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D E L L E
I E
EPROFES SORI
DEL DISEGNO
DA CIMABVE IN QVA.
SECOLO II.
DAL AI C C C. AL M C C C C.
DISTINTO IN DECENNALI
OPERA
DI FILIPPO BALDI NVCCI FIORENTINO
ACCADEMICO DELLA C2{TSCA.
AL SERENISS.
T*
I
O S I M O II
GRANDVCA DI TOSCANA.
«;
IN FIRENZE,
MDCLXXXVL
Per Piero Marini, airiafegna del Lion ds Oro, Con Lic. de Suf.
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LAVTORE
A CHI LEGGE.
ONO già cinque anni paflati ? Amico Let-
tore , che io vi diedi a vedere il pi imo abor-
to oc miei poveri fludj in materie appar-
tenenti a cofe di Pittura ? Scultura , e Ar-
nhitettura, ed a Pittori, Scultori, e Archi-
tetti 5 col dare alla luce parte delle Notizie
compilate da me de' Profeffori del Difegno
da Cimabue in qua , di quelle dico ? eh
cadevano nel Secolo primo del riforgimenco di queft1 Arte , cioè
dal 12óo. nel qual tempo incominciò a fiorire eflb Cimabue Pit-
tore Fiorentino ? che ne fu il primo reflauratore , e la comunicò
al cekbratiffimo Giotto , fino al i $oo. Le quali Notizie effendo
da me (tate diftinte in Decennali, ne giuofero a compire appun*
to i primi quattro . Mi ricordo d'avervi a principio di quella»,
Operetta , mediante una mia Lettera 3 data cognizione delle pri-
me cagioni, che inclinarono Y animo mio a tale imprefa intra-
prendere , degf.'impnlfi ,che da perfona d'alto affare mi furono
dati per applicarmi vi fenza replica , del fine , che io mi preferif-
i] , e dell'oi-dìne ch'io mi propofi per continuarla . Mi fovven-
gono altresì le protefte ? eh' io feci con voi-, a cagione della da
■&*                                                                                              *|* ^                                                      me bei?
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me Beh conofciuta poca mia fufficienza , maffimàmente in materia fi
vaftay e che di momento in momento andavami fempre fono
l'occhio crefeendo, per non dire raddoppiando . Non mi è fug-
gito dalla mente quanto io vi dilli pure allora intorno alla ragio-
ne , che moflemi a dar fuori i quattro Decennali, con il poca
quantità di nomi, e'notizie di Artefici degli molti, che furono
in quegli antichi tempi ; e fu quefta, cioè , che oltre alla gran»*
fretta 5 che mi facevano gli amici d' incominciare adefporre al pub-
blico alcuna cofa del mio , non parvemi conveniente , che quel
poco 3 ch'io aveva già ridotto a qualche perfezione , "dò vev"fe->
Ilare nafeofo, fino a tanto che io aveffi terminata tutta-l'Opera 5
perchè farebbevi flato pericolo, anzi una morale certezza, attefa
la mia età già molto avanzata , che poterle reftariì > in cafo di
mia mancanza > e l'antico finito , e '1 moderno ancora non per-
fezionato , fepolto nell'oblivione; e che però per fuggire tale
inconveniente (fé pure potea dirli inconveniente la perdita nel
Mondo d'un parto miferabile dell'intelletto mio) deliberai d' e*
leggere un'ordine di fare un primo Libro di ciafeheduno Decen-
nale , non pure del detto primo Secolo dal 1200. fino al 1300,
ma poi a fuo tempo di tutti 1 Secoli fuffeguenti, fino al termine
dell'Opera , per afficurarmi dal pericolo d'accavalcare i tempi,
per quello che all'ordine cronologico appartiene ; ficcome per
poter lafciare indietro in qual fi forte Secolo , o Decennale , tan->
to nell'antico , che nel moderno > molti Artefici , de' quali fi ha
cognizione , ma non già tanta , che bafti per farne un Trattato
intero, per do ver fi poi loro dar luogo o da me , o da altri, a chi
dopo me piacerle di continuare quefta ferie, ne' fecondi, terzi,
o quarti Libri di qualfifla Decennale , Ora fappiate che le me-
defime cagioni, che moffero l'animo mio allora a dar fuori fola-
mente quel poco -> che io aveva di ordinato , e di rivifto nel pri-
mo Secolo dal 1260. al 1300. cioè a dire l'iftefle perfuafioni de-
gli amici, e'1 timore, che tale mia povera fatica coli'indugio
non pcrifca,mi muovono aderto a farvi vedere ilfecondo Secolo
dal 1300. al 1400. divifo in dieci Libri > cioè i primi Libri d' 0-
gni Decennale, fcarfo ne più, ne meno del primo , con animo
di fegukare l'ordine fteffo di fare il primo Libro d'ogni Decen-
nale
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naie de* tre Secoli, che rimangono fino al prefente $ i quali pero
e per ragione delle minori antichità 5 e dell'abbondanza di noti-
zie > che con lunga fatica m' è riufcito raccogliere, fpero che fa-
ranno di gran lunga più copiofi 5 fu allora mia intenzione il dar-
vi in ogni Tomo, o volume dell'Opera , una particella dell'albe-
ro univerfale , che io conferve fatto da me degli Artefici da Ci-
mabue in qua in numero di quali duemila > dico di quegli de'qua-
li io ftimai bene far menzione , e quefto voleva fare a line che vi
forte per effere facil cofa il vedere per mezzo di eflb in un occhia*
ta fola la derivazione de fuggetti da lor maeftri, e dal primo fti^-
pite Cimabue ; ed a fi; eancora, che volendo voi congiungere
alla prima le altre particelle d'albero d' ogni Volume , vi po-
teflè venir fatto ricondurre l'albero intero da detto primo ftipi-
te , fino a'viventi artefici ,• e tutto quefto vi prometti nella mia
Lettera : ma affai mi duole ora d'avervi a dire , che per cagione
della cofa fteffa io non vi porlo tale promefla a così di fubito
adempire , conciofiacofache io ho trovato nel fare, che il ve-
nirne all'esecuzione averebbe a lungo andare cagionato a me ,_ed
a voi difficultadi da non poter fi così facilmente fuperare > e fa-
rebbero convenuto perder tanto di tempo nelladattare le molte
piccole particelle dell' albero , in modo che riufeiffe chiaro, che
mi farebbe dipoi mancato per operare nel più importante , onde
io ho avuto per meglio il non dar fuori per ora alcun*altra di ef-
fe particelle d'albero , ma afpetrare a farlo quando che fia, che
io abbia col Divino aiuto data iu luce parte affai maggiore de*
moki volumi, che mi] reftano terminati, per farne allora tutta
una carta , lafciando in ella il luogo da potervi!! fare le connef-
fioni di quei nomi, che ne* primi Libri a tutti i Secoli,e Decen-
nali non foriero flati menzionati > ma lafciati per i fecondar] Li-
bri ,* e così non verrà negato a voi quanto io vi premerli, ben-
ché dato in diverfo modo , ed io donerò al principale mio afflui-
to , che fu di fcriver Notizie , di numero fletti per dire infinito,
di Profeffori di quefte belle Arti, la prezioiità di quel tempo »
che averebbe voluto per fé un Umile impaccio 5 e vivete felice ■.
             ' . .                                                    -                                                        F .            ,"'                   >         - . . l'i ■ : ,
ì                                                                                                                                                                                                                                     j- '                                                     ■"■■■ "                                           : i. '■ ■' i,,                                                                                                          -,-■                       '                                                 '"-"                                                                 *>                         " ]-                              " ■' * "" *■ ' " "
APPRO-
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APPROVAZION
L9 Iliuftrifs. Sig. Arcidiacono Strozzi fi compiaccia di ricono^
fcere fé nella prefente Opera vi fia cola repugnante alta*
S. Fede Cattolica , ed a buoni cottami 9 e riferifca »
Dat, 6, Febbraio 1685,. ab Incarn.
Niccolò Caflellam Vk. Gen* Fior,
Ho letta attentamente la prefente Opera , ed in effa non folo fi
riconofce la fquifita erudizione in rimili materie dell'Autore *
tua ancora la ina molta pietà , eflendo d.% per tutto ripiena di
fenrJmenti di vero , e ben morigerato Criftiano : e tanto at«
tefto a V. S. iliuftrifs. alla quale fo reverenza .
Firenze \6, Marzo 1635. ab Incarn.
Luigi Str&zsi.
Attefa la foprad. relazione fi ftampi.
Pat. 2j. Aprile 16B6.
Niccoli) C afte lì ani Vtc* Gen. Fior.
t Eccellentifs. Sig.Dott. Pier'Andrea Forzoni Confulr. di quello
S.Olìzio contentili efaminare la prefente Opera , e riferifca.
Dal S. Vfizio di Firenze quefto di 24. Apr. 1686,
FP
C. Pallavicini dì Milano Min. Con<v, Vie. Gen. del S. Vf*
Reverendi fsimo Padre.
Avendo d'ordine di V. P, Reverendifs. veduta la prefente Opera,
con attenzione non meno che con fommo diletto per la fua
amena, ed erudita lettura ( pregio confueto di tutte falere Opere
deli'Autore)'non ho trovata in effa cofaveruna contraria alla
noflra S. Fede > ne a' buoni coitumi ; ma pellegrine notizie,
^^^jà
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circa ta materia che tratta \ con Gngulare ftudio e perizia dell*
arte je fenfi di Religione:onde per ogni ritolo la giudico de-
gna della Stampa » Quefto ai 7. Maggio 1686.
Pier Andrea Fortini.
Stampifi,attefa la prefata relazione. Quefto di 8.Maggio 16&G*
FX*PdUwiemdiMilMtOrd.Min.Cm<v%
Vìe. Gen. del S. Ff. di Firenze*
Ruberto Pandolfini Senati Audit. di S. A. S.                         1
* \i ■■ :
t'AV.
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.... -, ..vv*-
A presente Opera 9 ìnfieme con ogn* altra fiata data
fuori fino al presente giorno dall' Autore di e fi a 9 e
che fofie data in avvenire 9 appartenente a materie
di Disegno 9 o a Prof efiori di quello 9 gode il Privim
iegio di N. S. PP, INNOCENZIO XI per tutti gli
Stati della Chiesa ; della M*s del RE CATTO-
LICO per quei di Milano ;e del Seremfi. G.D.CO*
SIMO III. NmSìg. per tutti i suoi felicifiimi Stati,
di non poter è fiere sotto gravi pene ne rifiampata > ne
venduta sen&a licenza in scritto dell'Autore mede*
imo f
DEL-
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D E
N O
Z I E
DF PROFESSORI DEL DISEGNO
DA C l M A E V E IN J^F A .
DECENNALE L
DEL SECOLO II.
D\A% MCCC* <A L'mcCCX.
BOLOGNESE
M I
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R E
Dìfcefoh £ Qderìgi d* Agubbio fioriva circa al 1310.
Opo , che il celebratifiìmo Pittore Giotto Fiorentino éb^
be la nuova * e bella maniera del dipignere ritrovata ,
con cui Ci guadagnò il nome di primo reftauratore dell*
Arte, anzi d* aver la medefima richiamata da morto
a vita , e dopo , che egli pure ebbe con ìndufìriofa di-
ligenza attefo a quel bel modo di dipignere , che fi di-
ce di Minio , che per lo più fi fa in piccoliifime figure;
molti altri ancora , come fi è accennato nelle Notitie
della Vita di erto Giotto fi applicarono a tal facoltà ,
e in tempo divennero valenti. Vno di queftì fu Odéri-
gi d' Agubbio , del quale abbiamo parlato a luogo fuo fra* Difcepoli di Cimabue;
Trovammo , che quefto Oderigi, come ne attefta il Vellutello nel (no comento
di Dante fopra 1* undecimo Canto del Purgatorio , fu niaeftro nel!' Arte di éflb
Franco Bolognefe , la quale aiieriione viene a ricever gran forza dall' aver eiTo
>
                                                  A                                             molto
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%         DECEN. L deL $£C* IL dal 1300* al 13 lo*
molto operato di miniò nella Girti dfBol$gfl&fper le ^rofech'ìotf^vt>aver dette dii
lui Benvenuto da Imola detto i"lmofefe v èhe fu più vicino a'qtiei tempre e^etaheo
del Petrarca in tmrààmiTcrittoficll:a Libreria di SÀorenzo netm©coment© fojptà Dante,
lfte Odor-firn fììif magnm miniato*• mdvitate Bònonm tempore Jfuthórtsìqui era* valde
Vànuè iaffator de arte fua
> «0» crtiens habere parem ; Idea1Barnes , qui ogtimè nove-
rat animimi/ eius avidum laudi?
,. d" gloria ,'■ de- induftrià commendati ewn fiiper òmnes ,
ut experiatur fidepofìtitr ventum y quo fòlebat efìe inflatus * Dante;, ^aduaqne jpexf re-
primere in parte 1" orgoglio d' Qderigi > gii pone in faccia, queftòTranco , il qua-
le avanzò di tanto il Ma?ftra fuo Odecigi, e he diluì parlando il nominato Poetai
ebbe- a dire..
W
Ùy. dijjfìtim y nffife ttWÉcrtjì , / \
•4.
i
| U onpv d' Augtè^bio y e 1[ onor di^mW Arie^g
Cti alluminar è chiamata in Pari fi i
O 51CI 'TTf
*.->>.
v
Che penmlleggta Franco %dognefe %
. ■ h£J otiòr è tutta fuo r é mio in parte i
" Véce egli adunque PeE la libreria Vaticana moke miniature in diverfi libri , er
Cìiorgio Vafari ci iaféiò feritto di confervar di flia mano difegni di minio, e dirit-
ture , il che ci fa credere r che Ftanco attendente ancora alla pittura, ed il Conte
Carlo Gefare Malvafia nella fua Storia de Pittori Bolognefi afferma eh' egli fondaf-
fé fcnola in Bologna,. e vi avefie fcolari r cioè Lorenzo > Simone, Iacopo , e Cri-
flofano > de* quali fa menzione il Vafari nel fine della Vita di Niccolò Aretino, e
de'quali ancora parleremo a fuo luogov Di Eranco Bòlognefe non ho io faputo tro-
vare e Aere ftata fatta altra menzione , che quella » che fanno dì lui Dante , o
molti Cementatori della fùa Commedia, di cui ,. e de* quali fi confervano più
fefti a penna nella Libreria di S. Lorenzo del Serènifs. Granduca, da* quali nulla
di piti? del detto^difopra fi rnrar, che appartenga alla perfona di lui -, ne di quello ,
che 10= fteffó Dante nédiceffè dbè d* effere ftato migliormaeflro d* Oderigi :; e da
lui ha tolto il Vafari , dal quare follmente abbiamo la notizia delle poche opere
da eflo fatte , come fopra fi è detto ,* in che dal mentovato Autor «Malvafia è fta-
to feguitato - L* eflfer quefto Franco flato difcepolo d" Oderigi fu detto dal V'ellu-
tell'ó aflfolutamente', quafi che per certa feienza il fapefie , forfè perchè dovette in
antiche memorie aver ciò rirrovatd1. A me però par di eohofcerne un Gerro , che
di vérilimile nelle" ftefle parole del Poeta , dove dice ; il' onov e tutto fu® , e imo
in
pirrfrjconchepàre che fi cfprima ciòchefappiamo efler verìffimo, che ridondando
fempre valore , e la rinomanza del Difcepolo m Gloria del Maeftro , ed eiUmdo
toccata ad1 Oderigi gran'parte della di lui onorata fama,.per teftimonio^ del Poeta
dobbiamo credere-, che vero fune quanto ci lafciò'fcritto il Vellutello , che Fran-
co' indubitatamente: rune Difcepolo di Oderigi y che fecondo* ciò ,• che noi abbia-
mo procurate^ di moftrare altrove fu fòolare degnìffimo di Cimabue .. Da quello
branco la* nobiliflina r e fenvprè gioriofa Citta' di Bologna ^fecondo; la fentenza del
«lominatb' Malvafia ricevè fa prima femenza della beli* Arte della pitruua , i cui
nobili germogli anno> in tempo' partorito- copia di frutti atti a render di fé fleili fo-
lixaente ( quando anche neglir altri terreni fuilec falliti ) più bello il Mondo.
pat» sì, ai
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NOTIZIA DI SIMON MEMMI, $
-SIMON MEMMI'
PIT T O R E S E N E SE
Difcefolo di Ciotto fiato <j* 1344-
Ovendo io ora parlare di Simon Menimi Pittore ne1 fuo tempi cele-
bratiflimo , conviene eh* io dica a principio alcuna cofa del tem-
po di fuo Natale , già che il Vafari, che parlò di lui ci lafciò
in gran dubbio di ciò , che intorno a quefta partkolar circoftan-
za poniamo rapprefentare : dice egli dunque s che Simone morì
, in età di 60. Anni, ed afferifee cavarlo da un* ifcrizione > che»
< fu pofta fopra la fua fepoltura , e auendo egli detto per avanti ,
che la fua morte feguì del 1345. ne feguirebbe , che l'Anno i285.fuffe flato il fuo
Natale . In quello , che fpetta al tempo della di lui morte il Vafari non erra gran
fatto ; perchè ntU' antico libro de* Morti dei Convento di S. Domenico in Siena fi
trova energli fiate fatte ì'efequie a* 4. d' Agoflo 1344. ma non poniamo già lo
fleffo affermare di quello eh' appartiene alla fua Nafcita,perché non fi sa trovar ri-
feonrro alcuno dell' Epitaffio , che dice il nominato Autore efiere {lato pollo fp-.
pra '1 fepolcro di quell' Artefice in S. Francefco di Siena ; fapiamo bene per certo
dalla memoria , che fu fatta di fua morte ;nel citato antico, Libro in 1>. Domenico,
che Simone morì alla Corte del Papa in Avignone * e non in Siena , onde feguen- Vgurgicri
do ìl detto di moderno Autore mi par di poter affermare, che l'Epitaffio dalVafari Par- 3« **t
citatoche dice.* SimoniMemmio TiBorùm omniumomnis i&tcttìsceleberrimoFix. ann.LX, 33*
7>1 r. D.IIL fufìe flato tolto via,o che il fepolcro non maifuffe ineffa Chiefa , onde
non puote il fuo detto in tal particolare far prova concludente panche quando voleffi-
mojche laface(Te,nè feguirebbe contro il Vafari un altro inconveniente, ed è, che
a ò non punto s* accorderebbe con quel che dine il medefimccioe ,che Simone /ì portò
a Roma in aiuto di Giotto /quandoandò a fare il Mufaico della Navicella della Bafili-
ca Vaticana, perchè effendofi provato colla notizia eitratta dal libro intitolato Marti-
rologio efiflente nell'Archivio di S.Pietro di Romane! parlar, che facemmo di Giot*
to , che quella foffe finita del 1398. confìderando i tempi, che effo Giotp impie-
gò ne* preparamenti necelfarj a quella grand' opera , e poi nel condurla al fine,fa-
rebbe forza il dire » che quando Simone fi partì per eflergli in aiuto in Roma egli
folle flato in età di. io. Anni, o poco più , cofa al tutto impofsibile : onde am-
metto per vero , che egli fone varamente Difcepolo dì Giotto , come dice il Va-
fari, o come pur troppo chiaro lo dimollra la fua maniera , ed ancora ammeffo
per verifimile ch'egli aiutarle ai Maeitro nel opera della Navicella , pifogna con-
cludere , che il Natale di Simone feguifle alcuni Anni innanzi al 1280, donde fpic-
ca più chiara 1' infufsifìenza dell' Epitaffio , e confeguentemente il numero degli*
Anni , che il Vafari aiTegnò al viver di lui , che attefa la citata nota dovette ef-
fer maggiore ; Comunque la cofa li fpfse , acquiltò quei!' Artefice ne fuo tempi
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4           DECEN* L del SEC. IL dal 1300. al 13 io.
da pertutto tanta fama , che gli furono date a fare per diverfe Citti prin-
cipaìifsime l* opere più magnifiche . In Siena ma Patria dipinfe nel Duomo , nel
Palazzo de' Signori , e altrove . In Firenze nel Capitolo di S. Spirito fece molte
belle Storie a frefeo » che in prpcefso di tempo per caufa d' umiditi di quei luogo
reftete quafi del tutto guaite , furon poi gettate a terra • Colori umilmente tre
facciate del Capitolo di S, Maria Novella > che ancor oggi fi vedono con altre
Pitture a frefeo di valentuomini di quei tempi molto ben confervare , Nella prima
ibpra la porta fece la Vita di S. Domenico ; nell' altra verfo la Chiefa rapprefentò
la Religione del medefimo in arto di pugnar cogli Eretici. In quefta Storia ritraf-
fe j1 modello della Chiefa di S, Maria del Fiore dall' originale lafciato da Arnolfo
di Lapo con intenzione di rapprefentare colla forma materiale ài quella Chiefa la
Chiefa uniuerfale . Nella mede/ìma Scoria fece il ritratto del Petrarca in una Fi-
gura illato ad un Cavaliere di Rodi > d' onde fi crede efsere fiata trafmefsa alla
portenti 1* effigie del quel grand' huomo , e forfè anche fu fuo alcuno de' due ri-;
tratti» che fece far di efso Petrarca Pandolfo Malatefta da Rimini ,di che fa men-
zione il Medefimo Poeta nelle fueEpiftole//fc.i. rerum femlium Epift. 6. e umilmente
vi dipinfe Madonna Laura, overo Lauretta della Nobil Famiglia di Sado Gentildon-
na d' Avignone ; Qjefta figurò fra alcune Donne fedenti rapprefentate per le Vo-
luttà vedefì»queftacon una piccola fiamella fri'l pettoje la gola,e veftita di ver-
de t nel qual abito folito da efsa portarli} ella piacque al noftro Poeta » già che
egli in più luoghi coi] veftita ce la dercrive. Sonetto n.
E ì capei d! orofinfarft d* argento y
E lajfar le ghirlande , e i verdi panni y
E nel Sonetto 209. quando dice
Lama chil verde lauro y et aureo crine
Soavemente fofpirando move
.
Intende de* verdi panni di che era veftita la fua Lauretta , e infieme de* fuoì bion-
di capelli agitati piacevolmente, e increfpati dal vento. Da quefta Pittura ben ofser-
vatadame,fiviene adilluftrare un bel pafso del medefimo Petrarca alla Canzona a 7»
Negli occhi ho pur le violette e'I verde ,
Di eh9 era nel principio di mia guerra s
Amor armato fi eh9 amor mi sforza
Voi clic fi vede efsa vefte di color verde tutta tempeftata di fioretti in fembianza
di piccole violette , che graziofamente Y adornano* Fecevi anche i ritratti di Ci-
mabue » di Lapo Architetto y d* Arnolfo fuo figliolo, e di fé medefimo , e nel-
la perfona d' un Pontefice ritrafse Benedetto IX. da Trevifb . che tenne la Sede in
Avignone , e a canto a lui il Cardinale Niccola da Prato fpedito in quei tempi
Legato a Fiorentini. Nella terza facciata fopra Y Altare figurò la paflìone di Cri-
ilo Signor Noftro . Operò nel Campo Santo di Pifa » e particolarmente fece di fua
mano fopra la parte principale di dentro la Vergine in atto d' efser portata dagli
Angioli con tuoni , e canti al pofsefso del Celefte Regno , ed in tre grandi fpazi
ftorie di S. Ranier Pifano . Oltre air efsere ftato coitili nel fuo tempo un valoro-
fo Pittore > fu anche molto fortunato , perchè l'opere fuc per lo gran pregio in_»
che furon tenute da Frane. Petrarca > al quale egli aveva fatto il ritratto della fua
Madonna Laura furon da lui celebrate in quel Sonetto , che comincia
Per
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NOTIZIE VI SIMON MEMMI.          f
Per mirar Pelickto approva fife r
Ed in queir altro , il cui principio è
Quando gittnfe a Simon l* alto concetto r
E lo ftefso Poeta parlo di k i in una ftta Epillola, come fi vede nel quinto delle fue
Lettere familiari > anzi dicefi , che per opera del medefimo egli fofse chiamato
alla Corte del Papa , dopo aver fatte grandi opere in Roma . E veramente meri*
ta egli lode fìngolarifsima » quando non mai per altro, per efsere flato il primo,
che ìudipigner facciate grandi in luogo dì dividere con ornamenti flopia da floria,
e ammafsare 1* una all' altra, ponendo più volte la terra fopra il Cielo , coftume
tenuto con poca lode , anche da' buon maeftri di quei tempi f e da fé medefimo
nelle prime opere ; trovò il modo di dipignere dicerie florie in un fol campo , e
fopra un monte , o in piano , e fotto un medefimo Cielo ► Segui finalmente la_»
morte dì queft* Artefice,fecondo i' Vgurgicri,. non altrimenti nella Citta di Sienà^,
come il Vafari fcrifse ; ma in Avignone , in Corte del Papa , come fi trova no-
tato nel fopracitato libro de' Morti in S. Domenico di Siena eolle feguenti parole »
ove fi feorge che Y Vgurgieri fa Simone Martini > a di Martino , lo itefso col no-
flro, Simon Memmi.
Magtfier Simon Martini Fìffor Martìmts efi in Curia , chìus exequias feci*
mus in Conventum die
4. menfis Augufti 1344.
Fu Simon Memmi non meno fimile al fuo maeftro Giotto nell* eccellenza dell*
operare , che nella deformiti del vifaggio , fe fi ha fede al Petrarca fuo contem-
poraneo , che per tale ce Io deferive nel luogo fopracitato ove dice • Duos ego wo-
vi VtBores egregio* , nee formofos , loUum Florentinum Ctvem > cuius inter moderno»
fama ingens eft t & Simonem Senenfem
.
PACE DA FAENZA
PITTORE
Discepolo di Giotto fioriva circa 1 j 1 o»
Tla coloro , che ufeirono della fcuoia di Giotto fu Pace da Faenza, il quà-
le gran tempo fi trattenne apprefso di lui , e 1' aiutò nella maggior parte
dell' opere . Dipinfc quelli in Bologna nella facciata di mori di S. Gio; o
in s. Francefco di Forlì in un Albero di Croce fece alcune ftoriette piccole s o
ancora una piccola Tavola a tempera della Vita di Crifto , e di Maria Vergine 3
<c di$efì , che dipignelse in Afeefi ilorie della Vita del Santo •
■ ■'*.■■
METRO
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$ DECEN, V, ad SEC, IL dal n sqo. *b 131®>
PIETRO CAVALLINI
PITTORE? E SCVLTORE ROMANO
Dìfcepolo di Giotto fioriva circa 15 io.
N quefti tempi cominciò a dar faggio di fua virtù il buon Pietro
Cavallini Pittore, e Scultore Romano ♦ Quefti fino al 129S. s'era
trattenuto in aiutare ilMaeftro nella grand* opera di Mufaico del-
la Navicella nella Vaticana Bafilica j di poi diedefi ad operare
da fé , e fra le prime pitture eh* e* fece in Roma furono alcune
ftorie a frefeo fopra la porta della Sagreftia della Chiefa in Ara-
celi , ed altre , chequafi empierono tutta la Chiefa di S. Maria
in Traftevere ; operò in San Grifogono , in San Francefco prefso a Ripa , e in
% Cecilia in Traftevere . Attefe al Mufaico , e di fua mano condufse in S. Paolo
fuor di Roma una facciata , e nella nave di mezzo ftorie del Vecchio Teftamento,
e ^cq altre pitture in quei Convento » Nella Chiefa di S. Pietro, tra fineftra e fi-
neftra fece di gran maniera ì quattro Evaugelifti,ed altre figure, ed il Miracolofo
Crocefifso nell'ultima Cappella dalla parte della Porta Santa . Fu quefto Pittore uo-
mo di Santa Vita > e tutto dedito alle sacre ìmagini, le quali fi sforzò dì fare con
maravigliofo decoro, Si dilettò anche della Scultura 3 e Tu opera delle fue mani il
'Alb. Rott% Crocefifso di rilievo della Bafilica di S, Paolo fuor delle mura fondata dal .gran Co-
lti mei, de ftantino , che £irca all' Anno i 370, nel Pontefìcaro di Vrbano V. parlò a S.Brigi-
Pitr.tir,jp, ^a r portatofi poi a Firenze per rivedere il maeftro fuo Giotto , eT opere di lui;
57-^yJ dipinfe nella Chiefa di 5. Bafilio al canto alla Macine un'Imagine di Maria Vergi-
ti ° 1 ili ne Annunciata , e poi tutta la Chiefa di S. Marco , oggi de' PP. Predicatori ; ma
"V ''" per efser poi in tempo efsa Chiefa fiata imbiancata , e fattevi diverfe Cappelle,
ìì perfero quelle pitture , e folo rinlafe di mano di Pietro una molto Divota Ima-
gine Maria Vergine Annunziata , che nei noftri giorni fi riverifeefopra l'Altare
del SanvimYno Rofarui ailàio alia porta'principale entrando m Cliefa a man de-
ftra ; ed è da notar/i , come fra le figure,eh'e'fece ia S. Marco,, di poi perdute
nel modo > che dicemmo > fu ii ritratto d' Vrbano V. colle tette di S. Piero, e di
Si Paolo , dal qual ritratto ricavò ilB. Gio: Angelico Frate di quel!'Ordine, l'effigie
dello ftefso Pontefice eh' e djpinfe in una tua bella tavola per lo Convento di S.Dome-
nico di Fiefole , celebre ne' noftri tempi per tanta oflervanza, eh' e' s'è meritato il
nome d* un vero Seminario d\ santi , Faifandofene poi queft' Artefice di ritorno a
Roma , dipinfe in Afeefi nella Chiefa di fotto di San Francefco la Crocififiìone del
poftro Redentore , nella qual pittura av.refta 1} Va fari aver veduta l'Anne di Gual-
tieri Duca d' Atene . Fece poi alcune opere in Orvieto nella Chiefa di S. Ma-
ria , ed altre molte in Roma , ed altrove- , che per brevità fi mia (ciano .
Fu Pietro Cavallini rinomo d* ottimo 'ngegno , ed in ogni fua operazione di-
ligentifiimo , e fi sforzò al potàbile di ùiit alle fue pitture gran rilievo, e in tutto
/eguitò
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.NOTÌZIE DI -METXp CAFALLlNi. 7
feguitò la manièra del Tuo maeftro Giotto, fé nòri'die diede alteTue figure una certa
fveltezza maggioro: * non gi# che con eia fe rendéfle più belle , e più naturali <
Fu cóme fi è accennato', hiiomo di gtan bontd 3 e Fra l'altre fueCrìftia ne virtù eb-
be in alto grado ir amore verfb i poveri , per lo che , tanto in Roma fua patria .♦
che fuori fu dall' vniverfale molto ornato . Finalmente condottoli già vecchio , fi
diede tanto allr opere ài pietà r che era da tutti ftìmato come santo , finché per-
venuto all'età di 8 5^ Anni aflalito da mal di fianco- nella ftefla Città di Roma
k ne pafsò , come ^dflìamd crédere a vita migliorie , ed il corpQJftìcWh./S, Paolo
fuor delle mura Tu onorevolmente fepolto ..
Fin qui mr è piaciuto raccontare ciò che di Pietre» Cavallini fi trova in diverfe
florie ; ora mi fi conceda ch'io dica alcuna cofa di mio penfìero , e preftifele
quella fsds f che più piacerà a ehi è per leggere quanto io ferivo . Dico primicra-
, mente eh' io tengo opinione , che quefto buòno Artefice , per T amor eh'e' por-
tava a DÌQ;, :ed alla filai Midréy avéffe una particdlatiilima devozione* al Saero-
' fa"nto Mifteric* dH^UTearhazione de! Verbo/i* traggo s noti pureVdàl faperfi y che
" kll" Imigìhi'cTrdié^-i y è'-'ài Maria fatte di fua rnatiq ,* còVteorfe , e concorre iddio
1 con niiracoti , ma eziandioéz unacerta réffeffiòne eh'io ho fatto > cioè a dire ,
che dì fuoipennello trovanfi mólte Imagini di Maria Vergine Annunziata y con
v- che diede occafione a' Pinoti di d'ipigner le mòftiflìme,; che immediatamente dop-
; po di lui veggpnfi èfìere ftaté dipinte ;: la dóve avendo* attentamente confiderate le
tante opere Rate fatte avanti ad eflb r efico le'mòItifUme >r che rimangonooggi
fbpra: tavola > o muro , non iftate guaite dal tempo , nOn voglio ora dire quatte
io nr abbia fapuce vedére efprefie nef modo eh* egli fece . Dico in fecondo luogo
che per la poca pratica eh''io*pofla aver fatta coìl'oflervaziondeH'' Opere di lui in
Firenze , e in Roma , ardirei di poter affermare ,- che là Città noftra ne pofiedef-
fe una di pia di quelle , che fi dicono da più Scrittori * Quella è l'Immagine di
Maria Vergine Annunziata ,. che fi; vede all'1 Altare maggiore dell' Oratorio-d'Or-
batello in via delfa Pergola: ,. fondato-dal nobil Cavalier Mefier Niccola©* di Iaco-
po degli Alberti. Vedefi efìa pittura y chrè fatta a tempera {opra legno, ornata^
alla Gotica > {partita in; tre fpazì ; neF maggiore di mezzo > è ella Vergine feden-
te Annunziata dall'* Angelo r e ne''due minori dai lati ,; S. Antonio y e S. Nicco*
Io ;, nella Mandorla fopra Ho fpazio di mezzo1,- Iddio Padre, e ricU* altre due ,
due Profeti, ed il' tutto-della ftefla maniera ài Pietro' ne più ne meno; 11 che iup-
pofto r non fià chi dica, che quel!' Oratorio apparifee per antica infcrizione eflere
itato finito nel 1372'. nel q.uai- tempo•., mencre fi voglia mantenere per vero eh'egli
aiutane a Giotto-ncll''opera della Navicella >• che fu fatta nel r2p8. Pietro eragià
all' ultimo del fuo vivere ; perchè fi rifponde anche con affai probabilità > che
l'Oratorio finito del 137-- potè eflere fiato incominciato moiri anni avanti ycome
fee^e nella più parte delle fabbriche non adatto piccole, e ehe 1' Alberti fin da_>
quel, tempo , che fu hi- Firenze quefto Pittore > che a noi non. è noto il- quando 3 per
; lo buon concetto, ch.'; egli àvéa di fua bontà , e per divozipiie accrefcìutafi in efib
verfó quel Sacrosanto Miftcrio , per le molte Immagini pur allora da^ eifo di-
pinte > avendo in animosi fondare detto Oratorio * ò pure avendolo già inco-
minciato , ne volerle la Tavola di mano di tale vomo, per quando reftafib finito
Tedifizio ; Quefto finche è eertiffimo che la tavola è della fìeffa maniera appunto
di tutte T altre ftate dipinte m Fitenze da Pietro Cavallini, ed è Pittura di quel
fuo tempo , il che polio per. indubitato rficcome è veramente , viene a portar do-
po di fé ile oncorfo d' ogn' altra circoftanzapoiròìle,delle cui particolarità non fi aveC
psralcL-o thiata contezza, e tanto baili aver detto di tal Pittore.
                LINO
n
/
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«* 8 DECEIL L dei SEC. IL dal 13Òo. di 13 io.
L I N O
SCVLTORE, E ARCHITETTO SANESE
Dìfccpolo di Gioì Pìfano .
Vole ogni ragione, che avendo noi in quel poco > die fin qui abbia*
mo fcritto de" grandi Vbmini, che fiorirono nelle noftre Arti in quel
tempo, nel quale elle incominciarono per mezzo di Cimabue , e
di Giotto a dare aperti fegnidel gran miglioramento ,eh* elle fe-
cero poi ne'fecoìi a noi più vicini , e particolarmente di Nicccla,
e Giovanni Scultori , e Architetti Pifani, che tante belle opere
condufiero (dico per quelle che poffa volerli da quella grotta età)
per tutta Italia 5 alcuna cofa ora diciamo di Lino Scultore , e Architetto Sanefe ,
il quale fìccome fu allevato in vna Scuola in c]uel tempo imiverfalmente gradita
fino al fegne ><he inoltrano le grandi e magnifiche fabbriche ,ch* a fuo luogo di-
cemmo architettate da tali maeilri , così fu anche molto adoperato m cofe idi
tutta ftima * Serve a noi, per formare qualche concetto di lui, il fapere eh* egli
fu chiamato a Pifa « dove con Tua Architettura fu edificata nel Duomo la Cappel-
la di S* Ranieri Pifano Protettore di eflfa Cittd, nella quale dovea il Corpo di quel
Santo eflère collocato , la quale tutta fu ornata di fimflìuii marmi. H che non pu-
re qiiefto tanto confpicuo lavoro toccò a fare a queli' Artefice per li Pifani, ma ezian-
dio il Vafo del Santo Battesimo in S. Giovanni 3 che è un antichirlinao Tempio
ifolato pollo rincontro appunto alla porta di mezzo della Cattedrale, fecondo il co-
ftume che veggiamo effere flato ufato avanti , e poco dopo al mdle nella nollra
Tofcana , nella quale oltre a quello , e quello della Citrà di Firenze >altri ancora
ne fono nel Territorio Fiorentino s e fra quelli alla Pieve di S. Maria in Codiatila,
detta per corrottela Cilicciavoli lungi di Firenze fedici miglia nelle Colie fra Mon-
telupo » e Caftel Fiorentino ; ove vedefi una fimile antica fabbrica deftinata per
lo Battifterio , che fi vede nel centro della medefima, che è tonda angulata j ifola-
t.a , 0 rìmpetto alla porta principale della Chiefa,la quale al modo di quei tempi
è volta a Levante » e fopra la porta delBattifterio leggonfi d' antichìflìmo, eroz-
to intaglio le feguenti parole , VaBum > & teBum ,A, D, MXXXXXXXXXULTor-
nando ora al noftro Artefice, egli volle che ad eterna memoria rimanerle fcritto nel
fuo vafo il proprio nome , e non è dubbio alcuno , che fé un corfo ormai di preflò a
quattro fecoli, che fon pattati da che tal Maeftro operava col migliorarli , e de"
guftì , ed de' modi » e tanto perfezionarli di queft' Arti, non averle buona parte
diftrutti degli Edifici di quei tempi, affai più a lungo averemmo potuto parlar di
lui di quello che fatto non abbiamo ; ma tanto balli aver detto per contribuir
femore più al vìvere della fama di chi Jnon mancò dal canto fuo anche in quel-
le etadi t piene dJ ofeuriti d* intraprender fatiche grandi pet condurre opere lode-
voli
.-•■:■' ' .' ..;::; rL !:.
                                       '... , ". , ' ■FILIPPO,
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NOTIZIE DI SIMON ME Ai MI.
K3.
OSSVTI
PITTORE A MVSAICO
Difcepola di Gaddo Gaddi.
*
l'Infigne Bafilica già detta al Prcfepio , oggi di S. Maria Mag-*
jaorc in Roma , la quale fé dobbiamo credere a molti Iftorici,
fu per divina rivelazione , edificata , da Gjo: Patrizio Roma-
no , e dalla moglie ; fu fempre avuta in devozione non ordina-
ria, non folo da Devoti Popoli della Citri di Roma, ma ezian-
dio da Sommi Pontefici, alcuni dei quali con alta magnificen-
za procurarono a maggior onore della gran Madre di Dio
di renderla più venerabile. Sifto IH. ne accrebbe la ftruttura,©
per meglio dire la riedificò fino da i Fondamentit ridufiela alla gran forma, nella,
quale oggi ella Ci vede , e di molti doni 1* arricchì. Eugenio Terzo vi aggiuèfe, il
bel Portico , e Gregorio XIII. con difegno di Martino Lunghi il Vecchio il inau-
rò . Sifto V. fecevi la tanto rinomata Cappella , e gli altri Sommi Pontefici an-
noia arricchita ed abbellita , e fannolo tutta via,come è noto . Fra gli altri ador-
namenti dunque , che rendono più decorofa quella sacrofanta Bafilica , fono gli
Antichi Mufaici, dico non folamente quegli che fin del i2S<5. fecevi fare per enf-
erò la Tribuna della mede/ima Niccola IV. da Iacopo da Turrita Difcepolo d' An-
drea Tafijov' è rapprefentata la Gloriofa Incoronazione di Maria fempre Vergine,
e le Storie , che veggono fra le fineftre , ma altre molte ancora t che adorna-
vano 1" efterior parte , che rifponde dietro alla Tribuna , prima che da Clemente
X. vi fi faceffe con diléguo del Rainaldi la bella incroftatura di Travertino , che
oggi ii vede . Fra quefti Mufaici adunque fono quegli, che veggiamo nella faccia-
ta di eflfa Chiefa , ne*quali vìen rappréfentato , nel mezzo in uno Ovato il Salva-
tor fedente con quattro Angeli attorno , Dalla parte dritta del Salvatore vi è la
Madonna con tre Apoftoli, ed a mano finiftra qnattr' altri Apoftoli, tutte figu-
re intere, che ftanno in piedi. Sopra le Tefte degli Apoitoli fono i quattri Anima-
li della Vifione di Ezzecchieile, cioè dalla parte dritta vi è il butto d' vn Leon# coti
ali, ed un' Aquila mezza figura , che efeono dalle Nuvole . A mano finiftra , e
un bufto d' un Angelo , e un bufto d' mi Toro , che efeono fimilmente dalle Nu-
vole . Sotto vi fi veggono quattro ftone tcìoè a mano manca y fi rapprefenta la
prima Vifione della Moglie di Gio; Patrizio Romano , quando le apparve la Ma-
donna Santimonia , e le ordinò che faceffe edificare un Tempio in fno nome fopra il
Monte Eiquilino , Apprclfo vi è quando di nuovo dormendo alla furicettà'Signora,
che non aveva dato credito alla prima Vifione, apparve la Verginee leracdoptò V'm-
ifcanza , chi faceiìe fabbricarle il Tempio , e che fu He di tal circuito, quanto fpa-
zio occupalle in terra la neve miracolofamenre caduta , dicendole t che andafle
dal PorMcekce • f * glirt^ppfefentafle la Viiìone , accio che con tutio il Cieio fi por-
•• 'f ,-■,.; -..sujSwM '                                         R
B
                                                         
tatic
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la        VECÈN* /. del SEC* IL dd x 300. al 13 ro.
tane a riconofcere il Miracolo « Dall* aftra parre vedèfì la Donna (lare avanti al
Pontefice inginoechioni rapprefentandogli laVifione, e poi fegue nella quarta, ed
tiltima Storia il Pontefice col Clero in atto di effèrfì portato zi Monte , e colla.*
zappa in mano egli fteflò fcava la Neve ► Tutta quefta grand' Opera dun-
que , per quanro ne fcrive 1* Abate Titi nel fuo fìudio di Pittura » Scul-
tura: * e Architettura , fu fatica di quegli y di cui ora parliamo >
dico di Filippo Roiiiiti contemporaneo del Turrita » e quan-
tjmqu© nelle figure fi riconofea T antica maniera. Greca x
non è però, che per una certa diligenza ài lavoro
non comparifeano, affai migliori, di. quella ,,
mercè dell' effere flato itftofsuti', fi cornei
dice lo ftefso Tìti aiutato, da Gaddo,
Caddi allóra infigne maeftro *
del quale egli: pure, infie^
me col Turrita era
(Uto: Difcc-
t>olo> .,
, ' :'-3i
OECEN-
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NOTIZIE DI WOHAM1C0 WFFAL MACCO. 11
DECENNALE IL
DEL SECOLO
IL
DAL MCCCX. AL MCCCXX.
BVONAMICO
DI CRISTOFANO
DETTO BVFFALMACCO
PITTORE FIORENTINO
Dìfcepolo d* Andrea Tafi, fioriva del 1 $ i
>:0.:
N di coloro , che ufcirono della fcnola d'Andrea Tafì
Pittor Fiorei tino , che dipigneva alla Greca fino avan-
ti a i tempi ài Cimabue, fu Buonamico B'. ffalmacco *
che fu uno de' più faceti , e bùrlevoli huomini del fuo
fecolo , e come tale da Mefser Gio: Boccaccio nelle-*
ine cento Novelle venne celebrato. Vifse coitili ne'tem-
pi di Bruno , e di Nello , pur Fiorentini Pittori , an-
cor eiìi oltre modo piacevoli , infiemc co* quali fece le
tanto nfapute burle a Calandrino altro Pittore di quel
tempo , huomo , che per la fua gran femplicità , an-
zi naturai gorTezza andò in proverbio , come nelle No-
tizie di lil (òtto T Anno 1300. aviairio accennato . Ebbe Buonamico dalla natura
lin da Giovanetto donp di acutezza d* ingegno , e fu così pronto in trovare in-
venzioni j e ridicolofe bizzarrie , ogni qualvolta fé glie le prefentava la congiuntu-
ra , che nmao vi fu 3 che gli facefse mai cofa , che gli fufse itata di noia , al
quale egli grazìofamentc non ne facefse tornare in capo , il danno , e la vergogna.
Due fegnalati Novellatori Fiorentini anno parlato di tal maefìro , li primo ,
e'1 prma^ak fuMefict Gio: Boccaccio fuo coetaneo., e Franco Sacchetti il qua-
B z                                   ^ » beri-
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i z DECEN. IL dal SEC. II. dal 1$10. *l 15 20.
le *, benché, così di ftile, comedi tempo fi poffa;diie Inferiore , non è pero , che
per la curiofitd degli accidenti, e per la naturai maniera dei defcrivergli nella lin-
gua del fiio tempo , non riefea graziofo , e di diletto, particolarmente a chi go-
de di lìmiti antichitd ; laonde mi fo lecito per gli curioiì quefte di portare in
fine di quefta narrazzkxne le proprie parole di efto , come ftanno appunto ne'tefìi
a penna della famofa Libreria di S. Lorenzo , già che il Vafari ne riferì la fuftan-
za lenza obligarfi alle parole , ih cui confìlle tal volta la maggior grazia di quefì©
novelle antiche* Venendo ora a quel che fa aLpropofito noftro , che fono le fue
pitture , dico , che operò egli molto di maniera affai fìmile a quella dei fuo mac-
ftro , £ in Firenze nel Muniftero delle Donne di Porta a Faenza , hiogo d'ove oggi
è la Fortezza da baffo ; dipinfe per lo Contado della ftefla Città , e h Arezzo-.
Fu chiamato a Pìfa , dove fece molt' opere in S. Maria a Ripa d' Arno , e vi ebbe
in aiuto il nominato Bruno. Gli furon poi date a dipiguere più facciate del Cam-
pò Santo, nelle quali fece Storie a frefco dal principio del mondo fino alla fabbrica
dell' Arca di Noè , e attorno a effe effigiò' il proprio Ritratto al naturale in una
quadratura d' "n fregio , figurando fé fteffo in perfona d' un Vecchio rafo , co»
un* Cappuccio, accerchiato > dal quale pende un panno ,. che gli copre il Collo .
Ebbe coftui, come fcriffe Mcffer Gio: Boccaccio, fua abitazione in*Firenze nella-»
via del Cocomero, nella quale non fono ancora venti Anni pafìatì. , che-*
fi feoperfe ( a mio credere * e il dico per la molta offervazìone, che ho fatta fo-
pra le fue pitture ) nn opera di Tua mano y e andò fl fatto in quefta maniera .
Nel muro d* una Cafa della nobil Famiglia de'Pecori , la quale fa cantonata nelle
dua vie, cioè il Chiafsuolo , che viene di via de* Martelli s e la via, che da_»
S. Giovannino porta a S..Maria Nuova , eranfi cominciate..a vedere,certe enfia-
gioni nel detto muro allato appunto ad un Tabernacolo x dove è una bella Ma-
donna col Bambino in Collo-, e appretto alt uni Santi 4i mano d|Fra Filippo Lip-
pi,, e quella parte così moffa minacciava rovina .onde i Padroni per timore di mag-
gior male ordinarono, che fufteraccomodata . Vnajferadi fiate neÙo fmurare, che
facevano i Muratori', cadde una buona quantità di quella parte- che era così gon-
fia , e fpiccata dalla corteccia interiore del Muro, e rimale fcopertO' in im gran-
rie, e mal proporzionato Tabernacolo fatto* al modo antico1 de*tempi quefF Ar-
tefice , prima il. Santo, volto* di Maria Vergine coi Figliuolo- in collo-, poi appariro-
no i volti di dkerfi Santi tutte figure intere grandi > quanto il naturale; finalmen-
te fife vedere il rimanente delle figure dipinte iti effd Tabernacolo , il quale come
« probabile ,. e quafi evidente ,<era anticamente ftatc* fatto chiudete , e rirnutare,
j>er fare allato al> medefimo l'altro bel Taberaacoto chiaviamo detto,, che fu di-
pinto per mano del celebre Fra- Filippo Lippi ; e perchè gli huomini di quei tempi
nel ferrar K antico-, per reverenza non vollero ,- ne guaftare , ne imbrattare di
calcina le vecchie Imagini, non appiccarono1 a quelle il nuovo muro, onde in prò
celiò tempo' venne quella parte citeriore di eflb , che noi diremmo fatta a mat-
tone fopra a mattone a dare in fuori con quella enfiagione , fegno d* imminente
sovina. Quefta gradita novità adunque; dicoT mafpestato feoprimento di quella Sa-
cra Iiiìagine aceefe il dìvoto Popolo per modo, che quantunque fuffè già foprag-
giuttta la notte ,- vi corfe con gran devozione , e folk , quafi rallegrando fi di ve-
dere dopo circa £50. Anni sprigionato quel sacro pegno . Fu poi dopo pochi gior-
ni rimurata la maggior parte del vano dello (teffò Tabernacolo , e tafciatavi fc-
lamente un' apertura per quanto fi poffa tutta via vedere il sacro volto con parte
ilei- buffo di Maria fempìre Vergine , e del Figlivottf, Coutinuavafi la Divozione •
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NOTIZIE DI WONAMICO WFFAL MACCO
i?
e ti fi veggono appetì molti fegni di ricevute grazie , e tanto bafti ài quello. Di-
pinfe in oltre Buffalmacco nella Chiefa di S. Petronio di Bologna 1© itone de' Voi-
toni nella Cappella de'BoIognini T Anno 1329. le quali per quello , che era flato
veduto in pittura fino a quel tempo in ella Città,furono avute in ranto pregio ,
che furono loro fatti ripari, e defenfivi per quelle fottrarre a' pericoli , e danni
delle piougic s come attefta Cherubino Ghcrardacci Eremitano nella fu a ftoria di
         ,
Bologna ". Reità tutta via di fua mano affai ben confervata una Imagine di Maria
Vergine col Bambino , ed un S. Gio: Batifta , e S. Antonio in un Andito fra la
Chiefa , e la Cafa della Parrocchiale di 3* Stefano a Calcin-aia , luogo ki miglia
prefso di Firenze di fopra alle ftrada Pifana > ed è quella pittura ftefsa , nella qua-
le il Pittore volendo moftrare la biazaria , o pazzia , che vogliamo dire del fuo
cervello fece quanto racconta il Vafari nella Vita ài lui, ed io taccio per meglio.
Finalmente perchè rare volte accade , che fimili huomini di buon tempo , fi dieno
a p^nfare a tutto ciò che col erefeere dell' età , e col mancar delle forze è per fuc«
ceder loro , nel fine fi còndufse coftui dopo i gran guadagni , fatti ne più verdi
anni, in tanta povertà , che trovando*! privo d' ogni aiuto , aggravato da infer-
mità , nello Spedale di Santa Maria Nuova finì miferamente i giorni fuoi , e nei
luogo detto fra 1* ofsa,Cimiterio de'Miserabili.'Fu dato al fuo corpo fcpoltura fe-
condo 1 Vafari V Anno 1340. Io però ritrovo , che Buonamico Criftofani ( cioè
di Criftofano ) detto Buffalmacco , fu descritto nell* antico libro degli huomini
della Compagnia de* Pittori 1' Anco 1351. onde fa ài meiUero il due 3 che egli
molto fopravviveffe a quel che dice il Vafari*
/( VefcovQ Guido d Arezzo fa dtpignert a 'Bonamka alcuna Sto*
riay la quale
, effendo [finto da una "Bertuccia la notte quello eh e* l.
dì dipignea
3 le nuove cofe v che nefeguirono
Now i6u
Empre fu, che tra Dipintori fi fom trovati di nuovi hmfdini^ e fra
fi altri
5 fecondo che ho udito y fu uno Dipintore Fiorentino y il qua-
le ebèenomc ^uommkcr^ &fu altempo dìGiotto^ & fu grandifsìtm Mae*
ftro\ Coftui f per effer buon artijìa della fua arte y fu chiamata dal Fcfca*
<vo Gmd& i Arezzo a diptere una fua Cappella
5 quando il detto Pefco* Queftì fu
vo era Signor d Arezzo ydi che il denti Huonamiw andò al detto Vefco- f^J^*
<vo^ e convenwft con lui->& dato ordine ii come e *l quando , il detto
vod'Arcz-
<Buonamko'comincio a dipignere, ed effendo nel principio dipinti certi San* ^j,[^hl*
ft 5 &* effendo Ufciato il dipigmre j verfo il Sabato fera una 'Bertuccia , nemico del
ewero più tofto un grande 'Bertuccione , il quale era del dettò Vefcovo, [jnaj£eSy
avendo veduti gì' atti i e modi del Dipintore, quando era fui Ponte, & Mica.
avendo veduto mefcolare i colori 9 e erafsinare gli alberelli, e votarvi
l'uova dentro?
c£* recar fi 4 pennelli in mano , e fregarli fu per lo murof
ogni cofa avendo eomprefo per fare mah
> urne tutte fanno 9& con queflo
per»
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lij         DECEN. IL del. SEC, IL dal i j io. al 1320.
perch' di' era molto rea-, & da far danno 5 ti Vefcovo gli faceva portar*
legato a un piede una palla di legno
,• con tutto quejìo^ la Domenica quan-
do la gente defili a va ^ quefta ^Bertuccia andò alla Cappellate? fu per una
colonna del ponte appiccandofi
, fati fui ponte del Dipintore ? & [alita fui
* tonte ) recandoft gì alberelli per le matti ^&rovefdandoli uno nell' altro ,
1l* uova [chi'acciando e trame/landò , cominciando a pigliare ì pennelli >
^fiutandoli 5 & intignendoli & [impicciandoli fu le figure fatte fu tutfuno*
tanto che m picciolo fpazio di tempo le figure furono tutte imbrattate
, e co-
lori jB gli alberelli volti fotiofopra ^ & r ove fetali) &guafli. Effendo et
Lwecft manina venuto 'Buonamico alfuo lavoro per compiere quello che
aveva tolto a dipìgnere > & vedutogC alberelli de' fuoi colori quale a gia-
cere^ e quale fottofopra
3 e pennelli tutti gittati qua , e la , & le figure
tutu imbrattate eguafìe
? fubitopenso che qualche Aretino per invidia^
0 per altro t aveffero fatto ?& andojfene al Vefcovo
> dicendo db che gli
fi avea dipinto euerli flato guaflo
,• Il Vefcovo di ciò ildegnato diffe^ 'Buo-
namico va
? e rifa quello che è fiato gua fio, e quando l'hai rifatto 3 io ti
darò fei fanti co' fate ioni
5 che voglio che gli jììano in guato con teca nel
tal luogo nafeofiì e qualunque vi viene non abbiano alcuna mifencomia9
che lo taglino a pez^i
. Biffe "Buonamko 5 io andrò, e racconcerò le figure
più preflo
, che patrone fatto che ctb flauto ve lo verro a dire 5 e potrafj*
fare quello
, che di ciò dite , & enfi deliberato 3uonamko rifece fi pub dire
la feconda volta le dette dipinture
, e fatte che T ebbe , diffe al Ve-
scovo a che punto la cofa era
j di che il 'Vefcovo fubito trovo fei fanti
armati co falcioni
5 a quali impofe che fuffono con Buonamico in certo luo<*
go ripofii preffo alle dette figure
, e fé alcuno vi veniffe a disfarle ,fubit§
il mette(fono al taglio de ferrile così fu fatte
» ,* che "Buonamico > e fei fan-
ti co'falcioni fi mijfono in guato a vedere chi veniffe a guaftare le dette
dipinture
5 e (lati per alquanto fpazio , & egli fentirono alcuno rotolare
per laChiefa
, fubito iavìforono chefuffono quelli j che veniffono afpi-
gnere le figure
, e queflo molare era il ^Bertuccione con la palla legata a*
piedi
, il quale fubito accofìatofi alla colonna del ponte •> fu falito fui pal-
chetto dove Buonamico dipìgnea
a e tramefiando a uno a uno tutti gl'ai-,
focili
, e mettendo l' uno nell* altro. .? e pigliando l'uova , e roventando-
le
? efc fiutando ? prefi i pennelli, & ora con ì uno, or a con /' altro (impic-
ciandoli al muro ogni cofa ebbe imbrattata
? "Buonamico veggendo queflo
ridette
? cfcopvìava, a, un punto. ? e volto/i a fanti dice, e non ci bìjogna-
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NOTIZIE DI WONAMICO WFFALMACCO. i f
no falcioni 5 voi vi potete andare con Dìo , la co fa e fpacciata y che la
"Bertuccia del Vefcova dipigne a un modo^ ye'l Vefcovo 'vuole che fi di*
dipinga a un altro y andatevi a difarmare y e così ufeiri del guato venen-
do verfo il ponte dov'era la "Bertuccia
, fubito la 'Bertuccia fi cominci?
a inalberare
* e fatto [oro paura y pìgnendo il mufo innanzi, cominciò a
fuggire
5 e andofsicon Dìo ; Buonamico con li fuoìmafnadkni fé n'andò
al fófcovo dicendo
: Padre mio non è di bifogno y che voi mandiate per
dipintore a Firenze y che la i/offra "Bertuccia vuole che le dipinture pa-
no fatte afuomodo ^ey*~ancora ella fa fi ben dipignere y che le mie dipin-
ture ha conette due volte
* Et pera fé della mia fatica fi viene alcuna
io fa
, vi prego mei diate *ey* anderommi verfo la Cina dondio venni.
Il Vefcovo udendo quefio y benché male li parere che la fua dipintura
tra così condotta y pur feoppiava delle rifa y penfando a fi nuove cafo y
dicendo
>5 'Buonamico y tante volte hai rifatte quefìe figure ? ehe ancora vo-
glio che le rifaccia; r e per lo peggi® che io pttròfare a quefio Bertuccione
,
lo il faro mettere in una gabbia freffo dove dipigneraì y la dove vedrà
dipignertì ye non potrà ifpignere y e tanto vi flara che la dipintura fié
dipinta di pia dì, e'tponte levato
Buonamico àncora $ accordo a que-
fio y e dato ordine del dipignere y e fatta una;gabbia alla groffa
, e mela-
vi la bertuccia fu tutiuna y la quale quando* vedea dipignere y il mufo y
igli atti che ella facea furon cofe incredìbili y pur convenne eh' ella fìejje
contentai al quia
, e doppo- alcuni dì compiuta la dipintura 5 e levati ì
fonti fu tratta, di prigione
y la quale più dì vi torno per vedere fé po-
Beffe fare la filmile imbrattatura y e veggendo che
? ponte , e *l falitoio pi»
mn vera convenne che attendeffe ad altro r El Vefcovo con Buona-
mico" goderono più di di quefìa novità
, e per rìfiorare il detto Vefcovo
'Buonarmco
, l'hebbe da parte predandolo gli doveffe fare nel fuo palagio
m Aguglia fchepareffe un Aguglia viva
, che foffe addogo a un Leo-
ne y& aveffelo morto.- Al qmle Buonamico dijfe Meffer lo Vefcovo io il
faroy ma t conviene che io fi a coperto attorno attorno difluoie
> e che nef-
fma per fona non mi veggia
♦ // Vefcovo dìffe, nonché difluoie y ma io
il faro fare' dafsiyfi che flara per forma
, che mai non farai veduto
così fece Buonamico trovatigf alberelli y & colorì con le altre maffe*
tizie entro nella chiufa dove dove a dipignere
> e quivi tutto per contrario
comincio a dipignere quello che
7 Vefcovo gì' aveva impòfio y facendè
mn fiero 9 e grato Leone addojjo a ma sbranata Aguglia
, &• compiuto
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\6 DECEN, IL del SEC. IL dal ij io. 4 131©..
che l'ebbe *> ferrato tenendo quel ch'info dot/e l'aveva dipinto j diffe al
Incavo gli mancarono alcuni colorii e che aveva bfogno alcuni ferra*
mi ferra/sino el ch'info dove dipignea
9 tanto che andajje , e tomaffe da
Firenzi
v'aito ciò il Vefcovo , fece dar ordine fi ferraffe e con chia-
vile Ilo, e con chiave
3 tanto che cBuonamko tomaffe da Firenze 5 Eco-
sì Vmnamko fi partì \ e venne fé ne a Firenze -, e'I Vefcovo afpettand*
V un dì 3 &* un altro
, e cBuonamjco non tornando ad Arezzo->perochè par-
tito s era
3 & havea compiuta la dipintura 5 & con animo di non tor-
narvi fin
o. Quando il Vefcovo fu fiato più dì , &* vide che 'Buona-
tpko non tornava
, comanda a certi famìgli che vadano a fpezgar F
affé del ponte y e veggano quello che 'Buonamko ha dipinto , di
che alcuni andorono
, & aperfono 5 e bidono la dipintura fatta , e eh
veduto vanno al Vefcovo
, e dicono la dipintura fia per forma , che 7
dipintore v ha ben fervito alla'ndreto . 0 come fia . Fagli detto s e
volendone effer certo
, l'andò a vedere 5 e veduta che l'ebbe venne m
tanta ira 9 che gli fece dar bando dell* avere 9 e della per fona >, & hfim
n Firenzg il mandò a minacciare
, e Buonamico rifpvfe a quelli y che 7
minacciava per fua parte •> dì al Vefcovo , che mi faccia il peggio che
fptàtej che [e mi vorrà 9 converrà che mi mandi la Aliterà
9 e così aven~
4o veduto il Vefcovo i coflumi di Buonamko
, & avendoli dato bando;
Ripenfàndofi poi tome favio Signore^ che ciò che Buonamko havea fatto
,
havea fatto bene , e faviamente * Lo ribandi ? e riconcilìolU a fé r &
mandando per lui fpefse volte 9 mentre che e' viffe
9 lo tratto come fuo
iptimo 7 e fedele fervicore
» Et così adiviene fpefse volte , che glihuo*
mini da meno con diverfe aftuzie vincono quelli
5 che fono da più > cjan-
ftojcli Univoli quaudopih attendono a nimicarli 9
                                  <,
■„ .                                                                                      .:,'■»■''                                                                                 ■ '■•;■■                .'•: V»'.^J'v,'1', »'". 4 f ,'V's;.- : ■ : l. ■ ■ ■ .«s
CBuonamko Dipintore dipignendo un grande nuotilo nella piazza di Perugia^
il di pigne col Diadema di Lafche in capone quello che nefeguìta 0
Nov. i6p.
FV ne* tempi del detto Buonamko allhora che Perugia era in profferì
fiato deliberato per li Perugini
, che in fu la piatta di Perugia fofse
dipinto un
loro grande boemo tanto magnificamente , quanto dipìgnere
fi potèfse
9 e (creato qual dipintore in fupcrlètivo grado potè fieno avere >
h'msfso loro innanzi wejìo Buonamkoy e mi f re fono dì mandare per lui>
p - '■■ - ' J              •"                                                                                                    e man*
1.1                                                                                                                          ,
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NOTIZIE DI 3V0NAMICO WFFALMÀCCO. 17
e mandato che ehhono , e giunto in Perugia , e fatto il patto , e datoli il
luogo
5e dove) e come il dfòuonamicp> com'è ufanza de Dipintori, volle
eljer tutto chiufo d'afsi
, 0 di fìuoie , e per pìu dì dato ordine alla calci'
na
? e a coleri , nella fine fali fui ponte 9 e comincio a dipigmre ; quan-
do fu in capo d'otto
> 0 dieci dì li Perugini, che volevano che quella^
pittura fujji gittata in predelle3 cominciarono quando in brigate andava-
no paleggiando fu per la Piazza accoflarfi verfo il Pome dove cojìui di-
fignea
, e Puno dicea , 0 Àdaefìro farà mai fatta quella uopra . Stando
un pezo venia un altrove diceano Jktaeftro quanto è innanzi quefto lavoro
»e
quelli (lava più cheto y & in . » . . come tutti ì Dipi itoti fanno * Vri
altra brigata andavi.a lui y e diceano
, 0 Maeflro quado vedremo queflo
noflro Padroneye doverehhe effer finito fei volte
,. de fpaedati pregamote > e
così tutti iPemgini con diverfi detti non una voltaci diurna parecchie andava*
no a ^uonamico^a follecitarlo, tantoché "Buonamico fra fé medefimo dtffe 9
che diavolo è quefìo ? Cofìoro fono tutti pazzi
3 & t0 dipignerb fecondo la\
loro pazìa
. Entrolli nel capo di fare quel loro gran Perfonaggio non
d alloro come Poeti
3 non di Diadema come i Santi ^ no di corona d'oro
come li He
5 ma d'una corona 5 0 ghirlanda di La/che^ e veduto quando
la figura era quafi compiuta
5 di farji fare il pagamento attefe^ & hauto
il pagamento dijje
5 aveva ancora a rifiorire tutti li ornamenti per ifpa-
xjo di due dì ■>& furono contenti
5 // rifiorire che flunnamteo fece fi fu >
che fece una corona hen fornita di Lafche a- detto grati Perfonaggio ìc
fatta che l'ebbe una mattina per tempo fi trovo conGiovanni
. * . • , ♦
& ufeì-di Perugia , e£* torno verfo Firenze ; i Perugini fiaccano al modo
ufaìo
3 e diceano alcuni j 0 Mae (ire tu,lo puoi ben cominciare a feoprire*
moli race lo un poco
. Il Maeflro flava cheto , che e aminava verfo Fi-
renze . Quando tutto quel di ehhono confumato ìn dire e chi una cofa
3 e
chi uri altra 1 e non femendo alcuna rìfpofìa,
f altro dì penf irono coftui non
ejfervi
, perchè veduto non lo aveano 5 & domandando dove toma-
■va all' albergo
5 fu loro detto y che gì3 era prejjo a due dì che gì' ha-
vea accordato l'hofìe
, & credeano fi folle ito con Dio . ledendo quefìo i
Perugini vanno alcuni per una ficaia
3 & appfggianla al ponte per ve-
dere a quello che quefta cofa era
. E falitovi fujo ? vide quefìo . « .
• « • . inghirlandato di molte Lafche ; fubito fecale ? e va agi' an-
ziani j e dice loro
, come il Dipintore di Firenze gf ha ben ferviti ,
& che per dilegione dove dovea fare una corona • » . . • • « . . • cgl"
90^
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t g DECEN. IL deh SEC. II. dal 13 io* 4 112^-
havea fatto una ghirlanda piena di Lafc he delle maggiorile he mal ufcijfer^
del Lago
* Effendo quejìa Novellai nel Palagio 7 fubito fanno cercare
tutta Perugia per giugnere 'Bnonamko ?
c£* di fuori fedone trovare certi
eavalUri in fu. cavalli y che lo giugneffono . Elle furono frafe he
, che
TBuonamkofe ne venne fané y e fulvo * la fama di quefto fatto fi dilato-
perPerugia%& ciafeuno correa verfoquefio nuovamente dipinto
, . . .
* . . v . & a- furore ne levarono & Pafsl, &-ìe' ftuoìe .. Et fu una
tofa incredìbile a vedere y & a udire quello che diesano T
£?* non pure:
di jtuonamicoy mot di tutti i Fiorentini y & fpezialmente fparlavono cor;*
tro a quegli che erano in Perugia
., Alla per fine tolfono fubìto m Dipin-
tore Y che quelle Lafeh e convertiffe in una'
coFOruT ? & a ■<Buvnamic&
dìerom band* dell' ha ver e r e della per fona- y la qml cofa quandi cMuona-
micofeppe dtcea
> eglino col bando y "& io con le Lafclk % che io per me
fé mifacejfonolmperadore non dìpìgnerei maipm in Pertvgìa y pemhe fo-
go li più nuovi intefchiatir che io trovajji. mai » Cast rima [e la c.ofay.ec,<
HiHonamico Dipintore effendo chiamato da dormire a vegliare da Tafo
fuoì jMaeftto ordina; di mettere per la Camera Scarafaggi con-
lumi addojjòy. e Tafo crede fieno Demoni..
I Pandi' m hmtm vive ih quefto Mondo facendo* nella \ftm vita
nuove
3 <r piacevoli ,r varie cofe non fi puote raccontare in una
Màvtella ciò eh' egli ha fatto in tutta la vita fua
,• E per tanto- io ritor-
sero a uno T di cui adrieto alcune Novelle fono dette r che hebbe nome
%uffjdmaccoì Dipintore y il quale cerco di dormire quando- venia la notte y
dove Gian'Sega nella paffata Novella cerco"il contrario'* Cojì'ui nella
fua gìoveneza e/fendo Difcepolo" d uno'
»■ che avea nome Tafo Dipintore r
e la notte fian do con lui in'una medefimaCafa T & in ima Camera a
muro fopa mattone a lato alla fua y e com è d!ufanta demaefiri dipin-
tori
?: chiamare i difcepolt fpezjalmeute di Verno" quando fono le gran noi-
n in fui mattutino' a dipigntre f. & effendo durata quefta consuetudine un
mezg- Verno ^ che Tafo aveva chiamato contìnuo "Buonami'co a far la
veglia? a 3u0namm^cominciba rincrefeere quejìa faccenda
, Come a hw-
mo y che aver ebbe voluto più prefio dormire y che dipignere
, e penso di
trovare vìa 9 e modo ^ che ciò non haveffe a feguire ye confideranào che
Trfa
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NOTIZIE DI WONAMICO WfFALMACCO. tp
Tafo era attempato, s avvisò con una fonile beffa levarlo da queflo chia~
mare della notte
5 e che le lafciaffe dormire , di che un giorno fé n'andò
in una volta poco fpatata la dove prefe circa a trenta Scarafaggi $ $
trovato modo dhaver certe a^ora fiottili
? e pìccole •> e ancora certe can~
delude di cera nella Camera fua
, in una piccola caffettina l'hebbe conr
dotte
-> c^ affettandofira l'altre una notte , che Tafo cornine iaffe a fve*
gliarfi per chiamarlo, come l'hebbe fentito che in fui letto fi recava a fe-
dere y e egli trovava a uno a uno gli Scarafaggi ^ficcandoglifpillettif»
le loro reni
, e fu quelli le canaelut^e acconciando acce fé gli mette**
fuori fuori della feffura dell'ufeto fuo ^ mandandoli per la Camera diTa-
fo . Come Tafo comincio a vedere il primo
, e feguendo gli altri co lumi
per tutta la Camera
, comincio a tremare tome verga , e fafcìatofi col co-
pertoio il vifio
3 che quaft poco vede a ^fe non per ì'un occhio , fi racco»
mandava a
; * * .,. . > . • . • e così ìnfno a dì flava in timore,
credendo veramente che quefli foffono Demoni dell' Inferno . Lev andò fi
poi metti aombrato chiamava Buffalmacco dicendo
; hai tu veduto flanot-
te quel ch'io ì 'Buonamko rifpofe
, io non hoveduto co fa che fia 3 perchè
ho dormito ,e ho tenuto gli ocebi chiufi
, maravigliami io 5 che non mi ha-
vete chiamato a vegliare come folete
. Dice Tafo 5 come a vegliare,
che io ho veduto cento Demoni per quefla Camera , havendo la maggior
paura
5 ch'io avejje mai, & in quefla notte non the io habbia hauto
penfiero al dipignere
, ma io non ho faputo dove io mi fi a . E per quefla
cjBuonamico mio per Dio ti prego truovi modo
, che noi habbiamo un altra-
cafa a pigione
3 ufeiamo fuori ? peroche in quefla non intendo di fìar piuy
che io fon vecchio
* & havendo tre notti fatte 5 come quella che ho bevu-
to nella pajfata rnon giugnerei alla quarta
. Vàer;do 'Buffai'macco il fuo
Aiaeflro così dire
5 dice . Gran fatto mi pare 5 che dì quefìo fatto dor-
mi ndì prejjo a voi
, come io fo > non abbia ne udito , ne fentito alcuna
cofa $ egli interviene fpeffe volte $ che di notte pare vedere altrui quel-
lo che non è y e ancora molte volte fi fogna cofa
» che par vera , e non
è altro che fogno
5 fi che non correte a mutar cafa così toflo 5 prò**
vate alcuna altra notte
,• io vi fono preffo, e fi aro avifatofe nulla foffe
di provedere a ciò che btfogna
. Tanto dìffe 'Buffalmacco 5 che Tafo a
grandifsima pena conjtntì^e tornato la fera a cafa non jacca fe non guar-
dare per lojpatio? che parea uno adombrato
> e andatofi al letto tutta la,
notte flette in guato •> ficaia dormire
5 levando il capo y e riponendolo giù ,
-ocr page 27-
%ò D£CBKH. del SEC. IL M ti io. al i$io.
mn havendo alcuno pmftero di chiamare Tìuonamico per 'vegliare a dipi-
gnere)mapìu tofto di chiamarlo al foccorfo fé aveffe veduto quello y che la
notte di prima \ Suonamico y che ogni cofa comprende a y havendo pau-
ra non lo chiamaffe a far la veglia
, fui mattutino mandò per la féf-
fura tre fcarafaggi con la luminaria tifata * Carne Tafo gli vide fu-'
étto fi chiude nel copertoio raccomandando fi a
... . • . . • • • > »
e non ardì di chiamare cBmnamìco y il quale avendo* fatto il giuoco
fi ritorno a dormire y spettando quello che Tafo la mattina daveffe-
dire
. Venuta la mattina y e Tafo ufcendo del coportoio y fentendo che
era dìy fi levò tutto balordo con temorofa voce chiamando cBuonamico
>
yjuonamiw facendo vijìa di fvegliai fi y dice y che hora èi Dice Tafo y
tot ho ben fentite tutte l' hore in quefta nottey peroche mai non ho chiùfo>
ecchfa
. Dice %uonamico>y come ì: dke Tafo y per quelli Diavoli \ benché
wn foffono tanti
, quanto la notte paffata ; tu non mi conducerai più f
andianne y & ufdamo fuori y che in quefta Cafa non fonoper tornare pmy
Buffalmacco gli potè dire affai cofe 9 che la fera vegnente ve U ricondu~
teffe
, fé non coi quejìo % che gli diede a intendere y•-•.',.•-»*» . ♦
ehe Demoni non fmrebbono potenza di (tare in quella Cafa » Di che Taf>
andò alfuo
• * . » ■* • . e pregollo yche la notte dormiffe y e cenaffecm
lui f e dettagli la cagione y e fopra rio ragionando^ s* accorrono con %* ona-
rnico y e tutti e tre giunfeno in Cafa* £ veggendo il
. . * . . . » . ♦
Tafo tneip the fum di fé y per paura diffe y non temere y che io • • . * »
* - . che fé qmda Cafa ne foffepiena yiogli caccerò via, Dice <Bwnamico.
h ho fempre udito dirèy che maggiori nimici di Diofonoli Demonìye fé queftoè9 debbono effere gran nimici de' Dipintori 5 che dipìngono*luiìy.e gì' altri Santi
>
>
e per qmflodìpìgnere fé ri accrefce laFedeCriftiana yche raffredderebbe
forfè rfe le dipinture y le quali ci tirano a devozione nonfoffeno » Di che
effendo quefìo y quando la notte che Demoni hanno maggior potenza ci
fentom kvare a vegliare per andare a dipigmre quello di che portane
grand*ira y, e dolore y giungono con grand'impeto a turbare quefta cosìfàt-
tafaccenda y io non affermo quefta > ma parmi ragione affai evidente
y
che puote effere » Dice ti , * „ ... \ »*. fé Dio mi dia bene j che coie(ì*
ragione molto mi $- accoda
> ma le cofe provate fono più certificate y e
voltofi a Télfb dice y /Voi non avete fi grande il bifigno di guadagna*
5 che fé qveÙ&che di;e cBuanamico foffe y che 'Voi non pofsiate fare
di non dipìgnere la tom y prosate parecchi mtti, &* io dormirò con
tuoi
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NOTIZIE DI WÓNAMICO WFFALMACCO. z i
voìy di non 'vegliare, e di non dìpìgnere ? e reggiamo come il fatto
va
Queflo fu meffo in (odo > chi piti notti vi dormì • . , . « . .
che fcarafaggi non fi mofiroronc>, dì che temono per fermo la ragione
di
2>nonamico ejfer chiara , e vera . E Tafo fece ben quindici notti
fenza chiamare tyuonamico per vegliare
Ejfendo rafsicurato Tafo > e ,
conjlretto dal proprio utile, comincio una notte di chiamare 'Bujfalmac-
co y perchè havea bìfogno di compire una Tavola allo Abate di Tluon-
follai®
. Carne 'Buopamico vide ricominciare il giunco , prefe dì nuovo
de\fcarafaggi ^ e la fegueme natte gli mife a campo per la Camera
Cult hom «fata
* uggendo quefìo, Tafo cacciajt fono , dolendofi fra
fé flejfo dicendo
* Hor va veglia Tafo y hor non è da ine il ». ♦ v
# . . • • ■•.■'» . . •> . è . . e molte altre cofe morendo di paura, in-
fin oche *l giorno venne
* e levato fi egli, e'Suonami co, dicendo Tafa
come li Demoni erano rapparitile 'Buffalmacco rìfpofey quefio fi vede
chiaro y che egli è quello
, che io difsi quando ci era . . . ...
Dijfe Tafo andiamo infino al * » . . . Andate a lui^glidiffonocìòche
era fegutto
. Di che ti ♦ . . . . v;v affermo effere la cagione di "Buf*
falmacco vera > e per verifsima la notifico al popolo in tal maniera ,
che non che Tafo > ma gV altri Dipintori non oforono gran tempo le*
varfi a vegliare y e così fi divolgo la cofa
, che altro non fi dicca.
Efsendo tenuto "Buonamico % che
. * . • **«...♦ .......•»
e da quefta ora innanzi da molto più fu tenuto r e di Difcepolo con
quefta fama divento Maefiro r partendfi da Tafo non dopo molti
5 fece bottega in fuo capo y àwifandoli d* efser libero , e potere a
fuo fenm dormire
. E Tafo rimafe per questi anni y che vìffe 5
trovando fi un altra Cafa 3 la dove tutti e dì della vita fua fi boto di
non far dipignere la notte per non venire alle mani de Ili fcarafaggi
.
Così interviene fpeffe volte 3 che volendo il JJaefiro guardare pure al
fuo utile
, non cmandofi del difagio del Dìficpolo yil Difcepolo fi sforza
con ogni ingegno di mantener fi nelle dotte
, che la natura ha bifogno y
e quando non puote altrimenti y s'ingegna con nuova arte d'ingannare
ti Jldaeftro r come fece quefio Buonamico
, il quale dormì buon tempo
poi quanto gli piacque y infino a tanto che una altra volta una che fi-
lava a filatoio gli ruppe fui volte il fonno
> come mila fegueme No*
ifella fi racconterà
>
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DECEN. IL del SEC IL dal 13 io. al 1320-
Il
buffai macco dettò con nuova arte fa ft, che una che fila a filatoio non
lafciandolo dormire non fila fiù
9 & egli dorme quanto vuole.
Nov. 192.
E Sfendo <Buonamico , del quale di fopra è detto, maefìro in fuo capo,
e vago di dormirete di vegliare fecondo il tempo, pemhe gli con-
venia exer citare Carte altramente quando era fopra fé ,che quando era
fono altrui come dificepolo
, havendo una fuà cafa 5 tf avendo per vi-
cino al muro mattone in mez# uno Lavorante di lana un poco afgiato
, //
male havea nome , 0 era chiamato Capodoca, affai nuovo fiquafimodco,
& era coftuì quello
, che nella hottega dì Andrea de Veri gli fece già dì
nuovi traftulli
. Havea cofiui unafiua Moglie , la quale ogni notte di
Verno fi levava in fui mattutino a vegliare
, e film lo fame a piato-
lo preffe al letto di Vuonamico
, non effendovi altro in meio che l muro
di mattone fopra mattone,come detto è , e Vuonamico vegliava da do-
po cena infimo a mattutino, fi che a mattutino andava a dormire , e l
pennello fi ripofava quando il filatoio cominciava. Effendo il focolare
dove cofiui coceva allato al detto muro .perno Vuonamico una nuova
*fiuzja
5 peroche havendo confi derato che quefla buona Donna quando co-
cca mettea la pentola rafente a quel muro
, fece un foro con un fuccbio
in quel muro rafente a quella pentola
, e poi lo turava con un fenolo dt
mattone in forma
, che la Donna non s accorgete . £ quando penfava,
evedea che la Donna metteffe a fuoco, havea un fo§ottetto dt canna aj^
fai fottikyt* in quello mettendo fiale
, quando fentia non effervila Don-
na .mettendolo per lo foro all'orlo della pentola vi foffia<v* cntroper fa
ma
, che nella pentola metteva quanto fiale volea, €^ havendo per cosi
fatta forma fatato la pentola
, che qua fi mangiare non fi poteffe 5 tornan-
do Capodoca à definare la prima volta grido affai con la Donna
, &m
fine conchiufe fé più cadeffe in fimile follia gli farebbe rom*
, e toma. Vi
che Vuonamico, che tgJcofh fentia peradempire il fuo proponimento, m-
falò la feconda volta molto più che U prima , e tornando il Mantof*
definare
, e pofiofe a menfia venendo là ficodella , imprimo boccone fu si
infalaw ,che Hiloconvenne fputare
, efiputato,è cominciato a dare alla
Penna fumi'uno, dicendolo tu fieimpalata ,0 tuinerii
5 che tu get-
ti tifale , e fuafti il cotto per forma
, che tornando dalla bottega aff*^
iato non fofifo mangiare, come fanno gì'altri. La Donna nfpondea a n-
x
'»%(
!'
PS
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NOTIZIE />/ WOli AMICO WFFALMACCQ* 2 %
trofia, e colui con le battiture fi fvelenava tanto > che 'l romore andò per
la contrada y e "Bumamicc
r, come 'vicinopiù profisima traffe , & entrando
incafadiffe
'> che novelle fon quefìe ì Dice Capodoca 5 come diavolo r
che novelle fono r quefia ria femmina mi ha tolta a confumare , e par
che qui fi ano le faltere di Volterra , che io non ho potuta due mattine af-
famare del catta , che l'habbiafatta y tanta fale ci ha mejfa dentro
, &
'io ho dimolto vino d'avanzo, che n'ha un pocay e coflommi Ideali otto il
cagna
, e più . Dice TSuonamicoy tu la fai forfè tanta vegliarey che quan-
do ella mette. a fuoco, come per fona addormentata >non fa quello, eh' ella
fi fa
. Finita il ramare dopo molte parale dice Capodoca > per certa io ve*
dròfe tu fé il Diavolo
2 la te 7 dica in prefenza di "Buffalmacco y fa che
domattina tu non vi metta puma di [ale * La Donna diffe di farla* 'Buf-
falmacco lafcib la pentola nella fitta fiocchete
* e tornato il Marita a
de fiutare , & Raggiando la (ciocca vivanda y comincia a mormorare di-
cendo
5 così vanno i fatti miei y egli è peggio quefia vivanda , che l'al-
tra y va recami del/ale y che ver ma can ti nafea ,foza y troia, fafiidio*
fa che tu fé y che maladettafia l* hara , che tu ci entrafli , che io non
fio a che io mi tenga , che io non ti getti eia che ci e nel vifo
. La Donna
dicea y io fa quella, che tu mi di , io non fa che madami tenga teca, m
mi dice/li io non vi metteffe fole punta,, & io così feci
* Bice ti Marito?
e non sintendea y che tu non ve ne mette fi un poca
. La danna dicea t
€ fé ia ve' n havefsi meffo e tu w haverefó zombato come ieri y fi che
per me io non tìpofso intendere
* dammelo oggimai per ificritto di quello che
tu vmi , che io faccia , & ia rihavro configlio fiopfa eia di quello, ctì
io debba fare
» Dice il Marito: Vedila 1 ancora non fi vergogna , io nm
fa a Siami tenga , che ia non ti dia una gran ceffata
. La Donna gon*
fiata t per non ricorrere il paffato dì, fi flette cheta per la migliore n t
Capodoca quando ha mangiata come ha potuta dice a lei
: Io: von ti dirò
wfìmai , ne' non infalare
, ne infala ; tu mi dei conoficere « Quando io
traverò
* che la cofa non facci a mia moda , iafio eia che io m ho a fa~
re
*• La Donna fi firigne nelle fipalle * e *t Marito ne va alla bottega \
Buffalmacco ? che ogni cofa ave a fenti fa ,■ fi mette in ptirìro col fiale , e
m- fofone: per lafegmnte mattina, che venne in G Uve dì, che fono
Vachi eh* in tale mattina non comprino un poco di carne , fianda a lavo-
rare: tutta la fetti nana , come facea tofiui f avendo il Mercoledì notte
afsai male dormito? Bmmmca ?& a fmno di filatoio
£ come in fui fare
dd, dì
/■'"
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««••RS.rfU..^ &
24 DECEN. IL del SEC. IL dal 1310. al i $lol
del dì el filatoio ebbe pofa , per mettere la carne in molle la Donna\, £
trovare la pentola , e p?r accendere il fuoco , fpezare col coltellaccio al-
cuno pezg di legne
; cosi Buonamico col fale •> e col foffione fi mife hi gua-
to , e prefo tempo , fé la feconda volta haveva molto più falato , che la*
prima , la terza falò ben tre cotanti, e queflo fece pajfato terza per due
cofe i la prima , perchè quejia Donna infino a terza non facea altroché
affigliare la pentola } mettendovi il [ale a ragione , dicendo , ben ve*
aro fé'l nimico
. . . . • . . . farà ogni mattina in quejia pentola .La
feconda era, per che la Donna ogni mattina fonando a Signore a unaChie-
fa fua vicina andava a vedere il Signore , e ferrava l'ufcio , ficchè in
quelH ora ifaggi erano fatti, & e Ili poteva molto bene foprafalare sfat-
te tutte quefie cofe \ e venendo bora , e tornando Capodoca a definare,
poflofi a tavola , e venendo la vivanda , come Ihebbe cominciata a
mangiare , con il romore , le grida , e le bujfe alla Moglie in tal manie-
ra furono , che tutta la contrada cor fé
? dicendo ciafcun la fua . Cojluì
aveva tant ira fopra la Donna
, che qua fi non fi fentìa, fé non che Buo-
namico giunfe , & accoftandofi a lui il tempero dicendo. Io t ho detto
più volte , che quefie vegliare , che tu fai fare a quejia tua Donna e ca-
gione di tutto queflo male, e fimil cofa intervenne un'altra volta a un
mio amicò, e fé non che levo via il vegliare, mai non hàverehbe man-
giato cofa , che buona gli f offe paruta
. . . . ... • . . ♦ hai tu fi gran
hifogno, che m non poffa fare fenza farla vegliare . Molto fu malage*
vole a temperare il furóre diCapodoca, che non volejfe uccidire la Moglie.
In fine gli comando innanzi a tutti i vicini, che fé ella fi levajfe più a
vegliar mai, che le farebbe giuoco , che ella dormirebbe in fempherno
.
La Donna per paura non fi levo a vegliare più dì un anno, e Buona-m*
co potè dormire a fuofenno, in fuor che da ivi bene a quattordici jnefi, ej-
fendofi la cofa qua fi dimenticata , cfcellaricomincio
5 e Buonamico non
avendo arfo il foffioue , fegui il fm artificio , tanto che Capodoca rico-
mincio anco a ri fonar e le nacchere , e\ Buonamico con dolci parole il fece
molto più certo per lo cafo che tante tempo era fiato , che non vegliando
la Donna, la pentola fempre era fiata infalata a ragione, e al detto
parve la cagione efjer vertfsima , per tanto che con minacce , e con lu-
fimghe trovo modo, che la Donna non veglio mai più , e hebbe buona
pace col Marito , feemando a lei grandi}"sima fatica di levarfi o^ni not-
te come facea
5 e Buonamico potè dormire jenz^ ejlcre defid da così grande
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NOTIZIE DfBZFNÓ DIGIO: e DI NELLO DI DINO. 2 j
feccaggìne come gli era il filatoio ,* £ così non è fi malizjofo huomo yne fi
nuovo yche non fé ne trovi uno pkt nuovo dì lui
. Queflo Capodoca fu
nuovo quanto alcuno fuo pari + e fu fi nuovo
, che nelle 'Botteghe dove
lavoro d'arte di lana
3 e /penalmente in quella de' fondine Ili fece di
nuove
5 e di flrane co fé , come già furono raccontate per Agnolo di Ser
Gherardo
5 ancora più nuove di lui'9 E quefio Tìuonamko fu ancora via
più nuovo
, e la prova della prefente Novella il mamfefta , ec.
.■him. m
BRVNO DI GIOVANNI,
NELLO DIDINO
PITTORI FIORENTINI
Si credono Difccpolid' Andrea Tafi 3fiorivano nel 1310*
Vando egli adì viene eh© alla vifta degli uomini * fi fcuopra alcun
htiovo cervello pil^ualeo per induftria , o per naturale bizzar-
ria s,ro pei* altra qualfifià bella qualità, abbia del fingulare , s'ac-
cendono non poco gii animi curiofì ad inveicigarne ogni fatto,
togpi'detsto » ogni penderò ; ma fé talvolta egli accade ., che alla
converfazion di quefto tale s'aggiungano altri del medefimo umo-
re , fi vedono , e fi fentono cole tanto belle , quanto veramente
dir fi poflfa . Occ»rfc ciò in Firenze [per quello che è a noftra notizia più che in
altro tempo] nel fecolo del 300. allora che Buonamico Burfalmaeco t uomo per
certoiugegnofo, e di belle invenzioni'> lontano da ogni malinconìa , e.tutto de-
dito al godere ,iì dette al frequentare la Bottega ;d' un certo giovane Senfale ài
ProMone , chiamato Maio del Saggio , la, quale era un ridotto di Cittadini , e
ài quanti piacevoli uomini aveva lajioftra Città , e con tale occafione fece, opu-
re accrebbe amicizia , e pratica con Bruno , e Nello l'uno , e l'altro Pittori , ed
in tutto, finali a lui e di genio, e d'umore; onde avvenne che non folo ne follazzò
qucll'età,ma da i loro altrettanto ndicolofi$ quanto ftrani ritrovamenti prefe mal-
teria il noftro celebre favoleggiatore Giovanni Boccaccio d* arricchire il fuo De-
camérone , impiegando la fua;,penila in dar notizia di loro anche a i poiteri. Ne
iìu chi chea , che le cofe , cb'ei raccontò ài cofloro , follerò pure invenzioni per
ab'-el li mento de'fuoi Scritti , perche non folo fappiamo noi di' certo per molti in-
dubitati rincontri , che furono al mondo quelli tali uomini > :de' quali ei parlo ;
che egli non ayerìa nominati m coitali, s'elle non follerò fiate vere , ma io flef-
fo ricercando fra l'antiche Scritture, ho ritrovato eflere anche veriflìme alcune
D                                               delle
Fr.iticfr,
Sacchetti
300 Nov.
Mainile,
nei In Libr.
di S.Lor,
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U         n£C£N.!LdetSE€m.MìiiQ,d tsiò.
«tcltó''più minute circoftanze, che egli ci propone ne'fuoiracconti., come porri
nelle notizie ,Jche ho dato* di Calandrino , eiafeheduno vedere a fuo piacimento ^
Or perchè di Burfàimacco > dei quale difFufamerite anche ferine il Va (ari, ho ra-
gionato quanto bàtta a luogo Tuo ; Venendo ora a qiieiB due,-Bruno di Giovanni,
e Nello di Dino, dico ; ch'io tengo per cofa aitai probabile* ch'egli ufeiflero del-
la scuoia del Tali > e ciò mi pervade non foia il continovo/ operar > chV fa*
bevano con Buffalmacco , che forfè a cagione di tenere efit la propria maniera fila-
gli*/olle a lavorar fempre feco,ma anche lacòntinOva e eretta amicizia , e prariea,che
fempre pa£sò:fra di loro ; fé non ^^ifea^ÌEa^^i^v^^Wl?a^tawV^r?6 da
lui i ma quello però non è punto probabile, perchè dice il Boccacc o, che Bruno »
e Buffalmacco erano folki kvoraire nel Muniftero delle Donne di Faenza , e fe_*
vogliamo credere al Vafari , egli afferma che le Pitture di Buffalmacco in quel
Muniftero foriero delle prime opere > eh' eifa/ceffc ; onde non potevan collera
operar nel medefimo luogo-, e tempo.con lui ancor principiante * ed eflere fuoi
Difcepoìi* Or fia com'enèr fi voglia ; coininciamo a dire alcuna cofa di Bru-
no .. Ne* tempi ,. che Buffalmacco s* era co" fnoi fantocci in quella groffa età
guadagnato nome di gran Maeftro y furatigli date a fare molte opere ptr la Tofca-
na , a fra V altre ebbe a dapigner© in Pifa nella Badia di San Paolo a Ripa d'Arno,
allora de Monaci Vallombrofani,. tre bande della Crociera di quella Chiefa da ter-
ra a tetto * con Iftorie del.'Vecchio Teftamento dalla creazione del primo Voraa
fino ali*edificazione della Torre di Nembrotfi y e firmìmente Storiedi Santa Ana-
ftafia finche fi; portò alquanta megjio del tua (otito*. In quella grand'òpera dar*-
quo fu compagno di Buonamico quello Bruno di Gio: onde potiamo noi afferma'
te ch*ei fofl», per quel che comportava quel Secoìo , un bravo , e ipedito Mae-
ftro * Dopo aver dato fine a quel lavoro,, fu ordinato a lui foia il dipignere nella
medefirna Chiefa P Altare di Sant'Otfola còlle Vergini Tue Compagne > e fece egli
quella Santa in atto di foftertere unoiStendai(da qoHTArme di Pifa,ehe è una Cro-
ce bianca in campo- roflfo , e di= porger l'altra a una, Femmina , che fece vedere
lira due Monti toccante con uno db'piedi il Mare > che ancor $Ma pure porge alla;
Vergine Tuna ,el'alrra mano in atta di chiederle aiuto , e^iiéfta %ara égli per
laftefla Citta1 di Pifa, Nel far quella Pittura non Faceva aÌtrofce$uJ, che ramma-
ricarli , che quelle fue figure non. avevan tanta del viva > quanta quelle di B&ona-
mico ; Onde lo fte$o Buffalmacco', il qtiale alfe £K?canOnis che gli veniva-
no' di dar la quadra ^non la perdeva mai per cortai difie volergli -infegnare un bel
modo per far si, che fé fuefigurenon \£hÌ0iam$&t&ti$d viva, ma'par lacero anco-
ra, e cosi fecegfi fcrivere alcune parole,che parevano ufcir'di bocca a quella fem-
mina f che alla Santa chiedeva* aiuta t èÓ altre % con che rifpdtìdeva la Santa a le?.
E perchè a chi non palla più la col l'ingegno, enon ha capitale dr intelligenza, fen-
za efaminar la cofa ie buona > a cattiva ira ,;bafta folo il poter dire s che cosi
parve al Maeftro ; quefla ripiego [piacque non foìo a Bruno » ma ad ogni altro
-goffo artefice di que' tempi , a ie^no tale #i che>panando in ufo comune , fu poi
anche da'piu lodevoli Pittori meno' in pratica nell'opere , eh* e fecero nel Campò
Santo; or qua è da notare un' errore , che fi ricouofce in un Librod' incognito Autore
Franzefe venutoin* luce inquefti tempi intitolato ^[omi dei Tèirttres lespLs cclebres, &
plus tJQttnMt ancrens t & modernes s
la dove egli affèrma , che di quefto modo di far
parole , ch'efeano dalfe bocche delle figure > fofle inventor Buonamico ; fapendo
noi per altro , che quefta medefima debolez^aaveva per avanti fatta nella mede-
fima Citta Cimabue, Tornandofeue poi Bruno con Buffalmacco a Firenze, dipinfe
nella
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NOTIZIE DiWQNODIGLQ: e Di NEL LO DI DINO. 27
nella Chiefadi Santa.Maria Novella-ad iftanza dì Giudo Campefe;, allora Conte*
{labile de* Fiorentini, una Stona di San Maurizio * e fuoi Compagni martirizzati
per la Fede ài Giesù Crifto , la quale Storia fece in una facciata larga quanto è
lo fpazio fra le due colonne 5 in quefta ritraile elfo Guido tutto armato , e dietro
a lui molt'uomini d'arme pure armati al modo antico , mentre Guido fta genu-
fletto in atto d'adorazione d'una Imagine di Maria Vergine , e appretto a lui San
Domenico , e Sant'Agnefa . Condurle egli tutta quell'opera di fra.<mano » ma
però con difegno , ed invenzione di Buonamico ; da quefta attefta il Vafari d*
aver cavato molte invenzioni d'armadure-, che tifavanoin quei tempi , e fervjto*
Cene nella Sala di Palazzo Vecchio. Altre opere di Bruno non fono a mia notizia*
falò che quel poco di più , che fi ha nel Decamerone , che accennerò brevemen-
te apprefltf ; ma prima è da faperfi , come era ut quei temps in Firenze , ed abi-
tava nella via del Cocomero vicino alla Cafa di Buffalmacco , e di Bruno, un cer-
to Medico Bolognefe chiamato Maeftro Simon da Villa , uono di cervello fi grof-
fo , e dozzinale , che più non fi può dire , e avria creduto eh* e* fapefiero volare
gli afini come gli uccelli. Coftui per. ma fven-vole za avendo dato, alle mani
Bruno , e per opera dello fteffo anche di Buffalmacco fu da crii così ben pelato »
quanto mai altro tale , che venirle loro fra Y ugna , ed oltre a Ciò feciongli quel
tanto rifaputo fcherzo di dargli a credere di volergli fare aver per moglie una| gran
Dama da loro immaginata , alla quale avevan dato nome la ContelTa da Civdla-
ri> e dopo efl'erfi con varie beffe, che gli fecero, prc/ì gran gulto di lui, hìialmen-
te col farlo nel più feuro della notte cadere in una gran foifa di brutture fu dato
fine al trattato . Per coftui dunque fece Bruno quanto dice il Boccaccio ,'parlati*
do dei continovo mangiare, che quefti Pittori facevano alle fpefe <kl Medico , ed
eccone le fue parole .
Era fi grandi , € fi continovi qttefta loro ufanza , cti enon parea che fenza
Bruno il Maeftro poteffe
, ne faptffe vìvere . Bruno parendogli ftar bene , *r«
tiocchi' ingrato non pdf effe di qutfto onor fattogli dal Medico gli aveva d pi#~
to alC entrar della eafa'\ e fàpra C kfcio della via uno rinàie
, acciocché colorot
che avevano del fuo configlto bifigno ,ilfapeJfèro ricenofeer'dagli'altri
, ew una
fna loggetta gii aveva dipinta la battaglia di Topi 9c delle Gatte ,U quàl^
.troppo bella e of a pareva al Medico
.
                      ,                                      . -
Sin qui il Boccaccio ; e quefto è quanto ài notizia , [dopo quattrocento anni in
circa , aviamodi quefto Artefice , il quale è forza il dire i che .averlo affai lunga
-vita , perchè io lo trovo nominato col, nome di fuo Padre in uri Contratto di Ser
Ricco Mazzetti fino a* p. Ottobre 1301. e lo veggo anemie descritto nell'antico Li-
bro della Compagnia de'Pittori l'Annoi 550. un anno avanti che ne folle defentto
il fuo Buffalmacco . Venendo ora a ragionare di Nello > poco farà di inerberò dir-
ne , avendone noia baftanza parlato nelle Notizie di Calandrino , della moglie
del quale chiamata la Teiìa fu parente ì coftui ; dirò folò ch'egli fi trovò femprc
a tutte le burle, che furon fatte a Calandrino, da Buffalmacco:, e da Malo del Sag-
gio . Collo fteifo Buffalmacco ebbe mano nelle Pitture delia Villa db Carcerata di
Niccolò Cornacchini, dove anche Calandrino per. qualche tempo dipinfe i e tro-
vali anch'egli enere fiato deferìtto nell'antico Libro della Compagnia,eie*Pittori
IVanno ftefìo , che Bruno fu defentto, un'anno prima di Buffalmacco , dove fi
rede nominato il Padre fuo,che fi chiamò Dino,che è lo fieno che Bandino j e dì
fjuefto trovo io un altro rifeontroin un' Inftramento de*. 14. .Settembre.! }oó* rogato
>.k "■                                                                              D z                                                           Set
KUNSTRlSTGRlSCrt INSTITI!UT (
DER RIJKSUNiVERSlTEIT UTRECHT)
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2%           DECEN. IL del SEC. IL dal 13 ro. al 132©.
Set Vguccìone Bondoni ^ ove Nello dì Band ino Pittore è nominato ; dal che anco-
ra fi ricava > che anche Nello ebbe altresì lunga vita.
GVGLIELMO" DA FORLÌ
P I T T ORE
.;"■'■ VT;;V".J/; : n: Vìfieph di Giotto. ^ >■■ l,-f- ;-;;; !v :
I quello Artefice non aviaroo altra notizia Te non quanta ne Iafeìò il Va-
fari , cioè a dire , che egli ufeifle della Scuola di Giotto, e ch'egli dipi-
gnerte nella Aia Patria la Cappella dell'Aitar maggiore nella Chiefa di
San Domenico . 1
                     '-i.
iMHMat.aMHnlM
* ' * >■'>. ■ ■■. **■■ "■■■■ f »*» 1.* ? * r\ f-
BARTOLO GIOGGI
PITTOR FIORENTINO
astOpo che Citnabtre j e poco apprefTo il famofo Giotto, avendo a
quel fegno , che è noto , reftaurata la beli' arte della Pittura,, co-
minciarono- ad eflère univerfafmente adoperati in quelle grand*
opere » a cagion delle quali gloriofi ,e ricchi divennero ; furcu
tanti , ©tanti i giovani , che in Firenze , ficcome ancora in al-
tre Città di Tofeana fi diedero a quello ftudio, che non è pofìl-
bife a dirli r Teftimonio ne fanno le memorie , che Ci anno per
gli antiehi Scritti dell' infinite Pitture ftate fatte in quei tempi, che in gran parte
©ggi pili non fi vedono > delle quali in breve giro di tu Uri fiibito fi yedde pieno
ogni grandiflfono Tempio > ógni Cappella > ogni Cafa, o luogo pubblico , o priva»
tu , mettendo! itt ufo il dipignere da terra a tetto le lunghe , e grandi far-
ciate dalap&rt® di dentro delle Chiefe * Ciò che particolarmente vedevafi fino
nel paflatofeeolo nda gran Chiefa ài Santa Croce', Santa Maria Novella , sditi al-
trelmoke , © talvolta nfavanfi dipignere anche i: prospetti- delle medefiiTie , e que-
fio anche racevafi in quelle de'Contadi , delle quali fi dipignevan© fino i Portici,
Si dipignevan^ te Sale pubbliche, i Conventi, le Camere * e gli,Spedali ; fenxa la
grancopiad'Imagini saere,e Tabernacoli, che ftetti per dire ad ogni palio fi
imponevano all'adorazione nelle pubbliche vie , de'quali fono ancor vivi indubitati
l'agni > & dove per avanti pochifiìme Pitture fi vedevano r cioè qualche ài-
voesp Iniagine fatta da Maefiri Greci » e loro imitatori ; le quali tutte eofe da per
fé ftelfè evidentemente dimoftran©,; che i Profefibri, che inforfero in quel secolo,
furori? per così dire innumerabilù Di coloro follmente» de'quali i© non ho notì-
zia,
-ocr page 36-
NOTIZIE D I VA-RJOLO GIOGOI. 29
Eia, fé non del tempo , del nome, profefilone , e fepoltura nel ricercare per l'anti-
che Scritture , dico dì quelli del secolo del 300. arriva il numero nella Città di
Firenze preflb ad un centinaio , fenza quelli che da diverfi proiettori d'antichità di
noflra Patria fono flati trovati, e fpogliati ne'loro scritti , e fenza quelli ancora,
che nell'antico Libro della Compagnia de'Pittori Ci vedon tuttavia notati . Ma^
forfè perchè rara è vera gloria , pochi per avventura furon quelli che talmente fi
fegnalaflero nell'Arte, che rinfcille loro il procacciare* gran nome fra gli uomini,
o perchè per negligenza de'noflri anteceiì'ori non ne fìa fiata fatta memoria , di
pochi Ci puote oggi ragionare a lungo . Or io , per non lafciar a dietro notizia ,
benché piccola , che mi Cu data alle mani d'alcuni di loro, dirò di Bartolo Gios^
gì Pittore de'tempi di Buffalmacco , ciò che di lui faille Ftanco Sacchetti nella
Novella 170. e perchè quell'opera non è fatta comune a tutti , confervandoferà
però il Manufcritto nella rinomata Librerìa di San Lorenzo , mi farò Recito reca-
re.in quello luogo tolte aver jole parole proprie del!'Autore; elice egli dunque cosh
'On fu meno mt'ove che Buffalmacco ^ Bartolo Giorgi J>(phtore dì Camere,
il tinaie avendo a dìpi-jnere una e Amerà a Meffer Pino Brunellefchi
, ejfendó~
gli flato detto
, che tra gli alberi di fopra dipigne (si molti fe celli , nella fine
c/fendo il detto Mejfer Pino in contado pejf ifpazdo dw mefe^ cjfcmhja, dipin-
tura qua fi compiuta
, e Me(jer Pino reggendo la cattura col detto Martano , il
quale gli domandava, denari
. Meffer Pino avendo confiderato ogni cofa-, dtffie :
Bartolo tu no» m'hai fiervito bene
, ne come t'iti diflì, perì» che tu non hai di-*
finti tanti Vccelli
, quanti io volea ; ti quale Bartolo fubito ri/pose , Mcjferc
io ce ne dipinjì molti più
, ma quefta voflr a famiglia ha tenuto te fineftre apc$*
te 9 onde fi ne fono ttfeiti
, e volati fuori maggior parte Mejfer Pine t$dm<>
do cefi di
, e eonoficendolo gran bevitore dijfe : Io credo &tm , che U fkmigtia
mia ha tenuto aperto tufeio della Volta, e atti dato ben• per fi fatta forma^
che tu m'hai mal fiervito >e non farai pagato come credi
. Bartolo %òkva de-
nari ,e Mejfer Pino non gli li voleva dare 3 di che e/fendo pr e/ente uno
, chz^>
haveva nome Pefcione t e non-vedeva lume , affai criaiura, dei detto Meffer Pi-
noy dijfe, Bartolo Gioggi volete la- voi rimettere nel Pefcione
? Meffer Pino di [fé
di fi
, il Pefcione comincia a ridere , e dice : Come la 'volete voi rmetto e in.j
me 9 che non veggio lume ì che potrei te veder quefi? uttelli
, a come ì elle furo»
f arale > che la rimeffero in lui \ il quante e/fendo fiudiato
, e majfìmarnente da.
Bartolo Gioggi evolte fopere quanti uccelli Bartolo h aveva' dipinti
, e con certi
Dipintori astone configlia
, venendo una fera di uerno col detto Meffer Pìm, il *
Pefcione dijfe , che falla qùefiione di Bartolo Gioggi haveva hauto coniglio da
pu ,e da più , e veramente di quelli uccelli
, che nella camera evam dpimi 9
Meffer Pino fé ne poteva pafsare
. Mtfser Pino tion dice che ci è dato y. fiubita .
fi volge al Pefcione
, e dice * Pefcione efeimi di Cafa , La notte, era vii Pefch*
ne die e a
.* per chi mi dite voi quefto ? e quelli dice, io t'intendo bene y efeimi.
di cafa", e a un fitto-famiglio , che haveva nome Giannino y che non aveva fénm
un occhiar dice
: togli il lume Gì ami , fagli lume f il Fefaone ejfendo già alla
fcaU dieta
; Mefser io ma ho Ufogm di lumt} e quelli dtc;a : io ? intendo ite-
ne *
-ocr page 37-
3o DECEN.TI. del SBC IL dal 13 io. al 13 tòl
^ , 'z/à/i/ ff» J9/0 , j^// '»»?<• Gianni, io non ho bìfogm di lume , e & ffurfto
modo il Pefcione ferfza luèt
, e Giannino con un ecchia , e con un lume in man*
Jet fero la /cala
, e *l Pcjcione fé ri andò a Cafa ti'altUna parte fonando , e dati*
altra ridendo
, e poi di quejla Novella facendo rider molti,, con cui ufava y\C
flette parecchi tnefl innanzi che Nlefjer Pino gli rendifse favella
, e Barteh
Gtyggi a lungo andare fece un buono jcmto fé velie efser pagato
, lo per r»c_#
fion fo qual fu ptu Novella di ejuefte due<> 0 HfubìH argomento di BartooG/og~
, p il liane , che Mtfstr Pino faceva fare al Pejcwà fioco lo ; ma tutto creda
the procedefst 0 di non pagare
, o dilungare il pagamento .
Fin qui il Sacchetti. Parmidipoter affermare,che quell'Artefice avefle un figliuo-
lo j che efercitò ancor'efio l'arte della Pittura , che io credo quegli appunto} che
trovafi regiftrato nell'antico Libro della Compagnia de* Pittori* e dice Taddeo di
partoìo Georgi Dipintore , e quella differenza che è tra Gioggi , e Giorgi parche
poffa attribuirli o ad errore di fenttura s o a (cambiamento di pronunzia.
»>'"!
OTTAVIANO DA FAENZA
T T 0 R
Pifcepolo di Giotto »
p
»>;•-■■ -,.■•■ ■                                ■' •                                   r-.- " - . '                                                                                         ■:. . \\
Ipinfc Cjòftu 4 nel Monaftero di Monte Vliveto ,di Ferrara... In Faenza fu a
^ Patria fopra la Porta della. Chiefa di San Francesco colorì rimanine di
M f Maria Vergine con San Pietro , e San Paolo ed altre molte opere fece ir»
/detta pi:5à , e in Bologna ; Seguì la {uà morte nella detta ma Patria .
-—■**-« *m"iipMiW
-— ' .' j >' "*!■
*T-
I C I
Pi T T O à E P I S À N Q
fioriva del 1 jiiV
V
Vello Pittore fu pifcepolo eli Gadcìo Caddi , lavorò nella Tribunal
maggiore del Duomo di P^fa alcune figure di Mulaìco rimafo imperte to
w per mancanza di Fra Iacopo da Turrita t edakre'ne fece dà perle , do-
ve furono noiate V appreso parole.
Tepore Domim loanms $.oj$t Operar ìf tflìus Ecclejia Vicinus Pici or in-
cepit
, & ptrfcdt Anno Domini \ \l\j 4* Mcnfc Settmbriis , Bentdittwn Jet
Siomw Pùtntipi &et Kefir 1 JeJ» Chrifti ,Jme#
. !
DE-
-ocr page 38-
tiOTIZ/E D PIE TX$) LAF^ATI. jr
DECE N N A L E III.
DEL S E C 0 L O IL
Djtl MCCCX\X. UL MCCCXXX.
PIETRO LAVRATI
PITTORE SANESE
Discepolo di Giotto»
il Eppe così bène queft* Artefice imitar la maniera deli
Maeftro j che ir* breve divenne famofo per tutta la To^
fcanà > e a eagidne del móka ftudiare i e'Operar che*
fece , riufeì in alcune cófe piti perfetto" j che quegli noti
era * Fi* il prima $ che neffa Città ài Siena fna Patria
intróducefle il buon modo dréfpigtite > dal cui efcni-
w'o molti elevati ingegni[di qmìU Citta fecero poi^ro^
<*tm nòtTótdinafjtlelfàrÉc. KWOfpedalé1 della Scala
colorì una Scoria molto bella , dove rapprefentò la pie*
'ofa azione di porgere il cibo agli 'nfermr, e- fra l'al-
tre cofe fmfe una zuffa d'un cane , e d'un gatto tanto
al vivo / cke itfqù'ei tempi fu reputata cofa gufare*. In Sari francefeb di Fiftò-
ia fece una Tavola a tempera > ove' figurò Maria V'erìgine con Angeli, ed alcune
pkktÀe tftoYietee nella predella di effa Tavola "/che -furótl molto ftimat« > e inetta
Hfcio forlttc? iì nome nid con quefte !parole, "Ptfrus Laureti ile Sènis\ In Firenze
dipinfe móke- cófe, che il'tempo ha diftrutte. Nel Campo Santo di Pifa nella fac*
ciata accanto alla Pòrta principale dipinfe d'aliai buona maniera molte Storie dck
k vite de'Santi Padri ; e nella Pieve d'Arezzo fielia maggior Cappella colori do^
dici Stotiè delia vita di Mafia Vergine ; Qtiiffio Pittore,quando non mai in altro j
in queft'a foldfu légnalatói per efleré flato il primo artefice » che cominciane ad in*
grandire la maniera / avendo fatte le figure della Volta della nominata Cappella
aite quattro'braccia , lenza punto fcdftarff dalla btiòna proporzióne, e dal bello
arieaggiar di tede , ciò che fino akfuo tempo non era flato praticato . Lavorò nV
nal mente aflai in San Pietro di Roma >ma il tutto per cagione della nuova fabbrica
fu demolito . Dipinte ancora in moke altre Gittd , e luoghi d'Italia,che per bre«-
*, .• *
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32        DÈCEN. III. del SEC. II. dal 1520. al i&o\
vita non te ne dice il particolare . Se vogliamo credere a quanto in un fuo Ma-
nufcritto lafciò notato Giulio Mancini , cosvien dire , che ne*tempi di quell'Ar-
tefice vivetfe quel Paolo da Siena , c*he ritraile Papa Benedetto X. e per ordine di
Jtii rifece i Tetti della Chiefa di San Pietro di Roma .
IMI» wom^mr
ANDREA PISANO
SeVLTORE» E ARCHITETTO
Della Scuola di Giotto.
ON quello che fi è detto nelle Notizie fopra Arnolfo, Giovanni Pi-
tano > ed altri Scultori antichi, fi crede efierfi baiìantemento
dimoftrato quanto quefU tali Maeftri meglioraflero la maniera
loro per lo buon difegno apprefo da Cimabue , e tanto più da
Giotto . Quegli però', che dopo aver qualche tempo operato
col folo aiuto tJe)la naturale inclinazione colla (corta dell'opere
fatte in Pifa dal medesimo Giotto , e poi colla di lui direzione!»
e mediante la fu a amicszialfì legnalo oltremodo nell'arte della
Va/I p. p.altura,6* Andrea, Pifr no, il quale chiamato a Firenze fece fecondo il difegnopur^
W-         ^Giotto molteiUtue d'Apoftoli,e d'altri Santi perla faccia dinanzi della tbie-
fa Santa Maria del Fiore , nelle quali diede a conofeere, di quanto egli avelie
funerari eli altri Scultori, che avevano operato avanti a lui. Che pero gli fu dar
ta a fare la statua di Maria Vergine co' due Angeli , che la tengono in mezza,
che fino ad osci fi vede fopra .1».Altare dellaChic/erta; > o Compagnia della M%
rS)Sa neila^iawa di.3an Giovanni, el'altra Im^gine di Maria Vergine co! Fi.
•SSliccio meza «^ , eh'è nella parte citeriore di ella Chiesta conci-
lufSLgoietto i\ Bigallo, Non fu meno valoroio nel gettare di bronzo ;
Gi01 VI11' Inde avendo Giotto fatto un belli Aimo difeso d'una delle Porte di San Giovanni
lia.c.17* S^S^vipi del Santo : fu ordinato a lui il farla di bronzo . do fu otto
Ammir T^ttm del Gonfaloniere Peruzzi V Anno i3 j 1. contro a ciò che pare aWp^
*S*         finche da Lorenzo Ghiberti furon fatte l'altre, e quella levata, e pofta a la porta,
che è' rimetto al Bigallo , dove è fino al preferite. Operò parimente molto d At-
crltS^ncollnuente dopo la morte d* Arnolfo, e di Giotto . Fu fatto eoa
dellavenutaceli* Esercito Imperiale;.In quella parte,tàp W,«4 gfe
fiato in quello fretto luogo fepolto cento trentrafette anni. Scolpi egli U Sep? ^9
8? mamS con molte piccole figure per MeOèr Gino Legiita, e gran Poeta dipeli
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NOTIZIE DJNE'RpCClO DA SIENA. 33
età. poflo nel nominato Tempio , Si ereflero con Tuo difegno molte Torri intorno
alle mura di Firenze , e quella particolarmente della Porta a san Friano , e fi fe-
cero gli antiporti a tutte l'altre • Di qucfto Artefice fi fervi affai il Duca d'Ate-
ne Tiranno de'Fiorentini nell'allargar della Piazza , e per, le fortificazioni del Pa-
lazzo , per difegni> e modelli d'altre fue immaginate fabbriche , e fortificazioni,
le quali poi mediante la fua cacciata di .Firenze feguita del 13-43 non potè man-
dare ad effetto , ec.
>' 1 *—
—»^H. J«l
"P>—WOli 1. ■' ■»■ Il , 1 I ■if
EROCCIO DA SIENA
ARCHITETTO
Fioriva del lì io.
TO; Villani nella fua Storia feri ve, che ne ll'anno 13^2. (per tifate te
fue proprie parole)un fottile maeflro diSiena per fuo artifizio fece
mona re la gran Campana del Popolo di Fiorenza, che era fiata
diciaflctte anni, che ninno avea faputo farla fuonare aJJadifte-
fa, eflendo dodici uomini, ed acconciolla ,che due la potevano
muovere, e poimofiatin fòlp la Tuonava adiftefa, e pcfap%di
diciaifettemila libbre, ed egli ebbe trecento fiorini d'oro. Il
Vafari nella vita di Simon Memmi ci làfciè fcritto,che quello ar-
tefice fi eh amò Ne occio, e eh' egli fofle cugino dello fteflb Simone, cioehenenii ha
Bel Villani. Lo ftcflb nome li da il To«)mafi citatola Isidoro Vgijrgieri.
IÌM
S T E F
N O
PITTORE FIORENTINO
Difcepoh di Giotto }natQ ijou ^ morto 1350.
ÉR quanto s'è ritruovato in antiche memorie , delle quali ab-
biamo nella vita èi Giotto fatta menzione, {limiamo affai ptq*
babile che queflo artefice folle figliuolo di Ricco di Lapo pitto-
re , e di Caterina figliuola del gran maeftro Giotto (li Rondo-
ne , e l'effernq egli ftatojcolare, e l'avere operato ne' medefirai
tempi » e luoghi dove Ciotto operò ; cip rende più» verifimiie,
oltre alla fòrte conghiettura', che ne porge 1* |vèr noi trovato
nell' antico Libro degli uòmini della Compagnia de' Pittóri fotto
T anno 1 qj 5p. effere flato deferitto Giotto di Maellro Stefano dipintore , il qual
Giotto non potiamo dubitare eh"e'non fuffe figliuolo di quello Sté&no ; ed è cola
E                                               all'ai
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3 4         DEC£N. IH* del SEC. IL dd 13 2o. al 1 $^ 0.
affai-tifata il dare a'figliuoli il nome de*propri antenati, che in alcuna facoltà fi
fìano refi gloriofi, ficcome doviamo dire» che facefse Stefano nipoce di Giotto col
dare il nome delibavo materno ai fuó proprio figliuolo ; e i tempi del figliuolo , e del
padre non recano alcuna contradizione a tal fuppofto « Dipinfè Stefano a frefco la
Madonna 'del Campo santo di Pifa , nella quai* opera fi portò meglio del Mae-
ftra\ Fece nel Chioftro (di) Santo Spirito di Firenze tre storie > che oggi più non
fi vedono , eie arricchì di profpettive , e architetture fatte con tanto gufto , che
già fi cominciò a fcoprira in quelle qualche barlume della buona maniera moder-
na . Fra quelle fìnte, una capricciofa falita di (cale, della quale è fama , chel
poi iì ferviii'e il Magnìfico Lorenzo de' Mèdici per fare ie fcaledi mora della rea
Villa del Poggio, a Caiano . Fu bizzarro,, | nuovo negli feorci , e il primo che-»
ufeifle dell' antico modo tenuto nelle figure da'maeftri fuoi anteceiìori , tanto
che difle. di lui; Griftofano. ^andini ncll* Apologia, ;
Stefano: da tutti è nominato fri mia della natura\tanto efprejje qualunque co*
fa volle
.
                        )V. : 5 • '■, r'y f,;*-^
Bipinfe in Piftoia la Cappella: di San Iacopo. Operò ]in Milano,. Roma > Afèefi1,
Perugia, e in altre molte Citta d'Italia* oltre, a tutto ciò, ch'egli fece per le prin-
cipali Ghiefe di Firenze ma patria V Seguila fiia motte Tanno dei Giubbileo 1350.
x *mmm*r;'m
LIPPO
EMMI
E I T T O R E S A N E S E
Dìfcepoh di Simon Memml9 fioriva del 132$*
Vedo; pittore ,. che dal Vafari fu detto fratello di Simon' Mem*
mi, aiuto \o> fteflò Simone a dipignere il Capitolo di Santa Ma-
$; ria Novella, di Firenze ,, e in: altre opere. Dipinfe a frefeo nella
Chiefa di Santa Croce. Fece una tavola a tempera , che allora
ri* pofta all'Aitar maggiore "dèlia Chiefa di santa Caterina di
Pifa ;; e- in: san Paolo a Ripa d'Arno fuori della, ftefla Città co-
lor r moltecofe , e fra quefl£;*iraà tavola per V Aitar maggiore,
ove figurò Maria Vergine',. san; Piero;,, e san Paolo, e altri San-
ti ; e una fimile ne nmnoo a san GÌ migliano^ terra di. Tofcana. Nel chioftro di san
Domenico' di Siena dtpinfe a frefco> ima Vergine in trono* col! Figliuolo- in. braccio ,
e* due Angeli, che* gli prefentano1 fiorii san Pietro^,, e sani Paolo, e san Domeni-
co' ; e fotto a quell'opera fcm(fe uno di quei, veri! iionini , dietro-a qualitantali
dieroiioda fare' gì' im*egjni di quei fecoli .•
iJpfitsmspìyvxìt Mcrwiu v rem gmtm twxlt +
Vii mòdi-mo autore auierifee ,. ch'egli fimtìè la gran .pittura delia coronazione
dlMiria Vergine ftataineomine ara da Simon Memmi (opra la porta di Camelia
e' da lui tacciata- imperfetta, ficcarne ancora dica non averfi per vero dagl'i antiqua-
ri di quclia- Gìtó v ch'egli &iie fratello di Sindone # trovandoli quello figliuolo di
Marci-
VgurgìéTÌ
t.. 11. in
Piti. 1649-
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NOTIZIE DJ VITALE WLOGNESE. Si
Martino , e quefto figliuolo di Mfemmo, e non della famiglia de'Memmi . QJtre
a quanto fi è notato di fopra , fece queft' artefice molte opere in sdiverfe Citta, £
luoghi, e particolarmente nel Vefeovado d'Areno ,je in san Francefco di Pifìc*
ia, e luò Ieri ver e in effe il nome fuo con quefto grotto latino; Oput MemmtfcStms
me fecit;
,tacendo il fuo nome j come attefta il Vafari.
; ?■                                           ' r ■ J ;,■ l- '■ ; ■ ■ " ■                    :■                                   '-' ' !j:>; ; '^
m — .—                                     i . i- r                       T ii, li , »/■' » . ■            "■         W.i|im             e           il            w imi, i MJq
VITALE BOLOGNESE
PITTORE
Difcepolo, fecondo il Malvagia 9 di Franco TìoUgnefe, fioriva circa I j 40*
L Baldi citato da Carlo Cefare Malvagia nelle Vite delittori
Bologne!! afferma enere ftato quefto un diligentiffimo pittore, e d*
aver condotte le cofe fue con molta delicatezza, il che non appor-
terà maraviglia a chi beile "intende l'arte , fupponendoh cfc
fer'egli ftato difcepolo d'uri pittore,che era in uno Bsflo tem-
po , per quanto permetteva quel setolo , eccellente minatore;
ma io però col parere di ottimi pittori pratichimi pure dell©
pitture della Citta di Bologna , non dubito di affermare , eh*
egli fofle fiato difcepolo o del noftro Giotto, o de'fuoi fcolan > eia che nell'ope-
re , che fi dicono fue ». in tutto e per tutto B riconofee quella loro maniera . Di
mano di queft'Artefice dice il mentovato Malvagia $ effere una noftra Donna col
T.ambino Giesù , avanti alla quale fta genufteflb colui, che tal"opera ficee ■dipigne-
re : e quefta è nell' antichiflìma Chìèfa della Madonna del Monte fuori della porta
a san Mammolo di Bologna ; ed una fimile in una Chiefuola detta comunemente
la Madonna de'denti, l'una e l'altra dipinta (òpra legname, e fotto quella è
ferino: Vitdis fecithoc opus 1345. Dice ancora euere di fua mano il Natale del
Signore fotto le prime logge del chioftro di san Domenico ; ed un'altro in muro
dentro la Chiefa nel primo piiaftro preflb» là Cappella maggiore ; ne altra notizia
abbiamo dell'opere di coltili, ■ « •
"TADDEO GAJdFP
PITTORP v E ARCHITETTO FIORENTINO ;
Difcepolo di Giotto , nato ijoo»> t> fecondo il Fafari *J* ì j J o«
EBbe Taddeo i principi nell'arte della pittura da Gaddo Gaddi fio padre, dipoi
poltofi fotto la difciplma ài Giotto, dal quale era ftato temuto al battemmo;
iteue con lui ventiquattro anni, e dopo la morte di elio Giotto Tétto fra più ec*
k 2                                             celienti
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$6 DECEN.IIL del SEC. Wdd 1520!- ni 1530.
celienti maeftri. Nella Cappella della Sagreftia di santa Croce in Firenze fece al-
cune storie di santa Maria Maddalena, e nelle Cappelle di efia Chiefa, e nel Con-
cento * In altre Chiefe della Città operò affai, tenendo fempre la maniera del fuo
maeftro Giotto con alquanto di meglioramento nel colorito ; ma fra le più belle
opere , che a'noftri tempi fi vedono di fua mano in pittura fono le storie a frefeo
nel Capitolo di santa Maria Novella fatte rincontro a quelle di Simon Menimi
ftato ino condifcepolo fono Giotto, e fuo amiciifimo ; perchè effondo flato allo-
gato quel gran lavoro a elio Taddeo, egli contento della facciata finiftra, e di rutta
la volta , lafciò l'altre tre facciate a Simone . Taddeo dunque fpàrtl la volta in
quattro fpa2zi , fecondo gli andari di elfa ; nel primo fece la ileftirrezione del
Signore ; nel fecondo lo fteffo Signore , che libera san Pietro dal naufragio ; nel
terzo figurò l'Afcenfione di Crifto ; e nell'ultimo la Venuta dello Sparito santo.
In quell'opera i'ece vedere In Belle attitudini alcuni Giudei , i quali pare che ane-
lino di entrare in que^ Santuario .. Nella facciata poi dipìnfe le fette scienze , ov-t
véro artiliberaii co'nomi di ciafcùna"Te fotto,alcune figure a quelle appropriate;
cioè fotto alla Grammatica Donato fcrittore di eiTa ; fotto la Kettorica una-*
figura, che ha due mani a'libri , e una terza' mano fi trae di fotto il
mantello , e fé la tiene apprefloalla bocca , quafi in atto di far filenzio , coftume
antichilfimo de*dicitori prima di principiare l'orazione y e l'abbiamo anche in Iu-
ditta al Capit. 13. e fotto la Logica Zenone Eleate ; fotto T Arimmetica è Abramo,
51 quale antichìilìmo tra Caldei fi dice ,ficcome4eirA;£tronomia ritrovatore ; ìa_»
Mufica ha Tubalcain© » che batte con due martelli fopra 1' ancudine ';: la Geo-
metria ha Euclide , che ne diede gli ftro menti ; l'Aerologia Atlante , che per ef-
fere valentiffimo Aftrologo fu da* Poeti favoleggiato , eh' egli cogli omeri Tuoi il
Cielo foftentaflfe. Sono dall'altra parte fette virtudi, tre teologiche, e quattro che fi
dicono cardinali, ciafeheduna ha fotto le fue figure ; e nella figura d'un Pontefice
è ritratto al naturale Papa Clemente V. vedevifi san Tommafd d'Aquino, che in.
tutte quelle virtù fu /iugulare , che, ha (otto alcuni Eretici, ed apprefìo fono Mo-
sé , Paolo j Gio: Evangelica , e altre figure , opera veramemente per quei tempi
ftupenda ; onde non fenza ragione difle ài lui Criftofano Landini nell' Apologia,
che va innanzi al fuo comento fopra Dante : Grandiffima arte appare in Taddeo Caddi.
Fu ancora Eccellente architetto , e molto fi adoperò nella fabbrica d" Or san Mi-
chele , e rifondò i pilaftri di quella loggia. Ne'tempi di queir'artefice occorfe ca-
(o in Firenze , con cui fé gli aperfe larga campo di far conofeere il Tuo valore , ed
eternare il nome fuo m tal provolone, e fu quello : L'anno 1333. nel giorno. 1. di
Novembre cominciò così gran pioggia in Firenze , e fuo territorio , nell'Alpi, ed,
,. altrove , che continuando per quattro giorni", e notti dirottamente a piovere con
tuoni, lampi, e fulmini fenza ìntermiflìone alcuna, in breve alzò l'acqua a gran
* fegno ; onde altro non faceva l'impaurita gente , che gridare a Dio pietà' , e mr*
fericordia , facendo ponti da cafa a cafa , e da tetto a tetto per lo timore di re-
ftar fommerfa: Crebbe il fiume d'Arno inondando gran parte de* piani del Cafen*
tino , d'Arezzo , e ValdarnO di fopra , e merlisi innanzi mulini, ed ogni forte di
edificj, in cui s'imbatteva , d'alberi, e perfone affogate in gran numero , ii con-
giunfe colla Sieve,di cui non inferiore era la piena, la quale aveagìa coperto tutto
il Mugello . Arrivato impetuofamente il giorno de'quattro alla Citta di Firenze
coperta la vicina pianura in più luoghi, fino a braccia fei, òtto , e dieci ; ruppe
le porte della Croce, e del Renaio , e gli antiporti delle medefime ; entrò in Firen-
ze in altezza di braccia fei, e più; atterrò il muro del Comune fopra il Corfo de'Tintori
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• V
. NO TIZIE DI TAD DEO CADDI. •! 37
per braccia 130, di fpazio , onde fubit© fi dilatò l'acqua con grand'impeto per la
Città ; disfece parte del Convento di santa Croce, cóli molte cafe ; alzò nel Tem-
pio di san Giovanni fino al piano di fopra dell'aitar maggiorejCin santa Reparata
fino agli archi delle volte vecchiedifotio'alCoro; abbattè la colonna di sanZanobi,
eh'è nella piazza di eflb Tempio di san Giovanni i ruppe la pefeaia d' Ogniffanti,
ed il muro del Comune da san Friano per braccia 500. in uno dello tempo rolli-
no il ponte alla Carraia , falve folo le due pile del mezzo , ed il Ponte a santa Tri-
nità, fai va una pila, ed un'arco verfolaChiefa; il Ponte Vecchio, che rimafe chiu-
fo di travi , alberi , ed altre rapide prede del fiume , tramandò l'acqua di fopra q-0. y^
gli archi , e di fabito rovinò con molte cafe , che fopra quello erano edificate,; re- i.u'.cap'i.
ftando ritte le due pile del mezzo ; pafsò l'acqua fopra il Ponte Rubaconte, rup-
pe le fponde in più luoghi ; e infinite cafe , e palazzi de' Cittadini demolì , con 1 g m!^0
morte di molte centinaia di perfonc, e gran quantità d'animali. Volendo dunque
i Fiorentini reftaurare in parte i gravi danni fatti da tale inondazione, fu al Cad-
di '"[data l'inc'umbènza di molte fabbriche principaliffime , e particularmento
de* ponti. Rifece egli dunque con fuo modello il Ponte Vecchio di tutte pietre.*
riquadrate con ifearpello con ifpefa di fiorini 60. mila d'oro; fimitmente fondò
il Ponte a santa Trinità , che reftò finito del r 346. con ifpefa di fiorini 200.[mila
d'oro , che di nuovo rovinò Tanno 1557. come a fuo luogo fi dirà. Con fua ar-
chitettura fedoni! le mulina di san Gregorio . Seguitò , e diede compimento alla
maravigliofa fabbrica del Campanile di santa Maria del Fiorey colla feorta del di-
fogno di Giotto. Molte furon l'opere di quello gtan maeftro fatte per l'Italia in,
pittura , le quali per brevità fi tralafciano . Errò il Vafari in dire , che Taddeo
moriifè del 1350. effendofi riconofciuto da un Libro fegnato E 4. a 66. efiftente
nella Gabella decontratti di Firenze , che effe Taddeo Gaddi pittore fu Arbitro
nel 1 $ 5 2. in alcune differenze. Trovafi di più in un Protocollo di ser Giovan-
ni di Gino da Prato nell'Archivio Fiorentino 1'anno 1383. fatta men-
zione d'una tale Madonna Francesca figliuola; de] ,già Albizzo Or*
manni, moglie del già Taddeo Gaddi del popolo di S. Pier maggio-
Fé . Dirò àncora, per aggìugner notizia della Cafa di
Taddeo Gaddi » aver ritrovato come un figliuolo
di Taddeo, per nome Zanobi, che abitò a
Venezia , fotto dì 27. Giugno 1400. per
Rogito di ser Dionigi, detto N>'gi di
ser Giovanni Tucci da san Do-' -
nato in poggio , fece fuo
Teftamento, nel qua-
le ù fa menzio-
ne di Ca-
terina
del
già ser Donato del Ricco Aldighiori fua moglie , di Prati-
cefea , e Filippa figliuole d'Agnolo Caddi fue nipote »
e di Giovanni ,e Niccolò fuoi nipoti, e s'inftitui-
feono eredi universali con fidecommiflb
Taddeo Lorenzo, e Agnolo fuoi fi*
gliuoli con più foftituzionÌ«
******
fOMMA*
-ocr page 45-
38 DECEN. III. M SEC. Il M 13 2 0. al13 3e.
TOMMASO PISANO
SCVLTORE , E ARCHITETTO
Vifiepolo d'Andrea Pifano.
ERA opinione ne* tempi del Vafari, che qtiefto Tomtnafo, oltre alPerfereJi
flato difcepolo d'Andrea » gli fofle flato anche figliuolo ; vedefì intaglia-
to il fuo nome , e d'Andrea in un mezzo rilievo nel Convento di san Fran-
cete© di Pifa » dove egli rapprefento Maria Vergine con altri santi, Opera di fua
architettura fu la parte efttema del Campanile di effa Città , dove fono le cam*
TECEN-
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NOTIZIE D'AMVZpGIO LORENZ ETTI. 39
DECENNALE IV,
DEL SECOLO IL
D^L MCCCXXX. UL MCCCXL.
AMBROGIO LORENZETTI
PITTOR SANE SE
DdU Scuola di Pietro Laurati
U\'
L Vafari, che alcune poche cofe fcriffed'Ambrogio L(£
renzetti Pktor Sanefe> non diede notizia di chi e»lifof-
I^^^^j J^JP^'^i fé (tato maeftro nell'arte della pittura ; ne io nomai
Slly5? lù^^Mét potuto ritrovarlo ; ben è vero., che fé fi colliderà la
/jcm^3^ ISz^M^Kf? irianiera , che tenne quefto artefice;, non fi può dubita-
re , ch'ella non fia quella ftefla* s che praticò , e infc-
i\ gnò il famofìflimo Giotto ; ed è dai faperfì > che quan-
tunque non fia a noftra notizia , che Ambrogio per un
corfo di molti anni venifle mai a Firenze > dove poteffe
ricevere da Giotto i precetti dell'arte^ ne tampoco eh*
egli lo feguitafle in altre Città -r con tutto cìo f appiamo > che Cubito che Pietro
laurati degnfrfimo difcepolo dello fleffo Giotto,.che non folb fii fuogrande imita-
tóre » ma anche in alcune colè lofuperò , (libito dico che Pietro cominciò a dar
faggio di fuo operare nella Città di Siena fiia patria » fi Vegliarono talmente gì' in-
gegni ,.che molti maeflri in breve partorì quella nobil Citta' a quefte arti,i quali
chfcoftandofi dall' antica maniera de' Cveci, e di Cimabue > e avanzando/i ancora»
fopra quella dello fteffo Giotto r fucon poi impiegati; in opere chiariflìme , e fin-
gulari. Vno di coftoro., credo io > ne penfo ingannarmi , cioè uno di quegli, che
l-icirono dalla Scuola di Pietro,, e ne apprefero la maniera , fu Ambrosio^ Lorcn-
setti » il quale [fattori pratico nell'arte , dipinfe nel chiofìro de' Frati "Minori
fua patria molte cofe , che furono in quel tempo tenute in gran pregio ; ficcome
anche: nello Spedaletto detto di Monna Agncfa alcune tavole. Ancora nello Spe-
dai grande djpinfe a frefeo una storia della" Natività di Maria Vergine t e la fui
andata al Tempio . Colorì il Crociftfo a Frati di sane' Agoftino con alcune figure
di A pò-
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40        VECEN. ìK del SEC. IL dal 13 3 o. a/ 1340*
dì Apoftoli , storie della vita di santa Caterina vergine , e martire , eia Paifione
del Signore. Nel Palazzo della Signoria rapprefentò la guerra d'Afina lunga \ ope-
rò a'Mafia 3 e in Orvieto , e nella Citta di Firenze per la Chiefa di san Proco-
lo fece una tavola , e dipinfe una Cappella. Fu chiamato a Cortona , dove per lo
Vcfcovo Vbertini operò in santa Margherita de'Frati dì san Francefco. Dell'ulti-
me fue pitture fu una tavola per Monte Oliveto di Chlufitri ; e finalmente in età
decrepita il morì. Fu quello pittore di vaga , e bella invenzione nel componimen-
to delle fue storie , e figure , e pratico nel colorire a frefeo , e a tempera. Fin.,
dalla giovinezza fu ftudiofo delle lettere , le quali ebbe congiunte aduna grande^
amabilità di maniere, e di coftumi . Fu d'ottimo ingegno , trattò fempre fé itef-
(o > e praticò nobilmente , e per la Tua prudenza , e fapere fu adoperato ne' ma-
neggi della fifa patria . Ebbe quefto artefice un fratello , del quale fa menzione
Isidoro Vgurgieri, che fu ancor' elfo p.ttore , e fu Pietro d: Lorenzo Lorenzetti ♦
Coftui aiutò ad Ambrogio nelle pitture dello Spedale di Siena , il che fi raccoglie
da un'iferizione , che fu pofta in uno de'quadn della facciata del tenore , che fe-
gue . Hoc opus fecit Lnurentiw , & .Ambrofìus eius frater 1335. Dice anche lo iteli»
Autore,che da quefto Pietro nafeeffe un figliuolo, che fi chiamò Lorenzo» il qua-
le attefe alla feukura , e che di fua mano faceflè in san Trancefco nella Cappella
de'Martinoz2Ì un san Bernardino di rilievo , ed un'AfTunta con molte figure.
(.Panitima fui
AGNOLO DI TADDEO
G A D D I
PITTORE, E ARCHITETTO FIORENTINO
Dìfcepolo dì Taddeo fuo Padre s nato . . . «J* 1387,
RA le molte opere , che fece Agnolo Caddi , vedefi oggi In Fi-
renze nel!'Oratorio detto Or San Michele una storia a frefeo,
ove è Crifto fanciullo difpurante co' Dottori > e quella è fotto
T organa dalla parte di Ssgrcflia . In san Pancrazio dipinfe
la tavola della Cappella maggiore , nella quale figurò Maria
Vergine , san G10: Batifta , s. Gio: Evangehfta, e 1 santi Ne-
reo , e Achilleo , ed in santa Maria maggiore quella pure dell'
Aitar grande 3 dove fece la Coronazione della Madre d'iddio.
Dipinfe a frefeo per la famiglia de'Soderini la Cappella maggiore del Carmine , e
quella di santa Croce per la famiglia degli Alberti ; nella prima figurò ìftorie della
vita di Maria Vergine ,• e nella feconda del ritrovamento della Croce ; I/una e
l'altra delle quali colorì molto b^ne , tutto che mancafie alquanto nel buon dife-
mio » In Prato Città di Tofcana dipinfe a frefeo la Cappella della sacra Cintola
dellaVer^ne con iftone della vita della medefima . Io trovo nell'antico Libro ài
ricordanze del Provveditore dell'Opera di santa Maria del Fiore Stieri di Francefco
de?U Albini gl'anno 13^7. efiere itati pagati 1 Agnolo d\ Taddeo pittore , eh' è
**
                                                                                                     quegli,
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HB»
NOTIZIE PIAGNONO DJ TADDEO GADDI. 4$
quegli, del quale fi parla , fiorini dua , e differo di Tua mercede per refcmplare
cììe va facendo delle tìgure da porfi alla loggia della Piazza, de* Signori Priori ; da
che fi deduce , che Iacopo , e Andrea, Orca^ha ., che le intagliarono , il faceffèro
con'difcgno di lui ,é non contraddicemolta -& quello penfiero il vedérfi in altri li-
bri di deliberazioni degli fteffi Operai, particolarmente del 13 84. efler* cflì flati
Ibi iti di valerfi di Agnolo in fare i difegni delle cpfè", che alla giornata loro abbi-
fognavano . Emendo ftate ne* tempi di quello artefice rovinato molte cafe ineren-
ze p£r allargare la piazza del Palazzo de* Signori , e con quelle la Chiefa di santo
Romolo , il medefimo Agnolo la rifece con fuo djfegno , Operò anche di mufai-
co ; che però gli furon fatti rifarcire i mufaici fatti già da Andera Tafi nella Tri-
buna del Tempio di san Giovanni, in parte guafti per caufa d'eflerfi i marmi ,cho
coprivano effa Tribuna in più luoghi aperti ; ed aver dato adito per entro quel»
le aperture all'acque , e a*ghiacci. Rifarciti i mufaici, fece coprire la itefìa Tri-
buna di nuovi marmi » con intaccare dall' uno , e l'altro de* lati delle commeu
titure fino a mezzo il marmo, e rapportare con iftucchj compofti di maftice,c ce*
ra alcuni pezzi in quelle intaccature . Contale invenzione aflkurò per molto tem>
pò quei lavori da ogni accidente . In oltre fece rifare con fuo difegno la corni-*
ce di marmo fotto il tetto di quella Tribuna, eonciofiacofache foffe per avanti affai
minore» e men bella . Molto, e molto opero Agnolo , benché con minore appli»
eazione di quel che per altro avrebbe potuto fare , e meno fi avanzò nell'arte di
quello che prefagirono i (noi principia e la cagione di ciò, hi 1'afretto che egli eb-
be fempre alla mercatura , alla quale finalmente più fi diede $ che ad altra cofa .
Io trovo in un'antico , ed autentico Strumento , che oggi e apprefìo l'altre volte
nominato Dottore Giovanni Renzi pratichiamo di noflre antichità , che Agnolo
ebbe per moglie Giovanna figliuola di Landozzo Loli j famiglia che Tanno 155 r„
godè il Pfioraro «ella perfona d'Andrea Loli , e altre volte dipoi * e le parole .del-
lo Strumento fono le feguenti. 1404. Dom. lohanna jìlia Landozgi Loti populi smBi
Tetri Maìoris > yxor Dom.*4hgeli Tadiei Gadiì pi&oris,
Rogò ser Tommafo di Fron-
te di Gio:3i Firenze 37. Ottobre 1404. che poi aglitf.Dicerribre rogò jlTeilamen-
to di Bartoiomea moglie già di Niccolò Rinaldi, e figliuola di Bartolo di Giono
del popolo di san Simone, che fece un legato a favore dijdetta Giovanna di unacafa
net popolo di S. Simone in luogo detto la via della Stufa. Applicarono anche i figliuoli
4' Agnolo alla mercatura Scoici quelli tenne egli cafaaperta a Venezia , e lavorò
tuttavia alcuna cofa ài pittura più per fuo pafTatempo , che per altro fine , Morì
in Firenze l'anno 13^7. lafciando jl valore di 50, mila fiorini d'oro , Crebbe poi
quella famiglia de'Gaddi in ricchezze , ed onori, fino ad effere iUuftrata di due
Cardinali di santa Chiefa , Vefcovi, ed altri nobilitimi uomini , [e finalmente ri-
mafe eftinta , come.nella nota a Gaduo Gaddi pittore difcepolo di'Cimatale , o
avolo di elfo Agnolo fi è narrato nelle Notiziejde.l primosecolo dal néo^ì 1300,
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4* DECEN. lK del SEC. Il dal 1330. al tJ4#
4miWÌkM^ # W iflfel
DA SIENi
A R C HI T È T T O.
lòri in quefto tempo "nella Città di Siena Landò , il qm'e ìmpi'ev
gatotì a principiò neìfarte dell'orefice jdicdefiall'-architcìtùra r
nella quale tanto fi approfittò , che per quanto fi Ira ddToVnmafl
Tom. 2. éffendo ftato deliberato f anno 1537. dathì quellanobi-
linlma Patria ^vernava di acetefetre notabilifìlmàméntè il Duo-
si ino da piazza Marietti fino al pottò, ove egli di] profetate ha il
fub principio , a lui ne fu datol'afiunto, tichtamandolò con prometta di nobile
onorario dalla Cìtti di Nàpoli, dove egli in cfùel tempo aveva fua danza ; ma ta-
le deliberazione appena incominciò ad effettuar fi , che per grave accidente oc-
còrfo alla Gitti convenne;, che) ellafenza adempimento i!rimanere.
.._... ■ »,.......il» ■■■.....I— »
TE R R A D I T OS C A N A
•'3?' l'f t O R\E; , E. A til €' H I T È T T 0'
Pifcepélo dì Taddeo Gdddi, fiorivadel 1 $5 ov
' VeflbIkcopO,clìe fu co^iìóifiitiatoTacópódiCafentinf) , ebbe per
v fìiapàrTia'PratoVec'cnioCaftellodiquel teriitoriò, il'qualepotea
dir'fi celebre in quei tempi per quel Donato'eccellente gra niati-
co,a quale fono indirizzate più lettere del Petrarca', intitolando
lo egli <4petiriibigenà, e poi nel fup Teflamentó de "Prato' fuetcrx,
ma mplt'o più' celb|irenfeVeempi fuffegueriti,■ anzi feliciffimo per
eltetnèufcità lacafà' dfel'dòttiinmO uomo'Criftofano Landini > it
ài cui cotpb cónfervafi ài Éórgó alla Collina , non molto lungi
da eflcrCàftelìd1, pfer].lò! fpazio ormài di circa 30©, anni incorrotto f e moftràfi
per maravigliàvDetì'a fàmigliadieflfo tandino,dice il Vafari,chefun%quefto Iacopo da
Prato vecchio, detttf di Càfentino,del quale Ota fiamo" per parlare, Coftui adun-
que fece in Firenze la pittura a frdcg dd Tabernacolo ^ Tintori da sant'Onofrio
"*-;' "' .: '" ' "                                                   fui
««•
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WTiZMDJ fACmO tré P\4J*& FSCSBW . 45
fui cantodelle mura dell* orto loro, rincontro a san Gmfeppe, e di qnello^dellaM^doa-
na di Mercato vecchio, colla tavola dell* Altare ivicretto , J^endofi a .tempo di
quello pittore ridotte a termine le volte della loggia S Oc San Michele r, fec$ijjg
cfle in campo azzurro olcramarino fediei figure, che rapprefentano alcuni Patriar-
chi , e Profeti, ed i prmri'delle Tribù/e nelle faccie diiòtto,ene' pilaSi /molti
miracoli di Ilaria Vergine • Operò in Prato vecchio aia patria , nel CafteJIo di
Poppi, ed in molte Chiefe d'Arezzo. L'anno 1554, ricondufTe con fuo dl&gn©
fotto le mura d'Arezzo l'acqua > che viene dalle radici del poggio di Pori, brac-
cia 300. vicino alla Ciltd , che al tempo? de'Romani fu condotta al Teatro » cko
fu chiamata allora fonte Ghì^iomIU '§. di poi per corrottela nome fonte Vèm*.
iriana
. Dice il Vafari »
Fd io medefimo ho rìconofcìuto , che * tempo dì ajuefìo Iacopo s che Fanno
1349. ehhe principio in Firenze U Compagnia , t Fraternitàde*Pittori per-
che i m*tftr$ 9 che allora vivevano ycosì della vecchia maniera Grecai tome
della nuoz a dicimabue
, ritrovando fi in gran numero , e tonfi aerando che, te
arti del difegno avevano in Tofana \ anzi in Firenze propria avutoti /ora ri-
ma feiment e
, crearono la detta Compagnia fotto il nome » e protezione di santo)
Luca Fvangelifta
, fi per render nell'Oratorio di quella lodi e grazie a Dio ,
fi anche per trovaffi alcuna volta infieme %efovvenirt così nelle fofe delt ani-
ma
, come del corpo, chi fecondo i tempi ne *vejfe avuto dtbifogno \ la cfnal cofk
€ anche per molte arti in ufo in Firenze. Il primo.Oratorio di quefiì artefici
fu la Cappella maggiore dello Spedale di sant* Maria mova, fitta loro concejfa>
dalla famìglia di Portinari.
Fin qui il Vafarì ; e trovafì nell'antico libro di detta Compagnia, che Iacopo di
Cafentino fu uno de'primi due Gonfiglieri di quella : Siccome ancora trovafì no-
tato per uno de'fratelli nel 1575. Matteo lacopi di Cafentino dipintore j che i»
(limerei folle flato figliuolo del noftro Iacopo 5 è però da avvertire * che la pa-
rola dipintore fi vede ivi d'altra mano . Dando fine adunque alla notizia di Iacopo,
dico come a quelli, ed a Giovanni daMilano tuo condifeepolo nelia fcuola di Gad-
do Gaddi,eflo Gaddo nelfuo morire raccomandò Giovanni, e Agnolo fuoi figlino-.
li a fine che effi feguitafiero a fargli camminare fecondo i precetti dell'arte, che
elfo aveva loro infegnata .
                                                                       v.j:.:t
Venneci in penfìero,gia cheilVefari nel dar notizia dell'accennata fondazione in
Firenze della Compagnia de'Pittori fé la pàfsò alquanto erettamente, di dirne
alcuna cola di più mquefìo luogo : Ma già che noi troviamo, eh'eli' ebbe fuo prin-
cipio nel 1349, abbiamo llimato miglior configlio il lafciar per ora tale atiuntt) »
per farne poi nei Decennale ove cade efso anno 1342» una diffuia narrazione •
CIOVAN.
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4.
44 DECEN'.IKM SEC. It.Mtijò*«/ 134^ "'
G I O V A N N I
PAS.STEFANOA PONTE DI FIRENZE
P I T T O R E
Bìfctftolo di 'Buonamko "Buffalmacco \ nato 1307. ff* 15^5*
Ttefe coftuì non meno all'àrfe della pittura nella fcuola di Buona-'
mico Buffalmacco, che a quella di prenderli tuttiiiibllazzi jfta-
atre propria del maeftro fuo; onde non fu gran fatto, che ficco-
come Bupnamico avendo menato fua vita accompagnata da po-
vertà, e finalmente nel pubblicoSpedalc il mori|; quello fuo difee-
polo ancora, che in ognicofa volle efsere imitatore del maeftro,
non avendo mai riportato alcun profìtto, ne da', guadagni dei fuo
meftiero , ne dalle erediti, che gli pervennero di taluno ch'egli
mai non penso, nella fine fua li trovafle fi povero , che appena fune flato ballan-
te il) fuo avere per dare al fuo corpo fepoltura. ©iede coilui i primi faggi di fuo
fapere nella terra d'Empoli, quindici miglia dittante dalla Città di Firenze, do-
w nella Pieve dipinfe a frefeo con iftraordinaria diligenza la Cappella di san Loren-
zo con iftorie della vita ài etfò santo. InsanFrancefco d'Arezzo colorì l'anno 1344.
TA&mnotis di Maria Vergine, e nella Pieve la Cappellani sant'Onofrio , e quel-
la di sant'Antonio i e fece in santa Giuftiaa, e in san Matteo alcune pitture, che
poi colle raedefime Ghiefe perirono nell'occafione di farfi per ordine del Granduca
Cofimo L in quella Città aku uè nuove fortificazioni .Tornato a Firenze , dipinfe
una Cappella dedicata a san Michele Arcangelo fopra il vecchio Ponte a santa Tri-
«ita , che poi rovinò per la piena del 1577. Ed è fama y che da tal pittura egli
traefle il- cognóme di Giovanni da Pónte « L'anno 1^55» dipinfe in san Paolo
dRipa d'Arno'Fifa1 nella Cappella maggiorej; e poi in Firenze in santa Trinità
la-Cappella- degli Séali g € qtietìa ch'è allato ad effa % ed una eziandio con ìftorie
di san Paolo accanto alla Cappella maggiore, ove è il sepolcro di Macllro Paolo
Sfcrolagó ;' ed; m altre Ghiefe , é luoghi fece più opere « Finalmente in età" perve-
nuto di 59. anni, nel-1^5. finì il corfó ài fna vita * e nella Chiefa di santo S:o
jfanó>al Ponte vecchio, óv'egli aveva Ètte più opere di marnano, fu poveriifima-
mente'fepólto •
'. **Ah\*àì 1
IVO
.t. *4
.
m
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NOTIZIE DI WCCIO CAPAMm.
4)
PITTORE FIORENTINO
DìfiepelèdiGioitó^ndif, .';, . «$> . .
• .»,
RAi buoni difcepoli di Giotto meritò d'aver luogo ancora Puccio
Capanna Fiorentino, il quale nella Chiefa di s. Francecfo d'Afcefì,
ed in quella della Madonna degli Angeli dipinfe affai dopo la mor-
te del in aeftro , del quale tenne Tempre la maniera , In Rimi-
ni nella Chiefa di san Cataldo de'Frati Predicatori colorì a fre-
fco una nave in atto d'affondarfi nel mare per forza della tem-
pefta ; e fra quelle di molti marinari figurati in effa, ritraffe al
vivo la fua propria perfona. In Firenze dipinfe in santa Trini*
t* per la nobiliffima famiglia degli Strozzi la lor Cappella , che è là prima en*
trandoin Chiefa perla porta finiftra verfo il fiume d'Arno; la qual Cappella fu poi ri-
dotta al moderno , e lopra modo abbellita con pitture nella v#lta di Bernardino
Poccetti ; e con altre a olio dai lati d*altri buoni maeftri. Dipinfe pure in Firen-
ze nella Badia la Cappella di san Giovanni Evangelifta per la famiglia de"Covoni;
ma tal pittura, pur* oggi più non £ vede, a cagione di diverfe mutazioni fiate fat-
te in quella Chiefa a'di noftri, delle quali in altro luogo parleremo. Operò in Pi-
ftoia , in Bologna , ed altrove.,, tenendo fempre la maniera di Giotto fuo mae-;
*ftro ; e tanto baftaci aver detto di quell'artefice •
                                            ;
IACOPO LANFRANI
SCVLTORE , E ARCHITETTO VENEZIANO
Difcepolo £ Agófìtno)t\ Agnolo Sane/tonato . ♦ . ♦Jj- . . .
* Agoflino , e Àgnolo Sanefì, appretto i quali fece fuoi fwdj Ia-
copo Lanfrafii di Venezia , già demmo fuiìiciente notizia nel
primo Secolo nel quarto Decehnale ; refla ora che diciamo al-
cuna cofa di coftui j il quale per quanto potea voleri! in que-
gli ofeufi tempi i fiufeì buono , e fifolnto maefrro , come ino-
ltrano^ ancora molte cofe fiate fatte da lui. Eper farti da quel-
le t ch'egli cdhduffe nella fua pàtria dico , che con fuoi difegui
fu edificata la Chiefa di san* Antonio > eh* era fiata un tempo
fatta di puro legname > e quegli, che tale òpera gli diede a fare > fu im'Abato
Fiorentino dell'antica famiglia degli Abati ne tempi del Doge Meffer'Andrea Dan-
dolo , e teftò finita i*anno;i$4p. Dell'anno i|4J. aveva fondato la Chiefa di san
Fraaccfeo limola, e fatto con fuo fcar£eU© la porta principale di feukura * in*.
; * ....
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46 D'ECE&lK dil SEC IL M Q^lftift*.
cui volle che rimanejflfe intagliato a perpetua meme moria il fuo propri© golpe , e
*1 tempo nel quale fu lavorati /Portatoli a Bologna J intagliò pet Gjó: Andrea-»
Carduino Dottore f e Segretario di Clemente VI. una fepoltura nella Chiefa di
san Domenico | ed Una pure nella ftefla Chiefa per Taddeo Peppqli.
Ne'tempi di cofttii operarono altri difcepoli drAgoftino , e Agnofe ; tali fu-
rono tacobello * e Pietro Paolo Veneziani, che in san Domenico di lìo-
logna fecero la fepoltura di marmo per Melfer Giovanni da ti-
gnano Dottor di leggi l'anno 1383. e'1 Pefarefe, che in fua pà»
e
                ina fece la Chiefa di san Domenico* e la porta di mar^
ino > còlle tre figure^dico > Iddio Padre, san Giovar*
Batifta 9 e san Marco ; ed oflerva il Vafaci > che
quefti f ed altri difcepoli de' fopra notati
Agoftino, e Agnolo , che tutti ope*
farono d'una ftefla maniera,
fi fparfero talmente per l'ita*
            |
fiacche tutta l'empie*
-,
                rono di loro ac*
v ..               £hitettute,c             -
*.--                                                 (culture»
delle            ^ •;■
jjuali molte e molte ri£
Piangono fino al
jprefentc*                         '*
tempo»
* * * •,.
' : ,! 1:,
DECEN-
-ocr page 54-
DELLA COMPAGNIA DI S. LVCA EVANG. 47
E N N A L E V*
D E
DEL SECOLO II.
f
Dj£1 MCCCXL. UL MCCCL
NARRAZIONE
Della fondazione della Compagnia di
S. LVCA EVANGELISTA, fiata infti-
tuita, e fondata per la prima volta,
nella Città di Firenze da' Pittori
di effaCittà l'anno 1345?.
^J-Jaericil Seguitare a (far notizia delF opere aV'Prófen'bn del
difegno frati in Firenze nel secolo del 1500. ne ha porta-
to ali* anno 1149. iti cui non fofo un pittóre , ina quali
tatti] pittóri Meme pili rinomati di noftra Città , ftata
nuova madre, e maeftf&di loro beli'arte, fecero la pia
ragguardevole opera ,■ che da nomini affermati, e Cri-
\$$& ftiani far fì potefle, che fu fa fondazione della Com-
^^-^^.1^^^^^ "^ pasnia di santo Luca Èvangelifta * con che vollero fi
Jj^agjjfilll^'jdlSU m beifa facoltà appoggiare > o per dir meglio fermamen-,
te ftabil-irc (òpra il fafdiffimo fondamento del Divino ti-
more , c&lfa protezione di Dio >• e tfe'fuoi santi ; e già cheeffi mede/imi in ciò fa--,
te guadagnarono' alla nota patria la gloria <f aver dato al mondo il belloefemplo,
che poi in* ogni tempo , ed in ogrii parte , Ove vera Religione fi proferii ,
con gran- frutto dell'arre >• e degù artefici è flato abbracciato; è ben ragio-
ne , che in' quéfto luogo io d'iveftifea alquanto dal ragionare di ' ciafeheduno di
loro in particolare , per diro alcuna còfa 6i fi lodevole azione > che lai»
■piti parte à carne io dffii, fé non rutti infieme fi pofero ad effettuare > mentre io
ancorg
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        DECEN. V. iti SEC, Ih dal 1340. al 1350.
ancora mi fo a credere» chetale mio nuovo penderò, all'onore della patria*
e di quei faggi uomini , ed alla comune utilitade fia per contribuire non poco. ^
E' dunque da faperfi, come preflò agii anni 1550. l'arte della Pittura, che pri-
ma da Cimabue j e poi da Giopt» nell'antecedente secolo era ftata richiamata a
nuova vita , crovavafi tanto memorata nella noftra Cittd di Firenze,che non pure
ella medefima , e molte Città vicine aveaivfortito d'effere di fuo magiftero fatte
piu beile da'Fiorentini pittori , ma già per opera de'medefimi fparfisi quafi per i*
Europa tutta erane con univerfak appteufo ftato fatto godere il bel pregio ; onde
da per tutto molti ,'c moki furon coloro , che abbandonate le goffezze dell'anti-
co modo al nuovo, ed allora da ognuno ftimato belli/fimo fi appigliarono . Quan-
do che i noftri pittori, confiderando effer pazzo colui, che le proprie azioni a-»
nmn fine incammina , ed all' incontro a quegli, che a più alto icopo le indirizza»
deefi la vera lode dell'opera, e riflettendo altrefi quello doverli avere in conto di mi*
glior fine fra gli uomini, che puote fervire di mezzo , che all'ultimo fine dell' uo-
mo conduca » che è appunto l'onore di Dio , e l'eterna salvezza noftra , e confi-
derando ancora quanto bene 0 accomodi col noftrp ultimo fine la bell'arte della-»
pittura» di cui è proprio, e principale attributo il rapprefentarci le imagini, e l'e-
gregie »e sante operazioni di Dio,ede'$antrfupi , con che zi culto ;ed all'imita-
zione infieme 9 per quanto è noftra pofla, e* inaninWce , anzi ci fprona ; rifolfero,
per così dire di fpirimaìizzarc l'arte medefima colla fondazione d'una Compagnia
fotto l'invocazione dell'Evagelifta san kuca , i» cui _ potettero euer deferirti tutti
coloro cjie non fpio alla pittura, ma anche a cofe, .che in qualfivoglia modo a difegno
appartenefiero j non efcludejado dalla medefima qualunque li folle 9 anche artefice
dì metallo , o legname , nella cui opera o molto , o poco avelie luogo il difegno ;
© perchè egli è proprio della criftiana carità il comunicar fé medefima fenza ec-
cettuaziontdi perfona, vollero che potettero eifem afcmte anche le femmine ftefle»
le quali peròo perchè fofl'ero inlibro particolare notate, o perchè tale loro volontà poi
non avelie effetto, io non trovo, che alcuna ne fofle descritta nell'antico libro, delquale
pur'ora fono per far menzione/ Cpnuderarono ancora quei prudènti uomini quanto
fia din^cile il poterfi a lungo andare ben reggere , e governare una comunità,tut-
to che al divino culto, e sante operazioni destinata ,fenz' alcun' ordine ,o redola, e
però fondarono un libro di Carta Pergamena in quella proporzione, che noi diciamo,
Offgi Imperiale , in cui a pnne ipiov deferii ìero loro ine Quiinciamento, ordine, e regolo
tempo per tempo fino all'aniio 1404. nel quale effe regole reitarono approv are, e foferi t-
te dall'Ordinario, e lanciarono il rimanente per le note da farfi per ordine d'alfabeto
de'fratelli,che: erano a principio, e che dipoi fonerò per deferiverfi in efia Com-
pagnia : Ma perchè quello unico libro /dopo il corfo di {opra a 300. anni fi vede
in mpite parti lacerato , e guaito, onde gran fatto enere non potrà > che in pro-
ceffo di tempo pofla ancora lacerarli più, e forfè perderfi de} tutto ; a fine ch«L»
anche a'secoli futuri più ficuramente fi tralmetta f intera notizia di fi nobile azio-
ne ino°niìua minuta circoftanza , ho voluto in quefep luogo tutte le ordinazioni,
c^e^li'contiene » che p°cfi$ *°«P m numero à jparpja a parola trascrivere » e io-*
*p Le feguenti,
L Nome di Dio Omnìpotente 9 & della Beata
Vergine Maria 9 & di Me fere Santo Giovanni
\
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DELLA COMPAGNIA DI S. LVCA EFANG. 49
Batifta & dì Metter Santo Zenobio Confettare ©° din tur» è
Madonna Santa Reparata Vergine (f del glorioso Mef- r©ia a pa-
1                          &                      .             ,                          rolajfenza
j-^r Santo Lucha Evamelilìra Padre &* principio ?f dronghi.,
fondamento di quefi a Compagnia €f Fraternitade (S* f *krc'•'
^ //*/*/ Santi tf Sante di Paradiso #
0* ad mort^^™^
naie nel
f^ ^ ri'verehtia della Santa Madre Ecclefia * Et di (ìmo Li*
Me fiere lo Papa ©* ^// suoi fr atri Cardinali ; Et di
Mefiere lo Veschovo di Firenze & del suo Chericato
£f a frutto & consolatione dellanime di tutti coloro
che sono & saranno di quefta Compagnia
0* Fra-*
ternita
., ,L 4>i\u «...m^u1.. vi^^::h v, ■ ■ -.< ., r.:i'-^ ,
Quefii Chapitoli:: &1'ordinaménti della Compagnia
del glorioso Me fiere SantQ^Luca Efuanglifia che fan-
rio (g* ordinano quelli dell larte de Dipintori di Firen-
ze\ a sua laude x££ M::suk tù'mnenzja &* a consolatio-
ne''itelbanime mflm\i\ Efr^fM^tmòfratà < 0 cominciata
^miii AnmsD&màw^
                                                    la
•mgilia del glorioso nofiro advocato Jlde fier Samo Luca
Evangelifia^ Qmfiti CapivulL &\ ordinamenti furono
trovati "&\ fatti "da htoni ^à discreti huomini dell
Jìrte'de'dipintori di Firenze al tempo di
■'■■;. : t
\
;: Z^?0 GWri Dipintore ^hX^nt ■* ■/■■ V ;:, I.V. vw
WànmCinwj&
Cor fi no Bon aiuti Dipintore f Chómpao-ma.
Pasquino Cenni Dipintore <,
              ■■■«               ■'.}.;
'" ì v k.i. ■ ■-*■■;'. ;...-. g viva. £,;
                              G                          Segna
-ocr page 57-
5$ DECEN* fc del SEC. IL dd IJ40. al /$jo<
Sema dangnano Dipintore
I
Chonfiglieri della
detta Compagnia
Kamerlinvhidel-
Bernardo Daddi Dipintore
Jacopo di Chasentiuo Dipintore
|
Chonfiglio Gherardi Dipintore J
Domenico. Pucci Dipintore
Piero Giovanmni Dipintore J la d. Compagnia
Concio fia cosa che nofro intendimento fia > mentrcj
che semo in quefò peregrinaggio pericoloso da argomenta*
re d avere la Beato Messere Santo Luca Evamrelijla
per nollro spettale adv&cato dinanzi alla Jìdaiejta Di-
vina & dinanzi àila gloriosa Vergine Jidaria che so-
no fpicchio di purità fi convengono servigiali puri (j?
netti di pecchate *
                      \ -r
Ordiniamo ke tatti quelli ke venghòno 0 verranno a
scriver fi a quefa Compagnia huommi oDmne fieno
chontriti
0* chonfessi de loro .peccati 0 almeno chon
intendimento di confessar fi il piU tojlo che potrà acconcia-
mente. &? ke i Capitani 0 i Kamerlinghi chelli scri-
veranno fi annuntino léroció e beni keqmfiaC mpagnia
fa. Et qualumque fa ricevuto a quejla• Compagnia fia
tenuto di dire ogni di cinque pater nojlri cu emque ave
Jidaria
. ©* se per dimenticanza 0 vero per alcuna altra
sollicitudine non li dicesse ogni di possali dire il di se-
guente 0 quando sene raccorderà
v 0
            ^ •.'.■•
Et accio ke dovutamente fi possa conservare al ser*
*vigìo del Beato Messere S anelo Lucha Evangelica fisi
debbia
-ocr page 58-
DELLA COMPAGNIA DI S. LVCA EFANG. <1
V                                                                                                                                                                                                                       *
\
debbia fessamente confessare & chomunichare alme*
no una volta
f Anno se puote fare licìtamente
             ' «
E fia mani fé fio a tucti ke nofirb intendimento fi ì
ke quefii Capituli non leghino ninna persona a colpa
macciascuno adoperi quello Buonore puote o sa se*
condo ke Dio ella sua Madre ti Beato Messere Santo
Luca gliele concede per grdzJa
Ordiniamo ke quejta Compagnia abbia quattro Ca-
pitani &f quatro Configlieri €? due LCamerlinghi co*
me scripto e di sopra i quali Chapitani & Chamerlin*
ghi fieno
£5* esser debbiano sempre dell Arte de" Dipin-
tori Buoni diritti & Leali
. E Configlieri possano es«
sere dell Arte & fuori della detta Arte come a loro
piace ss e e ke i Capitani vecchi colloro Configlio innu*
mero di
xvj.fi debbiano raunare nella Chiesa di Santa
Maria Nuova la prima Domemcha dottobre
0*
la prima Domenicha daprile & ordinatamente debba-
no elcwere
£5* nominare òcio huomini dellarte S>1 "t
quattro ke più boci anno di loro rimanghano
0* deb-
bano essere Capit ani. Et i detti Chapitani ivi chiamati
deb ano eleggere quaifro Configlieri ciaschuno il suo ficcoyne
alloro parrà o piacerà & due Kamerlinghi & deb ano
entrare innoficio in KaL dinovembre e bafimo sei me fi w~
noficio & in JCàl. di Maggio
. ©* abbiano divieto che
da ivi a uno Anno non pofiano ne debiano avere ninno
officio nella detta Compagnia %
■• % v-vi e «j iva
Et ke J idetti ICamerlinrhi vecchi debbiano (f fia*
<p                                                                                     j
4 ■ *»                                                                 V_x 2. »wv '• ' •■* no ve~* > »'■-"
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5 & DECEN* Vi M SEC IL;A%Ì.1-340* al ijjor
ma tenuti di rendere ragionea,C Capitani nuovi chenter*
ranno de'sei me\fk channa tenutail Conto dell Entrata
©*; dell uscita &^se^avessena fatte* /pese non licite &
dovute ke i detti Chapitani'Hi deb ano farerimettere di
suo nella: detta Cjofnpagnia * &hsenogli rimettesse chel
debbiano radere deilém iillèìdett^L Compagnia^ pm
non vi fi a .,                    m,3ìvt^ *^*4 *v' .*">ro y,\ ;- i-..-^ \
. ' .                                                                                                                          ,. -                                                                                                                 '. . ■ ■• l. .                                                                                                                                             ■*-*
< JfJrdiniamoì&mmiprima'I^on^mca;delJMese vi deb-
iianaesserz i:\Ciapiianiiie CBm$er£m%hi*■.&■' qm- della
Compagnia Qf3 porr? ilòDesc® fuori- e \:scmve%e quelli
&& vorranno entrare. wHm^eMm\^ìmpwgmiàQe fm% par*
ghrare soldi tre per Annkagh kuèmmi& se Idi due: alle
Donne e raccordare ch&m:,a pagareche: pxtghi :V tu
: Anchora: ordiniamo accim chilo: nójìra Compagnia fra:
lensollecitatadiBuoniQt' discreti huawini che dovehWjficio
de CapitaniConfiglieri è: Camarlinghi duravano semefie
pofirechatono aunannm chesoprai dePttWjmifi* chavino*di
quattro? Mgfi in quatttaMefìche^vkntlditatM travolte
La/prima tratta fir faccia addi, diciatto: dòttobrt* da
JMattÌMa,€ì lanm:dellìat:fè$a? ^delgloriosa: ìimfkxiìan&o
^.La\\seìy^dkxtttal&a\'J& £%$ci%:1 la:*òmma%\Domenica di
Welzmia-ei codimi no .lufim*. di pm&ta: di■■■ Mkv&mx ■':■■■ \
s La ter&a traffikfif&cem la^tm^Dwmxcmdt: giurir
^m:£$\* comincine Iwfkwdi primo'dklml^io Squali Capi-
tani Configlieri e Camarlinghi-ìdàll# finita dalloro
inficiò èw$;amo nm^popano ne debbéM ncìÀa Compagnia
avere alcuno ufficio* x
* >
              -                    Fté
'•:
-ocr page 60-
- DELLA COMPAGNIA DI J. IVCA EFANG.. $$
vv Fu queftò Capitolo fatto & ordinato neglianni diChrijla
MCGCLXXXVL di diciotta d Ottobre il di della: féfa
del glorioso Apposolo Mefk.Sancì® Luca' Vangelijla: noi»
jho protettore per venticinque Sanji e discreti huomim
dédarìe de dipintori della: dettaCompagnia
• < ut;ir ,.'/>
*vjì Sonore e' riverenz^a di Dia' e: dèlia sua prétiosìfy
Madre'Verbener Mtria e del Beato: Messef Sanalo Lem
cha Evtan^elifl'a rwjtm proiettóre dinanzj a Dia 9 e ca<*
pò di quefla Compagnia.^ Capitani che furono: nel Mil*
ie twemt® novanta: cinque nella fine: del lora ufficia del
Me sera':Ottohe> collora configlia e altri: hmmini della
Compagmadi numero di xxùy. ordinarono che: ongmhanflfy
H di diSanila: Maria:'Magdalena:che adixx& di%lM*
gito fi faccia uno rinomale nella Cappella di Me ss er San-
tto Luchare: che i Capitani che fieno pe tèmpi debbano: pa**
gare: è far pagareKa ognuna chi può ouuole Midi due
per una e che dequejli danari fidebbaria dafre a Pfetide
pagare la: cera eh al detto rinovale ftpones se come parrà
w detti Capitani che aletta sarannm e che tutti quedi
che al detta rinovale:
tfr ritrovar arma pie ana divvtdmeri-
te con fienaio a pregare t Dm per tutti
r Mòrti fedéli
Crifìiam passati di queffa vita e masfiiMMme^te per àue£
gii diquefi&Ck^
                                    purgatòrio ^.ctie
è Dio gli conduca a<bzm:dixWita eterna:v -Amen^^uj
\ ; fa Chrifii riamine?^
Mille fimo màdrinrèMe/ì^/d:tm^                       terfia dì-
cima die tertw decima'Mènfiè$'ebr^
i                                                                                                                        %n
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54 VECEK Vm del SEC. IL dal 1340. d 13 50.
Episcopali Curia Fiorentina presentibus Ser Anthonia
Jacobi& Ser Pctro Francisci Tieri Notar ijs Episcopalis
Curie Fiorentine Tefiibus ad infrascripta habitis voca-
li*
£5* rogatis : Venerabili* Vir Dominus Iacobus dcj
Caniplo Arlcus utriusque luris Docior reverendi in Chri-
jto Patri* & Dom, Domm lacobi Dei (f Apofiolicz Se*
dis gratta Episcopi Fiorentini Vicarius generslis . Vtfis
suprascriptis Capitulis ff eorum quolibet & eis parttcu*
lariter examinatis
£9* leótis (f demum repertis iuxtis
ydoneis
€5* congruis ad prediti a Capitala ordinamenti
&f fiatuta diète Sotietatis Ser Luce approbavit& adm
firmavi? ac mandavit per se fS sms ìnoffìcio succefiore?
contradióia ordinamene & quodlibet eorum non *ve~
nire debere sei prò approbatis
2f confirmatis antori-*
tate qua funntur haberi voluit
(5*', madavit fi/*< di-
ctam sotietatem ydoneam bonam Qf sujficientem fimi-
liter comprovavi?
, VrvM^.- ..-•:-: :^\ ,\ r>- *
. Ego Lanrentius olim Ser Angeli Bandini de Fio-
renza Notarius puhlicus atque Imperiali auUtoritate
Index or dinar ius & nunc Notar ius Episcopalis curie
Fiorentine prediciis dum agebantur interfui & e a ro*
gatus scripfi Qfc.
                                         ■■ :\
Ì3ìpoi feguone i nomi de'Deferita per ordine alfabetico ■£■■■
Come fi vede adunque, la pioti e divozióne dVqiiefti pittóri verfo il santo Evan-
gelifta » e pittore gli.fecp nfolvere a far qnefto corpo di Compagnia > volendo che
le loro opere fodero accompagnate da rcligiófì èferciizj ; ed io non fon lontano dal
Credere che eglino per avventura faceflero refleffione a ciò che non fenza. difegno
dell'alta previdenza d'Iddio era accaduto 70. anni innanzi, cioè a dire che quan-
do l'aniio fet&4^|C%i#^W^
                                pietra , e fondata,la^*
gran Chiefa di santa Matìa Novella de'Prati Predicatori folle fiata fatta reftarc
■:..■■'i                                                                                                                                             in piedi
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. NOTIZIE Tf ANTONIO VENEZIANO, jj
"m piedi per adattar/! a nuovo difegno una Cappella dell'anticai e minor Chiefa,
ed in dia Cappella già fi trovate eretto un* Altare, e che quellonel' giorno appun-
to deftinato alle glorie di quel santa, a lui fi dedkaflc, come tutto affai chiara-
mente Ci raccoglie dalla Cronaca manuferitea deJ Convento di eflì Padri ; la qual
Cappella meritamente fi conobbe eflfer confecrata al nome di santo Luca , che fu
il primo che fraCriftiani efpoirfe ali; adorazione iinagini di Giesù Crifto , e di
Maria Tempre Vergine da fé ftenoefljgiate*e già che quella medefima circa trenta
anni innanzi a tale confaerazioneera fiata laiciata in piedi a cagione delle pitture.»
che v'erano» de* Greci pittori maeftri di Cimabue primo reftauratore della pittura
maeftro di Giotto , padre nell'arte ài tutti quegli artefici , che Tanno poi coru»
eccellenza profetata ...
Or qui» avverta il Lettore , che quanto s' è detto intorno alla Cappella dell'an-
trehiffima Chiefa di santa Maria Novella reftata in piedi nel tempo della fonda-
zione della nuova gran Chiefa -, da Scrittoi* moderno , che forfè non viddt la detta
Cronaca, -e non fece capitale db quanto in confermazione di tal' verità & può indurrò
dagli fcritti del Villani, e-dell'Ammirato , oltre a quel più che deve averli di fe-
de ad altri autori ; viene affai controverso ; che però veggafi fopra dici© uitnoftro
Opufcolo intitolato L.A- VEGLILA DljtLOGO', che dato^fuorì da noi fcritto m penna,6
fehtì poi eflere flato (rampato in Lucca Hanno* 1684.1. fotta, nome di Sincero Veri .
A N T Q NI O
Dal Vafari detto VENEZIANO
P I T T O K. E
Dìjeepdod'Agnolo Caddii', mw rjio* ♦$» 1$^
- ?                                                                                               # -■ y                                    ■'■'''*
Vefto pittore , fecondo che io trovo nell'antiche Vite de'Pitto*
ri manuferitte nell'altre volte mentovata Libraria de'manuTcrit-
ci originali ìj e fpógli' designort Strozzi•■, era veramente Fioren-
tino , e non Veneziano ,• come credette il Vafari',, ed anco fu
cognominato Antonio da Siena , e per alcun tempo ancora An-
tonio da Venezia ; ciò fu a* cagione- deJPefTerfi egli molto trat-
tenuto in quelle Città . Fu buon pittóre ,; e!perchè in quei fuoi
tempi , ne'quali era già la maniera di Giotto tanto ftimatai,
per tutta Europa ,egli bene l'aveva apprefa da Agnolo di Taddeo Caddi , che
aveva operato nella1 Citta di Venezia ; fu neua ftefTa Città chiamatole molto
x adoperato in opere a frefco , e a tempera . Finalmente da quella Signoria qli'fìi
dato a dipignere una delle facciate della Sala del Configlio , ma a cagione dv invi-
dia,e dihiaìiùffizjdi quei profedòrì gli convenne quindi partire,e tornare aìlafua
Patria Fiorenza . In efl'a dunque fece alcune pitture a frefco nel chioiiro di sanco
Spirito , e in santo Stefano . Operò nel Campo santo di Pifa dipignendo storie del
Beato llinieri, incominciate già da Simon Sauefe ; e fra die quella della morte,e
{epoltur
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5<S DEC£N. K élS$C. IL M 1340. 4 %%&.
fepoltùra^ì, quel: Beato ,netle quali rapprefentò alcuni ciechi , e indemoniati con
altri infermi:, e fra;quefti un idropico , tutti in atto d'ef&re miracolofamente fa-
nati per li meriti di quel santo; le quali figure efpretfe cosi al vivo , e con tanta
invenzione , che furono in qm\ fecole avute in iftima non ordinaria ,* ne fu meno
lodata una nave fluttuante fra le tempefte del mare , nella quale con pensieri ap-
propriati al vero figurò lo sbigottimento de*naviganti , e ie molte ,e varie azioni
latte da marinari per fottrar/ì dall'imminente pericolo del naufragio . Fra le lodi,
che «fosti intendenti fi danno a quell'artefice una fu , che lavorò con tanta dili-
cenza l'opere fue a frefeo , che non punto ebbe bifogno di 'ritoccarle a fecco; on-
de ha moftrato'il corfo di tre secoli efferfi quelle per cagione di tal fua accuratez-
za così ben conservate * che fino a'tempi noitri fi fon vedute molto frefche, la do-
ve quelle degli altri anno in gran parte ceduto al tempo . Tornato poi a Firenze,
dipinte per Giovanni degli Agli a Nuovoli fua villa fuor della Porta al Prato in un
tabernacolo un Cnfto morto con molte figure , la ftoria de* Magi, ed il Giudizio
univerfale ; e per gli Monaci di Certofa fece la tavola dell'Aitar maggiore :,• e per-
chè fu intendentiilimo di Botanica, e dell'arte Chimica, datofi per ultimo tutto
all'efercizio della medicina , della quale fempre fi dilettò , è fama, che nella me-
defima Gittà di Firenze, medicando gl'infermi nella peltilenza del 13-83. di
cui fa menzione il noftro Rondinelli, e nella fua età di circa anni 74.finifle il cor-
fo fua vita.
%.. /f
P 1 T * Ti ORE
Pifcholo di Iacono di Cafemine ^
-r<t
fi
A un,Luca Spinelli , che,nella cacciai 4'(ShiUèllini partì di
Firenze , andandoféne ad abitare in Arezzo > nacque Sp nello,
perciò detto Aretino . Queftì fino dalla fanciullezza col iolo
aiuto della natura , e dell1 inclinazione al difegr^:, (ecefi,quii|i
ragìonevol pittore. Occorfeintanto chelacò|^(i;Càfentint)i.d
Arezzo fi porfafle , e che alcune cofequivKÓi|igoefie ; òri^e
a quello accoftatofi Spinello , fece co'fuoi pi^mjrantq pro-
,,,,. ,, ^ttoVche in breve l'avantò di gran lunga , ed^cquiitorTrgran
r\ome'.)] che peremo avvenne ch'egli, fofTe chiamato a Firenze, e funegli dato mol-
to da^perare nell'arte fua. Dipinfe per le Chiefe di santa Maria rtovellà, del Car-
mine ,* e di santa Trinità. In santa Maria Maggiore colorì la Cappella principale
con iftone'della Madonna , e ài sant'Antonio Abate ; ed ancora dipinfe la stona
della sacrazione di detta Chiefa fatta da Papa Pelagio ; che così fi legge nella in-
frazione , eh'è, nel muro a man delira .del Coro all'entrare , e non da Papa Pa-
squale , come fcrifle il Vafari./ Operò nei sacro Eremo di Camaldoli ; in Cafenti-
110 ; ed in molti altri luoghi di Tofcana . In Arezzo , e fupi contorni fece opere
infinite a frefeo , e a tempera, e fra èffe nella Chiefa di santo Stefano , fabbricata
eia dasli Aretini in memoria di molti santi, che in quel luogo da Giuliano Apo-
V
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NOTIZIE Òr LORENZO WLOCNESEl 57.
fìata per la confezione della Fede di Crifto furon fatti morire . Colorì molte fio-
rie con grandina diligenza ,* e di piti vi dipinfe una imagine di Maria Vergine
in atto ài prefentare arFgliuolo bambino una rofa ; ed efpreffe quefta imaginfc #
al filò folito , con afpetto così devoto , e fu confervata con tal venerazione , e te-
nuta fi cara , che dovendo!^ in tempo demolire quel Tempio » (brionia fegare , e
bene allacciare , e con grande fpefa in una Chiefetta dentro alla Città la porta-
rono , dove poi fu, ed è al prefenteda'devoti Cittadini riverita. Molte altre ima-
gini di.Maria Vergine fece in tabernacoli fparlì per quella Città , che tutte fpira-
no devozione maravigliofa ; ne quefte fole » ma tutte l'altre , che furono opera
della fua mano anno una particolare prerogativa di muovere a gran compunzione
i riguardanti ; dono, credo io , conceffo ad elfo in particolare per la fua efempla-
re vita , e Angolare carità , a cagione della quale , per quanto ne fu fcritto,
egli , comefratello della Fraternità quella Città , nella Pefte del 1383. molto
fi affaticò nel vifitare gl'infermi , e feppellire i morti ; per la qt?ale eroica azio
ne , ficcome fu caro a Dio » così fu odiofo al comune Inimico , che molto il per*
leguitò ; ed occorfe quello cafo , che avendo effo Spinello dipinto nella Compa-
gnia di sant'Angelo il Demonio in atto d'effer cacciato dal Cielo , ed effendofi
ftudiato di farlo deforme al poifibile, qnefti gli comparve una notte in fogno co»
terribile afpetto , e gli domandò dove elfo raveffemai veduto così brutto; on-
de Spinello , che vecchiflino era » rimafe per nn pezzo forte fpayentacò. Viflfe
poi fino all'età di novantaduenne, e finalmente in detta Cirri d'Arezzo pafso^à
qnefta all'altra vita,lafriando di fé fama di gran virtuofo nell'arte $ e di ottano
Criftiano •
-—unii.
:t ti"'» •'
LORENZO BOLOGNESE
PI T T O R E
*■                                                                                                                                   ",■'■■'                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                v-< (*                                                                                                                                                                    ^. ,
Difcepolo di Franco Ttologncfe, fioriva 15 40.
. %                                    \jt
Oetaneo , e forfè concorrente di Vitale Bolognefe,, fotto la fcuola di Fran-
co miniatore ,'atfefta il Malvafia , che folle quefto Lorenzo , e lo cava
da una aliai buona conghiettura del vederli bene fpeflò 1* opere del primo,
o allato, o rincontro a quefle del fecondo ; ciò nconofedi particolar-
mente nei chioftro de'Frati Domenicani di Bologna j e dice 11 medefimo , che di
mano di quell'artefice foffero pitture a frefeo nell'antico chioftro de'PP. Conven-
tuali , da efJì poi, chiufo, e rirato ad, ufo proprio; e feguendo l'atteftato del Ma-
fini nella fua Bologna , e del Bumaldo , dice ancora che fonerò fue pitture nell"
antichiiiimft Chicfa di santa Maria di Mediaratta, •
, ■ *ft "> .-v ■■-.' •■■'> ■ ;;■■.!. ,••■■* ">tt , 1........... ,. ■•<,<*
mAbm
H                                      GIOVAI*
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$ 8 ÙECÉN.T'. M SEC. IT. U i Ì40. 4 1 j 50.
GIOVANNI DA MILANO
P I T T 0 RE
, Dìfcepolo di Taddeo Caddi y fioriva del 1350»
; Ltre aireffere fiato qnefto artefice difcepolo di Taddeo Caddi f
gli fu afcche ficonfidente-, edamico, che ad efiò-alla fua morte»
che fegnì del •% , ..raccomanda Agnolo, e Giovanni fuoi fi»
glicoli, acciochè egli conti nuaflfe ad airtmaeftrargli in quell' ar~
ter >; nella quale egK medefìmo già ave vagli incamminati •
O^èiò cottili-'Vài maniera Giottefea y e farono fue pitture m
A-fcefìlaTribima: della Cappella maggiore , dóve fece un Croci-
futa, la Vergine , e santa Chiara » e nelle facciate > e dalle bande, storie d* Maria
Vergine > In santa Croce di Firenze, una tavola per V Aitar di san Gherardo da
Villa magna ; ed in Ogaiflanti > Convento ove già ftavano i Frati Vmiliati, una
favola , che allora firpofta ali*" Aitar maggióre v Condottofi poi a Milano fua pa*
tria x colorì mette tavole a tempera , e quivi fini il corfo di fua vita»
PITTORE
Difcepólff dt*
nata*.
» #
* *
ON mancarono alla Citti di Siena irr queftl tempi fuoi pittori, uno de*
quali fu Duccio , che molto operò a chiaro feuro . Fece per il Duomo
di quella Città una tavola > che fu meiTa air Aitar maggiore , e poi do-
vendoli porre il Tabernacolo, fu levata , ed in alifo luogo di quella Cat-
tedrale appefa'. Vna fua tavola ci fu mandata a Firenze per la Chiefa ài santaj»
Trinità 5 nella quale è dipinta Maria Vergine ; e quefta non lafcia dubitare dell'
effere coftui ufeito della fcuola di Giotto , o de' fuoi difcepoli . L'anno deiia cru-
dele mortalità" del 134& dipinfe la Cappella della Piazza di quella fua patria. Operò
finalmente per la Città di Pifa > e furono anche portate fue opere * Piftoia , e a
Lucca »
                                  {•• -
-•ir
yoMì
Mi
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NOTIZIE DI TOMMASO DI STEFANO
TOMMASO DI STEFANO
Detto GIOTTINO
Difcepolo di Stefano Fiorentino fuo Padre, nato 15 24. *J* I j 5À
Vefto Tommafo imparò l'arte da Stefano Fiorentino Tuo padre;
poi dato/i a ftudiare l'opere di Giotto , ne riufcì così grande
imitatore, che ne fu chiamato per foprannome Giottino : anzi
giunfe a tale , che dicevafi in Firenz» per ifcherzo,che in lui non
operava il proprio fpirito , ma quello dello fteflb Giotto , tanto
che furongli date a fare molte opere a frefeo per le Chiefe ài Fi-
renze , che io non mi eftendo in raccontare , già che oggi più
non fi vedono per eflere ftate confumate dal tèmpo > o levate » per dar luog© a
pitture moderne,o rovinate infieme con gli edificj ,fopra i quali furono dipinte. Vedefì
fero in san Romeo una fua * allora tenuta belliflìma » tavola d'un Crifto pianto
«alle Marie , che veramente pare di propria mano di Giotto. Operò anche di
fcultura , e fece di fua mano una delle ftatue ài santa Màri^ del Fiore, alta brac-
cia quattro, che fu pofta da quella parte verfo dovè poi furono i Pupilli. Dipin-
fé in; Roma , ed in molte altre Città d'Italia . L'anno 1543. che di Firenze fu
cacciato , dopo un anno di tirannico governo, Gualtieri Franzefe 3 e Conte èi
Brénna , detto il Duca d'Atene , dopo efle^gli nel Gonfaìonierato di Paolo Bordo-
ni polta taglia di diecimila fiorinid'oro conpromelfa djgrati priyileg; a chi l'avefle
neccio, o a- eflelo dato vivo nelle forzedé* Fiorehtirii j fri fittt*di|wgner< a Tomma fo it
ritratto di lui a frefeo nella Torre del PalagiosdebPqteftà , Oggi -del Bargello , ed
infieme quegli di tutti ì fuoi minifìri, con mettere fopra la tetta , ed a piedi l'ar-
ane delle famiglie'loro : -Ciò furono Cerrettieri Vifdòm ini » Rinieri di Giotto da
^an Gimignauo , Guglielmo d*affisi, Gabbriello fuofigliuolo ; Mehaduflo d* Afco-
li, e Fra Giotto fratello di Rinieri, non ottante che Guglielmo , e '1 figliuolo fó(-
fero flati morti a furore di popolo, ed a perpetua loro infamia fecero feri vere nel-
le mitere di ciafct*rnO?alcuni mal compofti ver/ì, i quali oggi per l'antichità > non
che leggere fi poflano , ne meno Ci veggono :ma ave ridògli \»o in -alcune antichifll-
«ne memorie riti ovati Vquegli appunto che furono allora compoiii; noa holtima*
Co che fìa per efiere' del tutto .{piacevole lo feri vergi* in qudto kogo.
Il Duca d'A-ene a'traditori dipinti allato a lui mitaati..
Avare traditori i fot crudele
4 ; ;•; Lufjuriofo ingiuflo } e [pergiuro
                                 ~f
Giammai non tenne Tuo (tato fìcuré m
M* Ccrmt cri Viktonum p»#ntcniK>rc éi lk>crcà'al'PucA«
k
               Come potevi tu durar signore =               1,
Emendo innanzi in peccato involto
iiai«i sk ' ^ me P€r tm "coà/tgfìo avermi ' tolto ì *
               M. Ri-
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€ó DECEN. V. M SEC. IL Sditi 4$. al 1 '. j y 3.
, Ri-ièri Gk>«i da san Ghignano Capitano de* ìanti $et Palagio a|
Duca.
0e& cawf degnamente mi potevi
Far Cavalier
5 che tu 5 erf io avari
Starno
* e fempre fumm& più che Mia*
Tradendo fempre l'uomo
, che ti fida ì
M» Guglielmo d'Àfcefi allora Capitano del Popola al D'cr-es
Tu mifacefli più eh' altr uom crudele
!
                  Pero mi grava più la tua partita ,
Che In quel furore , ch'io mi perdei la vita v
Gabbriell© figliuolo di étfoM. Guglielmo
Aver Padre eruiel m era diletto
Poi vidi gli occhi fuoi in pale fé rnfegm y
E quello avviene a chi mal e' infegm
-
.".ff/L Meliaduifo d'Afcol» allora Poteilà di Firenze
lo porto folto la lima » e la fraude
E di te m ingegnai farfy Signóre
                                     
Or ne fé fuor per tuo poco malore:*
fotte Gotto da San Gattigliano featéiio dei Gfpfrarfo ck'Fantkou vm
libro
in roano
*
              %$■ PM ** iMwft? dì me e mìo fratelli                         "
i               ; Wédw £ tmtmdkm * e t altro ingrato^                          hi
Ckvedkr m di (ignori* cacciami
W notiffimo* per 16 noto scorie ai decreto', che fecero i Korentini > efe m
ternaria della ricevuta grazia per la cacciata di quel tiranno fi dovefl© per Tw
•venire ©gn^annó^ folennizzare come Pàfqna il giorno1 delia feifci viti-di sant'Anna,-
•Madre della? Gran Madre di Dio», e che nello fteflb: giorno correr fi doveììb nm pa»
Modi panno* lucchefinO»e;fi faceflbro,iolenni wfficj>. ed ofi%ta per. lo> connine , e
^er tutte l'arti,»e. ma^^
                                  ••■■.'<■ ,5vV?j : ' "u^"'
-■/ Tornando1 ora a* Gioteino'&, egli lu-fielìr arte te molto- defiderof©' di gloria
che però fempre1 dipinfe eoìii diligenza y ed- accuratezza $ ferirà fermar fi; punto nc$-
& confiderazionedeiguadagno, che quindi a lui veni0e:,. e piu.rojìo a fe fkf-
fb volle eglifodisfarey che alle proprie comodità 5 onde per poco1 bei? nutrirli:, e
molto affaticarli fi morì tìfico rjSnno'dellasfua■età*$i^l£j|&Éa> arteficeda coloro ,
che dopo di Hii ne'trafcorfi secòii*fcr$er0 de1 npilr,r Pittori ^ ykn affai lodato, e
particolarmente dà Criftofano Landino nella fu a prefazione al Coment© di Dante*
Ebb£ GiOttin© molti difcepoTi riella pittura y dfe* cjuefti Giovanni* Tofikani Are-
titio , «the imitW molto la (uà maniera ; onde fu fatto operare per tutta la fofea-
ira , e particolarmente nella fuaHfpatria >• dove nella Pieve dipinfe la Cappella dì
satra Maria Maddalena de'TuccerelU | e nel Vefeovad©, una bella Nonziata con
san Jacopo, e sa» Filippo j opere cj$ il tempo disfece # e furonvi poi ridipinte
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NOTIZIE DI D. SlLVESTtp MONACO €i
marftri. A Pifa mandò diverte fue tavole , cfeefuron pofte nel Duomo ,ftatene
poi levate per dar luogo alla moderne pitture , e nella Terra d'Empoli colorì nella*
Piere in un pilaftro un san Iacopo Apoftolo .
                       f                         ^"
.. - '                                                                                                   :                                                                                                 ' '- ■-                                                                                        : , '-:>>' ,'
Km i* —a»               lui            ima—»—»                        .....irli-         nini ..ni mi ».......i.........ii mxj. u«t. ■ n '^.....»■ ....... m-*mmm
DON SILVESTRC
MONACO CAMALDOLESE
del Monaftero degli Angeli di Firenze
M I NI A TP R E.
uole ogni dovere che fra coloro s de* quali abbiamo fatta men-
zione , che ad efempio del famosiffimo Giotto s' applicarono in
quefti primi secoli del nforgimento della, pittura , all' arte del
miniare 3 io faccia alcuna ricordanza di Don Silveftro Monaco
Camaldolese del Monaftero degli Angeli di Firenze , come 'que-
gli , che condufle opere fi belle e per diligenza , e perdifegno >
per quanto quei tempi comportar poterono , che meritarono
non pure gli applaufi de* gran Monarchi, ma eziandio degli ftefli
ptofeflòri del fecol buono . Ma prima è da faperfì , come circa gli anni del Signo-
re 1^40. venne nel no^in*^.M^^fteix»^:M0iì^6<d^.^anti coftumi, chiamato
Don Iacopo Fiorentirìà, il quale molto ftimando ogni piecólOf avanzo di quel tem-
po , che non occupavano le fue offèrvàrìze; ( virtù propria piamente di Religioii
molto perfetti per defideriq di ben fervire.a Dio » ed alla Chicfa fua ) erali con_#
grande ftudio guadagnata una maniera di : fcrivere in quella fotta di carattere
grotto , che (ì ricerca pe* libri da coro J che per lo più fcriveyanfi fopra carta Per-
gamena, che con moka ragióne gli vien dato nome fra gli scrittori del più eccellente
in tale facoltà , di quanti fotìero [itati avanti'a lui , ed anc-he per più fecoli poi.
Quefti non folamente fcrifle per lo Monaftero tuo finoa venti pezzi ài libri da Coro,
i maggiori, cheaveifé veduta T Italia tutta fino tljftie tempo,ma eziandio moltiffi-
mi per Roma, Venezia, e Muranoy per lo Monaftero dì san Mattia della ftefla
Religione; per Io che nefuceìcbratfom vita da o*rtuno, che Conobbe fua gran virtù
(ò particolarmente dall' eruàitiminoTR Paolo" Orlandini Monaco del tuo Ordine ,
che in fua lode compete molto in verfo latino ) ma dopo fua morte vollero i fuoi
Religioii in memoria di lui confervare in una degna cuftodia quella fua mano ,
che iì eccellentemente , e rei!giofamente tanto operò in fervizio del sacro canto .
Or quefto Don Silveftto , di cui ora fiamo per parlare , che fu fìngulariffimo nei
lavorar di minio , avendo avuto in forte di vivere ne'tempi , e nello fteffo Mona-
ftero di Don Iacopo, fu quegli, che con fi marav/gliofo artifizio , e diligenza ab-
bellì con fue figure tutti i notati libri , che vedute , come dicemmo., da ottimi
protettori de'buon secoli, furono eftremamente Iodate ; e tappiamo , che venendo
alte 00A13 Città di Firenze la Santità di Papa Leone X. egli gli volle federe, e bea
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6% DECENèKM $m*lLdel ipfièA i15®.
cottfidcrare ad un per uno ,confeffando avergli molte volte féntiri lodaredàlMa§ni*
niheo Lorenzo de' Medici iuo padre • e dicono i che dopo avergli tutti ben veduti*
ed ammirati , mentre ftavanfi aperti fopra le profpère del Coro ,;proroppe inj>
queite , o firn ili parole* Se quefli fofìero fecondo l' ufo della chiefa Rimana ,e non co*
me fono
» fecondo l' ordine Monadico j e ufo di Camaldoli , ne vorremo alcuni
Petti per la. Bafdìca di san Tietro , ove già fé ne confervavano due altri ,
che tenevano per di mano de* medefiifli Monaci, con dare a'M©-
v I iiaci per effi un* adequata ricompenfa . Giunfe a tanto il conr
cetto, che s'ebbe per ognuno della virtù di quefto uomo ,
ma particolarmente da tutti i Monaci, eheeflenrìo
venuto a morte j vollero che fotte a lui fatto
io fteflb onore, che fatto avevano a detto
;
          Jacopo ; che fofle la mano fua^#
delira ftata operatrice di
lavoro tanto infigne con* ,
("K.
jfervata in degna cu-
#odia ad eter-
na memo^
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s s NOTIZIE DI ANF^EA CT£AGNA< * j
C E N N A L E
BEL SECOLO I /.
D A L U C C C U Jl L M C C C L X.
D E
VI
Altrimenti di CIONE ORCAGNA, ,
detto dal Vafari ORGAGNA,
SCVLTORE, E ARCHITETTO FIORENTINO, [
Vifcefdo £ Andrea Pifano 9 nati 1520. «$* 1$ 8p#
Ttefe Andrea Orgagaa neYuof principi, come ci Jafciò fcrit:
to il Vafan, all'arte della fcultura, dipoi dato/ì con eran-
de ap^ca?ione al difegno collafcorta d* Agnol Caddi, e di
Bernardo tuo fratello divenne pittore; ed io trovo ch'eli fi
matricolò oer pittore non prima che l'anno 135& foche
non
pare che errafle punto il Vafari in farcelo per qualche
tempo fcultore, e poi pittore .-egli è però vero ch'eli tro-
va/i deferì tto al libro della Compagnia de'Pittori fotto nó-
me d Andrea di Cione , p Cioni del popolo di san Michele
,, -, • , Bifdomini fino del j ? 50. al qnal numero vedefi efare ftato Cmi. "A-
aggiunto di diverfo carattere il numero di ip. Aiutò Bernardo l'anno 1*50. a di- * Maria
pignere la Cappella maggiore ài santa Maria Novella della nobil famiglia de'Rie- Novella
tri tichicilone dal Padre Fra Iacopo Pacanti Religiofo di quell'Ordine de'Predi- M,„ ,r
catari, uomo di gran bontà , 0 dottrina, che allora, viveva in quel Convento , af. sS
Mendo alia gran fabbrica della nuova Chiefa. Occorfe poi ^ao? d'Aprile del i*3
che in uno Arano temporale cadde un fulmine fopra il campanile elTa Chiefa ,'
il quale okre ali avere fpezzata in più parti una figura d'un Angelo di ferro di
A-tlll qfmì *Ìl qUale C°n W:»gfiP ftffo girando attorno un gran palo pure ,, v
di ferro, dimoftrava 1 venti,agtufa d'una Ùmile figura , che fi vede in V.truvio, ^att'Vl,?-
e-ratto del palo un'arco , corfe di repente in effe Cappella maggiore , e talmente lBtC*W*
abbronzo » percoue # e guaito quelle pitture, che eUe rimafero in iiìato di nou
poterli
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$4 DÉt^NiTtJéiWC^M^^jHWfìeB^
poterli più godere , e paflato un intero secolo è ftatafi la Cappella fempre così ; fi-
nalmente ad iftanza di Giovanni Tornabuonì fu di nuovo dipinta dal celebre pitto-
re Domenico del Grillandaio . Colorì poi, come a fuo luogo fi dira , Andrea in-
terne col nominato Bernardo fuo fratello la gran Cappella degli Strozzi nella mè-
de/ima Chiefa, nella quale(come anche a* prefenti tempi fi riconofee ) rapprefentò da
unaparte la gloria de* Beati, e dall'altra figurò l'Inferno.» e quello djfpofe fecondo 1*
invenzione del divino Poeta Dante . Io trovo ncll' infigne Libreria de' manoferitti,
€ fpogli dell'altre volte nominato Senatore Carlo Strozzi, al libro fegnatolet. G. a 18.
che f Orchagna ad iftanza di Tommafo di Roflello Strozzi dipignefle per detta
Cappella anche la tavola , della cui allegagione lo fteflb Tommafo fece un ricor-
do, che quantunque alquanto informe fi rÌconofca,ètaleappuntoqualea luibaftòper
aiuto di tua memoria in ordine alle varie circoftanze, e pattidi ella allegagione ; con-
tuttouò penfo che fari caro al mio lettore , che io lo porti in quello luogo tolto
a verbo a verbo, ficcome nel citato libro trovafi regiftrato .
Qui apereffo faranno ferì f
parte
5 & Andrea vocatoorehanghia
Ch'io Tommafo di J{ojfeilo detto ho dato a dipgnere aì
d* altare la quale è fatta per l altare de.
in Santa Maria novella di lalgez^a di braccia v.foL
I.
muivi 5 o intorno dela dipigniere il detto Andrea a
tolore fine maeflerib y& oto
,• arient* 9 & ogni altra*
veramente de mettere in tutta la tavola ciuori fogh
folameute le coione da lato de* mettere ariento do*
velia ditta tavola
, e£* quante figure che per me tatnM:
dare compiuta
, &< dipinta la detta tavola d orni fuo tris*
iricento cinquanta quattro a venti mefi r & quefto dì li demo
v
tvenijfe che il detto Andrea noci dejfe compiuta , &* dipinte
mi de dare pe ogni fettimdna che ptu la penaffe a dipingi
fecondò parrà alla defcreitione di detti Arbitri ferini mi
& fuo maejìerio % oro 9 colori
, e£* <{£»' *l*r* cofa fior, ce,
fi & in tal modo 9 che meno fé ne venijfe fé ne de
fìare al giudizio
& Carlo delti StroxQ j & fiate Iacopo di Andrea cofe la fa*
tie ^eniffe pi» del fopradem prez^ dobbiamo ftare al giudìzj&
paolo > Carle » e frate Iacopo.
Fin qui il ricordo di Totnmafo di Roflello Strozzi,
Col quale anche fallì vedere affai rnanifefto l'errore prefo dal Vafarì, e da
un moéemo, che l'ha (eguitato,chiamandoqueft' Artefice AndreaQrgagna, quan-
do ve-
s
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NOTIZIE V ANDREA OX£AGNA l - ' ■ tf$
do veramente egli dicevafi Andrea Órcagna ;tà io n'ho un altro atteftato per quanto
leggefi nell'antico manofcritto nella Libreria di san Lorenzo , dico'delle Novelle di
Franco Sacchetti , la dove nella novella 13-6. fi dice
£ fra £ altre quejlione muffe uno the aveva nome £ Or cagna , il quale f%
cafomaeftro dell 'Oratorio di noftra Donna d'Orto san Michele
, ejualfu il mag-
gior maefiro dì dipignere
, che altro che fi a flato da Giotto infuori , ec.
Ma giacche non fo come, mi fon trovato in difeorfo del vero foprannome, oca-
fato di quell'artefice * contentili il mio lettore , che 10 , come per ifcherzo dica
in quello luogo ciò che forfè porrebbe affermarli intorno all'etimologia «fello ftef-
fo ] è dunque da faperfì come la voce cagnare, quantunque rare volte , 0 non mai
fi trovi nell'antico , e moderno tempo effere Irata tifata in Firenze , era però 3 fìc-
come è ancora al prefente affai propria di alcuni popoli d'Italia, e fuona lo fteflo,
che a noi cambiare; ond*è che potrebbe chiamarli colui che cambia oro, colui che
ero cagna
, prefo poi per Soprannome con poca abbreviatura, colui che onagiaa , e
volendolo nominate per eccellenza fenza il proprio nome direbhefi/,cwtf£»<e, cioè colui
che fa il cambiatore d'oro
: e tanto badi intorno al cafato, o foprannome del noftra
artefice *
Chiamato a Pifa, dipinfe nel Campo santo una grande ftoria del Giudizio uni*
verfale j ed in un altra figurò tutti i gradi de* signori del mondo immerli fra dilet-
ti di quello ; e in altra parte fece vedere i pentiti del peccato in atto di rifuggirli
alle montagne fra gli Anacoreti ; da baffo efprefle la figura di san Marcano , che
a tre Coronati fa vedere tre cadaveri di Re defunti non del tutto confumati. Nel-
la ftefla Cittd nella Chiefa dalla cofeia del Ponte vecchio fece alcune opere di fciil-
tura . Tornato a Firenze , gli fu data a dipignere la facciata delira della Chiefa
di santa Croce, dove toltane quella di san Maccario, rapprefentò le medefiméfto-
rie , che nel Campo santodi Pifa fatteavea , le quali poi nel palfato' secolo per
occafione della fabbrica delle nuove Cappelle furon gettate a terra .In quella del
final Giudizio dalla parte degli Eletti ritraile al vivo molti fuoi amici j e da quel-
la de'Prefciti effigiò i volticele perfené di coloro, a' quali egli voleva poco bene .-fra
quelli ritraffè un tal Guardi Meilò del Comune in atto d'eflere dal Diavolo ftrafei-
iiato per un uncino allo'nferno,e accanto a quello,Cecco d'Ascoli medico,altro-
logo , ed anche poeta , di cui io leggo nella reale Libreria di san Lorenzo alcune rime
intitolate L\dcerbaFita;ed un trattato di sfera in lingua latina ne va attorno ftani-
pato d'antica (lampa fotto titolo di.Cica ^ifculani ,, infieme con Autolieo ,e Teo-
elofio , ed altri autori di sfera , e fu quegli che ne'tempi di quell'artefice era flato
in Firenze per erronee opinioni , e antologiche superftizioni morto , e abbruciato:
concetti bizzarri in vero furono quelli dell' Orcagna , ma non fo quanto lodevoli
per la dignità del luogo , e per la terribilità della ftoria rapprefentata ; coli'una, e
l'altra delle quali cofe,male li accordano limili baie . Datoli poi agli ftud) d* ar-
chitettura , fece in quegli Ci gran progreflì, che in breve potè con fuo modello
edificare la bellifilma loggia de'Signori, al prefente detta de' Lanzi nella piazza
di ella Città di Firenze, e la gran fabbrica della Zecca; non è già vero che egli, come
fenile il Vafari, nella facciata di quella loggia intagiianVtutti e fette gliomamenti,cj
figure di marmo di mezzo rilievo rapprefentanti le fette virtù teologiche, escardinali,
perchè io trovo negli antichi libri di ricordanze del Provveditore dell' Opera di S. Re-
parata Srieri di Francefco degli Albizzi , che le quattro vinii cardinali furono in-
tagliate da un certo Iacopo cu Piero circa agliamii 136$, come io nelle Notizie
' "' E * '"' "*JT ■■••'-'• ■-■ -w*               - 'diluì 1
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66 DECSN. Vi. et SEC. IT. dd i j j o. al t j Sol
ài lui ho narratoy non. ottante tatto ciò, che da altri » feguitarido il Vafari, è fta~
to erroneamente fcnttOj ma di quello errore del Vafari, e dr altri dopo di lui par-
leremo' in fine della pcefente narrazione > Occorfe intanto la terribile mortalità dei
A<mmin, 1548» dopala quale non folamente toccò in forte all'Orcagna di rimaner vìvo (ciò
1.1^,508* cne a molti uomini famofi per arti , e fcienze non riufcì, e fra ellì ai noftro Gioì;
Villani fcrittore della storia Fiorentina) ma gli fu occafione di renderli più glorio-
fo ne i secoli avvenire , come più a batto- diremo . Molti ftorici fanno menzione
di'quella mortalità , e fra quelli affai difrufamente Matteo- Villani nel principio>
della fua Cronaca;,ma ciò non ottante non voglioiolafeiare di farne in queftoluo-
go un breve ><5 ftretto racconto , non fólamerità perchè da quella nacque occasio-
ne al uoftrd artefice di fare nella Città di Firenze un opera di {ingoiar pregio; ma
ancora per far con quelli miei ferirti tuttavia più noto al' mondo quanto fia tre-
tneiido il braccio della Giuftizia diDio, allora che rumane fcelleratezze fon giun-
ge al termine loro pteferitto dalla di lui sdfferenza. Negli anni dunque di no-
$$% fakitè' L^4^ nelle parti d* Oriente verfo il Carato ,. e 1'India superiore , ed al-
tre addiacentiProvincie a quei mari dell*Oceano fi feoperfe una pettilenzavelenofa,
té. quale mcòmiueiando dallo frmtodd fahgue, dava ad alcuni fubito la morte, e
ad alcuni altri dopo due y o tre giorni,. o poco più * Era quefto male così conta-
giòfo , che in momento fi comunicava agli aitanti degl'infermi > ed a quanti al-
tri aveflero con ioro^ per breve fpazio di tempo trattato ; ài più ingrottava nota-
bilmente Tanguinaia ,* ad-altri veniva un tumore fotto alcuno delle braccia , o in
altra parte ; non fu appena panato; un anno ,da che aveva tal male avuto dia
principio,. eli' è fi difatò per tutta f Afia ; quindi panato a' popoli del Mar mag-
giore » irt^orìa » Turchia , Egitto > e Riviera del Mar rodo. E da Settentrione
infettata là Ruuia , la Grecia, 1* Armenia , ed altre vicine Provincie fece grandi
ilragi » Fu poi mediante le Caler© de'Genovefr , e Catelani , che dai Mar mag-
giore in quei tempi 11 partirono per fuggir l'infezione, portata in Italia . Comin-
ciò nella Sicilia ^ e poi col ritomo delle Galere a Pifa , e Genova infettò quelle-*
Citta . Occupò le marine dklfAffrica , e fue cotte verfo Levante y e le rive del
Mar Tirreno ; poi le parti eli Ponente , la Sardegna , la Cornea P ed altre Ifole a
quefte vicine ; ftefefi a Mezzogiorno>> dove fece maggiori ttragi, che in altra par-
te , finché nel 1348'. l'Italia tutta retto prefa da (ìmile peftilanza , toltane la Cit*'
ti di Milano * ed alcune di quelle Città r che- intorno all' Alpi dividono' 1- Italia^
dall' Alemagna*, le quali poco furono oftefe dal male . Pattate le montagne ,-tt'efeft
in Provenza,; Savoia ,? Delfinato,, e Borgogna ; per le marine di Marfilia, d* Acquai
jnorca > e-per la Catalogna , nell*Isola di Maiolica v Spagna , e Granata ; e nell*
anno 1349. già aveva occupate le; riviere del Mare Oceano>, d'Europa , e d'Affri-
ca r Irlanda, Inghilterra, Scozia* ed1, altre Isole di Ponente ? benché ili Brabantéfa-
cefle poca oftefa. Nelf anno Tegnente 13,5 o..pereofiègli Aferrtanm, ed Vngari ,-la Fnfiat.
Danimarca r i Goti , ed altri popoli da Settentrione .• Durava per lo più quello
male per ogni laogo cinque mtd . Fra gif infederi occorreva bene fpeflò , che per
timore* di quello mortifero veléno , le mogli i mariti, ed i figlinoli i padri toc-
chi dal male abbandonavano , ciò che alcune volte fra perfone poco rdi-
siofe >ed- umane occorfe anche in Criftianita; dove all'incontro% furono da altre-*
efercìtati atti eroici eli carità nell'offerir fé ftettl a perder la propria vita nella cu-
ra degl'infetti. Nella Città di Firenze cominciò quella pettiknzanel mefe d'Apri-
le del 1.^48. e vi durò fino' al principio di Settembre dello ftefio anno , ed in così
peco tempo di cincjue meli mpritouo in- Citta ,. e fuori pm de 1 tee quinti
delle
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£ Hmi%fè & ANDREA OTifAGNA.           é%
ielle perfone, i pia gente minuta/e plebea, come più difpofta percaufadé'difagi,e
patimenti, a limili mi Cene ; e vogliono che il numero de morti arrmffe in Fken-
2e alla fomma di centomila . Il noftro MeOer Gio; Boccaccio , che dopo quindici
anni, cioè nei 1363. con rata eloquenza la defcrifse , dice
Che di tanta efficacia fu la qualttk della pefii lenza nelCappicearfda uno ad un*
dtre
[fono fue parole] che non {blamente ì nomo air uomo , ma quefto the è Roncj,-ne}*
molto pi» affai volte ^vifbilmente fece ycioe che la co fa de IC uomo infermo flato, Relat. del
€ morto di tale infermità, tocca da un altro animale fuori della fpezie dclC uo~ Conta£"
pi§ , non folamente della infermiti il eont&minajfe , ma quello in fra èrcvtfli-
mofpazio uccidere »
Fin qui il Boccacci». Fu collante opinione > che non inferiore folte il numero
de' morti per tutto il mondo di quello , che a proporzione fu nel Fiorentino, e lo
fteffo Matteo Villani col parere de*più favi tenne opinione , che avuto riguardo al
numero di coloro , che vivevano nel tempo dell' univerfal Diluvio , e di quegli che
perirono in quefta mortalità* foife maggiore il numero di quelli, che di quegli. In
quefto cafo dunque occorfe in Firenze , che un numero grandiilìmo di Cittadini §
che dopo aver veduti morire tutti i loro figliuoli , e congiunti , anch' elfi mori-
rono , ne i loro teftarnenti iafriaflcro da diftribuirfi in onor di Maria Vergine , ed
a poveri 'di; Di© per mano de* Capitani della Compagnia della Madonna-di Otto
san Michele , che in que' tempi , iìccome poi fempre è ftata , era in gran venera-
zione della Citta per le gran iimofine , che per le mani dc'niedefìmi eran folite di-
ftribuirfi ad ogni fotta di perfone bifognofe , lafciaflero dico fopra trecentomila_#
fiorini d'oro ; onde adunatali così gran fomma di danaro, con quello di più, che
anche fu offerto in quel lacrimofo tempo in onore della sacra Imagine di Maria
Vergine di efto luogo in fegno di ricevute grazie , rifoìverono i Capitani di farle
attorno un funtuofo tabernacolo di marmi. Di quefta fabbrica fu data la cura ad
Andrea , riconofeiuto allora per il più valorófu maeftro , che in quel tempo ope*
rafie d'architettura , e maneggiafle fcarpello . CondiuTe egli adunque quefto ta*
Vernacolo , commettendo con maravigliofo artifizio l'infinite parti di effo fenza
calcina a forza di fpranghe di rame impiombate, con tanta aggitiftatezza , che
fembra d'uri fol pezzo , e lo diede finito del i$$. provali effete (lato il cofto di
elfo infieme colla loggia novantafemila fiorini d'oro. Nella parte pofteriore del
medefimo tabernacolo fcolpì di mezzo rilievo una grande storia della falita al Cie-
lo.di Maria Vergine , tenendo , ficcòme anche aveva fatto fempre nelle pitture, la
maniera di Giotto ♦ In quefta storia in figura d'un Apoftolo vecchio con barba
rafa , e cappuccio avvolto al capo efprefte Yeffigie di fé rnedefimo . Vn belliffimo
difegno di queit* opera, con fue mifure, fatto dipropria mano d'Andrea Orcagna vedefi
al preferite , dopo un corfo di 540. anni, beniilìmo confervato neBa fopra nomina-
ta ìnfigne Libreria degli antichi manoscritti, e fpogli del già Senat. Carlo Strozzi.
Soggiungeremo per ultimo, che lo scrittor moderno, di cui parlammo pur dianzi,ha
creduto equivoco del Vafari l'aver affermato, chela sacra imagine di MariaVerginè>
ornata da queito tabernacolo fofìe fatta per mano d'Vgolino Sanefe , dandone^per
ragione iolamente , che sflendo Vgolino morto del 1349. ed efiendo rimaglile fta-
ta dipinta del 1284. non gli pareva verisimile che in quel tempo , cioè del 1284.
Vgohno avelie potuto efier ben infttutto in pittura , che poterle avere una tal
opera dipinta ; e che la maniera s'avvicinava più alla Greca, che a quella che
< i..4, '
                           Jk a i. » . -- ,                          allora v
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0 DECEK VL del SEC. IL dd 11. Jol al i J*eV
allora ufavafi in Firenze ; e finalmente , che l'imagine è Copra legno , e '1 Vafari
dice fofl© fatta da Vgolino nel pilaftro , Ma febbene fi confiderà ,• non averi pia;
luogo il dubbio det foprannominato autore , prima , perchè il Vafari nella fua pri-
ma edizione dice, che Vgohno morì non già nel 1349»ma nel 13 39. e tanto nella prima,
che nella feconda edizione afferma , che Vgolino morifle in età decrepita jficchè fatto
bene il conto, egli nel 1284. potè effere in età di 3©. 0 ? 5.annialmeno, e confeguente-
mente nel più bello del fuo operare ,, e così potè aver fatta quella > ed altre me*
gliori Opere . Secondariamente dice il Vafari nella prima edizione , e nella fecon-
da ancora a lettere apertimene , che Vgolino operò di maniera greca , anzi che
tale antica maniera greca volle egli fempre oftinatamente tenere , non citante che
da molti pittori del fuo- tempore da!lo> freffo Giotto s'operalfe d* afsai miglior'
maniera ; fieehè per quefto' fleìfo. dobbiamo dire, che la pittura è mano d'Vgo-
lino . Che poi ella fia fppra legno, ofopra irauro non l'abbiamo noi voluto rifeon-
tirare ,. barrandoci che ila vera la fuftanza , che è , che la pittura- è della maniera.
d' Vgolino Sanefe ,. e non d'altri , poca importando ch'ella fia fopra legno , o fo-:
pra. muro., e forfè potè effere che lo Stampatore dell'opera del Vafari in luogo di
dire ,. fece1 l'imagine diNoitra Donna per un pilaftto della loggia > ec. dicefle , in
un pilaftro ; e quando anche aveffe così detto il Vafari r troviamo ancora , che il
ìnedeiìmo. » e con, lui molti di coloro ,, che aiana feritte Vite di Pittori, anno tifa-
to dire , fece una tavola nella tal Chiefa , e non per quefto^ s' intende che la tavo-
la foife fatta in quella Chiefa , ma per quella Chiefa > non. nella tal Cappona , ma
per-quella Cappella ,.cioà , che doveva andare in quella Chiefa , o; Cappella ; co-
sì l'aver detto il Vafari ,. Vgolino fece la Noftra Donna neipifaftr© , non ci to-
glie il poter credere ch'egli voleff© dire , che Vgolino av^ffe fopra tavola fatta T
imagme , per rapportarli, e fituarfi poi nel pilaftro >. onde il dubbio, par che fi ri-
«luca ad una mera cavitazione *
v ; Tornando ora ali* Orcagna , fu coftuij»- cu qnefto artefice Io feri vere il fuo nò-
fne neli' opere , e perchè la ma abiura" nella pittura (i riconofeeffe nella fciikura*
e nella rottura quella , eh*egli aveva alla /cultura > ne' marini fcnvev&'.^ndmas Ti-
Bor fétaewt
:> e nelle pitture\Andreas Sculptov faciebat. Molte furori l'opere che fece
Andrea fopra tavole a tempera per diverfe Chiefe di Firenze , ed altre fue tavole
furon mandata al Papa in Avignone, avendone anche lafciate moire imperfette ,
le quali furon finite dopo fua morte da Bernardo fuo fratello, Furon discepoli d*
Andrea Orcagna nella pittura Bernardo Nello dì Già: Falconi Pifano, che dipi ufo
mólte tavole nel Duomo di Pi fa *e Jommafo 4i Marco Fiorentino> che fra l'attrei
«Opere fece ranno 1592. una tavola,.$ alla qnale in sant'Antonio di Fifa Et dato;
luogo nel tramezzo . Dicemmo di fopra•■', e dicemmo bene ,che errò il Vafari >
armando-che tutte le figure delle virtù teologiche;■> e cardinali , che fi veggono
fiella facciata della loggia de'Lanzi foflero fatte da Andrea Orcagna ; mentre io
trovo, che le quattro cardinali furono opera à* un tal Iacopo di Piero. Ora io coll-
iderò x che lo ftefib Vafari nella Vita è' Andrea Orcagna afferma , ch'egli ebbe ,
oltee a Bernardo > un altro fratello chiamato Iacopo > che attefe, ma con poco
profitto5 » alla feukura , e non ci da contezza fé non. d'alcune poche opere fatte da
coftui, e eosrpareehe a prima vifta fi potrebbe dubitare, fé il Vafari, non aven-
do fatto conto di quefto fuo Iacopo, come quegli che non fufle valuto moltinìmo jìi
feultura,che però aveffe fupplito alla fua debolezza il fratelo Andreaj folle venuto a di-
re, che quelle figure follerò ftate intaglia te da Andrea, con tutto che vi avelie avuta
mano Iacopo > col difegno però * e aìEfkrtzA 4* Andrea p aia ciot non potiamo noi
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NOTIZIE PI VEXpiAXpOOZpAGNÀ. $9
dire , perchè per molte fcritture fommamente autentiche , e vere , fappiàmo eh
elle fiiron fatte , non da lino Iacopo di Cione , ma da uno Iacopo di Piero , come
più chiara mento nelle Notizie ài effo Iacopo di Piero dimoftreremo ; e tanto baiti
intorno all'errore del Vafari. Tornando ora ad Andrea, effondo egli finalmente al
fefsantefìmo anno di Tua età pervenuto , fu colpito dalla morte l'anno 1589. Vif-
fero , ed operarono in Firenze ne"tempi di quello artefice affai maellri in scultura,
e pittura , che s'impiegarono nel lavoro del maravigliofo Convento della Certofa,
fabbricato pure in quei tempi due miglia fuori della Citti per odine di Metter
Niccoli Acciainoli Gran Siniscalco del Reame di Napoli, e di Sicilia, i nomi de*
quali maeftri non e è ancora riufeito di ritrovare ; ed i molti fepolcri di quel
della detta nobil famiglia degli Acciainoli, che tuttavia vi fi veggono ne' fotterranei,
ed altrove fatti di lor mano', fanno cono.fcere fino a qual fegno giungefle illorva-
lore , fecondo ciò cì\q in que' tempi concedere potevano *
BERNARDO ORCAGNA
PITTOR FIO RE NTINO,
FrateIh d' Andrea Qnagna * della [cuoia d* Agnol Caddi *
Ertre Andrea Orcagna attendeva" ne' primi tempi de' fuoi ftndj
all'arte della fcultura , quello Bernardo , che fu fub-fratello, e
feeuace della fcuola d'Agno! Caddi, attefe fempre a quella del
dipi^nere ; onde effendo poi venuto voglia ad Andrea , a fine
di render fi in quefte belle faeulti? univerfate ,di farli anche pit-
tore y gli fu di non poco aiuto al confeguìmento dell* intenta
fuo i e finalmente avendo Andrea fatto in quell'arte affai' buon
profitto-, Bernardofé Ibprefein ainto.ed infieme con effo lur conduffe quafi ognifua
©pera . Fra quelle fu là Cappella maggiore della famiglia de'Ricci, e quella degì*
Strozzi in santa Maria Novella , come fi e detto nelle Notizie di effo Andreas .
Similmente tutta la Cappella a frefeo della famiglia de'Crefci nella Nonziata a"
Servi - la facciata ài fuprr di sant' Appolinare; e una tavola delìrincoronazione dv
Maria Vergine nella Chiefa di san Pier maggiore ; gli fa anche m aiuto-; Andrea
nelle facciate del Campò santo di Pifa j ma efiendo Andrea (lato chiamato a Firenze,
dopo aver finite le {culture nella Madonna fu la cofeia del Ponte vecchio , rimafo Ber-
nardo in Fifa, eondufse daperfeftelfeindetto Campo santo un Inferno fecondo l'in-
venzione della Commedia di Dante, che fu poi l'anno 15^0. guaflo,e racconcio dal
Sollazzino Pittore ; e perchè Bernardo foprawiffe al fratello alcuni anni, gli toc<
f areno a finire molte lue tavole > che alia morte di lui craiirimaite imperfette ^
«TSR iRjfr jlfcS* iftgiffi Jk-'Sfc
*m
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70 DECSN, FI.èlSMC IL ék 13 $0. ** 136.0,
fi
BERNARDO DADDI
PITTORE ARETINO,
Difcepolo di Spinello Aretino
FV quello Pittore uno de* difcepoli di Spinello Aretino , ed io trove efler egli
flato deferiteo nell'antico libro della Compagnia de* Pittori di Firenze f
anno 1555* Dipinfc in «anta Croce la Cappella di san Lorenzo, e ài
santo Stefano oe' Palei, e Berardi ; e altr' opere fece in efla Chiefa «
(opra le porte di Firenze dalla parte di dentro dipinfe alcune devote imagini, par*
te delle quali guaite dal tempo furon dei tutto gettate a terra per farvene altre ,
£he a fuo luogo , e tempo diremo. Altro fin qui non è venuto a mia notizia di
quell'artefice * fé non ch'egli morì V anno 1$8p.
1H>, imi....... in li'Mi             tm r tm rim
BARTOLOMMEO BOLOGH INI
P I T T O R S A N E S E,
Ptfcepolo di Pietro Lattrati sfioriva del 1350.
Vedo Bartolommeo , fecondo il Vafan, di cafa Bolognini, o pure della
nobil famiglia de* Kolgarini » come 111 un fuo manoferitto lafciò notato
Monfìg, Giulio Mancini, imparò 1* arte da Pietro Laùrati degniamo difee-
polodi Giotto,e fuo grand'imitatore . Colori in santa Croce di Firenze
una taToia * che fu pofta fu l'aitar della Cappella di san $ij veltro , e lavorò aliai
in SienaJua patria , dove in una tavola fece il ritratto di Pietro fuo Madtro » e
dUpwfe ancora in altri luoghi d'Italia »
IACO*
4tf--T- ;*:|
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NOTI^IS DI IACOPO DiPlEXp l \ 7%
^rkary^infs^^- ir«>> k.v<.> **>k^>ìn>C^'^!f^^^jf^tl^<h^^^igVMMt
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IACOPO D
ERO
C V
O RE*
Credefi della fcuola d'Andrea Orcagna ,
ACÒPD èi Piero {cultore , che fiorì circa al r$£o. & ,
£>fle perchè aveffe imparata l'arre da Andrea Órcagrìsfr
(com è affai verifimile, giacché l'Orcagna in quei tetti**
pi era nella Citta di Firenze in concetto di maeftro.fiiv*
goìarifltrrro,ed a lui per lo piti tutte l'opere più degne*
raccomandavano) o foffe perch'egli ne aveffe ftudiata, ,
e def tutto prefa la maniera j onde le cofe dell'uno? "\
poco o non punto da quelle dell'altro fìdiftingueffero;'
diede al certo materia a coloro , che dopo gran tem-
po anno fcritto , cioè a dire al Vafari , ed a chi ne^*
mod *rni tempi l'ha feguitato, di credere , ed affermare , che alcune opere molto
nobili da lui condotte,foffero parte degli fcarpelli del medefìmo Orcagna,. Tali
furono le quattto ftatue di mezzo rilievo rapprefentanti Te quattro virtù teologi-
che , che furori porte fopra la belliffima loggia de* Signori , detta oggi la loggia
de'Lanzi in Piazza del Granduca, architettata pure con vaga , magnifica , ed in.»
q lei secoli quafi non mai più ufata maniera y dal mede/imo Andrea Orcagna , ai
quale i foprannominati fcrittori attribuirono con quelle*anche tutte i*altre,delle
qua^ pure lafciamo luo^o a quello che ne <ìa fa verità r
Per confermazione dunque di quanto iodico,? per dimagrare ad evidènza Ter-
rore e del Vafari, e degli altri , fappiafi', come io trovo fra l'antiche feritture
delf Opera di santa Maria del Fiore in un libro di ricordanze del Provveditore Stieri
di Francdco degli Albizzi dell' anno 1367. quanto appretto
Ucsbo Fieri magifiro prò manifattura vtrtntnm cardinali um prò loggia Do*
mi mrum Prtorum & Ve xi IH feri Fior 2, fot*
1, f*
Ed in altro libro del 1 $84*
Die 3, <^4ugn(ti fi trìti aver nnt Iacono Pieri fa fagliaiori[fra parte filuttoms
diisrum fynrarifm , quas infagli a f cum figura videlicet una cum Figura fideif
vr • r
ejr «lì* cum figura Spei prò ponendo ad Leggiam DDt PriorumFlorio, aurit ciie -nxJ
Ed a ppreflo
                                                                                                        q u e 1 te i n-
Die 21. Novembri! lacoho fieri intagliatori, efui facit figuram Videi prò no fi,u{*-
foggia nominar um Priorum videlicet fra integra folutione dic'h figure^, ^ghf'*"
E di pili
                                                                                                                  d
tueh
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\
7*        DECEK VI. ài SEC. II. dal i j 5 0. al 13 6ù.
lacobo Pieri magìfiro & preditto in preftantia/uper Angelum quem dlat prò
Uggia dieta Fior, i
o. auri ,
Ancpra vi fi legge
lacobo Piert Sculptori , che fabbrica dm figure d^vgeli di marmo da por fi
/opra la porta deWvdtenza de Signori in Palazzo per prezzo di dette figure
in tutto Fior*
25,
Ed inoltre
lacobo Pieri Searpellatori %pro complimento /uè mercedis, & /alarìjcuiu/dam
itnaginis ^-Angeli cum P/alterio in lapide marmoreo
, per eum /cnlpte prò diefs
Opera Fior.
2 5. auri.
Ed ancora
lacobo Pieri prò parte /olutionìs fue mercedis cniufdam imaginìs Angelici de
marmore per eum fculpte dicle Opere
, cum Cinnamillis.
Ed è da credere , che le figure degli Angeli (colpite per 1* Opera , fufler collo-
cate nella facciata di santa Maria del Fiore , quella che nel pafiato secolo , com'è
notiamo > fu demolita 9
»*—««-
■ ■■««■i 1111 IM—i.....wjtn q.ini.wwnfr»! mimili iiiw^M».....w »n 11 uim ■".......pih'Mi>ii»^i|
IACOPO DICIONE,
O D I ,
IACOPOORCAGNA
SCVLTORE, E ARCHITETTO,
Vifcepolo d'Andrea Orcagna fuo fratello*
11 in quefli medefimi tempi Iacopo Orcagna figliuolo ài Ciont
e fratello del celebre pittore > Tenitore , e architetto Andrea
Orcagna . Di coftui fa una affai breve menzione Giorgio Va-
fari , dicendo ch'egli attendeffe, ma con poco profitto j alla
fcujtura , e che per ordinario conduceile fue opere condifegni,
e modelli di terra fattigli dallo fteflò Andrea ; e che quindi
avvenirle , che Andrea di ; buon pittore , che gl'era , fé bene
alquanto inftrutto in fcultura, fi delle poi di propofito a queit'
arte , nella quale facetfe quelle gran prove, che per quanto poteafi volere in quei
Àramìr. secolo , furon note , Quefto Iacopo dunque fece di fua mano li quattro marzoc-
&M* l,
chi di pietra , che dorati furon polli fu le quattro cantonate di Palazzo vecchio .
Attefe all'architettura , e con fuo modello , ed aflìftenza fu fatto il fondamento ,
e la Torre della Porta a san Piero in Gattolmo , e fi crede di fua mano , e non di
Andrea fuo fratello ,■ come altri diiie , il mulo di tondo rilievo dorato, eh'è fo-
Vaf.p.1
-ocr page 80-
,e NOTIZIE DI UCQWl ®M£AGNfri « $|
pra là porta dalla parte didentro ins^tàM^^dd'TioK^effoiàOMn^^iavdì Relaz.dd
san Zanobi, poflovi j come fi dice per memoria di Piero da jFaruefo Capitano 4e' Contag.
Fiorentini contro i Pi&ni, morto per la peftilenza del ti$j&, in Caftel Fiorentino Kond. i$,
a' ip. di Giugno, uomo chiaro non meno per gli egregi Tuoi fatti, che perla gto-
riofa pofteritd : fi vede egli armato con imo flocco Copra d'Un mulo, poiché mor-
togli (otto il cavallo , come dice f Ammirato «ella ftoria Fiorentina re$ò aypie- i 13.
de, abbandonato quafi da tutti i fuoi, ed incontratofi in tin mulo da foma * lo fc
Scaricare , e poftegli la fella del morto deftrìero , e montato tu quello, Stornato
a dar animo a' fuoi, acquiftò la vittoria •
         *...
■BVmo»>dni
MARIOTTO QRGAGNA
PITT O REFI O RE N TINO, = l
Nipote d9 Andrea Ortagna , e fm DifcepU «
.<(;it'.«" --
DIpinfe coftui in Firenze in san Michele Vifdomini un Paradifo , che og-
gi più non (i vede , e nella fteffa Chiefa per una/tare, la tavola della
santiflima Nunziata; nella medefima , un'altra tavola preflb alla porta
per Madonna Cecilia de' Bofcoli, le quali furon levate per dar luogo
alle moderne, che vi fono oggi, alcune delle quali fono di mano d'eccellenti arte-
fici del paffato , e del prefente sècolo V ' '
i i e *>'>-'*J i ■ t ■. i- u,;y-i»Ui,i!JuU.
-n
GIOVAìZmtDA PISfOlA
P I f T O R E,
Dìfiepolo di Ftetro Cavallini, fioriva circa i$6q9 \
' ,;'t 'v' ', .' ' " '.' ' '! ". )■'•""'.' iti ■ ■ ..:J ii              -■ ti --. -,.« '                          .. ; .""•'•-.' !. •„' . ,'■■,'..'-:>
OPere della mano di quefto pittore furono in Piftoiafua patria alcune poche
cofe ,che non fi guadagnarono gran pregio;ne altro aviamo di lume di ta-
le Artefice, ma non perciò aviamo voluto lafciare di. farne quefta Notizia,
giacché il Vafari ancora nel fine della vita di Pietro Cavallini iuo maeftro heé fece
anch'elfo alcuna menzione*
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74 t>ÉCEtf.P?> M SEC. IT. (tal tjfa. al ij5».
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INO DA SIENA
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P I T T O R E,
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Difcepolo <£•••••» »#fa • • »
::;,^ _; % £ ' "~\ ' rj r "y ../ \ VT ' ;;, . '\ i         ; f
Enchè non fià venuto a tioftra notizia di Mino da Siena aftr' opera , che
una tavola dipinta del 1362.. insane* Antonio di Fonte Brandii ,con tutto ciò
trattaadb/ì di cofa venerabile ptT l'antichità, e per non defraudare farte-
la patria fua, che in ogni tempo partorì uomini a quelle arci, della dovuta
abbiamo filmato conveniente cofa il fardi lui quella breve ricordanza»
I ,
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ficee
lode ,
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SCVLTORE, E ARCHÌTETTO SANESE,
Difettalo di . , . « «--«n»-•-»--»■«- «§*
r" »■ " #
.^«lutìfti temp^ru tino scultorie^'edinfierfie architetto > nativo
• della Città di Siena i" il cfualé'nn dà giovanetto condurle nella
Chicfa di san Domenico d'Arezzo , dico X anno 13 56. una fe-
;pdltura per uno de'Cercfii, la ^uale fèpolturi volle che facef-
) fé ufìzio di ornare , ed irìfienie di foftenere 1* organo di quel-
K la Chiefa:-.^L*anno r^^\ad.inllanza de'Tarlati flati signori
dì Pietramala > cioè per g'i Eredi di Pietro Saccone de' Tarla-
j
                     ti in esecuzione dell'ordine dato dal mede/imo avanti fua mor-
te > fegiuta in Bibbiena terra del Càfèntino ,' diede line nella Cittì d'Arezzo alla
Chiefa, » e Convento di sant' Agoftino , nella quale per entro le navate minori, piti
Cittadini di quella patria fecero edificare diverfe'Cappelle , e fepolmre per loro
famiglie ; fabbrica , la quale*"egli fece fenza' Volte , caricando il tetto (opra gli ar-
chi delle colonne> non fenza pericolo di rovina della medcfima,e confegnentemenv
te non fenza qualche biafìmo de'profefTori dell* arte , che in ciò fare il conobbero
troppo animofo » per non dire troppo ardito ; venutofene poi a Firenze, dovo
per la Cattedrale facevano dagli Operai cofe grandi ; fervi per fottarchitetto di
quelle fabbriche , e più cofe per le raerféflme intagliò di marmo , e vi fu architet-
to della Ghiefa , e Convento di sant'Antonio , che avanti all'afledio era alla Por-
ta a faenza, dose ora abbiamo la Fortezza da Baffo * o la Cittadella, che chia*
mare
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NOTIZIE VI TOMMASO FOUTfNATlNO. fltf
mare te vogliamo. Coftui > che fu affai buon maeftro , operò molto per tutta la
Tofcana , e fuori ancora ; ed in Ancona fece di ma mano la porta di sant' Agofti~
no con affai figure > ed ornamenti, e v'intagliò la fepoltura di fra Zenone Vigilan-
ti Vefcovo> e Generale degli Agoftiniani nella lorChiefa , e ta Loggia de'mefcapr
ti ridotta poi in affai miglior apparenza di quella , in che fu fatta negli antiche
tempi. Coftui, ftando in Firenze , ebbe per fuo difcepolo Niccolò Aretino , &
quale molto ©però nella (cultura » ma di quello parleremo a fuo luogo.
TOMMASO DI STEFANO
F OR TVNA TINO
P I T T O R ti
Si crede difcepolo di Giotto,, nato • • . • *f*
• • • •
^5^]! O non dubito punto di dover dar luogo fra coloro , che u/cirond
della fcuola del famomlìmo Giotto , a Tommafo di Stefano For-
tunatino , come a quegli, che non folo viffe , cel operò ne* me-
definii tempi di lui , ma ne feguitò , per quanto potè giungere
fuó intendimento , interamente la maniera . Dipiafe coftui per
la nobil famiglia de' Gucci Tolomei una tavola , che allora fu
pofta fopra làltare dell'antica loro Cappella di santo Stefano al
Ponte vecchio,e oggi vedciì nella viiladel Bofchetto3 o della Quercia a Legnaia di
Baccio Maria Avvocato del Collegio de'Kobili 3 Matteo , e G:o: Maria , tutti
figliuoli di Neri di effa nobil famiglia de*Gucci Tolomei, Gentiluomini, che per
integrità di coftumi , e per altre doti , che adornano gli animi loro , fono da tur*
ti ftirnatiffìmi. Quefta tavola , eh'è di legname in forma gottica , è divifa in tre
partimenti , con loro frontefpizj ad angoli acuti . Nel partiment© ài mezzo è
Maria Vergine fra due Angeli, che fi ftringe al feno il Figliuolo Giesù , e nella.*
parte più baila fono rapprefentate con ^liàdemà-<§ gtrifa di sante , otto virtù , le
tre teologali, le quattro cardinali , e la verginità. Nel partimento da man de-
(tra è san Baftiano legato al palo , mentre più foldati gli avventano faette , e gli
Angeli, che fi veggono in ària gli apprettano la corona del martirio . Sonovi due
«omini , uno coronato , che forfè rapprefenta lo 'mperadore , e l* altro] veftito in
labito dottorale antico foppannato di vaip , che credefi ritratto al vivo di perfona
ài quella cafa , che |la tavola fece dipignerek giacché fi nconofee efler fatto dal
naturale . Nel partimento fìniftro è san Michele Arcangelo , che accompagnato
da molte altre figure d'Angeli , caccia dal Cielo Lucifere rapprefentato in un-»
grande , e fpaventofo dragone fra moltitudine di Cuoi feguaci, altri in terra ca-
duti , altri in aria in atto di cadere ; nelle quali figure , per quello che potè quell*
etd comportare , fi feorgono attitudini rifolute , e grand'invenzione . Nella fupc*
rior parte di quello partimento è 1* Eterno Padre in atto ài comandare all' Arcan-
gelo, queir azione , e da una parte è l'Aquila > che foftitne cogli artigli una cartel»
f'v.^EC&
                                     K 2                                               la, e
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f$ WECEWFLdel $BC»JLdal i$4o. d t}6o» .
fa, e ^udiate figurata: per lo EVangelifta [san Giovanni, e la vi/ione dell* Apocà-
iiffe , per cui £a [revelato tal} miftero.:s e tutta la pittura è in campo di oro.
Finalmente ioptauna tavola di legname rapportata fopra |efla tavola nella parte
più baflaWfi veggono fcritte le fegueiiti parole \ D'tyirfe Tommafodi Stefano Fortu-
n4tìn®def^cciTolomeì\>QvLG&M
memoria adunque 3 che ci ria data cognizione di
queft* artefice * del quale noi non troviamoiefe mai Hata fatta ricordanza , ci fe-
ce avvertiti che il Vafari, che nella vita diTommafodi Stefano , detta Giottino^
fece menzione dell'antica pittura a frefeo della Cappella , di cui fopra abbiamo
parlato ,eh' è -allato alla -porta-del flauco^dipinta da eflo ©iettino » fé là pafsò
fenza far menzione della tavola , o pure coll'aver detto , che Giottino dipin-
k lai Cappella intera,, intefe di dire | che»fua àncora falle ftata la ta~
i > ma a noi ,,non foloper là nota antedetta è eoftato , ch'ella
foffe di mano del Fortunatino ,. ma avendo fatto il conto de-
glfcannà della vita di Giotiitio a ^confronto del tempo #
ne! quale, in ordine al teftamento di Paòlo^ di Fi-
lippo ,di Filippo,di Bene de* Cucci Tolomeie,
che fu de* Priori l'anno 137&. efla Cap-
pella fu fondata > troviamo , che già
-
              * aveva: Giottino finito il corto;
de'giorni fuoi; etatitobac'
ili aver detto dì ta-
le artefice».
,.'..••:;.:.:"':.> v .4 ■■?■;•'».?                                                                                                  ' ,•' .
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NOTIZIE DI CfAHIENTO PADOVANO* 7f
D E C E N N A L E V1L
DEL $ E C O L O I If
&JLLMCCCLX, ~4LMCCCIXX«
K.
I O N E
del quan do, come, e per chi incomincia/Te
il meglioramento dell'arte della Pittura
nella Città di Venezia, colle Notizie di
mi
f
i
il primo di quello Stato
raflfe alquanto la
tChevimeglió^
maniera.
l Cavaliere Carlo Kidolrl nel Aio libro delle Vi'te de'
Pittori Veneti dice, che nella Cittd di Venezia incomin-
cio la maniera del dipignere a ricever miglioramento !
dopo! anno i jotfc e die per avanti (fono fue parole) i
trafeorfi Pittofi Veneti per lungo tempo -, conformeTufo
introdottoda Greci, avevano Operato a temperale, fa-
cendo le figure loro m punta di piedi, impoverire di pan-
ni,fenza fìudio,'e artificio , che ben confiderate Jpiu ì
tSSffiStm
fc^Vche ad umane fòh*W
che n gran parte e vero trio chedice Idftetfo autore, non òftànte tutto ciò, ehe'altri
ne empi no/tri abbia voluto fcrivere, che per Iungò rempoavanti per tu ta Italia
fi d.pinfe di quella maniera , perchè qualche tempo vi volle prima che il modo di*
degnare ,e di diptere tenuto da Qmabue ,* e poi da Giòttb ,WitaTo imi*
parato , ed in ogni luogo <h tutti pacato t che però lappiamo che alcuni W*
niraac*
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?& Ì>ECEN. FU. M SEC. lì. M 13 60. *l 13 76.
ai maeftri della vecchia maniera , fru i quali fi contano Andrea Tafi Fiorentino ,
Margheritone d*Arezzo,.o perchè non ferviffero loro le forze , e l'ingegno , o per
una certa loro otturazione , non ottante eh' e' fodero viflìiti per molti anni ne*
tempi de" nominati nuovi maeftri, non vollero mai lafciarla . Che Zìa anche verif-
fìmo il detto del Ridolfi t l'anno dimoftrato, e del continuo il fanno vedere lepit»
ture , che di quei tempi tanto in éfla Citta di Venezia , quanto in altre d' Italia
fino ad oggi fi riconofeono , Non difle già il Ridolfi ónde procedette in quella Cit-
ta » e fuo Stato così fatto meglioramento ; ed io per pigliare la parte migliore
crederei, che ciò egli aveffe taciuto , come cofa troppo rifaputa, e troppo volga-
te: ma 1* aver io letto verfo la fine del fuo proemio alcune pochiflime parole, col-
le quali » fenza addurre altre ragioni, fé non che in Venezia fi dipigneva alla Gre-
ca fin da* tempi dell'Abate Giovaechino , cioè del 118<5. e come quegli, che per
quanto moftrano i fuoi scritti, non mai vedde l'opere di Cimabue , e di Giotto,
«e tampoco ieffe l'infinite teftimonìanze , che fanno di loro gli antichi , e moder-
ni scrittori, fa conofeere aver egli creduto, che il Vafari nel parlar di quefti
primi reftauratori del difegno alquanto fi vantaggi affé; perciò fono io neceflìtato &
dir qui alcuna cofa in favor della variti folamence intorno alle cagioni di tale mi-
glioramento fattoli poco dopo al 1300. in effa Citta ài Venezia , e fuo Stato. Ne
intendo io perciò diminuire a quella virtuofisfima Citti ne pure un punto di glo-
ria in ciò che a tale facoltà appartiene , come quegli , che non feppi mai difeer-
nere , fé più ella a Firenze per quei primi barlumi di ponti ricevuti in quell'arti
da Giotto , e da'fuoi feguaci> che Firenze , e '1 mondo tutto a lei Zìa "obbligato
per lo maravigliofo colorito., di cui ella fu madre , col quale la pittura fi è final-
mente ridotta all'ultimo di fua perfezione , Dico adunque , che non è chi dubiti,
o dubitar pofia ,che niuno dopo, i moderni Greci poco avanti , e poco dopo al
1300. operaie lodevolmente in pittura , con farvi anche fcupla , e molti fcolari,
the qual cofa vaìeffero', che!elfo Cimabue Fiorentino , e dopo di lui ,-e molto
laeglio di lui, Giotto fuo difcepòlo ; ed io penfo avere anche ciò dimoftrato fin
qui in più luoghi di quefta mia Operetta , ^particolarmente al principio , dico
nel primo secolo dal 1240. al 1300. Inoltre è in quefti noitri tempi patentifìimo
quanto i difcepoli di Giotto fparfi in brevi filmo giro ox luftri per tutta;Italia, an-
si per la maggior parte d*'Europa, n'ori"foiàmèhte vi face Aerò' ("piccare tale miglio-
ramento da quella femplice maniera greca , che non pure il Ridolfi , ma tutti i
più eruditi, e veraci scrittori antichi, è moderni affermano » che vi fi tenefìo .'
Poflo dunque tutto quefto per vero , ficcome è venflimo , vediamo ora fé alcun
pittore di nome dalle parti di Firenze in quel tempo appunto , che dice il Ridol-
fi , cioè dopo il 1300. fi portafie a Venezia, e per lo Stato per farvi opere magni-
fiche , e tali da non fidarli fé non ad uomini ài virtù ringoiare, e rinominatiflìmi.
Noi fappiamo , non dal Vafari folamente , ma da altri autori da rrie citati altro-
ve , quafi di quei medefimi tempi , che viveva Giotto , ch'egli circa ai 1316. di?
gunfe moito in Padova nella Chiefa del Santo , e che per opera de'Signori delia-.
Scala vi colori la gran Cappella , che ebbe tanto grido ; pòi fi portò a Veronal
cdipinfe il Palalo di Cane della fteffà fignoril famiglia della Scala , e operò in
san JPrancefco. Tornato un altra volta a Padova , vi dipmfe altre molte cofe ;
Onde fin qui non aviamo da dubitare, che quella così bella , nuova , e da tutto il
ttiondo defiderata maniera non nfvegliafle gì* ingegni di quei popoli a lafciar l'an-
tico moio , e ad effa appigliarfi ♦ Sappiamo poi che quegli, che prima , e più ,
<J'oga'altro fuo difcepòlo s* nnpofleffaiie deUa maniera di lui , £u il noftjo Taddeo :
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NOTIZIE DI GVAUlEmo PADOVANO,
Gaddi, il quale , fecondo fi ha da antiche scritture , (lette con lui 24. anni* Sap^
piamo ancora , che Taddeo la communìcò ad Agnolo fuo figliuolo , e che quefti
fu maeftro di quell'Antonio dal Vafari chiamato Veneziano , il quale io > col te-
ftrmonio d'una molto antica memoria efiftente nella Libreria de'manofcritd ori-
ginali, e spogli di cafa Strozzi altrove nominata,dico eh'e*fu Fiorentino. A que-
fto ora s* aggiunga , che non folamente Agnolo, il primo) de' noftri , fé nt>
flette gran tempo a Venezia , e vi operò o poco avanti, o poco dopo la morte
di Giotto , che feguì del 1336. ma il fuo difcepolo Antonio vi fi trattenne anch'
elfo tanto tempo , ch'io leggo nella ftefia memoria dicafa Strozzi , ch'egli perciò
fi acquiftò nella foa patria Firenze il nome d'Antonio Veneziano ; ficcome ancori,
per elfere ftato poi anche affai nella Citta di Siena, fu intefo per Antonio da Sie-.
na . Coftui in Venezia fu ftimato per modo, che quella Signoria gli diede a dipi-
gnere una delle facciate del Coniglio; ne fi metta in dubbio > che Antonio aveffe
la maniera di Giotto predi dai fuo maeftro Gaddi, perchè ciò anno dimoftrato*C
dimoftrano tuttavia pur troppo chiaro l'opere di lui,
Ma che doveremo noi dire di Stefano Veronefe . Quefti eziandio fiato grànJ
tempo iu Firenze nella Scuola del medefimo Agnolo Gaddi , e lavoratovi molto > >>
ahdatofeiiè poi a Veronr, kcevl opere infinite , e tali in bontà , che Donatello
infigni$frno Tenitore Fiorentino nel tempo, eh' è fi trovò ad operare in e(fa Città ,
vedendo le pitture di coftni a frefeo , arFermò effere le migliori >. che fino a quel
fuo tempo foiTero in quelle parti fiate lavorate: ma di quello parleremo a fuo luo-
go . Sicché eoiifiderato tutto quefto , chi potrà a buona equità negare , che quel-
la nòbili (fima patria contane* altre dello Staro non ricevettero il lor miglioramento
in quelle belle arti per mezzo dell'opere di tali artefici. Saranno con tutto ciò
fempre gloriofi gl'ingegni, che in quefti ultimi secoli nacquero fotto quel fortuna*
to cielo per avere da una piccola Temenza in un corfo di poco più di cent* anni ,
cioè dalle prime opere di Giotto , e de'fuoi derivati, fino a che comparvero alla
luce i Bellini, cavato un frutto fi copiofo , quanto al mondo è noto , ed averlo
anche centuplicato ne i tanti, e tanti, eh' egli ha prodotti dipoi, da me fempre
riveritifiiini .^f E
Vno dunque di coloro , che incominciarono in quello Statò a godere di fi bel-
la mutazione , fu Guariento Padovano, il quale , come dice il Rrdolfi , primo di
ài tutti v'incominciò ad operare alquanto meglio , e più de* paflati s apprefsò ai
naturale. Quefti per ordine del .Senato dell'anno 1365. dipinfe nella Sala del Mag-
gior Configli© (che per avanti era fiata dipinta di verde a chiaro feuro) fopra il
Tribunale un Paradifo , opera che reftò poi coperta dalla pittuta del llntoretto.
In quello rapprefentòegli il noftro Signor GiesùCrifto in atto di coronare la Gran
Madre fua Maria fempre Vergine , mentre gran numero di Angeli festeggiano quel
gran fatto ; fotto la pittura fcrifie egli i foglienti verfi , che il Ridolfi dice efier di
Dante , nella cui Commedia a me non è per anco fortito il ritrovargli
U arnor che moJfem già l'Eterno Padre                    v-_-;, t.$
Per Figlia aver dì [ha Deità Trina >,.'                 , |
Coftei che fu del fuo Figlio poi Madre
Dell' univerfo qui la fa Regina
,
r ■ ' ■             -
Vedevafi ancora di mano di Giiàrientó nella iteiìa Sala fópra atta porta san fctoldj
e sant' Antonio, che fra di loro dividevano un pane recato loro dal Còrvo; con che
volb l'artefice figmficarerumforraiw degli ajfetti, e voleri éi queiCittadini. D*:
scric-
-ocr page 87-
*
% DECEN. Vìt ài SEC. ILM 13*0. *l 1.37©,
fetittori dell'antiche ftorie di Venezia, dice lo fteffo autore cavarti* che Guariento nella,
médeftmà Sala dipignefle la guerra di Spoleto, ed altre ftotie, le quali poi furono da
altri maeftri, che fuccederono a lui rifatte . Il Vafari chiama quello pittore per
nome Guanero , ma lo credo l'ifteflo che il noftro Guarente , che trovafi ufato in_*
alcune famiglie , come per efempio in quella de* Davizzi ; e può edera che abbia
fua origine dal Franzefe garante , che vale lo ftefTo-che mamenttgre ; onde la paro-
la guarentigia , e guarentigiare , che ufìamo ne'noftd contratti. A lui dunque il
Vafari attribuifee le pitture della maggior Cappella de* Frati Eremitani di sant'Ago-
Hino in Padova, ed un'altra nel primo chioftro ; e dice che egli dipignefle una-»
piccola Cappelletta in cafa Vrbano Prefetto , e la Sala degl' Imperadori Ro-
mani t luogo delle danze carnovalefche degli fcolari ; e vuole anche , che egli di
fua mano coloriflè a frefeo nella Cappella del Potefìi ftorie del Teftamento vec-
chio , delle quali cofe il Ridolri non tece alcuna menzione , eh* e quanto di noti-
zia Ci ha per ora di tale artefice .
GIOVA N NIFE TT'I,
MARCO DI G VC CIO,
£IER GIOVANNI TEDESCO,
NICCCOLO DI PIER LAMBERTI,
LVCA DI GIO: £>A SIENA, e,
FRANO DI NERI SELLARE
t :
N quefti tempi operarono nella Cittd di Firenze , oltre a quegli
de'quali s'è parato, altrimaeftri allora ftimati eccellenti, che
per quanto fi "riconofee da alcune opereloro rimaftefìno a que-
lla noftra etd , feguitaròno la maniera di Giotto. Tali furono
(Siovanni Fetti fcìiltote , del quale fi ha nel Libro di ricordata
ze del Provveditore dell' Opera di santa Reparata , Stìeri di
fraticefco degli Albini dell'anno 1567. quanto appretto*
'■■ Magntpto Cjù; Ftttt imtjùti ìapftutà fi p&gmm M. JO#
e non più per prezzo'detta figura della Fortezza pofta , e daporfi fopra la log*
già delia ? tazza de $ ignoti fabbricata ? tjcolpita detta figura per detto Ma*
gnifico Giovanni
.
           J-: '            ,                     <
JE conferma»" l'errore del Vafari »e di chi modernamente 1' ha feguitato . come
dicemmo altrove , di aver attribuite quefte opere tutte all'Orcagna : ed inoltre
loanni Fefii Magnifico prò fuo labore laborery , & magifler) fupcr figurai
Tenferantie y %***** $ f,reJem .tr*ff*rffwJfM&utew non factt.
-ocr page 88-
NOTIZIE DI G10: TÉTTI ,ÉD ALTKt. 8$
Vii certo Marco di Cuccio Aghinetti pittore, del quale fi trova nel foprsui
notato Libro
Magnifico Cuccio Aghinetti picfori fi pagano Fi 6. per aver dipinto i* arme
de Falconieri
, la quale gli Operai aveva» fatto disfare fopra la porta de*
Falconieri
.
Pier Gio; Tedefco 3 e di queflo fi trova alio flefìb Libro
Fctro lo anniTeutonico, vel de Bramanti a magnifico prò cela tur a firn fcui*
tura in preftantia fuper Angelutn marmoreum
, quem ad prefens facit prò
Opera F.
i o.
Similmente
Magnifico Tetro Teutonico in preftantìa fuper quemdam Angelum marmo*
reum
, quem celai prò Opera F, i5.
E nel Libro di deliberaz, dell'Opera per fei mefi cominciato al p, di Luglio r %g6Si trova
Die . ..........locaverunt, ejr concefiferunt Magnifico Petra Ioan*
m Teutonico magiftro intagli ad laborandum , ejr intagltandum anam figa^
ram marmoream unius Sancii
, ejr quatuor Sanclorum coronatorum »
g ae 29. d* Agofto fecero una deliberazione dei tenore , che fegue
Die 29. Augniti fiant five loceutur ad laborandum quatuor figure marmo*
ree quatuor Sanclorum Doclorum Ecclefie
, Sancii Auguftmi , Sancii Gregory*
Saneli Ambroftj
, ejr Sancii Geronimi , & pofiea ponantur , ejr porti debeant
in quatmr tabernaculis magnis exiftentibus duobus exutraque parte prope ter~
ram ejr iuxta ianuam maiorem Ecclefie $ anele Reparate in fade anteriori di ci e
Ecclefie
.
E poi pili avanti
Die 3, Novembris magiftro Petro toannì Teutonico magiftro intagli ex
emfa mutui prò figura santi
V krommi quam ad prefens laborat in lapide mar"
, more0 F, 10,
                              . . *
E poi fegue
Die 14. Novembris Ft lo.e&c, .
Inoltre
Dieta die locaverunt, ejr concefiferunt Magnìfico Petro loanni Theufùmco\
ejr Magnifico Nicolao Pieri ad intagliandumfimiliter in marmare albo figurarti
B. Augi fi ini Docioris Ecclefie
,
E poi
Nicolao Pieri fcarpellatori prò integra folutìone figure marmoree B. Marte
Virginis
, & nofiri Domini le fu Chrtfli , quas diéus Nicolaus laforavit , ejr
fecit prò diala Opera
, ejr prò integra folutìone F, 100.
«Ed ancora
                                    ## ^->
Ditta die Nicolao Petri magiftro intagli ex caufa mutui prò lahorerie unius
Angeli marmi per eum laborat 1 & qui,laborat ad prefens ,& prò figura B.Au*
gufimi per eum incepte F, 6,
Uà.
ancora
Die 24, Novembris Nicolao Pieri magiftro intagli ex caufa mutui prò figu«
L                                                  ris
\
■■I
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U PECEN* VIL ài SEC. IL dal 13 60. al 13 70*
thMHtTorum Augufiìtiiyé1 G?egorìf\quas ad prcfemiA&orat w lapide marmi albi»
E finalmente a un. libro di deliberazioni del 1402- per fei ti efi
Die 11. Auguri NìcoUa Vieri Lamberti intagliatori mutuo fuper imam Jf-
guram Vtrginis Marie
, qui\ intagli at\y F. 6„
Q^efìo Niccolò,, che fu di Piero di Lamberto r era della Città d'Arezzo", e fi tro-
va defcritco negli antichilibri della Compagnia de'Pittori di Firenze in queftomodo-
piccolo di Tiemfc&rpelhtor.e:Are.£ino*neliiqt^
                         i orata la pawfofcultore
da mano più moderna. Troyafì ancora effere (lata fatta menzione in un Libro di deli-
berazioni degli Operai deL 1354.. di Francefco di Neri Sellaio 3 o Sellati fcultoro
con quclìe parole
lndicliane. tetti a die 1%+Scpr. Francifcus'Sellarìus incepìf dieta die unam
figuram marmi
, de qua figura\ fiacit sanckrm Jc&nnem Evangcitfiam ,.
Si trova ancora.
Die 4.. Navcwbris 1362. déìì$erahcrtuit qnod Franeifim Neri Sellar ìus
Magi fi er/carpelli ventai
,éfft *dtàbùfasdtimin dirla opere adfacìendnmfigu-
ra* marmi m ditto, opere ad provifionem opfrarurn qutpro Tempore fnsrint fcl~
vendorum
iidkm.de figuris, , qui per ti$m\fatbricdntiir..'
Iix oltre, fi legge, in elio Libro
X>ie 23. Februtr. dkliberavcrunt amar Francifcus- Sell.irivs habeat de qua;*
damfio-tir a,
r qyam fecit de mar mère B\. Pei ri * F.. 12. aurr.
E avanti fotto gli 10. di Luglio avevan deliberato , che fopra '1 frontefpizio della
facciata di* eflfa Chiefa il delie -luogo ad alcune ftatue ,, e la deliberazione è quella.
che fegùé'
IndìBìom 15.. die \%,hdij: delìber aver unìry quod due figure marmi' albi
fculptt & fatte videlket quedam figura Auge li , e qnedam figura Fropbe te pò*
nantur fuper fr ontifpìt io facto fuper dici a Ecclefia ex- latere Balle f per ' angu^
levdiùfa' E ce le/tè r una'dittar-um figurai*um* &' alia figura fupir *
. .. . . . ,
facto ejr edificato: apud dtcìum front ifpitium .
Oltre a quanto fi. trova, notato-intorno a ciò-ne i nominati antichi libri,- e intor-
no a .luoghi, che furono dati ali* opere di qiicfti artefici nella facciata», il'tutto
anche bene fi. riconofee nel difegno della;medèfinra.flato' fatto, e ricavato- poco avanti
alla demolizione di efla facciata , del quale-più a lungo- (f parlerà: fra le Notizie
dal 13&0; al 1390, Trovali»ancora, nel Libro'di deliberazioni comineiato- al primo-
di Gennaio: 1382*
                                                   >v ,.-. .-.
Francifico Sfilarlo olìmfc arpe fiat ori di eie Opere prò parte [ne mercedi s cu*
iafdam Ima girti s Angeli per eum incotte & fculptt- w predichi Opera in lapide
mar marce-
* F, 2v awv
"V                                            NINO
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0 T J & / E DJ NINO.
i
o
SCVLTDRE PISANO,
Figliuolo) e Difcepolo 4'Andre* Pifano sfioriva del J370.
NO de* migliori maeJVri ,=che .ufcnfero dalla Scuola d' Andrea
Pifano fu Nino fuo figliuolo . Coitili aiutò al Padre .a condur-
re la grand'opera della porta -di bronzo del tempio di san-Gio-
vanni, della quale in altro luogo s* e parlato . 'La Tua prima
/cultura fece nella Chiefa di santa Maria Novella di Firenze,
dove diede fine ad un imagìne di Maria Vergine itara comin-
ciata dal padre fuo > che fu mefia dentro alla porta del fianco
allato alla Cappella de'Minerbetti.. Scolpi in Fifa fua patria
^ella Chiefa della Spina ,nna Vergine mezza figura , .che allatta Crifto Bambino,
ed un' altra Vergine intera ,, che porge una rofa al Fanciullo Giesù, la qua! figura
è in mezzo a san Piero , e san Giovanni ; e nella tefta di san Piero ritratte di ;na~
turale elfo Andrea , Similmente in santa Caterina ,tma Vergine Annunziata * alla
quale diede compimento fanno 1370. Operò in Napoli > e altrove con difcgtio,-e
pulitezza > e diede principio a fcoprjre liti non fo che di tenerezza nelle fue figure»
e ne i panni affai migliore 3 che altri avanti a lui fatto non aveva *
■<g pr iipwi ifm £*■ 1 ' I "itili.
SIMONE, E IACOPO
Detto D'AVANZI
PITTORI BOLOGNESI,
Vifccpcli di Franco 'BoUgnefe sfiorivano chea al IJ 70*
>t, Baldi citato dal Malvalla attefta , che della fcuola di Fran-
to ufeiflero i due pittori Simone , e Iacopo , Simone ne'primi
tempi attefe a dipignere non altro che imaginigraadi dinoftro
Signore Crocifitto , onde riportò il nome di Simone, de* Croci-
fiflì. All'incontro Iacopo fi efercitò tuttavia in figurare imma*
gira di Maria fempre Vergine ; dipoi fatta compagnia^
con Simone , s applicò infieme con elfo ad ogni for-
ra di lavoro ; e dicefi che tutti e-due avetfero mano in alcune
opere , le quali fra le molte,che il tempo'ha diftnitte > fi veg-
gono oggi non interamente disfatte. Alcune di quelle fono nella Chiefa dì Mezza-
ratta ; ed è fama, che Michelagnolo Buonarruoti nel tempo , che egli in Bologna
fi trattenne m cafa gli Aiaovrandi, quelle lodaile, alquanto» avuta eoafider anione
L 2                                       all'in-
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./- 8*4 DECEN. VII. delSEC, IL dal 136®. al 1370.
all'infelice età" , nella quale-furori fatte , e che ciò ancora faceflero dipoi i Carac-
ci ,1 quali folevano chiamare quefte ingegnofe , benché cattive pitture , erudite
goftezze, quanto atte a giìaftare il buon gufto, altrettanto pronte a rifvegliar
l'intelletto ; ne» io di cip punto mi maraviglio , perchè fempre fi trovarono inge-
gni fublimi » che in oga arte avrébber potuto far gran- cofe , fé la mendicità de
secoli, che gli produfTero, avelie permetto che la mano all'intelletto avefle obbedito.
Ma n<m lafciavano con tutto ciò di far vedere nell'opere loro , per quanto fu pof-
fibile , vivezze di concetti , e d*invenzioni non del tutto volgari > in quella guifa
appunto., che ha mofirato 1'efperienza in cliverfi artefici de'buon' secoli, flati
.-poi eccellenti in queft'arte, aver effi ne* tempi-di loro fanciullezza, e quali fin dall'
infanzia, fenza aver mai veduti difegni, e pitture , rapprefentato con carbone ? o
VJakro che che fia di fantafìe , e capricci con poco , o niuno artifizio > per quel che
appartiene all'opera della mano, ma pur troppo migliori di quello che credere »
jd
afpettar fi farebbe potuto da quella tenera età , in riguardo fplo del dettame
«dell'ingégno . Vedefi di Simone un Crocififlo fopra la porta principale di san Mar-
.tino maggiore ,*un altro fimile in una Cappella della Chiefa di san Piero col nome
, del pittore ; in un pila (Ir o della Chiefa di san Petronio è di fua mano l'imagine
.della Madonna > detta de* Tribolati, ed una in un altro piiaftro ; e nella Forefteria. del
Convento di san Francefco è una tavola dov' egli rapprefentò l'Incoronazione del-
la Vergine Tanno 1377, ed in altre Chiefe , e Conventi di eifa Città di Bologna
fono altre molte fue opere. Iacopo dipinfe l'anno 1584* tutta la facciata in tefta
, della Sagreftia , che già fu la Torre della Cattedrale de'santi Naboré , e Felice >
dove figurò la vita di Crifto noflro Signore . una Vergine Annunziata dipinta m
tavola ìì conferva di fua mano nel pubblico Archivio della medefima Città ,|e piu
^tavole fono in diverfe Chiefe. Dicefi ancora e {Ter di fua mano nella Città di Vero-
na nel palazzo , che fu già de'Signori della Scala , oggi del Pubblico, alcuni trion-
fi fatti a concorrenza di Aldigieri da Eevio . Il medefimo dipinfe in Padova infie-
sàcjpon Aldigieri, e Sebeto da Verona, la Cappella di san Giorgio allato al Tem-
pio di sant'Antonio per gli Eredi de'Marchefi da Carrara ; e pure di fua mano
furon le pitture fatte nella parte di fopra . Aldigieri dipinfe alcune itorie di santa
Lucia , ed un Cenacolo nella parte di fotto ; e Sebeto vi dipinfe alcune {Ione di
san Giovanni. Dipoi infieme co' medefimi lo ftefio Iacopo colorì nella Città de*
Conti Serenghi di Verona un convito di nozze con molti ritratti, ed abiti di que*
tempi ; le pitture però di Iacopo furon ftimate migliori . Il Baldi nel libro citato
dal Malsana- attenta , che quello Iacopo d'Avanzi foffe dell'antica', enobil fami-
glia degli Avanzi Bolognefe ,
                                                     ;
M|.....             1,1.                 n --nir——r~~~--------------**~ ■" ■■■■-■-- —------------1------~------------y-------'■---------T------------------------fc,-------■—*-----------MMfcn-------—hhM^—*É—*"--------"—"|--------1—fc»------1-----------T-----------L-----..... il»i__v___
BARTOLO DI FREDI
' PI TTORE SANESE,
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., Ftonva 4 .V. . « 4 • • «
GffCà gli anni dì nótìra fallite 1340. fu in Siena un certo pittore chiamato per
miw fedi s <iei qualo # per c|u&nt9 imii§ ifidoro Vgutgieri, venne la nobil
4h
                                                                                                   forni-
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.--:.- NOTIZIE DI VAGOLO F%EM: 8?
famiglia de'Battilori conforti de'Tommafi; conciofiacofache da un talBartolom-
meo nafeeffero due figliuoli ; Cecco il primo , dal quale diffe venire i •Tommafij
e Vanni padre di quefto Predi, dal quale vuole , che difeendano i Battilori. Co-
munque fi fia la cofa di quefta defeendenza , dico che di Fredi , che efercitò V ar-
te della pittura , nacque quegli , di cui ora parliamo, dico Bartolo detto di mae-
ftro Predi , il quale dipinfe in Siena fua patria , ma affai pm nel contado . Dico-
no eh'ei conduceffe di fua mano la Cappella de' Malevolti in san Domenico . Dar
pò aver fatto queft'opera fi portò a san Gimignanojed in quella Pieve, entrando a
man fiiiftra , dipinfe d'affai ordinaria maniera tutta la facciata di ftorie dei vec-
chio Testamento ie vi làfciò quefta infcrizione: <A. D. 1556. Bartolus Magifirifrer
di me pinxit*
In sant'Agoftino fece poi 1* anno 1588. una tavola della Circoncifio-
ne del Signore d'affai miglior manieratila però co' piedi delle figure ritti in punta
.al modo-antico . Iti quefta Terra fu egli così ben vifto , che vi il trattenne]tutto
il tettante di fua vita-, operando fempre per diverfi luoghi pubblici ,e privati .
Nel Chioftro di san Domenico di Siena è un fepolcro,chcda una intenzione, che
vi fi legge fi vede effere fiato fatto fare daini , per fé,, e fuoi difendenti ;. ma
Giulio Mancini nel fuo manoferitto afferma > che il fuo fino foffe irj san Gimigna-
, ho ; ed il citato Vgurgieri dice efferfì trovate antiche fcritture , dalle quali fi ha
clipei moriffe veramente in san Gimignano-, e non in Siena .
                             *>
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L I P P O
PITTORE FIORENTINO,
Difccpolo di dottino, fioriva del 1 £70*
noie ogni ragione,che fi faccia alcuna memoria ài Lippo Fioren-
tino , fi per effer egli ftato il primo , che nella Città di Firenze
comkiciaffe a pigliare ardire nell'attitudini delle fue figure , con
un certo fcherzo, che fu ài qualche lume a coloro , che dopo di
hit operarono , fi ancora perchè avendo e^li in que* fnoi tempi
molto abbellito con fue opere effa Città ài Firenze , ed altre in
Tofcana > Fu nelle medefime tanto sfortunato , che delle tante e
tante , appena una oggi fé ne può vedere in piedi, effendo toccato loro (ciò , che
a tante e tante altre d'antichìfiìmi noftri maeftri non è awenuto)d'effere ftate tutte ro-
vinate , é anche il più delle volte infieme cogli fteifi edifiej. Del tempo, nel quale
egli venne a quefta luce, noi non ci aflìcuriamo d'affermare cofa alcuna , con
tutto che il Vafari feriva, che ciò foffe l'anno 1554. m circa, , perchè paren-
doci affai verifimile , per quanto moftrano le porhifììme opere, che oggi veggonfi
«li fua mano , ch'egli nell'arte folle difcepolo di Giottino , come anche afferma-
lo ftefio Vafari, troviamo poi tal coutradizione dal tempo della na/cita , vita , e
motte di Giottino a quella di Lippo » che farebbe neceffario il dire , che quefto
artefice fofle nato quindici, o (còki anni avanti al 1554. o che Giottino fofle vif-
(uto quel tanto di \nu > ed U vedere » che il Vafari anche di elio tempo dt fua
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VECEN. FJVMSECTI, M %$M. ài 1370.
26
nafcita fi moto dubbiófo, e die ne tampoco hàifaputocérto il tempo di fuà mórW,
ci fa rifohere a credere tale dal Vafart Supporto tempo di fuo natale non efi&fèj
{tato detto lenza errore , Lippo adunque, come lafciò fcritto lo fteflb autore, di-
pinfe nella Chiefadel Monafterio di san Benedetto grandefuor della Pottà a Pinti de'Ca-
maldoìefì, che fu poi distrutto, molte figure ,e particolarmente una Cappella, la quale
condu0e tutta di Tua mano.ln Arezzo nellaChiefa di sant'Antonio colorì in una Cappel-
la un adorazione de-Magi, e la Cappella di san Jacopo in Vefcovado, per la famiglia
degli Vbertjni dipinfe un san Criftofano . Portatoli a Bologna vi fece molte opere :
colorì una tavola in Pijt]boi,e , e tornatotene a Firenze , in santa Jviaria maggioro
«iella Cappella de* Beccuti dipinfe itone di san Giovanni Evangejifta , e nella fac-
ciata della medefima Chiefa fei (Ione dello {teffa santo , inventate con "buon ordi-
rne, dove fra .l'altre cofe fece vedere un san Giovanni, che fa mettere da san Dio-
nigi Arpopagita la vefte di fé ftelfo fopra alcuni morti , che nel nome di Giesiì
Crifto ritornano in yita ; quivi con bella efprefljone fece conofeere la maraviglia.^
eli coloro , che fi trovaron prefenti a quel fatto . Nelle figure de' morti ., ne* quali
artificiofamente rapprefentò diver/ì (corti, diede a conofeere quanto egli già avef-
fe cominciato a feoprire intorno alle difficolta dell'arte , Dipinfe gli sportelli del
Tempio di san Giovanni, cioè del tabernacolo , dove fono gli Angeli 9 c'ì san.*
Giovanni di rilievo , ne' quali lavoro a tempera ftorie di san Giovan Batifta »
Operò di Mufaico , e fopra la porta ài san Giovanni , che va alla Mifericordia ,
fece idi Aia mano il lavoro, eh' è fra .le fineftre, che fu ftimato il miglior mufaico
di quanti fino a quel tempo ve ne fojfero ftari lavorati | e racconciò altri mufai-
ci > che in quel luogo er a rjo guaiti, In san Giovanni fra f arcora fuor di Porta a
Faenza , rovinato poi per)'attedio , fece allato a una Pàflion di Crifto «fatta da
Buffalmacco , molte figure a frefeo : in certi Spedaletti prefib detta porta, ed in_*
sant'Antonio dalla parte di dentro finiiimènte colorì aKunj poveri in diverfe ma-
niere, e attitudini; e nel chiof];rocoiinjova,e b^lla invenzione fece elfo sant'Antonio
in atto di vedere infpirito j molti Jacci del mondo, e le male volontà degli nomi'
ni, che inciampano m eflì. JUvorò molto di mufaico in divcril luoghi d'Italia >
p particolarmente in Pifa ? e in parte Guelfa fece una figura colla refta invetria-
ra , Fu quefto artefice diligentifljmo nell'arte , e molto s'affaticò per giungerne
alla perfezione ; ma fu altresì tanto fantaftico d'umore , arrogante , e rifiofo s
che per tal cagione egli perfe prefto la vita , e '\ mondo le belle opere , che pro-
mettevano i fiioi pennelli ,*le quali in quel secolo furono molto apprezzate , e
andò '1 fatto in tal maniera , Aueva egli una lite civile d'avanti al Tribunale della
Mercanzia ; ed eflendof] dalle parti venuto all'atto di difputar la caufa , Lippo ,
fenz'.aver rifpetto al Tribunale , voltatoli all'avversario lo caricò d'ingiuriofe pa-
role ; Diffimulò colui per allora il concepuco fdegno , ma una fera , mentre che
JLippp fé ne tornava a cafa , lo affrontò , e diedegli tante coltellate nel petto , eh*
egli in brevi giorni fé ne morì f
Vnf. p. 1
208. 191,
222.
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NOTIZIE DI LlPPO VANNI.
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ft¥ 1 ff'è f f f * 1 * 4 * W? * il # f?¥ i*'* t « « % Sf il ,11 il
LIPPO VANNI
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Difcepola di ... . . *'.,;. . »#ta
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A famiglia de* Vanni di Siena , che ne*più vicini secoli fia data nomini
ài gran valore alle noflre arri, ebbe l'anno- 1372. un fuo (per quanto fi
j crede in quella Città ) afcendente , il quale fu pure aneh'eflò pittore . fti
queftijLippo Vanni Cittadino di qàclfa patria , il quale nel diottro di san
Domenico cllpin& una Vergine Annunziata con. vago colorita, per quanto fi pu©
inquefU Beiaipi Mconofccre . Ch'ella folle dipinta del 1372, apparifce dagli appref-
fo^vcriì j che furono fotte, la medefìrea ferirti „ ai cerco- quanto» pregevoli' per f
antichità j altrettanto vili per la compofizione»
Settantadue mille y e trecenf Anni* ..„ '...,,.
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Da Siena fu dipinfe Lippo Vanni*
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SS DECEN. Fili. M SEC. ItM 1370. *l: i$ 80.
DE C E N N A L E VI IL
DEL SECOLO lì.
D<AL M C C C L X X> ^LMCCCLXXX,
l L M O N A C O
DELL'ISOLE DORO
PITTORE,E MINIATORE,TEOLOGO,ISTORIO),E POETA,
- ■ ; ■                                                                       ■•■•■.,                                                                                                                                                                                                                                                                          '■.-,•,.                                                                                                                                                           ■<■ ..
>.'■'■                                                                                                                      - ■                                                                                                                                                                                                         (                                                                                                                                          •
lorlin quelli tempi il Monaco dell' Isole d*Oro dell'anti-
ca , e nobiliffima famiglia Cybo di Genova, la quale
facendo per arme Dadi, viene a dichiarare col nome di
Cybo 3 che in greco idioma vale a dire che dado 31' an-
tichifiima fua dipendenza efier di Grecia . fSecondo ciò
che alcuni dicono , nacque quefìo Monaco nella flefla_*
Città di Genova l'anno della noflra fallite 1326, e dall'
Jsole d'Hers ,che gli antichi chiamarono Stecadi, nelle
quali fantamente eondufie i giorni fuoi, h\ dagli autori
il Monaco dell'Isole d' Oro cognominato. Velli abito
religiofo nel Monaftero di sant'Onorato nell' Isola di Levino dentro la Piaggia di
Cagna, vicino ad Antibbp , In quello luogo > oltre allo fludio delle monadiche
difSpline , diede opera a quello delle sacre , ed umane lettere , e della pittura t
nelle quali tutte , come moftreremo appreflo , fece fi gran profitto , che venuto
3 morte , lafciò in dubbio fé egli fotferiufeito megliore Religiofo, Teologo , Poe-
ta , I fianco j o Pittore > e per incominciare da quello, che alla pittura appartie*
ne , eh' è proprio del mio afinntò , dico , che eflendofi in quei fuoi tempi già di-
vulgata per l'Europa , non folo la notizia della meglior maniera del difegno , e
colorito, ritrovata dal famofiflìaio Giotto, ma eziamdio il bel modo di colorire
piccioliifime figure , ed altre cofe, che noi diciamo arte di lavorar di minio } nel-
la quale lo flefìò Giotto , come abbiamo altrove accennato , aveva fatte vedere
cofe ftupende in Roma , ed altrove , ciò che pure ad efempio di lui,i fuoi difce-
poli, o coetanei avean fatto , non fu maraviglia , che quello buon Religio-
fo , che aggiunta ad un gran genio naturale pittorefeo, avea in fupremo grado la
virtà di eccellentemente ferì vere in ogni forta di carattere, fi dilettane anche ol-
;..,* ■"■;-/*£
                                                                                          tremo-
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t
NOTIZIE DEL MONACO DELV ISOLE V0%0. %
tremodo della beh" arte del «dipignere , e del miniale. Fnfolito dunque nel tempo
della Primavera , e dell'Autunno ritirar fi per alcuni giorni in compagnia^' altro
Religiofo amico di virtù , in un piccolo fuo Romitorio dell'Isole di Neres , ovo
giajiff&i© Monastero di Lerino aveva una piccola Chiefa, non tanto per darfi mag-
gior proposto a qualche santo efercizio -, quanto per ricreare, e divertire la men-
te dalle non mai interrotte fatiche di ma vocazione. Quivi in certe ore del gior-
no anelava oilèrvando, non pure le belle vedute, che fanno in quel luogo le fpiag-
quell'Isole , le montagne , e i villaggi, e Jl mare fteffo , ma eziandio l'erbe;
i fiori , gli alberi, ifrutti, i più rari pefei del mare, gli uccelli deli'aria/ed i piccioli
animaletti della terra , le quali tutte cofe andava dileguando , e contraffacendo a
maraviglia , dei quali difegni poi fervi vafi per trafportare ne* belliflìmì libri da fé
comporti » di che appreffo andremo ragionando '. Aveano allora i ReJigiofi di
quel Monaftero di sant* Onorato una libreria, che per avanti aveva avuto il grido
della più nobile, e più valla , che poifedeffe 1* Europa tutta ; conciofiacofache ella
foffe ftata arricchita da* Conti di Provenza , Re di Napoli, ed altri de* più efqui-
fi ti libri iti ogni lingua, in ogni faenza , ed arte, che defiderar fi poteflero da uo-
mini letterati, i quali,a cagion delle guerre inteftine ftateco'Principi dd Baultio,
Carlo di Durazzo , Raimondo di Turrena , ed altri , che pretendeano ragioni nel-
la Contea di Provenza controi Conti,© veri pofleffori di quella,erano fiati confuiij
ed a mal partito ridotti. Di quella dunque diedero quei Monaci al noftro Religiofo
pittore la cura , ed elfo in breve tempo il tutto ridufie a ben eflère , ed in buon
ordine fino a quel fegno , che fu pofiìbilc , attefo che gli veniffe fatto il ritrovare
da una nota fiatane fatta già da un tale Ermete nobile Provenzale , Religiofo
pure di quel Monaftero per ordine del defunto fecondo Re d'Aragona , e Conte dì
Provenza , che moltiffimi ne foffero flati tolti via , ed altri riporti in lor luogo ,
che erano di poco valore . Per quanto fcnfle Giovanni di Noflra Dama in idio-
ma Franzefe nelle vite de'Poeti Provenzali , che fiorirono ne* tempi degli Re di
Napoli , tro^'ò il noftro Monaco nel far quella ricerca un libro , in cui leggevano
i cafati di tutte le nobili, ed illuftri famiglie di Provenza , Aragona , Italia, e
Francia, eloro a- ni, edailianze, o vogliamo dire collazioni ,ed un alerò eziandio
ov* erano opere in rima di Poeti Provenzali dal nominato Ermete raccolte per or-
dine pire del fopra nominato Re , le quali inficine colle v te , e opero degli altri
Poeci Provenzali , che furori poi fino al fuo tempo trovate fparfe in quella gran
Libreria , ed altrove , ricopiò il]noftro Monaco in carta pecora , e fattone mi li-
bro eoa eccellentiifitte miniature dì fua mano , donollo a Lodovico II. padre del
Re Renato di Napoli, e Conte di Prove usa, dal quale ufcirono poi infinite copie .
Affaticofiì molto tiell' interpetrare le varie lingue loro , conciò ruffe cofa che quei
poemi avean fra di loro diverfa frafe , offendo flati fcritti m lor lingua materna
Provenzale , e alcri , che non erano così bene in quella verfati , pereffere Italiani,
Spaglinoli, Guaiconi, o Franzefi, aveano molte delle lor voci mefcolatc ne' loc
poemi, onde erano Ci ofeuri , che per verun modo fé ne poteano intendere i veri
(ci\Ci ; ma il Monaco , che bene era impoffeffato delle varie lingue , che dette ab-
biamo , tutti gli riduife a lor vera lettura , e così convien dire , eh' egli foffe il
primo a rendere alla luce i tanto eccellenti Poeti Provenzali , che per gran tempo
erano flati fepolti nell'oblivione. E pure anche in oggi fi ravvila elier vero ciò che
dille il Noflradama per efaltare il valore del Monaco intorno all'ofcuntà de'poe-
mi Provenzali;conciofiacofachecon tutta l'intelligenza,che altri fi pofla avere del-
le lingue Italiana s Spagnuola , e Franzefe , che tutte e tre molto ne agevolano la
M                                             sogni-
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$ó> DÉCEfli VBOi del SEC. II. dal i jffi» al 13 fo*
cognizione > rie/cono difHcilimme ad intenderfi. perfettamente , e con- pena fé ne1
dicifèrano i fentimenti dà; chi legge nelle loro Canzoni,- delinquali nella' Libreria
di san Lorenzo fifa preziofa conferva ,. non ©frante che alcuni di eiìi Poeti Pro-
renzaliiìanodella noftra f talia>come Paolo Lanf ranchi da Pillola, LanfrancoCicala da
Canova>Folchettopure da Genova, fé boriili dettodi Marfilia?, e Soldeffo Mantovano. -
Tornando ora. ai noilro Monaco » egli dagli fteflivolumi di quella nobile libreria, e d*
altronde conlungo-ftudio ritrovòtant:o],.che potè comporre un bel libro de' fatti', e vit-
torie de' Red!AragonaContidiProvenza, il quale copiato di fua manodi bellìflima let-
tera,, infleme con altro libro; dell' Vfìzio di Maria Vergine,arricchiti di belliìSme
miniature, tolte pure dalla fua bella raccoltadidifegnidonòaGiolandà d'Aragona
madre del Re Renato*,, dalla quale fiiron, tenuti in gran-pregiov Per quefta , e
per akre cagioni ^ridondanti dal. merito di tale uomo1, Lodovico II. Re di Napo-
li , e Contendi Provenza., e la Regina. Giolamia fua conforte lo-vollero per lo più
tenere apprendi loro, perchè veramente, oltre a quanto eipofledeva nelle fe mil-
ze ,.e nell'arti ,fe vogliamo credere a. quanto lì lègge ne* frammenti di Don Ila-
rio de-Martini Rdigiofo;del Mònaftero di san Vittorio di Marnila,nobile Proven*
zale, quello,Monaco-'dell!Isole d'Oro fu uomo di santiffima vita, e molto dedico;
adorazione, anzi dice egli, che in un libro- fcritto di fua manoì nelqualeconreneali*
ilfiore di variefeienze , e dottrine , & trova feritto** e notato* in mododi Profe-
zia, cheidi qasfh fua cafaCibó; farebbero ufeiti grandi v\té illhilri; perfouaggi ,
che averebbero governataIs,Chiefà Cattolica , ed. altri pure*,, che nel', temporale
farebbero {lati. gran. Principi ,,e Signori .. Dice ancora lò'ftefK»autore", che quello'
buon.Monaco , prima che entrale inReligione ,> compofepure' in. lingua Proven-
zale aiTairime, le quali dedicò ad Elifa dell'antica , e; nobile cafa dei Bautìo-Con-
tefsa.d'Avellino-, e che fegulla morte di lui nel fopra nominato Moaaiìero-l'anno*
1408*. nel tempo» che la. Regina. Giolanda partorì, il Re Renato..
Pà COLLE DI VALDELSA
P I T T O K E,
Difcepole cF Àgnol GadM"...
gffì; Ssendò notiflTmo a riafchediino-, che ha veduto quel'tanto eh* io
CrJfe'U^i^i arce^c^ » cne dopo" di elfo P e del fuo tanto- rinomato dii.cepolo
I!I&t^==^^| Giotto avevanla con lode proféflata , non doveri- parere Urano,
fé talvolta vedrà , che fra le antichiflìme Notizie ritrovateli da me a collo di non
ordinaria fatica , io forzato da neceflita,. avcrò> dato luogo a taluna di quelle ,
che ci furori lafciate da altri fcritts conciofìaeofaehe polla ben conofeero
ognun
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NOTIZIE DI CENNlNO CENNINI. si
©gnun , che abbia in fé principio di difcretezza , elici tanto , e non meno
è
duopo il fare 3 a chi prefe per a (Turno di compilate un opera unÌYcrfale , e che
il non aver Talora da accrefeere , o da correggere quanto da altri fu detto , tiora
dee ritenere altri dal valertene a fuo bifogno , che fi riduca [ iiccome nelcafo mioj
a fare di molte parti un bel tutto , in quella guifa appunto che fi loda quell'ar-
chitetto , che per coftruire , -e adornare una gran fabbrica , fi vale di materie in-
finite , che a lui non colarono ne pure un colpo di martello , purché egli con da-*
re ad ogni materia il fuo luogo , fia pervenuto all'intento di condurre l'edificio a
fine di comodo, e vaghezza Quello appunto convien fare ora in gra parte a me nel
dar notizia di Cenninojda Colle ài Valdelfa , cioè a dire del valermi di quella *
che ce ne lafciòil Vafari nella yita d'Agnol Caddi > anzi voglio che mi fi conceda*
cheioqui di parola in parola tutto quello trafcriva,che efifo Vafari ne lafciò fcritto
di lui, procurando d*illuftrarlo alquanto con ciò che a me e riufeito ài ritrovare
dipoi. Dice egli dunque così
Imparo dal medefimo ignoto la pittura Cennìno di JOred Cernimi da Ceffi
di Valdelfa
, // quale , come ajfexionatìffìmo dell'arte , fcriffe in un libro dt/ùa
mano i modi del lavorare atfrefeo
, a tempera , a. gomma , e a colla ; td in ol-
tre
, come fi minia, e come in tutti ì modi fi mette d'oro, il qual libro * nelle
mani di Giuliano Orefice Sane/è eccellente maeftro
, e amico di queft'arti 3 e
nel principio di queftofuo libro tratto della natura de rotori ^cost minerali
t
come di cave , fecondo che imparo da Agnolo fuo maeftro, volendo poi, che for-
fè non gli riufeì, imparare a perfettamente dipignere, fapere almeno le manie-
re de colori
, delie tempere , delle colle , e dell' ingejfare , e da'quali colori do-
verno guardarci
, come dannofi nel me/colargli, ed in fomma molti altri avver-
timenti
, de quali non fa bijogno ragionare , effe n do oggi notijfime tutte quelle
co/e ,che co/luì ebbe per gran fccreti
, e rarijfme in que' tempi , Non lafctero
già dì dire , che non fa menzione
, e forfè non dovevano ejfere in ufo\ d'alcu-
ni colorì dì cave , come terre roffe feure
, ileinabrefe , e certi verdi in vetro*
Si fono umilmente ritrovate poi la terra d'ombra
, che e di cava, il giallo san-
to
, gli Jmalti afrefeo , e in olio , ed alcuni altri verdi , e gialli in vetro, di
quali mancarono i pittori di queiteta
. Tratti finalmente demufaici , del ma-
cinare ì colorì a olio per far campi roffì
, azzurri , verdi , e d* altre maniere ,
e de' mordenti per mettere d'oro , non già per figure . Oltre f opere , che eoftui
lavori? in Fiorenza cai fuo maeftro , e difua mano fiotto la loggia dello Spedale
di Bonifazio Lupi una Noftra Donna con certi Santi di maniera fi colorita
,
eh' ella fi e infino a oggi molte bene confervata. £*u,efto Cennìno nel primo ca-
pitolo dì detto fuo libro, par landò difefteffo
, dice queft e proprie parole,
Cennìno di DreaCennini da Colle di Valdelfa fui informato in nella detta
arte dodici anni da Agnolo di Taddeo da Firenze mìo maeftro , il quale
imparò la detta arte da Taddeo fuo padre, el quale Sbattezzato da Giot-
to , e fu fuo difeepoio anni ventiquattro, el quale Giotto rimutò l'arte
del dipignere di Greco in Latino, e ridufse al moderno, e l'ebbe certo più
compiuta , che averle mai nefluno,
M 2                                   Efepni-
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pi PECEN. VIIL del SEC. IL dal 137©, d rj Ja.
E fegiuta a dire il Vafari
J^uefte fono le proprie parole di Cennino ^ ah quale parve , ficeome fanno gran-
difamo benefizio quegli y che di Greco traducono in Latino alcuna cofa, a colo-
ro e ne il Greco non intendono y che così facejfe Giotto in riducendo
7* arte
dilla pittura
, Ì una marnerà non ìntefa , ne conofeiuta da nefftmo ( fé
non* fé forfè per gojffsima
, a bella , facile , e piacevoli fama maniera intefa ,
e conofeiuta per buona da chi ha giudizio, e punto del ragionevole') quali tutti
difeeptìli df^gnoloi ^li fecero onoregranàifamo
. Fin qui il Vaiati.
Óra io mi prrfuado-, che chiunque leggeri quanto io ho portato in quello
luogo > dico ciò che già fu ferino da Cennino nel fuo libro , poi ricopiato dal Va-
iati , (libito fari preioda forte dubbia, di come folle pò libile, che il Cennini avelie
notato fra gli altri fuoi allora fecreti di pittura , quello del macinarci colori a olio,
già che loftelìb Vafari nella vita d'Antonello da Meilìna dice, eflerejftata inventato
quel modo di colorire .da Giovanni da Bruggia».poiinfegnatoa Ruggieri da Bruggia,
eda Ruggieriad Aus fuodifcepolo, poi io fa pervenire in Antonello da Meffina,e poi in
Domenico da Venezia,in che pare ch'egli confumafle tant'anni,chenonfiapmluo-
go a crederli , che Cennino ne'fuoi tempi ,ne la Tofcana , ne 1' lraLia poceife
averne avuto il primo barlume , non ch'egli avefle potuto impararlo . e fcriverlo
nel fuo libro. Quefto dubbio per certo a me non venne mai , come quegli , che
chiaramente riconobbi colla traduzione di quanto ferine Carlo Vanmancer pittor
Fiammingo in fuo idioma, parlando di Giovanni,e Euberto Eich pittori ài Brug-
gia , dico d'i Giovanni Eich , che è quelfo freno Giovanni, di cui parlò erto Va-.
fari, chiamandolo Giovanni da Rruggia ; che il Vafari nel ritrovamento di quello
fegreto , ficeome ree* paflaggi , che gli fece fare d' uno in un altra artefice , non,,
ebbe notizia de i tempi appunto , potè forfè credere » ficeome fu in verità > che
il fegreto fofle flato ritrovato fra '1 1400. e '1 1440. il che fi deduce dall' ordine ,
ch'ei tenne in dar luogo alle vite de'fuoi pittori ; e fé pure di tal tempo non eb-
be alcuna cognizione , almeno l'ordine de'tempi, come fopra , dati alle vite de
fuoi profeiTori, non contraddice a quello , nel quale io trovo effe re occorfa tale
ìioviti , cioè circa al 1410. e così fatto il conto del tempo , che potè fopravvi-
vere al 1400; il noftro Cenni ni ; che poterono efiere trenta , quaranta , e anche
cinqirant'anni, e più (giacche non fappiamo altrode' fuoi principi, fé non eh* è
fofse difcepolo per dodici anni d'Agnoli Gaddi , che morì nel 1587.} torna molto
bene T che quel!' invenzione , avendo già dopo il 141 o, fatto fuo corfo in Italia >
e Tofcana , ed effonder pervenuta in Cennino Cennini > fofle fiata potuta efier no-
tata da lui nel firo libro , e anche praticata ; e tanto bafìi aver accennato a fine
<3i togliere ogn'ombra ài difikultd in cofa di tanto rilievo per la notizia delle co-
fe dell'arti noftre , riferbandomi a dar ài tutto un più chiaro, e diftinto raggua-
glio nelle Notizie della vita ài Giovanni, e Euberto Eich , tolta dalla fopra no-
minata Fiamminga traduzione yficcomed' altronde, e pofta nel Secolo 5. dal 1400,
al i^oo. nel primo Decennale,
Io aveva già cutte quefte cofe fcritre > quando daìfemditiffimo Dottor An-
ton Maria Salvini Accademico della Crufca , Lettor pubblico di lettere Greche
nello Studio di Firenze , mi fu data notizia » che il libro del Cennini, quello itef-
fo, di cui parla il Vafari , che in fuo tempo era nelle mani di Giuliano Orefice Sa-
nefe , capitato , non fi fa quando , alle maifii dei Serenifs. fi trovaflè fra altri anti-
■chiifuni manoicntti nella Libreria di san Lorenzo » ed la luogo appunto > ove dif-
ficiliilì-
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. NOTIZIE DI CENNINO CENNlNT.          93
ffeilifllmo faria flato il rinvenirlo a chi a cafo non vi fi foffe abbattuto % già che
egli è legato in un volume , ov* è un antica traduzione di Boezio , con altre co-
{e , e fra quelle alcune delle figure delle Profezie dell'Abate Giovacchino al Ban-
co 78. Codice 24. onde io portatomi in elfa Libreria » ravvifai tanto y che foprab-
bondantemente baila per approvare quanto il Vafari , ed io medemo fcriiE,
cioè che la cognizione del nuovo modo di dipignere a olio, venuta ad elfo Cennino,
fu appunto fra '1 i4io.e*l 1440. giache egli la nota come fegreto faputo da pochi
nel 1457. in cui egli fcrifle quel libro , dicendo al Capitolo 8p. Innanzi che pm oltre
ijada
, ti voglio mfegnare a lavorare d'olio in muro , 0 in tavola , che Vufano molto i
Tedefihi
(intendendo per redefchi anche i Fiamminghi) e conclude , che ciò deb-
ba farfì cocendo l'olio della femenza del lino ; ed è anche da notarfì , che il Cen-
nino qui non fa menzione fé non di muro } e di tavole , con che Ci conferma ciò
che per altro è tanto rifaputo > che moderno fìa per le pitture a olio I* ufo delle
{empiici tele . Vede/i ancora da eiìò libro , che il Vafaii, o foffe lo Stampatore
della fu a ftoria 3 ove traferi (Te le parole Cernine di DreaCennini da Colle di Valdelfa,
dopo quell'ultima lafciò la parola nato > onde abbiamo che Cennino nafeefle vera-
mente a Celle d; Valdelfa. Fra l'altre cofe , che di pailaggio ofTervai nel far men-
zione di quella pietra , con cui difegnafi » che noi diciamo matita , egli gli da
nome di Lapis J[?natite , conforme alla fua vera origine ài Lapis Hcematitos,quafi
pietra di color fanguigno ; e dove degli acquerelli per difegnare ragiona^»
gli chiama talvolta con nome di acquerello , che fecondo me è il proprio » come
che altro non fiano gli acquerelli , che acqua naturale alquanto alterata , o tinta
con poco colore , onde non lafcia perciò d'effere più acqua , che altra cofa ,
Queil* opera potiamo dire , che faceffe Genuino fenz' alcun' altro difturbo , o oc-
cupazione d'animo , o di perfona > di quella che altrui polla dare la povertà , mer-
cè che la medefima fi vede data dalle Stinche , carcere in Firenze > così detta da*
primi prigioni, che li furon meffi , che erano del già Cafìello delle Stinche in.*
Valdigreve. Non credo che fard per difpiacere al mio Lettore, ch'io porti ìnque-
fto luogo alcuni pochi veriì del principio , e fine di quel trattato nel modo appun-
to , che qui fi legge compitato , e ferino , potendo per avventura trarre alcun
diletto dalla {inceriti > e femplicitd , che ivi lì riconofee .
Incomincia, il libro . dettarle. fatto, e cowpcfio d accenni no daccolte. arri'
veren&a diddio. e della Vergine, Maria e di santo Euflacchio .e di santo Franm
cìefcbo
. e di san Giovanni Batifia. e di santo K^Antonio dapadova. e gieneral"
meute di tutti e santi e sante diddio e a riverenza di biotto
. di taddeo "e da-
gnalc
. macflrc di Cennino, e aititela a e bene e guadangnio di chi dU, detta*
arte vorrei pervenire
Nel fine dice
finito libro referamus grafia cbrìfti 1437. udì 3 1. di luglio ex Stìncarum.
DON
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<?4 DECJSN, riìh iti SM&, Il dal i j$SW i 3S0.
DON LORENZO
MONACO CAMALDOLESE
DEL MONASTERO DEGLI ANGELI DI FIRENZE
PITTORE
Veli* Scuola di Taddeo Caddi,
HA i pittori, che nella celebre scuola di Taddeo Caddi , e come
fuoi imitatori alzaroa grido non ordinario^ in quelli tempi fu
Don Lorenzo Monaco Camaidolefe del Monaftero degli Angeli
della Città di Firenze ; coftui avendo bene imitata la maniera ài
talmaeftro,edefl~endofiben fondato in di fegno, Riadoperato in
moltiffime delle più applaudite occafions d'operare» che in
quel tempo fi prefentaflero aijpèrfone di quell'arte . Ma per
incominciare a ragionar da quelle chJ egli ebbe a fare per la
fua Religione, dico ch'egli dipinfe la tavola dell' Aitar maggiore ài fuo Monafte-
1*0 , la quale vedeafi nello fteflfo luogo circa al fine del paftato secolo > e poi ne fu
levata per dar luogo a moderna pittura ,* fimilmentc colorì altra tavola per saru
Benedetto , Chiefa ch'avea quell' Ordinefuorideila Porta a Pinti, che l'anno 1529.
per 1* affedio fu diftrutta infieme col Monaftero , aveva egli in efla tavola , che fu
poi portate a Firenze negli Angeli , dipinto l'Incoronazione di Noftra Signora.
In'Pifa nella Chiefa di san Michele pure ad fuo Ordine colorì più tavole 3 e nella
Chiefa de* Romiti di Camaldoli , che nella noftra Città ài Firenze era in quella
parte di la d'Arno , che dalla ftefla Chiefa poi diftrutta col Monaftero , chiamafi
Camaldoli, dipinfe un Crocifiiìb fopra a tavola , ed un san Giovanni, l'ima e 1'
altra delle quali opere in quel secolo riportò il fommo della lode . Finalmente fu
di fua mano dipinta nella Chiefa di santa Trinità la tavola , e tutta la Cappella
degli Ardinghelli, ove ritraile al vivo le perfone ài Dante, e del Petrarca , e mol-
to operò nella Certofa , ed altrove . Fece più allievi nel!' arte fua 3 e fra quelli
Francefco Fiorentino , il quale dopo la morte del maeftro dipinfe il bel Tabèrnar
colo , ch'I nella cantonata della piazza nuova diS.Maria Novella in quella parte
chefvoltain via della Scala. Contafi fra quefti ancora un certo pittore Pifano, che
dipinfe in Patria nella Chiefa ài san Francefco nella Cappella di Rutilio Maggioli-
ni una Vergine con più santi, Ebbe Don Lorenzo Monaco , oltre ad una buona
pratica peli inventare una franchezza , e' correzione di.difegno fi fatta , che al
certo fuperò ogn' altro ftato fino al fuo tempo ; usò per ordinario di difegnare in
chiaro feuro , epitome affai ufato in quell'età ,
fc°<2                                                                                             IL BER-
1
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NOTIZIE DELHE%NADA' SIENA l $$
lì, BERNA DA SIENA
R I T T O R E,
Difcepol&dl * • . ♦ *•■* fiato • • . • +Jfr • • • •
R A gli altri pittóri di nome,che ebbe la Città Siena nel sccolov
del 300. uno fu il Berna , eh' è un nome tronco da Bernardo j
oda Bernaba , fiecome Francia priore effere da Francefe ; e fé a
coftui il Cielo avelie voluto conceder lunga vita , fìccome la tri-
ita forte" fua pretto vollbJcne]foffe recifo il filo de' fuoi giorni averebbe
egli lafciato di fé fteffo gran fama ; ma non è però eh* egli nel
picicokorfo" degl'i anni fuoi non operafle tanto, che badane per
farlo crtiiofcercr Pee quanto1 concedeva quella età, per valent'uomo . Dipinfe iru*
Siena fua patria nellaChieladi sant'Agoitino'a frefeo due Cappelle j ed' in una
facciata una grandilTìma ftoria ,• in-cui fece vedere un giovane condotto alla mor-
te dalla Cui Ili ri a , aflìftito da Religiofr, che il confortavano , e lo rapprefento'
tanto al vivov, che fu ftimata opera fingulariflima . Dipinfe in Cortona , poi fa
chiamato5 a Firenze , dove nella Cappella dì san Niccolò in santo Spirito fece-»
le pitture , delle quali fino a' noftri tempi fi ragiona , non tanto per fama di lor
bontà, quanto per la difgrazia ,. che toccò7 alle piedefime di effere nel terribile
incendio di quella Chiefa rimufe preda dei fuoco*. Andò poi a Sangimignano>
Terra di Valdelfa >dove dipinfe a frefeo' nella Pieve cofeafsai ; e già aveva alle
mede fime dato- quafi Y ultima mano-, quando volle la fventura fua', ch'egli ca-
delfe da un palco fatto per quel lavoro1, a cagione della quale caduta infranto , e
pereoffo in due giorni fs ne morì', e ciò fu circa gli anni di noftra salute 1380,
Ebbe' coftui un fuo difcepolp, che fi chiamò Giovanni., nativo del Cartello di
AfcianO1 dello Stato di Siena , al quale toccarono a-finire le poche cofe , che di
quell'opera recarono imperfette . Que&i pure fu chiamato a Firenze , dove di-
pinfe nel Palazzo'de'Medici , ed in Siena fua patria fece vedere fue pitture nello*
Spedale della Scala r che furon moke lodate *
m          ,. , .„ --------- ------■■--------1----- ■,-.■           m--------^--- ■ ■ ■- ■■          a*              ;i. ' ... f : n.i:»Q- 11.. n(inr- -"•■■IT              "Tu- i wM----- »—---------~ '--------------tf " «<i«|
IACOPO DELLA QVERCIA
SCVLIORE S A N E S E,,
., Bifcejiolo di . . .■.,» * natt. «. . . «J» 1418.
*
IACOPO di Metter Piero di Filippo della Quercia da Siena , detto Iacopo della
Fonte*,fa raro*.scultore de* fcioi tempi t conciofiacofachc egli incominciaife
a dare alle fue figure una certa nobiltà , grazia , e tenerezza affai maggiore
di quella , che alle loro gli altri di fua patria fino allora data avevano ; onde fu
adoperato in cofe di tutta importanza, e particolarmente gli fu da quella Repub-
blica
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WS DECEN. Fili, del $£€.11. dal i fj& al 13$0.
bl'raMatà a fare la fonte della pubblica Piazza, Tacque della qual| avevamo l'àn»
no 134?. condótte Agoftìno , e Agnolo Sanefì, e vi {colpì le virar Teologali /con
aicunc sacre iftorie della G;nefi , a cagione della quale opera fu poi fempre chia-
ma, o Agnolo della Fonte t Ottimo guiderdone ebbe di fuo lavoro ; e di più fu di-
chiarato Cavaliere, e Soprintendente dell'Opera del Duomo .Nella Citti di Luc-
ca fece in san Mattinola fepoltura della moglie Paolo Guinigi. In Bologna fe-
ce vedere di fuo {carpello , e architettura la porta principale [della Chiefa di san
Petronio con belliffimi lavori di bailo rilievo , e sacre iljtone dalla creazione del
mondo fino a Noè, una Vergine con Giesù Bambino, e due santi. Avendo que-
llo artefice intefo , che nella Città di Firenze l'Arte de'Mercatanti di Callimala-»
voleva dare a fare una delle porte di san Giovanni , ancor'eflò fé ne venne alla
aoftra patria , e fapendo che a colui doveva allogarli , che nel fare una delle Ito-
ne , che la dovevano abbellire , averebbe data maggior fodisfazione ; fi pofe con
OSni ftudio a fere la [uà , la quale condufse con tanto artifizio » e con fi bel puli-
mento , che non ha dubbio alcuno , che fuo farebbe ftaco quel gran lavora, fc
egli non avefse avuto tre gran concorrenti ; Donatello , il Brunellefco , e 'IGhi-
berti. Scrive il Vafari,ch'egli fcolpiffe di fua mano quella bella Vergine Afiunta,
che fi vede nella mandorla , eh' è fopra la porta del fianco di santa Maria del Fio-
re dalla parte de' Servi , opera per certo belliflìma ; ma noi abbìam provato aliai
Concludentemente nella Notizia della vita di Nanni d'Antonio di Banco difcepolo
di Donatello , che quella {cultura non fu altrimenti fatta per mano di Iacopo
«della Quercia , ma dello fteflb Nanni di Banco ; onde fu errore del Vafari, fegui-
tato poi da Fra Ifidoro Vgurgieri nel fuo libro delle Tompc Sa#e(ì, e da altri ,
che ultimamente anno fcritto fopra fimili materie . E credami il mio Lettore ,
che io non mai avrei faputo a me fteflfo perfuadere , che ai Vafari folle venuto
prefo un tale equivoco incofa tanto (iugulare,di fua profeifione,e anche polliamo
dire allora non antichifiima ; ne mai mi farei oppofto a tale fua aiferzione fé io
non aveffi cavato le prove contrarie da antiche fentture originali, e d'ogni eccez-
ione maggiori, come ciafeheduno, clie voglia, potrà nelle accennate Notiziedi Nanni
& Antonio di Banco a fuo tempo riconofecre. Molte altre opere fece Iacopo della Quer-
cia » il quale finalmente carico d'anni, e pieno d'onore per la fua rara virtù fece
da quella aU'alrra vita paflaggioin Siena fua patria,l'anno di noftra follile 1418.
e nei Duomo quella Città fu al fuo cada vero data fepoltura .
t. i'iii ■■» »■ in»                11 ■                   11                  11            .li inni                ' '                '■....." ' .'■ 1 •'"■■ «1               ■ ■ *>                *—■^—
LORENZO DIÌICCI
PITTORE FIDREN Ti NO,
Difcepolo di Spinello Aretino, nato • . . • circa al 14
PRima di pormi a parlare di quèfto artefice , defidero che fappia il mio Let-
tore , che nello intraprendere ch'io feci il carico di mandare alla luce No-
tizie di Profeflbri del difegne , fin da quei primi tempi, ne'quali incomin-
cio queit'arte a rivivere , io mi prr: jfì fra gli altri un fine molto principale,che
rutìi moftrare per ordine di tempi /fi come* e per chi l'arte medelima, lafciata
- *
                                                                                                  lagor-
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wrizm t>i xoigmzpsica: . 57
la gof&zzà antica , fi andafle a poco a poco portando all' ultimo di (uà perfezuv
ne sii che non credetti potere effettuare, fé non per mezzo d'una dimoftrazionc pervia,
d'albero, da quei primi maeftri incominciando, e fuccefiìvamente procedendo a*
difcepoli loro , e quindi a' derivati da quefti , fino ne* tempi noftri. Or ficcomd
io a tale oggetto indirizzai mia intenzione , così poflò affermare di non aver mai
provato maggior difficolti nella ricerca , che ho fatta poi fempre per le antichif-
ffìme memorie , e per gii ferirti di varj autori , che il ritrovar materie , che, affi-
curar mi poteflero il camino per l'ordine cronologico, quafi unico requisito della
buona ftoria , ma particolarmente di quella ,eh*io mi prefì a compilare. Con*
ciofiacofache mi fia venuto fatto bene fpeflb in ciò che fi vede dato alle ftampe B
il ritrovare tali, e tante contradizioni a quello , che nell'antiche , e autentiche
Scritture fi legge , ch'io fio per dire /che più agevol cofa farebbe fiata a me il ri-
pigliar le materie da capo con poco , o non punto di ricerca di quello eh' è flato
fcritto , che il fare fopra dello fteflb ftudio di Corta alcuna . Vno degli antichi ar-
tefici adunque , nel ritrovamento delle cui notizie m* è convenuto molto (tentare s
è ftato Lorenzo di Bicci, quegli del quale ora debbo ragionare ; e perchè coftui
fu ne* fuo* tempi uomo di gran valore nella pittura, vuole ogni dovere, che nel
parlar di lui io m' affatichi in far comparire quelle veriti , che intorno al tempo
del fuo vivere , ed operare, da altri furon trascurate, o per meglio dire , in tutto
e per tutto intorbidate , e confufe . Dice il Vafari , che Lorenzo di Bicci, chc^»
fu difcepolo di Spinello Aretino, ebbe il fuo natale l'anno 1400. e che in ciò egli
abbia prefo un gravifilino errore , quando non mai con altro pur troppo chiaro ft
dimoftra con altri detti dello fteflb Vafari , come ora vedremo. Dice egli , che
Spinello ftato fuo maeftro mancaflè di vita circa al 1400./come poteva dunque
Lorenzo , nato fecondo quefì* autore del 1400. imparar tra le fafee l'arte del di-
pignere da Spinello, al quale già aprivafi la fepoltura; il perchè , dico io , creda ft.
al Vafari A come profefiore di pittura , ciò eh* ci ci difle , cioè , che Lorenzo di
Bicci fu difcepolo dell'Aretino , perchè oltre a qualche rifeontro o di tradizione,
o d'altra qualfifotfe cofa , potè egli eiTerne ftato fatto certo , e particolarmente
perchè all'occhio fuo erudito non potè portare inganno la maniera ftefla dell'uno,
e dell' altro maeftro. Dicafi però contro a quello che il Vafari fcrifse , che il na-
tale di Lorenzo , come ftato difcepolo dell'Aretino , fegiu molto avanti al 1400L
Dice il Vafari, che Donatello, giovanetto di poca età , aiutò a Lorenzo a dipi-
gnerc la ftoria dell'All'unzione di Maria Vergine accanto all'altra ftoria del san
Temmafo , ch'egli avea dipinta nella facciata del Convento di santa Croce in fu
la piazza , e che quella reftò finita del 1450. e qui credafi pure al Vafari quanto
all' avere avuto in ma /cuoia da giovanetto il celebre scultore Donatello ;, perchè
nel modo del panneggiale dello ftefso Donatello feorge ognuno , che bene intende
un non fo che della fcuola del maeftro, benché ridotto a perfezione afsai maggio-
re, e perchè lo ftefso Vafari , il quale molto ben conobbe perfone , ch'efso Dona-
tello avevano efsaì ben conofeiuto , e praticato , non difse cofa inverifitrule ; on-
de noi in tutto e per tutto alla fentenza di lui ci foferiviamo ; ma non potè già
efser vero ,ehe Donatello aìutafse a Lorenzo nella ftoria dell* Afsnnta finita dell
anno 1450. ne tampoco del san Tommafo , che aveva avuta fua fine del 1418.
perchè Donatello efsendo nato dell'anno 1383. l'anno 1450. era in età di 67. an-
ni , e del 1412. avevane 55. e così bifogna dire , eh' egli da giovanetto frequen-
tafsc la fcuola di Lorenzo , e gli fofse in aiuto dell'opere prima del 1400.nel qua!
tempo fé Lorenzo era già pittore > e operava , come potremo noi fermare ii fuo
N                                             natale
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' . .$8 DECEtf. FUI. del SEQ. II.dal 1370, M X580.
natale del 1400. Ma lafciamo da parte le contradizioni > che fi riconofcono nelle
ftoria del Vafari, e le eonietture , che quindi refuitano > e diciamo che egli no»
è altrimenti vero, che Lorenzo nafcefse del 1400. perchè del 1375* già egli efer-*
citava 1* atte , ed cccone f indubitate prove *
Io trovo in un Libro delie predace di quefta Cittì in Camera Fìfcale
feT^o75" Laurentìus Biccjj pittor Florenum unum , crfiL 5*
ed in altro
JLaureatiusr Eiccqì pici orfiorcnum unum\ /tf/» £. dfo#. #„                  -....;.
In nn libro degli Operai di santa Maria del Fiore a*22. giorni di Novembre 158^
-,
             teggefì ^uamo fcgue apprefso,
foT l *7'Ci Vprarif , e^f » Belibcraverunt , e£r. $wrf Lmrentìus Bicci fidi or qui fi-
fiuris or è avi t figuras Fidei é* Spei Jtt'as in fne te loggie Platee D&minarttm
<v$rfns oriintakm plsgam haheat,, & battere foffit prò dicJis picluris
, auro ,
ioloribus,cius laèwe, & ceteris computaiis in totum F. 90. aurei'&non ultra.
Inoltre in un Protocollo Ser Guido di Ser Salvi y di Sor Francesco Boniiii èfiften*
te in Archivio Fiorentino io trovo, che Lorenzo del 1398. già aveva moglie ,. àek-
la quale fi fa menzione con quelle parola
                                   a
Vomì»a Luci* fili* quondam ^Angeli lotnnis F optili santi'i Simonis Vxor.
Laurent li Bicci picloris Fopttli sancii Fkrentii
»
con che pare , che réfti interamente provato il nolt.ro afsunto contro il Vafari .
Quefto pittore adunque imparò Putto da Spinello Aretino > il quale cominciò a
borire circa l'anno 1330» e finir di vivere , come fopra accennammo ,. del 1400.
Dipoi il Vafari, camminando iempre in fui falfo fuppofto y che Lorenzo nafcefse
Io ftefso anno 1400.. dice , che Giovanni de' Medici, detto di Bicci vedendo il pro-
fitto * ch'egli faceva nelle buone arti, gli diede a dipignere, mentre era ancora
giovanetto * nella fala della cafa vecchia de" Medici 3 murato che fu il Palazzo
grande » che poi reftò a Lorenzo fratello carnale di Colrmo Vecchio > una gran
copia di uomini illuftrijchc fino a* tempi dello ftefso Vafari vi fi vedevanofaflai bene
confervati ; e quello pure dobbiamo noi concedere al Vafari quanto al fatto, mst
non quanto al tempo > perchè fatto il confronto con ciò che lì è detto di fopra >{i tro-
va che ciò non potè feguire che avanti al 1400* E tanto batti aver detto intorna
a qualche sbaglio » eh' è flato prelb dall'autore nominato.
Tornando ora al noftro pittore , ebbe egli nella fua prima età , come ci lafcio
fcritto lo ftefso Vafari * gran desiderio di comparire nella fua patria non altrimen-
ti clie perfetto , e però, volle fcapriedrii intorno alle difEcuItd dell'arte > impie-
gando buona parte degl'I ajuni fuoi in dipignese in campagna > dove egli lì faceva
a credere, che Te prime die cofe non fofsero per efser confiderà te almeno da ognu-
no 3 così per la minuta.»e vennegli ben fatto; coneiofiacofacfce oltre air avere e^li
&fsai megliorata la propria maniera , acquiftafse tanta pratica nel colorire afre-
{co y e tawta facilita, che fermatoli poi in Firenze* gli potefle riufeire ilcondurre in
efsa forfè più opere di quante mai ve ne a-vefse fatte qualiìfofse altro pittore {iato
avanti a lui . Fra quelle » che fi veggono fino a quello tempo di fua prima ma-
niera fuori di Firenze è il tabernacolo pofro fopra '1 ponte a Seafìdfcci in fu la Gre-
ve fuori della porta a san FrianO ; e tifi intera facciata fotte un portico a Cerbaia
coli* immagine di Maria fempre Vergine , e di molti altri santi. Nella Poteftera
di Vicchio in Mugello è un monte , detto Monte Giovi , nome credo io rimaioli
dall' ancka fuperftizione 4e Gentili » il die a noiaoa è nuovo, riconofcencoil,
...... ~                              tìcto-
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NOTIZIE DI LORENZO VlCCI.           $P
-ficchine in Monte Giovi il nome di Giove , così nel Poggio di Marti nel Pìfan© 7
quello di Marte detto da Gio: Villani lo Dio Marti, e quello d'Ercole Sommano
in Monfommano nella Valditiicvole , la quale opinione all'ai fi conferma dal ve-
dcrfi impre/fi manifeftamente i veftigj della Gentilità ne'nomi, che portano anco-
ra interi molti altri luoghi, porti, monti, e Città degli antichi fallì Iddi;, che in
quefti , e particolarmente no' monti fi adoravano. In eiTo monte dunque , detto
Monte Giovi , è la Chiefa di santo Romolo a Campeftri nel Piviere di san Crefci
a Valcava , fabbrica di piccola , ma di antichiflìma ftruttura , forfè d'avanti al
mi He, per quanto fi ha da più fegni,edèvoltaa Levante, e Ponente. In quefta Chie-
fa all'Aitar maggiore è una tavola con tre fpazzi, ornata a colonnette al modo
Gottico ; nel primo fpazio della quale è Maria Vergine con Gesù Bambino ; nel
partimento deftro è santo Romolo , e san Giovan Batifta ; e nel fìnifìro san Gio:
l&vangelifta , e sant'Antonio ,* a pie della tavola è la predella con iftorie di picco-
le figure di fatti di santo Romolo, il tutto condotto con amore, benché della prima
maniera di LorenzodiBicci;ne è da tacerli,che ne*piediftalli delle colonnette de-
ftra, e finiftra vedonfi delia fteflfa manolearmi de* Roti antichi nobili, ftati potenti
in quelle parti, detti talora da Campeftri, e da Monte Giovi, e da Ghircto , opere
fiate ordinate a Lorenzo intorno al i j8o. da uno di elfi Roti, che credefi euere
ftato Antonio figliuolo di Rota, il quale Rota io trovo affai rinomato in fcritturc
di quegli antichi tempi, e fu figliuolo di Chele di Rota, di Scherano,di Rota,
di Brunetto, Contengono le armi un campo azzurro entrovi due branche di Lione
bianche incrocicchiate. Poco fotto alla nominata Chiefa ne' beni antichi de* me-
defimi Roti,poffeduti oggi daMichele Roti,Gentiluomo erudito , defcendentc di
d. Antonio,e figliuolo diamone, che fu Sergente Generale di Battaglia del Serenifs.
Granduca Ferdinando II. di Tofcana, foldato di gran valore, vedefi pure oggi della
fteffa maniera dipinto a frefeo un tabernacolo cella medefima arme de Roti,ove fi-
milmente è figurato sant'Antonio, febbene eflendola pittura ftata dal tempo alquanto
guada , fu poi poco acconciamente reftaurata . Altre opere fece Lorenzo di Bicci
per lo Contado di Firenze , che per brevità fi tralafciano , buona parte delle quag-
li ha diftrutte il tempo . Dopo tutto quello , il noftro artefice fé ne tornò a Fi-
renze , dove gran lavori gli furon dati a fare , e fra quefti per la Chiefa di san
Marco nelle Cappelle della famiglia de' Martini , e de' Landi più pitture a frefeo ,
ed una tavola di Maria Vergine con varj santi; le pitture a frefeo nella riduzione
al moderno, e reftaurazìone di effa Chiefa furono gettate a terra, evi furono eret-
ti nuovi Altari con vaghe architetture di pietra per ornamento delle ftupende ta-
vole , che ora vi C\ vedono di Fra Bartoìommeo, del Cigoli, del Pafilgnano,di San-
ti ài Tito , del Paggi , di Fabbrizio Bofchi , e di altri maeftri eccellenti, Rifpet-
to a quanto fi è detto della Cappella de'Martini è da notarli come quefta in anti-
co era nel luogo appunto , oveora veggiamo il bel ricettò della Cappella di sant*
Antonino fattavi da' Salviati per dar luogo al sacro Corpo del santo. Perla fami-
glia-degli Spinelli colorì a frefeo nella fopradetta facciata di santa Croce la ftoria
di san Tommafo 9 che alla prefenza degli altri Apoftoli tocca la piaga al Signore ;
ed appreflo a qtjefta, la figura del san Criftofano alta dodici braccia , e mezzo ,
della quale non^era fino a quel tempo ftata veduta la più proporzionata, ed anche
la maggiore , toltone il san Criftofano di Buffalmacco ; epe Frati di quel Conven-
to dipinfe pure a frefeo tutte le figure , e ftorie , che fino ad ora fi veggono den-
tro la porta del Martello.Qui diede egli materia per Io nafeimento di quel detto
fattofi ormai molto familiari:di chi vuol piacevolmentekc(plicare la prefiezza d'un
N 2                                           pittore
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Too DECENI Vili* ad SEC. IL dal ttfo.al 1380.
pittore nel dipignere, cioè io fo un santo* e vengo j perchè nel dipignere, che face*
va una mattina Lorenzo in quel luogo, effendoii giàT ora fatta ben tarda, chiamato
ài tavola dal Guardiano ditte, fate fare le fcodelle avoflra fofla}che io foincanteuna figu-
ra e vengo*
Dfpinfc poi molti tabernacoli nella facciate > e cantonate di varie ftra-
de , eafe > e Monafterjin Firenze, parte delle quali ha pure il tempo disfatte ,re-
ftandaperò affai ben confervato quello della via de' Martelli , dove nella facciata
d" una cafa di quella famiglia è figurata Maria Vergine con Gesù ; ed il vedere
che Lorenzo operò per cafa Martelli , mi conferma nella credenza di ciò, che di-
cemmo di fopra , che Donatello > che fu poi fempre parzialifllmo della ftefla ca-
fa , folle flato fuo discepolo. Vedefi ancora nella facciata dello Spedale di santa
Maria nuova accanto alla porta della Chiefa dedicata a sant'Egidio, edificata con
architettura dello ftefiò Lorenzo , la bella floria della Sagrazione di quella Chiefa
fatta da Papa Martino V, nella quale eflò Papa Martino è rittatto al naturale, ìn-
Herae con alcuni Cardinali di quel tempo . Ancora dipinfe varie cofe per la Chie-
fa di Camaldoli y per la Compagnia de* Martiri , le quali infieme colla Chiefa , e
Convento perirono per V affedio . Colorì tutta ima facciata , e il tramezzo della
Chiefa del Carmine per la famiglia de* Salveftrini, alla quale pittura occorfe tutto
ciò , che detto abbiamo di quelle- fatte in san Marco. Dipinfe in santa Trinità
tutta la Cappella de* Compagni con iftòrie della vita di san Giovan Gualberto ;
ed in santa Lucia de' MagnoH dipinfe pure affai per Niccolò da Vzzano » Per tan-
te , e fi belle opere acquiflò Lorenzo in Firenze tanto eredito , che eflendo feguita
fa. sagrazione della Cattedrale Fiorentina per mano di Papa Eugenio IV. fu dato
A lui il carice di dipignere ne* pilaftri, e per la Chiefa gli dodici Apoftoli colle
Croci della medefima sagrazione > e {otto le fineflre di eiafeheduna Cappella le fi-
gure di quei santi » a cui le Cappelle erano dedicate * Vi colorì ancora il Depofito
*h finto marmo per lo Cardinale Corfini primo Arcivescovo della noftra Città, che
l'opra vi fi vede dipinto al naturale ; e quello ancora non hingi da quefto per Fra
Z.uigi Mariilj AgoAiaiano>famofo Teologo. £ fu gloria fingulare di Lorenzo di Bicci
t'etfere flato H primo *ehe in quella nobiliflìma Chiefa lacefle vedere ftie pitture• Por-
tatofi ad Arezzo, dipinfe per i Monaci Olivetani storie di san Bernardo nella mag-
gior Cappella di lorChiefa,egiaaccingcvafi a dipignere il Chioftroconinone della
vita di san Bernardo, quando fopraggiunto da grave infermità gli convenne tornare
a Firenze, lafeiando che Marcoda Montepulciano fuo difcepolo ladipignefle in cambio
fuo, ficeomefece male, e goffamente* Tornato eh' egli fu alla primiera falute, dipinte
in patria la ftoria di Maria Vergine Aflimta , che pure oggi vediamo beniÒimo
conlervata nella fopradetta facciata del Convento di santa Croce , e con quella,
che fu al certo la miglior opera , che partorire il fuo pennello * benché egli foiìe
già decrepito * e non di Cor anni in circa , come affermò il Vafari, diedi fine alle
fuo opere , ed al fuo vivere circa Y anno di noftra falute 1450. dopo aver infegna-
ta l'arte a due fuoi figliuoli >. cioè Bicci, e Neri, de'quali a fuo luogo- ragio-
neremo *■ Devefi a quello artefice non poca lode per lo grande operare , eh' ei fe-
ce, e per efìere anche flato fempre fimile a fé Hello negli ottimi precetti del'arte,
per quanto però poteva eftenderfi il modo di fare Giottefco t il quale, ficcome da
principio fu prefo da lui >e migliorato alquanto in difegno , ariedi tefte , ed i«
.una certa maggioranza di maniera > fu anche fempre mantenuto ; in quello però
dell' aver fempre voluto tener forte quella maniera non fu lodevole , perchè già
negli ultimi tempi di lui avendo veduto la noftra Citta il miglioramento, che
taceva V arte del dipignere > mediante k nobili fatiche di Malaccio, e de* fuoi
muta-
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NOTIZIE DI CXISTOFAm DA MODANA. ioi
imitatori , aveva ratte in ogni fua parte , averebbe potuto ancora eflb migliora-
re la fua maniera ; e pure effendo lungamente vifluto fra imaettri di quei duo
secoli del 1300. e 1400. volle rimanere l'ultimo» che efla manieraGiottefca pra-
ticane > e piutofto reftarefra di loro in minore ftimaj che abbandonarla giammai;
dal che ad evidenza fi riconofee quanto diffidi cofa fia , anche agli uomini affen-
nati, l'emendare in vecchiaia quegli fcrrori 3 che in un ben lungo corfo dì vita fi
prefero a praticare , e
Qu* ptteri dìdkere , fents perdenda fateri # ,
Or, Poet.
DEC E NNALE IX
D £ L S E C O L O I A
Q^iL TttCCCLXXXr. Ul MCCCX'C*
DA
P I T T O R E,
Dìfeefolo di Franca *Bolegnefe > fimva del 1383,
*.«
Vefto Pittore jche dadiverfi scrittori vfen detto da Mon-
dana xda altri è flato creduto nativo ài Ferrara, e da
altri però di Bologna, forfè perchè tutte le fue pitture ^del-
le quali fi ha notizia* fi veggono in Bologna ; e non è
cofa nuova t che i pittori y non dalla patria * ma da
quella Cittd in em anno moka operato , o anno porta
l'oro abitazione vengano nominati y come fi moftrò in
H| Antonio Veneziana , che pure fu di Firenze „ Dipinfe
nella Chiefa ài santa Maria di Mezzaratta «fi Bologna;
nel*' antica Chioftro di san Domenica, e nella Chie-
fa de PP.Celefìini di efla Citta. Dicefiener di fua_*
mano ima tavola aff'Altare de'Torri , in cui fi vede la Beata Vergine col Bambi-
no Gesù ? da lati sant* Antoni© > © santa Caterina , e.nella predella del trono ài
efla Vergine è fentto cbrìftopftorusMnxìf.ijt^m difetto fyvagettus deSavìgn& 1 ;8a.
feci* fieri . Dipinfe una Vergine a frelco, e un sanrr Aaroni© prefib alla porta, che
entra m Sagreftia nella Chkfa di san Domenica ; ed un altra fimile s che duo
volte fu mofìa di luogo , e trafportata altrove; la prima volta da una certa Chic»
fa vecchia ri fetta fu portata in san Pietro ; e la feconda volta per eaufa di nuo-
va fabbrica fattali in quella Chiefa , fu levata , ed accomodata in un muro predo
alla porta di saut' AncUca ad PP* Peuueuzievi « Dicefi ancora elfer di. fua mano
un al-
-
■mt
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IC2 DECEN. IX,M SEC, II. 4M 1380, al 1390.
un altra imaglne di Maria Vergine co'eanti Co/imo, e Damiano, eh*è vicino alla
porta di santa-Maria Maddalena degli"OrfaneIli
                           - ;-
' "" ■' I " '<                 M—i-              |i            mimi» 1 i,ii .»■■              pm. ■ninnili 1 11                   11             i»i               n «—» j                   r-                1 . ' _ T
GHERARDO DI IACOPO
S T A R N I N A
PITTORE FI ORENTI NO,
Difcefolo <f Antonio Vernano 3 nato 1354. *{* 1403.
Vefto artefice, il quale io trovo eflere (lato deferitto fra gli uè*
mini della Compagnia de'Pittori dell'anno 1387.con nomedi
Gherardo Starna. Dipinfe in Firenze nella Chiefa di Santacro-
ce la Cappella de'Caftellani con ftorie di sant'Antonio Abate,
e di san Niccolò Vefcovo. Andatofene poi in Ispagna , fece
molte opere per la Maefià ,di quel Rè, d'onde tornato alla pa-
tria , dipinfe pel Carmine la Cappella di san Girolamo con-»
bella invenzione ; «edefi in qùefìa fra gli altri il santo vicino
a morte lafciar memorie a' fuoi difcepoli, altri in atto di ascoltarle, altri di feri-
vede con gran vivezza , e Spirito •>Vedefì ancora di mano di quell'artefice fino at
ptefente in Firenze nella facciata del Palazzo di parte Guelfa, oggi detto il Magi-
itrato della Parte , un san Dionigi Vefcòvo con due Angeli, e fotto di quello è
ritratta !a Otti di Pifa . Ebbe ne' fuoi rempi per tutta Italia fama di gran pitto-
re , ed in vero che Gherardo è flato un degno ftipite della pittura , efiendo che
da eflb derivane Mafotjno da Panicale , e oa lui Mafaccio » ed altri maeftri, che
che poi non folo condufiero 1' arte a gran perfezione , con gettare i primi fonda-
menti della bella maniera moderna , ma la dilatarono tanto , mediante i loro di-
fcepolilch'ejla ha poi riempiuto tutto il mondo. Pafsò.da quefta all'altra vita lo
Stamina , che così lo chiama il Vafari, Seguendo l'afo Fiorentino d'ufare diminu-
tivi de'nomi proprj, o foprannomi, come credo io che Sofie quello di Starna dell'
anno 1405, ed è probabile , che lafciafTe buone facilità ,jgiacché |iò trovo ad un
jLibro delle preftanze dell' anno 1634. in Camera Fifcale , che i figliuoli, ed eredi
di Gherardo di Iacopo dipintore , e Mona £anobia lor madre furon prefìanziati
in £ior. 3. e foj. io, Somma affai ragionevole ih quei tempi #
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iy *
NOTIZIE DI GW04NW GADDh i o 5
IOVANNIQADDI
PITTORE FI O R B N TINO,
Fratello^ e Dìfcefolo d* Agnol Caddi, fioriva del i j 80*
ON è dubbiò alcuno che averebbe quello Pittore (aHevato nella
fcuola di Agnol Gaddi fuo fratello) dato gran faggio di fu& virtù,
fé nel più bai fiore degli anni fuoi non fofìeftato colto dalla mote
te ; fece contuttociò alcune belle opere in Firenze nel Chioltrodi
santo Spirito , dove erano i piccoli archi (dipinti da Gaddo, e
da Taddeo, rappréféntandola Difputa di N. Sig. Gesù, Crifto
nel Tempio fcq Dottori; la tentazione del medefimo nel Defèrto ; e la Purifi-
cazione di Maria Vergine : le quali opere col tempo fonò fiate gettate # terra per
cagione di nuove fabbriche
;f :
"" ''"
■«I-li         »li i ..-I...—
P I T T oR E,
Pifcepoh £ Agnol Caddi f fioriva circa i3.84.
DT coflui non abbiamo altra notizia , fé non quanta ne lafeiò fcvittk il P» P« i?2»
Vafari 3 cioè > eh5'egli fu Difcepolod'Agnolo Guddi Pittore Fiorentino,,
e molto eferckò farte fua in opere a ftefeo a Città di Camello, ed ia*
san Francefco d'Vrbino
........!■■ ■■»■ III | I j III
I il IH I '« ...... Il IMI II III HI
LORENZO DI FILIPPO
, A R C H I T E f T O,
GlOr D'AMBROGIO Scultore, e Archit. e
LORENZO fuo Figliuolo anch'elfo Scult.e
NANNI DI BARTOLO Scultore.
F
Ióriromnn quelli tempi nella CÌtti di Firenze diverrì pròfeflbri delle noftre
arti, a' quali (come; che* foflero avuti in gran pregio) furon dati a fare
molti degli ornamenti della gran fabbrica della facciata di santa Maria del
Fiore»
,.t..
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104 VECEtf.Vttl. ài SEC."Jfc M 1370. *' n%<*
Fiore éfSU quale fino dal£afcno . .]. . Ieri ftato dato principio . Vhp dìJ'coftftrS
fu torcnzo di Filippo Architétto di efla fabbrica, del quale fi trova ad un Libro'
di deliberazioni 4eir Opera per feimefi , cominciato al primo di Luglio 1384.
Dte pk Kséuguftì Lamentio pMfpfi Caput magi fi ro ditti opens prof uè [a.
Urto dmrum menfmmfroxime freteritorum videlfcet lulìj
, & ^Augufti F. 7,
prò quolibet menfe , &c*
Ed in altro del 1396*
                                                                      • •*• ,
Bit 11 • Augufii reconduxerunt de novo prò ttmpm fi* mtnfinm tntttate*
rum die prima menfis Ma) frpximi preteriti Laurentina Philipp* Caput magi*
ftrumdi&e fabbrjee & epere ditte Cattedrali! maioris Ecclept Fiorentine pr 9
ditto tempore cum Tal Ario F.
8. auripro quolibet menfe.
                   # .: ;.;
Vi fi» ancora un Giovannj'd' Ambrogio Scultore, del quale nei nominato b»
6ro di deliberazioni del 1384. fi trova
                                        . , ^.sjM
&ci9.DccembrisUa*m ^W^^v??^/?W/^#^.^^
/%*»re 2«4j» ipfefacit, videlieet Inflitta?* , <^c.
Ed in un altro di deliberazioni del ig^ó". por fci rnefi
                                     '..,
iiw»** ifmfojy Se arpellatori pre parte fplutiom; F. 25- **" ** Jttmm<LJ
fiorenorum
173. £«*j <fòto 7*«ww ^" àebebat a ditta Opera frojrecso è
ér Mercede figure martori* B« m*4t per mmfatfe & empiete $
;;.;
Ed inoltre a' 28, Dicembre                                                 A           r r 1
44*0* AmbrosuCaputmagifiroditteOpereproeiusfalarxotrwmmenfium f.t**
E di Lorenzo figliuolo di quefto Gio: ancor'effo Scultore, o come allora [più co-
munemente dicevafi ( fecondo che ho da var J luoghi raccolto ) Intagliatore di ft-
gure > Scagliatore, Maeftro di fcacpello , e Maeftro d'intaglio , fi trova nei ci-
tato Libro
                                              , ..          ,. . j,            . _. f;
Die 25. Augufii Lamentio Ioannis Ambrosu Intagliatori figurarumprò di-
tta opera- F. %o. mutuo fufer unam figurai» B. Virgwts Mane ,
nTmreZZ loannis Ambrogi Magiftro intagli ex caufa mutui firolalMri*
tmius quadroni; marmi albi in quo feulptum eft figura nntus Prophete & prò
laborerìo alterius quadronisper eum meptiUorans prò uno alio Propheta
.
£«orifi che m quei tempi nel parlarli dtfgiiic intagliate, o dipinte peHa parola
Trofeti intenderanfi anche Apoftoli >
                                            ' , „^u-
Alcune delle figure, delle quali in quefto luogo 10 fo menzione , ed ho anche
ragionato nelle Notizie appartenenti ai tempi antecedenti, furon poi collocate
nella facciata ne i luoghi /che fino a oggi fi riconófcono in un difegno fatto, a pen-
ria , ed acquerelli con maraviglia accuratezza per mano '■ «^^T^:^
Bernardina Poccetti \ fino nd tempo appunto . che dovette reftar conctaMi^
molire effa tacciata [ fiata in piedi circa a ^o anni ] per fabbricarla «w™<f
buon ordine moderni /Quefto difegno , die fino a oggi ^to**U Opera di
santa Maria del Fiore . o per caufa dell* umidità , o per altra ffi^"&"*
avendoaflai patito, già incominciava in alcune parti quafi a non ifcorgtrii P«-quan-
do-adi anni pafei, acciocché non mai fi perdete la memoria d una cosi beila,
e furf uofa antichità , fu dall' accurata diligenza di Lionardo deUa ^nopd famigha
de'Bnoiurruori Simoai, Provyedirore deìl^pera, fatto copiare Pimtualiffimame8te
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N OTlZIE DI LORENZO DI FILIPPO%E ALT$J. i o 5
per mano di Alexandre) Nani ; e la copia, ini?ar.e «oli'sr.tko «rigirarle fece celi ri-
porre nella Guardaroba della iiriedefima Opera , dove al predente iì trova . Oltre
a quanto fi àconoke nelT accennato difegno, ho io anche ritrovato il Decreto ,
che fu -fatto per la -Umazione di effe figure , che iì legge nello defìò libro di de-
liberazioni del i%0.ed è quello che fegue
                                                         . '
Die 20. Novembri* dtiihcravemnt quei in facìe anteriori Feekjìe Sanale ^^^
Riparate in tabernacnlis vacuis in tòltimnts marmi ibidem cxiftcntìbns ponan*
Protettori
tur .^ér mur e ntur figure marmoree , tjue f.ic?e funt in dieta Opera » videlieet <JelIaOttà
sancti Barnabe , saniti ViBory , <mw torttm Angelìs *x utraque far te iuxta ^ni?"ve*
dicias figur&s .
                                                                      ,                             diamone!.
Fu ancora circa quefti tnede'fimi tempi fino a dopo il 1400. e operò In Firen- '° Statato
zc un certo Nanni di Bartolo , -del quale iì trova nel citato libro quefta memoria jheflàCit*
N&kvì Bartoli Intagliatori uoeato Rollo quos reeiptet j>ro farte fot******* !èfc$ltoll
unius figure mar mori* miUende in Campanile dicJc Eeckfic
,
                            giorno di
effo $itg*
-■■■limi 1 II      ■ fc———■ W— —a—W——i»(ÉiiWÉW mfm^Bim——^ r             u            ■i»ii,...in«.«i         1 I 1. uni 1»       t             ili 1 mulinili il «M|
POLITO DI CLEMENTE
DI PO L I T O
t
NOBILE RICANATESE,
ARCHITETTO
Fioriva del 1385.
'antica, e nobile Citta di;Rìcanatì, detta dagli'antichi Hrfvix Bt'cmà >
hi partorito in divertì tempi alle nodre arti uomini di molto valore,
de' quali fiamo noi perdare a dio luogo puntuale contezza, ma vuole
ogni ragione che io per accomodarmi all'ordine della floria dica alcu-
na cola di Polito di Clemente di Polito Nobii Cittadino quella Pa-
tria , il quale perpa dia gran periziai" architettura civile, e militare
fu ne'fuoi tempi in grandiflìmadimaappreflòi fuói Cittadini.Sappiati adunque, co»
me trovandoti* Tanno 1385. la Città di Ricanati con fuo Contado per caufa delle
ribellioni,d* alcuni Cittadini ,e del popolo , contro de* quali s'era armato 1* Efcr-
cito Pontifìcio , quafi del tutto devaftata , e diftrutra, e volendo 1 Priori del Popo-
lo ,dopo aver cflaCittà fatto ritorno all'obbedienza del Papa , ridurre il tutto a
ben edere , e fare infinite nuove fabbriche, e fortificazioni , ne diedero la cura al
nominato Polito , dimato forfè e per integrità , e per valore nell'arte dia fino-a.
quel fegno maggiore, che potefle eflèreìnquei tempi un uomo di tal meftier<ògiacchè
alni diedero una incombenza libera, ed aflòluta, fenza alcuna limitazione d'autori-
tà ,o di fpefa per operar cofe grandi in Città, e fuori,cio che rare volte i, trova da altri
in tempo pace eiTere dato fatto . E perchè tutto quello , che io pedo dire di
lui Ci ricava dal regillro d1 una Lettera Circolare , che fi vede oggi fra le antiche
feri mire di Ricanati 3 e perchè più chiaro , e più proprio Ila il racconto delle pia
O                                            minute
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io6 DECEK IX.del SEC II. dal i$8o. al 139^
minute circoftanze , mi piace portare in quello luogo copiata da verbo a verbo te
tnedefima Lettera 3 ed è la feguente »
Speéfabìlibus Viri* Capir aneis Ville S. M. Cafiromm
Portus Saneti Petri9 Montis Florum
Jfec non Offcmlìbm mfiramm Viìlarum S. Martini Montar Ani ^
& 'Bagnoli figip.nofire Fiddibus
PRIO RES, P0PVL1 CIVIT. REC ANATEN$IS Sai.
TsjVper generofus »& Noù» Vir Petit us D. Clementis Politi Civis ncfi'er Mt~
tetnatice Magifècr
,, £r precipue K^rfrchitcciure Militaris expedivit Repara*
tìontm & Cor/firn ciionem neftre clivt dir ut e Patrie ob ejfcrafam audaci am quorum»
dam pravorum Givium, & perduellìs Pepali
» efr moda fi/è offerì promptum ad
fertifteanda nofirq C a/ir a cttm Villi s anteqtiam redeat ad Mi nifi eri a Beili ubi
eft Per egre revocata*. 'Et font qitia nmc Deus Opt^Max. & Deipara Virgo
wofira Tutelar is Domina fecit nos refpirare a Ciadibus pofi exanelatos labores
fUrumquc annSrum reformatum ,'fancitum $Ó* ordinatimi fui? in Condì. Ma^
hri Populi
, ejr'Magnifici/rum Anziano rum', ut etiarrì Comitafùì nofier refiau-
ra ur
, & fortifeetur*-•• Igitur vobis omnibus, & cuique vefti'umfiub pena pri*
<vatioMs bfeiorum feti 0$cij precidimus , ejr manddmus aècloritatt' rquafun~
gimur $ .Conf.qjialitcr prepararefaci&tis eqm numerum Operariorrnn, animali»mr
& Cam quantitatem materie lignee, & lapidee & demum return id,quod a vobisv
& a quolibet veflrum requifiverit , feu requiri fecerit, idem Politus Dt eie-
mentis in Rtapt 4tione,fè u C enfi ruotione et iam de novo facienda ad eiufidem
arbitrium
, fiefforumi, Rcvellimrum , Palitiatarum , Mantciletforum, Tur~
fium yMurorum , Caballcriorum
, Bafiionum , Vallorum ,'& huiufmodi. Ad
fica autem
, ut tantum Opus quam cittus expedi ai ur penas pectmrarias infiggere
confra quoficumque denegante s ufium rerum
, Animdium , & Per fonar um , $f
quatems opusfit
, Tranfgrefiores iuffitum vef rerum ad fortias Carie mfflri
fot efiati s corporali ter puntendbs redigere curabitts , & bene valete
,
DW.Rcchan. ex nofira Refidtnt.PYiorali 5. Kd. Aprii, m, Sai. 1385.
!                 Fmnutìus Peri de S.Unto Mot* Dcp» Or din» & Reform*
NICCO-
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$
Notizie di Niccolo" di PiziyjjgTim. tpi
NICCOLO' DI PIERO
A RE T I N O
S C V L T O R E,
Vifcepolodi Moccio Sanefe 9 nato àrea 1350. *§> 1417» -
E tempi, che Moccio Scultore , e Architetto Sanefc fi trattenevi
nella Città di Firenze,molte cofe operando fi di fcultura, come d' ar-
chitettura , e particolarmente in fervizio della Cattedrale, s* accolto
a lui Niccolò di Piero d'Arezzo, il quale avendo nelle materie deli*
arte fatto gran profitto , incominciò ancor elfo ad efiere mol-
_________ to adoperato . Le prime opere , che a queflo artefice par-
sorirono buon credito furono due flatue per lo Campanile di santa Maria del Fiore,
che v'ebbero luogo verfo la Canonica , fra le quali fon quelle , che conduffe poi 1*
ecccllentiUìmo fcarpeilo di Donato. Partitoli di Firenze Tanno della pefìilenza 1387.
fi portò ad Arezzo fua patria, dove fece per l'Opera della Fraternità di S.Maria
delia Mifericordia la facciata tutta di pietra bigia, attefa la difficolti dì condurre in
quel tuogo la gran quantità de'marmi, che farebbe abbi fognata , e nel mezzotondo
della medefìma fcolpì una figura di Maria femprc Vergine con Gesù in braccio , o
vi fono certi Angeli, che le tengono coperto il manto , ed altre figure. I>di lati
intagliò per due nicchieduc ftatue,una di sanGrcgorio Papaie l'altra di S. Donato
Vefcovo, Protettore di quella Città ; e conduffe per lo Vefcovado, per lo Spedale,
per la Pieve , e per la Chiefa di sant'Antonio figure di terra cotta molto belle .
Occorfein quel tempo che per un orribile terremoto rovinarono le mura del Borgo
a S. Sepolcro , ond' egli colà chiamato, le tornò a edificare con lode universale
d'ognuno . lnforgendo poi le tanto rifapute contefe , e le guerre a cagione della
cacciata da Pietra mala de' figlinoli di Pietro Sacconi , colla rovina eziandio del
Caftellojond'era la Città d'Arezzo col fu© Contado tutta in rivolta, egli fé ne par-
tì, e tornatofene a Faenze, eli fu dato a fare una ftatua di marmo d'utiEvangelifìa
in atto di federe, alta quattro braccia, che fu póita allato alla porta principale di
santa Maria del Fiore a man finifìra, e differo allora i profeflbri noueflerfi veduto
de' maeltri di quei secoli fino a quel tempo figura di fi bel rilievo , quanto quella .
Si portò poi a Roma,ove diede miglior forma a Calle! sant'Angelo. Veggiamo
in Firenze di mano di coftui fui canto d' Or San Michele verfo l'Arte della La-
na, due fignrette di marmo fatte ad ìnftanzade'Miniftri della Zecca,fopra la nic-
chia , che contiene la figura del san Matteo lor Protettore; e fappiamo eflfere egli
concorfo ad inventare i modelli per le belliflìme porte, che dovean farli al Tempio
di san Giovanni, infieme cogli altri valent'uomini, benché a lui non toccane a con-
dur l'opera, ma alGhibertf, come è notiflìmo. Andatofene a Milano, vi fu fatto
Capo dell' Opera del Duomo, e vi lavorò alcune figure. Tornatofene finalmente per
k via di Bologna, fecevi il fepolcro di Papa Aleflandro V, pregatone da Leonardo Bruni
Aretino, allora intefo per Mefier Lionardo d'Arezzo, flato molto favorito da quel
Pontefice , la quale opera è nel Convento de'Frati Minori, ove trovò pure anche
quell'artefice fua fepoltnra , conciofìacofache egli nonaveffe appena a quel lavoro
dato fine, eh' è fofie colto dalla morte 1* anno 1417.607. di (uà età •
            DE-
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*
iq& DECEN. X. del SEC. IL dal ij$o2 d 1400.
D E C E N
$ E C 0 L 0
D E L
1 /..
D J. L. U C C C X C. U L M C C C C! -
TOMMASO DI MARCO
PITI O R E F I O R E N T I N O ■„
Dìfcepolo di Andrea Grcagna sfioriva, del 13 5? 2
*Ji^T lima., altra notizia, fi ha: èlquefto& artefice,, fé non, che egli: fece molte- pimi-
X\ re nella.Citti di Pifa ; e fra A* altre nella Ghicfa di sant' Andrea l'anno 155?!.
una. tavola x che fu. appoggiata al tramezzo di. effa Chiefa .
DI VÀLDELSA IN TOSCANA
1 x t o r
Ofera-va: cìrcd- al 14,05.-
E $
E
"Ètefe Mafolìno n«' fuoi primi anni all'arte dell'Orefice^ e poi al
gètto fotto la difeìpliua di Lorenzo Ghiberti Fiorentino , al quale
aiutò poi con gran delicatezza a rinettarc le porte del Tempio di
san Giovanni. Datofi alla pittura Sdì anni 19. fotto Gherardo
Stamina-V che per quanto fv dird nelle Notizie fopra elfo Gin*
J berti > era del medefimoftato maeftro, fece gran profitto. Furo-
no , come fi è di fopra accennato , l'opere.fue circa- il 1405. e- non altrimenti
del 1440. come fi legge nel* Vafari, perchè Gherardo fuomaeitro jCome fi ha dal
aiedefimo Vafari > morì del 1401. nel qual tempo computati gli 19. anni, iho
fiillUQ
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NOTIZIE DI MASÙLINO DA PANlCALE* rop
funno il tempo della Aia puerizia, e dello ftudio della fcultura fotto il Ghìbertf*
con quegli più che fotto Gherardo aveva attefo alla pittura > pare che doveva ef~
fere d'anni 22. almeno ; ed eflendo poi morto in età di 37. anni, è neceflario ii;
dire, che feguifse la fua morte circa agli anni 1418 e non del 1440. o dopo , co*
me fi cava dal Vafari. Il che fi troverà tanto più efler vero, quanto che fi è pro-
vato nelle Notizie di Mafaccio -, che egli a Mafolino fuceedefle nellavoro delle pin-
ture della Cappella de'Brancacci , e che effe Mafaccio , non altrimenti nato dei
1417. come ditte il Vafari, ma nel 1402. potè alla,morte di Mafolino efferù in ta-
le eti , e perfezione neirarte da potere , come fece, feguitare a finir le dette ope-
re , il che difeorrendo, come il Vafari fcriffe, non farebbe potuto feguire. Dipin-
fé dunque Mafolino in Roma la sala di Cafa Orfiha in Monte Giordano , dipoi in
Firenze nella Chiefa del Carmine cominciò a dipignere la Cappella de'Brancacci,
che fu v come fi è detto , feguitata da Mafaccio, e poi da Filippino Uppi > nella
volta , e mura , della quale figwrò Mafolino i quattro Evangelici „ e fa vocazione
di sant'Andrea, e san Pietro all' Apoftolato ; la negazione, e predicazione del me-
defimo;, il naufragio degli Apoftóli; e quando san Pietro fana Petronilla fua figliuo-
la ; quando infieme con san Giovanni fé ne va ai Tempio , e vi libera 1* infermo,
che gli chiede limo/ma : nelle quali opere già fece conofcere d' aver avanzato di
molto la maniera di Giotto , Ben è vero , ohe per lo foverchio affaticarfi , eh* è
fece in.quelle opere,in eti d'anni 37*circa il 1415* pafsò da quefta all'altra vita*
»           1 '1               I ,ì            1.....                             1 111            1 »■■ ...                    ' '■■'.....                     .                 .. ■■ . ii 11 . ,*m
LORENZO ANTONIO VITE
D A PI S T O I A
P I T T o R E,
Bifcepolo di Gherardo Stamina y fioriva del 1400* in circa
D
Ipinfc in Pifa,dove fu mandato in fuo cambio da Gherardo fuoMaeftxo ran-
no 1403;, nel-Capitole* di san Niceola la Pafiìone di Cnflo ; e nel palazzo del
Ceppo di Praro in Tofcana , la vita di Marco Fondatole di quel luogo Pio.
0mm m*mmmm*mm — ■ ■■! * *mmm* ■■■**., »j., ***** 1 M+m+mtm+m■ 11 i < a m niiB. a.-i 1" ""'i. 1 ir 11 u wimém t -1 1 1 ' ~ I - -1- , - ■ - - irrwwn mi 1 m4m —r jl__lj-jj
TADDEO DI BARTOLO
D A. S I E N A
D'ifccpolo di r .< •• • .• > naie * . , #
E Ebe la Cittì di Siena circa a qìnefti tempi un pittore chiamato Taddeo di Bar-
tolo , che è lo ifcìio che ii Vaiati, che alcuna poca menzione fece di lui'
chiama
-ocr page 117-
:W'-
no PECEN. X. del SEC, Il dal*lì$b. al 1300.*
chiama Col nome di Taddeo Bartoli. Dipinfe toftiu affai diligentemente in S. AgoftincT
«li fua patria la Cappella de' Mirefcotti ; e ne Servi una Nunziata ; dipinfe altresì
la Cappella del pubblico Palazzo ; e in san Francclcò in quella de'Bandmelli fece-
un Crocififfo ; e diede a vedere opere di Aio pennello nella Cancelleria dello Spedai
grande , ed in san Domenico all' Altare de' Landi.
SERAFINO SERAFINI
PITTORE M O D A N E S E,
Fiorila del 1390.
RA gli antichi Pittori della nobiliffima Città ài Modani , pec
quanto ne vive la memoria in quefti tempi noftri, fu Serafino
Serafini, del quale fa menzione Don Lodovico Verdiani nella fua
raccolta, e Marcantonio Guerrini Ferrarefe. Operava quefti fino
del 15 8 $ ,e nella Chiefa Cattedrale di Modana vedeva fi nel 166%. una
fua tavola all' Altare di san Niccolò ; opera > che per quanto
potea pretender/i da quegli antichi tempi, era alTai lodatale
Conteneva in fé molte figure,ed una latina infcrizione; e finalmente il nome dell*
artefice feritto'eosì Serafhinus de Seraphìnispnxit 13S5. die Uws 23. Marti). Nel-
la
Città di Ferrara era pure dipinta dal fuo pennello la Cappella della famiglia de*
Petrati nella Chiefa di san Domenico, con molte figure , e leggevanvifi-ifeguentì
gofSfsimi veriì.
Mille tramo con fep tanta fet
Erano corfo gC anni del Signore .
El quarto entrava
, quando al fo onore
Quefla Cappella al fo bel fin mimi,
Et io che tana en sì la fi or tei
Fui Serafin de Alutina Pintore,
E frate Aldobrandino Inquifttore
L'ordine diede > ed io lo feguitei
E far la fece fappia ogn un per certo
La Donna di Francefco di Lamberto»
Ne'tempi di coftui viflb ,ed operò ancora in Modana Tommàfo Banani, il qua-
!e nel Convento degli Agoftmiani fece una tavola , che non è molto che ancora
vedeafi in quel luogo j ma cantoquefta , quanto le notate di fopra non fappiamo
k abbiano fortito di vivere fino a'tempi £rcfeìiti, o pure ila occorfo ad elle quello
che da più anni in qua , ed altre molte di quegli antichi tempi è addivenuto d'ef-
fcr tolte di luogo pec riporvene altre più belle de* moderni maeftri ♦
I L FI ME.
*,*s " f
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I N DIC E
DELLE COSE NOTABILI
Ermo pitt. Fior.lì. fi uà vita i<t.
Buon amico Buffalmacco pitt. fina vitÀ ti. fitto
ritratto
12. muore allo Spedale 13. «.'
ALdìgicri da Zevìo Pittore , carte 83,
Alùcment* delle mura di Firenze , e
perchè 32.
Agnolo Gaddi pìtt.fitta vita 3*0. Avan^amen-
% ta di fitta famiglia ^.z.. 6^. 69,
Ambrogio Lwenzjtti pitt, Satieje fuavita
39;
And.rea Pifiam pitti » e archifr fina vita 32.
Andrea di Iacopo, altrimenti di Girne prca-
gna fe tilt., e archi t. fina vita 63.
Andrea Tafi Fiorentino- pitt .alla Greca riy
Antiporti alle porte di Ferente 33.
Antonello da.'Mejfmof pittore 91.
D.Ant. Maria Satvini Lettore pubblico del
: le lettere Greche nello Studio dti Firen, 92.
Antonio da Ferrara pkr. fitta vita
103.
Antonio Veneziano pitt.,5 5.- perchè detto Pìr-
nezjameffendo fiato Fiorentino 55.
Arexjyo Città di Toficana r Pitture in lineile
Chitfe$6.
Armi
, ed altre memorie della nobile famU
glia de'Roti m sante Remolo aCampeflri
in Mugello 99.
Arnolfo di Lapo are hit.- fitto ritratto
4^
__
Adì a di Firenze 45.
Bartolo G leggi pi tu/ita vit£ 28.
Bartolommeo Bologhini pitt. fu a vita 70.
Bartolommeo di\Fndi pitt. Sanefiefua vita 8 3.,
Ba/lsoniiC ripari fot tifi nellaCittà àiFi-
renze
32.
Eatttficric inS. Giovanni ài Pìfix 8.
Battifierio della Pieve di S. Maria inCa*-
li mi a 8.
Benedetto IX. da TrcVifiofitto ritratto 4.-
Benvenuto da Imola Comentatore di Dante,
coetaneo del Petrarca . Atfattofcritio nella
Libreria>■ Ài S. Lorenzo ?.
Bernardo Qrcugna pitt.
64. [uà v'ita 69.
Bernardi.» Nullo Falconi Pi/ano pitt. 68*
,
Bernardo Daddt pitt.- fuavita 70^
Berna da Siena pitt. fuavita 95 *
'Bernardino Faccetti piti.- Fior. ^. 104V
Bottegi\ài Mafo dei Saogio\nel Secolo del
1 ^00, raddotto de' pìupiacevoli xu-mim^he
HVsjfe allora la nojlra Cttth
25*
CAlandrinopitt. Fior, ir, 16. 27. .
Campo Santo di Pi fa 4. 31. 55. 65. 69
Campana.del Popolo di Firenze da chi fatta
faonare 33,                                       •>
Campanile di Pifa dachi finito 38. \
Campanile diS.Maria del Fiore da chifni-
Cappella dtS. Iacopo in Piftoia 34,
della SacraCintola di Prato 40.-
degli Stroz.zJ in j*„ Maria Novella di-
pinta
64. 69,
Maggiore diS. Maria Novella de' Ric-
ci dipinta 69,
degli Ardinghelli in STrinità dipinta
94.
de" Brancacci nel Carmine 109.
della nobile famiglia de* Compagni in
,S. Trinità 100,
della nobile famiglia de' Martini in
S. Marco 99.
della nobile famiglia de* Cafiellani m
S* Croce 102.
di S. Ranieri in Fifa nel Duomo
Capitolo dì S. Spirito 4,
Capitolo diS. Maria Novella 4. 27.
Capìtoli della Compagnia da' Pittori 48, ap-
provati dall'Ordinario
54^
Cardinale di Prat 0 4,
Cardinale Latino benedice laprima pietra net
fondamento della gran Ch'afa d? S. Maria
Novella Vanno
1279.de' Frt', i Predicatori,
eonlafciare in piediVaìPicaC appella della
Chiefa piccola
, ove arjean dipinto i Pittori
Greci, jlatimaefivrì di Cmabue ynon offan-
te quanto ne dita un moderno
55.
Carlo Ce fare Malvafiia Iflorhco 2. %\é
Caflet S. Angelo da chi riformato
107,
Caterina figliuola di Giotto 33.
Cav. Carlo Ridolf fcrittore delle vite de*
Pittori Vèneti fyt
CaV. Meffer Nccolaìo di Iacopo degli Alberti
fondatore della Chiefa in Orbatello 7,
Cecco d Afcoli fitte compofiluoni nella Libre-
tta di S, Lfirenw
65,
                  Cenni-
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*di''$. Domenico d'Arex.no 74. 'Qrgaw,
Sepolcri 74.
«sfr S. Antonio,ebe aitantiall\affedio era
alla portA a Faenna 74.
della Spina di Pira8$.
di S. Mar tino maggiore di Bologna
83.
di S* Benedetto grande de* Carnai dot eh
fuori della porta a Pinti diftnatcSó,*?^.
di S.Giovanni fra l'Ars or a fuori della
porta a Faenza 86,
di S. Michele dì Pifa
94.
de' Romiti di C'amaldoli già dila d'Àrm
nella contrada detta Camaldoli,di-
firutta col Monafiero
94,
di S. Romolo a Campeflritn Mugello 59
Cimabt'g ritratto al naturai e 4. primo inven-
tore delle parole finte ufe ir e di bocca .alle
figure dipinte
27.
Colorire a Olio quando, e da chi trovato, e
ufato ne'primi tempi 92.
Compagnia de* Pittori fotto l'invoidxjme di
S, Luca Fvangelilht 43. 46,
Compagnia della Miferkordta 32.
Compagma d'Orio S. Michele J67. fa fare
il Tabernacolo all' Or cagna 67.
Convento de' Frati Minori di Siena 39.
Convento di S. Agoftin,o di Siena 39.
Convento dell'Ordine de'Predicatori in Bt)k-
gna 57,
Convento de" Frati Predicatori aS. Domeni-
co ài F ì efole -, ne' tempi de W Ah or e S emina-
rio di Santi
6,
Convento de' Padri Conventuali dì Bologna
chiufo 57.
Convento di S.Agcftìw d'Arenno 74.
Corpo di S. Atto ritrovato 32.
Crociftjfo di rilic vo nella Baflica dì S. Paole
fiori delle mura
» che parlo a S. Brigida 6.
Cofume fiat-o ufato avanti, e poco dopati mil-
le mlftiuar le Ch'tefe
8. di dipìgncrle 28.
Cronaca di S. Maria Novella, e fuoattilla-
to intorno all' antica Cappella , lafàata
in piedi nella fondanone della Chiefa)
grande
55.
Criflofano da Modana pitt. fua vita 10T.
Crilhfano Landìni cementatore di Dante
34. ^6, fua pati ia ^z.fuo corpo incorrotto 42.
CermìnoCcnmù da Colle di Valdelfa'■ pitt.
fua V;ta 90.
Cker.uhinoGherar dacci Eremitano Iftorico 13.
C'biffa di S. Anfana a Ripa A'Arno mpifa
12. 20.'                                              ' _,
' ®di <£. Petronio di Bologna 13. pittarefaf\
ti vi da Buffalmacco 13.
di S. Stefano a C'deinaia Villa fei mi-
glia preffb di Firenze 13.
di S. Domenico diporti 28.
di Monte Olmeto di Ferrara- 30.
di €.. Francesco di Faenza 30.
del Duomo di Pifa 30.
di S, Francefco di Pifioia 31,
Pieve d'AreK.no 31,
d' Ay'Acculi in Roma 6P
di S. Maria in Traflevere 6,
di $. Gnsogono. 6.
di S. Francefco a Ripa 6,
di S. Cecilia in T'rafie vere
éf.
di S. Paolo fuor ài Roma &,
di S. Pietro 6.
31-
di S, Maria Mvelia 34. 36. $6,Cap*
pclla maggiore 63, ridipinta 64, 83.
di S. Croce 34. 36, 40 58.
di S, Caterina di Pifa 34. 83.
di S, Paolo a Ripa d'Arno in Pifa 34.44
ctl S. Domenico di Siena 34.
di S, Francefco di Pifa 36.
di S, Procolo 40,
di S. Margherita di Cortona 4Ó.
di Monte Oliveto di Chìufuri 40.
di S. Pancrazio 40.
del Carmine 40. 56.
di S. Romolo rfatta da Ag nolo Gaddi 41 »
di S. Francefco d' Arenno 44.
di S. Trinità 44. 45. 56. 58.
di S* Stefano al Ponte vecchio 44.
di S. Cataldo di Rimini 45.
x\ Badia ài Firenze 45.
*&S. Antonio dì P nenia 45,
di &. Francefco d' Imola 45,
de*Monaci di Certofa 56,
dì S. Stefmo d'Arcano 56. demolita 57.
diS. Mariadi Me di aratta in Bologna
■57.83.
ài S.Spinto 34. fuùChioflro 3 5.
dì S. Marco 6,
di S. Bafilto
6.
difetto di S. Francefco et Afceft é,
di S. Marta Maggiore in Roma 9. re*
flautata, e'accrefcmta da chi 9,
i d? Orhtello
, Vedi Oratorie > -
dOgnifanti 58,
di $. Rome.» 59.
di S* Michele Vìfdomini 7 J.
Xìepofito di fìnto marmo del Cardinale Cor-
fini primo Arclvefavo di Firenze in Duo-
mo da chi dipinto
100.
JOepofttoin d. Chiefa di Fra Luigi Marfili 1 o&
Difficultadi che s'incontrano nell' interpetra-
Tjom de* libri de' Poeti Pr svendali
79.
Detta
-ocr page 120-
I
Detto di Donatello [opra le pitture di St e fa-
fi ano Nerone/e
79.
Dijficultadi che s' incontrano nelt interpetra-
^toni de Ubrì de Poeti prov insali 69.
Domenico da Venezia pitt. 92.
Domenico del Grillandaio pitt, Fiorent. 64.
Donato /cult. Fior. 107. di chi dìfcepolo9j.
Duca a da Siena pitt. fua vita 58
Duomo di Siena 4, Deliberatone d'accre*
/cerio ,poi no» adempiuta
43. 58.
Duomo di Firenze 59.
Duomo di Pifa 61,
Framtfco Petrarca fuo rifrìtto 4>pn* ^e
volte ritrarre da Pandoffo Maiat e fra da
Rimtni. Suoi ver Ci fopra Laura fra ama-
ta
4. 5. illuflranione di alcuni di effi 4.
fue Lettere familiari 5.
Franco Sacchetti novellatore Fiorentino ir.
fue novelle 13, 16. 18. 22. 29, (7.
Franccfco Rondine Ili fcrittore della Reldzje*
ne del Contagio l'anno
1630. e 1633. 5^*
Francefco, di Neri Sellari fcult. 8©.
Fraternità di santa Marta della Miferkor*
dia d' Arezx.0
107.
Fulmine caduto l'anno 135$. [opra il Cam*
fonile di santa Maria N velia
£3.
EMpoti Terra di Tofcana 6u
Eremo di Carnai doli
56.
Errore di Scrittor Frange/e 26. .
Srrore del Safari intorno al tempo nel quale
fu fatta da Andre* Ptfano la prima porta
di bronz.0 del Tempio di S Giovanni
32.
Intorno alla morte di Gaddo Caddi 37.
Intorno alla Sagratone della Che/a di
S. Maria Maggiore
56,
Errore dtl mede/imo » e d'un moderno intor-
no al cafato A"Andrea Òrcagna6$.Intor,
no alle figure della loggia de'
Lanz.i65.71.
Errore d'un moderno intorno all' Imaginc di
M. Vergine in Or S. Michele
67.
Errore del Vafari, e di Fra Ifidoro Vgurgie-
ri\ e d'altri intorno all' Imagine di Maria
Vergine di marmo^ch' e [opra la pan a del
fianco del Duomo dalla parte de* Servile.
GAddo G'addipitt\ io. 30. 43.
Gherardo Stamina pitt. 102.
G Iolanda Regina di Napoli 90,
Giorgio V*/an fcrittore di Vite de ' Pittori
2. 3. 6.
Giotto celebre pitt» 1,6,
Giotto di Maefiro Stefano dipintore
3?,
B.Fra Giovanni Angelico dell' Ordine de*
Predicatori. 6,
Ciò: Patrizio Romano, e fua Moglie fonda-
tori di S. Maria Maggiore in Roma &.
Me/f. Gio: Boccaccio
11. 12.25.
Dott.Gto: Renz.i antiquario pratichi/fimo 41:.
Gio: da S. Stefano a Ponte pitt. Fier. fua
vita 44.
Gio: Andrea Car duino Segretario di Clemen-
te V/.fuafepoltma
46.
                         *
Gioida Ugnano Dott. di Legge fua fepoltura
46.
Gto', Villani /fiorico 55.
Gio: degli Agli 56. fua Vi la a Nucvoli, e
Tabernacolo a detta Villa 56.
Gio: da Milano pitt, fina vita 58.
Gio: Torfic ani pitt. Aretino fue opere 60.
Gio: Tornabuom Fiorentino fa di nuovo dipi-
gnere la Cappella maggiore di santa Ma-
ria N velia
64,
Gio: da Pi/loia pit. 73.
Gio: Fetti fcult. 80,
Gto: Tedefio /cult.
80,
Gio: di Naftradamafcrittore Franz.efe 89.
Gto:da Bruggia'inventore del colorire a olio 92,
Gio: d'A/ciampitt. 9$.
Gio: de'Medici
3 detto di Bicci 9E.
Gioì Gaddi pitt. Fiorentino fua vita
103. .
Gin: d' Ambrogio fcult.. 103.
Monfig. Gudip Mancini fcrittore 32.70.84.'
Gualtieri Duca d'Atene fua Arrr,e 6. forti-
fica il Palazzo di piazza
\i.fua cacciata
di Firenze
33^. 59, dipinto nella Torre del
Fotefta
59.
             . ' u               Oua-
Amaca
Facciata della Chiefa di santa Croce da
chi dipinta, e quando
97. 100.
Facciata della Chiefa di santa Maria Nuo-
va da chi dipìnta
100.
Fefia di sant'Anna, Madre della Gran Ma-
dre di DiomFtrenxje fi f
olcnniz.ua come
Pafqua
, fi corre il palio di panno lucchefi*
no
, efannoft altri divoti ufici, perche 60.
Filippo Rojjìiti pitt. fua vita 9.
cibate Filippo T iti fcrittore io.
Figure delle Profezie dell'Abate Giovacchi-
nomila Re al Libreria diS Lorenzo
93.
Fonema di Firenze d.la forte^a da hafso 12.
Figure àella Loggia de' Signori in Firenze 41.
Fonte nella Città d'Arezzo 43.
Fortificazioni d'Arido fatte d*l Granduca
Cofimo /. 44.
Franco Bolognefe fua vita u Ver fi di Dante
intorno a /uè qualitadi 2. Opera di minio
per la Libreria Vaticana
2. Fonda fua
fcuoia in Bologna
2.
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fSuamntQf adottano fit primo che nello Sia*
tj} Veneto migliorale la maniera del dipi-
gnere 77.79. origine del nome diGuarien-
to Sa
GuidoCampefe Cmtefi abile de" Fiorentini 27.
Guglielmo da Forlì pitt. fua vita 28.
Lino pttt.fculu i Arekit.fua trita t.
Ltonardo Aretino ifiorico 107.
Lionar do della nobile famiglia de* Suonarmi-*
ti Simoni
104.
Lippo pitt. Fiorentino'fua iuta 84*
Lippo Vanni pitt. Sanefe 87.
Lippa Memmi pitt. Sane/e fua vita 34.
Loggia de" Signori in Piazza architettata
dall' Orcagna
65.
Loggia d'Or San Michele dipinta 43,
Loggia de" Mercanti -di' Ancona da chi archi-
tettata
75.
Lorenzo Ghiberti fcult.. Fior, fa le due por te
di S„ Giovanni
32*
Lorenzo Bolognefe-pitt.fua vita 57^
Magnif Lorenzo de' Medici padre^ dà Papa
Leone X.>
62.
JD„. Lorenzo Tvlònaco Camdddefe $itt.> [uà
vita.
94..
Lorenzo di Bìcci'pitt..Viorent.fuai vita 96.,
1 Lorenz-) Antonio Kte pittore 109.
'Lorenzo di Filippo architi 103..
Lorenzo di Uio: d'Ambrogio fcult* 103..
Luca di. Giovanni da Siena fcult. 80^
TH RAlacopo da Turrita 9. 30.,
JJ Iacopo , e AndreaOrcagna [cultori Fio-
rentini
41.
Jacopo da Prato? Vecchio pitt. e archit.J"uà.
vita 42,
Jacopo Lanfrani fcult. e archi*. Veneziano 4 j.
làcobetlo , e Pietro Paolo Veneziani. 46.
D. Iacopo Fiorentino Monaco- nel Mma/le-a
degli Angeli tn Firenze > uomo di santa
vitale fcrittere di libri daC or sin [igne 61..
Fra\ Jacopo Pajfavmti Mi 'Ordinede'Pre-
dicatori in santa Maria Novella
, uomo
di gran bontà
, e dottrina 63. a0e al la-
gran fabbrica di ejfa Chiefa
63.
atropo di Pietra fmt*fm vita 71..
Jacopo di Clone Or cagna fua vita jr..
Tacòpodellaguercia/cult. Sanefe fua vita 95,
Jmagint della NónzJata. in san B afillo b. in
samMàrco 6. in Orbate Ilo j.
Jmagine: di Maria Vérgine [opra l'or porta di
Omelia di Siena da chi cominciata
y di.
chi finita
34.
          .
Jmagmi di Maria Vergine nella Città dA-
rezzo fatta da Spinello /fretino
57.
Jmagine di Maria Vergine di marmo/opra la
porta del Duomo
, che va a? Servi da chi
fatta, contro quanto fu da altrs ferino 96.
JJidoro Vgurgierì fcrittore 40.
rAdonna in fui canto delle due vie, dog
l il Chiaffuolo chevien di via de' Mar-
telli ye la via che da S, Giovanni porta
a S. Maria Nuova
,, ritrovata/* ultima*
mefite 12.-
Madonnaful dicanto di Fra Filippo Lippiii*,
Maionna del Campo Santo di Pifa da chi
dipinta
34,
Madonna de' Denti di Bologna $5.■
Madonna de'TTrtbolatìHn S.Petronio d- Bo-
logna da cbi dipinta
£3;.
Marco da\ Moni'epulciano pitt. IOOì-.
Marco di'■ Guccio fcult. 80,. .
Mar lotto Orcagna pitt. Fiorentino 73».
Mafolsno da Pan te ale pìt.fua Vita io&.
Adtafo dei Saggio 25. 27.
Alatieo Tacopt dipintore 4J..
Michel Ruoti nobile Fiorentino 99,
McheiagnoU Buon arr noti IcdaunapittutaS^.
A-iino da Siena pitt. 74.
Miracolo della neve nel luogo ov'èS. Ma-
fia Maggi ere di Roma 9.
Moccio fctdt. e archit. Sanefe 74.
Modello della Chiefa di S. Maria del FU'
re rapprefentato da Simon Memi/ni
4.
Monaco dell'/fole d'Oro fta vita 8%.wterpe-
tra più poetici ferini de' Posti Pruven ^a~
li 89. nato delia nobilifftma famiglia Cito
90. predici iofe future 9©.
LAndo da Siena: are hit. fu a vita 42.
Leon X. Sommo Pontefice a Firenze
vitali Mmafiero degli Angeli 6ir
Lib>o antico de'morti del Convento di san
Domenico in Siena 3. 5.
Liho intitolato Martirologio efiflente mll*
.' Archivio di san Pietro in Rema
3..
Libreria di san Lorenzo del Sermifs. Gran'
duca 12, Libri di antkhjflìmi Poeti Prcven*
zali, che vi fi confervXnp 90. 91,
Libro'antico degli uomini della Compagnia
de' Pittori di Firenze tg. 33, 4S.
Libreria celebre de* manoferitti originali , e
fpogli del Senat. Carlo Strozzi 64. 67*79.
Libreria mfìgne anticamente in Provenza,
ridotta a ben* e ff re dopo le guerre dal Mq*
naۈ dell'fole d'Or* b>
-ocr page 122-
Monafliro degli angeli di Firenze é'U
Monajrero diCertofia
56. quado fabbricato 69.
Montt Efquiltno in Roma , luogo ove fu. edi-
ficato ti Tempio di S* M* Maggiore
9.
Monte Giovi, Mon/onffftanot Marti da che
detti così 99,
Mortalità dell'anno l$+B.fuadeferitone 66.
Mulina di S. Gregorio in Firenze da chi
architettate 37.
Muniftero delle Donne di Porta, a Faenza
12. 26.
Mara della Città del Borgo a San Sepolcro
rovinate /' anno 1383.-107,
M(*fiaico di S. Maria Maggiore in Roma 9.
Adufaici della Tribuna del Tempio di san
Giovanni refi amati 41.
paolo da Siena pitt.' ritrafe Papa Bene det-
to.X. $1. rifa i tetti della Bafilica di san
Pietra %z.
Paolo Orlandini Monaco Camaldolefe fue
eompofìzJoni in i/erjì latini
6r.
Pelagio Papa confiderà la Chiefia di S. Maria
Maggiore
56. non Papa P affale , come
fcrijfie il Va[ari
56*
Pefililen\a in Firenze del 1383. - 56. del
1348,- 58. defcrina-66.
Pefiarefe ficult. e archit. 46.,,,. ., , ■-
Piena dArno del 133.-36,,
Pia&ade Signori allargata Con rovina d
molte cafie
4 r.
Piero da Farnefe Capitano de' Fiorentini
contro i Pi/"ani muore
73.
Pietro Cavalflmpitt./ita vita Sfufcultore 6.uo-
mo di's anta vita6.fiuamorte&. aileimagmi
dipinte da lui e amorfe Iddio con miracoli
7.
fiuo particolar modo di dipigners meline
■della Santiffima Nunziata
7".
Pietro Latrati fua vita 3 r". il primo' che in
Siena introducete la buona maniera di di"
pignere
3e /'/primo che ingfandijfe la wa-
■ mera l*.-
Pietro LorenZetti fttt. Sanefe ad.
pieve di S. Maria in Cogitatila
, detta in
Cilicciavoli nel Fiorentino #.
Pieve d'Empoli Terra di Tcficana 44.
Pieve d" Arezzo 6&.
Pittori Fiorentini dopo il rifiorgimentofeguito
in Firenze dell' arte della pittura fifipar-
gono per tutta Europa, 48.
Pittura nella facciata del palalo diparte
Guelfa da chi fatta 102... ;
Polito di Clemente di Polito fua vita io?.
Ponti, e mura in Firenze rovinati per la
picn<Jt del 1333'. da ehi rifatti 37.
Ponte' di S. Trinità il vecchio 44. rovina
per la piena del 1557. - 44.
Poppi Cafre Ilo nel Casentino 43.
Porta di bronco UT empio di S. G'uV ami fiat-
ta da Andrea Pifiano 32. finita nel 1339.
32. levata di fino primo luogo 32.
Porta dt bronco di d. Tempio di S. Gio: 96.
Porta principale di S. Petronio di Bologna da
chi intagliata 96.
Prato occhio Terra di Tofana, celebre per
Donato Grammatico ,per Criflofano Lan-
tàni
, e per Iacopo da Prato Vecchio pitt.^i.
Proverbio nato da un fatto di Lorenzo di Baci
pitt% Fiorentino 100.
Phqcìq Capanna pttt» Fior, fua vita 45.
.1% i-X-..-A\.y
N
' .Anni di Bartolo piti. 195;-
_- Nanni di Bartolo [cult. 103.-
Narrazione del quando"-,come, e per chi co*
minciafienella Citta di Venezia ti miglio-
ramento della pittura
77.
NarpazJone della fondazione della C otnpa-
gnia & Pittori w Firenze 47..
Navicella- di Gutto nella Bafrìica Pratkàn&
M Ilo pitto Fiorentino 1 r. [uà vita 25^
Ncroctio da Siena archit. fitta vita 33,.
Niccolo-da Prato Cardinale ritratto^ 4..
Niccola , e Giovanni ficultori 8.
Mejfer NccolaAcciamli Gran Sinifcalco del
Regno di Napoli,, e di Sicilia 691.
Niccola Aretino fcult.
75»
Niccolo Cornacchìm 27;
Niccolò di Fiero Lamberti ficult. 8cf.
Nmo ficult.-Pifiano [ha via 83,
Niccolo- di Piero Aretino fitta vita 107.
Nvelle di Franca? Sacchetti Fiorentino 13,
16. 18. 22.
0
ODerìgi ctAgobbtudfcepolodi Cimabue r.
fi maefitrò di Franco Bologne/e l.
grande (limature à'tfie* ftejfo
2'.
Oratorio in Orbate Ilo j.
Oratorio d'Or San Michele
40'.
Ottaviano da Faenza pitica vita 30.
PAce ài FaenzaJua vita *,
Palazzo do' Sonori in Siena 4. 40.
Palazzo dei »b!}ico in Verona ^gia de'Si*
gnvt falla Scala
8$.
ii .!,
San
-ocr page 123-
ttoo
Stefano pitt. Fiorentino fu* Vita 33. muore
100.-34.
Stefano Veronefe pitt. 79. * ;
Siteridi Francefci degli Albini Provvedi-
tore dell'Opera dei Duomo
''40,71.
R
-%
SAn Ranieri Pifano Protettore deli* €kpà
dì fifa S. 55.
Ricco di Lapo pitt. 33.
Ritratti antichi di Dante, e del Petrareag^.
Ritrratto del Petrarca in S, M. Novella
4,
Ritratto di Madonna Laurafua amata 4.
T Aberratolo d€ Tintori dà S. Onofrio42*
Tabernacolo di Mercato Vecchio 43.
Taddeo Ài Bartolo Gaggi pitt. 30.
Taddeo Peppoli Bologneftfu* /ep ottura tf,
Taddeo di Bartolo da Stena pitt. 109.
Taddeo Caddi pitt. Ftor.fua vita
35. 58.
Tempio di san Giovanni dt Rifioia da ehi
fatto -, e m che tempo 32.
Tei** della Baftlica di san Pietro rifatti'per
ordine di Papa Benedetto X.da Paolo] da
Siena 32.             \i
Tcmmafo Ptfano fcult, e archìt.fua vita 38*
Tommafo di Stefano dettoGiottinofuavita^.
Tommafo di Rojfi, Ilo Strofi fa diptgnere alt
Orcagna la Cappella degli Strofi in santa
M. Novella 64. fuo atitìchijpma rxerdf
di tale allogagione 64.
Tommafc di Marco Fiorentino ptte. et.
Tommafo di Stefano Fortunatino pitt.
75.
Tommafo di Marco pit t. 108. -
Torre del Palagio del Pode/tà 59.
Torri intorno alle mura di Firenze 33.
Tribuna de IT empio di san Già. ricopertaci.
SAla del maggiore™figlio di Venezia, an-
ticamente dipinta di verde 4 chiaro /cu-
ro
79,
Sagratone della ChiefadiS. M. Nuova der
dicata a S.Egidio
, da chi fatta 100.
Sagratone della Cattedrale Fiorentina 100.
Sangimignano Terra di Tofcana 34. pitture
per quelle Chiefe
84. 9$.
San Ranieri pi/ano 4,
Sebeto pitt.fine opere 83.
Sepolcro di Meff.Ctno da Pìfioia da thifat-
to
32.
'Sepoltura di Papa Alexandre V, in Bologna
107.
Sepoltura della moglie di Paolo Gtiinigi in
S. Martino di Lucca 96.
Scale della Pilla del Poggio a Calano da chi
fatte
, e con qual dtfegno 34.
Scarperia Cafiella in Tofcana 32. da chi
fatte
, e perche 32.
Scipione Ammirato Jftorico 55.
Serafino Serafini pttt. Modanefe I io.
D,Sd<veftro Monaco Camaldolese mmiat. 61.
Simon Menimi fua vita 3. fuo ritratto 4. il
primo che levajje tufo didipignere m un
fol campo ftona fopra fi orla }.fua morte
in Avignone, contro ciò che dice il Vafari 5.
brutta effigie di lui defcrina dal Petrarca
5- 36- 5T.
Simon da Vdla antico Medico burlato 27,
Simone, e Iacopo Davanti loro vita 83.
Simon Roti nobile Fiorentino Sergente Ge-
nerale di Battaglia del Sèrenifs. Grandu-
ca Ferdinando lì,
99.
8oliatina pitt. 69.
Spedale della Scala di Siena 31.
Spedai Grajide di Siena 39.
Spedale di Monna Agnefia di Siena 39,
Spinello Aretino pitt, 56.
Statue della facciata del Duomo da chi fatte
^2. 107.
Status atei Campanile di Firenze 107.
L A V S
V Egliat Dialogo jCotnpofì^ione dell' Autore
diqu'fP Opera
55. // vede fiamfatà in
Lucca L afino
16$<\fottunome di Sincero Veri
VerfiJe ritti nella Torre del Palagio del Po-
dejta apprejfo alle figure del Duca d? Ate-
ne
, e fuot feguaci 59.
Vicino pitt. Jua vita 30.
Vitale Bolognefepitt. dellafcuola di Giotto 3 5.
Vrbano K ritratto 6.
Vso antico di dipignere le parti interiori, ed
efieriori delle Chiefe da terra a tetto
28.
Vfo del dipigmre fopra tela , moderno 93.
Z Anòbi di Taddeo Gaddi n.fuoTefla-
nicmo
," e Difendenti 37,
Fra Zenone Vigilante Vfcovo , e Generale
cegli Agofiimani fifa [epoltura
75.
O.
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'■'.V "t *
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