenire eh' elleno in prima nafeono e crefeono, e crefeìu-
te anno (lato e declinazione ,• così appunto adiuenne di quelle due nobiliflìme Ar-
ti , le quali nate come fi è imito quali a par de! Mondo, crebbero di tempo in. tem-
po , e dall'Egitto nella noflra Italia e nella Grecia pattando, e quiui oltr' ogni crede- MafC Vat,
re famofe e celebri diuenute; analmente dopo varj ondeggiamenti e vicende in quel- pjm> \,^t
la barbara inondazione,che non pure la grandezza del Romano Imperio, ma|tutte .cap. ir.
V Arti più belle allagò e fommerfe, fecero aneli* effe miferabil naufragio. Di manie- Borglvl.j.
ra che cacciate affatto d'Italia, e perduto il patrimonio di loro antica bellezza.,
fuggiasche e raminghe, infieme con l'Imperio fé ne tornarono in Grecia ; ma^
tanto (parate e contraffatte e cambiate dzìl'cHerdi prima, che a chiunque le mi-
raua a a nai terrore efpauentorecaiianoj che diletto veruno. Erano le figure fenza
proporzione, lenza difegno, fenza colorito, fenz* ombre 1 fenz* attitudine , fènza^.
fcerti,fenza yarietà, e fenza inuenzione o componimento, ricinte attorno d'vn nero ,
profilo, vc©a©,cch|grandi e fpauentofì, piedi ritti in punta, emani aguze, coiu
vna durezza più che4i&$o ; la quale infelicità tanto maggiore era nella Scultura*.?
nelr° Architettura , quanto che per cagione della dureuol materia , ne reftano oggi
più teftimonianze, che della Pittura, nell* infinite Statue e Fabbriche drque* tempi «
fatte fenz* ordine proporzione omifura, e atte più toftoa ingenerar compallione,
che marauiglia. In tale flato erano allora quefl' Arti (late vn tempo sì chiare, e di
SÌ nobil grido .'ma perchè in quello gran fiuffoe rifluffo dell'edere, Hanno tuttelcco-
fe in perpetuo mouimento, fenza mai trouar pofa o fermezza, volle Iddio che la Pit~
Vi!
turacela Scultura, e con quelle l'Architettura, dopo il loro quali totale abbaffa~ ^C\
mento e rouina, a nuoua vita riforgeffero^ la qual gloria fu per ifpQchl privilegio c ^ ' 5S
alla noftra Tofcana conceduta,, cornea colei che al parer d'Autori grauidìmi, que- Borgk I. 3
fìedue Vergini ancor bambine ae fin dall' Bgi^to a Lei rifuggenti, pietofamente ac~ ijé!
Éolfecnudrì, cperlunghilfimo/pazio di tempo in grande è felice ftato mantenne. Leo». «Bit»
ERANO dunque gli anni di noftra fallite al numero perueauti di mille dugento Albero .
quaranta , quando nella Città di Firenze f Madre e nudrice di tutte I* Arti #
Scienze più riguardeuoli, nacque d*afi'ai nobile ftirpei! famo.foGiouannidef Cima-
buoi , detto poi comunemente Cimabue : quell'i in e ti crefeiuco fu dal Padre applica*
toagli (ludi di Granitica lotto la difciplina di bea* efperto Mae(lro( qualunque o
Keligiofoo Secolare egli fi folle) che nel Conuento di S. Maria Mouella de'Frati Pr£-
ciicatpri l'infegnaua. Ma prima di fare ad altra cofa paffaggio, è da faperfi in,'que-
llo luogo, comeritrouandofi in Bologna il Patriarca S. Domenico, dodici de* (uoj
Frati mandò a* Fiorentini, fottoia cura del ti, Giouaunida Salerno, a* quali elfi die»,
ckro per abitazione il luogo di Ripoli, fuori di Firenze, Dopo alcun tempo portati-
A z                                il ,
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4          DECE'N. I. del SEC. /. dal n to', al t % 7®*
fi dentro la Città, fletterò in quello di S. Pancrazio ; fin che venuto a Firenze ìp
fìeffo S.Domenico, elfo luogo in quello di S. Paolo loro mutò: quiui fi trattennero
facendo gran frutto, finché dal Legato di Onorio III, Sommo Pontefice, a^r. Ot*
tobreiasi. della Chiefa di S. Maria Nouella, e de'benia quella anneilì, fu dato loro
Ex cronic. fl poflefìb. Era allora effa Chiefa alquanto piccola (e fé vogliamo credere alla Cro-
s. m, Ncu. njca y rifguardand© verfo Occidente dalla parte che R dice la piazza vecchia /aueua
il fuo principale ingreffo in quel luogo appunto, doue oggi fi vede il sepolcro di
bronzo, di Maeftro Lionardi Dati, cioè nel mezzo della larghezza della nauata_*
maggiore, oue il profpetto e faccia di effa Chiefa forgea, e fra quella e la porta che
a' tempinefìri in effa piazza vecchia rifponde , frappeneuafi vn grande fpazio ; qua-
lunque o Cimitero o Prato o Cortile egli fi folle, per lo quale mediante vn certo ve-
fìibuio alla medefima anticha Chiefa il perueniua : era anguria altresì l'abitazione,
fenza Chioftri, o alcun*altro di quei requifiti, che ad vn comodo feruigio d&l diuin
culto ,e dejleperfcne degli operar; di quella Religione abbifognauano; &in tale (la*
to mantenne finché poi del 1275?. nel giorno dedicato alP£uàngeIifta S. Luca, con
difegnò di Fra Siflo e Fra Rifioro Fiorentini Conuerfi di quell'Ordine, fu per mano
del Cardinal Latino Domenicano, in tempo del Pontificato di Niccola III. polla
Vx CrotT
Coenob. S
la prima pietra della gran fabbrica che far doueua per accrefeimento di effa fino a
quel fégno ch'oggi fi vede. Doueuanfi fare alcune Pitture nell'antica Chiefa pei'
M; Ndu.FI.' e^ro la Cappella, che fiata di diuerfe famiglie, poi fu ed è della nobil famiglia^
Mi&.vMo de' Gondi detti del Palazzo, la qual Cappella, nelf accrefeimento predetto, fu lafcia-
dello diut ta in piedi,e dedicatoli! PAltare a S. Luca. Quegli che doueuano operare, etano al-
Bihottis cimi Maefiri Greci, per tal* effetto a Firenze chiamati ,• egiàs'eranoeflìpoftiatal
Quod quia ]auoro 3 «quando il noflro Giouanni, che da natura era a quelPiArteforte inclina-
ilU Eiuns?! t0 > diuertendo da quelli ftudj acquali il Padre obbligato l'auea, fempre con que'Mae-
dicara effe* ftri trattenendoli , nonpoteua faziarfidì vedergli dipignere ; e fra tanto non fram.«*
tìùeftpri- metteua tempo, nel quale egli alcuna cofa in difegnoaloro imitazione nonope*
mum ei Al- ra{fe, pj ciò auuedutofi ilPadre pur troppo, e conofciuta la coflanza del Figliuolo
effe voluit;
jn non voler* altro fare; funeceffitato fottrarloallo Audio delle Lettere e a quello
<•- / uté^ill ^e* ^^egno > Cottola feorta di que'Maeftri in tutto e per tutto dedicarlo. Auanza-
lud idquod uafi a gran pailì il gicuane negli fìud) dell'Arte, in ciii fece tanto profitto, che in
in e o pri- breue tempo quella goffa'maniera Greca, in modo migliorò, che fi può fieuramen»
jnuerat Sa te e col confenfo di tutti i più pratici di queir antichità e deli' Atte della Pittura^,
ce !io5u°d affermare,che ella per le mani di quefVvomo già cominciale a dare apertifiìmi fegni
n^CÌCG& didouer benpreflo riforgere a nuoua vita ; il che poi ebbe ko effetto per gli ftudj
acn:ratrum del famofiflìrno Giotto di lui Difcepolo. Molte furori l'opere di Cimabue fatte iru
Ccmeteriu Firenze, e fra quelle la grantauola di Maria Vergine noflra Signora, con Angeli at-
proficifeé* torno , che tuttauia oggi fì. vede nella Cappella de'Rucellai nella medefima Chiefa^,
tibtós ad de c}j sharia Nouella. Attefla il Vafari degnifiimo Scrittore delle vite de; Pittori,
iteram pri guer jetto jn ajcnm* ricordi dfPittori antichi, che per non efierfi in cjue'tempi veduta
mum occur 0p£ra ^ maggior grandezza e bellezza, folle con gran fella a fuon di trombe, e coti
pofimukos folennifiima proceifiene portata dalla cafa alla Chiefa > anzi che nel tempo che Ci-
mutaosdo mabue in vn luogo allora fuor delle mura di Firenze, vicino a porta S.Piero la dipi-
minos ad gneua ; paffando per detta Città il Rè Carlo il Vecchio d' Angiò, i Fiorentini in tal
Gódiorum juogo il condutferb, e feciongli vedere tale immagine, non ancora da alcuno fiata
ques de Pa
Imo dicùt
deueast fi-
rn liiam,
veduta. Afferma ancoragli che tale folle il concorfo,e così grande la fefla che di ciò
ket il deuoto popolo, che fino da quel tempo riceuette quel luogo, che oggi è
comprefo dentro alle mura della Città, il nome che fino al prefentc conferua di
Borgallegri ; e ciò feguì mi tempo che il nominato Carlo d'Angiò fratello ài S. Lui-
ci «
W'jaWPl'w^fWBwwai
__..._.
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,..- NOTIZIE Di C1MA3VE          £
gì, venne inTofcana per fauorir'il partito de'Gueliì,contro i Ghibellini, dopo d'ef-
iere flato da Papa Clemente IV. incoronato Rè dì Sicilia e di Gierufalemme, e dopo
d'auer vinto Manfredi a Beneucnto. Dipinfe in oltre Cimabue l'Immagine del
Patriarca S. Francefco , [cti oggi auanti l'Altare della. Cappella del Santo nella-.
Chiefa di S. Croce fi riuerifce; ed è fama, che molto al yiuo il faceffe, mercè .l'àiier-
lo colorito a relazione d' alcuni Frati antichi di quel Conuento, i quali col Santo
medefìmo auean domefticamente trattato. Opera dei Aio pennello, fu vn Crocififlo
grande in tauola, vn'Immagine di Maria Vergine , ed altre Pitture nella medefi-
ma Chiefa. Ancora dipinfe per i Monaci Valombrofani vna gran tauola ,doue rap-
prefent'ò Maria Vergine fedente in maeflofo trono col Figliuolo in braccio e molti
Angeli attorno, in campo d'oro, e in atto d'adorazione, che fu collocata fopra^
l'AÌtar Maggiore della lo-r .Chiefa di S. Trinità, ed oggi fi vede nella Sala dell' Infer-
meria di quel Monaflerio. Né volle la Città di Pifa reflarfi fenza mole* opere di fua
mano,« parte delle quali, o perchè furon lacerate dal tempo, o demolite per cagion
dinuoue fabbriche, oggi più non fi vedono. Non ottante ciò che dica vn moder-
no Ancor Franzefe, fi veddero in quefta Città di mano di Cimabue, le prime figure
con alcune parole fcritte quali che loro efean dalla bocca, con le rifpofle che loro
danno altre figure, inuenzione che fu altrettanto accettata in quel fecolo, quanto
poi dav maeflri migliori deteflata e fuggita. Auanti a tutte quefte cofe, circa l'anno
1260. era egli flato chiamato in Afcefi, doue pure aueua fatto mole* opere, cioè nel-
la Chiefa di lotto di S. Francefco, ausila dipinto in compagnia di alcuni Maeftri
Greci, patte delle volte, e nelle facciate la vita, di Grillo , e quella di S. Francefco,
nelle quali aueua talmente megliorato la maniera, che d'allora in poi, fu di grati
lunga fupsriore a fé fteffo. E bene il dimoflrò nelle foprannotate pitture,- anzi in^
quelle ftefle ch'ei fece poco dipoi nella medefima Chiefa, che per breuità fi Iafciano.
Aueua fino da gran tempo auanti, e molto più in quei medefimi tempi, la venuta in
Italia delittori Greci, fatto sì che altri pure inclhiati a quell'Arte, ad ciTa arren-
dettero. Fra quelli ebbe la Qittà d'Arezzo vn tale Margarkone, che fu anche Scul-
tore e Architerto. Similmente la Città di Roma , Venezia, Siena e Bologna, anzi
per quanto pur'iomedefimoò veduto, non dubito punto dì affermare, che quali
ogni Città nutrice i fuoi Pittori ; ma però lenza che mai Ci feorgeffe in quegli alcun
nieglioramento da! goffo modo che i Greci teneuano ; ed è cerca cofa che e' non vi
fecero aliieui che punto valeffero; onde a gran ragione l'antica e la moderna etano-
lo a Cimabue che tanto l'Aite megliorò 5 comunicandola anche ad altri &he poi ec-
cellentemente la profetarono , à data la prima lode . Merita contuttociò il nomi-
nato Margaritone qualche memoria fra gli vomini, non folo per efferfi affaticato
in tuttceìò che a ciafeheduna di quefte beli' Arti appartiene, ed auer' in effe moltif.
fimo operato, benché ali'antico barbaro modo ; ma per effe r' egli flato il primo
che cominciarle a rapportar fopra le tauole alcune tele» quelle dipoi infilando per
dipignerui fopra ; coilume feguitato dopo di lui da'megliori Maeftri antichi, per
silìcurar le lor pitture dall' aprirfi col tempo e fenderli delle tauole. Fece lo fteflb
. Margarkone ccnflio modello l'anno 1270. il Palazzo de* Gouernatori nella Città
d'Ancona, e nella parte più alta di otto fiueftre della facciata di efìfo, intagliò orco
Storie ài mezzo rilieuo idei Vecchio Teflamento. Fu fimilmente fatta con fuo dife-
gno la Chiefa di S. Ciriaco, e alti'opere fece di Scultura e Architettura della vecchia
«laniera, che per breuità Ci tralafciano. Ma tornando ora a Cimabuejauerei ioauuto
gran piacere, che mi fofTe riufeito il dare alcuna notizia più particolare dello ftato e
perfona di lui ; rr;a coi fuggire de' quattro Secoli, fonofi anche dileguate affai delle
dcfidcraie memorie.• onde a me piace ora il portare in quello luogo, quel poco che
A S                                        fi
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M DECEN. I. et SEC. I dal n€o. al izjel
fitroua in antiche Scritture, che quantunque non abbia ?n* appicco immediato, tH
psreonfeguenza indubitato con^Cimabue, a pero in tali eircoflanze » e di nome, e
Jl|i larghi, e di tempi, che a me pare non poterfi affermare fenza temerità , che a lui
«•n appartenga. E^ico dunque, che ficcome egli forti neYuoi per altro infelici tem-
pi, di aucr fama del primo Pittore del Moridp 41 co^ì fu egli per ciò sì riputato »
fiagli fixron date a fare tant5 opere, e sì magnifiche ; ch'egli diuenne ricco, e ciò mo-
ftraatfai chiaro !' effere flati aggrauati quegli di Tua famiglia, ne' quali i© ftimo che
jpseaenifsero Iefue facoltà > delle più grofse preftanze che allora fofsero (olite ricer-
^carii nella Città di Firenze ne-" maggiori bifogni> daqualfifof.se beneficante e ricco .
Bon'è vero che poi a cagion dell' efsere (tato diminuito il patrimonio, efse predan-
te fi ridufsero a poco, finché per quanto s'è potuto fino a ora riconofeere, non d fa*
«sua più menzione di tal famiglia, o perchè ella rimanere eflinta » ©perchè ella^
fuefse abbandonatola Città: trouafidunque nellapreflanzadel Quartiere S, Gio-
vanni dell5 anno i%6^m Camera Fifcale, nel Gonfalone delle Chiaui» Via Borgalle-
gri a $5. fche è appunto illuogo doue fappiamo che operò, e forfè ebbe per alcun-,
tempofuaabitazione il noftro Artefice) Dominicus Lapi Gualterij1 Gimabue fior.
82.^ 5. e nella preflanza del 139®* Quartiere S. Giouanai, Via di Borgallegri a_*
'$f. Gualtieri dj Domenico Gualtieri fior, é.j.8. e in quella dql 1597. S. Gio.
Iliadi Borgallegri a sp. Gualtieri cji Domenico Gualtieri foL.-19.10. e in quella
4el iqzó. 5, Giouanni 35, Gualtieri di Domenico Gualtieri, Confatone Chiaue-»,
fior. %r il» Ma per non efser tediofo al Lettore in raccontar ad ?nper vnogli vo«
mini «ìiqaefta cafa Cfhe in Firenze pafsp per la maggiore ) e anche per dar luogo ad
altri di p*ter rintracciarne la ferie continouata fino a^noftri.tempi >fe pur'ella vi (ì Cì%
'^òcidetta, il che fin qui a me non è riufeìto fai e s moltrerò in fine delle preferiti noti-
zie, VnpiGcor Albero delle ritrouate fino a queft' ora. Finalmente ebbe Gimabue-*
.fiacre al fauaofiilìmo Giotto molti Difcepoli, che diuennero buoni Pittori9 Scultori,
ed Architetti, come nelle note di ciafeheduno fi diri ; da'quali poi, ficcome noi in
euefta jH>ftra operetta e' ingegneremo di moftrare % quelle belP Arci da Maeftro a
fiHc^polotrapafsando, £d ai fornaio di Ior perfezione a poco a poco accendendo,
fonai* dilatate per tutto il Mondo, Ptruenuto finalmente Cimabue al fcfsantefimo
anno di (uà età gloriofamente menata ? pafsò da quella all'altra vita I* anno 15 00. e
nella Chiefa di Santa Maria deiFiojre di JFir^age/u§ Patria, fu onoreaoLnente lepolto
gfyi tegiiet^e epitaffio,
CREDIDIT YT CIMABOSJ
£J£TVRJB CASTRA TENERE*
SIC TENVIT.
yERVM wne tenet astra poli,
J^t?S«polmàtjdi Fjra$eefcQ Segaloni e di Stefano Roflelli, vien fatta menzione*»
d'Tua Sepoltura eh* ebbono gli vominì di quella Cafa> e che tiitea-uia fì. riconofeo
nel Cimmerio Vecchio diS. Croce verfo tramontana, doue a num. 95. appariice vii'
a*$ie con vna branca di Leone, e fopra vn Raftrellò con quattro Gigli, e dice così.
$, ì$, Lomb&rdtjfoi N$t& Dominici L,afi Gualtertj &jìUQrum.
ALBERO
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Notizie di cim-awe- •
ALBERO DELLA CASA DI CIMABV&
€ I-Ba-B V OI detti anche G-^LTt-EI^J «
Gimabve
h                                              ' F
'
4 Gvaltieri                                   Giovanni Pitfofè •
|                                            detto CIJ&ABVJE
Lapo
Agnolo
\Agno%ihlgià LapoGua'fieri,*. Tan
tracio
. M'aerieola del-t* Arte della
Seta a 7. 135^
Domenico"1
Domenico del già Lapo Oùmièri del pò
polo di s. Firenze
. Mati icole della Se-
ta a 48. 1341»
Domenico di Zapo Gua''litri Cimali Hi*
per Siane,
ij£p.
Nella preftanza del Quart, s. Già.'
13 6p, C am. Fifcale, G onf.chiaue, v ia
Borgallegri. Dominicus Lapi Guattivi*'
Cimabuefior\ 22.4,$.
Domenico di Lapo di Gualtieri, é,<%dm
brogio.
Teftam. SANDRA di mmGm
di NeriDauan-^u
Gab.C.24*a 23.13 7*
domènic©                           Giovanni
D ometti co d9 mignolo Guai * Gio. di Domenico di
Iteri fquittìnato per òiau^t Lapo di Gualtieri, e
masgim
,
                               di Sandra di m, Gm
di Veri Dauan^i v
Teftam. in GabV
G. 24V a 23. 1372^
Gio. § GiwmeridiDom* di Zapo di'Gualtieri ^
Matricole dell'Arte della -feia i$So* -
Gvaltieri-
i Gualtieri di Dom.di Lapo di Guai
fieri, e di Sandra di Gio, dì Neri
Dauan^j.'
Tèftam. in Gab* G.
34. a 23. 1372»
Gualtieri del già Dom. di Lapo
di Gualtieri,
Matricole della. Se-
Nella preft. del 13 pò. Quarr.
s. Gio. via Borgallegri a 85. Gual-
tieri di Dom, Gualtieri f.
6.1. 8.
Ptì quella ad sfsfj. Gualtieri di
Domenico Gualtieri, s.
ip. i&, E ja
quella del 1426. s. Gio. a 35.
Gualtieri di Dom, Gualtieri Gtnf,
ibiaue f. 2.
n*
Gio* e Gualtieri di Dom. di Lapv
Gualtieri.
Matricole della Lana.
Gualtieri di Dom. Gualtieri psr
(biaue
1404. 140&
LA
l!
Francesco
trance/co di Gio. Gualtieri *
AttiCiuiliaij.
Sandra
Soprad. Atti Ciuili : & iui dicci
Sandra Mo$e d?'jtmtirtgio fieroi^
%i
» s. Felice figliuola del già Frafa
te/ce di Gio. Gualtieri
»
\
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DECEN. I. del SEC. /.dal l%£ol al 11 jò*
8
LA PISTA VRAZIONE DELL' ARTE DEL DISEGNO
DA CHI PROM O* S S A
P O L
v^f PMO DELLE GLORIE DELLA TOSCANA
Per?offertiti a di Giorgio F^ajari Aretino, ed onore di
Cimabve e Giotto Fiorentini,
V E V A M Ofc^ttó fin qui; e tanto ci baflaua, per dare alcun cen-
no di ciò che noi in quell'opera intendeuamo di inoltrare : quando
(effendofi già per diuerfe vie pubblicatoli noftro concetto ) dd
corrente anno 1677. è venuto alle pubbliche flampe» vaLìbrodi
moderno Autore ; nel quale, mentre Ci danno moke e belle notizie
d'alcuni veramentecccellentiffimi Pittori di Tua Patria, con dimo-
ftrazione di collera implacabile fi parla di Giorgio Vafari,che pu*
re poffiamo dire che fuffe il primo , il qual ne' fecoli più vicini aprirle agli (ludiofi ecl
amatoridelle.buone Arti, il bel campo tefseHe vite degli eccellenti Artefici-, tut-
to che in alcuna cola, come fa la più parte di coloro che molto fcriuono, s'ingannafse
o pure fufse da altri ingannato. In oltre con sì poca onoreuolezza, anzi con tanto
amiilimento fi difeorre degli antichi Pittori Fiorentini, dico di Cimabue e di Giot-
to , i primi che doppo i moderni Greci defsero miglioramento al Dileguo ed alla Pit-
tura, fìccome.ancora di altri da loro deriuati; che io a prima villa (credendo certo,
che il fouerchio calore con che ne vengon portate i'imiéttiue, la credenza e V affetto
de'Lettori toglier douefse j penfai non efser d'vopo il dire,, benché minima cofa in. loie
difefa, e di tutto quello ancora che a gloria di loro fin qui è flato fcritto : ma poi fra
me fìefso ripenfando, (limai volere ogni giuftizia che non tanto per render giudo
tributo d'ofsequio e d'amore alla mia Patria ed a'mìei Cittadini, quanto per dimo-
ftrar di far quella ftima che meritano gli ferirti diva per altro dotto Autore, e non
difprezzare i colpi della tua penna ( quali io credo vibrati da altra mano ) io alcuna
cofa fcriua di quel ch'io fento in fìmil particulare. DiflI colpi vibrati da altra mano,
perch'egliè noto, che qualunque per ingegnofo edotto che fìa, ii quaì piglia aferiue-
re di alcun1 Arte, nella quale egli ftefso come fua propria non fi fia lungamente eterei*
tato, potrà,ben far mollra della capacità del fuo intelletto in quanto fpetta alla Sto-
ria e fa© ornato ; ma in dò che alla profe/fioneappartiene, gii è necefsariò il va-
lerfì alquanto dell'altrui notizia ; e quel ch'è più/il fottotcriuerfi fouente agli altrui
pareri. Quindi è che veggonfì bene fpefso andar per le (lampe, ficcome appunto nel
cafo noftro addimene, veicolate fra belliflìme notizie e dotte erudjzioni, opinioni e
paun, unto contrarj al cornuti featinaento de'pratici ed eccellenti Professori
q:ììc
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APOLOGIA                    9
delie medefime Arti, che tolc-one tutto ciò che anno in sé ài troppo immoderato af-
fetto alle Patrie loro » poco o nulla poi ?i rimane di fuftanza, onde cauar fi poìsv. vn
benficuroe fondato amnvaeftrameìuo. Nonlafciano però tali opinioni alcuna....
volta? e per lo valore e credito di coloro che lefcriuono, e per l'imperizia ài mo.d
che leggono, di far gran danno agl'intelletti, facendo loro concepire in fé fiali
fentimenti dalla buona e vera intelligenza ài tali cofe pur troppo lontani, Né l'ot-
tima intenzione di chi* fcriflè, moltogioua aquefto male; in quella guifa appunto ,
che poco rilieua al danno di chi è colpito da vna pietra, l'efTer'ella fiata auuentata^
da mano nimica , o da per sé ftefTa da alto caduta. Il perchè "non credo io , che mi
lì potrà ragioneuolmente aferiuere a mancanza quel poco, che in fola difefa della_j
verità , e per mantener yiui al Mondo i belli attributi della mia Patria, io fono ora
per dire. E lafciando da parte i fuppoiti e le conghietture portate dall'Autore, qu* li
io giudico non rileuanti per l'effetto di prouar concludentemente fua in tenzione,-fcr -
mandomi per ora in ciò ch'ei di(ìe,che quel di Dante
Credette Ci m ab ve nella pittura
Tener lo campo , ed ora a G i o t t o il grido
A'PAESANI DEL VASARI RESTATI FORSE NELLA PITTVRA PIV IN-
FELICI V AVER POTVTO ADATTARSI, E CHE LO STESSO VASARr
FSEGVACI DI LVI DA INTERESSATI SCRITTORI DlQVELLA STES-
SA NAZIONE, POCHI E POETICI DETTI TOGLIENDO, E ( ON
IPERBOLICO INGRANDIMENTO ESAGERANDOCI TRASSE DIETRO
DE'SVCCESSIVI AVTORI,CON LA FACILE CREDENZA, VNA COMV-
NE OPINIONE : E attraendo adefìfo da'detti dei Vafari e de'fuoi féguaci,cercherò
di far vedere fé tale (limata dall'Autore opinione, fia nata prima o dopo agli ferirti
dello ftéflb Vafari, e quando ; e fé da'foli parziali e paefani di lui, o da altrf ; e fé lo
parole del diuin Poeta, fieno da'più dotti interpetrate per iperboliche efagerazioni.
Ghe però fon per notare in quello luogo le fentenze d'vna minima parte degV infiniti
Autori antichi e moderni; e quel che è piùjd'infigniflìmi profefiori di pittura italiani
ed OItramòtani,che pnr'ora fouuengono auer fin da que'primi tempre fino a'pre-
fenti giorni di ciò fedelmente fcritto ; affinchè vegga il Mondo, contro quanti Scrit-
tori , contro quante e quali autorità ('per togliere alla Tofcana la bella gloria d* aue-
r'ella, ofiaperiemanidi Cimabue, o ila per le mani di Giotto miglior Maeftrodi
lui, T vno e T altro Fiorentini, dato alla beli' Arte del Difegno e della Pittuta mi-
glioramento, e quafi ridottala a nuoua vita) fi fia quefto per altro erudito ingegno
latto Autore . Se poi ciò veduto vorrd la letteraria Repubblica credere ; e daììe'au-
torita\chefiamoperaddurre,vorritrarconfeguenza, CHE NON SOLO (come
eglifcrifle) L'IGNARA PLEBE, MA QVALCHE BVONO AVTORE DEL
PASSATO E DEL PRESENTE SECOLO , CAMMINANDO SV L'ALTRVI
FEDE, ED ALLA CIECA , SIASI LASCIATO PORTARE DA SI VANA
CREDENZA,ED ERRONEA OPINIONE; reitera tuttauia a gloria della Tofca-
na il viuo teilimonio dell'opere di Cimabue e di Giotto, dalle quali,e da quelle goffif-
fime de" moderni Greci e loro i mitatori da efib addotte ,che pur'ancora viuono ; pò
tra chiunque abbia occhi eruditi albifogno, reftar difefo dall'erroneità di così imo-
uà e così 11 rana opinione. E lafciando ora da parte V infcrizione che fu polla fopra la
fepoltura di Cimabue nella Chiefa di S. Maria del Fiore fino negli antichi tempi ;
Credidit <vt Cimabos piclur<tcafira tenere$
Su tenui t. Vtrum nunc tenet a/Ira poli ;
B                             Min-
-ocr page 27-
i o          DECEff. L del SEC. L ad 116e, al i 270.
M* incomincerò 'dalia fentenza
I.         13 io Deldiuin Poeta DANTE, tanto druerfamentc dal mo vero fenfo cai-
1' Autore interporràta;
rS-e 11.                             Credette Cimabvè nella pittura
Tener lo campo , ed ora a G1 o t t o il grido.
Egli è certo fecondo i precetti dell'.Arte, che non poteiia il diuin Poeta , par-
lando qui per fimi litudine > e in materia morale de'du-e celebratiffimi vomini
Guido Guinicelli e Guido Caualcanti, valer/i di Cimabue e di Giotto, quan-
do egli non già fedamente e da ferino, ma folo per iperbolica efagerazione
gli aueffe potuti,in genere di lormeftiere, chiamare y-omini di non ordinario
valore e fama, Ma perchè più facil cofa è,che fappia vn forfennato ciò che fi
ket nella propria cafa, di quel cheilfauio fa per polla ciò che nell'altrui*
reggiamo vn poco,qaanto fopra di ciò, ci lafciò fcricto vno della propria cafa
e famiglia di Dante , dicovn proprio figliuolo; dico
II.       135© PIERO DI DANTE, forte primo Cementatore della Commedia.
Sentiamo vn poco, $' egli credente che il Padre ciò dicefle per iperbolica efa-
gerazione, o per poetico ingrandimento, o pure perch' egli ciò conofeeffe^
enerverò. Troua/i nella rinomatifllma Libreria di S.Lorenzo de5 Sereniilimi
Granduchi di Tofcana, il di lui coment© manuferitto, nel quale volendo
cfemplificare nella vaniti dell' eccedente gloria, che alcuna volta fi procac-
ciano gli vomini , fi vale del famofifiìmo Cimabue , e dice così.
■g« c>n--               Et maxime modicum durai h&c nofirafama vanaglorie/* ,_/£atate$ifitbti~
les fequantur y vt patet in Cima bove, <^ Gvidone G vini cel-
li, & (?vidone de Cavalcantibvs:
Con che feguendo il paterno Pentimento non iperbolicamente, ma da fenno
dichiara Cimabue vomo celebra ti filmo, agguagliando la fama ài lui a quella
di Guido Guiniccelli. Or dicami quehV Autore fé quel poeta , gran miracolo
delle lettere, nel parlare di Cimabue e di Guido Guinicelli, da lui in altro
re cztfj           luogo chiamato Padre fuoe degli altri migliori Rimatori Tofcani,fi foffe con-
rro i primi precetti dell' Arte impegnato iti affermar cofa contraria a ciò che
Me apparito dall'opere loro (nel qua! cafo potremmo dire con verità, chi-
ane he il GuinicelJi,mefTo infieme con Cimabue, folle (tato vn'vomo da nulla)
vogliamo noi credere che Piero il Figliuolo, che pure anch' egli tali opere-*
aueua vedute, auefle fatto lo fteflo ? Se Dante aueffe detta eofa,contra là qua-
le poteflfe gridare quell'età; crederemo noi che ciò fatto aueffe il figliuolo, o
concilo tanti altri?
Illr WM PROVVISIONE ottenuta nel Configlio della Citta di Firenze.il dì 12.
Aprile 1334- nelle Riformagtoni mi Libro di detto anno $4. a fauore di
Giotto Pittore,
C itpmt e $ ,vt UborerUy qu&fttnt, & fieri expedit in Cimiate Fior enti 4
-pro Comuni Fior enti £
, honorifee, ac decere procedant, qtiod effe commode
perfette ne quii ynifialiquis export us
, &famofus virpr&ji: datar, &prcpo-
natur in Magiflrum huiufmodi laboreriorum
; cvm in vniverso orbr non
REPERITI DiCATVaQVEMQyAM, qVI SVFFICIENTIOR. SIT IN HIS ET ÀLIIS MVLTIS,
macisttro GIOTTO BONDONIS m florbntia pictore, cjr acci
■ fieniisfìt in ? airiafha ^ velai
magnv» magister , &xcommister reptitsndas
in Ci sài»
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A P 0 L 0 G 1 A                   ì i
inCintiate praditta, vt wafer iamhabeatinéamwam contìnue contrahcn*
dì; ex cuius mora quamplures ex fu* fetenti* &dottrina f refi ciani
, er
decus non modicum refultabit in Ciuitate pramipja &c ideo proùtderunt,
ordinauerunt ,ftantiauerunt, quodipfi DD. Priores, & Vexìlhfer Infittia%
i>na cum Officio duodecim Bonàrum Virorum,po$inty eifque liceat prò Comuni
Florentia, el'tgere ejr deputare di Slum Magiftrum
(Jiottvm, in Magtjlrum &
Gubernatorem labùrertj ejr epe ri s Ecclefia San età Reparafa, & conllruttionis
& perfezionis Murorum Ciuttatis Fiorenti*, & fortificai Unum ipfius Ci-
ni tati s 7 & al forum operum di eliCommuuis
.
1334 Vn COMENTATORE di Dante citato dal Vafari nella vita di Cimabue , IV.
che fcrifle nel tempo che Giotto viueua, e dieci o dodici anni doppo ia_^
morte di e(fo Dante, cioè Intorno agli anni di Crifto 1334. dice parlando
di Cimabue quefte proprie parole ,
Fu Cimabue di Firenze pintore nel tempo di HA Mare molto nobile di più, ViU ^l Ci"
che njomofapejje, e con questo fuè st arrogante eyc.
II medefimo Comcntatore citato dallo ftcfto Vafari :
fu&e Ciotto fra li Dipintori ilpinfommo della medefima Cittì diFiren y.
ze, lefue opere il tejlimoniano a Roma a Napoli a Vigno ne-a Firenze a Padc-
gù?£co .
uà, e in molte parti del Mondo :
cfoggiugneif Vafari, ilqual comentoè oggi appreffo il Molto Rcuerendo
Don Vincenzio Borghini Priore degl'Innocenti.
1340       II veracidìmo Scrittore delie Storie Fiorentine GIOVAN VILLANI v
incìr Libro XI. 692. parlando del Campanile del Duomo di Firenze, dice con:
              V*
ca Prouueditore della da ta opera di S.Reparataftefatto per lo Comune,Mae
firo Giotto no [Irò Cittadino, ilpiufourano Mae Uro flato in dipintura, che
fitrouaffe alfuo tempo, e quelli chepiìi traffe ogni figura e atti al naturale .
1341       Invn RICORDO nell'antichiffimo LIBROde'bcnefattori della Vaticana
Bafilica fog. 87. dei quale anche vien fatto menzione nei Libro intitolato V**
Martirologio efiftentc i-fell'Archiuio di 5. Pietro in Vaticano d fog. 83 : citato
da più Autori, quale noi pure porteremo intero nella vita dii Giotto, Ci leg- De,cen nr-
gè fra l'altre cofe.
                                                                                          dei $ec- Ir
Tabulam de pi Barn de manu locrifuper eius Bafilica /'acrefan cium Alta-
re donauit, oclingentos a uri fior e no s conflitti. In Paradifo e infide m Bafili-
ca de opere mufiaico hìHorìam, qua Christus B, PetrumApostolum infiueli-
bus ambulantem dextera, ne mergeretur, erexit,per manus eiufidemfingula-
riffimi Pictorisficrifecity prò quo opere 220 o.florenosperfoluit ejr.
1350 Meffer FRANCESCO PETRARCA nel quinto Libro dell» Epiilole fuo
familiari, in lode di Giotto e de'feguaci di lui, cosi ragiona.                            VII.
Ditos ego noui Picvorcs egregios, necformofos ,/octvm FlorenttnumCi-
nem,cuius inter modernosfiama ingens efi,ejr Simone m Senenfem
,
Lofteffo FRANCESCO PETRA RCAnel fuo teftamento, la fciò a
Francefco da Carrara Signor di Padoua,vn quadro di noftra Donna;difle coli,
Operis locrx PicJoris egregi/, qua mihì ab amico meo Michele Vannis de
B %                             Fi ore una
-ocr page 29-
is        DECEft.J.dclSECl.dal nócal 1270.
Fior enti x miffa cft'tin cuius pulchritudinem ignorante* non intelligttntì Uà"
gì fi ri autem ^Artisfiupent
.
Vili. 1350" L'eloquentilfimoMetter GIOVAN BOCCACCIO Fiorentino, Giorna-
/» «> ta feda Noue Ila quinta, doue parla di Giotto.
e*          i? />er f/0 attendo egli queir Arte ritornata in luce, che molti Secoli /otte
gli errori d'alami, che più a dilettare gli occhi de Ili ignoranti, che a compia-
cere all' intelletto de' Sani, dipig nendo era fiata fieùolta, meritamente vnò-
delie luci della Fiorentina gloria dir fi pnote.
Lo dello nella Vifione Amorofa,
fumana man non credo che fojpinta
Maifuffe a tanto ingegno quanto in quella 5
Mofrante ogni figura ti di flint a ;
Eccetto fé da Giotto , al qu al tabella
*3S[ attera parte di fé famigli ante
Non occultò y nell'Arte in chefuggella*
IX' *?7o Nella nominata Librerìa di S.Lorenzo è vn COMENTO di Dante cogli
in cir argumenti delle due cantiche fatti da Mes. Giouan Boccaccio; e il Manofcric-
ca to è del 1417. che (opra le parole addotte di fopra, dice così.
Purg, c,i 1.
                In su la eima dura Scc, Vuol dire che la fama di molti dura molto tempo,
ma non eccellente ; perocché foprauuiene vn altro eccellente Maefiro, che fa
feemar la fama del primo : mafie vno finitile Artefice fojfe tra vominigroffi
»
e dietro a lui anche feguita/fono lungo tempo genti greffi, allora la fina eccel*
lenz>a e fama durerebbe lungo tempo : ma quando fieguita vn altro fattile
\^Art
efice-.ilprimo perde l'ecceIlenz>a\e dì efiempio Dante di duefiolenni Bipin
tori Fiorentini
, che l'vno tolfie la fama all' altro, il primo fu Cimabve
e poi fu Ciotto »
Xr 1375 CÈNNINO di Drea CENNINI da Colle, PittoreJafciò in ynfuo Mano-
lo cir- Scritto la feguente memoria *
e a            Cenni no di Drea Cennini da Colle di Valdelfiay fui informato in nelicti
dett'Arte dodici anni, da Agnolo di Taddeo da, Firenze mio Maefiroiil quale
imparo la dett'Arte da Taddeof fino Padre > el quale fu battezzato da
Ciotto,
efufirnrDificepolo anni ventiquattro ; il quale Ciotto rimuto l'Arte del dìpì-
gnere di Greco in Latino
, e ridu/Je al moderno ; e l'ebbe certo più compiuta^ >>
che atte fife mai ttejfuno
...
XI. l'i So Vn Manofcritto nella nominata Libreria di S. Lorenzo intitolato CHIOSE
ìrteir- LATINE (opra il Purgatorio e' lParadifo di Dante :
rurg. cu. ca
           Credette CimabÒ ; Fait de Florentia & maximus Pic7or, proeoquod
neminem ere deb atfibi ad aquari >
XH. iW BENVENVTO DA IMOLA Cementatore di Dante detto l'IMOLESE ,
mcir- nel fuo Consento, che pure è manofcritto nella nominata Librerìa di
ca S. Lorenzo
V/ r e u e11 e
■nnnnmgH
-ocr page 30-
APOLOGIA                     15
Credette Ciìviabvb&c, Hic poeta confìrmat dicJum fuumper exewpl<L~>
moderna, #//*« r/.f^<? manifefiant expoftionem facT-am ; ejr primo pontt exem-
pìum dtìorum concinium fuorum > quorum'v'nus nomine Cimabos fuit excel-
ìens Pili or
, alter nomine otvotvs fuit excelle ntior ilio, imo cito derogatili
glorie cinsi &d literam ergo dicìt Poeta velut Odorifius
Cimabv Ciuis Fioren-
//.#//^credette tener lo campo nella peritura idefi vitforiam gloria in Arte
pingendi
\fedfpes eius cfidelufa, quia non reperii fé in patìbus grofys, imo
fubtiliorìbus ; vnde dicìt
, e ora à Giotto il grido, idtfi rumoremfama, &
gloria;
Sì che la fama di colui, feilieet CiM\Boviseefcura; & hic nota le-
clor
, quod roeta nofier merito facit commendationem Miotti , rat ione Cittf-
tatis
, rat ione virtutis, rationefamiliaritatis. De ijlo namque Giotto fa- ru,„ c
j u
ciunt mentionem ejr laudem alij duo Poeta Fiorentini,feilieet Pctranha* ó*
Boccali us
, qui fcribit quod tanta fuit excellentia ingenij ejr artis huius no-
bilis PiBoris}quod nullam rem rerum Natura produxit,quam ifie non rcpre~
fentaret tampropriam, vt oculus intuentium fa'pèfallereiur
, accipiens rem
fi Barn proverà . Accidit autem femel, quoddum
Ciottvs pingeret Padu* .
adhuc fatis iuuenis vnam Cappellani* in loco vbifuit olim Theatrumfnà
Arena
, Dantes peruenit adlocum,quem Ciottvs honorifee receptum duxit
ad domum fuam ; vbi Dantes videns plures infantulos eius fumme deformes,
ejr vt ita dicam fimilijfimos Patri ; petiuìt : Egregie MagiBer nimis miror
,.
quod cum inerte pict Oria dicamini non habere paremyvnde e/I quod alienas
fgurasfacitis tamformofasyveflras vero tam turpes ? Cui Gio-nvsfubridens:
prefte refpondit : ^uiapingo de die,fedfngo de notfe. Hac refponfio fumme
placuit Danti, non quia (ibi effet noua
, cum inueniatur in Macrobio Ltb. S.<~
turnaltum ;fcd quia nata videhatur ab ingenio hominis. ljle
C101tvs vixtt
poftea diù; nam mùrtuus efiijj<f.é* fic nota,quod GiottvS adhuc lena
campimi, quia nondum venit aliusjubtilior eo, cum tamenfccerit ali quando'
magnos errores inpiBurisfuis,vt audiui a magni singenijs
.
Qui notifi come aquefto Autore fi vede indirizzata va' Epiftola Latina dtj
Francefco Petrarca. ,
xi ir
1400 FRANCESCO di Bartolo d* byti c*«.t*afiioPifano » cheleffe pnbbli-
incir- camente in Pifa la Commedia di Dante , nel fuo Comento originale ,
£4 che pure è nella Libreria di S. Lorenzo, fopra le parole dette, così ragiona.
J^uesto Cimabv fu vno Dipintore, e ebbe grande nome nell'Arte del dipi-
gnere, e tenne lo nom e infino che venne
Ciotto, che fu molto eccellente pih
di lui nella dipintura-, e ora anco lo tiene GiotìO, perchè la fuà fama èfateti
vinta dalla etàgroffa in quelC Arte \imp eroe chi nejfuno eflato poi che in àuel-
r^rtefia valuto,quanto egli>non che più che egli ; e però dice
tener Io cam-
po, cioè auer la gloria, come lo Caualiere che lìa in jut campo vìncit ore ; ed
ora à Giotto il grido, cioè Ufamt, ficchè la fama dì colui, cioè Cui • bv
uicvjzLifirttd di Ciotto , e falla apparire nulla ,
-ocr page 31-
i 4         DECE*H.I. delSec. L dal 12 6ot al 1170.
XIV,     j4j0 LiONARDO ERVNI detto l'ARETINO, Secretano dzlh Fiorentina
in ar- Repubblica, nel Libro Vi. della fua Storia
£<*          Per hoc tempus marmorea turris fundari cepta efi are hit celata quìdem a
Jocto infigniper eam tempesiatem pingendi Magiftro.
XV.      145 ? FRANCO SACCHETTI nelle (uc trecento nouelle che fi veggono
incir manoferitte nella nominata Librerìa,* nella NouclJa riportata da Don Vin-
ci cenzio Borghini nel Trattato delle Arme .
Ciafcunopub auergia'vdito chi fu Giotto 9 e quanto fu gran Diùintore^j
/opra ogrì altro ; fentendo la fama fua vn groffolano Artefice &c,
'io fteffo FRANCO SACCHETTI Nouella 136.
Nella Città di Firenze, chefempre di nuotti 'uomini e fata doui&ioftuj,
furono già certi Dipintori-* & altri Maeftri ,gli quali e/fendo a un luogo fuo-
ri della Città, chef chiama S. Miniato a Monte, per alcuna dipintura e lane-
rio
, che alla chiefafi' doueuafare ; quando ebbom de fi nato e oli* Abate, e ben
^afeiuti
, e bene atwinazzati, cominciarono a quefionare 5 e fra l'altre que-
ftione moffevno che aueua nome £ Or cagna, il qua le fu Capomaefro dell'Ora-
torio di noftra Donna d1 Orto S, Michele
, qua/fu il maggiore Macero di di-
pignere
, che altro che fiaflato,da Giotto in fuori. Altri dicea che fu Cima-
ève , chi Stefano ) chi Bernardo, e chi Buffalmacco, e chi vno, e chi vn altro.
Taddeo G addi che era nella brigata di fé per certo affai valenti Dipintori
fono flati &c.
                                            'ìf-
XVI. 14^5 FLAVIO BIONDI da Forlì inEtruna.
Paulo poft Fior enti a ìòtvm habuit Ape Ili Aquiparandum.
XVH. 1440 PIERO BVONINSEGNI Gentiluomo Fiorentino, nel Aio Ritratto delle
% i cìr Iflorie Fiorentine Lib. 2. all'anno 13 34.
e a          Del Me fé di Luglio in detto anno fi comincio a fondare il Campanile di
Santa Lif erata, e funi al mettere della prima pietra il Vefcono di Firenze
col Calon acato e Priori con grande procchione -, e fumé fatto capo MaeBrs
Gitto Cittadino Fiorentino,e Dipintore mar auigliofofopra tutti gli altri &c.
ICVllI, 1445 Sane ANTONINO Arciuefcouo di Firenze, nella fua Cronaca Parte 3.
ìncir- titolo ai. Capìtolo 6. §. vltimo,air anno 1333.
ca          Per hoc tempus ^n»^/>i turris* qua e fi ad Re parato templum, fun-
dari e cepta eft, architectata quidem a G o t t h o infigni per eam tempefta-
tem pingendi Magi/ha ex Mugellano Agro oriundo , cuius fimilis
tunc in Italia in '^drte pifforia nonfuit ; is ejr fundamentis faciendis
prtfuit , & formam quam nunc videmus prafianti magnifi centina
operis defignauit
.
                   rf*                     ; <;
XIX, 1448 MATTEO PALMIERI nella Cronica.,, Manofcritto di Leonardo Dati
dal proprio Originale del Palmieri l'anno 1448. qual manofcritto è nella-.
Libreria di S.Lorenzo,;
/octvs virprgetariffimi in Pleura genjf, qui antiquat am iam Ungo tem-
pore pingendi *^rtem nobiliffimam reddidit,defunc7us eft.
i4-;o Fra DOMENICO di GIOVANNI Teologo Fiorentino dell' Ordine de'Pre
incirca
                                                                                       alca-
-ocr page 32-
APOLOGIA
»5
dicitori > nel Libro intitolato Poema Elegiacum de Virginis laudibus fratris
Dominici Ioannis Teologi Fiorentini Ordinis Prsedicatorum ad Petrum Mc-
dicem , Manoscritto di Cafa Compagni di propria mano di Piero Compagni
nobil Fiorentino, fcricto da lui I" anno 1471. deferiuendo nel quarto e vltimo
Libro, tutte te Chicfe, che in Firenze fon dedicate alla Madonna »dou«*i
parla ce'la Chkùi di Santa Maria del Fiore.
Qtiàmfom gr mmit puleberrima turris d$f ernat,
Adpicra qù<c Populumfifla etère fiUt:
Hancpritts infigni defcripfti macine
/octvs.
Guidata PiElur* Palma juprema fuit»
Omne siile fu a fùperans atate Maotflros
. (g^c\
1450 ENEA SILVIO PICCOLOMINI dipoi PIO II. Sommo Pontefice, nel-
1' Epiftola 119. Nicolao de Virai infignis Ciuitatis ErfeJingenfìs Secretano.
Vìdemus Pióluras ducentorum annorum nulla prorfus arte politasi feri-
ptailliusatatisrudiafunt
, wepta, incompta: pò fiPetrarcha emerferunt
Utero, ;po[i
/octvm furrexere pieforum manus ; vtraque ad fummam iam^j>
vi de m us arte perueniffe. Laudo te
, quem pitturaftimmum, eloquentia me-
diocrem habet .
14Ó0 CRISTOFANOLANDINI, nell'Apologia auanti al fuo Comento di Dan*
m cir te, parlando della Pittura e Scultura •-
ca          Ma tale doppo fuà perfezione come molte altre nel? Italica Seruitu qua//
fifpenfe , ed erano le pitture in quel Secolo non punto attegg tate, e fenza.^
affetto alcuno d'animo ; fu adunque il primo
/gannì Fiorentino cogneminato
Cimabve, che ritrouò e lineamenti naturatile la vera proporzione -, la quale i
arai chiamano Simetrìa
, e le figure ne'fuperiori Pittori morte fece vìu<Lj ».
e di <vsrìjgefl'i, e gran fama lafctò di fé j ma molto malore la lajciana jc^
non a ree//e auto sì nobilfucceffore^ quale fu
Giotto Fior etino coetaneo diDtle
Lo fìcflo LANDINO in altro luogo,
Dalla difeiplìna di Giotto come dal Cmalto Troiano vfeirono mirabili
fittori &c.
Lo fte$o parlando di Cimabueì
Co fluì effendo la Pittura in ofcurii a la riduce in buonkfdmdi
1470 Vn buon COMENTATORE di Dante,Manofcritto d'Antonio di M.Pilmieri
Altouiti Fiorentino, nella Librerìa di S, Lorenzo,
£(uìper efempio moftra, e dice che quello Dipintore che ebbe nome Cima-
le credette fempre ej/er nominato per miglior Dipintore del Mondo, e che
il fuo credere gli venne fallato che nel tempo era nominato vn*altro
, che ebbe
fio me
Ciotto , e che di Cimabve nonfidìceua nulla,
1475 Mes. AGNOLO detto il POLIZIANO, noli? ifcrizionc dell* Statua di
GIOTT O in Santa Maria del Fiore.
lite ego fu m^per quem Pittura extinta remxity
Cui tam retta manus ^tam fuit ffifacilif.,
Vtdtw*'
V X'T
ii Ai.
XXIIL.
pura e;ni,
xxw.
".
-ocr page 33-
16          DECEJh. 1. del SEC. I. dal il 60. al i 270,
ffiattiwékìr&t noflr<e > <p0ó! defitti Arti :
Pluslicmi nulli tingere necmelius,
jyirarts turrim (g?c.
XXV. ,47<j IACOPO BRANDOLINI nella Storia di Metter FOGGlOfuo Padre, da
lui tradotta
7/2 quejlo tempo ficomincio a fondar e il Campanile di marmo di S, Libera-
ta , e Giotto fa lArchitettorefingular Maefiro in quel tempo di Pittura
,
XvVL 1480 BATISTA PLATINA Cremonefe nella vita di Benedetto XI.
/octvm Picforem illa diateegregiumadpingendas M arty rum h'tjlorias
in <zdibus a [e/truffi s conducere in animo habuit.
XXVII.   1490 VGOLINO VERINO de Illuftratione Vrbis Fiorenti* lodato dal Polizia-
no e da altri celebri Autori chiamato Longamus, dice
----------- / o c t v s reuouuit ab Orco
PiEluram —-------
XXVIII.  IW LIBER CHRON1CARVM per viamEpitomatisi Breuiarij compilatus
Campato in Norimberga da Antonio Koberger,
Florentia^cum omniltalU Ciuitatumflos nuncupetur etìampr&ter pulchri
tudinem
, $r Ciuinm vrbanitatem viros quoque in orniti genere virtutìspr^
Jlantiores habuit
>•
Parla di diuerfi celebri vomìni Fiorentina e poi di Dante , del quale doppo
auer detto alcune cole, così ragiona ;
llle F lorentinis par entibus Fiorenti* flatus oh ijt Rauennd patria exul .
E poi profeguifce coli5 Elogio di Giotto del feguente tenore :
Paulo pofl /octvm habuitPiBoremceleberrimum ^^Apelli &quiparan-
dumi habuit quoque K^Accurfium lurifconfultorumprincipem : ère.
.XIX. 1500 RAFFAELLO MAFFEI detto il VOLTERRANO in Antropologi* Libro
XXI.de ijs qui in varijs Ardbus claruemnt , pono in primo luogo fra'Pittori
Giotto , e dice così.
Inpici'ur-a Zothvs Florentinus anno & e. cuius opera per Italiani extat,
plurima iprdfertim Fior enti a, Rom& vero Nauicula Pctrìflttffuantis.
DA ciò che fi è moftrato fin qui, potrà riconofeer l'Autore , quanto di fuflìften-
za abbia in sé la maflimada Importata nell'Opera fua, CHE NON SOLO
L'IGNARA PLEBE , MA qyALCHE BVONO AVTORE DEL PRESENTE
E DEL PASSATO SECOLO » CAMMINANDO SV L' ALTRVI FEDE , ED
ALLA CIECA, SIASI LASCIATO PORTARE DA SI VANA CREDENZA,
EB ERRONEA OPINIONE. Or qui vorrei che mi fofle detto (Supponendo per
vero che anche nelle cofe mondane fìa necefieria qualche fede ) a chi aurebbe egli
voluto che gli AVTORI DEL PASSATO E DEL PRESENTE SECOLO quella
preftata aueffero , per credere con qualche fondamento, che Cimabue e Giotto fos-
fero Itati grandi vomini, e i pnmi reftauratori del Difegnoedella Pittura. Sepoi,
queft'Autore vuole che la Tua fola autorità a tutte Paltre p muglia , fa di meftiero
che egli a coloro faccia ricorfo, che anno occhio da non faper vedere il contrario;
perchè, fecondo quel poco di gufto ch'io pofla auer'acquietato in queft'Arte, nello
fpazio dipreffo a quarantanni, ch'io ò per mio folo diuertimento attefo a tutto ciò
chcaDifegno e Pittura appartiene, e per quanto mie riufeito fin qui arriuare a co-
nofceie
-ocr page 34-
''lì ,'
Cofimo III. noftro Signore, fc ne fon formati i già tanto ri nomati Libri, non faprei
eia mai altro dire/ fé non che veriflìmo forfè tutto ciò che di Cimabue e di dotto
fu da tante e così dotte benne lafciato fcricto, e per coufeguenza che queir Aurore^,
che tanto le controuerte, s'Ingaani tflTingroflo. Siccomeè patente al fenfo P altro
SbXcheTricenofceinqudfuo DEL PASSATO , E DHL PRESENTE SE-
COLO, concioflìacofachè io abbia fin qui fatto vedercene la ina penna m tu la bella
prima fi è lafciata indietro due Secoli interi,cd i.migliori.con gli attcstati in contra-
rio di vominidisì grand'eflere , de"quali io ò citata la minima parte. Vanghiamo
adeiìo a far nota d'alcuni pochi Autori fra'molti, che fono (lati NEL SVO PASSA-
TO E PRESENTE SECOLO , cioè di alcuni di quegli che pnma del Vafari, e
doppo anno fcritto ; e v«ggiamo,fe per ragione della propria autoriri , e della pre-
nda Dtofeilìonc , meritino appreso al Mondo tanta fede, chVnon fi pofia più dire
che erti CAMMINANDO SV L'ALTRVI, FEDE, ED ALLA CIECA, SlAN-
St LASCIATI PORTARE DA SI VANA CREDENZA , ^D ERRONEA
OPINIONE.
ijoj Fra IACOPO FILIPPO da Bergamo,ncl Supplemento alle CronachcUbro XXX.
&.
oue parla di Firenze, dice 1,
fiorenti*, autem, cnm omnium Italia cmitatumflos nuncupetur, é" pr&- '
ter puIchritudinem & ciuium vrbanitatem > viros quoque in omni genere^
virtutum praUationres hdhutt : in primisqudem theologos
, & philbfofos f
acpoetJts, Francifcum Petrarcham ,& Dantem, & Accurfium tur ijconfo Ito-
rum frincìpemy qui ius cimile primm explanauit, &
ìoctvm PUiorem cele-
éerrhmtm?,qui antiqua-m pingendi Artem n&bilijfimam reddidit ère*
Et Libro ij. ad annum Ch-rilH 1542.
Zorvs denique Florentinus preclari fimi in Pic7ura ingeni/ <vir, qui ftipe*
fioribm diebus amiqmm Ungo tempore pingendi Artem nobili'(firn am reddi-
dit ,hifdem temporibus eam ob rem in predo exiftens
; cum a Bemdicio Pon-
tifi ce in Auenionem, ad. pingendt*rn Martjrum hifiorias ingenti precio fla-
tutumfuiffet , morte pr£,mntm, rem omìjìt.
iijq Monfignor GIOVANNI della CASA nel Galateo.
                                XXXI,
Perla qual co fa fi potrebbe per aimentura dire | che Ciotto non meritaffe
quelle commendazioni ch'alcun crede
', per auer egli rifiutato d'efjer chiamato
Macftrog(fendo egli n&nfolo MaefìrO'}mafcnz>a alcun dubbio fingtiUr Ma e (Irò
fecondo quei tempi.
r$$4 U TRADVTTQRI del Supplemento.delle CronkhediF. IACOPO FI- XXXII.
tIPPO da Bergamo Lib.6* doue parla di Firenze3e dc'Fiorentimpiù rinomati
Ciotto Dipintore nobilifmo, e fingulare, el quale ritroue l'Arte amica
della Pittura*
E Lib. 1$. all'anno 1341-
£&to Fiorentine nella Pittura celeberrimo, e (ingoiare>non folo in quelli
H4npi, ma per molti anni incanti :per U qual co fa > ejfcndo per tutJ\l Man-
G                                       do
>
-ocr page 35-
Ì8         DÉCBN. 1. delSÉ€. 1. dal 1Ì60. d itjol
dofamofofu ch'immuto dà Benedetto in quejta età Papa, che anda/fe a Vigna-
ne ,per dipignere Vittorie de Martiri
; e fu condotto congrandiffimoprezzo,
dotte infermando/},poich'ebbe principiato* morì » e lafcio taP opera totalmente
imperfetta*
%XXll. 1530 Mt'CHELAGNOLO BVON ARRVOTI, citato dal Vafari, parlando d'vnà
Tatiolina a tempera ch'era nel tramezzo della Chiefa d'Ogaiffatiti ,dipinta da
Giotto con infinita diligenza (doue era Ja morte di Maria Vergine cogli Apo-
ftoli attorno, e con vn Crifto > che in braccio l'anima lei'rkeueua) era (olito
dire, che la proprietà di tale Storia dipinta non poteua efiere più fitnile al vero
diquelch'eH'era.
XXXIV. 1535 Meflcr FRANCESCO ALVNNO da Ferrara nella Fabbrica del Mondo.
Pittori celebrati da no/tri Poeti, C i m a. e ve e Qi o t t o Fiorentini, ejr e.
C
1 m a e v e Fiorentino, che ne'fuoi tempi ottenne l'onore e primo luo^o nel-
la Pittura, tanto che
Ciotto venne tale, chel vinfe e piperò,
Ciotto Latine Iocthus, ebbe vn ingegno di tanta eccellenza, che nitè"
na cofa della Natura
, madre di tutte le cofe, e operatrice col continuo girar
de* Cieli, fu
, che egli, con lo Bile, e con la penna, e col penne Ilo, non dipi-
gnejfe cosìjimile a quella ,che nonfimile
, anzi più tofio dejfa par effe.
XXXV.   1540 ALESSANDRO VELLVTELLO Lucchefe, Cementatore di Dante.
purcr t H
               E il Poeta, in per fona d'oderifi, ne a(fegna due efempi , il primo di Cima*'
$VE7ilqualefu nello Pittura tenuto ecce Ile nti([imot e nondimeno fu poi vin-
to da
Ciotto , che molto tempo doppo lui riluffe .
XXXVI.  IH* BENEDETTO VARCHI nelleLezzioni fatte nell'Accademia Fioreititm
fopra la maggioranza e nobiltà dell'Arti: Dilputa prima . Qua! fia più nobile
ja Scultura, o la Pittura ; dice quefte parole,
Ben e vero , che ni(fun a K^frte fu trottata e compiutalo in vn medefimo
tempo
, 0 da vn fio ,• ?na di mano in mano, e da diuerfi', perche femprefiva
o aggiugnendo
, o ripulendo, o quello che manca , o quello che e rozzo e im-
peerfetto ; e perciò dife Dante, non meno veramente } che con giudizio tt
nelCvndecimo Canto del Purgatorio
;
Credette C1 m ab v i nella pittura
Tener lo campo ^ed ora a Giotto il grido m
Sicché la Fama di colui ofema .
Fin qui quello grauiflivno Autore, il quale ( per qnaneoio veggio Jf non ere-
dette, che Dante auefTe ciò detto POETICAMENTE ESAGERANDO
CON IPERBOLICO INGRANDIMENTO .
Lo Stefso, alla Difputa feconda,
potremmo addurre infiniti altri efempi, sì di molte altre Citta >, e sì mas-
fimamente di Firenze
, doue la Pittura già fpenta rinacque.
XXXXII *S?° GIORGIO VASARI nella prima edizione della fua Opera, e lpecialmenre
nella vita diCimabue e di ©iotto in molti luoghi afferma quanto s'è prouato *
XXXXII x55° Fra LEANDRO ALBERTIBolognefe, nell'Etruria Mediterranea.
Vi fu Ciotto Fiorentino, che fu ilprimo afuegliareì Pittori attorte del
din}, onere
■Mi
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H
APOLOGIA
i>
Mpìgmre, ed in fino ad oggi in più luoghi ditali* vede fi'le pitture di Là fat-
te con grande artifizio
.
Mefler MARCÒ GVAZZO, Cronica.
Non folo in quefio tempo, ma per moti anni andati fu Zolfo 'fiorentini
nella pittura (inculare
.
L'eruditifllmo Mefler GIOVAMBATTISTA ADRIANI nella Lettera^
fcritta & Giorgio Vafari, doue a lungo tratta de' più eccellenti Artefici anti-
chi, di Pittura, Bronzo e Marmo, non folo fi fottofcriue a'detti del Vafari, ma
dà loro gran lode . Efsa Lettera vi aggiunta al fecondo, ed vi timo Volume^
della terza parte dell'Opera del Vafari, in data delli 8. di Settembre j 5 97. ma
fu error di Stampa , che doueuadire 1 $67.
XXXIX.
1553
15^7
XL.
t $69 lì Citato VASARI, ne'Proemj de'fuoi Libri nella feconda edizione ; e fpe-
XLT.
cialmentei» quello del le Vite, Parte 1. a 85.
Ma tempoè divenire oggi mai alla Vita di Cimabve,/'/ quale > ficco me^>
dette principio alnuouo modo di difegnare
, e di dipigmre, così e giusto o
eonueniente, che lo dia ancora alle Vite.
ij7<» F. ONOFRIO PAN VINO Eremitano,erudito Inueftigatore dell'antichità x\Al*
Romane, nell1 Opera Latina intitolata \ De pracipuis vrbis Roma: sancìiori-
bufque Bafilicis.
ìocthvj egegiu$ fuo[tempore fi Bore multas in ea pittura s miri tperis-
fecit
.
£.0 ftefso Autore parlando della Bafìlica Conftantinianà i
Inter aulam, quamfalam Cottcilif vecant, & hanc > quamfupra defcripfi,
forticum
, ejl alia poriteus oblonga é* e. in cuius fine occidente^ ver/m, est
fulpitum marmoreum a Bonifacio Vili factum
, totum fere depiMum fejr
tmbkmatibus ornatum ;pulpitum extra Concilij aulam porrecJum e fi tot ti
tlateribus e marmorefa&um , pittura prò temporum condii ione deganti-fa-
ma
, exijlimantur Cimabovis egregi/ pici or is manti faèHó, qmprimus li ali,t
piciuram ,pofi ami quo s ,refiituit
.
M80 TEODORO ZVlNGERO,neirOpera intiloIata/Theatrura Vie» Human*,
XLHJ.
Bafileac per Sebaftianum Enrich Pctri.
Zotus Plorentinus in Pittura fatispredarus fuit.
1581
XL1V.
GIOVANNI BARDI,nella fua CronacaVniuerfale,Parte j.a ^o.tra'più fé
gnalati vomini che fiorifsero nel Mondo l'anno 1335. mette Giotto Fiorenti-
no Pittore, e per moltiflìmi anni auantie doppo non fa menzione d'altri
Pittori,
1583
XLV.
Don VINCENZIO BORGHINI ne'fuoi Ragionamenti dell'Armi delle fa-
miglie Fiorentine a 3 3. dice cosi
Giotto non meno ingegnofo e piaceuole nellafamitiar cenuerfazione, che
fomrno Maefìro in quel tempo nella Pittura
.
15S4 RAFFAELLO BORGHINI nel fuo Ripofo a *$8.
Quando come volle iddio Canno 1240. nacque in Firenze della nobil fa-
miglia de'Cìmpmv01,per ritornare in luce la Pittura
, Giovanni cognominato
Ci^abve ♦                                                                                  • -- — t
XLvr.,
Cz
il
-ocr page 37-
%o DECE9}?. I. ài SEC. I. dal 1260. al ujqI
II medefìmo a 297. parla di Giotto
Io hofmelkto delle cofe di Giotto alquanto 4 lungo preseglifté ver Amiti
tequello,e he ritorno in luce U Pittura*
XLVIL 1584 GIOVAN PAOLO LOMAZZOPittor Milanefe, parlando del dipi gntrt
a frefeo 3 dice così.
Peggonfiopere de*più antichi Pittori in fin ^Cimabve,
Il mede fimo nel /no Trattato dell'Arte della Pittura a 6$$. dice
C1 m a b v e Fiorentino prime Pittore degno di nome fra moderni.
JiLVIII* X5S4 ALESSANDRO LAMO Cremonefe nel Difcorfo intorno alla Scukusa
e Pitturatone ragiona della vita e opere di più Pittori Cremoneii, in Crenaet-
na 1584 parlando dìCammiflo Beccaccini, dice,.....
Et fu nel tempo', che quefia onorata Arte era nel maggior eolm» diperfez?
spione, che maifujfe da
Cimabve in poi.
ELIXr 15S5 Mon-frPIETRO RIDOLFI da Toflìgnano Hiftoriarum Seraphica: Religiq
nis Libro 2.pagina 248*
Refumpto autem prioris narrationis fropofito, rurfus die amus re liquor*
Ergo quodjpeffat adfecundam Ecclefidm >■ qud efi inftarOratotij,paupert&*
tem in hmnilitate fundatam defignans* amnibus ibidem pie orantibus af
fiat infolitam pìetatem,; cuìus pauimentum varij s coloribus,^ vermiculatit
ìapidibus interi ex tum efi
. At tefiudo felifor nix, inflar cupa vel dolij, cum
tertis quibusdam figurisi exquifita arte affoluta efi ; die uni eas faci a s &
Giotto Fiorentino maiorì ex parte
, qnem confiat fui temporis omnium
Piclorumfuijje nobilijfimum
. , ^ ,v, .<. .. . ; t
                , ; .
L* *5P5 PAOL MINI Medico eFilofo£o,neI fuo Dìfcorfo iella Nobiltà Fiorentinàu
Era-per le moke e lunghe correrìe de7Barbari la Pittura,, vna di effe >
Whafi'morta affatto negli i/mani ingegni 3 e majfime negl'Italiani : quando e fi
fendo venuto quel tempo ym cui sì nobiZ-^Arte ^efercitai* da'Fabij %ddTur*>
ptlìf, da''Lab coni, do uè uà ernia vita ripigtìre l§ antico vigore
» nacque nella
Citta di Firenze
Giovanni della famiglia de Cimai voi, che fu
Panno 12 4,0. Coftui cvnìljuo continuo fi udie, Aguifa dcU antico Eumar$
*^Ateniefe ,.lk ri fuetto ;
Giotto, nate hanno 127 6. efm difcepolo, le~»
diede ilpolfoe la lena : T' ommafo,fopranmm'mato GUttintale diede Hvmt-
»e : Dello la grazia : Fra Gìouanm di fa» Domenico di Pie fole ,la maefia
C-»
rinerenza : Benozzo Gozzoli Pinuenzioae. E fegue a dire d* altre cccek-
lenze,che diedero alla Pittura i Fiorentini'..
1& Tèe* Mcfser FRANCESCO BOCCHI nelle Bellezze di Firenze.
In S. Croce fopra la pori a del fianco, che riefce verfe il Chiofir& e vna t&-
itola di mano di
Cimabve *Ia quale cime, chi comparata con le pitture mo-
derne ,fia oggi dì poco pregio, tuttaula per memoria di quello Artefice
s ondt
e nata il colorito maraui^liofOiehe oggi e in vfo
, e degna di memoria e dì eonr
0der+iziene,.
Le ÌUfibMcftcf FRANCESCO BOCCHI nel ciuco Libro*
?■;;.>                                      Giotto
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APOLOGIA                  21
Giotto tante celebrato nella. Pittura > egli di vero jufcitù quella, chi
era morta
, e diede not abilifegni, onde apprejfo afomma perfezione fi fot es-
fe ridurre.
lì Mcdefrmo parlando della TauoJa Cimabue > eh'era nella Chiefa_*
di Santa Trinità.
Per cui molto 7 e bene fcor gè chi e intendente , obliata la maniera de' Gre-
eirCa quale oltramodo era rozza e goffa, quanto i Pittori moderni a quefio
antico Vittore fimo obbligati*
itfoo AGNOLO MONOSINI Flores Italiese Lingua Libro 5?. pagina 427.
; o e t v s fuit Pici or egregius ,
i<5o© Mefser FRANCESCO BALDELLI nella fua traduzionedi MefserVgoli-
no Verini citato dal Ridolfi nel Prioriita di Palazzo Vecchio, che ardua con
le memorie fino al 1598.
Ciotto fu quei che ritornò nel Mendo
L</-» Piuma-------
tloi ALFONSO GIACCONI invitaBonifadj VIU.-
Bafilicam Vitìcanam^ in qua condi volmt ,ornauit flurimum &c. idem
marmoreum Juggeflum cumpfrticu apud Baflicam Confi antinianam Lai cra-
ni condidtt
, nobilis Cimabovis pittura decer atum, quo exurationes
die Ccena j & alia tempore, in Columnenfes & Regem Franchorum
, ejraltM
qui more Maiorum exeomunìcuntur fecìt.
Lo ftefso CIACCONE parlando del Cardinale Stefanefchi *
UcobusCaietanus de Stephanefchis -^dnagninus & e. Nauiculam in atri»
Bafilica Sancii fetri
, opere vermiculate ymire elaborai um fecit %oper*^
J o e t 1 Pi Boris illius temporis celeberrimi,
Lo ftefso in altro luogo..
Frater loannes Mìnius de Uurro Va Uhm Firmanadicrcefs ejrc Fpifcopm
Cardinalis Portuenfis ejr Santi & Rufino ejr e,
Ìoctvm Florcntinum datti
fui &ui Piciorem
, AJJìfium duxit, oc xxxìj. Hiftorias. B. Frana [ci 7 e leganti
perni indo
, exprìmicurauif.
Loflefsom Benedetto XII..
Ioctvm Piciorem Mattate egregium, ad pìngendas Martyrum hi fio-
ri as <> in àdibusab fé Anemone (IruSlis
, conducere in animo habuit.
1604 CARLO VANMANDER celebre Pittore Ffamingo nel Libro che in quel-
la Lingua fcrifse de Ile Vite delittori antichi e moderni,Italiani e Fiamminghi
a 94. parlando di Cimabue e Giotto,recato in noftra Lingua, dice così,
J^uando l'Italia era trauagliata dalle guerre, non piamente mancarsi?$
le pitture ; magli fieffi Pittori : per fortuna nacque tanni 1240, per far ri-
jorger la Pitturammo chiamato
Giovanni cognominato Cimaevé di
Caja in quel tempo nobile
, il quale &c. E più a baffo dice . Morì Y&vno
1300. doppo auere affai folle uat4 U Pittura
; lafcio molti dfcipoli, e fra
queHi G i o
t t © .
C $                               PIER
-ocr page 39-
ti         D£C£9V. /. del SEC, L dal 1160. d 1270.
LVI. i6qó PIETRO LEONE CASELLA Aquilano, negli Elogi; degrilluftriArtefi^t
Mufiuum opus &c. /octhvs & C oc lo & tabulis ,pr<t c&terìs , focena m
firuit
i at in lapillis colorati* /octhvs geminas ortiat fponfas. é" tradit-
eli domum
.
hVIL i6z$ GIOVANNI ENRICO A PFLAVMERN L C in Mercurio Italico^i-
feorrendo dell'anticha Bafìlica edificata da Coftantino.
Parietes mufeiariofeù mufino opere illuflresfuiffe reliquia probant, lice t
a vetuflaie fbrdidtt. \^£t que infilar omnium que at effe vna integra perieli-
tantium Dificipulorum
, P etri que fuper vndas adchrifti confpectum procu-
be ntis
, imago in prima porticus interiori muro, ab ilio, cuius in Fioretti i&
deferiptione,
/octho depiffa,illa argumentofitquamfulgidumT em-
piuti fuerit
. lllamfìj yantequam pragrediantur ,flexis genibus precantes
venerantur
.
LVII1. 163* VINCENI2IO CARDVCCI, nel fuo Dialogo delia pittura in Linguai
Spaglinola.
En el ano de nueftro bien de 1240. nacio en Florencia Ivan de Chi-
maiive, de padres nobles, y clque dio principio a la primera edad .
Aprendio cfte Arte auentaiandofe a fus Maeftros Griegos, aunque fiem-
pre en a quella poca tìoticia deja buena pintura : mas no poreffo fé k_>
puede quitar el agradecimiento, que Ariftoteles dize deuerfe a los quo
comencaronadarbuenosprincipiostlasfacultades. Iuuo algunos di-
difcipulos en a quella Ciudad, el vno dellos fue Giotto , que affimilmo
dexò atrasafu Maeftro, corno dize Dante en fu Purgatorio, canto 11,
en eftos verlos, &c.
Che recato in noftr»'idioma vuol dire*
Iranno di nofirafalute 1240» ti acque in Virènte Giovanni Cima*
tv e j di nobili genitori ; e quegli fu, che diede principio alla primiera età
Apprefe egli quefi'-^rte colf uper are ifmi Maefiri Greci, quantunque /em-
pre in quella poca notizia della buona maniera ; ma non per queflo gli fi puh
kuare l* obbligo e la gratitudine
, la quale i^friftotile dice douerfia q»ei , che
^cominciarono a dar buoni principe alle facuita. Ebbe alcuni difcepoli hu>>
.
quella Citta, Ivno de* quali fi'fu Giotto, che doppo di se lafcioil firn
Maeslro
, come dice Dante nel fuo Purgatorio canto ri* in que (li ver fi %
Qr edette ^imabve ffic.
Seguita poi nello ftesfo Idioma Spagnuolo a dire.
                      \
£ dando già, come £Aurora, ah una luce 4 quelle tenebre, vficirono pofeia
ale mi buoni Pittori, quali furono, Stefano
, Paolo fccello, & altri molti de-
toni di memoria ,per lo ejfere e (fi i primieri.
1IX". 1^4* ■ GIOVANN l BAGLIONX Pittore Romano,neI fuo libro delittori Salito*
ri e Architetti dal 1572. al 1^42. nel Dialogo a 4. dice così.
Appena G1 o t t o Fiorentino ritornò in vita le buone Arti, e venne in^>
Mima adefier citar le , che con ego Impietro Cauallim Romano ìmpkgofft &c.
*                                               in
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APOLOGIA                  2j
m artifici di nobili Uxori, e fi moflro degno d'efier nate nella Patria dell^t
virtù : e regnando in Roma Bonifacio Vili feria & aiuto
Ciotto nell'ope-
ra del mufaico dentro il Cortil vecchio di S. Pietro Faticano
, otte fu la fiori*
della Nani e e Ila ,per ordine del Cardinal Giacomo Stcfanefchi, lauorato.
ÌS43
L'Abate FERDINANDO VGHELLI,neiritaIia fieraalli Vefcoui Fiorent. LX.
Tranci/ci tempore ioctvs Fiorentinus Pittura inftauratcr->& qui tur-
rim extrttxit
, quaproxime 7'emplum maximum & e.
1648 SCIPIONE AMMIRATO ilGiouarìe, nell'Aggiunta alla Storia Fiorenti- LXI*
nadiScipion il Vecchio,Parte i.Tomo 1. a 393.all'armo 1334. doueparla_,
delie fabbriche de*Tempi nella Citti di Firenze.
E n'ohfiJapendo ejfer nel Mondo il più fufficiente % ni il più vnitierfiale di
Giotto di Bondone, e per ciò ftimandofi onorevole
, e prò fittene le, tifarlo
fi are in Firenze
, dotte molti auerebbonoiff tanto potuto imparar da lai ,ftt
rifa luto diprouuifionarlo
.
1650 GVGLIÉLMO E GIOVANNI BLAEV^inTheatroOrbisterraruirufiuè LXIK
Atlante nouOjParte 3. nellaTofcana.
Piciore'$ wftgnes-iquorumFrwcepsfuit /othvs Artisreduttor^tkntio
prdtereo
,
1^55 ANDREA SCOTO d'Anuerfa della Compagnìadi Giesu, Italia; Libro v LXilL
in Fiorenti a Sanfta Maria? Nouelise
Vtrnm mortmrum Claufirum>óiFratrum Capitulum vide re non omittas%
architettonici enim & pittura ita excellit
, vt cuique admirationifit -yac ve-
UmcureSjVt ex UHs Fratribus vnus aut alter tibi imaginem
/a annis
Cimabve ìndicet ^quianna 1200. Pitturamin Italia refiituere caspit T
tum tot annis ante Grecis Pittoribmvfifuì(fient
, ìt quo rvelut aprimario Ita*
lo font e
, Pittores emnes emanar unt a Bararborum in Italiamaduentu
U$6 LORENZO BEYERLINCK, nelÉTeatro della Vita Vinaria,ftampatoiiL, LXIV-
Lione,in veibo Pi&ores »
Zotvs Fiorent inus &C in pitturafiatis pr&ctatmfuitv
1*57 FRANCESCO SCANNELLI da Forlì, nelfuo Microcofmo della Pittura LXV.
a 4«fa menzione degli Scrittori di Pittura, Giorgio Vafari, Raftael Borghi™',*
Giouampaolo Lomazzo, e fi fottoferiue alle loro fentenze con quelle parole »
Siccomenontr alafciano gli Scrittori mentùuare ,tton mane ano anche del
pari ridurre alla memoria lorigine
, e vero rinafeimento alt Italia di quefi*^
tiuona fenice, che mediante gfingegni della Tofcana fiimafi dalla maggior
parte regenerata
.
s66$ FELÌBIEN Franzefe ne'fuoi*Trattenimenti fopra le vite e opere delittori, LXVi*
Voilà l'eftat oùcftoit l'Italie aù commencement de l'année 1240.
quand Cimbave vint aù monde, le quel eftant né pour refhblìr la Peintu-
re,quelcsdefordres&ks guerresen avoienr bannie, prir ccpcnJaot
naiflfance dans le temps des plus grands defordresdont l'Italie gitele
jamais affli gée. Gomme c'eri le premier de tous les Peintrcs qui a re; ri s
a 11 jour va' Are il illulìre, c'ell avec raifon qu'on pcut le nornmer le M a-
iftjc
-ocr page 41-
t$ DEC&H.L del SEC. l.dal iz6o. al i 27©.
idre de tous ceux qui ont pam depuìs ce temps-là. Il eftoit d'vne fìoble
famille de Florence. Poifoggiugne : Et déroboit Ics heures de ks lecons
pfturvolr travailler certains Peintres groflìers & ignorans, que ceux
qui gouvernoientdans Florence avoient fair venir de Grece,& quipei-
gnoient la Chapelle de l'illuftre famille de Gondi,qui efì dans l'EgHfe de.
farsela Maria novella- Pymandre rrfintcrrompant, EnVce, me dit-
il qu'il y avoit encore dàs la Grece àes fuccefieuis de ces grands Peintres
donc vous m'avez parie ? C'eftoit bien en cffet, luy repartis-je , Ics luc-
.ceiTcui's de ces fameux Peintres Grecs, mais il y avoit entre Ics derniers
ck les premiers la melme diflference, qui fé trouvoit entre Fétat deplora-
ble où eftoit alors ce pais-ià, & l'etat floriffant où il avoir efté du tempii
d:e.s Zeuxìs & dcs Appeiies. Celi: à dire que ces derniers Peintres doni:
jc parie, e'eftoient que les miferables reftes de ces grands hommes.
Cependant conimeli c'enfi efté vne fatalità à l'Italie de ne pouvoir
poiìeder la Peinture, que par le moyen des Grecs, ce furent eux qui ìy
apporterent pour la feconde fois, & qui dés l'an 1 o 1 3. firent a Florence
Scenplufìeurs autres lieux des Ouvragesde Mofaique&de Peinture,
Che recato in noftro Idioma vuol dire,
Ecco lo fi'étto, nel quale era r Italia al princìpio dell'anno tz + o. quando
C
1 m a b v e 'venne al Mondo ; il quale effendo nato per ifiabilire la Pittura*
U quale i difordìm e le guerre ne aueuano bandita
, ebbe ifuoi natali in que-
fio mentre
, nel tempo delle più gran turbolenze , dalle quali era fiata <ri&
mai afflitta l'Italia : ficcarne quefii e il prima fra tutti i Pittori
, che à rimef.
fo alla luce vns Arte tanto illujìre ; così con ragione fi può chiamare il Mae-
firo di tutti quei che fon venuti doppo quefio tempo. Egli era d'una nobil
famiglia di Fiorenza &
r. Poi foggiugne. Egli rnbaua l'ore delle fi&u
lez,zioni tper veder lauorare alcuni Pittori gro/fo Uni ed ignorami
, che qui»
chegouernauano in liorenza^aueuan fatto venir di Grecia, che dipìgneMan^
H Cappella de II'illulir e famiglia de'Gondi, che e nella Chiesa di $, Marion
Nocella
. Pimandro interrompendomi ;puol\ejfere, mi di//e egli, che vifufse*
rdafuora nella Greciafucceffori di quefii gran Pittori, de'qitali m'auete par-
latti £im'sìHeramben*'in effetto
, ioglirifpofi', ifucceffori di quei famo-
fi pittori Greci : ma vi e erre uà, tra gli v Itimi edi primi
, la medefima dì'jfe*
rtnza,che fi trotta tra lo fiato deplorabile
5 nel q»ale era allora quel Paese,
e lo fiato fiori do nel quale era [tato a tempo degli Zeufi e degli \Àpelli. Ffo Ho
dire, che quefti vltimi Pittori
, de' quali io parla, non erano, che i miferahi-
li a»anzi di quei grand v orni ni 1 fra tanto co me fefufse fata v^a fatalità
ali'Italia di nmpoter pò fseder la Pittura
, che per mezzo de' Qrtci 9 furono
e$i quei che ve la portarono perla feconda voltaiche dsppo l'anno 1013.
fecero a Firenze, ed in molt'altri luoghi dell: opere di Mufako
, e di Pittura.
Fin qui ilPHLfBlEN. fiauuerta il .Lettore in quello luogo, die i! moder-
no
-ocr page 42-
.e•; ' A P 0 LOG •LÀr^-A          »5
no Autore, già'tantè volte mentouato, per auu.alorar fuo fentimeato » lafciando
di far menzione di ciò che dille il Filibien nel luogo (òpra notato, lo cita per k iti
vn'altro luogo, nel quale egli non dine mai ciò che cflo Autore vuol ch'ei dica,
né contradine a fé fteffo, ma atferì quel che veramente fu vero, che gl'Italiani
non fono Dati i primi inuentori della Pittura, e che innanzi,che Cimabue e Giot-
to incominciaflero a far riuiuer quell'arte, nel fioritilfimo Regno della Francia
ella fi praticaua,non punto inferiormente a quello che fi faceua in Italia ; perchè
torno a dire, che veriilìma cofa è che in ogni parte d'Europa auanti a Cimabue,
e Giotto fi dipigneua, ma alla Greca e Gotica maniera.
1Ó72, GIO: PIETRO BELLORI nel fuo bd Libro delle Vite de*Pittori, Scultori,
e Atchitetti moderni, Parte 1.a 19.
                                  1
Ma perchè le cofegiù in terra non ferbano mài vnofhato medeftmo ; e quelle, che fon
giunte al sommo , èfor^a di nmuo tornino a cadere con perpetua vicifjitudine, l'arte che
* daClìdABVE e da GIOTTO, nel corfo ben lungo d'anni 2,50. eraft a foco a poco a-
■uan%ata, toflofu veduta declinare, e di Regina diuenìre vmile e volgare .
Loftefso BELLORI, alludendo a quella verità, da nefluno riti qui, fuor che
dal confutato Autore, potiamo dire effere fiata controuerfa, dice così.
Fiorenza, che fi vanta effer Madre.della Pittura, e 7 "paefe tutto diTofcana, per gli
fuoì Profefforiglorwfifjìmo
, taceuagìàfenz,a laude di pennello, e gli altri della squola
Ternana, non aliando pia gli occhi a tanti efempi &c.
16*74 LV1GI SCARAMVCCIA celebre Pittore della Città di Milano, nel fuo
bel Libro intitolato le Finezze de Pennelli Italiani a Sz.
yiddero ajjìeme coli'antkhìfjìmaCUefa molte pitture afrefeo della mano dì C
IMA BVE
Fiorentino^ di GIOTTO fuo dif epolo; oue ebbero adito i noflri *Pellegrtm di discorrere
di quei tempi andati, ne* quali ancor bambina auuolta ìnfafce,fe ne fiaua la Tittura,per
dotter pofeia , doppo il cor/o di
400. anni in circa, diuenir giganteff* ne' nofìn giorni,
ttffi
MonfignoreGIVSEPPEMARlA SVARES Vefcouo già di Vafone, onore
delle Lettere, nell'Epiftola all'Eminentifsimo Cardinal Barberino. ;
fOCTPS mtem, &c. cognomento Bindomus è Patrìs Bindonis nomine, *pMn infi-
gnis, Frafic. Tetrarcha memoratm, pitìurisfms tiluflrauit Eccltfiam siffificnf. ette.
kirf?7 ! CONTE CARLO CESAR E MALV ASI A, ragionando di Franco Bolognefe,
Franco, del quale nonpoffo che parlare con vn poco pà di ri petto , < ome quello che
y enne giudicato a quei tempi vguale ad ogn'altro, anche all'iftcffo G/QTTO &c.
j
Di quella egualità però non porta egli autorità d'alcuno Scrittore. )i
téli &
riaedefimo MALVASIA nella vita del Francia Bologflefe,che fiorì nel 14co.
cioè anni io©, doppo Giotto a 39. così dice. » *
Si come allofpuntar del Sole,che co' dorati raggi il rìnaffente giorno dipigne, fi afc&n-
dono mortificate le Stelle; e osi all'apparire de' nuoui colorì, che per i'illuflre mano del
Francia in Bologna, e di Ttetro in Verugìa, l'Italico Cielo cotanto abbellirono, tacque-
ro vergognofi ipìà rinomati pennelli de' paffuti Pitali, de' Dalmasij
, e d'ogn'altro non
Jole fu fermato ilgrido,ma dellofieffd GIOTTO itàto celebrati seguaci,a queflt due aflri
di prima graderà, anu Luminari maggìorì,furon forzati cedere iloro antichi fi e iorì.
Conche dice egli più a fauor di Giotto t di quello che fi defidera , perchè par
ch'e' voglia inferire,che fino a quel tempo in che fioriua il Francia, cioè dugento
anni duraffc a viuere la maniera di Giotto (al quale e a* di lui feguaci,con tali pa-
role egli da il primo luogo d'eccellenza) mentre fappiamo che la maniera di que-
lli tali cominciò ad edere abbàdonata fino a ottanta anni in circa, innanzi a quel
tépo,e migliorata tanto l'Arte per le mani delcelebratiulmo Mafaccio Fiorétino.
D                       ORA
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è#          DECEVA. I delti E€m A dai I %6om al 1i 70]
R A fé da quafltòs'è portato fin qui, che pure è vn bene fcarfo %gMj c£
^ che del molto ,ch'è flato detto e ferino in quattro interi secoli, ?•«*»««.
teri,npuòcauarGonfeguenza,che L'IGNARA PLEBE NON SOLO » MA
QVA1CHE BVONO AVTORE DEL PASSATOI DEL PR^NIE SEC04
&,CAMMINANDO SVL'ALTRVI FEDE , ED ALLA CIECA• , SWy 1-*
SCIATO PORTARE DA SI VANA CREDENZA, ED ERRONEA ;0WNTO
NE, il latàamoalla confiderazionedi chi legge i eie l'Autore (oggiugnera c^con^
le pochiflìme pitture da etto addotte a confermazione di Tua fentenza, dico|^«^c
Ch'egli Metto confetta che oggi più non fi veggono, maretta la ^*^jf£j&
pretto al Baldo,e '1 Bumaldo, e con quelle che f^m^i^S^^^^
Legnanti gli anni di Cimabue, ^^^^^^}^}^^R ££?*£
DELLA VERITÀ», ANZI DELLE BVGIE SEVERO FISCALE, ^f^LA-
GIE FATTO PALESI} ftuuengagli ctie nelle cofe labtliflime e frali, coro e iant
turavi! tempo non ò Padre dèlia verità, ma della ^nzogna ,non ifcoprito«4 chia
rezza e di lume, ma apportatore di tenebre; il che fenza ch'io adduca jJWfJ
me ben potrei fare fenza feoaarmi dalla materia che fi tratta ) coaofcera mo Ito bene
la per altro buona erudizione dello (letto. Ma perchè tali pitture »««^ aT*.
fìo, né può vedere, per chiarirfi fui fatto, dell'erroneità de' fot» gwjpfr* »^ia
>kaldifcorfo, e diciamo così. Veriflima cofaè, che gw^fW"?^^!?^
ila oggi di quelle ch'e'dice anno feoperto quella verità colte «pò,.al^fl^
che quattrocento anni fané eran mille, che poi il tempo ad» frutte; M^W,
(lolta cofa farebbe di chi volettetbriuere oggi, che 1 difegni del diurno M»*™
Buanarruoti, la vivacità dèi gran Raffaello,il colorito del CoreggiO, ■* *W™°'e
del Veronefcikilieuo del Battano, la nobiltà e veritade'maiabaftanza^Mti ^a
*acci, fufseroBieH0'ftimabili di quelle del tuo Gio: da Capognano, e del no«*^eppc
,^«. mmtghatio,lvno ePaltro Pittori ordinaria™ ; cosi dee credere Oj^hgf gow,
x-he'VomlJ cosrdotri e fimi, anzi primi lumi della let teratura, e ^k^f'0c^
feflori, che peregrinarono per l'Italia , e pel Mondo, «* f^'SfE
•tanto^itraVra I fenfo, quanto futte, che l'opere di Cimabue c.^'^f°^"c
fuperioria quelM^n'aitroPittoredi que' Secoli f e d'alcuni^JJSaJSgK
^hepure^nteetarit'aitre pitture, erano per ^^^««^W
antichi, e di que'medefimi tempi ancoraché C^ab^ e Gi^ o^a^no, nq
tante ncMiiWCittà d'Italia, e Proumcie, aurebboao *|f«TO"J«|2^
a se prima Cimabuee'fuoiDifcepoli, e molto più doppo di lui g^*#ga^
quanti funaioli Edifici lapeua la magnificenza loro efoorre £)««Wl
Vommi. Tali fu^6 ;>r camminar collidine della Storia, *2g^*£
Arezzo, Pifa,Hama«et tempi di Bonifazio Vili Amgqoae, e molti W del
la Francia in tempo diveniente V. Padoua, Verona, ed altri uoghi *^>ȣ
¥^eto,Ferrara, Ravenna, Vrbino, Lucca, Naooli, Gaeta &W*ffi(£Ì
^tta*aWc*na,fernulM
.pc* quelli Stati. A.tutto quello aggàmgafi, che la nobvlifs. e v*f^f^^^ar-
l4a, doue,perquaiKoTià da più Autore, ma particolarmente da ^neru^^2,
macco, dice egli, eccellente Pittare, a dipignerle ^^^^^^rXnw
de'Bolognini nella Chiefa di S. Petronio, ebbe quelle fue p^^PS»
che fogginone il medefimo Autore, che furono fatti ripari, e d^fita per que ^
mm& avicoli,«atti delle piogge, E pure l'opere ****"* *^
tiaQ,Difcepolod'Andrea Tafi, furon tanto peggiori di quelle di Giotto, quanto
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* / .            A P 0 LO G il A                 27
fono oggi, ilètti per dire, le pitture di Giotto inferiori a quelle de'miglior Maeftra
moderni.: perchè li doue quelle di Giotto ritengono anche nel noiko tempo vn non
so che di decorofo e di graue, e per confeguenza di beli© e di diletteuole -} quelle di
Buffalmacco appena fi poflbn vedere fetuarifo. Tantoché, dirò io, .fé nulla vale^
quello mio argumento, grande bifogna che Zìa la forza dell'opinione, e che due voi-
te furon quei Secoli infelici, vna per la fcaffezza che era allora degli vomini di valo-
re nelle beli* Arti, eT altra perl'ottufiti non meno di coloro che per le più nobili
operazioni eleflero Giotto Fiorentino, che degli altri, i quali con tali Encomij fcris-
fero di lui, lafciando indietro tanti Artefici di gran lunga migliori di quello che egli
fi foffe. Ma perchè non poffoio a verun patto indurmi a credere conerò ciò che io
mede(ìmo,nel confronto che ò fatto d'innumerabilipitture, che facevano auanti a
Cimabuee a Giotto, con altre drlormatio, per la Tofeana ed altri luoghi d'Italia,
per ciò né punto né poco mi fottoferiuo a quanto feguitaa dir 1" Autore , cioè che le
lue nominate antiche pitture GIÀ COMINCINO A FAR RIMANER BVGfAR-
DO CHI $Cim.Sfc,CHE ALLORA, CHE PElLlNRNITO UILVVIO DB'
MALI, CHE AVEVAN CACCIATO AL Di$Q3 JO LA MISERA ilALiA*
LA HIV" TOSTO PERDVTA, CHE SMARRITA HlTVRa RlNASCtSbL FRI
MA IN FIRENZE, CHE ALTROVE; anziatfermocolialentetizavruutrialedi
tatti
i Secoli, anzi di tutti gli anni che fon corfi eia Cimabuefino s'prefenti tempi ,e
di tutti grauiflimi Autori, e de* migliori Profeifori dell'Arte, ecolteihmonio dcU
Topere medefime, che vetiflììna, anzi indubitata cola fu , ed è, CHE ALLORA
CHE PER LO INFINITO DILVVIO DE'MALI, CHE AVEVaN CACCIA-
TO AL DISOTTO LA MISERA ITALIA, LA P1V TOSTO PERDVTA,
CHE SMARRITA PITTVRA RINASCESSE PRIMA IN FIRENZE,CHE AL-
TROVE , nulla curando quanto per dar quefta gloria alla propria Patria a fcritto nel
Hoitro Secolo iì Rìdolfi Pittore,ed il Macini Medico>per attribuirla anch egli alla fua;
perchè per quanto fi raccoglie dagli ferirti del pnmo,egli nò vidde l'opere di Giotto,
e di Cimabue, né feppe mai ciò che di loro fu fcritro dagli antichi Autori ; ed in que-
gli del fecondo, toltone vna granpafllone contro il Vafari,ed vn f< uerdi io affetto
alla Patria, nulla fé ne caua che aggiunga valore, alla fua propria, e puraafferzione.
Fino a qui m'è piaciuto di ragionare di Cimabue e d\ Giottoje del primo ini è baffca
to il dire,ch'egli diede miglioramento alla goffa maniera Greca,che ne'fuoi tem-
pi per tutti a quel modo il dipigner fi coftu.naua. Giotto poi ò io trattato come vn
Relìauratore della Pittura, e attribuendogli quelle Iodi ch'ei merita : aozi facendo
come ecco alPvnite voci di tanti grand'vomini, e valenti litterati, ed Artefici no-
bili, che in fua vita, e dopo diluì fino a oggi pe'tempi fiorirono; mi fon contentato
di dichiararlo, che che in contrario fé ne dica il prernentouato Autore, il buono e
fourano Maefko dd fuo tempo tuli* Arce della Pitcura,da sé reltaurata ed ampliata.
Era mia intenzione il fermarmi qui,ma perchè l'Autore non so a che prop olito .fu p
ponendo quella opinione tenerfi da alcuni per certa, e così dirli, e affermar/i da loro,
cioè eflere (lato Giotto, non com'io diceua Reltauratore della Pittura, ma muèntc**.
re , tentacoli fuoi argumenri cfabbatr-erio, mi pare dipanare auanti vn poco più,
edeiferein obbligo di mettermi a difender Giotto ( la di cui virtù e valore fari ai
cuor mio tempre venerabile ) ancora in ciò, affermando poterà*, a ragionee con ve-
rità dire, eficr'egli Inuentore, giacche quello medefìmo Autore damefopraccitato
vuol ch'ei non fia , e ne porta per ragione che innanzi a lui era chi dipigneua, e a„#
fuo parere ragioneuolmente, benché in altri luoghi quelle pitture chiami GOFFE
E INSVLSE. Ora inuencore edere alcuno d'aieu.iaeofapuoili intendere in due mo-
di, o qua ido eglipri.uoprimo ritroua., ouuero quando aggiugtiendo a'princtpij che
D z                                 per
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*r DE€£9t. K detSSC. km t%6c. alitjv..
jierlopiù riefcon debolie rozzi,da delfuowiHfingular perfèzzioneìbellemievafer
notabile, perchè quel piccolo e fieuollurne , che egli ebbe quello fecondo da quei
primi, che gli andaroao innanzi 3 moftrando così vn tal pccolafìrada, v icn poi dai
molto chiaro di fua foprauuegnente virtù.coperto talmente che non fi par più , e.pm
atonfivede ; e cosiinteruennead Archelao,come racconta Laerzio nelle vite de'Filo»
fofLche ancoragli aucili prima di Socrate deil'onclia disputato»* di-qtiel eh*è ginfòo,
ed anche intorno alle leggi j. non fi ditte, poi molto ài lui, ma a Socrate .tutta là glo-
ria fi diede dell'efler primo ricrouatorc di quella par te. di:Filòfofia-» .che appartiene
a£coftumi, olendone flato (blamente perfezionatore .,. Le parole di Laerzio fon que-
lle nella vita di Archelao, che cosi le porta neJIafua traduzione Ambrogio Carnai-
doiefe Fiorentino-.*
PvrroS'ecmtes^qubdhk• drillofumpt'a p^ofugmierit^nmnijfeputAtHSefi-3.
e Cicerone molto bene le dille nelle TnfcuJane,
Secratcs prìmus pfaìlofophiam^j rettóc&Mte Cceh-,
E già che ò in mano quello Autore, cioè Diogene Laerzio■> mi piace recar dà IùìmS
quello propofito vn*aItro fegnakto efempiodi Piatone 3 il qui!le perchè abbellì mol-
to il Dialogo, e lo riduffe a quella perfezzion che fi yede.-,• fé si * che non fi parlarlo
più di quei primi che ridonarono quella forte di componimento, ma egli folo portò
quiui il vanto, e pafsò tutti nella gloriai: negli ornamenti del fa'uellarc, e perciò
meritamente ne fu acclamato perinaentore. Ma farà" meglio il por qui le {Ielle pa-
role dell'Autor raedefimo recate in latino dallo fteffò Ambrogio : : "
Biahgos tiàqttiprimum•-Zenonem Eleatem fcripfijfè fsrunt, Arifiòteles in pri-
mo de.Poetis\ Alexamenum Stiremn^> fi uh Seium~j? (itut & Phduormus iru>
Commcntarijs tradii
; cdterum Plato^meo quidem iudicio T ìdgenus expoliuit,
ad bui alioquin rude r.atquèperfecit ; ita nonfolum ornata & expolitd $ratioms*
verum:&- ipfius inuentionisdtgmjpwè fibìprimatum vendicai ,
,
Gai<3 Veliero Paterculo nel Libro primo delle Storie, facendo vn nobili^mo Elògio
ad Omero-* fra ! altre belle lodi gli da quella , d'effere (lato nell'opera fua, e primo
Autore e. perfetti ili mo ..
Ncqui quenquatn alìum ( fono fue parole ) cuius eperis primus duefor fuerit
t9 e $ perfeBiffimum
, prxter Homerum & Arcbilocum-i repcriemus.;,
©*pure auanti a lui aueua detto Cicerone nel Bruto ;.
Nec dubitare debet 5quinfuerint, ante Homeruwtis > Poeta :j
il che fu poi da Eufebio confermato nel decimo Libro della Preparazione Euangeli-
ca, doue dice che appreffo i Greci fcrifìero auanti a Omero, Lino , Filamone /la-
mira, Anfione, Mufeò, Demodoto, Epimenide, Aride© , e molti altri. Ora per
tornar laonde partiinmo;chi chÌamaffe,o Cimabue o Gioto molto meglio>ritrouato»
ri della Pittura, non errerebbe gran fatto, anzi per lui giudicherei che foflfè refoal
merito il Aio douere j ritrouatoriintendendo non afTolutamente e nel primiero ligni-
ficata-* cheèilmoflrarcofachepiiinonfiavifìailprimoima nelfecond©, percioci
chèeffi furono ì primi.a dar lume e crefeer perfezzione all' Arte a che poi di mano in
mano in così alto pregio fall , £ cotanto chiara ed onorata diuenne : né è vero che*!
Vafari tenefle gii mai, che al tempo di quelli due» e innanzi ascora, fteffe il Mondo
fenza pitture e Pittori, come in moltlffimi luoghi delFOpera di-lui- fi riconofee : né la
CnftianaReJigionemaifu fenza l'immagini da venerarfi su gli Altari, e nelle Chiefe>
il culto delle quali ebbe il cominciamento fuo, fino da'tempi Apoftolici ; poiché fìd
da Niceforo Callido citato dai Baronio al primo Tomo degli Annali > che S. Luca^
■■■'■ .                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 h
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dire alPàltre immagini, va Saluadore, e-vna noftra Donna dipinfe, con cui eccitala
i popoli alla deuozione, e gli conuertiua a Dio miracolofamente. E non mi Ci fa cre-
dibile chequefFWò cotanto ni!e necetfario, fìamancato maidelhitc© per alcuna
tempoyxmdico benech'éi corte lamedefftna fortuna dell'altre liberali e belle Arti;
le quali/e benepatircvno a4cun naufragio, e furon^vkine al fommergerfi, non fi fpen>
fcroatfatto, e per bontà cti Dio anche nelle cieche età fi tronarono ingegni, chetetì*
aero vini per quanto fu in loro i mifèri acànzi delle poco meno che morte ptofeflioni
E cosìiianami che Cimabue e Giotto follerò al Mondo;fi cfipignsua nel Mondo : ma
(Simabue feoperfe, e Giotto finì di trouare vna così nuotiate bella* e Boa-più dagli"
vernini d'allora veduta maniera, che le pitture vfàte fino'a quel dì patuero eh* ogni
altra cofa follerò che pitture . Laonde non deue a chi che fia apportar tnarauiglia^»'
quando vdiffe oleggefied'arfiquella tiro lo a Giotto d* inventore della Pittura * per*
che la migliorò di'tanto,e-tanto vi aggiunte con la fua dotta ed agii mano , che fi può
dire che di queft'Arte perfezzionata da elio niirabilméte, non folo^glìfoflè Maeftro,
ma Padre j giacché tutta fu a fattura fi vede effer'elfé, : e quello anche dimoftra chiaro
l'eiTcre egli conie-a'è-dettaftato quali pertutta l'Europa chiamato, ed iniaubri sì no-
bili adoperato > la fua maniera conie nuoua e graziola , abbracciata ftudiofamente^
da tutti gli intendenti Artefici per lungo tempo; il pubblico grido eh'egli ebbe dal
Mondo tutto -, in vita edoppo, che potè tante che -feura ne diuenne la fama di Cima-
bue , e folo egli fu nominato e celebrato •; e finalmente il viuoteftimonio dell' opero
fue fra tutte l'altre di que'tempimarauigliofe , conferma tutto ciò , le quali infinito
etfendo-, e per tanti luoghi {parie non itutte potuto lacerare il tempo(talmente che-»
nonrefti luogo di vedere , elle il giudizio degli vernini di queir eti, e delie mflfe-
guenti ancora non fu vano > o come l'Autor vuole nato daa#ezzione, o da IPERBO-
LICO INGRANDIMENTO -
Plus Imit nulli fìngere x net nteliusy+
non potè dir meglio né pia veramented* vn gran Pittore qual fu Giotto, va grande
altresì e-giudiciofo Letterato come ognun sa efferè flato il Poliziano.
Trouimifi vn' altro che in quel tempo ? e per pia Secoli prima di lui, fia maggior-
mente lodato, e che dieiTofe ne dica così altamente;ed io allora cortfefseròqueSlo,e
non Giotto,cfsere fiato ne'fùoi tempi il primo e fouraniffimo; Maeftro della Pittura :
anzi non pur quefta lode, ma volentieri anche gli attribuirò quell'altra, che con tan-
ta verità e grazia att*ibuifcca Giotto il Poliziano , e-gli'altri tutti, che per lui laLt
fpenta buona maniera del Difegno, e della Pittura,cominciafse a riaiuere al Mondo.
E-perch'echi proprio de" grand* vernini l'efsere ancora difereti, Giotto medefimo
che à goduto fenza turbazione il pofsefso di quefta gloria per quattro Secoli, credo
che fi ftarà in pace, e fari contento di cedere illuogo, fegHfiaroefso innanzi da al-
cuno qualche altro Pittore i che intorno a'fùoitempi, o poco prima, o poco doppo,
non dico ftiperiore3ma gli fiaftatoeguare,ed abbia auuto pari nominanza e fama. E
frattanto io, al quale non è ancor venuto a notizia chea puro vomoe folo , fia flato
liberale il Cielo di tutto il conofeimento, di tutto il fapere,di tutte le notÌzie,ch'egIi i
compartito a tutti gli altri infieme, me ne ftarò nella mia buona fedd di credere che
quello che'I moderno Autore predetto in tal particolare s'è mefloa fcriuere, centro
l'vniforme fentenza disi grand'vomini,e córro tutto ciò che'I fatto medefimodimo-
ftra, non faccia maggior proua 7 di quel che fé fiato fcritto non fotte : e fé egli, do*
di ciò, di nuouo fcriuerà1 ; io mi protetto auanti a tutto il Mondo * che, per non..
cadere nel foleane errore, di tenermi da tanto, da poterlo folo pigliar -l'armi /non
dico in ofrefa,ma eziandio in difefa d'vn*Efereito poderofo di Letterati e Maeftri del-
l' Arte,fiato per quattro interi fecoli venerabile ad o^ni pennato mai più. non fcriuere
Dj                                   ANDREA
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3 o DECE9T. /. del SEC. /. dal 11 £o. <tf1 a 70.
ANDREA TAFI
r I T T O R FIORENTINO
Della Scuola di Cima b v e . ffato 1213, morto 1294,
N quella infelice età , nella quale la beli* Arte del Difegnopiù to-
lto condannata a morirli affatto fotto la tirannia ài alcuni gohìlfi-
mi ArteficiGreci, o d'altra nazione, che efpoita a fare alcuna,,
pompa ài fuabellezza alla villa degli vominirniferamente giaceua
giarda gran tempo,* dico circa gli annidi noftra Salute 121J.
nacque Andrea Tari Fiorentino 5 e concioffiacofachè non fufse_*
mar la Madre Natura (caria dal canto fuo, e reitia in fomrniniltrare
;ag!i vomini anche nell'età più grofse alcun talento, col quale, e coJPaiuto d'vna lo-
deuole induftria potefsero quelle co e apprendere, che fon più gioueuoli all' vroanij
co' uerfazione ; diede ella a coftui vn genio non ordinario agli efercizi di queita^
bell'Arte : ma contuttociò poco poteua egli profittare, mentre non pure i Popoli di
queitempi,?uuezzia non yeder'altro modo,che quel goffi Aimo che allora per ognuno
fi teneua ; ma eziandio gliCkffi Frofefsori,non pacando più là coIPingegnodi quello
a che arriuaua la rozza mano , s'eran formati yn gufto tanto infelice , quanto dimo-
strano oggi le poche lor pitture che fon rimafìe , credendoli che né più > né meglio fi
potefse far di quello che cfli faceuano. Che però il Tali conoicmto se Itefso e le gran
difficultà dell'Arte,desiderando pure di procacciarvi nome fra gli vomini, deliberò
d'attaccarti doue potè il meglio, dico allo ftudio del Mufaico, pittura che per ragion
della materia ài che è co.mpofta, e la più dureuole d'ogtValtra ; fpera ndo per cosi di-
re , fondar fua gloria, più nella dureuoì materia .> che peli' in^egnofo artifizio,. Per
taPeffetto,nonfo!ofi portò alla Città di Venezia, per veder l'opere de* Mae/ìri ,
cheoperauano di musaico, nella Chiefa di S. Marco; fra quali era Appollonio Greco
yomo afsai rinomato in quel modo di dipignere ,• ma cercando tutte le vie, ài pigliar
con loro, e con Appollonio in particolare , dimeftjchezza; feppe così bene»
diportarti, e condoni, e con promefse, che il cpndufsealia Cittì di Firenze fua._>
Patria j e ne cauò il fé greto di cuocerei vetri del mufaico, e far lo Chicco per com-
mettergli. Acquiflata ch'egli ebbe ragioneuol pratica in quella forte di Iaaoro, opc
rando fépre con Appollonio^è probabile che molte opere fufsero loro date a fare da'
poltri Cittadini; ma egregia veramente fu quella^che all' vno,e l'altro infieme fu alfe
gnata dell' antichiflimo, e mai a baftanza lodato Tempio di S. Gióuanni, flato edi-
ficato da' Fiorentini, fino nel tempo dell'Idolatria, con difegno d'alcuni eccellenti
Maeftri Rotnani,come fidicela onore d'I falfo Dio Marte, In quefto,cioè nella par
jtedi (òpra della Tribuna, fecero vno fpartimento > che ftrignendo da capo appretto
jalla lanterna, andauafi allargando fino in fu'! piano della cornice di fotto : e la parte
più alta diuifero in cerchi di varie Itone. Nel primo,come bene auuertì il Vasari, rap
prefentarono i Miniflried Efecutori della volontà dmina,cioè gli Angeli,gli Arcan-
geli^ Cherubini,i$erafinUePo^ rroni,ele Dominazioni. Nel fecondo grado
gfprefierp le più marauigliofe opere dì Dio fatte nel Mondo, da che creò la luce iino
ai
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NOTIZIE DEL TAF fi             $i
aldilituiò.- Ne! giro che è fottò a quefto grado > che allarga Pòtto facce dellaTribu-
na, figurarono hrti di rofetfo, e de'fuoi fratelli. Sottoqueftj, in alcretanri vani di
grandezza fimilé , fecero vedere itoriè della Vita di Gìesù Crifto, dalla fua incarna-
zione néU'vierodi Maria Tempre Vergine , fino alla Tua gloriola afcefa al Cielo. Se-
guono appreflo i-.fatti della Vita di S>do' Bàtiftà vdaIÌ*apparizionedell'Angelo ^
a Saccheria, fino ali a morte, e Sepoltura*• Opera, che perla fua gfanvàftità , e per Io
Buon mòdo di commettere il inufàico , merita molta lode ; benché per quello che al
difegno , al colorito, & ad ogri'altra buona qualità dell'arte appartiene , fi porla eoa
venta dire, ch'ella non abbia in sé parte alcuna che buona fia, né che punto fi difcofH
da quella goffa, e ai tutto fpiaceuole maniera -de* Greci. Fecefi egli aiutare in que-
ft'opera a GaddoGaddiaflai>migiiof maefiròdìlui} Onde none gran fatto che vi Ci
riconofeano, dà-cfi'i bene offerua,Pvldme co.fe di non tanta mala maniera, quanto le
prime. Cominciarono intanto intorno all'anno 1 tóo. a rifplendére in Firenze l'ope-
re di Cimabue , e fecondò quello che dà pili luoghi dello fteiìo Vafari ricaua ,e che
fi riconofeedà ciò'chVii Tali operòdi poi,è natacomune opinione, che egli, o s'ac-
coihlle a lui, o ne riceuetfe iprecetti migliori dell'arte, o fi vero fi metterle a (Indiare
di propofito le fue opere ; perch'égli è certo, che da li innanzi egli migliorò alquanto
l'antica maniera , tenendofi fémpre in su'l fare di Cimabue : e lafciato Appòllonio »-
o pur lafciato dàiùi,o permorte,o per fuo ritorno aVerieza'iCommciò a operar da sé, »
e condufle pure di mufaico" là'gfau figuf a del Cnfio alta (ette b; accia, cric fino a oggi
becifòmo conferuatàfi vede in etfa Tribuna di S.Gionn quella parte ch?è fopra l'Aitar
maggiore,ideila quali-Opera riceuette gran lode,eitima.- In qoefio.ludgo mi conuiene
correggere ifdetto d'vn moderno Scrittore > th parahào ài quefla figura dice così :•
Fece Poi egli foto il C*ifto d; altezza di [ette braccia, < de è fopra la Cappellai *
maggiore
, nella quii' opera-fece quel magnifico fpropojttoné ,d'effigiargli vncLs'
mano a'rouefcio r ma' fi'de ne; nondimeno compatire > perche il' difegno e rn^ '
di/or rozzo', c-rind/cente di frefeo
, e non atteua< ancora rìprefo il-vigore^'
do^i giorno .*,                                   Ocpt         ':'-' »^>**l,;f! *•-*<■ <■'■.■
Fin qui l'Autore, il quale nelf'a fermar tal co fa molto s'ingannò, perchè qualunque
Pròfèfloredique{Varti,che offcrue?à quella mano,chiaramente riconofeerà nonèfser*
ella altrimenti fiata fatta a rouefcio,ma a di' itf o;anzi con molto irigegnbfo auuedimé
to dell'Àrtefiee;iJ quale nel dipinger che fece con gran diligenza la mano delira del Si '
gnore ideate in trono,quafì in atto di giudicare il Mondo, fecevedere di efsa-mano
déftra làparte di dentro a^erf a, dimoftfante la piaga; quafi inuitandoa sé l'Anime
giufieje così efsendoefsa defira;mano veduta da/la parte interiore,vèdefi altresì il di-
to grò fso della medefinia nella parte di fopra. Volendo'poi il Pittore dm-o'flrarls fi-
nifira in politura discacciar da [la fua prefenzà i Reprobicene fi feorgoroda quella bà-
da nell'eterne penda fece vedere aperta sì; ma non dalla pai te di dentro, cOnVaueua
farro la mano delira ; ma dalla parte di fuori; quafi che cori efsa volefse quelli toglie-
re dalla propria faccia; nel qua! càfodoueua fare, Cicco me fece, il dito grò fso vedu-
to nella parte inferiore. Contale Ìnuenzionefece egli conofeere ciò che alla pittura
farebbe per altro fiato imponìbile amoftrare, cioè che le mani erano dalle ferite dal-**
l'vna all'altra parte trapalate, & in fìememente fpiegò il fuo bel concetto , di far
fareal'amano finiftra, vfido di difeacciare i Prefcici jed alla deftra, d'ihuicare i
Gioiti, a godere il Fratto di fua pafiione. Che poi la mano finiftra , che è quella^
ci e'dall'Auroie è fiara creduta a rouefcio*, fia fatta vedere dalla parte di fucrf,
la deftra da! la parte didentro.', il conofee il profes ore dell'arte ; perché , doue la de-
(Irà a il pollice dalla parte di fopra il uaufcolo o monte dei pollice eminente la™,
palma.
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S%         'DECBJf. I del SSC. Ì.Ad li60. M l % jo.
palma » la quale chiaramente fl vede ineauata , le piegature degli articoli inchieste
all'indentro ; la mano finiftra àil pollice dalla parte di fatto, che non à mufcolo o
monte, msfta appiccato al carpo della mano in veduta dalla parte di fuori; eque-
fta parte dì fuori non è incauàta ,ma gonfia ; né fi vedono le piegature delie dita» ma.
le nocca ;e*.l d'intorno efse dita volge per lo contrario di quello della delira ; potè-
uà ben dire quefto Serittore,*che vao sbattimento ofeuro, che à quefta fimitra mano
dalla parte di fopra, non fiaal luogo fao ; ma qualcofa conuien perdonare a quei Se-
colo infelice.
Io ò fin qui parlato delle pitture di quefto Tempio, al quale o io dato nome dell'aa
trehifiìmo Tempio di S» Gio; ma nonororrei per ciò che il mio Lettore credefse , eh' io
lenesfì per fermo, come fi troua da molti esfere ftato fcritto, anche ne'Secoli p&fsati *
che efso Tempio, mancatoche fu il culto degl'Idoli, e tòltane la stataa del falfo Dio *
che in forma d'vn Caualiere armato per ètro il medefimo,comed dicefivedeua (opra
d'vn'alta colonna efpofto, fufse fubito dedicato al Precurfore S. Gioaaoibadfra, co-
^.,
           me particolarmente ne ìafciò fcrittoGio: Villani nella fua Storia, eDante nella Com~
Iflt'clpj i media,-giacché io nonè per indubitata taleopinione;ma ciò disfi per non mi opporre
così di fubito alla autorità1 di tanti ; ftimando io per altro cola afsal probabile, che
queftoTempio, cioè la Chiefa, © vogliamo dire Oratorio di 5. Gio? di Firenze, fufse
guanti al feicento di noftra fatate intitolata in S* Saluadore, e non in S. Giouanibati-,
fìa .* e perchè non fo come feorrendo per l'antiche storie mi fon venute fatte fopra di
ciò alcune reffesfioni, mi conceda chi legge, ch'io con vna breue digressione le porti I
i» quello luogo ; non già per dar fentenza in tale particolare, ma per accennar qual-
cosa di ciò che fi potrebbe dire incontrario ; iafeiando però a* più eruditi d'antichi- :
ti il darne intero giudizio*
Primieramentexhc la .Chiefa, o Oratorio di'S. Giouanni, fiato per prima come fi
dice Tempio di Martè^fia ftato fempre il Domo, la Cattedrale, o la Chiefa Maggiore,
o Vefcomle di Firenze j auanti che fofse fabbricata S. Maria del Fiore , èeofa cerca»
enotisfima*
                                                                               *
Secondo che nella primitiua Chiefa, o CriftianitaVla Ch Jefa Cattedrale fi dedicai -
le al Saluatore,ad imitazione di quella di Laterano , fatta da"S. Silueitro, non a dub»
bìo : perchè tutte^le Chiefe fi dedicano a Dio in onorede4 Santi, la quale vfanza dide-
dicarle in onore de' Santi è pofteriorc alla prima detta* come è noto per le storie £c-
ckfiaftiche-.
Terzo, che il Corpo di S. Zanobi, dalla Bafilica Ambrofiana detta di S*Iorenzo,
fofse portato alla Cattedrale, lo dice il pitaffio della colonna cke.{è fu la piazza di
S^Giouanni.
DVM DE BASILICA S ANCT i L À VRB HT 11 AD> MAIQREBg
. ÉCCIESIAM FLORENTINAM CGRPVS SANCTI ZENOBII
BLORENTIKQRVM EPISCOPI FERETRO PORTARETVR &C,
Quarto che quefta Cattedrale fufse intitolata in $* Sai uadore, è chiaro per ci nque
«eftimoniaze, cauate dalla Vita diS, Zanobi, fcritta daS. Simpliciano Vefcouo»
fucccfsor di S. Ambrogio. Quefta è nella Librerìa diS. Lorenzo al Banco zj. in va
Libro in cartapecora, il cui titolo è :
Vtt& Sanclornm-j Patrwm^j lucerti ^Anthorìs :
alla pagina xtp doue fi parla delle Reliquie portate a Firenze da S. Zanobi :
Trigefimo mtem die Smfforum Cor por a , qtt£ fufr& dtximus , in Muori
Jicckfia S&mH Salmtoris follimi co%dt>dit.
fecondo
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IV a TIZIE AL TAF 1              3 ?
Secondo% nei miracolodegl'indemoniati dicefi, che S. Zanobj co/nrrtosTj a pis-
*i delle preghiere della Madre loro ,
Se cum lacrymis iti orai ione dedit,pno/?ratufquè,ante VexilitimSnnsldCrxds*
in
ea.de BafilicaSanBi Saluatoris, ab bora dici prima, vjhi f$ homm ter ria iacjiit m
Terzo3 edouefidice*]che SanZanobi jcon SarfrAmbrogio,diederofepojkura a
Sant'Eugenio defunto.:
Tunc Sancii Dei ^mbrofius & Zenobius* tulerunt Corpus eius,7 é* honr.'ifi-ch
fcpelierunt intra, Cinitatem
, in Maiori Ecclefia^qua dici tur Sa noti Saluatoris*
Quarto , e trattandoli della fepoltura data a San Crefcenzio >(ì dice :
Cuius Corpus Sanchis Zenobius, iuxta Eugenium, honerific} recondiì &l*
.eadem Bafilka Sancii Saluatoris
,♦
                                             : f
Quinto ì e dcllaTraflazionedi SanZanobi Ci dice?
t Cuius etiam Corpus,quinto anno dormitioniseius^transhtum ftiìtVII.Kal.
JEeb. de Baftlica i^fmbrofiana aàMéor.em Ecclefiam qu£ fuprà. dicitur Saluatoris
Per lo contrario fi potrebbe r'ifpondefe, che il Razzi, tip' Santi e Beati Tofcani al-
la Vita ài S. Zariobi^par che voglia che quella ptuefad5S. Saluadorefàa guella deU ,.r
rArciuefcouado, il chénon'puol'efsere, perchè efsaChieTa .allora non era 411 piedi; ^ ;l^tx,
anzi dou'è il Palazzo e la ftefla Chiefa, era Ja piazza deJDomo, o della Cattedrale ; a car|tt
perchè il Tempio da noi ora detto di S.Giouanni, in antico aueùala fua porta pria-
cipale^done è ora il Coro . Da Ha furia del popolo fu portata la cafsa del Satto a toc-
car l'olmo, che era doue ora è la colonna. Potrebbe anche cfser detto, che dal Bor- Bor<?h. par.
ghino fi ricaua, che i Canonici del noGtro Domo ,• ficcome fi fonderti di S. Giouanni, z. {\/.
e di S. Reparata,non mai fi fon detti di S. Saluadore; ma fi rifponde collo ftefso Bor- p ,
ghin o, ch'egli intende di parlare dal mille in qua" ; ceco le fue parole 1
                     Borg».f*r«
MaiCanonici, i qualianno per proprio lor titolovdi S.Giouanni ,t pigli/itutto
quefio difeorfo da quattrocento anni indietro; così fi può dire de' Vefcoui
; per chi no*
tizie particulariy di come sintitolajfero i detti Vefcoui y e Canonici f non fi anno
dal ó'0 0. in là,
E lo ftefso Borghino non nega affatto che la Cattedrale fi chiamafse S. Saluadore,
A tutto ciò ii aggiunga, chela deuoziotie di S. Giouambatifta commeiò ne*
Longobardi ad efsergratidinlma intorno all'anno (Joo. Veggafi il Barotiio all'an-
no 616. che dal Rinaldi compendiato, dice così.
^.Agilulfo Re de*Longobardi fi muorey auendo regnato 2 &. anni ; e fuccedegli
*^Ìdaualdo Figliuolo fuo maggiore, che rimafe in guardia e tutela di Teodolinda
Me ina Madre
; a tempo de'quali Principi (dice Paolo Diacono Scrittore dellccofc^t
Longobarde/che) fi rifiaurarono Chiefe
, e f ecefi donazioni a luoghi pij+ fi Affli
famofa la loro liberalità verfo la Bafilica di S.Giouambatifta fabbricata in Monza
dalla medefima Reina
, mentre che •Agilulfo ancor viuea. E dal punto che Teo-
dolinda gli fece ricchiffimi doni
, cominciarono i Longobardi a inuocare in tutte h.j
loro azuoniS, Giouanni
, pregandolo, cheporgejje loro aiuto in virtù di Cri/lo Re-
dentore, ed erano Vincitori delti Auuerfari loro * Tutto quefio Paolo Diacono Lilf.
4. Cap, 2 2. in v et eri e di t io ne
,
Lo itetfo Baronio all'anno 6^9. num. 4.
Nel qual tempo Rodoaldo Re de Longobardi e tratto a /ine cjrc. e regnò (cornea
£                                   dice
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jf DEC EVI'. L del SEC. /. dal I ±70. ufi 2 So.
dice Paolo Diàconolib. 4.Cap.^p.c f <?. no tu editioms) cinque anni , t fitte di.
4I tempo ddquale non fi trotta e£erfuccednta altracofa degna di nota ■> fi non che
la Reina-fuà Moglie fabbrico in Pania a ftmiglianz>a di Teodolinda- vna Bafilk-a in-
ox or e di S. Giouambatifia
, adornandola a marAuiglm doro e dyargento % e dotando-
la di ricche rendite
,
Finalmente Firenze non era allora disfatta adifabitata » com* è ftata opinione
alcuno ; ma era in elfere, e fottopofta ai dominiode'Longpbardi, e facilmente prefe-
per Ftotettore S. Giouambatifta , che era ^Protettore diuenuta dèlia nazione domi»
«ante ; e dedieogli là Chiefa Cattedrale, prefà forfè I'òccafionequalche reftaura-
zione ^ch'ella abbia auato di bifogno? e che e'fià vero che i Fiorentini fàceuano tut-
to quello vedeuano etìer di genio dc'Rè Longobardi loro Signori, (r vede chiaro, feì
con do il Borghiuo ; poiché edifìcaron la Ghiefa S. Piero in Ciel d'oro, ad imitazio-
ne dcvna edificata, con real magnificenza > dal Rè Liomprando, fotco queito nomo
in Pania,
Tornando ora alte notiziedel Tàfi »-dàlIe quali purtroppo mifcmotiilungata;egU
adendosi grand* òpere condotto ,.non folamente fi acquiltò gran fama nella fna-Pa-
tria j ma fu con grande onoreuolezza riftorato e premiato. Fu poi chiamato a Pifa*-.»
snella Tribuna,principale del Domo aiutò, a Fra. Iacopo da Turrita «lelUQrdine di
& Francefeo, infiemecon Gadcto Caddi, a fare gU EuangelilH ,,edaltre cofe , puro
di Mufaico; perchè lo ftefib Fra Iacopo che,di compagno gli diuenne difcepolo, ri-
portò miglioramcnt0'nell*Arce foa . Fucili applicare ali* opere e fama di quefto Ar>*»
tefice quello del noftro* Poeta allòr chedifle parlando di Gimabue fuo Maeftro*
Q atanài gloria dell' ornane pojji
£on poco merde in su là cima dttrar
Si non e giunta dall'etadi groffel'
perchè al comparir che fecero poi le pitture del fàmofiflimo Giotto-,reftàrono le fue*
dico in quanto a queHo che al dHègno-appartiene, di niun pregio e ?alòre ; ma ciò
non oftante farà Tempre memorabile coftui, per eflere (lato il primo che introducelle
nelIa.noftra Patria il Mufaico > eche anche affai lo meglioraffe, con mettere i pezzi
in piano ; cofatanto neceflfariaa quell'Arte : onde fi puole affermare, eh* egli in tal
magiftero aprifle la ftrada di far bene allo fteffo Giotto , e a tutti gli altri che anno
operato dipoi, fino a'noftri tempi, ne' quali eli' è ridotta al fommo di fua perfezj
bj.
p3P. l.t
flferfirtt.ii
ARNOL-
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VENDO io fra le notizie dì Cimabue, il primo che megliorafiTejr
l'Arte del Dìfegao9 in parte fatto vedere Io fiato infelice, in cho
ella fi trouaua V tempi fuoi, e fino da più Secoli auanti ; ed emen-
do Arnolfo di cui ora intendo di ragionare, ftato fimilmenteil
primo, che con Ja fccrtadel miglior difegno ài Cimabue fu© Mae-
ftro, in cominciale a dar qualche migiioramento ali* Arohiteteu-
ra ; farà" bene, che prima d'inoltrarmia parlar dì Uh , io dica al-
cuna cofa della medefirna Arte, e degli Artefici, che auanti ad elfo
©perauano ; acciò lì veda, con quanta-eguaìicà ài cammino fi fieno fempre auanza-
te quefte beMe profeflìoni». a proporzione del miglioramento » che di tempo in tem-
po à fatto il Difegno- Era PArchicettura fin dagliantichiffimi tempi (tata in Tofca- vitrau/Kk
na trafpoTtata, ed v'fata per qualche tempo da quei Rè nelle loro funtuofe Fabbriche 4. cap. 7»
e Sepolcri, febbene non co «tanta leggiadrìa, quanta in Grecia ; ma in quel modo, •/*»"• 1 «*jr
e con quelP Ordine , che Tofcano fi appella • Fece ancor' effi poi coli* altre Arti M>«4*fp|.
naufragioj onde i Maefiri, che doppo T vfaronoper più Secoli fino ad Arnolfo, con-
duflero l'opere loro, tutto che grandi e difpeudiofiilìme* con Ordine barbaro 5 fenza
modo regola e ornarnenro „ Batteri folarnente per ora al mio intento il far menzio-
ne dell'opere d'alcuni pochi, di quei che operarono in quegli virimi Secoli iafelici,e_>
più vicini a'tempi di efso ArnoJfo , affine che più rileuante fi riconofea ia differenza
ed il miglioramento neiP opere di lui. Furono dunque auanti ad Arnolfo molti Ar-
chitetti in Italia, e fra i piùrinomati ebbe ìctogo vn certo Buono, che in Rattenniu,
edificò molte Chiefe; fondò in Napoli Cartel Capuano* Caftel deJPVouo $ ed in Ve-
nezia a tempo del Doge Motorini circa al rt55.il Campanile di S. Marco. Ordinò
con fuo modello dell' anno 1166. la Chiefa di S. Andrea di Piftoia, lavorando di Tua
mano fopra la porta di efsa vn* Architraue pienqdi figure di quella Gottica maniera*
Accrebbe in Firenze la Chiefa di S. Maria Maggiore allor fuor delle Mura. Fabbri-
in Arezzo il Palazzo de' Signori, la Torre per la campana, ed altri edificj per l'I-
talia . Vi fu ancora vn Guglielmo che fi dice Tedefco, il quale, con rn certo Buo-
nanno Scultore, fi difse auer fondato P anno 1174. il Campanile del Domo di Pif 1,
Vn Marchionne Aretino, che nel 1316. finì la Pieue, e Campanile d'Arezzo, Vn u l
Puccio Fiorentino, che in Firenze fabbricò con Tuo difegno la Chiefa di S. Maria f>
pr'Arno del 1229. e in Napoli finì il Gattello di Capoana, poidella Vicherìa,eCa» Vafertp.^
ilei dell» Vouo. Finalmente vn certo Maeftro Iacopo, dal Vafari fuppofto di nazi->- in Arnolfo
ne Tedefco, che per abbreuiatura, o corrottela del nome, Maeftro Lapo fa chiamato:
cjuefti diffe ilVafari che fufle il Padre di Arnolfo» mi forse con errore;poichè io trour»
in vnofpoglio delPeruditifiìmo Borghino di più memorie tratte dalie Riforma;',io-in
H 2                                    di
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r 3 6 DECEDI. nMSEC. h dai ratto, 4/ 1270.
di Firenze j che'l noftro Arnolfo fa figliuolo d'vn certo Cambio >c non di Lapo. Ma-
volendo camminare col fuppoito del Vafari, è da auuertire che forfè non-fu vero,,
che Iacopo fo{se Tedefco come elfo Vafariarfermò j perchè Arnolfo pretefo- fuo Pi-
gliì'u©}© fu: da Colle dh Tofcana,. trouandò/I nell* Archiukv delle Riformagioni
afe Libro db Prouuifioni della- Città segnato- R dell'anno-; 129?.- e■ r£oo.- che i
S'siori, e Gonfaloniere,.riconofciuto Arnolfo da Colle Capomaeftro- dei lauoro, o
©pera di S. Reparata , Chicfa Maggiore della Città di Firenze, per il più celebre e_>
valòrofo verno, che fcfse in edificazionidi Chiefe, che tali- appunto fon le parolo>
kiinotate,perciò fotro dì primo d'Aprile ijoo.TafsoIuerono da,tutti*Ì carichi e gra«
uezze dilla CittaVPotrebbeiì però dire per lo contrario^cnè il'prete-fóPadre fuo Lapo,,
ger altro dinazion Tedefcojfì fofse in Colle ftanziafo,} e quiui auefse auuto Arnolfo ,
Comunque fi a la cofa, quefto Lapo,doppo la morte del Patriarca S. Francefco,iece il
modello della, gran Ghie fa d'Afcefi, e deLPalazzo diPòppiin Cafentino ,- Fondò in
Firenze Panno i zi &le pile del Ponte alla Carraia?, cHé allora fi difse il P onte-nuouo.
Confuo modello féeefì la Chiefa diS; Saluatoredel Vefcouado,,e quella di ^Miche-
lea Piazza Padella, poi detto* Bertelli, che oggi fi dice dagli? Antinori. Diede il
«-VìIUìlv modo di fcolàr l'acque della Citta*, e fiulprimo che vi facefse laftricar le ftrade, che
55 cag, 4,0* pecauanti s*amattonauano* Fu anche fatto con fuo difègno il Palazzo degli Anziani,
sfizio cominciato in Firenze l'anno 125 o.che ferut poi pel Poceftà, oggi pelBargeìlo.
Ala. venendo ad* Arnolfo >. doppo auere- egli bene apprefa da Lapo* lùo PaV
dtel-Arte dell'Architettura, edefserfi molto^approrittato nel Difegno apprefso Ci-
irmra;rl - siaDue* diuenneifmigliòre di'quantialtriMàeftrifodero ftattauanti a luiper piti
""""' " '3°* Secoli... Diedeeglial diléguo per il terzo e vlrimo cerchio delleMura di Firenze Pan*-
--«•»f- no *2%.? Per la Loggia e piazza de'Priòri l'anno 1285,. e per vnaparte della Chiefa_,
mvli 7 r ° ^ Badia ;ì e fu anche fabbricata con fuo modello ìV Campanile della medefi'ma, fiT
nito poi del 1330^ Fondò Panno 1294. la. Chicfa di S. Croce, i primiGKioftri, ed il
Mutati Va ^onuento °' Per-1 •Arte ^ Callimala P anno 1293. incroftò: di marmi il' Tempio di
' $* Giouannijleuatone prima Pomato di Macigni, edalcuni Sepoichri, che gli erano
attorno, parte de'quali fec&porredalla Compagnìa:di S. Zanobi verfo la Canonica:
Biede il. difegno per-iCaftelIidiScarperia in.Mugello, e di Caftélfranco in Valdar^
so >. fatto edificare da' Fiorentini infieme con altro fai quale fu dato nome- di Caftel
*3. Giovanni ) P anno 1295. contro la potenza diàae Famiglie che fi trouauano allo-
. ra inqtiella.partedel.Valdarnodifopra,xioèPazzic Vberdnf, per timore che qudr
àtMximl.w. j£ ^ proce^G di,ten?po alcurrfauore noirpreitafsero a i Grandi di dentro;- E giacché
io fon venuto a-parlare di quefte dueCaftella fabbricate con difegnovd'Aìmolfo, non
deno io làfèiai-di porre in quefto lùogovna'meiDoria appartenente- non" mena alja_#
Hìateria diche fi tratta 3 che ad alcune nobilifamiglie Fiorentine , gli antenati delle
©ualitrouo che furono elettiallafoprintendenza di sì grad'^Opera. 11 primo fu Cione
dèliuggierinoMinerbetti, PàltroSegnadiBuono, daL'qualè la Famiglia de' Segni,*
ma perchè deli 300; Cione grauemente infermò; acciocché quel lauoro.non fi arreiiaf
sSjxO con aililìenza-d1'vn (olo non andàise itxJung.o;lò ftefsoCione per iflr^unventoroga-
K3»Sep Buonaccorfo FaeciacH da Fifenze.jailì 21. d^A'prile di quelPànno,foftitui in Tuo
JI«>^oSer Petraccolo dall'Ancia,Notaio e Cancelli'er de' Priori e delGonfaloniere di
^ i u tt i zis ; & fit'qvac f t i quel Scr Perr.accolò di Ser Parenzo dM'er Garzo dall'AuciJa-che fu
feadre del celebraciliimo poeta Frant'cfcaBetrarca jed^'ecco le parole dello frumento.
Cìbite.olim TX?;nniRii'Zgìùrlm Hìncrb-stti-OjjifLiiis.ekchis,runaeum$eg??aBeni
i$r rrÌGrcsArt;:t;-jì& VextH'ferum -ìùftivid
, acipromoucmlum, $* folliclidftdum,
^j'hrj^K^eM^C.yfr.i,-::^ dì ucw xdìfic^niiir^jìuntili^/irtibus-YdlisAyiù^ro
Comuni
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ff GT121E D r JR RlOLFG         37
* ■
Comuni Vlorentt&\ cttm ipfe offici óprxejfe nonipojfit7at~prdfefts,proptcrimm'mentem
tnfirmuatem->qu4granaiur : ideo Ser Petraccolnm deAncìfaNotariumScribam ài-
ciàrum Officialiti?n ìbidem preferii e my loco fui pofuit, &crdii2auìt ycommìtfevsfibì
omncm fuam aufiorìtatem
r, ejr talem mmxf habet ex vigore- eie il km s fati $ do co 5
quoufquè eum renocauerip,*
Che if Padre del Petrarca- fofse Scriba , ò Cancelliere delle Riformagioni, 1' Abate
Gammurrini,nella Tua Storia Genealogica delle Famiglie Tofcane&Vmbre,!o proua
con1 vari benefìci da efso1 fatti a Mefsèr Simone da Perugia ftatò Pòreftà a Firenze del
1297. e che lo ftefso fofse' Figliuolo di Ser Parenzo di Ser Garzodall'Ancifa, fi a da
vna Lettera dei mede fimo Petrarca j ferittaa Giouan Boccaccio, citata dal medefi»
mo Garrirrìurrini',doue foggiugne d* efser nato in Arezzo nell'ciliio del Padre in Ka-
lended'Agofto all'Aurora l'anno del Signore 1304.0- io auuto* notizia di quello con-
tratto dal»Dottor GiouarinrRenzi foggetto che per le fue ottime qualità', particolar-
mente perT'affetto alle buòne Arti, a tutti è caro » e merita ogni lode,
Tornando'ora alPopered'Arnolfoìfu-partodel fuo ingegno il Modello ed Architec
tura della gran- Chiefa'di S.Maria dei Fiore,incominciatafi a edificarein luògo, doue
per auanti-era vna Cfiiefa dedicata a*S. Reparata;,e fu pofta la-prima pietra di quello
Edifiziòvnel'gibrno della Natiuita dì MariaVer'g.* l'anno:,i 395.0 come altri voglioao a
12p4,benchè il Vafari e'I Boc<hidichino de!i2"p8lnerqual%io^i2"pB;iaiiusìihèVche tro
uandofii Fiorentini in flato d'alcuna* quiete dei paffati dilturbi ,• determinarono di
fabbricare, col modello-dìTui, proprio Palazzoni fuprenioMagiftraftò del Popo-
lo, il quale perauantì era lolita ragunarfi in priuate caie della?Fami-glia de'Cercni ,
che fi dice eranodietxo a S. Brocolo, ma di verodietro a S;* Romolo , errore prefo
tìelleprime Stampe di Giouan ViHani per là vicinità delle lettere, e per l'a tu ito-mo-
do di icriuere, che Ci vede ne' MSS; di^ju:■■■' tempiie ciò fecero non tanto per maggior
decoro dèi medefimo qu&nto'per affimrarlo maggiormente^per l'auuenire da'tu-
multi de* Nobili e Pote-nti ; ed è quel che fino a?"nostri •ttempi (i "vede nella piazza del
Granduca. Erano-'preflo a! fito doue if Pa^azto edificar fi douea , ftate: Ie'cafe de-
gli^ Vberti ed altri- Ribelli:déltav Ghibellina" fazione*, le quali i Fiorentini aueuaii^
disfatte, e fattane piazza : e perchè vmiffimo; era' tuttauia lo sdegno che conferuauà
il Popolo contro quella famiglia", vollero per* ogni modoclic- nell'edificazione del
Palazzo, non punto fi toccale il <bol;vdoue'già> furonò'eflè' cafe • onde fu nécefiario
il farlo molto vicino a Ila Chiefa-diS. Pietro Scheràggio ; anzi niente curando/Il' in~
ceiianti opposizioni dsArnolfoc, fu a tal cagióne determinato chVfi doueffe fondare
e murare fuor di fq&adra, come feguì/,mò<ì:ràndd, ciò non oftante, quello'Architetto
quantaevvalefTe nefdifpor bene vna Fabbrica'anche m così ftrana- cohgiuncùrav- la*
oltre operò egli per modo, che nel bel mezzo di quello aueile luogo l'antica Torro
de'Forabofchi, detta allóra della Vacca ', quale rkmpìcoivtal materia) C còsi Torte",
ehVfu poi facile il murami fopra s il marauigliòfo Campanile che vi fi-'vede. Operò
anche di-Scultura ; e in Roma adiftanzadi Pandolfo IpoteeoriTo feccia- :Cappdì:ur-
di marmo,dou'éra*ì Prefepio di noflro Sonore Giesù Griffo, eia Cappella con il Se-
polcro di BonifazioVIlI. in S. Pietrose vi làfciò fcritto ii7prop?iofnome. X>red^i-
principio nella Chieia di S.Marìa^ Maggiore alla Sepoltura di Onorio llli-df Cafi^
Sa&eHa col'ritratto dèlio (leflo Pontefice ,-quali non finì, e fu poi ripollo nella Gap.
pelia dr- Mufaico in S. Paoloco.) il ritratto drGiouan1 Gaetano-Abate di enei" Mo-
nafìerio': Altre molte Sculture ,Difegni,e ModélJi/ece Arno! fa per molte altre Fab-
briche per ìi Toicana, che per breuitàfì'lafeiano', badandoci le dettefìn qui, r^-r
darevua tale quale co^ni^ione di qyeito Artefice. • Vltkiia opera di qpsiio-M'atìca
tu
-ocr page 55-
S$ DECEff. UM SEC, L dal i%6e] al 1270.
fu modellodi vn bel Ponte d'vn arco folo, che poi dkefidopo fua morte, cioè dopo
il 1300 fu edificato fopra'l Fiume deIi*£Ifa,doue è fa Porta del Borgo diSpugna, alia
quale metton le ftrade di Firenze e Siena,che vanno a Colle e a Volterra» che fi chia-
ma il Ponte a Spugna. E finalmente pcmcnuto alt*età di circa 68. anni, pafsò da.»
quellaall'altra vita nell'anno di noftrafalute 1300. Invn Libro deHc Riforma»
gioni fegnato N. i$57.trouafieflereftatadatala Cittadinanza ad Alberto Scia-
tore di-figure di marmi & a Guiduccio,l'-vno e ì' altro figliuoli d'Arnolfo.
Ne' tépi di qucilo Artefice erano in Firenzei Frati Predicatori,che nel Cóuento di
S. Maria Monella, colJ'efempio e colla predicazione faceuano ftraordinario frutto,
e gran conuerfioni digente al diuin feruizio fonde non folo mo Iridimi giouani chia-
ri per nobiltà*, ma Altri in gran numero fifercitati in ogni forte di Scienza, -e nelle**
bnone ArtijIafcudoH MódOjabbracciauano quello iftituto* Fra quefti ve n'ebbe moU
ti,i quali ficcomeio.trouo nella Cronaca roanoferitta di quel Còuéto, furon cccelléti
in Architettura, forfè anche Difcepoli di Arnolfo, o fuoi imitatori, fecondo quello
che moftrano l'opere loro i tali furono vn certo Fra Riftoro, e vn Fra Siilo Fiorenti-
ni Coglierti* di quell'Ordine, i quali contar difeguo, doppoil diluuio del 126^. ri
fabbricarono gli due antichi Ponti della Carraia e dì S. Trinità,- e l'anno 1 i7p.diede-
ro principio alla gran fabbrica della Chiefaai Santa Maria "Noueila, come altrouc
s'è accennato ; laqualefattoil gouernodi diuerfi grauifiìmi Padri di quel
Conuento, per lo fpazio di circa fettant*anni tuttauia accrefeendofi j
iuiaJmentCjaljtempo che ne aneua la cura Fra Iacopo Pasfauanti
jcelebre Scrittore > reftò finita poco doppo il i| 5 o. Secondo
ciò che fcriuc l'Autore della nominata CronacaaqueiU
medefimi Fra Riftoro e Fra Sifto edificarono Je
volte inferiori del Palazzo Vaticano;poi
nella medefima Città* di Roma finirò*
no la vita ; il primo dell' anno
i.x-8 j. ed il fecondo fei anni
di poi.
Vi fa àncora vn Fra Giona n ni da Campi, che
molte e molte fabbriche fece in Firenze
per diuerfi Cittadini, ed ebbe an
cor'^fao parte nell' edifica-
zione della nuoua Chic
                      . .
fa di Ss Mara No*
, uel la» Quefti
nello
ftcfso Conuento diede fine
al corfo delli anni
fuoi l'Anno
9
"1
DECEN,
-ocr page 56-
V queftb Artefice vtio di colorò V che fin dà*"tempi di
Cima bue} fi diedero all'Arte della Pittura, féguen-
do per vn pezzo intéramente fi. maniera de'Gree i r
Coftui però, qùàntanqucne^fùoi principi non panto
megli ©rafie quel 'modo di fare, contutrodò operaiia-
con vn pò pisjvdi diligenza e d'amore-, di quello, dio
efiìfaceuan vedere nell'opere loro;ma come quegii
che s?era grandemente inuaghito del Tuo mctfiero ,
fi dkàc a praticare asfai domefticamente collo ftefso
Cimabue, dal quale andò di giórno in giorno ricaiia-
do tali precetti, chemegiiorò molto l'antico fuo mo-
do ài fare; ciò «hepure, coma s* è moftraro 3 aue-
uan facto* altri Maeftri, che anche prima che Gimabue fifacesfe conofeere per quel
ch'egli era col fuo Haouo^ftile >aueuano in quella grofsa^ecà tenuto grado d?eccellcn-
za. Giunto dunque che fu Gaddo a tal fegno di miglioramento, fu dà Andrea Tàd
meno efperto di lui, adoperato in aiutó,a finir la grand'òpera di Mufaico della Tri-
buna di S. Giouannf; con l'òccafione del qual lauoro, auendo egli prefa maggio»r
pratica, e acquiftàta miglior manier a, gli furon poi dati a fare pur di • Mu/aisoi ■■
Profetf chefi veggono intorno a quel Tempio ne'quadri fotto le fineftre ; e poi gii fu
ordinata l'opera di Mufaico nella Chiefa di S. Maria" del Fiore nef mezzo tondo fo-
pra la porta maggiore , oue figurala coronazione di Maria Vergine, che pur' oggi
vi fi vede ; opera che non pure fu d'onere a lui, ma ailàCitti ftefli, perchè ebbe lode
del più bel Mufaico che fi foffe veduto fino a quel tempo in ftalia. Dice il Vafari che
Panno doppo l'incendio della Chiefa e Palazzi di Laterano, cioè del 1308. egli fu
chiamato a Roma da Clemente V. doue nella nominata Chiefa gli furon date a fini-
re alcune opere cominciateda Fra Iacopo da Turrita, coli* altre cofe che fi diranno
appretto. Esperò dà auuertire cne in ciò etra il Vafari^ (imponendo il detto incen-
dio feguito l'anno 1307. mentre la veritiè ,ch'eTeguì ne'tempidi Niccola IV. e pa-
re anche chVdoueffe dire ch'e 'non fufie chiamato a Roma, ma che per ordine di
quel Papa c'fofle fatto andare a Roma, a finir quelP òpere ; perch'e' non Ci sa che pa*
pa
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40 DECEtt.ìI.àlSEC.Ldd iijo.ali%tol
«2 CIv mente V. che fu creato in Perugia V anno 13 op eOendoegH in Franciavftefc
mai a Roma, auendo trafportata la Sede, & in Au.ignone, La yerjti però fi crede
«{fere, che non Clemente V. ma Niccola IV. lo chiamale .a Roma > douegJi fece fi-
nire la Tribuna cominciata .da.4etto fra Iacopo da Turrita inS. Giouanni iaterano »
(che ebbe fuo fine Fanno £ 2pa.\doppo appunto ieguita la morte ài Niccola IV. mari-
nato nei 12?i. e Papa Clemente V. fu poi creato nel 1305. Comunque fofle la cofaj»
oltre auere egli dato fine in Roma ai rnentouati.iauori, operò nella Cappella Mag-
giore di S. Pietro, e per Ja Chiefa ancora ; e aiutò a finire alcune Storie della faccia-
ta di S. Maria xMaggiore. Portatori in Arezzo, lauorò per i Signori di Pietra Mala ;
dipoi chiamato a Pifa fece nel Duomo/opra la Cappella dell'Incoronata, vn' A film-
zione di Ma ria Vergine, con la figura ài Qfcsù Gritto. £ra coftui in ogni fua opé»
1 a dili^enriffimo, e tornato a Firenze fua Patria, £ meffe, come per ripofo, a tauò-
rare d iTyiufs ì co fal cu ne piccole cauolette colle guferà deil'youa. Fece anco molto iti
Pittura , e fi veddero di fua mano affai tauole per le Chiefe di Firenze e dello Stato,,
peruenuto finalmente eh'egli fu all' ed di 73. anni fece da,quefta alFaltra vita pai-
h <*qio Panno 1312. eneila Chiefa di $, Croce.» fu onoreuolmentefepolto. Di queftò
Gaddo fu figliuolo Taddeo Caddi,pure anch'elfo Pittore, e degnifiìmo Difcepolo di
Giotto. E ài Taddeo nacque Agnolo altro rinomato pittore de'fuoì tempi. Quali
poi doppo.coftorofianoftate le glorie di quella Famiglia , fentiamolo dalla celebre
Storia delle Farnigjie Nobili F;oren.tine,\e della Nobiltà deJ Fiorentini di Piero di
biouaniiiMonaidiManofcritto originale nella Libreria dei Sereniifìmo Gr£nduca
C'ofimo IÌÌ. Nofìro Signore, ed eccone le parole,
               ,
La Fami* li* de'Caddi, così detta da Gaddo famofo Pittore , fù'ien gradita con^
due del numero de* Signori, cioè il primo nel 14s 7> fi chiamo ^gàolo di Z anobi* e
ultimo nel i$oS'f»> Taddeo a 'Agnolo
. Fu quefia Famiglia iihftrata da Nicco-
lo, e Taddeo^ambidue degniffimi Cardinali della Romana chiefa
, Girolamo Vefco*
nodi Cortona, Giouanni Cherko Apofiolìco Ambafciatorè del Concilio di Trento
;
Francefco Dottor di legge Oratore al Duca d'Frbiuo, Luigi fatto Cavaliere da fa-
pa Leon Decimo ; Agwlo Cavaliere Sprondoro e Senator Fiorentino, Sin/baldo
\ttcor Ini dellofteffo Senatori cui nacque Niccolo Caualiere e Senator Fiorentino di
marauigliofe ricchezze
; il quale fabbrico quelU ricchiflìma Cappella di prexziofi
marmi Orientali nella yaghijfimaChiefa di S* Marta Nouella. Vanne loro fi tr qua
vnagrande durata Croce, la quale riempie tutto H campo nel cilefire luogo ; anno
fiuto notte Signori, il primo nel *j 7. Senatori quattro ifieftirtfe in^ Luigi d'Agno-
lo, efiwogaginoperfosìdirein Cammillo Pitti, che ebbe l'eredità
, eprefeilCo*
gnomldoppo la morte di Luigi, per il teftamento de le autiere N'ccolofuo Zio.
\
... ,.:
FRA
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NOTIZIE DI F. IACOPO DA TURRITA. 41
FRA IACOPO DA TVRRITA
PITTORE A MVSAICO^
Difcepolo d* ANDREA TAFI fioriva àrcs'l
1280.
Via Patria di quefto Artefice Turrita terra molto riguardeuolc dì
Valdi Chiana in quella parte che appartiene allo Stato di Siena fra/
confini del Perugino , e del Sanefè. Veftì l'abitodelPatriarcaS.
Francefco, attefe a dipignere a Mufaico, e pare che '1 Vafari, che al-
cune poche cofe fcriffe di lui così alla sfuggita, fufle di parere ch'egli
mmmm T -r-,r imparafle l'arte da Andrea Tafi,al che non contraddice in tutto la_»
fua maniera, benché quefta poco fi diftingua da quella che teneuano
i Greci prima che Cimabue di tanto la megliorafle, auendo in fé più durezza, e peg-
gior difegno; ne fi rende anche ciò inuerifimile per faperfi che io ftefiòTaii andane a
dargli aiuto nell'opere ch'e' fece in Fifa, come appreflo fi dirà. ;Fra gii altri mot lauori
veggonfi fino a' noftri tempi aliai ben conferuati i Mufaicinella Scarfella dopo l'Altac
Maggiore nel Tempio di S. Giouanni di Firenze. Eflendo fiate chiamato a Roma-,
lauorò alcune cofe nella Maggior Cappella di S.Gio:Laterano, ein quella diS. Ma-
ria Maggiore , quali per la (uà foprauuegnente morte rimafero imperfette, e furono
finitepoida GaddoGaddi. Nella Tribuna Principale del Domo dt Pila, fece alca
ne opere di Mufaico coll'aiutod*Andrea Tafi,e dello fteffoGaddo, con la quale oc*
cafione migliorò alquanto la fua maniera ; ma perchè o fufse perqualche tempo di-
fmeffo quel lauoro, o per qual fi futfe altra cagione, non eflendo quelle alla morte di
fra Iacopo rimafte finite fu dato loro compimento da vn Discepolo del Gaddi chia-
mato Vicino l'anno ijn.In vn Manofcricto d'vnAutore di quefto secolo trouoefler-
ficoll'occafionedi demolirfi la Chiefa di S. Pietro in Roma ritrouato che per mano
dello ftefso fra Iacopo fuise fatco il Mufaico per la Sepoltura di Papa Bonifazio VILI»
viuente ancora efso Pontefice che regnò fino al * 303. e fi crede fufse queita l'viti mu
opera fua, perchè o poco prima di detto Anno 1303. conforme è parere d'Autori di«
uerfi, egli finì di viuere.
DECENNALE IH
DEL SECOLO I. DALL'ANNO MCCLXXX. AL MCCXC.
GIO.- PISANO Scultore, e Architetto difeep. di GIO ITO» nato del 1 ja*;
NElle note fatte a Cimabue,e ad Arnolfo fi è già modi ato in qual pollo fi trouafJ
fé ne' tempi loro la Pittura,ed Architettura, e quanto poi quefle riceuefse-
ro di perfezione da* nominati Maeftri per cagione del miglior difegno ; quello
ftefso, e forfè più può dir fi della Scultura, la quale in que' tempi era ridotta a tale fia-
to,che le statue come difseilVafari, e tuctauia fi conofee oggi dalle goffe, e fpropor-
zionate figure, che faceuano quelli antichi Maeftri, riteneuano più della Caua, che-»
del Naturale. Vnodiqueftifu l'altre volte nominato Puccio Fiorentino, il quale
«ella Ckiefa d'Aicefi fcolpì il Sepolcro della Regina di Cipri, ed efsa feden te fopra viu,
F                     Leone,
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4* DECER.IllJelSEC. I.dal 1280.4/1190.
Leone, altri molti in Romagna,Lombardìa,ed altroue, tutti collo fteflb gufto,e*debc£
lift ma maniera d'operare . Fu poi Niccola Pifano Padre di Gio: del quale ora faccia-
rriomenzione che alquanto migliorò la maniera , e finoall'anno nj i fece Parca di
S. Domenico in Bologna, col modello di quella Chiefa, e gran parte del Conuento ,
del Palazzo degli Anziani in Pifa, oggi contenuto nel beliiflirno Conuento; dell'Hill-
ftriflìma< e Sacra Religione di S Stefano Papa, e Martire, e del Campanile di S. Nic-
cola di bella inuenzione ; fu fatta con fuo difegno la Chiefa di S. Iacopo in Pìftoia , q
quel del Santo in Padoua . Nel tempo che in Firenze con fua Architettura fi fabbri-
caua in fu la piazza del Duomo la piccola Chiefetta della Mìfericpf dia,fece egli vna-*
Vergine dì marmo piccola, che tutta via fi vede nella facciata di fuori di efsa Chiefet-
ta , le quali figure pofte a confronto di quelle che fece poi Gio; fuo figliuolo, imitane
do l'opere di Giotto2moftrano quanto efso col fuo buon difegno, e maniera accrefcel-
fé di perfezione all'arte della Scultura. Del medefimo Niccola fu ancoia inuenzione
l'accrefcimento della fabbrica del Duomo di Siena,e Tempio di S. Giouannidi quella
Citta, e intagliò ancora il Pergamo doue fi canta il Vangelio in efsa Chiefa del Duo-
mo : In Firenze poi diede il difegno per la Chiefa di S Trinità, accrebbe il Duomo di
Volterra, intagliò il Pergamo di S. Gio: in Pifa, e per varie Città d'Italia fece altre-*
cpere . Ebbe elso Andrea vn fuo Difcepolo detto Maglione, che dell'anno i ^54. fe-
ce la Chiefa di S.Lorenza di Napoli, fini il Pifcopio, e vi intagliò alcuni Sepolcri.
Venendo ora a Già* quelli auendoauuti i principj da Niccola fuo Padre, doppo auer
fatte molte opere di quella maniera Gottica, e ordinate più fabbriche , e fra quelle ii
grand'edifizio del Campo Santo ài Pifa cominciato l'anno 12,78. che reftò finito nei
128£ diede '1 difegno del Cartel nuouo di Napoli, della facciata del Duomo di Siena «»
e di molte altre fabbriche per l'Italia. Venuto a Firenze per veder l'opere di Giotto,
scolpila Madonna che in mezzo a due Angeli fi vede fopra la feconda porta di S Ma-
ria del Fiore verfola Canonica, e intagliò ilBattifteriodi S. Gio:, ed in Piftoia il Per-
gamo della Chiefa di Si Niccola: Nella medefima Città fu fatto con fuo difegno il
Campanile di S. Iacopo che reftò finito l'anno 1501» Se fi confiderà fra l'opere da-»
quell'Artefice fatte in Firenze la mentouata Immagine di Maria Vergine pofta fo-
pra la porta di S Maria del Fiore fi conofee in efsa tanto miglioramento dall'altre fi-
gure che per auanti fatte auea, e tanto della maniera di Giotto, che non renerà dub|
bioalcuno , ch'egli è per l'imitazione di quel Maeftro, ed anche per i precetti fé n»j
potefse doppo tanti anni d'efercizio nell'arte della Scultura chiamar Difcepolo , ne è
cofa al tutta incredibile, e«puoùa che vnefercitatoMaeftro fi faccia tal volta difce<ì
polod'vnaltrotantoma^gioredilui , ogniqualuolta ne abbia riceuutii migliori in-
ftgns nienti, e la totale trafmutazione delle proprie abilità in altre affatto più rag-
guardeuoii. Così Per fio non ifdegnò di Confessar fi Difcepolo di Cornuto per auer
lotto la ciifciplina di lui (quel che cosi difficile fi e fperi merita) deporti gli antichi vizi
delprimopge/are, e condotto fé ficfso in iftato lodeuoliuìiiio , e perfetto* e più prò*
piamente nel cafo nóftro Apelle già famofo nell'arte fi portò a Sidone tiratòui dalla
lama di Panfilio, e di Melanzio, e con loro s'acconciò, e lauorò fopra la celebre ta-
uola di Melanzio, in cut era dipinto Ariftrato tiranno di Sidone fopra il trionfai car-
ro della vittoria. Finalmente scolpì Gio: nella Città diPerugia nella Chiefa de'Frati
Predicatori la Sepoltura di Papa Benedetto Nono , e quella di Niccolò Guidalotti
Vefcouo di Recanati inftitutore della Sapienza nuoua di quella Città: in Pifa il Per*
gamo grande del Duomo, da mandritta verfo l'aitar maggiore, al quale diede com-
pimento l'anno 1510, fu (uà inuenzione la Cappella , doue fi conferita la Sacra Cinto-
la della gran Ma*dre di 'Dio nella Città di Prato inTolcana , l'accrcfcìmento di quella
Chiedi, ed il Campanile : e vedonofi anche di fu a mano altre òpere di$eukura,è_y
d'Archi
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NOTIZIEDVGOL.SANESE, EMAR,<BOCCAN. 43
d'Architeturaperl'Iulia .Morì finalmente in età decrepita n:Ui Cittì di Pila l'anno
13*0* e nel Campo Santo gii fu data Sepoltura.
VGOLINO SAMESEPittore, difeep.diCimabue,nato * 1349.
STudiò quell'Artefice da Cimabue, del quale per vna certa fuaoftinazbne (ern-
pre vol^e tener la maniera , lafciando quella di Giotto , che vidde tanto
applaudita ne' fuoi tempi. Dipinfe per tutta Italia molte cappelle, e->
tauole , e in Firenze per l'Aitar maggiore di S. Croce, e S. Maria Noueila^,
fece due tauole j fa' colorita da lui la dinota Immagine del pilaftro nella loggia alla
Piazza d'Orfan Michele in detta Città, per mezzo della quale Limi igìne poco dop30
fece Iddio tanti miracoli, che concorrendoui Popoli infiniti in breue fu quella loggia
ripiena di conuafsegnidi riceuute grazie. Onde poi fu la detta Immagine abbellita
di ricchiifimi, e difpendiofi ornamenti, e tuttauia fi onora dal concono di tutta la^>
Città ; ma di quello particolare fi parlerà altroue . Vn moderno Autore Tofeano peif
altro letterato in vn fuo difeorfo di Pittura che lafcio manoferitto ri^fe il Vanire
dell'auerdetto, che Vgolino fufse difcepolo di Stefano Fiorentino , e la ragione^
di quel rimprouero difse efsere, perchè fatto il computo de* tempi della vita dell'vno,
edell'altrojtrouaua che Vgolino fufse più vecchio di Stefano, deducendo da quefto im-
ponibilità di potergli efsere flato scolare. Lafciando io ora da parte quella ragione,
che a mio parere nulla (Irigne , io trouo che il Vafari nell'edizione del lyóS.p, p.ac,
145. dice molto chiaramente, e tafsa usamente afferma , che Vgolino false fi bene-»
ne' tempi di Stefano » ma non già che fufse fuo difcepolo, e poco apprefso che il Mae- ijl'A m .
ftro fuo fufse Cimabue ; onde 10 non ho mai faputo capire, come il detto Autore pdf-1
fa efserfi ingannato in cofa tanto manifefta. Peruenne Vgolino all'età decrepita^ fi-,
nalmente nell'anno 1 $49. o 1330. come vn'altro afferma pafsò all'altra vita -, e tu Sie-
na fua Patria fu sepolto.
                                                            ,                   ,,
; MARINO BOCCANERA Architetto Getìouefe,fioriua del 1273.
DIeie saggio di fuo valore^ in quelli tempi Marino Boccanera Architet-
toGenouefe, il quale come attefta Raffaello Soprani, e dice cauarlo da-
gli antichi annali di Genoua , nell'anno ntfj. diede principio alla gran.,,
fabbrica dell'antico Molo , il quale foridò con grofli, e duri macigni per lar-
ghezza poco meii-ì [della | fteffa muraglia, cauati dalle vicine montagne, eoa beli*
arte condotti dal Monte al Mare, ed in elio fommerfi, i quali per lo corfo di malti an*
ni agitati dall'impeto dell'onda veniflero talmente a ftabilirfi, e fra di loro a congiu
.1
gnerfi , che poi facil cofa fufleil poterui alzar fópra con ficurez^a quella gran fabbri-
ca . 11 citato Aurore attribuifee a quefto Artefice anche l'opera delia Daifina,che^»
era (lata cominciata fino l'anno 12.15,, e quella del Mandracchio cominciata del
12,76. per ficuro ricetto delle Nani, ficcome anche penfa ch'e' faeetfe altri maraun
guaii editici » e acquidotti, di che però non fi a indubitata certezza. Accrebbe coftu£
dell'anno 1300. notabilmente il Porto, cauand j in profondità di quindici piedi ; la^
lunghezza di 1 r 5. cubiti di spiaggia, e nell'anno feguente l'accrebbe verfola ChiefzLf
di S. Marco vn'altra volta, cauando nella spiaggia vn'aitro fofso delia lunghezza ^
profondità medefima dell'antedetta; ne altro abbiamo di quella nobile ingegno, f<*ji
non che per io fuo valore e' diuenne caro alla fua Patria, e dipoi vfeirono di fua fami*
gita V omini d'ogni affare, i quali dalie penne di vari.Scrittorj£an celebra ti.
Fi              GIOTTO
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44             D£CENJ^,delSEC.Ldalit9o,al i$oo]
DECENNALE IV;
DEL SECOLO L DAL MCCXC. AL MCCC.
GIOTTO DI BONDONE
PITTORE, SCVLTORE E ARCHITETTO FIORENTINO
Difcepolo di CIMATFE natQ iijó.
*§» 1330*.
IOTTO di Bondonc Pittore, Scultore, e Architetto Fiorentino
ebbe i fuoi natali, ficcome io trouo in antiche scritture, invn_j
luogo detto il Colle nel Contado di Vefpi*;nano poco dittante.-»
dalla Città di Firenze. La prima applicazione di lui fu il pafeo-
lare gli armenti del Padre fuo; ma perchè da natura fu maraui-
gliofaraente inclinato all'arte del Difegno, nel tempo chele (uè
pecorelle pafcolauano non poteua contenerfi dai difegnare a
quelle, o altre cofe, che fé gli prefentauano alla vifta, o che gli
fommimftraualafantafia. Volle il Cielo, che a gran cofe de-
ftinato l'auea , che Cimabue il più celebre Maeftro, che per molti secoli auanti auefle
vfato pennello, parlando per fuoi affari per quelle parti,in lui s'imbattette intempo
ch'egli alcuna cofa difegnaua;onde marauigliatoa gran fegno del genio del fanciullo,
il ricercò fé e' volerle feco venirfene a Firenze per apprender l'arte; il figliuolo, che^
eofturnatiffimo era, accettò Hnuito, quando che fune flato di gufto del Padre, al qua-
le chieftolo Cimabue, e ottenutolo, feco a Firenze il condurle. Diedefi Giotto con la
direzione di tal Maeftro feruorofamente a ftudiare, e in breue fece profitto così ma-
rauìgliofo, che affermare fi può, ch'e'fuile quel folo Pittore, a cui a gran ragione-*
deefìloded'auer migliorata, anzi ridotta a nuoua vita l'arte della Pittura già quali
eitinta, effendo che e' moftraife alcun principio del modo di dar viuezza alle tene eoa
qualch'efprcffione d'affetti, d'amore, d'ira, di timore, speranza, e fimili ; s'aceoftaf*
fé alquanto al naturale nel piegar de' panni, e fcoprifse quakofa delio sfuggire, e_-»
feortare <telle figure, e vnacerta morbidezza di maniera, qualità al tutto diuerfe da-*
quelle che per auanti auea tenuto il fuo Maeftro Cimabue, per non parlar più dell'in
tutto dure e gotte vfate da' Greci, e da' loro imitatori. Così dunque egli aperte largo
ca nipo a' fuoi molti difeepoli, e a chi poi loro fuccelfe d'andar fempre migliorando il
modo dell'operare, fin che s'è ridotto finalmente all'vltimo della fua perfezione, li
Vafari, o pure lo stampatore della fua Storia, pare che erraffe nel dire l'anno 12.76,
eiìer feguito il natale di queft'arteficc, tanto più che è chiaro appreso di me non auer
egli auuta notizia di quanto io trouo di lui, e d'alcune circoftanze dell'opere fue fatte
nella Città di Roma -, come ora fon per dire * Nell'Archiuio di S. Pietro in Vaticano
in vn libro intitolato Martirologio foglio 8 j.fitroualafeguente memoria venuta a
mia cognizione prima per nota ritrou*.a nellamaiabaftanza celebrata libreria der
manoferitti originali, e spogli del già Carlo della nobiliifima famiglia degli Strozzi
Senator Fiorentino ; poi per nfeontro auutone della medefima Citta di Roma; e final-
mente per auer trouato eflere ftata accennata dal Torrìgio nel fuo libro delle sacre-»
grotte Vaticane al Capitolo 5. ficcome da altri moderni Autori : IACOBVS
GAETANl DB STEtHAMSCHIS DIAC. CARD. SANCTI GEORGII
MA-
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L B E R O
Dell* Agnazione e Cognazione Di Giotto di Bondone Pittore:
mdone da Vefpignano.
Bo
Rogito di fr Francjfco di Buoni
In Arch. Fior.
ifegna da Vefpignano 17. Febbr. 131*.
Giotto1 Pittore. mona C1 v r a di Lapo di Pela dei popolo di s. Reparto di Firenze.
A ,,2(5/___[____—-—'Rogito di fer Filippo Contmccinidimaefiro Buone daTupigUano .In Arch. nor.
GiÓVanni
dal Cilchio
■H
---------n
Prete Frawcesco
Dal d. ¥rotocollo del d. fer Frane*
D. Iuncìa Plebanus s. Crefcì de Ma-
ciuoI« nomine D.Francifci Epifc. Fior,
indaxit in tenutam Priori^ s.Martini de
Vefpignano diferr tum virum D. Fràci-
feum mag. Giotti Pictorisd'anno^a?.
Dallo fiefio "Protoc. l'anno 1229.
I . I __
NlCCOLA       ZvCCHERr
Dald.TrotoCé Dallib.de'Tml
di Ser Benedetto
di maeftro Marti*
«oJnArciu.Flor
xi5. del 1330.
Zucchero di Gio
■*e
1
Bordone
vocato
Donato
Dal Protocollo dì ser Fi-
lippoContruccini.
[InfAr*
ch.Flor,
1347. die ii. Martij Dona-
tus fil. q. Giotti Bondonis
Pici, de Colle pp. Plebis s.
Cafciani dePadu!e,cÓftituic
fufiprocur.Dinuoli Lutipp.
s.Reparate/peciaLadfaciéd
iìbireftitui omnia & fig. iftr.
cotraftus Ibreuiat. 8r fcr'pt.
ad d»Donatu,vt he_redit,nó.
d.Giottivelfuo perrinent.
à quibuscun.Notarijs &per
fonis,penes quas dd.fcriptu
r|fuetitj&r f pedali r, omnia
Se fingala inftruméra rogata
per Set Guiduccù ohm Ser
Fior. & ad fieri
I
I
Lvcia a
EX rog. Ser
Franta Tagni
de Vìfpign.
In pubblico
Arch. Fior.
Die 2. Febb.
1337-delqua
le è fatta men
zione forco il
nome diD.Bi
ce pinzoche»
I
Chiara promeffa a Zvccherino
»---------—j_—' di
Coppino di Guiduccio da Pilerciano."
Troice, di Ser itane, dìBuoninfegna da
Vefpignano. ìj.Febh.
1395.
Ncufi come quelli Coppia; da Pi'erciano fon
degli ammoniti l'anno 2575. detti dal Borgo a
San_? Lorenzo,
D.Bice Pinzochera
Dal Trotoc. I. in carta
reale difer Frane. diVa-*
gno daVefpignano*
^Fracifcus filius Giotti q.Bó
donis Picìoris , qui hodicL*
moraturVefpignanJLemanei
patus à d. fuo patre, & ve
Piero
1—' di
Maef.Fra-
codal Bor-
go a S. Lo-
rézo di Mu-
gello .
Trot. di Ser
jln. Zucche-
ri dalCifcbio
ìnArchiuio
Fior.
Ricco
-*
Caterina
Francesco Pittore
Defcrkto nella Compa
gnìade'Pittoridi Firen»
ze l'anno 13 5 LE dice Fra
cefco del maeftro Giot-
to : e ne parla il Vafari *
5P. i.vlt. Ediz.auj,
rprotoc. diSer Filippa
Contmccini dìMaejlra
Suono da Tupigliana
titato dirotte in<%ue^
de13
DcoG
Lapo Pittore del Popolo
di S. Michel Vildomini,
Dal protoc di Ser Filippo
Contrttccìni. In
Arch. Fior*
de Colle Comm.
dalCifchio bandi-
to dal Comune in
danari e perfona^
chiede i fuoi betti
feudali.
Atìumin Com.Vefpignani l.d.dalCoI Vefpignan^ fue-
runt confeffi fé re
cepiffe mutuò&c.
Trouafl d. Nic-
cola nominato in
altri ftrumenti an-
cora.
procurator d. Giotti fui pa-
tris, donacD. Bici pinzo-
chera! filias d. Gioiti quod
dam podere & terra» iapp.'S; Michaelis de Agiione I. d. Colle 1318.
Dal Trctoc. di Ser Frane, di Tagno da Vefpignano InArch.Fior.
Die fecundo Febbr. 1337. Ind. é.Cum D. Bice PinzocheraOrd. S. Manx.No-
uella: de Fior. & fili» olim Gioiti Bondonis Picìoris, mter alia qua; in fuisco-
dicillis difpofuit, reliquie de bonis fuis , prò anima q. Giotti patris fui,libns
quinquaginta f. diflribuendas ad fenfutn & voluntatem DJ.ucia; ems fororss &
Bìx d. q. GiettiA' Aia: D. Cini * vxotìs d. q. Giotti, vxoris mine Leffi Mar-
ti nocchi de Vefpigliano. Quse D. lucia, volens fìbi & fidei fu* ccmmifia_*
adimplere , prò fallite & remedio anima: d. Giotti elegie & nominauit ad dd.
Legata recipienda,pàuperes& legatariosinfrafcriptos&c.
le. D.Francifcus PriorEcclefi? s.Mar-
tini de Vefpignano,&filius Giotti q.
Bondonis d.l, de Colle } vti Procurator
fui patris, vna cum Zuccherino q. Cop
pini de Pilerciano, dant in affiditi quod
dam podere in 1. d. Colle, 'quod erat
eidem Giotto de Zuccherino per indi-
lli fu m
Actumibid. 1319. D. Frane, prìor's.1
Michaelis deVefpignano,& filius Gioc
ti Bódonis de Colle, vt procurator fui Patris , dar fn afiìclìi
quoddam petium terra? in populo S. Michaelis de Aglioni.
Acìum in Com. Vefpignani 133 i.Fràncifcus filius Giotti
Picìoris populi s.', Mari§ Nou.de Floremia, vt procurator
dll'uipatris,vendit quoddam CafoIareI.d.-Pefciuola, D.
Ciuca vxor d. Gioui c^ofentit.
faciendù àD. Procon.& Coufuiib. Artis Iudic.&Notar.Cìuir.Flor. pre.cepmd.NotarÌjdereftituen,
Ex Ser Frane* Tagni de Vefpignano
»
i
•m****
^s-*- *
Ser Antonio Notaio Fior,
del popolo
di San Lorenzo •
J{cgo di Ser Lorenzo di Ser Giouannì 1376.
Gio. di Pagnoe Vgo lino Tarn Citt.Fipr. Arbi-
tri fra Ant. Zuccheri in fuo nome e di mad. Pao
la fua moglie figl. del già Bondone vocato Do-
nato del già maeftro Giotto da vna, e Iacopo di
Biagio del S. Iacopo del Poggio del Co: di Ve-
mad. Paola 3.
T>& "vn protoc. di
Ser Gio. di Ser Lo
renqo Buti da Ta
ìianico 1
3 75,
Stefano Pittore
Fece la Madonna dì
tlampo Santo di Pifa.
Xìa *vw Lib. di Liuelli <->
'^Affittì de'Ufr Monaci di Ce
jlelkdiFira3H.Cont.-)i
A
Matteo
.—J ài
Ser Donato
Da yn ro°o di Ser Simone
dì Giunta diVrefta nel Cafleì
di Picchio del 1397.
Mona Francclca del già Gilio
diDnrazo de'Rifaliti,e moglie
di Domenico di Dino abitan-
te oggi nel pp.di S.Quirico a
OImeto,riceue per fuo legitti
mo mondualdo serDonato di
Zucchero da Vefpignano a
coftituir procuratori.
Lettera di Ser Donato ZuCf
cheri a Bartolomeo Bernard"
al Cifchiojij $ j.incafa i RoiT.»
Bartolo Pittore
J>ay»n Uh. di Lineili tJ
affitti de'Bfi. Mattati di Ce
firn di tir*} ttì&wt'M
NASTASU
Antonio Porcini dal Cifchio Lanaiuolo .
J{cgo di Ser Ciriaco del già Simone di Ianni dal Borgo a S. Lor. nel 1413.
del quale é fatto mestone folto il nome di m.Ghna moglie di Donato Iacoppi
Upgo di Ser Frof.no timi dalla Volpaia ^.Luglio 1400.nelpp.di uFeliuta,
in cafa Giouan dì Tommafo Corbbielli,
Matteo del già Antonio PorciniLanaiuoiodelpp. di s. Lorenzo di Fin «rett;
inftituifee fuoi eredi vniuerfali Antonio e Criftofano fuoi figliuoH,a*quali forti spìgnano dì MugellOjOggì del pop. di S. Reparata di Fir, dall'altra itifieme con
li ser Donato di ser Antonio Zuccheri dai Cifchio Cittadino FiorentirtOjeJran Cantino d'Angiolo Cittad. Fior, lor coIIeg*,!odano in certa differenza d' vna_j
e
tu
Cafa polla in via, quac olim dicebatur Cafaggio, hodie vero del Cocomero.
Lodo pronunziato da ser. Anr. del [q. Zucchero del pp. di s. Lorenzo fra Pa-
nino Vghetti e Bartolo fuo Nipote. m Fil^a d'Mti delV Are. dì Fir. 1360
Ser Ant. Zuccheri dal Cifchio fu Attuario in quella Corte.
I
di Nuto d. Poggino Maeil.ro di pietre ,
mad. Gemma a Donato Iacoppi dal
v— t~~> Cifchio
i^o£o di Ser Ciriaco del già Simone di Ianni dal Borgo a S* Lo-
renzo nel
1413» nel pp. di San Donato.
Paola Vedouadel già Antonio Zuccheri pp. dì S.Donato al Cifchio
di Mug. figliola del già Donato del Maeftro Giotto Pittore dì Firenze
legò a Antonio fuo Nepote &re. Infittii Eredi vniuerfali mad. Géma
fua figliuola e moglie di Donato Iacoppi di d.pp.per vna p.me,e per
J*aitrai-ct;i Antonio di Matteo Porcini fuo Nipote di mad,Nafiasia_»,
fua Srjrcll3.
Antonio
Del r438.Antonio diMatteo PorcinUriconofce debitore di Fran-
eifeo di Gio. Rucellai - Scrittura ,„ eaA.RefleIli.
Rovo di Ser Ciriaco del già Simone dìlanni dal Borgo a S. toreri
Tonel 141 *. citato (otto il nome di mal Gema moglie dì Donato.
Copia di Scritta di .vend'. che fa Anto Jo Porcini a ier Buonaccor-
fo di Piero BuonaccorfiNot. Fior, di più beni a a*. Otr. i4'-7<
Scrittura in cafa i Roffel li »
Ser Donato daVcfpignartò
mad. Bartolommea Guidotti.
Di quello Donato da Vefpignano circa il 1400.Ser Donato Gian-
nini cosi fcriue. Ser Tomafo di Ser Fràncefco Mafi Vece Proconfolo
di Ser Lorenzo da Lutiano, e'Confoli commi/fono a me DotìatoGia
nini le'mbreuiature di Ser Antonio Zuccheri, e di Ser Donato fuo fi-
gIiuo!o,carta*permano di Ser Nofri di Ser Piero Camarlingo del!» Ar-
te, e dicrono fentenzach'io piuuicaffi vna Procura di mef. Luca di
Pepo Montebuoni. Adì 1 o. di Nou. rendei la e Ómeffione di effe im-
breuiaturea Ser Pagolodi Piero BartolomeijC'ome volle SerZucchero.
Nel 1401. ricogniz. di debito fatta a Baldaifarrc di Niccolò Macigni
Citr.Fior. da Ser Bartolo Giannini, evi è nominato Tommafo Gui
dotti Legnaiuolo Padre di mad. Bartolomea Donna di Ser Donato dì
Ser Ànt(nir>;Zuccb.evi.
Rogo diSerFrofi.no Muti citato/otto il nvms a"' Anifxif\arPc-<9*n:.
,ristofano
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NOTIZIE DI GÌOTTO, 1           45
MATHEI VRRINI CARD. ARCHIPRESB.S. PETRI BONIFÀCII PAPM
Vili. NEPOS
, NICOLAI PAPE III. PRONEPOS, ET ROTE AVDITOR,
ET SACRE BASILICE VATICANE CANONICVS yà Bomfatio Vili, de ^'
anno
12 9 5. Canonicus declaratus de Vaticana Bxfilica, vuius Canoni catum quam-
dià vixit retinuit opime meritus Nauiculam S. Pttri de anno
12 5» 8, eleganti mu-
dai co faci end am curamtper manus
/OC Ti celeberrimi Piti ori s, prò quo opere flo-
renos
2220. perfoluit fyt ex libro antiquo Benefailorumfol.S'j.fub bis verbi si
Obijt santi & memoria Iacobus Caetanus de Stephmefchis Sanili Georgi? Diaconus
Cardinalis Canonicus rkoHer
5 qui no/Ine Bafliccz multa bona contulit, nam tribu-
nam eius depingifecit
, in quo opere quingentos aun florenos expendit, Tabularti
de pici am de ,manu lOQTlfuper eius Bafilicae, sacrofaniìum altaredonauit ^qua
otiingentos auri florenos conflitit. Inparadifo eiufdem Baflicade opere mufaico
htfloriamquaChriJtus B. Petrum Apodolum in fluii 1 bus ambulantem dextera ne
mergeretur erexit per manus eiufdem ftngularijf mi Ptiìoris fierifeeìi^pro quo ope-
re 2200,florenQS,perfoluiti&
                    q%# enumerctYe'èffet longijfimumqui
fupradttlus Cardinalis òbiit Auenione anno
. 48. fui Cardmahtus 1342, delatus
ad Vrbem esl^ty in hacgaflica in Sacello SmLaurèntij)& SergijMartyrumfepultUfk
*
Non panebJbe dunque verifimilc che Giotto nafeeiic del è i8ò. ina moki anni pri-
ma , perché apparirebbe impothbile, che effeudofi egli ( come dice il-Vafari) di dieci
anni in circa, cioè dell'anno izBó. 0 poco più porto ad imparar l'arte da Gimabuej ,
che allora era d'anni 46., nel corfo di dieci in dodici anni, cioè dall'8rl in circa fino ai
n^8. e fino alla ma e adi anni zi, in circa aueiie imparata l'arte, efattoui tanto pro-
fìtto, che auefsepotuto fare non folo la nominata opera in Roma, ma l'infinite an-«
coi a, che pone il Va/ari ch'egli aueffe fatte prima di quelle in eoa Citta, in Firenze ,
in Àicefi, e aìtroue, come fi dira appretto ; il che volendo auer per vero, pare che bi-
fognerebbe dire, che il natale di Giotto fufse potuto feguire circa '11265. o altro fi-
imi tempo, auantiall'afserto dal Vafari anno i zjó. Ma fé confideriarao ciò che dal
detto d'alcuniComentatondi Dante, coetaneo, e amiciffimo di Giotto fuferitto,
pare che a maggior gloria di quefto artefice fi potrà auer per vera l'afserzione del Va-
fari , cioè che Giotto facefse quell'infinito numeio di pitture prima della Nauicella in
molto tenera età. Dice dunque Alefsandro Vellutello nella Vita di Dante ( drVpre-
fe di pianta da quella che fenfse Lionardp Bruni d'Arezzo) come il Diurno Poeta fu
de* Priori della Repubblica Fiorentina l'anno 1500., e che da quello fuo Priorato
nacque il fuo efiiio, il quale feguì pochiffimo doppo. Benuenuto da Imola antico Co-
menta toi e attenua , che Giotto ancor giouaneafsai, nella Città di Padouariceuefse^*
Dante in Cafa fua propria, come abbiamo accennato in altro luogo. Se dunque^ ,
come dice il Vafan, era Giotto in Padoua non prima del 1316. e fecondo l'Imolefe-*
egli era in quel tempo afsai giouane, non parrebbe che fopra il dettodel Vafari dell'-
cfser feguito il natale di Giotto del 127Ó. riraanefse alcun dubbio, e confeguenteraen-
te ch'egli ( tfito fu il fuo fapere anche negli anni più verdi) facefse quelle grandi opere* *'
ad che mi rimetto a'più eruditi di tali antichità. Non farebbe dunque vero che-» r- L v
Giotto ( come fòggiugne il med, Vafari ) fufse flato chiamatoa Roma a far le nomi foGherar
nate opere da Papa Benedetto IX. da Treuifo, efsendo quelle, come s'è detto, (lato dac.nel Cat
fatte del 1108. in tempo di Bonifazio VIU., e Papa Benedetto IX., regnò per mcfi de*Ponte£
otto, e giorni fei degli anni 1 3©$ e 304. Quefta notizia fa conofeer chiaro l'errore Caccon
«lei Vafari, feguitato da Felibien FranccTc ne' fooi Trattenimentilib. primo, e non-, »i,.
meno
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4$           DlCJK delSEC.l.ddt i$6k ~d i jeto.
meno quello del Co: Carlo Cefare Maluafia, doue nella vita di Franco Bologrìefe a 14
dice : Franco, del quale ncmpoffo che parlare con vnpoco pia dirimpetto, come quello che~*
venne giudicato a queì tempi eguale ad ogni altro anche alb Qeffa Giotto f quando non mandò
Benedetto ÌX. a ricono/cer l'opera di quelli a Firenze, e a lemrlo
, che da Bologna a mora non
fi facete venir quefìo Franco. Or qui fi contenti il Lettore, che quantunque mio in-
tento fia nel portar le notizie degli Artefici l'andar riftdgnendo ai poilìbite le cofe_^
che da altri furon dette, ora ch'io debbo trattare d'vn tal' Vomo, a cui quefte belle>
arti tanto fono obbligate, io mi difcofti alquanto da quello, ch'io mi propoli, eìfub
ciò che all'operedi lui appartiene, io racconti in riftretto non folo tutto quell ), che il
Vafari,chene tefsèla Vita, ma eziandio altri buoni Autori prima, edoppodi lui ci
lafciarono fcritto, acciò refti tanto più viua al mondo la memoria di colui, il quale
ftppe in breue giro d'anni fare cosi alti progreffi, che potè guadagnarli il nome di
proprio difcepòio della Natura, e Padre dell Arte medefima. Tra le pime opere-»
dunque, che facefse Giotto furono alcune storie nella Cappella maggiore della Badia
di Firenze, oggi diftrutte per cagipn di nuòua muraglia, e la tauola msdefima, la_.
quale fi tenne da que*Monaci in tanta venerazione, che fino al 15 70. non ne fu leua-
ta, benchèi'Arte in quel tempo fufse giunta all'vltima perfezione, e perciò opere di
gran lunga migliori vi fi fufsero potute collocare. Dipinfe pòi afrèfcola Cappella^
del Palazzo del Podtftà di Firenze, doue ritrafse al nàturaleil Diuino Poeta Dante-»
Alighieri, ser Brunetto Latini di efso Dante Maeftro, e M.Corfo Donati. Nella_j.
Chiefa di S. Croce dipinfe quattro Cappelle ; nella prima delle tre, che fono tra la sa-
greftia, e la Cappella maggiore fece per M.Ridoifo de' Bardi la vita di S. Fraacefco,Ci
ne' volti d'alcuni Frati,ehe quiui rapprefentò in atto di piagnere, efprefse sì vìuamen-o
te il dolore della morte del Patriarca, che fu tenuta cofadimarauiglia. Nell'altra»,
diCafa Peruzzi figuròstorie della vita di S. Gio: Battifta, il ballo d'Eroiiade con
bella viuezza p e spirito, ancora vi dipinfe due storie di S Gio. Euangelifta, cioè la~i
rtfurrczzione di D rufiana , e quando il Santo fu rapito in Cielo ; nella terza per la*#
famiglia de'Giugni dedicata a'SS. Apoftoli figurò i martirj d'alcuni, ài1 i<w<>; in vn"t
altra Cappella dalla parte dilàdall'Altar maggiore de' Tolofini, e Spinelli, colon sto-!
rie della vita di Maria Vergine, nelle quali fuperò fé ftefso. Per la Cappella de' Ba^
roncelli dipinfe la tauola dell'Incoronazione di M.V, con gran numero d'Angioli €L>
di piccole figure : In quella fcrifse egli il fuo nome con lettere d'oro col milieu dio, ej
confiderato il tempo, la bella maniera di quell'opera ( come bene auuerte il Vaiasi)
ficonofcefenz'altredimoftrazioniefsereftato con gran ragione attribuito a Giotto
la bella gloria di Reftauratore dell' Arte. Alrre pitture fece in quella Chiefa, enei
Conuento, chef! lafciano per bréuita, e veggonli beniuimo conferuate nega armadi
della sagreftìà le molte » e belle storie di figure pìccole della vira di Ctifto, e di
Petr, Ko- San Francefco:. Operò nella Chiefa de' Padri dei Carmine, e nel Palazzo di Par-
dulph Tof te Guelfa , doue ritrafse il Pontefice Clemente IV. infti tutore di quel Magiftrato.
H-fTs f f u P°*cn,amatom Afcefida fra Gio; della Marca allora Generale de' Francefcani,
pie ìl)i per dar fine all'Opere incomincia te dal fuo Maeftro. JSielportarfiaquefta volta con-
*58 2 4j.aduennegli fermai fi in Arezzo, doue dipinfe la Cappella di S. Francefco nella Pieue, e
ann. 1504, vn S. Francefco ,c S. Domenico in vn pilaftro. Giunto in Afeeli nella Chiefa di fot
Cron»S Fr# pra fotto il Corridore che attrauerfa le finetlre da i due lati della medefima Chiefa di-
par ii.lib. pinfe tréntadue storie della vita, e fatti delPatriarca S. Francefco ledici per partej é
^.Lisbona, q^- mj conuicn rephcare che Giotto in quefte opere moilrò più che in ogni altra fat-
ta fino allora con quanta verità egli potefse dirfi vero reftauratore dell'Aite della Pit-
tura ,attefoche per pittura non s'intende come l'altre volte citato moderno Autore,
del quale auiamo parlato nell'Apologia uelTauuiiire il merito di quefto grand'Vomo %
fegwMil
e di
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NOTIZIE DI GIOTTO;              47
ediCimabuefuo Maefìro à moftrato di credere ; cioè quatfiuogliacofa dipinta o in
tela, o in muro; ma fi bene il meftiere, o vogliam dire Arte della Pittura, le qualità
della quale fono il difegno, il colorito, l'inuenzione, l'efpreflione degli aiktti, con
altre fimili, ed in fomma l'imitazione di mtte le cofe naturali , ed artificiali;
quelle fon quelle qualità che a quefta bell'Arte danno l'efsere , e la vita , e-?
fenza le quali ella farebbe non altro che vn' ombra dell'Arte , e non l'Ar-
te ftefsa. Ora diciamo, che queflo (ingoiai iffimo Artefice in quelle storie , più
che in ogni altra opera fua fatta per auanti fcopiì tanto, anzi tanto s'inoltrò nellà_,
pratica di quelle eccellenze, che fece ftupire tutta quella età ; auuengachepofsa dir-
fi che egli in efse storie tuite inikme l'accópagnafse,Je di più vi aggiugnefse vna certa
bella varietà,? d'arie di tefte,ed'abiti,edi concetci,che;non mai s'immaginò quel seco-
lo poterfi da mano d'Vomo tant'oltre arriuare. Auuéne poi,che per efser quelle in luo
go che già fu confacrato dall'attual prefenza del P.S.Francefco,doue tutta la Criftiani-
tà concorre'tirata, da diuozione, fi fpargefsein vn Cubito per tutto il mondo cosi
gran fama del ncftro Artefice, che dall'innanzi gli conuenne arricchire di fue operai
moltiflime parti d'Europa ,come damo ora per dire • Finito le 32,.storie delia Chie-
fa di fcpra, fi portò Giotto a dipignere in quella di fotto , doue nelle facciate dalie-
bande dell'aitar maggiore nella superior parte dipinte dìuerfe non meno pellegrine *
che diuote inuenzioni t per simboleggiare le molte, e rare virtù del Santo, ficcome
ancora gli quattro angoli delia volta di fopra ; né io mi eftendoindefcriuere tali cofe,
efsendo ciò da altri (tato fatto , dirò folo che in vna di efse fece il ritratto di fcftefso
molto al viuo .Soprala porta di sagreftia colori vn'lmmagine di S. France(co,la egua-
le poi da' periti è (lata fempre molto (limata, Partitofi d'Afcefi, fece ritorno a Firen-
ze, doue perla Citta di Fifa dipinfe la figura dello ftefso Santo stimatizzato, che riufei
mai auigliofa in ogni fua parte, ma fingolarmente per auerlo figurato nel Monte del-
la Vernia in vn paefe pieno d'alberi, e raaùl MniigliantUlìmi al vero , cofe tutte che-!
giunfero in quell'età interamente nuoue in Pittura. Erafi appunto in quella Città fi-
nita di alzare la bella fabbrica del Campo Santo, onde a Giotto, come a fouranilfimQ
Maeftro furono allogate per dipignerie alcune delle gran facciate di dentro , ed egli
vidifpinfe a frefeo fei storie di Giob. Quell'opere cheriufcironomarauigliofe gli
procacciarono tanta fama, che Papa Bonifazio Vili , e non Papa Benedetto IX,da,
Treuifo ( come erroneamente afferma il Vafaii, feguitato dalMalua(ìa,e da altari)
volendo far dipignere alcune cofe in S. Pietro, mandò a polla in Firenze vnfaoGen*
tiluomòper ricono feer Giotto , e l'opere fue, ed allora moftròegli con quél circolo,
tirato perfettamente con mano quella spiritofa auuedutezza, onde nacque poi il tan-
to vfato prouerbio ; Tu fei più tondo che l'Odi Giotto. Andatofene a Roma in ferui*
zio di quel Pontefice, dipinfe a frefeo in S. Pietro, l'Angelo di sette braccia fopra l'or-
gano, ed altre molte pitture fece, che oggi non più fi veggono , e fimilmente vna»»
Vergine, che poi nel rifondar fi le nuoue mura fu leuata di luogo, edaltrouetrafpor-
tata. Fu poi da quel Papa pubblicato l'anno Santo per lo futuro anno ijoo., e fiecok-
me nota il Torngio, dsaidofi accorto il Cardinale Iacopo Stefanefchi Nipote di £r> P y^
nifazio, e pi -onepott di piccola III. d'vna certa forfè femplicita, per non dire fuper* tic^^ap. J]
ftizione di molti pdleg. mi, che per i tempi vifitauano quella sacra Bafilica, che nel- ' *
l'arriuare alle pone di S, Pietro auanti che entrafsero in Chiefa fi volrauano verfo \
Oriente quali che aooralsero il Sole, volle kuar quefta vfanza, con far sì ch'e* fi facef-
fé orazione ad vna sacra Immagine, onde a Giotto fece far di Musaico da quella^
pai te, verio la quale i Pellegrini folcuano voltar(ì,ed inginocchiati faceuano orazio-
ne , la tanto rinomata naui cella. Di quella o lupe razione , o femplicita parla oltre
a 1 Torrigìo, Marcò Attilio òenano nei libro de semptem Vrbis Ecclesijs, doue cita
S.Leo-
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4&               DEC, IV. ad SEC. l.dal 1290.4/1300.
S. Leone Papa, che di tale abufo sgrida i Criftiani del fuo tempo. E qui nòta Lettoi
re, che non arreca alcuna contradizione ciò che intorno al luogo doue fu polla la Na-
uicella,dice il Torrigio, il faperfi fecondo l'addietro citata notizia efiiìente nelìAr-
chiuiodiS. Pictro,ch'elìafuise fatta nel Paradifo della freisa Bafilica, perchè per la^,
parola Paradifo fi piglia ancora l'atrio, e portico della Chiefa, come nella Cronica-.
Caffinefe citata dal Magri alle Parole IN PARADISO ECCLESIA tumulari ro*
gauit ; anzi per mio auuifo fa vero che da detto Portico di S. Pietro fu da io agli altri
portici ,eatrj delle Chicle tal denominazione di Paradifo , vedendoli nel Baronio ali?
anno 483,num. 5. che apprtfso alla Chiefa di S. Pietro era in quel tempo vn luogo
ameno, che è quanto dir Paradifo, fecondo i Graffiatici, nel quale può efsere che_#
fulse fondato il Portico ; e che quello ritenendo per fé l'antico nome di Paradifo, il
comunicafse poi in tempo a tutti gli altri portici, e atrj di Chiefa. Tornando ora alla
Nauicella, rapprefentò Qiotto intale opera la storia narrata da' Vangelifti, quando
Pietro, doppo auere il Signore nel deferto tra Betfaida, e Tiberiade pafciuto le Turbe,
afcendenti al num. di 5000, Vomini co* cinque pani, e due pefci, (e forzati i Difce-
poli ad entrare nella di lui barchetta, la quale nella foprauegnente fera per i contrari
venti dalle fortunofe onde fu agitata ) vedendo circa la quarta vigilia della notte ve-
nire in fui mare Giesù, domandò di potere per Tuo ordine egli ancora camminate fo-
pra l'acque, come feguì ; ma nei fentir poi rinforzare il vento, temendo, e per la pau.
ra cominciando già a fommergerfi, gridò Signore faluatemi, e fubito fi fentìprefo
dalla fuadiuina mano, e dirli :Vomo di poca fede, perchè dubitafti? Tutto quella
fu efpreflo da Giotto fecondo la storia ; ma in oltre, fecondo il miftero, apprefiòa_«
quella finle alcuni Demoni in fimilitudine di venti, che confoffi gagliardi pare che-»
procurino di fommergere efsa Naue, figurata per la santa Chiefa, da Chilo condot-
ta al porto di salnte. Veggonfi dall'vna all'altra parte di eifa fra le nubi i quattro
Vangelifti; edellailluftratada altisplendori moftra, che nel continuo vrtar dell'on*
de, (e benealcnna volta fembra di titubare, e vacillare, non mai però fi fommerge-».
Figurò vn Pefcatorefopra vno scoglio in atto di pefeare, che poi fu guado dal tem-
po . Mirauafi quella opera già nel Paradifo, o Atrio di quella Bafilica, come abbia-
mo detro , Quando da Paolo V, fu trafportata nel muro fopra le scale, e ciò fu a' 14.
d'Agofto lÓMjé con alfiftenza di Marcello Prouenzale da Cento, che in oltre rifece di
fua mano la figura del Pefcatore, con altre in aria, e reftaurolla in alcuni luoghi; il
nome delMaeftroin efia fi leggeua coll'iferizione diquel Pontefice ; ma perchè efpo-
fta in tal luogo all'inclemenza dell'aria s'andaua confumando, Vrbano Vili, fecela-j
trafportare dentro la Chiefa, fopra la porta maggiore,e ciò fu a' ia.,di Giugno idjo
con altra ifcrizione del nome del Maeftro, che la dipinfe, e del Pontefice, che ìa tra-
fportò, Doppo fu da InnocenzioX. fatta ricondurre nel luogo di prima, doue da-»
PaolV.eraftatacollocara. Auendo poi Aleflandro VII.fattiinuouiPortici, la fece
leuare. Giaceua quella opera degniflìma ridotta all'vltimo dei fuo viuere, e già a-»
poco a poco s'era andata conlumando, quando da Clemente X. di santa memona,per
mano d'Orazio Mannetti Sabino fu fatta riilaurare,o per dir meglio del tutto rifare,
per collocarla, col difegn© del Cau. Lorenzo Bernini Scult. Pitt. e Archi t. fi ngolanfs,
fopra la porta di mezzo, entrando neljPortico nell'interior parte, che a ppunto è vedu
'Ak Titi*. tain faccia dalla porta grande nell'vfcire di S Pietro. Fu anche opera di Giotto, oltrq
Suaies in e a quanto ne a lauto il V afari,vn libro di belliifime miniatm e,donato già alla sagreft^a
Sift sd Car & $t Pietro dal nominato Cardinale Stefanefchi, con ìltorie del Teftamento vecchio,
in«Barbcr. e pr0{petuue;e perch'e' fu roarauigliofonel far figure piccole in pittura e miniatura,
potè tale arte ad altri comunicare, come in più luoghi di quell'opera ci occorrerà far
vedere, Onde accrefeendofi il gufto. di tal modo d'operare, inforferopoi doppo la
quali
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te
MOTlZiEùlVlOT%0.             49:
mofte di Giotto alcuni grand' Vomini1 in fimile nobiliti ma fac^ftà, tra'quali
v no fu oirica all'anno \$6o. (di cui il Safari non fa menzione) il Monaco dèll'If>3«L»
d'oro, dell'antichuìima, e nobiliifima famiglia Cibo, Vomo di santa vita, che (catte* Sop
i fatti del Re d'Aragona Conte di Prouenza, i quali libri di fua msno fcritti ornò di
belltifime miniature corrifpondenti alle storie » e gli donò alla Regina Conforte del
rnedefimoRe. Similmente fcrifle l'vfizio di M. Vergine,che ornato di figu;edi'iu?L^
miniatura, donò alla ftefla Regina. Scrifle ancora le -vite de'Poeti Pcoutnzali,e vn
lihro spiri tua lejintitolaro Fiori di varie scienze, e dottrine, in cui predille la grandez-
za di Cafa Cibo, efuo gouernodella Chiefa Cattolica; ma diluì parleremo auanti.
Efsendo poi feguìta la morte di Bonifazio Vili, edoppo quella dì Benedetto IX, di lui
succefsore » Clemente V", che fu creato doppodi lui cenciume Giotto in AuignOriè,
doue fece molte beiliffìme opere in tauola, e a frefeo, come ancora itì molti luoghi
della Francia ; delle quali auendo riportato rimunerazioni e guadagni eguali al me-
rito fuo, l'anno 1316, fece ritorno alla Patria carico di ricchezze e d^onorè; portò
feco il ritratto di quel Pontefice , del quale fece dono a Taddeo Gaddifuo difcepolo.
Poco dipoi fu per opera de' SS della Scaia condotto a Padoua, doue s'era poco auan-
ti fabb ricata la Chiefa del Santo, e vi dipinfe vna belliulma cappella. In quefto tem-
po e' riceuette in Cafa fua i i noftro Poeta Dante, come di fopra s'è accennato ; quin •
di pafsò a Verona, e iti quella Città ritrafse M. Cane della Scala, e per vn fuo Palazzo
fece molte belle pitture, e vna tauola per la Chiefa de' frati di S, Francefco. Nel tor-
nacene poi alla Patria fu da' SS. Eftenu* fermato in Ferrara, e quiui dipinfe nel lor Pa-
lazzo , e nella Chiefa di S. Agoitino, Fu poi per opera di Dante fatto venire a Rauen-
na, luogo dei fuo ciìlio, doue per li SS. da Polenta gli fece fare alcune storie a frefeo
intorno alla Chiefa di
                  Di lì pafsò ad Vi bino, e in quella Città pure operò»
Tornòad Arezzo, doue da Pietro Saccone gli fu fatto dipignere in vn pilaftro della_»
Cappella maggiore dei Vefcouado vn S. Martino. Alla Badia di S. Fiore colorì vn_j
gran Crocifìiio in legno, e poi fu di ritorno in Firenze. In qnefta fua Patria nel Mo-
naliero delie Donne di Faenza ( che era doue è oggi la Fortezza da baffo, e poi
fu trafficata quell'ofseruanzafuori della porta alia Groce, e oggi fi Chiama il Mo-
tratterò di S.Salui) dipinfe moke cofe a tempera* ed a frefeo .Venuto l'anno i^t.
iiportò a Lucca ;quiui ad iftanza di Caftruccio dipinfe per la Ghièfà 4i S. Martino
vna tauola, doue figurò vn Crifto in aria, e quattro Santi Protetori di quella Citta ;
E fu opinione fino nel pafsato feeolo ch'egli ancora vi faeefse il difegnodel Cartello, e
Fortezza della Giufta. Tornofsene poi a Firenze, donde per opera di Carlo Rèdi Ca-
lauriafu fatto andare a Napoli al seruizio.del Rè Ruberto fuo Padre, equmi dipin-
te nella reaì Chiefa di S, Chiara alcune Cappelle con ìftorie del vecchio, e nuouo Te-
ftamento je deil'ApocalÌfse;ed è fama che ciò faeefse con inueiizione e concetto da-
togli mandato dallo ftefso Dante Alighieri, Dipinfe in Calte! deli'vouo !a Cappella,
e in vna fala » che poi furouinata per fare il Gattello, ficcome ancora ncìi'!ncoronatar
fece molte opere » e ritratti di famofi Vomiui, e con eiU il fuo proprio Andatotene^1
Gaeta nella Chiefa della Nunziata fece alcune storie dei f eitamsnto nuouo, col pro-
> priori tratto fuo, ed vn gran Crocififso • Ritornato a Roma, doppod'efseeu* tratte-
nuto alcuni giorni, fc ne paisò aRimini ; e a petizione del Sig. Malatéllafece nella
Chiefa di S. Francefco mokiifirne pitture a frefeo, le quali a cagione della nuoua fabi
bnca di quella Chiefa furono di poi mandate a terra. Nel Chioltro coloi 1 scorie d-Ila
B. Michelina, che riufeirono le più belle opere ch'e' faeefse mai. Fuori della porta_»
della Chiefa di S.Cataldo, dipinfe vn S.Toramafo d'Aquino in atto di leggere a'fuoi
Frati. Tornofsene a Rauenna, doue pure fece altre operei Poi venuto di nuouo a
Firenze per la Chiefa di S. Marco dipinfe il gran Crocififso in campo d'oro fopra '1 le-
G                  guo,e
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5 ©               DlC. IVm del SEC. 1. dal 12pò. al 1.3 00.
gno, e l'altro limile perla Chiefa di S. Maria Nouella, per la quale fece ancora altri
lauori. Venuto l'anno 1517. fece il difegno , e modello per la sepoltura di Guido
Tarlati da Pietra Mala, Vefcouo, e Signore d'Arezzo. Nella Chiefa d'Ognifanti di
Firenze , che fu già de1 Frati Vmiliati,era dipinta di mano di Giotto vna Cappella, e
quattro tauole , fra le quali vna ve n'era dcu'egìiaueuarapprefentato la Morte di
Maria Vergine con gli Apoftoli intorno, e Crifto fuo Figliuolo in atto di rieeuer l'a-
nima di lei, opera, che non folo era da tutti gli Artefici molto lodata, ma fino lo ftef-
fo Michelagnoló Bucnamiotiafteirnaiaa la proprietà di quella storia dipinta non^
poter edere più fimileai.verodi quel ch'ella era. In Cafai Cerchi pofta a pie del Pon»
te Vecchio nell'antica torre de' Rotti fi conferua di man di Giotto in vn loro orato-
rio il ritratto della B. Vrniliana della ftetfa Nobiliflìma Famiglia de' Cerchi ^ed è da_»
faperfi in quefìo luogo, come il Corpo di quella Beata fin dall'anno 1313 dall'anti-
ca^ piccola Chiefa di S. Croce disfatta e incorporata nel la gra bafilica dello ftefTo no-
me,che al prefente fi vede, era flato trasktato in vna Gafsa nella Cappella de' Gereni,i
detta la Cappella di Frate Arrigo pofta nel Chioftro lotto la libreria,. il quale Frate-»
ArrigQ,che fu di lei fratello,e terziario di S.Francefco,frabbricò,o verolafciòi danari
per fabbricare ella Cappella ; edieeMomfignor Francefco del Senatore Gio: Ventu-
ri Vefcouo di S.Seuero,ch'ella vi flette fino alla gran piena del 1557 ne* Sual tempo
fu tolta da quel luogo bafso e cauatone le reliquie furon ri pofte in vari reliquari di le-
gno dorato, e trafportato in Chiefa fra l'altre reliq uie de' Santi che vi fi confermano ,
con le quali già era rinchiufa in vna tefta d'argento fatta fino dugento anni prima la
di lei veneranda tefta . Con taroccatone dunque fu trottato in etJo Sepolcro o Cafsa
il nominato ritratto di mano di Giotto, che da' Cerchi fu condotto in efsa lor Gafa .
Quefto ritratto da chi ora tali cofefcriue fu agli anni pacati più volte ricopiato ia_» i
piccola proporzione tenendoli ne' panni ( quanto le fu pofllbile lenza feoftarfi dal-
l'originale), alla più morbida maniera moderna. Vna di quefte copie fi degnò tener
per felaSerenifsìmaG. Duchefsa Vittoria, e l'altra (tata mandata a Roma fu da Al-
berto Clouet intagliata inramejcon la tegnente inscrizione* Éfipe dslU B. Vmìli&m
de' CercH Pedona Fiorentine terzeria dì San Francefco copiata da ima dì Giotto efi~
dente nell'oratorio domeftfco dt} medeftmi Cerchi
. Ma l'opra ogni altra opera , che
veder fi pofsa di mano diquello Artefice è degno di memoria vn quadro, che ancora
ne' prefenti tempi, cioè doppo il corfo di 550, anni ottimamente conferuato lì vede
in Cafa gli Eredi di Àleflandro del Nero nobil Fiorentino, e Barone Romano , cioè
quello ftefso quadro, del quale fa menzione M. Francefco Bocchi nel fuo libro delle
bellezze di Firenze, Vedefi in e&o fatta di molto buona maniera vna mszza figura-»
di proporzione grande quanto il naturale, che rapprefenta vna bella femmina , ed
vn'altrad'vn vecchio, che pare con vna certa auidità, e gelofia infieme la ftia guar-
dando ; e quello è fatto tanto al viuo, che è veramente vno ftupore, ed io ho ricono*
feiutonell'effigie, attitudine,,e veftimento di quello vecchio quella appunto di Cor-
fo Donati chiarifllmo Cittadino di quella mia Patria, coetaneo dello ftefso Giotto :
dico quella ftefsa effigie che da Criftofano dell'aitiamo Pittor Fiorentino per lo Sere-
nifBmo Gran Duca Cofimol. fu dipinta pel vero ritratto di Corfo nel mufeo della-*
Real Galleria. Né io ho voluto lafciare di notar quefta particolarità, per auuiuar la
notizia ftata gran tempo fepolta, ignota ancora agli fleti! padroni del quadro, di chi
fufse il foggetto rapprefenta to da Giotto in c^uelmàrauigliofo ritratto. Non li fer-
mò la virtù di quello grand'Vomo ne' foli termini della Pittura , perche fu ancora ec-.
cellentiflimo Architetto, e Scultorea ; né di ciò alcuno fi marauigli, perche^
procedendo tutte quefte belle arti da vn folo principio, che è il difegno, è forza, che
chi ha ottimo gufto nel primo, lo abbia ancora in ognuna di quelle cole cheadefso
appar-
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i
NOTIZIE DI G IOTT0.
appertengono. Molte furono l'opere d'Architettura che fi fecero con difegno di
Giotto ; ma vaglia per auto il maràuigliofo Campanile di Firenze, il quale con fuo g™1^3lb
modello ebbecominciamentol'anno i^.anzìche eflendoinquella fua Patria te- ' .* *
nuta collante opinione, come dicono molti Autori antichi, e moderni, ch'egli fafse
il primo che in fimil facilita auefse allora il mondo , come tale non folo fu aggregato
alla Cittadinanza Fiorentina, ma ancora fu con molto onorato ftipendio fermato in
Firenze per fopraftare, e intendere alle fabbriche, mura , e fortificazioni della Città,
e del comune, e particolarmente a quella della Chiefa di S, Reparata che fi nomina il
Duomo. Ch'egli fufse ancora Scultore attefta il Vafari auerlo lafciato feritto Loren-
zo Ghibèr ti, come teftimonio di veduta d'alcuni modelli di rilieuo, i quali afseriua-,
auer fatti Giotto per vna parte di quelle storie di marmo di bafso rilieuo, doue nella
parte più bafsa del fopranominato Campanile fono rapprefentati i principi di tutte le
Arti. Soggiunfe il medefimo che quella marauigliofa torre,che fpiccandofi dal fuo-
lo,da'ogni parte ifoiata s'innalza fino a braccia i44.doueua ella fecondo il modello di
Giotto auer (opra di fé per finimento vna punta, ouuero piramide quadra alta brac-
cia 50. ma perchè quello modo di finire teneua alquanto dell'antica maniera , nonu
anno mai i moderni Architetti con figliato! che fi faccia. Oltre alle notate di fopra
molte altre pitture fece Giotto doppo il 1334. nella Città di Firenze per lo pubblico,
e per diuerfe Chiefc, mentre fi tiraua auanti la grand'opera del Campanile. Poi tor-
nofsencaPadoua, doue dipinfe molte Cappelle, e tauole; ma non già il luogo dell'
Aiena,come fcrifse il Vafar i,pei che quello aueua egli dipinto in gipuentù,come amam-
mo moftrato col detto dell'Ituolefe antico Comentatore di Dante ; Se né andò a Mìr
■lano ,~e quitti pure fece gran proue del fuo valore , e volle il Cielo che quella nobilif-
fiflja Qittà fufse degna di cogliere gli vi timifrutti di quella nobil pianta, perchè non
prima fé ne fu egli tornato alla Patria, che all'alito da non fo qual grauìulma infer-
mità, con vntuerfal dolore de' fuoi Cittadini, e di tutti gli Artefici, fecepafsaggioda
quella all'altra vita l'ottauo giorno di Gennaio del 153^. e con l'onore douutoalla^ Cron j! *
memoria d'Vomo sì gloriofo, fu nella ruentouata Chiefa di S. Reparata sepolto, pri- ,, a x 2
uilegiof chefecondo quello fcriue Ferdinando Leopoldo del Migliore, parlando di
Giotto nella fua da ogn'vno defideratifsimà opera della Firenze Illultrata, ch'egli pu*
t'ora va stampando) fu riputato per fìngolariulmo, perchè a netFuuo dauafl iti tal
Chiefa Sepoltura, che non fufse itato oltremodo benemerito del comune .Sopra^
il luogo del corpo fuo , che è dalla banda siniftra entrando in Chiefa , fu pollo al-
lora vna laftra di marmo a fimiglianza d'vn mattone . Erra qui Filippo da Bergamo
nel fuo supplimento alle Cronache all'anno 1442, dicendo efser feguita la morte di
GiottoinAuignone,doppoauerdatoprincipioairoperadellestoriede' Martiriper pjat Pon!:
Papa Benedetto Xi.altrimenti detto XII. efsendo la verità, che elfo Pontefice ebbe3 196,
volontà di chiamar Giotto a far quelle opere, ma nonl'etìettuò , non per caufa della
propria morte, ma di quella di Giotto, feguita in tempo di fuo Pontificato l'anno già
detto • e quello è noto per infinite fcritture,e per atteftato di molti Autori ; tnaecco-
ne vn'altra proua indubitata. Nel pubblico Archiuio Fior, ne'rogiti di ser Francefco
diPagnoda Vtfpignanoa* 15. Settembre 1335. che al modo Fiorentino mefi impri-
ma delia fua morte elfo Giotto prefente al Contratto, accettò vn'obbligazione a fué
fàuore di Puccio di Pacio da S. Michele a Aglioni di Mugello; e per rogito del medefi*
mo ser Francefco poi a' %. Febbraio 1337. Lucia fua figliuola efeguifee 1 legulèi Bios .
(uà sorella per l'anima di Giotto fuo Padre defunto. 1 ale dunque, fu la fin^di queftd
grande Artefice. Dipoi per opera del Magnifico Lorenzo de' Medici fu in effa-Chiefa
di S. Reparata poaain memoria di lui l'effigie fua fcolpita perniano di Benedetto da_>
Maiano Scultore allora molto, celebrato, co'feguenti verfi componi dal grande-»
Agnolo Poliziano.
                                                     P *                     M*
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$i            DEC. ir. 44 SECJ. dal 1Ì90.4/1500.
Me ego fum^&&2$$$ per quem Pittura ex tinta reuixit
Qui tamreèìa manus tamfuit 5 & facili f,
Natura deerat noHra quoddefuit arti
Pluf li cui £ nulli pingere ne e meltus.
Mirarti Turrim egregiam mero ere fonantem
Hac quoque de modulo creuit ad a/ira meo t
Denique sum lotius quid opus fuit illa referre
              ,
Hoc nomen Ungi Carmmis infiar erti.
Fu Giotto vomo molto onorato, e da bene non punto vanagloriofo deHaper fuo, on-
de ricufaua d'efser chiamato Maeftro, e con tutto, che la celebre penna di Giouanni
della Cafa attribuifse ciò a fuperbia, io riflettendo a quanto fia proprio degli Vominì
veramente virtuofi il conofcere ciò che manca loro.per armiate a quel fornaio che ad
eflì fa defiderare la capacità, e chiarezza de' propri intelletti, poco o nulla filmando il
giàacquiftatofapere, mi fottoferiuerei anzi al parere del Boccaccio, che nel darcene
quella notizia , non punto dimoftrò di tenere così fatta opinione^ Fece Giotto aè-
cruifto di roba affai, e nel mugello, ond'egli traile i natali, comperò alcune pofleffioni ;
e come ch'e'fuffeingegnofi(fimo,ebbe anche il pregio di ottimo ragionatóre^ fu afsai
pronto e arguto nelle rÌfpofte,e ne' motti. Io in quello luogo per folkuare alquanto
l'animo di chi legge, ne techerò alcuni de' molti, che di lui raccontar fi potrebbono.
iNarra il già nominato Benuenuto da Imola nel fuoComentofopra la Commedia di
l)àte,che métre Giotto dipigneua in Padoua vna Cappella,doue già era l'Anfiteatro,
perùenne elio Dante in quella Città, e che per efiere a Giotto molto amico ,fu da lui
in cafa amoreuoìmente riceuuto,doue a prima vifta s'incontrò in alcuni figliuoletti di
Giotto, e vedutogli più che ordinariamente brutti, cioè in tutto ,eper rutto fimiliai
Padre, il quale quanto fu più bello nell'animo;, tanto fu deforme nel volto. DÌfle_j
a_» Giotto : Egregio Maeflro^ io molto mi marauiglio^ che auendo voi fama coflante
per lo Mondo di non auerpari nell'Arte della Pittura^ così bellefacciate ad altri le
figure > ed a voi mede fimo sì brutte:
alche Giotto forridendo rifpofe : (pervfarle
parole dell'Autore )A§uta pingo de dia ^ fied fingo de notici rifpofta,cheaI)antp
molto piacque, non già perchènuouo tal concetto gli arnuaiie, auendofi ancora vn
limile ne' Saturnali di Macrobio : ma per vederlo rinato dall'ingegno di tane Vomo,
Dipignendo in Napoli per quel Re, egli medefìmo bene fpeifc fi portaua al luogo dar
ue Giotto operaua, non tanto per lo diletto di vederlo dipignere, quanto per fentire
i fuoi ragionamenti. Vna volta gli difse il Re : Giotto s'io tuffi te, ora ch'e' fa sì gran
■. caldo, io lafcerei vn poco (lare il dipignere : li limile farei io, rifpofe Giotto, s'io fuf-
fi yoi. RaccontaliVafari,cheiimedellmoRe richiedefse vn giorno Giotto, ch'e'
dipignefse il fuo Reame. Giotto gli dipinfe vn'Alìno imballato, che teneua a'piedi
vrtaltrobadonuouo, e fiutandolo faceua fembiante di defiderarlo, e in fu l'vno, e-»
l'altro bado era la Corona reale, e lo scettro della potéftà; e che domandato Giotto
dal Re di quello, che cotal pittura lignificarle ; rifpofe : Tali i sudditi fuoi eifere , e ta-
leil Regno , nel quale ogni giorno nuouo Signore fi derìderà. Fin qui il Vafari. Tac-
cio per non allungarmi i'ingegnofa burla del Paluefe fatta da Giotto a quel Groflola-
no j ma non voglio lafciar di dire ciò che racconta Franco Sacchetti nelle fue 300. no»
Ideile mano scritte nella Libreria drS. Lorenzo j valendomi delle parole proprie dell'-
Autore > che fono le feguenti. Come sa chi è v io a Firenze, sa che ogni prima Do-
menica del mefe fi va a S. Gallo, e Vomini, e Donne in compagnia vanno lafsù a di*
kiko più chea perdonanza. Mollefi Giotto vna di quelle Domeniche con ma briga-
ta
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NOTIZIE DI GIOTTO.
53
ta per andare, ed efsendosella via del Cocomero alquanto ritirato, dicendo vna cer-
ta nouella, pafsandp certi porci, e vno di quelli correndo ruriofamente diede tra le~j
gambe a Giotto in sì fatta maniera» che Giotto cadde in terra, il quale aiutatoti e da
fé, e da' co mpagni, Iettatoli, e fcuotendofi, né biafteminò i porci, né difse verfo loro
alcuna parola ; ma voltatoti" a' compagui, mezzo forridendo difse loro :Oh non
anno ei ragione, che ò guadagnato a' miei di colle setole loro migliaia di iire->,
e mai non diedi loro vna scodella di broda. Gli compagni vdendo quefto cominciaro-
no a ridere -, dicendo, che rilieua a dire : Giotto è Matftro d'ogni cofa, mai non dipi-
gnefti tanto bene alcuna storia /quanto tu ai dipinto bene il cafo di quelli porci, ecc.
Fin qui il Sacchetti. Quefta vi tacita di spirito ritenne egli Suoali'vltìrrìaetà ,ed
era già vecchio > come notò il mentouato Giovanni Boccaccio,quandocon quel bel-
lo e arguto rootto, che è noto, fi difefe dalle beffe di M. Forefe da Rabatta, ritorcen-
dole contro il beffatore medefirhb \ e tan td mi bafta àuer detto intorno à ciò. più
è da faperfi, che il Vafari nella vita'chèfcriise'di quefto grande Artefice mòftrò di non
auere auuta notizia di molte altre essenziali co fé in torno alla perfònadiliiijè partico
I arni ente ch'egli auefse moglie, e figliuòli , e altri particolari più minuti -r e perchè io
fui fempre di parere che ogni piccioliifima appartenenza a memorie degli Vernini ce-
lebratami, debba auerfi in gran pregio, e maflimamente nelrijolto antico; perciò
ftimo che non difpìacerà,che io qui faccia nota d'alcune cofe, che per le degne fatiche
del Capit. Cófimo del già Orazio ddlià nOb'il famiglia della Rena eccellentiùlmo An-
tiquario fono ftate vldmamente rìtrouate ,- e delle quali efso medefiino mia data co-
gnizione , e d'altre ancora, ch'io ftefso o ritrouato fimili a quelle, Neil'Archiuio Ge-
nerale di S»A.S. ìrì vh Protocollo ser Filippo Contuccini di Maeftro Buono da Pupi-
gliano, fi troua fatta menzione d'vha tale M. Ciuta di Lapo, di Pela del Popolo di S,
Reparata di Firenze; moglie del gìà'Maeftro Giotto di Bandone Pittore, e firailrneri-
te di Francefco fuò, è di dettò Giotto Pittore figliuòlo, e u <" * * "Midone chiamato Do-
nato altro lor figliuòlo, di Chiara , Caterina, e Lucia figliuole 1 medefimo Giotto,
e d'efsere fiata maritata efsa Caterina ad vn tal Ricco di Lapo Pittore nel Popolo di S*
Michele Vifdomini. Il detto Francefco è quel Francefco del Maeftro Giotto, che il
Vafari parte i.a 131. difièd'auer trouato deferitto, ficcome ancora io l'ò trouato
nell'antico libro degli Vomini della Compagnia de' Pittori,e dirle eflere fiato difce~
polo di eflo Giotto, ma non faperne altro ragionare, come quello che non ebbe noti-
zia l che Giottòaueffe figliuoli, é fra elfi vn Francefco ; e quelle parole def Maeftro
Giotto, per quel ch'io m'auuifo, fono efpreùlue di figliuolanza,anzi che di difciplina.
II mentouato Ricco ebbe due figliuòli, l'vno, e l'altro Pittóri", vno fu Bartolo, è l'al-
tro Stefano ; e di quelli pure fi troua fatta menzione in vn libro di lineili, e d'affitti de
RR. Monaci di Ceftello di Firenze dell'anno 1333. al contrailo num.51.; ed è molto
probabile, che quefto Stefano fia quello Stefano Fiorentino, del quale a fuo luogo fi
parlerà tra' Meccoli di Giotto, che dipinfela Madonna del Campo Santodi Fifa, e-»
morì poi l'anno 135O,e^chémèglio operò del Maeftro fuo. Della Chiara altra fi*
gliuola di Giotto, ò io poi trottato quanto fi a in vn Protocollo di ser Francefco di
Buoninfegna dà ^efpighano, efiftgnte Jnell'Archiuio Fiorentino agli 17.dE Febbraio
1315 e d i ce così ; GIOCT VS Piclor quondam Bondonìs prò fé \ &fuà fi li a prò mi-
fit Coppino quondam Guiduccij de Pilerciano facete
, & curare ita$ & taliter^ quod
Chiara ei us fi li a confentiant tnZ.uceherinumfilium ditìi Coppini tanquam in fu~
urn v ir um pattume" e, in Plebe S.C ajftani de Padule m
Della Lucia fi legge in vn_.
Protocollo nel medefimo Archiuio di ser Antonio Zuccheri dal Cifchio: 'Domina^
Lucia quondam GIOTTIPicìoris Vxor Peni quondam Magiftri Franchi de Bur-
Giom.' 6*
M, Ser. o
spogli Re*
ila,
M. Ser. cjj!
spogli di
Ceftello.
a]tii«
a itg.
-ocr page 72-
54               DEC. IV. del SIC. 1. dal 125105, ài 1300,
%o udS. Laurentium de Mufcel'lo. Di Bice ,:tioè Beatrice altra fua figliuola Pinzo-
chera dell'Ordine di S. Domenico, ne' rogiti di ser Franco di Pagno da Vefpignano
a.Febbr. 13^7 in ArchiuloFlor.. DiBondonedetto Donato altro figliuolo di Giot*
to fi troua in altro Protocollodi serGio: di ser Lorenzo Buri da Pauanico nel 1 ij6.
Domina Paula,fitta quondam Bandoni vacati Donati
, quondam magnifici CIOT-
*f I
\Vxorser AntonijZuccheri NotarijFiorentini. £ trouo ancoramemorie d'al-
tri figliuoli di Giotto marchi, e femmine; ma per non rendere il .mio difeorfo fouer-
chia mente pròliflo col racconto de' nomidellà parehteladi.Giotto, e per aprir la ftra-
da agli ftudiofidi npftre antichità di féguitare,e compire quel poco, che in tal mate-
ria a me fin quìè rinfeito di ritrouare » proùoj} tutto per via d'albero In fine di quefte
notìzie. Sarà bene ora per viti mo il dire alcuna cofa fopra l'etimologia del nome del
/noftro Giotto. E'dunque da fapere, come nella Città di Firenze, e forfè altroue, era-»
molto praticato in que' tempi il diuidere, accrefeere, o mozzare, o in altro modo va-
riare , e corrompere quafi ogni nome propriodelle perfone, b furie vizio popolare, o
lpfa<;efieropervezzi, operabbreuiaturadeldire, egli eccito, che infiniti nomi fi
trouano o corrotti, o in tutto e per tutto mutati ; dico di que' medefimi,de' quali per
mille indubitate teftimonianze fi fanno i nomi interi : e perchè queft'vfo, o abufo che
« e' fi"rafie non ha lafciató di portare alla pofterità molta confufione, il nominato Gen-
tiluomo, dìco ilCàpit. Cofirno della Rena, doppo auer veduto ogni Àrchiuio pub-
blico , e priuato, e fletti per dire quanto poteua in quefta Patria vederfi, fi è applica-
to a compilare vn'operetta, coniaquale feiogliendo quefto faftidiofiilìmo enigma^,,
arrecherà chiarezza, e facilità maggiore a chi per l'auueiiire ricercherà per l'antiche
memorie ; e per condurci al propofico noftro, eecone vn faggio .1$npm$di £iuta ft-
enificaua Eiceuuta, Chiello era dettò per Ruftichello, Bindo per Aldobrandino, Be*
k per Borghefe, Buto per Boriaiuto,Bonfi per Bonfignore, Duii pgr t)ietaiuti ; Dra-
da per Gualdrada, Minuccio tre volte corrotto, prima Iacopo ciberà il vero nome_>,
poilacomino, poi lacomuccio, finalmente Minuccio. Per Cuccio s'intendeua Fran-
ce(co, per Cocco Niccolò, per Ghigo Federigo, per Ghirigoro Gregoiio, per Chi-
menti Clemente, per Cece Cefare, e Ciriaco, ed il nome di Angelo fi diceua con du-
plicata corruttela Angiolotto, e poi Giotto, e quefto fu il nome del noftro Ai tefice#
che non per Giotto, né per Angiolotto, ma per Angelo fu nominato ; e fu quello,che
per quanto permefier© que' tempi,il potè veramente chiamare vn vero Angelo della
Pittura.
L'amore ch'io porto a queft'Arti, e per confeguenza a Giotto, a cui effe tanto fo-
- no obbligate, à fa tto sì che io quefto ftefto anno, che dò fuori le prefenti notizie, viag-
giando per 18. miglia di ftrada,mi fia voluto portare a veder con gli occhi propri quel
Paefe, che partorì al mondo vn sì grand'Vomo, e ciò feci ancora a fine di poterne-»
dare in quefto luogo qualche notizia, già che il Vafari non moftrò d'auere di effo la»*
cognizione che io ò ritrouato in molte antiche scritture, parte delle quali io noterà
ìj nell'albero del mede fimo,Giotto,J,- ...
Dico dunque, che ìp quella parte del Mugello,che paflato il Borgo a S.Lorenzo fi
eftende vedo Leuantejè il Paefe, o vogliamo dire Villaggio detto il Colle. E' quefta_i
vna molto vaga Collina nel Comune di Vefpignano Potefleria di Vicchìo; antica-
mente fi farebbe detto nel Popolo di S.Piero in Padule,maoggiè comprefain quello
della Pieue di S.Cafciano, perchè afkrifcòno, che cfìendo oh anata, o rouinata per
cagione del fiume di Muccione l'antica Chiefa dì S.Piero in Padule, ne futìc trafpor-
tata la cura alla nominata Chielà diS.Cafcìano. Quefta amenifiìma Collinetta, auen
do fuo. principio a tramontana alla falda dell Appennino, fra il luogo detto Aglioui
da
1 1 - ——f—M
m
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NOTIZIE D'ODERIGI D'AGV'B'BIO.
55
da ponente, eia nominata Pieue da leuante, va dolcemente declinando verfo mezzo-
giorno , finche termina in vna vaftiflìma, e fertiliffitna pianura, che dicano il Piano
del Colle, la quale anche per non poco fpazìo la cigne da Leuante . Dalla deftra à il
fiume della Pefciola, e da finiftra quello di Muccipne, che nella parte piti alta di verfo
l'Appennino è chiamato il fiume di Gattaia. Sopraqueita Collina fi vedono a'noflri
tempi molte cafe abitate da' lauoratori di terre, alcune delle quali però,, per quanto
rnoiìra la loro ftruttura, furono anticamente fòrtiulme Torri, e poi demolite in gran
parte furon ridotte a forma d'ordinarie abi nazioni A Vedefi però vna di quelle Torri
fatta di pietre quadre, chiamata là Torre di Romagnaao, alla quale fono (late con-
giunte alcune Manze per vfo di lauoratori, e quefla lì è conferuata quali intatta, ed è
ti luogo appunto doue la Collina incomincia a pigliare il nome di Colle. Quello va-
go monticello finalmente fu la patria del noftro grande Artefice, luogo che per va*
ghezza di pofto, falubrità dell'aria, fertilità del terreno, e per altre fue qualità può
chiamarli vn de' più degni che abbia la beilhlìma Valle del Mugello , ma la maggiore
delle lue glorie fi è l'effere fiato Patria Giotto* , t ,
ODERIGI DA GOBBIO
MINIATORE,CHE FIORI CIRCA IL MCCVC.
E fi tien per firma the fttfse delta Settata di CIMA'BFE.
Eputafi difficile ildifeorrere delle cofe , che non fon delPaefe di
co^ui che fcriue» ftante che per la diftanza de' luoghi ha moral-
mente dell'i mpoflìbile il poter efiere di quelle così bene informa-
to, come chi n'èPaefano: più difficultofo fi rende il trattar dell'an-
tiche ja-cagione della lontananza de' tempi che le ofeura*. e Copra,
tutto incredibil difficolta apporta quando di ciò che fi vuole feri-1
uerepochiifime, e recondite memorie fi tremano, Confideri ora
il mio Lettore a quali cimenti mi fia trouato nel compilar la vita
dell'eccellente Miniatore Oderigi da Gobbio^ perchè oltre al non,
efiere egli diquefta Città , ne di quelli noftri tempi ,! così piccola è la memoria-* ^,
e cos ì rare le notizie, che di lui abbiamo trouate e nella fua Patria ,] e nel gran nu-
mero d'Autori antichi, e moderni, e fra l'infinite memorie antiche manoferitte, le.
quali per l'effetto d'andare ordinando quella noiìra operetta abbiamo con molta fa-
tica riconofciute, e feorfe » che non ci ha recato marauiglia che il Vafari cosiper paf- In Giotto
faggio potefse lolo dir di lui,di chi e' fu amico,doue operóse d'auere vna reliquia, vn
miferabile auanzo de* fuoi pennelli ; onde se non fufse fiata la tromba fonoradel Di<?
nino Poeta Dante, il quale ne' fuoi vedi lafciò di queft'Vomo così onorata memoria
chiamandolo l'onor di Gobbio, e l'onor dell'arte del miniare,appena fi farebbe chi
ei fufse. 11 perchè fé circa quel poco che fi dirà di lui cioè intorno alla Scuola dond'egli
vfcì,al tempo in cui fiori, all'opere, e a'difcepoli ch'e'lafciò, non vedralfifcorrerfraa*
camente la penna, ma quali andar tentoni^nendicando per così dire, le proue, doue*
rò io per le Sopraccennate cagioni venire feufato , e compatito.
Non è dubbio adunque che Oderigi natiuo della non men nobile, che antica Città'
di Gobbio della Prouincia dell'Vmbria luffe vn'eceellefite Miniatore de* fùoi tempi ,e .
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55>          MM.^MSE€,lMm^oMn^
fi fìudiafsedìformontaregli altriProfeffori Tuoi Coetani,giacché in quefto concar*
dano tatti <oloro,che di lui fanno ricordanza; perchè ciò chiaramente fi cauadalTe-*
fuig.l.ii. {lo di Dante,qtiando finge trouarlo nel primo girone del Purgatorio a fodi sfare aHa_a
colpa di vanagloria commeffa nell'afpirare alla maggioranza di fuo meftiere per ac-
quiftariì fama nel Mondo ; eccoui i vedi del Poeta.
; ! Oàtffialuinonsè tuOderigi
*             IjOnord'AgóMio^el'onor di quelt'arte                                '." — ■'
Ch*a luminare è chiamata in Parigi #
/< ra^e ^/// ej/j? />/« r/^to /e r^r/^
Cta Pennelleggia Franco Bolognefe^
, JJ onore è tutto or fuo
3 e mio in parte*
                                   . .,,
<BènnOnfaftiBatoficortefe                                                            ,
1 Mentre ch'i' viffi per Io gran di fio
Delfeccellenti a 3 ouè "mio core mietei
'Ditalfuperbiaquifipaga il fio
y
Et ancor non farei qui\fenon fufse$
Ohepoffendopeccarmivoi fi a Dio *
Oh vanagloria dell'vmane.pojfe !
Con poco vérde in fu la cima dura
, Se non è.giunta dall'ftadi groffe.
           , „ ,           n s
Credei té Cimctbue nella Pittura                                A
Tener lo Campo ^& ora adotto 'lgrido
...
                                 Sicché la fama di colui ofcura^&c,
in Giotto. Operò quefto Gderigi, come riferifceil Vafari,nella Città di Roma,oue ( condot*
temi per ciò dal Papa ) miniò molti libri perla Libreria di Palazzo, che fono in gran
parte oggi confumati dal tempo , e nel mio libro de' difegni antichi (foggiugne lo
iteflò Antore)fono alcune reliquie di man propria di coftui,che in vero fu vaknc'Vo-
mo. Madi chi ei fufseDifcepolonel difegno, e da chi l'Arte apprendefse del minia-
re , e lo ftimolo d'auanzarfi fopra delli altri fuòi fimili profcfsori,vien pafsato fotto fi*
lenzio : laonde ad effetto di rintracciare cola cotanto afìrufa , fon forzato a farmi al-
quanto dallalontana. Suppongati* dunque primieramente, che dalla profeilìonedel
difegno non/blamente fon nate quelle tre celebri sorelle Architettura , -Pittura , e->
Scoltura, ma tutte Mitre deriuate da effe ; onde non efiendo altro l'arte del miniare
che vria tal forte di pittura, il miniare è ftato fempre alpari del dipignere, ed a corfo
lamedefimà fortunadi quello o profpera, oauuerla ; or ficcomeauanti a Cmiabueli
Afchitettaua > fiScolpiua, e fi Dipigneua, ma goffamente così ancora fi MiniaUàii*■
fui modo fte&o. Quando poi triigliorò il difegno per k-manijli lui, e di quei della fua
Scuola vbbidienti all'intellètto, giàrimegliatoapiunobileTdea di quella, che iMae-
ftri Tuoi coetanei,e dell'età fuperiore aueuano tenuta, migliorò altresì l'Archicettu ra,
la S coltura, e la Pittura, comes'èdetto, emegliorò in confeguenza la Miniatura ;
perchè poteròn iMafeftri del difegno,i quali per l'Italia fi ritrouauano,lolleuar fi verfo
la perfezione,mehtfe'ìrrni^lioramentodell'Arrendariconofcerfi neHoperato,non era
piùnflrettodèntroallemuradiKrenze,ma glasserà fparfo coll'opere di Citnabue
per tutta l'Italia. Adunque in quella maniera, che tanti altri di già Profeiion del di-
fegno, ed ailieùi de' Greci diuennero feguaci della maniera di Cimabue, e di Giotto
fUo difcepoio,e miglior Maeftro,folo col veder neilelor'operc vna certa luce di miglio-
re ope
■ -
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/ NOTIZIE Ù'0D£RIGL A         ^
vt operare ; cosi potette auutttirea Oderigì, quando anche voletfimo prefupporlo
Miniatore , prima che Citnabuc s'acquistane la rama di auqr di gran lunga fupcr ; ci
nel difeghoi Pittori Greci fùoiMaeftri, e contemporanei. Né temo mi fioppongi
•che in ^u'dìaguifache€imabueauan2Ò i Tuoi Maelìri, fenz'auer chi la via dhnpffraf-
fedi migliorare, fuori del Tuonàtaral talento j così Oderigi s'auanzalfe sopra delli
altri miniatori difua^tàfenza imparar dall'opere di quello; perchè tengo per fermo
non tanto•dall'opere, quanto dall'b)5erare> anzi dalla propria voce di quelloiiuouo
Maeitrojapprendeìle o i'arte,o 'lmiglioramento. Per arriuarfelicemente a quello
,punco di grande importanza perlo miointento > è bene di procedere pafìò pafso.
Attefta il -Vafari ct'auer'aelfuo libro deMifegni antichi alcune co fé piccole di mano InCimaS
■di Cimabue fattea modo,dì minio; nelle quali( come che oggi^ forfè paiano an-
zi goffe » che altrimenti) (i vede quanto,per fua opera acquiitafse di bontà il dife-
gno: così egli. Sappiamo in oltreché quello primo lume della nuoua miniera di di-
pignere fu condotto da Cimabue fuori di Firenze , e per l'Italia circa il 1x60 efsendp
che ficconie abbiamo moftrato nelle notizie della vita di lui» egli amati al regnare di
Papa Clemente W, fufse chiamato ad Àfltfi Città d'Vmbria a dipignere nellaGhiefa
di S.Franeefco: Sicché poterono vedere Cimabue > e Oderigi >, feudo Gobbio nuru
lontano gran cofa da Aififi , ma fé io dirò che più tofto Odsrigi Vchifse a Firenze per
metterli (otto la difciplina dWVbnao così celebre , concio iliache le pitture dà mi
fatte in Pifa, e in "Lucca Pauefiero refo chiaro per rutta Italia, non errerei granii
fatto ; il motiuo che ò di tenere anehe ciò per fermo è la triplicata amicizia, che paf-
sò tra Oderigi, Giotto,e Dance, la quale come quella.ehe fu di attuai prefeiiza -, fic*
come prpueremodipoi, venne neCelJariamente prodotta dalle medefime Cagióni,
cioè tempo, ftudi, e luogo> che dettero loro occaflone di conueifare infieme* Quan-
to alla prima > vifTero quelli tre nel medesimo tempo : Di Giotto ,e di Dante è notif-
fimo ,e di Oderigi lodiceapertamente il Vafari; mentre eh? infirma, ch'egli fu in Ro- *ft biotto.
ma a miniare per la libreria del Papa, nel tempo iteifc, che Giotto d'ordine del mede-
fimo Ponteficeera quiui venuto a fare lefuefamofe pitture> Quanto alla feconda^
erano tutti e' tre delia medefima nobiliffìniia proleflìone , perchè fi leggono di
elfo Dante appreffo Lionardo Bruni della Città d'Arezzo Segretario della Repub ;Llta *
blica-j Fiorentina^ quefte^ precife-» parola degli ftucji di,quel gran Posta-.: ance*
EDISV<\ MANO EGREGIAMENTE DISEGNAVA. Quantoalla terzi furo-
no tutti e* tre nella Bottega di Cimabue', perchè tutti e' tre àpprèfero Far te dal mede-
fimo Maeftro» Edi vero, per quantoa Giotto appartiene,la cofa è fpiamu : Di Dan-
te, e da chi altri diremo noi, cfregli apprendere l'egregio fuo difegnai e fé non da Ci-
mabue, vnico allora ?in Firenze-per l'eccellenza deHipignere? D'G Jerigi poi mi fi
rende quali per indubitato, per la Seguente ragione, quella,|naggw-nence aggio.-
gnendo alle congruenze fin qui addotte » ed 4 quelle che io dipoi adiurrò » Siccome-»
dalle fattezze, da tic inclinazioni, e da'cottami ritraggono la Fomiglianza de* loro
genitori i figliuoli naturali; e còsi, e non altrimenti addiuiene negli alheui d'ogni prò •
feùlone ,che fono i figliuoli, per così dire * artificiali"; perchè non foìo le fattezze^ »
cioè la maniera d'operare, efprimono il Maeftro, che loro iniegnò, ma ancora i co-
fiumi, i concetti, l'opinioni, e l'vfanze msdefime, che ebbe quello in proprio, auen-
dole imbeuute con la difciplina > che da elfo impararono, fecondo quel noftro volga »
reprouerbio^ehea chi vfaandar col-zoppo ,Ji appicca di quel moderi camminare.
In quelianobdtàdi concetto, che ej>be Oderigi, eomeabbiamo accennato, d'acqui-
etare il primo vaiuo in fua p^
                                     e gloriofo alla pqfterjtà,
chi non vede efprefea lafomiglianza di Cimabue,.del quale a gran ragione potè Sire-*
l'Amore dell'Epitaffio del fuo sepolcro
H                   Bgre*
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##*'
ì 8         DECEK IV MSEC, l ad 12pó.éi j ocv
Credidit vt Ctmabuspiéìunt caftra tenere
Sic tenuit
3 drc.
In Qmab. ^ c.^e *n Parf^co^re ci viene efplicatoda quel Cementatore di Dante riferito dal Var
fari,e da noi altroue riportato colle lue ftefse parole » mentre in foftanza vuole che^
Cimabue fufse il più nobile, o vogliamo dire ilpiùconofciuto, e famofo fra quei del
meftiero tfe' Tuoi tempi, e perciò così fchiuo, e fdegnofo d'ogni difetto, che fé da fé
fkfso, o per altrui accorgimento fi fufse auuèduto di qualcheduno, benché minimo ,
guaftaua tutta la Pittura, rifacendola di bel nuouo ;vfanza praticata a'dìnoftri dal
non mai abbafìanza celebrato Pietro Berrettini da Cortona, che più volte fi trottò a
disfare le fue nobili Pitture, fin che tornafsero fenza quel che offendeua il fuodelica^
tifsimo gufto. Ma quella fomiglianza e di mano, e di concetti, e di cortami non fi
acqu ifia da colui, che per pochi giorni conuerfa nella squoh di qualche Profefiòre,
ma da chi vfa l'altrui cohfuetudine per lungo tempo, come»fon que* che fi pongono
fotto la direzione del Maeftro quafi fin da' primi anni : che però è da credere § che O-
derigi lunga mente frequentafse la Manza, e la pratica di Cimabue, e per eonfeguenza
lungamente dirnorafse fotto il di lui magiftero, e così venifse ad acquiftare la familia-
rità e domeftichezza ch'egli ebbe con Giotto, e con Dante, che dil medefimo Mae-
stro apprendeuano ildifegno. Aggiugneper vkirno, che Dante obbligato dall'arte;
ad imitare necefsariamente il coftume delle Perfone introdotte a parlare nel fuo diui-
no Poema nell'inuettiua contro l'vmana gloria pofta in bocca ài Oderigi, non a uè-
rebbe efemplificato in fatti di Perfone Fiorentine allor viuenti, fé Oderigi non fufse
dimorato a Firenze, o almeno non aurebbe efpretfi quelli efempi contermini tali -,
che facefseroapparire ( ficcorae fanno veramente ) che pderigi medefir&o molto b&»
ne le conofeefle, e l'atiefse quiui praticate : Eccoui l'inuettiua.
Oh vanagloria, delTvmane poffe
Con poco verde in fu la cima dura.
S e non è giunta dall'et adi groffe.
Credette Cimabuenella Pittura
                                                   ;
Tenerlo campo i&or* adotto'l grido $         ì-
Sicché la fama di colui o/cura >
Così a tolto l'vno all'altro Guido
LaGloria della Linguai e forfè è notQ
Chi l'vno 5 e /'altro caccìera di Nido,
Epiàfottonoueverfi. -A
'i.U'.ì
W
Colui che del carnmin ri poco piglia
Dinanzi a me 7 ofeanafonò tutta,
Et ora apena inS'iena fen bisbiglia
#
Ond'era Sire quando fu diftrutta
La rabbia Fiorentina y che superba
Fu a queflo tempo ficcomora è Putta ,
             ^
So che non mancherà chi dica, che in tanta fcarfezza di notizie, più ficuré e più cer*
te d'vn'antico Valentuòmo, come fu Oderigi, facilmente fi potrebbe credere, che la_»
cofa fufse pafsata come fin'ora abbiamo rapprefentato, fuppofta l'amicizia reciproca
tra Giotto, Dante, e Oderigi. Ma quantunque fi ricaui dal Vafari, che furono ami:
cidiGiottoe Dante, eOderigìi donde fi deduce poi, mi dirà alcuno, che tra quelli
due
_^^
________
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WOVAZl&E'OtìÈKlG I.               19
co:
due vItimi pafsafse amicizia, è amicizia tale, che anzi familiarità, che conofcenz^
.E i,
dir fi potesse ? Non da altri dico io, che dall'iftefso Dante;perciocché volendo dimo- P-£'&
ftrare come s'introducefse a riconofcerlò, finge che camminando fopra la prima Cor-
nice del Monte del Purgatorio, trouafse anime, che piegate (òtto a grauiifirni pefi,
andafsero chine chine per quel Verone, purgando il vizio di superbia, e vanagloria^ ;
e che mentre gli parlaua Omberto Aldobrandefchi de' Conti di S. Fiore fufèe ricono»
feiuto ,e chiamato da Oderigi, come apparircene'feguenti vedi.
Et vn di lor ( non quesli che parlatici )
Si forfè fotto *lpefo 5 che l'impaccia.
E vi demi
3 e conobbemi , e chiamano, ■>,
Tenendo gli occhi con fatica fist\ ; ;
A me che tutto chin con loro andau%mh \
E che a quefta voce voltatoli Dante,e conofeiuto, che chi lo chiamaua era Tuo amico,
con allegrezza efclamando
Oh difft lui 3 non se tu Qderift ? &e.
Sicché s'egli finge d'efiere fiato veduto, e riconofeiuto , e chiamato per nome dà-»"
Oderigi, ad altresì d'auer lui riconofeiuto l'amico già defunto, certo I che fra di loro
mentre viueuano pafsò tal dimeftichezza, e familiarità, quale fuoì pafsar tra coloro,
che per lunga confuetudine diuentano amici. EvsòiiPoeta quell'Artifizio d'efiere
raffigurato da tutte quelle Pérfone di già morte, che in vita erano fiate me conoCcenti
e dimeftivhe ;\ ed eccouene la proua. Di M. Brunetto La tini fuo Maeftro dell'vnu-
iettere dice:
Cosi adocchiato da cotal famìglia                                                     Inficijr.
Fut conofeiuto da vn che mi prefe
Per lo lembo , e gridò qual mxrauiglia ^
In Perfona di Capocchio da Siena, che fi dice effere fiato fuo Compagno nelli studi
della naturai Filofofia, parla così
Aguzza ver me t occhio s
Sicché la faccia mia ben ti rifpondi,
E vedrat ctito fon l'ombra di Capocchio r / -'V
Che falfai li metalli con Alchimia^',
E ti dee ricordar^ fé ben t'adocchio
Com'io fui di natura buona Scimi a
,
Di Cafella fingular Profeflore di Mufica, efuo caro amico, che fra molte anime
era, scriue
                                                                               w ;
Io vidi vnt di lor trarre fi auante                                                     Pnrgc.z;
Per abbracciarmi con sì grande affetto ^
Che mofse me a far lo fornigli ante ,
Di Nino Vifconti Pifano Giudice di Gallura uiSardigna fiato ancor egli fuogran-
de amico, dice .
                                                      é
E vidi vn che mirati*                                         PureJct*.
Pur me y come conofeer mi vole/se*
Tempo era già che l'Aer s'anneraua$
Ma non sì che tra gli occhi fuoì 5 e miei t>i
H %                   Nod
V..j*>
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6 a DECEN.1F.del SEC.I daliiééidi 300^
Non di chiari ffe ciò che pria ferraua 4.
Yer me fi fece x ed io ver luì mi fei y
Giudice Nin gentil quanto mi piacque-
Quando ti vidi non, effer tra, rei l
Nullo bel. falutar tra, noi f tacque y
ÓM*.
E. di Porefe Donati fuo vicino, ed'Affitte fi legge '-;
Pur&c.sj..
                  Ed ecco dal profondo della tefla.
Voi/e a me gli occhi vn_ ombra. 3 e guardo fifo^
Poi grido forte
:. qual grafia, m'è quefla ì
Ed in Perfona di Picearda Sorela di enò Porefe, così difcorre.
Parai ^3'
                  lo fa rtel Mondo Vergine Sorella r
E Je la mente tua ben mi riguarda.
Non mi ti celerà l'effer pia; bella
,,
Ma riconofcerai ch'io fon Piccarda^&c^
                     ,, '
E. finalmente pure in Perfona. di Carlo Martello Rè d^ngheoa^coiicniegli aueua,
iamUiarMmaiiiente conuerlato, dice.
P;.rad.cii
                  Lamia letiziamiti. tien.eeiati %
Che mi. raggia, d'interno. y e mi nafeonde
Quafi mimai dì fui feta, fa/ciato
..
:.,v •:.;;.: - Affai m.amafli y & auefti beri onde $;
,,
                       Che s'io fujft giù flato\yi* ti maHraua,
Di mio. Amor pia oltre che la fronde x&cj
E tanto mi bafti aucr detto per conto del fuo Matita. Paifiamoadeffo a dire alcuna,
cofa deltempo in che precilamente Odcrigi fiorì.,
Certo è, che eglivif&e incorno ai j ^eo. ma fé e ilo trapalarle , e non v'arrida He ren-
der! appreiso dei)iscrittori all'ai dubbiofo :.per.chè le ìufuiìetfe l'aiferzion del Vafari, il
qual vuole ,, ch'egli operaie. in Roma pcrPapa Benedetto YXliLda Treuifoxche->
ledè,nella.Cattedra dia Pietro dal304. al 305. quefìó Artefice farebbe fiorito doppo,
Ìli 300, ma perchèil roedefimo Vafari vuole che nello fteilo tempo lauorafle Giotto
le Tue Pitture in Roma.chiamatoui.da)medefimdPòntehce Benedetto Villi, quando
la verità è» che Giotto fuchiamato a Roma da Bonifacio ViiL antécclTore di Bene-
detto VlilLcome abbiano, chiaramente moftra to nelle cetile di éfso Giotto, viene-*
in confeguenza cheQderigi fiorini auantial 1 jòQ. prefuppoiìo, ch'egli furie in Roma
. a miniar per lo Papa % quando, Giotto- vi fu. chiamato dal meddìmo a dipignere, il
chefucceifecircal'anno 1205. ma che l'anno 1500* foìeniulnio , e degno di venera-
zione per l'vmuerfalgiubbileo detto volgarmente l'Anno San tri, e Oxierigi non furie
v.iuo, ce ne fa ampia fede ìofterTo Dante, mentre finge d'auerlo trouato il medefìmo
Anno cominciato già^drtre naefi nei purgatorio. E no.tiifimo fi a gli efpofitori della.
CommcdiacheIPOetafìgurad'auere auuta la marauigliqfa vinonedello Inferno,
Purgatorio »e Paradifò nel principio dellaPrimaueràdel.13Q0.ne' giornivlumi della
Settimana Santa xil die dinioilrano a lungo con vai k proue,ch'io lafcio per breuità.
in gran parte , contento folò didédurloda tré capi. Il primo daltcmpo} nel quale fe-
guilo hnarrirriento dei Poeta dentro d'vn' ofeurì Selùa,; il eguale fmarnmento afa-
ma egli che fegul
infer. c.U
                  Nel mezzo, del cammin. di no/Ira. vtta fc
Qit^fh mecadella vi^ivmana è l'Anni trencacinquefiiao dalla nafeita dell'Vo-
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NOTIZIE &ODER/GL              6t
oso, come Dante ftefso proua nel Aio amorofo conuiuio, e ne aiuamo per riprouaj Ttm. j.
ch'egli nacque PAnaoLz65.il quale fòttratto dal 13:00. ci dà il _j>. Il fecondo dal caP*25*
computo della rouina d'alcune parti dello 'nfemo fcguita nella morte di Crifto , e fui
difcefa colaggiù>,in quelli ver fi polii in bDcca di Alalacod:i Deavonio
                       I f '
Ierpiu oltre cinque- ore che- quejìatta.
Mille dugenta con fé[fantafei
Anni compier % che qui la via» fu: rotta
Poiché a mille, dugento féisantafei aggiunti li 34. della vita di Crifto, fommana 1300.
E terzo finalmente, dalla menzione del Giubbileo vniuerfale^che i comentatori dico *
no.comprenderli in que' verfi, doue parlando dell'Angiolo coadattiere dell'Anima
al Purgatorio* dice.
Veramente dx tre mejt egli a tolto*                                             . ™r.cm **
Chi hxvoluto entra con,tutta.pace^
In oltre è da auuertire^che il Poeta parla della perfone,.e de* fatti che furono» atlanti
al 1 jgck m vn modo » e di quelle doppo detto Annodnv n'alerò, di quefte ,, e de.'loro
fatti difcotre per moda di predizione t cioè che altri antivedendole glie lepredicc,nia
delle prime per modo di narrazione , o iftorico racconto,come già fuccedute.
Donde fi caua vn'aitra confiderà zione, ed è ch'ei non pofe d'auer veduto ,, o fia nello
Inferno ,0 fia nel Purgatorio > o fia nel Paradifoaleuno spirito che non. false, già tra-
pafsato all'altra vita prima del 1500. slontanandofi fola da quella legge preferittaft
vna fola volta, ladoue tratta de' Traditori de' loro Benefattori, porti nella Ghiac-
ciaia detta la Tolomea x nella quale per poter porre alcune perfone che ancor viue>-
uano ael miilefimo. dei 300 le quali pei àaueuano. per auantt commelsa tale/celk ra-
te zzaji vale d'vna helia finzione poetica,, che mirabilmente gli fetueper lo^nfoaite-
gorico, e ìnorale^dimoftrando^come dice S Jkrnardo,che i'irigra ti cadine lecca i 1 fati-
le della pietà, mentre ìì Poeta per efprimerci L'impenitenza, e olììoa^io&e èi sì fatti
fcellerari, finge efsere animati da vnDemonio,e l'anima loro fubito cOtiì iv,?(s}loefe-
crabile delitto,fingeelscrefprofondatanello'nferno, come in peifoiia d'vnè tii elfi
fa dire.
Co tal vantaggio a quefla,. Tolomea >                     * '3                       Inf. c.j ?.
Che fpejfe volte £ Anima ci cade •:;        r"*i«t\i
Innanzi c'Atrapror moffa le dea*.
E più fotto due verfi..
Sappi che toBo che l'Anima tradè
Come fecio il corpo fuo gli è tolto- ■
Dxvn Demonio 3 che pofcia'l gouernx.
Mentre che 7 tempo fuo. tutto fix volta%
, , Ellx. ruma in: si fatta. CiterHxM.
Se dunque nei principiatila Primauera del 1300, finge Dante di tremare. Olerìgl
nel Purgatori, già egli era trapafsato all'altra vita,, a fui finire dell'Anno antecedei!»
te,o fu 1 bel principiadi quello prefente, nò è improbabile ch'egli morifse in Roma9
memre. faceua le mmiatture pei lalibreriaj che però gli fa dire lo ftefeoPoeta '
Di tal superbia qui Jt paga il fot:                                                     a
Et ancor non farei qui y fé non foffe^
Che pojfendo pecc'ar mi yolft a Dio
E cosi viene arifpondae a vna certa obiezione ciù fi poteua fareact03engT, cioè co-
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6%              DTLCJV. ad SEC, hial i igo.al 13 00.
me era poffibile, che efsendomorto coàdifrefcofitrouafse con gli altri Spinti nel
Purgatorio, mentre era vifsuto Tempre con quella vana appetenza di cfsere reputato
il migliore fra quei di Tuo meftiere j stante che fecondo vii' altra finzione del Poeta/
l'anime, che per negligenza, o trafcurraggine indugiano a rauuederfi de' loro vizi
al capezzale, fon condannate a ftar fuori del Purgatorio entro vn fuo immaginato, e
finto luogo, e a dimorami tant'anni quanti vifsono, in pena della procraftinata pe
nitenza .
, Concludiamo adunque perle ragioni allegate, fenza altre che allegar si potrebbe-
ro , che verità ma cofa efsendo,che dalla Prcfeifione del difegno le belle arti d'Archi-
tettura, Scultura, ePittura, fon deriuate. Che l'Arte del Miniare fpecie di pittura
camminafsein bontàfempre mai di paripafso conia ftefsa pittura, Che al tempo di.
Cimabue, e da efso medefimo fi vfafse l'Arte del Miniare. Ch'egli porcafse per l'Ita-
lia il miglioramento del dipignere fino dai i %6o. in circa. Che fra Odefigi, Giotto,
e Dante pafsafse lada noi prouata amicizia, e che quella fra Dante , e Oderigi fufse
di vera, e attuai prefenza , e per lunga confuetudine, e che quella non potefse elsere
(rata vfata, che in Firenze, e anche in riguardo attempo, e Profeffiorie dell'vno, e-»
dell'altro, che nella Scuola di Cimabue; ed in oltre (cofa che pur ora mi fouuiene )
chela maniera di miniare di Oderigi, come fi ha dalle ftefse parole del Poeta, tufse ne*
fuor tempi riputata buona sì » ma in verità non arrkìafse a gran fegno quello che poi
ne'tempi pure di Giotto vsò Franco BolognefeDifcepolo di Oderigi ; che è quanto
dirc,che dall'vnaall'altra fufse la differenza, che era tra quella di Cirnabue,e quella di
Giotto da ognuno in quel tempo vfata ; io non temo punto di affermare, che Oderigi
fufse veramente Scolare di Cimabue, oche da efso almeno egli apprendefse miglio-
ramento del difegno, e del miniare. .
£>elli allieui lafciati in tal Profefiìone da Oderigi noi non trouiamo farli menzione
fé non del nominato Franco da Bologna, come più pai ticolarmente diremo nelle--»
notizie di lui, il quale arnuò tant'oltre in fuo fa pere, e di tanto fa però il Maeftro,che
il tante volte citato Poeta ne'fepra allegati verfi lo fa lodare allo Hello Oderigi in
quella forma.
Frette difs'egli , più ri don le carte 5
Che pennelleggia Franco Bologne/e 5
L'onore è tutto or fuo , e mio in parte,
E dice ch'e'partecipa dell'onor di Franco, perch'egii fu fuoallieuo, come bene ci
fpiegò il Vellutello nel fuo Comento: fendo veriflima cofa > che jl sapiente figliuo-
lo è la gloria del Padre; e ridonda in onore de*Genitori , e del Maeilto il sapere
de'figliuoli,e de'difcepoli. Io anehe ardirei d'affermare, che loefkreil mede'irao
Franco flato chiamato a Roma aiauoraredi minio (k bene riufei anche buon Pitto-
re,) ne* tempi, che v'era Giotto, furie peropera di Oderigi fuo Maeflro, acciò gii
futie in aiuto, come fuo difcepolo, ficcome da Giotto vi era (lato chiamato, o con-
dotto Simon Menami ; o pure ch'e'yifufie chiamato a finir quellauoro , che per
morte non potè tirare auanti Oderigi; cofa che pure fuccefse a Giotto, quando
fi portò ad Affili a dar compimento alle Pitture della Chiefa diS Francefco, tra-
lafciate cìal fuo Maeftro Cimabue, e vediamo a' giorni noftri frequentemente intera
uenire in fimiglianti cali.
Egli è ben vero ch'io non ho mai faputo rinuergare da quale Scrittore ab-
bia tratto l'Autore delle V'ite de' Pitto-1 Bologne!! quelle parola : Franco
del quale non poffo che parlare convnpoéo pia di rifpetto
, come quello che venne
giudicato a que* tempi eguale ad ogni altro anche all'i/lejfo Giotto
3 quando non
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NOTIZIE &0DER1G1.               6J
mandò Benedetto Nonoariconofcer l*opera di quelli a Firenze ^à" a Iettarlo 3 e&
da Bologna ancor nonfiface/]"evenirque/h* Franco perferuirj"enea dipignemonfo-
lo\ ma a miniare i volumi Heffi della libreria Vaticana
3 come chefifotttle e fin%
operazione da ver un altro non bene vfatd, altro fapere ri cerca/} e
3 altra diUt-
gen&a di che trouauanfl prouuifiigli artéfici di que' tempi
. * , »
Se quello Àmtore a cauato dal Vafari, del quale porta poi immediatamente^»
alcune proprie parole, proiettando!} di non trouare di Franco eflere ftata fatta
alcuna menzione, né dal Baldi, né meno nella Biblioteca* ìtològnefe , pare a«»
me auere egli enato due volte, la prima col medefimo* Vafari, doue difse,
che Giotto, Oderigi, e Franco fufsero chiamati a Roma dal Pontefice
Benedetto IX., il che non fu così, e noi l'abbiamo concludente*
mente prouato : col far vedere, che Benedetto IX. fu creato
Papa doppo che coftoro aueuano fatte l'opsre in Roma,
che dice il Vafari, che e' facefsef ò ; à errato anche
                   }
da per fé ftefso, reftando infuriente la dì lui
afserziane, Che si fattile, e fina operazione
( intende egli del miniare ) da verm*
altro non fuffe beu'vfata,
mentre
lappiamo, che Giotto pri*
mo Maeftro della Pit-
tura , pofsedè in
grado eccel
lente^
               *
quella del miniare, operando cofe marauigliofe, $
che pure fino a' noftri tempi fi veggono, come
s'è dimoftrato nelle di lui notizie ; e fé-»
bene il Vafari non fece menzione-»
delle miniature di Giotto,                  *.«
non difse però mai
sofà contra-
ria-» «
NOZ-
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$4 DECEN. IV. dtlSEC. L dal 129.0. al 1 300.
<S; crede Difcepolo à* ANDRE A TJFI3 forma del 1 300,
1 marauiglleràforfealcuno, che fra tanti Pittori nobili, e faimfi per
l'arte loro, de' quali ò intraptefo a parlare, io dia luogo anche a_*
Calandrino,quafi che porti il pregio del trattar diluì particolar-
mente, che adir vero fu Vomo , più per le fuc Fanciullaggini ri-
dicolofo ,che per lo valore nel fuomeftiere ammirabile. Ma pure
perchè nienteè nell'antichità difpregieuole affatto , e della quale
non torni taluolta in acconcio il far memoria ; e anche perche fé
ben il confiderà la noftra natura è fopra modo curioù , e v=iga di
nouità,e non.folo le aggrada il vedere, e l'ydirevna gran bellezza, vna grande ec-
cellenza, malenuoue, eie ftrauaganti maniere ancora ci riuolgono a loro, porgen-
doci non ordinario diletto, ed ammirazione ; però fé io ora non potrò lodare Ca-
landrino nell'artifizio delia pittura ,e nella profondità dd l'ingegno, il fuo mede fimo
nome, il quale ormai è ito in prouerbio, e che vieàcelebrato dal noftro leggiadro
fauoleggiatore,fachenon fiafuordi propofrto il narrare alcune poche cofe della fiu
fempiicità, estranezza*di natura, la quale i'à fatto famofo j e fé il Greco Poeta per
render più vaghi i fuoteanù non recusò di mefcolar fra gli Eroi il fuo Terfuéf,non me-
no brutto, e fcontratìàtto di corpo, che ftrano di coftumi, penfo che non farà impu-
tato a me il dar luogo tra Vomini di gran valore nell'arte , e di maniere-»
aggradeuoli anche a coftui. Di quello Pittore a dunque, del quale pe r abbellire le fuc
nouelle fece,come auìamo accennatoci frequente menzione il noftro Giouanni Boc-
caccio , non farebbe appi elio di me la notizia del vero nome, fé non ne auefse aiutato
la varia lettiamid^intichifiimescritture pubbliche di que' tempi. Trouafi nell'Archi-
uioPiorentino^vr^^to^^&e^BriiaayodiSer Compagno da Pefciuolajdel 1301.
^òz^hs vocntvsiGMflfrièìéfitiS ^Miwt^mnda?» Verini Topttli Sartfi twentìi icfìis ,
e non fi pnòdubitafe^dhe&Qri Ila quelti colui, dd quale ora fi ragiona, trouandofi ol-
tfe'al ridine" catléii^Któs^éat^aatein tali parole verificate nella perfona diluì ;il
sopranome di Calatidi ino, la Profeilìonc drPiuorc, ed il luogo di fua abitazione^ ,
chefu nel PopolodiS. Lorenzo,dicendo il nominato Autore nella giornata ottaua
noueìla terza: Calandri no fenza arreftar fi venne a Cafa fua, la quale era vicina al can-
to alla Macina (ilche nonpuole auuerarfi fé non dì luogo contenuto nel Popolo di
S. Lorenzo) il quale è cosi chiamato da vna grande , e grefsa Macine, che fino al pre-
fente tempo iì vede in vno delli Angoli degliedifizi delle due contrade,che fon da po-
lente, e mezzo giorno; volendoli ora fapere ciò che fignificafseilnomediNozzo , e
di Perino, l'vno e l'altro troncoe corrotto , vedali quanto auiamo detto verfo il fine
delle notizie di Giotto intorno all'antica vfanza,che fu nella Città di Firenze d'i moz-
zare , e corrompere fino ad vna, dua, ette volte i ne mi propri delle perfonc ,',e così
trcuafi
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, NOTIZIE DI CALANDRINO. ~:         £*
trouafiiinomedi Giouanni £ che fu il proprio di Calandrino] eifer detto Gurìnos-
zo, e poi con duplicata corrottela Nozzo, e quel di Piero fi diceua Pero, pronunzu-
to con l'È largo, e Pierino, chépoifidsceua Ferino. Circa ai tempo, nel quale e'
viffe, e operò nell'ai te fua, già auiammoftrato che del 1301. egli era Pittore; e vien
confermato dal detto dello fteifo Boccaccio nella citata Nouella , alle parole^.: gw. *
FuancoranonegraniempO'vnDipmtorechiamataCalandnno. La parola,non e ?ot^'y
gran tempo, deue i efenrii al tempo, nei quale fingonfi raccontate le Nouelle, che fis xm>
per la peite del 1148., il che fa anche credere, ch'e' viueffe fino a pochi anni auanti il
1348.,e così ch'egli auefielunga vita ; perchè nella giornata nona Mouella quinta è
fattodirea lui ftefìo quando era innamorato, » non fon vecchio corneo vi paio; e nella.»
fteiTa in altro luogo fa di*, e il Boccaccio alla «ella Donna diluì arrabbiata per geiofia:
Vecchia impazzatole, ecco hello innamorato; or non ti cono fa tu tristo} non ti
cono/ci tu deltnteì che premendoti tutto non ufar ebbe tanto fugo
3 che bxjlaffe ai
<vna salfa ,
E lappiamo, ch'egli operò con Bruno, e Buffalmacco, che ville fino al
1340. ; tè 10 trono pure nel nominato Archiuio in vn protocollo dì ser Landò d*Bal-
dino da Pefciuola, che rogò dal 1318 ai 13 jo. che Domenico di Nozzo detto Calan-
drino pt -«fé moglie l'anno 132.0. ed eccone le parole. Domina Margarita fili* quon-
dam Baldi Imiti & Stamaioli Populi Sanali Remìsij Vxor Dominici quondam No-
ZAj vacati'Calandrimi Pittori* Populi^ & Burgt Sancii Laurent» de Fiorentini
sicché fé vn fuo figliuolo del 1310. già h accafaua, cofa aisai euidente farà, che del
12 o » Calandrino fufse già accanato, e forfè anche di qualche tempo ; ed auendo egli
poi operato con Buffalmacco, non refta dubbio, ch'e' non gì ugnelle alla vecchiaia^.
Chi fufse il Maeftro di Calandrino nell'arte della Pittura non è noto, (timo 10 però af-
fai probabile, ch'egli vfcifse dalia squola fteffa, della quale era vfcito l'infeparabit
compagno fuo Buttai macco, che fu quella d'Andrea Tari; e ciò mi perfuade a crede-
re non iolamente la lìretta amicizia, e continua pratica ch'egli ebbe con efso lui, ma
l'auergli anche aiutato molto nell'opere; non efsendo cola uè miolita, né impropria
che vn Pittore procuri al punibile di pigliare in fuo aiuto Maeltri, che abbino la pro-
pria scuola, e maniera > quanto a'iauori di Calandrino, il citato Autore non fa men-
zione , che &va iolo,, e fu quello che ora diremo. Era in que' tempi in Firenze vn ric-
co Cittadino chiamato Mìccolò Cornacchini ,che fra l'altre fue pofseflìoni vna ne-*
auea in Camerata, Villaggio poco lontano dalle mura dalla parte di tramontana-».
Sopra quella fececglifare vn'orreuole e bel cafamento, e volendo poi fardipignere Giom. *.
molte itanzedelmedtfimoj. a due Pittori Bruno, e Buffalmacco ne diede la cura, i Nou.y.
quali perciò, pei che il iauoro era molto, feco aggiunfero e Nello, e '1 noltro Calan-
drino . Quello, fecondo ch« fi può dedurre dal racconto della Nouella, douette in.,
quel luogo per afsai tempo efe» citar l'arte fua, né fi ha notizia d'altri fuoi iauori -, o
ciò non tanto perchè il tempo, ch'èfeorfo da ch'egli operaua, tino a quefta noftra-x
età, che fono poco meno di 400. anni, può da per fé ftefso quelli auer diitrutto, rna^i
perch'egli eran 4i quella golia maniera, che il vfaua in quell'infelice secolo da gl'imi-
tatori de' Greei, come era ftato il Tafì, e doppo di lui Buffalmacco, mi fo a credere^,
che ièftefse Pitture non abbian data grande occafione a coloro, che fon venuti dipoi
di molto auerie in rifpecco; onde ila toccato loroi'effer le prime acedereiliuogo all'
altre più moderne. Venendo ora ad altri particolari di Calandrino, i quali da più Goni. 8.
luoghi pure ad Boccaccio ò raccolti, dico chV fu Vomofemplice, edinuouicoltu- Noti *• e
mi, di grolsa pafea , auai:o, e che volentieri beueua quando altri pagana ; vsò prati* rsou 6-
care il più dei cempo eoa 1 g<a notati due Dipintori Bruno, e Buffalmacco, Vernini
foliazzeuoli molto, ma yu altio àuuedmi > £ fugaci, li quali con elfo vfauano ; per- ,
I                ciocché
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\
66 BDCEN. 17. del SÉD. I. dali290.d 130©.
ciocche de* fuoi modi, e della fua femplicità fouente gran feda prendeuano, ed sui
quelli aggìunfe vn'altro !or compagno pur Dipintore , che fu ilfopranominato Nel-
e lo. Ebbe per moglie vna bella, e vaiente Donna, parente dello ftefso Nello, chiama»
3" ta Tefsa, nome tronco di Contefsa, che gli voleua bene, ma lo faceua ilare a fegno r
vfando con lui, com'è' fi fuol dire, il pettine, e '1 cario. La femplicità di coftui à dato
luogo al prouerbio, o dettato, che dice ì FAR E ALTRVI CALANDRINO ; e vuol
dire, dare ad intendere cofe imponibili, e voler cheli fij creduto, come fu fatto a«.
quello tale, al quale dauano ad intendere ifuoi compagni le più tirane cofe del mon-
do ; ed io per dar qualche notizia maggiore del soggetto ne accennerò alcuna cosi
fommariamente ,lafciando luogo a chi volefse fentirne le particolarità più minate, e
più curiofe di leggerle nel Decamerone, doue con mirabile eloquenza fono racconta-
te. VnGiouane chiamato Maio del Saggio marauigliofamente piaceuole, e di be'
ritrouamenti ,auendo alcune cofe incelò della femplicità di costui, trouatolo vn dì
nella Chiefa di S Giouanm, e vedutolo ilare attento, e riguardarle Dipinture, è, gli
intagli del tabernacolo, che era fopra l'Altare di quella Chiefa , ftateui polle non
molto tempo auanti, accordatoti" con vn comp3gno,pensò di prendeifi dilettodi lui ,
confarglicrcdcrealcunaquouacofa,e dìedegli ad intendere d'efsere flato in quel
Pacfe, che volgarmente chiamali la Cuccagna, da lui nominato Bengodi, deferiuen-p
dogli tutte le delizie di quel luogo ; ficchèfe rufse flato più vicino d'Àbluzi, ch'e' fti-
maua per auuentura vn Paefe, che fufsc, come fi fuol dire , di là dal Mondo > Calan-
drino fi farebbe cimentatod'andarui, tanto lo credeua vero. Non men geofsa fu
quella, che gli fece credere, che quando le macini fatte di macigno di Settignano, e
di Montifci iì fufsero portate al gran Soldano d'Egitto legate in anelli prima di forar-
le , fé ne faria cauato gran teforo, perchè in quel paefe erano afsai più ilimate, che gii
Smeraldi, de' quali la aueuan montagne più alte, che Montemorello. Gli perfua fé ,
che in Mugnone torrente contiguo alla Città fi trouafse vna pietra nericcia di colore
chiamata Eutropia,che rende inuifibile chi la tiene adiofso j onde egli inuaghitoil di
quella pietra, per adempire con l'aiuto di quella vn cattiuo penderò fuggeritogli dal-
la fua auarizia, d'andare inuifibile a pigliar danaro alle tauole de' Cambiatori, chs_->
moltim* mi ne erano ailora in Firenze, ne volle far confapeuoli alcuni Pittori poueri
Vernini come lui fuoi amici, cioè i già nominati Bruno, e Buffalmacco, i quali come
che fufsero inuitati al lor giuoco, feppero così bene reggere il lazgo, che vi feguirono
cofe troppo belle, finché auendogli coloro dato ad intendere, ch'e' l'aueua trouata ,
e che già s'era fatto loro inuifibile, egli fé ne tornò a cafa, doue fu feoperto dalla»,
moglie ; ma egli fondato fopra quella vana opinione del volgo, che le femmine ad o-
gni cofa faccian perdere la fua virtù, arriuò anche a credere ch'ella l'auefse fatta per-
dere all'Eutropia,ch'e'fi credeuad'auereaddofso. Vn'altra volta quelli fuoi buoni
compagni l'andarono a crouare in vna fua Villuccia fin tempo, ch'e' v'era folo ) non
molto lontana da Firenze, ch'egli aueua aura in dojte dalla Tefsa fua moglie, con a-
nimo di reilarfi a cena da lui, e anche pafsarfi con efso, e alle fue fpefe qualche giorna-
ta. Alloro arduo per maiirarfivn buon mafsaio,ò come noi oggi diremmo vn buo-
no Economo, fecegli Calandrino di fubito vedere vn porco , ch'egli aueua morto in
fuìfuo podere j ma per quel che toccò alla cena, per la fua (olita taccagneria minto-
gli così alla rriita, ch'e' non vi vollero ftare, e in quel cambio pensarono al modo di
rubargli il porco, il che venne loro ben fatto. E dipoi con vn bizzarro ftrattagemma
feppero così ben fare, che diedero ad intendere a lui d'efser' egli flfefso datò quello che
a fé medefimo l'auefse r ubato j e di più riufeì loro con due paia de' fuol capponi farri
pagare l'inuenzione. Era feguìta la morte d'vna Zia di Calandrino, che gli aueua..
lafciatodugentolire di piccioli contanti, quando egli impazzalo dietro aque'da-
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*80TlZlB.BÌCA.LÀnDRmo. \       éf
feaf.aie.fena far difegni per quelli impiegare in bèni «abili, e da li innanzi non fi ko-
Sa vendita di beni, alla quale «gli non s'affacciane, e come s'egli auelie auuco da
fpeudere dieci mila feudi, non lafcfauaauer quiete a' Senfal., perchè gì. annafferò a
confeguir l'intento , teneuane poi mercato , .1 quale fempre fi guatarla quando al
prezzo del Podere fi perueniua f ma Bruno, e Buffalmacco con gli altri fuoi compa-
«niaurebbon pur vouto .cheque'danari ad altrovopo feruiflero che a comprar ter-
feno e tuttauia il rimprouerauano per lo penfiero, et* fi prendeua di farco'Tuo,
procedi ter«,qu&die»uefta&rp^^,efratunto^tt^^mo.
do di cauargliene qualcuno da doto. Vna volta a tale effetto gli diedero ad intendere
ch'egli era ìmmalato, e poi accordatili con M. S.mone Medico gli feaon credere d'ef
fer pregno, e doppo che fi furon prefi il gufto, che lor panie di queda beffe,l'infermo
con vii finta medicina guari, e .pregno, ed elfi fi goderon col Medico, e-roba ,y
dairl che s'eran fatti dare per quelli cura : mentre Calandrino,alqua e pareuad'|-
uer auuto vna buona derrata d'effer campato d. quel male, ne nmafe allegro , e a
com pagni più obbligato , che mai. Accennerò per vlt.mo vna io enn.ffima b.fchen,
ca che fecion coftoro al fonerò Calandrino per pigliarli gufto d, hi,. altrettantoar-
tifiziofa, quanto fconueneuole ; e fu la feguente. Lauoraua egli con elfi loro nella.,
nominatala di Camerata per Niccolò Cornacchini, dou'e« ^"ftgwg't| %
gliuolo menare vna rea femmina ; coftei vn giorno appreffandoa a Caland. ino, più
per curiofita di vedere vn'vomo ftrauagante, e brutto, che per alcuna aftez.one ,gU
Éfsò gli occhi addoflo, ed elfo a lei, e così vecchio come egli era diedefi a credere, che
ella fufse d. fé fortemente innamorata, di che accorrali la feltra Donna per farli
beffe di luì feguitò a guardarlo, prorompendo taluolta in qualche lofpiro finche eg
imbarcò E perchè!lungo andare non potè la cofa rimaner nafeofta, a Nello, e agli
altri, non occorre dire a che forte di commedia con quella fua nuoua meluggine
fufse dato argumento; ma per venirealle breui fu portata labifogna per modochej
auendolo effi fatto venire a fegreto e famigliare dilcorfo con la N.^olofa, che taTera
il nome della femmina , quale elfi gli aueùan dato a credere ch'ella fufee la Conforte
di Filippo, fu fatta comparire la'Tdsa fuaMoglie, laqualecolto o J.mprouu.fo co-
me fi fuol dire in fragranti, non folamente gli fece vn folenne rabbuffo, ma ben pei»,
to, e graffiato ch'eli!l'ebbe, lo caricò di molte percofse, mentre fralerifa d ognuno
fi preparaua l'vltimo atto della Commedia, che fu che C alandrino per auer tentato
di far cofa ingiuriofa al Cornacchini nella fua da fé creduta mogiie.per non m correre
in qualche difgrazia, fi douefse partir della Villa per non mai più tornare a lauoro,
ficcome feguì E quello è quanto mi è parutodouer raccontare per dar qualche no,
tizia dì coftu.,che per la maV» non più vdita goffezza ,non g,a perle, fuo valorej
nell'arte.detté materia che non folo parlafsero diluì gli pruni Scrittori di quella fua^
età, ma che per quattro quafi interi secoli fé ne fia eonferuata vma la memoria tra
gli Vomini, come auiamo altra volta accennato.
orti. ?
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AQO-
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D£CEN. IV. ài SEC. ì. adi 290.AI 1 $
6*8
AGOSTINO,E AGNOL
S A N E S I
Difcepoli di GIO: D1NJCC0LAPISANO, poriumo del 1 $00.
Vrono gli Antenati di quelli Artefici Profeflbri drArchitettura , ef-
fendo chs fi troni ,che fino dell'anno 1100. reggendo il gouerno di
Sienalor Patria i tre Condoli, fufsedata con lor difegno l'vitiiBa per-
fezione a Fontebranda , e poco doppo Cotto lo fteiìogouer no alla-»
Dogana di quella Città,ed altri edifici ; quelli però, de' quali ora in-
cendiamo parlare,cioèAgoftmo , e Agnolo, aueuJo appresele-»
belle arti da Gio: di Niccola Filano, migliororano malto call'operar
loro la maniera degli Antenati. Agoftmo l'anno 1308, nel reggimento de No je eref-
fe nella fua Patria U Palazzo de' raedefiiipi Noue in Maiborghetto , ed infieme con_*
Agnolo fuo Fratello fece la facciata del Duooid . Nd i$%t. diedero principio quelli
due all'edificazione della Porta Romana>ch«rimafe finita del 132,5. Fecero fi rail men-
te la Porta a Tufi racchiudendoui il Borgo, ch'era" fuori delia Porta a S. Agata,
medelimoanno i^ay.coiBÌnciaronoa fabbricarelaTorre di Piazza , che ebbe fua
finedel i34^.efimihnentelaChiera,eConuetìtodi S.Francefco , alla quale con»*
Malanof,
Kb. *. par.
a. a 84,
gran solennità fu pofta U prima Pietra con interuentodel Cardinal di Gaeta Legato
del Papa, del mefe di Marzo 1316. Operaronoanche affai di Scultura , e fra l'akre->
coiecondifegnodi Giotto » scolpirono il Sepolcro di Guido Signore ? e Vefcouo
d'Arezzo nella Cappella del Sacramento del Vefcouado di detta Città. Dice il Vafa-
ri, che coftoro l'anno 13x9. scolpirono nella Chiefa di S. Francefco di Bologna vna.
Gher par. tauola di marmo ,e lo ftefso anche afferma il Gherardacci ; ma Anton Mafini dice,*
a. lib. tcf efleriì dipoi trouatc scritture autentiche nel Conuemo di que' Padri , dalle quali ap~
* 87p M parifce,che quel lauoro fuffe fatto non altrimenti da Agoftmo , e da Agnolo Sanefi
|® Q^a,ma da Iacopo, e Pietro Paolo Veneziani; e foggiugne quello Autore , che efli Ago-
indifkt.
a ft^f e Agnolo fufsero Architetti della Fortezza alla Porta di Gallicra ; nel che ci ri-
ut. mettiamo alla-verità. ,,
IL FINE.
-ocr page 87-
% ,
I N D I CE
DELLE COSE NOTABILI^
iti
Cimahut, e Giotto Fiorentini, i primi che doppù I
moderni Greci dejfero miglioramento al difegno
e alla pittura
8f
Coment» di Dame di Piero fuo figliuola nella Libre*
ria di S> Lorenzo del Serenìfs* G D.
1»-
'Altro Cemenro del ^334. ri.
Altro C'omento con gli argomenti delle dueCanti!
che fatti da M Gio. Boccaccio, in effa Libreria 1 x
Chiefe latine [opra il Purgatorio
, e 'l Paradtfo di
Dante in d Ltbr
12 Dell' 'molefé iz. Di Fran-
ce feo di Bartolo da Bwi
131. Del Landino ì jr Altro
Comento manoferitto d*Antonio Altuuki, in det-
ta. Libreria aif.
Cennino Cennini da Colle di Valdetfa Pittore, difee*
polo dtdgnol
6'addi11.
Cimabue, e Giotto come poffano dirfì meglio ritroua3
rari che rifiauratort della Pittura
v8
Crifiiana Religione non maifufenza immagini da*j
vene*arftin(u gli altari
zff
Culto dell'immagini quando ebbe principivi^, r, *
Chiefe fi dedicano a Dio in onore de* Sani 32. Vfo
dedicarle
32.
Chieda di S. Gio. eragià la Cattedrale .oChìefamag
giore, oVefcottale di Firenze $u
Chiefa di S* Lorenzo B.tfiiìca Ambroftana$t\.
Chiefa di S. Pietro in Ciet d'aro anttchijfima in Fi»
renze
|4-
Campanile di S Marco di Venezia quando e orniti»
ciato a edificare
j.«,
Chiefa di S. Andrea di Fi/foia ffì
€jhiefadt$ Maria Maggiore in Firenze 3ft
t (impanile del Duomo di Fifa quando fondato % e dai
chijf.
Chiefa diS. Saluadore delFefcouado % 6*
Chiefa di S Michele Bertelli detto degli Antìnori 3 4
Campanile di Badia quando edificato %4,
Chiefa di S Croce in Firenze » e i prtmi Chiofiri
quando edificati
3 $1
Camelli di Scarperia in Mugello, di Castelfranco il
S Gio*. quando edificaii $é,
Chiefa di S. Maria del Fiore in Firenze 37.
Cafe de III Vberti, e altri ribelli disfatte 3 7.
Campo santo di Pifa quando cominciai 0 a edificare \
e da chi
Cappelladoueficonferua fa sacraCintolainPrato,
dachiinuentata, con altre fabbriche di quella^
Chiefa
42.
Capocchio da Sitna %$.
Cafeila profeffort di mufìca f^j
Carlo Martello Re d'angheria 6°.
Cle-
■vi
Adorazione de* simolacri proibita al popolo d*l>
fdraele a can t.
j&nt ermo antico Scultore t.
A poli odoro amico Pittore 3,
Apelle antico pittore 3
Albero della cafa di Cimabue 7.
apologia a prò delle glorie della Tofcana per Fajfcr*
tiua del Safari, ed onore di Cimabue, e Giotto1
Fiorentini
£
Archilao prima di Socrate difpmodel gufo, e dell*
oneflo , e intorno alle leggi
, con tutto eie a Socrate
fu dato l'onore d'ejjtrne (fato il primo ritrouai ore
28
Autori, che appreffo i Grecifcriffero auantia Ome-
ro %%
Auanti a Giotto fi dipigneua nel .Mondo 19,
Andrea Tafi,fuavìta 30. Opere 31 il perchè in
traducete in Firenze il mufaico .e lo miglior affé
3 4
Si crede Maeflro di Calandrino gf.
Apollonio Greco Pittore a Mufaico $a. A Firenze
30. ìnfegna al Tafi cuocere i vetri, e far lauoro
per ilmufalco a$o, sue opere inS.Gio:diFirw«
zt 30,
Aidulf» Re de' Longobardi 33.
Adualdo Re de* Longobardi 3 3,
Arnolfo di Lapo Scultore, e Architetto-, vita *f.
Amicizia tra Odtrigi, Giotto, e Dante 17.
Ammxja tra Calandrino, Bruno, e Buffalmacco tf*
BOrgv allegri perche così detta 4.
Buono amico architetto jy.
"Brunetto LatiniMaeftro di Dante fjp&
Badi a di S Fiore 49,
Benuenmo da Imola Cementatore di Dante f■%,
ClmaBue. vedi Gk". de Cimabmì.
Chic fa di S. Maria Nomila 3. Defcrizioml
del Tempio antico
4, Si pone la prima pietra della
nuouafabbrica
4.
Cappella de'Gondi detti del palazzo fa S.M. Nouel
falafciatafin piedinetta rovina detta Ghie fa vec-
chia
4
Cardinal La'ino Domenicano pone la prima pfltra
della nuoua Ghie fa diS> M> Nouel la
4,
Chiejadi S, Ciriaco d'ancona j.
-ocr page 88-
Gfatgfr Vafari^tritiOfe del lecite de' Pittori 4 8.
Guido Gtiiniceili^iòt
■Guidoneaualcanti èo.          ":Mu
Caddo Caddi in aiuto del Tafi nell'opere della voi-
tadiS Giovanni £1.
: ^ugliefmo. Àicefi %idefcaL.Amhfieifó
3$
F Gio; da Campi dell'ordine de fredic Archita 3 g,
Gaddo Gadai Pittor Fiorent 3 fua vita 39.
Caddi nobil famiglia Ftorent , (uoprincipio, fine ,.
j e quafìrtforgimentopeilawbil famiglia de'Fitti
48 "                                           \ . ■■.
Gio: Pifano Scultore,e Arcìeit [suavita $x. ". .
Giotto di Bondonc Pittore t Scultore % e Architetto
Fiorentino s sua vita 44 t
Clemente V> conduce Biotto in Avignone 49. f
Carlo Re dt Catania fece andar Gw'o a Napoli in
(ermzio del Re Ruberto (uo Padre 49
Cafa de' Cerchi pofìa a pie del fonte vecchio
, e fuaj
erudizione f«» j | g\              *%■ l             \
Calandrino ,*fue notìzie 4M:* ,i %»J W-L t
// Cardinal dt Gaeta Legato del fapa in Siena 6S,
D
«><&
; -1.
1 w. $
D/iwo antico Scultore %. é v- , ■>., ^xu t
: Demefilo antico Pittore
j.
A'. Domenico patriarca 3. <s Firenze4?
De'todi moderno Autore contro yn'operad'Andrea
Tafi .confutai 31, ., ,-A \,, B^ .                .^^
, Da* fetta, e Mandrocchio dWmoHftda chi, e 5^»-
doedtficati 43 , ,.■ ,^ i v <.-/.-'• v--Vs-.\-.'' v.\ >
D<«??fe Pee/vz fiorentino s <&' #r«M$ 45"* /«" ^#04f •
nctuu 0 da Gwto in e,a(a (Ha nella Città di Pado*
4f. dipinto da Giotto 4$.
IR Noi figliuolo di Se* fece alcune immagini $*
:Q epitaffio (oprati sepolcro dtCmalwe 6,
EJensjom conceffe in Firenze ad Atnolfo ArchiteU
io 16                                  ;;.■ " «*V* ''vV* «is\r. ',,,■■;■-
£timologiadd nome dv Giotto t* ^ \ *•
I
Doli di Lfiba m rubatìdalla bella Raccèele t-,
innestare d'alcune co(e
», quale, e come poffa dir fi
F[jacopo daTurrita dell'ord. di S> Frane Pittore a
mu(aico34 (uà vita 41
F^Jacopopaffrmanti celebre scrittore dell'ordine dg
Predicai. 38»
Immagine dt Maria Ferg nel pila(fro dilla loggia al
JaptaTjLad'O sanmichele da chidipinia 43»
IacopoStefanefchi Cardinale4%. •• J;
Jlprimo Inmedt dipìgnere fu condotto da Cimabue^
fuor di Fire&TL'*- e per l'Italia circa il 1160 f 7.
Jflortadella Bea a emiliana de* Cerchilo
Il Campanile di Firenze ebh<' cominciamentocol mo
dello di Giotio l'anno 13 3 4, e fua erudizione 51,
Fidia antico Scultore $* ;'f -v* :*;
SFMftce(co Patriarca [uà immagine al vitto
di mano di Gimabne in S Croce di Firenze *
Fede neceffar ia anche nelle co fé mondane « f -,,.
Figura del Criflofattoddl 7 afi ntlamolta diS. Gioì
ed errore prefo da moderno Autore in condannar-
la
31.
                               '"'"''""',,':
Figura del falfo Dio Marte,già nelPanttcoTempio
■che oggi è il Tempio dtS àio:
3 2
FtACdoFiorent- Architetto, fabbricato Firenze la~>
Chiefa di SMatm sopr'arno
37* altre (uè opere 41
FrancoBolcgnefe difcepolo d'Oderigiéx^ \ ,„
Filippo da dergamoyefuo errore mi Supplimento al-
le Cronache circa dia monto dkGiotio
, con prone »
ed erudizione fi.
               *r
^ T F^ Vangelifla nel giorno della fua fe(la ftpo*
, - |^jy*w la prima pietra, della Ch efa dì «£• Morìa
Nomila
S.Luca Alt are a lui dedicato nellaGapp de Con di
dipima da Greci maefìri di Cimabue
4
S. Luca con alcune immaginj di Griffo &di Afasia
da {e dipinte conuertel anime a Dio .%& r%
Lapo Antomo AwkiMJo dieefiTedefcii 1*, .
Laftricare le ftrade in Firenze quando ebbe, princi"
pio edachi$$,
                   v>,; '.. ..., $ a ' ■*■ •
Loggia . e Piazz^ade' Priori quando edificata 3 6.
Lorenzo de Medici nella Qhiefa di ò Repa> aia fece
fcolpire in memoria di Giotto la fua tffigie per ma-
no dt Benedetto da Maiam.coni•verftcompoflidal
deliziano %i.e yi%
=
^/ ' t-'.:                        ■:■■ 5 '■■
MQltiplicità di pareri ojfufcaJa chiarezza delle
scienze %,
Aiicbelftgnolo Buonarruoti suo parire (opra la pit-
tura e scultura z*
Mela t e Mtcciade antichi Scultori
3.
Mar*
Ige Lidio Pittore amico in Egitto 4.l
J[ 6*0-de'Cmabuoìdetto Cimabue Pìttort^na^
*fce nel 1240 3 notizje di (uà vita 3, sue opere^,
muore Panno 1300 6, % _ *-; 1- . ,'■ ." -
B^Gio: da Salerno con dodicide'fuot frati abita iti*
Rtpolt fuor di Firenze 3 Nella Citta di Firenze
inS Pancrazio 4 in S* paolo-4*
G->eci Pùtori in Firenze 4
Giotto difcepolo di Cimabue \.
-ocr page 89-
Prouuifione ottenuta nel Cèhfiglio della Città di Fi'
renzt aUuor di (fiotta té *s—•"• Ha* t<\
Plkton&e&be hde^d'ejfe re fiato ti primo che riduce f.
[e il Dialogo a perfezione a 8
palazzo de* Sig in Arezzof& Torre della Campa
na jf                                                           »
Fon e alla Carraia quando fondata ye da chi §f.
f alazzo delli Anziani in Firenze da chi edificai
3 6
^ìerùvpat pelPoreft£f oggi pel B&^
              '■•;-'
se r Pciraceoto dall'Anci[a padre del Tetratca%&.
Tome alla spugna 'fopra* ti'fiumi dell'Mtfa quandb
edificato e dachi 38.               ^:\':.:         ^
Ter fio fi fachiaMarédéfcefolo di Cornuto 4*»
Par adi (0 fi viglia per atrio e va? ico di Chte[a 1 att~
uertimento ctelfAwore in? or ito aitò4$%, * '
Pietro Berret mi da Cortona j8. ? .j . *
PapaBi-ncde'fo iX daTreuifo 60 e 6jl
Papa Bonifazio FIll> 6&*
'/Margaritone Pittore, Scultore e Are hit. Aretino ?,
il primo che incominci a coprir te tauole dt tela per
d'pigne* ut (opra imfsue"opere f.
- ?
Marino Boccanera Architetto Genomfe, fua vita te-
opere
43
                              \$ '■■                     _■'_'■' '•'%
Molo antico dì Genoua da chi, e quando edificato$$%,
Monajìero delle Oonne di Faenza era dotte oggi ila
fonez.z,a da baffo 49.
"m
Monaco dell' foie doro dell'antichiffima, e nobiliti-
ma famiglia C'ibo sue opere
49
                *
M^te dt Giotto in Firenze l'anno ij?£. jri.
Mo?lfe e figliuoli di Giotto af$. e j4.
Ma'o del Saggio, e [uapiaceuole ifiariacirca Calan-
drino 66 >•
1S& ■%,}%
N
Nino Re degli Affici fafcolpire vnHmmagins dì
Belo (ho Padre 1
Nafta an ico pittore
3
Mila pnmi 'ina Chsefa s'intittìdua la Cattedrale in
? $aluado*e 3 z
Ni ce ola Fifa «0 fu solere
4»,
Nautcelltt di Gto 0 dipinta a mufaico in Pie'ro di
Roma 4? quello chefia[eguito in iemto di quefla,
00era 4*
Nozzì dt Pe ino detto Calandrino, e [uè recondite^,
no iz^e 64,
Nino Vifcon e Pi[ano Giudice dì G-allu a in Sard.% 9
No ìzìe d'Oderigi d'A'tobbto
j?
Niccolo Co nocchini ricco Cittadino in Firenze é$.
No *zie d 4gofltno e Agnolo Sanefidi[ccpolì di Gmz
diMccolaPtfano &%,
1 Q
é
Oralità delle Vi'ture > Sculure.e ArchìtettuZ
rene* secoli buba i
3.
Q^ :adro [ingoiai e di Giot 0 in cafa gli E redi d'Altf-
(andrò di Nero Nobil Fiorentino, e Barone Ra-
mano
, con tuta l'tfioria.
E Carlo il vecch-o d'Angìo fratello dlS Luigìt
a Firenze
4.
Ricòrdo nelPan'tehiffimo libro de* Benefattori della
Vaticana Bafilica 11.
Redoarda Re de' Longobardi 3 $>
JBf Rifioro, eF. Sifta Canne*fi'Domenicani, antichi
Architetti loro opere e mot te £'8»
Rogiradiser Grimal de di ter Compagna da Pefciuo»
la circa il vero nome di Calandrano tf 4.
Rogito di Landò d'Pbaldino da Peftiuola , efprime^.
qualfuffe la moglie di Calandrino 6f*
jB,*»/
o
ì*'(».'..«r«. •■
ONorio IH da a* Frati di S, Domenico fa thie-
fa di S Maria Nouella
4
Opinioni mate adattate al vero dt quanto danno fieno*
alla letteratura 9.
Omberto Aldobrandefchì de' ConttdiS.Fiore fg.
S Ciro antica Scultore p
Sepnltuari di Francefico Segaloni, e Stefan RoJ-
felU 6*
Sepali uradegli Vamìm della famìglia di Cimabue
nei Cimitero vtechìa di S, Croce 6.
S Simpliciano Vefcouo succeffore di S* Ambrogio
Segna dì Buono % da quefiatanobtl famiglia deySe»
Semplici a 0 superffizione di molti pellegrini $ cht2
fino all'anno 1
3 ©*. vifitauano la B afille a di S Pie*
irò
47
Sindone Memmi et*
Strane beffe, che t Compagni fanno a Calandrino l
67.
Ti*
PRoemio dell'Opera r.                             g
Pittura e ScuLura fona vna co[afej[at> lor
dìutfwne da che proceda
j. Procedono dallo ffejfa
principi» che è il dtfegno z. Dati FgitomItalia,
e pei m Grecia $ penfeono*, riforgono mTofca*
na %
Plaflica del pnmo Pomo t,
¥r affitele antico Sculo te3,
tiro antico pittore in Grecia 5.
Polìgno'o Ateniefe antico Pittore in Corinto ?,
ra'rafio an ico pitto-e t.
Tro'o^ene anico pit 0 e %
Ti ure de' Greci in ? vi via Muella 4.
rAlazzo de' Gommatori d'Ancona f.
wsa;.
-ocr page 90-
+J~* Imante antico Pittore §1
| J_ Tofcana, della quale è fatta menzione inmol
te parti di gucji'Opcra.
Tempio di $.Giovanni $i e 32, Ragioni dell'auto-
re
» per le quali fipojfa dire, che effo Tempio fujje-,
auantial 600 intitolati in S. SMadore* contro il
,c detto di graui autori $t         ,,            ^
Teodeltnda Regina de* Longobardi 33 Fabbrica-»
vna Bafìltca in onort diS GioiBattfta
,
Terz.o, e <vltmo cerchio delle mura dì Firenic^,
quando edificato %6.
Torre de* Foraboschi, oggi il Campanile di fiaz.z.4
$7'
Turrita Terra di Valdìchianà
41.
Taddeo 6addi discepolo di Qiott 0 4 j ♦
Vicino antico Vittore a mufalco 41,
Ugolino Sane/e fua vita 43»
Vgolino Sane fé, fua vìa^,
Fari detti i e untemi di Giotto % %.es3»
ZEufi antico Pittore 3.
l Sì Zanobi Vefcotto $t> Traslazione de/fuo
corpo
31. sua Vi*a feruta da S. Sempliciano Fi-
feouosuccefsore diS. Ambrogio manoferina mila
Libreria diS Lorenzo del 0 ereni fs. Gran BucìLj
3 % Trasportato dalla furia del Popolo a toccarla
l'Olmo
j che miracolofamente fior) 33,
:t,
L A V S D E O.
ij»'- Xh^bt
■A