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NOTIZIE
DE PROFESSO
DEL DISEGNO
DA CIMABVE IN QVA1
PAIATE SECONDA DEL SECOLO Q^AUTO
Che contiene i e rannidi, dal
ifjo. al ij8o.
OPERA
DI FILIPPO BALDINVCCI FIORENTINO
ACCADEMrC O DELLA CRVSCA
AL SERENISSIMO
GRANDUCA DI TOSCANA
COSIMO III.
---------Ì2L_FIREN2E; M. DC. Lk.xvh,
** Wria di Piero Mat.n. alJ. far< ^£--~-~—--.
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*?■'? '•"'•■A 'P PROVAZION-I;         !
» '" llluftrifi. ùg. Arcid. Strozzi fi degni di I^SÈ^f{Wk^^^^m
j m'defcritta rfalSig. Filippo Baìdinucci dette Notizie de*Prc^f
feilori del Difegrio da Cimabùe in qua',T ^^# cofdcmàyejm^
Mante allaS. Fede Cattolica , e*/ a bùónhCofìUmi, * rèferifìd* * ut\*n
•\wwiv9ft3l mflòdì $. Novembrè'i^èì1^^^ lA:^m < ^J***»*
Nicolò Caftdlani Vie. Gcn.*tì0r.^M ** v^W,^^À^\là
K" Jr- "■■■* *.'* * ■'■■ *■■*■* * * ' * \ w                        "                                T                                                                                         V                                                                                                                                   .■."«•                , SG                                                                                          ;«
• M efétwbnt de*comandi*dì K$\ llMrìfsJlètteattèntamente W
i
refeWmOpeia ; firn fòle'mn*&$>4 mpi^rbf^éit^^àlh'^fi^S\:ÉtSr$ ma
nsi nìoliè^Noiizjè-àmo^a^
                            fieraye buoni coftum'ue
pe
Attefa lafoprdddetU &la$Èc fV^^M^h^^ifoW^kmpifi > que-
fio dì 12. Aprile 1687.
Niccolò Caltcllani Vie. Gen. Fior.
Il Molto %e<t>tr. P. AmlrogiTeatino^"w^i Cd^?/. ^er* ifj\ C|f. de
Firenze
, cori ogni diligenza offervera fé in queft' Òpera-delle. Notizia
de Profeffori del Difegno •> deferitea dal Sfg. Filippo Baìdinucci
Fiorentino vi fi uova cofaref ugnante alla S. Fede Cattolica, e a buo-
ni Cojìumi
, re. e referira* Dal X. Off. di Fir. li. Aprile 1687.
F. Frane. Agoft. Gambarova da Éella Min. Conven. 4i -S Frane.
Cane, del S. Off, di Firenze.
Letta quefta feconda parte , e nuovo parto della Penna del St "Baìdi-
nucci
, fattofi tuttavia riconofeere in cjfa non meno elegante, che diligen-
te Scrittore y col richiamare alla luce le recondite Notizie de' più celebri
Pittori y Scultori
, ed Ingegneri del paffato fecolo ( non contenendo ella per
altro cofa non conforme alla Cattolica Ftde
, e buoni Coturni ) la giudi-
co pm che meritevole dell altra pubblica luce delle ftampe
, acciocché
pia fi fcorgh'mo ì vantaggi
, eh* è per aver tjuefìa felice Penna fopra li pen-
nelli y A arpeili y e compact y impiegati fi qui pure aprly e vantaggio de
^,.                             
wtw»#
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medcf mi per jorgliHn^(0effondi qitelì&morata , ed'ahtempo nmfoggeU
t& ricordanza^ alla quale giugpcrmn potrebbero^T Operedaqueimedcfi-
mijtafeiàte.^ Effer> do forzai chi cadìMfinalmente ^c fieno con fumate'dal
voracà dente del^F cippo UTtie > le Tavole ^ ì Marmi
, li 'Bronzi, e
gtU£$ft*Qpi* qu*li0rbw foro Autori viveranno eternamente nelì Ope-
^/ky\/»^^
                                                            con parimi
vèdt*iez&> non ha traUpciato mU^twdefìm
del firn Lettore yed oltre alle Notizjerr{/]zuard^
fori dei Oifegno , a fomiglianza de* fuoi Pittori , e dell' Opere pittoresche', \
di porre ancor eglihfut Parerga $ altre "Vaghe Infitte ed erudite
Afe-
tizie> ^^f§^0^élP^M^^^ diS.rAlkb, 2$. Apr. 1687.^
mi -':v.
';-[v ÌA,',
P C uUppe Maria Anj^og* Xii^Reg. Cqniu^el§f Off. ^
■^\
Àttcfà f antedetta Àttefìazjon e, (ìawpifi Adì 2 $V Aprile 16&J.
F. Fr^ng. Agoftin Gambarov a Cane. jTudd. del 5. Óffi eli Firenze
*w* m ^ftifew ? \Mw4Mvk &m* And. di s. Aé\&^ ,\ 1.
ili "T* A- P?€^n|c Opera,,-ìnfieme con ogn* altra fiata data fuori fino aj\; ??
-Lv prefente giorno dall'Autore di elfo , e che farà data in avve-
i^ìhiré,appartenente a materie di Difegno, e Profetò di quello ,go- l *
b3C«M$l.Privilegio della Salititi di N. S. Innoccnzio Xf per tutti gli Vi'
Stati della* Chiefa ; della Maeftà del Re Cattolico per quei di Min-
iano f E del Serenifs. Granduca Codino III. N. Sìg. per tutti i fuoi " V
feiiciffimi Stati, di non poter eflfere fotto gravi pene,ne riftampata,
, .v!jtieivertdutaienzalicenzi ia iferittodell'Autormedefimo♦ ''V, f - nììv.
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* IP E L L E
O T I Z I E
DE' PROFESSORI
DEL DISEGN. O
DA CIMABVE IN QVA.
DECENNALE I.
DELLA PARTE IL DEL SECOLO IV.
DAL MDL* AL MDLX.
BARTOLOMMEO ÀMMANNATI
SC VLTO RE i E ARC HITETTO FIO RE NT.
Pifcep olo di Iacopo San fonino ; nato 1511 • *i* 15 p 2 •
i^ul^c o^ni ìa^ip imeucuo , qualunque volta egli li pone a
1MKJ confiderare il difpenfare jch'ella fa con diverto peto, e mifùra
ad ogni uomo i talenti, con cui egli pofTa i proprj fludj, a
%m yr^^glg^ ^conda dell' intcn2Ìone ài lei indirizzando , incamminare al
^^^^^^ {uo fi^' Concioffiecofache veggafì bene fpcflTo taluno nel pnrro
. é ;,
                  apparire dell alba degli anni fuoi incominciare a dare aperti fe-
gni di pofledere in fc fiefìo , non pure una fplendente chiarezza d' intelletto, ac-
compagnata da ben maturo giudizio, per adattare all'acquilo d'ogni più bella fa-
colti,
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% DECER I. ètkPÀ% IL del SEC. IF. dal 1550; ti 1 jtf*
colti, ma un genio univerfale eziandio a tutte, ed a ciafeheduna effe in partici
Ure , nato in lui per puro incinto , non da volubile curio/iti , o per un 8volere
incoftantc » fi ch'egli ogni fatica fprezzando, e ogni timore fuperando per tutte
quelle conseguire, facciali ardito di porre il tenero piede per ìfcofccfi, e.non più*
battuti fentieri, molte e di ver fé ftrade in un tempo ileflfo calcando, fìnch* egli li,
dove giungere procacciava , finalmente Zia pervenuto , e faccia ormai ((letti per
dire) che redi in dubbio quel tanto rifaputo proverbio , che aon ad un fol pura
uomo diede giamitìai Ogni cofa il Cielo. E veramente s'io voleffi ora intorno
all'antiche memorie andar ragionando , molti annoverar ne potrei, ai quali (a
differenza d'altri infiniti, che non giimfero a tanto ) fu data in forte una fonile
prerogativa : ma per non allungarmi più che td'vogo mi fia , e per non punto
oifcollarmi dalle materie, ch'io prefi a trattare| eh*anno per oggetto folamqntfe
io anioni di coloro , che più fi fegualaron inqikllc bell'ari , eie dal Oifegnso
anno cominciamento , Irrita ,• una fòla teftìmonranza addurrò nella perfona del
gran J>liche,lagnolo, il quale Jin dalla puerizia dotato delle belle qualità, che det-
te abbiamo, non ebbe appena per lo fpazzo di tre luftri còrfa la via delle nobili
fatiche fife, che all'anno ventèlimo di fua eti pervenuto , gii potè vantarti del
pregio d'eccellente Pittore, d' unico Architettore , di. Scultore impareggia'
bile, e di Difegtìatore:divino , e non è fuori del mio p£Òpofiro(peè l'antica ami-
cizia , ch'ebbero fempre colla Posila quefte nobiliffime arti) il dire anche^ inge~
gnofo, e molto lodato Poetìa. .
Veggiamo poi per lo contrario addivenire , che altri, dotati a principio d'un
fol-genio, cv vogliami dire ad una fola virtù inclinaci, ogni altro fine dagli ani-
mi loro, e da* loro penfieri rimovendo , al ^onfeguimento di quella] fola corL.
éorte volontà ogni loro induftria, è fatica procurano d'adattare ; ma perche
nel genere delle varie virtù ninna fi trovo mal o. antipatia., o ueraicizia , ma_»
bene aggiunta a conformiti d'intenzione , una vera fratellanza, a cagiorr cui
focil cofa è a chi del più bello d'alcuna s* innamorò , tofto di quel dell'altr* in-
vaghirà* : però inaiti ancora fono flati coloro , i quali (fenz'efcvi punto da_*
principio dalla natura fiati chiamati) gli itudj della gii conseguita , ad altra ri-
volgendo , fpnofi finalmente accorti d* avere in brsve giro, d'anni di gran lunga
^ecceduto i primi voleri nel confcguimento d'altre molte. Segreti in (omnia fon
quefti , cotn'io din! a principio, dell'alta Previdenza del grand' Iddio , a cui fò-
•lamcnie intorno al difpenface i,talenti per lo governo del Mondo , la cognizione
«Idiquando , del come, e del quanto , appartienej ma perche quegli di loro na^
tura per fjfifexe ugualmjsnte ammirabili, e profondi, oga* iavcftigazieae rimoiìa»
iolo una divota maraviglia richieggono da' noftri intelletti, lafcid di più parlarne;
Dicopterò , che uno. di quegli uomini ,vch' io-poc'anzi per ffemplo nel fecondo
luogo.ripoiì, pare a me che tòfle quegli , di cui ora fon pjr parlare , dico il ntr-
itro Bartolommco Ammanasti, il quale conciofiiccofache negli anni primi noru
diaiofiraiie altra inclinazione*che alla ftatuaria, ed alla medefima in tutto e per
&utt©lotto la. difciplina ci' ottimi maeltri li dedicafie, e quella', anche per lungo
.rampoefercitaffe , invaghitofi poi in più ferma eti foprammodo della beli' arte
4di'Architettura .,,diedefi a.tale ftadio eoatant*amore , ed in elfo talmente s'a-
vanzò, che per quella folamente, quando non mai per altro., fi meritò quel gran
i^oras, che tauro, ne' fecoli futuri lo rended, famofo, quanto dureranno ad edere
ammirati i fo;mtoiì edifie;, e i' egregie fabbriche , eh' egli con proprio modello
coi'ltuik nella.Citti. di'Homa, fàùxtfgjè ma Patria, e altrove, come da quel
poco,
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-BAXTOLÓMMEO AMMANNATr,          3
poco , ch'io fon per notare', eh' è quanto di certo è potuto fin qui venire a mia
notìzia , potrà vederli ; ed eccoci al principio del noitro racconto.
Dico dunque , che d'Antonio d'un altr'Antonio , che fi crede da Scttignano »
Villa predo a Firenze circa tre miglia , nacque l'anno di noftra fallite i Vii. Bar»
tolommeo Ammarinati , iiquale per l'ottima riufeita ', eh'e' fece poi nc'buoni co-
i'tumi , dobbiamo credere , che fofle da' Parenti nella fua puerizia bene educato,
finche all'età pervenuto «di 12. Anni, ficcome io trevo in un Ricordo di propria
mano fua , relìò fenza Padre 1 il quale al figliuolo altra eredità non lafciò , che
d'un piccolo Podere , che la valuta trecento ducati non eccedeva , e una Cafa
del valore del doppio , o poco più ; onde al fanciullo fu ncceffario per campar
fua vita , ad alcuna profetinone applicarli , e fra le molte, a cui avevalo la natura
ben difpofto , piacendogli quella della fcultura , Ci acconciò con Baccio Bandinelli
celebre Scultore Fiorentino, e da lui apprefe i principj del Difegno. Ma, o ruffe*
perchè Baccio fuo Maeftro era di natura alquanto fantafHca , e tutta contraria a
quella del giovanetto , o per altra che fé ne fofle la cagione , flato eh-e* fu al-
quanto col Bandinello , avendo fentito , che Iacopo del Tatta Fiorentino [ che>
per eflere flato Difcepolo dell' eccellentiffimo Scultore , e Architetto Andrea Con*
tucci del Monte a Sanfovino , diceva!! Iacopo del Sanfovino] fìavafene operando
in Venezia con fama di gran Maeftro , fubito lafciata la scuola del Bandinello,
e con effa anche la Città di Firenze , colà fen'andò , accomodoflì con lui,■ e irò
breve tempo nell'arte della Scultura molto s'approfittò. Tornatofene poi alla.»
Patria , e datofì con ogni applicazione a ftudiare le ftatue di Michelagnolo Buo-
narroti , che fono nella Sagreftia nuova di S» Lorenzo, fece maggiori progreffi»
onde cominciò ad cfTere da molti adoperato . Le prime ifigure , ch'egli facefle in
Tofcana , furono un Dio Padre con alcuni Angioli di mezzo rilievo , una Leda,
che fu poi mandata al Duca d'Vrbino, e tre ftatue quant'il naturale , che poe-
tate a Napoli, fervirono per ornare il Sepolcro del Sannazzaro celebre Poetai.
Fu poi chiamato a Vrbino , dove nella Chiefa di S, Chiara fece con molta fua lode
la Sepoltura del Duca Francefco Maria , e in effa Città pure operò molto di Cuc-
chi ,- ma cflendo in quel tempo feguita la morte del Duca , convennegli tornare
a Firenze, dove col Aio fcarpello fece il Sepolcro di Marmo, che doveva effer
pollo nella Chiefa della Santiflìma Nunziata , per Mario Nari Romano , cho
combattè con Francefco Mufi . Aveva egli figurata la Vittoria , che fatto di fe>
teneva un Prigione , e ancora aveva fcolpito due Fanciulli, e la flatua di eflo
Mario fopra la Calla , ma fra'l non fa perii certo da qual parte fofle fiata la_#
Vittoria , e'1 poco fervizio , che il povero Ammannato ricevè dal Bandinella,
quell'opera non fifeoperfe mai, onde efiendonc poi fiate levate le ftatue , fu quella
«iella Vittoria collocata in una delle teliate , nel fecondo Cortile di quel Convento,
dalla parte delia Chiefa , preflb alla Cappella degli Accademici del Difegno . I fan- [pèdi MtA
ciulli furono polli un di qua , e un di là d'avanti all'Aitar maggiore , facendo * »70» .
loro fare ufizio d'Angioli , che foflengono Candelieri, e non fon molti mefì, che,
a cagione di non fo qual difegnato nuovo acconcime , fono flati tolti di detto
luogo . La flatua di Mario fu portata alttove ,• Quefl* accidente di non etferft
potuta quell'opera feoprire, apportò a Bartolommeo tanto difguflo , che im-
mantinente lafciò la Patria, ed a Venezia di nuovo fé n'andè. In quella nobiliflima
Città (colpì la figura d'un Nettuno in pietra dìftria , che fu pofìo fopra la Piazza
S. Marco . Quindi andatofene aJPadova , lavorò per Maeftro Marco da Man-
tova , celebre Medico, nella propria cafa diluì un grandiilìrno Gigante di pietra;
A ì,                                           fecegU
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jf: DECE& h dclk PA%* IL del SEC. IK M I550. al x j69I
fccegli ancora una bella fepoltura con molte ftatue nella Chiefa degli Eremitani,©
poi il partì da quello Stato . Era l'anno 1550* e dell*età del nùftro Artefice il
trentefÙTionono , nel qual tempo vìveva in Vrbino Giovann'Antonio Battiferri
nativo di quella Citta*, {lato Cherico refidente inCuria» ed aveva una fua figliuola
naturale , di poi legittimata, alla quale per effer ella dotata d'ogni Virtù > vo«
leva tutto Afflò bene > tanto più , che avendo ella aduna nobile , e fpiritofa vena
di Poefia, di cui le era flato liberale il Cielo , faputo congiungere lo {ludi© delle
buone lettere , già era divenut'oggetto d* ammirazione per tutt'Iralìa , e fuori,
a' più dotti di quel fecolo ; Onde al Padre altro da desiderare non rimaneva, che
il veder Laura , che talora il nome della fanciulla , fatta Conforte d'alcuno ,
che pure aveffe fama di Virtuofo ;; qui dunque tendevano i fuoi defiderj, quando
riflettendo alla fama > che nonfolo in Vrbino (uà Patria > ma altrove ancora aveva
lafciata di fé V Ammannatì, incominciò con elio trattato dell'accafamento di Itti
il quale ebbe fuo effetto lofteflb anno 1550. agli dicìaflfette del niefe d'Aprilo
nella Santa Cafa di Loreto , alla prefenza di Girolamo Lombardo Scultore , o
Vogliamo dire Girolamo Ferrarefe Difcepolo d'Andrea Contucci dal Monte a San-
fovino > eh* allora operava in efla Santa Cafa » ed un certo Don Niccolò Cafale,
ficcoruio horiconofeiuto dall'antica ed autentica Scrittura celebrata in quel luogo.
Qui mi conceda il Lettore , che trattando dell'Ammannatì, e di fua Moglie , io
divertifea alquanto, portandoti quello luogo alcune delle molte lettere, che fcriiTe
a quella valente Donna * l* eruditiffimo Annibal Caro > non fòlo perchè da elfo
fi ha alcuna notizia del noftro Scultore » ma ancora perche dalle medefime co-
nofcefi la grande {lima * in che coilei fu appretto i Letterati di quei tempi, con
cui ella tenne virtuofa corrifpondenza ; cofa > che fìccome ridonda, in onore de
Conforte fuo , del quale noi abbiamo prefo a trattare a così non fard anche de
;iutto lontana dal noflr'intento.
Lettera de Ili 6> Agoflo 1552»
jE* ^a veftr& Conforte > e da Madonna pometta in vofin nome ] e da voi me*
defma in prof a
, e in rima fono fiato /aiutato , e celebrato per moda , che
mi fént$ molto gravata la cofeienza a*aver tant*indugiato a renderven il cani'
àio
. Ture Meffer Bartotommeo , che fa la cagione , e che mi ha promeffo dì
feufarmene appreffo di voi
, me la fgrava alquanto , afte tirandomi , ch'io no»
ne farà tenut* da voi ne per difamorevole , ne per poe offìeiofo ; benché per voi
medi fi ma potè? effer certa
, che eia non pm ventre da tepide zza dì affezione,
conofeende quanto per infiniti vofiri meriti dove f effer e amata y e riverita da
tutti
, e da me fpezàalmente . E poteni anco penfare , che per ogni rifpetto fa
Vii àebha recare a molto favore d effervi in grazia
. J^fttfto voglio , che mi
halli per rifpvfia della kiter*
, non dimenticandomi però di ringraziarvi di
tànt\ onore
, e di tanta cortefia , che ve piaciuta di farmi. J^ua/ff al Sonetti
fuor delle mie laudi non ha cofa
, che fi poffa riprendere, pure il vofiro Maftro
tenendofi bumo i efercitare camxyoì la fua prerogativa
, l'ha voluto fiorpiare
incerti pochi luoghi
. Veniicatevene contraila fua rifpofta» la qual'e tale%
che fi farebbe vergognata di venirvi innanzi* fé non aveffe avuto per maggior
vergogna di non rifpsttdervi
:. O pure aneti effa merita feufa , che in quelli
tempi
, e inqusfii fi ref iti, che corrons, nm ha potisi aver le Ma fé f ve wolfa «
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3AXJ0L0MME0 AMMANNATt.             f
fer/afc , #£ molf oziofe . .SV /e i^rè /> tanta quiete e fotte il nativa Cielo vi
detteranno ak un* altra co fa
, i/i prego a farmene parte , ma più volentieri lo
fentirei cantare dapprcjfo. Ed ormai,che%l tempo vìen frefeo ,mi giova creder e,
che cominciate apenfare di dar volta
. Così dover a piacere anca Meffcr Bar-
tolommeo per avere alle volte altre donne dintorno , che di Marmo . In tanfio
de fiderò
, che tni conferviate nella vofira memoria , e riverentemente vi bacia
le mani
.
Lettera de* ^.Ottobre 1556.
Ifdpgnorìa non farà mai cofa , delia quale abbia bifogno di feufa appreffo dì
me , perche vifeufo fempfio mede fimo, effendo rifobito y che non poffiatc
errare
, e tantomeno ih effe re ingrata , e difàmorevole » come dubitate dt ejfer
tenuta da me , qti and" io v ho per famorevolezza
, e per la gratitudine fieffr,
ben mi dolgo grandemente della vofira malattia, prr avermi privato della con*
folazione delie vefire lettere, ma molto più per f off e fa
, ctì averi fatta: alla
jterfona vofira, la qual vorrei
, che prefcrvajfe così vìgorofa , e così giovane,
ed anco fé fi potè(fs così immortale, come farà la fama delle Virtù;
, e del nome
voflro 1 ma poiché quefii privilegi fi concedono meno in qttefia vita a quelli y
che più cercano di vivere ne II' altra , io vi prego, che fé da quefio protede Io~j
vofira indifpofizìone
, vi rifparmiaf il più che potete e dalli fiud], e dalle coni'
porzioni, e dallo fcrivere ancora a me, fé così vi pare, che per dolciume che mi
Jienlevofirè lettere, mi e pero più dolce, e più caro che fiate, e che vi preferviate
fan a. La lettera, che mi avete fritta
, ha fatf una gran giravolta per ve-
nirmi a trovare, ejfend: andaf a Roma
, quandi io era alla mia Commenda, e
alla Commenda quando fon partito per Parma,. E quefio fari per ìfcufa<an»
ter* a me dt aver tanf indugia f a rifpondervi* 1 Sonetti , che mi avete man»
dati
, fono tali , che anno bi fogno più della cenfura del Cafielvetro, the dells
mia
: cioè d* ejfèr più tofio guafii , che conci , effendo tanto belli , che neWum%
e nell'altro pare, che abbiate fuptrata voi fiefja
> E fé v ho da dire il vero*
ci conoff un non fo che diverfo dal voftf andare , e vo penfando , fé f acqua
della Porretta avtffe corrifpondenza con quella d'Ippocrenei So ben quefie, eh
s*io C avejfì preft con voi, come n ho forfè più bi fogna , farei per avventura
altri ver fi, eh
'/> non fo, E coni ut he io per quefio viaggio rì ho fatti alcuni*
i quali non ho temfora di mandarvi* Voi continuate a farmi favore'""$■"va» '
firi, parche fia fenza pregiudizio della fanita
. Raccomandatemi a. Mafira
Bartolemmeo9 e vivete lieta
.
Lettera de xó, Ottobre %%6u
J£ ffponio tardi alla lettera di y,St perche tardi Cho ricevuta, avendomi tro*
vate fuor dt Roma, e quas' w contìnuo moto. Ora per rifpcfia vi àicot,
ch'io metto ben infieme oleum miei fc art afacci, per e he così fon perfnaf» dagli ami"
ci di dover fare
, ma non fon gin. rifilato per ancora di dar fuori t fé no?u>
quelle poche rime
, chs mi trovy aver fatte , che fochij[im fono re tutte dtgik
. divei*
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S VECEN. I. della PA\ 21. del SEC. 2V.M 15 %o.d 15 60.
divclgate. Ed ancor a quefio non mi rifolvo per altro che per vergogna, o>
per tjdegno di veder P andar così lacerate , e mal' addotte, come vanno. Ma
dall'altro canto mi ci adduco mal volentieri, perche fon certo di non pcter cor-
rifpcndere alP afpcttazione non fclo della qualità d effe
, ma ne anco della.~>
quantità* leggendo
, che le genti fi credono di dever vedere un grand" appa-
recchio di cowpcfizioni, e farà poi un ptatt citino di quei we defimi
, che fi fon
veduti , e fi dira poi
, che ha fiat? affai ; e fu] poi un fior ciò , e fimi li cefe^.
Ma dica ognuno che vuole % che io non ptffo vedamele più innazi così florpiatey
€ tofto che la pifeina fi muove
, /'/ Manuzio darà lor la finta t Veglio dire, che
non afpetto altro
, che la licenza di pcter lo fare , perche fin a ora ha divieto
diftampare altro che cofe fiacre* Delle lettere io fo ben raccolta di quelle
, che
ptffo ricuperare dagli Amici
, per liberarle dalle ftawpe più che per altro; aven-
done fcritte molte poche, che fieno degne d'effer lette. Ordino ancor alcuni re-
gìfiridi quelle > che mi-trovo delle faccende de Padroni
, ma quefte nonfipof-
fono pubblicare. Vi quelle prime nondimeno il Manuzio medefimo m ha per -
fuafo
, che ne li dia alcune per accompagnar P altre già pubblicate, e con quefi*
cet'Apone ricorreggere ancor efse. Con quefte fi metterà quella
, che mi avete
rimandata voi , nella forma che defiderate , con alcun altra
, che mi\ trovo
avervi feriti0 di più Dove {piacefs* a Dio) che vi fefise così eterna
, come
farà affezionata la menzione
, e ti io faro di voi, e della fi ima, e ti io fo della
wofira Virtù
, la quaP è tale, e ti ella won ha b'tfogno d' ambizione sì magra9
eom e dP efser letta nelli miei fcr itti, e direi
, che voi mi ricerca (le di cìòpih
tofto per fare con quefto favore un poco divento a me, che per acquifiar laude
4 Voi :fe non che non mi pofso dare a crederei che mi aduliate. V attribuir»
dunque alPaffezion voflra verfo di me
, ed a quella modefiia , che vi fa defi*
derare il tedimonio della necefissria pubblicazione delle cofie vofire , ficcarne lo
de fiderò delle mìe
. £ qualunque altra fé ne fa la cagione , io v* obbedirò da
vantaggio di quanto mi ricercate
, e non accade , che ne facciate altra dili-
genza per Venezia, perche fiete più che a tempo di qua. Di voi teng io quella
memoria
, che mi detta il merito voflro, e P amor , che vi porto me ne t'irai
l'orecchie ad ogn* ora* Così mi ricorda/te voi a voi medefima, ed a Mefsèr
Eartelommeo alcuna volt a \ il che con tntf il cuore vi preg* a farete al? um%
e alP altro infinitamente mi raccomando.
Lettera feuza data , (ì crede di Gennaio ì$66.
T A"Lettera di V. S.de'
20, d'Ottobre pafsato e fiata tant a venirmi nelle ma-
vinche quafi in un medefimo tempo e fiopraggiunta P altra de
20.Dicembre
colPamara. novella della morte del nofiro Varchi : la quaP avevo intefo fero
andar attorno ,fenza faper chi la fcr ìvefise.Dio fa di quanto dolore mi fi a fia-
to afentirla, avertd' io il Varchi non pure per amico, ma per una parte di rm
fiefso
, tanto gli fono fiato intrinfeco, e di tanto tempo , ed in tairì occorren*
z>e>me lo fon trova? amorevole
, fine ero, e offici ofo amico in ogni bifogno , ed
wogni
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v' VAXJOLQMMEO 'AMMANSATI*            f
ih ogni fortuna» Lafclamo flave, eh* oltr air affetto dell'amicizia 9 la rara'
vinti fina me lo faceva {limare , e riverire davvantaggio , cenoficendo molti
pochi, che lo pareggia/fero di dottrina, e quafi nullo di prontezza d ingegno],
e di varietà d erudizione » E vi prometto sig. Ltaira , che la morte fuà nt ha
contaminata tutta quella contentezza in the io mi vivea in quefto tempii
ed anco gran parte della vita fieffa. Io non le potrei dire con quanto defidsrio
l* affettai)v a Viterbo per conferir feco la mia ultima fatica
» e godermi qual-*
che giorno la dolcezza di queW uomo
. Or è piaciuto cosi a Dio , e cosi bifognk.
che fi a, M e fiato di molta confo Uzione intenderti che T Eccellcntifis,\sig,.
"Duca abbia comandato
•-, che s onori la memoria fua , in che dì faggio di qpet
rran principe , e ti egli e
, io averci più hifiegm d efifer confolato della fuà.*
\norte , che di confidarne altri , e più tofio lo poffo aiutare a piangere , che #
celebrarlo
, pure faro prova in qmfto di lafeiare qualche tefiimonio dell' a*
mere
, che gli portavo, non m ajidand'in altro corrifipondere al defiderio, che
mi proponete degli altri amici. In quefto tempo minimamente
, che oltr'aW efifer
di/Iratto dal comporre, fon anc* occupato, e trav agli at\ affai ,pur qualche co-
fa fi farà. Belle vofire compoftzìoni non vi pojfo per ora dir altro
, fu*
non che nella prima vi0 a mi fon piaciute, avendo di quel dolce, che anno tut*
te £ altre vofire cofie : ma perche non ho fin ad ora avuto tempo di vederle a
mio modo , mi riferbo a fieri ver ne un altra volta
, quando forfè vi manderh
qualche cofa di qualcun* altro, e fé mio Nipote potrà
, e* impiegherò ancor luì*
fé bene e aneti egli occupati (fimo
, e di profeffìon di leggi molto diverfa dalla
poefia. Mi farà poi fiommamente caro
, che mi facciate parte di tutto che fi
farà in onor firn, e fpzzialmente dell' Orazione di Mìffer Lionardo Salviate
il quale ho per molti rifeentri, che fi a quel raro intelletto , che voi mi dite, e
pereti era tani amico di quel? anima benedetta, e per lì meriti fuoi io me li
fento affezion&t'iffms
; Se vi parrà di fargli intendere quefia mia affezione*
mi farà caro e he lo facciate, ed anco che glie ne prfintiate da mia parte
.
D'ella vofira verfio di me , io non poffo fie non tenermi fortunato , perche mi
pure , che fia pur affai d efficr ingrazia duna sì rara donna fenz alcun mìo-
merito, ^uant'almme di Maefiro, io conofico, che volete la burla , ma bat*
tezzatemi come vi pare,che
,pureti io fia tenuto vofiro,di quefio?, e d ogn al-
tro nome , che mi date
9, mi terra buono , e fiate ficura , ctiio fon tale , e tè?
fono fiato da che prima vi conobbi , /spendo per quanti rifpetti io debbo effe-
re : e non fio perche vi debba, cader quefio fiofpct io , di darmi faffi dio a lega-
le cefit vofire, avendopìnttoff a. credere ,che la vcflra memoria, e li vofìrì
fritti no» mi puffano efiere fé non di molto diletto : Ma- poiché ne volete fiat*
rezza da me
, to vi duo, che mi farete fiomma grazia -, e fummo favore m
farmene parte , purghe vi contentiate, che-le vegga fcnzA carico di ccrrezio-
ne , della, quale non voglio far prefeffiovc
. Ma quel che (opra tutto de fiero dà
vote
, che non vi ritirai' in dietr* dall'offerta, che mi Avete fatta di vnirè ..
a vi-
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.*..
%,
ft BECEN.jMkPAKcIL del SECAV. datilo, al i$6o.
UPihcdft cofe , r fià deaerate, tUwpofé»* avvede ,ck *?*%*{•'£,
mii uli\ munti che non fimo fm
, e motori le fausf^om eh #£*r
rìS«» ^ wftrtfévpre , <m /e *w/i /fc***r **#** '* ?* '/iTdi
il diftUare, 1 /> /«* « «t ^ f ^ * ^ ; W'fi'Ì '
M«/i d mondo, « r#« quef ouafane vedrò mie le W^^fcj
Bartohmmo^dquale nWh^b^nm                                                  f
tornerà hnt. Ini Anto fé m manderete l'invenzioni della f»s operamiJé;
f anno grati^t, t a V.S.e a lui con mf il cuore mi raccomando.
Fin qui il Caro : chi poi defìderaffe d'aver un faggio più cfpreffivo del valor**
di queftarara Donna , porri leggere, oltre alle molte copiVmanofcritte ,, cte#
vanno attorno di fuoi componimenti, il libro intitolato, Trimo Libra del Opere
Técane di Madonna Latra Battiterra negli Ammanmtt , fijmpat'.t» Firenze nel
i56o.
e dedicato atia-G.M. di Leonora Buehefìa di Firenze , e Siena. Tornando ora ali Am-
mannari ; Erano in quello tempo i fuoi penfieri il procurare di far rivenderò
femore più la nobiltà* dell*animo fuo nell'acqueo di nuove,ebellc facoltadi,cmde
imi ebbe appena effettuato SI fuo matrimonio , glielo ftcuo anno 15 50. parti da
Loreto , efé n'andò a Roma, dove di gran propofito attefe a fare ttudj daiian-
tich'Architetture; onde potè poi, come diremo, con Ino modello condurrò
molte maravigliofe fabbriche, clafciare fcritco difua mano imbellimmo Trattato
di tale Arte , nel quale intefe.di dare il modo di fabbricare una grand*e nobil
:' Città" con tutte le piante delle fue parti principali, cioè del Real Palazzo, de
Tempi, de' Tribunali, delle Cafe de Grandi, e mezzani Cittadini, e della mi-
I nuta gente , delle botteghe , dette piazze , e delle fonti, le quali tutte cofe di-
! fegnò , e deferine maravìgliofamentc . Quefta bella, e gran fatica , o per meglio
dire, qucfto teforo, nello feorrer degli anni polliamo dire eflerfi perduto , ma^
pure non fon moki mefi pattiti, che alcuni frammenti del medefimo cfpoili alia
«itàlica vendita in un gran falcio di carte diverfe di poco valore , anzi non pure
alla pubblica vendita cfpoftt, ma dal Padrone degniti coli altre carte a farfenej
tante rofte , e cartoni, vennero carnalmente fo:to l'occhio del celebre Matema-
tico Vincenzio Viviani, il quale avendo ben conofdut* la piezioiìti di quelle di-
fpresiate sioie, fattane feeita, ne volle cfìfcr compratore,e poi per defiderio d'ap*
T .~ .
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nO,
pacare
amore
~ _ 1 •
nta del
, eìntcllìgenza di quell'arti, ch'è nota ) a lui le donò , e oggi ad 1
tempo rapportate in bella carta 'mpcnale, e legate in due libri, le conferva tra
l'altre cole a fé più ctre,
' Nell&Citti di Roma dunque il noiV Artefice , e nel Pontificato di Paolo III.
fece alcune ftatue per le Scene , e Commedia di Gio. Andrea deli'Anguillara, che
doveva recitarli nella gran Saia del Palazzo Coionncfe, e fotto 'I governo di Gìm-
lioIH. fece quattro ftatue di quattro braccia l'una per la Cappella «rande a S. Pietro
a Montorio a man dcftra dell'Aitar maggiore , due giacenti, cioè la figura ad
Cardinal Antonio de' Monti, e quella del Padre
f o come altri dicono, Avo
otite fteHQ Pontefice, e due in piedi in akunc nicchie , cioè la G:u&izia , e la>
' ■.............'"* ■ *                                                                                   Rcli-
■MMHMHHI^HB
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VA-RJOLOMMEO .AM MANNA TI.        t
Edizione , le quali conduffe d'affai buona maniera . Fecevi ancora alcuni Arr-
eioir, e nel balauftro certi Putti tondi, e in due ovati due tefte di baflb rilievo.
Per quefV opera era flato propofto Raffaello da Montelupo, ma il Buonarroti',
al quale da Tua Santità n'era (tata raccomandatala cura dell'operai Capendo come
s'era portato effo Montelupo nella Sepoltura di Papa Giulio H. volle che foffe dat'a
fare all'Ammannati , non ottante una certa tal groflfezza d'animo , ch'avev'avutà
con effo per lungo tempo , a cagione d'una fanciullefca,leggerezza fatta già itti»
Firenze da Bartolommeo , e da Nanni di Baccio Bigio > che fu poi anch'efio Ar-
chitetto , e Scultore , e fu , che per uno fmoderat'amore all'arte , e fenz* altro
fine , che d'imparare , erano induftnofamente entrati in cafa d'Anton Mini Di-
scepolo di Michelagnolo, e gli avevano levata buona quantità diDifegni dell'ifteffó
Michelagnolo , della qual novità [ non Capendofene l'Autore ] era corfa la do-
glienza fino al Tribunal degli Otto di Balia » benché tornati idifegni al luogo loro,
e riconofeiutafi la leggerezza de" Giovani, non ne foffe fatta caufa. Aveva però
Giorgio Vafari, a chi toccò a dipignerc quefta Cappella V* procurata tra loro là
reconciliazione , con mettere la cofa in burla , dicendo a Michelagnolo , fentire
in fé tanto d'amore all'arte , che fé foffe ftat'a lui, non pure averebb'egli voluto
torre quei difegni, ma fpogliarlo d' ogni cofa fenz'aitr'intereffe » che di rubargli
un poco della fua gran Virtù . Per lo medefimo Pontefice Giulio IH. erafi il nò»
ftr Ammannati affaticato molto fopra gli ornamenti , che furon fatti in Campi-
doglio in onor di lui dal Popolo Romano, le cjuali tutte opere erano tanto
pìaciut'al Papa , che volle , che egli medefimo nella fua Vigna fuor della Porta
del Popolo , faceffe la fonte ornata di varie figure antiche, e moderne, nella quale
anche fece di fua mano alcuni fanciulli , ed altre molte cofe ; ma conciofiìccofa»-
che egli foffe fiato da quel Pontefice di fue fatiche mal fodisfatto, lafciò Romani
ed a quefta fua Patria fé ne tornò. Qui accolto dalla benignità del Duca Gofimo L
trovò egli le fue fortune , e fpazioio campo eziamdio , in cui poterle fare moftra
delle virtù fue, come vedremo♦ La prim'opera, che quel magnanimo Prin-
cipe gli defs'a[fare , fu una fonte > che doveva ilare nella gran Sala del Palazzo,
nmpect'alic figure del Bandinello; per quefta l'Ammannato ieolpi fei belle ftatue
di marmo affai maggiori del naturale , lignificanti il generar dell'acqua : tali fu-
rono una Giunone fopr'un grand'arco di marmo , dimofìrante l' aria , ciotto
l'arco Cerere figurata per la Terra , che premendoli le mammelle, mandava fuori
quell'umido elemento , volendo dare ad intendere , che dalla terra, coli'aiuto
dell'aria fgorgano i fiumi, alle quali figure perciò una ne aggìunfe d'un vecchio
figurato per lo fiume d Arno , ed un' altra ,.d'una Donna , che lignificava la_*
fontana di Parnafo ; fimilmente un'altra ftatua fatta per la Città di Firenze , e
d'una , che per lo Delfino , e per l'Ancora , che teneva in maio ( imprefa dd
medefimo Duca) denotava la Temperanza, e Maturità del Ccnfigho, Intcmp'oc-
corfe j che'l Granduca Francefco fu fconfigliato dal dar luogo a talopcp, in quella
Sala , onde colle medefime ftatue fece fare nella fua Rcal Villa di Pratchnc una
belliffima fontana , la quale fino a* dì noftri chiamali la fontana dell'An.mannaro.
Fece poi per la Villa diCaftello la ftatua di bronzo dell'Ercole , che premend'An-
teo, lo fa feoppiare, e fu pofta fopra, la fonte di mano del Tribolo , la qualo
natila d'Anteo vomita dalla bocca gran copia d'acqua , che circa a otto braccia
s innalza vers* il Cielo, Fu ancor opera del foo fcarpcllo la iìatua gigar.tcfca figu-
rata per lo Monte Apennino quafi tremante di freddo , che fi vece in mezz'ai
v ìvaio nella fommità del Bofco di effa Villa , e featurifee dal fuo capo gran-
ii
                                                vena
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vena d'acqua . Circ'a quefti tempi fece ancora di brónzo una ftatua di Marte,
.una Venere , e due fanciulli, che non è venti t* a mia notizia il luogo , ove fonerà
.mfportati • Venuto l'Anno 1557. occorfe cosa *n Firenze, che fu cagione» che "i
tioltr'Artefice defs'a conoscere ài Mondo i maravigliofì progredì, che in Venezia,
e molto «piti in Roma ,, fatei aveva negli itudj d* Architettura ; E furono le terri-
bili rovine feguite per la vafta inondazione del fiume Arno > la qual occorfe in_,
quefto modo • Alli 12. di Settembre venne una rovinofa pioggia , perla quale»
tanto s'accrebbero l'acque del fiume in breve ora , che traboccando per ogni lato,
incominciarono fino dalCafentino a mandare a terra Mulini , ed ogni fona d'edi-
ficj * in cui urtavano , fracafiando Ponti , e Cafe , e molt'abitatori di quelle*
Campagne uccidendo ► Dalla parte di Dicomano a pie dell'Alpi > per la pienezza
de' fiumi > e foffati , ne venne tanto gran copia , che fcaricandofì nella Sìeve-i,
inondò tutta la Valle del Mugello , no» £enza rimili > e maggior rovine . Vnitafì
foHaSieve coli'Arno > accrebbefi in tal modo , che portandoli impetuofamente
iftlla noftra Città ; falle tre ore di notte ,. di primo colpo mefs'a terra il Pont'a
Santa Trinità, le cui rovine fecero in quella parte del fiume gonfiar i'acqaa affiglio,
che fuperate lefponde per ogni banda,allagò quafi per tutt'il piano della Citta.
Nello ftelTo tempo furono rotti , e portati dalla furia della corrente due archi del
■Ponte alla Carraia, dalla parte de* Ricafoli l Cadde fimilmente tutta la) fponda
iraT Ponte Vecchio, e'1Pontva Rubaconte * del quale no» rimafero fé non gli
•archi, perche le fpondeakrefi rovinarono, e fimilmente le mura dì qua fi tutti
gli otti allagati della Città ,uno de' quali fu quello, cheè fra la Zecca vecchia,
e9l Convento delle Fanciulle del Ceppo , riedificato poi dal Duca Cofimo TAnno
fteflo, e dove fu porta intagliata in pietra l'Arme fua co»quella infrazione^,
che altrove parimente fi vede Cosmvs Medices dirvente Arno- instavrà vrr. A. D»
M.D.L, Vii. Nel piano della Port*alla Croce feorfe T acqua in sì grana0 abbondanza,
che aggravando verfo efia Porta, gettò aterra Timpolte di legname, e ferramenti,
che la ferravano > e nella fua prima violenza abbattè unacafa. Quindirattafi ftrada,
perla Città non rimafe quafi parte di effa, che nonfoue inondata ^ Alzò in piuluoghi
nove, o dieci braccia con quello fpaventode* Popoli,che può ciafeheduno immaginar»»
Era feguito appunto quefto accidente in tempo, che eflendo tutt' r campi lavo-
rati , potè 1' acqua portare con elfo feco sì gran copia di terra , che non folo
riempi grotte, e cantine, ma nelle ftanze terrene delle cafe , e nelle Chiefe mol-
to s'alzò, a cagio» di che infinite ptovifioni di viveri del tutto peritono * e mol-
te di effe cafe caddero a terra ; il perche ne* luoghi , che reftarono inondati, che
furono per gli due terzi di Firenze , non fi riconofeevano poi i fiti, e fu oppia-
mone d'alcuni,che quefta piena fofle noci punto inferiore a quella del 153 j. ben-
ché altri credettero il contrario per efsere , com'efil dicevano , da quel tempo in
poi, alzato molto il terreno. La gran quantità di terra , che rimafe per tutta
la Città, per le cafe , e Chiefe * fu poi, com2 (ì dice , con dileguo dell'Amman*
nati, fatto 'ngegnere del Duca, con grande fpefa levata , e fervi per fare i terra-
pieni, che Ci veggono intorno alle mura della Città dalla parte dentro iru
tale altezza, che una di quelle intenzioni (contenente!la ratfura legittima delle
ibraccia della via del Cornane , dell* altezza del getto , e delle mura , e dell' am-
piezza in bocca della foifa , eh* è tra le mura , e le Catnpora , come ivi fi dice )
le quali in altro luogo , come in tefta di via della Scala fi veggono alte molto ;
ivi venne a renare quafi al pian di terra ; ed è quella di marmo bianco col Giglio,
arine della Città , e la Croce , araas del Popolo , e di parte Guelfa , fatta l'an-
no
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1SART0L0MME0 AMMANSATI.         i%
130 1310. la quale è fìtuata fotto un arco nell'angolo delle mura fra la Porta alla
Croce , e la Porta a Pinti. Per eflcre la Città di Firenze divifa dal fiume d'Arno,
l'accidente de'Ponti fu cagione, che per molti mefi, per paflare dall' una all'altra,
parte, o bifognava camminare gran pezzo di ftrada per giugnere al Ponte vec-
chio, che erarimafo faldo, o pafsare il fiume per barca con gran difagio de' Cit-
tadini ; che però , volendo il Duca Cofimo in parte provedere a tali incomoditi,
dell'anno 1559. fece rifare i due Archi del Ponte alla Carraia , de' quali nell'ot-
tavo giorno d'Agofìo incominciaronfì a gettare le fondamenta. Apprefso fu dal.
medefimo ordinato fabbricarfi di nuovo quello di Santa Trinità , ed al nofìro
Ammannati toccò a por mano a così nobil imprefa. Fccene egli un maravigliefo
modello , e me fio in affetto tutto il bifognevole per quella gran fabbrica , dipoi
al primo di Marzo 1566. ne cominciò il fondamento. Erafi oflervato, che non
meno la rovina de' Ponti del 1269. che quefta del 1557. non da altro era proce-
duta , fé non dalla quantità de legnami portati dalle piene ,i|quali attraverfan-
dofi alle pile de' ponti, e col tenere in collo, facendo l'acque gonfiare , non folo
le fpandevano per la Città , con disfacimento d'edificj, e morte d' uomini, ma
atterravano i medefimi ponti , ed ancora dalla forma delle pile , e degli archi,
che per avanti erano talmente coftruttì , che l'acque , percuotendo impetuofa-
mente nelle parti principali di effe , trovavano gran refiftenza , e fi facevano pia
valide per gettargli a terra. Al primo inconveniente rimediò la prudenza del
Duca, con una legge, che a tante braccia lontano dal fiume d'Arno non fi potef-
fero per le campagne tener legnami tagliati, fotto graviflìme pene ; al fecondo
s'oppofe il gran valore dell'Airi ma nnati , il quale fece le pile armate di faldiflìmì
fcogli , con angoli molto acuti di pietra forte , nel taglio de* quali fendendo/] la
corrente , fenz' alcun urto porefie liberamente , e prettamente pattare ,* e quel
eh'è più maravigliofo , fece gli archi di figura ovata, acciocché anche ne' fianchi
de' medefimi folle l'apertura capacifiìma, e del tutto vota,; e con tale belliflìma
invenzione non folamente fece apparire in quella fabbrica una leggiadria , e fvel-
tezza incomparabile , ma eziandio un invincibile robustezza, colla quale ha mo-
ilrata l'cfpenenza di fopr' a cent'anni, non fole efìerfì il ponte ietto a grandiflì-
me piene falcio, ed intero , ma porlìamo anco affermare, che e'Jìai flato dì
grand' aiuto al Ponte vecchio , e Rubaccnte , per non pericolare , mercè la_,
fuga libera, e prema, che anno l'acque per efio. Dell'altre maravigliofe qualità
di queftY edifìcio non fi può dir tanto , che non ne fia di gran lunga maggiore il
fatto. Ev egli tutto compoilo di pietra forte tanto di fopra , quanto di fotto, e
per non parfarc del faldifiìmo fondamento delle pile , e deli' inpofìature, dico
averl'Ammannati nella parte fuperiore diftinti tre fpazj di ftrada, due, cioè, da de-
itra , e fmifira , e per li quali, per efier più alti del terzo fpszio , pcfibno cam-
minare pulitamente i pafieggicri fenz'intoppo ; il terzo , eh' è nel mez20 molto
più largo degli altri due , ferve per lo paflaggio de' cocchi ,e degli animali.
Quello ponte , che reftò del tutto finito f anno 1569. non folo è filmato fra i
quattro , che ha il fiume dentr" alla Città , il più bello , ma è oppimonc de-
gì' intendenti, eh' egli in ogni fua parte fi poffa chiamare uno de' più maravi-
gliofi dell'Europa. Ór tornando alla ferie detta, vita dell' Ammannati, conde ci
eravamo partiti .• molt'anni avanti al-fcprannctato 2nno 1557. era fiat* a Carra-
ra cavato un pezzo di marmo di ilraordìnaria grandezza , cioè alto dieci brac-
cia e mezzo , e largo cinque ; il che venuto ali' orecchie di Baccio BandinelH,
celebre Scultore Fiorentino , il quale quanc%lcun occsfione fi (copriva c'operare,
B %                                        fare
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12 DECEN.lJMaPÀZ li. del SEC. 1F. dal 15 tfo. al t$6&.
fere guadagno , non mai la perdeva per corta ; fé n5 andò in perfona a Carrara»
e col Padron della Cava ne fermò }a compera .dandogli per caparra cinquanta-*
ducati. Venutofene poi a Firenze, tanto importunò il Duca, e con propri office
e con quegli della Duchefla Leonora fua Conforte , che finalmente il condufle
ad approvare un fuo penfiero , il qual era , che ài quel marmo egli fé ne dovefie
fervire per ifcolpirvi un gran Gigante, per collocarlo in Piazza , dove prima era
il Leone , con farvi anche apprefso per bellezza , e pubblica comodità una bella
fontana , e già n' aveva fatco più d1 un modello , e mofcratolo al Duca : Mu
trattandoli di cofa grande, andò il negozio tànt' in lunga, che l'anno 1559. n'ori
fé n'era ancor prefa refoluzione. Intanto , o fofse una finezza del Bandmelli per
fòlleeitare il Duca , o pure così portafse il cafo , comparve a Firenze il Padrone
del marmo , il quale chiedeva il rimanente del valore del medeitmo , altrimenti
s'offeriva a render la caparra, per venderlo ad altri. Quelli operò , eh* il Duca
non volle perder i'occafioneéi tal compera , e fecelo pagare interamente r fenza
però deftinare il lavoro aBaceio, o ad altri'; laonde ebbero campo molti profe-f-
fòri di concorrere col Bandinetlo airimprefa dell'opera. Fra quelli' furon Benve-
nuto Celimi, e 'inoftro Ammannati , ì quali d'accordo propoferoi al Duca vef-
fer bene ,,che i profefsori , che vi*pretendevano , dovefsera fare un modello , ed
à quegli, che meglio operato avefse , fi dovefse dare queft1 occasione . Non di-
spiacque interamente al Duca la propofta , e contentoflì , che chi; voleva fare il
modello, il facefse , fenza però prométter loro,circa il fare, o non fare Vopera,
cofa particolare , portato principalmenre dal fapere , che per efsere il Bandinello
il migliore di quanti a quel tempo (toltone Micheìagnolo) maneggiavano fcat-
pello , purché egli avefse voluto affaticar/i per far bene » farebbegli (tata di non
poco ftimolo tal concorrenza. Frattanto fu il marmo per opera di Baccio , e dì
volontà del Duca condotto a Firenze , efsendofi lo ftefs© Baccio ritrovata a Car-
rara per tal effetto, ma nell* ifteffo tempo aveva fatto fcemare il marmo
fin a quel fegno , che e' credette poter fervire al fuo modello , con che lo refo
così cftenuato, che fu poi imponìbile, a chiunque fi fofìe » il poterne cavare
{tatua di bel concetto . Tornato Baccio a Firenze , fece murare una ftanza nella
Loggia di Piazza , per quivi lavorare a fuo comodo il marmo , che per li buoni
©mc),che faceva la Ducheua per lui, teneva già per fuo, ed aveva avut' ordine
di farne il modello in grande , quando fu fopraggiunto dalla morte l'anno fteffo
155^. Fecefi allora più viva,che mai, la concorrenza tra* profeffori per chi do~
Tefìe far quel!' opera ,• pretefela Benvenuto Ccllini, e '1 noftro Ammannati j ma
quelli più avveduto dell'altro , fecene un piccolo modello di cera , fecondo quel
che credeva di poter fi cavar la fta tua di quel marmo ftato tanto affottigliato,
© con elio fece anch' un legno , che a proporzione moftrava la lunghezza , lar-
ghezza » groflezza , e lo s&eco deli' i (tetto marmo , e l'uno e l'altro 'mandò a^
Roma a moftrare al Buonarroti , acciocché , piacendoli, 1' aiutane apprefìVai
X>uca , fi come feguì , il perche fece il D.ica ferrare un arco della medelu
ma Loggia di Piazza » e ordinò all'Ammannato il far della fua figura un mo-
dello grande quanto dovcv'etTer f opera. Sentendo quello '1 Cellini, eh*era uomo
di poca levatura , fece grande fchiamazzo , e finalmente ottenne anch' elfo d<d
Dtsca , che fi chiù leife l'alcr* arco dilla fedeli na Loggia, dov' egli dovefle fare
uà fiiàil modello.. fendevano quelfci, Macltri ad operare fopr' iHoro modelli,
fenza che 1' uno potefse mai vedere ciò che 11 altro faceva ,* quando Gio.- Bolo-
gna di DovU Scultore allora a.Uù giovaae > volle ancor egli dar moflra dell' ani-
ino,
r
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'ÈA'RJOLOMMEO' AMMANSATI. :ir
mo i e valor Tuo , e con lui Vincenzio Danti «"cultore Perugino , altresì giovai
netto j e con licenza di quel Principe fecero ancor cilì iilor modellò; il primo
nel Convento di Santa Cuoce , il fecondo nelle cafe di Mefser Ottaviano de1 Me-
dici , e fi portarono valorofamentc , anzi quello di Gio. Bologna fu ftimato'i
migliore di tutti gli altri; ma perche di lui non s'era ancor vedut" opera alcuna di
marmo, non volle il Duca fidargli lavoro sì grande, e pericolofo. Andato poi a
vedere i due modelli dell'Ammanii ato , e del Celimi , piacquegli molto più quel-
lo dell'Ammarinato, e fra quello, e f efser egli fcultor vecchio, e pratichiiiìmo
del marmo, fu a lui quefta granii' opera afsegnata , con tutte le figure , e colla
fonte. S'applicò egli adunque di gran proposto a quefeo lavoro ) venuto poi
Tanno i><5j. il primo dei mefe di Marzo fu levato'1 Leone , eh' era fui canto
della ringhiera del Palazzo , e murato nel mezzo della medefima , dov' è al pre-
fente , e quella parte di elsa ringhiera , che avanzava verfo la Dogana , fu fpia-
           _r_
nata, e gettato'1 fondamento per la fonte,e per la bafe del Nettunno. I marmi /pSjl
mifti, di che efsa fonte è comporta , trova, che s* incornineiafsero a murare, co "
non prima , che l'anno 1571:. e poi s'andarono feguitando gli altri lavori, finche (7^.15-5
fu dal medefimo Ammannato dei*tutto finita , colla feguente invenzione. Appa-
cifee nel mezzo d'un gran vafo pieno di limpidiffime acque fgorganti da molti
zampilli x il qual vafo è figurato per lo Mare-, il gran caloffo del Nettunno alta
dieci braccia , fituato fopr'un Carro tirato da quattro Cavalli marini , due di
marmo bianco, e due di mift-io molta belli, e vivaci,- il Nettunno ha tra lo
gambe tre figure di Tritoni, che infìeme con elfo pofano fovr'una grani conca ma-
rina in luogo di Carro ; il vafo è di atto facce di marmo- miftio , quattro mi-
nori , e quattro maggiori. Le quattro minori fono vagamente arricchite conJ
figure di fanciulli , e d'altre cofe di bronzo , come chiocciole marine ». Cornuco-
pie , cartelle , e fi nili , S'innalzano fui piano delle medeiìme cersi imbafamenti,
(opra ciafehedun de' quali pofa una ftatua. di metallo maggior- dèi naturale , gj
fono in tutto quattro ; due femmine , che rapprefentanofeti, e Dori , e due_«
mafehi figurati per dui Dei marini ; all'un'e all'altra parte diciafcuna di quelle
facce minori fono due Satiri metallo in varie, e belliflime attitudini. Le quattro
facce maggiori fon tanto più baile , quanto baiti per poterfi da chi che fia godere
la limpidezza dell'acqua , la quale traboccando graziofamente , è ricevuta da..*
alcune belle nicchie, e nel gran vafo ; ed in fomma il tutto è così ben difpofto,
e con tanta mas(l t ordinato , che è proprio una meraviglia . L* acqua di quefta
fontana fit prefa dalla fon:e alla Ginevera preflò di Firenze un miglio fuori della
porta a S. Niccolò ,. facendola paffare perii Ponte aRubaconte (otto la Loggia de*
Peruzzi , per il Borgo de' Greci, e poi per Piazza . Ma tornano*alla ftoria , oc-
corfe circa al 1563. che fu meda in Firenze una bdliflima Colonna di Granito di /j,,.
braccia tre di diametro, e d'ordine Dorico, che mandava a donare al Gran- qJ0™™*
duca, Papa Pio IV.. la quale poi dei mefe di Marzo i<>6+ fu eretta fopr'-un bel chef offe. ù~
piedifiallo nella Piazza di Santa Trinità , e per dargli alcun finimento.; fin che;W^.-*//<?
Romolo di Franceteo del Tadda avefie dato fine ad una grande Statua di Porfido, Terme/fa
rapprefentata per la Giustìzia , che vi fi doveva pofar fopra ; vi fu me fio un ca- temmmt;
pitello di legia.ne , che vi fìefk fina al 1581. nel qual anno agli 13. di Maggio,
toltone quello di le marne r vi fu adattato quel di pietra còlla fìatua del Taddà,
e perche all' Amm innato , clic a queir apcra fopr intende va, parve , che'la figura
apparile alquanto fottilc , fecevi aggiungnere il panno , o fvolazzo di metallo,
che fé le vedi pemerc dalle {palle ». Venato l'armo 15*5.-«fscndo già per avanti
(eguita
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14 DECEN.JJdla PA%. U. èlSEC. TP* ad 1550. al.15*0.
£ luogo jvs fcg111"1*1 la morte del g:"an M<chelagnolo Buonarruoti, l'Accademia del Difegno dey
fdCifllocata liberò con volontà di 1 Supremo,d'onorarne la memoria con foicnniflìmo funerale,
èqitelloty- ed acciò rìufcifl'e il far cofa degna del fuggetto , e dell'Accademia medefima^»,
ymtOidove furono aH'affilten2a di quel nobil lavoro deputati due Pittori , e due Scultori;
tlD'MaC** il Bronzin vecchio , ci Vafari per Pittori, e fra gli Scultori il Cellino, e'1 noftr'Am-
fimortcea mannaro , i quali in pittura , ed in rilievo fecero a gran quantità di ftudenti , e
JelU Wt- mae^rì dell'arte , condurre a fine le pompofe Eféquie , chz fon note , le quali
tsrld ava* diedero poi oecafione ad altre celebri Accademie d Europa di far loftcfso in morte
ta contro de' fingulariflìrni Artefici . Areva , più di cent' anni avanti a quei tempi, Luca
l'urmiFra, pitti nobil Cittadino fatto dar principio in Firenze , non molto lungi dalla Chicfa
z.e/ì,ePtc- dì S. Spinto con modello del celebre Filippo Brunellefchì, ad un magnifico Palazzo,
ro$troz.z,t cjie p0j £a tietco per eccellenza, il Palazzo de' Pitti; ma efiendo venuto a morte,
Ih Siena* e noa Potentl° f°r& corri/ponder le forze degli Eredi a dar compimento ad una
fabbrica tanto funtuofa, erafi flato in quel pofto,che fulafciatoda Luca, tutto quei
tempo , e già s'era perduto '! modello del Bruneilefco ; quando dalla Ducheftk
Leonora di Toledo fu da quei della famiglia de' Pitti comperato , e perche 1 ge-
nio del Duca fuo Conforte fempre fu di por la mano ad opere magnifiche , de-
terminò egli, che a quel gran principio di fabbrica folle dato fine corrifpondente,
ed all'Amrnannato ne commefle la cura. Qucfti dunque con fuo modello fece il
maravigliofo Cortile, e l'abbellì a fegno tale , che non è chi dubiti effer quefto
uno de' più maeftofi edificj , che fi veggano al mondo , ne io mi eftendo qui in
deferiverne le particolarità più minute, perche ciò da altri è flato fatto , o
perche crederei di far torto alla fama , che già per tutto '1 mondo corre di
queft' infigne fabbrica , che fu poi, ed è abitazione de' Sereninomi di Tofcana;
ma giacche parliamo d'architetture , e di fabbriche , dico , che molti furono gli
edifici funtuofì, che, oltre ai fopranaotati , fece l'Ammarinato con fuo modello,
ed affiftenza. In Roma il bel Palazzo de'Rucellai, poi de' Gaetana nel Corfo, ed
un' altro incontro ad efso in fui canto della via de' Condotti. Dovendoli fare la
gran fabbrica del Collegio Romano de Padri della Compagnia di Gesù , fra l'al-
tre piante , che n'inventarono diverfì artefici di valore , fu giudicata eccedere in
bontà quella dell'Ammannato , benché, toltone il Cortile , e facciata , il rima-
sente , che ferve per abitazione , fia ftato da altri aliai variato. In Firenze per
Don Fabio Arazzola Aragona Spagnuolo Marchcfe di Mondragone, che fu Maeftro
di Camera della gì. meni.del Granduca Francefco,f:ce il difegno per un fuo Pa-
lazzo in fui canto, detto per avanti il Canto,de' Cini, poi dal padron del palazzo
il Canto al Mond^agone, la qua! fabbrica contiene in le alcune veftigia deli' an-
tico cerchio della Cittì noftra. Fece anche il modello del Palazzo , che fu gii
Simone da Firenzuola, oggi deiia famiglia de'Giugni rimpetto al Monaflerio degli
Angioli de' Padri Camaldolesi. Poco lungi da quefto palazzo edificò per l'Arte
della fanale tre belle Cafe , che dopo i" edificio del Tiratoio incominciando,
▼anno a formare il canto detto alla 'Catena , voltando per la vìa , che della Per-
gola è chiamata ; nella bruttura delle quali moftrò egli, come in ogn' altra fua
, fabbrica, la vivacità dell'ingegno fuo nelle belle avvertenze avute in ciò che ad
un comodo abitare appartiene e «ella nobiltà1 degli ornamenti d'architettura,
che compongono le Iqro facciate , ed ancora perche egli feppe adattarne le pian-,
te in modo, che con eflfer tre cafe infieme unite , due delle quali formano canto-
nata* e l'altra retta nel mezzo fra effe due, contuttociò ognuna non folo è della
Aefla grandezza #>,nw.eviene Ja rne4eiwu quantità , e qualità di ferrizj, o
t;,-'
                                                                                                  ftanze
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- - ^BAtJOLOMMEO AMMAtiNÀff*■■'■-■ IJ1
ftanze , a ciafcheduna delle quali dette i fuoi lumi in quella quantità* , chef à4
effe abbifognavano, non ottante la differenza , chi? nel dar luffe all' abitazioni
pafla fra quelb , che piglionla per di fuori, a quelle , a cui devoafi provvedere
dalle interiori parti ; la qual cofa io mede fimo ho riconofeiuto coli'occasione
della vicinanza , per effere una di elle (dico quella che volta . e per lungo tratto
s'eftende in via della Pergola) al prefente mia abitazione. Qucfta cafa , di cui
ora ragiono, refto finita Vanno 1584. l'altre due già avevano avuto loro com pi-
appunto , ..........                                         . .,
che doveva avere in Firenze una delle più grandi anime > che fino a quel tempo avei-
fe prodotto , e da lì in poi fofse fiata per partorire la da lui tanto amata Com-
pagnia di Gesù ; e pur fu vero. Quefti fu Luigi Primogenito di Don Ferrante
Gonzaga Marchese di Caftigiione in Lombardia , poi Religiofo di efsa Compa-
gnia , dico il Beato Luigi Gonzaga ,■ e quefto fenza punto cercarlo , e credo- con
partìcolar previdenza del Cielo, ho io ritrovato in tempo appunto ài dover dare
quefti fcrittì a' Revifori per la {lampa > forfè a fine , che facendoti* a tutti noto
il luogo ove pofarono i piedi di quel gran Santo , facciafi altresì fra noi più viva
la memoria r ed accrefeafi la devozione verfo di lui nella noftra Città, che fi
vanta ,. fé non d' efiere fiata a queli' Angelo da natività prima madre nello spi-
rito , almeno d'avere nella fua ancor teneriflima età a quello altamente contri-
buito ; mentre eh' egfi, datofi in efsa più che mai all' eferciaio dell'ofazióriS,
fece d'avanti all'Imagine della Nonziata di Firenze il gran voto perpetua Ver-
ginità, la quale egli poi fino allo fpirare dell' anima fèppe mantenete tanto illibata»
Sappiafi adunque , come eflendo rimate ferite con difegno dell'Ammannato
(come dicemmo ) poco avanti al 1577. delle tre café le due prime dalla partej
del Tiratoio, occorfe , che D. Ferrante Gonzaga Principe dell'Imperio , e Ma£-
chefe di Caftiglione in Lombardia , ftretto parénte' del Duca di Mantova v a ca-
giorcdi fua indifpofizione fi portsafie inTofcaua per i Bagni di Lucerà,, corrducendo
con feco Luigi fuo Primogenito , e Ridolfo, ch'era il fecondo<;■ Adendo prefs>
quell'acque, k ne venne a Firenze,- non pure per vifitate* il'Granduca Francefco*
con cui tenea quella Cafa non ordinaria amicizia, ma a fine di lafciare l'uno » e T^mmuàì
che 1 giovanetti, oltre alla pratica desmodi di quella Corte, apprendefìeroancora Lib.gran-
1
pnncjpj dell' arti , ebbe per meglio , provvedergli di cafa particolare ; Non^ àedeWAr-
permeile gii la imgnificcnza di quel Sovrano , che ciò fi faceflc per altre mani, n della Lai
che di fé medefirno , ne con altro danaro , che del proprio erario , e così con- m ^ Fim
duffe a pigioni dal' Arte la primi delle foprannominate cafe, quella dico, che ha ref1z-e fi'
cantonata dalla pirts del Tiratoio , per incominciare il tempo il primo giorno di 1~ fz
Novembre del 1577. ineui Luigi il Primogenito > nato ildì 9. di Marzo 15Ó8. era «S»«
in età di anni «7. mefi fette ,. e giorni ventuno ,. e noi. abbiamo cogli occhi noftri Lib.\ran-
proprj nco mcinto da pubblici Libri e della Decima del Sereniamo Granduca, e de (tgmto
della ftetìa Arte dJìa Lana (e tenghiamone anche appreffodi noi autentico atte- cJid,^4r-
ftato) che i d\iz immoli veramente incominciarono ad abitare in quella cafa il M**S?&
foprannotato giorn^ primo di Novembre 1577. e che terminò la locazione dopo l587#*
due anni, e mezzo , cioè finito il inde d'Aprile dei 1580. dell'età di Luigi anni *7'
12. un mele, e giorni %u
                                                   .....             £jj4 '
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If DBCEN. /. della PA 2^ //. del SEC. IV. dal 15 50. al \ 5 So.
Ma perche non Ci poflfa mai dubitare fé quella , o altra delle tre cafe fabbri-
cate per l'Arte dall'Ammarinato s foffe veramente quella , che abitò il Beato , fa
dhneftieri, che ci dichiariamo alquanto più.
Diremo dunque, che la cafa , che volta invia della Pergola , al preferite , come
dicemmo, abitazione dello Scrivente, non è quella , che fu aflegnata ai duo
fratelli Gonzaga , perche quella reilò finita Tanno 1584. e appigionata per la
prima volta di Novembre dello fleito anno 1584. e ve n',è Contratto pubblico ; e
Luigi, e'1 fratello incominciarono ad abitare, la loro ildì primo di Novembre 1577.
'Quella , che fegue dopo quella andando verfo il Tiratoio > non è ; perche nello
fteifo giorno , che incominciarono ad abitare la loro i Gonzaga > ella con nonic,
e titolo della cafa mezzo (che tale è veramente) hi appigionata ad unCherico
Franzefe , che pure fi tratteneva alla Corte del Granduca ; reità dunque l'ultima
cafa delle tre , la quale è dal Tiratoio, e quella con tal particolare efpreflione dì
fìto , cioè della cafa dal Tiratoio , fu appigionata al Granduca con accenderò* ti
debito ne' libri fotto nome de' figliuoli dell' Illa (Ir ìffimo. Signor Ferrante Gonzaga
QueftoPier Marchete di Caftiglione di Lombardia , con efprcfla dichiarazione però , che pec
tirarne/co ordine dato da S. A, S. per mezzo del Majordomo , dovcafi il tutto pagare dallo
del Turco Scrittoio della Difpenfa,ficcome feguì ; il che ne fa tenere per indubitato, che la
jfM P°i Mjt- Difpenfa medefima per lo tempo , che qua fi trattennero , fomminiflrafle anche
iordotmdel tutto jj rjmanente per fervizio della tavola di quei due Principi. Quella cafa dun-
ÀpM àtei 9ue ^ <lue^a * nella quak Per ^ue aQn* > e mezzo , cioè dal primo di Novembre
e poi di ^l 1577. a tutto il mefe d'Aprile del 1580. ilSmto giovane con Ridolfo fuo Fra-
jDGw^^-'tello , provv.fto dal Padre di nobil Corte , e fotto'1 governo di Pier Francefco
nm.
         |del Turco Gentiluomo Fiorentino , che faceva la parte di loro Aio, ebbe fua_»
abitazione nella noilra Citta' di Firenze.
Non lafcerò di dire per ultimo , che eiTendomì venuto fatto il trovare quella ,
à me cara notizia appunto in queft' ■ uno 16S7, nel quale il molto Rev. Pad. An-
uibal Marchetti della Compagnia di Gesù intende dare alle (lampe la Vita di elfo
B. Luigi da fé in Latino idioma eloquentiilìmamente foriera , ho voluto a lui par-
ticolarmente dare di tutto chiara contezza , per farne quella memoria , che ad
efso parti convenirli. Tornando ora all'opere dell'Àm inumati.
Fu anche fuodifegno quello della bella Chiefa di S.Giovannino de' PP. della detta
Compagnia di Gesù , di che a fuo luogo faremo menz ne , e ordinò altri edi-
fìci , che per brevità fi tralasciano . Oltre all'altre opere di Scultura , delle quali
fopra abbiam parlato , fece a.dmftanza della Santità di Papa Gregorio XIII. in^
Campo Santo diPifa la Sepoltura per un fuo cugino {lato celebre Lettore di Legge
in quell'Vniverfità , Figurò egli in quell'opera la Giuilizia, come fine ultimo
delia Legge , e la Pace, degniamo frutto della Giuilizia ; fri quelle due figurò
la perfona del Salvatore in atto di moftrare le Sacrati fiìme Piaghe , delia qualsj*
opera [ con* egli medeiimo lafciò fcritto ) riportò da quel Pontefice remunera-
zioni onoratifii.ne ; Quella però fra l'altre fue opere di Scultura non riufeì delle
migliori. Correva, l'anno 1585, quando , per morte di Gregorio , fu innalzato
alla Pontificia Dignità Felice Peretti da Mont'alto dell'Ordine de'Minori , che
fu Sifto V. Creili per edere uomo di Cuore non meno magnanimo , che intre-
pido, e rifoluto , fino dello Stato Cardinalizio raggirava per la fua mente alti
'Bdlw.iw penfieri, per quando mai egli foffe X quella fovranifiima Dignità pervenuto ; uno di
efS fu il voltar la Cupola di San Pietro , e 1' altro , il condurre falla Piazza di
quella Bafiiica il maravigliofo Qbelifco di granito roflb , detto alttimenti marmo
Tebaico,,
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<BAXJOLOMMEO AMMANNATI,        V?
Tebaico, per eflere ftato carato da*Monti di Tebe in Egitto, che efsendo di fmi-
furata grandezza , cioè a dire 3 aito palmi centofette , toltane la punta , che
pure è alta fei palmi , largo in fondo fopra palmi dodici, e più d' otto in fdm-
nùtà, aveva fatto credere a'pafsati Pontefici efsere imponibile, fé tua che feguifse
alcun difordine di rottura, o d'altro ,che fofse mofso.dal fuo luogo non molto lon-
tano da detta piazza , dov' egli era ftato fino a quel tempo piuttoflo nafeofo »
che efpofto al godimento delle geati. Deliberando adunque quel Pontefice di vo-
lerlo quindi per ogni modo levare, ordinò , che da tutte le parti d';EuropaSof-
ferò chiamati N4attcmatki, e 'ngegneri, oltr'a quanti di tal mefticre fé ne tro-
vavano allora in Roma ; ficchè non andò molto , che fé ne raggiarono in quella
Città fino ai numero di cinquecento , ì qaaii, benché in gran parte s'accordaf-
fcro nel dire , che quella gran pietra doveffe trafportarfi in piedi j confederando
oficr cofa preffo che 'mpoilìbile il difenderla , furono però nell* ordinare i loro
difegni ,'c modelli, per venirne all'effetto , fletti per dire , di cinquecento pa-
reri. Vno degli architetti, che fi portarono coli,fu il noflro Ammarinati, man-
datovi apporta dal Granduca Ferdinando I. !per la grande {lima , che je* faceva**
dì lui , il quale prefentatofi davanti al Papa , che gii aveva veduti molti dife-
gni , e modelli, domandò un anno di tempo per fare egli 'i fuo ; ma il Papa ,
che già era vecchio affai, e non vedeva 1* ora di dar princìpio ad opera , che-»
doveva renderfi così memorabile, per vederne in fua vita il fine , ridendo/!
della propofta , non ne fece per allora coll'Ammannato altro difeorfo. Intanto fu
approvato fra tutti gli altri il maravigliofo modo propello da Domenico Fonta-
na da Mili celebre Architetto , che poi ne fu f erettore, e per maggior ficurczza,
prima ne fu fatta la prova , con fargli muovere i pezzi della Guglia piccola del
Maufolco d' Auguììo, Rimaneva però un non fo qiial timore nella Congregazione
de* Deputati a tal* affare fopra '1 maneggio degli {bramenti, e delle macchine j inven-
tate dal Fontana ; onde rifolvcrono d" eleggere perciò due de' più vecchi , ed ac-
creditati Architetti fra quanti ne eran comparii al cimento , e quelli furono il
noflr'Ammannati, e Iacopo della Porta; coftoro dunque, per fegno del pollo
dove la Guglia doveva trafportarfi , fubito fecero piantare una gran trave , ma
il Fontana di tal refoluzione forte fi turbò, e trovata buona congiuntura col Pa-
pa , fecegli apprendere '1 torto , che fé gii faceva coli'ordinare ad altri Y efecu- ,
zione del fuo proprio modello, con pericolo, che a quello, e non a qualche man-
canza degli efecuton la mala riufeita poi attribuir Ci doveffe , non fapcndo egli
all'incontro [come e' diceva] chi la propria 'nvenzione aveffe a faper maneggiar
meglio , e con più fìeurezza , che elfo medefimo , e tanto difse 9 e tanto s'ado-
però , che finalmente a' due Architetti fu levata ogni commeffione fopra tal'af- •
fare. E' però da credere , che l'Ammannati , che non mai fi cimentò ad operai
d'Architettura , per grande, e difficile ch'ella fofse fenz' ufeirne a grand*onore,
e che tanto nella Città di Roma, che di Firenze n* aveva condotte di fmifurata gran-
dezza , e bellezza , fuperando le più ardue difficoltà dell'arte , fé a lui. toccato
fofse ad operare, averebbe ancora'trovato il modo adeguato per l'effettuazione di sì
alto,e nobile penfiero di quel gran]Pontefice, al quale poi così acconciamente fo- Rqì '$£
disfece il Fontana , che perciò farà fempre gloriofo. Aveva fino dell'anno 15^1. Anàrtaàì,
Gio. Antonio Battiferri d* Vrbino , colla facoltà concefsa da* Pontefici a* Cherici Ghtrard»
refidenti in Curia, fatto fuo-Teftamcnto , per cui lafciava fua erede univerfale *# Ap1**"
Laura Battiferra fua figliuola, e moglie di Bartolommeo Ammannati, commet-
tendo l'esecuzione di tale fua volontà al Cardinal Moronc Vefcovo di- Santa Sa-,
C               A                        bina,
\
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'
f* mCENJMla PAH- ri HSZC. IV. M x yj5;al r j<T^
Sabina , a Zanobi da Montaguto Fiorentino , e a Mariano Angelini .• Onde , fé»
guira poi la morte di Grò. Antonio , venne ìn cafa P Ammarinato non poco'capi*
., tale, con che, e co*gran guadagni di Tua profeiìione,era divenuto ricco. Quefta
-buona ventura,dell'Ammauharo , che a lui noii partorì alcuna difapplicazioue*»
dall' arte, perché ne-conferva Tempre l'amore,e l'attuale applicazione,introduce
ora me a parlare di quello /che nei isoftro Artefice rifpleadè oltremodo , che fu
la Criftiana Pietà, la quale tanto più rilniTe , quanto che a privarti* delle proprie
fuftanxe » per renderne provveduti i poderi, e promuovere opere d'onar di Dio,
fempre lo pérfuàfe, Io ho veduto quel poco Numero di fu e fcritture, alle quali finqui
ha perdonato'1 tempo, e da quèfte raccolgo non folo la quantità delle limofine, ch'e*
gli era (olito di fare , ma il continuo fovvenire , eh* ei faceva di fuo danaro
fenz' alcuno "ntereiTe ogni (orta d'artefici, e poveri padri di famiglia,ogni qual-
volta per loro urgenti nece'fìitadi il ricercavano, anziché negli ultimi tempi erafì
dato tanto all'opere di pietà, che poco formai ad altro attendeva. Simile appunto
era il vivere Laura Battiforra ma Conforte > la quale in una villa vicina alle
Porte di Firenze luògo detto Camerata > che Bartolommeo aveva 1' anno 157$.
prefa a vita da' Padri di Camaldoli, fé neftava '1 più del tempo deli-
ziandofi in una Cappella fattavi dal mede/imo fabbricare di nuovo , in/teme colla
cafa del lavoratore a tutte fue -fpefe, toltone il legname , che le fu da quej Padri
fonimi niftrato. Inoltre avendo tanto egli, quanto la Moglie fu a , conofeiuto'i
frutto grande , che facevano in Firenze , non tanto per quello , eh'all'anima ap-
parteneva , che all' ammacftramento de' giovani neli' umane lettere i Padri dell*
Compagnia di Gesù > che fé ne ftavano in luogo molto anguflo e di cafa, e di
Chiefa, e forfè ancora abbietto aliai,cominciarono a venire n penfiero di ridur-
re loro il tutto a più bella , e più comoda forma, fenza però allargare l'angull*
fito , in che fi riftrignevaaa, e la Chiefa » e la cafa , ed io trovo , che già Bar-
tolommeo del rnefe dì Dicembre 1 $76. con ma lettera ne cominciò i primi trattati
col Padre Generale della Compagnia > ch'era allora il Padre Everardo Mereu-
rianoj ma ciò non parve psr allora a baftanza , perche il bel concetto deir Am-
marinato averebbe a lui caufata grande fpefa, edalla fabbrica anguftia » in vece del
«eceffario. allargamento; mentre tutto ciò che fi fofTe dato alla Chiefa , fi farebbe
tolto alla cafa > e però il negoziato non'ebbe allora effetto-alcuno; onde poi l'Amman'1
nato fi rifolvè d' aggrandire ogni cofa ; e perche tutto apparifea nelle fue minute
eircoltanzè, regiflreremo in fine una lettera del Servo di Dio , il Padre Lodovico
Corbinelii Fiorentino Sacerdote della Compagnia , quegli fteflo , del quale ebbe
O/» X1L le belle illuminazioni , che fon note > il Beato Luigi Gonzaga Religtofo della me-
defima, come d legge nella Vita di lui fcritta in compendio; e fimilmente 8. por-
teranno le copie d* altre lettere degne di memorie , {late fcritte dipoi in tal prò»-
' pofita air Ammarinato,.ed alla Battiferradavarj celebri uomini della deità Compa-
$0?" Ver É0£* Determinarono inoltre Bartolommeo, e la fua Conforte non folo di far parte
JFr.iinc.rrc0 m v'*ta 3* *oro foc^àa'medefimi Padri per aggrandimentodi quelle fabbriche, ma
£jtikiv&3 vollero ancora con Teftamcnto, dopo una reciproca vocazione di loro fieni alla
propria eredità , fare erede il Collegio per lo medefimo fine, il che tutti due ef-
fettuarono; ìl. di 04 di Marzo 1587. facendo ancora molti caritativi legati. Ma^»
giacche il dar notizia della pia liberalità di quello Virtuofo, ne ha portato a
parlare del Collegio della Compagnia Gesù , edificatoli in Firenze fino da i
fondamenti ne'tempi dell* Ammarinato » e della Chiefa rifabbricatali in grande, e
mobilitala fanaa> ne' tjuaji ediiìzj egli * a pubblico teuefoio , clibc tanta parte t
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%A%TOLOMMMO AMMANNATì'i
Ì0
fcon folo per lo difegno , e continua aìliiìenza di fua petfona in tutto 1 tempo*
che e' vide > ma ancora per le copiofe limoline , ch'egli fomminiftrò , e per lo
ricco patrimonio , che tanto elio, che la Donna fua gli lafciarono ,'. mi conceda
il Lettore , ch'io , divertendo non già interamente dalla materia $ a fine ài ren-
dere alcun tributo di gratitudine a' Padri della Compagnia , vérfo i qnali molte?
obbligazioni mi ftringono., e per confolazione degli Amatori di ior Virtù , ed an-
cora perche molto di tempo , e di fatica mi è coftatoil ritrovamento de' minuti
particolari appartenenti alla .foiidaiiose dì quefto Collegio , e della fabbrica "di
quella Chiefa fatta dall'Ammannato , della quale non è. a mia cognizione chej
altri abbia fcritto., io dia qui del tutto un efatta , e puntual notizia , fin da quel
tempo incominciando , nel quale fu fondata l'antica Chiefetta , che poi venuta
in porcre di quei Religiofi, fu dal noftro Artefice tant' accrefeiuta » e con sì bel
difegno ornata ,• il che, ficcome io difii, non riufeirà. anche del tutto lontano dal
propelli© noftro.
E" dunque da faperfi , come l'anno della terrìbile mortalità del r $4$. Giovanni
di Landò Gori, venendo a morte>ordinò per Teftamento a' {noi Eredi, il fabbri-
care con ifpefa di quattromila Fiorini d'oro una Chiefa , fotto l'invocazione 3 e>
titolo del gloriofo S.Giovanni Evangelifta. Gli efecutori diquel Teftamento Cam»
bìo Nucci j e Domenico Ciampcllì, inficine con Francefca, Lucrezia , e Mar*
gherìta Figliuole di Berttno Gori inftimite Eredi, incontrarono perciò fare varie
difhcultà col Priore , e Capitolo di S. Lorenzo , Chiefa detta altrimenti l'Arti-
brofiana Bafilica. Onde non mi cagiona maraviglia quelch'io trovo notato nel prcn
prio antichiltìmo libro tenuto da'medefimi Efecutori per gli affari di tal fondazio-
ne , cioè x ch'eglino ceneflero negozio di fondarla per gli Monaci di Mont* Oli ve-
to , poi colle Donne del Convento di Monte Domini in Via S. Gallo di fuori , e
finalmente co' Frati di S. Maria Novella , il che , acciocché.meglio apparifca_r, * , ,
regiftreremo in fine di quella narrazione alcune partite eftratte a verbo a verbo //TJ/
«al medesimo libro , il quale fi conferva oggi appreffo Benedetto della ftefifa rio- e mg&é
bil famìglia de' Gori, Avvocato del Collegio de' Nobili , Gentiluomo , che per mnfiaqutl
la molta fua dottrina » bontà , e lìngular affabilità ., è da ogni perfona defidc- Francefto
ratiflìmo. Doppo varie controverse s rimafero compromefie le differenze fra'l Priore di
Capitolo , e gli Esecutori in quattro comuni Amici , tali furono ; il Reverendo S,Aft*fio-
Lapo A>atc elei MonaP..crio di S. Miniato a Monte Dottor di Legge Canonica»*, (? a^-
Gregorio di Mefler Bencivenni Dottor dell' una, e dell' altra Legge , Francefco * ^cc7^i9
Priore di S. Apoftalo dì Firenze , e Francefco di Berti, i quali finalmente lodarono, r9riirf «£„
doverfi avere per congruo fito , e luogo della fondazione alcune cafe , e terreno affai lunga
di Francefco Medici polle fui canto della Via degli Spadai , e Spronai , e di Via Uttera^hs
Larga , con che doveffe la Chiefa da fabbricarli efiere fcmpre lufpadronato de* »»» V* t*
fondatori j Che il Rettore prefentato doveffe rendere obbedienza ad eflb Priore^ l* ft*"*$e »
di S. Lorenzo , ne potette dare m fua Chiefa fepoltnra , fc non a i defunti'della-» TlTsotL
propria Cafa de* fondatori , il limile s'intendete dell'ammiaiftrarvi i Sacramenti, %lre di
e che per alcune folennità doveffe il Rettore avere celebrata la Merla , prima della Mf, Me-
cantata d» S. Lorenzo , alla quale dovette egli intervenire , infìeme co' Canonici, cola Ama*
e Cappellani della medefima ; Che per la fella di S. Gio. Evangelifta foflc obbli- "'# Gr**
gato a chiamare a* Divini Viìicj eftb Priore , e Capitolo , e loro tenere a defìnare, jw{™f*
ed all'incendo per la fefta di S. Lorenzo , doveffe il Capitolo far lo ftefTo al Ret- -J*$7f
tore, il quale iti tal congiuntura foflc obbligato prefentare un annuo tributo d'una **jis%lJt
candela,-che dovejfe il Rettore efier Prete Secolare (e noti qucfioilinio Lettore)
D a                                          e che
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|# T>ECENA Mia FA%Fl del SEC, iK'dal I5 5 ©.4/15 6*©
e che non mai per alcun tempo fi potefle quella Cbtefa un.'re a Religione alcuna 1
ciò che poi ebbe effetto del tutto contrari© , perchè in fomma egli è verifllmo ,
"che l'Alto-Governatore del Mondo Iddio rare volte fi fottoferive all'ordinazioni di
quella Provvidenza, che fopra l'umane vicende vorrebbero gli uomini avere pec
^ quando poi più vivi non fono , Data dunque tal fentenza , fu dal Capìtolo con-
ceffo il poteifi edificare con gli obblighi foprannotati, per roghi di Prete Pagtté
Rettore di S. Miniato , di Niccolò Corfini, e di M. Guelfo Re-ttor di S. Donato
in Val Botte 13. Gennaio 1349. Seguici tali aggiuflamenti, furon compre le*
Cafe , e fabbricata la Chiefa , che redo finiti poco dopo ai 1552. la quale a^
diftinzione della vicina di S. Gio. Batifta , e per eiTere di quella affai minore , fu
poi volgarmente chiamata S, Giovannino . Don Vincenzio Borghini dottiflìm©
invefligatore delle Fiorentine antichità, al quale non toccò la forte di vedere i'an-
tichiflìmo libro fepraccennato di Cafa Gori, nel fuo trattato della Chiefa , e Ve-
scovi Fiorentini flette , e ci lafciò in dubbio , fé quefta Chie/etca foffe negli anti-
chi tempi lo Spedale detto di S. Giovanni, e quantunque egli Ci moftraffe incli-
nato alla parte negativa, non perciò ardì dar fentenza. Onde da quanto i] è detto
fin qui , e dalle nominate partite di tal Libro , da regsftrarfi nel fine , verrà chia-
rita tal dubitanza , e provato , che quefta Chiefa di S. Giovannino fofl'e tutt* al-
tro , che lo Spedale di S. Giovanni ; ma per maggior chiarezza del Lettore , e-#
perchè le parole del Borghino intorno a ciò contengono altre belle efudizioni , le
regiflreremo appreffò tolte a verbo a verbo .
Or tutto quefio tri e giovato raccontar qui, non perche fidamente fi vegga>
eowe quefi* ofpitalita feffe in ufo
, ma quant'ancora film>at'a, e quanto buon no*
me ella de fi e in quei tempi a neftri
; e di qnejf antichijfimo coli urne fia fin qui
detto abaftanza. Veggonfi ancora accanto a certi antichi Menafler')^ marinamente
fuor iella Citta
, con fervati alcuni di quefli Sfidali , ma dentro alla Citta,
offendente fcr altra via moltiplicati affai , non fé ne veggono più allato alle^j
Chic fé , ma i Menafter] ritenendo ancor gli antichi infittati
, gli anno riti'
rati in Cafa , adeguando a quepatto un luogo appartato con «onte d? Ofpizio,
§ di T or efieri a
, £ qui fra mi fi trova , che fi» Canno 1160. la chic fi di S,
Vier Maggiore aveva U fitto
, quello del Vefe evado noftr-o> 0 vegli am dire della
maggior Chiefa
, era ,per quel che fi puh corneiturare, fra Santa Reparata,
éil Duerno di S, Giovanni, il quale per ordine della Signoria , e con licenza del
Wefcovo per farvi di nuovo
, e pur per allargare la Piazza % che vi era , ma
ficaia
, tit San Giovanni, fu levato via £ Amo 1196. con ordine , e fi anzi a-
\ mento di rifarlo accanto , e fa or della Fort a
, ch'era incapo della Fi a degli
Spaiarì\ oggi de Martelli
, e fé quefio fi efegut [che no» fempre riefee quello^
...ije fi dtfegna
] farebbe quefio nuovo Spedale la Chiefa,che ve oggi di S.Gio-
vannini
, e lo confermerebbe il titolo del vecchio , ch'era San Giovanni, come
ehe talvolta fi chiami in quelle fritture del Batifta
, e taletta del Vangelifia*
Ma e*pare w alcuni Contratti
, che f Anno il"j6. fcjfe quefio Spedale nelld^
liti a del Cocomero:
, che rifponde affai bene a an altra deliberazione public <l^
deli* anno
1298. per la quale fi ordina , che fi faceta fra la porta di Balla, e
guelfa degli Sg adori
# e aliai» affa via de' frenai to vogliam dir Bri gli ù%
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> : :. ®A%TOLOMMEO AAliUANNATTl         
ehefifacev allora per Caf aggio , e rifpondev alla Chiefamaggiore , che con*
fi dento bene
, e mifnr agogni co fa , non può cjftr altra, che quella, che oggi
fi dice del Cocomeri
, che va dalla Chiefa maggiore in Caf aggio , che fi chìa-
mava quella pendice
, Me* e oggi la Chiefa , e Piazza di S Mirco, lo Spedale
di Lemmo, e Servir e Cafaggimlo gli fcguiva aliatole conteneva il grande %b
pittofo Spedale degf Innocenti
,
Così il Borghini. Ma fé abbiamo fatta menzione del dubbio del BorghìnO ,i
ben anche giufta cofa 3 che appreflb a quello ponghìamo ancora una notizia an-
tichi/lima ultimamente ritrovata fra le fcritture delle Reverende Monache di San-
ta Felicita di Firenze, che è quella. Rodolando Canonico della Chiefa Fioren-
tina donò alcuni beni alla Cappella di S. G io. Evangeli fi a polla nella Chiefa di
S. Reparata di Firenze , con condizione , che l'ufiifrutto fia dello Spedale de' po-
- veri Pellegrini , pollo preffc alla Chiefa di S. Giovanni, fra* quali beni vi nomina
parte dell'entrate delia Chiefa di S. Remigio preffo alla Città , ed un campo»
; detto Campo graffo vicino alla medefima Chiefa. Fin qui la notizia. Lafcio io
ora all'arbitrio del Lettore il fare quelle ribellioni , che intorno al vero luogo,
ove folle quello Spedale , gli parranno più appropriate , giacche la dubitanza*
eh* egli folle potut'effere l'antica Chiefa di S.Giovannino, per quello che dicem-
mo di fopra del terreno , e cafe de' Medici, che ivi erano avanti la fabbrica del-
la piccala Chiefaj par che rimanga interamente efclufa. Tornando al rìoftro pro-
polito , fabbricata che fu la Chiefa di S. Gio. Evangelica , detta poi S. Giovan-
nino , furonle alTegnate per dote alcune Caf ette , ed un podere vicino a' beni dei
Ciampelli , eredi della flefìà famiglia de' Gori, chiamati de' Ciampelii da Ciam-
pellodiGoro de Goti ', le voci del padronato giunfero al numero di otto, e più due
della fiinigliade'RondinellijCome dapiiìprefcntazioni Ci riconofee. Seguitarono le
prefentazioni de* Rettori per dugento anni continui, fin che 1' anno 155 r. vennero
i PP. Geluiti a fondare il Collegio, e andò la cofa nel fogliente modo. Fra i Reli-
gio/ì della Compagnia di Gesù , che fin dall' anno 1545. erano flati mandati da
Paolo III. cene fuoi Teologi al Sacro Concilio di Trento, vivente ancora in Ro-
ma il lor Fondatore S. Ignazio, uno fu il Pad. Iacopo Lainez nativo della Citta di
Àlnuzati nel Regno di Cafliglia,uomo di così eroica virtù , e di sì alto fapere,
che in quella Sacrofanta adunanza fu oggetto d'ammirazione, e fi caro rìufcì ilfuO'
modo di trattar le materie di fede , che li,dove concedeva!] a pochi il parlare pec
quant'è lo fpazio d'un'ora \ tre ore, e forfè più dal Cardinal Prefidente del Con-
cilio fi concedevano a lui : uomo in fomma , che elfendo flato eletto da Dio per
dare ,i primi faggi della pietà , e dottrina , che profefia quella Religione , fodi-
sfecc così bene alle Tue pai:ti, che è parere molto corcante , che per la fama, che
in un fubito fi fparfe di lui, folle la medefima defiderata , ed animella in molte
Provincie , e Città d*Europa , una delle quali fu poi la noflra Città di Firenze^.
L'anno 1547. incominciò la Città di Trento ad efler offefa da una tal infezione
d'aria , che gtaviffìme infermità , e morti negli abitanti cagionò , il che forfcL»
fu una delle cagioni, per le quali il Sacro Concilio fu trasferito a Bologna , dove
ancora il Padre Iacopo li trasferì . Giunto in quella Città, mentre le cole s'anda-
vano ordinando , diedeiì egli, fecondo il coftumede' PP. della Compagnia, all' aia?
to dell'anime , e nella Chiefa principale di S. Petronio predicò con tanto fpirito,
ch'oltre all'altre inaumerabilì convezioni, che fece , ridalle a penitenza moke
meretrici, edaiSnchè le • mede/ime colìretee da iieceffità non ritornaffero all' a«-
-j--                                                                \                                                      tico -
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Tm
DECEN.IJell4 PA%. II. dtlSEC.lV. MW^&S, 15&*
-■■'.:                                                                 '                                              ■                        '■■ ■'■' :                                    ' ■':'■ &»■ !j
tico modo di vivere i operò chefoflero racchiiife in una cafa comprata a poflaJI
con limonne date da quei Cittadini , dove poteflero, edere decentemente alimen-
tate . Mentre il Padre in fomiglianti occupazioni fi tratteneva » .ecco che all'irci*
fjrovvifo fu fofpefo il Concilio : onde gli fu neceffario il partirli alla volta di Fi-
renze , coftretto a ciò non pure dall'ubbidienza avutane da S. Ignazio , ma dallo
fteffo Sommo Pontefice], a cagione delle molt'iftanze lall'uno , e all'altro ftate
fatte fare dalla fempre gì. mero, di Leonora di Toledo, Moglie del Gran Cofano,
allora Duca di Firenze, che per lo grido , che gii correva per tutta Italia , o
fuori, deli'infocato fpirito della predicazione di quel Padre , ardeva di defidedo
' 4'afco'tarlo. Giunto a Firenze l'uomo A poflolieo, prefe per fuo alloggio lo Spe-
dale di S. Paolo , umiliamo Ofpizio di Pellegrini , e Viandanti miferabiii, pollo
in Via detta Pinti, ogn*akro più comodo fcanfando,che gli era flato preparato.
Il giorno dipoi andoflene all'audienza della Dueheffa, e le prefentò le lettere cre-
denziali del S. Fondatore. Quella,al vedere, che fece un uomo di non molta pre-
lenza * .mal' in ordine di velino , e peggio di perfona, a cagione non meno delle
1 gravi fatiche del Concilio, che della franchezza per li lunghi viaggi fatti a piede,
itette alquanto fopra di fé , immaginandoli, eh' ei non folle quegli, che s'afpet-
tava, mentre non poteva darfì a credere , che un uomo , di cui sì altamente per
tutto ragiona vafi, e che da'Sommi Pontefici era impiegato in cofe di così alto af-
fare , gli comparifse d'avanti così mal1 in arnefe. ■ Onde credutolo qualche fuo
mandato, o compagno, gli demandò , che cofa fofse del Predicatore , e quando
fofse per giungere a Firenze. Il Padre con voce umile rifpofe , che credeva efser
egli quello, del quale e' veniva interrogato,perche non era a fua Cognizione,che
ì 2.
medesima dipoi affermò , fccene per allora poco concetto , e licenziatolo , ordi-
nò, che e' fofse ricevuto , e ben trattato in Palazzo , ma non.fu modo eh* egli
ciò volefìfe accettare ,e ritornoifene al (Olito Spedale di S. Paolo, per Quivi atten-
dere gli ordini. Partito il Lainez , la Buchetta, ebbe a fc mi Religfofo di S. Ago-
fìino , Sfiato celebre Predicatore , e li raccontò il feguìtò , quafì dolendoli di fe-i
flelTa, d'aver adoprata l'autorità del Papa per aver qua un Prete, di cui largen-
te diceva sì gran cofe, che pur* a lei pareva un uomo da nulla .^ 11 Religiofo, co-
me ben pratico di fpirito, guardava cmi occhio molto diverfo ciò, che alla per al-
tro rcligiofiffima Principefia fembrava così vile ; onde rifpofe con molta franchez-
za, che fra*Servi Dio, quegli fonoi pia perfetti, che più, e meglio fanno ha-
feondere i preprj talenti alla vifta degli uomini ; dovette ella però per fuo confi-
glio in ogni maniera farlo predicare , inoltrandole con efempj della Sacra Scrittu-
ra, quanto fia {lato proprio dc§\l nomini Apostolici il coprire con sì fatte [appa-
renze gl'interni tefori dell'anime loro. Tanto baftò , perche quella pijflmia Prsn,
cipefla , fatto levare per ogni modo dallo Spedale il Lainez, nel giorno di S. Gio.
Batifta ì fefta principale della Citta1 , il facefle nella Chicfn Cattedrale di S. Ma-
ria del Fiore per la prima volta falire in pulpito. Vi predicò tutta 1* ottava del
Santo con sì infuocato fpirito , e con dottrina così profonda , che commofle tut-
ta la Città ,;con non poca maraviglia de* Sovrani, e tale fu il contento , che
n* ebbero i Candita , che ad inftanza loro fu forza al Padre di profeguir la pre-
dicazione , conti-'il coftume si quella Cattedrale , per un' àltr- ottava , e dipoi
m giorni fktivi, nel tempo , che in Firenze fi trattenne , lo fpiegar alcun libro
•'% '
                                                                                                 della
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...'■' mZ?0l0MM£6 AAJMANNAT&         *$ J         
della Sacra Scrittura. Trattò rie* ragionamenti della mattina del Regno di Dio*
ed il giorno dichiarò PEpiftola Canonica dì S. Giovanni con tal attenzione degli
afcoltanti-, che fra un popolo innumerabile , che J'afcoltava , neri era , in certo
modo, ehi ardiffe di refpirare;edè cofa degna di memoria quella, che raccontava
il Pad. Andrea Frnfco della fteffa Compagnia , che vi fi trovò prefente,cioè adi-
re , che lo fteflb-Lainez confefsava d'aver provata nel predicare ìa quella Cit^t
una molto flraordinaria affiftenza dello fpirito Divino , "dal quale fentiva infon-,
derfi un'energia i un'abbondanza » e un modo di dire fopr'ogni fua efpcttazionf»
         »■
e defiderio. Finite le Prediche agli offerirono la limo/ina lolita darfi a'Predicatori»
la quale egli collantemente recufando /volle , che fofle data a* poveri , ficcome
■feguì,- Quelli faggi di fublìme virtù gli accrebbero tanto di concetto in Firenze;»
che beato fi chiamava colui, .eh* avefle potuto con elfo trattare le cofe deif anima
■fua. Oltre all'occupazioni delle Prediche , diedefi egli a confessare, e fermoneg-
giare in varie Chiefe, e vifitar Mona fterj di Monache, alle quali ogni eli face-
va ragionamenti spirituali, esortandole alPacquifìo di quella perfezione, xj
cui lo flato Religtofo le obbligava . Or qui è da faperfi, che quantunque
«gli in ogni luogo egualmente procurante di far gran frutto, contuttociò nel
Convento della Madonna degli Angeli in Borgo S. Friano , o perche ne? teneffe
ordine particularc dalla Ducheffa , o perche in alcune di quelle Madri trovaffe^
flraordìnaria difpofaione al Divino fervizio , s'applicò di tutto proposto . Intro-
duffevi V ufo quotidiano dell*efame della Cofcienza , il modo d'unirfi con Dio pet
mezzo dell'Orazione Mentale , la maggior frequenza de* Sacramenti, e la maniera
di far con frutto l'annua rinnovazione dello Spirito , co'quali mezzi praticati poi
fempre da quelle Religiofe,non è polUbile a dire,quanto elleno s'avvantaggiaflero
nelle Code virtù , e nel buon nome di tutta la Città1 , donde poi avvenne , chela
Serafica Vergine S. Maria Maddalena de Pazzi, eleggere fra molti quel Mona- ",
{ledo , per effettuare gli altiffimi de/ìderj di fantiti, ch'ella fin dall'infanzia mitri
nel fuo cuore . Mentre egli flava nel meglio di queiìf efercizj, gli comparve T ub-
bidienza di partirfi di Firenze , e andarfene a Perugia, dove Io defiderava il Car-
dinal Legato , ed il Senato di quella Citta1 . Non fi può dire quanto doiefle uni-
verfalmente tal fua improvvifa partenza , e particolarmente alla Ducheffa, pec
aver già acquiftata con eflo gran confidenza, e famigliatiti, e trattine per ranìma
fua aiuti grandi ; ma quella ftefìa altìffima previdenza , e quel medefimo fpirito,
ch'aveva modo il cuore della grand'e dìvota Principeffa a desiderare la venuta-»
dell'uomo di Dio per la rinnovazion de' buon coftumi ne* noferi Cittadini, e perche
""* *«' accendeffe ferafico fervore in quel Monafterio, Ìncuidevevala noftra Santa get*
tare sì profonde radici di fua fublìme perfezione , moffe altresì la' medefima a de-
fiderare d'aver in quelli Stati la Compagnia , a fine di non privarfi d'un tanto
Padre > il quale credeva poter poi avervi del continuo a fuo talento ; onde nel
partir, eh'e" fece,il pregò , che col Santo Fondatore di ciò paffaffe permettere in
fuo nome eifieaciffimi urficj. Ella ancor' al medefimo ne fcriffe , e ne fece fcrivere
dal Duca fuo Conforte . Tendevano fidanze del Lainez a nome della Ducheffa , e
quelle del Duca ad impetrar da Ignazio dodici Padri , pe' quali Leonora aveva
offerto tuct'il bifognevole per loneceffario mantenimento ì giacché ormai doveva il
Lainez far ritorno al Concilio , proponeva egli, che Ìa fuo luogo il P. Elpidio ,
Vgoletti, da richiamarli per tal'effetto dal Collegio di Padova , mandaffe a Fi- .
renze. Avute le lettere il Santo fubito ordinò al Padre Elpidio il portarli a Pifa»
dove allora eran quei Principi per negoiiarc tal fondazione,» il che fubito efeguì> _,
edu|
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è4 $ECEN*lJelUtA%. Il M SEC 1Kdal 155©. d 1,560.
ed intanto egli andava inftruendo i Padri, che deftìnava mandare , a* quali ag^
giunfe il Pad. Lodovico Cudreto , che gli dovefse reggere. Intanto l'Vgoletti da
Fifa avvisò Ignazio , com* il negozio della fondazione fi raffreddava , a cagiono
dell* efserfi fentito a quella Corte il non potervi fi; avere il Pad. Iacopo Lainez*
eh* era ftato il principale intento di Leonora , e del Duca jc quando mai avefso
dovuto aver* effetto , pareva , che piuttofto in Pifa, che in Firenze inclmafsero
quei Principi, che iljCollegio fi fondafse. Il Santo, che gii s'era del tutto al fu®
folito configliato con Dìo , nulla ftimò quefta novità , anzi la difprezzò come
diabolico artificio , e mefii infieme i dodici fuggetti, a Firenze gì' inviò,
facevano i buoni Religiofi il lor viaggio mendicando quanto gli abbifognava~#
per vivere , eprowifti d'un fol cavallo, per riparare a qualche foverchia ftaa<»
chezza d'alcun di loro , e per fervìzio delle poche robe , che portavano con fc*«
giunti agli alloggi» prima , che'l proprio ripefo , cercavan luogo per feminar la
Divina parola , fin che finalmente del mefe di Novembre del detto anno 1551. a
Firenze fi condii fiero. (Juivi furono raccolti nella propria cafa di Gio. de' Rofi di
nazione Germano , Medico di profeffione , e grana amico della Compagnia. Era
fra di loro il Padre Criftofano Lainez fratello carnale del Padre Iacopo , il quale
infieme con un altro Padre i chiamato Pietro Ailon , dopo brevi giorni, fé n'andò
a Pifa,* Efpofe a que' Principi le ragioni del Santo Padre, per le quali defideraraj
piuttofto il Collegio in Firenze , che in Pifa , e rimanendo il tutto appprovato,
furono effi , con limofina condecente per lo viaggio , a Firenze rimandati, e pre-,
fero quivi a pigione da Giovanni di Giannozzo Manctti di Nobilifìima famiglia^
Fiorentina , una fua cafetea nel Fondaccio di S. Spirito , popolo di S.Friano . In-
tanto i Padri attendevano a' lor folici efercizj in aiuto dell'anime ; quando tor-
nata la Corte a Firenze , il Duca , e fua Conforte applicarono di propofito alla
difpofxzions delle cofc , per dar loro Chiefa , e Cafa propria . Onde venuto l'anno
15 54. a contemplazione de' medefimì Principi, Prete Lorenzo di Franeefco Paoli
Canonico di S. Lorenzo, ed ultimo Rettor Sscolare della foprannominata Chiefa
di S. Giovannino , conceflela per ufo a'Padri della Compagnia , e non molto dopo
liberamente la renunziò m mano dell' Arcivescovo di Firenze . Avevanla già i Pa-
dri ufi ziata per tre anni , quando Criftofano di Francefco di Criftofano Ciampelli
in fuo nome , e di Lionardo di Girolamo di Lionardo Ciampelli, ne' quali era
ridotto il iufpadronato , avanti l'Ordinario preferito per Rsttor perpetuo della^»
ftefla Chiefa il Padre Lodovico Cudreto Rettor del Collegio , e fuoi fucccflbri, e
fece inftanza , ch'ella s'iinifle in perpetuo al Collegio della Compagnia di Gesù ;
il che ebbe fuo effetto mediante il poiteftb dato al medefimo a' 12. Giugno 15 57.
e fu confermata tal'prefentazione , e unione con lettera della Penitenzìeria de' 2$.
Ottobre del 1559. Non fermò qui il favore, eia protezione della pijfHma'Du*
cheffa LeoHora verfo quefto Collegio ; perchè avendogli quella piccola Chiefetta,
così come fi potè il meglio fatta accomodare agli efercizj della Compagnia , ed
arricchitala di molte inugni Reliquie , contìnovò per lo poco tempo , che vifse
poi, di fomminiftrare a' PP. una limo/ina di trentacinque Ducati per cìafchedim
mefe, e venendo a morte Tanno 1562. lafciò a'medefimì un'annua Entrata nel
Monte Comune di Firenze di Dugento Scudi . Morta la Duchefsa , crefeeva tut-
tavia , a cagion delle buone opere, che a cornrm benefìzio delia gioventù , e*»
d'ogni condizion di perfone facevano que' Religiofi , l'odore di lor Virtù , a mi-
fura del quale crefeendo la Devozione, e frequenza de* Popoli, s'invogliarono
molti de' più ricchi Cittadini di dare loro aiuti validi per accrefeere la Chiefa , e
,•••'/.
                                                                                      ; ' 'la
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%ÀRJOLOMMEO AMMANNÀT1. . aj
la Cafa , acciocché l'una maggior concorfo di gente alle sacre funzioni /e Pai irà
maggior copia di Padri a' fervigj di quella potefse contenere ; ed eccoci ritornati,
onde partimmo . Fra i più zelanti promotori di queft'opera fu il noftro Barro
Jommeo Ammmannati , con Laura Battiferra fua Confcrte , anzi furono quefH i
primi, che incominciarono a fomminiflrar danaro in abbondanza per tale effetto.
Il primo giorno di Maggio adunque dell'anno 1579. diedefi principio a provvedere
il materiale per la fabbrica con trentacinque kudi diti da. Laura , e feguitofiì coti
altre maggiori fomme , che tant'ella , quaut'il Marito fuo andavano alla gior-
Kata fomminiftrando , e.perchè egli dopp'avec fatto piti d'un Dlfcgno di quel!a_#
fabbrica , s'era ancor prefa la cura', d'afiìftervi in perfona interamente; fpen-
deva del fuo proprio , e tenevane conto ad un fuo Libro , il quale col tempo fi è
perduto , e a noi è pervenuta tal notizia daquanto abbiam trovato fcritto iiiu
conti di fpefe d'alcune Cappelle di quella Chiefa , che per quanto da' medefimi fi
raccoglie, furono da efso libro efìratti. Per cagion di tal perdita none fiato a noi
poflìbile l'annoverare le gran fomme de' danari da efso impiegati nel rifare inte-
ramente , ed in ampia forma quella Chiefa , di cui parlando Francefco Bocchi nel
Libro delie Bellezze di Firenze, ch'egli fcrifse del 1591. vivente ancora l'Amman-
itati , dice quelle parole : jgttefta Chiefa col Difegno , e co' Danari altresì di Barto-
lommeo Ammanitati raro Scultore
, e Architetto , e con affìdua mdnflria nobilmente b
fiata fatta
, adorna , e condotta a fomma beitela , come fi vede . Fin qui il Bocchi »
che che fé ne dica chi ultimamente ha fcritto , il quale pare chemoftri non avervi
avuta tanta gran parte i'Ammannati, quanta veramente difìe il Bocchi, che_»
ve ne avelie ; è però vero , che o foife per fervfzio della muraglia della Chiefa, o
per accrefeimento del Collegio , o per comprare fiti per dilatarlo , io trovo , che
quattro Gentiluomini fi prefero la cura* di raccoglier limofine dalla Nobiltà' Fio-
rentina per fabbricare , e furono Pier Francefco Rinuccini, Antonio Suares , Gio-
vanni Mannelli , ed Hermes Aftudillo . Ma da una lettera fcritta al nofìro Am«
marinati dal Generale Claudio Acqua viva-agli 2. d'Agofto i$Bt. (copia della^
quale ", con altre fari pofta in fine di quella narrazione') fi vede , che l'Amman-
nati ripugnava al ricever Danari di Limofine da chi fi fofle , come quegli che vo-
iefle tutto fpcnder del proprio , onde fu neceflario , che'l Generale l'inanimifie a
riceverne alcune , e quafi gli mctteffe il non farid a fcrupolo di cofeienza , Kra in
quel tempo tanto angli fto il Collegio , che non fu poflìbile all'Ammannato , pc*
l'eletto di render queft'opera della Chiefa del tutto compita , l'atterrare alcune
abitazioni de' Padri, che fportando in fuori fulla piazzetta dalla parte dinanzi,
coprivano gran parte del luogo della facciata , il perchè gli abbifognò adornare*
ella facciata per poco più della meta1 , e così ella non puì ornata che fin a quel
fegno fìettefi fin all'anno ió$6. nel quale furono da' Padri, che da molto tempo
avanti già s'eran competentemente allargati , rovinate quelle abitazioni, dilatata
la piazza , e fatti aggiungere gli ornamenti di*pietre , fecondo l'antico modello
dd medeiìmo , rendendola finita nel modo , che oggi fi vede.
Si raccoglie dal Tellamento dello fteffo Ammansati, aver egli eretta a titolo di
propria in effa Chiefa una Cappella fotto l'invocazione di S.BartoIommeo , che
è quella appunto , che entrando , fi trova a man finiftra la feconda, di qua dai
Pulpito.
Di quello abbiam trovato fcritto ne' foprannominati conti, che importale la
loia fpefa delle dorature , e pitture con parte degli ftucchi , la fomma di feudi
^ugencoventi, cento de* quali ebbe Alefi'andro Allori per- dipintura della tavola,
D                                                in
••
-ocr page 29-
%€ DECEN. JJelU PAR. Il del SEC. IK Ad iffà. d i j 6**
in cui figurò la (loria della Cananea, e nella perfona d'un vecchio cort.barba lunga
appoggiato ad un barione , che Cidicc eiìer fatto per l'ApoftoIo S. Bartolommeo,
fece il ritratto al naturale dell' Ammantiate, e per una donna attempata con vélo
bianco in capo, ed un libro in mano, la quale refta dietro alla figura della Ca-
nanea , e quivi il vede iiginocchioni , ritraile pure al naturale la molto virtuosi
Inaura Battiferra Moglie del medefimo Ammannati . Molt'altri particolari po-
trei porre in queftoluogo appartenenti ad efla fondazione , i quali io tralafci©
1 per fuggir lunghezza.. Datai! poi co! tempo forma al Collegio, e crefcendo i PP*
in mimerò > ne avendo luogo ove far la vittuofa recreazione del giovedì, il
Serenila. Granduca Cofimo , ficcome io trovo in autentico Contratto , concede
loro a fuo proprio beneplacito la Chiefa, Beni, e Convento detto volgarmente ì
Fratini fuori della Porta a S. Gallo , luogo chiamato Mont"Vghi , dove già rife-
devano i Frati Francelcani detti Amadori, e dipoi i Frati del medefimo Ordino
detti deli'Quervanza , del qua! luogo fìnalmete a*
           del mefe di
'/,;'£ 17 &l ^ato &■ P°^e^Q a* Padri Cappuccini, Continuava il noftro Artefice in queiY ut-
eai>'.z{j timo tempo a vivere una vita molto efemplare eoa tali fentimenti, e pratica di
a\i$*
Criftiane virtù , che meritò, che il dottiamo PoiTevino nella fua Biblioteca Se-
letta parlaffc di lui * come d'uno fpecchio , ed efempio di bontà a' profeflbri di
quell'arte. Aveva egli un eftremo dolore nato in lui, non già da fcrupolofa ma*
linconia, ma da un chiaro lume donatogli dall'Alto d* aver impiegata la-gioventù
fua in fare le molte figure , che fi veggono di fua mano di bronzo> e maimo fo-
verchiamente feoperte, anzi del tutto ignude, ma perche egli non era ormai, più
tempo, ne era in fuo potere il far per moda > che ciò che fatto fu , come fatte»
non folle, eh* è quanto dire diftruggere>ed annullare il fatto, volendo correggere
quanto poteva il meglio le proprie mancanze, diede alle (lampe con bello Itile
compofta una lunga epilìola fcrìtta a' fuoi amici , e profefibri del Dlfegno ,tutta
piena di viviflìmi fentimenti di dolore de* faci paiTati, e quivi deteinati errori,e
non contento ciò , a fine , com' egli diceva , di fodisfare in parte alla Divina
Giuftizia y sforzoflì al poftihile d'impiegare tutto quel tempo della fua ormai ca-
dente età in abbellire con me fatiche, e/pefe la Cafa d'Iddio , ed oltre a quanto
abbiamo detto della Chiefa di S. Giovannino, volle ancora fpendere non poco da-
naro in abbellimento dell* antico , e nobilifììmo Tempio di S. Gio. Batiila della
noftra Città. > nel quale £6c& di ftucchi le grandi ftatue de' Santi Apertoli, ed al-
fpojpv. ttk tre, che fé gli veggono attorno nell* interior parte,* del qtial fatto fcrive lo ftefla
iy»tf«y«.'*5» Pouevino nel citata luogo .De/ìdero adelTo , che fappia il mio Lettore , che net
di (tendere, eh* io faceva quefte poche notizie , vedendomi portato dall' ordine
della ftoria a far menzione della molta pietà di quello Virtuofo , aveva fra me
fìeflo peniate percomun benefìzio de' profeiiori di queft'arti d' eftrarre dalla gii
nominata lettera alcuni de'più cificaci dettami, con cui egli loro perfuadere procacciò
ofletvanza delle riverende leggi dell'oneftà nell* efercizio dell' arti loro j e tali
fentimenti difegnava frapporre nel mio racconto j ma poi la medefima lettera^*
rileggendo , ed ogni particulare di effa efattamente confìderando , me la veddi
tanto crefecre fra mano » non già per quello , eh' alla bontà dello itile , ma alla
• iaidezz.a della dottrina , ed eiEcacia delle ragioni appartiene , eh' io credetti, ef-
fere non pure cofa lodevole , ma dovuta , il non tralafciare così beli' occa-
lìorìte di farla nota ai noftri Artefici , dandola dinuovo cute* intera alle ftampe*
giacché,, dopo che ella comparve alla luce,eli*ebbe neiruniverfale tant' approva-
tone* anzi tanto grido* e. da tanti Scrittori fu celebrata * e citata * .che dilfipa-
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m-RJOLOMMEO AMMAN NATI.          37
tefi in un momento le copie , oggi, dopo 11 corfo di più ài cent'anni > ella qua fi
più non fi trova. Sarà dunque mìa cura il metterla nel fine della preferite narra-
zione efattamente copiata da uno degli antichi efemplari, che nella Libreria del
Collegio di S. Giovannino de8 Padri [della Compagnia di Gesù , del quale fopra
parlammo , fi conferva • Tornando ora ali*iftoria, della quale già fiamo alla fine»
Venuto l'anno 1589. del mefe di Novembre feguì la morte della virtuofa Laura
Battiterra cara Conforte dell'Ammannato, e reftò egli, in ordine alle difpofizioni
di lei i fuo erede ufurruttuario . Quella perdita fa per lui molto fenfibile , e per
la fua graveeti di 78. anni 3 e per le varie infermità1 fue , particularmente del
mal degli occhi, che fi come bène fpetto Io travagliò nell'cti migliore , così in
queft* ultimo molto-fé gli accrebbe . Vivevafene contuttocìò conformato nel Di-
vino volere , non lafciando mai d'operare in fervizio di Dio s e della Cafa di lui;
finche finalmente venne fuitim'ora fua , che fu del mefe d'Aprile dell'anno 1592.
rottantefimofecondo della fua età . Pianfero jii fuoi amici laf perdita d'unjcaro
amico , i mefehini d'un gran foccorritore a i lor bifogni, i Religiofi d'un efficace
promotore fdel culto Divino , gli Artefici a* un gran Maeftro , e tutta la Citta di
Firenze d'un io (Igne ampliatore , e reftauratore in ciò , ch'ai comodo , ed all'u-
tile delle fabbriche appartiene , mentre [ come dobbiamo credere] fece il Cielo
acquìfio djuna grand*Anima ; al corpo fuo fucata onorevoliflìma Sepoltura nella
fteffa Chiefa di S. Giovannino, tanto da fé ampliata , Jed abbellita , davanti
alla fua Cappella dedicata a S.Bartolommeo , nel luogo appunto , dove ancor era
fìato collocato il cada vero della fua Conforte j fopra i quali in una gran tavola di
marmo pollavi ria da quei tempi fi legge la feguente inscrizione.
                "7
D. O. M.
BARTOLOMEO AMMANNATI
EIVSQVE VXORI
LAVR^E BATTIFERRI
COLLEGIVM SOCIETATIS ,
IESV
MAGNES EORVM BENEFICIA „
AVCTVM SV& ERGA
RELIGtOSISSIMOS CONIVGES
VOLVNTATIS ET GRATI
ANIMI MONVMENTVM ,
POS.
OBIERVNT ALTER. A. SAL.'
MDLXXXXTL &T. LXXX1I.
* ALTERA SAL. MDLXXX1X.
JET. LXVI.                       ./.
La fua eredità ] confidente principalmente in una Cafa in via della Stufa ] di
valore di duemilaquattrocento (ardi t che fu fua propria abitazione , la quale egli
aveva comperata da Niccolò di Filippo Ginori, in altre cafe in Firenze ;. ed iti
altri effetti per lo valore di moke migliaia di feudi, fu fecondo fua ultima vo-
lontà il venti dello fteflb mefe d'Aprile dal Padre Niccolò Fabbrini Fiorentino
Rettore dei Collegio di S. Giovannino della Compagnia di Gesù accettata.
D a                                           Perchè
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m DECEN.L della PÀ%. IL del SEC. IV. ad 15 5 o. ai 15 60.
*  Perchè nelle molte partite contenute nel libro , del quale fopra fi è parlato,'
dove fi è data notizia della fondazione della Chiefa piccola di San Giovannino fe-
guitaranno 1552. Si veggono più minuti particulari appartenenti a efla fondazio-
ne 3 il racconto de* quali averebbe refo troppo proliflb il difcorfo , ed inoltre veg-
gonvifi alcuni modi di parlare , e di fcn'verc., e ìdiocìfmi di quei , ch'io penfo8
che al Lettore non fieno in tutto per difpiacerc, ho ftimato bene copiarne m quello
uogo alcune poche per faggio cavate averbo a verbo » e fono le feguentì.
Adi io. di Luglio 1349.
yì Ser Ne rio di Ser Donato per lo Tejli mento che
fece Giovanni di Landò-------■—..___.______fior, xi___*__.—»fif
A AL 'Ricovero da S. A limato savio decretalijìa
per con figlio per fatti del di......---------fior»_____—/?/•
A Ser Ghirigoro savio decretalifia per configlio per
' fatti della Chiefa ...——.—.---------------—fior,______fol.xxxx>
Alla Gabella de' Contratti per Gabella d'una Cafa che
voi vendemmo di quelle deìTefiau adi.. di. . fior, iiij, foL xv*
A Cantino 2{mdticti Rigattiere de moli di prode della
detta Cafa yla quale noi ricomprammo concreden-
doci
5 che gì Àlbitri della Cmefa da noi al Capitolo
dì S-Lorenzo vifentenzjafonofufo la d. Chiefa—fior, xxv, foL
Alla Gabella de Contratti per la compra di d* Cafa^Jìor. vifi _„ _ dn
Adì 7. Ottobre 1349,
A tifi Corriere che noi mandammo all' Abate di Alante
uliveto nel Contado di Siena per trattato ?che ave-
vamo con lui per fare la detta Chiefa a ifuoi Frati
di quell'Ordine in Firenze—---- ......._____fior, u_____«_ d.
Adì 2 3. Ottobre
A AL Ghirigoro , e Ser Fr ance fchino Tertì demmo
loro per tfritto
, e per patti ? che ricominci aro y e do-
veano acconciare da noi alle donne di monte Dq~
               , \
mìni eran per patto 5 che noi facevamo con loro? e
con Frati /Minori 7 che dovevamo far loro in via
di St Gallo di fuori la detta Chiefa y e il Conventi
vi fi promettea c§ i Frati fermi la
, demmo loro
. fior, dieci) den. poi non andò innanzi ~_____fior, X. »__^__d.
Adì 25?. Ottobre
^MeffcrlAbate diS. Miniato a Monte s^vìq decre-
tdiffs
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3A-KT0L0MME0 AMMANNATI.          x#
tati/la per configli®de'fatti della\ detta Chicfa —'fior» ij ■/•.■"'-■ - —~-~_
A Mejfer Ghirigoro > e a Mejfer /* Abate 5 e 4 JVr .
Francefchino "Berti, e <i Meffe? lo Priore donammo
con......adì xiiij. dì Novembre demmo loro
perche erano 3 e furono fatti albitri per li altri affe-
cutori ^ e per lo Capitolo di S. Lorenzo a porre nel po-
polo di S. Lorenzo la detta Chiefa
, con que pattile
condizione
■> che a i detti Savi parere.__.___fior, xìu___;, ■ d.
A Sor Niccolino da $. Miniato Notaio della Corte di
Mejfer lo Vefcovo
3 per carte che fecero della Corte
agli Affecutori
____________________^—fior. xv. y- *------d.
Ai fspr adetti Albitri per gì Afsecuteri^ e Capitolo dì
S.Lorenzo—__.—..--------.-----------.-----fior. xxxx.______dm
A i fopradetti Albitri vollono anzi che fentenza cef-
fono
_,----.—...—-,-----—.,--------.--------.fior, xxxij. —.----d*
A Ser Santi di Ser Gante Notaio 5? il quale fece il
compromtfso dogi Afsecutori al Capitolo di S. Lo-
renzo per dar ordini a la dificazionc della Chie fa
dì Mcfser S. Giovanni Vangelijìa
3 e fece il Lo-
do? che dicdoik i detti Albitri
, e proteftanioni, fior. iiij.___._____- d.
A Ser Lamo di Ser "Banduccino Notaio della Corto
di Mejfer lo Vefcovo per una carta
, che fece
d'Agi Efecutori alla Corte quando Mef. lo Vicario
                    ,,; f
rimifc Fazio) e Cambio rìnmizi lad. afecuzioney fior. ìj.___■_, .:,r d.
A Me fi lo Vicario. , e alla Corte di Mef. lo Vefcovo
.......la Corte dagl Afecutori per fatti della
Chkfa dì S. Gìo. Vangelìfla ^fior. xxx. d.___fior. xxx. , ± -■■■ . d*
Ad Andrea di Feo Adaeflro> e a Stefano Maejìro^i
quali furono perle re de e per li Affecutori
3 a ve-
dere il valore e la fìima delle Cafc', e Podere
quando
.......fegnareno „-------______fior. iìj.___;______d
Adì 9. Settembre 1550.
A Mtffer Francesco d'Ar dingo, ed Ardingo di Mejfer
Gìo. de Medici pagammo loro contanti per lo Ter-
reno
? e luogo e afe vecchie ecafolari ^che compram-
■■•                             ,                                                                                                 moda
-ocr page 33-
I
t mo da loro per fentenz& delliAlbitridanoì al Ca-
pìtolo di S. Lorenza\in fui canto della vìa dell'i
Spadai,e ifpronai,e dalla via Larga a primole
afecondo > e a terzo via , al quarto .
.. ..fiorini
feicento trenta d? oro carta fatta per mano di Ser
Carne di Ser Guido .Le dette carte compiute fi ha
in cafa Fagno Dolfi, e fi ha le carte delle com-
pere antiche di Me fi Francefco , e del lui Nipote
da cui compera
—--------------:——-—:------fior. DCXXX. —.
A Cecco dipintore di d. per la carta per far fegnare
il detto terreno e cafe come beni comprati per li
Affecutori del T efìat ore------------:—,----------fior. _ foU xxx%
Adi $. Ottobre 1350.
A Frate Iacopo Paffavanti per far rimurare il muro
de Frati della piazza di S. Maria Novella, il
.,
         qual muro fi ruppe quando fu il trattato de Frati \               [
Scrittori olii Affecutori di fare la detta Chìe fa, e falcante
della Porcellana................y. fior. iìj. —-----.>_
Adì 9. Ottobre 1550.
A la Gabella de Contratti per la detta compera del
terreno della Chief a                  _              f0r.xxxi.J0L6.
A Ser Cante di Ser Guido che ci àeffe le carte oom~
pìute della compera
                                   fior vi.------------r.
:*.....,. .,.,.'. Adi 25. Febbraio 1350.
A Ser Lapo di Ser Credi Notaio ebbe ver pro-vedere, .
e per acconciare le fritture del loao che fi diede . .          , j
fa detto Andrea, e l'Erede, fi che egli non potejfe
twiar le vendite delle cafe                 ^ fior, xxx------_ d.
Adi 14. Maggio 15 5 r .*
Per cimice capponi, e.per vitellaxhefi mandò a Mef.-,
hVefcovo,e a Ser F r ancefchino quando fi fece . ...
la fondazione                                           fifS---------™*
AMef lo Vefcovo di Firenze*e alla fua Corte eb-
' he ver fare la fondazione ddla prima pietra, portò
                      '
Ser Francefco ' '                             fior.xxv. — —- d.
Segue la copia delle Lettecene nella narrazione "fi fono accennate fcntteal^Anv
pannati»e du Moglie.
                                                           * -
-ocr page 34-
$A%TOLÒMM£0 AMMANNATIl            51
Lettera del P. Lodovico Corbinelli Fiorentino della Compaginai di Gesù,'
Magnìfico , e molto mio onorando in Crifio.
JfA vofira lettera , che all'i giorni paffati ricevei , è fiat a. gratifima a tutti y
poiché in effa così ben fi conofee quanto zelo avete del fervizio d'iddio
, o
fallite dell'Anime, ed in fi e me la grande affezione , che portate allaCompagnpà%
del che nofiro P. Generale, e tutti noi altri conofeiamo e/fervi molt'obligati , e
nm fi manca,, ne mancherà di pregare la fu a Divina liberalità che ve ne rendi
Urga
rimnr.trazìne, come fi amo certi ttì ella farà fernpre-con voi, e con tutti.
Ma effenào (lato confidarato il modo
» che di coflà proponevi per acconciare U
Chiefa , e £ abitazione nello fieffo fito
, che adeffo abbiamo fen£ accrefiere il
fito , & N, P. par•etfa manifefia
, che quefio non farebbe a bafianza , e chc^>
peo farebbe il miglioramento
, ma non poca, la fipefa , e quello che fi dejfe alla,
Chiefa, non U farebbe peri capace , e rifirigeerebbe fabitazione , la qualar
quanto s al zaffe
, tanto pm fi retto , e a fugato fiarebb' il Cortile, E benché fi<t
verismo quello dite delle molte difficoltà , e poche fperanze, che vi fono ditro*
vare altro luogo buona
, ed il poco affinamento di limo fine per comperarlo, ed
accomodarlo quando pure fi trova(fe, e da altro canto le ■zrandijfime incomodità,
che pjtifcam i noflri
, fi andò in quefio msdo come fanno , nondimeno a N, P,
pare che (la più conveniente fopportare con pazienza
, fino che a iddio piacerà
di far luogo capace , e conveniente pm tofio
, che con fi piccolo miglioramento
rejìajfe cosi per fempre con fi poca comodità di poter far fratto con i Minifiri
,
della Compagnia, e perche altro non fi pretende , che il fervizio di S. D.Mf
abbiamo a fperare, chequand'a lei piacerà
, ("apra far n afe ere t oc caponi, e
muovere i cuori di tutti quelli, de quali ella fi vorrà degnare di fervirfem per
iftr amenti di fi buon opera
, che fé bene ella potrebbe, far quefio , ed ogn'altra
cofa per fé fi effa , nondimeno fappi amo , che ordinariamente ella ufia fervirfi
dilli h uomini per ifi rumente, di qttefie fimili co fé non per bifogno ch'ella nc^
abbia come detto
, ma per farli meritare pm , e mmeo fecondo la dignità del-
l'opera , e della carità, colla quale fi fa , e mentre che la fua fapìenza in*
finita non concede alle divote perfone il poter adempire quelle bmne opere, come
defidererebbono
, non peri gli toglie il merito, anzi fpeffe volte ì accrefee ,fa<
fendo loro efer citar la pazienza, e la longanimità , parche eglino ili e no fempre
/aldi nel buon defiderio
» e folleciti > e ferventi in aiutarlo continuamente col
£ orazioni y e con la diligenza,e indufiria, e mezzo umano
, quanto fi può fé nzn
firaCcarfi ne perder fi mai a" animo
, t#a tener fermo , che C Onnipotenza , e
Bontà fitta potrà
, e vorrà a firn tempo adempire i fanti de fide ri di quelli , che
non vogliono altro, che
V fervizio fino . Pero Mefiser Bartolomeo cariamo an»
corchi io fappia la molta virtìt% e carità , the e così ben radicata in voi, ed
in alcun altri
, nondimeno non ho potato mancare ài ricordarvi tutto quefio
per confolazione vofira , e mia , e fé fujfc vero quello ho intefo
, che Mjnfig^
\.ArcivefcQvo prefia fé ne tom&ffe cefi a per fermarvifi, potrebbe forfè e fiere
che
-ocr page 35-
3 % VECEN. L élla PA%. IL del SEC. IV. ad 15 5 0. ài 15 60.
the quand'il paftore fuffe preferite comfceffe ancora meglio quel the foffe utile
al fuo gregge , e fi moveffe a procurarlo pm caldamente , e trovare ì mezzi , e
fuperar le difficxltà. In tanto fi attenderà a fare quel poco
, che fi potrà feconde
cti il luogo, e l'altre pojfibilita ci concederanno
, e quando più fi potrà più fifa*
r perche tale e ildefidcrio di noftro Padre Generale
, /'/ quafade/so, com avrete
intefo, è fiato forzato di prefent are il Pad, Crìficfano per breve tctvpo per prc*
_dkare quefia J^narefima a Vicenza
., il che a S. A. farà, utile , perche s' efcrei'
fera molto più
, t così fnpp lira in fuo e ambi e per quefto tempo il Pad. Pietro fog-
gio
, il quale altre volte è fiato cofiì, e feconetho intefo, fodisfece in ogni co fu
a/sai hene* Così prego Dio, che ade/sofia con molto frutto
3 e perche pur trop-
po lungo fono fiato fo fine , rendendovi molti jaiuti in Dm per parte di noftro
Padre Generale,del P. Pofsevino
, e di tutti , ed in quanto più pofso mi racco*
mantèlle vefire divote erazioni
, le quali non dubito , che Dio efaudir a a fuo
tempo
, e fé pur tardafse , pagherÀtcon ufiira , perche così fuolfare a chi confi-
dafermamente in lui
.
Di Roma alti 17. di Gennaio 1576.
Voftr Jffezionatifs. Servo in Grifi0
Lodovico Cor bine/li.
Lettera del Padre Antonio Foflevìno della mede/ima Compagnia
. Signor mio in Crifto onorando.                                ;
JjO la grati firn a voftra , e veggo i voflri buon defideri^ i quali piasela a Db
Sig, noftro d'accrefcerc , e compire in fina gloria . Pare a mio Padre Gene-
rale,che qui che alla cofa di S. Michele non fipofsafar cofa di momento , fé di
nuovo coftì non fi muove dagli, amici
, Pero V. S. potrà efser' inferno col Padre
Rettore, e veder quali viczzifiarcbbono al prefent e migliori, parendoci
:, che e fi
fendo mofsa quefia cofa da perfine dì cofiì divot-e, la cofa p/g/iera qualche e am*
mino , e con fior m agli avvifi, che di cofiì ci faranno dati ci sforzeremo e di
raccomandare il negozio a Dio T/efiro Sig.
, e di promoverlo al pò fi bile;. Pigli
e fisa animo in virtù di chi fa far di niente il tutto , e raccomandici alla Divi-
#a Bontà , U quale prego le acere fica le fittefan tifarne grazie
.
Di Roma il dì 4. di Maggio 1577.
Deffa Signoria vofira Servo in Crìfié
Antonio Pofsevini*
Del Padre Evcrardo Merendano IV. Generale della detta Compagnia.
Molto Magnifico Signor mio in Crifto onorando* .
j^Vatdmi il P. Rettore di cotefio noftro Collegio frìtto certo nuovo difegno l
che Y* S, va facendo per accomodare il detto Collegio , non ho potuto fare ,
che con U prefent e non la ringrazi quanto pofso dei continuo defiderìo , che ha
avute d aiutarci in qutfio negozio , e di quefia mova dmoftrazione , che ci
io,
-ocr page 36-
$A%TOLOMàd£Ù AMMANNAT1. 33
da della fuà buona voluttà , perche come ricono fihi amo il molto cbblìgo che le
dobbiamo , così V. S.fiaficura, che non mane hi amo dì pregare la Divina Bontà
a rimunerarla pienamente d' ogni beneficio
, che procura farci -, Abbiamo futi-»
matura eonfiderazione
, che fopr* il Dìfegno , che detto Padre ci r/ipprefentei
ancorché ci piaccia a/sai, fiondimene oltre ad altre difficoltà , che vi troviamo w
trattarle adeffo, quella ci pare moli*importante degli adeguamenti
, ed quali
penfavo metter mano alt opera
, che fono molto deboli , e quello degli 500, feudi
del PXorbinelli.code fio Collegio non può goderemo al fanno del
§£. Si che ere*
diamo, cheo in conto alcuno non riunirebbe al prefente, o almeno con grandi/'
fima fatica, e travaglio di tutti fi' potrebb''ottenerquanto fuffebifogno perpor-
lo indefecazione , però teniamo per certo
, che fa molto meglio differirlo ad al*
tro pi® opportuno tempo
qual e da/per are, che nojfro Signore et manderà
molto preflo , fé farà conform* al fuo Divin Volere , che s efequi fica
, e affici
randomi della benevolenza di V. S. che anch' effa concorrerà in qncfto zefiro
parere, ed infense
, che con ferver a i buoni defìderi fuoi d'aiutarci ,pèr quandi
ci s'offerirà miglior ecc afone di potercene valere con maggior comodità di tut*
ti. lo fo fine, con de federarle, e pregarle da Dio Sig, mfiro continuo angumey»
t$ della fua santijfma Grazia
.
Vi Roma il di 2 o, Marzo 15 78,
pi ?• S
                                                            Servo in lefa Cri fio
Everardo Mercuriale,
Bel P. Claudio Acquavira Quinto'Generale della Compagnia di Gesù,n
a Laura Battiferra.
Molto Magnifica Sig, in Crìfto O/fervandijfiwa
JL contento che V.S. moftrava aver féntito infieme con Mcffer Bartolommeo fm
Conforto , come lo veggo, e ricomfeo per frutto della lor carità , che gli
fpìnge
, e de&afempre per gloria del Sig. a nuovi, e fanti defderi, ed in par»
iicohre all'aiuto di qttefia minima Compagnia di Giesu , mi fu ancora a
i»o"
cagione di molta confolazione nel Sig, e di ringraziarne infieme V, S, ed effe
Mcffer Bartolommeo , come fo di tutto cuore. Quando F. S. pregava pel Gene-
rale della Compagnia , che fi doveva creare , chiedendo me , chiedeva e pre*
gava infieme tacitamente, che fttffe data una perpetua materia alla fua carità
di pregare per me , e aiutare la debolezza mia, e ora che il Sig, le ha fatta U
grazia non fi fottragga dall' obbligo ^ ma per amor del e omun Signore mi aiuti
con moli' altri per mezzo delle fue e dd orazioni a portar fedelmente quefiaCro-
ce ifaccnd'a mio nome la medsfima domanda a Me/fer Bartolommeo fuo
, a qua-
li prego dalla Divina Bontà in molte confolazioni, od opere di giufiizia l'arra
dell'etena corona*
Di Roma il 17. Marzo i$%t*
. Poi foggtunfe di fao proprio pugnò
E                                reggi
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J 4 DECEN. I. della PA%. 11. del SEC. IV. dal 155 o. il 15 Co,
Ve<??o bene che U fefo avanza troppo le forze , e mi rendo ficuro che s'ella
trì &veffe ptu pienamente comfcmto non sverebbe fatta fimtle oratone amando
la Compagnia noti r a. Ma l concetto ctì ella ri'ave 4 ne fu cagione
\. De fiderò
che'l StvnwmAiuti ad e/fer tale
'-, che almeno fi cor ri [pondi. Intende che
la buona Mad Conieffa ci ha Ufiati in terra.
, ritirandofi a migliore fianza,
M» mancheremo di pregare per lei.
Di y. s.
Servo in Cri fio
Claudio Acqnxvivdi
Del medesimo a Bartolommco Ammaniteti •
Mito Magnif. Sig. in Crifie onorai.
TSOPPOi avere fritto a V.S.la fettimana p affata fi e riceuta la fu a de* 24*
di Giugno, con il Dìfegno , ejfendo flato tutto queflo tempo in Dogana , a
noi tanto più grato, quanto più viene de fi derato: Gabbiamo vi fiocon molta fo*
disfazione , e ci pare eh' il tutto fio, molto bene intefo , ejr ordinato , e chc^
rittfeira opera degna della fatica fu a. ^uanf al provvedere che le limo fi ne cor-
rana, acci0 fi pcfja aiutar' la fabbrica, fé quegli che le vogliono dare faprjfero,
che fenza peccato non fi f affino applicare ad altro
, eh" a quello ft effo ufo, a che
furon date , potrebbono refiar affai (icuri, che no» farebbeno impiegate in al-
tro
; con tutto civ io faro che gli Coxfejfiri no fi ri di co fi) fieno avvi fati , che
vergano con buona fodist"azione di limolimeli di far che le limo fine r che ver*
rèbbono dare p:r-altr ufo di C Ine fa no/ira, fi contentino fieno fpefi in quefi
V-
pera tanto degna . A V, S, poi non diro altro intorno a non voler pia ricever
limefine per la fabbrica
, perche mi perfuado eh ella fi farebbe maggiore fcru»
poh' d cjfer cagione d impedir quel bene , non ammettendo la limo/ina
, c/jcj
pregiudicare air Anima fitta col riceverla , perche cooperando alla bon opera
verrà piìt te fio a meritare, che far fi danno. Intsrn alle fiori e che fi poiyebben
dipiknere in quelli fpazi
, piaccia al Signore, che fi fpe di fi a così prefto ti re-
fante della Chiefa
, come quefie li troveranno fenza difficoltà. Già V\S>avrì
intefo dal Padre Rettorre ti cali'afidi} fatto qui da noi per poter alzar la chie-
fa
» Starcm* affettando d'intendere queUa buona rifiluzione , che tutti defi-
de namo Con la morte del nofiro buon. Maeftro Domenico
, non filarne n te fa-
me refiatiprivi deW aiuto fio
, ma infieme intricati , che non fappiamo ove
metter le ma fi per avern un altro
, perche quelli pochi Maeffri che abbtzwo ,
fi anno ora occupiti nella Cupola della Cine fa no/ira qui di Roma, nella qualar
non fi perde tempo
. Che l* tliufirifs. Cardinale Far ne fi defilerà vederne quanto
più prtfi* ti fine
, Della divozione , ed affezione che ?'.$. tnfieme eoa Madonna:
Lauta fi a Confort e ci dimofirano
» terremo grata memoria t e pregheremo ti
Signore
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BARTOLO MAI E 0 A AJM ANNAT I.           $$
Signore dora Uro in qucfia zita , e nell'altra larga ric&mpenfa.
Di Roma aliti
2. / $gofi$ 15 81.
J>iV. S.
Servo Amorevolifs> in Crijfè
Claudio Acquaviva
,
Del mcdefimo all'Ammarinato.
Molto Magni/. Sig.
ÀV&°X cay& c^e V* $• refii pienamente fedi sfatta in quelle che pretende dal
P. Giulio Mazzarrins, ne perciò e necessario con efso me altro compimen-
to, il Difegno della facciata del Collegio ver fio S, Lorenzo ci e piaciuto mol-
to
, ne perciò occorre altro, fé non di rimetterci alla molta prudenza di V, S%
che ben sa quello che conviene alla Compagnia, Il 1\ Retore ancora fé avrà
alcuna cofa da rapprefentarle
, lo farà con molta confidenza. Non credo che*»
V. S. avrà potuto mandare il re/lo del Btfegno del Collegio , poiché ho intefo
dipoi che fi e malata
, il che mi e diffUciuto molto , sì per gli tempi caldi e
peruolofi
» sì anco per la molta età fua ; per quel che tocca a lei abbiafi cnrat
e fi ferva pure liberamente del Collegio in ogni co]a
, e noi di qui la terremo
raccomandata al Sig. nelle nofire orazioni
, acciò che la renda fana., e le dia
quella pienezza di grazia, che io le defederò
.
Di Roma a $> d* Agoflo 1590.
Soggiunte poi di proprio pugno.
                                             , , f\
Non lafcerò di dire a V, S, con confidenza , che quanto a me [ rimettendo il
fatto alfuo prudente giudizio
] giudicherei più conforme alla decenza dedita
mftra Religione
, the fi togliejfero i B&lauflri, e fi moder^fse afsai quel Cesii^
the e troppo font uofe.
Servo Amorevolifs, in Crifto \
.
             '.                           i-                                Claudio Acquaviva*-
E %                                  tótttS
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g:6 DECEK I. della PÀ$, li. ài SEC. 1F< dà 15 fà'M 15 <fo«
LETTERA
DI M. BARTOLOMMEO AMMANNATI
ARCHITETTO, E SCVLTOR FIORENTINO.
Àgli ojioratiffimiAccademici del Difegno.'
In Firenze nella Stamperia di 'Bartolomeo Scnnartelli 15 82.
ONORATISSIMI ACCADEMICI,
J33a&ame**fr*jì'%!&s£t;-txft<&."
SS Ssendoci ratinati più volte infieme molti del-
la noftra Accademia del Difegno, & riaven-
do havvto fra noi aflai utili 5
e buoni ragio-
namenti , maffimamente nel tempo > che io
fili Confolo ; non mancai di pregare [& al-
cuni infmo a hoggi ne poflbn far fede ] che
fi doverle fare ognJ opera di mettere in ufo,
ch'almeno una volta il mefe [ che farebbe
fiato il giorno della noftra raunata, la quale
è la fecenda Domenica di ciafcun mefe dell'Anno ] hor uno , e
quando un'altro mctteffe in campo alcuna cofabella, e giove-
vole della fua proferitone , & arte ? ò di Pittura , ò di Scoltura,
è d'Architettura 3 e quel tanto ne dicerie, che egli fentiffe. Ef-
fóndo* , che in ciafeuna di quelle tre Arti, fono molti particolari,
fopra i quali fi può ragionare, e difeorrere ampiamente > ancor-
ane delle àiiQ prime Pittura , e Scoltura tutti fi habbiano a ridur-
re a quello fin folo , clic dìo dilettino > e piacciano : e T Archi-
tettura habbia bellezza , e comodità . Se il Pittore adunque ha-
vefse parlato del colorire, harebbe fcoperto mille belle, e vaghe
diferezioni, anzi pur tante , eh* a pena l'età d'un'huomo ballai
per apprenderle in parte , laonde un giovane veniva con molta
agevolezza , & in picciolo fpazio di tempo ad imparare, e com-
prendere afsai ? e poteva a buon'bora acquiftar honore, e fama.
Similmente fé un'alno avefse trattato ■> e difeorfo dintorno alla^,
compofmgne delle Storie > veggafi
? digrazia , che utilità fi fa-
ceva
m
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.*i®A%TOLOMMEO AMMAN'HAT 1.           57
ceva a giovani, per efser quefta una di quelle parti di tanta im-
portanza , che rare volte fé ne veggono ben compofte, e nelle
quali non fi feorgano afsai capi , & altre membra , che non fi
ritrovano fé non fitte F una figura coli* altra , e mal* accozzate,
e divifate fra loro . Ghi.fi fuffe anche pollo a ragionare quanto
fia utile.la profpettiva , & il faperfene con grazia fervire , e non
come alcuni anno fatto , dando non poca difgrazia > e feonvene-
volezza alle lor figure, grande per certo farebbe flato il frutto,
che fé ne poteva ritrarre 5 Et oltre ciò Capete tutti, eccellenti
Accademici, quant'io pregaffi? che delle proporzioni, diftri-
buzioni 5 discrezioni, e comodità dell'Architettura , fi ragionai
fé , e difeorreffe, le quali cofe apportano vaghezza, e comodità,
& alle quali il tempo non bada per arrivare a qualche perfezione.
Agli Scultori poi, quanti buoni configli, e giovevoli documenti
fi poteva egli porgere ? E prima per dar grazia ad una ftatuadi
marmo , quant'arte , e giudizio ci voglia, acciò che i grandi £ e
fini marmi, che con gran fatica r tempo , e fpefa non picciola fi
fon cavati, e condotti, per poca pratica , e mancamento d'arte,
won fi guaftiao , e non fi ftorpino . Et appreffo come fi c|ebba_*
fvolgere dolcemente una figura, acciò che non paia di molti pez-
zi , e mal divifata > come pur troppo fpeffo adiviene, a chi non
è da qualche maeftro fedelmente avvertito, e corretto . Il che-»
fapere molto giova a giovani, perciò che non bafta il vedere le
benfatte, e belle figure, ma convienfi anche faper ben l'arte,
e perchè elle così fon fatte, imperò che fé ciò baftaffe , il Moisè
belliflimo di Michel Agnolo Buonarroti, con l'altre fue figure,
& in Fiorenza la Sagreftia di S.Lorenzo, potrebbono infegnare
a tutti fenz'altro. Ben'è vero ? che con molta lunghezza di tem-
po farebbono in ogni modo j ma l'intendimento mio era di feor-
ciarlo , e farlo più breve, che fuffe fiato poflìbile, effendo fi caro,
com'è, però che fra l'imparare, e aver comodità d'operare,
lliuomo divien vecchio > e con le forze gli manca il lume de gli
occhi, e tal'ora anche quello deliamente. Quefta ufanza dunque
del leggere, edifeorrere fopra gli avvertimenti detti, & altri
più affai , ch# dir fi potrebbono ? con grand'utile , e profitto de
giovani, n,ón' fi effendo per ancora introdotta * quello che ne (la
%
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$ 8 BECEN. I. Ma M%. Il del SEC. IV. M 15 5 ©. al i$6e.
flato cagione, non fo. Qyel tanto adunque , ch'io allora > con,
viva voce avrei defiderato di dire , fopra un particolare folo, per
ìfcarico della mia cofcienza , adeflb a tutti quelli il dirò , i quali
qucfta mia lettera fi degneranno di leggere , & è quefto , chs-*
fianoavvertiti, e fi guardino per l'amor di Dio ? e per quanto
hanno cara la lor falute, di non incorrere, e cader nell'errore,
e difetto > nel quale io , nel mio operare fon incorfo , e caduto,
facendo moke mie figure del tutto ignude , e fcoperte , per aver
feguitato in ciò più l'ufo , anzi abufo , che la ragione di coloro*
i quali innanzi a me, in tal modo hanno fatto le loro , e noru.
hanno confiderato ,che molto maggiore honore èdimoftrarfi no-
netto, e cofìumato huomo» che vano , e lafcivo , ancorché be-
ne , & eccellentemente operando. Il quale mio in vero non pic-
colo errore, e difetto, non potend'io in altra guifa ammendare,
e correggere, elTendo, che è impoffibile di domare le mie figure,
o vero dire a chiunque le vede , o vedrà , ch'io mi dolgo d'a-
verle così fatte,- lo voglio pubblicamente fcrivere, confefTare,
e far giufta mia porla , noto ad ognuno quant'io faceffi male , e
quanto io me ne dolga , e me ne penta , & a quefto fine etiam-
dio , che gli altri fiano avvertiti, di non incorrere in cotal dan-
nofo vizio» Peroche prima ? che offender la vita Politica) ^
maggiormente Dio benedetto? con dar cattivo efempio ad alcuna
Perfona ? fi dovrebbe defiderar la morte , e del corpo , e della_j
fama inficme . Il far dunque ftatue ignude > Satiri, Fauni, e cofe
limili, feoprendo quelle parti, che (ì deono ricoprire , e che ve-
der non fi poffono, fé non con vergogna 1 e che ragione, &: arte
ricoprir c'infogna , è grandiffimo , e graviiìimo errore . Percià
che, quando mai altro male > & altro danno non ne avveniiTe#
quefto certo n'avviene, che altri comprende pure il difonefto
animo , e l'ingorda voglia di dilettare , dell'operante. Da ch<L^
nafee poi, che tali opere fon teftimoni contra la vita di chi le hi
fatte . Confefio adunque [ quanto a me appartiene ] di avere m
ciò molro cffdb la grandiflima Maeftà di Dio, quantunque io
non mi moverli già a così fare per offenderla . Ma per quefto
con mi feufo ? pofeia che cattivo effetto veggio pur che ne rie-
fee> feiiza ch'io fo ? che l'ignoranza di ciò 3 l'ufo 3 & altre cofe
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*? ^A\TOLOMMEÒAMMAN NATI.-l'i ;||
non mi fcufano in parte alcuna* Perciò che l'huomo ha da fapere
quello , che fa , e che effetto alla fine porla , o debba nafcere da
quello Tuo. fare , & operare. Però, FrarcIIi Accademici miei
tariffimi, Mavì grato quefto avvertimento , ch'io con tutto Tar>
fetro ódYanimo .mio vi porgo, ói non far mai opera vo/tra iru»
alcun luogo difonefta , o lafciva, parlo figure ignuda dd tutto:,
ne cofa altra , che polla muovere huomo , o donna , di erre età fi
voglia , a cattivi penfieri, effendo che pur troppo quefta noftra
corrotta natura , pronta per fé ftefsa al movimento , fetìtìsaé
ch'altri l'inviti ; ond'io confìglio tutti , che ve ne guardiate con
ogni ftudio , a fine , che non abbiate nella prudente > e matura
voilra; età , fi come hora fo io, a vergognarvi, e dolervi d'ha-
vcr ciò fatto : E maggiormente d'aver*offefo Dio > non fapendo
certamente ninno, fé hai a tempo di chiederne perdono , ne fé ci
converrà render conto eternamente del mai efempio dato ? il
quale vive, & yivera pur troppo ad onta , e feherno noftro Etó*
go tempo , & il quale con tanta follecitudine , & con tante vi-
gilie s* è cercato che viva . E fo bene , che molti di voi.fanno,
che non è minor .dificulri s ne minor arte punto, il faper fare
un bel panno dintorno ad una ftatua , che con grazia li a acco-
modato , e pofto, che fi fia farla tutta ignuda, & feoperta : e
che fia ciò vero, Teflon pio de va!ent'hucmmi,& fapurj dell'arte
ve lo dimoftra . Quante lodi, quanti favori ha riportato Mcffer
Iacopo Sanfovino , delfuo S. Iacopo tutto veftito fuor che mezzo
le braccia ì tanti ,che io non fo fé forfè altri ne habbia mai tanto
delle fue nude riportato . Moisè di S. Pietro in vincola di Ro-
ma , non è egli lodato , per la più bella figura , ch'abbia fatto
Mrchelagnolo Buonarroti, e pure è vefìita del tutto. Però vano*
e fempre errante penficro degli huomini , e mafììrnamentc de.
giovani, che per lo più fi dilettano di far cofe, ehe folo pollano
allettare il fenfo i & ad altro non fi ftudla , che impudicamente
piacere. 11 qiul malvagio penficro, fé non fi cerca di fverre,
e di sbarbare da cuori, prima ch'altri s'invecchi, troppo cattivi
& amari frutti n'arreca , e produce : & hor crediamo noi, che_->
quegli antichi, e moderni Scrittori, i quali con tante continue
fatiche di giorno , e di notte fi fono (Indiaci in comporre proCe^
lune »
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jp DECEN. iMlaPAR.Tl del SEC. IV. Mt$ 5 ò. IN 5 6*
rime > e vcrfi altiffimi , e leggiadriffirni, nondimeno ofceni , & difo-
©efti, fi ch'anno guafto, e corrotto ormai tutto il Mondo , fe_>
poteflero di nuovo ritornare in vita > che volentieri non le ftrac-
ciaffero > e non gli ardeflero tutti ? e non odiafA*ero, e non fuggii
fero la tanta amata, e cercata fama mortale ? Miferi loro , che
bene ("ma forfè tardi) s'avveggono* quant'ogni cofa fia vanitadc
cfprefla » e che tutte le lodi , e gli honori, che può dare il Mon-
do , nìuno conforto , ne aiuto porgono all'anime loro già mai*
maflìmamente di quelle opere, di cui parlo > le quali di tanti mali
effempi fon piene . Hor fé dichiamo , e crediamo quefto degli
fcritti profani 3 che dire , e credere dobbiamo delle fìatue 5 ^j
delle figure, che in una occhiata fola pofiono muovere ogn animo*
ancorché temperato, e ben compofto , à disordinato, e {con-
cio penfiero , & fono pofte ne luoghi publichi , & da ogni gente
e vedute, e confiderate , il che tanto non avviene de Libri, Se
delli Scritti 3 i quali da tutti letti efier nonpoffono. Perlo che dire
potremo , che non folo ne' Tempj, nelle Chiefe Sacre , non fi
debbano porre tali incitamenti malvagi, dove non fi dee, fé noia
cofe honefte, & Sante vedere, o dipinte , o fcolpite 5 ma ne^
anche in luogo alcuno privato > & eziandio profano, pofeia che
in tutti i luoghi , & in ogni tempo, come ai fopra difli-, fiam®
obligati a dimoftrarci a tutti gli huomini, honefti, & cafti, ama-
tori , & coofervatori de buon coiìurni, & non deftruttori, St
odiatori di effi . Ne fi vadia , digrazia ? ninno efeufando con-j
dire,quel Signore,quel Principe voliere mi comandò, che io così
fcr do velli, ne io poteva 5 o doveva difdirgli, perchè s'egli farà
eccellente maeftro in eiò,faprà beniflìmo 5 eoi giudizio , e coll'ar-
te fua, far cofa 5 che infieme porgerà diletto, 6c vaghezza.,*
fenza moftrar di fuori qual'è di dentro il cuor fuo fozzo, e car-
nale . E pur Tappiamo , che il più delli huomini » che ci fa ope-
rare, non da invenzione alcuna , ma fi rimette alnoftro giudizio,
dicendone : qui vorrei un giardino , una fonte , un vivaio, &
furili, & quando pure fi trovallerò tali, che cofe difonefte, e
laide ci comandaflero, non dobbiamo obedirli, & fiarao tenuti
ad aver più riguardo di non nuocere agl'anima noftra, che venir
fecondando j1 piacere akrui, & più guardarci dall'offendere la
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.£ %A%rQL®MME& AMMANNATJ.             |t
Divina Macftà , con dar cattivò eflfempio a gli huomini, contro
la fuaSantiflìma Volontà>*ehe operare in prò ói qualsivoglia^-
pcrfona . Et in quefto propofito [ a mia confufione ] non vo-
glio tacere * ch^ mai ncffuno padrone, e Signore che io ferviffi,
con mi diffe, ch'io tali figure , ne in cotal modo fatte io far do-
verli , ma la cattiva ufanza , Se più , la mia vana mente , in ta-
le:, e così fatto errore ,i m'hanno facto cadere . Hora adunque,u
che alla bontà di Dio è piaciuto aprirmi pur un poco gli occhi
dell'intelletto > che fallace piacer daggradir troppo alla più gente::
m'hayeva tenuti ferrati r e chiufì j conofeo apertamente d'haver
errato grandemente, & ciò è la cagione > ch'io mi fon così mof-
fo a pregar voi tutti, che vene guardiate almen più per tempo,
di quel ch'ho faputo far io . E foggiungerò ancora , con buona
grazia voftra , a maggior teftimonianza di quanto vi ho pur te-
ììè detto ? quello che m'è cccorfo in quefti ultimi anni di mia^
vecchiaia . Fummi impofto dalla Santità di N. S. Papa Grego-
rio X1.IL ch'io doverli fare una fepoltura tutta di marmi, per uà
fuo Cugino in Campo Santo di Pifa , il quale per efferc flato ec-
eellentifs. Legifta, mi parve di fare una Giuftixia ; e perchè le
buone leggi partorifeono la Pace , feci anco la ftatua di lei > e
perchè dove dimora la Giuftizia,e la Pace, v'è nel mezzo il Si-
gnore Salvator noftro , però pofi nel mezzo la figura di Gesv
Cristo , che moftra le Santiflìmc , e falutari fue Piaghe . Della
qual fepoltura ne tradì più honore , e giovamento , che di altre
fìatue ch'io habbia fatto giamai ; perciò che , havendone buona
relazione ilBeatiflìmo Pontefice, mi fece donativo dimolta forn-
irla di danari oltre ad ogni buono, & largo pagamento . E fe^
bene io feci ilCoIoffo , che è in Padova , e'1 Gigante , col refto
della Fonte, che è in fu la Piazza di Firenze con tanti Ignudi,
manco honore affai ne ritraffi, e quel eh'è peggiorine ne trovo la
cofeienza fuor di modo gravata, come dirittamente mi fi con-
viene ; onde del continuo acerbiffimo dolore ? e pentimento ne
fento all'animo . Prendete adunque amorevolmente quefti miei
ricordi, e configli,come da Padre,che ne gli anni eflere vipoffo,
e dal più minimo , che in valore, di tutti mi reputo , e tengo.
Decorrete con prudenza l'operar voftro , Se in ifpezialiti «elle
F                               Chie-
i
I
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I
qajk BECEN.I ^//aftli^
Chiefe (come già diffi ) ancor ch'io fpero , che fotto fi prudente
Pontefice, qual noi fiamo»,tal; abufo viziofo, fi torrà via dei-
tutto ; raffrenando il liccnxioio modo di fare > degli Scultori, &
Pittori, & che non fi porrà cofa alcuna in luogo Sacro,fenz'effer
bene tf imìnata , e veduta prima 5 da perfone di buona vita > e
d'ottimo giudizio » & facendo qui fine a quefto mio ragiona-
mento , pregherò il Signore Dio, che vi confervi fempre nella
santifs. grazia fua>& vi feliciti in tutte l'opere voftre, fovvenen-
domi d'una parola y che già mi diffe Michelagnolo Buonarruoti,
& è , che ì buoni Criftiani > fempre facevano le buone , e belle
figure.
r '■                    DI F'mnzg $ dì zi* (frfgojÌQ i $8 su
Bartolomeo Ammarinati»
pESCRTf
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VA TITOLO MMEO AMMAINATI.           43
DESCRIZIONE DEL MODELLO
DEL PALAZZO Di' PITTI
Fatta da Paolo Falconieri Nobile Fiorentino 5 Primo Gen-
tiluomo della Camera del Serenifs. Granduca di Tofcana
COSIMO III.
IL Palazzo del Serenifs. Granduca a' Pitti, che volgarmente il Palazzo de' frit-
ti s' appella , contuttoché pofla nominarli per uno de* più maeftofi,e nobili
edifizj j che fi veggano in tutta Italia , e fuori, non tanto per quella parte-»
d' antica fttuttura fatta a feconda del modello del celebre Brimellefco , quanto
per lo Cortile maravigliofo,che vi adornò con proprio difegno il noftro Amman-
nati , e per le belliflìme aggiunte ftatevi fatte dipoi colla feorta d' altri celebri
Architetti ; cotuttociò è oggi ancor elfo a quello flato pervenuto, in cui il poco
durevole affetto , e la fempre mutabile volonti , e gufto degli uomini anno per
ufo di ridurre col tempo tutte le cofe , che a proprio comodò , o diletto feppc
mai l'umano 'ngegno inveftigare. Voglio dire , che celi' inoltrarli dell' età fonofj
eziandio in ciò , che alle abitazioni appartiene , mutate le costumante-» »
le quali tirando a fé ftefie varie necelEtadi, anno fatto per modo , che quello,
che già ed al comodò , ed all'utile , ed anche all'ammirazione potè fervire, og-
gi col ritener , che fa tutto '1 fuo bello antico ; non^er quello fodisfaccia così be-
ne all'altre parti, che non abbia bifogno di qualche accrefeiménto , e mutazione.
Tutto avendo ben conofcitito il nobilifìitno , e virtuofiilìmo Paolo Falconieri
primo Gentiluomo della Camera del Serenif. Granduca Colimo III. efperto non»-
pure in tutto ciò , che a difegno appartiene , ma eziandio nel!' architettoniche
difeìplìne , e molto più riflettendo ali" alta generofità , e magnificenza di tanto
Principe i fi pofe non ha molto perfuo virtuofo trattenimento a formare ungran^
de, e belliilitno modello dello ftelfo Palazzo de' Pitti, aecrefeendo > e mutando*
in elio tutto ciò 3 che per ridurlo (aache in confiderazione de* prefenti tempi )-$
più vago, e piiimaeftofo,e più comodo j e che fecondo le proprie idee, pensò po-
terli accrefeere, o mutare ; ed avendo tale fua faticofìilima operazione fatta ve-
dere la fiate pallata del i58i. ad elio SerenfiTuno , con rapprefentare all' Altezza
Sua il modo , come fenza guaftare del fatto nulla più di quello , che alcuna du-
ra necefiìtd richìegga , e con quanto rifparmio polta metterli ad esecuzione Jf
fu da S. A. comandato , che al modello folle coftituito degno luogo nello fteffo
Palazzo: ond'è , che il poterlo comodamente vedere non è così facile ad ognuno•
Quello modello però mi pongo ora io a deferi vere : ma prima voglio, che fappia
il mio Lettore , che io non ebbi mai dubbio alcuno , che una cotal detenzione»
a chi non vedde, e non fu pratico dei Palazzo,e non ebbe fotto V occhio lo {fello
modello , poco > o niun' aiuto porger dovefle per formare oggi e dell* uno , <l»
dell' altro un chiaro, e ben adequato concetto ; concioffìecofache a gran pena fi
patelle fatisfare al bifogno con efporre alle pupille le piante , i profili, le alza-
te , i difegni fpaccati, ed in fomma ie parti tanto citeriori j che interiori, e
quelìe di più accompagnando con prolifie annotazioni, e dichiarazioni : m2 noni
perciò volli defiilere dall' incaricare la mia penna di tal fatica * fatto in ciò av5
Fa                                          yeduta
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44 BECEN.Lèlla M^. flidSEC.lV*dal 155©. al t$6él
veduto da quel poco , che nel diletto ', eh* io maìfenpre mi prefi di veder cofe
appartenenti a quell'arti 4 mi diede alle mani; ónd*io potei per eTpcrienza trar-
re queiV'indubitato fondamento di verità ; che ove di fabbriche per abitazione
fi tratta , anche gli ftefìi modelli , tutto che accuratifSmi , tutto che in ogni lor
parte terminati, e puliti, non giungono mai (per dir così) a parlar tanto da fé
fieffi , che fenza alcuna fpfegazione in ifcritto delle varie > e precife intenzioni
dell'Architetto ;bafti a chi deve efeguire, per compitamente metter in opera. Anzi io
viddì occorrere talvolta , che col mutarli dell' etadi , mutandoli eziandio i pa-
reri , l'inclinazioni , e gli affetti , tutto ciò , che dall' antico artefice con piena
cognizione di caufa fu giudicato oltre ogni credere neceffario in tutto e per
tutto; a chi bene non intefe i fuoi fini, fuperfìuo, ed impertinente apparile. Mi-
rabili fenza fallo fono i modelli di macchine, di ponti, e d' altre architettoniche
operazioni, che fra i moltiffimi, che divorò il tempo , fon rìmafi nelle flanze
degli Operai di S. Maria del Fiore Cattedrale di Firenze , lafciati dal gran Brunel-
lefco per fervizio gii della maravigliofa fabbrica della Cupola, e pure (non dico
per teftimonianza dell'occhio mio, e del mio poco intendere) ma per atteftato di
grand'uomini, o fìa perche manchi loro qualche minima particella , o pure
per non efferci reftata notizia dell'intenzione di quei grand\uomo , non s' ha
memoria,che alcuno gli ufEcj di tali inftruraenti abbia giammai Caputo inve-
ftigare ; fi che oggi altro non refla a chi gli confiderà > fé non d'ammirare il
loro ftupendo artifìcio , la varietà , la multiplicità delle membra operatrici, I'c-
fattezza , e diligenza del lavorio, fenza però ne poco, ne punto penetrare l'azio-
ne, o '1 fine, a cui elfi furono da quel fublimiflìmo ingegno deftinati. Ma a che ra-
gionare di modelli ? mentre abbiamo in quelli ultimi fecoli veduto , che le ma-
terie frette condotte , e poco meno che pofle a' luoghi loro , anno fortita la
rnedefìma infelicità , di non lafciarfi conefeere in modo che al buouo efecuta-
re pofla ballare per fìtuarle a'loro pofti negli ordinati edifìc).
0t£iò chiaramente apparifee, quando non mai da altro, dalla tanto rinomata
Scala del Buonarrùoto , architettata per lo veflibulo della Libreria di S. Lorenzo,
le cui parti alla fua partenza di qui erano fiate ben lavorate, e condotte;e pure
non potè l'accuratezza del Vafari(che n'ebbe l'incumbenza,) fìtuarle a' luoghi lo-
ro, onde facefle ricorfo per lettera al grand8 Artefice * e ciò] non oftante è univer-
fale opinione degl* intendenti , eh* egli non così appunto ne feguitaffe la prima
belliflima idea , anzi non poco fé ne teneffe lontano, e ciò fa credere la lettera»*
lleffa tefponfiva diMichelagnolo in data de' 28. Settembre 1555. nella quale , a
perche fi trovafl'e oppreffo dal pefo dell*ultima reccjjìaia , o perche poco /ì cu-
raffe , che tal opera fofie effettuata per altre mani:, dopo aver più cofe ferine
©feurate , anzi che no, feguita a dire : E detta parte di Suda amata abbia come
due de 3 una di qua
, e una dì là , che vi feguitim i medefìmi gradi , e mn dovati
Fin qui la lettera ; e non ha dubbio , che per la relazione , che anno le parole
della rnedefìma , ove dice ; una di quàs e una di U , colla fcala , pare , che le la-
terali fcale doveffero, £ccome oggi fi vedono, effere fiate intefe, e melfo in
opera dai Vaiari allato appunto, e per Io diritto della fcala di mezzo ; ma gran
fatto non farebbe già , che il Buonarruoto avefle intefo di dire , non di qui, e.»
di là alla fcala , ma aUa porta » per cui entrafì in Libreria , conciof&cofache
Bella tettata del Ricetto da due iati della porta vedeiì in una cornice pofante
fixl pavimento un taglio egualmente lontano dagli angoli più vicini , con cui fi
fajpgteieata f wcavo; delia celiaca d* una fcaiin» da ineaftrarfi quivi con battone, i
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e %A\TOLOMMEO AMMANII ATTI        4?
ed altri fuoi membri > corrifpondenti appunto a quei degli fcalmi, che fono ili
©pera nella {cala. E fopra quello taglio, fatto per lo primo fcalino , veggonfi fe-
giùtare alcune rifeghe nel muro per lo pofare degli fcalinì fu perfori .j le quali fi
Sollevano vicino al cominciamento de' menfoloni , e coiìduconfi ad un tal piano,
che vengono ad impedire le menfolette , che gli follcngono > alcune delle quali
veggono* edere fiate a bello fludio tagliate nell' antico tempo , e prima che Ia«#
fcala folte polla al luogo ; ed inoltre e(Tere fiate fubbia te ,comecché occupate dal-
le laterali (cale , non avellerò dovuto fervire a quel pollo, come l'altre del Ricet-
to ; onde è forza il dire , che dalla parte del muro ,• eh© effa porta della LibreJ,
ria contiene , dovettero forgere le due ali , e non lateralmente alla fcala di mez-
zo, Sonovi eziandio altri fegaali , che moftrano, che '1 Va fari (tutto che meriti
lode per aver condotta a fua fine una maravigUofa fcala) a cagione dell'ofeuriti,
con che procede Michelagnolo nella fua lettera > non interamente fi conformò al
di lui penderò ; ed i kgmli fon quelli, che nel falire per lo mezzo vedefi il terzo
fcalino non efier coperto dal quarto tino al fegno , che in effe terzo vede ; ma
rimanerne una certa pomene verfo il fuo congiugnimento col quarto, non ridot-
ta al pulimento del reflante della fua fuperficie , fegno chiaro d' elTere ftato .tirar
to alquanto più in fuori di quello, che inventò il Buonarroti,che forfè non volle,
che la fcala avelie tanta diftefa , quanra ne ha. Oflervanfi di più in diverfiluoghi
della fcala incaiìrati alcuni taffelli, che nulla operano, e quefti pure fannocono*
{cere qualche divertita penfiero nel primo Architetto, Finalmente pare non pic-
colo indizio di qualche vaneti il vederfi elTere avanzati alcuni fcalini quafi in for-
ma ovale , e non polli in opera dal Vafari. E finalmente, per quanto io mede-
fimo fappia giudicare , llimo non piceol fegno , che '1 Vafari ileflb trovafle ili
gran dubbio dell' aver fatto bene , la riverenza, e rifpctto , ch'egli volle portare
a' concetti di quel grande artefice con lafciarc in quelle parti s che fopra direni*
mo j le rotture, rifeghe, e fubbiature antiche,quafi che foflfe fua volontà il farne
vedere tutto ciò, che in firn ile contingenza feppe egli operare, e tener viva ezian-
dio ad eterna memoria , qual fi (offe ilata la prima idea del gran Michelagnolo.,
Avendo considerato tutto ciò anche Gio. Batifta Nelli Gentiluomo di mia Pa-*
tria t giovane, che alla nomiti dell'animo , e bonti de' eoiìumi , ha congiunta
ftraordinaria cognizione , e pratica d' ogni cofa,che all'architettura appartiene;
mollò anch' egli da ddìderio , che , coli' inoltrarli de' tempi, non reftino [a gran
danno della pofteriti ] orTafcate eziandio le memorie deg i alti penficri avutili
dallo ftetfo Michelagnolo» non pure intorno al miravigpiofo modello della fac-
ciata della Chiefa medefima, ma d'altri ornati, e fabbriche » che debbono ac-
compagnarla, pofe a difegnare in pianta, faccia, e profilo non folamente tutto
il modellato da Michelagnolo, e pollo in opera da lui, e da altri dopo lui, appar-
tenente al grande edificio , e Chiefa , e di Cappella, e di Libreria, ma ezian-
dio, quanto egli difegnò,e modellò ,e che ancora non ha fortito fuo fine , mifu-
rando fino ad ogni minutinolo membretto di tutto ciò , che apparifee efequito ,
e ricavando con giultifsima fimetna , e da' modelli, che Ci confervano in S. Lo-
renzo , ed altrove, e da difegni , che di ramo del Buonarruoto Hello fon tutta*
via appreso agli fir-di ,tutto q icllo , che rimane da efequirfi; ed io ,ad effetto
di far conofeere di qual pregio fiano riufeite quelle fue nobili fatiche , delle qua-
li egli ha pieno un volume , non addurrò altra tellimonianza, che quella dell'ot-
timo gradimento, con che l'ha ricevute il Serenifs. Ferdinando Principe di Tofca-»
»a, al quale egli volle offerirle in dono, e deU*ainorc , e ihnu coi* che queir Al«j
tezza degna, tutea/u ài eoaferrute.
                                                      Non
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Jftf- DECEN.ì.àlbPAzriMSECJF. Miteni ijer©
Non dee dunque alcuna maraviglia recare , feio1, come difsi a principio,tutto-
ché ben confapevole di non potere con femplice deferizione, e con parole , fé non
poca luce dare a chi legge , onde pofsa bene intendere , e rawifare tutte le
qualità della nobil fabrica difegnata nel modello da deferiverfì da me del Palazzo
de' Pitti, abbia tal fatica incraprefa ; perche mia principale intenzione fu, ed è il
, far fi ; che reftando fempre il modello ,ficcome promette, che reiteri la follccita
providenza , con che dal Serenifsimo Granduca ne fu comandata la conferva-
fcione t e rimanendo altrefi quefta mia povera , e femplice fatica ; afsai più fa-
cile , e più ficuro fi renda quando che fia il venirne in tutto, o in parte ali9 efe-
cuzione
E,incominciando dalle variazioni appartenenti al difuori , dico, che vuole i(
nobile Architetto, che nella fuperior parte della Piazza adiacente al profpetto, el-
la fi riduca in piano , lafciando in mezzo un gran Padiglione, che Tattraverfi dal-
la faccia fino allo fdrucciolo, per lo quale Padiglione algano le carrozze al piano
della Porta , e quivi per due alie , o Terrazzi, per le quali Ci dirama efso Pa-
diglione dall' una, e l'altra parte lungo la facciata, entrino le medefime carrozze
in un veftibulo ovato ornato di Colonne ; quindi per un gran Portico fi portino
nel gran Giardino di Boboli; e fa conofeere, come dalla deftra parte pofsa como-
damente aver pafsaggio tutto il più, che per via di tome, oaltrimenti deve por-
tarti per lo rimanente del fervizio bafso del Palazzo .
Da queft' altezza tornali a feendere nel piano della Piazza per tre ordini di cin-
que gradi per ciafeuno , Sotto a quefti ha egli cavato come due falfebrache , le
le quali > e difefa , e maefta pofson recare al Palazzo , avendovi pofto fotto pec
ogni parte cinque pezzi dì Cannone .
, In ciafeheduna delle due parti piane della piazza , che mettono in mezzo il Pa-
diglione , ha egli collocata una Fonte, la quale coli' acqua , che torna dalla fon-
tana del Cortile fa vaga moftra di fé ftefla , e potrebbe anche l'un, e 1' altra fcr-
vireper bafa a due flatue di Granduchi di Tofcana . Con quefte due linee , cioè
del Piano della Piazza, e dell' altezza de'Terazzi, o ringhiere, ha difegnato un Zoc-
colo ruftico fotto le due braccia, che fi aggiungono a quefto gran corpo, le quali ter-
minano la lunghezza della Piazza per tener con effo zoccolo in piano tutta la fab-
brica , e ne ha inficmemente cavato il comodo per lo (tare al coperto le carrozze
con una gran Loggia dall'una parte, e dall'altra > allato alla quale ( dalla parte
però di via de* Guicciardini ) ha fatte quattro grandi ftanze per redimire al Pa-
lazzo quel comodo dell? Arti, che a continovo fervizio delloltelTo fin da gran'tem-j
pò in qua fi esercitano nello Stanzone, che delle Legne volgarmente è chiamato.
CoH'abbaffamento della Piazza pretende ancora d'avere aiutata la battezza della_»
facciata in proporzione di fua vafta lunghezza, alzando alla vifta quelle otto brac-
cia , che fpianando la Piazza, fé le aggiunfero , e quefto fenza carico di fpdà~>-
Intende anche in un tempo ftefib per togliere adefla facciata l'antica dirittura, ed
aggiunger le varietà' di fare nel Aio mezzo uno fporto per quanto occupano di fpa-
aio fette fineftre , ornandolo di Colonne doppie della foggia medefima di quelle
del Cortile, fecondo l'ordine del quale leWaria ad ogni piano. Quefto fporto
yìen terminato con un ornato nel mezzo da potervi collocare un Orivolo ; dal
quale fi parte verfo tutte due le cantonate un balauftro , fopra di cui diverfi Tro-
fei a piombo delle Colonne leggiadramente pofano.
Quefto medefimo fporto fa nella parte di fono un portico , che torna mirabil-
mente in acconcio per lo fmontare de' Cavalieri, e comodo delle Guardie,e pi-
glia
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k ^A'RJOLOMMEO AMMANNATll         4$
glia il rincontro di quello , che s'è detto fcrvir d'ingrcflb nel Giardino di Bobolì
dalla banda di S. Felicita , dalla qual veduta chientrafle nel Palazzoni più eccel-
lente giandezza lo concepirebbe. .
Le variazioni, ed accrefcimcnti accennati fin qui nel nuovo modello > parcj
che già incomincino a far credere a chi legge , che nell'antica invenzione del ce-
lebre^ Brunellefco fotfe qualche difetto . Prima ài ciò affermare}, dee però ciafchc-
duno in prima luogo avvertire, che l'antico difegno ki per formare un Palazzo
.nobili/fimosi, e maravigliofo al pari di quanti ne contane allora l'Italia; mij
però per privato Cavaliere : onde per ogni titolo conveni va (egli il grande, e mae*
flofo accrefeimento , chele gli è fatto dipoi » il quale avendo mutato alquanto
qualche proporzione nel tutto, pare che porti anche qualche neceffità di alcuna
mutazione nelle parti. Inoltre non erano in quel tempo i bifogni dell' abitare de*
Sovrani, quali fon poi divenuti coli'avanzarfi dell* età, ne l'eccedente numero
delle carrozze, che ad ogni ora intorno a i Regj Palazzi fi raggirano , forzavano
a gran provvedimenti fare a loro cagione.
L'Ammannato non ebbe ilfito per dilatar/!, quale fi ha oggi per la demolizione
feguìta poi di molti edificj, ond'egli nella cortezza della linea avuta allora , fece
il più di quello , che far fi poteva .
Serva queft'avvifo a chi legge per tutto ciò , che nel profeguimento di queflafi
defcrizione di nuovo modefio gli potefle parere , o troppo accresciuto , o troppo
mutato ; ed eccoci già pervenuti alle variazioni appartenenti alle parti interiori.
Accreicefi il nobilifSmo Cortile deferivendo nella parte di tefta un femicircolo»
togliendone la fonte, la grotta, e la ringhiera.
Ha quefto fcmicircolo per diametro la larghezza , ed è del medefimo ornato
del Cortile con tre Archi per parte , eguali per rappunto agli altri, e di luce , e
di proporzione, ma dove quegli anno nelpilaftro la mezza colonna , quefti anno*»
la ifolata , ed intera . Vna tal variazione , e maggiore ornamento ha penfato
quel Cavaliere convenirli a quefta parte , che rende la figura del Teatro arricchita
ài fculture , e d'acque , parendogli anche ciò richiedere la neceffità di darfofte-
gno al pilaftro , che nel piano nobile fa cantonata verfo il Giardino annetto all'ul-
tima colonna , che ora è fondato fopra il muro , che ferra il Cortile . Ma do-
vendoli levare neceflariamente per farvi il Teatro , ed aggiugnerc agli Archi, che
già vi fono,i tre foprannotati; fé s'appoggiane l'impostatura dell'arco nuovo al
pilaftro vecchio, la cantonata fuddetta premerebbe in faifo il fianco dell'arco
nuovo . Ha egli perciò replicata la voltata , che fa il Cortile dell'mgrefio , e la
mezza colonna di laggiù ha ridotta quafsù intera , con che ha occupato tanto
luogo , quant'c quello del pilaftro di fopra , e datogli il fuo pieno . E perchè
dietro a quelli tre archi ricorrono le Logge, che vanno falendo per portar le Car-
rozze al pian di fopra, perchè non vifia più l'incomodo di riufeir fuori del Palazzo,
quando vi fi voglia falire , ha quegli ferrati, e ricoperti di fculture , che danno
luogo ad un vago fcherzare deli" acque , lafciando nel mezzo alcuni ovati, chti
fanno uHzìo di rmeftre alle Logge. A qnefte però il dare un intera , e bella pro-
porzione fu cofa affai diificile, perchè fu neceffario crefeere il pavimento con te-
ner ferma la volta per falvare il piano di fopra , dove fi fanno le logge feoperto,
delle quali a lor luoghi fi parlerà ; ne altro rimedio vi fu , fé non il deferiverìe
con due circoli eccentrici, e feemare la lunghezza a pari che {cerna l'altezza. Mo*
fìrafi qui chiaro il guadagno , che fi fa nel rtfparmio di fpefa, e d'impaccio ,
mentre qui anno l'acque tntte il lor gioco ali'mgiù t fenza punto perdere di lo*?
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48 PECEN.iJdUTAXt IhidSEC. 1VM 1550.«I r$€o2
graziofa dimofìranz^ . I» mc22© dì quefio circolo fra itre > e tre archi pi no*
minati » toltane la Fonte , che oggi fi vede , è una apertura di più di 3©.braccia,
die da il pa(Faggio alla fifla dal principio della Piazza fino alla (tatua , che nella
fine del Giardino è collocata a canto alle mura della Città . Per quefìa apertura
paffando fi fale dal piano del Cortile a quello dell'Anfiteatro ., il quale però fa mo-
fira di fé, come parte del Palazzo, la dove al prefente pare , che egualmente
parte del Palazzo , e del Giardino poffa dirli, Quefìa falita dal Teatro all'Anfi-
teatro ha egli ornata di tre fonti : tra la prima ( incominciando dal Teatro ) e
la feconda terminano le Logge del Palazzo gii dette , dalle quali ufeendo le Car-
rozze ,che debbono andar di Copra, imboccano nella parte oppofta una loggia , che
le conduce a quel piano. L'Anfiteatro ha egli difegnato in forma ovata per dargli
una figura più propria di quella , che al (prefente fi vede , dando a i gradi , ove
la gente ha,da federe tal proporzione , che nulla tolgano della veduta della Piazza
agli fpettatori , a i quali anche ha provvido d'una rifuggita al coperto in cafo di
piogge , giufta 1* antico coftume de' Romani ; nel fecondo ordine delle volte ca-
vate fotto i fedili, e nello Hello luogo ha dato lo fpazio per imbandire le botti-
glierie ne' tempi delle fede in modo ,che non occupino il paffar delle genti. Tra
la curvatura del Teatro , e dell'Anfiteatro hafituàte due gran logge feoperte , le-»
quali occupano ancora lo fpazio delle logge di fotto , e reììano al pari degli appar-
tamenti de' Principi , e dominando il Teatro , e l'Anfiteatro , fervono non meno
di deliziofo paflaggio , che di luogo opportuniffimo per goder le fefìe, che fi rap-
prefentafiero nell'uno , o nell'altro di elfi ; attefo che per vederle nulla più abbi-
(bgnafse , che voltarfi colla perfona verfo quella parte ove l'azione s'efercita. Da
quelle per due fcale , che afsai larghe, e fpaziofe fono, feendefi nell'Anfiteatro , e
confeguentemente nel Giardino,ciò che ora non può farli, Sotto quelle medefime
logge dall'una , e dall'altra parte ha dato luogo a tre Cucine , e tre Pafticcerie.
Servono quelle verfo la fcala grande per le forefìerie ; quelle verfo la fcala , che
porta agli appartamenti della Sereniflìma, fon definiate al fervizio degli fteflì appar-
tamenti con eguale comodità degli uni, e degli altri j e quello che torna meglio
in acconcio ff è > che per giungere al luogo , ove fono fiate meffe , cioè in tefìa
al cottile , poffon portarfi quei di fervizio baffo colle neceffarie prowifìoni, me-
diante una porta, eh'è in tefta alla falfabraca deftra della Piazza , paflando fotto
la feconda branca della fcala principale , che mette nel Cortiletto, che del Diac-
cio è chiamato, e di li incamminandoli per la fìrada, per cui oggi paffano le
Carrozze per falir di fopra . Trovali fubito finito il fianco del Palazzo un Corri^
dorè fotterraneo , ma non ofeuro , mediante il quale , paflando fotto la falita ,
che dal Cortile porta all'Anfiteatro, fi comunicano da una parte , e dall' altra , e
reftano libere tutte le Cucine. Da quello medefimo Corridore , entrandoli nel!©
Logge grandi, può per brevilfima via , e coperta camminare la vivanda ? che
trovando da una parte la fcala , gii detta della Sereniffima, e dall'altra la grande
del Palazzo può falire a quell'appartamento , ove dee portarfi. La teda oppofta
dello fleflo Corridore ha una fcala , che conduce al primo ordine delle volte del-
l'Anfiteatro , dalle quali può riceverli il comodo di ripor legne , carbone , ed
ogni altro , che all'ufo della Cucina nchieggafì , con che vieti liberato il Palazzo
dà* pericoli d'incendio , effendo quelle , non folo fuori di elfo , ma fiaccate , o ,
lontane molte braccia . Per quelle potere con facilità riempiere ne ha fituate le-»
porte nel piano dell'Anfiteatro atte all'ingreflb delle carrette.
Tornando ora al piano terreno , e camminando a man finito per l'apparta-
naemo
: -^—*
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-. 2A%T0L0MME0 AMMANNATI. • 4*
fento del Sereiufs,Granduca , vedefi aggiunto nel fine di eflb im Salone, oStaa-»
2one fiancheggiato a man deftra nell'andare in giù da due grandi fìanze , che fer-
vono per lo difcarico nel tempo, che l'Altezza Sereniffima abita agli appartaf
nienti terreni, alle quali fi può pervenire ai difuori fenz'apportare a' medesimi
appartamenti la fuggezione-, che al preferite patifeono . Dalla Camera vecchia,
cheunifee colla prima di quefìe due, che viene ad efiere folto quella chiamata la
Stufa , entrafi nella Pallaccorda fegreta * pafiando per un fito angufìo , e che: non
ha lume fé non da una fola parte, avendo dall'altra il Bagno, e la Stufa, che glie lo
tolgono ; Qui ha cavato un bel comodo di paffaggio, un luogo perftare a vedere
per S.A. ed una ftanza per ifpogliarfi 1 Cavalieri, che anno a giuocare , il tutto
fenz* alcuna fuggezione apportare , o ricevere . Nella tefìa oppofta della Pallac-
corda è l'ingrcffo delle Carrozze nel Cortiletto non finito delle Colonne , o chej
più propriamente chiamafi di Pietro da Cortona , ha di fopra una ftanza fatta &
pofta per altri Principi , che volefiero effere fpettatori, alla quale fi perviene per
lo Corridore , di cui parleremo nella defenzìone del pian di fopra . Vfcito che fi
è del nominato Salone,vedefi in fondo un Portico, che raddoppiando quello , che
già fi ditte entrare in BoboH dalla Piazza , fa profpettiva ali'ingrefso delle fìanze, e
ne allunga il rifeontro fino alla Grotta detta di Michelagnelo , fervendo anco d'uà
pafifaggio coperto ad un Giardinetto fegreto dell'Appartamento terreno , che po-
trebbe farfì nel pian, che refla tra effo, e °1 Monte dei Giardino di Boboli . Dall'al-
tro fianco deHo.freiìb Salone, o Stanzone, f! kznds in mezzo al veftihulo ovato,
che abbellito di colonne s'è gii deferitto , ove fi diffe entrerebbe in Carrozza il
Sereni/lìmo Granduca quando fiefle a terreno , e farebbe quefta 1' ufeita , eh* ave-
rebbe S. A, da quell'appartamento fenza efporfi , benché per breviflìmo fpazio, ad
alcuna iadiferetezza di temporale ; comoditi , che non fi gode al prefente , Tra
le fcantonature della Sala , che ha fatta della figura , che fi vede nel Modello,
perche regga quella del piano nobile , e gli Angoli, che lafcia l'ovato del vestibolo,
ha ingegnofamente ritrovati diverfi ftanzoiini per ilMaeftro di Camera , Aiutanti,.
e Mozzi, neceflariffimi all'intero buon fervizio d'una Regia Camera.
Il veftibolo ha divifo in cinque fpazj per parte colle colonne, che l'adornano|
difegnando di valerti di quelle fteffe , che ora Ci veggono inutilmente erette nel
pocanzi nominato Cortiletto , detto di Pietro da Cortona , e perche quefte rtoa*
averebber potuto giunger all'altezza , che farebbefi richieda j v'ha aggiunto fo-
pra un'attico , o un mezz ordine per condurli colla volta alla raifura delle fìanze
nobili, con che ha dato al veftibulo ornamento , e vaghezza.
La prima Porta ,che fi vede entrando a man manca, va allo Stanzino del Tra-
bante , che fa la fentinella , che ha la fua feritoia nella Piazza. La feconda alla_.
Libreria . La terza è finca . La quarta mette in una fcaìa fegreta , per cui Ci può
dal terreno falire al piano del Corridore , che va al Palazzo vecchio , con cho~
toglie il difagio al Granduca di falire , e feendere per più fcalini , ed altri inco-
modi , che vi fi provano al prefente quando s'abita il terreno , e nell'occafiono
ancora di doverfi i Personaggi,cheavefferoa venire incogniti, e del portarli all'appar-
tamento regio . La quinta Porta finalmente da l'ingrefib del Pian di fotto , dove
ftanno le Carrozze al coperto, alle genti, che vengono a piedi , e quefìo 1ia fatto
l'ingegnofo Cavaliere per non toglier la comoditi , che v'è al prefente di fuggire
il fole della Piazza.
Nel refìo del Landrone, che sbocca nel Portico , ha poi cavati altri piccoli fìatt-
zini per fervizio de' public! Scopatori. Entrando per la feconda di quefte Porto
G                                 nella
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I                               5 9 DECBNL L dell* PJZ- fi del SEC. IV. dal £ J 50. d 15 £<^
nella di fegnata nuova Libreria fa paffare per un veftibuletto ovato a man dritta!^
del quale vedefi la Scala , che conduce al fecond'ordine delle fcanzie in due piani
dì ftanzini ordinati per comodo della mcdefima,fituati appunto fopra la fta'nza dei
Trabante, e fi comunica colla fcala della quarta Porta ; perche dalle ftanze di
fopra poffa S. A. fegrctamente calare a quel piano di effa Libreria , che più le-»
aggrada . Quella Libreria ha per larghezza la meri del braccio , che riefce in-»
-via de' Guicciardini, e per lunghezza lo fteifo fino all'ultimo fuo Arco , il quale
Tiene ad efifere la tefta della Paìlaccorda pubblica, che fi fa per fervizio de* Cor-
tigiani ; e raddoppiata da quattro grandi itanzc per manufcritti , e come per
Arfenale della mede/ima . A quefti fi viene > e dal Loggione , dove ftanno al co-
perto le Carrozze, e dalla via de*Guicciardini per una fcala affai comoda , perche
chi vuole ftudiarc v*abbia raccerto fenza necelBtà d'andare a trovare la porta-»
principale del veftibulo ovato dalle colonne t ficcome ancora pofta pottarfi alle
,                                       quattro altre ftanze fopr'a quelle de*manoicritti, fatte per abitazione del Bibliote-
cario . Da quelle ha con beli*avvertenza tagliato un Corridore , in cui entrali
dalla fcala della Porta quarta. Per quello Corridore da mano manca fi va alla-»
fcaletta della Libreria , ed a man dritta conduce il medefimo alla ftanza , che ha
*                                       Sa fineftra nella Paìlaccorda pubblica ; e così viene al Sereniamo data comoditi
di portarvifi , quando voleffe a fuo diletto ; potendo anco calare nella aiedefima
per la Scala, che riefce in via de' Guicciardini.
Dal notato fin qui intorno alte belle comunicazioni di fcaletre , e di ftanze , e
dall' intrecciarne nto , che anno fra di loro , e molto più dall'oculare ©ffervazione
dell'accuratifii no modello,può chi che fia ben ravvifare quanta facilità s'aggiun-
ge al Screniffìmo di portarfi ad ognuno de* nominati luoghi a fua delizia , che pe-
rò null'altro in tal particolare rimarti a dkfì. , fe non che avendo l'inventore li-
mata probabil cofa , chs poffa , quando che fia effo '■Serenim'mo , ufare tutte le
Ialite antedette , ha però avuta la beli'avvertenza, di farle tutte d* una fleffa pe-
data > ed altezza di fcaiino , perche affuefacendofi il piede alla mifura d'una,non
Ffvarj paffando per l'altra ; cofa , che a chi bene intende di tal magifìcro , non-.
fótta parere, che fatta fia fenza ftraordinaria attenzione , e fatica. E qui refta
aita la descrizione del modello in ciò che appartiene alla parte finijtra .
Venendo ora alla delira parte ; faria tornato molto in acconcio il divertir la
feak dal luogo, ove ella è al prefente ; ma perche ciò avna portato non ordi-
nario feoneerto, col dìsfacimenco di gran parte dell' antica ftruttura , ha egli
giudicato bene iafciarla al luogo fuo , accrescendo però la fua;larghezza',per la
tnetà » e così ridurla più larga d9 octo braccia. Quella conduce al pian di fopra
in due branche ; ma perche volendola tenere in tal fito , fu inevitabile f incon-
veniente del muro , che effa Scala divide , che per effere a dirittura del Portico*
? ito a tagliare in mezzo l'ingreifo > che da quefta conduce alla medefima ,}' ha
egli alzato {opra l'orizzonte naturale dell'occhio coi* i primi fsalini dell' invito ,
e-i fecondi del veftibolo, che ha fatto tra Y ingreffò predetto , ed il principi»
; itila Scala. Quello veftibulo è paraìellogrammo largo quanto lo fpazio , che rc-
fia fri li due muri nueftri, che nel pian di fopra terminano 1*appartamento del
Sereniffc'Principe di Tofcana,e ì Salone de* Forcftieii e lungo fino al Cortile dee-
so del Ghiaccio , in tefta del quale fi falvano gli fcalini gii detti, lungo quanto
tutta la lai ghezza-cel tnedefimo veftibulo. Dopo quefti, fi rrova il piano, o vo-
gUamo dire il principio della Scala. Le ragioni di far ciò fono fiate due ; la_#
gnau per cokduifi a pj&li&re il lume vivo ael Corrile del Ghiaccio per ckirbrz®,
e fup-
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VAKJOLOMMEO AMMANNATi;          j|
t fupplimento di quel principale , che vien dal Cortile > eh' è in tefta alla Scaia ,
e l'altro, che s'infinua per l'aperture delle logge; la-feconda per acquiftare il fito
é' un certo Corridoretto, ch'èinquel luogo,per slargarli col primo ripiano del-
la Scala , e cominciar quefto come a chiocciola , Ceguitando la figura dell'ovato,
che fa il fuddetto flargamento, e lafciar nel mezzo tra la branca , che fale, q
quella , che feende , (patio da farvi un" ornato di figure , che occupando tanto
luogo , quanto è il vano della gran Porta , che entra nel veftibulo , ricuoprc li
muro diviforio della Scala , e faccia l'ufizio d? una nicchia Cenza cfferla : cofa »
che molto ben fi conforma con tutte le buone regole di quell'Arte. L'ornato con-
terrebbe la figura d* Ercole nel Bivio , il quale ritto ricoprirebbe il muro dell' ani-
ma della Scala ; e le due Donne fimboleggiate perj le due vie della Virtù , e del
Vizio fedente fopra gli Scalini della medefima Scala ; le quali figure , con quel di
più,che fi richiede alla (piegasioiie della favola ^empierebbero il rincontro delf a-
pcrtura dell'Arco, come farebbe la nicchia, e non apparirebbe, quando fi feende,
la bruttezza della medefima nicchia , la quale mostrerebbe tanto del Cuo dorfo ,
quant'è la fua larghezza maggiore della groflezza del muro , che divide la Scala.
Quello rimedio Cnggerito alia meste del Cavaliere inventore da una Comma necef-
fità , s'accorda intanto molto bene coli'allegoria delle pitture fatte dal cclebrttiC-
fimo Pietro da;Cortona nelle regie Camere del Palazzo , nelle quali , Cotto la di-
ftmzione de\ Pianeti, fi dimoflra i' inftruzione del Principe datagli da Ercole»
Cominciali dal Bivio , come s' è detto , e nel lalire fi vien vedendo tutte l'altre
prove , che s' esprimerebbero in fcultura , collocate ne' ripiani fatti ad o<mi ven-
ti fcalini, e n^ principi, e fine delle branche. Quelli ripofi non ha egli fatti tan-
to per dar luogo agli ornati, quaato per iCcemarla fatica a chi fale, richiedendoli
pergiugnere all'altezza delpian dei Palazzoquafi cento fcalini, nonoftantc le mol-
te, e grandifìimedifficultadi ad ogni paflo incontrate nel volere ftabilire le accennate
comoditi a quefto grand' edificio , ed ha Caputo cavare una Scala , che fi crede
la maggiore di quante altre ne fiano di quelle , che non terminano in un piano
Colo , ma fi conducono fino al tetto , come quefta , è anche comodi/Urna , noru#
avendo lo Ccalino nella fua radice più che ott' onde d'altezza, delle quali, andan-
done una in pendenza , non viene a falirfi, che Colo (ci once di pafletto Architet-
tonico Romano.
Al terminar , che fa quefta Scala nel piano nobile , vedtCì aggiunto uà ripiana
di proporzion doppia a quello , che lafciò tra le due branche , il quale aggiunge
comodo nel cafo dell'abbondar la gente , Da quefto s'entra nella prima Sala de*
Trabanti ordinata d'una nuova figura , avendo nel mezzo una maggior larghezza
di figura ottangola di lati difuguali , fatta' in apparenza per dar maggior luog»
dove fono gl'ingrelfi degli appartamenti del Granduca , e de' Principi Foreftieri ;
ma in effetto per fuggir la bruttezza dell' angolo , che fa il muro della tefta del
Cortile coli' altro della facciata dell' appartamento de' Principi. Oflervò 1* inven-
tore , che quell'angolo aveva rimpetto un Corridoretto , che non ferviva a nulla,
il quale profondava in dentro verfo le Camere tanto , quanto il muro della fac-
ciata del Cortile entra nello fpazio della nominata Sala , il quale , tolto via_,,
operava fi , che veniva il fito della Cala a reftare in mezzo a due rifalti uguali,
che sbiecati nello fletto modo , e fattegli due altre parti fimili da i lati oppofti,
viene ad aver c\>ftituitala fuddetta figura , colla quale ha levato alquanto di de-
formiti , che farebbe apparita nel falir la Ccala , e dentro la Càia medefima a ca-
gione di tale iriregolarita dd fito . Per le medefime ragioni ha fatte due Porco
G i                                      ah'ia-
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jV DBCEN-lMlà PAn.lL MSEC.lV. <W 1550. aliavi
airingrefìfo di quella fala , perche ogn'una dì elle pigli il mezzo delle due (citel
e non fi conofca la neceflìtà di tal rimediò . Entra la-prima a man dritta nella
fala » che oggi ferve all'appartamento de' Foreftieri, dalla quale ha ragliata in
te ita un Anticamera per aggiunger comodo a tale appartamento , che fcarfo'»
anzi che altrimenti può dirli . Alla fala contigua, che dicefì la Sala di Boria.*
dalle pittare , che 1! adornano , fatte pet mano del celebre Pittore Bernardin©
Ppccetti, efprimenti la conqaifta , che l'Anno 1607, fecero l'Armi del Granduca
di quella Citta , e Fortezza in Barberia , ha aggiunta una Camera per unir cosi
quelle due Sàie a cinque Camere di raddoppio all'appartamento del Sc^enifiìmo
Principe Ferdinando', da farfi di nuovo nel luogo , ove fono ora le Cucine , col
folo aggiungervi un tramezzo ; e perche con tale nuovo lavoro torrebbefi alla no-
minata Sala il lume d'una fìneftra , glie n'ha aggiunti due di fianco , levando due
camerini della Chiocciola , che rifpondonp nel Ghiaccia. Quefta unione di ftanze
opera inoltre un'altr'effetto , ed è, che puoifì panare tutt'il piano del Palazzo iti
un giro, e altresì , che il Figlio Primogenito, in cafo di matrimonio, abbià^
eguale trattamento , e danza adequata al numero delle fue guardie , abitando
ancora falla medefima fala . E perche potrebbe occorrere talvolta , che la Sere-
niflìma Principefla non voleffc paffarc per la Sala de' Principi foreilieri, o pure,
che tali flanze non fi volefiero adoperare a tal ufo , perciò ha fatto loro un in-
greffo a capo alla Scala , che mette nella prima delle cinque Camere in tefta a_»
quella , che yìqììq aggiunta alla Sala di Bona, ed una Scaletta , che mette a'
Mezzanini per le Dame, che fono fopra le medefime ftanze , ed in quegli ancora,
che fono fopra le ftanze de' Foreftieri, dalle quali per la Scaletta, che v' è al pre-
dente , s'entra nell'appartamento , ch'era del Serenifs. Principe Mattias , con che
vienfi a comunicare di fopra ancora l'appartamento nuovo da farli nel fito delle
Cucine , col reftante del Palazzo, per avere il comodo , che fi richiederebbe peri
figliuoli del Serenifs. Principe, La medefima conduce dal piano della Speziena
all'appartamento di Copra, che conteneva la gran quantità de'Quadri preziofi., che
è nota , in luogo di quella , che v' è adefTo feoperta.
Vien difpoito anche nel Modello , che dalla mano manca della Sala de* Lanzi J
dalla quale entrammo già a man© dritta in quella de' Principi foreilieri, s'entri
nella Sala degli Stallieri del Granduca , che forma un dado di quaranta braccia
pet ogni verfb. A mano manca di quefta refta f appartamento;del Serenifs. Prin-
cipe , m fondo al quale ha aggiunta una Galleria, che l'unifce a quello delie Ca-
©ine, deftmato p-r la Serenifs. Principefla , con una Scaletta , alla quale fi può
venire quando fi voglia dalla Sala grande, fatta con intenzione, che pofìfa in
ogni caio dividere il predetto nuovo appartamento,e ftanze di fopra per comodo
«le* Cortigiani. Quelli appartamenti dei Principe , e Princip-fla sboccano in un
Giardino, per lo quale può ufeire m Boboli, e con tal delizia al pari delle ftanze, fi
leva la luggezioiie di non poterli andare in Boboli da quell'appartamento,quando
Viiuno foreftieri . In dirittura delle porte dell'appartamento del Serenifs. Prin-
cipe ha gettato un pomicino per arrivare fopra '1 terreno , che gli è quali contì-
guo , al quale fivccede un viale , che unendoli quali per fianco al Giardino , iì di-
llende poi per lunghi filmo tratto , cioè fino alla ,Cafa de3 Bini nella colla del
£&Qt»tc tra gli orti delle cafe di fotto , e del muro della Speziena.
Or qui è da notarli, che non difdice in modo alcuno, che la Sala in sì fatta
guifa ordinata » e difpofta , non, torni nel mezzo del Palazz.0 , non folo per ra-
gione delia ueceUitià * che a tanto coitnafe f iaventore > quanto per gli efempi >
che
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tAfJOLQMMEO AMMÀNNÀTi: f§
éhe àvìamo dì ciò in altre nobìlifììme fabbriche in Roma , cioè a dire , nel Palaz*
zo della Cancelleria fatto da Bramante , in quello di Farnefe dei Sangaìlo , ìil#
quello di S. Pietro , ed in altri molti. Ho detto eflère fiata forza di neceffità il
dare un fimil pofto alla Sala , perche fé fi fofse fatto altrimenti, farebbe*! perdu-
to l'unico luogo , che rimaneva per fare una. regia Cappella al piano nobile h la
quale fino al prsfente non è di tal fatta , quale fi converrebbe a un tal Palazzo *
che quando fi folle voluto fituar la Sala in mezzo , faria bifognato , per portar-*
vifi, il valerli di quello fpazio.
Dalla Sala degli Staffieri fa entrare a man dritta nella Sala delle Carrozze s che
non è punto minore di quella , che ora ferve per gli Staffieri, e da quefta id_*
quella di Venere delle Lancefpezzate , raddoppiata da un altra eguale , che viene
nello fporto delia facciata di vi fa da un fol pilaftro, ne ha voluto aprire a fine, che
la Volta della maraviglìofa pittura del Cortona non venga danneggiata , e no»
folo a quella il lume non il tolga, ma s'accrefea ogni qual volta efso dalla parte
oppofta alla facciata, ha aperto un arco, che incontrando/! con un di quegli del
Cortile , nel tempo della mattina , da' luogo ai raggi del Sole, il cui favore a tal.
otta efsa aLprcfente non gode.
                   . .                                               -'.>,.'-
Da quella Camera di Venere , lafciando per ora di feguitare il regio apparta
mento delle ftanze dipinte , entrali in quello della Serenifììma Granduchefìa Re-
gnante , al quale , mediante la comunicazione , che fegli dà per quefta parte , fi
aggiugne decorosa tutte quelle fale, e guardie, oltr'all'accrefcimento delle ftanze,
e la vaghezza del rifeontro di tutte quelle del braccio della Loggia feoperca fopra
le Cucine , e del fianco deli'Anrìteatro.
In mezzo ad elle Sale , ed Anticamere del Granduca nella Loggia , ove ora»i
ftanno i Trabanti, ha deftinata la gran Cappella , comodifìlma a tutti gli altri
appartamenti di quello piano , unendo/i ad effa tutti i Ballatoi.
                     ;.-
Dalla parte del principale ingreflò ha fatto il Coro pe* Mufici, e dietro ali"Al-
tare una fpaziofa Sagreftia, fopra quefte i luoghi per iSereniffimi per quando non
vogliono ftare in pubblico, e con quefta nuca Cappella rendefì non più neceflaria
la vecchia Cappella , ond'è, che refta quel luogo proporzionatiffimo per unmolto
comodo Gabinetto .
Nell'appartamento del Granduca nulla ha mutato , e folo ha aggiunto , dopo
la Camera detta del Trucco , un Salone , che torna appunto fopra quello , cho
refta nel fondo deli'apparta mento terreno , e potrà fervire per (bienni audienze;
lo ha fcantonato negli Angoli, ed allargato nel mezzo con due porzioni di circolo
per renderlo più vago di. figura , e l'ha ornato di marmi, e mezze colonne. Dalla
man delira del medefìmo , dentro alla porzione dei cerchio, ha deftinata una ile-
fìdenza iiila con i fuoi gradi, e dalla parte oppofta ha difegnate due grandi Gal-
lerie , che vengono fopra la nuova Libreria , e ftanze , di cui fopra lì fece men-
zione ; Ed è da notarli , che nella feconda Galleria ne porta la fcaletta fegreta,
che ha fao cornine lamento nel veftibulo delle colonne alla quarta porta , per ia»^
quale può il Sereniamo portarfi ovunque gli piace . In tefta a'quefta medelìmx.».
.Sala è una Loggia feoperta , che torna fopra quella , che fi ddcrilfe a terreno ,
portante alla Grotta di Michelagnoto, ov'è anche l'altra, che la fiancheggia,che
viene ad enere fopra il Portico , dove entrano le carrozze fi conduce . Per quefta
fccndeìì nei Corridore , che andando vedo S. Felicita fi porta a Palazzo vecchia
con paftaggio nobile , ecomodiffìmo.
La Loggia fece poi a fine* che ogi\ appartamento gpdeflc la bella delizia dello
fpafscg-
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f 4 VECEN. L alla PAR. Ih del SEC. 1K dal 1550. al 15 £0
fpafleggio feoperto , come fin qui s'è mofìrato , avendo i due del Cortile il ter-
mine delle Loggie fopra le Cucine, e quelli della facciata da una parte , il Giar-
dino } e'1 Viale, che fino alle cafe de' Bini s'eftende , e dall'altra la deferitta Log-
gia , ed in oltre il Reale Gabinetto ha l'altro della Pallaccorda fegreta. Di modo
tale, che incominciandofi a vedere quefto piano nobile dall'appartamento de*
Foreftieri, dopo eflerfi queito pattato , e quello della Sereniffima Principefla , che
vuol dire il giro d'una Sala con tredici danze , e la Galleria , che comunica col-
Tappartamento del Sereniffimo Principe, fi sbocca nel rifcontro delle ftanze della
facciata , il quale tra'1 coperto delle ftanze , e lo feoperto della Loggia va fino alla
Grotta di Michelagnolo , e comunicando per quefta lunghezza coìfa prima Anti-
camera disellò Principe , farebbe vedere fulla mano defìra una dirittura , che per
la Sala de' Trabanti parlando , e per I* appartamento akrcfi de* Principi Foreftie-
ri, per la Loggia feoperta fopra le Cucine, e per l'Anfiteatro terminerebbe in uà
bel falvatko di Lecci , che ad eflb Anfiteatro'fa molto graziofa corona ; Giunto
che fi foffe nella Saia delle Carrozze, offerirebbe!! aJl'occhìola bella profpettiva dei
Teatro colla fua apertura ornata di fonti, 1* Anfiteatro, e tutta la lunghezzadd.
Giardino fino alle mura della Citta* . Nella Camera di Venere , la compagna a
quella della prima Anticamera dd Serenifs. Principe , e nei Salone deli' audicnza
vedrebbefi a mano manca la prima delle due grandi Gallerie , ed avanzandone più
oltre feoprirebbefi 1' altra, che la raddoppia , e Tempre avrebbe!! avanti per retta
linea la lunghezza della Loggia feoperta, che va fino alla Loggia di Michelagno-
lo , dal qual termine volgendoli in dietro fi vedrebbe prolungato lo ftefio rifcon-
tro fino alla cafa' de Bini , venendo nella dirittura il Ponte , e'1 Viale , che già d
dèferifle nel fine dell' Appartamento del Serenifs. Principe, rirnafo dietro allo
fpalle nel venire in giù .
Segue ora il raddoppiarli?nto,che fi vede ordinato a quefto appartamento in cotat
forma. Ravvifafì lungo il fianco del Salone dell' audienza oppofio a quello delle due
Gallerie, il difegno di due grandi danze per il carico, o vogliamo dire ritorno del-
la Corte a Palazzo , nelle quali potrebbe/! entrare mediante un Ponte , che met-
teffe nel viale del Giardino di Boboli , dove ora padano le carrozze, e ciò per li-
berarne l'altre ftanze , e per dare all'Altezza Serenifs. altre comoditi , alle quali
fervir poffano pure l'altre due ftanze , che a quefte fegùono appretto.
Da quella , che ora fi chiama la Stufa, s' efee in un patteggio feoperto fopra la
Pallaccorda fegreta , volendo; e da qiiefto levafi la fuggezione col Corridore^» é
e rìman libero il pafiarfene a Palazzo Vecchio fenza alcuna minima feryitù ap-
portare al regio appartamento, per lo quale è forza ora il pattare. Quefto Cor-
ridore comincia dalla fcala , che ora porta all' appartamento della Sereniilìuu— s
dalla quale fcala fi conduce lungo il muro , che ferra il Cortiletto delle Colonne >
fin che giunge a toccar il muro del Regio appartamento , ed in quefto tratto cir-
conda la Loggia fuddetta , e le fa riparo, eiìendo alto fopra '1 piano del nominato
paffaggio più di quattro braccia .
Nelì'eftreinità dello fletto muro per grettezza ha cavata una fcala, perche non
fé ne vegga il tamburo col far bruttezza al di fuori , la quale portando fotto 1
piano deli* appartamento del Serentts. Granduca , acciò non abbia la foggezionc
quefto paflaggio, trova nel pian de'Mezzanini un Corridore eguale all'altro la-
nciato di fopra paralello alla facciata verfo il Giardino , il quale Corridore ha
fuo lume da una fineftra lattagli in tefta nel fianco del Palazzo , che guarda ver-
ìoS. Felicita , e va. ad infirmarli «ella tefta d^du& Portici già a terreno deferirti
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■*"                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  ■'•','
WATISTA D'AGNOLO FEDONESE. 55
4éàt appartamento del Granduca, è dell'ingreflb nel veftibulo, efecnde sei Cer-
ridor vecchio , con che refta fatto il comodo » che ciafeheduno pollane aver l'ufo
per via libera, avendo i Cortigiani quella della nominata fcala dellaSerenifsima»
ed i Serenifs. Principi delle ftanze nuove, nelle quali atteftaj reftando femprc al
Scrcnifs. Granduca il Corridòr grande , che raddoppia la Loggia (coperta del fu©
appartamento .
                                                                                   . ;• i:
E quefto è quanto di principale , e di più confpicuo , e fìngulare Ijo penfat©
deferiverc dell' ingegnofo Modello del nobile, e virtuofiflìmo Cavaliere Paolo Fal-
conieri, lafciand© a bello ftudio altro che potrei dirne; per non abufarmi con co*
cedente lunghezza della benigniti del mio Lettore.
Non fon mancati ancora altri Studiofi, che per lor virtuofo trattenimento il fo-
no applicati a condurre divertì altri Modelli ,* ed in quello fatto da fé , che òggi
pure fi ritrova nelle ftanze dei Real Paliazzo , ha Iacinto Maria Marmi noftr©
Cittadino, e Guardaroba del medefimo, fatto conofeere quanta fiala vivezza del
(no fpirico , ed il fu© ottimo gufto nelle Architettoniche difcipline •■*■•
BATISTA D'AGNOLO VERONESE
Detto
:j BATISTA DBL MORO PITTO R VERONESE,
Bifcepolo di Francefco Torbido detto lì Moro ; fioriva circa al 1540.
OSTVI imparò l'Arte da Francefco Torbido detto il Moro, del
quale prefe una figliuola per moglie, onde fu ancoreflb cogno-,
minato il Moro. Dipinfe in Verona nella Chiefa delle Monache
ài S. Giufeppe un S. Gio. Bautta, in S. Eufemia la Storia della
Converfìon di S, Paolo , in S. Fermo una tavola d'un S.Niccolò
fopra le Nuvole , e da piede due Santi per T Altare della Cap£
pclìa della Trinità di M. Torello Saraino Scrittore della Storia
Veronefe ; accanto alla Sagreftia colorì una Vergine còl Bambino»
l'Angelo Raffaello , e Tobbia , ed alcuni Angeletti da* lati, e fopra figurò la San-
tiffima Triniti ; dipinfevi ancora la facciata della Cafa de' Pedemonti . Per U
Duomo di Mantova fece la Tavola della Maddalena . Paflatofene a Venezia nel
tempo che Aleflandro Vittoria eccellenti/fimo Stuccatore , Paol Veronefe , e Ba-
tifta Zelotti , abbellivano il bel Palazzo di Murano del sig. Cammillo Trevifano,
toccò a Batifta a dipignerc il Cortile. Fece anche molti Cartoni per gli arazzi della
Chiefa di S. Marco ; colorì una facciata d'una Cafa dal Carmine ; e fece molto
altre opere in quella , ed in altre Cittd . Fu eccellentiliìmo nel lavorare di mimo
in ogni forta di figure , animali, e paefi . Ebbe un figliuolo chiamato Marco, che
attefe alla Pittura , dal quale fu molto aiutato nell'opere. Vivevano coftoro oc
tempi » che il Vafan fenile U fui Storia , cioè del 1568.
SACOP®
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jiS VECEN, lJelWPA-R.il. del SEC. iVMl 1550. al 1^60.
IACOP
AN CIA
P ITT OR BOLOGNESE. ^
Figliuolo 5 e Difiepolo ai Framefco Francia ; fioriva del 155®,
I qiiefto Pittore fecero menzione il Bumaldo, il Cavatone ;
ed ultimamente ne ha parlato il Co: Carlo Cefare Malvagia,
Ebbe egli i precetti dal Padre ; poi molto s* occupò in fare
devote imagmi di Maria Vergine per diverfì Cittadini. Per
la Chiefa di S.Petronio nella Cappella della Madonna della
Pace fece una Tavola, che cinge la sacra imagine , ed in erta
figurò alcuni Angeli in atto di fonare. A concorrenza del
Cotìgnola , Maeftro AmicOj^Bagnacavallo dipinfe una delle
florie, che fono da' lati, nella quale-rapprefentò la Salita al Cielo N.^Sig. Gestì
Crifto ; ed ih S. Giovanni in Monte yedefi di fua mano uri Criflo , che appanfce
alla Maddalena in forma d'Ortolano ; opera molto lodata. Fece molti ritratti d'i
Sommi Pontefici, e di Prelati della Religione de" Canonici Regolari, i quali egli di-
pinfe a frefeo ne* pilaftri della medefima lor Chiefa , ma poi a cagione del dover-
li efla ridurre a forma più Moderna fono (tati guadi. Fu opera del fuo pennello
una Imagine di Maria Vergine vicino alla Cafa de'Ratta fotso un portico * la qua-
le IT vede in iftampa incagliata da Agoftino Caracci . Conduffe altre opere per di-
verfe Chiefe , e Oratorj, cioè per S. Barbaziano , per S. Domenico, per S. Roc-
co , per quella degli Zoccolanti detti della Nunziata 3 di S. Paolo in monte , e-»
anche dipinfe molte ftorie a frefeo nella Chiefa di S. Cecilia ncll* Oratorio deliaco
Morte ,
                                                                    "- ,                  '•
\~j xIl !Lj i ii
PITTOR VERONESE,
Difcepolo di Giovanni Caroti > nato 1532. $f* 1588.
~fl 1 Gabbriello Caliari Scultore , e Cittadino Veronefe, nacque il ììn-
gulanilìmo Pittore Paolo Caliari ; il quale negli anni della fua_»
fanciullezza imparò dal Padre i principj dell' Arte fua median-
te l'efercizio del modellar di terra . Dice il Cavalier Carlo Ri-
dolfi , e lo cava a mio credere da Raffael Borghini , che levatoi:
dalP Arte della Scultura folle pollo fotto la difcipllna delPitrorc
Antonio Badile fuo Zio , che ccn buon creditp in quei tempi
operava in Verona , il quale in S.Nazzaro fece una tavola di Maria Vergine col
Bambino fopra alcune Nuvole , e Cotto alcuni Santi Vefcovi, edultre figure , ed
in $. Bernardo un Lazzaro rcfucitato. Il Vafari però, che fenile la fua Roria circa
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PAOLO C A L I A 2^i:               IT
atììii inftinzi al Cavaìier RidoHì, e che affine di ritrovar, notizie à quella appar-
tenenti, peregrinò molto per l'Italia, e particolarmente in Lombardia in tempo* fi
che era giovane cflo Paol Veronefc , e fu ancora amico , e tenne corrifpondenza
èi lettere con Gio. Caroti Pittòr VerOnefe , afferma, che PaoìCaliari folle vera-
mente Difcepolo di elfo Gio. Caroti ; alla quale opinione io! mi appiglio , come
che per le ragioni antedette la reputi più certa. Quello fu quel grandiffimo Pit-
tore j che veramente può chiamarci miracolo dell'Arte , e che in aitiamo grado
ebbe unite infìeme tutte le fue perfezioni, talché l'opere tue , fìccome non anno
©echio, che cenfurar le pofla, così non ari prezzo , che le pofla agguagliare . Le
file invenzioni furono così nobili, che non è potàbile a dirlo , cencioiììeeofaehe^
veggonfi arricchite di perfonaggi, d'attitudini , di feorci, di profpettive d'ogni
forra d'adornamento defiderabile ; le fuc figure altresì firiconofeono arricchite di
tutte quelle qualità1 più degns, che pollano mai defiderarfi , ed averfì per piò ac-
comodate , e proprie all' azioni, eh' egli volle rapprefentare . Sarebbe troppo
lunga cofail torre a deferivere tutte l'opere più (tupende,che egli fece delle quali
molte arriceikifeono leGalleriedellaMacfìddiCriftinaReginadi Svezia, e delSere-
inffimo di Tofcana , attefoche fra'doni finguiarifìùni , de' quali gli fu prodigo il
Cielo , uno fu d'una così gran faciliti, e feliciti nell'inventare , e nel colorire,
che infinite opere gli ufeirono delle mani, e quelch'è più,fenza che la grandezza
del numero.di quelle punto feemafle la perfezione di ciafeuna. Ed io crederei an-
cora tempo affatto perduto il tornare a deferivere quello , che già tanti Scrittori,
e la fama rhedefima ha fatto sì noto , che fino a che durerà il mondo a gloria di
quello grande Artefice fé ne conferverd viva la memoria* Ma per non difcoftarmi
dal mioammto, che è di rapprefentare almeno al Lettore alcune dell'opere principali
d'ogni Maeftro : dirò folo degli quattro famotì quadri fatti per la Citti di Ve-
nezia , ne' quali Paolo figurò quattro Conviti, de'quali ninno fi perfuada di poter
mai vedere in pittura ne più , ne meglio. Il primo fece egli nel .Refettorio di S.
Giorgio Maggiore, dove in un quadro di braccia venti rapprefentò le Nozze di
Caria di Galilea , con circa a 120. figure j nel fecondo ,il quale egli dipinfe l'Anno
1570. in. S. Sebastiano , figurò il Convito narrato da S. Matteo di Simone , Ci
della Maddalena, il terzo in S. Gio. e Paolo, e dipinfevi l'anno 1573. quello che
racconta S. Luca fattoli nella Cafa di Levi Vfurario , è quello fu pofto in quel
luogo in cambio del belli/lìmo Cenacolo , che v' era per avanti fatto per mano di
Tiziano , che per il cafo dell'incendio fu confumato dal fuoco, Il quarto colorì
per il Convento de PP, Serviti, dove di nuovo efprefle il Convito di Simon Leb-
profo , e la Maddalena col Signore . con invenzione , e difpqnzione di figure al
tucto diverfe da quello , che prima per S. Sebafìiano fatte aveva. In quelle quat-
tro grandi, opere fece conofeere il Veronefe quanto pofla la [Natura nell'Arte , e
l'Arte nella Natura. Fu ufanza diquefìo Artefice il fare nelle fue pitture un campo
molto fpaziofo , e quello adornare con mirabili profpettive. Si dilettò molto degli
' abiti fore&ieri , ed in particolare degli Armeni, e degli .abbigliamenti di femmi-
ne , e di mafehi , i quali attentamente oflervava , e poi fé ne valeva nell'opere,
adattandogli mirabilmente al fuq bifogno con tanto giudizio , e nobilti , che a
torto averebbe potuto il grande Apelle , a cui piaceva la bellezza fincera fenz'or-
namenti , motteggiar lui,,come già fece [un proprio difcepolo, che aveva di-
pinta Elena carica d'oro , e di gioie ,. dicendo ,che ricca , e non bella l'aveva^ ? f"f^
fatta , Dicefì, che "nel fu© bozziìre fu così pulito , che nulla più''. . Nel colorir c* / '*'
Danni, e altro fervivaii.di mezze tinte , e dopo aver così difaofti i.coiori , s'aiu- "i"*
H                  •".•-,          tara
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$8 DECEN.J. &lkJ>A^FLètSEe.lKMi$]}v.d i$^
tava far reftar indietro, e ventre innanzi ciò die a fuo bifogno. faceva, e per lo pie
poneva gli azzurri a guazzo», donde è poi avvenuto* che alcuni male efperti, vo-
lendo rilavare i fuoi quadri, abbiano annullaci alcuni de* migliori colpi * e delle
piiV ftapende pieghe de fuoi panni. Ombrava per lo più. i colori de* panni rou%
gialli ,. e verdi, e anco gli azzurri di lacca ; eoa che diede grand' accordamento alle
fue frode, equau* nonmai volle ufare quello, che i pittori dicono velare. In ogni pittura
adoperò lacca],, e minio, e fece moki cangianti; nel lumeggiar panni per ordi-
nario valevaiì del giallorino ,: e dell'orpimento, nel tocco delle carni era fpiritofò*
e vivace,, il chefuinluicofa maravigliofa . Fu il Veronefe uomo religiofiffimo, e
fra l'infinite pitture, chV fece , toltane una Venere, che rimafè appreflò. i fuoi
Eredi, ninna altra pittura fi vede mancante delia, debita, modeftia , e oneftà »
anziché quella ancora rapìfee gli occhi degli uomini pili per gravità e maefti, eh e
per qualunque altro motivo * Ntoltifltni furono! fuoi difeepoii , e fra quegli Be-
nedetto Ciliari (ivo fratello, e Carletto Caliari fuo> figliuolo, che feguitarono i»;
tutto, e pet tatto U maniera di lui.. Ebbe in grandiffima ftima il Ballano vec-
chio ,. e tenne per fermo , che per quello, che fpetta alla forza del rilievo ,, egli
©onaveife eguale ; onde avendo etfo Paolo infognata-l'acce alnominato Carletto
fuo figliuolo;, fperandone gran progrefS,..■ l'appoggiò al medesimo Bàfsano . Fa
ancora d! acuto, e vivace indegno, ed ebbe familiari'alcuni detti* eh* io ftÌmo>
degninomi, di memoria.. Che. non poteva dar giudizio delia Pittura: fé non chi
operava bene . Che quello genio era dono dei Cielo , e che l'affaticare hi efifa
fenza talento , era un feminar nell'onde* Che la più degna parte del Pittore era.
l'ingenuità» e la irìodeftia , e che l'imagmi degli Angeliigj e de* Santi dolevano,
effer dipinte da eccellenti Mieftri, come quelle che debbono, indarre ammirazione,,
ed affetto.. Finalmente fìecome egli valle coftumato uomo, e religiofó ,.così-
morì i ed ebbe la? fiia morte cagione daU'intervenir , che fece ad una procederi-.,
(bienne , che fi faceva, per mia perdonarla coriceffa da Sifto V. Sommo Pontefice,,
perche cifcaldatoii dal viaggio ,. af&lito da acuta febbre in eti d'anni 58. nejìa_»,
feconda fefta di Pafqna di Refurresùone il giorno ao* di Màggio; dell' anno; 158^
falciò- la preferite Vita w,
GIOVANNANTONÌO FASVOLO
P I TTOR ¥ E R O N E S E.
Bifcepdo. di Pad Fcromfe -> fioriva circa tAm)o> i $ <^f-.
ENCHlT Gio. Antonio deiìderofo d^apprender Tarte della Rt-
tura y dopo aver colf ottimo gufto fuo olfervate l'opere del
Zelotci > e di Paolo,'procuraffe di far la pratica coli'una , e_#
eoli'altra maniera; vedeft peròcflerfiegli molto, più accoltati
ai quella di Paolo, Sono in Vicenza di fua mano nella Chiefa
de**Servi la tavola de*"Magi„ e in:S«-Rocco il Miracolò*de|la_*
Pifcina,; nel quale imitò tanto la maniera del Veronefe, che
da molti , che di queir uomo non ebbero cognizione , è Hata
q&dlita di axan<* dello fìsffa Paola .. Nel galea duella Sala di quella Citta fono tre.
ftorie
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eiovANNANTóme fàsvòlq. ì»
glorie de3 fatti di Muzio Scevola avanti àPórfcha, di quegli che folo contro aTofcana
tutta difende il ponte , e di Curzio, che fi getta nella voragine » Operò benif-
Jftho à'ftéfco , e fopra la Cafa de* Cogoli pure in Vicenza dipinte una ftòria mo-
rale , figurando co» bel componimento i mondani diletti, e la fugacità del tempo,
e dipinfe fopra la Cafa de Civena la Virtù in atto di fcacciare il Vizio . In Villa di
Caldogno nella fala del Palazzo de* Conti Cai dogai colorì alcuni gran Giganti a chiaro
feuro che dividono alcune itone , ed altre molte cofe fece per lo Territorio Vi»
ccntino. Iti ultimo prefe a fare nella Sala.dell'Àudicnza del Podefta alcune Virtiì
morali, ed altri capricci, e quando ne fu qnafi alla fine , àicefc che per invidia
gli fu rotta l'armadura del pdco , onde il poveruomo cadendo , e,rompendoli
una cofeia , effondo egli allora in età di 44. anni,fé ne morì ; fu perfona molte
gentile, parco nd vivere | e molto amorevole nell'infegnar l'arte fua , e fra gli
altri difcepoli,ch'egli ebbe per alcun tempo in fua fcuola, fu Aleffandro Maganza*
che poi fotto la disciplina dei Zelotti riufeì molto buon Maeftro »
ANTONIS MORO
PITTORE t'VTRECHT
Dìfcepolo di Un Schoortl ; fioriva del 15 j 2.
RA i Difcepoli del celebre Ian Schoorel Pittore d'Olanda ] fa
un certo Giovane chiamato Antonis Moro, il quale avendo
ofiervati gii onori, che del continuo riceveva il Maeftro dal
Re , e da' privati Gentiluomini, prefe tanto animo , che po-
ftofi a gran fatiche nell'arte del Difegno, e della Pittura * e
avendo viaggiato in Italia per ftudiar le bell'opere de' Vàlen*
tuomini, in breve divenne a neh* egli buon Pittore, tanto che
l'anno 1552. fu per opera del Cardinale Granvela fatto an-
dare in Ifpagni , e merlo al fervido della Maefti del Re Filippo , del quale fece
il rirratto ", come anche quello dello flelTo Cardinale, e di molti Grandi di Spagna »
e fu dall'Imperadore Carlo V. mandato a ritrarre Giovanni Re ài Portogallo , la
Regina fua Moglie Sorella minore dell'Imperadóre , e la lor Figlia Spola del Re
Filippo } pe' quali ritratti, oltre ad un nobil trattamento ricevuto nel viaggio, e
in tutto il tempo , eh'è dimorò in quelle parti,ebbe <Joo, ducati, ed il Regno di
Portogallo gli fece un dono d'una Collana di valore di mille fiorini . Con tale-»
eccafione ritratte molte Dame , e Cavalieri di quella Corte ; per ciafehedun de*
quali gli cran dati 160, ducati, ed un regalo d* alcun nobile arredo , fecondo la
condizione di coloro, pe' quali operava . Molte ancora furono l'opere,ehV fece
alla Corte dell'Imperadóre , finche dal medefimo fu mandato in Inghilterra, dove
ritrafle la Regina Maria feconda Moglie del Re Filippo , dalla quale ebbe in una
volta, oltre ad una Collana d'oro, cento lire feline , e di più un an-
nua entrata d'airre cento, E perchè la Regina era d'impareggiabil bel-
lezza, fece del ritratto di lei molte copie, che donò a divertì Signori dell' Ordi-
ne , al Cardinal Granvela , ed allo fìerTo Imperadóre , da* quali tutti fu ricca-
-U
                                                        H a                                mente
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m DECENJJdlaPAnjI.delSECJFiMri$o\aliì6Q.
fnente ricompenfato. Occorfe qucfto due anni dopo la fua andata ia Ifpagna, in
, rempo , che fra le due Corone fa pubblicata la pace,. Qujvi giunfe a gran fegno
di famigliarità] collo ftefiò Re -, il quale provvedeii i fuoi figli di Canonicati ,o
ricche prebende j Ma perche allora è l'uomo più vicino al cadere , quand'egli è
più alto falito , occorfe quefto cafo ; Difcorreva un giorno con lui quella Maeftà
affai alla domeftka , e nel iervor del difcorfo gli venne fatto il porgli la mano Co-
pra la fpalla . A quella benignifSma dimoftrazione il Pittore , forfè poco ricor-
devole '.dell1 e fier fu o-, e delia -propria condizione , corrifpofe con un limile atto
verfo la perfona del Re ; -rio effondo flato ofìervato da* Grandi della Corte , fu-
bito fu il Pittore prima con occhiate , e con gelli acerbamente |riprefo, poi dif-
fegli un di loro , che gli voleva beue , che non fi deve fcherzare col Leone . Ma
perche in quelle partì Tlnquifizione di Stato è rigorofa , quello fncceffo mefleu
tanta gelofìa in que' Miniflri, entrati in fofpetto , che egli con tal fua familia-
rìti col Re non proponete alcuna cola intorno al Governo de' Paefi Balli , che-»
Antonio ebbe per ben fatto il partirli tolto Spagna , e tornarfene in Fiandra , e
per occultare al Re la cagione della fisa fuga » promelfe volere in breve far ri-
torno . Paflato affai tempo, fenza che Antonio fi rivede fife alla Corte , il Re; gli
fece più volte feri vere » ma egli-quando con una., quando con un'altra jenfa cercò
femprc diHbcrarfi da quelle inflanzeì: ftettefi inBrofelles al fer vizio del Duca d'Alti*»
al quale effondo noto ta.1 foUicitamento elei Re per lo ritorno diluì in Ifpagna^ »
facevagli ritener le lettere, e in tanto avendogli fatto fare il proprio ritratto , fé
ne valeva per fare anche quegli delle fue Concubine, e ricompenfavalo alla grande.
Occorfe un 'giamo *che il Duca gli domando, checofa foife de* fuoi figliuoli, al che
xifpofe ilMoro avere una figliuola maritata ad un uomo di gran letteratura; Onde
il Duca non vedendo luogo dì far benefìzio a' figliuoli, donò a lui un entrata fo-
$>ta un tributo della Provincia di VVeti di grandifiìma rendita, colla quale egli poi
ii trattava da Cavaliere » tenendo moki cavalli , e gente di fervido. In fomma
quefU fu uno di quei Pirtori, a' quali la Pittura fruttò onori, e ricchezze , e ciò
$ gran ragione, perche veramente egli ebbe congiunto al ftio valore nell'Arte un
genio altrettanto fpintofo, quanto eortefe , continente, e onorato > col quale-*
fi faceva da tutti amare . Altre opere fece Antonio,oltre a* ritratti, che furono
lodatiffimi * maflìmaniente. per quello.che apparteneva all'arie delle tefte, e dell'at-
titudini. Fra quefte.vedevanfi due quadri deli* Afcenfione del Signore con.due
Angeli-, * due Apoftoli > una Danae copiata pel Re da una di Tiziano, e per fa-.
Chìefa Cattedrale d'Anyerfa aveva condotta a buon fegno una Tavola della Cit-
coneifione del Signore , che farebbe riufeita una bella cofa , fé non chV fu fo-
yraggiunto dalla morte ,.£ quella rimafe impcrfetca.Rcftaronoappreffoi fuoi figliuoli
«pere affai lodate: > che dipoi le tennero ia grae pregio più per la rarità di cffej>
«he per eccedentebontà » perche quantunque fi veda in quelle buon colorito , o
buon difegno, mancano però d* una certa fquifitezza d'invenzione, e componi-
mento » e piuttoftp.-..tirano al tagliente , e fecco . Filìbien Franzefe afferma , che
agli anni addietro vedevafi in Parigi "un quadro di fua mano (limato la miglior
©pera, chVfaeeffe,compollo di <j. figure» cioè un Criflo refufeitato, ed appretto
, §* Pietro , e S* Paolo * e due Angeli fopra . Vn ritratto al naturale di queiV Ar-
Scfica. di più ,, che mezza figura , veramente belliffimo , e di fua propria mano »
{•ervenue: ultimamente in potere del Serenjffimo Granduca Cofimo ìli. di Tofcana
eàe gli ha. fatto dar luogo nella tanto celebre Stanza di Ritratti delle proprie per-
fes di fingttUtiSiai Pittori » e, di m&ao de' mede&ni* nella Reale Galleria , o
per
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A NT 0 N IS M 0 2^0
. .'■•■' . ;
. A *»'
pei entro il quadro è una cartella con alcuni verfi Anacreontici in Greco Idioma*
ridotti poi in lingua Latina , e noflra Tofcana di commiffione dello fteffo Serenifs*,
dal Dottifs. Antonio Maria Salvini Lettore pubblico di Lettere Greche nello Studio)
di Firenze , di cui altrove ci convien parlare , e fon i feguenti.
-Gnaffe] dì chi flritrattola ■_,
Dell'ottimo Pittóre; r ^
Dicolu/jC'ApellCjcZcufi^ '
Col reftantc degli antickt, u
E i novelli tutti qtìantì.
Nell'arte fupe.rò. ,
Egli fu cbé faa figura
Dì.propria man qui pinfe."
Mirandofi .d ' acciaro
In un forbito fpccchio»
O eccellente fabro !
Poiché quefto fintò Moré^
Forfè, o Moro, parlerà.
Papae! e§ imago cuiusì
£ht, Zenxin MqueApeUen%
yeteryMqxe quot farce
,
Recentìnm%m qmtfmt
Genus arte vieti cóme.
Viàen. ut fuam ipf? pinxit
Propria marni nguram \
Chalybij qjùdem nitemì
Speculo fé ipfe cernenti
M^nus opotèàsmegifìri!
islam Pfetido-moriis ih
JFotj
> MorC) velloqtietttr.
Bn/Sau. vivài; yap e-izm* $
"Ttev £ù>ypd$&ty dpi$"iS)
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Act*M« .' j nfo Z«J£/v?
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BERNARDIN CAMPI
PITTO R CREMONESE
Dtfcepolo di Polito Cojìa $ nato 1522. *§*■.,,•,,•: •
>E in quella guifa appunto , che fempre fi loda la fama veloce^
e follecita iiel portar, ch'ella fa in un momento dall'uno, all'al-
tro polo l'opere egregie degli Eroi, eie trifte de* malvagi uomini,
fi potèflb ella fempre lodare di (còde , e di veritiera j troppo
felice farebbe il Mondo .* ma non è altrimenti così ; anzi rioru
ha ella in.fé, a mio parere , più apparente cagione d'efler chia-
mata falfa, e mentitrice,che l'effer troppo follecita, mercè che
riconofeendo ella ben fpeflb i proprjf princìpi da vàiii cicalecci
d'udmìni di poca levatura , non folo a quegli non còntradice , ma facendo 'd'ogni
erba fafeio, il tutto riceve , il tutto accetta , e per confeguenza il tutto porta,
tanto eh* è forzata la mefehina > dopo aver talvolta pieno il Mondo di fue men-
zogne,, ricreder fé ftefla > ed eflcr da fé medefima in ogni parte apportatrice di
quelle verità* , che la dichiaran poi appreflb tutti ingannatrice, e bugiarda/'Noa
e in fomma fempre vero,che ciò , che predo s'intende, fi fappia per certo e indu-
bitato j anzi vcxiflimò è quelaofUo proverbio, che chi defidéra fapere i fatti véri,
e le
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DECEN. Lètta PA^ li. del SEC. ìVJd 15 jo. *l 1 $60.
#k nuove certe, deve afpettare il zoppo , eh'è quanto dire , non dover egli cre-
dere al primo avvita', ma afpettare , che il tempo le chiarifea , Quindi è , cho
grande dee dirfi il cimento di chi toglie a fcrivere molto, e di fatti feguiti di fre-
ico, e ne' fuoi tempi, mercè che non potendo un fole faper tutte le cofe , gli è
forza il far capitale dell'altrui notizia , la quale per lo più appoggiata a ciò, che
in breve girar di luftri ha portato , e riportato la fama , è Tempre foggetta ad
errori * Merita dunque qualche compaifionc , il per altro celebre fcrittore delle
Vite de noftri Artefici, Giorgio Vafari, fé nello fcriver eh'e' fece d* alcuni de'
tempi fuoi , e di Paefrlontani dalla fua Patria , egli in alcune cofe s'ingannò ; e
non dette nel fegno 1 and non pure inerita egli fcufa , ma lode , mercè che tale
fuocimento- non ebbe altro per fine , che di far note al mondo , guitta fua poffa,
le azioni de* Virtuofi di quella età-, e di dare al merito della virtù il dover fuo, e
dee considerare ogni difereto , non eflere egli ftato il primo Scrittore , che dalla.,
fama idi cui il Poeta : Tom fi&i propique tenax (pam nnneia veri, e da i detti degli
uomini di fenno ila talvolta rimafto ingannato • Quefto vediamo elTergli occorfo
quanto mai in altra occafiione nel parlar, eh* e' fece de' Pittori Cremoncfi ; perche
volendo egli far menzione de* più fublimi, non folo ne lafciò molti, che pure-»
allora vivevano con qualche grido, parlando d'altri non tanto rinomati, ma nel
parlar di quegli cambiò molte cofe, Lafciò di parlare d'uà Gio, Batifta Gambi,
detto dei Bombarda,e di Sinodoro fuo figliuolo, Scultori, e nei Baifirilievi molto
iodati; d' unBruuorio Cambi nipote diGio. Batifta,detto pure de i Bombarda, ancor
egli buono Scultore ; d'un Francefco Bembo detto il Vetrsro , de] quale altro no*
date , che quattro fole parole nella Vita di Pulidoro (otto nome dì Gio. Francefco
Vetraio 1 ficcome ancora lafciò di far menzione, o poco difle d'altri ftati avanti
acoftoro ; di queir Andrea Cremonefe celebre in far medaglie , del quale paria-»
ffcafraelloVolterrano $ 4'Antonio della Corna ; d'Aleflandro Pampurino ; ài
Tcmmafo Fadini ; di Criflofano Moreto ; e d'altri ; e finalmenre di BernardinL,
Campi, del quale Ora fiamo per dare notizia, Pittore molto celebre, non di(ìc#
ne pure una parola > anzi alcune Tue rinomate Pitture attribuì egli a Giulio Cam-
pi , eh*e* chiamò figliuolo di Galeazzo Campi, eccome ancora volle , che efl#
Giulio foffe Maeftro diSofonisba Angufciola,e.fue Sorelle celebri Pittrici ; quando
in vero avìamo per lettere di mano della fterta Sofonisba , eh' ella riconobbe per
Maeftro il noftro Bernardino,, e lo fteffo afferma Aleflandro Lamo nelfuodifcorfp;
flccome anche ne fa fede una lettera fcritta dal Pittore Francefco Salviati Fioren-
tino , come più chiaramente dimoftreremo nelle notizie delle medefìme Donno.
Ma pervenire ormai a parlare del Campi, è da faperfi , come in quei tempi ap-
punto , che gli tre inlìgni Pittori Bernardo Gatti, detto ilSoiaro , degno Difce-
polo del Ccreggio , il nominato Giulio Campi, e Cammillo Boccaccino davan-.
gran faggi di lor virtù nella Cittd di Cremona lor Patria , dico dell'anno 152?.
nacque nella ftefla Città d*un tale Pietro Campi Orefice di buono 'ngegno , e d'è-
norati coftumi quefto Bernardino* il quale ne* fuo' primi anni attefe al meftiere-»
del Padre . Occorfe un giorno , eh'e* s'abbattè a vedere una gran tela dipinta da
Giulio Campi,, che doveva fervire per un panno d'arazzo , da farfi per iCanonici
di S. Maria della Scala di Milano , dove il Campi aveva dipinta [una Vergine An-
nunziata, ed unp Adorazione de9 Magi , invenzione dilRanaello da Vrbino; il
perche prefo da gran gufto di quell'opera , feriti in un fubit^ accenderli di tantjL,
voglia di divenire anch'egli Pittore , che fu necenltatò il Padie , per compiacerli,
^applicarlo a quell'arte , e mcflelo nella feuoU del medeiimo Giulio Campi: ma
1 *
                                                                                             perche
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perche cofiiii-, mttocV è* foffe in eredito di buoniflimo Fittoti , noti fi teneva ha
pofto di molta onorevolezza , mercè l'attender , eh'e* faceva ad Ogni occafìone
che veniva. Non piacendo a lungo andare a Bernardino quefto fua modoV ed
avendo anche intefo , che nella Cleti di Mantova il celebre Giulio Romano faceva
con proprio difegno , e cartoni jdipignere a Rinaldo Mantovano.» e Fermo Guifd»
in quel Caftello le Storie Troiane> e che anche eoli (I trovava Ipolito Cotta diluì
Difcepolo > col quale potè forfè effere , che il Padre fuo avelfe amicizia , ottenn®
da lui d'effer tolto da quella fcuola , ed a Mantova effere incamminato per trat-
tenerli apprettò dello {ceflò Ipolito Cotta» e nella propria Cafà di lui» Quivi Ber»
nafdinofotto l'indirizzo dì tal Maeftro apprefe la maniera di Giulio Romana* e
feeefi pratico in breve tempo nel colorire a olio, e nel ritrarre al naturale , tanto
che » venuto Tanno 1541. tornatofene alla Patria , incominciò a farli conofeere
per buon Pittore . Le prime opere eh'e* vi facefle , furono le Pitture della. Cafà
di Formegufa di Renato Trivolzio ,: in cui rapprefentò Stòrie di Minerva * ed al*
tre ; fece poi alcune tavole per le Chiefe di S» Giacomo»e S.Agata, ed operò in
S. Sigìfmoùdo fuori della Citta' . Fece i ritratti di Bartolommea dèlia Torre, di;
Galeazzo Cambi , detto dei Bombarda Cremonefe , uoma molto reputato ne*fnoi
tempi 3 e da Fraarefco Secondo Sforza affai favorito » e con molti titoli ». e privi»
legji onorato • Del 1564* desiderando D*Ipolita Gonzaga alcuni ritratti d'Vomini
llìuftri i che erono nel Mufeo diMonfìgnor Giovio a Como , mando per ilCampi*
ed accompagnato con un fuo Segretarie l'inviò a quella Citti. Trovavan* appunto
[per lo fteflfo efietco di ricopiare ritratti d'Vomini Hluftri pej il Mufeo della»»
Rea! Galleria di Palazzo Vecchio, mandatovi dal Granduca Cofimò } Criftofàn©
dell*Altn1imo , Pittore Fiorentino » il quale così volendo quella Ptincipefla » finita
che ebbe il Campi i fuoi ritratti , iniìeme con lui» e col Segretario fé n* andò a
Milano , dove ebbe anch' egli a concorrenza di Bernardino a far due ritratta di
Quella Signora , la quale (limando-più. quello del Canapi,. fece uni dona al mede-
fimo degli due fatti dall'Aitiamo , con aggiunta d'altri onorati regali, e dkhia-
rollo per Scrittura fermata di fu a mano » Familiare di quella fua Cafa j Idue ri-
tratti dell'Aitiamo furon poi donati da Bernardino » uno a Giuliano Gofelino, e
l'altro ad un Cavaliere ài Cigna rea ►■■ In quello Anno eflendofi già fparfa la fama
del filo valore , trovai] eflergli ftata fcritta una tetterà di molta lode da Francefco
Salviati Pitcor celebre in datade' 28. d'Aprile » nella quale, fra l'altre cofe » vieni
fatta menzione ài Sofonisba Angufciola di lui Difcepola . In effa Citta' di Milano»
do/egli s era portato ancora iniìeme col nominato Gio. Bàti&a Càmbi ne' tempi
ài Califto da Lodi, fece egli pure moli'altri ritratti, e fra qnefti quella d*AIef~
&ndro Sedo. Cavalier Mitanefe, ài Niccolò Secco Capitano Generale di Giuftizia
di quello Stato , di Polita figlia di Don Ferrando Gonzaga Governatore ài
Milano, il quale fece ad inftanza di Carlo Quinta,e quelìo della Principerà
di; Mansfek; di Fauftina Marchefa di Caravaggio » di Violante Sforza » di
Jacopo da Trezzo ; celebre Gettator di Metalli , e Ballitilievi , il quale
ranno 1584. fervi la Maefti del Re Cattolico in ìftato di molta grazia^» »
per cui fcolpì itmn Diamante l'Arme Reale di Spagna» e ritratte ancora Gio.
Fidatola Governatore di Milano-. Per lo Marchete di Pefcarafece i ritratti di Pro*
(pero Colonna »del Cardinale , di Vittoria Colonna » del Marchefe di Pefcara fu»
&io , d'Andrea d'Oda il Vecchio-, e d'altri di lui congiunti. In un Giardino di
Stefano di Rho dipinfe belliilìme ftone ,, e fra quelle il Convito degli Dei * Co» -
proprio? dneguo fece* djpignere a Ginfeppe da Medi nella Cafà de NegroUall'intor-
no
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?4 VECEN. Lidia PA%. II. idSECtP. ad 1550. A 156^
.fto d'una fala , gli Amori di Cupido, e Pliche, ed egli medefimo dipinfe fopral
cammino lo Spofalizio. Colorì infìeme con Anton Pordenone nella Cafa de i Pec-
chila fa vola d'Olimpia, e fecevi vàrie invenzioni, che furono poi colorite dal Por-
denone, Vcnnegli desiderio di vedere le infigni pitture del Corèggio, dì Gìoa An-
tonio Pordenone, di Francefco Mazzuoli, e di Michelagnolo Sanefe i che però volle
portarfi a Piacenza , Parma , Reggio , e Modana..,onde trafle non minore utilità",
che piacere, e tornato a Milano , dipinfe infìeme con Antonio da Ydine , detto il
Moretto , alcune fìorie della Paffione in S. Vittore , e nella Cafa d'Aleflandro'Ca-
ftiglione diverfe favole • Al foprannominato Giufeppe da Meda fece con fnodife-
gno dipignére un fregio di puttini nella facciata della Cafa del Gallino . E a Da-
niel Cunio fece pure con proprj difegni.e cartoni, colorire una Tavola diNoftro
Signore per la Chiefa dì S. Bernardino . Venuto il tempo delle Nozze del Duca^,
Guglielmo,fé n'andò a Mantova, dove copiò gli undici Ccfari di Tiziano e v'ag-
giunfe il dodicefimo , chb fu Domiziano % nella qual figura egli imitò così bene la
maniera , il colorito ?m la refoluzione di quel; grande Artefice , che dicefi, che
da'Profeflorì fteffi non era. poi riconofeiuto quello fuo fra gli altri di quella mano .
Di quelli ritratti fece quattro copie, che donò adìverii Principi d'Europa. A Gi-
rolamo Malagavazzo, giovane allora di gran vivacitd, fece dipignere, forfè con fu®
.difegno , una tavola , ch'era (lata data a fare a lui per la Chiefa di S. Silveftro di
Cremona coU'imagine dì Maria Vergine , c'1 Bambino, F. Francefco ,eS. Ignazio
... Mar tire,'furono anche fatte con fua invenzione, e difegno le (lorie de* fatti dì Carlo
V- nella Cafa de*Ss. Trivulzi da Girolamo da Lione , Danefe 3 e Cunio Milanefc ,
die fece bene i Pacfi , e fono '1 tavolato della Loggia , 'diciotto puttini quanto il
naturale in divetfi partimenti con imprefe de'Trivulzi, e un infinità d* animali •
7>lpinfe Bernardino la bella Tavola dell' Afìunzione di Maria Vergine con gli Apo-
■•,. ftoli, S.Aleflandro , e S.Gio. Batifta , che fu polla nella Cappella maggiore di St
Aleflandro in Milano, nella quale fi fece aiutare a Carlo Vrbino Cremafeo: EiTen-
, doli finalmente il Campi trattenuto in Milano per lo fpazio di più anni, venuta
Tanno 1561. volle far ritorno alia Patria, dove in compagnia del Coriolano, e del
Malagavazzo fece la Tavola del Battemno del Signore , che fu mandata a Cara-
vaggio « Per Ermes Stampa Marchefe di Soncino dipinfe un Cri (lo in Croce , la
Madonna , e S. Giovanni per 1" Oratorio della Rocca di quella Terra , nella qual
■', opera feeciì aiutare a Vincenzio Campi minor fratello dì Giulio , e d' Antonio ,
eh3 operarono molto in Milano , e dipinte aitai nella Chiefa principale di Pizzi-
; ghittonc Fortezza del Cremonefe. L* anno 1570. incominciò a colorire la Tribu-
na di S. Sigifmondp di Cremona , opera di 56. braccia di circuito , e d* altezza
rais , che Le figure , che da terra apparifeono grandi quanto il, vero, in opera fono
di fette, braccia . Vedonviiì rapprefentate da ballò infinito figure del Teilamenta
•;.; Vecchio', e Nuovo ,e nella più alta parte gran numero di Serafini comprefi da uà
„ dii&i'aTplcudore . Per la fteila Chiefa fece due Tavole y e altre Pitture a frefeo ;
' colori la. Tavola della Cappella de'Calderoli per la Chiefa di S. Francefco : ed è di
.. ha. mano ih facciata della Chiefa del gii Bernardino Grotto j dalle Beccherie
Vecchie , e in Caravaggio la Cappella dd Corpo di Crift'o. Sarebbe imponìbile il
dar,notizia di tutte le pitture , eh' eglvfece a .particolari perfone „ Dicefi , che
; : egli dipjgnefse-per Marcantonio Arefio Poteftà di Cremona fotto la Loggia del
•GiardinQidLfPalazzp il ritratto di lui così al vivo , e in attitudine sì pronta , che
".- su^iCaiiCrdi quella Cafa fu pili volte veduto correre verfo quella figura per fargli
>fpfó >e che molti neU' entrar d'improvvifo in quella Loggia prciì da fubito timo-
-. .i .. '.;.'':'•■ '•, , " ...                                                                                                                                         ':                                                                      ' "                                                   ~                                   re,
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"M A %, I N V S D B SE C F.
6$
re il ritiravano , cefa , che non folo accadde a i forerticri , ma ancora ad alcuno
4t* figliuoli dì quel Signore { In fomma fu il Campi un valorofo Artefice, e quanto
altri mai fpedìto nell* operare. Compofe un trattato della Pittura,che va per le
ftampe infierite col Difcorfo d'Alefsandro Lamò . Ebbe molti Difcepoli, e impa-
rarono l'arte da luì la vàlorofa Pittrice Sofonìsba Angufciola>e lefu'e forellccome
moftreremo nelle notizie loro . Fu anche. Tuo Difcepolo C riftofano Magnano da_#
Pizzighittorie , Gio. Batifta Frotto Cremohefe, e Frshccfco Somenzlo . Ebbe uà
altro Difcepolo chiamato Andrea Mainardo > che feguitò la maniera dei Maeftro,
ma riufeì debole ; fece però il Cremona molte opere in diverti luoghi in compa-
gnia d'un tale Marcantonio fuo Nipote, e quelle Andrea fuMaeftro di Carlo Na-
tali Architetto, e Pittore, che mentre io quelle cofe vo ferivendo, dico nel itf8p*'
vive in età di 88. anni, del quale palleremo a luogo fuo. L'.anno 1578. andè
a ftare apprefso il Campi Andrea da Viadana ; Del 1579. Giuliano di Capitani
da Lodi ; E del 1581. Andrea Mariliano Pavele . Quando feguifse la morte dì
quefto Artefice non è a noftra notizia . Sappiamo però che egli del 15S4, viveva
in etd di anni 55.
Non voglio lafciare di dire hi quefto luogo come ne' tempi di Bernardino operò
k Cremona un Architetto di quella Patria /chiamato Francefco Dattaro Pieci-
fuoco > il quale dell'anno 1569. fece ildifegno dell'Altare del Santiffimo Sacra-
mento nella Chiefa maggiore^dove poi dipinfe efso Bernardino, e Giulio Campi,
e raccomodò il Palazzo pubblico , che fi trovava in peffìmo ftato, rendendolo
bello , e comodo all'efercizio di tutti gli Vfizi, e Magiftrati,,
14
DE SEC V
PITTORE DI IlOMERSIOlAEN.
* j-i «lori quefto Pittore ne' tempi di Frans Floris ; tenne una maniera bella nota
? JP «molto; finita . In Middelborgh in cafa del Vintgis era di fua mano un^
finsve* quadro dov'egli aveva rapprefentato un Gabelliere fedente al fuo Telo*
nio ; opera , che per atteftazione , che ne fa Carlo Vannaander Pittor Fianv*
mingo , era filmata cefa maravigiiofa ; ne altra notizia abbiamo di quefto A£*
*'¥
AVGV-
"^ih
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DECENJMlaTAR. FI M SEC. 1F. Udina, d ij<?«;
STYN ■
PITTORE DI DELFT
Vìjccfolo dì Jacob Monej nato 15^5. ^1552»
$4
A Città di Deift fi gloria d'aver dato al Mondo affai celebri Pi$£
tori x e fra qùefti il buon Pittore Agoftino di Giorgio, il quale
nacque l'anno 1525. il cui Padre faceva la birra ." Qtiefti lo
mefse ad imparar l'Arte della Pittura appreffoun tale lacob
Mondt Pittore ordinano , col quale tre anni fi trattenne ; par-
titoci dipoi ,fe n'andò a Malines nel Brabaiìte, Cirri tra Bruf-
US-
(elles , e Anverfa > dalla qual Gittci di Malines abbiamo noi le
bellifiìme Trine dette di Malines , che fi anno per Le più pregiate,
che èì mandi la Fiandra * Quivi dimorò alquanto appreffo un'altro Maeltro ,: e dì
li fé n'andò a Parigi % dóve fi mi fé a (lare con Maeftto Pietre de la Cuffie Intaglia-
tore in Rame , di cui intaglio fi veggono fra l'ai rie cofe le tre Parche di Róus, e
un Paradifò in un quadro vifto fotta in fu » Quefti non era Pittore , e viveva
qui con un fuo fratello > il quale teneva alle proprie fpefe appreffo di fé tre profef-
fori di quell'arti , un Orefice ,'iin Pittore , e [uu Intagliatore di figure di rilievo j
ficchè Agoftino s*aggiunfe per quarto ad operar con loro; {lettevi cinque anni ,
dòpo! cjiiati fi tofriò'a'Delft , portando* con fcco molte cofe fatte di fua mano,
che in quella Citta gli aveva» dato gran nome . .Ebbe lode negl'intagli di figure
grandi, e fii aaólro approvato il fuo mo4odi dipignere,perchè era ben ordinato,
e di buona invenzione . In Gafaunfuo fratello m Delfi, ch'esercitava il meftiero
dell'Orefice,'vèdevanfi Fanno 16®$. alcune fue pitture , e particolarmente una S*
Anna afiai bella . Non Ca ch'egli facefse malPaefi » lila feppe bene guadagnar-
£ì buon nome nelle figure > e certo che egli farebbe di quefte belle arti giunto agli
■iiltiriii fegui, fé morte ctitdele troppo per tempo, e mìferamente quanto mai dir fi
poffa , non avefse troncato il filo a'food giorni , il cheOccorfe nel feguente modo..
*M caftume in quelle parti dell'Olanda l'averfi certi p022Ì, o folli d'acqua forgente,
e ancora alcune citeroe per cavar l'acqua piovana, che più dell'altra ferve loro a
purgare i panni ♦ Che però bene fpcfso apprefso una cafa ne fono più d'una , e da
quefte ne cavano per via di tromba quella quantità, che a lorbifogno ad ognora è
nccefsaria» Occorfe ,, dopo che Agoftino fu appena dimorato cinque mefi nella
propria Cafa co' fuoi Parenti, che volendo:egli ungiórno arrivar colla mano una
corda per cavar aequa danna fua citerna ,eh' era vicina aduna gran fofsa d'acqua
forgente , rrovandofi , come; fu creduto !v aliai,rifeayato dal. bere, non fi fa come
cadde nella folta , e non'efiendefì per verùn modo potuto aiutare , fu poco dopo
per entro la medefima travato affogato ,€on quel dolore e de' fuoi, e de' profeflori
tieli'Arte xc he akri fi puoteimagiuare,giacché dalie poche, ma belle opere, ch'egli
aveva fatte fim>alìora, ai:gumentavano,cb' e% folle per fare, come dicemmo ,nonor«
disaaiiarklcìta * e ciò feguì l'auiio/i 5%i* yeiiLtttcfimo dell'età fua*
m
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JÌND1(.lAErN t>E VVBKDT.
* h V !•
ANDRIAEN DE WERDTj
PITTORE DI BRVSSELLES
Difcepolo di Crijiiart.o ^echorni^ fìgriva del r$6o.
: Veflo Pittore chiamato Andriaen de Werdt , che in noft«G
lingua fignifica Andrea dell' Olle ;ebbe i principi dell' Arte nel-
la Cittd d'Anverfa da un tal Criftiano di Queecborni, che db*
pigneva bene i paefi > ed aveva fua abitazione vicino al Mer-
cato , che jinj quella Città fi chiama la Boria-5 e fu Padre di
Maeftro Dailo; Pittore del Priacipe all' Haya ; fatto ch'egli
ebbe qualche profitto y fé ne tornò a Bruffélles , ove in una_#
cafa de' fuoi Parenti preflo alle mura della Cittd in luogo lon*
tano dall'altre , ftavafene riciratifllmo , facendo grandi fludj> lenza punto con*'
Terfare con giovani di fua età anche flati fuoi familiari. E s'applicò di propongo*
alla maniera di far paefi, che aveva tenuta Francefco Moflart. Venutofene in Ita-
lia ,(ftudìò forte l'opere di Francefco Mazzuoli , detto il Parmigiano, e quelle poi
feinpre imitò ; ficchè al fuo ritorno alla Patria aveva mutato interamente moda
di dipignere. Occorfe il cafo della Ribellione del 156$. onde ad Andrea convenne,
partire infieme colla Madre, e andaafene alla volta di Colonia % dove diede fuori
alcuni fuoi intagli, e fra quelli due ftorie , una della Refurrezione di La.zta.ro ».
e l'altra di Ruth, nella quale molte belle cofe vedeanfì ; inoltre fece vedere di fuo
intaglio la Vita di Maria fempre Vergine , la Natività del Signore , ed altre fio-
rie ì umilmente intagliò alcune invenzioni di Coornheft, ed alcune invenzioni mo*
raìi a fimigiianza di cacce ; cioè taluno , che va in caccia dell'Avarizia , altri
dell'Impudicizia, e tale dello fteflo Efio ; cofe tutte,che Ci vedono fatte in fui gu>
fio , e maniera del Parmigiano i eh è quanto abbiamo di notizia di quefto Pit-
tore . Ne' tempi di tale Artefice fiorì ancora VVillemps loris., che,fu pratico m
dipignere a guazzo > ejjfar invenzioni , e capricci con ogni forte ci' erbe *
alberi, animali quadrupedi, uccelli , e fimili ; e quefti era jmre ancor;
elfo di Bruxelles. Ebbe un figliuolo , che fi chiamo Hans Focus *
il quale lavorava a olio , e faceva alcune pìccole imagìni di
Sancij dipigneva baccanali, ed altre a quefte fimiglianti
cofe,e viveva in Italia l'anno 160.44 Ebbe àncor%
1E ; : •?«
          cfla Citta nel pattato fecolo , è tirca"quefti:
tempi, un'altro eccèllente giovane Pittore
figliuolo d' un Maellro di Ricami » ,, .-;....
chiamato Hans Speeckaeft , il
1
                 quale difegnava, e dipi-
"--• *          } - ■ ■•']                  gneva per eccellenza.
Quefti venne di
Fiandra a                              1
^ ^                       ffaenze, poi tornò di nuo-f '
yo a Roma 1* anno
j 5 77. e quivi
pori*                  I 2             (COR:
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6t DECÉN. Lalla PAX.TI.MSEC.WMlf£fthj««:
ELISEMGHELTAMS
PITTORE DI MALINES
& Pifcepoh di • *<-• •••... .fioriva dd 15 60.
|'I quello Artefice fi ledevano nella Chiefa di S.Rombouts nella
Città di Malinesfua Patrial'opere, che apprefso diremo. Aveva
ella Cbiefa alcune perfone deputate in forma d'Opera j, i quali
ogni tanti giorni diftribuivano pane, danari, o abiti a'poveri
per amord'Iddio. Per quefti tali fece egli un quadro, dove di-
pinfe quella carità di diftribuir limoline , e fare opere di mi-
fericordia. In queflo aveva dipinti alcuni poveri , altri poi
vagabondi, e bianti con viole , ghironde, ed altri finimenti»
«o* quali foglionotali perfone andar vagando per lo Mondo ; ed il tutto rappre-
fentò a tempera fopra ima tela con gran natural*zza. Altre opere coftui furon®
trafpoftatc in Amburgo. Per la Chiefa di S. Caterina di Malines dipinfe in una
gran tela la Conversione di S. Paolo , che fu molto (limata ; ma fu poi guati»
dal tempo. In una danza del Caftello della Città d'Anverfa ad inftanza del Prin-
cipe d'Orangcs dipinfe in fulla maniera di Luca d'Olanda, la {Loria di David eoa
evolte figure d"uomini armati , ed altre. Venuto finalmente 1' anno 1583. e>
dell' età di quefVArtefice il •cinquantcfimofcfto , ebbe fine il eorfo di fua vita .
MARCVS WIL L E M P S
pi TTORE DI M A L I N E S
Dìfcefolo di Michele Cocxic ; fioriva del 1J 5 0.
il» *
EDDESI di mano di quefto Artefice in fua Patria nella Chiefa
' di S.Rombouts una tavola della Decollazione di S. Gio.Batifta,
nella quale, come feri ve ilVanmandcr^viera la tefta,che tiene
in mano il Carnefice /fatta con tanto rilievo, che dava mara-
viglia ad ogni perfona , perche pareva veramente che ufeifio
fuori del quadro. Dipinfe coftui molti cartoni per tappezzerie,
e fece difegnj per Pittori * L'anno 154?. per l'entrata del Re
Filippo in quella Città dipinfe l'Arco trionfale colla Storia di
Bidone , che tagliò la pelle del Toro. E come quegli, ch'era d* ottimo naturale*
everfo d'ognuno cortefe, non osò mai negare fuoi dtfegqi a chi Ci folle, che per fuo
iludiojop&r fare opere, gliele chic deli e. Moti finalmente l'anno 1 %éu
'.'«' -,
AI-
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"■
IACQVES DE POINDRÉ
PITTOR DI MALINES,
Vifepok dì Mmo VFilUmfs sfioriva deli$4$* :
%&»
VESTO Pittore imparò l'arte da. Marco Willetnps di MalinesJ
di cui ebbe per Moglie una forella ; riufeì buon Pittore s ma^
foprattutto fu valorofo ne' ritratti. Di marnano era in quella
Citti una tavola d'un Croeififiò con molte figure fatte al natu-
rale . Fu uomo fpiritofo , e rifoluto nel governo di fé fteflfc»
onde non ebbe mai timor di perfona . Occorfe una volta , che
avendo egli fatto ad un Capitano Inglefe, chiamato Pietc^r
Andries > il fuo ritratto, e Quello condotto con molta diligenza > e
fatica,fenza domandare al Capitano o tutto, o parte del pagamento , afpettava,
che egli da fé medefimo veniffe a far le me parti, Ma il Capitano non folo non
gli dava danaro , ma ne meno veniva piùper l'opera. Il Pittore dopo aver qual-
che tempo vanamente afpettato , annoiatoci di tanto indugio , dipinfe a tempera
fopra'lmedefimo quadro,eh'era fatto a olio,unafìneftra ferrata a fomiglianza ài
quelle delle prigioni ; il che fatto, efpofe là pittura-fuori della ma &an2a a vifta del
i- popolo . Nonandò molto che tal cofa venne all'orecchie del Capitario , il quate.*
infuriato andò a trovare il Pittore , e male parole usò con effo, ma egli fenza
punto perderli d'animo , e colla maggior flemma del mondo rifpofe al Soldato,
eh'e* dicefle pure quanto voleffe, che l'avrebbe lafciato dire ,• ma frattanto ffdefle
a credere , che '1 Mondo l'aveva a vedere in prigione , fin che egli non fi rifolveva
a pagarlo ; tanto che il povero Capitano accorgendoli d'aver trovato più duro li
terreno di quello,eh'ei credeva , e d'aver fatta una fparatà a voto ; a poco apqco
fé uè venne alle buone , e contò al Pittore il fuo danaro . Allora Iacopo ,' prefa
Una fpugna , lavò il quadro , e la prigione non fi vide mai più con grande ammi-
jraz.i«>ne del Capitano , al quale , come poco pratico dell'arte , parve ciò un mi-
racolo. Fece quefto Pittore gran quantità éi ritratti ; poi viaggiò io. Danimarca*
dove dualmente Unì il corfo di fua vita circa l'Anno 1570,
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DECMtf: 1. ènaPÀ8if1§MSEC:iKct«IÌ>tt*.al 155©:
E G-O.R IV S
>•
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BEERINGSINDESCHAER
Che in rioftra lingua V uol dire Gregario nelle Forhice,
; $ ITT © IV t> I MA L IN E S
^             ;, Dlfcepolodì »••••* fioriva del ijtfot         . " *
,Jpi«^><t;s«ft|t«€>^VEsfO Gregorio, che molto valfe nel dipignere a frefcG ]
"£, fendoli portato 9 Roma, s avanzò mol co nell* Arte , e fecevi
1 gran pratica nel dìpigner paefi. Qyefìi una volta trovandoli
? in eflfa Città di Roma fenza danari> né'avendo, come fòrc-
5 ftiero > eh' egli era , alcuno a chi ricorrere perchè glie Tac-
I comodafle , fatto 'ngegnofo dallaJprópria necefljta, dipinfe
- ~a una gran tela » in cui rapprefentò1 con gran naturalezza uni
f«r»» «r*««Kin>tHi->i^ aria piovofa > e (cura , ^ nel reftante della medefima tela al-
tro, non fece vedere, che un' acqua ondeggiante/ nelj mezzo alla qnale vedeafì
l'Arcadi Noè fenz*alcuna,figura ; poi alla pubblica villa 1' efpofe. S'abbattè a^#
•^affare da quel luogo un Cavaliere molto amico dell'Arte, al quale foprammodo
piacque quel modo di toccare ; ma vedendo nel quadro poco più che aria , c^ì
acqua, ftavafi fofpefo ; onde accollato!? al Pittore', domandogli che cofa egli
avelie voluto in effe rapprefentare , al quale rifpofe; il pittóre , che quello era
fatto per lo Diluvio Vniverfale ; allora il Gentiluomo gli tornò a domandare
dov'era la gente ; rifpofe Gregorio , che tutte erano affogate in quell'acqua, e
che quando quella folte rimala afeiutta , avrebbe egli veduto non folo i corpi de»
gli affogati, ma anche coloro , eh' erano nell Arca. Parve ai Gentiluomo il con*
certo del pittore sì curipfo, e piacevole , che non folo comperò il quadro , ma^
avendolo moftrato a divedi fuoi amici , ufando con elfi la fteffa piacevolezza ^
toccò poi a Gregorio a farne per altri molte copie ; e tra quello , e per la gran
pratica, eh' egli aveva nel lavorare., in poco tempo entrò in molti danari. More
f-oiiui l'anno 1 $70. nella propria Patria di Malines.-
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Miì* 90ÌC $JP$,T. DIE %ACTE%
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ORE, D' A N V JE R
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Diicepolo di . • . .fioriva del 1560.
IRC A a quefto tempo fioriva nella Città d'Anverfa lacques do
Baeker > che in noilra lingua è quanto dire Iacopo del Fornaio/
e fu nativo della ftefia Città. H Padre fuo fu ancor efio Pit-
tore , ed avrebbe anch'egli acquiftato gran nome inquelfc par-
tì , fé a cagione d'alcuni proceffi d\ingiuria fiatigli formati in
Patria > che molto lo tennero ili briga > non gli foffe convenuto
l'andare in Francia ; dóve poi'fini la vita . Iacopo dunque nel-
la ftefsa Città ma Pàtria fb'kliirSriv£ys ^in; Oa^.:!!df^l£^^^Àtibo--
l^WetliièylctóréV-^he:'&ee^do;in(er^tì^%%fiÌlibiQ lo faceva del continuo
lavorar per fé > ■«poi mandava' a vender l'opere in Francia', cavandone «grat*
danari. Dal convivere > che faceva Iacopo con Antonio Palermo *> fu anch'egli
per alcun tempo chiamato in cambio di Iacopo del Fornaio, Iacopo Palermo,
lì buono Iacopo attendeva a lavorare con grand' amore , ej fatica > ma con poca,
•mercede , mentre il Palermo, per occultargli il gran guadagno y che a f& mede-
fimo fruttavano tuttavia le di lui pitture , non tettava mài di dirgli y eh'e' ccr-
eafle d'imparare , e far meglio , perche i fuoi quadri non avevan vendita •. Cosi
sfacevate tutto Jì giorno dalla mattina" alla* féra~come un gnimenurfaticaretanto»
che appena i giorni fedivi gli rimaneva, alquanto di {tempo per alzare un tan-
tino il capo dai lavoro , perche Tindifcréto Mercatante in quel tempo , o'gli fa-
ceva bozzare > o inventare , tanto che annbiato/ì i! povero Gióvane,di quel modo
di vivere , fi partì da lui, e andò a (tare appreffo un Gentiluomo per nome Hen-
drick Steenvvick 5 dove godendoli la fua pace J *{ecrtpr<? migliorò Ja maniera « Ma
come quegli, che era avvezzo a operare , poco rifparnuàndófl, finalmente a ca-
gione <iel troppo federe > e ftar chinato, perfe la fanità, e forfè , come fu detto,,
ìi guaito le vìfeere afegno , che arrivato all'età di 30/anrìi -, con difpiacere degli
amatori di qucnVarte , e con dimoftra^iohi fue di gran paflìone per dover (com'ei
diceva ) morire in così florida eti , nelle braccia d'una figliuola del fuo Padrone,,
fece da quella all'altra vita pafìaggio.- Furono poi l'opere di quell'Artefice aitai
desiderate . In Midelburgh aveva l'anno 1604.. Melchior Wintagis tre pezzi di.
quadri , dov'egli aveva rapprefentato Adamo ? ed Eva ,; una Cariti , e un Cro-
cefilfo . Vii cerco Oppembergh aveva tre quadri di tre mezze figure grandi, choc
una Venere , Giunone £ e Pallide v Finalmente fcrive di* conHu. Carlo Vamnandtr
Pittor Fiammingo, che egli nella fua breve vita arrivò ad e {Ter uno de miglior
coloritori, che mai fino a quel tempo aveìfe avvti Anverfa , perche ( per ufar le
proprie parole dell'Autore ) egli aveva una certa maniera di colorir la carne ,/e
Capeva cosi bene temperar quel tòffo, chela faceva parere veramente naturaleye
viva ,*, onde fon poi 1'opere fue--fiate tempre in grande itinia apprefso i Pi%
MA,-
-1.'
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HIS, ED IEROON
t Vittori tv anvirsa; :
Fiorirono circa il 15 55.
-ji
RA' buoni Pittori , che fino a quefti tempi àvefe avuto la>
Città d'Aaverfa , particularmente in ciò, che a far paèfi ap-
partiene , uno fu Matteo Cuoco , il quale fu il primo, che-»
colà introducete qualche miglioramenro del modo di far paefì,
con alquanto di varietà in folla maniera «T Italia. Difpofe
anche bene le figure ; ebbe buona invenzione ; e tanto a olio,
quanto a frefeo finì a gran fogno 1" opere fue. Ebbe un fra-
tello > che fi chiamò Girolamo, del quale poche cofe poflon®
èkCi , perchè abbandonando f Arte del dipignerc ^ dell* intagliare , che era la
£? "S^^^ > —o. W 4ndeL della quale
. pò la morte di Matteo fup fratello:, ,?r:-; r,
                      ^;
L»— v.......'»*........»
ANS FRED E
P IT TORE DI FRISIA
•BITO' già nella Città di Lcewvaenden nella Frifia un Tedefcodi
" profeloneSoldato.che militavafotto il Generale Iernch Schenck.
Coftui ebbe un figliuolo, che in il noftro Ansfredemun, e aven-
do in elfo per avventura conosciuto alcuna buona mfpofizione
SSw^MJW «4 Sparar queir Arte da un tale.Reyec
Geeritfen dativo d'Amfterdam, che operava m quella foa Pa*
«ia'ciò fece con animo di farlo diventare valente Scrittore u
-.- —......- - ;- v^'che contale nome chiamano la (comealtrove dicemmo)
'\ j- ■ L.,^ll,.v«Hate.aiufiafomiglianzade,Greciappreffoi
coloro,che dywngonfigure neUe vetrate,quai? a J>
            da fta ftefla
quali »«fex S«#«» ^f'MlSSS il Giova-
?oce viene Unofeo fgraiSto,o fg«&>,quafi fattura in muro. m ^
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HANS F 2iE D £ Ài A N            73
«ettoìàppreflo a quel Maeftro per Io fpazio di 5.anni, e poi Spartì diLeevTva-
enden alla volta di Campen, Quivi s accomodò con un Pittore ordinario ,apprèfiÒ
al quale flette due anni,alla fine de' quali conofcendo chiaramente di poter poco
con efio profittare, il lafciò , e fé n*andò in Eraòante , e nella Città diMsbnes
dopo eflete flato qualche tempo maltrattato da infirmiti'fi fece pratico nel colo-
rire a guazzo , tanto che portatoci in Anverfa vi fece alcune opere . Tali furono
la trionfale Entrata , che vi fecero Carlo V. e Filippo il figliuolo , e di quelle, ed
altre ìue pitture fu così ben ricompenfato , che gli vìukì mettere àifieme alquanti
danari , con i quali tornò in Enfia , e nella Città* di -CoìhH» fece una tavola* ■&
olio . Ebbe egli oceafione frattanto di trattare con lift Vorno ài profeilione Le-
gnaiuolo} che gli diede in preftanza più libri d'Architettura , e Profpettivs jeicè
Vitruvio,il Serlio , ed altri fimili, i quali tanto gli diedero nell'umore > che fu-
bito s* applicò a far fopra di eiii grandi ftudj > e togliendo agli occhi il fonno per
copiarne ogni figura , e traferiverne ogni precetto, venne in breve ad apprender
qualcofa intorno al porre io opera le materie , onde tornatofene a Malines gli fa-
tono
da un Pittore chiamato Claude Dorici date a dipignere alcune profpettive , ed
anche a finire una tavola pure profpettive , che da un tal Coruelis ài Viancn^.
era itata lafciata imperfetta . FecefiegH poi in tal facoltà" si yalorofo $ che eli
furono ordinati ailaì lavori in diverfe Città , e luoghi dove egli fi trovò ì Iru
Anverfa in un Giardino ài Willem Ckey àip'mk una bella, prospettiva .. In Cafa
Gillis Hofman rimpetco ad una gran porta colorì una veduta d'un Giardino così
bene , che è fama , che il Principe d'Qranges con alcuni Ss.Tedefchi ne reftaflerò
ingannati credendola vera . Moltiilìmi difegni Architetture -, e Profpettive kcc
per Intagliatori in Rame; per Gieronìmo Cock quattordici pezzi di Templi, Giar-
dini , Palazzi , e Saie ; ventifei pezzi di Palazzi con vedute interiori , ed citeriori;
e circa ventiquattro pezzi di fepolcri; per Geeraert de lode un libro di Fontane, e
uno d'Architetture diverfe;per Filippo Galle più pezzi di Giardini,Viali, e fidili;
per Maeflri di legname bei difegni d'Armaci;, Carrozze, ed altre cofe ; per
Pietro Baiteli fece.un libro intitolato Theatrum de Vita fiumana, dividendo
le varie fue rapprefentazioni in fei parti, o tempi del viver nofìro . L'Anno
1570. perla venata in Anverfa della figliuola dell'Ini peradore, che k'rì andava'
in Ifpagna , ebbe egli dalla Nazione Alemanna Tincumbenza di dipignere uili
Arco trionfale., che doveva effer finito in tempo di 5. giorni , ne* quali egli'
il compì felicemente ♦ Patfatofene poi con fua Moglie in Aquifgraria flettevi
due anni,- quindi prefe fuo cammino alla volta di Liege , dóve un anno*
e mezzo fi trattenne , finché efìèndofi riprefi i negoziati di pace , fé ne tornò
in Anverfa , poi fé n'andò a Bruffelles, dove gii furon date a dipignere profpetti-
ve dal Teforiero Aert Molckeman in una fua Villa , dove fece vedere !c©feinge<*
gnofe ; poco dipoi, eifendo già flato prefo dagli Spagnt10Ii.il 'GaftoIIò. d'AnverTa*
e dato alla Cittadinanza , fu egli pofto a' krvigj della Città fopra quelle fortifi-
cazioni, carica ch'egli efercitò fino all'aifedio del Duca di Parma Governatore di
Fiandra » e re fa feguita del 1 jS<5. C^uidi partitori con lettere di raccomandazione
al Duca'Giulio di Bruynfuuyck,concilo fi rimafe fino al 1589* che feguì la morte
del mede/imo Duca . Fece in quella Città una Tavola per un fepolcro, e poi fi parti
alla volta d'Amborgh, dove per la Chiefa di S.Pietro ad inftanza di Jacob Moor
dipinfe una Cappella con alcune profpettive attorno ad un fepolcro, fra le quali fece
vedere la figura dd N.'S. Gesù Crifto in atto diconculcare il Demonio, e la Morte.
In Danzicam un luo go di Corte, dove ufavano gli sfaccendati andare a bere, dipinfe
K              •                         -egei
yuNSTtìisTORiscd instituu.t j
3 R1JK3UNÌVERS1TEI"T UTiF?r£CHT j
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74 DECMN. I. della PA\ Il M SEC, IF, dal 15 j ovai 1 j 60I
Ogni fona di feroci animali in atti manfuetì ,ed in niuna contefa fra di loro j coti
intenzione di moitrare, che ne' luoghi ove li beve, e fi fguazza , non devono aver
che fare le queftioni anche tra* nemici ; noi però in pratica vediamo tutto Jl con-
trario accadere. Fu poi pofto al fetvizio delia Città , e nella nuova Camera del
Con/ìglio fece otto profpettive con figure di diverfe Virtù , necefiarie a chi vuol
ben governare , e de' Vizi loro eontrarj. Tali furono la Giuflizia";, il Consìglio, la
Pietà, la Concordia , la Liberalità , la Coftanza , il Giudizio , la Ragione , e la_>
Fedeltà ì e tutte quelle tenevano come prigioni, e fchiavi i lor eontrarj, la Di-
feordia , la Sedizione, il Tradimento, la Calunnia , la Fallita fInvidia., e altri a
quelli fimiglianti. Partì poi di Danzica, e portatori in Amborgh , dipinfe ad uu
certo Hans Lomel in un fuo Giardino una Galleria, ed in quella parte di efib, che
a quella corrifpondeva, fece vedere una bella profpettiva d'albori,e piante molto
naturali, ed altre profpettive fece in cafa dello fteflo Lomel. Andofsene poi a
Praga , dove Paolo Fredeman fuo figliuolo affai pratico nell'Arte , operava per
V Impera dorè , ed in una Galleria di quella Maefta colorì diverfe profpettive, ed
altre cofe , e diede il difegno per far nel Palazzo più ftanze , e fontane per più
pitture » ed anche fece il modello di certi Andirivieni da fabbricarli in effe Pa-
lazzo , per i quali potede lo 'mperadore andar per tutta la Corte fenza efiere da
ninno veduto. Djl Praga tornò in Amborgh, e per la Chiefa di San Pietro fe-
ce due Tavole , in una il Signore , che fi parte dal Tempio, ed i Farifei ,• neli*aì-
tra quando il medefimo Signore caccia dal Tempio i Negozianti. Aveva queRa
Arteikc contratta amicizia con Giliis Coignet, ed un giorno con buona oecafione
da lui configliato d'andare a far mofera d'i Tue virtù in] Àmfterdam > ond'egli
fi moffe a quella volta, portando feco un bel quadro ài ftia mano , nel quale egli
con grande ftudio , e non fenza qualche feapito del lume degli cechi, aveva di-
pinta la Torre Babilonia con gran numero di piccole figure. Quefìa pittura.»
venne poi in potere di Pietro Ovclander . Si partì d'Amfkrdam , e fé n'andò
colla Moglie in Haya , poi in Amburgh. Finalmente venuto fanno 1604. dopo
aver dati alle ftampe cinquanta pezzi di carte di vedute in profpettiva con figu-
re , cominciando dall' attedio d'Anverfa ; opera nella quale fu aiutato da Paolo,,
e Salomone tuoi figliuoli : aitaiito da infermità , dkdc fine al viver fuo. Fu vera-
mente queft'Artefice tieU* inventare ,.e dipignere a olio profpettive , Templi anti-
chi * e moderni degno di graudifiìtna lode. Paolo fuo figliuolo dipinfe in Praga
jper la Màcftà dello 'mperadore una tela per una forfitta ~di dugento piedi di lun-
ghezza, ed un'altra pure per luì5altra ftanza, dove efpreffe i dodici Mei! dell'An-
no , e nello fpazio di mezzo la figura di Giove col fulmine , ed una bella prò*
fpet|Ì!Y.a,A in cui fece vedere una Galleria con un Giardino , ed una Fonte , che fi
dice folte fatta eosìmaturatc , che nel parteggiare alcuni per quella franza , ere*
deudoìa veraf, tent^flei'o di pattar più avanti. L'altro figliuolo di Fredemanjche
ia Salomone * anch'egli dufd valente in quell'Arte*
% >fc * of*
.,;....                                                   r' **..;■■■'' •
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. FRAN- .
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FRANCESCO PAGsLNl              ff
FRANCESCO PAGANI
PITTORE CREDESI FIORENTINO,
D^/Lf Scuola di Maturino > * del Cara maggio, ima? circa 15 3 i. $§£ 15 e? r.
yit<r;>,_l<r>'rytcy^ Q ftrano accidente occorfoa Roma l'Anno 1527. dico il crudele
é !ÌÌk^£HR§£H|'9 faccheggiamento dato dalla gente di Borbone a quella gloriofa
5 Città , oltre agi'innumerabili di Cordini, fconvolgimenti, di-
k fperfioni , e rovine, di'egli cagionò a perfone d'ogni più alto
* affare , fu di non poco detrimento a molti, e grandi ingegni,
i ch'in ogni genere di virtù , e nelle nofìre arti, eziandio in_.
12 quel tempo a punto, vifacevan eran prove di lorvalore. Vno
*j>Ky,*<*K^«u*^» ài coIom f *in ful pkì bd]o un'opera,. fuo % e mentre g;d
attendeva di cogliere il frutto di me fatiche duratevi nell'Arte della Pittura àco*
mane benefizio , fu il celebre Pulidoro da Caravaggio , ed HCuo infeparabìle com-
pagno Maturino . Il primo a cagione ditale infortunio credetre avere avuto dalla
forte un buon mercato in avergli lafeiato, come noi fogliamo dire,trovarla gre-
tola per lo sfratto per non mai più farvi ritorno ; il fecondo colPabbandonare ogni
fua fuflanza , e darfi ancor efso alla fuga j ma quefte dopo la gran tempefta vi
ritornò , Qualche tempo adunque dopo il ritorno di coflui trovava/? nella Citta
di Roma un giovanetto di buon'indole^ di nazione, credo Fiorentino.,all'arte della
Pittura molto inclinato , detto Francefco Pagani, ed io non dubito punto d'affer-
mare per vero , o almeno per affai probabile , che quelli pei defio d'approfittadt
in tale facoltà' , s'accoftade al nominato Maturilo per ricavarne i primi precetti,
giacché mi è noto, ch'egli fin dagli anni più verdi, affente gii il Caravaggio,
le ne ftefie a Roma , e quivi in tutto , e per tutto la maniera prendéfle dello fìeffo
Caravaggio , e del fuo compagno Maturino , e con quella poi a Firenze Ci portaffe
adoperare . Comunque fi foffe la cofa, egli è certo , che Francefco Pagani ancor
giovanetto alcune opere fece m effa Città di Roma , e di quella maniera degne di
lode ; poi ai ventunefimo di fua età pervenuto , fi portò a Firenze , dove s'ac-
casò con Elena figliuola di quel Crocini valenti/limo Intagliatore ài legname , che
fu Genero del Taffo , e che infieme con lui con ordine di Michelagnolo fece i ma-
raviglio/! intagli della Libreria di $. Lorenzo . Appena dunque fu il noftro Fran-
cefco giunro in Firenze , che gli facon date a dipignere le due facciate del graa_.
Palazzo di Giuliano della nobiliifima famiglia da Ricafoli, flato già fabbricato con
difegno di Michelozzo Michelozzi, che riufd uno de' più nobili edifizj, che in
quella parte adornino la (palla d'Arno. Non aveva quefto Artefice appena compiti
ventidue anni di fua età , ch'egli kce ammirare a quefta Patria il valore del fuo
pennello in quella grand'opera finita. Dipinfevi egli a frefeo in chiaro feuro,
Storie degli antichi Romani ; fra quelle efprefle m color giallo la figura di Giove,
e d' una Giunone , che furono {limate sì belle , che loflefso Iacopo da Pontormo,
rart'lJìmo Pittóre fra quanti mai ne aveffe la no/Ira Città di Firenze , paffando un
giorno diquel luogo, alia preknza d'altri molti cijffe, che s'e'non avelie feputo efìer
K a                                             quelle'-
£CHT|
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«f$ DECEN. L della M% IL del SEC. 2K dal i5' Jo\ al 15 69.
quelle figure di mano di Francefco, le alerebbe credute del Buonarruoto. Ma
;.,.... .„ .....,„,,„ pittura ; perche queita m breve giro d'anni, rotte a eag-,
dell'efiere quivi tanto efpofta ad ogni qualità e di temperie , e di venti,, malli
inamente in quella patte , che guarda verfo 1 mare , rimafe così disfatta , che**
a* tempi noftri pochillima fé ne gode. Fra quello , a cui non è {lato così crudele
il tempo, veggonO dalla parte verfo Arno alcuni Xmperadori Romani con meda-
glioni di loro imprefe , ed alcuni termini belliflìmi , tutti di color giallo , cori-,
qualche floria di chiaro feuro , e parte d'un fregio ; il reilojquafì tutto è perdu-
to. Dipinfe ancora molti quadri a olio per particolari Cittadini, e ne' ritratti ebbe
buonifiìnia maniera. Colorì due gran quadri pure a olio J, ne' quali moìirò gran
rifoluzìone , fpirito , e bravura di pennello ; uno di quefti fu mandato in Fran-
cia >l'altro retto a Gregorio fuo figliuolo; dopo la morte dì cui pafsò in mano
di diverfi. FinaUsisnte dopo aver Francefco fatte quelle, ed altre opere , avven-
ne , eh' zi-ùì foflc chiamato a dipi^uere alcune cofe a Cailelfìorentino , Terra in
«iti i v-'ìti .LMiaiV , viti vili 11 ^WVWLUU ivi uiuiru j^>-j. u^uv.j v.iu --.ili- i» :«ttu hihiv iiuivi,
cioè a dire » il farlo portare così infermo alla Città1 , dove fubito aggravando la
malattia , fra 1 1560. e ì 156'r e della fua etd il trentèlimo, refe l'anima al fuo
Creatore, lafciando di fé , ed Elena fua moglie un figliuolo di due .anni* chiama-
to Gregorio /che fu poi celebre Pittore, come noi moftreremo nelle notizie della
Vita di lui , ed-ima bambina d'un anno , che preilo fi morì.
EO NERONI
ARTOLO
PITTOR SANE SE
'etto Maellro Riccio l
plfitpoto di Gio. Antonio Soddoma;
E D? AL TRI PITTORI SENESI.
SJg: ON lafcìò di far oioftra di fue virtù in quelli mede/imi tempi
0   Bartolommeo Neroni Pittore Sanefe , detto, per foprannomc-*
&. Macflto Riccio , il quale avendo imparata Parte da Gìq. An4
'tRft38WMK   tGn*° » detto'il Soddoma 3 del quale ebbe anche una figliuola^»
ÌJR j^i^V^ wt   Pf1' Conforte, fu grande imitatore della maniera di lui ; fon fuc
fl%nEjH?B   Future in fua Patria in ragionevole quantità >e fra l'altre è
^£SM£^^   di fua mano la Sacra Imagine della Madonna detta della Starti*
1 *               ed un Grifi o nella Chiefa delle Monache della Concezione. Di-
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% AKjr OLOMMEO NE^0Nftj          77
£ònè l Àttefc ancora all'Architettura , e con fu©'ingegno ordinò te macchile pec
la Scena , che fu fatta nella fua Patria per la Commedia detta TOrtenfio, che**
fu recitata dagli Accademici Intronati alla prefenza diCofimo I. Granduca diTo-|
fcana , le quali riufcirono di tal bellezza,, cke furon poi da Andrea Andreafi Man»
tovano intagliate in rame , e date alle (lampe « Più quadri dipinfe , che furonJ
mandati in diverfe Provincie. Operarono anche ne' tempi di queft* Artefice in-,
efla Città il Bigio, ed il Tozzo / che furono familiari dello fìeilo Riccio , l'opere
de' quali non lafciano d'effere da* buon Profeifori affai lodate • Fu Discepolo del
Riccio Michelagnolo Anfelmi Cittadino Sanefe , il quale (qcc la Pittura dell'Aitar
Maggiore di Fonte Giuda, ed in Roma della Madonna della Steccata co' cartoni di
Giulio Romano colorì la Storia della Coronazione di efla Vergine , ed in una Nìc-
chia l'Adorazione de' Magi, ficcarne anche dipinfe nella Chiefa diS. Pier Martire
nella Cappella della Croce.
* I
GIOVACHIM BVCCKLÀEK.
P I T T OR D' ANVERSA
Dìfcepoh di Pie ter Aertfen-, fioriva del 15 60.
Quello Artifice, oltre al dono ricevuto dalla natura di nàfcer ,"pe£
così dire ..Pittore, giovò anche non poco l'avere avuta ancora una
fua Zia > che fu Moglie del celebre Pieter Arfen > che noi direm-
mo Pietro Lungo » il quale anche gli fu maeftro nel!' arte della
Pittura. Aveva il Giovane co'precetti di Pietro acqui flato af-
I fai nel difegno , ed in breve tempo , ma quando volle cominciare
a dipigriere incontrò quafi infiiperabili diilìcoltadi nel maneggiare i colori; a que-
lle però feppe il pratico Maeftro ben predo porger rimedio, ordinando a Giovac-
chino 1* efercitarfi molto in far dal naturale, fiori, frutte , carne da macello,uc-
celli ed aki-e limili cofe, col quale efercizio egli ben predo non pure diventò uà
pratico coloritore > ma eziandio fi guadagnò un' inclinazione , ed un* abiliti par-
ticolare nel dipigner cucine con ogni forta d' arnefi a quelle appropriati, ficcome
ogni materia lolita preparar/! in effe per fervizio de* convici, Vm di quelle cuci-
ne fece Giovachino pel Maeftro della Pofta d* Auverfa , il quale dopo averne pat-
tuito un prezzo molto vile , non Iafciava mai parlar giorno , che non andaife a
follecitarne là fine , e come che il quadro era grande^affai, fempre ordinava al
maeftro il dipignervi alcuna cefa dì più,ed egli, eh' era puh'ianìme, e non punto
fapea (limar fé fteffo , operava, e taceva tanta,che quando V opera redo finita »
parecchio d* una fontuofa menfà , oltre agli arnefi della cucina , e figure , il tut-
to tanto ben difpofto, e coloritogli' era xnia cofa degnifllma da vederti* . In An-
verfaper ia Cattedrale ddìa Madonna fece una bella tavola , dove rapprefeutò la
Pafqua
-
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78 VEC£ti.ldelUfAXc n.deÌSEC.lFJali{$o.ali^o.
Pafqna de* Fiori, che in quelle parti chiamano quella , che noi diciamo la Dome-
nica delle Palme , nella qual tavola era efpreffd la folenne Entrata di Chnfto Si-
gnor noftro in Gerufalemme . Quefto quadro nella feconda venuta in Anverfa de-
gli Olandefi , che diftruffero rimagini,fu disfatto . Zion Lirz in Amfterdamave-
va 1' anno 1604, dì mano di coftui| due cucine , una preparata di pefee , e l'altra
di frutte , ed" ogni altra fotta di vivande al naturale con alcune fantefche , e al-
tre figure . In caìa Melchior Vvijntgis Maeftro della ZeccadiMidelburgh era una
cucina con figure grandi quanto il naturale^, ed' un altra Storia delle Palme. Ave-
va Iacob Raeurraert in Amfterdam in piccol quadro , che rapprefentava un Mer-
cato, avanti al quale ad un Verone d'un Palazzo fatto per quello di Pilato era efpo-
fìo Gesù Grido nel Mifterio dell' Ecce Homo . In Haerlem in cafa di Hans Ver-
laen Mercante , erano pure di fua mano due grandi, e belliflìmi quadri , con fi-
gure quanto il naturale ; in uno fi vedevano i quattro Evangelifti, e nell' altro S.
Anna con Maria Vergine,e Gesù . Sarebbe quafi imponibile il raccontare la gran
quantità1 dell'opere , che fece Giovacchiao , e i molti Paefi dove furon mandate
?ue pitture . E veramente fu cofa degna di gran compafìione il vedere , ehe la na-
tura , che gli era data tanto liberale nel bel genio,e difpofizione alle buone ardi
gli avelTe dato un animo fi fiacco , timorofo, e vile , che dagli fteffi parti del fuo
ingegno , e del fuo pennello, che rendevano altri abbondanti, e ricchi perche ven-
deangliv,dodici volte più delcofìo jaluinonneveniffealtro frutto, che fatica, e po-
vertà1 .*Ponevafi egli talvolta a lavorare a falario eoa quefto , e quello per uru
Fiorino di quella moneta di Fiandra il giorno , che è quanto dir. meno quattro
de' noftri giuli4, prezzo folito dar/ì colà agli Scrittori in Vetro; Vperch'eglì ave-
va gran pratica nell' inventare , e nel colorire , fi trovò talvolta lavorando a gior-
nata a far gran pezzi di quadri per affai menod' uno feudo . I medefimì cjuadri
fatti da Giovacchino quafi per nulla,erano di poi ftirnati fupèrióri ad ogni prez-
zo . Il foprau nominato Ecce Homo fu da Iacob Raeurraert venduto al Conte di
Lip* infieme con un Mercato di frutte pure di mano diluì ,e un Giudizio univer-
fale , la Pioggia del fuoco di mano d' Hemskerch , un Combattimento di Perfeo
con la tefta di Mèdufa di mano di Dirick Barentfen per prezzo di 6000, Fiorini a
Rimati però da Pittori molto più . Tanto è vero che poco giovano: i grandi/lìmi
doni della natura a coloro , a quali ella fu fcarfa in fomminiftrare i neceffarj ta-
lenti per poteri! di quelli fervire a propria utilità jil quadro dell' Ecce Homo ven-
ne poi in potere;dell' Imperadore , a cui fi crede che fofse donato dal Conto.
Morì Giovacchino in Anverfa in tempo chejl Ducca d'Alva era in Fiandra,men-
tre flava operando pel Generale Vitelli, e dicefi che egli alla fua morte molto fi
adoiefse d'avere ip-fo 40. anni in fatigare feaza alcun profitto ritrarre dalla fua-,
fatica,che gravezza à* animo , e neceffità .
HV-
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11V3E\T G0LT2             |fe
HVBERT GOLTZ
PITTORE, INTAGLIATORE, EISTORICO DI VENLO\
Vìfcepok di Lamberto Lombardo fioriva del 156*0»
RA^ Discepoli di Lamberto Lombardo eccellente Pittore di
Lnijck , di cui latinamente fcrifle 1' erudito Domenico Lain-
pfonio , e del quale fi è da noi alcuna cofa detta a fuo luogo
uno fu Vberto Goltz , che oltre alle fatiche durate intorno
agli iìudi del difegno , fi fece tanto pratico in altre belle fa-
cultadi, e tale odor di virtù fparfenquel fuo tempo, median-
te 1' opere della fua penna , che farà fempre vivo nella memo-
ria degli vernini , e noi ora damo per accennare qualche par-
ticulare di fua perfona , e qualità per arrivare al fine propoiloci di parlar di tutti
coloro , i quali col buono ufo delle nofl-re arti anno refo al Mondo diletto r e liti»
liti , e rimettiamo il Lettore , per quel più, che non fi diri in quello luogo, alla
vifta dell'opere di quello Virtuofo , le quali da per loro ftefle parlano a baftanza
ài lui, e fanno conoscere il merito delle fue lodevoliflime fatiche. Coftui dunque
fu Pittore, Intagliatore, ed Ifcorico di Venlò , i cui antenati difeefero dà Wirtz-
burgh , Nella fua gioventù fi trattenne apprefso al Maeftro, copiando per ordi-
nario ogni forra d'anticaglie , e paiticularmente di quelle , i difegni delle quali
dalla Citti di Roma andavano di tempo in tempo portando in Fiandra gli Artefici,
che venivano a fludiar le cofe d'Italia ♦ Con tale occafìone prefe egli un affetto
inefplicabile alle materie fpettanti all'antichità , e come quegli, che aveva viva-
cità d'ingegno , e anche era bene inilriiito in lettere umane , e particolarmente
pratico di Storie , diedefi di tutto propofito ad una profonda invefiigazione delle
cofe degli antichi tempi , onde è , che appoggiandoli alla protezione del Signore
di VVatemliet , condulfe cofe maravigljofe . Primieramente diede alle (lampe un
libro , nel quale efprefle l'antiche Medaglie degì'Imperadori Romani, che gucoftò-
ftudio , e fatica di dodici anni , oltre ali*inefplìcar>iìi fpefe , e furono fìarnpate in
legno per opera loos Giet Leugen [ che in iioftra lingua vuol dire Seminatoi- di
bugie] Pittore di Certrài , uomo valente , ed ingegnofo , e di coftumi affai lon-
tani da quel, che fonava fuo cognome. L'eiligie degli Impcradori, fono alquanto
grandi , affai ben fatte, e fomigliantillìme ; da Giulio Cefare arrivano fino a
Carlo V. e Ferdinando . Viaggiunie le notizie appartenenti alla Storia ; ed anche
diede giudizio di molte cofe dette da altri , e ragione di loro errori, il qua! libro
è flato in molte lingue tradotto ; Nel &§£$» diede fuori un libro latino intitolato*
Cairn luhus Cafar> ovvero la Vita di Giulio Cefare , dedicato a Ferdinando Impe-
radorc . Nel 1566. un'altro libro pure in latino idioma intitolato Fafti, dove trat-
tò delle felle pubbliche , e altre de'Romani, dal tempo dell'edificazione di Roma»
fino alla morte d'Augnilo > colle medaglie y le quali furono dalle proprie mani ài
lui intagliate , con loro fpiegazione . Vn'altro libro , ch'egli nei 15^7. dedicò al
Senato Romano è il eguale per gratitudine » fattoio chiamare nel Campidoglio,
gli
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DECEMjJeìlaPA^Il MSEC. IP. dal 1550. kl itfe.
gli fece dono d'uria Lettera figillata, nella quale era il Decreto , che lo dichiarava
Nobil Cittadino di quella Patria con gran privilegj. Nei 1574. ukì un'altro ino
libro,intitolato Cefare Augurio colle medaglie , e rovefci intagliati pure da lui, e
loro descrizione latina in due Tomi. Nel 1576. mandò fuori un'altro volume in*
titolato , Sicilia , & Magna Grecia , ovvero , la Storia delle Città , e Poptli di
quelle due.Regioni colle medaglie Greche, e loro deferitone in lingua Ianni , ed
in principiò di eflo libro fi fcórgè il fuo ritratto col nome' attorno, e titolo d'Iilo-
tico , e di Pittore di Filippo II. Di pochi altri intagli di jfua mano diamo noi qui
notizia, perche pochi ne fon venuti fotto T occhio noiko, buttandoci l'aver detto»
ch'egli attefe all'intaglio, con che diede fuori opere utili al Mondo fino a quel fe«
gno » che farà noto a chi vedrà le poche , di che abbiamo fopra fatta menzione.
Soleva quello virtuofo abitare in Bruges Città eli Fiandia , dove aveva in Cifa una
Stamperia con bei carattere, della quale fi valeva 9 non già a modo di bottega dì
ftampatore > ma per imprimere con più decoro , e reputazione le proprie opere-*
■Èie. Poco pofiiam raccontare di fuc pitture , folamente fappiamo , che nella Città
d'Anverfa dipinfe dtverfe cofe nel tempo della fella delTofon d'Oro degli Auftriaci»
e che ficcarne egli era aniraofo , e ardito nell'intraprendere opere grandi, cosi
anche era veloce , e franco nel dar loro compimento, Trovando/1 in Bruges in_*
tempo , che vi predicava un certo Fra Cornelio Minor Conventuale, celebre Pre-
dkatore , ch'egli andava fempre a fentire con gran gnfìo , fece alla macchia il
diluì ritratto a olio, fomigliantiffimo', il quale da Carlo Vsnmander Fittor Fiam-
mingo (cheattefta averlo veduto) è molto lodato . Ebbe quello Artefice duoL»
Mogli , la prima fu'forella dell'ultima di Pieter Kok eccellente Pittore d'Asili, e
di quella ebbe alcuni figliuoli, a? quali, corae Cittadino Romano ,■ diede tutti
«orni Romani antichi, cioè a dire Marcello, Giulio , e limili : La.feconda prefe
égli con eltremo dolore de' proprj figliuoli, parenti, e amici, e fua eterna inquie-
tudine , danno , e vergogna , perche o forfè egli ingannato da coloro , ch'ebbero
parte nel trattato, o pure perche quefli medeiìmi s'inganna fiero, ella era Donna
di non buona fama , come abbiamo per quanto ne lafciò fcritto il nominato Vati*
rnander . Così avviene , che l'uomo ., o «ale accorto , o mal coniìgliato bene**
fpeflb pone fa cimento in un punto tutta quella gloria , l'acquilo della quale glie
coilata la fatica , e'i fudore d'una età intera . Venuta finalmente per lo noRro
Artefice l'ora fatale, circa Tanno 1583. fece da quella {ali* altra, vita patfaggìo
nella Città di Bruges. Fu il Golzio uomo (ingoiare erudizione., da tutti i Vir-
tuofi delfuo tempo grandemente amato, e Antonio Moro celebre Pittore d'Vtrecht,
al quale egli aveva fatto dono d'un fuo libro delle medaglie aliai ben legato, volle
in ricompenfa colorirne il ritratto , facendolo venire per duct otre mattine aliare
al naturale per lo fpazio d'un ora, il qua! ritratte riufcì foniigliantiflimo, e Vanno
1^04. era ancora in Bruges in cafa la-Vedova già. fua Moglie, e fu poi intagliato
m uno de' lrbri dello itelo Golzio ; eh* è quello appunto,.dì cui fopra facemmo
mmpwv-1:
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ANDREA S C H I A V 0 N E Sr
ANDREA SGHIAVONE
PITTORE
Dìfcepelo di Tiziano; nato 1522. $J* 1582.
NDREA Schiavonc , così detto per aver avuta per Patria Se-
benico di Schiayonia , nacque d'affai umili parenti l'annodi
noiìra fallite 1522, Portatoci a Venezia fino da piccolo fanciut-
lino, diede fegno della {iugulare inclinazione , ch'egli aveva
alla Pittura , mentre procurando di campare la vita coli* im-
piegare fua opera ne' baffi fervigj de* Pittori, cercava in utl*
tempo ite Ho di procacciar/! lor difegni , e quegli poi diligen-
temente copiando , fomentava in fé ftefio il desiderio di più
fapere di tale [arte , e migliorava il pronrio gnfto , finché dìcdcfi ad imitar collo
Itile j e colla penna lecarte ftampatedelParmigianino, dellequali gridava quell'età,
e dalle medefimc riportò un modo d'atteggiare, e fvcltire di figure affai leggiadro,
e graziofo . Invaghitoti del colorito di Giorgione , ed accollatoli a Tiziano, ne
imparò un modo di tigneresì bello , e sì franco , che potè eflere a tutti d'ammi-
razione anche in quel fecolo , nel quale in quella Patria fiorivano uomini di quel
gran valore , che a tutti è noto ; tanto che il Tintoretto mede/imo, quantun-
que non tanto lodafle il fuo dìfegnare, fu folito dire , che ogni Pittore averia-j
donato avere in fua cala un quadro di mano di lui ; anzi egli ftefib usò te-
nerne fempre uno d'avanti agli occhi mentre operava per imitare , diceva egli,
quella gran fierezza di colorito , ed il mede/imo co (lume è fama , che teiieiTe il
tanto celebre Federigo Barocci ; ma non fu già Io Schiavone il primo fuggetto, in
cui face (Te la natura quelle maraviglie in ciò , che a colorito appartiene , che non
potè fare in lui per Facquifìo dell'ottimo dileguo un lungo Audio , mercè che egli,
iìccome in fua gioventù , così in ogni altro tempo di fua vita fu sì iìretto da po-
vertà" , che niuno più , onde a cagione di quella convenitegli poco difegnando ad-
dopèrare il pennello quafì a forza di genio , per fupplire alle neceflìtadi d'uno ften-
tato vivere ; ma quel che fu il peggiore, la ftefla povertà , ad onta delle belle doti (uè ,
volle efferle poi quanto crudele, tanto infcparabil compagna fino all'ultimo fpirare deli*
anima. Furono le fue prime pitture xn pubblico varie facciate di cafe, le quali condufse
falariato da altri pittori,e talvolta fopra di sé; e bene fpeffo dipinfe ancora con
tenue ricompenfa caffèpanche, o fgabelli, i quali adornava difloriette grottefche,
ed altre sì fatte invenzioni con si bel modo , che ben porea dir/i, che l'opera di
gran lunga la materia avanzarle ; e fonofi poi in tempo vendute a gran prezzi ;
egli però altro guadagno non traeva per lo più di fuo lavoro , che il mifero fala-
rio fohto darfi ad un povero manovale condotto a giornata, tantoché gli fu forza
il gettarfi al dipignere di pratica tanto , che vedendoli le fue pitture ogni dì fcc-
mare della prima bontà , audavanle anche proporzionatamente feemando le oc-
càfìoni. Ma Tiziano, che bene aveva pofto l'occhio al fuo modo di colorire,
cioè con una bravura di pennello da mettere (pavento in ognuno, che maneggiale
h                                     colori
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9% DSCEN. L dMé PÀ%. IL del SEC. lF. da fi5 $ o. al r 5 6*3.
coloriteceli aver luogo Fra gli altri pittori d'alto grido > che dovean dipigner la
Libreria di S. Marco *, nella quale lo Schiavonc fatto nuovamente animof© , colorì
i tri* primi tondi verfo 11 Campanile . Molt'irBme furono l'opere , ch'egli dipoi
conduiTe per le Chiefe di quella Città > e per le cafe di quei Nobili tanto a frefeo,
quanto a olio, d'alcune delle quali faremo noi breve menzione. Nel Carmine fotto
il Coro è una Vergine in un gran tondo coi Àng.'fi , e fotto fon figure di S.Pietro,
S. Paolo , ed EHa , e negli angoli i quattro Evangelitti ; in S. Apollinare per la_»
famiglia de'Tagliapietra dipinfe la Tavola de'Santi Coronati, e ne^ilaflri la San-
f ialina Vergine Annunziata . Fece vedere fuc pitture a freico nella cafa de'Signori
Zanni fopraì Canal grande , ove rapprefentò Galatea , ed un Tritone con altre-»
figure . in S. Sebaftianó per la famiglia Pellegrina kcc la Scoria del Signore cofl>
Cleofiis , e Luca ; il lavarli le mini di Pilato avanti al Signor N>itro quivi legato
da* Soldati , e una Vergine col Fanciullo G*sù , e per quegli della Pesila cafa anche
dipinfc più tavole , Nella Chiefade Crociferi colorì a concorrenza del Tintorctto'
una Vergine , e Santa Elifabetta ; quehY opera però non glunfe in bontà più oltre»
che tanto : ebbero molti fu ni fuoi quadri , e facri , e profini quei della famiglia
GuiToni, e Ruzzini . che li tennero in grande ftima , decerne fempre fono (tati
tenuti poi dagf intendenti. Due ne fece per Alcuandro Vittoria Scultor celebre »
che dopo la morte diluì furon mandati in Inghilterra» Avendo Andrea avuta ami-
cizia con Pietro Aretino, ne riportò varj concetti, ed invenzioni per fue pitture,che
efpofte al pubblico guadagnargli gran lode al Citò pennello . In cafa i Bozza a S.
Marino colorì in una foilitta l'Aurora , e, Tifone , ed in un'altra Bacco, e più
altre favolofe rapprefmtazioni. In cafa Priola fece Iltoria della Vira di S. Gio. e
per i Fofcherini la Venuta dello Spiritoifanto ; ed altre opere fece in Venezia iru*
pubblico , ed in privato , eh' io per brenta non raccontò . A S. Salvadore per i
Conti Collalto dipiufe parte della facciata di lor cafa , e per entro la medettmàV
alcune foffitte . In una delle Regie Camere del Sercnifs. Principe di Tofcana è un
gran quadro dWSanfó.ne, che colta mafeella uccide unFilifteo , opera tanto bella,
e di così terribile colorito , che fa ftupire . Gùinfe lo Schiavonc al feflantefìma
di fu a età s e dòpo arer vita menata-tormcntofìflìmaV dopo avcr dati gran fegni
di fuo valore , e nello fte Ha tempo di fua fventura j dopo'àver a molti data ocea-
iìone di farà* ricchi col vendere a gran prezzi quelle pire ire , colle quali egli ap-
penaavea potuto mantener (ì vivo, avendo data fine a* giorni fuoi, fu nella Chic fa
«di S. Luca più coli'aiuto de' pietosi , e caritativi amici , che col prezzo delle la-
feiate fuftanze , pòveramente fepoito. •
A quefto Pittore da' Profeiìbri dell'arte è?dato!iTuogo fra gti ottimi coloritori
delta Veneta feuola ; e non è forfè a notizia d*alcuno , che altri avanti , odopo
t'abbia avanzato nella felicità , facilitàbravura,'con che maneggiò il pennello..
Nc-lParie delle tede tanto di femmine , che di marchi fu vezzofo , e di gran ma-
niera s ne* vecchi fu mirabile ; diede buona grazia all'attitudini ; negl'ignudi fu
grandemente rifoluto , e diede loro gran rilievo , e robuftezza di mufcoli , cari-
candogli pèrTdpnt d'alcune tinte ròlleggianti * Non pofe grande ftudio ne' panni ;
volle pere , che quegli feguitaflero l'ignudo , ■nel colorir fuo per ordinario non_
adoperò altro , che terre , benché talvolta , ma però di rado , 11 falle qualche-»
poco di cinabro , e- di lacca * La diligenza di quefto Artefice fu fempre in procurar
ài fuggitela diligenza , ed in quella vece fervirfì d*un rnaravigliofo*e non più da
alien uìaio ardire ; qualitadi > che tutte infìeme > liccome avevangli guadagnato'
éa^'iiiceuiktttì c^acetto di gran piuore » così a.yrcbbeta dovuto renderlo abboa- "
dante
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\%
MA \T IN DE FQS
barite d'avere~3 e comoditi, fé il Cielo,forfè per ferbare altre ricompenfe alla bontà*
fua, non fifoffe moftrato altrettanto reftio in arricchirlo di beni di fortuna, quanto
collante in provvederlo fempre d*avverfitadi, e di fventure; fìcchè gli fu d'vopo
il menar fua vita fra tutti quei patimenti , e difagi , con che vien fempre accom-
pagnata Fcìtrema povertà, obbligato per lo più ad operar dalla mattina alla fera
per lo mifero guadagno di 24. (oidi fornai ini aratigli da un tale Rocco della Ca-
rità , che tenca fua bottega , dalie Procuratie vecchie , dove facevagli d'ipignex
cafic , delle quali , come era fplito raccontare Marco Bofchini Veneziano per no-
tizia avutane da Marco figliuolo di effo Rocco, per ordinario dava per [mite fino a due
il giorno con Iftoric, Favole ( come fopra accennammo,) rabeichi, ed 2 ltro.€>u ale fu il
trattare , che a cagione di povertà egli fece (e fìcffo , tale fu anche l'apparenza
di fui perfona, mercè il reftir tanto abbietto , onde eh' il vedeva fenza conofeer-
lo, rcpiitavalounquxl:hc manovale , o altro vile manifattore ; perche in fomma
egli e Ycrifsimo , che in quella noflra mifera vita , anche gli flefsi naturali doni
datici a principio dal Cselo , tutto che alti , tutto che rari , poco ci giovano,,
ogni qualvolta eglino non vengano in noi dal medefìmo guidati , governati , ed
accrefeiuti di nuovi doni , co' quali portano i primi a quel fine portarci , che per
renderci tanto ò quanto felici abbifogna .
> i'
A R T I N D E VOS
PITTORE Ds ANVERSA
Dìfcepolo del Timor etto 1 nato.....*}* 1604.
VN tal Pietro de Vos Pittore d'Anverfa, che entrò ncllaj
Compagnia de' Pittori di quella Città l'anno 1555?. nacquo
Martino de Vos. Quefti cominciò da bambino a darfi alla_#
Pittura , e non prima fu ufeito della puerizia , che per veder
l'opere de' gran Maeflii, feorfe diverij Stati, finalmente fé ne
venne in Italia . Stette a Roma , e fermoffi in Venezia , dove
s'accomodò col celebre Pittore Iacopo Robufli, detto il Tin-
toretto ; onde e per la buona inclinazione fua, e per lo valore
del Maeftro , fece in poco tempo in quella fcuoia gran profitto, maflìmamente ne*
componimenti delle Pcorie , e ne* ritratti . Dicefi ancora, ch'ei facefle tanto bene
i paeiì ( che fu fempre un genio particulariflìmo de' Fiamminghi) che il medefimo
Tmtoretto fi ferviife di lui per dipignere effi paefi ne'fuoi proprj quadri, e pitture..
Diveduto poi valorofo nell'Arte del dipignere, fé ne tornò in Anverfa l'anno 1559.
nel qual anno entrò, nella nominata Compagnia de* Pittori ,* e per notizia avuta
dal noftro celebre Pittore Monsù Giufìo Suttcrmans nativo della Città d'Anverfa »
dico , che. egli colà in Fiandra , fu Maeftro del proprio fratello Pietro de Vos , il
quale pprc riufcì Valentuomo , e fu Maeftro di Guglielmo de Vos figliuolo di
detto fuo fratello,dal quale imparò l'Arte lo lleffo Suttcrmans. Di Martino veg-
gonfi poche pitture "in Italia , in* arrivato chV fu in Anverfa , vi fece moltiffirhc
L %                                        opere,
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t&j DECEN* L della PAR. IL del SEC. IV. dal r5 5 0. «/ 15 6*3.
opere , delle quali Carlo Vanmander Pittor Fiammingo , che in Aio idioma feri fife
alcune poche cofe di lui, non cene diede notizie particolari ; difle bene , ch'e»3i
ebbe un buon colorito , ed in vero non poteva della Scuola del Tintoretto ulcir
Pittore , che non coloriflfe bene . Fece Martino belliiUmi ritratti 3 ne3 quali pure
aveva trovato nell'opere del Maeftro molto da imitare per farfi perfetto. Del Tuo
modo d'inventare vario , e copiofo} è venuta a noi chiara cognizione per le molte
ftimpe , ch'ei diede fuori intagliate da Gio. Sadaler;|che fono le giornate della-*
^reazione del Mondo , e delfVomo , ed altre Storie del Genefi ; tre libri de'Ro-
miti, ed uno di Romite intagliati da Raffaello Sadalacr; La Vita di Grido, il Credo,
e tante altre invenzioni, che ancora veggiamo andare attorno , ed afferma il
Vanmander , che Martino in quello particolare fé.non fuperò , almeno non fu in-
feriore all'altro Martino , che fu Martino Hemskefcfc > perchè nel difegnare fu va-
- lenti filmo con una mano brava , e franca , come moflrano veramente i difegni di
quefìo Artefice , che confervano ne' belliGhai libri della raccolta fattane laG.M.
É'el Scrcnilfimo Cardinal Leopoldo ài Tofcana . Fu Martin de Vos uomo èigrande
aratura , ville moltinWì anni in Patria , e finalmente di grave eti nell'anno" 1604,
fé ne pafsò da quella all'altra vita.
fa i
,e FRANS
p u u R ■ b u s
PITTORI DI B RVGE S
Vifcepoli di.. . • fiorivano dd 1560»
i| venaione 3 e nel far ritratti al naturale. Molte "tavole, ed
x altre pitture fece egli di Aia mano in Bruges. La miglior
•nu?*^****;»"^» °Pera ' c^ e* raceffe , fu una tavola colla fìoria di S. Vbsrto
nellaChiefa grande della Città di Goude ; il didentro della
tavola rapprefentava due perfone in atro d'efler battezzate da un Vefeovo dentro
ad un belliffiino Tempio , con due , che tengono due torce in mano ; in uno de-
gli fportelli era rapprefentata una Tentazione d'un Santoj cioè alcuni Spiriti ma-
ligni , che gli moftrano gran te fori, ed effo che gli difeaccia ; nell'altro kce ap-
parire una Visione impudica fatta per opera del Maligno spirito par indurre lo
ìteffo Santo apeccato. Nella'parte di fuori dipinfe a chiaro fenro la Visitazione;
e qtteft'opera Tanno 1604. fi conferva va in Delfc. Fu Pietro anthe buon Cofmo-
grafo > ed Agrimeafore * e?per gH Ss. d1 Vryen dipinfe in Bruges.una gran tela
a olio
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. P LE T E\,E F XA N S P VVE& VS\ : »?
loliodove fi vedevano tutte le lor a pofTeflioni, co'villaggi, Inoghi, eeafe in quelle
comprefe. Queffc' opera per effere tanto coperta di colore , nell' avvoltarla fì. veri-
ne a fcroftare. Fece ih Anverfa il ritratto del Duca d'Alenzon , che fu molto fti-
mato da'Profe(fori. Si dilettò del decoro , e della pulitezza; che però raccon-
tano , che non fofie mai veduta ne più comoda , ne più bella danza della fua^>.'
Seguì la morte di qu e ft* Artefice circa l'anno 1585. Ftancefco Purbus di lui fi-
gliuolo , e difcepolo , che ftudiò anche fotto la difciplina di Francesco Floris, fu-
però di gran lunga il Padre, e riufcìil miglior Maeftro, che partoriiTe mai la Scuola
del Floris , e tale in Comma , che lo fteflb era (olito dire , parlando di lui : quefti
è il mio Mae&ro . Fu così amorevole , e di sì bel tratto con ciafcuno , che pare»
va la bontà ftefla. Entrò nella Compagnia de' Pittori djAnverfa Tanno 1^4.
Belliilìmi furono i ritratti di ma mano , ed alcuni Jfe ne veggono nel Palazzo del
Sereniamo Granduca , infieme col ritratto di efio Francefco , e da lui me-
de/imo colorito Non ufcì mai della Patria , e quantunque circa Tanno i%66*
fofie di penderò di far viaggio alla volta d'Italia » e già avefle prefa licenza
dagli amici , tra' quali era Lucas de Heere , e già fofie in atto di partire , fu ar-
recato per caufa d'amore , ed in quel cambio fece matrimonio con una figliuola
di Cornelis Floris fratello di Francefco fuo Maeftro, Fu coftui grandemente pra-
tico , ed ingegnofo nel dipignere alberi, e animali al naturale; e fino del tempo
della fua gioventù aveva condotto un bel quadro d'un ParadifoTerreftre con gran
copia d'animali , e frutti , dove beniflìmo diftingueanfi dalla qualità delle frondi
gli uni dagli altri con bella varietà' d'invenzione , e naturaliflìmi. Diverfe tavole
d'Altari erano in Ghaenc nella Chiefa di S. Giovanni. Per un tal Prefidente Vi-
gilus fece uia tavola ,che rapprefentava un Battefim© , e dipinfe anche gli fpor-
telli , dove rapprefcntò Ja Circoncifione con moki belliilìmi ritratti al naturale.
In un Convento d'Audenaer era di fua mano una tavola de' tre Re Magi , una^*
Natività del Signore, ed altre cofe belle. In Bruges in cafa dì fuo Padre era una
tavola da Altare , con fuoi fportelli , dove fi vedevano ftorie di S. Giorgio •
L'anno 1 fodera nella Chiefa di Duyr una tavola colla Decollazione dello fteflfo Santo*
ed in lontananza il Drago ferito colla lancia dal Santo , ed un bellifllmo paefe;
negli fportelli erano ftorie appartenenti alla Vita dello fteflb ; il tutto tanto ben
fatto, che attefta il Vaniiaander Pittor Fiammingo , che quando non fi foflero
vedute alrre opere di fua mano , quella fola badava per'' far conofeere quanto
egli fi folle Segnalato nell'Arte. Aveva quello Pittore la canea d'Alfiere fra' Cit-
tadini d'Anverfa , ed occorfe un giorno , ch'egli nel maneggiar T infegna molto
il rifcaldò , e poi per iftanchezza pofefi in un luogo , intorno al quale [correva
un* acqua puzzolente , e quivi trattenne/] p^r buono fpazio ; ma non prima par-
ticene per tornare a cafa, che fu fopraggiunro di gagliardiffima febbre, la quale in
pochi giorni lo privò di vita, e ciò fu l'anno 158o,Lafciò la fu a feconda Moglie, che
fi rimaritò adHansIordaens Pittore, Difcepolo di Martino Vanclef, il quale nufcì
valentuomo in figure , e paefi , e buon componitore di ftorie, di varia invenzione
nel rapprefentare cofe contadinefche , pefearon , marinari, incendj, e fimili altri
capricci. Coltili entrò nella Compagnia de'Pittori d*Anverfa Tanno 157^. o
viveva ancora in Delft in Olanda nel 1604, Ebbe Francefco Puurbus un figliuolo
chiamato pur anch'elfo Francefco, il quale viveva del idoo, e dipigneva^mqltp
bene al naturale»
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f$ BÉCEN.Udì* tARi il. MSEC. IV.<W 1550. «/1560.
A N T O N C A M P I
PITTOR CREMONESE
Vìfcepoto di Giulio C^mpi.
NTONIO figliuolo di Galeazzo Campi, e fratello del celebre
Pittore Giulio Campi , e di Vincenzio , imparò l'Arte
dallo ftefio Giulio , e coli'imitazione di lui fccefì una molto
buona , e foda maniera , benché nell'arie delle tefte , fenza
punto difcoifatfì dalla buona intelligenza del difegno , mo
ftrafic qualche rozzezza . Fece in Cremona opere infìgni, m
Sonzino , in Lodi, in Milano, in altre molte Città , e
luoghi. Fu buon letterato > e nell'anno 1575. compofe un^
Libro intitolato Le Cronache di Cremona, che dedicò alla Maeftà del Re Filippo II.
delle Spagne 3 da cui fu molto onorato , ficcome anche da Gregorio XIII. che lo
fece (Cavaliere di Criflo . Fu buono Architetto , e non folo ordinò bene l'opere
d'Architettura , ma feppele anche contraffare col pennello . Sarebbe lunga cofa_»
il raccontare in quello luogo tutte le pitture fatte da lui, che però fé ne noteranno
alcune delle molte . Primieramente aiutò egli al fratello a dipigner nella Chicfau»
delle Monache di S. Paolo in Milano le ftorie della Convcrfìone , ed altri fatti di
quel Santo ; ed in S. Caterina alla Porta Ticinefe , nuova Chiefa architettata dal
Lombardino , fece una tavola a olio di S.Elena quando fa cercare la Croce. Nella
Chiefa delle Monache di S. Antonio , edificata già fino a tempo de' Principi Vi-
feonti, fono di fua mano due belle tavole , una d'un S. Francefco ; e l'altra d' un
S. Baftiano . In S. Antonio , Chiefa de* Padri Teatini , in una bella Cappella or-
bata di marmi, e bronzi, una tavola di Maria Vergine col Figliuolo in collo ,
ed appretto S. Caterina , e S. Paolo . Nella Madonna di S.Celfo è una fua tavola
della Rc{urre2Ìone di Criito . In S. Angiolo nella Cappella dove Gaudenzio Mila-
nese fece la belliilima tavola , dipinfe Antonio le Storie , che vi fi veggono ; ed
in S, Marco de' Padri Agolìiniani dell'anno 158(5. il quadro della Prcfentazione al
Tempio di Crifto Signor Noflro . In una Cappelletta in Sagreftia è di fua mano
una tavola jdov'egli rapprefenrò la Beatiiiima Vergine con S. Agoftino . Nella^,
Chiefa de' Padri della Pace [ Ordine inftituito l'anno 1^60. dal B. Amadeo Cava-
liere Portughefe ] fu collocata una tavola di ina mano d'un S. Lorenzo in fulla_»
graticola . In S. Bernaba , Convento de9 Padri Gefuati, è una fua tavola coru
Gesù, e S. Caterina Martire ; nel Palagio de' Governatori , detto anticamente-»
deirArena j o Arenario , nella ftanza ove afeokano i Senatori la santa Meda. Fa
pofta di mano d'Antonio una bella tavola* della Venuta dello Spintoflanto , ed
altr'opere veggonfì di fua mano in quella nobil'ilima Citcà, e fuo Stato. In Pia-
cenza nella Chiefa della Madonna di Campagna fu dipinta da lui una Cupoletta;1
JEd in Cremona veggonfi infinite fue pitture , fra le quali veramente beiiiffime foa
quelle della Chiefa di S. Pietro , S. Domenico > e nel Coro di S. Vittorio . Nella^»
Chiefa de' Monaci di S.Girolamo fuori della Città un miglio , nella feconda Cap-
pella a man deftra fono fue Storie a frefeo della Vita di S.Gio. Batifìa con alcuni
baffi rilievi di Ciucco fatti pure da lui medefirno f il quale ancora vi fece la tavola
:':3
                                                                                              dell "Al
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Vincenzio Antonio campi. v:ji %%
idi' Altare a olio , e vi dipinfe quattro pilaitrate di fcherzi di putti belliffìmù
In fomnaa farei troppo lungo , s'io voìeffi raccontare tutte l'opere di fua manòvf
però tanto balli aver detto. Ebbe Anton Campi molti Difcepoli, e fra quefiiLatr
tmzio Gambara Pittar Cremonefe > del quale fi parlerà a luogo fuo»
Fin i i .. in.. ljm.b_i ,        iì .1 ■            wil-___J-JW-__i ■■-          mimi il in        i_ pina i ——*mmmimmi*+—~^mm,n m ■iJwWw^fc"..........mmem^^
VINCENZIO ANTONIO
C A M P I
P I T T O II CREMONESE
DiJcepola di Giulio Campì.
-                                                                        *
è ■
Toriva circa queftimedefimi tempi Vincenzio Antonio Campi,
minore de'tre fratelli Pittori figliuoli di Galeazzo Campì,
Coftuì fu buon naturalità , tenendoli fempre all' imitazione
del vero,. Veggonfì di fua mano nioltrlFime pitture fatte eoo.,
gran facilità tanto figure , che frutte ,ed altre cofe. Aiutò
molto ad Antonio fno fratello , e colorì gran numero di qua-
dri , che furon mandati in Francia , ed alla Corte ài Spagna, JHeft.
dove fu , ed è Rato fempre celebrato il fuo nome. Nel Duo- ^am- d*fc
rio di Cremona fua Parria è una fua bella tavola d' un deporto di Croce, con un
S.Antonio , e Raimondo, un'altra nella Chiefa ài S. Franccfco, una in S. Loren-
zo , ed in 3. Giroldo quella di S. Orfola colle Vergini compagne. Mandò molte
opere a Milano-, e per ufar le proprie parole d Amen Campi fuo fratello , che in-
cidentemente fa di lui nella iua Cronaca una breve menzione, dico, ch'egli lavorò
per infiniti altri luoghi d'Italia. Fu buon Architetto, e dipinfe bene architetture;
ii dilettò aflai di Geografia,e deferirle tutto il Cremonefe, che per avanti era (lato
pure deferitto da Bernardin Campi in una gran tavola, che fu polla nella Sala del
Cordiglio diquella Città, la quale egli gii ridufiè in piccola tavola con tale accura-
tezza , ed arte , che per gratitudine ùi dalla fua Patria efenzionato . S'applicò
ancora ad intagliare in rame una]bella,ed aggiuntata pianta della medefima Cit-
tà, e già dell'anno 15S4. come iì raccoglie dal Difcorfod'Alcflandro Laono , era
in procinto ài darla fuori , fìccome dovette iVguire , ma ciò non. è perora venu-
to a noflra notizia . Ebbe Vincenzio fra gli altri fuoi Difccpoli Luca Catapane .,
del quale fi vede nella Chiefa di S. Pietro Cremona una giunta ad un quadro
d'un Crifto portato alla fepoltura, dipinto da Lattanzio Gambara, il quale vollero
ridurre in tavola maggiore, e nel dipinto dal Catapane vederi buon accompagna-
mento alla maniera del Gambara. Nella {loia Chiefa fono pure di fua mano due
Cupole a ftcko. Iti S> Doinenk© fono Aie le pitture dell* Atto della Cappella del
' ::.--.
                                                                                   Kofario
\
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$1 DECEN.lMlaPAR.il del SEC; 1K ialino, al itfol
Rofario , effondo la Cupola di mano del Moloflb. Nel Carmine la Cappella della
tu Vcrginej e tutte s'accollano alla maniera del Pizzighittone, e dell'Aiolà, ben-
ché eoa alquanto più di morbidezza, e rotonditi . Ebbe facilita nell* inventare»
ed i fuoi difegni fono in fulla maniera del Cangiato*. Le [fue pitture però , gene*
talmente parlando 9 non pacarono più li d'uà mediocre {egna.
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' ' $EXXA>KJ)0 troNTALÉNTJ $s
■" ;'"'..; :••'" A                  D E L L E H , 'M"J^ -ìx,k ni
-1 *»■ ■'- ' -■ -'■'■■■ ■-"- ■'• « '■'-■ • ■ ■                                                                                                                                                                                 ....                                                                                                                   ,.,,... » ..
TIZIE
DE' PRO FESSORI
D E L D IS EGNO
DA CIMABVE IN OVA.
E C E N N A L E IL
DELLA PARTE IL DEL SECOLO IV.
AiìU t:[J-^r , ittfhfi'.-"! l-ì •Sii? , T. ' "": " ! rbi'Ò; hrjnì.S-.ì JU ,:;".'•' l'i:-'1 t|
BERNARDO BVONTALENTI
FIORENTINO,DETTO DALLE GIRANDOLE , PITTORE, MI-
NIATORE, SCVLTORE, ARCHITETTO MILITARE, E CIVILE. \
Vìfcepolo dì Don Giulio CIq<vìq ,• nato 153$, *§♦ i5o&\
(■♦a ., k a
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EGNO per certo di gran refìcflìone fi è quanto da colo-
ro y che leggono fantich«, eie moderne Ifìorie fi
ravvifaefferc all'ai frequentemente accaduto ; ed è, che
quei tali, che furono dal Cielo eletti, e trafcclti per
operar cofe grandi ,' fortiflero o fin dai ventre àtWza
madri loro , o ne* lor primi giorni, o negli anni pili
teneri,avvenimenti così pemicio/ì, e cattivi, che altri
averebbe detto , che non al confeguimenro d'alcuna-»
gloria fra gli uomini, ma a i difaftri d'un vivere ab-
bietto , da terminar/] poi in una morte infelice , fof-
fero eglino a quefta Incedati partoriti. Troppo m'al-
lungherei , s'io volefl] in quefto luogo far menzione di tanti, i cuiprincipj furono
agnati con sì fatti fucceffì ; i quali poi col crefeer degli anni, {coprendo in (za
fteiiì altifììmi doni del Cielo ., e <:on efattiffima accuratezza i proprj talenti triiti-
M                                   canclo*
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VECEN.M dilhPAR. lièi SEC. IV.dal 15 60. d 15 j*.
mnd® , fatti fuperiori agogni più fìniftra fortuna , fon rìufciti oggetto d*ammi*
razione ad ognuno \ e con iin fine gloriofo han fatta eterna lor nominanza. L'art-
oitìe -óra chimerizzando per intender di Ciò le vere cagioni, Rimo io tempo ai
èiitto perduto vco|cio*lìecofache:corto fia noltro ^intelletto , e non/bene-adattato,
alla*penetrazione óìcosì lite chTpofizioni della DiV'ina Previdenza ; Parrebbe con-
tuttociò , che non foflc improprio il pe^fare- efier forfè queSo un ifegno , coru»
cut ci. volete fare-(piccare il Cielo la particolariilìma cura , che egli ha di coloro,
eh* eeli elcfie per alcuno ufficio fublimiffimo , o pure per dovercilerc in alcuna^,
più nobile facilità maeftri. degli altri uomini ; ma comunque fi fia la cofa , egli è
certo, che in quello > di cui ora fiamo per parlare , che è il celebre Bernardo
ffooffiratenti Fiorentino , ©ferviamo elTer fueceifo quanto in altri mai ciò che di
(opra abbiamo detto.; e quanto all' infelicità; de' fucceffi occorfì alla perfona ài lui
ne* fuoi primi;attni , e quanto alla riufeita , eh'ci fece coli'efercizio delfc ( (letti
per dire) innumerabili Virtù, colie quali, appena ufeito della puerìzia 3 egli adornò
fé {IciTo , e feqèir Superiore a" mólti grànd^uomiui del fuo tempo-;, fonie ora fiamo
per raccontare.
Sappiati adunque , come nella noftra-.Cìttd di Firenze per lo gran diluvio dell'ac-
que , chi l'Anno ii?4. qnafì tutta l'allagarono in quella parte di la dal fiume**
d'Arno verfo mezzo giorno , che dalla Chk fa di % Lucia de' Maonoli , e cafe de
Canigiam s'inalza verfo la Co|a, a SJGiorgio, e dicevafi il Poggio dc'Magnoli",
ailenriando il fufells cfNi^priici^i^lXjamcits^di-èafe-£S(toneyà"-»-^tuttè-^I un-tempo caé«
dero a terra t Rifatteli poi le medesime con grandjfpendio da' notici Cittadini,
in tempo t^rèarpno;;a cadere-, t conciofiìecofachc ;in© allora non folle $ara bene
ir* io. ro- jfQllecita, ppymdenza eli ColìmorI......ch^ beuxonobbe eflcr Uttuuo~addiy<€*mt^da^j
<vìtìoU ed- phroidifetto del fiiblcimedcfimo | ftf cooflegge iidifpenfahile pècubito ,%diicarle
j&àtl P&- ^ipiif, c^cli tal 'divieto Tu in una laltra di bianco marmo fatta memoria , ed
rdì*P'}\ au^ala *Ma'muraglia , che alzata in fui piano della ria dal Poggio la divido.
jLtrtrim» Yno di coloro , a cui toccò la trilla forte d'avere con ma famiglia Per iepokura
pite * T. la propria cafe > fu Francefeo di LionardoBuontalentiPadre dclnoftro Bernardo, il
fjici* *» quale , così disponendo Iddio , che agan cofe aveàl.0- ddlinato, 0 forfè a cagione
s/ia dt éì volta ,odì palco,che gli facete riparo ,. rimafe coarto sì , ma non motto, ne
Mard* » r offcfo dalle rovine ; e perche nmna cofa asancatìe , che potete cooperare al fuo
/^mmO- fctmp^ r rcftò nella rotta muraglia tant* apertura , che ballava per tramandare al
£* ?• S^ difuori le flrida del mifero fanciullo . Io ho per relazione dì Giuliano Salvetti
gente , e uè quivi
\               altra cofa per foftenetio in vita, finche folle tolta via la gran montagna di faffì , e
ìicalcina , che lo ricoprivano, pafsò uno Staffiere del Duca Cofimo , ed atterrito
da così fatta uovltà , fLibito ne portò l'awifo a Palazzo al fuo Signore . Q^iefti,
Sìoifo a gran compaffione del mifero fanciullo, non folo operò , che"con ogni
maggiore accuratezza fofle levata quella gran malfa dì materia , che lo teneva
fepolto per trarnelolibero ; ma fubito > che e'ne fu cavato» fecelc» condurre in
Palazzo Vecchio allora fua abitazione , e poi fempre il proteife , e culìodì. Noa
andò molto à che Betuatdò cominciò a dar faggi del Ilio grand" iuteilstto , par*
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; 3E\NA\D0 -BVONTALENTI. 3%
"ticolarmente in ciò che apparteneva a cofe di dìfegno , onde quel magnanima
Principe volle , ch'egli attenderle a quell'arte , prima fotto la (corca di Francefco
Salviati, poi del Bronzino , e poi del Vafari ; ma il figliuolo paflando fempro
più la coir ingegno , e col de/ìderìo d'apprendere efercizj nobili , non contentan-
doti di quello della Pittura , volle attendere alla Scultura , ed all' Architettura--*
nella quale dicefi , che avelie molti precetti dallo fletto Michclagnolo , ed m tutt»
in breve fece fi gran profìtto , che non avendo ancora 15. Anni compiuti , gii dal
Duci Colìmo era flato fatto Macftro del Principe Franccfco fuo" Figliuolo , e dell*
mede/ima età avea condotto, di fua mano il Crocifitto di legno grande quanta 1
naturale , che fu pofto nella Chiefa delie Monache degli Angeli allora in Borgo
S. Friano , e la Tetta pure di legno di S. Monaca , che fino al preferite fi veda^
(sopra la Porta da via delle Monache di ella Santa . In quello tempo, ed in quella
fanciullcfca età ordinò egli per trattenimento del giovanetto Principe una Ca-
pannuccia , che fu fttmata cofa ìingularifFima , e nuova, attefo che , non fola
vedevano aprire i Cieli, calar nuvole , volar gran quantici d'Angeli qua , e là,
ed in terra ancora , ma scritte! l'innumerabiìi figure camminavano alla volta del
S. Prcfepio , e movevanfi in varie attitudini, che propriamente pareva , che vere
fodero ; ed in tal congiuntura inventò un certo traftullo d* alcune figure dintòr-
Hate , e rapportate a certi cerchi., chs chiufe in un gran lanternone di-carta, gi-
rando a forza del fumo di cerco lume ,\tramandan l'ombra in un foglio , che 6
frappone fra etti , e la ncftra villa ; alla.qua! cofa fu dato il nome di Girando-
la ; onde egli fin d'allora fu foprannominato. quello delle Girandole , e poi W*-~-
nardo delle Girandole , e tal foprannome allora più gli fu fermato addotto,
quando egli fece vedere in Firenze 1 più maraviglioiì fuochi lavorati , che mai vi
ti follerò' veduti ,e fra quefti l'artifuiofe girandole , che oggi fon tanto praticate
in occafione di pubbliche allegrezze . Operava allora nella Real Galleria il celebre (
Miniatore D. Giulio Clovìo nativo d' una Villa detta Grifone in Schiavoma ,ovve>f
vq Corvazia, Difcepolo di Giulio Remano , onde, faci! cofa fu a Bernardo , col
mezzo del Principe fuo: Signore ,1'accoftarfi a quel gran Virtuofo per apprenderne
L'arte del Miniare , nella quale in breve tempo fi fegnalò talmente , che quafip**
peggio il maeflro . Diedefi ancora di tutto, propofito alle Matematiche,ed a co-
'fc,.d- ingegno , e riiifcì inatavigliofo in trovare inftrumenti da muovere , ed alzar
pefi i farìalìr acque , ordinar fontane ,. e macchine per Commedie , lavorar di
fuochi artifiziati , gettar ponti,ed ogn altra forte-di fortificazioni , ed altre co*
fé militari, ed in tutte quefte belle .atti fece 1' opere ,.che appretto noteremo per
notizia avvtane; prima per quel poco , che deli584. potè fenver di lui ancor ^vi*
ventc ituetà di 48, anni , Raflfael Borghini,fenza dar però alcuna contezza de ài
lui principile per li 22. anni, che lo fletto Bernardo dipoi fopravvifle agli ferita
ti del Borghini , ne' quali egli fece il più , e'1 meglio per mezzo di Gherardo Sifc
vani (tato fuo parente , e Difcepolo nelle cofe d* Architettura,*-per mezzo altresì
dell'altre volte nominato Giuliano Salvctti, e altro ancora- ; ed incominciando
dalle cofe di pittura-, fu la prima opera del fuo pennello una Pietà per lo Veicovo
lylarzi ,che la mandò all' Impcradore. Per Don Fabio Ararzuola Aragona Marche*
(e di Mondragone Maeflro dilCamera , e m#ib1 favorito del Principe FraucefcaJ
condotto al fuo -fermio di Spagna ne* tempi di Filippo .'li. P fece una Madori*
na grande quanto Snaturale,e notili, che quello Marchete è quello iteiìo,per cui
il Canto poco lungi dalla Piazza di S, Maria Novella, che anticamente dicevafi il
Canto de* Cini,prcfe.il nome,ckl,Canto,al Mondragone,per aver egli in tal luogo
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ìy' '0ECEN.Il.èlU PAS. ll.ddSEG. IF.Mi$6a. al 1570.
con difegno dell' Ammarinato fatto fabbricare il palazzo , che oggi pofsiede Vgo»
Uno del Vernaccia Senatore Fiorentino Gentiluomo qualifìcatifsiino, e d'incorrotti ,
cortami. Per Io fòeffo Principe Francefco fece un Àbramo in atto di facriflcare il
Figliuolo» grande pure quanto il naturale , chi? m poilo nel Salone de' Pitti, dove
fino al prefente fi vede . Nella cafa di Marcantonio da Tolentino in vìa de' Ginori
dipinte una volta a olio ; fece anche più ritratti di grandezze dìveife della perfo-
na del Principe Francefco , che furori mandati in diverfe parti , e da quefto pure
gli fu dato a dipignere in un fao Gabinetto un quadro, in cui rapprefentò 1' acqua
naturale , e adoperata coti artifizio , dove fece vedere fiumi , fontane.mulini ,
ed altre pellegrine invenzioni di quelle tante > di che la fua mente era pienissima .,
Per Madama Cciftina di Lorena dipinfe una Vergine con Gesù in collo , ed ap-
prendo alcuni Angeli,; colorì ancora un Crìfto alla Colonna, che venne in potere dì.
quegli della famiglia de' Taddei , ed altre cofe conduiTe in pittura , Venendo ora
aii'operc di mimo,primieramente per lo Granduca Francefco fece in un ovato Ve-
nere con tutti gli effetti d'amore » un Imagine di Crifto , che porta la Croce , ed
una Madonna con Gesù Bambino, e S. Gio: -anciullo , e quefto in atto di fonare
il flauto , mentre fc ne fta in collo ad un Angelo : {tette molto queft' opera ap-
preflb ad un letto delle Regie Camere à' Pitti, e pel le fu dato luogo fra 1' altre
cofe preziofe Biella Tribuna di Galleria. L'anno 1563. portatoli in Ifpagna col Prin-
cipe Francefco » ebbe a fare alla Macftà del Re Filippo alcuni quadretti di minio
é\ Imagìni di Maria Vergine, ed altri moki fecene per la Regina fiia moglie, da*
quali fu altamente remunerato,e molto ebbe da operare la fomma prudenza , e
deprezza del Principe, affinchè e' fofsc lafciato tornare alla Patria ; e foleva rac-
contare il nominato Gherardo Silvani, che Bernardo donò alla Madre del Re Filip-
po un Oriuolo fatto di propria mano da tenerli in un anello . S'io volefsi dckri-
vcr minutamente la minima parte dell* opere , eh* ci conditile con fuoi difegni, e
modelli, allungherei talmente il difeorfo , che malamente potrei fodìsfare al mol-
to che mi retta per dar fine a quefto Decennale : per quefto dunque, e perche ma-
lamente può fcrvir la penna a far formare di loro il concetto dovvto , mi bade-
fa il darne feorrendo, e fenza obbligarmi ad ordine di tempo , una breve , e fora-
inaria notizia , lafciando all' opere medefime il parlar da fé ftefse, coneiofTiccofa-
efee elle Man© , per grandezza , e per vaghezza, e novità ammirabili , e veftitedi
quel gu$o , eh!:egli formò su Ì precetti, amiti dai gran Michelagnolo , cornea
ognuno , efee voglia , potrà da per fé medesimo riconofccrc ,. Non iftimo già con-
veniente il lafciar4,di far «aenzione d' una■ cefà , piccola fi in paragone dell' &Uì
«re 'i ma non già nel fao genere meno lodevole ; fé cefi cesa fuo modello per lo ftef-
ibGranducaEfanc^fcd unftudiolo d'ebano, in cui fi feorgevano ottimamente divi-
ati tutti gli ordire d'Architettura, colle colonne.di Lapislazzuli , Elitropì , Aga-
5c , ed altre Pietre dme , e la facciata del mcccfimo adornò d'alcuni termini d'
oro fotti a «concorrenza deprimi uomini, che allora in, Firenze maueggialTero
#nct*Uo ,• ,-c. fcarpelìo•.,ifMfuronpBartolommco Àmmannati ,\/Gìgi Bologna, Vin«»
Cenzio Ganti, Lorenzo «della Nera , Vincenzio idc' Rolli, e Benvenuto Celimi;
ttf parti menti 4cl mede/imo accomodò varie ilupendé miniature di Tua propria
«uno, rapprefentariti Iftotic di Pallade , co'ritratti delle più belle Dame , cho
avelie'.allora la noftra Gittdre degna cofa fu il vedere L'ornato, e le fregiature tut-
te ; addobbate d'i prenofe pietre , le ferrature ingegnofe , i fegreti ripofti , con-,
invenzione in quei tempi in tutto , e per tutto.nuova ; e tanto bafti aver detto
ài quella fua prima « e beila fatica. Aveva Tanno 156?. il PtmcipeFrancefco com-
perato
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• * tBUNAzpo SFONTALENTi:          ]
pipato da Benedetto di BuorfaccorfoVguccioni un fuo luogo, dettò Pratolino , Ioti*
tano da Firenze cinque miglia verfo Montefenario , ed altri molti luoghi vicini per
farvi la maravigliofa Villa, che oggi vediamo,ed avendone commelTala fabbricai
Bernirdo , egli vi pofe mano , e condufle la. Regia Villa , la cui pianta coftituì
con tale artifizio , che non contenendo in fé ne cortile , ne loggia , o altro voto ,
per cui comodamente ogni Architetto provvede i fuoi edifìzj de'neceflfarj lumi ,'
tontuttociò fieli' alzare la fabbrica fece ved*rc non folo ogni appartamento , ma_i
eziandio ogni-danza col fuo lume vivo, e fenza che l'uria dall'altra avefselo a procac-
ciare ,con tutte le macchine per condurre,e alzarT acque; le.flupende operazioni
delle medefime , di moti diverti d* uomini, e d'animali, organo fonante con altri
finimenti, ed altre fimili cofe ,che io a bello ftudio tralafcio, perche fono ormai
ben note a tutt* il mondo , e ne va attorno ancora una deferizione iìampata del
Verini ; dirò folo , che da quelle anno tolto coloro /[che dipoi operarono in cofe
fimili per 1' Europa tutta . Io trovo in alcuni ricordi degni d'ogni fede , efser co-?
fiata quefla regia fabbrica con fuoi annefsi fino alla fomma di fetteceutoottanta-
duemila feudi. Fu fuo modellò il Palazzo detto il Cafino dietro a S. Marco, e
fu fentenza d°gli Architetti di quel tempo non efferfi veduta mai fabbrica d* Ar-
chitettura sì fempliee , e tanto vaga, mam*mamente fc fi riguarda la bellissima
Porta , e fuo ornato . Diede il difegno per la gran fabbrica della facciata del Pa-
lazzo di Piazza dalla parte di verfo Levante , e di verfo S. Piero Scheraggio , la
quale condurle d'ordine Tofcauo , al certo delle belle, che veder fi poffano in quei
genere . Fu quegli, che con fuo difegno edificò tutte le ftanze fopra gli Vfizi nuovi
per Galleria del Serenifs. Granduca, infieme con quella s che fi dice la Tribuna, do-
ve le cofe di maggior valore fi confervano ; alla quale, perche non manca ile il pre-
gio di contenere in fc in materie appartenenti alle beli* Arti le più maravigliofc
cofe del mondo , ha il Serenifs. Granduca Co/imo III. noftro Signore fatto dar Idi»
go alla tanto rinomata (tatua della Venerina , e del Villano, facendole venire di
Roma dal proprio Palazzo della Trinità de'Monti, e dipiù v'ha collocata l'anta "*
ca ttatuà del Satiro , che batte infieme le due fcodellerte , che io trovo , che fof-
fero x Cimbali deglijantichi. V'ha aggiunto altresì i Lottatori,c l'antica Venere di Belve
dere;ed un altra minore flatua di Venere di/Ingoiar bellezza tutte d'ottima maniera,
Fu anche opera di Bernardo ladiftribuzione, e accomodamento a lor luogo della grau
quantità d'antiche ftatue,e butti, che vediamo in efla'Galleria. Volle poi ilmedefi-
mo, ch'ella fi rendefle più godibile alla Serenifs.jCafa, e trovò il modo d" edificare per &• S}et&
lo fpazio di circa a mezzo miglio di ftrada il bel Corridore , che dal Palazzo de'Pitti Prnnz^Rè^
porta alla medefìma, e conduce in Palazzo Vecchio, e fu dato principio a cavar le fon- Cerc^e .^
damentaperfar l'edificio nel pian ditcrra dalla parte de' Pitti alit ra. Febbraio 1564, ^ntiC'ma*
Fino dell'Anno 1563. effondo feguita la morte delgran Michelagnolo Buonarruotis
Lionardo di lui Nipote , ed Erede , volendo fare al Granduca Cofimo un fuori-
tuofo regalo , donogli un difegno della Tavola di rioftra Donna Annunziata , fiata
poi colorita da Marcello Mantovano per la Cine fa di S.Gio. Lacerano ; altro dife-
gno del Sig. orante nell'Orioli con molti altri difegni, fchizzi, e cartoni dì mano
dello fieno Michelagnolo ? ma quel eh" è più, la grande, e be-Hitfima flatua della
Vittoria-j!ch: fotto di fé tiene un prigione , la quale oggi fi vede nel Salon dei
Palazzo Vecchio , benché ri911 interamente finita; ed in oltre <!piiògli 4. grandi
fìatu." bozzate , rapprefehtanti quattro prigioni , che gii furono dal medefimo
Michelagnolo deftinate per lo Sepolcro di Papa Giulio , e poi era flato fermato
che dovettero andare in Francia ; Bernardo dunque, volendo dar pollo condecente
a que-
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Pi DEC EU. Il Mia FA%. U. dei SEC. 1F. dal 15 6ù. ai 15 7©.
a quefti gran Còloilì , benché folamente abbozzati, fegucndo anche in ciò la v&
lontà del Granduca , che fu di fargli fituare in modo , eh' e' poteflevo elìer d'am-
maeitramento a'profcflori (giacché fu fempre univerfale opinione degl'intendenti,
che il bozzare di Michelagnolo avelie feoperto un nuovo modo per operar fieuro,
0 non iftorpiare i marmi fui bel principio ) rifolvettefi a fare una -fpaziofa grotta
mi Giardino di Boboli , ed è quella , che da chi cammina lungo la facciata del
Palazzo verfoS.Felicita, fi fa vedere m teflata ; e negli quattro angoli della me-
defirna ficuò quelle bozzate figure in atto di reggere gran quantità di fpugne , ac-
cordando così bene la rozzezza di quei naturali fcherzi col ruvido di quegli abbozzi,
che il tutto pare l'Iato operato dalla natura medefima , ed il rimanente delìaci
Grotta orno egli fteffo di ma mano con figure , ed animali compofti delle mede-
firae fpugne con tale arti£zio i che in,quel genere non fi,può, veder cofa più bella,
Bé più vera. La vòlta poi fece dipignere a frefeo per mano del fuo grafici'amico,
e celebre Pittore Bernardin Poccetti, ilquale , fìccome non ifdegnò di pigliar dal
«olirò Artefice varj precetti appartenenti alle beli'Arti , non ottante l'effer già
gran' Macftro in pittura, così non ebbe difficult4 ài nominarlo fempre fin chV ville
col nome di fuo maeftro . Ha quella Grotta una grande apertura nel bel mezzo
della volta , a fimiglianza della Rotonda ài Roma ; ài tale apertura fervìm* il Buon-
talenti per effettuare un fuo nuovo concetto , e fu d' accomodare in efla alcuni
grandifsimi crìftalli * che coprendola tutta , formavano un gran vafo, dove «ne-
vai* acqua > e pefei, i quali da chi era fotto vedeanfi pet enfio il medefìmo andar
vangando, feh2a togliere alla Grotta la neceflaria lucerna a lungo andare l'internC-
périe dell' aria , e i vàrj accidenti caldo , e di freddo ;, x quel .eh' è più , foie
qualche! difetto d'afsiflenza di chi ne aveva cura , non vollero che così beli' in-
venzione avefle lunga vita: E feguì ancora Bernardo il difegno'dell' Ammaunat©
nella coikuzione degli appartamenti nobili dello flefio Palazzo de* Pitti,-e difegnè
gli fpartimenti del Giardino di Boboli,,nel qual luogo fino il Maggio 155^0. era fla-
to dato principio a fpianarc , e cafagnare per piantare i ciprefsi,lecci, ed allori.»
iqoaUJoggifannoil falvatko,dieacconciatamentecol domeftico,edeliziofocoacer-
vando, forma un tutto > pieno.d' amenità, ed è oltre modo dilettevole'; inventò;
ancora la formidabile ferratura della porta del Teforo nella Fortezza di Belvedere
con mirabil modo accommodata ad uccidere qualunque , che fenza faperne li oc-
cultifsimo artifizio,, e^fcgreta;, tentane d'aprirla ; Fece gli ornamenti (opra-,
J? la Loggia de'.Lanzi , e le flanzc foptaula Zecca , colla; bellifima Porta delle
•« *;uppliche;:e!qui è da notare ,; eh'; egli fu il primo a metter inuforaccp.
mpdare fopra gli architravi, e cornici i frpntcfpizi a rovefeio, cioè colla parte
più alta lateralmente all' infuori ,, ficcomc. egli fece vedere in quella p*rta ,*
fofa poi Hata molto ufata da* buoni Architetti . Devcfi però avvertire, che>
^accorto artefice fervici di tal fua nuova invenzione , come fi vede, in luogo co-
perto , perchè allo feoperto, ella fervirebbe alla bellezza , ma all' utile non già;
perchè altr' efìfettpnpu opererebbe :, the; ragusure l'acque,, ,c quelle far piovere.,
f^noB^n cafa,,, almeno-jwt bel mèzzo -delia.,porrà * p«firieftra> {opra lacuale tali
frpflte/pizj fotTero evocati ; fra lf ,iéò) 'é énfi àltéalia» dei ifront.i-inizio pofe. quaft.
per .termine d': una mcnfpla una bella mafehera » fopra la quale accomodò il bel
ptritto.di marmo, del .Granduca Franccf,co fatto dal celebre Scultore Gio, Ban~.
^ini ,;detto anche Gi'o.dell'Opera > che fu Difcepplp del Bandinelli:, e quegli,
che col difegno dello ilefìb Bandincllo condufle quali tutti i batti rilievi del bafa-
mento del Coronella Cattedrale Fiorentina ,* «chtfettò lavila fabbrica del Pre-
sbiterio
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%E T^NA^D® %V0 NT AL %NTT. 9t *t
salterio avanti all'Aitar maggiore di S. Trinità, in cui, come è noto;/! difcoft©
tinto dall' tifato da ogni altro nel componimento d' alcuni finti nicchi , che Ter*
vono per falirc, i quali fece per accomodarci alla ftrettezza del luogo , ed infieme
far cofa utile , e-maeftofa ; e fu anche fuo modello la facciata della fteffa Chiefa*
Isella quale tanto più s'ammirano le giraziofe modanature,quanto che la fabbricai
è di pietra forte, :di Tua natura affai difficile a condnrfi a gran finezza di lavoro s|
ed a tal edificio fu dato principio a' io. Marzo 1592. Fece anche il bel Chioftroi
e le nuove aggiunte di quel Monaftcro verfo Arno, e verfo Parione. Furono pure
con fuo difegno , e modella fatte le Cappelle del Crocififlfc, e quella de Velluti
in S. Spinto j e quefta fu dipinta da Cofimo Parigi. Edificò il Palazzo fui Prato:
per AlefTandro Aceiaiuoli, poi de* Corfini : per Ruberto Strozzi alzò la nobìlift
{
fima facciata del fuo Palazzo al Canto de' Pazzi j ed in Borgo degli Albizi , nel
quale le fineftrc inginocchiate, e la porta, che rifponde in Borgo degli Albizi fanne*
cònofeere quale folle il valor fuo . Di quefta fabbrica non fece egli fé non ilprimoi
ordine , perche eflendo egli venuto in qualche difpafere col Padrone a conto di
certa fcala , che volle inventare Santi di Tito ,. che fece quel poco , eh'e' feppe,
e non più , vi furon mefie le mani da altri, come noi più diffufamente narrcrema
nelle notizie di Matteo" Nigetti Architetto. £x fua invenzione la facciata di déntro
della Chiefa di S. Maria Maggiore: colle Cappelle , e TOrgano'. Per
            - Be-
nedetti architettò il Tabernacolo di marmo , che è attorno ad una delle colonne*
della Chiefa di S. Maria Novella , il quale fa per tutti ì verfi facciata , e ferve*
alla pittura , fche rapprefenta la morte di S. Pietro Martire ,tfatta per mano del
Commendatore Ira Lodovico Cigoli flato fuo DìfccpOlo nelle eofe ci'Architettura,
e Mattematiche . Reftaurò, e feccia facciata della Cafa, che or'anno iRiccardi,
in via Maggio , e di tutto punto edificò quella del Cavaliere Serguicjl in vja'det
Cocomero,chc poi venne ne'Martelli. Fece la Villa di Marignolle ordinatici dal Gra ri-
duca.
Francefco per Don Antonio, la quale oggi è de Capponi; quella della Magia
per ordine pure dello fteflo Granduca, venuta poi negli Attivanti,* ed è fuà ar-
chitettura il Palazzo del Granduca , e la facciata della Chiefa de' Cavalieri in Pi-
fa , ed il Palazzo di Siena ; ridiifie a miglior forma le Ville di Caftello , e clcUa__#
Pietraia . Trovofsi a gettare i fondamenti delia Real Cappella di S. Lorenzo,h^,
quale con fua afsiftenza fi condufse fino a tutto l'Imbafamento ; e fu fuo difegno,
e modello il maravigliofo Ciborio di pietre dure , che deve fervire pcr-efia Cap-
pella . Ncile fhmzc dell' Opera di S. Maria del Fiore fono ancora due belHfsinii Tuoi
modelli di varia invenzione della nuova facciata da farfiad efsa Chiefa.
              |
Era fiata in quei tempi pubblicata la Bolla di Paolo IV. che non poteflfero l'a-
bitazioni dz Giudei tenerfi in confufo con quelle de* Crìftiani, ma dovefie darfi
loro luogo fcparato , alla quale aderendo il Granduca Cofimo I. e Francefco fu©
Figliuolo , a cui egli gii aveva comunicato il Governo dello Stato , furono pet
lor cornando effi Giudei cavati da'lor (oliti alberghi, e pofti tutti in quel tcnito*
rio di Cafe , che oggi diciamo il Ghetto , che formando un lato da tramontana.»
al Mercato vecchio, ettcndefi a dietro per qualche fpazio verfo ilChiaflbde'Buoi,
ed i Sacchiellinai, il qua! tcnitotio per un corfo di piti fccoli era flato il più fordì-
do lupanare della Città di Firenze , e vollero , che per accomodarlo a miglior?
ufo di quella perduta gente fi variafsero molte cofe dall'efser di prima , e final*
mente ti chiudefse per modo , che agli Ebrei fofle proibito l'ufeire , ed entrar©
ccettoche per due fole porte , una rifpondente in fui Mercato , 1' altra verib i
Sua nielli nai.» fopu la quale fecero quelle Altere coHocaj:© al di fuori'MArme lor*
                                             e quella
-:
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I
$>6 *fUfó(Qft^^
equella della Regina Giovanna d' Auftria figliuola di Ferdinando Imperadore ,' è
Bioglie dello fteffo Granduca Franccfcojed una cartella con una infcrizionej la qualemi
è parfo bene il notare in quello luogo .Cofintts Mei. laèg. EtrnrÌA Dux>& Serenifs.Trinceps
F.Jhmnuein omnes pietatis ergo hoc in loco Hacbreos aChriflimornm} atJufegrcgatos volue*
mnt
, non autemeieBos , nt leviamo Chrijìi iugo ccrviccs duriffimas honorum exemplo
pr&bere domandas facile & ipfi pofiint ^4. B. MJDLXXL
Di tutto quefto laverò, che
ebbe fuo compimento T anno 1571. è coftantc opinione d' alcuno , che fofle di-
rettore il noftro Bernardo , cofa che ne punto , ne poco rendefi inveriiìmile ,
effondo egli ftato Tempre in carica per lo Serenifs. Granduca di Soprintendente del-
le fabbriche civili, e militari ; onde non fccefi a tempo Clio opera grande » o mez-
zana > nella quale egli non ponefle la fu a mano . Abbiamo detto , che in quel
luogo appunto,©ve Si data ftanza agli Ebrei, fofle l'infame poftribol®, perche lap-
piamo effere flato così; ma ci fi conceda, che per illuftrare tale noftra aderzionc^»
portiamo qui un luogo d' un bel manoferitto cfìftence nella Libreria di §1 Lorenzo,
intitolato L'Ermafrodito dedicato aCofimo Vecchio Tadre della "Patria autore Antonio
da Talermoi
che fauno de' Poeti della dotta Converfazionc in Napoli di Gio. da
Ponte, detto il Pontano,del Sannazzaro , del Sanfeverino,o Pomponio Leto , che
dir vogliamo , ed* altri fublimi ingegni di quei tempi . Parla del Lupanare , e fue
vicinanze , che dette abbiamo di (opra > al quale invia cflo libro ; come che alle-
gro » anziché no,gli fuflè riufeito•
                                «aT
Ad Lìbcllum^t Flarsntlnum Lupam'rMeM-ìin fin. lib. 2,
SI Domìni monitwparvifacis , / fugo > Gràffi159 1 h"j 1 t\ij'j;;thn
Fiorentina petas mania
, parve li ber , M:
f;
          ! JEjl focus in media , qxem tnpete: feftus,in Vrbe ;                    ì: ^
-,ti; m\ : Qnove locnm poffìsgmfeerefìgna dabo
; .
              lAlta Separate ìfeitare palatia Diva ,
jìut pofee agnigeri fplendida tempia Dei.
H:c fnerii , dextram teneas y paulumqua pr&fe$us 1' .
Sifte , vetxfque petas } parve Libelle , forum .
:,,.. Micprope meta vis éfl j hic ejl geniale Lnpanar t
Qtti.fua fìgna fuo fpirat] odore locus
.
line ineas ex me , lenafqne , Inpafque faiutu ,
. *A quibus in molli fufeipiere (tnu.
Qccurret tibi flava Helene, dnlcifqueTdathildis , &'cl
TequefalutatumtranfmittetThatdavicus
             ;r
Troximm occifa de Bove nomen babens . -
<*;j ..■;:»;' Denique tam celebri feortorum quidquid in Vrbe cfl ] -
, ,
                 Te fetet adventu lata caterva tuo
Ma giacché n'ha portato la congiuntura a parlare del Ghetto , non è da m-
_ iafeianì di dare alcuna notizia della derivazione di tal nome , il quale non viene
1We altrimenti da un Ifola , ne tampoco dalla parola Vghetto diminutivo d' Vgo co-
Eh alche6
me ftl da altri fcntt0
» ma dalia Parola ebraica Ùhet, che vuol dire divimra ,cioè
tema ro- Separazione , che è quelli appunto che fu intefo di fare con quella fabbrica-. 9
v'efcìofvno
efprefso.aache nella notata mfcrizione in quelle paiole figregatos voluerunt.
jp-ìwè
         *topj"                                                                           lì per-
mmmtmmm
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%E^NAXJ>6 MONTALENTI. »f
E perchè di quefti mcdcfimi luòghi t con moki altri di quella"Città* viene a htfeC0f7éja
dteferizione Criitofano Làndini in certa fua Elegia , ch'egli inviò a Roma ad un Tee , cht
fuo amico , la porremo in quefto luogo iiccome fi trova notata «ci manoscritto, torrifpedo-
cV è in efso Libro di S. Lorenzo»                                                                       polaprima
-,:,                           : •            , \ .              étlGn.laft*-
Ad Mufam quod Florentiam ad Iohanntm Anténfam {tergati *Uvt**it\*
jf* intona* »
Cune, fed ex Tempio Tufcum vi far a leonent* " / *: -. "f ;                che fi fpie-
Ktquc Fluentìnas > candì da Mafai domos,                                       zzerebbe e»
Verùm■ uti fuhlmemTurrim, Tortamene Senenfem                             %@* t*JZL.
Initiaris, retla perge fubinds via,                                                     
ai{' :
9
■ Et Veterem tronfi Vonfcm 3 quem mollihm undis
Subfuit, & placidis irrigat jlrnus aquis }
Ex bine femeas inter ve&cre Tabcrnas,
Et■ "Mèrcatorum compita pulcra fori
,
^eve màlum poft lue Callcm tranfre timebìsl
ISQzmque habet hic falfo nomina vana metus
.
^eve iter infle&esj quamvis (ìù propter euniim\
Luftra £np<2 fugìt "batte nulla matrona viam.
:';-■(A'iuMìtic■ trivmmà Taleis dicium > & laurentia velox^-
"': :T empia petes opibus nobilitata no>is
.
• ^qri Pam hic yaflis moles miranda columnist
* '-"
         nu.'i* ìtiijùediésfurgcnstemkoreturGpns.
I^ec latin in dèxtrumdum■■ magtia Valatia Magni' ~:
Sfifpeclas] Co/mi pes tjbi lentus cai ;                                   . ;
Sci breve quoft fpatmm fìtpercft, dectirre e amena «
i .j3 t Sic demum'in Gdtàm liùifa ferere viam\
            £
5iiJ^Dxlcis ubi ediculas y cariòue fithibis afflici,
\f In chìhs primùmfifaquiefee fmu
.'
tosi
*U
; Ex bine qiutm multam memori refer > oro ftlutem i ' '
jintoninmqne meum Unga valere iube.
\4t te -, quid Roma faciam, fi forti rogavit
/ :
                     '•!"
Dicito, me veterum difeere relliquias,
c
                   mf^ar Qculis fanti poterli■ iam cernere ftecis                         ' ^-.; '■"'■
Uhm hominis petlnm non habuìfe putem i
Temo troppo dilungarmi dal filo dell'iftoria";ma qualcofi puree d'vòpò il dir
per apportar gufloj e luce a coloro , che Ci dilettano di noftre antichitd : fog
giungo adunque come in liti Contratto de* i<5. Agofto 1485. rogato da Ser Do
mcnico da Figline > trova fi in proposto degli addietro mentovati luoghi quanto
a-ppreflò . Ch'afe de' Buoi gid detto Chiafo di Tilalacucina nel Topolo di ff Salvadorc
dietro la Loggia de' Brunellefebi per dinanzi
, è in via de* Rigattieri s e per di dictt'9
nel cbiafio de' Buoi 3 già detto come jopra Tdalacucina
. Gr torniamo all' iftoria.
Dicefi , che laG.M. di Ferdiziandol. Granduca dìTofcana trovandofi un giorno
per caufa di cacce nel Monte d'Àrtimino vecchio [ dove dalla parte dì verfo Fi-
renze fcuopre/I una vaga , e larghiffima veduta di Campagna 1 itandohVin atto di
fèdere fopra una Seggiola/chiamò Bernardo 3 e difiegii così .* Bernardo, intorno a
quello luogo appunto , ove tu' mi vedi, io voglio un Palazzo 3 che fia /ufficiente
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$6 '^ECfitti U èlkPA^F!.déttfEam<I<tli$6<*.diijQ+
per me.» p per tutta la mia Corte , or penfaci tu , e fa predo • Dififeló , e fubìto
;'il, Montalenti applicò , e fece poi la Regia Villa d'Animino » la quale a benché
pava fia del bel riftoro dell'acque t che vi fi anno per Citerna , ha però con fé-»
abbondanza di tutte quelle delizie , che in occasione di villeggiatura può un Gran*
de defiderarc. Ma quanto altra mai egli face (le , ftupenda fu V invenzione del
'Pulpito ,, che egli erede ad inftanzadi Gìo. Cerretani nella Chìefa di Settignano*
Villa lontana tre miglia da Firenze alla falda de' Monti di Fiefole; di quello fece
egli lavorare il modello , e cuftodire la fabbrica a Gherardo Silvani . E" eflb pul-
pito di forma fopra modo vaga » compofto di. belliffinia Pietra Serena, e con enee
graviamo oltre ogni credere , viene adattato ad una non molto grolla Colonna
ci efla Chiefa contale artifizio , che la Colonna regge il Pulpito colla bellifiìma-*
' {cala » eia fcala , e il Palpito reggono la Colonna . Neil* akrevplte nominata.)
Chicfa di S. Spirito fece il grand'Apparato per refpofizione dei Santiflìmo Croci-
fi (fo de* Bianchi * nel quale volle moHrare il modello , che egli aveva fatto per il
Coro della Chìefa , che fu sì vago fpartimenio * che i profeifori ne ftupirono»
Troppo proliuo riufeirebbe il difeorfo, s'egli fi voleffe ragionare dell'altre Chìefe>
Monafterj di Frati , e Monache , che Bernardo in quefti, Stati o accrebbe con fu©
difegno , o da' fondamenti alzò , ne* quali -, come in ogn'altra fua fabbrica fece
campeggiare egualmente il comodo s il decoro , la magnificenza > e la vaghezza^
( attributi, che furono veramente particularifilmi di tutte le fue fabbriche.) Ma
avendo noi detto fin qui gran parte di ciò , eh* egli operò in materia di Pittura x
Scultura , Miniatura, e Civile Architettura , gmfta cofa è j che palliamo ora %.
far menzione d'alcune delle grand'opere t ch'egli concìufie d'Architettura militare»;
©delle belle invenzioni » che in ciò che aquellatanto utile facilità* appartiene,
egli ritrovò . Era TAnflò 155^. tempo in che regnava Coitmo I. quando il Bon-
talcnti fu mandato per Ingegner di guerra^ a Napoli al Duca d'Alba , e per ordine
di quefti fabbricò ad dftia % Ponte l'opra le parche in fui Tevere 3 ed ìij Forte i»
falla Fiumara , e con ordine di luì feguì la Batteria ..Fu poi dal mede/imo Duca
d'Alba mandato a Civitslla dei Tronto per fare quella fortificazione , e quivi fuor
dell"opinione di molti /col Conte Sancafiore .contro "le forze di Monfignor di Guxfa
tenne quella Fortezza > dal che feguì all'Atalia quel bene > che ad ogn'uno è noto,
Solfiamo anche dire , eh'e* faceife di pianta per lo Granduca Cofimo la Citti di
Portorerraio con le due Fortezze , e lo ftefìb belliflìmo Porto... Fece i modelli per
fa Fortezza nuova di Livorno , e per quell'aggiunta, > che ne fece fare il Granduca
l^aneefco > e le nuove fortificazioni * e per lo iieflo luogo fece mok'aìtri modelli x
clic allora non ebbero effetto , itu poi nel dar 'fine* a quelle fortificazioni furono
f iconofeiuti di tanta botili % che moke cafe fi rifecero fecondo efS. Fortificò a_,
Oroffeto * ed alla Terra del Sole . Fabbricò alcuni Baftioni attorno alle mura di
]ftrca*e» ed alcuni psr entro la medeuina , flcc&me di Piftoìa , e di Prato » Fu anche
lattaia Eireiue con fuo difegno>ed afliftenza la belìifflma fortezza di Belvedere fopra
il Monte a San Giorgia per guardia della Citta 3 e Palazzo Sereuiffimo', della__»
«juale alla prefènza del Granduca con ìfparo, e fai va dell'altra Fortezze dal Ve-
feovo d'Arezzo, dopo lacekbrazi^ne della Men"a dello Spirito Santo* fu pofta la prima
l pietta agli aS* del Mcfe d^Ottohre dell'Anno. 1593. Con difegno pire > ed affìftenza
\ di hi fèceiì il Follò di Livorno > ed accrebbonfì in Pifa gli Arfenali per le Galere*.
\Fu invanitone fua tlearicarèjfopra te niedemiie imofehettoni per la parte di fondo,
£,nsiàa g terra ài Siena inventore fabbricò m uni notte quelle artiglierie di legno*
c&g ali acrili** dd SìltkKie (ecetQk prave 4 chetata note. Fu inventore d'at-
% '                                                      tre-
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- .                                                  :                                                                         ■*                                                                                                                                                                                                           -a
-^tB^NAt^DO tFONTALENT I * |f
tre validiffime macchine, e (trameniti adattati a feg2re , e fpezzar pietre^,
e tirare acque, e nuove maniere trovò di far mine , incendiare, e limili altre beli»
Mine operazioni. Fece gettare molti pezzi di Cannom di qualiti , e forme di~
verfe , e fra quelli il famofo Cannone , detto Scacciadiavoli, groflìflìma por-|
tata , la gran palla del quale , efleado vota, portava fcco il fuoco, e doppiando*]
faceva gran ftragi ; e Gherardo jSil vanì fuo Dìfcepolo foprannominato,da cui mi Ten-
ne quefta, con alcun'altre notizie diquefto grand'Vomo, diceva efl'ere fiata quella la
prima invenzione, dalla quale fu tolto il farfi gì* inanimenti incendiar; detti Gra-
nate i e rendono teftimonianza di ciò i molti difegni di tale nuovo ihftrument* t >
reftati alla morte di Bernardo ,' parte di quali capitarono alle mani dello ftcflòGhe-j
rardo , ed alcuni ne conferva appreflb dì fé Vincenzio Viviani Matematico delSe* \
renifs. Granduca. Ma fé nel 1' operazióni , che abbiamo già narrate j, il Buonta-
lenti fl moftrò fopra ogni credere eccellente , in quelle poi d'apparati ., e macchi-
ne per commedie , ed altre pubbliche fede, rapprefentazioni, e regi trattenimenti*
egli parve fu per iore a fé ftelfo. Dovendoli 1' Anno 1575. far la pubblica cirimonia
del Batteri mo dei Principe Filippo I. Figliuolo del Granduca Francefco, fu incum-
benza di Bernardo il farne nel Tempio di S. Gio. il folenne Apparato , nel quale-*
acciocché riufcifle più maeftofo , fece toglier dal mezzo di elfo Tempio 1' antico
Fonte dell'acqua Battefìraalc ponendolo dalla parte di verfo il Duomo, e levò an-
che il Coro de' Preti ,| e circondo 1* interior parte della muraglia , co' Goloffi di
ftucchi, che per ma devozione fatti aveva Bartolomraeo Amraannati » come in
altro iuogo dicemmo $ ed è co fa notabile , che levata , che fu la Fonte , li rico-
nóbbe eflere ella (lata pofata appunto fopra il fondamento dell' antichi/Ama 4Co-
lonna , fopra la quale dìcefì, che ftefle Idolo di Marte . Coll'occafione della fe-
tta , che lì fece in Firenze nella Chiefa S. Spirito l'Anno 1585. quando la Prin-
cipefla D, Virginia figliuola del Grandnca Cofìmo I. fu fatta Spofa del Sig. D,Ce-
fared'Efte , fece còfe da ftupire , e frari' altre inventò una fmifurata macchina ,
che rapprefentava un Cielo , che s'aperfé. Comparve una gran moltitudine d'An-
geli cantando un mottetto, che cominciava : 0 benedetto giórno ; Ben è vero , che
quanto fu grande l'ammirazione de'Popoli, che Ci trovarono a quello fpetraeolo,
tanto maggiore fu lo fpavento , che nel calare , ed aprirti" della macchina occupò
il cuore de* Mufici, che rapprefentavano quegli Spiriti Celeftì,e kcc sì,che ad un
tratto tutti il perfero d'animo di sì fatta maniera, che in fui bello del cahtareper
certo fpazio di tempo rimaferjO mutoli arTatco, eccetto però il celebre Mufjeo
Giulio Romano ■* 'il quale feguitando ilmottetto , e replicando .le parole Obene-\
detto giorno ìyXupplì
alquanto a quel!' accidente; ma perchè la cofa non potè andar \
per modo, che quella novità non foflfe conofeiuta, Giulio fu poi per ifeherzo da gì* iti* '
gegniFiorentini foprannominato Benedetto giorno, il qual foprannomefiportò£•
no alla folla. In quella occafìone ancora fece il:noftro Artefice il gran Teatro per
le Commedie, che è fopra gli Vfìzj nuovi dalla partédi verfo la Piazza del Grano,
dilàrghezza di braccia 55. di lunghezza e<>. e braccia 14. d'altezza ,eivolle, che
il pavimento della medefima due braccia, e un'ottavo pertdéfle dal capo, al piede,
a fine , che gli fpetratori dalla parte dinanzi , a quegli di dietro la veduta-degli
fpettacoli non impedilfero ; fece poi le profpettive , e macchine, che quantunque
al dire d'alcuni fodero molti anni fa tolte via per coniglio di perfbna anzi invi-
diofa,che zelante , lafciarono tanto nome di loro ftefle , che lino a*tempi noftrì
fé ne parla, come di cofa fenza efempio, o prima, o dopo; e perchè queiteme-
idefuue macchine furono. 1' efemplare , dai quale poidagl' Ingegneri di tutta Ew-
. (pi
                                                     N 2                                 , ropa
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ff PECEN. IlMU PAK. ff; ielsBC.W. M i j6àl al 157^
ropa furon pcefi i modi, e gli artifizj più nuovi , e più fingulari, con che fifóne
e in Roma , ed in ogu" altra Città , e Provincia fatte le belle cofe , che fon note »
■■ Non voglio, che mi paia fatica il dar di loro in quefto luogo almeno una fuccinta noti-
aia . Dovendo dunque il Granduca Francefc© Fratello della Spofa folcnnizzare»*
quelle nozze fino a quanto mai poteva eftenderfi la grandezza , e vaftità del regio
animo fuo , ordinò a Gio. de' Bardi de' Conti di Vernio il comporre la Comme-
dia » che fi chiamò l'amico fido , con tutte quelle accompagnature,* d'intermedi di
macchine ,di mufiche, d'abiti, ed ogu* altra cofa, che potelfe inventare il fuo in-
gegno , e rier renderla più plaufibile , e fare il Poeta più anìmofo ad aggrandire
ì proprj penfieri,io volle afficurare coli'ordinare 1' efecuzione de'medefimi a Ber-
nardo, al quale fino allora in cofe d'ingegno nulla , per così dire , aveva cono^
fciuto impofsibile , ne aveva pofta mano a lavoro, e he non gli foffe a grand' ono-
re riufejto. Egli^dunque primieramente accomodò la gran Sala in forma di tea-
tro , circondandola attorno con fei gradi fino alla profpettiva , la <quale venti
braccia di fna lunghezza occupava ; foprà i gradì cominciava un ordine di ba-
laustri finti di finiffimi marmi, che formavano a tutto'1 teatro un vaghiamo bal-
latoio ; dal piano di qnefto forgea una fpalliera di mortella fiorita , che puro
anch'efla tutt' il teatro dietro a'balauftri circondava ; dopo quella in cima di
varie piante d' ogni fotta di frutti vedeanfi pendere gran quantità di pomi altri
acerbi,, altri maturi , e tali ancora appena tifciti del fiore i fra dette piante ve-^
deanfi camminare diverfi animali, come Lepri, Capriuoli, ed altri sì fatti, che
parevano veri , particolarmente nel moto , che e' facevano attorno alle piante ;
cranvi più forte d* uccelli, alcuni de'quali con alie fpiegate vedeanfi nell'aria
quafi volando , conducevafi quella verdura divifata a quadro per quadro fino
all' altezza delie fineftre , ed in ogni quadro vi aveva porte di nobile archìtettu-
t a 9 è ne vani tra fineftra e fineika erano va fi bellifììme piatite odorifere > ed
airrc di fiori di tutta bellezza , che fpargevano odore foavi^mon ed in fomma
<dn tutto quell'ornamentofecevafi comparire un vero » ed ameniflìmo Giardino.
Troppo lunga cola farebbe il deferivere tutti gli altri addobbi di quelle mura,
dico di termini, aguglie > ftatue , fedoni formati di belliflìmi frutti, e d' ogni
forta d'agrumi t la ricchezza delle lumiere acconce per modo j che neflun lumo
poteva cagionate ombra , o sbattimento in luog© alcuno :■ aetl impone dellefinc-
jpre , che per togliere il. lume del giorno , dovevano rimaner chiufe, erano dipinte
* ligure dì proprzìonc di cinque brac«ia> che dal piano della Sala non parevano
«^eccedere la comunale flatura, eran finte di marmò con grahdifsìmo rilievo, .e
•iiatte a concorrenza da diverfi valenti pittori; rapprefentavano Apollo , Bacco3
la gìoiofa Felicita, Mercurio j Imeneo , la Bellezza ,e l'Allegrezza , e tutte con
^efto dìverfo pareva , che veniflero da quei voti, per effcre anch' effe fpettatrici
della fetta. Appena, fi furono, adagiati i Principi, le Dame., ed i Cavalieri al go-
dimento del futuro fpettacòlo, che in un fubito veddefi piena l'aria d' uccelletti
; irkiufcifid'akun& celle con bella deprezza a* tloro luòghi congegnate, i quali col
•faggirarfi , e talora fem>arfi attorno alle fpalliére e a* frutti, cagionarono nuova,
» beli* allegrezza agli fpettè^on. Tirata che fu la gran tela , apparve là nobiUfìI-
ina ptofpettiva > dove da più parti , ed in diverfi putiti vsdeanli rapprefentate le
pia belle vedute, e più imgultMfi fabbriche , e piazze della noftra Città , e nel
m&ravigliofo sfondato in lontanansa feorgeafi lo continuo pafiW, e riparlare, e he
faceva gran copia di gente in qua , e in hi, chi a cavallo , chi a piede , chi in
'eocchi, e ibi ÌQucarr©iu» Nel primo irjteriusdio apparve una nuvola di cosi
(qui:
'■,..;,. .■'...                                             r»SS^rv
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BERNARD® ®mKTJ.LENTl
.^aifif© artifizio i che non fi viddc mai ne prima , rie poi cofa fimi le ì
conciofsiecofache aprendofi per dar luogo allo fcendere di gran copia di perCone,
che rapprefentavano tutti i Beni del Mondo mandati da Giove ad arricchir* quel
giorno, appoco appoco fu veduta (Vanire come disfatta dal vento-, fenza che mai
ù potefle da chi:fi fofle oflervare, che le fue parti andaflero in luogo alcuno. Nel
fecondo intermedio furou fatti vedere tutti i Mali del Mondo , quali che nel com-
parire di tanti beni foflero da quello difcacciati, e (umiferi nello *nferno; s'aperte
un' orrida caverna piena d'orribiliUImi fuochi, con 4fe^4feIire^ fofche: dalla
gran caverna fcappò fuori la Gittd di Dite amimmicaHI «Wrdente ,;ed attor-
no aveva la fua palude di fporchifsime acque ripiena ; eranvi alcune alt&j
torri tutte ardenti > in cima alle quali vedeanfi; orribili furie crinite di fer-
perìti , ed in abito Sanguinolente , fentivanfi di quelle urli: fpaventevoli, e minac-
ce orrende , mentre fquotevanfi dal capo quei Serpenti , i quali in terra caduti,
camminavano la fee na , aggrovigliavanfi in fé mèdefimi, aprivano la boccaimet-
tevan fuori la lingua , fentivafene il fìfchio , e fra loro forte s* azzuffavano, con
tal fomiglianza del vero , che agli Spettatori parca ,-. per così dire , che s* arric-
ciaflero i capelli, e s'aggìacciafle nelle vene il fangue , e tanto più , quanto che
a tale ipaventofo.fpettacolos'aggiunfe il cadere d'una faetta con quel lampeggia-
giare , e Icon queir urlo fpaventofo , eh' è folito de' fulmini , e tale/che per la^»
maggior parte Ri creduto ,. cheterà fofle: a quello fuceefle la vifta, di due orrk
biiiffimi Demonj, accompagnati da gran numero di fpiriti ribelli con fiaccole ìel.
mano accefe q" un fuoco sì torbido:, e ifcoiorito j che quello folo!, quando non
mài altro, accrcfceva profondamente il terrore. Veddeii intanto Solcare ilSordido
ilagno una fchifofa barca , in cui era Fiegias, che a mono infernale di tromboni»
e contrabbafsi, fen2' altro più , accompagnava lo fpaventofo canto di quegli abi-
tatori d'inferno , e nel battere , eh' e* faceva fovente col remo tutto infuocato
Tonda fangofa, quella vedeafì fumare. Nel terzo intermedio la feena rapprefentò
campagna fpogliata di firondi, come di crudo inverno , vedeanfi fletti di fiumi »
t
torrenti del tutto afeiutti, e fecchi , quando in un fubiro dalla parte di Ponen-
te fu veduto nfeire d'una fótterranea fpclonca Zeffiro , che tenendo per mano la
bella Flora,diede con effa principio al dolcissimo cantare,al fuon del quale com-
parve la Primavera , con altre feftevoli Deità' , A moretti, Aure, Ninfe, e Satiri
e mentre tutti infieme foUazzavan/ì col ballo, vedeanfi fiorire gli alberi > e riem-
pire di foglie , forgere dalla terra bellifsime erbette , e fiori , e dalle fonti cader
acque in abbondanza , di quelle correr gonfi i torrenti, ed i fiumi , ed empierti
alcuni laghi:, ed m fomma d' un orrido deferto,che pareva fembrar la terra com-
parire un ben deliziofo Giardino , 'in cui fentivafi la melodia àcaH uc-elli nià
canori,,come Vfignoli, Fringuelli, Pafiere folitarie , Calderugi , e fimili, mentre
i perfonaggi, che arricchivano la feena , facevan fentire una muficafoaro.
Nel quarto, intermedio veddonfi comparire ncll' eftremitd del palco foHi e
dirupi afpnfsimi, da'quali aeque pendevano di vive fontane inghirlandate di
bianchi coralli, madreperle, mechi,,chiocciole , ed erbe marine, e paluftri.
Fra gli feogh comparve la Dea.Teti con gran comitiva di Tritoni, e Moftri (Ma-
rini, che Sembravano ufcire dai più profondo dei mare, perciocché tutti molli
vemvanTufo grondando te barbe , e le chiome , acque in abbondanza , e con certe
gran chiocciole , obuccme , che avevano m mano , ponendofele alla bocca , friz-
zavano fopra gh {pettatori acque odorofifsìme ,• cantò la Pea dolcemente e noi
fu veduto farfi *p*n turbato , e forWo , e fu cofa ÙV&t& wkre Z
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qual mirabile artifizio ella co' fuoi moftri {i gettò nel mare [ il quale coli'ondo
tutta la (cena occupava ] e fu da quello all'orbita. Rcndea vaghezza , e terrore
inlìeme la viltà di gran quantici di natigli , che per lo mare venivano agitati
dall' onda , e da* venti , Squali erano figurati in certi Moftri Marini con-»
faccie umane , ma alquanto gonfiate . Non è così facile a raccontare la va-
ghezza ij e proprietà degli abiti inventati dal noftro Artefice , tutti appro-
priati alla quali delle --figure- , e particolarmente dell? immaginate , e fin-
te , come Ticoni j^JÌ«i. Marini , a'quali vedeanlì gli orecchi , e'1 pet-
to fquammoiì , o*mi mfi3 e terribili del color dell' acqua marina , dal mezzo
ìn giù eran veri pefei, ma di colori di ver fi , fecondo la varietà de* colorit che
inoltrano quegli animali ; Non ebbero quelli molto palleggiato per l'onde, che dal
fondo del mare venne fuori il Dio Nettunno con orrido afpetto, e col crollar della
tefta > e geftir della perfona moftrofsi tutto crucciofo , e collerico , quali voleflc
lanciare il tridente quando mai fòlle avvenuto , che l'onde no» fi foflero acquie-
tate , e ritornato il mare alla prima calma . Fcrmofsi il graa carro, che foftenea
quél Dio, ed effo al fuon di liuti, tromboni , arpi , e traverfe , incominciò il
fuo canto, comandando all'altre Deità" , che l'accompagnavano il fare acquietare
Tonda fremente , il che fubito ebbe fuo effetto , e fu bèlla cofa il vedere in un'in-
ftante fpanr gli fcogli y e comparire attorno alla marina un'amenifsimo prato,
in cui fi trattennero; le Ninfe , cogliendo fiori, mentre altre pefeavano con lenfa^
\ki, e guizzanti pefei , poi tornaronfi al carro, e di nuovo, comparvero gli fco-
gli 9 e tra efsi Teti con altri Moftri Marini in gran numero , da' primi Jn tutto,
e per tutto diverfi , che Scherzando fra dì loro, e pefeando , gettavanfì l'acqua
addotto | ma quello che più nuovo comparve alla villa fu, che nel muoverli, che
etti facevano per Tonda , pareva che anche l'acqua medefima fi movelTe , come
nell'acqua naturale», e vera vegliamo addivenire nel tempo , che uomini, o ani-
mali, per efla vanno notando ..Dopo che qucfti ebbero dato di fé ftefsi un. molto
piacevole trattenimeisto , il carro, gli fcogli, ed ogni cofa difparvero. Ma niente
meno artifiziofe :* e nuove apparvero le macchine per lo quinto intermedio ; vid-
defi andare oscurando il Cielo appoco appoco , e farli tutto nugolofo , che quafi
■s'ofeurò la Luna-, quindi andaron crefeendo le tenebre , finche incominciarono a
.venir tuoni, e lampi, e fra il rumoreggiar di quegli, e'i rifplcnder di queiti»
iecefi vedere una vaga nugola di color fereno ; fopra quefta era un carro tirato da
due Paoni grandinimi però , e finti, i quali vedeanlì camminare » e far ruota di
tlor coda, ledeafi fbpra il Carro Giunone colle Ninfe, due delle quali per lo
fcrenodeldì, e due per quello della notte eràn figurate ; fcrmofsi la nuvola nel
{.mezzo del Cielo , ed allora crebbero lenza alcuna proporzione da quel di prima i
• tuoni , e baleni, ficchè a ciafeheduno la vifta abbagliavano , vedeanlì.lampi, e
.vplar fulmini, eiaette , mentre da' nuvoli cadeva pioggia , e gragnuola in ab-
bondanza Y fermò la pioggia , e viddefl dopo la'.nuvola comparire l'arcobaleno
sì uero> che ognuno ne ftupì, e Giunone* al fuonó d'arpi., liuti l'itti cembali can-
tp,cd,alle,Ninfecomme{le il far raffrenate il Cielo , il qualementre, quelle an-
. cora «dolcemente cantavano, appoco appoco s'andava facendo più chiaro, finché
comparve nell'aria la primiera lucei Sparve allora la nuvola in modo, che parve
cola fopraunaturaic , e miracolofa , perchè dove la prima nuvola non li vedendo
ove folle fofpefa , s'era pofata in terra , quefta fi relTe fempre in aria , e fpanta
fra feena ,;e feena | indi a poco veddelì in lontananza un4 altra limile pm ^piccola
; nuvoletta W~m delle,fteiìe .figure » e negliJabicidtefsi ^ma-piccohlfimi * figurata
■•""**'                                                         ^                             °                                                                                                                   per
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tfE^NA^DO
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per quella ftefsà {lontanata per gìrfene a Tuo viaggio , finché fi perfe affatto <it
veduta . Nel fefto * ed ultimo intermedio # con che terminofsi la bella rapprefen?
tazione, comparve uno Cpaziofo Prato pieno di vaghifsimi fiori, ed un Bofco d'ogni
forta d'alberi Celvaggi, le cui cime pareva , che quafi arrivafsero al Ciel#, ■%*
quefti prefso ad uni grotta ; Similmente un nobile Palazzo eoa dirupate caverne
attorno , era la felva popolata di molti , e- varj lanimali, come Capri » Paini,
Cervi, Lepri,ed altri di quella Corta i che non ci nuocono , i quali tutti mover
vanfi alzando;! , o raggricchiandofi ne' lor covi, o cm ÉkiaqÉb per lafelva fenza
©f&nderfi fra di loro , ej così Cucili i che altri avercbbe^rettoTiche vivi follerò;
mentre fecero nobilifsima comparfa due fchierc di Pallori , e Paftorelle Tofcane
diciannove per ifchiera»che afuonodiliuti >atpi, zampegne,b tCsi, viole, flauti, tra-
verfe , tromboni, cornetti torti, e diritti, ribecchitii,,c Hauti grofsi , fecerofen-
tire urUf4oleiCai|^a ratifica, em*ncre elle così cantavano * u&ì; dal gran Palazzo
la Fìefolànà Maga* la quale con allegro cauto, quando a vicenda, e quando unito
colIè^Fauciulle, e pallori congratulandoli di si bella rinnovazione del Mondo 3 disde
di Ce llefsa un molto piacevole > e curiolo Cpettacoio * ; ?; : >ì *
S'io vojefli far menzione in quello luogo tutte le macchine , Carri > Archi»
trionfali i,-ed altre!riobiliflime invenzioni mefil'e in opera dal noftro Bernardo Bon-
talenti da quell'Anno 1585. fino a dopo il i6q®. per Commedie,"Qioftre , e Tor-
nei , Bufolate, Mafcheràte , Calci, Règi Banchetti, e Feftini , pubblici Apparati;
per Eflcquie, ed, altere sacre3funzioni, non ne verrei gramnnai allo fine. Non vogl io
già lafciar di alcuna qofa dire; dj due fingularifsime opere del fuo ingegno fatte per te
Éelieifsime Nozze del Serenifs. Granduca Ferdinando L colla Serenifs. Madama Cri-
ftinadi Lorena di gloriofa, e pia memoria ; cioè a dire delle maravjglìofe macchine
per la Commedia, e per la guerra navale, la|quale-fecefi nel Cortile del rdaz?oa' Pitti*
Ev dunque da Caperli^ come-fra,1-raltre Ìnnumei:abili dimoftradoni d' allegrezza.»
che fece fare il GranJierdìuando in tarocca (ione > fu una regia Commedia corti*
pofta dal Dottor Girolamo Bargagli Nobile Sapefe intitolata hTellegrina, Qnefìa
volle quel Principe, che Coffe rapprefentata das giovani Nobili Sanefi "della loro Ac-
cademia degli Intronati nel Salone fatto, come dicemmo, per fimili Cpcttacoli dal
noftro Artefice , e che di tutta incumbenza dello fteffo foffero le macchine >
egn* altra cofa , che air ornato della itanza , veflire de' Comici, e diCpofizione
della Ccéna apparteneva . Lafcerò ora di parlare del fuperbo apparato con cui egli
abbellì queir anfiteatro con pitture , e fiatile rifatte per mano d* ecceìlentiCs. Pit-
tori , e con gran quantità d'oro , perchè troppo lunga cpfa farebbe il defcriverlo..
Dico primieramente , che venuta fora del recitamento» appena fi furono i Princi-
pi , e gli altri fpettatori a* luoghi loro accomodati, fi veddero accendere da per
Ce flefie torcic in grandifsimo numero, che dovevan lumeggiare la ftanza , fenza
che appariffc ne meno un fegno di fuoco lavorato,con cui foffero fiate aecefe, in*-
venzionefeguitatapoi fino a' noftri tempi da coloro, che firn ile forca di macchine
anno praticata : quefta prima nuova dimoftrazjone fece fi , che fin da quell? in-
frante parve a tutta quella gente , avvezza a vedere dell' ingegno di quell'Vomo
opere maravigliofe , d'clTer comparfa in quel luogo , non per ammirar cofe uma-
ne , ma del tutto foprannaturali* e divine, 11 Granduca diede il cenno per lo co-
mincìamenta della Commedia , e Cubito Bernardo fatta tor via la Tenda , lece
comparire la maravigliofa feena , che rapprefentava la Città di Roma » CXa per-
chè non è mia intenzione di deferiver la Commedia , ne tampoco rutti gli uffic^
$».41e perfoae* che operavano in efla parlerò Colo di quanto appartiene alle macchi-
ne del*
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ma PECEKlUe
hi SEC* IV. M15 60. al 157©;
he della medesima Commedi* > è fuoi 'intermedi, che è quello, che fa per Io mio
aflfunto » e che bafta per dar un* altro faggio della finezza dell' ingegno di quello
grand* Vomo. Nel primo intermedio jadunque comparve in terra un Tempio, e
nell'aria una nuvola , che alcune femmine fofteneva in atto di fonare , e cantare.
Veddefi calare la nuvola dentro al Tempio), e fu rapprefentata l'azione , ed in uà
fubito non folo $ e la nuvola, ed il Tempio veddónfi fparire, ma la feena tutta., »
ed in luogo di quella comnar^re un. Cielo {iellato con quel lume appunto , (che in
una notte ferena ^É'^mK^^^ dalla. Luna. Il luogo delle profpemve fu occupato
da gran quantitamF nuìvWè , quattro delle quali comparvero cariche di celefli Si-
rene velli te con àbiti sì nuovi, e sì ricchi, che furono d'ammirazione a ciafeuno,
e dopo un fuavifsimo cantare delle medefime, fattefi tre grandi aperture nel Cielo,
comparvero alcune Beiti di maravigliofa bellezza , e s* udirono crefeere i canti,
e le dolci melodie degli finimenti* Lebafle nuvole delle Sirene apf»co appoca ve-
devano follevare verfo l'aperto Cielo, ed allaflefla mifura, ch'elle $' avvicinavano»
colafsit, vedevano arricchite d'una certa nuova luce, quafi che foffero in facciasi
Sole,e d cambiò la feena, che moflròla Cititi'di Pifa con tutta la viflai> che fan-
no le'fne belle fabbriche, e Palazzi lungo il Fiume d'Arno. Aveva l'Architetto fat-
ta la feena con tre Fori, e l'altezza delle finte [cafe giungeva fino a braccia 20. e
contuttociò viddefi quella feena fette volte mutare in altra con tanta faciliti , e
preftezza , che appena l'occhio era capace dì concepirne il moto. Nel detto In-
termedio fu veduto uno fpaziofifsimo Giardino con fuoi piani fpartiti , e per ogni
parte cinti d' erbe odorifere , rofe , ed altri fiori, ed' ogni fortà d' agrumi , e«j
frutti , fra-quali fentivafi la melodia degli Vccelli, evedevanfi follazzate diverfi
quadrupedi, e mentre fra tante , e si varie apparenze ognuno di faziare [procac-
" dava la propria curiofiti,fi vedde fui Prato dello fleflb Giardino appoco appoco al-
zare una montagna coperta di varie erbette , fopra la quale in certi fioriti feggi 4
fediei Ninfe fedeano . Erano al piede della montagna due* orride caverne incró-
ftate per entro di fìnte fpugne , le quali mandavan fuori acqua lentamente, come
far fogUóno quelle pietre figlie di tale elemento , Nel terzo intermedio moftro là
feena una molto folta Bofcaglia dì querce , e faggi, e nel mezzo avea una grande,
ed ofeuriifima caverna fatta con tale artifizio , che il folo vederla mettea* paura;
e tanto più , perchè tutte le gran piante , che le (lavano attorno per certo fpazio
«vedeanfi fpogliate, fecche, e affummieate, quafi che foffero avanzate al fuoco; cóni-
Parveroin quella felva molti uomini vediti alla Greca, i quali con meftifiimo canto'al
fnon di fraverfe, viole, e tromboni piangevano lòrmiferia perefler deftinati inpafto
d'un tertibil Dragone, che efla caverna abitava,. Non ebbero quelli appena data fine al
dolorofo cantare, che dalla bócca dalla grotta veddefì ufcircilcapo di quella orribii
Fiera figurata per lo ferpente di Pitone. Quelli vomitò tanto fuòco, e tanto
fumo , che 111 un fubito ne fu l'aria ofrufeata , e nera ; ritirata poi per breve fpa-
zio la fpaventofa tefta dentro la grotta , nuovo s'affacciò fremendo con fifchìo
orribile, vomitando fuoco , e fumo , ed una certa fordìda meflura figurata per
lo avvelenato umóre , quindi mandò fuori le grand'ali 3 ed in un batter d'occhio
ufcì tutto della tana attortigliando la coda ^battendo i denti, e ftralnnàndo gli
occhi, lanciando la ruvida lingua , quafi volefie uccidere ogni pèrfona , ma in un
fubito fcefe dal Cielo Apollo , il quale prefentata al Dragone la diffida , incomin-
ciò a faettarlo coli'arco , e fu cofa dì maraviglia il vedere , come quella finta-,
beftia al tocco delle faetee s'andava infuriando , ed avviticchiando , e co i denti
vfe-le fveglieva dal dprfo, verfando per le ferite gran copia di fangue , finché col
%■:-.                                                                           '                                          molti-
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$ E 1{N A 2{D0 SFONT ALE'NT À : ,'ioj
moltiplicar di colpi motand© appoco appoco mancar di forze, diedefi finalmente
per vinta ; e con un mot© e di collo , e di capo , d'ali » e di coda , come ani-
male, che va perdendola vita, moltrò finalmente di mandar fuori l'ultntiofiato,
mentre Apollo vittoriofo , calcato il tefehio del Dragone , co* perfonaggi dianzi
compara* in quella (cena, diede principio ad un allegro canto, e lietiflìmo ballo,
dopo il quale in fegno di baldanza per la conquifìata vittoria , e per dileggio , fu
dalmedefìmo tafanata la morta beftia , e tolta via della feena, e qui fini il ter-
zo Intermedio . Non eranfi ancor mutate le profpettjve , quando fopra un carro
d'oro per lo quarto Intermedio comparve una Maga , che nella delira aveva una
sferza , e colla finita frenava due Dragoni, i quali battendo f ali , e gettando
fuoco dalla bocca, mettevano tenore. Fatto, eh'eli'ebbe nel bel mezzo del palco
la fua comparfa, fece, cantando fuo eforcifrao, e fopra un'infocata nuvola, com-
parire alcuni maligni Spiriti. Vedeafi quella nuvola in tutto, e per tutto in aria,
ne poteafi punto ravvifare com'dla potefle reggerli, ne a che fofiè raccomandato
il fuo pefo ; fparve poi, e fi mutò la feena in un* afprifilrna Campagna conipofta
di fcogli, antri, e fpelonche tutte piene di fuochi, e fiamme veramente , e non
fintamente ardenti, che ferpeggiando per l'aria , mandavano al Cielo il fumo .
Fra tali orribili apparenze s*2perfcilfuolo>per entro il quale apparve l'Inferno, da
cui duefehiere ulcirono di Spiriti ribelli, chefaltando per la feena, nelle fommità di
quegli fcogli finalmente s'adagiarono, e con diabolico canto fecero la parte loro;
eran tra quegli orrendi Spiriti due furie , che veftite d* abito tirato , e tatto,
fembravano ignudecon carnagione arfa , e abbroflolita, mani, e volto tinto di
fangue , mammelle vizze cadenti , e fporche , fra le quali era avvolticchiata una
brutta ferpe, che con replicati giri awolgeafi intorno a loro perfona ; i crini eraa
piccoli ferpenti, che fpefìb s'aggiravano loro fopra la faccia, e fopra l'altre parti
del corpo , coprendo iti tal modo le loro vergogne. Era ciafeheduna affittita da_,
quattro Demonj con zampe , e mani aquiline , e '1 dorfo coperto di fcaglie
di ferpenti , con ali grandi, e nere ; evanvi ancora altri moftri d'Inferno, che
in mano tenevano finimenti accomodati a tormentare le anime , che per entro
le fiamme fi feorgevano . All' entrar dell' Inferno era il vecchio Caronte colla
fua Barca, e nel mezzo Lucifero capo de Demonj circondato da fiamme, e del cor-
po fuo nulla più vedeafi, chela meri; la faccia avea triplicata, colie gran bocche,
come finfe 11 nota Poeta, maciullava l'anime , ed in tutto il rimanente del corpo
era fpaventofo; vedeanfi a otta a otta alcune quell'anime ,ch'e* teneva in boc-
ca , furiofa mente fcappare , mentre da due gran Demonj eran feguitate , e ripre-
fe , e con alcuni forconi di nuovo prefentate alla bocca del maggior Demonio,
che con rabbia maggiore motava divorarle ; allato a quefto era Gerione, e Plu-
tone , e Satan eron loro apprefio ; Miuos con vefte d'affumicata Porpora, e Co-
rona reale in capo , e lunga coda, che tutto il cingea vedeafi pure vicino a quefti
dalla defìra parte ; alla finita erano Arpie, e Centauri, e dopo loro il Minotauro,
e'1 Cerbero , che l'anime mordea, che fi vedean diitefe a'fuoi piedi, così ogn'uno
fece la fua parte , e i Demonj, che fedevan fopra gli fcogli, dato fine al dolorofo
canto , con urla , e fìrida fpaventevoli sbilanciarono nell'Inferno , che immanti-
nente retto chiufo, e tornò la feena alla fua primiera vaghezza. Nel quinto
intermedio veddefi tutto mare , e fcogli marittimi, e diverfe barchette da qud, e
là ondeggianti; comparve, ufeendo dall'acque in una nicchia del colore della-»
madreperla , Amfmtre tirata da due Delfini , che fi movevano a falti, e per la
bocca acqua odorifera tramandavano , colla Dea era gran numero di Tritoni eoa
O                                         nuove
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«04 DECEN.ri.dell*PA^rrMSEC.lFMi$6o.ali17*.
nuove , e bizzarre forme , e moke Ninfe marine riccamente acconce ; cantavano
le Ninfe al fuono di dolciumi flrument, con Anfimte , mentre ^W»^
fra loro varj feherzi coir acqua , finché per comandamento della Dea tu loro torza
il gettarli io foto al mare ; le piccole barchette , al compatir d ^. W,
gtore fi dileguarono , ed intanto comparve una Galera bemarmata con ognifuo
neceirario arredo , in cui veniva rapprefcntau la tavola d Anone <*«<d£™
da Erodoto figurato » un uomo fedente fopra la poppa WW*W» ' «. ''
Poeta,come ufavafi dall' amichiti ; quelli fopra la lira, fatta afogf*™?»":
arp., cantò un bel madrigale : ma impaurito dalla «awnarefca JrW^"*
marce veddefi in quell'atto l'acqua percoffa fchizzate m ^^'m ™X
modo naturatiffimo , ed il corpo di lui dopo breve ^W. a fomighawa, del vero
tornare a galla , ed effer portato dall'onde ; la Galera volto la prua , ^»
andartene a fuo viaggio, e tornò la fcena all'efter d. prima . Al feto , ■ed ultimo
intermedio fu dato principio feri* alcuna mutatone di profferiva, ma,cmm
non mai più udito concetto di tutte le qualità d> Aumenti muficali,, ^ £ ^
fero fin'a quell'ora uditi in molti fecoli, ed m ogni parte diri mondo tal, taroft
organi d. legno , cembali, regali, arpi doppie , ^t':£ \S S
- lire , chitarre fpagnuole , e «politane , liuti , tiorbe, tromboni■.,™* > ™ut|,
ed altri a quelli fimiglianti ; quindi apertofi il Celo, da cu. figu avafi£»*£*
quell'armonia , veddefi nella più alca parte del medefimo il conc.lWadegh He.
? quello , che fu cofa mirabile , e degna . folo dell' alto ingegno del no tao A«e
tìce fi fu, che in un tempo fi vedde ricoprir d. raggi folar. tu « Itfa^iunto
chiari, e sfavillanti, che fé non fodero fiati alcun, vapori, xbe £f*£™™
gere dalla terra, non potea l'occhio dell'uomo totteBerca lungo a *^**e
Le, comparvero fette nuvole , cinque delle quali fé ne vennero «««*"££.
,,„, nofcerfi punto onde fodero rette., fopra quelle erano Apollo , e bacco «,A„, 0
JjZf nia . e col Ritmo le tte Grazie , e Se Ninfe, ed un gran,m mero * e Ure.
uU. trati Amori ; fcefero quelle Deità pure aneli erte m terra tempre cana » v
ballando inficme con quaranta fra mafehi , e femmine veli te eoa akuri ruU.cali ,
che da quattro Iati della fcena fi veddeto fcappar fuori, e datofi« * quantodo
vean ripreientare, fi chiufe il Ciclo, e le nuvole in un "^XeTac
Fu queila ftupenda Commedia cotanto applaud.ta per le accenna te beli Alme mac
chine , che quattro giorni di poi, cioè agi. (. dello ^f^e.**£§fta bla
il Granduca , che da'Comici Gelofi fi recitane co' medefim. mtermcdj la t>. la
Commedia detta fc w* , favorita della Vittoria Commediante , che m quel
5» » — Wtone , la quale la parte della Zingaa,i rappresoo
Potrei ancora a fine di far formare il dovuto concetto della «Mimata de11m^m
d, queft' Artefice , deferivere altre ftupende macchine inventate da tal pei te io
Commedie rapprefentatefi in Firenze , ma per toglier lungheza al mie *"«"'£
in luogo d. tale deferirne, porterò!' ara-flato , che di lo,««*£_**y™ *
Maggiori uomini del Mondo con ^'^^^itStó
Ini jioji colla viva voce > ed e quello, ferali recitata in nrunc ^i
St Comedi* compofii d*^tqo»toT.tfo-coU-««j^p*t^«» ^
e macchire e profrettive di Bernardo , e così m un tempo (le io eiauo fiato
efeoft »» i < ecfcd d all' orecchie de' noftri Cittadini due fingi, ariffime mata-
v^e?dÌle qu li predo per tntf Italia votò la fama, Dopo afcunrgiorni,M.
Precitata Commedia, una mattina al iard. Bernardo fe ne tornava al fuo» tonto
*J$£3tk*&* vk Maggio; nelT accoftarfi aUa porta vedde un iiomo
*
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~ 3E%k£tp4 trONTALENTI.          105
molto, ben in arnefe , venerabile di perfona , e d* afpetto , vefHto in abito ài
campagna, (montar àppófta da cavallo per volerfi con lai abboccare'; il Bontà-
lenti per convenienza riflette alquanto,quando il'rbreftiere s'accolto a lai> e cosi
gli parlò : Sete voi quel Bernardo Bohtalenti ,di cui tanto altamente lì parla per
le matavigìiofé invenzioni, che partorire ogni dì V ingegno voftro ? e quegli par-
ticolarmente j che. ha inventate le ftopende macchine per la Commedia recitatati
ultimamente comporta dal Tatto ? Io fon BernardoBuoritalcnti (rifpofe) ma non
tale nel retto, quale fi compiaceftimarmi la voto bontà, e correria ; allora quello
(conofciuto perfonaggio con dii dolce tifo gcttogli le braccia al collo ftrettamente
abbracciandolo , baciollo in fronte , e poi ditte : Voi fere Bernardo Boìitalcnt» ,
ed io fon Torquato Tatto. Addio, addio: Amico addio; E fenza concedere al ri-
conofeiuto Architetto (che a quello inafpettato incontro era reftato fopraffatto
oltremodo) un momento di tempo da poterlo ne con parole, ne con fatti trattenere,
fé ne montò a cavallo, fi partì a buon patto, cnonmai piùfirivedde. A Bernardo
parve nn'ora mùTanni d'aver defiliate,e fubito fé n'andò a dar parte del fegm'toal
Granduca, il quale in un momento, per defio d'onorare quel Virtuofo, diede tant'or-
dinijcheinbrev'ora furono cercati tutti gli alloggi della Città, e luoghi dove potè-
vafi credere, che quel grand' uomo avelie avuta corrifpondenza, ma tutto fu invano,
mercè che il Taflb, the l'aveva bene ftudiàta, l'aveva anche ben faputa portare;
ad effetto di fodisfare a fé fteffo in riconofeer di ptefenza quel fegnalato Artefice»
e non s'impegnare in Firenze. Ne fia chi dubiti di tal fatto , perchè egli fuccef-
fé ne' tempi dell'altre volte nominato Gherardo Silvani ftretto parente,e difeepo-
ìo di Bernardo; ed egli medefimo foleva raccontarlo in così minute circoftanze, che
j fino additava il luogo appunto , dove preflb alta cafa di lui posò il piede quel
^celebre Poeta. Io fono ftato gran tempo indubbio di quale folle la Commedia
delTaito recitata/i in Firenze, e per diligenza, ch'io n'abbia fatta, non ho po-
tuto rintracciarlo ; -fon però venuto iti parere , non fenza qualche apparente pro-
babilità , ch'ella fotte la tanto applaudita Aminta. Tornandoora al noftro propofi-
to, dicoche quel che refe più degno di refieflìone, o per meglio dire,di ftupore
In qucfto fingolariflìmo Ingegnere , fu , come potefs' egli , che piena aveva la
fantafia di tanti, e così varj penfieri, ed applicazioni d'opere di mano , di fab-
briche, di fortificazioni, di ripari di fiumi, ed altre , dar luogo a tanta fpecula-
zione , che potette in un tempo fletto metter in opera tanti , e così varj ritrova-
menti, ogni -qua! volta il bifogno il richiedcfle,comc fu particulatmente coll'ocea*
fione di quelle Nozze, nel tempo delle quali pure, cioè a dire agli ti. di d, mefe
cinque giorni dopo la real Commedia ■•fece vedere il bellittimo Torneo nel gran
Cortile del Palazzo de'Pitti, e di più la Battaglia navale fopra accennata , la-»
quale feguì in quello modo.
Primieramente fece egli nella più alta parte del Cortile accomodare una tenda
di rotta tela*, che lo dovette difendere , e dall' aria , e dalla pioggia in cafo , che
ne fotte venuto il bifogno , e fotto le Logge con belliflìnV ordine fece accomodare
faldilfimi palchi, con diverfe fcalinate, dove potettero comodamente adagiarti gir
fpettatori della fetta , e particolarmente le Dame , e quei Cavalieri, a cui non-i
toccava ad operare; avevano queftì palchi nella parte dinanzi un ferraglio alto tré
braccia da terra , che tutto il Cortile circondava, talmente fermo , e ben calafa-
tato , che potette contenere in fé con ficurezza di non cedere in parte alcuna un
mare d'acqua, che doveva dipoi comparire in etto per la navale battaglia. Dalla
parte del Giardino aveva fatto un Cartello, o Fortezza quelle della Maometta-
O z                                                 na
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1Q6 VEC£NJlMIaPAR.riJelSEC.lPr.dali$6®.al 1570J
na fetta , che pure era da Turche fentinelle guardata , e nel mezzo era la sbartaJ
cV fuochi arrifiziari . Attorno al Cailello comparve in un'iftante un numero in-
finito di lumi, che la notte cangiarono in un chiaro giorno , ed al fegno di due
tiri di bombarda entrarono in campo i Cavalieri colle loro invenzioni. Veddefì
primieramente un Carro trionfale , fopra di cui era un Negromante , che girando
lo (leccato > andava facendo ifuoi incanti , finché comparve un'altro Carro tirato
da uno fmifurato Dragone , nel quale erano due Cavalieri , che furono il Duca di
Mantova , e Don Pietro Medici, che dovevan fare ufizio di Mantenitori ; umil-
mente aveva in sé quel Dragone un Coro di Murici, che dolcemente cantavano ;
partirono i Carri , e dopo quelli comparve una gran montagna , di cui vedeafi il
moto , fenza faperfi il come , e fopra era un'altro Coro di bufici ; fermataci al-
quanto, s'aperfe, e ne ufeirono due Cavalieri, che fi pofero dall'altra parte della sbarra.
Venuta l'ora desinata, combatterono per breve fpszio i Cavalieri 4 prima con lance,
e poi con flocco, ed intanto comparvero l'altre invenzioni fino al numero di dodici,
l'ima più bella , e più nuova dell'altra j tali furono , per abbreviare il racconto
fonti, nuvole , bofehi, nicchie , notomie d5 animali fopra carri, navi, feogìi, Si-
rene , Vccelli, Elefanti di fmifurata gtaudezzza , ed altre ; in ultimo comparve
una gran montagna , un Cocodrillo , ed un' Incantatore ; feguiva dopo quello un
Carro trionfale, fopra di cui-era D. Virginio Orlino con otto Ninfe , le quali con
belle tazze di fiori, e coli' argumento fìarapato della Feda , regalavano i Princi-
pi , e Principefie , le Dame , ed i Cavalieri. Vcdddì poi entrar nello iteccato un
Giardino, fenza feorgerfi chi lo muoveva, tanto che in brev'ora ravvifaronfi con
beli' ordine accomodate quivi beilìfsime figure fatte di piante di mortelle^,
e boflbli, come navi , torri , cartelli, uomini, cavalli, piramidi, bofehetti, ed
altri fcherzi , che ufiamo far fare alle piante di Giardini, s'empì fubito il Teatro
d'una (nave melodia , che facevano gli uccelli fparfi fra quelle piante . Smcntò
quel Piincipe , combattè colla Lancia col Aio contrario , e dopo tal combatti-
mento eccitolsi la pugna fra gli altri CaYalieri ivi comparii in buon numero,
e distribuiti in due parti con (tocchi , e pieche , finché da'fuochi artifiziati furo-
no gli uni dagli altri {eparati , e divifi > e quì.reftò finito il Torneo.
Eran gii in punto le quattro ore della notte , quando i Principi, e le nobili
Dame, e Cavalieri furcn condotti nelle itanze del Palazzo, dove con ptetefio d'u-
na non io qual refezione , fu loro imbandito un funtuofo Banchetto , e nel breve
/
               tempo , che quelli -fi trattennero a tjvola , hi con mirabile artifizio pieno il Cor-
tile (ino all'altezza circa di tre braccia d'acqua limpidiilìma , poi per certe boc-
che a forma di porti desinati dalii Architetto a contener le macchine per la batta-
glia navale da rapprefentarfi, entrarono nel gran pelago fino a diciotco vafcclli
fra grandi, e piccoli ; era fra cfli un Galeone a tre faccie , quattro di forma di
graffe galere , el rimanente erano altri minori legni, ed una fregata per far uf*
jkio di portar da qua, e li imbafeiate, fecondo il bìfogno della feda. Polla, che
il fu all'ordine l'Armata , fentiilt il rimbombo de*tamburi, trombe , pive, nac-
chere , ed altri {frumenti foliti ufarfi nelle guerre marittime , e gran tiri d'arti-
glieria , onde ì convitati, lafciatc le menfe , tornarono a' luoghi loro , e quivi di
tuiovo fi adagiarono , non fenza maraviglia , che in sì poco rempo foikfi fatta si
gran mutazione di cole ; allora una fregata fi cacciò fiotto al Cailello , quali yo-
leife fpiar gli andamenti de'Turchi, che lo cuftpdivano, e prender faggio cieli' al-;
tezza'delle muraglie , quando efiendo. dalle fentinelle (coperta , fu berfagliata con
due tiri di cannone , da'quali però diede fegno di non efiere (lata colpita , e eoa
cimo-
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3-EHNAHP0- TFONTALSNTI.         107
dimoftràzioni molto proprie di timore, e di fuga, fé ne tornò all'Armata. I Tur-
chi , come che foffero intimoriti dalla fcoperta de* legni nemici, mandarono fuori
del Cartello quattro delle loro galere, quafi voleflero pigliar lingua, a quefte facen-
doli incontro fei de* Criftiani, ìncominciaronfi a vicenda a battere col cannone , e
diedefi principio all' afpra battaglia , nel qua! tempo vedevanfi fcappar fuori bel-
Tiffimi fuochi lavorati, che nell* acqua medefima ardevano , [e fentivanfì orrende
grida de'Turchi feriti, e lor querele in linguaTurchefca, alcuni nel finto mare ca-
devano , e così notando , con i Criftiani caduti , altresì fieramente combatteva-
no ; ma dopo una lunga zuffe , ed un'infinito fparo d'artiglieria dall'una, e l'al-
tra parte talmente, che già vedevafi l'acqua piena di fracaffati legni, e d'uomini,
ì quali con naturalifBini atteggiamenti inoltravano cercar lor fallite col moto , i
Turchi , quafi avellerò riconofeiuto il proprio {"vantaggio , mandaron fuori akri
tre de'loro vafcelli, co'quali l'Armata Criftiana attaccò nuova battaglia più cru-
dele della prima. Comparvero di rinforzo alle Criftìanc galere altri fei legni} tan-
coì ch'in bre v'ora l'Armata Criftiana già aveva per ma la vittoria, onde facil cofa
le fu attaccare il fuoco ad una galera Turchefca ; veddonfi in un fubito gettare a
mare i comandanti , e la foldatcfca di quella galera , e la ciurma altresì , e tutti
jnfieme portarli a nuoto alla volta del Cafìelfo , con difpcrate Arida , -mentre le
rimanenti loro galere abbordate dalia foldatcfca Criftiana vennero in fuo potere .
Diede allora a'circoftanti un'iftraordinario gufto il vedere , come ne'vafcelli
Criftiani ritiratili alquanto dopo la vittoria fi diede mano a rimettere in' affetto
gli arredi, e rinfrefear la ciurma , per poter dar 1* [affatto al Caftello ; fatto que-
iìo, s'avvicinarono i legni Criftiani allo fteffo Caftello m due file, ed Ìncominciaronfi
dall'una , e l'altra parte a fparar tante cannonate, che badarono a riempir l'aria
di lampi , e di fumo , del quale parve , jche fi valeifero i folcati Criftiani per po-
ter fenza contefa attaccar le fcale di corda uncinate , ficcome feguì , [e fubito da
alcuni figurati per Greci pratichiftimidi tal meftierc,vi fu montatofopra, e fu dato
alla foldatefca Criftiana libero il pa (faggio alla conquifUta Fortezza, fopra le mura
della quale feguì una crude! battaglia pedeftre , nel voler i Turchi ribattere gli af-
falitori con armi, fyochi lavorati , forfioni , ed altre macchine , vedendoli molti
di loro precipitar dalle mura nel mare; ma finalmente prevalendo le forze de' fen-
dati Criftiani, fi portarono i medefimi alla più alta parte del Caftello , e quivi
piantarono, l'infegne; poi con fuoni, canti , e balli fatti in fegno d'allegrezza , fu
data fine alla fefta , che già era vicino il nuovo giorno . In quella bella rappre-
sentazione pare , ch'il noftro Artefice faeefTe riplender un non fo che di più am-
mirabile, di quello, che leggiamo delle Naumachie de'Romani antichi, ogni qual
volta quelle facevanfi m luoghi a pofta ad effe deftinati , atti per propria difpofi-
zione a contenere la gran copia dell'acque ; là dove quefte fece egli vedere in un
Cortile aperto , e da non poterli mai credere , eh'in sì, brev' ora fi fofìe potuto
adattare a tal'ufo , ficcome feguì.
Tutte quefte degniffime operazioni fece Bernardo Bontalenti, oltre ad altre, che fic-
come furon moltiffimc in numero, e qualità, non fu così facile il confervarne memoria.
Efercitò l'ufizia d'Ingegnere del Magiftratodella Parte,e qui non fi può dire quante,
e quante occafionife gli porgefTero dì far prova del fuo grand'ingegno; baili il di-
re , che nel fuo tempo egli tenne fempre il letto d'Arno al fuo fegno, e fece i due
gran Pignoni, che fi veggono fuori delle Porte S. Friano, e del Prato, i quali non
mai cederono per qualfifoite grandiflìma piena ; fece molti Ponti per quefli Stati,
e tenne a freno tanti Fiumi, quanti bagnanoqueiti noitri terreni 9 e nella Chia-
na d'A-
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f
108 DECEN.lUelUPA^ridelSEC.lKMis6Q.aliì7o.
uà d'Armo cinque, ed in Pifa fece per il Serenifs. Granduca i grandi acquifti, che
fon noti ; affermava lo fteffa Silvani foprannominato , ch'egli fotte fiato T inven-
tore del nuovo modo di confervate alU State il ghiaccio, e la neve , di che fbflte
dal Granduca ricompenfato con lafciargliene quell'entrata , fin che fi vivefie ; di-
ceva ancora, che fuofoife quel bel ritrovamento di feoprirfi, e ricoprirfi la Sacro*
fanta Immagine di Maria Vergine Annunziata, degno certo di gran rifìefiìone per
la facilita, colla quale tante coperte, e ferrature fotto le quali fi (la nafeofo quel
Sacro Pegno dato dal Cielo alla Patria noftra , fi maneggiano, non ottante \' an-
guilla del luogo , fenza ne punto , ne poco offender la Celeile Pittura ; e fu in lui
cofa mirabile , che non mai fé gli orrerifle il bìfogno di far cofa alcuna diiiicile in
\ cofe d'ingegno , ch'egli non trovale la fua invenzione per giungere al proprio in-
tento. Dille Raffaello Borghini in quel poco , ch'egli faille di lui , che una volta
coli'aiuto , e configlio del Granduca Francefco [ che nell* inveftigazione de' natu-
rali fegreti fu raro ] egli diedefi'a cercare il modo di fare un moto perpetuo , è
condurre quel bello initrumento , in cui eran© i quattro Elementi , il quale initru-
mento incontanente , che era meffo infieme , muovevafi da per fé Ikflo fenza mai
fermarfi ,
Quello grand'uomo adunque ricco disi nobili idee, ebbe anche la bontà1 di quelle
ad altri comunicare fenza alcun contegno, o riguardo, onde égli aperfe unafcuolà
nella propria Cafa di fua abitazione , che fu quella , che in via Maggio forma la
cantonata dello fdrucctolo dalla parte del fiume d'Arno , fopra la Porta della.*
quale fon le figure di Bernardin Poccetti delle prime , che egli facefle in pubblico ,
la quale fcuola avendo gridou*er tutt'il mondo, era tuttavia frequentata da'Prin-
cipi , e Signori Italiani , ed Oltramontani , oltre a quei.tanti della Città noftra,
che per faefi profeflori delle bell'arti , s'accollavano a lui, e ne ufeirono uomini
di tutto valore , in Difegno, Pittura , Scultura , Architettura , Profpettiva_,,
- Macchine , Fortificazioni , e (imiti ; onde da' buoni Architettori, ed Ingegneri
di qùefto noftro fecolo ha il Bontalenti avuta la lode , che tutto quello , che fi
fece in pubblico in Firenze in fuo tempo , tutto riufeì eccellente in bellezza , ed
utilità . Amava egli poi eo"dialmentc i fuoi Difcepoli, e fé eran poveri , gli aiu-
tava ne'lor bifogni, e trovandogli di buon'ingegno , ed atti a riufeire,faceva dar
loro piovvifione di Palazzo, e talvolta col parlarne bene a gran fegno , conduflene
taluno in tanto credito, che danno a fé fleffo ne procacciò. E' in tutto imponibile il
rintracciare il numero de' fuoi fcoìari, tra quegli però , che in Firenze fi fecer©
fegnalati, fu il celebre Giulio Parigi, un certo Agoftino Migliorini, che dopo la
morte dei Maeftro non ebbe pari in maneggiar macchine per Commedie, Ghe-
rardo Silvani. ?ll Commendator Fra Lodovico Cigoli, e Bernardino Poccetti furo-
no fiioi Difcepoli nell' Architettura , e Profpettiva fohmente .• * Fu Bernardo
Jìuontalenti uomo faceto, ed all' occafione fcherzava con (molta vivezza, e fu uo-
mo moderatamente fenfitivo ; venne appretto a' Serenifsinsi in poffeflb di tantali
grazia » (lima , e confidenza , che il Granduca Francefco fpeffo conduce vaio feco
per Firenze nella propria Carrozza, e nell'andar talvolta la notte per la Città in-
cognito a diporto in tempo di gran caldo , volevalo allato alla propria perfona , e
fecegli dimoltrazioni di gran liberalità . Fu (olito dir fempre con fincerità il pro-
prio parere , ed una volta occorfe , che avendo egli moftrati al Gran Ferdinando
alcuni fuoi difegni , e modelli per certa fabbrica, vi furono alcuni Cortigiani,
che fi mofirarono di parere contrario , e contr'all'opera di lui dittero lor penfiero
con gran tatti : allora il Granduca voltatoli a Bernardo, così li parlò : Tufenti
que Ilo
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» E XJfA ZDO S FONT A L E KTI.
l0£
quello, che quefti dicono del tuo difegno. Signore (rifpofe Bernardo) il parer di
coftoro forfè farà buono ; ma io ho tanta poca memoria , che male m* afficuro
di tenerlo a mente ; e tratto/i di tafea una carta con regolo , e felle , compiac-
ciali , dille , chi è di parer contrario al miojdifegnar fopra quefta carta il penfier
jfuo, ficcome io il mio difegnai ,. acciocché io polla fopra quello a mio bell'agio
fare le conliderazioni, che fono fiate fatte fopra il difegno mio ; Allora quei Cor-
tigiani , che per avventura nulla intendevano di quell'arce , non che egli fapelTero.
maneggiare le fefte , e regolo rimafero confiili, e come fé follerò flati di ghiaccio,
non ardirono di rifiatare , mentre quel Principe , ridendoli del feguìto > e* v'ha_»
fatto , dille , molto bene il dovere , ed io penfo , che uri'altra 'volta voi andrete
più circofpetti in bialimar l'opere de' Maeltri. Non fu defiderofo di danaro , e
quanto guadagnava , quali tutto fpendeva in modelli, ed invenzioni per fervizio
de.la Seremflìma Cafa i Come gran virtuofo , ch'ei fu , non gli mancarono anche
aliai perfecuzioni, tanto che ridottoli in vecchiezza con qualche dilguflo > coit_p
poco avere ,. ne trovandoli di Margherita di Raffaello Benci fua Conforte altro»
che una fola figliuola detta Eufemia , che egli aveva maritata a Canomillo Sai-
vetti , e quella ancora carica di figliuole, egli forte s' accorò , e fra quello , el
pefodiyz. anni,ch'ei portava d'un'affatjcatilfima vita, egli gravemente infermò;
ciò intendendo il Granduca Ferdinando, a cui molto bene era noto lo flato di lui,
fubito comandò , che gli folle cancellato ogni debito , ch'egli avelie contratto
colle Fortezze , Galleria , e publliche fabbriche ,'di più affegno 150. feudi l'anno
alla figliuola Anch'ella durarti
lor vita
a vivere , ed alle figliuole di lei altri 70. durante
nto tutte poterono decentemente allogarli , ed egli
in sì fatta guifa rincorato , e confolato dalla clemenza del fuo Principe , cimilo
gli occhi a quefta luce il giorno degli 6. di Giugno dell'Anno 1608. e nella fepot-
cura antica di fua Cafa nella Chiefa^dieS. Niccolò oltrarno x fu data al fuo cada^ q ~
            ,
fam
vero onoratiifima fepoitura. | %n/o cU Yh^MeA/ò <x,y WO ftt Gpia£mJ>i uA^V* Vtt &((*■> t/ »y jj
__.______:_____________vdpL
ARCANGIOLO SALIMBENI
PITTOR SANHSE
Difcepolo di Federigo Zuccheri. nato . ... #{t
N quelli tempi vi(k , ed operò in Siena Arenandolo Salimbent
Cittadino di quella Patria , il quale effew!o flato a Roma , ed
avendovi avuta grand* intrinfìchezza cof celebre Pittore Federi-
go Zuccheri, co* precetti d'i lui diventò buouMaefìxo, e noido-
viamo far di elfo menzione , quando non mai per altro , pei*
aver' egli nella fua (cuoia avuto il Cav.Francefco Vanni, che fu poi
grad* imitatore di Lodovico Barocci , e per avere infegnata la
medelìma a Ventura Salimbeni ftiq figliuolo; e per avere anche
apprefo g,\ì ifteift
al Paffìgnano fece
prmcipj da lui il Cafolani, e Pietro Sorri , il quale poi apprefib
i progredì, e f opere > che fon note ► Veggoafi di fua mano in
Siena
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I io DECEht.irMUPA$zIT. àelSEC.m dali$6o.al 1570,
Siena la tavola della Cappella degli Afcanelliin S.Domenico, nella quale è rappre2
ifentata la morte di S. Pietro Martire , una tavola della Natività del Signore nel
Carmine , ed a S. Niccolò in Saffo (òpra la Porta della Chiefa una Madonna con
più Santi. Ed effondo morto ne'tempi di quello Artefice Bartolommeo Neroni,
detto Maefìro Riccio > toccò a lui a dar fine a moke delle fue opere, che erano
rimafe imperfette.
S A N T I D I T I T O
PITTORE, E ARCHITETTO DAL BORGO A S. SEPOLCRO
Vifcepolo $ Agnolo ^Bron^nu nato 1538. *§* 1 £03.
ANTI di Tito di Santi dal Borgo a S. Sepolcro, detto comune-
mente Santi di Tito , venuto ad abitare la Città1 di Firenze in
fanciullezza con maravigliofo genio al difegno, s accomodò ap-
pretto Bafìianoda Monte Carlo Pittore di non molto grido; poi
s* accolto ad Agnolo Bronzini Maeflro celebre ,e '1 più valorofo,
che ufeiflìe della fcuola dell' eccelkntifs. pittore Iacopo da Pon-
torme ; ma Santi-, come quegli , che fin dal ;fuo principio eb-
be occhio da conoscere quanta gran parte abbia nella pittura-»
l'ottimo difegno , contutto che c'Ci trovafle così bene appoggiato nella fcuola del
Bronzino , non lafciava in un tempo fleffo di (larfene per quanto poteva-*
attorno a Baccio Bandinelli Scultore Fiorentino , che fu difegnarore maravi-
gliofo quanto altri mai foffe, toltone il gran Michelagnolo. Da quelli ricevè affai,
precetti, per ciò che a difegno appartiene ; onde non fu gran fatto , eh3 egli poi
riufcitle (iugularein tal facoltà: e certo,ches'egli fi foffeeletta una maniera dice
lorìre più vera , e fecondo quella , che non pure a Venezia , e per la Lombardia,
da' gran Pittori , che fon noti, ma eziandio nella Città di Firenze dal Panna-
no , dal Cigoli, Pagani, ed altri poi fi praticò, non ha dubbio , ch'egli [farebbe
riufeito uno de* più acclamati Pittori dell' Europa ; concioflìacófache egli pofe-
deffe a maraviglia tutti gli altri requifiti, che a qualificare altamente uno dì
quell'arte > abbifognauo , e febbene taluno avrebbe voluto in lui un non fo elio
di minore s fletto al naturale , ponendo talvolta nelle figure qualcofa del Aio per
ingrandirne la maniera , e nobilitarne L'abbigliamento , non è però , che in ogni
calo , che a lui foffe paruto bene di ciò fare , ne gli fofle mancata l'abilità, come
fi ricor.ofce in molte fue grandi opere , e particolarmente nelle belliflìme tavole
nella Chiefa di S. Croce di Firenze , dico di quella della Refurrezione del Signore
del Clepfas, e Luca , ed in altre a quelle fimiglianti fatte altrove; Ma per non di-
vertirmi fui bel principio dalla materia , ch'io prefi a trattare,dico,che avendo
il noflro Santi in affai tenera età fatto gran profitto , incominciò ad effere impie-
gato in opere ragguardevoli , una delle quali fu quella che ora diremo. Era__#
motto Gio, Antonio Sogliani eccellente Pittore Fiorentino , il quale fin da molti
anni avanti erafi pollo a colorire una tavola [ad imitazione della maniera di Fra
JfcitolQmjneodi.S.Marco, ma non cflendegli riufeiraa fuo modo, avevateabbau-;
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i 9 A N TI : ' D / ' T 1 T 0. ■ 3 8 3MS ti i,
lionata ; onde «osiImperfetta era rimafa allafua morte : mi perche-quel tanto,
che v'era definito , ed anche tutt* il penfiero era belliflìmo , Sinibaldo Gaddi la
comperò per cofa vecchia, e dettela a finire a Santi, il quale la condtifle al fegno,
«he g vede nella Cappella de* Caddi in S. Domenico di Fiefole , e da un lato di
elfa tavola fece il ritratto al naturale del defunto Sogliani. Pervenuto poi che fu
queft'Artefite aliata di ventidue anni, per desiderio di perfezionarfi anche più, fi
portò a E orna , dove da Bernardo Cardinale Salviati gli fu data a dipignere una
fai Cappella, ed operò in Belvedere ne'tempi di Pio IV. Dopo quattr' anni in cir-
ca fé ne tornò alla Città di Firenze , la quale fin da fanciullo erafi eletta per fua_>
patria, dove fece più opere, fra fé quali s'annovera una bella tavola perula Chiefa
di $, Giovannino de* Padri Gemiti, in cui rapprefentò la Natività del Signore con
una Gloria, e molte figure d'Angektti, il tutto condotto in fulla.maniera ^d'Agno-
lo Bronzini fuo Maeftro. Quefta bell'opera , alla canale era ftato dato luogo nella
Cappella , che e fra *i Pulpito, e quella di S. Ignazio , fu poi circa all'anno \6%5.
levata di quivi, e poftavi in Tua vece la tavola deirimmaeulata Concezione di Ma-
ria fempre Vergine , fatta per mano dei Cavalier Curradi, e quella di Santi (che
è foprà legno) vedefi oggi dentro il Collegio di qiiei Padri, rimpetto appunto
alla feconda fcala principale. Correva l'anno 15^4. e dell'età di Santi il ventèlimo*
fefto , quando eflendo morto in Roma agli 17. del mefe di Febbraio dell'Anno an-
tecedente ilfempre memorabile Michelagnolo Buonarruoti, e fiato gii il fuo corpo
condotto nella Città di: Firenze * e datagli fcpokura nella Chiefa di S. Croce , de-
terminarono gli Accademici del Difegno d'onorare la memoria diluì con foiennif-
iìme eiequìe nella Bafiiica Ambrofiana de' Sereniffimi Granduchi, al quarcfTetto
fccefi lo ììupendo apparato , che è noto a tutto '1 Mondo , e fra' molti ccccllen-
ciflimi Artefici, die concorfero.a rapprefentarc in pittura i gloriófi fatti di quel
grand'uomo , non tenue l'ultimo luogo Santi di Tito, chevi dipinfe cofe loda-
tinlme , e lo fteflò fece poi il feguente-anno 1565. per lofolennc apparato , e per
gli archi trionfali fattifi per-l'entrata" in Firenze della Regina Giovanna fpofa del
Sereniflimo Principe Fraocefc® , ne* quali fece conoscere quanto ci valefle nell'in-
venzioni , e nei componimento delle figure ; onde fubito gli furon date a fare in-
finite opere , e fra quefte la tavola di Maria Vergine con più altre figure uclla^
Chiefa d'Ogniffanti, alcune tavole in S, Clemente, quella delia Natività del Signore
de' Minimi di S. Francesco di Paola,una tavola d'una Pietà , e fopravi la Refar-
rezione in S. Maria in fui Prato, una de' Magi per S. Donato de' Vecchietti ,ed il
S. Gio. Batifta predicante per la Chiefa di S* Pancrazio. Fu anche fatta fare a lui
unaGloria con più Angeli per giunta ad una tavola, che è in Ognifianti all'Altare
della Cappella de* Roflì ,chc dicefi di mano di Tom mata daS.Friano, ove fi vede
una Vergine Aflùnta in Cielo, e nella parte più baita è S. Gio. Badila, e S.
Buoriaventura j ma perchè la tavola era in forma quadra , ad effetto di ridurla
tonda , nella parte fuperiore gli fu fatta quella giunta . Avea la pia memoria^
del Padre Alefiandro Capocchi dell'Ordine de'Predicatori poco avanti al 1570,
nel tempo del fuo Priorato dato principio a far dipigeere il Chiofiro maggiore
del fuo Convento di S. Maria Novella con iflorie de' fatti di Noilro Signore Gesù
Crifto,del Patriarca S. Domenico ,e d'altri Santi del fuo Ordine, opera , che poi
retto finita fotto'l governo del Padre Fra Girolamo Ricci l'anno 1583. ed a Santi
di Tito furon date a dipignere cinque lunette , tali furono , l'iftoria degli Angeli,
che fomminiftrano il pane alla menfa ove fiede il Padre S. Domenico co* ìuoi
Frati, nella quale ritrae al vivo molti Rei igiefi giovani e vecchi diquel Convento,
*                                              e ia ;
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e Cu :c|ueft^
ab AfUidillo Spaglinolo , nella quale con bella e copiofa invenzione ,e vaghifsi-
aie arie dì tefte rapprefeutò il iìi ira colo di S. Domenico di liberare gran nu-
mero di pellegrini naufraganti . Belli.- altresì:fìi quella fatta per :Gugliel-
mo Cambini, ore /! vede la morte dì$. Domenico■■-, ed in Paradiso Maria Ver-
gine con più Angelii| le cu^tefteiondifegnate a*maraviglia bene. Vn*.altra no
colorì.per la1 famiglia de* Malegonnelli■.., ed è quando a S. Domenico co'mparifco-
no due Apoftoii del Signore : opera tirata alquanto di pratica , fìccome'ancho
T altra ddì'abboccamento feguito fra S. Domenico, e S. Francefco > fatta ad infran-
ga di Saldate Suares Spagnuolo' Cav. di S. Stefano , Bali di Firenze , Gentiluo-
mo per ricchezza, e bontà {thnattfijjmo,chc fermòfuaftanza in effa Citta;",quelli
fu Abavo dell' oggi vivente Ferdinando crede dello fteffo Ballato di Firenze .ggìevane
gcntiliilkno-, che oltre molte cavalleresche virtù» ed •ili' intelligenza , di* egli ha
in tutte le buone arti , pofliede ancora talenta di vaga Péefìa. Era flato dato
principiò in Firrnze (otto f indirizzo fpicitualc del Rev. Pad; F. Santi Cini dell'Or-
dine de' Predicatori, Eaiigiofo^di gran bontà net Convento di Sw Marca , ad ima
Congregazione^ uomini devoti, che pòi furono fondatori del venerabile luogo*
e Congregazióne di S. Tommafa d'Aquino* in via della Pergola , inftituita per il
caritativo alloggio de* Pellegrini Oltramontani, nella quale il noflro Santi agli 24,
è' Agoftodeì fi f&fc-era ftato ricevvto per uno de' fratelli > e nella quale pure l'an-
tfo 1575. del mefs ài Novembre aveva avuta carica di Maggiore ; quando volte*
per fua dévoziorìé dipignervi la tavola di fua mano a in quefe rapprefentò il San-
to i quando ftando in orazione avanti al Signore Crróirlilo / offerendogli i pro-
pri ferirci , ebbe il miracolofo attcflato d'approvazione • Similmente volle dipi-
gnere a frefeo là fofHcu , che era allora fatta di ftuòie » nel mezzo della 'quale in
un tondo fece vedere lo (ledo Santo in vm belio (corto di (otto in-sii condottola
gli Angeli algodimento dell'eteeno bene, e ne' rimanenti fpaziìn-vat) partimenti
ornati di gròttefche , colorì diverfeftoriette de* fatti dei medefirno Santo V Ma
quefta fomtta 1* anno 168-a. fu disfatta , ed in fuo luogo fu gettata una volta,che
elTendo a mezzo cerchio, refe queliuógo affai più sfogato , e mólto anche fi ac*
crebbe di forza al fuóao delle voci nel cantarviu da quei fratelli i Divini Vfficj.
Circa a quelli medefìmi tempi, cioè fra'ì 15$?. e'1 1575?. ufcìrono di fua mano le
belliffime tavole da noi fopra accennate > per la Chiefa S. Croce quella della
Rcfucrezione per la Cappella dì Francefco Medici, del Cleofàs e Luca per Antos
Berti, del Calvario co* tre crocìSflì per la famiglia degliAìamannefchi» La tavo-
la, ov* è la Santifs. Monziatà , e la Refurrezìone di Lazzaro m S. Maria Novellai
quella di $.Tómmafo avanti al Crociftflfo nella Chiefa di S.Marco , la Natività del
signore alla Cappella de* Michelozzi nel Carmine » il miracolo del faziar le Turbe
nella Chiefa di S. Cerbagio mezzo miglio preflfó di Firenze , e quella dell'entrata
delSfgRore in lerufalemrn e trionfante , che veggiama fopra 1 maggiore Altare del-
la Chiefa de' Monaci Olivetani fuori della Porta a S. Frìano , ed una tavola bel-
li (fima fatta del 1579. ad iftanzadì Frate Andrea Gottefchi dell'Ordine de' Pre-
dicatori del Convento di S« Maria Novella , per lo Cadetto diCafciana nel Pifano*
dove dipinfe la Circolici (ione dei Signore. Sarebbe del tutto imponibile il far men-
zione di tutte le pitture a-alto , ch'egli conduflè tanto per pubblici , quanto per
privati luoghi . Mandò fae tavole afBorgo a S. Sepolcro , a Pifa , Piftoia > Mori-
tOROÌi*e Garàhaffi * à Cafteinuovo di Carìagnana , a Fiefolc , a Camaldoli, ed in
altre -molte Citt* > Ca&eltì, e Villaggi di Tffoaa * e ino U Alicante;, ed io
■ - '- - ---------- ■ —* - ......*              "" ""'                        ■               ■                    " .. a                                                                                                Kf4 _
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Frància gìunfero fue pitture > ed inversioni. I quadri poi da falà l e camera, che
fi veggono in Firenze per le cafe de' Cittadini fatti di fua mano» particolarmente
Imagi™ di Maria Vergine con Gesù: Bambino ,S.Gio.Batifta > ed altri Santi,fono,
prr così dire innumerabili, fra' quali belliflimi fono alcuni, che ne conferva Giufeppe
Maria Dini Gentiluomo Fiorentino nella-fua cafa|di Firenze in Borgo S. Croce, e nella
fùabella Villa di Giogolì, e ^MarchefePierantonioGuadasai,e51 March.Luigi Mo-
vici pòiliede altresì un belliilìtno. quadro di fua mano tfVunaPiétaV Dipinfe anche
molti/Timo a fréfco in molti luoghi della Città-,, e particolarmente nel Convento
della Santihlma Nonziata de* Padri Serviti, dove in un grande fpazio in tefta d'un
loro Refettorio colorì la Cena del Sig. in cafa di Simone con gran numero di belle »
e benìffimo difpofle figure I Nello fteflb Convento nella Cappella degli Accademici
«Sei Difegno dal lato deftro-entrando , colorì una: ftoria di Salomone * quando fa_»
edificare il Tempio , e nella perfona d'un vecchio con berretta nera veggo aver
égli rapprefentata al vivo V effigie di Iacopo del Sanfovino celebre Scultore, ed
Architetto Fiorentino, fìccome in quella d'uomo di mezzana eti di pelo nero di volto
alquanto lungo, e di rofla carnagione* fi. riconofee quella dello fteflb Santi. Sono an-
cora di mano di Santi gli Angeli a frefeo in atto di fonare e cantare, cheveggiamo>
Bello fpazio della facciata interiore fopra la maggior Porta della CattedraleFioretiaa.
Fu portato dal" genio noli meno che daldeBderio del guadagno a fare ritratti;*
come quegli che pòfifedeiido nu* ifi.rabtdinàtia fìcurezza nel difegno ì glicondaeea
con gran-ficitì-ttì j»e*foiiiigli3ntifSmi dal vivo,e quello eh' è più, anche dalmorto.'
Dipigeeva egli per lo più le tefte , e forfè le mani , ed a' giovani faceva dipignsire
racconciature , fé eraneffemmine , I tutti gli abiti, e édìe femminei e de'mi»
fchi ; ufanza, che fece sì, che alcuni valorofifiìmi fuoi fcolari, uno de'quali £it
Gregorio Pagani, abbandona (fero la fua ftanza, parendo loro , fìccome era in ve-
liti, diftere in ozio ye ài perder ior tempo per nulla più , che per la comodo»
è guadagno del Maeftro. De'ritratti però di tutta fua mano fé ne trovano molti»
e bclliilìmi, ma moltiffimi altresì alquanto ilrapazzatì , che poi in tempo fondi!
venduti ad ogni prèzzo più vile j à fegno , che noi potremmo dubi«are>, sVfof-
fero di fua mano , o de* fuoi giovani, fé non ce ne rendeffe moralmente certi il
vedèr/i fuor di ritratti, altri fuoi quadri iti quella guifa condotti, e molto più il
Capere per atteftato di pérfòna antica , e dell'arte , che bene il conobbe,e praticò»
aver* égli avuto pst fuo famigliare quefto dettato, cioè:io ho pennelli da tutti" i
prezzi Hi In proposito di che è dà fapèrfì, che domandato una volta Ciro Ferri da
nn Senatore Fiorentino amico di queft'arti dì ciò che gli parerle circa il valore d'un
quadro ch'egli avea di mano di santi di Tito, non però de' migliori, ma di quell*
forta V che nói dicemmo tirati di pratici, diffe: io fo , e veggo molto bene , che
quello quadro è fatco ài mano d'un grand'uomo, quale fu Santi j ma io per me
nm mi potrei mai condurre a fpendecci fei paoli. He farà cofa anche in tutto
fuoriMi proposto, il raccontare "quanto diffe un tratto Salvador Rofa a perfona*»
che sforzàvafi à pervadergli > che tutta la perfezione dé una pittura cohfiftev*
neibuon difegno ,, e fu quefto ; Io veggio de' quadri di Santi di Tito venderli bc*
uè fpeflò ne' pubblici mercati per mia pezzata otto,'ne* quali io non faprei co-
noscere difetto, benché minimo, ^
            ài difegtio ; quefto però io non ved-
'di giammai accadere à quegli dei Tintbretto , e d'' altri Maeftri Lombardi info-1 . ^
riori a lui , benché in tutti quefti talvolta mi fia partito feorgere errori in quan-
to a difegno appartiene ,il che mi fa afiai chiaro conofeere , che più deeftimarij
in una pitCìKà un'eccellente rnànkcw'di tignerc», che m ottimo dintorno?: fìniqnì
4 , fi                  : . ilRofai
r*
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il4 DECEN.UMUfMiìl.M SEt.WMxj69.alisjil
il Rofa ; ed iofenza dar fcritenza ihtórnò a tal parere , rimetto 4 ifiio Lettóre i
quello d'ogn'altro, ch'egli giudicherà più perito nelVarte. Mentre io m'accingo
s. far menzione d* alcuni degl'infiniti ritratti fatti da Santi > de' quali, per cosi
dire ,- fon piene le cafe de* noflri Cittadini ; e piacemi dare il primo luogo , non
gilper fìngularitd d'eccellenza della pittura,ma per la cola in elfo rapprefentata
al ritratto fatto daini di Caterina di Cammillo de* Pazzi Nobile Fiorentina , che
poi veftito Abito Religiofo dell' Ordine Carmelitano, mutando l'antico nome io quello
di MariaMaddalena, crébbe tanto in fantitaVcbe meritamente oggi viene aferitta al ca-
talogo de'Santi. Di quello ritratto fi fa menzione nella Vita di effa Santa fcritta da
Vincenzio Puccini ftatofuoConfeffore in quéfionaodo. I fuoi Genitori per 1' amore,
che le portavano [da che per Divin volere s'eran privati di lei] volevano almeno
apprcfso di Iproil fuo ritrattole rcftatid'accordocolla Madre Priora, mandarono il
pittore j il qualeifi chiamava Santi di Tito va ritrarla ; il che da lei udito , co-
minciò dirottamente a piangere y e non voleva in modo alcuno : e domandata
-perche faceva tanta refiftenza, dKFe: Io fon ufeita dal Mondo per non più tornar-
vi » e per non effervi più vifta in queftì panui ; ne fu mai poffibile , che confen-
tìife , finché dall'obbedienza della Superiora, é del P. Conferiore non fu coftretta ;
e mentre il Pittore la rittafle iion fece altro che piangere ; nel che moflrò V, odì^
che portava al mondo, poiché:ne anche vi voleva ftare, ne eflcrvi veduta dipin-
ga ; e per la fua umiltd lamcntandofi di quefto , diceva ? E* poffibile , che d' una
. creatura si vile , come fon io ,, che d'un pò di polvere abbia a reftar memoria
nel mondo? Fin qui il Puccini. Coietto ritratto, in-queir abito appunto, ch'ella
lafciò al mondo inficme col mondo ftefiò , le cui pompe non mai avea gufiate»
© deliderate , conferva oggi il Cav. Alamanno de' Pazzi, ed una copia del mede-
iimct anno le Monache del ftio Monafterio S. Maria degli Angeli, ed ogn1 anno
a vifta del! popolò fopra la porta di lor Chìefa 1* cfpongono il giorno della fella
«Iella ileda Santa. Seguitando ora a far menzione de' ritratti , diciamo, che una
,&' bellinlmo d'una vecchia in abito vedovile j poffiede il Màrchefe Prancefco Rie»
cardi. IpoHt© -de' Ricci Avvocato' del Collegio de' Nobili , Gentiluomo, ch<^»
jxrfuo divertimento molto ha operato in pittura , conferva nella fua cafa da
Santa Croce alcuni ritratti d* antichi fuoi afeendenti., e d'altri flati loro
.congiunti,fra' quali è quello di Niccolò Machiavelli già Segretario della Repub-
blica, Fiorentina 3 as cui per parer vivo altro non manca , che la voce § un altro
ritratto di coftui» eoa altri pure, di quella cafa tutti di mano di Santi confervano
gli Eredi éì Pierfrancefco della fleifa nobil famiglia de' Ricci. Il Senatore Ruber-
to Pandolflni Avvocato pure del Collegio de'Nobili, Gentiluomo di fomma inte-
grità, prudenza, e dottrina, ha nel fuo Palazzo di via di S. Gallo architettato dal
gran Raffaello da Vrbino tre ritratti di manodcllo fteffo Santi,di perfonc dicala
Torriabuoni flati fuoi afeendenti da canto di donne, Simone, che fu Cav. Aurato
. ts godè la dignità di Senatore di Roma ; Donato figliuolo del medefimo Simone,'
^finalmente Niccolò figliuolo dello Pceifo fonato , che fu Ycfcovo del Borgo a-.,
& Sepolcro t e da* Sereniffimi di Tofcana fu in moke legazioni adoperato. V e-
ruditi£Smo Àlefiandro di Tommafo Segni Senator Fiprcntrno , al prefente degno
.Segretario dell'Iliuftrifs.) Accademia della Crufca ,. ha pure.un ritratto fatto da_*
gaati.pcr rapprefentare Lorenzo di Bernardo antico dì (uà famiglia ,.:chc fu de'
Signori 1' anno 1.513. e de' Dieci (della Guerra nel 1529. Il Senatori Carlo di
Lionardo Ginori ha di man© del medefimo il, ritratto di[ Bartolommeo dijLio-
qard® Giitou (uo Avolo, il quale vedefi dipiato in figura intera armato, e dsl~
"\: '
                  '                                                                  la
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tANTi pi tito:            «if
là ftefla ftraòrdinaria grandezza di quattro braccia della noftra mlfurà..J fiecomo
era {ha perfona , ch'eflendo flato mori alle guerre , ne era perciò flato cognomi-
nato il grande Italiano, che abbiamo noi più diffiifatncnte.fatta menzione nel-.
le notizie della vita dì Gio. Bologna Scultore , ed Architetto Fiammingo . Vrt;
belliifitno ritratto fatto per mano del noftro Artefice conferrano fra altre opere
di rinomati Pittori, il Cav. Iacopo, e Niccolò delCav. Lorenzo dal Borgo : rap»
prefenta il ritratto la perfona di Piero Iacopo di Piero loro Proavo, quegli *
per cui fu reftaurata , ed aggrandita l'antica cafadi fua Nobil Famiglia in via.*'
della Scala j nella facciaca della quale fece dipigncre a fgraiEo Iftorie del Trionfo
di David, per alludere a' fatti della G. M. di Cofimo I. Granduca Tofcana»
belliffimo concetto di quel Gentiluomo, il quale anche volle , che veniffe di*
chiarato nel feguentc Dittico , che vi leggiamo fcritto per entróun fregio * che;
ricorre fopra le fineftre inginocchiate.
                  . : t
\-A ut,r||; a k:En tibi qui quand&mprdiixìt Cqfme triumphes,         Ut.,;v
Ma giacché il ritratto Piero > che veramente è bello a maraviglia , ci hi-*
portato a far menzione di lui, e delle ftorie da lui fatte dipignere , giufto è» che
facciafi da noi memoria in quefto luogo di cofa non punto lontana da tal propo-
sto, e dall'affittito noftro , eh* è di ragionare di materie appartenenti alle noftrè
Arri ; ed è , che trovandoli in carica di Scalco de' Foreftieri del Serenifs. Card,
Carlo de' Medici il foprannominato Cav. Iacopo dal Borgo, come quegli, che
ad un fingularifsimo talento nobile, e fpiritofiflìma Poefia , ha congiùnta la
pratica in tutto ciò che a Difegno appartiene , erafi per fuo diletto porto a rap-
prefentare in cera di baffo ftiacciat© rilievo 1' enigie di quel Principe in formai
d'una bella medaglia tonda ; e perchè il ritratto rìufcì bello, e fomigliantiflìmo»
volle il Cardinale, che fé gli face fife il rovefeio : Francesco Rondinelli Biblioteca-
rio del Serenifs. Granduca , Gentiluomo altresì eruditiffimo , a cui fu data I' in-
cumbenza di formarne il penderò , difìz al Cav. voler ogni giuftizia , eh* effendo
quel bel ritratto tifeito dalla fua mano, dalla cafa pure di lui.ufcifle il concetto
per lo rovefeio, e così volle , eh* egli v'improntane l'Arca Foederis , col motto
*pafcit. Docet* Dirigit. Trin, "Paft. Tntr. La medaglia poi, che dalla parte del ti
ratto conteneva le parole Carolus Cara. "Mei. Sac. Col. Dee. Fu incavata in Roma, è
furonne improntate affai in argento , che mandate a quel Sereniamo , andarono
per le mani di moki ; ed alquante dellemedefime furon poi dopo morte del Card,
pofte nella calla, che coperfe il fuo cada vero nel darfeli fepoltura, Tornando ora a
Santi, egli fu per ordinario adoperato a far ritratti de* Serenifs. Principi, e dovendo
una volta far quello di Madama Criftina di Lorena, allora Spofadcl Granduca Fer-
dinando I. la quale abborriva il tedio di fìarfene ferma al naturale , trovò modo
di sbrigarli in mezz'ora, nel qual tempo [tanta era la franchezza dì fuo pennello]
eonduife un rirratto beiliffim#, che fi meritò la lode del Granduca > e di tutta
la Corte. . ■ .'-
                                               &g , , \.' ioi •■; .tj
Operò anche d'architettura ; ma per quanto è potuto venire a notizia noftraj
di fatto da lui, ci pare j che in alcune delle cofe fue, benché benifsimo proporne-
nate li feorga maniera , che non tiene gran cofa del nuovo, e del magnifico* Di-
celi folle fatta con fuo modello una Villa ;di forma otrangòlata a Peretola per
gli Spini j operò per Agoftin' Dini a Giogoli ; a S.Cafciano per li Codini ; a-»
Montoliveto nella Villa degli Strozzi , detta il Bofchetto; a Monte Vetturiiii
per la Pieve* per la quale fece anche la tavola deli* Aitar maggiore. Dentro an-
V.;.
                                                                                                   clic
;                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     • '                                                              ■$& ■ ■
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cfae alla Cittì di Firenze «ella cafa di via Maggio degli Zanchihi ,e fu àncora!
architetto della propria cafa fua , eh* egli edificò in via delle Ruote» ove pec
lungo tempo abitò, e morì, della quale-lodati-molto la porta per effer fatta
a sbieco, e con buona centinatura. Ebbe anche mano in una fcala , che.: faceafi
nel'bel Palazzo di Ruberto Strozzi al canto de' Pazzi , architettato dal celebra
Bernardo Buontalenti, che già aveane tirata innanzi ima buona parte della fab-
brica, la quale fcala fu cagione , che Bernardo fi difguftaflb , e perciò ne abban*
donaffe i' aftunto, che poi fu dello Scamozza, del Caccini, e d'altri, che dire ai»
a tuo luogo. Venuto finalmente l'anno; 1^03. e dell'età di Santi di Tito il fefian-
tefimoquinto.., agli ì.5. di Luglio egli fece da quella all'altra vita pafsaggio > e
nella Chiefa della Santifsima Nunziata ebbe il fuo corpo fepoltura \% Reftarón»
alla fua morte, imperfette molte lue tavole , e quadri, e fra quelle fu la tavola-
deli'ultima Cena del Signore , che oggi veggiamo nella .Cappella: de' Serragli nella
Chiefa di S. Marco de'Fratti Predicatori , la quai tavola condotta a gran fegno
da luì, fu poi finita per mano di Tiberio Titi fuo figliuòlo infieme con molte
altre ; ed alcun'altre fue Tavole reftarono così imperfette , e fon poi ftate vén-
dute in divedi tempi, ed in quel medefimo ftato veggonfi efpolte al pubblico in
alcune; Chiefe del -Dominio Fiorentino.
         v o£ai? >\k:^^mn m ■ :..■:-■: Iu,:.;,., a.
;* Plagiacene ne ha portati ileorfo dell'iftoria a far menzione della tavola dell'ul*
tima Cena del Signore inventata , ed a gran fegno condotta da Santi per la Gap*
pella de* Serragli da Santi di Tito, poi da Tiberio fuo figliuolo finita , ci conviene
loggi.ungére ,. che quefta Tavola avvegnaché , per quanto alla -'pittortica difpofib
zione delle figure appartiene , meriti fomma lode , non può feufarfi però dalco-
inun' difetto, in che_ fono caduti tutti i pittori di quelli noftri ultimi fecoli, cioè
d'aver rapprefentata la tavola ? ed i luoghi ( per tifare la parola latina) de' di*-
feumbenti aliai divèrfamente da quegli, che veramente ufavanfi ne' conviti negli
antichiffimi tempi. Di quefta noftra afierzione abbiamo molte teilimonianze ;
ma per ora ci piace valerci di quella del dottifiinio Padre Sirmondo della Com-
pagnia di Gesù nelle note fopra Sidonio Appollinare all'Epìftola 11. del Libro h
ove Sidonio racconta il Banchetto fatto dall'Imperadore Maioriano per occasione
del fuo .Confolato ne' Ludi Circenfi , ovvero felle di cavalli , e di cocchi > al qual
Convito fu préfente lo ftefto Sidonio, che, racconta bordine del giacere de'Con-
vitati . Spiegando dunque quefto pàifo il Sirmondo dice , che il Banchetto , fu
fatto in un Sigma, ovvero letto in figura di mezzocerchio , che tale appunto è
la figuri dell'antica lertera Greca di quefta nome , còme veggiamo celle medaglie
Greche * e ne' marmi. Qra perchè il figma veniva a finire in due corni, il còrno
deftto veniva ad edere il primo luogo occupato dall' Imperadore , il finiftro corno
il fecondo < nel quale giaceva in quel convito il Confule Severino ; dopo vcniva_j
Severino Confule ordinario i il quale era feguitato da Magno già ftato Confule, e dopo
quelli feguivano.per ordine Garnmillo,Peonio , Atenio , Graziànerìfe , finalmente
nell'ultimo luogo Sidonio . Da quefto inferifee l'Autore , che il terzo, il quarto,
e gli; altri luoghi ^per ordine fi pigliavano dal corno finiftro , frnòh dal deftro'j tal
che ; ehi era accanto al primo , veniva ad efiere l'ultimo, perchè il terzo era ac-
canto ai fecondo;,Jcioè à'quegli, che (lava net corno finiftro ; ii quarto accanto ai
terzo ; e vaoafi difeorrendo a finché fi per veni fle all'ultimo, ch'era quegli, che
ftava accanto al primo collocato nel corno deftro , Da tutto quello trae confe-
guetiza , che nell'ultima Cena del Signore, la quale fu celebrata , come dice S.Gio.
Grifo-Homo gVi ^jJ*<Twj © veramente m le&ulo, còme dice.Tertuliano nel- libro
%'5 .,.;;                                                                                                  'de Co-
Sidonio
ChiAr-
monte no-
mo Stinto
fcrijfe Epi-
stole
, e
cerftla-
tini
, ne\
quali fa
V*r}'pa-
negirici
fcpra Im-
peradori
id altri.
Gonftde
ordinario
dieevafì
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. J4 ^i" '•&*&$' ■**. ■ i*£"- >':y ^TP?^-
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tè Cmia % l'ordine del : giacere foflfe, ì non con gli Apoflòli di qua ; è di ìif iftet* 'fonar
tendo il signore in mezzo > come inoftri Pittori per ordinario rapprefentano > ma quell'anno
sei corno deftro , con che per mio avvito beniffimo s'accorda il giacere, che £cct a W™*
S. Giovanni, fopr'il pecto del Signore , perchè e (Tendo egli per avventura il più wneM
giovane fra gli altri Apolidi, come anche pare , che dagli antichi Pittori* ci ^Me£*
fempre fiato figurato, era,nell'ultimo luogo : e facilmente ancora s*intendeg*t*jo
perchè fi dica dagli Evangelifti faver S. Pietro accennato a S. Giovanni, che irfcfy^/^^
terrogafic Crifto intorno al Traditore , come quegli, che ftando forfè, come piò mttnearizj*
vecchio, ed il primo fra gli Apoftoli> nel fecondo luogo, cioè il primo nd de/tordi-
corno finiftro, e per confeguente il più remoto dalla perfona del Signore, e quàfi nano ■> ti
rispetto a S. Giovanni,, potè fare eflb cenno affai comodamente . Ma fàppiafi qHdcfyfe-
non cflfer quefta una fola , e fempliee fpeculazionc del Sirmondo , perchè avvene „J**r?-
            • • ■ .« •;. « - •                     -                 f •             r^                   A''               11 *& nome
ancora una molto bella ìlluftrazione.in un antico mufaico a Capua, dico quello 4//»^w.
ftetfo , che fece fare Befidcrip Abate di Monte Caffino , che fu poi Papa Ver-
tono II. ed altre antichìiijme pitture in Europa fi veggono allo fteflb modo rap-
prefentate . Ma per dir qualcofa in prova di quanto abbiamo accennato": Grifoni
m
che l'antico fìgma a modo di mezzo cerchio, foffe la tavola de*conviti terminata On*& ar-
in corno deftro, e finiftro ; l'abbiamo da Giovenco antichùsimò Poeta Criftiano-W* ^T"
nel libro terzo, ove dice* i
                •■'■■!• >-"•'■                                                   ■'-■■/ clriìu
l,.,. ^ìwos.quifqns vecàt cGsrutmrtJÌVÌa fonemi
tj'ì iCornibus in fummis devitatpmenrmembrè%
            H'                     « ;; »v^:
- ; QùfijtfcfapitJ.'■:".-:&■ ?■ r.i;-;,''^::"'..:-:.,              $gfii|.iA'tf '-> •/-■•-■■— *fli$
E da S, Paolino libro terzo nella Vita di S. Martino ] che dopo ave? hilrito l
Signori , ch'erano nel convito di Mafsimo dice,
.           Hos inter meditts , qua (gmaflefiitur orbe > *                      Hv-jf> ..*■■« - ~-
Tresbyter accubitit de x tra , U>aque potentina*                                       n I
ì; *^.Ùrdo Ducum membri* Juper aurea falera locati* vi ■ i> «■«'j-
^ ^'* Treffitfiwieffimpretiafìsoeltcris vfkum* >■■.'
                   ;r.'*                   * ; ' »,
; : :»>^ dextram T^gis SanQ*. veneracilis ore ; ':                 ' ■ ■,;-':. *:.'; : ' *• ?^?r 3 ' sp* '
.' Coufedit Senior, ^ "\             -'.^$1                                 ".. ,"?                      ...
Àn2Ì che da auefti ultimi verfi fi forma quefta induzione ] cioè | che fapelidofi^
Sulpizio Severo, che deferi ve quello medefimo convito deferitto pure da S, Paoli-
bo , che S. Martino fede fuori del figma alla deftra di-Mafsimo, fa di metti ere il ^uhìzlè
dire , che fé Mafsimo non aveise giaciuto nel deftro corno , non avrebbe potuto Severe
S. Martino,che ilava fuori del figma, federe alla deftradi Maffìmo. Quefto ftefsp AM.Fr*»-
erdine fi trofa fervuto nel fopraddetto convito di Mafsimo Augufto , ove inter- ztfcfcrifl*
venne S- Martino , non folo appreflb Sulpizio , ma altri ancora , da'quali s' ha, ™{a(i"ff
che nel deftro corno (tette Maiiìmo 1* Imperadore, nel fmiftro il Confulc l^vodio,.^rJf»' .
e dopo quefto i Compagni di Maffi.no fratello, e zio paterno, e dipoi gli altri Signori JJJJ •' A
per ordine. Di più apprefso S. Gregorio Turonefe nel libro primo de* miracoli ai
miracolo 3®. fi ha di quell* Ardano , che nel convito fi prefe il. corno della parte
deftra , ed il Sacerdote fuo. ofpite pofe nel corno fmiftro ; perchè cfléndo Catto-
lico, voile in quefto j ficcome in altro ancora, far conofeere al Sacerdote in qnal
difpregio egli aveva e(ìò , e '1 Cattoìichìfmo : E quefto fia detto quanto alle prò-
ve ,* alle quali fé aggiungeremo alcune noftre refleflìoni, e conietture , ci pat-
ri d* aver porcata noftro peafiero per moio , che poco ,0 nulla fia per reirare
da dubitare % che i pittori di quelli noftri ultimi fecoli, e con efli 1* Artefice:,
4i cui ora facciamo namzioae, iùtifi forte ingannatine! rapprefentare il Signor
poltro
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!y iaoftro cenante co'Difcepoli in atto dì federe , ed a tavoli quadra % porle
V m in mezzo degli altri Difcepoli. Diciamo dunque così, vogliamo dare per indubi-
? tato , che i Santi Apoftoli giaecfsero, nonfedefser© a tavola, venghiamo an-
■J che a facilitare l'intelligenza > come andafse.il fatto del coricarli, che fece S.
Giovanni fopra'l petto del Signore, cfsendo cofa - chiariflìma > che ciò noru
; poteva, farÉ così bene ne cori tanta compofizione delle perfone , mentre fofser*
fiati fedendo* perchè faria fiato nccefsario , che'1 Signore fi fofse pofto a gia-
n* cere air indietro , ed anche con tutto quefto -pare , S che non averebbe potuto fi
- comodamente pofarfì fopra'l petto del Signore dicendo l'Evangelica recubuit,
che erettamente lignifica giacere, non appoggiarfi,là dove quando fi dica, che il
Signore giaceva a menfa , e S. Giovanni ancora cogli altri Apoftoli, venghiamo
a costituirlo nel corno deftro giacente in modo, che collo fporgere , che per fua
natura faceva il corno deftro , con un femplice voltare di perfoaa appoggiato alla
menfa, poteva il Signore dar luogo a S. Giovanni di giacerli in fui petto. Per quello
poi, che alla contacene de' luoghi nel modo detto appartiene; dico, che pote-
vano gli antichi nella conftìtuzione del Primato nel corno deliro, e finiftro, come
patti Tomme eftrcmè , e principali * ritrovare una tale quale facilità , e comoditi
liei conto » perchè avendo contato il luogo del corno deftro, e poi il finiftro, tor-
nava bene in acconcio il feguitare per ordine dalla banda finiftra verfo la deftra t
finché al luogo primo nel corno deftro , d'onde era cominciato il contare , fi per-
venirle . Pare anche , che poniamo dire., che ficcome noi abbiamo oggi per co-
fiume di dire primi luoghi di tavola quegli, che veggono , non pure l'entrare m
/ala della vivanda , ma eziandio tutto ftmbandimento della tavola , e le perfone
;,. convitate; così è molto probabil cofa , che voleflero gli antichi, che allaccino
di colui , a chi dava/i nel convito il primo luogo , fofsero patenti le principali
perfone , e le più dégne fra' convitati, il che in una tavola a mezzocerchio non
■ poteva feguire , fé alle principali, e più degne perfone altresì non fi fofse dato
modo di poter , ftando a tavola , vedere tutta la perfona del principale , o Si-
gnore, il che veniva a feguire quando il Signore aveva direttamente oppofle agii
occhi firn le perfone dopo di fé più degne . Con quefto antico modo di contare {
luoghi a tavola pare * che fi rifponda ad un certo dubbio , che potrebbe talun
concepire, del perchè efsendo ftaro per avventura S.Giovanni il più giovane fra g
Apoftoli, fofse dovuto ftare accanto ai Maeftro, cioè in luogo, che a noftr_
coftume farebbe ftato il fecondo , mentre vi avea S. Pietro , ed altri Apoftoli d.
- grava età ; efsendo ftato fempre coftume il darfì a' più vecchi i luoghi più con*
fpicui; non parendo anche ci poniamo afsolutamentc fermare in fulla ragione -
che tal luogo fofse dato a S. Giovanni per caufa di particulare dilezione verfo d,
; lui , non fapendo noi per ora intendere il petchè a cagione folamente di tale dii
lezione fi fofse pervertito 1" ordine Confucio , ed universale di dare a* più vecchi i-
' primo luogo'. Diciamo adunque , che fpiegandofi quel pofto di S. Giovauni peri
V ultimo, e non per lo fecondo luogo , vieh rolta via tale dubitanza.,
,. Tanto ci bafta aver dettò in propongo dello da noi creduto sbaglio prefo quafi
da tutti i pittori nel rapprefentare la sacra ftoria della Cena del Signor Noftro ;
, e fottomqttendo noftro parere ad ogni più vera fentenza , ce, ne paniamo ad al-
cuna cofa dire per ultimo d' alcun' altre particolari quahtadi dei noftro Artefice»
Fu Santi di Tito valorofiffimo in difqgno , benché di non molto graziofo colorito ;
fu univerfaliilimò , e tanto intelligente nella compòfizìone delle ftorie è che forfè
lUafciòin dietro molti pittori di primo grido di quel fuo fecoloj tanto chej
" \
                              '                                          parve
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>■; « S A NT 1 D 1 Ti !T 0v-^w* &m
para* che lo fletto Tiziano, col «mate egli ebbe ragionamenti in Venezia ; $tè0*
poi fegni d'invidiarlo alquanto, poiché nel fentir parlar di lui rnoftrava paflkme,l
e pronunciava il fuo nome con ifcherno, dicendo Santi di Tiritititotò Matitatoio;
con che rnoftrava sì , ma con beffa , il concetto , eh' egli avea del fuo gran dife-
gnare, edifporre,manel]o'fteflb tempo voleva pure, ch'e'fi fapefle, e fi credette, che
a quefta fola riduceafiogni fua eccellenza. Fu sì da giovane, come da veechioi tanto
innamorato di quefta bella facoltà de! di fegno, che non mi è così facile il poterlo
raccontare; battimi il dire , eh'egli V impiegò Tempre tutti'gli avanzi del tem-
po , nel quale non eragli permeflb il colorire, particolarmente tee di cjuelle veglie,1
nelle quali non faceafi tornata a dìfegnare Snaturale alla pubblica Accademià,laquale
égliinfìeme con ogn' altro maeftro di primo nome era folito frequentare, ed al-
lora quando altra" cofa non gli dava fra mano » difegnava di matita rotta la mo-
glie ,ifigliuoli,e figliuole, Ia'fante, le fedie,%H fgabelli, e fino la gatta ; e queflo
iletto voleva, che facetteroifttoidìfeepolì, dicendo loro | non éffervi mai tempo, ©luo-
go, in cui non fi trovi matériadadifegrtare,chc tutto èra difeghàrc,e che non folcir
|ìi uomini, eie beitievnkaguanto poteafi veder coli'occhio!, ben ottervato , ed
imitato, contribuiva molto al farri altri eccellente in tale facoltà ,* veggonfi però
di fua mano infiniti difegni, particolarmente naturali ignudi , e veftiti, de* quali
molti furono da noi pofìi a lor luogo ne! bellittìmi libri fattifi dopo la motto
del Serenifs. Card. Leopoldo di' ma raccolta per lo Serenifs. Granduca Cofimo III.
©ra regnante ; e fon pochi anni pattati ,che lo Scrittore di qnefte notizie, aven-
do avuto fenrore , che appretto al Capitan Franecfco Signoretti, figliuolo d* una
figliuola del noftro Santi , era rimafo uno ftudio di (noi naturali , altri-di matita
rotta , altri di nera , e getto in carta azzurra , tutti bellifllmi, per 1' amicizia,
ehe fin da tempo de* Padri pattava fra di loro, ottenne q* etterne compratore per
prezzo attai confiderabile , ed oggi gli conferva con grand'amore. Fra le cole,
che oltre alla naturalezza, s'ottervano ne" naturali difegnati da Santi, di che pa-
re , ch'egli alquanto fi pregiatte ; una è , che coli* efsere eglino a maraviglia prò-*
porzionati, fon mefiì nel foglio così per l'appunto, che avendo principio la teda
nella fommiti del mede fimo , conduconfi a oofare nel fondo, fenza che avanzi, o
manchi tanta carta , quanta baderebbe , fletti per dire , per tirarvi una fottilif-
(ima linea ; e raccontavano in tal propofito Matteo Rofselli , che', Santi era fo-
lito dire , che non fapeva come fi potette affermare , che a vette difègno colui , à
cui non dava il cuore alla prima d' accomodar fua figura in un dito fpazio,
fenz* a^-erla ad accrefcerc , o diminuire. In fomma égli s* era fatto tanto buon
gufto in quefta facoltà, che non vedeva pittura , o ftatua, che in materia di di-
fegno gli empifie la fanta fia ,* e perchè quefto fuo fapere era da ogn' artefice del
fùo tempo ben conofeiuto , erafi guadagnato un poffetto , che quando portava
alle loro ftanze , fubito eragli dato in mano e canna , e getto , ed egli fognando
fopra le loro figure , additava loro gli errori, ch'efìì non avevano fapnti vedere,
fotferofì pur valorofi quanto volefsero. Condotto a Venezia da Ruberto Strozzi
(di cui poc' anzi facemmo menzione) core vìfitò i grandi artefici, e particolar-
mente Tiziano ., fu introdotto nella ftanza d' un Pittore molto celebre > che ap-
purato avea mano fopra un quadro, per entro il quale rapprefentavafi un Monaco.
Cifretcienfe , ed.avendo Santi ofservato inefso alcun'errore, prefo il getto, fé-
gtiò in terra come doveva ettere il contorno , il che non folamente non fu dal
Pittore avuto a male , ma approvando il parere di Santi , lafciò poi j fe-
gni > ch'egli avea fatti in terra , facendogli con grand" accuratezza ricettare per
■<g*i E
                                               Q^                                        molto
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molto tempo , e finché la debole maceria. , con cne cranfat^i * fa per (e {teffe
fyam. £0 lìcito faeca talvolta a qualche quadro•,»■ ch'era q«a portato di lombare] ia,
aiic.hc vie* prnni maeftri, fra- quali non ebbe miglior fortuna degli «Ieri la tavola
del Badano del Martirio di S. Caterina nella Chiefa de0 PP, Qefuiti di S. Giovan?
iwtìO » la duale fu da lui col gsflo turca ridintornata da uno a fommo ; e quando
fufcopmo in Piazza il bai gruppo delle Sabine >opera di Gio. Bologna, v' accorfe
%ntì,di Xitos^i^i^^fB^^^1^3*4 fbyviene aver fentito da antica perfora rac-
c^nt^r-;] co§ Gregorio Pagani, e tenendo quefti ditftefà con mano ima parte
4el ferrai nolo,, éa/nti trefoli di tafea matitatoio * e geffo ,.£■ ridlfegnando quelle
attitudini, fecegli vedere alcuni errori da lui non oflervati, non Gitante che non
Èia occhio i a cui quei)* opera non femori benifikna 5 e fino a quello del celebre
Gio. Lorenzo Bernini 3 il qnale fu a vederla nel pattare » che fece di Firenze ài
"viaggio per Francia , e lodolla a gran fegno*
            ,c i:
M Molti furono i Difcepoli di Santi di Tito > e % vogliamo discorrere di quello»
«Jbe a* p^ecett i del buoi» difcgrio appartiene, filiamo dire*che rutti i Pi ttori Fiorentini
di quel fuo tempo fnron fuoi Difcepoli, perchè tutti pigliarono all'oc cacone > o re;-
$o]a , o configli© da lui » Quegli poi , che fon venuti a notizia noftra ufati di
ina fqupla fono Tiberio Titi fuo Sgìiuolo, che finì molte fue opere > e molto s'im-
piegò in far ritratti de* SerenilSmi Principi - e d'altri , ed ebbe per (uo proprio
genio il far piccolifitmi ritrattini in rame di 5ame , e Cavalieri > molti de" quali
U veggono nella nobililKma raccolta di piccoli ritrattini di mano di grandi uomini,
fatta dal Sereuifs. Card» Leopoldo^ Furono anche fuoi Difcepoli Gregorio Pagani»
Cofimo Gamberucci 3 Bernardino Monaldi, Andrea Bofcoli, ed il celebre Anto-
nio Tempefta* detto ne' fuoi primi tempi il Tempcftino , de' quali ragioneremo
a lor luogo. Diremo per ultimo > come troviamo » che Santi fu-deferitt© fra,"»
Cittadini di noftra Patria agli 19, di Giugno del 1578. e fu detto Santi di Tito di
Santi dal Borgo a S. Sepolcro•, e fi trova notato nella filza &$• del Confidilo d«
pugento al numero 78;
i •:■■'-'•',■'., •                                ,■'■■:'■                                                    vì
^niiii Tir iirn—"--------------^^^^-----------^^^.m.t{ . ■ -,--,- -gip ii-^-^-rr-^ - rn-wi 1—7 t .'. 1 -—'             "■ 1 m W" "". '■' 'fi"
G IO V A N NI EOI O G N A
SCYLTORE » E ARCHITETTO FIAMMINGO
Pifcefok A Iacopo teuch y mio circa 15 2.4. *§* 1 $,$$*
ON è chi dubiti punto, o chi dubitar pofla ,. che attiflìma noa
fia la forza del genio per rendere altrui perfetto inogni feien-a,
od arte j fiali pur'ella quanto fi voglia dirHcile , e faricofa a
poiìedere j purché egli venga accompagnato da buoni ftudj;
Ma veri&na. cofa fi è ancona , che non tempre con quefti foli
può chi che 6*3 eonfegfjire il proprio fine in-tutte Tarti, a cui
s'appiglii * mercè Ifeifer-veiie alcune di tal natura » che norL*
,' potendoli -apprendere fé non col lungo operare in cofe grandi, e
difpendiofe.. * &$i SY<Yknc* che non f&jfe thi a" deiìdsrofi di tal facoltà ne porga
..';,.,'.
                                          >*                                               il c^
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m ìg t 0 ì? A 2ST MI ; HÌ) LO Ò <N SR'ff- 4W*
a comodo, è l'occafibric i fioco ò nulla gieveri l'efFervi frati da natura inclinata,,
Fra quéfte arri dunque > di cui io ora ragiono , pare a me the tengano il primo
luogo quelle della Fuforià e Statuaria , nelle quali i poveri Artefici efperimentano
ogni dì, che dopo aver fatti or disegnando , or modellando grandi ttticìj e dall'ar-
tìficiofo , e dal saturale , e dall'antico , e dal moderno , ancora troppo mancai^
loro per diventar perfetti, fé la buona forte , colla protezione d'un Sovra no s non
gli affeconda , ondepoflano eiter prowifti di (pelle, e grandi oceafioni j d'efercitir
lor talento. Di quella forte per certo non potè dolerti Gio. Bologna celebre Scul-
tore Fiammingo , mercè 1* avere nel fuo primo arrivò a Firenze dato' alle matfi
d'un Principe de'più magnanimi , che conta He allora emeila fua età., e fu quefti
la Gì. Mem. del Granduca Francefco , fòtto icui aufpicj ritrovò egli non pure per-
fezione nell'arte fua , e buone ricchezze , ma eziandio quella fama , che per fem-
prc lo renderà immortale, fiecome ora fono io per raccontare.
Nacque dunque Gio. Bologna di molto one'fti parenti nella Citta di Dovai nella
Fiandra , e fu dà natura tanto inclinato a cofe di difegno , che contro la voglia
del Paure fi tolfe agli ftudj delle lettere , a*quali avevafo egli applicato con animo
di farlo divenir Notaio, ed a quello fi dedicò della Statuaria appretto Iacopb
Beuch Scultore , ed Ingegnere . Con quelli andava facendo qualche profitto^,
quando vennegli penfìero di vedere una volta le belle cofé d'Italia , ftàtone forfè
invogliato dal Maeftro , che pure anch' effo ci fi era portato nella fna pi« frefea
età, ed eraci fiato qualche tempo. Partitoli dunque dà Dovai % fé ne venne a Roma,
dove in due anni, ehV vi dimorò , modellò quanto di bello gli'paté mai venir
lotto l'occhio , e fole va poi in vecchiaia raccontare a' fuoi familiari, che avendo
un giorno fatto un modello di propria invenzione , il quale avea finito , come noi
tifiamo di dire , coli' alito , l'andò a mollrare al gran Miehelagnolò , il qitalo
prefolo in mano , tutto glie lo guadò , fecondo però quello, che parve a luì »
attitudinandoìo di nuovo , e rifolvendolo con meravigììofa bravura, tutto al con-
trario di quello > dhé il giovanetto aveva fatto , e sì gli dille ; or va prima ad
imparare a bozzarc , e poiia finire . Dopo i due anni, fé ne parti di Roma ceto
animo di tornatfetié alla Patria : ma il Cielo , che avealò desinato ad abbellire
con fueo^ere la nofrra Italia , fece sì , che pacando egli per Firenze , delfe alle
mani del Nobile , e virtuofo Mciler Bernardo Vecchietti , il quale avendo eoa-
quel fuo occhio pieno d'ottimo gufto olfervati gli ftudj modelli fatti da lui in
Roma , forte il confortò a non voler altrimenti far per allora ritorno alia Patria,
ma trattenerti alquanto'in Firenze , dove colla ("corta delle preziofè ftatue ài Mi-
chelagnolo , e d'altri grandi uomini, avrebbe potuto alquanto più approfittarti;
Ma perchè alla povertà del figliuolo abbifognavano aiuti più , che configli , lo
ftefio-Bernardo infieme colfaggio configlio offertegli anche l'aiuto , prometceiv
dogli di mantenerlo in propria cafa per due ,o tre dumi a proprie fpefe , con dargli
intanto comodità di itudiare ì e còme prOaielfe , così cllettuò , Fermatoli per
tanto il giovane in cala di quel Gentiluomo > e datoli di gran propofitò agli ftudj
'dell' antiche ftatue » e di quelle del Bùonarruoti, fecefi fra quéi della prorefSonc
<ben pfeft© conOfcere per molto vaìorofo: quello però non potè feguiré fenz" invì-
dia degli artefici , i quali non potendo negare il ginfto tributo di lode , che dò-
veaiì all'abilità del fanciullo , dicevano quella non eccedere il legno d' mi bel mo-
dellare ài terra, è dit cera , ma quancio che folle , che è R fàcefsè la provai
neir intagliare il marmo , farebbefi egli trovato tutt* altro eiferc da quello , die
feceanlo parere i fuoi modelli ; -dmò aveKcìo avuto fentore Gio. Bologna , die-
Q^ %                                          deli
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i li DECEN. Il alla PA$< fi del SEC. IK dati $60. d 15 jol
defi* a pregare ìnftanteraente il iVeccbìet^L, che .gli provvedere un marmo per
ifcolpire in elfo alcuna cola fuogu(lo ; il clic fattoi lupico da Bernardo , egli
vi Ccqlpì uni Venere,si bella, che Bernardo ebbe per bene d'ine pdtirlo al Princi-
pe in quel tempo Fcaocefcò -figliuolo del Granduca Cpfimo Vecchio > e feccgli a-
ver provvifione. Avvenne allora , che dovendoli fare la Fonte di Piazza > molti
Artefici s'oflferf ro a farne modelli , fra' quali Bartolommco Ammannati, Benvc-
• liuto Celimi, Vincenzio Danti ,, e '1 giovanetto Gio. Bologna , il cui modello per
certo fu giudicato il migliore , e però farebbe fìata a lui allogata 1* opera , s'è
non fofle (tato il timore,che aveafi dal Granduca ài non porre in cimento-loTmi-
furato marmo , in cui doveafì intagliare la figura dei Nettuuno , con darlo in
mano di giovane , tutto che valorofo , non avvezzo però per lunga prova a lavo-
rarlo. Gio. Bologna intanto efercitavafi ai condurre ftatue ad initanza di privati
Cittadini, e per mandare oltre i monti. Era 1' anno 155Ì e dell'età di Gio Bo-
logna il trentefimoquarto , quando deliberò il Granduca Coiìmo di mutare al
Monte Comune di Firenze l'antico fuo luogo > ch'era appunto 3 ove oggi abbiamo
h Camera Fifcalc , acciò quella flefse fott' il Palagio detto del Padella., e quello
nelle flanzc del Magiftrato di Parte Guelfa ; ed avendo raccomandata la cura
^iquefte^,fabbriche a Giorgio Vafari :, ; ficcome io ho riconofeiuto dagli ori-
ginali libri delle medefime efiftenti in detto Monte , fu a Gio^ Bologna data in-
eumbenza di far l'Arme Ducale di pietra , che oggi vediamo fopra la porta del
Salone falite le due fcale , cb* io trovo > che renò finita del 1555». Ne Iafcerò di
dire, che Antonio di Romolo Crocini celebre Intagliatore di legname , miìeme
con Alefiandro di; Bartolommco Botticelli , vi fecero i palchi , ed ogn* altto, che
far fi dove ile di legno ; e Zanobi di Poggino Poggiai vi dipirfe, ed indorò l'Arme
Ducale; ìlchefàtto,efportatì dall'uno all'altro luogo reciprocamente tutti gli arre-
di,libri,e fcritture, larifedenzadi ciafeheduno degli due Mag:fti -atj fu al fuo deter-
minato luogo fatta trafportare . Ebbe Gio. Bologna per lo Calino del Granduca
'Francesco a fcojpire il gruppo del Sanfone , che ha fotto il Fililteo ; al quale fu
dato luogo fopta la Fontana del Cortile de' Semplici, ove fece ancora beliiflmie
bizzarrie di moftri marini, che reggevano la tazza. In quefta (tatua del San-
fone parve , che Gio. Bologna fuperafse fé iìefso , conciiofofseccfache gli ri-
ti fcifse il tenerla alquanto più lontana da un certo ammanierato , che anno alcu-
ne delle cofe fue , e per cpnfeguenza > afsai piti fimile al naturale ,; e vero. Vn
bel modello poi di quell'opera farro di terra pervenne in mano, di Gio. France-
feo Gradini Gentiluomo , che fu molto amico di quefte arti. Quella fonte pqi
ili dalGranduca Ferdinando mandata in dono al Duca di Lelnaa in Ifpagna^»,
infieme con un'altra, ov* era Sanfone , che sbarra la bocca, al Leone , fatta
da Criftofano Stati da Bracciano. Per un'altra fonte pure nel Calino da S.
Marco gettò due fanciulli di bronzo in atto di pefc&re all'amo ; Incominciandoli
dunque a cagione ditali opere a fparger la fama di lui per l'Italia , non andò mol-
to, ch'egli fu chiefto da' Rologtlefi al Granduca per fare , ficcome fcce^ la bellif-
fima Fonte che è nota ; ed in quello tempo gettò di bronzo un Mercurio * che_j»
infieme con akri fuor getti fu mandato a donare all'Imperadore ; ed aiPnca dì
Baviera fu mandata un'altra fua ftatua di marmo d'una fanciulla inatto di federe.
Ebbe poi CGinmeificne dallo fteffo Granduca Francefco di fare una flatus di cinque
braccia , che dovea rappreicutare-ja Cittd di Firenze , in atto di tener fotto un-*
phg.i&ne, per farla coniare nel RegioSalone di Palazzo Vecchio ,rhWctCo a^a
. ft%toa cktu te ViSuQàia , cÙ Mìchetoguoio Buottarciyjti. Fcceiie egli $ modello*
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i CI 0 V AN N/ J 0 LO G N Al         123
epoi l'opera , la quale per vero dire i non corrifpofe ali*eccellenza del modello.
Aveva il Granduca in quello tempo fatto cavare nell'Elba uno fmifurato farfo di
granito ~pér farne una gran tazza ad una fonte nel Giardino di Boboli, ed avuto
a (e G10. Bo ógna » così gli parlo : Io ho fatto cavar quefto faflb , come tu vedi,
per fare una bella foncé per lo Giardino jfia dunque tuo penfiero il fare efìla fonte in
modo , che la tazza faccia onore a te , e l'opere tue alla tazza ; ond'egli meffa
mano all'opera , e condotta la tazza , inventò un belli filmo piede , e fopra la_»
medefima accomodò un EiTagoao , con tre figure di marmo rapprefentanti tre
fiumi, che verfano acqua nella tazza figurata per lo mare Oceano , e quefti Io-
rio il Nilo , il Gange , e l'Eufrate , tutti in atto di federe , che fé foriero ritti,
alzerebberfi fino a quattro braccia ; e X bafamento adornò con baffi rilievi bel-
lilfimi di ilorie marittime. Nella pili alta parte fece il Nettunno , che pofando
fopra anguftiflìmo fpazio fa vedere per termine della fonte con maravigliai
d' ogn'uno . Emendo flato Gio. Bologna chiamato a Lucca, vi adornò con fue fi-
gure maggiori del naturale l'Altare del Duomo. Fece poi con fuo fcarpello te
grande {tatua dei Granduca Cofimo Primo -in tefta agli Vfìzj nuovi fra le due ftatue
giacenti, una rapprefentata per l'Equità , l'altra pee lo Rigore , efiendone prima
fiata tolta via quella di Vincenzio Danti Scultor Perugino. Moltidìmì furono i
ritratti in bronzo , ed in marmo , e 1' altre opere , che gli furon date a fare m
quei tempi, le quali io lafcio per b-eviti , e finalmente diede mano al bel grup-
po delle Sabine , che con tanta fua tade fu fìtuato fotto l'arco della Loggia, og-
gi detta de' Lanzi in Piazza del Granduca ; ed io , per, non defraudare il mio
Lettore delle belle notìzie , che abbiamo intorno a quefta (cultura dall'erudito
ragionamento , che lUfTaello Borghìni net fuo Ripofo , libro oggi rariffimo , fa
fare in tal propofito da Mcfler Bernardo Vecchietti, a Ridolfo Strigarti , aMefs.
Baccio Valori, ed a Girolamo Michelozzi, tutti e'tre Cavalca di S.Stefano, non
voglio lafciare di portare in quello luogo le proprie parole di Bernardo , lìccome
fi trovano appreflo il Borghino1. *
Poiché del Nettuno abbiam difeorfo a bafianza 3 diffe il Mkheloz^g\
ditemi qualco[a Mefs. "Bernardo delle belliffime ftatue di Giumbdogna-
figurate per la Rapina delle Sabine
, e digrada dichiaratemi (]ucfì} ìjlo-
ria
5 e perché più-quella , che altra è Hata prefa da lui, Avendo Gìam*
lologna
? rifpofe il Vecchietto *> nel fare molte figure di bronzo grandi 5 e
piccole
3 ed infittiti modelli y dimostrato quanto egli fojfe ecce [lente nell'ar-
te fua
3 non.potendo alcuni invidio fi Artefici negare 5 che in tali cofe
egli non fojfe r-ariamo
; confejfavam , che in fare figurine grazio fé ye
modelli in varie attitudini con una certa vaghezza
y egli molto valeva.}
ma che nel mettere in opera le figure grandi di\ marmo\m in che confifie U
vera [cultura
5 egli non farebbe riufeito , ' Perlaqualcofa Giambologna^
punto dxllo [prone della virtù
, fi difpofe di mofirare al Mondo> eh egli
non folo fapea far le ftatue di mwmo ordinarie
> ma eziandio molte infie*
meyc le più difficili* che farfi poteffero } e dove tutta l'arte m far figure
v- ,, ><                                                                                           i£hm&
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124 T)ECEN.llMìaPAfyaMSMC.indJiii6ò.*I 157©.
ignudi [ dimofìraftda la manchevole vecchie^ , la robufìà gioventù, e
la delicatezza femmmU] fi tonbfctì ixoàfinftyfolóftrm
Urna dell''arte
, e fenzg pxoporfi alcun ijloria , un giovane fiero , che
helliffma fanciulla a debil vecchio rapiffe
, ed aveftdo condotta quafi a
fine queft' opera maravigliofa ,fu veduta dal Sereniamo Franccfcò Me-
dici Granduca noflrOy ed ammirata la fua bellezza \ dilibero
> che m
quefto luogo
5 dove or fi vede ^ fi collocaffe. Laonde , perchè le figure
non ufcijfer fuori fenzlalcun nome
, procaccio Giambologna.daver quaU
che invenzione all' opera fuà dicevole
5 e gli fu detto , nonfo da cui, che
farebbe fiato ben fatto^per feguitar l'ifioriadel Perfeo di 'Benvenuto, ch'egli
avejfe finto per la fanciulla rapita
, Andromeda moglie di Perfeo , per
lo rapitore Fineo zio di lei
, e per lo vecchio Cefeo Padre d'Andromeda*
Ma ejfendo nn giorno capitato in bottega di G'iambologna Raffaello Hor*
ghini
7 ed avendo veduto ton fuo ^dn diletto queflo bel gruppo di figurir,
ed ivi e fa f ifloria •> che dove a fignificare
9 mofìrb fegno di maraviglia ;
del che accortoli Giambologna » il prego molto
5 che fopra ciò gli diceffe
il parer fuo
? il quale gli conclufe y che a nmn modo deffe tal nome alle
fuc jlatue y ma che meglio vi fi accomoderebbe la rapina delle Sabine
>
laqual ijìoria -, ejjendo fiata giudicata apropofuo, ha dato nome all'opera.
Perchè non fi potè v* egli fare l* ifioria d Andromeda ^ dìffe il Mkhelozzoy
poiché ella faceva compimento col Perfeo
» che gli è a lato ? Perche ne
farebbono feguhi molti errori
, foggiunfe il Vecchietto ; il primo farebbe
flato dell'iftoria
? perchè Andromeda non fu mai da Fineo 5 ne da altri
rapita
5 e fé bene mentre fi facevano le noz^e
5 andò Fineo con gente
armata fu la fila per uccider Perfeo
,* nondimeno > non folo non tocco la
fanciulla
, e non mando ad effetto il fuo penfiero
9 ma fu da Perfeo colla
tefìa di Gorgone trasformato inf affo
: il fecondo errore farebbe pur delVilÌG*
ria
, dimofìrando , che Cefeo padre £&//# fanciulla foffe fóttopofio da Fi*
wo
3 il the mai non averne : il terzo fi commuterebbe nel far contro
a quello
, che anno offervato gli antichi, ed i moderni, di driz&cire flou
fMf a Pei
9 a famofi Eroi 9 ed a valor ofi Capitani y e qui fi drizzerebbe
ferfgo di "Benvenuto , 0 fi conofecrebbe :fffr fiato tolto a rovefeìo 5 per-
*                                                                                                      d<rycre
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Ci 0 f*
* \
doveva Fineo fm nemico} ne ab'farebbe componiménto', perche tffetttfa
tutte l'altre ftatue di Piazza di fior ie differenti
| e cAe fi reggane perii
fole-y q^efla ancora dove® fermare il mede/imo ordine : il quintoerrore
farebbe
? che quando fi conce de fife il poter fingere Fintoy che prendeffe tè
braccio h fanciulla per menarla 'via
, non fi potrebbe perciò dire « che]
da quejìo atto ne fiffe feguito alcun buon'effetto
$ anzi faremo forzati 4}
confeffare
, che il fuo penfìero foffe fiato vano > e poco onorevole. Laonde
per fuggir tutti quefii errori ^Jk^^^f^^^^t'J^if pia propria y e
più nobiley come quefia delle Sabine
. Io rimango molto fodisfatto. y diffi
il AJicheloz^py che non fa fiata meffa in opera cotefla invenzione
,• ma\
mn v'increfea digrazia di dirmi brevemente come andò la rapina delle
Sabine
, e come s'accomoda a quefìe /lame . Dopoché limolo ebbe ede-
ficaia y e di popolo accrefeiuta Roma y replico ilPecchiettoy non avendo
donne
, ricercò ( convicini popoli y che gli voleffero concedere delle tÈ
fanciulle per maritarle a gioì/ani pomati ; la qml co fa gli fu negata $
laonde egli penso em afìuzja d'ottener quello y che con preghi non gli ere
venuto fatto
, e perciò fece con grand' apparecchio dar ordine di cele-
brare i giupubblico bae la nuova
<uim \sutijwuu in vnvTG ai ixeunnna equefirt y e. ne fece rare
indo. Per laqual ce fa molti popoli comorfero a veder lafefia^
\ Citta y fra' quali furono i Sabini colle donne loroy e mentre
trano tutti intenti a veder la fefia y i giovani Bimani , ficcome era fra)
l&rtf ordinato. x rapirono di braccio a padri y e di grembo alle madri tutte
le fanciulle Sabine y fra le quali effendonc menata via mia beUìffifna da
alcuni compagni di Talamo y fu domandato di cui era la fanciulla
, ed
iffirifpofero diTala/fìo* ea1 aTalaffio la meniamo : e perché pòfeia quello
matrimonio ebbe felice fucceffo.
, esumarono ì Romani nelle nozze y fic-
come Ì Greci invocavano Hìmìmo y di chiamare il nome di Talamo*
E finta adunque la fanciulla rapita per detta Sabina y ed il Rapitore
rapprefenta Talamo.y il quale fé bene nm la rapì in pubblico cglijìeffoy
la rapirono i fuoi per lui y ed egli la rapì in privato y togliendole la ver»
ginìta i ed il Vecchio fono pofìa dimofira il padre dì lei dicendo y come ho
detto
> la iftoria f che la rubarono di braccio a padri : e fi pm ancora]
confiderar Talamo come Romano y che fottopom il popol Sabino: rappre*
fentato nel Vecchio y e parte di detto popolo ne abbr*ccu finto per la Sa-
bina rapita
; perchè veramente di quelli due popoli fé ne fece un folo m
ìsgma y che fu poi tanto potente
» Congra® piacere h^ituefo, come fi*
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f^\^è^mi^^^l0i^^J^^^i^ ayttefìt belle fìatue 3 dijfe il
JMichelezgp
9 ora fi potrà fegmtan il mfiro primo ragionaménto * - ei - w
% Fin qui il Borghino. Doveva dunque Gio. Bologna fare gli ftudj per sì *bell? ò-\
pera, Quando occorfegli il feguente cafo. Viveva in quei tempi nella noftra Cit-
ci Bartolommeo di Ljonardo della nobil famiglia de' Ginori, uomo di sì alta da-
tura , che nulla più le mancava per giugnere a quattro intere braccia della mi-
iuta, noflra , che la metà-in circa di mezzo folcfo , eh* è la quarantefima parte
d'un braccio; onde fra quei dì fuori erafi acquiftato ilfoprannqme dd grande Ita-
liano; Quelli ,, tutto che foìdato di valore , era uomo pio , e fpeffo a fua di-
vozióne trattenevafi nella Chiefa di S. Giovannino de' PP.Gèfuiti ; accadde un
giorno , eh* e' vi capitafìe Gio.; Bologna in quel tempo appunto , eh' e* faceva^
quegli ttud), e dato d'occhio alla grande , e ben proporzionata perfona del Gen-
tiluomo con tanta attenzione , e così fidamente andavala offervando 3 che il Gi-
nori » a cui (per efferfi trovato fuori in varie occorrenze di filò flato, e fortuna)
non mancava da fofpettare•■, ebbe per bene d' andare alla volta fua \ e con modo
amorevole interrogarlo ,s* egli alcuna cofa da lui ricercale ; a cui Gio. Bologna;
nulla più Signor ricerco io da voi,, che enervare la bella , anzi maravigliofa pro-
porzione di voflra figura ,• e giacché voi con gentilezza a tanto m'invitato »
io paflerò avanti a narrarvi un mio bifogno , ed è , che dovendo io , che fono
'Gio. Bologna da Dovai, Scultore del Granduca , fatigare intorno ad alcune grandi
ftatue , con che devo rapprefentarc un certo ratto , {limerei di poter fodisfar
molto a me fìeffo , ed all' arte mia , quando io pòtefli far qualche iludio dalle
membra voftre : il Ginori ,che amorevoliiEmo era, ed amico de' virtuofi , e che
forfè avea cognizione per fama delle qualitadi dello Scultore,perchè di lui molto
(ì parlava in Firenze , benché non mai veduto l'aveffe , fubito s'ofTerfe al (no bi-
fogno ; onde potè poi lo Scultore far da fua perfona gli ftudj, e modelli, che fe-
ce per la figura di quel robufto giovane , che in sì bella attitudine gregge quella
femmina ,■ quegli dico , che il Borghino volle , che rapprefentafie la perfona di
Ì>lafIìo j il che fatto, Gio. Bologna per corrifpoadere alla benigniti di quel Si-
gnore , donogli un bel Crocififfo di bronzo fatto con fuo modello.
Terminata la fìatua , fubito che il nofìro Artefice ebbe appagato fé fletto fopra'l
configlio del Borghino di farla rapprefentarc il ratto delle Sabine , volle , che la^.
ftefla arte fua a fé medefima fervide d'un ben'aperto pitaffio3 che più chiara-
mente dichiarale il fignificato deh* opera ; e così diedefi a modellare il mezzo
rilievo , in cui con gran copia di figure d'uomini mafehi, e femmine , e d'alcuni
bei cavalli » fece vedere l'intera tioria del ratto delle Sabine j poi gettatolo éi
bronzo , fecelo fervire per un beli*ornamento della bafe, fopra la quale il gruppo
doveapofare. Scoperto che fu il nobile lavoro , fu fatta gran fella dalla Fiorenti-
na gente , la quale affollavafi d'intorno a quel marmo, tirata dal defio di fata-
re l'occhio fuo della vifta di cofa sì vaga, e sì nuova. Gli eruditi ingegni fecero
a gara a chi con pi£ bei fonetti, ed altre fpiritofe compofìzionj in lode dell'operaj
e dell*Artefice fapeva efaltaria , che lì'preffo trovavano appefe : e furono hi tanta
quantità i componimenti latini, e tofcani, che di quegli foli, che poterono effec
raccolti ne fu fatto un volume , che Ci vede alle ftampe s Ma perche rare voltai
adìviene , che una nobile azione ,t a cui faccia grande eco Ja fama , fcampi da*
morfi dell'invidia , maffimc di coloro , che camminando per la fleila via di coluiV
die opetè^ vanno ancora efii hi cerca del primo prido ; altri anche vi furono,
che
H
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. G IO? AtiN I S 0 L 0 G N S&03 3 i*
che tale opera biasimarono:, e foleva raccontare perfori* antica , che fu di quella*
fcuola , che feguito lo fcoprimento, e corfa la voce di loie per tutta Italia-»>
Profpero Brefciano partiiTe a polla di Roma alla volta di Firenze , e giunto in.*
Piazza così a cavallo a cavallo , guardò la (la tua un poco , e poi dato di fprono
con modo difprezzante difte : e per qucfta fi fa tanto romore ; io mi credeva-»
d'aver a vedere qualche bella cola ; die volta addietro , ed indi a poco fi fent*
eiferfene tornato a Roma •
Moltiplicando dunque al noftro Artefice ogni giorno più i lavori, ed agumei>
tandofi il fuo nome anche fuori d*Italia , cominciò la fua ftanza ad effer cercata
da' primi ingegni , che a quefte belle arti partorire quel fecolo ; onde in un Tu-
bi to erafi tutta piena giovani e Fiorentini, ed Oltramontani di più nazioni,
particolarmente Fiamminghi, i quali con ifìraordinaria osservanza il fegukavano,
ed ofsequiavano, aiutandolo anche nell'opere ; fra quefti ne' primi tempi fu il
principale Pietro Francavilla , dì cui parleremo a lungo a fuo luogo.
Aveva gii il Granduca Francete© fatta edificare la regia Villa di Pratolino cin*
«[uè miglia prefso di Firenze , quando egli ordinò ,a Gio* lìelogna , che li fi por-
tafse a fare opere di ma mano. In quel luogo dunque egli {colpì in pietra alcune
ftatue di villani , e poi coli'aiuto di gran quantità d'uomini, fece lo maravi-
gliofoColoiTodetto l'Appennino. EN quefti un gran Gigante in atto di federe iiu
teda ad una gran vafca d'acqua ; è comporto di pietre , e fpugne , e di;sì fmi-
furata grandezza , che dentro al folo capo è una ben capace ftanza , che ferve per
colombaia ; e fratti il dire, che fé quefta figura fofse in piedi, alzerebbe cinquanta
braccia : ne è da taccrfi, come ad alcuni de' Discepoli di Gio. Bologna, cho
eranfi adoperati in quel lavoro , ella fu di notabil danno , mercè l'avere eglino,
per così dire , perfa la mano ; perchè dovendo poi lavorare in folle ftatue d'ordi-
naria proporzione, parca lor fempre di lavorare Copra mufcoli dell'Appennino, Vno
di coloro, a cui ella nocque molto, fu un ceno Antonio Marchiiìì da Settignano.»
il quale fi guaito tanto il giudizio dell'occhio , che quando tornò poi ad operare
nella ftanza di Gio. Bologna , perchè e'non faceva più cofa , che buona folte,
gli fu fcetnata la provvigione. Abbiamo detto, che il ColoiTo fotTe chiamato l'Ap-
pennino , ficcome fino al prefente tempo fi nomina ; ma non fappiamo già per
qual cagione , coftandoci per altro verrio , eh' egli, folle fatto per rapprefentare
la figura di Giove Pluvio , così nomato dagli antichi , per quel particolare attri-
buto , che davagli loro falfa Religione di mandar^ le piogge ì del qual Giove Fa
menzione Tibullo in quel verfo.
Et fttiensTluviofhpplicat erba hvi. .                                       Elegìa^
Circa a quefti tempi efercitò fuo gran talento in far ritratti al naturale , de*
quali molti di bronzo , che furon pofti nella Grotta di Caftello, Villa de' Sere-
niffimi, ficcome fece ancora gran quantità di modelli di graziofifiime figurine , e
CrocififS , che poi formati, e gettati di bronzo , rinettf da lui, e da' fuoi gio-
vani diligentiffimamente, andarono attorno con grandiflìmo guadagno de' mc~
defimi fuoi creati; a comodo de* quali .egli fi metteva a quelle fatiche ; ma
di quefti per maggior chiarezza del Lettore, faremo nota particolare in fine
di quefta notizia, acciò fi distìnguano quegli, che furon gettati con fuo mo-
dello , da quegli che poi furon formati fopra quefti , o modellati da Sufini,
Tacca, ed altri fuoi difcepoli. Per Simon Corfi Gentiluomo Fiorentino fece
,di marmo un ritratto del Granduca Francefco così ben finito, che pareva^
d; argento ; pofelo il Corfi (opra la porta di fua cafa da S. Trinità . Sìmik
P>                                     mente
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fftS* DECÉN.tiàUà AM|A delSÈCJF.^Ìi5 So-.*Pi 570;
«ente-del migliorgultò , éh'egli óperàfFe mai , fece-di marmo per Qió. Batiftl
Milanefi Vefeovo di Marfico una bella ftatua di tre braccia , eh* egli collocò nella
teftata della viottola del Giardinetto corrifpohdente alla porta nella cafa di via
Larga , oggi de* Covoni Milanefi. Gettò la belli/lima ftatua di bronzo del S. Luca,
che per lo Magiftrato del Proconfolo \ e Confoli del Collegio de' Giudici , e No-
tai » fu pofta in una delle facciate d' Orfaiimichcle r ed è'qnella, che fi trova la
prima venendo di via de* Calzaiuoli; Trova fi fra le memorie del Provveditore
delle Fortezze Capitano Gio. Batifta Grefei, cfsere ftato il pefo di quella figu-
ra lib. $963»» della baie , che fu gettata da Gio. Alberghetti Fonditore, lib. 282,
e mezza , e T una , e l'altra furon collocate nella lor nicchia il giorno degli 16.
di Movembre del ì6q%, Trovali ancora, ehe mille libbre di bronzo , che in quan-
tità maggiore era avanzato alla corruzione «ièlla ftatua , fofse fino a* 15. di Lu-
glio dello ftefso anno venduto all'Opera di 5. Maria del Fiore per fervjre in parte
ai refacìmento della gran palla della Cupola del Duomo , abbattuta dal fulmine
V anno' i'6'qò.- Ancora fece un bel Mercurio grande quanto il naturale per lo
Giardino degli Acciainoli. Chiamato a Lucca , fecevi due Cappelle con alcune
(latue. Gettò dipoi a Firenze una femmina in atto di pettinare le chiome , per
t ate volte nominata Villa di Caftello de' Sereni fifimì > per la grotta della mede-
finta alcuni uccelli pure di bronzo, e per la grottieinà , eh'è dopo fa'grotta gran-
de di P^mardo Botnalenti nel Giardino di Boboli à' Pitti ,, dico* dietro a quella
ove fono i quattro CoIo(5 di Michelagnol©, ed il Gruppo ^Vincenzio de' Rqfft
rolla Troia, fece unabèlla Feriimina, che fu poftafopra la tazza d'ijua fonte; figura
$t?-itudinata per modo , che oilervata da quante vedute vogliano , appanifeè in
atto maravigliofamente graziofo. Per Giovangiorgio Cefarino fcolpì in marmo
una Vaiete in atto di rafeiugarfi ; opera lodatra , eh* è fama , che di hot te
tempo ella, con una certa macchina fatta a foggia di mazzacàvallo,fofse rapita
dal Tuo giardino ; èdicefii che in ultirsip ella veni fse in potere de' Lodovifi. Per
lo nechlflìmò Stipo d'ebano, che fu fatto per la Rea! Galleria fece molti baffi ri-
lievi gettati d? oro ,che rapprefentàno fatti del Granduca Francefco » fiecome piti
Modelli di forze d'Ercole gettati ^argentò,che pure ébber luogo, in. efifaGalleria.
Circa ranno 1580. fu Gio. Bologna chiamato a Genova da Luca Grimaldi per
adornare con fue opere una Tua nobiì Cappella, ch'egli in onore della Santifs,
€ro-e Meva edificata nella Chiefà di S. Francefco j portoni egli dunque a quella
'Città , è teco cpndùffé il Tuo ben valoroTó difcepoìo Pietro Francai-ina » al quale
eon fuo modello , ed affiftenza , ^ce (colpire fei 'figure, di tondo rilievo , grandi
guanto il"naturale , con (ette ftoriette di bàfso rilievo , e Tei putti in atto di fe-
dere fopra'alcune tornici ,; e nelle {lode efprcfse i principali Mtiterj della Paifione
del Signore ; il tutto di metallo"'i perchè vaglia il vero , in ciò che al getto ap-
parteneva i egli nel fuo tempo ebbe pochi eguali, Effendo finalmente l'anno 15^7»
morto il Granduca Francefco , Ferdinando Primo fuo fratello , che gli fu faccef-
(ore , ordinò a Gio. Bologna il fare gliftudj per lo Cavallo di bronzo lungo fette
braccia , fopra cui doveva cfsere lai ftàtuà di Colìmo Primo lor padre, per collo-
carlo in Piazza. A quefta nobiliflìmàfaccenda s' applicò a rutto fuo potere l'Ar-
tefice ; e perch' egli è proprio di quéi, che fanno, il non fidarti di loro fte&j , ma
-dar volentieri orecchio air altrui parere , egli comunicato fuo pensiero col graru
Pittore Lodovico Cigoli > e con Gero Pagani , fecene loro far ddegni j de' quali
imi. d'uno n'è in Wj ' tempi" pervenuti fono l'occhio noftro ; poi condufsc
■H-bplljffim*» UvajlovV ir itoia del Coiimo, c^'-tp^efi in Wtf Piazza^,
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G I 0 F A N N 1 9 Q\l OCRA. lt,$
con ammirazione non pure degl'indotti, ma eziandio deVperitiMm df e|tìeft*»rt{?»
e troviamo,che ne f( fle fatto il getto a' 28. di Settembre ijpi. in giorno di Sa*
bato , fofle condotto in Piazza a' 7. di Maggio del 15P4.>p©i pofto a to luogo
fopra la Bafa , a' io. di Giugno fofse tolta via la-Capanna di legname , tché I«-t
flava jattorno , con universale allegrezza 4e' popoli;, la quale vie piti-sfac*
crebbe nel giorno de' 14. felice al Granduca per la nafeita del Secondogenito &
Principe D. Francefco. Pesò il Cavallo lib, 15438. e la Jftatua del gran Cofima
7716. Adornò i tre lati della proporzionatiffioia bafe con tre baili rilievi di brórif
zo ; in uno rapprefentò la Coronazione di efìo Granduca Co/imo * e fopra conu
belhfiime lettere antiche Romane di mezze rilievo, feriiTe le. feguentj parole.
Oh Tpliitn B^lig.pmcipHumqm Infìtti* ftudium, Neil'altro* quadro a; dopo la confegui-*
ta Vittoria , egli fece la glorio fa entrata nella Citt4 di Siena , e fopra ( fi legge*
Trofìigam Hofltbns in deditiomm acceptis Senenfibtts» Nel terzo quadro, quando quef
Cittadini gli refero obbedienza, e fopra, in uria eartelletta di marmo è fcrittpj
Tlenis iiberis Sen. Vi. fuffragijs Dux Tatria, renmtiatur. Il quarto poi,.ed ultimo
lato adornò con una bella cartella pure di bronzo colla feguente ifcrizione't
COSMO MEDICI MAGNO ETRVRIM DVCl PRIMO PIO, FELICI
1NVICTO. IVSTO. CLEMENTI, SACRMMÌLITÌM BÀCKggM ",{
IN ETRVRIA. AFTHORL: PATRI ET PRINCIPI OPTIMQ. fri
TERDINANBFS. E.MAGNVS DVX III EREXLT          e": .v<
m<jM MDLXXXXUIU                       £'. trarrti
E per non lafciar notizia , che fiami venuta fotto Y occhio , che degnala di
fede , foggiugnerò in tal propofzto quanto io trovai fcritto in un Diario di Gio.
ài Marco d'Agnolo di Marco di Palla Neri oriundo dal Montaio , luogo non mola-
to lungi da Caftelfranco di fopra , e della iìefla famiglia dì San Filippo Neri > il
guai manoferitto trovali oggi appreiTo Filippo di Marco Neri fuo defeendente; ed
è,che alli 6. di Novembre 1 spi. fi cominciarono a cavare le fondamènta in Piaz-
za , ove dovea ftabilkfi la Bafe del Cavallo. Trovo ancora in altro manoferitto*
non fo di qual tempo appunto , che fu la ftatua di Gio. Bologna per qualche nu-
mero di giorni volle, che l'aiTìto,o ferragli© , che la circondava > reftafle in pie-
di in altezza quanto pafiafle di gran lunga lagiufìa mifura d'un uomo , e ftava-
fene in alcune ore coli -ferrato , e mediante certi piccoli fori, vedendo fenz'eiTer
veduto , afcoltava quanto dalla gran gente concorfavi veniva detto cieli* operai
fua. Vi fu un Contadino , che dopo aver ofl'ervato ben bene il Cavallo , prorom-
pe in quelle parole : Egli ha fatto un bel Cavallo , ma e' non gli ha fatto tutto
oueljo , eh' egli ha d'avere ; con che molte curiofitd in chi gli flava vicino di
fentirne il perchè ; ed allora foggiunfe il Villano in modo , chV fa fentito d^
Gio, Bologna: e'non gli ha fatti i calli delle gambewOr quiè da faperfi, chequélìi
fono alcuni calli di forma' ovale , che in quafi tutti quegli animali fi veggono
neli' interiori parti; delle gambe dinanzi, poco fopra '1 ginocchio , originati, per
quanto , dopo lunga efame di tal materia, conclude Carlo Ruini ri. 4.1111111.14.
della fua Anatomia del Cavallo , dal tocearfi, che fanno infìerne quelle parti del
continovo nel tempo, eh' egli fta rinchiufo nella matrice, non cangiando egli mai
il fito delle gambe nel ventre materno , fc non un poco , e quando s'avvicina il
tempo del nafeere , per lo che nella prima creazione dell' animale , e finche ftd
nei a>rpo , in quei luoghi non fi pofìono generare la cotica,,ne 1 pelo, e però vfe
& *                                     n'àppa-
/
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%jfé DECEN.ll.MU PA%.ri. delSÈC. W. dal 1560. al 1570;
in'apparirono tempre quei fegni , e poi nato e per lo moto , e per il rifcaldarfi
del cavallo , concorrono a quelle parti per efler bafle, deboli, e fredde , e vicine
»Ue giunture , umori flemmatici, groffi , e adufli, che fanno poi nafcere quelle
ugnelle, e quei calli , i quali efTendo a principio piccoli , e fottili , crefcendo
codi anni dell'animale, s* inalzan tanto, e fi fanno sì grandi, dure, e fecche, che
fi {piccano comefcorze mature a certi tempi dell'anno, e.("piccateappoco appoco,
tornano alla primiera loro grandezza > e fon chiamate da' Greci Lichenes Equorttm,
e fecondo alcuni gravi Autori giovano al mal caduco. Gio. Bologna dunque, kn~
tita che ebbe tale cenfuta , ufci da quel volontario fuo carcere , ed andoflene ad
infermare che cofa fodero quelli calli,efentitolo, fatta di nuovo coprire la (tatua
con quei modi, che alla fila gran pratica del metallo erano faciliffimi, o ta-
j^nao, o ricommettendo metallo ove bifognava t o affondando, kce rilevare la
pelle, e reftar l'incavo quanto oceorfe per far comparire i calli, che paiono na-
turali » e venuti col getto del cavallo medefimo ; in-che ci rimettiamo alla fede
di chi tal cofa ci lafciò fcritta.
Avendo ì Frati Predicatori del Convento di S. Marco determinato di cavare^
dall'antico, ed timil luogo > dove per lo fpazio di preflo a centotrenta anni erafi
cotlfervato incorrótto il sacro Corpo di S. Antonino Arcivescovo, di Firenze, flato
Religiofo di quel Convento, il qua! Uiogo era non molto lungi dal Coro, per
collocarlo in altro più decorofamenté j con ifpefa però confaèevole alle forze loro;
quello fpiritò , che aveva eccitato in quei Padri tale fentimento , mofse altresì
la volontà di due ricchiiSmi Gentiluomini, che furono Averardo , ed Antonio di
Filippo Salviati, ad offerirli di condurre a fine Ior difegno, e così eleflero Gio.
Bologna a fare con fuo difegno , e di fuò fcarpello , e getto la gran Cappella in
efia Chiefa di S. Marco, celebre ormai per ornamento, e ricchezza in ogni luogo, -
affine di renderla più degna di confervàre in fé fteffa tanta Reliquia, la quale fi-
lialmente a^lip. di Maggio del 15 85?/con folénne pompa , ed apparato, vi fu
trafiatata ;~ cofa che refe più piena , e più gioconda la comune allegrezza , che
fccefi in quel tempo nella Citti di Firenze per le feliciffime Nozze del Granduca
Ferdinando Primo colla Serenifs. Madama Criftina di Lorena. In quella fece Gio.
Bologna il bel getto della figura del Santo Arcivescovo discente fopra la cafsa,
quattro Angeli maggiori di naturale , più baffi rilievi, e le belle flatue di mar-.
mo , che vi fi veggono coli* aiuto di Pietro Franca villa , còme diremo nelle noti-'
zie di lui. Ma perchè di quefta Cappella non pure il Padre Fra Tommafo Btio-
ninfegni Frate di detto Ordine , con altri anno ragionato , ma anche noi mede-
fimi nelle notizie del Francavilla, e del Pafjìgnano , altro non è ds vopo il dirne
qui. Mefle mano poi a fare bellifiìmi ftudj di Centauri, e particolarmente imo
ne fece per gettarlo di metallo , in cui rapprefentò il ratto di Deianira ; ma il
getto poi non feguì, e ne rcftò alla ma morte nella fu a fianza il modello.
il Trovali iieir altra volta notato libro di memorie, e ricordi del 1594. del
Provveditore delle Fortezze il Cap. Gio. Batifta Crefci, come eflendo un giorno-
il granduca andato a fuo diporto alle ;fìanze di Gio. Bologna a Pinti , ed anche
per vedere un bel Crocifìffo di brenzo fatto da lui' medefìmo,.che poi quel^AP
te22a donò al Duca di Baviera » rifolvè, che facefse un' Ercole m atto d'àm-'
uuzzare il Centauro ; e nel tempo ftcfso comandò , che fofle fpedito Mcfs. Ia-
copo Piccardi a Carrara per negoziare il prezzo d* un marmo d' altezza di fopra
cinque braccia , che doveffe fervire al noftro Artefice per formarvi effa: (tatua,
pfl tuttpfu à*ì Riccardi efequito con ifpefa dì dugerito ducati nel marmo condot-
ti- ■',.,"'
                                     »• «                                               w a
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G IO V ANN I BOLOGNA. 131
to a marina , cinquanta per farlo bozzare al modo degli fcarpellini, e di cento- -y^n #*.
dieci per condurlo in Firenze. Applicatoli Gio. Bologna di gran propofito al la, ta tn z„e
voro della belliflìma ftatua, coli*aiuto del Francavate, come diremo a fuo luogo, di qtu fta
diedela finita , e mori di ftanza agli 19. di Novembre del 1599. Qualche tempo notizia di
vi volle per T aggiuftamento delle macchine , ficchc non prima , che il dì 8. dei Gio. pel**
mele d'Aprile dell' anno ióoo. fu '.collocata fopra la fua bafe in fu! canto , che &"a int0>'~
già nell'antico tempo diceafi il Canto di Tan^mo , e poi diflefi , e dicefi fino a' 4*^^f*
noftrì il Canto de Carnefecchi 3 e non il Canto del Centauro , come ha fcritto un mo- ^ fant0
derno , ingannato in ciò dall' aver fentito dirfì talvolta, dal Centauro!, o pref- di jpatt-
fo al Centauro ; conciofftecofache V efler le cafe di quelle contrade in fui Canto ;&**».
de' Carnefecchi, o preflb al Canto de' Carnefecchi, non tolga loro anche l'cffere ,
e '1 pqterfi dire vicine al* Centauro , non già che perciò dir fi debbano fui] Canto
al Centauro , ma bensì de'Carnefecchi. Quella per certo fu una delle più mae-
ftrevoli opere , che formale mai lo fcarpello di Gio. Bologna ; ed io risponderei
a chi fcrifle per fentenza di non fo qual macftro di fcherma , che fé quell'Ercole
Ccaricaffé il colpo , non farebbe a tiro di colpire il Centauro ; che fé bene fi con-
fiderà , conofeeraflì chiaramente , che i* Ercole non itti m atto di percuotere il
Centauro , ma di ritirare il braccio per metterlo a tiro del colpo ; fé poi talo
mia rifpofta non piacete , feguiterei a dire , che forfè Gio. Bologna di ciò s* av-
vidde ancor* eflb , ma tornando a maraviglia bene queir attitudine nel fuo mo-
dello, per qtiefto fece poi la ftatua di marmo, cioè per am*curarfi, eh* ella non avef-
fe mai con fua vergogna a fcaricar quel colpo a voto , e così non aveflfe a dar
materia , che altri s' aveffe a far beffe di luij.
Mentre che Gio. Bologna tirava avanti la ftatua del Centauro, trovato* eflfere
fiato fatto negozio al Granduca,che fi fpediflfe a Carrara a cavare tre marmi di
cinque braccia , acciò poteflfe Giambologna, quella finita , fubito por mano alle
tre ftatue per colloca rfi fopra i fepolcri delia Re al Cappella , e 'ne fu rescritto di
doverfi a tal* effetto fpedìre coli Mefs. Iacopo Scarpellino , o' pure Valerio Cioli
Scultore ftipendiato. I modelli poi, e parte del getto de' medefimi, toccarono a
fare a Pietro Tacca fuo difcepolo , come diremo nelle notizie di lui.
■ Ir Abbiamo altresì anche trovato, come venuto Tanno i£oi.il noftro Artefice diede
per finiti i due Angeli di bronzo per lo Duomo di Pifa , clic pefati in atto di
fpedizione de' medefimi , fi trovarono in lib. 1206.
Abbiamo per relazione d'un'antico dìfua fciiola , eh'e* faceffe per Gio. Vitto-
rio Soderini una tefta d'un Giove maggiore del Maturale, che poi venne in mano
de* Martelli, e che per lo fteflb faceffe fare con fuoi modelli un giuoco di fracchi di
ftra ordinaria grandezza, che accomodavafi fui pavimento d'una gran fala agùifa di
fchierato campo, ed i giuocatori ftando lì attorno a federe accennavano con certe fotr
tili. bacchette a' fervitori, che ne movefieroi pezzi. Per Bernardo Vecchietti fece
il difegno della facciata di fua eafa da* Ferravecchi, ed in fulla cantonata il bel
Satirino di bronzo accomodato a modo di potervifi adattare r iiifegne , che in_.
quei tempi ufavanfi dalla minuta gènte in que' giuochi > e pubblici traftnlli, che
chiamavanfi le Potenze ; intagliò la ftatua di marmo del Granduca Ferdinando per
collocarfi nella Piazza della Citta" d'Arezzo. Dopo aver condotte tutte quefte, ed
altre belle opere, diede mano a fare per sé una Cappella nella Chicfa della Santiffima
Nonziata de'Padri Serviti ,crf*è quella , che veggiamo nella teftata dietro al Coro,
ìe qual Cappella fu già della famiglia He' Pucci ; adornolla di belìiflìme architet-
£ ire di pietra ferena 3 con ftatue di marmo , e mezzi rilievi di bronzo, ne' quali
efprclfe
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tìì DECEN. n.Ml4PA7kI^Ì?ZC-WÀm°AlS7<>-
efprefle Hacri Miller) della Paffio$<Jel noftr,o Sfepr*"- (opra VAltare?ch'è ìfolatd,
collocò un Crocifino di brónzo grande quanto il naturale fatto con fuo modello,
ed a pie della Croce accomodò con hdla grafia la devotifllmf immagine della_j
Nladdonna detta delsoccorfo , che negli antichi tempi fu , come fi dice di Forefc
Falconieri, dipoi donata a Ciò. Bologna da Paolo Falconieri, per eflerfi egli ok
ferro di adornarla di preziofe pietre , e metalli , edivi continua quel facro Pegno
ad edere da' Fedeli cori iftrsordjna.ria frequenza , e devozione adorato , non fenza
provarne effetti dibenefìeenzia nelle continue ricevute grazie : da ilari diede luogo
a due gran tavole dipinte > l'ima per mano di Gio. Batifta Paggi, l'altra di Do-
menico Pailìgnani , ambidue eccellenti Pittori di quel tempo . Nella prima è la_»
Natività' , nell'altra la Refurrezione del Signore, e quefta riufeì tanto bella, che!
Rallignano era folito dire , quando nel portarti a quella Chiefa la guardava : cre-
detemi , che quando io, ilo oflervando quefta tavola , io rimango attonito ,. e non
goffo credere, ch'eli a fia di mia mano,tanto mi pare,che fiano rifoluterattitudini,
e.nobiie l'invenzione. Nella teftata pofe in mezzo alle due nicchie , una tavola di-
pintavi una Pietà , che fu fatta per mano , non altrimenti del Pafiìgnano , come
da un moderno fu erroneamente fcritto , ma da Iacopo Ligozzi ,* ficcome ancora
errò il medesimo in dire, che quella della Refurrezione,che veramente fu fatta dai
Rallignano, foflc dello fbeiTo Iacopo Ligozzi. Sotto la pittura del Ligo^i accomodò
grazsofament* il proprio fepolcro , fopra'l quale fece due ftatuette di fanciulli con
fiaccole volte all'oogiu , ed in fegno d'amore all'arte , ed alla patria , volle , che
la fepokura Jotfe.coorane a tutti quegli , che di nazione Fiamminga nelle bello
facoltà di Scultura , ed Architettura s'efercitaffero j e perchè di tale fua amore-
vole difpotizione noa perifse la memoria, furon poi fatte intagliare in un bene-»
accomodato pitaffio le feguenti parole . lomnes Bolognia Belga Mediceor. 7?TI{. ?vj3-
hìlìs lAlumnm , Eqms mìliti & L Chrifii, Sculptura , & jtrobiteffura clams , viriate
notus y tnoribus >.& pieuue infignis 3 Sacellum Deot Sep.ftbix cunMjfqus Belgis earum-*
dem jirtìum tìdtQrihus T\ ^An,
D.TU.X>. LCV , :
                         .: :i ■;■
„ La volta finalmente , che ordinò k) forma di cupola , fece dipignere a Bernar-
din Poccetti pittore eccellente. Giunfe la fpefa di quefta Cappella , per quella
folo , che ufcì dair erario di Gio. Bologna > co:ne s' ebbe per] notizia dell^altre
volte nonainato antico fuo Difcepolo , fino, alia Comma di feimila feudi * al! che
aggiunto il valfente dell'opere , ch'egli o condufle da per fé f|efso , o fece con fuo
avvantaggio condurre aVjfupi creati^ polliamo credere, ch'ella montafee ;fòrfejt
altrettanta'più , e quefta. dicono folle in parte la cagione > per la quale uomo,
che aveva fatti gran guadagni ^ dppp uii corfo di vita di 84. anni, lafciafse fo*«
finente il valore di dodicimila feudi, e non più»
             1 ; ?
■Era gii egli pervenuto in etd afsai grave , quando volendo il Granduca Ferdi-
nando far collocare la propria (tatua di bronzo a cavallo nel mezzo della Piazza-*
delia ;Santi0|ma Nonziata, ficcome nella Piazza detta; del Granduca aveva^
fattp ;di quella di Cofeio Primo fuo Padre , diedene la cura a Gio. Bologna*
iliquale [febbene attefa,|a gravezza di fua etd ,non con tanta fquifitezza, con quanta,
av^ea condotta quella diCofimo] ne incominciò il modello dei mefe di Gennaio
r|nnpi($Qt. .di Marzo nel Mvp gettò il Cavallo;: la figura del Ferdinando il*
Novembre,160%* Ma non ebbe gii la. contentezza di vederla pofta a fuo luogo»
perchè il Cavallo.fu condotto in Piazza d'Ottobre , e la ftatua di Dicembre del-
l'anno 160%. quando egli già del mefe d'Agofto del medefimo anno era da quefta
all'altra vita, pa^jos » 1tetó^i^^t4^*IÌfeièéÌSfe4%ì--» ei%e giunto il cofto
di que:
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GIO FAN Ni SOLOG'N A. ■ i53
ài queft'opera fino alla fomma di ducati 7489, e perchè quella grande flatus erafi
fatta con bronzi tolti all'Ott^manno nelle guerre navali , volle quel Principe, che
tal notizia nella Cintura , che ftringe il corpo dello fteflfo Cavallo , con poche ,e
Chiare parole fofle efprefla in modo , che legger fi poteffe di fotto in su . Molti
bell'ingegni Fiorentini fi ftudiaron perciò di fare , chi dioici, e chi altri compo-
nimenti ] defiderando ciafcun d'ottener il pregio d'avere appagato l'ottimo gullo
di quel Signore; onde in breve ora veddonfeneufcir fuori infiniti : Ma un folo, verfo
finalmente parto del bizzarifììmo cervello di Giovanni Villifranchi Volterrano»
allora Segretario di D. Virginio Orfini , eonfeguì la lode del più bello , anzi irò
quel fuggetto , e per la facilità , e per la brevità1 , e chiarezza , con cui per etìo
ogni cofa fu narrata , di ungulati Aimo , ed impareggiabile , e fu quello , che noi
per entro quei Cingolo leggiamo fcritto , cioè . Dei Metalli rapiti al fero Trave.
Wdi
correggerà* l'errore di moderno, che attribuifee quella ftatua a Pietro Tacci
Difcepolo del noftro Gio. Bologna ; ma non fa di meftieri a noi affaticar/i molto
in provare noftra contraria afierzione , sì per effere la cofa ancor frefea , sì perchè
ne abbiamo gli atteftati, non folamente dalle pubbliche ftampe , e da* manoferic-
ti, e ricordi privati. E perchè noi medefimi ne conserviamo originalmente le no-
tizie di mano di perfona antica , che forfè fi trovò a gettarlo , ma quel che è pili,
perchè lo caviamo da* pubblici libri fopra citati , ne' quali fra l'altre cofe appari*
ice eflerne importate le fpefe fatteli fino a' 14. del mefé di Febbraio d^l 1606. la
fomma difettcmila centofettantadue ducati, che poi s'accrebbe fino agli Tendi fette-
mila quattrocentottantànove da noi fopra accennati ; devefi però feufare chi fcrifle per
cagione , che diede alfuo inganno , rinrenzione , che fi legge ih una cartella delia
Bafe alludente alla nobile 'mprefa dell'Api , che fecevi collocare la GÌ. Mem, dei
Granduca Ferdinando li. nel 1640. e non alla ftatua > è ciò f ce egli per le cagio-
ni , che potendofì leggere appreflò d'altri Scrittori, non iflò io qui a portare;
dirò folo , che l'Wpefa dell' Api., che fi tengono in mezzo il loro Re., e '1 mot-
to Mv'ejiate tantum , fu parto dell* erudito 'ngegno di Scipione Bargagli di Siena,
che ferirle d'imprefe ; ed il motto è tolto da Prinió nel Trattato dell'Api, e che
al Barargli fu in ricòmpenfa da quel Serenirlìmo donata una bella Catena d'oro.
Venuto V anno 1604. egli meiTe mano al terzo Cavallo di bronzo , fopr' il quale
doveva eflere la figura d'Arrigo IV. $.e di Francia, di che a fuo luogo parleremo.
Del 1606. incominciò il quarto Cavallo colla ftatua del Re Filippo 111. per man-
dare in Ifpagna , è già era quello a ragionavo!'termine ridotto, quando'pafTandò
per Firenze Concino Concini Fiorentino , che fu Maresciallo d'Ancrè , accalorò
talmente con fuoi uffic] la terminazione del già incominciato per Francia , che a
Gio. Bologna convenne applicarli a quello , Ogn' altro hvoro tralafciato. E gii
avealo quali condotto a fine , quando piacque al Celo di chiamare a se il vaìo-
rofo Artefice l'ottantefimoquarto anno di fua età , e così egli con fegni d'ottims
Criiliano , e coli* afliftenza continua di Maeftro Giulio de' Servi fuo Confefiòre,
il giorno de' 14. d* Agoflo del 160S, diede fine a' fuoi giorni , ed al fuo operare,
e nella fepoltura da sé fatta nella fua Cappella della Nonziata fu onoratamente fe-
polto, Vomo per certo, la cui fama avrà vita finche viveranno al mondo i marmi,
ed i bronzi, con cui egli in tante parti del medefimofecerifplendere la propria virtù,
la quale veramente fpiccò a gran fegno in tutte le cofe dell'Arte fua;ina fingularmente
nello fveltire, e rifobere dell'actitudini, particolarmente degli ignudi, i quali fi
reggono bemfij-.no atteggiati, e la veduta loro da tutte le parti moftra tanta^»
grafia* fodezaa 3 e nfoìuzKme quanta mai altri ne polla in ciiìvolere , odefide-
1
                                                                                                  rare.
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Il4 DECEN. Il dell* PAH. FI. del SECJF. dal 15 6*0. aJ15 jqI
rare . Fu Gio. Bologna uomo piiflìmo , diligente>e pronto a fare altrui piacere»
cfervizio, ed a comunicare ì proprj talenti ; e non pure per naturai genio , ma
eziandio per efsere (lato fatto Cavaliere di Grillo , e per aver avuto dall' Impe-
radore patente di Nobiltà , tenne fempre sé ftefso inj poflo" molto decorofo , o
civile. Fu piccolo di datura sì , ma carnofo , e malaccio., e di tanta fanità, che
fino negli ann della decrepitezza reggeva alle fatiche , e confervava una sì foda
dentatura , che battendo a bello ftudio forte i denti inficine, faceane fentire il
fuono fin da lontano. Rifentivafi però da una gamba, nella quale, dopo acciden-
te di rottura occorfagli nel faltar da una fìneftra j reftò fempre quel difetto . Fu
amiciffimo dì Gio. Strada Pittore Fiammingo, la cui cafa frequentò del continuo,
non folo per edere fuo paefano , e dell'arte del Difegno , ma per la comoditi,
che glie ne porgea la vicinanza dell'abitazione , per efler quella dello Strada fui
canto di via delia Colonna rimpetto a Ceftello , e quella di Gio. Bologna in Pinti,
ove poi abitò Pietro Tacca flato fuo difcepolo. Ebbe Moglie , che fu per patria
Bologuefe , ma preilo ne reftò vedovo fenza figliuoli ; onde desiderando pure di
lafciar fuo avere ad alcuno , che gli folle alquanto congiunto di fangue , erafl
fatto venire a Firenze un fuo Nipote di Sorella ; ma quelli pure in tenera età fi
morì. Fu più volte vifitato da una fua Sorella > che veniva infieme con fuo Con-
forte chiamato Iacopone Campani ; a quella fu egli affai cortefe , e nel fuo par-
tire 1* accompagnò fino a Milano. Con tale occafione volle vedere Pavia , Vene-
zia , ed altre Città di Lombardia , accompagnatovi con lettere di gran favore
del Granduca , ma affai più , e meglio dalla gran fama del proprio nome , che
faputo t fen^' altro più , ballò a far sì, che in ogni luogo gli follerò fatti onori,
ed a noi batteri accennarne alcuni j che gli fecero i ProfeiTori dell* arte per mag-
giormente far apparire la fti ma, e 'I concetto in che fu avuto quello grand'uomo.
In Milano fu banchettato dal Procaccino», ed in Venezia dal Tintoretto ,• e quello,
oltre a'molti applaufi, ed accogliente, che gli furon fatti da altri gran Maeflri, che in
quei tempi fiorivano in quelle nobili Città,. Tornato a Firenze, fece/i venire
un'altro fuo Nipote di Sorella> con prometta di lardargli fuo avere , ficco/ne poi
fece , con ferii promettere altresì di rimaner/i dopo fua morte in Firenze , at-
tendendo all'arte della Scultura , eh' egli già aveva gli incominciata ad impegna-
re ; ma quella feguita, ebber tanta for^a le preghiere del Padre , e della Madre
fua, venuti qua a potta,ch'egli fatta aperta dichiarazione di non voler contino-
vare in tale iludio, deliberò di partirfi ; e perchè Gio. Bologna aveva infiituitd fìdei-
commilTo fopra fuoi beniftabili, fra'quali era un Podere nell' Antella ftatogli!dal G. D.
donato, oltre a dodicimila feudi d'onorario quando fece il Cavai di Piagaticeli,
.ch'eglino ottcnefiero di poter il tutto vendere per rinvenirne il ritratto nella prò-
»ria"Patria. Quella flefia virni , e bontà » eh' aveva refo Gio. Bologna plaufibile
per l'Europa tutta , ove furon portate fue opere, fecegli altresì guadagnare a_»
^ran miiiira Y amore de' Sereninomi Granduchi di Tofeana , da' quali, oltre ai
ricchi onorar} , ed oltre al comodo della bella abitazione nella via di Pinti, ac-
comodata all'ufo , ed a fervigj d'ogni nobile Cavaliere , coli'aggiunta d'ogni
comodità dì fornaci » macchine , ed ogn*altra cofa necefiaria all'arte , confeguì
una prowifìone di quarantacinque feudi il mefe , de' quali fomrniniftravane il
Pagator Mattei venticinque , e venti la Generale Depofiteria di S. A. S. Trattene
\ tutto il bisognevole per un Cavallo,e talvolta per due ; e di più quanto egli con-
sumava in carbone > ed nitro ? che laicismo di dire > per aon eil'er prolifli nei
fceftro racconto.
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\
cioFANHi Bologna: ijj
taciti furori i Difcepoli di Gio. Bologna , che troppe lunga cofa farebbe il rac*
contare , ma di quefti il primo, e principale fu Pietro Francavilla Fiammingo,
An^irevelle Tedefco , Adriano Fiammingo , Antonio Sufini, Francefco della Bel-
la , e Guafparri fuo fratello Fiorentini, e finalmente Pietro Tacca da Carrara,
che dopo la morte del Maeftro abitò fua cafa , e flange in Pinti, come fopra di-
cemmo / e dal Granduca fu piowìfionato per tirare a fine il Cavallo per Francia ;
ma giacché di quefto Cavallo ragioniamo , diremo, che quello poi redo finito l'an-
no iói i. e bene accomodato in caflfe,fu in Livorno per l'imbarco il dì $o. d'Aprile
1612. Ma noi tragghiamo da lettere originali di Francefco di Bartolommeo Bor-
doni Fiorentino Difcepolo del Francavilla , e che feguitatolo in Francia , vi fu di-
chiarato Scultore del Re > ed a cui anche toccò ad ornare di bei getti la bafa ,
ove poi fu pofato il Cavallo , che il condurlo coli riufcifle cofa sì lun<*a, che non
prima , che verfo la fine di Giugno del 1614. fofle in Parigi , Scompagnatovi
[ficcome in altre fcritture abbiamo riconofeiuto] da Maeftro Antonio Guidi Cognato
del Tacca medefimo. E giacché parlammo del Bordoni Fiorentino , fappiafi per
f>ra , che quefti fu figliuolo di Bartolommeo Padre di Iacopo Canonico di S. Lo-
renzo , poi degno Priore dello Spedale di S. Paolo de* Convalefcenti, e fu fratello
di Lorenzo Padre di Cofimo Dottor Medico , e Filofofo rinomato , che mentre
io quefte cofe ferivo, vive nella Patria noftra a tutti cariflìmo, ; ma di Francefco
Bordoni parleremo più diffufamente in altro luogo: frattanto non lafceremo di
dire, come ilpefo del Cavallo bello, e finito, con fua figura fopra , giun-
fcal numero di 12400. libbre , che tanto abbiamo dà pubbliche fcritture rico-
nofeiuto .
Fu ancora data al Tacca 1* incumbenza di finire il Cavallo fopravi la figura di
Filippo III. Re delle Spagne , che 1* anno 1616. fu dal Granduca comandato in-
viarli a quella volta , colf accompagnatura pure d'Antonio Guidi ,lo fteflò,che
aveva condotto l'altro in Francia, a cui furono aggiunte le perfone d' uno Scar-
pellino, d' un Muratore, e d' un Maeftro di ruote, e carri, provvidi di più mac-
chine da tirare , attefo lo viaggio di più di dugento miglia , ,'che fu detto,che
dovette efler condotto per terra; e per dover quefti tali aflìftere al muramento del-
la Bafa colle cartelle pure di metallo , che pefarono libbre mille centotrenta , ed
al pofare del Cavallo fopra la bafe.
Il Tacca medelìmo finì ancora una grandinlma flatua della Regina Giovanna
d'Auftria Moglie del Granduca Francefco, la quale ftatua io trovo, che fofle fia-
ta deftinata per collocarfi fopra una colonna , che doveafì alzare nella Piazza di
S. Marco ; ma il cafo occorfo della rottura della colonna diede cagione al non po-
terti tale rifoluzione mandare ad effetto ; e così Fu la ftatua mutatane alquan-
to l'eiiigie( come da noi fari narrato più a lungo nella vita del Tacca medefimo)
fatta rapprefentare uria Dovizia, alla quale fu dato luogo in tefta allo ftradonc
dimeno del Giardino di Boboli a' Pitti colla feguente intenzione.
Parlo è Marmare fignum Copia hìc pofita fum
A.P. MDCXXXVl.
Memoria aternum ut *vigeat, qùod omnis fere
Europa dum funefìiffimo arderei bello 5 & Italia
Cantate Annona laboraret, Etrurìafub
^Ferdinando IL numinìs benevolenza^paee
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ii6 DECEN. II. foli* PA^It:<kÌSEC.mU\ 56*0.É1 f jqÌ
: %grmn eptima » J atqtteuhertate fmeretur]
ytator ah
w. Opdmum Prineipem , fofpitem expofiufó ir
Tufcìa felicitatevi gratulare.
Dico fitsalmenrej che un ritratto al vivo di Gio. Bologna dipinto per mano det
Baflan vecchio , tefta con bufto , fatto ( fìccome credefi knz' alcun dubbio ) nel
tempo , eh' egli viaggiò in Lombardia , conferva fra le fue più care còfe quegli
che feri ve . Quefto ritratto , che a parer de' Profeflbri dell* aite , è de5 più belli j
che veder fi poftano di quel gran Maeftro , è quello ilefìfo , che fino in quei tem-
pi fu intagliato , e dato alle pubbliche ftampe, fìccome ne moflra una carta,che
pure tiene appretta di sé lo fteflo Scrittore di quelle notizie , ar!o| Vanmpnder
Pittor Fiammingo dice , che un'altro ritratto di do. Bologna fu colorito al vivo
da Hans de Achei ti Pittor di Colonia » il quale veduto dall' Imperadore , diede al
Pittore tanto credito apprettò quella Maeltà , che dopo averlo per più anni desi-
derato al proprio fervizio , finalmente avutolo , gli fece condurre alcune opere ;
e poi a proporzione della fua virtù , e della propria generatiti, il ricompensò ; c-#
tanto badi aver detto incorno alle notizie di Gio. Bologna .
Apprefso farà nota de' Gruppi , che fi fanno di bronzo co'modelli di Gio. Bo-
logna , oltre alle figure femplici di Crocifiili, td alcre figure di raafchi * e femi-
ne*, ed animali bclliflìmi..
Jl Gruppo delle Sabine alto circa un braccio Fiorentina
L'Ercole , che ■àmikazi,ut il Centauro
Jl Centauro , che rapifee Deianira
Jl Cavallo Hccifo dal Leone
Jl Toro ucci/o dal Tigre
La femmina,, che dorme , cH Satiro t che la giarda
Jl Mercurio volante
Jl Cavallino , che fé a in fu due piedi
JJ altro Cavallo camminarne                                                     •*'•
Il Stilano col Frugnola
La femmina , che fi lava
Quattro forzje d'Ercole
Jl Leone Camminante
Era. te figure/empiici fono plk beili (fimi Crocifìffi* 1 *
N O T A.
Dicemmo di fopra > che il canto , die oggi chiamafi de* Carnefecchi, in antico
tempoera chiamato il Canto eli Panzane, fopra di che avendo noi (oltre a quan-
to fé ne pofsa trovare altrove ) una bella notizia, (limiamo , che non fari cofa-»
{piacevole il notarla in quello luogo , per le varie cognizioni , che e rifpetto al
Cinto ftefta , ed all'antica via, ed a più fatti di que' tempi ella potri apporta-
re de^ne di rifì'ellìoue , e ài memoria, e quella, è tratta dell'Archivio Fiorentino
~ da un'Inftrumento , copia del quale in autentica forma fi rktova apprefio l'altre
voice nominato Dot. Gio, Renzi, nella cognizione di nofìre anrichitadi efpcrtì filino.
i izj.ltid* x. Dk ij^Maij* Fkmrmsolim KglftdeStrozjS) &Te-
jUmts olimSer'^ddk Fbrmtinì Ciuts Offlciales prò Commi Fior, depu-
unì aàvzndwdttm. mtwn Ttmnttm ? pofmm mxu maros vetere*
,&c*
&tez
-ocr page 142-
C 1 0 VANNI % 0 L 0 G N A. ^37
ì&pecuniaM inde percipiendamy convertendafn, ìnfolutìone quorundam ter-
remrum, 0adifidorummifforumy 0 miftendorum in Via Novella de
Pannano ,quaprotenditi ufque in Plateam novam
J\ AJaria Novella,
ut predìEla patent exàffis Ser Grazioli D.Conradi de Mulina Not,
^c-
formationum in 1327. Ind. x. die tertioy intrant Alenf. Februar. Vice
0 nomine ditli Comunis
, 0 prò ìpfo Comuni vendidemnt, 0 cibane*
rio Lapi "Bìandar'dipp. S. Petriin Gattolino recipienti 0c.pro D. Torà eius
matre
, 0 uxore oh d. Lapi, 0 depecunij d ementi ; quoddam terrenum
cum folo, 0fundamento antiquo murid. Comunis pofìtum inpp.S.Laur*
de Fioren. cui toti, a
1.2.0 $.<via, q.terrcnum SerG uà fichi Nardi Non
Quodterrenum menfuratumfuitper Alagiflros Gherardnm Chiari pp.S.Pe-
tri Maioris
, 0* Peruz^um Cini pp. S. Donati de Vecchìs Geometras, 0 re-
pertum effe bracchi a quadra
1430. velquafi0c. EtproprecÌo,d, reiven-
dittef uerunt tofeffìdd. venditore's recepìffe a d» T{awno emente prò d,Dn&
T ora prò loto d. terreno menfurato ad rationem folidorum quatuor, 0 dettar*
trhtmfp. prò quolibet braccato quadro
; libras trecentas tres > 0folidos decem
0*fep:cm
j 0 dear.[exfa. 5 in qmfuwma ìntramntflweni auri nonagints
unum y libra tres jfolid. tres & den.^)decìmfip.
, qmlibet computato fior eno
libris tribus yfolid* fcx f0.demunofpm de quìbus vocavemt fé bene paga-
tos 0c. Quìbus Vbenìno , 0 Teshino venditoribus pra dieta omnia
, 0
fìngala volent. 0 confitente praccp* Guadant.
Item die 18, d> menf. Mai}Vbertinusolim Ttyfi de Strozjs, 0 Techinus
Ser Rinaldi pp* S. Mma Vgonis Offe,prò Com. Fior, deputati, fuper refie-
money0 complemento VianovelUde Pannano : confidèrantcs
, &■ atten-
djntesaflimationesiamdiufacJas de dQmibusdeflrucìi^y0 terrenis occupatis
faZlasfuipcum magna deliberatone per homines diferetos , 0 in taltbus
efpertos
, ipfasaflimjfiones;&,qwlihet eammapproba verune, 0 affirma-
runt
5 0 ordinante, quodomtbm• > c£* (ingulis, quìbus fot sfieri debet,fecun-
afìimationes pr aditi'aspro huìufmodì domìbus, 0 terrenis folvatur, 0fia-
tisfiatineaquatttitate, in qua huiufmodi domus, 0 terrena animata, 0
Item die
2 o. Iulij fequemis, Ser Cione Dm {(anerij dondonis Not.fuit con-
feffus fé habuiffe a Techino Ser ^enaldiy 0 Vbmino de Sirozts Officiai.
Comunis Floren.pro triginta bracbijsqmdris emufdam fui Terréni mijft in
Via novella, qua incipit abanguloPanini ,0 protendi tur ufque in pia-
team novam S. Maria Novella
5 ad ratìonem folidorum decem > prò qm-
libet brachìo quadro ) infumma librarumquindectmfp. de quìbus 0c. &
Sa                                            idem
-ocr page 143-
\
I38 DECE&II.dclla PATITI. ddSECjF.dali$6&mal u7<%
ìdemfecit eh prò dìEloComuni recipkntìbus finem quietatiowm * {$* pit*
Bum de ult* non petendo
? & promijìt cantra non facete f &c. perni
dupl. dam*
£9* oblig. Rerum, cui pracep. &c.
Ego Lapus quondam Giannh fiicevuti de Fiorenti* Imperiali! auto*
rìtate lnd.Ordìn. & Not.pub.prgd.&c* omn. dum ftc agerentur interfuty
&* ca rog. fcribere
, fcripji > fubfcripfi ^ey^c. ey* public. &c.
Abbiamo fatta la preferite nota » non tanto per' i finì fopra accennati; quanto
acciocché refti corretto uno sbaglio , che fu prefo dallo Stampatore del noftro
Vocabolari© Tofcano dell'Arte del Difegno nelle aggiunte, là dove alla voce jlgri-
mcnfore
avendo noi citato lo (ledo Inltrumento de* 17. Maggio 1327. in vece di dire
ybertims ohm B$0 de StroTgis , come veramente èfcntto nell'originale Inftrumentq,
egli noto Vbcrunm ilim Strofi de Stroygis , &u
N O T Av
In quanto fcrivemmo di fopra pagina ut. intorno alla ftatua, che afferiramé
fatta da Gio. Bologna per Gio. Batifta del Milanefc Vefcovo di Marti , fummo in-
gannati da un manoscritto di quei tempi medefimi, perche non ci venne fatto il ri-
ìcoutrarc, come di fare fiatilo foliti per quanto ci è potàbile ,e colf opere medesi-
me ,. e con altre indubitate teftimonianze . La qual cofa eflendoci fowenuta_j
dopo l'impresone di quel foglio, abbiamo voluto riconofeer la ftatua,ed altre*»
eh'è occorfo, ed ora retrattando quanto intorno ad effa dicemmo , affermiamo,
che la figura [che doveva rapprefentare la Temperanza] non fu opera di Gio. Bolo-
gna t ma di Gio- Caccini Scùltor Fiorentino, che la condii Afe alfai di buongufto»
ORLA N D O FI A CC O
PITTOR VERONESE
Difccpola di Frane epa Torbidi , ditto ti A loro ì riatti..,. »y* - •... «
hort'VAaeL ivéo*
. ■ y ' ■ '.'•■ ' M ■: V-, ■■' <■' "f ■'>•. .', ~
L Ridolfì dice, che da alcuni era tenuto * che Orlando Fiacco
fofle Difcepolo di Batifta del Moro , e da altri forfè , inten-
dendo del Vafari , ch'egli imparale Parte dal Badile per efier
[ come e* dicevano ] quelle maniere d'un firmi modo ;. ma fé
fi vorranno confederare i tèmpi, ne* quali tanto Gio» Batifta
del Moro , quanto elfo Orlando fiorirono , che furono glifteffì,
ed i tempi ne* quali fiorì Francefeo Torbido , detto il Moro , fi
troverà eifer più verifimile V afìerzione del Vafari, che fcrifle
U Tuailoria * come e'è detto aluoyc > circa ad ottant'anni innanzi al Ridolfì.
Fu
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""■■
BENEDETTO CALIAXK
n*
Va in perfona in quelle parti , ed ebbe amicizia , e corrifpòndenza con molti di
que' Pittori , ne' tempi medefimi , che vivevano quefti Maeftri. Dice dunque il
Va fari , che Francèfco Torbido, detto il Moro,foflTe ilMaeftro diBatifta delMero>
e d'Orlando Fiacco , e noi crediamo , che così fia • Fece dunque Orlando una_r
figura d'un S. Zeno , nella tavola dell'India ài efTo Santo in Verona , ed un'altra
pure del Santo con alcuni ritratti ; aggiunfe ad un quadro cominciato dall' India
roedefimo per la Sala del Con/ìglio di quella Città , e pe'I Capitolo ài S. Nazzaro
dipifife nn Crifto moitrato a' Giudei da Pilato , e per laftefifa Chiefa unCrocefìflfo
colla S. Maria Maddalena . Operò bene in ritratti al naturale , de' quali mol-
tiflifm fece in Verona ; onde ritratte 1 primi Prelati > ed altri infìgni uomini de*
fuoi tempi. Fra quefb 1 Cardinali Caraffa , e Lorena , i due Vefcovi Lipomani,
il celebre Capitolo della Repubblica ài Venezia , Attore Baglioni , e la Signora.»
Ginévera Sah-iati di lui Conforte ; fìmilmente Andrea Palladio Architetto cele-
bratjflìmo della Città di Vicenza , e fino il mede/imo Tiziano fu da lui ritratto al
naturale ♦ In fomma fu uomo ài gran valore : Viffe però in iftato di non molta
fortuna , e poco avanzato in età finì il corfo della fua vita -
BENEDETTO CALIARI
P I T T O R VERONESE
Fratello di Paola Caltari, e di lui DiJ"cepola; nato 15 38. *$«• i^$S.
E gli uomini ben conofcefsero quanto conferifea non folo alla
tranquillità dell'animo, ma ancora alla confervazione, ed avan-
zamento delle proprie famiglie, Taftenerfi da quelle cofe , che
per l'innato defìderio , che ha chiebeffia ài fovraftare al com-
pagno , mille nfse cagionano ; non ha dubbio alcuno , che: se.-
drebbefì in molte di effe inabilita ogni forta di virrù e con quelle
le ricchezze , e la gloria in modo molto diverfo da quello, che
per lo contrario operare bene fpefso fi vede adivinirc. Fu cono-
fciittà quefta verità nella non mai a baftanza celebrata famiglia del gran Paolo
Veroriefe , il quale , come che ehiarifsimo fopra ogni credere fofse nelì' arte del-
la Pittura , e quella avefse infegnata a Benedetto Caliari fuo fratello , ed a Car-
letto , e Gabbriello fuoi figliuoli, non ifdegnò tenerfegli in 'aiuto dell' opere , e*
quel che è più , fra efso Benedetto , del quale ora fiamo per dare alcuna notizia ,
e Carlo, e Gabbriello nipoti , pafsò così buona corrifpondenza , che lontani.da
ogni gara , e contefa , feguitando la maniera , ed i coftumi ài Paolo lor primo
cfemplare , vollero piti volte operare infieme , accomunandoti" non meno gli emo-
lumenti , che gli onori. Diedero fine quefti tre Artefici a molte opere , che alla p
morte di Paolo , feguita 1* anno 1588. eran remafe imperfette. Valfe Benedetto, ?gKc
*'?•
tutto che per altro univerfahfllmo fofse , piti nell* opere a frefeo , che nelle a olio, mj*^
!*r..i.
e molto nelle Architetture. Di fua mano dipinfe in Villa ài Stia de* Signori Mozze- ^4t
nighi fopra la Brenta > itone della famiglia loro , ed in altre ville del Padovano
operò
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140 DECENJIMU PAT(. TtddSEC. ìK blr$S&. al 157 0.
Opero molto. Similmente nel Cortile de' Mozzenighì a S. Samuelle , dipinfe a
chiaro fcuro bellifiìme ftorie degli antichi Romani, ed una facciata di caia Bar-
bara , òggi de' Nani alla Giudecca , con iftorie d' Ercole , ed altre favolofe.rap*
prefentazioni. Nella Sala del Vefcovo di Trevigicolorì molte {lorierapprefentanti
parabole dell' Evangelio , e nella Sala dello Scrutinio rappresero la iirage fatta
dal Doge Domenico Michele fotto al Zafìo nella condotta fatta in Sorìa di gran-
de armata in foccorfo de' Cristiani contro gì' Infedeli ; e conclude altre opere,
che per brevità fi trlafciano. Fu Benedetto più che mediocremente inftrutto in
Ietterei e compofe afsai bene in verfi volgari in iftile fatirico , con che graziofa-
menne riprefe i difetti di quel fecolo. Amò teneramente Carice Gabbriello fuoi
Nipoti , i quali finalmente lafciò eredi di molte facoltà alla fua morte , che fe-
gui l'anno 1508. ed effi diedero fine a molte delle di lui opere reftate imperfette,
e particularmente al bel quadro della Manna, eh' è in Venezia nella Cappella del
Sagramento nella Chiefa de* SS. Apoftoli.
GIOVANNI STRADANO
* PITTORE DI B R V G E S
Dìfcepolo di Pietro Lungo ; nato 1536% *J* itToj»
ELLA nobiliflìma famìglia Strada , che poi fidifperfe a cagione
d'omicìdio fatto nella Chiefa di S. Donaes, cioè S. Diomfio
in Bruges l'anno 1527. nella pedona di Cario di Goede XIIL
Conte di Fiandra : nacque Giovanni1 in efTa Citta di Bruges
l'anno 1536. Nella fanciullezza fotto la difciplina del Padre-»
fino all'eti di dodici anniattefe al dipignere , poi efsendogli
morto il Padre ,' {Indiò per lo fpazio di due arini apr^reflb a^
Maffimiliano Franco ; poi fé n'andò in Anverfà , e s'acconciò
con Pietro Lungo Olandefe , nella fcuola del quale in tre armi , che«jji$^f^p »
fece tanto profitto , che cominciò ad operar fopra di sé . Di quello Pittore , del
quale ora intendiamo parlare , fcrifie tanto accuratamente , e con sì puntuali no-
tizie Raffaello Borghini in tempo ancora , elvei viveva , ed operava, in Firenze,
che ben fi vede aver egli avuto da lui medefimo tutto ciò, eh* egli dilTe; malper-
che in quattro parole , che parlò lui il Vafari■, alquanto s" avvantaggiò i po-
nendolo fra' fuoi creati , ed altro dicendo , che poco fi conforma con quello , che
quattordici anni dopo la morte del Vafari ferifle il Borghino , come bene porri
vedere chi leggeri l'opere dell'uno, e dell'altro; Io che defidero di dare ilfuo
dovete a quello , che a molti fegui riconofeo eGer più vero , ed ancora per rendere
alla Fiandra , colla notizia dell'opere di quefto Cittadino , alcuna parte diricom-
penfa per le belle notizie altresì ch'ella ha dato all'Italia de'fuoi rinomati Pittori,
mi farò lecito ( oltre a quanto ne ho trovato io medefimo ) il portare in quefto
luogo in fuftanza parte di quello , ch'elfo Borghino dille di quell'uomo, il quale,
quando non mai per altro, per eflere flato tanto uni vertale in tutti gli efer-
ciz;
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GIOVANNI ST T^AV A N Ol 141
cizj dell'arte , merita , che ne fia illuflrato ogni dì più il nome , e la memoria;
e ciò nello fteflb tempo fervirà per dar belle cognizioni di cofe appartenenti alla_*
Patria noftra, a coloro , a9 quali non foflfero pervenuti gli fcritti del Borghino»
che ormai tanto fono ftati defiderati, e cercati , che ne'noftrì tempi pochi efetn-
plari fé ne trovano . EN dunque da faperfi , come Gio. Strada , dopo avere irL*
effa Città d'Anverfa fatte molte opere in pittura , fentendo la fama , che per tutte
quelle parti correva de' Pirtori Italiani, deliberò di patfarfene in Italia . Per tale
effetto portò a Lione, dove in aiuto di Cornelio dell'Aia Pittore del Re Enrico»
operò in varie pitture , e dopo fei meli fé n' andò % Venezia , dove pure anche
operò. Quivi avendo fentito da uà Maeftro d' arazzi del Granduca Cofimo l';o-
pere rhagniflche , che fi facevan fare in Firenze da quel gran Principe , qua fé ne
venne , |dove fu adoperato in fare i cartoni degli arazzi per quell'Altezza ,[ns*
quali rapprefentò il Carro del Sole , i fatti dì Giofuè , con altre invenzioni.
Quindi fé ne pafsò a Reggio , chiamatovi dal Commeflfario del Papa , dove di-
pinfe una fala con alcune camere a frefeo , e fecevi alcuni ritratti. Tornò a Fi-
renze j e l'anno del Giubbileo fé ne partì alla volta di Roma , dove difegnò tut-
te T opere di Michelagnolo , e Raffaello , e tutte le più belle opere di] fcultura
degli antichi. Poi fu pofto a lavorare in Belvedere con Daniello da Volterra: la-
vorò in compagnia di Cecchin Salviati, e prefe in gran parte la maniera di lui.
Tornato a Firenze , dipinfe per Eleonora di Toledo Moglie del Granduca Cofimo
in un terrazzo del Palazzo Vecchio tutte le principali Città d" Italia. Dipoi per
elfo Granduca rapprefentò in una gran tavola la Giornata feguita fra '1 Marchefe
di Marignano , e Piero Strozzi, la qual opera fu pofta in una foffitta delle ftanze
nuove dello ftelfo Palazzo. Venuto poi al frrvizio del Granduca Giorgio Vafari,
al quale furon date le principali incumbenze di fabbriche , e pitture , che la Re-
gia magnificenza di Cofimo desinava di fare , tanto per abbellimento) del Palaz-
zo , che della Città , volle, che Giovanni gli foiTe in aiuto , e fece di fua mano
in fui piano della Sala dell'Orinolo iti quattro tavole a olio per i foifitti di quat-
tro camere, dove abitava la Principerà , i fatti di virtuofifliixw Donne Ebree»
Romane ,. Greche , e Tofcane, dico delle Sabine , della Regina Efter con Affile-
rò, di Penelope , e della bella Gualdrada Berti Fiorentina, con fregi proporzionati
alle ftorie. Pollo!! poi a lavorare fopra di sé , dipinfc per lo Monaftero di Chia-
rito un' AfTunta , ed un Crifto ueh" Orto piccole tavole ; ed in un Oratorio di
S. Clemente a frefeo la Paiiìone del Signore. Fece poi la grande » e bella tavola,
che fi vede nella Chiefa della Santifs. Nonzìata , (limata la più btll'opera , che
ufciite di fua mano , in cui è figurato Gesù Crifto crocjfìfiò fra due Ladri in
atto di parlare al buon Ladrone , Maria Vergine , S. Giovanni , e la Maddalena,
. tutti in piedi, un Soldato, che prepara la fpagna per porgerla all'agonizzante Si-
gnore , ed i Miniftri in atto di mettere la forte fopra le vefti, con altre beliifii-
me figure a cavallo , tutte maggiori dd naturale. Da' lati dell'Altare negli fpa*
2J della muraglia d'aflai nobil maniera fono pure di fua mano dipinte a frefeo
due belle figure di Profeti,con altri ornamenti. In S. Croce è di fua mano la ta-
vola dell'Aicenfione , quella del Batte/imo in S. Maria Novella,, ed iti S. Spirito
lo fcacciar de' Venditori dal Tempio. EN anche di fua mano im Cenacolo in tela
a olio a Monticelli , e tutta la Cappella a frefeo nell'Orto de'Frati Serviti.
Nella venuta a Firenze della Regina Giovanna d'Àuftria fece 1' arco trionfale al
Canto a* Tomaquinci, con molte belle ftorie , figure , e profpettive. E* difficile
a raccontare la gran quantità d'altri cartoni, c&'ei dipinfe poi per gli arazzi dei
:                                       Gran-
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*4* VECEN.IL ddUM^fldclSEC.lFJdii6ù.al 157^
Granduca Cofimo. Fra quefti fu U Storia della Dea Pomona ,edel Dio Ter-
mine , quella di Saturno , nove pezzi della vita dell' Vomo , d' Vliffe, *a
del Re Ciro j nove pezzi di ftòrie della Guerra di Siena , la ftoria de' fatti del
Magnifico Lorenzo de' Medici, del Sig. Giovanni , dì Cofimo Vecchio , e di Papa
Clemente . Per venti ftanze del Poggio a Caiano fece pure i cartoni per gli arazzi,
dove con invenzione dello ftetfo Granduca Cofimo fece vedere le Cacce, che fi
fanno di tutti gli animali quadrupedi , co' diverti" modi d'uccellare , e pefearo.
Fu poi chiamato a Napoli da D. Gio. d'Auftria per dipignere i fuoi fatti militari,
e feguitollo in Fiandra finché quel Principe venne a morte . Tornato a Firenze,
è trattenutovi^ alquanto, fu di nuovo chiamato a Napoli, dove nel Mona fleto di
Monte Oliveto per Fabbrizio di Sangue dipinfe una Cappella a frefeo co' Miller)
della Madonna , e Miracoli di Crifto , e nella tavola a olio l'Annunziazione di
Maria Vergine, e vene cominciò un'altra fopra'l Dormentorio de'Frati, che fu poi
finita da Scipione fuo figliuolo. Venutotene di nuovo a Firenze, fi diede a far difegni,
ed invenzioni per l'intaglio , che poi furono intagliate da Filippo Galle in An-
verfa , e dal Goltzio . Tali furono diverfe cacce con fregi attorno , un CYocefifiò,
un Afcenfione , un Crifto , che fcaccia i Venditori dal Tempio , un Cavallo Na-
poletano in carta reale , e dodici cacce in minor foglio ; diverfe ftorie d'efempli
di buon governo di Prìncipi, e di Donne illuftri tornane , le quattro Stagioni
col Sole , la Vita dell'uomo , ed in quattro tondi ilGiudicio d'Iddio . Vn libro
de* fatti militari del Sig. Gio. Medici, le guerre di Siena, l'incoronazione del
Granduca Cofimo , le cacce de quadrupedi/ uccelli , e pefei, ed un belliflìmo
libro de' Cavalli d'ogni Provincia , tanto ben'oftervaci , che veramente è una ma-
raviglia , feorgendofi tra l'uno , e l'altro minutiffime differenze , e così belle pro-
prietà" in ciafeeduno , che non è poflìbile a raccontare . Similmente fece l'inven-
zioni per gì'intagli de' fatti degli Àpoftoli, quaranta'pezzi di Mifterj della Paflìone
del Signore , una carta della Natività di Crifto , una della Morte ," ed una della
Refurrezione ; una di S. Agata , di S. Agnefa , e di S. Lucia > e per lo Cavaliere,
e Senatore Baccio Valori dipinfe uri Cupido , e Venere quanto il naturale , chc^
òggi fi trova tuttavia in cafa dell' altre volte nominato Cavaliere Aleflandro Va-
lori fuo nipote . Dipinfe per le cafe di più Cittadini molti quadri , per lo sacro
Eremo di Camaldoìi, perla Vernia , Certofa , e Loreto . Ma belli al pari d'egri'
altra fua opera fono due quadri in tavola di figure d' un brado , o poco più , che
fi veggono tuttavia in Firenze nella nobil Cappella domeftica del Palazzo,e Giar-
dino predo alla Porta a Pinti, che fu di Bartolommeo Scala Segretario della gii
Fiorentina Repubblica , e poi fu della S. M. d* Aleflandro Cardinal de' Medici Arcive*
feovo di Firenze, che fu Papa Leone XI. da quefti donata a Goitan^a fua forella,
e moglie del Conte Vgo della nobiliffima famiglia della Gherardefca , Padre di Si-
moneCaftellano di S. Angelo, ed oggi è poffeduta pure dagli Eredi del Conte Vgo
figlinolo dello (teffo Simone,tutti Cavalieri di quel valere* eh*è noto.
In quefti rappreferit© con gran copia di figure la Natività di Crifto , e la Vifi-
tazion de' Magi, e fon poi flati così ben confervati, che pare , che oggi fieno
flati dipinti. In quello de* Pàftòri pollò dalla parte delira della Cappella , vedeiì
il nome del Pittore , e'1 tempo ,; nel quale fu fatto , cioè 1* anno i$8tf. In quello
de* Magi , dove fi veggono fra I* altre alcune figure di nani , e cavalli fatti con-.
grand' arte , fi legge pure lo fleiTo nome , e 1' anno 1587. Viffe Giovanni fino ali
età d'anni ottahtadtie , e finalmente agli 5; del mefe di Novembre 1605. fece da
que(la all' altra vita rodaggio . Seguita la Tua tiprte ] il §ià nominato Scipione
■■
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s FRANCESCO DI FRANCESCO FLORIS. 143
ho figliuolo , che fu ancor egli Pittore , avendo fatta fare, e forfè da fé ftefib la-
vorata , una tefla con parte del bullo a fìmiglianza di lui, fccela collocare in fac-
cia d'un pilafl.ro nella Cappella di S. Barbera nella Chiefa della Santiffima Nunzia-
ta , dove era il corpo di Giovanni flato fepolto , ed attorno ad cfla fu fcritto
Io: Strad, F Under Erug. Tiffor, e fotto fece aggiugnere una cartella di marmo acro
fcolpitavi la feguente iscrizione a lettere dorate .
Ioanni Stradano 'Bclgz Trugenfi
Piclori Clariflìmo in hac ade quìefcenti
Scipio Filius ews bnagmm ad 'vìuwn exprejfam
Mosrcns benemerenti pofuit. M.DQVL
Vixit annos LXXXIL obijt IV. Nomi Novemb. AdDCV.
Non lafcerò di dire per ultimo , come in un Indumento rogato per Meflet
Baccio Quaratini di compera fatta d' una metà di cafa lo Stradano da Lorenzo
del Nizza , pofta in fui canto di Ceftello, e via della Colonna , apparifee eflere-*
flato quefto Pittore figliuolo d'un altro Giovanni , e detto quivi Magiftr$ hbtmù
qmnd. alterità Iohànnis Strati Fiandra Ti fiori Fiorenti? commorantì.
FRANCESCO DI FRANO FLORIS
PITTOR D'ANVERSA
Difccpolo di Francefco Floris-,fiorii a del 1570.
Acque quefto Pittore in Anverfa di Francefco Floris Pittore cele*
bratiflìmo in quelle parti , il quale , come abbiamo nelle noti-
zie della vita di lui accennato, operò con tanto valore , che
fu chiamato il Raffaello della Fiandra . Quegli però , del qua-
le ora parliamo, ch'è Francefco fuo figliuolo, che flette a Ro-
ma , e poi tornatofene in Patria , operò con aliai minor lode
di quello che il Padre fatto aveva ; merita contuttociò , che
fìa fatta alcuna memoria di lui , come quegli, che ebbe que-
lla fortuna , forfè fopra ogn' altro Pittore de* fuoi tempi , che dalla fua fcuolaj
ufcifsero Pittori di gran nome, che Ci fparfero poi per 1' Europa , e fecero grandi
opere . Carlo Vaamander Pittor Fiammingo , che fcrifse "m fuo idioma , raccon-
ta avere avuto alcune volte difeorfo con un Difcepolo di coilui, che fi chiamò
Francefco Mentori d* Alckmaer, e gli domandò della cagione perchè un Mae-
flro di non eccedente abiliti svelse potuto fare sì grandi uomini nella fua fcuola ,
ciò che appena a quegli di primo grido adiviene ; al che rifpofe il Mcnton ; la ca-
gione fu perchè il Floris avendo da fare continuamente grandinimi lavori , dife-
gnato eh* egli aveva il fuo penfiero , lafciava poi fare a loro ; ordinando ad eflì ,
che fi valeffero delle tali, e tali arie di tette, con che i giovani pigliavano
ardire , e tanto s* indugiavano', che concludevano le cofe bene ,, e facevanfi pra-
T                                           tìchi "-
-ocr page 149-
144 DECENNIdelhPA\FIJetSEC,lVJd i$6o. *Ji; 70.
tichi nell'arte. Dice ancoralo fletto Vanmander, che difcorrendo col mèdefimé
Menton, fecero il conto di quanti fcolari erano ttfciti dalla ftia /cuoiame per quel-
lo che allora fovvenne loro, ne contarono fino al numero di 120. Vno di quelli fa
un Vecchi© di Gant chiamato Beniamyn di Gant,che nacque nel 1520. ed ancor vi-
veva del 1604. il quale fu nel fuo tempo un gran Coloritore, ficcome tnoftrava una
floria fopra la te fiata dell'organo nella Chiefa di S.Giovanni di Gant, la quale egli
dipinte con difegno di Luca de Heere ; e fece ancora molti ritratti dal natu-
rale . Similmente fu difcepolo di Francefco Crifpiaen Vanden Broecke d'Anverfa %
che fu ancor* erto grand* inventore , pratico neli' ignudo , e buonìflìmo Architet-
to , l'opere del quale fi vedevano in più luoghi apprettò gli amatori dell'arte , e
morì poi in Olanda . Ancora fu fuo difcepolo un certo Iooris di Ghaent, che fu
Pittore del Redi Spagna,e dipoi della Rema di Francia . Martcn , ed Hendrick di
Gleef , Lucas de Heere , Antonìs Blocklandt, Thomas di Ziriekzee, Simone d'Ana-
fterdam , Ifaac Claefìen Cloeck Inventore, e Pittore di Leiden , Francefco Men-
ton d'Alckmacr foprannominato , che fu gran Maeftro, buon Difegnatore , ed
Intagliatore in Rame, e faceva bene ritratti al naturale, e queftt pure fece gran-
di allievi. Ieorge Boba buon pittore , ed inventore , reccellentifsimo Francefco
Purbus di Bruges , Ieron Francken di Hercntals , che del 1*504. abitava ancora
in Parigi ne'Borghi di S. Germano,che fu un gran Maeftro, e ritraile bene al natu-
rale : fimil mente un fratello del medefimo , cioèFrans Francken, ancor' elfo gran
Pittore,eh' entrò nell'Accademia d'Anverfa Tanno i56i.e morì in giovenile età;
Ambrofius Francken il terzo fratello, che in Anvcrfa nell'ordinare lefue figure fa
eccellente ; loos de Ber d' Vtrcckt>il quale abitava appretto al Vcfcovo ài Doorni-
ck,moainVtreckt ; Hans de Maier di Hereatals , Apert Francen di Delft , che
non fece gran cofe , ma fu bon' ordinatore di figure , dipinfe baccanali , de' quali
faceva affai copie , ed anche colorì al naturale . Loys di Bruxelles buon Pittore,
e Sonator d'Arpe , e di Chitarra. Thomas di Cockien . Vn Mutolo di Nmiega,
Hans Daelrrians d'Anverfa , Evert d'Amerfoort , Herman Vandermas nato iru
Briei , che l'anno 1604. abitava in Deift : quelli dopo la morte del Floris andò
a ilare appretto Frans Francken , dove copiò il ritratto d* un Cavaliere di Croce
bianca di mano di Floris in atto di tenere una mano fopra la Croce , fopra hu»
quale Herman dipinfe un ragnatele colle gambe lunghe col fuo sbattimento,
e flava tuttavia operando quando arrivò il Maeftro, e veduto queir animale,dif-
£e al giovane : Vedi quanto fono ftiaiate le tue fatiche , che mfino i ragliateli ti
vengono a fporcarc il lavoro , e col cappello fece gefìo di mandarlo via; vedendo
poi, eh' egli era dipinto , fi vergognò, e ditte al giovane , che non lo fcancellaf-
Le /ma lafciaffelo ftare così : di che il giovane molto fi gloriava , parendogli
d'aver ingannato il proprio Maeftro. Fu anche fcolare del Floris Herman Vander-
maft , che partì alla volta di Parigi, dove flette due anni appretto 1' Arcivefcovo
di Bourges, e vi. dipinfe un S. Baftiano. Nello fletto quadro ritratte una mula, e
gran quantità d'erbe al naturale, delle quali alcune fi vedevano ettere ftate pene
co' piedi , e molte furon conosciute dal Medico del Re per i nomi loro; a cagicn
della quatf opera Herman fu domandato al Vefcovo dallo fletto Re. Andò poi ad
abitare da Monfieur de la Qucfte Cavaliere dell' Ordine , Prefidente , e Procura-
toc Generale di quella Maeflà , dove gli furon fatte gran care2ze . Stettevi fet-
te anni ,, quattro de'quali in carica di Scudiere della Moglie del fuo Padrone #
ch'era una Dama della Regina , di quelle che chiassano Figlie della Regina, alle
duali eia dato luogo in carrozza delia medefima . Va giorno nell'andare alla—»
Corte
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FVALCKEM'BOXpH, ED V%1ES.         145
Certe Cori quella Dama in tempo di Carnovale mafeherato , la Regina Madre ,'
che molto amava la Dama, e la virtù del Pittore , volendo onorarlo con grado
diNobiltii, gli donò una fpada, la quale volle che portafle fempre, facendolo all'an-
tica ufan^afuo Cavaliere : ciò feccia Regina mentre egli e»a mafeherato > perchè
cffendole flato chiedo da altri quell' onore, i quali ella non volle ingelofire , mo-
ftrò d' aver data la fpada al primo Cavaliere , che fé le folle prefentaro d' a-
vanti in quell'allegria. Ma queOa nuova onorcvolezza del Pittore fece sì> ch'egli
affezionatoti" alla Corte , perde 1* affetto al dipignere , e non tirò più avanti ; che
per altro farebbe riufeito un gran Maeftro . Damiaen Vandergaude fu anch'egli
Difcepolo di Floris , e fu fatto Arciere del Re , carica nobihiTima della Guar-
dia dellaperfona di quella Maeftà , di grand'ifima rendita, che per Io più ufavan
cavare da'Soldati riformati, Vfcirono ancora della fcuola di Francefco Hieroon
Vanviffenack, Steven Croonemborg di Hage s e Dirck Vanderlaen d'Haerlem >
il quale fu bravo nelle cofe piccole : per avanti avea avuta fcuola da Marten di
Clevia, ed andatofene in Ifpagna , molto vi crebbe in valore , e fama.
LVCAS, E MARTEN
WALCKEMBORGH,
ED ANS DE VRIES.
PITTORI DI MALINES
Fiorivano del 15 6"6.
VRONO inquefti tempi i due Pittori Lucas , e Marten dsJ
Vvalckemborgh , ed un tale Hans de Vries tutti di Malincs,
che nel dipigner Paefì riufcirono eccellenti. Non fi ha cogni-
zione , che coftoro fi difeoftaffero molto da Malines , ed An-
verfa , fino alle prime ribellioni dell'anno 1$66. dopo le quali
abbandonata la Patria , tutti infieme fi portarono alla volta,
d'Aquifgrana , e Liege . Quivi ebbero comodità di dìpigner
belliffime vedute al naturale , di quelle che fa in quelle parti
il fiume della Mofa , colle campagne , e colline , che gli {tanno attorno. Convì-
vevaso quelli tre virtuofi con pace , ed allegrezza , non mancando loro congiunto
all'efercizio della bell'arte del dipignere graziofo, il divertimento del fonare di-
verfi ftrtimenti di fiato , co' quali in bei concerti pattavano Tore più noiofe del
giorno . Quietate che furono poi alquanto le cofe di Fiandra , tutti fé ne torna-
rono alla Patria. Luca, che fu pratico non folamentc nel far paefi., ma nel dìpigner
figure piccole, venne in gran credito appretto al Duca Mattìas,ed alla fua partenza
di Fiandra viaggiò con etto a Lintz fui Danubio, e con lui fi rimafe facendo molte
opere, ne fé ne partì fino alla prefa y che fece il Turco dell'Vngheria , dove
morì ; Marten finì fua vita a Franchfoort, lafciando dopo di fé figliuoli , che
riufcirono bravifiimi nell'arte della Pittura . Di Hans » il terzo Pittore , non ab-
biajxioaltra notizia*
                               T a                                    D1RXCK
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I46 DECEN. IL della PAR.1I.delSEC.lV. dal ìtfo.al ifjsl
DIRICK BAR.ETSE.N
PITTORE D'AMSTERDAM
Discepolo di Tiziano; nato IJ34» <?» 1552.
!^gf^^^ * VN tale affai ragionevcl Pittore d'Amflerdam , che fi chià-
t
"^^^^^St! mava ^cr fr,Pranncme & Sordo Barent , nacque l'anno 1534*
SÌS§E'Ì Dirick Baretfcn . Quefti dopo avere , come fi crede , fatti i
?! k3v\i ffit b V*'1™'1 &nd) dell'arte fotte la difciplinà del Padre , già perve-
è
)!
o &^/Ì-l\ ì* nuc0 a^'eca ^ ann'2If :n circa>& ne venne in Italia,e ferma-
6"
t6 ^jSSg^^j & toh" a Venezia, s'accomodò nella fcuola di Tiziano , il quale
$lr~^Ty=~assirfJ J avendolo conosciuto di maravigliofa inclinazione alla Pittura,
tGòXìPS&HfktC&tGìi e d'ottimo «nilo , gli pofe tanto amore , che lo trattò Tem-
pre al pari de' proprj figliuoli ; Gi'infegnò l'arte fua , e condii (Telo a tale flato di
perfezione , che Ci può dire , che riufcifìe il migliore , che fecondo la maniera.»
Italiana operaffe ne5 fuoi tempi' di quanti ne eran venuti di quelle parti in Italia
fino allora . Stette fuori di Patria fette anni > dopo i quali per la via di Francia
fé ne-tornò alla eafa paterna . S'ammogliò con una fanciulla di buoniillmo paren-
tado , e di quella fece il ritratto , come anche quello di sé medefimo in fulla.»
maniera del fuo Maeftro Tiziano , i quali ritratti rimafero poi in AmflerdauL»
apprefiò una fua figliuola . Dipinfe pe' Tiratori d'Amllerdam una tavola da Al-
tare , dove figurò la caduta dì Lucifero con gran copia d'ignudi , ..la qual tavola
fu disfatta nel tempo della Revoluzìone . Aveva fatta ancora in efla Cittd una.»
ludìtta, che fu {limata rariffima, ed tin Crocifìflò, colla Maddalena in atto d'ab-
bracciar la Croce, rapprefentato in una tavola da Altare, che venne poi in mano di
Iaqiies Rafet. Aveva molte beli' opere fue Isbrant^; Villemfz, ed altre eranne appref-
fo di perfone della medefimaCittd. In LegdetuncafaSibraniìBuyck era difiumano
«nabclliflìma Venere , ed una tavola nella Cittd di Goude ♦ Fece il ritratto dello
flefso Tiziano, che rimafe in Amflerdam in cafa di Pieter Ifaachs Pittóre ,* ed in
fomma furono per cosi dire infinite V opere , eh' ei condufse fino alla Tua età di
cinquantotto anni, nella quale finì di vivere 1' anno 1592» nel giorno della Pente-
tofte . Rimafe imperfetta una fua bella pittura del 'Giudizio Vmverfale, colle
fette Opere di mifericordia, le quali egli aveva prefeafare per quello Spedale. Fu
Dirick uomo dì fpiriti nobili » e con fimili perfone furon Tempre le fue più ordi-
narie converfszioni. Ebbe buone lettere , e, perciò fu amico degli uomini dotti ,
e fra quelli del Signor d' Aldegoridc , e dell'; erudito Lamfenio , col quale in lati-
no idioma ebbe continua corrifpondenza di lettere . Attefe alla unifica , e fonò
per eccellenza varj finimenti. Fu di corpo robufto , e gtoflb , che però con gran
fatica ss induceva a viaggiare ia cai*r« ; JE quello è quanto abbiamo notizia di
i3u$fi> Arte fico ,fr
-MARCQ
■MMI^
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M A\C O GEE\A\T$.
MARCO GEERARTS
PlTTOR DI BRVGES
Fioriva del 15 66.
«^y&v^kQ-V quello Pittore pratichiamo in ogni cofa appartenente d quelle
t?" arti, di buon dileguo , vario nell* inventare , franco nelle figure»
^ e nelle profpective , ed anche fece bene i paefi. Dipinte in vetro,
,- ?-.-?=> P * m mma m Maellro univerfalifsimo♦ Veggonfi di fua mano
f^ty^ffiCT fatte con rnaravigliofa diligenza la Città di Bruges , le favole
d'Efopo,ed altre belle invenzioni. 11 Vantnander Pittor Fiammingo dice, eh' e'
morifle in Inghilterra y fenza dar notizia del tempo , affermando non averlo
ne meno dal proprio figliuolo di lui potuto ricavare.
PIETER VIERI CK
PITTOR DI CORTRAY
Difcepola dì Iacopo Floris $ fioriva del 156J.
ACQVE quell'Artefice in Cortray l'anno 1539. di Padre., ch'era
di prpfeffione lurida. Quelli vedendo il figliuolo grandemente
inclinato all'arte della Pittura , pofelo appreffo un Pittore > che
j dipigneva a guazzo fuori della Porta di Tornay, chiamato Vvil-
lem Snellaert,e perchè poco dopo fi fentì un gran parlare dell'o-
pere pittura di Carel d1 Yper , volle il Padre, che Pietro ali-
dade alla fua fcuola , nella quale egli attefe ad imitar la
maniera del Maeflro. Era quello Carel d' Yper , cioè della Città d'Ipri > uomo
ài piccola datura , ma affai iracondo ; ed una fera effendofi malamente', e con
poca ragione incollerito col fanciullo , fece sì , eh* egli forte intimorito Ci partì
da lui, e prefe ftrada alla volta di Malines ; arrivatovi un giorno di Domenica
verfo la Tera , riflettendo a sé fleffo , come quegli > che vedevafi fuori della pro-
pria cafa i fen^' avere in quel luogo cognizione di perfona , fi mife a federe poco
fuori della Città , e piaugeva a caldi occhi ; in quello mentre alcuni Cittadini
di Malines » conforme al folito loro s fé n' andavano in fu queir ora fuori della
Porta pigliando il frefeo,e veduto il giovanetto così dolente^ed abbandonato 3\ gli
domandorno deirefsere, e bifogno fuo , e s'egli aveva abilità > o virtù alcuna.
Sentito ch'egli attendeva alla Pittura, Cubito l'accomodarono con un Pittore >'die
pure
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14? VECEH. Il della PA%. TI del SEC. ìV. dal 15 6cai 1 j 7 il
fur€ dipigneva a guazzo , ma però in quel modo', che allora tifavano in cpel
js&efe, cioè , che ogni pittura pafsava per diverfe mani >* e per efempio uno face-
va la celta, uno i panni, altri le mani, e piedi, ed altri altre parti del quadro. A.
Pietro fu data l'incumbenza di dipignerc fopra alcutii fpartimentì , dove doveva-
no efsere certi caratteri, ed egli mefsevi le mani, e diede fine al lavoro con gran
faciliti , Veduto quel Maefìro, che il fanciullo il tutto faceva bene , cominciò a
tenerne gran conto. Intanto fparfafi per Malines fra' Profcfsori la nuova della buo-
na abilità di tal fuggetto , molti Pittori vi furono , che tentarono di toglierlo a
quel Maefìro ; onde ebbero a feguir difpareri , e nemicizie. Tutto ciò fu occa-
sione a Pietro di cohofeere il proprio talento , e la buona difpofizione , eh* egli
aveva per farfi grand' uomo \ onde fentendo , che in Anverfa erano profeflòri di
valore, iafeiata Malines,s'incamminò a quella volta. In efsaCittà meiTefi a ftarc
con un Pittore a olio, il quale gli diede a copiare certo animale di marnano dipin-
to, domandandogli s'e§li avea genio a tali forte dì pitture; il giovanetto finfe non
avervi averfionc, ma di0e fra se ftefìb di non voler diventare un Pittore di cani,e
di gatti, e poco dopo fi partì da quel Maefìro,e meiTefi con uno,e poi con altro,
finché fi fermò con Iacopo Floris fratello del celebre Francefco, con cui alquanto
tempo fi trattenne,finche crefeiuto inetà,prefe il cammino alla volta di Francia;
(lato ch'e'vifu alquanto, fé ne venne in Italia, e fi fermò in Venezia in cafa Iacopo
Tintoretto. Affai piacque a quello celebrati ifimo Maefìro il modo d'operar di Pie-
tro » ficcome a Pietro infinitamente quello del Tintoretto ; e fé Pietro aveffe
avuto alquanto minor genio al viaggiar per lo Mondo , faria fiato in
fùo potere il diventare fpofo della graziofa Pittrice Manetta Tintoretta figliuola
di Iacopo. Da Venezia fi portò a Roma , di lì anelò a Napoli , e colla penna
difegnò maravigliofamente quanto vidde inetta Città, a Pozzuolo , ed altrove,
ficcome a B orna aveva dileguato Caftel S. Angelo, e molte belle vedute fui Tevere.
Era il fuo toccare di penna in siila maniera d'HendricK di Clecf. Qnefìi bei parti
de' fuoi faticofi fìud;, tenne egli poi, tornato in Patria , per qualche tempo at-
taccati attorno alla ftanza dov'egli ftava a dipignere , non tanto per mantenere-»
il gufto delle cofe belle , quanto per confervar la memoria di Roma . Ma perchè
avveniva a Pietro ciò che d'ordinario fuole occorrere a coloro, che dovendo vivere
èz proprj fudori , impiegano gran tempo , e quattrini nel viaggiare , cioè l'aver
pochi danari, gli convenne il vendergli tutti per pagar l*Ofte per rifciiotere alcuni panni
di doflò , che un giorno , ch'e' Ci trovò con certi compagnoni all'Ofteria , gli era
convenuto lafciare in pegno al Padrone . Venendo ora all'opere di quefìo Artefice,
egli in Roma dopo aver difegnato quanto s'è detto , e di più tutte l'opere di Mi-
chelagnolo , fece un quadro de* tre Re Magi , e perchè e' s'era fatto aliai unì-
verfale , dipinfc anche molto a fxefco. Stette a Tivoli con Girolamo Muoiano, ne'
pasti del quale eflo faceva llorie , e figure diverfe , e da quello può ogn' uno com-
prendere a che fegno egli fotTe già arrivato nell'arte fua . Finalmente fé ne tornò
alla Patria , dove dagli amici, che in quel tempo eran rimali vivi , fu ricevuto
egli era anche molto pratico nelle profpettive , dipinfe alcune Storie , particular-
mente quando il Signore caccia i Venditori dal Tempio , con tante belle vedute,
e co' colori delle pietre , e marmi si naturali, che fu cofa maraviglia , e molto
piti m coafitojdone della gran copia di ligure , che fece vedere in quel! opera.
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■.'■■'. P I ET E 3. V L E\IC K.             tip
Dipinfe ancora la floria del Re Salomone nel Trono in atto di pronunciare la feff-
tenza ; 1* A (funzione di Maria Vergine , dove oltre a diverfi arredi di Camera»
come tavole, fedie , e fìmili tirate in profpettìva, fece apparire la veduta d'un*al-
tra camera molto al naturale . Dipinfe ancora la floria del Martirio de'fette Fra-
telli Maccabei , opera bella, e ben'ordinata , una Sufanna nel bagno colla font«^
dell'acqua , che cade in una bella nicchia finta di color di bronzo , con var> orna-
menti di Dei marini , ed animali acquatici lumeggiati maravjgliofamente. Non
s'arrecò a vergogna il mettere in opera la bella itampa di Tiziano , che rappres
fenta Giofeftb tentato dalla Moglie del fuo Padrone , ed una Nunziata colf Angelo,
il quale con un braccio alzato addita alla Vergine l'operazione dell'Altiffimo nella
miracolofa Incarnazione del Verbo , e colf altro in fehoin fegno dell'intatta Vir-
ginità-, ch'ei promette a Maria , ch'ella fia per godere , ficcome avanti il parto*
»el parto , e dopo il parto , e v'era lo Spiritoflanto veduto nella parte più alta_»
del quadro, in un chiaro fplendore , accompagnato da Spiriti Celelli, che riufcì
opera dagli Artefici molto lodata . Fece egli quefto quadro ancora in piccolo a
olio per un tale Iati Bontè , che faceva la Birra , ficcome fece pure in piccolo a
olio alcune Immagini di Maria Vergine per diverfe perfone. Dipinfe un S. Giro-
lamo in ginocchióni veduto in profilo colle braccia pofanti fopra la tetta di morto.
In uno ftendardo da Chiefa rapprefentò S. Barbera da una parte in atto d'efser
decapitata , e dall' altra efsa Santa con una palma in mano, ed il Padre portato
via dal Diavolo. Infinite furon 1* opere di coftui fatte a tempera ; ma poco gli
giovò l'efser valent'uomo , fraudo in quefta Citta di Cortray ,dove non fi trova-
vano perfone , che volcfsero fpendere in pitture ; ed era fua gran ventura quando
poteva cavare d'una tavola ventiquattro ducati; onde Y anno 1568. o 156^.
rifolvè di portarti aTornay, dove abitava un certo Canonico per nome Mon-
fieur de Prez : per quefli prefe a fare una gran tavola d' una Rcfurrezione del
Signore ; ma appena 1' ebbe bozzata , che nel rafeiugarfi al fole ella feoppiò ; on-
de ebbe a ridurla in affetto con gran fatica. In quello luogo megliorò egli poco
le fue fortune , non tanto per la fcarfezza, che vi era pure d'occafioni d'operare,
quanto per avervi trovata una legge, che proibiva a chi fi fofse forettieroil metterà"
operare in pittura , fenza prima far mofìra dell' opere fue , e del proprio talento
per effere approvato. Fecelo egli,rapprefentando fopra una tela la Strage degl'In-
nocenti , dove fra Y altre cofe fece vedere una cafeata di foldati, e donne co'loro
fanciulli fatta con grand'artifizio ; ed il tutto era finto in una piazza , che rap-
prefentava un mercato con belle profpettive ; la qual* opera veduta da' pochi
tòf-ftxelli, ch'erano allora in quella Citti, fece loro conofeere contro ogni afpet-
tazione, che tutti potevano eflere fuoi difcepoli. Contuttociò Pietro durò gran»»
fatiche a potervi eflere ammeflo ad operare ; e fé non foffe {fata l'aflìftenza del
nominato Canonico,e del Vefcovo , ne meno farebbegli venuto fatto. Quivi fi
pòfe a dipigner ritratti , ed ogni forta di cofa a prezzo molto vile . Tra l'aitre
per un Convento di Monache fece una tavola da Altare a olio bislunga , in cui
dipinfe un Crpcififfè , dove fi vedeva da una parte un Ladrone fopra un carro
con una perfona apprefio quali in atto di confortarlo , ed uno , che fcavava la
foffa per piantarvi la Croce . Il Crifìo Crocifisso era in campo d' aria offufeata ,
e feura , ma da una parte s'apriva in uno fplendore , che battendo la figura, fa-
ceva in efsa ombre gagliarde, (concetto tettatogli in mente fin dal tempo , ch'ei
vidde r opere del Tintoretto ) ma quel quadro non ebbe mai Y intera era-
aia di quelle Monache , alle quali dava noia quel nero dell* ombra in fu le carni
KUNSTttlSTORISCri 1NSTITUUT
PER PIJKSUN!VSP?31TE-1TUTRECHT
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rjo VECEN.U. dellaPATUJI.delSEC.lP.ialitfo.al 1570, ,
<3cl Signore , parendo loro , che le macchiafse , In una bella lontananza appari-
vano coloro , che crocifìggevano i Ladroni ; altri in atto di giuocatfi le vefti ,
e molte perfone di fpettatori di quel gran fatto con belliffimi cavalli. Era
in quel tempo tornato di Roma un certo Pittore nativo di Tornay , chiamato
Michiei Gioncuoy , del quale abbiamo parlato nelle notizie della vita diSprangher,
che aveva attefo a fare imagini in rame dinofìro Signore Crocififfo in piccole figure
d'affai bella maniera , le quali in Ifpagna particularmente erano fiate affai accet-
tate . Coilui avendo veduta la già nominata tavola della Rcfurrezìone fatta dal
noftro Artefice a Mònlìeur de Frez , non folo biafimò un braccio del Criflo , ma
fenza guardare , che'l Pittore > che l'aveva dipinto , era in paefe , di fua mano
il ritoccò per raffèttarlo > guattendolo però al parere de' Profeffori mala ma-
rnerà ; per la qual cofa ebbe egli melto da contraftarc con Pietro , efuroa fra loro
affai differenze , eliti. Altre opere fece Pietro in Tornay ; finché inforgendo le
guerre , egli fu fatto prigione da' Soldati, e finalmente fopragglunta la peftilenza
nei 1581. di quel male finì la vita infìeme con tre belliffmie fae figliuole il giorno
appunto di Carnovale, effendo egli in età d'anni 42.e mezzo. Fu quello Pittore
uomo forte , e bravo di fua perfona , ma non punto fuperbo • Poco ftimò il pro-
prio fapere nell'arte , folito a dire : Se io vedeffì, che un mio Difcepolo , dopo
effere fiato un'anno apprefso di me , non arrivafse ad cfser più valente di me , io
il confìggerei a lafciar l'arte . Lodava molto ( e meritamente ) Francefco Floris,
il Veronefe , Tiziano , il Tìntorctto , il Coreggio , e Raffaello . Ebbe un fuo Di-
fcepolo inCcrtray chiamato Lorrys Lorrys Heme, che imitò molto la fua maniera,
e quello riufeì il migliore Arteike, che aveffe allora la Cttà diCortray.
fcÉfcww—*■ ■ m^i ■'■".....; ■■.........1 1- »n 11 iiii..iim igt^^m^**i^*mm0rm,mmmm*Èmm,+^—m*me*m*mmm*Ìm**'-j^m* i i i imim—pi u« —mi N*mwi
ANTONIS MONTFOORT
O BLOCKLANDT
PITTORE
Difcepolo dì Francefco Floris ,• nato 1554. «§* 15 85•
^^^J^^Ella nobiliffìma flirpe de'Centi di Montfoort , come àttera
££ Carlo Vanmandcr Pittor Fiammingo , trafse origine quello
hi Antonio , il Padre fuo fu Cornelis di Montfoort, 0 Blocklandt,
5J perchè gli Antenati fuoi avevano in tali luogo alcune entrate,
85 e forfè dominio ; come ancora d' un, Villaggio , o Signoria fra
5w52X^S«ra? Gorcum > e Dordrecht, chiamato Bloeklauder bafso. Fu per
molti anni Ricevitore del Signore d' Harcn,e del Baron di Moe-
rìammez » e poi Governatore de' luoghi di Monfort . Di detto Cornelio , dun-
que nacque AntonioT anno 1534. e crefeiuto in età , cominciò ad imparar l'arte
deì difegno a Delfi: apprefso un., fuo Zio chiamato Hendrick Afsiicmfz Pittore
ordinarlo ; ma che operava bene iti ritratti. Era flato con cfso alcuni anni,quan-
do fentùa la fama , che da pertutto correva di Francefco Floris celebre Pittore
d'Anver-
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A N T 0 N I S M 0 NT F O 0 \T. iji
cT Anverfa, andò a ftare con eflb , ed ra due anni giunfe a flato di molta eccel-
lenza. Tornatofene poi a Montfoort l'anno 1552. s'accasò con un'onefta Donna,
della quale poi non ebbe figliuòli. Partitofi di Montfoort, fé ne tornò a Delft,
dove fece molti ftudj Hèìf arte , difegnando , inventando , dipignendo * e ritraen-
do al naturale ; tanto che in breve s' acqujfìò gran nome , particolarmente nel
dipignere gì'ignudi tanto mafehi, che femmine, e nel fare i panni. In Delfc era-
no di fua mano alcune tavole, ed in Goude una Decollazione di S.Iacopo, la più
parte delie quali nel tempo delle revoluzioni furono rovinate,e guaite. In Vtrecht-
ancora eran tavole di fua mano con loro {porcelli. Vna fua tavola era in eafa
d'una nobil donna d'Konthotft cogli fportelli dentro , e fuori dipinti ; il ài den-
tro della tavola rapprefent'ava l'Aflurtziotiè di Maria Vergine ; nella parte Interiore
degli fportelli era la Natività, con altre ftorie della Vita ài Crifto, e nella parte
di fuori la Nunziata,ed in Dordrecht erano alcune fue belli/lime pitture, che rap-
prefentavàno la Paffione del Signore. Aveva già Antonio attefo molto air arte,
quando trovandoci in iflato del primo matrimonio fenza figliuoli, deliberò di far:
un viaggio in Italia per veder f opere de' gran Maeftri ; onde partitofi al pdttclpio*
d'Aprile dell'anno 1572. fé ne venne 3 Roma; quivi fra V altre cofe fingularifiime
vidde le pitture di Michelagnolo; e come quegli, che talvolta troppo avvezzo alla
pura imitazionejdeluaturale, non aveva formate fpecie eli queir alto modo, con che,
fenza punto difeoftarfi dal vero, feppe quel divino Artefice efprimer fempre il pi»
bello della natura con quel fuo maravigliofo rigirar di mufcoli,c dintorni, egli a
prima vifta non ne rimafe contento: cofa, che attéfta '1 citato Vanmander, cflere
avvenuta ancora; ad altri Pittori ài quelle parti, i quali poi nell'andare ftudiando,
ed oiìervamio quelle grand' opere, come pure anche dovette fare il noftro Ar-
tefice , anno conofeiuto l'impareggiabil loro perfezione. Stette Antonio
fuori di Patria non più che fei méfi, dopo i quali , cioè del mefe di Settembre
dello fteffc anno , fé ne tornò a Montfoort. Di lì fc n' andò ad Vtrccht , dove
moitagli la Moglie , pafsò al fecondo matrimonio , del quale nella ftefta Città
d'Vtrccht ebbe tre figliuoli. FecevìTina tavola ài S. Caterina per Bolduck Città*
del Brabante, ed un' altra , dove figurò la Venuta dello Spiritofl'anto fopra gli
Apoftoh", una dell'Afcenfione del Signore , ed altre ftorie. Era di fua mano in_#
Amfterdam nella Chiefa de' Minori Oflervanti una tavola da Altare , dove fi véia
deva figurata la morte, e fepoltura del Padre S. Francesco, che fu guaita,o trafu-
gata dagli Eretici. In quella Citti fece egli l'ultima fua opera , che fu la Vita di
Giofeffo. Patriarca per un tal Vvolfatt di Byles , ;la quale opera non rimafe dèi
tutto finita. Segui la fua morte neli'anno di fua età quarantanove nella Città
d* Vtrccht nel 15S5. Fu genio particolare di quell'Artefice il dipignere ftorie gran-
di , come tavole ;da Altari, e fimili , nelle quali valle molto , ficcome ancora
neli' invenzione , e rare volte s' applicò a far ritratti. Ebbe gufto colla maniera
del Parmigiano ; ma però tenne fempre quella di Francefco Floris fuo Maeftro.
Fece per eccellenza le mani, ed Ì piedi, e le penne de' volatili con gran morbi-
dezza : accomodò con molta verità i capelli alle tefte de* giovani, e le barbe a*
vecchi; e fu nel bozzare così franco, e fpedìto , che le fue bozze , come più ma-
ravigliofe (quanto 5,1 modo del portare il pennello) erano defiderate al pan dell'o-
pere (tette. Vna di quefte fi trovava l'anno 16*14. in Leyden in cafa di Pieter
H^ygherfen , dove egli avea cominciato a rapprelentare il bagno di Berfabea_,.
Andarono per le ftampe alcune fue belle pitture , cioè il ritratto di fua Moglie ,
ed un Grillo nel fepokro, l3 un* e l'altra intagliata dal jGolizio. Ebbe Antonio
V                                              gran
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151 VECEN. UJclU PÀ%. Il ài SEC. IV. dal 15 60. al 15 7®.
gran numero dì feolari , e tra quefti un tale Adriaca Cluyt Dalckmaer > che ftt
eccellente in far ritratti , e morì nel 1604. Qiefti fa figliuolo d* un certo Pietcr
Cluyt Scrittore in vetro , ch'ebbe anche (iugular maeftna net dipignere armi , ed
ìnfcgne di famiglie. Fu Mio Difcepolo un nobil giovanetto d' una Citta vicina, a^
Blocklanda, che ne' fuoi principi diede granferai di dover -riufeire eccellente nel far
ritratti ,* ma ingannato da una non fo qua! fai fa apprendile d' offa care con tal
virtuofo divertimento la chiarezza de'fuoi natali, defiftè dall'operare. Ebbe*
un' altro difcepolo chiamato Pieter nativo di Delft, che avrebbe più igegnofa-
nicnte operato, che lo fteifo Maeftro, fé l'operar fuo avefle avuta più lunga durata,
fu Antonio uomo pacifico» e quantunque non folle grandemente boriofo nel reftire»
tenne però fempre il decoro dell'arte ,edel!aperfona,ne mai ufcì di cafafenza l'ac-
compagnamento d'un Servitore, come quegli che volle fempre trattare, per quanto
comportavano le fuc forze ,da Cavaliere , com' egli era nato, e vide con fu a fami-
glia eoa bini'ordine, ed economia. E tanto batti aver detto di q'neft' Artefice.
LVCAS.DE HEER E
PITTORE D IGHANT5E POETA
Difcepolo di Framefco di Franccfco Floris ; nato 1534. *J* r 5 84»
S&MÉ}fac$&ACQyE Luca nella Città di Gant l'anno di noftra fallite 1534, fuo Padre
cSB^M^^ ^u k*n de Hecre, il più rinomato Scultore, che fi trovallc ne'fuoitem-
% IfÉPfl^ V1 m mtcala^anc^ra • ^a Mac*rc ^a AnnaSmytcrslodatiflìma Pittrice di
*$r WBgà& piccoliffime , e qua fi invifibili figure , la quale fra 1* altre cofe, come
Rrpr.a*.* y*p attefta in fuo nativo idioma Carlo Vanmader Pittor Fiammingo, dipin-
lZ:
               fé un Mulino a vento confile vclcdiftcfe, e'1 Mugnaio caricod'unfacco
ài grano in atto di falirc fopra le leale per entrar nel Mulino ; un cavallo fotto lo
IteÌTo Mulino con un carro, e gente ,che pattavano appretto a quello, il qual tutto
lavoro fi poteva coprire colla metà d'un granello di grano :cmulatrice in-ciò di quel-
l'antico Mirmecide, che dicefi » che faceva una Carrozza con (ci cavalli, cho
potevano effer coperti con un'ala di mofea . Ebbe Luca i primi princip) dell'arte
«lelDifegno dallo fteffo fuo Padre , il quale oltre alla buona pratica , che vi aveva,
era anche buon'Ingegnere , e coli'occasione del viaggiare , che faceva bene fpeflb
a Namur , e Dinante a procacciar marmi, ed alabaftri per ifcolpirvi fue figure,
conducendo con fcco il figliuolo laceragli disegnare Caftclli, e Villaggi, e varie ve-
dute iu falla Mofa , col qual efercizio fo fece giugnete a far paefi per eccellenza; e
finalmente olTervando 1 progrem* , che nell'altre appartenente dell*arte faceva il
figliuolo , lo mefse a fiarae con Fraiiccfco, di Francefco Floris fuo grand'amico;
quivi feccii egli sì intelligente , e fpedito , che in breve tempo avanzò il Maeftro,
e per lui dipmfe molte cofe , particolarmente alcuni cartoni per le tappezzerie;
che faceva lavorare untai Class Schryvers, che pacarono fotto nome del Maeftro,
l>artito(ì poi da queftafcuola , fé n'andò in Francia , dove per la Regina Madre
fee altri firaìli cartoni, nel quel tempo molto fi tratteneva a fontanablò , go-
denco
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.- LFCAS T> E B E E \E.           153
éendo di vedere le belle pitture , e ftatue antiche , e moderne raccoltevi dalli*
Maefti di que' Re. Tornatotene alla Patria , ed accafatoiì con Eleonora Carbo-
niera figliuola del Ricevitore della Città d'Eeren, fece molti ritratti al naturale; e
perch'egli era di forte immaginativa , col folo vedere , ed oflervare alcuna volta
il vero , ne faceva poi il ritratto in quel modo , che noi fogliamo dire , alla mac-
chia . Fra gli altri fece quello del Conte , e della Conteffo di Vvacken , e d'altri
gran perfanaggi ; e molti più ne avrebbe fatti, fé l'ameniflìme fuc maniere , cj
particolarmente la fua bella vena di Poefia col renderlo loro defideratiffimo , non
gli avéfse tolto il tempo dì più operare , il quale gli era forza impiegar bene fpeflb
in loro convenzione; ben*e vero, che ciò ridondava poi in grande utilità di
Luca pe' molti favori ? regali * e benefit', ch'e* ne cavava. Dipinfe friGhant nella
Chiefa di S. Pietro certi fportelli , ne* quali figurò la Venuta dello Spiritofsanto,
ed in S. Giovanni una tavola , nel mezzo della quale era Ja Refurrezione del Signo-
re , e negli fportelli due apparizioni del medefimo dopo la Refurrezionc ; cioè
alla Maddalena nell'Orto, e a' Difccpoli in Emaus. Portatoci in Inghilterra, ebbe
ordine da un'Ammiraglio di Londra di dipignere pettina fuaGalleria gran numero
di quadri di figure per rapprefentarc tutti i modi di veftire , che per quanto s'a-
veva allora cognizione , s'ufavano dalle Provincie di tutto il Mondo . Fccelo egli,
e quando fu a quella figura , che aveva a rapprefentare l'Inghilterra , colorì una
figura ignuda , che teneva m mano un paio ài cefoie da farti, la quale viddc-i
l'Ammiraglio , e domandò al Pittore ciò che ella rapprefentaffe , al che rifpofe
Luca , averla dipinta per l'Inghilterra , il modo di veftir della quale egli norU
fapeva , perchè nel tempo , che vi era fiato , l'aveva veduta mutare ogni giorno
tm'ufanaa ; e l'averla fatta ignuda ", era per non metterfi in un'impegno d'averle
a mutar l'abito ogni dì: ciò che ella poteva molto bene far da sé fteffa coli'aiuto
di quello finimento » che le aveva fatto in mano . Quello quadro fu fatto vedere
alla Regina > la quale , dopo aver lodato il capriccio del Pittore , difie > efferaj
una gran vergogna , che l'incofianza del veflire degl'Inglefi avefle a porger mate-
ria a' Foreflieri di venirgli a burlare in cafa. Venendo ora alle cofe della Pocfia del
noftro Luca ; dico, eh' egli compofe un' opera chiamata La Vigna della Taffì»ne 3 fecon-
do ciò che ne fenile il Vanmander , nella quale tradufle alcune cofe dal Franzefe.
Diede principio ad un opera in verfi delle Vite de' Pittori, nella quale fi dice,
ch'egli avefle fatta raccolta di gran quantità di notizie ; ed invero a gran ragione
molto fi duole il Vanmander del non eflergli potuto mai riufeire per gran dili-
genza , ch'e* fi facefle , il ritrovarla , per arricchire con efia i proprj ferirti , per
ch'ella farebbe fiata di grande utilità , e guflo agli amatori di queft'Arte . Fu
ancora Luca molto intelligente d'antichità; ed in particulare d'antiche medaglie,
delle quali aveva pieno uno ftipo . Erano tra effe alcuni Mercurj in belle pofiture,
che ruron trovati a Velfcke in Fiandra pretto ad Oudenarde , dove ; per quanto
dice lo fteflb Autore , fi credeva , che gii fofle la Città di Belgis. Aveva una-*
Mummia antichiflìma ftata difotterrata in Zeilandia,la quale era con una fola fa-
ccia avvolta in artificiofìrlìme legature. Confervava ancora un'offo di mafcella umana
di pefo d'ottant'once, donatogli dallo fleflo Vanmander, del quale Luca era flato
il primo Maeftro , il quai' ofiò fu trovato faun Villaggio fra Menkbeke , ed
Ingclmuntter , chiamato il Paefe d'Ammazzagente , con altre offa > e ferramenti
militari degni d'ammirazione . Pervenne Luca fino all'età di 50. anui , e fu la_#
fua morte agli %$• d'Agoflo del 1584.
                                                1 « $1
Va                                      IOS
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15 4 DSCEN. IL della PÀ%. IL del SBC. IV. dal j 5 &>. al 1570;*
1
PITTOR IN ANVERSA
Vifiepolo di
. fioriva del 1570.
V circa Tanno 1570. nella Citta' d'Anvcrfa un Pittore nativo di
Brufselles, il quale riufeì valent'uorno in far paeii a olio, ed a
tempera con molte belle figure. Coftui partito di Fiandra nel
tempo della Ribellione , il tenne a Franckcndael, dove efiendo
conoiciuto per uomo letterato dì grand'ingegno , e d'umore
aliai trattabile , vi fu-fatto del Configli© . Poi portatoli a_»
Vvindrecht-, nel paefe ài Vacs due leghe di Haute d'Anverfa,
fu fatto Predicante della falfa Religione di Calvino, e per lo fu©
modo d'infsnuar quegli errori nella mente degli afeokanti, tra quella gente fu fen-
tìto con gran gufto . Seguì la fua morte circa il tempo dell'afledio d'Anverfa , o
circa il 1583. licitarono poche fuc opere in pittura, ma quelle poche furoiwdagli
intendenti dell'Arte molto fHmate.
SOFONISRA ANGOSCIOLA
»;N0B1L CREMONESE, CELEBRE PITTRICE
Difcepola di Bernardin Campi s
'ELENA, LVCIA, MINERVA
1—.. *s
EVRQPA, ED ANNAMARIA
Sue So
,,-ill
A maggior parte di coloro, che anno prefo a fcriverc fatti me-
morabili di Donne ijluftri , a principio de* lor difeorii fonofi
affaticati iti teller ben lunghi cataloghi delle tante , e tante,
? che in armi, in lettere , ed in ogqf arte più nobile anno per
ogni tempo fatta di loro fteflc gran pompa nel mondo;ma io,
che fo , che non folo non è cofa impollinile , ne anche cofa_,
punto nuova, che un ben coltivato 'ngegno d' una femmina fi
renda in ogni facoltà maravigliofo , ogniqualvolta, tolto da
umili aoplìcazioni, alle quali per lo più vien condennato quel fello, egli fia
nella fua liberta, ed applicato a* buòni iìudj, non voglio con sì fatti rac-
conti.
quelle
?.
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30F0NISM ANGOSCIOLA, E SVE SORELLE. 15?
cónti, de' quali anche fon piene l'antiche , e moderne carte , tediare il mio Let-
tore; ed in quella vece procurerò di render autorevole tale mio fentimento col
portare in quefto luogo quello di due gran lumi della Filofofia j di Platone in pri-
mo luogo , il quale confiderà , che la natura diede al corpo umano due mani e-
gualmente adatte , e vigorofe;e tuttavolta noi in pratica efperimentiamo , che
iolo la delira è quella, che ben ci ferve ad ogni lavoro» mentre la fìnififtra ,qua(ì
ignorante del meftiere , flaficnc , poco men eh' io non dilli, ftupida > e fopita.
Conclude il Fiiofofo ciò non da altro addivenire , che dalla confuetudine , elio
anno quali tutti gli uomini di valer/i della deftra affai più, che della finiftra ma-
no , la qual confuetudine fé talvolta da chichefHa vien pervertita, refta in lui
ogni attività, nonnulla deftra , ma nella finiftra. L'ufo, o non ufo dunque è
quello , che così rari , es talora anche fpeflì miracoli d' alto valore ne fa vedere^
in quel fello , per altro ben accomodato, e difpofto. Conferma finalmente quefta
mia inanima il Padre de' Peripatetici , il quale va cercando ragione , perchè i
Mufici, che prezzolati li portano or qua , or la nelle pubbliche fefte per dilettare
1' orecchie altrui col canto, o fucnoffiano bene fpeflb uomini lafcivi , vani , e di
niun valore , e conclude , eh' efìendo proprio di coftoro il trovarli di continovo
fra' conviti , fra le danze , ed altri piaceri, e mancando loro chi ne* precetti
della filofofia gli ammaeflri , e non mai praticando coloro , che fobriamente vir.
vono , non fanno tenere altra vita , ne altri coftumi di quegli , che anno e vedu-
ti, ed imparati per lungo ufo. Or comunque li fia la cola, dirò, che la Città" di
Cremona , che fempre fu madre dì fpiriti elevati, fi refe nel parlato fecolo più
gloriofa non meno per lo numero, e qualità de* valentiifimi uomini, eh' ella par-
torì alle noftre arti, che per la fama , che corfe allora, per durar fempre , di
fei nobili Fanciulle fra loro forelle , delle quali noi polliamo dire quel , che
cantò il noftro Poeta Tofcano, che ciafeuna per sé era ben degna di Poema chìa-
riflìmo , e di ftoria.
Poco potrò io raccontare delle molte virtù , ed eccellente di quefte Donzelle,'
non folo perchè contento quel lor fecolo , come bene fpeffo avviene , di goderli il
frutto loro lodevoli fatiche , tenneli aitai fcarfo in tramandarne a' pofteri le
memorie; ma ancora perchè effendo già parlati più di no. anni da che elle co-
minciarono a fiorire , gran parte di elle memorie ha divorato il tempo ; che però
mi è flato neceftario il ricavare con lunga lettura le poche notizie , che fon per
dare di loro dagli ferirti di moiri Autori Italiani, ed Oltramontani, Ì quali fe-
condo la fama, che allora di effe correva, più tofto incidentemente, ed alla sfug-
gita , che altrimenti ne ferifsero ; ma in ciò , che mancherà la mia penna , la-
fcèrò che parlino le bell'opere loro, che Fino a quefto tempo fi vedono fparfe iru
più luoghi d'Italia, e fuori,
Nell'inno dunque 1550, viveva nella Città di Cremona un nobiF Gentiluomo
chiamato per nome Amilcare Àngofciola , congiunto in matrimonio colla signora
Bianca Ponzona. Avevano quelli, fette figliuoli, un mafehio ,che fi chiamò Àfdrti-
balc giovane , che riufeì di cosi maturo giudizio, che fin negli anni fuoipiù verdi
fu accettato fra* SS. Prefidenti ai governo di fui Patria. Aveano anche fei femmì
ne » Sofonisba la maggiore, Elena » Lucìa, Minerva, Europa, ed Annamaria 1 nelle
quali tutte erafi moììrato liberale il Cielo di tutte quelle ottime difpòfizioni, che
appena in molti, e molti Iuftri , e ad un folo l'oggetto egli è folito donare ; onde
il Padre , che ciò ben conofeeva , fu affai foììecico in dar loro comodità d'appren-
dere le più bilie arti t e faenze, e le più nobili difcipline , e così alio Audio delle
'r •
                                                                                                   lettere
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I $p DECEN. llJelh PA$± IL MSECJP. ad 155©.*»/ 1570.
lettere volle anche , che s'aggìungefse 1* eccellenza nella mufica: ma quello che
più fa al propofito noftro, è che apparve in quaiì tutte la più bella dote, e quel-
la, che le refe gloriofe finché durerà il mondo, fu l'Arte della Pittura. Incomin-
ciando ora da Sofonisba la più valorofa di tutte, le cui pitture al parere d'ognu-
no , non ebbero invidia alle migliori de' più celebri Artefici del fuo tempo , dico,
che alcuni Scrittori, che qnalcofa diflero di loro , non fenza errore affer-
marono , eh' ella apprcndeffe T arte da Giulio Campi Pittor Brefciano , così
il Va fa ri nella Vita di Benvenuto Garofalo, dal quale vtolfe Raffaello Soprani,
ed altri. Ma affai più ficuro teftimonio mi par»che Haiti ciò y l'accurata penna
d'Alcfsandro Lamo Cremonefe lor coetaneo, che fcrifse del 1584, il quale vencn-
doa-non fo qual propofitoa ragionar di lei, dice , che il Padre fuo la pofe infiemc
con Elena altra fua figliuola in cafa di Bernardin Campi Pittore ( che allora era
molto (limato in Cremona, Milano, ed altrove ) acciò infegnaffe loro l'arte , e
che quefti con modo piacevole ve le introduce , tifando una certa maniera affai
benigna in far loro conofcere gli errori dell'arte fenz'alcuna riprensione ufare , a-»
che invaghitali delle belle maniere di quelle due Vergini la Moglie di elfo Bernar-
dino , per tre anni continui le volle tenere fotto la fua cura nella propria cafa,
nella quale fecero gran profitto:ma perchè foprawenne a Bernardino 1* occafione
d'andarfene a Milano, dove poi fece l'opere, che abbiamo notate a fuo luogo, fu
necefifado alle fanciulle pigliare altra fcuola, e così s'accodarono al celebre Pittore
Bernardo Gatti, detto il Soiaro. Che il Lamo in tale aiferzione non punto s'in-
ganni è chiaro, perchè il medefimo , parlando di Bernardin Campi , non folo fa
menzione d' una lettera , che Sofonisba gli fcriiTe di Spagna , chiamandolo fuo
Maeflro » ma con buona occafione ad altro propofito regiitra nella fua (loria la
Tegnente altra lettera fcritta al medefimo dal rinomato Pittore Franccfco Salviati,
che toglie fopra di ciò ogni dubbiezza.
Mejfer "Bernardino mìo Magnifico.
Se dall'opere > che vegghiamo quì con maraviglia di mane della bella, .
Pittrice Cremonefe vofìr a fattura
5 fi puh fare congìettura del beli" intel-
letto voflro
, che le fete flato AJaefìro -, tanto più poi dal nome , che
*z/acquift»te con le Pitture vofìr e di Milano
5 che fino di qui fi [ente j
Dobbiamo confermarci' neWanimo , che nella gioventù voflra 3effondo
tale
3 avete col valor voflro fopra ogn altro da illuftrare la vofìra Citta ne*
tempi avvenire. Non è dunque maraviglia* fé avendo io per miei negozj
da venire in breve in codefìe parti
, vi mando un poco di fchiz^pdell' aj-
fezjon mia verfo di voi
,• faiutandovi 5 e ricordandovi ,. ch'io v amo
più per il voflro leggiadro intelletto
, e per la fama vofìra 5 che perchè
io vi conofea
, come [pero , e de fiderò di fare con la prefenza 5 coman-
datemi da fratello
? frattanto che io mi ojfero in quanto io poffo 5 e mi vi
raccomando
. Di %oma 28. Aprile 1554.
.         * franccfco Salviati Tittore.
i i                                                                                               L'errore
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SBFONISM ANGOSCIO LÀ, E SVE SORELLE* l$7
L' errore del Va fari in affermare , eh' ella fofle Difcepola di Gfuli0> àia..
non di Bernardino, ebbe a mio credere fno fondamento nel vederli allora di ma-
no di Sofonisba affai fue pitture copiate da opere di Giulio Campi , benché la
maniera di lei , particolarmente ne* ritratti, fia più delicata di quella , che ten-
nero ì Campi, con gran tondezza , ed unione. La caufa dell' errore del Soprani
in feguitare il Vafari, fu il non aver veduta 1*accennata ftoria del Lamo paefano*
e coetaneo di Sofonisba , e 'quefto pure e chiaro , perchè nella nota , che fa il
Soprani degli Scrittori , che anno patlato di Sofonisba , non fa menzione alcuna
di tale Autore, che pure l'avrebbe dovuta fare, fé l'avelie veduto. Sofonisba dunque
cflendofi in quella fcuola molto approfittata nel difegno , e nella profpettìva , ed
avendo fuperate le prime difficoltà , che feco porta 1' ufare i colori , s' applicò»
come a cofa di fuo'particulariifìmo genio, a far ritratti al naturale,e delle prime
opere , che ufeiffero dal fuo pennello ; una fu un quadro , dove ella ritraile al
vivo Afdrubale allora fuo piccolo fratellino , e Minerva fua forella [non oftanto
ciò, che ne dica il Soprani ] e fra V un* e l'altro éfpreflfè la figura d'Amilcare feo
Padre;ed è fama che quefta prima,odelle prime opere fue gli guadagnarle st'gran
credito, che da quel tempo in poi gli furori dati a fare molti ritratti delle prime
Dame, e Cavalieri di fua Patria. Quello quadro nel noflro tempo s'è veduto fra
altre {ìngularnlìme pitture in Roma nel Palazzo di Borghefe nella Itanza detta di
Seneca. Ritrafse poi l'Arcidiacono della Cattedrale di Piacenza, il quale confer-
mava quello ritratto , inficine con un'altro pure mano di Sofonisba fatto alla
fpecchio dal proprio volto, con dimoitraziom grande (lima. Volle poi pafsare
da ì ritratti ai componimenti, e florie; e'fenza punto feoiftarfi dall'e te restio del
fuo bel genio di far ritratti, rapprefentò al vivo in una tavola tre fne tòrcile* due
in atto di giuocare a fracchi , appreflò alle quali fece vedere una Vecchia donna
di fua cafa, figure sì belle , che parevano veramente vive. Or qui per fupplire al
difetto , com'io diceva , degli Scrittori di quel Secolo , che poco , o nulla ci anno
lafciato dì notizia di quante , e quale foriero Topcre , che in quelli tempi andava
facendo quefta nobil fanciulla, e quanto s'andava ogni giorno avanzando la fama
di lei per tutt' Italia , e fuori , tòi'varrò del teftimonio dell' erudìtiffìmo Anibal
Caro, il quale del 1558. trovandofì a Roma m fervizio de' principi fuoi Si-
gnori , defiderofo dì veder cofe belle , e tirato dal nome , e dall'altre ottime
qualitadi di Sofonisba , talvolta fi portò a Cremona , e vificò la fua cafa . Quello
ritornato a Parma , fenile ad Amilcare Padre di Sofonisba , una lettera del*fe-
guentc tenore.
Quefta mia venuta a Cremona è fiata dì paffaggio ? e per vifitar fo-
lamente la cafa di V. $. ma io non mi contento di quefta fola vifita
5 che
•per vedere tutte le maraviglie dejfa^ne defidero ancora la dimejìichezs^y
e la converfazione
. E però avanti che mi parta di Lombardia , mi
sforzerò di venire almeno un'altra volta a rivederla
> e goder più co*
modamente della virtù delle fue onorate figliuole
, e della Signora So*
fomsba fpeztalmente
. E dì qucfto mi voglio contentare fenza volerle
dare altra briga per conto mìo : perché fé bene io fìimo le fue cofe forfè
pili di qualfivoglia altro > non ardìfeo nondimeno di ricercarle
? perchè
appena
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$5 8 VECENJ1 della ?A%J1. ad SEC. IV. dal 15 60. ali 5 70.
appena i Prìncipi ne poffono avere . Ma quando la mìa buona fortuna*
e la cortefa dì V. S. me ne facete degno
, non le poffo dir altro , fé non
che le conoscerei
, & app^ejf° di me fanbbono tenute come cofe preziosi e
nulla cofa defidero più
, che l'effigie di lei medefima 5 per potere in un
tempo moflrare due meraviglie infume
, luna dell'opera , l'altra della
Aìae(lra\ E quejlo è quanto m occorre per rifpojla della fua lettera;
ringraziandola appreffo dell' amorevolezza ^ehe mi moflra
, e pregan-
dola a tenermi per fempre affezionato a lei
, Cj9* a tutta la Cafa fua , &
a [aiutar ciaf uno feparatamente da mia parte
, e con effì intendo ancora
Meffer 'Bernardo,) il quale reputo
, che fa de Ila Cafa medefima per taf-
ezjons che le porta
. Di Parma ali 23. di Dicembre 1558.
Siccome il Caro defiderò ardentemente un ritratto della perfona dì Sofonisba^
fatto dalle proprie mani di lei ftefl'a , così anche l'ottenne , ma appena ne fu ia^
pofTeffo , che cccorfe cofa qualunque ella fi folle , a cagion della quale gli con-
venne'con non poco fuo difpiacere il reftarne fenza, ciò che le fu anche occafione
di rottura con Amilcare ; perchè , o foflefi quello impegnato con perfona d'altif-
flmo sfere di rltirarfi il quadro , o pure con quella aveiTc meflb in impegno il
Caro /cerco fu , che per lui l'avere la pittura , e '1 perderla fu una cofa ftcfla_,»
onde prefo da collera \ tornò egli a fcrivere ad Amilcare la fpiritofa , ma rifea-.
tita lettera , che appreso regiftreremo,
Così fi mojìrano le ciliege a 'Bambini Signore Amilcare , come voi
avete fatto a me del ritratto della Signora voflra Figliuola
5 tre volte
(come intendo) me l'avite desinato
, ed alla fine ora con una voflra
me l'avete mandato
? e ritolto . Mi direte , che ve ne fon parfo inde-
gno
, perche le fue cofe fono da Prencipi, fon contento : m% per quefl^
voi non Vi dovete pigliar giuoco di me
. Io non fono mai (iato ardito di
domandarvelo > e quando voi medefimo m avete ferino
, che i& tarei,
fapete quanto modejìamcnte ve nhorifpojìo
, e che io l'ho più tofio de fi-
derato 9 che rkhicfto
; ma quando me navefie degnato , Meffer IBer-
nardo vi può far fede
, fé faveffi conofeiuto, e ftimato , e fé oltre
'all'Mligo
, che nareì voluto temi-fempre •> io tavejft riconofeiuto fé non
da Principe ^almeno più, che da mio pari. E pur voifleffo avete vo^
luto
'? che lo meriti > e che lofperi, ed alla fine ? che l'abbia . E poiché^
avuto t fa
5 non foperchè v'abbiate rimandato per effo , fé non perche
poca {lima facciate di me
i e meno del giudizio 3 della pania , e dellonor^
<peftro 7 facendomi fror di propofuo mo fmacco talej e forfè che non è
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SQFONISVA ANGOSCIOLA, E SVE SORELLE 159
flato in confetto de miei Padroni, e di tutta qncfla Citta , effendo già
flato veduto da molti
? ed invidiatomi da tutti, Ala quanto alla parte
mia
5 io non me ne curo punto, quanto alla voflra 5 penfatevi voir
che io non me ne rifento per altro
, che per non parere un Oca ; ne per
qucfìo reflerò d'ammirare la virtù di vofira figliuola
3 e voglio anco per
i meriti dì lei aver rifpetto alla voflra imperfezione
. Per rifpofìapoi
dì quanto mi fcrìvete mn vi diro altro •> fé non che vi ringrazio del vo-
ftroprefente con come (ho ricevuto , E quanto alla volontà che dite9
che àvcrefle di mandarmi ancora un Papato
? fé potefle 3 io non mi ma-
raviglio
5 che cpsì grojfamente mi proferiate , poiché le voflrc prof erte non
s'adempiono
; E che i vofiri doni, i quali per le mani d'una Donna
fono sìprezjofi
5 per le vofìre , che fate profetato dì Gentiluomo, s'avvi-
lifeono
? tifi riducono anco a niente State fano» Dì Parma a li 14. di
Luglio
x 5 5 p.
Avanzava/! tuttavia più la fama della valorofa Pittrice, finché pervenutaj
all'orecchie , del Duca d'Alba , egli ne refe informato Filippo II. Re delle Spagne,
ed infìeme il perfuafe a procurar d'averla alla Corte . Tanto vi volle , e'non più
per far sì, che quel Monarca gran Protettore di quelle bell'arti, per mez^o del
Duca di Sefìa allora Governatore di Milano , operaie ,ch'ella foffe chieda al Pa-
dre , (ìccome feguì. Gonofcendo qucfti la buona fortuna , che fi preparava alla
fanciulla , fotto la protezione di sì gran Re , non folo preflò fuo confenfo , miu
egli medefìmo la condune a Milano.. Incominciaronfi quivi i nobilìflìmi tratta- •
menti di quefta nobil fanciulla , con una vifita , che le fece in perfona quel gran
Minifìro dì fua Maefti , ed in tale oecafìone gli lignificò la volontà dei fuo Re ;
dipoi ne5 pochi giorni, ch'ella fi trattenne in Milano , ella per gratitudine kce un
beliiflìmo ritratto del Duca > dal quale fu regiamente ricompenfata . Quindi cf-
fendo gii Itati dati buon'ordini per tutt'il bifogncvole per un'aftu comodo viaggio
lino in Ifpagna, ella accompagnata da due Gentiluomini, e due Dame, fervita da
fei Staffieri l'anno i$5£. fuincamminata verfo Madrid. Arrife il Cielo con beni»
gni influ'flì al viaggiare della Donzella a fegno , che ella in aitai breve tempo ,
e molto profperamente ficonduflfe a Madrid. Ricevertela il Re» e la Regina con alle-
grezza-eguale aldenderio', con che l'aveyan domandata, ed afpcttata. Afle-
gnarongli un molto nobile , e comodo appartamento in Palazzo > e dopo alcuni
giorni di ripofo , fu ella introdotta alle rfanze della Regina , acciò faceiTc il (m
ritratto , che riufej fotnigliante a maraviglia , e tanto macilofo , che più non
poteva defiderare : onde non pacarono moki giorni, che io (tefso Re volle ancor
egli cfser ritratto'dalia {112, mano . In quello fecondo fi portò ella altresì tanto
bene , che il Re per parte di fua ricompenfa. le ailegnò un' annua pennone di du-
gento feudi vacata pure allora nella Città di Milano , Ritraile poi Carlo il Prin-
cipe , ornato d'una'vcftc di pelle di Lupo cerviero-, ed ebbene un Diamante di
valore di 1500. feudi. Moltiiìimi furono i ritratti , fiecome anche l'altre pitture,
che Sofonisba fece in Ifpagna , che non fono a noilra notizia , le quali rendevano
ogni dì più chiara la fama dì m » non folo in quelle parti, ma per l'Italia ancora.
X                                   Correva
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I 6ù DECEN. Il della ?ARJl del SEC AF. dal i y 60. al 15 70.1
Correva gii Tanno .1561. quando la Santità di Papa Paolo IV. defidcrando unJ
ritratto della Regina di Spagna di mano di Sofonisba , volle , che lo fletto Nun-
zio a quella Corona le ne faceiie parola . Élla avutone un ben pronto beneplacito
da quella Maeftà , il Fece , e lo mandò ai Papa accompagnandolo con una ma let-
tera , .la quale , tutto che fi tro^i ftampata iniìeme colla rifpofta diefla nella Vita
di Benvenuto Garofalo fcricta dal Vafari, mi piace notare appreflb, e quefto per
fodisfare al ni io intento , il quale è, che da untolo racconto, e notizia de' fatti di
quefta valorofa Donna polla vedere tutto ciò , che da molti Autori in diverfe
occafìoni, e ad altri propoli ti è fiato fcritto . Il contenuto, della lettera tolto da
verbo a verbo è il tegnente*......
' \ '■                                                                                                                     ;                                        ■"'-;■
Padre Santo.
Dal T^everendijfmo Nunzio di Vofìra Santità ìntefi , eh' Ella de fide*
rava un ritratto di mìa mano della Maefta della 'Bucina mia Signora

E come ch'io accettai (juefia ìmprefa in fingolare grazia 3 e favore ? ha-
vendo a fervire alla "Beatitudine vofìra
, ne dimandai licenza a Sua
Maefta
> la quale fé ne contenti molto volentieri : riconofeendo in ciò la
patema affezione
, eh Vofìra Santità le dimojlra . Et io con f accattone
di quefto Cavaliero glie le mando
j E fé in quefto avvero fodisfatto al
defiderìo di Vofìra Santità
3 io ne riceverò infinita confolazjone . Non
refi andò pero di dirle
, che fé eoi pennello fi potere così rapprefentare agli
occhi di Vofìra "Beatitudine le bellezze dell animo di quefta Sereniamo»
%eina
, non potrìa veder cofa più maravigliofa , Ma in quelle partiy
le quali con l3 arte fi fon potute figurare
, non ho mancate dì tifare tutta
quella diligenza
3 che ho faputo maggiore per ràpprefwtave alla Santità
Vofìra il vero
. E con quefìo fine con ogni reverenda 3 ed umilia le bacìo
i Santijjnm Piedi Di Madrid atti 16. di Settembre l > 61 » Dì Vofìra
beatitudine Vmìiìffma Serva, Sofonisba Angofcìolai
            • »
A quefta lettera rifpofe il Papa nel modo che feguc, accompagnando la rifpofta
con un nobilirììmo dono di moke cofe devote fatte di materie ài gran prezzo.
Plus Papa IV Diletta in Chriftofilia.]i            ;:
Avemo ricevuto il ritratto della Sereni-finta c\ema di Spagna nofìra
cariffnna figliuola
> che ci avete mxniato j. è ci è fiato gratiifimo , fi per
la perfora y che fi ravprefevta
> /.* quale noi amiamo paternamente , tf-j,
tré, àWt &Uri ri fuetti y per la buona Religione y ed altre bellijpme parti
ddtàwm [uq
: e fi ancora per efferefattQ di man vofìra » molto bcni%
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SO FONISI A ANGOSCIOLA>E SFE SORELLE, tèi
e diligentemente » Ve ne ringraziamo ^certificandovi >che lo terremo fra le
noflre cofe più care ì commendando tjueflavoflra virtù, la quale ancora che
fia maravtgliofa y intendiamo pero
y ctìelFè la più piccola tra molte §
che fono in voi
E con tal fine vi mandiamo di nuova la Nofìra 'Bene-'
dizione
. Che Nojìro Signore Dìo vi confervi. Dat. Roma die 15.
OÙobris 1561.
Pochi giorni, dopo ricevè ella una lettera da Bernardin Campii colla quale la
pregava a fargli di fua mano un ritrattto della Maeftà del Re , alla quale ella-»
rifpofe affettuofamentc , chiamando Bernardino fuo Maeftro j fi feusò di non po-
tergli mandar così preflo il ritratto di quella Maefti a cagione di trovarli allora^,
occupata in far quello della Principerà forella del medefìmo Re per la Santità dei
Papa , al quale diffe aver pochi giorni avanti mandato quello della Regina , e_r
flarfi la maggior parte del tempo occupata iti dipigner per effa ; di quella lettera
fa menzione Aleflandro Lamó nel fuo difeorfo della Pittura , come aviamo di fo-
pra accennato . Molti dovettero effe re i ritratti , che Sofonisba fece di fua mano
dalla propria perfona della Regina D. lfabella ; e Vincenzio Carducci Pittore, nel
fuo Dialogo fcritto in lingua Spagnuola afferma , che trovandoli in Bologna di
pafsaggio alla Città di Firenze fua Patria, gli fu da un gran Cavatierc Bologncfc
fatto vedere fra altri di mano della medefìma quel proprio, eh* ella già aveva fat-
to per la Santità del Papa . v r
          ini itob/beh q .
Il concetto , che; ormai univerfalmente fi aveva idi Sofonisba per tutta Euro-
pa, era in chi del-còntinovo trattava còti efsa, cioè a dire nella mente della Regi-
na , e di tutta quella Corte , tanto maggiore , quanto maggiori apparifeono le
cofe da vicino vedute di quelle , che fi feorgono in lontananza ; ed in vero , che
chi vedeva , e trattava con una fanciulla nobile di nafeita , bclliflima d' afpetto ,
graziofa in ogni fuo tratto, e gefto; ehi fentiva il fuo fuaviffimocantare, cdall'óc-
cafione penetrava;.la.fua buona:letteratura , le quali tutte cofe erano cornea
aggiunte di quella virtù, ch'ella pofledeva al pari de' gran Maeftri di que* tempi, ?
dico dell'Arte del dipignere,;uon poteva lafciard* onorarla a gran fegno , e per
ogni modo poflìbile ,* tale fu fempre il genio,del Re , il quale per dare il fuo do-
vere al merito , ed infiememètìtè fermarla per Tempre in Ifpàgna ', non folo fece,*
elezione dì lei per una fra l' aire Darne , che ftavana alla cufìodia dell' Infanta ;
ma dopo.aver ella, in tal carica dato buon faggio di sé , deliberò di congiungerla»
in matrimonio con alcun nobile Cavaliere della Nazione ; ma ciò avendo ella pe-
netrato , fupplicò umilitìentc la Màefta del Rè, che avendo volontàri maritarla,
fi compiacene farlo a perfona d* alcuna Città* d'Icailia , ih the deliberò quel Mo-
narca di compiacerla » e còsi diedela per Ifpofa>ad .uri, Nobile $ chicco Cavaliere-*
Siciliano chiamato Don ^abbrkio di Moncada con dote hqqo, feudi in contaa-
tanti , e le aflegnò uh annuale penfione di mille ducati fépra la Dogana di Paler-
mo per sé , e per quello de' fuoi figli voli aLquale ella àvefie voluto quella lafciare
per teftamento . Accompagnollaunoltrecptx donativi di gioie , .tappezzerie , c«#
nobiliffime drapperie,;E la Regina ancora le fece dono d' una vefte tempeftata di
perle di valore di mìWe feudi. >Éfihàìmèrfte Sofonisbacorf uiiiverfài dolore di tut-
ta quella Corte , e di chiunque aveva conofeiuta la fua fublime virtù , fu eoa*
dotta in Sicilia al fup Spofo , Trattenuefi ella in quelle parti alcuni anni, ne' qua-
li noa lafciò di far pompa dd fuo valore , ritraendo al vivq > inventando , e u-
e
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162 DECEN, nJclUPA^nJet SEC.lVJ4i$6o.d 157*;
Iota conducendo alcune sacre Storie, per lo che era da tutti amata, ed ammirata l
Il Viceré facevale grandi onori, e le ftefie Corone di Spagna ne confervavan viva
memoria , e del contiuovo le compartivano grazie , e favori . Piacque finalmén-
te al Cielo di chiamare a fé il Moncada fuo Gonforte , e così nella mente del Re,
e della Regina fi accefe defiderio dì nuovo averla ; ma ella dc&ierofa di tornarfe-
fene ali* amata Patria Cremona , con moko leggiadri ulEcjfeppe così ben dipor-
tarfi con quella Macftà , che ella fu lafcìata m lua liberti . Onde imbarcatali fo-
pra una delle Galere di Genova comandata da Orazio Lomellino nobil Cavaliere
di quella Città , prefe viaggio verfo Genova , che le riufeì felice , ed in effo ri-
cevè sì cortefi trattamenti dal Capitano ; che afferma Rafifael Soprani, ch'ella_j.
trovandofeli pct effi obbligata , non ebbe altro miglior modo per dargli fegno di
vero gradimento , clic quello di dedicarli fé ftelfa con offerirfeli per ifppfa . Que-
fto nuovo fpofalizi® ài Sofonisba ebbe fuo effetto con pieno concorfo di volontà
della Maeftà Cattolica , la quale a fine , eh'e'fi celebrale con maggiore allegrez-
za , adeguò alla Spofa 400. kndi d'entrata . Ben' è vero , che rimafe ella obbli-
gata di non più tornare alla Patria , ma ftarfene col Marito in Genova , dovo
attefe tuttavia a far opere in Pittura fcgnalatifiìme per Principile gran Cavalieri,
ed al noflro tempori conferva va un fuo piccolo ritratto fatto di fua mano in cgfo
di Gio. Girolamo Lomellino Cavaliere di quella Patria, dove Sofonisba pafsò
un lungo corfodi fua vita , finché ridotta all' ultima vecchiaia , avendo per lo
gran fatiche , e ftudj perduta del tutto la luce degli occhi , ma non già qucila_#
dell' intelletto , ne le belle doti dell' animo fuo , ( le quali ella confervò fempre
nel lor primo vigore ) pagò il comun debito di natura . Fu Sofonisba neir arto
del dipignere /ingoiare » e lunga cofa farebbe il portare in quello luogo tutte lo
lodi, che di ver fi ProfefTori, le diedero ne* loroferitti; dirò folo d'alcuni pochi , II
mentovato Raffaello Soprani, parlando di lei, così ragiona : Ed in vero confef-
far bifogna , che nel ritrarre dal naturale non folo fuperò Sofonisba l'artificio de'
più periti coloritori , ma ugale a quella ài Tiziano fece comparire l'eccellenza de'
fuoi pennelli; perloche invaghisofi delle fue belle doti il Cigno della Liguria D.An*
gelo Grillo , proruppe nelle fue lodi dicendo $ììpq r.. >
Muta Imago fei sì y ma nel loquace
"Z,                Silenzio tuo mille Xtnauì efprimyi ..!• ,m :^^QtZC\^ %K**
& f Artefice 5 e ÌArte orni y e fublimi9
3 m'offri agli occhi il mio Signor verace*
'.;",.,;,
         Che mercè d*un pemel(con. ^ojtràpace<^.^\l ^yj ;.,!'
Zm ■ 'u fo ■' famofe penne).chequi toglie i primi_ -y $ J.:^ :tyfr.co ]\
Preg]
il Àel lmr ^H0 ^° * fublimi v ; ^
Affetti, e i bèicoftmnii onct eìfi prnfe* -
                  .^;
£)uì riceve una 'vita , e due ne dona^
%$
yy;-yy p%$ da Sofomfbd j ed ella due ■'•) y;-: } » f •**«*? ■/'
':.., Da lui> ehrm lui vivereJ|gfama eternai \ ■;'/
' -fio?.':«V., te Armi•(?/a ^vicenda y in cui i aimna. > ;&, \u § ,:•,■.
5 ? ìmir, j? ruita y c gloria y e l'un V altro èomna :
Tanto pm Donna con te grazie Jue                    Anton
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SOFONISVÀ ANG0SC10LA, E SVB SORELLE. 16$
Anton Campi Pittore nella Tua Cronaca dice ; eli* è riufcita tate , che V opere
da lei fatte fi penno scanagliare a quelle di qualfìvoglia Pittore de* più fatnoii>e
rad. Vedafi Giorgio nella Vita di Benvenuto Garofalo , e di Properzia de' RofBa
Pietro Paolo Ribera , ed altri. Ma quello che più fi rende maravigliofo in una~»
Donzella , i\k il, vedere la. franchezza del fuo difegnare , colla quale faceva appa-
rire in carta i fuoi vivacifiìmi, e bizzarri penfieri. Vn di qucfti difegni, nel qua-
le ella avca rapprefentati alcuni gamberi in un paniere , uno de* quali mordendo
un fanciullo, che male avveduto vuole fcherzare con effe, lo fa piangere dirotta-
mente mentre una vaga donna oflerva queir azione , fa da Tommafo Cavalieri
Nobile Romano donato al Granduca Cofìmo di GÌ. Mem. e quefti, come /ì cre-
de, lo donò alVafari , il quale gli dkdQ luogo nel fuo tanto celebre , e rinomato
libro fra altri di gran Maeftri ; ne d'inferior pregio fu reputato un'altro fuo biz-
^arriflìmo difegno , nel quale fece vedere una fanciulla , che burlandoti d'una_»
vecchierella , che Con grand'attenzione ftudia l'abbiccì fopra una tavola da fan-
ciulli, con allegro rifo la fta moftrando a dito.
Fu ancora quefta nobil Donna , oltre a quanto abbiamo detto di fua bellezza,
ornata d'una graviti /Ignorile, e d'una certa affabile grandezza, le quali cofe ag-
giunte all' altre fue doti, particolarmente del fuavifiìmo fuo cantare, la rendeva-
no a tutti venerabie. Per quefte era con ogni onore trattata dalle principali Da-
me di Genova , e vifitata da gran Perfonaggi. La Maettd dell' imperatrice, cho
viaggiava in Ifpagna , paflando per quella "Citta , la volle avere a fc , e feccle di-
moftrazioni di fìraordinaria cortefia , riportandone in dono un picciol quadro di
fua mano . L'Infanta di Spagna fpofata all' Arciduca Alberto , quella , della qua-
le Sofonisba aveva tenuta euitodia in Mandrid , paffando pure per Genova , la_j
volle aver di continovo attorno. Pafsò gran tempo in dolci ragionamenti con ef«
fa; volle eh* ella le faceffe il ritrattole le fece reali donativi ; ma perchè la pk«-
tura alla partenza dell' Infanta non era del tutto finita , ella glie la fpedì dipoi.
Quanto Sofonisba foffe , per così dire, innamorata dell'Arte fua , non è potàbile
il rapprefentarlo ; bafli fol dire, ch'effendo ella finalmente , come s' è accennato,
nell'ultima fua vecchiaia rimafa fen^a la luce degli occhi, ne potendo più opera-
re , guftava dipanare il tempo in difeorrere co'Pittorì delle.diffieoltadi della irìV
definì'Arte ; e dice il nominato Soprani, eh* ella dava loro profittevoli avverti-
menti t e tali ,J che lo flefibA.ntbr.io Vandich fi teneva fortunato'per aver goduta
la dì lei convenzione , e foleva dire d* aver ricevuta più luce'in' e io , eh* alla
lua profefììone apparteneva, da una donna cieca, che dall'opere de'più celebrati Pit-
tori. E tanto bafti di Sofonisba. /!&. 'k *1 1 p'[)
                     ' • vi
Venendo ora a parlare dell* altre fue forelle , dico , che Elena > la feconda, fu
anch' ella dotata d'ogni-virtù , come attefta Anton Catrjpi nella fua ftoria , ma
quefta attenendofi alla miglior parte , lafciati gli applanfi «r.ondanì, fi confacrò
a. Dio nel Monaftero delle Sacre Vergini di S. Vincezio di Mantova , dove tutta
intenta alla religiofa ofìfervanza , ancor viveva nel tempo , ehe fcriffe quell'Auto-
re, cioè del 1584.
                                                                                               * • ^;
Lucìa, la terza, fece da queft* all'altra vita paffaggio .prima dell'anno 156&. •
lafciando di sé nell* atte della Pittura , e della Mufica non minor fama di quello,
che fece poi Sofonisba fua forella. Aveva fatto cortei fra Y altre cofe nella Cittal
dì Cremona un ritratte di Piermaria eccellente Medico, ed uno del Duca di Seifa,
i quali ritratti da' Profeffori di quei tempi ebbero lode di non poter cflere ne pai
vivaci, ne più belli ; e fu concetto comune , che fé morte così per tempo non la
rapiva
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ri?4 DECEN.II. Mie PA^ Il del SEC.1F. ddi 5 6 e. al i 5 jol
rapiva al Mondò , ella sverebbe avanzata anche la ftefla Sofonisba .
Minerva , la quarta, fu etcellcntiflìma in lettere latine, e volgari, ma ancor cffa
nel più bel fiore degli anni fuoi fini il corfo di fua vita .
Europa, la quinta, fu rara Pittrice, e di fua mano fi vedono nella Chiefa di S.EÌe-
na di Cremona due tavole , una d' un S. Francefco fatta con difegno del Campi ,
ed una piccola tavola ad un fuo proprio Altare , dov' ella rapprcfcntò S. Andrea,
che , lafciate le reti, fegue il Signore ; è condotta queft* opera e affai dolce ma-
niera, ma non con tanta franchezza quanto quelle di Sofonisba. Del 1568. mentre
eh' ella era ancora in puerile età , nel qual tempo fu vifitata da Giorgio Vafari,
ella difegnava eccellentemente , ed aveva gii fatti aflai ritratti di Gentiluomini di
fua Patria naturaliflìmi » ed uno fatto al vivo di Bianca Punzona fua madre , ne
aveva mandato in Ifpagna a Sofonisba fua forella , alla quale , ikcoinc a tutta^*
quella Real Corte era estremamente piaciuto . Fu colici maritata a Carlo Schia-
chinello Nobile Cremonefe ; e finalmente cflendo ancora in giovenile età , con-i
eftremo dolore del Marito pafsò da quefta all' altra vita.
Annamaria , che fu T ultima , da piccola fanciullina difegnava beniffimo, e
poi riufeì valorofa Pittrice , maflìmamente ne* ritratti . Quefta fu congiunta ìn_»
matrimonio con un Gentiluomo della ftefla Città , chiamato Iacopo della nobil
famiglia de* Sommi, col quale felicemente viveva neh" anno fteffo , che il nomila-*
to Campi fcrifle la Storia .
Ed eccoci alla fine delle notizie di quefte nobili, e virtuofùìime Dame , le qua-
li da per loro fteflfe , e fenza che noi andiamo a mendicarne gli cfempli, come iok
a principio dicea , fra le carte di tanti, e tanti Scrittori, baftano per far palefe
al Mondo quanto fia vero , che non una, rie due , ne. molte fra le moltiilìme Don-
ne , per altro ingegnofe , pofson far talora nobili riufeite nelle buone arti, ma_»
tutte quelle , che tolte alle fievoli occupazioni ( che per lo più fi dannò a quel
feflò fin dagli armi più teneri, che finalmente altr* idee non fomminiftrano loro,'
che umili, e volgari ) fon pofte nella lor libertà,, ed applicate a cofe {nobili * e
fublimi*             ■■'. *Jp0,":.«, e',:.-             • •::'--' '
-,i;:a:% <-*'ì :lMi'i'J£iV -CU ^h'iu-H^: fruì U -.'Siivi t"~ i»\W:.' .■:•:.; 'M.vv' - :>'/: :"',», ì,<m
Wmmi—H* t'l| jnUM»——»^w^wp"II»^»»^jì»I| i l'i ') '.»«i 1*1 / ■',',"'. .<>«■■ 11 ■ugni'''lui 'm'u' i> li ;'i 1 ■■■■^^■■■^■■■■■^■■■■w^iÉwwwijp {
CRISTOF A NO MÀG NANO
0A PIZZlGHlTTONE, PITTORE
un., r.-.-.n v:\ 1 ft >9^$vffi $fj*(W$[<MMiW; ; ' ,;;3i:\XHls
*':•"..-.'; i; ?".'a ì: ^ £f|.s»-*.' i'-1* '':" -■■■■[':■- ''« - ■■ -: t ':';'L't - ■"'•■ v*'''- * *. i ì 4 * liti..,'-; "ì ,}*'.£. 'i,iyJì'p
" IZZIGHITTONE fortitoo , e beri munito Caftello pollò nelìt
via Cremonefe su la riva d'Adda i partorì anch'etto choLì
quefti tempi un molto nobile, ingegno all'atte della Pitrucà.*
:Queftj fuCriftofanp Magnano , il-quale defiderofo difàrfi va-,
lcntùorno » avendo eohfumati più anni apprettò a diverfi c'ccel-'
lenti Pittori, finalmente accoftatofi a Bernardin Campi, tanta
Ci avvantaggiò , che in etàdi ventidue anni già aveva acqui-
ftato qualche nome , e pofledeva fra gli altri queftO talento,
che col vedete um , o due volte 9 o uomo, o donna > fubito la ritraeva al vivo,
.* '                                                                      e la
Gkv. nella
Vita del
Mar» dì
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C\I S T 0 F A NO Al AG N AN4
c la faceva tanto fimile , che più non avrebbe fatto un'alrro Pittore con'.tenerla**
qualche tempo al naturale ; ma non fu però quella l'ultima delle fue buone^
abilitaci, perchè egli fi moftrava in tutte l'altre appartenenze dell' Arte molto in-
tendente ; onde nonoflante chV forfè così giovanetto , gli furori da te. a fare molte
cofe . Dipinìe in S. Domenico di Cremona alcune tavole da altare , e parte della
volta di S. Abondio de* Padri Teatini, in compagnia d'Orazio da Afola Difcepolo
de" Campi , ed operò ancora nella Libreria degli Agofliniani, Nella Chiefa di S.
Pietro di Cremona dìpinfe nella volta alcune pìccole ftoriettc alludenti al concetto
della maggior tavola, nella quale aveva rapprefentata l'eccellente Pittore Ber-
nardo Gatti , detto il Soiaro , la Natività del Signore. lutali Pitture della volta
ebbe per concorrenti diveri] altri Pittori, cioè il Moloffo , il Tuo Difcepolo Erme-
gi'ldo Lodi-.j il Catapane , ed Andrea Mainardo . Fece Criiìofan© molti ritratti
al naturale , e vedonfi in quelle parti altre fue opere in st\ la maniera del nomi-
nato Moloflò flato fuo Condifcepolo appretto al Campi, Molto più , e meglio
averebb' egli operato , fé morte invidiofa negli anni fuoi più floridi, e nel più
beilo de'fuoi ftudj non 1*averle tolto al Mondo.
GIO. BATISTA TROTTO
5-3
DETTO IL MOLOSSO
P I T T O R E C fi. E M O N | S E |
Difcepolo di "Bernardin Campì.
f^^S^K^^S Molofìb infinite pitture non meno a olio ,-xhp -a- ffefco in Cre-
5^-^ISSC %È£k mona , Piacenza , Parma , e Milano , di maniera vaaa , e ben
colorite, benché tengano un non fo che del duro. Pòlfedè gran
felicità, nell' inventare , e però ebbe a fare moltirltrm difegni
per Intagliatori in rame , Orefici, ed Argentieri. Nel Duomo
di Cremona è di Aia mano una Vergine Annunziata. Ancora nella volta della.»
Chiefa di S. Pietro , incominciata a dipignere da Anton Campi , operò aitai il
MoIofTo ìnfieme con fuoi Difcepoli. Sono fue pitture nella Chiefa di S. AgoUino
de' Padri Eremitani, in S. Elena , ed in S. Agata , e due tavole fece per la Chiefa
di S. Angelo, ed una cupoletta in S. Dinomenico. Abbellì col fu© pennello la Chie-
fa del Vefcovado ad inftanza del Conte Lucrezio Gambata , di cui fu amici/limo,
e per cui lavorò anche in Virola . In Parma nella Chiefa de' Servi è ài fua man©
la tavola dell'Aitar maggiore. Fu quell'Artefice tanto amato da Bernardin Cam-
pi fuo Maeflro , che volle dargli per Moglie una propria Nipote figliuola di Guj-
do Lo cadello, e fccegli donazione di tutto il fuo, ftudio lt cjic &,^irnato il valore
.\i
                                                                                                dir-ù
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*
t $6 VECEN. Il MU PA$, Il del SEC. ìPMl\% 6*0.0/ i jjol
di più di mille ducati. Èbbealcuni Difccpoli , e fra quefti tin tale Ermigildc Lo-
di , che prefe tanto la fua maniera , che l' opere dell' uno bene fpeflb fi cambiano
con quelle dell'altro; maffimamcntc perchè Ermigildo fi valfe affai de* difegni di
lui. Ebbe il Lodi vita breve, ma però lafciò di fua mano molte opere,e fra l'al-
tre alcune ftoriette nella volta della Chiefa di S. Pietro in Cremona fatte a con-
correnza del Pizzighittcne, del Catapane , e d'altri fuoi compagni ; ed alcuno
fue pitture ih àn^ Cappelle in S. Domenico. Sotto la direzione del MoloiTo fuo
MaeRro ayeva anche operato nella volta dcl/a Chiefa di S. Abcndio de' Padri Tea-
tini» ed altrove. Tornando a Gio. Batifta, vedonfi di fua mano molti0ìmi difesni
fatti con penna tocchi d'acquerello con gran pulitezza , e facilita , buon numero
de"quali fono negli altre volte nominati libri del Serenifs* Granduca * raccolti dai
Serenifs. Cardinale Leopoldo di Tofcana di GÌ. Mem. ~
ill*»WmtM
FRAN S> E G I L L I S
M O S T A R T
FRATELLI PITTORI D' HVLST DI FIANDRA.
*VN certo ordinario Pittore di Cafa Moftarc della (letta famì-
h glia del vecchio Giovanni Moftart d'Haerlem, del quale abbia-
mo altrove parlato , nacquero in Hulfl: di Fiandra non molto
lungi da Anvcrfa , due figliuoli ad un fteilo parto , e nel cre-
fcqre feoperfero fra di loro tale fomiglìanza e di corpo', e di
volto, e di gcflo , che i mede fimi Genitori [cofa che rariffi-
me volte fi fa eifer occorfa ] con qualche difficolti diftingue-
vano l'uno dall'altro >• che però facevan portar loro differente
berretta; in fomma erari tanto fimili,che, per quanto in fuo Idioma racconta il Van-
mander Pitror Fiammingo, occorfe una volta il fegu'ente cafo. Entrò GilHs in camera
del Padre per vedere il fuo lavoro, edifawedutamente fi pofe a federe fopra una-»-'
feggiola , *dov* egli aveva pofata la tavolozza de' colori, onde di tutti fecefi
fu' calzoni un* impiaftro . Accortoli dell'errore , fé ne fuggì ; poco dopo giunfe
in camera Francefco ed ancora il Padre , ch'era poco lontano , e veduta-la-ta.vo-i
lo?za condotta in quella maniera , credendola opera di Francefco quivi prefentè,
e non di GHlis > forte s'alterò con efìb ; ma egli; in teftimonio di fua innocenza1
gli fece vedere , che il veftko non era punto imbrattato ; allora il Vecchio man-
dò a chiamar Gìllis per lui gaftigàre , ma Francefco per liberare il fratello , iti
vece eli chiamarlo al Padre , prefe la fua berretta , e con'Wfa da lui fi tornò,-
quaflche intende (Te di pigliar la forma di Gilìis , e faccndofi nuovo, della cofa ,
modrò il vefìito non punto macchiato al Padre , il quale credendolo 1' altro fi-
gliuolo , attribuì l'accidente ad altra cagione. Gìllis adunque avendo grand'indi-
nazione- alla Pittura , fi mefie ad impararla da un Jan Mandyn , chiamato il
Drolmaker , e Francefco provvido di firn il genio da Herty de Blcs, detto per fo-
•wannprac lo Sthififa. Valfe GilUs nelle figure > particolarmente piccole, e Frat>
n,
                                                             "                                  cefeo,
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aPU.ANS, B GìZLlS MÒSTAUT itfj
èefcoy he* Paefi ., e farebbe riufcito anche nelle figure v, ma o fofle per un certo
fuò genio particolare ai Paefi, o pure per infingardaggine, per ordinario fé le
faceva dipignere ad altri . Trovafi effere entrati qucfti due fratelli nella Compaq
gnia d'Anverfa dell' anno 1555. Il povero Franccfco appena avea comincia-
to ad acquiftar buon credito 3 eh' egli di fubita morte mancò > lafciando fra
gli altri un Difcepolo > che fi chiamò Hans Soens , che abitò poi fempre' iti
Italia , e flette qualche tempo a Parma, dove lafciò memoria del fuo valore io*
far Paefi r e figure . Gillis fece inolt'opcre > e fra quefle un Giudizio Vniverfale*
dove ritraile se fteffo con moki amici, Erano di fua mano a Middelborgh in mano
dell'altre volte nominato Vvyntgis una bella tavola , dov'era ritratto il Signore di
Hoboke in atto d'effer ricevuto con gran magnificenza dagli Vomini di Campa-
gna , un Criflo portante la Croce , eduna profpettiva fatta vedere in tempo di
notte , e le figure rapprefentavano la Liberazione di S. Pietro dalle Carceri • Fa
queft'Artefice affai faceto ; ma nelle fue burle troppo capricciofo , e potrebbe^
fare un volume delle,molte baie , ch'egli rapprefentò nelle fue Pitture, le quali
per eccedere 1 limiti del fopportabile , fi tacciono , acciò non facciano efemplo#
Morì codili di buona età Tanno itfor. e giunto all'eftremo difle, che a* fuot figliuoli
lafciava in eredità tutto il Mondo, dove , diceva egli s è d'ogni cofa a baftanza,
purché altri fé la fappia guadagnare . Dolfe molto la fua morte ». dopo la quale*
furono l'opere fue vendute a gran prezzo.
«
<■' 4J. . ,
BERNAERT DE RIYCKE
PITTORE DI COZRRAIE
Fioriva circa 156 r »
P*SS^jffi I quello anno 1561. entrò nella Compagnia «"Anverfa quello BernàrefóJ
; \ cns m cognominato il Ricco > il quale quanto valeffe nell'arte mo-
ra flrò particularmente in una bella tavola fatta nella fua più giove-
» «saa / nile età" , in cui rapprefentò una bella Storia di Criflo portante ia_»
fc*-w5—fi?» Croce , alla qual tavola fu dato luogo nella Chicfa dì S* Martina di
fua Patria. Dipoi migliorò fempre fua maniera» finché nella fteffa Patria fini
di vivere •
                Ék*;
. ■ ■ ' n
LLIS COIGNE
fITTOR D'ANVERSA
Difcepolo di ...«♦..•
G I
N quello tempo pure entrò nella Compagnia d* Anverfa Gillis Coìgnet,ché
flette con Antonio Palermo , Dilettone coftui di feorrcre perdiverfe Pro-
vincie , fi portò a Napoli, e per quali tutta l'Italia camminò ; viddo
la Cicilia a ed in molti luoghi lafciò opere atrefeo di fua mano, ficcome aveva fatto
Y                                        in
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^i DECEN.fi della PAQFtàlSEC.lK dal, IfMapl Sqol
in Anverfa ma Patria . Di lui fi fervi molto Córnelis Molenaer detto il Guercia;
lavorò pp&Riverii.Mercanti , i quali mandando l'opere fue in diverte parti, gli
fecero acquiftare fama u A Terni fra Roma ,' e Loreto lavorò una ftanza a grot*
tefche di bizzarra maniera , e .dipinte pure a firefco una tavola d'Altare, nella-*
quale fu aiutato da un fuo Difcepolo, chiamato Scello , che morì poi in Roma
fui Ponte di Caftel S. Angelo colpito net petto da un tazza con occafion dsuna_>
fefta , che fi faceva con gran luminarie, e fuochi lavorati per la creazione d'un
Pontefice , Partitofi poi Gillis d'Italia , fé n'andò in Arnfterdam, deve operò
affai bene ; e finalmente fi riduffe in Amborgh , e quivi Vanno ieoo. finì di vi-
vere . Fu quefto Pittore pratico in figure , ftorie > paefi , ed univerfalmente iru
©gni altra appartenenza dell' Arte. Fu fuo particolar talento V imitare fplendori >
e lumi cclefti, come anche torce accefe , lanterne t ed altri lumi artificiali. Ebbe
per coftume , come hi opinione d'alcuni, il coprire con pochi, e maeflrevoli
colpi l'opere de* fuoi Difcepoli■> e quelle vender poi per fue . Fu uomo galante,e
4ì buona converfazìone. Ebbe alcuniScolari, frav quali fu un figliuolo di Claes
Pieterfz d'Amftetdam , ch'era affatto mancino * ed un proprio figliuolo, che fi
morì in giovenilc età.
                               . , .. :..
OvpmmbMmkv »ihi"-iim*i Whiiiir....."a1" «miih» mmmmmmyr^#^.<. *ir-Trr i Tln nTiii«imn*»iim.u.ii*i niwp ..hTi nasini......i_i._nfim           i mi i hhHéii- nniin min — - m         i i _
P A R K A SIO MI GH E LE
' •'''■.'' ' v i t r ò k e "'- l ' - '
Dì/cepola di Paol Feronofe * fiqriva del 1570.
IVSCr quefto Pittore, tutto che Difcepelo {tato foffe del gran
Paol Veronefe, uomo altrettanto ricco di facoltà , quanto po-
vero di talento nclKarte fua; ma d'ove quefto gli mancò, pro-
curò di valerli dell' induftria , e così non potendo con belliffì-
me opere del fuo pennello allettare le perfone a provvedere di
quelle , ftudiavafi ciò fare con tener la propria cafa_^
adorna di molte ricche fupellettili, e pitture affai curiofejche
però era da molti viiitato , maflìmamente perchè con tale
©ccafionc era (olito regalare chi veniva a veder le cofe fuc con ' ifquifitìffimi vini,
e confetture, delle quali ftava fempre a tal* effetto ben provveduto > dal che pro-
cedeva » che'coloro, che lo facevano operare, paffando la cofa in cirimonia, me-
glio , e più onoratamente il trattavano nelle mercedi di quello, che per altro
averebbero fatto» Fu familiariflìmo di Tiziano ,|dal quale cavava molti difegni*
che metteva in opera ne* fuoi quadri, ne* quali procurò femprej, giufta fua pof-
fa» imitar la maniera di Paolo fuo Maeiìro. Bipinfe il quadro con tre ritratti de*
Procuratori di S. Marco , che fu pofto nella libreria di Venezia , e molti altri
quadri fece di capricci , e cofe curiofe. Nella Chiefa di S. Giufeppe ad un Alta-
re, che per eflfere flato da fui medefimo a ma devozione eretto, e dotato,fi chia-»
ma il Parrafio , dipinfe la tavola del Salvatore morto, ritraendo fé ftefifo d'piedi
dì Ini in atta d'adorazione , ed alcuni Angeli in Gloria , la qual Pittura fi dice t
che foffe fatta eia lui con difegno del medefimo Paolo Veconele • ■ .
■•*-.— ------                               ------............           DARIO
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fi /■■;>. r*.
D ARIO V AROTAR I
PITTORE , ED ARCHITETTO VERONESE
Difcefolo di Paol Feroncfs ; nato 1539. *& *596-
. N Argentina nobil Città di Germania , vide nel pafiato fecola
nn certo Teodorico Varioter dell' ordine de' Patri?j , che fra
gli ottimi Cittadini di quella Patria , della quale godè i pri-
mi onori per zelo della Cattolica Religione , e della pubblica
utilità , tenne onoratiflìmo luogo . Occorfc poi, che per l'in-
fame Erefia di Lutero , reftando imbrattata la Germania , la
medefima Città d'Argentina , che per avanti del bel nomo
Cattolico lì gloriava , rimale anch' ella infetta di quel veleno
a feeno, che avvalorandoli tuttavia i mali uffici , e le violenze di coloro , elio
avevano fo^gettato il collo a quegli errori , Teodorico , che fempre fermo nei
buon proposto favoriva i Cattolici, fu da quegli Eretici perfeguitato per modo,
che finalmente gli abbifognò quella Città abbandonare . Venutofene dunque irò
Italia , fermò fua ftanza nella Citta di Verona , Di quefto Teodorico nacque mi
figliuolo!, che fi chiamò Tommafo , e di queftoun altro Teodorico, che fu dila-
niato Teodoro , che mutò il cognome di Varioter in quello de' Varotari , e fu
quefti il Padre del noftro Dario, il quale fotto l'ottima difciplina di Teodoro die*
defi all' efercizio delle buone arti, e nelle matematiche fecefi così intendente ,
che applicando frali'altre cofe all' architettura, viriufd uomo di valore; Ma per-
chè fin dalla prima età fu molto defiderofo dell' arte delia Pittura, diedefi a pra-
ticare con Paolo Veronefe , che allora abitava in Verona , dal quale con tale oc-
catione apprefe i principi del difegno ; e perchè Paolo fé ne tornò poi a Venezia,
Dario lafciata la Città di Verona, andoficnc a ftare a Padova , donde bene fpefio
fc ne pattava a Venezia . In quefta Città prefe per moglie una figliuola di quel
Bazzacco , che dipinfe nella Sala del Configlio de' Dieci ; ma dipoi a cagiono
dell'aria , ch'alia fua compleffìoRe non fi confaceva , fé ne tornò a Padova , dove
fece molte opere lodatifsime , e fra quefte nella Sala del Podeftà la ftoria della-,
sacra Lega di Pio V. nel palco della Chiefa di Agata dipinfe Itone della Vita di
Crìfto , e fece alcune tavole pel Rofario ; per la Chiefa delle Grazie,e S.Egidio.
Pafl'atofene di nuovo a Venezia , colorì infieme con T Alienfe il fofKtto de' SS.
Apoftoli, conducendo egli di fua mano i partimenti dell'Architettura con quattro
ftone de' fatti degli Apoftoli . Dipinfe ancora il Varotari molto bene a frefeo ,
e nella Chiefa del Carmine della ftefla Città di Padova fece alcuni Profeti, e Sibille.
Colorì la facciata de'Dótti in Rovigo,dpve rapprefentò quafi ogni forte d'uc-
cellami , e d'animali terreftri. Ad iftanza de Signori Mocenighi, detti delle Per-
le , dipinfe al Dolo alcune danze del lor Palazzo con iftorie di fatti di quella fa-
miglia ; ed e'flcndo buoniffimò Architetto, fece per lo medefimo i difegni de'.par-
timenti de* giardini, delle fonti, e delle piante. Fu ancora fua opera l'archttettu-
ca del Palazzo del Medico Acquapendente in su la Brenta , ed altre Umili fabbri-
Y a                                che.
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ijp VECEN. llMlaPJfttllMsEGi 1F.M%$4ó.al 157©;
che. Fu il Varotari uomo di molta pietd Criftiana, ed all' opere di cariti molto incli-
nato ; onde era fuo ordinano rammarico il non aver forze badanti a far quanto
egli avrebbe voluto in fervizio di Dio , e del .pronlmo , concioffiecofache egli per
varie fue indifpofizioni fé la paflafle fempre fra' medicamenti ,' Venuto 1* anno
I5P5, e della fuacti 5y.trovavafì egli nel foprannominato Palazzo dell' Acquapen-
dente , ch'era fuo Medico , ed in luogo alto affai dipigneva un orìvolo a fole ,
quando improvvifanienteruppei* il primo palco, nel qualatto invocando egli l'aiuto
della Vergine del Carmine , in un tratto fentiflì portare fopra 1' ultimo palco ,
fen2a alcun nocumento, o lefione . Allora il devoto Pittore in fegno di gratitudi-
ne volle tornarfenc a Padova per prender l'abito di efla Verginee portatofi avanti
all' immagine di lei, mentre egli fi ftava in atto di devota orazione ,. fu foprap-
ptefo da àpoplcilla , o da altro qual fi foflc accidente > che lo riduflfe come fme-
morato ; onde follevato dagli amici, ed alla propria cafa ricondotto j crefeendo
tuttavia il male , in brevi giorni fé ne pafsò al Cielo.
—pM*H>——                 ■' I         ■                  '                 III»—>■              Il              11.....■!■■!<               MI II                          11—11         1 |            llllll               II -I «I
TADDEO DI FRANO CVRRADI
Detto Taddeo Battiloro, '
SCVLTOR FIOR E N T I N O
Nato •... fioriva del. •.. %hU iprecetti da Gh:*BatiJlaNaldini.■
'VN Franccfco Curradi, famiglia , che [per quanto fóleva^
dire Fancefco Segaloni uomo celebre nella cognizione dell'an-
tiche Cafe Fiorentine , derivava di Silefia , e Svevia ] nacque
Taddeo Curradi, il quale pervenuto ad eti convenevole per
poterfi applicare ad alcun'efercizio , fu dal Padre pofto all'arte
del Battiloro, che per^ tutto il tempo della fua vita fu fuo me-
ftiere . Ebbe egli però una dote dalla natura d'ingegno così
fabìime , che in ciò ebbe pochi pari nella fua cri ; e fembra
«juafi incredibile ciò , che in tal particolare fu detto di lui da perfori».," che bene il
conobbe , e con lui conversò . Ebbe egli dico una così gran dif porzione ad appren-
der tutte le bell'arti, e tuttociò , che vaie ad arricchire {fumano intelletto , ed
ammaeftrar la mano , come fé tutte iufieme fiate foffero un'arte fola , a cagione
' di che diede egli opera fcliciffimamente alle Matematiche, nelle quali fece tal'
profitto, che nonfolo fi potè vantare di lavorar d'ogni mcfUcre, ma di molti
ancora feppe fabbricare, ed inventar finimenti. Lavorò per fuo diporto alcune liredi
commeflb, quali fapeva beniffimo fonare ; fece targhe , brocchieri, ed altro, di
che alla giornata gli veniva volontà, e bifogno, e fu primo inventore di battere il
rame in foglia. Tali fue belle qualitadilo refero molto caro alla gloriofa memoria
dei Granduca Franccfco Primo , il quale fra gli altri nobilìifimi ornamenti, ebbe
lattài* fuetto dìfapere affai eofe operare colla propria mano fua j di quelle dico,,
che
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>■■ TADDEO DI FRANCESCO CrRgADT.            17*
che aftìo per padre il Difegno. Quefti bene fpeflb teneva col noftro Taddeo fopra
le bell'arti ameni ragionamenti, ed una volta fentendofi dal medefimo lodare psr
taliabilitadi, rifpofe con quelle formali parole: Taddeo fé noi fofiìmo nati figliuoli
d'un qualche Artefice , ci diamo a credere per quel poco dì gnfto , che il Cielo
ne ha dato a varie cofe , che noi non ci faremo morti di fame . A quello Prin-
cipe trovò Taddeo un invenzione d'un lume , o lucerna da portar nafeofa , fopra
la quale non era valuto per interamente fodisfare l'ottimo gufto di lui il celcbra-
tiflìmo Ingegnere Bernardo Buontalentì ; tanto che quel benigno Signore ebbe a
dire un giorno:) Taddeo, chiedete ciò che volete, perchè ci fono a cuore i voftri av-
vantaggi . Fra le tante , e sì belle virtù , delle quali Taddeo fi dilettò, non tenne
l'ultimo luogo la Scultura , e fenz'avere alcuno , che tale arte arduamente gl'in-
fegnaffe , anzi fenz'avere imparato a difegnare , diedefì |a far CrociftTi di legno
d'ogni grandezza affai belli. Avvenne poi, che Batifla Naldinì celebre Pittore.*
Fiorentino, ftato Difcepolo dell'eccellentiflìmo Pittore Iacopo da Pontormo»
avendo veduti i Crodfifìì di Taddeo , il quale ( come quello , ch'era anche per-
fona affai religiofa ) aveva una mirabil volontà , e premura di condurre que' de-
gni lavori perfettamente al potàbile ; Gli mollrò , e gl'impreiìò un cartone,do-
rè lo He fio Iacopo fuo Maeilro aveva difegnato 'un Crocififfo di mirabile fveltez-
za, e grazia, e gli diede {opra di eflfo buontfsimi precetti, Allora Taddeo con_»
offervar quello cartone mutò 1* attitudine a' fuoi Crocififli , e dove quegli, che
per prima fatti aveva , piegavano la telìa verfo il lato finiftro, ed erano alquan-
ta più duri, gli altri poi fece piegare al lato deliro, e diede loro tanta fveltezza,
e tanta grazia , e devozione, che l'eccellente Scultore Gio. Bologna da Dovai eb-
be a dirgli affeverantemente ; Taddeo voi gli fate meglio di me ; ed Iacopo Li-
go^zi Veronefe Pittore, e rinomatifsimo Miniatore teneva avanti di sé uno de'fuoi
Crocififsi, quando gli occorreva di colorirne alcuno nelle fue opere . Tanto può
la naturai difpofizione in coloro, che non fotteraudo i proprj talenti, s'ingegna-
lo d'ufare ogn'induftria per condur tutto ciòjjch* e'fi mettono a fare a fegno di
qualche perfezione. Faceva quelle fue belle Immagini in legname di Tiglio , il
quale,come è noto agl'intendenti di tal meftierc, non è molto foggetto a corru-
zione , è dolce , e Ci taglia , e lavora pulitamente per ogni verfo. Giunfe a tal
grado la perizia di quell'Artefice in tali opere , che in breve gli acquino gran-.
fama > e credito , e da per tutto veniva richiedo di fuoi lavori , tanto che non
celiavano i fuoi confidenti di (limolarlo a farfegli pagar bene ; ma egli , che non
punto era padroneggiato dall' intereffe , niua capitale facea di limili configli , e
per prezzi aliai moderati fecene infiniti. Noi daremo qui notizia d* alcuni de*
molti, che di fua mano fono folamente in Firenze. Neil' Oratorio della Conce-
zione in via de' Servi fopra l'Altare della Cappella di fua famiglia de' Curradi è
un Crocidilo grande, non però de' migliori, eh' ei fa cene , l'ornato di legno, che
contiene effa Immagine , condufle...........Nigetti, quello ftefiò, che fece
il Ciborio di S. Croce , nella parte più alta fono l'armi de' Curradi, e de' Ghin/.
Vn* altro piccolo Crocififìb di mano di Taddeo (lava fu l'Altare della medefima
che per effere flato rubato , e poi ritrovato > fu da' Preti di quella Congrega ri-
polio in Sagreflia . Vn'altro pure grande è nello Spedale delle Donne di Bonifazio.
Vno ne fece al Cavalier Gaddi, che tutto dorato fu poflo nella Cappella del me-
desimo in S. Maria Novella . Vn'altro in S. Croce nella Compagnia di S. Buona-
ventura , di grandezza poco minore di quel > ch'ei fece per l'Oratorio della Con-
cezione ; ed uno ne condufle per lo Sereniamo Granduca Francefeo . Vfavafi
lini ver-
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17* VECENJldM* PA%. llMsÈC. lF.4al i&oM r 5 70;
ttniverfalmente in Firenze in que* tempi, ne* quali non aveva il luffa (per dir così)
tanto fcreditata in alcuni la devozione , come ne' noftri tempi in varj lnoghi adi-
viene , il tenere un divoto Crocififfo accanto al letto j onde il noftro Taddeo a-»
cagione di tal pia confuetudine ne intagliò moltiflìmi per diverfi Gentiluomini,
e tra queflri per la Cafa de' Torrigiani , ed Aleffandrini, come ancora per niu
Frate di S. Maria Novella per fervizìo della Nazione Spagnuola , e per altri moiri,
che lunga cofa farebbe il farne menzione .. Oltre a quaato abbiam detto di fopra,
fi dilettò queft' Artefice grandemente della fcherma . Occorfe una volta , ch'egli
sfidato a fare un'affalto da un'altro tale , gli menò una fioccata così rifoluta,che
gli cavò due denti ; onde s'ebbe a ritirare a Lucca, ma in breve tempo col favore
del Granduca Francefco s accomodò quella briga, ed egli tornoflene a Firenze.
Era molto fludiofo di Dante, e del Petrarca, de'quali fapeva gran parte a_»
mente , ed all'occafìone fi valeva de' detti loro molto acconciamente. Fu, come
òi fopra fi è accennato , uomo molto da bene , ed oltremodo mifericordiofo , e
quantunque egli ; avefle gran famiglia , nulladimeno quando e* non poteva cerL*
altro , foweniva i poveri colle fpoglic de' proprj figliuoli, e fempre ne conduceva,
qualcheduno a cafa per fovvcnirlo in qualcofa. Per la pcnofa careftia del 1590.
prefefi ad alimentare in cafa fua un* intera povera famiglia , colla quale non ave-
va alcun' obbligo , o intereffe di parentado , o altro , ed alla Moglie , che tal-
volta perdendoli d' animo il perfuadeva a penfare a5 fuoi, non agli altrui figliuo-
li, rifpondeva fempre : Dio ci provvedera. Non fi curò mai di godere degli uffi-
ci, che fi danno a* Cittadini Fiorentini , tutto che per lo favore , in che era ap-
prefso al Granduca , ne potefle avere facilmente ; ma tutt* intento a' fuoi fludj,
anzi s' affaticava in perfuadere i Miniflri , ed a coloro , che in tali cariche s'in-
gerivano , a penfare al gran pefo , eh' e' fi ponevano addofso , ed a far bene , e
rettamente gli ufficj loro. Tenne per afsai tempo aperta la fua bottega di Batti-
loro , della quale avrebbe potuto cavare non poca utilità' , fé per caufa delle fue
belle opere di fcultura non gli fofse convenuto il divertirne alquanto il penfìeroj e
fìdarfi moltode' giovani/e con tutto che per alcun tempo vi tenefse Gio. Batifla fuo
figliuolo, egli vi riufeì ài sì poco talento , che a Taddeo convenne il ferrarla af-
fatto. JFecefi una cafa in luogo detto Cafaggiuolo fra T canto alla Catena , e 'J
Tabernacolo del Canto a Monteloro , e fece (graffiare la facciata coli' Arme fua ,
e di Stella Ghinì fua Moglie da un certo Medoro uomo altrettanto pratico in quel
melliere, quanto poco amico d' affaticar/! ncli* arre. Stavafi Taddeo in quella.»
fua cafa aflai civilmente, e con gran pulizia, e lìndura, non avendovi arnefe qua-
lunque fi folte , che beniflìmo accomodato al fuo luogo non fi vedefle. QuefVuo-
mo, che veramente fu virtuofo, e buono ; non lafciò per quello d'effer modefla-
menre allegro,ed era folito dire, che fé e*non fofse la notte, e '1 Carnovale, tut-
te le genti impazzerebbero. Nel tempo della cena voleva in tavola molti lumi,
dicendo , che in quell'oecafione un lume folo lo volevano infìno i Ciechi. Ebbe*»
, della Stella fua Donna quattro figliuoli mafehi, e due femmine. Francefco il primo
fu poi il Cavaliere Curradi Pittore ,'che riufeì uomo di non ordinaria bontà , e-»
pratico nell'arte fua , del quale a lungo parleremo altrove. Gio. Batifla il fecondo,
.che ebbe moglie , e non lafciò figliuoli,- Piero, e Cofimo , i quali fotto la difei-
» plina di Francefco lor fratello attefero alla Pittura ,• Margherita fanciulla, ed Eli-
sabetta , che fu maritata a Francefco Coltellini Bolognefe , che negoziò co' Tor-
naquinci, e Gherardi, poi co'Pucci, poi da per sé medefimo nello Ueflo Negozio.
&i fucilo matrimonio nacque il molto letterato Agoflino Coltellini Avvocato del
Col-
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I
, v 10 0 X I $ f£QE S M AG HE L i7j
Collegio Fiorentino, celebre per ^ tua famofa Accademia degli Apatifti, e per
gli fuoi eruditi fcritti, il quale mentre io quefte ^cofe ferivo vive, e fa vedere al
pubblico tuttavia nuovi faggi di fua odia, e varia erudizione. Tornando oraàTad-
deo, viffe egli fino all'anno
              nel quale^fu tolto al mondo con non poco
difpiacere degli Artefici, e degli Amici.                           , ; .
•________________                                               ■ " '                          -i • •.                            •                                      ' ' 'i<
IOORIS HOEFNAGHELi
PITTORE, E POETA D' ANVERSA
!■■'■■■                                           '■ ■ ' "                                                                                                                - '                                                   • ;•. "Vi l, •:;■
Dìfcepolo di.....fioriva del 15 70.
AGQVE quell'Artefice di molto ricchi Parenti , ch'efercitàyà-
no la Mercatura delle gioie. In fanciullezza fu pollo anch'egli
in fimil meftiere , ch'efercitò molt' anni contro il proprio ge-
nio, come quegli, che fin da puerizia aveva avuta tant' incli-
nazione al Difegno,che tanto nella fcuola , quanto in propria
cafa era convenuto a* fuoi maggrori il proibirgli la carta da_*
fcrivere , la quale (purch' e* ne poteflfe avere) fubito feorbia-
va di figure,ed invenzioni. Di qui avvenne,che volendo egli
pure sfogare quel fuo naturale appetito,non potendo aver carta , difegnava fopra
le mura de* granai, ed' altre ftanze di fua cafa, e talvolta diftendeva in terra del-»
la rena, e fopra quella colle dita faceva quei fuoi capricci, ma con tanto fpirito,
eh* efiendofi abbattuto a vederne alcuni un'Inviato di Savoia,che il Padre di Ioo-
ris teneva alloggiato in cafa , tanto s' adoperò col Padre , che finalmente gli ot-
tenne comoditi, e tempo di poter per fuo divertimento applicare alquanto alla
Pittura, ed anche alle lettere, alle quali ancora aveva tal dìfpofizione, che riufci
poi un buonifiìtno Poeta , e furono i fuoi componimenti molto (limati» Non la-
feiava perciò la folita occupazione della mercatura , per caufa della quale viaggiò
in Jfpagna , ed in altre Provincie . In tali viaggi difegnò alla campagna quanto
vidde di curiofo ; onde vennegli fatto un Libro di Paefi , e Vedute , di Città , e
Calklli , Fonti, Fabbriche , Feflini , e Danze di Villani, le quali cofe poi tifa-
rono in i (lampa col fuo nome , Hoemaghel. La prima opera , eh* e* faceffe co*'
colori, che gli nufcì affai bene, fu una veduta della Città" di Cadis . Torno/Tene
poi in Fiandra , dove nella Città d'Anverfa fua Patria diedefi a dipignere ogni
forta d*animali , e paefi. Giunfe intanto il tempo , ael quale occorfe l'invaiìone
degli Spagnuoli, che jfu chiamata in quelle parti la furia Spagnuola j onde egli
per lo timore di non perdere il ricco capitale di fua negoziazione , il quale conìì-
ileva in gran quantità di gioie di valore di molte migliaia di feudi , quelle tutte
nafeofe m un pozzo fenza far di ciò confapevole altri , che la propria Moglie y ed
una fua antica fante ; ma foprav venendo i tumulti, o fodero le donne violentate
da' Soldati » o altra qualfifosTe cagione , quelle furon ritrovate , ed eflo fpoghato
d'ogni cofa . Dopo tal difgra^ia egli s'inviò alla volta di Venezia in compagnia
del celebre Pittore Habraam Ortelius. Pervenuti in Augnila , furono introdotti
a vedere la Camera dell* Arte del Duca di Baviera, per lo quale tenevano lettere
di rac-
V
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Ì74 VECEN. II.MI* PA^II. del SEC JF. dal i5€0.al i 570;
il raccomandazione, e dòpo aver il tutto veduto, domandò il Duca ad Hofnaghe!, %
te
a forte egli aveffe awto appretto di fé alcuna cofa fatta di fua mano , ai quale
rifpofc.il Pittore trovarfi il proprio ritratto , e di fua moglie , ma che di quefU
non fi (aria voluto privare, ed ih quel cambio offerfe al Duca un'altro quadro »
dove fopra cartapecora egl aveva dipinti alberi, ed animali, richiedo del prezzo,
non volle chiedere cofa alcuna, come quegli, che ficcarne non mai aveva pretefo
dì pàffar per Pittore , così poco , o nulla (limava le proprie cofe ; onde rOrteljo, t.
che ben conofceva il valor dell'opera , volle far elfo per lui la chiefta , che fu di §
cento ducatoni d'oro , i quali di fubìto gli furono sborfati ; ma perchè piacquero %
affai al Duca le fue Pitture , e vennegli defiderio di fermarlo al proprio fer vizio,
feeeglì fubito un regalo d'altri dugento ducatoni limili per far venir quivi di Fian-
dra la moglie , e diede ordini tali, che al ritorno di Venezia del Pittore già ella
era giunta. Nel paffar , che fecero per Roma quefli due virtuofì , volle il Car-
dinal Farnefe aver notizia di Hoefnaghel, e dell'[opere fue , ed j avendo veduti U
due ritratti, avrebbe pur voluto anch'elfo fermarlo a'proprj fervigj, ed orferfegli
per tal'efrctto annu© trattenimento di mille fiorini > il quale egli avrebbe volea?
tieri accettato, s'è non foffe flato l'impegno in che e* fi trovava col Duca , ciò
che a quel Cardinale fu di gran difpiacere, attefochè appunto in quel medefimo
tempo s'era partito dal fuo fervizìo il celebre Miniatore Don Giulio Clovio. per-
venuto che fu r Hoefnaghel alla Corte di Baviera , vi fu fermato con molto ono-
revole ftipendio, al quale s'aggtunfe un annua provvifione, eh'egli ebbe per lo
fpazio d'otto anni interi di dugento fiorini d'oro , cioè quattrocento Franchi dal
Principe Ferdinando d'Infpruch , per il quale dipinfe piccole figure di buoniflìma_*
maniera , ed un Mettale con gran quantità di florie » che a chi lo vedeva , non
pareva poflibile , che in una fola vita d' un uomo fi poteffe tanto fare . Finita^
ch'egli ebbe quell'opera , e confegnatala a Ferdinando, ne riportò in ricompenfa
duemila corone d'oro , ed una collana, che cento ne valeva . Fece poi perTlm-
perador Ridolfo quattro belliflìmi libri, uno di quadrupedi, uno di rampanti,
uno di volatili, ed uno di pefrì, per li quali ebbe mille corone d'oro , e per avanti
aveva fatto un belliflìmo libro di varj, e bizzarri efemplarì di lavori di drappi,
cofe tutte , che in lor genere furono ftimate degniffime da vederfi ; e quindi av-
venne , che io fteflo Imperador Ferdinando Io'volle poi con affai buono ftipendio
condurre al proprio fervido. Poche opere fue fi viddero andar per le mani ài par-
ticolari, e private perfone. Solo aveva l'anno 1604. un tale Iaques Razet inAm-
ilerdam un fuo belliilìmo quadrettino. In ultimo trovandoci ormai quello Pittore
fazio, anzi molto infaftidito della Corte , parendogli d'effere flato foggettoil
tempo fuo, e desiderando ormai alquanto di libertà, fé n'andò a (lare a Vienna,
dove in età di cinquantacinque anni, l'anno 16©©, pafsò da quefta all' altra vita,
Fu quell'Artefice uomo molto da bene, d' animo generofo , ed ottimo parlatore,
applicò agiijfludj della Poefia, ed ogni mattina per ordinario levavafi affai per tem-
po , e fi metteva a comporre . Della lingua latina fu così pratico, che tenendo
qualsivoglia libro latino nelle mani> quello leggeva sì preflo, e correttamente in^,
Fiammingo idioma , che ognun fi credeva , che il libro foffe Fiammingo. Rcftò
dopo fua morte un fuo figliuolo chiamato Jaepes Hoefnaghel, che nell'arte del
Padre riufe? aflaj efr^rtoj
                                          : "
-
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. \ 1 0 0 S D E .VV I N G E'E N           17$
IO OS DE WI-NGHEN
PITTOR DI B^VSELLES.
Fioriva del 1570. Difcepolo dì?'.... *. «dto 1541. *J* Idoj.
V il natale di quell'Artefice l'anno di noflra fallite. 1541. Atr*
refe alla Pittura , e fattovi qualche progreflò , fé ne venne a
Roma , dove in fervizio à\m Cardinale quattro anni fi trat-
tenne , e dipoi fi portò a Parma a' fervigj di quel Sermiflnno
Duca . L'anno 1584. venutagli voglia eli tornarfene alla Pa-
tria , lafciò in Tuo luogo a quel Principe ilfuo buon Difcepolo
Ottavio di Vreen. Giunto a-Brufelles , nella Chiefa di S.GuIa,
o come altri dicono , in quella de* Frati della Sporta , fece
uni tavola , dove figurò la Cena del Signore {limata la miglior opera , che ufeifie
dal Tuo pennello . In cafa del Dottore Meffer Jan Myftens era un fuo quadro ,
dov'era dipìnta Dalida, che taglia i capelli a Sanfcnc, ed un'altro della Con-
verfione ài S. Paolo era appreffo ad altro Cittadino di quella Patria . Dipinfe ia_#
una tela la Provincia della Fiandra opprefla dalle guerre , la quate'rapprefentò ìn^,
figura d'una femmina ignuda polca a piedi d'una Montagna, ed incatenata ; fo-
pra la di lei tefta fece vedere volante il Tempo in atto di feioglier le {uè catene-»
per toglierla a quel mifero flato ; appreffo era la Religione colla Sacra Bibbia nelle
mani , che da un uomo armato , che rapprefentava la ferocità" de* fuoi Nemici»
veniva empiamente calpeftata. Si viddero ancora ài ha, mano due belle florie,
dóve di divina invenzione egli avea dipinto Apelle , che ritrae' la bellifiìma Cam-
pafpe . Vn di quefti quadri pervenne in Hannau Città quattro leghe lontana a_#
Francfoort in mano di Daniel Forreau Mercante, che fu molto amatore di quell'Arte,
del quale pure fu il quadro della Fiandra liberata dal Tempo. V altra ftoria d'Apeilc
ebbe F Imperadore ,* appreffo un Dottore di Firaucfocrt erano pure di mano di
coftui un' Andromeda ; e più ritratti al naturale . Melchior Vintgys , più volte^*
nominato , aveva in Midelborgh una ftoria dove fi vedeva la morte di due Amanti
in atto difonefto ammazzati, ed in Amfterdam appreffo Cornelio Voort era uru.
dio bel quadro , dove Ci vedeva la, Giuftizia difefa dalla Tirannia per opera dell'In-
nocenza. Sono ufcite alle ftampc molte invenzioni diioos deVvinghen ; tali fono
un Banchetto di notte con mafeherate ; la ftoria quando il;Signore comanda, che
fien lafciati venire a*hii i fanciulli; ed alcune carte degl'inganni delle donne . Morì
queft'Artefice m Francfoort Tannò 1605. lafciando un figliuolo in età di 18. anni,
che fi chiamò Ieremias,affai ben'introdotto nel colorire, che attefe all'arte ap-
preffo a Francefco fiadens in Amfterdam . Avrebbe potuto il Vvinghen affai più
tempo impiegare in fare opere di Tua mano, fé non fofie flato da natura inclinato
tanto al conversare .., con che bene fpcfso confurriava. jn difeorfi il più > e 'I migliore
fuo tempo •
%                                      P.F.CIO,
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P. F. GIO. ANGELO LQTTINI
m ;»«
^S* E - R V I T À
Dìfcepolo di Fra Gio. Angelo Montorfolì Scultorei nàto i J4P-tj& 1622.
■                                                                                     ....                                                                                                                                                                                                                                                                                                    '■■■■'■.                            .«tìlftì»
'.-;
RA i Difcepoli del celebre Scultore Fra Gio. Angelo Montorfoli
fu ancora Lionetto di Benedetto. Loccini Fiorentino. Quefti
da fanciullo, come che fofle non meno alla perfezione della
vita , che all'efercizio dell'arti noftre inclinaro , vefìì abito
Religiofo de1 Servi di Maria nel Vcnerabil Convento della.*
Santitiìma Nonziata di Firenze , e gli fu dato il nome di Fra
Gio. Angelo. Attefe di propofitó alle lettere , nelle quali
fece gran profitto. Fatto Sacerdote (agli 6. di Gennaio r 57*.)
diftefe un bel Comento fopra la Canzona del Petrarca, che comincia. Vergine bella,
$bedi Sol vejlìta
.Scelfe ottanta de'maggiori miracoli operati da Maria Verdine
nella Sacra lmagine della Nonziata, e diedcgli fuori,fiecome ancora altre fue com-
pofizioniin ver/i,che vanno per le ftampe. Non per qttefto abbandonò del tutto l'ap-
prefa arte della Scultura , concioflìecofache molte figure conducefse di terra cotta,
cioè ritratti di Beati ài quell'Ordine, ed altre per lo Convento ài Pifloia,per quello
di Cortona > e di Firenze , ed in qucfto kce una figura d*un Crifto morto , cheto;
pofto fotto l'Aitar Maggiore, ederan foliti quei Padri deporlo in mezzo diChiefa
il Giovedì Santo . Nel Capitolo è di fua mano una Pieci ; per la Cappella dell' Ac-
cademia del Difegno fece una delle ftatue a federe in una delle Nicchie , cioè un_
David , la qual figura ebbe ma fine a cagióne di caduta. Efsendo finalmente
4wefto buon Religiofo pervenuto quafi all'età decrepita , rimafe cieco , ed avendo
con gran collauda , e raflegnaaione nel Divino valere, per pin anni tale infortuni»
foppòrtato, agli 23. di Settembre del 1^2^. in età 4'ottaac'aniii, refe l'anima
alfuo Creatore.
DECEJ^
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i77
2SWW <$& w n^ t»r *# a
DELLE
NO T I ZI
DE' PROFESSORI DEL DISEGNO
DA CI M AB. VE IN Q^V A.
LIBRO PRIMO
DEL DECENNALE ILI.
DE LL A PARTE II. D E L S E CO LO IV.
DAL MDLXX <-^ L M D L X XX.
lP^wr''™"^"i
IACOP ODA EMPOLI
PI TTOR FIORENTINO
VìfcepolodiTQmmtfod*San Frmno,• natocirca 15 5 4. *f*i^40. .
V nella Città di Firenze un Cittadino chiamato Ch inrnti
da Empoli, credo, perdi' egli, o altro ho antenato,
avefle tratta origine dalla Terra d'Empoli in'Tofca-
na j quindici miglia dittante da cfla Citti di Firenze
Era il (uo mefliere il Fondaco , e faceva mercanzia*
di quella fotta di panni , che per ordinario ù fabbri-
cano in quella tTcrra.Coftui alla fua morte lafciò
due figliuoli, uno, che-fi chiamò Tommafo , il quale
avendo in breve tempo data fine alla piccola parte,
che gì, era toccata di (no patrimonio , già ridotto
awrU ,          ' :n " aJ1 eltremo , fé n andò a Metfìna , e la oatria mn
««rlopcriutodijOU, avrebbe™ anche del tatto perduta u£wHftS£S|
* "*                                               dopo
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178 z?£c£ìv^^
cbpo molti anni comparve a Firenze un Tuo figlinolo chiamato Simone , che iaJ<
cafa detto Iacopo, ed alle fiie fpefe , fenz' impiego , alcun tempo dimorò , e poi
.iiìorendolafciòuiì figliuolo chiamato .'Girolamo, che vive al prefente. L' altro fi-
gliuolo di Chimenti |a. il «offro Iacopo, che a-tcefe alla Pittura nella fciiola di
Tommafo dà S. Feiano , e ruifcì così valente , eh? merita , che di lui , e deli* ó-
pere fue facciafi onoratiilìma memoria. Diede fi qnefti di gran propofito'agli ftu-
dj del Dileguo , e fa fuo colturne fin da' primi anni di faa gioventù andare a
linciare m di ver/i luoghi della hoftra Città le beiliillme opere d' Andrea del Sar-
to , e con grand'applicazione tante ns dileguava, quante gnene potevan mai da-
re alle ma ni, ma particolarmente quelle del Qhioltro piccolo della Sanufs. Nun-
ziata , d* onde avvenne, cjble's'affezionò tanto alla maniera di quel gran Maeììro,
cH*eg!ipoi ritifèhino de* .più cfquifiri copiatori dell'opere diluì, che lo fi e flato mai.
Soleva, fatto vecchio, raccontare, che del difegnare, eh' ei faceva da giovanetto
la fìoria della Natività di Maria Vergine in efib Chioftro , venendovi a fu a devo-
zione Lucrezia allora di grave età" , fiata Moglie d'Andrea, H fermava qui-
vi con gran piacere a vederlo operare,e andavagli accennando i ritratti, che fono
in quella ftpria itati cavati al naturale dal volto lei medefima, difeorreudo col
giovinetto (forfè non fenza lagrime) del tempo , e luogo, ed altre circoftanze del
fuo (tare al naturale al Marito quando gli faceva. Venendo ora air operedell" Em-
poli, dirò parte per quanto io mode-fimo ho veduto, e riconosciuto, e parte pei:
notizia avutane da Virginio Zaballi Pittore flato fuo Difcepolo,il quale eflendo en-
trato nella fcuolà di Iacopo fino del 161 j.eftarovì circa a quindici anni, molte cole
raccontava , o da se fieno vedute, o dal mede/imo Iacopo udite. Primieramente
egli dopo aver diti in fua gioventù gran faggi di fuo valore, fu adoperato nell'o-
pere più cofpieue , che occorfero fari! alla giornata d* ordine de*' Serenrifimi ìHj
©ccafione di maritaggi, ed altre , come raoftrauo le belliffime pitture, che il veg-
gono di fua mano /tali fono la gran tavola dello Spofaìizio della Regina di Fran-
cia polla nel Salone di Palazzo vecchio ,. ed altre nel Real Palazzo de* Pitti, poi
perle felicifìi ne Nozze deirArcidueheua Maria Maddalena d'Aulina molto s'adoprò
ne' chiari feuti , che Ci fecero negli Archi trionfali , ed altri pompofi apparati;
k€Q anche ne* primi tempi per la Compagnia annetta alla Chiefa di Santa Maria
de3 Frati dell'Ofiervanza mezzo miglio di là dalla Terra d' Empoli in ai la ftrada
Pifana > una bella tavola dell'Afi'unzione di Maria Vergine. Ycd^fi ut Ila Madonna
dell'Impruneta un'altra tavol'a , dove è Chrifio quando chiama S. Pietro dalla-»
barca, ed è ftimata delle pia belle cofe, ch',ci facefse ; una d' unaJMadonna. con
due Apoltoli nella :C.hiéfa di S. Tommafo in Mercato vecchio ; per una Chiefa di
Vifìoia fece una tavola d'un S.Carlo, che rifufcita un bambino. L'anno 1605. pc"
nobili uomini Pellegrino , ed Aleffandro Brunaccmi per la lorCappella,ch'è dietro"
al Coro della SS. Nunziata, da una delle parti laterali fece un quadro d9 tè Crino,
che da le Chiavi a S* Pietro.- Nella ftefla jphiefa nella Cappella de- Palagi, eh' è
la prima ali* entrare da man deftra , è d? fua mano la tavola di S. Niccolò . A
Prato mandò una tavola d' un Dio Padre con Gesù Cnfto, e la Vergine S.; Lucia,
e S. Caterina;, per una Compagnia in S» Niccolò oltr'Arno fece una tavola d* un
S. Gio. Batifla in atto di predicare ^ed è opera delle fue mani il S. Iacinto,ch'è
iniaccia del pìlafìrò; in S. Maria Novella rimpetto ai famofo quadro del 5. Pier
Martire del Cigoli ;; dipinfe ancora per la Cincia di .S.Michel Vtfdommi la tavola
dell' 'Altare-del Santtìfimo -, dove e L'Aflunta; Per la; Compagnia di §? Benedetto
Kukq:à lopra. la Fpjxausli* interior parte un belliiEmo quadro di Maria Ver-
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1 AC 0 P 0 V A E M P 0 L 7.         175
ghie Affittita fatta da lui Tanno itf'12» ed io trovo , che gli fofsero pagati cento
jcudi. Per la Bad*a di Certofa dipinfe due tavole di circa fette braccia » in una
delle quali è 1' Orazione del Signore nel!' Orto co' trej^ifcepoli dormienti ; o
neir altra la Trasfigurazione co* tre Apofìoli » con typkè > ed Elia. Colori
ancora per li medeùmi Monaci cinque quadri di figure > entrovi copie del-
le cinque fiorie , che dipinfe ; a frcfco nel Chioftro Iacopo da Pontormo*
cioè 1' Orazione dell'Orto , il Signore avanti a Caifa , il Portar della Croce , la
Depofizione ; e la Refurre^ione : è di più in fimi) quadro copia della tovola del
Signore co' due Difcepoli Cleofa, e luca: fatta pure dal Pontormo nella Cap-
pella di S. Giuliano. Avea Michelagnolo di Lionardo Ruonarruoti, Pronipote del
gran Michelagnolo, già dato fine alla fabbrica di quattro belle ftanze nella [uLi
cafa di via Ghibellina, contigue a quelle appunto , che furono abitazione dello
ftcflfo fuo gloriofo Antenato , deftinandole per una bella Galleria , ed avendo de-
dicata una di effe ftanze alia memoria de' fatti tant'uomo, volle, che da' pri-
mi Pittori . che averte allora la noftra Citta' , foflero dipinte diverfe fiorie per
cffervi affili? al muro con nobile fpartùnento , ed ornato ; onde all'Empoli toccò
a farne una , che al certo ha luogo fra le più belle. Rapprefenjò egli quando
Michelagnolo fa vedere a Leon X. il belliilìmo Difcgno da sé fatto della facciata
della Chiefa di S. Lorenzo di Firenze, detta 1' Ambrofiana Bahìica > e quello an-
cora della Libreria , e Sagreftia nuova , al quale poi dal Cardinal Giulio de* Me-
dici, che fu Clemente VII. con univerfale applaufo d'Europa tutta fu data efecu-
^ion;. Sopra la Pittura è la feguente infcrizione. In Divi Laurentij .AEdhim fronte
Leonis X. exorn.vida in Medicea Sacello, & Biblioteca infìu Clementi* extruendis, eam
njem$&tis formatti arte, mannaie expreffit ,quàm nullus
, cogitatone3~pel mente concepir.
Fin qui l'opera pel Buonarruoti. Per Lorenzo Antinori Gentiluomo Fiorentino
dipinfe un quadro da camera dello fpofalizio di Sarra, e di Tobbia. Per lo Mar-
chefe della Rena fiorie della creazione d'Adamo, ed Eva. A'Cappuccini di fotto
mandò una ma tavola di S. Franccfco ,che ricevete Stimate , e una tavola d'u-
na Nunziata. Vna fimil tavola colorì per la Cappella degli Strozzi in S. Trinità ;
ed un' altra Nunziata affai bella dipinfe per la Chiefa di S. Procolo. Per la Gì.
Mem. del Cardinal Carlo de* Medici dipinfe per lo Palazzo detto il Cafino da San
Marco, una ftoria d'Apollo , e di Mida. Per la maggior Ckiefa di Livorno per
la foiiìtta colorì la tavola della B. Vergine , che porge a 5". Francefco Gesù Bam-
bino. EN di fua mano nella Cappella del Santifs. Sagramento di S. Marco de' Fra-
ti Predicatori, un gran quadro dei facrifizio d' Abramo , fatto a concorrenza del
rallignano , e d'altri gran Pittori di quel tempo, per Giuliano Serragli Gentiluo-
mo Fiorentino. In cafa gli Eredi del Marchefe Ottavio Pucci è di fua mano un bel
quadro in tavola di figure di circa atre quarti dibraccio, dov'è il Battefimodi Cri-
fìo. Molulfime poi furonle tavole, eli* eì mandò fuori in diverfe Città» Cauelli»
e Villaggi della Tofcana, tra le quali merita degno luogo una tavola, nella quale fi-
gurò S. Gio. Gualberto Fondatore dell'Ordine Vallombrofano , quando per Gesù
Crifto donò il gran perdono al fuo Nemico , e fervi quella pittura per adornare
una bella Villa in Val di Pefa , luogo detto il Poggio a Petrpio , la quale per-
venne in Vincenzio di Pierfrancefco Akfiandrini Gentiluomo integerrimo, ed ami-
co dì tutti i Profeffori delle buone Arti , o/egli dipoi bene fpeito portatidofi con
Maria Strozzi fua Conforre, e figliuoli, fu folito, fin eh' e' viffe , trorar fue deli-
zie, erìpofo. Ha luogo quefta tavola per entro la Cappella della mede/ima Villa,
che torna appunto fotto una granTane* avanzo.deli'anticoCadclio di Petroio j ed.
è CJB.C-
/
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Wo DECEN. UldellaPA%.Il.delSECdV.Skl1570.*/15 So.
è'quefta una delle antiche Torri de* lottèringhì, da* quali fono uTciii quei del
Riccio, e che credefì efler dikefì da Ruffi , già Signori di elio Cafìcllo , Conforti
écì medeflmo Santo. Cosi tuttavia per mezzo delia pietà delle perfonc ài quella
Gafa Aleffandrini guidamente gli vien refo in efsa Torre il culto, e la Tenera-
aionc di Santo , mèntr* egli lafeiando il Mondo , e dandofì a Dio , rinunziò agli
oflcquj, ed agli onori di Signore che quivi folca ricevere da' fuoi fedeli. Tornando
ora ali* Empoli , egli fece in Firenze per privati Cittadini molti quadri d'Imma-
gini di Maria Vergine con Gesù , ed altri , che lunga cofa farebbe il raccontare;
fece ancora affai copie d'altre Immagini di Maria Vergine di mano d'Andrea del
Scarto >c più volte cèpiòla tanto famofa del Tabernacolo, eh* è fuori della Porta
apft'nti , che per difenderla dall' ingiurie de' tempi , ed infieme darle il dovuto
pregio , meritava , che fé le facefle attorno una coperta , o cufiodia d'oro , c-#
pure oggi ;per poca cura , che n' è ftata avuta , già con difpiaccre univerfile
cte'gl* intendenti è quafi giunta all'ultimo dio fine. Fece anche affai copie del Sal-
vatore di mano dello fteflb Andrea , che in un ricco Tabernacolo tengono i Padri
Serviti fopra -1" Altare della Santifsima Nunziata ; ancora copiò una tavola-»
di mano d* Andrea , eh' era in una Compagnia , che fi ranna da Sant' Am-
brogio , la qual tavola fu comprata dalla GÌ. Mcm. del Cardinal Carlo
de* Medici, ed in luogo di quella , vi fu pofta la copia. Similmente una Nun-
ziata del medefìmo , che era alla Badia di San Godenzo comperata dallo
fiedo Cardinale , ed oggi è nella Tribuna della Real Galleria di S. A. S- e nell' an-
tico fuo luogo è la copia di mano dell'Empoli. Erano ^ià nella Chiefa della San-
tiflìma Nunziata per entro la Cappella de' Billi fotto 1* Organo vecchio » tre pic-
cole tavole di mano del gran Pittore Fra Bartolommco di S. Marco , che in una
fopra l'Altare la Refurrezione del Signore , e nelle due laterali erano due Profeti,
delle quali eflendofì forte invaghita la GÌ. Meni, di Carlo Cardinal de' Medici per
defiderio di collocarle nella Cappella terrena del Palazzo di fua abitazione , detto
il Ca fino da S. Marco , trovò modo d'averle, ed avendo ordinato all' Empoli di
farne le copie , quelle furon pofte nel luogo , ove per avanti erano gli originali,
e vi fi veggono fino al prefente tempo ; rie è da tacere , che dopo che,!* Empoli
l'ebbe del tutto ridotte a fine , piacque a quel gran Principe d' avere a se divedi
valorofi Pittori, da' quali forono ammirare ; ed uno ve ne fu , che domandato
del fuo parereyrifpofe a queir* Altezzajche fé fopra a ciafcheduna copia fofiero fiati
meni due teftoni Fiorentini , e poi foiTe Rata data a lui reiezione per sé o delle
copie, o degli originali, egli avrebbe di buona gana prefe le copie , e gli origi-
nali avrebbe lafciati ad altri: con che volle mofirare di credere, che dagli originali
alle copie, febbene erano fiate condotte dal noftro Iacopo, non era alcuna differenza;
furon poi le tavole del Frate, doppia morte del Cardinale, trafportate nel Palazzo
dei G. D. a' Pitti ; e veramente l'Empoli in quefto del copiare coffe d'Andrea fu Ango-
lare per Io granà*an%to,ch*cgliebbefempre all'opere di lui. Era nella Chiefa di San
Michele Vifdomini, Monaftero de' Monaci Celerini, una Cappellata prima a mano
deflra entrando in Chiefa di quegli della famiglia de' Fiorini ,'uno de' quali depo
aver fatta all'Empoli abbozzare una gran tavola della Natività di - Grido, erafi fra
éi loro commeffo ; onde non eilendogii reitati danari, la tavola fé ne fìava nella.
ftinza del Pittore così abbozzata fenz'altro più. Defìderava l'Abate d'averla^,
finita , e domandava a Iacopo , perchè non le dava fine : Rifpofc Iacopo , che li
ragione era, perchè e* non aveva avuti quattrini. L'Abate poco efperto del modo,
che teneva l'Empoli in farli pagare, ch'era di farfi dare il danaro innanzi, fcV
non
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/ A C 0 P 0 D A È M P 0 L I.          ili
non in tutto , in gran parte , gli replicò , che allora egli averebbe avuti ì cpaf*
trini, quando egli avelie finita la tavola , e quando egli non 1 avefie voluta finire,
averebbe oprato, ch'e'la finire per for^a: A quefto rifpofe KEmpoli : Or fappiare
Padre mio, eh1 io non la finirò mai, finche viverete voi , e sio morrò innanzi a
roi, la cofa fé n'andrà pe' fuoi piedi, e feguirà lo fteffo', perchè ne meno Itt*
vedrete finita . Parve a' Monaci, com'era in veriti , che rÀbate non aveffe eòa
lui prefo il verfo, e tentor©no per ogni via di placarlo,ma tutto fa in vano»finché
avendo poi Iacopo, e Gio. Batifta de* Rofiì originar; deliaCitti di Bergamo com*-
perata quella Cappella , ed eflendo morto l'Abate , l'Empoli le diede fine pe* ffi&*
defimi Roffi, i quali vollero , che nell'.una, e nell'altra parte della tavola fotfèro t
loro ritratti al naturale . Con tale occafione l'Empoli dipinfe per cafa loro un %
Girolamo , una S. Maria Maddalena, ed un S. Giovanni con altri quadri , e &
tuuo fu onorevolmente ricompenfato. Gli fu poi data a dipicnere una tavola per
la Cappella degli Aldobrandini in S. Lorenzo , ove figurò S. Baftiano in ateo dì
dove; efi'er martirizzato colle frecce , la faccia del S. Baciano tra Me egli al vivo
da quella d'uno di Cafa Nerli, che poi fu Senator Forentino. Fu il primo per*-
fiero dell' Empoli il figurare i Manigoldi in atto di fcaricare gli archi con-
tro al Santo , ma avendo fatto e rifatto , finalmente diflfe » io non trovo modo
di far ch'e' tirino , farò loro far qualch'altra cofa , e gli rapprefentò in atto di
legarlo al palo deftinato al fuo martirio . Ebbe r Empoli una maniera foda ccn_.
buoniffimo difegno , fenz' errori, coti ottimo panneggiamento , buone arie ài
tefìe , e qualche volta ancora con buonifiìmo colorito , come inoltra lz_,
belliflìma tavola di fua mano , che fi vede nello Stanzone del Magiftrato de*
Pupilli, dove è rapprefentato con nobi! maniera Sant'Ivone loro Avvocato
fedente in tribunale in atto di leggere una ferittura , mentre più vedove , pupilli,
ed altre perfone pare che ftiano difputando le lor caufe d*avanti a lui. Dicono
gli antichi di quel luogo , che coftafie quell'opera 415. feudi, de* quali fino al
numero di 400. fodero di condennagioni di negligenti amminiftratori delle colè de*
pupilli, ed un venerando vecchio, che fi vede dalla parte finifira dicono , che fia
ritratto al vivo della perfona ài Benedetto d'Antonio Gimignani, che allora vi
fofteneva il carico di Provveditore . Veggonfi di mano dell'Empoli infiniti difegni
di naturali ignudi > e veftiti per lo più di matita rofia , ed altri fopra carta colo-
rita tocchi fierifllmamente con profilo gagliardo ; e veramente fé l'Empoli avefle
premuto più nel fuggire qualche durezza, che anno le fue figure, benché dite'
gnate ottimamente, aggiungendovi alquanto di piti ricco abbigliamento, ed
aveflfe fempretenuta la flefìa maniera di colorire, farebbe egli per certo da riporre
nel numero de* più rari pittori, che avefle avuti mai la Citti di Firenze . NorLi
volle mai operare a frefeo a cagione d'una difgrazia , che gli accadde in fua gio?
ventu nel dipignere , che fece a' Monaci di Certofà in teda ad una fcala ài loto
Monaftero un Crifto cogli Apoftoli ; e fu , che yolendo tirar fi in dietro, co-
me fi fuole, per giudicar la Pittura, cadde a terra del palco, e quantunque egli
non riportarle dalla caduta danno confiderabilc , non fu però, ch'e* non fi tro*
vaffe in gran pericolo di romperli il collo. Fu; cofa aflfoi difficile il farlo , ndfjL»
dirò dipigaere , ma eziandio ncftW altra cofa fare feriza premio , ! e per Io dW
piguere per ordinario , come abbiamo detto, voleva molti danari innanzi, e non'
refe mai opera finita, che non avefle fpefo gran pezzo avanti tutto quel ch'ella-
valeva . Quando gli venivano in mano danari, non era poi potàbile fin ch'e' du-
ravano, il fargli toccar pennelli.per opere nuove, ed in quel cambio fé ne flava
per-
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f                                                                                                                                                                                                                                    . ■
iti DZCEN.IlUclla FA%.ridelS£C. 1F. dal 1570. ai 1580.
perdendo il tempo a federe fuori 'd* una , © d'un'altra bottega di que' Velettai
vicini alla fua fìanza , che era quella,.che è in telìa all'Androne di via de' Servi,
rimpetto a! Cortile de' Pucci, nel qual luogo noi vedemmo poi agli anni addietro
farfi il raddotto d'alcuni vecchi Gentiluomini a pafìar l'ore della fera in quella-»
Corta di difeorfi, e trattenimenti, che può quell'età fopportare , alqu3l raddotto,
che oggi più non dura , fu dato per vezzi, e per giuoco il nome del Calino de1
Ciondoloni ; in quella fua ftanza dunque l'Empoli era folito per lo più tratte-
nerli, giocando a carte di pochi quattrini con fue camerate, e come-quegli,
che era collerico oltre mifiira, s'egli accadeva talvolta ch'e^pcrceiìVungiulio, fubito
{tracciava le carte , e guai a quello de' fuoi giovani , che allora avelie aliato
un'occhio, febbene pattato quel primo moto, non era più nulla. Voleva trattar/i
bene di tavola % e per quello amava d'eter regalato di cofe mangiative , e delle
migliori , ed a quello fine tanto armeggiava , e tanto diceva , che chi £li faceva
far l'opere , oltre al dargli danari avanti, bisognava che lo contentale s'è' le vo-
leva veder finite . Occorfe una volta , che un Gentiluomo mandogli a donare per
un fuo fante un gran piatto carico dibelliflìmi fparagi di Pefcia, che in quel tempo
era delizia ftraordinaria ; il Servitore , che non fapeva il proprio luogo della fua
ftanza, giunto che fu prefso all'Androne, dove era l'Empoli a federe fulla folita
panca fuori d'una di quelle botteghe , non conofcendolo perdìo , gli domandò
dove flava l'Empoli Pittore , e s' egli credeva , che fote in Bottega , al che ri-
fpofe Iacopo , che il Pittore di cui ei domandava (lava in tefla all'Androne , e
che l'avrebbe al certo trovato : ma chV non credeva,che gli piacete l'erba ; poi
dimandatogli chi lo mandava, benché l'avete conefeiuto alla livrea , fi mani-
felìò per quel eh* e' cercava ; prefe il regalo, e così pian piano , ed a mezza bocca
gli ordinò di ringraziar il Padrone da Tua parte . Mi ricordo ora di quanto fino
dalla mia fanciullezza mi foleva raccontare Francefco di Niccolaio degli Alefìandri
coll'occafione di trovarmi in una fua villa a Pretoio due miglia lontano da Empoli;
aveva quello Gentiluomo, ch'era aflai ricco, ordinato a Iacopo il fare per la Cap-
pella di quella fua villa un'Immagine di S. Francefco nel Monte- della Vernia_#
•genufleflb , ed appoggiato fopra un maflb fra certiialberi, ditegli, il Pittore , vo-
ler rapprèfentar nel quadro alcuni uccelletti, che in quelìf atto d'orazione fa-
ceflfero fella al Santo , bifognarvi però vedere qualche cofa dal naotirale : fubito
Y Aleflandri incominciò a mandarli a cafa aflai frequentemente buon mazzi di tor-
di , ed altri uccelli, e andò la cofa tant'oltre prima, che quelli benedetti uccelli
follerò ritratti, eh*ci credette di non aver a finir mai . . Veddefi poi dipìnto iti-
quel quadro , che veramente è una delle più belle cofe , che ufcilfèro di mano
dell'Empoli, un Tordo , un JPettirolfo i ed una Cinciallegra . Aveva egli fatto il
ritratto d'un nobil giovanetto Fiorentino , che per innocenza modefiia, e bellezza
ecce^cyaogn'altro del fuo tempo, onde molti corfero curiofi per veder quella
pittura,.nella quale ravvifavanfi due miracoli, uno della natura, ed uno dell'arte.
L'Empoli, che d'ogni cofa fapeva cavar cofa , fi pòrto in modo nel mostrarlo,
che ne bafeó tanti regali di cole mangiative , che fatto poi il fuo conto aha pre-
lenza d'un: fuo Difcepolo , che a me l'.ha raccontato-, arrivò il lor valore fino alla
fpoima di fettanta feudi ; da quel medefimo volto f Empoli fece due ritratti, uno
de'quali trovali oggi appretto il Marchefc, e Senatore Lorenzo Niccolini , e l'altro
ha i\ Cavalier Gio, Giraldi, Lo liete feppe fare quando qualche curiofo nomo di
poca levatura veniva da lui per vedere il Leggio , che fu d'Andrea del Sarto, ch'egli
teneva in fuo potere » fra idropici nobil giovani, che frequentavano fua fcuola *
"-*""■■                                             uno fu
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IACOPO DA Z M > Oh K: "- 185
imo fu ilnobilCav.ilCapitan Piero da Vcrrazzafio,che poi colle Truppe del G.t>. fi
portò alle guerre di Milano. Quelti fi dilettava di dipigner Cucine, capriccio»
anzi ftudio affai frequentato da* Pittori Tedefchi, e Fiamminghi ; comecché per
la gran moltitudine dicofe diverfe , che dipingonvi effi al naturale , ben pretto»
introduca gran pratica nel maneggiar i colori. L'Empoli quando fentiva. $ che itì
Mercato foflfe fiata buona pefchcria , o altra delizia , accoftavàfi al Capitano "i o
dice vagli : sig. Capitano in quello luogo ftarebbe affai bsne il ritrarre una bclia_»
tetta dì fiorione , talvolta di vitella di latte , quaglie , ftarnotti, e limili ; è 1
Capitano, che ben intendeva il gergo , e generoib era molto , mandavagli a pi-
gliare , lavoravavi Copra un poco, e l'Empoli poi fé gli godeva : in fomma Teppe
sì ben chiederete pigolare,chela fua cafa, e la fuatavola o per un verfo , o pec
altro Tempre ne fece bene, pertanto che Iacopo Ligozzi non più lo chiamava
l'Empoli,.ma 1*Empito-. Così andò il noftro Pittore confumando gran tempo del-
la fua vita ; e per;lo poco lavorare ., eh* e* faceva , e quello anche forzato da ne-
cefìità , e per lo fpendere quanto valevano 1' opere gran; pez^o prima del fatta
guadagno , fi ridufse già vecchio d'ottant' anni a. menare una vita ftentatifilma;
onde per vivere il poco tempo , che gli reftava , gli fu dibifognò andar vendendo
appoco appoco tutti i Tuoi mokiifimi dilegui, particolarmente naturali ignudi,
de' quali ne comperò gran quantità , e de' migliori a mezza piaftra V uno 'i Rafr
faello Ximenes, Cavaliere che non meno per nobiltà , che bontà fingulare , e per
Taffetto, ch'egli ebbe a queft'Arte, nella quale anche per fuo divertimento mol-
to^'occupò, ha meritato dopo morte [che in troppo immatura età lo tolfe ai
mondo..] che lì confervi dì lui eterna memoria . Molti anche fi' ebbe Rimbotto
Rimbotti Cavaliere di S. Stefano ,• ancor* egli grand* amator dell' Arte , che per
un corfo di molti anni foftenne in Firenze il carico di Provveditore dell'Accade*
mia del Difegno , e buona quantità ne comperò Verginio Zàballi; fuo Difcepolo.
Inoltre fu necefsario,, che la carità" del Serenifs. Principe, poi Cardinal Leopoldo^
com' egli ftefso con buona occaCìonc fi compiacque agli anni addietro revelarmi,
del continuo il fowenifse con limoline. EN da notare , che non ottante tanta fua
mendicità,eTefler egli già irato.al mondo tanto tempo , avea firaordinaria bra-
ma di vivere, alla quale corrifpondeva in lui un sì fatto orrore della morte, ch'e'
non volle mai fèntirne ragionare ; e fé a forte ad alcuno iriàvvértentemente fofle
venuto motfo difeorfo ài morte , fubito fi fdegnava, e rompeva il ragionamento.
Arrivato finalmente che-fu all'età d'ottantafei anni, appreflandofi per lui l'%ora
fatale , egli infermò., e già erafi condotto in tanta povertà , che non avendo ìtu
fuo potere una crazia, in eflà infermità, e fino alla morte 1* ebbero a mantenere
con loro limoline i Buonuomini di S. Martino : andavanlo a vifitare quegli, ch'e-
rano flati fuoi fcolari, a- quali forte pentito dei fuo modo di viver paflfato , con
tanto poco penfìero de* bifogni, che porta con feco la vecchiaia , non Ci faziava
di dire : non fate come ho fattoio : lavorate, lavorate , Tappiate valervi dei-
tempo , e dell'occafioni, e peniate al futuro . Il male arido in lunga, e fina V
                                         j
mente venuto il giorno de' 30. di Settembre dell'anno 1640. dopo aver ricevuti i
Santiflìmi Sagramenti della Chiefa , fé ne pafsò da qnefla all'altra vita ,; e fu il
fuo corpo poveramente fepolto nella Chiefa di S. Lorenzo nella fepòltura di fua
famiglia. Reftarono de'iuoi difcepoli Verginio Zaballi foprannominato,morto
poco avanti all'anno 1685. in età di 84. anni in circa, fino alla quale s'è confcrvato cori
tanta profperità e di memoria, e di forze, ch'è fiata cofa non ordinaria, e da effo io
ayuta,corae a principio accennai, qualche parte delie preferiti notizie. Quelli è fiato
:i.-j:*-;: A a Tempre
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i &f DEC&N. HI della PARJlM SEC. IV, dal i j 70. al 15 80.'
fempre molto applicato all'arte Tua , ha fatte .alcune cofe d* invenzione ; ma fo-
prattuttoha copiato affai bene,e nelle macchine è fiato in fua gioventù ingegno-
so. In cafa i figliuoli di Luigi Antinori Nobil Fiolentino è di mano di Virginio
un quadro da fala , dove fono ritratti tre Sereniffimi Principi di Cafa Medici a
cavallo, ed altri copiati da altri quadri. Ancora fu Difcepolo dell' Empoli un-,
tale Gio. Batifta Brazzè , detto il Bigio , che operò in Livorno , e per la Com-
pagnia de'Sarti in Firenze fece una tavola di S. Huomobuono, ed un'alno Santo li-
mofiniere, la quale fi vede a mano manca all'entrare : Quefti fu inventore di
certi capricci di dipignere uomini fatti, e comporti altri di diverfe frutte , altri
d'inftrumenti da cucina , da muratore, e fimili ; e dicefi , ch'egli medefimo ne-»
intagliale ali*acqua forte una quantità di rami , che vanno attorno Campati.
Quello Gio. Batifta fi morì in giovanile età1 nello Spedale di S. Maria Nuova af-
fai poveramente. Fu anche fuo Discepolo Clemente Bocciardo, detto il Ge-
novese. Il migliore di quanti ufeiffero di fua fcuola fu Felice Ficarelli , detto
B.ipofo , il quale venne da S. Gimignano povero giovanetto , benché da molti
onefti parenti averte in quella Terra avuti i ftioi natali. Ebbe anche i princip)
dall'Empoli Gio. Batifta Vanni » dal quale gli furon fatte graziofe burle , parto
delle quali abbiamo notate nelle notizie della vita di lui , ed ebbene altri molti,
de' quali non è d'vopo fare in qucfto luogo menzione ; diremo folo , che la fua
ftanza fu fempre frequentata oltre a coloro , che facevanlo per profefììone , da_»
giovani nobili , che per puro divertimento difegnarono , e colorirono : tino fu il
Capitan Piero da Verrazzano, di cui fopra facemmo memoria,ilCavalicrFra Ame-
rigo fuo fratello,che a Malta fu bravo Soldato; Iacopo d'Efau Martellini letterato
Gentiluomo, e verfatiflìoio nelle Mattematiche , nell'Architettura civile, e mili-
tare , il quale per vent' anni foftenne con lode il carico di Bibliotecario della
GÌ. Mem. dei Card. Carlo de' Medici Decano del Sacro Collegio; quefti difegnò
bene in fua gioventù , e fece piccoli ritrattini alla macchia fopra rame . Final-
mente Piero di Lionardo Martellini fratello di Francefco, il qual Piero portatoci
• alle guerre di Germania fi trovò nella gran battaglia di Lutzer, e fccevi gran prove
ALFONSO DI SANTI PARIGI
IL VECCHIO
ÀRC Hi T E T T O FIORENTINO
Difiepolo di 3artolommeo Ammarinati ; fioriva del 1570.
N quefti tempi fiori nella Città di Firenze Al fonfo Parigi pratico
Architetto ; il quale , per quanto pare, che fi pofla raccogliere
da un Privilegio, che L'anno 1612. fu fatto dalle Serenifijme
Intrici a Giuìo Parigi di lui figliuolo ftato Architetto , ed In-
gegnere della Sereniilìma Cafa , ufcì della fcuola di Bartolom-
ineo Amrnahnati , e fu anche fuo Cognato . Coftui dopo la
morte di Giorgio Vafari , che fógni l'anno 1574. ebbe la carica
di tirare avanti la gran fabbrica degli Vfizi, e Magiftrati in
Fireate da quella patte del Palazzo Vecchio, che rifponde verfo il fiume d'Arno,
comia-
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t 1 ET E \ T>E W IT E.             185
cominciata con difegno, ed aflìftenza dello ftefiò Giorgio, e fi raccoglie anche
dalla nominata carta , che fofle tutta opera d'Alfonfo la giunta del Chioftrodi 5.
Spirito, e Monaftero diS.Trinità de* PP, Vallombrofani. Dovette anche fare altre
molte opere , che per ancora non fon venute a mia notizia . Quefti, come s'è
accennato , fu il Padre di Giulio Parigi celebre nelle Matematiche , nelle Mecca-
niche , nei Difegno , ed in ogn'altra facoltà appartenente alle noftrc arti j ed è
aitai probabile , che per Io buon fervizio predato da Alfonfo alia Cafa Sereniflìma
godefle ilfuo figliuolo il favore della medefima fin dagli anni fu oi più teneri, efiendo
che egli da giovanetto fofle dal Granduca Francefco polio ad infegnare al Principe
Don Filippo fuo piccolo figliuolino , che poi in puerile età mancò di vita , e da
quel tempo in poi continuando Giulio nella grazia , e protezione di quelle Altezze*
arrivò a godere il frutto de* fuor fludi, e fatiche, che a fuo luogo accennerò par-
lando di lui, e dell'opere fue. Seguì la morte d'Alfonfo agli 9. d'Ottobre dell'anno
j 55>o, e nella Chiefa della Santiffima Nonziata ebbe il fuo cadavero fepoitura.
{**• ...^p 1 m 1 iMiwaPniiBfciP.i il—. ■*■■imi Mimi ■ (■■! 1           ii^iu: l'i i ■■■nff mmm-mBmmn i n i i i.mn ■ ni i» iim pup- ^wwm m                 mi » .m               imi _i m,......r1i ■
PIE TER DE WITT E
PITTORE DIB R V G ES
Difccpolo di .:'             fioriva del 1570.
N quefti tempi operò molto in Firenze, ove fi trovava con fuoi
Parenti Pietro de Vvitte , eh* è quanto dire Pietro Candido, che
fu Pittore di Bruges» Quefti ftette appreflò a Giorgio Vafari, ed
avendo operaio in fiiOf aiuto prima in Roma nella Sala della Can-
celleria , gli fa poi compagno in Firenze in altre opere , e parti-
colarmente nel cominciar , eh'ei fece con alcuni Profeti fotto la
Pergamena la Pittura della gran Cupola di Firenze , che per
morte di Giorgio fu poi allogata a Federigo Zuccheri ; non avendo dipinto dì erta
il Vafari fé non i mentovati Profeti con alcune poche Architetture, Di qucfto
Artefice , che fu anche buon modellatore , fervili, molto la G. M. del Granduca
Ferdinando per far cartoni di tappezzerie. Se n'andò poi a Monaco in Baviera ,
dove avendo operato aflai viveva l'anno 1604, [fecondo che ne feri ve in fuo idioma
Fiammingo il Vanmander ] in eti di anni 56. Ebbe coftui un fratello chiamato
Cornelio de Vvitte, che nel 157?. era in Firenze Soldato della Guardia ferma del
Granduca . Qaefti attefe anche alla Pitturai, e contuttoché tardi vi fi fofle appli-
cato , riufeì braviflimo in far Paefi , che fon quegli appunto , che noi diciamo
Paefi di Cornelio , de' quali fé ne vedono nel Palazzo Sereniflimo $ ed in cafe di
paniculari moltifiimi*fecondo la maniera di quel tempo, molto beili , e vaghi.
A a *                                    "&AT-
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t$6 DECEN/lIIJellaPA^mélSECjFJàU                      ~
MATTEO, E PAOLO BRILLI
F R A T E L L I
PITI O RI D* A N V E II S A
llPrìmomto nel i550. e *{* 15 84. il Secondo,mia nel 15 £4. e «|* 1 £2 6*.
ENGHE' nella noilra Italia il dipigner paefì, e vedute al natu-
rale > fin da quei primi tempi , ne' quali il famoiìffimo Giotto
ritornò in vita la Pittura , fone per mano di lai., e de' (noi
legnaci poftoioufo» e che poi andane tuttavia avanzandoli
di perfezione col miglioramento, che nel correr degli anni
andò Scendo l'Arte per mano di dìverfi Macftri in più fecoli,
e che finalmente arrivale agli ultimi fogni d'eccellenza per
opera de' pennelli del gran Tiziano, e por de' celebrati (fimi
Caraeci : Non è però che e' non fi pò fra affermare , che quella che noi diciamo
Arte di far paefì , cioè il far quadri, ne' quali prima , e principale intenzione ila
il far vederli belle campagna o felvagge% o domeniche , o fpiagge marittime»
non ci ila venuto dalla Fiandra , mercè che tanta è la bizzarria , e varietà dello
vedute » che in quelle parti fanno i fiumi , le colline-, i monti,. i mari, che mol-
tìffimi furono quei Pittori, che allettati da apparenze sì belle, fi sforzarono a tutto
ior potere di rapprefentarle in pittura , a tale facultd applicandoli, come a loro
principale, anzi unico meflìere . Il primo , che ( per quanto ci ìafeio feritto in
ino
nativo idioma Cario Vaomander Pittor /Fiamminga ) fi difìe aver dati fuori
quadri di-Paoli > fu Albert Vanorvvaeter Pittor di Haedem , che fioriva circa al
145&. feguk&to poi dagli altri del fufìe-gnente fecole. Or fra quanti Oltra-
i-nontara eccellenti Pittori di Paefi ammirò in Italia ,il fecoì pallata, puofll
affermare con verità + che ninni ve ne fonerò > che tant'oltre giammai giungef-
fero , quanto i due fratelli Matteo, e Paolo Brilli d'Anverfa ; e certo , che fé
poi neliccolo preferite da* Pittori dipaefi non folle (tato, non fo s'io dk& inventato,
© pollo inula un nuovo modo di macchiare , e colorire efiì paeii, che gli fa parer
v,eri, -che ha dato occafrone eli formariÌ,a.-Eutti gli Artefici un ottimo gu.fto-, aliai
«liverfo da quello di colora, non ha dubbio, che ad elfi dovrebbefene la prima gloria.
Potrà forfè a4 alcuno parer cofa flrana , ecju&ii incredibile , che in un fecolo
«mal. fu il paffato , in cui V Arte del -Difegno, e della Pittura , cran giunte al
colmo di Ior perfezione , recaffero non folo piacere, ma anche così grand'ammi-
razione i Paefi dipinti da i due fraxdls $ e da-alcrj loro immitatori » che fino i
più valorofi Pittori di figure pcocuralTero. di valerli delle Ior mani in quei quadri,
andavano vedute dì paefi , ed alt'incontro coir e fiere Rimati sì belli, noa_,
foifer© cantutrocio ancora a tal grado.pervenuti, che potettero dir/i perfetti , co-
me fi ridderò poi dopo il 1600, per gli mai a baftanza lodati ftudj del Rofa, dì
Michelagnolo delle Battaglie » ài Bamboccio , Claudio, e del Borgognone ,.del
Montagna » di Gafparo Po/Sno* e 0* altri malti. Ma non dee tal cofa parer nuova
a chi incende "te dirScoltadi èi quefF Arte di for paefi , conuderando eh* ella non
iol® ha per fke i' imitazione del vero, ma che t per così dire » infima fon quei
yen,
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,r                             .....
' 'MATTE0\ E PAOLO 5B^/LZ,/.         1%
veri ] che ad effe fervono d'oggetto da imitare ; e ciò fuppofto , è anche necef-
fario il fermare un principio , ed è /eh' e' non bafta che alcuna cofa , che dee-»
ìmitarfi fia ottimamente difegnata, fé all'ottimo difegno non s'aggiunge la buo-
na oflervanza de' lumi, e dell'ombre , il buon colorito , e 1' accordamento. Ve-
nendo ora al cafo noitro , dico , che ognuno degl' infiniti oggetti d'imicazìons
detti di fopra ha le fue parti, le quali è neceffario che fien ben difegnate , colo-
rite , lumeggiate, ombrate , ed accordate, acciocché il tutto rieCca degno di lo-
de , come per efempio : Il corpo dell'uomo ha le fue parti principali, e quello
le loro particolari, talmente che non potrà dir/i, che faccia bene un corpo colui, che
al tutto non faccia cortifpondere in bontà le fue principali parti , ed al tutto
d'una principal parte anche le particolari : E non farà lodato quel corpo , cIicl»
a^ri mal difegnata > o mal colorita la tefta , ne quella tetta , alla quale non cor-
rifpondcranno in bontà gli occhi , la bocca , e T altre fue particolari parti. Ma
quefte pure feaipre fono l'iftcfle , o poca è la differenza , eh' è fraT una, e l'al-
tra , onde il dileguarle , e colorirle non porta con feco altre difiicoltadi, che
l'ordinarie del Difegno, e della Pittura , le quali non ha dubbio che moltiffime
fono. Ora per ftringere il punto diciamo così, che nel parlato fecolo gli eccellenti
PrcfelTori di paeiìpremevano, è vero, nel buon difegno di ciò eh* e' volevano in efli
rapprefentare, cioè a dire, nell'invenzione valendo/ì di belle vedute, nel componimento
delle medefime, nella profpettiva dando al tutto, edalle parti buona degradazione,
nella varietà facendo in efli vedere in vicinanza , ed in lontananza monti , piani,
fiumi , anticaglie, e rovine , dirupi, ftrade , abitazioni bofeherecce , e chiù,
ponti, fragni, e varietà d'alberi, e piante , gran copia d' rimane figure , e d'a-
nimali ; e metti furon coloro, e particolarmente i due Brilli , de' quali ora par-
liamo, i quali in tutte quefte cofe fi refero fegnalati. Ma il valor loro > e la lor
perizia almeno per qualche tempo non giunfe pia là di quel che folfe il far bene .
tutte le cofe , che nominate aviamo , eh* è quanto dire il tutto , e le parti del
paefe,■;' ma il colorito poniamo affermare, che foffe di bella, ma però di lor prò- .
pria invenzione, e per confeguenza fino ad un certo fegno , e non più Cimile al
vero ; onde poteafi lodare in loro piuteofto una bella maniera di far paefi > chs
ima perfetta imitazione de' veri paefi. Ciò nafceva,non fo s* io dica, perchè effi
fi coiirentaffero degli altri buoni requifiti di quell'Arte, o l>ure (ficcome avia-
mo veduto addivenire in altre cofe appartenenti alla Pittura) perchè l'occhio lo-
ro non folle ancora arrivato a giudicare le varie apparenze di colorito , che fan-
no i paefì, e vedute naturali nelle verie difpofi^ioni dell' atta or chiara, or fofea,
or rifpleudente, or feura ; cofe tutte che a maraviglia vegliamo edere ftate imi-
tate da' Paefanti del noitro fecolo , ed anche dallo Ibifo ^Paolo Brilli dopo aver
vedute Y opere di Tiziano , e de' Caracci , come vedremo a fuo luogo.
              • -
In fomma pare a noi eìfere addivenuto fra l'antico loro , e'1 nofiro moderno
modo di fare > ciò che abbiamo veduto addivenire fra i buoni , e gli ottimi Pit-
tori di figure, cioè,eh'ogni buon Pittore di figure del paflato, e del prefente fe-
colo ficcome fi fludiò di dar loro un colorito di carne (imile al vero /così, per
poco che gli rinfeiffe , non le colorì mai così m3lc , cii'e' non li riconofcelTe il
color della carne diftinto da ogn' altro colore , o d'abito , o di capelli, o limili.
Ma polle quelle carnagioni a confronto ài quelle ài Tiziano , del Coreggio , o dei
Veronefe , reftano le prime d'un color di carne , tale quale diede loro il Pittore >
e quelle di quelli ultimi appanfeon vere . Ma, perchè malamente può la lingua »*-
engarfi in Ciò clic è meitae » e parte -dell'occhio erudito unico, e competente-*
-••-
                                                                                               gmdjce
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i88, DECENJnJell» PAR.tt.MSEC. W. U 1570. 4/1580.
■ ■ '■
giudice della Pittura , bafti il detto fin qui per moftrar la differenza fra il modo di
far Paefi, che per lo piùteneafi nel panato fecolo, e quello del prefente , lafcian-
do ch'ognuno cogli occhi proprj, e col confronto degli uni con gli altri fifodisfac-
cia a pieno , e feguitiamo a ragionare de' noftri Artefici.
Il maggiore adunque di quelli due fratelli, che fu Matteo, nacque l'annodi noflra
fallite 1550. Quefli attefe a far Paefi > e poi venutofene a Roma nel Pontificato di
Gregorio XIII. dipinte nella Galleria , e Logge di Vaticano per quel Pontefice,
nelle quali rapprefentò , olrre aibslliflì.ni Paefi , alcune nobili, e devote Proceflio-
ni, che m certi tempi dell'anno fannofi nella Città di Roma ; Ma vivente tutta-
via Gregorio, quell'Artefice mentre godeafi il più bello dell'età fua , e del fuo
operare , in età 34. anni fu colpito dalla morte correndo l'anno 1584.
Paolo il frarel minore , al quale toccò in forte di lungamente vivere , e ritro-
varli a quei tempi, ne* quali l'Arte fua incominciò a pigliar miglioramento,
fece dipoi in Roma gran prove del valor fuo . Avea coltili avuti fuoi principi in-*
Patria da un Pittore ordinario chiamato Damiano Vokclmans, ed il dipignerc a
guaz.20 era flato in quelle parti il fuo primo trattenimento ; e perchè egli fino
all'eti di 14. anni era flato duriflìmo neh1 apprendere i precetti dell'arte, non
erafi per ordinario trattenuto in altro lavoro , che in dipigner cafle di gravicem-
bali, e con quello avea mantenuta la fua povera vita . Dipoi partitofi cf Anvcrf*
fua Patria , fé n'andò a Bredi, e perchè i fuoi Genitori malamente apportavano
l'affenza di lui, fu neceffitato a ritornare in Anverfa ,* ma non fu prima giunto
al ventèlimo anno di fua età , che defiderofo di nuovi ftudj, di nuovo lafciò la
Patria, ed a Lion..di Francia fi portò ; dove trattenne/ì alcun tempo . Vennefenc
poi a Roma , dove gii da alcuni anni avanti fi trovava Matteo fuo fratello, allora
miglior Maeflro di lui. Con quelli s'approfittò molto nell'arte , ficchè gli potè
eflere in aiuto neif opere della Galleria , e delle Logge , ed ili ogn' altra cofa»
finché durò la vita di Papa Gregorio ; tanto che avendo già acqui flato buon credito,
fu nel Pontificato di Siilo impiegato molto, e particolarmente dà i più celebri
Pittori ài que' tempi in quelle pitture , nelle quali doveanfi rapprefentare Paefi,
perclvegli aveva una bella, e ficura maniera m faper adattare l'invenzione del
Paefe, in modo , che sì bene. accompagnafTe la floria , ch'elfi più non fapevano
defiderare . Dipinfene anche moltìflimi in pubblico , e fra gli altri furor* tenuti
in fommo pregio gli due della fcala vicino alla Santa, preffo a S. Gio, Laterano
da man delira, dove feppe rapprefentare alcune fortune di mare , una per la flo-
ria di Iona gettato in mare., ed inghiottito dalla Balena la quale fece nella volta,
e l'altra dipìnta da bailo quando lo fleiTo Profeta è mandato fuori dal Pefce , o
gettato in fui lido. Anche Clemente Vili, volle opere fuc,e nella fua bella Sala fe-
cegli fare a frefeo quel grande, e belliflìmo paefe fefiantotto piedi, ove ei fece
vedere S. Clemente gettato in mare coli'ancora al collo. Dipinfe anche nel Sa-
lotto poco lontano alla Sala: in un fregio varj paefi ad iftanza dello (leiTo Ponte-
fice , il quale volle eh' egli arricehiife con quefli fi' iflorie dipinte da divelli Pit-
tori in S. Gip.Laterano. Nella Camera della State fece anche opere belle in quel
genere» Dipinfe per lo Cardinal Montalto un falone intero a paefi ; e per,Anni-
bale Mattei di lui fratello altri bclliflimi in tela a olio , ne'.quali rapprefentò le
vedute delle Caftella pofl'edute da quella Cafa , ed anche varie profpettivc. Dal-
la fua mano furon fatti alcuni uccelli nella Chiefa de* Gefuiti nella Cappella di
S.Francefeo preflo ad altre pitture, che vi avevan fatte a olio Giufeppe Peniz, ed
altri artefici fiamminghi. Nel Giardino de' Padri Teatini a Monte Cavallo rifece
,
^m
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H A N S S O È N S.           ;
il paefe della ftoria di S. Bernardo , ftata dipinta da Baldaflar Peruzzi» HellaJ"
Chiefa nuova rapprefentò la floria della Creazione del Mondo , ed in altri molti
luoghi fece altr' opere, fra le quali s'ammirano quelle del Giardino a Monte Ca-
vallo del Cardinal Scipìon Borghefe , che fu poi de' Signori Bentivogli, fatte ne*
tempi dì Paolo V. le quali , perchè egli aveagià veduti, e fìudfati i paefi di Ti-
ziano , e de* Caracci, riufcirono di gran lunga migliori degli altri fatti fino a_>
quel tempo , anzi da quell'ora in poi mutò maniera, cnendofì accollato affai pi»
a quel nuovo modo Italiano, di che noi poc'anzi parlammo. Sarebbe cofa impof-
fibile il raccontare quante , e quante opere ufeirono di fua mano e grandi,e pie-"
cole , perchè oltre a quelle , eh' e' fece in pubblico , non lafciò mai di farne al-
tresì per fervizio di diverfi Mercanti, che le mandavano in paeii lontalli. Vna di
quefte (come racconta Carlo Vanmander Pittor Fiammingo , che in/fua linguai»
fcriffe alcune pochiffime cofe di queft'Artefice, onde io le traggo ) confervava ap-|
preffo di sé l'anno 1604. come rarifììma gioia untai Enrico VanOs .Era:quefto lui1
piccol quadro in rame, ove feorgéanfi diverfe vedute di profpettive, e^rovine, fra le
quali rapprefentavafì il Mercato vecchio di Roma, con inimico numero di figure.
Raccontati" di quefto Pittore cofa veramente infolita , e fu, eh' egli gii pervenu-
to in grave età , dipigneva in rame cofe piccoliffime , e che dopo eh*e' fu meffo
in ufo l'intagliare in acqua forte , egli fece belliflìme invenzioni di paefi , e così
vecchio quegli intagliò di fua mano. Arrivò Paolo Brilli nella Citti di Roma a
tal concetto, e eredito appreflb d'ognuno,che non voleva poi far paefi per minót
prezzo, che di cento ducati almeno, e veramente non fenza ragione, perchèpof-
fiamo dire con veriti, ch'egli almeno nel Cappeggiare degli alberi non folamente
avan^affe di gran lunga tutti i Paefanti Oltramontani ,. eh' erano flati avanti a_»
lui, ma che neffuno di coloro, che anno operato dipoi, toltane una certa morbidezza
moderna data loro l'abbia non pure avanzato, ma ne meno agguagliato. Giunto
hnaittietite che fu Paolo Brilli all'eri di fettantadueanni, agli 7. d' Ottobre 1616*
pafsò da queft' all' altra vita , e nella Chiefa detta la Madonna dell' Animai
fu onorevolmente fepolto. Recarono alcuni fuoi Difcepoli, fra'quali fu Balthafar-
Lorivvcrs Fiammingo , che 1* anno 1604. vivea ammogliato in Roma , e molto
valeva nell'arte del Maeftrù Aio jedun tal Guglielmo di Nicuvlandt d*Anverfa,che
lo fteffo anno viveva in Amfterdam, imitatore dell' ottima maniera di Paolo, ne
avea ancora finito il ventefìmofecondo arino di fua etd.
                                 > .
■**►
S S O E
PITTORE DI BOSLDVCK
Difcepolo di Gillis Àdoftrart ,• fioriva tirca il 15 60. f
NO de'più valorofi Pittori Fiamminghi, che circa all'anno 1^0®. arrafferò
! la Citta* di Roma, fu al parere degl'intendenti di quei tempi Hans Soens,
| che fi crede nato in Anverfa. Coftui venuto in Italia, feorfa la Lombar-
dia , fi fermò in Parma , ed appreflb a quel Sercniffimo Duca per urL*
tempo fi trattenne. Aveva egli tratti iTuoi principi nell'arte da un tale lacóU
Boon,edipoi continuati gli ftudj appretto Gillis Moflart, del quale aviamo a_j
fuo luogo parlato , copiando del continovo l'opere de' migliori Maefìrì di quelle
parti * e particolarmente i Paefi ài Francefco Moftart, che però fé n* era fatto
'■■'■■                                                                                                                             .                  grand'-
MI
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| PO DECEN. Ili della PA%. II del SEC. IV. dal 15 70.4/158©;
grand'imitatoré. Molti fuoi Paefi, e quadri devoti, ed altri dì piccole figure fu-
ron mandati in Amfterdam. Venutofene finalmente in Roma , fece in figure piccole
cofe fegnalate per gran Signori, e Principi ,ed anche per private perfone. Nel P*-*
lazzo Papale in una delle camere colorì un fregio coniftone di S. Agoftino ,- ed in
Sala Regia dipinfe un paefe a frefeo. Vivea quello Pittore in Roma Uanno 1604.
in età d'anni cinquanzette in circa ,così attefta Carlo Vanmaiider Pittore Fiarn-
minga , che nella fteffa Citta" di Roma ebbe con eflb particolare amicizia.
HANS
PI TTORE DI COLONIA
Pìfcepolo di
nato 15 56.
V anche fingulare nell'arte fua in quefti tempi un tale Hans dì
Acken nato Tanno 15 5<5. d'onore volutimi Parenti nella Città
di Colonia in fui Reno. Coftui avendo attefo alla pituita nella
fcuola d'un tal Giorgio Oerrigh di Nazione Vallone /s'applicò
a disegnare l'opere dello Sprangher , e dipoi in Italia ficont
duflfe';. Giunto a Venezia, s' abboccò con un Pìttor Fiam-
mingo chiamato Gafpar Rens , il quale fentito ildefiderio del
giovane d'apprender l'arte , in luogo d'interrogarlo intorno a
cofe della medefima > gli domandò di qual Paefe ei fofle , e fentito ch'egli era di
Colonia , con poco giudizio fé lo tolfe d'attorno , dicendo", ch'efsendo egli ài
quel Paefe , non poteva edere che un'ignorante. Quefta fentema , che falfìflìma
era , concióflìecofache il giovane , che non'ancora avea compita l'età di 22. anni
gii operava bene in Pittura ,. riufeì anche più falfa coli'andare del tempo: per lo
profitto fé mpre maggiore , che Hans andò facendo. Viveva allora in Venezia uà
certo ordinano Pittore chiamato Morett, eh' avea per fuo coftume. il dar da-*>
operare a tutti ìPittori Foreftieri, del quale avuta cognizione il giovane, fi portò
da iu i, è di fubito ne riportò ordine di copiar per elfo alcune cofe .Dipoi per una certa
bizzarria fecefi il proprio ritratto in atto di ridere . Quefto ritratto venuto alle
mani del nominato Gafparo Fiammingo,lo volle tener per sé, e tennelo per tutto
il tempo, che durò la fua vita , inoltrandolo ad ognuno per cola fingulariffima,
e non poco pentimento dimoftrando d'aver privata così corrivamente la propria
fcuola d'un tal fuggetto. Cominciò poi ilnoftro Hans ad operare in quella Citta',
e fece per un Mercante di Maeftrick un Crifto beffeggiato da' Giudei in figurei*
quanto il naturale ; rapprefentò la perfona di Crifto mezza nuda pendente da un
lato > e còlla tefta volta al Cielo in attitudine fommamente devota. Dipoi colorì
una Danae , «he fu molto ftimata . in fui rame fece una Vergine con S.Caterina,
ed alcuni Angeli , opera, che per la fua bellezza veddefi andare attorno inragliata,
per mano di Raffael Sàdaler. Rapprefentò anche in pittura una favola di Venere,
e dì Cupido inCipro , e quella onorata dall'ore , opera , che godè gli applaufi del
Aio tempo , Si portò dipoi a Roma , ove fu raccolto da' Padri della Compagnia
di Gesù,
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H AN S t> E A C K E N            ijn
è\ Gesù j i quali foprà lamina di ftagno gli fecero colorire a olio una tavola da
Altare , in cui d'affai buona maniera fece vedere la Natività del Signore con An-
geli. In quefto tempo fece un'altro ritratto di sé fteffo pure inatto di ridere,con
un bicchiere in mano appreffo alla figura d'una Donna , che fta fonando il Liuto.
Vennefene a Firenze, e per qualche tempo ftettefi al lervizio della G. M. del
Granduca Francefco , per lo quale fece molti belliffiini ritratti, e fra quefti quello
della famofa Poeteffa Laura Battiferra Moglie dell'Ammannatò buono Scultore ,
ed Architetto ranffimo , del qual ritratto volle egli fare una copia per sé , forfè
per portarfelo alla Patria per rendervi celebre il nome d'una tal Donna, la cui
virtù già era nota per tutta Italia. Tornatofene finalmente in Colonia, per uru
tale Boots Mercante dipinfe il bel quadro del Giudizio di Paride , che fi vedde
intagliato per mano pure del Sadaler . Fu poi chiamato dal Duca di Baviera pcc
mezzo del Conte Suvart Senborgh fuo Maggiordomo per dipignere una fua Cap-
pella , nella quale in figure di più , che mezzo naturale fece la fteria di S. £Iena
quando ritrovò la Croce , della quale fece quel Principe tanta ftima, che volle di
fua mano il proprio ritratto , quello della Ducheffa fua Conforte,e degli due fuoi
minori figliuoli mafehio, e femmina . Partitofi da quel fervizio affai ben'enorato,
e ricompenfato , fé n'andò alla volta ài Praga per effer a' fervigj della Maeftà.
dell' Imperadore , il quale per aver veduto un ritrattò di Gio. Bologna celebre*
Scultore/ch'egli avea fatto in Firenze già da quattr* anni avanti, avea molto defide-
rato d'averlo a sé . Dipinfe per quella Maeftà una Venere , e Adone d'affai buon
colorito , e fecegli forse altre opere , che non fono a noftra notizia . Di Praga fé
n'andò a Monaco , e fra l'altre cofe , eh'e' vi colorì, fu un S, Baftiano per la
Chiefa de* Padri Gefuiti, che ben pretto ufcì in iftampa d'intaglio del virtuofo
Iaen Mullcr in Amfterdam. Ma l'Imperadore , che desiderava tuttavia d'aver
òpere della fua mano , fecelo di nuovo chiamare a Praga , dov'egli colla moglie
figliuola d'un tal Mufico chiamato Orfeo de Lafso , e con tutta la fua famiglia d
portò . Molte furon 1' opere , che dopo quella Tua feconda chiamata egli fece in
Praga , alle quali fu dato luogo nel Salon grande (opra la Galleria dell' Imperiai
palazzo . AltreTue belle invenzioni fi fparfero per l'Europa , particolarmente in
Amfterdam /dov'egli anche abitò qualche tempo. Eravi già appreffo di Hen-
drick Vati Os un bel quadro di mano di lui , nel quale con poetica invenzione egli
avea dipinta la Face rapprefentata in una vaga Donna del tutto nuda con un ramo
d'ulivo in mano in atto di conculcare varj ftrumenti militari, mentre alcune belle
femmine figurate , una pe* l'Abbondanza, una per l'Arte della Pittura , ed altre
per altre Deità gli ftavano attorno con fegni di grand'allegrc^za, e dimoftrazioni
d'amore , e volle con quell'invenzione dare a conofeere , ch'ogni più defiderabil
cofa pienamente fi gode là dove ha luogo la Pace. Altro non poniamo dire d'Hans
de Hacken, fé non eh* egli fu Maeftro molto ftimato , ed anche [ ciò che rare
volte avviene ] amatiflimo da' Profeffori, non (olo per lo fuo buon naturale , ma
per una certa fua fommeffione , o vogliamo dire umiltà , colla quale e' procurò
fempre di fottopporre l'opere fue all'occhio di qualfifoffe., ch'egli aveffe eoncM*
{cinto di buon gufto nell'arte , cercando di fentire il parer d'ognuno , e facendone
quel capitale, che ilbifogno richiedeva. Ebbe molti Difcepoli, e fra quefti Pieter
llaacfz,ed Iofeph Switfer, che riufeirono ottimi Pittori,
Ne' tempi di quefto Artefice viffe in Praga Pieter Stivens di Maline s bravo Pittore*
ed Intagliatore., ed altresì il buono Intagliatore Egidio Sadaler, che anche talvolta ope-
rò in Pittura, ficcome anche fioriva Adrian de Vries nato neli* Haya in Olanda, Pitto»
re, ed Intagliatore di Pitture celebre.
                         J3 b                        GRE-
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|j|| DECE1&m.dellaf4$*HM$EC. 1F. dal 1570. al 1580.
GREGORIO PAGANI
li T T 0 R F I O R È N TINO
Difcepola dì Santi di Tito } mato 155$. ifim \ c?òj.
ACQVE Gregorio Pagani nella Città di Firenze l'anno de!Iau#
noftra fallite 1558. H Padre fuo fu Francefco Pagani Pntoie,
quegli, che lotto la fcorra dell'opere dei celebre Puhdoro da
Caravaggio, e Maturino fece si gran profitto , che in breve
, tempo nome lì guadagnò d'eccellente in quell'arte, ed a Ro-
ma ì ed alla patria noiira fece vedere opere ragguaidevqii non
poco?. La, Madre iì chiamò Elena , e fu figliuola di quel Cro-
emi Genero del Tallo, che inlìeme con elio, con ordine di
Michelagnelo fece i maravigliali intagli in legno della tanto rinomata Libreria di
San Lorenzo. Quelli Cognugati per 1' amicizia , che tennero con Bernardo Vec-
chietti Gentiluomo amico di, quelle belle profeiììom tino a quel fegno , che gli
fcrittì del nofteo Raffaello Borghìni fecero vedere >; ottenne^, ch'egli il nato fi-
gliuolo tenere al sacro Fonte *e non fenza particolare pròvidenza dei Cielo , at-
tefo che cr^ciuto il fanciullo , non pochi aiuti da 0q poi riceverle per lo proprio
incamminamento all'acquillo delle virtù. Non aveva egk appena compito il fecondo
anno di fua età , che il Padre fuo Francefco mancò di vita , ed elfo reftó alla cura
della Madre ancor giovanotta , ma però dotata di tanta prudenza, che ante-
ponendo ad ogni proprio interelle la buona educazson del figliuolo , ogu'oecafìone
di nuove noi%z recufando v volte Timànerfi;in iftato di vedovanza ,. e tornatali a
(lare col Padre ,,attefe alla cuftodia di Gregorio , e d'una figliuola di pochi meli,
che del defunto iiiari-to le era reilata altresì, ma quefta indi a poco fé n'andò
al Cielo ... Aggiungeva la giovinetta Vedova alla prudenza nel governo una parti-
colare induftria delle fue mani ; conciomecofache ella eccellentemente ricamaifej
e componete a maraviglia quella fona d'acconciature di capo , che ufavano le-*
dóime de' fuoi tempi > e così con fuo guadagna,, e con quello * che del Manto
era rimafo> ageyol cofa le fu il mantenere fua famiglia.
Volle , che il figlinolo, che dava fegni di sì buon'intelletto , attendere alle let-
tere , edegli non.te n'allontanava ; ma i parenti >, ed amici di quella cafa , che
tutti erano uomini dati al dileguo»,e fra quefti Tommafo da S. Friano buoniilìmo
Pittore di quei tempi , forte spugnavano , aderendo , ch'eikndo rimali del morto
littore Francefco ftudj belliffimi fatti in Rooia , giufta cofa era , che il fanciullo
di quegli iì vale(fe per diventare ancor elfo ad esemplo di lui un grand' uomo iru
quel meilìerp > ed aggiungeva lo itefìp Toinmafo , che emendo Gregorio ài gracile
compreipoiie, i>oii avrebbe mai potuto, reggere alle fatiche dello ihidio delle lettere,
della qual cofa il noilro Artefice poi.f^tto grande t e pratico nell'atte molto fi
ridevabaCrmaiidoaver provato per e^nenia, che le fatiche di chi inefsa pittura
voglia avanzata, non erano; pt|nto inferiori a quelle di chi attende agli itud)
delle lettere.,
Agl'impulfi di eofloro fu neceffario, che il Vecchietti , a cui per altro non
dif^i^va* ch'egti sefercitaise nella letteratura » cedere, ed al configlio de;
,v;,,/■:,' > I ,-:"•: Parca-.
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G\E G 0 ^T< 0 J> A G A N I.
ParcntMafciafselo accoftare ; difse però ,cHc dovendo/? egli gettare alla pittura:,'
voleva egli mede/imo trovargli il Maeftro ; e quefti fu Santi di Tito uomo inte-
gerrimo, e valorofo in difegno. II fanciullo, non so gii per qua! caufa, moftront
molto reft io in pigliar tal Maeftro , onde fu necessario, che il Vecchietti gli par*'
lafse in quefta forma , e così l'acquietafse: Or fappiGregorio , che a' inalatile
a' ragazzi non fi mai quello eh' e' chieggono , però piglia il Maeftro, ^Ghe ti»
è flato darò ,e più non replicare. Gregorio , ch'era d* ottima 'volontà , ftetteft
cheto , e diceva poi venuto in età matura , che quel Gentiluomo cori dar*!? un
tal Maeftro era ftataia forte fua. Diedefi adunqae con ogni accuratezza agii ftu-
dj del difegno , affittito da quei fuo buon protettore in ogni occorrenza ; quégli
fpefso lo conduceva alla fua bella Villa di ripofo, e concioflìecofache il giovanet-
to avefse una bella mano di fcrivere, con qualche principio d' umanied v valevafT
di lui per ifcrivere die lettere ; ma Gregorio , come quegli eh* avea volti i fuoì
penfìeri al difegno , fentiva noia d' ogn' altra applicazione, dicendo , che folo gli
baftava il faper beridipignere ; a quefto rispondeva-quei virtuofo Gentiluomo,
che quando egli fofse arrivato ad efsere Pittor buono , molto contuttociò gli fa-
rebbe mancato , s'egli non avefse apprefo il modo di fapsr reggere-sé ftèffo , e la
proreffìone efercitare con reputazione, edecorò , cofe, che anche ad ogni ottimo
artefice non foglronò fempre ben riufeire , e che quefto afsài più gli farla còda-te»
e più difficile partito, ch'egli allora non intendeva, e non penfava s avverti mentii
che ficconve egli confefsò dipoi, gli furon di grand' aiuto, e ben fé ne eonobbeta
gli effetti i perchè quefto Pittore riufeì uomo di belle > édefidérabiif ^fiialitadi / si
aggiuftato , e ben comporto in fefteffc , e sì utile ad altri, che quando non ma*
per lo gran valor fuo nell'arte , per quefto ftefso fi meritò , che fofse fatta di lui
eterna memoria. Andava fi egli intanto efercitando nello ftudiò dell'arte , ed iru
breve c&iVC© sJavanzò,xht^Satoi^oftrèn^'avvalertene molto in«gtìi fua pittura a
frefeó, ed a olio ; e perèftè quegli, non oftante le moltiflìme opere, che gli erari
date a fare del continuo , aveva gran genio a* ritratti, de' quali non iafciava paf-
fareoccafione, ch'egli non accettale; incominciò afta di fuggire^ il tedio, che le
guarnizioni, i bufti, racconciature , e fimili àbbigìiàrtìenti fogliono apportare,
a farle dipignere a Gregorio. Il giovane , ch'era d' ànimo nobile , e gid aveva_>
cominciato in quella profcfiìone a far gran cuòre , malamente fentiva d* aver a
perdere fua età .intimili bagattelle,mentre a'verebbe potuto efercitare il talento filò
heli' inventare, al che foFte fentivafi portato' dal genio : A quefto aggiungevafi, che
in quel tempo Antonio Tempefti, detta il Tempeftino, avendo lafeìato il fuo primo
Maeftro lo Stradano , fé a' era venuto a ftàre con Santi di Tito , e faceva conti-
nuamente belle, e capricciofe invenzioni , dandole a vedere a Gregorio , e coru
quefto ogni dì più accendevate di desiderio quello ftudio. Intanto occorfe,chc
Girolamo Macchietti buon Pittore di quei tempi , detto Girolamo del Grocitìf-
Jaio , fu chiamato in Ifpagna per iftarvi qualche anno , ed avendo ftretta col Pa-
gani buon'amicizia , il pregò a contentarti di pigliare egli medefimo a pigione le
fue ftanze psr reftituirglìele al fuo ritorno ; ficchè fra '1 defiderio di fervire ali* a-
mieOi.e la brama di rìtirarfi folo agli tì,ad) dell' arte, e non aver a dipignere più
bufti , e guarnizioni , e non reftarfene inferiore al Tcmpeftino, egli deliberò di
compiacerlo , prefele a pigione , Ci licenziò cortefemente dal Maeftro, ed in eifc
fi portò. Erano quelle ftanze sì ben difpofte per 1' efercizio d' un Pittore , cho
nulla più , conciolikcofache , oltre alla fituazione de* lumi, e la loro capaciti,
aveano anco annetta una ftufa , che pareva fatta appofta per dipignervi l'ignudo
Bb a                                                 nel
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rP4 DECEN. Ili della PA^. Il del SEC. 2F. dal t jfòM'% 5 8o*
nel tempo d* inverno.- onde egli fatta lega con una mano di giovani di quella Tua
età , e particolarmente con Lodovico Cigoli Tuo amicillìmo, iniìeme con elfo die-
de»" a fare grandi ftudj. In quefta fua prima età dipinfe a frefeo nel Chioftro grande
di S. Maria Novella per i Parenti d'Andrea RolTelIi celebre OrganiRa ,■ la ftoria
quando S. Domenico riceve la confermazione dell' Ordine, nella quale non lafciò
di moftrare qualche principio di buon gufto , per quanto poteva . volerli da un-,
fanciullo. Avvenne circa a quello tempo , che Federigo Barocci celebre Pìttor
rf Vrbino mandò in Arezzo una fua tavola , che ebbe al folito dell'akr' opere di
lui non ordinario godo ; il che pervenuto ali*orecchie di Gregorio , fubito infic-
ine col Cigoli fé n'andò a quella volta , ed avendone l'uno , e 1' altro guftato iti
oliremo ,V applicarono a notare piti, e diverfe ofiervazioni, e belliffime avver-
tenze avutefi dal Pittore in quell'opera ; pofeia tornati a Firenze , incominciaro-
no a vaierfene nelle pitture loro , la maniera , e '1 colorito de' loro antichi Mae-
ftri in tuttoy e per tutto abbandonando talmente , che collo ftudio continovo del
naturale , e col nuovo gufto fattoli fopra il bel modo di fave del Barocci y una_»
nuova bella, e piacevole maniera fi formarono. Gregorio contuttociò non fi quie-
tava, (olito dire , che non gli piaceva il dipignere al modo d' altri, però fi pofe
con nuovi sforzi a fare un gran quadro per se proprio , e fu la ftoria d' Adamo»
ed Eva quando mangiano del pomo vietato ; quell'opera , nella quale egli ritraf-
fc al vivo diverfi animali, e figurò un paefe in gran lontananza, riufeì di gran ma-
inerà, e di vago colorito jficdiè fu di grand' ammirazione agi9 intendenti dell'ar-
te . Fece apprefib altri quadri delle nove Mufc, e tanto quefti, che quello mandò
In Ifpagna. Dipoi mette mano alla gran tavola di Moisè , che percuote la pie-
tra ) nella quale con ■beli* invenzione , e componimento fece vedere vecchi, giova-
ci, fanciulle , donne , ed animali, ed alcuni pezzi d* ignudi naturaliiiìmi ,* qucfto
quadro dopo alcuni anni fu mandato a Roma alla GÌ. Mem. del Cardinal de* Me-
dici , che afeefo al sacro Soglio , fi chiamò Leon XI. Mentre eh* egli tal opera
aveva alle mani, colorì molti quadriper particolari, ed alcune cofe a frefeo;uno
ne dipinfe per Aleflandro Guadagni, ove figurò la foprannominata ftoria di Moisè,
che percuote la pietra, opera belliflìoia , di vaga invenzione , e d' ottimo colori-
to -, e fra le bell'arie di tefter, che vi fi veggono, belliifima è quella di nobil Da-
ma fedente con un fanciullo appreso , e dietro a. quefta fra varie tefte di giova-
netti , quella d' una fanciullina veduta in tutta faccia in atLo di bere ad una gran
ciotola di criftalìo , dietro alla quale quella parte del vifo , che dal criftalìo viene
dolcemente adombrata , o velata che dir vogliamo , è così ben imitata > e di-
fluita dall'altre parti non velate, che fembra cofa vera, e non finta ; dalla parte
oppofta vedefi nella tefta d' un uomo attempato con barba rolficcia , ed una ma-
tto va atto 4* accennare, l'effigie di Piero del Nero Gentiluomo letterato parente di
quella Cafa , e grand* amico del noftro Artefice. Trovali oggi quefta bella pittu-
ra appiedò i figliuoli di Gio. Batifta del detto Aletfandro Guadagni, che la;ten-
dono in quella ftirna , che merita una tal' opera. Intanto fi cominciarono a fare
111.Firenze gli apparati per la venuta di Madama Serenitfima di Lorena la Spofa_»
del Screnifs. Granduca Ferdinando Primo , ed a Gregorio , che già ' s* era guada-
gnata fama di gran Pittore , furondate a dipignere affai cofe ; fra quefte, fu la
gran tavola a tempera rapprefentante la Natività noftro Signore Gesù Crifìo,
opera maeftofa , ricca dì figure , e che ha m se tutti i requifici dell' arte ; e fra
l'altre maravigliofa è la figura d'un Paftore , che porta un'Agnello , cosi ben at-
teggiata nel moto, eh* ella pare veramente viva. Ji. qucfto quadro fu dato luogo
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                                                                                                    per
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pè? accompagnatura d' altri di fimil grandezza fotti da eccellenti Maéftri > in tino'
degli fpazj grandi, che nella Cattedrale fono fopra gli archi de' piloni, che reggono
la Cupola ,e fotto i ballatoi. Colorì ancora uno di quei Re , che fi veggono li-5
tuati negli altri fpazj di fopra fra l'uno,e l'altr'occhio del tamburo della medefima
Cupola. Per l'Arco trionfale, che s'erefle al Canto a'Carnefecchi, dipinte a olio una
gran tela , con iftorie de* fatti di Goffredo ; in quefta pofe -egli tutte f induftrie
dell'arte fua * ond'ella riufcì d'ammirazione ad ognuno, particolarmente per un
fuo beli'attributo d'efler difegnata bene, e con vago , e robufto colorito condotta,
il che la faceva parer maggiore affai di quel eh*eli'era ; tra l'altre cofe vedevafi
innanzi un bel guippo , ed un Turco in piedi in atto di tirare ad un foldato ne-
mico , che fembrava vero . Quell'opera , con quattro altre di mano di Santi di
Tito, e due di fuoi buoni Difcepoli, tutte contenenti fatti di Goffredo, ch'erano
fervite per detto apparato , alle quali poi era ftato dato luogo in un Salone del
Palazzo del Granduca , per accidente d'incendio, con dolore univerfàle degli ama-
tori dell'Arte,recarono preda delle fiamme , Quefti bei parti del fuo pennello, e
tanto più il vederi] per ognuno, che il noftro Artefice migliorava ogni dì a gran fegno
gli accrebbero tal credito , che fin dall'ora molti giovani Fiorentini inclinati alla
pittura vollero porfi fotto la di lui difciplina , fatti anche a ciò non poco aminoli
dalla bontà , ingenuità* , e cordiale amorevolezza verfo ognuno, di che egli era
dotato, ed anche perchè effondo affai giovine , tratti, e maniere avea molto
confacevoli coir età loro , ficchè le fue ftanze divennero un vero ricettacolo della
giocondità^* vi concorrevano a gara i primi nobili, e letterati ài quefta Patria ,
fra* quali erano Gio. Berti, Gio.Simone Tornabuoni» Francefco Marenozzi, Piero
del Nero, Afcanio Pucci, Filippo del Migliore , Michelagnolo Buonarruoti il gio-
vane , che compofe la beilifiìma Comedia della Tancia , Iacopo Soldani , Iacopo
Giraldi, Raffaello Gualterotti y ed altri molti , che lungo farebbe lo fcriverc. Il
Berti, ch'ai pari d'ogn'altro era liberale , e magnanimo, volevalo fpeflb nella fua
favorita Villa di S. Margherita ad Afciano in Valdeifa , con accompagnatura di
fuoi più confidenti amici j e perchè potefie egli più frequentemente portarvi/? 3
teneva in effa diverfi trattenimenti atti a dare fpaffo ad ogni prudente , e civile
perfona , ne mancava tra quefti quello della Caccia , ài cui Gregorio molto fi di-
lettava , e particolarmente di tirare con baleftra, in che egli ebbe .particolare ta-
lento . Scrivevagli il Berti bene fpeflb lettere piene di fpkitofe piace volere, e poi
foggiungeva , venite , venite , e fé condurrete de* cani, fappiate che qua fono
delle lepre, fé delle palle, qua abbiamo degli uccelli j ma nefluna lettera* gli fu mai
portata per altra mano , che ài Vetturale , mercè che] infieme colla lettera era
fempre accompagnata una gran foma delle più aggradevoli cofe , che fecondo le
(ragioni difpenfavano quei fuoi Poderi. Ma giacché fi parla del Berti, è da fa-
perfi ancora , com' egli, occorfe in quel tempo , che per la Chiefa Parrocchiala
della nominata villa , ebbe a farfi una tavola , la quale fubito da Quel virtuofo
Gentiluomo fu ordinata al noftro Pittore . Dipinfevi egli con inefplicàbile Au-
dio , e diligenza Maria Vergine nofka Signora col Bambino Gesù , e più Santi,
e fra quefti un $. Gio. Batifta , e Santa Margherita ; e già aveva dato compi-
mento all'opera , e forfè mandatala a fuo luogo, quando il Berti gli do-
mandò quale dovette effere il fuo prezzo: Gregorio , dopo alcune parole di corte-
sia » gli chiefe una remunerazione aliai modefta ; a che rìfpofe il Berti : Gora
( che in tal modo beie fpeflb per vezzi era chiamato in quella convenzione )
Goro litio la vai più, la vai più > tu mi porti troppo rifpctto ; e tornato a cafa,
m
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DECEtf. m. delia PAT^ llM SECJF. M r 5 7®>al 158o-
gii mandò più del chiedo t con due fome di diverfi rinfrefchi-., e galanterie di
buona valuta. On poveri lufdicenti., fé tornafle il tempo di, si fatti pagatori.
Gli ftdfi, o limili trattamenti riceveva egli fpe.iTo da altri Gentiluomini, e par-
ticolarmente da Gio. Batifìa Deti, che poi 1' anno i %99 agli fr. di Marzo^ua^
Salititi di Papa Clemente Vili, fu ereato Cardinale. ^^^^^^
fue Cacce in,Villa ma , ed ammettevate a tanta familiarità , che lo itetio Grego-
ilio era fclito raccontare in commendatone dell' ottime qualità di quel giovane
quella p.acevolezza. Diceva egli, che frequentemente quando m caccia occorre-
va poetare qualche pefo, la maggior parte foleva efler quella di Gio. Wg*-* "
quale più e più volte s'era trovato in occafione di pioggia , o altra qualiitoHe , a
cavargli le fcarpe. Diceva inoltre , eh* era tale il concetto , che h aveva in quel-
la convenzione del Cardinale Aldobrandino,. por Sommo Wcrice, MMjnmr
dre della famiglia de'Detiene fé netenevaquafì per certa lailunzioneal fiottato,
onde il Deti per ifcherzo fra loro non s'intendeva per altro nome , che ai trai-
nale ; e quando nella caccia e' rimaneva talvolta addietro , eran fohti M^P
con dirgli cammina Cardinale * cammina Cardinale , cofa che detta da 1^***
fperata ,. riufeì poi daddovero. Nel tempo i che Gregorio taceva la tavola a G o.
Berti per Valdeifa , Ciro Alidofì in Firenze faceva fare la iua Cappella ael ^ar-
mine , e conefeendo il ino valore , ad elfo uè allogo la tavola > ordinatogli
rapprefentarc in efsa il ritrovamento della Santa Croce . Egli s applico a rame g i
Hudj con affètto ftraordinario »#4 anche fecene i modelli,, J.^^^f^J
mente conduHe la beliiffima tavola , che oggi vi vede 4 *H%4fg»*fà
grande , e maellofa maniera i ben accordata , e di vaghamo P^^f^g
faccia della Salita fece rifondere l'Imperatoria Maeftà , nelle fue Damigelle aria
nobilita , e l'Inferma , che fu poi mkacolofamente rilanata, ^^Igf
«ròta in letto in beli' attitudine ; nel volto dellamedeuma. rece, appai,ire ifcflM o
dell'infermtid,ma in un tempo ueflb compofizione di parti, ed inaole&nttWr
ma V il decoro, e la gravità del Prelato fono maraviglio!!, e finalmente lemure,
'che reggono la Croce fi veggono, condotte di sì gran maniera, ^M^m^
-dire. Efu colk degna d'ammirazione , che per opera , cred io , di qualcnedot-
. torello guattameitieri, appena quella bella tavola fu mefsa al l^|9i «gMJ
levò contro alla medefima fra la gente minuta una voce di gran ducreduo, aiM-
mandofi dalla più parte, che Gregorio per voler dare troppo ^grande .erafi
! abbacato ,non poco y ma ellanon fuappena,afsaporata-aa veriinCeii ^f1^1 "f
fama,iemedefima ritrattando , la fece couofcere da ognuno.per quei che eli tra.
Dopo quello lavoro condufse due tavole per i Concini per lerranuova in Vàidar-
no di l'opra , in una rapprefentò Crifìonoftro Signore in Croce , ed appiè di ella
tre Santi , cioè S. Bartolommeo , ritrattoci vivo di Bartolommeo Concini ilvtc-
' duo, che fu primo Segretario di Stato della GÌ. Mem. dei Granduca Colimo Pri-
mo , e fu Padre di Gio. Batifta , di cui nacque Concino il Marefciallo d.-Ancre;
' Fecevi S. Niccolò Vcfcovo in ginocchioni, ritratto di Monlig. Concini fratello di
' Bartolommeo , e Vefcovo di Cortona, e dipmfevi una S. Agata m piedi jr queita
tavola fu collocata nella Chiefadi S. Bartolommeo del Po^zo , Commenda oggi
del Cavato Bartolommeo di Coiimo di Ftancefco de* Medici, pervenutagli dicala
Concini, e nufcì in un tempo Hello maeiìofa, e devota, e ha l'altre hguie ruron
fincularmente lodati due Angeli, -eh* egli figurò in aria in atto di raccogliere il
Sangue delle ferite del Signore. Neil* altra tavola figurò Maria Vergine ledente
cpi figliuolo in grembo, e da una parte S. Michele > elafe* caipetta à Demonio:
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Ù A N I*
•dall'altra S. Benedetto, e quella fa polla nella Chiefa di S. Michele Arcangelo
-di Pian di Radice, Commenda oggi del Cavata Giuliano di Cofimo di Francefco
de' Medici , pervenutagli pure da' Concini, la qual Chiefa fu già un piccolo Mo-
nailéro de' Monaci di S. Benedetto. In quefta tavola, che è colorirà a maraviglia.,
e di gran forza , l'Artefice ebbe intenzione d* imitare a tutta (iia polla la nanfe-
ra del-Coreggio, e fu opinione degl' intendenti, ch'egli veramente l'avelie a ma-
raviglia imitata . Non fu però quefta ne la prima , ne l'ultima volo , che ulcif-
fero'dal fuo pennello opere m fu quella maniera , di che fa teftimonianza uno
ftupendo quadro di figure di braccio in circa , nel quale è la Natività del Signo-
re fatto per il fuo amico Iacopo Giraldi, che oggi è m cafa de' fuoi Eredi; que-
lla pittura par proprio del Coreggio, ed ha lode d'opera degna d* aver luogo in
qualfifìa Regia Galleria. Colorì anche un' altra tavola per Valdelfa, nella quale ree*
vedere una Vergine con Gesù in braccio,ed appreilo 5. Gio. Batifta , e S. Domeni-
co, e qusfta non fu (limata punto all' altre inferiore , lodandovi!} al maggior■■ fo-
gno la forza del colorito, e 1' accordamento* Dell' anno 1504. nel Convento dé&
le Monache Franceicane di S.Onofrio,dette di Fuligno , in quella parre dèi Chiov
ftro, che di verfo la pubblica via fu 4'anno 1640» fotta il mmifteno di Sor Maria
Virginia Amadori ridotta in ufo di Parlatorio » dipinfe a olio (opra tela una lu*
netta , nella quale figurò S. Onofrio , e la Beata Angelina dà Fuligno > che mat>
dò a fondare tal Convento, i quali rapprefentò genufteifì in atto dJ adorazione
della Croce, e delle Stimate; ed in uh.bafamento , o grado , fopra cui pofano i
Santi, fcriife le parole, Signafti DomineServumtuam Fmnafctm ftgnis l^cdemptioms
noftrx.
Era circa a quei tempi tornato dalle guerre di Francia un Capitano dajp
Città, di Caftello , il quale diceva eflerfi trovato , efercitando fuo meitrero , a
mandare a terra una porta, fopra la quale era un'Immagine di Maria Vergine di
rilievo tutta dorata ;avevalo però fattocon gran timore \e tremore, onde ternato
nella patria, per levarli dal cuore la gravezza, che gli apportava la memoria ài quello
fatto, e fodisfare in qualche modo alla Gran Madre di Dio> in ciò ch'egli contro fua
voglia averte mancato , deliberò ài fondare alla ftefsa una Cappella } e adornarla
d'una belhflìma tavola, e quella volle, che fofse fatta dalnoltro Artefice. Quefti,
fecondo l'ordine avutone dal Capitano , figurò in efsa una porta , fopra la quale
era un'Immagine di Maria Vergine con Gesù finta di finiflimooro lotto un ricco
padiglione alzato da 1 lati da Angeli , e nella.parte pai bafsa dipinfe in diverfe
attitudini S. Francefco ,.S. Domenico , S. Gio. Sanila * S. Gmfeppe, S. Mattia»
e S. Ludovico Re di Francia ; opera , che farà fempre memorabile , non pure per
lo magiilero del ..Pittore , ma eziandio per l'atto degniamo di pietà, ed otfeqtìio
fatto da quel valoroio foldato verfo la gran Regina del Cielo. A Francefco Ma»-
renozzi dipinfe una tavola di Maria Vergine del Rofario, con Angeli , e Santi**
opera belhfiìrna, j che fu mandata a S. Croce Caftello nel Pian di Pila. A Giovati-
lìmone Fornabuoni fece per Laiatico un'altra tavola dei Rofario con tutti i Mi-
ller j ; e fu concetto dello fìéflo Torna buoni, ch'egli figurane ila Vergine in ùriL
Giardino:di rofe , con tre alberi ; nel primo , che fu naia Palma , rappre feritoci
Miller; Gaudiofi ; nel fecondo , che fu uno Spino , i Dolorofi 5 nel terzo , ehe'rtt
un Rofaiofinto d'oro , che in cambio di tofe femferava: aver prodòtti rrechiflimi
gioielli, fece vedere i Miller j Gloriali % e nella medeiìma tavola rapprefentò An-
geli , e più figure di Santi. Fra quelli era un S. Balliano , che in quelle parti del
corpo , che non copriva un bel panno rotto$ che lo cingeva , era sì ben colorito,
che il Tornabuoni ebbe a dire di temer fotte , e he | quella tavola a càgioiv di ciò
non
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1*8 DECSN. IJUella PAX± TI delSECmMi 570.4/15 80;
hon s'aveffc a cavar di Chiefa , come per avanti era feguito in S. Marco di Fi-
renze della belliffima tavola delS.Bafliano di mano del Frate, ne io di quefta noto
qui altro particolare, perche è floria affai rifaputa. Per Francefco de* Medici
fece una tavola d* un Criflo morto , e vi ritraile al vivo Cofìmo fuo figliuolo
allora giovane ; quefla fu mandata alla lor Villa di Graffina tre miglia lontana
da Firenze. Penino della Fonte fece una tavola d'una Madonna con Gesù in brac-
cio , d'avanti ad efla flanno genuflefli S. Paolo , e S. Niccolò Vefcovo, e quefta
andò a Macerata. Vna Madonna dipinfe ancora per la Chiefa di Montenero.
Aveva il noftro Pittore ftretta non ordinaria amicizia conBartolommeo Carducci
altro Pittor Fiorentino Difcepolo di Federigo Zuccheri, al quale elfo Bartolommeo
aveva molto aiutato nelle pitture della gran Cupola di Firenze , e dipoi dal mede-
fimo ftato condotto a Roma , avevalo fervito in molte cofe \ ad inftanza dello
(ceffo Federigo aveva imparata l'arte del lavorare di ftucchi, poi ritornato a Fi-
renze , dopo avere e di ftucchi , e di pittura ornate tre Cappelle in S.Giovannino
Chiefa della Compagnia di Gesù, era ftato neceflitato feguitare il Maeftro in«#
Ifpagna» chiamalo li dal Re Filippo ; e perchè dopo che Federigo ebbe fodisfat-
to a quella Maefta, ed aveane prefa licenza, non fu pofììbiie che il Carducci fofle
lafcìato tornare per diligenza , che n" aveffe fatta , gli fu forza coli fermarli irt_*
carica di pittore del Re; Quefta fu una congiuntura molto favorevole a Gregorio,
concioffiecofache da indi innanzi lo fteffo Carducci continovamente gli ordinafle
lavori per Ifpagna di gran confìderazione. Tra gli altri fu una gran tavola d' una
Natività del Signore, ch'egli conduffe ^i maniera più gagliarda del folito, e fu
ftimata delle più belle, che ufeiffero dalla ma mano ; tanto che il Carducci gli
fcriveva talvolta , che quando ej voleva dilettar/] alquanto in cofa di tuttofilo
gufeo ,, fi metteva a guardare la fua bella Tavola della Natività. Ad inftanza del
medefìmo fece due tavole , una della Refurrezione , ed inoltre un gran quadro,
in cui rapprefentò un Cefalo , che fcàppa di grembo all' Aurera ; qu.efto piacque
all'amico , ma parvegli troppo artifi^iofo, onde con prime lettere gii ebbe adire:
Gregorio fé voi michelangnoleggiaifi alquanto manco , voi fareffe qua invidiato
all' ultimo fegno : la medefima tavola ebbe a fare altra volta per uno Spagnuolo.
Fin ad ora abbiamo confiderato queft'Artefice come eccellente nell* arte della Pit-
tura, ma non è da finirfi qui , concioflìecofachè egli in tutte le materie apparte-
nenti al di fegno fofleuniverfaliffimo,edin ciafeheduna impari icolate riufeitfebene.
Era buon Architetto , onde , non oftante la fua gracilìffima compiendone , aveva
del continuo a faticare in far difegni per poveri manifattori , che glie li doman-
davano , come farebbe a dire , Intagliatori, Scarpellini, Legnaiuoli, ed altri
efecutori d'invenzioni architettoniche ; e perchè e' modellava eccellentemente di
terra, e di cera, e perchè non ebbe maggior defìderio, che di giovare ad ognuno,
^particolarmente a' profeffori dell'Arte , fen2a guardare a fatica, o mala fanità;
.^perchè in fomma e' pareva , che quell'uomo fofle nato per ognuno , fuori che
jàà feftetìò, trovavafi Tempre occupato in far modelli per Orefici, Argentieri ,ed
,anche per i medefìmi Scultóri, e Gettatori di metalli. Facevanfi 1' anno 1600.
. ]e,Porte, di bronzo feoriate per la Cattedrale di Pifa , dove già furono le porte di.
legno f che i Pifani l'anno 1107. recarono di Maiorica dopo la prefa de' Saracini,
infìemecolle due Colonne di porfido, che poi mandarono a' Fiorentini per aver
guardata lor Terra , con ima Colonna piccola , la quale fu pofta nel front(piz.io
("opra la porta maggiore di eflb Duomo, la quale con credula femplicità , dice-
vano gli Antichi, che etìiimque la vede in quel giorno non può effer tradito 1
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fìccome fi legge nelle' memorie Pifane mànofcritte nella Libreria di È. Eorenzo."
A cagione dunque di quefte nuòve Porte di bronzo non folo toccarono a Gregorio
le gran fatiche di riveder le cere, ed ogn' altra cofa , ed afliftete a chi operava ,
ma ebbe anche a fare di fua mano i modelli in tutto, e per tutto di tre ftorie di
mezzo rilievo. In una di efse figurò il noflro Signore Gesù Crifto orante nell'Or-
to , in una la Flagellazione del medefimo , ed in un' altra la Coronazione di fpi-
ne , e le condufse finite quanto mai puòdirfi, e tali appunto, quali egli le mó*
dello furon mefse in opera nelle porte. Fu poi chiamato a fare una tavola nel
Duomo di Piftoia, dico chiamato coli, perchè era la tavola aita tredici brac-
cia, e larga fei, e doveafì dipigner fopra il legname ; trovavafi egli in quel tem-
po hi iftato di non molta fanìtà , al che aggiungeva!! 1' aver egli in tal opera a
lavorare fopra i ponti : ma aliai più l'affliggeva la mancanza d' alcuni fuoi Di-
fcepoli, che avrebbcr potuto aiutarlo alquanto , uno de'quali era già mancato,
di vita, e l'altro aveva egli per cariti mandato a Roma, dove per qualche mefe
ftudiafle le cofe dell'Arte , e purché a quelli ne fofle venuto quel bene , che egli
desiderava, non avea guardato a reftarfene folo , e fenza aiuto nella maggior ne-
ceflìtà. Contuttociò portatoci a Piftoia , condufle la gran tavola , in cui figurò
la Venuta dello Spiritoflanto con nobiità di maniera , e ne fu affai lodato. Ma_»
più, e meglio averebbe egli fatto, fé non gli fofle convenuto operare a sì gran di'
{"avvantaggio d' ogni cofa. Fece anche in quella Citta altre opere per divedi, ed
altre ne cominciò , le quali poi rimafero alla fua morte imperfetc , e furon finite
dal Roffcìli fuo aniatiffimo Difcepolo , come appretto diremo* Tornatofene a-Fi-
renze > ebbe a dipigneré fopra cartoni per Filippo Soldani Gentiluomo Fiorentino
ftorie de' fatti di Scipione Affocano per tappezzerie di feta , ed oro , fecondo la
commeffione avutane di Sicilia , delle quali coli' aiuto del nominato Roffelli colt-
ri tuie fino al numero di due. Fece anche un quadro grande di Lot imbnacato dal-
le Figliuole , e due di favole , cioè una Diana in atto di dormire , e Pane, che-*
entra nella grotta ,ed un* altra di diverfa invenzione in atto d'apparire Endjmio-
ne, che dorme \ tutte figure quanto il naturale. Quefti due ultimi rimafero dopo
fua morte al Roffelli., coli' al tre pitture, che diremo a fuo luogo , che le vendè a
D. Virginio Orlino j quello di Lot ebbe il Granduca Ferdinando Primo , che lo
fece mettere nel Salone de' Pitti, dove fino al prefente fi vede. Delle fopra notate
favole di Diana fece fare più copie j e le fine di fua mano , e quefte furon com-
pre da partìculari Cittadini. Fin'da quefti tempi corniciò il noftro Artefice a fca-
pitar molto di fanità, e bene fpeffo era aflalito da qualche febbretta , e finalmen-
te fu prefo da una quartana , che fu di sì lunga durata , eh'e' lo condufle male*
afratto ; onde da innanzi poco potè operare, e quel poco che fece non ebbe più
quello fpirito , ne quella perfezione , che aveano avuta Y altre me pitture, anzi
avendo egli per Neri Alberti fatta una tavola dell'Adorazione de' Magi per una Chiefa
ci* una fua Villa preflò a Firenze, chea molti parve aitai buona,la volle ben oflervare
da lontano , ed ebbe a dire , eh" eli' era riufeita una cofa gretta , e ne reftò mal-
contento . Erafi egli già a cagione delle frequenti malattie ridotto tanto eftenua-
to , che. ì Medici lo credevan tifico , quando convennegli patire molti difagi per
l'infermità, e morte d'Elena fua cara Madre : e già aveva determinato di por-
tarfi a Caftello, dove egli aveva prefa una Villa , fpetando di rifarli alquanto in
quell' aria tanto falubre , quando fu fopraggiunto da nuova infermità, che poi in
tre mefi lo conduffe alia morte. Gregorio , che fempre erafi moftrato intrepido,
e coftantiflìmo ne' molti mah fofterti fino allora , al comparir di quello , che tu
Ce                                            l'ul-
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aoo DEC EH, III dellaPÀ$. II. del SEC. IV. M 1570.4] 15 %<$\
V ultimo , forte fi turbò , e difTe ; ò che congiuntura è-quella ; diedefi con grati
premura a cercar modi per lo fca in pò ,; non guardando a fpefe per procacciar ri-
medj d' ogni valore : ma conofcendo riufcir vana ogni fua premura , diedefi s .co*
me faggio eh'egli era , a penfare alla partita. Fece richiamare da Mantova un—
fuo Cugino chiamato Domenico Fedini, ch'egli deftinava per ino Erede., e ch'egli ave-
va paternamente aiutato con danari, e raccomandazioni per tenerlo agli ittici;, e
condurlo alla laurea del Dottorato , e dipiù avealo arricchito de i belli adorna-
menti del Difegno, Pittura, e Architettura j aveagli anche procacciata la prote-
zione di D. Vìrgino Orlino , che ad una Sorella di lui diede in cuftodia le pro-
prie figlie , onde per fuo mezzo arrivò poi il Fedini a confeguire un Canonicato
di S. Maria Maggiore in Roma, dove in riguardo de* fuo varj talenti fu molto
ben vitto, ed accarezzato. Il ritorno di coftui fu a Gregorio di non poco follie-
vo, e {libitodiedefi a difporre delle cofe fue , lanciandolo fuo Erede. A Matteo RoiTelli
fuo amatiflìmo Difcepolo , che per molti anni avevalo aiutato nell' opere , lafciò
rincumbenza di dar finca moltiflìmi lavori, che rimanevano inperfecti , e volle ,
che il debito , e credito , che e' teneva fopra i medefimi., al Roflfelli rimaneiTe,
ciò che allo ftelTo RotTelli riufeì di non poca utilità, perchè il Pagani, che mode*
ftiiiimp era flato fempre nel chieder ticompenfa di fue fatiche,.aveva tratto poco
danaro, e lafciati molti quadri affai condotti ; ma ciò fa poco in paragone^
dell'utile , che glie ne venne per la grande apertura , eh' egli fi fece in tale occa-
sione fra la Nobiltà Fiorentina, Monafterj, ed altriluoghi, a poter poi (come fegui)
efler fempre adoperato, conciofiiecofache per quello, e per efiere il Roltelli
fiato uomo di ftraordinaria bontà , ed aggiuftati$mo nel fuo operare , conditile
forfè piùopersdifua mano;chequalfivoglia altro Maeftro de*fuoi tempi. Ad un'altro
fuo Difcepolo finalmente, che nell'infermità gli aveva dato aiuto, fece varie dimo^
ftrazioni d' amore in detti, ed in fatti. Aggiuftati eh' egli ebbe gli spirituali , e
temporali interefE , conofcendo che già s' avvicinava 1' ora eltrema , con]quiete
veramente invidiabile kcs-fì porgere un'Immagine del Salvator noftro Grocififiòi
fé la ftrinfe al petto , e tcnnela , e notte fino allo fpirar dell'Anima > 11 che
occorfe con fua gran pace dopo tre giorni in quefta maniera : Era la mattina de*
gli 5. dì Dicembre del 1605. quando egli addi mandò , che ora fofTe , ed eiTendo-
gii detto che fedici ore,, rifpofe : orsù oggi tra le ventuna , e le ventidue finirò;
e tanto feguì alla prefenza di molti Rcligiofi, di pochi Parenti, e de' fuoi Difce*
pali tutti trafitti dal dolore per la perdita > che facevano d'un tale uomo. Subito
l'Erede diede ordine per lo funerale , che volle foffe più a feconda del merito del
caro Parente,e de i benefici eh* egli avea da lui ricevuti, che dell'acquietata eredità,
perchè efiendo ftato Gregorio liberale co* Congiunti, cogli Amici,eco'Difcepoli,e
molto più colle povere perfone, ed avendo anche riattato afiai civilmente feitefio, non
potè lafciate grandi foilanze; e così fu il di lutcadaverocon nobil pompa,e grande
accompagnatura portato alla Chiefa della Santifs. Nonziata , e nella Cappella,
eh* è dentro al .fecondo Chiòilro , fa nella fepoìtura de' Profeflori di quello
Arti iripoito. Fu il no'ko Artefice uomo dabbene » e timorato di Dio , e quan-
tunque egli una volta cadeiìe , in occafione prefentatagii , di ritrarre al naturale
bella Donna, ma Ubera, della quale ebbe un figliuolo , contuttociò predo riforfe,
ed ii fanciullo fece allevare , e gran conto ne tenne per lo corfo de' pochi anni,
eh' e* ville. Aggiunte ali* altee fue buone qualitadi una llrordinaria inclinazione
a far fervido ad ognuno , onde non fu pedona che ricorrefle a lui per aiuto , o
coniglio, che non le ne partìfcc contento . Ebbe gran libertà in correggeie le co-
w 'J                                               fé mal-
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G T^E G 0 X 10 PAG A NI.            201
fé malfatte , fenz' aver rìfpetto a perfona, ed un giorno trovandoci ncjla firn ftaiì-r
za un fuo amico uomo di più che mediocre condizione j fcntendo dar principio'
adifcorfo di cofe meno che onefte , l'avvertì , che dovefle dire con voce baila- in
riguardo di più giovanetti, ch'erano quivi prefenti ; rifpofe l'Amico , non eflet
neceflaria tanta cautela, perchè ad ognimodo quei fanciulli tali cofe una volta-»
dovean fapere : a quello foggiunfe Gregorio con gran fentimento : e* 1' anno a fa*
pere, è gli è vero j ma io non voglio già che le fappiano da me * ne in cafa mia*
Fu nemiciflimo de' ribaldi , e di ribalderie , ed cfercitando bene fpeflb il Con-
folato1 dell'Accademia , feppe quelle ben ritrovarci conofcere , e gaftigare^/.
Fuggì ogni forta di litigio talmente , che non mai m tutta faa vita prefe piato
con alcuno; moftrò bene gran premura i e faciliti infieme nel comporre ogni
forta di differenze. Ebbe femore molti fcolari, ed aliai fu gelofo di loro avan-
zamento j che però fece buoni allievi,, ma-quafi tutti, o morirono avanti a lui,
o andarono óltre i monti, e non-più fi feppe cofa alcuna di loro v Ne oiìervavA
l'abiliti , ci'inclinazione , e quegli, eh'e' coiiofceva non edere atti a profittare
nella pittura raiKae/come e* diceva, eh'e'non fi avellerò a trovar grandi, e_*
fénza abiliti j propóneva la profefiione dell'orefice , e deli' intagliare in legnoy ®
hi pietra , ed ih qiièfta maniera aiutò molti giovani, che fattili pittori farebbero
ftati fempre mendichi, e fu cagione , ch'egli fi conduceffero nelle loro arti in_*
ifUto affai buono, perchè, dopo aver vegli applicati, non mai gli perdeva di vifta ,
alni ricorrevano '-in-ogni lor bifogno nelle cofe dell'arti medefinie, ed egli con
aiuto delle fue mani, e con buòni precetti gli aiutava ,re confolava . Ma nofr
foló usò quelle maniere co' fuoi fcolari, ma con quegli eziandio d' alrri maeiìri,
e particolarmente quando talvolta accadeva ,. che quelli andaflero per ^qualche
tempo aitar fuori , vifitando la fuà ftaiiza , bene fpefiò vi fi fermavano ; uno di
quelli fu Filippo Tarchiani, che ebbe i principi dal Ciampelli, e Andrea fuo fra-
tello-, che datoli al rilievo , per opera del noltro Artefice ebbe dal Granduca la'
carica di fare h Conj per la Zecca, nella quale lafciò poi un proprio figliuolo « Per
tali-Aie ottime quali-radi fu il Pagani da ogni forta di perfone molto amato, e par*
ticolarmente ( ciò che di rado mòle accadere ) da tutti quei dell'arte,giovani, e
vecchi, di prima , ed ultima riga , i quali andavano frequentemente da lui , ed
elfo da loro, e l'uno, l'altro awifava con gran libertà de'difetti dell'opere : e per^
che tanto.egli i-quanto il Cigoli, é'1 Paflìgnano tenevano bene fpeflb in cafa Ac-
cademia 'di Difegìio, l'uno frequentava l'Accademia dell'altro , ed egli, come
intendentiffimo , oltre al metterà a difegnare il naturale , moveva bei ragiona-
menti de' precetti dell'arte , da* quali rimanevano i giovani molto approfittati ;
onde accadeva a' medefimi il reftar prefi verfo di lui da tanto affetto, eh* e' pareva,
ChV non potettero per un punto allontanar/! da lui .-Piero de' Medici qùafi mai non
ufeiva della fua fianca■',- trattenendoli in difegnare ,.c colorire , e talvolta infieme
con lui [ che molto fé né dilettava ] in fonare il Liuto . Criftofano Allori ogni
vólca che la rompeva con Aleflaudro mój Padre ( il che a cagione della vivacìti
del pròprio cervello , e del non piacergli punto la di lui manierai bene fpeflb ad*
diveniva) fubito pigliava l'opera $ eh' egli avea fra manoi il fuo leggio , e<Ì
ogn'altro necèflario arnefe , e (e n'andava a dipignere nella ftanza di Gregorio,
nella quale merce gli ottimi fuoi,precetti molte cofe condufse , fra le quali fu il
maravigliofo quadro per la Cappella Antellai intorno al Coro della Santifs. Non-
ziata, ed occorfe quello cafo. Era Criitofanodi guilo sì delicato V che bene fpèf-
fo non trovava neffuno , che gli. fapeffe^ftare al naturale a iuo modo,edun.gior-
i
                                                    C e 2                                       no ac- '
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ioz DEC RISI. III. élla PÀT^ li. MSBCÒKM i $70.4/15 80;
no accadendogli una fimil cofa per lo difegno , che-voleva'fare d' una figura per
quell'opera > forte s'inquietava, allora Gregorio colla fua'(olita piacevolezza gli:
ordinò il fare da per Tefteflb l'attitudine eh1 e' volevate ftcfleal uatnrale a fuo mo-
do 1 eh* egli medefimo averebbe fatto il difegno della figura , e tutto feguì come,
dille, e Griftofano meffe in opera il proprio concetto dell' attitudine col difegno s
del Pagani. Era folito lo ftelìo Griftofano tenere in quella danza una Tiorba, la quale
egli beniflìmo fonava, ed accompagnava col canto ; Gregorio fonava bene il Liu-
to ,e fra quello, e gli altri , che vi fi radunavano > come altrove s'è detto , fra
quali erano fempre perfone piacevolifHme , quella fua itanza era nulla meno , chJ
Vordinaria abitazione del giubbilo , e dell'allegrezza. Il primo mobile di tanta.»
giocondità era però lo fteflb Pagani, perchè , come quegli che aveva avuto do-
no dal Cielo di facondia , e d'una certa naturale eloquenza , s* era anche ne' pri-
mi tempi oltremodo dilettato delle azioni comiche ,jjed aveva frequentate le con-
verfazioni de' villeggianti ; aveva gran quantità di detti, e motti argutiffimi, e
con ogni perfona o paefano, o foreftiere, eh'e1 il folfe, introduceva ali'occasione >
e profeguiva difeorfi conface voli al lor meftiere , e condizione ,- era poi cofa gu-
itofa fuori d'ogni credere il vedere quando egli talvolta teneva al naturale i Con-
tadini , perchè fenza loro caricare d' alcun difpregio, fapevagli appoco appoco sì
ben tirar (a colle varie proporzioni, e ri'fpolie , che neiìuna femplicità , o gof-
fezzà[per così dire] rimaneva loro in corpo,ch'eglino nondeifero fuori con eftremo
piacere di ehi afcoltava , ed intanto addolciva loro il tedio , e 'l difagio. Erafi
egli, coni'io diffr, dilettato molto delle Commedie, delle quali in que* fuoi tempi
fi facevano moltiffime fra' profeflfori di quell'Arte ,* e fra la Nobiltà quegli che ave-
vano maggiori ftanze, facevano a gara a chi le avelie potute per tal effetto loro
impreftarc, che però in cafa fua pofta in via della Colonna (nella qua! via aveano
abitazione più altri Pittori, e Scultori ) eran fempre molti giovani mandati ap-
porta da quei Gentiluomini per apprender da lui il modo di rapprefeutare , e del
recitare, e quindi anche avveniva ch'egli ogni dì faceva acqui Ito di nuovi amici,
i quali conofeiutoio una volta , non mai più lo lafciavano. Per lo divertimento
della Caccia, ma affai più pel desiderio , eh' egli ebbe fempre di compiacere, te-
neva in cafa cani, bracchi, e levrieri, che per lo più del tempo erano in fervizio
«le* fuoi amici. Quanto poi quefto Artefice vale (Te, nelle cofe della Pittura , e del
Difegno , e quanto egli premeffe nel cercare l'ottima maniera , molte delle fue
migliori opere , che fon rimafe in quefte noftre parti, ne fauno fede , ed anche
l'abbiamo a baftanza di fopra moftrato ; e fé non foffero (late la brevità della
vita di quaranzette anni, e non più , e le infìrmitadi patite negli ultimi tempi,
avrebbe la noftra Città ammirate maggiori cofe di fua mano. Vollero però al-
cuni tacciarlo perchè egli fi folle prefo per ufo d5 eleggere per le fue pitture arie
idi tette troppo piene di carne 3 e ne fu una volta avvitato : ina egli rifpofo
quello che veramente fu , cioè , che *1: fuo naturai talento per altro il portava
piuttofto al (ecco » che altrimenti ,ed eflfendo d'abito di corpo molto ellenuato,
per non avverare in femedelimo il proverbio , che dice, che ogni Pittore dipigne
feftefl'o , s-era gettato, ed attenuto eoa eccello , anzi che no , alla parte contra-
ria. E quefto è quanto mi è pervenuto di notizie dell'onere , e fatti di tal Mae-
ilro ; ed io non dubito punto d' accertare il mio Lettore > eh* elle fono in ogni
particulare più minuto degninone d' ogni fede , perchè elle ulcirono dalla bocca
d'un uomo de* più ingenui, e /Inceri , eh* io conofeedi mai, e che fin dalla fan-
ciullezza, eoa elio praticò 1 e quelli fu l'altre volte nominato Matteo Rovelli irato
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I
G \B G 0 \10 P A G A N /J          %sj
per gran tèmpo mìo Maettro nel divertimento del difcgno, e pittura, che fu, come
dicemmo poc* anzi, il fuo Difcepolo diletto. Rettami ora a dire* che fra le pittu-
re, che rimafero in cafa di Gregorio Pagani alla fu a morte , delle quali fu erede
il Rofselli, fu il ritratto dello ftefso Gregorio , tetta fenza butto , ed un poco di
collarino , fatta al naturale , ed alla prima dal celebre Pittore Criftofano Allori
tocca di tanto gatto, e con sì gran maeftria , eh' è proprio uno ftupore , equefta
dopo la morte del Rofselli pervenne nelle mani d' Alamanno Arrighi Gentiluomo
Fiorentino , oggi Senatore , e Segretario delle Tratte per il Serenifs. Granduca , e
grand'amatore di quefte belle Arti, il quale fra altre belliflìme pittute lo confer-
va come gioia di non ordiuario pregio.
Ci r iì-------------------unii-------------------------------- —--------------*■ ......-" * " • -" •- ——'-■"■ -..——..........------                 ""Ir ■■ \it T-           '■■ ' —- ■-—- <———■ »             i i. ■■ ii «il r-n            n ■»»......,mt
PIETRO FRANCAVILLA
i PI TTOR FIAMMINGO
Difcepolo di Gio. 'Bologna da Dovai $ nato 1548. *J* ... »
IETRO Francavilla celebre Scultore, che noi a gran ragione pof-
fìamo chiamare anzi Fiorentino, che Fiammingo, per eflerfl
egli in queft?vnoftra patria fatto grand* uomo nell'arte della-»
Scultura ,• nacque in Cambrai di Fiandra l'anno di noftra fa-
llite 154S. il Padre, fuo fu nominato Martino Francavilla , che
diceCi Nobile famiglia di quella Patria . Fin dalla puerizia fi
mottrò inclinatiffimo aldifegnare, ed acofe d'ingegno, effondo
che egliavefiè nnafìraordinaria facilità in trovar diverfe inven-
zioni per condurre a Ior fine i fuoi fanciullefchi traftulii. Quefto fuo bel genio
però parve al Padre cofa vile , e non punto confacevole co' fuoi natali , non po-
tendo intendere , come l'operar punto colla mano , quantunque in arti nobilitfì-
me , potette mai alcuna gloria apportare alla cafa fua ; ed avendo del medefìrao
umore trovati anche i proprj Parenti , deliberò d'affatto troncare al fanciullo la
ftrada d'impiegare il tempo in sì fatti trattenimenti con fortoporlo alla cura d'tui
Maeftro , che l'incamrainatte per lo itudio delle lettere , commettendo ai mede-
inno l'ufar con etto ogni rigore , ogni qualvoka egli avelie veduto divertire dalla
nuova applicazione , per darli anche per mero divertimento a difegnare , model-
lare , o altro fare , che punto fapeffe di quell'arti, e fu cofa degna ài refleflione,
che o fotte per forza d* un'animo ben comporto, e di naturai bontà, O per una ecce-
dente chiarezza d'intelletto , e feliciti d\ingegno, il giovanetto, benché frappa-
to per for^a dal fuo genio , ed applicato a cofe tanto contrarie al proprio gatto,
contuttociò faceltè nelle lettere tanto profitto , quanto, altri in cofa di ruttai
dia inclinazione averebbe fatto ; tanto che il Maeftro , sei Parenti ftefli forte fi
maravigliavano. Egli però, come quegli, al quale non mancava capitale di fani-
ta , e di compleilione per poterfi applicare ancora ad altri ftudj , ofiervò , che in
cafa fua era una certa foifitta , la quale a poco , o nulla potendo fervire , danef-
futu perfona di cafa era mai frequentata. Quivi dunque,il giovanetto condulie
terra.,
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%04i DEC EH. Iliddk PA%> DM SEC. IV. ad 1570^/1580^ . 4
terra , cera ,' (tracci , ed ogn'altra cofa neceffaria per poter efercltarfi nell'arti
ch'egli tanto appetiva; ma non potendo a lungo andare rimaner la cofa del tutto
celata ad ogn'uno, venne finalmente all'orecchio del Padre , il quale fabito por*
tatofi a quel luogo, prefo quanto trovò di ripofto, tutto dalle finefire gettò;
nella' ftrada , ed ai figliuolo fece una follenniflìma' bravata , il che fu cagione j
che Pietro per più mefi non potè altro fare, ed intanto andava penfando al
modo difottrarfi dalla cura del Padre per poter/ì dar tutto agli ftudjdi quell'arte,
ch'egli tanto defìderava ; fovveiineglL un bel pretefto per condurfì a' fuoi intenti,
e fu di pregarlo inflantemente a contentarti ,j eh* ei facefle una gita in Francia
per quivi apprenderne la lingua , la quale , com'ei difis, fperava che fofle potu?
ta effergli di non poco aiuto all' acquifto delle lettere. Era egli gii all' età perve-
nuto di fedici anni in circa , onde ai Padre non parve impropria la fua ..richie*
fìa , e conceflegli il pori! in cammino alla volta di Parigi ; giuntovi finalmente *
non è potàbile a dire la contentezza , che gli apportò il vedetfì in iftato della».
tanto defiata liberti , e fu primo fuo penfiero il metterfi appretto buon Mae-
ftro per farfi pratico in] difegno. Paflarono due anni , dopo i quali avendo egli
flretta grande amicizia con alcuni fuoi compagni di fciiola , con elfi fé ne pafso
in Germania , e pervenuto in Ifpruch , s' abbattè a trovarvi un certo Scultore di
legname , il quale conduceva l'opere fue con buona proporzione, e difegno, edef-
fendogli riufeito V accoftarfi a lui, trattehnèfi con e fio per lo fpa^io di cinque an-
ni interi, e prefene la maniera; Onde diede gran faggio di sé. Quello fu cagio-
ne che il Macfìro, parlando di lui alla GÌ. Mcm. dell'A rciduca Ferdinando ,: glie
ne facefle formare tal concetto, eh' egli ebbe vaghezza di conoscerlo. E perchè Pie-
tro agli ftudj del difegno avea fino allora faputo ben congiugnere quello delle let-
tere umane, eie facoltadi geometriche,mattematiche, e cofmografiche , da indi
in poi volle averlo frequentemente a sé a lungo difeorfo , guìtàndo oltremodo
dell'ottima indole di lui , e dell'argutezza del fuo fpecutere in materie cutiofe ,e
fottili. Non voglio lafciar di dire in tal prOpofìto ciò ,1 che il Francavilla discor-
rendo delle carezze, che gli faceva quel gran Principe , era folito raccontare; di-
ceva egli dunque, che l'Arciduca un giorno volle fodisfare ad una pròpria curiofita,
che era di portarfi alla cima d* uno degli altiflimi monti quivi vicini , che forfè
perla più parte era reputato inacceffibile, e che fatti i debiti preparamenti per
fuperare i'afprezza di quel cammino, vi fi condufle inficine con molti de' fuoi piti
familiari Cortigiani, fra' quali volle chefefle lo ftefiò Pietro, il quale raccontando
quéfto fatto , non fapeva faziarfi di dire quanto fu malagevole , e faticofa quella
gita, couciofllecofache convenifse paffare per folte, ed orride bofcaglic , feoicefi,
e non più camminati fentieri, ma che affai maggióre fecefi là difficulta quando
ebbero (alito tanto della Montagna , che fecondo quello che fu conci ufo allora,
erau gii pervenuti a quella parte di efsa , ove d'ordinario fuoi giugnere la mag-
gior altezza de'nuvoli, che noi altrimenti diremmo fopr'alla media regione delfa-
rìa i perchè quivi trovarono a fole Scoperto% e chiato, un* aria^ripiena di tanta umidi-
ta , che tutti fi bagnarono ; la terra poi era in fuperfi eie morbida a guifa d" unguento,
,pnde non lafeiava altrui fermare il piede; eranvi erbe in abbondanza guazzofe,
$ molli , e cosHìfcie , e lubriche , còme fé con olio fofsefo fiate bagnate, tanto
che molto vi volle a cagione di fimili accidènti , per poter feguitare la falita , e
che nell'avanzarti verfo la cima di quel gran Monte incominciarono a fentir freddo
intollerabile , fenza che fpìrafle tanto vento i che aveffé potuto movere una fo-
glia , ed era quivi la terra così arida» ed afeiutta , che follevavafi in minutiflìma
polve-
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• P 1 ET J^O f 1{A NC A V 1L L ÀV 205
polvere. Soggiungeva, che effondo-giunti finalmente alla più alta parte/fatto
fare a forza d'uomini tanto di piano ove potefle ognuno comodamente adagiare,
e riftorarfi col cibo, ficcome feguì ; lo fteflb Franca villa fcrifse nel molo la ve-
nuta di quel gran Principe co'nomi de* Cortigiani, il giorno , e l'ora , dell'arrivo,
e che dopo due anni, cioè del Mefe ài Maggio 157 r. o fofse 1572. avendo voluto
di nuovo tornare l'Arciduca a far quella gita , fi trovarono le medesime lettere
intatte , ed intelligibili, ne più ne meno , che fé non in polvere , ma m porfido
foflero Rate fcritte . Sei anni trattenne^ il noftro Artefice in Ifpruch fempre (hi*
diando , dipoi con buona grazia di quel Serenifllmo , e del Maeftro fé ne pafsò a
Roma per poter quivi, oifervando , e ftudiando le maravigliofe ftatue antiche,
apprendere i migliori precetti dell'arte della Scultura , ed avendo avute dall'Ar-
ciduca lettere di gran raccomandazione per Firenze al celebre Scultore , ed Ar-
chitetto il Cavalier Gio. Bologna da Dovai , fé ne venne a quefta noftra Cittd, e
fubito a Gio. Bologna le prefentò . Quefti in riguardo delle medefime , e perchè
il giovane era pure di na?ion Fiammingo , amorevolmente ricevutolo nella fua
flanza , non lafeiò d'efercitarlo in quelle operazioni nelle quali egli poteva più
approfìttarfi . Fu di non poco vantaggio a Pietro l'avere in quella (cuoia trovato
buon numero di giovani ancor eflì Fiamminghi applicati alla Pittura , Scultura,
Architettura , e Matematiche , nella pratica de' quali parevagli aver trovata_>
l'età dell' oro;ond'egli forte fi affezionò alla Città di Firenze , della quale par-
lando era Col ito dire , di non aver trovata altra rimile in ciò che apparteneva a
gran copia d'acutiffimi ingegni in ogni feienza , ed arte. Era in quel tempo,
cioè nel 1574.I'Abate Antonio Bracci Nobil Fiorentino , e grand'smatore ài cofe
appartenenti adifegno, molto defiderofo d'adornare di ftatue un fuo giardino,
ch'egli aveva fatto alla fuav delÌ2Ìofa jVilla ài Rovezzano due miglia prefso ài
Firenze; avrebbe egli però voluto dare effetto a tale fuo penftero ogni qualvolta
egli ayeffe trovato fuggetto ingegnofo, e bramofo infieme d' efercitarfi, ed acqui-
fìat pratica , a cui con una afsai moderata ricompenfa avefse potuto tale opera
raccomandare,ed ebbene difeorfo con Gio. Bologna. Quefti avuto a se il Franca»
villa , e trovatolo difpofto e d' animo , e di volontà fino al fegno di reputarfi a
grand'onore Y efsere impiegato in sì fatta faccenda , lo confegnò all'Abate\ ed
io ho letto in un'originale ricordo dell'Abate ftefso , che Pietro Franca villa Scul-
tor Fiammingo fu agli 22. di Gennaio 1574. da efso Abate fermato per condur-
re più figure di marmo per feudi cinque il mefe d* oro in oro , con più lo ali-
mento fua perfona , e feguitavifi poi a pigliar memoria delle partite , che alla
giornata fé gli andavano fomminiftrando; moftrommi tal ricordo Filippo Bracci di
lui Nipote , che fempre fard a me ài giocondiflìma memoria per T ottime quafi-
tadi, che furon proprie dell' animo fuo , e per lo partìculare affètto , eh' egli fi
compiacque portarmi. Pietro dunque, che altro non desiderava,■ che gloria, mef-
fefi con iraordinario fervore ad operare in quella Villa , e condufse per lo Giar-
dino numero dodici ftatue tonde , tali furonojil Sole , e la Luna , alle quali fu
dato luogo al primo ingrefso : la Dea Cerere, il Dio Bacco per la fementa , e
per il vino ; una Flora , ed un Zeffiro per lo germogliar de' fiori; Pomona, e Ver-
tunno per la produzione de' pomi, e per gli orti ; Pane, e Siringa per le Selve;e
fece anco per lo ftefso Giardino un'altra bella ftatua rapprefentante la Natura,la
quale rimafe nel Cortile della cala di Firenze dello ftefso Abate poftà in via de'Gi-
nori, fecegli anche un Proteo lignificato perl'arte, che aiuta la natura ; condufse di
più per lo medefìmo una grande ftatua di braccia quattro, e ramo, che rapprefent a
una
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%$6 VECEN.UlMhM'B^rtdelSEC.lVJal ijyo,«/158<%
una Venererà quale hada man delira un bel Satiretto fìgnificante Piacere, e da
(ìniftrauna vagaFemminetta fatta per la Generazione, gruppo bellifFimo,che pure
trovafi fino al prefentc , coir altre due nello ftefso Cortile di quella cafa . Ed io,
che tutte quelle belle figure ho vedute , ho ammirato non pure nella bizzarria, e
vivacità delle medefime il valore di tal Maeftro, ma eziandio la nobiltd dell'animo
fuo , nell'avere egli con tanta efatte^za , e con sì fatta perfeveranza , quale ap-
punto a verebbe potuto pretendere da un grand'uomo il maggior Monarca del
Mondo, fenza punto diftrarfi o coir affetto , o colla mano, condotto sì gran-
quantità* ài belliilìnu lavori, che per fedeli] averebbcro potuto confumare l'età di
molti profefsori infieme . Data ch'egli ebbe fine a quell'opere con tutta appro-
vazione di Gio. Bologna , e d'ogni.altro,deliberò tomatfene a Roma , dove al-
cuni mefi impiegò in vedere le maravigliofe opere degli antichi, e moderni
Maeflri. Quivi moltifiimo difegnò, modellò, e raifurò per defìderio di far/] Tem-
pre più perfetto , e fra i «nodelli, ch'egli fece di terra , belliffimo fu il Torfo dì
Belvedere, ed altre ftatue del Palazzo del Granduca a MontelCavallo, i quali modelli
egli condufse a Firenze. Poco avanti a quefto tempo era flato dalla Gì Mem. del
Granduca Francefco allogato a Gio. Bologua Maeflro del Francavilla fra 1' altre
molte fiatue di marmo, e getti di metallo > il gruppo delle tre figure dette le Sa-
bine , che oggi veggiamo fotto l'Arco finiftro della Loggia de' Lanzi , e quello
dell'Ercole col Centauro , che è in fui Canto de' Carnefecchi, onde tornato che
fu Pietro a Firenze , fu dal medefimo impiegato fopra a quei marmi m fuo aiu-
to , e furono tutta opera ma colla feorta del Maeftro le tefte tanto del primo ,
che del fecondo. Correva l'anno 1575. quando Luca Grimaldi Gentiluomo Ge-
novefe chiamò Gio. Bologna per operare in una fua Cappella ; vi andò quefti
prontamente , e feco condufse il Francavilla , al quale fubito furon date a fare
dai Grimaldi per lo Cortile di fua cafa due figure di marmo di flraordinaria gran-
dezza, una per Giove , e l'altra per lo Dio Giano , nelle quali fcrifse il fuo nome
con quefte parole , Faaebat h°f opus Veirus pranzavi Uà Flandras 1585. Fu anche
quivi adoperato da Matteo Senarega in fare nobili ornamenti per la fua Cappella
nella Cattedrale in onore del Santifs. Crocififso, nella quale fi ammira la famofa
tavola dì Federigo Barocci ; qui s'affaticò il noftro Artefice per fuperar feftefso,
acciocché i Cuoi lavori di marmo , a confronto di sì nobil pittura , non ifcemaf-
fero di riputazione, e di grido ne pure un punto; Onde colla maggiore diligenza,
che fofse folito operare condufsevi fei ftatue di marmo , cioè a dire i quattro
Evangehfti, S. Ambrogio, e S. Stefano Protomartire, e finalmente lafciando gran
rinomanza di sé , inficine con Gio. Bologna fé ne tornò a Firenze, dove per la
nobil famiglia de' Niecolini fece le cinque ftatue, che nella lor Cappella in S. Cro-
ce vediamo , cioè il Moisè , l'Aron , una figura che rapprefenti l'Vmiltà, un'al-
tra fatta per la Virginità , ed una per la Prudenza > tutte opere belle , e coru#
eftrerna diigenza , e pulitezza condotte. Era ftata allo ftefso Gio. Bologna allo-
gata l'opera della gran Cappella nella Chjefa di S, Marco de'Frati Predicatori,
dovè oggi ripofa incorrotto il sacro Corpo dì S. Antonino Pierozzi Arciv. della
noftra Cittd, portatovi poi con folenne pompa Tanno 1589. Per quefta con modelli ,e
fotto il carbone di efso Gio. Bologna condufse il Francavilla le ki grandi ftatue
di marmo del S, Domenico, S\ Gio. Batifta , $• Tommafo d'Aquino, S. Antonio,
S, Filippo , e.S. Adovardd , figure , che non eisendo riufeite men belle , che fc
lo ftefso.Gio. Bologna l'avefse di tutta fua mano lavorate , pafsarono , ficcome
tltre dove egli in aiuto di lui adoperò fuo fcarpelio, per tutta opera di Gio. Bologna.
Lo ftefso
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20 DECEN.lìlMhfAB^llJdSECAVMl i570,al 15S<%
una Venererà quale ha da man deftra un bel Satìretto fìgnificante À Piacere, e dà
iìniftrauna vagaFemminetta fatta per la Generazione, gruppo belliffimo, che pure
trovafi fino al prefentc , coli'altre due nello ftefso Cortile di quella cafa . Ed io*
che tutte quefte belle figure ho vedute , ho ammirato non pure nella bizzarria, e
vivacità delle medefime il valore di tal Maeftro, ma eziandio la nobiltd dell'animo
fuo , nell'avere egli con tanta efatte^za , e con sì fatta perleveranza , quale.ap-
punto alerebbe potuto pretendere da un grand'uomo il maggior Monarca del
Mondo , fenza punto diftrarfi o coli' affetto , o colla mano, condotto sì gr ari—
quantità* di beliiiHrm lavori, che per fefteflì averebbcropotuto confumare l'età di
molti profefsori inheme . Data ch'egli ebbe fine a quell'opere con tutta appro-
vazione di Gio. Bologna , e d*ogni.altro,deliberò tomarfene a Roma , dove al-
cuni mefi impiegò in vedere le maravigliofe opere degli antichi, e moderni
Maeftri. Quivi moltifììmo difegnò, modellò, e mifurò per defiderio di fari! Tem-
pre più perfetto > e Irai modelli, ch'egli fece di terra , belliffimo fu il Torfo ài
Belvedere, ed altre ftatue del Palazzo del Granduca a Monte'.Ca vailo, i quali modelli
egli condufse a Firenze. Poco avanti a quello tempo era flato dalla GÌ. Mem. del
Granduca Francefco allogato a Gio. Bologna Maeftro del Francavìlla fra 1' altre
molte ftatue di marmo, e getti di metallo > il gruppo delle tre figure dette le Sa-
bine , che oggi veggiamo fotto l'Arco finiftro della Loggia de' Lanzi , e quello
dell* Ercole col Centauro , che è in fui Canto de' Carnefecchi, onde tornato che
fu Pietro a Firenze , fu dal medefimo impiegato fopra a quei marmi in fuo aiu-
to , e furono tutta opera ma colla fcorta del Maeftro le tede tanto del primo ,
che del fecondo. Correva l'anno 1575. quando Luca Grimaldi Gentiluomo Ge-
novefe chiamò Gio. Bologna per operare in una fu a Cappella ; vi andò quefti
prontamente , e feco condufse il Francavilla , al quale fubito furon date a fare
dal Grimaldi per lo Cortile di fua cafa due figure di marmo di ftraordinaria gran-
dezza, una per Giove , e l'altra per lo Dio Giano, nelle quali fcrifse il fuo nome
con quefte parole, Faaebat h°f opus Telms francavilla Flandrus 1585. Fu anche
quivi adoperato da Matteo Senaregain fare nobili ornaménti per la fua Cappella
nella Cattedrale in onore dei Santifs. Crocifisso, nella quale Ci ammira la famofa
tavola dì Federigo Barocci ; qui s'affaticò il noftro Artefice per fuperar feftefso,
acciocché i fuoi lavori di marmo , a confronto di sì nobil pittura , non ifcemaf-
fero di riputazione, e di grido ne pure un punto; Onde colla maggiore diligenza,
che fofse fol ito operare condufse vi fei ftatue ài marmo , cioè a dire i quattro
Evangehfti, S. Ambrogio, e S. Stefano Protomartire, e finalmente lafciando gran
rinomanza di sé , infieme con Gio. Bologna fc ne tornò a Firenze, dove per la
nobil famiglia de' Niecolini fece le cinque ftatue, che nella lor Cappella in S. Cro-
ce vediamo , cioè il Moisè , l'Aron , una figura che rapprefentà l'Vmiltd , un'al-
tra fatta per la Virginità , ed una per la Prudenza , tutte opere belle , e coil.
eftrema diigenza , e pulitezza condotte. Era frata allo ftefso Gio. Bologna allo-
gata l'opera della gran Cappella nella Chjefa di S, Marco de'Frati Predicatori,
dovè oggi ripofa incorrotto il sacro Corpo dì S. Antonino Pierozzi Arciv, della
noftraCittà, portatovi poi con folenne pompa l'anno 15 89, Per quefta con modelli, e
fotto il carbone di efso Gio. Bologna condufse il Francavilla le (ci grandi ftatue
di marmo del S, Domenico, S. Gio. Batifta , S» Tommafo d'Aquino, S. Antonio,
S, Filippo , e S, Adovardd , figure , che non efsendo riufeite men belle , che fé
Jo ftefso Gio. Bologna l'avefse di tutta fua mano lavorate , pafsarono , fìccome
*ltre dove egli in aiuto di lui adoperò fuo fcarpello, per tutta opera di Gio. Bologna.
Lo iteiso
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zo6 D£CEN,IILfflUPA^flM$£C.lFJdijjh*di$1l<£
una alta un bràccio, la quale cotta » che fu , eflendo ftata formata, e molte volte
gettata , fervi per iftudio degli Artefici, i*altra circa un braccio, e un terzo ri-
mafe in mano di Gio. Battila Maglietti fuo Nipote; il Pailìgnano però nel vedere
nna ài quefte Anatomie , eonic quegli , che nell' ignudo , ebbe un Jgufto fuperiore
a molti gran Maeftri de'fuoi tempi, la giudicò alquanto ammanierata . I*i oltre
fece il Francavilla duo anatomie j una dell'uomo, l'altra della donna, con si fatta
invenzione ; Prefe due tavole noce grolle un fedo , e larghe tre quarti/lunghe
un braccio e un ottavo ; in quefte incavò a proporzione la forma dell' uomo , e-*
della donna,nella quale aveva aggiuntate tutte l'interiora di carta pecorina nel fe-
guente modo. Vedevafi una carta, ove era dipinta la carnagione, o vogliamo dire
la fuperficie del corpo . Levata quella rimaneva altra carta , che dimofirava il
corpo feorticato. Tolta la feconda,compariva la terza colla nudaoliatura,eque-
fU levata vedevafi la politura delle parti interiori come cerebrò , occhi , udito,
odorato, lingua, canna della gola, polmone,cuore /ventricolo, ed altre parti interne
con tutti i lor mufcoli, vene, arterie, e nervi. Rimoffa quella carta apparivano tut-
te f interiora fpaccate , cioè per lo mezzo divife , e col toglierfi di quefta compa-
riva tutta l'oliatura «felle reni. In quella della femmina vedevafi di più quanto fi
puote oflervarc fopra la matrice » circa il fito , e modo che fi genera , e fi confer-
va il feto. Quefle, ed altre fue belle operazioni congiunte ad un modo di trattare
cortefillìmo , e ad ogn* altro ornamento di ma perfona fecero sì, eh' egli fi catti-
vale talmente gli animi di quei Cittadini, che non contenti d'eflergli fempre attor-
no a virtuofo, e piacevole trattenimento, vollero anche aferiverlo alla PifanaCit-.
radinanza. Dato, che egli ebbe finalmente termine a fuo lavoro, fé ne tornò a Fi*
tenie , dove per Duccio Mancini fece'una( (tatua d'un Mercurio alta quattro brac*
cia,chepoifumeflanel Giardino diBoboli del Seren. Granduca a'Pitti. Ed un'altra
fìatua «rande condufle per ì.Michelozzi , che fu fituata nella lor Villa di Bdlo-
fsQjrcdo vicina alla Città fopra la ftrada Romana. la quefto tempo Bartolommeo
Corfini ricchiflìmo, e nobiiiffimo Gentiluomo Fiorentino , ebbe qualche penfiero
d' ornare una gran Cappella nella Chiefa del Cannine per trafportare in eflà il
Corpo di Sant'Andrea Carmelitano di fua propria famiglia, ed a Pietro a tale
effetto ne ordinò il difegno . Fecelo egli con bello fpartimento con Depofitt, fta-
tue , e baffi rilievi tutto lumeggiato d'oro , e d'argento , ma non fu per allora-»
dato mano a metterlo in opera , perchè Bartolommeo ebbe per bene il non diver-
tirli punto dal negozio più importante , ch'era la Canonizzazione del Santo 1 e-»
così il modello ri mafe fenza eflecuzione in cafa i medefimi Corfini. Dicefi ancora,
che il Franca villa conduce (Te una grande ftatua di marmo rapprefe^tante S. Luca
livgngelifta per Viterbo , o altra Città" , di che non abbiamo certezza indubitata,
e che là medefima foffe poi dallo fìeflb Gio. Bologna formata, e gettata di bron-
zo per quello Evangelica , che fi vede in una delle facciate d'Orfanmichele. Con
ordine , e forfè con modello di Gio. Bologna, fcolpì ancora una ftatua dì marmo,
che rapprefenta di G.D. Ferdinando Primo per la Città d'Arezzo. Era in quei tempi
ìn Firenze Romolo Fermai foprannominato dei Tadda,Scultore pratichiffimo in
Ut &i
pietra ogni forta d'Animali ; a quello era flato ordinato da Girolamo Gon-
di Nobil Fiorentino abitante in Francia;'ai farne una buona quantità per mandare
s Parigi per ornamento di un fuo Giardino ; con tale occafione Girolamo, a cui
era pervenuta la fama del uoftro Artefice, volle eh* egli conduceiTe di marmo una
flatua di fei braccia per un Orfeo da collocar/! nello fteflo Giardino fopra una fon-
tana in mezzo agli Animali fatti dal Tadda. Fecela il Franca villa di tutto fuo gu-
fto,e
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:* N' T> ^E'A VOSCO LI,         Ì07
Éo , é fu cagione quefta figura , che eifendofì portata la Maeftàde] Re Arrigo IV.
a vedere il Giardino* di cui molto parlavafr in Parigi, egli commettefle allo ffcefiò
Girolamo il fare ogn'opera di condur Pietro al fuo fervizio, il che fattofi pron-
tamente dal Condì, fu con il confcnfo dei Granduca in breve ftabilico il trattato,
con inviarti di colà al Francavilla ogn* opportuno recapito per un comodo viag-
gio, e così circa l'anno 1601. in compagnia d* un. Giovanetto fuo Difcepolo ono-
rato Cittadino di queita patria , chiamato Francefco di Bartolommeo Bordoni *
giacché Scipione fuo unico figliuolo de*, mafchi era morto fé ne partì di Firenze.»
alla volta di Parigi. EN però da fapecfi, chs nel tempo, che fi trattava quefta fua
andata in Francia , egli intagliò per Gio. Bologna le due ftatue , che fi veggono
nella di lui bèlliflina Captila detta della Madonna del Soccorfonella Chiefa della
Santifiiaia Nunziata, e rapprefentano una la Vita Attiva, e l'altra la Contempla-
tiva ; e ciò, non Gitante quello, che altri pure abbia erroneamente fcritto. Giun-
to, che fu a Parigi,gli fu aflegnata una molto onorevole abitazione , e ftsnza da
operare fotto il Palazzo del Rovere,ed una prowifione annuale di So. feudi eoa.»
buona quantità d'uomini pagati da quella Macftà per doverlo fetvire nelle cofe
dell' Arte ; Ma tale era la franchezza delta fu a mano , che nel dar fine all' opere
prevenendo fempre i defider; del Re, bene fpeflfo rimaneva fenza faccenda, ond'ìo
trovo che del niefe di Settembre del 1606. egli con lettera del nominato France-
feo Bordoni fece intendere a Lucia Fabiano Boni fua conforte , la quale colla»»'
Smeralda, ed Olimpia loro figliuole fe|n'era reftata in Firenze, che dovefle per ogni
modo portarli con eflò a Parigi, e poi foggiunge, che quantunque egli fi trovi in
iftato di gran favore appreffo alla Macftà di quel Re egli era però vero, chédop-
po aver fodisfatto ad alcuni ordini dello fteiTo trovava/i fenz'altra corri m me filone ;
onà' egli volentieri farebbefi tornato a Firenze , ma che ciò fare non gl'era per-
sisifo. Efeguì Lucia gli ordini del Conforte , e con le due figliuole fé n' andò a Pa-
rigi ; dove da Leonora Galigai moglie di Concino Concini Marefciallo d* Ancrèj
la quale allora godeafi grande amoredella Regina Maria, e però era fiata ammeffa a
gran familiarità, ond'io trovo pure in lettere dello fteflb Bordoni, che venuto l'an-
no iéii.ella medefima aveva operato, che il Francavilla ftabiliffejmatrirnoniafra
la Smeralda fua maggior figliuola, e'imedefìmo Francefeo Bordoni, il qualinatri»
monio ebbe fuo effetto alli 19. d'Ottobre dello ftefs'anno . Le citate lettere origi-
nali fi confervano con altre molte appreffo Cofimo di Lorenzo Bordoni Dottore Medi-
co, e Filofofo Fiorentino, di cui altrove abbiam ragionato. Moitiffime furono l'opere*
che il Francavilla conduffe in Parigi, e per le parti della Francia, delle quali noneO-
fendo a noi riufeito fin qui aver notizia tanto certa, quanta ricercar deefi da chi
fcrivendo defidera di comparir fempre veritiero, lafciamo per ora di far tnenzio-
ae, rifervandoci a farla in altro tempo , e luogo , e con buona congiuntura ,• o r
tanto più, perchè con aver data contezza delle tante ch'egli conduffe in quelle noftre
parti penfiamo aver fodisfatto in parte al noflro alfunto , che fu di farlo conosce-
re per un'uomo di gran valore, ficcome ei fu veramente . Poniamo anche affer-
mare , che all'altre buone qualitadi di queft* uomo folle congiunta quella , cho
noi fogliamo chiamare volgarmente vera dabbenaggine ", concìofiìecofache egli
non fofle punto poffeduto daìl'intereffe > e trovafi fra l'altre cofe, che eflendoeghin
Parigi itato lafcìato Erede da un tale Cammillo Mattioli Fiorentino,il quale di tale fua
Eredità aveva privati i fratelli, avendo il Francavilla avuto qualche timore, che
il Mattioli aveffe prefa tale rifoluzione a cagione d'eflerfi partito di qua forte con
elfi difguilato , nulla volle accettare, rinunziandola liberamente a chi ella^,
ab incettato fi perveniva .
                                  D d a                         Volle
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ao ? PECEKJII. Mia PA%. IL tieì SEC. 1F. dal i5 70. d 15 8cW
Volle anche Pietro, oltre agli efcrcizj della Tenitura, e del getto, divertir/! tal-
volta in cofe di pittura,onde recarono in Firenze di fua mano alcuni quadri, cioè
•due dì Maria Vergine con Gesù di braccia uno, e mezzo per ciafeheduno in circa,
in altro S. Giufeppo, ed in altro pure S. Gio. Batifta , che vennero in potere di
<$uei di Cafa Bordoni fuoi parenti. Ebbe di fuo pennello Mariotto da Gaglianoin-
cettator di quadri quattro tele dir due braccia, e due e mezzo , nelle quali
«gli aveva dipinti con bella invenzione i quattro Elementi. In cafa GÌo. Batifta
paglietti erano tre ritratti di mano dello fteflò rapprefentanti al naturale Arrigo
IV. Re di Francia , il Granduca Ferdinando I. ed il Cavaliere Gio. Bologna ftato
fuo Maeftro.
Per venire adcffo,e per ultimo a dare un cenno di qualche particolare più minu-
to d.dV ingegno del Francavilla, dico, che gli ebbe anche affai buon fondamento
in molte cofe , che non furono affatto affatto di fuo meftiero . Primieramente egli
fece-alcuni corpi regolari di più facce con loro orivoli a fole, in ognuna di effe fac-
ce , cioè a Levante , Mezzo giorno , e Tramontana, in femma in qualsivoglia de-
clinazione .
Inventò un comparò , col quale partiva^ una linea , o circonferenza in quelle
climenfioni , che altri voleva , al quale fu dato nome di Comparto di riprova, e
«quefìo rimafe appreffo a* Sereniflìmi.
viV» altro compirlo fece di fua mano, ch'egli nomina Squadro aftronomico,co!
•quale fi mifurava la diftanza di qualfifuffe cofa per altezza , e lunghezza , e fervi-
da per trovare le legazioni d'ogni ftella, Per ifquadro >compafso , regolo , qua-
drante, orivoìo per decimarono , o per bufsola, e per ufo de'Bombardieri , e fe-
ltra cfso eziandio potevamo mifurare le lunghezze praticate in var) paeil. Fabbri-
cò con gran diligenza una sfera , il cui diametro,™ fette ottavi , la quale portò
con feco a Parigi. Similmente fece due Globi il cui diametro era due terzi , che
in uio finirò il Cielo, e nell'altro la Terra , e queiti pure fi portò d Parigi. Due
altri ne fabbricò contenenti pure la Terra , e'1 Cielo con tutte loro figure , anzi
che alcune ne aggiunfe in Cielo , una delle quali chiamò Politila prefso alla Cro-
ciera nel Polo Antartico, ed un altra vicino al Polo Artico , che fu quefta un Pe-
fee detto dagli Olandefi Pefce Trombato, edifse avergli dato queireminentiffìmo
luogo coli* altre ftellc per memoria d' un fegnalato benefìzio , che per mezzo de*
Pefci ebbe una Nave Fiamminga V armo 1593., la quale dei mefe ci' Agofto par^
tita d* Anverfa per l'India Orientale , e per gii accidenti del mare , avendo fatto
perdita delle vettovaglie , ed efsendo poi rimafa inchiodata da* ghiacci fu in un
tal lido verfo il mefe di Novembre provifta d'Orli , e Volpi bianche , che ne fer-
■virono a* Naviganti per cibo le carni, e per veftito le pelli fino al mele di Marzo >
ed a quel tempo efsendo mancato alquanto il ghiaccio , fpiccata dal Lido al fuo
viaggio fu con maraviglia maggiore dalla Divina Provvidenza foccorfa in mezzo
al Mare , col volar, che facevano i pefci di braccio , e mezzo in circa in grande
abbondanza atorno, e dentro la medefima Nave , conche furono quei miferipro-
vì&i ài cibo , fin tanto , che giunfero in luogo , ove erano abitatori per poterli
procacciare il bifognevole , cofa ,che per 75.giorni non avevan potuto fare.Qiie-
iti due globi vennero in potei;e del P. Maeftro Gio. Comes Agcffiniano del Con-
vento di S. Spirito Teologo , e Confessore della Sereniifima Granduchefsa Criftina
di Lorena,c pai del P, Maeftro Stefano Albinotti Elemolinario della ftefsa Sereniffìma.
Rapprefentò le paiti d'una sfera in forma quadrata , per la-quale moftrava il
moto perpetuo del flufso , e refiulso del mare. Ccmpofc un libro intitolato il
... ., 1
                                        -                                .                        .Micro-
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Mìcrotofmo , in cui volle inoltrare la fabbrica dell' huomo , le varie nature del'
roedefimo , assegnandone varie caufe , e ragioni > prefe dalla generazione , tem-
peramento , e fimili. Quello libro accompagnò egli con belle figure difegnate di
iua mano , e con altri due pur comporti da lui , toccanti materie di Geometria»
e Cofmegrafìa , tutti fegli portò in arancia con animo di dargli alle (rampe , fc>
poi f effettuafse , o no j non è venuto a noftra notìzia , è tanto-batti aver dettò
di quefV Artefice .
                                                         !■ *
"' ■                                '                                                        * '■' ; '.■■ ' '■ ''A'-h; , " ' 'i: ■'■ . "':. ''■■ ■ yi'% "'■ ' 'i-' ■■■■'.' i"\ :■' '■■'■'% y'r .:■■.'■■> . ' ■'. '■■' X-*- .."' ■ * •- ì *--Ji .■•"- .-.'<■ *,- ' ~\t-- .«■' 'C- J ■* ì M' •* *> .■".» « * »*
li                                                                                li-                                       i                                       mai i                          .                    ..                 .1                 ..hi                             j i nX —-7^— -; ^'r~[. j
ANDREA BOSCOLI
PI TTOR FI OR E NT I NO,
Difccfolo di Santi di Tito 1 nato *$»
N$53-#§90^§§S E noi non vedeffimo ogni dì, come pur troppo veggiamo/uomì*
K^r^^ÉfcM^fl ni virtuofi , di tratto amorevole, e civile , fìarfene nel più baf-
fo poito di fortuna, che imaginar fi pofla>* ed all'incontroper-
fone di mediocre virtù fcaltrite ; arroganti , e di poco aggra-
fçs5CvÌI5 devoli maniere nel proceder loro ., goderli il meglio delle uma-
ne felicitaci , pare che noi potremmo dire ,che ogn* uno alla
mifura del proprio modo di con^erfarc , e d' operare fi goddfe
le fuc contentezze ; ma perchè veggonfi ogni giorno, e negli uni,
e negli altri flrane vicendevolezze ,. bifogna confeflare nafeer quefte non gii d&i*<
operazione di dettino , come osò imagi-nari! la cieca antichità; ma da occulta di-
ipofizione dell'alta Providcnza di Dio, la quale con modi del tutto a noi impenetra-
bili, ogni cofa conduce a ftio fine . Non è però, che per ifperienza non fi provi
affai frequentemente , che la più parte di coloro , che nel converfare con gli altri
uomini, molto Ci difeoftano dal fentire, e dal vivere al modode'piùaffennati, di-
co la più parte di quegli, che noi chiameremmo cervelli torbidi, e fantaftici ài
ftrana apprenfione, ruvidi, e flravaganti, non fi conducano per lo più, nonoftan*
te qualche loro ragguardevole qualità" ,a vivere una vira poco felice. Vno di cov
loro , dunque [ fecondo quello , di che a me fu data nonzia da un venerando , e
virtuofo Vecchio , che il conobbe , e familiarmente il praticò ] fu Andrea , che
fi dice della nobil famiglia de' Bofcoli Pittcr Fiorentino . Queffi , che da giova-
netto ebbe mirabile inclinazione al difegno', s' applicò alla Pittura nella fcnola di
Santi di Tito , 'ed in breve fece sì gran profitto , che diventò molto pratico imi-
tatore della maniera del Màcftro , talmente , che talora alcuna dell'opere fuc da
chi non averle avuta profonda intelligenza nell'Arte, farebbefi cambiata con quel'e
di lui, dal che derivò, ch'egli foffe in molte cofe adoperato, ma non gii a sì gran
legno , quanto farebbe feguito, s'egli non folle flato uomo di così ftravagantena»
tura , quanto egli fu , A quefti dunque coli' occafione delle nozze della Serenifs.
Granducheffa Chriflina Lottaringa 1' anno 1589. fu dato a fare a concorrenza dèi
Cigoli, del Paffignano, e d'altri celebri Maefrri,uno de' Profeti, che adornano il
Tamburo delia Cupola del Duomo, ed akr'opere fece a tempera per-quella Cble-
Ì3l in
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2 io ©£C£JS&%!^
l| in tale congiuntura • Portatoli a Roma, fece non ordinar; (ludi a penna , hl»
acquerelli. Levò la pianta di moke belliffime Chiefe, ed in particuhre di quella?
࣠S. Pietro dì , ne] vedde antica ftatua ,. o moderna pittura , | ove foflero
bei calzari, cimieri, targhe, e fimilì altri addebbi di figure che egli non difegnafle*
calde feeefi tanto praticala mano in efprimere in difegnoi proprj penfieri, che an-
cora , mentre alcuno gli fignìficava fua volontà intorno{a qualche ftoria , eh* egli
avrebbe voluto fargli rapprefentare in Pittura , egli guardavate fiffaraentc m vifo,
€ frattanto colla mano operava in difegno a feconda del ragionar dì colui, il quale
non aveva appena finitoii difeorfo,che-il Bofcoli aveva fatta 1* invenzione, la quale
toccando d'acquerello, faceva parere ima cofa bene ftudiata.Per la Chicfa di S. Gio-
vannino de" PP. Gemiti dipinfe il quadro a olio del Martirio di S. Iacopo Apoftolo,
iLaquale condufle in tre giorni. Molti quadri fece per la cafa de* Guadagni, per
Ruberto Pucci dipinfe due ftoriette , che una del miracolo di S. Paolo nella Re-
furrezioue del figliuolo di Procolo, 1*altro; quando S.Gio.Evangelifta refucita Dm*
fiana , ed al mede/imo fece altri due quadri di S. Paolo, e di S. Gìo. Evangelifta.
Per Iacopo Vanni fuo amicifiimo condufle una bella ftoria della Decollazione di S.
Gio. Batifta , e due ftoriette , una dello fteflo Santo in atto di predicare , e l'al-
tra del foprannotato miracolo di S. Paolo, ma con diverfa invenzione. Nel Chio-
fìr ino della Compagnia della Santifs. Nunziata è una fualìoria a frefeo del Martirio
di S. Bartolommeo fatta l'anno 1587. Vna ftoria di S. Iacinto, pure a frefeo fece
nel Chiostro nuovo di Santa Maria Novella. Per laChiefa di S. Ambrogio dipìn^
fé la tavola della Visitazione di S.Lifabetta , e per quella de' Ss. Apoftoli un* al-
tra » ove ad inftanza di Margherita Pitti 1^ anno 1598* dipinfe la Crocifiilìont del
Signore con molte figure. ; Per la Chiefa della Nunziata nella Cappella de* Mach*-
ghi colóri due piccole tavole,. A Carlo Dayanzati fece due difegni in tondo per
■intagliare ■■. in fottocòppa d' argento , ove figurò favole di Sileno , e Bacco , che
furono ftimati beliiflìmi. Dipinfe per fuo trattenimento un baccanale in tela di
fei in fettte bracejacon gran copia di femmine, che fuonan divediftrumenti, ope?
ta capriecjófa , e bizzarra. Quefto quadro venne poi in mano del Marchefe Cor?
lì . Fra le belle pitture , che fi veggono di fua mano fono otto^ quadri ;dcl Càv*
Aleffàndro Valori con iftorie del Re Atfluerov iy.® &i.-tsrh f sa*
             p» ;
Nel tempo , che Ventura Salirabeni nel primo Chioftro grande de' Frati dellaJ
Nunziata dipigueva le fu e lunette , venne voglia al Bofcoli di farne una ancor el-
fo di fua mano, e per tal'effetto s'oiferfea perfona venerabile, che guidava! quell'Or
pjra , ed ebbene, per rifpofta , eh'e'dovette prima farne una prova , e fé quella
forte piaciuta, ne farebbe ftata allogata una anco a Inij a cui rifpofe Andrea: dir
temi un poco indie ftima tenete voi il Pannano? Per il primo-Pittore di Firen-
ze , ditte quel-tale ... O che vi venga il canchero, difse Andrea, nel Tamburo della
Cupola di Firenze non ho' io dipinto un Profeta io, ed uno il Paflignano ? E qui rimafe
finito il difeorfo,ne della Lunetta più fi parlò. Di quefto il Bofcolli fempre fi dolfe,e mol-
to più averebbelo fatto s'egli iìfofle condotto a vedere, che fra tante belliffime, ne fo-
feroftate poi allogate alcune a Maeftro d'afsai minor talento di lui. Avea quefto Pit-
tore u,na fua fteavaganza fra l'altre, che quando facea viaggio, anche lunghiffimo?,
così riccamente venuto, come egli era folito d'andar fempre,pigliava in braccio una
fua baleftra, ed un libro a cintola, e quando e's'abbatteva in qualche bella veduta
di Paefe , o altra curiofità, ponevafi a difegnaria fopra quel libro. Avvenne una
volta , eh' egli così bene in arnefe volle fare il viaggio di Santa Cafa di Loreto ,
nel quale gii occotfe lo ftrano cafo ^che ora fiamo per recontare. Paflava egli per
una
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tàojjl N SD K £ vi 3 0 S C 0 L II a ai*
uni (Irida fotto Macerata, e fcortala in quel bel pofto, e adocchiatane la pia bel»
la veduta , fi adagiò gentilmente in bene acconcio luogo , incominciò a disegnarla
fopra il fuo Libro infiemecon una molto pittorefeà apparenza, che faceva la tor-
tezza ; e colla maggior quiete del mondo fen^a punto guàrdarfi da chi da lontan-
ilo lo vedeva operare , tirava innanzi con gufto il fuo lavoro; quando non aven-
do ancor finito il difegno,comparve gran copia d' Efeaitori di giuftizia , e fatta
ài lui cattura il condii(sero nella Gitti in carcere fegreta . Subito fu dato prin-
cipio ad un rigorofo ptoceflb , come diperfona , che a finiftro fine foffefi portato
a levar la pianta di quella Fortezza. Ne fu formata V inqui&gione^ furongli date le di*
fefe . Il povero giovane prefe procuratore , s' affaticò non poco per far toccar
car con mano a'Giudici, ch'egli era un Pittor Fiorentino, che per fuo diletto, e
per alleggerire il tedio del viaggio andava ritraendo il più bello , che a mano a
mano fé gli offeriva all' occhio fenz* altro fine , che di ricrear fé Iteflfo coir opere
dell' arte fua ; dando per tefìimorn'o di tanta verità la ricerca , e la vi fta ài tutti
gli altri difegni, che conteneva quel fuo Libro,in cui altro non averebbero tro-
valo , che difegni d'ogni altra forca , che-di fortificazioni . Poco giovò una tal
difefa al povero Andrea, perchè dato fine al proceflb , egli venne condannato alla
pena della teda. Volle però la buona fortuna ài lui, che chi governava allora quella
Città folle Monfig.BandiniNobile Fiorentino/là qual cofa avendointefo il Bofcoli,tan-
to fé gli raccomandò,eh' e' prefe partito di fcriverne a Firenze, d'onde avuta in-
formazione della nafcita del Pittare, di fua abiliti nell'Arte , ed'ogn' altro , die
potevafi diredi tal' uomo , fu conofeiuco elfer veramente tutto Succeduto aj*'
cafo , ed egli cavato dalle carceri*, rellò libero da ogni pena . Qnefto aitano acci-
dente patrorì al noftro Pittore due Segnalate utilitari , una , che effondo egli fla-
to uomo di vita allegra, e di buon tempo, da indi innanzi ogn' altra cofa fu, che
quel di prima , e forfè per fegno di gratitudine del benefizio, con iftudio particu-
iare inventò te-bette ftoriette della Pàfiìone dersìg.le quali diede alle ftampè, che
furono in quel tempo affai lodate. I^altra fu che effendofi per le buone relazioni
venute di Firenze , e per alcune fue pitture fatto conofeere in quel luogo » ebbe a
fare In elfo , e per turca quella Provincia opere affai . Per tornare ora onde par-
timmo, molte furon l'opere, ch'e' fece in Firenze il Bofcoli per diverfi Cittadini ,
ed in particulare piccole ftoriette , e molte più averebbene fatte in pubblico, che
non fece , fé la fua poca fortuna , o vogliamo dire il fuo naturale modo di trat-
tare alquanto fpiacevole non glie l'aveffe impedito , perche fu valentuomo , e ài'
fegnò sì bene , -che-j fuoi difegni fénza mancare d* una franchézza , e:bravura di
tocco iìraordinario non paion fatei al naturale , ma copiati a tutto fuo agio da
altri difegni.. Anno anche in fé una certa vaghezza cagionata da alcune rifentite
macchie, e attitudinati con difinvolcura , e feiogtimenco di parti, che di altrui
nell'occhio aliai, quello però cagiona in loroil difetto di poterli dire alquanto am-
manierati . Il fuo modo di disegnare piacque sì fattamente a Criftofano Allori,
che talvolta fecefi far da lui alcune invenzioni, e poi le colorì di fua mano, e va-
glia il vero, che fé il Bofcolinon fi fo&e tanto invaghito di quella fua maniera ài
toccare rifentita,e Sciolta, che fece sì, che nell'opere grandi difeoftandofi alquanto
dal naturale , ,e dal modo di colorire degli altri Pittori,riufeifle alquanto crudo,
farebbero l'opere fue tenute in maggior pregio, Ebbe in gran venerazione ìepit-
ture de'buon Maeflri, e fra quelle metteva quelle di Bernardin Poccetti , e una
volta fi pofe a dilegnare tutte le Lunette fatte da lui nel Chioftro della Nunziata,
e domandato perchè un fuo pari fi ponsflc * tal fatica , rifpofe io lo fo per ono*
rarU
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a t% pECEN. IlhUU fA%. DM SEC. 2Kdai ijjo.aì 15 Sol
far là memoria di qtìel grand' uomo ; ed al certo , eh'e' non fa fóto ad avere uà
tal concetto di Bernardino /mentre Tappiamo per certa coùl ,che Pietro da Cor-
tona nell'effere in Firenze per dipignere le Regie Camere , bene fpetto le ofierva-
jva j e forte fi dolfe un giorno, che i Fiorentini > fìccome pareva a lui, non ne fa*
cecero quel gran conto > ch'elle meritavano. Molte buone qualitadinon oftante la
Tua naturale ruvidezza ebbe il rioftro Pittore; tali furono una buona vena di poe-
fia , un fonar ficuro del cembalo , e buona mufica ; che unite ad un bello afpet-
todi volto, grandezza di perforiaj& ad unagratiflìma voce facevano in lai un buon
compofto , onde la fua ftan^a » che prima tenne fui Canto di via Maggio fotto le
cafe de Pitti , poi nel luogo della Prioria di S. Apoftolo , che riefee in Culla Piaz-
zetta y era fempre piena di Gentiluomini , e virtuofe perfone . Vsò fempre , co-
me dicemmo t di veftire riccamente , e di drappi nobili ; e feguitando più la biz-
zarria de'fuoi penfieti > e'i genio pittorefeo , che il coftume univerfale , portava
maniglie d* oro > e molte, e grandi anella in dito con bellitfìmi intagli di corniole*
■ed in ogn* altra cofa trattava»" nobilmente . In ultimo aveva fatti alcuni cartoni
in tela coloriti al naturale per paramento di fua camera , ne* quali aveva rappre-
Tentate favole diverfe d'amore » ed aveva fatto il difegno d*un funtuofo letto per
collocarlo ifolato nel bel mezzo di effa camera per poter/i girare attorno , colle
cortine dipinte di ma mano con favole alludenti alle pitture del paramento, e con
animo di far tefler tutta quel!' opera in tappezerie > ma la morte prima , chc^
aveffe principio 1' orditura di quefta gran tela tagliò il filo al fuo vivere , e con
eflo aVfnoi penfieri, e ciò fucirca all'anno di noiìra fallite i<5o<5.Reftatono di
fua mano mokiilìmi difegni , che furon venduti a gran prezzo , de* quali oggi
molti fi trovano ne'libri dell'altre volte nominata raccolta fatta dal Sercnifs.Car-
dinale Leopoldo di Tofcana, oggi nel Palazzo del Serenifs. Granduca.
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T R A B A L L E S I
P I T T 0 R FIO R E N T INO,
Della Scuola di Michel di 'Ridolfo del Grillandolo . Felice , e Har-
tolommeo T ramile fi fmi fratelli ',
JSercitò l'Arte della Pittura nel pafiato fecolo Francefco di Maria*
- no Trabailefi , ma non folamence vi attefe egli, ma pare , cho
polliamo dire , che nella fna famiglia averte prefi fui danza
queft'arte, giacche i fratelli di lui, eie forel le ancora fluitarono il
medefimo eferci^io benché non tutti colla fteffa feliciti , e buon
rjufcimento ; Pi mano di Francefco ,è quel gran Tabernacolo,
che vergiamo annclso aila cala già del Marchefe Roilì nmpetto a via Pencolimi
ia cui di grande # e rifqiuta maniera è rapprefentata la Deposizione di Croce di
Cafro
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.:: FRANCESCO DI MARANO T^XBAVLESÌ «j
CrtfterSignòr Noftro . Quefto Pittore nel Pontificato di Gregorio XÌII. eflen-
dofi portato a Roma , ebbe a dipignere nella Chiefa de'Greci fondata da quel
Pontefice i dui quadri delle due prime Cappelle all'entrare . Nella, prima a man.,
deftra fopra all'altare colorì a frefeo l'Imagine di Maria Vergine Annunziata con
alcuni putti in aria/nell'altra oppofta rapprefentò la Difputa del Signore nel
Tempio,. l'ima , e l'altra delle quali opere conduffe con gran diligenza .In faccia
all'Aitar Maggiore per entro un ornamento ài noce con una gran porta , e due-»
altre piccole , che la mettono in mèzzo all'ufanza della Chiefa Greca in alcuni
tondi dipinfe i dodici A portoli , e dalle bande della porta maggiore in un certo
vano un'altra Immagine ài Maria Vergine , che dando in piedi , tien per mano
il Fanciullo Gesù » e fimilmente dipinfe S. Giovan Batifta. Sopra le àue porticele
due Dottori Greci per ciafeheduna ,. e nel volto d'uno di cfli a man deftra efprcfie
al naturale l'effigie dello fteiTo Pontefice Gregorio XIII. e fimilmente dipinfe il
.quadro a olio , che fu pofto fopra l'Altare . In Firenze fece per; la Chiefa d'Ognif-
fanti una tavola deirAfliinzione di M. Vergine ; Ebbe maniera particolare in far
ritratti , uno de'quali fatto al vivo dalla perfona di Iacopo TorrigìanrAvo ma-
terno, dell' ultimamente defunto Iacopo Vanni, (del quale altrove fi farà menzione,)
lì trova al prefente in cafa degli Eredi dello fteflo Iacopo . Ebbe quefto Artefice
un fratello Pittore altresì ; gobbo di perfona , e aliai fantaftico d'umore , che fi
chiamò Bartolommco , quefti operò poco. Ed è di fua mano una tavola nella
Chiefa d'iOgniflanti , nella quale è rapprefentaro l'Eterno Padre in atto*d'inviare
4* Arcangelo Gabbriello ad annunziare M. V. opera alquanto dura, e con^non mojto
jdifegnocondottà ; Vedei? anerfe di tua mano dipinta a frefeo in una; tettata del.
Noviziato dì S. Marco la-figura di Gesù Crifto orante nell'Orto ,' e itre Difcèpó-
li , che dormono, tutte figure di-maniera legnofa , e dura . .Si dilettò coflui
ftraordinaria mente della folìtudine , in tanto, che fetìz'altro governo , che di
quello di fé fletto , ftavafene in cafa folo, e accadde un giorno , che fedendoli egli
a tavola per definare , fu fopraggiunto da grave accidente ; réftarongli però tante
forze per allora , eh*e* potè , affacciandoli alla fiheftra , raccomandarfi al primo,
che pafsò per la via , che andafle a chiamare Lorenzo Torrigiani fuo parente , il
quale avuta l'imbafciata , s'inviò a quella cafa , e trovò che Bartolommco dopo
ciìerfi dì nuovo adagiato fopra alla feggiola predò alla tavola , già aveva finiti i
giorni mei, Fratello pure di Franccfco , e di Bartolommeo, fu un tal Felice^,
che in fua gioventù efercitò l'arte della Scultura ; gettava di bronzo Imaginì di
Gesù Croci fi ffo , ed altre figure, e fu il primo Maeftro , che avefie Antonio Su-
fini, cheppì riufeì eccellente Gettator di Metalli nella fcuola ài Gio. Bologna;
quefto Felice fu molto dedito alle cofe dello Spirito fotto la difciplina de'Frati
di S. Marco ,. ed aliai affezionato alla memoria del Padre Fra Girolamo Savo-
narola . Fece un Allievo nell'arte , che fi chiamò ... . , ... . Danti ; il quale
avendo imparato dal Maeftro non meno de' precetti della buona Scultura , lo
regole del vivere Ctiftiano prefe rifoluzione di veftir abito Religìofo nello ftef-
fo Convento ài S. Marco de' Padri Predicatori, e fi chiamò Fra Felice, fot fé
-,in memoria del fuo buon Maeftro.4 Quefti riufe* Relìgiofo ài (tra ordinaria^
ritiratezza, e fino all'età ài fettanta anni, che yific, fu d'ammirabile ofler-
vanza, parcluflìmo nel cibari] , eftrcmamente povero nel vefìire , e frequenta-
vtore indefeflb del coro tanto di giorno, che ài notte ; Audio a maraviglia bene , e
fi fece dotto, e prarico nelle lettere greche, e latine : ma concio/Iìecofathe
egli folte di natura fidamente malinconico, ed all'incontro fofte oltre^ogni credere
E e                             " folle-
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ai4 !>ECEN.niMkPA1tiridtl$EC;tr.Miyiò.Aiità
follccito delle retigiofe offervanze, fu foprapprefo da sì fatte tentazioni di fcrupol!^
che non oftante la fua grande letteratura , fatto Sacerdote , non potè quafi mai
celebrare ; ed in ultimo così permettendo Iddio per fua maggior pazienza , fé gli
turbò talmente l'intelletto, che non fu luogo a poterfegli dare nell'eflremo di fua vita
* il Sacramento della Eucaristia ; feguì la fua morte agli 7. di Dicembre del 164?.
11 terzo fratello di Francefco Traballefi fu Niccolò , che efercitò l'arte dell* Orefice
nella Città ài Parigi. Fece voto di Religione , ma lo ruppe con accafarfi , effen-
dogli poi morta la moglie, vcnutofene a Firenze fi accorto al foprannominato
Lorenzo Torrigiani, che era braviamo Argentiere, e ciò feguì appunto in.tempo*
ch'egli lavorava d'argento una figura tonda per un voto , che a nome, del Duca
di Lorena doveva porfi nella Chiefa della noftra Madonna della Pace , e coll'occa-
fìone dell'avere avuto Niccolò a lavorare ancorerò intorno alla figura di quel voto,
ricordevole della mancanza commeffa innon adempire il proprio > prefe risoluzione
di portarfi a Roma a' Piedi .del pontefice Clemente Vili, per riceverne l'alToluzioue,
il che fatto> procurò d'ordinare le cofe Tue , e di jdare alcuno incaminamento
alla propria famiglia lafciata in Parigi, e poi ancor'effe veftì l'abito del Patriarca
S. Domenico , ed in tale flato di Religione finì fua vita . Ebbero coltoro ancora
cinque forelle, che furon tutte Monache nel Monaftero di S. Caterina in su la Piazza
di S. Marco dello ftciTo Ordine » alcune delle quali pure efercicatouo l'arte della-.
Pittura. 1
                                 n                                                 1
A LE S SANDRO CASQLÀHI
PITTOR SANESE
Difcepòlo del Ca,<v. Criftofaw XgncaiU ; nato 155 2. *}* 1606%
Erlfllma cofa è , che Tefercizio delle bell'Arti > il quale moke,
e rilevantifiìme utilitadì all'umana convenzione apporta ,noa
lafcia anche d' efTer inutile , e datinolo altresì ogm qual volta
egli fia a fconvenevole , e trifto fine ordinato; 4 ciò partico-
larmente puote afTerraarfi ài quelle Arti , che rfan fòrza per
lòr natura di muovere gli affetti noftri , e fra quelle non ha-,
dubbio alcuno, che l'arce della Pittura non tenga il primo
luogo. Ma egli è veriiBmo ancora,che fé alcuna volta accade,
che il buono , e convenevole ufo di qualfifia delle medesime Arri, fi ravvifi in
perfona di condannati coltura!, quella, che perfeftetfa rendeafi agli occhi d'ogn' uno
divaga ,ed apprezzabile, perdendo accidentalmente un non fo che di fua prima-,
bontà*, fé non ci danneggia, almeno manco ci giova ; ma per lo contrario quan-
do egli occorre V accompagnarli in uno fteflo foggetto perfezione , e buon ufo
dell'Arte con integrità di còftuini in colui , che la profelTa » pare appunto , che
ella a guifa di;fole ,che in un chiaro , e-ben pulito criftallo trafpaia, raddoppi a
notti o prò i fuoi fpÌendori.rVn firmi fatto , pare a me , che fegùifle ne più , ne
mero, quando il Cielo alla Città di Siena diede il celebre Pittore Aleiìandro Ca~
fai: ni, il quale con eflerfi fopra moiri di fua età tanto avanzato , che potette a
' ragtOttc chiaroarfi un grand'nonio ; concioJlKofiche in grado molto conlìdcra-
<*fe ■;
                                  ì» -1                                  "                 - bile
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fu ALESS ANDRO CASO LAMI. Hf
bile egli poiTedciTe molte delle migliori qualitadi , che rifplender pollano inuh'ot-7 !
timo Pittore , cohtuttociò fu così continente % e da ogni alterezza lontano , che
chiamato a Roma nei Pontificato di Clemente Vili, per far prova di Tuo valore?,
nella Vaticana Bafilica fra* Pittori ài primo grido » ricusò V invito : ma quello,' f
che in lui fu degno di maggior lode fi fu , che egii con canta mondezza adoperò; [
fuoi pennelli , che nefluno fi fu giammai , a cui baftatfero le forze per cavar da s
loro, non dico lafcive ,o difonefte pitture , ma ne meno profane florie; anzi vol-
le fcmpre quegli impiegare in efprimere facri avvenimenti del vecchio , e nuovo
Teilamento , pietofe» e sacre immagini ; col qual coftume non folonon danneggiò
punto fé fteffo , ne tampoco i vantaggiofi guadagni , che poteva fare un fuo
pari «come altri forfè fariafi potuto imaginare/ma fecefi tanto onore, eper sì no-
bil grido rilufle nel fuo tempo , che oltre all' avere in vita operato moltifiìmo ,
lafciò poi venendo a morte quella gran memoria di fé , che alla nobilifsima fua
patria è nota , e per tutta Italia , e fuori.
L'Annodunque diN. S. 15 52. nacque di ragguardevole parentado,benchè in iftato
di mediocre fortuna nella Citta' di Siena il nofìro AlctTandto, e coociofufsecofaehe
non baftaflero ad Agoftino fuo Patire le poche fuftanze di cafa per io 'ntero follen-
tamento di fua famiglia dentroalia propria patria, lafciata Siena, fi ritirò a Cafo-
le » Terra di quel Dominio dalla quale traevano origine iTuoi antenati. Occor-
fe poco dopo, che il Cavaliere Criftofano Roncalli dalle Ripomarance mandafse una
fua bella tavola a S. Almazio Cartello da Cafole poco lontano , la quale efsendo
fiata veduta dal fanciullo Alefsandro , da natura molto inclinato ali* Arte del di-
pignere ,-1* accefe ói così gran defiderio d'imitarlo , che fenaa aver avuto da nef-
funo , ne meno i primi pnncipj del difegno , pofe a copiarla colla penna , e gli
riufeì con tale felicità , che non mai egli ftefso fi farebbe creduto poter giunger a
tanto ', dal che fatto animofo , in breve tempo feorfe tutti quei contorni, e dife-
gno quante buone pitture poterono mai venire a foa notizia ; Sentendo poi , che
nella Citta di Siena Arcangelo Salimbeni aveva grido di buonifsimo Arttfico y
volle per ogni modo farvi ritorno, ed accomodatoli con luiipreflo fi approfittò. Ma
come quegli , eh' avea collocato il primo amore ncli'opere del POmarancio, aven-
do ititefò , che il medefimo era comparfo in quella patria per dipignervi la tavo-
la del Duomojche è quella fletta, nella quale lo ftefso Alefsandro poi rapprefentò la
Vergine con Gesù Bambino, S- Antonio,e S. Agata, procuro d'accollarli a lui,e fa
ammirata per cofa fingulare , che il giovanetto con sì poco ufo di pennello , già
ne avelTe prefo tanto pofleifo , che non folamente nella tavola del Duomo , ma
eziandio in altre due, che lo iieflo Pomarancioconduite per la Chicfa de'PP. degli
Angeli*fuor di Porta Romana, cioè la Trasfigurazione , e la Crocifitìione del Si-
gnore egli potèfle cfsere, ficcome fu ,d'aiuto al Maeftro ; e dicefi ancora , ch'egli
di propria mano dipignefse un Crifto rifucitato per lo ftontefpizio dell' ornamen-
to della gii nominata tavola del Duomo . Intanto avendo il Pomaranci finita in
Siena fua faccenda, il noltro Alefsandro fé ne pa(so a Roma , dove per lungo tem-
po , e con ifcraordinaria applicazione diedefi allo ftudio delle-più infigni opere
de' gran Maeftn antichi , e moderni , delle quali fece infiniti difegni * e di quefti
difegni fatti in Roma una gran quantità1 reftó dopo Tua -morte in mano d* Ilario
CafolaniTuo figltvoio , fra' quali bclhflìmoera uno fatto dalla perfona d'un Cap-
puemo, che mentre il Cafoiam in un certo cortile ftava difegnando alcune Statue,
s'era per ifeanchezza appoggiato adunpiedeftallo. Fece poi ritorno alla Patria,e la
prima Opera,eh-egli-*Yyfacelse.,iu.una S. Caterina Vergine, e Martire, che -fu pò-.
E e ».                              Ih ne"
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%#H DECB&HlMk?A%zl/MSEC. 1VMI1570.al 1 $8c>;
{ta ne" Romitelli ài $, Girolamo . Dipìnfe nella facciata d'Afcanìo Piccolominl
una Vergine con Gesù . Nella Cappella delle volte di S, Domenico la Nativiti
biella Madonna > e nella Confraternita di S. Caterina in Fontebranda la bella Stori*
dei ritorno del Papa d'Avignone a perfuafione della Sciita ,• In queft* opera fece
egli vedere un non so che d'imitazione della maniera del Muziano, arrichita però
di grazia, e di colorito » Già il Cafolani con avere efpofte al pubblico queft' òpe-
re era venuto nella fua patria in grande ftima d* ogn' intendente , ed amatore-»
dellWrte; il perchè incominciò adefler molto adoperato, e fra l'altre molte
opere, che gli furon date a fare , fu la bella tavola della Natività del Signore,
polla poi nella Chiefa de' Serviti nella prima Cappella dalla deftra mano di chi
entra , nella qual pittura mofìrò d'avere aggiunto alfuo modo di fare un graziofo
sfumar di tinte , e gran diligenza . Era fopra la porta di Camolia l'antichiflìma
pittura di Maria Vergine AfTunta in Cielo , ftata fatta circa a 250. anni avanti
da Simon Memmi Discepolo di Giotto, il cui pennello in quegli ancora ofeuri
tempi tanto fi fegnalò fopra altri di fua età , particolarmente per una certa mor-
bidezza , ch'egli più degli altri diede alle fue figure , che meritò d'eflèr celebrato
dalla gloriofa penna del Petrarca. Ma quella facra hgura dopo unsi lungocorfo d'Anni
era rifiata quali del tutto corrofa > e guafta , falvo la puri/lima faccia , che già
ebbe for^a d'accendere di Tanto amore S» Bernardino^da Siena , il quale fu folito
in gioventù di vifìcarla ogni di, onde volendo ogni dovere , che non folle lafciato
perire un sì caro pegno, Fa deliberato ch'ella dovefle reftaurarfl, e parve vera*
mente, chs per opera della gran Regina del Cielo follerò a ciò fare eletti fra i
molti ,,che rifplendevano in Siena in quel tempo,i cadi pennelli del Cafolani, per-
chè alni fubico ne fu data Tincumbenza . Egli dunque dipinfe a frefeo tutta la
itoria , colle belle figure d'Angeli, ehe la compongono , lafciando però intatto il
iàgtofanto Volto di Maria , al quale /eggiadritlimamente , e con nobile , e vaga
maniera congiunfe il rimanente delia già cancellata figura ; dopo il che per me*
moria del gloriofoS. Bernardino , e dell'antica pittura furono in bene aggiuftato
luogo fcritte le feguenti parole. lime mihi exqni(rvi amicam ab adolefcentia me$m
È'però da faperfì, come efsendofi dipoi nello feorrerer degli anni ridotto il Tor-
rione della Porta in iiteto non buonora pittura delCaioiamaltresì,cedendo all'in-
giurie del tempo, già era pervenuta al ino fine . Quando efsendolì portato a pre-
dicare, in Siena il Padre Fra Bernardino Cataftini d' Arezzo celebre Predicatore-»
Cappuccino * e Difinìtor Generale, ed avendo veduto quafi diilrutro quel beli' or-,
namento della. Sacra Immagine , e l'imminente pericolo ài perderfi della mede-
jìma ,perfnafe quella Nobiltà ad operare , che il tutto fi riducefse a ben'efsere .
Pafeati alcuni pochi anni il Padre Fra Francefco Maria Carini pure della Città
d'Arezzo altro Predicator rinomatiflìnio della ftefsa Religione ftato difcepolo di
detro Padre Cataftmi,3ndò anch' efso a predicare a Siena , tornò a promuovere
l'opera del refarcimento della Torre , e della Pittura , ed in oltre egli medefimo
fu ,che prefefiTafsnnto di procacciare da i devoti tutto il hifognevole per tal' ope-
ra* Vedderfi allora seffettimolto fcnfibilii della pietà de'Cittadini di quella Patria,
mercè che non pure i capimaeftri, e gli operanti manuali offerfero in donol'o-
pereloro , eiparte delle materie, maezismdio la gioventù civile, e della piùpre-
giata;Nobiltà;nòn ifdegnò portarli a quel luogo operandovi di propria mano per
alcune ore del;giorno in portar' acqua , calcina , rena,pietre , ed altri materiali,
e fiala Cittadinanza alcuni, ve ne furono, che nello fterrareuna cava di tufo danno
liiafpectatofecameGto con rovina di quella materia^isiafeEogial; trattati a gran
; 'vrs^il'                            ■ h lì "                                               iegno
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-               -                            "
fegfto nella perfori», ed un di efli per quanto fu allora coftantemente affermato-*
anche vi lafciò la vita ; che farà fempre gì or iofa la memoria apprefso d" ogni
perfona . Fu poi data a far la nuova pittura adue fratelli Nafini giovani sì » ma
molto avanzati negli ftudj dell' arte > che però gran cofe promettono di {eftefii
nel!' efercÌ2Ìo della mede/ima e
            'i\oì-ì\-                                                     \?
NellaTorre dell'Orivolodella ftefìfa Città; dipinfc il Cafolani le quattro-figure rap-
prefentanti la Giuftizia9 la Prudenza, il Giorno,.e la Notte. E di fua mano nella
Confraternita dellaSantifìQma Trinità la tavola della Vergine ,S. Gio.e le Marie in
atto di piangere attorno al Corpo del Sig. Crocidilo, fatto di metallo, che fi dice
con modello del celebra Profpero Brefciano , e rapportato fopra la medefima pit-
tura ., Sono ancora nello ftelfo luogo di fua mano due ftorie dell'Apocalitf'e , ed
altr'opere veggonfi :fatte nella Madonna , e nella Confraternita di S. Girolamoj
* ficcome nella *Chiefa de'Cappuccini una fua tavola del iMifterio dell'Immacolata
Concezione di Maria fempre Vergine j opera , che ha in fé una maniera rifolutaj
e di colpi di pennello molto franchi,al contrario d'altre fatte avanti a quefta. Alla
mìfura , che crefeevanò ad Aleflandro le occafioni d* operare , accrefcevàfi in lui
altresì l'amore all'arte fua , c*l defìderìo di far fempre maglio , onde parendogli ,
che nella Citta la vicinanza degli amici, gran parte gli togli e (Te di quella quiete,
che alle fpeculazionide'pùì^fquifiti precetti della medefima parevagli abbifognare»
deliberò partirfi di Siena., e ritirarli nel Gattello di Raéicondoli non lungi da Ca-
folc , dov'egli poffedeva i fuoi beni ,.e perchè l'odore della vera virtù , anche ri-
poìto frale più remote, e più cupe caverne,è folito da per tutto far/i fentire, non
ballò 1' eflerfì egli allentato dalla Città per far sì, che moltiflime opere non gli
fofifer commette anche in quel luogo per le vicine terre , e campagne,per la Citri
fteflfa , e per altri luoghi ancora , delle quali troppo lunga cofa farebbe il far di~
ftinta menzione , io ne porterò qui alcune delle più iingulari. Per Radicondoli
fece le belliffime tavole della Natività del Signore-, e del Tran/ito di Maria Ver-
gine. Per Cafole una Pietà , un -S. Niccolò, e un S. Andrea. Ebbero bei parti del
fuo pennello > Monte Calte) li Ve Monte Guidi. Nello ftefio luogo pure diede fi-
ne alla tavola della Crocidili)ne del Signore, che portata a Siena,fu collocata in
S. Francefco fopra T Altare de* Piccolomini rimpetto a quella della Santjfs. Cpnce-
zione. Fu poi quali forzavo a tornarfenc a Siena, e fece la bella tavola della Na-
tività del Signore., che fi vede dalla parte fimftra dell'^ltar/rhaggipre nel Duomo. *■
Per Io Granduca Ferdinando fece una tavola/che fu pofta nella Cappella di quel
fuo Palazzo,,' ma lodariifima fu iqnella della Refurrczione del Signore, cji'eglicon-
dutfe per ? Altare de* Bulgarmi nella Chiefa di S. Francefco . Aveva egli dipinto
per lo Refettorio de' PP. di Certofa fuor dì Porta Romana la Cena di'Gesù Cri-
fìo cogli Apoftòli , la quali' opera gli aveva guadagnato infierne con grando
ftima fua virtù grand'amore di quei Religìofi , onde convennegli così pre-
gato da, loro trasferire à Pavia , dove dipinfe per i liiedeffmì tre fpasi
della Cupola di lor Chiefa con iftorìe dell'Apocalifie , ed alrre cofe pure a frefc|>
nella Sagreftia, e con tale occafione fece più pitture per altri luoghi di quellaGie-
tà . Tornatofenea Siena vi dipinfe per la Chiefa del Carmine la tavola del Mar-
tirio di S. Bartolommeo, ed altre » che furon mandate in d'ivate Provincie, cioè
un S. Lodovico per la Cattedrale di Fermo , un S. Alfonfo , che dalla Vergine ri-
ceve l'Abito Sacerdotale , e quefto fece per la Città di Napoli. Operò per Geno/"
va , per Augufta , Norimberga, e per altre Città , finché in .tempo", quando al-
tri non mai iti faria psafato , eia fui più bello» dell'-operar fuo egli, fu tolto dalli
morte
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.'■#■.                                                                                                                                                                       .                                                                                                                                                                                                                                                                     -                                                                                                                                                  .
SU* DECEKIUdellaPA%.TUelSEC.WJalx570.4! 158$;
morte, correndo l'anno fua etd 54. nel ventefimo giórno dì Gennaio del itfotf.'
Fu queir* Artefice tanto amico del far bene m fua profeilìone, che non mai volle
trafcnrare alcun minimo difetto , ch'egli averle riconofciuto nell'opere fue fenza~»
avere alcun riguardo , o a tempo , o a fatica, onde ( ficcome del gran Michela*
gnolofi racconta ) ogni qualvolta egli lì fofle accorto di cofa, che bene non fi .con-'
faceffe coi fuo buon guftò , dava alle fue tele di meftica quantunque aveffele gii
ridotte a lor fine. Fu copiofo nell' inventare , graziofiiiimo nel difpòrre , accurato
nel difegno , e come quegli , che cercava folamente_del buono , non fi affezzionò
mai alla fpropria maniera , cofa , che di rado fi rawifa nelle pitture degli altri
Maeftri > onde fece molti quadri non a feconda del proprio modo , ma delle belle
idee , che all'occafione s'offerivano al fuo intelletto , da fé fteffo , e dalla propria
maniera difeoftandofi affatto. Tale fu in .(brama il Cafolani, che (Snido: Reni ve-
dendo alcune fue opere,ebbe a dire:: coftui è veramente Pittore . Recarono alla
fua morte molte opere imperfette * e particolarmente una Refutrezione di Lazzero,
che poi fu finita da Vincenzio Rullici , e fu pofta in S. francefco , e la tavola^»
dell* Affunta per ia medeiima Chiefa , terminata da Ilario Cafolani fuó figliuolo ,
una tavola » che e* faceva per la Chiefa di S. AgofHno , ed un Crifto portante la
Croce » al quale diede perfezione il Cav. Ventura Salimbeni, una tavola finalmente
della Natività del Signore , finita poi dal Cav. Francefco Vanni.
. Pretendono quei della famiglia de'Cafolanì nmafi in quefto tempo d'efsere un
ramo <!cgli Aringbieri, nobile, e antica ramiglia, dalla quale oltre ad altri Cava-
lieri di Malta, o dì Rodi , come diceafì allora, uno ne fu Rettore dell'Opera del
Duomo , e fece fate una gran parte dì quel bel pavimento ; può ben' efsere , che
Cafolani rjmafi in Calde , patria originaria d' ambedue le famiglie , venifsero
in Siena afsii dopo , leggendoli afcritti a quella Nobiltà V anno 1531. dal qual
tempo debbonfi chiamar Nobili ; vivono oggi queftì tali due Sacerdoti > uno
Canonico, e l'altro Cavalier dì S, Stefano, i •*
               .                         i? ■ •
GIOVA NNTbA LDVOCI
DETTO COSCI
PITTOB, FIORENTINO,
Dìfc epolo di 'BiZtiJla Naldini 5 fioriva del 1580.
- . ;,L ■ ' '                                     /'"_■:' ■.                       ■ "1.- -f ' -f :'v : ■ > '*■ ■ „ . "'■ '"ì *..■                                      *■'.;■; z'r                                                                                             .g ■ , ;-■,.
mmèSffizM
PERO' ancora in queftì tempi nella Citti di Firenie un difee-
polo di Batifta Naìdim Pittor Fiorentino , cioè Giovanni Bal-
ducci , che per efiere ftato allevato in cala d'un tal Raffaello
Cofci fuo 1 io materno, fu poi Tempre cognominato de* Cofci.
Quelli avendo imparata l'Arte della Pittura , e pofiedendoan-
"cora akre buone perfonali qualitadi , trovò molta grazia ap-
prcllo ad Alcffandro Card, de* Medici , allora Arcivefcovo di
Firenze /che poi fu Leone XI. Sómmo Pontefice, il' quale net
fqo palazzo prefso alla Porta a Pinti, oggi de* Conti della Gheràrdefca yfecèglidi-
•..-. ,t
                                                                                           . pignerc
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e-
pìgnérè più cofe , e particolarmente due falotti-à tempera;, ne'quali ràpprefenr& •
alcune ftoriette dell' Età dell' Vomo con altre figure , che fi credano delle prime
cofe,ch'egli facefle. Circa aquefìi medefimi tempi crediamo eh* e* facefse anche te
due ftorie , che ii veggono eli fua mano nella Compagnia della Nunziata , cioè
quella ddV Adorazion de' Magi, ed altra accanto, e un Tabernacolo d* una Madon-
na a frefeó in una Cantonata prefso alla via Cihibelliria rimpettòallecafede'Gherarrfl,
ficcome anco un'altro Tabernacolo fuori della Porta a S. Gallò in Culla ftrada,che è alfa
(alita de'Cappuccini, il quale oggi più non fi vede,ma in fuoluogoè una pittura di Gió.
Batifta Vanni. Nel Chioftro nuovo di S. Maria Novella dipinfe la ftoria di S. Antonino
Arciv. di Firenze,quando fa la fua folenne entrata al porTèfTo di quella dignità. Per la
venuta di Madama Serenifs. di Lorena l'anno 158^. ebbe affai da fare nelle pitture,
con cui fu adornata la Cattedrale, dove perla Cappella del Sàntifs. Sacramento dipin-
fe la gran tavola del Cenacolo a tempera, e in fronte a quella della Croce altra fimile
tavola del noftro Signore nell'andare al Calvarioificcome un'altra pure, della ftefl*
grandezza colla ftoria di Crifto depofto di Croce , che fu fituata in-fronte alla-.
Cappella di S. Antonio . Predò alla Sagreftia nuova fu'pofto un' altro fuo gran
quadro della Vifitazione di S. Ellfabetta , e foprà i ballatoi due Profeti , ed un
Angelo; una S. Reparata con altra Santa furon porte nella navata di mezzo. Nel
foprannominato Chioftro di S. Maria Novella fono di fua mano molte pitture,
cioè il Signore ,che lava i piedi agli ApoiloU, e molte'ftoriette della Paflìone , le
quali fece per Coiimo d'Andrea Pafquali, una ftoria di Marta, e Maria per Do-
ttato, Ruberto , ed A&flandro Acciàiuoli, ficcome il Signore avanti a Pilato . E
per Lodovico Capponi colorì la ftoria della Natività con tutte le ftoriette, e grot-
tefche della volta . Evvi anche una ftoria del Funerale di S. Domenico , la quale
pure fi crede, che folle delle prime fue cofe , èficndo ad ogn' altra fua pittura di
quel luogo affai inferiore . Nella Chiefa delle Monache della Crocetta fono di fua
mano tre tavole, in una delle quali, cioè in quella dell'Aitar maggiore, è rappre-
fentato il Ritrovamento dèlia Croce df. Crifto, in altra il Signore Crocififlo in mez-
zo a* Ladroni , Maria Vergine colle Marieed il giocar della Verte. NeH\ultima fon
più Santi in atte di adorazione d' una antica Immagine della Vergine contenuta
in uno fpazio incavatonella ftefla tavola. La Cappella maggiore è dipinta a frefeo
altresì di fua mano , e vedevifi una ftoria quando Suor Domenica dal Paradifo
fondatrice di quel Convento riceve il Breve da Papa Leon X. Dipinfe ancora fo~
pra il fepolcro di efla Suor Domenica , e turca la volta , e fon pure di fua mano
le pitture fatte a fgrarfio nella facciata della Chiefa . L'anno 15£0. ad inftanza_,
d'Averardo , ed Antonio Salviati dipinfe a frefeo il quadro dell' Altare della Cap-
pella foteerranea del Sepolcro di S. Antonino Arcivescovo di Firenze in S. Marco.
ed alcuni Angeletti attorno all'Arme de'medefimi Salviati rimpètto all' Anditino*
che fecfa la fcala,porta ad e~fTa Cappella . L'anno 1590. colorì tre tavole, erutta
le ftorie a frefeo , (che adornano la Chiefa di S. Iacopo della Congrega maggiorc
in via S. Gallo al Canto de'Preti , cioè all'Aitar maggiore una gran tàvola /ove
fono tutti gli Apolidi , e noftro Signor Gesù Crifto in 'Gloria con gran còpia»,
d'Angeli, A due Altari laterali due tavole, l'Apparizione del Signore alla Madre
dopo la Refurrezione , ed un'altra ftoria pure difetti di Gesù Crifto . A delira ,
eiìniftradcl maggiore Altare due ftorie a frefeo di Cleofas,e Luca, ed infei gran-
di fpazi la Refurrezione, e cinque altre ftorie de* fatti del Signore con gli Apoftoli do-
po di effer refufeitato , l'apparizione a S. Tommafo , la pace , il gettar delle re-
ti di S. Pietro , il mangiare il pefee , e quando egli ordinò a S. Pietro il pafcere-lc
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* tfue,pecorelle ; e Itegli fpazi fra fìòrias/ e <fl:oi?i>,foc^ tutti gli Apòftoli?,:. Queliti
!©pere fenza dubbio fon4e>rhiglior|, ch'e1 facefTe in Firenze;quefiY Artefice,il quale,
tcomc fopra accennammo, per fu a parucolar fortuna Teppe così bene appagare il ge-
nio di quel degniamo Prelato ilCardinale de' Medici, eh'egli, ficeome ne aveva
"formato a principio concettp alquanto fupetiore afr merito ddr opere di lui , che
,ifcufcirorio ammanierate, e com quajcjie durezza , cosìTempre il mantenne ; e ;ne'
tempi dì Clemente, Vili, lo vplleaRoma ,,dove perfe medefimo gli fece dipigne-
re in S.Prafìede* fiorieideila Panane'del Signore, oko Angeli ne* Pilafìri, ed altee
molte figure. In S.Gip«DecollatQ;fe<?e per la ìNazìon Fiorentina:.intorno all'Arco,
che regge la foffitta diverfì Santi. In un' Altare del Chjoftro rapprefentò la Re-
. furrezione di Lazzerò. Dipinfe in S.Gio, Laterano fotto '1 ciborio degli Apoftoli,
e alcune ftoriette , eiìgure nella volta, fo ,S* Gio. de Fiorentini pure colorì k
fuddetta Cappella a nTan.tfiniitra con iftorie-di Maria Vergine 5 e di: S. Egidio.
xln S. Gregorio al Mónte^elip ad un {epolcroide' RicafoU dipinfe alcune Virtù , e
certi Putti . Finalmente,.fu. dal medefirap: Cardinal; mandato a Napoli a fervigj
d'Alfpnfo Cardinale G^fualdOisie quivi fotto ila protezione, di ;Itii. ebbe ;da operare
?afiai; ; onde molto accrebbe ma facoltà . Vi fi accasò , ma non molto dopo , re-
gnante ancora lo fletto Clemente Vili, nella medefiraa Citta di Napoli, finì il corfo
de*giorni fuoi.
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GIOVANmI SADALAER
DI BROSSELLES, INTAGLIATORE IN RAME,
' '? E , . -, ' ...                         ■' ' ' *'/ «!? -,** ■' ".'.■."■ * r , ... i, '-'                   „ _►! ■ •■ *' . . ,
Koflelles Città di Fiandra nel Brabante?, accrebbe fuosplendo-
re nel pacato fecdo.péri molti? eccellentiffimi Artefici, eh*
ella partorì lallenoftre Arti, come affai chiaro anno fattoco-
nofeere al mondo le belle opere & Enrico Vander Borcht , di
Gio. BatiftaVan Heil, di Leone Van Heil, dì Pietro Meert di Gio.
■Mifleiis , di Fràncefco di Qae'fnoi' , e d'altri, ancora j ma fra
quanti mai in;ciò la refeto più ìlliiftrepofikmo dire,.che fof-
fero gli uomini d* una fola^famiglia Sadalaer, dico Giovanni,
*£ Raffaello,fratelli , eccellenti Intagliatori in rame!, dalla fcuola de* quali ufcì il
* tanto celebre , e fingulariffimo Egidio Sadalaer loro nipote , giacché ciafeheduno
di per fé , e tutti infieme fubito , ch'ebber cominciato a dar fuori le belle carte
iifcite da'loro intagli, alzarono grido per tutto'1 mondo . Volendo noi ora par-
lare di Giovanni> il primo fra loro , che incominciafie ad applicarti a tale facol-
tà, per ragionar, pòi di: Raffaello, e dì .Egidio in altro luogo /diciamo, come egli
ebbe i fuoi natali in e(Ta Città di Broifelles V anno 1550. il padre fuo fu .un affai
onorato uomo , che nel meltìere d'intagliare ferri alla Damafchina valeva mol-
to . Avvenne , poi che quefti defiderofo di maggior guadagno., determinò di la-
feiar la Patria ; e così infieme con fua famìglia portoni in Anverfa , ove di tal
qualità di ferri facealì non ordinano fpaccio ; onde al noftro Giovanni ancor gio-
vanetto,
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V            CIOFANNI SADALAE^J          xii
- tàrkttoi che fino allora aveva apprefa Solamente queli' arte.del Padre ì convenne
il feguitarlo , e con eflb per .qualche tempo quella esercitare, Ma come» che egli
fi fentifl'e da natura portato a cofe più fublimi , incominciò ad infaftidirfi molto
di tal fotta d' intaglio , e diede luogo in quella vece ad un nuovo, ed accefo dc-
fiderio d'approfittarfi nell* intagliare in rame , e ciò non fenza difgufto del Padre,
al quale più premevano gli avvantaggi del guadagno > ch'egli allora fi godeva prefen-
ti coli' aiuto del figliuolo, e che fempre maggiori lì afpet^ava tifili' intaglio del ferro,
che l'acqui ilo di quella gloria, che a Giovanni prometreano in futuro i talenti del
fuo ingegno nel nobile efèrcizio dell' intagliarein rame: e così poco vedendo, cme-
np conoscendoli fuo meglio , malamente foffriva , che il figliuolo divertille il pcu-
fiero dall'antica fua proìeilìone. Vinfe finalmente quella contefa Y amore della-,
?irrù , e l'animo rifoluro di Giovanni,il quale giunto al ventefimo di fua età , ab-
bandonando i parenti , non già la Città cfAnverfa ,fi accasò, e ritiroflì a viver da
fé fìeflo,* e fin da quello tempo, fciolto il freno al fuo nobil intento,diedefi tutto
all' arte del DjfegnO, e dell'intagliare in rame . Intagliò rook opere e difegni di
Martino de Vos , e d'altri maeftri grandi di quel fuo tempo, i quali vedendo il
fuo bel modo , facevano a gara , a chi più potea fargli intagliar proprie opere *
penfieri, ed invenzioni, ed egli a tutto refifìeva ; come quegli , che effondo dì
vigorofa compiendone , e grande di ftatura , fenz' affaticarli punto in un arte tan-
to faticofa , lavorava con gran franchezza , e diligenza infieme ; ed avendo in-
cominciato a dar fuori fu e opere, eille tali; applaufi in breve) fi guadagnarono- fr^a
gl'intendenti, che la moglie fua coli' impiego'di fua perfona, dalla mattina fino alla
fera non potea riparare~aj farne fpaccio, Vtnnegli poi defidcrio di veder l'Italia,
ond' egli 1* anno 1587. infieme colla moglie fi partì a Anverfa , pafsò a Colonia,
ed aFrancfoort,. ove flette qualche tempo , poi fi condurle in Baviera , e quivi
pure afsai dimorò , trattenuto da quel Duca , che dell' opera fua fi volle valere ,
e poi avendolo ricompenfato, e regalato alla grande di catene d' oro , e medaglie
il la (ciò. par tire non prima che l'anno 1595. Prefe viaggio alla volta d* Italia ver*,
lo la Città di Verona , dove in un intero anno , che vi Ci trattenne , diede a co*
nofeere il valore del fuo bulino. Fermofiì per quattro anni in Venezia, e poi eoa
Giufto Sadalaer fuo figliuolo l'anno 1600. s'incamminò verfo Roma,dèfiderofodi
vedere, oltre quanto di bello in quella Città s'ammira appartenente alle belle arti,
anche la perfona del Sommo Pontefice , e'1 sacro fatto di quella Corre, e con in-
tenzione ancora di prefenta re alla Santità del Papa alcun'opera di fua mano. Tutto
efequì, ma perchè parvegii efsere ftato il fuo regalo poco gradito, dopo brevi
giorni mai fedisfatto fé ne parti, ed a Venezia fece ritorno lo (lefso anno itfoo.
infauflo al certo per lo povero Giovanni, già che appena giunto in quella Città,
a cagione del penofo viaggio in una (late delle più focofeche occorreflero mai, in
fvrm:itofi di febbre acuta , diede finca* fuoi giorni , lafcìando quattro figliuoli
tre femmine , ed un mafehio ; delle femmine una fu maritata in Vienna , e 1' al-
tre due reilarono in un Monafrerip in Venezia, li mafehio , che fu il fopra nomi-
, nito Guiflo, fotto la tutela di.Raffaello fuo Zio paterno, e fetto i di lui infegna*
mentì nell'arte dell' intagliare in rame , rimafe pur anch' efso in Venezia , dòvo
Tanno 1620. fi accasò. Lo ftefso anno del mefe d'Ottobre partiUI per Amfler-
dam , defiderofo di.viCnare i buoni Intagliatori di quella Città, prendendola con-
giuntura d'accompagnarfi colJ'Ambafciadore, che vi mandava quella Repubblica,-
ma giunto a Leida afsahtoancor1 efso da acuta febbre , finì di vivere a e nella Chiefa
<fc' Tedeschi fu. al fuo corpo data fepoìtura v Tornando ora a Giovanni SadaìacV
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_ %%% DEpsmmmupì^.amsèc.ikmii$70.ai 15$*;
" égli intagliò , come di foprà accennammo i àfsai difègni di Martino de Vós ,
opere d* altri Waèftri ancona ; e;fra T altre intagliò1 in Venezia la"belliflìma tavola
* della Refurrèiione del Tintoretto. Vedefi di fuo bulinò-un libro fcompai t'ito irLj
tre partì, la prima è intitolata Imago Bonitatìs, la feconda Boni-, & mali fa ernia»
la terza Bmotnm , &' méomm confenfb. Nella prima fono efprefse le prime gior-
nate della Creazìoiv del Mondo , nella feconda là Creazion dell' uomo, con altre
Bìltttdn* cofe della Gertefi, e la téi?za' contiene rapprefentazioni di cofediverfe , tutte fatte
te% che di con difegni di Martino. B!3be anche mano negl* intàgli di quattro libri di Eremiti»
Una pre»- dati in luce con diie^nò pure di Martin de Vòs da Rafael Sadalàcr fuo fratello,
defìancora e(j allievo irell* arteyfu, come fopra dicemmo , uomo d' alta ftaturà /alquanto
^■delte*'" wro ^ carnagione , di nero pelo .forte, gagliardo, e quafi infaticabile nelle cofe
Ani per ^^ arte fu a . Si dilettò de/la mu(ica , nella quale riufeì più tofto ottimo nt'ae-
qiétgtti eh? &to 3 cne lodevole dilettante ; onde non è gran fatto \ che vegganfi intagliate dà
di effe fi di- lui molte figure, fatte a pofta per le carte della unifica. Giufto fuo figliuolo ado^
letta , e prò il bulino con gran diligenza , e leggiadria -, diede fuori fra 1* altre molte car-
non m h tedi Paefì, e v'edefi di fuo intaglio in fogliola bella ftoria dell'AdOrazion de'Ma-
trojgfìrt • jie Fe^rigo Zuccheri in Venezia dipmfe inS. Francefeo delle' Viene.
mure*
—-i
CORNELIO COIT
INTAGLIATÓRE DISCEPOLO DI .........
Nato 1536*. «{* 1568.
ORNELIO CortIntagliatore celebre traiTe fùoi natali inHornes
in Olanda l'anno 15 5$. e per io defiderio'", ch'egli ebbe da gio-
vanetto d'apprender l'arte dell* Intagliare in Rame fecondo la
bella maniera Italiana-, abbandonata la Patria,prefe cammino
alla volta d' Italia,ove datofì a ftudiare I* opere di Michelar
griolo , e Raffaello di Tizia no, ed altri infigniiììmi maeftri,
-<•■**•<. ■•^••i^,_..3 „,w^ fece in éfla mediante il buon difegno molto eccellente, o
nella Città di Róma nel tempo di Gregorio XIII, fiori per
le cofe belle eh' e1 diede fuori intagliate con fuo bulino , fra 1* altre moke furo-
no Quelle eh* egli intagliò dall'opere di Federigo Zuccheri, e di Taddeo fuo fra-
tello , quelle che vengano da Federigo fono la Nonziata del Collègio Romano , la
bella invenzione della Calunnia t la tavola di S. Lorenzo in Damafo , il rifufeita-
iriento di; Lazzero>; da quelle ài Taddeo fece il bel JPrefepio , 1' Adamo , ed Eva
nel Paracelo , e la carta delia Madonna , S. Giufeppe , S. Anna , il Fanciullo Ge-
sù j e &. Giovanni . Végghrifi pare di fuó intaglio tolte dall'opere di Girolamo
Mu7-ia'nó , il $► Giò. ^atÙla , il Si Girolamo , il s. Francefeo , la S. Maria Mad-
dalena j ì}%(J Onofrio , e ì S* Euftachio , figurati in alciìBe alpeftri campagne iru*
M ì guilò di quel celebre pittore . Con difegno di Marcello venufto Mantovano
intagliò la bella carta del S. Stefano lapidato. Da Pulidoro da Caravaggio trafle
la gran carta della Natività del Signore . Da Federigo Baroccio quella della Ma*
doiisaa , che va ia Egitto, e quella altresì delia (Iella Vergine , nella quale opera
aveva
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xftl'A'JÉ T 0 N l 0 C ALCA G N 1         «3
ivcvà il pittore rapprefentato il gatto , vi è di fno intaglio la famofa tavola di
Raffaello ove è la Trasfigurazione del Signore di S. Pierro Montorio , e la batta-
glia degli Elefanti fatta dallo,fteflbEUffaello;intagliò in oltre invenzioni di Don
Giulio Clovio,di Tiziano,ed*altri celebri màeftri > che lunga cofa farebbe il de-
fcrivere i e finalment& nella ftefla Città di Roma l'anno ijtfH. diede fine al vivee
dio . Vedefi il ritratto di quell'Artefice ftampato con intaglio di Francefco Yan-
defteen* iv^'l o; }:?V)n-:v-■:■*■■} i              i                       'm: , •>..:..*■;. -.-                             :             
ANTONIO CALCAGNI
DA RICANATI SCVLTORE , E GETTATORE
DI METALLI.
bili
Difccpolodi Girolamo Lombardo detto il Ferrare fé $
nata
15 3 £•'«$* 15^3;
Uk%.eap
*v ■ .t
..:>
13. de li-
ewWHfì:, ICINA ^Colonia de' Romani .porta da Plinio fra le mediterra- Jff" Jifl"
"Tgfc nee de! Piceno , fu ne fecoh pm antichi molto favorita da più nella dejc.
'**'*
degni Eroi della Romana Repubblica\ i quali non folo 1'ab- Ital.ttt.'
bollirono di bagni,di piazze,e d'anfiteatro, e d'ogn'altro più Marea et
pompofo ornamento, ma ancora fecionle godere la liberti di -4™°»** l
Repubblica t e,di Municipio * comefmoftrano le fue antiche* M'Guay
veftigia , e le vaghe jnfcrizioni,, che pure a* tempi noftri i^Xl tTx^
Ricanati , e Macerata fi con fervano . Fece poi anche quefta^^. ^co-
Citti, naufragio miferabile nella comune inondazione dell'Italia fotto la Gotica ti- toltimr, d*
rannide ; ma alla caduta di lei forfè (opra un colle cinque miglia lontano dall'A- Atalia foì,
drfatico/e circa, venti dal principio degli Appennini la Città di Ricànati Colonia J3S-
de' Ricinefi , i quali per confervar la memoria dell'antica Patria diltrutta , poco ,&?&•.,
mutandone il nome, la chiamarono Blanetttm » onde è che nel Romano Onoma- 2"f,T*
(lieo dicpnfi i Ricanatefi P^cin.ues (onde forfè Ricanati) Bjcinentesi & fyanetenfes, ÈlondJs^de
>Che l'antica Ricina vivetìfe feguace di Pompeo,, il tefiifica un fimulacro di lui, k*L illuft.
fatto di marmo pario di forma maggiore del naturale, che per avventura potè ef- tit. faine-
fere da' Ricinefi trafportato in quella lor novella Colonia , del quale pochi anni tum*
addietro nel cavarti le fondamenta d un edificio furono la tefta , e un piede nella ^*>iusin
cafa de' Marchefi antichi dell' Aquila , ritrovati ; ed il faperfi per teftimonio di f i®e°p
Plutarco , che l'imprefa di Pompeo folle un Leone , favorifee non poco tal pen- Zrf ', *
fiero , poiché tale ancora fin da' tempi antichi fu l'imprefa de' Ricinefi, cioè un r£**?*Jh
Leone rampante coronato, il quale con bianca delira impugna la fpada, dato poi tu**Mar-
«ia' mede/imi per pubblico fegno a Ricanati > come fi ha da varj Autori, e ve- cu* Anco-
deli anche efpreflb nella facciata del Palazzo Senatorio della fteffa Patria : fi pre- cotta.
già quella nobile Città di Ricanati d' averter gran tempo confervato fuo reggi- Don*.Ma-
mente all'ufo della Romana Repubblica , riatfuuiendo le,cariche di Pretore , di VH* N>g*r
-Duumviri, di Confoli, di.Dittatore , e degli altri Municipali Maeiftrati, laon- %n 7" CGm~
r r                                                 ° * -, ««vii meritar.
r t %                                                de come J»/.J;o.
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Tot 27J                             «                                               '         
Àngdiu ^e JCOmc m molti- antichi marmi fi vede fcritto. , fu prefa l'uniforme intitolazio^
dell' Orig. nc > ScnatMS Topulnfque I^canatenfìs, èffendochè ir pubblico governo d'Ottimate
dìRec.f.$j e Popolari forte comporto . Mantennefi quéfta ben regolata Repubblica per molti
Scar. fftt fecoii, godendo il mero,è mirto Imperio confermatole poi da Gregorio XU e per
i^.^onJe c0ncenTì°ne ài Bouifazio IX. battè ogni forta di moneta, e fu fempre mai avuta in grari
?fta Citta farà fempre
*Iddio Tanno della no
1 Ica da Terfatto, Terra
StmttM- della Dalmazia , la propria Santifliina Cafa per renderne felice l'Italia , elettele
cean.Uku il fuolo nella fel va di Lqreta nobil Donna Ricanatefe nel tenitorio dj Ricanati, e
mk io. poi a cagione dena frequenza derPellegrini, eflendo divenuto quel Bofco fpeloaca
miar.Ric di ladri, indi la tolfe , e nello ftefio tenitorio fopra un colle un miglio più lungi
Sai$ R'c V0^C SM ^°^e Portatilie perchè per le nafeenti difcordie tra i due fratelli Padroni
iti. 3". 2*. ^ ^Co non ift^vabene, quello che fu albergo del Principe della Pace,di nuovo la
z$,$6,<ft'9 moflc , e feccia collocare in altro luogo vicino nella pubblica ftrada [dove alpre-
217.
         fente fi trova ] fenza non mai toglierla a i Ricanatefì. Quella {ietta Citti adun-
que tanto favorita dal mondo , e dal Cielo fu mai fempre madre feconda d'eccel-
lentifiìmi uomini in santità > in armi , in lettiere ,'^ed in Ogni bupria^ arte , e di
,,. quefto fanno ampia fede l'antiche , e moderne memorie ; ne io ito qui ad intef-
: fere di loro un lungo catalogo , ficcome potrei fare , perchè non è quello mio af-
funto , ne tampoco delle nobili famiglie , eh* eli* ha nutrito in ogni tempo , che
anno partorite eiii gratuTuomini, ma folo mi piace il dare alcuna notizia d' una
dì effe, dalla quale traile! fuoi natali Antonio Calcagni/di cui fono ora per par-
lare ,* il quale alla nobiltà delfangue , e bontà della vita, ebbe congiunta in grado
molto eminente la bell'arte della Scultura., e del Getto , con cuifece di fifa mano
opere degnifàme di memòria*- < 1:
                            -n, r #v
E' invecchiata tradizione appreflb ad alcuni ftudiofi d'Antichiti , che allaj
Cirri di Ricanati dalle parti di Francia venifle la nobil famiglia > che fino avariti
ai 1423. fi chiamava de Angelis y l'ìnfegna della quale trovali nelle fue pili antiche
Cafe nel Quartiere di S* Maria di Cartel nuovo , efiere (lata un Leon bianco ram-
pante in Campo roflb divifo da una cileftre fafeia , ed eflb colla delira bianca.*
tiene una llofa bianca , e fopra il cimiero, ha nn'mezzo Leone , che pure tiensj
TV5, di «e/la branca una Rofa dello fteflb colore. Di quella famiglia vivea avanti al
Angelo di 1400. un tale Venanzio di cui nacque Angelo Padre ài Gafparo . Quefto Gafparo,
FinanzJo, oltre a, due '^figliuole femmine, ebbe quattro mafehi, Antonio, Pietropaolo ,
perticale Niccolò , e Iacopo, e trovali eflfere ftato di Reggimento l'anno 1477. Antonio
&r**^j ^u uomo ài lettere, e di gran talento familiarif-ìaio di Antonio Hores Arcive-
Gafoar fcovc> d1 Avignone , e Governatore della Marca , e fu eletto fra' Mazzieri per Ja_^
tyfrwo» Venuta del Papa nel 1520. Nel tempo d Alefiandro VI. governò in carica dì Po-
tetti le Terre di Monte Cofcro , Offida , Monte; nuovo , Staffalo , Apirò , Mon-
ta!boddo,Montemelone , e Corinaido , tutte Terre ragguardevoli della Provincia »
e nelle Patenti di fue fpedizioni trovanti elfere (late ufate con eflb le fegiienti, o
v altre (ìmiji forme di parlare. Egregio Viro Antonio Ser Gafpms dedecanato i Tra*
batiffimum litterijqtte preelarum
* Terfonam tmm omnì virtute pmditam . 7s^obilis9
ac getterafe- vir
. Tdukiplices virtutes tue , qui bus te pmditum efle decoratumque per-
tepimus
. Vrjtflami. viro Domino Antonio Calcaneo Civi I\ecineten[Ì. T^cbili ac
generofo viro , &c.
Fu quelli anche fpedito CommeIlario con 400. foldaci fer-
mati dal Governatore Borcs alla Badia di Chiaravalle per comporre le dirle*
renze
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ANT*Ó H IO t ÀtC AG NI iif
':
renzé fra la Città d* Ancona , e di Iefi a cagione di confini ; fo foftituité
* ad Agoftino Gonzaga Parente Francesco Maria Duca d' Vrbino, e del Mar-
chefe [Sigifmondo Gonzaga Cardinale, e Legato della M^rca nel Capitanato
del Danno dato in Pefaro , e negli Stati di queir Altezze . Quefti fu il primo, »
che fòfle detto de9Calcagni, cognome reftato poi a tutta la famiglia. De*cinque
iìgliuoli , che ebbe quefti fra mafehi» e femmine Curzio, Giacomo, Antea, Por-
aia , e Antonia , un folo ne ìzfciò , che fu Giacomo , che morì fenza fucceffione.
Fu eflfo Antonio di Reggimento nel 1517. Pietro Paolo fu anch' effo uomo di let-
tere , ieguitò là vita Ghericale , e Tanno 1509. fu Canonico della Cattedrale , e
Vicario nella fua Patria fott' il Vcfcovo Tefeo de Cnpis , e fu anche uno de* fa-
miliari di Federigo San Severino , che prima privato della Porpora , e degli Ec*
cleiìaftici onori da Giulio II. fu 'a quegli reftituito da Leon X. e poi nel fettimo
anno del regnare di quel Pontefice , cioè dd 1517. finì la vita . Iacopo prudente,
e letterato Cittadino attefe a* Governi, per i quali fu adoperato nella Terra d'Ap-
pignano , e Monte Cofaro, e fu Padre di Lodovico, che militando gloriofamente
in Candia contro il Turco , mancò fenza lafciar figliuoli » Niccolò occupato fra'
          .. n
negozj civili della Patria fu per molti anni Teforiere della Marca, e di Reggi- j^"f5o4t
mento l'anno 1481. ebbe figliuoli, ma in due generazioni terminò la fua dc-
feendenza . Francefco , ebbe un fol figliuolo , chs morì fenza fucceffione . Sola-
. mente Bernardino , che fu Padre del noftro Antonio forti di propagare la defeen* ,
denza di fua Perfona , che fino a* prefenti tempi felicemente fi conferva . Fu effo
Bernardino (che attefe alle cure domeftichc) uomo di gran governo, fu del Cori-
folato della Fiera ; dalla fua Patria fu onorato di molte deputazioni , e fra T al-
tre Tanno i$i6. per la difcfa della pubblica iuriedizione del 1 517. a confutar col^
Cardinal Legato per tor via gli feoncerti cagionati dalla Riforma di quel Reggi-
mento del 1514. a mantener le ragioni della Città fopra il Camello di Loreto , e
del 1557. fra * Capitani di Loreto. Ebbe due mogli, la prima fu Cammilla_*
Adriani nobile di Monte Santo , della quale ebbe tre femmine, la feconda fu Mi-
nerva Paolini nobile di quella Patria , famiglia , che diede al mondo il celebre Fi-
lofofo, e Teologo Giulio Polini, che lefle in Venezia le Politiche a quei Senatori*
Faticò per lo S. Vfìzio , e quivi fu Revifore di tutti i libri, e'particolarmente di
quegli, che vi capitavano a" oltre i monti, Confultore di quel Tribunale , zclan-
tiflìmo in ogni affare della Cattolica Fede . Di quefta Minerva ebbe Bernardino
quattro mafehi , Matteo , Gafparo, Andrea, e '1 noltro Antonio , "ed una femmi-
na , che fi chiamò Francefcà . V anno dunque di noftra falute 16^6. agli 18* di-
Dicembre all' ore fette di notte vsnns alla luce quefto Antonio, che fu tra i Aioi
fratelli l'ultimo nato. Giunto , ch'egli fu al nono anno di fuaeti , cioè nelT an-
no i545.e(Tendogli morto il Padre, rimate alla cura della Madre, e degli Z>j pa-
terni e materni, i quali fé ci piace argumentare dall'ottima riufeita, che poi fe-
ce il fanciullo in ogni buon coftume , dovettero molto bene educarlo . Avea ini*
quel tempo , e fino dall' anno 15^4. che il Tribolo Scultor Fiorentino s' era par-
tito dallaS. Cafa di Loreto, prefa'fua abitazione in Ricanati Girolamo Ferrarcfe,
detto Girolamo Lombardo , rinomato Scultore , ed Architetto , Difcepolo d'An-
drea Contucci dal Monte a Sanfovino , a cagione dell'opere cìie gli convenne fare
in ella S. Cafa da quel tempo fino al 156®- Quefto fu occafione al fanciullo r che
alle cofe del difegno era inclinato , d'accoftarfi a Girolamo per apprender l'arte
della Scultura , e ne riportò in breve tal profitto , che da { Cittadini di quella^
Patria , e da' itrauieri ancora gli furon date a fare molte opere di Getto , arto
nella
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p S mCEN.llL dell* PA%. Il del SEC. IF. dal 15 70.415«©^
•Éella quale egli fu Tempre ungulate.. Le prime cofe di Scultura .,. che egli faceflev
fi crede > che foffero tuia Madonna eS, Gio. ài ftucco fopra pietra nera per lo
Cavalier AgoilinFilago per altre perfonevarj Crocirìffi d'argento , ed una Pietàs
tutti lavori piccoli, ed altre opere ancora potè condurre in quei primi tempi,
che per non faperfene il proprio fi noteranno più avanti alla rinfufa j fra l'altre^
molte » che e' noto ufc.i {fero dalle fue mani, L'anno 1572. del mefe di Lu-
glio dopo eflere Antonio venato a divi/ione delle paterne fuJèanze cogli altri
tuoi fratelli, fi accasò colla nobil Donna Laura figliuola di Girolamo Buonamici,
della quale ebbe poi la numerofa figliuolanza,che diremo a fuo luogo . In quefto
tempo fi crede , che gii avelie fatta la Statua di Bronco del virtuofiflìmo Com-
mendatore Annibal Caro Gloria della, fua Patria Civita nuova nella Marca d'Ancona.
Quella figura che è una cella col bullo fopra un bel piedeftaJlo fi conferva tutta-
via in memoria di tant*uomo nella Cafa di fua famiglia in efsa Citti . Dell'anno
1574. prefe a fare una fepoltura nella Chiefa di S. Francesco per Alberico Alberici
Nobile Ricanatefe , la quale condufle di pietra , e bronzi molto artificiofamente ,
t per Marcello Mdchiorri fece due ftatuette di bronzo alte un palmo, e mezzo, Venere*
e Adone^e due armi in un quadro d'oro, che etfo Marcello l'anno 15 7 5<donò al Cardinale
Sforza. EHendofi dunque Antonio con tali opere in quel fecolo di tanto buon gufto
acquiftato gran credito, occorfe, che avendo determinata laCittd d'Afcolidifituarc
nella maggior Piazza la Statua del Pontefice Gregorio XIIL che l'aveva prima.»
allogata a Lodovico Fratello di Girolamo Lombardo , che per morte non avevalc
potuto dar principio , ordinò ad Antonio il fare tal opera . Cominciò egli a la-
vorarla rOttobre del 1573* e perchè quefta fu Ja prima figura grande , eh! e' fa-'
ceffe fuor della Patria , e perchè ella , come fi è,detto gii, eraìlata allogata a-»
quel valente uomo • ■- Si ftudiò Antonio non tanto di accomodarfi al difegno , c#
modello lafciatone da Lodovico » ma d* ingrandirlo » e nobilitarlo . Fu folito
ferivere di3proprio pugno quanto ogni giorno operava sì ne' nuovi modelli di cera,
come nelle forme e getti, onde noi abbiamo ,,che fin d'Aprile i%q6. egli la diede
per finita . Qtteft* opera gli 'riufcì cosi felicemente , che quella Città , - dopo
averlo ben premiato, volle accompagnarlo colla feguente atceftazione.
Populi \ Anziani ) Afculi facciamo fede a tutti, e fi figo li, che vc>-
Civitatis S dranno la preferite 4 che aviamo ricevuto da Al, Antoni*
'Bernardini da Rie• anatila belliffttna ftatm a nome della Citta fatta alla
' Santità di noflro Signore Papa Gregorio XIIL quale già tre anni fono lo-
cammo da far fi alla b* m* di M, Lodovico de Lombardi
, e dopo U
morte di M> Lodo-vico a d. Ad. Antonio y della quale rejìiamo piena-
mente fodisf atti ■> ejfendone riufeita in ogni fua pane conforme al noftr§
defiderio % O* affettatone
, come ampiamente fi pub vedere nella n&lìra
Piazza principale 9 dove a perpetua memoria dell'Mligo infinito
5 che
\ avemmo a Suaf>eatitudineyfi vede d'ordine pubblico eretta, e per quejh
in fede del vero
s e in tefiimonio della fua virtù aviamo voluto accom-
pagnarlo con la prefente
> fonata del noflro maggior figlilo quefto di p*
Dicembre 1576,                            \. .V,                                >*
'■,■■'....,.                                                                                           \-                                                                                                                        Fin
■».
r
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. -'"ài ijbHtfl 0 N IO :'C ALC A G Ni ' ' Mf
f$ Fin quìl'atteftazione della Città* d'Àfcoli ; e noti il Lettore ,che la pàfojà Ber-
nardini non (ìgnifica Cafato , ma il nome del Padre d'Antonio feri reo latinamen-
te , lafciando il Cafato, coftume molco ufato ne* fecoli trafeorfi , che ha poi data
e Lufa a i poco pratici d'Antichità di pigliar gravi errori , confondendo bene fpéfso
b calate co' nomi. Queft* opera accrebbe tuttavia più ad Antonio credito, e
flima > onde un tal Gregorio Manilla nativo dì S. Genefio nobil Terra della Marca,
uomo di gran facilità , che aveva maritata Barbera fua figliuola a Gio. LorenzQ
della nobile famiglia de Malfacci Ricanatefe ; mentre molti personaggi facevano
a gara a far Cappelle nella Chiefa dì Loreto , (ì rifolvè ancor egli a farvene una a
competenza degli altri, che foflfe di tutto bronzo , e ad Antonio 1* allogò , e di
quella allogagione fu rogato Strumento agli 12. ài Gennaio del 1577. nel quale»
fi riabilito » che Antonio vi doverle fare cinque quadri di rilievo di bronzo , cioè
n 1 grande con una Pietà, o Depòfizion di Croce, uno. piccolo con il ritratto della
nominata Barbera fua figliuola, uno con quello d'Antonio Rogati ,'uno dello fteffo
Gregorio Manilla , l'ultimo di Ginevera Moglie dello fteffo Marnila , e quanto al
prezzo fi doveffe (lare al parere di Girolamo Lombardi, chiamato in elfo Stru-
mento con titolo d'infigne Scultore . Che lo (letto Antonio dovette farne prima il
modello ,. e non piacendo , reftalfe lo Strumenro fenza effètto . Fece Antonio effo
modello, che riufeì di gran gufto del MafUlla , poi dette mano all'opera.» ed in
qiattr'anni la diede finita ; e non è da tacere , come per la (iugular benevolenza,
che pafsò fra; il celebre Pittore Federigo Zuccheri, eì noftro Antonio , volle la
fteffo Federigo trovarfi prefente con Monfignore Calale, allora Governatore ài Lo-
reto , quand'ella fu gettata . Per queft'opera ebbe Antonio a buon conto di fua'
mercede ottocento feudi, con certa quantità di metallo , e una Cafetta in Rica-
nati ; ma per allora » e finché vifle Antonio , r la fo^rannpminata Barbera , che
che fé ne fofle la cagione , non fu circa al rimanente fé, prezzo fatto altro motivdj
ma alcuni anni dopo la di lui morte gli Eredi, con oecafione ài fare (limare la-»
porta ài bronzo fatta da Antonio per la Santa Cafa ài Loreto , che fi parlerà a
ino luogo , fecero ancora (limar la Cappella , che fu trovata in prezzo di pia lire
due mila , onde attaccoffi una fiera lite fra gli Eredi della Barbera, e quegli
d'Antonio , la qual lite non pure-fervì. per gecrefeere a quefti le facultà , ma per /
aggrandire la Mima della virtù del defunto Artefice ♦ Nelle fcritture dì quattro
Procedi fabbricati avanti alla Sacra Ruota fi parla diluì con molto nobili forme,
chiamandolo in/igne Scultore, eccellentiflimo nell'arte che come tale era riputato,
e chiamato , e altre a quefte fimiglianti. Furono dalla Ruota fpedite letjtcrc al
Cavaliere Criftofano Roncalli dalle Ripomarance , perchè feiegliefle due Inten-
denti in Loreto, che quell'opera doveflero (limare, che furono Lodovico ad
Duca da Cefalù , e Antonio Su fini Fiorentino , che la (limarono duemila Piaftre,
ma poi con nuove commiifioni dì Roma furono deputati altri due Stimatori, che
iufincarnente riferitfero , tali furono Paol Lombardi , e Sebaftiano Sebaftiani ,
prppofti pure anch'eglino dal Cavaliere Roncalli, e per maggior notizia del fatto,
e anche dell'opera (leda piacemi copiare inquefto luogo tutto ciò, che i medeiiroi
pofero in carta.
Al nome di Dio a dì 24. Giugno 160%. tri Loreto.
D Alt lllujìr: & Eccellente $ìg. Cav. Crifloforo Roncalli e fatte-
infiun^a al sig. Paolo Lombardi
, è me ftaftiam Sekafliam da
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<m.
, »if VECEN.niMhPA^lIJejtSECAMIift6Mi&&
JQcatiati) che debbiamo vedere j e giudicare una Tavola d'Altare , è
quattro Ritratti tuli opera di bronzjp > quale opera è in una Cappella nella
Chiefa di SXafa di Loreto* la qual Cappella ed opera di bronza e fatta
d'ordine dell' llluftre Signora Sarbara Adagila da Recanati
, e le fud-
dette opere di bronzo fon fiate fatte dall'Eccellente sig. Antonio Calcagni
Scultore da Recarìatì $ ora veniamo nei fopraddetti a giudicare dette
opere. ■.»-■< rv.                -;V:--                    " - •■-■'-                                         ; ~" '-'• t
Pr/w<* trovammo l'altera della tavola , 0 t4j(Ji d'Altare effer dì
palmi otto
, £ owcc «o^e , e di lunghezza palmi fei mifurato con il palmo
limano : quale opera è tutta d'unpezjp
3 »e//<* <p#/tf nel mezzo dì effa
n/ è un ifloria della Pietà di N. Signore di gran rilievo di forma ovale9
con una cornice attorno tutta lavorata.
                                     -.. 4. tJ,
Dalli lati d'ejfa ifloria fono due termini di figure di Donne , che fa
colonne
5 Nelli quattro angoli deli ifloria fon quattro fogliami rabefeati
di buon rilievo
, [opra li detti termini fono lì fuoi capitelli, architravi
9
e fregio, nel quale ve un fogliame di gran rilievo, con la cornice 9
frontefpizjo, in mezzo al quale è una cartella con puttini, e dentro lettere
Deus Homo , e di fiotto alti termini fono li fui bafi, piediflallì tutti
lavorati di baffo rilievo
; in mez^p, cioè tra un piedìftallo > e l'altro^
ve un altra cartella con putti
, che fi converte in fogliami di gran
rilievo
? nella Cartella ve lettere Homo Deus , la quat opera è ben
infieme
3 e la iudicammo valere la fattura feudi mille di giuli dieci per
feudo
. Nella fommita di detta epera ve riportate tre figurette , cioè
fopr a il frontefpizjo
, le quali figure quella di mezsQ è l'immagine di noflro
Signore in atto dì Refurrezìone con un Angelo da ciafeun lato
,| quale fono
di tondo rilievo
y £ altezza di ejf* è di palmi tn 9 le quali le iudicamm di
fattura feudi dugento,
E più troviamo li quattro ritratti due di Donne , e due Jl Vomivi , è
ciafeuno è ■£ altezza di palmi fei
5 è la larghezza è palmi quattro, e oncia
una in cUfcun ritratto
5 nel mezzo ve il ritratto dì grandezza del natu*
tale dì ymz^zo rilievo fino fono le fpalle con una cornice attorno
> che fa
"figura ovale t dalli lati d e$ ritratti è due figure di Donne rcbejap-
prefenta la Fama
i la maggior parte d'effe figure fpiccate in fina foprd
effo ritratto, ve[■ l' arme cC effo con putti fiotto la cartella con frizione
Oregorius Maxilla àn. 1585. Antonius ftogacus an. 1585. Bar*
■■■ : ,,                    . ■:, , .'..- i.v                                    _ bara •
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f A NT 0 N IO CALCAGNI          219
bara Maxilla an. t0% Gineura de Gineuris an. 1585. circon-
dati attorno di caratteri, che [adornano affairr li quali ? li giudicammo
*valere dì fattura ciafcun d efi feudi^dugencinquanta
, e ?«/r/ quattro
fanno feudi mille
. E più giudicamo effer mila tavola dell* Altare di
bronzo lik
il00. quale 'valutammo duegìuli la libbra fi. 240. E'pia
giudicamo li quattro ritratti ejjervi di bronzo lik 1 $ 00. fc,
300. Epcr-
che fi e fatta irfianzja dal (addetto Sig.Cav. fé ventìcinque anni fona
[opere di bronzo erano in minor prezzo
>, 0 maggiore , che oggi diciamo
r
che era affai dì maggior valore 9 poiché, coli'■ esperienza dell' operare fi è
facilitata in qualche parte
? e quefto è quanto s*ejlende il noftro indìzio *
Io Paolo Lombardi confermo quanto fi contiene nel prefente figlio *
Io Tlaflìano Sebafìianì feri fi
[9 e fottoferijf ? e confermo quanto fopra.
Trovafi ancora che ài Novembre 158?. egli aveva fatte per la medefìma Bar-
bera Manilla due ftorie dentro un bóflblo d'ebano fatte di ftucco per le quali ebbe
25. feudi. Or mentre Antonio flava facendo il (oprannominato lavoro della_j
Cappella ; Gio. Badila dalla Porta celebre Architetto le diede a fare la fiatila di
brónzo del Cardinale Sermoneta , che lo fteffo .per il proprio fepolcro fi faceva^,
fare di marmi , e bronzi nella Chiefa di S. Cala dalla parte finiftra , di cui fa
menzione il Ciacconi all'anno 1536. e di quella ricevè in pagamento fettecento
fiorini. Or qui mi conviene corregger l'errore prefo dal Capitano Silvio Serragli
nel Tao libro intitolato la S. Cafa abbellita , par. 2, cap. 14. dov'egli dice così.
Vi fono oltre le quattro porte di S. Cappella tutte opere del foprannominato Gi-
rolamo Lombardi con figure, e mifterj del nuovo Teftamento ,di cui parimente
è un nobile lampadario pendente dietro la S. Cafa , e una ftatua di Niccolò
Cardinal Caetano alla finiftra del Tempid con ornamenti fepolerali * tutte mate-
rie di bronzi : fin qui il Serragli. Dove deve avvertirà* che il Cardinal Caetano è
10 fteffo , che il Cardinal Sermoneta , perchè i. Caetani fon Duchi di Sermo-.
neta, e che Antonio Calcagni, e non Girolamo Lombardo, come fcrifle q.ueft'Au-
tore, fece quell^ ftatua » ed eccone la riprova indubitata . Io ho letta graru#
quantitd di fcritture di qùefta Cafa de' Calcagni, e fra l'altre un libro di, carta ,
che noi diciamo mezzana coperto di cuoio roflb, dove Io fteffo Antonio di fua.ma-
no fu folito notare tutti i lavori, che faceva , e quanto è* riceveva per eflì»
ed al foglio 5 6. fi leggono di mano di lui le tegnenti note. ••*,, i ,u
Dalla parte del credito a dì 4. di Gennaio 1579. , $ ..-.; • '; •■
11 Cav. Gio* 'Baiìfta dalla Porta ha dato in due paghe feudi ducenti
cinquanta a buon conto della ftatua ~-
----------———/e.'250»
Epiu ho ricevuto il reftante per mano di M* Giufeppo ^Bcrghìgno^e fon»
feudi cento di moneta
—-———
-------------» ■>-----------—fc* 100.
Dalla parte del Debito a dì 4. Gennaio dell' go.
■//■ Cav.Gìo.<Batifta della Porta mì dette a gettar la fìatu* del Cardinal
Sermoneta per prezsg di feudi trecencinquanta
—«*—...——fc. 7 o p.
G g                                 ,B sui
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N .                                                          S                                          ■'■' '■ ■■.•''' ;                                                                                                 ;■'"" ■>:■ -                                                                                 '                                                               ,-.'■'                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       *
»■                                                                                                                                                   ■ V "                              '■" •■■'..■■■■                                                                                                                                                                  ..,. :"V. ■-,,■■■■•■.■..■..'                                                                                                                                                                                        .                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      ''..■■
E qui noti il Lettore , che gli fé. 700. in quella moneta fono gli feudi tre-
cencìnquanta . E' dunque cfla ftatua di bronzo del Cardinal Gaetano della gran-
dezza del naturale , veftita d'abito Cardinalizio colla cappa, fta in ginocchioni
(opra un guanciale poCato (òpra la caffa , moftra di {tendere la mano deftra verfo
l'Altare del Santiflìmo, pofa la finiftra Copra il petto , ed ha il capo Ccopertq,
- alquanto volto verfo la fpalla finiftra, quali che Cembri parlare al popolo. ..-,"
In quefto medefìmo tempo erano fcolari d'Antonio Tiburzio Verzelli da Camerino,
Tarquinio lacometti fuo. Nipote , che gli aiutarono a rinettar queir opera * e poi
ancor efli riufeirono buoniffimi Scultori.
                                   .
Lavora va egli ancora nell'Altare, quando dell'anno 1579. parendo a Monfig.'
Cafale , allora Gorernator di Loreto , ficcome ad ogni più intendente dell'Arte,
ch'egli fi fofle portato molto bene , tifolvè di dargli a fare un altro belliflimo
lavoro , cioè li dódici Apoftoli di tutto .argento, da cavarfi da tanto, numero dì
voci di quel Santuario Lauretano , quanto ve ne fofle ftato di bifogno , e Cubito
gli diede l'ordine di dar mano all'opera , fecene | modelli i quali condufle di tutta
fatisfazione del Governatore , le prime a gettarfi furono le ftatue di S. Pietro, e _
S. Paolo l'anno 158?. che riufeirono bellilfime , onde dal riufeimento sì felice di
quefte due fu prefa rifoluzione di gettar tutte l*altre , come fu fatto dallo fteflo
Artefice , al quale furon dati per fuo onorario Copra milletrecento feudi . Fece
|
                                 anche nel medefìmo tempo di getto una gran Croce d'argento , opera belliflìma,
della quale ebbe altri trecento feudi. Andava tuttavia erefcehda la fama del
vabre d'Antonio, quando la Provincia della Marca , avendo rifoluto di fare una
v funtuofa ftatua di metallo per eternar la memoria della Santità" di Papa Sifto V.
allora regnante, e nativo della ftefla Provincia , per doverli collocare Copra la
fcalinata della Chiefa di S. Cafa di Loreto , volle , che fofle allogata a quefto
Artefice , che fattine i modelli , e poi il getto , a tal perfezione la condufle , che
da tutti fu ammirata . Rimafe finita quefta grand'opera dell'anno 1587. e pofta
a fuo luogo. Fu eolle figure , e bafli rilievi ftimata da Anchife Cenforio fonditore
del Papa fettemila feudi, e per Decreto di tutta la Provincia fu ftabilito
darfi in dono ad Antonio milletrecento feudi, ; Ne io ftimo che fard fuor di pro-
posto il fare in qaefto luogo ima breve , e facciata deferizione dell'opera ftefla
per aiutare a formarne qualche concetto a chi non l'avefle veduta. EN la ftatua
•collocata Copra la fcalinata della Chiefa a man deftra riguardante la Piazza , e
alzata Copra un piedeftallo di marmo ottangolato d'altezza di palmi undici e
«aeixo . RappreCenta il Pontefice in fedia in abito Ponteficale-; l'abito è tutto
ftofiato di baia ftiaeciati rilievi, colla mano deftra alzata in atto di benedire , e
©olla fieiftra Copra il ginocchio finiftro, ove moftra tenere avvolto il paramento;
» E* la ftatua dal pian dèlia fedia > che parimente è tutta Clonata di baài diacciati
rilievi, alta palmi dodici, e groflfa a proporzione , e maeftofiflìma , e quanto
più fi può dire fomigliante al Pontefice . Negli ottarigoli del piedeftallo Con tra-
mezzate quattro ftatue con quattro quadri lunghi di bafto rilievo tutte di bronzo;
il quadro che viene oppofto al la piazza ha infe fcolpità l'arme di quel Pontefice
con due altre dèi Cardinale Peretti Proriepote , e del Cardinal Gallo Protettore
di Ss Cafa > e Cotto que&'armi è un if:.rizione, in cui fi narrano le cagioni di
quell*erezióne, e i bsneficj conferiti alla Provincia della Marca da quel gran-*
ì
                                  Pontefice .. 1q pie della Bafe fi vede in un ovato di bronzo un pitaffio con le Ce-
guenti paròle * Qft&vio B andini q Vroyincij& Tnejtde• opm fnmmz omnium letizia ahfd-
stura anno
1 589.Tmifì^zs IT. Il quadro che è verfo la Chiek ha l'arme della
ivi»                           V--                                              ft°-
s
%
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. ANTO Nie , C A L C AGNI 231
Provincia della Marca , e fopra due imprefe , nelle quali il corpo è il Pico arme
della fteffa Provincia ... In pie di quello quadrone un ifcrizìone , in cui fi dice,
che iPopoli della 'Marca, alzano quella.' ftatua al Pontefice per gratitudine, mentre
egli della fteffa Provincia fette degniffimi foggetti ha promoffi alla Porpora, cioè
Aleff. Peretti Pronepote > Decio Azzolino Fermano, Antonmaria Gallo da Ofimo,
Coftanzo Boccafuoeo Minore ;OfTcrvante da Sarnano, Evangelifta Pallotta da
Caldarola > Miniano Pierbene^ettt da Camerino,, e Gregorio Petrocchi™ dsu.,
Montelparo Agoftiniano; fottc^ il piediftallo è "una tavoletta bronzo con quefte
parole Antmius Bernardini de
\Calcaneis B^camtenfisfmebat•. Gli altri due quadri,
«no verfo il Palazzo, l'altro verfo il Collegio Illirico contengono due ftorie, cioè
quando Grifi© cacciò dal Tempio co' flagelli i Venditori, ove (i vede uno; cada-
to a terra, che efee con una gamba , e cofeia fuori del rilevo ; nella parte baffo
jn un ovato lungo fi vede un Lione che dorme;, col motto Sufcitarc ttnllus auiebìt*
L'altra floria è quando Crifto ;entrò in Qerufalemmc fopra '1 giumento, con*
gran quantità di figure in varie attitudini, e fottq è un'ovato lungo, coli'imprc-
fa , eh'è un Lione fedente fopra tre monti, e,colìabranca delira tiene nn rama
di pero , col motto Fundamenta eìas. Gli altri; quattro lati del piedeftallo fono
occupati da quattro nicchie, e dentro effe fi vedono le quatt ro Virtù proprie del
Pontefice , cioè a dire, la Religione, la Giuflizia.., la Carità V e la Pace rappre-
fentatecon bell'artifizio. In quefl* opera, che fu fommamente Iodata: fpefeAn-
tonio alcuni anni con fua gran fodisfazione , attefochè erano e la fua cafa , ed i
luoghi ,dov'egli operava , frequentati non pure da celebratiflimi Artefici, che la-
voravano in S. Cafa , o pacavano per Ricanati alla vifita di quel luogo Santo,
ma eziandio da altre perfone di grand* affare', ed è memoria appretto a quegli
della famiglia , che il Cardinale Evangelifla Pallotta fuo amiciffimo , per lo guflo
eh' egliavea in vederlo operare , fpcflb fi trovaffe in cafa fua , fimilmente il Car-
dinal Gallo , ed altri Personaggi. Qiiefle vifite , e molto più la flima in cui l'a-
veano ormai pollo apprefio agli uomini grandi le fue virtù , erano a lui tutta-
via d* incentivo maggiore, per far eofe belle, ed a' grandi fleffi eran di flimoloper
valerfì di lui in ogni più onorevole lavoro; onde dovendoli allogare la grand'opera
delle Porte della Chiefa di S. Cafa ad Artefici di gran valore , ad Antonio fu dal
Cardinale Antonmaria Gallo data a fare tutta la Porta laterale della facciata a
man finiftra , e non minor fua lode fu 1' aver egli fatti fcolari di tanta abilita",
ch'e'potetfero eflère eletti ad operare altresì a confronto del Maeflro,tale fu il Verzelli,
al quale fu data a fare quella da man delira , effendo già quella di mezzo fiata}
fatta da Paolo, e Iacopo figliuoli di Girolamo Lombardo ; il qual Girolamo fece
le quattro Porteci bronzo delia Santa Cappella, Fu dunque da*Miniftri ,di S. Ca-
fa celebrato con Antonio lo Strumento tal lavorò l'anno 158?. ed in effo fu
ftabilito quanto per tal' effetto occorreva.
                                                       
Allora egli fi diede con molto fludio a far difegni t e modelli per sì grand'ope-
ra , e per avvantaggiarli nella flima , in che.egli» era già univerfalmenie tenuto ,
e perchè fi trattava d'operare a competenza, fpefe in efli quali quattr' anni, e*
gii avea condotto l'ultimo modello, rimanendo a fare folàmente qualche poco in
cera , quando come aveva deftinato il Cielo, giunto l'anno 15^5. alti p, del me-
fc di Settembre egli dopo una grave infermiti in fu le 18. ore dello flelfo giorno
fece da quefla , all' altra vita paffaggio , lanciando di fé , e di Laura Buonamici
fua Conforte nove figliuoli, Angelo, Michelangelo, Bernardino, e Buoafrancefco.
tre Minerve, Angela , e Polìfena, le due prime , e Angelo , morirono di tener*
eti , e degli altri fi parlerà più avanti* G g a
                                Ayc;
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2J£ pJSClM^
Aveva Antonio prima delTuo rhprfré rinunziato alla fepokura de* Tubi mag-
giori ch'era nella Chiefa di S*. Maria]di CafìélnuoVo j ed ottenuto il luogo per ca-
varne lina in quella disi Agoftino davanti alla propria Cappella , e nell'anno 15p2.
quafi prefago di fua vicina morte , aveva fatta là Pietra fepolcrale j intagliandovi
l'Arme' di fua cafa , coli'iTerizione v ^
                                            fuccefle>
còme abbiamo detto /il cafó'di fua tóaneanzi > 9he però' in efla Chiefa y dopo
le folenni Efequie 'fiate fatte coti gran conCòrfo^ :e Onorate con eruditi componi-
menti dagl'ingegni di;*quella Patria? fucata {epoltura:y limafe contuttociò'la_»
mede lima fepoì tura così* imperfetta per'16 'fpazio di feflanta anni , e finalmente-»
dal; Canonico Michelagnólòfuó figliuòlo fu del Me fé d'Aprile 16$ r. fcavata , e
Xqa Ser finita » e ripoftovi il corpo di elfo Antonio > dandovi luogo alla nominata Pietra.
Paolo Ri- Era rimafo a carico de' figliuoli il fare , che il lavoro della Porta averte fuo fine*
mìlì a 4. conie nel Contratto era fiato ftabilitò y-Pirro Buonamìci !timafò alla lor cura »
Novembre l'allogò a Tarquinió làcomettì Scolare J è Nipote d'Antonio /ed a Sebaftiano Sei
-^        haitiani altro fuo Òifcepolò V compatto ,! che elfi doveiTero condurla ne più -ìie
itièno conforme ài dileguo y è ^nodello > nel quale ella il trovava , quando Anto-
nio mòri fj rSflil, murarne puntò Jl-invenzióne . Ma perchè mai per alcun tempo
lionrefii indubbio , che dei noftro Antonio, e non d'altri fa non folamente ì'in-
venzione 3 rrfa tutto l'eHenziale del1 lavoro della Porta , toltone il getto , mi piace
recare in qiieftoluogo alcune condizioni tolte da verbo a verbo dall'originale con-
tratto /eh: dal nominato Pirro Buonamici, fu in tale occasione celebrato , efonQ
le feguenti . ;
           ;<;",./-''.                        '*•*                                           •*-.'
^mfuerit 5 & ft, quoddum in Immanis erat Dominus Antonius
Ser "Bernardini de Calcanti* de Incavato ex ere
5 & marmare
fiulptor accepcrit deillaborandumi 0* ex ereperfeiendam imam ex por-
tis alma Domus Lametanài 0j&$$m.-< Cumque per aliquot annos ipfe
D. Antoriìus in opere pradiBaperficiendo operam de '\ & fere iam in
cera perfteffit
> venientej^ùmm
                                vita abftulerit
ditto opere ficincepto in cera 5 & non dum ex are perfetto relitto*
E più a baffoy Cupiens aatem modo Pirrus 3onamicus Fideìuffor
tiunc hdzredwm ditti quond,
7p. Anto^ij debite efecutioni optis praditlum
demandare iliudque: in locumfbì defìinatum a-pponendmn effe
, decrevit
ìdipfwn t ràder e ad'perficieridunt
^^/^i^^^ì&^^^^^l^mi!? lacobecto
JSlepoti
5 <£* Difcipulo éiufdem\JJl Antonij, qui ab iniìio in vita fui
avmcuU interfmt r & operam dedit in opere praditto
, & ftc quoque
pofì cius mprtem continuavit^atetmm D. Sebafliano Sebastiani de Kg*
canato cmsdetn fiibniia^^ro^f^rì f^entìbus
> & acceptantìbus 3 pa^
liistaMen^&condiuùmkus'infrafcriptiSjC^c. dtdìt tradiditìi$ & con-
■iMt. opus' pr aditi nm
' porta /Eni: a ad per fi iendum , & in lòcum fuum
MMonendum Dominis Tarquinia, & Scbafìianoprafevtìbus
, &c.
£ prima che detto AL Tarquinia lacomctti 7 e AL 'Bafiano Seba-
,'ifàùi ma '.M'dli^i lì hi '          fiumi
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ANTONIO CALCAGNI
*?£
piani abbiano da lavorare 3 e finire la Porta , che lavorava il quondam
Ad\ Antonio "Bernardini
5 e finirla conforme il difégno, e abbozzo, nel quale
fi trova al prefente
9 -penta pero mutare l* invenzione dell' opera in cofa
alcuna, Ìtem che finita di lavorare di cera abbiano a dirgli la terra $
tgettarla in bronzo
5 e rinettarla 5 e pulirla in modo che fi pofsa condu-rs,
alla S, Cafa di Loreto
, e metterla alfuo luogo deflinato . *. Itcm.fi ob-
bligano di finirla di tutto punto a fpefc comuni sì delli detti Eredi per due
parti, come di detti Papiano
> e Tarquinia per Caltra meta-, cioè un quar-
to per uno di e fi fecondo la rata-del guadagno
. ìtem che Dio, e U Ala»
donna ne guardi
5 che per qualche difgrazia venifse detta porta a male in
tutto
> o in parte 5 e così bìfognafse rifarla 5 in tal cafo a fpefc comuni
come di fopra gli mede fimi fieno oblìgati a rifarli j conforme alla prima
invenzione
> della quale per buon rifpetto fé ne debba tener tma ì ìtem
non fi debbano intromettere
, ne ingerire a rifeuoterc fomma alcuna di da-
maro per conto di detta porta di S.C afa , ma lapciame la cura a Pirro
*BuonamicÌ pcurtà, e Zio di detti Eredi* Ìtem
, che pigliando eglino
qualche altroJavoro di qual forte fi fi a ne debbino levarlo
5 finche noìt
aranno finita la detta porta d'ogni cofa necefsaria
, Ìtem venendo a.
morte uno degli fopradetti "Bafìiam
, e Tarquinia-, prima 5 che la detta
opera pa gettata in bronco
, in quel cafo i fuoi Eredi non pofino diman-
dare
, e pretender altro per ogni guadagno di detta opera > che feudi 2o.
di moneta per ciaf che duri mefie per rata di tempo , che a vera continuato
in lavorare detta opera
, incominciando dal prefente giorno , e da'finir:
come feguita
, e che gli Eredi del morto pano fuori d'obbligo in contino-
vare detta opera
, ma s intenda dìffoluta affatto la Compagnia ; mafie
poi la morte fuccedeffe doppo che le dette porte foffero gettate in bronzo
,
i fuoi fuccejpjri debbano aver Finterò quarto come di fopr a > ed eif' fuc-
cejjori pano obbligati dare al fopr avi i>ente feudi venti il mefe per la
metà del tempo
> che vi anderà in perfezionare detta opera 5 e contri-
buire il pio quarto di tutte t altre fpefc
. E occorrendo differenza alcuna
fra detto Tarquinia
} e "Bafliano in lavorare , gettare > e perfezjonM-e
detta opera
, debbano eleggere comunemente m Vomì ddla profieffwte^
€ (lare a quello y che da detto eletto farà dichiarato
, purché non s'alteri
detta invenzione
, che oggi fi trova di Al. Antonio . E che pnita la
detta opera fi debbano ineffa mettere quattro cartelle y in una delle quali
fi nomini lagloriofar forgine y nella feconda
; che AL Adorno Qalgasù
:
m
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'^-.,_
%$4 VECEK1U.detta? A^.TldelSECtlKM t ff&Jl i$Ìo.
è flato t inventore del? opera 5 e che Tar quinto lacometti [no Nipote , §
Pìfcepolo ha continuato in quella} nella tert^ che'Bafiiano Sebafliani
averne con detto Tarquinto l'ha compita in cera
, e gettata in metallo i
nella quarta <vì fi ponga il luogo > e il tèmpo , dove > e quando e fiata
fatta detta opera . E ali incontro Pirro %uonamici promette per gli Ere-
di di pagare alti detti M. Tarquinia
, e "Bafiiano la meta della fommaf
che farà/limata la detta opera
, e porta, cioè , un quarto per uno, *
fecondo lafomma y che s aver a da S.C afa ajfegnare ad ognuno la parte%
cìoè^alliEredì la meta^e a loro un quarto per uno.
Fin qui le parole del Contratta
E' quella Porta compatta di due bande , e ciafcheduna banda contiene cinque
partimenti, tre grandi , e due piccoli. In una banda fi veggono il Sacrine»
d' Abel, e Caino ; Noè dopo il Diluvio ,, David , che balla avanti all'Arca , e-»
Oza percoffo,la Chiamata di Moisè , Abigail, che ofterifee rinfrcfchi a David ;
il tutto di gran rilievo . Neil' altra parte fono cfprefTe cinque altre facre itone ,
cioè , la Scala di Giacob , il Tempio , e Trono di Salomone, il Serpente di bron-
zo nel Deferto , efpofto V miferedenti Ebrei, il Re Àflucro colla Regina Efter ,
e in tutte fi godono bei paefi , lontananze, e profpettive . Sarebbe affai lunga_.
cofa il deferivere ad un per uno i lavori co'quali egli adornò quei*' opera, , dico
i baili rilievi con iftorie della Vita ài Maria fempre Vergine , i Profeti di tutto
rilievo , ftoriette di mezzo rilievo, Sibille , Armi del Pontefice Sifto, e Cardinali;
Imprefe , e fimili, che però a bello ftudio fi tralafciano; fonovi finalmente le ap-
pretto ìnfcriziojii 4nt* Bernardini deCalcaneis I^canatenf. inventar.Sebafli :Sebafttm:
& Tarquinia*• Iacobet: Fgcinetenfi exendermt Anno lubilei M.D.decanati.
Tornando ora ad Antonio egli fi occupò anche talvolta in lavori di (cultura ,
in marmo , ma non è a noftra notizia tuttoeiò ch'eì condufle di firmi materia,
{alvo che una fibilla che volle fare a concorrenza degli altri Maeftri, che lavora-
vano intorno ali*ornato della S, Cappella la qual figura non eOendogli nufeita con-
forme al fuo gufto non finì interamente , Si dilettò di Pittura , ed ancora oggi
fra quattro bell'opere , che fono nella Cafa dima famiglia cioè un ritratto di cflo
Antonio., fatto intti di ?8. Anni , con una ftatuetta in mano , che ci vien-.
detto, che folle fatto per mano di buono Artefice ; un Paefc che dicono del Ca-
ravaggio , e un S. Girolamo , ed una Vergine con S, Lucia , che tengono efler d*
mano del Palma ; d conferva ancora un quadro di mano dello fteffo Antonio, che
aflerifeono efler fatto con buon difegao benché non tanto bene colorito, in cui
égli rapprefentò Gesù Crifto , che fcaccia coloro /che vendono nel Tempio. Vi e
anche una Vergine col figliuolo in collo di terra cotta , ed un Aleflandro Magno
terra cruda , fatte pure come dicono dalle mani di lui,. Ed ha il tempo fatte»
fiorire alcune fue cere colorite in alcuni boffoli d'ebano , che fiiron gii molto
lodate,                                                                ' \ \ ' - t                . ,
fu il Calcagni uomo d'ottimi coftumi i ed aflaLdcdito all'opere di pietà , e
moLbrano le memorie di fua Cafa , eh' egli non mai lafciò parlar giorno , in cui
non porgerle all'anime de defunti il fuffragio d'una mefia ad altare privilegiato,
Con Tuo danaro iecionfi l'anno 155?^. le gran vetriate della Chiefa di S. Agoftino,
e uà bei lampadario . Fu fua mteqzionc il fare in effa anche una bella Font«^
Batte-
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Bàttefìmale, ornar l'Organo, e fondarvi um Mefla perpetua : mi la morte
s'interpofe a* fuoi penfieri, Sortì bène di veder finito l'Altare, ch'egli nella ftefla
Chiefa dalla parte del muro verfo la ftrada pubblica al Corno dell'Evangelio dell'Ai-
tar Maggiore , aveva incominciato Tanno ij8p. che pereflcr finto di bianco
marmo con vaga , e ben'intefa architettura , fa bel vedere , e la tavola ricca-
mente adornata fece egli dipignere a Filippo Bellini Pittbr d* Vrbino ; in quefta_»
vedefi la Vergine col Figliuolo nelle braccia , fopra è dipinta una Gloria di Cheru*
bini, e d'altri Angeli midi . Due de quali con belle attitudini foftengono una_«
vaga Ghirlanda di fiori. Dai lati veggonfi iSanti Tutelari della famiglia de' Cal-
cagni, cioè, S. Antonio Abate, S.Baftiano,S.Bernardino da Siena, Santa Chiara*
S. Gio. Batifta, Santa Maria Maddalena , ed una Santa Martire . Reftò finita
quefta Cappella circa al 1592. un anno avanti la morte di Antonio : ne voglio
lafciar di dire in tal propofito , come di mano del/o ftelfo Bellini, vedefi à fronte-
dei nominato Altare , un'altra Tavola alla Cappella de' (Shcrarduzzi, Fu ancora
Antonio amorevoliflimo verfo i fuoi Congiunti ; onde a Gio. Calcagni figliuolo di
Matteo fuo fratello , che poi fu Arcidiacono della Cattedrale di Hicanatì ,, e poi
morì in Roma, e fu fepolto in S. Marcello , fece a proprie fpefe infognate le let-
tere , e dar la laurea del Dottorato .♦ A Metello altro fuo Nipote f fu di grande
aiuto rperchè contutto, ch'egli riufeiflfe di riflbfo umore i fotto la protezione
di lui fi avanzò tanto che fu Luogotenente di Battaglia del Capitano di Recanati,
e nel 1595. fi portò fotto il comando di Gip. Francefco Aldobrandini con Flami*
nio Delfino a militare in Vngheria , dove di Dicembre dello ftefs'anno di malattia
fi morì. A Tarquinio Iacometti figliuolo di Gio. Batifta > e di Franccfca Calca*
gni fua Sorella infegnò la propria virtù , e conduffelo a gran perfezione . E dotò
Giovanna Iacometti altra fua Nipote , che poi veftì abito Religiofo nelle Cap-
puccine di fua Patria . Quefta fua caritativa liberalità non permefle ch'ei facerfe
grandìflimo peculio, pur tuttavia comprò egli, e con proprio difegno fabbricò
unaCafa , e gii aveva anche comprato il (ito per accrescerla affai p quando egli
finì il corfo di fua vita . Ornò , ed infieme arricchì eflfa cafa d'una citerna , che
fi conta fra le più belle di Ricanati, e fpefe aflai in altre cafe , e fabbriche,
Rimafero fuoi Difcepoli nell'arte Tiburzio Verzelli, Tarquinio Iacometti, c#
Michelagnolo uno de' fuoi figliuoli, che alla morte del Padre , in età di dodici
anni, già" dileguava , e faceva di cere colorite affai bene, che poi negli anni
più maturi fece ottima riunita in fimile facoltà , ma inclinando alla Prelatura 9
fu
fatto Canonico della Cattedrale di fua Patria , e tenuto il Canonicato per al-
cuni anni, il renunziò poi a Girolamo fuo Nipote. Quefto Michelagnolo fu»
uomo di vita integerrima, cariffimo al Cardinal Roma, e per la fua fingolar
bontà adoperato in moke gravi occorrenze dal fuo Vefcovo ; morì finalmente»
dell'anno 1667. a li. di Marzo d'età d'ottantafei anni, con fama di vera pietà.
Ma giacché abbiam fatta menzione di Michelagnolo, farà bene dare alcuna breve
notizia degli altri fuoi fratelli, e figliuoli del medefimoAntonio che foptavviffero.
Delle femmine ima fu maritata ì Civita nuova , e due fi veftirono monache nel
Convento di S. Stefaao dell* Ordine S. Francefco Zoccolanti, la maggior delle
quali morì Abbadeffa di quel Convento; la minore viveva ancora l'anno 1680.
in età d'ottantaquattro anni « Bernardino ftudiò in Roma lettere umane, e prefo
{'abito di Prete , fc ne andò in Sicilia , do/c deporto l'abito , fi efercitò per cin-
quantotto anni in carica di Tenente della Correria maggiore di fua Mjeftà Catto-
lica , coji tanta integriti , che ne fu > non meno da 1 Nobili di ancl Reeno , che
■' '                                                             V                             ,, dàlia
. ■ >'"                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   : .■ ' ■■■"■ . . ■■''■ "" '■'                                                                                            ' ' - .'•'-■ ". , ■'                                                                                                        :- ' '■' .'"'■' ':'■'* '.■. ■^'■' " '                                                                     ''■'
*                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         ' ' •■;':.' ''■■:
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%$6 DÉCEN.IJI.MU TÀM^IL del SEC. iF.dd 1570.4/15 80.
dalla Corte medefima avuto in gran pregio V Fu di valla memoria, di vivaciflimo
ingegno , e così lontano dall'intereffei che in ufizio dì tanta rendita , donando
largamente , non volle mai avanzarli nell'avere , ed era comunemente chiamato
i\ Padre de* Poveri, i quali forte ne pianfero la morte , che feguì agli 21. d'Apri-
le del 1666. nella Citta di Meflìna Buonfrancefco , che fu d'ogni cavallerefca abi-
lità dotato, attefe per moki anni alla milizia fopra le Galere del Granduca-, .
L'anno 1616. fotto Ferdinando Suarez , c'1 itfip. fotto Gio. Paolo del Monte;
,, fu Lancia {"pezzata d'Vrbano Vili, e per ventifei anni s'occupò nella milizia del
Papa ; accafatofi poi con Violante Lunari NobU famiglia Idi fui- Patria , eferci-
tato ne* più rilevanti affari della medefìma , dopo un corfo di cinquantotto anni
di vita lodevole, con dolore de' fuoi Cittadini, morì a' iz. dì Giugno 1649»
Ebbe quelli dodici figliuoli, de' quali oggi vivono tre mafehi , e tre femmine»
una maritata in Ricanati nella Nobil Caia de* Malfacci da* Gigli, e due Monache.
De màfchi uno nella Religione de* Cappuccini celebre Predicatore , chiamato Fra
Cornelio da Ricanati ; l'altro nominato Diego della Compagnia di Gesù Reli-
giofo di gran bonti , e dottrina , flato Miflìonario, indefeflb nelle parti di To-
scana ; l'ultimo è Carlo, che portatoli a Meflìna l'anno 1660, apprelfo a Ber-
nardino -fuo Zio , gli fuccefle nella carica di Luogotenente della Correria di fua_j
Maefti Cattolica , che efercita ancora al prefente j ha quelli ottenuta la Nobiltà*
. di quella Cittd ài Meflìna per le , e per la famiglia ; negli ultimi accidenti della
ribellione flette fei meli nella Città favorendo gli Spagnuoli , dipoi ufeito , fi
J trattenne col Viceré in Campagna partecipe del fegreto , e mentre io quelle cofe
ferivo , egli in -età" di quarantanni in circa » fene vive accafato con D. Antonia
figlia del Barone Romeo Nobile di quella Patria , e gii ne ha avuto un figliuolo,
acuì ha dato nome Gafparo Bonfraneefco . Ed in oltre è flato Onorato dclla^
"dignità del Giurato,© eletto di quella Città ài Meflìna . Vivono anche oggi Pier
Miehelagnolo , e Buonfrancefco figliuoli del defunto Girolamo altro figliuolo di
BuonfrancefcoH Finalmente perch'io ftimo mio debito il far partecipe il Lettore
ài tutto quel poco di notizia , a che nel ricercar cofe appartenenti a tieflri Ar-
tefici^ mi anno potuto portare le mie povere fatiche, non la feerò di copiare^
anche in fine di quella narrazione la defeendenza , o vogliamo dire albero, dì
quella famiglia cavato dall' antiche fritture fje|la medefìma Cafa ♦
'■ -Vi-',;,',,. -' •',,.) *,-*«?•. :' ;<•-'-. rit ■■■■ ' ' "-■ -"»'" ■■■£ ',*«-ìì .•: fv. ■>..;■ •;' »-• . .-.•■•'•■                                          -L '■:'.,                ,:; i..- .; . ... "
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ALBERO
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ALBERO DELLA FAMIGLIA DE' CALCAGNI
GafpatoBuonfranccfco. B.onfrjhccfco. Piermichctagclr, v;0n«. Buonfrancefc*
Piera. Antonia. Gio.Anr. Agoftìno. Nìccola Dieeo rTJu r,v«u         r
Antun
Giioi.
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u
Mar
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Vena- An- Cur- Por- Giaco- Anto- Anto- Ah- Fr«n r*-r - »J         ,,
zo. tea. zio. zia. me. nia. nio dr« cefea" fo P £*" ,MaN Guafpa" LnHd°" Poh- Lodo' Lati-
ì^--------—-----■-£■             ^^           i          ^^ ^^ ^ W 0-V<o             i^V^
il                                                 -------------------,
Niccolò. Francefto.           Francefca. Antonio.           Bernardino. Picchiolo. Angela                                  r- '
. ,^-V^           ^sro             u-yvt_____________Ar^^yy           ^y^                                            Gjacom#.
Gafpero.
I
Angelo.
Venamo#
•y - ____________:«g§j§|§§ÉSI§pftp!ijS
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2 3 S DECEN. III. della PAR. TI. del SEC. IV; dal 15 7 o.d 15 80*
MATTEO DA SIENA
PITTORE
Vi fa polo dì •....... »4fo ..
.4
• • • •
ON debbo tralafciare di far menzione di Matteo da Ssena, il
quale in quefto tempo diede buon faggio di sé nella Citti di
Roma in dipigner p3en , e profpcttive . Colini fotto'l Ponti-
ficato ài GregorioXIII. dipinfe nella feconda Sala Ducale Paefi
adattati alle quattro Stagioni dell'Anno ; e fopra la Porta di
dentro, e nella facciata a man finiftra fece grottesche . Operò
nelle Logge Papali , e nella Galleria fono di fu a mano alcuni
Paci! . Aiutò a Niccolò Circignani nell' opere , che fece a
S.Stefano Rotondo in fui Monte Celio , facendo le lontananze de* Paefi di quelle
fue fiorie , ed in altre opere dello ftefio Pittore dipinfe le profpcttive ; anzi fti
cofa a lui ordinaria PeiTer chiamato da' Pittori per far paefi , e profpective ne*
quadri, e tavole dove elfi colorivano le figure , e ciò feguì aliai più frequente-
mente fotto'l Pontificato di Sifto V. nel tempo del quale finalmente fece Mat-
teo da quella all'altra vita paffaggio.
FRA GIO: VINCENZIO
DE' SERVI
SCVLTORE, E ARCHITETTO FIORENTINO
Vifcefolo di Fra Gìo. Angelo AJontòrfoli*
fcN qucfti tempi fiorì in Firenze , e molto più in diverfe altre*
Città d* Europa il Padre Fra Gio. Vincenzio Cafali : il Padre fuo
efercitò in Firenze la proferitone di Tintore , ed il figliuolo
avendo ftudiato molto fotto la difciplina di Fra G;o. Angelo
infigne Scultore Fiorentino , finalmente chiamato da Dìo a_*
vita più perfettayXanno 1 ^66. veflì l'abito Religiofo de* Servi
di Maria nel Convento della SS. Nunziata della medefìma Citti
di Firenze 3 e come fi trova notato nella quarta Centuria degli
Annali di quel Convento,!'anno 1567. vi fece la folenne profeffione. Q.ieìlo Pa-
dre ne' tempi della dia gioventù condufle moke opere di fcultuua nella Tofcana,
e nelfuntuofo apparato fattoi! in Firenze per l'entrata della Sereniffima Regina^
Giovanna d'Auftria figliuola dell'Imperatore Ferdinando , e forella dell'allora re-
gnau-
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F^A GIO. VINCENZIO W SEZfl "239
gnànte Imperadore Mafàmiliano , Spofa del Granduca Francefco Primo di quello
nome , che feguì la Domenica de' i5. di Dicembre 1565. conduffe opere lodatif-
fime . In Lucca nella Chiefa de' Padri de" Servi fece l'Akar maggiore di marmo
con abbellimento di molte ftatue di fu a mano . In quella della Santiflìma Nun-
ziata di Firenze intagliò tre ftatue , le quali disegnavano i Frati di fìcuare intorno
al Coro , che alla partenza di qua di tale Artefice, reftarono imperfette , dipoi
ne* noftri tempi alquanto infelicemente finite per mano d'altri,l'anno collocate al
deftinato luogo , e fon quelle dalla parte della Sagreflia. In una camera del Dor-
mentorio di (opra dicono efler di fua mano un Croci fi ffo di marmo di baffo rilievbj
ed una Vergine fimile dalla Libreria. Nell'Orto di quel Convento in tettata dalla»,
viottola principale fece di ftucco una ftatua d'un Moisè alta circa a fei braccia,
e fono di fua mano l'Elia , e 'l S. Gio. Batifta pure dì ftucco , che fi veggono
da' lati dell'Aitar maggiore fopra le Porte del Coro. Fu poi condotto in Francia,
dove fece diverfe opere. Di là vennefene a Roma , e nella Villa Pinciana del
Sereniffimo Cardinale Ferdinando Medici, dipoi Granduca > rellaurò molte ftatue,
e fepolcri antichi. Dal Duca d'Ottona Viceré di Napoli fu chiamato , acciocché
trovaflc modo di liberar la Campagna di Capua da alcune acque (lagnanti , cho
rendevan mortifera quell'aria , e face fife alcuni poni per pubblico benefizio , e-»
tutto compì con universale appi a ufo , e gran fodisfazione di quel Principe , a ca-
gione di che fu tra i Regj Architettori arrotato, e come tale mandato a Napoli
a fabbricare un certo luogo per le Navi in un tal pollo, dove è fama , che neffuno
Architetto aveffe potuto edificare per non efler riufeito loro il feccare una parte
di mare,il che dicono che alni venifse afsai felicemente fatto; il perchè acquiltò
grande amore apprefso tutti que' Cittadini » Sbrigatoli da quella faccenda , co-
minciò fuor della Porta Toledana a fabbricare il luogo de* Cavalli Regj per l'efer-
cizio della Cavallerizza. Occorfe poi che il Duca fu richiamato in Ifpagna da^#
Filippo IL fuo Re , al quale volendo egli far cofa grata, condufse feco Fra Gio.
Vincenzio , il quale da quella Maefti fu con non ordinarie dimoftrazioni d'affetto
ricevuto , ed accarezzato , ed oltre a molti donativi ch'egli ne ritratte, fu d'affai
privilegi ornato . Volle finalmente quel Re , ch'egli andaffe a rivedere , e rifar-
cire le Fortezze di Portogallo ; ma viaggiando egli a quella volta, giunto nella
Cittd di Cucumbria , fopraggiunto da graviflìma infermiti , finì il corfo della
prefente vita a' 21. di Dicembre l'anno 1593. con gran difpiacere di quel Monarca.
Aveva egli alla fua motte meffo in avanzo mille ducati, i quali il P. Maeftro
Lelio Baglioni Generale di fua Religione fece rifeuoterc dal pubblico Erario di Na^
poli, ed alla fabbrica del Sacro Eremo di Monte Senario degli Eremiti di quell'Or-
dine gli applicò. Ebbe quell'Artefice alcuni Difcepoli, uno de* quali fu Fra Tibe-
rio Santini Fiorentino Servita Scultore , ed Architetto , che fu molto adoperato
in Germania dal Duca di Baviera , e Fra Iacopo da Viterbo della fteffa Religio-
ne j elle fu Scultore in legno , e in marmo , ed anche Architetto , che fece molte
opere , delle quali fi trova fatta menzione in una Cronaca manuferitta di Fra Si-
mone Pellati da Caftellaccio dei modellino Ordine,
-.                                                                                                                                    ; . '<- "                                                                                      '"'.'■■                                                                                                                                                                                                                                                            •                                                                                                                                                                                                                                                                      ,■■'■■.                                                                                                                                                                                                                                                                         , ■'■'
*                                                                                                  .'-■*,■''
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Mi
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S4© DEC Età Ili. èli* PAR. II. del SEC. ìP'dd 15 jò.al 15 9*
L V I G I B ENFATTO
DETTO IL IRIS O
Difcepolo di Paol Veromfe ,• nato 1551. *f# 16* ti.
*VNA forella del gran Paolo Veronefe nacque Luigi Benfattoi
il quale , eflbndo gran tempo dimorato apprelTo il Zio , di-
venne fingular Pittore • VcdcR di fua mano nella Chiefa di S.
Niccolò grande di Venezia , in un tondo , dipinto , il Santo
portato al Cielo , accompagnato da alcune virtù , e fopra gli
archi della navata maggiore fei quadri di ftorie della Vita dì
Crifto ; altre fue pitture fopra una porta , e nel palco . E di-
pinte molte altre cofe in quella Città ,- nella Chiefa di S. Ap-
pelli nari rapprefentò in. un belliilìmo quadro la guerra di Coftantino Ittiperadore
contro Maflenzio, e la Croce apparfa nell'aria. In Santa Marta rapprefentò
in dieci ftorie la vita di quella Santa . In S. Niccolò de' Frati un Criito in atto
d'andare al Calvario , e nella volta della Cappella del Sacramento in S. Maria^
Maggiore dipinfe il Giudizio Vniverfale . Nella Madonna di Marina a Chioggia
fece vedere una Procefiìone della Citti a quella Chiefa ; e per altri luoghi di efl»
Citta di Venezia condii (Te altre opere . Quefto Pittore imitò a maraviglia la ma-,
niera di Paolo , e fu di così forte immaginativa , che , col folo veder le primc^
invenzioni del Zio, le trafportava fu le tele,e conduceyale a fine prima che quello
l'avelie cominciate a porre in opera ; tanto che Paolo fi conduce , per non efier
da lui prevenuto , a tenergliele fempre occulte . Fu nel fuo dipignere grave , e
maeftofo , fpeditiilìmo nell'operare , e nelle fue figure imitò molto il vero . Ebbe
però qualche nota d'aver egli voluto imitar la maniera del Zio a fegno di trafpor-
tar talvolta nelle proprie opere qualche figura nel modo appunto , che eflo l'aveva
operata,levandola , come fi fuoldùre} di pefo. Duro la vita di Luigi feflant'anni,
ed ebbe fuo fine Tanno 16n.
M O N T E ME Z Z A NO
PITTORE
Difcepolo dì Paol Veromfe i nato         *J*
[I qutft© Pittore fi ha, per quanto ne fcrifse il Rìdolfi nella Vita d'An-
1 tonio Vaflìllacchi , detto Alicnfe, ch'egli nella fcuoh di Paolo forte
condifcepolo dello fteffo Antonio ,e con lui molto s'afFaticafle infieme
con Piero de'Longhi in apprender l'Arte : ma,operchè non (la rimafa
di lui maggior notizia,o perchè egli pretto mancafle,a noi non è ttato
dato modo di potere altro dirqe #
                                                            BER-
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$ E ^N ADDINO POCCETT ì          a4i
BERNARDINO BARBATELLI
DETTO
BERNARDINO POCCETTI
PITTORE FIORENTINO
Difcepolo di Michele di Ridolfo del Grillandolo ; nato I542.*f*i<>i2,
jVANTE volte con animo curiofo mi fon metto a voler faperc il
fine d'alcune più fingulari, per non dir più ftrane operazioni
degli uomini , colla feotta del gran frlofoto di Stagira , e par-
ticolarmente dove egli infegna , che degli uomini alcuni la na-
tura produce col genio di dominare , ed altri ad ubbidir fot-
topone : ho ritrovato non etter altro il fine di tali operazioni ,
che o quefto innato defidcrio di comandare , o quefta conna-
turai difpofizione d'altrui fervire » E di vero, fé con occhio li-
bero , e da niun panno d* umana paflìone impedito vorremo oiTcrvare , fra tanta
varietà di cofe nella volubile feena di quefto mondo , alcuni priacipali andamenti
degli uomini , vedremo , fenza pigliar bagliore , moki, i quali , quantunque no-
bili , quantuuque ricchi , e fortunati, e da grande ftuolo di ferventi affittiti , fi
tengono a fomriia gloria poter nulladimeno ufar fenza ripofo veruno le Corti do
Sovrani Principi/cercando a tutta lor pofia , che fopra le loro fpalle fieno poftì i
maggiori affari . le più difficili cure , e i più gravofi peli del Regno , non da al-
tro fine condotti , che dal folo defiderio di fare acquiiìo appretto i lor Principi del
femplice , e nudo nome di buon fervitori . Per lo contrario ; colla medefima
chiarezza altri molti ne forgeremo, i quali, febbene porti dalla fortuna in pic-
ciolo fiato bisognevoli di più cofe familiari , eziandio al proprio vitto necettane,
quantunque fien dotati d'alcuni talenti, pe* quali poflan di leggieri ponendo/i alla
fervitù d'alcun Signore , che gli richiegga riparar non folo alle proprie mi ferie ,
ma follevarfi , e mutare ftato , anno nulladimeno fi fatramente in odio vederfì
altrui fottopotti , che più amano di viver poveri , e fopraftare a que* pochi che
fono , e poflbno etter loro foggetti , che coli'aborrito mezzo dell'ubbidire poterli
arricchire , e far grandi , impiegando perciò folamence i lor talenti in alcune cofe,
che non riconóscono fervili per poter in tal maniera allontanar/! alcun trat-
to da povertà1 , e farfi qualche luogo maggiore al comando per cui fon natiV
Quindi è , che non deve apportar maraviglia , a chi ora è per legger quei poco ».
che io fon per notare intorno alla vita df Bernardino Poccetti, fe^q u a nt unirne per
1 eccellenza di fua virtù , amato da' Cavalieri , accarezzato da'Principi , defide-
rato da tutti , lo vedrà nulladimeno fuggire non folo le pratiche , e le familiarità
de' pm degni , ma degli eguali medefimi , e quelle folamente degli inferiori ri*
cercare con fommo defiderio , e piacere , con loro ufando tutte le fne maggiori,
c.pm necettane confidenze,conciofliache portato da quel naturale iflinto di vole-
re altrui
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Ì4* : DECEN. III. dilla VÀ\ Il del SEC. IV% dal 1570.0/ ì 5 8e%
re altrui dominare , 0001' egli fìefìb ebbe a dire a gran Perfonaggio [come vedre-
mo ] non fapeva trovar modo d' accomodare fuo genio alla familiarità di colo-
ro , a' quali conofceva efler tenuto più tofto ad obbidire , che a comandare .
Es da faperfi dunque, come nella Città di Firenze pretto alla Porta detta di S.Piero
in Gattolino abitò già un certo Bartoìommeo Barbatelli daS.Gimignano, che at-
tendeva all'umile meiliero di far pentole /ed altri vafi di terra .• ebbe quelli della
lucia da Firenze fua moglie un figliuolo,che fu il noflro Bernardino, ed egli poco
dopo^ì morì. Non andò molto, che la Lucia rimaritoflì ad un certo Pietro Ciar-
di Tenitore di lino alla renfa, lafciando il fanciullo alla cura della Suocera, e Non-
na paterna del rnedefimo . Non era egli appena all'età pervenuto di fei in (ctttLj
anni pafiati affai dentatamente , e quafi in ?eftrema povertà , che fendili grande-
mente inclinato all' Arte del Difegno , talmente , che neh"andar fovente a fare
alcun fervizio per ordine della Nonna, fermavafi per le vie ,e tratteneva/! per
quache tempo in far colla brace alcune fantafie fopra le mura delle cafe, Occorfe
un giorno , come piacque alla Divina Provvidenza , che per vie pur troppo na-
feofe agli occhi de' mortali indirizza gli uomini a* fuoi determinati fini, che tro-
vandoli il fanciullo in un luogo vicino a cafa fua, dove è la Chiefa di S.Piero in
Gattolino, volgarmente nominata Seruraido , allora piccola Chiefuola , detta ii
Chìefino, oggi ridotta in maggior forma, e Parrocchiale di quella contrada ,• fo-
pra il muro di efla Chiefa flava il fanciullo facendo pure colla brace alcune figuri-
ne , quando che pafsò di quivi Michel di Ridolfo del Grillandaio, Pittore in quel
tempo molto {limato, e fermatoli in una certa diftanza [dietro al fanciullo, o
fenza che egli punto fé n'accorgefTe,ofTervò per un pezzo la franchezza,e '1 buon
guflo con che efio faceva quelle figure ; finché il ragazzo a cafo voltoiìi in dietro,
e veduto Michele, che attentamente Toflervava, temendo di non efler gridato, fi
mefse a fuggire jma il Pittore con buone parole 1* arredò, lodando molto quella
fua inclinazione ; poi domandogli s'è* voleva venire a dar feco , che gli averebbe
infegnata l'arte della Pittura ; al che rifpofe il fanciullo , che volentieri farebbe
venato , ogni qual volta la Nonna fua fé ne foffe chiamata contenta j onde Mi-
chele trattenne di proposto colla medefima , e trovatala defiderofa di fgravarft
di quel pefo , ed iufieme di dare impiego al fanciullo, fé Io prefe ivi Cafa , ed in
Bottéga. Dicefi , che elfo Michele la prima volta , che lo fece operare , gli di-
fegno fopra una carta, come e folito , un* occhio , ordinandogli che lo copiafie,
ed intanto fopra una [certa fcala di legno pofefi a operare in una gran tavola,
ch'egli allora aveva alle mani. Scefodopo un pocoper vedere piùda lontano la fua
pittura, il ragazzo , con gran predezza levando il foglio di fopra la tavolozza,
perchè '1 Maeflro non lo vedette , fece gcfto di riporlo , onde Michele dubitò che
in-luogo di difegnàre, fi fofle il figliuolo , come è coftume ditqueir età, tratte-'
nuto in feorbiare il foglio, o fare altra fimil bagattella , e fattofelo moilrare per
ogni modo , Vide che Bernardino , in vece di copiar Y occhio fatto dal Maeflro,
aveva difegnato elfo Maeflro', la tavola , e lo fcalone , con tanto buon modo , e
con tal proporzione , e fpirito , che Michele ne rimafe flordito ; onde portogli
grand' amore , non lafciò poi pafTare eccafìohé che non adoperale per farlo ap-
profittare nello fludio dell'arte. Stette Bernardino molti anni con eflb Michele;
ma, o folle per bifogno che averle d'aiutare la cadente età della Nonna, o perchè
fofle a ciò più dal genio portato, applicò molto al meftiero di dipìgner grottefche,
e poco nelle figure, e feccle tanto bene , che ne acquiflò il nome in Firenze di
Bernardino dalle Grottefche; al che rifkueado io t non mi maraviglio punto
T
                                                                                                  che'l
■i
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,.: ZEXNA^DINQ P0CCETT1 J4J
che '1 Vafari, che fcrifle in tempo che Bernardino eri in età di venie! anni, non
facefle alcuna menzione ài quello giovane,ficcome fecela di tanti altri di minore
età , e che in quel tempo fi portavan bene, e davano di loro fieni buona fperan-
za. L'opere , ch'egli dipìnfea grottesche , furono moke in Firenze , e fuori , e
fra le prime fi annoverano quelle della Real Villa di Pratolino pel Screnifs. Gran-
duca Francefco , le facciate , e fgraifio del Palazzo de' Giudici di Ruota, il quai
lavoro reflò finito a' 29. di Gennaio del 157?. Era quello luogo , eh* è fu la ri-
va d'Arno, fecondo ne feri ve Gio. Villani , in fui torno della Città , e dicevafi il
Caileìlo d'Alta fronte , che perla terribile inondazione del 133?. reftò rovinato; ub. 3.'
ed è quello fìeflb , che D. Vincenzio Borghini dice , per molti fegni , poter ef- cap, 2,
fere il medefimo , che da' fuoi tempi è chiamato il Palazzo de* Castellani , dal Uh. ir.
quale la piazza contigua prefe il nome. Ed i Giudici, che avanti per gran tem- cah '•
pò fi eran ragunati nel Palazzo del Podeftd , dove fi ragunano gli Otto di Guar- q ^f„e'^
dia , e Balìa , cominciarono del mefe di Marzo di detto anno 157?. a flare iru firenz.e
quello luogo. Altre molte belliflìme grottefche fece per le caie privare, e ville a 29^
de* Cittadini, che lunga cofa farebbe il defcriverle ; ma perchè a chi ha capitale
d'ingegno , e cammina a feconda del genio , breve e facile è la via d'ogni più
nobil rmfeita, volle anche Bernardino dar faggio di quanto valeffe nello (Indio
delle figure , e così quando era chiamato a dipigner facciate di cafe , fpartiva in
modo gli fpazzj delle medefime da potervi dipigner figure d' ogni proporzione.
Tale fu la facciata della Cafa degli Altoviti in Borgo S. Friano ; quella de' Pitti 1
nel Fondaccio di S. Spirito ; quella della signora Bianca Cappello in via Maggio;
e quella ove fono le grottefche di fgraffio , e le due figure colorite fopra la porta
della Cafa invia Maggio, prefio allo Sdrucciolo, che fu abitazione del virtuofiffimò
Bernardo Buontalenti Pittore , Scultore , e Architetto celebre, detto delle Giran-
dole ; e fimilmente quella della famiglia de' Villani rimpetto a S. Procolo , tanto
che poi non più era chiamato Bernardino delle Grottefche , ma Bernardino delle
Facciate . Occorfe intanto , che Niccolò Compagni Gentiluomo Fiorentino vo-
lendo abbellire la fua Cafa di lung'Arno fra'l Ponte a S. Trinità , e la Carraia ,
fece a Bernardino dipignere fotto gli fporti del Terrazzino in nove fpazj le nov<^»
Mufe j che rlufcirono di tanta fodisfazione all'univerfale ; che da quel tempo in
poi egli sperduto il nome ài Bernardino delle Facciate , non s'intendeva per altro,
che per Bernardino delle Mufe . Si ha per notizia data da Remigio Cantagallina,
ftato celebre in difegnar paefi a penna, ed in altre belle operazioni, il quale molto
bene conobbe elio Bernardino , che partitoti finalmente da Michele di Ridolfo, fé
ne andò a Roma , e che vi fu alloggiato in cafa de' Signori Chigi ,• dove fono le
tanto celebrate opere di Raffaello , e che in quello luogo meflefi a fare uno (Indio
così prefondo , e con tanta aflìduitd , che per non divertirà* putito , ferrata la^
porta di quella ftanza , che gli fu data per abitazione , facevafi porgere il cibo
per una ruota , e nel tempo ch'egli vi dimorò , condufìe di fua mano una fmifu-
rata cataila di difegni ; e finalmente tornofiene alla Patria tanto mutato da quel
di prima , quanto anno fatto conofeere le belle opere che fece dipoi. Studiò Ar-
chitettura, e Profpettiva apprefi'o al fopranom. Bernardo Bontalenti, detto delle Gi-
randole , ed in fomma riufeì tanto univerfale > che non fi vede fra quanto parto-
rì la natura , come frutte , fiori , erbe , campagne , bofehi , animali, e uomini»
cosa alcuna eh* egli non abbia voluto imitare ; e quel eh* è più , con tanta bra-
vura , con una certa, per così dire , pittorefea vena, con una tale facilita* , e con
un tocco così fpiritofo , che è una maraviglia a vederli. Qualità1 molto neceffa-
ria al
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*44 DECENJlUelUPA^IlMSEC.I^^ 157a.nl 1580.
ria al buon Pittore è il dar nobilti, t maeftd alle Aie figure; ne io perciò che in
quefta parte a quelle fii Bernardino appartiene , faprei dar loro altra lode che
quella , che 1' Emincntifs. Pallavicino in una ftia lettera all'erudito Abate Fran-
cete® Salvadori Coppiere del Cardinal Farnefe , diede fra altre molte alle bellini-
me Opere Liriche del nofìro celebre Poeta Andrea Salvadori , Padre dell'Abate
fteflo; dice egli dunque così ; ^{e manca tquefte compofaioni la maefià , ma fèbene
quella maeftd odiofas onde alcuni %e barbari
, o tengon perpetuamente la faccia occklta
alla, vìfta altrui , o moftranfempre una faccia torva ; là dove la maeftd di quejìe poe-
fìc è(itmgltante a quella d'un Trineipe tutto affabile
, e tutto umano. Fin qui \\ Car-
dinale. Tal requifico adunque, pare a me, di riconofeere nell'opere del Poccetti,
coricioiliecofache egli tenerle un modo d'arieggiar di tette , e d' abbigliar figure
nobile, e maeltofo si , ma fenz' affettazione , non isfuggendo 1* aggradevole, che
fuole aver in sé l'efpreflìone del decorofo , e del grave , fenza punto allontanarli
dal verilìmile , e naturale. Avea poi fatta sì gran pratica , e acquiftata tanta
facilita nell' inventare , che alcune volte fi riduce alle quattro , e alle cinque ore
della notte , dopo eifere rimafo fpedito dalle fue convenzioni , a fare i cartoni
dell* op.*re , che il giorno dipoi doveva dipignere : Alcuni però pigliando quello
in troppo largo fenfo , anno voluto dire, che ciò feguiile il più deìle volte , anzi
che egli per lo più operarle a mente . Che ciò non fia vero , ne punto ne poco ,
ne fanno fede gl'infiniti Cuoi difegni, che vedono in mano di molti , ma parti-
colarmente ne* libri del Serenifs.Granduca, ne' quali gli ftudj dell'operemedefime
fi ravvifano ; anzi quefti fanno reftare in dubbio chi che fia , come egli nel
corfo di fua vita avelie potuto mai difegnar tanto ,quando anch' egli non avelie
avuto da far altro ; e pure , oltre alla lode che fi deve a queft' uomo d* aver di-
pinto , per così dire , infinitamente , non faprei ciré , fé vi folle fiato mai altro
Pittore in Firenze, che avelie arricchite le fue fìorie di tante figure vicine tra fo-
ro, e lontane , quanto Bernardino : è ben vero che quefta fua gran faciliti , e
bravura kcc sì , che alcuna volta ne panneggiare fi renelle un poco al fecco , e
aggrottefeato , ma ciò non ottante , l'opere di lui apparifeon sì belle agli occhi
degl'intendenti, che Pietro da Cortona ci ditte molto maravjgliarfi , come po-
tefse efiere che i Fiorentini non fi gloriafsero d' aver avuto un tale uomo più di
quello e li'e' faceano . Sarebbe ora a me cofa imponibile il deferi ver tutte l'iftorie
grandi, e piccole , delle quali fi ha notizia ; e però mi batterà far folo menzione
d' alcune poche , anzi pochiffime , e quafi niuna , riaperto alle innumerabilijche
fece nella noftra Città, e fuori : Incomincierò da quelle ch'io penfo che follerò le
prime cofe lodevoli molto, ch'ei facefle, giacché ft.ron operate fra l'annoi 5 69. e '1
15$a. nel Chioitro grande S. Maria Novella dipujfe cinque lunette ; ciò furono
la Natività di S. Domenico dipinta a fpefe della Nazione Spaglinola ; Quando il San-
to diede a' poveri il prezzo de* libri , e quefta per un certo Luca Spagnuolo ; la
Converfione delle Donne Eretiche per un'altro Spagnuolo , chiamato Pietro Mon-
toia ; il Miracolo del libro gettato nel fuoco per altro uomo delia licita Nazione,
detto Aifonfo de'Salini; il San Domenico predicante per Antonio Alvarez, nativo
pure di Spagna; e finalmente una grande ftonadel Signore che manda gli Apoftoli
a predicare f Evangélio, belliflìma, e di grande , e nobil maniera, e quefta fece
fare Lodovico Capponi. Dipinfe di fimile maniera la Cappella in S. Felicita , la
prima all'entrare a mano manca della famiglia de'C'anigiani,inficme colla Cupo-
letta delia medefima. Nel Palazzo Serenifiìmo è dipinta di fua mano una gran
Sala con Liti del Gtauduca Cofano Primo. Vn' altra Sala nella Cafa Lodo-
vico
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VEH.NADDINO POCCETTI ~ Ì45
vico dì Lodovico Capponi da S. Spirito, oggi abitazione del virtuofiflimo tip Mar-
chefe Senatore Vincenzio Capponi , degno Luogotenente pel Serenifs. Granduca
nell'Accademia del Difegno,con iftorie de'fatti d'uomini illuftri di quella Cafa.
Altre molte opere fece a frefeo nella Cafa degli Vfimbardi da S. Apoftolo , oggi
degli Acciaiueli. Dipinfe la Tribuna della Cappella degli Strozzi in S« Trinità , e
la Cappèlla del Sacramento nella Chiefa di S. Marco , e più fìorie nel Chioftro
della vita'del gloriofoS. Antonino dell'Ordine de'Predicatori Arcivefcovo di Firen-
ze , che mentre vide in Religione , abitò per alcun tempo in efso Convento. Ef-
fendofi poi l'anno 1604, da' Padri Serviti del Convento della Santi/lima Notizia ta
dato principio a dipignere le lunette del Chioftro accanto alla Cfaiefa , che a/lora
fi chiamava il Chioftro de' Morti, il Poccetti vi dipinfe in più tempi quattordici
(torie per diverfe famiglie , cioè Pandolfìni, Capponi , Pucci, Rinucc.ini, Strozzi*
Pinadori, Vguccioni , Vfimbardi , dell' Antella , e Marzisiedici ; in una delio
quali, che è fopra la porta, che va all'altro Chioftro , rapprefentò Maria Ver-
gine , quando , Tanno 1239. apparve in Firenze al Vcfcovo Ardingo , ed a fette
Beati in Monte Senario , comandando loro il veflirfi d'abito nero in memoria de*
Sette Dolori, ch'ella foflfcrfe nella Palfione del Signore ; e nell'altre 15. efpreflc
varie azioni de* Beati, Buonfigliuolo Monuldi Primo Priore , e Capo de' fette
Fondatori ; di Buonagiunta Manetti uno de' fette Fondatori Primo Generale
dell' Ordine , e Primo Vicario Generale , e nell'Ordine chiamato Manetto ; di GUn. /. r.
Bartolommeo Amìdei , che poi nell'Ordine fu chiamato Amideo ; Ricovero *$*£*?•
Vguccioni, che nell*Ordine chiamoifi Vguccione , e fu Vicario Generale di Ger- &*&'"•
mania ; d'Aleflìo Falconieri ; di Softcgno de' Softegtù tutti Fiorentini ; e del B.
Filippo Benizzi pur Fiorentino,Fondatore di molti Moriaftérj in Ifpagna, Franciai
Alemagna > e Saffonia , il quale dalla Santità di Noftro Signore Papa Clemen-
te X. fu aferitto al Catalogo de' Santi, e di più dipinfe una beila tetta con bufto
d'un Salvatore in mezzo a due gran figure, che rapprefentano la Giuftizia » e la
Mifericordia , tutte fopra l'arco del portone, che dalla Loggia di fuori, e dall'an-
dito mette in elfo Chioitro : e quelle \olle egli fare per carità , fenz*alcun pre-
mio; e benché il Priore di quel tempo per gratitudine gli manda (Te a donare roba
per fard un bell'abito , egli noi voile accettare , e lo rimandò onde venne . Con-
dulie per Geri Spini nella fua Cafa , parte del ceppo delle cafe di quella nobil fa-
miglia , dico in quella parte , che fa cantonata verfo la Colonna di S. Trinità , bel-
lifiìme opere a frefeo; tali furono una Cappella colla Natività di Criftp,e la Gloria
de' Beati , quattro Sibille , ed un S. Gio. Batifta . Per le camere , ftorie della
Vita di Crifto, e di M. V, con alcune virtù, ed altre pitture ; ma fra le più de-
gne d'ammirazione fon quelle della fala grande , nella volta della quale vedefi la
Vigilanza rapprefentata in una bella Donna in abito roffo colla fpada nuda in una
mano , nell'altra un libro , e attorno una lucerna , ed una Cicogna , che tieno
con piede alzato un faffo , e nelle lunette , e peducci di quella volta fi ammirano
fra vaghi/lìmi ornamenti di fanciulli fatti a chiaro feuro in belle attitudini, i ri-
tratti di venti perfone illuftri in armi, Ietterete , e governi della ftetfa famiglia
degli Spini. In quefto luogo , a cagione di novità feguita pochi anni fono , la
cjuale eoli'avanzar fi del tempo porrebbe ofeurar non poco la verità de* miei rac-
conti , e farmi aver taccia di poco buono cronologo , conviene ch'io dica , che
quefti ritratti non rapprerefentano più Eroi di cafa Spini , eflendone fiati tolti
via i primi nomi, coH'infcrizfoni, ma altri della famiglia di quel Cavaliere , che
dipoi fu primo compratore di quella cafa , con foftituire altri nomi ed altre iu-
1 i                                feri z ioni
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iqft t)ECEN. III. della PA^ IL dàSEQ, IV* fai 15 70.^15 So.
fcrizìoni , e là faccia d'un Senatore Fiorentino , dipinta già dal Poccetti , e che
yc.&jfì Copra la porta della fala ,• la quale fi dice , che tòffe ritratta al vivo dal
■foprannornirwto Gerì Spini , fu ridipinta da BaldatTarri Volterrano al naturai
da;l volio dello fteiìo Cavaliere compratore della cafa . Non fu quefta la prima
volta però, che i ritratti di celebri uomini fortjflero tale infortunio^ avendoti
4>cr testimonio di Plinio , che in Roma furon gii due prodigiofe tavole d*Apeilc,
in una delle quali rapprefentavafì Caftore-, e Polluce., colla Vittoria , ed Aleflan-
dro , e nell'altra la Guerra colle mani dietro legate, ed Aleflandro fopra *1 Carro
trionfale , e che Claudio, colto dall'una , ed all'altra il volto di Aldfandro ,
vì facetfe dipigner quello di Augnilo,., Colorì lo RctTo Bernardino tutte le ftoric
a frefco deila Cappella de'Neri in Pinti, contigua alla Chiefa di S. Maria Maddalena
la Penitente, volgarmente poi detta Ceftello , che fu già abitazione di Monache,
eh? da Eugenio IIII. furon foppreffe , poi de"1 Monaci Ciftercienfì, e oggi è delle
Monache Carmelitane di S. Maria degli Angeli, nella qua.) Chiefa ZI conferva il Corpo
di S.Maria Maddalena de' Pazzi Nobile Fiorentina profe(fa dì quell'Ordine. Similmente
la volta di mezzo della Loggia degl'Innocenti colle due lunette, la tribuna della Cap-
pella S.Baftiano delia nobil famiglia de' Pucci contigua alla Chiefa della Santìfs,
Nunziata ; e altre molte Cappelle dipinfe a frefco. Ma che diremo delle grand'opere,
ch'e' colorì pure a frefco nella Chiefa de'Monaci della Certofa di Firenze, quelle per
certo meritano ogni lode. Vedefì in una gran facciata dalla banda dell'EpiftoIa da una
parte la ftorìadi S. Bruno lor Fondatore, quando al parlar miracolofo, e tremen-
do infoine dei mifero Dottore defunto fi converte a Dio . Rapprefencavifi una
£ran Chiefa tutta parata a bruno, ed in mezzo fra gran numero di Sacerdoti, ed
altre pecfone il feretro fopra il quale s' alza l'infelice Cada vero in atto di pronun*
ziarele terribili parole, Iufi& Dei ludicio dammtus firn, e dall'altra parte pure della
ftefla facciata \cdeft il Santo in Abito Dottorale con fei fuoi Compagni d' avanti
al Santo VefcovoVgo di Granoble, domandandogli luogo per far penitenza. Nella
face ara dalla banda del Vangelo è da una parte Io tleffo S. Bruno, quando ancor
vivente apparifee al Conte Ruggiero di Calavria, mentt* era all'afledio di Capua
( che Ci vede quivi efprefìo in atto di dormire fotto il Padiglione ) e V awifa del
tradimento preparatogli da' fuoi Capitani , e dall'altra parte ii medefimo Santo
davanti a Vrbano 11". Sommo Pontefice ftato fuo Difcepolo in Parigi , e da eifo
mandato a chiamare , perchè 1*aiutane nel governo della Chiefa Cattolica. Nella
facciata in fronte , che torna dietro ali*Aitar maggiore fi vedono più di fettanta
figure , e vi d rapprefenta il Santo già pafsato all' altra vita efpolto iti Chiefa in
«nezzo a* fuoi Monaci , che gli cantano i funragj mentre l'Anima fua vede por- '
tar dagli Angeli al godimento della Gloria , nella quale fi feorge Crifto Signor
ftoftro , che ìellolo , e ridente , in mezzo a gran copia d'Angeli, lo Ita afpettan-
<lo . Sono in quella ftoria belli (lime figure , e molti Padri di quel Monailcrio *
che vivevono in quei tempi, ritratti al naturale, a'quali non manca fé non la pa-
rola . La Volta poi (parie egli in quattro fpaz) , ne' quali rapprefentò in figuieu*
aisai maggiori del naturale i quattro Dottori della Chiefa-, ciascheduno in mezzo
a due Aogejetti , e due Beati di quelf Ordine , tutte figure tocche di gran forza >
e molto vive. Vi dipinfe ancora tutta la. Cappella delle Reliquie . Nella lunetta
fopra il frontifpuio dell' Aitare fcce due Angeli in Jatto di coronare Criito No-
fìro Signóre, che il vedefcotpko in marmo, tefta con bullo inmezzodi efsofon-
titpizio. Nella delira ,e (ìmtlradue Angeli , e in quella in fondo rimpctto all'Al-
ta te S. Brunoia attero ad Augdici Spiriti, geniiftefso,quaft contemplando la Mae-
•,. '■
                                " $ : " "                                        &ìdi
■■*'- „v..f.,-'. ,r ■■ ' ■-. i #■-/■■.                                                                                                                                                                                                            ■;■■■ p'■                                                                                                                                                                                                                              .
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& E 2? MA 3.D IN 0 PO CC ETTI         347.
ftà dì Dìo nella fua Gloria . La Volta é divifa in cinque partimenti : in quegli
di mezzo in un' ovato è un Ecce Homo, cogli finimenti della Pancone in mez-
zo a due Angeli, Nella parte, che corrifponde fopra l'Aitar delle Reliquie,!a Bea-
tiilìma Vergine in atto dolorofo in mezzo a due Angeli, quafi meditando i Mi-
fìerj della Paffione del fuo Figliuolo , che in fette tendi, e ovati fé gli vedono e-
fpreur attorno: in quello della parte delira la Croci (ìli ione di S. Pierto Apoftolo !
in quello dafiniftraj la Decollazione di S. Paolo , dalla patte di fondo la DecoU
lazione di S. Gio. Bai'fi a , e negli /pigoli della Volta varj ornamenti con quattro
virtù , Fede , Speranza , Carità , e Fortezza . Anno i medefimi Padri un libro di
Difegni di (uàmano dove fono ftudj di quell'opere, eNotomie,con alcuni ritratti
di que' Monaci tocchi mirabilmente, ed a principio è rapportato il ritratto dello
{k'flo' Bernardino di matita nera in piccola proporzione , tocco con gran faciliti,
fotto '1 quale fi leggono le feguenti parole; Fera eximij Tifìoris Bernardini Toccetti
Fl&rentini effigies ab ipfomet ex fpcculo delincata in Cartufta Fiorentina dum annuiti agc-
Htunium
, & quadragefhnum , hoc efl , ab Orbe redempto 1 591, Gli iìudj di detteci
opere rapportati nel nominato libro lì vedon fatti del i5<?r. 1594. e 1597. Dico-
no i medefimi Padri, che Bernardino operafie nella lor Cerrofa di Montignano
nel Sanefe più che nella fuddetta di Firenze ; in che mi rimetto alla fede di chi
lo dice , per non aver vedute effe opere. Fece ancora Bernardino alcune tavole,
e quadri a olio , una delle quali colorì per la Cappella de' Betti nella Chiefa di
S. Michele Bifdomini, dove è un San Bernardo con tre altri Santi, e Maria Ver-
gine Affanti .Nella Chiefa del Carmine è pur di fua mano la tavola della Cap-
pella di Sant'Agata a man finiftraentrando, in quella delie Convertite è un altra_^
fua tavola dd!a Natività del Signore, opera bella, ma sì maltrattata dal lume d*una
fineftra , che gli ila oppofta in certa proporzione d'altezza', che non punto lafcia
godere fua bontà; e tante , e tante altre pitture voggonfì di fua mano in diverte,
Chiefe, Ville, è Cafe di Cittadini, e cesi grandi, e numerofe di figure , che pare
quali imponibile', che un uomo folo porcile condurle in più fecOli, tanto più che de*
molti Difcepolieh*egli ebbe, nefluno ve ne fu,che a tal perfezione pervenire nelle
figure,che, a mio credere, potette dargli maggiore aiuto di quel che foffe il con-
durre qualche Architettura, paefi,grottéfche, e fimili per adornamento delle ftorie.
Fu quefto Pittore uomo di ftatura più che ordinariamente piccola ,di brut-
'tò, afpetto , di cervèllo bisbetico , e hell* inclinazione, e modo di governarli,
molto diverfo dalla maggior parte degli altri uomini ; onde era difficile a chi
Io praticava il dargli .ridi' umore . Vna delle fue più ordinane ftravaganze era-*
il voler d2. chi lo ferviva y eifère intefo fenza parlare , e qualche volta ancora
noii R fermava qui . Non definava mai, e avrebbe voluto , che fenza alcu-
« na cofa dirne a' tuoi Giovani, tutti facefiero il medefimo , che però venuta^
r ora di mezzo giorno , voltavafi loro , e così mezzo fra* denti diceva , che an-
• da fiero à definarejfe quegli andavano, non occorreva poi che eglino altra licenza
afpetfaifero, che però conofeiuta, che avevano quella fua fantafticheria > (lavanti
tutta Tintera giornata a lavorare , eleggendo più tofio di patite il digiuno, che
i'efilio . Ebbe moglie , e non figliuoli ; quella poi morta, vennegli capriccio di co-
metterfi nello Spedale degf Innocenti, dove flette per poco tempo , nel quale fe-
ce le belle pitture della Loggia fopraccenate . Poi venutogli a noia quel luogo, fa
ne tornò da sé . Viveva, come Ci fuol dire , alla carlona , fenza curar/i di quelle
cofe , che fogliono fomentare 1' ambizione , ed alla perfona accrefccre fplendore .
Avvenne una volta, che dopo aver egli finita per l'Arcivefcovo di Firenze Alef-
1 i a'                                   fanlfo
■/ , '                                               . .             ; ftp
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248 DEC£&inMUPA%.LIMSEdFJd'i^lóiUs^So.
f andrò Marzimedicila bella ftoria nel Chioftro della Nunziata, dov' egli avea dipinto
il Giovane affogato , refucitato dal B. Araideo degli Amidei, volle i* Arcivescovo
miniargli la mercede di ducati venticinque prezzo ordinario, che e' riceveva di tutte
l'altre lunette , che per poco che folle , era però a lui un gran guadagno., come-»
quegli, che in nefiuna mai altro tempo non impiegò , che un'intera fectimana.
Or parendo a quel Prelato, ficcome veramente fu,che Bernardino fi folle in quella
Pittura eccelle nti(Iìma mente portato , una mattina ,.mentr'egli era fui palco del
lavoro , e ritoccava alcune cofe a fecco , gli mandò per un fuo Fante venticinque
nuove piatire , fopra una bella guantiera d'argento, eoa animo dì fargli dono
dei tutto . Prefe Bernardino le venticinque piatire , e rendeva al mandato la^»
guantiera , quando da quello gli fu detto da parte del Padrone > che anche quella
tua Signoria Reverendifs. gli donava , al che quafi in collera rifpofe Bernardino ;
E che ho io a fare di quefta cofa ^ E la refe al mandato con ordine di riportarla
donde l'aveva recata . Vincenzio Carducci nel fuo Dialogo della Pittura fcritto
del 1633. in lingua Spaglinola dice quelle parole : Dirò quello, che mi contarono
in Firenze di Bernardin Poccetti uomo di moka eftimazione nell'Arte per la vi-
vezza, e per lo vigore del fuo colorito a frefeo, per la copia delle invenzioni, e
per la velocità della fua mano ; che gii mai non volle tener conto di danari, ne
ferbarfene più di quello, che giornalmente gli faceva di meftieri per l'arte fua $
Mentendogli fino all'anima , che ciò gii venifle meno , e che aveflfe apenfare a cer-
carne ; laonde avendo conofeiuta quefta fua natura un Signore , che lo teneva 3
lavorare in una fua gran galleria, aveva paiticular cura, che ogni mattina fra gli
Scodellini de' colori, ne folle meffo uno pien di Zecchini, ch'egli foleva dire*
quando lo vedeva , che quello era un forfo di giallo buoniffimo per dipignere , e
di lì levava Bernardino ciò che gli faceva bifogno, e non più. Succeffegli di veni-
re a capo d' una grati fattura, ed avendogli il Padrone mandato per un fuo Pa-
rente una buona fomma di danari, e dicendo che portavagli quello , perchè fi fo-
disfacefle a fuo piacimento ; rifpofe , che mentre aveva dipinto s'era valuto di
ciò che avuto avea di bifogno, e che piuttofto fentiva debitore di qualche co-
fa di quello che aveva prefo, ma che non avea da rendere , che però aveflfe pa-
ciema, e con tutte l'inllanze fatte, non volle prendere cofa niuna de' danari pro-
iettili. Fin qui il Carducci.
« Nel tempo eh' egli fi flava per Commetto ne'Nocenti per le feite folcnni dì quel
luogo , chiamava gli amici, e faceva buon pafti, e dava loro danari,in ragione-
vol quantità. Venendo una volta da S. Gimignauo , una fua Parente vivamente
il pregò a fargli avere una delle Doti ch'è folito caritativamente difpenfare il Pa-
lazzo ; parve che fi offendefie Bernardino di tal dimanda , per non piacergli 1' ef-
fer ricercato di chieder nulla a nefluno, ed alla fua partenza dille: Vatti con Dio, ed
a fuo tempo vieni per cento feudi che te gli darò io. A Cammillo Cingagnelli
Mettidoro teneva a Battefimo tutti i figliuoli,. e in tali occafioni davagli gran
danaro. Per le felici fiìme Nozze della Serenifs. Arci4ucheflà d'Auilria, Mo-
glie del Sereniamo Granduca Colimo Secondo, dovendo]! adornare la Chiefa dei
Duomo furon dati a fare a diverfi eccellenti Pittori Fiorentini , cioè a\ Pailìgua-
no, Fabbrico Bofchi, ed altri, iìccome ancora a lui alcune gran figure ài Profeti,
e Dottori della Chiefa »a tempera, che furon pofti fotto la volta della Cupola , e
altrove in e.fla Chiefa. A Bernardino fu data V incumbenza di dare la ftima a_j
tutti. Domandava egli d-' fuoi prezzo viliilìmo, e gli altri ftimava il doppio più,
a cagione del poco conto che faceva -del danaro , ed ancora perche e* diceva po-
tergli
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.          $ E H.N ADDINO PÓCCETTI.        24*
tergi! far lui per quel prezzo , e non glialtri, per la gran pratica eh* egli avevaJ
del pennello ,col quak fi può dir con verità, eh'e' non deflettasi colpo a voto. Vo-
leva però di quel poco efler pagato prontamente, e che gli uomini, che gli aiuta-
vano non avellerò ad afpettare un momento le lor mercedi . Avvenne una volta
in tempo , che fi dorava la Tribuna di Galleria per darvi fopra di lacca col dife-
gno per gli fpigoli di elfo Bernardino , eh* egli un fabato fera mandò a cafa di
Vincenzio Giugni Guardaroba maggiore pel danaro per pagar gli uomini , e per
non fo qual impedimento di quel Gentiluomo {cofa fuor dell' ufato )il danaro non
fi potè avere . Bernardino fentito quefto, fenza punto confiderar le circondan-
te di queir infolito accidente, e fenza altro dire,ordinò agli uomini, che '1 gior-
no del lunedì vegnente folfcro tutti à trovarlo a cafa di boniflìma ora per riceve-
re gli ordini , il che puntualmente fu efequito . Allora Bernardino in luogo d'an-
dar con elfi al lavoro della Tribuna, prefa la via della porta a S.Friano, predò al-
la quale era la Tua Cafa , paffato alla nave il fiume, condufegli tutti a Fiefole , e
con etto loro all'Oiteria trattenne tutto quel giorno . Parlata Torà confueta,
e nori vcggendofì in Galleria comparire ne Bernardino, ne ì Garzoni, fu fatto gran
rumore,e di fnbito fpedito un uomo a cafa fua con ordine d" afpettarlo finche- e*
veniffe , e tanto fece lo fpedito , trattenendoci infino a notte , e intanto con am-
mirazione di tutti in Galleria non comparve, come fi fuoldire,ne1 mefso, ne'Iman-
dato . Al ferrar delle porte finalmente Bernardino fi lafciòun poco rivedere a ca-
fa, e interrogato da colui perch'e'non fofleftato co' fuoi uomini al lavorò, rifpofe
francamente , la ragione eflfere , perchè il; fabato antecedente non avea avuti i
quattrini per pagargli. Vn mal trattare parvemi fempre cfler con quella forta ài
perfone , eh' io foglio dire che anno nelle dita la cava dell'oro , e tali appunto
fono alcune volte limili Artefici (iugulari, perchè , come a loro paia (ficcome è
in verità ) d' avere entrate , e cafa aperta ovunque e* poffano adoperar le mani,
non mai cade loro in mente di poter aver bifogno d' alcuno , anzi fi perfuadono,
che tutti abbiati di loro ueceflìtà ; onde fa ài meftien a chi che fia che con loro
s'impacci , a fine di tagliar la ftrada alle firavaganze , ài non guardarla con efiì
così pel minuto , come appunto feguì nel cafo mentovato , perchè dilfimnlandofi
quell'atto, in vero poco penfato,furon date tali commiffionì, e operato per rno*
do , eh' e' non avelie mai più in avvenire ad occorrere un così fatto difor-
dine. Era cofa degna di maraviglia il veder come queir uomo , che per la fua
Tirtù applaudito dalla Nobiltà, e ben fornito di danari, potendo nobilmente pra-
ticare , a tutto Audio fimiìi pratiche fuggifie , ed in luogo di quelle Sa eonverfa-
zion continua ài gente vilifllma eleggefìè. Furon quefti un tal Gcngio Ferravec-
chio , un Mafo Sargiaio dagli Vr&z) » cioè che dipigneva le farge da letto,
Nato Orpellato ài là dal Ponte a S. Trinità verfo i pitti , Saione Ofte all' In-
ferno , il Mufa Cozzone , il Secco Barbiere , un tal Batiftone uomo plebeo , ed
altri ài fumi fatta. Con quefti fi trovava di continuo alla Taverna , e benché
egli areflc Moglie , però fenza figliuoli , come s' è detto, non mai tornava a
mangiare a cafa , perchè, dopo il lavoro di tutto '1 giorno , andavafar.c la fera
con quella gente a fare alto all' Qlteria della Trave torta , fua tanto favorita*
che ormai era diventata la fua folita abitazione , e per lo piti non fé ne partiva
fc non a*primi albori',ed allora fé neT:ornava a cafa a dormire ben poco. Quefio
fuo vivere sì deprezzato , e tanto più il fuo praticare sì abietto a chi (limava la
fua virtù , non potè fé non molto difpiacere , ed una volta la Glor. Meni, di Fer-
dinando Primo Granduca ài Tofcana, che aliai di lui fi fervi, quafi riprendendo-
lo,
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t$ó DECENJILàlk TM^llMslC.lVJd 1570.4/15£o.
lo, l' interrogò del perchè perfona tanto accreditata , e comoda, quale egli era,
ufaffe così fatte pratiche , in luogo di quelle, che non folo eran proprie del fuo
merito , ma dalle quali ancora veniva delìderato ; al che rifpofe Bernardino : Se-
reniamo la ragione di quello è, perchè nel praticar, eh* io fo , firn il gente, toc-
ca ad effere il Signore a me, la dove s'io praticaci con alcuni de'Nobili^ non fo fe
tutta quella virtù , che V. A. fi degna di ricouofcerc in me , folle tanta che ba-
ftaffe per e (Ter fra di loro (limato non più eh" un Sevitore , perchè non ogni No-
bile (lima la virtù a pari della nobiltà. Arrivò a tal fegno in queft' uomo V af-
fetto a .finirli pràtiche, che fenza qualcuno di efii non pareva eh'e' potefle vivere.
Fra quelli il nominato Gengio Ferravecchio forti d'avere il primo luogo di con-
fidenza , con quefto volle egli trovarfi fempre non folo all' Ofteria , ma anche-»
nel tempo del lavoro , ne ebbe mai alle mani opera per importante , e di fretta
eh* ella lì folle , che gì' impedirle in certe ore del giorno il dar luogo in fui palco
al fuo Gengio fempre provvido d' un fiafeo di buon vino , e con lui , e co' fuoi
garzoni alquanto (bevazzare , prima che arrivarle il tempo del dar ripofo a' pen-
nelli , e andarfene la fera a trionfare all'Ofteria coli'intera turba di que* plebei.
Furongli una volta date a fare molte pitture per la Villa de' Corfini , detta le-»
Cotte ; conduffefì Bernardino in fui luogo co'fuoi garzoni, ma appena vi fu al-
cuni pochi giorni dimorato , ed ebbe all'opera dato principio , che gii difegnava
di tornartene a Firenze fenza far'altro . Saputo quefto il Padrone , e fentito ciò
adivenire perchè a Bernardino fenza le folite fue converfazioni pareva e (Ter morto,
e più non poteva fopportare quella lontananza , fé volle che l'opera lì finirle , gli
abbifognò far quivi apparire le fue camerate , con dar loro le fpefe , e tre gitili
il giorno per ciafeheduno ; finché Bernardino non reftò sbrigato da quella faccen-
da. Con quella brigata (penderà egli buona parte de' fuoi gran guadagni, ed una
volta fu , che tornando egli da finire la bellillima opera della Certofa , aveva por-
tato feco quattrocento belle piatire coniate , le quali aveva fatte mettere in una
fporta , e avviatoli con gli altri alla foìita Ofteria della Trave torta , dove a Gio.
Badila Salii celebre Commetcitor di pietre in Gallerìa , e fuo amico , aveva fatta
preparare una bella cena, (letteli quivi,e dopo aver cenato,ed effer ben ribaldato
dal vino, cominciò, fenza fape* quel che e' facefle,adiftribuirtutto quel danaro fra
Cangio Ferravecchio, e gli altri fuoi Cavalieri di tavola. Per allora fu lafciato fare,
ma poi dal, Saffi fu quella moneta raccolta , e a Bernardino" reftituita dopo che
e* fu tornato al fuo iutero conofcimento. Gufi-ava di fpafiarfì con quella forta di
gente, non tanto col mangiare , e bere in convenzione , quanto col motteg-
giargli, e far loro delle bifehenche, e concioflìacofachè trovili bene fpe¥o fra per-
(One di quel taglio chi non cura di Jafciarfi ftrapazzare , purché e' bufehi , non
gli mancaron mai friggerti con chi (purché è mefcelfe del fuo) potelte trattare
alquanto più la", che alla domeftica. Vno di coftoro , cheterà anche fuo Difce-
polo nell'Atte, e gli aiutava ndl' opere a giornata , fu un certo Vlifle da Sanfo-
vino, uomo piacevole, e fu quegli che dipinfe il Tabernacolo fotto la Loggia de-
gli Spini alla cofeia del Ponte a $. Trinità , dove", fra 1* altre sacre Immagini, è
quella di S. Carlo Borromeo , e nella Sagreftia di S. Spinto fopra la porta di den-
tro un S. Agoftino intorno al Mare j opere tutte di poca confiderazione. Era
queft* uomo moftruofameute gobbo , ma per maggior fua difgrazia era un gob-
bo di quella forra , che dove non fi parli del lor male , credonlì fubito d* efserne
guariti, onde ogn'altra cola fopportano che efser nominati per quei eh' e' fono,
e bene fpefso a cagioni; ài tal ritrofia , congiunta alla poca discretezza d' alcuni*
• .-                                            s'abbat-
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:>.** 3 E^NADDINO POCCETTl i$i
s*abbattano in tutto ciò che elfi credono di fuggire. Di quello fi pigliava Ber-
nardino molto gufto concettizzando fopr'il fuo gobbo qualunque volta ne venifse
oecafione, ma molto più nelle quotidiane convenzioni della Taverna, è per non
averne a mendicare la congiuntura , v* era patto coli' Ofte , che ogni fera (quan-
do Ja (ragione il permetteva) Mero portati in tarola i Cardoni, altrimenti det-
ti Gobbi ; al compatir de' quali, dopo avere ognuno la tefta piena di vino, fi
dava principio alla Commedia. AI povero Vliue non compliva il perderfi le buo-
ne occa (ioni, con quel più che e* cavava da Bernardino , e però lafciavafi più
toOo ftrapazzare ; e andava la cofa alcune volte a fegno > che le rifa cedevano il
luogo alla compaffione . Fu anche fuo Difcepolo, e della converfazione, Michele
Tata , così cognominato per lo tartagliare eh'e'faceva in modo ftraordi-
nario, e da muovere a nfo ogni perfona. Quefti fu un di coloro i a' quali con-
venne avere una gran pazienza con Bernardino , che gli fece al fuo folito moke
di quelle burle, che non anno di burla altro eh' il nome. Era in quel tempo ir»
Firenze un Calzolaio , detto per foprannome il Piacentino , che faceva fua botte-
ga alla cofeia del Ponte Vecchio , incontro a quel luogo , dove oggi è la Fonte»
il quale avei il medefimo mancamento di tartagliare , e forfè non cedeva punto
in quello al Tata, Vna volta, mentre Bernardino lavorava con eflò Tata , e con
altri fuoi uomini nel Palazzo del Granduca a* Pitti , chiamatolo a sé, gli ordinò
che andafse a bottega di effo Piacentino , e fì faceffe dare un paio di fcarpe , che
gli dille avergli già pagate. Il Tati ubbidì prontamente,credendo per vero quan-
to il Maertro per pigliar/i fpaffo di lui gli avea finto , e arrivato a bottega del
Piacentino con gran fatica, e molte fmorfie > finalmente concìufe ì" imbafciatadtl
fuoMaeflro.Il Piacentino credendod'efifere uccellato,prefo da grand' ira,tirando
fuori (a guifa d' uom che fcoppia) fin dalle calcagna > alcune poche parole ,J gli
domandò chi egli folle; alche rifpofe Michele col folito modo fuo .-'io mi chiamo
Michel Tata \ allora il Piacentino , come che fofle refo certo di qualche dileggio*
gli rifpofe : ed io mi chiamo Michel Totò, e roenogli un folenne pugno nel vifo;
Il povero Michele , vedendo aggiuguerfi a quello che ancor effo credeva difpregio
del fuo modo di parlare , quel! jmprovvifo colpo , dato di pidio ad un trincetto
del calzolaio, mentre quefti aveva pofto le mani in fur'un coltello , fé gli allan-
ciò alla vita , e poco ne mancò , che e* non feguiffe la morte d*alcun di loro , fé
non che per effer quel luogo affai frequentato?, la gente corfa al rumore , e i gar-
zoni del Piacentino impedirono maggior male. Di non minor propofito fu quella
ch'egli ad un'altro fece di fua converfazione , chiamato Gio. Grauini Doratore,
che faceva fua bottega nel terreno del Palazzo.degli Spini , in quelle ftanze per
appunto , dove a' tempi nofìri fu il Negozio bancario de' Samminiatì j e Gua-
feonì , e fu quefta . Erafi una volta il Poccettj , in non fo quale occasione , ita-
lamente con eiTo bifticciato , ed anche aveva fatta dimoltrazione per qualche
tempo d'allontanarli dalla fua pratica, ma perchè e* non poteva ahi ngo ftar
fenza lui , desiderando di tornargli in grazia , e richiamarlo, a foliti rialti
della Taverna , pensò di valerli d'un avventata bizzarria . Sapeva il Poccetti, che
era folito il Granini trattenerti la fera dopo il lavoro, mailimamenre di fiate,
qualche tempo in Piazza a fentir le ciarle de* Montambanchi ; che però appefta-
tovelo una tal fera , pregò il Bargello > col quale aveva amicìzia , che finge (Te di
farlo prigione nel modo che con cflo concordò,che fu di farlo condurre ali'Otleria
del Panico fra' Lanaiuoli > poco lontana da esi'a Piazza , dove alla prefenza della
nobil couverfazioae fua folita, che ad una tavola bem apparecchiata afpetrava la
line
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k%4 DECEN.IItJdUPA^rJMS£C.lFJdiijeVali^ol
fine del giuoco, dovevafi fcoprir la burla , e fare una bella pace , Il Capitano
dunque con molti famigli accoftatofi al Cranini,fecegli metter le mani addotto,
e per lo mezzo del curiofo Popolo con gran vergogna di lui, fìnfe di condurlo
verfo le Carceri; pigliando la ftrada da* Lanaiuòli, giunfc all'Ofteria, e pre-
sentò il prigione a Bernardino , ed a' Compagni , i quali per lo gran gufto della
bella cofa , che loro pareva d'aver fatta , fi fmafcelìavano delle rifa . Ma nori^
andò così la bifogna per lo povero Grauini, al quale [per efser perfona timidif-
l|ma , e non mai avvezza a quelle cofe ] entrò un gran tremito addofso , coru
éfeo un gran freddo, ed apprefso una buona febbre, ed in otto giorni fé ne andò
all'altra vita , e chi conobbe, e praticò tutta quefta gente, ha tutto ciò a mo
raccontato . Arrivato finalmente Bernardina all'età d'anni fefsantadue , venne a
morte, che feguì in quefta maniera . Era egli (tato ammalato alcuni giorni ,
dopo i quali conoscendo efsere ormai al termine del fuo vivere pervenuto , pen-
fava al modo di difporre le cofe fue , e già aveva determinato , fendoli morta U
moglie, di tettare a favor di Gengio Ferravecchio, e degli altri fuoi Compagni fo-
prannominati, ma il Reverendo Mefser Benedetto Morelli, allora Curato di S.
Felice in Piazza , di ciò fare forte il difuafe , configliandolo a lafciare ad alcuni
fuoi fratelli uterini di cafa Ciardi, a*quali in riguardo d'una certa Crifìiana con-
fuetudine * più che ad altri, fi conveniva la di lui eredità , al che fare fuoit*
Bernardino fi piegò . Dipoi, ricevuti tutti i Sacramenti della Chiefa , aggra»
vandofi, notabilmente il male , la mattina de' 9. di Novembre del leu, infili
far del giorno , chiamò il Servitore , che folo fi teneva in cafa » fenz* altra affi-
ftenza , o ferviti!, e gli ordinò , che gli trovafse i fuoi panni, perchè voleva ve-
ftirfi, e andar fuori . Il Servitore , dopo breve refiften2a per difenderlo 3 trovo
i panni, e mentre il moribondo procurava di farfi follevare per veftirfi , con un
breve fofpiro refe l'anima. Non fu appena fpirato, che comparvero! fuoi fratelli
Eredi, che poco innanzi e*>Ii aveva licenziati di Cafa , perchè malamente tollera
la natura , mafllmamente nelle ceravi infirmiti , il vederi! d'attorno coloro, che
m breve debbon rimanere nel proprio luogo , e fubito fi partì il Servitore , che
mai più non il rivedde ; ed il non efserfi trovato il danaro , che a gran ragione
fi credeva , che Bernardino avefse mefso in avanzo, aggiunto all'improvvifa higa
del Servitore , lafciò in gran dubbio gli Eredi dell' efsere quello ftato trafugato .
Or qui è da notare cofa , che ha del curiofo , la quale come teftimonio di veduta
foleva raccontare Gherardo Silvani Architetto , che 1' anno 1675- ™°[l in c.ca.
d'anni novanzei , e fu quello * Morto che fu Bernardino, vollero gli uomini
dell'Accademia del Difeso onorare la memoria di un tanto Artefice con un folcirne,
e nobilifsimo mortorio*. Era la Cafa , dove egli morì, nella via di Sitorno di la
dal Convento, e Piazza di S. Spirito , onde potevano molto bene portare il Ino
cadavero dalla Cafa alla Chiefa del Carmine , dove egli aveva già comprata la_.
Cappella , e Sepoltura , .di che fi dirà appreflo , fenza pafsare dal fiume d Arno^
ma perchè più pompofo apparitfe il funerale , e più fi godefse la gran copia de
lumi , e delle accompagnature , determinarono gli Accademici , portandolo con
le lor proprie mani , com'è fclito, pigliar la ftrada di via Maggio , falendo il
Ponte a S. Trinità., feguitando lung' Arno fino all'altro Ponte , detto alla Carraia,
per, voltar poi, tornando indietro pel medefimo alla volta del Carmine . Non era
ancora pervenuto il Cataletto al principio del ponte , che turbandoli l'aria , feceii.
di repente uno fti-aniflìmo temporale , con pioggia rovinofa , vento , grandini,
e tuoni orribili, di maniera che atterrito ognuno , tanto gli fpettaton , e pal-
eggiai,
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,. -'BBUtf-'AUprUÓ. tOCCETTI. ajj
leggieri, che i Preti, e Frati, gli uomini delle Compagnie , e gli Accademici fieni
tutti procurarono di fuggirfi chi qui, e chi là al coperto, dove trovarono mag-
gior vantaggio , e quegli che portavano il Cadavero ^ per non lafcìarlo indegna-
mente iiviftrada, a gran paffi fcefero il Ponte , e nel luogo più largo , e più co-
modo che s offerte loro il primo, per falvar dalla pioggia fé fteflì, e '1 morto, fi ri-
fuggirono , e fu quello appuntoTOfleria della Trave torta a piede di etto Ponte,
Hata , come s'è detto, l'afbergo quotidiano di Bernardino,il corpo del quale an-
che dopo morte flettevi alcune ore, cioè finché laftranezza del temporale permét-
teffe il finire la poca via , che reftava da quel luogo alla Chiefa del Carmine,
dove gli fi dovea dar fepoltura. Fu dunque il corpo fuo fepoko in effa Chiefadcl
Carmine nella fepoltura della Cappella accanto alla porta a man deftra entrando
in Chiefa,;la qual Cappella , e fepoltura avea egli comprata per fé , e per la (uà
famiglia. Vedefì oggi fopra l'Altare di efla Cappella una tavola di mano di Ber*
nardìno-Monaldi finita l'anno t£ij. che è fama che fofle cominciata daeffo Ber-
nardino, ed una teda di vecchio effigiata in detta tavola , Ci crede efsere il ri-
tratto del Pittore. «Quella Cappella, e fepoltura fu poi dagli Eredi di Bernar-
dino venduta alla famiglia de' Marzichi, i quali , fecondo quello che raccontava
un certo Fra Marfilio antico di quel Convento, per, rifpetto che ebbero alle ceneri
d'un tale uomo, avendo trovati nella fepoltura tre corpi, cioè quello di cflòBer^
nardìno, della Moglie, e della Madre fua, non riconofeendofi qual fofle 1' uno, o
l'altro, fecero in efla fepoltura murare un certo depofito in forma, di muricciuo-
10 , dentro al quale gli fecero racchiudere.- • <
I Fratelli uterini, ed Eredi di Bernardino furono Paolo Ciardi Padre di Pier-*
francefeo Ciardi Poccetti:, che vive al preferite, ed opera bene nella^'protóffiòniti'
d'Intagliatore in legname,dal quale hoio avute alcune di quefte notizie iLorènzo i\
che fenza faper Mufica , faceva di fua mano?, e fonava gli Organi eccellentemen->
te , che anche attefe alla Pittura > e poi 'morì a S. Gimignanò Terra diTòfcàna ."
11 terzo fu Bautta Ciardi di proferibile Tenitore , il quaìe troyandofi gii avanti
colteti, meffefi a fare di proprio genio) e capriccio piccoli CrocifiiB di ìegnojjdi
fico ,e fenz' avere attefo al Difegnó y attive a fargli co^ bene,'che Bernardino
fìeflb. ne reftava maravigliato, Quello Bati'fta/fu perfona aftratta, e quanto mai
lì porla dire a eafò nel vivere, e nelìr operare.' Era cofa in tutto ridicolofa il ve- ;
der camminare quell'uomo per la Città di Firenze inferraiolato , portaudo fotto ;
al terraiuolo un pezzo di legno con un fuo cokelhccfo , e l'andare , e fermarfì a
difeorrer con chicche fofle fopra uno fportello di quefta , e di quell'altra bottega,
e frattanto fott* il fuo férraiuoIo;c©n'quel fuo coltello andar dirozzando il legno ,
in cui voleva intagliare la fua figura. Dilettava/i egli molto del giuoco delie pal-
lottole , in cui fpendeva gran tempo , fenzu però levar la mano dall' ©pera, ftan-
èòfì. fui giuoco col fuo lavoro , maneggiando a vicenda or la pallottola , ora il
ferro, e dando un colpo or'alla palla, ora al legno; ne (i faccia alcuno maraviglia
di come ei potefle cosi dillrattamente , e feonrodamente oprare in cofa tanto
minuta', e.gelofa , maffimamente vedendoli di fua mano Crocififlì molto beh fat-
ti, perchè, o fofle per poca intelligen?.?dell* ignudò ^ o pòca abiliti nel maneg-
giare i ferri, non conduceva egli kaki a miei fuòi Crocifiilcol folo ferro , ma
dopo aver digrotfato , o ài più impoftato nel legnò le parti principali ; TandàVa
caricando con pannicelli, ftucchi , ed altre materie , finché faceffe apparite le
parti mufcolofe a fegno di potertene fodisfare ; ed io mi perfuado '{[ eh* egli ciò
non tirafle a fine fenz'aleim buono eferaplare , e che da cilo cavafie quanti ne fe.
K k                                               ce*
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a 5 4 DSCEK Ut. dell* PAR. IL MSEC. IV. dal 15 7»; d 15 8©.'
ce ; confermato in ciò non folo dal non faperfi eh' egli aveffe fondamento ài Di-'
fegno, ma dall'avere offervuto nel gran numerò di Crocififli, che fi veggono di fua
mano , tanta fomiglianza e di attitudine , e d' ogn' alta qualità fra di loro , che
tutti fono una cofa ftefla. Remerebbe per ultimo il dare qualche notizia, perchè
Bernardino, che per altro fu del cafato de* Barbatelli, fotte poi fempre cognomi*
nato de* Poccetti , ma per diligenza che abbiamo fatta appreflo a chi lo conob-
be > e con lui domeiticamente trattò , non mai fé n' è potuta ritrovar la cagio-
ne ; folamente dal già nominato Pierfrancefco Ciardi Poccetti, figliuolo , come
s' è detto, d'uno de' fuoi Eredi, ci fu riferito eflere ftata opinione in cafa loro*
che Bernardino acquiftafl'e quel cognome non tanto per fé , quanto per la con-
verfazione fua, dai molto azzitffarfi eh* e* facevano infieme col vino ; perchè fra
la minuta pkbe quando fi dice andare a pocciare , s' intende ne più ne meno
andare ad una fimil converfazione , ed a follazzarfi col fiafeo.
•mwmm» mmmmm              |J* ■         - -------m ---------------------------------------------------^— -,---------, mm m MJi 1 1 .. j. ■■■ m — m T'ir —n— Orni, e mi 1-----------, .. - - —^
BARTOLOMEVS SPRANGHE».
PITTORE D'ANVERSA
Difcepolo di ,....... nato 1546*. *$*.....
Iccomc a Bartolommeo Sprangher Pittore d'Anvcrfa , di cui ors£
fiamo per parlare , fu dato dalla Natura un de' più arditi, tor-
bidi , ed inquieti cervelli, che giammai fi fentifle aver ella pofto
in capo ad altr'uomo da lei ali'efercizio delle buone arti deftina-
to ; così non e maraviglia, ch'egli in quella cofa fteffa , dov'egli
ebbe più fermezza, e fu impetuofa mente portato dal genio»
cioè nell' arte della Pittura , rtufciflb tale , che ben può
dirfi di lui, che e' fu un bravo, e ardito Pittore quanto altri fofle giammai, ma
per la ftravagante maniera eh'e' fi formò , non è chi poffa affermare efler degne
l'opere fue , che alcuno che abbia buon gufto nell'arte -, fé ne pofla fare in ogni
cofa immitatore . Ed in vero parmt quefto un grand'inganno di quegli Artefici,
i quali potendo , co' dettami dHin genio fplritofo , co* lunghi ftudj,e fatiche loro
operar cofe degne d'ammirazione, perdono, per così dire , il cervello dietro ad
un'affettata preflezza nel fare, ad una feonccrtata bizzarria e d'attitudini ,e
di membra fatte a capriccio , ad un toccare rifoluto, e franco, ed allontanandoti
dall'imitazione del vero, e.quali che nel folo modo del fare, e non nel fatto fteffo
eonfiftefle la perfezione , mettono,'a fomiglianza ài coftui, ogni lor premura, e
modo d'operare , nulla curando, che l'opera fistia poiché fatta fia, riefea di
pregio appretto i reri intendenti. Quefto Bartolommeo dunque d'affai onorata
famiglia nacque nella Città d* Anvcrfa agli ai. di Marzo del 1546. giorno di Do-
meniea delle Palme j il Padre fuo fi chiamò Ioachim Sprangher , e la Madre-* «
Anna Roeiandtfinnc . Fu il Padre uomo robufìo, aveva veduta l'Italia ; abitato
ia Roma, e con un fuo Zìo , che in effa Città di Roma aveva efercitata l'arte
della Mercatura , s'era portato in Affrica, dove lo fteflò fuo Zio teneva corri-
fpondenza di «egoizj, nel tempo appunto, che Carlo V. andò all'attedio ài Tih
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nifi. Aveva Giovacchino coll'occafione dello ftare a Roma contratte vàrie ami-
cizie, con Pittori Fiamminghi , e particolarmenre con Michel Coxie Pittore di
Malines, come quello che ebbe fempre gran gufto delle materie fpettanti al Di-
fegno , -benché il meftier fuo, come dicemmo, folte la Mercatura j onde non è
maraviglia , che Bartolommeo , il terzo de' fuoi figliuoli, folle anch'egli dalla™.
Natura dotato a maraviglia della fteffa inclinazione , la quale giunfe in lui a tal
termine , che non avea ancor finiti i dodici anni , eh'e' dava fegni di non poterli
faz.iare di far piccole figurine ; tantoché non Solamente non era più potàbile in cafa
fua il falvar dalle fue mani un foglio di carta , ma gli ftefli libri della Mercatura
di fuo Padre fi trovavano più volte da ritto , e da rovefeio , nell'interiori parti
{chiccherati di fuoi fantocci, i quali erano fatti per lo più in figura di foidati con
armi, tamburi , e fimili. Ciò feguiva condiremo difgufto, e danno di Giovacchino,
il quale fattocertodell'etfer quciìa (tata operazione di Bartoiommeo, perchè gli altri .
due fratelli non punto inclinavano a limile trattenimento, dopo averlo percoflo inol-
io bsne, fi rifolve finalmente d'afsecondare il capriccio, col metterlo all'Arte della
Pittura,e porrò il cafo,eh'egli camminando un giorno per la Città,ss abbattette
in un fuo vecchio amico Pittore, chiamato lari Mandyndi Haerlem, che operava
della maniera di Ieronimo Bos, facendo belle invenzioni, e capricci ndicolofi , che
però era ftipendiato dalla Città d'Anverfa ; a cofiui dunque raccontò Giovacchino
tutto il fatto del figliuolo, che fentito [dal Pittore, gli fece formare tal concetto di
quella grande inclinazione, che in poche parole redo conchiufo fra loro, che pri-
ma di fera Bartolommeo folte andato a ftare in ifcuola fua per imparar T Arto,
fìccome feguì, tanto più, che il Mandyn non aveva altri Difcepoli. Eravi di già
egli ftato dìciotto mefi , quando il Mandyn, ch'era affai avanzato in età, fi mo-
rì , onde il fanciullo fé ne tornò alla Cafa del Padre , jil quale per effere amico
Gillis Moftart , ottenne per Tuo mezzo , che BartolommeoJ folle ricevuto in Cafa
del Pittore Franfoys Moftart di lui fratello , il quale pure fopraggiunto da gravif-
fima infermità in termine di quattordici giorni finì la vita ; e '1 povero Barto-
lommeo di nuovo reftò '.fenza Maeftro. Allora lo fteftb Gillis Moftart impiegò
fuoi uilìcj appretto un tal Gentiluomo chiamato Cornelis di Dalem , che Ci dilet-
tava di dipigner fiori, e paefi, ne' quali Gillis Moftart , e talvolta Ioachim Bue* *
chdaer faceva le figure. Qaefti lo fermò in cafa per due anni , e poi per due al-
tri , irsi qua! tempo il figliuola ebbe poco da fare , perchè il Macftro poco , e di
rada dipigneva ; che però , per fuggir 1' ozio, fi diede a leggere ftoric, e Poefie.
Avvicinandoli il ]tempo de' quattro anni eh' e* dovea ftare] in cafa di Cornelis,
trovavafi Bartolommeo affai difguftato dal vedere di non aver apprefo cos' alcuna
in quel che apparteneva alle figure, ne poteva accomodar/i a pazienza, vedendo di
dovere incapo a tanto tempo far riufeitadi Pittore, the non fapefle finire un* opera
da fefteifo , onde gli abbifognafte valerli d'altri ,cheefse figure gli dipignefle; però
fi pofe a far grandinimi sforzi per imparare a farle colie fue mani. Avvenne in
quello tempo eh' egli m Anverfa prefe amicizia con un certo Tedcfco di Spira,
chiamato lacob Vvickran Difcepolo del celebre Pittore Boex Bergher. Con que-
fto fece varie confulte, e rcftò fermato, che per quel poco tempo, che rimaneva
degli quattro anni, eh' e' dovea ftare in cafa di Cornelis , che era dal Novera»
bre 1564. al Marzo 1565. lo Sprangber doverle fare ogni sforzo Begli flui-
di dèi'Dileguo, e poi fegretampnte partirli da Cornelis, e dalla ftefla cafa dclPa*
«ire , iniieme col Compagno alla volta di Parigi. Stabilito quello accordo , lo
Spraugher s'applicò di gran proponto a difegoare con carbone » e geflo {opra fo-
li k j
                                    glio
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25« DECSN.iriMLtPA%.n.delSEC:ir.dditfo.lat^al
glio azzurro 1* opere (rampate del Parmigiano, e del Floris, e gii era di penfìero
di metterfi a colorire altri de* fatti difegni; ma avvicinandoli il tempo, nel quale
egli avea promefso al Compagno di partir per Parigi , non volle metter mano
all'opera. Giunto il giorno determinato , fenza fair motto al Padre ,• fi partì
d*Am*erfa Ìnfieme col Tedefco , e viaggiò a Parigi ; quivi fi mefse a flar con un
Maeftro ,- che era Pittore della Regina , chiamato Marco ■, che era flato graa
pezzo in Roma con Don Giulio Clovio , con cui fei fettimane il trattenne , co-
piando fue opere. Abitava quello pittore,una grande, e bella Cafa al pari d'ogni
nobil Cavaliere , le cui mura erano tutte bianche , ma lo Sprangher ne* pochi
giorni , eh* e1 vi fi trattenne , fecele ben prello diventar nere per la gran quan-
tità di figure grandi, e piccole, qhe da terra fino al tetto vi dipinfe col carbone;
onde il Maeftro fra quello che gli parve un poco rifpetto alla fua cafa , e T eflerfi
accorto , che il giovane non aveva punto di genio in dipigner cofe ferie»* ,
com' era folito di fare egli , fece chiamar colui , che glie J'avea niellò innanzi »
e gli parlò m quella forma : Amico voi vedete , che quantunque io abiti una
cafa aliai grande,quella però al Giovane,che voi m'avete dato, è riufeifa mólto
piccola, perchè gii in pochi giorni ,'ch' io l'ho tenuto, tutte le mura fon piene di fuoi
fantocci, ne vi è ormai più luogo ;pec le fue ftoriejperò fari voftro penfiero il cer-
cargli un Maeftro\che abbia maggior cafa della mia,e,fattegli veder le muraglie;
confegnogh lo Scolare, e fé lo levò d'attorno. Il ragazzo non perde d'animo per-
ciò, anzi lo ftelfc giorno trovò modo d'accomodarli con un'altro Maeftro , uo-
mo diligente , ma di non molto fapere . Quelli per far 'preva di fua abiliti po-
fegli innanzi una tela di fei palmi, ordinandogli il dipignervi fopra alcuna ftoria
di devozione a fuo piacimento , ma il giovane , che non mai avea dipinte , ne
copiate florie d'alcuna forta> trovandoli imbrogliato , finfe di non aver intefoj
la qual cofa facilmente fu creduta dal maeftro,che gidloconofceva per poco pra-
tico di quella lingua Franzefe ; e tratte fuori d' una cafsa tre flampc, gli co-
mandò il rapprefentare in fulla tela una di quelle ftorie , ma però di propria in-
venzione , e fé n* ufcì di cafa a' fuoi affari. Bartolommeo rimafe alquanto inti-
morito , ma guardando in qua , e in la per la flanza , e,vedendo molte pitture
del Maeftro /che gli parvero affai deboli, fatto animofo , difegnò con getto , e
carbone al fuo folito fopra carta turchina un' invenzione di Crifto refurgente co'
Cuftodi del Sepolcro , e cominciolla 3 colorire fopra la tela , ma però ci* un co.
lorito affai fmorto ,• e comecché per effere di fiate i giorni erano affai lunghi, ed
egli fpedito in ogni fua faccenda , predo la finì con gran fodisfazione del Maeftro*
Quella fua prima operazione cagionò allo Sprangher un poco buon* effetto , per-
chè nel venire che facevan poi talvolta in quella ftanza Pittori fuoi paefani per
vifitare il giovane , vedendo quella fua prima pittura , per incitarlo a maggiori
fludj, gli davano molte lodi, delle quali egli tanto s'invanì , che dopo aver di-
pinte tre, o quattro tele ,parendogli già d'efler valentuomo , non volle pili (lare
con quel Maeftro , ne tampoco in Parigi, e con quello fteflò giovane, che ve l'a-
vea condotto], deliberò d*andarfene a Lione. Prima di partirli], fentendofi al-
quanto indifpofto di famti , fenza pigliar con figlio da nefluno fecefi cavar fan-
gue dal finiilro braccio , e ciò fatto , colla folita converfazìone fé n' andò a_*
giuocare alla palla a corda , e talvolta nel giuoco fervi anche di quel brac-
cio ; a cagione di che veddefi di fnbito apparire intorno alla ferita un così fatto
tumore , e una tal' infiammazione , che gli partorì lofpafimo , e dipoi una gran-
ile , er pericoiofa febbre * che m breve a mai termine di fua vita il ridutfei
e così
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■&AKTQLOMEVS SP\ANGtìER. *57
c così ftettcfi gran tmpo! obbligato al letto . Intanto ne giunge la 'nuova mAnverfa
a fuo Padre, il quale fubito ordino ad un Mercante di Parigi , che quando
foffe guarito , mettertelo" fopra un carro > e lo rimandale in Ànverfa: Ma il fi-
gliuolo , che per modo veruno non voleva tornare alla Patria , avendo avuto
avvifo dell' ordine, che v' era per lui , non volle afpettar di guarire , e che-
to cheto , così mezzo ammalato , col giovane fuo Compagno fé n'andòa^*
Lione ; e tanta era la paura ch'egli aveva ài non avere a tornare a cafa , come
ne fcrifTe in proprio Idioma Carlo Vanmander Pittor Fiammingo , che per la via
parevagli d'aver fempre^etro quel carro , che dovevalo ricondurre in Anverfa.
Arrivato iti Lione, e ritornato alquanto in forze, fparfcfi voce per la Città
dell'arrivo di quello giovane Pittore ; onde vennero a trovarlo alla Locanda due
Pittori per dargli da operare , ma rinefperto giovane prendendo da queito fteffo
materia di crederli un grand' uomo , per non avere a rimanere obbligato a co-
fioro , non volle accettare, e veunegli capriccio d'andare a-Milano , facendoci a
credere ,Uhe in ogni luogo dovcflegli la genre correr dietro per aver fuoi lavori.
Ma giunto a Milano, conobbe ben preflo il fuo inganno , perchè convenncgli
ftarfene tre fettimane fopra l'albergo fenz'aver da far nulla : vennelo poi a tro-
vare un fuo paefano , dicendogli , che in breve doveva rifeuoter molti danari,
che però fi contentafle farlo fuo compagno d'alloggio, e per qualche tempo pagar
per lui, che poi non folamente gli avrebbe refi i fuoi quattrini * ma in mancanza
glie ne avrebbe preftati de* proprj. Bartolommeo troppo facile al credere , fin,.
ch'egli ebbe danari, fervi l'amico paefano,if quale levatofi una mattina per tem*.
pò , mentre eh'e' dormiva a più non porto, prefo il giubbone, e'1 mantello de
Sprangher , fenza far moto , fé la colfe , ne mai più iì (eppe altro di lui. Qui
il ragazzo , dopo avere avuta quefta prima lezione del modo di fare del Mondo >
trovando/! ip paefe alieno fenza quattrini, fenza ferraiuolo , fenza panni, e fenza
lavoro nel rigor dell'inverno , «fenza faper là lingua Italiana , cominciò in parte
a guarire della fua ambiziofa prefunzione , e conofeere, che e' fapeva poco , e fii
quefta difgrazia per lui una gran ventura , perchè alla prima occafione , che fé
gli porfe d'alcuna cofa fare,che fu una pittura per un Gentiluomo di quella Patria,
vi fi applicò di propofito , e finitala, s'accompagnò con un Pittore di Malines da
cui in tempo di circa tre'mefi imparò il modo di colorire in fu la tela a tempera 9
Statofi l'inquieto giovane otto mefi in Milano, fé ne andò alla volta di Parma 9
dove Ci meffe a ftare col celebre Pittore Bernardo Soiaro , Difcepolo del grande.*
Antonio da Coreggio , che era già affai vecchio . Con efiò s impegnò di ftar due
anni con poco guadagno , folamente per potere alcuna cofa imparar da quel V3-
knt'uomo : ma perchè egli aveva , come s'è detto a principio,un cervello a fuo
moflio , non gli venne fatto il reggere anche quivi, a cagione di ciò che ora di-
remo . Trovavafi egli un giorno con un figliuolo di Bernardo fuo Maeftro fopra -
la Cupola della Madonna della Steccata., e in non fo quale occafione dopo molti
detti, e rifpofte venne con effo a cattive parole ; e l'uno , e l'altro fu prefo da
tanca rabbia , che tìcatifi in un tal luogo della pergamena per non effer fentiti
da perfona, fi batterono colle pugna per ìo fpazio d'"una grofs' ora ài tal forta,
che alla fine franchi, e percoli], caddero uno da una parte , ed un dall' altra iru .
terra per non poterne piti, marinamente eflsndo allora di frate, e facendo gran
caldo. Lo Sprangher , dopo aver prefo alquanto ài fiato, fall fu alto , dov' egli
avea lafciato il ferraiuolo, e '1 pugnale il quale fi cinfc,e fentendofi morir di fere,
non gli baftava l'animo di condurli a balio ; quando per fua trilla forte vennegli
£                           veduto \
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*5^ DECEN. UlMUPA^JlMSECJF. dal 1570.d x 5 Sol
veduto in quel luogo un vafo dì calcina (penta , che fopra avea l'acqua , la quale
jwr effervi (tata un gran pezzo gii era diventata verde ; egli fenza penfar più li
non avend'altro per ifmorzar fua fetc meiTevi la bocca , ed una gran quantità ne
tirò giù ; fcefe poi dov'era il Compagno, il quale vedendo aver avuto da Spran-
gher piti del fuo conto , s'acquietò., ed in tal modo reftè finita la lite ; ma;una
però aitai maggiore ne inforfe contro il povero Sprangher , concioilkcofachè e*
non forte ancora finito di calare a ballo , che e* fu alialito da una gran febbre
fredda a principio , che per lo fpazio di più di tre fettimane lo tenne poi Tempre
in pericolo delia vita ; in queiìo tempo ebbe egli raccetto in cafa d'un* ordinario
Pittore di quella Cittd , giacché per P accidente feguito col Compagno non era
più luogo a lui di tornate a cafa il Maeftro, il cui figliuolo egli avea sì maltrat-
tato. Guarito di quel male, ebbe da operare fopra gli Archi trionfali, che fi fe-
cero in Parma per 1* Entrata delia PrincipefTa di Portogallo , e dopo fatto tal la-
voro se n' andò a Roma ,dove quattordici giorni, e più li trattenne al feryizio
dell'Arci vefeovo Maflìmi. Poi s'accomodò con un giovane Pittore di Tornai»
chiamato-Michiél Gioncoy, che morì poi circa 1* anno 1504. con coltili relìe fino
a (ci meli ; vi lavorò alcuni paefi , ed un quadro d'-incantefimi, figurando in cui
un ColofTeo , dove alcune femmine vecchie , e giovani faltano , e volano fopra
la granata in tempo d* ofeura notte con molte larve , e moftri infernali : quello
quadro fece egli per un certo loan Spindolo Banchiere , ma (qual fé ne foiTe la
cagione) il quadro non fu fuo, e veduto poi da D. Giulio Clono, che abitava in
cafa il Card inai Farnefe, tanto gli piacque, che lo comperò per le , e inoltratolo
al Cardinale , fu cagione ch'egli facefse tute' il ponlbile acciocché lo Sprangher
fi reftafsecon D. Giulio per tenerlo come fuo Gentiluomo alla fua propria tavola; il
giovane però che fi trovava aver data paiola ad un certo Michiel Pittore d'aiutar-
gli a dipignere una tavola per l'Aitar maggiore , ed anche una foffitta per la
Chìefa di S. Orette , fé ne feusò , e attefe a fervere il Pittore , per cui fece nel-
la tavola la Cena di Crilio , e nella foììitta i quattro Evangelifti. Conduife an-
che un'altro quadro di ftregherie per lo nominato Spindolo, al quale non era
toccato il primo , ma quello rima fé affai inferiore al fecondo. Stato che fu io
Sprangher quattro meli , fu fermato in Romi con buona provvigione per tre an-
ni dal Card. Farnefe nel Palazzo di S. Lorenzo in Damafo. Lo ilefTo Cardinale
mandollo a Caprarola per fargli in quel fuo real Palazzo condurre a frefeo alcuni
paefì ,• fecelo poi richiamare , ed operò eh' e' fofse ammefso al bacio del piede
della Santità di Pio V. il quale accoltolo con parole benigni Ili me, lo dichiarò fuo
Pittore , e fecelo alloggiare in Belvedere. In quello luogo kcc egli in tempo di
•quattordici meli un quadro in rame alto fei piedi , dove rapprefentòT Vniverfal
Giudizio, 'opera di tanto lavoro , che vi fi contavano fino a cinquecento tefìe.
Quella pittura,per teftimoniò del fopramentovatoCarloVanmanderPittorFiam-
mingo fino dell' anno 1604. lì vedeva nel Convento dd Bofco de* Frati Predica-
tori fra Pavia , ed Akfsandria , fondato dallo ftefso Pontefice. Dopo aver egli
fatta quell'opera » come fcrive lo flefso Autore, fu lo Sprangher dal Vafari met-
to in poca buona con federazione del Papa , avendole rapprefentato , che quelli
era un ragazzo negligente uell'efercizio odi'Arte , e brigofo , anzi che no. La
qual cofa penetrata dallo Sprangher , fu caufa eh'e' fi mettcfse più di piopofitò
ad operare , e ^cq in rame di grandezza d* un foglio il Milteno dell' Opzione
del Signore nell'Orto fra le ofeurità d* una notte rapprefentata con gran natura-
lezza. Di tal fua fattura fece dono al Papa , al quale tanto piacque , che l'ubico
orci-
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VAUJOLQMEFS SP%ANGHE%. 2J9
no che lo Spranghe* gli facefse di quella grandezza medefima tutti gli altri Mifte^
ri,dellaPaflìone:ma trattandoti" di far rapprefentare ad un giovanetto cole di santa
Fede, volle quel Santo Pontefice, ch'egli ne facefse prima i difegni in carta , ac-
ciocché potefse fodisfarfì fopra l'invenzione prima di fargli metter mano all'opera.
Quella cofa dell'avere a fare i difegni non piacque molto al giovane , come que-
gli , che non s'era mai voluto efercitare in difegnare altrimenti , che con carbone,
e geflo, edifegnandole allora in tal modo,tenea per certa ccfa,che al Papaaviebbe
egli data poca fodisfazìone. Cagionò quella congiuntura che Sprangher comincio*
difegnar colla penna,e conduiTefino a dodici pezzi d'invenzioni,che rimanevano,*
fare , e già era giunto a difegnar l'ultimo , cioè il Miftero della Refurrezionc»
quando il Santo Pontefice fé n'andò a godere gli eterni ripofi . Attefta il citato
Vanmander , che quelli difegni fonerò eccellentemente maneggiati colla penna, e
che alcuni di effi psrveniuero poi in mano dello 'mperadore . Avendo dunque^
Bartolommeo ,dopo ventidue mefì di fervitù avuta col Papa,fatto colla morte di
luì così gran perdita , egli che per avanti avea dipinte molte cofe piccole , affai
ben finite , cominciò a dadi all'opere grandi, e la prima eh' e* fece fu un S. An-
tonio , S. Gio. Batiftà , e S. Elifabetta , e una Madonna con Angeli fopra mura
a irefeo nella Chiefa di S. Lodovico de' Franzefi ; poi in S. Giovanni a Porta La-
tina , dipinte il Martirio del Santo nell'olio bollente, figure alquanto minori del
naturale, e per una piccola Chiefina vicino alla fontana di Trevi, una tavola da
Altare, con S.Anna . Poi s'accollò ad un certo Mercante Fiammingo , che guitava
fuor di modo della caccia , e per alcuni anni non attefe quali ad altro , che a-»
fecondare il genio dell'amico , faceudo poco, o nulla nell'arte fua ; e allora fo<
lamente pigliava in mano il pennello , quando egli era da alcuna neceflità coftret-
to ; ne per quello volle egli mai romperà* il capo a difegnare le belle cofe di Ro-
ma , intorno allo iludio delle quali ( dice il Vanmander ) eh' e' non imbrattò
mai un foglio , come quegli che fempre volle camminare a feconda del proprio
cervello j anzi dice lo Hello , che nel partir , eh'e' fece poi alla volta di Germa-
nia , non volle portar con fé alcuna cofa appartenente all'Arte, falvo che certi
pochiflìmi fogli , i quali usò in quel viaggio tenerli dinanzi al petto lotto il giub-
bone . Intanto quello Artefice , a cagione dell'opere grandi ch'egli avea fatte»
come fopra abbiam raccontato , erafi acquietato qualche credito, giovandogli
ancora a ciò un bel ritratto , ch'egli avea poco avanti condotto d'una Dama_#
della Contefla d'Are mbergh [ che allora fi trovava in Roma] per un Genti-
luomo di lei innamorato . Occorfe in quefto tempo, che defiderando "Mafimii-
liano Imperadore di far fare alcune gran pitture , e fabbriche , fece feri vere a_»
Gio. Bologna da Dovai Scultore del Granduca di Tofcana » che colà gli mandane
due valorofi uomini un Pittore , e un Architetto . Gio. Bologna , che avea co-
nofeiuto Sprangher in Roma , mentr' egli ftava in Belvedere al fcrvizio di Pio V*
ed avea avuto con efso familiarità , elefse lui per Pittore , e per Architetto un
valente Scultore fuo Difeepolo , che abitava in Roma , chiamato Hans Mont t
nato in Ghent Città di Fiandra,e quelli due inviò ali* Imperio. Poca voglia avea lo
Sprangher di partir di Roma , perchè già gli era faltato in capo un fervente ca-
priccio^ di lludiare , ma la Compagnia del Mont ; ci de/ìderio eh' egli avca.»
d'efiere dalla Maeilà defl'lmperadore impiegato in cofe grandi, fccelo rifolvere
a quel viaggio ; onde eomparfa che fu la rimetta del danaro per le fpefe- del viag-
gio fé ne partì col Compagno alla volta dell'Imperio l'anno appunto del 1575»
Età allora l'Imperadore , a Regcnsborgh , ma dopo pochi mefi tornato a Vienna»
trova
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cejdvò che già eran compar/i i due Artefici ; al Mont fece fare S. M. alcuni mp2
«felli di tette , e di cera ì ed allo Sprangher certi difegni > e pezzi di quadri^, ed
ih oltre gli ordinò una foifittà nella Torre della fabbrica nuova fuori di Vienna
a Fagangarten. Nello ftefso tempo dipinfe in fui rame per quella Maefèà on Cri-
ilo in Croce « e per lo Spedale di Vienna una Refurrezione . Alcuni mefi dopo fi
pòrto 1* Imperadóre a Ràtjsbonà , dove fa eletto Ridolfo II. Re de' Romani , o
già tanto il Mont, quanto lo Sprangher arean fatte nella fabbrica nuova alcune
gran figure di ftucco , ed altre dipìiite a frefco, con alcune ftorie , quando, cor-
'<<• cendo l'anno i $76. del mefe d' Ottobre , P Imperadóre diede fine a' giorni fuoi.
Allora allo Sprangher , ed al Mont fu comandato il non partir di Vienna fino
all'arrivo del nuovo Imperadóre , e fra tanto furon dati buoni ordini a fine che
loro foflero fommiiiiftrate le folite paghe d'ogni mefe , e d'ogn* altra cofa , che
ad elfi abbifo^nafse. In quello tempo dipinfe fUrtoloinmeo una ftoria ragione-
volmente grande, dove rapprefentò Mercurio che porta Pfiche al Configlio degli
Bei, in cui fece vedere gran quantità di figure afsai ben ordinate , e finalmente
diede fuori fui rame una maeftofa Donna fedente , coi Tevere , e i due putti, fi-
gurata per Roma , e fu quello il primo quadro ch'egli poi donafse al «uovo Im-i
peradore Ridolfo IL Fece ancora una Madonna con alcune figure d'afsai buon co-
lorito. Pafsati fei mefi dopo l'incoronazione, venne fuori la nuova , che quella
Maeftà doveva fare la folenrie entrata ; onde il Magiftrato della Città fece dipi-
gnere allo Sprangher per 1' apparato un' arco trionfale col difegno d' Ans Mont >
dove erano due figure di rilievo di, nove piedi d'altezza , che rapprefentavano
Maffimiliano, e Ridolfo ài naturale .Eranvi ancora altre figure di rilievo , cioè
un Nettunno , ed un Cavai pe^afeo , sì ben colorite* che effondo fatte di terra,
e fieno, parevano vero marmo . Vi rapprefentò lo Sprangher invenzioni di
ftOrie appartenenti alla Giuftizia , alla Sapienza, e ad altre Virtudi , con alcuni
putti. Eccedeva queft*opera in altezza di ^ran lunga tutte le cafe del Mercatore
cièche apparve più maravigliofo, m,chè al tutto fu dato principio,e fine m ter-
mine di ventotto giorni» e in tempi, che furon quafi continove le piogge i Fu m
aiutò' dello Sprangher in queftó gran lavorò b ftefifo Carlo Vanmandér Pittot
Fiammingo (che poi in quell'i Idioma fcr^dS lui:) chiamatovi fino da Crems,
dov' egli era Impiegato in fare un'opera della Parabola della Vigna. In quello tem-
po le còfe di Sprangher, e del Mont incominciarono a patire gran mutazione , eoa
ciofotìecofachè per lungo fpazio non parefle che'i nuovo Imperadóre avefse molto t
-affetto à macerie diDifegno, e pitture/ònde ftavanfii due Artefici nonmeno ma-
linconici , che óziofì, quando volle S. M. partir di Vienna, e ordinò che'l Mont fegui-
Calsela Corte, ciò Sprangherl'afpettafse in Vienna. Giunfelfina/mentei Impera*
dorè a Praga, dove ftettefi il Mont alcuni mefi pure fenzbperate ; onde frappatagli
la pazienza,quietamente fé ne partì per non lafciarfi più risedere in quelle parti;
e dice ilcitato Vanmander,che r ultime nuove,che vi*arn'vafsero di ma pedona,
furono v ch'egli/giunto in Turchia, fi defle a feguitar* la Setta Maomettana,
'il che { fé puf fu veto ) fu per certo una duplicata difgrazia, attefoche egli tolse
J giovane , che, toltane una grand'impazienza , avea ottime quahtadi , e nell Ar-
éu firn era eia perduto- fegno da far rìufcita al pan d* ogn altro ne iuoi tem-,
$fc purch'^gli' avefse lvute grandi occalioni. Lo Sprangher, avendo ciò intefo m
'Vienna , còme quegli che era ancor efso di poca levatura , entro in tanta col-
erà , che lafoatb del tutto il fervizio dell'Imperadore , andò pigliando a raro
^pere per particulari ( cofa ch'egli noti mai avea. in quelle .parti per ì ^ietro
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k-%A\7 OLO MEVS SB^NjGffEU^i aft*
voluto fere) con animo,dopo aver quelle finire,di-partirli ancorcg\i i e4ndarca
cercarli miglior fortuna altrove : sia nel rivolger xh* e* faceva per la fu a mente,
Cimili penfieri, dicdefi .il cafo , .che arrivò..a Vienna il Sig. Ronff Primo Genti-,
luomodi Camera di S. M. ed avendo non fo come penetrati. i fentimenti del Pit*
tore , fecelo chiamare , e p^r parte di S. Maeftd gli comandò.il non partirfi di
Vienna , e che anzi fi fieli? preparato per efser d'i punto.in-punto chiamato. a_>
Praga , come di poi feguì , Giuuto di'e' fu a Praga ,. e fratovi alcuni mefi > fa
ài nuovo impiegato in fervi?io dello 'in pera dorè con buoniflimà provvjfione , e fu-
rongli dati ordini per opere diverfe. Vedendoli egli in quel pofìo, diedefi ad amo-
reggi re con pari corrifpondenza con Criftiua Mullcrina giovanetta beJlifsinia.ài
quattordici anni, che nafeeva di Madre Fiamminga , e di Padre Alemanno , ricca
Mercatante , al quale poi la fece chiedere per moglie dal nominato Ronff ,ehe l'i
domandò a nome di S. Maefìd ; onde fubito fu conchiufo il partito ,* ma attefa
la tenera età della fanciulla , fu ihbilito , che non prima dorelle avere effetto il
matrimonio , che dopo due anni ., Noi», furono però sppcna partati dieci mefi ,
che non ottante il fermaro , fi pafsò all'effettuazione delle nozze , offendo allora
lo Sprangher nel trentaduefìmo difua eta\. La prima opera, eh'e' facefTe in_.
Praga, dopo la partita dell'lmperadore per Vienna fu una Soffitta d'una flanza
di fua Cafa dichiaro feuro bronzino, dove figurò quantità di putti grandi quawro
Snaturale , negli dalla parte deftra in atto di dipignere.:, edifegnare , quegli
dalla finiltra in atto di fcolpire , e nel mezzo un Mercurio volante grande quanto
il naturale , Dipinfe anche le lunette con vaghe invenzioni-, ed i fregi con figure
d'uomini in fomiglianza di prigioni, con gran copia d' arredi militari attorno.
Fece vi ancora due figure d'altezza d'otto piedi , Ercole , e la Giufìizia in belle*
attit udini, cofe tutte che dagl'Intendenti vengon melto lodate.. Per la Chiefa di
S. Gillìs dipinte la figura di Gesù Cri Ilo, che conculca il Demonio» e la Morte-*
in S.Tommafo un S. Sebaftiano , che dopo quattro anni fu donato dall'Impera-
dore al Duca di Baviera , avendone fatto >in quel luogo mettere un'altro pur ài
mano dello Sprangher . Colorì ancora una bella femmina figurata perla Giufìizia,
con alcuni putti -attorno , la quale donò alla Cafa de' Consiglieri j per la Chiefa
de! PP. Gefuiti fece una bella tavola da Altare, dove rapprefenrò l'Afsunziene ài
Maria Vergine jco* dodici Apoitoli , in figure di fette piedi d*altezza . Nel Con*-
vento^i SVIacopo della-..Città vecchia dipinfe i Santi Iacopo , ed Etafmo in abito
Pontificale > ed in lontananza .fece vedere il Martino di S. Etafmo del cavarfegli
dal corpo l'interiora .., che fu (limata opera belli Mima ;. Per una Chietina àcdks.za,
a S. Matteo fece un quadro: d'una Kefurrezione del Signore , e quello fu creduto
dt.miglior e oloriro di quanti altri ne face ile mai ; da una parte vedevafi un An-
gekt-to in atto d'alzare il Manto di Crifìo ; e perchè quefìa pittura, fufarra fare
dal Padre difua Moglie , figurò iella parte pnì bafìa lui ftsflo al naturale colIaL*
Conforte Madre pure di fua Moglie fedenti in atto devoto , e nel frontifpizio
erano due bambini di-pinti per mano del celebre Amen de Frys . .Quelle fue
opere: pubbliche , non meno che quelle , eh' egli aveva.fir.o a quel tempo fat-
te per l'Imperadorc , lo meiiero appreflò. di lui m tanra {rima ,, che noru
olo ( quello che per avanti , o non avtva grano' affetto a quelle arti * o applica-
to ad altre cure , non tn olirà va d'averlo ) cominciò a dilettarfene aliai , sci era^
già Tanno 1582. quando egli un giorno fece chiamare Io Sprangher da Praga per
dover venire mfieme colla moglie fua a trovar Sua Maclfà ad Ausborg >e.cli il
portarli a Vienna,e giuntovi,non volle pur l'lmperadore ,ch*ci lavcrafse io caia^
»«-■. .
                                                  LI                                              n:a
«.
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%€% DEC EH. III. 4tlUP.AH.II. Ad SECJV. 4*1j570. d 15 to
ma nel Tuo Imperiai Palazzo, in una delle Cdroercdo^eS. M.erafolita pattar guai*
che tempo in fuoi piacevoli divertimenti ; ficchè da indi innanzi il noftio Artefi-
ce cominciò a dipignere quafi fempre alla prefenza dellaImperadore,non folamen.
te in Vienna , ma ancora nell4 occafione del fcguitarlo a Praga ; onde non fu poi
alcuno,che potefseavere fue opere, che jxrò ne volle ne potè tener giovani a* quali
cotnunicafse fua virtù : quindi è che conoscendo egli la grazia , che ormai gli
avea compartita il Ciclo di porer fenz' alcuna follecicudine alimentar fé , e fua-»
famiglia , col folo feguitare a dar gatto a quel Monarca , godendo quafi del con-
tinovo di fua prefenza,cominciò ad operar con maggiore affetto,ed applicazione,
che mai, quantunque ( come quegli , al quale per efser di natura reaiifsimo, po-
co s'appiccò dell' aftuzia cortigìanefea ) egli non arefse mai gran cofe, gloriando-
li però di non aver mai domandata grazia all'Irnperadorc , la quale egli fubito
non gli avefse concefsa . Fecelo comparire alla fua tavola , e alla prefenza dì tut-
ta la Corte gli fece porre al collo una Collana d'oro , chi girava tre volte , co-.
inandandogli di portarla fempre in fai memoria: dichiarolioNobile,e volle,eh*e'
fi faccefse un' aggiunta al fuo nome,e fi cbUnta'fse per 1' avvenire Bartolommeo
Sprangher del Schilde . Sarebbe ora lunga cofa il raccontare tutte l'opere, che fe-
ce per 1* Imperadore , perchè tanto in grande , quanto in piccolo , elle furono ,
per così dire , innumerabili . Efsendofi eglij finalmente molto avanzato in età ,
volle la clemenza di quei Moaarca, che , dopo la lunga , e fedel ferviti! fatta al-
la Corte, e' ricomiuciafse a guftare de' foavi frutti della libertà ,, e concefsegli il
tornar a ftare nella propria cafa, e lavorare quanto, e per chiunque voleffe, purché
egli di tempo in tempo alcuna cofa dipigndse per lui. Allora lo Sprangher piti the
mai fi diede allo fìudio delle cofe deli* Arte, e molto fi doleva del tempo ch'egli
avea perduto , ciò feguì particolarmente quando cominciò ad accorger/i, che la
viltà , e le forze del corpo non gli permettevano fé non poco faticare in tempo
appunto quando 1' opere fue , ancorché fi potefse gid dir vecchio, erano più {li-
mate . Defideravafi in Fiandra da' Profeflbri dell'Arte di vedere alcuna deli* ope-
re di Sprangher , quando egli circa il 1600. mandò ad un fuo particolare Amico
un quadro,che fu ftimato bclliflìixio, ed era una Venere con Mercurio , il quale,*
infegnava a leggere a Cupido . Veddcrfi ancora in quelle parti alcuni difegni fatti
da lui colla penna tanto eccellentemente,eh.: ilGoltzio Intagliatore celebrati-Aimo
fu folito dire, che in quel modo di toccare lo Sprangher non aveffc allora eguale
nei mondo; ctofteffoGokzio fino del 1585.ne avea intagliati di fua mano alcuni1,
e fra quefti le Nozze di Pfiche, carta bellifiì.iia , ndla quale, oltre al gran numero
delle figure , varietd , e copia d'invenzione , vivezza neli' attitudine , e proprietà*
nel rapprefentare > fi vedeva una grazia , e bizzaria maravigliofa . Eravi figurato
Ercole per la Forza , le Mufe , che facevano ufficio di fonatori al Convito,
Cerere in atto di comandare alla gente , e Bieco colla foprintendenza al vino,
con altri bei capricci; altre fue opere furon intagliate dal Muler, ed altre ancora
da Egidio Sadalaer, e fra quefte vediamo una beUiflìma carta in mezzo foglio rea-
le ,'ov' è efpretfa una fua nobile, e molto poetica invenzione , fatta per onorar 1*
memoria della fua morta Conforte. Vedeii ella ritratta al vivo in uno Scudo
pendente da una cartella adorna con felloni , con palme , e parole attorno , le
quali dicono Cbriftina Mdtrìm Fxqt B. sprangher, nella cartella foprappofta leggeri
tmrs iniqua quid tantum decus rapisi Tietas&jnx, qua , & rmrtuam fervts. Die-
tro allo Scudo d vede un' Ara ujpalcrale, lucerne , ardenti ai lati , e pofa lo
Jàeffo Scudo fopra '1 fepoicro adocnico di due figure fedenti, e mette , che gli
* "' ■ '
                                                                                     ftanno
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, a? A XJ 0 L 0 M E VS, Sf X^A N <SHE X • *&
fiatino dai lati j al finifìro una Pallade armata colla fua Egide , per entro alla
quale è la tetta di Medufa figurata per la Sapienza. Al fmiftro la Religione
con Croce , e libro apetto in atto di guardar l'Imagine della Donna . Evvi un-*
putto in atto di fcoprir una tefta di morto in un panno involta , e moftra con-
culcare un' Orivolo roverfciato. D* avanti al Sepolcro è un altra Cartella, do-
ve è fcritto animus Mariti ^Animarti tuam feqmtur , nondum ajìequitur, & licet fecum
fiuobiciat t te non recoUigit
. .Veggonfi fparfi in terra d'avanti al Sepolcro pennelli,
tavolozza, modelli, ed altri pittorefchi arnefi, con una face ardente rovesciata.
Dall'altra parte vedefi ritratto 1* addolorato Marito con ciglio metto ,e faccia tur-
bata avente-al collo la triplicata Catena donatagli già dallo 'mperador Ridolfo II.
fta egli appoggiato ad un marmo attorniato dalle tre Arti figliuole delDifegno $
mentre il Tempo con fua falce pofa la mano fopra un'orivolo , e la Morte riguar-
dando il Tempo gli aggiufìa con fua faetta un colpo al petto , ma la Fama, che*
fi vede in aria con due trombe, affitte a fua difefa i attorno ad una di effe trombe
è una Cartella col motto Vmte mmìne, & nomine j evvi finalmente un putto
pretto alla figura della Fama figurato per l'Onore, che appretta Palma, eCorona.
Desiderava ormai lo Spranghe* , dopo trentafette anni di lontananza , di
rivedere per un poco l'amata fua Patria; onde comunicato coll'Imperadore tal
fuo defiderìo , non folo fu fua Maeftà contenta di renderlo confolato, ma gli fece
un dono per lo viaggio di mille fioriui. In Fiandra fu dall'Vnivcrfare ricevuto con
grande allegrezza . in Àmlterdam regalato di rinfrefehi al modo appunto , che-»
ufano colà , ficcome altrove , di fare co' gran Principi , e Signori . In Haerlem
fu fuutuofamente banchettato dal Congregò degli Artefici, e mentr'egli (lava a«*
tavola , la Vecchia Camera , o vogliamo dire la Scuola de* Rcttorici, gli recitò
una bella Commedia . Grandiflìme poi furono le accoglienze , eh'e' ricevette in
Anverfa fua Patria da' Profefibri .Quivi fi trattenne per qualche tempo , e poi
fi mefse di nuovo in viaggio verfo Colonia di ritorno a Praga , dove felicemente
arrivato , quantunque egli fotte già attai vecchio , non lafciò mai di fpenderc il
tempo negli eferctzzj dell'Arte , tanto più , che etfendo in quella fua grave età
rimafo privo della Moglie , e de' figliuoli, non avea altro obbligo, o diverti-
mento. Del quando jeguifle poi la morte di quefto Artefice non abbiamo noi pcc
verun modo potuto venire incongnizionc ; onde ci facciamo a credere, che quan-
do il Vanmander in fuo idioma Fiammingo fcritfe di lui , che fu l'anno 1604, egli
ancora vivefle in Praga , e ci muove a ciò il vedere, che lo fletto Vanmander
diede fine alle notizie, parlando della fua vecchiaia » fenza alcuna coù dke^
della morte.
SI i                           €£LIS.
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GILLIS DI CORNINEXLOY
P IT T O II E VA N V E R SA
Dìfccpolo dì Lemert Kroes 3 »<?/<? 1544»
ACQVE quello Pittore Tarino 1544. di Parenti nativi dì Brìi-
felles ; giunto a convenevole età , fi pofe ad imparar l'arto
delia Punirà con Pietro d'Alfl; figliuolo di Pietro d'Aift il Vec-
chio , il quale avea per Moglie una forella di fua Madre ; poi
lafcìa:o queiìoMaeftro, s'accomodò con un talLenaert Kròe$;
che dipigheva paefi , e figure a tempera , e a olio , e comin-
ciando già a lavorare fópra ài fé , fi mefse ad abitare con uri
cèrto Gillis Moftard , al quale contribuiva un tanto il mefé
per fuo vitto , dipoi fé n'andò à Parigi ', ad Orleans, ed altri luoghi della Fran-
cia , con penfiero di portarfi iti Italia : ma cflendofegli in Patria feoperta ccca-
fìone d'ammogliarli , fiibìto che ne fu avvifato , fé ne tornò in Anverfa , dove
effettuò il matrimonio ; quivi ftette finché reftaffero quieti i rumori", e revolu*
zioiii , e levato l'afledio di quella Piaiza , dipoi con fu* famiglia fé n'andò inJ
Zelandia ; quindi pattito , fi portò a Franckendael in Alemanna , dove flette
dieci anni , e dì lì fé n'andò in Amfterdam * dove viveva l'anno 1604. In An-
verfa lafciò di fua mano bellifiìme opere , e fece vi un quadro pel Re di Spagna.
Per un giovane , che abitava fuori d'Anverfa , fece un <pzek lungo fedici piadi ;
che per morte del Gióvane , feguita avanti ch'e' folle finito , fu compero da Mae-
ftro lacoS Roslandcs Avvocato , che glie ne fece finire , e lavorò aliai per Mer-
canti , che mandavano l'opere fue in diverfe parti. A Frauckfoort per diverfi
Signori, e Mercanti fece mòltiflime opere , ed alcuni quadri per lo'mperadore.
In Amfterdam era l'anno 1604. un bel quadro appretto Abràam di Marcz , ed un
paefe avea Iati Ychet in una tela colle figure fatte da Marten ài Cle'ef ; in quelle
vedevano bdlifiìmi àlberi, ed il tutto bene ordinato . In Nàerden in cafa di
BurghmàenClaefj era pure un paefe in tela con figurine,ed animale di mano dello
{teffo Marten di Cleef.' In cafa di Cornelis Moninex in Middelborgh in Zelandia;
èra ancora di tifà mattò un'altro belliflìmò paefe ibpr' un cammino; in cafa di
Melchior Vvyntgis una tela grande , e due tondi ; in Amfterdam in cafa Herman
Pilgrim, Hendrick Van Os , ed altri Amatori dell'Arte erano altre opere , ed in
Comma eranfi le pitture di colini dilatate per molte Provincie . Carlo Vanmandcr
Pitt©r Fiammingo , che in fuo idioma fcriflc di 'lui l'anno 1604. dilfc tenere opi-
nione , che coilui in materia di far'paefi Coffe il miglior Pittore , che vivede in
quel tempo , e che in Olanda cerca vanotiitu 1 proiettori d'immitare al poffibile
la fua maniera».-.                           **:-;. '<£ 'v'V':"--r
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P JET E R B A L T E N
PITTO R E I N À N V E R S A
* Fioriva del 1579- /* credè Difiepolo di T>rughel.
ELL'Atino 1579. entrò nella Compagnia de'Pittori d'Anversa
un certo Pieter Baiteli, che per la gran fomiglianza ch'ebbero
l'opere fue con quelle di Pietro Brughel , e per lo tempo y nel
quale l'uno, e l'altro fiorirono, cifiam ratti a credere, ch'egli
ufeifle della fcuòla di elfo Brughel. Coftui operò bene colla
penna , e col molto ritrarre dal naturale vedute , e paefi :•>
acquiflò una bella maniera in ràpprefentargli a olio, ed a tem*
pera . Per lo più , ad imitazione del Brughel, dipinfe cort_
belliffime figure , balli , e fefte contadinefche , e furono l'opere fot in quelle parti
affai defìderate , e cercate . Ebbe lo'mperadore un quadro difua mano , dov'egli
avea dipinta gran quantità ài perfone in abiti diverfi , e di diverfe nazioni nel
mezzo d' una campagna in atto d'afcoltare la Predica di S. Gio. Batifta ; ed il
Vabmcnder, che fcrive di quell'Artefice, aflferifce » che quella Maeftd, o foflfe per
accompagnare quel quadro sacro con altro indifferente , o profano , o per altro
qual fi fofle filo ònefto fine » fece tor via la figura di S. Giovanili , e vi fece dipi-
gnere , efpofto alla vifta di quella curiofa mokirudine , un* Elefante. Ebbe Pie*
tro, congiunto col valore dell'Arte in far Paefi , la pratica dell' umane lettere ,
e fu buoniflìmo Comico , e Poeta. • Tenne corrifpondenza letteraria con Cornelio
Xetel di Goude,c fpefl'o fra di loro Ci fallita vano con belle Canzoni. Seguì la mor-
te di quell'Artefice nella Citta d'Anverfa.
CRISTOFFEL SUVARTS
PITTORE DI M V N C ,H E N
Fioriva del 15 80.
NT quefto tempo fiorì in Munchen , o fogliamo dire Monaco Citta ài
Ifffliv
§
Baviera , Cciftoffd Suvartz, il quale fu Pittore ci quel Duca. Fu bra-
,, vidimo nel colorire , come fecero vedere le molte opere ufeite dal fjo
isì&S pennello fatte nella fteila Citta di Munchen nella Chiefa de' Padri
Gefuiti, ed altrove. Ri anche buoniifimo inventore, e con faa invenzione inragliò
il Sadalaer bclliilìme fìampe della Pdffione dì noftro Signore. Fece il fuo ritrat-
to di matita nera il Goltzio l'anno 1591. tre anni avanti la morte dell' ìilefìo
Criftoffjl, che feguì dell'anno 1594.
                                                               
HEN.
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HI N R I0O 0 O L T Z
* PITTORE, INTAGLIATORE, E SCRITTORE
.-,».-
         ,IN VETRO, ,.
Difcepolo di *. •..:.. Cornhardy nm 1558. -*J* •. • •
V nella Citta di Vcnlò un certo Pittore affai rinomato,} dettò
Hubrcchc Golt2 , il quale ebbe un fratello chiamato Sybrcchc
Goltz buoniffimo Intagliatore. Del nominato Hubrecht
nacque un figliuolo » chiamato Ian Goltz ì e due figliuole,
l'una , e l'altra delle quali furon maritate a Pittori; una di
quelle (u madre di Hubrecht Goltz , detto altrimenti
Hubrecht Vvertzburgh , celebre Iftorico ,. il quale, fecondo
quel che narra Carlo Vanmander Fiammingo in fuo idioma >
prefe il cognome dalla Madre, che abitava in Fiandra neila Città di Bruges.
Ian Goltz , figliuolo del vecchio Hubrecht, abito Keifers Vveert , e vi ebbe-*
carica di Borgomaftro , ed altri governi , e fu anch'egli buon Pittore . Coftui
adunque , oltre a diverfe femmine , ebbe di fuo matrimonio due figliuoli mafehi,
il minore fi chiamò come il Padre Ian Goltz , che dopo la morte di lui efercitò
il meftiere dello feri vere in vetro , ma per aver incontrata poco buona fortuna-»
nell'arte fua in Keifers, fé n'andò a fìare a Mulbracht, Villaggio nel Paefe di
luliefs > non molto lontano da Veulò, e quivi in affai giovenile età fi accasò.
Di fuo matrimonio fu il primo frutto il noftro Hennco Golzio , nato nel mefe di
Gennaio poco avanti al giorno della Conver/ìene di S. Paolo nel 1558. in elfo
luo^o di Mulbrecht. Raccontano , che queflo fanciullo fino in braccio alla Ma*
dre fu sì fpiritofo, vivace, e ardito t ch'era proprio una maraviglia , e più volte,
a cagione di tale fua vivacità , e del continuo agitarti , e fcagliarfi, ch'é' faceva,
caddele di collo , e una volta fra l'altre cadendo in luogo dove era uno ftecco
acuto , con effe d ferì talmente il nafo , che rimafe dall'una all'altra parte tra-
parlato j e più volte ancora in quella fua teneriflìma età bi fognò, che la madre,
ed altri il cavaffero dell'acqua , dov'egli era caduto già prefso ad annegarti. Non
era poflìbile fenza (uv y:m pericolo il farlo accoftare al fuoco, del quale,era tanto
curiofo , che una ^olta correndovi in fretta , tirato dal rumore , che faceva una
padella bollente , vi cade fopra, e dando delle piccole manuzze in fu gli acceft
carboni, fecefi tanto male, che poi per fempre rimafe ftorpiato della man delira,
ma quello , che fu per accrefeer molto quefta difgrazia fi fu, che la Madre , dopo
averlo medicato con non foquale fuo impiaftro, gli legò con alcune fafcele mani,
e con effe mani fafeiate , e legate , e colle dita unite infieme ff*celo fiat tanto *
che fé non crn l'awifo d'una vicina , già le tenere dita del fanciullo cominciavano
ad attaccar fi funa all'altra. Vn'altra volta fu molto da far concfìo per cavare non
lo the quantità d'orpimento, ch'egli s'era cacciato in bocca. In fomma la fierezza
del ragazzo era tale , che gli faceva incontrare ad ogni punto un pericolo , e ve-
ramente fi poteva affermare, eh e' folle [come noi fogliamo dire] il moto perpetuo.
Giunto che fu Enrico all'età ditte anni, il Padre fuo fi partì di Mulbracht , e fé
n' andò
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H E H Zz I CO G Ql Z T ;MJ.           *«**>:
»* andò a Ilare a Duysburgh /piccola Città nel Paefe di Clevcs , dove In capo
ad un* anno pofe il fanciullo ad imparare i primi rudimenti della Gramaticài
pofto eh' e' fu in tale efercizio , diede egli fubito a conofeere dove tirava la foa
inclinazione , perchè in vece di formar lettere , faceva in folla■ carta piccolo
figurine , tanto che il Padre , con tutto eh* e1 fofie di sì tenera età , togliendoto
da quella Scuola , \o pofe ad imparare a dipignere , feri vere in vetro , ed inta-
gliare in rame. Da Ì primi fegni eh* egli diede di fua inclinazione a quefte Arti#
tale fu il concetto , che fi fece di lui per ognuno» che un tale Cornardt, che fta-.
va lontano da Diiysborgh quattro leghe, con tutto eh' e* fapefse che il fanciullo
era ftorpiato , lo defiderò pzr fuo Difcepolo , ofterewdofi al Padre di fermarlo io
propria cafa per due anni,con quefto patto però , che quando al figliuolojdopo
aver provato un mefe, o due j non fofie piaciuto il continovare a (lare tutto quel
tempo con lui, fé ne potefie partire ,ma con promefla di noti andar a ftare con
altri Maeftri,ne tampoco metterli ad imparare da per fefteflb per tutt'il tempo di
fua vita. II buon Padre d' Enrico, fentita una così feortefe proporzione , fi con-
disse in cafa il figliuolo, e da lì innanzi non lafciò d* efercitarlo del continuo
nell' intagliare in rame, il che fentito dal Cornardt, e conofecndo averne voluta
troppa , forte pentito d* aver perduta una congiuntura di guadagnarfi un Difce-
polo di tane' afpetrazione , rifolvc di feguitarlo in Olanda , diedegli da operar
d'intaglio , e fenz* altre condizioni lo fermò per la fua fcuola ; e così Hcnrico
poco dopo l'incendio, circa alla feftività di S. Giovanni, andò a ftare ad Haer-
lem , dove diedegli luogo il Maeftro con ogni forta di cortefia , e da lì innanzi
gì' iniegnò con grand'amore i precetti dell'Arte fua. Stette il Goltzio più 'anni
in Haerlem , intagliando femprc per Cornardt, ed anche per Filippo Galle ; in-
tanto ifooi Parinti fé ne partirono alla volta d'Alemagna. Era già egli giunto al
venjtanefitno anno di fua età, quando eflendogli venuta voglia d' accafarfi , prefe
per Moglie una Vedova, eh'avea un figliuolino chiamato lacob Mathan, al qua-
le così piccolo, com' egli era , incominciò ad infegnar l'Arte dell'intagliare: ma
perchè gli è proprio della gioventù P cfler corriva alle rifoluzioni, fenza molto -
penfare a ciò che alla fine ne pofla intervenire , cominciò il povero Hcnrico a_»
penrirfi sì forte di fuo accafamento » che , dopo eflcr caduto in una g^ave ipo-
condria, fatto magro di corpo, e debole di forze , incominciò a fputar (angue,
e già camminava a gran pailì verfo un tifico insanabile . Tre anni continovi durò
con quefli accidenti lo fputo del fangue , e non giovandogli Medico , ne Medici-
na , già era difperata da tutti fua fa .ite , quando finalmente fatto più forteu*
dalla fperanza, fida compagna de' miicri, prefe rifoluzione di portarli , o per dir.
meglio, di ftrafeinarfi alla volta d*Italia, confidando che la mutazione dell'aria,
e del clima fotte per fargli recuperare la perduta fanìti , e che quando non mai
altro , averebbe egli, com* e' diceva prima di morire , avuto quel contento di
Tcdere le belle cofe d'Italia, le quali averebbe egli a queir ora potuto aver vedu-
te , e rivedute, e godute a fuo piacimento , fé non foffe (tato il fuo matrimonio.
Così lafciati in cafa in Amfterdam, ov' egli in quel tempo fi ritrovava , la mo-
glie , il figliaftro, e divtrCi fuoi difcepoli,collo Stampatoti vèrfo la fine d* Otto*
bre del 1590. con un fuo ben'accorto Servente fé ne parti alla volta d'Hamborgh»
Ebbe fuo principio quel fuo viaggio da una crudeliffima tempefta di mare K che
lo portò troppo oltre del bifogno , onde egli deliberò di fare il rimanente pei*
terra , Scorie tutta l'Alemagna a' grandiffimi freddi, e fu cofa mirabile» chef
proporzione del camminare, e del patire, ch'ei faceva in quel cammino per ogni
fórr*
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aé» mCEN* MI Ma PA?^ IL él SEC. IV. M^ fo. «Zi 5 g©;
Torta di tempo , e con ogni {comodità , andava egli recuperando le forte , emi*
gliorando dell'antico fuo male , fin ch'egli ritornò in tutto , e per tutto alla pri-
miera fua fallite , Chi è pratico dell'arte Medica darà di ciò la ragione , e ne
dirà forte il perchè > mentre tale fu veramente il fatto , Accompagnava quatto
fuo viaggio ini gran piacere, eh'e' fi prendea nel vedere con quel fuo occhio pitto- .
refeo la gran varietà degli abiti di quelle diverfe nazioni, e nel vifitare in ogni
luogo i Pittori, e Intagliatori più rinomati, procurando di converfare alquanto
con ognuno di loro per l'cntirne i loro pareri, e tentimenti nelle cofe dell'arte , e
perch' e' non voleva da quei tali efler conofcmto per quello ch'egli era, ne fi spac-
ciava per profeltore ; li trovò più , e più volte a fentir lodare , e anche fiera-
mente biafimare la (uà perfona propria , e l'opere fue . Era il fuo Servitore gio-
vane vivace , ben parlante, ed aliai bene m arnete , onde a lui per ìo più eran
fatte le migliori accoglienze , e dato il primo luogo , e ciò no» fenza granditìBmo
piacere dell'uno , e dell'altro : in Monaco di Baviera fu ricevuto da un tale.Hans
Sadalaer , che lo credè Mercante di Cacio , onde la moglie del Sadalaer lo pregò
a fargliene venire d'Olanda alcuna quantità , ficcorne egli poi cortefemente fece.
Era già l'anno 1591. quando effondo Henrico pervenuto in Italia, ed avendo ve-
dute te Citti di Venezia, Bologna , e Firenze, fcmpre fconofcinto , agli 10. di
Gennaio giunte nella Città di Roma , dove vdtito ài quell'abito , che foglioru».
portare ì Contadini ledeteli!, facendoli chiamare con liuto nome Hendrigh Vau
Bracht , fi trattenne più nielì , tempre dileguando le cofe più belle antiche, tL#
moderne , e non contento di difegnare infaùgisrbilmente quelle bellissime opere ,
molte iinche ne fece difegnare al Cavaliere Gafparo Cilio Pittore Romano , le
quali egli poi dopo lungo tempo intagliò . I fanciulli (rudenti dell'arte cercavano
con gran ctijriofiti di vederlo difegnare , per chiarirli di ciò , che poteva fare un
villano ( quale e* credevano eh* ei folte ) in tal meftiero , ma vedendo poi la
fua brava maniera , cercavano di fattegli familiari , e ne cavavano non piccoli-
documenti . Era in qucfti tempi la muterà Italia oppreffa dalla gran careiHa de*
viveri ( dì che farà eterna memoria nel mondo) e con elTa da una gran mortalità,
che pe;ò erano , per così dire 3 coperte le ftrade di cadaveri , altri morti per
fame , ed altri colpiti dal malore ; cì Goltzio fi trovò più volte a (Tare a dife-
gnare in luoghi, dove per la puzza de' corpi morti fu per ifvcnire , tanto era il
"fervore , col quale e' fi mede a fare i fuoi ftudj, talora poi per fuo divertimento
i] pigliava gufto di portarli a' luoghi , dove fi vendevano le fue (rampe, e con tale
occafione fentiva intorno alle proprie fatiche il parere àieiafeuno. Era già la fi-
Kg del mefe d'Aprile/quando egli deliberò d'andartene a Napoli, e perchè in quei
t*mpi, quanto in altri mai,era quel viaggio foggetto all'invaiìoni degli ailaffini ,
il Goltzio fece camerata con un tale la© Matijifen Orefice , e con un virtuofo di
BrofTclles , chiamato Van Vvinghen , a' quali egli però non fi palesò mai per
quello,ch'egli era,ve{tifS infiemè concili de'peggiori,e più abietti panni,ch'end
tectede procacciare , e con loro fi pofe in cammino . Era il Van Vvinghen aftè-
ai*on*t illìmo all'arte del Ditegno , e grand'amico d'Abram Ortditts , che allori
abitava in Anvcrfa , dal quale avea ricevute moire lettere . Queite lettere mo-
ftrava egli al Goltzio j fra l'altre cofe fi ragionava in effe d'Hknrico Goltzio , e
e dkcvail Ch' egli s' era partito di fua Patria , che lo ftefìò trovava in Italia»
eh* egli era iìorpi&to «' una mano,ed altre cote in effe diceva 1 Omlio ci lui > a.
cragion.delle quali il-Gentiluomo s' era grandementeaccefo di desiderio dicono^
icerlQi e d'aver oratici, e famiiiarisà con efio. 11 Maty.ten, che a, qualche legno
1;.. '\
             "                                                                                     avea ,
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à^eva cominciato a venire [in concettap ;cheHenricoi£où% veramente ihGoltzio^
dicera fovente» Henrico yil Golpato (kte Vù* , 1l1j1.il Van Vvinghen , che Vaveva.*
conofciuto Tempre poco,meglio all'ordine della perforai di quello , che fi foffe
allora neiroccafione del viaggio , diceva quelli non è quel Coltro - che voglio dire
io
•.; io intendo per il Golpato quel grand* uomo , quel famoft$mo In:agitatore in rame
dell'Olanda,
il che fentendo Henrico non poteva tenere le rifa , vedendoli giudi-
care folamente dal vcftito , ma in ultimo vinfe la confidenza , ch'egli aveva già
prefacol Gentiluomo* e fi rifblyè a dirgli , che eflo veramente era quegli., coni
cui ei desiderava l'amicizia ; e perchè ancora il Van Vvinghen mostrava di ftftrfe
in dubbio , Henrico tratto/i di tafea un fuo fazzoletto, fecegli vedere fopra di,
cito la cifra del fuo nome, e cafato H. G. quale appunto egli era folito intagliare,
nel!e>ftampe , e poi gli fece con più chiarezza riconofeere lo ftorpio della mano
deftra , corrifpondénte a quanto fi diceva nelle lettere dell'OrteJio, tanto che .-ili
Gentiluomo fopraffatto da tal novità , reftò per un, poco quafi fenza voce., poi,
gettate le braccia al collo ad Henrico , fecegli mille carezze , doleiìdofi di noii-#-
averlo prima conofciuto , come era ftato ranto tempo il fuo defidcrio . Seguita-
rono tutti infìeme il viaggio di Napoli , dove giunti, veddero le cote più bello.
In quella Città fu dato a dipignere al Goltzio nel Palazzo del Viceré un Ercole, in
attedi federe ; poi coli'occafione della partenza delle Galere del Papa s parte per
{©disfare ad una certa fua pittoresca curiofitd di veijer remare gli fchiavi ignudi^.
e parre per non perder sì opportuna congiuntura di viaggio,colla medefima con-,
verfazione fopra una elette s'inviò alla volta di Roma. Quivi hi ricevuto da*
Padri della Compagnia di Gesù, e dopo efiervi flato onorato aflai dagli Artefici,
l'Agofto dello ftelfo anno JSpi. fé ne partì . Nel pattare per Firenze fece molti
ritratti ; andò a Bologna, e di lì a Venezia , dove fi {tette con un fuo amico
chiamato Dierick de Vries, e finalmente parlando per Monaco , dove ricevè affai
maggiori carezze di quelle , che ayea in altri luòghi ricevute , pervenne alla pi-!
tria m così buono ftato di faniti , che ognuno ne rimate (lupìto, e riportò d'Ita-
lia dopo sì poco tempo di viaggio;più difegni* e ftudj di fua mano , che giammai,
avefle fatto alcun'altro Artefice avanti a luì ; ma non fu appena arrivato coli,
ch'egli fu di nuovo foprapprefo dall'antiche fne languidezze,e in breve fi conduffe
in iftato tale, che lafciato del tutto ogni fuo bello (ludio, e opera , convcnnegli
per alcuni anni bere il latte delle donne , col qual medicamento tornò di nuovo
alla prima fallite. Ma tempo è ormai di dar notizia dell'opere diqueftogrand'uomo.
Incominciaronfì dunque a vedere di fua mano fino l'anno 1580. in Bruges piti
die carte.: beìliflìme, fatte con dìfegno d'Adriano de Vveerdt, ma affai ohi belle
erano alcune itoriette di Lucrezia;Romana da lui inventate , ^intagliate j ed uria
gran carta d'un Banchetto , con figure veftite al modo di que' tempi tanto ben^.
fatto , che più non può.dirfi . Ebbe il Goltzio un talento fuo particolare, e che
ran'ifìme volte Ci è (cono in altri Prófeflbrì, e fu d* imitate maravigliofamente le
vane maniere de' Maeftri de' fuoi tempi , e di quegli, che furono avanti a lui,
ed m quello genere vedon fi difuocofe ftupende.. Imitò, la maniera diHemskercken,
di Frans Floris, „di-Block!ander, e Federieht, ma oltremodo quella dello SprjangherSi
del quale avea veduti in mano di Carlo Vanmander Pittor Fiammingo alcuni
belliffimi difegni in Bmges. Ancora ad imitazione della maniera d'Alberto Dure*
intagliò il Miilerio della Circoncifìone del Signore, e fecevi il pròprio ritratto. v
Tiratone poi le carte, l'abbronzò alquanto con carbone, e feppele così bene affuni-
nucarc , e annerire , ch'elle parevano antiche. Mandonne poi deliramente alcune
- iìtxn                                                     M ih                                 a Ve-' ' *
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a Vèneiia , ed a Roma , è còmiche elle neri erano rrui più -fiate veduteVfaroft
comperate a gran prezzo, eRimate le migliori opere , che giammai foiferp ufeite
é&M mano d* Alberto, anzi fi fpaìrfe una voce , che lo fieno Alberto , avendo
intagliata queft' opera fingulariffima , averte lafciato per teftamento ,' eh' ella-*
■òn fi derte fuora flampata fc non cent'anni dopo il fuo partagg;o ali* altra
vira y e che ia cafo che le fue operq fbflercv ancora in iftima -»■ Ti dovessero
ancor-erte infieme con quella di nuovo {lampare . Fucontefà5 fra gli Artefici fé il
Goltzio folte mai potuto arrivare a fare un opera firn ile a quella ,'c fu concililo
«ìì nò , mentre egli veramente n'era (lato l'autore . Lo fteflo-fece ancora aduna
bella ftampa de' tre Magi fatta in folla maniera di Luca d'Olanda , e con quefta
eapricciofa invenzione delufe la troppa faccenreria d'alcuni Intagliatori, che pren-
tèndevano intenderfi di tutte le maniere de'maeflri, e così coll'arte Teppe vincere
l'arte -, e gl'ingegni. Alcune di quelle belle opere fatte da lui ad imitazione
dell'altrùi maniere dedicò egli al Duca di baviera, dal quale riportò affai nobili
rkrompenfe . Fra le più maravigliofe vedonfi le bdliffime catte della Pafiione del
Signore in fula; maniera delio fleffo Luca d'Olanda colla fólita cifra del Goltzio,
clic-tifarono fuoriT a «no 1597. ed una Madonna , che tiene in grembo il morto
figliuolo, fatta di maniera d'Alberto. Non è potàbile a raccontare quanto il
Goltzio operò bene colia penna , tanto che il nominato Vanmander afferma non
eflerfi mai nel fuo tempo veduto più bel modo di fare del fuo . Era per lo più iti"
» fulla cartapecora i è molte furono le fue òpere fatte cori penna grandi , e piccole.
Fra l'altre un Bacco, Cerere, e Venere, dove fi vede un Cupido in atto d'accendere
il fuoco, con che manda un bel reflerto fu le figure,e quello fi crede che forte mandato;
all'Imperadore. Veddefi ancora unFaunetto giovane, ed una Fauna figure belliflime»
ed una floria del Signore deporto di Croce , che ebbe un tal Foucher in Anguria,
ed in quefta carta con giandiffima efprcflione d' affetti avea egli rapprefentate.
jftolte figure umaue, ed Angeliche , ed in lontananza il "SÌ Sepolcro ; fu poi fuc-
ila pregiata opera mandata alla Maefld del Re delie Spagne, il quale fopraggiun-
to dalia morte nel tempo fteffo , eh'ella comparve coli, non la potè godere. Si
accefe poi il Goltzio d' un ècceffivo defiderio' di perfezioriarfi mYC Arte della Pit-
tura , e* perciò tornatofene in Italia , e còl grande ftudio, eh" e' fece dall' operp
de* gran Maqftri, acquiftò sì gran faciliti nel dipignère , eh* e* foleva dire , che
gli pareva d'aver nella fua mente uno fpecchio , che al vivo gli diraoftrafle tutto
ciò eh' e' fi metteva a fare , come fé fattolo vedefle. E perchè le maniere de'
Pittori di Fiandra nqlfaontentavan più il fuo fpirito,ingegnatati a tutto fu© po-
tere d'imitare la vivacità di Raffaello, il colorito del Coreggio, la verità di Ti-'•
xiafiO, e la nobiltà del Vcronefe". Dipinte-affai' ftoriettc sacre in fui rame per di-
verge perfone , e fra quelle un Grillo nudo a federe in mezzo a due Angeli con
torce in man©;,1 eh'è fama forte mandato all' Imperadore. Colorì 1' anno itfoi.
unaDanaein atto di dormire,ed una Donna vecchia, che leftiappreffocon alami:
putti,opera di gran naturalezza,che fu di Bartolo.mnieo Ferrcris. Veddefi anche'
di fua mano un ritratto d'jna Contadina della Noollollandia, ed un* altro d'uà tale
Govertfen abitante in Haarlem , che fi dilettava di nicchi marini ,fcoa ima ma-
dreperla'in mano,figure bellifflme. Nella fua propria cafa di fua mano colorì iv
fólla tela a olio una belliflima invenzione de' fette Pianeti , con molte belle figure
igtiude , ficcome ancóra una floria di Muzio Sccvola , ch'egli avea fatta per un
tale GeritV vellemtfen d'Haelem. Nel dipigsere , o vogliamo dire (al modo di
«Sfitti Pacfi ) nello fcrivcre, ia fui vctro*r avrebbe (uperato ogu'altro , s'egli del
.
                             7" '"'                                                              coati-
x
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ff $ N 1^1 CO G 0 L T Z 1 Ò. 171
OwatmoTo vi aveffc attefo, e ciò fi cotiobbe da alcuni fuoi lavori fatti in càfad'ua
tale Ysbratfen Màcftro di tal meftiero : ed è da notarfi, che in quel fu© tempo
l'Arte dello fcrivere, in vetro era giunta al colmo di fua perfezione , onde al pari
dell'intagliò èra da tutti ftimata; Nell'operare iti pittura fu fpecKtiffìmo; la fua prin-
cipale eccellenza però fi confiderà nelle cofe fatte a penna, ed intagliateci bulino,
in quefto, perciò che fpectarallà franchezza, e nettezza dell'operare , veramente
non avea avuto pari fino al Tuo tempo. Vedonfi dì fua mano molti difegni fópra
cartapecora altresì , talvolta con un poco di colore fopra ; di tal fatta fi fu una
Ninfa grande al naturale , con un Satiro , ch'egli donò all'lmperadore Ridolfo,
6 più ritratti di fuoi amici fatti in Roma . Difegnò, ed intagliò tanto, che
per lo gran numero delle ftie flàmpe, che fi fparfero per tutto il móndo, fi può
dire s che egli nafeeffe alla gloria , ed alla reputazione di molti Artefici, che
poi di quelle fi valfero nelf inventare. Finalmente pervenuto che fu il Goltzio
all'età di£inquantaneve anni:,, nel 1617. finì ileoifo della prefente vita ; e certo , che
fcegli fi foflè eletto un modo didifegture alquanto meno ammanierato , ed aven-
do fatte tante fatiche fopra le belle pitture Italiane , fi foffe alquanto più confor-
mato a quella maniera , dovrebbefi al Goltzio nell'una , e ncll' altra facoltà in-
terne luogo fra i primi, e migliori Artefici del fuo fccolo « Fu finalmente^»
«niello vìrtuofo, uomo di non molte paróle, ma delle cofe dell'Arte fua bra-
Tiifimo difeorritore, tanto che da' Profeffòri era la di lui converfazione defidera-
tiffima. Fu amico di liberta , e del proprio onore gelofo, ed intalpropofit© avea
Quefto fuo modo di dire : prima Dio , e poiT onore. Inclinò nondimeno iempre
alla modeftia , ténendofi lontano da ogni fuperbia. Nelle rifpofte fu vivace, e
franco, è molte fé ne potrebbero raccontar affai fpiritofe . Avea egli nei
J583. fatti due ritratti in fui rame di due Principi Pollacchi, che viaggiando pel
Mondo , pure allora erano giunti in Fiandra■■"i un de' quali era Nipote de! Re ; e
■el trattarli del prezzo , un Mercante d'Amfkrdam , eh' effi avean con loro iru
full'albergo , uomo più ricco di denari, che di prudenza , dine al Goltzio, che
fé tale, quale egli avea domandato , dovea eflere il prezzo de' ritratti , farebbe
toccato a guadagnare più ad un Pittore , che ad un Mercante : rifpofe pronta-
mente il Goltzio , che la fua mercanzia non aveva ne punto , ne poco che fare*»
coll'arte della Pittura , perchè col danaro fi poteva diventare Mercante , ma non
Pittore. Vha volta chiamato da certi Cavalieri Tedefchi per fare il ritratto d'n»
di loro ; giunto alla locanda , veddefi preparato un grand' afledio di bicchieri >ed
ognuno di que* tali voleva sforzarlo a bere ; il Goltzio domandò loro , perchè e*
i'avean quivi fatto venire ; e fentitoche per fare un ritratto , rifpofe : e perche
volefe voi ch'io mi metta in corpo tanta roba , avetemi voi per un Pittore, o
per una beftia? e che potrei io mai fare in voftrò fervizio coli' arte mia ,quand»
io avelli in capo tutto codefto vino : di che. vergognandoli i Gentiluomini,che fu-'
bitofecer tòglier via que' bicchieri, fi mefle mano all' opera. Fece il Goltzio fine*
alla fua età dì quara.iuei anni, cioè fino all'anno 1604. (nel qual tempo egli viveai»
gran credito)molti allievi nell'Arte dell' intagliare in rame , e fra eflì un tale
Ghein, del quale a fuo luogo R parlerà. Il mentovato lacob Matham fuo iìglia-
ftro fu anche fuo Difcepolo. Abitò in Haerlem , poi venne in Italia , e fecefi
pratico Maeftro, ficcome Pìeter di lode , che pure anch' egli (tette più anni ixu
traila , dopo aver dimorato affai ia Anverfa.
ÀMBRC£
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%1% DEepN.nKMaPA^nMSEC.mdtiiT'jdìtlist».
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PITTORE D" A N VERSA
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Naro 1545* ^* 1615.
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4 ».
■r-'t rtv.:,
t IRCA all'anno r 5 68. giunte nella Citta di ParigiAmbrogio du Bois
Pittore d* Anverfa,il quale non avendo ancor compiti a 5.anni
deli' età Tua , diede tal faggio di fc , che ben pretto vi fu co-
nofeiutoper Matftro di buon talento ; onde dal Re Enrico IV.
fu impiegato ne* lavori dij Fontanablò. Cominciò'la Galleria
della Regina, e fccevi molte opere di fiia mano,ed altre (opra
fuoi.difc§ni fecero altri Pittori, che inficine con Gio. di Nocy
forco la di lui direzione dipignevano ; dipoi nel Gabinetto
della ftefsa Regina dipinte la ftoria di Tancredi, e di Clorinda. Fece molte pit-
ture fopra i cammini degli appartamenti del Re , e della Regina , e nella Came-
ra ovata, ove nacque Luigi XIII. rapprefentò la ftoria di Theagene, e di Caridea,
gli amori de' quali defcrifsc in Greco idioma Cliodoro nell' Etiopiche. Nel Lo-
vero fece due ftorie cavate dalla Gerufalemnie del Taflb,l' una di Olindo , che fi
prefenta avanti Aladino per morire in luogo di Sofronia; l'altra di Sofronia,che
foftienc al Re , eh' ella è che ha rubata l'Immagine. Finalmente eflendo gii per-
venuto all' età di fettantaduc anni, dopo aver finita per la Cappella del,Re due
gran quadri , ed avendo dato principio ad un* altro , fopraggiunto da grave in-
fermiti y finì i giorni fuoi. Recarono molti fuoi Difcepoli, ma fra i migliori
meritamente fi dee luogo a Paolo du Bois fuo Nipote , a Ninet Fiammingo , e
ad un tale Magras di Fontanablò.
           ..< > v N
ANRIGO LERAMBERT
PASQVIER TESTE UN GABBRIEL HONNET
GIOVANNE BRIE iGVGLIELMO DVMEO
Che fiorivano del 15 80.
RA i Pittori, che dopo la morte del Re Franccfco Primo andarono
perfezionando in Francia la beli* Arte della Pittura (^annoverano An-
rigo Lerambert, PafquierTenel in ,.Giovan deBrie, Gabbriel Honnet,
e Guglielmo Dumeo , i quali , operando fotto la (corta , e direzione
d'Ambrogio du Bois",; del quale aviamo poco anzi parlato , vi conduflero ope-
re degne "di lode . Lavoravano quelli ora al Lo vero , ora alla Tullkrie , ora a
;
                                                                                                 $.Ger-
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, JACOPO 3FNEL> £ COMPAGNI. *?$
$.< Germano g ed ora a Fontableo , benché non fiano a noftra notiziaT opere dì
ciafcuno in particolare , falvo, che di Hontiet , e Dumeo, Hònnet dunquo
fece tre quadri, che dovevano eflcr pofti nel Lovero nel gran Gabinetto della
Regina , ed in quelle rapprefentò tre invenzioni tratte dalla Gerufalemme Libe-
rata del Taflb ; nel primo l'empio configlio dato dal Mago Ifmeno al Re Ala»
di no di prendere l'immagine ài Maria Vergine , \che era in ima Cappella di Cri"
fHanì , e di quella valerli ne* fuoi fuperftiziofi incanti ; nel fecondo Fece vedere
Aladino , che rapifce la sacra Immagine ; nel terzo Sofronia , che per fai vare t
Criftiani dalla morte preparata loro da quel Re , s' accufa d* avere ella ftef1a_>
levata V Immagine dal; luogo, dove da Aladino era (lata ripofta. Guglielmo
Dumeo fece apparire in tre quadri; Clorinda a cavallo in abitò di Cavaliere, che
arrivando in Gerufalemme , vede Olindo , e Sofronia legati fopra legne per efier
dati alle fiamme ,* la fteiTa Clorinda in atto fupplichevole avanti ad Aladino per
quegli togliere a quel fupplicio ,*e finalmente la liberazione di queftidue. Furono
anche opera del pennello di Dumeo molte piccole figure rapprefenranti varie Deitadi
nelle volte , e fopra le porte dello fteifo Gabinetto.
I A C O P O B V N E L
P I T T O R E D I B L E S
Nato 15 $ 8. ed altri Pittori de' [noi tempi.
ACQVE Iacopo Brunel 'in Bles 1* anno di noftra fatate 155?-
d' un tale Francefco Brunel , e fu battezzato nella Chiefa di
S. Onorato. Avendo poi attefo all'arte della Pittura,in cfla~*
talmente fi avanzò , che portatofì a Parigi , fu fatto Pittore
della Maeftà del Re ; di man di coftui è in quella nobilifiima
Città una gran tavola della Venuta dello Spirito Santo nella.,
Chicfa degli Agoftiniani, ed uh'altra in quella de* Foglienti nel-
la via di S. Onorato, nella quale è rapprefentata rAflfunzione
di Maria Vergine . Aveva Gabbriello Honnet ,come aviamo detto a fuo luogo,
fatti i tre quadri che dovevano effer pofti nel Lovero nel gran Gabinetto della
Regina, colle tre invenzioni del Mago Ifmeno , e del Re Aladino cavato dal Taf-
fo, quando a quefto Pittore in compagnia d' Ambrogio du Bois , è di Gugliel-
mo Dumeo fu dato a fare il rimanente dell' opera. Rapprefentò Bunel il Mago,
che alla prefenza d* Aladino di opera a* fuoi incanti » e Io fteflb Re , che coman-
da fieno fatti morire 1 Criftiani. In quefto tempo,cioè mentre, che egli attende-
va a tali lavori, dipigneva al Lovero anche Girolamo BauIIery , Davit, e Nie*
colò Ponteron i Niccolò Bovvier ; Claudio, e Abramo Halle lavorarono a gli or-
namenti , e alle dorature de' peducci. Altro non aviamo di Bunel fé non ciò, che
racconta Carlo Vanmander Pittore Fiammingo,cioè, eh'egli ebbe moglie, la qua-
le attefe alla Pittura,e forse ©p:rò aieglio di lui; onde avvenne che ne' tempi del
cita-
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»74 Z>£C£tòmJAkfA%$JM&ECJV.ià is^é.ni15tei
citato Autore il nome di lei età io ogni parte celebrai Fiorì àncora in qtìéfti
teflì tempi il Boiery brayiflìmo nel dìpigner notti , e baccanali ;,ed animali di*
Veriì infoila maniera del Banano; Fu quefti uomo ambiziofo, e l'andar fuo
per la Cittd fu fempre fopra un nobile cayallo affiftito da Servitori, a guifa di
gran Cavaliere. Vifle ancora , ed operò in Armenia un* altro Pittore , chiama-
to Francefco Savio * che nel fuo tempo ebbe buon credito. i
                        ', i
ìtt'i'ì'
im-m ), '»'—■
TOV SSAINT DE BREVIL
■Oi'f; •>. ìli
"il .. ' :i':
OGER DE RO GERÌ
T T O R I.
:W&, .
Ftlìbiin
far,
a.
SSENDO circa all'anno 1570. fegnita là morte del Primarie^
ciò , è rimàfa la grand*opera dì Fontanàbleò fenza la guida
d* un tal uomo, t volle il Re che fuccedefie per Architetto iti
fuo luogo Gio. Bullant j in quello tempo adunque continuan-
doli quei nobihfiìmi lavori , foprintendevano alle pitture-»
Touflaint ( che noi diremmo OgnìiTanti ) du Brevil, Regio
Pittore, che fecondo ciò che ci lafciò fcritto Carlo Vanrnan-
der Pirtor Fiammingo, fu figliuolo d'un Cellaio.e Difcepclo,
fecondo il Felibien Autor Franzeie, del Padre di Fremius , ed infìeme con du Bre-
vil anche un tal Rogier de Rogery. Vedonlì in quel Palazzo fatte con difegnodi
Brevil quattordici Itone a frefeo in una delle Camere dette delle Stufe , nelle
«ualifono rapprcfentati i fatti d'Ercole, ed una ve n*è in cui è figurato queir Eroe»
che ancor giovinetto s* efercita in vibrar colf arco , e quella è tutta di fua ma-
no, Etso parimente nella gran Galleria, e nella Sala del Balio ra fletto molte pit-
ture a frefeo > che erano guaite , e dipinfe infieme con Iacopo Bunel nella volt*
della piccola Galleria del Lovero, che fu preda del fuoco. 11 citato Vanmander
dice* che quello du Brevil avendo gran pratica in fulla Notomìa del corpo uma-
no , ebbe gran facilità negl* ignudi» Fu fuo coftume il far condurre a gran fegno
le fue .inve'nziorìi ad alcuni Pittori Fiamminghi , e poi di fua mano con gagliardi*
e maeftrevoli colpi il dar loro perfezione, Dilettoifi di fonare il liuto , correre
folla lancia , e falcare a cavallo , cofe tutte che aggiunte al fuo valore ncll' Arte
del dipignere , lo rendevano ad ognuno defiderabile , ma la morte invidiofa co-
gliendolo ia giovenilc «ti » troppo pretto lo tolfe al Mondo.
STE-
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a s t-e.f mno mr?:.*£ x a e.
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P E R A C
STEFANO D
P 1 T T O R E P ARIGINQ
JSfott ..... *f* itfoi.
IORr pure nella Francia in queftì medefimì tempi Stefano dir
Perac Pittore Parigino . Collui, venuto in Italia, e trovan-
do*? in Roma occupato negli ftudj dell'Arte , ranno lììs» di-
fegnò la Ghiera ài S. Pietro > e molti de'maravigliofi avanzi
dell? antica Romana grandezza ; e tutti queiìidifegni intagliati
in rame fi viddero poi andar per le {lampe. Valfc tanto nell'Ar-
chiteteura , che fu fatto Architetto del Re ; dipinfe di urania-
no a Fontanableò nella Sala de'Bagni cinque ftorie degli Dei
delfacquà , con gli amori di Giove » e di Califto. Venuto poi l'anno 1597. die-
de fine a molte opere alle Tu gliene, ed a San Germano , e finalmente venne
a morte circa all' anno idor. lafciando una figliuola detta Artimifìa du Perac $.f
che fi fposò con un tale Baurdin ; ne altra notizia àviamo di qiiefto Artefice .
GIORGIO HOEFNAGHEL
-ri'!:.-: ':■ 1. ': ■ •:• ;■,':« ■ .. ■.">;> ■- '.:. ;■                                               '. ■> ,>., , l
P I T T OR E D' A N V E RSA
È* tempi, che in Fiandra ancor viveva , dopo aver dato per
molti anni faggio di fua virtù» Antonio Moro , operava^ an-
che un'altro Pittore nativo d* Anverfa , chiamato Giorgi©
Hoefnaghel , il quale ebb: buon talento in far paefì, e perchè
egli feorfe di vene parti d'Europa fempre ritraendo, e dife-
gnando alla campagna quanto mai vedeva di bello» e ài cu-
riofo, diede occafione, e comodità' infieme di poterli poi molti
anni dopo nella Francia fare una bella , e copiofa raccolta di
iifeqtii delle Citta* del Mondo , ed intagliate in rame , dare alle)'(lampe ; con-
ciofficcofachè la maggior parte di quelle, che allora fi veddero,e particolarmente
quelle dell' Italia , e della Spagna , yenghino da' difegni di queftó Maéfiro , il
quale terminò il corfo de' giorni fuoil' anno itfio.
'i *;
®iv-
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17<* T>ECEN. 1I1MUPAXtlì. JdSEC.lKdal i570.\«U5 80.
Gì V DA A N D OC V S
VA N- WIN GHEN
PITTORE DI BRVSSELLESJ
Perava anche in quefti tempi Giuda Indocus Vàn Vvinghen Pittore di
Rcuflelles, il quale avendo in Italia fatti buoni ftndj, ordinò bene lo
fue invenzioni , fecefi una maniera di colorire aliai lodata. In Bruflel*
les fua Patria nella Chiefa di S. Gery fu polla una fua tavola , nella^
quale egli aveva rapprefcntata la Cena del Signore,ed altre molte opere fece finQ
all' anno 1603. nel quale egli da quefta all' altra vita fece paflaggio*
COR NELIS K ET E U
P I TTOR E D I GOVD E
Pifcepolo di Virici^ Picters ì nato 1548.
"vi.
$%f celebre Pittore Poeta Cornelio Ketcl nacque nella Citti di
Goude il giorno della Domenica Paitìoae nell' anno dell'u-
mana falute 1548. ebbe un Aio Zio Pittore, il quale*,quantun-
n que{nell*operare fuo riufciffc alquanto debole, ebbe però non
>S?S& ordinaria intelligenza de* buoni precetti. Quelli vedendo il
'5fy|| fanciullo Cornelio inclinato al proprio meltiero, incominciò ad
VtW infcgnargli i primi prmcipjdel difegno fin eh'e* giunfe all'età
d'undici anni , ed allora l'accomodò con un fuo caro Amico
Scrittore in vetro chiamato Ditik pieters. Coftui feorfe fui bel principiò cosìbuona
«difpofiziòhencl giovanetto, che fubitoad alca voce prefagì ciò che poi fu,cioè, ch'egli
dovelTe eflferc [ come eì diceva ] nel numero di quégli un per cento , che met»
tendofi all'Arte della Pittura , vi fanno eccellente riùfcita : per tali parole il fan-
ciullo prefe tanto animo, che dall'ora in poi non vòlte mai perdere un'ora di
tem|>o . Arrivato ch'ei fu all'età di diciouo anni , lalcuta la Patria , li portò
inDelft, quivi s'acconciò col Pittore Anthonis Blocklandt, concili ftette un'anno»
che fu il 1545. poi'del 1^66. fé n'andò a Parigi , e di lì a Fontanablò, dovti-
fece camerata con alcuni giovani Fiamminghi Icroon Vrarichés > Apes Franimi
Hans de Macyer > e Denys di Vvtrecht, fra quelli era entrata una virtuofa gara
negli ftudj dell'Arte » affaticandoli ciafeheduno per fuperare il Compagno , cho
durò per più meli finche il Re comparve quivi colla Corte, ed allora tornatitene
tutti a Parigi , egli fu ricevuto in cafa d' un Vetraio del Re , chiamato loan de
la Hame.,; qui feguitò i fuoi iludj, cfercitandcfì aliai neh inventare. Era in quel
tcoipo in Parigi conceria gran quantità di fuggitivi di tiandra , o fotìe per cau-
*'/ &.
                                        ,               '                                         fa di
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C 0 X NWS L / T X ET E Li ijj
hai Religione , o per altra » onde era ufcitó per parte del Re un precetto , cJtc '
qualunque Foreftiero delle parti foggette a Spagna,che prima della rottara della
guerra non averle abitata due anni la Città , fotto pena della vita dovefse Cubito
partirfene^ che però il noftro Artefice abbandonando Parigi, Ce n'andò in Olan-
da con animo di pigliare un'altra volta il viaggio ài Francia , o d'Italia ; ma_#
continovando tuttavia i pericoli, fi rimafe per (ei anni in Goude Cua Pa-
tria con poco da fare nell'Arte fua a cagione delle turbolente della guerra. Nel
15,73. Ce n' andò a Londra , dove col prezzo d* alcune opere fatte in Patria s* ali-
mentò fin tanto che col mezzo delle mede/ime venne in tanto credito, che gli
furon dati a fare molti ritratti al naturale > e foprabbondandogli tuttavia 1"occa-
sioni dell* operare, fecefi venire a porta d'Olanda una fanciulla, con cui egli per
avventura avea tenuta affettuofa corrifpondenza , e con eCsa fi accasò. Tratten-
nefi in Londra per lo fpazio d'otto anni, fempre occupato in ritratti, e poco in
cofe a invenzione , nelle quali egli avea tutto il fuo genio ; fecevi nondimeno un
bel quadro , nel quale rapprefentò la Forza vinta, e fuperata dalla Sapienza , che
pervenne alle mani di Criftofel Hattham , che morì gran Cancelliere del Regno •
Fece dell'anno 1558. in cafa di Hantuvorth, figlio della Ducheffa di Sommerto*
il ritratto al narurale della Regina d'Inghilterra , e quegli d'Orfoorth gran Ca-
marlingo , e d'altri gran Signori. Venuto poi l'anno 158 r. Ce ne tornò in Olan-
da , fermandoli in Amfterdam , do^e pure ebbe molto da fare al naturale ad in-
fìanza d* Harman Rodemborgh Beths , eh' era allora Capo d' una Compagnia^
de'.,Tiratori Cittadini ; dipinfe tutta efsa Compagnia a fomiglianza d' una Gal-
leria con molti ritratti > fra* quali fece anche il proprio veduto in profilo ; e-»
nell'Architettura dipinfe alcuni chiari feuri con belle , e poetiche invenzioni. In
eafa di diverfi Cittadini vedderfi diverfì Cuoi quadri , in uno era il Trionfo della
Virtù contro i Vizzj, in un altro quello de' Vizzj contro la Virtù , un S. Paolo ,
un S. Pietro lacrimante , la Maddalena penitente , ìl Pubblicano , e Giuda il Tra-
ditore , che s*appìtca al laccio ; del 1589. ad inftanza di Rich Rofecrans Capo
d'un'altra Compagnia, quella dipinfe con gran copia di ritratti al naturale ,e bella
Architettura . Fra coloro , che vi furono ritratti , ebbe luogo anche Francefco
Morofini Veneziano, che in quella Città avea fatta fabbricare lina belliflìma nave,
Vfcirono anco dalla Cua mano tredici figure de' dodici Apoftoli colla Perfona di
Crifto, ne' quali dipinfe al naturale Pittori, ed altri Artefici, e fra eflì Hendrick
deKcyfer celebre Intagliatore ,ed Architetto d'Amflerdam. In Parigi erano circa
dell'anno 1604. in cafa ài lacob Chercl fuo Nipote, Ingegnere del Re , uomo
celebre nell'Arte fua, che fervi anche in Napoli il Re di Spagna, altri dodici
quadri degli Apoltoli , tutti ritratti al naturale , e Umilmente un quadro dove
egli avea rapprefentata la Verità in perfona d'una bella Donna nuda in atto ài
dormire Copra un'antico Ietto , fopra la teda della quale dentro uno fpleudore vo-
lava un Serafino figurato per la Virtù , mentre la Bugfa rapprefentata in una^»
fantaftica figura sforzandoli di togliere il luogo alla Verità , che fotto quel divino
fplendore placidamente ripofa , è da un uomo forte alato , fatto per lo Tempo,
violentemente fcacciata . Fu quello Cornelio buon pratico nel modellare di terra,
colla quale fece belle ftatuette per fuo diporto ; ebbe pariièulare franchezza , e
facilità in ufare le dita in cambio de' pennelli , e cori effe fece molti ritratti fomi-
gliantifiimi,il Cuo proprio ritratto,una Madonna , un S* Giovanni, ed un Crifio
coronato di Spine , nella qual figura Cu cofa maravigliofa il vedere , com' egli
avea Cenza pennelli efprèffo ii fangue , che gli «roncava dalla teiU * e le lagrime,
N 11                            che gli
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vj t decek iriMi* pai^ rrJeijtECjrJdt j'fjk é 15 §*;
che gli cadevano da gli occhi così ben condotte , tanto che a molti, che burlai
vanfi di lui, non volendo ciò credere,fu egli necefiìt&to a far/i vedere in lor pre.
fenia cfcrcitarla , con che fece loro conofeere jche a chi ben pofliede l'Arte ogni
frumento è atto per operare : venuto l'anno rtf<*o. volle egli far prova di come
gli foflè riufeìto a dipignere col piede, con cui condufle il lacrimante Filofofo^
©pera che hi comprata a gran prezzo dall'Amatore di queft'Arte il Duca di Ne-
mours per deliderio di poter inoltrare fra lefue belle cofe una così fatta bizzarria.
Alcuni ritratti fatti allo fteffo modo ebbero da lui Andrea Lefcinski Contedi
Icxhno, ed altri ancora ; fu affai pratico inprofpettiva ,* intefe molto in Geome-
tria y ma nella Poefia Spirituale fu fingulare ; ebbe affai Difcepoli nell* Arte
della Pittura > fra' quali fi contano Ifaac Oferyn nato in Coppenhagen > il quale
avea per avanti efercitata l'Arte fenz' aiuto di Maeftro , ma Cornelio volle far
conofeere a codili la differenza che era dali' operare da per fé , al farlo eoa di-
rezione di Precettore , e diedcgli a difcgnare una ftampa d' una forza d' Ercole M:
eh egli poco avanti avea intagliata , ordinandogli che la copialfe con tutta quel-
la diligenza , ed amore, che gli fapeva fomminifttare il proprio genio ; poi volle
che la difegnalfe un'altra volta con fua afiìftenza, e riufeì quello fecondo difegno
tanto migliore del primo > che il Difcepolo redo forte maravigliato ; meffe/ì poi
a colorire , e dopo tre anni fi portò a Venezia , e poi fu di ritorno alla Patria,
ma appena vi fu giuntocene afialito da febbre putrida, nel piùbello del fuo ope-
rare in età pur troppo immatura » fu colpito dalla morte in tempo appunto,
eh* egli avea dato principio a fare il ritratto del Re di Danimarca » dal quale
poteva egli per tale opera fperare utilità' , ed onore.
GVALDRGP GOLTIVS
DETTO
G E L D R O P
VITTGREDI LOVANIO
Difitfdo di Francefa\ Ptirhm ,* mto 1555.
V il natale di quell'Artefice nella Citti di Lovanio l'anno 155$»
ed avendo da giovanetto attefo al Difegno, non fu appena giun-
tò all' età di diciotto anni , che pervenuto in Anverfa , comin-
ciò ad acqui ftarvi nome » quivi s' accollò a Francefco Vrancks
di He tentai, ma avendo quefti poco dipoi finito il corfo di fua,
vita * fi mefse fotto la disciplina di Francefco Purbus,dal quale
apprefe così bene la maniera del far ritratti , che in breve fu
dal Duca di Terranuova dichiarato fuo Pittore ; con quelli viaggiò coH'occafio-
ne del trattato di pace a Colonia , do/c lì nmife p:r tempre , e per quello che
a fkr ritratti apparteneva, yì godè il prima nome fra quanti allora attendevano
a fimi!
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BBKT>\1CK DJ ST^EUFFTCK. zj?
S fìmil lavoro ; ne fu minore la ftima che fu fatta di lui nell'invenzioni, che però
in quella Città molte le ne furono date a fare.^ Per Gio, Merman colorì una Dia-
na , e per Everhard Saback due figure di Gesù , e Maria » sì belle, che furono
inragliate in rame per mano di Crifpian , e fi vcddero in iftaoipa ; in cafa looris
Haecki era circa Tanno 1604. un'Evangelica , ed in Hamborgo in cafa d'un tal
Gortffen una ftoria d'Efter, ed Annero. Moltiffime fue opere accano in cafa loro
Frans Francken , ed Iaques Mollyn ; ebbe quell'Artefice,, che viveva, ed operava
fino all'anno 1604. fra l'altre quefta lode d'efferfi fatta una sì bella maniera di
colorire , che molti Pittori de fuoi tempi, che ebbero occafione vedere file
«pere , migliorarono affai il lor modo di dipignere.
HENDRICK DI STRENWYCK
PITTORE
Fioriva circa 1580.
[VESTO Pittore , che fu Difcepok) di Hans de Vries ] àttefe a dipìgner
profpettive di belliflìme Chiefe di moderna architettura così bene ., e
di tanta invenzione > che fi refe ne' fuoi tempi maravigliofo . Soprav-
venuta poi in quelle fue parti la guerra > fi partì , ed a Francfoort fé
n'andò , dove è fama che morire l'anno 1603. Lafeiò un figliuolo , che imitò la
fua maniera , attendendo però a rapprefentar nelle fue tele , non già sacri Temr/li
moderni, ma anticbiffimi edific).
il 1 ■!«;'! -
AGGIVNTE AD ALCVNE DELLE NOTIZIE
Contenute nel prefente Libro*
Atte Notile di 3artokmmco Ammanitati.
LK dove à 3. dicemmo , che gli due Angeli dcirAmmannati flati pofìi un di
qua , ed un ài là davanti all'Aitar Maggiore della Santifs. Nunziata , per
caufa di nuovo acconcime furon poi tolti via 1 notifi, come non efixndo piaciuto
per verun modo tale acconcime » ne fa levato il penfiero , e furon ripofti gli An-
geli , ed ogn'altra cofa a luogo fno.
Ove a 15. 16. demmo cognizione; della Cafa, che fu abitazione del B. Luigi
Gonzaga della Compagnia ài Gesù » il noti /come erafi già da noi tratto dal Tor-
chio il foglio, quando con pernii fnone, ed a fytk del Sovrano , ad onore , e me-
moria perpetua del Beato , abbiamo fatto ampere iti feccia di crìa Cafa un* or-
namento toado di pietra bigia, in cui dovrà efTerc la fua sacra Immagino,
cìie ad prefente per fua devozione dipigne fopra tavola Giovati Batifra del
Senatore Alamanno Arrighi , giovane che alia chiarezza della nafdta , ed
N n a                             alla
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28è BECEN.HT.dellaPA^.II.deLSEC.iVdd iJ70.41158o»
alla bonti de' coftumi ha faputo sì bene congiungere F amore , e la pratica altre-
sì della nobilitala Arte della Pittura , che ben fi può dire, che per lui l'Arte me*
defima ne* tempi noferi fi pregi di quel kiftro » che i Fabj dieronle negli antichi
tempi , ed è poi ftata lolita di goderli in ogni altro deà fuifeguenti fecoli.
Sotto Y Immagine s' è pure aliìfla una gran Tavola di bianco marmo colla fe-,
guente Inscrizione.
Meati Alopif Gonzaga Soc. le/, Simulacrnm afpice , Fiat or ; Et locum »
ubi/eterunt ^edeseius, animo tener abundus exofculare.
Hi e novenni s puer tirocini* po/uit Sxn&it&tis,
It fi Uhm Regi* Aula
, & Florenttffirna «opra Civita* mirata efl Virghi
éb Angelo /aiutata ilhbatum Virginitatts fior emo/ftre ntcm\ Domus hte, quam
iantns bo/pes impievi t Jp/um ex imi a Religionis cult ti in tank tenera Mtate fc
vtj/e gbrtatur
. Neve tam Attguftum domus bnim, & Vrbis pereat decm.
Monttmentum hoc pofitum fuit Ser. Co/ Uh M. 2>. £tr. regnante
Ksin./aLMBCLXXXVllL
NOTE DIVERSE.
NOtifi àncora come talvolta net dar la notizia de* 'Pittori Oltramontani fi fono porta'
ti i lor nomi con voce Latina 3 ed i cognomi con voce di elfi Idiomi , come per
efemplo Gregaria* Beeringfwdefchaer
, Lucas, Marcus > Martnus ec. queflo s'è fitto per fé'
'mutar la voce latina
> fecondo la definen^a tifata ne' loro Taefi, e tanto nei nomi , che
fognami
, abbiamo procurato pure di fegnitare nella lompitatura il modo loro , e farà fiata
mancanza di chi ha traferitto quel poco eh* abbiamo compofio, fétalvolta in ciò fard fogni-
lo alcuno errore > e forfè anche error nofiro in alcuni di quegli Idiomi Oltramontani
, de
fiati noi-non abbiamo intera cognizione»
\
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ìBi
■ ' r<>,'
*••••■* ■■••■;■•■ % N DI C-'JE,......
DELLE COSE NOTABILI;
Antonio di Remolo Crecinì celebre htagl. d*
legname 121.
Antonio Sufini Scult. Fiorentino 12,5.
           p
Antonis Montfoert, 0 BlockUnht Pitt. 150*
Antonio Calcagni Nobil Ricunatefe Scultorei
e Gettator di metalli
, fua vita 22 j. Al-
bore di fua famiglia
237.
Arcangelo Salimbtm Pitt. Sane/e 109.
Arfenali di Fifa accrefeiuti 96.
Artiglierie di legno inventate da Bernardo
Bontalenti 96.
Auguflin Jorifz. Fin. dì Delft 66. fua morte
infelice 66.
Averardo
, e Anton Salviati fanno la nobtt
Cappella in S* Marco per traslatarvi ilcor*
va incorrotto di S. Antonino 130»
^A
' J7ate Anton Bracci Nabil Fiorentino fa
•**■ fare ai Frane avilla [molte fi ante 205,
Adriacn de Vverdt Pittar dt Bruffelles 67.
Adriaen de Cluyt Dalkmatr pittore, e Scrit-
tore in Vetro
152.
Adnatn de Vrìes dell'Aya Pittore 191.
Aieffandro Cafciani Pittar Sanefe 214.
Aie'fjandrò Guadagni Nobil Fiorentino 194.
Alejfandro di Bartolommeo Batticela celebre
Intagliatore di legname
121.
Al effandrò Segni Semttor Fiorentino Segre-
tario dell'Accademia della Crufca
114.
P. Alejfandro Capocchi dell' Ordine de* Predi-
catori dà principio a far dipignere il Chìo-
firogrande di S. Maria Novella
ni.
Alejfandro Pampurino Cremonefe 6^.
Alfonfo di Santi Parigi il Vecchio Architetto
Fiorentino
184,
Ambrogio Du Bois Pitt. d'Anverfa fji.
Amilcare Angofciala Cremonefe 155.
Andrea Cantucci Scult, dal Monte a S. So-
vino opera in Venezia
3.
^Andrea Cremonefe celebre in far medaglie 64.
Andrea da Viadana Pitt. 6j.
Andrea Mainar do Pitt, Cremonefe 65.
.Andrea Mar UH atro Pitt. Pavefe 65,
Andrea Bofcoli Pitt. Fiorentino fua vitaioy.
eafo accorfogli nel viaggia dell' Oreto zio.
gran concene che ave a con altri dell'opere
del Precetti
212.
Andrea Salvadon celebre Poeta Fiorentino
gran lode datagli dal Card. Pallavicino
244
Andre* Schiavane (uà vita 81.
Angioli di bronxjo per l» Duomo di Fifa 131.
A'trico Lerambert 272.
Commend. 4nnibal Caro 4. fuc lettere ali* Am-
mansata
> ed alla fua Moglie 4. 5. 6. 7.
Altre lettere del medefimo fcrittt aW An-
gofciala
157. 158.
^Antonio Mora Pitt. d'Vbrecht $9. fua ritrat-
to 60.
'Antonio della Coma Cremonefe 64.
Anton Pordenone Pitt. 6.4.
Antonia Campi Pitt* Cremonefe 86.
B
jD Accio Battdinelli Scult* Fiorentino %.
•*■' Bartolommeo Ammannati fua vita rJ
fuo ritratta 16. fua fepoltura 27.
Bartolommeo Carducci Fiorentino , Pitt. del
Re di Spagna 198
Bxrtolomeus Sprangher Pitt. d'Anverfa 154,
Bartolommeo NeroniPitt.eArchit fua vita j6
Bartolommeo d Lionardo 6'inori Gentiluomo»
grandezza firaordmaria di fua perfona,
onde fu detto il Grand' Italiano-
115. 126»
Bajfiriìievi del bafamento del Cor0 diS. Ma-
ria del Fiore condotti con difetyo del Ban-
dinella da Già. Bandivi,detta Gio. dell'O-
pera ,fw Difctpolo
94.
Banda d'Agnolo Verone fé, detto Batifla del
Adoro Pittore
55.
Battaglia Navale nel Cortile de' Pitti 105.
Battifhrto di S.Giwanni in Firenze muta-
to di luogo 9j.
Benedetto Varchi muore 6.
Benedetto della Nobil Famìglia de'Gori Fio-
rentina
, Avvocato del Collegio de' 2^P
bili 19.
Benedetto CalÌAriPìtt.Ver(imfeJ'A,tvlt&\yi,
Bsrndeìt de Ryck* Pitt. i6j.
Bsrn*r~
-ocr page 289-
bernardino Campi Pitttr Cremenefe fva ]
vita éj.
Bernardino Pcccetti Pitt, Fiorentine xfua vi.
tA 2.4.%. può ritratto
247. burle indfcrete
, del mede/imo in diver{i 251. fua mone 254.
Ca/o Arano, e piacevole tnfeme icccrfj nel
portar fuo cadavira allajtpoltura
252.
Bernard* Gatti , detto il Soiaro , Difcepole
del Coreggia
64.
Bernardo Bontalenti, detto dalle Girandole
89. /uè opere di [cultura 91. onde acqui-
fiaffe ti foprannome di Bernardo dalle Gi-
randole
91. /ìtf tfferr di !#/#«> 91. 92.' <sk
pittura 91. 91. va in ìjpagna l' anno 1563
*/«* opere fattevi 92. fue fabbriche 9^. e/e
quifee dtfegno dell'Amman nato a' Pitti
94,
fiie opere a Architettura militare 96. nu-
mero replicato per errore Macchine per
Commedie 9H./U0Ì Difccpoli
106.
^Bernardo Card. Salviatt in.
Bernardo Picchietti 121» -
Bizzarria di Pittore nel dtpignere il Diluvio
Vniverfale yo.
Brmorio Cambi, detto dei Bombarda 9Cre-
mene/e
64»
                                          *\
Burla fatta da laqv.es de Poindre Bitter di
, Jkfalmesadun Captano -, che non lo vole~
va pagare d' un ritratto fattogli 69.
Capi di $tri Spisi" fot pittare del Patti?
Cafa di Marcantonio da Tolentino in v'14
de'G'inori
92. ' t
Cafe da S. Lucia fopf Arno fui Poggio de*
Magnoli più volte nvwate per defetf
óil fMolo 91...........
| Caf/nv da S. Marco 93.
Cafino de' Ciondoloni in via de" Servt 182,.
Cafolam loro antica* defecndenza 218.
Caterina di Cammillo'de* Pazzi Nobtl Fio-
rentina
, poi S. Maria Maddalena de*
Paz^i, ritratta da Santi di Tito in fu*
fanciullezza
114.
Cavallo di Piazza del Granduca 128. cen«
fura d'un Contadino al mede/imo 119, al*
tro Cavallo in Piazza della SS. Mnzi*~
ta
132.
Cavallo di bronzo colla fatua dArrigo /PI
Re di Francta
j 3 3 ed altro Cavallo per
quella del Re Filippo Iti. delle Spagne 1
3 3»
Cena del Signore cagli Apofiolt, come meglio
pub rapprefentarfi da' Pittori 1
16.
Cenacolo nel Convento de' Frati de' Servi
della SS. Nonziat*
113.
Centauro, /tatua fui Canto de' Carnefecchi
1,30. 206, vana cenfura di moderno cantre
la m<. defima
131,
Certofa di Firenze fu? pitture 246.
Chef a , Beni , e Convento de' Fratini- A
Montughi
, oggi i Cappuccini 26,
Chiefa di S. Giovannino de' PP. Gefmti ri"
fatta confuo difegno
16. antica Chiefaper-
che d-tta di S. Giovannino ; viene in po-
tere de' PP. Gcfuiti 19.
20. 21. 22. ed er-
rore del Borghiuo intorno a detta antichi"
„.
Che fa di S. Iacopo della Congrega Maggiore
di S. Gallo , e fue pitture 219.
Chiofiro nel Convento de' Servi di Firett*
ze
245.
Chwfiro grande di S. Marta Novella di"
pmto
T94,
J Chiofiro del Convento di S. Spirito faa ag-
giunta
185.
Colonna di Granito full a Piazza di S*Tri*
Kit a , e fatua fopra
13.
Colonnetta piccola nel fronti/ptzto della porta
del Duerno di Fifa, e quanto fu goffamente
creduto di e/fa dal volgo iy8.
Cokfft bozzati da Michelagmloper lo Sepol-
cro di Papa Giulio, oggi nella Grotta dei
Giardino di Boboli
93.
I Coi off di (heco nel Duomo di Firenze 205*
ftAlifto dfl Lodi Pitt. . 6 3.
f* Camera Fifcale, e Monte Comune fi
cambiano di luogo in Firenze fann&iyjH,
122.
Cammillo Beccaccino Pitt, Cremmefe 62.
Cane corre al ritratto del Padrone dipinto in
ma loggia di fu* cafape r farg lifefia
, cre-
dendolo vero,
, ed .tornirti pure ne rimango-
no ingannati
64.
Cannone da Batteria famofo, detto Scaccia-
diavoli
, da chi fatt<ì 97.
Canto de* Cini, poi detto il Canto al Mon
dragone
91.
C appannacela di nuova invenzione di Ber
nardo Bontalerti per lo Sereniamo Prin-
cipe prancefeo fanciullo
91,
Cappella Reale in S, Lorenzo 95,
Cappella di Gìof Bologna mila SS. Nonzia-
ta \X\ì                                                ./!:> *.:\"X ■-'■>**.
Cappella de" Nkcolini in S, Croce , e fuo
ornato 206.
Cappella de Neri contigua alla Chic fa di I Collegio Romano 14.
S, Maria Maddalena za6.
                      1 Cmpcdi* di Gio. Andre* dell' Angwlar*,
reti-
-ocr page 290-
Elegia di Crìfiofam ZanMm $f*
Ermafrodito
, manufcrìfto nella Librerìa (ti
S. Lorenxjo, Autore Antonio da Palermo*
detto il Pont ano 96,
Errore di moderno intorno alla paróla Ghct±
to 96,
Errore di quaft tutti i Pittori nel Hpìgner tot
Menfa dell' ultima Cena del Signore cogli
Apojfoliii6,
Meata/tia Rcmd sii Pontificato di fi$è&
ums.
Cmmedis detta /' Ortenfu, recitai mfi in
Siena, dagli Accademici Intronati allaprt-
feti fut dei Granduca Co/imo Primo
77,
gmcetto biz.z.arro d* un Pitt. rapprefentato in
un' Oreria
74.
Concino Concini Marefdallo £ Antri l%%*
Cartolano Pittore 64.
Cornelio de Fvite Pitt. de* Pasfi 185.
Cernetis Kctel Pitt. di Goude 276.
Cornelis Cert hit agi. fua vita 222.
Ccrneis- Engheltams Pitt, di Matinee 68.
Corridore , che da Palazjj? Vecchio poria al
Palaz,z.o de' Pitti
93.
Criffùfanj dell' Alti/fimo Pitt. Fiorentino man-
dato dal Granduca Co/imo Primo a copiar
ritratti del Mufeo di Monfig. Giovio a
Cimo 63.
Cnftofani Magnano ài Pizjóghittone Pitt. 65.
Crijlòfarto Stari da Bracciano Sealt. 122.
CnfroffctSAVArts Pitt, di M*nchen 265.
Crocipjp del Poccetti, vedi Giovambaùfta
Ciardi
253.
Jl Crocino valente hit agi. Fiorentino 7?.
CroiiAchs d; Cremona , datore Anton Campi
Pitt. Cren refe
86.
Canio Milanefe Pitt. 64,
7}9iV Fabio ArazxMola Aragona Mar che fé
di Monàragóne 91.[ho Palazzo
14,
Fabbriche fatteft con difegno dell' Amman-
nato
14.
Faceiata del Palazzo di Piazx.a ver/o Le-
vante t e di verfrS. Piero Scoraggi
93.1
Fermo Guifoni Pitt. dipigne nel Camello di
Mantova 6%.
figura d' un Mttunno nella Ptaz.%4 di San
Marco di Few sta
3.
Figure granài difiucca in S. Giovanni 16.
S. Filippo Senili Fior e mino e anonimato 245.*
Fontana di Pifa^eftatua nel GranducaFer~
Amando Primo
205.
Fonte di Piatfa del Granduca 13. 122. iti
Piastra di Bologna
122. ntl Giardino di Bo-
boli
122,
Fonema di Belvedere quando fondatale da
chi 96.
                                                    ;;,
Feffo di Livorno quando fatto, e da chi 96*
Francefco B--mbo} detto il Fetraro 62.
Francefto Semento Pitt. Crcmonefe 65.
Francefco Dai taro Ptccifuoco Are hit. in Crt*
mona 6$,
Francefco Pagam Pitti eredeft Fiorentino,
ftta vita
75.
Francefco Principe di Tcfcana attende allo
buone Arti da.fanciulle'%%# 91.
Francefco di Bartolommeo Bordoni Sculter
I Fiorentino 135.
Francefco\Badens Pitt. in Awflerdam in*l
Francefco Traballef, e Fratelli Pittori Fio-
rentini 212.
Abate Francefco Salv'adori 244.
Frans, e Gillis Moflart Pittori 166.
l Fuochi lavorati di mova invinone di Bw-
) nardo Montalenti Qi,
D :
f\4K/D Varotari Pitt. 167,
*-/ Del Riccio Neil Famiglia ufcita da'
Lvtteringhi, che cred*njt dtfctfi da' Ruffi-,
già Signori dei 6 iflello di Petroi»
, Con-
forti di S. Sto. Gilberto
i$o.
J)cfcrixjoae del Modello del Palazjejo de'
Pitti fatto da Paolo Falconieri Nobil Fio-
rentino ^Gentiluomo della CAmerà del Se-
reniamo Primo Granduca Cftmo
///. 43.
JXfferenz.a fra £ aittico,. e moderne modo di
dìpigner Pjcft
186. 187.
Dirle £ Baretfcn Pitt. d' Amsterdam 146.
Difcepoli di Santt di Tito Ilo. di Gio. Bo-
logna
135.
**
I
I
T?Difc]fattifì con modelle, e difegno deffAm.
*"* montate 14.
ftf&
-ocr page 291-
Giulio i? Cspìttnì Ja L*%Pitt.Ì?f.
ì)on Giulio Clovio celebre Miniatore \f%;
opera nella Real Galleria del Granduca $iì
Giulio Campi Pitt. Cremonese
62»
Giulio Romano in Mantova 63. *
Gobbi malamente/offri/cono d'effer chiamati
tali 253.
Granate■, militari inflrumenti s Autore Ber*
nardo Bontalentì 97.
Gregorio Pagani Pitt. Fiorentino fua vita 192»
Gregorius Beeringfindefcher Pitt. di Mali-
ne$ 70.
Grattami Giardino di Boboli\e fuoornato''94J
Gruppi di Vincendo de' Rojfi nella Grotta m
Boboli 128,
Gualdrop GolfzJus , detto Geldrop 278.
_ '                                                                                  _                                              ,*^<» ■<.".': *,.■'•< \ -'«> ■''■*''"'■ "■•
fi ihinetto del Principe Franeefco dipinto
*-* da Bernardo dalle Girandole 91,
Gaietto Campi Pìtt. Cr emone fé 62.
Galleria dilla Real Maefià della Regina di
Svezia
57. del Serenìfs, Granduca 57.
Galleria del Buonarroti in Firenze 175?.
Gefuiti. Vedi PP. della Compagnia di Gesk.
Ghetto degli Ebrei in Firenze quando, come,,
e dove fatto
95. errore di moderno intèr-
no alfignificato della parola
Ghetto 96.
Giardino di Boboli quando incominciato ad
ornare di piante
94. ' .; "*
Gtafone col Fello d* Oro , (tatua in Cafa gli
Zanchini in Firenze
20?.
Gigante , fiat uà nominata i* Appennino nella
Real Villa di Pratoimo 127.
GMis de Corninexloi Pitt. d'Anverfa 2,64.
Gillis Cngnet Pitt. d'Anverfa 167.
Giorgio Vafari muore nel 1574. 184.
Giorgio Hoefnaghel Pitt, dy Anversa 275.
Gioacchino Bucchlaer Pitt. d'Anverfa^fua
vita
77.
Gio. Antonio Battiferri d'Vrbino, Padre na-
turale di Laura Batttferra
4.
Già, Antonio Fafuolo Pitt. Veronefé 56.
Fra Gio, Angelo bottini Scult. Stri/ita 176.
Ciovambatìfla Ciardi Intagi. di Crocifijji in
legno pi.
Ghvamb auffa Deti, poi Cardinale 196.
Git-vambatìfia Trotto, detto il MolofforPìtt*
, Cr emone [e 6%.
Gicvambàtifta Cambi, detto dei Bombarda,
Scult. Cremoncfe
162.
Gio. Bologna da Dòvai Scult, e Archit. fua
vita
120» fac opere in Lucca 128. in Ge-
nova
128. muore 133.
Gio. Stradano Pitt. di Bruges fuà vita 140.
Gh. Villifranchi Volterrano Poeta 133.
Gio. Balducci, 0 Co/ci Pitt» Fiorentino , fua
vita 2iS.
Gio. Sadalasr lnt agi. fu a vita 220.
Fra Gio. Vincenzio'de' Servi Scult. eArchit.
Fiorentino
238.
Girolamo da Lione Danefe Pitt. 64..
Girolamo Lombardo , 0 Girolamo Feffdrefe t
Scult.
4,
Girolamo Macchietti , detto Girolamo de*-
Crocìfiffaio
, Pitt. Fiorentino 193.
Giuda Indocili Vvanvingken Pitt. di Bruxel-
les
276.
Giuliano della Nobiliffxn a Famiglia de* Ri-
cafili jfuo Pal(ìz.zvo in Firenze
75.
H
TjlNS Forens Pitt. di Bruffelles 67.
Hans Specckaeft Pitt. di Bruffelles 67.
Hans Fredeman Pitt. di Frifìa 74.
Hans Soens Pitt. di Bolduck^ 189.
Hans de Acfan Pitt. di Colonia 190.
Hendrick^di Strenvvyck^Put. 279.
Henrico Goltz. Pitt. Intagi. e Scult. in Ve-
tro
2,66.
Hubert Goltz, Pitt. Int agi. , ed ìfiorico di
Venlo 77'fue opere date alle/lampe
77.
/Scìnto Avarìa Marmi Guardaroba del Real
''PaUz.z.0 de Pitti
55.
Iacopo del Tatta Scult. Fiorentino3.
P, Iacopo Lainez, della Compagnia di Gesti
al Concilio di Tremo
21. in Bologna 21.
in Firenze fa gran frutto con fua predica-
zione
22. e pe' Alona/lerj, particolarmente
in qnello di S. Maria AÌaàdalcna degli
Angeli da Sm Frìano
23.
Iacopo Francia Pitt. Bolognefe 56.
Iacopo da TreuLo celebre Gcttator di Me*
talli
, e Baffirilievi 63.
Iacopo del Sanfovino ritratto 113.
Iacopo Cavaliere ,e Niccolo del Cav. Lori®*
tlo dal Borgo
115.
Iacopo da Empoli Pìtt. sua vita 177. vuole
effer regaUto\\%z.
Tacvpo Burnì Pìtt. di Bles 273.
laques
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485
fyquet de Tornare Pitt.di Maitnei 69,
Jaques de Bacher Pitt. d'Ar.verfa, altrimen-
ti detto Iacopo Palermo
71.
Immagine di Maria tergine /opra la Porta
Camelia a Siena da chi dipinta
, più vol-
te refi-aurata
, e da chi , e quanto occorfe
nelV ultima refiAurazjcnc della med. ite,
inondazione dil fiume d'Arno in Firenze l'an-
no
I557. 10.
Iscrizioni antiche per [le mura di Firenze
ne II' interior parte
io.
Intagli ir. legno nella Libreria di S. Lorenzo
fatti dal Crocino
» e dal Tajfo, con ordine
del Buonarruoti
75.
!gs de Liere Pitt, a" Anverfa 154.
ioorts Hotfnaghd Pitt, e Pasta 17;,
Joot de Fzinghe Pitt. di Brujfcllct 175.
Ipolito Cofta Pttt. in Mantova 64.
$, Ivone, bella pittura dell Empoli nel Ma-
gistrato de' Pupilli m Firenze
181.
r
JL4 ìefìro Marco da Aiantova
Medie»
*** celebre 3. fuA fepoltura 4.
MMagavazzo Pitt.. 64.
Marco Geerarts Pitt. di Bruges 147.
Marcus Fvillems Pitt. di Malmes 69,
Marinus de Secu Pitt.
65.
Alar tino de Vot Pitt. d'Anverfa fisa vitali
Mathis
, ed leroon Kaoc Pittori d'Anverfajì^
Matteo
, e Paolo Brilli Pittori di Paefi 186.
Matteo da Siena Pitt. fua vita 238.
; Medaglia fatta dal Cav. Iacopo dal Borgt
per lo Card. Carlo de' Medici e roVe/ci»
della mede/ima, fuofìgnifcato 115.
Aiemorie Ptfane, manufcr'mo nella Librerie
di S. Lorenzo 199.
Michelagnolo Buonarroti muore
14. fue Efe-
qytie in S, Lorenzo 14. giorno di fua mor*
te III.
Modello del Palazzo de' Pitti di Paolo Fai*
conìeri 43                         '•                  ■ * '
Modello del med. Palazzo di Iacinto Maria
Marmi 55.
Monaflerìo di Certofa prejfo a Firenze i8r.
Monteme^ano Pitt, 240.
T /interna inventata da Francefco Curradi
■*-* per tener nafeofo il lume 171.
Laura Batti/erra celebre Poetcffa^.fue opere
To/cane 18. fuo ritratto 26. ritratta da
Hans de Acken 191,
Lattanzio Gambara Pitt*
87.
Leonora Caligai Moglie di Concino Concini
Mare/dallo d? Ar,cre 207.
Leonora di Toledo Dwhcffd dì Firenze 12.24,
Lettera dell' Ammannato agli Accademici del
Difegno 36.                         ;
Lettere di ptk Generali della Compagnia di
Gesk all'Ammannati, ed a Laura Batti-
ferra, e d'altri di ejfa Compagnia 31, 32.
33- 34* 35.             , .
Loggia degl' innocenti dipinta 246.
Lotierìnghi , antichifftmei famìglia dalla quale
fono ufeitì Luigi del Riccio , e credeft ejfer
dìfctfa da Raffi
, già Signori di Petroio,
Conforti di S. G'io, Gualberto
180.
Lncas de Htree Pitt. dì Ganty e Poeta 152.
Lucas, & Marten Fvolckemborgb t ed Plans
de fries Pittori di Malines
145.
Luigi Benfatto, detta il Frifo Pitt. 240.
Luigi del Rìccie Nobile Fiorentino 8.
Beato Luigi Gonzaga [uà abitazione in Fì-
renxje in tempo dì f uà fanciullezza
14.15.
«
t^j Et tanno /opra U Fonte di Piazza del
xv Granduca , oggi detto Gigante di Piaz-
za 11. ìz.                             s                 .
Niccolo Machiavelli ritratto 114,.
Nitida amica (opra il Canto de' Carnefec»
chi, già detto il Canto di Panzano 136,
O
f\ Belifco di Silfo , condotto fulla Piazza di
^ S. Pietro m Roma 17,
Or iv alo da tener fi in uriamilo,fatto da Ber-
nardo Bontalcntì
92; • .
w Orlando Fiacco Pitt. Verone fé fu* vttài 36.
'OJftqHÌo portato 4 M. Vergine da un Capita-
no
, che in occafion di Guerra ave a per
termine di fuo uf zio fatta gettare a terra,
una por t a, fopra la quale era dipinta l'Im-
magine di ejfa forgine 197, ^
O o
Padre
<:■
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%%6
M . 1] ,..;■: [t%-M--^'--'lt:'^
PJdri dell a Compagnia di Gè sii di Firenze, -n Amadio Ximene s Gentiluomo Fior. cpera
AhrCoUegio di S. Giovannino
18. ChujH <*> bnm m iattura = 183. " .
              v ; , •
a S. Ignazio Ur Fondatore, Dalla Du- Ribellioni prime della Fiandra circa ali$66.
ebeffa Leonora di Toledo
, Moglie di Cefi- 145.
mo Primo diffìcoltadi incontrate per ejfet- J Ringhiera dì.Palazzo Ficchiti in parte Uva*
ta per caufa della nuova Fonte ,13.
Ritratti del Mufeo di Monfig. Giovio a Ce~
me
63. delia Galleria del: Granduca 6%.
Ritratto di Gio. Bologna beUijftmo apprejfò a
chi qxr/Iy co/e (crive 13^. »
Senati Ruberto PandolHnt fuo Palazzo in vìa
di S, Gallo
, architettato da Raffaello da
orbino
114.
pa
1 Pa
viene mila Sercnìfs- Cafa , fwj Cortile
. fatto d*W Ammarinato 14.
palazzo degli Strozzi al Canto de' Pazzi %%.
Palla della Cupola di Firenze abbattuta dai
. fulmine
128.
                   ,
Paolo C<à^rì Feronefe 56. /(te cclebratiffime
. pitture 57.                       _
Paolo Fredeman Pitt. di Fri/i a 74.
Paolo, e Matteo Brilli Pittori ài Paejì 186.
Parrapo Michele Pitt. 166.
Parere di Cro Ferri, e di Salvador Rofa,
intorno alle pittare di Santi diTito
113,
pater , e Frans Pmrkus Pittori di Bruges*
lor vita
84.
pie ter Flericl^Pitt. dì Cortray 147.
Mieter de Fvitte Pitt. di Bruges 185.
Pieter Stireni di Mdines Pitt. 191.
futer Balten Pitt. in Anverfa 16$,
Piero del N:ro NM Fior, letterato 19* .
Pietro Frane av'dla Scult. Fiammingo fuà vi-
ta
203./™ belliffìmo ritratto t tppreffo all'
. Autore 205.
Pietro Tacca Scult. Fiorentino 135.
piaghinone Fortezza nel Cremomfe 64.
Penti rifatti in Firenze dall\Ammmnaù\ x.
peggio a Petroio, FUI a in Fai di Pe/a inTo-
fcanadì Fine. Aeffandrini Nobile Fioren-
tino y contiene ma delle antiche Torri del
v Caftello diPetmo de* Lotteringhi 179. 180.
Parta delle Suppliche , e ritratta del Gran-
duca Francesco fatto di marmo da Gio-
vanni dell'Opera. Stanne/opra la Zecca
94.
Porte di bronco per U Cattedrale di Pifa an-
tiche* e moderne \9"&»
            . -.           >
Pene di S.C afa di Loreto* Statua di Si/to
ùpra le (calmate della Chiefa
250. 231.
s
e Anùrie ìftatue in Piazza del Granduca 123.
di/pregiate da Pro/pero Brefciano 127.
Sala ài Lodovico Capponi 245.
Saivatico * e fpartintenti del Giardino di Bo-
boli quando dijegnati* e piantati
94,
Santi di Tito Pitt. dal Borgo S. Sepolcro*
fua vita
1 io. fuo ritratto 113.
P. Fra Santi Cini dell'. Or dine de* Predica-
teci dà principio ad una Congregazione
d'Fommi dtvvti , che poi fondarono il luogo
di S. Tommafo d'Aquino in Via della Per-
gola
ili.
Satirino di bronco fatto da Gio. Bologna full a
Cantonata della C-afa di Bernardo Fcc-
chitttìfrd Ferravecchi* ed a che ogget-
to
1.3.1,
Scherma ingegnofo di Pittore con che rìprefe
iinconflanza del modo di ve lì ir e degl' In-
f/f/1153.
Scrittori ir. Féirò quali fi dichino in Frifa,
onde venga tal modo di dire 72.
Scultori concorfì cclVAmmannato per fare la
Fonte di pia^a del Granduca 12.
Sepolcri di Sannazaro celebre Poeta 3.
Sepoltura di Francefco Aiaria Duca d' F"r-
bìno 3,
Sepoltura in Campo Santo dì Pifa, per un Cu-
limt dì Papa Gregorio XIII. celebre Le-
giù a 16.
Prextofo retalo fatto da Lionardo Buonarruo- \ Sepoltura dì Mario JVari , che dove a porJt
nella Chìcfa della SS. Nonziata di Fi-
ti al Granduca Coftmo Fecchio , dì Colojft,
hìfexni
, e Cartoni di Mxhelagnolo 93.
renze
Profeti fatto la Lanterna della Cupola dì Fi- j
Serratura del Te/oro in Fort(%\4 di Belve-?
renze fatti da Giorgio Fafari, coli* aiuto \ dcre
di Pieter de' Fvite Pitt. di Bruges
1$?.
SH-
Sgraf-
— •■■■■■ ■ ;- ■                           1 n 11 1- --r-iniiiM 1
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287
Setti Beati Fior smini, della Religìoru de% [ Tappezzerie del Sereni//. Granduca di
Servi 245.                                                I fcana fatteJìconCartcm,dello Stradano
7V
42
Sgraffio, 0[graffio,dalla voce Greca >/»*p«i» 1 Terrapieni nella parte interiore delle mura
Graphein , vale fcrivere, e dipignere 70. I £ Firen%e,come,ed';ncheoccafìonefatti io.
Sinodoro dei Bombarda Scult, Cremonese 62.
Sofonisba Angofciola Pitt,
62. e /ne Sorelle
Pittrtci, lor vita 154.
Stanne {opra la Zecca , e ornamenti /opra
la Loggia de' Lanzi 94.
Statua del Granduca Co/ìmo Primo in tefia
agli VfiZK) nmvt, con altre 123.
Statua di bronco del S. Luca in una delle
facciate d'Or/anmichele 128.
Statua di Ci/imo Secchio nella. Piatfa ctA-
■ rezKQ il1'
Statua della Regina Giovanna per collocàr/ì
/opra la Colonna di S. Mar co , [che poi
non/egu), perche , e quello che ne occor/e
poi 136.
Statue dell'Ammannato a S. Piero a Mon-
tarlo
8. nella Vigna di Papa Giulio JJI. 9
per la gran Fonte, che dove a far/* nella
Gran Sala di Palalo Vecchio "m Firenze
<?i poi portate a Prat olino per la Fonte det-
Tiziano ritratto da Dirick^d'Amlferdam 146,
Tomma/o Fadini Cremene/e 62.
S. Tomma/o d'Aquino, Congregazione nella
Via della Pergola [ho principio
113.
Torquato Ta/fo in Firenze vi/ita il Bontà-
lenti-, e ciò che feguì in tale occafone
104.
Torri de' Lotteringhì nell' antico Cajhllo di
Vetraio in Val di Pefa 179.
Torre dell'Oriuolo di Siena, e pitture quivi
fatte afre/co
217.
Trattato dell' Arte .Architettonica dell' Am~
mannato
8.
Tuiffaint de Brcvil, e Roger de Rcgery Pit-
tori
274.
V
TfBert Golt* Magi, ed //ìorico' diVcnlbt
" /uà vita 79.
Vfizzj nuovi,loro(hanz*/u\erieri 93. di chi
tirate avanti 184.
Vili a di Pratolino quando, e da chi comprata
dal Granduca Francesco. Maraviglie che
. . , .                         ,                       veggonfì in detta Villa 93, d'Arttmwa, do-
Galleria, gta m Roma nel Palazzo della «a Spagina 96. che per errore fu replicato
tae
Stad
St
Trinità de' Monti? 93.
il numero 95.
Statuette, e Gruppi di bronco,'che vanno at- 1 Vincenzio Vivianì celebre Matematico 8,
torno, fatte con modello di Gio. Bologna 136.
Statue del Granduca di To/cana per collo-
car//opra i Sepolcri nella Real Cappella
di S. Lorenzo
13 r.
Stefano du Perac Pitt. Parigino 275,
Studj belli'[fimi d'Architettura dell' Amman-
nato appreffo al Nobile Luigi del Riccio
Fiorentino
8.
Suono Donne/co accomodato', ad ogni ftudto
quandi vi fra applicato. Dottrina di Pla-
tone /opra di cto
155.
Vincenzio Anton Campi Pitt. Crtmoyffe 87.
Vincenzio Carducci Fiorentino , Pitt, dtl Re
di Spagna, Juo Dialogj della Pittura in
lingua Spagnuola
248,
Vndici Ce fari dipinti da Tiziano, che già fu-
rono in Mantova
64.
Vfanz^'lodevoliffìma di tener appc/e avanti
ai ietti Ì Immagini di rilievo del Crocifijfo,
interrotta' dal moderno luffe
172.
CT'A^ernacoh in tefla a Vìa Pentolini da chi
-* folto 212.
Taddeo Curradi, detto Taddeo Battiloro 170
L a V s
D E O.