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NOTIZIE
PROFESSORI
EL DISEGNO
DA CIMABUE IN QUA
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N O T I Z I E
DE PROFESSORI
DEL DISEGNO
DA CIMABUE IN QUA
Che contengono tre Decennali,
Dal 1580. al 16 io.
0 T E \A T 0 S T U M A
DI FILIPPO BALDINUCCI FIORENTINO
ACCADEMICO DELLA GIOISCA
ALL' ALTEZZA REALE
DI COSIMO IIL
GRANDUCA DI TOSCANA-
IN FIRENZE NEL GARBO, MDCCII.
Nella Stamperìa di Giufeppe Marini, all' Inf. di S- Gio: di Dio.
Con Licenza de Superiori , e Trevilegio,
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ifr'é'é'è'&àìàààn&à &àààààà&àfk'&l!t1kifr
o
TAMPATORE
A' CORTESI
TORI
iliirin§nt?ì$ntsg&
,0N Si può mai a baftanza ridire , in_»
quanto plaufo 3 e credito non ordina-
rio venifsero , vivente il Sig* Filippo
Baldinucci , le Opere da lui compofte ,
e date alla luce 3 fi per la materia va-
ria , ed amena 3 fi per la dicitura trat-
ta dagli Autori noftri più fcelti , di cui
elle fono abbondevolmente fornite. Fino dagli anni più te-
neri efercito egli Y ingegno fuo perfpicace noti tanto nello
ftudio delle Lettere y quanto nella intelligenza del Dife-
gno , e di tutto ciò particolarmente, che a tutte le parti di
quefta nobile facultade s appartiene 5 onde il Serenifs. Prin-
cipe Cardinale Leopoldo di Tofcana grandifsimo amatore
della
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vi
della Pittura , della Scultura , e dell* Architettura , cono-
feiuto il fuo talento > mandollo per la Lombardia a ftu-
diare quelle maniere 3 e quindi in Firenze il tenne Tempre
in quefti fimiglianti affari impiegato , onde egli divenne
di maniera pratico , non folo dell' Iftorie appartenenti a
quefte belle Arti > ma eziandìo acutifsimo difeernitore delle
maniere , ed opere de' più rinomati Frofefsori di efle , che
gli venne in cuore , arricchito eh' ei fu da tante nobili co-
gnizioni , di difendere le Vite de' più eccellenti ProfefTori
in Difegno da Cimabue in qua , pigliando anche a rifare
quelle fcritte da altri ; e dove neceuario era correggendo-
le , feguitandone la ferie fino a* giorni noftri . Diede fuo-
ri i primi due Volumi delle Notizie de' Profefsori del Di-
fegno col Gloriofo Nome in fronte del Serenifs. Gran Du-
ca felicemente Regnante > cominciando dall' Anno 1260.
in cui per opera di Cimabue ebbe riforgimento 1' Arte del-
la Pittura , e lafciando addietro il Terzo Volume già com-
pito , che ne feguiva , pubblicò il Quarto , che comincia
dall' Anno 1550. e termina nel 1580. Finalmente cori-,
applicazione ben grande , e diligenza non ordinaria [ dote
fua particolare ] fi mife a finir Y Opera , inceffantemente^»
faticando y dimanierache fi può dire > che egli morifie col*
la penna alla mano „
Giunto adunque ali* età di 72. anni , fpefi tutti princi-
palmente y oltre all' impiego fuddetto , nel coltivamento
dello fpirito *, e della Divozione, mancò di vivere a quefta
vita mortale il dkgrimo di Gennajo dell' Anno 1696. la-
fciando dopo dr% , e coli5 efempio della fua vita , e co i
parti eccellenti 3rf|* ingegno fuo > documenti ben chiari,
qual debba eiserCSnella fua Patria un buono , e virtuofo
Cittadino . Ora per foddisfare al nobil defiderio de* Lette-
rati , e de' Dilettanti di profefsioni fi nobili , che brama-
vano vedere alla luce il reftante delle Opere fue , venne
in concetto a i Signori , Canonico Tommafo , e Ruberto
Marucelli
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Vii
Marucelli fuofratello, infieme col Sig.Conte FerranteCap-*
poni, Cavalieri tutti ftudiofi delle belle Arti, e grati alla me-
moria dell* Autore, di fare ftampare quello, che rimaneva
de' fuoi Decennali , feguitando Y ultimo impreco dal fuo
Componitore ; e impetratone cortefemente il preziofo Te-
foro di quefti Scritti dal Sig. Avvocato Francefco Saverio
Baldinucci anch' efso defiderofo di veder date alla luce Ope-
re a lui fi care, e che per lo particolar genio, che ha fem-
ore avuto a quefte , ed altre virtuofe occupazioni fi rende
degno Figliuolo del Sig. Filippo ; ne prefero il carico a loro
%efe| e co ramifero a me la cura dell' impremone. La quale
fe avrà fortuna , come fi fpera , d'incontrare il gradi-
,/■:"■■■ mento degl' intendenti , non farà, lontana la-»^ ; 3
              generofità de* fuddetti Cavalieri di dar
*"                     fuori il refto dell' opera-,,
che in ben groffi Vo-
lumi fi confer-
t,, i^
                va appref-
^ "' ■■ .4-V:,.: :',v fo il ' y . , ■ ", -^
mentova-
                         to Erede di
fi celebro
Autore
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Vili
Mi li. Settembre 1702.
Oi Infrafcritti d' ordine dell' Arciconfolò
abbiamo veduto il prefente Libro delle No*
tizie de' Profefsori del Difegno , &c. fcritte^
dal Luftrato noftro Accademico , e per quello
che rifguarda la Lingua non vi abbiamo ofser-
vato cofa , che non ila conforme alle rego*
le , e all' ufo più feguitato della noftra Acca-
demia.
Il 'Sollevato                               j Cenfori dell' tAccademià
V Innominato Giufeppe del Tapa ) dell* Crufca.
Il Quieto )              .
Il Nudrito ) ^»^-v
§1"'
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«flagra Jffi^r^B^JS^«S&. CÌTj
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DE' PROFESSOR I
DEL DI SEC N Q
d e gii n^x^m
-ìiCl 'ita
DELLA PARTE ÌIL DÌL iSEGOtXi IV.
; \^v»Vo'.'
VAL MVL^XXX. AL MVXC.
COSTANTINO DE' sì
NOBILE FIORENTINO,
I t
PITTORE , INGEGNERE , E ARCHITETTO
*11V
2)e//# Scuola di Santi di Tito* nato 1554. *tìjS* 1622,
;
A FAMIGLIA DE'SERVI,che fra Pantiche Scrit-
ture di noftra Patria fi trova effere ftata pofta a-,
gravezza nell'Anno 1457- onorata poi da Aleflan-
dro ,Pr|.É0Due?, .di Fìfénze, del nobile Canonicato
della Metropolitana, nella perfona di M. AlefTandro
de' Servi ; quella dico , che nella perfona di Gio.1
Domenico figliuolo di Goftantino de' Servi neli $2 r.
godè della Dignità di Pennoniere , e ih un Piero
di Gio: de'Servi, fu abilitata al maggior Configlio;
ebbe fra' fuoi circa il i$5°- un Francefco , favo-
rito dal Cielo di tre figliuoli mafehi; fra' quali fu quel Goftantino, di cui
ora abbiamo prefo a parlare; il quale, che che fi futfe degli altri due di
A                                           cui
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h "DECEN.I. della,TJ% III. de}SEC. IV. dal 15So. alj 590.
*. 1.. ffl i"*à i'i'ftó u w## Ét%*# fàlera
£wva noi ^K^n^^'^^^yepwt^jmoiJ^.; ^$|t|^]U| ^.JP^ .^ia primi* afia^jw Ina. iancin4~
feaì; " vor quella, - prnuelìa dèlie pm beile Scienze v Arti' , è DtfciptiiÉ:
vtì^fendendó^l or le nfcétóme non f&hza la ftoja di lua|H. e ^àtk<^qfs,
piaggi nelle Corti pia' rinomatef4* Mfropa ;; e fuori1profénando , fejpè
'^g^lmgferè pregio allah ntopori^dé! paffirti^. e guadagnare ^€11' onotó a
giunti , è1 Dèfcendentl , ÉKe'^f **fché. egìnò^on Jo fcorsére* de' :luM Al
confeguimento d' apprezzabilifiìmi impieghi re di riputatiffime dignitadi,
oggi fra le più nobili , iìpiù chiame famiglie rifplendano : come a Aio
luogo fiamo per dimoftrare.
Quali fafl|ro flati ì^rincipj di <juefto Vlrtuofb, del tutttìt impoffibileja-
fé^be flato alme il raccontare, le "per buonaìiibrte non < furie; alle mie mani
capitato , fri P altre'ort|itiali Scritture , drfche appreffò farò menzione" ,
un Ricordo di propria mano dà lui fcri|to,deli6ii. nella Città Lon-
dra , il quale còncioikcofa che contenga interne =, colla notizia della pri-
ma Opera 4 che ancor fanciullo egli in forza di puro naturale inftinto con-
duce in Pittura , anche' quella di più ì Nòbili perfone di fuo parentado ;
porterò io qui ,-copiata da, verbo, a ver-bp rcd è. quella che fegue ;
Farò ricordò come^ dalt ^hno ì ^6%, fino a quello dì -primo di Maggio
ié»i2. lo Gpfiantino de*pernii , ho per diverfe parti del Mondo piaggia*
fQ%fe da pp me
? come fèr\comodi< di altri trinciai 5 cominciato il dì ij.
dì Dicembre de}medefimo Annofopradetto 1568. Mi partj la primavol-
ta da FiorW^é'deW eàX*dildkn&q[u®ttvrdÌiiy e andai in MugelloX, lon-
tano dodici miglia nella:Vriliaci mio ^ioFr^ancefco di Giovanni della Ca-
fa y luogo detto Santo Èomóló, nella Poéeffèria del Cd&elló di Vi echio 3e
Popola di SsCaffiano
, e fimìlmente infiltra Villa dì,Salto 5 nel Popolo
di Puliécianó y che oggi fojfhggo 3 dovè dimorai alcune fet tìmane ; e per*-
che fino allora non per iftudio
, ma dalla natura dotato , e inclinato al
Dìfegno } volfimojl'rarmi in quello ftante curiofo di efèrcitarmi in tal
virtè
5 avendo ìntèfa la Volontà di Madonna Francefca degli Spinelli
Confort e di mio, Zio
5 e di Madonna Lefjandrà de1 Carducci Madre di ef-
fa , cifre'Id Volontà che avevano di fa? fare una Tavola di Altare per
l^h^Guf^lia^Uà^CìnefaidtySi Cajjiano da qualche Pittore in Firen-
ze
j h foggiàngeMdo loro dijji j che dandomi le comodità y che erano necefsa-*
rie di èolwi $ e tela preparata y mi farebbe haftato
/' animo di farla i&:
me de fimo ,fi?}bnit feguì
>'. In breve tèmpo fèti una Non^iata , in tal ma-
nièra
, che te nòti V ahàéHè'ro k)ifia iti fatto , non P avverebbero creduto %
eiKeJtQrno -wolfo.fodisf'atti ^e fino a òggi fta ìnptedi nel mede fimo ejjere 9
pajfato già anni
45, A' Annq 1569. in Fiorenza tornai a Bottega del-
l' arte della lana AnZanòbi GÀni MimBro dì M Lionardo Buonarruoti *
Nel ì\f6ì èbbi licekì^td* andare con M. Agnolo della Tofa sparente
dì tnìo Zio y cU fitidb Pódefià'di Monta]om
, e Gambajfi'-. Tornammo
V Anno
157 i. in FiÒre%%wy dóve feci amicizia con il Sig, Cavaliere^
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SaluftioSàratini Sanefe y-Nipote :dd Sigi ^...^.-StradaiMajordomo
in quel tetyo dell* EcceUentifi. Sig.DucuCofimo Primo Duca di Fiore®»
%a ; e perche in detto tempo Sua Eccellenza mandò'per far alcuni prefer-
ii al Duca M Safionià y in mime del Prìncipe poti Trancèfco fuo figliuò-
lo^ e della finchejfa Giovanna d'.Au/tria 3 il Sig, ESpn di Friniiftah
eNorhuus y Coppiero delladetta Duchejfa
', e perche> colf "occafione del? àmL
cisria di detto Cavaliere, Saluftio y mi Mi a ritrovare pie evolte allau
Menfa del fro Zio
, che doveva difpacciare il detto Friniiftain y ebbi
occafione di farmi conofcere} il quale detto Barone tentò di menarmi in
'dettf Paefi y con offerta dòpo tal fervi\io lafciarmi alla fern)itù di qtìaU
che Prmcipe per pajfaggio y a trattenimento nobile per reputazione y e onor
mto . Del che curiofo di veder del Mondo ^accettai il partito y ed acco-
modate le cofe mie y con grata licenza della Ducheffa Giovanna y che con
■ti mestfp del detto Saracini y gli baciai la Vefta y già che per andare in
Faefi fra mi parve lecito farlo , come Vaffallo 9 e mi moftrò per fra be-
nignità efierne contenta
, e così partj col nome di Dio y f Anno 1572.
Arrivai al Caftello del detto Sig. Prin^iftaìn y dove fi riposò alcuni gior-
w: con difegno di feguitare il Viaggio di Sajfonta y e me ìafcìare in det-
to Caftello per qualche fra proprio ititereffe,; per il che nacque qualche
dtfg&fto yche pereffermi io moffo di Fiorenza per vedere il Paefe d'Ale-
fnagna>y non folo la parte di Safonia y come la Corte Suprema delV Im-
peratore > e che per ancora non mi volevo.:.
................. i....
Fin qui il Ricordo di Goftantino,e più non dura a cagione di mancamen-
to di carte alla Scrittura ftefla : ma non per tanto lafcia quefto frammento
di memoria, di giovare a me per Io prefente racconto . Crediamo, che il
giovane nello fteffo Anno 1572. o faceffe da per fé fteffo alcun' altro Viag-
gio per la Germania , o pur di fubito deffe volta verfo la Patria ; ficcom<Ly
conviene affermare , che egli fin dagli anni fuoi più teneri , e non ottante
1 effer flato da'fuoi maggiori ad altra profeffione impiegato, aveffe di gran
propofito attefo, oltre al difegno,, e alla Pittura, a' grandi ftudj di Matte-
tnatiche, di Profpettiva, e d'Architettura Civile, e Militare , e che in effe bel-
l'arti aveffe fatti altriprogreffi ,già.chedel 1573^0 dopo un folo anno, da
che ei col Prinziftain era giunto in-Germania f lo troviamo fubito impiega-
tor, come appreffo diremo, in fi fatti fervigj da perfone di alto affare, e poi
del 1578. in accompagnatura alla Corte di Spagna di Pietro Medici Princi-
pe che nel!' arte medefima cotanto fi fegnalò.
Chi fuffe il Maeftro di GoftaMino nella Pittura , a tipi non è ben noto ,
ma da quel poco, che aviamo potuto riconofeere da alcune poche oper^
fue, che conferva in propria Cafa Girolamo Pieralli, di cui ci converrà jfa-
re a fiio luogo menzione, non n'amo lontani dal credere, che egli aveffe,.
iua fcuola da Santi di Tito , avendo, noi dalle medefime pffervata , non folo
tutta la maniera dello fteffo Santi, mae2iandip una tale quale morbidezza,
egofto nelPimpaftódecolori,che fuori diej&ifcuolat^ il V569. el ij7p,
Al"'                           in poche
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4 10ECRM l MkfJ%imMSECf IV. dal 1580. al 1590.
in .poche alt*e à praticavano ia ^ueìteaipi ^conferva, pute dettò Pieraili
alcuni Ritratti dlPrincipi Oltramontani i cfeé fi dicono di m$nodi Goftan-
tino, dopo avere operato in Germania , ne* quali non pia fi vede la manie-
ra di Santi , ma Quella del Furiai* e quello;i quanto e pàffato folto' I' oc-
ctio noftro iti fcènze r £er òj?era del Pennello di Goftantiftò ; ma quan-
iim^tiè pòco pbfta dìrfidi luì intorno a-fue Pitture f come che in altre cofe,
che pìire MMò per Padre il Difegno, egli fuffe Polito per lo più adoperarne
itt queÉa fua Patria ) ficEoine iritorno alle molte 9 che potè dar fuori in fer-
vido de'gran Principi di Europa., pei non efferci potuta pervenire notizia
di elle ; non è perocché affai non ci rimanga da dire deli* opere del fuo inge-
gno, e delia ftima,in cui egli fu a cagione dellemèdefime avuto da* grandi,
Era dunque l'Anno dèi Signóre 1^73. quando Goftantino fi portò a Vien-
na , è pòi a fraga ; dove in fervizio del Sarone VVratisko da Perneftein
Cavalière del Vello d* orò^o.--del Tofane, Configliere dell* Imperadort^ ,
e Cancelliere Supremo del Regnò di Boemia , per quattr* anni interi dimo-
iò, dopo il quàl tèmpo 9 venendo il defiderio di rivedere fila Patria, nofL-
fehza molti preghi ottenne di tornarvi ;al quale effetto con lettere di calo-
ìofa raccomandazione di fua perfona, date nel mefe di Febbrajo del 1577.
cori atteftati di merito ,, non pure per 1* ottimo fervizio predato ; ma ezian-
dìoX come iti èfie fu efpreflò perì* egregie virtù di lui ] vi fu accompagna-4
16 ;.datò yctte ebbe fine Goftantino a* fuoi affari di qua, che fu del 1578*
tìovlàmó, ehi égli fi ftortò aUa'Ckme di Spagna \ in accompagnatura della
04 M del:-.Sig. D. Pietro Medici i con cui nel 1579. fu in Roma , e fubito
di ritórrio a Firenze . Era già,!' Anno %f£o. quando egli fi portò a* fervi-»
gj del Cardinale d* Àuftria in tìptneh, & onde fece partenza nello fteflfa
Anno ,nel mete di Settembre,"accompagnato pure con lettere efprimènti il
gran ctìneé"tfO, die ebbe quel Principe -della pedona di lui, dirette al Se-
lenite, di. Savójà, al quale egli andò a dar (aggio di fuo valóre . Quanto
egli àppreffo a quel Duca fi trattenere non ci è noto, fappiamo bene , che
poi del méte di Giugno del15$!. dalla Sacra Cefàrea Reale Maeftà di RÌ«
dólfò Ih ImperadOte, fu fpedita a favore di Goftantino, di Gio; Batifta , e
di GiO: Domenico fuoi fratelli , e de* figliuoli, e dejcendenti di tutti, e di
eiàféhedtìrtó di lóro^ una ampliJfima Patente di Nobiltà, il cui Originale fi
trova nètr Archivio delle, Riformagioni, e dicefi anche apparirne altro li-
mile in Archìvio* Fiorentino , Onde Confideràhdò un fimil favore poniamo
pervàderci, ciré il nóftrò vHtuofò, tornato al fervizio di quella Maeftà ,
fi ftìffe nella graiia ,e nel merito Vèrfo la medefima molto avanzato-.
Trovali nel tjj&"i. aver egli ben due volte viaggiato a Firenze. > e accom-
pagnata per lurtjjo fpazio la Maeftà dell' Imperatrice r? ad inftanfca dell* Àr*
riduca Maffimiliano, ed effert anche trattenuto poi in Firenze in fervizio
del Granduca Fràneéfco, pei?cui più volte viaggiò a Roma ^e a Napli
fino ali* Anno 1^87* nel *f<ìàìe figuì la mòrte di quelì* Altezza; e dipoi
fino al 1389. e 90. effere * Pagina, e Mantova , e a Bologna; e perche a
cagione d* una certa rifórma fMtàfi in Firenze in detto Anno 15%. egli era
rimafo fenia le folite provvigioni ', effere fiata per buono fpazio di tempo
adoperata ftìà kbilltà m.diverfi governi ,.e Civili Jtìfdicenze , folite goderli
^Cittadini dì^onlra Pàtrlk^'elètto fino all' Anno 1600. nel quale egli
; ^ .                                                                             fé ne
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GOSTANTINO TtE\ SBS^SX-       5
fé ne pafsò a Lione , a Parigi\i: e f^fe diverte Provincie deUa Francia. Era
V Anno 1603, quando egli con efprétìa oancèffione del G. Dr tornò al fervj-
zio di Sua Maeftà Cefarea , e fu di ritotfnVnel 1605, dal quaitempo , fino
all' Anno 1606. lo troviamo a Neoburghyja Augufta, a Norimberga ? in.-
Ifpruch, a Monaco, a Trento, a Mant0va,a,Mpdona,e a Fiorenza. Ve-
nuto r Anno 1609. ilGranSopfcì Rè di Perfia , fpedì al Gran Duca Cofinio
Secondo un fuo Ambafciadore , D. Ruberto Scherlei, con vàrie commiffio-
ni, fra le quali preffantiflima €u quella, di 4°veTe .#} U1° rtfPrn9 condur con
feco per fervire a quel Signprè Uomini Ecdelìenti in profeffioni diverte, e
il G. D. per deliderio di gratificare quel Principe pollo V occhio fopra a Gpr
ftantino, fenza guardare al proprip bifbgno, elfo, e non altri deliberò d'in-
viarli , e ragionevol cofa fi è, che noi, per dar nptizia fenipre più chiara^
del valore di quello noftro Cittadino, copiamo qui^i parola in parola tolta
dal fuo Originale la Lettera patente, con che «olle colà accompagnarlo,ed
è quefta, che fegue.
                . ;.          ;*/<'*>'•.« ■• ; , • ;
. .                                                                                        . ■ ■■■                . 1 4 1 . . » . . ' -                                   -                                     •                                                     . '              ■ ■ ■                         .* X. ■ ■ \
-■ <. , .                                                         '. i                                                \ L, M\ " * .                                 V                                    ■■•■ ■" ■ > . * %\                 \ *•* *                           ' .v
TtànCofimo Qmk %uca di Tofana.
Adendo noi intefi dal $*£• €°> *^on %uherto Scherley Ambafcta*
fare del .StreniJ}.. e fotenpMmo Gran Syphì ^e di Terjia
* cioè fra^
$ altre mmmeffmni > che ci\paria?va di quella maeftà 9 egli do<ve<vjL>
cercare di fermare, e condurre al Juòfer*vi%to Vórmrit eccellènti in dk-
eyerfe forti dì procioni yJia^o iafyo dèjideroj!? di gratificare ^ e Jer<vìr
re alla Maeftà Suay che fin^a guardare >tdfr incomoda del mftro pror
prìofermilo yk abbiamo tornerò Geftanfinodé'Servi, nàto Nelle
Fiorentino
, antico y£daccetta $eryitPW$?.Mofiri Serenip. Ante cef
Jori y e noftro Vìrtuofo
, da bèney onorato yingegmfi 3e tanto inietti^
gente dì tutte le cofé r chejfccqmenoì lo temevamo con intera no/tra
,
fodisfanione, particolarmente impiegato nella" tanca di Sopraintenr
dènte dt tutta la maejtran^9t
feè^^^^^^^'lf/^tf^*^'^^^
la Cappèlla '-'chefytmàpió'MwkW^ nella koftra Chiefa ai S. JLo-
ren%o
, così ci promettiamo ythe in cpmljtwogliacofa, che l impieghi
ràU Maeftà fua^ ella aléia a refiarè^iffiifà
                 conten-
ta , féegli non degeneri da fiftefk* Edinc^mmmmdojt persegli, a quel-
la mka
> abbiamo mlutb mc^mpagnarkeonquefie mftrifL^ttèrepa'-
tenii ^ perche Gccóytmìn *jM
!«tj^SÌ^^^
                         :
nel tornare, e faceta, chehfimdmp wogli#<r*ig*f Jara && $$® * *&--
Bri Sudditi, rVaffalli, e
»^^^fep§^^^ degli Sta*
tlhojìn di quaìfiwpglìa conditone 3
:;egr^1^Jilamènfe_ la/dato
^&i'i                                                 "                     pajjare
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# DECEDI dellaTA^IIl del SEC. IVJàl^o. al 1590.
poffare con i Cavalli > robe > ed àrnefi> che avefà fico, ferina alcuna
forte A?^/^&/^^«^rs: ,v. m^'^^«|^£^'^^2^^f^0.'*x.'' jf^ onorato come noftro caro
Servitore , /o#0 /?ftf# della nofira indignazione y così.abbia a ejfere^
riconofciuto per tale y e come talejben. vifto yaccarezzato , è favorito
da tutti li Governatori ,%eggimenti ^Signori, %epubUche', ejopra^
tutto da tutti li Trincipi di qualfivoglia'parte del Mondo 3 dov egli
fio per capitare ; raccomandiamolo'per ce loro fon ogni affetto ^ e con
ojferta di dover far no? il me defimo per loro in fimdi , ed anche IrL,
maggiori occdfiom , In fede di che abbiamo firmate quefte di noftro^
propria mano , fattole imprimere del noftro [olito figlilo , e contrade*
gnare daW infraferitto noftro primo Segretario di Stato . Dato nella
no fra Città di Iioren%o, mie fio di primo di Novembre MDCVIIIL
Ter Comandamento di S. A. Serenifs,
fBelifxrio Vtnta.. .
Il quando appunto egli faceffe partenza di qua , il tempo precifo del fuo
ritorno , non è a notizia hoftfa ; crediamo però , che affai breve fuife il
Xèrvizio preftatp a quel Signore :\ giacche troviamo , che non era ancor fi-
nito l'Anno 1610. eh'egli era in ratria.Venendo ora a parlare di ciò,che
Goftantino[per lo corfojli ben 30. Anni, che in divertì tempi è fi tratten-
ne intermeuamente però in fervizio del Serenifs. di Tofcàna ] fece in Patria,
diremo , come fino dal tempo che fi flava a quella Corte Giorgio Vafari , .oc*
cupato in opere di Pittura, e Architettura, aveva la G. M. di CofimoPri-
mo dato luogo ad un' alto pènderò, cidè di fare edificare una terza Sagre-
ftxa ^contigua alla Chjefa di S. Lorenzo di grandezza fimile a quella,che
già vi fece Mìchelagnolo , ma tutta però di varj Marmi Mifchi , e Mufai-
co per fare racchiudere in effa in Sepolcri degni di jor grandezza , i Cor-
pi de' fuòi morti Figliuoli , del Padre , e Madre , e di Leonora di Toledo
fua Conforte , e che dopo , che egli luffe di quefta vita palTato , doveflL/
anche contenere la fepòltura del proprio Corpo ; e già aveva di tutto, co-
me era fuo folito data tutta là cura al Vafari, il quale ne aveva condotto
un modello di fodisfàzione : quando o per morte del Vafari ., o del Du-
ca , o per altra qualunque cagione ciò addivenilfe, il negozio della Sagre-
stìa non ebbe effetto, e perchè egliè (olito, che le cofe impareggiabilmèn-
te grandi, bene fpefTò da' piccoli principi traggano loro cominciàrnento ,
il nobile penfiero diCofimp (ì fattamente crebbe in tempo nelle menti de'fuc-
ceffori , che in vece d' una Sagreftìa, non punto maggiore dell' altre due,
fu flabilito èrèggerfi uni gr^ndin^naHmole , che in tèfta alla Chiefa faceite
uficio della maggióre appella y con Uriabelliffima Cupola , e perche non
allontanarli dal concetto <& iC^finip y o^yejfe la gran fabbrica eflère-in*
croftata per entro di preziofirTìme pietre dure di commetto magi itero , chW
fotto il governo di, tal Principe:, e di Francefco fùó Figliuolo nella loro
Real
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RealGallerìa fi era incòminìciatò ^^^^fah^è^? ffià^^zibrfe ii
e già co'-belliffimi lavori ave^a Fipkfiaidi-wtó^glia 1^ Europa tutta. Che
il primo pernierò di far la terza Sa gre ftì a di prezipfe, e dure pietre di com-
mefìb-, fufle.ééì CJran Duca Cofimoi, è dévtìffe éfe^ùirfi còri difegho "dèi Va-
fari -ci è nòtiflìmo per li fcriiti»d@Ll&&<tiT&W${érPy che 'fino del ijw': he'
diede tale notizia. Che poi il éel concetto In toccando Primo fi ridUcèiTé
a queir ampiezza*, che è nòta ^ [talmente y che fi jsoffa cori: verità afferma»
re vchè non' ha il Mondo edificio, che di q&èfto pofTa <pi% nobile reputarli
old ragguaglìarfene il valore .^arith^tei^v è veriflìrnb. Che poi fufTe penfiero
di quel Magnanimo Principe ì, èome^u fcr&to , il preparate con quèfto uri
Juogo, alquanto degno di contenere in fé itóàarofanto Sepolcro del Signo-
re^ il quale egli *?ingegnale ;per ogni modo di- fottràrre alla Turchefea ti*
raonide ^ non apparirà ìnverifìmiléà thi^li ridurtàa memoria , a qual fe-
gno giungefse la generofità de' penderà di'quel gran Perfonaggio . Non fap-
jiiamp già rinvenire ., quanto fondamento abbiane?le àfsèrziorii di chi fcrif-
foiail particolarità,- mentre mi 4 noto per altri parte , thè-tanto la pfiàta
intenzione di Golimo, e del Vafari , quanto qlieìlà di Ferdinando fu di dai?
luògo per entro la medefima' Cappella a i Corpi de* loro gloriou* Antena-
ti , e de1 SuccefTori di quegli/Ad oggetté» ^utì^e-di tondùrfi,tal' operai; ^
lo frefib Gran Duca Ferdinando Primo gratì'pe£zo avanti &1 %^'òb. avendo
Spiegato wjo penftero alla femoreOlorièfa MefHÓriadi D,^lóf^e"1 Med'rci£J
etimope vaiatolo, j non menomagli iefercizj ideila 'Guèrra ,-cWe intendente*,
nelle beìl-ì Arti y e partìcolarmetìté in quelle, ^hé hanno per padre il Dtfe'^
gno,volle:che.«egli ftefso ne fatele tiri modellò, a feconda: #el tftòfìè £ idi
di
Gennajo dell1!Anno 1604* Chiedeprinéipiqàila fabbrica •"; tWiì carica
d\ efequire il modello di D/<}^ féifse d&to a Matteo Nigetti ,3 con Òrcii^
natii a lui il fate eoli'iridirizzò ^d^Prìnéipe i éifegni , e modellinonepù^
re della muraglia ,imà eziandìo degli ornamenti , ed altro; io lo rrov&in1
un Ricordo di propria mark> dello ?tefèoNigètti,: cioè a dire, clie egli rhé-
deOmo avefse avuto il carico d' eiìger^L, firió déìl" Anno 1581,. che fu ul-*
timo della vita dei G. Dt Francefcò' àhteCèfsòre di Ferdiriatrdo', che e
quanto dir fubko feguita la morte di Francefco -, e fi'frova anche in dettò
Ricordo notato ? che fufse ftato dato principiò affondamenti^!'Anno ióoqì
e (ficeome noi abbiamo d'altronde ricavato) con afliftenza del Nigetti; è:
di Bernardo Buontalenti fuo Maeftro,che pure anche feguitò ^ operare per
lo tempo , che accennammo , ove di lui facemmo menzione,
E già , che parlato abbiamo del Ricòrdo di propria mano del Nigetti,
non taceremo quanto egli notò, cioè, che avendo avuta p inCumbenza di
far quanto fopra fi è detto; e di tirare avanti la fabbrica,con proprio di-
fegno , e mi fura, eglefino agli 14. ' del tnefé di Settembre 1611, già l'aveva
condotta fino air impoftatura de* quattro Archi ^ e finito quello che' ap*
poggia alla Chiefa. Da quanto V è fin' qui notato , pare che il vérac^ tef-
timòmo del Ricordo àtì Nigetti, fatto in un fuò libro, che io vidi già ap-
preflb a'fuoi Eredi ^ circa P effere fiato datò principio a? fondamenti dell'Art*
no t600. 5" induca confeguenzà, che ciò fegUifle pet allora , fenzà lh.rpnb^
blica funzione del gettarfene la prima pietra- èichequefta fi ditterifle qual-
che tempo ,giacche fappiamo, che ella fi fece poi,come dicemmo altrove;
a* io.
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| mCEm.MaTtf% HlMSECm hlà 580. al 159Q.
a* io, di Gennajp, 1604, ed avvedepubblico rifcontro nell' Epitaffio di mar-
trio :H che foprauna itala le'ipt^erranei della gran fabbrica dell* Anno 1640.
fu a^nfifo. L ■■ rilli .-= >Si'jh$i< ih ;:! ;-'i>v ': ■"-■ ■- '-'■» " -; '
Era fino da molti anni avanti al .1.610. ftato fatto Architetto della Heal
Gallerìa lo ftefib Matteo; Nigetti, mentre al noftro GoftantinO de1 Servi, per
lafua univerfalità in ogni materia , che a cofe d' ingegno , e di Difegno ap-
partiene , era ftata conferita la carica di foprantendente di tutta la Maeftran-
za , e lavori, non, pure di effa Gallerìa, ma eziandio della detta Reale./
Cappella , e fu data a elfo medèfimo,~rfra 1' altre molte incumbenze, quella
d' ordinare in diverti Paefi Oltramontani, ( fé bene per lo più in quelli di
quefti Stati, e cT altri & Italia ) le cavate delle pietre , e del farle fegare a fine
di riconofcerne le macchie, per adattarle poi in quel modo maravigliofo ,
che a tutti è noto,, al luogo loro in preziofi lavori di gemme,e pietre dure
di Paefi , di Storie , e anche di figure tonde , particolamente per lo maravir
gliofo Ciborio della Cappella itefsa . Fu poi in tempo, a quella di quefti
valenti uomini aggiunta 1' Opera di Gio: Bilìver| , celebre Pittore , Difee^
polo del Cigoli ?J per difegnare le belle invenzioni di Stonette , e di figure
fciolte , che di efse gemme , e pietre dure dovevano formarfi per detto Ci-
borio ; gran parte delle quali con maraviglia, d' ogni Intendente li veggio-
up, oggi, dopo moltiflimi anni di quali continovo lavoro, e con ifpefa inefti-
mak>ile , efserejiate terminate .Ne fi penti* alcuno poco informato dell' ap-
partenenze* delj'; arte del commettere , che fi fia da noi dettò poco , quando
abbiamo fa^a menzione della carica , éhe oltre all' univerfale fopranten-
diejiza a lutt' i Javort, e alle maestranze della Gallerìa , ed oltre a quella
&}yL ordinare le cavate delle< pietre, gli fftfse data anche V incumbenza di
XÌconofcerne le macchie per adattarle a'luoghi loro nelle maravigliofe opere,
che fi facevano in else, concio(iacofaehe pofsa baftare V aver ciò detto per
ifcopnre a gran legno il concetto, che fu avuto della fublmiità dell' inge-
gno fuo, in teftimonio di che vogliamo ora far palei! a chi che fia le dif-
ficultadi di quelì' arte*; Sappiali adUB/jue , che fino dal cominciare di fi no-
bile Maeftranza fi fecero, e fannofi di continòvo in Gallerìa del Serenifs.
G. D. dibafso. e di tondo rilievo, e molto più nel puro piano, opere ftu-
pende , le quali , acciò fiano di quel Carato, che è loro folito, debbono
giungere a tale eccellenza di lavoro, che non folamente pofsano afsomi-
gliàrfi a cofa ottimamentedipinta , ma eziandìo al naturale, e vero ; e con
quefta differenza, che la dove nella Pittura è parte dell' erudito Artefice il
mefcolare, e difendere i fuoi colori,*gia fatti impalpabili per fottigliezza; e
quegli con tale induftria fra di loro confondere ,che fi conducano, per così
dire a loro difpetto, a fprmare gran quantità di terzi colori, a feconda del
bifogno del Pittore ,'.e affai differenti dal loro primo , e nativo colore ; nel
Commeffo non va così la bifogna ; perche refta fempre all'ottimo Commet-
titore la necefiità di condurre ino lavoro [dentro a'termini del poflibile^ ]
alla fomiglianza del vero, quanto fappia fare la Pittura ifteffa ; ma non può
egli altrimenti disfare la Tua materia, ne confondere l'uno , con l'altro
colore di effa, per farne un terzo colore a modo fuo : ma glie d' uopo il
valerfi del colore delia fu^ pietra, tale quale appunto il formò la Natura .
Come farà egli dunque a proceder dal fommo chiaro, al fommo feuro in_.
qualfisia
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/ GOS TANTINO: VE' SE\VI: > \<\ ■ o$
qualfisia, colore , fempre infenfibilmente-, digradando fempre con mezze tinte j
come fa il Pittore ? Bifcgna in queftò cìafbl in;$gni minima , e minimifiima
fua fattura cercare , e trovare, che la nacura abbia fatto da per fé fteffa^
quel tanto , che egli intende di voler fare, y e quefio in ciafcheduna delì^j
infinite cofe, che egli vuole rapprefentare , che fono di colori quafi infiniti ;
il che al certo non potrà fare , fé non coli' ofTervare T infinite macchie , che
fcuoprono le duriflìme gemme ,0'allr.e pietre , è cosi bifogna primieramente ,
che egli fia 11 pratico, nel tigne-re pittorefco ,, che ogni, volta , che egli fta
offervando le macchie delle pietre,O gemme, fappia rieonofcere in ciafche-
duna di effe, tutto quello a che, ella può fervire per circofcrivere eterna-
mente, e internamente , e rapprefentare quella cofa, che egli averà per le
mani per colorirla, eziandìo nel fommo fcuro , e nelle mezze tinte , e quel
che è più,fa dimeftieri almedefimo d'avere.fpeciefempreprefenti, efrefche
in fua fantasìa , fletti per dire di tutto il porTibile a rapprefentarfì con pietre
nel Comrheffb ; non potendoti a veraci patto da uomo , che debba ordina*
re gran quantità di (ìrriili lavori cercare , volta per volta tutta*una gratiL.
montagna di pietre per trovare «na macchia per io prefente bifogno ,, e al*
lora con tal ricchezza di fpecie potrà fcio vera re, e dar luogo diftinto a cia-
fcheduna di effe, che egli con^fea , che poffa fervire a fuo intentò in tutti
i cafi ., e bifbgni ^ che portano ■decorrergli. Non'è maraviglia dunque fe^
folto la condotta4'km tale uomo fi cónducelfero ne'fuoi tempi in quel*'arte
opere ti belle , è faritO al*"vivo rapprefentate , quanto moftrano le inestima-
bili, che'furono fparfe^ in Regali: fatti fi. da'iSerenifs. di Tofcana a'maggiori
Potentati del Mondo-;; delie quali fanno fede ancora quelle,.che nel primo
irnbafamento della -Reai -Cappella di Srkorenzo ravvifano , róvcuLB;veg-
giano rapprefentati i gran, vafi,, e?l? Armi delle più Nobili Città del;Grani.
Duca, le quali tutte furono da Goftantino, inquanto appartiene al Com-
me0b delle pietre,ordinate , e afiiftite . Deve.anche cefsare la maraviglia ,
che in quei tempi medefimi fufèero Mallevati in Stali facoltà uomini di fi alto
valore , quanto a tutti è noto, tra gli altri quelle Jacopo Autelìi:^ che po-
chi anni dopo il mancare del noftra Goftantino , fra V altre ftupendiffime^
cofe , condufse il tanto celebre Oitangolo , che in detta Real Gallerìa per
entro la ftanza detta la Tribuna fi trova al prefente , cominciato 1' Agofto
del 1633. e dopo Anni té. nel 1^49. terminato;. "E qui mi fi conceda il di-
vertire un tal poco ,,.dal racconto de\fatti di Ggftantino, per far menzione
degli uomini, per le cui mani fii cominciata, continuata > e finita Opera così
degna. Il primo adunque;, e prjfìcipal Macero fi fu Jacopo Aufélli detto il
Monniccìa, al quale erano fecondi*', Giovanni Merlini, Giovanni ;Giacchet-
ti, Giovan Francefcp Bottini , Gofimq Ghermer,'* Giovanni Giorgi j Loren-
zo bottini , Giovanni Bianchi , e Carlo Centelli: I Segatori col; filo furono
Pietro Chiari, detto il Chimico %mAndrea Merlini, e i Luftratori, Bene-
detto Celli , e Pietro, Cozzi, Vijfurono in oltre dieci Segatori con Sega^*,
chefegarono per tutto quel grande fpazio di tempo. Il Difegno del belìi i f-
fimo fregio, fu opera del diligente Pittore Jacopo Ligozzi ,ftato Difcepolo di
Paolo "Veronefe. Quello del tondo di mezzo , fu di Bernardina Precetti al-
tro'celeberrimo Pittore,, in cui dopo la morte dell' Artefice \ ebbe anche
parte Baccio del Bianco , col parere di diverfi Ingegneri, efarninato , e ap-
1; : ;
                                    B                                        provato
<
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io f)ECENJJeUàf A%imdèlSECJVJal i^%o.d i^9o.
provato dalla G. M. del Serenifs. Principe, poi Cardinale Leopoldo di Tof-
cana . Ne forfè di minor pregio fu la belliflìma Tavola fatta pure dacofto-
ro, e donata dal Serenifs. Gran Duca Ferdinando al Card. Ant. Barberino ,
nel mezzo della quale fi vedeva rapprefentato un Vezzo di Perle , che per
la fua fomiglianza al vero, ingannava 1* occhio, e la mano fteffa di chi il
toccava . Una Tavola altresì di Uccelli, e Fiori donata al Serenifs. di Man-
tova , e una pure, che ebbe dallo ftefso G. D. il Duca di Parma , e quefte, oltre
ad altre limili, che io non rammento , e oltre agii Stipi, e Cafsette in gran
numero, che furon date in dono ad altri gran Potentati di Europa .
Finalmente per non lafciar cofa, che fia venuta a mia notizia, dirò quan-
to io trovo in un manofcritto, che fi dice fatto di propria mano di Goftan-
tino , e da elfo compofto in forma di Dialogo, intorno al principio del re-
gnare di Cofimo Secondo , e ne' tempi altresì di Madama Serenifs. di Lo-
reno , in cui.volle dar notizia della Gallerìa , e del pofto , che in elfa fi
dava allora , e che deftinavafi dar poi alle diverfe Maeftranze della mede-
fima ; trovo dico , che mentre egli nell' univerfale foprantendenza s' impie-
gava, e anche nell' alfunto. di trovar le macchie delle gemme, e delle pie-
Ite dure ; da un tal Maeftro Batifta Milanefe , fu prefa a fare in cottimo
la Predelia del Ciborio. Che un Maeftro Fabiano Tedefco fece due de' quat-
tro Paefi di Commefso, che dovevan fervire per la Predella , e Bafamento
di elfo Ciborio , e che Maeftro Gualtieri , infieme con Francefco cogno-
minato il Roffb , prefe a fare pure in cottimo due Pilaftri ; e tanto bafti
aver detto intorno a' Commefsi. Così il nobiP uomo s'andava nel fuo mi-
nifterio fempre maggior gloria procacciando, e nella grazia de' Sovrani fem-
pre più avanzando , quando la quiete del fuo cuore , e. con effe il filo dì
fua applicazione incominciò ad elfere forte interrotto , mercè d' una certa
gara , che fi prefe con elfo il Nigetti nel maneggio delle pietre dure , iru-
che averebbe egli pure voluto giocar per primo , e come che fi fatte gelo-
sìe fiano per ordinario il veleno d' ogni ben ordinato maneggio , non andò
molto, che le fubordinate Maeftranze , recandofi in parte, cagionarono non
meno difturbo , e confufione fra tutti , che danno a' lavori medefimi , e^
per quanto lo fteflb Goftantino nel fuo manofcritto racconta [che per mioav-
vifo fi rende anche affai credibile ] gran danno all' interefse del Principe^
per le ruberìe , che fra la gente prezzolata , e vile feguivano tal' ora. Al
che s' aggiungeva la noja , che a tutto quel minifterio partoriva la troppa
faccenterìa di Cofimo Latini , che in Gallerìa aveva ufìzio di provvede-
te le cofe bifognevolì, e di tenere P Entrata, e Ufcita. Voleva quelli {ten-
dere fua carica più oltre dell' appartenenza di elfa , e quantunque fulfe^
egli di ciò da tutti poco ben voluto, cercava in ogni cofa di metter le ma-
ni , tanto che il noftro virtuofo, che a tal cagione viveva una vita inquie-
tiflima , fu più volte a fegno di licenziarfi dalla carica di Soprantendente ;
ed io non dubiterei, che ciò finalmente non gli fulfe riufeito di effettuare,
fé io non avelli trovato , che nel lóri, egli fu mandato dal Gran Duca a
Carlo Re d'Inghilterra, con che ei poterle , non oftante fua afsenza da^.
Firenze, godervi le folite provvigioni ; egli è però vero, che efsendofi già fatto
noto per tutta Europa il nome fuo , non cefsarono poi P inftanze de' Po-
tentati fatte a quella Corte, acciò lo mandaffero , ove in opere di civile y
e mi-
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COSTANTINO DE' SÉ%Vl' u
è militare Architettura , e particolarmente per inventare diverfe macchine
in occafioni di Armate campali, andava loro abbi fognando • il che feguìpar-
titolarmente nel 1612. nel qual tempo fa a preftar fua opera per lo Prìn-
cipe di Galles della Gran Brettagna,e avvene atteftato in Carta pergame-
na dato in Londra , in cui fi narra aver egli forbito luogo d' uno de* Gen-
tiluomini di quell' Altezza già defunto , con provvifione d'ottocento feu-
di di moneta per ciafeun' anno , come Soprantendente a diverfe fabbriche ,
e macchine. Trovali nel 1615. efsere partito dall'Haya , oVe dal G. D. era
ftato mandato in fervizio de' Signori Stati,per tornarfene in Patria con let-
tere del Conte Maurizio de Nafsau piene delle lodi di lui, e con fimili at-
tendati di ftima in nome di quei Signori fìeflì, e apprefso viene anche fatta_^
menzione d' una bella pianta con alzata •; e fpaccato di un Regio Palazzo ,
che egli difegnavano di fare nel proprio Tito del Caftello dell' Haya , e del-
l'ordine dato al medefimo di farne qua un modello di legname. Era l'Anno
1618. quando Giovanni Ernefto Duca di Safsonia , avendo intefa la fama_-e
che per le parti di Germania , e oltre /correva del noftro celebre Archi-
tetto , e Ingegnere Giulio Parigi , fparfavi , cred' io dal gran numero de*
Principi , e Signori di quegli Stati , che viaggiando a Firenze a pofta , fi
trattenevano per lungo tempo neìp Accademia , o Scuola di lui , nel tor-
nar poi che facevano alle Patrie loro ; fcrifse Una molto prefsante Ietterà-*
in data de' 20. di Maggio a Cofirao Secondo il Gran Duca , acciocché H
contentafse colà mandargliele, per valertene per lo folo tempo di fei mefi ,
e non più ;ma perche troppo necefsaria era a Cofimo la perfona del Parigi,
non folo per efiTer' egli allora , fi eco me fu fempre occupato nella fopràn-
tendenza a diverfe fabbriche > ma eziandìo per non efser così ben provvi-
do di robuftezza, e di fànità, quanta abbifognava per forTrire i difagid'un
così lungo viaggio , fé ne feusò , e perche non rimanefier del tutto prive-*
di adempimentoT inftanze del Duca , troviamo , che in rifpofta alla let-
tera dopo le amorevoli feufe , il Gran Duca gli offerì Goftantino de' Ser-
vi , accompagnando 1' offerte , con efprefsioni toccanti la Nobiltà delìa_*
nafeita , e le molte abilitadi di elfo Goftantino in cofe di Architettura, di
Pittura, ed in ogni altra opera d'ingegno,qualificandolo del pregio d'uo-
mo di vecchia efperienza, quanto il Parigi ftefso, coli' aggiùnta della gran
pratica fua fatta in Alemagnà,in occafione di varie condotte avute in quei
luoghi , e in altri molti di Europa ; e perche nella lettera fu detto , che^
Goftantino ftefso doveva efserne V apportatore, non dubitiamo punto, che
egli colà fi portafse ; quello però che egli vi facefle , e quanto tempo vi fi
trattenere a noi non è noto. Ma perche troppo lunga cofa farebbe il fegui-
tare Goftantino per ogni luogo, ove gli convenne in fervizio di grandi Po-
tentati portar fua perfona , palferemo a dire, come egli finalmente trovan-
doti* già vecchio , Ci partì di Germania alla volta di quefta fua Patria, do-
ve impiegato tuttavia in opere lodevoli , alcun tempo fi trattenne , fin che
nel governo della Terra di Lucignano, e fuo Territorio, ove egli fi trovava al
fervizio del G. D. in qualità di Vicario ,T Anno 1622. ebber fine i fuoi
giorni. Vedefi andar per le Stampe un ritratto di Goftantino fatto al vivo,
e dì belliffimo intaglio , che fi crede uno del Bleomaert in forma ovale ,
intorno a cui in vago adornamento di putti, i quali co' globi Medicei 3
B z                                          foften*
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I & DECEH l della TA% #*• del SEC. IV. dal IJ 8 o. al i^o.
foftengono l'arme della famiglia di lui con infegne di nobiltà , e con bei
(imboli , alludenti all'arti fue è fcritto ;
Conftantinus de Ser<vis KobilisFlorentinus Sac.Caf, Mai. Aula famili aris &c.
JEtat.fi* L1L An. P. Cb. N. M.U.CV1,
E nella più bafsa parte per entro una Cartelletta, fi leggono le feguenti
parole.
                               ; , .
Cwft amine ,/uam Cafar te adfci<vit in Aulam.
Francorum ruoti* Rex fa<vet atque tuis .
Dtocque tua Magnus Patria tìbi cernitur aquus ;
Hobilior poterti tene fo<vere Trias
f
Conviene ora il dire , che la fama del valore di Goftantino , e i buoni
ufizi altresì ufati da elfo a favore de' fuoi appreifo ai grandi , operarono
per modo , che Gio; Domenico figliuolo di lui effendofi partito di Firenze
fir^o nel 1612. alla volta d'Inghilterra, vi fuflè impiegato in qualità di Pag-
gio del Principe Enrico figlio Primogenito del Re Giacob , dopo la cui
morte occorfa non molto dopo , il portò a Neoburgh , avendo trovatoli
Sereniffimo VVolfganzo Guglielmo Duca , e Conte Palatino , fu da elfo
trattenuto , come uno de' fuoi Cavalieri di Corte , e dopo alcuni annidi
fervizio dichiarato Tuo Cavaliere della Camera. Volle anche quel Principe
condurlo con feco in Ifpagna, pve lo afpettàvano negozi di alto affare, Ve-
nuto T Anno 1627, rifolyè Gipyan Domenico , attuato fempre negli affari
di quella Corte di Neoburgp, di prendervi Conforte , che fu la nobil Da-
ina 4nna Francefca VVelfer , prima Donna della Corte ftefsa , figlia di
Òtto VVelfer Tenente Colonnello della Maeftà Cattolica , e della Major*
doma Maggiore della Serenifè. PMchefsa , nata della famofa Cafa di Bagliar
neurto . E)opo tale Matrimonio;\¥ inviato dal fuo Signore in Francia , iii^
Pollonia , e in Inghilterra ,;col prpfpero riufcimento de' proprj negoziati,
fece tuttavia più conofcere fua prudenza, e valore. In quel medefimo tem-
po , efsendo comparfa in Germania la fempre G. M. del Principe Mattias
dì Tofcana , volle con beneplacito del Duca fuo Padrone , che egli eferci-
tafse le partì di fuo Majordomo, per lo tempo , che occuparono tre Cam-
pagne. Fu poi dichiarato Majordomo Maggiore della Serenifs. Spofa di Fi-
lippo Guglielmo , figlio unico di efso Duca , e della forella di Cafimiro
Re di Pollonia , che efsendo venuta a morte , ed efsendo anche feguitala
morte del Duca ,.e reftato Filippo Guglielmo erede della Paterna fovranità,
s'era maritato con,Lifatje$ta Amelia Maddalena de'Serenifs. Laugravi d'Haf?
fia di Armftat : quefti, oltre alla Carica di Majordomo Maggiore predetto,
volle onorarlo di quelle,di fuo Configliere Segreto , e di Commifsario del
Paefé. Aveva in tanto Gipyan Domenico avuto di fuo Matrimnio un figlio
mafchio, e due femmine , che venute in iftato di conveniente età , furono
in quefto modo allogate . Alla, prima femmina , che già teneva il primo luo-
go fra le Donne di quella Corte, fu dato per Conforte il Barone Piazzef-
chi Pollacco , Cavalieredella Carriera di quell'Altezza , e figlio dellaMa-
jordoma Maggiore di Madama; Serenifs. di Pollonia prima Moglie dello
ftefsoDuca Filippo Guglielmo ; e al figlio mafchio , che fi chiamò VVolfgan-
zo Guglielmo, fu data per Moglie Maria Maddalena, figliuola del Baron
Franceico Polidoro de'Bracciolini, nobiliffima famiglia della Città diPiftoja
in Tof-
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GO STANT INO 7) E" S E\FL ;;< i3
in Tofcana, che allora abitava in quel Ducato. Reftava la feconda figlia ,
non ancora pervenuta in età nubile , quando a Giovan Domenico conven-
ne portarli all' Imperio, per pafsare ufizio di congratulazione in nome del
fuo Signore , per Io Matrimonio fegyito fra la Maeftà dell' Imperatore , e
T Infanta di Spagna , nel quale impiego avendo fatta conofcere la genera-
tila dell' animo fuo , fi guadagnò V onoranza d' efsere annoverato fra gli
altri Baroni di quella Imperiai Corte , e al fuo ritorno trovò, che già era
ftato il fuo figliuolo dichiarato Cavaliere della Camera del Duca, e fupre-
mo Governatore della Città di Buygjengfeld. Pensò egli allora ad allogare
P ultima figlia , e diedela per Conforte al Barone di Erlezhein nobile , e
ricco Cavaliere di due Signorie in quel Ducato . Non è anche da tecerfi ,
come 1' Anno 1662. per la venuta in Italia della Maeftà della Regina di
Svezia,fu egli fpedito all' incontro della medefima a complire in nome del
fuo Padrone , e trovatala a Bambergh , per tre giorni continovi , fra bei
divertimenti di Mufiche, con Regia magnificenza, vi fu da quella Maeftà
trattenuto. Era venuto V Anno 1676. quando lo ftefso Giovan Domenico
fu fpedito Ambafciadore alla Maeftà Cefarea per V ufizio di condoglienza_-
per la morte di Claudia Felice f Imperatrice ; ne pausarono molti me-
fi , dopo il terminato fervigio., che egli fu di nuovo a Vienna per tratta-
re il maritaggio > che poi feguì della figlia dèirfuo Signote, con Sua Mae-
ftà Cefarea . I« fomma ginnfe egli in pofto dilania ftima in quelle parti,
e in tanta grazia apprefsQ il Signore v Che già fatto vecchio di Scanni, e aggra-
vato da malattìa , che fu la fua ultima, fi vide più volte vifitato a letto da
quei Principi ; e venuto ilccafo di fua motte, fu il Tuo Cadavere portato al-
la Chiefa , dove gli furono fatti i funerali rcon affiftenza, non pure de'pri-
mi Cavalieri, e Dame di quella Patria, ma. eziandìo del primo Miniftrodi
quel Duca in qualità di rapprefentante la ftefla perfona di lui, e finalmente
fu con nobil pompa portato a Steppergh fua Signorìa, ove ricevè Ecclefia-
ftiea Sepoltura. Il Conte Galeazzo Gualdo nelléfue Relazioni delle Città
Imperiali , e Anfiatiche, negli Stati del Duca di Giuliers, nella Corte di
Kaiburgo , parla di Giovan Domenico , chiamandolo il Barone Giovane
Domenico de1 Servi Signore di Steppergh, del Coniiglio Segreto, Majordo*
mo della Sereniffima Ducheffa di Naiburgo , e Comandante in quella Città.
Vive, mentre io quefte cofe ferivo, il Barone Wolfgan Guglielmo Signo-
re di Steppergh fuo figlio , e quefti in Carica di Majordomo , Cameriere^
della Chiave d' Oro , Configgere Segreto, e dì Stato del Sereniflìmo Elet-
tore Palatino con tre figliuoli, Vito Domenico il primo Cavallerizzo Mag-
giore del Sereniflìmo Vefcovo di Vratiflavia fratello dell' Elettore predet*
to , e Gran Governatore de' Principati di Slefia , Gio: Adamo il fecondo ,
che dopo avere in più Campagne militato per Sua Maeftà Cefarea , fi tro-
va oggi all' Affedio di Belgrado. Il terzo finalmente è Marquardo , che ap-
plicato pure alla milizia ferve all' Elettore predetto. Ebbe anche Goftan-
tino de' Servi oltre al foprannominato Giovan Domenico una figlia chia'
mata Selvaggia, la quale fu congiunta in Matrimonio col Dottor Francefco
Pieralli , e di quefti, e di quella nacque Girolamo Pieralli, che pure oggi
vive in Firenze in frefea età , il quale , e per merito di fue amabili quali-
tadi, e per la ftretta parentela co* foprannorainati nobili uomini di quefta
Cafa
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34 T>ECEMtMaf^%IIldetSEC;tvm^y%o^li^9o.
Cafa de* Servi, gode il tìtolo di Gentiluomo famigliare Aulico dell' Au-
guftiflimo Leopoldo Regnante Imperatore, e dallo ftefso Girolamo, abbia-
mo noi avuta commodità di vedere le molte autentiche Scritture citate a'
lor luoghi , dalle quali abbiamo cavate molte delle Notizie, accomodate^
in quefto racconto.
Tali dunque fono le onorevolezze ,' di che pregiar fi può ne' tempi no-
ftri, mercè della virtù di Goftantino, la Cafa decervi. E oltr' a quella di aver fra
fuoi avuto lui ftefifo ; una ve n' ha , la quale io non debbo per verun mo-
do tacere, e quefta venutali nel paflato fecolo puramente da Celefte bene-
ficenza , e tale fu d* elfere ftata della Cafa medefima , e dello ftefso Go-
ftantino viciniffima nel lignaggio ; Goftanza figliuola del Vecchio Giovar^
Domenico di Goftantino der Servi nata nel 1534. la quale nel quattordi-
cefimo di fua età , veftitò Abito Religiofo dell' Ordine di S, Domenico nel
Monaftero di S. Clemente nella CittC di Prato in Tofcana , col nome di
Suor Maria Benigna , in ifpazio di quaranta anni , che ella vifse in Reli-
gione, venne in concetto di fi alta bontà, che meritò, che feguita fua mor-
te , che fu del 1589. ne fufse per opera del P. Fra Pietro Martire Naldini
Religiofo del medefimo Ordine colle dovute permiflìoni, e col bello en?
comio di Venerabile Serva di Dio, mandata a'Pofteri la ricordanza ^me-
diante V Iftoria di fua vita, data poi in luce nella Città di Venezia V Ari-
no di noftra Salute 1663. ®l <luefta medefima fcrifse la Madre Suor Ca-
terina Tornaquinci nella Cronaca del Monaftero di S. Clemente di Prato j
il P. fra Gio: Michele Pio Bolognefe nelle Vite degli Uomini, e delle Don-
ne Illuftri dell' Ordine di S. Domenico ; e tanto quella, che quefti fi tro-
vano citati dal P. Maeftro Fra Serafino Razzi, nel fuoTrattato dell'origi-
ne , e fondazione di detto Monaftero di $£ Clemente di Prato.
Dirò per termine di quefto Racconto , quanto io trovo efsere ftato la»
fciato fcritto da Stefano Rolfelli Nobil Cittadino di noftra Patria nel fuo Ce-
lebre Sepoltuario alla Chiefa di S. Croce, de*Frati Minori Conventuali i
defcrivendo le Sepolture del filare del mezzo del Chioftro, partendoti dalla
porta, che entra in Chiefa , ed è quanto fegue , Sep. di Crifiofano di Matteo
di Dutino,
e apprefso dice di Gio: di Matteo di Òutino Dutini. Quefta Se-
poltura
dopo pervenuta [fi diceV Anno 1634. ] In Giovan Domenico di
Goftantino de'Servi, fu poi riconofciuta da Francefco, Gio: Domenico,
e Ferdinando di Goftantino de' Servi , mediante un Decreto
de' SS. Operai de' 13. di Maggio 1643. e meifa
la loro Arme , e la Seguente^
          '
Infcrizione-^.                                      ~ 4
' ■•■ - •-.i.-";.'. > j.. ■ .: • " ' ■ ,SeP;                               .                                        ■/■' " ■ '. - :'
Jo: Dominici de Ser<vis,
Trancifctts. Jo\ Dominicus.
$" Ferdinanda* Confi ant ini filij
Fofieris refi. An. &
MDCXXXXIIL
COMMEN-
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n
CO M MENDATORE
!, ,- *
I.. I
FRA LODOVICO
Cognominato il CIGOLI
PITTORE, E ARCHITETTO.
: Difcepolo £ Alejfandro Mori, nato I y 59. ìjfc 1613.
D ognuno è notiflìmo , quanto per lo corfo di più di tre_^
interi Secoli , da numero quali dilli infinito di gravi (fimi
Autori fu feritto , intorno al nobile riforgimento, che-/
circa gli anni del Signore 1260. fece V arte del Difegno,
e della Pittura per le mani di Cimabue, e poi di Giotto
fuo Difcepolo ,1» uno , e P altro Fiorentini ; ciò, che pure
da noi, nel bel principio di quefta noftra Opera delle No- Notìzie de*
tizie, fu con particolare accuratezza notato, ed è noto altrefi fino a qua.1 Profefioridel
fegno d' evidenza ci parve di moftrare, cioè a dire, che quefta novella lnc6D'fe*° Sec*
della Giottefca maniera ,dopo elferfi fatta vedere, anzi dopo avere "P«na^r/,^0J^
di fé ftefTa 1' Italia tutta , e parte della Francia, e dopo efierfi allargata., ,
         ' *
ove più , ove meno per lo reftante dell' Europa , dove pochiflìmo per avan-
ti s* operava , [e quel poco , in fu la vecchia , e goffiflìma Greca maniera ]
finalmente incominciò quali del tutto a mancare , al comparir , che fece pu-
re nella Città di Firenze lo fplendore di tre nuovi lumi , cioè a dire del
celebre Donato nella Scultura , del fingulare Brunellefco nelP arte ftefTa ,
ed affai più nelP Architettura, e dello ftudiofiflimo Mafaccio nella Pittura ;
efTendo dunque ciò tanto noto, non farà dr uopo a noi di più parlarne ; di-
remo folamente , che il poc1 anzi nominato Mafaccio, il primo , che tale
Giottefca maniera incomincialfe del tutto a lafciare, dando afsai maggior
perfezione al Difegno , verità al colorito , varietà alli feorci, morbidezza
al panneggiamento , nobiltà , e ricchezza alP invenzione , fece fi , che s'ap-
plicarono allo ftudio dell' Opere fue tutti i Giovani di quel tempo , i quali
troviamo , che poi fecero quei grandi progreffi, che a tutto il Mondo fon.,
noti . Durò la maniera di coftui ( non ancora però ridotta al perfetto) me-
no di mezzo Secolo ; .fin che il Verrocchio, il Perugino, i Pollajuoli, e i
Grillandai in Firenze, i Bellini in Venezia , e gli altri feguaci di tutti co-
ftoro, con modo più aggradevole, e più efquifito Difegno , aperfero a' fuc-
celfori loro un più largo campo , d* onorare i proprj pennelli . Reftavall
però queft' arte , ciò non ottante, in una tale quale fecchezza , e picciolezza
di maniera , e così ella fi flette per priù Juftri, fin che finalmente piacque^
al Cielo di dare al Mondo, nelP Anno di noftra falute 1474. il non mai
abbaftanza celebrato Michelagnolo Buonarruoti Nobile Fiorentino, il quale
avendo in fanciullezza .-ftudiato P Opere del Mafaccio',.e del Pollajuolo, e
quelle
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/ ■
1(5 VECEN.LdettaT-4%.111 delSEC.IV. dal 1580.al 1590.
quelle del Grjllaitclajò nella fua Scuola", non avMdo|d| fua età à pena com-
piti cinque lùftri, aveva intagliata ht ungulanfììma Statua del Gigante , o
del.David ,-ch^ dir^,^oglianio , | difegnato per la Sala del Configlio, il
tanto rharavigliòfo Cartone J che. ftucliato da infiniti PròfefTori m noftra^
Città , e foreftieri, in quei medefitni 'tempi, fu poi, [ così difporierido aJ
benefizio del Mondo la Divina Provvidenza] portato in pezzi in varie par-
ti d'Europa , onde potè ballare fenz' altro più , a condire dell1 ottimo guf-
to, e della grande , e nòbiliflìmà maniera^ ogni luogo . Poniamo fenza ti-
more d' ingannarci affermare , :per una accurata òffervaziòne, fatta intor-
no al modo di dipingnere di molti grand' uomini, che dopo , che fu com-
parfa quella nuova luce operarono , fra i quali il noftrq Andrea del Sarto,
fra Bartolommeò111 Puntormo, e k^fteffo Raffaello , defsero alle maniere
loro , tutto che Eccellenti, tanto accrefcimento da quel che e'fecero prima ,
e poi quanto da ogni òcchio erudito fi può ben riconofcere, e tale in fom-
ma, che non vi ha ^ per avventura chi fappia, che in un corfo di più di
centocinquanta anni , da che quelle cofe furono , fi fia fatto punto maggio-
re . Non lafciò la Nbbiliflìma Città di Venezia di godere del fruttò di fi bel-
la novità , mentre nella perfona di Pordenone , e di Giorgione da Caftel
Franco riconobbe anch' efsa fi fattamente ingrandito il modo d' operare in
Pittura , che potè prometterli i grand' uomini, che ad éfempio di coftoro,
e ne'lor tempi, e dopo rinnovarono le maraviglie degli antichi Zeufi, e^
- •'•■ v -degli Apelli ; tali furono il gran Tiziano da Cador # il Vecchio Palma , zj*
tanti altri con elfi , che io per brevità non iftò qui. a nominare .
, Ebbe poi la noftra Città di Firenze , oltre agli accennati , altri Maeftri
in gran numero , che vollero nel lóro modo di operare farfi pure imitatori
di Michelagnolò : ma con tale:differenza però,che la dove quei primi , in-
fìeme con la nuova gran maniera tolta da lui, s' erano formato un colorite
di viva carne, con una impareggiabile morbidezza ; quelli fecondi tutti in-
tenti al rigirar de' mufcoli nell' ignudo , non fi curarono più che tanto in
ciò,che al colorito apparteneva, d' attenerli al vero . Quello difetto rima-
fe nella Città noftra , viepiù accrefciuto a mio credere per lo grande ope-»
rare , che fece in efsa , e per lo Stato il Vafari ne' tempi del Gran Duca_*
Cofimo, e di Francefco Primo , come quegli, che fin da fanciullezza , era
flato Creatura dell' Auguftiflìma Cafa de' Medici, e perche efsendo egli per-
fona ,come noi fogliamo dire, entrante affai , e di grandi parole, aveva—
talmente faputó portare fé fteflo apprefso a quei Principi, che a lui , e non
ad altri furono commefse opere in gran numero , le maggiori, e più Ango-
lari ; onde non vi fu-giovane Pittore , anche di tutta afpettazione, e quali
non vi fu buon Maeftro' a cui 1'accomodarfi con efso , e lungamente con_.
lui vivere , ed operare in fuo ajuto , e con fuoi Difegni non abbifognafse ,*
ed avvengache per ordinario in ogni noftra azione , non mai s' abbandoni-
no quegli abiti, che fi prefero in gioventù , o che per lungo fpazio di tem-
po , col replicar degli atti acquiftaronfi ; fu forza a'Pittori Fiorentini, tut-
to che valoròfiflìmi in Difegno , e pratichifTìmi, quanto altri mai, nel ma-
neggiarci colori, if ritenere mefcolato nell' Opere loro , con tali buoni at-
tributi dell' arte , alquanto di quel duro , che [ come abbiamo in altri luo-
ghi detto ] foglio no avere le Pitture di tutti coloro, che fenza efsere Mi-
che-
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;
LODOVICO CIGOLI.             17
chelagnolo hanno voluto difegnare, e dipignere a fua imitazione ; con che
pur troppo avverarono nel pafsato Secolo quel fuo tanto celebre vaticinio,
cioè, che quella fua maniera averebbe in tempo prodotti moki goffi Artefici.
Ma non fu fi mifera la noftra Città , che nel tempo ftefso , che in tal modo
in efsa per la più parte fi opera va, altri eziandìo non ne avefse,che cammi-
nando per via diverfa, ed a feconda degli ottimi Pittori , di cui podi' anzi
facemmo menzione, non giungefsero ad ornar fé fteffi in grado eminenniìi-
mo , e dell' ottimo difegno, e dell' ottimo colorito ; onde poteflero andar di
pari, fletti per dire, con qualunque, quefte beli* arti aveva innanzi a loro
profefsate, Uno di coftoro adunque fu il non mai abbaftanza lodato , Lodo-
vico Cardi da Cigoli, il quale efsendo flato da natura arricchito di un' ani-
mo nobiliffimo, di bontà , e di prudenza , d' amorevole tratto , e di tutte
quelle doti, che vagliono a render un'uomo naturalmente perfetto ; in quel-
lo poiché all'arte fua apparteneva, s'avanzò tanto ,che potè efsere per ec-
cellenza , da chi ben conobbe fiso gran valore , chiamato il Tiziano ,e '1 Co-
reggio Fiorentino, con che a gran mifura averebbe alla Patria noftra , ed
all'arte fteffa da per fé foloquel pregio , e quella rinomanza , che ne'tanti t
e tanti , che pur ora detti abbiamo, fi era alquanto abballata .
Volendo dunque noi dar principio a parlare di quefto grand' uomo, di-
remo primieramente , come nel pafsato Secolo, fra il 1550. e '1 1560. nel-
1' antico Caftello di Cigoli in Tofcana, non molto lungi dalla Città di S.
Mimato al Tedefco, vivevano congiunti in Matrimonio Gio; Batifta d'UH-
vieri Cardi, e Ginevera Mazzi Fiorentini, 1' uno, e 1' altra perfone dota-
te di gran civiltà , e di fuftanze ragionevolmente provvide , e per non Ja-
feiar cofa,che fia venuta a notizia noftra, foggi ungeremo, come apprefso a
quefti due , per quanto era folito tal volta raccontare lo fteflb Lodovico
Cigoli, era affai invecchiata tradizione, che tale lor famiglia de'Cardi avef-
fe avuto fuo principio dalla nobilifsima de'Gualandi della Città di Pifa, me-
diante uno di eifa , che per non fo quale accidente fi portaife a Cigoli , e
quivi ftanziaffe , ed avellevi figliuoli, da' quali poi derivarle un certo Car-
do , dal nóme di cui fuflfe fua defeendenza cognominata de' Cardi . Che
che fi fia di ciò poco hlieva, giacché quegli, di cui ora fiamo per parlare,
o fufTe da una Ci Illuftre Cafata derivato nel Mondo, o pure da altra men
rinomata aveffe tratti i fuoi principi , feppe guadagnarfi tanta gloria , che
non pure può a mio credere, renderne abbondante lui fteflb nella memoria
degli uomini ne' Secoli , che verranno ; ma eziandio accrefeerne non po-
ca ad ogn* altro, che contar fi poifa fra' fuoi, qualunque fiano flati anche
nobiliffimi progenitori. Venne poi quefta famiglia ad abitare nella Terrai
d' Empoli , fette miglia lontana da Cigoli verfo Firenze, ritenendo però
fempre in eflo Cartello d; Cigoli fua Cafa, o Villa , che dir la vogliamo ;
nella quale a' 21. di Settembre dei 1559. ebbe i fuoi natali il noftro Lo-
dovico . Ne farà cofa difficile il venire in cognizione dello fpirito grande ,
che egli diede a conofeere in fé fteifo, ne* primi anni di fua fanciullezza ,
mentre fappiamo , che 1' applicarlo allo ftudio delle lettere umane furo-
no i primi penfieri del Padre fuo. Studiò egli adunque nella Terra d'Empoli
apprefso un molto Letterato Sacerdote, chiamato Baftiano,foprannominato
Morellorje, fino all'età di 13. anni con tanta apertura d'ingegno, che gliba-
C                                            rtò quel
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18 DECEN. I. della TA\ III del SEC. IV. dal i 580. al 1590.
fìò quel poco , per poter poi in età crefciuto dar faggio di fé, con fuebel-
le compofizioni , nelle più famofe Accademie di noftra Città , rifolvè ìil.
tanto Giovan Batifta fuo Padre di portarli ad abitare a Firenze , e indi a^
poco vi fu dichiarato Cittadino : ma Lodovico il Figliuolo fcoprendo ogni
di più fuo naturale talento , e 1' alto genio alle buone arti , datofi a ve-
dere le ftupende Pitture di quefta Città, fentiffi così forte ftimolare dal de-
fiderio d' applicare anche a cofe di Difegno , che ormai non poteafi rico-
nofcere in lui , quale de' due affetti , o quello delle lettere , o quello di fi
beli' Arte , maggiormente occupafse i fuoi penfieri, perche in un tempo ftef-
fo mefcolando V ufo di quefta, e di quelle , e ftudiava fopra i libri , e di-
fegnava fopra carte , piccole , e fpiritofe figure , fin che vinta finalmente
fua volontà dall' amore della Pittura , fu d' uopo al Padre , benché con-
tro fua voglia , ad efsa applicarlo. Viveva allora , ed operava in Firen-
ze con non ordinario grido Alefsandro Allori,tiretto parente,e Difcepolo
del celebre Agnolo Bronzini , ,e fu quegli, acuì, mediante gli ufficj di Ja-
copo Salviati Nobile , e Ricchiffimo Cittadino di noftra Patria , diede la
forte un tanto Scolare, e la grazia eziandìo di comunicarli per quattro an-
ni continui gli ottimi precetti dell' Arte fua , fin che cafo occorfe , a ca-
gion del quale , poco mancò , che egli medefimo fi conducefse a far per-
dita d' un tanto Scolare, e il Mondo tutto d' un sì grand' uomo , quate-j
egli poi riufcì , e andò il fatto in quelto modo . Aveva Alefsandro Allori
alcune danze per entro i Chioftri della Venerabil Bafilica di S. Lorenzo,
ove, come ftudiofo , che egli era dellaNotomìa, introduceva del continuo
umani Cadaveri , quegli fcorticando , e tagliando a fuo bifogno , ed al
giovanetto Cigoli , non fo fé per far compagnia al Maeftro , o pure per
appagare fuo gran genio in quegli ftudj tanto necefsarj all' Arte fua,veni-
va fatto il pafsare i giorni , e talora P intere notti fra quelle malinconiche
operazioni , quando non potendo a lungo andare fua tenera età far riparo
alla violenza , che facevano a' fuoi fenfi gli odori corrotti, e gli fpaven-
tofi afpetti di quei morti, aggiunta P immobile fiffazione , con che egli gli
andava ofservando, e difegnando ^finalmente gli fu forza il cadere fotto il
pefo d' una mala fanità , che oltre a più altri travagli , che gli apporta-
va , non folo gì' impediva P ufo della memoria , ma di quando in quando
facevalo patire accidenti di mal caduco , tanto, che egli fu obiigato da'Me-
dici , a fine di campare fua vita, ad abbandonare Firenze, ed all' aria nati-
va ritirarfi nella fua Villa di Cigoli , dove non andò molto , che per ar-
ruoto alle fue difgrazie , quella li fopravvenne della mancanza per morfei
prima del Padre , e poco dopo della Madre. Coftituito dunque il povero
giovane in iftato di tanta miferia , dico fenza fanità , e fenza i Genitori ,
quafi quali fu forzato a deliberare di lafciar la Pittura , per iftarfene , co-
me gli fufse riufeito il meglio, nella propria Villa, non per altro fare, che
vivere , ed alquanto attendere alla confervazione del proprio avere , maf-
fime effendo egli di tre fratelli il maggiore , e quegli a cui tal carico s'ap-
parteneva ; tuttavia , con più animo, ed amore all' arte, talché forfè non
li lafciò portare del tutto da tal penfìéro ; ma andava fpendendo il giorno,
or difegnando da' rilievi , or da' naturali , or dando alcuna cofa da fare
a' pennelli, ed intanto con buona regola della vita , e colP ajuto de' me-
dica-
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LODO VICO CIG OL I, ) i t9
dicamenti , andava in traccia della primiera felute. In tal modo , ed inu
tali occupazioni confumò il Cigoli preflb a tre anni , e finalmente volle il
Cielo , che confumate le cagioni de* terribili accidenti del mal caduco, ri-
tornafler le forze , ed egli del tutto libero dal male fi rimanefle . Or qui
non è da affaticarti" in penfare quali fuflTero in lui i nuovi fervori nelli ftu-
dj del Difegno, e della Pittura , co* quali con non poco vantaggio riparò
al perduto tempo, ed avendo per avventura riconofciuto il dono della nuo-
va fanità dall' interceflioni della Gran Madre di Dio, volle che a fuo ono-
re fulfe efpofta al pubblico la prima Pittura , che dopo il male aveflero
partorita i fuoi pennelli , che fu un' Immagine della medefima con altre-/
figure , ftata chiamata poi la Madonna dello Spafimo,ed altrimenti anche
la Madonnina , alla quale fu dato luogo preflò al Gattello di Cigoli , che
in fegno di ricevute grazie, effendo ftata in tempo adornata di gran quan-
tità di voti , diede occafione a' Nipoti di Lodovico di fabbricarle una de-
vota Cappella , per entro la quale viene tuttavia da quei del Paefe ado-
rata . Aveva il Cigoli , ftando ancora in Firenze applicato alla Pittura.. ,
contratta non ordinaria amicizia col celebre Bernardo Buontalenti, da cui
aveva ancora apprefa V Architettura : or mentre egli flava difegnando fuo
ritorno a queftaCittà, gli comparve una lettera d'elfo Bernardo, con una
mólto preffante perfuafione di ritornarvi ben prefto , per fubentrare in certi
lavori, vacati per morte del Crocino Pittore di grande efpettazione, fra'qua-
li era un S. Francefco di Paola per la Chiefa di S. Giufeppe de' Frati Mi-
nimi , ed una ftanza ( fi crede a Grottefché ), nella Reale Gallerìa. Egli
fubito diede orecchio alla chiamata : accettò alcune dell' opere propofte^ ;
ma volle farle nella propria Cafa di Bernardo, come quegli, che molto
prometteafi dall' affiftenza di tal' uomo. Era (olito portarfi alcune volte^
alla Cafa del Buontalenti, il Gran Duca Francefco gran Mecenate di quelle
Arti nobililfime, ed una fra V altre avendo vedute le Pitture del Giovane
Lodovico , e (corte eziandìo le! fùe fpiritofe, e nobili maniere , non fola-
mente con lodi, ma con doni incominciò a farlo ogni di più animofo, al
corfo di fue onorate fatiche . Così polliamo noi con verità aifermare , che
da quefto punto mutateli in tutto, e per tutto dall' eifer di prima , cioè in
profpere , e molto aggradevoli le fue trifte fortune , egli incominciante a go-
dere giorni felici, ne' quali potè darfi da dovero a' tanto defiderati ftudj ,
ed a fine che ciò più ficuramente gli riufciffe , s' accodava bene fpekoa Santi
di Tito Pittore , che in quanto a difegno , attitudini, e componimento di fi-
gure nelP Iftorie appartiene , godeva allora in Firenze il primo grido, tut-
to che nel colorito non giungefse a toccare 1* ultimo fegno . Col configlio
dunque di coftui, volle il Cigoli in -quelli tempi fempre operare , con cht->
incominciò a dare grandi faggi di fé ftefso . Era in ufo allora , come altrove
abbiamo detto, il bel coftume neli' Accademia del Difegno, d' obbligare^
ogni Pittore , che volefse in efsa aver luogo, a dipignere un quadro , e quel-
lo prefentare alla medefima, per rimanervi per fempre per Teftimonio del fuo
valore , onde volendo Lodovico al fuo debito {©disfare per condurli all' ono-
re d' efservi afcritto , dipinfe un bel quadro per la medefima , in cui rappre-
fentò la Storia di Caino ,ed Abeile . In quelli tempi fece ancora unDepofto
di Croce, dopo averne fatto con iftudio non ordinario il cartone ; colorì
C 2                                    un S.
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20 VECEN. I dellaTA%.IIL del SEC. IV. dal i580.0/1J90.
un S. Girolamo in iftato di penitenza , un S. Giovanni nel Deferto , una^
piccola Tavola d' una Nonziata , ed altri molti quadri , tutti però di manie-
re diverfe , come quegli , che fin dalla tenera età , non ebbe mai a grado
il modo di tignere , che in Firenze fi teneva per la più parte de1 Pittori , pro-
curando al potàbile di difegnare quante più opere poteva di Jacopo da Pon-
tormo , non una , ma più volte, e quante altre di fimiglianti Artefici
venivano a fua cognizione in quefta Città, e fpecialmente quelle dì Miche-
lagnolo Buonarruoti, di che ella non punto invidiando Roma , è fi abbon-
dante , e ricca ; e nello ftudiar quelle , volle per lo più aver in fua compa-
gnia Andrea Comodi Giovane fuo amiciffimo , del cui valore , fi nel model-
lare , come nel dipignere d' ottimo gufto parleremo a fuo luogo . Difegna-
vale fopra carte , ora fpezzate,ora intere , e talora modellavale di terra ,
aggiungendo come preparatorio necefsariffimo a quella forta di ftudio il di-
fegnare , e modellare con cera in ogni veduta un Scheletro umano , ch^j
egli a tale effetto fi teneva in Cafa ; e di tali Scheletri, così difegnati fo-
pra carta azzurra , lumeggiati con gefTo veggonfi molti , oltre a' quanti fra
più difegni del medefimo Cigoli ne conferva chi quefte cofe fcriye , ma con-
cioflìacofache tendefse allora ogni fuo fine a condurfi a' pofti di fingularità
nel dipignere , la quale confifte , non pure nelP ottima maniera del colori-
re y e inventare , ma eziandìo nel poflefiTo d'ogni altra facoltà appartenente
al Difegno, vedendo quanto gli mancava, non oftante i primi ftudj fatti
apprefloil Buontalenti in profpettiva , e Architettura,di nuovo fotto la feor-
ta del medefimo vi s' applicò , al che s'aggiunge il favore offertoli da un cer-
to M. Oftilio Ricci di leggerli le Matematiche nel tempo fteflb , che egli nel-
la Cafa pure di Bernardo, ne dava lezione a D. Giovanni de'Medici ; e^>
parve veramente, che tale nuova applicazione a fi fatti ftudj gli fuffe ftata-.
perfuafa dal Cielo , perchè non andò molto , che dovendoci dal Buontalenti,
come primario Ingegnere del Gran Duca , ordinare varj apparati , Archi
trionfali , e Rapprefentazìoni per caufa delle Nozze di D. Cefare da Efte,
del Duca di Mantova , del Gran Duca Francefco, e poi di Ferdinando Pri-
mo , largo campo s' aperfe il Cigoli di dovervi, e potervi far cofe grandi ,
e degne dell' ingegno fuo . Diede egli pure in quefti medefimi tempi gran'
d' opera a formare penfieri , fchizzi, difegni, e modelli per la facciata di S.
Maria del Fiore , in che molto gli giovò pure 1' affiftenza di Bernardo , che
in fimile affare s' era anch' egli molto affaticato , e andavagli feoprendo le
difficultadi, che in porre ad eftetto quella grand' Opera fi poteano incontra-
re, e '1 modo eziandìo di fuperarle. Vedefi fino a'di noftri il bel modello,
fatto dal Cigoli per entro la Guardaroba dell' Opera del Duomo , ed è com-
porto di due ordini , il primo è Corintio , il fecondo è Compofito, e le tre
porte fono Doriche , e quefto modello de' molti altri che ve ne fono, tutti
d' Eccellenti Maeftri è il minore sì in grandezza ; ma a'parere di Periti, for-
fè in bellezza , di tutti gli altri maggiore .
Era cofa maravigliofa nel Cigoli il vedere , come egli fra tante mentali
applicazioni, non mai s' allontanarle dallo ftudio della Pittura , in quello
particolarmente, che apparteneva all' acquifto dell' ottima maniera dei co-
lorito . A tale oggetto fi portava fpefso da Gregorio Pagani, Giovane di
fua età , che già vi aveva fatto gran profitto , e dentro alle fue ftanze , die^
tro al
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LODOVICO C IGO LI.               21
tro al Convento de7 Servi ? ove oggi è il Palazzo de' Guadagni, rimafe a—
Gregorio , come in cuftodia , finche Girolamo Macchietti, detto altrimen-
ti del Crocififsajo fufse tornato di Spagna , dove era ftato chiamato a dipi-
gnere. In quelle ftanze adunque trattenevafi collo ftefso Gregorio, difegnan-
do tuttavia al naturale : conferendo con efib a vicenda le difficultadi , che
per giungere ad un modo di colorire naturale, e vero fi frapponevano a'lo-
ro ftudj ; che fon quelle finalmente , ove va a cadere ogni profeflbre , anche
dopo eflferfi lungamente affaticato in cercare di bene intendere il rilievo 9
P attitudini, le proporzioni , il componimento , ed altre a quefte fimiglian-
ti cofe ; ma perche a chi veramente defidera il profitto , e bene fta in fu l'av-
vifo rare volte , o non mai mancano congiunture d' appagare fu a volontà ,
una fé ne porle loro in quel tempo , e fu che nella Chiefa di S. Piero d' Arez-
zo nella Cappella della Compagnia della Mifericordia , fuffe mandata una_^
belliftìma Tavola di Federigo Barocci, onde venutane loro la notizia, (ubi-
lo rimoflb ogn' indugio, colà fi portarono , la videro, e vedutala bene la_,
ftudiarono , e non fu gran fatto, che il Cigoli al fuo ritorno a Firenze in-
cominciale a dar fegni d' elferfi alquanto confermato a quella maniera nel-
le due Storie a frefco , che gli furon date a fare nel Chioftro nuovo di S.
Maria Novella , ciò furono per Lucrezia Strozzi S, Vincenzio Ferrerò, che
piglia 1' Abito da S. Domenico , e per Vincenzio , e Giuliano de' Ricci lo
fcendere del Sig, al Limbo ; gli fu anche dato a fare nella Chiefa della Con-
grega della Concezione, preflb all' Aitar Maggiore dalla parte dell' Evan-
gelio una Storia della Nafcita di Maria Vergine , che tutte V altre da lui
fatte fin' allora fuperò in bontà ; efTendo poi a'di noftri ftata quella parler
della Chiefa , a fpefe della famiglia de'PalTerini, e con Difegno di Pier Fran-
cefco Silvani riccamente adornata di nobili Architetture , non è più ftato
luogo a goderfi la bella Pittura del Cigoli, efTendo rimafa fotto i nuovi Or-
namenti . Tornando ora al noftro Artefice, avendo egli dopo, lo ftudio della
maniera del Baroccio , vedute alcune delle maravigliofe Pitture del Coreg-
gio , tanto fé ne invaghì , che volle copiarne , quante ne potè avere, e da
quell' ora mutato penfiero ,-alP imitazione di tal maniera , folamente indiriz-
zò ogni fuo ftudio , e fatica , folito di chiamare il Coreggio fìngulare Maef-
tro del colorito. Dipinfe poi un' Iftoria a frefco nel Cortile della Petraja_. ,
Villa de'Serenifs. di Tofcana , de' fatti di Goffredo Buglione , ma quefta pure
per effere efpofta all' ingiurie del tempo ebbe poca vita . Ebbe ancora a fa-
re più Tavole, le quali condufTe d' ottimo gufto : ciò furono , un Cenacolo
per la Terra d' Empoli , la Concezione di Maria Vergine per Pontormo ,
e per la Chiefa di S. Croce di Firenze, nella Cappella de'Rifaliti, dipinfe
la maravigliofa Tavola della Pietà , o vogliam dire delia Santiflìma Trinità ,
in cui fi vede lo Dio Padre , e la figura di Gesù Crifto morto , v' è lo Spi-
rito Santo , e da i Iati due Angeli, ed è da notarli in quefto luogo , come
fra'quadri d'alto pregio, che poflìede il Marchefe Filippo Corfini, degno Ni-
pote dell' Eminentifs. Cardinale Neri, è una Tefta con ifpalle , e parte del
petto, fatta come fi crede per iftudio della fteiTa figura del Crifto morto ,
cofa rariflìma, quanta altra mai ne ufcirTe dalle mani di tal Maeftro. Rifolu-
tofi poi a pigliare alcune ftanze nella ftrada detta il Canapaccio, fotto la—
Parrocchiale di S. Lorenzo , vi dipinfe moki quadri per noftri Cittadini, ed
occorfe
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2 2 VECEN. I detta Tl% III del SEC.IK dal 158o. al 159o.
occorfe,che un giorno Santi di Tito,il quale polliamo dire che finTe fiato,
in gran parte fuo Maéftro, trovandofi da M, e vedendolo operare fopra-.
uno di efiì, alta prefenza di colui, che glie le faceva fare, con quella liber-
tà, che s' era acquiftato col fuo gran pofteflò del Difegno ,di correggere ogni
Artefice, quando gli parea , che bifogno il richiedelfe , forze il riprcfe del-
l' aver pofto in ufo il verderame, colore, che come egli difle, per efperienza
fattane in brevità di tempo diventava nero , ed ogni bella Pittura guaftava;
ma il Cigoli, che per lungo corfo di tempo s' era dato a fpeculare modi di
mantenere i colori frefchi, ed accefi fopra le Tele, e Tavole per lunghiffi-
rno tempo , ne più ne meno , come fé pure allora vi Mero frati pofati, fu
in queir iftante per entro l'interno fuo prefo da collera, e non poca, ma feppe
reprimere quel moto , ufando folamente quefte parole in rifpofta. M. Santi
abbiatemi per ifcufato, fé io vi rifpondo, il che per avventura fare non dovrei.
Io tengo opinione, che pofsa bene il verderame, e qualche altro colore an-
cora fare gli effètti , che voi accennafte, ma però fotto le mani di coloro ,
che aggiuftare, e mefcolare non lo fanno: ma non già a chi può avere im-
parato da voi a maneggiare i pennelli, ficcome per grazia voftra potrei far
io . E Santi a lui;ben fapete,che io non ebbi intenzione di parlare di voi,
di cui troppo ben note mi fono le abilitadi, e i talenti ; e così il Cigoli con
una riverente , e piacevole rifpofta giuftificò fé ftefso , placò il Maeftro , e
inftemémente il lodò, e diede occafione al Gentiluomo, che quivi era pre-
fénte, di formar concetto maggiore dell' animo , e della virtù fua . E* però
da notàrfi in quefto luogo , che Lodovico nel fare gli ftudj, che detti abbia-
mo fopra le qualitadi , e la natura de' colori , e il modo di perpetuarli al
poffibile , ne fcriife di fua mano un dotto libro ; ma non andò molto, che il
rhedefimo con infinito fuo dolore gli fu fottratto, fenza che mai, ne da lui
in vita , ne dopo la morte di lui fi poteife venire in cognizione , ove capi-
taire; abbiamo ben noi veduti alcuni frammenti, o per meglio dire, alcune
prime bozze fatte per tale opera fopra fogli difegnati di fua mano , diftefe
in quel modo , che allora gettò fua penna , dopo averne fatta efperienza , i
quali benché breviffimi ferirti non lafciano di moftrare per la novità dell'av-
vertenze avute , e delle materie ufate , la profondità dell' ingegno fuo , e
la fua attenta, ed accurata inveftigazione . Occorfe non molto dopo a quefti
tempi, che il foprannominato Federigo Barocci, mandaffe a Perugia un' al-
tra fua bellififima Tavola d' un Depofto di Croce ; é il Cigoli , a cui noru
mancò mai il dèfiderio di vedere il più bello nelle cofe dell' arte , accorda-
toli col Paflìgnano, infieme con elfo fi patti a quella volta ; ed era folito di-
re lo fteflb Paflìgnano, che nel veder che fecero opera fi bella i furono per
isbalordire ; e Lodovico che fino a quel giorno s* èra tal volta lafciato in-
tendere, che per quanto aveva fino allora Ceduto d' òpere de'viventi Maef-
tri non s' era prefa di loro molta paura , nel vedére quefta feconda Opera
del Baroccio fi diede per vinto ; e tornato di fubito a Firenze , volendo pu-
re per ogni modo procurare d' avanzarlo , fi gettò più che mai all' imita*
zione del Coreggio , e non è mancato chi abbia detto, che egli a tale effet-
to viaggiale poi per la Lombardia ; non abbiamo già di ciò rifeontro , che
vaglia ; quefto bensì pare a noi di potere affermare , cioè, che pochi , o
niuno fra' Profeflori di Pittura fono ftati, che dalle opere di quel fingolarif-
fimo
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LODOVICO CIGOLI.              23
fimo Maeftro abbiati tratto profitto eguale a quello del Cigoli ; che però a
gran ragione , come fopra accennammo, egli s'acquiftò pretto a molti il no-
me del Coreggio Fiorentino , Di quefta terza maniera colorì egli per lo
Serenifs. Gran Duca il bel quadro della Diana giacente col Satiro, e U Ca-
ne opera belliflìma , che oggi fi vede nel Palazzo de'Pitti.
In quefti tempi medefimi [ tanto era nel Cigoli il capitale dello fpirito ]
non (blamente egli attefe alle fatiche ddV arte fua , ma diede anche luogo
al coltivamento d'un fuo bel genio di vaga , e nobile Poesìa , la quale,fe-
condo P antico detto di quel Greco,egli erafolito di chiamare una Pittura
parlante , e tanto vi s'approfittò, che montato già in grande fcima fra' Let-
terati di noftra Patria , forti d' effer accettato per uno della nobiliflìma Ac-
cademia della Crufca , nella quale con una erudita Orazione in ringrazia-
mento del ricevuto onore , fece anche viepiù conofcere la chiarezza di fuo
intelletto . Parevagli però , che la Poesìa fenza la Mufica, non faceflfe di fé
fteffa quella bella moftra , che eli' è folita di fare con fua accompagnatura,
onde diedeli all' apprendere tale facultà , ed infieme con efifa una fquifita-.
maniera di fonare il Liuto; in che non può negarli, che ( eflTendo egli per
altro poco tirato da defiderio di guadagno , ed anche poco bifognofo ) ei non
fi divertile alquanto dall' unico intento fuo , che era la Pittura ; onde be-
ne fpeflb per la Mufica , e per lo fonare tale ftrumento , dava di grandi ri-
polì a' pennelli, Occorfe allora , che avendo egli fatte alcune opere per lo
Gattello di Figline , nel quale ancora fi dovevano dipignere due Tavole y
lina ne fu allogata a lui, per rapprefentare ineflTa il Martirio di S. Lorenzo ;
fecela egli con grande ftudio, rifpetto maffime alle vedute.di profpettiva ,
che dovevan fare effetto , nel piano , e nella Graticola ; e riufcì cola bellif-
firna ; non fu però ,che egli portato dal disio di fonare, non indugiasse mol-
to a condurla , tanto che avendo già il Pittore, a cui era ftata V altra al-7
logata , finita fua fatica, domandato di ciò che facefse il Cigoli della fua,dif-
fe, che più gli piaceva il fonare il fuo Liuto, che P attendere a dar fine alla
Tavola ; il che faputofi da Lodovico , dopo efserfi anche accorto, che la_*
Pittura ( la quale all' occhio d' ognuno, che non aveva la gran cognizio-
ne , el buon gufto , che efso aveva, compariva maravigliofa ) a cagione di
tale fuo divertimento , non era riufcita a fuo modo , prefo il Liuto , e Strap-
patene a viva forza le corde,diedegli luogo da non pm rivederlo , non che
fonarlo , ed era folito dire d' efsere non poco obbligato a chi una tale ap*
prenfione avevagli tolta dall' animo .
Dovendofi intanto per lo Palazzo Serenifs. a'Pitti dipignere una Tavola
della Refurrezione del Signore, per una Cappella del Regio Appartamento
del Gran Duca Ferdinando Primo , che oggi è quello ftefso, che ftato per
gran tempo deftinato alloggio de'Principi foreftieri, ferve ora per la Sere-
nifs. Violante Beatrice di Baviera Principefsa di Tofcana , fu dato P ordi-
ne a diverfi valorofi Artefici di farne difegni, e poi fu loro domandato , fé
ponendoli in efecuzione i già da loro dimoftrati penfieri , farebbero venu-
te nelP opera le figure , fino ad una certa loro determinata grandezza f al
che rifppfero tutti, che no ; per efsere lo fpazio troppo angufto . Trovavafi
a quefto difcorfo il Signore D. Giovanni de' Medici, al cui ottimo guftp , e
cognizione di tali materie , poco fodisfece la rifpofta de' Pittori J onde tron-
cato il
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24 VECEN. I della TA% III del SEC. IV. dal 15 8o. al 1590.
cato il difcorfo, prefe egli 1' afsunto di ordinar la Tavola ad altri , e Cubito
diedene P incumbenza al Cigoli , che fece <uo difegno , fcherzando grazio-
famente coli' attitudini , e quelle a forza di fcorci di vicini, e di lontani ,
ed' altri induftriofi Artefici, condufse prima in difegno, e poi fece P ope-
ra colle figure della deftinata grandezza ; fecela vedere a' Serenifsimi ,• con
dire, nulla efsere imponibile , a chi vuole , e ne riportò accrefcimento di fti-
rria,e d'amore . Rapprefentò egli in quefta Tavola Crifto Signor NoftroRi-
forgente , e fecevi, fette , o otto figure di Soldati, uno de' quali atterrito
dal Terremoto, fi chiude con le mani gli orecchi per non fentirae il rumo*
re, mentre fa moftra di cadere in Terra . Due ve ne fono d' impareggia-
bile bellezza, che fpiccando in chiaro fopra la vefte dell' Angelo , maravi-
gliofamente rilievano; ed in lontananza in vaghe attitudini fi veggiono le-/
Marie. Non andò molto , che per lo celebre Girolamo Mercuriale da Forlì
Lettore primario allora nello Studio Pifano , egli ebbe a dipignere P Ifto-
ria delia Cena del Signore in Cafa il Farifeo, e la Maddalena, che riufcì
quel tanto rinomato quadro, che a tutti è noto, intagliato poi per mano di
Cornelio Franzefe . Ebbe il Cigoli, nelP ordinar queft' opera, la bella avverten-
za di figurare la perfona del Signore a Tavola, non a federe , come quali
tutti i moderni il dipingono , ma giacente al modo , che da antichiffimi, e
gravidimi Autori fappiamo , che fi praticava in quei tempi.
Sopra di che veggalì quanto da noi è ftato ferino nelle Notizie della Vita
di Santi di Tito , Parte Seconda, del Secolo Quarto dal 1550. al 1580. ed è
venfimile , che tal modo di rapprefentare il Signore, giacente, e non fe-
dente , fuflTe fuggerito al Cigoli dallo fteffo Mercuriale, giacché abbiamo nel
primo Libro della fua Gimnaftica al Cap. XI. De aceubitu in Coena antiquommy
tanto , quanto bafta per moftrare , che anche quel dottiflìmo uomo era di
tale opinione , ormai fra' più pratici d' antichità , fenza alcuna dubitanza
ricevuta, e per veriflìma creduta. Per Maflimiliano Mercuriale pure di For-
lì , fece un quadro , al quale fu dato luogo nella Cappella di S. Mercu-
riale . Fece ancora il Cigoli in quefti tempi per le Monache di S. Salvi un
bel quadro d' un Crocififlb , e per la Librerìa de' Frati di S. Domenico di
Fiefole , la figura di Maria Vergine , nella fua falita al Cielo ; e per la-.
Terra d'Empoli in una Tavola Eraclio portante la Croce. Per Jacopo Gi-
raldi noftro erudito Gentiluomo colorì due quadri di Mifterj della Paflìone
del Signore ; in uno fece vedere la Coronazione di Spine , facendo piglia-
re il lume all' Iftoria da un Lanternone , foftenuto da uno de' Manigoldi,
la cui armatura ,percorTa da quella luce, illumina altresì coli'altre figurala
faccia del Redentore ; nelP altro quadro , che da' profefibri dell' arte , è
reputato maggiore d' ogni ftima , rapprefentò lo fteffo Signore moftrato al
Popolo . Quelle figure confervano oggi, fra altre di iingulari uomini , gli
Eredi dello fteffo Jacopo, ìnfieme con un bel quadro pure del Cigoli d'una
Santa Caterina Spofata dal Signore; v' è Maria fempre Vergine , e S.Giù*
feppe , appoggiato ad un faflb. E'anche in Cafa Giraldi di mano del Ci-
goli uno ftupendo Ritratto , tefta fola con collare a lattughe , che è Con-
cino Concini , Governatore di Normandia , Marefciallo d' Àngrè , il qua-
le Ritratto pervenne in quella Cafa per mancanza della fua linea mafeu-
lina per via di Donne. Si feorgono nella fronte di quella vivaciffima fac-
cia
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da j tre fegni del Vajuoìò ^imitati cori tal facilità^ftfi verità^elieiktìnoco-
riofeere, che queft* Artefice,belile nei ràpprèfentarè cofe nobllàTimc |- e grafi-
di fu grande ; anche in ciò che alle piccole ^mmute appartenevasj-vnon fu
piccolo. Dipinfe ancora per Afcanió Pucci Utf !tS. Girolamo* ; rpét Gofimo
Ridolfi un S.Franeefco , in atto di orare , e la Vifionedì Globbef/che.poi
pervenne in manto del SerenifTvmo-CardinaleCarlo de'Medici, Meme con
una Vergine , che moftra infegnar lèggere ài Fanciulle» Gesù J ed una f San-
ta Maria nel peferto , fatta-già al Cavaliere ?Gapinèrà;Ricafòli^a:cui pu-
rè aveva dipiri*ós#' Cigoli un S^-Giovanni- nel deferto , èiitm Sì Francefep
che riceve le Stimate. Per Carlo Guidacci y;rehe fu fuo grand* amico , di-
pinte un S.Francefco , ed una S. Maria Maddalena , figure.quanto il na-
turale , che poi pervennero in Cafà «del Sanatore Torfigiani , ove pure di
tua mano, era una Tefta d* un* Ecce Homo.-; n
• 'Per lo ftefsó Cardinale Carlo de* Medici colóri la bel Mima figura della
Santa Maria Maddalena nel Deferto, poco minore del naturale, ed ignuda
fé-non quanto viene da* proprj capelli ricoperta, fta in atte* di federe, ften-
de la finiftra tiiano'-, fòpra una Tefta di mortole fcóll* altra tietiè un Libro,
eheeìla pofa fopra a una cofcia . Conférvaiì oggi quefto quadro nel Palaz-
zo Seréniflìmo >, con altri molti di mano del Cigoli;,. e fra efll una Vergi-
rie còl Fanciullo Gesù , che tiene in mano alcuni fióri ; Non<iftarò a dire
mólto , della belliiEma Tavola, che dipinfe pesrrla Chiefa Parrocchiale del
Pòntàdera , e di quella altresì per la Città di^Cortona1, óv* è la Vergine
con quattro Sanfij tutte opere di pregio,, richiamandomi a parlare di loro;,
le due ftupend©^, che veggiamoi, Una nella Ghiefa di S. Marco de* Frati
Predicatori, óv* è Eraclio, portante la Crocè a Gerufalemme, nella quale
non è ne teftà , ne figura, che non ifeopra in fé qualche maraviglia dell* arte,
oltre a quanto ne dicono ; P invenzione , la difpófiziòne , e P accordamente».
Di rara bellezza eia figura d* una femmina , e d* un fanciulio , che fi feor-
gorió in prima veduta, e quella altresì dell* Angelo y che in aria tiene in-,
mano il Sacrofànto Segno ; e gran difgrazia per certo fu di quefta beli* ope-
ra , il trovarli per fempre fequèftratà in luogo fi fattamente contrattato da-
gli-■ò{>j)ofti lumi di quella Chiefa, che non può a'grati fegno far moftra di
quella bellezza ] di che con grand* induftria P aveva P Artéfice arricchita .
L,j altra favola è quella , che egli condufiTe per la Chtefa di S/Francefco di
Cortona, rappréferitando il miracolo del Santiffimo Sacramento dei!* Altare,
acuì mentre dalla mano di Si Antonio da Pàdova era pòftàtó a vifta di
quelì* incredulo, fu preftata adorazione dal vile Giumento : delia bellezza
e-bòiìtàdi qUeft- òpera 5 come non veduta 3 thè, io non fàprei dir più ,
di quello-, che ne ha'a me rapportato Francefco Baldelli di quella Città , Gen-
tiluòmo di grande erudizione n e nelle cofe appartenenti ali* arti noftre_> , •
non meno intendente; che'«eli* amore alle medefimeJj«ed àgli Artefici firt-
gularé ; dico bene ; che ella riufeì di tanto gufto aì medefuriò Cigoli , che
egli volle pórtàrfi in perfótìa"cc>là >,f per porla à fuo lUogb^e^^pàrtÌGori-
tentiffimo ^fécegi fare quefta Tavola Cutzió di' Màruìi&'Tòmafi tóàrWcH
Caterina Buoni*, unica figlia yie^Erede di Aiitorf Buótìi Cittàteò'Fiorètit^
ihèffcé Cortóhe&Uche^P Anna ifoèVfece «edificare ài Santo la Cappèlla g
in cui fu pòfts ?"là f^uàlé pòipaTs^ itì padronato'idilf ràJ&iaf $8nìmafò To-
D                                         mafi
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.,.. *a
aó QECEN. I della? J% IH del SEC. IV. dati 580. al 155*0.
mafi Cavaliere Gierofoliitìitàao, Commendatore di S. Cafciàno, e S, Croce
di Perugia , 6 ,dé' Tuoi Nipoti. Perla Chiefa dì S. Domenico della fteffiu.
Città di Cortona , fece il Cigoli anche una Tavola del Sandìfimo Rofario,
cori 5. Domenicod,-.e S. Antonino Arcivefcovo di Firenze, con altri Santi ;
in quella il Cigoli non riufcì gran fatto limile a fé médefimO, conciofbfle-
cofa, che eflendo ftata fatta fare di limoline da certe donae di quella Com-
pagnia , tanta fu per quanto fi difle 1* importunità, loro verfo il Pittore ,
acciocché difeoftandofi dal belliffimo concetto, che egli a principio s, s*. era
prefiflb -j obbedifle alle loro feoncertate fantasìe , obbligandolo ajd aggiun-
gere in effe , or quello , or quel]* altro Santo , che la fuas pazienza fi die-
de per vinta, e così come/ella venne fatta y per togliérfi da fi ftuccheyple
fa(ridio,a loro la confegnò. Per lo Gattello dì Fucecchiodipinfeun S.Fran-
céfeo, che riceve le Stimate ; per la Chiefa delle Mònache di S.£ Ilaria-di
Montopoli, un Làzzerp refufcitato; per la Città di Colle una Pietà ; pef Pi-
fa la Tavola d?l Prefepio , per la Chiefa di San Francefco; ma beli a p] tre
ogni credere 6 la Tavola del PUaftro in S.Maria Novella , pv* è rappre-
fentato .&. Pietro Martire., in attp di Martirio. Fu quefta Pittura fatta 4 e
ornata di marmi , in forma: dir un nobile ^Tabernacolo j,^ quei del|a£lar
miglia de* Benedétti .Di q.uefta; non fi; contentò il Cigoli di far grandi f)u-
dj in difegtìòr, ma anchei ne.; volle far modelli in Pitturai, varia inven-
zione , uno de* quali in piccole figure,^ belli^mo, confervano in CafaUp-
jgq gli Eredi del MarchefeiSenatofie QttavjpiPu&Ci, fi atpp arcalo riconofeiju-
,to fra altrii^kdiyerik marJOi^ida chi quefièbeofet Scrive in ju#a: 1 or:Villa;ti
iperò ftato condotto in Qittà). Vedefi nella Chiefa di $/Mi^a .Mdggióire^
.de* Fra ti ' Ca r me li tani. 1 a i >ejl% - }bench e. piccola ,^4 ^ojai! d§l r -& A for to;, <ii£-
fiibella •■*. benché piccola ^n^n'pu re pex}#iQlM tfjttirge :quatótadi >, che ;ta!v
Jbimoftraoo , ma perche in>gran piccolézza - ,;ffppe eglì/iré ? apparire nipìr
te, figure y tutte «quanto innaturale , Cioè a dire il Santo 4 e Je pedone di
.alcuni El&rei: dà lui liberati/, da] pericolo d? annegarli ; ima giacche parlia-
mo:. d<i gjjgli; Tavola, è] anche da faperfir che> l'Architettura, che di tqiia *,
■*ÙioÌi'Qjft fopra,alla Porta maggiore nell- interior parte y faipniamenjto ad
;eiTa Tavola£\ #d*}à quella;;,, che dall' altro lato fece il Patfìgnano ;-4- fu/atta
con modello., dello fiefso-^jgplk; Hanno ie^Hm^che di % Onofrio delj^fc.
4ine Serafico.£ dfct&e di* Fuljgnj^i * nella loro Chiefa, npurìungi dalla.Fp^el-
za dà baffepi, una ftupertdaf^vpk pure di mano di iodpyiCQ , ov* è.£%,&$&-
Tentato S. JFraneefco inialfcO<di rjfeevercle Stimate yacuipe^efser;yìyp^4,-
fro non; ma^carche il refpira/e; giacché vedeioga* uomp,cj&ci^a ingegno",
che avendolo figurato P Atftefte;,u#p*tqs<sa un^plcilfimp eftafi d* am^J^-.
vino, vpfìle farlo vivOjS ^jma npn.;^amfo^<ftiVer«r«QR{e.|pClfecerviipa %j
parlante pur troppav meriij^feppe fti|r« -j^p^rir^lit ^-q^e^;V^tQj«|f<btio^i#J^
fimi cìelje grandi Lvpci 4e^fuorrCupre ^#rrp,dà Dmxk fupcipf^^annp queìj^
-Madri per jradizippe¥che il?Cigoli ,do|x> wtf ft^mata Pi^ea di.queUXQpe-
Ito? fattone jl difegnp,;e fprfe apche abbonatala., defiderandp di elegge-
ifoW fo Wta del iSantOf u& avmfayMifàmz&Q $et quanto fftfse ftatp ,pot
Cibile fomigliante il ver^, %ò$0ftf&%i%imJam penfiéro ^quando battè^1-
la^prtaM Tua-cala un .ppyer^Peilégr;|rip h domandando limofina ;; e ch§,i]
Qigpli ,filTant|pgii'ben gliiPCfèi Jiddpfsp-ìrkpuofcefse quii ypltP, accomodato
B«(T
                                                                                       appunto
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LODOVICO CIGOLI.              27
appunto quanto abbifognava per lo fuo quadro , onde chiamatolo in cafa ,
e ben rincoratolo di cibo alla propria menfa ,. lo tenefse ai naturale per l«u
Tefta del Santo, e fattone il Ritratto in piccola tela, P originai del quale,
con fette altre Tefte di vecchi , fitte pure per primi ftudj di Tavole dallo
ftelfo Cigoli, conferva il Marchefe Filippo Corfini, traelfene la devota im-
magine , che vede ognuno con iftupore; foggi ungono che il Pellegrino, do-
po aver fervilo al bifogno 1' Ofpite fuo , con buon modo fì partifife da_*
quella Cafa , e che non più , ne dal Cigoli , ne da altri fi rivedere. Può
efler,che fulfe quefto fucceffo, cofa meramente naturale, ma pure noi fap-
piamo , non folo effer poflibile a Dio P onorare i fuoi Santi con modi mi-
racolofi , ma quando ciò fuiTe feguito per opera foprannaturale , fappia^mo
ancora , che quefta non farebbe (tata la prima volta , che alle formazipni
di Sacre Immagini, fufle concorfa la Divina Provvidenza , con modi pro-
digiofi. Quefto però è veriffimo, ed il conofce ognuno , che ha occhio eru-
dito in quefte arti , che la tefta del Santo è fatta dal naturale , e non^
d' invenzione del Pittore, onde convien dire , che, o con miracolo, o fen-
za miracolo , concorfe particolarmente la Divina Provvidenza a fare, che
potelfe il Cigoli trovare un volto , in cui coneorreffero qualitadi da noru
poter elfer mirato fénza devozione , e compunzione. Quefto ftefCo effetto
veggiamo portarci la belliftìma fua Tavola, che egli per carità fece a' Fra-
ti Cappuccini di Montui , nella quale la Vergine Santifiìma ^nnunziata^
,. dall' Angelo , fa conofeere quanto pofla un' eccellente , e molto devoto
Artefice , quale fu egli nel rapprefentare con amorofa attenzione P effigiti
della noftra comune Confolatrice, e quanto pofìTa la Divina grazia opera-
re nelle Sacre Immagini di Maria . Fece per quei Religiofi, oltre ad effa
Tavola , anche il difegno dell' Architettura dell' Aitar Maggiore fattafi poi
di Noce, per contenere in ,fe nel bel mezzo il Crocififlb,e da i lati Copra
le porticelle del Coro, li due quadri di fatti di S. Francefco, opera deVpen-
nelli di Jacopo Ligozzi . Ma che diremo della grande , e ftupendiflima_»
Tavola , fatta da lui P Anno 1587. per le Monache di Montedomini,ove
e rapprefentato il Martirio di S. Stefano ? Qui veramente il Cigoli fi moftro
tanto fuperiore a fé ftefso, quanto ad ogni più eccellente Artefice del fuo
tempo, e fé il defcriverla minutamente , non fufse da noi giudicato tempo
perduto; giacché all'occhio folamente , e non alP orecchio appartiene il
dar giudizio deli' ottime Pitture , potremmo dir cofe grandi ; ma il tutto
tralafciando , vogliamo far noto folamente , che quefta Tavola , al parere
d'uomini fegnalati nelP arte, e fra quefti del celebre Pietro da Cortona,fu
predicata per la più bella di quante egregie Pitture, pofsiede la noftra Città ,
che in ogni tempo fu madre £ji finguiariftìmi Profeflbri ; ed è concetto uni-
verfale , che quando il Cigoli, nonavefìfe fatto altro, che queft' opera , fa-
rebbefi con efifa fpla, a gran ragione guadagnato il nome del Coreggio Fioren-
tino . Sappiamo, che P Artefice per condurla, fece una gran quantità di pensie-
ri ,difegni,e.modelli a fine di djfpqr talmente Je figure dì quei fateli iti lapida-
tori del Santo , che elle non -fi tiraIfero i fallì P una , P altra , cofa che lo fteflb
Cigoli diceva aver offervata in opere\di Pittori, per altro lodati, ma poco
accorti nel concertare gli atgi delle figure loro; ci pareva che volefle ogni
dovere, che alcuna cofa fi diceflè da noi della per fona , che col proprio de-
D z                              naro
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38 DECEN. I della TA% III. del SEC. IV. dal 15 80. al 1590.
naro arricchì d* una fi nobile cola, e la detta Chiefa, e la noftra Città ;
ma per molto che abbiam cercato ( giacche nel Monaftero di Montedomini
non fé ne trova fatta alcuna memoria ) non polliamo a tale effetto far ca-
pitale, che delle femplici tradizioni, verifimili però molto ; le quali con-
cludono , che ella fuffe fatta fare, ne* tempi di uno Stefano Fontani Procu-
ratore del|e Monache;e che ciò feguiffe a fpefe di ZaccherìaTondelli, fiato
per gran tèmpo Fattore dei Monaftero, e che la Tefta del Vecchietto con^
barba piccola , che fi vede in lontananza dalla parte dell' Evangelio,fia il
fuo ritratto , al naturale ; che quefti fufse ftato un gran benefattore di quel
luogo è ben noto , giacche, per avergli lafciatafua eredità ,ogn' anno in quel
Monaftero (i fa memoria di lui ; non è anche mancato chi abbia detto, che
non elfo, ma il Fontani la faceffe fare a fue fpefe, e che di fua perfona fuf-
fe il ritratto, e non del Tondelli ; ma noi per giufti titoli preftiamo più fe-
de al primo parere . Paffando ora ad altre Qpere del Cigoli, diremo , che
nella Chiefa de' Servi di Piftoja è di fua mano la Tavola della Natività di
Maria fempre Vergine , della quale gli ftudj, e penfieri, che in diverfi tem-
pi fon venuti folamente fotto 1' occhio noftro , fono in grandiflìmo numero ,
cofa che ben fa conofcere , non pure la ricchezza , e vaftità delle fue nobi-
li Idee , ma eziandìo 1' ottimo gufto fuo, nel far fempre fra tanti concetti
elezione del più bello . Non è anco da paifarfi in filenzio la Tavola del Bat-
tefirno di Noftro Signore fatta per lo Duomo di Livorno . Quella eziandìo
del Sacro Eremo di Monte Senario , ov' egli rapprefentò un Prefepio . La_.
Tavola del S. Pietro , che cammina Copra 1* acque per la Parrocchiale di
Riottoli, non lungi dalla Terra d'Empoli, e quella altresì, che è per entro
la Compagnia della Croce nella mcdefima Terra, ov' è la Depofizione ài
Crifto Noftro Signore dalla Croce ; ed un' altra pure nella Compagnia del
Sacramento contenente la Cena del Signore ; è anche opera del fuo dottif-
fimo pennello la Tavola dell' adorazione de' Magi, pofta all' Altare della
Cappella degli Albizi in S. Pier Maggiore . Quefta al certo non ha parte-/
in fé, che belliflìma non fia , fonovi arie di Tefte ftupende , ricchezza, e nobil-
tà ; è maravigliofo nel fuo genere un ritratto d' un Cane, della belliflìma ,
e grande razza di Inghilterra, a cui per parer vivo , altro non manca , che
il moto : ma non fu quefta 1' unica volta, che il Cigoli con tanta bravura-,
vivacità , e fpirito , ritratfe così fatti animali ; perche io mi ricordo fin dal
tempo di mia fanciullezza averne un' altro veduto della ftefia qualità , fat-
to per uno della nobil famiglia de'Ricafoli, e quello fteflb Cane , per quan-
to a me raccontò un' antico uomo della medefima nobile famiglia, a cui
elTendo morto il Padrone , e portato il Cadavero in Chiefa per darli fe-
poltura , non mai fi volle partire dal feretro , fin che il Padrone fcpolto
non fu , poi pofatofi come sbalordito in fulla lapida del Sepolcro, donde^
non fi difeoftò mai, finalmente per inedia , e malinconìa Copra quel farlo
Iafciò la vita . Devefi anche dar luogo, fra le belle Pitture del Cigoli, alla^
Tavola, che veggiamo all'Aitar Maggiore della Chiefa di S. Gaggio Monaf-
tero di Monache poco diftante dalle mura della Città , fuori della porta-,
a S. Pier Gattolini. Vedefi in efla la Vergine Santa Caterina , difputante_>
co' Dottori , ì quali in atto reverente pare che moftrino 1* alto concetto
che fanno di fua Celefte Dottrina. E* beJliifima un* Architettura , che fa
campo
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LOD OFICÌ) àlGOLI.             %9
Campo fcuro alle figure , ed è cofa vaga a vederli il pattare che fa per
un' apertura una tale perfona , in atto di portare quelle legna , che dove-
vano efsere Iftrumento dd Martirio della Santa .E* anche opera* del Cigoli
un Tondo, fopra detta Tavola , ov' è Maria Vergine, con Gesù fanciullo
in atto di fpofare quella Vergine . Uno de' modelli, che fece per detta Ta-
vola, venne ultimamente in potere del Serenifs. Cardinal Leopoldo di Tofca-
na , che con averlo collocato fra l'opere de' più fegnalati Maeftri di Lom-
bardia , non lo fece per ciò apparire men bello di quello , che egli àve-
rebbe potuto parere da fé folo. Niccolò Ronconi Fiorentino Cavaliere di
S. Stefano , e Dottore dell' una , e dell' altra Legge, Gentiluomo che oltre
alla Dottrina, poflìede altre molte rare qualitadi , conferva di mano del Ci-
goli due quadri, a lui pervenuti per eredità degli Avi ; in uno è S. Giro-
lamo in atto di percuoterfi il petto colla pietra , e nelP altro S. Francefco
d' Aflìfì genufleflb in atto di orazione , 1' una , e V altra fono figure inte-
re , e quanto il naturale, Condotte del più perfetto gufto, e della piti bra-
va maniera , che mai ufafse il Cigoli ; e ben che tanto nell' una , quanto
nell' altra fi fcorga un fare maravigliofo, con tutto ciò, per efsere la figura
del S. Girolamo, quafi del tutto ignuda , la dove quella di S. Francefco ve-
ftita , ella fi rende più ammirabile per lo difegno , e colorito del bel rofso ,
e dell' altre parti fcoperte di quel corpo, ed è quefta,a mio credere,una di
quelle Pitture , nelle quali il Cigoli fi fece vedere più fimile a Tiziano , e
ad ogni altro gran Maeftro Veneto, e Lombardo, che a fé ftefso.Nel quadro
del S. Francefco fonoferitte le feguenti parole : Lod. Card. CigoU F, 1603.
Aveva il noftro valorofo Artefice,come accennammo a principio,applicato
molto , ed anche a gran cofto di fua fanità, agli ftudj della Notomìa , fopra
di cui, per quanto apparteneva al difegno , fi era egli fi ben fondato, che-/
poniamo affermare, che e'non avefse pari, fra quanti allora maneggiavano
pennello, o fcarpello . Quando comparve a Firenze Teodoro Maiern Fiam-
mingo celebre Anatomifta, al quale fu dato luogo per entro allo Spedale^
di S. Maria Nuova, per efercitare fuo talento a prò de' Profefsori di Medici-
na , e dilettanti di tale arte utilifiìma , e curiofifsima . Allora il Cigoli ,
moliò cred' io da quel defiderio , che è folito d' infiammare ogn' animo gen-
tile , e far comune ad ogn' uno la propria virtù , non volle lafciare tal con-
giuntura , per metterfi a fare la più bella , ed utile fatica , che abbia ve-
duta in quefti ultimi Secoli la noftra Italia , e t Europa tutta. Tale fu il
modellare con cera la bella Notomìa, figura intera di circa d' un braccio ,
in atto di pofare, con un braccio levato in alto, e 1' altro diftefo verfo la
cofcia , òpera tanto rinomata , e così andava V Anatomifta, col quale egli
ftrinfe grand' amicizia, tagliando i Cadaveri per le fue lezioni, e '1 Cigoli
profondandoci fempre più nell' intelligenza delle principali difpofizioni del-
le parti , della forma , e politura de' mufcoli,del rigirare,e congiungerfi
e variar de' medefimi ne'moti, e quel che è più, del loro principio ; andava
altresì perfezionando così bel lavoro : ma cofa occorfe in quefto tempo
cioè 1' anno 1600. la quale quanto recò d* allegrezza alla noftra Patria *
tanto fu di feoncerto al Cigoli nel feguitare opera fi bella , e fu Io fpofa-
lizio di Maria Figliuola del Gran Duca di Tofcana Francefco Primo col Re
di Francia Enrico IV, nella quale Occafione ebbe egli a dare ogni fua opera
per la
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3 o DECEN. Ideila? A% Ili del SEC. IV. dal\}% o. al 1590.
per la corruzione delle tanto maravigliofe Scene per la Commedia-, che al*
lora in Firenze fu rapprefentata, ma non folo ebbe egli ad impiegarfi in
ciò , ma eziandìo nell' inventare gli abiti di tutti i perfonaggi di quella-- %
che furon tanti in numerò ,e fra di loro tanto-divedi, e con tal proprietà,
novità , e bizzarrìa adattati a]le parti , che fu cofa da ftupire , onde è , che
quanti da lui difegnati in carte con penna, e acquerelli coloriti, ne venner
mai alle mani degl' intelligenti del Difegno, furono , e fono al prefente ,
come preziofe Gioje , tenuti, e confervati. E'ben vero che non toccò già
una fimiI forte alle belliffime fue profpettive , conciofiacofache quelle quan-
do in una , quando in altra parte , a fine che la memoria fi fmarrifse d'un
fi bel tutto, furono dal morfo dell'invidia,prima che dal tempo,lacerate,
e diftrutte . In tal congiuntura dipinfe il Cigoli la bella Storia a Olio per
Una delle Sale del Palazzo Vecchio, e fu la Creazione del Gran Duca Co-
fimo , che fu pofta in uno degli angoli della maggior Sala , e fra le figure
che s' ammirano in queft' opera , una, e bellifsima fi è quella del fiumu
d' Arno, in cui apparifce un fare tanto nobile , e m'aeftofo , che molto , a
confronto di quefta , ne perfe la figura di,un'altro fiume , rapprefentato in
altra Storia , rimpettò a quefta dal per altro celebratifsimo Pittore Dome-
nico Pafsignani , mentre fu detto da' critici, che il Cigoli aveva nella fua
Tela fatto vedere un fiume Reale, e *1 Paffignano nella Tua un piccol foffa-
tello , o rigagnolo. Credefi ancora, che dal Cigoli fuife fatto in quefto me*
defimo tempo ilbellìilìmp ritratto, figura intera affai maggiore del naturale,
del Gran Duca Cofimò Primo , yeftito in abito Granducale , che tuttavia
oggi vediamo nella Sala detta dell' Orivolo, o con nome più'moderno la^.
Sala de' Gigli , contigua alte, ftanze deìla Rea! Guardaroba in elfo Palaz-
zo. Aveva già la magnificenza del Gran Duca Ferdinando Primo fatto ti-
rare molto avanti il gran lavoro della Cappella di S. Lorenzo , a difegno
degli altri penfieri avutili dagli Antenati fuoi, e defiderava d' aggiungerle^
Tempre nuova bellezza per ridurla in quello ftato, a cui può dirli , che ella
tutto che appena » condotta nella metà , fia oggi già pervenuta , cioè della
più maraviglìofa , e nòbil cofa , che in fuo genere veder fi pofla in tutto
il Mondo; quando fatto animofo dalla ftupenda quantità, e qualità di du-
riflìme ;"é preziofe pietre \ che tuttavia fi procacciavano da diverfe parti,
per porfi in opera nella m.edefima,e ne' belli/lìmi lavori dì Commetto, che
del continuo da uomini inquefte Arti eccellenti fi conducevano nelle Offi-
cine della Real Gallerìa, con alquanti di loro fi dichiarò ,efser fua volontà,
che fi trovaiTe modo di formarne alcune Sacre Storiette, ad imitazione del-
la Pittura , da Collocarti poi nel Ciborio, Ma non avendo fra quc' Pro-
kfsori trovato , chi a tanto s' offerifle ,j conciofulTecofaehe a ciò fi ricer-
ca (Te la perizia d'Un valórofo Pittore, volle avere a fé il noftroArtefice,che
fubito prevenendo i defiderj del Padrone, ne fece, fecondo i penfieri dHui,
^?ì'.?'g^w6 Di% » PP» mefsofi attorno a quei Maeftri per Io fpazìo
di 5. anni , gì' mftruì per modo, che fece loro condurre P opere ftupende
«■genere di Storie, e, figure che oggi veggiamo. Fin da quel tempo inco-
minciarono quella ftanzc a produrre uomini tempre più grandi, i cui bellif-
fimi lavori fonotìati dVanimirazionè all'Europa tutta. Voleva il Gran Du-
ca, ad oggetto di mantenere il Cigoli affai più fermo in tale affare, dargli una
molto
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{
:<: Lodovico aiQoii.fa^s-'x: ^i
molto onorata provvigione, ma egli datale offerta fi fottrafse, graziofàmen-
te ., allegando Tuo defideriod', applicar quertempo , eh* egli toglieva alla
Pittura , a quella forte di fti^i* a cui fentivafi più portato 4al genio, cioè
a dire all' Architettura, e Profpettiva ; ne riufeiron vani i fuoi$$dj, -g-iac-
chè di quefte belle facultadl lafciò egli poi Scritto un bel Trattai y intito-
lato Profpettiva pratica , e-diftinfelo in due &%i< Il primo divife in tre^
parti | nella prima trattò d^kuni principi, della Geometrìa pratica ( nella
feconda delP Oggetto viabili? -«ella terza delle piante , e prozìi. Nel fe-
condo Libro afsegnò tre parti alla prima^feconda , e terza Regola della^
Profpettiva , la quarta djede agli'avvertimenti al Pittore fleU'. ufo. di efsa
Profpettiva it la quinta volle <|he coutenefse il Trattato-degli frumenti de.1-
la. medefima , e la fella la DefGrjzione di effi Strumenti s, e analmente ag-
giénfe la mifura generale ^;e particolare de' cinque ordini dell- Achitettu-
ra. Ma giacche ne ha portato il jdifeorfo a parjare dell' Architettura -, che
dai Cigoli fu in eminente grado profefsata , pare che, foi&CjCiajluogo a. noi
di dire alcuna cofa dell' Opere,.che eicondufsé con fuoi difesi ^ e model-
li per tornar.poi a parla reqdifquelle di Pittura., Vedefi primieràment«'ji^
Firenze la belliflìma Porta iklP Orto de' Gaddi a Piazza Madonna d'./or-
dine Tofcanò , colle fcalin;ate;faddiacenti alla medefima , fitua<ea feconda
degli angoli , .Chjefà quell' Orto a terminedeUe, due vie ini fi bel modo ,
che non folamente fànnp fare alla porta fte iTa ,.una maeCtofa moftra ^mà^.
terminano mofco leggiadramenter il eeppp.deHe Cafe frail&niedefimè Vlo
rimpetto alla Piazza > Djfcofloianehe che fuflfè fatta con fu$ difegnolà:}og-
getti d' ordine Dorico al canile 4e' Toriiaquinci ; fimilraetSqi'f Aitar Mag-
giore di S. Felicita > mentre il Manente che vi fi vede-fat'to;tlVc*rdine'Co-
rintio , ben che architettata da lui j fu poìmelfò in opera~fiei$èjnpov:jehebfi
trattenne in? Roma, fopra i fuoi modelli, maxon qualche diverfità;) e trfr-
ma.mo ancora che fuiTer fatte con fuo djfeghole due Porte della Cappella
de* Serragli , jovefta il Sàntiflìmo Sacrarnefljtc* : nella jChiela'idi St Marcò de
Frati Predicatori : furono ornate con fia.o difegno-le due/Cappelle iriS. Tri-
nità prefifo air Aitar Maggioreyuna dalla Farfuglia de'Poni-e V altra daU
quella degli Ufimbardi^i ,:ia^ \::
        ,ja albb simi^o s ssntrncw) ?v©'r)h
f Per ordine dello fteflb <Jratv Duca Ferdinando Primo fece un bel difegno
per l'accrefcitaento^ e -riduzióne a filo fine del Palazzo de*;Pitti ; in quello
efpreflè fuO psnifeco ,òhe:ifadonatila:guaftare,dèi fatto fino a fquel fuòtem-
po >, di metter a piaciti Piazza ( jàiemòtabilménte pende tefò Ha ./via )
per tanto Tpaziov, <per-quantoil fuffepdtaiio.iciBà0damente dare il paflb
e '1 rigiro alle Carrozze £u1eii|iiftKi>ify fif/ufserì dovute, condurre dal rima-
nente della Piazzapèrjdue fat&mhQ chQs&avévm xotopensM (calete fopra-.
eflfo pianoj^stìhed'alatetialla Pòrta faceva»laipii più; largo;', éà "in figura-,
dVEllifife.j^jlbttQ£Ìfòfctl^!&éfeV^giaiyfàtòflioÉtesrimbairiMita belle <Fob-
tanec Tirafea fpoèdtecfbiati!-^cotae dùe.aH^iperr quanto« sottende ix ISazza,
fi©© alla; i«fc>, del tHiedefimoibrdinfi iFoliriarro.ycei colle faefìt éaetbtt terrene
ferraite y ?atìe;iquftìi^factiipH^^
                                      quelitó del Palazzo,
tiravafottoraisdansri^olte^atteaipjjeftarè'j^arj, o&mcaiS:a^a^geìntfe diifètvi-
jzloideila ^3ortec /rif7 ^avaliearir^® .delle Oarrozze airedefimeri; <atev^ rquef-
ib ali -fino talr^latojotlillct fecónde' fineftre ^we terminavano ibun^
^3v
                         /                                                            Terrazzo
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i£2. DECEN.I.della$d%III delSEC.IV.dal 1580.^/1590,
.1                                                  .
Terrazzo. Non debbo ancheTàfciar di notare^ ove fi parla d' Architettu-
re inventate dal Cigoli per fervizio della Serènifs. Cafa , come eifendofi egli
piQ anni dopò portato a Roma , óve dal Gran Duca Cofimb Secondo era
"flato deliberato di fabbricare'un Palazzo , fu voluto il fuo parere , fé quel-
la fuflefdiévuto farfi in Campo Marzo ,0 a Piazza Madama, ond' egli le-
vate le piante dell' uno, e dell' altro luogó^ venne in parere ^che a Piazza
JyJadarha, e noti in Campo Marzo tal fabbrica fare fi dovèCe , e di que-
fta fece un modello in tal proporzione J che fi conduceva il Palazzo colla
facciata , fino a mezza effa Piazza , introitandolo tutto di Bózze di Tra-
vertini Fu fatta ancora con modello del Cigoli la belliffima Bafe del Ca-
vallo ,foj5ra il quale è la figura d' EnrigoWjin fui Ponte nuovo di Pa-
rigi ■'{ fece-pih. difeghi per porte , e fineftré iri^iriocchiate , e per Cappelle^
doróéftrche^ franto per la Città di Firenze^ che per fuori , e fra queftéi*
d'> una Cappella per la Villa degli Adriani all' Antella . Ma tornando .afe
P órdine della vita del noftro Artefice, diremo , come regnando in Roma
lab Santità del Pontefice Clemente1 Ottavo ^ fu determinato da' Deputati
fopra la fabbrica di S. Pietrosi far dipignèré'per entro quella Eccelfa Ba-
sìlica più tavole da Altari da più eccellènti^ Maèftri, che in quel tempo
màneggiafiero il pennello; il*perchè molti ne-furono chiamati da diverte^
parti d* Italia ; venuta tal novità all'orécchio del Gran Duca Ferdinan-
do'grande amatore della virtù di- Lodovico-, -fiibito fece dpera per mezzo
dèi" Cardinal Francefco Marì^a^Màrchèfi;-dal Mónte , ohe egli fufle co>
-là chiamato a dipignervi anch?tefìfò'' la fifa * T&volà '">: comparve la ehiamà-
^M e Mi GràrfDtìca con Regala d'una bellaChirièà'■, che lo dovéfse fer-
vi^ pé?« Io viaggio ^
          Mìa. volta di RbiM -ove per órdine dei me-
MèCimo ^alloggiato2$® nó&Mmenté trattato5 tieMuo Palazzo della Trinità
.....de? Monti ,efric^uti glfiordi^ , diede princìpio agli ftudj della famofa^
Tàvola a Olio fòprà Pietra^ di'lavagna, che egli poi colorì ,rapprefentando
P Apoftolo-Si Pietro, che guaritelo ftroppiato alla Porta del Tempio . E6-
-tò pòi la bózza-di elsa Tavola y ef d* altre^ che gli furono ordinate, e Cu-
bito gli convenne^forhare*àj Firenze richiamatovi- daì Gran Dùca vpenfe
nuove occorrenze a cagione delle nozze del PrincipeCofitnò fuó Figliuolo,
come apprefso diremo .iSlel* tempo, che fi ^trattenne in Firenze oecupatóiper
« lo più nel ferviziò de'Serenici mi còndufse il S. Girolamo in' atto di fcrlvère,
eil'altre figure welUa Tavoli,che. mandata a Roma fu poftà nella Cappella
dello fleiso Salito inS.Giovanmrde'Fiorenrifii'jlSiquarta à mandeftra rim-
' petto ad altra Tavola coloritaodat Paflìgnano^per entro la quale Cappella
aveva anche Santi di Tito fkttb/ìun quadro![di- tua ìnano. - t/ìk ov*jh I 3
.rr Giunto a Firenze, s' applicò alla coftrùziòiié di'tre grandi Archi Trion-
fali i ed è da faperft, che quanto era il «Cigoli ncrèfciuto di ftiroa ,e dìcére-
ditò dopò la? chiamata; a Romaiapprefso aliMondo, ed a mffura dell'amò-
tm^ùhe s'ièrafinó allora guadagnato la fua > virtù àpprefso al Grarf Duca:
^racrefciùta[altresì negli uomini livórofi.,e'di minor fapère , che egli non_!
t era, una crudele invidia , a cagion ideila quale non gli mancò da, tra vagli are,-
-poco è il dire ^qualmente glLfufse convenuto col proprio danaro n^antene-
:j»j-pagatobenerrfpefsogran numèroidroperami:di prègio,, come Pittori >\e
l^ultorij ed anche Manuali còme Maeftri di ferro, e Legname e di di-
Qsssma >                                                                                                verfe
'■^^^^^^^wm^^m^
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LODO FICO CIGOL f./            33
verfe altre profeflìoni , conciofuflfecofache[4. chi lo ved£va;eorrere al poftó
d' un' ottimo gradimento del Sovrano in quell'onorato impiego, ad efelufio-
ne di proprie Creature, ed' uomini di minor talento da fé portati, fapeflfe
operar per modo,che coIP.effe.re talora procraftinate le piaghe.agli uomini,
più , e più volte fi trovafse il Cigoli in contingenza d' efsere da' medefì-
mi abbandonato nei più bello del fare , e finita P Opera feppero anehe^
gPinvidiofi, efuoi nemici fi ben portare a'danni di lui la bifogna,or at-
traendo dal buono , e lodevole , or aggiungendo del non apprezzabile ,
• mentre egli, che impaftato per così dire di modeftia , e non punto avido ,
o bifognofo di roba , nulla diceva al Padrone a propria di fefa, che gli toer
eòa lafciar V opera finita., fenza altro riportarne, e anche a gran pena^ ^
che lo rifacimento dello fpefò del proprio danaro . ?«n
                    V:,;
Finirono le Fefte , e'J Cigoli tanto allegro della grazia del Padrona;j,.;
quanto feontento de' trattamenti de' Miniftri, fé ne partì alla volta éhBì&ni
ma ; e perche egli è proprio d' una virtù fublime lo feoprire colla fola lu^
ce ,che rifplende in lei fteffa, le bruttezze anche più feoriofeinte degli \ì&rt .
mini ignoranti ( la qual cofa allora più fi fa conofeere , quando ella s'ef-
pone nelle Corti , e nelle. Città grandi , ove non mancano mai perfone^p
che dotate d'ingegno , benché non ben coltivato in una y o più belle far/;
cultadi, afpirano al pofsefsodella prima lode:) maraviglia non fu , che al
povero Artefice 1,.che in Pàtria , ed in ogni altro luogo, ,©ye ci fi portò,
fu Tempre sfortunato , giunto a Roma s* accrefcefsero i travagli i e le per-
feeuzioni. Aveva egli nel poco tempo , che §' era trattenuto in Roma.* ,
fatto procaccio 4' entrare nella Compagnia , e Accademia di 5. Luca iru.
Campo, Vaccino , frequentandola affiduaménte, e di più aveva in efsa da-
tò faggio dì fua buona letteratura col recitamento dr una bella Orazione ,
nella quale con eloquenza aveva provata la neceflìtà , che hanno i Prófef-<
fori delle belle arti , a fine di bene operare in efse , di pofsedere in gra-
do eminente la bella facultà del Difegno . Era anche comparfa a vifta di
Roma in S. Giovanni de* Fiorentini la fua bella Tavola del S. Girolamo ,
diche poc'anzi parlammo , eranfi anche vedute altre opere fue , troppo
fuperiori in bontà a quelle de' fuoi contrari , cofe tutte che gli fufcjtarono
tanta invidia /quanta abbifògnò per far contro di lui ogni malo ufizio , e
raccolgali ciò dal prefente cafo, uno de' molti che potrebbero raccontar»",.
Aveva egli fatto ilfuo palco colla folita chiufa per accomoda^vifi a dar fi-
ne alla Tavola di: S. Pietro , quando v' ebbe perfona di fi malo entragno ,
che avendo: trovato modo di portarfi fui palco , entro la chiufa medefima^
gli difegno tutta .1' invenzione della Tavola , poi la mefse al pulito, e fat-
tala fegretamente intagliare in Rame l'imprefse fopra carte affatturate per
modo , che pareflTero ftampe , non del tutto moderne , e mandolle in giro
fra'Profefsori,con dire , enere quello il grand'uomo, di cui tanto parlava
Roma, cioè un Pittóre, che copiava le cofe fue dalle Stampe, efser quello
P onore , che alla Bafilica erano per contribuire gli ftranieri Pittori , in^
vece d' arricchirla d' opere magnifiche, P imbrattarla d'invenzioni avanza-
te alla curiofità d' ogni mefehino Artefice. Aggiungevano, non efsere fiata
maraviglia , che il Pittore prefo il pretefto della folennità delle Fiorenti-
ne nozze, dopo aver dato principio alla fua Pittura, fi fufse afsentato da Ro-
E                                          ma,
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34 $ECEN.I.dettaT£%ìIL del SEC. IV. dal 1580. al 1590.
ma , ove era flato folamente quel tempo, che gli abbifognava per impara*
re un tal poco la fituazione de' mufcoli , perche troppa paura gli avevan
meflfa 1 opere de' Romani Pittori a confronto delle proprie ; avendo per
avventura riconofciuta in parte quella temerità , che T aveva fatto ardito
ad efporre in una Roma per entro una Bafilicadi S. Pietro , fra P opere de"
più fegnalati Artefici , una Pittura cavata da una Stampa ^ed altre a ques-
te fimiglianti cofe aggingeva la maligna gente a' danni del Cigoli, il qua-
le con una tolleranza fenza efempio nulla rifpondeva , non ottante cho
aveflfe incominciato la cofa a partorire per Roma di mali effetti. Ed è gra-
ziofo quanto feguì in tempo , che tali cofe occorrevano . Stavafi egli fiflb
in quefti penfieri un giorno d' Inverno, difcorrendo con fuoi famigliari in-
torno al fuoco, quando gli venne veduto un Tizzone , che arfo da una^*
parte , mandava fuora ftridendo, dall' altra parte , un certo fumo nero , con
umidità ; allora egli interrompendo ildifcórfo,voltatofi alla Convenzione
applicando a fé fletto con alludere al proprio nome, ed accennando verfo il
inf.c*»***,. legno , pronunziò quel verfo di Dante : E Cigola per vento che va vìcl, .■
$* 14. Volendo moftrare il poco conto , che e' faceva di fi fatte maledicenze . Poi
con gran prudenza penfò a fcoprire la verità, e ricomprar P onore a fé
ftetfò in quefto modo ; fece egli aprire, da ogni banda il ferraglio , intorno
alla fua Pittura, quindi a vifta d'ognuno montato in fui palco, diede di raéf-
tica-all' abbozzata Iftoria , e dopo alcuni giorni fenz' altra tenda , o coper-
ta tornò a dar principio con diverfa invenzione al fuo lavoro .Cosi sbugiar*
do , e confufe i fuoi contrari, e fece conofcere a tutta Roma, non folamen-
te, che egli non fi valeva delle Stampe per lefuedotte invenzioni : ma. che
e* poifedeva una franchezza nell* operare , che aveva del prodigiofò , anche
a giudizio de* più efperimentati profelTori ; e chi a noi diede tal notizia , af-
fermò averla avuta già da perfona, che allora il vide operare .
In quei tempo medefimo riduffe il Cigoli a buon termine la belliflìma_>
Tavola per la Chiefa di S. Paolo fuori delle mura de' Monaci Benedettini,
in cui rapprefentò P Htoria della Sepoltura dell' A portolo , con Angeli, è
più figure , che fu pofta ali* Aitar Maggiore ; opera, che nel fuo non efler
del tutto finita , fa moftra maggiore del gran fapere del Cigoli . PerP Aba-
te dell' ifteflb Monaftero dipinfe un Crifto , e S. Brigida, alla quale fu da-
to luogo nella medefima Chiefa . Dicefi, che mentre il Cigoli conduce va-,
quefte opere, dipigneva in Roma un Pittore , che era flato Difcepolo di
Tiziano , e che fatta amicizia con coftui, a otta a otta fi portava alla fua Gan-
za per defiderio d' udire il modo, che nel maneggiare i colori teneva quel
gran Maeftro, e che fra P altre cofe dicevagli il Pittore , che Tiziano era-»
folito di condurre le cofe fu e con grande accuratezza , ed amore ; ma con-
dotte che P aveva preflb a lor fine, dava loro fopra alcuni colpi, come noi
diremmo ftrapazzati, e quefto faceva per coprire la fatica , e farle parere
più maeftrevoli , la qual cofa effendo piaciuta al Cigoli, fé ne fece fubito
imitatore. Vaglia quefto , quanto può valere appreffo a chi non n' ha ve-
dute le fue bozze , perche in quelle,che fono venute fotto 1* occhio noftro ,
abbiamo riconofciuta tanta franchezza , che nulla più , e mentre il fuo boz-
zare, con tinte fi proprie, e fi a' luoghi loro fituate , in mediocre diftanza
ce P ha fatte parere del tutto finite , e ben finite, non fappiamo riconofee-
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/
wpxòbn® a&èfFé!avuto bifogho il Cigoli di' ticoptìre nelle ^ue Pitture quel*
k sfatica l chesfinda? primi colpi elle non mai dimoftrarono„e;i>w.i :, yj.nh
òl&iquefto tempererà eglriftatio trattenuto nel/Palazzo del Gran .Dùca ak
la Trinità de' Monti, quando^E)i; Mirginio Orfini ricorfe a queir altezza?p
pregandola ar compiacerli , ch5egli potette tiràrfeloinpropria Gafa di Mòn-
{e'Giordano ,ied avutone il confenfo, feeegli aflègnàre un ^nobile* apparta*
men^i, e.cpnieffh'quanto: abbifdgnava , per potervi lautamente vivere con
tefervitù , [effuoqueftQ uno-.dlgrprrfflii favori. ^ che egli fempre'.avvezzo a_.*
diQiiaderì, ediàlle *per£ecuzioni ^ineomincialTe a» godere, già avanzato in età ;
C&ccagione di -tale *ichieftadsllì ©rfini, fu perche dilettandoti" egli oltre*
modo delle buone arti , e ^molta» limando gli «eruditi difcorfi del Cigoli, ag^
giunti a gli altri Jubi talentis,?ne potendo a cagipne d'una tale infermità, che
quafi fempre tenevàlo'obbligatoci quando aliai Camera , e quando al letto ^
ceree» modo d';averlo del continuo* attorno?iiiPe'riqruefto Principe fece il Ci*
golìi bel Quadro dell' Antmmiàzione, e pe^lSig. CarradinoOrfini un^
Sp Giovanni oel Deferto -l^ima ,*elv altràr'Opere belliffime o: Dicemmo
poc' anzi., che1 la chiamata ideMVJCJrfino fui uno de': primi fàvóriyche gli fa-
ceu% la fua peraltro perverfaforcina;, e fòrte ?doyévamo,diré> ilprimo ,-«**
J&jìrfdmo, attefo il molto ^chc^ inicambio di.iquelle felicUadif^: che pare fi
cònvenififero, ad» uonio di tal, fatta "^oìgli toccò! fempre'a' patireiniìogni luogo ^
é^'ògni perfonà^ «fquel chepdipìù'ienzandlieda màhfuetudineQ il riCpet-!
tcbfjp 1«'amore,-ciiimòdeftia., che eiìpofledevaémeminente grado), io lafciaf*
fe&Àe bencheuróinima difefajh ik.Pieriq i¥aTerMno>, cheièfi(Fedeli' infer«*
licita; de* Letterario,; fi ifofle diftefo anche a direvdiiquella di ógni uomo , che
potìfegga gran'Tvirtù^ è filile; ftato a*tempi di'qijefta Artefice ,' io ion dubito
fuhtdi^ che egli non avelie in lui trovata affai imateria per lo Libra fuò .
a iperò; tempre! là. fua {ventura? d>i una tal fatta":, che molto fi difcoftavà
da# ordinaria della più parte de'.': Virtuofi , poiché con eifefe da per tutto
conofeiuta fua:vircù;:forfè in gradofuperiore;a quella d' ogn' altro del fuo
tempoìj con effer defiderate .all' ùltimo fegnoi* opere fue da' grandi (bcofa^t
che talora a'più valorofi non accade)egli fu fempre poco chiamato,e male
ricdrnpenfato ; ih prova di che non è poco ildire^che quali nulla mancò
che la noftra Citt£ non reftafife priva d' una delle più beli' Opere di Pittu-
rai, dico del Santo Stefano in Montedomini, di cui fopra facemmo, menzio-
nei\i; mercè della follecita premura del Pa (Ugnano, e di Santi di Tito in pro-
cacciare a fé ftefl* ogni lavoro , che fi feopriva in Firenze , la quale con-
trappofta alla modeftia del Cigoli, fu per far sì,eh' ella.non toccalTe a fare
à lui* ma fehtàfi queft' altro cafo. Era egli tuttavia in Roma , quando da
uri Prelato di gran conto , di cui vuole ogni dovere, che fi taccia il nome,
gilikr:ordinato un: Quadro di mediocre grandezza colla Storia di Maria Ver-
gine in atto di ritrovare nel Tempio nella difputa co' Dottori il fuo figliuo*
io Gesù. Fecela egli, e conduffe un Quadro di quel guftb; che era fuo fo-
\ìmì Comparve alla fua ftanzadlt Prelato , e veduto il Quadro finito , con
graride allegrezza. diflTe , volertelo» allora , allora portare a Cafa, e ordinòa'
fuoì, che fenza indugio il pigliafrero, e defiferli luogo nella pròpria Carroz*
zaffai che Tubilo fu efeguito i Poi in atto di partenza con rifo in bocca , "è
conimille indorate.parole lafcìoflì accompagnare fino alla pòrta di ftrada^
h',-
                                                  E 2,                                       ove
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!<S DECEN. I della fJl% III del SECLIV. ddìtfo.aU^o.
©ve pervenuto f>refentò al Cigoli un involto di monete . Profeta egli eoa*
ringraziamento, e tornatofené alla fua ftanzat in prefenza de'fuoj Giovimi
apertolo, in cambio di quaranta doble ; cheben meritavarafuò pare**^
queir Opera j vi trovò ben numerati quaranta giuliy , hnoM Vb lìuùìì il
•A
tal vifta poco mancò, cheei non tràmórtifse , e voltatoti* a'fiioi Sco-
lari^ accompagnando il parlare? con lacrime;? così parlò : Studiate, faticate^
miei Giovani, per farvi grandi in queCteaiitL^cónfumate voftra gioventù;,s«
voitra vita .per diventare in ejfa fuperiorea|Ifc altri ^ ecco qua le ricompen*
fé, che fono preparate a* fudoriìdel cuore rr è delf corpo .vòftro ; ed àlfió
di (Te in tal proposito femore piangendo :,<é fóléva raccontarla ichi oggi-quel*
to fatto racconta il Paflighano ijgcheognii voltar;, che il Gigoli y o pcnla*
và^ o ragionava di tal cofa3; era forzatóri piangere / ed elTendo^li ipòiioc*
corfo T aver dal Cardinale Arrlgoni in premiopd' un'' Iftoria di Oanielfeìf
dipintagli a-fòefco a Frafcati,;un regalo diucènto Zecchini for)ra« nobile Sot«*
tocoppa d* Argènto, con accompagnatura dicanole di ftima ^ molto fi diffufe
col mandato in ringraziar quel Principe, particolarmente a quefto folò ti-
tolo d' avere egli fatto verfo foa perfona t, ciò! che non mai altri fatto avey^i
Per lo (ietta • Cardinale fece egli; poi il Qpadrahdell* Ifac I facrificato y ente-?
dagP intendenti fu giudicato|.fu|)eriore ad .ogni prezzo ^ è dkefi che quefto*
veniiTe poivin mano de,'SepFeniffimi/di!Tqfcana<,l a' qualiiftoifei pervenne^i»
ftuppndo Quadro deil' EccterHomo?, che;;è.quello fteffo checòggi ha luogo
in [propria .Camera del Serenifey:i5ran 'Duca* .Aveva il'Cigoli fatta <\udk
tVOpéra per Mònfig. de* MaffinYi pitfeguale desiderando* d^tavere una iìmiléi
Sacra Iftoriaodi' mano d' uhodìÉJ maggioriiiomini delifuoiJtempo , diedenS
JaikbrhmetìSorie a tre Pittori, ifenza che V unoinulla iapBi&vdeM; akr;^^it#
tali furono" i 1 Paffignano ^il i Gigoli, e '1 Caravaggio ; maieffendo tuttii loi;
Quadri rimali finiti , riufeì^ di ifi leminente perfezione quel ! del Gigoli, chtil
quel Prelato diede via i due^ e quefto folo a fua devòltonesj fi rifervo; k
Seguita poi la fua morte, fu il Quadro venduto a Giovan Batifta Severi ,
celebre Mufico del Seremfs. Principe Don Lorenzo di Tofcanà, e condotto
a Firenze, e da quefto pafsò nella Serenifs. Cafa 4 Difleti allora , chelil Ci-
goli facefle quefta Pittura con intenzione di condurre un Quadro , che ben
poteffe comparire a confrontò d'un'Opera; del Coreggio, e che egli riohL.
punto adulale fé ftelfò,LP Opera medeÉma il dice . Veggonfi in efla tre
figure , quanto il naturale fino ;al ginocchio, il Redentore nel mezzo , dal*
la fua delira Pilato, che lo fa! vedere al Popolo , e dalla finiftra è un Sol-
dato che lo fcuopre . Fecefanche il Gigoli in Róma per Monfig. Giufti un
S. Francefeo, che fu poi deli Serenifs. Cardinale Leopoldo di Tofcana. Ad
AleflTandro Doni v per cui^in Firenze aveva Lodovico fatto il Difegno della
fua Cappella in S. Trinità , dipinfe una Nonziata in Rame, e dove quefta
capitaife, dopo la morte d' AleflTandro, non è a noftra notizia.
Per lo Cardinale Maffeo Barberini poi Urbano Ottavo di G. M. colori
una S. Maria Maddalena ; per Monfignor de* Ricci Vefeovo di Arezzo ,
un' Iftoria di GiofefFo , che ebbe poi il Principe Borghèfe , e per lo Car-
dinal Montalto , oltre a più Cartoni per Tappezzerìe , fece un* Iftoria di
Giacob , cofe tutte , che pure malgrado della fua trifta fortuna lo mejfe-
to in tanto credito appreflb a molti Prelati della Corte 5 e pàrticolarmen*
te del
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te del Cardinale (Scipione Borghete , per cui egli aveva ornata di fue Pin-
ture, rappréfentanti la Favolaci Puchè, una Soggetta nel Giardino difuo
Palazzo , che venuto in gran concetto apprefso; Paolo Quinto , gli ordinò
il fare un penfiero della facciata , « de' fianchi della Bàfilica di S» Pietro .
Di quella fece $iùdifegni, che fon venuti in* potere di chi quelle cofe fcri-
ve -donati; poi dal mede fimo, alia G. M. del Cardinale Leopoldo di Tofca-
na. Sopra tali;4ifegni , volle il Cigoli anche il parere d' altri tòuoniflìmi
Architetti fuòif àtoici , fra* quali, uno ve ne fu , che dopo aver veduta , ed
ammirata fuafbella fatica ,gli difte, voi avete fatto un difegno^ meglio però
farebbe fiato a mio credere*il fere un modello.-, perche da chi è di profef*
fione diverfa jin-on farete intefo-,\ e così non colpirete;g;-;pèrche non fonpiù
i tèmpi de* Leoni Decimi j e d& Clementi Sèttimi, i quali ove di far co*
fé-grandi, e magnifiche fi trattafse ,rfolo degli uomini grandi nell' arti fi ri*
chiedeva i ed lappava vafi i! parere ad éfclufione di quello d? ogn' altro 3
che grande;,ré e-aro fufse al Sovrano , ma :di; meftèero diverfo $ perche tiè
ljefsere altri 'nobile , o ricc0 , «è V aver!caricai eminènte;imbatta a gradui
fegno,per far coffe,che bene dia iteli' altrui profefsione,ed injquefteprinci-
palmente ;irfquihjChi vi confami una ben lunga età > appena fa provai
tale , che lodevoli ifia \ foggiunfe èfsere quella la difgrazia ,; x.grandiffìma \
delle buone; Arti■■_■, il dolore i e la querela degli àttimi Professori , il dan*
no;, è.làVergógna del pubblico , la forgente delle goffezze. / e degli fpro*
pofirì , che-ttfttkyia., ne per altro più ragguardévoli , e drfpendiofi edificj
fi veggioho apparire, cioè cheJe belle fatibhb^ i lunghi fttidj,Ie prudentif-
fime avvertente;,;Sché fpiccanò né' difégni, e modelli de* yaloxoli Artefici ,
han pet dèftinc» idi-portar/i ,a fàrj naufragio ^ o per ufar la parola più volga*
re è più propria^ a rompere il collo nelle Sale > ù tielV Anticamere de' Gran-
di fra varjJnnumerabiii gettate adattati paréri de* Cortigiani, da' quali
fono per ordinario oppreffe y e forfogat© ; e rarj eziandìo fono i cafi , ne*
quali ài povero Artefice non bifogni cattivare fuonerudito intelletto (òtto
Tardità tirannide di feoncertati penfieri, togliendo dall' Opera fua il più
bello per dar luogo al più deforme , e per ndh foggettarfì a'carichi, de' più
potenti, e poco intelligentil, foggettare fua ftima, e filò credito ad una^
eterna cenfurà d1 un Mondò intero.
Così dille 1' amico ,ed afsennato Artéfice /ecosì fu; giacché nonfappianio
che de'difegni della facciata, de*fianchi, e della Chiefa tutta , condotti dal
Cigoli in varie , e belliflime■maniere , altro gniene venifse, che la fatica,
bene è vero,che avendo già loftefào Pontefice Pàolo Quinto deliberato di
far dipignere lai Tribunadelià>(ua Cappella in.S. Maria Maggiore , rim-
petto a quella fabbricata da Srfto Quinto ^ ^oi^occafiónedi tali Difegni.
e dell' altre opere , che égli aveva fatte per cafa Borghefe, volle vedere u
fuo penfiero per quella Pittura , della qual cofa aveva richiefto pure ilCa-
valier Gafparo Celio , e;Cherubino Alberti dai Borgo a S* Sepolcro: ma**
al comparire , che fece il Difegno di Lodovico fra quegli degli altri due ,
comparve altresì in efso fi gran differenza in bontà, che a lui fenza indu-
gio 1' opera fu data a fare. Cominciò il Cigoli la fua Pittura , a feconda
delle fue grandi Idee, alle quali aggiunfe il fuo mirabile colorito, con tut-
to quel più,che poteva fomminiftrare a lì degno lavoro il fuo gran fapere;
ma
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3 % VECEN.ZdeUaTM% III del SÈG)m Sai ì 5 8 o. al 1 5 9 o.
ma pur fuvfcro^he efiTenclqiegli voluto^ta1t"1^(ÌJille règole della Proiet-
tiva , lenza mail volere fcendere'4al palco còtoà'k ciò -érì^ -gli (perfua fero
gli amici.; egli fi<trovò ad unlfiero cafòyciòè^clfeì quelle5%ufe^ che veduv
te nel luogo;, ove furono, dipinte , cóme folfcvS-attèftaiie^l' Pà*(Ègnanotfi è
con elfo3altri grandi uomini <,i erano veramente la Waraviglia dell' arte ,[ndn
oftante Quello, che abbia ferino Francefco Scannelli MedixfcP rìéli fu#'Micro-
colmo dei3a<J?ittii&i., ofservaté da baffo] cWparferOnì# luògo ; ove ìa_y
Cupola incominciava a voltare con qualche-l^ropòrzioriei^ ftìft'ghezza:,:fra
*1 mezzo in fu > el mezzo in5^ù. Sco|yexta Jéhe:egli ebb^findlftidnte l'ope^
la, e con effa P apparente grave difetto ,reftÒ come fuori di ife^ e fu il; ika
primo pensiero di mandarla'a terra , e farla di nuòvo ; mail Papa pascal
per altro era ftàta fatta notala preziofità di quel lavoro vìftò^fel l&ogpndo-t
ve egli Paveva:fatto,inora volle pjermetterglièle, onde egli, forte ^àecorp^
e tale accoramento forfè contribuì non poco alle cagioni del faa marìr-e/i,
che-indi a non molto tempo accadde,. Fece vedere il Cigoli in,effa Cupolas
nella più alta parte P Eterno Padre , M atto, di benedire , e buon numerò!
d' Angioli : circa il mezzo *appfefèntÒiMaria: Vergine\Km&X^ piedj^caJ:*
ca la Luna ; ed intorno ha molti Angeli ',etvW§nb i dodici Apoftoli:,!tikt*7
ti in divede , e yaghiffime attitùdini. Nel tèmpo che egli; attera que.'tabii
Opeca , fece anche per iL Papa.fopra ^ame:>lg, Natività, ^P/Annunziasiiof*
ne di Maria Vergine, e colorì fei Tefte da) flagrale ptir iftfdfodeWè %uce>
degli Apoftoli della Cupola), le quali vennero mi potere-ìMXDàrsKnale ;Sec*(
ra : ma il Pontefice iPaolo , ed il CardinaleINipote, ave^dòKgià da lunga
mano conofeiutb ^ quanto il valpre del Cigoliniìfeà' gli à1tr>Pfctòrivddfditti
tempo , Me venuto in iftima 9 al che s' aggiùngeva il mé&DòndeÌP Operaci?
egregie , chersegli aveva fatte pe? Cafa Sorghi y averebbewpuré voluto
ricompenfarlo da 1 grande ; dall'; altra parte:rriiétterido ali® qualità dell* ani*
mo di lui , le quali mollo lungi da cupidigia) d'*òro il poetava ho < ,* ve magni
ro in parere quella effsrericompenfa più; adeguata per lui ?<cbd' più P ikefp
fé arricchito d' onore;.; eidisgjoria, ; òndq »ifolverono dbtratm»e col gran'
Maeftro di Malta ; cheera> allora ;Fra A lofio di OTignacourpj^di farlolràrl
cevere per uno de' Cavalieri Militi della Sacra. Religione Gerc&Hmjtanai»^
a tale efretto il Pontefice ebbe a fé Fra Niccolò dèlia MarratCommendator.e
eli Rieti., e Fermò del Priorato di "Roma, im-quel tempo Ambafciàtdré^ Re-
adente , e Procuratore Generale .alla Santa Sede per ella Religione ; O
conferitogli fuo penfiero, volley che fuffe fu&iinculmbenza il dar principio ,>
erme al trattato.. Diedeglii È Apoftòliche 'lettere fpedite in^gv div Marzo]
dd '1613. Anno ottavo del fuo Pontificato ^i che fortirono immediatamente^
loro effetto , coL ritorno del Breve d\ accettazione fpeditone nel dì ukimo
Aprile fufseguéhte , e noik) copieremo appreffo di parola fin, parola pec
maggior chiarezza del fatto , giacche nelle poché-righe ,> the fcrifse Gioi
vanni Baglioné5 Romano di quefto Artefice,non troviamo aver fatta alcuna
menzione diiicolàitanto fegnalata , e che pure ebbe fuo effetto in faccia 'a
tutta la. Città di Roma . ■ »d ni ',;r:\V;ab nz\% il < "■■ ni i-yr\U> wn/-.d^-o
fibn&>-~"i fi , i»"iUJi3ìM - f.:;'.; zi IIogiD Vi óbr.jjnoD ..vizi - £3x:b vi £::-qc> "\ om
-luì
rico -:iriolo3' oliòni.-n oolli 6ìtìts:Kis, ikop: t,Hz , jtòì ihtthn% :>:Z oìhb
'tm®qéì vr.-£ iHìì !>: OV;V:.; mfph lì £ Cì.'/f'fììllimìlld! :..-: :>rjri sjfj r:j ì-yp Qri
&ra                                  *•                                                   FRA-
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LODOVICO CIGOLI.                 ì9
FRATER ALOE DE VVIGNACOURT.
T>ei grafia Sacre T>omus Hofpitalis Sancii Joannis Hterofoltmi-
tani Magisler humilis y pauperumque fefu Chrtfli Cuftos
, %eltgiofo
in Cbrillo nobis charijfimo Fratri Nicolao della Marra Commendato-
ri Nojìro de %ieti y & Fermo,
CS* "Buccinoy Triorat. Urbis y &■
Capug Commendatario
, a e prò nojlro Ordine in Ternana Cuna Ora-
tori y & Procuratori Generaliy feu cuicumque Fratri Militi prefenti
Ordims Noflri in Convento Noslro falutem in Domino y & dihgen~
tiam in commi/fi
■..
           A nv\ svv ^ € ,
Serie prffenttumubi flgmficamus y qualiter prò parte diletlì Viri
Ludovici Cardi Cigoli Fiorentiniy fuerunt nobis prffentate litterg
Apoflolicf Santlifjimi Domini-Nojìri Domini fault y Divina Trovi-
dentia TT. V. fub data %om& Apud Sancìum Tetrum fub Annuh
Tifcatoris die
2. Marti) proximipreteriti.Tontificatus fui Anno Vili.
Ea propter nobis exponi fectt dièlus Ludovicus Cardus
, fé magno-
pere, defderaffh
■', Deo y TSeat&que Virgini Mariói, ac Domino Joanni
%aptifi<£ Tatrono Noslro fub virtutum regulari habitu Ordmis Noflri 3
4n gradu Fratrum Militum obedientia Magijtralts
, perpetuo infervire ,
ac nomen fuum Mdttta No/Ir £ dare , ejujque cervicem Chrijli jugo
(upponere y prout in fuprafcrifptis Uterts Apofloltcis continetur . Hìnc
esl quod pium
, ££* Jfanclum ejus propofitum in Domino collaudantes ,
& ampletlentes y intuitu, £5* contemplatane Illujlrifs. & %everendifs.
Domini Cardmalis 'Burgbefii pr<efcripti noslri Ordmis Trotetlorìs
,
de Nobis eodemque Ordine y quatti optime meritiy cum eidem Illuflrifs.
Domino Cardinali rem gratam y
£5* acceptam facere fummopere exo-
ptemus y qui pr&fentem receptionis gratiam a nobis tnftantiffime pettjt
,
tenore prefentium y autoritate pr&diBa Apojiolica y nobis concejfa y
C^ attributo, ubi committimus y & mandamus y ut quotiefeumque prò par-
te dìtli Ludovici Cardi requifitus fueris y non obflante quod obligatus
reperiatur in fumma in pr&infertis Litteris Apofloltcis mentwnata y &
ttbi confliterit y ipfum bonefiis parentibus procreatum fuijfe y & in per-
petua Chriflianorum slirpe
, nulla Judeorum y aut aliorum a Fide nojira
alienorum admixttone trabere ortginem y probeque y ?&* non flagitiosè
femper vixiffe 3 ac nullam artem , feu exercitium fordidum y aut mc~
chanicttm
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40 DECEN. I. della TA% Uh del SEC. IV dal 15 80. al 1590,
chamcum exercuiffè, eundem Cìngalo Mattia no/tre cum c&remonip■, £5^
folemnitatibus per flatutanoftra requìjttis ydecores y&? honores y h'abi-
tumque per Fratres Milite? obedientm Magiftralis hommì gejìàri foli-
tum ìnduai
', &;\ mjtgnias 3 atque ad exprejjam, prefintis nofltiOr-
dini? profejjìonem regularem^cum niotomm emìffione yfèrnjatts fèrwaà*
dis admittàsy dante s tibi'in prxmijfps $ & àrea ed authoritatem* }
& facultatem
, totakter mees nòftras > fuper quibus omnibus 9 ££*
fingults confetenttam tuam' oneramus, ofnniaque y \Sfingula [utpré-
mittitur
] per te gejla y £5* peraBa per Notarmm publicum y &.U*
galem in fcriptts autmticts redaBa ad no*, & ad noftram Can'cel-
lariam tranfìfttttantM
. Taltter igitur in prMtjffis te geras y ut tua.,
apud ms mereatur còynmmdan fedulitas y in cujus rei tejìimonium
Trulla nojìra Magiftralis Tlumbea erit Mppenfa /:S>dium Meliti
ih' Von^entu nofiro ^ dwùlftma mmfis Apnlìs
y mille/imo fexcentefi*
m&difity$terttk*>0
uywfoWì ■• ;v. vA'. *•■;:< vA?w ■ v t.7ì
\;v;*:-. . mv,mrS \y-\ , 'v'vir^A ya\w\ :^Fjat Jo: Qthobofius Vie. ■. :ri^
Còsi V alta virtù del CigpH^                                        , che furono
affigliati al ìuo vivere,-4aì*e-'Wrte fu baltahtèthfcrite ricom£renfata ) neIlV-.uP
timo dfe'giorni.iuoì confegui premio adattato ài fuo gran meritò,e per cui,
quando non mai per altro ,farà,ne' Secoli, che verranno, gìoriofo il fuo
nome, è ìàjCàfà fua . Volle però il Cielo, forfè a fine,"che il nuovo porto
d' oriòrevòìtóa non ifcemafsé in lui le belle doti di modéftia , e continen-
za , con che egli fu folito accompagnare fue azioni, che egli, appena giunte
le lettere di fua accettazione , gravemente inferrnafse, e che tale infermità
facefse punto.al fuo vivere , e fé vogliamo preftare fède a quanto ne lafciò
ferino il foprannominato Giò: Baglione , che non potè cavarlo, fé non da
quello 9. che fi diceva per Roma , ne!tempo, che egli fcrifse quelle pò-
chiflime cofe di lui i cioè trent1' anni dopo il fuopafsaggio , ficcome fé vor-
remo credere a qualche cofa (tata detta da altri nel tempo , che io ferivo,
diremo, che andafse il fatto nella feguente maniera . Aveva egli dato
principio, e fine alla Pittura della Cupola, che non poco difagio, e faticagli era
coftata,per non avervi condotto in.fuo ajuto altri , che due fuoi Giovani
Scolari, cioè Gifmondo Coccapani Fiorentino , e M Boccacci, e nel lungo
ftare fra la calcina frefea , aveva tirata una ftraordinaria umidità , la qua-
le il ridufse in iftato di grande fcqncerto di tutta la corporatura , e noiL,
mancò chi lo perfuadefse a confultare co* Medici , ma quegli , a cui poco
piacque P impegnarfì con medicamenti, ne meno ammetteva così facilmen-
te il farlo cp^Nfgplici , non mai fi lafciò perfuadere ; ed in quella vece^>
ricorfe ad un rimedio per ifgravare fuo corpo da fé altra volta fperimenta-
tò, e furono certi fagiolctti Indiani : ma parendogli , che quefti in fu la
bella
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\
LO DO FICO CIGOLI-, \ : 41
bella prima non aveffèro ben fodisfatto al bifogno, mandò un Tuo Giova?*
netto a pigliarne altrettanti in Piazza Navona, e quefti ben prefto gli ca-
gionarono una difsenteria, a cui non trovò rimedio; a quefta s' aggiunte^/
un* ardente febbre , che in brevi giorni gli tolfe la vita . Ma Giovan Ba-
tifta Cardi Cigoli, uno de' fuoi Nipoti di fratello> in una breve notizia ,
che nel Pontificato d'Urbano lafciò fcritta della vita di lui,apprefso al ma-
nofcritto del Trattato di Profpettiva di efso Lodovico , e dallo ftefso Giovan
Batifta dedicato al Serenifs. Gran Duca Ferdinando , porta il fatto ne' fe-
guenti termini. Loda in primo luogo il merito del Pittore , che lo portò a
confeguir t* onore di Cavalier Milite di quella Sacra Religione , e la gene-
rofità , e giuftizia del Cardinale Borghefe in avere perfuafo il Papa a, fi
fattamente rimunerarlo, quali che fuffe prefagoi di ciò,. che fovraftava al
gran virtuofo , giacché giunte le lettere del Gran Maeftro egli infermò di
febbre maligna , che nel decimoquarto giorno > che fu agli; otto di Giugno
1613. a ore diciaiTette,gli tolfe la vita . Segue a dire,che nell' infirmila fu
egli fempre provvifto di quanto andavagli occorrendo , non folo da'grandi
virtuofi amici fuoi, ma da* grandi Principi ,pk Signori, e dà1 medelimi
vifitato , o fatto vifitare, tri che tali furono il Cardinale Borghefe , il Car-
dinale Maffeo Barberini i poi Urbano Vili, che quefti volle, che e'fuffe vk -
fìtato da Giulio Mancini fuo Medico molto rinomato , e il Cardinale Mon-
talto da Pompeo Caumo pure fuo Medico, il Cardinal Capponi dal fuo , e
D. Virginio Orfini, oltre a fimile dimoftrazione, mandava continuamente
Niccolò Savorniano fuo Gentiluomo, il quale j inlieme con Pietro Abati
V uno, e 1* altro parzialiflimi dell' Arte della Pittura , col Medico ordinario
della Cafa , fervivanlo di loro propria mano , particolarraente nel tempo
del cibarli, ajutandoin ciò Vincenzio Boccacci fuo fpiritofrlfimovDifcepolo,
che pure con impareggiabile follecitudine gii afl&fteva con Girolamo Burat>
ti , pure Difcepolo del Cigoli d'alta afpetta^zrone > e tutti'quefti , oltre al
manuale fervigio,foprintendevano mirabilmente alla più baifa fervitù, acciò
ognuno con preftezza, e puntualità facelfe V ufizio fuo, e fuffero efatta-
mente efequiti gli ordini de* Medici, e de' Cavalieri , e gran Signori, che .
gli ftavano apprelfo. Che nell' aggravarli del male volle tutti i Santi Sa-
cramenti , ed in ultimo la Ponteficale benedizione, e tutto con modi efem-
plarmentè devoti,e con fomma raflegnazione nel Divino beneplacito . Sog-
giunge anche lo Scrittore , che il P. D, Jacopo Vulponio della Congregazio-
ne dell' Oratorio^ Conferibre di Lodovico , e che fempre ftettegli attorno,
ebbe a dire dopo la di lui morte ^averlo confefsato per tutto il tempo, che
e* s'era trattenuta in Roma^ ed averlo trovato fempre lenza colpa grave y
zelantifsimo dell' onor di Dio;;, e dell* oifervanza de* Divini precetti. u,
Cosi ebbe fine la vita temporale di quetto grand* uomo fra'mortali, per
durare eternamente! in Cielo.'ma anche qua fra noi, ad onta della morte,
farà egli per opera dellafanta;ne'fecoli che verranno fempre immortale.,
Seguì fua morte nel detto giorno nella Città di Roma in fua Cafa , po-
fta nella via della Sapienzà)pVerfo Piazza Nàvona nel Rione di S, Eufc
tachioj
          addai.O ;-'ijl moì oqq '.ini ifq omi'ìsl.av ot/i orni.*!* Ibi
Aveva fatto fuò Teftamentc*\ nel quale diredando i!fratelli Baftiano ; e^fjj^/
Ulivieri, lafciò fuoi Eredi Gio: Batifta , Cofimò, e Francefco fuoi Nipoti^ leiuLclm
F                                       e del- $,Giug.i6i$
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4 2 VECEN. I <M&f TJ% III del SEC. IV. dal i j 8 o. al i 5 90.
e dello ftefso Ulivieri figliuoli, privativamente quanto ad elfo , anche:iru
quanto apparteneva al godimento de* frutti, volle, che dopo coftoro avef-
fe luogo una tale primogenitura , ed a Francefco Niccolini Dottor di Leg-
ge , ed a Gherardo Gherardi lafciò la cura de1 Nipoti con pofitiva proibi-
zione a' due fratelli d' ingerirti" in quelli affari , per non aver' eglino, do-
me, ei difse, faputo fare i fatti loro ; ordinò fua Sepoltura in S. Felicita di
Firenze fra quei di fua famiglia morendo in quella Città , e morendo in_*
Roma , volle che fufìfe il fuo corpo depofitato in S. Gio: de'Fiorentini per
efler poi a Firenze trafportato. Seguito dunque il cafo di fua morte in Ro-
ma , fattafene fubito fpedire con ifpefa di quaranta fiorini d'Oro la necefc
faria Patente, fu veftito il fuoCadavero del Sacro Abito di Cavalier Mili-
te della Religione Gierofolimitana , e con quello accompagnato alla Se-
poltura , datagli poi, con nobile ma funefto apparato per modo di Depo-
fito,in efsa Ghiefa di S.Giovanni de' Fiorentini a man finiftra fotto la pila
dell' Acqua Santa. Chi avelie vaghezza di vedere il fuo Ritratto al vivo,
procuri portarfi nella Reale Gallerìa del Serenifs. Gran Duca, dove per en-
tro la ftanza de' Ritratti de' gran Pittori , fatti di loro proprie mani , il
vedrà, fretti per dire vivo , e parlante. Pervenne quello maravigliofoQua-
dro , che contiene alquanto meno di mezza figura , nel Serenifs. Cardinal
Carlo di Tofcana , e poi fi crede , che fufse da quell' Altézza donato al
Serenifs. Cardinal Leopoldo inventore del bellifsimo concetto di raccolta si
•pellegrina.
          *.■"■.. .. , *::c.\ \                                , i.r':-wc *7 .(.-
Quale fia (tato il Cigoli nelP arte fua , non occorre che da noi fi rac-
conti , giacché, oltre a quanto ne dice la fama, a baftanza lo palefano P ope-
re fue , le quali lo moftrano ora una ftefsa cofa col grande. Antonio da—
Coreggio,ed ora fimilifsimo a Tiziano , come ben riconofcono tutti gPin-
telligenti dell'arte, di, cui egliforfe più d' ógni altro Pittore de'fuoi tem-
pi poifedè'P ottimo gufto , del quale fu fi gelofo , che raccontano di lui
che nelP andare,che e'faceva alla Santifs. Nonziata di Firenze , non paf-
fava mai perla Via de'Servi , ma voltava al Canto detto del CafteUaccio,
. folamente per non vedere la quantità de' Boti di cartone , che in efsa Via
ftanno efpofti in fu le Botteghe alla vendita *; perche diceva , che il fola
vedere quelle goffe, e fconcertate parti del corpo umano, come tefte, braccia,
gambe , ed altre Cimili, gli alteravano P Idee v e confondevangH la fanta-
sìa. Difegnò fenza termine,0 mifura, ed hanno i fuorDifegni (fatti d'una
maniera , che fu fua propria) oltre alla fimetrìa delle parti , oltre alla dol-
cezza , e morbidezza del tocco , oltre alla perfezione del dintorno , e in-
telligenza de* Mufcoli , una certa vivacità ,e fpirito^che io non feppi mai
ravvifare fé non in quegli del Gran Michelagnolo ; non dico già , che la—,
maniera del difegnare del Cigoli fia la ftefla, con quella di Michelagnolo,
giacche è molto diverfa , ma che lofpirito degli uni j e degli altri, partieo--
larmente nelli fchizzi,è tale, che a primo afpetto fcuopre una vivacità re-t
fultante dal tutto , e non dalle parti, che mette terrore a chi gli mira. Fu
ottimo profpettivo , e nelP Architettura molto fingulare. Se delle doti;
dell' animo fuo volefsimo parlare , troppo cofa lunga farebbe , ed al detto»
fin qui aggiùngiamo, che egli ebbe da natura qualità d? animo più da gran
Cavaliere , che da femplice Gentiluomo j dico però per quello, che &VaA}
t
                                                                                                   petta
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■,..:-■ lov ovleof :gi:g0zlBj: ,4j
petta a'bei eoftumi , perche per altro egli fu lòntanifsimo da ogni fuper-
bia , e ambizione , veftì nobilmente ma fenzà luflb , ftimò la nobiltà del-
i-Arte fuaafegno, che in riguardo di quefta , quanto per altro , fi tenne
fempre lontano da ogn' inezia , o altra cofa , che tenerle del baffo, o del
plebeo ; praticò poco , o punto ^contento folo della converfazione di (<lj
ftefso , e de' fuoi ftudj , fé non quanto la comitiva di Nobili , e di gran-.
Letterati , che particolarmente in Firenze frequentavano fua Stanza , bene
fpeffb 1' accompagnava. Non dee già tacerli y come cofa lodatiflìma in lui
in genere di coridefcendenza, 1' eiferfi tal volta contentato di trovarli nella^.
Città di Roma a Taverna col Paflìgnano , e col Caravaggio , e quello fo-
lamente per non condannare 1' azione del primo , e per non cadére fotto le
cenfure ,e perfecuzioni dello ftraniffimo cervello del fecondo. La ftelfa ri-
tiratezza perfuadeva a* fuoi Giovani, moferando loro con vive ragioni , che la
pratica troppo larga, necéffita al perdimento del miglior tempo, che è quel-
ita della gioventù ; ficcome egli s' ingegnò al poflìbile di mantener cafto
fuo pennello , così efortò fempre i fuoi Scolari a far lo fteflfo, dicendo do-
vere amare la bellezza de' Corpi per trarne il ^più bello a benefizio , e per-
fezione dell' arte, non per imbrattarne l'animo, e farli fare effetti in fu le
tele, che colla modeftia , e col decoro , poco fi jconfaeciano.
Rimafero gli detti fuoi Nipoti Eredi, e gli dueffratelli, Baftiano, e Uli-
vieri ; Baftiano intagliò in Rame le figure del Trattato di Profpettiva , e_^
àfi Architettura g lafciato dallo ftefso Lodovico, e quefté vennero in mano
dim Leflfandra dal Borgo,, che fu moglie di quel Gio: Bàtifta Cigoli fuo Ni-
pote, che ne lafciò fcritte le notizie, di che fopra facernmo menzione, le^
quali appreflb al Trattato medéfimo fi confervano oggi nella Librerìa del
Serenifs. Principe Cardinale Francefco Maria di Tofcana ,~e non è da tace-
re , come fino 1' anno 1628. doveafi dare queft'Opera alle Stampe , onde
fi vede, elfere ftata nel giorno6: di Febbrajò dello fteflb anno rivifta da. Fra
Clemente Egidj Generale Inquinatore , e da un Canonico della. Metropolitana
per,1* Arcivefcovo di Firenze , e finalmente nel giorno 15. dello fteffb me-
fe , e Anno, dal Senator Niccolò dell' Anteila pere lo; Serenifs. Gran Duca .
Reftarono alla morte di Lodovico molte Òpere', non dèi tutto finite^re
fraquen;e la gran Tavola dell'Entrata ^del Signore in Gerufalemme ,'Ucho*
veggiamo in S. Croce all' Aitar della Cappella de' Serriftori \ finita poi da
Giovanni Biliverti ftato fuo Difcepolo, il quale la finì tutta , eccettuata la
belliflìma Telia del vecchio fenza barba ,; quella del giovanetto, che co-
glie i rami dell' Ulivo , e quella del Signor Noftro , che cavalca la_Giu-
menta, con parte delle vefti della medefima figura , le quali furono comincia-
te y ed interamente finite dal Cigoli, come abbiamo per notizia s fiataci
lafciata dal medéfimo Biliverti . Rimale anche imperfetto il belliflimo Qua-
dro del miracolo operato, dal Signore Dio, alle preghiere di S. Jacinto
Pollàcco dell; Ordine de': Predicatori , nel colaggio di Cofeier nelle Cam-
pagne di Cracoviay la quale? Opera aveva il Cigoli incominciata per Giu-
liano Serragli.Nobile Fiorentino ; e pervenne poi?nella inobiliffima Cafa^
de' Magalotti,« ed oggi è polfeduta dal Conte Lorenzo'Magalotti, Cavaliere
di quel: valoreybontà , ed erudizione , che è nota . Vedeft la-fjgnra del Santo
ftare in piedi colla fàccia in atto) devoto rivolta ai Cielo ,4uàfi Implorando il
y
                                                  Fi                               defiderato
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44 VECEN, I. della TA% 111. del SEC. IV. dal\}% o. al 1590.
defiderato foccorfo , mentre una Nobil Matrona genuflefla accompagna le
fue preghiere, dietro ai Santo, apparifce una Tefta viviflima del Frate iùo
compagno , ed appreflb gli (lede in terra una belliflìma Giovane j la quale
con volto ridente moftra parlare con un* antica femmina , che le è vicina ,
e in tanto la donzella fa gefto di ftringere un bel Fanciullo, che fi rifugge
nel fuo feno per timore d' un Cagnolino , che fcherzando fé gli allancia al-
la vita , ed è eofa in tutto bella il vedere nel Fanciullo , unito infieme il
gufto , e '1 timore, perche con un piacevol rifo moftra , che gli diletti lo
Scherzo di quell* Animale , e< col rifuggirli , e ftrignerfi al feno della Gio-
vane , fa credere chiara la fua paura . VedeVifi una Tefta di un Paggio
con berretta inreapo, che non può eflTere , ne più bello , ne più vivo .In
lontananza in una vaga Campagna , fono alcuni uomini in atto d\ ammira-
zione /tocchi d' ottimo gufto .; La *<tefta, e forfè tutta la figura -del Santo ,
e del Compagnoni quella de) Paggio, e le figure lontane, fono a mio crede-
re di mano del Cigoli , il réftante del Biliverti,..■ Ancora reftò imperfetta
la gran Tavolaipér la Chiefa di S. Paolo di Roma , per la quale confefsò
il Cigoli nel fuò Xeftamento, aver ricevuto Ducati quattrocento, meta deì
prezzo convenuto con,quei Religiofi ; ed un Quadro per Luigi , Cofimo ,
e Riftoro Serriftori , del quate pure trovafi fatta memoria in eSo Teftamén-
to', che forfè fu la Tavola y'idi. che fopra facemmo menzione, rimettendoci
ad ogni più certa notiziaV bL ■•iu%ù .- .'I m ó;'.; -\ cdl'SizH ;ii9iv
Rimafe altresì? labeWiifimafiàai^otbrnìà yche!formata, e gettata più volile
in gefso • e cera è ftata unodebpEirirquiiitL ftud) ,rche abbia1 avuti la £ió*
ventù mclinata alla beli? arteidel!0ifcgno nel nòftioiSecoifajj ertale ancora
fata, ne' Secoli- fut « ni ^ fin tanto) yr che ne reiterai un? elertìphre nelMondo.
V Originale fatto, dalla propria mano del Cigoli;fa,: dopa la motte di Lef-
fandra dal Bórgà , inliemje condegni altro mòbile rimafo: riblla di lei Ere-
diti, portato alMagiiràto da'Pupilli per efporfi in pubblico incanto a prò
dell'Orfano figlio di éifa Lefsandra:, e di Gio; Batifta ; (fui vi ftettefene
feraoiciuto piet qualche tempo, fenza che da veruno , fufle ne vedutot, ne
cercato , non fenzarpèràcolo d' andare in pezzi per ogni pi cebi colpo ,fin^
che adocchiato da Rimbotto Rimbotti Cavaliere di S. Stefano Provvedito-
re dell* Accademia del Difegnò', e grande amatore di queff Arte y jfo pei
venire in fua manoiyfé non y che fperahza di poterlo con pazienza di pò*
co indugio avere1 a-migli or mercato , fece .fi che egli non fu fuo , ma ben-
sì di Monsù Giovanni IBrangiò? ^.Ajutante .di Camera del Duca di Guifa_^y
che allóra fi trovava ir*Firenzerye riori più gli coito che quattro miferabili
feudi. Fatto, che egli ebbe a grafi ragione il da fé ftimatiflìmo acqui fra, fubito
diedelo a custodire al'R. Prete Gio; Buonajuti Priore dello Spedale* di Ea*
nifazio, fra altre belle cofe, che ìnjnatèria di Difegno, e Pittura , egli andavafil
alla giornata procacciando y e dando in ferbo al medefimo, a fine: di condùrfelé
poi alla fua partenza di Firenze al Parigi ; ciò fegùT in temipò , che il Buo-i
najiiti facevafi fare alcuni Quadri ai Furinole' quali viveva molto impazien-
te , che peròheran fiochi quei giorni, ch$ per fare al Pittore cofa grata
ed inanimirlo alila fpédizione, e* non lo voldsè con feco a definare,o cena;
e una volta occorfe, che il. Furino pafseggianda per quelle ftanze diede d'oc-
chio al bd Modello * e riconofciutolo per quel che egli era , informato ,
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LODOVICO CIGOLI.,           45
che fu dal Priore del feguito , e che quella beli' opera era per cercarli al-
tro Cielo , diede in efcandefcenze troppo ftrane. Scoperte allora il Priore
T ardente brama , che aveva di pofsedere quel teforo dell* arte il Furino,
ed ebbela per buona congiuntura d' accalorare la follecitudine nella fpedi-
zione de' fuoi Quadrile fapendo all' incontro,quanto e' poteva far ficurtà
col Franzefe, per la ftretta amicizia, che paffava fra loro nata in gufile par-
ti della Francia un giorno mandò efso Modello al Furino , e fecegli dire ,
che fé lo tenefse pure , e che a nefsuno ne parlafse , lafciando a lui mede.-
fimo la cura di faldar quefta partita col Franzefe , il quale nell' accor-
gerà , che fece della mancanza del Modello , giacche non lo vedeva pi^i
nei folito luogo , domandò al Priore , ove V avefse ripofto ;.c fi Priore a
lui ; Tappiate Signor Giovanni , che i* Anotomìa non è più in mia mano ,
ne è così facile 9 che ci ritorni , però condannatemi in quanto vi piace ,
che io fon qua per riftorarvi a più doppi del perduto. A quefte parole s"1 ac-
quietò il Franzefe,. e pafsò .la cofa in cirimonia , mentre il Furino allegro
dell' acquifto fi porti»; la Notomìa alla fua Chiefa in Mugello. Tennela fej
anni interi, cioè fino alla fua morte, che efsendo feguifa in Firenze, cioè
fuori di fua cura , fece fi , che la fua fupellettile , mediante Jo fpoglio, fc
ne pafsò nella Nonziatura , e fu venduta per la feconda volita al, publico
incanto per otto feudi a Domenico Peruzzi, Difeepoio delio ftefsp Furino;
faputafi la cofa,fubito il Priore di Bonifazio, e Monsù Gip vanni fecero ogni
forza a Domenico per riaverla,ad/Ogni prezzo , ne mai fu loro potàbile
I* ottenerla, ma ciò che a coftojro non ri'ufcì, venne fatto a Francefcp Fon-
tani, che ferviva in Corte della Gran Duchefsa Vittoria, che ,fu molto ami-
co di quefte arti ,& diligente altresì-nel ricercare Opere, eDifegni del Ci-
goli , de' quali aveva fatta una molto bella raccolta ; queftj dunque aven-
do interefsi col Peruzzi , che molto il premevano , fi portò; a fegnpA Jp-
po le molte replicate inftanze , che la Notomìa gli fu mandata a Cafa in^.
dono , benché egli poi al donatore donafse per gratitudine buona fonima-.
di denaro. Morì il Fontani, e la Notomìa finalmente, ■■co*, molti Difegni di
mano del Cigoli, fu da' fuoi Eredi venduta alla G. M. del Cardinal Leopol-
do di Tofcana , il quale fatta fare al Modello una bella Cuftodia di Cri*-
ftalli , lolafciò alla fua morte ne'fuoi appartamenti fra le cofe in tal gene-
re più preziofe , e tuttavia fi trova nel Palazzo Serenifs. degno ripofo d*
opera tanto fingulare . > u: ilo a*)
                      •« ; r »5i<;
Di quefto nobile lavoro rimafe anche nn tale sbozzo , fra gli altri mol-
ti, chi fi; dice ne facefse il Cigoli , e queftó venne in mano al Cavalier
Rimbotti foprannominalo. Egli della ftefsa; grandezza , e attitudine del*
P opera finita ; ntìn ha braccia ,ùperchedalk, clavicole in la, ha un fil dì
fèrro , che doveva fèrvire per il'ofsatura del Modello ; la tefta è abbozza-
ta , ha lo fcheìetco , «.dentroTòno P-interipra v V anche fino, al gallone
fon veftite de! lormufcoli; il femore dal rotatore alla, rotula è, nudp ^ eia;;
Tibia , e la Tibulà Tono nella fteflà maniera ; Perdomini ora il mio Lettore »
fé io a fine di moftrare a quali fegni di pericolo rimangano Tppere; de* gran-
di uomini, dopo/che eglino più vivi non fonò , In >w raccontay che for&_*
apparir^ troppo fnjnuto, mi fono fi lungamente diffufo!. o sfo
          -o(ì
MkbQil Cigoli inaiti Pifcepoli nella Pittura, e mlV Architetterà + ga)t
furono
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4<? T>ECEN.LdeUaTA%IIIJelSEC.IV.dali}$o.alii9o.
furono Gifmondo Coccapani, del quale in altro luogo particolarmente con-
verrà parlare . Vincenzio Boccacci, che fu Pittore , ed in tirar linee fu va-
lorofo , e diede faggio dì tanto fpirito , che dopo la morte del Maeftro ,
portatoli in Alemagna a fervire d' Architetto , e d' Ingegnere la Maeftà
dell' Imperadore, ne' tempi dì Urbano Ottavo , già vi fofteneva il pofto di
Capitano, fu poi chiamato in Tofcana per le guerre del 1643. e nelle for-
tificazioni di Pitìgliano,e Sorano diede gran faggi di fuo fapere, finalmen-
te nella Città del Borgo a S. Sepolcro finì il corfo di fua vita , ne altro
Tappiamo di lui. Girolamo Buratti, che in fua gioventù diede fegni di futu-
ro avanzamento nella 'Pittura. Fu anche fuo Difcepolo Domenico Petti
Romano Pittore di bravo pennello, ed afsai fpiritofò nell' invenzioni. Gof-
tui in gioventù colorì in' S, Lorenzo in Damafo una Tavola a olio ,; pvt^
rapprefentò Maria Vergine foftenuta da quattro puttini, poi condottoli a_#
ftare apprefso a Ferdinando Gonzaga Cardinale, poi Duca di Mantova r fe^
ce gli ftudj grandi, è tanto per lo Principe fuo , quanto per la Città ftefsa^*
colorì molte cofe degne di ftima . Ha di mano di queft' Artefice nel Tuo
Palazzo di Parione di Firenze il Marchefe Filippo del Marchefe Barto-
lommeo Corfini quattro Quadri di braccio , e quarto, di 'Mifterj della Paf-
fione del Signore, tocchi con tanta bravura s che più non può desiderarli .
Rapprefentafi in elfi 1' Gràzion dell' Orto, la Coronazione di Spine , il Si-
gnore in atto di efser condotto da' Soldati ; dopò la Flagellazione, e Coro-
nazione , al luogo , ove> volle Pilato rnoftrarlo al Popolo, e finalmente la
Sepoltura del medefimo, ed in qneftorifplende particolarmente, un non fo
"che dell*lottimo guIto di Paolo^Veronefe, e veramente è opera belliflima i
ed in ° ciàfcheduno di elfi è fcritta la Cifra del fuo nome , D. F. Quefto
Domenico ebbe una .Sorella v alla quale aveva infegnato a dipignere per
modo , che il Duca di Mantova intefa Tua abilità, la volle a fé colla Ma-
dre , e con tutta altra* fóa famiglia, alla quale Tempre provvide con gran_.
^liberalità , eia fanciulla finalmente fece Monaca in un Convento di quella
Città-nel quale è ftata con lode perfeverando, e ne' tempi avanzati fera-s
pre applicava a dipighére , condurle molt' opere per lo, Monaftero fuo ,
quanto per altri della medefima Città ; feguìi la,morte di Domenico nella.*
Città di Venezia in fui più bello dei fuo operare , cioè nella Tua età d' an*
m 35.! oa^ìp
             -J Qssm&l uri ir.'oil ;i :.:■ j,u>: -d ,:.              ■[]■■; ■>«
Dno de' più rinomati Difcepoli del Cigoli fu Giovanni Biliverti Fioren*
tino, a cui toccarono a sfinire'1' opere rimale imperfètte ^di che fopra fa-
cemmo menzióne, perche nei Tuo primo fare imitò li bene la maniera del
Maeftro , che quali poteanlì cambiare I' opere dell' uno, con quelle dell' al-
tro ,ma tale maniera poi^noxi del tUttoimarrtenne. Studiò apprefso. al Gk
goli il noftro celebre Pittore CriftoràniaìcAIlori, e, ad elempiò fuo , ceree*
P ottima maniera del colorircene diede nel fegno ,.m come moftrano 1* opere
Aie finguìariffime : ma tanto di quefto , quanto del Biliverti:> parleremo su,
lungo a luogo fuo. Siccome d' Aurelio itbiài Pittore*Pifano , ftato pux^j
anch' efso Scolare del.Cigoli,'
           "> In-^Sì ìl„: e sijniìorn ; t .-> al ai
^Riufcì anche Ira gli Allièvi del Cigoli: lodato Pittòre^Gid* Antonio Ml*<
Romano,che oltre al capitale-«che e'fece:Sdegii ottimi precetti detMaeftro ^
molto anche P approfittò negli ftudj d elle belliflìme ^cofe di Jìonia :©nde
fu ado-
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. :              LODOVICO CIGO VI/             47
fu adoperato da private perfone \ e da' Grandi della" ftefsa Città , oltre aL»
quanto gli convenne fare per altre Città d' Europa , Effendofi dilettato di
far Ritratti, tanti ne fece , che lunga cofa è il raccontare, fono anche iru,
Roma fue opere in pubblico, fralle quali è P Imagine di Maria Vergine
con Gesù Bambino nella Ghiefa di Gesù Maria da S. Jacopo degl' Incura-
bili dentro il coro, e ftala Vergine in atto di porgere un Cuore a S. Agof-
tino . Lavorò a frefco nella volta di S. Lucìa in Selce, dipinfe alcuni fregi
nelle ftanze del Palazzo del Gran Duca in Piazza Madama, e doveva an-
cora dipignere certe Storie , fé non che morte vi s' interpofe . Nella Chie-
fa di S. Matteo in Merulana fra S, Gio: Laterano , e S, Maria Maggiore^
dipinfe a frefco un'Angelo Gabbriele, che annunzia Maria Vergine , ed in
S. Salvadore delle Cipolle è di fua mano la Tavola del Maggiore Altare ,
in cui è il Salvator Noftro Gesù Crifto, foftenuto in aria da una Nuvola ;
fonovi alcuni putti , e nella parte più baffa veggonfi Apoftoli ,. ed altri
Santi ; fece finalmente Gio: Antonio Lelli molti Difegni per Intagliatori in
rame, e particolarmente per le Conclufioni, che nei fuo tempo dagli ftu-
-denti fi davano alle Stampe in Roma . Seguì.la morte di quefto Artefice^
nella fua età d' anni 49. agli 3. d' Agofto dell* anno 1640.
E qui refta terminato quel poco, che è potuto a. noftra notizia perve-
nire de' fatti, e dell' opere d' un fingolariflìmo uomo , quale fu il Cigoli .
Conviene ora, che da me fi paghi alcun debito di gratitudine , a chi, benché
non volendo, e non penfando , ne ajutò alla maggiore cognizione dell' ope-
re di tal Maeftro. Diremo dunque , come viveva agli anni addietro in.,
quefta noftra Città di Firenze Giovan Batifta Brocchi, Sacerdote veneran-
do, di poi Abate, il quale per effer nato di Cofimo Brocchi , uomo affe-
zionato all' arte, ed a' Profeffori del Difegno, e che nel formare di geflb,
o naturali , o artificiali cofe , e quelle poi gettate, o con cera , o col
medefimo geffo, fu fingulare , onde grandi ajuti diede agli ftudenti di tal' ar-
te , potè fino nella prima età,fotto la cuftodia diluì,agevolmente guada*
gnarfi un fimile amore. s
                              IL          > .A 2 ,s
Quefto Giovan Batifta dunque , nell' avanzarli negli anni , fempre ap-
plicato alli ftudj dell' umane lettere , ( nelle quali fece tal profitto , che
meritò di diventar Maeftro di Grammatica, e d'Umanità del Serenifs. Prin-
cipe Francefco Maria , oggi Cardinale de' Medici ) dando tuttayia luogo
nel fuo cuore all' affetto delle buone Arti di Difegno ,/ e Pittura , venne
in defiderio di porli a fcrivere le Vite de'Pittori ^ e. Scultori Fiorentini: ^
ed avendo intefo v che Lionardo Dati di felice memoria noftro Gentiluò-
mo , Canònico della Metropolitana, qualche anno prima di fua morte, feguita
J'anno 1652. il di-18. Aprile,moifo da un fimiLdefiderio s'era impegnato
con fua lettera fcritta agli Accademici del Difegno di fcrivere effe vite^/ ,
incominciandoli d' onde aveva lafciato il Vafari , e perciò, ògniun di loro
pregava a fomniniftrargli notizie , Ci diede il Brocchi a credere , che il
Dati al tempo di fua morte , già fé ne trovaile aver fatta qualche buona-*
raccolta , onde non fo come ebbe modo,per quanto fi diffè,di avere in^
fua mano ciò che fi trovò in tal propofitò fra ;gU'ferità di quel Prelato ,
che in fuftanza altro non fu , che la minuta di effa lettera fcritta agli Ac-;
cademici, ed una mano di viglietti fatti per mandarfi in vòlta $' Profeffo*
.                                                                                            ri, ne'
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(
0 DECEN. I. JeUa7J% III. del SEC. IV. Hai i j 8 o. al 15 90.
ri, ne* quali era notato qual forte di notizie egli da loro ricercale di quei
Maeftri , de* quali fufle ftata appreflb di loro qualche cognizione. E la^»
cagione del nonefferfi trovata alcuna cofa fatta in tal materia., fi fu , che
nel tempo fteflb ,che il Dati s* era offerto agli Accademici d* applicarfi a
queft* opera , egli fu fatto Vicario di Firenze , poi eletto Vefcovo dì Mon-
tepulciano pepòchitfirno dopo era egli ftato chiamato , come ne promet-
te la da noi molto ben conofciùta, ed efperimentata bontà d'un tanto Pre-
lato a'Celefti ripofi. Allora Ciovan Batifta vedutoli fprovvifto dell' afpet-
tato ajuto , fegùitò nonoft&ntea nutrire in fé fteflb il defiderio di fcrivere ,
e a tale oggetto dieden" a cercare di notizie , particolarmente della Vita,
e dell*Opere del Cigoli1 da fé,come da ogni altro virtuofo* di noftra Patria,
giudicato delia più alta riga de1 Profeflbrì di queft' Arte .Faci! cofa gli fu
primieramente 1' aver dalla Librerìa dello fteflb Serenifs, Principe il: rac-
conto breve, efuccinto, lafciatone fcritto da Giovan Batifta Cardi Cigoli,
di cui fopra facemmo menzione , e come quegli , che era » (olito frequenta-
re le ftanze de' noftri Artefici.piti vecchi, da loro altre notizie ricavò, on-
de potè applicarfi a formare , come .un* Embrione della .vita , che e' des-
tinava poi di fcrivere, e lo fiéfFo fece delle notizie di Giovanni daS.Gio-
vanni , di cui gli era riufcito avere qualche cognizionen* e noi vogliamo
crédere, òhe fé altri fuor ftudj^eiforfe gli affari della Corte ,rnon 1* avefsero ri*
tenuto, egli con altro modo ;e con altra erudizione a verebbe onorata la memó>
ria di quelli grand* uomini, di* quelle*, che farà riufcito il fare a me, il qua*
le Voglio ora vche fi fappia ^eomeioccorfo^ Anno 1683. delrhefe di Giugno
rfr-eafo della fua mòrtef* efséndoraii dato a c>ederrfahcor;:io!y che gli «fùflW/
cenato fatto,1' aeqaiftar mólte ihotizie , dalte^quWi - a vei^e:pdtuto ricevere
afédrefcimentó 1* Opera mia,, «he io già da^ìhòiti anni avanti m* era pollo
a*compilare, e della qnaie:già aveva (rampata buona parte , feci per mez-
zo di mie lettere dirette a Siena a Confluirò della' nobiliCuua famiglia de*
Cérchi Gkmtner Segreto dello fteflb Serenifs, Principe Fr'ancefco , porger
preghiere a S. A. che quelle mi fufler date in mano , e fi degnò la molta
clemenza delP/Aii Sl;df ordinare qua all' erftditiflìmo Sacerdote Vincenzio
Ciani Maeftro allóra de*;Cherici del Duomo - flato amiciflìmò del Bròc-
chi , che quando a ciò le1 difpofrzioni teftamentarie del Defunto non avef-
fero contravvemìtó , fat^^
           delle domandate cofe , a me le confegnaf-
f&ipiì che fu puntualmente«li iftibito efeguito. Ma volle la trilla fòrte, che
alwófifon fiitrovàfle", clje^e"dettebdue incominciate vite del Cigoli , e di
Giovanni, certe poche memorlein carte volanti, che dopo i difeorfi avuti
con qualche* noftro Profeffore ,> aveva egli talvolta con matita rofla per fua
memòria accennate ; era vignai cartuccia d* alcune poche cofe del Berninsó [
del quale già ida; nói un* anno innanzi era fiata Stampata la Vita , e dedi*
cata alla Maeftà della Regina di Svezia ^alcune notizie fciol te di quattro
noftri Artefici da me creduteci lor propria mano , e di più quelle di fette
Pittori Gerióvefì ftàte mandate -al Brocchi da Raffaello Soprani Scrittore^
delle Vite de' Pittori di quella Città , le quali pure^già erano fiate Stam-
pate fra 1' altre i Dì' quefMiCóf^ ritrovate fra gli fcritti dei Brocchi fu da^
me/fatta nota In altra lettera, che prima fatta vedere al Ciani, inviai al^ià
nominato Cavaliere per informazione del Serenifs. Principe, ed acciò lene
'sn , i
                                                                                     fuffero
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GIOVANNI CACCINI.        49
fuffero rendute per me le dovute umilìflime grazie. Ne qui voglio tacere ,
cheT avere il Brocchi fatto chieder per mezzo d' amici P anno 1668. al
Soprani le Notizie de'Liguri Pittori,fu cagióne,che lo fteflb Soprani ne af-
frettante la correzione, per darle prontamente in luce , il che però non fu
efeguito , fé non dopo fua morte occorfa di Gennajo 1672. Vedali il quin-
to Libro nella vita dello fteffo autore Raffaello Soprani.
Quefto dunque è quanto è ftato potàbile a me di rinvenire intorno al di-'
fegno , e progetto dell' Opera meditata dal diligente affetto del Brocchi
ma non è già per quefto, che egli non meriti d' effer avuto dagli amatori
delle belle arti in perpetua ricordanza , e che, in quanto riguarda lo feri-
vére la vita del fingulariflìmo Lodovico Cigoli,a cagione di quello , ó po-
co , o affai , che egli ne ha potuto lafciare di maggior lume , non abbia-,
anche obbligato me a farne quefra efprefiìonedi gradimento , e così io, che
non mai volli far bello me fteffo dell'altrui fatiche,ma bensì defideraifem-
pre di dare al merito della virtù il dover fuo, non oftante, che tutto il fé*-
guito, e da me ora notato, fuffe fatto chiaro a quella Serenifs. Corte , onde
mia teftimonianza non abbifogni, per renderne più ftabile la memoria ; mi
fono mefso a farne il prefente l'acconto.
- --                                                1 ]                            " '                         ."!"('■ !'■■■■■                                                    ■:■■■■ f -1 ■-■■ ■■■ . 1                                                       »                                                 {■■■;•■■-                                                                                                     -                                ■ .                            - -                                                 . ■                                                  |
GIOVANNI CACCINE
SCULTORE, E ARCHITETTO FIORENTINO,
' ' ...                    ' ': rt.
Ùfcefolo di Gio: Antonio ì)o/to , nato circa 1562, **Jf 1612.
IOVANNI di Michelagnolo Caccini ebbe luogo in que-
fti tempi nella Città di Firenze fra* miglior Profeflbri
della Scultura , e Architettura. Quefti avendo da fan-
ciullo applicato a quelle Arti appfeffo a Gio: Antonio Do-
fio j diede in breve così buon faggio di fua abilità, che
non avendo ancora il ventiduesimo anno di fua età tra-
palato , aveva di fua mano Scolpita la Statua di Marmo del
S. Gio: Gualberto , che fi vede fopra il fuó Sepolcro nella Badìa di Paffi*
gnano de' Monaci Valombrofani , con tutti gli ftucchi , che la volta del-
la Cappella adornano , e fimilmente avea condotte per Zanobi Carnefec-
chi ,per la fua Cappella in S. Maria Maggiore,le due Statue, pure di Mar*
mo , maggiori del naturale del S. Bartolommeo , e del S. Zanobi ; e per
Giovan Batifta del Milanefe Vefcovo di Marfi là Stàtua , che rapprefenta
la Temperanza , che egli poi collocò nella tettata della viottola nel Giardi-
no della già fua Cafa in Via Larga , poffeduta oggi da quei della famiglia.,
de' Covoni , e per aggiunta Milanefi dal dettò Vefcovo del Milanefe , e->
perchè Giovanni in quella giovenile età s' era già fatto grande amatore del-
G                                          l'Arte
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■■
5 o VECEN. L della TA% III del SEC. IV. dati 580.^/1590.
l'Arte fua , e ajutato dal vigore della gioventù , erafi eletta una maniera di
lavorare il Marmo a maraviglia diligente, e pulita , facil cofa gli fu il farli
eccellente nel reftaurare P antiche Sculture , tal che, fra la grande imi-
tazione dell' antico , e P efquifita maniera , che egli aveva nel commettere
infieme i pezzi riduce vale a fegno , che parevano d' un fol pezzo, e quel-
le fteffe , che già.negli antichiffimi tempi erano ufcite dalle ftanze de' Ro-
' mani , e Greci Maeftri ; onde molte , e molte di effe gli erano fatte re-
ftaurare dal Gran Duca Francefco , e molte ancora dal Cavalier Gaddi .
Con quefte , ed altre fimili abilitadi , e col favore eziandìo , che gli ap-
portava Giulio fuo fratello , detto Giulio Romano , allora celebre Mufi-
co della Cafa Serenifs. e coli' ottima maniera del fuo tratto , fece fi tanta
apertura fra irioftri Cittadini, che poi dopo qualche tempo poche furono P oe-
cafioni di nobiliffimi lavori, che non giungeffero alle fue mani, onde eflen-
do ftato P Anno 1590. dal Gran Duca ^Ferdinando Primo concedo al nobile
Giovan Batifta Michelozzi nella Chiefa di S. Spirito de' Frati Agoftiniani
quel (Ito , che era fra1 quattro Pilaftri della Croce , dico nel bel mezzo
corrifpondente a punto al vano della Cupola di efla Chiefa , ed avendo il
Michelozzi rifoluto di voler fare per entro il medefimo fito , in onore del
grande Iddio, conifpefa più da Re , che da privato Cavaliere -, il Coro s
il Maggiore Altare , il Ciborio , e '1 Presbiterio, con gran copia di belle
modanature , d' Intagli , di Colonne , e di Statue di Marmo , e Bronzo ,
diede di tutto al Caccini 1* incumbenza ,-*e troppo lunga cofa farebbe ora
il defcrivere quefto fuo funtuofo edificio ,/è la gran quantità di Bronzi , e
dì Pietre dure , che lo compongono , ficcome le varie Figure.tte, Statue di
Marmo , e Candellieri di metallo , che P adornano . Dirò folo yederfi in
elfo quattro Statue, quanto il naturale di finiflìmo Marmo tutte tonde,rap-
prefentanti, una S. Giovan Batifta , una P Apoftolo S. Pietro , una S. Gio-
vanni Evangelifta , una finalmente un S. Vefcovo. Sonovi folamente quattro
figure d' Angioli maggiori del naturale, giacche gli altri , che in accompa-
gnatura di quefte quattro dovevano alzarfi fopra gli Angoli del Coro , og-
gi rimafi voti , reftarono alla morte del Caccini imperfetti . Condufse il
belliflìmo piede del Ciborio ornato di piùtefte di Cherubini maravigliofa-
mente lavorate ; è però da faperfi, come effendofi egli già acquiftata grair-
quantità di Giovani , Scolari di grande efpettazione , fecene fare a loro
alcuni , P uno a concorrenza dell1 altro , e fra quefti furono Gherardo Sil-
vani , ed Agoftìno Bugiardmi , detto altrimenti Agoftino Ubaldini , e giac-
che del Caccini , e dell' Ubaldini fuo Difcepolo parliamo , fappiafi ,che_^
non ^altrimenti vero, cqme altri Tariffe, che la Statua di Marmo maggiore
del naturale , che rapprefenta la Religione , pofta nel bel mezzo del fecon-
do Chioftro del Convento de' Frati Serviti , Me fatta di tutta mano del
Caccini , che folamente ne fece il primo sbozzo , ma bensì del detto Ubal-
dini fuo Difcepolo , e lavorowi fopra il Silvani , ed ancora poi il fuo
valente Scolare Antonio Novelli , ed io ho per notizia datami da Giuliano
di Cammillo Salvetti nobil Fiorentino , e ftretto parente del Silvani , che
gli due Angeli delli quattro in S. Spirito , che abbiamo di fopra notati ,
cioè quegli , che fono più vicini all' Altare , fuffer col Modello , e folto il
Carbone del Caccini dallo fteflb Silvani condotti di tutto punto- ficcome
che
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. GIOVANNI CACCIMI. . -• 51
che il Caccini faceffe intagliare al Silvani la Statua di S. Pietro Apoftolo ,
e quella altresì del S. Paolo , che fi vedono nelle nicchie de' Pilaftroni in
fui Presbiterio della Chiefa della Santifs. Nunziata,per facro ornamento
del Sepolcro d' Antonio Peri Nobil Giurifconfulto Fiorentino , portavi la
prima 1' Anno ióor. e la feconda per accompagnatura di quella , dopo la
morte del Peri, dalla nobil Donna Caterina Pandolfini fua Madre s ecj in^
efecuzione della di lui ultima volontà P anno 1609. e furono pure opere
dello fcarpello del Silvani , fatte però con modello del Maeftro , anche i
quattro Cherubini , che pure veggiamo nell' ornamento di quelle Nicchie ,
eflfere ftati diligentiirimamente intagliati. Tornando ora alle opere di tutta
mano del Caccini , dico , che egli fcolpì due delle quattro Statue , che->
adornano il bel Ponte a S, Trinità , cioè quella , che rapprefenta la State,.,
e quella , che è fatta per PAutunno. Era P Anno 1601. quando il Sena-
tore Ball Ruberto di Pandolfo Pucci , famiglia , che avendo fino nel ig34^
incominciato a godere gli onori di noftra Città ,, era fino ne', tempi di Co-
fimo Primo Gran Duca in tale ftato di ricchezza ,^he per quanto fi ha da
buono Autore, fino a felfanta mila feudi di annua entrata, fra beni Ecclefia- di £
ftici, e fecolari ,era giunta a poffedere; che fino ad otto volte godè il Gon- Prim0m
falonerato , ventiquattro il Priorato ; che in breve giro dì luftri contò fra'
fuoi tre Cardinali ; e tra prima ,e poi fette dell' Ordine Senatorio ; era_^
dico giunto l'Anno 1601. quando il già nominato Senatore Bali Ruberto
Pucci rifolvè di por mano ad effettuare un fuo pio , e nobiliffìmo concetto
di fabbricare alla Chiefa della Santifs. Nunziata di Firenze una bèlla Log-
gia, ed un vago Oratorio contiguo alla medefima, fotto P Invocazione elei
Martire S. Baftiano,ed avendo di tutto data la curala! Caccin*,egli fattine
più Difegni,e Modelli, diede principio P arino ftefio alla Loggia con belle
Colonne d' ordine Corintio, e Archi di Pietra Serena , ed in quefta fi con^
formò all' Arco , che è nel bel mezzo della, medefima Loggia ,1 fattovi far
già dalla G. M. di Papa Leon X. con Architettura d' Antonio da San Gal-
lo , fopra il quale Jacopo da Pontormo aveva colorite le maravigliofe figu<-
re a frefeo rapprefentate per la Fede., e per la Carità , virtù fingulare di
quel digniffimo Vicario di Crifto . Reftò finita quefta Loggia con ifpefa di
quattromila quattrocento feudi coli' operazione del Capomaeftro Giovanni
Pettini l'Anno 1604. Nella più alta parte de'pilaftri laterali della-rnedefì*
ma , fece adattare due belli feudi di Marmo bianco coli' Arme di fua Famiglia,
che è una Tefta di Moro,cinta fopra la fronte con una bianca fafeia,legata
nella deretana parte del capo con tre T.T.T. Giovami ora di pafTaggio, per
appagare la curiofità del Lettore , portare in quéfto luogo una bella interpreta-
zione, che fu data alla lettera T. tre volte imprefla in detta fafcja,,e ciò per
quanto mi riufeì trovare in un'antico manofcrittò,fraaltre'belle memorie di
quefta Cafa, E' dunque da faperfi , che ne' tempi di Cofimo, Medici , da noi
detto il Padre della Patria , fu Puccio Pucci uomo di tal valore , che par-
lando di lui Niccolò Machiavelli nella fua Storia , così difse .; Grande J#-
ftmmento ad ordire la potenza fra .[ cioè di: Cofimo ]. furono Averardo \de?
Medici
, e Puccio Pucci . Di coftoro ,; Averardo cpW.„ audacia ^ e, Puccìq
colla prudenza
, efagacità , favori , e grandezze glil fontminiforavano\\ [ed
era, tanto fumato il conjiglià
, ed; il giudizio di,£miotf^imtQ,per>eiap-
                                               cuna
1
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52 DECEMJ.dellafJ%11I.del SÉCIV.dal \)%o.al\)9o.
cuno conofeintò \ che la parte dì Cofimo , non ad lui , ma fi da "Puccio
era nominata
. Fin qui il Machiavèlli . Or quefti avendo a tal cagióne di
fua tanta rinomanza fra '1 Popolo , Venuto fra' tuoi Cittadini iti gran ge-
losìa , dopo varj ondeggiaménti di fUa perfonà , fu confinato air Aquila :
ma finalmente feftituitó alla Patria, per alludere alle fue pafifate feiagurè ,
alla deftrezza , cori the eiàfenè sbrigato , ed 'all' Arme fteflTa di fua fami-
glia , a quella fi fottofctllìe Coti quefttì motto Latino. Tempo??. Tempora^.,
Tempera,
voci tutte , che hanno a principio la lèttera Ti. È coh quefto
volle anco lafciare a'Poftéri uh vivo efètìlpio di fua prudènzacbftahte: fe«
guefi anche a notare nel riiàhofcritto , che Antonio fratèllo di Puccio vi
aggiungefse altra interpretazione nelle feguènti parole Tantum.Tithon.Tor-
per.
Ed il laftrico in fu la Piazza , fatto purè a fpefe del Bàli , Che ebbe
fuo cominciamènto lo ftèfsò Anno 1604. cori ifpefa di feudi duèmilaeeriló ,
ebbe fua fine T A riho 1607, il medèfimO Anno pure 1604. fu riiefso mano a
fabbricare fino da' fondamenti , nèlP antica Cappella della mfedefima Càfa
de* Pucci il bello Oratorio , che reftò finito ì' Arino 161 £;( cioè intorno
a tre anni dopo la morte dèi Gaècihi , che riè fu 1' Architetto, ) impiega-
tavi fdmmà di feudi undici rifila ') non iftarò io qui a deferiverhé la bella
forma , e proporzione , èfserido ornai nòta : termina quèftà fabbrica in^
uria nobile ? e ricca Cappèlla , ih cui fi vede V Altare di Pietre dure , da
tutte le parti fpiccató , il cJUàle fu cohfétìràtd per mano dèli' Arcivefcovo
$i;FiréhzéP Arino 1608, ed a finé^di potérli, per gloria maggiore del S. Mar*
jt&è Btftiarip \ éfpofrrfo^ra di quello dir àdpraziòrie de1 Popoli là fua Reli-
qffiià , fu dal l^ucci fólto fare peif màhò di Bernardino Lapi Argentière , il
Bràccio d* Argento' ^ ih rui-ella fino a' di noftri fi conferva . Dai tre lati
«èHIa Cappèlla di quandi la /e diètro all' Altare fono i Ritratti di Mar-
ìt|S;? téfte còri btìfto fattila Gherardo Silvani dèstre Ca-Witìàli della ftefsa
fàriiiglia de' Ptfcci ciò à>hS di Lorenzo Cardinale Satìti-quattro [ afsUtìto
a -taleBìighità P Aimo %,fW$. tìèila prima promozione fatta da Leon X.] ne*
"cui tèùvpì intervenne al Condilio Laterànenfé con più altfi Cardinali ; fa
pàtkrìb di Papà Giulio lì. e mentre tal carica efércitaVà , ferirle un Libro,
Degratijs, & exptfìdtMs, the fi conferva nella Librerìa Vaticana; fu fpe^
dito ih qualità di Legato alla Ripubblica Fiorètìtina, Uomo di tanto valore
che il Sàdbfetò poi Cardinale iti uria Epistola al Gardinale Antonio Piicci
éóiì ragiona . Rullitis nbmetèmè èldrius f me ftequentìtts, qu'dm Laurent ij toro
Orhe Terràmm fervagdtum
. MOfì finalmente Ih Roma dèi 1532. è fu fé*
póltó in S* Maria fopra Minerva* V'è aneheil Ritratto d'Antonio Vefco*
vò di Pi rio ja creato Cardinale dà Clemente VII. P Anno i^i. morto in_»
Raghàfeadel 15:44, e quel dì portato fuo Corpo a Roma , nella ftefsaChiefa
S, Maria foprà Minerva fepdlto. Finalmente dì Roberto fiato pure anch' ef-
fo Vefcovò di Piftòjà, fatto Cardinale del titolo de' Santi quattro coronati
l'Arino 1542, dà Pàolo III. e morto in Róma nel 15:57. fepolto nella ftefsa
Cliièfa .In frante della Cappèlla * dietro all' Altare è la belliflima Tavola
dèi Martirio def Santo fatta già dal celebre.Pittore Antonio del Pollajuo-
mfik più beli* opera ù che e'facefse mai , ove appàrifeono bene intefi Ca-
valli , belliffimi ignudi , e figure veftite in ifcbrti molto graziofi , e nella-,
figura del S. Bàftiano è rapprefenfcata al vivo la perfonà di Gino di Lodo-
vico
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GIOVA NNI CACCI NI3            5 ?
vico Capponi ; nelle due parti laterali fonò due Tàvole , una ove è S. Ba-
ftiano avanti al Tiranno , e quefta fece per ifcudi dugento , Aurelio Lomi
Pittore Pifano , e 1' altra ove il Santo apparifce in atto d' effer percofib
con verghe di ferro 9 fu belliflìma opera di Giovan Batifta Paggi Pittor Ge-
novefe , a cui fu dato lo ftéflb onorario , che al Lomi . Cuopre quefta_.
Cappella una bella Cupola con varj fpartimenti , ornati di fopra a ottanta
Rofoni , fatti Con beli' artifizio da Mariotto Tofini Commettitore di Pietre,
e nelle dorature della medefìma Cupola s' impiegò Antonio Cinatti , do-
ratore , e Pittore. Fece Paolo Bufolini le due vetriate per prezzo di 130.
ducati ; e i lavori di Rame , che in varj luoghi occorfero , fece Giovanni
Grofli , e ne montò il valore fopra 300. feudi. Bernardino Poccetti fece le
belliflìme Pitture a frefeo , che vi fi veggiono , che al certo hanno luogo
fra V opere fue più fingulari , e cento feudi ne riportò per fuo onorario. |1
Noftro Caccini, per adornamento de i lati della tettata, che hanno in mez-
zo la Tavola del Pollajuolo, fi mife a fare i Modelli di terra di due Statue,
per rapprefentare in effe la Gloria , e '1 Martirio , e fituarle quivi ; di poi
Ottavia di Lodovico Capponi , feconda Moglie del Bali , applicò a farle
di Marmo , e già una era riitiafa finita , che nori piacendo a quella Dama
non vi fu polla altrimenti , e rèftò in Cafa il Marchefe Vincenzio Cappo-
ni fuo Nipote.Furono poi le nuòve Statue fatte intagliare da Antonio No-
velli , con ifpefa di feudi trecentoventi ; e tanto bafti di quefta fabbrica-. .
E giacché parliamo delle fabbriche , nelle quali ebbe mano quefto Artefice ,
è da faperfi , come aveva AleflTandro di Gammillo Strozzi -, intorno al-
l' Anno 1600. condotto col Difegno , e colla feorta di Bernardo Bontà-
lenti il nobile edificio del fuo nuovo Palazzo ai Canto de* Pazzi , dalla-*
parte di verfo il Duomo fino al Davanzale delle prime fineftre aite ,|ed
aveva pofte a luogo loro tre delle fineftre terrene , e per la parte del Borgo
degli Àlbizi fatta la cantonata , e la porta colie quattro fineftre bafìTe^/ ,
quando per difgufti feguiti fra Bernardo, e lo Strozzi , allontanatofene efifo
Bernardo , fu neceflTario allo Strozzi il valerfi dello Scamozza , ma perche
quefti non potè trattenerli a lungo in Firenze , vi fu fermato per Architet-
to il Caccini , il quale per qualche tempo in etta Fabbrica preftò fua aflìf-
tenza ; quello però che egli aggiungeiTe del fuo a quanto aveva condotto
lo Scamozza , non fappiamo , ma credefi per ogn' uno , che la belP Arme
di Marmo, fituata nella parte alta della cantonata , colle due femmine di
tondo rilievo , che V adornano , fu fiero opera del fuo fcarpello, e forfè fo-
no delle migliòri , che e' facéfle mai. Molti furono i Ritratti,che conduCe
di Marmo Giovanni Caccini, che fi confervano in Cafe di nòftri Gentiluxi-
mini,e fra quefti è il Ritratto del Cavaliere Senatore Baccio Valori chiaro
non meno per Dottrina , che per Io grande amore , che egli portò fempre
all'Arti noftre, di che tanto fcriflTe Raffael Borghini nel fuo Ripofo,il qual
Ritratto, mentre io quefte èofe ferivo ^poflìede Luigi Guicciardini Senatore^
Fiorentino degno Erede del Cavalier AleflTandro del Cavalier Filippo , che
fu di detto Senatore Baccio Valori. Vedefi pure di mano del Caccini nel-
V Andito , cheJalìa Loggia della Chiefa della Santifs. Nunziata porta al
primoChioftro-da man deftrà,un bel Ritratto per éntro una Nicchia di Bia-
gio Curini da-Pontremoli celebre Jurifconfulto 3 che ne* tempi di Cofimo ,
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54 V EC EN. I. della? A\ III. del SEC. IV. dal 1580.0/150,0,
e di Francefco Primo Granduchi di Tofcana,efercitò per trent' anni, quafi
tutte le Cariche più confpicue f che fon lolite darli in Firenze ad uomini di
primo grido in tale profeffione ; è anche di fua mano , e,molto bella , e
devota 1* Immagine del Noftro Salvadore Tefta con bufto fituata in fui Canto
de' Rondinelli, fra '1 Canto alla Paglia , e S. Maria Maggiore ; e la Tefta
di Marmo con bufto , che rapprefenta Maria Vergine Noftra Signora^ ,
pofta fopra la Porta della Chiefa de' Monaci Camaldolefi in Via degli Agno-
li rimpetto al Palazzo de1 Giugni , dicefi pure eflfere opera del fuo fcarpel-
lo. S' efercitò ancora in fare di Stucchi , e coli' occafione delle Nozze di
Madama Criftina di Loreno , col Serenifs. Gran Duca Ferdinando Primo,
fece uno de' Colorii , che allora furon polli per ornamento d' avanti alla-,
facciata del Duomo , e che oggi nobilmente adornano le parti laterali
per entro la medefima Chiefa , e fu quello un .cui è rapprefentato S, Giovan
Gualberto Fiorentino , Fondatore della Vallombrofana Religione . Giunto
finalmente che fu il noftro Artefice all' età di 50. anni in circa , in fui più
bello del fuo operare , fu colto dalla morte , e ciò fegul alli 17. di Marzo
1612. e nella Chiefa di S. Maria Novella fu fepolto . Lafciò molti allievi
nell' Arte fua , e fra quefti ChiariiTimo Fancelli, Agoftino Bugiardini, detto
Ubaldini , Orazio Mochi , ed altri ji quali tutti , chi nella Statuaria , chi
-nell* Architettura , e chi .nell' una, e nell' altra facultà s' ingegnarono di
fare onore al Maeftro , ficcome noi a fuo luogo inoltreremo .'
BARTOLOMMEO CESI,
,               P I T.T Q,.R B O LO GNESE, ;
'.•>'",'.                ...                ..,.-.,                                                                ,.,, * -■<             .                      ,-., - , - i                          ,                .,-, ,..... ..                                                      !
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jDifcepólo di Gìo: Francefco "Be^i detto il Nofadell
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[iL Pittor Bartolomtiieo Cefi , ebbe i fuoi natali nella Cit-
tà di Bologna agli 16. di Agofto 1556. ed a convenien-
te età pervenuto, fu pofto da' fuoi Maggiori a' foliti ftu-
dj nelle prime lettere , nelle quali tanto s'approfittò ,
che fattoli già buono llmanifta 9 ferviva per fupplimen-
to al Maeftro j*[ a cui per diverfi impedimenti frequen-
temente conveniva^ di non lafciarfi vedere, in . Ifcuola_* ]
anzi venuto il cafo della morte del/Maeftro , égli fu chetai carico prefe
fopra di fé , e.con tanto gufto ■ che'per render vifi più univerfale fi ftudiò
<|s imparare a formar bei Caratteri ,v!e far fua mano eccellente nello fcri-
véré : ma perche con tale bella facoltà bene s'accorda quella^ del Difegno -
anche a quefta procurò d' attendere non poco.; tanto che venuti alcuni *
1 ì                                                                                                          de' '
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. , ■. 2.A-XT0 LQMMEO .CES.l:... 55
de' fuoi Difegni, fotto P occhio di Giovan Francefco Bezzi detto dalla Stra-
da , ove fu fua abitazione , il Nofadella , ftato Difcepolo di Pellegrino Ti-
baldi ; feceli formare fi gran concetto di fuo gran genio a quell'Arte, che
volle per ogni modo i che egli così in età avanzato come fi trovava gia-
cciati gli ftudj delle lettere, alla Pittura s' applicale, nella quale egli me-
defimo volle elTerli Maeftro. Trattennefi dunque il Cefi nella ftanza del No-
fadella per qualche tempo , ma conciofufTecofache quefti tutto dedito al-
la Caccia, poco ornai averTe incominciato a frequentare la medefima , veduto
di non poter fare in efsa il defiderató profitto , fé ne partì , e datofi allo
ftudio dell* Opere del Tibaldi , ed alla pratica de' migliori Maeftri di fua
Patria , e particolarmente de' Caracci , e frequentare V Accademia del
Baldi , formoflì una maniera corretta tutta vaghezza , e tutta grazia, on-
de incominciarono ad efserli date a fare opere afsai , e per luoghi confpi-
cui molto. Per la Chiefa di S.Jacopo all' Altare de' Paleotti fece una bel-
la Tavola , ed una altresì per quella di S, Martino , con tutte le Pitture
a frefco , che vi fi veggono per entro la Cappella di S. Pietro Toma.Ope-
rò nella Certofa di Siena , e vi colorì una Tavola , ove è il Beato Nicco-
lò Albergati Cardinale Certofino . Dipinfe a frefco ad inftanza del Contea
Niccolò Calderini in Bologna la Chiefetta dello Studio pubblico ; operò
nel Palazzo del Cont* Ugo Albergati. Perla Certofa di Bologna fece più
Tavole , e Quadri , e per la Cattedrale ; e perche egli fece beniflìmo i
Ritratti , molti ne ebbe a dipignere per diverfi Gentiluomini nel 1598. nel-
Poccafione della venuta di Clemente Ottavo ; dipinfe nella Città d' Imola
una gran volta in una Cafa non lungi dal pubblico Palazzo , e in altro
luogo una Tavola a Olio
d' un S. Niccolò : e nel Palazzo de' Conti Favi
in una ftanza dipinfe a frefco un bel Fregio con Iftorie de" fatti d* Enea t
a concorrenza dell* Albani, e di Lodovico Caracci, che prima vi avevano
dipinto , cioè 1* Albani un Fregio , e Lodovico una Saletta , e fé non fuffe
ftata P amicizia del Sarto di quella Cafa , che fu il Padre d' Annibale , e
d' Agoftino , e '1 poco prezzo a che ci s' impegnò di farla fare a due fuoi
figliuoli, farebbe toccato al Cefi anche il lavoro della Chiefa grande , ala-
togli già prometto , come a colui , che in quel tempo in Bologna era quafì
in poffeffo del primo grido,ne erafi ancora fatto luogo a' Caracci in quel
gran pofto di ftima, a cui in breve formontaron poi. Moltiflime altre Tavole
dipinfe il Cefi , quella del S. Lorenzo nella Chiefa di Panigo , ed una_*
per la Certofa di Ferrara , ma quanto ogni altra opera di fua mano , vie-
ne lodata quella dell' Adorazione de' Magi all' Aitar Maggiore di S. Do-
menico , e 1' opere fue a frefco , fatte nella Cella , ove viffe , e morì il
Santo fteffo. Exopera fua nel Refettorio in S.Giovanni in Monte il Quadro
delle nozze. Sono fue Pitture in S. Procolo, nella Chiefa de' Mendicanti ,
in Città nella Chiefa della Compagnia degli Angioli , e nella Madonna del-
le Lame . Altre moltiflime Pitture condufle egli fino al 1629. anno feflànte-
fimo terzo di fua età , nel quale del Mefe di Luglio , egli fece da quefta_*
all' altra vita paflaggiò . Ebbe queft' Artefice nelP operar fuo , oltre ad
una bella grazia nelle figure , e non poca correzione in Difegno , felicità,
e proprietà nelP inventare , tenendofi fempre lontano da certa forta di
foverchia efprefllone , che render fuole per ordinario , V opere anche de*
valent'
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5<S T>ECEN. IdeilaTA\IIIMSEC. IVJal 1580. al 1590."
valente uomini affettate , e più efprimenti i propri capricci loro , che le-/
naturali veritadi , ma quel che è più , fuggì egli fempre nelle fue rappré-
fentazioni ogni laidezza, o cofa che avefle del pocoonefto , e fu altrettan-
to guardingo in quelle , che dovevano collocarli fopra gli Altari , nelle-/
quali fuggiva , fino al poflìbile, il far vedere nuditadi di Torta alcuna , fo-
lito biafimare a gran fegno la corruttela de' fuoi tempi , ne' quali diceva
egli eflèrfi vedute bene fpeflo fimili Pitture , non folamente nelle private
Cale , ove affermava non dover effe meno aver luogo : ma eziandìo
nelle Chiefe ftefle . Fu zelantifTìmo dell' onore dell* Arte fua , onde fu de'
più ferventi nel portare a fuo fine il lungo , e faticofiflimo negoziato di
feparare i Profeflòri del Difegno dall' Ufizio , o Compagnia de' Meccanici
Profeuori , come Bambagiari , Spadari , Sellari , e da altri a quefti fimi-
glianti , fra'quali a cagion del trovarfi ne' primi tempi del Cefi l'Arte inL.
fua Patria molto avvilita , ed a i conforti di éerta forta di Configlieri , che
folo intenti fono a feguir 1' apparenza del maggior utile, come fi fol dire,
del quattrino , o come il Petrarca, al vii guadagno kitefi , ed a quali, co-
me privi affatto di dìftinzione , e di giudizio , ogni cofa /fuori di quella
par , che torni ad una ftefia mifura , erano frati aggregati , onde a gran_*
ragione riportò da' Pittori fuoi coetanei, anche per altro rivali , e nemici
oltre ad una infinita lode il nome eziandìo di Padre , e di Protettore di
fimile profeffìone ; ne io qui pollò contenermi di dire, che gran gloria del
Noftro Serenifs. Regnante, farà fempre nel prefente, e ne' futuri Secoli,
«on folo per averVcon dimaft^^ioni di ftima foftenuta ne'primi onorila
Nóbiliilìma Accademia del Difegno, antico, e degniflìmo parto nella Cit-
tà'noftra di fua Serenifs. <0#fa : ma eziandìo d' averla con zelo veramen-
te paterno colta alle mani , di chi talora, come profefsore d' altro me*
ili ero, male avvifato dalia Dignità di quella, fenza Riflettere fino : v
a qual fegno di ftima fiano ne' tempi noftri fi fatte Ac*
cademie, o Compagnie da ogni altro Sovrano
tenute , e onorate , nelle più gran*
di , e nobili Città d' Eu-
ropa; nello ftefso mi-
V*
                      ferabile infor-
tunio, ten-
tò di far-
la ca-
de-
re . E
tanto baiti
del Cefi.
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'Difcepplo diTrojpem -lontana^nato f J55- 1$jP W-Ks^
?tJ il natale dell' ^Eccellente Pittore Lodovica Caraccì nel*
P Anno di ÒoftRa fajute 1555. il Padre^iup fu Vincenzio,
Caracci f aeflftbija bassezza ,0 voglia^ ;djre viltà fe
fuo meftier^;, cjie; fu di Macellaro, non tolfe tanto feggt
;nerpfità di pensieri, che egli a tutto ftudip npn procuraifs
, di follevare i\ .figliuolo col fargli apprendere l* Arte _n%
$ili0!jni4 d^Ma;PÌWAi?a. Furono i primi ftudj del Fanci^Uo?
apprefso Profperp4 Swtfci&tyiJKffiffltt Phe molto operò in quella fua Pafirift
con modo per. alquanta a^ni#njeyato , e affai lontano dall'ottima manj^
ra, che tenne poi kc^pvicp di' nupyp.feoperta da- AnnibaleJup: JSfjppte ajì
defideroH del. più, pejrfettq,; e^è degno» di jmerrjorja , quanjtpjrdilui fi r^
eonta , cioè,taJe^efser^.ftata ne|le fue prime applicazioni la Vigenza ifb&fl
P accuratezza fa|icofif|irna nell* operare >J, chenpó?è far credere; al Afoftfe&p
cffer egli ad pgni altra; facpltà ftato deftinAlQ da ft^tujrft § fuori :cM;aA*$W
la di quell* Arte: i?pt)Ui(fima i,pnde rion, poche vplte fu;:dj,>lai; me^eiìpis,
configliato 9'4 abbandonarlo («]&{, e i pennelli ,, e a me^erfiJ? ^ccia^
dVttn meftierp,,«i»a ?cui piàiipotejTe prqmetteriìdi fuo talento ;, ;^d inc>}nèfì
zipne ; ma npn pure il Fon^n^lup M^eftr^if,, im^ iCziandìp lo, fteir&Jajspn
pò Rpbufti deJtp il TintpyetfQ, $no de i gran juinl; della Pittura nelJbkSte
tà; di Venezia,: pveei s'era por tato a far Tuoi ftudj, nonf;folaraye^lP(P?fc
fuafpiadeporre» il; penuerp idi jkrfi Pittore ^ ma £ fi pocoeraul cpneetfOr,jC|ie
egli a.vea fprmato di lui ) .aìèmJÌe: opnfiglip ayM anche aggiunij il dijeggi i:
e lo fcherno di fua perfona : tan£p<è yero ,tàk$a%\ti Aritì ;^pch$ fen9 BK^P-
partp di noftrp intelletto , ppooi£§fltribi?ifce: la fpedke&zai J. avj^ forza, $g|
braccio , onde tempre più bello? ne apparifee y detto del gran QrariMi^
chelagnoìo , cioè, che a chi defidersa farli grande iin fisfotte, Profeìfeu:A>faj
dL-fmeftierl il prpeurare di fajjfi pdma;diligente ,ofeippi p?aticp^ tk#4°FìS®
aiun.qye) ftuàio fenza termine, e fenza mifittrai itìfJ&^ Pallila \, 'MmvS°z i!TO;
pptèfapere ;.c:he yifi trpyalfò^di bellp ; pendii ta>no ,; ee/^ndorf^mpre &i\
cogliere del.-tutto.ìigrift bel fiore, Pel Bagnac^aUplicercAiilfiolpr^p, deJt
Tibaldi il Pifegnp 1 ài ppìtppjjtatQfi a Firenze .&$££<?&& ikffl$fòMtek&\
PiU<»je PonieDicQ Pafl5gn#iii j fatto la cui gwida ihidlò £utt&J\lQpQx®$\j!\fì,*ì
drea 4eJL Sattp 4\quindi- yiaggfàf. a^ìP^rma fi m Mantova $& sYmp^ìj , i p fcmi
per,cosJ.dire aftamin^ dirquellcjdsiG^^
np|^ di Giulip:Romanoj$i e>^jMPfimaticcip.^ ©ade ^yriatofe^^jn.Pa^r;^&
fenza ,ayer rflaìffinp àlloriaiyedjutarft.pnia,tqm èr*fi &ft9vJb^f^gH.fgt ?M^f<}
le più belle, qualità dellKArt$j| ahe ogni altì»iUo]ca^n^,pft1Ì^^!.fiwjf
Maefirp fteflf©,(, iierimafero'Pfcmri j^!-4iu» mfedeHiiii^ ^fed^fefi n^fc
H                                       fuper- °
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j8 DECEN. I dellaTJ% III. del SEC. IV. dal 158o. al 1 j$>o.
fuperficiale apparènza di {uà tardità ne'primì ftudj| furoii /oìifci|hi|(nir% còl
home di giumento, ebbero a dire, elTeife égli rlufèito un m giWenrV; che
colla fua pigra movenza avea faputo lafciarfi addietro ogni corridore più
veloce. Lodovico adunque in tal grado pervenuto?,)concidfiache aveflfe al
chiaro di fuo intelletto , ih ciò che àfpettà alle buòne Arti , congiunta una
bella dote , dico d'una ftraordinaria cortesìa , e d' amore verfo i fuoi, con
animo lontano da ogni invidia , e gelosìa , volle , che da Antonio fuo Zio
Cugino fufler tolti i due figliuoli Annibale , e Agoftino , il primo alla_.
profetinone del Sarto ordinaria del Padre , e '1 fecondo a. quella dell' Ore-
fice, e dell' intaglio in Rame , e cheT uno , e 1' altro fulTerè a quella-*
del Difegno , e della Pittura infiememente applicati , dando per Maèftm
ad Agoftino Prófpero Fontana , e togliendo egli medefimo ad infègnàre
ad Annibale. Quale , e quanta fuffe poi la cura , che egli tenne di quefti
due , finche non gli vide a quel grado d' eminenza pervenuti, che al Mon-
do è noto , non è così facile a ridire , ne io intendo di molto in ciò inol-
trarmi . Ora è dà fapere , come ne' tempi di Lodovico avevano nella Città
di Bologna , e fuori i Pittori più lodati introdotto nelle maniere loro, chi
col voler troppo imitare Michelagnolo ,*e Raffaello fenz'efsere ne Raffael-
lo , ne Michelagnolo , chi coli' attèndere ad un tocco vivace, e fpiritofo,
chi coli' oftentar bravura, e grandezza di contorni, e d"* abbigliamenti, un
modo di fare affai lontano dal naturale evero ; e tali furono fra gli altri i Pro-
caccini in Milano ,il Vafari in Firenze con* altri fuoi feguaci, il Fontana-^ e
'1 Sommachini in Bologna , con che fi erano appretto alla moltitudine ai*
quiftati tanto credito,che a troppo gran eoftodi quefte beli' Arti aveafÉtO
fi j che ad ognuno fuffe incominciato a piacére1 il men bello ; tanto che^L'
noftro Lodovico , e a'due Nipoti Caiacci, con tutta la loro nuova, e béMifc
fima maniera, toccava a non effef e adoperati iti cofa alcuna^;e;a Lodovico
fteffo cominciò quafi a difpiàéere d' eflferfi con tanta fatica j e per fi lungo
eorfo d- anni mefso in traccia y con efsere feguitato da' due.Giovani, del-
l' ottimo modo del dipignere, e d' aver confortati i médéfimi alla continua-
zione dell' incominciato corfq , ed ébbe^con elfi -dì ciò non pòchi ragiona-'
menti, dopo i quali, rimanendo, fempre- infieme con elfo loro neli' antico
parere di doverli [andaffené pure ciò* che 4 volefle ] mantener tutti néllaL.
prima , e ottima) elezione 5' beffava di trovale il modo di^farfiraperturaal-!
^pccafioned*^ operare f Sk quale fu 1' incominciare ad offerirli a farlo per
mera cd!tesW>y£Oia tì;to1of dicarità ne' luoghi più rinomati -i é-; nelle pub^
bliche GfrieJe ,, -nelle quàlii fi fuflero allora trovate ^tture ^' Maeft^i'^
loro contfa^N^così , e colP'acquiftarfi amic^co'i doni^ è'hol métterete
confrontò'déW^òpere alttniinien; |>elle le loro belliflìme , incomincialo^
pòi ad afcqùiFth^ gran credito 7 e ad eflère impiegati in lavori onorevoli^
fimi\ Una delie'cofe degne dì memòria ;. che eonduflfero quefti Artefici ,
nella quale fi diccene avefse gran parte la direzione di Lodovico • fu la Sa*
la di Filippo Fava ^f ove fece rappreferitare Imprefe di Giafone , cheriùf^i
ci cofaftupendà^^che-avendo tirati a fegli occhi , e 1--ammirazione de'
jm«! intehdetitt^dfvènto ìo ftudio ordinario di tutti i Giovani dell' Arti no-
ftre.-Venu'torlò^^uel Palazzo in potere» dei Conte Alefsandro Favaii* -,
egrittfébìia^e"orftòdare nella Saia: medefima un molto agiato Ponte portatile**
"1,:ylu^
                                                                                     quello
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'
LO 2)0VI C O CA\AC C l ( 5^
quello lafciando all' ufo degli ftefli Giovani, 'i quali con uno non ordinario
piacere,e profitto,tuttavia fé ne vaglionoLFu Lodovico quegli,che a'due
cari Nipoti,e Difccpoli perfuafe il fondare la poi tanto celebre Accademia
detta de' Garacci , della quale in prpgrefso di tempo ufcirono i grand1 uo-
mini , di che in altri luoghi ci converrà parlare. Fu quegli anche Lodovi-
co, che all'ingegno bizzarro, e fpiritofo d'Annibale fuggerì il capricciofo
fcherzo delle caricature, che è ildifegnare per lo più , e talora anche colori-
re Ritratti al naturale , alterando le parti de i volti, quelle crefcendo ,
o fcemandoper rendergli ridicolo^ , fenza difcoftarfi nel tutto tanto dalla
fimiglianza del vero, che non pofsano le perfone ritratte non efser riconof-
ciute per loro ftefse. Ma tempo è ornai, che verghiamo a dar qualche no-
tizia dell' opere di Lodovico. Diremo dunque, che numerahfi fra le prime
fatture del fuo pennello in Bologna quelle della Ghiefa di S. Domenico
nella Cappella di S. Andrea , fatte ad iftanza di quei della famiglia Lam-
bertini, che furon poi nudiate da Domenichino, dall' Albani, e dallo ftefso
Guido Reni , Apprefso colorì 1* Anno 1588. per li Bargellini la Cappella
a frefco , e la Tavola nelle Convertite , nella qual Tavola (così volendo
il Padrone ) fece vedere i due fratelli , con due forelle di quella Famiglia
tutti genufleflì d'avanti alla Sacra Immagine di Maria Vergine delRofario,
che quivi è rapprefentata . Ciò fece egli ,come dicemmo , perche così vol-
lero i Padroni di quell' opere , e come quegli, a cui ( non avendo in quei
principi abbondanza d* oceafioni ) conveniva accomodarfi alla volontà di
chi lo faceva operare , e quel che è più , anche alle fcarfiffime , e più to-
fto vergognofe ricompenfe , che gli eran date , perche per altro fu fuo
coftume il dire, efser cofa biafimevole il far vedere nelle Storie Sacre , e-/
maflimàmente in pubblico , e fopra gli Altari I Ritratti , ed aggiungeva.»
efserci flati lafciati quefti efempi dagli antichi Pittori , comeche fufse al-
lor neeefsario il ricorrere a fimile refugio per fupplire al difetto di lor poca
invenzione , e per far comparire in quei rozzi Secoli della Pittura , nella.»
rapprefentazione al vivo di perfone da ognuno conofciutiffime , come cofa
al tutto nuova , un miracolo de* loro pennelli , ne dovere in ciò attenderti*
il fatto dal gran Raffaello, avvenga che fuflfe convenuto a lui il pigliare a fare
Ritratti nelle fue maravigliofe Pitture , e fino il far quello dell' allora Re-
gnante Pontefice , per la figura d' un Santo pure Pontefice , ed altri ancora
per dar gufto alla Corte , e per guadagnarci' amicizia , e'1 favore degli
fcienziati di quel Secolo . Ma fé fufse lecito a me, d' opporre mio parere ,
ai Tenti mento d' un tanto uomo , ardirei di dire , che fé à gran ragione fi
loda il bel concetto del Giovio , e di tanti Potentati , che, ad efempio di
lui, e degli antichi empierono loro Mufei ,.e Gallerìe di Ritratti di cele-
bri uomini , percheron sr hanno a lodare i Pittori de* paffati Secoli, i Ri-,
tratti de'quali lafciatici nelle loro pubbliche Pitture, rie hanno dato il mo-
do di confefvarfi V effìgie degli Eroi, che ne' Secoli prefenti con tanto guf-
to degli amici della virtù fon godute > E come, direi io, non dovranno lo-
darli i Pittori, che oggi vivono, nell' ufaré fimiii Ritratti nelle pubbliche Pit-
ture ( non dico già nelle Sacre Iftorie, a cui fida luogo fopra gli Altari )
mentre veggiamo tuttavia addivenire , che le ,cofe , che -ili ftanno apprèfloa
privati , han fempre men lunga vita , chequelle che fono in pubblico^
H 2                                  perchè
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«& VECEN.Ldellafj$%IILdélSEC!JFSdkti\)$Q.ali)9o,
perchè mutano le umane vicende coVi dominj anche le cognizioni, e £e
memorie , la doveq le efpofte al pubblico ■ hanno anche ^ mediante le pub-
bliche tradizioni, nella fama universale la ficurezza y e la vita ; oh quante
volte , e quante fi fon veduti ne' più vili mercati [ còfa , che pure a md*»
è addivenuta} Quadri di Ritratti d' uomini grandi i V effigie de'quali era^,
bramata da tutta una età , per adornar con efifa v o Gallerìa!^ o Mufeo
della più alta riga , e pure per effer mancato chi la poflTedè "\ e ben feppe ,
e conobbe da qual naturale fu cavato il Ritratto , poco ne mancò , che^
non toccaffe allo ftefiTo a fortir la fortuna .di dover fervire d' ornamento
delle fpòrche mura di una qualche Bettola^ o. Macello , /fé non che cafo
non mai penfàto ne aperfe la ftrada di venire in cognizione del vero , «■*
confeguentemente di poter far tornare a vivere nella naturale Irnmaginej'
fra gli uomini, la memoria della perfona ritratta, Tornandola ài Ritraù
ti fatti da Lodovico nella fua Tavola ( che che fi pofiTa balere quello mio
parere ) dico , che egli feppe ben moderare quefto da fé giudicato manca*
mento , coir adattare affai propriamente i volti delle perfone, ritratte >£j*
diverfi Santi , a(Tegnando a ciafcheduno di'éflìquell' effigie ?,'che più r e
meglio a ciafchedunopotea adattarfi. Fece poi bella Madonna di.Strà Mag-
giore per li Bentivogli a' Padri Scalzi la Tavola di Maria Verginea ,
S. Francefco, e S. Girolamo , che non riufcì - opera men perfetta dell' altre
file fatte fino allora . A' Padri Gsrtofìni a concorrenza d' Agoftino fuo Ni*
potè , del quale ficcome del fratello Annibale -s' era già fparfa per V Italia
gran fama ,, colorì kbelliffima Tavola dèi S; Gio; Batifta in atto di pre-
dicare fu le rive del Giordano $ nella qua! Pittura fi fcorge una facilità di
tig-nere maràvigliofa ^ 'non molto diffimile da quella . che hanno in fé i co*
loditi del gran> Paole* Veronefelì} 'ed è belliffima fattura jarfrefeo de'fuoi
péhrìelli la Certa per entrdllafoìefterìa de' MohacS Olivetani a S.Michele
in Bòfcol Volle in; tanto il* Cardinale Odcardo Farnefe i fratello dello allo-
ra Regnante Dùca'-'far dipìgnere la-Gallerìa con alcune Camere nel fua
beìliffimo PalazziWiRoma , e fé vogliamo decorrere col.Conte. Carlo Ce-
lare Malvagia, in quefto contrario al Bellori v■& fecondo il Teftimonio d'una
aflerta Letteral Originale v che egli cita dello fleflb Duca ^ rseorfea Lodok
vico , ed al fùò pennello' dettine quelle grand' opere-; ma queftt ', che s'era
già tanto; accreditato'-ito Patria ;, recufò ,. ed in fuo luogo meie Annibale^
é poi con elfo anche Agoftino ,;e furoh fotte le maravigliofé Pitturey che^
ognun fa i Afferma ancorai lo fletto Malvagia , che Anrìibaie defiderofo.
di giùngere al più alto pojfto della lode d' ognuno | quafi per forza faceflb
venire Lodovico a Romayetfae quelli ne'pochi giorni, che e' vi fi tratten-
ne ;? cioè da' gì. di Maggio'a! ia>U di Giugno-del j602. cioè dopo la^f
partenza da Roma 4' Agoftiwo'i, il Nipote a cagione di difguftj y tutto ili
fatto fino allora rivedefle , e ritoccaffe j e vi dipigneffeeziandìo di tutta fu**
mano uno di quegli ignudi^ che:da. una parte reggono il Medaglione di Si-h
ringa. Seguendo ora a-parlare-Salire opere^ lodovicolbracci,, diremo-
come egli in quattro anni incirca di dimòra^,,che e' fece nella Città di Pia-i
cénza , dipinfe nel JE)uobo là bella Tavolai del S. Martino in atto di dar-
per Dio. la metàdiifua cappa , e da i lati id&vutes là vola dipintavi dal Pro*r.
cacdttó fece due Virtùh ancoraci colorì due Stòrie di fatti di Maria Tem-
pre
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? * LODOVICO CAXACCf^^ 6\
pre Vergine , ed una grand' Iftória della Natività di éfla Vèrgine , e di-
cono che la volta verfo il Coro fu (Te purè dà lui dipinta , S dal Procacci-
no ; vi dipinfe finalmente V Immagine della Santiilìma Nunziata , che è
fopraP Organo i piceli ancora , che il foprannominato Cardinal Farnefe ,
che in vita d'Annibale aveva déftinato di fargli dipignere la gran Sala del-
lo fteflb fuo Palazzo , con rapprefentazioni di fatti di AlelTandro Farnefe ,
di nuovo chiamafle colà a tale effetto Lodovico, e che quefti, con mendica-
to pretefto, tale lavoro ricufaflfe. Quello, che abbiamo di certo di quefto Arte-
fice fi è, che a lui, dopo la morte de' due Nipoti, toccò a correr folo nella
fua Patria Bologna il Campo della gloria nelP Arte fua ; onde molto più
dell' ufato ebbe ad operare , e per la Città, e per fuori , e lunga cofà fa-
rebbe il fare di tutte le fue fatture riìiriuto , e individuale racconto; dire-
mo folo j che mandò fue Pittura a Mantova , a Cento , a Milano, ed a
molte altre Città di Lombardia',-e fu cofa mirabile in lui , e che d' altri
rare volte raccontato* • che coli' avanzarli in età non mai perde dell' antica
fua bravura nell' operare , di che àfiTai chiara teftimonianza fanno le mólte
Pitture,Che egliconduffe per diverfe di quelle Chiefe , e Mónarteri dì Mo-
nache , in Cafe j e Palazzi dì quei fuoi Cittadini , che io per brevità tra-
Jafcio. Mancò finalmente aquefta*luce il celebre Artefice 1' Anrio di noftra
fàlute téig. alli 6. di Dicembre-, correndo il decimo anno , da che era^
fèguita la morte d' Annibale , ed il decimofettimO dopo quella d' Agòftiho ;
fu il fuo Cadavero con nobile pompa accompagnato alla Chìefa delle Mo-
nache di S. Maria Maddalena ,6 quivi per entro la Cappella di fua Fami-
glia gli fu data fepoltura .
                           , ' ^;
Molti furono gli uomini grandi, che diede ài mondo la Scuola di queftò
Artefice , de' quali , conciofiache riufciffero molto fingulàri , cori verrà a
noi parlare particolarmente , come fu Domenico Campieri detto Domeni-
ctìinoi^ie per otemon lafcerémo di dar notizia brevemente di alcuni.
.rincominceremo da Francefco Brizio Bologriefe , che fra gli altri per certo
fece al Maeftro non poco onore. Quefti da Filippo Nobili fuo Patrigno,
fu da principio porto ad imparar 1' Arte da Bàrtòlommeo Pafferotti , da~-
cui apprefd il bel modo di difegnare colla penna • àffezionatòfi poi alla^
maniera di Lodovico , a lui s'accorto , e diedefi anche fi fattamente agli
ftudj d' Architettura , e Prdfpettiva , che poi in tempo , e dell* una , o
dell'altra facoltà diventò pubblico, e lodatiflìmo Lettore . Accòrtofi poi col
favore dell' efperieriza \ che il fioritiflimo concorfo di nobili perfone, ch<L->
egli aveva guadagnate alle fue lezioni , poc' altro gli fruttava /che lodi \
e Complimenti , tornò ad applicare alla Pittura , e meftefi ad ajufare ad
Agoftino Carracci, a condurre i fuoi intagli irfRame ', e dopò la morte-/
di lui al fuo Maeftro Lodovico ; di poi abbandonando il Bulino , ajutò pu-
re il medefimo ne? Paefi , e nell' Architetture de* fuoi Quadri ti* ma concio-
fiacofache egli fufse-uomo malinconico , gelofo di ftf ftefso K e pero intol-
lerabilmente querula, allontanatoli da tale appflieàzioné,tornò àdipignere
da fé , e ciò fuintempò appunto <? che avendo già apprefsó alla gente , a
cagione dell' eflerfi in tante cofe divertito, fviati,come noi fogliamo diré,-
gli avventori , gli fu forza 1' andarli ajutand&;pltf #fa àti ràggtiàrdévOlF
perfone , acciò toccafsero a lui quei lavori , cne dila'giòrtiàta andavano
fco-
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62 VECEN. I della TJ% IR del SEC. IV, dal i j 8 o. al 15 9o.
fcoprendo , con offerirli anche a farli a prezzi molto vili , con che grand'
odio apprefso ogni Profeffore dell' Arte fi procacciò , Dipoi accompagna-
toli con Lucio Maffaù , e con Lionello Spada , diedefi a colorire a frefco ,
e di fua mano dipinfe nel Cortile di Cafa Buonfigliuoli, ed alcuni Fregi per
le ftanze con Iftoriette d' una Favola del Taffo . Le Pitture della Cappella
della Madonna del Carmine , fece egli pure di fua mano ; ficcome anche
dipinfe nel Cortile di S. Michele in Bofco , in S. Martino Maggiore , ^j
nelle Cafe d' Aurelio dell' Arme , Bolognetti , Paliotti , Bofchetti r e d' al-
tri Gentiluomini. Suoi coloriti a Olio ebbero luogo in detta Chiefa di S.
Martin Maggiore, in S. Domenico nella Cappella de1 Barbieri , in S. An-
tonio del Collegio Montalto , ne* Conventuali di S. Francefco nella Cap-
pella de' Montecuccoli, ed altre molte in altri luoghi pubblici , e privati
per entro la detta Città fua Patria. Ebbe particolar talento nel far piccole
figure , onde moltiffimi fuoi piccoli Quadretti , a chi non è fiato bene-*
informato, fon pafsati per di mano di Guido Reni . Fu eccellente , e non
punto inferiore agli ftefli Caracci nel far Paefi di penna , e quantunque
quegli d' Agoitino tengano una certa apparente maggior profondità dv in-
telligenza , i fuoi però hanno un certo fcherzo nel frappeggiato , ed una_»
tale leggiadria. Fu nell' Arte univerfaliffimo 9 il perche molto gli conven-
ne adoperarti in occafione di Liti , e private difcordie fra' Profefsori , fic-
come fra quefti ed altri non Profefspri, per dependenza di prezzi dell' ope-
re loro. Godè r amicizia de' Grandi fino alla fua morte , la quale feguì
P Anno 162g. lafciando piìi fuoi allievi , uno de' quali fu,.
Filippo Brizio fuo figliuolo , che poi molto ftudiò apprefso a Guido Re-
ni . Operò in Bologna per diverfe Chiefe , e nelp infegnare P Arte fua ad
altri , ebbe talento particolariffimo *:
                             'r ;               B vA
Domenico degli Ambrogi , detto comunemente Menichino del Brizio ^
che prima fiato Difcepolo del Baldi , poi del Calvari , finalmente apprefso
a Filippo ben veduto , e trattato fi approfittò affai ne' molti anni , che.-»
egli appreffo di lui fi trattenne , cioè fino a quel tempo^cnel quale egli
difguftatofi per buona cagione forte con effo , incominciò ad operar dafe ;
Fece molte opere a Olio , ed a frefco in Modana , ed a Brifighella ope-
rò nel Salone di Cafa Spada ; fu opera del fuo pennello la foffittà a frefco
della Madonna di Poggio , e fono fue fimili Pitture a Bagnarola nel Cafi-
no già de' Cofpi, poi de' Malvezzi; nel Salone del Collegio de'Convitto-
ri di S. Lucìa è un bel Fregio fatto in Compagnia del Colonna Mn Cafa-*
Rinaldi , Ratta , Segni , Ranuzzi, ed in diverfe Chiefe della Città di Bo-
logna fono a frefco , ed a Olio molte fue Pitture , oltre a tante altre , che
fi veggiono per le Cafe di quei Cittadini ; e perche egli , ad efempió dei
Maeftro , fi ftudiò d'efser molto univerfale , molto eziandìo gli convenne
operare in Pittura , e far difegni , ed invenzióni in occafione di pubbliche ,
e private Fefte, e radunanze, per Conclufioni, e per altre a quefte fimiglian-
ti cofe .Anch' egli diede i precetti dell'Arte a molti i\ che poi hanno
fatto nobili riufcite , e fra quefti a Jacinto ,e Pier Antonio Cervi , che nel
Padovano moltiffimo hanno operato , ed a Gio: Antonio Tumiani Véòe-
ziano , che infua Patria non ha lafciato di farfi onoreri '■'..%
          rcavtu
Fu anc^e Difcepolo del Brizio Jacinto Campana , che avendo apprefa-,
<r:                                                                                              " in
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ih modo eccellente- dai Maeftró la bella facoltà del far dì pènna , ne fu
Màeftro per le Cale de' Nobili di fua Patria Bologna , ed ac comodatoli
poi coli* Albani , fu da elfo ad inftanza del Cardinale S. Croce mandato
in Pollonia in qualità di Pittore eli quel Re , e quivi finì fua vita .
Tornando ora a parlare d' altri Difcepoli di Lodovico Caraccì , dicia-
mo che» <^
Lucio Malfari Bolognefe, forfè quanto altri mai, toltone Annibale, in quella
fua Scuola fecefi grande nell' Arte. Quelli avendo fatto qualche profitto in
quella del PalTerotti, ed a lui'-,- ed alla fua maniera , ad efclufione di quella
d'ogni altro; avendo a gran fegno accomodato il fuo genio, e'1 fuo affetto,
finalmente in forza di fuo naturale ingegno, ed ottimo giudizio, leppe nel-
l'opere di Lodovicofeoprire tanta maggioranza di perfezione, checoneflb,
lafciandó l'antico Maeftro, volle accomodarli, affermando d'aver in quel fo-
lo ritrovato, quanto di bello,[■& àibuono poteafi in un Profeflbre di Pittura
giammai defiderare . Portatoli a Roma per vedere la bella Gallerìa Farne-
fe,ed ogni altra maraviglia dell' Arti noftre, diche abbonda quella Città,
fece vi buoni ftudj ; torna tofené a Bologna, e ftrettolì in gran confidenza col-
1' Albani, infieme con.elfo fi frette" per qualche tempo operando ] però ciafehe-
duno di loro di per fé ; anzi chiamato P Albani dal Serenifs. di Mantova,
con facultà di condur con feco un compagno , per far un' opera $ che poi
non reftò finita , elefse il Malfari. Fra P opere a frefeo di quefto Pittore-/
( che a cagione del foverchio diletto , che e* fi prefe fempre nella Caccia , e
nella Pefca) non fono tutte di quella eccellenza , che fapean dar loro ifuoi
pennelli, fi contano quelle , che egli in compagnia del Dentone ; fece
nella Libreria di S, Martino , nelle quali efprefle la tanto celebre Difputa
dì Si Cirillo ; e Umilmente s' annoverano le quattro Storie di 9. Michele
in Bófco , fatte a concorrenza degli altri Difcepoli li Lodovico ; ed iru
quella , che chiamano delle Suore morte , fede il Ritràttoi di fé medefimo
ih figura d' un giovane con una fpalla nudà-v^ed intatto di guardare , chi
il mira .A Oliò dipinfe la Tavola dettai delr-Holt met ungere ,ne* Cele-
(lini ; Quella di Maria Vergine cor» alcuni Santi Menaci m^S. Benedetto.
La Tavola di S. Chiara nelle Monache della Badila La -Tàvola di S, Giro-
lamo in atto di ricevere il Viatico > ed i Quadri laterali di*istorie dei Bea-
to Coradino Areofti in S. Paolo j fi mil mente la Tavola** del -S< MiChelo
Arcangelo in atto di prefentare a:pio P Aalma-gmftificata3 , la quale òpe*
rà ebbe luogo per entro la pftiefa di S! Colombano. Hafirfovìn Si Grego*'
■rio-i Padri del ben morire dhmanò dei Màlfarlla Tavola xteLB. rLoren2è
Giuftiniano con altri Santi ; ed "il Padri Teatitii in S. Bartolommèo di Porta
rfélla Cappella de' Lupari hanno fue.Pitture/Ed Oltre a-queftey ed all' iì^
trè^moltilTime , che:tanto in pubblico , che ih privato dipiafei-mandòifu'e
'Pftturéa Modanar- ìa Reggio* >>a Ferrara , a Imola >a Forlì.,rà Loreto'P
ed a-Malta .'Venutofene a Firenze trattennefi;alcuntempo 'ftellà CertofàSH
ove lafciò pml cofé ali fua imano:\ \poi fé ne' tornò' in b Patria ; fìettefi pftì
che in ogni altra c^fa, affaccendalo negli efèrcizi Jdella Caccia % là* quale^l
puòdirfi , che ornai fuffe. di vernina!il fùo 'or^iharfe ^ atizt Continuo tratte*
mmentó, ed in efcta^to affaticò ^^
fiera Diarrea ,m tempo di tòjrtotioìte fettimàrie'fitttùl eorft*>&è4 viver ifàéK
-oq                                                                                                         e ciò
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<f4 VECEM^M^4%niMSMPlW^li$$o.al 1500.
e ciò, fu alli4.,d'Qtfobjfe i%£. e nella Chiefa di 5, Benedetto fu^an^
Parrocchia,e&bè,il fup, cadavere feppltura ; Rimalo :*«" fuoi m^témwW
più %li,uole., "ed ubi figlia mafcfciip, clamato Ba.rfotómmepdj chje; ?iufc}
buon Filofisfo^d AftronQ^o fingolar^ ;. la Vedova /;che ramato Idi cqf->
tui; Ippolita Macinatosi , fino dell' Anno 1618. era' ancora fta'yivi in età
d' anni centodue . Fu il Malfari degniffimo d1 ogni lode nell'Arte fìig ytan-
%q y che puMfef! , che pofonA talora molte fue opere [ dico'ìetrrùgiiQri ]
ftare a franta eolie più belle di kpdoyico Tuo Maeftro, di DojnenteM$K>j,L#
deir Al;bani i^elPifegno degP ignudi , Ce non fu copi ftrepjjtofo peilj©^
direj ,,^ ^ri|>ikqaantp ii Maffeo v fu ne; più ne meno quant9(eiTQ^rbepl,
c^icett©^ egr^iofo .^Fu nelP oprare :tajrdìrlìmQ , e quanto: ei fecjijrjai^
che pnm ftììm&Uo y vpll?,v che,luffe £atcp fenza pregiudizio dei teif>$#\
cheie^veUe fejnpi$ darq al diletto , di cui poc' anzi parlammo ,M mai
com;port^)d/i^§'rf:ft>lkcitatQ''ne, fuoj lavori ;,anzi tali follecitazioiii ^ non
folamèn^ glijjejidÉajnp^eftìa: U volontà , ma P abilità eziandio*aU'; ope^re
#eifo; fpliitQsdjd^^eliop-carpamico J' Albani , che k Mufe anche Pit-
tpreiche ripn amano d* i^ifefviolentate , e ftrafeinate ; altrimenti cpm<M
Boirine fdegnofe r,e, Pame^Itiiere;, più §' indurifeono:,ìe,piùsxicalcitranp a?
comandi imperiofi , e contri la forza:,, che loro vien fattarj, da chi ehe-£ab
Fuaueftp Artefice > malinconico , anzi che nò ; onde amo bene fpeflQ lo
fpaftarfi ; col) diletto delia] cplfeazionQ/dp' $ori in un fuo I piccolo Giardino
nella ftra'da di.GaAi#r&s I©^je|lc>Jpp,i^clTeial ben vivere appartiene,fu fino
dalla %fltìiuUez^a„e/emplaril|iro^Uc§d affàkdpvóio della Gran Madre loT-iMr
«feì, a cagipne. Idfiln qualgudsvp^ione adoinft^nza dj ^efpliano Rimandi
<^be itiiìgfa4ià di luQidajrfesdii*^ iflano IM Sacranlmraàgiiiei'della Madgiinai
di & tucaH,ildeHa^qtìaie-fe^> affai copie,;, « fprfe, perulefua Religiosa
meritò. d;i etéovtfr&dajl Silgnprj&y eid*' Cuoi Santa grazie molto; fegnaia*&>^
«hfiitemei piaQfe ppitaiéiln qu-§$o,luogo , non ottante ^che; anche fianOiftan
%Ifc?iUei;Wl'§4ut@fe della :Felfjite Pittrice .1,.perche a me pajono degne m
cof^derazipnè^^fonp le-£egtìentij : nel dipiguierè ,.fche è' faceva la fopran?
notafg; Gabella fTAttoftic^pertofi-il Ponte - cadde egli ,:è1viòltaiofi in atto
fupptichevOle^v^tjelpuritpjjVfrfp P oppoftaCappella y ove ih iquelP tfljanié
dal 'Sacerdote alzavàfi;$;rQftija; «coofacrata^ terminò fua caduta col trovarci
a federe, fopTra Jb'I Altare vcpn poco , o niund nocumento.olii*' altra volta ,
mentre'egjU Mei tempP^dfi^Qpinitfagio dipigaeva JaTavola pure foprarnmen*
tovatRdicSrGa^an^ad:>tìrn$rrd0|lgfue figliuola, chiamala, Girolanta,Jtìffefa
d* urtici ila leti, ifino^a xsfmmjfenza fperanza di vita. ^ dòpo ave* pprpf
? umili proghiere ?a. Maria; Vergine , ed ali Santo ? comparve vifibilffleMe
ej& tergine ^eiperi am0C dllluiv comediffer, afsicqrollà , che ne e($@Am
iìtt'h di quella |ka- Cafar fareblip perito ^hficcome fegul ; ed Io hél pp«ar
quefto fatto,, iche pur fn.d^dptto nel Proce|fo della Canonlza^ione d^llp
ftefso Santp ii ; mkjprotefto - che» non intendi: ^ che mi fia . prtftata maggior
■fate idi; quella^che! da'; Sacri Pereti ftati fatti intorno, a fimili. materie è fta^
todifpofto 9 & cctmapda^o i Ebb'fc il Maftarimolti Difcepoli , cioè .Antonio
Bsanjia , %i^pnftyenturgiBifi!^mofo Miniatore , Lionardo Ferrari fdetto
p^^di|^i|l?«ti^e;pÌiDÉiC€kb^^r^ laubizizarjiiìa del fuo" bajoft> cervello ,
che pelata ^loje^deì petìnéi fuo, é filialmente Sebaftiano Burnetti, ch^j
;, «,                                                                                       per
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perfup pafsatempo , e non per altro men giufto fine , feppe fi ben con-
traffare i Dìfegni degli antichi Maeftri, che dati cafualmente poi alle ma-
ni di coloro , che ne fanno raccolta , furon compri per Originali ; e perche
contraffecene in gran numero , gran danno ne riportarono poi gli Studj,.e
le Gallerìe de] dilettanti dell* Arti, che in vece di primi efemplari, trova»
ronfi arricchiti di copie. Stette poi coftui con Guido Reni , e dopo operò
in Compagnia di Filippo Brizio , feguitando Tempre la maniera di Guido ;
e tanto bafti aver detto in propofito del Mafsari , e de* derivati da lui, '
Impararono P Arte da Lodovico Caracci, Francefco Gomullo , chequa-
fi Tempre copiò fue copie, e con fuoi Dìfegni operò ; Domenico Maria Mi-
randola , Gìo : Batifta Vernicci , che in S. Colombano dipinfe la Tavola»,
de' Santi Marcello , e Donnino ; Francefco Cavazzoni , di cui fi vide t&+
S. Maria Maddalena la Tavola dell' Aitar Maggiore colla Storia di Crifto
Predicante , e vi fono le Marie i quefti però s' accoftò alquanto alla ma-
niera del Palferotti. Jacinto Giglioli , di cui veggonfi Tavole in S, Cofimo
e Damiano , e nella Chiefa delle Monache di S.Marta. Alelfandro Prova-
li, che operò a frefco nell* Oratorio di S. Rocco. Jacopo Lippi da Budrio,
detto Gìàcomone da Budrio , che fra V altre cofe dipinfe tutto il Salone.;
dello Spedale di S. Biagio. Benedetto Portenti , che fece, bene Paefi , O
Porti marittimi , Mercati, Fefte, ed altre a quefte fimiglianti cofe . Giulio
Gefare Parigini, che più , che altra cofa profefsò Pintaglio. Aleffandro Al-
bini , che operò in S. Michele in Bofco. Giovan Batifta Natale , che riuf-
ci buono Intagliatore in legno . Bartolomeo Schidone Modanefe , e altri
per così dire infiniti ,che lunga cofa farebbe il portare in quefto luogo ; perche
veriflìma còfa fu-, che Lodovico , e la nuova , e bella maniera inventata^.
da lui , fu nel pattato Secolo una gran luce dell? Arte, della quale quafi
alcuno non fu di coloro , che bramarono farli irr en%"perfètti , che di go-
derne al poflibile , fenza alcun rifparmio di ftudio , eerfli!* fatica non pro-
curarle . ;'<? ; ■;
                 ! 't::'?.-\:           rv s. „s5 1 . , iv'Ji iliX tis
Ufcì anche dalla Scuola del Caracci Francefchino figliuolo di Giovan
Antonio Caracci nato d* Antonio , e fratello d* Annibale v. Quefti ifk un
cervello de' piùlftrani , che averte in tuo tempo , fé pur altro ve ne fu ,
la Città di Bologna in queir età . Riufcì però gran Difegnatòre dell' ignudo ,
ed i fuoi naturali fatti ali* Accademia ebbero il primo grido , egli è ben
vero , che egli tanto s' invaghì di fé ftelfo in ciò , che a tale prerogativa
apparteneva;, che poco più per ordinario operava . A cagione poi di tale
fua ftravagarita , rottofi a mal modo con Lodovico ?,; al quale anche non^.
pochi difpiaceri procacciò , aperfe ftanza ,;ed? Accademia di per fé ,;e per
raffi conofcer tèmpre limile a te ftelfo , appefe all' efteriore muraglia, in_
pofto, che da ogni perfona poteffero effer veduti due Cartelli , in uno
affai grande era fcrittof. Queftaè.la vera Scuola de' ^Caracci ; ed inun
altro più, piccolo lcggevafi una disfida , di chi fi fuite y*à difegnare coti fe-
co alP Accademia. Ebbecoì(tui>un fratello detto D, Giovan Batifta , che^/
effendo per ayVentura dentro fé fteffo pik perfuafo dello-fteflb Francefchino ?
che egli fuffe P; Arcifan&nocdeìoDifegnp ; è della Pittura ^ trovò modo di
farlo* chiamare; al Roma4*dtSve? fi sforzomfàrj vedere pche i veri Caracci
Mera ftatiit fuoii ifrateiliyeoda:?erTr aver imparato Lodovico ciò che evfape-
hu\ ì                                                     1                                    va ft
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m ^ECEN.IiMhTA%:mMSEamMali^o.al 1590.
■va y. mentre per V avanti-era il fuo modo in fui fare de* Procaccini ce tan-
to ■'$' allargò in fi fatti vantamenti 9 che finalmente cooperando ai ciò noni.
|>oco T efiervi fiati veduti i fuoi bei Naturali , gli venne fatto il fafrlo chia-
mare a Palazzo . Andovvi Franeefchino , ma non folonelP operar fuo non
corrifpofe al concetto , ma ftatovi conofciuto il fuo ftraniffimo naturalo ,
che dava fempre inbaflezze ,e in iftravaganze ~i non vi fu-chi non mutaffe
la ftima di fua perfona in odio, e in difprezzo y finche perdutovi affatto il cre-
dito , e finalmente venendo aifalito da grave infermità nello Spedale di S. Spi-
rito il ventèfimo/fettimo di fua età agli 3.di Gitigno 1622. finì infelicemen-
te i fuoi giorni ; ed io non ho voluto lafciare di far memoria di lui, fi per
eflere egli (tato uno degli avanzi della Cafa de' Caracci , come ancora ac-
ciò * che a gran profitto de' Profeflbri di quefta , e d' ogni altra nobiteo/
Arte chiaramente , in ciò che a lui addivenne fi riconofca , quanto fioco
giovi aid alcuno una belliflìma facoltà , quando ella s' abbatte ad accompà-
gnarfi Con un naturale non ben corretto , e molto più a fine , che s.' inten-
da ;■ quanto poco, avanzamento ne porti in ùltimo a chi che fia unanvifjìn.
fi radazzata li",;.,ì 0^0" 'o\nor{ Z ih '■
           O li.-- ■ { l /:; t<-\c ?b , li
Gio: Luigi Valefio« Difcepolo anch' elfo di Lodovico, nacque nella Città di
Bologna di Padre Spagnuolo, ed avendo corifumata buona parte di fuaietà
con iftraordinario profitto negli ftudj dell'umane.lettere, diedefi allo fcrivè).
•re in diverfi Caràtteri, in che fecefìoealentiflimo. Quefto lo portò all'eferì,
cizio del toccar di spenna diverfi ornaménti dè^fuòi fcritti ,'valendòfi però
jpèr 1' invenzione 'di Pittori diverfi Ir Ma volendo pure giungere al fegno di
■poter ciò fare lènza tali ajutis,rs* applicò al £>ifegno fotto 1 precetti di Lo*
dovico,e fece sì, che'potè dirfi «di lui, quanto di <juel celebre legifta fi rac-
conta, cioè che tardi venne, ma; prefto fi fpedì ;«conciofuCecofache egli in
breve tempo fi-facete buon Difégnatore, ed un molto vago'coloritore. Nel*»
la fua Patria Bologna ,dipinfè molte cofe , e fra quefte duefornite di ftanze
terrene in Cafa Fa vi, e nella Sala degli Svizzeri nel partimento di fopra del
Cardinale Legato. Dipinfe in S.Barnaba il Martirio di S. Felice , ed altro-
ve altreicofe* colorì di fuatnano, non fempre però con una ftefifa felicità
di pennello,per quanto raoftrano alcune opere in efia Città. Ne? tempi di
Gregorio XV. fi portò a Roma,, ove per Ja molta familiarità^ anzi erari
favore , che, egliiawevà goduto fempre nella Cafa di LodOviiìO-s e particò>
larmente a,pprevTo alla COnteffa Lavinia Albergati Conforte del Gènte Ora-
zio;, per le bizzarre invenzioni f e-difegni,, che le faceva per nobilirrimirj*
carni , di che Lei la molto fi dilettava, e col Contepoi Duca Òrazia^ène*
rale .di S. Ghiefa, fratello del;Papa^ vi fu nobilmente ricevutay^Itraha*
to ,~ed a cagione di'fua Letteratura * e pratica ih cófe di Segreterìa v'u&£
ftenne; il carico di-Segretario ,vpfcima del Duca Orazio, poi^ddr'Gardiia^
nipote , q finalménte delPriitóiixe: fuo frateHo vfit fi trovò ia-taLpofTefoidi
confidenza d$y medesimi :y che ai iiii furor* date a cuftodire ^ infieme vài Palasi*
zo di }or Giardino9ìtutté IcìStàtutf,epreziofe Pitture , cori cgmapiii hobk
Jearredo diquéJtlaGafaL Peréflì ebbe a dipignerra frefco-nelloiftefePalailk
zo diverfi capricci di Futti ; è fare più eartohibdi .fàppczzètìé^WpiÀfc aafe
che in altri luoghtdi Roma;efraùquefti nella Ghidkiéella Madonnari Gote
tantiriopoli h Cappella Ss Rifalla di Sicilia^oIIa voltraiòèteà p eiHaì
1 a'- .-■                                                                                       i lati
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/
LODOVICO CA\ACCl         L 67
j lati alcuni Quadri . Per Intagliatori in Rame fece molte invenzioni , ed
elfo pure intagliò ad acqua forte le Storiette dei Libro delP Epiftole Poeti-
che a"Anton Bruni. Va anche ftampato con Rami di fua invenzione 1' ap-
parato funebre nella Cattedrale di Bologna per la morte di Papa Gregorio
XV. del quale apparato egli fu fatto foprintendente , e capo , ed il primo
fu da lui medefimo intagliato. Nella Gallerìa del Marino hannofi belliffimi
componimenti in Rima in lode di lui , il quale pure fi dilettò dell' Arte
poetica , e fi veggiono di fue compofizioni la Cicala , cioè una raccolta
di fuoi Sonetti, ed un' altra raccolta di Rime, nelle nozze degli Eccellentifs.
Signori Lodovifi ; finalmente nei Pontificato di Papa Urbano Vili, eb-
be fine la vita di quefto Virtuofo . Ufciron dalla fua Scuola più Intagliato-
ri y fra i quali
Gio: Batifta Coriolano, che riufcì braviffimo , come fanno conofcere molte
carte di Conclufioni da lui intagliate, e fece anche qualche opera in Pittura
a Olio , e a frefco *
                           >
Giovanni Petrelli fu pure Difcepolo del Valefio nella Pittura , e fuo infe-
parabile Compagno, ma s'accordò col Maeftro fuo più nel genio della Poe-
iìa , che in quello della Pittura , giacche poco operò , e quello più per
paflatempo , che per Arte , e non di propria invenzione .
Uliviero Gatti Originario di Parma , dopo avere ftudiato 1* intaglio
appreffo ad Agoftino Caracci, 8,' accoftò pure al Valefio , che feguitò a_*
dargliene i precetti , ficcome fece ad .altri mo^ti , che avendo fatta affai
ordinaria riufcita , non fa d' uopo di loro parlare.
Lorenzo Garbieri Bolognefe , ebbe anch' elfo i precetti dell' Arte da
Lodovico Caracci; quefto Pittore il cui natale fu nel 1580. toltone i quat-
tro primi , e principaliflìmi ,, che fon noti , cioè Guido , Domenichino , il
Lanfranco , e 1' Albano , meritò luogo fra i più fingulari , che ufciffero
di quella Scuola . Seguitò egli nel fuo dipignere il proprio naturale tempe-
ramento , abbondante di malinconìa , onde in quelle cofe meglio operò ,
nelle quali le più trifte malinconiche , e fpaventevoli apparenze fapprefentar
fi dovevano ; Operò a Olio , ed a frefco » e fra 1' altre cofe dipinfe in S.
Paolo Chiefa de' Bernabiti , i frefchi , e la Tavole della Cappella del
Cardinale Giuftiniani , poco dopo la feguita Canonizazione di S. Carlo
Borromeo , facendo vedere gli egregi fatti del Santo in tempo della crudele
pestilenza , e tei potè in queft', opere sfogare f[ua malinconica fantasìa per
modo , che non fùffe chi tali P.iittUire vederla fenza fpavento , ed orrore^ .
Ad Manza del Marchefe Benti vagli dipinfe per Gualtieri tre Tavole, tm
fono la Natività del'*Signore: vqupila di Maria fempre Vergine , ed urja^
Santa martirizzata col taglio della ■ Gola , e Ifecela vedere in atto , e vedu-
ta fi propria , e eoa : offervazioni fi. adattate al tragico fucceffb, che efpofta
al pubblico in tempo d'ùffliv^ifek Goncorf© ad una proeefiione, cagionò
fi gran terrore , minime nétte ferémine , dhe non poco feoncerto ne feguì
in quella religiofa azione . Per^ubi de' CafaJi dipinfe un bel concetto , cioè
a dire 1' ultima fine dell' umana bellezza , e vanagloria in figure d' in-
fraciditi cadaveri , che riufcì a gli occhi d' ogn' uno terribil cofa . Per lo
Duca di Mantova colorì una Circe in atto d' ordinare le fue Magìe . Molto
operò per varie Città della Romagna , e Lombardia, e fra 1' altre in Reg-
I 2                                  gio
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tt8 VECEN. Idella¥A% III:delSEC.IF.dal 1580. al 1590.
gio nella Chiefa deir Efaltazione della Croce mandò una fua ftupenda Ta-
vola , ove Noftro Signor Gesù Crifto fatto prigione nell' Orto, fi vede ca-
duto in terra fra' piedi di numerofa Mafnada , che crudelmente lo biftrat-
ta , ove il Pittore nelP ofcurità della notte co' foli lumi , che fervon per
guida a i manigoldi i con tanta forza , e verità infieme feppe far fpiccare
fue figure in quegli atti crudeli , che è una maraviglia , e per così dire-/
uno fgomento il vederlo , e certo , che in quefta Tavola fece egli ben co-
nofcere fino a qual fegno fapeffe portarti il fuo pennello nelle cofe tragi-
che , e dolorofe . Di non minor bellezza , e bontà fi veggono le Pitture di
tutta una Cappella ne'Bernabiti di Mantova,ove fono l'Iftorie di S.Felici-
ta , ei crudeliflìmi Martirj de i fette fuoi figliuoli. Fu opera fua tutto P or-
nato d' una Cappella nella Chiefa di S. Antonio de* Teatini in Milano ?
benché vengano qiìefte Pitture ad altri Maeftri attribuite , e nella Cupola^
di S. Cafa di Loreto , nella quale ajutò al Pomarancio, veggonfi pure di
fua mano più cofe , e particolarmente alcuni Angioli. Scrivono , che gran-
diflìma ? e quali non mai più in altri riconofciutafuife la bravura , che il
giovane Garbieri ( che tale era allora , quando quelle cofe dipinfe ) mo-
rirò nelP operar fuo , mercè , che col folo Difegno del Pomaranci fenza le
ordinarie preparazioni de' Cartoni, e con un' appuntato Chiodo , difegnaf-
fe dal piccolo al grande fulla calcina quelle figure , onde avvenifiegli il
riportarne dagli altri Giovani fi fatta invidia , e malevoglienza , che per-
feguitatone a mal modo appreflò al Maeftro , gli furie forza tornartene alla
Patria , dopo efsere con uno di quei tali più maligno venuto all' atto del-
l' arme , ed averlo lafciato ferito . Quefta fu la cagione , che non fu poi
più poffibile il farlo ufcire fuor di Patria per lo timore , che es ritenne
Tempre di non cadere di nuovo in fi fatte disgrazie . Occorfe poi a quefto
Pittore ciò che a molti amatori delle buone Arti accader fuole , cioè , che
efsendogli riufcito, dopo terribili perfecuzioni fofferte, di giungere alle nozze
di nobile , e molto ricca donna , infingardito dagli agi , imbarazzato dalle
follicitudini , che feco portano i gran Capitali , e '1 governo dell' Entrate ,
benché molto faceflTe in Pittura , poco operò , che al fatto per avanti fi
poteife agguagliare , e così mentre egli fecefi più ricco , più povera ne^
divenne , e V Arte , e la Patria fua ftefia ; fin tanto , che pervenuto egli
all' età di 74. anni nel mefei di Aprile del 1654. pagò il comune tributo
alla natura . Uomo per varj titoli molto degno, che ne'tempi fuoi miglio-
ri conduiTe opere eguali, e tal volta più apprezzabili di quelle de' più ec*
celienti Maeftri de'fuoi tempi ? vedendbfi in efse Difegno , e forza non or-
dinaria , Intelligentiffimo de' più cfquìfiti precetti dell'arte % e de' più pro-
prj ; e veri termini della medefima, chiaro nelP efplicare fuo concetto,
caritativo quanto mai altro fufse ridi' infegnare , e tale in
fornirla , in cui poteron molto ben rifplendere li bel-
eliffimi pregj d' Arte fi nobile , quale^
, jj•• ùi>-. è quella della
                      ■■*•",
•. -tjrar.v' 3 ( -, Pittu- y, -
'jkr:/':ì , l)■'■■.) V-<'Lr:■:,', ■ r.i VrTt»',.> •/-"•ra;. ivn <• ■■■                           ,                         ': ì><i-^:;--
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,,:,.'                                                          j, ! ,                 i \                                                                                ,■■■'■■' ■- . . -t »■■*, - .                                                             .. -<■■                  ■■                    ■ * '                                                                                                       ""                                                                                                             i .... ...
• ■ k                                                 AGOS*
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AGOSTINO CARACCI,
PITTORE , E INTAGLIATORE BOLOGNESE ,
" )                                                           ,
Dijeepolo di........, nato 1 j 58. ijb lóol.
ACQUE Agoftino Caracci nella Città di Bologna P Anno
della noftra falute 1558. due anni in circa avanti , che-
veniffe alla luce il tanto celebre Annibale Caracci fuo fra-
tello , e parve veramente, che la dove aveva natura dato
in dono ad Annibale il genio fingulariflìmo al Difegno ,
ed alla Pittura , con aggiunta delle belliffime Idee , che
potettero farlo riufcire quel grand1 uomo in quelP Arte-;,
che il Mondo fa ; nelP animo d' Agoftino il fratello ella prodigamele in-
fondefse in gran parte i fuoi più nafcofi tefori , conciofuftecofache egli
appena pervenuto a* primi anni del conofcimento, incominciafse a dar fuori
non pure una inclinazione maravigliofa , ma eziandìo una forfè non piti
veduta in fuo tempo abilità , e difpofizione ad apprendere ogn' Arte più
nobile , ed ogni fcienza più profonda ; ne voto, e vano fu in lui un fi fat-
to capitale , perche datoli di tutto propofito agli ftudj delle Matematiche,
e di tutte le più nobili difcipline , ficcome alla Filofofia , dalla quale tut-
te derivano , e ad ogni cofa , che all' Arti liberali appartiene , in tutte^ ,
ed in ciafcheduna di efse , cercò di renderli Angolare , ed anche in quella
della Pittura, e del Difegno, nelle quali cofe non così fubitoegli diede fag-
gio di fuo gran talento , a cagione de' tanti , e fi varj ftudj , a' quali tutti
egli erafi in un tempo ftefso applicato, non fu però , che quando volle at-
tendervi da dovero, egli con un maravigliofo profitto , e colla nobile riufci-
ta fattavi in anni afsai brevi, non facefse conofcere la gran differenza, che
È da chi pieno di naturale difpofizione , e con iftraordinaria chiarezza , e
capacità d' intelletto , fé ne mette allo ftudio , a chi con poco capitale di
genio , e Tempre contro fé ftefso combattendo , ed operando alcuna di efse
belle facoltà d' apprendere procaccia ; ma per incominciare a dire d' Agof-
tino . 11 primo Pittore a cui s' accoftafse per imparare P Arte del Difegno ,
e della Pittura , fu Profpero Fontana , poi Domenico Tebaldi Intagliatore
a Bulino , e Architetto, apprefso al quale qualche anno fi trattenne, fenza
mai però abbandonare il dipignere, finche fattafi fotto la protezione di Lo-
dovico Caracci fuo Cugino una nuova , e molto nobile maniera , non folo
fu d' ammirazione , ma di grand' ajuto , ed onore al Maeftro fuo . Venne-
gli poi volontà d' attendere alla Scultura , e merTofi nella Scuola d' Alef-
fandro Minganti Scultore di fua Patria , nelP efercitarvifi , che fece , fu
d' efempio agli altri fratelli di guadagnarli ancor elfi il bello adornamento ,
e tanto utile all' ottimo Pittore , d' operare di rilievo .Fu cofa veramente
da ftupire , che nelP applicare , che faceva Agoftino alle tre Arti di Pittu-
ta , d'Intaglio, e di Rilievo , trovafse tempo di farfLfempre maggiore nelli
ftudj
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7o DECEN. L della TA% III. del SEC. W. dal 15 8 o. al 1590.
ftudj dell* Arte Rettorica , della Poesìa , e della varia Letteratura , ado~
prando òr Ja penna nelle nobili cotnpofizioni in verfo, e in profa , ed ora_*
[ in cofe toccanti materie di Difegno ] il pennello, il bulino, lo fcarpello ,
e lo ftile, fenzaperder diveduta quegli della Geometrìa, dell' Aritmetica ,
dell' Aftrologìa , e Geografia , della Mufica , e deir altre Scienze . Ma-,
come , che egli fatto più animofo dalle maraviglie , che già promettevano
di far vedére al Mondo i pennelli d' Annibale, colla fcorta di lui aveva
deliberato di dar fi interamente alla Pittura , lo volle feguitare agli ftudj
di Lombardia , ma poi lafciatolo nella Città di Parma, fé n'andò a Venezia ,
ove di nuovo applicò ad operar d' intaglio , ed andò la cofa tant' oltre/ ,
avendo egli egregiamente intagliate l'opere più celebri de'più rinomati M|-
cftri di Lombardia , che corla la fama delle fue bellifiìme carte , non pu-
re per 1' Italia tutta ; ma oltre i monti eziandìo , incominciarono ad efserne
fatte gran commiftìoni da per tutto ; il che non folamente operò , che mol-
ti Tiratori idi Stampe , che a gran prezzi ne comperarono i Rami , fi fa-
cefsero riechi , ma che la gran fama di lui molto accrefcefse prefso i Fores-
tieri queHa d'Annibale fuo fratello , e molte occafioni gli guadagnatfero
d' operare in Pittura ; queft* lifteffa cofa fece in Agoftino un perniciofo ef-
fetto , «e fu che egli per defidedào di piacere anche più ; non s' aftenne dal
dar fuori (gli ofceniflìmi gefti, e fcompofte rapprefentazioni parti tutti mof-
truofi dei fiio bulino , di che non folo fu afpramente riprefo da Lodovico ?
ma da ogn* uomo, che in fuo tempo avea cofcienza , e fenno, biafimato, anzi
dirò cofa sdegna da faperfi, cioè, che chi in occulto per tema del giufto gaf-
tigo andavafi provvedendo di quelle carte , pigliandole dalla mano d'Agof-
tino ftelfo a gran prezzi ,le quelle poi prefe , occultiflìmamente a prezzi
affai maggiori andava vendendo per far guadagno, raccontò poi di fé ftef-
fo,che da quel punto,che egli incominciò ad ingerirà" ih così fatta mercan-
zìa , incominciarono altresì le difgrazie nella Cala fua, e non ebbe mai be-
ne , al che s' aggiunte un interno rimorfo della propria Cofcienza , che mai
ne giorno , ne notte lafciandoìo ripofare , il riduffe in peffimo ftato. Fece
anche quefta grande applicazione d' Agoftino in lui un' altro non buono
effetto , cioè che nel fuo ritorno a Bologna , ove già la nobiliffima manie-
ora del fratello incominciava ad sifer conofciuta per quella , che ella era ,
egli fi trovò in materia di Pittura in iftato afsai diverfo da quel di prima ,
onde gli fu d' uopo il comandare a fé ftelfo per allora un divorzio totale-/
dal bulino , ed il voltare tutti-i fuoi gran talenti a dipignere , feguitando
1' alto gufto d' Annibale Caracci medefimo , ma egli fi portò per modo ,
che in breve tempo diede fuori il belliflimo Quadro , a cui fu dato luogo
a S. Michele in Bofco nella Foresterìa , nel quale Agoftino rapprefentò S.
Girolamo , che per entro la Chiefa di Bettelemme fopra la fpelonca ovO
nacque il Redentor Noftro, nell'ultimo del viver fuo riceve il Sacramento
dell' Eucariftia ; anzi egli fu , che diede le prime moffeal negoziato d'aprir-
fi in Bologna quella , che fu poi tanto celebre Accademia del Difegno ,
di cui altrove abbiam fatta menzione , detta P Accademia de i Defiderofi y
poi V Accademia de' Caracci , e perche alP ifteffo pano d' Agoftino a fé*
conda dell' orme d* Annibale camminava eziandìo il fuo Cugino Lodovi*
co à erano in ogni più degno lavoro tutti e tre infieme chiamati , ed im-
piegati .
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?r A G 0 S T IMO QaÌ\AC CI. J g^c-.
piegati . Dipinfe dunque il noftro Agèftino con gli altri due ideile Sale de'
Favi , dove fece di fua propria mano lai figurai di Giove a chiartofqufo ; di-
pinfe anche con elfi nella Cafa de1 Magnani. Nella Cafa de' Sampieri èuri
Ercole , che ajuta Atlante a foftenere il Mondo, fatto pure da Agoftino .
Hanno quegli della famiglia de* Geflì una lor Cappella di S. Bartoìommeo
del Reno da lui dipinta , e '1 Quadro della Natività , che è ali* Altare, è
pure opera del fuo pennello f In S. Salvator di porta nuova è fimilmente
una Tavola di Maria Vergine AiTtanta in Cielo e Nella tanto celebre Gal-
lerìa Farnefe in Róma , fon di fua mano le due favole della Galatea nel
Mare , e dell' Aurora in fui Carro col fuo Cefalo ; e certo che fé quefto
Artefice troppo innamorato dell? intaglio non fi fufTe alquanto attenuto dal
dipìgnere , averebbe egli in quefta parte colla fua nobile maniera fatto più
ricco il Mondo. Non è però , che in quel , che appartiene all' intagliare ,
elfo non gli debba molto, mercè delle belliflìme carte , difegnate a mara-
viglia dall' opere più belle del Veronefe , e del Tintoretto ftati fuoi ami-
ciffimi , e da quelle anche del Goreggio, le cui belliflìme idee per opera
di lui fi fon fatte note ad ogni amatore di queft' Arti ; e da parte de' più pe-
riti le diede egli: fuoià| anzi migliorate|; che peggiorate aicagion del fuo
correttiffirno dileguare*; Ef fama| che per difgufti feguiti fm eflbjf ed An-
nibale fuo fratello , egli fi feparalTe da lui , dopo la quale feparazione a_»
Roma fi porta (Te ,„ ficcarne fi porto, aViervigj del Duca Ranuccio^, che (i
fece fare il proprio Ritratto-, àrikftì opera fingùlare ; ed un' altro? Ritrat-
to fece Agoftino per lo medefimo Principe in atto d' adorazione della mira-
colofa Immagine di Maria Vergine di R.onciglione, dove fu da lui mandato
in fegno di ricèuvti'grazia .^Nelrjrìmb1 appartamento del Cafirio della Fon-
tana , colorì per lo medefimo Principe alcune belliflìme invenzioni intorno
all' efpreflione di tre Amori ,onefto/,i'lafcivOi^>J; venale ,, e non fu peeai.
lode d? Agoftino il poter fi dire pcheieflendo rimafo a,cagion di fua morte ,
fucceduta , mentre :eì dipigneva que$a Sranza., un?Iuofmo non dipinto _, quel
fapicntifiìmo Principe non volte ,i che altro, Pittore v* adoperale pannèllo ,
anzi in quel luogo* medefimo ordino * che fufle. fcrit£o a perpetua niexndna il
feguente Elogio, degniflìmo parto .dell;..ingegno dicdlaudio AcCniBìnU ;
-        -'Vi AUGUSTIÙtlS CAt&ÙIUS
4YJOì; •_? ;..-'i'-;v5.r;U £fft5 *i'-Lr:- io ^nsf f» *jnt> O«fflji^X" o; J ;
l.C.'tì
Dum extremos Immortali ifui VerùcìUi TraBus
i
ì a iiì i %fc*$qc Svinifi$p fornite moliretur.
'':' D::f' ()!M Offìciis'tiintendi &' <vi<Vénd?
*?_7^*m- timhrà:&MÒMMrìwfafil'pàcà'vit, 1 :
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CÌ..JÌ
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W9ffoV*jJBl OIICH1
Seguì ila? moi?ìe?4li Agoftino tiete&t 22. Msrlcr/del" Héo2. de Ila, fua età an-
ni 4$, nel Concento)devPadri Cappuccini fetov^s' era egli ritirato ad afpct-
Hir?,
                                                                                            ' r.are
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72 VECEN.iMaTd^IIldelSEC.WJal 1580.0/1590.
tare fuo fine yattefo, che per varj accidenti di mala fanità già poteva ben co-
nofcere , che non poteffè eifer da lungi , e dal poco tempo, che egli vi di-
morò , fempre fermo nel dolorofo pernierò delle fue colpe paffate dipinfe S.
Pietro piangente il fuo peccato , e'diede principio a dipignere 1' univerfale
Giudizio; ma non ne aveva egli appena incominciata la bozza , che giun-
fe.per lui quel giorno , in cui dovea aver termine il viver fuo . Saputofi in
Bologna con unìverfal dolore lo ftrano cafo , gli fu dagP incamminati Ac-
cademici del Difegno fatto il nobiliflìmo funerale , che va per le Stampe ,
infieme coli'orazione. Renderono immortale la gloria d'Agoftino non, me-
no le ftupende opere del fuo pennello, che quelle del fuo bulino, per li mol-
ti , e belliifimi intagli , che egli a comun benefizio confegnò alle pubbli-
che Stampe ,fe non quanto in alcune di quefte viene egli a gran ragione molto
riprefo-per avere in?eiTe, come fopra accennammo, troppo vagato oltre i
■•*, :i ì, :.-;j.:..!sj;-. , :jì giufti limiti della modeftia.
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li O G N E S E,
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Difcepolo di..^..iyttato circa 1560. -jjt- lc>o$>.
■ f t;ri'>H:klitui ^r»''jO;£ -';<Z:":f:*> < .t ;:•;. ht ■':■ «^ "; : .:
ELfinguIariffimo Pittore Annibale Caracci ha ferino fi be-
ne a* di noftri P erudito Gio: Pietro Bellori nelle fue vi-
te de'Pittori , Scultori, e Architetti moderni , che il
voler ìoora mefcolare i tratti della mia con quei della
fua penna , a gran ragione farebbémi testière la taccia di
troppo ardito , e anche ,per vero dire, di poco apprezzane
ym<mM *§!&£§ te P alto merito d'un tanto Artefice fé io non fapefli
effer già notilfimo mio attutito* , che a fine di dare una univerfale notizia
di quanti , o hanno nelle no/tre Arti lodevolmente operato , o pure con_.
un operare fopportabile, \e colla pazienza dell'infegnare hanno partoriti
alle medefime uomini grandi , e degniflimi , io a bello ftudio m* obbligai
ad una legge non folamén£è\ d^inveltigare giufta mia pofTa le opere, e i
Fatti d* un' infinità Wi grand' uomini,eie* quali mentre a gran voci parla la
fama , tacciono i Caratteri i ma eziandio di ricorglierli dalli fcritti di co-
loro , che in vari idiomi fin* ora hanno lafciàte d* effirnemorie ; e fappiafì
che in ciò che appartiene al parlar de* £ataccì , e d' ogni altro di cui ha
fcritto il Bellori ^JD^^i.^^p^uj^)^e^àvpi^, che è di procacciare quel-
la onore alla mia penna,, ch^ nel cercarli la materia d^ Scrittore fi diligen-
te , e accurato , ella può molto ragionevolmente promettere a fé ftefsa ; e
per moftrare che io dico da fenno, voglio io, che nel racconto della viti-
éy Annibale , la quale procurerò di riftrint*ere in meno periodi 3 che a ine
—**
                                                                                              farà
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ANNIBALE CAIACCI           73
farà poflibile , non la mia , ma la penna del Bellori fteflb incominci a par-
lare. Dice egli adunque così. Allora la Pittura venne in grandiffima ammi-
razione degli uomini, e parve difcefa dal Cielo, quando il Divino Raffael-
ìe con gli ultimi lineamenti dell'Arte, accrebbe al fommo la fua bellezza,
riponendola nelP antica maeftà di tutte quelle grazie , e di quéi pregj ar-
ricchita , che già un tempo la refero gloriofiflìma appreflb de' Greci, e de' Ro-
mani . Ma perche le cofe giù in terra , non ferbano mai uno ftato medefi-
mo , e quelle che fon giunte al fommo, è forza di nuovo tornino a cadere
con perpetua viciffitudine, P Arte , che da Cimabue, e da Giotto , nel corfo
ben lungo d' anni dugento cinquanta erafi a poco a poco avanzata , tofto
fu veduta declinare , e di Regina divenne umile , e vulgare. Sicché man-
cato quel felice Secolo , dileguofll in breve ogni fua forma , e gli Artefici
abbandonando lo ftudio della natura , viziarono 1' Arte con la maniera , o
vogliam dire fantaftica Idea , appoggiata alla pratica , e non all' imitazio-
ne. Quefto vizio diftruttore della Pittura,cominciò da primo a germogliare
in Maeftri d* onorato grido , e fi radicò nelle Scuole , che feguirono poi :
onde non è credibile a raccontare quanto degeneraffero, non folo da Raffael-
le, ma dagli altri, che alla maniera diedero cominciamento. Fiorenza,che
fi vanta di elfere Madre della Pittura , e'1 Paefe tutto di Tofcana per Ji fuoi
Profefifori gloriofifiìmo, taceva già fenza laude di pennello, e gli altri della
Scuola Romana,non alzando più gli occhi a tanti efempiantichi ,e nuovi,
avevano pofto in dimenticanza ogni lodevole profitto ; e fé bene in Ve-
nezia, più che altrove,durò la Pittura,non però quivi,o per la Lombardia
udivafi più quel chiaro grido de' colori , che tacque nei Tintoretto ultimo
fin' ora de' Veneziani Pittori . Dirò di più quello, che parrà incredibile a
raccontarti : ne dentro , ne fuori d' Italia fi ritrovava Pittore alcuno , non
effendo gran tempo, che Pietro Paolo Rubens il primo riportò fuori d'Ita-
lia i colori , e Federigo Barocci , che averebbe potuto riftorare , e dar foc-
corfo all' Arte , che languiva , in Urbino , non le predò ajuto alcuno. In
quefta lunga agitazione P Arte veniva combattuta da due contrari eftremi ;
V uno tutto foggetto al naturale , P altro alla fantasìa : gli Autori in Roma
furono Michelangióio da Caravaggio , e Giofeppe d' Arpino ; il primo co-
piava puramente li corpi , come apparifcono agli occhi fenza elezione , il
fecondo non riguardava punto il naturale , feguitando la libertà dell' in-
ftinto ; e P uno , e P altro nel favore di chiariflìma fama , era venuto al
Mondo in ammirazione, ed in efempio . Così quando la Pittura volgevafi al
fuo fine , fi rivolfero gli Aftri più benigni verfo P Italia, e piacque a Dio,
che nella Città di Bologna di Scienze Maeftra ,e di Studj, forgefle un' ele-
vatiffimo ingegno , e che con elfo riforgeflfe P Arte caduta , e quafì eftinta.
Fu quefti AnnibaI Caracci &c. Fin qui il Bellori. Fu dunque il natale d' An-
nibale nella Città di Bologna d' un tale Antonio Caracci nativo di Cremo-
na Sarto di ProfefTìone, che pure fu Padre d' Agoftino Caracci , di cui pu-
re a fuo luogo parlammo ; furono le prime applicazioni del noftro Anniba-
le circa P Oreficerìa, maelTendofi nello fteflb tempo fotto ladifciplina di Lo-
dovico Caracci fuo Cugino dato di gran propofito al Difegno , fcoperfe in fé
un fi alto genio , che volle il Cugino tirarfelo in propria Cafa per operare
in Pittura , in cui conduffe alcune cofe lodevoli : ma affinato il gufto , <l^
K                                    con
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74 <DECENJJellaTA%IItMSEC.IKMi^o.ali^9o.
con elfo la brama d'avanzarli a gli ultimi fegni, dopo aver egli vedute P ope-
re dei Coreggio , e di Tiziano ', e riconofciuto di non potere ornai più che
tanto approfittarli nella Scuola di Lodovico; deliberò infieme con Agoftino
Tuo fratello di lafciar Bologna , e viaggiar per la Lombardia . Trattennefi
molto nella Città di Parma, ove fece i grandi ftudj, che fon noti fopra l'opere
del Coreggio , e teftimonio molto veridico del gran progrefTo , che e' fece
in fi fatto ftudio , e della grande imitazione, che egli fi procacciò in tutte-*
le maggiori perfezioni , che ha in fé la maniera di quel gran Maeftro ,, fu
la Tavola del Crifto morto , eh' e' lafciò nella Città medefima fopra P Aitar
maggiore de' Padri Cappuccini , tanto che potè dire in quei tempi Federi-
go "Zuccheri nel trovarficolà di paffaggio, che il Giovane Annibale avrebbe
aleutamente tenuto il primo luogo nella Pittura , giacche vedeafi quali in
lui riforto collo fpirito del Coreggio il buon genio de] colorire . Con tale
occafione colorì per lo Duca Rannuccio il bel Quadro dello fpofalizio di S.
Caterina ; copiò 1' Incoronazione di Maria Vergine, colorita dal Coreggio
nella Tribuna vecchia di S. Giovanni , che poi fu rovinata , e rifatta colla
copia di Cefare A retufi , e le dette Copie del Caracci furono poi trafpor-
tate in Roma nel Palazzo Farnefe. Da Parma fi portò a Venezia , dove-/
già erafi incamminato poc'avanti Agoftino fuo fratello tutto intento all' Ar-
te dell' intagliare in Rame. E fu fua prima fortuna il vedere ancor noru
eftinti i gran lumi della Pittura , il Tintoretto , e Jacopo Baffano. In Ca-
fa del quale, per ufar le fteffe parole del Bellori, egli reflò ingannato pia-
cevolmente , difendendo la mano per pigliare un Libro , che era dipinto ;
talmente che io fteflb Annibale in certe fué note al Vafari , così trovali
avere feri tto.
Giacomo Baffano è ftato Pittore molto degno, e di maggior lode di quel-
la , che gli da il Vafari , perche oltre le fue belliflìme Pitture , ha fatto
1
                                   quei miracoli , che fi dice faceffero gli antichi Greci, ingannando non pu*
re gli animali , ma gli uomini anche dell* Arte , ed io ne fon teftimonio ,
perche fui ingannato da lui nella fua Camera, ftendendo la mano ad un Li»
bro , che era dipinto . Fin qui la nota d' Annibale ; il quale dal gran ve-
dere , che è' fece in quella Città [ dove niuna cofa volle operar di fua ma-
no ] 1' opere de' gran Maeftri , potè anche dar giudizio del Tintoretto , e
tale fu. Ho veduto il Tintoretto ora eguale a Tiziano , ed ora minore del
Tintoretto. Tornatofene poi il Caracci a Bologna ebbe a fare per la Chiefa
di S. Giorgio la Tavola di Maria Vergine con S. Giovanni Evangelifta_» ,
e con altri Santi , opera , che già lo die a conofeere per un degno fegua»
, ce del Coreggio, tal che Lodovico fuo Cugino ftatogli Maeftro,ne volle per
così dire diventar Difcepolo , coli'abbandonare eh' e'fece 1' antica maniera ,
apprefa dal Procaccino , ed a quella novamente portata a Bologna da An-
nibale s'appigliò. Diedefi allora principio in quella Città alla tanto famofa
Accademia de' Defiderofi , che riufeì quella ricca miniera d' uomini gran-
di nell' Arti noftre , che a tutto il Mondo è noto , la qual' Accademia ad
Annibale , Agoftino , e Lodovico diede fi alto nome , che da indi in poi
erano tutti infieme del continuo impiegati in opere grandi , e nobilifiimo.-.
In Cafa i Favi operaron molto , e le Pitture, che proprie diconfi di Anni-
bale, fono P incontro dell'Arpìe, e la Favola di Polifemo in atto d' affalire
Par-
i
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*ANNI2 ALE C A\d CCI.           75
1* armata Trojana. Meffero poi mano al maravigliofo fregio in Cafa i Ma-
gnani , contenente quattordici Storie di Romulo , dalla Lupa , fino alla_.
Deificazione , ma quanto ogni altra cofa rendono ad ogni occhio erudito
ammirabili le figure ignude a federe , i termini , putti , e fatiretti , che fra
i ripartimenti delle Storie accomodati artificiofamente , le adornano , ^j
fu per certo cofa degna d* eterna memoria, che tanto Agoftino , che Lodo-
vico , il primo dedito quafi interamente all' intaglio , V altro al dipignere ,
fecondo la maniera dei Procaccino ( tanta fu la forza del bello di quella-,
novamente portata da Annibale ) lafciati del tntto i primi affetti , ad effa_.
mirabilmente tanto fi conformaffero , che poteffero poi parere tutte quelle
Pitture , ed altre condotte da tutti e tre, effere ftate parto d' un folo pen-
nello. Nota però lo fteffo Bellori , che tale uniformità di ben' operare non
potè da altro dependere , che dagli ottimi infegnamenti , ed affiftenza dello
fteflo Annibale , mentre affai fenfibilmente fi riconobbe , quando egli da lo-
ro allontanatoli , cagionò nel primo il ritornare al fuo maneggiare il bulino ,
e nel fecondo gran deterioramento nelP operar in Pittura da quel di pri-
ma , cofa che noi non ardifehiamo di negare , ne vogliamo del tutto affer-
mare : non mancando chi col teftimonio d' un* afserta lettera dei Duca di
Parma a Lodovico,abbia fcritto, tanto efsere ftato in quei tempi il credito,
eia ftima di lui, che ad effo, e non ad Annibale fufse offerta V opera della
Gallerìa Farnefe, e egli fufse,che in fuo luogo foftituifse Annibale,e Agof-
tino , anzi che ruffe poi quafi a viva forza dallo fteffo Annibale , dopo
la partenza d' Agoftino, che molto fu in ajuto del fratello , condotto a Ro-
ma , e in pochi giorni , cioè dai gì. Maggio alli ig. Giugno del 1602. tut-
to il fatto da Annibale rivedeffe , e ritoccaffe , e di quello ancora adduce^
1' Autore il Teftimonio d' una lettera di Monfig. Agucchi . Tornando ora^
onde partimmo . Ha la fua Patria Bologna di mano d' Annibale la bella
Tavola della Vergine nella Cappella de' Caprari ; in uno fpazio d' uni-,
volta di Camera in Cafa Sampieri è l'Ercole guidato dalla Virtù , ed in al-
tra Camera un Gigante fulminato. Il Quadro della Cappella di Cafa An-
geielli ov' è rapprefentata la Refurrezione del Signore è bel parto della fua
mano , fatto come fi vede fcritto infieme col fuo nome 1* Anno 1593. Hanno
le Monache di S. Lodovico una Tavola di Maria Vergine in gloria con An-
geli , e nella più baffa parte fono S. Francéfco, S. Antonio , S. Gio: Batifta
con altri Santi ; ficcome fu la Cappella del Corpus Domini di Cafa Zam-
beccari ornata d' un fuo Quadro,ove è rapprefentato il Figliuol prodigo;e
per la Scuola di S. Rocco nella Città di Reggio fece un' altra Tàvola del-
l'Affunzione di Maria fempre Vergine. Per lo Collegio de'Notari nel Duo-
mo della fteffa Citta fece il Quadro di Maria Vergine con S. Luca , ed al-
tri Santi , opera, che a cagione dell' ofeurità del luogo , in cui egli fu a_.
principio riporto, fu trafportata a mezzo il Coro de' Canonici ; e per la Chie-
fa di S. Profpero nella Cappella de* Mercanti conduffe un' altra Tavola del-
la Vergine con Gesù Bambino, e S. Francéfco con altri Santi : ma tanto il
bel Quadro dell' Affunta , e del Santo Rocco , quanto la Tavola fatta per
li Mercanti , venner finalmente in potere del Serenifs. Duca di Modena, e
furon pofte ne'luoghi loro le copie. Aveva Annibale Caracci già fatte tut-
te queft' opere ; ed a Roma gran Maeftra di quefte beli' Arti non erafi por-
K z                                    tato ^
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76 QECEN. I della TA% HI. del SEC. IF.dal i}to. al ij9o.
tato mai , fé non col derìderlo , al quale arrife fua fortuna , mediante il
Cardinale Odoardo Farnefe i con cui , e colla fua Cafa aveva egli contrat-
ta non poca fervitù nel tempo , che a fuo ftudio egli s' era trattenuto in_,
Parma , perche avendo quel Prelato rifoluto di far dipignere la Gallerìa^
con alcune Camere del fuo belliffimo Palazzo di Roma,colà il chiama, do-
ve portatofi Annibale con due Giovani, diede principio all' egregie opere fue .
Pipinfe nel Quadro della Cappella la Storia della Donna Cananea davanti
a Crifto , e nello fteffo tempo attefe per un poco a ritoccare la Copia del
Quadro della S. Caterina , eh' egli aveva dipinta per la Città di Reggio ,
ftata fatta eifa Copia per mano di Lucio Malfari fuo Difeepolo,copiatore
celebre dell' opere fue ;, fu la medefima Copia dal Caracci rimutata in una
Santa Margherita , che poi ebbe luogo nella Chiefa di S. Caterina de' Fu-
nari . La quale opera comparve fi bella , che potè fino cavar le Iodi dallo
ftrano cervello di Mjchelangiolo da Caravaggio , che vedutala ebbe a dire .
Ringraziato fia Dio , che pure a mio tempo ho potuto vedere un Pittore .
Nel frontefpizio dell' ornamento di quel Quadro , che pure fu architettato
dal Caracci, dipinfe a olio il Noftro Signore Gesù Crifto in atto di corona-
re la fua Santifs. Madre . Diedefi poi mano alle tanto rinomate Pitture dei
Palazzo Farnefe, nelle quali fu ajutato , come fi crede, cioè nel componi-
mento de' bei concetti dall' Erudito Monfig. Giovambatifta Agucchi amicif-
fimo fuo, onde nel condur eh' e' fece a fua fine la grande opera, a gran ra-
gione fi meritò la lode datagli poi dal poc' anzi nominato Scrittore della fua
vita , dico d' elferfi alfomigliato agli antichi Artefici. Neil' aver dipinto alla
Sapienza , è così ben congiunta la Pittura alla Filofofia , come abbiamo di
Polignoto Tafio Pittore del famofo Portico d' Atene, da cui Zenone per in-
fegnare a'fuoi Difcepoli prendea gli argomenti. Ebbe il noftro Pittore, nel-
P operare eh' e' faceva per entro la Gallerìa,a dipignere un Camerino,nel
quale fra varj ornamenti di ftucco , feguitando lo ftile degli antichi Poeti ,
fece apparir fopra Tela mefticata fatte a olio fue morali Immagini per fim-
boleggiare 1' azioni della Virtù , e nello fpazio di mezzo della volta rappre»
fentò Ercole nel Bivio ; in due ovati per lungo coloriti a frefco , ficcome->
tutto il reftante della Camera , lo ftefìfo Ercole in atto di foftenere il Mon-
do , e poi di ripofare ; In due lunette Puna rimpetto all'altra fono due fa-
vole d' Uliffe , cioè UliflTe liberatore, e legato all' Albero della Nave all' Ito-
la delle Sirene . In una delle due altre lunette, che fono lungo la Camera
incontro le fineftre della Corte del Palazzo, rapprefentò i due fratelli Anfl-
nomo , ed Anopo portando i proprj genitori per falvargli dalle fiamme del-
l' Etna cadute ad incendiare la loro Patria Catania, e le fteffe fiamme, la»,
crudeltà delle quali vinta da atto fi pietofo , non fece loro nocumento al-
cuno ; nell' altra lunetta fece la favola di Medufa , la più bella fra le tre/
Gorgoni figlie di Forco Dio Marino , allor che per lo foverchio ardimen-
to di contendere con Pallade la maggioranza nello fplendore delle Chiome,
ftct fi che la Dea con iftrana metamorfofi le cambiarle in orribili Serpenti,
e rendeffele brutta la faccia talmente che nel riguardarla altri riconvertirle
in pietra,onde per ordine di Giove -, Perfeo di lui figliuolo, e di Danae, avu-
to da Minerva il rilucente feudo , e fatto più forte dall' affiftenza di Pal-
lade, le tronca il Capo . Vogliamo anche accennare qualcofa intorno alk^
Pitture
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"ANNUALE CAIACCI.            77
Pitture della Gallerìa, lafciando luogo al mio Lettore d' appagare più pie-
namente il proprio intelletto fopra la defcrizione, che delle medelìme mol-
to eruditamente trovai futa dallo fteffo Bellori , e prima è da faperfi, come
rifiede quefta belliflìma ftanza nelT Occidentale fronte del Palazzo , che Ja-
copo dalla Porta aggiunfe ali' ordine d' Antonio da S. Gallo , è in lunghez-
za palmi 90. e 28. in larghezza , ed in fra quefto fpazio , e nella volta ac-
comodò il Caracci il nobile fpartimento, per dar luogo alle fue maravigliofe
Pitture, nel modo che fegue. Ne'quattro lati della Gallerìa fopra il Corni-
cione rapprefentò quattro Amori , che danno la forma al bel concetto di
tutta V opera , ne' quali con varj embleni volle efprimere la guerra , e la_*
pace tra il Celefte , e il vulgare amore infatuiti da Platone. Incominciò poi
le Pitture delle favole dell* Amor profano, e della gran Baccanale , e que-
fta come più copiofa di figure , e di concetto , collocò nel bel mezzo della
volta , come in principale veduta. Vedefi in elfa il Coro di Bacco, e d' Arian-
na , che fi mirano fopra i loro Carri d* Oro , e d' Argento , colla comiti-
va delP altre Deitadi, de i Satiri, e dell' altre molte figure, che conbellif-
fime allufioni finfe il Pittore , che accompagnafTero quel Trionfo . In due^
Ottangoli lungo la volta , e nelle tefte della Baccanale dipinfe Paride in^
atto di prendere da Mercurio il Pomo d' Oro , e '1 Dio Pane , che confe-
gna a Diana la Lana del fuo Armento. Nel muro laterale rimpetto alle fi-
neftre fra due Medaglie , ove vedonfi Apolline , che feortica Marfia , e^
Borea , che rapifee Orizia , fece vedere con grand1 artifizio il Talamo di
Giove , e di Giunone . Segue poi il Quadro di Galatea nel mare, accompa-
gnata dalle Nereidi , e dagli Amori , che fu dalla mano d' Agoftino fra-
tello del noftro Annibale colorita ; fra 1* altre due Medaglie, ov' è Euridi-
ce ricondotta alP Inferno , ed Europa dal Toro rapita , e la bella Pittura-.
d* Endìmione, che dorme , e la Luna che lo riguarda . DalP altra parte_^
del muro oppofto a quefto fra le due medaglie d' Amore , che lega il Satiro
al tronco, e di Salmace, che abbraccia Hermafrodito, è la Pittura di Ve-
nere^ d'Anchife fopra il fuo letto, e v'è il giovanetto Amore . Rincontro
alla Galatea nel Quadro maggiore del mezzo è V Aurora coronata di rofe->
col fuo rapito , ed a' fuoi amori repugnante Cefalo , e quefta pure quanto
alla Pittura fu opera del pennello d' Agoftino . In altre medaglie , ch^
feguono , è la trasformazione di Siringa in Canna feguita dal Dio Pane .
Leandro che guidato da amore annega . E nel mezzo il Quadro d' Ercole,
che avvolto nel molle veftimento della fua Jole percotendo il Timpanp ;
feordato della fua potenza , lafcivamente vezzeggiala. Contiene ogni teftata
della Gallerìa un folo Quadro riportato fopra il fregio alto fopra 14. palmi
e più di io. largo. Scorgefi nel primo Polifemo figlio di Nettunno Amante di
Galatea , e quefto fedente fopra uno fcoglio del mare di Sicilia , che cotL*
roca voce sfoga cantando le fue amorofe pene . Nel fecondo Quadro è efpref-
fo lo fdegno di Polifemo fteffo , nel veder nel fenodi Galatea il fuo Rivale
Aci, contro di cui lancia uno fcoglio , mentre il mifero fanciullo con gefto
compaffionevole, colia fuga di fuggir procaccia il fiero colpo .Sopra le men-
fole delle cornici de' due Quadri, feggono in bizzarre attitudini due Satiri.
dalle cui mani pendono i legami di certi feftoni . E qui mi fi concedali
tornare a valermi delle proprie parole del Bellori nelP efplicare un bel con*
cetto
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78 VECEN. Ideila TA% III. del SEC. IVJd 1580. al 1590*
cetto del noftro Pittore in materia di profpettiva . Dice egli dunque così .
E nel mezzo è fituato un piccol Quadro alto quattro palmi , e lungo circa
io, nelP apertura d' un vano maggiore , e sfondato finto nella volta . Qui
è da notarfi un belliffimo , e rarimmo effetto di profpettiva , che Annibale
andò ricercando , perche in quella fua opera non mancarle parte alcuna del-
la Pittura . Finfe adunque nella volta lo sfondato d' un vano quadrilungo
adornato in dentro di cornice Dorica di ftucco finto , veduta dal fotto ìn^
fu d'onde P occhio ingannato trafcorre dentro , non all' aria , ma al va-
no d' un' altra Volta fuperiore , ne pare cofa finta , ma vera , e tale , che
chiunque vi affitta P occhio sr inganna , ancorché fappia , che ila finzione :
effetto il più artificiofo fra i moderni efempi di profpettiva . L' usò Anniba-
le molto a propofito nelle due tefte della Gallerìa, e con effo collegò gli or*
namenti , e 1' Immagini di fopra , con quelle di fotto ; ficche il vano di
quefta apertura , o sfondato fa campo alli due Satiri fedenti ed al Quadro
piccolo di mezzo , come s' è detto j nelP uno è dipinto Ganimede rapito
dalP Aquila di Giove, e nelP altro vi è Giacinto follevato al Cielo per ma-
no d' Apolline : figure fopra ogni lode , e così termina il fregio, e la volta .
Sotto il Cornicione, e le Pitture fra i pilaftri de' muri laterali vi fono 6. nic-
chi per lato con 6. ftatue antiche , e (opra altrettante tefte di marmo fra or-
namenti di ftucco dorati , non però efeguìti col buon Difegno di Annibale,
effendo ftati lavorati prima . Égli nondimeno vi fcompartì alcune favole.^
di figurine piccole , che accenneremo , e fopra una porta vi è di più un-.
Quadro alto 7. palmi, dipinta vi laVergine, che abbraccia P Alicorno , Im-
prefa della Serenifs. Cafa Farnefe, ed è colorita per mano di Domenichino ,
dal Cartone d' Annibale . Effendo così difpofti li muri laterali , le tefte_^
della Gallerìa reftano libere da limili ornamenti, e Annibale vi colorì due
gran Quadri , che occupano lo fpazio intero del muro , per lunghezza fo-
pra 22. palmi, e per altezza quafi 11. palmi, con le favole di Perfeo P una
in faccia all' altra ; fin qui il Bellori. Delle due favole di Perfeo è la pri-
ma Andromeda legata al falfo per effere divorata dalla Balena , di poi da
Perfeo liberata , con che venne a mancare alle crudeli Ninfe P antico ingiuf-
to Tributo; la feconda favola fi è, quando liberata Andromeda, e divenu-
ta giufta ricompenfa del fuo Liberatore Perfeo, viene affalita infieme col fuo
Spofo nella propria Regia da Fineo , contro al quale corre il valorofo Per-
feo , ftringendo colla deftra mano il ferro , e coli* altra P orribile faccia di
Medufa , con cui gli affalitori converte in Saffo. Terminata che ebbe Anni-
bale queft' opera , véramente ammirabiliflìma, voleva il Cardinal Farnefe,
che egli dipigneffe nella fala del Palazzoi fatti d'Aleffandro Farnefe,mor-
to poco tempo avanti in Fiandra. Avea concetto eziandìo di farlo opera-
re nella Cupola del Gesù , fatta poc' avanti dipignere dal Zio , riufcita co-
fa poco lodevole , e intanto applicava a trovare i modi di degnamente ri-
eompenfare il gran Pittore , quando mefcolatofi in queft' affare , forfè con
Don Gioì induftriofo artifizio , e con voglia d'aggradire al Padrone P indifcretez-
spagn. Cor- za d' un fuo favorito Cortigiano , fece sì , che P alta rimunerazione , do-
tìg. e Favo> vutafi a tant' uomo, non più oltre s'eftendeffe , che a quel poco , che ol-
ritodelCar- tre aj neceffario alimento,a gran fatica potea effer fervito a lui per un'ab-
dm.BAgl.vtt biett0 veftjre di fua Perfona, oltre all'effer egli ftato forzato a perder quel
più
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: ~" ANNIBALE CA%ACC II           79
più che egli per avventura potea in quell' opera aver fpefo del proprio;
così V Arte ingannò P Arte , forfè così permettendo il Cielo, per efferfi il
Pittore in quella fua per altro lodevoliilìma opera con troppa lafcivia di
pennello fervito dell' Arte medefima , e mentre io per vergogna , che io
fento in me ftefso inquefto racconto, taccio la quantità dell'Onorario, con-
cludo colle parole dello ftelfo Autore, ove dicefale eftere l'infelicità del-
ia Corte de' Principi , e delle buone Arti , quando certi opprimono altrui
per avvantaggiare fé fteflì, e nel favore fi arrogano il tutto, fcacciando la
Virtù di Cafa coli' ignoranza , e coli' ardire , fin qui lo Scrittore. Ma a_.
cagione di fi ftrano accidente,tanta era la malinconìa, e la forza dell' ap-
prensione , che predominava il naturale dell* Artefice , che poco ne man-
cò, che non Io vedde il Mondo a fuo gran cofto allontanato affatto dal-
l' Arte per fempre , fé non che amore dell' Arte ftefla rintuzzando in lui
fi fatto penfiero, il forzò a tornare a'foliti ftudj , applicandoli a far diverfi
Cartoni , Ì quali faceva poi efeguire a' fuoi ottimi Difcepoli , mentre egli
s' atteneva dal pigliare a far opere in Pittura ; così ad inftanza d' Enrico
de Herrera fsce condurre all' Albano nella Cappella di S. Diego in S. Ja-
copo degli Spagnuoli , parte delle Pitture a frefco, fé bene non potè con-
tenerli di farne alcune di fua propria mano , fenza ufar Cartone ; e tali fu-
rono due Storie , cioè S, Diego quando giovanetto prende 1' Abito del Pa-
triarca S. Francefco , ed il Miracolo dello ftèflb S. Diego di cavar fenza_*
lefione il Fanciullo dal forno ardente, e l'altre due Storie dell'Albano ritoc-
cò : fece anche il S. Francefco, e il S.Jacopo delli due de' quattro ovati, ed
ebbe anche parte il fuo pennello nelle Pitture fopra l'Arco di fuori, ov* è
la figura di Maria Vergine All'unta , è gli Apoftoli al Sepolcro ; mentre
il noftro Artefice aflalito da accidentedi Apoplefsìa ,impeditogli l'ufodel-
la lingua , ed in parte 1* operazione dell' intellètto, toccò a fare il refto a
Sifto Badalocchi altro fuo eccellente Difcepolo , il quale ancor poco pra-
tico del lavorare a frefco, poco faggio diede di fé nella Storia della Predi-
ca del Santo , che poi tornato Annibale alquanto in fé , ordinò che fi le-
vante , e fi rifaceflTe dall'Albano medefimo; inaquefti per rifpetto,che egli
ebbe al Gondifcepolo fuo; contento di ritoccare quell'opera a'fecco fecondo
gli fchizzi del Maeftro , altro non volle farvi di fua mano; diede però egli
fine alle due Storie grandi, ed all' altra lunetta di fopra , e fece vi altre ope-
re , delle quali altrove fi parlerà . Ed è da notarli, che la Tavola di detta
Cappella, ove vedefi il Santo in atto di raccomandare al Signore il figliuo-
lo dell' Herrera rifanato per voto da lui fatto di fargli fabbricare una Cap-
pella , la prefe a fare confidato nelle fatiche dell' Albano fuo Difcepolo ,
cioè che Annibale faceffe i Difegni , e Cartoni , e 1* Albano gli colorifie a
frefco ; ma troppo lunga cofa farebbe il far menzione di tutte 1' opere con-
dotte da quefto fublimiffimo Artefice , particolarmente in quefto tempo, nel
quale già fi trovano le medefime effere fiate molto accuratamente da altri
defcritte , onde a tali definizioni rimettendo il mio Lettore , feguiterò a_.
dire , come giunto che fu quefto degniflìmo uomo all' età di 49. anni ,
aggravato dalle fue indifpofizionì , e molto più dalla profonda malinconìa,
da cui ( colpa de' foftenuti travagli come dicemmo ) incominciò ad efifer
forte caricato , per configlio de' Medici , portatofi all' aria di Napoli , e
trat-
,
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go VECEN.lddlc$T4%niJelSEC. IVJal 1580.al 1590.
trattenuto vili per poco tempo,tornatofene a Roma nella più calda ftagione
afsalito da acuta febbre nel giorno 15, di Luglio 1609. con danno inefpli-
cabile dell* Arte , degli Artefici , e dei Mondo f diede fine al fuo vivere ,
e nella Chiefa della Rotonda giufta fua volontà , ove le Ceneri ripofano
del gran Raffaello , con nobii pompa di funerale fu il fuo Cadavero ripo-
fto. Monfignor Agucchi celebre Letterato per onorar la memoria del De-
funto amico , e ad ìnftanza d' Anton Carpacci di lui Nipote , fece alcune
belle Infcrizioni , V Originale delle quali fcrìffe il Bellori tenere appreffo
di fé , e doveva fervirne , una per ifcriverfi in un Marmo fopra il di lui
Sepolcro,il che poi non feguì, prima a cagione d' effere la cofa ftataman-
data in lungo, e poi per effere fucceduta la morte dello fteffo Antonio. Ma
perche fono a mio parere 1* Infcrizioni degmifime , perche in effe fi vede
efpreffo, quanto può dirfi in lodediquefto grand'uomo , mi piace copiarle
in quefto luogo , nel modo appunto che fono portate dallo ftefto Autore 5
cioè a dire inlìeme con alcune note fatte da quel Prelato nella carta fteffa
ov* elle furono dà lui fcritte, cioè .* Come che iofappia molto bene delle qua*
Ittà del Caracci defunto
, tentai feri d' efprimerle in uno Epitaffio con le due prin*
ctpalt
, non pregiudicando però aW altre.
Z>,                 0.                 M.
Annibali Carraccio Bononienfi
Ficlàri Maximo.
Qui in fingcndis Animis 5 fenfibufque exfrimendis
Qloriam Benicilli auxit.
Oferibm fuis cuw estera omnia tum in frimài
Venuftatem&gratias contulit.
Quas admirari magis qttam imitari Artifice$
fojfunt.
Antonius Carraccius Batruo incomf arabili
«
            1
Dopo che io V ebbi fatto, venne da me quefty Antonio fuo Hipote -, a cui amen»
do efpreffo il fenfo
, mojlrà che gli piacele , ma nondimeno anuria voluto, chi*»
non fi fofle detto niente in particolare y ma moftrato più toflo che egli foffe ee~
celiente egualmente in ogni cofa
, perche in vero non fi fa ben difcernere in qual
parte egli foffè migliore
, ancor che nelle due predette , che fono difficiltfftme , e
nella feconda
, che fu propria dy Apelle , egli avanz,affe ognuno . Si confiderò an»
cor a, che nfpetto alla grandez.'&a della pietra
, forfè fana riufeito troppo lungo,
e lo ridufft nella feguente forma.
Z>.                 0.                 M.
Annibali Cagnaccio Bononienfi
Timori Maximo.
Jn quo omnia Artis fnmma
Ingcnium ultra Artcm fuit
Antonim Carraccius Battito incomf arabili.
E perche
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ANNIBALE C A\AQ CI.          81
E perche fi trattò nella noftra Accademia di S. Luca di far ifcolpire nella Ro-
tonda quefta Inferitone ultima
, a lato quella di Raffaelle, «vi aggiungemmo quef*
ti pochi «verfi.
Quod poteras homìnum qti«vos effingere «vultus
Annibal heu citò mors invida te rapuit.
Finxijfes utinamte
. mors decepta Sepulcro
Clauderet efftgiem. «vi«vus & ipfe fores
.
Fin qui le note di Monfig. Agucchi ; ma non potè V accidente della mor-
te d'Antonio far fi , che a lungo andare il pregio d* una pubblica , e glo-
rìofa ricordanza , dovuto a quefto degniffìmo Artefice , rimaneffe fepolto ,
cóncioffìacofache dopo il corfo di 6$. anni dico P Anno 1674. effendo più
che mai viva la fama di lui nella mente degli uomini grandi , tale vi fu
che in un tempo fteflb, e ad Annibale, ed al gran Raffaello per entro il gran
nominato Tempio della Rotonda , fece a fue fpefe adattare i due depofiti,
di che appreflb ragioneremo ; e fu quefti'il tanto celebre Pittore Carlo Ma-
ratta , onore ne' noftri tempi de' Romani Pennelli, il quale fece apparire-/
in proporzionata diftanza dal fuolo , in luogo affai godibile i Ritratti di
Marmo dell' uno , e dell' altro , ed appreflb a ciafeheduno la fua Inflizio-
ne , e quella che fu appofta al Depofito d' Annibale è la feguente
d.           o.           m.
. Annibal Caraecius Bononienfis
Mie eft              ,,.;                          !f
Raphael* San&io Urbinati                                     y
Ut Arte Ingenio fama. Sic Tumulo \
«>fj                                                            Proximus.
iti                               Par utrique funus & Gloria
Difpar fortuna. '                 • ,
Mquam «virjuti Raphael futi* , , ,
Annibal iniquam
Decefpt die XXV. Juìij
A. MDC..IX. <ztat. XXXX1X.
* "                                                                       _                                ■*.
;i Carolus Marattus fummi Pittori $ nomeri é* ftudia
r-V
                                            . •■- Golem* "1
»>\7                  P.A.M.DC. LXXlifl         r /.
."à; S Arte ma *vi«vit Natura , &*vfa}it in Arte }
Mem
, Decùs - & Nomen ; reterà mortis evaèpl
i ;f u Annibal Càracri veramente infigniffirno nell' Arte dei Dilegnò, e della
Pittura e quegli a cui deefi la glòria-d? aver tali belle faculfadi rèftituite
alla lor'prinm nobiltà', è^andezza , eorfcròfuflTecòfache iutiero. le mede-
fime nel fuo tempo, per la,marteanzà de* gran Maeftri dello Stato?Veneta,
non poco decadute, e pare che a lui propriffirnameritè fi convenga il.belP at-
tributo ci' aver trafcelto , ed irifieme accoppiato in gran parte^il vago , é*>
L                                        natu-
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8 2 DEC EU I della TA% III. del SEC. IV. dal 15 8 o. al 15 9 oi
naturaliffimo del Coreggìo, e'1 colorire di Tiziano , d'eflere ftato vero imi-
tatore di Raffaello, che fu il Tuo diletto , fé non quanto ne migliorò V in-
venzione , facendoti proprio tutto ciò , che rilulfe in quel fovrano Artefice ,
appartenente allo fpirito , e alla vivezza delle figure ; e quegli finalmente
che feppe ftudiare con profitto P opere del gran Michelagnolo , imitandolo
nel belliffimo , e più naturale , cioè ne* maravigliofi ignudi della Volta di
fopra, lafciando quei del Giudizio, ne1 quali il divino Artefice volle efpor-
re ad ogni Profeffore dell' Arte unVefemplare perfetto de' mufcoli in ogni
fcorto, e veduta; e però fi tenne alquanto più colla Notomìa, ftudio infom-
ma, che fino al tempo d' Annibale non era riufdto di faper fare a niun* al*
tra perfona , onde poteffero di nuovo avverarfi i vaticinj dello fteffo Miche-
lagnolo, cioè che quella fua maniera averebbe prodotti molti goffi Artefici,
e par che P aver detti molti, e non tutti, fuife ftato per dar luogo al noftro
Pittore di poter in fé ftefìfo eccettuare tale fua proporzione, ficcome feguì ;
ed avverta il mio Lettore , che io diedi ad Annibale Caracci P attributo
fra gli altri d' aver in gran parte dato al fuo fare il vago , e naturaliffimo
del Coreggio, ed il colorire di Tiziano, e nondiffi in tutto, per la differen-
za, che refta fempre fra le dette eccellenti qualitadi de'primi, e quelle del
fecondo, effendo anche quefto il parere d'uomini grandi nell'Arte, fra'qua-
li avvene alcuno , che così difcorre ; le belle Idee delle Pitture d' Anni-
bale hanno quefto di proprio di non difcoftarfi punto dal naturale , e dal
vero, ciò che particolarmente moftrano quelle della Gallerìa Farnefe. Chi
quefte cofe ora fcrive,trovandoti in Roma per altro affare,e condottovi da
alcuni Cavalieri intendentiflìmi di quefta fua Patria , domandato del fuo
parere , altro non feppe dire in rifpofta , fé non d* aver veduto Raffaello
Sa Urbino riftampato coli' aggiunte , intendendo fotto nome di Raffaello
il miracolo di queft* Arte , tutti gli altri Maeftri ftati avanti Annibale , ne
io ardirei notar qui tal concetto , fovvenuto a me fteffo fé io non fapeflì
aver ciò detto , ben che con altre parole avanti a me il celebre Pouflino,
cioè che Annibale ne* partimenti della Gallerìa avendo fuperati tutti i paffa-
ti Pittori , aveva anche fé medefimo fuperato , non avendo mai la Pittu-
ra efpofto agli occhi oggetto più ftupendo d' ornamenti , e che le favo-
le confeguivano Punica lode, d'effer li migliori componimenti dopo Raffael-
lo ; ma quantunque egli fi vedette dotato dal Cielo di così fublime virtù ,
non ne fu per quefto ne punto , ne poco , gelofo, fi che non amafle di co-
municarla tutta a' fuoi fempre diletti Difcepoli . Verfo i quali da Raffaello
fino allora non fi trovò Artefice , così di fuo fapere liberale , quanto egli
fu , onde maraviglia non è , che dalla fua ftanza ufciffero tanti gran Macf*
tri , e fra efli più d* uno che è ftato poi capo di Scuola , come a tutti è no-
to ; infegnava loro i precetti dell' Arte non colla voce folamcnte , ma colla
mano levandola bene fpeffo , fenza eflTerne punto ricercato dal dipignere^
per ritoccare , e ridurre a bene eflere le Pitture de' fuoi Difcepoli , ed era
folito prenderne oceadione, e dalle Pitture de* buoni , e da quelle de* cat*
tivi Maeftri di far lezioni fenfatiffime, per loro infegnare a fuggire gli errori ,
ed attenerti all' ottimo , per lo quale acquiftare , ficcome egli praticò in fé
fteflfò, così volle che praticaffero i fuoi Difcepoli, cioè a dire , che tutti
intenti a'buoni ftudj fi teneffer lontani da ogni oftentazione, particolarmen-
te nel
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te nel veftire ; ed una volta occorfe quefto eafór, Andp da lui un Giovane,
di buon garbo, ftatogli raccomandato1, acciò gli deffè luogo in TuaScuoIau,
il che egli molto volentieri accettò. Pregollo 3 Giovane di qualche Difegno
per ricavar per fuo ftudio : ma Annibale , che aveva fcorta in lui una,mol-
to affettata attillatezza nel veftiré, einell portar del gefto, e della perfcna?,
partitoli per un poco da lui , e ritiratoli nella Tua Camera il ritralTe fopra
una carta in modo affai ridicolofo, poi diedelo al Giovane-, che vergognan-
dofi forfè di fé fteffo , fenz' altra correzzione s' emendò del fuo^difettoi. Con
tutto che Annibale fuffe affai predominato dalla malinconìa , feCnondimé-
no deditiffimo alle facezie, e burle v e per ordinario usò, per-far grata Tua
converfazione, di mefèolarle anche fra' difcorli più ferj, in modo però, che
lefteffe baje , come partorite da un ingegno fpiritofiflìmo, ed accompagna-
te con tratti d'un' eccellente giudizio, non perdevano appreffogì'intenden-
ti la: qualità di cofe molto fenfate , e maffime quando quefte, tendevano al-
l' emenda di qualche difetto ; e fra le molte che fi raccontano , e potrebbero*
raccontare, mi piace il dire, come una volta appiccatali fra certi fuoi fami-
liari una contefa , chi fra i due Poeti, Taffo , e Arlotto.fufte ftato maggiore
nelP Arte poetica, fu egli poi interrogato del fuo parere, e fu la fua rifpof-
ta , che Raffaello da Urbino a parer fuo era ftato di maggior Pittore , che-/
aveffe avuto il Mondo , con che volle graziofamente rimproverar a quei
tali lor goffezzà in volerfi ciafcheduho mettere a dar giudizio d' Arte non
fua. Soffriva mal volentieri di vedere Agoftiao fuo fratello-per l'anticame-
re de' grandi mefcolarfi con perfone1 di/più aitò affare che egli non era».
quanto ai natali; ed un giorno i}ua£ vergognandoli di lui , {piccatolo? cóiu
deftrezza per un poco dalla nobile converfazione , duTegli alP orecchio ;
ricordati'Agoftino cHe tu fei figliuòlo d' un Sartoì,. elafcìatolo fi mette ai*
difegnar fopra una carta la figura del pròprio Padre in atto d'infilar-T ago^
eia propria Madre colle forbici in mano , e. mando!lo ad Agoftino^ il qua-:
le fermo ne'fuoi albagioli penfieriiù vece, d" approfittar fi del cortefe avvifo ,
forte con lui fi fdegno , e fu quefta una delle cagioni, che egJi-^llafciaffe
in Roma , e fé ne tornaffe alla Pàtria .Ad un' ignorante Pittore, chemofv
trandogli una gran Tela,diceali di volerle dar di gefsó per poi dipignerla,
rifpoTe; oh quanto maggiore onore ti farefti fé tu prima la dipignefli 1 è poi
deffeli fopra di geffo. Traeva anche-materia di belliffimo Tcherzo, e'difare
altrui conofceré i propri corporali difetti dall' effigie degli uòmini j le;(juali
fu folito ritrarre in quél modo , éhe noi diciamo di colpii caricati Quattri è .
mancato chi affermi , che egli di tal bizzarìa TufTé primo inventore . ^ Di
fiinili Ritratti fece ;n Difegno molti, e molti9 che furono ne' fuoi tempi lo
fpaffo , e '1 traftullo di Roma , e dì fuetti avveneTra. gli altri un Libro ia-
tero , che venne in potere di :D.£leIio<Orfini Principe idi Nerola :tutti rìdi-
colofiflìmi tocchi di penna a maraviglia ,, é Torio anche accompagnati con.-
ingegnofi motti . Taiora-ancora asò far Ritratti trasformando i volti dèlie .
perfone in varieTQrmetìicQQfe-ìnanimate.y' fecondo I*.inclinazione f che ri-
conofceva nelle fifonomle^iComei.farebbe.a dire in figura"di pentole^4* or^
ciuoli , e fimìli : ma graziofa- coia fu quella, che gli occorfe col; Gavalier
Giuféppe d' Arpinó! y al quale ficcome ài Caravaggio troppo forte ^àveva.-
fcotuto il Capo là venuta a Róma de! Gàracci ^ e xie fuoi.. Avea, coftui
L 2                              fentà-
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«4 T>ECENJJèUa?A%lIlMSECJF.dal 1580.^/15^0.
fentito i qualmente Annibale aveva biasimata non fo quale Tua opera ^on-
de trovatolo un giorno da folo a foiose rimproveratolo alquanto, lo sfi-
dò a batterli coli* Arme .Allora Annibale dato di mano ad un pennello ,
fi gli difle , queft1 èT Arme mia, e con quefta ti sfido , con che mefse in
tanto penfiero P Avverfario, che la lite rimafe fubito beli' e finita.
K*Gltré a quanto detto abbiamo , dilettoli! anche il noftro Pittore dell' in-
tagliare all'acqua forte, ed al bulino ,e mandò fuori molte fue carte di ma-
ravigliofa bellezza ; refta ora che facciamo una breve menzione d' alcuni
de' fuor Difcepoli, dico di quelli, de' quali non damo per trattar più lun-
gamente in quefti noftri ferini -, pattandocela con un breve cenno degli al-
tri , de'quali fiamo per parlare altrove, e tali fono Lodovico Cartacei fia-
to fuo;'Maefirò, e poi nelle più nobili Idee di queft' Arte fuo Difcepolo ,
al par d' ogni, al tro ,< Agoftino fuo Fratello , Antonio fuo nipote , Fran-
cefco; Albani,, Guido Reni y Domenico Zampieri , Giovanni Lanfranco ,
ed altriv >:> . > "n.-^v; J: ■ ■* v;             .eli                                      - i.bn-; n:ì
-i Anton Maria Panico Bolognefe ftudiò apprettò ad Annibale fotto la pro-
tezione di Mario Farnefe , e riufcì buon Pittore ,-eeonciofuflecofache egli
avejfe per qualche tempo ftudiato apprettò al Calvart ) /u poi ciò non of-
tante fi buono imitatore di quefta nuova Scuola , che1 dicefi , che una fua
Pittura d' un S. Francefco fufse per configlio dello fteflò Guido Reni man-
data a Venezia per di mano propria d'Annibale. Seguitò il Maeftro a Ro-
ma -ove poco fi trattenne ; poi ritiratoli a Farnefe nel Territorio di Caf-
tro molto vi operò, e accafatovifÌ! vi fermò fua ftanza l Furon 1' opere di
coftuirin tanta ftirha, e tanto rimili a Quelle d' Annibale, che molte,tolte
da' ^pubblici luoghi, furon portate altrove , e mettevi in cambio,o le copie ,
o altre moderne Pitture. Fra P altre' più belle opere del fuo pennello fi con-
tano , una Cappella dipinta a Barbarano ; una Tavola a olio nella Cap-
pella del Santifs. del Duomo di Farnefe , ed altre in detto luogoi.n
Innocehzio Tacconi, oltre all' elfere Difcepolo , fu anche ftretto parente
d* Annibale. Per gran tempo in ajuto, e Compagnia operò in Roma , parti-
colarmente nella Madonna del Popolo nella Cappella de' Cerali, nelle vol-
te della quale fopra l'Altare fece tre ftorie, cioè quella dell' Incoronazione
di Maria fempre Vergine , quella dell' Apparizione di Crifto a S. Pietro
eolIìaiCroce in ifpalla ^ e quella del Ratto di S. Paolo, fino al terzo Cielo ,
tutto:-però con Difegno deirMaeftro fuo. Dipinfe a frefco nella Ghiefa idi S.
. Sebafeiano Martire la Tavola dell'Aitar Maggiore il Crifto in Croce, Final-
mente-in, età non molto gìràve ^ fuori di Roma , in luogo ove , o per caufa
di ftìpumore malinconico ,] e poco amico di converfare , o per altra qualfi-
futte cagione erafi ritirato , fu colto dalla morte . M oH-fu.:.. ì 3 , <: -, ?
Mu anche^parto delP Accademia , e della Scuola dV Annibale Gio: Paolo
Buoncònti famiglia ragguardevole , e ricca , che dell'Anno i$&òJpotio dal
Padre appretto al Pafierotti , poi col Càrracci fece grandi ftudj nel!' Arte .
Quefti affai cofe condurle; di fua mano , che veggonfi in Bologna apprettò i
privati Cittadini, e di bella maniera^ cheimoftrano fua grande intelligenza,
Fu ianchè profeffore di, Mattematiche% -d' :Àrchitettura re Profpettivaf, tèbbe
granjpratica dell' ignudo ; Giunfe ad effere Principe dell-Accademia di fua
Patria 9&6t quegli, acui dovendofi dagli.Accademici fare il tantoirónoma-
->insì
                                                                                       to fu-
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.. ,4 N,NI-BA L E.xMQ A %AC €*,::: ÌQl #f
to funerale d* Agoftin Caracci , fu data P incumbenza di; farne il peflfiéfo^
e '1 Difegnó , come che fufle egli quantunque Giovane molto da tutti i;Pro«»
fefTori riputato d' efquifita efattezza nell* operare , e d'intelligenza profana
da • e fu colante opinione , che egli per le fatiche intraprefe nel Codisfar
ire alle fue parti in onore di quei grand" uomo, aggravando in una fuaperti-
naciflìma indifpofizione, giungetTe di mal di tifico a finire fua vita, ut > ,?i
Della ftefsa Scuola ufcì Piero Pancotto , di cui mano fi veggono, le jPitr
ture a frefco fotto il Portico di S. Colombano, ed alcune poche a olio nel-
la Città di Bologna, a. bb Clg :.[
                                  -^.vVirK/ì ten
Pietro Facini anch' efso DifcepolodV Annibale , erafi già condottò in* età
molto avanzata, fenzaoche mai a niuno, ne pur minimo penderò defse luo^
go nella! fua mente, di farfi Pittore ^ quando capitato , non fo come , nella
Stanza deì'Caracci ,*eÉendo ftato da uno di loro, per folti fine di farri beffe
di lui, ritrattò in Bifègno ,? in quel modo , che noi poc' anzi dicemmo di
colpi caricati , odi caricatura nelle più ridicolofe forme , che immaginar
fi potefse, tanto s?àccefe di defio d' una piacevole vendetta, che cosi come
era affatto allo fcuro in ogni cofa appartenente a Difegno, dato di piglio ad
un carbone incominciòiancor efso ad aggravar fua mano in profilo de' volti
de' fuoi dileggiatori :-y è così bene gli venne fatto, che non folamente fu a_.
tutta quella allegra canverfazione oggetto di maraviglia, ma feppe muover
1' animo d'Annibale , che ben conobbe da lungi a qual fegno di.riufcita lo
portava il fuo naturale, che forte il perfuàfe a darfi agli ftudj della Pittura.
Fecelo egli, e benprieftò, v'operò, per così dire ^miracoli di profitto; tanto
che Annibale ftefso, quafi di lui ingelofito,ebbe a dire, che molto avrebbe
egli potuto darli da penfare , fé 1' operar fuo non fufse ftato più di genio ,
che di regolale fé aquefta egli avefse, più che alla bizzarrìa del fare ^adat-
tati i proprj ftudj, e andò tant' oltre la cofa , che il Facini abbandonata là
Scuola del Caracci, ritiroffi ad operar da fé ftefso, e quei che è più aperfe
a concorrenza di quella del Caracci una nuova Accademia, onde furon poi-
fra quefte due, partorite, e nutrite grandifsime difcordie, e tante male con-
feguenze ne feguitarono , che fu per portarli la bifogna fino al termine di
morti, d' uomini, ne io fto.qùi a dirne il proprio ; perche tròppo lunga cofa
farebbe . Quanto all' opere del Facini, dico che furono molte , fra le quali
e la Tavoladel Martirio di S. Lorenzo in S. Giovanni in Monte ; un' altra
per la Chiefa di S.Franeefeo, una per S. Domenico; un' altra per la Ghie-
fa di S. Antonio alla Cappella*de' Landi, e la Tavola della Prefentazione^
di Maria Vergine ài Tempio , per li Frati Scalzi fuori di Stra maggiorai>t
Nella Chiefa de" Servi fu pofta eziandio uria fua molto bella Tavolai deD
V Afsunzione dell' iftefsa Vergine , e neil* Oratorio del buon Gesù una (ì*
mile della Nonziata .Altre.molte opere condufse , cheefpofte ai pubblico
per entro la Città di Bologna fi godono da quei Cittadini, e non è mancato
anche fra"Profefsori dell'Arte , chi alcuna di efse abbia creduta opera del
pennello ftefso d' Annibale f,e< certo che fé non fufse ftatà in quefto Pittore
qualche fenfibile mancanza snella correzione del Difegriò-, 4* errore di chi
avefse creduto V opere fue per opere del fuo Maeftroyi farebbe ftato degno
d* ogni fcufa *, perche, per altro fu rnaravigliofo il ftlò Colorito ,( grande la_-
fua invenzione , bizzarre, e rifolute le fue attitudini, e Parìe dèlie fueTef-
te
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m DEC'EMI.dellaTM^III.del SEC IV. dal 1580. al 1590.
te «ripiene per lo più di grazia, e gentilezza . Diede finalmente quefto Ar-
tefice termine al viver fuo P Anno 1Ò02. in iftafb di buone ricchezze di fuo
patrimònio , ed acquiftate col merito di fua virtù. Rimafero fra' Tuoi Di-
fcépoli Annibale Cartelli ', che feguitò la maniera di lui , Bernardo San-
glovanni . Gio: Maria Tamburini, che poi s' accolto al modo di Guidò Re-
ni e fu buon Profpettivo, e con intaglio del Gu^t,diede fuorlalcuneSto-
riette, nelle quali voile rapprafentare tutte P Arìi.
Lattanzio Mainardi di quefta Scuola , detto aitriraenti Lattanzio Bologne-
fe, nel Pontificato di Sifto V. operò nella Sala del Palazzo ih Laterano , e
nella Cappella dello fteflb Pontefice in S, Maria Maggiore ..,;■nella Cupola
dipinfe un Coro d'Angeli, ed alcune Sibille ne'triangoli ; fopraiii Depófito
dell© fteflb, fece altresì alcune belle figure,, ilccome nelle Gappellette:.,e_->
nella Sagreftla*; Operò nel Palazzo Vaticano > maquefte tali opere inocca*
(ionedi nuova fabbrica furono mandate a terra . Dipinfe in S. Maaua de' M'ori-
ti nella Cappella della Pietà la Flagellazione del Signore, e più, e meglio avreb*
be operato, fé morte.non avefle troncato il corfo a'Tuoi giorni nel ventali?
mo fettimo anno di fua età . , ■,;
                   ., ,v o          ! uLì;"'
Vincenzio, Anfaloni fu pure di quefta Scuola pe-di coftui veggonfi Pittu-
re nella Cappella de* Fioravanti in S; Stefano di Bologna , e la Tavola di
Maria Vergine con più Santi nella Cappella de', Buonfigliuoli nella Chiefa
de' Padri Celeftini. ,n t '. <■:■■■ ;...
           /.:vc -:-J. :, /•>-' i\rj>' -s,..
Ufcitono anche dalla Scuola d'Annibal Carracci due bravinomi Giovani.
Il primo fu Siftó Rofa Parmigiana, allevato in Cafa d' Annibale , il qùal
Ròfa;condótto dàjRoaaa a Bologna dà Don Gio: Batifta Carracci, già ave
vai&ltp tanto profitto in Difegno, che s' era fatto conofeere pè U più eccel-
lente. Giovane, che avefle Roma^ in fuo tempo, tanto che lo fteflb Annibale
folea dire y che il Rofa. difegna va meglio di lui fteflb ; quefti accoftatofi a
Lodovico Carracci ornai vecchio feguitò P applicazione alla Pittura ; nella
quale portato da un fuo fpirito veemente fece fi , che talora l'opere fue,più
a quefto, che allo ftudio, e diligenza attribuire fi poteffero; Te n'andò poi
a dipignere per la Lombardia , .ed. a Reggio fe.cefi grand' onore -jc.
Il fecondo fu Antonio Garacci figliuolo di detto Lodovico , che .dopo la mor-
tfétìdj Annibale lafciato il Maeftro , e parente , fé ne tornò a Roma , ov<lj
diedefi aftudiare leicofe più belle,se frequentando infaticabilmente queir Ac-
cademie, diventò poi queL valent' uomo, che noi fiamo per dire .
Goftui fotto la protezione di Michelagnolo Cardinale Tonti fu in Roma^
adoperato in lavori onorevoli,. ed a fequifizione del medefimo dipinfe nella
Chiefa di S, Bartolommeo nell' Ifola fua titolare alcune Cappellette , una
delle quali a man fmiftra è dedicata a Maria Vergine, un'altra alla Paflio-
ne dì Noftro Signore. In una; a* manrdeftra dedicata a S. Carlo Borromeo ,
dipinfe egli pure, afrefeo ; e.quetìa riufeì di gran lunga migliore delle pri-
me . Vi colorì, anche! la Tavola, ,i ove vedefi il Santo in ginocchioni ,; au,
cui pèt efler vivo altro non manca, che la voce, ed è quefti figurato nell'at-
to jd';ammini{tr$refjlf Sacra mento dell'. Eucariftia agli appettati ! j e veramen-
te ^&tQÌn quefta^opera, quanto in jquella , che fi vede di fua mano nella-,
pa^ritejjoppoitapelili.volta , fecefi Antonio;conofeere degno erède dell'ot*
tWP gtìfttf 4£- bracci, Ebbe a dipignere ancora nel Palazzo Pontificio Qui-
■■)'?                                                                                                                                    rinaie
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t«f N NIVALE CA%ACCI.            87
tinaie, 0 vogliam dire a Montecavallo, non lungi dalla Sala della Cappel-
la di Papa Paolo V. un fregio, e col celebre Guido Reni, dipinfe per entro
la Cappella medefima nella Storia laterale , ed oppofta alla fineftra , e co-
lorì alcune Virtù nelle Pilaftrate. Fu eftrema difgrazia di quello valente Gio-
vane P eiTerfi accafato in quella Città con una certa Rofanna Leonia Mef-
finefe, Donna di maravigliofe bellezze, perche dall' amore di lei fu prefo fi
forte, che col poco rifparmiare fé ftefìfo, aggiunto alli sforzi fatti per P ac-
quifto della più alta perfezione nelP Arte , in breve cadde in una tal forta
di male , che oltre all' emaciazione del Corpo , e quali totale avvilimento
delle corporali facultadi, riduifelo, come flordito. Configliato poi alla mu-
tazione delP aria , e perciò portatoli a Siena , tanto vi peggiorò a cagione
della fottigliezza dell' aria , che convennegli tornarfene a Roma , dove in
breve fini la vita, e ciò fu del Mefe d' Aprile nella Domenica delle Palme
dell' Anno 1618. fu fua morte pianta da Guido Reni , come noi fogliamo
dire a caldi occhi , e fu fentito affermare , che nella morte di quello valen-
tiffimo Giovane fuflfe rimafo eftinto il gufto Carraccefco .
Reflarono più fue opere non finite , ed un belliffìmo Quadro d'un Giudi-
zio , che poi venne in mano dell' Abate Gavotti.
Lionello Spada , nato nella Città di Bologna intorno alP Anno IJ7°- fu
anch' elfo della medefima Scuola. Quelli nelP aprir eh' e' fece gli occhi al-
la luce , fu accolto da tanta povertà , e miferia , che fembra cofa al tutto
imponibile P intendere com' ei potelTe mai farfi valente in un' Arte , che^
maggior nemico non riconofee , che il bifogno, e quello maflime ne' prin-
cipi , quando altri rimoflb ognuno di quei penfieri, che recano a chi che fia
e follecitudini per lo corporale foftentamento , dee darli tutto a lunghiffi-
rni, e faticofi ftudj di quella, ma perche nulla è difficile a chi vuole , e gran-
difìima è la forza dell' amore , non fu ad eflò imponìbile ; e per dir qual-
cofa delle miferie de' fuoi anni più teneri, elle furon tali, che ben fpeflb con-
vennegli domandare per carità a qualche amico, o conoscente fcarfo foccor-
fo per vivere un giorno, il quale poi tutto impiegava in difegnare . E perche
non fempre veniva egli a trovar tanto , che ballar gli poteffe , era neceffi-
tato ad occuparli in qualche umiliflimo, ma però breve lavoro , che non to-
gliendo a lui P ore più neceflarie al fuo virtuofo aflunto , tanto veniflegli a
fruttare , che a ciò gli baftafle ; come fu per efempio il fonar le Campane^
nelle prime ore della mattina, ed altre a quelle fimiglianti cofe . Ma la na-
tura , che a pena formatolo P aveva gettato in braccio alla neceflìtà , non
gli era ftata però tanto feortefe , che non 1' avelie fornito non pure d' un
buon genio, e capacità per le buone Arti, ma eziandìo d' un cervello acu-
to , concettofo , e faceto , col quale , mentre egli maliffimo in arnefe della
perfona , anzi poco meno , che fcalzo , e ignudo ; nella Scuola de' Carac-
ci , era P oggetto delle rifate, e deT motteggi de' Maeflri , e de' Condifce-
poli , fapeafi così bene fehermire con argute , e frizzanti rifpofte , Che non
folo non ne perdea , ma facea fi , che la burla cadeva fempre addoflb a*
burlatori ; tanto che non andò molto, che in amore , ed in gran compiaci-
mento di fua perfona cangiarono" le burle ftefle. Trattennefi in quella Scao-
la Io Spada qualche tempo , parte ftudiando , e parte macinando i colori ,
cofa che egli avea per avanti fatta nella ftanza del Ballione i poi per defi-
.derio
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|                                 88 DECEKIJellàTJ%.IIldel SEC'.IV.dal 1580. al 1590.
derio di metterò" in iftato da poterfi alcuna cofa guadagnare , per alquanto
meglio mantener fua vita , rifolvè di darfi alla quadratura , ed al chiaro fcu-
ro, come cofa più fpeditiva, e per tale effetto s' accoftò al Dentone valen-
te in limile facoltà . In quefto tempo era tale la mefchinità dello Spada, che
non potendo pagar le dovute taffe all' Accademia, per potervifi portare con
gli altri a ftudiare il naturale, fece patto col Dentone di (tare egli fteffo al
naturale a lui , a cui non mancava il bifogno d1 imparare a fare le figure ,
e che doveffe il Dentone fpogliarfi altresì per iftare al naturale ad elio , e
durò la cofa per un pezzo , finche i naturali dello Spada incominciarono
ad apparire fi corretti , che fervivano allo fteflb Dentone per efemplo , ^j
fparfafene la voce , incominciò lo Spada ad effer' adoperato in far figure.
Fu la fua prima un S. Michele Arcangiolo fopra la porta della Chiefa di S.
Michele de' Leprofetti. Dipoi dipinfe due facciate d' una Cafa di cantona-
ta verfo la felciata di S. Francefco , e moltiflìme Architetture , e Profpetti-
ve , colorì in diverfe Cafe , Palazzi , e Monafteri , tutte molto belle , che
per brevità fi lafciano di raccontare . Diedefi poi a colorire a olio , e nel
Refettorio del Collegio Montalto fece una bella Storia d' Abramo , nella
Chiefa de' Poveri una molto lodata Tavola , ov' è Maria Vergine , S. Do-
menico, e S. Francefco; innamoratofi poi della maniera di Michelagnolo da
                                        Caravaggio , a pofta fi portò a Roma , a lui s' accoftò , ed anche feguitol-
Jo a Napoli , e poi a Malta , ove fece il Ritratto del Gran Maeftro. Tor-
natofene alla Patria , dopo avere fatto acquifto di denari , cambiati gli an-
tichi ftracci in un affai nobile veftito, ornato il collo, e 'l petto d' una ricca
Catena d' Oro, fé non quanto fuo disadatto portamento, anzi che un Gen-
tiluomo facealo parere , un qualche Bargello di Campagna , o altro fimile
perfonaggio ; ebbevi, a dipignere molti Quadri di quella maniera Caravag-
gefca , che fortiron d* aver luogo per entro ragguardevoli Gallerìe, e creb-
be tanto nel concetto d'ognuno, anche ben intendente dell'Arte, che in bre-
ve furongli date a dipignere due parti del famofo Cortile di S. Michele in_»
Bofco, a concorrenza dei Mafsari , del Brizio, e del Caccedone . Rappre-
fentò in una quando S. Cecilia dentro la propria Cafa è prefentata alle fiam-
me, e nell'altra quando S. Benedetto con fue orazioni libera un Monaco ra-
pito dal Demonio. Chiamato a Ferrara, e a Modana molto operò a frefco
per le Cafe di quei Cittadini. Portatofi a Reggio dipinfe nella Chiefa della
Madonna a.concorrenza del Tiarino più Iftorie della Sacra Scrittura , tut-
te alludenti a' gran pregj éella medeiirna , e tutta la Cupola , eccetto al-
cuni chiarifcuri , che furono opera de' pennelli di Tommafo Sandrini Bref-
ciano Pittore , noto in quelle partì per lo talento, che ebbe in fi fatto mo-
do di colorire .Tante in fomma , e tali furon V opere , che ebbe a fare
lo Spada per quell' infigne Tempio, che ebbe per bene V aprire Cafa, e Scuo*
la in quella Città , in cui con fua famiglia più anni fi trattenne. In Bolo-
gna nella Cappèlla , ove le Sacre Ceneri conferyanfi del Patriarca S. Do*
menico, dipinfe la gran Tela » nella quale, a concorrenza del Tiarino rap-
prefentOfil Santo in atto di far ardere i Libri Ereticali. Fu poi chiamato
i
                                        a Parma da Ranuccio , pei- cui ornò di belle Profpettive una Sala del fuo
I                                       Palazzo , ed uri magnifico Teatro , per le quali operazioni ebbe non fola-
mente nobile onorario, ma guadagnò a fi alto fegno l'amore di quel Prin-
cipe ,
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Jl NNltALE CA\ACC1.        %9
dpe , che neffuna grazia domandavagli poi , che tofto non fé ne vedette^
efaudito, e per fé, e per altri, eziandìo fino a liberargli dalla morte ftefiTa. Ar-
rife fi fattamente a queft' Artefice la fortuna in quella Patria , che fino ad
imparentarli con Nobil Donna il conduffe. Di che, e d' ogni altro fuo già
acquietato fplendore , e per iftima , e per lode , e per fuftanze forte inva-
nito incominciò a difmettere V alfìduità nell' operare , ed in quel cambio
a fpendere fuo talento in far da Poeta , e da Aftrologo , nell' applicazione
alle Matematiche , ed alla Chimica , e fopra tutto in far del bel cervello ,
ad altri fervendo ora di traftullo con fue ridicolofe fi , ma ftravaganti buffo-
nerìe , a cagione delle quali farebbefì trovato talora in iftrane brighe, fé il
xifpetto, che portavafi al Duca non glie V aveffe rifparmiate . Ma per lo mi-
fero Lionello mutoflì poi tutta in un tratto la Scena ; mercè , che morto Ra-
nuccio inafpettatamente, morirono per lui le carezze, e le fperanze altresì ;
perche trovandoli d' avere per poca prudenza infieme coli' affetto del Duca
guadagnato V odio del Cardinale fuo fratello, egli rìmafe il Berfaglio , e M pun-
to dove andarono poi a battere i difpregj , e le derifioni d' ogni perfona-»,
ond' egli divenuto a tutti, e fino a fé ftelfo odiofo, e fpiacevole, fatto po-
vero e pufillamine , perfe tanto-di fuo valore nell' Arte, che da indi in-
nanzi apparvero le fue Pitture, come fatte da giovane Scolare, ne valeva^
in lui per ripigliar feftefifo 1' dftrema neceilìtà, in cui s'era ridotto per lo
troppo fidarli, che fatto aveva della prefente fortuna , fenza punto penfare
all' avvenite , perche egli coir attender continuo , che egli avea incomincia-
to a fare fino da' tempi del Duca a1 divertimenti, che poc' anzi dicemmo,
erafi tanto infingardito , che non potea più operare cofa alcuna , onde gli fu
d* uopo r allogare due fue figliuole miferamente , ed in ultimo moriffi iru.
braccio di fua antica povertà , e neceflìtà , e ciò fu agli 17. di Maggio 1612.
Fu veramente lo Spada , in ciò, che all' Arte appartiene , Pittore degno di
quella memoria, che fecer di lui il Marino in varie fue Lettere, e Compo-
nimenti Poetici, e molti Scrittori di cofe appartenenti all' Arti noftre ; con-
ciofulfecofache egli riufciffe coloritore eccellente , e di gran forza , e rilie-
vo , e più corretto in Difegno del Caravaggio ftelfo , di cui egli feguitò la
maniera , Profpettivo ne' fuoi terrai , quafi fenza pari , ed in altre appar-
tenenze della medefima Arte m. • lodevole .
Fu Difcepolo dello Spada Pietro Defani , nato in Bologna l'Anno IJQJ.
che feguitatolo a Parma , e poi a Reggio , gli fu in ajuto nell' opere , ed
anche molto v' operò da per fé in diverfe Chiefe , e Palazzi , e nella fua-.
Patria ancora a olio , e a frefco fece molte cofe , nelle quali moftrò affai
buon Difegno , e finalmente del 1657. finì fua vita * Ne* tempi pure dello
Spada , e talora in fua franza trattennefi un certo Villanello goffo per na-
tura ; folamente per poter dire d'effere fuo Difcepolo, quand' egli veramente
di Pitture altro non ebbe , fé non quanto fua naturale femplicità gli fece cre-
dere d' effer tale , e fu quefti quel Giovannino da Capugnano , di cui fi
raccontano le tante ftrane feiempiataggini , con cui fecefì il traftullo , e lo
fcherzo delle ftanze d' ogni Pittore de' fuoi tempi non pure , ma de' pre-
fenti , e de' futuri ; mentre fue fpropofitate Pitture fi confervano . e fannofi
anche'pubblicamente vedere fino nelle Gallerìe de'Grandi, per dare altrui
materia di tanto rifo , quanto fen merita il confiderare la ftrabocchevoliflìma
M                                   loro
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DECEN. I. della TA% III del SEC IV. dal 15% o. al 1 5 pò;;
loro bruttezza, pofta a confronto della bellezza dell* ammirabilifiìrrie de'gran-
di Maeftri , di cui effe Gallerìe fono abbondanti.
Gio; Batifta Viola , nato in Bologna del 1576. ebbe anch' elfo i precetti
dell' Arte nella Scuola d' Annibale Caracci ; quefti pofto da fanciullo air Ar-
te del Barbiere , diede tali fegni di fuo genio alla Pittura, che moifero An-
nibale ad operare, eh' egli tolto a quel baffo meftiero a quella s' applicaffe ,
e fattovi buon profitto , voltò l'animo a colorir Paefi , animato, ed ajutato a
ciò dall' Albani , col quale fi portò a Roma , e mediante fuo maritaggio
colla madre della moglie di lui , anche gli divenne parente . Seguitò egli
dunque in effa Città di Roma a fare i fuoi Paefi in fu la maniera de' Carac-
ci , e V acquiftò gran credito t onde moltiflimi ne condufle per Signori, e Prela-
ti . Nel Giardino del Cardinale Lanfranco , poi del Cardinale Pio preflò al-
la Pace due ne dipinfe affai grandi a frefco , e nella Vigna del Cardinale^
Montalto fra 1- Uiminale , e P Efquilino a concorrenza di Paolo Brilli ,
un' altro pure ne colorì belliffìmo. A Frafcati nella Villa Aldobrandina nel-
la ftanza d' Apollo ; altri ne fece vedere di fua mano , che per contenere^
in fé , fìccome tutti gli altri fuoi, un fare Pittorefco in fui modo Italiano, affai
diftante da quel fecco , che tenevano per lo più quei Paefanti Fiamminghi,
e tale in fomma, che molto bene fi confacea con ogni buona maniera de' Pit-
tori di figure, fu delle medefime adornato dal celebre Domenichino. Avven-
ne poi, che efTendo afcefo alla fuprema Dignità difommo Pontefice il Cardi-
nale Lodovifio , che fu Gregorio Decimoquinto , a cagione del ritrovarci
egli in iftato di grande domeftichezza col Cardinale Nipote , ne ebbe la ca-
rica di Guardaroba, e diede bando al dipignere, ma perche affai più de'pen-
nelli incominciarongli a pefar le fatiche,che a lui in Ci fatto meftiero giun-
fero del tutto nuove, la natura a quelle non punto avvezze ( fé pur non fu
vero quanto fi noterà in fine ) egli cadde fotto il pefo di graviffìma infermi-
tà , che in brevi giorni lo privò di vita , e ciò fu alli g. d' Agofto 1622. e
della fua età il quarantefimo fefto. Ebbe quefto Artefice , oltre ad un cor-
tefe modo di converfare, varj talenti, ed abilitadi, che lo renderono gratif-
fimo a'Grandi, e ad ogni nobile perfona egualmente , ed a'fuoi conofcenti,
ed amici, conciofiache, oltre al fonare beniflìmo la Chitarra, cantandovi fo-
pra all' improvvifo Canzoni , e ridicolofi ftrambotti di fua invenzione , fi|
(òpra ogni credere arguto , e fpiritofo ne' motti , e ad ogni propofito avea
facezie, e racconti da tenere allegro un Mondo, tal che in Cafai Lodovifi,
e particolarmente appreffo di Lavinia cognata del Papa , era venuto in una
famigliarità , e domeftichezza da non poterfi così bene efplicare. Ma perche
non fi vuol molto addomefticarfi col Leone , egli avvenne un giorno , che
il Viola , ufando V antica famigliarità col Cardinale, s' arrificò a proferire
una tale faceta parola , che ricevuta da quel Prelato [ che forfè allora ave-
va altro umore ] in conto di poco rifpettofa , o in altro fi fatto fenfo, ir!
fomma portagli da lui per avventura colla deftra , e prefa dall' altro colla
fìniftra ^ dopo averne il medefimo al Pittore dato cenno con trifta guarda-
tura , fecegli fare una [tal parlata , che penetrandolo fino al più vivo del
cuore, gli cagionò poi, e la malattìa , che detta abbiamo, e la morte, e così
dicefi, che non le fatiche della Carica, ma la poca avvertenza fua nel par-
lare , vizio folito degli fpiriti troppo faceti , e come noi fogliamo volgar-
; «                                   .                                                       mente
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rANNIZALE CM%4CCI.          9t
mente parlando dire, il troppo farfi di cala co' Grandi, defse cagione alla
fine del fuo vivere .
Baldafsarre Galanino , da alcuni detto degli Aloifi Pittore Bolognefe, fu
pure Difcepolo d' Annibale Caracci; quefti afsai bene inftrutto nell' umane
Lettere fi diede al Difegno, ed alla Pittura, e nel!1 una, e nelP altro mol-
to s' avanzò , come ben moftrano molte opere del fuo pennello , e parti-
colarmente una Tavola , che egli dipinfe nella Chiefa della Carità di Bo-
logna, ov'egli rapprefentò la Vilìtazjojie di Maria Vergine a S, Elifabetta,
che tanto piacque , che fece fi , che ancora ad elfo" toccafse a dipignere
nel Cortile di S. Michele in Bofco. Portatoli a Roma fecevi gran numero
di Ritratti , che riufcirono di molta «grazia , vivacità , e rilievo , onde fra
quefto , e per la gran facilità , che evfaceva ne' prezzi , e 1' elfer feguita_.
ìn fuo tempo la morte del Cavaliere Padovano ,trovoflì egli poi a correre
quali folo in quella Città , lo campo nel molto operare in Ritratti , tanto,
che non fu per così dire , gran Cavaliere, Prelato , Dama, o perfona d'al-
ta condizione, che volendoli far ritrarre,a lui non correfse. Fra' bellillìmi
fi conta il Ritratto del nobile uomo Ottavio Tronfinelli Romano Pittore ri-
nomato. Non lafciò per quefto d'applicarfi ad opere grandi, e nella Chie-
fa di Gesù Maria al Gorfo dipinfe la Tavola del Maggiore Altare , in cui
fece vedere VIncoronazione di Maria Vergine, ed'altre molte Pitture con-
duffe , che io non iftò qui a raccontare , fin che venuto 1' Anno i6g8. e
della fua età il feffantefimo , egli per fubitaneo accidente , al quale non fi
trovò rimedio , che buono fuffe, terminò fua vita ,'lafciando di fé granfa*
ma, non pure per quanto apparteneva alle cofe dell' Arte, quanto all'amo-
re d' ogni Virtù , ftato fempre p; oggetto , e 1? occupazione principale de*
fuoi perifìeri.
                          ' h -:■•; . •
Jacopo Cavedoni Pittore Modanefe, fu anch'i eff© Difcepolo del Carrae*
ci, e fra quegli, che più fi fegnalarono nel!' Arte. Per quello , che appar-
tiene al dar notizia, di coftui , è da> faperfi , come viveva verfo il fine del
paifato Secolo, nella Terra di Safsolo nel Modanefe un tale Pellegrino Ca-
vedoni di ProfefTione Speziale, come fi ha da alcuni !, benché altri lo dica-
no Pittore di fregiature : ma qualunque fu (Te fuo meftiero , a noi poco ri-
lieva, baftandoct il fapere, che ad elfo, benché non mai fel fuffe creduto,
venne fatto il dare all' Arti noftre un'uomo d'alto valore, che fu quello Ja-
copo ;,- del quale ora parliamo , a cui per certo ben converrebbe il titolo
di bene avventurato, ma forte nemica fi lo percoffe, che dopo averlo fat-
to anche il disfece , come più avanti racconteremo ; fu il natale di Jaco-
po Cavedoni circa P Anno 1580. e giunto in età di dodici anni , effèndo
ftato cacciato dal Padre fuori della propria Cafa , fu neceffitato ad acco-
modarli a fervire di Paggio Carlo Fantuzzi gentiliflìma perfona , ed affai
ben provvifto di Quadri di mano d* eccellentiflimi Uomini, e fra quefti di
Raffaello , del Baflano -e fimili , i «quali bene oflèrvati dal fanciullo con
quel genio , che avevagli dato la Natura > fervirono per ifvegliare in lui
un' eccefliva voglia di difegnare, e però con penna andavagli , al meglio,
eh* e'poteva ricavando/, tanto , che il Padrone conofeiuto per efperienza,
éfentitd anche.da lui fteflb il defidéria j che egli,aveva di farfi Pittore/,
confegnollo alla cura d' Annibale Càracci ,H quale a cagione del molto.,
M z                              che
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9 2 VECEN. L Mia 7A%. ìli del SEC. IV. datilo, ali 5 9 cv
che promettevano quei fuoi primi tratti, affai fé gli affezionò, finché il Gio-
vanetto incominciò a pigliare il bello , e franco modo di difegnare di luì ,
col quale modo , non meno nella Scuola d' Annibale , che del Pafferotti
(che pure fu folito di frequentare) nelP Accademia del Baldi fecefi grande
onore, fino all' elfervi non poco invidiato da'più valenti Giovani del fuo tempo.
Diedefi allo ftudio dell'opere del Tibaldi, e molto più di quelle del gran
Maeffrò fuo, e finalmente fi portò a Venezia , fol per vedere le Pitture di
Tiziano , delle quali egli fi morirò fempre non ordinario ammiratore , e fe^
ne tornò in Patria, ove dato principio finalmente a far vedere fue Pitturo
in pubblico , non è chi poffa baftantemente rapprefentare quanto di gloria
egli fi guadagnala appreffo gì' intendenti ; e perche lunga cofa farebbe , il
fare di tutte menzione , ci bafterà il farla d' alcune poche , fra le migliori
fingularifllme. Tale fu la Pittura del S. Alò ne' Mendicanti, la Tavola de' Ma-
gi nella Cappella degli Arrigoni in S. Paolo, una nella Chiefa dello Speda-
le di S. Francefco nella Cappella Rinieri, la Tavola del S. Antonio battuto
da' Demonj , fatta per la Chiefa di S, Benedetto. La belliffima Moria della
Cena del Signore in S. Arcangioloalla Cappella Maggiore di Cafa Caprara ,
e la piccola Tavolina di S. Pietro Martire , ove vedefi il Martirio del Santo .
1 belliffimi Quadri di varie Favole del Taffo , co' quali fermi al muro fu or-
nata una bella ftanza nel Palazzo de' Marefcalchi. La bella figura a frefco
del Salvatore in faccia allaSagreftìa nella Chiefa pure del Salvatore,il Mi-
racolo della Cena , e de'quattro Dottori fatti a frefco pure nella fteflfa Chie-
fa . La celebrata Tavola , che in Ifpagna fu fituata fopra 1' Altare della-*
Regia Cappella ,ove vedeafi rapprefentata la Vifita di Maria Vergine a SL
Elisabetta i Pittura fi eccellente , che da Diego Valafco , e dallo ftelfo Ru-
bens fu fempre creduta di mano d' Annibale , e forfè delle più belle , che
ufcifTero dal fuo pennello. Potremmo aggiungere i moltiffimi Quadri da lui
fatti per Francia, dove arrivò ad effere fi chiaro il fuo nome , che dal pri-
mo Pittore del Re aveafi il Cavedone nell' opere fue talora per eguale ad
Annibale, e bene fpeffo anche al medefimo Tiziano. Tali dunque furono mol-
tifiìme fue Pitture, colle quali egli per gran tempo s' acquiftò fama, e fuftan-
ze ; ma la Divina Provvidenza, la quale con occhio affai diverto, mifura-
va i veri avvantaggi del Pittore , che pio molto , e coftumatiflìmo era da__,
quello, che 1' umana ambizione , e '1 carnale intereffe fuole mifurare , aven-
do determinato di condurlo ad alto pofto di merito, incominciò fi fattamen-
te a percuoterlo con replicate , anzi incelanti croci , e fi al vivo , in più
modi il trafiffe , che in breve ora rimafe in lui quali abbattuto ogni fpirito ,
e fino all' ultimo fegno difanimato il cuore, finche a tale fi riduffe , che do-
po avere bagnato il piede nell' onda di tanta tribolazione , veruna cofa fra
le molte , che operò co' fuoi pennelli conduffe , che nulla valeffe , e gli fu
d? uopo anche abbandonare, quali del tutto 1' Arte medefima .Incomincia-
rono i fuoi guai dallo fcofcenderfi, che fecefegli fotto, un' alto ponte nell' ope-
rare , che e' faceva in S. Salvadore, il che feguì in grave danno di fuafanità.
Aggiunfefi a quefto una brutta fattura , che per pura invidia fi difse efserc^
fiata data a fua Conforte, e le lunghe malattìe, che perciò a lei ne venne-
ro ,. e non pure ad efia , ma a lui medefimo , a cagione delle quali fcapitò
molto nell' avere , e nell' abilità nell' operare ,-■ e finalmente Ja perdita^
dell'
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ANNIBALE CAIACCI          5,3
dell' unico fuo figliuolo per la peftilenza del 1630. oltre a quel più dì mi-
feria , e d* affanno , che è folita altrui procacciare la povertà , tal che ri-
duffefi il mefcHino a tal fegno d'afflizione, che da indi in poi altro pane non
guftò , che di lacrime , ed era cofa veramente degna di pianto il vedere quel
pover Uomo , talora tutto voglia di tornare a fare alcuna cofa in Pittura,
che per ordinario non era più , che qualche piccolo Quadretto devoto , e-/
nel venirne alla prova , trovare quanto pronta la volontà , altrettanto di-
fobbediente la mano, e molto più degno di compadrone era il vederlo talo-
ra applicato alla rimembranza cV alcune delle fue antiche, e bellifsime opere,
a con niella voce interrogar fé fteffo da qua! mano fulTero elleno" fiate con-
dotte , fuori che da quella, che egli allora provava tanto inefperta. L'avre-
te poi veduto andarfene folo per la Città male in arnefe , e vergognandoli
di domandare quel foccorfo ,chegiuftamen»te richiedeva la fua neceffità, con
un' aprir dì bocca, flringerfi nelle fpalle , ed allargar le braccia rifcuotcrc
da. chi per avanti avea conofciuta fua Virtù limofina di danaro , ed in uil,
tempo fteflb lacrime di compatlìone , fin che un giorno abbattuto affatto di
forze, a cagione anche di fua ornai cadente età , abbandonatoci fopra un mu-
jficciuolo de* Frati Domenicani , fu da pietofo amico fatto levare , e con-
durre alla propria Cafa , dove vefìito di nuovi panni fu per alcun tempo
foftentato; egli però fra fi fatte miferie fempre collante, ad altro non atten-
deva , che ad opere di Criftiana pietà , conformando fempre il fuo col
Divino volere. Se il Cavedone perfeveraffe in trattenerfi nella Cafa del fuo
caritativo amico, a noi non è noto;quello è però certo, che venuto P An-
no 1660. effendo egli un giorno ufcito per portarli, come li crede alle fue^
folite devozioni, affalito in pubblica via da Urano accidente , o fuffe percau-
fa de'fofferti difagi, e patimenti, o per mera refoluzione di natura, per tro-
varli egli già in eftrema decrepitezza, cadde in terra quali morto, ne effendo
in quella contrada luogo più pronto , fu da chi Ci trovò prefente al cafo ,
raccolto , e portato in una Italia , dove in brevi momenti rendè , come ne
reflò appretto tutti il concetto , piena di merito , di pazienza, e conformi-
tà al Divino volere P Anima al fuo Creatore. Fu Jacopo Cavedani nell'ope-
re fue più belle, come dicemmo, Pittore fingulariffimo, e nel colorire a frefco
ebbe una maniera fi facile, e con li poche tinte, che potè empiere il derìderlo,
e 'l'gtffto del celebre Guido Reni , che oltre all' effere flato curiofo di ve-
derlo operare , a fine d' olfervarne il modo, volle nel tempo , che e' dipi-
gneva la Cappella di Montecavallo , condurfelo a Roma, con trattamento
degno d' un fuo pari ; ma il troppo defiderio di tornarfene a Bologna fece lì,
che egli, dopo un corfo d'un folo mefe, fi toglierle da quell' impiego. Furo-
no fuoi Difcepòli Ottavio Coràdi , che eccellentemente copiò T opere fue ,
e Gio: Batifta Cavazza , che dipinfe a frefco in S. Maria della libertà , ed
ebbero i primi principi dell' Arte da lui il Barbone , il Torri, ed il Sbrani,
e tanto balli aver detto di quello Artefice .
Gio: Andrea Donducci, detto Maftelletta Bolognefe, ufcì anch' efso dal-
la Scuola de' Caracci, coftui nato nell'Anno 1575. (tempo di gioconda ri-
cordanza in quella Città per la nafeita del celebre Guido Reni ) di Padre^
profefsore di Metalli, ne riportò il foprannome del Maftelletta ; da piccolo
fanciullo fu applicato alDifegno,e ben prefto fece conofeere fuo bel genio,
e fin
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24 DECEN. I alla fM^U. del SEC. W dal 15 8o. al 159o.
e .fin dove pqrtavalq in queir Atte il Tuo naturale , e la ftraordinaria fua_,
Jbizzatrìa ; ma invaghitovi del rnqdo;di colorire del Parmigiano , lafciata fé
be^e trqppqprefto quella Scuqla * e ritiratofi da fé fteflb,diedefi unicamen-
te quella maniera a ftudiare, a-venendo però a lui ciò che a'piccoli bam-
bini acQader,(u pi e -tiquandp trpppp per tempo vengon tolti alle Mammelle del-
la nutrice -, cioè che per ordinario, più tardi fi fanno robufti, e quafi non mai
f oUuftiffimi, e yideficiò chiaramente in quefto Pittore , da qualche difetto -,
cheebber fempre l'opere filerei,contorno delle figure, a cagione del quale
fu folito, ;per così dire, fotterraie ile' campi eccedentemente ofcuri V eftremc
linee, acciò perdendoli fra quella caligine non potefsero efsere riconofciutc,
maffime ove trattava» dell* ignudo , Che per lo più fu da lui fempre sfuggi-
lo i&jperò vero , che i pochi , che veggonfi di fua mano fon coloriti con
molta leggiadrìa. Opere del fuo pennello fono nella Cappella maggiore^
^ejlà,Madonna delie Grazie , cioè.il Tranfito di Marna Vergine , e 1' Af-
funzicme al rQelo della medefima,;, fono anconaifuoi grandinimi Quadri ,
nella: Gappella.-, ove il Corpo ripofa del Gloriofo S> Domenico, contenenti
Miracoli del Santo , ed alcune Pitture a frefco -nelle parti laterali , ne1 pe-
ducci della Volta, e nella Volta ftefsa con alcune Virtù , nelle quali tutte
opere apparifce gran bravura ; vedefi anche di fua mano nelle ftanze bafife
del .Convento di S. Procolp, cioè nel Capitolo la Storia dell'Adultera con-
dotta a Crifto, e nel Veftibolo un bel Paefe a frefco colla Storia d'Abramo
e, \\ tre Angioli , In S.Francefco nejla Cappella de' Monti è fimilmente la
Tavola di Noftro Signor Gesù Crifto, che apparifce a S. Prancefco, e fono-
ni, al tre Storie de' fatti del Santo :,, Ne' Mendicanti per entro la Cappella^
.c|e';;Maeftri di legname e un Paefe,dove vedefi jS^Giufeppe con Maria fem-
pre^ Vergine con Gesù nel Viaggio d'Egitto,e.fon tutte opere lodevoli,ma
ave,qelp egli poi veduta la nuov^a ,e helliffima maniera , ritrovata da Guido
Reni, volle anch' efso, ufcendodel fuo naturai genio, ed abito invecchiato
d' ufare i grandi fcuri, addolcire i fuoi modi; ma quindi nulla guadagnaro-
no di bontà P opere fue, anzi affai neperderono, come fi vide apertamen-
te in molte di efse , che io non iftò qui a notare : ma peggio fu il guaftare,
eh' qi fece poi le due gran Tele , delle quali fppra facemmo menzione^ ,
dico quelle, che egl; aveva colorite nella Cappella di S.Domenico, e le due
in S.iFrancefcp,per ridurle al nuovo modo, Ebbe ilJDonducci una bella ma-
niera di far Paefi , ricchi'dì varie figure , onde nella Città di Roma , do-
ve portoni a bello ftudio per darne faggio, ebbero non ordinario applaufo,
e tanti glie ne convenne dipignere per Gallerìe di gran perfonaggi, che non
e così facile a ridire , e molti ancora-ad inftanza di quei Principi ne colorì
nelle lorp Vigne ,}cqn rapprefentazipni di Storie della Sacra Scrittura , di
Cercati , e fimili piene d' innumerapili figure , tanto , che era contefa fra-,
lorqperchi 1' ^vene potuto tirare ad operar per fé,. Moltiffimi fuoi Paefi ha
la fua Patria Bologna,i quali tutti,quantunque afsai lontani,fi fcorganodal
gufto, de* Caraccio non è però, che non fian fatticon tale fpirito, vivacità ,
e;facilità di toccp^ che non dilettino a gran fegno^e non fiano daogn* uno
tenuti ir^;molta ftima> Era queftp Pittore , tutto che biioniffimo Criftiano ,
Uqrnpjn apparenza feverq;y o come noi fogliamo dire fantaftico, bisbetico ,
e tanto}nemico de1 complimenti;j e delle ftefse Iodi , che per ordinario non
*                                              volle
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ANNIBALE CAIACCI.        9j
volle mai, ne efser veduto lavorare, ne trovarfi prefente, quando altri ve-
niva a veder l'opere lue, nel qualcafo non potendo altrimenti fare, nafeon-
devafi dietro alle Tele , anzi non ottante la gran fortuna , che egli aveva-,
incominciata a guadagnarli in Roma, folo per fuggire [ come ei diceva ] le
cerimonie lafciò quella Città , e fé ne tornò in Patria , e per toglierli an-
che più dal commercio degli uomini, fi portò ad una fua Villa , dove col-
la fola converfazione d' alcuni Preti della medefima , e de' foli Villani fe-
guitò a far fue Pitture , e grandi , e piccole , fpendendo però non poco del
fuo tempo in fervire alla Chiefa ne' divini Uffizi , in fonar V Organo , la_,
quale facoltà pofsedè egli in alto grado. Occorfe poi al povero Pittore cofa
di tanto fpavento, a cagione dell' elTerfi trovato prefente alla morte d'alcu-
ni , e morti di veleno, onde egli ebbe a falvar fua perfona in luogo Sacro,
che prefo da grande apprensione , menò di poi fua povera vita fempre ìil.
fofpetto d* clfere avvelenato, e quindi addivenne , che accrefcendofi nella»,
fua fantasìa fempre più quei tormentofi fantafmi, andò tuttavia fcapitan-
do ,3 e d' animo , e di forze , finche abbandonato quafi del tutto il dipi-
gnere , e con effo il guadagno , ridufTefi a fare talora alcuni piccoli Qua-
drucci , e quegli portare fotto la Cappa in una certa Barberìa per cavarne^
pochi foldi per campare fua vita, finche povero , e mendico affatto,
accolto per pietà da un fuo parente in Cafa di lui, diede fine al fuo
vivere . Uomo al certo di lodevoliffimi coftumi , ed in
ciò che alla pudicizia appartiene , tanto accura-
to , e guardingo , che non fu chi dubitaf-
fe , che egli non fuflfe morto col bel
pregio di verginità , come que-
gli , che fempre fuggì ogni
occafione , per cui il
candore di quella-.
potefTe o perderli,
o punto adom-
brarli , folito
dire efTere
le fem-
mine
per
ordina-
rio la dan-
nazione della-.
maggior parte degli uo-
mini e per loro effer en-
trato il peccato nel Mon-
do , e tanto bafti
aver detto di quc-
fto Artefice.
LA-
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LAVINIA FONTANA,
]P I T T RI C E BOLOGNESE,
*Difcepola di Trojfiero Fontana y nata 1552. -J$f. *".'• '
ACQUE Lavinia Fontana nella Città di Bologna V Anno
IJ5Z. di Profpero di Silvio Fontana Pittore d' affai Impe-
dito pennello , e però molto adoperato , ftato Difcepolo
d'Innocenzio da Imola, e poi infieme con Perino del Va-
ga aveva molto operato nelle Sale del Palazzo della Si-
gnorìa , e anche da per fé fteflfo in quello del Principe
d' Oria nella Città di Genova, di cui mano anche furon
fatte due Tavole , una per la Chiefa de* Gefuiti -, e una nel Monaftero de-
gli Angioli , due in S, Jacopo , ed altre in dìverfe Chiefe nella fua patria
Bologna , dove anche dipinfe la Cappella Grande di fopra , nel Palazzo
de' Signori , e la Tribuna della Cappella Maggiore della Cattedrale.
Quefti dunque avendo fcorto nella perfona di Lavinia ancora di tenera-,
età gran genio alla Pittura , volle che ella in tutto, e per tutto difapplican-
do dagli umili efereizj, ai quali per Lo più, fino dagli anni più verdi vien con-
dannato quel fetta, fi dette agli ftudj* del Difegno, ne1 quali fece tal profitto ,
che diventata eccellente Pittrice, ricca d' applaufi , e di nome fi mantenne
in Patria , dove colorì affai Tavole per quelle Chiefe, Monafterj, e Cafe^/
di privati Cittadini , finche chiamata a Roma nel Pontificato di Clemente-/
Vili, fecevi molte opere di fua mano, ma particolarmente in quel genere di
Pittura , in che ella fu più che in ogni altra cofa eccellente, cioè nel far Ri-
tratti al naturale . Ritrattevi la maggior parte di quei Cardinali , Prelati ,
e Principi , e quafi tutte le principali Dame. Aveva ella , prima di portarti
colà, mandatovi un fuo Quadro, che per avventura fu il miglior parto de'fuoi
pennelli,che ebbe luogo in una Cappella inS.Sabina fui Monte Aventino „
fattogli fare dal Cardinale d' Afcoli , ed in etto aveva rapprefentata Maria
Vergine con Gesù , e S. Jacinto dell' Ordine de' Predicatori in atto d' ora-
zione , la quale opera fatta vedere dal Cardinale a molti fuoì amici, aveva
guadagnato a Lavinia gran creditore parte per la maraviglia,che portavan
con feco le fue Pitture per ufcire da mano donnefca , e parte per la ftima ,
che n* era fatta per lo gran parlare della gente , ella fi trovò ad andare in
concorfo , ed anche ad efsere preferita nel!* allogamento d' opere principali
co' migliori Artefici di Roma, e ciò feguì particolarmente in quella del Mar-
tirio di S. Stefano , che fu pofta in S. Paolo , fuori delle Mura , la quale-/
veramente per efser piena di figure , e maggiori del naturale ( circoftanze^
tutte che mefser fempre in penderò i maggiori Uomini delP Arte ) fece fi ,
che ella non vi riufcifse più , che tanto lodevole ; talmente % che avendo el-
la per efperienza conofciuto, fino a che fegno potefse camminare il fuo pie-
de r fi contentò di rimanerli nelP efercizio di far Ritratti più > che in altra
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LAVINIA FONTANA,
91
«ofa ; con tutto ciò non lafciò di fare alcune altre cofe nella maggior Cappella
della Chiefa della Pace per entro i pilaftri, cioè una S. Cecilia, S,Caterina
da Siena , S. Agnefa , e S. Chiara ; giunta finalmente , che fu quefta virtuofa
Donna all' età di 50. anni, regnante il Pontefice Paolo V. pagò il comun^
tributo alla morte, e meritò, che fulfe poi il Ritratto fuo fra quegli de'più
rinomati profeflòri in quella nobilifiìma Accademia collocato.
DIONISIO CALVARI
PITTORE D' A N V E R S A,
T>ifceplo di Troffero Fontana y nato.....^ icfip,
(ION1SIO Calvart figliuolo d'un" altro Dionifio ebbe i fuoi
natali nella Città d' Anverfa ; e fuo primo penfiero , per-
venuto , che fu a gli anni del conofcimento , volle , che
fuffe 1' applicarli a gli ftudj del Difegno ,e della Pittura
in quella parte però, che più oltre non s' avanza, che al
colorire Paefi in fu quel fare , che già da molti , e molti
anni avanti , che ei venhTe a godere di quefta luce, era.*,
ftato inventato , e praticato in quelle parti per molti ordinarj Artefici , che
oltre al dilettar 1' òcchio nell' efpreffioni di Villaggi, e Cafamenti^ Fiumi,
Alberi, e Piatite con molti accefi colori dipinte, nulla curando dell' aggiuf-
tatezza delle figure , poc' altro ofavano di fare ; ma perche molto potè in^
lui la forza del buon gufto , ed inclinazioni a cofe maggiori , deliberò di
porfi in cammino alla volta d' Italia , con defiderio di portarfi a Roma..,
ma toccata che egli ebbe la Città di Bologna , ed oflervatene le belliflìme^
Pitture , fece punto al fuo viaggio , e quivi volle fermar fua ftanza, e fotto
la protezione di quei della Cafa Bolognini amiciilìmi della Virtù, e de' Virtuali ^
e nella Scuola di Profpero Fontana, aflfegnatogli da' medefimi per Maeftro ,
e finalmente col grande ftudiar eh' e' fece quanto di bello, e di buono potè
mai dargli fra mano, giunfe in breve a tanto fa pere , che lo Cttffò Fontana
fervivàfi di lui per abbozzare fue Tavole. Licenziatofì poi, nonTappiamo per
qual cagione , dal Fontana, fé ne pafsò alle ftanze di Lorenzo Sabatini , al
quale pure ajutò nell'opere, e coli'occafione dell' all'unzione al Pontifica-
to del Cardinal Buoncompagno, e anche feguitoìlo a Roma, e perche il Sa-
batini VÌ fu fubito dichiarato Primo Pittore del Papa , e fo pretendente di
tutte le Pitture di Palazzo , fu la carica ordinaria del Calvart il ridurre
dà' piccoli penfieri di Lorenzo difegnati in Carta azzurra con poca matita ,q
con acquerelli lumeggiati di biacca , i Cartoni in grande difegnati,-finiti, e
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5>8 DECEN. Ideila TA% III del SEC. IV. dal 1.5 8 o. */1 590;
cogl' interi loro lumi, e come dovevano efier poi riportati nel? opera ;: ^j
tale fu per gran tempo fuo amore, e fedeltà venb il Sabatini, che quantun-
que venilfe ricercato da Marco da Faenza ,e da altri valerti' Uomini ab-
bondantiffimi di lavori, di far con loro compagnia, con Speranza di grandi
avvantaggi, non folo fece refiftenza a gliafialti,ma dì tutto,,ehe alla gior-
nata andava in quella parte occorrendo, tennelo tempre avvifato. Ma perche
mutabile è noftra, natura , finalmente gli venne a faftidio quel vivere tanto
fuggetto, al che s' aggiunfe un gran defiderio di tornare & fìudiare le belisi
cofe di Roma , e particolarmente le Pitture di Raffaello , e così licenziato-
fi dal Sabatini , fi ritirò ad operare da fé. Aveva egli nel viaggiare nella_»
Lombardia ammirate V opere del Coreggio, e del Parmigiano, e poi in Bo-
logna aveva vedute cori gufto quelle di Niccolò dell' Abate, e del Tibardi ,
ma come buono riconofeitore dell'ottimo, aveva trovato tutto il fuo conten-
to, ed appagato ogni fuo defio in quelle di Raffaello : ma non fi tofto ebbe
egli ftudiate quelle della Loggia de'Ghigi, eh'e'volle tornarferlfe alla già di-
venuta fua Patria Bologna , dove aperte fua ftanza , la quale in breve vi-
de piena d'ingegnofi Giovani defiderofi di farfi fuoi Difcepoli , Seguita poi
la morte del Sabatini, eflb fu, a cui toccò ad entrare nell' impiego , o ca-
rico , che dir vogliamo d' aver quafi per forza a dipignere tutti quei piccoli
Quadri , i quali coli' Imagine di Maria Vergine , e de' Santi , o con Sacri
Mifterj della vita , e morte del Salvatore, per non mai interrotto coftume^
ufavanfi condurre con feco le novelle fpofe, o alla Religione, o alle Cafey
de' loro terreni fpofi . Incominciò ad avere gran cornmiffióne di Tavole^
per diverfe Chiefe , e tali furono per S. Domenico quella della Santiflìma,
Nonziata, per la Compagnia della Santiffima Trinità quella della Sant' Or-
fola avanti al Tiranno , il S. Michele Arcangiolo per S. Petronio , j>er la
Madonna delle Grazie, e per altre Chiefe, cioè di S. Gregorio, de' Serviv
di S. Jacopo Maggiore , e d' altre , eh' io non potrei qui notare fenza te-
dio di chi legge , e quefto oltre a quante Pitture ebbe a fare per private-/
perfone , e per divertì luoghi di quello Stato fino all' Anno 1619. nel quale
egli fece da quefta all' altra vita paffaggio.
Lafciò il Calvart gran quantità di danaro da fé acquiftato , colle fatiche
dell' Arte fua non meno , che colla (trabocchevole parfimonia , fé pure-*
non vogliam dire fordidiffimo rifparmio , che egli usò fempre nel vivere-/ r
e veftire , cofe tutte , che aggiunte ad un fuo naturale malinconico , fof-
pettofo , e molto inclinato all' ira di quella forta però , che prefto nafee ,,
e prefto muore,gli tolfero gran parte di quelluftro , col quale farebbe egli
vitfuto apprefib d' ogni perfona , a cui per altro fu nota fua molta virtù.
Alla Moglie,che non gli partorì figliuoli,rimafe,in forza di fuo Teftamen-
to , libera la ricca fua Eredità , ed efifa parlata non molto dopo a nuovo
fpofalizio con un' affai graziofo Giovane, e datogli quanto aveva , vide in
breve la fine d'ogni cofa, reftandofi col fuo belìo, e graziofo marito,quali
che ionondiflì in piana terra, Fu il Calvart uomo timidiflìmo, a cagione di
che, di rado, o non mai volle accoftarfi a1 Principi, e perfone grandi, ed una
volta condotto dal Sabatini, o per meglio dire ftrafeinato per forza all' audien-
za di Papa Gregorio XIII. che per lo gran concetto , che teneva di lui ebbe
vaghezza di vederlo, e conofcérlo, v' andò con quel cuore appunto, che al-
tri
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DIONISIO $ALVA\T.           99
tri farebbe andato in ponte a perder la vita , ed il Papa , che accortoli
di fua timidità , per fargli animo , gli domandò , fé alcuna grazia^
aveffe da lui ricercata : rifpofe , Beatiflìmo Padre , non altra più , cìklj
d' efser lafciato andar via. Ma quantunque il Calvart teneffe in fé ajcuiu.
mancamento , come detto abbiamo , non è perciò , che egli alcuna gran..,
virtù non ponedeffe , per la quale fuffe a molti di non ordinario giova-
mento, ed una,e grandiffima fu la carità, e amore, con che fu folito d'in-
fegnare 1' Arte fua, tanto , che fino al numero di cento trentafette Maeftri
di Pittura fappiamo effer ufciti della fua Scuola , e fra gli altri bellilfimi
modi , che ei tenne nell' addottrinare i fuoi Difcepoli, degno di memoria,
e d' imitazione, fi è quello del raccogliere, eh' e' fece infieme gran quan^
tità di Stampe d' Alberto Duro, di Luca d'Olanda , e >d° altri eceellentif-
fimi Calcografi ftati fino a fuo tempo , ficcome di bei Modelli, e Rilievi,
dando a tutti luogo in una fua ftanza , con che poteva a fuo talento , fat-
tali d' attorno una Corona de' medefimi fuoi Difcepoli, andar facendo fo-
pra di effe Stampe, e Rilievi { per Ufar quefto termine , non del tutto pro-
prio ] una dotta parafrafi , additando fopra i medefimi a parte a parte tut-.
ti gli errori , e feoprendo le maggiori perfezioni , e con tale belliffima in-
venzione aprir loro a maraviglia le menti al ricevimento di fempre più nuovi,
ed inafpettati precetti dell' Arte , ed allo fcanfamento di quei pericoli, irt-.-
cui altri nell' efercitarla erafi lafciato cadere . E bene poteva farlo un tale
Artefice, mercè de' grandi ftudj , che egli aveva fatti nella Notomìa , nella
quale s'era tanto impratichito,che una volta condotto dal Sabatini d'avan-
ti al Cardinal d' Effe defiderofo di vederlo dileguare , in fola forza di me-
moria gli Difegnò un' Anotomìa con ogni fua parte, tanto aggiufidatamente ?
che quel Principe ne ftupì . In conofeere le maniere de'Difegni de'rinomati
Artefici fu il Calvart fingulare , ed una volta in occafione d* efTergli fatta-*
vedere una bella raccolta de' medefimi dà perfona d* alto affare , quando li
venne a due ignudi bellilfimi , dati per di mano del gran Michelagnolo ,
che fi dicevano fatti per iftudio del Giudizio, anche in qual cofa variati per
dar più forza all' inganno , diffe egli non effer quegli altrimenti originali
di Michelagnolo , ma copie fatte di fua propria mano per mero capriccio ,
ed avergli effo medefimo, per condefeendere all' importune inchiefte d'amico,
dati a perfona, che poi fenza fua faputa, alterando il colore della carta, gli
aveva per mano -di fenfali fatti vendere a gran prezzo, a quel perfonaggio ,
che rifeòntratone ogni particolare più minuto, trovò il tutto effere flato ve-
riflìmo .
Fra' Difcepoli del Calvart li conta Vincenzio Spifamo, detto Io Spifanelli,
© il FifanelH, nativo d' Orta nello ftato di Milano. Quefti avendo in vita
del Maeftro acquiftato gran credito, fra quefto , e la noja, che ornai aveva
incominciata a pigliarli della fua ftravaganza,e avidità,e aperta Scuola da
per fé nell'Anno lógo.infauftoalja povera Italia per la crudele peftilenza,
fece voto a Dio, quando egli fuffe da quella campato, di fpofare una povera,
ed onefta fanciulla , fenz' alcuna pretenfione di Dote , e come promeffe ,
fcampato da quel pericolo così effettuò, fpofandofi con una delle più belle-y
Giovani , che aveffe quell' età , la cui fempre viva pudicizia , a cagione di
fua gran bellezza, a mal modo con iftrane ftrattagemme infidiata, era ftata
N 2                             anche
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I oo &ECEN. I della TA%IIL del SEC. W, dal i5 8 o. al i 5 9o.
anche con aflìftenza particolare del Cielo francamente difefa . L' opere di
quefto Pittore fatte folamente per la Città di Bologna , oltre a quante ne^
conduffe per Ferrara, Imola, Modana, Reggio, ed altre Città di Lombar-
dia , per così dire non hanno numero. In Bologna fono fue Tavole in S. Do-
menico , in S, Maria Maggiore , nella Sagrefììa di S. Gio: in Monte. Fuori
di Città nelP Eremo nuovo nella Chiefa d' Anzuóla,in Caftel S. Gio: nella
Chiefa della B. Vergine del Gaudio, e moltiflìmo fece per privati Cittadini,
e per mandare oltre i Monti, ma particolarmente in Francia . Fu il fuo di-
pignere affai fimile a quello del Maeftro, ma di fantasìa, e rare volte, co-
me altri fanno , con avere il naturale prefente ; fono però le fue Pitture di
gran maniera , e moftrano quanto nel lavorarle fufle fpedito , e franco fuo
pennello . Ebbe due figliuoli , uno chiamato Giulio Maria , che fino in te-
nera età erafì fatto bravo Modellatore, portatoli poi a Roma colRoffo Scul-
tore per vedere le cofe di Michelagnolo , e di Raffaello , e quindi tornato
alla Patria in affai giovenile età , fu colto dalla morte. L' altro figliuolo ,
che fi chiamò Ipolito, e fu il minore attefe alla Pittura, e poco dopo la mor-
te del Padre,che feguì nel 1662. per le cagioni, che furono da altri fcritte
perde miferamente fua vita, precipitato , o dal cafo , o da mano nemica da
un balcone in un Cortile , dove in un gran Iago di proprio fangue, e colla
tefta disfatta , una mattina per tempo fu ritrovato il fuo Corpo .
Gabbriello Ferrantini , fu pure allievo del Calvart , riufcì buon Pittore
a frefco , fu la fua maniera graziofa , accodandoli alquanto più ali* Italia-
na di quello , che aveva fatto il fuo Maeftro : è di fua mano in Bologna-*
un' Imagine di Maria Vergine incoronata nella volta del Veftibolo a mezze
le fcale nel Convento de* Servi , ed una fua Pittura altresì a mezzo il Dor-
mentorio terreno, cioè la Natività di effa Vergine, ed in quella di fopra la
Depofizione del Signore dalla Croce,ed altre ancora in quel Convento. In
S. Maria della Carità fono Storie difua mano, e farà fempre non poca gloria
di coftui V aver infognato a dipignere a frefco a Guido Reni , il quale al-
l' incontro infegnò ad elfo , come egli medefìmo foleva dire una certa re-
gola per dare bellezza , e nobiltà ali* arie delle Tefte.
Pier Maria da Crevalcuore anche egli Difcepolo del Dionifio , efercitò
bravamente il pennello , e non meno il pennello, che la Spada . Di coftui è*
una Tavola nella Chiefa della Madonna di Miramente v* è Gesù Crifto in
Croce , ed alcuni Santi, e da i lati della Cappella fono Pitture a frefco.
Fu- anche fuo Difcepolo Gio: Batifta Bertufio, che riufcì più lodevole
nella bontà de' coftumi, che nella Pittura, ed anche rifplendè non poco per
una certa fua naturale eloquenza , eolla quale ne' dovuti luoghi fermòneggia va,
e fu quegli, che ebbe in forte di recitare la funerale Orazione, comporta dal
Faberio nelP Efequie d' Agoftino Caracci. Ebbe anche modo partico-
lare nelP infegnare i principi del Difegno , onde fra quefto , e
tra per la dabbenaggine (uà , toccogli ad effere in
ciò il Maeftro di tutta la Nobile Gio-
ventù di Bologna
,- ,.,•
                                   fua Pa-
■, .                                                        tria .
---■■ ■*                                                                                                                                                                                                                               BAR*
r
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IOI
BARTOLOMMEO
FA S S E R O T T I,
PITTORE BOLOGNESE,
Tìifcepolo di Jacopo Vignola y nato.....-^.....
ARTOLOMMEO Pafferotti Pittore Bolognefe (che che fé
ne dica un moderno Scrittore, mettendo in dubbio gli at-
tortati dell'accuratiflìma penna del noftro Raffaello Bor-
ghini, che feri (Te in tempo , che viveva il Pittore , colle
notizie avute dalla Patria di lui ) fu da principio Disce-
polo di Jacopo Vignola Pittore, e Architetto, e riufcl for-
fè il più eccellente, che nel toccar di penna avefle V Ita-
lia in fuo tempo , e tale in fi fatta facoltà , che lo fteflb Agoftino Caracci
non temè di prendere da elfo i precetti del franchiffimo , e belliflìmo fuo
tratto, il quale apprefe fino al fegno di poterfi i fuoiDifegni anche da occhio
erudito cambiare con quei d' Agoftino, fé non quanto quei d' Agoftino mof-
trano una , non fo quale maggiore profondità d'intendere , atta per avven-
tura a toglier via il pericolo dell' inganno. Portatoli a Roma infieme col Vi-
gnola fuo Maeftro, vi fece grandi ftudj dall' opere de' fingulariflìmi Artefici .
Tornato poi in Patria, infinite Pitture fecevi di fua mano , e fu Maeftro di
molti, che poi partati all' Accademia de' Caracci fi fecer conofeere per va-
lorofi nelP Arte ; dipinfevi moltiffimi Ritratti dal naturale , ed ebbe in_,
forte di far quello eziandio dei Pontefice Pio V. di Santa Memoria , con.,
quello ancóra del Cardinale Aleflandrino ; poi ebbe pure a ritrarre Grego-
rio XIII. il Cardinal Guaftavillano, ed altri perfonaggi. In Roma accoftoflì
a Taddeo Zuccheri, e con elfo per lungo tempo operò , cioè fin tanto , che
Federigo portatoli pure ancor' eflb a Roma s' accompagnò col fratello Tad-
deo , ed allora il Paflerotti tolfe Cafa , e Stanza da per fé fteflb . Fra le
Pitture , eh'e'fece vedere di fua mano tornato alla fua Patria Bologna, fu-
rono le Tavole in S.Jacopo , S. Sebaftiano , S. Pietro Martire , S. Giufep-
pe fuori delle mura, S, Maria Maddalena , del Duomo , e d' altre Chiefe ,
oltre a molti Quadri, di che abbondano, le Cafe di quei Gentiluomini. Ven-
nero anche fue belle Pitture a Firenze , e particolarmente un bel Quadro
fatto per Gio: Batifta Deti , in cui aveva egli figurati in una Barca più Ma-
rinari , in atto di proporre P enigma ad Omero , che vedeafì in fui Lido
del Mare , nel cui volto il PafTerotto aveva ritratto al vivo fé fteflb ; era vi
una Zingana , un Cane , ed alcune Conche marine naturalifiìme rapprefen-
tate,e tinte di gran forza. De' fuoi bei Difegni tocchi di penna con eftrema
delicatezza , e bravura in un tempo fteflb , fi trovano molti nelle più rino-
mate raccolte , che ne fiano ftate fatte da diverfi perfonaggi , ed amici di
queiì1 Arti , e particolarmente in quella del Serenifs. Gran Duca . Fu anche
fi in-
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102 VECEN.Ideila?A%IILdelSEC.IVJal 1580.^/1 )9o.
fi intelligènte felt ignuda , che oltre a quanto in tal genere fece conofcere
nelle Pitture fiievydiede.®]lera knébra alla formazione d'un Libro , nel quale
incominciando dall' pilatura, fluitando poi fopra la Notomìaf poi fui Cor-
po vivo intefe di dar bei precetti intorno al modo, come debba valerfene in
Difegno V ottimo Pittore. Lafciò quattro figliuoli, Tiburzio , Aurelio , Paf-
ferotto , e Ventura ; Tiburzio il Primogenito fu buon Pittore, e molt' ope-
re di fua mano veggónfi pure nella fua Patria per quelle Cbiefe . Di quello
nacquero altri figliuoli , che attefero all' Arte . Aurelio fi diede al miniare ,
e molto più alla militare Architettura , nella quale fu eccellente . Pafsò a
fervigj di Ridolfo Secondo Imperatore, da cui prima forte accarezzato, poi
a cagion d'alcun mancamento commeflo,con prigionia di 7. anni per entro
un fondo di Torre mortificato; finalmente venuta necelfìtà d'i fabricarfi una_*
non fo quale Cittadella in acqua, reftituito alla primiera libertà, e rimandato
con doni in Italia , giunto che ei fu in Roma , non fenza Cofpetto d' avere
ricevuto qualche veleno a tempo finì fua vita . PafTerotto aitefe ancor effb
alla Pittura ma riufcì uomo ordinario. Ventura finalmente, che pure anche
fu Pittore, mólto operò in fua Patria. ; J ,
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C A M M I L L O,
GIÙ Lì Ò CES A RE,
E CARLO ANTONIO
P R O C A C CI NI ,
7)ifcepoli a" Ercole Procaccini lor Tadre nati fra f .......
'U già nella Città di Bologna un certo Ercole Procaccini
Pittore nelP operar fuo , poco più che modioere , quefti
però con tutto,che non avefse così obbediente la mano,;
ebbe l'intelletto fi chiaro , che bene intendendo i precetti
dell' Arte, feppe quella eziandìo communicare a'tre fuoi
figliuoli Cammillo , Giulio Cefare, e Carlo Antonio , fi-
no al fegno che colP aggiunta de'buoni ftudj-,e dell'ono-
rate loro fatiche, baftò per procacciar loro non poco nome fra gli Artefici di
loro età. Cammillo il primo di eilì avendo fottoi paterni precetti tantoap-
prefo , quanto gli abbifognòper formar concetta del migliore, dirottando-
li dalla fecca , e debole maniera di lui una fé ne fece aifai bizzarra , e di
buona invenzione, con aggiunta d* un colorito di gran forza condotto con_.
bravura di pennello, le quali tutte qualitadi più tofto con eccello fece ap-
pari-
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*
GAMMILLO TUpCACCINI, E SUOI FRATELLI 103
parire in certi Profeti a frefco, che egli con altre figure dipinfe nella Chìe-
fadel Collegio di Spagna, da una parte,e dall'altra nelle figure de'Parto-
rì , che adorano il nato Figliuolo di Dio. Dipinfe nel Duomo di fua Patria
la Crocififlìone di S. Pietro, ed il Martirio di più Santi, ed un Crifto mor-
to per P Aitar maggiore. Fu opera della fua mano Puniverfale Giudizio nel-
la Collegiata di S. Profpero di Reggio , in cui fece conofcere per lo bello
fcortare degP ignudi, per P efpreflìoni degli affetti, e per Parie delle Tefte ,
e per la vivacità de' moti, quanto fuffe fua intelligenza, e quanto buono il fuo
gufto , di che anche fa teftimonianza il gran Quadro del S. Rocco , in atto
di fervire a gli appeftati , che fatto già per lo Canonico Brami della ftefla-.
Città , venne poi in potere del Sereniffimo Duca di Modana , fu riporto in
fua Gallerìa , e meritò d'avere per concorrente Annibale Caracci nella bel-
liffima Pittura, che per accompagnamento di quello, egli dipinfe, rapprefen-
tando la limofina dello ftèflb Santo. Ma non fu quefta la prima volta, che
coli' opere del Procaccino concorfero quelle de' Caracci , mentre fappiamo
quanto avvenne nella Città di Piacenza, quando nel Coro della Cattedrale ,
a fronte di quei di Lodovico, per opera di quel Duca ebber luogo tre bei-
liffimi Quadri di quefto Artefice . Ma quantunque molti fuflTero gli applaufi,
che al valore di Cammillo farebber dovuti farfi da' fuoi Cittadini , non per
quefto giunfero a lor fegno , a cagione del gran credito,che già eranfi gua-
dagnate P opere del Sabatini , del Cefi , dei PafTerotti , del Sommachini,
del Fontana , poi finalmente de' Caracci ; che però tanto elfo , quanto Er-
cole fuo Padre , ed i già nominati fuoi fratelli, abbandonata Bologna, fi por-
tarono alla Città di Milano, ove in luogo dell' antica trovarono nuova Pa-
tria , infieme con quel concetto ,e ftima di lor virtù , che in Bologna noiu,
era loro riufeito di guadagnarli ; ne io lafcerò di portare in quefto luogo
un' altra creduta cagione di tale loro partenza, che per quanto ne portò la
fama fu quefta , cioè , che eiTendo ftata quefta Famiglia fin dalle prime età
fempre quanto inclinata ad un cortefe , e nobile tratto , altrettanto facile al
riferimento , ed avendo avuto fempre pronto il braccio , e corriva la ma-
no ogni qual volta fuflTe ftato mancato loro del dovuto , e pretefo rifpetto ,
ed efifendo un giorno, non fo quale di elfi fratelli ftato motteggiato da An- #
nibale Caracci ( avvezzo a farlo bene fpefTo ad altri più flemmatici ) nel dì- •
fegnare un' ignudo all' Accademia, era toccato allo fteifo Annibale a portar-
ne a Cafa rotta laTefta,onde rimaferofra loro tanto turbati gli umori,che
da quel tempo incominciarono i Procaccini a naufear la Patria , ed a medi-
tare di portarli in altro luogo, ove non toccaffe loro ad avere , come dir (ì
fuole fineftra fopra tetto, Per dare ora alcuna notizia dell'opere, per così di-
re infinite fatte da Cammillo in quella gran Città, dico in primo luogo, co-
me' egli dipinfe i Portelli efteriori del grand' Organo del Duomo, a concor-
renza dei Meda , e del Ficino , che gì' interiori dipinfero. Nel primo Por-
tello per alludere alla Sacra Melodìa di quello Iftrumento, rapprefentò il Real
Profe'ta David in atto di fonare la fua Arpe , e le Donzelle Ifdraelitiche in
atto d' accompagnarla col canto, per dar gloria al grande Iddio per P afHf-
tenza preftata al valorofo Garzone Ebreo nel gran conflitto , mentre nume-
rofa Turba di perfone, parte in piana terra, e parte montata fopra gli Albe-
ri , fi sforza di farfi fpettatrice del fuo Trionfo . Neil' altro fece vedere Saule,
che
-                                                                                                                                                                                                                                                           x                                                                                                   51
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t,
104 "DECEN. IJellaTA%IIIJelSEC. W.dal i)io.d i590.
che infuriato contro il Profeta (ttffò , viene a viva forza ritenuto , ed egli
fcampato dalla morte. E* pure in quella gran Bafilica di mano del Procac-
cino la Tavola della S, Agnefa d'avanti al Tiranno fcannata dal Manigoldo
fopra il Rogo , Nella Sàgreftìa dipìnfe a frefco otto grandi figure d'Angeli ,
ne'quali efpreflTe il bel concetto di far foftenere a ciafcheduno un Sacro Va*-
fo , ó altra Sacerdotale fupellettile , atta a fervire, o al tremendo Sacrifizio
della MeflajO al veftìre del Vefcovo. A'Frati Zoccolanti di S. Angelo co-
lorì la prima delle Lunette del Chioftro , nella quale rapprefentò il Padre^
S. Francefco in atto di predicare a gli animali, e queft' opera condurle a folo
titolo di carità . Ebbe poi ad inftanza d' AlefTandro Tadini la feconda , e_>
poi per altri la terza , la quarta, la quinta , e la fefca, e così tuttaT intera
fila, e poi l'altra, in cui veggonfi rapprefentati tuttii fatti de' Santi Angeli
narrati nella Sacra Scrittura . Per li medefirni Frati ebbe a dipignere la Gap*
pella Maggiore , ed il Coro , e la Tavola del Maggiore Altare eziandìo ,
in quefta fece vedere*V Iftoria della Sepoltura di Maria Vergine , e 1' am-
mirazione degli Apoftoli riguardanti per entro il Sepolcro fenza vedervela_.
più , mentre chi alza gli occhi verfo la volta, ne ravvifa la cagione nell'-ef».
fer ella ftatavi rapprefentata dal noftro Pittore portata in aria da gran nu-
mero d* Angeletti alla volta del Cielo J Adornò anche lo fteffo Còro di va*
rie Iftorie di fatti di elfa Vergine, e con figure di Profeti. Nella fteflà Chie*
fa è di mano di Cammillo la Cappella di S. Diego, tutta di Pitture a olio,
e a frefco con Iftorie della Vita del Santo. Ma troppo lunga cofa farebbe il
voler notare in quefto luogo tutte 1' opere, che fece in Milano il noftro Cam**
millo, dirò folo brevemente, che fono fue belle Pitture in S. Vittore Mag-
giore, in S.Nazzaro^in S. Antonio de'Padri Teatini, in S.Barnaba de* Ber-
nabiti, in S. Maria della Natività , in S. Fedele i nella Collegiata di S. Ste-
fano, in S. Gio: detto la Trinità, in S. Maria Maddalena, in S. AleiTandro,
in S. Caterina la chiufa Chiefa di Monache , nella Collegiata di S. Loren-
zo , in S. Marta, ed in tant' altre Chiefe, che io a bella pofta tralafcio, per-
che efTendo tutte opere rinomate, non abbifogna il farne gran racconto, fic-
come non iftò a notare le molte, checonfervanfi nel celebre Mufeo Settala
ed in altre belliflìme Gallerìe, tanto in quella, quanto in altre Città d'Italia .
Giulio Cefare il fratello di Cammillo avendo attefo alla Statuaria , nella
quale fi fece valent' Uomo, infaftidito dello ftrepito del hìazzuolo dallo fpia-
cevole maneggio de' ferri i e dalla pertinace durezza delle pietre, e de' mar-
mi y fatto animofo dagli applaufi i e da' gran guadagni del fratello, dòpo ef-
fer con elfo gran tempo dimorato in Milano, lafdata la Scultura' 4 diedéfì al-
la Pittura, e col già fatto gran fondamento in Difegno \ e coli* affidua oflTer-
vazione del fare di Cammillo, dal cui colorito però tennefi Tempre non pò- :
co lontano, in breve fpazio fecefi gran Pittore, e molto ebbe a dipignere nel
Duomo, in S.Fedele de'Padri Gefuiti,in & Praflfedè,;in S. Antonio Abate,
in S. Celfo , nella Collegiata di S, Tommafo in terra amara f in S. Angelo '
ne'Riformati1 di S. Francefco, in S. Giufeppe , e nel Soccorfd, e più Quadri
di fua mano fi cónfef vano nella Gallerìa dell' Arcivefcovado , e nel Mufeo
Settala . Mandò fue opere in più" altre Città d'Italia , e chiamato a Geno-^
va del 1618. affai Pitture fece per Giof Carlo Doriate nella Santiffima Noiw
ziatà del guaftato il belliffimo Cenacolo , l'Iftoria della Circoncifione del
Signo-
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■H
CJMMIlLOWRpCJCCIM, E SUOI FX^TELM.,^
Signore irì'6. Domenico ; nelP Oratorio dì S. Bartolommeóiil di lui Marti-
rio, e per altre di quelle Chiefe condiiuTe altre Pitture^ che Joferono accla-
'rntre p^r ùnoi de) migliori Artefici di quella fua età>.: Ebbe coftui una grazia
particolare nel» difegnare in penna, ed in* matita. Fu àmiciflimo del comuni-
care'ad> altri:il proprio fapere; fu Uomo di ottima méntei,» e,;m0ftrofli fempre
pronto a lodate nelle fattiìre degli altri Maeftri il più)beilo., ed a fctffare-/
fa imperfetto:.(Tenne;uba maniera nel dipignere in tutto^e per tutto: diyér-
fà dalla troppo»rifoluta, e càpricciofa del fratello, doèbfdirfe corretiifiima ,
< ed'a feconda; del naturale, e véroy tutta piena di vaghezza^-iliamenità con
àUrì. «©bilii attributi , che fanno *fì , che P opere fue* mbiiitaniente vadano in
rigaf <g quelle de' Maeftri d* aitò grido;de* fuoi temp^ui' ,!)n «
iGafclo Antonio il terzo de' fratelli Procacdró!fuida!pxin«jipio eccellente mu-
fièo^oi adi efempio del fratello Giulio^ ahbanfd©oata Pamica profeffione*, fe-
cefi-Plttdré-, non già iriquel modo éiifase deJi fta'telii $ mai in quello a_«
che fu portato dal proprio genio,dico in far Paefi, Frutte, e Fiori, ne in il
fatte Pitture riportò egli minor luogo , ne alzò minor grido di quello , che
effi nelle figure , e nelle- grandiflìme Storie faceiTero ; tatrto-- che aflapora-
ta dagli amici di queft* Arte la nuova fua maniera , fu delV opere fue gran
chiefta fin*d' oltre i Monti ^e perule Spagne . E queftq*è&uaatO/ei^piaciuto
di notare intorno è trafila te 11 il Procaccini/, i quali ridia JC|tt£N^i| Éilan^ li-
cero una Scuola numerofiflìma , da cui ufcirono molti Pittori di gran nome,
che per brevità non iftò qui a notare.
*** <•
TI H ' ' A. , I I i M
A
SA V O
IO'
["':1 '."ai;"; OHtHOì Olii L Oli II W , :\\ ':
ISSE , e molto operò ili Bologna nel panato.Secolo Gfip:
BatiftaCremonini, franco, efpedito neìl? opexefue^e par~
J ticolarmente nel frefco ; nel chiarofcuro molto valente ,
($t delle cui; fatture, dico di fregiature,: ed a litri, limili lavori
•'■*' t ; fon pieni, peri così dire, tutti i Palazzi di fua Patria, e par-
ticolarmente Quegli della; Gafà Riarde AngeleUi, ed oltre
a ciò^ fonoifu^PittureineHaiChiefaf di Si Domenico peri ea*-
troda'..Cappellàidi quei di dettai Gala dipinta daiPalvartiv Quéfto Gremonir
ni'v per defidèrio di» guadagni*/attendendo ad ogni lavoro;;; colla fuaiiftra«*
ordiiaariaffpediteisza , e coli* ajutoidi molti uomini, eh' e? fu folitoi condurle
af'giornàta', fu- adoperato molto-, ©rider avvenne/ choeoli iar, da fate ad afiai
perfonèr, facUqcofa gli fui anche'ili^ con durre; in fiftàtè di» intona^ pratica grao
quafhtitè db Bifcepoli V uno de' quali fu figlio poftumò. del Dottore Qdoaìpi
i!:b
                                                  O                                     do
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106 J)ECENJJenaTJ%niJelSEaiKdali^o.ali^9o,
do Filaretti nativo di Savoja, che nell'Anno 1573.poco dopoché al Padre
fu data fepoltura, fu raccomandato alla cura d'un ftatellopifcepolodel Cre-
rnonini e poi anch' elfo il feguitò in quella Scuola pimene in Venezia con-
tinuò iVuoi ftudj preffo il Tintoretto. Ma fra i migliori Artefici, che ufcif-
fero della Stanza dei Crernonino fu quegli, di cui ora parliamo, dico Emilio
del Cavaliere Alberto Savonanzi nobil Famiglia Bolognefe. Nacque coftui in
e(Ta Città , nel tempo che la Santità del poi Papa Gregorio XV. governa-
va la Chiefa di Bologna , e fino all' età di 26. anni , tutto intento a' Ca-
vallerefchi efercizi: con non poca fua lode fra gli altri nobili fi trattenne ;
poi invaghitoli dell'Arte del Difegno, ftette fotto la direzione di Guido Re-
ni , quindi accoftatofi all' Accademia de' Caracci tutto diedefi alla Statua-
ria , ed a fine di poterli in quella approfittare , a Roma fi portò , ma po-
co mantennefi di quel propofito ■;• perche a configlio de' parenti , abbando»
nata la Scultura , diedefi tutto a dipignere , e riufcl in queft' Arte lodatif-
^         {* fimo Maeftro.
DOMENICO FONTANA,
\ '"" *H * " "*■'■'                                                               '                                        '■■■                                                                                                                                                                                                                                              /
D A MIX I , ARCHITETTO,
dL+.♦...*. 3 nato circa I J.45. ijfer 160~j.
OMÉNICO Fontana buono Architetto , e nel muovere 9
e trafcortare da luogo a luogo moli di fmifurata gran-
dezza , il più eccellènte , che da 1200. anni avanti, fi-
no al fuo tempo fufle nella memoria degli uomini ; parve
appunto , che fuffe venuto a quefta luce per efeguir' co-
me fece, con artifizio troppo maravigliofo l'alto concet-
to di Sifto V. d' ereggere nella gran Piazza di S.Pietro il
maravigliofoObeiifco di Marmo Tebaico, che al Mondo è noto. Quefti eb-
be i fuOi natali in una piccola Terra y chiamata Mili nel Lago di Como l'An-
nodi noftra falute 1J42. ebbe un fratello chiamato Giovanni , che porta-
tofi a Roma vi attefe all' Architettura , e fu grand' occafione a Domenico
d'invogliarli ancor elfo d' un fi fatto ftudio . Pervenuto eh' egli fu all' età
di 20. anni ben fondato in Geometrìa , volle ad efempio dei fratello por-
tarfi a detta Città di Roma , in quefto anche non punto diffimile d' incli-
nazione , e di genio alla più parte de' fuoi Paefani , eh' è d' abbandonare
le Patrie loro per adoperarli nell' Arte dell' edificare , e per lo più in effa
Città di Roma , ove regolarmente più che in ogni altro luogo d'Italia ha
fpaccio fimile maeftranza. Giuntovi finalmente , e cominciati i fuoi ftudj
fopra i preziofi avanzi dell' antichità , e molto più fopra P opere del gran
Michelagnolo , e d' altri grand' Uomini fece tal riufeita, che divenne Ar>
^
                                                                                          chitetto
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. DOMENICO FONTANA.         107
chitetto del Cardinal MontaltO, ad inftanza del quale cominciò la Cappel-
la del Prefepio in S Maria Maggiore , e '1 Palazzetto del Giardino verfo
la medefima Bafilica, che poi per mancanza del folito fuffidio, che foglionoi
Pontefici dare a' Cardinali , fi dichiarò di non poter finire ; ma il Fontana-*
defiderofo di guadagnarli V affetto di quel Prelato ^ il quale egli anche rico-
nofceva per Tuo gran benefattore, e forfè ancora per defiderio , che fi vedef-
fero in Roma quei parti del fuo ingegno, trovandofi buona quantità di danari
fuoi pròpri , prefe con eflì a tirar alquanto innanzi quelP opera con milk-/
feudi, eh* e' fi trovava avanzati fue fatiche ; fu quefta per Domenico una
buona penfata , perche mentre V opera tiravafi avanti ; ri Cardinale afeefe
alla Suprema Dignità , e fu un de'fuoi primi penfieri il dichiarare il Fonta-
na Architetto Pontificio; quefti dunque coftituito in tal carica, ebbe per ordi-
ne del nuovo Pontefice a tirare avanti la detta Cappella, arricchita però di
più nobile ornamento , di Marmi, Statue , Stucchi , e Dorature t che per
avanti fatto non fi farebbe, ed afleeondando V. intenzione del Pontefice, che
fu di trasferire in efla Cappella nel bel mezzo la vecchia Cappelletta del Pre-
fepio, V eccellente ingegno del Fontana la mofle di luogo, e così intera ve
la portò fituandola fino a ri. palmi fotterra , ove con molto decoro, e de-
vozione feendonoiFedeli a farvi orazione.Sopra la medefima, alzò il Taber-
nacolo di metallo dorato colli quattro Angioli, che lo reggono. Finì anche
il Palazzo del Giardino , ed un' altro ne fabbricò verfo le Terme di Dio-
cleziano, facendo, e più bello , e più ampio , e piìt vago il Sito con Viali ,
Statue , e Fontane , alle quali portò V acqua Felice .
Aveva il Pontefice Sifto,6ndal tempo dello (tato fuo Cardinalizio, raggi-
rati per la fua mente alti penfieri , per quando mai egli fulfe a quella fo-
vranifiìma Dignità pervenuto, uno de'quali fu il voltare la Cupola di S. Pie*
tro, e P altro il condurre fulla Piazza di quella Bafilica il maravigliofo Obe-
lifco di Granito rotto de' Monti di Tebe alto palmi centofettc , toltane la_.
punta , che pure è alta fei palmi, largo in fondo fopra palmi 12. e più d'otto
in fommità, trafportandolo dal luogo, ove trovavafi congiunto, al muro del-
la vecchia Sagreftìa , ove in antico tempo fu il Circo di Cajo ,.e ài Nero-
ne, la fmifurata grandezza del quale Obelifco , aveva fatto credere a'pa flati
Pontefici effere imponibile , fenza che feguifle alcun difordine di rottura^ ,
o d'altro, il muoverlo dal fuo luogo, non molto lungi da detta Piazza , do-
v* egli era fiato fino a qud tempo più toffo nafeofo, che efpoftó al pubblico
godimento. Deliberando adunque quel Pontefice di volerlo quindi per ogni
modo levare, ordinò, che da tutte le parti d'Europa foflTero chiamati Mat-
tematici, ed Ingegneri oltr5 a quanti di tal meftiere fé ne trovavano allora^
in Roma ; deche non andò molto, che fé ne ragutiarono in quella Città fino
al numero di cinquecento , i quali benché in gran parte s' accordaffero nel
dire, che quella gran*pietra dovette trafportarfi in piedi, confiderando elfer
cofa prefib che imponibile il diffonderla , furono però nelP ordinare i loro
Difegni, e Modelli, per venirne ali* effetto , fletti per dire, di cinquecento
pareri. Uno degli Architetti , che fi portarono colà , fu il noftro Amman-
nàti-, mandatovi apporta dal Gran Duca Ferdinando Primo , per la grande
fflAifi , chr e faceva di lui, il quale prefentatofi d* avanti al Papa, che già
aveva veduti moki Difegni, e Modelli, domandò un'anno^ di tempo per fat
O 2                                egli
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i o8 DEC EU 1 della TA% III del SEC. IFJal i j.8 o. */1590,
egli il fuo ; ma il Papa ,' che già era vecchio affai , e non vedeva V ora^,
di dar principio ad opera, che doveva renderti così memorabile per veder-
ne in Tua vita il fine, ridendofi della propofta , non ne fece per allora coli' Am-
mannato altro difcorfo . Ma venuto fuori il bel Difegno del Fontana, quello
ad efclufione di tutti quei degli altri Maeftri fu dal Pontefice approvato, ed
elfo poi ne fu 1* elettore : ma prima volle il Papa, che per maggior ficurez-
za ne fuffe fatta prova, con fargli muovere i pezzi della Guglia piccola del
Maufoleo d'Augufto. Rimaneva però un non fo qual timore nella Congrega-
zione de'Deputati a tal'affare fopra'1 maneggio degli Strumenti, e delle mac-
chine inventate dal Fontana ; onde rifolverono d'eleggere per ciò due de'più
vecchi, ed accreditati Architetti fra quanti ne erano comparii al cimento, e
quefti furono il noftro Ammannati, e Jacopo della Porta ; coftoro dunque per
fegno del pofto dove la Guglia doveva trafportarfi , fubito fecero piantare-/
una gran Trave ; ma il Fontana di tal refoluzione forte fi turbò , e trovata
buona congiuntura col Papa , fecegli apprendere il torto, che fé gli faceva
coli' ordinare ad altri P efecuzione del1 fuo proprio Modello, con pericolo ?
che a quefto, e nona qualche mancanza degli efecutori la mala riufcita poi
attribuire fi dovette , non fapendo egli all' incontro ( come e* diceva) chi la
propria invenzione averte a faper maneggiare meglio , e con più ficurezza ,
che erto medefimo ; e tanto ditte , e tanto s' adoperò, che finalmente a1 due
Architetti fu levata ogni commeffione fopra tal' affare : allora il Fontana con
grand* animo, e grand' amore, data mano all' opera, conduflela a quel gio-
xiofo fine , che al mondo è noto 'p fopra di che veggafi quanto feri ve molto
accuratamente il Bellori nelle fue Vite , che io non iftò qui a copiare . Tale
fu il gradimento , che volle il Papa dimoftrare al Fontana, per avere tira-
ta a fine un' opera fi degna, chenon folamentc creollo Cavaliere di Sprona
d' Oro , fecelo Nobile Romano ; donogli dieci Cavalierati Lauretani con_»
penfione di duemila feudi d' Oro, da poterla trasferire a'fuoi Eredi;fecegli
pagare cinquemila feudi in contanti ; ma quello , che fu gran fegno di fua
liberalità , volle , che rimanere in potere di lui tutto il materiale fervito a
quel lavoro, il cui valore fino a ventimila feudi fu giudicato arrivare di quel-
la moneta Romana, e non contento di ciò, voile, che fotto la Bafe dell' Obe-
lifco furie il di lui nome a perpetua memoria notato colle feguenti parole .
Dominìcus Fontana ex Pago Agri Mo^ocomen/ts tranftulìt & erexit.
Inalzata che fu la Guglia, e crefeiuto che fu per ciò grandemente V ani-
mo al Pontefice , avendo già il Fontana aperte tre vie principali da S. Ma-
ria Maggiore,che terminano una a S.Croce in Gerufalemme ,una alla Co-
lonna Trajana , ed una alla Trinità de* Monti , che dal nome del Papa fu
detta Strada Felice, avendo anche fatta fpianare la Piazza di quella Bafilica ,
avanzandoli tuttavia più nel concetto del noftro Architetto, deliberò, che-*
egli ponefle mano ad altr* opere molto egregie , e tali furono V erezione in
effa Piazza della Guglia del Maufoleo d* Augufto di palmi feifantafei ^j
V
erezione altresì della Guglia fopra la Piazza di S, Gio: in Laterano , e di
quella, che è fopra la Piazza del Popolo , ove meditava il Papa eftendere la
Strada Felice dalla Trinità de' Monti ; le quali Guglie rotta ciafeheduna in
tre pezzi, trovavanfi in ventiquattro palmi fepolte nelle rovine del Cerchia
maflì-
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DOMENICO FONTANA.      ioc?
maffimo ; la prima, cioè la maggiore di quante ne fono in Roma di lunghez-
za di palmi centoquarantacinque, e la feconda di palmi centotto, e fu gran-
de Partificio del Fontana in farlefcavare, trafportare, e congiungere : ed in
vero è bella cofa a vederti, comequeft' ultima fopra efTaPiazza del Popolo
fu in tal punto fituata , che di dentro la Città ella fi gode fin dal principio
di ciafcheduna di dette belliflìme , e lunghiflìme ftrade , ficcome dal punto
della Guglia tutte le medefime ftrade danno di fé fteflfè un vedere maravi-
gìiofo : s' aggiunfe in quel medefimo tempo , che fi facevano tali erezioni,
ali1 operar dd Fontana P accrefcimento, e ornato della fopraddetta Bafilica
di Laterano, P edifizio della Loggia della Benedizione , e del gran Palazzo
Apoftolico. Il trafportare della Scala Santa dal luogo , ove ftava avanti al-
l' edificazione del Palazzo , al luogo ove ora fi vede avanti al Sancìa San-
clorum, coli' aggiunta delle quattro fcale due di qua , e due di la ; per le
quali fcendefi dopo aver falita inginocchioni eflfa Scala Santa. La bella*ag-
giunta della Librerìa Vaticana da Sifto trasferita in bel vedere, e la fabbri-
ca di quelP aggiunta a quel Palazzo verfo la Piazza , e la Città , finita poi
da Clemente Vili, da tre fino all' altezza di 5. piani, aggiuntavi la fcala^
fegreta , che dalla Sagreftìa del Palazzo fi porta al fondamento della Cappel-
la Gregoriana , l'alzata del canto verfo la Piazza , e Strada Pia del Palaz-
zo di Mon teca vai Io, cominciato da Gregorio XIII. feguitato poi dopo l'ope-
ra del Fontana da Paolo V. P allargamento della Piazza , che gli fta avan-
ti, ed il trafporto fin dalle Terme di Coftantinó, e fituazione dell'imbocca-
tura di Strada Pia delli due Coloflì Caftore \ e Polluce .Il belP ornamento
delle quattro Cantonate , con quattro leggiadri (Ti me Fontane , la dove efla
Strada Pia s' attraverfa colla Strada Felice ; i quali ornamenti poi nel Pon-
tificato di Clemente IX. furono alquanto mutati . Opera dell' ingegno di
queft* Artefice fu il Palazzo de' Mattei , poi de' Maffimi , la reftaurazione
della Colonna Trajana,, e, Antonina ,• lo Spedale de' Mendicanti a Ponte-/
Sifto, e la Porta della Cancellerìa. Conduffe a Roma P acqua Felice, ca-
vando il capo dell' acqua da un monte fotto la Colonna , terra fedici mi-
glia lontana da Roma, che forge da un fallo vivo, per entro il quale più«di
due miglia s'inoltrò per radunarne copia maggiore , e per ventidue miglia
di viaggio a fine di fuggire gP intoppi de' monti , e delle valli conduflTela_.
fui Viminale alla piazza di Termini, e fu in" quefto fatto non meno ammira-
bile la generofità del Papa , che P induftria del Fontana , al quale bifognò
col continuo operare di due mila, e talvolta di tremila Uomini condur P acqua
per fette miglia di ftrada fempre fopra gli Archi alti tal volta fopra terra Set-
tanta palmi , e larghi dodici , e per quindici miglia eziandìo fotto terra ,
e non mancarono luoghi, ove per difetto di fodo fu neceffàrio fondare i rne-
defimi Archi altrettanto , quanto era loro alzata fopra terra . Diede, poi
per ordine dello ftefib Pontefice principio al Ponte di quattro Archi fui Te-
vere al Malborghetto per lo paflfaggio a S. Cafa di Loreto , Marca , e Ro-
magna della Strada Romana per le tortuofitadi del fiume . Seguitò poi fot-
to Clemente Vili, nel cui governo levatafeli contro gran tempefta di que-
rele, gli fuchiefto rendimento di conto dello fpefo nelle palfate fabbriche ,
e tolta la carica d' Architetto del Papa, a cagione di che dato egli orecchia
agP inviti del Conte Miranda Viceré di Napoli a lui P Anno 1592. fi portò
e eoa-
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«fii
'la-
:, % I io DECEN. I. della? J%.IIl del SEC. W.dal i j8o. al 1590.
peconfeguitone l'onore, e'1 carico di Regio Architetto, diedefi ad operare
pin quella Città . Fu fua prima faccenda il por rimedio all' innondazioni del-
l' acque forgenti , e piovane in terra di lavoro da Nola , fino a Patria , le
quali in tre Alvei diramò, e con quefto venne a rinnovare l'antico letto dei
Fiume Clanio , detto oggi il Lagno . Conduffe acque , addirizò , ed aperfe
ftrade, fpianò la Piazza Caftel Nuovo, diede il Difegno per nobilitimi Se-
polcri per Chiefe, Cappelle, e Altari, e del nuovo Palazzo Regio ad iftan-
za del Conte di Lemos , che poi nel Governo del Conte di Benavente fu
efeguito, e del nuovo Porto, che poi rimafe fenza efecuzione ; finalmente-/
fermata che egli ebbe fua Cafa in Napoli, e prefavi moglie e dimoratovi per
più anni, trattando fempre fé fteflb, e fua famiglia affai nobilmente, pieno
di ricchezze , e di gloria ; vi pagò il comun tributo ì' Anno 1607. fu data
fepoltura al fuo Cadavero da Giulio Cefare fuo figliuolo,fuccelfogli nella--
Caiica di Regio Architetto , nella Chiefa di S. Anna della nazione Lom-
barda in una Cappella da lui medefimo edificata.
Di Giovanni Fontana maggior fratello di Domenico,e di cui demmo al-
cun cenno di fopra , il quale nella partenza di Domenico per Napoli die-
de fine al Ponte del Borghetto, ed infieme con Carlo Maderni fuo nipote,
e Difcepolo del fratello fu fatto Architetto della fabbrica di S. Pietro, flato
anqhe fingulare nel movimento dell' acque , di lui dico , e di molte ope-
re fue parla fufficientemente il Bellori, a cui ci rimettiamo.
r 111 ■ 1111 « 1 . 1 1 Zìi mi .. 11Uff* fr mm m i » ■■ ; in i n" |
FEDERIGO BAROCCI,
PI TTORE D' URBI N O,
Difcepolo di $atijia Veneziano > nato 1528. **J<* idi2.
ICCOME doveva effer fempre gioconda al mondo la me-
moria della bontà , e del valore nelle noftre Arti di Fe-
Q derigo Barocci celebratiffimo Pittore Urbinate , così ra-
gionevol cofa fi è , che in dilatarla fempre più s' impie-
ghino le penne d' ogni fcrittore per debole , che fia , <lj
quando non mai per altro per dare alla Giuftizia il dover
* fuo nel far menzione d'un' Uomo, il quale coli' induftriofo
fuo pennello feppe tanto ben contribuire al divino culto , ed alla religiofa_..
pietà ne'Sacri Tempj, ali* ammirazione nelle più rinomate Gallerìe, e ne'più
ricchi Palagi de' Principi, e delle perfone d' alto affare, e finalmente al con-
tento -, e alla devozione de' faoi Cittadini , degli amici, e d* ogn' altra pri-
vata perfona ne* preziofi , ed infieme pietofi addobbi, con che egli ornòle
Cafe loro , onde niuno fi maravigli, fé mentre altri ha lodevolmente parlai
ta di quefto celebre Uomo , ancor io non lafcio di farne qualche memoria^»«,
ne' miei
■*.'?..,
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FEDERIGO -BA\OCCI.           in
rie' miei fcritti , ficqome ora fon per fare , portando in effi del molto , che
potrebbe dirfi folamente quel poco , che io ftimerò piti neceflario al mio af-
funto, lafciando luogo al mio lettore di finir di foddisfare a fé fteflb in quel-
li , di chi più , e meglio , che io non farò , ha trattata fi fatta materia.
La Famiglia de' Barocci ebbe Stanza nella Città d'Urbino nel tempo, che
ia G. M. di Federigo Feltrio vi edificava il nobiliflimo Palazzo, che al mon-
do è noto; e ciò fu mediante la perfona di Ambrogio Barocci buono Scultore
da lui colà chiamato . Di coftui ( che in quella Città s' accasò ) nacque^
Marc' Antonio buon Legifta Padre, che fu a" un'altro Ambrogio, e di Gio:
Alberto , e di quefto Gio: Alberto, nacquero Gio; Batifta poi Cavaliere, e
Gio: Maria rinomatiflìmi nell'Arte del fabricare Orologi. Così da Ambro-
gio difcefero Simone Barocci, che fra i moderni fu eccellente più, che altro
mai fufTe in lavorare Inftrumenti matematici , e Federigo quegli di cui ora
parliamo, che nella Città d' Urbino fu partorito a quefta luce l'Anno 1528,
In età erefciuto , fu dal Padre adattato al meftiere di fare Aftrolabj ,. ed in
un tempo fteflb al Difegno nella Scuola di Francefco Menfocchi da Forlì 9
che avendo fcorta nel fanciullo una mirabile difpofizione a quella facultà ,
volle,che ogni altro ftudio lafciando , a quella folamente dedicante tutto fé
fteflb, mentre tale fua rifoluzione veniva anche applaudita da Bartoìommeo
Genga , Zio del medefimo Federigo , che allora ferviva quel Duca Guido
Baldo in carica d'Architetto, e che a tal fine accomodollo appreffo a Batifta
Veneziano, che allora dipigneva la volta del Coro dell' Arcivefcovado. Ave-
va coftui il fuo maggior gufto nell' antiche Statue , per lo che teneva fem-
pre occupato il fanciullo in difegnare rilievi di geffò. Trasferitoli poi Fede-
rigo a Pefero dopo la partita di Gio: Batifta da Urbino ftettefi in Cafa del
Genga , che molto P efercitò nello ftudio dell' opere di Tiziano , e di altri
gran Maeftri , che nella Gallerìa dello fteffò Duca fi confervavano, mentre
egli medefimo facevalo efperto in Geometrìa, Architettura, e Profpettiva .
Era il Barocci all' età di 20. anni già pervenuto, quando defiderofo dì veder
P opere del gran Raffaello nativo di fua Patria, deliberò di portarfi a Roma ,
ftante maflìme la congiuntura, che un tale Pier Leone d' Acqualagna anche
egli ripigliava il viaggio per colà in Roma trattenerfi qualche tempo appref-
fo a coftui, al quale avevalo il Padre raccomandato, dipignendo fopra Co-
rami d' Oro, ed altri fi fatti umili lavori conducendo, finche avendo avuta
cognizione di lui il Cardinal Giulio della dovere ricevettelo in propria Ca-
fa. Fecegli fare il proprio ritratto , ed altri Quadri , che riufcirono di fuo
gufto, dandogli comodità in un tempo fteflò di ftudiare le belle cofe di Ro-
ma, e particolarmente le Pitture di Raffaello. Raccontaci ciò, che lo ftef-
fò Federigo folea pure raccontare, che difegnando egli un giorno nella Log-
gia de' Ghigi , trov'avafi fpeffò a vedervi comparire due Giovani foreftieri
affai nobilmente veftiti , e con elfi era fempre un Paggio , che appuntava
loro la Matita , e come che a cagione di loro pompofa apparenza ogni
altro , che difegnava in quel luogo ftimavagli nobili perfone, non era qua-
fi niuno che ardifle loro accoftarfi : pur tuttavia Federigo fatto curiofo di
vedere il lor difegnare , un giorno a poco a poco s- accoftò tanto , che ei
potè vedere i loro Difegni, e reftò maravigliato in riconofcergli deboliflìmi >
efenza alcun principio d'intelligenza condotti, tanto , che e'fu poi fempre
folito
\
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fbHtó dire à* faor Gfcvkni y non efTetvi cofa , che più poffà impedire altrui
ìsaVàhiàttfèrttb in ogni Suona Arte., che la foverchia comodità. Soleva an-
che raccontare , che tfòvafidofi un giorno a difegnare infieme cori Taddeo
Zuccheri, è Con altri Giovani una facciata di Pulidòro, pafsò Michelagno-
lòBonàrrùòti ^ eavaìcàindo'ìUna fua Mula , come fòleva nell* andare a Pa-
lazzoe Iadoye tutii gli-SltriGióvani córrevano a moftrargli i loroDifegni;
Federigo per (uà naturale verecondia,e umile timidità ftettefi al fuo luogo,
quando il Zuccheri toltagli di mano la Cartella, portolla a Michelagnolo,
che ne volle vedere tutti i Difegni ; fra' quali ne trovò-uno fatto dal fuo Moisè
a maraviglia imitato, ónde quel grand'Uomo lo fece per ogni modo venire a
fé; lodolló mólto, e grand' animo gli diede a profeguire il bel corfo incomin-
ciato deVfuói ftudj. Statò i, che fu il Barocci qualche tempo a Roma , tor-
hóflefte ài Urbino ; ove colorì la Tavola di S. Margherita nella Confraterni-
tà dèi' Corpus" Dòmini -, e fu fua gran fortuna , che in quel tempo capitalfe
ìéòlà un Pittore , che tornando di Parma , portava con feco alcuni pezzi di
Cartóni , e Te (le di paftelii di mano del Còreggio ; imperciocché avendo
Federigo àvAità comodità di ftudiargli a fuo piacimento , vennefi a formare
là bétliiiimà maniera eh' e. nota i Portatoli di nuovo a Roma nel 1560. fi tro-
vò P Annòjèguente adipignere per ordine di Pio IVì infieme con Federigo
ìtfccheH il'Palazzettó del Bofco di Belvedere, architettato da Pirro di Goro >
e ne'quattro Angoli d' una Camera colorì alcune Virtù , alcuni Putti nel
Fregio;è nella Vòlta Maria Vergine; con Gesù, ed altri Santi, e nella Volta
£ù;re d'aMM Camera lai Vergine Santiffima Annunziata. Aveva egli ,perquan-
ti^* #ótl;ò la fama, datò principio a dipignere in una Sala la Storia di Mo-
ìsé , che parìa col Signóre8, quando convennegli abbandonarla , a cagione
d^eHereftato tradito da alcuni maligni Pittori , i quali avendolo chiamato
ad una lóro merenda $ diedergli Una tal forta di veleno, che cagionatoli una
infanabil malattìa , non baftandoda buoita cura, e le diligenze del Cardinal
della Rovere, per poco ,;o punto alleggerirnelo, fu forzato fòraarfene alla Pa-
tria ,e per quattro anni fece divorzio dal pennello. Avendo poi fatto ricorfo
all' interceftione della gran Madre di Dìo, ne riportò tanto miglioramento ,
che potè tornare un tal poco a dipignere, cioè a dire per due ore del gior-
no al più , avendo però obbligate quali tutte 1' altre ■ e del dì , e della.*
notte , agli ftravagantiilimi dolori , che gli apportava il fuo'male, e fu co-
fa veramente degna d' ammirazione , e forfè da attribuirli a particolar gra-
zia della fua gran liberatrice il vedere , come egli con tanto poco impiegò
di tempo, con tanto male addoflb , ben che in un córfo di vita fino ad 84.
anni gli riufeifle il condurre opere per così dire infinite, e tanto eccellenti
come gli riufeì. La prima opera, che e'fi poneflfe a fare dopo il fuo miglio-
ramento, fu un Quadro con Maria Vergine, è Gesù, che benedice S, Gio:
fanciullo , e diedelo in fegno di ricevuta grazia alla Chiefa de' Padri Cap-
puccini di CrocicGhia poco lontano da Urbino > e fu poi la Pittura trafpor-
tata nel Convento de' medefimi Padri per entrò la Città. Fece poi il Qua-
dre* {*er la Chiefa di S. Francefco , cioè della Vergine coronata da un' An-
gelo g v!^ Si Taddeo , e S. Simone , e nella più balìa parte vi fono ritrat-
ti i Padroni* della Cappella . Da Urbino poi fi portò a Perugia , dove di-^
pinfe il maravigliofo Quadro della Depofizione«tei Signore dalla Croce per
la Cat-
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la Cattedrale di S< Lorenzo * Tornatotene alla Pàtria dopo tre anni , oltre*
ad altri Quadri dipinfe per ià Chiefa di S. Francefco il Quadro dell' Aitar
maggiore , ove rapprefentò là Storia quando Gesti Crifto conceiTe al Santo
il perdono d' A (cefi , opera , rìeJja quale dieefi , che il Barocci impiegaila*
fett' anni , dico però per quel tempo, che la pertinacia di fuo male il lafcfà
operare, e eh* ella riufcifife di fuo gufto, ne fa aperta teftimonianzala bella.
Stampa della medeflma ali* acqua forte, fatta di propria mano di lui l'Anno
ij8i, la quale va per le mani degli amatori dell* Arte * Color* poi per Isu.
Ritve
d' Arezzo la belliflìma Tavola della Mifericordia , ove rapprefentò il
Signore noftro , che alle preghiere di Maria Vergine fua Madre benedice^
coloro, che rie efercitanOgli atti»Quefta fu quella degninlrna Pittura , della
quale corfe tanta fama nella Città di Firenze , che tirò colà■;Gregorio Pa-
gani , e '1 celebratiffimo Lodovico Cigoli , e che a qUefti diede i primi im-
pulci d* andare in traccia, prima còlla fequela di quel bel modo' di Colorire ,
e poi colla più perfetta imitazione dell* opere del Gorèggio, e di Tiziano di
<|uell' alta perfezione di colorito , che a tutti è nota , ficcome noi à luogo
fuo. raccontammo t Qui conviene, eh' io mi difpenfi alquanto dalla Legge
di brevità , che io mi preferii!! nel compendiare la vita di queft' Artefice-/
ftatà da altri fcrjttà , Con raceoiltaré cofa, che per elfere feguita nella mia,»
Patria, ecort opera d4 un Grande della Sereniffima Cafa, merita ,<:he fé ne
faccia precifa menzione * Aveva il Barocci condotta là bellìffima Tavola per
Arezzo, che detta abbiamo, la quale volle egli medefimo accompagnare fi*
no al luogo ove fu collocata , e cori'tale occafione ebbe vaghezza di por-
tarli a Firenze per vedere l'opere di quei noftri Artéfici, e quanto vi aveva
di.bello , e di grande , antico, e moderno , e fu querto in tempo del regna-
te dd G. D. Francefco Primo di G. M* al quale era nota la lode , che da>
vafi per ognuno alla bell'opera da Federigo mandata ad Arezzo,ed al Pit-
tore medefimo * Fra 1' altre cófe , anzi la prima , e principale , che poteva
vederfi in Firenze oltre alle pubbliche , èra il Palazzo Sereniffimo , onde-/
il Barocci procurò d' efTervi introdotto. II giorno dunque , che fu determi-
nato à quelta gita , trasferitoli al Palazzo , vide Venirli incontro urta per-
fona dì nobil tratto , e di riìaeftofa apparenza , che a i modi tenuti in rice-
verlo, e condurlo per le Ganze rapprefentava il Guardaroba di eflb , e tut*
tofecegli cortefemente vedere, in tanto comparve non fochi, e con atto di ri-
verenza profondiffimo , prefentò a quella tal perfona una lettera, Urta fora-
tura, ofulfe memoriale, tantoché Federigo fubito s* accorfe non effer qué-
gli altrimenti il Guardaroba , ma lo fteflb Francefco, che defiderofo di feij-
tire dal Pittore più libero, e pio candido il fuo parere intorno alle belle co-
fe montategli, avevagli tenuta occulta fua grandezza * Allora volle il Barocci
moltiplicare gli offequj verfo la perfonà di quel Sovrano i ma tutto fu in-
carno, perche queir Altezza volle ammetterlo alla folita famigliarità; poi
fece ogni opera eon effo per averlo a'proprj fervigj, offerendogli degniffimi
trattamenti, ma non fu modo a pervaderlo, allegando egli per ifeufa le pro-
prie indifpofizioni, ed altre neceflìtadi , che forzavanlo a procurare di tU
•pófarfi in Patria, e con umili maniere licenziatoti dal Gt D. fé «e tornò ad
Urbino. Ma non fu falò quello Gran Principe a desiderare di fare acquifto
P«r fé di queft' Artefice, perche anche P Imperatore Ridolfo Secondo aven-
P                              do
\
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114 J)ECEN.-tMàfM^JlLMSEQ]KMi^oaal1590,
dò per mezzo del Duca d* Urbino ottenuto-im fuo Quadro dell' incendio di
Trójà /opera al (olito degniffima , e fimile ad 'altra , che egli fatta aveva-*
per Monfigtìor dalla Rovere , che poi fu pofto nel Palazzo Borghefe, fece
fare ogni ufiziò per averlo a fé, ed averebbelo avuto, fé la fìefìfa cagione^
di Tua mala1 fanità non 1' aveffe impedito , cofa , che anche gli occorfe eoa
Filippo Secondo Re delle Spagne .Fatto , ch'egli ebbe ritorno alla Patria di-
tfmfe per la Confraternita di S. Croce di Sinigaglia la Tavola di Noftro Si*
gnore morto , e portato al Sepolcro involtò in un lenzuolo, accompagnato
da S. Gio: mentre la doleiatiflìhìa Madre fviene per foverchio di dolore, ca-
dendo nelle braccia delle devote Donne. Quefta veramente Angolare opera
guafta dalla petulanza d" un copiatore indifereto, col fuo calcare impetuo-
fo e fenza rifpetto , fu poi dallo ftefiTo Barocci negli ultimi anni di fua vita
dagli antichi Cuoi ftudj rifatta. S' applicò umilmente alla bella Tavola del S.
Jacinto per la (tetta Città di Sinigaglia « Quindi al bel Quadro del Martirio
di S. Vitale per la Chiefa del Santo in Ravenna , Facevafi (òtto il Pori*
tificato di Gregorio XIII. in Roma la gran fabbrica di S. Maria in Val*
licella della Congregazione dell' Oratorio inftituita da S. Filippo Neri , t*>
già doveanfi nelle Cappelle accomodare le Tavole, quando volendo que' Pa-
dri affecondare il pio fentimento del Santo loro Fondatore, cioè, che le Sa»
ere Imagini fuffer fatte per mano d' Uomini eccellenti , fu al Barocci data
l'ineumbenza di far la Tavola per P Altare della Vifitaztone , che riufeì al
folito lodatiffima, ed al Santo tanto a grado, che bene fpeffo usò trattenere
nella Cappella fteflfa e quivi fpiegare il volo a'fuoi Santi penfieri nella con-
templazione di tal rniftierio rapprefentato da Federigo in modo , che fpira«3
iftraordinaria devozione , ficcome quello dell' altra Tàvola fatta per efla^
Chiefa, a requifizione di Monfignor Angelo Cefi Vefcovo di Todi, cioè della
Prefentazione al Tempio di Maria Vergine. Diede mano a finire per la Con-
fraternita di S. Andrea di Pefero la Tavola della Chiamata del Santo all' Apof-
tolato,mà quefta non fu altrimenti portata a Pefero j ma così compiacendoli
per far cofa grata al Duca gli Uomini di quella Città , fu da elfo P Anno
1684. mandata in dono al Re delle Spagne, infieme con un' altra Pittura del
Baroccio, cioè una Nunziata fimile ad un* altra, eh' egli aveva fatta al Du-
ca per la fua nuova Cappella fatta edificare in memoria di quell' alto mifte*
to nella Chiefa di Loreto. Ebbe poi il noftro Artefice a fare per la Compa*
gnìa di Pefero, in luogo della prima donata al Duca, un'altra fimile Pittura z
ha anche efifa Città di mano del Barocci la Tavola della Beata Michelina,.
Terziaria de' Conventuali di S. Francefco, che s* ammira nella Chiefa de" me-
defimi. E la Tavola della Circoncifione del Signore fatta del 1590. per Ia_«
Chiefa de* Cappuccini di Mondavia ; un* altra Nunziata colla figura di S,
Iraneefco , e quelle de* medefimi Padri di FofTombrone furono pure opera
del Barocci, La Città di Genova ebbe P Anno 1596. una fua belliflima Ta*
vola del Crocififlò con pia Santi , che fu pofta nel Duomo. Si pregiò la**
Città di Lucca d' aver un fuo Quadro dell* Iftoria della Maddalena dopo la
Refurrezione, che noi diciamo il Kolì me tangere* Ma belliflima fu quella^
che ad inftanza del Duca d* Urbino dipinfe egli per la Santità di Papa Cle-
mente Vili, che pòi fu pofta nella fua Cappella della Minerva, ove vedeg
fapprefeotato il miftcìo dell' Inftituzione d§l Santiffim© Sacramento, ì mor-
ivo
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^ F ET) E%IGO %A%OCCI.           uj
no alla quale è da notarti , come avevane egli prima di metterfi a colorirla
fatto un Difegno per moftrarfi al Papa,e vi aveva finto un Demonio in atto
di parlare all'orecchio del Difcepolotraditore, quafi gli perfuadeffe il por ma-
no all'empio misfatto. Videlo il Pontefice, ed ammiratone il più bello, dif-
fe però non piacergli, che il Demonio s'addomefticafse tanto con Gesù Crif-
to, e fufse veduto in full' Altare ; onde fu forza all' Artefice il cancellare la
figura di quell' immondo fpirito ; ma nulla fu tolto d' efprefsiva a quella^
del Giuda,la quale ciò non oftante ù rimafe in atto naturassimo,quafi me-
ditando fopra l'enorme peccato.Fu poi la bella Tavola dal Duca ftefso man-
dala al Papa in dono. Ha la Serenifs. Vittoria della Rovere Gran Ducheffa
di Tofcana di mano fua opere ftupende , e fra quefte un Quadro in tela alto
braccia cinque, e largo quattro, dipintovi Noftro Signore in forma di Or-
tolano con S. Maria Maddalena , in atto di dirle Kolt me tangere . Quefto
Quadro fu donato alla ftefla Serenifs. Gran DucheflTa dalla G. M. del Sig. Car-
dinal Carlo de' Medici, per le Nozze del Serenifs. Cofimo Terzo felicemen-
te Regnante. A quefto fé ne aggiunge un' altro beliifsimo in tela alto brac-
cia quattro, e largo tre, rapprefentante una Noftra Donna a federe con una
piccola Gatta a'piedi di efTa , infieme con S.Anna, S.Giovanni, e.S. Giufep-
pe, affittenti ai Bambino Gesù, che giace in culla, il qual maravigliofo Qua-
dro fua'dinoftri copiato in nobile tappezzerìa per mano di eccellente Maek,
tro di queft' Arte tanto bene, che non par teffuto, ma colorito , e trovati oggi
fra altri fimili di gran valore nella Real Guardaroba del Serenifs. Gran Duca.
Oltre a quefti ne moftra la medefima Altezza tre altri di minor grandez-
za , che in uno di circa un braccio vi è figurato un Salvatore col Mondo in
mano ; nell'altro di circa a braccia due fi vede il Ritratto del Serenifs.Duca
d* Urbino armato. Nel terzo di circa un braccio e mezzo vi è colorito in fa-
fee il Serehifs. Principe Federigo d' Urbino Padre della ftefla Serenifs. Gran
Ducheffa con la memoria della nafeita del medefimo , che fu 1' Anno 1607.
Ma troppo m'eftendereì, fé io volerti notare qui tutte l'opere del Baroc-
ci ; non voglio però far torto a molte Città d'Italia col tacere affatto l'ono-
re , che aggiunfero loro le Pitture di queft' ottimo Artefice ; che però da-
ronne un femplice cenno. Primieramente, oltre a quanti ne poflìede la det-
ta Serenifs. Gran Duchefsa Vittoria , ne ha molte la noftra Città di Firenze
per le cafe de' fuoi Cittadini . E tra quefti fi vede nella Quadrerìa del Sig.
Marchefe Gio: Corfi, Perfonaggio a tutti noto per la vivacità dello fpirito,
e per la fublimità del fuo talento , un Quadro alto circa a cinque braccia-,
entrovi un Crifto Crocififso , in atto di fpirare , minore del naturale , cam-
peggiato per ogni lato da paefe molto ofeuro , e da aria tutta tenebrofa , il
tutto fatto con bella efpreffione propria della triftezza del mifterio in quel-
lo rapprefentato . Il Sig. Cavaliere Gio: Batifta d* Ambra altresì, che ha-,
fempre avuto un finiflimo gufto a quefte beli' Arti ha fra i mólti , e bellif-
fimi Quadri di nobili, e fegnalati Artefici, da efso con moltiffirna fpefa rac-
colti , una mezza figura al naturale d' una Femmina molto bella per la_.
nobiltà dell' aria , e per la morbidezza del colorito . L' Auditore Sebaftia-
no Marini Perugino prefentemente commorante in Firenze nel pofto di Au-
ditore della Ruota Civile , ha di fua mano una Tefta d* un Crifto vivo in
Croce un poco maggiore del naturale , da' più finguiari Artefici ammiratif-
P z                                           fima
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Ité mcEN.ìjemf^iìLdeisEamMi580,al 1)9o.
lima. L' Abate Francefco Marucelìi ornato non meno d' una rariffima cor-
tesìa, che d'ogni forte di Letteratura., ha un Quadro alto circa due palmi dì
mano di Federigo Barocci rapprefentante lo Spofalizio di S. Caterina , cve_^
è il Bambino Gesù , e la Santiffima Vergine , e un Santo vecchio , il cui
nome non ci è noto . In Cortona negli Zoccolanti , è una Tavola di S. Ca-
terina ;ne' Cappuccini di Macerata una Concezione. In Urbino , oltre al-
l'altre, la Tavola delle Stimate, e una Concezione con più figure : la Cena
del Signore nella Cappella dell' Arcivefcovado., ultima fatica della fua mano
in fua cadente età. Vedonfi ancora diprefente nella ftefsa Città inCafa del*
Janobiliffima Famiglia Albano due bellinimi Quadri di mano del noftro Fe-
derigo, che uno da Altare rapprefentante 1' AfTunzione di Maria Vergine fof-
tenuta da più gruppi d' Angeli coli' affiftenza de' Santi Apoftoli, i quali con
devota maniera fanno varj atti d'ammirazione infieme, e d* adorazione in-
torno al Sepolcro della Gran Madre di Dio. Neil' altro fimilmente in Tela''
d'altezza di circa a palmifei, fi vede la Vergine , che tenendo appoggiato al
braccio finiftro il Bambino Gesù addormentato , colla mano deftra accomo-
da i panni della culla per ivi dargli ripofo , mentre in una difcreta lontanan-
za il Santo vecchio Giufeppe arruota i ferri dell* Arte fua. E perche quefto
Quadro non è del tutto finito, leggéfi in efso la feguente Infcrizione fattavi da
Bernardino Baldi uomo di nota Letteratura di quei tempi . Federicus Baro*
cius Albano pingebat. utrumque frauda<vit mors
. immortali hunc opere immor*
tali illum gloria . Inchoatam Marinarti Ventrem . lauda<vtt prifca . Inchoatam
Càdeftem Mariam noftra hcscfufcipiet ufque.fà' admirabitarectas B.B.
Dirò pser
ultimo eiTere ftata gran fortuna, o per meglio dire grazia particolare del Cie-
lo , che egli non oftante cinquantadue anni di continui travagli patiti nel corpo
fino alla morte , da che fu creduto , che egli fulfe avvelenato , giungelTe a
compirne quafi ottantaquattro , che lì contano fino al 1612. nel qual'Anno
alli 31. di Settembre con fegni di quella pietà , con cui egli fino dalla fan-
ciullezza aveva fempre accompagato il fuo vivere, ebber fine i giorni fuoi. AI
fuo Corpo con pompa eguale al merito , precedenti folenniffime Efequie, ed
una bella Orazione recitata da Monfignor Venturelli gran Letterato,fu da-
ta Sepoltura nella Chiefa di S. Francefco, e per opera d'Ambrogio fuo Ni*
potè , fu fopra il luogo di fuo ripofo collocata la feguente Infcrizione.
d. ■■ o. ^ ■ m. ■'■■ ' ^^-*
Simeone . Et Federico.
de Barociis.
Ànimi ingenuitate preclaris
.
                          ; y:. -.-, t
Manuum officio frajlantibus *
"u'": .>
                               quorum Me.
No*vis Mathefeos InUrumenth\
jn<veniundi$
. fabrefaciundifyw.
Arte m illuftrctroìt
,
s-c-a-jgsy ^;W:               |;,(                            Hic mero.                                                            .v«■■.<}■,.'•
Viniis ptlum colorihus ,
Qbfcù*
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I
..-.,- '•:: fET>È%IG 0 -B4\0CCh        m
>          Obfcuramt Haturam+ r mì-
^ -                       Ambrofius Barociut,
fatri. Vattuo. Ac eorum Tatruelè*
Joanni Mari a.
: ,
                    Horologiorum Architetto,
Qui Archimedem' amulatus.                   ■.'"•• » •
In parva fyxide Cdefies motus.
fii V. P. M. ac fuc e efiorum commodis.
Àrtificiofe claufit omnes
.
p. a
Fra i Difcepolì di quefto grande Artefice fu Antbniano Urbinate , che fu
quegli , che accompagnò alla Città di Genova la maravigliofa Tavola del
Crifto Crocififso, di cui di fopra facemmo menzione, per adattarla in quel-
la Cattedrale, al tempo del Doge Matteo Senarega; e nel tempo, che vi fi
trattenne, colorì due Tavole per la Chiefà di S. Tommafo; nella prima , che
fu pofta al maggiore Altare, rapprefentò il Santo Apoftolo, in atto di por-
re il dito nel Coftato del Signore ; e nella feconda fece vedere la figura di
Maria Vergine , di S. Gio: Batifta , e di S. Niccolò da Tolentino.
Fu il Barocci, come fopra accennammo, Uomo Religiofiffimo , e non So-
lamente non imbrattò mai fuo pennello con rapprefentazioni lafcive , o va-
ne; ma con legge indifpenfabile volle obbligarlo fempre alle rapprefentazio-
ni fiacre , ed alle devote Immagini; in che fi conobbe chiaro , aver'egli avuta
in fegno di gradimento a fuo prò la Divina aflìftenza , mentre le fue Pitture
oltre ali*aver confeguito Papplaufo , e l'ammirazione di tutt'i migliori Ma-
eftri del fuo tempo , e dell* Europa tutta , ove elle furono, e fono fiate poi
tramandate nelle Gallerìe de* Grandi, hanno in fé un non fo quale partico-
lare Spirito atto a muovere la devozione , la compunzione , e limili affetti
devoti ; ed eguale prerogativa avrebbe avuta certamente una Immagine di
Noftro Signore appaffionato, o vogliam dire un' Ecce Homo, che egli dife-
gnava di fare ; e già ne aveva condotto il Cartone , quando nel dar fine a' San-
ti Piedi del Redentore , piacque al medefimo di tirare l'anima di lui, come
piamente crediamo , al godimento della fua propria faccia in Cielo. Oltre a
quefta particolare grazia , fiatagli fatta , come detto abbiamo , altra fé ne
confiderà, ed è, che occorfe a lui, ciò che noi abbiamo ofTervato effer ad altri
Pittori di fimil fatta accaduto, cioè , che non folamente egli fu fempre onorato
da* Grandi, fino ad avergli il fuo Principe aflTegnato nel proprio Palazzo un
nobile appartamento ; ma egli fi ritrovò a godere vivendo V acclamazioni,
e le lodi -, ftetti per dire d' un Mondo intero , mentre non pafsò mai per
quelle parti gran Perfonaggio , o gran Virtuofo , che non volefse conofeer-
lo , e con efso trattare. In oltre 1' opere fue , che fempre gli furono pagate
fecondo la fua domanda , fenza replica , il mantennero fempre abbondante
di danari , de' quali , non ottante il difpenfare , che e' ne faceva in vita-»
a* poveri di Dio , lafciò alla fua morte fomma non ordinaria . Tutta fattura
è quefta a mio credere della Divina Providenza, la quale con fimili atti be-
ne fpelfo fuol dimoftrare, quanto grande fia P inganno di coloro, i quali col
i
                                                                                        mala*
;
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■ i
11& VECÉNAJelìaTMcnUelSEC.lVJalij*0.*J159©,
malamente valerli di lor talento, fi perfuadono di potere così fatte fortune afe
medefimi procacciare. Fu il Barocci grand' imitatore del Coreggio nella dol-
cezza dell* arie delle Femmine , e de' Fanciulli , nelP accordare de'colori
e,nella naturale aggiuftatezza delle pieghe , e con tutto , che nelle tinte noi
pareggiafle , cofa , che fin qui non è riufcita ad alcun' altro , non mancano
però intendenti dell' Arte , che dicono, che egli alquanto il fuperaflfe nella
delicatezza , e nel devoto. Non colorì mai, ne difegnò cofa , dico una mi-
nima piega d' un Panno -, della quale egli non aveiTe prima fatti molti Dife-
gni dal vero ; e per lo più per P opere grandi fece i modelli di cera , ponen-
do tanti de'fuoi Giovani in quelle pofiture fteffe ,ed in quei Gruppi, che do-
vevano rapprefentare le fue Pitture , e per lo più fecéne i Cartoni, e Difegni
di paftelli, e degli uni, e degli altri trovati* oggi buona quantità nel Palaz-
zo del Serenifs. Gran Duca , raccolti dalla G. M. di Leopoldo Cardinale di
Tofcana . E dopo tali ftudj non è pchfibile a raccontare la franchezza , col-
la quale li coloriva , ufando bene fpefso il dito grofso per isfumare il colo-
re , come di Tiziano medefimo fi racconta. Fu folito d'accompagnare le fue
invenzioni, o fufle per dar notizia delle Stagioni, nelle quali fuccederono i
fatti da lui rapprefentati, o per renderle più curiofe, l'aggiungervi alcuni
fcherzi piacevoli y come fu nelì' Iftoria del Martirio di S, Vitale per gli Oli-
vetani di Ravenna , in cui fra figure diverfe fece vedere una FanciuIIetta ,
la quale tenendo fofpefa una Ciliegia , moftra volere imboccare una Gazze-
ra giovane, che quivi anfioia vedefi dibatter l'ali, con che venne ad addi-
tare il tempo della Primavera, in cui il Santo diede la vita per la Cattolica
Fede ; ficcome in quella della Votazione per li Padri della Congregazione del-
l'Oratorio-in Roma , volle, che dietro al fianco d'una Femmina foflTe attac-
cato un cappello di paglia, in fegno del fervorofo calore del Sole nel méfe
di Luglio nel quale S. Chiefa tal mifterio rapprefenta . In un Quadro d'una
Vergine colorito per lo Conte Antonio Brancalioni, fece vedere un Gatto ,
che furiofamente fi getta alla volta d'una Rondinella , che tiene ad un filo le-
gata il Fanciullino S. Gio: Nel Quadro fatto fra altri molti, per lo Duca Fran-
cefco Maria , della Vifita , che S. Elifabetta rende alla Vergine noftra Signo-
ra , tutto pieno di belliflìmi penfieri, fece vedere la medefima in atto di fede-
re prelfo alla Culla del Bambino Gesù, e fopra l'avanzo di fua vefte , che
pofa fui pavimento , pure una Gatta , che dando il latte a' fuoi Gattini per
timore, che pare che abbia di quei tanti foreftieri, moftrando di foffìare _ e
Crepitare colla bocca, s'alza furiofamente per difendere i fuoi parti ; in al-
tro Quadro da Camera pofleduto oggi dalla Serenifs. Gran Duchefsa Vit-
' toria di Tofcana, di cui poco di fopra abbiamo fatta menzione , veàcd fimil-
mente fopra il fondo della vefte di Maria Vergine fedente, una Gatta , che
fé ne giace in graziofiflìma pofitura , mentre i fuoi piccoli Gattini vanno cer-
cando a gara di prender dalle mammelle di efia il bramato foitentamento .
Fece il Barocci molti Ritratti, fra' quali belliffimo , e vivaciflìmo quan-
to altro mai fu quello, che egli ricavò dal proprio volto fuo, che venuto alle
mani del fopranominato Cardinal Leopoldo di Tofcana , ebbe luogo poi
nella Stanza de'Ritratti di proprie mani degli Artefici nella Real Gallerìa,
ed oltre a quefto contali quello del Principe Francefco Maria Duca d' Ur-
bino , della Marchefa del Vafto , e del Marchefe , e quello altresì di
Mon-
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f EfDE\lGO 2A%0CCL
119
MonGgnor della Rovere , quelli di diverfi a fé molto affezionati Signori ,
cioè del Conte Giulio Cefare Mammiani, di Anton Galli, e di Caterina fua
Conforte con due Gemelli apprelfo veftita con Abito nero ornato con un
cintiglio diGioje e con velo bianco incapo bizzarramente accomodato; dal-
li quali due ultimi Ritratti come belliffimi , e degni d' ogni ftima efTendo
frati poi procacciati infieme con altro Ritratto d' uomo della medefima Ca-
fa Galli dello fteifo Autore dal Santiffimo noltro Padre e Pontefice Clemen» Aggiunta do*
te XI. prima Cardinale Albano molti anni avanti i' AflTunzione al Pontifl- la mons
cato, ed ora pofleduti dal Sig. Don Orazio Albano Fratello fuo degniffimo ddl
>Autore>
non folo fi fcorge la finezza dell' Arte di quefto gran Pittore nel ritrarre al
naturale , ma eziandìo la finezza del gufto di quefto gran Monarca , che_/
fempre ha avuta nello fcerre V ottimo , non folo in tutte quelle fcienze <lj
facoltà , che potevano rendere il di lui merito acclamato , da un Mondo
intero , e farlo degno nella frefca età fua di pofto fi Santo e fi ragguarde-
vole , ma altresì in quelle che ne' gran Perfonaggi fogliono eflere di puro
fpaffo , e divertimento , come fono quefte beli' Arti di cui ho ragionato fin
qui , con che intendiamo por fine alla narrazione de' fatti , e dell' opere-»
del celebre pennello di Federigo Barocci.
CESARE ARETUSI
PITTOR BOLOGNESE,
E GIO: BATISTA FIORINI
ALTRO PITTOR BOLOGNESE, ..
Dtfcefoli di
ftCttt • ■ • • "Mp* • • • »
• •••••»
'IORP In quefti tempi nella Città di Bologna Cefare Are-
tufi , il quale avendo Mudiate molto P opere del Bagna-
cavallo, ed efTendofi altresì affai efercitato intorno al na-
turale , divenne buon Pittore ; ma conciofiache egli nel-
Pinventare fi conofceflTe poco felice,fatta compagnia con
Gio: Batifta Fiorini , che in ciò molto valeva , più cofe
con elfo conduffe , e con invenzione di quello. Fu opera
dell' A retufi fra altre molte la Cappella degli Uomini della Compagnia del
Borgo di S. Pietro nella lor Chiefa pretto alla maggior Cappella dalla fini-
ftra mano, e la Tavola della Cappela Ghifelli nella Chiefa del Baracano. Eb-
be fama quefto Pittore del più eccellente, che fufle (tato in fua Patria , fino
al fuo tempo , in far copie d' eccellenti Pitture ; il perche ebbe a copiarne
molte , e fra quefte quella della tanto rinomata Tavola detta comunemente
la Notte
_____.- ■.- -.........
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ISO VECENJJellafjf^lIlJelSEC.irJali^o.ali^o.
la Notte del Coreggio , per li Padri di S. Ciò: di Parma , la quale bene-/
fpeffo da'Forcftieri non informati del fatto vien creduta , copiata , e ftudia-
ta , per originale ; ed anche ebbe a copiare la S. Caterina pure del Coreg-
gio nella Chiefa delle Monache di S.Antonio. Quefta fua grande abilità nel
copiar r opere de' valent* Uomini in modo , che cambiar fi potenzerò dagli
originali , toglie ogni maraviglia , che egli tanto valeiTe , quant' ei valfe ,
nel far Ritratti al naturale , che veramente parefTero vivi, e parlanti; con-
ciofiacofache chi frainoftri Artefici hapofTeduta la dote del faperne imitare,
per lo piì* troviamo effere flato , e nell' una , e nell* altra facoltà valo-
rofo , ficcome non tanto eccellente nell' inventare , come fu 1* Aretufi , tA
noi fappiamo di più fingoJariflìmi Pittori anche capi di Scuola, che qui non
intendiamo di nominare , fegnalati nell' invenzioni ,. ed in ogni altra rag-
guardevole , e più magnifica qualità della Pittura, che in far Ritratti fomi-
gliantiflìmi , furono non poco infelici ; non già credo io perche non fufTe
loro dato V animo di fare obbedir Ja mano a quanto 1' occhio vedeva , ma
per la ftefTa cagione della fublimità, e vaftità di loro Idee, le quali fempre
follevate a cofe grandi , e varie , ed a corregger la natura fteffa nel più di-
fettofo , non permettono d* effer da effi foggettate alP obbedienza , in u*
poco , quanto è una obbligata obbligazione delle fattezze d' un volto bene
fpefiTo imperfetto, e feompofto. Fra i Ritratti fatti dall'Aretufi ingrandim-
mo numero, fi contano quei di molti Principi, e PrincipefTe, Dame, e Ca-
valieri di Lombardia, che bene fpefiTo agi* intendenti dell' Arte apparifeono
fatte di fi bella maniera , che s* ufurpano la gloria d' effer* opera de' pen-
nelli de' Caracci fteflì ; e perche egli aveva anche particolar talento in far
piccoli Ritrattini alla macchia, fu chiamato dal Duca di Ferrara, che im-
pofegli il farne alcuni di certe Dame fopra piccoli Rametti , e ciò con ri-
gorofo divieto di dare di tale fua incumbenza da elfo avuta , notizia a per-
sone d'alcuna forta : ma prima di raccontare quanto feguì all' Aretufi in ques-
ta faccenda , mi par bene far noto un mio penderò , qualunque egli fi fia
per effere ftimato più , o meno apprezzabile per buon governo altrui .
Primieramente io non condanno il doverli , quando dura neceflìtà dì con-
figlio , o altra qualfifia convenienza il ricerca, conferire qualche intimo fe-
greto del cuore , pur che non fia del fuo Principe , e con perfone di cono-
feiutiflìma fedeltà ; ma io dico bene , che in cofe di grave importanza non
deefi di ciò far' ufanza ; e la mia ragione è quefta. Chi è quell' uomo dico
io , fi male arrivato , che non abbia un' amico , a cui egli non creda poter
con ficurezza raccomandare il proprio fegreto ? Certo , che nell'uno ; or fé
queftoè, torno io adire, che maggior probabilità vorrò io avere, che l'in-
timo del mio cuore aperto confidentemente a chi che fia mio anche vero ,
ed efperimentatifìimo amico , non debba in breve ad ognuno farfi palefe %
che il fapere , che il medefimo da confidente a confidente paffando , e da
confidenza in confidenza ricevuto , in breve giro dì giorni farà fatto noto
ad ogni uomo? E fé s'abbatte poi, che fra' confidenti de'confidenti alcuno
fé ne trovi, che poco apprezzi il divieto del fuo confidente amico, non e
egli il tutto fatto in breve tanto pubblico , che più non farebbe , fé e' fufTe
flato fcritto per le mura ? Quello appunto intervenne ali* Aretufi , il quale
avendo fatti i Ritratti delle Dame, che gli riufeirono fomiglianti/fimi, gon-
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CESA%E A%ETU8I, E GIO:$JTlST.FIÙ%IM. 121
fio di fua buona riufeita , non feppe contener*! dal fargli vedere a titolo di
ftrettiflìma confidenza a taluni , da' quali ufcito il fegreto in altri , e da_.
quefti in altri pure ; ne pervenne la cognizione al Duca, e andò la cofa per
modo , che il Pittore vi avrebbe guadagnata la morte , fé non fufle ftato
T efser egli ftato mandato colà dal Duca di Parma alle preghiere di quel di
Ferrara ; e non fu poco , che egli in confiderazione pure dd Perfonaggio ,
che P avea mandato , fufse anche ben riftorato di fua fatica : ma ciò fu con
avergli prima in fegno di difpregio fatti vedere i fuoi Ritrattini fgraffiati ,
e guafti , con efsergli comandata la partenza da quella Corte nello ftefso
termine di due giorni, fenza fperanza di potere in efsa mai più porre il pie-
de , fenza cadere in pena della vita.
Il Fiorini poi, del quale poche cofe ci occorre aggiungere alle già dette,
cioè , che egli molto operò coli' Aretufi, lafciò un Figliuolo chiamato Gio:
Batifta, da cui nacque Gabbriello Scultore, che operò a S. Michele in Bo-
fco , ed altrove ; e da quefto Pietro Architetto ; e da efso, altri, che riufci-
rono Letterate perfone.
Ebbe anche ne'tempi di quefti Maeftri la Città di Bologna il Pittore Ce-
fare Baglione , il quale tuttoché nell' infinite opere , che fece in Patria-* ,
ed altrove , non giungefse mai a quel pofto di fingularità , a cui tanti altri
fuoi coetanei pervennero , merita nondimeno ,. che di lui fi faccia alcuna-,
menzione, come quegli, che dentro al fuo , più che mediocre modo d' ope-
rare , fu univerfaliffimo , e fopra ad ogni credere fpedito. Fu il fuo più
forte la Profpettiva, e'1 Dipignere Architetture, Paeiì, Anticaglie, Porti,
IsTavilj , Frutte , Fiori , Animali , Cucine , ed ogni forta di cole mangia-
tive con bei capricci a olio , a tempera , ed a frefco , e talora fece anche
Tavole da Altari, ma in quefte per ordinario fece conofeere afsai maggior
bravura di pennello, che ofservanza degli ottimi precetti dell' Arte, Chia-
mato a Parma dal Duca Ranuccio , vi fu fatto fuo Pittore , e nel di luì Pa-
lazzo molto operò. Furon fuoi Difcepoli Lorenzo Pifanelli, che riufeì buon
Maeftro in Architetture, e Profpettive , ed anch' efso ftette a'fervigj di
Ranuccio Farnefe Duca di Parma , e Gio: Sforali , che operò di Quadra-
ture mediocremente. Fu il Baglione Uomo a cafo , non già punto goffo f
0 ftordito , anzi tanto fpiritofo , vivace , e faceto , che fu 1' allegrezza t
e per così dire il traftullo di tutt'i Pittori di fua Patria , e molto più del Du-
ca, che teneramente l'amò, e fecelo afsai ricco ; erano le fue facezie, ed i
fuoi motti graziofi, e fi bene accomodati al tempo, al luogo, ed alje perfo-
ne , che non era chi ragionevolmente offender fé ne potefife. Ebbe genio di Poe-
sìa , fonò aifai bene Strumenti diverfi, e nelle converfazionifecefi fentire con
gran gufto cantare in fullaLira curiofifiìmi Strambotti. Fu però grand'ami-
co del bere, onde nel portarli a'fuoi lavori , gli potè bene talora occorre-
re lo feordarfi de' colori, e de' pennelli, ma non già del Fiafco, o del Boc-
cale , ed era cofa del tutto ridicolofa il vederlo con una mano accoftarfi al-
la bocca un Flauto , o Zufolo , che dir vogliamo , e quello fonare con affai
gentilezza , e coli' altra menando il pennello francamente tirare avanti fua
Pittura, poi lafciandofi in un punto cadere di mano 1* uno , e l'altro fini-
mento alzarfi , e dar di piglio al Boccale. Fu quanto allegro , faceto , <l#
convenevole, altrettanto Uomo da bene, difintereifato. e facilìffimo ne' prez-
Q_                                     zi, il
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12 2 DECEN. I. della TA% IH del SEC. IFdal 1580.0/1590.
zi il perche fu fempre adoperato , tanto , eh' e' non è per per così dire-r
Ch'iefa , ne Cafa in Bologna, che non fi veda ornata di fuo lavoro ; e tanto
bafti di lui.
'                                                                       
E C T MYTENS,
PITTORE DI BRUSSELLESE
Difcepolo dJ Antonio Santuoort detto Antonio Verde ]
farina del 1 590.
lU Quefto Aeét , ( che è quanto diffe Arnoldo ) Miteni fi-
no dalla fua fanciullezza affezionato all' Arte del Difc-
gno i pervenuto poi in età più ferma , per faziare il gran
defiderio , che egli aveva di ftudj non ordinari , giunfc
a far cofe per così dire beftiali , e una volta fra 1' altre
eflendo ftato fuor delle mura di Bruxelles fua Patria im«
s^wne^rs™ piccato un malfattore, egli a fine d*impoflèfsarfi bene de i
mufcoli del Corpo Umano , fece rifoluzione di fpiccar quel Cadavero dal.
la Forca e condurfelo a Cafa , per quivi poi fcorticato che e* V aveffe, po-
terlo ritrarre a fua comodità; per tale effetto fece lega con un' altro Giova,
ne fuo amico e la fera portatifi tutti due al luogo della Giuftizia', abbrac-
ciando V uno il Cadavero ■ e tagliando 1* altro il Capretto ;-già procurava*
no di calarlo a baffo , quando il morto , o perche fuffe aggravato dal pefo
della Tefta o per altra , che fé ne fuffe la cagione , fece ricadendo all' in
giù un certo moto fi gagliardo, che quello , che il teneva , forte impaurì,
onde lafciatolo andare in terra, diedefi a gran pam* a fuggire verfo la Por-
ta della Città; Arnoldo vedendolo fuggire, temendo, che al compagno non
fuffe apparfa qualche fpaventofa vifione , o altro cafo terribile , ancor egli
fi mife in fuga feguitando il compagno con tanto furore, che coloro, che
ftavano attorno'alla Porta credettero, che V uno dietro ali* altro correre
per farfi fra loro difpiacere ; onde niuno vi fu , che a ciò faceffe più , che
tanto refleffione . Dopo che Arnoldo ebbe giunto il compagno , fentendo
da lui non fenza rifo la vana cagione della fua paura, fé ne tornò a die-
tro prefe come noi fogliam dire fopra le fpalle a cavalluccio il Corpo
del morto i ed effendofi già fatto bujo , a cafa fua gentilmente fé lo portò
accomodolio nella propria Camera, diede principio al taglio, e poi a' fuor
ftudj. Non andò molto, che il corpo non men di quello , che fi aveffe fat-
to in vita , incominciò a dare non troppo buono odore de* fatti fuoi , di
modo tale , che quei di Cafa, e particolarmente il Padre vennero in cogni-
zione della ftravaganza, o per meglio dire di quella gran bestialità., la qua*
le al
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AECTMYTENS.           123
le al vecchio Patird apportò non meno ammirazione del grand' animo del
Figlio , che paura della Giuftìzia , ina come quegli , che era ben vifto da
chi allora governava, con una (Incera confeffione delP altrettanto ftrano quan-
to innocente attentato del Giovane , e con altri buoni uficj , ottenne fi-
nalmente , che il fetente Cadavero fofse portato al luogo fuo , e del cafo
non fuffe-tenuto alcun conto, ne fatta Caufa. Ma per tornare ad Arnoldo
egli avanzato , che fi fu alquanto nelP Arte , fé ne pafsò in Italia, e nella
Città di Roma fi trattenne affai con un certo Pittore chiamato AntonioSan-
tuoort , detto Antonis Verde , il quale s' impiegò per lo pia in far Ritrat-
ti in fui Rame della Madonna del Popolo , e in quel tempo fi refe molto
familiare di Hans Specckaecì. Di Roma fi partì alla volta di Napoli,dove
ftette apprefib un'altro Pittore Fiammingo chiamato Cornelio Piip, prefevi Mo-
glie poi fece molte Tavole da Altare , Storie , e Ritratti a Olio affai bene,
tanto che per tutto il Regno , ■ e fuori ancora fi fparfero fue Pitture , e fe-
cevi molti Allievi , che riufcirono buoni Maeftri, finalmente effendo egli rì-
mafo privo della Moglie deliberò di portarfi a Brufselles fua Patria per vi-
etare gli Amici , ed un fuo Fratello all' Haya , lafciando in Napoli quat-
tro Figliuoli alla cuftodia della Madre della fua Defunta Conforte . Torna-
tofene a Napoli vi prefe altra Moglie , che fu la Vedova dello ftato fuo
Maeftro Cornelio Piip. Per una Chiefa fuor di Napoli dipinfe Arnoldo la
Storia dell' Afcenfione del Signore cogli Apoftoli , e molti Angeli afsai al
naturale, e per un' altra dentro alla Città li quattro Evangelifti nelP atto
del fepararfi , che fecero fra di loto per andare ad Evangelizzare per lo
Mondo ad ogni Nazione. Per la Chiefa di S. Luigi , prefso al Palazzo del
Viceré , dipinfe il.Martirio di S. Caterina, dove con bella invenzione rap-
prefentò lo fpezzarfi delle Ruote , e lo fpavento de' Carnefici , e anche vi
sapp-refèntò unMmmagine di Maria Vergine del Soccorfo, la quale fece vedere
in atto di percuotere con un baftone un Demonio , che gli giace a i piedi ?
echefprefsevi-ancora figure d' Angeli , ed altre afsai belle. Se ne andò poi
a (tare all' Aquila nella Provincia d' Abruzzo con fua famiglia , ed in efsa
Città dipinfe due Tavole , una dell' Adorazione de' Magi , e P altra della
Circoncifione.,Fecevi ancora la Storia del Signore Coronato di Spine ; dì-
pinfevi una fi gran Tela , che teneva un' intero lato d' una Chiefa rappre-
fentandovi la Crocififfione del Signore con infinite figure, opera che fi ren-
dè tanto piti lodevole, apprefso agli Artefici, ed intendenti, quanto mag-
giore era ftata la difficultà in lavorarla , efsendogli convenuto il più delle
volte il maneggiare Ì pennelli ftando fopra una fcala. Si partì poi dall' Aqui-
la , e fé he andò a Roma forfè chiamatovi a pofta per dipignere una delle
Tavole della Bafilica di S, Pietro , nella qual'opera aveva deliberato di
far gli ultimi sforzi di fuo fapere , ma prevenuto dalla morte diede fine-/
all' operare fuo , dopo aver egli appunto fatto il Maritaggio d' una fua-.
Figliuola nella perfona di Bernardo di Somer in Amfterdam , in pote|r del
quale venne il nominato Quadro della Coronazione di Spine di Notti*© Si-
gnore, che per efsere lavorato dell'ottima maniera Italiana, fu in
grande ftima apprefso gì* intendenti
di quelle partì,
O.Ì                                JOSEPH
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124
JOSEPH SVITTERi
0 V E R 0
GIUSEPPE SVIZEROj
PITTORE DI BERN,
Difcefolo di Hans de Akeny farina circa il i 590.
UESTO Artefice nato di Padre di profeffione Architetto,
dopo aver da fanciullo apprefi i principi dell' Arte , fé
n' andò a Roma, infìeme con Hans de Aken fuo Maeftro,
e con eflfo fi trattenne in Cafa d' Antonio Santuoort ,
dove fi fece diligente coloritore ; fi portò a Venezia , e
dice il Vanmander Pittor Fiammingo, che egli in difegnar
le belle cofe dell' una , e dell' altra Città fuperÒ ogni al-
tro Fiammingo , e Tedefco , che per tale effetto veniffe mai in Italia . Era
per lo più il fuo difegnare fatto a penna di belliflìma maniera. I Difegni di
coftui vennero in tanta ftima appretto all' Imperatore nella Città di Praga 9
che volle egli tenerlo a fue fpefe gran tempo in Roma, acciò difegnaffe peic
lui tutte le cofe antiche di quella Città.
LODOVICO BUTL,
PITTORE FIORENTINO,
Difcepolo dì Santi di Tito y nato .... ^
ODOVICO Buri Pittore affai diligente della Scuola di San-
ti di Tito, fu a principio del fuo operare grand' imitatore
della maniera del fuo Maeftro , il che chiaramente fi co-
nofce dalle Pitture delle Lunette, che egli fece nelChiof-
tro nuovo di S, Maria Novella , dove anche lo fteflfo
Santi lavorò, e particolarmente da quella od Tranfito di
S. Domenico, fatta per quelli della Famiglia de' Sergrifì,
la quale dal Cavaliere Gaddi fu creduta di mano di effo Santi , e per tale
la limerebbe ogn' intendente , che non aveflTe tale notizia ; aveva egli per
avanti dipinto nello ftelfo luogo tre altre Lunette, cioè la Scuola di S. Tom-
jrìafo
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X 0 t> 0V1 C 0 $ UT I.             i2j
mafo d' Aquino , la Sanazione del Beato Reginaldó ad inftanza di Jacopo
Rofati , che vi è dipinto infieme con un fuo fratello , e quando S. Domeni-
co vide i fuoi Frati defunti fotto il manto di Maria Vergine ; le prime due
per efser delle prime cofe, che eifaceflTe, non meritano, che di lóro fi parli.
Si molle poi quefto Artefice a ftudiare V opere d' Andrea del Sarto , e fece
buona pratica in fu quella maniera tanto, che , avendo in quei tempi quel-
li della Famiglia degli Jacopi donato al Gran Duca il belliffimo Quadro della
Madonna di mano dello (teffò Andrea , che oggi fi vede nella Stanza della
Keal Gallerìa, che fi chiama la Tribuna, edeffendo ftato fermato, che oltre
al pattuito prezzo, doveffero gli Jacopi averne una Copia di mano d'un Maef-
tro a lor piacimento , fu eletto Lodovico Buti, il quale con tal' occafione,
come egli medefimo riferì più di 80. anni fa , a chi diede a me tal cogni-
zione; fecene anche molte altre copie, una delle quali venne in potere diquei
della Famiglia de' Tempi , e F altre in mano di diverfi Cittadini . Furongli
anche dati a fare molti altri lavori, e particolarmente una S. Maria Mad-
dalena a frefeo in atto di falire alla Gloria de' Beati, che fino a oggi, ben-
ché non molto bene confervata , fi vede fopra la Porta del Confervatorio
delle Malmaritate in Via della Scala, e un Tabernacolo al Canto alla Por-
ta de' Buonuomini di S. Martino , che poi fu guafto dal tempo , e dipinto
d'altra mano. Coli' occafione della venuta della Serenifs. Spola del Gran Duca
Ferdinando Primo , ebbe a fare un gran Quadro per uno degli Archi Trion-
fali , in cui rapprefentò quando il Gran Duca Cofimo inftituì la Compa-
gnia degli Uomini d'Arme. Dipinfe ancora il Crifto Crocififlfo nel Taber-
nacolo preflb alla Porta della Cafa de' Torrigiani in Po-ta Rofla ; colorì
in una gran Tela a chiaro feuro, che poi fu pófta*in Gallerìa, dove è rap-
prefentata la Comparfa del Patriarca Greco al Concilio Fiorentino . IrL.
Ognifsanti è di fua mano la Tavola dell' Afcenfione del Signore al Cielo dal
lato della Porta del fianco all' entrare , opera condotta con iftraordinario
amore , e diligenza , feguitando affai la maniera di Santi fuo Maeftro ; una
in S. Matteo rapprefentante il Martirio d' una Santa Vergine con molte.;
figure ; una molto bella, ed altrettanto copiofa di figure nello Spedale de' Con-
valefcenti, dov'è figurato il Redentore nell'atto di faziarele Turbe. Colorì
due Quadri da accomodarli da i lati della Cappella del Rofario in S. Ma-
ria Novella , e altri , che fono in efia Chiefa , e per P altre volte nomi-
nata Cafa de'Tempi dipinfe più Storie di S. Giovanni, e fece moltifTime al-
tre opere, tanto per Firenze, quanto per le Chiefe del Contado, una del-
le quali è a Monte Calvoli, che fu affai ftimata , e perche egli ritraeva be-
ne al naturale, ebbe a far molti Ritratti,che lunga cofa farebbe a deferiver-
gli dico folo , che in Cafa degli Eredi di Jacopo Vanni è un Ritratto d' un
tale Torrigiani ftato parente degli Antenati loro fatto molto bene.
Gli fu poi data a fare la figura del Crifto Crocifififo, che noi veggiamo al
prefente in uno de' lati d* un' Angolo di muraglia fuori della porta a S.
Friano ; ed io noniftimo cofa fuor di propofito il raccontare un fatto affai
piacevole, che occorfe coli' occafione di quefta Pittura , raccontato a me fino
nella mia prima età da un' antico, e venerando Uomo, che viveva in quel
tempo. E% dunque da faperfi, come dalla parte finiftra della Via, che dalla no-
minata Porta fpiccandofi tira verfo Monticelli è un Campetto, il cui termine
laterale
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126 VECEN. I della TA% III del SEC. W> dalì 580.^/155)0-
laterale dì verfo la Strada cinto da certe piante di Moro, cammina a filo col
muro d' un Podere in quel piano fotto Monte Oliveto in luogo detto Ver-
zaja ♦ Quefto Campetto nel paifato Secolo , e fino a mio tempo ferviva per
Sepoltura degli Ebrei . Nella parte fuperiore è terminato il medefimo da_«
una bene ftretta Viuzza , che divertendo dalla Via Maeftra va alla volta del
Poggio, contiguo alla quale è il lato dell1 Angolo predetto i dove già era un
bel Tabernacolo di pietre conce, cioè quello fteifo, in cui oggi vedefi il detto
Crocififlb , nel quale Tabernacolo già il Padrone del luogo aveva fatta di-
pignere una bella Immagine di Maria fempre Vergine Annunziata, a fine ,
che poteffe eflfer goduta, e vifta a prima fronte da coloro, che venivano dal-
la Città , e così quella Immagine accidentalmente veniva a tornare in tefta
appunto al Campetto , di che Copra abbiamo parlato. I Giudei malamente
foffrivano di veder quella noftra Sacra Immagine in quel luogo , onde fatta
combriccola fra di loro, deliberarono procurare di farla toglier via anche a
gran cofto ; per tal' effetto s' abboccarono col Miniftro del Padrone della-*
Villa , ed efpoftogli il loro defiderio, pattuirono con elfo di fargli dono di
cento ducati, ogni qual volta egli fi fuffe contentato di far cancellare quel-
P Immagine , e dipignerla dall' altro lato , che rifpondeva fu la pubblica-,
ftrada. Fermato il partito , e contata la moneta, fubito furon provvifte , e
conce le pietre , e murato il nuovo Tabernacolo circondato di tende , ^
dipintavi la nuova Immagine della Nunziata ,che fino ad ora vi fi ravvifa.
Scoperta , che ella fu , ecco fubito alzarfi un' altro Ponte dall' altro lato
rifpondente in fui Campetto, e quello circondarli di tende,e mentre fi cre-
devano gli Ebrei, che ciò fuffe per toglier via P ornato del vecchio Taber-
nacolo , e lafciarvi il muro lifeio , la bifogna andò al contrario , perche^
fcancellata la figura della Vergine nel luogo fteffo della medefima videfi
effere ftato dipinto un bel Crocififlb , che è quello , di che fopra abbiamo
parlato.
Non fu a pena quell* opera feoperta , che nell' andare , eh* e1 folevaiL,
talora a diporto dopo le fudice lor faccende alcuni degli Ebrei , adocchia-
rono le due Immagini , onde tornatifi prefto a Cafa , e raccontato il fegui-
to a' loro Compagni , levoflì in un punto fra quella malnata gente tanto
rumore, che parve proprio, che il Ghetto andaffe a facco ; fubito radunofiì
un congreflb degli antichi, e fu fatta fcelta di quattro de' più agri, brutti ?
e ftempiati vifi , dico di quattro de' più caparbi Rabini , che egli aveffero
fra di loro, e di tutta rabbia furono inviati per fare al Miniftro autore del-
la burla , come dir fi fuole una buona ramanzina , giunfero i Rabini , ^
coftui , che già s' era meflb bene come fi dice a bottega , poftofi in fu due
piedi , lafciò ? che ognuno dì loro fi feoteffe , e dibattere quanto gli par-
ve , poi con una flemma la maggior del Mondo voltatofi ad efft in quefta
guifa parlò. Ditemi galantuomini per grazia, di che vi dolete voi del mio
Padrone ? E non facefti voi refieffione a i patti , che furon fra noi ? Guar-
date , guardate bene , e troverete, che v' avete avuto tre pani per coppia ,
e '1 voftro conto fino al finocchio, e che altro domandafte voi mai ? Se non ,
che fi toglieffe via la Pittura , che s' era fatta dalla banda di la , e fi facefl
fé dalla banda di qua, ecco, che quefto s' è fatto, e fatto prefto , io mi fto
&ra a vedere, che voi farete tanto prefuntuofi, che voi avrete voluto co' vo-
ftri
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LODOVICO $ UT 1.            127
ferì fordidi danari comprar la libertà del mio Padrone , e far fi , che egli
dopo aver fatisfatto a voi , e al debito di convenienza con mantenervi il
promefifo, non poffa fare in fui fuo ciò , eh' e' vuole, e che è conveniente
di fare ; fi che levatemivi d' attorno , fé non volete fare come i Pifferi di
Montagna , che andarono alla fefta per fonare , e furon fonati . Allora Ì
Rabini guardandoli ben bene in vifo, per veder cred' io chi di loro fi riporta-
va a Cafa più brutto il Ceffo , fé ne andarono alla malora colle tromba
nel facco , informaronfi del cafo, da chi bene tali cofe intendeva, e fentito
d'aver il torto incolpando di tutto lor balordaggine, non formaronpiù ver-
bo , ed io mi perfuado , che egP imparaffero da quefto fatto a non tentar
più colle loro ma ^guadagnate ricchezze la Religiofa pietà de* buoni Criftiani.
Tornando ora al Buti, egli fu boniffimo Difegnatore , e non fece mai cofa
alcuna , che non fuffe bene ftudiata , ed ebbe per coftume di vedere ogni
cofa dal naturale, benché l'opere fue abbiano in fé alquanto di crudezza-..
Fu Uomo di gran bontà , e affai ritirato , attefo , che fin dalla puerizia fi
deffe allo Spirito fotto la (corta della pia memoria del Padre Aleffandro Ca-
pocchi , allora Correttore della Compagnia di S. Benedetto , la quale Tem-
pre frequentò. Ebbe Moglie, della quale lafciò un folo figliuolo al tempo
di fua morte , che feguì V Anno........fu data Sepoltura al fuo Cadave-
ro nella v-jiieia.......<....•......••
; C A V ALI E R E
VENTURA SALIMBENI,
:y\ PITTOR SENES E;
7)ifcepolodtyfrcangioloSalimbenifuoTadre,nato l J 57. ^f-1613.,.,.
; ■ t ■**■ ■: «'-. t. ■                                                                                                                ■."*■■■'.                         ■■ '--i                                                                             ■■' '■'■'-■■'■\ i--                                              .                             i ; -irt <--,-\ l *■:>"* *
ENTURA Salimbeni buon Pittore della Città di Siena-.
venne a quefta luce PAnno di noftra falute 1557. fuo Pa-
dre fu Arcangiolo Salimbeni ancor effo Pittore molto lo-
dato , del quale pure, fé bene d* altra Moglie, nacque il Ce-
lebre Francefco Vanni, e così tutt' infieme in ciò, che alle
noftre Arti apparteneva, accrebbero non poco di gloria al-
la Patria loro , la quale [ fi come in molti luoghi di que*
ft* opera abbiami moftrato ] fin da' primi anni dopo il rìforgimento della-.
Pittura, per quanto comportarono le correnti età, fu folita partorire Uomini
di valore. Ventura dunque avendo dal Padre apprefo quanto baftò per fa-
per bene , e profittevolmente ftudiare . come quegli , che aveva anche un
genio ftraordinario a' viaggi, fi portò in diverfe Città d' Italia , dove andò
difegnando P opere più belle de' migliori Maefìri , e particolarmente hLs>
Lom-
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lp& DEC ENI. iella TAUJIL del SEC. W.dal i5 8 0mal 15 9 o.
*
Lombardia ; poi fermoffì in Roma , dove ne* tempi di Sifto V. gli fu ordi-
nato di dipignere nel Palazzo di Laterano, nella Librerìa Vaticana, e nella
Loggia della benedizione, dalle quali opere avendo guadagnato grande fti-
ma di fé , gli fu data apertura di poterò occupare in altre maggiori, come
fu la Facciata della Cafa d' Onorio Longhi dalla metà in giù ; poi colorì
per la Chiefa di S. Simeone degli Ancillotti la Tavola della Concezione.
Operò nel Gesù , in S. Agoftino ., in S. Maria Maggiore , e in altre Chie-
fe: tornatofene alla Patria dipinfe tutta la Volta della Chiefa della Santifs.
Trinità ; e le Lunette . Per le Monache del Santuccio , intorno alla Chiefa
rapprefentò la Vita di San Galgano , e un Coro d'Angioli, Fu inventore
della Tavola del Tranfìtod' elfo Santo, che fu poft,a nella Chiefa delle Mo-
nache del ReFugio , che abbozzata da lui , fu poi condotta a fine dal Ca-
valier Vanni fuo fratello. E' di fua mano il S. Michele Arcangiolo ., che è
nella Facciata della Chiefa di S. Anfano e P Immagine di quel Santo . Tu
S. Bernardo fono tre Iftorie della fua Vita . Per la Chiefa di S. Domenico
fece una bella Tavola alla Cappella de1 Colombini., in cui è rapprefentato
Noftro Signor Gesù Crifto vivo in Croce, e a' pie di effa Maria Vergine,
S. Gio: Evangelifta , S. Maria Maddalena , il Beato Giovanni, e la Beata
Caterina Colombini : fono fue Tavole in S. Rocco , nel ridotto di S. Cate-
rina , ed in altre Chiefe. Furono opera de' fuoi pennelli le due Iftorie nel
Duomo da i lati della Tribuna di Mecherino , e dalle facciate due Quadri
diSanti , ed altre molte Pitture , che fi-confervano in Cafe di privati CiN
tadini .Nella Città di Pifa lafciò molte teftimonianze del fuo buon modo di
operare , e particularmehte nella Tavola degli Angeli , che egli vi colorì
per la Cattedrale . Ebbe àncora a dipignere nella Città di Lucca > dove>
nella Chiefa di S. Ponziano lafciò una bella Tavola di S. Carlo , che vifita
gli appesati. Chiamatola Perugia;dal Cardinal Bevilacqua allora Legato ,
dìpinfe per vla Madonna-degli Angeli una Cappella a frefco , ed altre cofe
per le quali, oltre ad un buon pagamento, riportò da quel Prelato l'onore
di Cavaliero dello Spron d' Oro , e dicefi ancora , che egli fuffe dal mede-
fimo aggregato alla propria Famiglia. Ne volle mancare d' onorarlo anche
il Cardinale Sforza coli'Abito pure di. Cavaliere di Crifto. Venne poi a Fi-
renze -, dove a concorrènza di Bernardino Poccettì dipinfe quattro Storie a
frefco nel Chioftro della SantifTima Nunziata, che allora chiamavafi il ChioP
tró dev Morti. La prima fece I' Anno i6oj. ad inftanza di Piero Falconieri
dove rapprefentò quando Chiariflìmo Falconieri Nobile Fiorentino fa dìfegna-
re la Fabbrica di quella Chiefa. La feconda fece pure P ifteffo Anno Ì6oj.
per commeflìone del Conte di :Pitiglia.no Marchefe del Monte a S. Savino
ed è quando il Beato Manetto dell' Antella Generale dell' Ordine de' Ser-1
vi ottiene le prime Indulgenze di quella Chiefa da Clemente IV. La terza-*
fece anche ì' Anno medeiimo pel Dottore Raffaello Anfaldi, e rapprefenta
la Morte del Beato Buonfigliuolo Monaldi. Tornato poi dopo due anni ,
cioè del 1608. dipinfe la quarta Storia , in cui efpreffe la tanto celebre , e
mifteriofa vifione,che ebbe S. Filippo Benizzi della Beatiffima Vergineaflì-
fa fopra un Carro rifplendente tirato da un Leone , e da un* Agnello , ed
è da faperfi , che quantunque egli della prima Pittura fi fuffe contentata
cP accomodarfi a* prezzi, che s' erano per ordinario pagate quelle di -Ber»
*                                                                                 nardino
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VENTURA SALIM2ENL , 129
nardino Poccettì , al certo miglior Maeftro di lui , che non eccedevano la
fomma di 25. feudi , delle altre tre volle eifer pagato del doppio più.
Fu quefto Artefice infeparabile amico d' Agoftin Taffò buoniffimo Pittore
di Paefi onde elfendogli convenuto P Anno 16io. portarti a Genova-. ,
lo volle in fua compagnia , e tanto quefti, che quegli molto ebbero da ope-
rare in quella Città. Dipinfevi il Salimbeni nel Chioftro di S. Francefco di
Paola il Miracolo di elfo Santo di liberare un'Indemoniata, e vi fece anche
un' altra Iftoria di piccole figure.
In Cafa gli Addomi dipinfe a frefeo un Salotto , valendoti ne' Paefì del-
l' opera del Tallo. Nel Coro della Chiefa di S. Salvatore , colorì la figura
di Crifto Signor Noftro , con alcuni Angeli, la Vergine, ed altri Santi , ed
operò anche a frefeo nella Chiefa di S. Siro nella Cappella di S, Matteo .
Erafi Ventura nel tempo, che egli era ftato in Genova , ricoverato in Cafa
d' un Mercante , che facevagli fare molti Quadri per fé , e forfè per amici
ancora ; ma venendoti poi a trattar della mercede , il Mercante fi dichiarò
con elfo di non fapere quale altra maggior ricompenfa gli fuife dovuta,che
P averlo tenuto in fua propria Cafa , e fattegli le fpefe ; tanto può P ava-
rizia allora , che negli Uomini s' accoppia coli' ignoranza . Udito , che_>
ebbe il Salimbeni un così fatto modo di parlare, prefo da giufto fdegno rifpo-
fe all' indifereto Mercante : che quando egli avefife mai potuto perfuaderfi,
ftando in Cafa di lui d' efsere all' Ofterìa , avrebbe egli a fé ftefso procac-
ciato afsai miglior trattamento di quello, che era ftato folito di fargli effo al-
la fua fordìdifsima Tavola , ne farebbe»* mai accomodato , ficcome egli fat-
to aveva , a vivere di cibi indegni di comparir d' avanti ad un uomo beru.
nato , com' egli era , e in tal rottura infieme colP amico , eh' egli aveva_.
colà condotto, lafciato il Mercante , e Genova ancora , fenza far motto fé
ne tornò alla Patria, dove finalmente P Anno 1613. funeftiflìmo alle noftre
Arti per la morte del Civoli , del Poccetti , e d' altri Angolariflìmi Artefi-
ci , ftCQ da quefta all' altra vita pafTaggio , menando egli P età di 56. an-
ni , e nella Chiefa di Camaldoli detta della Rofa , ebbe il fuo Corpo ono-
rata Sepoltura. PJmafe un Ritratto al naturale della perfona di quefto Ar-
tefice , di fuo pennello , che fi vede veftito , come fu fuo folito , alla mi-
litare , cioè d' un Colletto di Dante, e con Piftola alla mano, ed un' altro
Ritratto di bella Donna , alla quale fi difse aver egli portato amore , figu-
rata per una Flora , le quali Pitture vennero in mano dei Padre Fra Ma-
netto Pierozzi Servita noftro Fiorentino, il quale come affezionato, equa-
fi Profeflbre dell' Arte,per efserfi afsai efercitato nel lavorare di minio, ave-
va col Salimbeni contratta ftretta amicizia, e familiarità, ed oggi fono in_*
potere di Michelagnolo Corfi , Conforte di Caterina Angela Pierozzi, ni-
pote di elfo Fra Manetto, la quale avendo dal Zio apprefo P Arte del mi-
niare, con lode in quella s' efercita ,e s' ha di fua mano nelle Camere del
Palazzo Serenifs. un Quadro di braccia 2. in circa , nel quale è rapprefen-
tata la B. Vergine in atto di federe, v'è S. Giufeppe , e S. Anna , e '1 Signore
Bambino , ed un S. Giovannino , il quale con belliflima grazia , e ftraor-
dinaria naturalezza fi ftrigne al feno il fuo Grembìulino , nel quale tiene^
ftrettamente rinvolti due Gattini , quafi voglia quegli difendere da un Ca-
gnolino, il quale con bel gefto, par, che voglia far loro danno, e tanto
R                                  il moto ,
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ti p VECEN. I della TJ% IH del SEC. W. dal i j %o.al 1590.
il moto del Fanciullo , che del Cagnuolo apparifcon fi veri , che più non_*
può desiderarli . Per dire ora qualche cofa delle qualità di quefto Pittore ,
egli fu non ha dubbio un molto accurato Disegnatore, intagliò ragionevol-
mente in rame, fu graziofo nelle Tefte , e diede alle fue figure bella difin-
voltura , feguitando la maniera del Cavalicr Francefco Vanni fuo Fratello
Uterino, ma non diede già loro tanto rilievo, e verità quanto egli fece, per-
che effendo flato uomo molto inclinato a' pafiatempi, ed eflendofi troppo prefto
contento di fé, e del proprio modo di dipignere, e così avendo pofte le ri-
creazioni nel luogo de' grandi ftudj, eh' egli aveva a principio intraprefi, non
fu poi meraviglia , che e* lafciafìfe di fua mano, maffimamente negli ultimi
tempi, affai cofe alquanto fecche, troppo dintornate , particolarmente ne' pan-
neggiamenti , e molto ammanierate , ed in fornirla affai differenti in bontà
da quelle , che fecero vedere i fuoi pennelli negli anni fuoi più verdi.
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CAVALIERE
DOMENICO PASSIGNANI,
Vifcepolo di Federigo Zuccheri > nato.l.. ijjfjjr ictjS.
E L Territorio della Villa di Paffignano, diftantc quattor-
dici miglia dalla Città di Firenze nella Diocefi Fiefolana
viveva nel paflato Secolo un certo Michele, cognominato
de* Crefti uomo d'affai onorati coftumi. Ebbe coftui di fua
Conforte otto figliuoli , uno chiamato Jacopo , che poi
abitò la Città di Firenze, vivendo di fuo Patrimonio, del
quale nacque Stefano Prete , Teologo Fiorentino , che al
prefente , e fin da gran tempo con fua lode foftiene la dignità di Priore^/
della Collegiata di S. Pier Maggiore ; un* altro figliuolo ebbe ancora, che
attefe alla Pittura , ma non trafeefe un certo mediocre fegno , altri ad al-
tre cofe attefero , e V altro finalmente fu Domenico il molto celebre Pitto-
re, di cui ora fiamo per ragionare. Quefti in puerile età fu meflb in Firenze
all' Arte del Librajo , ed incominciò a dare i primi faggi della gran difpo-
fizione, che egli ebbe poi a quella della Pittura, col fempre alcuna cofa fa-
re in Difegno , e quando altro non gli veniva più in acconcio , mettevafi
a difegnar la Gatta di fua Bottega. OfTervando quefto un Rev. Abate del-
la Badìa di Paifig nano de' Valombrofani amico del Padre , domandogli
fé a forta egli avefie alcun parente in Firenze, e fentito, che fi , perche già
Jacopo altro fuo Figliuolo , al quale era ftata lafciata una comoda Eredità
ed a cui egli aveva raccomandato Domenico, vi aveva fermata fua ftanza
lo pregò, che volefle con effò fare ufizio, acciò procurale, che Domenico
fuffe pofto a quell' Arte , nella quale fperava , eh' egli fuffe per fare mara-
viglie .
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DOMENICO TASSIGNANl.        131
viglie. Non andò in vano la preghiera dell' Abate , perche Michele accet-
tato il configlio , air altro fuo Figliuolo Jacopo fece intendere fuo defide-
rio . Quefti , che per avventura aveva conofciuto altresì nel fanciullo quel-
la difpofizione, volentieri s'indutte a preftargli ogn'ajuto, a fine, eh' e'po-
tette fodisfare al fuo genio; diedegliper MaeftroGirolamo Macchietti, det-
to Girolamo del Crocifittajo , ma non andò molto , che avendo Domenico
fatto buon gufto , fi partì dalla fua Scuola, ed in quella s'accomodò di Ba-
tifta Naldini ftato Discepolo del Pontormo. Era P Anno 1574. feguita la mor-
te di Giorgio Vafari Pittore, e Architetto Aretino , a cui era fiata data a dipi-
gnere, ficcome feguiva d'ogni altra cofa, che dovefse farfi pel publico,la
gran Cupola di Firenze,nella quale egli a cagione di fua morte, non ave-
va potuto far altro, che quei Profeti, che dipinti di fotto in fu , fi veggono
immediatamente fotto la lanterna, e perche e' correva per tutta 1* Italia-. ,
e fuori non ordinario grido di Federigo Zuccheri Pittore da S. Angiolo in
Vado, non andò molto, che egli dal Gran Duca Cofimo Primo fu chiama-
to a Firenze, e a lui quella grand'opera allogata . Il noftro Domenico , il
quale altro non defiderava, che di giungere agli ultimi fegni di quell'Arte ,
nella quale egli già fi trovava molto avanzato, avuta la nuova della venuta
dello Zuccheri , lafciò il Naldini, ed a lui s'accoftò, e tale fu il concetto,
che in fu la bella prima formò Federigo dell' ottima dìfpofizione del Giova-
ne , che molto fé gli affezionò, e volle averlo appretto di fé in quel nobile
lavoro , ed in breve il condune tant* oltre , che quando egli ebbe a dipi-
gnere P Inferno , faceva egli i Difegni in piccola proporzione , e ordinava
al Paflìgnano, che tiratavi fopra la rete gli difegnafTe fopra i Cartoni, ritoc-
candogli poi lo fteflò Federigo di fua mano, ciò che fu folito di fare anco-
ra quel valentuomo in altri fuoi lavori, dalla qual cofa io cavo , che non
fia del tutto difprezzabile P opinione di coloro , che dicono , che P opere
più degne de' Maeftri grandi fiano quelle per lo più, le quali elfi fecero ab-
bozzare , e anco condurre un pezzo avanti da' lor Giovani valenti, e poi
con lor pennello le coperfero ; e la ragione è, perche fi debole è noftra na-
tura , che facilmente fi ftanca in condur quelle cofe, alle quali, per le ragio-
ni , che apprettò diremo, pienamente non concorre il proprio gufto ; ed al-
l'incontro fupera ella le proprie forze , e fé fteffa , la dove ella a fé ftefla
pienamente fodisfa : il Pittore eccellente fin che fi trattiene nel!' abbozzare
la fua Pittura, fé però e' non la conduce alla prima, il che non fa fempre,
nell' adoperar , che fa più la forza del braccio, che deli' ingegno, vagan-
do pur troppo lontano da quel bello , che concepì la fua mente , non ha
così vivaci gli fpìriti , ne tanto d portato dal genio , quanto nel tempo ,
Ch' ei da gli ultimi colpi all'opera fua; ond'd , che quefti vengan più fpi-
ritofi , più vivaci , e di miglior gufto , ed eflTendo pur veriflìmo quel prin-
cipio de' Filofofi , che il fenfo noftro a più cofe applicato è minore in ciaf-
cheduna, convien dire , che fé il Pittore nel dar queft* ultimi colpi, ha un
fol penfiero , che è di perfezionar P opera , la dove nell' abbozzare ed
altre cofe fare , che precedono P ultima operazione, gli è neceflfario P aver
P occhio al Difegno , a' colori all' accordamento , e fimili, converrà con-
fettare , che nel trovar, che faccia tali cofe bene aflbmmate, potrà egli far Ci
che ogni colpo riefea pieno del fuo primo fpirito , che altro non ebbe per
R 2                                           ogget*
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i 3 2 VECEK L della TA\ III del SEC. IV. dal 15 8 o. al 15 90.
°ggetto * che 1' opera ultimatamente perfetta. Ora lafciando a ciafcheduno
la libertà di credere fopra di ciò quanto gli pare , e piace , dico che il
Paffignano non folamente fece quello, che abbiamo detto in ajuto del Ma-
eftro nella Pittura della Cupola , ma dipinfevi ancora alcune figure di tut-
ta fua mano, e fra quefte la gran figura del Tempo, che fta in piedi preflb
a quella della gran Madre Natura ? che giace colle quattro Stagioni , per
moftrare , che dopo il final Giudizio non averanno più luogo le operazio-
ni loro nel Mondo. Quivi vicina è la Morte in atto di fpezzare P inefora-
bile fua falce, mentre il Tempo colP Ori volo in mano rotto, e fpezzato mof-
tra aver dato fine al fuo rapido corfo . Finita , che fu V opera della Cupo-
la , Domenico fi portò alla Città di Pifa , nella quale fece grandinimi ftudj
fopra P Anotomìa del Corpo Umano. Tornato, che e'fu a Firenze lo Zuc-
cheri , a cui egli aveva dato fi buon faggio di fé, e del fuo buon gufto , già
aveva concepito di lui tanta ftima , e poftogli tanto amore , che effondo
chiamato a Venezia per dipignere nella gran Sala del Configlio dov^-/
avevano operato il Veronefe , il Tintoretto , Francefco Battano il Valma
ed altri infignifiìmi Pittori , volle condurlo in fua compagnia, e'non fu po-
ca gloria del noftro Artefice , che egli lo voleffe in ajuto in quelle opere
iìccome feguì . Trattennefi in Venezia molto tempo , e quivi furongli date
a fare molte Pitture, e fra P altre alcune, che da quella Repubblica furono
mandate in dono al Gran Signore de' Turchi . Nella ftefla Città conduffe^
una Tavola d' una Annunziata con alcuni Angeli,e Putti,la quale fu man-
data a Roma , ed ebbe luogo nella Chiefa nuova nell' ultima Cappella a
man finiftra , e fu la prima Pittura, che in quella Città fu (Te veduta di fua
mano . Nella fteffa Città di Venezia egli fi procacciò tanta ftima preflb a
quei Senatori , che vennero in gran defiderio di fermarvelo per fempre e
però cercarono modo per darli Conforte,ma non per quefto ebbero effettoi
loro difegni, perche venuto P Anno i589.dovendofi in Firenze dar mano a i
necefTarj preparamenti per la folenne entrata della Serenifs. Gran DuchefTa
Creftina Lottaringa, Moglie del Serenifs. Gran Duca Ferdinando, il Cavalier
Gaddi di volontà dello ftefTo Serenifs. gli ordinò il tornarfene a Firenze do-
ve poi tanto per P apparato , che per le Reali Nozze fece grandi e'bel-
liffime opere, tali furono alcuni de' Profeti, che furon pofti per ornamento
fra i fineftroni del Tamburo della Cupola , il S. Zanobi fopra P Organo
della Cattedrale , il Martirio di S. Reparata, Pittura grande e copiofa di
figure , la quale conduce in ifpazio <P otto giorni , talmente ' che quando
il nominato Cavaliere Gaddi , che foprintendeva a quei lavori andò a_.
vedere, fé egli vi aveva ancor pofto la mano , trovò con fua gran maravi-
glia , che Domenico avendovi dipinto giorno, e notte , già P aveva finita-
ben fu vero , che egli a cagione di poco buono ufizio , che fu fatto da chi
fi fufse contro di lui , in luogo di mille feudi , che egli ne aveva per P ul-
timo prezzo addimandati , ne ebbe folo cinquecento. Dipinfe P Arme della
Serenifs. Cafa , che fu pofta fopra la Porta di effe Cattedrale ed a quella
finita, che fu la fefta, fu dato luogo nel Corpo di Guardia de Tedefchi all' en-
trare nel Palazzo a' Pitti. Per la Facciata della medefima colorì la gran Tela
in cui fu rapprefentata P unione fattali nel Concilio Fiorentino P Anno 1420
della Chiefa Greca colla Latina . La fera precedente alla mattina che do-
vevafi
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DOMENICO TASSIGNAN1. 135
Vevafi fare la funzione , coloro, che affiftevano alP apparato, s* accoderò ,
che mancava un Quadro, che doveva rapprefentare S. Gio: Gualberto , e-*
dovea collocarli in uno de' Piloni, che reggono la Cupola rincontro all' Or-
gano vecchio , ne fapendo a che partito appigliarti" ricorfero al Paffìgnano ,
il quale prefa Tela e colori nel folo tempo di quella notte fé ne sbrigò .
Per uno degli Archi Trionfali colorì le belliflìme figure del Tevere, e del-
l' Arno , che oggi veggonfi appefe nel Salone degl' appartamenti della Se-
renifs. Gran DuchefTa Vittoria nel Palazzo de' Pitti. E nello fteflb tempo ,
e per la fteffa occafione dipinfe la gran Tela,che fi vede oggi nel fondo del
Salone del Palazzo vecchio nella più alta parte, per le quali opere, che Ài
gran lunga avanzarono in bontà quelle degl' infiniti Artefici , che furori-»
chiamati a quei lavori , venne in tanto credito anche appreflb a'medefimi,
che incominciarono a chiamarlo il Paffìgnano, che paffa ognuno.
Poco dopo per laCafa de'Salviati ebbe a dipignere le Storie afrefco nelle
parti laterali del ricetto , che è avanti alla Cappella di S. Antonino Arci-
vefcovo di Firenze nella Chiefa di S. Marco de' Frati Predicatori , nelle-/
quali rapprefentò la Translazione, che lo ftefs'Anno 1589.fu fatta del Cor-
po di quel Santo . Nelle medefime ritraffe al naturale , cioè dalla parte di
Tramontana molti Cardinali , e Vefcovi , che fi trovarono a folennizzare-*
quella Sacra Funzione , e furono i Cardinali Colonna, Gonzaga , Giojofa,
e del Monte , 1' Arcivefcovo di Pifa, d' Aix, Fiefole, Volterra, Montepul*
ciano , Borgo a S. Sepolcro , Arezzo , Chiufi , Savona , Malfa , Glande-
ves, Marfilia , Cortona , Faenza , Careaffona , Majone , Forlì, il Milane-
fi , il Martelli , e la perfona fteffa d' Aleffandro Cardinal de' Medici , al-
lora Arcivefcovo di Firenze , che poi fu Papa Leone XI. e quefto fece ve-
dere fedente preffo il Catafalco, ove paffava la Santa Reliquia. Nella ftefla
Storia nelle Tede di due Gentiluomini veftiti d' abito nero, e collare a lat-
tughe , che guardano verfo il popolo , ritraffe Averardo , ed Antonio Sal-
viati, che a proprie fpefe fecero quella Nobiliffima Fabbrica della Cappella
con tutto V ornato. Neil' altra Storia a mezzo giorno rapprefentò l'attuale
Traslazione , cioè il Sagro Corpo fotto il Baldacchino , che nel muoverli
dal pofto in Chiefa , fu prefo dal Gran Duca Ferdinando, dal Duca di Man-
tova , dal Sig. Don Pietro Medici , da Don Cefare da Erte , da Francefco
Salviati , da Ferrante de' Rolli , dal Marchefe d' Adriano , e da quello
della Cornia , e per la Chiefa fu portato da' Vefcovi , per la Città da* Pa-
dri Sacerdoti di fuo Ordine de' Predicatori , quantunque il Pittore per far
memoria dell'atto di fingular pietà ufato da quei Principi gli abbia fatti ve-
dere portanti il Baldacchino per la Città . Quafi per termine di queft' ope-
re con quell'altiflìmo gufto prefo di frefco a Venezia , vi colorì alcuni ma-
raviglio»* ignudi di fi grande , e nobile maniera , che più non può fare al-
cun pennello. Quella nudità però non lafciò di difpiacere al celebre Predi-
catore dì quell' Ordine Fra Niccolò Lorini , il quale predicando in quella
Chiefa dopo , che fu fcoperta V opera , riflettendo , e con ragione , più ai
decoro del luogo , che all' eccellenza della Pittura , ed alla gran fama del
Pittore, dilfe con gran fentimento , ed energìa le feguenti parole. E' dipin-
gono in Chiefa certi mafcalzoni, che fé voi ce gli vedette vivi, voi gli cac-
cerefte fuori colie ba (tonate ; e difse bene al certo , ma V imitazione del
vero
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134 DECENLMlaYA%11lMSEC.Br.datijio.al 1590.
vero comparifce fi bella , ed è fi curiofa fra gli uomini , che ha forza di
render guftofo , e aggradevole nel finto , ciò che per altro nauferebbe nel
vero. Della ftefsa buona maniera, e ottimo gufto dipinfe in un pilaftro del-
la Chiefa di S. Pier Maggiore la figura del S. Filippo Apoftolo , ed è da_.
notarli, che dopo che io ho quefte cofe fcritte, quefta figura del S. Filippo ,
che era veramente maravigliofa , infieme con tutte quelle degli altri Apo-
ftoli,che di mano d'ottimi maeftri eran dipinte ne'pilaftri, fono ftate ritoc-
che , e come dice la volgar gente rifiorite da così indifcreto pennello , che
tutte V ha moftruofamente guafte, di che farebber troppi mefti gli amatori
dell1 Arte, fé non fapeffero , che fino alla ftupenda figura del Profeta , che
dipinto a fecco di mano del gran Raffaello nella Chiefa di S. Agoftino in_-
Roma fino al prefente fi moftra , toccò ne' tempi di Paolo IV. una fi fatta
difgrazia, come racconta il Cavalier Gafpar Celio , perche volendola un_.
poco accorto Sagreftano lavare, acciò, che più accefi apparelfero i colorì,
che agli occhi degl' ignoranti nell' Arte, fono 1* oggetto del più bello , lo
guaftò fi fattamente, che fu di meftieri , che e' furie poi ritocco da quello
fteffo Pittore , che con certi pannicelli ricoperfe le parti vergognofe alle_^
figure del maravigliofo Giudizio di Michelagnolo, onde poi riportò fra' Pro-
feffori il foprannome di Brachettone. Dipinfe ancora il Pafiìgnanola Tavo-
la del S. Gio: Batifta predicante , che veggiamo oggi in S. Michele Vifdo-
mini alla Cappella de' Pelli, e fece la Tavola della Venuta dello Spirito
Santo , che è in Santa Maria Maggiore a canto alla porta principale , e_->
quella del Martirio de* due Santi Nereo,e Achilleo nella Cappella de' Neri
in Pinti , le quali aveva fatte abbozzare a Ottavio Vannini fuo Difcepolo ,
e quefte fi pongono fra le migliori opere, che ufeiflero da ì pennelli del Paflì-
gnano ; ficcome anche la gran Tavola del Carmine , ov' è I' Adorazione^
de' Magi , e quella di S. Marco del Miracolo di S. Vincenzio Ferrerò. A
Michelagnolo Buonarruoti il giovane colorì una gran Tela, la quale fu dal
medefimo affimi al muro fra altre di famofi Artefici de' fuoi tempi in una_»
delle Stanze della Gallerìa di fua Cafa in Via Ghibellina , da fé fabbricata
apprefib a quelle , che furono abitazione del gran Michelagnolo fuo ante-
nato , cioè nella Stanza , che ei particolarmente dedicò alle glorie di lui .
In effa Tela fi vede figurato Michelagnolo in atto di prefentare a Paolo IV.
il modello della Cupola di S. Pietro . Sonvi i Ritratti al naturale del Pa-
pa , di Michelagnolo , e in due tefte dietro a Michelagnolo , cioè in una_,,
che viene avanti quello del già Marchefe Luca degli Albizi , ed in quella ,
che 1' è dietro quello di Giovanni Altoviti. Prefib al Quadro è la feguente
Infcrizione. Illius Templi ftruélaree, in quo Religionis fedem, Sacrique Imperi:j
Majefiatem uni^verfits wenerdtur Orbis ^folum Bonarrotaingenium paryquod pre-
ter rtdificij decorem
, é* magnificentiam, Vaulus IV. Vont. admiratur . A' Padri
Teatini fece una bella Pittura a frefeo ♦ Per la Chiefa di S. Pancrazio de' Mo-
naci Valombrofani , fece la Tavola del Miracolo di S. Gio: Gualberto , e
per quella di S. Spirito la Tavola di S. Stefano , e V Architettura dell' Al-
tare . Nel Carmine pure dipinfe a frefeo 1* Apoftolo, ed Evangelifta S. Gio-
vanni colla Storia , che è fopra effa figura , ed il S. Matteo pure colla_.
Storia , che è fopra. Coli' occafione, che ne' tempi di Clemente Vili, do-
veafi feguitarl' opera delle Tavole per la Vaticana Bafilica^ da farfi da'pri-
mi
$
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DOMENICO TASSIGNANL 135
mi Pittori d' Europa , fu chiamato i! noftro Artefice il quale ad inftanza
del Cardinale Arrigone , e Monfignor Paulucci Datario colorì per la Cap-
pella Clementina fopra pietra lavagna la Storia della Crocififlìone di S. Pie-
tro con affai figure, e una Gloria con molti putti , la qual Pittura riufcì di
tanto gufto del Papa , che oltre al pattuito onorario gli donò la Croce di
Cavalier di Crifto. Tornato a Firenze fra le molte opere, che e* conduffits
fu una Tavola a olio d' un S. Girolamo per una Cappella in S. Giovanni
de' Fiorentini in Roma vicino alla Sagreftìa . Nel tempo di Paolo V. tor-
nato a Roma dipinfe in S. Maria Maggiore nella Cappella , che fu detta la
Cappella Paolina , e dalla Sagreftìa grande, colle grand' opere, che in effa
fi vedono , che io non iftò a defcrivere per fuggir lunghezza . Nella terza
Cappella fece la Tavola di S. Gio: Batifta , che battezza , e nella Chiefa_«
della Pace dalla parte dell'Altare della Madonna la Nunziata, e la Nati-
vità a olio fopra ftucco, Dipinfe la Tavola dell' Aflunzione per la Cappella
de' Barberini in S. Andrea della Valle , e le Storie da i lati della medefi-
ma , col refto delle Pitture della (teifa Cappella. In una volta del Palazzo
che fu già del Cardinale Scipione Borghefe , poi di Mon/ìgnore Mazzarrini ;
dipinfe a frefco una Tavola d' Armida . Tornato a Firenze condufse infinite
opere , e fra quefte la Tavola del Cieco Nato per la Cappella de' Brunae-
cini nella Nunziata , e ne fu anche Architetto. La Tavola per la Cappel-
la della Madonna del Soccorfo poco lontana , dove è la Refurrezione del
Signore , e dicono , che quando poi egli tnedefimo, coli' occasione di por-
tarli a quella Chiefa, la guardava foleva dire, credetemi, che quando io veg-
go quefta Tavola io rimango attonito , e non pofso credere , che ella da-
di mia mano, tanto mi pare, che fiano rifolute P attitudini, e nobile l'in-
venzione. Dipinfe ancora due piccoli Quadri perla Cappella dell'Amelia,
jn uno de' quali è un Miracolo del Beato Manette Per la Compagnia del-
la Nunziata dipinfe una Lunetta a frefco, in cui rapprefentò la Crocififlìo-
ne del Signore. Ancora fece il Quadro di S. Donato , che fu pofto nella-
Cappella de' Calderini in S. Croce, una Tavola per la Compagnia di S. Ono-
frio , una per la Chiefa di S.Friano dell' Illuminazione del Cieco Nato, il
Modello della quale ebbe il Sereniflimo Principe Mattias di Tofcana di G.
M. fimilmente la Tavola per S. Trinità del Crifto morto, e dei quattro Evan-
gelifti, ed il frefco ove fta la Reliquia di S. Giovan Gualberto. Una Tavo-
la per la Compagnia di S. Job, e la non mai abbaftanza lodata Tavola del
Crifto portante la Croce per la Chiefa di S. Giovannino de' PP. Gefuiti .
Per quella dell' Impruneta una della Natività dì Maria fempre Vergine, e
nella Badìa di Ripoli la Pittura del Martirio di S. Caterina . In una Villa
de' Vecchietti dipinfe un Tabernacolo, ed altre cofe. Nella Chiefa di S. Sal-
vi la Tavola di S. Umiltà . Dipinfe per la Cappella del Santiflìmo Sacra-
mento in S. Marco il Quadro colla Storia della Manna , e per 1' Accade-
mia del Difegno diede principio alla Tavola del Santo Luca in atto di Di-
pignere 1' Immagine di Maria Vergine, la qual Tavola non finita, tuttavia
«ella ftelTa Accademia fi conferva. Fu chiamato a Piftoja , dove dipinfe la
Tribuna del Coro del Duomo. A Mezzo Monte , Villa oggi del Marchefc
Corfmi dipinfe a frefco due fpazzi di volta, in uno de'quali figurò il Tempo.
Per Madama Sereniffima di Lorena fece una Tavola della Visitazione di
S. Elifa-
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13* mCENJJelUTA%JILdelSEC.Wdaìiy%0ialii9o*
3, Elifabetta, che doveva collocarli nel Palazzo del Monaftero della Crocet-
ta , quando vi erano le Sereniffime Principeffe , e quefta fu poi trafportata
a' Pitti nelle Stanze del Serenifs.Principe Mattias.Per la Famiglia de' Ric-
ci fece divertì Quadri. Il Marchefe Filippo Niccolini ebbe di fua mano una
gran Tela , dove egli avea dipinta Clelia, che pafla il Tevere, ftata comin-
ciata per lo Marchefe Cofimo Riccardi. Altri rnoltiffimi Quadri fece per Pa-
lazzo , e per particolari Cittadini. Venuto l'Anno 1625. effendoegli molto
avanza'to in età , fi portò di nuovo a Roma, colPoccàfione dell' Anno Santo,
e feco portò una piccala Tavola di fua mano d' un San Tommafo, che pone
il dito nel Coftato del Signore , opera bella, che fu pofta in S. Pietro fo-
pra uno degli Altari della traverfa , e con tale occafione gli fu data a fare
una gran Tavola per quella Bafilica , nella quale con grand' artifizio , e_^
ottimo colorito efpreffe la Storia della Prefentazione di Maria Vergine al
Tempio con molte figure , e quefta volle dipignere a olio fopra calcina , ma
queft' opera in breve tempo fi confumò, onde in luogo di quella vi fu po-
fta altra Pittura d' altro Maeftro;ed in vero chiariffima cofa è , che la_»
varietà , anzi la totale difparità di natura de i compofti, fopra i quali tal' ope-
ra fu lavorata } non poteva lafciarla lungo tempo durare , conciofiacofache-»
altri effetti facciano 1' arie, e i venti, e P umidità nel muro , e negl' into-
nachi , che non fanno nell' olio , nella vernice , ne' colori , e Umili ,
onde conviene, che nelle materie fi producano accidenti divertì, fecondo la
diverfità di lor nature, e di qui procedono lo fcroftare, il ritirare, il mac-
chiarci , e confumarfi , 1' attrarre umidità , il buttar fuori , lo fcrepolare ,
e mille altri inconvenienti , che noi veggiamo occorrere alla giornata alle
Pitture la cui imprimitura è compofta di cofe affai varie fra di loro.
Crede'ttèfi Domenico di trovare apprefìò Urbano Vili, allora regnanteaf-
fai più favore di quello, che, o fufìfe per opera di qualche invidiofo, o per
altra qualfifufse cagione, vennegli fatto di trovare, quantunque da quel Pon-
tefice ei fuffe affai ben vifto , e fra 1' altre cofe egli fi credette fempre^ y
che a lui fuffe per toccare a dipignere la Loggia della Benedizione , aven-
done quafi avuta intenzione ficura, ma avendo veduto il negozio allunga-
re e più tofto accrefeerfi le difficoltà , anzi mortificato , che altrimenti
fé ne tornò alla Patria , ove fece molt' opere , che forfè furono alcune di
quelle, di che fopraabbiam fatto menzione,non effendo ftata intenzion nof-
tra P obbligarci a ordine di tempo in ogni minuto particolare.
Correva l'Anno 1626. quando ilfoprannominato Pontefice infegno d'af-
fetto alla fua Patria Firenze , e molto più di devozione a Maria fempre^
Vergine Annunziata, la cui Immaginecuftodita in lor Chiefa da'FratiSer-
viti opera tuttavia a favor d'ogni mifero le maraviglie che fon note al Mon-
do ; concede alla medefima Chiefa quattro Penitenzieri, con facoltà d' a£
folvere da' Cafi rifervati, ne più ne meno di quello, che fi faccia in quella
di S. Cafa di Loreto. Quando volendo Ì Padri , che di tal concefiìone ri-
maneffe una molto vifibile, e durevole memoria , fatto fare un grand'Epi-
taffio di Marmo , per entro il quale il tutto narrava!! , fecelo fituare fotto
le Loggie fra porta , e porta verfo Ponente , onde poi dopo lunga lite fe-
guita fra quei Religìofi, ed alcune nobili famiglie, fu levato, e fituato nel-
P andito , che dalla Loggia conduce nel Chioftro grande, Or per quello
che
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DOMENICO TJSSIGNANI.         137
che fa al propofito noftro, nel farli da'Muratori, e Manovali le buche per
iftabilirei ponti, per poter comodamente dar luogo al Pitaffio lòtto la Log-
gia, uno ve ne fu fi ftordito, che non avvertendo, che dietro a quel muro
corrifponde vano appunto nel Chioftro piccolo le ftupende Storie de'Fatti dì
Sw Filippo Benizi dipinte da Andrea del Sarto , forata tutta la grofTezza da
quella parte sfondò , onde avvenne , che due delle più belle Tefte, che fa-
cete quel grand'Artefice nella Storia della Refurrezjone del Fanciullo con
parte del butto caddero a terra. Sparfafi la voce del gran difordine, non fu
chi non ne ftridefTe, e contro allo fcimunito lavorante, e contro chi potuto sve-
rebbe con alquanto più d'aflìftenza quel male impedire r fentito ciò il Pam"-
gnajio , fubito fi portò al luogo, e cercati con grand' accuratezza fra'cal-
cinàcci i caduti pezzi, gli ritrovò, e poi con diligenza, che mai può dirli la
maggiore tornò a porgli a' luoghi loro , con che ritornarono le tefte qua-
li alla lor prima bellezza, fé non quanto fi fcuopre in efse il tenuifììmo pe-
lo delle commefsure, e così quello , che allora fi vide, con dolore di mol-
ti amatori dell' Arte , oggi mercè del valore del Paflìgnano s' ofserva per
maraviglia.
Fece il Paflìgnano a proprie fpefe accomodare unàpiccola Cappellina nel-
la Chiefa della Santifiìma Nunziata in tetta all' Anditino , che dalla Cap-
pella di S. Filippo Benizi porta in Sagreftìa con tutte le Pitture , che vi (i
veggono, e fecevi ancora per fé la Sepoltura, quantunque egli altra neavef-
fe in S. Pier Maggiore fatta fare da Jacopo filò fratello , %e .di efsa Cappel-
lina fi fono poi ferviti! Padri per confervare; le Sante Reliquie. Sopra l'Al-
tare della medefima è una piccola Tavola di fua mano , dove vedefi Ma-
ria Vergine con Gesù , S. Gio: Batifta, S. Maria Maddalena , S. Pietro ,,
S. Baftiano , S. Filippo Benizi , ed altri Santi,
Una dell'ultime cofe , che e' facefse , fu una Tavola per la Chiefa di
S. Bafilio al Canto alla Macine, nella quale veramente apparve alquanto in-
feriore a fé ftefso, non già perche egli non avelfe confervato quel gran fa-
pere , che fu fuo proprio in ogni età , ma perche nefsuno è di coloro , che
molto fanno , che ogni cofa conduca colla medefima felicità , mafTimamente
in vecchiaia ; ma belliffime oltre ogni credere furono molte fue opere, che
egli mandò in Ifpagna a Bartolommeo Carducci Fiorentino allora Pittore^
del Re, per fervizio del Re medefimo. Fra quelle poi, che reftaronóin quef-
te parti,, pare, che s* ammiri dagl' intendenti la Tavola , che fu 1' ultima ,
che egli efponefle ai pubblico , fatta per la foffitta del Duomo di Livorno ,
nella quale rapprefentò 1* AfTunzione di Maria Vergine , e andò la cofa in
quefto modo. Fecene egli prima un bel modello,e lo portò al Gran Duca,
il quale volle y che e' ruffe veduto da Pittori divedi , fra' quali ebbe luogo
Criftofano Allori, di cui polliamo dire, non avere avuto la noftra Patria uo-
mo di più perfetto gufto in genere di colorito ; onde le poche opere , che
egli conduife gareggiano colle più belle d'ogni altro valorofiffimo Artefice ,
ma nel portarle a fine durava gran fatica, e nelle cofe del Difegno, prima
che la mano avelfe obbedito all' altiflimo intelletto fuo , gran tempo abbi-
fognava, ond' è che i fuoi Difegni , e Schizzi veggonfi affaticati ^ è gretti ;
non fu dunque gran fatto , che egli dovendo dir fuo parere intorno al mo-
dello della Tavola, biafimalfe P attitudine della figura di S, Tommafo . Oc-
Si
                                   corfe
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<t 13 8 DECEN. I. detta TJl%. Ili del SEC, IV. dal 15 8 o. al 155W
corfe poi un giorno, che difcorrendo il Cran Duca fopra il modello col Paf-
lìgnano, allaprefenza di Criftofano, diflequalcofa della difficoltà, che lo ftef-
fo Criftofano aveva avuta fopra quella figura ; allora Domenico cavatori di
tafca il gefso lo prefentò a Criftofano, dicendo, di grazia fate voi, cornea
farefte quella figura ; ma perche egli ricusò di pigliarlo, il Paflìgnano allora
allora la difegnò in quattro , o Cinque maniere diverfe , e fecegli vedere ,
che per far , che ella fcortafse bene di fotto in fu , come doveva efser ve-
duta in opera, non potevafi, ne doveafi, fecondo le buone regole di profpet-
tiva, fare altrimenti di quello, che egli fatto avea. Non fermaron quii difpia-
ceri del noftro Artefice per quefta Tavola , perche finita , che ella fu, co-
me che eli' era vifta ritta in piombo,e fuori della fua veduta, che doveva-*
efsere di fotto in fu , ogn' uno la biafimava , ma pofta che ella fu al fuo
luogo , fece ftupire tutti i Profefsori delP Arte.
Era già il Paflìgnano pervenuto a irato di graviflima età, e come quegli ,
che pofTedeva buone ricchezze, tutte acquiftate colle fue lodevoli fatiche ,
ornai non operava più cofa alcuna in Pittura, ma per proprio divertimento
andavafì trattenendo intorno a gran copia d'ottime medaglie antiche , delle
quali molto dilettandoli , aveva fatto gran procaccio , quando finalmente
aggravato dagli anni, gli fu forza fermarli nel letto , e rifolvendofi ogni di
più in lui le vitali facoltà , dopo qualche tempo non d'altro male , che di
pura vecchiaia fé ne morì il giorno delli 17. di Maggio 1* Anno di noftra_»
Salute 1638. L* Accademia del Difegno per onorar la memoria di fi grand' uo-
mo , (tato anche molt' anni primo Maeftro della medefima , volle con iftra-
ordinaria pompa accompagnare il fuo Cadavere alla Chiefa della Nunziata ,
dove nella Sepoltura da fé fabbricata fu onorevolmente ripofto.
Fu il Paflìgnano nelP Arte fua al certo fingulariflimo, e non folo dcvde*
gli la lode d'aver avuto fuo porto in prima riga fra i più gran Maeftri, che
aveffe mai la noftra Patria , ma avendo poflTeduto in fé tante prerogative ,
tutte eccellenti , cioè a dire , ftupendo colorito, grande invenzione, intel-
ligenza fingulare nelP ignudo , eccellente accordamento , grande , e nobile
maniera nelP arie delle Tefte , e nelle figure , ed ogni altro requifito, che
ricerchino le noftre Arti, pare quali quafi , che fi porla chiamare, fé non fu-
periore ad ogn' altro, almeno eguale a i più fublimi. Un molto celebre Pit-
tore dd noftro tempo , parlando di lui,così è folito a dire. II Paflìgnano ,
e'1 Cigoli fempre mi reggon fra mano, e ardirei di dire , eh'e'mi piaceflTer
più, che Andrea del Sarto; ma coftui (per valermi del proverbio volgare)
già ha prefo il luogo alla Predica. Io feorgo in effi gran verità, gran gufto,
e invenzione , e colorito Lombardo. La Tavola del Paflìgnano del S. Vin-
cenzio Ferrerò nella Chiefa di S. Marco, può ftare a mio parere fra quante
altre maravigliofe Pitture fi veggano nel noftro tempo ; è vero , che non.*
volle dare una certa nobiltà , e ricchezza d' addobbo alle fue figure , ma
bafta folo, che elle nano ftate fempìicemente difegnate , e colorite da lui
per avere in fé tutto queir ornamento maggiore , che poffa volerli in urtaJ
figura. Fin qui il Pittore . Un folo difetto però ebbe quefV Artefice, a ca-
gion del quale pur troppo prefto periranno molte dell' opere fue , e con effe
in parte lo fplendore del fuo nome , e fu , che avendo egli ( come era foli-
to di dire il Cigoli di lui ragionando) cosi obbediente la mano a* fuoi peti-
fieri
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•DOMENICO TASSIGHANI. 139
fieri, e pofìfedendo fi gran franchezza di pennello , ogni minimo indugio a
veder comparire fulla Tavola il proprio concetto gli pareva mille anni,onde
adoperando poco colore il diftendeva liquidiffìmo , valendoli talvolta per
mezza tinta , del nero della meftica , e talvolta ancora valendoli in certi
luoghi della medefima fenza altro colore . A quefto aggiungeva!!, che ìil-
quel tempo per ordinano fi facevano in Firenze cattive meftiche, cioè a dire
con terretta , e terra d' ombra , e fenza biacca , al che s'accomodava egli
volentieri per elfer uomo molto affegnato; e così da quelle due radici Funa
ottima del fuo buon gufto , e gran fapere , 1* altra non buona , dalla mala
ufanza di quei tempi è nato un cattivo frutto , cioè , che la maggior parte
dell* opere fue particolarmente in quei luoghi di efse, ove non fu adoperata
la biacca, fonfene andate in fumo , !Ho detto la maggior parte, perche quel-
le folamente fono rimafe illefe % le quali egli Ci fece abbozzare da* fuoi Difce-
polì , e fra quefte furono la Tavola del S. Vincenzio Ferrerò in S. Marco ,
quella dell' Adorazione de' Magi nel Carmine , e dello Spirito Santo itL-
Santa Maria Maggiore, che fu abbozzata da Ottavio Vannini fuo Difcepo-
lo. Facevafele per lo più abbozzare a Mario Balafiì, che a tale effetto con-
duflfe feco a Roma, infieme con Niccodemo Ferrucci, P uno, e P altro pu-
re fuoi Allievi , quando andò a dipignere la Tavola in S. Pietro.
•I Difegni del Paffignano fon maravigliofi per la nobiltà della maniera, e
per una loro propria morbidezza, e paftofità. Molti de* fuoi Naturalifi veg-
gono tronchi , e che non entrano nel foglio , perch* e' voleva difegnare di
gran maniera , e fenza alcuna crudezza di dintorno , che talora fi veggon
fatte per una certa cred'io bizzarrìa di tocco, anche da* Maeftri intelligen-
tiilìmi. Non debbo io per ultimo lafciar di dare alcuna notizia dei coftumt
di queft' uomo , da che la loro integrità fel merita molto. 'Primieramente
egli ebbe quella virtù, che rare volte fi riconofee, fé non fé in animi gran-
di e veramente virtuofi , ciò fu non folo di non mai biafimare F opere-*
altrui,ma ne tampoco volere,che in fua prefenza fuffero biafimate, e nei
cafi contrari faceva non poco rìfentimento . Aveva BartolommeoSalveftrini
buon Pittóre Fiorentino, e fuo Difcepolo, che poi morì di Pefte, efpofta per
la benedizione nella Chiefa della Santiflìma Nunziata una fua gran Tavola ,
che doveva andar fuori , la quale fu univerfaìmente lodata . Una mattina-,
un certo Francefco Maccanti Empolefe pure di fua Scuola alla fua prefen-
za mofse ragionamento di queir opera , e ne parlò con gran difprezzo. II
Paffignano diffimulò fin tanto , che egli arrivafse a conofeere fin dove colui
fufse per arrivare col difeorfo , e quando il Maccanti , fmaccando a mal
modo quella Pittura, fi fu ben fodisfatto, Domenico incominciò a parlare a
lui, ed alla prefenza di tutta la Scuola con un* afpra invettiva, e con mo-
di adattati al bifogno , ed al vero ; gli fece conofeere le proprie debolez-
ze , le quali egli mefse a confronto delle abilità di quel buon Pittore, che
egli aveva tolto ingiuftamente a biafimare, con che refelo tanto confufo, che
per gran pezzo egli non ardì piti formar verbo. Fu in oltre queft'Artefice-*
per fua natura umile , e pacifico , ne mai rompevala con nelfuno , di che
quando non mai altro , fa buona teftimonianza quanto con un* uomo info-
iente , e ftravagantiflìmo gli fucceffe in Roma nel tempo , che e* dipigneva
la fua prima Tavola del Martirio di S. Pietro nella Clementina . Quelli fu
S z                                  Miche-
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140 DECENJJeltaTJ%IlLdelSEC.IFJatitfo.al15po.
Michelagnolo da Caravaggio, il quale portatoci un giorno a quella Chiefa ,
e adocchiato il ferraglio , che copriva il luogo , ove 1' opera fi faceva , e
ciò in tempo, che il Paffignano non era ancor comparto, ma vi aveva man-
dato Niccodemo Feirucci a preparare quanto abbifognava per lo lavoro, fen-
za aver riguardo , ne al luogo, ne alle perfone, sfoderò la fpada, e nella
tenda fece un folenniffimo fdrucio, per entro il quale avendo cacciato il ca-
po guardò ben bene tutta P opera , e di quella poi diffe per Roma tutto
quel male, che feppe ufeir dall' organo d' un fuo pari ; giunfe il Paffigna-
no , e veduto il Ferrucci, che per così fatto avvenimento fi rodea di rabbia t
tutto turbato volle intenderne la cagione , e fentitala , proroppe in quefte
parole. Orsù evv' egli altro male , che quefto?Ma più ! Da li innanzi fep-
pe egli così bene diffimulare quell' ingiuria, che e' non fuggì mai accana-
ne di trovarfi con elfo, con altri Profeffori , e particolarmente col Cigoli
ad onefti trattenimenti,
               ,
Ebbe in grandiffima, (lima P Arte fu a , e delle cofe de' buoni Artefici fe-
ce fempre gran conto; il perche non volle mai porre la fua mano fopra d'al-
cuna lor fattura , ne potea fopportare , che altri il faceffe. A proposito di
che è neceffario , che io racconti come egli s' era procacciato un CrocìfifTa
di Bronzo di Profpero Brefciano appunto ufeito dalla forma y fenza che^
quel gran Maeftro ne avelTe tagliati i condotti , e per molto , che alcuni
ci s' arfaticaffero, non fu mai poffibile il perfuaderlo a farglieli tagliare-/ 9
ed a farlo rinettare , parendo a lui , che neffun' altro averebbe potuto ciò
fare quanto il Maeftró , . • -,
          '
Ebbe non ordinaria intelligenza dell* antiche Medaglie, e taluna face-
vane gettare, e formare a Paolo d'Andrea Laurentini Orefice, e Argentie-
re valorofo; che fi diceche fuffe ftato fuo Difcepolo nel Difegno, ne volle
mai, che egli poneffe mano a rinettarle; facevalo però da per feftefso, fo-
lamente perche e' diceva , che elP eran copie , e non originali ; ficcome^»
egli fu infigne in Difegno , e colorito , ed avea fatti grandi ftudj a Vene-
zia , e per la Lombardia ne' tempi de' primi lumi di quefte Arti , così fu
anche fingulariffimo in conofeer le buone Pitture , e le copie dagli origina-
li , cofa tanto difficile , talvolta anche a' più rinomati Maeftri. E che ciò
fia vero, apprendati* dal feguente cafo-,
Erano ftati portati a Firenze di Lombardia circa a dodici Quadri della-.
Paffione del Signore di mano del Bafifan Vecchio, e propofti aiSerenifsimiil
Miniftro, che dovea trattare col Mercante, ne volle prima il parere d'An-
drea Comodi, altro Pittore celebre, il quale diffe affolutamente effer quel-
le copie ben fatte , ma non originali. 11 Paffignano , a cui forte doleva
che gioje fi nobili da lui vedute , già in Lombardia non doveffero rimane-
re in Firenze , fi portò in perfona da chi ne dovea trattare il mercato, e'1 per-
fuafe ad effettuarne il partito; a cui rifpofe il Miniftro, che i Quadri a giu-
dizio del Comodi eran copie; così credere ancor' elfo, e che per tali avea-
le qualificate al Gran Duca, Allora Domenico diffe: contentili dunque V.S.
d* ottenermi licenza d' efferne io il compratore ; e ottenutala r e comprati
i Quadri gli mandò in Francia, e cinquecento feudi ne ritraffe più dello fpe-
fo : tanto è vero ciò , che pare a molti impofsibile a crederai ; che P otti-
ma cognizione delle Pitture talora anche ne' Maeftri eccellenti non fi rav-
Vifc.
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.DOMENICO TASSIGNANI. 141
vifa. Per tale Tua abilità fu chiamato a ("rimareQuadri d'alto pregio,ed ài-
tre cofe fimiglianti ed eflb fu che diede il prezzo alli ftupendi Quadri , ed
a cinque grotti Libri di Difegni , che dagli Eredi del Cavaliere Gaddi fa*
vorito del Gran Duca Francefco furono venduti a Mercanti per gran mi*
gliaja di feudi , di che farà fempre infaufta la memoria agli amatori delle
beli' Arti della Città noftra; e foggiugneremo per meglio appagare la cu-
riofità dtì Lettore,che i cinque Libri di Difegni eran quegli che compone-
vano il tanto rinomato Libro di Giorgio Vafari, e del quale egli tante volte
fece menzione ne' fuoi Scritti ,e che conteneva in fé Difegni di quali tutti i
Maeftri deìP Arte fino dal primo reftauratore della Pittura Cimabue.
Fu il Pafsignani, Come noi fopra accennammo, primoMaeftroin Firenze
neir Accademia dei Difegno , e talora introducevavi Giovani in bei difeorfi
dell' Arte , della quale voleva , che fulTero i loro ragionamenti ; e nel dar
loro precettila! certo non ebbe pari nel Tuo tempo. Fu nemicifsimo dell'ufan-
za , che incominciò a pigliare gran pofto ne' fuoi giorni, cioè di coprirei
gli ornamenti delle Pitture con gran quantità d' oro , dicendo , che il nero
era quello che le favoriva, e faceale parere più belle-. E non folo non ap-
provava punto certe Diademe, fplendori, e limili molto artifiziari, ma fo*
lea raccontare in tal proposito che effendogli in Venezia una volta conve-
nuto , per far piacere a non fo chi, il raccomodare un di queliti Quadri anti-
chi , in cui vedevano" fi fatte apparenze, comparve nella fua Stanza il Grati
Paolo Vcronefe , ed alla prima occhiata, che e' diede alla Pittura, mefseft
le mani al vifo, gridò ad alta voce : Domenico voltatela al muro, voltatela
al muro , che ella mi guafta la fantasìa .
                                          j
Piacquegli l'efercitar I* Arte fua con intera libertà, per non rendere fchia*-
va la virtù ; che però non volle mai pigliar provviiìone da nefsun Potentato
del'Mondo , benché gnene fufse ftata fatta più volte grand' inftanza. Co-
municò volentieri fuo fapere a molti , e fece allievi di gran valore: il pri-
mo , e principale, che egli anche conduffe feco a Venezia , fu Pietro Sorri
Senefe , al quale poi diede per moglie Arcangiola propria figliuola, ed in-
Éìeme col quale egli dipinfe Quadri, e Tavole , che fra altre molte di tutta
fua mano , egli mandò per fervizio del Re Cattolico a Bartolommeo Car-
ducci di fopra nominato a Madrid . Potè vantarfi il PafTìgnano d' aver avuto
per Difcepolo nella Pittura il Celebre Lodovico Caracci Bolognefe, il qua-
le dopo varj ftudj fatti in Patria, venne qua per iftarfene con lui ; e fotto la
fua guida ftudiò tutte 1* opere d' Andrea : così il Conte Cefare Malvagia-,
nella fua Felfina. Tenne ancora in fua Scuola per fett' anni continovi Alef-
fandro Tiarini, il quale per una certa briga avuta da Giovanetto nella Città
di Bologna fua Patria , erafi portato a Firenze, ed accomodatoli come avea
potuto il meglio con un certo Stefano Fiorini foprannominato Stefano da' Ri-
tratti, Pittore affai ordinario, d'attorno al quale, per aver conofeiuta Vot-
tima difpofizione del Giovanetto, avevalo lo fteflb Paifignano levato, e fu
queiti quel Tiarini, che poi tanto in Bologna, che altrove, fece le beli' ope*
re di Pittura , che fon note. Fu anche fuo Difcepolo Fabrizio Bofchi, Nic-
codemo Ferrucci , Mario Baiarli , Bartolommeo Salveftrini , e Francefco
Maccanti foprannominato, del quale noi non faremo altra menzione in que-
iV opera non ci eflendo venuto notizia d' altra fua Pittura „ che d* una-#
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——--------------------------- ' ..........------^mmmmmmmmmmmmmmmmmm
142 VECEN. I della Tui% IH del SEC. Wdal 1 j $0. al 1590.
Tela di tre braccia in circa, entrovi un Cartellone ,e dai lati due Fanciulli
fatti per due Angeli, ed in fondo unaTefta di Morto con alcune offa ; ope*-
retta , che fon foliti efporre i PP. Gefuiti di S. Giovannino per fegno dell' In-
dulgenza Plenaria le terze Domeniche dei Mefe ed è per vero dire affai
ben lavorata. Fu anche Difcepolo del Paffignano Stefan Cafcetti, che riufcì
Fittore ordinario , di cui mano fi vedono molti Quadri in Cafe di partico-
lari Cittadini > e fece anche la S. Orfola con altre figure, che è fopra V Ai-
tar Maggiore della Chiefa della medefima Santa. Ufcirono della fua Scuo-
la Domenico, e Valore Catini Fratelli, che fi diedero a fare Ritratti.Va-
lore fu veramente uomo di valore , perche le Tefte de* fuoi Ritratti , de i
quali è piena la Città di Firenze , fono tocche con molta franchezza, e fo-
migliantifiìme , il che fi rende tanto più plaufibile, quanto , che egli ebbe
un dono, che in poc* altri fi ravvifa, e fu di fapere effigiare le pedone già
morte, e dar loro tanta fomiglianza, che pajan ritratte dal vivo : onde egli
era chiamato del continovo, e. perche e' non poteva riparare a tanto , egli
faceva folamente le tefte , e le mani , e Domenico le veftiva . Due bellif-
fimi Ritratti di mano di Valore fono in Santa Maria in Campo , a i Se-
polcri di Lorenzo già Vefcovo di Fiefole , e di Ginevera Popolefchi fua_.
Madre, ma quefto è tanto bello , che più non pare, che poffan fare i pen-
nelli^ . Imparò 1* Arte da lui anche Filippo Furini detto Pippo Sciameroni y
il quale pure attefe a'Ritratti, e fu Padre di Francefco Furini, di cui altro-
ve faremo particolar menzione , e finalmente Simon Pignoni, che mentre
io quelle cofe ferivo, ancor vive con fama d'eccellente Artefice. Venen-
do ora al fine di quella narrazione , dico , che un Ritratto del
Pafiìgnano , e belliifimo , trovali nella Stanza de* Ritratti
di propria mano de* celebri Pittori nella Real Gal-
leria del Serenifs. Gran Duca : un* altro Ri-
tratto copiato da quello fteffo da Simon..
Pignoni altro fuo Difcepolo , e mol-
to ben' imitato ha nella propria
Cafa Prete Stefano Paflì-
gnani Prior di S. Pier
Maggiore, di cui
a principio fa-
cemmo men-
zione , ed
uno
vera-
mente bel-
lini mo ha il Sere-
nifs. Gran Duca fatto al
vivo per mano di Giufto Sub-
terman, che fi conferva nel Pa-
lazzo de* Pitti nella Stanza-*
* de* Ritratti , e Pitture di
mano dello ftef-
fo Giufto.
CAVA-
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14)
C A V A L I E R E
FRANCESCO VANNI,
PITTORE, E ARCHITETTO SENESE,
Difcepolo di Gio: de Vecchiy nato 1565.^ irfbp.
L Cavaliere Francefco Vanni onore de' pennelli Seneff
nacque l'Anno di noftra falute 156J. e non fu appena giun-
to al fettimo anno dell' età fua , che portato da naturale
inclinazione alle noftre Arti, attefe al Difegno appreffo
ad Arcangiolo Salimbeni fuo Patrigno , e vero Padre di
Ventura Salimbeni , anch' egli Pittore celebre . Circa al
1577. fé ne pafsò a Bologna , dove per lo fpazio di 4ii<lj
anni s' efercitò nella Pittura nella Scuola di Bartolommeo PaflTerotti , ma
non contento di quanto potevano all' ottimo gufto fuo far vedere 1' opere
de' gran Maeftri di quella Città, lafciò Bologna , e a Roma fi portò dove
fece grandi ftudj fopra quelle di Michelagnolo , e Raffaello ; e quantunque
egli in così tenera età fi trovafle molto avanzato nel!' Arte , volle nondi-
meno accertarli a Gio: de'Vecchi, appreffb a cui per qualche'tempo fi trat-
tenne in ajuto d' alcune opere , che egli fece per la Minerva , e dentro al
Portico di Campidoglio, e conduflTevi di propria mano una Tavola per la
Sagreltìa di S. Gregorio, dove figurò S. Michele Arcangiolo in atto di tac-
ciar dal Cielo lo Spinto Rubello , ed in quello tempo diede fegno di tanto
fpirito nelle cofe dell' Arte , che il Cavaliere Giufeppe d' Arpino che_->
allora faceva in Roma gran figura , ebbe di lui non poca gelosìa. Tornato-
fene a Siena , ove dimorò alcuni anni, fecevi molte opere belle; ma però
feguitando la maniera del fuo Maeftro Gio: de' Vecchi : ma accorgendoli
che quel modo di dipignere non riufeiva di tutto gufto de' fuoi Cittadini *
ed avendo per altro un' affetto molto partìculare alla maniera del celebre
Pittore Federigo Barocci , cominciò a darfi alli ftudj di quella , fin tanto
€he ne riufeì grand' imitatore, e conduffe molte opere , che fono ftate cre-
dute di mano dello fteffo . Molfo poi da defiderio di perfezionarli anche-*
più , fen' andò a Bologna , e feorfe la Lombardia , ftudiò 1' òpere del Co-
laggio , e finalmente fi ftabilì quella nuova , e vaghiilìma maniera , che è
nota , colla quale condurle tante, e fi belle opere, che lunga , e diffidi co-
fa farebbe il deferi veri e ; balta folo dire , che egli giunfe a taì fegno di fa-
pere , che chi bene intende V Arte non dubita punto d' affermare , che egli
abbia alla Patria fua data non minor gloria di quanti mai vi maneggiaffero
pennelli , concioflìacofachè le fue Pitture contengano in fé in alto grado
tutto quel bello, che può desiderarli , e per difegno , e per invenzione
e per colorito , per arie di Tefte , per rilievo , e fopra tutto perche nelleJ
medefime fpicca un certo che di nobiltà, e di grazia , che fommamente di-
letta.
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i^mECENAJellaTA%IUJelSEC.IFJali^o.ali^9o.
Ietta. Venne in tanto la congiuntura di doverfi dipignere in Roma nella^
nuova Struttura della Basìlica di S. Pietro le Tavole degli Altari, e perciò
era fiato ordinato , che fenza rifparmio di fpefa fi fuffero fatti colà venire
per "quanto fufle flato poflìbile i più eccellenti Pittori di quella età • ed;eìTen-
€on già fparfo il |>rÌdo del gran valore del Vannrben conofciuto , panico-...
larmente dalla pia memoria del Cardinale Baronio , che nella Chiefa nuo-
va aveva avuta con lui molta famigliarità,ed efiendo già reftata finita la Ta-
vola del Cavaliere Criftofano Roncalli dalle Ripomarancie, fu dallo fteflTo
Cardinale , al quale era fiata data la carica di comporre , e diftribuire \*lj
Storie da dipignerfi in effe Tavole , proporlo a Clemente.VHf.1 ed egli a
feconda degli ordini di elfo Cardinale vi colorì la belliffima Tavola della
Storia , quando S. Pietro, e S. Paplo fecero alla prefenza di Nerone cade-
re a terra Simon Mago della quale opera oltre al nobile guiderdone ri-
portò Ponore dell'Abito'di Cavaliere di Crifto datogli nella propria Cap-
pella dallo ftefso Cardinale Baronio. Ebbe il Vanni in quella Città grande :
amicizia con Guido Reni, che allora ftava preflb Antonio Scalvati, e come
quegli, che riconobbe in Guido i primi femi di quell'ottima maniera, a cui
egli poi fi portò , propofelo al Cardinale Santa Cecilia per Giovane di (pi-
rito {ingoiare, onde per elfo ebb>e poi a fare molte cofe. Tornatocene il Van-
ni carico d' onori , e di credito alla fua Patria , affai Tavole ebbe a dipi-
gnere per diverfe Chiefe,e Confraternite dentro alla Città, e per quel Po-
minio , delle quali io farò menzione d' una ben piccola parte per fuggir lun-
ghezza . Ha di fua mano la Chiefa di S. Giovanni una Tavola del Battefimo
del Signore; il Duomo una di S. Anfano, S. Quirico quella della Vergine ,
che va in Egitto, ed un Crifto Fragellato. I PP. Serviti hanno la Tavola^,
della Vergine Annunziata , la quale a primo afpetto appa ri (ce di mano del
Baroccio. Per la Chiefa del Refugio colorì la Tavola dello fpofalizio di S.
Caterina, Per quella di S. Spirito il S. Jacinto , che refufeita il Giovane^
affogato . E per quella di S. Giorgio la Tavola del Crifto Crocififiò , e vi
fono le figure di S. Giovanni , e di S. Maria Maddalena', ed il Longino
in atto di trafiggere il Sacro Coftato del Signore. Un' altra pure della Cro-
cififfione, ed una dell1 Immacolata Concezione fece per la Confraternità dì
S.Ambrogio Sanfedoni, una Tavola col Signore, Maria Vergine, S. Barto-
lommeo , e lo fteffo Santo. E^ anche di fua mano una Tavola a frefco nella
Cafa di Santa Caterina,e la Storia della Canoninazione della Santa con un
Quadro, dove egli rapprefentò, quando Gesù Crifto le mutò il cuore . Di-
pinfe ancora a frefco la Volta della Compagnia di S. Lucìa , e la Tavola,,
della Santa con una Gloria, e molti Santi. Per la Chiefa de* PP. Cappucci-
ni fece la Tavola del Signore ,, con S. Francefco , S. Caterina , e la Vergi-
ne , e S. Giovanni ; ma bellissima riufcì quella , che egli dipinfe per la_,
Chiefa di S. Domenico , in cui rapprefentò S. Jacinto , quando per P in-
vafione de* nemici del nome Cattolico levò il Santifsimo Sacramento, e la_.
Miracolofa Immagine di Marmo di Maria fempre Vergine. Nella Confra-
ternità di S. Antonio dipinfe la Tavola del Tranfito dr eflò Santo con mol-
te figure, e la Gloria de' Beati. A Mont' Alcino mandò molte fue opere-/,
bellifsime. I PP. Cappuccini di Caftel del Piano nanna di fuo Ja Tavola di
Maria Vergine con alcuni Santi ; ed una Vergine Annunziata nella Terra
di
i
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^hFl^ANCESCO KANNI.           145
di Turrita. Due fue opere mandò a Caftiglioncello del Frinoro ; ed a Sora
nella Chiefa delle Cafe del Baronio due Tavole. A Roma un Crifto alla.*
Colonna per la Chiefa di S. Cecilia, ed un Quadro di eflfa Sanfa pe'1 Gesù.
Un Crifto morto per la Chiefa nuova , ed altri Quadri , a i quali fu dato
luogo nelle Camere Papali. A Fifa per lo Duomo una Tavola con molte./
figure, ove ha rapprefentata una Difputa fopra l'Auguftiffimo Sacramento.
Nella Chiefa di S. Francefco è la Storia, quando il Santo ebbe da Gesù Crif-
to il perdono d' Afcefi. Nella Chiefa di S. Torpè , e S. Anna , è Io fteflb
S. Torpè . A Lucca è una fua Tavola nella Chiefa de' Predicatori , ove d
San Tommafo d' Aquino a1 piedi di Gesù Crifto. Nella Chiefa de' PP. della
Madre di Dio èia Natività di Maria Vergine, il Santo Prefepio, in S. Fran-
cefco , che per mano di Maria riceve nelle braccia il S. Bambino. La Cit-
ta di Piftoja ha nella Chiefa della Madonna dell' Umiltà la Tavola dell' Ado-
razion de' Magi. Mandò anche Tue opere a Cortona , a Genova , a Lion
di Francia , a Monaco di Baviera , in Augufta , in Salfpurgk-, e fino a Pa-
rigi , ed altre ancora a Madrid per la Real Chiefa dell' Efcuriale . Nella-»
Rea] Villa del Poggio Imperiale della Sereniflima Gran Ducheflfa Vittoria
de/Ila Rovere è un piccolo,ma belliflimo Quadro dello Spofalizio di S. Ca-
terina. Ma troppo m' estenderei , fé io voleflì parlare dell' altre moltiflìme
Tavole fatte da lui per Siena fua Patria , e del gran numero de i Quadri
d' ogni grandezza, eh' egli di fua mano colorì per divertì Potentati, e pri-
vati Gentiluomini di varie Città, e Provincie; ed affai più , e meglio avereb-
be egli operato , fé morte nel meglio dell' età fua , e del fuo dipignere , é
in tempo appunto , che egli avendo piena V Europa di defiderio di fue^
Pitture ftava cogliendo il frutto di fue nobili fatiche negli applaufi univer-
fali d' ogni perfona, non aveflfe troncato il filo del viver fuo; il che fu alli
25. d' Ottobre dell' Anno 1609. con eftremò dolore de' fuoi , e di tutta la
Città- A fuo corpo fu data fepoltura nella Chiefa di S. Giorgio,
Fu il Vanni uomo di dolciflime , ed umaniflime maniere , ed alla nobiltà
della nafeita ebbe in grado non ordinario congiunta la bontà della vita ; e
della di lui grande Religiofità fanno in parte teftimonianza le moltiflìme^
Sacre Immagini ufeite dal fuo pennello, le quali tutte fpirano una maravi-
gìiofa devozione, e tale, che poche fatte per altra mano giungono a tanto:
ficcome anco ne fanno fede le belle fatiche , che egli intrapefe in onor di
Dio, e de' Santi fuoi; tali furono l'invenzione, che egli ftampò della Cina
di Siena, fopra la quale fece vedere la Gelefte Patria, ed in eflfa l'Immagi-
ne di tutti i Santi , e Beati di quella Città , fimilmente la Storia in dodici
pezzi della Vita della Serafica Santa Caterina, le quali tutte fece intaglia»
re per mano di Pietro d'Anverfa. La devota Immagine del S. Bernardino in-
tagliata da Cherubino Alberti., ed altre ancora per mano d' Agoftino Ca-
iacci , oltre a quelle , che egli di propria mano all'acqua forte intagliò
l'Anno 1601. Fu ancora una delle particulari doti dell' animo fuo il non eflfer
tanto invidiate» dell' altrui gloria'in materie toccanti all'Arte, anzi confer-
ve fempre tant' amore verfo i buoni Profeflbri , che per folamente quegli
vifitare fpefe gran danari in viaggi, fìccome molti ancora ne impiegò in far
raccolta d' eccellenti Pitture , le quali con altre, buone facoltà reftarono
agli Eredi a i quali oltre a quanto detto abbiamo, lafciò il Vanni una no-
T                                       bile
-
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14<S DECEN.I.deUaT Alzili, del SEC. W.JaL i j8o.*/i 590.
bile memoria di fé fteflb , e fu d' aver avuto in forte dal Cielo di tenere
al Sacro Fonte, come Compare, Fabio Ghigi, che fu poi AlefTandro Settimo
Sommo Pontefice di Gloriofa Ricordanza ; fu anche mifericordiofo, e libe-
rale verfo i Poveri, ai quali polliamo dire, che colla morte di lui s' accref-
cefTero le miferie. Attefe all' Architettura , nella quale operò cor» lì buon
gufto , che poche cofe in fuo tempo fi fecero in Siena , tanto in materia-,
d' edificj , quanto di macchine , nelle quali egli non avelie mano * Ebbe
molti Difcepoli , e fra quefti Rutilio Manetti, il quale però fi diede ad una
maniera in tutto , e per tutto diverfa da quella del Maeftro. I due fuoi fi-
gliuoli Raffaello ,e Michelagnolo, Aftolfo Petrazzi , il Ruftichino.
Lafciò quattro figliuoli , uno fu il nominato Raffaello , che egli aveva
già incamminato nell' Arte , e poi raccomandato alla protezione cT Anton
Caracci. Finalmente una figliuola , che fu fecondo il grado di quella Ca&
nobilmente allogata.
■ii           » 1                              1 m mi               ' ■                -           "            "in 1                           ""                                             '1                              1 "          11 in 1            !                             .....■**
PIETRO S O R R Ij
;            PITTO R SENESE,
Difcepolo del Cavai. Domenico Tajfignani, nato i*)}6.^ \6l2.
L Cartello di S. Gufmè nel Dominio di Siena fi pregia»*
d' aver contribuito quanto altro mai di quello Stato , alle
glorie di quella nobiliflìma Metropoli ; mentre fu quello,
che diede i nàtali al buon Pittore Pietro Sorri , il quale.-»
avendo in fanciullefca età fatta perdita di Giulio fuo ca-
ro Padre , della Madre, e d* un tal Cofimo Lucchi nuo-
vo Marito della medefima, il quale molto coftumatamen-
te F aveva allevato , defiderando d' attendere alla Pittura s' accoftò ad
Arcangiolo Salimbeni Pittor Senefe, che in quel tempo vi teneva una fiorita-.
Scuola , della quale, come altrove dicemmo, ufcirono uomini di valore. Ap-
prendo a coftui polliamo dire, che egli prefto s' approfittafTe, giacché porta-
toli poi a Firenze, dove Domenico Pafììgnani faceva vedere maraviglie del
fuo pennello , e datofegli a conofcere , gli fu da quel valorofo Maeftro non
folo dato luogo fra' fuoi Scolari, ma gli furono eziandìo infegnati i più efqui-
fiti precetti dell' Arte. Di pia fé Io condurle a Venezia, dove il Sorri ebbe
occafione di darfi allo ftudio delle opere di Paol Veronefe, feguendo in ciò
il genio del Maeftro, onde fi fondò in affai buona maniera, in tutto limile
a quella di lui; onde quefti non contento d'averlo così bene inftrutto nelle
cofe delF Arte , non folo da indi innanzi ebbelo in conto di amico , di fa-
migliare , e di compagno , ma di nretto parente , e così diedegli in Mo*
glie Arcangela fua propria figlinola . Pietro dunque con quefto nuovo Ca-
rattere
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TI ET "^0 SO X%1>                i47
ratiere di genero, e d* infeparabile Compagno del Paffignano s> impoflèfsò
della di lui maniera a tal fegno che bene fpeflb le Pitture dell* uno da_*
quelle dell' altro non fi difcinguevano , e la portò con tanta franchezza di
pennello , che poc' altri nel fuo tempo gli furono eguali ; quindi è , che_>
incominciando ad acquiftar credito fu chiamato a Lucca , nella qual Città
V Anno i$93- il fuo nome acquiftò tanto grido, che nel corfo di ventinove
meli , che egli vi dimorò, già s' era fatto chiaro per molte parti d' Italia ,
dove egli aveva mandato fu e fatture. Dipinfevi per Ottavio de'Nobili una
Tavola da Altare. Per l'Operaio di S. Michele un* altra della Crocififlìone
del Signore , una per Vincenzio Bottini , che fu mandata a Mafia di Car-
rara , e pofta nella Chiefa di S. Ambrogio. Per la Chiefa di S. Fridiano ne
fece un' altra del Martirio di S. Faufto, e per lo Decano Gigli due figure ,
che furono accomodate all' Altare Maggiore di S. Michele . Una piccola-.
Tavola dipinfe per la Villa d' Ipolito de' Nobili. Un Quadro della Viola-
zione pe '1 Sefti. Per la Chiefa di S. Martino 1* Aiìunzione di Maria Vergi-
ne. Nella Villa di Jacopo Malpigli colorì un'Iftoria, e copiò la Santa Cro-
ce , che fu mandata in Sicilia. Un' altra per S. Angelo. Dipinfe la Tela^.
dell' Organo per la Chiefa di S. Pietro . Fecevi ancora per 1* Abate di S.
Ponziano quattro Quadri di Paefi , ed altre opere condurle per Io pubblico ,
e per private perfone ; colorì un numero grande di Ritratti, che lungo fa-
rebbe il deferi vere , fra' quali<$-' annoverano quello del Padre d'Afcanio
Orfuccijdi Tommafo Montecatini, delIa/Spofa di Marc* Antonio Bartolom-
mei , di Jacopo Antonio Burlamacchi", del Padre d' Altogrado Altogradi ,
e della Moglie dello fteflb AJtogradi, quello di-Coftantino Profperi, d* un
fanciullo di Cafa Cenami , della Signora Vittoria Romana, e per Cefare^/
de' Nobili un Ritratto della Regina di Cipri, ed altri molti. Colorì final-
mente per lo Cavaliere Bolgarjni tre Quadri, ne'quali rapprefentò 1' Adora-
zion de' Magi, lo Spedale del Tintoretto, e la Strage dcgl* Innocenti, Ve-
nuto 1' Anno 1595. il Sorri fi partì di Lucca per andare alla volta di Ge-
nova, dove con fomma lode de' ProfeiTori dal primo di Febbrajo giorno del
fuo arrivo in detta Città, fino al Maggio 1J97. fi trattenne. In quefto tem-
po colorì per Andrea Spinola un'Immagine di S.Francefco in un Paefe,e->
due Paefi grandi, ed altri Ornili'. Per la Chiefa di S. Maria del Carmine un
S. Girolamo , per quella di S. Siro la Tavola del Depofto di Croce per la
Chiefa titolare di S. Caterina , la Tavola dello Spofalizio della medefima,
ed una della Nunziata per le Monache dello Spirito Santo. A Don Andrea,
e Don Giovanni Padri di S. Siro colorì due Quadri, uno dell' Adorazione
de' Magi, 1' altro della Circoncifione. Dipinfe a frefeo fopra la porta della
Loggia di Banchi la Vergine Santiffima con Gesù Bambino, S. Gio: Batifta ,
S. Giorgio , ed alcuni Angeli , opera lodatiflìma per Io difegno , e bontà
del colorito. Per Gio: Batifta Franchi, che abitava a Savona ^ fece un Qua-
dro d' una S. Maria Maddalena , per Lazzero Spinola una Tavola per fua
Villa. A Giulio di Negro fece una Pietà, e una Coronazione di Spine■ e
un Quadro dell' Orazione nell' Orto. Per Giulio Monfi Mufico una Vergi-
ne Maria , ed un S. Francefco in abito di Cappuccino . Per Gio. Batifta-
Cataneo un S. Giovanni nel Deferto. Al Principe d'Oria dipinfe quindici Qua-
dri , entrovi quindici Mifteri del Santiflìmo Rofario , ed un CrocinTo per
T £                                un
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T*4« VE£ENlUettaTmjIlMSEC.lV.dal 1580. */1500.
un nipote del nominato Andrea Spinola. Ad inftanza d' Ottavio Prefiant
per la Chiefa di Coreglia ; fece una piccola Tavola , in cui rapprefentò
Gesù Crifto in atto d'eifere fpogliato delle vefti. Per una Signora di Cafa
Spinola fece più Quadri di Devozione di proporzioni diverfe , ed alcuni
Paefi. In Genova pure colorì la Tavola , che fu mandata a Siena nella--
Badìa nuova,ed un'altra per il Duomo di Lucca. RitraflTevi molte Dame,
e Cavalieri , e fecevi anche il Ritratto di Vincenzio Caftrucci della ftefla-.
Città di Lucca , ficcome affai Quadri vi fece , che mandò in Ifpagna a Sii—
veftro Lucchi Pittore fuo Nipote. Correva 1* Anno 1599. quando egli di
nuovo fé ne pafsò in Lombardia., e ad inftanza d' un tale Padre Don Ur-
bano Procuratore de' Certofini di Pavia dipinfe a frefco le Volte della Sa-
greftìa di lor Chiefa , e la Tribuna della medefima, della quaP opera gli fu*
rono conti milledugentoquaranta ducatoni : e per un tal Gafparo Cancel-
liere d' efla Certofa colorì una Storia de' Magi. Si portò a Milano, dove
abbozzò due Quadri per Domenico Paflìgnani fuo Maeftro , e poi del
Mefe d'Ottobre del 1600. fé ne tornò alla Patria, paflando per Firenze, por-
tando con fé un'opera condotta pure nella Città di Milano , e fu la Tavo-
la fatta per Scipione Bargagli Senefc , alla quale fu dato luogo nella Cap-
pella di tal famiglia in S. Agoftino.
In quefto , o in altro più vero teìnpo dipinfe a frefco la Tribuna della-,
maggior Cappella della Chiefa di S.Quirico , e la Facciata dell'Aitar mag-
giore in quella delle Monache di Vallepiatta, ov' è V Incoronazione di Maria
Vergine. Nella Confraternita di S.Sebaftiano due Storie di Martiri , e al-
tre cofe , e in S. Petronilla il Martirio di S. Appollonia. Dopo alcuni mefi
fé ne venne a Firenze , dove da Mariano Francefchi gli fu data a fare una
Tavola della Natività di S. Gio: Batifta per la Chiefa di Vicchio. Da Pie-
tro Scali un Quadro del Martirio di S. Lorenzo , che fu mandato in Ifpa-
gna. Di Firenze mandò più Quadri a Genova a Andrea Spinola , a Siena
una Tavola della caduta di Lucifero per Ottavio Prefiani. Per la Città di
Bergamo fece un S. Gio: Gualberto ; operò per Raifael de' Medici, mandò
a Lucca a Cefare Barfotti la Tavola per S. Pietro a Vico. A S. Donato in
Poggio mandò una fua Pittura. A Montalcino per Luzio Brunacci una Ta-
vola del Tranfito di S. Antonio. A Roma a Ciriaco Mattei due Quadri del-
la Vifitazione de'Magi , e del Miracolo delle Turbe. Dell' Anno 160?. fa
chiamato a Piftoja per dipignervi a frefco , e in quella Città fece una Ta-
vola per Valdinievole. Un' altra per Donna Girolama Orfina per una fua
Cappella in S. Francefco di Siena. Per Livorno dipinfe una Tavola dell' Af-
fama , e una di S. Stefano. Operò per la famiglia de' Cellefi. Per Giovan
Batifta Cenami di Lucca condufle due Tavole, cioè la Natività del Signor-
re , e'1 Martirio di S. Lorenzo , e mandò fue opere a Fucecchio , a Pop-
pi , e in altre Terre , e Caftelli.
In fomma era il noftro Artefice venuto in tanto credito , che ovunque
egli fi portava era feguitato dall' iftanze , che gli venivan fatte da luoghi
diverfi di fue Pitture ; onde benefpeffo quello, perche egli andava a far fuor
di fua Patria, riufciyagli la minor cofa ; e non folo era follecitato a metter
mano a opere da lui non peniate , ma fé ne partiva fempre impegnato per
-#Itri lavori ? onde, a gran pena poteva poi foddisfare , e talvolta venivan-*.
^                                                                                             perib-
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,■:,,/:',-'■: il? 1 E TXO SO XXI         u 14,
perfone a pofta, per pigliare da lui non folamente quanto egli aveva di fi-
nito nella fua ftanza , ma eziandìo il folamente abbozzato. Del 1605. fu
di nuovo alla Patria, e perla Chiefa degli Umiliati fece la Tavola di S. Ap-
pollonia. Perle Monache di S. Marta dipinfe la Tavola del Signore, che por-
ta la Croce. Per quella del Santuccio una dello Spofalizo di Maria Vergi-
ne. Pel Duomo la Votazione de' Magi. La Volta della Chiefa delle Mona-
che di S. Baftiano. Per la Cappella di S. Caterina in Fontebranda dipinfe-*
la Santa in atto di liberare P Indemoniata. Tornatofene di nuovo a Firen-
ze mandò a Genova a Saluftio Luechi per Gio: Carlo Doria un Quadro
d' un Purgatorio , ed uno del Martirio di S. Jacopo , che dal Luechi fu
mandato in Ifpagna. Dipinfe una Tavola per le Monache di S. Verdiana.
A Genova pure per lo Principe Doria mandò una Nunziata , ed al Car-
dinal di Savona una Tavola di S. Giorgio , ed un' altra Tavola al Cardi-
nal Tofco. Era Pietro Sorri per le fue buone qualità amato molto dalla Pia
Memoria della Madre Pafsitea fondatrice del Convento delle Cappuccine,
ed a fua inftanza fece egli , e mandò di Firenze diverfe opere , e fra que-
fte un Crifto Flagellato alla Colonna ? ed una del Portar della Croce con-*
molte figure, e fecele anche una Tavola per la Chiefa de/la Claufura. Son
di fua mano in Firenze due grandi figure di Profeti fopra gli Archi di Santa
Maria del Fiore , fatte del 1589. per 1' apparato delle Nozze della Serenifs.
Madama Criftina di Loreno, nel qual tempo ancora avea dipinta una gran-
de Storia per T Arco , che fu eretto da Santa Maria Maggiore , e poi per
Ja medefima Serenifs. ebbe a fare tre Quadri, che ella mandò a donare alla
Regina di Spagna. Nel Duomo di Pifa, è di fua mano la Difputa del Signo-
re co' Dottori , e la Storia della Confacrazione di quella Chiefa fatta a_*
concorrenza del Paflìgnano , circa all' Anno 1616. della quale Pittura gli
furon contati dagli Operai ottocento feudi , di che ei molto s* offefe, come
quegli che fapeva eflerne ftati dati al Paflìgnani per la fua fino a mille; per
Jo che fatto ricórfo al Gran Duca , ottenne d' eifergli fatto eguale nella-,
ricompenfa , già che per quello , che allora fu giudicato anche eguale in
bontà era riufeita 1' opera fua a quella del Paflìgnano.
. Sono fue Tavole in Arezzo ; e in Napoli nella Chiefa de' Carmelitani .
Trovato* , che il Sorri dell' Anno 16io. fu di nuovo chiamato a Genova ;
ma fé egli vi andaffe , o nò , non è venuto a noftra notizia ; bene è vero ,
che nel luogo, ov'egli era folito di notar V opere fue, non fi trova mai ,
che da quel tempo fino al 1614. egli alcuna cofa faceflTe per Siena, o per
Firenze, onde non faria gran fatto, che egli colà di nuovo fi portaffe , do-
ve aveva lafciato di fé tanto grido, che dopo, eh' e' fen* era partito la pri-
ma volta , in ogni luogo , ove tempo per tempo fi ritrovò , fempre ebbe da
operare per quella Repubblica. Del ióio.e 1612. Ci trovò in Roma , donde
mandò a Siena la Tavola dello Spofaiizio di Maria Vergine per la Chiefa
del Santuccio , di cui fopra facemmo menzione. Mi pare di non aver data
notizia della minima parte dell' opere di queft* Artefice , ogni qual volta
io confiderò , che egli infieme col Paflìgnano tenendo corrifpondenza con
Bartolommeo Carducci Fiorentino allora Pittore del Re di Spagna in Ma-
drid , continovamente vi mandava grandi Storie fatte talvolta infieme , e
talvolta da ciafeheduno di per fé , per lo valor delle quali io trovo pure
phe
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-ito T>ECENMetta?A%IIIJelS%C.WJalii%o.al\l9oì
che al Soni-per fé , € per lo già^Maeftré ^ e poi Compagno fuo erano di
Madrid rimerTe fomme , che giungevanoa migliaja di feudi ; ed in olirai
avendo egli l'Anno 160J. fermata per ifcrittura una Compagnia con Silve-
stro Lucchi Pittore fuo Nipote ,e provviftolo d' una gran quantità di Qua-
dri di fua mano con propria afficurazione fino al Porto di Cartagena, man-
dolio a dar loro e fi to per le parti di Spagna , ed i primi furono caricati in
Livorno alli 30. di Luglio 1607. fopra Galeone S. Francefcodel Sereniffimo
Gran Duca ; ficche torno a dire , che io penfo di non aver fatta menzione
della minima parte dell' opere fue. Venuto finalmente V Anno 1622. circa
l'ora del Vefpro, nel volerfene andare per ricreazione in un certo fuo Giar-
dino fu foppraggiunto da accidente di vertigini , a cagion del quale caden-
do di repente in terra , come quegli , che era di non mediocre Matura, e^
di membra robufte , e piene , cadde in fui nudo fuolo , e fi fattamente per-
come una ganafeia , che róttafi in due parti, fubito il privò del parlare , al
che accrefeendòfi nuovi accidenti , in poc' ore pagò il comune Tributo di
morte nella Città di Siena fua Patria, nel Terzo di S. Martino Parrocchia di
S. Giorgio. Si ftudiarono gli Eredi per onorare il fuo Funerale quanto me-
ritava la fua memoria, e gì' ingegni de' Letterati altresì con belle Compo-
fìzioni volgari , e latine ; e nella Sepoltura de' Fratelli del Santiflimo Ro-
fario , del quale egli era irato in vita fommamentc devoto , fu il fuo Ca*
davero ripofto.
Fu Pietrp Sorri uomo ben coturnato , grave nel parlare, chiaro nel dare
ad intendere i precetti dell' Arte, fervendoti" fempre di fimilitudini adequa-
te al bi fogno. In ogni fua , benché minima faccenda fu puntuale, e fpedito
in un tempo ftefib; onde non folamente feppe guadagnarli l'amore di perfo-
naggi d' ogni più alta condizione , ma eziandìo dell' altre volte nominata
Madre Paflitea Religiofa di quelja Santità , che è nota , la quale era folita
difporre di lui ne più, ne meno , come fé fufle ftato fuo fuddito , o fratel-
lo, di che fecer teftimonianza vane lettere fattegli feri vere dalla medefima
mentre egli era fuori di Patria , e le molte opere che egli condurle a devol
zion di ki molto belle,ed a vilifiirhi prezzi. In fua Gioventù fi dilettò del-
la Mufica , e delSuono del Liuto ; poi ftabilì fuo divertimento intorno al*
1* edificare , e coltivare , ed in S. Gufmè prima fua Patria , poi divenuta
fua Villa , fabbricò un* affai buona abitazione : coltivò i fuoi Terreni
a gran frutto,e queglrcinfedi ftabili muraglie. Fra i migliori
Difcepoli di fua Scuola fu Bernardo Strozzi , detto
il Cappuccin Genovefe , che da lui imparo
P Arte nel tempo, che egli Ci flette ad
operare in Genova.Un bel Ritrat-
to di lui, e di fuo pennello è nel-
la Stanza de'Ritratti degli ec-
cellenti Pittori fatti di lor
propria mano nella Re-
ai Gallerìa del Se-
reniffimo Gran
Duca-..                                            , b
RAF-
\
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IJI
RAFFAELLO SADALAER,
DI BRUSSELLES INTAGLIATORE IN RAME,
Difcepolo di Gio: Sadalaer > nato IJ 5 j. *jf¥ ....
L Natale di queft' Artefice fu nella Città di Bruffelles nel
Brabante P Anno di noftra falute 1J55. Imparò P Arte*
dell' Intaglio da Giovanni Sadalaer fuo Fratello, infieme
col quale ancora conduffe molte buone Carte. Affaticato
poi grandemente nella facoltà Vifiva a cagione della gran
fìfTazione, a che obbliga quel lavoro , prefe rifo!uzione_>
d* abbandonarlo , e darli tutto alla Pittura , nella quale
averebbe per certo fatta affai buona riufcita, fé dopo effer tornato alla pri-
miera fanità degli occhi P antico gufto dell' Intaglio non lo aveffe fatto la-
fciare il pennello , e ripigliare il bulino . Con quefto fece egli vedere ope-
re degne di lode, e fra quefte i Santi di Baviera, i quattro Libri d' Eremi-
ti tre di mafchi, e uno di femmine, nelle quali col difegno di Martin de Vos
ebbe in ajuto Giovanni Sadalaer fuo Fratello. Abitò gran tempo a Beyerlandt;
a Monaco in Baviera , e in altre Reali Città , fempre operando di fua ma-
no , e dando fuori opere degne della bontà del fuo ingegno, e perizia del-
la Tua mano ; finalmente fi portò a Venezia, dove ebbe fine il viver fuo .
Ebbe un Nipote, che fi chiamò Egidio Sadalaer, figliuolo del fuo Fratello
Giovanni , che attefe all' Intaglio di fi fatta maniera , che poniamo dire ,
che egli nel fuo tempo riufcifTe unico in quell* Arte. Di Raffaello Sadalaer
fcrive Cornelio de Èie della Città di Lira nel fuo Gabinetto Aureo della^
Pittura comporto in fua materna lingua , e ne porta anche il Ritratto , in-
tagliato per mano di Currado VVaumans.
GIROLAMO MAGGI,
ARCHITETTO , E INGEGNERE MILITARE, '
T>ijcepolo dt....... j nato ..... ifh IJ72.
*Èt?MfffifèM^VEVAMO Già fpedita dal torchio, ed anche pubblicata
^^TA^SSi <lue^a parte delle Notizie de' Profeffori del Difegno, che
K?95Sl^^K cont'ene i primi Libri di tre Decennali del Secolo quarto
^I^^HL^P^ Azi 1550- al 1580. quando nel feguitare noftri ftudj ci
^ffife|C^>^P giunfe la prima cognizione di Girolamo Maggi gran Let-
&^^^%^P terato , Architetto , e Ingegnere Militare d' alto nome ;
^^m^^^^^3 e non na dubbio, che di quefto , come d' altri molti fin-
gulariffirai uomini delle noftrc Arti, de' quali ci fon note 1' operazioni, era
faci!
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ijj2 4DECEN.IJellaTJXIlUelSEC.IFJati^o,al 1590;
facil cofa T indugiare a parlare a queir ora, quando ne fu fife per concedere
la Divina Bontà di poter dar fuori i Secondi Libri di ciafcuno de' Decennali
già pofti in luce, già che non nel prefente Decennale, ma in quello del mille
cinquecento feflanta per !o più vicino, doveva aver luogo quefto grand'Uo-
mo •-, ma considerando , che lungo è noftro lavoro , e non poco avanzata^
la noftra età , onde poco ononmaicièpoffìbileil prometterci di tempo, e di
vita ; ed all' incontro forte premendoci amore di gratitudine verfo un' uo-
mo , al quale non folamente la letteratura , e P Arti noftre eziandìo , ma_.
tutta la Criftiana Repubblica tanto deve, per Io molto , che egli in difefa,
e a deftruzione de' nemici della medefima fece , e tollerò ; abbiamo deter-
minato , ogni rifpetto tralafciando , di fare di lui in quefto luogo menzio-
ne , non oftante, che 1' ordine , che noi eleggemmo per 1? opera noftra, ne
venga alquanto pervertito . Es dunque da faperfi , come Francefco Sverzici
d' Anverfa Annotatore d' un'opera dello fteflò Maggi intitolata , de* Tin-
tinnabulis , in uno Aio Elogio fatto al medefimo Io dice nativo <r Angera;
che in latino dicefi Anglaria Città pofta negP Infubri Dominio di Milano :
ma altro Autore in altro Elogio fatto pure allo fteifo in un' altro Libro,
che pure fu opera del Maggi, intitolata de Equuleo , non gli da altrimen-
ti per patria Angera , ma Anghiari Cartello di Tofcana , poco dittante dal
Tevere, e dalla Città di Borgo a S. Sepolcro, confutando la Sentenza del
primo , e adducendo per Io fuo detto un* infallibile riprova tolta da due^
luoghi d' altri Libri di quefto Letterato , ove chiaramente dice elTere ftata
fua Patria la Tofcana , e non il Milanefe . Il primo luogo fi è , ove /trat-
tando del modo di fortificare le Città al Capitolo fecondo dice. Pietro de'Me-
dici fu tanto ritenuto dall' efpugnazìone del Borgo a S„ Sepolcro , e d' An-
ghiari mia Patria, quale prefe a patti, &c. Ed il fecondo è nel Libro quar-
to Mifcellaneorum Capitolo Nono, ove così ragiona. Pefte quce Tufciam^.,
Anglarienfefque noftros tnvajit, & ego Infans correptus fum^Q tanto ...baffi del-
l'origine del Maggi, il quale in età crefciuto ebbe per Maeftro nell'uma-
ne lettere Pietro Antonio Ghezio , di poi in altre pubbliche Scuole con-
gran profitto ftudiò, e particolarmente nella Città di Bologna prefifo a Fran-
cefco Robertello, da lui poi fommamente lodato ne'fuoi fcritti .E conciof-
fuflfecofache egli a nuli' altro piti , che al defiderio di molto falere fiv^ffq^
dato il fuofpirito , e volto il fuo cuore , fu amiciffimo de' Virtùofi e coni,
éfiì volle fempre avere le fue più gradite domeftichezze. Ancora in giove-
nile età efercitò apprettò i Fiorentini Ufizio d' Ambafciatore , e non ordi-
naria lode ne riportò , e dalla Patria , e da' fuoi. Datoli finalmente ad
apprendere la bella facoltà della Militare Architettura, talmente in quella
fi fegnalò , che fu chiamato a' fervigi della Veneziana Repubblica , fu da
quella adoperato nella Guerra contro i nemici del Nome Criftiano ,'e gran
cofe fece nella difefa di Cipro. Per lui, cioè a dire per le mirabili operazio-
ni del fuo ingegno , e per l'invenzioni fue pellegrine fi tenne per qualche
tempo di più la Città di Famagofta , e molta ftrage fu fatta della nazione
Turchefca ; ma finalmente prevalendo al grand'ingegno la forza perla ter-
ribile inondazione di quella Barbara gente alli 5. d'Agofto dell'Anno 1571.
reftò prefa la Città', fu Bragadino Prefetto della medefima per commiffione"
diMuftafà Bafsà fornicato vivo,e '1 noftro Girolamo contro la fede datagli
dal-
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Gt%OLA MO MAGGI.
«53
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.dall'inimico [ fecondo il fópraccitato Sverzi©] condotto Schiavo in Afla^,
o fecondo 1' altro Autore in Coftantinopoli a vivere nella truppa degli altri
Schiavi una vita infelici ffima, o vogliamo dire a provare una lunga, e du-
revole morte. Ne fia chi creda che egli nella miferabile fchiavitudine pun-
tò abbandonale V amore i e'1 buon' ufo del V Umane Lettere, imperciò
che egli fenza Libri, e col capitale della fua tenaciflima memoria fcriflè gli
due Trattati , che fopra accennammo , V uno De Tintinnabulis , e V altro
De Equuleo tutti pieni d'Allegazioni d'Autori diverfi. Quello De Tintinna-
bulis dedicò egli a Carlo Ramino Oratore di Maffimigliano Imperatore a
Coftantinopoli, 1' altro De Equuleo a Francefco Noailles Vefcovo Aquenfe,
Oratore del Re di Francia, fperando di poter un giorno per mezzo di quef-
tidue , o d' alcuno di loroeflere alla tanto.amata libertà reftituito ; ma vol-
le la trifta forte fua, che tutti due 1' abbandonafiero , dimenticandoli inte-
ramente della perfona di lui : ma non così accadde di quei Barbari , i qua-
li confervando viva la memoria de' gravi danni patiti dalla loro nazione a
cagione delle valorofe difefe da lui fatte della Città di Famagofta , fecerlo
ferrare in prigione , e poi crudelmente ftrozzare , e ciò feguì alli 27. del
Mefe di Marzo del 1572. in Giovedì . Ma potè bene la Turchefca Tiran-
nide incrudelire contro uomo fi, degno , fino al toglierli la vita del cospo ,
ma poco, o nulla valfe per levargli quella, che per quanto durerà il Mon-
do hanno guadagnata al fuo nome le fue egregie operazioni.
r>
FULVIO SIGNORINI
S CULTO R SENESE;
tfcepolo di .... f,. •. y nato •.., ijjp- • • • "•■
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ULVIO Signorini detto il Ninno, per quanto è potuto ve-
nire a noftra notizia fece alcune opere nella fua Patria.*,
cioè a dire per la Chiefa di S. Francefco alcune Statue di
Bronzo , che-furor* pofte nella Cappella dell' Immacola*
ta Concezione , ed altre per quella de' Ghigi in S. Agof-
tino ,e con ifcarpello lavorò nel Duomo un Crifto Rifuf*
f w/!,>• „,.,
         citato, e la Statua di Marmo di Papa Paolo V. alla qua-
le diede fine T Anno 1609. A Roma fece ancora altri lavori, e particolar-
mente fi trovò ad ajutare a Profpero Brefciano nella grande Statua di Mói-
, che fu pofta , in una Nicchia della Facciata della moftra dell' acqua^*
Felice a Termine , la quale Statua ficcome non recò alcuno avvantaggio dì
reputazione , o di contento a quel per altro celebratiflìmò Scultore, anzi fu
gran cagione della fua morte, così poca gloria potè apportare all'Artefice,
del quale ora parliamo , quel poco , o molto , che egli vi operò a cagio-
■ i -                                      "                       y                                                    »e
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15 4 VECEN.I. della TM^IIL del SEC. IV. dal 1580.^1590.
rie d'un grand'errore che prefe Profpero in materia di proporzione nel con-
durre efsa Statua, che gran parte gli tolfe di quell'onore, che egli fino al-
lora s' era acquietato, e la cagione fu 1*averla egli voluta lavorare in terra
fenza mai alzar il-Marmo, contro ciò che gli perfuadevano gli amici inten-
denti dell' Arte , e per confeguenza per non aver potuto feorgere le vedu-
te e mutazioni de'pofti, requifito eifenzialiflìmo, e neceflario a chi vuo-
le operare in tondo rilievo, eh' è quanto per ora poftìamo dire in proposi-
to dell'operato da Fulvio Signorini.
.,
«•*
T1BURZIO VERZELLI
DA CAMERINO,
ir, ■                                                            - •; " ",                                                                                    .... ' -                                     5-.. '                                                      ,.,."...■                                             
: , SCULTORE, E GETTATORE DI METALLI. ,
Difcepolo d* Antonio Calcagm, forila del 1585?*
■ E* Tempi, che a Girolamo Lombardi celebre Scultore fu-
rono date a fare le grandi opere , che fon note al Mon-
do per ornamento della Santa Cafa di Loreto , molti fu*
rono gì* ingegni , che defiderofi dì gloria , e inclinati al-
le beli' Arti ad elfo s* accoftarono per apprenderne i pre-
cetti. Un di coftoro fu il nominato Tiburzio Verzelli da
Camerino, il quale ftato per alcun tempo con Girolamo t
e già divenuto affai pratico , s* acconciò finalmente con Antonio Calcagni
nobile Ricanatefe , al quale per la mancanza di Girolamo erano ftati al-
logati molti difpendiofi lavori jìèr quel Santuàrio. Queftì non folo lo tenne
per più tempo provvifionato , ficcome io trovo in autentiche Scritture di
quella Cafa , ma fé ne fervi in ajuto per le fue grandi opere a rinettar le
cere prima di dar di terra, e per formare i Modelli da vagli mercede parti-
culare. Era già ftata condotta a fine la gran Pprta di Bronzo, dicola Por*
ta di mezzo della Chiefa di Santa Cafa da Paolo , e Jacopo figliuoli de)
foprannominato Girolamo Lombardi, quando l'Anno 1589. fu deliberato
che fi faceflTero l'altre due dai Iati: ad Antonio Calcagni fu allogata quel*
la da man finiftra , e al Verzelli quella da man deftra , divife egli quefta*.
grand' opera in cinque ordini per parte, due piccoli , e tre grandi ; in una
parte rapprefentò la Creazione del primo uomo, 1' afflitta Agar nel Defer-
to , confortata dall' Angiolo, il Sacrifizio d' Abramo, il Popolo Ebreo eh*
patta il Mar Roflb,e '1 cadere della Manna nel Deferto, nel!' altra la For*
inazione d' Eva , la Racchelle , e gli Armenti di Giacobbe , 1' Efaltazione
di Giofeffo in Egitto la Juditta , e 1* Oloferne, e 'I Moisè colla Verg^ e
in queft' opera pofe il primo nome. Vi lavorò infieme a&che col Vitali [«
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TltUXZW VE\ZZLLTl
155
cori Sebaftian Sebaftiani la Fonte del Battefimo coir ornamento di Bron* Mart.Gfa.
zo , e fece dello fteflb Metallo un Modello d'un bel Tabernacolo di Bron-*<iSa»ttdi
zo per la Chiefa di S. Agoftino di Ricattati. Molte opere potè farequeft' Ar- Loret' '• ^
tefice, delle quali fin qui non abbiamo piena notizia, ma noi crediamo con %6elft
aver fatto menzione di quefte, e particolarmente della grand'opera della^ or; di Ri*
1
Porta ,d' aver data (ufficiente cognizione al Mondo del fuo valore. tan. fo%*
BARTOLOMMEO
CARDUCCI,
:           PITTOR FIORENTINO,
Discepolo di Federigo Zuccheri > nato circa al i$6o. *^f 16io»
ACQUE Bartolommeo Carducci Fiorentino circa Y Anno
di noftra falute 1560, Da giovanetto, e fino all'età di 25.
anni s' impiegò nel? Arti di Pittura , Scultura, e Archi-
tettura : nelP Architettura , e Scultura fotto la difcipli-
na di Bartolommeo Ammannati grande Architetto, e Scul-
tore , con cui fi trattenne in occafione delle fabbriche del
Gran Duca , e di molte cofe di Scultura , che giornal-
mente gli venivan da fare , così per fervizio del fuo Principe , come di
particulari ; non tralafciando però la Pittura , come negozio di fuo prin-
cipale proponimento, alla quale attefe appreflb a Federigo Zuccheri, e tal-
mente fu guidato dal genio all' acquifto della perfezione di queft' Artc^ ?
che per quanto fcriffe Vincenzio Carducci fuo Fratello , e Difcepolo , nel
fuo Dialogo della Pittura , che ei diede fuora V Anno 1633. in Lingua^
Spagnuola, è non fu prima arrivato all' età di diciotto anni , che già pro-
metteva di dover far maraviglie in tal facoltà, e fu di grand' ajuto al Ma-
eftro nella gran Pittura della Cupola di Firenze ; di poi andatofene con.*
Federigo a Roma diedegli pure ajuti grandi nelle molt' opere , che e' con-
duce in fervizio , e fotto il governo deili due Pontefici Gregorio XIII. <lj
Sifto V. Occorfe , che mentre lo Zuccheri faceva quei lavori , egli incon-
trale qualche difparere con alcuni Maeftri di Stucchi , che in effi lo fervi-
vano , onde egli per non aver più ad effer fatto fare%da tali perfone , volle
che Bartolommeo ìmparafie quell' Arte , la quale per la pratica , che egli
aveva già fatta nel rilievo , prefto arrivò a poflTedere ; e tornatocene a Fi-
renze in tempo , che 1' Ammannato dava fine all' ornato interiore della-,
bella Chiefa di S. Giovannino de' PP. Gefuiti , gli furon dal medefimo al-
logate tre Cappelle della Chiefa per farvi gli Mucchi , e le Pitture a fref-
coi tali furono quella , dove già era la Tavola della Natività del Signore-
U 2                                             oggi
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f j 5 DECEN. I. della TA% III. M SEC. W. dal i j 8 o. al
oggi P Immaculata Concezione , e quella dello fteflb Ammannato , dove è
la Tavola della Cananea , dove fece Storie di S, Bartolommeo , che fino a
i noftri tempi fi veggono , Ja terza quella di Girolamo Morelli Nobil Fio-
rentino , dico la terza a man deftra entrando , nella quale l'Anno 1587,
fu pofta la Tavola della S. Elena adorante la S. Croce, che dopo cent' an-
ni in circa , cioè feguita la Ganonizazione del Beato Francefco Borgia , fu
levata , e poftavene altra del Santo , e i frefchi dipinti dal Carducci nelle
parti laterali furono fatti ; o levare, o coprire con Telerapprefentanti i Fatti
dello fteffo S. Francefco , ficche nelle nominate due Cappelle , dico quella
della Concezione , e quella della S. Elena, oggi di Sì Francefco Borgia, non
reftano altre vifibili opere del Carducci, che gli ftucchi ve qualche poca-,
cofa nelle volte. Aveva ancora dipinto avanti nella fteffa Chiefanegli fpaz-
zi fra i fineftroni di fopra una Storia a frefco dell' Orazione nelP Orto di
Crifto Signor Noftro , che fu ftimata bella , e pareva fatta a Olio , ed irL*
effa era affai lodata la Tefta del Signore, come quella che efprimeva eccef-
fivo dolore; ma quella infieme coli' altre di diverfi Maeftri a cagione de'fu-
mi , non lafcia oggi , che Ci goda la fua bellezza . Il Cartone di queft' ope-
ra diede alle mani del Cavaliere Baccio Valori il Vecchio , ed oggi affai
ben confervato è in potere di quello, che quefte cofe fcrive , che lo confer-
va infieme con altri in fua Villa. Avrebbe defiderato il Carducci, che l'Am-
rnannati gli aveffe data a fare una delle Tavole di detta Chiefa ; ma egli
rifpofe , che e' fi faceffe valent' uomo, che poi glie P avrebbe data ; a cui diffe
il Pittore : quando io farò divenuto tale, voi avrete a pregar me , benché
fin dall' ora egli moftraffe d' effer tale. Gli fu poi data a fare quella figu-
ra di S. Mattia , che nella Chiefa della Concezione in Via de'Servi Ci ve-
de a man dritta all' entrare , che riufcì opera bella , e da alcuni fu credu-
ta di mano dello fteffo Federigo Zuccheri, e tutte quefte opere condurle irt^
Firenze , non molto dopo il ventefimo di fua età. Volendo poi la G. M. dì
Fili ppo IL Re delle Spagne adornare la gran fabbrica dell' Efcuriale , fece
venire d' Italia i migliori Scultori , e Architetti, de' quali s' aveffe in quei
tempi cognizione ; e fra quefti non ebbe P ultimo luogo Federigo Zucche-
ri , il quale feco condurle in ajuto delle grandi opere alcuni Giovani, che.-»
gli avevano ajutato nella Cupola di Firenze . Uno di coftoro fu Bartolom-
meo , il quale flette fempre appretto di lui , e dopo la fua partenza di Spa-
gna rimafe ai fervigi di quel Re, che non volle mai licenziarlo; il Carducci
però viveva colà fcontento non poco , e molte volte tentò di licenziarfi da
quel fervizio a cagione del non avere altro da quella Corte che il pagamen-
to dell'opere, delle quali poche fé ne facevan fare in quei primi fuoi tem-
pi : a taP oggetto , avendo egli per altro determinato d' accafarfi , fecelo
con Donna Italiana uper renderli più fpedito alla partenza, ogni qualvolta
gli fuffe potuta riufcire.Scrivea a Firenze al fuo cordialiffimo amico Grego-
rio Pagani celebre Pittore lettere piene di gran doglienza , e di defiderio
di rimpatriare. Ma finalmente la Maeftà di quel Re per non privarfi di tale
uomo, fecegli affegnare 200.feudi P Anno d' ordinario trattenimento, oltre
al pagamento dell' opere , e diedegli patente di fuo Pittore . Cominciò ad
ordinargli gran lavori, e tanti in numero , che non potendo fupplire, mol-
ti ne ordinava a Firenze a Gregorio Pagani, che gli mandò quelle bellif-
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o SA^TOLOMMEO Cjf%<DVCCI. 157
fimé Pitture, di che nella vita di lui abbiamo fatta menzione . E fra quefta
la belliffima Tavola della Natività, della quale parlando in una fua Lettera
allo fteflb , ebbe a dire , che quando e' voleva pigliarfi gran gufto fi met-
teva a confiderare la fua bella Tavola della Natività , e cofe a quefta fimi-
li . Venuto poi Ifrtfempò delio Spofalizio di Filippo III. ebbe a fare gli Archi
Trionfali , e tanti altri lavori, che fra H Carducci , e 1' Architetto arrivò il
guadagno fino a ventimila feudi ; poi feguitò a fervir fempre quella Maeftà.
Furono opera delle fue mani due Quadri , uno d' una S. Elena e 1' altro
d'una Crocififlìone del Signore, ai quali fu dato luogo in un'Oratorio del-
la Regina , Dipinfe per li Chioftri del Collegio dell' Efcuriale otto Qvadrì
di Storie della Vita , e Martirio di S. Lorenzo, e furono degniffiine opere
della fua mano tutte le Storie della gran Librerìa del lo fteffò Convento del-
l' Efcuriale fotto quelle , che con tanta fua lòde dalla cornice della Volta
in fu vi aveva dipinto Pellegrino Pellegrini , o Tebaldi , le quali Storie del
Carducci , quando non mai per altro per la loro bella J-e inifteriofa inven-
zione meritano, che fé ne parli in quefto luogo : ma prima è neceflarìo che
io così alla sfuggita dica alcuna cofa di quelle del Pellegrini , primieramen-
te perche 1' opere del Carducci furono ordinate al concetto di quelle di lui
e come per ultima , e final' efprefsione di efso ; fecondariamente acciocché
elle non fi credano tutte del Tebaldi, come che ne abbia lafciato in dubbio
il Conte Carlo Cefare Malvagia , il quale per ampliare (come ei difle) la.
vita del Pellegrini, traferivendo i come egli aflerifce, un bel Trattato di quefta
Librerìa,che lafciò fcritto in Lingua Spagnuola il Mazzolari,quando viene
all' opere di Pittura , che fono in effa Librerìa , dalla cornice in giù fatte
dalla mano di quefto Fiorentino Artefice, che fon quelle, delle quali di poi
parleremo , non fo per qua! cagione ne tace il nome , che io , ho poi tro-
vato nel Libro fcritto in Lingua Spagnuola intitolato Defcrizione del Gran
Monaftero di S. Lorenzo dell' Efcuriale , del Padre Fra Francefco de i Santi.
Il Tebaldi adunque dipinfe nelle due fronti fopra la cornice le due principa-
li di tutte le feienze , che fono la Teologìa , e la Filofofia , quefta per le^
cofe naturali , e quella per le rivelate ; la prima da Mezzo giorno , la fe-
conda da Tramontana , tutte figure grandi per tre volte il naturale j'e per-
che da quella madre comune delle Scienze naturali , alle quali con noftro
ftudio , e diligenza fi perviene , fi vanno inoltrando i noftri intelletti alla
perfezione di quello, che in quefta noftra mortalità fi può giungere a capi-
re delle cofe rivelate, e Divine, che è quello , che noi diciamo Teologìa;
colla quale 1' uomo fi porta alla cognizione del fine , per cui fu creato ; e
perche quella, che noi diciamo Filofofia in comune, s'eftende a tutto ciò
che fi ftudia di naturale in terra , e nelle Celefti sfere , incominciò dallaj
Grammatica , la quale pofe nel primo fpartimento , perché ella nel primo
ingreffò della vita infegna a parlare cangiamente , e ben comprendere i
vocaboli delle lingue naturali, e ftraniere , e quefta , ficcome ogni altra fa-
coltà rapprefentò egli con lor propri fegni , ed altre accompagnature; di
belliflìma invenzione , che le fanno riconofeere da ogn' un , che guarda»,
per quelle che elle fono ; nel fecondo luogo pofe la Rettorica , che infe-
gna a ben parlare , nel terzo la Dialettica , che da precetti per trovar ra-
gioni , e provare ciò , che noi vogliamo con forza f e con buon difeorfo *
e in
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f5g mCEN.LdellaTJ%IIIdeMMiWJd 1580.0/1500*
e in quefta maniera fi veggiono negli altri fcompartimenti tutte le Scienze.
Dopo quelle tre che nella divisone della Filofofia in comune guidano
la parte razionale , entrano le quattro principali, che dividono V altra par-
te, che Matematica s' appella. Alla Dialettica fegue P Aritmetica, che s? in-
gerifce ne' numeri , e conti ; a quefta la Mufìca , che al numero aggiunge
il Tuono ; di poi la Geometrìa , che tratta delle quantità continue ; in ulti-
mo P Aftronomìa , che follevandofi nel foggetto entra a parlare de i Corpi
Celefti con loro afpetti , e movimenti , mefeolando parte del naturale col
matematico. In tutte quefte Scienze, che fi rapprefentano in figura di bel-
liflìme Donne , fi riconofce belliflìmo ornato . Fingefi aperto ciafcheduno
de' Quadri, o Soffitte , ove fono , onde può vederli il Cielo, e alcune nu-
vole , fulle quali fiedono le figure , occupando il mezzore dalle bande-/ %
conforme P età , che richiede la fcienza rapprefentata , fi veggiono figure
di fanciulli ,0 giovanetti in belle attitudini. L' Architettura della parte.^
fuperiore fcoperta finfe di pietra : è foftenuta da quattro robufti giovani nu-
di , maggiori del naturale con panni , e guanciali in tefta, e 'n fui dorTo j
finfe le lunette dall' una , e P altra parte , aneli* effe aperte , ove fi veggio-
no gli occhi, o fineftre foftenutequafi tanti fpecchi da giovani nudi alquan-
to minori del naturale. In ciafcheduno occhio fece vedere un Angeletto con
alcuna infegna alla mano , appartenente alla facoltà , o fcienza , che elfo
accompagna. Dalli due lati delle fineftre da Levante, e Ponente fon figurati
uomini intigni nelle medefime quattro per ciafeheduna , Grammatici, Orato-
ri , Poeti Laureati, Iftorici, Dialettici, Aritmetici , Mufici , Geometri, ed
Aftronomi, che celebrò l'antichità, tutti in atto maeftofo, e quafi trattan-
do della propria Scienza loro. Con tutto quefto volle moftrare P Artefice ,
che per pafTare alla Teologìa , fa di meftieri il camminare per lo conofei-
mento di molte di quefte cofe , ma fingularmente per la Sacra Scrittura.. ,'
alla cui intelligenza s'indirizano tutte le regole della Teologìa metodica, e
fcolaftica , che però fi feorge poi dopo di quefte in eminente luogo della^
teftata,che feende alla parte del Convento , effa Teologìa figurata per en-
tro un' Architettura , con cui vien rapprefentata la Chiefa, ov' ella regna ,
ed ha fuo Trono, e Cattedra; e quefta è in figura d' una Donzella grande ^
ebelliffìma , come che affatto fia incapace di vecchiezza , e corruzione^ ,
e a forza d' una gran luce , e d' un divino fplendore , che le circonda h_*
fronte, reggefi fopra il fuo capo la Reale Corona. Tutto per lignificare,che
ella fopra ogni cofa terrena s'innalza, e che divine fono le fue fondamenta,
onde ad efla deon fervire , ed ubbidire tutte P altre feienze. Ha da i lati i
quattro Dottori della Chiefa Latina , Girolamo , Ambrofio , Agoftino , e->
Gregorio, a i quali ella fa vedere un Libro figurato per la Sacra Scrittura-,
per dover loro fervire per fondamento d' ogni ftudio, e refoluzione; e tanto
bafti intorno all' opere del Tebaldi, nelle quali dicono feorgerfi tanta imita-
zione della maniera [ particolarmente negP ignudi ] del Buonarruoti , che
con mai più.
tt 11 noftro Bartolommeo Carducci adunque nella diftanza, che è dalla par-
te fuperiore del-li Scaffali fino alla cornice, ove comincia la Volta , fotto qual-
sivoglia delle Scienze figurate dal Tebaldi, ed a quelle corrifpondenti, di-
pinfò le Aie Storie, " yi,-Uw (,,, r,.
                                                                                                Sotto
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eBA%TÓL0MMEO CALDUCCI. 155,
Sotto la Filofofia rapprefentò la Scuola d' Atene in quelle Sette divifa di
Stoici , e d' Accademici , che riconobbero per Padri Zenone e Socrate i
quali fece egli vedere nelle lor Cattedre.
Scorgefi fotto la Grammatica da una parte I* edificazione della Torre Ba*
bifonica, onde nacquero le differenze dei parlari, e degli Idiomi, dall' al-
tra il primo Seminario di Grammatica, che ci è noto, che aveffe il Mondo ,
in cui fi trovò Daniele co' fuoi Compagni, ed altri molti Giovani inviativi
dal Re Nabucdonofor , acciò che infieme con diverfe Scienze imparaffero
la Lingua Caldea.
Sotto la Rettorica è figurata la Storia di Cicerone orante a difeCa, di Cajo
Rabirio accufato, e poco meno, che condannato a morte ignominiofa. Dal-
l' altra parte è P Ercole Gallico, veftito anch' elfo a fomiglianza del Teba-
no Ercole colla Pelle del Leone, con Clava in mano, dalla cui bocca veg-
gionfi ufcire Catene d' oro , e d' argentò , che legano l'orecchie di varie*/
perfone , le quali egli tira dopo di fé , volendo con ciò il Pittore efprimere
quanta fia la forza del ben parlare . Sotto la Dialettica apparifce da uno
dei lati Zenone Eleate in atto d'infegnare a i fuoi Scolari due porte, una
il cui titolo è Fcritas, 1* altra Faljitas per far conofcere cred' io, che Ja Di-
alettica , di cui al perere d' Ariftotile egli fu inventore , è la porta , per la
quale s' entra al conofcimento della verità, e fi fcuopre la fallacia dividen-
do , definendo e argomentando.
Dall' altro , è S. Ambrogio , e S. Agoftino , che difputàno infieme , e^
S. Monaca in atto di pregare Iddio per la converfione del Figliuolo , e da
baffo leggefi quel detto , che dicono di S, Ambrogio : A logica Auguftwì
libera nos Domine.
> Sotto 1' Aritmetica è da una parte Salomone , che fcioglie gli Enigmi ,
che gli propone la Regina Saba, e fopra una Mcnfa è un Pefo di bilancie,
un Regolo, e una Tavola tutta fcritta di numeri , e di Cifre Aritmetiche ,
e nella cafcata , che fa il panno , che cuopre la menfa in Ebraico Caratte-
re e fcritta quella gran Sentenza, Omnia in numero fondere, é* menfura. Dal-
l'altra parte fono molti nudi , rapprefentati per quei Ginnofofifti raccontati
da S. Girolamo , che filofofavano con numeri nella Rena , volendo fignifi-
care con quegli in una certa proporzione d' una cofa all' altra , le fcienzc ,
l'affezioni, e virtù dell' anima, fecondo la fentenza di Pittagora, che diffe ,
che il principiò di tutte le cofe fi racchiudeva ne i numeri.
Piti avanti fon P Iftorie , che appartengono allo fcompartìmento della-»
Mufica ; da una parte è David , che per alleggerire a Saul Ja fua infernal
malinconìa , gli fta attorno fonando 1* Arpe , dall' altra è la detta Favola
d' Orfeo , quando libera 1* amata fua Conforte Euridice dalP Inferno, ad-
dormentando collo fteffo ftrumento il Cerbero, più oltre nel!' Arco fono Mer-
curio , e Apollo. Sotto la Geometrìa fono i Filofofi ,e Sacerdoti d' Egitto,
che nella Rena formano figure Geometriche con loro fquadre , e comparii
per dare a ciafcheduno con guifta mifura P Eredità, e poffeffìoni, che turba t
e difende il Fiume Nilo co' fuoi crefcimenti, dal che dicono che aveffe princi-
pio la Scienza delle cofe Geometriche. Dall'altra d Archimede, che nel fa-
re alcuna dimoftrazione mattematica , fta così fiffo, che non fente ì Roma-
ni , che erano entrati in Siracufa , e che dopo rigorofe minacce , già inco-
minciano a privarlo di vita.
                                                         Sotto
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16o VECEN. I. della TJ%. III. del SEC W. dal\}% o. al i J9o.
Sotto r Aftrologìa dimoftrafì quella foprannaturale maraviglia occorfa in
morte di Crifto Noftro Signore, allora quando s* ofcurò il Sole, e S. Dio*
nifio Areopagita con altri Filofofi d'Atene, con loro Aftrolabj,ed altri ftru-
menti, che V ammirano, e dalla parte oppofta è il Re Ezzecchia infermo,
al quale il Profeta per contralfegno di fuo futuro fcampo da a vedere da^.
parte di Iddio quella maraviglia del retrocedere il Sole dieci Linee nell'Oro-
logio del Re Acaz.
Finalmente nella Teftata fotto la figura della Teologìa vedefi a maraviglia
rapprefentato il Concilio Niceno , il più copiofo , che già mai fi radunale
nella Chiefa , ove trecentodiciotto Santiilìmi Padri concorfero a cavare^»
dalla Sacra Scrittura vivo fonte di quella Scienza, quelle prime conclusioni
della confuftanzialità, e egualità delle tre Divine Perfone, a condennazionc
d' Arrio Erefiarca, e di fua falfa Dottrina ; evvi lo Spirito Santo , e la fi*
gura di Costantino , il quale getta nel fuoco alcune carte ftategli prefenta-
te da alcuni Vefcovi contenenti accufe , e querele in Caufa di lor preemi-
nenza , o giurifdizioni , dicendo non convenirli fra perfone di tali Dignità
il giudizio degli uomini fecolari, e finalmente fcorgefi la fteffa perfona d1 Ar-
jrio gettato a terra, e condennatocon fembiante fpirante rabbia, e orinazione.
Fu di poi al noftro Bartolommeo Carducci data a dipignere la Gallerìa
del mezzo dell'appartamento del Re, della quale fece il Difegno, e gli Stuc-
chi della Volta, e già andava apparecchiando i colori per dipignere P im-
prefe di Carlo V. che dovevan rapprefentarfi in queir opera , quando fu
afTalitQ dalla morte , ncn avendo egli ancora compiutoli cinquantefimo
anno dell' età fua. Succeflè in quel lavoro Vincenzio Carducci fuo Fratel-
lo, il quale egli dopo eiFerfi fermato in Madrid aveva fatto venire a poftada
Firenze , e gli aveva infegnata P Arte fua ; a quefto però fu impofto il
mutare il concetto di quella Pittura, e le Storie, ficcome fece. Fu la mor-
te di Bartolommeo fotto il felice regnare di Filippo III. e nel tempo ap-
punto , che egli era fiatai chiefto in Francia dal Re Arrigp IV. per ope-
rarvi in fuo fervizio. Fu il Carducci diligentiflimo offervante,e ftudiofoncl
fuo dipignere, ma non ebbe già pari alla fua fatica, ed amore la currìfpori-
denza della fortuna , della quale però, come che era di fi nterefsatiffim©
non fi curò mai punto ; anzi , che racconta il nominato Vincenzio Carducci
fuo Fratello nel mentovato Dialogo, che fé Bartolommeo non avefTe avu-
to P obbligo della cofcienza di riparare alle neccflìtà della Ca fa , e della
Famiglia , non avrebbe giammai trattato di paga , ma folamente avrebbe^
pofta fua cura in operare con iftudio perpetuo. Molte volte gli venne con*
dotta eccellentemente una Pittura, e fatisfatto al Signore,che glie le aveva
allogata , e a* famigliari Artefici , che lo vifitavano ; e pur tuttayia poten-
do baftar quello ad elfo , per metter mano a qualche altra , con ifperanzà.
di nuovo premio ^tornava a lavorarvi fopra,e dicendoli talvolta il fratello
the gli pareva tanto poco quel che v* aveva avanzato , che non lo teneva
per equivalente al tempo, che gli era coftatà quelP opera, rifpondeva che
in quel che aveva fatto di piùs confitte vano certi punti fuperiori , o per'così
dire trafcendenti, che folo i periti arri vano a conofcerli , e che folamente
quegli erano i difficultofi , e davano il credito alle Pitture , e che al par
di quefto nulla fumava quel che e'perdeva di guadagno. Fu il Carducci uo-
mo
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%AXT OLO MMEO C A\T)UCCI. i6ì
mo molto aggiuftato , e da bene , ed ebbe per coftume Io fcufar fempre le
mancanze de' Profeflori dell' Arte fua , lodando ciò 9 che era da lodarti ,
e pafTando fotto filenzio quel che era degno di biafimo . Mifefi egli una vol-
ta a lodare una Pittura , che un* Artefice aveva meflfa in pubblico , fatta
con tanto defiderio di far bene , e di riportarne onore, quante erano le di-
ligenze , e lo ftudio, che e' vi aveva impiegato ; e moftrava , che gli pia-
ceva quel lavoro, dando lode a tutto infieme, e a ciafcheduna parte di per
fé , come era proprio del fuo affetto , e della fua buona volontà . Difiegli
uno di quetti Zoili , che ftava ancora guardandola , mutolo alla lode , ^j
linguacciuto al dir male. Como no ve K M. efte pie tan mal hecho , y fuercL*
de fu lugar
? Come non vede Vofignorìa quel pie tanto mal fatto , e fuori
del fuo luogo? Al che rifpofe, no le avia <vtfto , porque eftas manosy efte pe*
cho mele encubrian con fu excelenciay dificultad
y Io non l'aveva veduto, perche
quelle mani fatte fi bene, e quel petto me lo coprivano colla loro eccellen-
te, e diffidi maniera ; e quefto è quanto fino ad ora è potuto venire a nof-
tra notizia di quefto buon'Artefice.         /:
^mmmtmmmmmmmmBwm^mm^mmmmmmmmmmmmmtmmmmm'^^^mmmimmmammmm mmmimmmm pim ■!*—»—i——ìmp^wp—^m—^— - - n ■■■il ,i .1111 il ti i ni1
SEBASTIANO FOLLI
I
PITTORE , E ARCHITETTO SENESE,
Difcepolo dì........, nato .... -fjfir___
- i
L Pittore , e Architetto Sebaftian Folli Cittadino Senefe^
merita anch' elfo , che fia fatta di lui memoria fra' buoni
Artefici , conciofiìacofaehè molte cofe conducete degne-/
di lode. Fra quelle , che egli fece nella fua Patria, furo-
no alcune Iftoriea frefco nella Chiefa di S. Maria Madda-
lena ; in S. Caterina a Fonte Branda tre altre Iftorie con
alcune Architetture attorno ; Umilmente la volta àellsu*
Chiefa delle Monache di S. Marta con Iftoriea frefco; alcune Pitture in S.
Lucìa , e in S. Sebaftiano , e una fua Tavola in S. Onofrio ; un' altra in.*
S. Domenico all' Altare de' Borghefi , in cui egli rapprefentò Io Spofalizio
di S. Caterina Vergine, e Martire, ed altri Santi ; e nella Chiefa del San-
tuccio vedefì una Tavola già incominciata da Aleffandro Cafelani, e di fua
mano finita. Si portò a Roma, e per AleflTandro Cardinale de' Medici poi
Leone XI. nella fua Chiefa titolare fece molte opere di fua mano ; poi fé
ne tornò a Siena , e perche non molto dopo fu quel Cardinale affunto alla
fovraniflima dignità , egli avutane la nuova, come, che a cagione di buona
grazia acquiftatafi con elfo, molto fi prometteva, e d' occafioni, e d'onori f
tornò di nuovo a Roma, dove non folo fu benignamente ricevuto dal nuo-
vo Papa , ma ebbe con elfo lungo ragionamento intorno ad alcune Pitture _
X                                    che
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icf2 DECENJ.dettaTjfK.IILcldSEC.ir.dal 1580.*/1500.
che la Santità firn difegnava di far fare a diverfi Maeftri coir afliftenza , e
foprantendenza di lui : ma vano riufeì il difeorfo ; perche dopo breviffimi
giorni il Pontefice infermò , e morì , cioè il ventefimofefto dalla fua crea-
zione ; ed a Sebaftiano toccò a tornarfene tale , ne più ne meno , quale a
Roma s* era condotto , alla propria Patria ; dove avendo per alcun tempo
operato , vide il fine de* fuoi giorni.
COSIMO D A D DI,
PITTOR FIORENTINO,
Difcepolo di Tatifta Naldini , nato .... -fy
T Quefto Pittore poche opere fi veggono in Firenze, tutto
che Fiorentino fuffe, e allevato nelP Arte dentro aquefta
Città : Tappiamo però , che egli coli* occafione della ve-
nuta di Madama Sereniffima di Lorena condufle di fua ma-
no alcuni de* Profeti, che ebber luogo fra altri , fatti da
diverfi Pittori , fra i fineftroni del Tamburo della Cupola ;
ficcome fece ancora una Storia fopra una gran Tela a tem-
pera , che fi trova oggi nel Salone della Guardia della Serenifs. Gran Du-
cheffa Vittoria . Per una Chiefa non lungi dalla Madonna dell* Impruneta
colorì una Tavola del Santiflìmo Rofario , la quale egli efpofe in pubblico
al giudizio degli Accademici del Difegno , e ne riportò lode. Nella Acca-
demia pure, feguitando il coftume praticato in que' tempi da ogni Pittore,
mefle un fuo Quadro , nel quale era dipinta una Juditta in atto di tagliar
la Tefta a Oloferne; dipinfe la facciata della Compagnia della Scala in fulla
Piazza nuova di S. Maria Novella , contenente la Storia di Tobbìa , e àtU
1* Angiolo Raffaello , fotto la cui invocazione milita quella Compagnia.. ;
Nella Villa del Serenifs. Gran Duca alla Petraja, dipinfe nella facciata del
Cortile, ad inftanza di Madama Sereniflìma di Lorena ; dove figurò iFatti
di Goffredo Buglione, come il più antico Eroe di quella Cafa, nell* acquifto di
Gerufalemme ; e ciò fu ne* tempi appunto , che operò il Cigoli ancora in_
quel luogo, che è quella parte di effb Cortile , che non ha logge . Fu poi
dal Vefcovo Serguidi condotto a Volterra , ove s* accasò, e fecevi molte
opere, fra le quali fu una facciata nel Duomo fopra la Cappella di S. Car-
lo , che oggi è quafi del tutto guafta , dove aveva rapprefentata la Proba-
tica Pifcina. Per le Monache di S. Lino dipinfe la Tavola della Vifitazione
di S. Lifabetta di bella maniera, e fra 1* altre belle figure bellifiìma è quel-
la d* un Povero, che ivi fi vede rapprefentato molto al vivo .Dipinfe an-
cora a olio fotto il Coro di Ior Chiefa alcune Lunette con Iftorie della Vita
di Maria Vergine , ficcome ancora fono di fua mano tutte le Pitture della
Soffitta
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COSIMO DAVDI.           161
Soffitta , Nella Chiefa di S. Michele fece la Tavola del S. Michele , e nel
Duomo la Tavola del Santiffimo Rofario . In S. Piero mandò una fua Ta-
vola, ficcome in altre molte Chiefe. Dipinfe più Stendardi per Compagnie
e fece gran quantità di Ritratti fomigliantifiìmi. Quefto Artefice non fu Tem-
pre fimile a fé fteffb; perche in vecchiaia', e talvolta ancora ne' migliori
tempi della gioventù fece vedere qualche opera di fua mano non del tutto
perfetta. Fu il primo Maeftro di BaldalTarre Volterrano, cioè prima, che
egli fé ne veniffe a Firenze ; occorrendo poi la peftilenza delF Anno 1630.
tocco da tal male finì la vita. Lafciò di fé , e di Pace Campani fua Con-
forte due figliuoli , uno chiamato Cammillo , che attendendo al Chericato
fu da Orazio Aragona Appiano Principe di Piombino fatto Arciprete della
Collegiata di Scarlino. Fu uomo letterato,e poflfedèbene laMufica. L'al-
tro figliuolo Ci chiamò Vincenzio, fepolto con Epitaffio nella Chiefa detta la
Madonnina in Pifa; attefe alla Milizia , maneggiò Parme braviflimamente,
e dopo aver navigato Culle Galere del Serenifs. Gran Duca divenne Capita-
no , e finalmente morì in carica di Sergente Maggiore s e Gaftellano della
Fortezza di Monte Carlo.
ADAMO VAN OORX,
PITTORE D'ANVERSA,
Figliuolo , e Difcepolo di Lamberto Van Oort,
Nato 1JJ7, 0 1641.
        T "
Jg^yp|7yy|£FDAMO Van Oort nacque in Anverfa l'Anno di noftra fa-
WF$A&£m *ute IH7" ^ Pac*re ^uo fa Lamberto Van Oort pur an-
w^^^\«J eh' elfo Pittore , che gP infegnò P Arte fua ; fu Pittore
SiLrj~^iOtt ^ grand' invenzione, e condufle molte opere , delizi
^^^Mm^^i
quali da' Dilettanti , e ProfeflTori dell* Arte fu fatta..
fe^M^^^R non poca ftima : video" in quelle parti il Ritratto di
^NÉp^S^PÌp quefto Artefice fatto per mano di Jacopo Jordaens 9 il
quale poi fu intagliato da Errico Snifers.
X z                                    COR.
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CORNELIS DANCKERTS
D E R Y,
ARCHITETTO DI AMSTERDAM,
Vifcepolo di Cornell* Danckerts fuo Tadrey nato 1561* J$)r 1634.
U Quefto Artefice molto rinomato nelP Arte fua , la qua-
le aveva apprefa dal Padre , che fi chiamò dello fteflb
nome , ed aveva fervita la gran Città d* Amfterdam per
tutto il corfo di fua vita in carica di Capomaeftro i e->
Architetto. Cornelis dunque il figliuolo, di cui ora par-
liamo , eflendo fucceduto al Padre in quella fteffa cari-
ca , foftennela per lo fpazio di quarant" anni in circa ; e
perche nel fuo tempo 11 die mano al nobile aggrandimento di eflà Città, toc-
cò a lui a condurre con modello innumerabili edifici di comodo, e d* orna-
mi, di che fece prova l'Anno i632.fopra il fiume d* Amftel largo 200.pie-
di . Vedefi di quefto Virtuofo un Ritratto intagliato da Pietro de Jode cora
Difegno di Pietro Danckerts de Ry,
TIZIANO ASPETTI,
NOBILE PADOVANO SCULTORE, '
'\ : ■
Qi/cepolo di......., nato tina 1 jet J. ilft 16*07.
*
IZI ANO Afpctti Nobile Padovano venne a quella luce^
circa P Anno 1565. e fu Nipote per parte della Madre del
Divino Pittore Tiziano Vecellio da Cador , di cui anche
portò il nome. Pervenuto in età applicò agli ftudi del Di-
segno, e datofi alla Scultura, fece nella Città di Venezia ,
ove affai tempo dimorò , molte opere in Bronzo , e in-
Marmo » e tra quefte la Statua Equeftre di Gattamelata,
e di Giovanni Naldi da Berzighella. Di Venezia in compagnia di Monfignor
Grimani Nunzio in Tofcana , fé ne venne alla Città di Pifa , dove fi rico-
verò
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TIZIANO 'ias tETTV          16$
vero apprettò Cammillo Berzighelli Gentiluomo di quella Città, il cui no-
me fino a* prefenti fi riverifce dagli Amici della Virtù , concioffuffecofache
egli ad un* animo dotato d* incorrotti coftumi aveife congiunto in eminente
grado P amore alle noftre Arti, ed una ftraordinaria intelligenza in tutto
ciò, che ad effe appartiene ; onde non fu gran fatto , che il noftro Artefice
fotto la protezione d'untale uomo poteffe incominciare a darvi faggio
de' propri talenti, e condurvi tant' opere quante ei fece non pure per effa
Città di Pifa , ma per altre ancora . Una di quefte fu il Martirio di S. Lo-
renzo fatto di Bronzo , che veggiamo in Firenze nel Doffale dell* Altare^
della Cappella eretta dal Senatore Lorenzo Ufimbardi nella Chiefa di S.
Trinità, nella quale opera fi fcorgono belle attitudini con ifveltezza , e con
ritrovamento di parti ; e per lo Palazzo del medefimo Ufimbardi le due^
Statue d* Ercole , e Anteo . Per Io fteffo Cammillo Berzighelli gettò un_»
bel Crocififfo, il quale donò alla Madre Suor Orfola Fontebuoni Fiorentina
Monaca in S. Marziale di Piftoja. Un' altro bel Crocififlo , ed un Ritratto
pure di Bronzo di tutto rilievo di Luifa Paganelli Nobil Fiorentina feconda
Conforte delle tre , che ebbe effo Cammillo; ficeome aveva fatto pure con
fuo fcarpello al foprannominato Cammillo , un' Adone , una Leda in atto
di giacere dormendo , quattro baffi rilievi bislunghi di circa braccia uno , e
tre quarti ; in uno de' quali Ercole, che ammazza il Toro , nelP altro Eu-
ropa in Mare, portata da Giove in forma di Toro , con più figure i in al-
tro Muzio Scevola , quando alla prefenza di Porfena Re di Tofcana s* ab-
brucia la mano , e nelP altro quando Vulcano fabbrica le Saette a Giove,
Aveagli anche fatti in quattro ovati di baffo rilievo , Pfiche quando va per
uccidere Cupido, Siringa converfa in Canna ; Tisbe, che s* uccide ; e final-
mente Apollo con Dafne converfa in Lauro ; ma quefte tali opere dopo
morte di Cammillo capitarono in altre mani, e forfè in tutto , o in parte
in quei di Cafa Ufimbardi per ornamento di loro belliflìma Villa di Rucia-
no. Molte , e molte altre opere conduffe Tiziano Afpetti di Marmo , e di
getto , delle quali a noi nonè\chiara la cognizione, e molte più ne avrebbe
fatte godere al Mondo, fé morte invidiofa in fui più bello delP operar fuo
non aveffe troncato il filo del fuo vivere, il che feguì dopo aver dati i fe-
gni di Criftiane virtù , e di quella gratitudine , a cui egli fi conobbe obbli-
gato verfo le perfone di Monfignor Grimani, e del Berzighelli nella Città
di Pifa P Anno di noftra falute 1607. al coftumc Pifano, nella Cafa del me-
defimo Berzighelli , che gli fece dar Sepoltura per entro i Chioftri de* Padri
Carmelitani , con fare intagliare fopra il Sepolcro la fua Statua opera del-
lo fcarpello di Felice Palma fuo Difcepolo colla feguente Infcrizione,
Titìano de Afpeffis Civì Patavino . Sculptori eximio . Qui cum pluribus
egregiifque Ingenti monumentis multai Italie partes.feque illuftrajfet. Mterni»
tatem memoriti adeptus . Ih ipfo xtatis & ArPis Fhre.XLIL Annum agens Pifis
obiit. Ann. Sai. MDCV1L
Fu Difcepolo di elfo Tiziano il già nominato Felice Palma, nato d* onef-
tiffimi parenti nella Terra di Maffa di Carrara il dì 12. di Luglio dell' Anno
1583. e pervenuto a conveniente età fu da* fuoi mandato a Pifa , quivi ac-
colto con fua folita benignità , e con amore di Virtù dal foprannominato
Cammillo Berzighelli , che non contento di (oftentarlo in Cafa a propria
fpefe
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166 DECENJMlafJ^IIIJelSEC.WJati^o.al 1590.
fpefe , fecelo apprender F Arte della Scultura , e Architettura ;> fotto la_»
direzione dell' Afpetti , finche in breve giro d' anni lo conduffe a flato di
molta perfezione. EN fama affai collante fra i Paefani di quefto Artefice, che la
prima opera , che egli conduceffe con fuo fcarpello , mentre egli era ancor
giovanetto, fuffe una Statua di Marmo di Maria Vergine con Gesù Bambi-
no pofta nella cantonata della claufura de' Frati Cappuccini di Malfa.. ,
rimpetto alla ftrada , che conduce al Colle di Mafia, ed è fituata in una-.
Nicchia preffo alla fcefa della fcala di elfi Frati. Fra le prime opere d'Ar-
chitettura condottefi con fuo Modello , fu coltrutto un molto vago, e arti-
ficìofo Cortile d' un Palazzo de* Berzighelli per entro il Cartello di Capan-
ndli fedici miglia lontano da Pifa,il qual Palazzo aveva egli pure ridotto a
moderna ftruttura ; vedefi nel bel mezzo del profpetto una porta, che con-
duce ad una fpaziofa Sala contenente gì' ingreifi a quattro appartamenti,
in tefta alla quale corrifpondè un'altra bella porta, per cui immediatamen-
te fi paffa ad una ben proporzionata loggia , che forma da i lati due ale,
che diftendonfi per buono fpazio , e terminano in due balauftrate. L'inter-
vallo , che in tefta al Cortile torna rimpetto al Palazzo, lafciò aperto a fi-
ne d' adattar per 'lo mezzo di effo , ficcome fece , una Cappella da ogni
parte ifolata , e dall' aperture fra la Cappella , e le balauftrate fi partono
le fcale , che portano al Giardino del Palazzo ; e tutto ordinò egli per
modo , che dalla porta del Palazzo , dalla pubblica via goder fi poteffe_>
1' apertura del Cortile , e in fronte la Cappella , la quale leggiadramente
coperfe con bella Cupoletta con fuo lanternino . E P Altare per entro la_§
medefima abbellì con ornamento arricchito di due Colonne d' Alabastro
Cotognino con capitelli , e bàfi di «Bronzo in tutto accomodato a contene-
re in fé un bellilììmo baffo rilievo , in cui di mano del celebre Scultorea
Defiderio da Settignano è rapprefentata la Beata Vergine con noftro Signo-»
re , e 1' Arcangelo Gabriele . Sono di fua mano nel Duomo di Pifa fopra
le pile dell' Acqua Santa le due Statuette di Bronzo di noftro Signore,e di
S. Giovan Batifta. Nel Chioftro de' Padri Carmelitani intagliò la figura^ ,
fteffa con bufto,e'l Sepolcro di Tiziano fuo Maeftro, ficcome ancora le mo-
danature dell' Aitar Maggiore , e della Cappella eretta nella Chìefa di
S.Niccola conDifegno di Matteo Nigetti per ordine della? Gloriofa Memoria
di Criftina Lotaringa Granducheffa di Tofcana; fono opera del fuo ingegno
le figure degli due Angeli, che fi veggono nella medefima , le quali vedu-
te un dì , e bene offervate dal Serenifs. Gran Duca Gofimo Secondo, fe-
cero fi , che egli fi rifolveffe a chiamare lo Scultore a Firenze , dove per
ordine di quell'Altezza intagliò la Statua di Marmo maggiore del naturale,
che rapprefenta Giove fulminante, alla quale fu dato luogo nel bel Teatro *
che dopo il belliflìmo ftradone precede immediatamente la Regia Villa del-
l' Imperiale , dittante un miglio dalla Città di Firenze fuori della Porta di
S. Piero in Gattolino. Nel tempo fteffo fcolpì per la Cappella degli Ufimbar-
di in S. Trinità le due Tefte di Marmo di Pietro , e Ufimbàrdo Ufimbardi
Vefcovi ,1' uno d' Arezzo, e F altro di Colle , e fece con fuo Modello il
Crocifìfso di Bronzo, che veggiamo dietro all' Altare della medefima Cap-
pella. Stimali ancora opera di quefto Artefice un Ritratto di Marmo mag-
giore del naturale , tefta con bufto ,' del foprannominato Ufimbàrdo Ufim-
bardi
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TIZIANO A STETTI.          .itfy
bardi Vefcovo di Colle, ed è certjjffimo efser di Tua mano un'altro Ritratto
pure di Marmo di Virginia Ufimbardi terza Con forte di Càmmillo Berzi-
ghelli , che fi trovano al prefente in potere di Càmmillo , e Gio: Niccolò
di Claudio Berzighelli Gentiluomini amiciffimi delle buone Arti ; dotati di
fi obbliganti maniere , che ben fi fanno conofcere degni eredi ài parenti fi
qualificati. Da quefti abbiamo noi ricavata notizia certa , che una mara-
viglio^ figura di Crifto Noftro Signore , fatta come fi dice di Carta pefta
e grande quafi quanto il naturale, per la Chiefa di S. Rocco di Malfa, fuife da
lui modellata, e di propria fua mano lavorata, a quel gran fegno di bellez-
za , che colà è noto, tanto, che raccontano quei Paefani, che Pietro Tacca in-
vaghito oltre modo d' opera fi bella , ne offeriffe a' fratelli più centinaja
di feudi, co IP obbligo ancora di farne loro una copia di Bronzo di fua ma-
no .In quefta Chiefa che già fu Lazzeretto; e poi dopo la peftilenza fatta
Chiefa , e dedicata a S. Rocco liberatore di quella Città, è venerata con-
gran devozione quefta Sacra Imagine dagli abitatori di quelle parti , ed in
occafione delle più principali Proceffìoni , è portata per la Città , e-/
fuori ; e non è da tacere , come quefta devotiiTìma figura , fatta come' di-
cemmo da Felice Palma, fu da lui medefimo alla detta Chiefa, e Compagni^
data in dono, ed a folo titolo di carità. Altre opere condulTeFelice di Mar-
mo, e di getto , di tutto, e baffo rilievo, per le quali guadagnatoli onore, e
fama , già dava fegno coli' accrefcerfegli delP occafioni , di dovere giunge-
re ai fommo delP Arte fua , quando portatofi alla Patria V Anno 1625. alli
27. d* Agofto il trentefimo quinto di fua età, dopo aver ricevuti i Santiflìmi
Sacramenti, fu con univerfal dolore di chi conobbe fua virtù, colpito dalla
morte , e nella Chiefa di S. Francefco ebbe il fuo Corpo fepoltura , e vi
fu pofta la feguente Infcrizione.
D.                 0.                 M.
Felicis Talma. Mafsenjts
Eximia in fculptis opera
Excelfam propalati? 'virtutem.
Cujus jam laBe fub Tìtiano madìdus
Serenifs. Cofmi Secundi Etruria, Magni Duci*
Inter aulici a admirandos prò tulit effeBus*
Patriam rediens . ut infudati
Coelo paterno labore* potirentur.
Maligna febre mortali luce orbatas
Immortali a ad perfruenda lumina
Subtrahitur
Sexto Calend. Septembr, Anno Domini
m.dcxxv.                              ; :
Rimafeun Ritratto di quefto Artefice apprettò ad Angelica fua figliuola, ed
erede , ed oggi vien poffeduto da Andrea Guidoni nipote dello fteflb , nato
di Maddalena fua forella, ed ha quefto Ritratto per fimbolo della perfona ,
che egli al vivo raprefenta, la figura del Giove fulminante , di cui fopra—
facemmo menzione.
                                                                       NÒ-
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I Z I E
D'ALTRI PROFESSORI DELLE NOSTRE ARTI,
'
              CHE OPERARONO IN FIRENZE
IN QUESTI TEMPI,
E D% ALCUNE LORO PRINCIPALI OPERE.
INCENZIO de' Roffi da Fiefole nelP Arte della Scultura
in quei Tuoi tempi aflài riputato , ed in molte nobiliflìmc
opere impiegato , ebbe della medefima i precetti nella-.
Scuola di Baccio Bandinelli Fiorentino ,' che in queir età
ebbe luogo fra i più celebri Maeftri i che dopo il gran.*
Michelagnolo maneggiaffèro lo fcarpello; e fu quegli, che
nella profondità del (apere in Difegno , più d' ogni altro
a lui s' apprefsò ; onde non fu maravigliale di fua fioriti (lima Scuola mol-
ti furon coloro, che fecero nelP Arte inedefima non ordinaria riufcita. Vin-
cenzio adunque del quale ora ragioniamo quanto ogni altro mai di coftoro 9
ebbe occafione d' approfittarfi.;. mentre gli toccò la forte d' eflere uno di
quelli, che fi trattennero in Roma, in compagnia, ed in ajuto del Maeftro
nel tempo , che egli condueeva i due belliflìmi Sepolcri di Leon X. e di Cle-
mente VII.'per entro il Coro della Chiefa di S. Maria fopra Minerva .Vincen-
zio incominciò pure anch' egli a far conofeere fuo valore nella fletta Città
di Roma, in una Storia di mezzo rilievo, che egli intagliò per la Chiefa di
S. Salvadore in Lauro , eh' è quando S. Pietro per opera dell' Angelo è ca-
vato dalla carcere, e nella figura maggiore del naturale d' un Dio Padre
che pure veggiamo nella fteffa Chiefa , e luogo.
Tornatofene poi col Bandinello in Firenze , intagliò per ordine fuo quel
Termine Maeftro , che regge la catena a canto alla Porta del Palazzo vec-
chio. Tornoflene a Roma , e per Pier Luigi Farnefe intagliò una Leda col
Cigno, e per la Vigna di Papa Giulio III. un Bacco con un Satirino appref-
fo , che in graziofa attitudine moftra torgli di mano un grappolo d' Uva^ .
Opera, che poi donata dal Pontefice Pio IV. al Gran Duca Colìmo,fu dal
medefimo fatta portare a Firenze. Altre opere condufle in Roma per diver-
ti , e finalmente in S. Maria della Pace gli due Sepolcri per entro la Cap-
pella de' Cefis con fei figure tonde tutte maggiori del naturale , e fuori della
fteffa Cappella alcuni Angeli, e Profeti di mezzo rilievo . Fatto di nuovo
ritorno alla Patria , intagliò in un fol Marmo il belliflìmo gruppo , ove fi
vede Tefeo fedente, colla fua Elena rapita in grembo, e fotto i piedi ha una
Troja , ed è quello appunto , che con ammirazione d' ogniuno vedefi per
entro la ftanza contigua alla Grotta del Giardino di Boboli , rimpetto alla
Piazza de' Pitti , dalla parte del Ponte vecchio. Quefto vago , e diligentif-
fimo lavoro diede all' Artefice tanto grido, che fubito ebbe a por mano ( fat-
to a
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VINCE NZ IO D E' %0 S S i; ió>
to a pofta tornare a Roma ) alla Statua alta cinque braccia , che dal Po-»
polo Romano fu poi eretta in Campidoglio a Papa Paolo IV. ed a due del-
le quattro Statue altresì , che facevano nobile ornamento alla medefima_, j
ma breve fu loro durata , perche dopo la morte di Paolo furono a furia-,
dello fteflb Popolo gettate a terra, e disfatte ; dopo avere condotte queft' ope-
re, tornatofene di nuovo a Firenze, gli fu dal Gran Duca Cofimo ordinato
il gran lavoro delle dodici forze d* Ercole tutte ignude , alte quattro brac-
cia e mezzo. Pofe egli mano all' opera , e fece quando Ercole ammazza-.
Cacco, quando fcoppia Anteo , quando uccide il Centauro , quando da in
preda de' Cavalli Diomede , quando porta in ifpalla il Porco vivo , quan-
do ad Atlante ajuta a reggere il Cielo , e quando vince la Regina Amaz-
zone ; tutte quefte Statue , che fanno il numero di fette , furono lavorate
da Vincenzio nelP opera del Duomo , e fi trovano oggi nel Salone di Pa-
lazzo vecchio tutte , eccetto 1' Ercole , che regge il Cielo , il che fi vede
all' Imperiai Villa della Serenifs, Gran Ducheffa Vittoria al termine dello
Stradone , che è alla bocca del prato . Dell' altre cinque abbozzate , due
fi rimafero a Livorno , e tre al Ponte a Signa ; e trovali fra le memorie ,
e ricordi del Capitano Giovan Batifta Crefci Provveditore delle Fortezze nel
1599. eflfere flato ordinato dal Gran Duca,che fi levafiero d' Arno al Ponte
a Signa più marmi, e fra gli altri numero tre figure di Marmo bianco di Se-
ravezza abbozzate per forze d' Ercole e fi conduceffero in Firenze in Botte-
ga di M. Gio: Bologna , e fu notato quanto appretto, cioè. Ha S. A, man-
dato a dire per Bernardo Mechini , che le faccia finire a' fuoi uomini, e fi
conducano avanti , che vengan le piogge , e fi rompan le flrade ; ma, che
elle reftaflfero finite , non è ancora a notizia noftra pervenuto ; fappiamo
però, che le fette nominate furon pofte nella gran Sala di Palazzo vecchio ,
ove al prefente fi veggono . Per la Signora Donna Ifabella Medici per la
Villa de' Baroncelli poi detta l'Imperiale, fece un Bacco con un Satiro , e
Adone. Per lo Gran Duca Francefco gettò di Bronzo una figura di Vulca-
no che fabbrica le faette a Giove , e fu opera del fuo fcarpello la figura
dell' Apoftolo S. Matteo in atto di feri vere fuo Evangelio , mentre un'An-
gelo gli porge il Calamajo, che fu pofta nel Duomo di Firenze, nella Nic-
chia del pilaftro rimpetto alla belliffìma Statua del S Jacopo del Sanfovino .
Ebbe quefto Artefice non poca amicizia col Cavalier Baccio Valori il vec-
chio grande amatore delle belle Arti, e di tutti i buoni Artefici, di quefto
fece egli fenza fua faputa un bel Ritratto maggiore del naturale, e poi infe-
rno di gratitudine per mille fervigj ricevuti dalla fua mano , a lui medefi-
mo diedelo in dono , ed oggi vedefì fra antiche ftatue , ed infieme con un
fimileRitratto dello fteffo Cavalier Baccio, che credefi di mano di Giovanni
Caccini nella Cafa di Borgo degli Albizi , ftata de' fuoi Eredi, ed a' miei
giorni deì Cavaliere AlefìTandro del Cavalier Filippo, che fu del detto Bac-
cio • mediante la morte del qual Cavaliere Alefifandro, feguita del 1687. con
pianto univerfaledi tutta la Città,e fpecialmente d' ognuno,che più d' ap-
pretto conobbe l'ottime fuequalità,e fpentafi in lui quella Nobile Famiglia,
è pallata eflaCafa in Luigi Guicciardini Senatore Fiorentino, che in bontà,
e prudenza e nelle nobili prerogative, che adornano l'animo fuo, non laf-
cia di farfi conofeere ogni dì più degno nipote ed erede d* un tanto Cavaliere.
Y                                        Ai-
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M7ol)ECENJJettaTJ%IIIJelSEC.WJali$$o.ali<)9o.
Altre molte cofe fece con fuo fcarpello Vincenzio de' Rofli , delle quali
non iftiamo a parlare; bacandoci fenza replicare ciò , che da altri fu lafcia-
to fcritto di fodisfare al noftro aflunto , che fu y come altrove anche più
volte abbiamo detto, di dare in quefta noftra fatica , almeno una fomma-
ria cognizione a chi già non 1' aveffe, di tutti gli Artefici degni di memoria
è delle più fingulari opere loro , contentandoci di trattenerci a lungo nel
dar notizia dopo Un' eftremo ftudio, e fatica d' un per così dire infinito nu-
mero d' altri , de' quali in un corfo di Copra quattrocent' anni , o non è fin
qui ftata fcritta cofa alcuna , o pure non ne fu fcritta interamente , o con
errore fu fcritto ,o che fu fatto in diverfo idioma dal noftro Italiano.
CRISTOFANO DELL'ALTISSIMO dopo avere alquanto ftudiata l'Ar-
te della Pittura apprefso il rinomatiflìmo Pittore Jacopo da Pontormo
forfè per morte del medefimOjS'accoftò ad Agnolo Bronzini ftato ancor egli
Scolare del Pontormo , il quale e per bontà di eoftumi, e per piacevolezza
nel tratto, e molto più per P eccellenza nelDifegno,e per molte altre parti,
che ricercano in un valorofo Pittore, erafi fatta una Scuola abbondantiffì-
tna d' ingegni , e più vivaci, e più defti, che nelP Arte medefima volelTero
efercitarfi ; onde efeì poi quel numero fi copiofo d'ottimi fuggetti, che ben
potrà riconofcerfi da chi che fia , che abbia vaghezza di fcorrere alquanto
quefta noftra povera fatica. Quefti però , di cui ora ragioniamo, dico Crif-
tofano dell' Altiffimo, fi contentò di raccogliere dall' univerfalità del Maeftro
T Arte del far Ritratti, in cui egli era ftato eccellente, nel che eflfendo fta-
ta ben conofcìuta la fufficienza di Criftofano, fu molto adoperato in Firenze
da diverfi Cittadini. Occorfe poi, che fi fparfe la fama del nobile concetto
venuto al Giovio di far ricerca ,e raccolta di Ritratti al vivo d'Uomini di
fegnalata virtù , in Armi, in Lettere , ed in ogni Arte più bella di que' fuoi
tempi ; onde conduiTe nella Città di Como quel bel Mufeo , che a tutti è
noto; di che avendo avuta cognizione il Gran Duca Cofimo,ordinò a Cri-
ftofano di colà portarli, ove effendo ftato qualche tempo; prefso al numero
di 300. ne ricopiò fra Pontefici, ed altri gran Potentati, Soldati d'alto valo-
re, ed Uomini, che in lettere ebbero non ordinario grido,a'quali in Firenze
fu a principio dato luogo nella Guardaroba dello ftelfo Gran Duca , e poi
nella Reale Gallerìa fopra gli Ufizzi nuovi, ove al prefente fi veggono in-
fieme con altri più in gran numero ftativi da i Sereninomi Gran Duchi fuoi
fucceffbri per li tempi aggiunti . Aleffandro Lamo ne' fuoi Difcorfi , ove^>
parla di Bernardin Campi Pittor Cremonefe , dice , che efsendo venuto un
fimile defiderio alla Sig. D. Ipolita Gonzaga , inviò pure anch' effa a Co-
mo il medefimo Bernardino con accompagnatura d' un fuo Segretario , <lj
che quefti avendovi trovato 1' Altiffimo, ferrifero alla Signora, che mandati
gli aveva in fua gran commendazione , e qualmente egli 9 e per p operar
fuo eccellente , e per la grandezza del personaggio, che colà avealo man-
dato , erafi acquiftata fama di Pittor grande ; alle quali lettere ella rifpo-
fe , con ordinare loro , che dovettero per ogni maniera al lor ritorno con=
durlo con Ceco ; e così dopo , che Bernardino ebbe fodisfatto al fuo cari-
co di copiare i Ritratti ordinatigli dalla detta Signora , fé ne tornò infie-
me con Cnftofano , che da lei fu cortefemente accolto , e per defiderio di
vedere
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CKJSTOFANO DELL' ALTISSIMO. X 171
vedere chi de' due Pittori fuffe più valente nell* Arte, volle dall' uno , e_^
dall' altro effer ritratta al naturale ; ritrattela il Fiorentino due volte , ed
una fol volta il Cremonefe ; poi furono i Ritratti pofti fra di loro a con-
fronto , fotto 1' occhio non pure di quella Signora , ma di più Cavalieri
d' ottimo giudizio , e gufto ; ed eflfendo ftato giudicato quello di Bernardi»
no in alcuna qualità migliore , ella volendo ricompenfare il Pittore diede-
gliin donoiRitratti, che di fé medefima aveva fatti Cnftofano; uno de'qua-
li il Campi diede in dono al Sig. Giuliano Gofolino , e 1' altro ad un Ca-
valiere di Cignarea , e quefto è quanto abbiamo potuto rintracciare di no-
tizia di quefto Artefice.
GIOVAN MARIA BUTTERI Pittore Fiorentino avendo per molto tem-
po ftudiata l'Arte della Pittura appretto al fuddetto Agnolo Bronzini^
fu molto adoperato nelle nobiliflìmeEffequie,che con volontà del G.D, Co-
fimo vecchio furon fatte dalla noftra Accademia del Difegno nell'Ambrofiana
Bafilica per onorar la memoria del gran Michelagnolo Bupnarruoti. Erafi,
come in altro luogo abbiamo accennato , nel Priorato della Pia memoria-*
del P, Alettandro Capocchi , nel Convento di S. Maria Novella de' Frati
Predicatori , dato principio a dipignere il Chìoftro nuovo , feguitato poi
per più anni , e nel 1582. fotto il governo di fra Girolamo Ricci finito .
Or fra gli altri molti Pittori , Giovan Maria Butteri fecevi di fua mano la
Storia del fanciullo rifufcitato dal Patriarca S. Domenico ; ad inftanza , e
fpefe di varie perfone , che con loro limoline fecerla dipignere. Per Raffa-
ello , e Lorenzo da Cafavecchia colorì pure nello fteflb Chìoftro quella-,
del S. Vincenzio Ferrerò, in atto di predicare; ficcome per proprio iftinto
di carità , ed a proprie fpefe vi dipinfe quella del Signor Noftro Gesù Crif-
to in atto di comparire alla Maddalena dopo la Refurrezione ; e finalmen-
te per commiflìone di Michele Grazini condurle 1' altra Iftoria, ove è rap-
prefentata la Morte dell'Arci vefeovo S. Antonino. L' Anno 1585. Dipinfe
Giovan Maria Butteri per la famiglia degli Acciajoli , per una lor Cappel-
la della Villa di Pietra fitta in Valdelfa , non molto lungi dalla Terra di
S. Gimigniano , più Quadri di figure , quanto il naturale ; e fra quefto»
la Prefentazione di Maria fempre Vergine al Tempio ; e lo Spofalizio del-
la medefima ; e in quello della Prefentazione fcriffc il proprio nome. Que-
fta Villa con fue pottefiìoni annette è venuta poi in potere di Monfignor
dal Pozzo già Arcivefcovo di Pifa, e oggi .pofseduta dagli Eredi di lui i Si-
gnori dal Pozzo , che mentre io tal cofa ferivo , abitano a Turino. Quefto
Pittore fu vario nell'operar fuo , alcuna volta dipignendo ad imitazione
del Maeftro , ed alcun' altra fecondando il gufto , e la maniera di Santi
di Tito , e generalmente fu alquanto duro , e nel fuo difegnare non ecce-
dè gran fatto i termini del ragionevole: finì il corfo di fua vita a'4.d'Ot-
tobre 1606. e nella Chiefa della Madonna de' Ricci ebbe il fuo Cadavere
Sepoltura.
STEFANO PIERI Pittor Fiorentino fu ancor effo parto della Scuola del
Bronzin Vecchio . Fu molto adoperato nelle Pitture per l'Effequie del
Buonarruoti : ed affai fece per V apparato nella venuta della Regina Gio-
Y z.                                             van-
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172 T)ECEN.ldellaTA^.IIlJelSEC.IF.dal 1580.0/1590.
vanna Spofa del Gran Duca Francefco . Diceafi ne' fuoi tempi, come s* ha
da antichi fcritti , eh' egli ajutafle molto ad Andrea del Minga altro Pittor
Fiorentino nella Tavola dell*Orazione dell'Orto, che oggi veggiamo nella
Chiefa di S. Croce de' Frati Scarpanti, coneioffuffecofachè avendo fortito il
Minga dì concorrere in far quell'opera co'più rinomati Maeftri di quei tem-
pi ne fentendofi forze per giungere a tanto, fi procacciafse tale ajuto nelle
figure, e difsefi ancora , che il Difegno non fufse fuo , ma di Giovanni Bo-
logna da Dovài Scultore, e che nel Paefe volefse altresì 1' ajuto di Giovan-
ni Pomi Fiammingo ; nel che ci rimettiamo ai vero , efsendo veramente il
Minga in quella fua età ftato Tempre impiegato in Firenze in opere ragguar-
devoli ,
LORENZO DELLO SCIORINA Pittor Fiorentino , ufcì ancor' elfo
dalla Scuola del Bronzino , e molto operò per 1' Efsequie del Buonar-
roti , e per gli apparati per le Nozze della Regina Giovanna d' Auf-
tria . Vedefi di fua mano a frefeo nel Chioftro nuovo di S. Maria Novel-
la la Storia di S. Domenico , quando libera una Donna da fette Demonj ,
fatta per la Famiglia de' Sermartelli. Similmente è di fua mano il Combat-
timento de' Cattolici, contro i Manichei, opera ftudiata, ma dura : fra quel-
le figure è una d' un pover' uomo , al quale di netto è ftata tagliata una_.
mano, e la mano tagliata è in terra incadaverita, e di colore efangue : ma
chi volefse fcherzare potrebbe dire, che il danno di tal perdita avefse tolta
a quel poverino la vergogna , dell' efsergli ftatte fatte dalla natura due de-
ftre mani fenza la finiftra, perche la mano, che è in terra recifa dal braccio
è la mano deftra , e '1 tronco, onde fu fpiccata , è il braccio finiftro, men-
tre 1' altra deftra mano viva, e fana gli fta tuttavia attaccata al deftro bac-
cio . Diedevi anche principio I* iftefso Pittore ad un' altra Storia per Cod-
ino , e Gìo: Rucellai, e fu quella della Morte di S. Pietro Martire : ma quef-
ta rimafe imperfetta , forfè a cagione dell' efser in quel mentre al Pittore
mancata la vita ; giacché in quella parte , ove dovea efser rapprefentata la
figura del Traditore micidiale , vedefi non efser ftato ne meno dato l'into-
naco .
BATISTA DEL CAVALIERE , cioè Gio; Batifta di Domenico Lorenzi
Scultore , fu uno de' più eccellenti Difcepoli del Cavalier Baccio Bandi-
nelli , e con elfo tanto fi trattenne , che perduta apprettò d'ognuno la de-
nominazione dell' antico cognome , non per altro fu poi fempre intefo, che
di Batifta del Cavaliere. Primo parto delle fue fatiche furono quattro Sta-
tue fatte per le quattro Stagioni , che furon mandate in Francia a Monsù
Guadagni Nobile Fiorentino , e Servirono per ornamento d' un fuo Giardi-
no. In Ifpagna fu mandata dal Gran Duca Cofimo una fua Fontana , cioè
una gran Tazza , che quattro Delfini fofteneva, ed una bella Statua feden-
te maggiore del naturale , che rapprefentava un Tritone ; ed ad Alamanno
Bandini Cavaliere Jerofolimitano per la fua Villa del Paradifo, intagliò due
Statue , 1' una per lo Fiume Alfeo , 1' altra per la Fontana Aretufa. Intan-
to efifendo ftato in Firenze dato ordine pel bel Sepolcro di Michelagnolo
Buonarroti nella Chiefa di S. Croce, toccò a Batifta ad intagliarvi il Ri.
tratto,
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•* BATISTA DEL CAVALIE%E^,         *7J
tratto , tefta con bufto di eflò Michelagnofo , che veggiama collocato nella
più alta parte , e la Statua eziandìo delle tre, in cui vien rapprefentata-*
T Arte della Pittura . Per Jacopo Salviati fcolpì un bel Perfeo alto quattro
braccia , ed un altra Statua di Macigno per un fiume , in atto di giacere ;
e per altri , tanto per Firenze , che per fuori altre cofe condufife con fuo
fcarpello ; che per le ragioni altre volte accennate non iftò qui a racconta-
re , e finalmente allì 7. di Gennajo 1593. verI° *e tre ore. della notte ìil*
Venerdì ebbe fine il fuo vivere.
VALERIO CIOLI Scultore ebbe fua origine da Settignano , Villaggio
tre migliapreffò di Firenze , ove fon le Ville, e Beni, che furon già
de' nobili antenati del gran Michelagnolo Buonarruoti ed oggi de* di lui
Eredi, paefe, che per efser poco diftante da* monti, ove fi cavano in gran-»
copia , ed in pezzi d* ogni grandezza i Macigni , è ftato , ed è tuttavia-*
Patria d* ottimi Maeftri di fcarpello, non folo in ciò, che appartiene al la-
vorar di quadro , ma eziandìo alla beli* Arte Statuaria , come fi vedde in
Defiderio da Settignano, in Simone Gioii Padre di quefto, di cui ora parlia-
mo , nello ftefso Valerio , ed in altri dopo coftoro. Fanciullo adunque ,
che inclinatifiìmo era a queft* Arte , incominciò fotto la difciplina del Pa-
dre ad efercitarla. Avvenne in quei tempi, che il Signor Cofimo de* Medi*
ci creato Duca di Firenze ; compito , che ebbe il primo Annodi fuo Prin-
cipato , efofferti molti travagli, trovandoli in iftato di qualche quiete, per
avere il tutto con faggio coniglio fuperato , avendo anche a Montemurlo
riportata contro i nemici di fua grandezza , gloriofa vittoria ; per proprio
divertimento applicò 1' animo ad accrefeere 1' antica fua Villa di Cartello ,
pofta due miglia prefso di Firenze, o poco più verfo Tramontana; rifolven-
do d* abbellirla di diverfe fontane, ed a tale effetto condurvi tutte 1' acque
del Poggio della Caftellina, per lo corfo di mezzo miglio in circa. Che però*
volle, che Niccolò detto il Tribolo , Scultore , ed Architetto Fiorentino y
da Bologna , ove ei fi trovava per,cofe dell* Arte fua , fufse richiamato ;
ed a lui contegno quella grand* opera. Era allora il noftro Valerio ali* età
pervenuto di ij. anni , ed avendo avuto fentore dell* opere maravigliofe r
che dal Tribolo ftato Dtfcepolo del celebre Scultore Jacopo Sanfovino fi fa-
cevano nella Villa di Cartello, s*accefe di defiderio di più avanzarfi nell* Ar-
te , di quello , che nella Scuola del Padre , di poter fare fi promettea ; <l->
tanto vi fi adoperò , che trovò modo d* eflTer ancor egli ammefso fra gli
altri Giovani nella detta Villa, fotto la difciplina, ed in ajuto di lui; flet-
tevi quattro anni , e già trovavafi afsai bene approfittato, quando per defio
di farfi anche più perfetto , fé n' andò a Roma, ove non pure ftudiò 1* ope-
re de1 gran Maeftri, ma fotto la protezione di Raffaello da Montelupo buo-
no Scultore di quel tempo, ebbe luogo a* fervigj di Giuliano Cefarini, per
cui molte antiche Statue reftaurò , facendo anche a buona quantità di efse
il petto intero; onde fin da quel tempo incominciò ad effervi conofeiuto per
buono Artefice , onde fu poi chiamato in fervizio del Cardinale di Ferrara ,
con cui molto fi trattenne; volle allora la buona fortuna dello Scultore, che
fcguifse 1* andata colà del Gran Duca Cofimo, al quale Valerio fattofi co-
aofeere per Vafsallo s gli donò infiememente una Venere di Marmo, fatta di
fua
/
1
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|?4 TiECENJJeUafj^IIlJdSEC.IFJah^o.al i$9o.
fua mano, di mediocre grandezza, e ne riportò, oltre ad uno ftraordinario
gradimento , regalo proporzionato alla magnificenza di quel Principe , che
tornato a Firenze lo richiamò da Roma , e prefelo al proprio fervizio.
I primi lavori , che fece il Gioii per quella Altezza, furono reftaurazio-
ne di buona quantità di antiche Statue , e d' altre anticaglie , di cui fua-.
Auguftiffima Cafa, fin da tempo immemorabile era ftata abbondantiffima-,.
Io trovo fra le memorie , e ricordi di Giovan Batifta Crefci Provveditore
delle Fortezze all' Anno 1599. effere ftata data al Cioli un' iftruzione per
portarli a Carrara , e provvedere quattro Marmi , due per un Morgante ,
ed un Margutte - uno per un Villano , che vota una Bigoncia , ed uno per
altro fimile in atto di vangare. Per lo Morgante, e Margutte doveanfi fare i
Ritratti ignudi di due Nani di quella Corte, uno de' quali chiamavafi Bar-
bino, i quali quanto erano baffi di ftatura , erano altrettanto groffi, graffi ,
e panciuti, che però davano di fé fteffi la più ridicolofa vifta , che mai im-
maginar fi potette. Intagliarono" dal Cioli fi fatte figure quanto il naturale ,
che riufeirono per fomiglianza , morbidezza , e diligenza , due Statue ma-
raviglie , e fu dato loro luogo per entro il Giardino di Boboli ; e quella
di Birbino vedéfi oggi ali* entrare della porta j che dalla Piazza de' Pitti ,
e dietro allo Stanzone, che dicefi delle legne , conduce alla Grotta di Ber-
nardo Buontalenti , ove fono i quattro Coloflì abbozzati da MicheJagnoio ,
de' quali altrove abbiamo ragionato . 11 Contadino, che vota la Bigoncia
nel Tino , fu pofto pure in detto Giardino , e crediamo ancora 1' altro fuo
compagno , in atto di vangare ; troviamo però ne" foprannotati Libri delle
Fortezze, che le prime tre Statue, non oftante ciò, che da altri fu fcritto ,
alla morte di Valerio eran rimale non interamente finite ; onde di ciò, che
vi reftava da fare , fu data incumbenza a Gio: Simon Cioli, che diede loro
fine nella Loggia de'Peruzzi in fulla Piazza de'Peruzzi, l'Anno 1605. Tor-
nando ora al noftro Artefice , eflfendo ftati dati gli ordini per V erezione del
magnifico Sepolcro di Michelagnolo Buonarruoti nella Chiefa di S. Croce,
toccò a lui a fare una delle, tre Statue , che fu quella, che in atto di dolo-
re vedefi federe in mezzo dell* altre due ; concioffiache fi doveflTe rappre-
fentare per effa 1' Arte della Scultura , che forfè fra le tre pofTedute da quel
grand* Artefice fu in più eminente grado efercitata . Scolpì ancora il Gioii
per la Signora Cammilla Martelli un Crocififlb di marmo, d' un braccio in
circa , fopra Croce di paragone , che riufcl lodatiffimo ; e per Gior da-.
Somrnaja una Venere infieme con un Cupido, pure di Marmo, alquanto
minore del naturale : per lo Gran Duca Francefco fcolpl in Macigno una_.
Femmina , di proporzione maggiore del vivo , che allora fu chiamata la
Lavandaja , la quale nello fpremere , che fa un fuo panno bagnato , per
lavarlo, ne fa ufeir fuori l'acqua ; concetto belliffimo, fomigliante a quello,
che leggiamo appretto Aufonio nella Traduzione dell'Epigramma Greco in
lode della Venere, che nelP ufcir,che fa dall'acque del Mare fi fpreme le
bagnate treccie, detta perciò Ànadyomene rche in latino diremmo Emergens
cioè ufeente dalP acqua ; e fu quefta beli' opera da quell* Altezza adattata
ad una Fontana della fua Real Villa di Pratolino ; accanto alla Donna è
un piccol fanciullino, che alzandoli graziofamente la Camicia dinanzi come
per gioco orina nella vafea ; per la ftefia Real Villa fece pure un' altra-»
Statua
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VALERIO CIO LI             ì75
Statua maggiore di naturale in atto di mietere . Giunfe quefti ali* età di
Copra 70. anni , 40. de* quali iri circa impiegò in fervizio di tre Sereniffimi
Gran Duchi , con onorate provvigioni trattenuto, e finalmente pagò il co-
mune debito alla natura. Ebbe molti Difcepoli nelP Arte, e fra quefti Ghe-
rardo Silvani , che avendo attefo per lo fpazio di circa a ottanta anni pri-
ma alla Scultura , e poi all'Architettura, ed in quefta avendo infinite ope-
re fatte, morì, non ha molto, in età fopra nonagenaria ; ma di quefto par-
leremo a lungo a fuo luogo, e tempo.
GIROLAMO MACCHIETTI Pittore Fiorentino, detto altrimenti Girola-
mo del CrocifiiTajo , avendo avuto i principi dell' Arte della Pittura^
da Michele di Ridolfo del Grillandajo , e fattoli affai pratico s* accomodò
poi col Vafari, al quale fervi in ajuto nell'opere delle Camere di Palazzo
vecchio , e nello Scrittoio del Gran Duca Francefco , fra gli altri valenti
Giovani di quel tempo , in fare Iftorie a olio fopra l'impofte de' bellilTimi
Armadj intagliati, e dorati, che i lati di tutto lo Scrittoio ornavano, e fra
le quali vi ha di fua mano la Favola di Medea colla Caldaja ; ed è da fa-
pertì come furon poi in tempo tutte le dette Pitture levate da quel luogo,
e fervirono per ornamento d' un nuovo Gabinetto fra l'appartamento terre-
no , e le Regie Camere del Gran Duca del primo piano principale, e parte
ancora al prefente veggono* per entro le medefime Camere terrene , porta-
toli poi a Roma, tutto che già Maeftro fulTe divenuto, non ifdegnò di con-
fumare due anni interi negli ftudi, che apprefta ad ogni ottimo ingegno quella
nobiliffima comune Patria . Fece vi in tanto alcuni Ritratti, ne* quali per vero
dire egli ebbe non ordinaria difpolizione , ed anche vi dipinfe alcune cofe.
Tornatofene a Firenze fece più Quadri, e Ritratti per noftri Cittadini, Nel-
la Chiefa di S. Lorenzo fece la Tavola dell' Adorazione de* Magi per quei
della nobil Famiglia della Stufa , nella quale opera , ancor che fcorgafi al-
quanto di quel duro , che hanno per lo più le Pitture anche di boniffìmi Mae-
ftri di quei tempi , per le cagioni altre volte dette, vedefi però un grande
amore ; e nella Tefta di Maria fempre Vergine riduce un* iftraodinaria mo-
deftia , e bellezza. Per lo Convento delle Monache di S, Agata rapprefen-
tò in un Quadro la Storia della Cintola ; e per la bella Chiefa di S. Maria
Novella colorì la gran Tavola, che li vede all' entrare dalla Porta finiftra ,
ove è il Martirio di S. Lorenzo , che riufcì lodatiffima ; ad inftanza , ed a_.
fpefe di Ser Matteo Brunefchi Notajo alla Mercanzìa , dipinfe per la Chiefa
del Carmipe una gran Tavola , ove è rapprefentata la Gloriofa Vergine Af-
funta in Cielo, alla prefenza de* SS. Apoftoli ; fecene, come era folito iru.
quei tempi farfi quafi da ogni Pittore, prima il Cartone, e quella parte di
elfo , che contiene la figura di Maria Vergine con più Angeli ; il quale^
Cartone venne in potere dell' altre volte nominato Senatore Cavalier Bac-
cio Valori, e che conferva oggi fra altri , che furon pure del medefimo
Valori , quegli, che ora quefte cofe fcrive, in una fua Villa. Per la Chie-
fa del Carmine di Pifa fece la Tavola del CrocifilTo con Maria Vergine ,
ed altri Santi. Nella Terra d' Empoli nella Propolitura è di fua mano la
Tavola dì S. Lorenzo, che dagli Angeli è portato al poitelfo della Gloria;
e nella Chiefa di S, Maria a Corte Nuova, non molto lungi da detta Ter-
ra»
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176- DECEN.LdeltaTJfH.IIIMSEC.Br.dal ij8o.*/ 159°-
ra, fu portata una fua Tavola, e pofca all' Aitar maggiore , ove avea fi-
gurati due Santi. Per gli uomini della Compagnia di queil' ifteflTa Chiefa avea
dipinto il loro Segno; fìccome per la Chiefa di Pontormo, pure previo a Em-
poli , avea dipinta la Tavola del S. Gio: Batifta con S. Michele Arcangiolo
per V Altare maggiore; ma la più bella fra quante Tavole colorì il Mac-
chietti in quefte noftre parti , fu ftimata quella del Martirio di S. Lorenzo
per S. Maria Novella, di cui fopra abbiamo fatta menzione, nella qual'ope-
ra fcorgefi grand' amore, gran maniera , buona invenzione ; ed arie di tefte
affai graziofe , e vivaci ; e quella d' un' uomo di grato afpetto con collare
a lattughe, la quale egli fece apparire fra due altre tefte dalla parte finiftra
del foglio del Comandante Tiranno, rapprefenta al vivo il proprio volto del
Pittore medefimo. Quefto Artefice tenne fue ftanze nel luogo appunto, ove
oggi è il Palazzo de' Guadagni dietro alla Nonziata dalla parte di mezzo
giorno , le quali ftanze ferviron poi , come altrove dicemmo , a Gregorio
Pagani, e al Cigoli , e dopo coftoro a Matteo RofTelli , a Giovanni da_*
S. Giovanni, e per qualche poco di tempo al Volterrano. Fu poi queft' Ar-
tefice chiamato a Napoli , e nella Chiefa de' Fiorentini dipinfe la Tavola-,
della Sammaritana ; in S. Chiara quella di S. Tommafo , che pone il dito
nella piaga del Signore alla prefenza degli Apoftoli ; e per la Chiefa di
S. Giovanni colorì il S. Michele Arcangelo, che calpefta il Demonio. Por-
tatoli a Benevento fecevi molti Quadri, e Tavole, che fi dice fufsero delle
maggiori , e forfè delle migliori , eh' e' facefTe mai ; ma io non faprò già
dire , fé mentre io quefte cofe ferivo , refti di loro alcuna ricordanza per
teftimonio di fua virtù ; giacche probabil cofa è , che col quali univerfa-
Je disfacimento , e rovina di queir antica Città , feguita per Io terribile-/
Terremoto del di cinque, fei , e fette del mefe di Giugno di quefto prefen-
te Anno 1688. ancor quefte fiano pervenute a Ior fine . Tornatofene a Na-
poli , vi fece la Tavola del Battesimo di Crifto , che fu portata a Medina
nella Chiefa de' Fiorentini , ed altre opere vi condurle per quella Città , e
luoghi dello Stato. Fu anche chiamato in Ifpagna , ove trattenne!! qualche
tempo , e tornatofene a Firenze , avendo fatti più altri Quadri , e Ritrat-
ti , che io non ifto qui a deferivere, per eiferne anche da altri ftato par-
lato ; pagò il comun debito alla natura.
Fu fuo Difcepolo Stoldo Lorenzi , che prima datoli alla Pittura diventò
poi Scultore ; ed avendo fatta una Statua d' un S. Paolo , che fu mandata
a Lisbona, che molto piacque a Luca Martini Nobil Fiorentino molto ado-
perato ne' pubblici maneggi , e particolarmente in cofe appartenenti alk>
bell'Arti , e gran Protettore de' Virtuofi di fua età ; volle condurlo a Pi-
fa , e tenutolo nella propria Cafa fei anni , fecegli fare più opere , e fra-,
quefte una bella Statua , che dalla Ducheffa Lionora , fu donata al Sig.
D. Grazia di Toledo fuo fratello , che diedegli luogo a Napoli nel fuo
Giardino di Chiara. In Pifa fece dì Marmo l'Arme del Gran Maeftro della
Religione di S. Stefano , che fu pofta nella Facciata del Palazzo della ftef-
fa Religione, colle due Statue pure di Marmo dal Lorenzi intagliate , cioè
la Religione , e la Giuftizia » La Fonte del Nettunno di Bronzo fopra al-
cuni Moftri Marini di Marmo, nel Giardino di Boboli, è fatica dell'inge-
gno , e delle mani di coftui. Condottoli a Milano fece nella Facciata della
Chiefa
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féHìéfd*SnCefea? Adamo-r.i$d-iEva di'Marmo^^l^figura)diriMariar,Vei^
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-Èfotàd>> e S£GÌwa$Batiftan.oo , èàbtà iDoilcxpb éTohgtS'fpi'^nfgwVJ ìfj
* I iTorliatofene a? Ht^idfefq AMm.$ ©uca^FranrJe&o) <couftituitbt*opr iflteni
xJèntd dell' Opera delvl>àótt.& ^ft^/ró?d«bm%éìÒ£3G©ìto«^(terBJ&à
tSteitfo-'neir ordinare >~"é p£OV>èdereiognfcc^>3&if©gnevoleiiIifofienimènto
dp&& caricajnnr.q nro aiogii ib ^ifjHdds òstóftYé*; óllàdnu ;"SbnSéi§ cirai/i
-im £^n;;' nm% ih ornimi r.biowé ncoìioìoo ìòtàmènBm ha És&ìbì&ioè £J
m mista tmw&TTE&N&vffi
Ài
'oArté'; ma
fóloféce il Maidici fàer
r^'J,cne Io fifc^vMatte^r&^P^-'Wfa!e^j« tóle id-éttìa'dì troppo
abboffarmi , non flàfcèrò 'di" diVéf j^tale era il ^ofttìrrie'di Jacopoi{ì di voterà;
chi Matteo ógni # portatofì'ja^MaceUi1 ffia'tótsdìiàti facèffe nel piti bel
aglio* {piccar tanta1
e^portà-fiTeglielé''^,
4 a€e§0h^re'4ètìpuH fog..-. ,
ture a:>frie(c® {«èQvfòWfcfe de44ùWiòbì>edivaf<àWri^ó arìchè in ÉltfiStéofe cura
di'-fìia pèrfonà^ tanto attratta »,qcfté *per ordinario 'fióri rnutavaìi' miài1 camicia $
che «nén^fuffb-rediCa^ptiittO l'^ppòfto in fòrtìitìa^drA'gnòlo Brort'zfài altró'ftfò
feubffìD^ée|^^,X£c^^^i^^h^vasc^3^a^oìi^ rfi Velluto ^e^béne fpeflo per
e cenà-i
Matteo
fece dono
di-lutt'i tuoi ftudj ì dono per certo pregiatiffìmo ; ma perchè fTpovero Gio-
vane non ebbe don che provar© -agli,.Ercdi-'if fatfeo'di tal donazione, fùfpo-
gliàtò di tutto lèori che della Virtù,che egli àVeW appféfa dal Màeftro ,•; è
dosi trovandoti d? aver fatto gran fondaménto in?Difelnoipncfic^ndótte:'an-
che'|>iù; opere ih Pittura,fapèhdd> quanto-giù
data fuffè quella maffima de'- Veri intelligenti^ .cioè ; che fé &ÌMMe<0|*£2
r¥:di^o^tà*-m<fe@«l^rlótìr%QV^ ifètìo" le maeftrè1 ^ non è dubbio ^ ma di
quei che. fanno,; e-pérò quanto fiifie ftato, grave; 1'' errore idi cjuéi: Giovani £
che svéndo appena -apprefì i principjy ufarono éndar colà ; crede ria1 d; di- fr4r
profitto dall'ultime eccellenze, è perfezioni, che ih éflTe#'f(iuOfitòrió; e che
é^!fnó-nbn fepperó ancora nelle ^edèfimefravvifare , per' tìdn^avere bene
intefeUe difficulródi \ etie TfAm>portano; con feco',' a chi cerdarÉÌi:ìgiygtte^
rtèi^lìpiti perfetto?avendo ,idico-^àtifta3ibeivcortofciùtù V ingannò di< coP-
toro ,in q ueKtém|icA, che ?egli <eg® Incorniticiava1 ; ad élfer' ìMàéfrfo ,i cioè
appeiiafeguità'la^'morte lièi Rohtormo* ,ulpartà jAlp, "Volta ' idfcquelk^ittàs/
ove fecef non piccolibftudj- iquInd^paTtitofi .per: Miflà di Carrata^!v4vftf^^ado-
perato negli; Apparati per "ìèàozwèi'S^èì Pidhdpe'. Tornatòfene-à'^Firenii
ni "" *
                           , hwm sijlfi ba , snhaaY mtM . im&tH
-ocr page 184-
«aotfuj chtotnatcE dal mfcnóftzàmtifà&f&t fypérmàM %m%untinovi;ajutò
4idlè Eifturè^ella gran ;Sala>^à Paiamo:.Ve^chiosFin^ a^ual fegno fuflf
giuntad'ià|Mità del Naldini |doposhé.eg|i'«febeidam;fifte:al lavoraipertìl
¥afari pìpbxbfm laìbella: Pittura a tòfcay^ftejoggi Reggiamo fopra alla
JforM#i0dpalei dell* inteworrjpaf te della,ìQnj'efà. dim Simpne/, ov* è> Mar
ria Vergine col Signore depofto di Croce , cc-t* altri fi^ey avanzai al-
tre Pitturecfiraili , che.)égli aveva faTte*neìlal Cappella: ^ene,è *impettoyalla
porta o^fiaac^lftat^^^^
                                                  quella fòU FìtJtUf
i&adanetolteil itojp ,^                                             ^«efft spera uQ^n^fHr
niera grande, un bello, e ricco abbigliar di figure con panni,, eduna?#e*y
v
                   ta morbidezza nel maneggiare i colori con accordamento di gran lunga mi-
gliore di^ujllp;, ch,e,da:al|¥bbuofll|V|a?ftW <*i quei tempirfufife fatto, $q?
Jjrpiù ; foao?jfefua ma^p iSflirenze par^^fr^fco un $A Aptonio con d\ì&
Angeli %r#i| «* un PiMrpifle^^ Qi«^ìi§HPifir Maggior^, con altrefe
mìli Pitture; ^0he per brevi tàjfi)!^
                                       vche laTaT
volila)§upmc9 nella Cappellat^^f^^f^f^ i^IrP^^l^f#if|^^r^rit^iiInp^f^T
civieJcQvo,' ctf ;$ire™ze [ fytt&&& inftanza de*c£%lvJ3ti •&$ gM;À.ngioÌetti 4«orr
©ojaJP ^m&iìe'medefimj rimpetto ali* antll^np y che èjice(% là Scala, che
porta ad elfaCappeljta^inQPcìj può diredi mano del, Naldiniy come fi tro^-
f/a; enere ftap;icrittct^al<pi$b4'ipno U >P?tche moftrano da Ce- medefiifli efle-.
fé:;opera ^eiì^nnellp db Qi@vanni Baldgicpi detto Cofci,,]«come noi dic£m.3
mo nelle-riQtfeiè di ftfa.vjtai^ e^urpnojpqrTavyenturà di quelle operai$qlf
quali con Invenzione del, Nasini fao Maeftrp egli fece; ilrqyaky come più
aìbaffo direnlp > per-efe quaìidel contimi jveifatp^
                      fare
a hi moltecofe , dividendo,con elfo . n^n^piùcome fup; pifeepolo y nìa^i
come filo G0jnpagno,i propri; guadagni .Fece poi per quegli della Mobil Fa-
miglia'de' Pucci più.Quadri di Sacre Iftprie, ma particolarmente per la lor
Chiefa di £,: Maria a ,GranaJu0lp in Valdelfa una bella /Iavpìr ; ove fece
vedere Marja;tergine con Gesù , ed alcuni Angeli. Eì fua lalturayfidbel-
iiflìma la Tayplaitìèl Griftfr morto in braccio alla.Madre .aff i/Utare della
Cappella de* Mirierbetti in S. Maria Novella ; e quella -altresì in ? delta-,
Ghiefa , wéèrfaNativitali Signore ,:a^ìa Cappella derMazzinghi ; fic-
come aiicora quella della Purificazione dì Maria Vergine ( dipinta per Gio-
vanni da Somma jat*tìue belle Tavole mandò all'Eremo, di Carnaiuoli. Per
la Chiefa del]Carmine fece la Tavola dell' Aleehfione del Signore; per la
Gappeliasdella Compagnia >, detta dell'. Agnefa pofta nei medefimo Carmi-
ne , e nellacftóa di SS. Pietro ritraile al vivo Matteo fuo Padre , ed una
ve n'è fetta) |>eit Jacopo Garucci, ove è figurato V iftefla Sjgnore , che ri-
tufcità! il "Jtigfeiolp delia) Vedova ;. trovali ancora avere il Naldini dipinta
per detta, Chie&suna S. cilena , nel volto della quale ritraffe Caterina del-
la Nave fua,-Matrigna fieinota, Lettore , che qui non fi parla della bella
Tavola deHa :Sì:Elena , che vi ; dipinfe poi Goro Pagani.; .Bella ancora è la
Tavola 4j. Crifto nell' Orto dipinta dal Baldini, per la Cappella <&& ^r?
tdlini. Volle poi MPniìgnor AklTandro xie* Medici Ajfpvefcòvo di Firen-
ze;:, poi.Cardinale, e Pap*à, che:fu, Leoneììml abbellire la CJhiefa dell* Ar-
civefcovàdpy.detta S. Saitàdore^ed al^Nìaldmi fece di^ignere la Cappel-
la a frefe, in cui rapprefentò il Salvator ilei Mondo con;|».iù Angeli^ e
Profeti , Maria Vergine , ed altre figure.
                                          In
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e il? : ZATIFTA NALDINl. .103(5: i79
* In S. Croce è di fua mano la piccola Tavola dèi S, Francefco, e la Pie-
tà a frefeo fopra al Sepolcro del gran Michelagnolo Buonarrupti , e fimil-
mente la bella Tavola del Crifto morto in braccio alla Madre ; e veggon-
vifi in bizzarre attitudini i due Ladroni fopra le loro Croci ; e nella Cap-
pella de' Barberini il S. Francefco , che riceve le Stimate. Ad Amerigo da
Verrazzano per la Chiefa di S. Niccolò oltr' Arno fece la Tavola della-*
Purificazione di Maria Vergine con molte figure ; nella Città di Prato
è di fua mano la Tavola di Maria Vergine , S. Agoftino , e S. Mona-
ca , che diftribuifeono le Cinture al Popolo, e nella perfona d' un Vecchio
con berretta , o fia turbante , che fi vede in un canto dal corno deftro del-
l' Altare , fece per mano del Curradi allora fuo buon Difcepolo , fare il
Ritratto di fé medefimo. Il quale Curradi oltre al volto del Maeftro dipinfe
più altre cofe in quella Tavola ; ficcome in quella della Trasfigurazione^
pe' Frati de' Servi , la quale quafi tutta fece di fua mano. Mandò fue ope-
re a Palermo , a Roma, a Colle , ed a Piftoja ; fimiltnente a Volterra una
fua Tavola della Vergine, quando Tale al Tempio, con S. Anna, e S. Gio-
vacchino , la quale fu dell' ultime fue opere , e mandò ancora fue Pitture
in più Terre, e Caftelli dello Stato Fiorentino. Pe'noftri Cittadini molto ,
e molto operò, e molto ancora per la Pia Memoria della Serenifs.Giovanna ^ J^D*
d' Auftria Gran Duchefla di Tofcana /appartenente a Rapprefentazioni de' Mi- rCy°fcp_sn~
fterj della Pafsione del Signore, che furono le più deliziofe occupazioni,invam
Razr,i
cui trattennefi fempre il fuo cuore. Dipinfe poi a? concorrenza di Francefco nella quinta
Poppi per la nuova Cappella de' Salviati in S. Marco , ove fu trafportato/"*»*^ deiie^
incorrotto il Sacro Corpo di S. Antonino, una bella Tavola, nella quale^ vìtcdeSanu
rapprefentò la chiamata di S. Matteo all' Apoftolato; alla quale Tavola ^r^l^hii
datò luogo a man deftra entrando; in quefta , quanto in ogni altra fua F\t~ finamente
tura fi loda ladifpofizione delle figure, fra le quali è un'Ignudo ben'intefo, viero Vetto-
e di gran rilievo ; nel Crifto apparifee vivacità congiunta ad uno fguardo ri, volgari*,*
foave "e fiero in un tempo ftelfo , in vaga attitudine , quafi chiamando il zat0
Poi dal
Publicano , e feguitando il proprio viaggio , ed accennando colla finiftra^. J^^^J"
mano fua perfona, acciò lo fegua ; nel S. Matteo pare , che apparifea la
fubita mutazione di volontà , fattali in lui per la viva efficacia della divina
chiamata; Affando gli occhi verfo il' Signore; e come uomo, che fia alienato
da' fenfi pofa il primo piede fuora dello fcalino del fuo Telonio, e lo fegue ,
mentre altri Apoftoli del Signore, ed altri ancora , che fecondo quello, che
piamente medita il noftro Buoninfegni, forfè a fuo efempio fi fecero devoti a MllaTran*
Crifto; e altri poi vi fi veggiono in atto di portar vafi d' oro, e d' argento, £*™"edi s
e danari al luogo , ove riponevanfi le Gabelle de' Tributi; fece egli perciò ^tonin0m '
apparire in efìfo luogo un' Armario , ove fon ripofte cofe di gran pregio ,
che il Pittore affai propriamente s' andò imaginando , che a firmi titolo vi
fuffero portate. Dicemmo , che il Naldini conduffe queft' opera a concor-
renza del Poppi, a cui era fiato imporlo il carico di dipignere , ficcome di
poi dipinfe, 1' oppofta Tavola dalla parte finiftra , ove rapprefentò il Signo-
re che fana il Lebbrofo ; ed ora diciamo , che nel farfi quefte due opere,
non folamente fu concorrenza fra i due Pittori , ma una certa oftinata ga-
ra di penetrare a vedere P uno P opera dell' altro ; e qui è da faperfi, che
in quei tempi regnava una gran gelosìa in Firenze fra i Maeftri di Pittura».
Z z                                   rino-
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i8o 7)ECENJìdettafJ%nLdetSEC.W:dali5%o.ali}9o>
rinomati, a cagion della quale neflunó ve n* era,che aveffe nome di valen-
te iteli? Arte , che peotietteflè, che alcuno dipignere il vedeflTe; la qual co-
fa giungeva tant*oltre, che ne meno gì* ifteffì loro Scolari poteano vedergli
in tale azione , convenendo loro lo ftarfené in iftanze appartate da quella
del Maeftro ,ed in elfa non porre mai piede;ed era dato loro per tratteni-
mento ed efercizio ordinario per apprender 1' Arte , il difegnare da altri
Difegn/, o da* Geffi , e da quefti più che da altro ; perche quefta cofa_*
del difegnare da'Geffi, e Rilievi buoni fu ufatiffima in quel fecolo, anche da
Maeftrì di primo nome, come quegli, che ponendo ogni lor fine nell' imi-
tare la maniera di Michelagnolo ; affai loro pareva di fare , quando ben^
riufciva 1' aver* imitato le parti , o '1 tutto di qualche bella Statua di fua
mano , o antica ; onde gran fatto non è , che abbiano per lo più le Pitture
loro , benché difegnate a maraviglia , un non fo che del duro, , e del le^
gnofo . Talvolta difegnavano ancora effi Scolari 1* opere finite de* Maeftri
loro , eflTehdo quefto 1* unico lor vantàggio , a diftìnzione degli altri ^ per
lo ftare ,che e' facevano in Cafa il Maeftro ,il veder l'opere finite, e poter
da quelle ftudiare prima , che fuflfer mandate a*deftinati luoghi. Per quefta
gelosìa dunque , e per quefta gara il Naldini non finiva mai di penfare ai
come , qualche modo adoperando , gli fofse potuto riufcìre il veder 1' opera
del Poppi ; e finalmente difperando d* ogni altro , rafefi la barba , che in-,
quei tempi quafi per tutti ufavafi portare ben lunga, e procacciatofi un* abi-
to da Frate di quell' Ordine de* Predicatori , con buona occafione fi portò
al ferraglio del Poppi , con pretefto di far fapere non fo che cofa al Pit-
tore, il quale intefo effer* egli perfona del Convento , per tale affare quivi
comparto , aperfe la porta , ricevè finta ambafciata , e in tanto fece vedere
al Naldini ciò , che ei non voleva, che e* vedeflTe, cofa , che rifaputafi di
poi per ognuno fu cagione di maggiore gelosìa, e di maggiore contegno
de' Profeflbri in dar vifta dell' opere loro.
Dovendofi l'Anno 1589. fare in Firenze il nobile Apparato per l'entra-
tura di Criftina di Loreno Spofa del Gran Duca Ferdinando Primo ; volle
il Cavalier Gaddi, che n' ebbe la foprintendenza , che il Naldini dipignef-
fe l'Arco del Ponte alla Carraja in tefta al Palazzo de' Ricafoli , e perche
andavano in elfo molte Storie , le diftribuì fra' fuoi Allievi , lafciando fo-
lamente a fé quella dello Spofalizio del Duca Lorenzo , alla quale però non
potè dar fine , per trovarli in quel tempo forte cruciato dalla Gotta ; e con-
duifela per lui Giovanni Cofci fuo primo Difcepolo ; che a cagione di tal
malore già aveva fatto Compagno , e partecipe per metà de' proprj fuoi
guadagni , in queft' opera diede al Cofci qualche ajuto il Curradi ; rim-
petto a quefta fu pofta la Storia dello sbarco della Spofa a Livorno : una
ve ne colorirono gli altri fuoi Difcepoli, che apprefso noteremo, cioè Co-
fimo Gamberucci fece gli Eroi di Cafa Medici ; Pontefici , ed altri Vale-
rio Marucelli , e fu quando il Padre , e la Madre di Madama odono la-.
Mefsa del congiunto ; e Cofimo Duti vi fece , quando Arrigo II. fpofa Ia_t
nipote di Papa Clemente , il quale affitte alla funzione dell' Anello. Nel
voltar lung* Arno Domenico Paffignani, che da Giovanetto era pure fiato col
Naldini , rapprefentò in due Tele la Tofcana , e la Lorena con lor fiume ,
opere maravigliofe , e perche fu nell* avvertenza del Gaddi il farle tutte
dipi-
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t
BATISTA NALDINI.        iti
dipignere a olio , acciò [ eflendo tutte di mano d* uòmini grandi ] potef-
fero reftare per ornamento del Palazzo ; anche la noftra età , per entrò; il
medefimo ancor le gode . In quello tempo dicefi, che fi portafse alla ftanza
del Naldini una femplice femminella, ed il ricercafse di far per lei un Qua-
dro dell' undicimila Vergini, e conciofufsecofache la Tavola non fufse mol-
to grande ,, voleva però la Donna , che per entro la medefima le Sante fi
vedefsero tutte efpreffe, niuna eccettuata. Il Pittore conofciuta la feniplici-
tà di colei accettò , e prefo il Quadro dipinfevi una Chiefa in tal veduta
che poteanfi ben ravvifare la porta principale, ed una porta di fianco;a pie*
della principale fece vedere una di effe Vergini in atto d* ufcir dalla Chiefa,
ed una ne figurò in atto d* entrare per quella del fianco,Tornata a/-kuisL*
Donna -, e veduto il Quadro j e che cofa è quefta diflfeMo voleva >,che mi
dipigneffe tutte V undicimila Vergini , e non veggo altre che queftd due $
e Batifta a lei ; Tappiate, madonna , eh'; elle vi fon tutte /e voi fteflaliteL/
vedrete con un poca di pazienza ; ofservatè però bène ; quefta , che ^voi
vedete alla porta del fiancò , è V ultima dell? undicimila;, che è per:-ana-
trare in quefta Chiefa , e quella che voi vedete fuori della porta Maggior
re , è la prima che n' efce ; trattenetevi qui tanto , eh* eli* efean tutte>qì&
ben le vedrete ad una ad una ■ conforme fu 1? intentò voftro. Concetto in
vero nuovo , e capricciofo , in cui diede a conofeere a?colei la fua mólta-*
femplicità.
                                                                  "' &;_'*'
Fu Batifta Naldini nel fuo dipignere affai onefte*, e fra 1' infinite Pitture,
che abbiamo vedute di fua mano , neffunagià mal fapemm© nconofcere, che
teneflfe in fé altro che modeftia, e decoro. Difegnò bravamente, ed alquan-
to in fui gufto del fuo gran Maeftro Jacopo da Pontormò, ma con un tocco
più replicato , con matita fpuntata , ed in full* appiccature fortemente ag-
gravata , Sono fuoi Difegni nelP altre volte nominati Libri del Serenifs. Gran
Duca , e moltiffimi altresì ne conferva Piero di Neri Scarlatti Gentiluo-
mo Fiorentino , fra altri di famofi Pittori , tutti pervenutigli per Eredità di
Francefco Rondinelli Bibliotecario del già Serenifs. Gran Duca Ferdinando ,
Gentiluomo chiaro per bontà di vita , per lo pòrTeffò di varia letteratura ,
e per 1* amore alle buone Arti. Fu il Naldini vario, e copiofo neli' inven-
zioni , intelligentiflìmo dell'ignudo , e graziofonelle figure; fra le veftite,
e.particolarmente in alcune rapprefentate in ginocchioni;, veggonfile gi-
nocchia troppo coperte di panni, ed in tal modo, che fannole apparire ec-
ceflìvamente grofle , come particularmènte ravvifall nelle per altro bellif-
iìme Tavole fatte da lui per la Chiefa di S. Maria Novella ;* fu fi amico
dell' Arte fua , che per ordinario non ufeiva di Cafa , fé non le Fefte a_#
fua devozione , ed anche il rimanente di quel giorno fpendeva pure in di-
pignere ; fi dilettò più della folitudine , che della converfazione ; toltone.-'
qualche tempo del Carnevale , nel quale facea talvolta alla prefenza di po-
chi amici recitare in Cafa fua Commedie del Cecchi , alle quali allora da-
vafi luogo fra le più belle. Fu ftudiofo della Commedia ; nel cibarfi fi trat-
tò lautamente ,ed in ciò che appartiene al bere, ebbe tanto fenfo, che non
folo volle fempre il miglior vino, ma nel guftarlo ftralunava gli occhi i e~*
faceva gefti fi nuovi , e C\ ftrani , che egli medefimo , quali che di fé ftefso
fi vergognafse , aveva a male d* efser' in tale azione ofservato ; e forfè av-
venne ,
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lo 2 T^ECENMdeUaTMJMJelSEC,WJdi^%Q.d 1590,
venne , che egli eoi dare alla bocca tanto cibò , e così efquifito , fei meli
dell' anno incirca ftefse obbligato al letto,per cagion della Gotta, che for-
tiflimamente cruciandolo, facevalo prorompere in difperate ftrida; ond'egli
che per natura era fàntaftico , fu molto affiduo in contendere co' fuoi , e
particolarmente colla Matrigna , la quale ( ufatjdo la voce latina ) non-,
chiamò mai , che col nome di Noverca ; con Matteo fuo Padre ,, come che
efsendo dì profeflione ftato Soldato Marittimo , forfè era di lui più bisbeti-
co * che però eidali! uno ,; e; dall'* altro apparecchiavafi in diverfa ftanza ,
fé bene fopravvenendo a Baùtta la morte prima che al Padre, fi fepararono
con grand' amore , e lacrime. Fu il fuo morire per caufa di Renella ; <lj
gran dolore apportò a chi conobbe fua Virtù ; e quattro Cavalieri d'Abito,
fra* quali due Sirigatti, vollero colle proprie lor mani cavar di Cafa, (che
era dalla Crocetta in fui canto della Viaccia) il fuo Cadavere, per inviar-
lo alia Chiefa jdi S. Michele Vifdomini, nella quale gli fu data onorata Se-
poltura; Molti furono i Difcepoli del Naldini. Il primo, e principale fu Gio-
vanni Carducci,; il detto Cofci, poi il Cavalier Curradi ; Giovanni di Dio-
nigi Nigetti fratello di Matteo , che fu Scultore, e Architetto ; di quefto
Giovanni fi veggono pochi ili me cofe, come quegli, che datoli allafequela del
Servo di Dio Ipolito Galantina, e della Congregazione da lui fondata nella
Via di Palazzuola, in tali pie oqcupazioni confumò gran parte di fua lun-
ga vita ; Cofimo Gamberucci ftette pur qualche tempo con lui , Valerio
Marucelli , e Co (imo Duty , e finalmente ebbe da lui i principi dell' Arte
il celebre Domenico Pafljgnani ,j tanto batti di quefto Artefice.
ALESSANDRO DJ CRISTQFANO DI LORENZO ALLORI ' det-ì
to altrimenti Aleffandro del Bronzino f. nacque in Firenze il giorno
de' tre di Maggio del 1535. fu gran Disegnatore , e buon Pittore. Quefti
dopo la morte del Padre , che lafciollo in età teneriffima , fu da Agnolo
Bronzini fuo Zio accolto in fua Stanza , e con fi fatta cura nelle cofe del-
l' Arte inftituito , che non avendo ancora il diciaifettefimo anno dì fua età
terminato , fece d' invenzione alcune Tavole ; poi per lo follecito defio ,
ch'egli ebbe a fomiglianza d'ognValtro Pittore Fiorentino di quel fuo tem-
po , d'imitare il gran Miehelagnolo, fi portò a pofta a Roma, dove non_
pure 1' opere di quello diedefi a ftudiare , ma ogn' altra eziandìo degli an-
tichiffimi , e de' moderni Maeftri ; e perche egli nella Scuola del Bronzi-
no erafi veftito al pari d' ogn' altro fuo Condifcepolo , dell' inclinazione
a' Ritratti ; nel tempo, che egli dimorò a Roma , fecene alcuni di qualifi-
cate perfone, non fenza lode de' Profeffori. Dovendoli poi far dipignere la
Cappella di Baftiano Montami nella Santifiima Nunziata , ed efsendo a lui
ftato conceffo tale lavoro , fé ne.tornò a Firenze , e dipinfevi la Tavola a
olio del Giudizio univerfale , che pur oggi vediamo ; nella quale volley
che fuffero tutte figure copiate per V appunto da quelle del Giudizio del Buo-
narroti, che egli aveva in Roma tanto ftudiato, acciò la Patria fua potefie
goderfi almeno un faggio delle moltiflime, e ftupende, da quel grand'Arte-
fice in efso dipinte ; di che trovo efsere lui dagli Scrittori afsai lodato, per
avere in tal modo calcato il fafto di coloro , che troppo parziali di loro
Uefiì, credono d' avvilire i propri pennelli, ogni qualvolta fi pongono a
,:.l."o,
                                                                                           far
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faf eapitalè degliìaltriihconcetti, benché da loro riconofciuti fuperiori ad
ogni perféztenàLKNelJa ftefèa Tavola dalla parte dell' Evangelio allato ad
utì Gadaveroirifofcgente con occhi bendati, e lutto il refto.del Qprpp coper-
te^ un biancotpanno $ fece il Ritratto; deli* iftefso Buonarruoti . Dipinfe
atféhé k vJosfea 9 oe tutte, le mura della Cappella j rapprefentando da una
parte la Dìfptna del Signore nel Tempio,; dall'altra il cacciarne j venditori,
e dalla banda dell' Altare della SàntiflìmaAnnunciata effigiò i vuoiti di gran
Cittadini Letterati, e Artefici di quei fuoi tempi,o ftati poco avanti a lui,
fràT quali fedeli nella più alta parte dell* Iftoria della Òifputa, preiFo af
Gapitèllò"della Colonna , che f^ fronte alla grofiTezza del mufca ,* in perfa-
àad' un Vecchio , Jacopo da, Póntormo , e Mto a quefto .ona;tefta pure ài
vècchio cóM barba bianca &^t$Q^i^Mr^m€fui$^J^^éi^9 di Piero
Vittori grari'Filofofo ; preflfo a quefto fono due in àbito Religipf® ? que|^
gfàHTo in vifo , in-più che mezza faccia , è il celebre IftorjcoDon Vincear
So (Bòrghini ■, nella faccia dell' altro è. efpfefll V; effigie di ìfl&èjn Agoftirùa?
itóSòlentfe Teòlogo , contemporaneo , e amicò del Petrarca. Dietro alla*
pérfòna di Gesù difputante^ fonò due vecchi, che per quanto/i vede di l&t
figura, moftrano di federe j il primo è il Buonarruoti, il fecondo che gli. fòa
a fihìftrà è Agriolo Bronzini Zk>^ e Maeftifo del Pittore. Una mezza-figura
chè;€a campo^ad una mano alzata di Gesù ; è fatta pei? tapprefentaxe l'effi»
gie del Gran DVcàCofimo vecchio. Vorrei io., che mi fuffe fiatò poffibile
il-dar nòtiziaMtriio Lettore:degli altri mólti Ritratti , che quivi fi veggo*?
7ma per(diligènza, che;"io n'abbia fattavtantoye non più m*e riufcito H
pòàrrintracciare di:certo, dòpo un corfo di cicca a centoventi anni, da che
e' furono dìplbtipoco dòpo vali* Anno i f%&.Pipignendoft il Ghiòftro nuovo
di S-Maria Novella de* Frati Predicatori, conrlftòriedi Gesù Crifto , 'di
S. .Domenico'y ed* altri Santi di loro Ordine , toccò ad Alefsandro a rap-
preferitare elallà cantonata di verfo la Chiefa , dalla parte del Ghiòftro vec-
chio, ad itìftanzadi;Vincenzio,e Giuliano de'Ricci,-il Corpomorto del Si-
gnore fcon Maria Vergine , e S. Giovanni , che è quanto dire , ficcome io
trÒVÒ nèllà^Gronaca manofcritta di quel Convento , il Funerale di Crifto Si-
gnor Noftrò condotto dalla Croce al Sepolcro . Dipinfe pòi'per Alamanno
Sil^làii^^lf^gfeiBP^adrìi, che fino ne' n.oftri tempi veggiamo nella Sala_,
del filò Palazzo ■ due miglia preffò di Firenze ; preflb al Ponte alla Badìa
pofleduto oggi dall' Eccelletifs. Sig. Duca Erancefco Maria Saiviati , dico
induetto ftefso Palazzo , o Villa, in cuiV Anno 1515, la G. M. di Papa-,
Leone X; venendo a Firenze di viaggio a Bologna, ebbe vaghézza di deli-
ziarli talora;-'j ràpprefentò in efsi Quadri Enea., che porta il Vecchio Padre
Anchife; Nàrcifo al Fonte, ed il Ratto di Proferpina. A Jacopo dell* iftef*
fa Famiglia de* Sai viati dipinfe a frefco nel fuo Palazzo di Firenze due log*
ge^i Fatti d' Ulifse , ed in altre ftanze ràpprefentò la Guerra de' Gatti ,'e
de^ftòpi o yògliam dire? la Batracomiomachia d' Omero ,deicolorivviva^
cori una'beiìa Grotta , e a>oliò una Cappella con altre cofe . Infinite per
così dire furono1*opere ^checohdufse quefi:'4rtefice, ma noi d* alcune fo-
le faremo menzióne ,che^eiia Città noftra fono^o più pubblicherò phYbelr
le?i'Ev di fuà mano la Tavola de' Martiri nella Cappella de'Pi&iirì S. Spig-
rito " e la Tavola' eziandìo dell' Adultera della Cappella , che fu già della
b'bA
                                                                                      Fami-
*
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%%4 T)ECBmjellaTA%lllM&mmJhl^o.d 1590.
Famiglia de' Cini"*; oggi #àt ^éi'dà:Bagnàfìm)JrKiSjìMaf]iabHoyèlla. 1^>
Sammafitàna nella' Cappellate?'Bracci ; ih Sa^klioChiefeicdello Spedar
ledi S. Maria Nuòva la Tavola/ del Cri(t0itert5ntenutO:;dap<Anggli^ ef?
fèndo poi ivénTiWpèlfiéf^M UJ^oDat&^iàiloe&Q di falconi graditojr&r
gàio alla Santa Memoria tò'l^r&rtalé'Catto Borromeo „ Aà d^unrflUi?
tratto tutto intero della SàtóÉiftia, Anntmzika 'dioFbènzè ^MqTiCi40&:ii$*f
commeflìorie ad Àleflandrtì<mcW la copiò ^ée^appuéto'deilailìflirarAi^'f^
grandezza ftelfà ; e da queftó pòi fonoiiefcitò^ìaicópie, in^ grande* 3 ;&£]$£>
cola proporzione , Che fi veggono per le Cafò del;hoftri£ititadiaik^d i$è
ftanza purede'Salvìatì dipinfe da Tavola ; :chfeè{initeftaCaHM^a|»J|e!|a;idi
S. Antoriino!in't. Marco , fCMefa, de' Frati'Predicatori •, ?amtà figura^ r$
Signore, che dòpo^a Refurrez/ione appàrjfce alla Madre ^èibl V^Ttaiiafffe?
fco della ftéfsa Cappella è purè di Tua mano. Per GiovannèiNicc^linii^ftlpv
il (opra legno le due Tavole y che non del : tutto terminate, véggiani$"$$|
entro la fuà belìiffima Cappella in S. Croce.-Fu oper.a détatóp ipètmeìJp <1&
grande, e bella Tavola delle 'Nta-zze di Cana;dir-Galilea:iidUalCJiieTah^l4e
Monache di S* Agata in via di S; Gallo alP ÀUarfmaggiorej^^tita jfòil&Tf
ftanza di Afcànio Pucci gran Benefattóre *di quelCtanvenfo^nNe^l^
Città di Pi fa fonò più fue opere , e fra r altre la Tavola d§JP fAfcend^nfDf
dèi Signore al Cielo ,]pofta nella Chiefa del Carmine . Mori-voglip;^^fft
rè^ benché ciò (ia ftato da altri fcritto , come nella RealPillai del Ifoggipx
a Gajano del Sereniffimo Gran Duca>, fin da' tempi d'Andreà-o^ SartQera~
no ftaté date a dipignere in* una gran Sala diverfe Storie aj&ef4ói una. ave*
¥ane cominciata, e condotta ìmolto avanti lo < fletto Andrea.^$rj:£uifju ■t§^
prefentato Cefare in Egitto regalato da popolazioni diverste ^diqvarjdoni/*
ed in quefta fu voluto lignificare quando il magnifico Lorenzo jele* Medici
il vecchio fu prefentato di molti "ftràhieri Animali; ma tal.Pittura per ^or^
te d' Andrea era rimafa imperfetta ; ad Alefsandro dunque ftì da|QrOE|(^
di darle fine, il che fece felicemente, feguitando in parte Piovendone 4' 4fì^
drea , ed in parte valendofi de' proprj concetti. Jacopo dacPontòrmo $$fo
vavi dipinte, intorno ad un fineftròne , o occhio- che .dk^glkiio-i^in^
fé con alcuni Paftori. Il Franciabigio avevavi Ì2MQX2Lino^Sm^ùkMp4èrw^
quando Cicerone , dopo PEfilio , fu per decreto pubblico icfrjajfato! 'Pad^e;'
della Patria , e tale Tftoria dovea condurre il Franciabigio per, alludereiftjjk
ritorno di Cofimo de" Medici il vecchio in Firenze; ed ifhbftfo Alefsand^
rimpetto a5quefte, fece i Pomi deli' Efperidi, guardati dalle Nipfe ,.'4%$rff;
colè , e dalla buona Fortuna , e {otto la cornice , e fopr?;alle due fineftre^
la Fama , la Gloria , e V Onore. Dipintevi ancora fopr' una Porta la fiorai
tezza , la Prudenza , e la Vigilanza ; e lòpra uró altra;Porta tót^agnajii-,
mità , la Magnificenza , eia ^Liberalità , e finalmente rimpetto alPlftoisia;}
d\ Andrea rapprefentò'la Cena di Siface Re de' Nùmidi fatta a Scipione ,
dopo che égli ebbe rotto Afdrubale in Ifpagna y nella qualle Moria volici ■
mqftrare il gloriofo Viaggio dèi magnifico Lorenzo.. al ; Re^itNapoli H d%,'
cui fu fi fattamente onorato ,-còme a tutti è noto, H. Franciabigio altresì
avevavi fatta; uh* altra Storia-y cioè quando Tito C^inzio-Flamfflinio ^an-
dò nel Configliò degli Achèi contro V Oratore degli Etoli^ del Re-A n^
* tioco i, difluafe la lega , Che disegnavano concludere gli Qratori ! , cogli
Achei
■i
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rfLES SANT>%0 ALLO\I. 1S5
Achei medefimi, e fu concetto del Poeta, che in effa Storia fuffe figurata la
Dieta di Cremona , nella quale il Magnifico Lorenzo difturbò i difegnì
de' Veneziani avidi di condurti al pofleffo dell' Italia tutta ; e tanto bafti
intorno alle Pitture del Poggio a Cajano. Effendo venuto in penfiero a Don
Aurelio da Forlì , di fare una nuova Cappella per entro la Chìefa dell' al-
lora fua Badìa di Paffignano , acciò potette più decentemente contenere il
Sacro Corpo di S. Gio: Gualberto Fondatore di fua Religione Valombrofana,
volle che Aleffandro ne faceffe il Difegno, ficcome fece, e dipinfevi anche
la Tavola del Crifto morto , i tre Angeli , e Maria Vergine , ed in oltre
vi rapprefentò più Miracoli del Santo. Mandò anche quefto Pittore più fue
opere per la Lombardia; a Meflìna ; e fino a Parigi; ma troppa lunga cofa
farebbe il far menzione di tutte le Pitture fatte da effo ; fra le quali in di-
ligenza, difegno, e vaghezza non tiene l'ultimo luogo un Quadro, che egli
condurle per lo foprannominato Jacopo Salviati , ove egli rapprefentò la
gloriofa difcefa del Signore alla liberazione de* Padri nei Limbo ; ne poco
penfiero ne apporterebbe il volere rintracciare la quantità de'Cartoni , che
egli, fatto foprintendente dell' Arazzerla del Gran Duca, ebbe a dipigne-
re. Infiniti poi furono i Ritratti , che fece Aleffandro di divertì Principi ,
e Principeffe, Cavalieri, e Dame , concio fuffecofache egli in fimile facoltà
fufse franco, e diligente infieme ; e facefseli fomigliare a maraviglia ; on-
de in ogni tempo , non ottante 1' altre fue grandi applicazioni, li conven-
ne intorno a ciò impiegarfi molto . Aveva egli fatti fin da fanciullo grandi
ftudj nell' ignudo, e trovanti" Difegni di fua mano incominciati dall' ofsatu-
ra poi veduti dall' Anotomìa , e finalmente veftiti di carne , e pelle ; e
non è maraviglia , che egli ciò potefse agevolmente fare ; perche trovali
in alcuni antichi, e fedeliflìmi manufcritti, che egli teneva appofta per en-
tro i Chioftri di S. Lorenzo alcune comode ftanze , per lo folo ufo dello
fcorticare , che faceva del continuo Cadaveri , difegnare , e modellare
da' medefimi ; e fu per efsere un tal luogo molto infaufto per Lodovico Ci-
goli allora giovanetto , e fuo Difcepolo , il quale per defiderio d'appro-
fittarfi in fimile ftudio, volle per gran tempo fare ancor efso quanto il Mae-
ftro faceva , e concioffiache egli fufse di delicata compiendone , fra per lo
terrore e per la puzza di quei morti corpi, alterò fi fattamente il fuo na-
turale ,'che ne ricavò il mal Caduco , il quale per lo tempo., che feguitò
a travagliarlo , fu quafi per togliere a lui l'applicazione all' Arte , e in-
fiememente al Mondo quel grand' Uomo , che egli poi in effa riufcì. Fu
ad Aleffandro un cotale efercizio non folamente di gran profitto per V in-
telligenza de' mufcoli , che e' moftrò fempre nelle fue Pitture , ma ezian-
dìo occasione di giovare a molti col modellare , che e* kce dal vero più.
Notomìe; e finalmente diedefi a comporre un certo Libro in forma di Dia-
logo , del quale, non ha molto, vennero finto l'occhio noftro alcuni Fram-
menti di fua propria mano fcritti, e voile in efso Libro tutto pieno d'Efem-
plari, difegnati pure di fua mano, diligentemente incominciarli dall'occhio,
e feguitare fino al rimanente delle parti , e delle membra , prima molan-
dole in Ifcheletro, poi in Notomìa , e finalmente in carne , e pelle ; non
fappiamo già dire , fé 1' opera rimaneffe compita , e melfa come diciamo
al pulito ; giacche quel che a noi è riufcito vedere , non trafeende le par-
Aa                                                   ti
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:
18 6 VECEN. I. della 7A% III del SEC.W. dal 15 8 o. al 1590;
ti della tefta con poco più, ed è la prima bozza de' Difegni , e del Dialo-
go antidetto , dal principio del quale pure fi raccoglie qual fulTe fua inten-
zione intorno al condurlo a fua fine. Giunto finalmente Alefsandro a ftato
di molto grave età, pagò il comun debito alla natura alli 22. di Settembre
dell'Anno 1507. Iafciando dopo di Te Criftofano fuo figliuolo , che per l'in-
celfante ftudio dell' opere del Coraggio, del Cigoli , e d' altri de' più fa-
mofi coloritori , che aveffe fino a' fuoi tempi avuti P Italia , fi fece quel
valent' uomo nelP Arte della Pittura, che moftrano P opere fue. Con que-
fto però ebbe Aleffandro non poche riffe a cagion di non averlo mai potu-
to indurre a feguitare la propria maniera , come nelle notizie dello fteflb
Criftofano diftefamente , ed a lungo racconteremo. Fu al Corpo d' Alef-
fandro data Sepoltura nel luogo, ove il Corpo giaceva d' Agnolo Bronzini
fuo Zio , e Maeftro , nella Chiefa di S. Criftofano in Via de' Calzaiuoli,
dove io trovo che fuflTe anco fepolto l'Anno 1580. Agnolo d' Aleffandro
Allori , che io mi perfuado , che Me un'altro fuo figliuolo , e fratello di
Criftofano ; non lafcerò di dire , quanto io trovo cioè, che egli fu Citta-
dino di noftra Patria , e del Magistrato del Dugento ; ed ebbe di fuo Ma-
trimonio , oltre al celebre Pittore Criftofano, due altri figliuoli, cioè Agnolo,
e Baftiano , i quali veftirono Abito Religiofo.
Il Ritratto d' Aleffandro in ultima età , che veramente par vivo , vede-
fi in uno de'Quadri laterali della Cappella dell'Amelia , intorno al Coro
della Chiefa della Santiffima Annunziata , dico in quello , che è dalla-*
parte di verfo P anditino , che viene di Sagreftla , ed è rapprefentata nel-
la faccia d' un vecchio , che guarda chi il mira , con un piccolo Collari-
no , fra una Tefta in mezza faccia , ed un' altra veduta dalla parte di die-
tro d' un' uomo , con mantello roffò. Il Quadro è forfè la più beli' opera ,
che partoriffero i pennelli di Criftofano fuo figliuolo ; e la Tavola di
quefta Cappella fu fatta P Anno 1602. dallo fteffò Aleffandro Allori già
decrepito.
ALESSANDRO DI VINCENZIO FEI Detto comunemente Alefsan-
dro del Barbiere , avendo avuti i fuoi princìpj del Difegno , da Ri-
dolfo del Grillandajo, e poi da Tommafo da S. Friano quegli della Pittu-
ra , fu molto adoperato in Firenze fua Patria , ed in altri luoghi nel Fio-
rentino , Pifano , e Senefe , fece opere a olio , ed a frefco , che lunga co-
fa farebbe il raccontare. Mandò anche una fua Pittura a Meffina , che fu
pofta nella Chiefa della Nazione Fiorentina ; ciò furono dodici Storie a
olio rapprefentanti fatti di S. Gio: Batifta Protettore della medefima ; e altre
Tavole pure vi mandò, che ebbero luogo nella maggior Chiefa , ed in altre
ancora . In Francia furono anche trafportate fue Tavole, in una delle qua-
li aveva ritratto al vivo Antonio del Bene in Abito di Gonfaloniere , lo
Stendardo della Città ; in altra Tavola aveva rapprefentata in una figura la
Città di Firenze : anche in Germania mandò un S. Gio: Batifta nel Deferto
preflb al fiume Giordano , opera de' fuoi pennelli . Fu da lui dipinta la
Cappella della Madonna dell' Umiltà nella Città di Piftoja a frefco , coti^
Iftorie di Maria Vergine , e la Tavola a olio , ove fece vedere P Affunzio-
ne di Maria Vergine , alla quale fu dato luogo nella Chiefa della Madon-
na del
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'
na del Letto. In Firenze per la Compagnia di S, Brigida fece una Tavola
d' un Crifto Crocififso , ed alcuni Santi . Per la Chiefa di S. Pancrazio
deV Monaci Valombrofani colorì la Tavola di S. Baftiano . Il Crifto alla
Colonna in una gran Tavola in S. Croce alla Cappella de* Corfi è pure di
fua mano ., e delle migliori cofè fue. E* ancora fua Pittura l'ornamento col
Padiglione , e gli Angeli a frefco , fopra la Nonziata di rilievo , di mano
di Donatello, in efsa Chiefa . In S. Pier Maggiore è la Tavola della Cappel-
la di Cammillo degli Albizi,ov'è la gloriofa falita al Cielo del Sig. Noftro
Gesù Crifto , e la Cappella eziandìo.fu fatta con fuo difegno ', e fono pure
fue le Pitture a frefco , che per entro la Cappella ftefsa fi veggiono ; e tut-
to , non oftante quello, che s' abbia ferino altri , riprendendo il Bocchi,
che dica efser la Tavola di mano d* Alefsandro , quando nella Tavola (co-
me egli fcrifse ) è notato a lettere d' oro Bernardo "Garbini] perche la Ta-
vola è veramente d' Alefsandro del Barbiere , e lo dicono più Scrittori di
quei fuoi tempi medefimi, e particolarmente Raffaello Borghini , che glie
le vide fare ; equando quello , ed altri Scrittori non lo dicefsero, a ehi
ha occhio erudito dicelo efsa medefima ; è ben vero , che tanto la Tavola,
che le Pitture a frefco , qualunque,elle fi riufeif$ero in bontà , a cagione^
deli* umido, o d' altro qualfifia accidente, fono oggiJn gran parte malcon-
ce--,, e guafte* i;m>l lì-aì: ;i; jnEifi9.fi! .<>v*-i -"/;"^. ì"}2 \            :i>. o.n
EfiTendo fiatane'tempi di quello Pittore :da Bartojpmmep Ammarinati ri-
dotta a gran fegno la bella Struttura della Chiefa di;S.Giovannino de'Pa-
dri Gefuiti , furono ad Aleffandro ordinati per dipignerfi quattro (pazzi con
Iftorie della Vita di Crifto,nella parte più alta fra* Fineftroni, tali furono
la Cena del Signore , la Trasfigurazione -, S., Giovanni Evangelifta, quan-
do moftraS. Pietro a Crifto, e g\i Apoftoli quando caffettano le reti, ope-
re , che oggi hanno perduta ogni lor bellezza , per effér-e ftate dal tempo
fcolorite , e guafte. Fu quefto Artefice molto pratico; in Profpeti va, edin^
alcune opere fue di Pittura, fece/vedere un certosine di tenerezza maggio-
re di quella , che avevano più Maeftri del fup t&mpa ; ed io mi perfuado
che ciò addiveniffe , per avere egli incomiue]ato,ai vedere le maraviglio^-/
Pitture del Cigoli . NelÌeiigu»fóc^fc#ifi^^0fagl^nj|e?^ fu pratico , fpedi-
to,e copiofo d'invenzioni;-ondepóltre alle molte, che gli furgn date a fare
per lo tanto rinomato Scrittojoi del Setenifs. Gran Puca Francefeo ,neabbellì
ancora altri Gabinetti , e Stanze perediverfi Gentiluomini ; e fifa gli altri
per Matteo Botti , per lo Cavaliere Niccolò Gàddi, e per Raffaello Bor-
ghini^ E tanto balli aver detto diqueft' Artefice & oyis 'im hf>. on .
*ni-b.cw3 '.h 'iìvv-p.Qfilóì iìì :-:r;> oo'j ^■m^t^taiBH a Lvurnui -f.Mwqs ,--v?n
GIOVANNI DI BENEDETTO BANDINI Scultore , detto Giovanni
VJ dell' Opera , fu Difcepolo di Baccio Bandinelli , dopo la morte del
quale intagliò quafi tutti i baffi rilievi di Marmo , che adornano i pilaftro-
ni del Bafamento del Coro in 5. Maria del Fiore. Per la fteffa Chiefa fece
di fua mano le due Statue , alte fopra quattro braccia , e mezzo ; cioè
il S. Jacopo Minore y e/1 SI Mip®9Apoftoli y i quali tutti IavOfl >ì effen-
do ttati da lui fatti dentro alle funse , e portici dell' Opera , dove più an-
ni a tale effetto ^trattenne<$!s§jà acquiftarono il fòprannome di Giovanni
dell'Opera \ per lo quale fu poi fempre chiamato, e intefo. PerGiovan-
Aa 2                                       ni
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t88 VECEN.I. detta ^MJÌI.dèlSECM;dal 1580.*/1590.
ni Niccolini Nobile Fiorentino fece la irànae e bella Statua dell' Ercole^
che ammazza T Idra , la quale veggiamo nel fuo Palazzo di Via de' Ser-
vi. Per una Fontana in* teftà all' Orto del già Monfignore Altopafcio, in-
tagliò una figura d' un Giafone, Statua quanto il naturale , e due Moftri
marini e fece anche il Ritratto di Monfignore fteffo. Fu opera fua la_*
Statua 'di Marmo , che rapprefentà 1'- Architettura fopra il Sepolcro del
Buonarroti in S. Cróce. Ebbe quefto Artefice un genio particolare nello
fcolpire Ritratti al naturale, ed oltre a quanti ne fece per mandare di la
da i Monti , fé ne veggióriò in Firenze fino al numero di dieci , cioè a di-
re cinque del Gran Duca Cofimo Primo , che uno fopra la' Porta della Cafa
de Minerbetti da S. Trinità, uno fopra quella della Cafa del CavalierGad-
di da Piazza Madonna, una in Cafa del già nominato Giovanni Niccolini,
una, che fece per Bernardo Soderini, una finalmente fopra la porta dell' Ope-
ra di SrMaria del Fiore. Altrettante del Gran Duca Francefco, una fdpra
la porta della Cafa , che fu di Carlo Martelli in Via de' Martelli, unà.fo-
pra la porta delle Suppliche agli Ufizi nuovi , una chef ecene per lo fteffo
Giovanni Niccolini, una fopra la porta della Cafa di Giovanni Benci, 1' ul-
tima foprà la porta del Palazzo di Benedetto Oguccioni in Piazza del Gran
Duca .Trovali in un Libro di ricordi dello Scrittojo delle Fortezze , Còme
il giorno de' 15. di Settembre 1596. mediante lettera fcritta da Lorenzo
Ufimbardi fu comandato dal Gran Duca a Girolamo Seriacopi , che pron-
tamente ordinàffe a Gìo; dell'Opera il far di Marmo un Ritratto dell': Al-
tezza: fua , per donare a Girolamo Gondi , e che data tal commeffione ,ed
cfeguita, fu la Tefta d* ordine di Lorenzo Gondi, confegnau qua a'SalTet-
ti , e Gìurihi, cred' io fenz'" alcun'dubbio per farla pervenire a Girolamo
in Francia, do ve pure furono in diverti" tempi mandate molte Tefte di fua
mano , rapprefentanti Jmperadori, ed altri Infigniffimi Uomini, ed altre ne
intagliò per Jacopo Salviati j e-per altri noftri Cittadini. Fu poi condotto a
Pefero a' fervigj di Frahteféo Maria Feltriò della Rovere Duca d' Urbino ,
per cui condulfe diMarmtf il Ritratto, maggiore del naturale, di eflb Fran-
cefco Maria , del Vecchio Duca Francefco Marianna, Venere con un Cu-
pido , che fotto il finiftro piede'tiene-'unipefce; ed un' Adone con Cane , e
fpiede gettò di Bronzo ; fece anche per lo medefimo Duca gli ftudj,eimo-
delli , de? quali crediamo \ che còndtrcefife anche il getto jp cioè d' unhel-
liffimo Cavallo in atto di {altare . eifopravi la figura, d' un Cacciatore , che
coli' afta terifce un Cignale , mentre tin^Gane rabbiofamente V afferra per
1' orecchio , ed un' altro ffa latrando ;: opera Che per la vaghezza dd;pen-
fiero, e per la diligenza,, e naturalezza,con che fu folito quefti di condur
P opere file'j non poteriulcirfeyfe non defgna d' ammirazione , perche! egli
veramente fu un valetìt' Uomo , e grand' Imitatore del Bandinello , par-
ticolarmente nell' intelligenza, e pratica del Difegno, ed in ciò, che ar Ri-
tratti appartiene , non ebbe ih Firenze ehi liei fuo tempot gli fuffe<eguale .
Uv'.^i ; GÀ'-V'ilTI '.; , ,':.! >3Iìld Ci-J J JìjK.' SffTOÌ S**i I.C -■}',• *JL ti? 30Jfa pi ^j(ii;-Ul £'{*} ih
Tj-RANCESCO DI SER FRÀNCESG0MOR ANDINI Nativo -della-
jF Terra di Poppi in Cafentino , e però detto comunemente il Poppi 1 o
francefco Poppi , fra quantii altri maneggiarono penneliooin Firenze , fu
in ogni forte di lavori adoperato r; In puerile età applicato agli ftudj, ùn^
s fi .fi                                            giorno
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FRANCESCO MO\ANVINI. i%
giorno efleri^ofi con quella curiofità / che è propria de' fanciulli , metto a
copiare alcune Stampe , le^feppe così ben Contraffare f che vedute in Fi-
renze da Pier Vafari fratello di Giorgio , ed allo fletto Giorgio fatte vede-
re fecero fi , che egli procurafle d* averla in fua Scuola , con farlo a tale
effetto lafciare di fubitò la Patria, e gli ftùdjdelle lettere , per darfilutto
a quegli della Pittura , nella quale avendo irt breve fatto conoscere fuo ta-
lento; non però affittito di tale abbondanza di Beni di fortuna , onde po-
tette in quei principi mantenerti in Firenze ; fu dall' eruditiflìmo Don Vin-
cenzio Borghini, Priore degl' Innocenti ricevuto in Gafa a proprie fpefe , e
dalla di lui aflìftenza ', fenza però abbandonar là Scuola del Vafari, ebbe>
ogni comodità di fare ftudj neceffarj a qudl' Arte . Fu delle fue prime ope-
re, una Tavola della Coronazione di Maria fempre Vergine ;; alla quale fa
dato luogo nella Cafa di"quello' Spedale"nelle ftanze delle Donne . Per la
Badìa di Poppi fua Patria colorì una Tavola del Santifs. Rofario,ed un'al-
tra dr un S. Gio: avanti la Porta Latina ; Coli' occafiorie del Battefimo del
•Principe D. Filippo de' Medici dipinfe due: Tele , chefuron mandate, alla
Regia Villa di Pratolinot, in una rapprefentòil Battefimo di Goftantino , e
nell* altra quello del Popolo di Firenze, Per;'lo Gran Duca Èrancefco colorì
più Quadri in Pietra Lavagna 4«nelle quali fece vedere Iftorie dell' Àrte^
Chimica, dell' età dell' òro ,iCampafpe donata ad Apelle da AleflandroJ e
per 1' altre volte nominato Serittojo di quella Altezza ' dipìrife a frefeò gli
Elementi y« Prometeo còlla Natura. Per Pandolfó de' Bardi de'Conti dì Ver*
nio , dipinfè iteCrorifiiffòed: un'altra figura del Signore morto , eda|*»
preflo , la Vergine comaltri Santi, W di fuabmano la Tavola dell' Immaeu*
lata Concezione di Maria-fempre Vergine , in S. Michèle; Vifdomini , sai-
1' Altare de? Buontalenti ; e quella altresì della Purificazione in S. Piero
ScheraggiOfficcome quella della Refurrezione del Figliuolo della Vedova in
S. Niccolòdtr' Arno alla Cappella de' Nafi. iFece a concorrenza di Batifta
Naldini la Tavola della Sanazione del Lebbrofo, che vedefi nella Cappella
de' Salviati in S. Marco , Chiefa de' Frati Predicatori. Mandò fue Tavole a
Napoli, a Faenza , a Piftoja.., a Frato mColle , ad Altopafcio, a Cafti-
glione , a S Miniato al Tedefco, all' Eremo di Camaldoli, a Poppi fua-»
Patria j e per tutto il Cafentihò. Per, molti noftri Cittadini dipinfe Quadri
di Sacre Iftofìe v e fece gran numero di Ritratti per avere avuto in tale fa-»
colta non pòca inclinazione^bb'^'ier? *j ,-tU*j^oi.- odìiT b-v
Fu franchiflìmo nel maneggiare il colore'-, per ordinario conduceva le_/
fue Tavole ; fénza prima aver fatto altro Studio , che il dintorno col getto
(opra la medefima Tavola. Hanno nonditrieriòlefue Pitture alquanto di quei
duro ; che abbiamo altre volte detto, che accompagnava 1' opere di più al-
tri Pittori Fiorentini del fuo tempo , defiderofi d' imitare Michelagnolo^ e
particolarmente di coloroij che ufeirono della Scuola di Giorgio , e chè.in-
fieme con etto lui , e con/uoi difegni , ed invenzioni operarono ,* tuttoché
fi veggano bene intefe le figure /ben difegnate , in buone attitudiniy bene
abbigliate, con arie di teftegìudiziofamente adattate alle figure ftefle, il luta-
to però .privo di quella morbidezza , e ferità di colorito;, che infegnarono
in que' tempi ifteffi i Venerile Lombardi Pittori,che da;più d* uno di quei
di noftra Patria , con affai miglior configlìo ^ fu non utenza grande ftudio
apprefo , e feguitato.
                                                               FRAN-
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<l .thi'i;;<-.; -sfr ^o;/^l rj-a nolo) Bnìiri .fiuriqno*! ir e osa
AfFamigliadè? Ferrucci di Fiefoléper lungo corfo di lu£-
itrie ftata fòlita dare alle noftre; Arti fuggètii «dìverfi, ina
e particolarmente alla Scultura ; il prime* ^fdv jeui fia ap-
preffo-idi nói la notizia, fìtunutalé; Ftòngàfc&p, che anche
I trovafi elfere; ftato chiamato francefeo del T'adda, il quale
dopo P Anediò dì Firenze, ne* tèmpi ^i Clemente VII.
infiemé coriMccolò dettoci' Tribolo, Raffaellc* da Mon-
telìfoò , Ffatfcéfcó'da S. Galla it Giovarne^ Girolamo Ferrarefe , Simon
Giòli^ Rifilerà daPietraSantai^d con Sincri ^ofcaicelebrenlntagltatore di
Màrm'iriJ fiiportb alla S. Gala duLoreto , per dare adempimento al nobile
concetto di'%ùél: Pontefice, che fu di finir -, Pi-Ornato, della sn Cappella, co-
minciato dai leone X. e: che per morte di Andrea Contucdidal Man-
W a Sanfovinb era rimalo imperfetto; e dopo avervi per qualche tempo op&è>
rato ; per ordine dello fteffo Pontefice Clemente VII. ebbèjjàtórnarfen^
iriueme cogli altri Maeftri, per qui vi Cotto la feorta del Buonarroti dar fine
a tutte quelle figure, che mancano alla Sagreftìa, e Librerìa di 1S; Lorenzo,
cd:a^tutta il (lavorò, fecondo i Modelli™, e lotto <la correzione dello ftefso
Mièhélagnòlo, ftatb rimandato anch' elfo in diligenza a Firenze a tale eft%&*
to dal Papa, infierhecon Era Gioì Angelo de- Servi.E gii^cfeìJ^ontelupo,
eda Fra Gio; Angelo erano;fiate fatte le due Statue del S.psfimtìi, e S. Da-
miano , e dal Tribolo i Modelli, e parte delle doie figure di Marmo , una
per io Qeloi),i e.Jf filtra per la Terrà , che dévean collocarli una di qua;, e
una di la alila: Stàtua del Ducali Giuliano de' Medici ; e dagli: altri era fta-*
to dato forfe; principio ad altri Modelli, e figure ^ .quando col mancare della
Visa.di Clemente] mancò altresì Pimpulfo a feguitare P opera 7 e reità la
Sagréftìa còlle fole Statue del gran Michelagnob ,e colle due del S.Cofimo
eS.Damiano^che al prefente vi ti veggiono.Quefto Francefco dunque-,a cui
fra gli altri toccò la mala foriedi; perderò* làpartei,che gli rodeo in quel gran
lavoro ijj potè molte còfe cpndurre con fue* fcarpèllo , delle quali non è ri-
rnafa notizia alcuna ; <jueff0'però abbiam potute» ritrovare; 4 cioè che egli
fuCe Maeftro di guelP Andrea di Piero Ferrucci , pure da Fiefole-, Sculto-
re:, di cui vedefi^ nella CattedràUe di Firerize Ja Statua deljS. Andrea Apo-
ftolodiMarmo^eìla Teftadi Marfdio Ficinorpóffa fopra la.fua Sepoltura.
~VlP. /H
                                                                    ' '>:h:y:] : Quew
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FRANCESCO F EX%.UCC1. 191
QyefV Andrea fece a Imola nella Chiefa degP Innocenti una Cappella di
Macigno. Nel Cartello di S. Martino di Napoli molte cofe intagliò, ficco-
me in altri luoghi ancora di quella Città. E* di fua mano nella Chiefa del
Vefcovado di Fiefole una Tavola con figure tonde , e di baffo rilievo,che
fu pofta fra le due fcale; e nel mezzo della Chiefa di S. Girolamo nel Mon-
te di Fiefole , già de' Padri Gefuati foppreflì da Clemente X. fu accomoda-
ta un'altra fua piccola Tavola'di Marmo. Per la Città di Volterra fcolpì in
Marmo due Angeli di tondo rilievo, che fi veggiono in una di quelle Chiefe.
Mandò fue opere in Ungheria, e tali furono una bella Fontana, ed una Se-
poltura, che fu portata a Strigonia . Finalmente dopo aver molte opere fatte
degne di lode , nelP Anno 1522. finì il corfo di fua vita . Vi fu poi quei
Francefco di Giovanni di Taddeo Ferrucci , detto altrimenti Francefco del
Tadda ( cred' io dal nome abbreviato di Taddeo fuo Nonno ) quel Fran-
cefco dico , di cui ora principalmente fiamo per parlare ; quefti fi tien per
fermo , che fuffe il primo che trovaffe 1' invenzione d' una cert' acqua atta
a temperare! ferri per lavorare la pietra , da noi detta Porfido, da' Greci, e
da'Latini Forphyrìtes [cioè Pietra purpurea] da gli antichi Tofcani,e da Giovan-
ni Villani detta perciò Profferito, e non già per la profferta fatta delle Colon-
ne da' Pifanì , come per alcuna Cronaca è ftato fcritto , e che ne deffe il bel
fegreto al Gran Duca Cofimo Primo, o pure che e' fufle il primo che lo fteffo
fegreto riceveffe dalla mano di. quel Principe , a cui da altri fuffe ftato do-
nato , giacche dagli antichiffimi tempi fino a quei di quefto Artefice , non è
che io fappia venuto a notizia di alcuno, che tal pietra , che è d' impareg-
giabile durezza, fuffe mai ftata lavorata ; ed anche da' tempi di queft' Ar-
tefice in poi fempre fu lavorata in quei pezzi folamente , ne' quali ci era_0
ftata in antico qua portata dall' Egitto lavorata, e foda, e anche in pochif-
fima quantità. Contribuifce molto al poterli credere, che Francefco ne fuffe
P inventore , il faperfi , che egli fu veramente il primo a farne divertì lavori,
e di più ne da qualche apparenza il fuo Teftamento, ove fi dice Prudens Vir
Magnificus Prancifcus quondam Joannis Taddei de Féfutis Sculptor Porfidi
, é*
ipfe lnventor, feù renomutor talis Sculpturg , é* Artis Porfidorum incidendi. Co-
munque fi fuffe la cofa , egli è certo che quefto Francefco d' uno fmifurato
pezzo di quefta duriflìma pietra cavò la maravigliofa Tazza della Fonte.;
de' Pitti , ed un belliflimo piede. Fece il Ritratto dello fteffo Gran Duca_*
Cofimo Primo, e quello altresì della Serenifs. Donna Leonora di Toledo fua
Conforte, ficcome ancora una Tefta di Crifto noftro Signore. Circa dell' An-
no 1563. era ftata dalla Santità di Papa Pio IV. mandata a donare al Gran
Duca una bella Colonna di granito di braccia tre di diametro d'ordine Do-
rico , che poi del 1564. fu eretta fopra un bel piediftallo nella Piazza di
S. Trinità in luogo appunto, ove elfo Gran Duca ricevè la nuova della con-
seguita Vittoria avuta contro 1' Armi Franzefi , e Piero Strozzi nello Stato
di Siena, la quale erezione fu fatta con difegno di collocare fopra effa Co-
lonna una grande Statua, ónde al noftro Francefco fu data commeflìone d'in-
tagliare in un gran pezzo di Porfido la figura della Giuftizia, al che fare egli
s' applicò di gran propofito ; e perche la Colonna, fin tanto che fuffe data fi-
ne alla Statua , non apparisse (tremata, e tronca , fu fopra di effa adattato
un Capitello di legname , che vi flette fino all'Anno 1581. nel quale a' 13.
di "
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ip2 T>ECEN.lJellaTA%IlLdelSEC.IVJal i fia.al i590,
di Maggio toltone il Capitello di legno, vi fu fermo il bel Capitello di pie-
tra , e fopra elfo fu collocata la Statua del Tadda ; e perche a Francefco
era convenuto avere P occhio di metter in opera nella fua figura tutta la
lunghezza del faflTo, per non iftritolare un fi bel pezzo, fu neceffario anco-
ra , che egli nel veftirla fi teneflfe alquanto fcarfo, e ftretto i obbedendo al-
la fottigliezza del medefimo ; ella poi pofta al fuo luogo comparve all' oc-
chio di chi foprintendeva fi fvelta , che fu avuto per bene il farle attor-
no pendente dalle fpalle il panno a fvolazzo di Metallo , che al prefente
vi fi vede. Fu Francefco Ferrucci, a cagione di fua virtù, per gran tempo
trattenuto da'Serenifs. Cofimo Primo , e Francefco Primo con molte ono-
rate provvifioni , onde probabil cofa fi è , che egli per queir Altezze altre
opere conducente, ma quando anche ne avefse il medefimo tiel corfo di mol-
ti anni che e1 vifse fcolpite altre cofe , oltre a quello , di che fopra abbia-
mo fatta menzione , ed oltre al Ritratto di fé ftefso , di che poco apprefso
parleremo , averebbe egli ai certo fatto non poco in riguardo delP eftrema
durezza di quella indomabil pietra . Venuto finalmente P Anno 1585. ven-
ne altresì per Francefco quel giorno , che fu 1* ultimo de* fuoi giorni ; P ul-
timo del mefe di Aprile.
Mancato che egli fu a quefta luce , fu il fuo Corpo dalla Città di Firenze
trafportatoalla Chiefa di S.Girolamo di Fiefole, poco più d'un miglio dittan-
te, per entro la quale nella Sepoltura, che egli medefimo erafi l'Anno 1576.
fatta fabbricare, fu ripofto, ficcome noi troviamo in un ricordo, che noterei
mo più avanti. E* quefta Sepoltura nel pavimento della Chiefa dalla parte-/
deftra entrando ; vedefi ella nobilmente adornata in un Marmo di forma.*
quadra , da i lati del quale Ieggonfi quefte parole.
Fiat mifericordia tua Domine fuper nos , quemadmodum fperanimus in te.
Nel mezzo è la Lapida pure di Marmo, attorno alla quale èfcritto.
Idem hic Francifcus Joannis filius. Sibi fuifque lìberis & defcendentibus,
Nella parete del muro, prefTb alla Pila dell' Acqua Santa s'alza un' altra la*
ftra di Marmo colla feguente Intenzione,
                    .                      ;~
Francifcus Ferruccius Fefulanus.
Qui. cum Statuariam in Porphyritico lapide mult,
Ann. unicus exerceret, eaque fingulari
Virtute . Cofini Medi ce s. & Francifci
Filii Magnorum Etrurie Ducum . Stipenditi auéius
Efjet.ad excitandam fuorum Munìcipum ingenia. poni
Curatoti. Anno Dom. M, D,L. XXKJ.
Sotto P Infcrizione è P Arme di fua Cafa ornata di varj Marmi, e fopra P iftef-
fa Infcrizione è P effigie di Francefco di bafso rilievo in campo verde ovato
dal medefimo Francefco in Porfido intagliata , in atto riguardante verfo la».
Porta della Chiefa.
In un Libro di ricordanze del Convento di S.Girolamo di Fiefole 9 fpet-
tante nel prefente tempo alP Eminentifs. Signor Cardinale Nerli Commen-
datore , attefe la foppreflìone del Convento , che fu già de' Padri Gefuati
come fi è detto; efiftente per detto Eminentifs. apprefso Don Agoftino Baz-
zana Procuratore , ed ultimo Priore del Convento medefimo, trovafi come
il Ferrucci a'20. di Luglio 1577.depofitò nello Spedale degl'Innocenti cer-
to da-
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F\ANCÉS CO FEXXUCCI. i9$
to danaro, acciocché impiegato in beni ftabili, ne fervifse P annua rendita,
per fuffragare P anima fua , e de' fuoi pafsati ; e v' è la memoria del giorno
di fua morte , che fopra accennammo. Lafciò ragionevoli facultadi , delle
quali rimafero Eredi Giovan Batifta, Cofimo, Vincenzio, e Romolo fuoi fi-
gliuoli , ed a quefto Romolo reftò il fegreto di lavorare il Porfido. Seguitò
P Arte del Padre, e riufcì (ingoiare nello fcolpire in pietra ogni forta d'Ani-
mali quadrupedi, come più a baffo diremo.
Di quefta Famiglia, e di queft' Arte della Scultura fu poi un' altro Andrea
di Michelagnolo, che fu di Baftiano figliuolo di Domenico di Piero di Mar-
co , e noi notiamo tutta quefta Afcendenza per giungere a quefto Piero di
Marco , del quale [ ficcome ci è ftato fatto vedere in un' Alberetto di quef-
ta Famiglia,e per altro rifcontro fattone] fu il Padre di queir altro Andrea
di cui fopra facemmo menzione, di quello dico, che fece V Apoftolo, e '1 Ri-
tratto di Marfilio Ficino nel Duomo di Firenze. Queft' ultimo Andrea dun-
que , di cui ora ci tocca a parlare , riufcì ne' fuoi principi ottimo Maeftro
dell' intagliare pietre di lavor quadro , che nel fare per più tempo s' eferci-
tò ; ma perche il fuo naturai genio più oltre il portava , diedefì al model-
lare, quindi all'intagliar figure , nel che giunfe a buon fegno d' abilità, onde
avvenne,che il Gran Duca Cofimo Secondo per gran tempo il tenerle im-
piegato nello Stanzone del Giardino di Boboli,in fare Statue di Marmo per
ornamento del medefimo , nelle quali fecefi per più anni ajutare a Dome-
nico , e Gio: Batifta Pieratti {rateili Fiorentini, che nella Scuola d' Andrea
non poco s'approfittarono, ma di loro parleremo altrove . Fu Andra Ferrucci
pofleflbre di quel fegreto del lavorare il Porfido , e nel tagliare il Marmo,
ed in ogni altra pietra ebbe non ordinaria facilità, come quegli che fin da
fanciullo, e fuori dell'applicazione alla Statuaria,erafi in ciò grandemente
efercitato, e fu folito dire,che non potea riufcir buono Scultore colui, che
per lunga confuetudine non aveva bene {tracciati i calzoni , ed arrotate le^»
natiche in fulla pietra , che è quello appunto , che foglion fare coloro, che
lavorano di quadro. Aveva fua Cafa al Borghetto de' Monti di Fiefole, non
molto lungi dal Convento della Doccia , e teneva Stanza per V Arte fua ,
oltre a quella di Boboli , in altro luogo della Città . Ebbe moglie , e non
figliuoli ^ alla quale volle fi gran bene,che non fi partì mai dal Borghetto
per portarli a Firenze, che egli con feco non la conduceffe, e fu cofa nota-
bile, che elfendofi finalmente egli, ed efTa gravemente ammalati circa l'An-
no 1625. l'uno , e P altra in uno fletto giorno furon colti dalla morte , vi-
vente Niccodemo fuo fratello , al quale rimafe fua Eredità . Fu quefto Nic-
codemo, Pittore, Difcepolo molto caro al Paffignano,il quale feguitò a Ro-
ma^ molto P ajutò nelle opere ; conduflfe più Pitture degne di lode , e fra
quefte la Vergine con Gesù,ed altri Santi, che veggiamo fatti a frefco nel-
1' Archetto fopra la Porta principale della Chiefa di S, Simone , e dentro
la Chiefa ftefla dall' Aitar Maggiore altre Storie pure a frefco. Dipinfe an-
cora la S. Caterina a frefco con più Verginelle , che in atto umile, e devo-
to ftanno attorno alla Santa , e quefte fi veggono in un' altro Archetto fo-
pra la Porta del Confervatorio delle Fanciulle di efla S. Caterina , fotto le
Logge di Bonifazio; dipinfe ancora a frefco più Storie della Vita, e Morte
di S. Francefco ne' Chioftri d' OgniiTanti de' Padri dell' OfTervanza dalla-.
Bb                                       parte
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■*5>4 VECEN.ldellaTJ%11LdelSECJF.dali580.0/1590.
parte di verfo la Chiefa ; ma perche quefte furono condotte da lui di ma-
niera , e gufto ordinario molto , non fa di meftieri altro dirne. Veggonfi
ancora di fua mano dipinte alcune Lunette a frefco nel Refettorio de' Mo-
naci Valombrofaniin S. Trinità, ed alcuni Santi a capo alla Forefterìa de'Mo*
naci degli Angeli dell' Ordine Camaldolefe , Ebbe egli però fempre in pre-
gio P Arte fua , e per ordinario volle efler bene ricompenfato , intorno a che
è da faperfi , come avendo egli una volta avuta commeffione da un Genti-
luomo di dipignere per lui a frefco un Tabernacolo dì buona grandezza, e
contiguo ad una fua Villa , egli fecene il Cartone , e colla facilità , e fran-
chezza , che egli aveva nel maneggiare il pennello , in poco più di due
giorni conduflfe P opera a fua perfezione ; domandato poi dal Gentiluomo
quale dovefife efferne il prezzo, rifpofe che 25. ducati e non meno, ftranif-
fima parve al Gentiluomo la domanda, come a quello, che aveva pofta fua
applicazione fopra la brevità del tempo irato in effa impiegato dall' Arte-
fice, e non punto fopra la qualità dell'opera ftefsa , e fecene con lui gran-
de fchiamazzo, Ma il Ferrucci rifpofegli con gran quiete , che aveva im-
piegato tutto il tempo di vita fua nelle fatiche dell' Arte , non ad altro
oggetto , fé non per portarti a fegno di perizia , e valore di potere [ qua-
lunque volta venifse richiefto, o da lui , o da altri , di fargli un fìmile , o
maggior lavoro ] fpedirfene in un giorno folo: il che colla fatica di tant'anni
non gli era potuto riufcire, onde eragli convenutoPimpiegarvene due:pa-
rergli però, che in vece di ifcemargli il chiefto onorario, doveffe la dìfcre^
tezza di lui accrefcergliene il doppio , e per molto che s' aifatìcafTe in con-
trario il Gentiluomo, non gli potè riufcire di rimuoverlo un punto dalla fua
pretensone.
Di quefto Niceodemo, che poi morì dell' Anno 16 jo. rimafe fra altri figliuo-
li Francefco, del quale nacque Maria Cammilla, che oggi Erede del Padre vi-
ve congiunta in Matrimonio con Girolamo Pieralli Giovane molto amico di
queft' Arti, che per merito fuo, e di Goftantino de' Servi fuo antenato, del-
la di cui Virtù nelle noftreArti abbiamo parlato, gode il titolo di Gentiluo-
mo famigliare Aulico dell' Auguftiflìmo Leopoldo Regnante Imperatore.
Tornando ora ad Andrea Ferrucci, egli ebbe, oltre agli due Pieratti, più Di-
fcepoli della Sculturale fra quefto Raffaello Curradi,che pofTedè il fegreto
di lavorare il Porfido , e dopo avere fatte molte opere lodevoli, veftì Abito
Religiofo nella Religione de' Cappuccini, ma di quefto ragioneremo altrove.
Fu anche Difcepolo d'Andrea Ferrucci , Romolo del foprannominato Scul-
tore Francefco Ferrucci, il quale potendo forfè aver avuti i principi dal Pa-
dre , troviamo per ciò, e fappiamo da chi bene P uno, e l'altro conobbe, che
egli finì d' imparar P Arte da Andrea , e non dal Padre .- Quefto Romolo
adunque , che pure fu anche cognominato del Tadda, a cui rimafe il fegre-
to di lavorare il Porfido , più opere conduffe in tale duriffima materia ; fu
però il fuo forte,e molto fi fegnalò nello fcolpire in pietra ogni forta d'Ani-
mali quadrupedi ; onde da' Serenifs.di Tofcana fu fatto gran capitale di fua
virtù , per mezzo di cui non poca amenità , e vaghezza accrebbero al Giar-
dino diBoboii,in varie parti del quale furono fituati Leoni , Tigri , Lupi ,
Cignali , ed altre Fiere , ove acquattate , come in luogo di loro ritiro , fra
P ombre de' Salvatichi, ove feguitate a morte da i Martini, e dove folto il
tiro
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FRANCESCO FEWUCCL ipj
tiro dell' Afta, e della Spada de' Cacciatori, concetto fi vago , e così bene
adattato a'ppfti , e qualità delle parti dello fteffò Giardino , che più non^
può defiderarfi ; e certo, che in ciò , che appartiene ad una perfetta imita-
zione d* Animali di tal fatta , ed all' efpreflìva di Ior gefti, e di lor moti
ed eziandìo in ciò che tocca alla varietà, proporzione, e fveltezza de'mufcoli
loro, non fappiamo vedere, che altri fino a' fuoi tempi abbia fatto più, o meglio.
Avendo poi Orazio Mochi Scultore Fiorentino ottimo Modellatore con-
dotto il bel Modello di due Villani, che in proporzione maggiore del na-
turale , doveanfi per lo medefimo Giardino di Boboli fcolpire in pietra , in
atto di far quel giuoco, che dicefi il Saccomazzone , diede anche principio
air opera , ma perche il Mochi, quanto valente nel modellare , era altret-
tanto infelice nel tagliar la pietra, gli fu levata 1' opera , e data a finire a
Romolo Ferrucci , il quale con gran franchezza conduflela in quel grado,
che pur oggi vedefi con univerfale applaufo d' ognuno per entro lo fteffò
Giardino. Vien rapprefentatoinquefto gruppo il foprannominato giuoco del
Saccomazzone, ufatoper lo più da'Contadini ne* loro notturni balli, o ve-
glie, che altri voglia chiamarle , per un tale quale interrompimento, o rì-
pofo del ballo, e per dare allegrezza alla brigata in quefto modo. Accor-
danti due di loro , a' quali prima fon fatti erettamente bendare gli occhi,
e tanto P uno , che P altro , è condotto nel bel mezzo della ftanza , ove
viene accomodato un fafib , o pure un predelletto di legno , o altra fimi!
cofa da ogni parte ifolata. I due accecati ftringono nella deftra mano un pan-
no , o fia facco di mediocre lunghezza , con un groffò nodo in fua eftremi-
; e la mano finiftra ftringono immobilmente obbligata , e ferma fopra il
predelletto, o fafib. Col panno annodato intende ciafcheduno di loro a vicen-
da di percuotere il compagno, che egli non vede; mentre quefti,a cui pure
manca il vedere, e che per legge indifpenfabile di quel giuoco non può (pic-
care la mano finiftra dal fa fio, cerca occultare or la tefta,or il dorfoall'in-
difcreto tiro , e talora male indovinando vie più P incontra ; e fon gra-
ziofe a vederfi le fmorfie , e gli fcorci di qualunque di loro , che penfando
di colpire forte il compagno,ma in quella vece mandando il colpo a voto ,
o percuote la terra, o fé fteffò; ma fé talora, come anche bene fpeflb adivie-
ne, il colpo va di gana, e coglie a pieno, diffidi cofa è il deferi vere la fefta,
e le rifa , che s' alzano in un punto fra quelle genti : il Modello del Mo-
chi in figure di due terzi di braccio in circa fu poi formato , e veggonfene
tuttavia andare attorno Rilievi gettati, o di Cera ,o di Ceffo ,o di Metallo.
Trovafi negli altre volte nominati Libri dello Scrittojo delle Fortezze effere
ftate aflegnate a Romolo per efercitarvi fua profeflìone nel mefe di Dicembre
1620. che fu P ultimo del viver fuo , alcune ftanze nella Sapienza, le qua-
li poi feguita fua morte , furon chiefte al Gran Duca da Orlando di Gio*
vanni della Bella ,che dodici anni erafi trattenuto collo fteffò Romolo, dal
quale aveva in grado lodevoliflìmo apprefa la bella facoltà d' intagliare in
Pietra ogni forte di Quadrupedi ; de' quali furon' ornate molte Ville di no-
ftri Cittadini ; e per quello , che fia venuto a noftra notizia di fue opere in
Firenze , abbiamo di certo,che egli faceffeìl Leoncino , ed il Cignale, che
veggiamo in fulla fponda della Loggia di Cafa Gianfigliazzi da S. Trinità ,*
e fu anche intagliata da luì P Arme della Facciata della medefima Cafa ; e
Bb z                                               
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19 6 VECEN.L della TA%UL del SEC. IT. dalttf o. alif9o.
fé morte circa alla fua età di 27. Anni, come feguì circa il 1624. non Pavef-
fe tolto al Mondo, averemmo vedute di fuo fcarpello opere in gran numero,
e degniffime.
Tornando ora a Romolo Ferrucci , fu la fua abitazione nella Contrada J
che dallo Spedale di S. Maria Nuova , parlata Via della Pergola, s' inoltra
verfo la Via di Pinti, e vederi dalla parte di Tramontana contiguo alla por-
ta d' elfa abitazione, quantunque affai maltrattato dal tempo, un vago fga-
belletto di Pietra , retto da un' Arpìa , lavorata di gradina, con ifveltezza ?
e bizzarrìa ftraordinaria ; e nei profpetto della Cafa un' Arme di Pietra dì
buona invenzione , P una , e P altra opera dello fcarpello di Romolo , il
quale nel detto Anno 1620, diede fine al fuo vivere , lafciando un figliuolo
per nome Giovan Batifta Padre di Romolo Caufidico dì quefta Fiorentina
Curia, che al prefente vive. Troviamo finalmente, che ne' medefimi tempi
di Romolo , fotto il Pontificato di Paolo V. operò in Roma Pompeo Fer-
rucci , che per quanto fi cava dal fopraccitato Alberetto di quefta Cafa, fu
figliuolo di Batifta, che fu di Francefco,e confeguentemente nipote di fra*
tello dello ftefìb Romolo. Quefti fu perfona affai relìgiofa , onde molte cofe
condurle con fuo fcarpello affai devote , benché il più del fuo tempo egli
impiegafle in ritrovare antiche Statue ; nel che riufcì di grande abilità. K ope-
ra della fua mano in Roma la Statua della Religione al Sepolcro del Car-
dinale Alefsandrino, nipote della S. Memoria del B. Pio V. nella Minerva ;
fopra il fineftrone , che è fopra la ringhiera del Portone del Palazzo Ponti-
ficio nel Quirinale, fu pofta una fua Statua di Marmo di Maria Vergine col
Figliuolo in braccio opera molto lodata,ed al Depofito del Papa nella Cap-
pella Paolina nella Bafilica di S. Maria Maggiore fu dato luogo a due Sta-
tue, pure condotte da lui , che fervono per termine di quel Depofito. Nel-
la terza Cappella della Madonna della Vittoria a mano deftra fcolpì per lo
Cardinale Vidone in mezzo Rilievo la Tavola di Marmo , in cui rapprefen-
tò P Affunzione in Cielo della B. Vergine, e fecevi anche il Ritratto al vivo
del Cardinale fteffò .E> opera del fuo fcarpello un* Angiolo di Marmo a S. Gio-
vanni Laterano nelle facciate dell' incroftatura de' Mifchi , ornate da Cle-
mente Vili, fopra la Porta di S. Lucìa alle Botteghe fcure ; è pur di fua ma-
nifattura un' altra figura di Maria Vergine con Gesù , condotta per lo Car-
dinale Ginnafio. Nella Trinità de' Pellegrini dalla parte deftra verfo la Sa-
greftìa nella Crociata della Chiefa è la bella Statua fcolpita da Copè Fiam-
mingo , del S. Agoftino,al quale vien porto un Calamajo, acciò poffa fcri-
vere, da un' Angiolo, e quefto fu pure opera di Pompeo Ferrucci. Fu que-
fto lodato Scultore Principe dell' Accademia di S. Luca, ed in tale occafio- -
ne, avendo fcolpita in Trevertino una bella Statua di S. Martina Vergine
e Martire,a quel luogo ne fece un dono , feguendo in ciò la bella confue-
tudìne, introdottavi già da lungo tempo da quei Virtuofi, di lafciare ciafche-
duno, che abbia fortito quel grado, in fine di fua Carica al luogo fteflb al-
cuna opera di fua mano,o (la fcolpita, o fia dipinta. Ma non contento Pom-
peo d' aver in tal modo riconofciuta la fua amata Compagnia, ed Accade-
mia in vita , volle farlo anche in morte , [ che gli fopravvenne circa al
feflantefimo Anno di fua età] col lafciare , che fece alla medefima un' amo-
revole legato ; e quefto è quanto è venuto fin qui a noftra notizia , intorno
a moi~
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CA%LO VAN MAND E%.         i91
a molti fuggetti ftati dati a quefte Arti in un corfo di più d' un Secolo da^
quelta virtuofa Famìglia , alla quale però non rimane fenza obbligo molto
particolare la Patria noftra , e P Arte medefima.
CARLO VAN MANDER,
PITTORE , E POETA DI MEULEBRECH
IN FIANDRA,
T>ifcefolo di Luca Van Eert > nato.... jfa 1607.
ARLO Van Mander ebbe i Tuoi natali in un Aio luogo
chiamato Meulebrech in Fiandra d'un tale Cornelio Van
Mander : quefti avendo riconofciuto nel figliuolo gran ca-
pitale d'ingegno , applicoffi al poffibile a fare ogni ope-
ra, acciocché egli avelie comodità d'efercitarfi in ogni for-
ra di Virtù , e quantunque fufìTe quel luogo afTai lontano
dalle Cittadi Metropoli , feppe trovar modo di fargli fare
ftudj grandi nelle lettere , coltivando in lui il bel genio di Poesìa , di che
fino neir età più tenera eragli ftata liberale la natura ; e perche il Giova-
netto aggiunto all' inclinazione d' Arte fi bella moftrava eziandìo d' avere
un grand' amore alle belle facultadi di Difegno, e Pittura ; anche in quef-
te volle il Padre, che egli s' efercitafse. Uno de' primi fegni , che defse il
Giovanetto della Van difpofizione, che egli aveva a queft' Arti, non fu co-
me nella più parte de'fanciulli fuole accadere , cioè il fare fopra mura , o
carte informi figure , e fantocci; ma il ritrarre al naturale fopra ì muri del-
le fue ftanze i volti de' fuoi Servitori , Serve , ed altri famigliari di Cafa
fua, i quali rapprefentava così al vivo , che era co(a da ftupire ; ma quel
eh' è più , nello fteflò tempo per pigliarfi gufto di loro , rapprefentavagli
di feoncertate fattezze, in quel modo, che noi fogliamo dire, di colpi cari-
cati ; talvolta facevagli zoppi, gobbi, con corte, e grofse gambe , con nuo-
ve invenzioni di panni bizzarramente veftiti. Talora difegnandoli fopra car-
te concerti acquerelletti da fé inventati, gli coloriva, e con verfi piacevolif-
fimi gli accompagnava; con che altri ne moveva a rifo, altri a fdegno, fe-
condo le nature de' fuggetti più , o meno permalofi , o fantaftichi . Motti
dunque da fi bella inclinazione del fanciullo i fuoi Genitori , vollero che
egli fenza punto tralafciare gli ftudj dell' umane lettere^' accoftafse a Luca
Van heert in quel tempo Pittore afTai celebrato, per apprender da elfo le_/
buone regole di quelP Arte, obbedì il figliuolo affai volentieri, come quegli
che fentivafi invitare a cofa di tanta fua fatisfazione ; e dopo effere ftato al-
quanto appreìso di lui, partitofene npnfo per quale cagione, s'accomodò con
Pie-
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i98 mCEN.lJeUaTA%.IIlJel$EC.lF.cIal158O.0Z 1590.
Pietro Udalrigo, e nel tempo che egli con elfo fi trattenne, ingegnofamen-
te colorì più Storie delTeftamento vecchio, non lafciando fra tanto d'efer-
citarii molto nell' Arte Poetica, e nella Comica . Inforte poi le fiere inon-
dazioni delle Guerre Civili , ed inteftine turbolenze, che in gran parte di-
fettarono i Beni del Padre fuo , furono tutti necefsitati a trasferirli a Cor-
trai, e di quivi poi cacciati dal Contagio a Bruges . Allora Carlo con con-
fetifo de' Genitori , trovandoti in età di 26. anni ; deliberò di lafciare quel
luogo , ed infieme con altri Giovani nobili peregrinare per P Italia . Viag-
giava il Giovane con quella gradita Compagnia, con gran contento dell'ani-
mo fuo : ma perche egli voleva difegnare ogni cofa più rara, in che incon-
travafì , e per ciò tratteneva»* molto , or in quefto , or in queir altro luo-
go , era bene fpeflb abbandonato da alcuno de' Compagni , che tirando ad
altro fine voleva feguitare fuo Viaggio . Era 1* Anno del Giubbileo 1575.
quando egli giunfe a Roma , dove meflbfì in traccia delle cofe più rare ,
ftudiandole con grand*applicazione, e frutto, tre Anni fi trattenne. In quef-
to tempo per lo Conte di Terni dipinfe in un gran foglio il MafTacro di Pa-
rigi , o vero il Macello degli Ugonotti, feguito ne1 tempi del Re Carlo No-
no, la vigilia di S. Bartolommeo,cioè la Storia di quel fatto,che gli Scrit-
tori di quell'empia fetta chiamarono col pompofo titolo di Nozze Parigine .
Senilmente dipinfe in compagnia d'alcuni Giovani Italiani, ed anche dello
Spranger più Ritratti , e Rabefchi a Grottefche a frefeo , concìofuifecofa-
che per lo tanto difegnare egli s' era fatto univerfaliffimo. Vennegli poi vo-
glia di partire per Germania , ed in Bafilea dipinfe nel Cimiterìo la fuga_.
di Jacopo opera lodatifiìma, poi collo Spranger fi portò a Vienna, dove per
la folenne Entrata dell* Imperador Ridolfo in compagnia di Giovanni Month
ottimo Statuario fece opere galantiffime . Poi tirato dal deliderio dì rimpa»
triare fé ne ritornò a Meulebrecch , ove da tutta la Compagnia Comica di
Campagna , e da' Miniftri del Padre , e da* vicini accarezzato , e fino alla
propria Cafa accompagnato , fi trovò affai contento . Quivi datoli più che
mai ad operare di Pittura , fece un Quadro , ove rapprefentò Adamo , ed
Eva, poi in altra Tela 1* Univerfale Diluvio , con fi bella invenzione,e va-
ghezza d' attitudini,che fubito ne venne in fama di gran Pittore; onde egli
incominciò ad avere afsai da fare per Templi , e per Palagi ; ma rinnovan-
doli, e crefcendo fempre più in quei luoghi le turbolenze degli Spagnuoli ,alle
quali s1 aggiunfero i tumulti , follevatilì per caufa di Religione, dico contro
1' adorazione delle Sacre Immagini ; furono i fuoi beni dalla furia militare^»
occupati , e diftrutti. Coftituito egli dunque con tutta fua Cafa in fi fatto
frangente, benché per opera d' un certo Soldato Italiano ftato fuo amico in
Roma,fufse falvato da più crudeli dìfgrazie , pure gli abbifognò falvare i
proprj Genitori, che erano fermi ; e i fratelli, e forelle, conducendogli a
Cortrai ; dove infieme con elìi venne provvifto tanto d'abitazione , quanto
d* alimento da' Frati Scalzi, ond' egli per gratitudine fece opere di fua ma-
no bellifiìme, che furono occafione, che egli poi per altre Chiefe di quella
Città averle a operar molto , ed in S. Caterina particolarmente fece conofee-
re fuo valore; nella ftefia Città fi rifolvè di accafarli con Nobile Donzella ,
della quale ebbe figliuoli, ma fopravvenendo il Contagio 1* Anno 1582. fu
neceffitato , e con efsa , e con quegli pafsarfene a Bruges , e di li fece di
nuovo
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,         CA%LO FAN MANVE\. i99
nuovo ritorno alla Patria , ma non fenza travagli eccedentiffimi , poiché-/
aflalito per iftrada da* Soldati fu lafciato ignudo , talmente che conofcendo-
fi tuttavia in Patria malficuro in iftato così miferabile, infieme co'fuoi viag-
giò alla volta d' Olanda . Sbarcò in Haerlem , dove riconofciuto per queL
Virtuofo , eh' egli era, fu da quei Cittadini graziofamente abbracciato, e_/
della neceflìtà di fuppellettile, e d' ogni altra cofa a lui bifognevole nova-
mente provvifto ; onde potè applicarli ad efercitare V Arte fua , colla quale
in breve tempo tornò a farli ricco; fecevi un' altra Storia dell1 Univerfale Di-
luvio , ed effendofì fatto conofcere a'rinomati Pittori Cornelio, e Golzio, e
prefa con effi amicizia, e pratica, fu cagione co1 fuoi ufizi, che quivi s'ereg-
geffe 1* Accademia dei Difegno, colla pratica dell'andarvi iGiovani Profef-
fori a difegnare il naturale al modo Italiano , cofa che non mai eravafi ufa-
ta per avanti. Nella ftefTa Città in dodici pezzi molto ingegnofamente rap-
prefentò la Paflione del Signore , che fu poi intagliata in Rame da un tale
de Geyn ; inventò in dodici carte le figure de' dodici Apoftoli , che poi in-
tagliò Giovanni Saenredam ; fimilmente condufTevi altre opere di fi varia,
e vaga invenzione , che da qualunque Calcografo d'i quel fuo tempo erano
defideratiffime ; ma non per quefto lafciò egli mai il bello ftudio dell' Arte
Poetica : anzi diedegli tanto del fuo tempo , che condufTe belliflirne opere
e tali fono le Traduzioni delle cofe d'Omero fatte in verfi,ed anche in pro-
fa ; la Buccolica , e la Georgica di Vergili© , la Gafa di Pan ; il Mondo nuo-
vo , o vero la Defcrizione dell'America, 1' Oliveta della Città d' Harlem,
le Metamorfofi d' Ovidio coli' efpofizione delle Favole, oltre a i molti Ver-
fi , e Ode Stampate in lingua Fiamminga , oltre alla Commedia di Sichen t
e di Dina tolta dalle Sacre Iftorie , che poi fu da' Comici del Contado di
Fiandra pubblicamente rapprefentata, e finalmente oltre alla Cetera d' oro
Davidica, o vero i Salmi, ed altri Cantici, che fon foliti cantarfi da i Fiammin-
ghi ; in ultimo, cioè V Anno 1604. diede alla luce quel fuo bel Libro delle Vi-
te de' Pittori fcritto in fua materna lingua , colla quale volle dar notizia
a'fuoi de' noftri Italiani Pittori, dico di quelli, de' quali già fcriffe il Vafa-
ri; ed agi' Italiani , di molti della Fiandra,e d" Alemagna,con che venne
anche a dar comodità di venir in .cognizione medefimamente la traduzione
de' fuoi ferità , de' fatti , e dell' opere de' migliori Maeftri Oltramontani ,
per poterla dar fuori in lingua noftra ; la quale traduzione coli' aflìftenza
d' uomini virtuofì nativi di quelle parti, ftatici affegnati a tale effetto dal
Serenifs. Gran Duca Collirio III. e dal Serenifs. Principe Cardinal Francefco
Maria di Tofcana , ci rifolvemmo a far noi,aggiungendo a quanto ne dille
ilVanMander tutto ciò che ricavammo d'altronde fatto da quei Maeftri do-
po i fuoi fcritti nelle loro Patrie , o nella noftra Italia, ficcome fra quanto
abbiamo fin qui dato, o fiamo per dar fuori, fi può riconofeere . Ev in noftra
mano il Libro delle Vite de'Pittori del Van Mander coli' altre opere del me-
defimo , che fogliono andar con quelle annefse, fattoci venire apoftad'Am-
fterdam dal Serenifs. Gran Duca, e nel Frontifpizio del medefimo è il Ri-
tratto di Carlo mirabilmente intagliato dal celebre Sanredam.
Condottoti" finalmente il noftroVan Mander ad abitare nella Città d'Am-
sterdam , dopo avervi molto operato in Pittura , e in Poesìa, cadde in^
grave infermità ; nella quale malcurato da i Medici che tuttavia applica-
rongli
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aoo VECEN.lMUTA%111MSEC.WJalifto'.at1590*
rongli cofe contrarie al bifogno , venne tanto aggravando , che pervenne
ali* ultimo de* fuoi giorni; ed è da notarli, che avendo egli avuto qualche
giorno prima 1' avvifo di fua vicina morte , a quella s" apparecchiò con-»
prontezza , non cefsando di far conofcere con affettuofi -colloqui il fuo fiiTo
divoto fentimento, di fondare ogni fua fperanza na* meriti di Gesù Crifto.
Seguita la fua morte , fu come Poeta coronato di verdeggiante Lauro , e_*
con elfo nella Chiefa vecchia ebbe il fuo Cadavere» Sepoltura , ed un bel-
P ingegno per moftrare il concetto , che egli aveva di tant* uomo ■ ficca-
rne ogni altro Virtuofo del fuo tempo , compofe in fua lode il prefente Te-
traftico.
Temculo *vi*wnt Viólores wgeniofi;
Et *vi<vunt calamo
, Carole docle, tuo.
Ttffor Pzéiorum cenfor tu candidus idem.
Vulcrum efi Artifici* fingere judicio
.
Ebbe il Van Mander un figliuolo , a cui col nome fuo proprio P Arte-*
medefima comunicò , talmente che delle Scienze , e delle lodi di lui eflTer
poteflfe , come fu , unico Erede. Quefto dunque Carlo novello per dar
faggi di non minore induftria , che ingegno , conduceva varj eccel-
lentiffimi lavori , a fegno che il Re di Danimarca moffo dal
fentire le fue lodi, fecelo venire preffo di fé, dove-*
con rara felicità fuperava-di gran lunga col-
le fue Pitture la fama , che di lui era
precorfa ; moftrando tanta per-
fezione ne' Ritratti, e nel-
P altre cofe , che venne
ammefso a' primi pof-
ti d* onorevolez-
za, e contempla-»
zione di quefto
fuo valore
nelP Ar-
te .
In quefto
mentre, tanto
colla fua civile cor-
tefia guadagnava!! dì
tutti P amore, cho
ciafeheduno fi dilet-
tava fopra modo del-
la fua conver-
fazione.
ALTRI
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ALTRI PITTORI,
CHE FIORIVANO IN QJJESTÒ TEMPO
IN VENEZIA , E PER LO STATO, '
*\                                           .'■:' '■                 '" ■■ /■. ■:                                               .," : V ** j                       B. ' 1 \\ '■',                               *| ;£ :
IUSCrin quefto tempo buon Coloritore Giovanni Conta-
rino. Quelli era nato P Anno 1509. d' un tale Francefeo
cognominato dalla Valònia . Nella prima età attefe allo
Lettere, e fecefi Notajo; ma tirato quali per forca dal ge-
nio alla Pittura, fi pofe a ftudiare l'opere di Tiziano in-
fieme con Pietro Malombra dell* Ordine de' Cancellieri
Ducali % comunicando P uno , e P altro i loro ftudj. cori
Aleflandro Vittoria , eccellente Scultore , da cui riportavano buoni precet-
ti nel Difegno. Attefe Giovanni per moka tempo a far Ritratti ; poi datoli
all'inventare, fece in S. Martino di Murano due Storie del Vecchio Tefta-
mento,e la Coronazione di Maria Vergine orante verfa il Redentore. Por**
tatofi in Germania nella Corte di Ridolfo Secondo , fecefi grand* onore--*
ne1 Ritratti, acquali dava gran fomiglianza ; e fece anche a quella Maeftà
più Quadri didivèrfe Favole* di che, oltre all'onorario dovuto, ne riportò
anche P onoranza di Cavaliere . Quindi andatofene in Infpruch, ove pure
fece molte opere per quei Principi, fece ritorno a Venezia. Racconta il Ca-
valiere Ridolfi di quefto Artefice eofa curiofa , e fu che avendo prefa Cafa
a S. Mosè fi diede a dipingere ; e vertendo l'abito corto,con fpada alfian*
co, e cappello ripieno di piume, e collana d' oro al collo donatagli dall'Ira^
peradore%, incantroflQ una volta in Marco Dolce Capitan Qrande di Giuf*
tizia, che volle intendere con quale autorità portafle Parmi > a cui Giovane
ni rifpofe , che era Cavaliere, e di Cafa Contarina . Ma a perfuafione del
Dolce fi difpofe poi a cangiar P abito , e a veftire la Toga Veneti ; e di^
venutogli amico fece il Ritratto, di lui in piedi , così naturale, che porta-
tolo a Cafa, vi cor-fero incontra i Cani , e i Gatti facendogli fefta , credea-
dolo il fuo vero Padrone. Fin qui il Ridolfi > Dipinfe in Venezia P Iftoria
della Crocifilfione del Signore per la Compagnia del Sacramento nella Chie-
fa di S. Croce . Colorì il Ritratto del Doge Marino Grimano appreflb al-
l' EvangeHfta S. Marco , con altre figure per lo Palazzo Ducale * Dipinfe
pure per lo fteflTo luogo PTmprefa fatta dall' Armi Venete della Città di Ve-
rona . Furon pofte fue opere nella Confraternità de' Milanefi In Seravalle in
S. Giuftina ; e negli ultimi fuoi^anni gli fu data a dipignere tutta la Chiefa
di S. Francefeo di Paola con Sacre Iftorie Evangeliche, i Dottori della Ghie-
fa , e fatti di quel Santo .Dipinfe in Cafa Barbariga piti figure Sacre * «m
Profane ; fiecome più opere colorì per la Famiglia Mora , e per più partii
culari perfone altri Quadra , i quali per vero dire, lo fecerTempre compa-
rire affai miglior coloritore, che difegnatare, conciofulfecofache egli alquan«
to tardi fi fufle applicato a queft' Arte, e fin da' primi fuoi ftudfavefle co*
minciato a dar fegno di minore difpofizione affai in quefta , che nelP altra
Ce                                       facoltà.
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*
zm X>ECEN.UellaTJ^.IILdelSEC.IVJat1580.0/1190.
facoltà .Diede égli finalmente termine a' fuoi "giorni nell* 1605. correndo
il cinquante(imofefto di fua età.
LEANDRO DA PONTE DA BASSANO Fu figliuolo del tanto celebre
Jacopo da 'Ballano , e fratello di Francefco , di Gio: Batifta , e di Gi-
rolamo, tutti Pittori; il primo de' quali,che fu Francefco fi fegnalò nell* in-
venzioni , gli altri due in copiare P opere del Padre, e quefco Leandro in-,
far Ritratti . Quefti dopo la partenza di Francefco da Cafa per portarli a^
Venezia , rimafefi col Padre , gli fu in ajuto , e poi con eflfo fé n'andò pu-
re a Venezia , allor che ebbe a ritrarre il Doge Sebaftiano Venièro. E in
quella Patria accafatofi, prima co* Ritratti , e poi con opere maggióri feceft
ftrada alla gloria nell' Arte fua. Per Molvena Villa del Vicentino, dipinfe
la Tavola dell' Altare Maggiore , ed un' altra pure per la Parrocchiale dei
Gattello di Baffano fuperiore, ed altre Tavole pure per lo fteffò luogo. Dopo
la morte di Francefco fuo fratello, feguita nei 1594. tornatofene a Venezia
finì molte dell'opere fue rimafe imperfette , e dipinfe per la Chiefa della
Carità la Refurrezione di Lazzaro, e per li Padri di Monte Cafino colori la
gran Tela del faziare delle Turbe,- ritraflTe il Doge Marino Grimani, e fece
tre Ritratti degli Avogadori per la Sala dell* Avogaria,i quali figurò pro-
trati avanti a Maria Vergine. Per la Sala del Configlìo de'Dieci dipinfe la
gran Tela del ritorno del Doge Sebaftiano Ziani Vittoriofo dall' Armata di
Federigo Barbaroflfa , incontrato da Aleffandro III. Sommo Pontefice , che
gli porge 1' Anello, acciocché ogni anno per fegno dell* acquiftato Imperio
debba fpofare il Mare. In S. Giorgio Maggiore dipinfe la Tavola di S. Lu-
cìa , ed ìn molte altre Chiefe fece vedere molt' opere di fuo pennello, che
per brevità fi tralafciano. Mandò fue Tavole a Vicenza , e a Verona. Ma
come che grande correffe per tutto la fama 4el fuo valore ne* Ritratti, ebbe
a ritrarre una gran parte de' Principi, Prelati|ye:Letterati del fuo tempo ;
molti de' quali a cagione di non volere egli lafciar Venezia, ficcome più vol-
te fu pregato dall' Imperatore Ridolfo II. o pigliavano la congiuntura del-
Vefiere per altro affare in quella Città,©vi fi portavano a pofta. Anch'ef-
fo ad efempio del Padre fece varie invenzioni di Cucine , e d'altre cofe ?
dove dovettero aver luogo Animali? diverfi , Utenfili , e mafierizie domeni-
che, le quali con grand' amore ritraeva dal vero. Fece i Cartoni per li mu-
faìci della volta Copra l'Altare della Madonna nella Chiefa di Si Marco, ed
altre molte cofe operò. Avendo confeguìta l'onoranza di Cavaliere , 1' ac-
compagnò fempre con ifplendido trattamento di fua perfona , tenendo per
ordinario mólti Cavalieri alla fua;Tavola fénza risparmio di fpefa.Si dilet-
tò della Poesìa , e della Mufica , e nel fonare il Liuto ebbe particolare ta-
lento. Terminò finalmente i fuoi giorni dopo lunga malattìa il fefTantefimo-
quinto di fua età P Anno della noftra falute 1623. ed in S. Salvadore fu al
fuo Cadavero data fepoltura : I ifuòi fratelli Giovai Batifta, e Girolamo Pon-
te s'impiegarono nel copiare P opere del Padre, e talmente fepperter imita-
re , che molte loro copie , anche fotto P occhio de'più pefki Artefici fon...
paffete per Originali. Mancò di quella vita il primo in età di anni 60. nel
1613. ed il fecondoi nel 1622. -■ > -:
               à or                    : ;r
**■■■■■■■■ *•> -''.-.-.v. ,..,.:                                           ;ii ì&ììì, ^, L^lM-'-- -..p -J*U*i^i** t **■ '-■■                       ■< * i- ';jr ,
JACOPO
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•:,:?              fiMC Ó f 0 T A L M d<:>:ùò.M 2og
TACOPO PALMA Nacque in Venezia l'Anno iJ44. d'Antonio Palma ,
J che fu nipote del tanto rinomato Pittore detto il Palma Vecchio , a di-
ftinzione del quale fu poi Tempre detto il Palma Giovane. Quelli riufcì ta-
le nell'Arte della Pittura , che veramente al Vecchio , a fé ftefso , ed alla
Cafa fua non poca gloria augumentò. Era egli ancora in età di quindici an-
ni - quando ftandofene una mattina a fua devozione nella Chiefa de' Croci-
feri Guido Ubaldo Duca d' Urbino , mentre egli per fuo ftudio ricopiava
la Tavola del S. Lorenzo di Tiziano , nel vedere quel Signóre , ritira-
toli da un canto deli' Altare , ove non potea così facilmente efser' osserva-
to , fi mefse a fare il Ritratto di lui , la qual cofa veduta da gente d'i fua_#
                              )
Corte , e riferita al Duca , fece fi , che egli volefse a fé il Giovanetto , fi
pigliafse la copia del S.Lorenzo,e '1 Ritratto altresì; e volle in oltre con-
durfelo a Urbino , dove ben fervito , e trattato tennelo nel proprio Palaz-
zo , facendogli ftudiare le beli' opere de' gran Maeftri, di che era ricca fua
Gallerìa . Mandollo poi a Roma al Cardinale fuo fratello , che pure coru.
non minore attenzione aflìftè a' fuoi grandifsimi ftudj. Ott' anni trattenne!!
in quella Città, nel qual tempo ftùdiò il maravigliofo Cartone di Miehela-
gnolo , 1' opere di Polidoro , ed altre , e in tanto gli fu dato a drpignere
nella Gallerìa , e nelle Sale di Vaticano. Per li Padri Crociferi alla Fon-
tana di Treveri , fece un Coro d* Angioli fopra 1' Aitar Maggiore di lor
Chiefa . Pervenuto all' età di 24. anni fé ne tornò ad Urbino , ove dallo
fteflb Duca con nuove dimoftrazioni d' amore fu ricevuto; quindi partì per
Venezia , dove per gì' ifteflì Padri Crociferi colorì in tefta al Dormento-
rio P Immagine di Maria Vergine , adorata dagli Angioli ; e dopo alcuna
tempo in tefta ad una Scala 1' Invenzione della S. Croce. Fece di nuovo il
viaggio di Roma,e poi fé ne tornò a Venezia , dove AlefTandro Vittoria-»*
Scultore faceva la parte d' ordinatore , e direttore di quanto in Pittura ,
Scultura , e Architettura , dovea farfi pe '1 pubblico da chi fi fulfe , anche
dallo fteflfò Paolo Veronefe , e dal Tintoretto , i quali mal fopportando di
dover nell' opere loro dependere da perfona di profeflìone diverfa dalla Pit-
tura , preftavano al Vittoria poco buon fervizio ; onde fra quefte contra-
rietadi, fecefi luogo alle fortune del Palma, col procurarli che fece Alefifan-
dro quell' occafioni, che egli feppe, e potè più ragguardevoli. In primo luo-
go ottenne , che ei facefle P opera a frefco ne' Santi Giovanni, e Paolo in-
torno al Sepolcro di Girolamo Canale famofo Capitano di Mare , ov' egli
efprefTea chiarofcuro giallo , Marte, e Nettunno, e var] prigioni con dì-
verfe invenzioni, e capricci adattati alla Pittura . Due gran Tele ebbe a di-
pignere in S.Giacomo dell' Orio; ove nella Sagreftìa,dopo qualche tempo
in mezzani Quadri colorì Iftorie del Vecchio Teftamento, e un' Immagine di
Maria Vergine con altre figure. In S. Niccolò de' Frari fece la belliflìma Sto-
ria del Signore , che cava dal Limbo i Santi Padri, e diedegli quefta non ordi-
nario credito. Due Tavole dipinfe per S. Jacopo in Murano. Più Quadri per
la Cappella del Sacramento di S. Giovanni in Bravora, e per la Chiefa del-
la Trinità in S. Maria Giubenico . E in S. Antonino tutta la Cappella di
San Saba . Fu aggregato al numero de' Pittori deftinati per l'opera dei Pa-
lazzo Ducale , ove molto , e molto operò. Fu quefti , per vero dire, uno
ài quegli Artefici, a cui il molto bene molto nocque, conciofufTecofache egli
Ce 2                                       da
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204 T>ECENJMlaTji%IlUelSEC.WJati^o.ali^9o,
da quefto tempo in poi, o perche egli incominciarle a conofcere troppo il
proprio fapere , o pure perche fendo feguita la morte del Tintoretto, e del
BaiTano, egli fi furie trovato quafi Padrone del Campo, onde incominciaflegli
a piacere il guadagno, egli lafcioffi talmente portare dalla pratica , che al-
quanto rimette dell'antica Profeflìone dell' operar Tuo , che fu per così dire
fenza termine , ed in lavori grandi nobiliffimi ; tali furono tutte le Pitture
della parte di fopra della Scuola de* Confrati nella Compagnia della Giuf-
tizia, con Ifcorie de' fatti di S.Girolamo is Nel Palazzo Ducale verfo il Cor-
tile le Storie de*fatti d* Aleflandro III. del Doge Enrico Dandolo, e d'altri ;
e nella Sala de' Pregadi . Dipinfe nella gran Tela fopra il Tribunale dello
Scrutinio l'Universale Giudizio, e gran quantità di cofe a1 Padri Crociferi
in Cafa , e in Chiefa per le Monache di S. Giufeppe il Depofto di Croce y
e più Quadri, e Tavole dipinfe ; per S. Maria Maggiore, S. Niccolò, S. Chia-
ra, e S.Lucìa,e per li Tolentini. Ne'Frari fece la gran Tavola del Martirio
di S. Caterina,ed altre opere per leChiefe diS.Pantaleone , di S Bartolom-
meo , e di S. Zaccharìa, e nella Confraternita del Rofario di S. Giovanni,
e Paolo, mandò fue opere a Roma , a Padova , a Trevigi, e fuo Territorio -a
Cìvitale, a Vicenza, a Verona, a Brefcia, a Salò, a Bergamo, a Reggio, alla
Mirandola , e fino in Valfaja , e quefto, oltre alle molte che fece per pri-
vate perfone, fin che giunto ali* età d'anni 48, nel 1628. rendè l'Anima al
fuo Creatore,ne fu defraudato il merito di fue virtù in quanto appartenne
a un degniamo Funerale,con cui al fuo Cadavero nella Chiefa di S.Gio:
e Paolo fu data fepoltura.
Fu queft* Artefice molt* avido di fare, e par quafi, che porla dirli cfó lui
ciò che dicefi del Tintoretto , cioè che egli ambiflfe d' empiere ogni luogo
del Mondo di fue fatture. Ne lafciò d'accompagnare tale fuo umore il de-
fiderio di fempre più accumulare per la vecchiaja , mentre egli già aveva_»
tanto acquiftato , che averla potuto fervirgli per un'altro corfo di vita di
ben 100. anni ; fé tanti glie ne fufiero flati conceffi , vizio ordinario della
più parte , nato cred' io dal credere , che e' fi fa bensì , ma in aftratto ,
d' avere a morire; ma dal non fapere perfuadere a fé fteffo ,ch' abbia pure
una volta a venire quel giorno ; e così per quei molti giorni , che non ve-
drannofi mai , cerca ognuno di confumare in difagio , e fatica quei pochi ,
che egli poffiede. Fu il Palma fano di corpo, e libero di mente ; onde non
punto affliggeva»* ne* finiftri avvenimenti . Ebbe gran vaghezza , che fuffer
lodate 1' opere fue . Tenne continua pratica con Letterati, e particolarmen-
te con Poeti , fra' quali ebber luogo il Guarino , il Marino , lo Stigliano,
il Frangipani , ed altri , che furon foliti frequentare fua Stanza ; fu anche
talvolta molto arguto ne* motti, e raccontafi , che efiendogli un giorno ri-
portato , che alcuni ProferTori forte biafimavan 1' opere fue ; fenza punto
turbarli, rifpofe,buona nuova mi date voi , perche è quefto un fegno, che
l'opere mie danno loro qualche faftidio. Nella fua ultima età fu vifitatodal
Cavalier Giufeppe d' Arpino ,, il quafe parlato nelle fue ftanze, e vedute che
ebbe le belle bozze de' Quadri rimari imperfetti, così gli parlò. Sig. Palma
bifogna, che io mi rifolva venire a ftare qualche tempo con voi , acciò che
m* infegnate quefto voftro fi bello , e fi bravo modo d' abbozzare ; a cui
il Palma . Io di ciò fon ben contento, venite pure ogni volta che v' aggrada,
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,                 JACOTO TAIMA^:            205
che io ve 1* infegnerò ; ma però con quefto patto , che voi poi vi conten-
tiate , che io mi porti a Roma, per iftare qualche tempo con voiy acciò che
voi mei infegnate finire , e tanto bafti di queft' Artefice.>
ANTONIO VASSILLA CCHI , Detto I' Alienfe , fu figliuolo di Stefa-
no Cittadino di Milo piccola Ifoletta neir Arcipelago. Venne egli a
quefta luce nel 1556. ed eflfendofi in fanciullezza portato ad abitare a Ve-
nezia infieme col Padre fuo , che eflendo Capitano di Nave ì- Anno 1571.
fovvennedi viveri PArmata Criftiana nelle Guerre, ed in eife con due fuoi
fratelli rimafe morto ; il fanciullo che molto inclinato al Difegno era , fu
raccomandato a Paolo Veronefe , in tempo che fra gli altri ftudiavano in
fua Scuola Montemezzano , e Pietro de' Longhi. Non andò molto , ch^>
Antonio fecefi così pratico del pennello, che pofto 1' Anno 1574. per la_^
venuta a Venezia d' Enrico III. Re di Francia, e di Pollonia , a efsere in
ajuto a Paolo, e al Tintoretto nel dipignere che e'fecero P Arco Trionfale
in fui Lido del Mare,in alcuni ornamenti del medefimo; e poi a Benedet-
to Caliari in più opere a frefcó nella Sala del Vefcovo di Trevifi ; ebbero
forza gli avanzamenti del Giovane di fi forte ìngelofire lo fteffo Paolo, che
con mendicato pretefto tolfelo di Scuola. Qiiefti fece fi , che egli abban-
donata la maniera di Paolo , a quella , nelP operar fuo , s' applicafse-/ ,
del Tintoretto ; che per lo più in quel tempo feguitavafi in Venezia , e_^
in tanto attefe a farfi forte in Difegno, mediante gli ftudj de' Rilievi tratti
dall' antiche Statue. Trattennefi alquanto in ajuto di Dario Varotari nella
Città di Padova, nelP opera del Soffitto di S. Agata. Poi per Venezia dipin-
fe il Lazzero remfcitato per la Chiefa di S. Gregorio , che veduto dal Ve-
ronefe con ammirazione , fece , che egli di nuovo fé gli dichiarale Ami-
co ; altre cofe colorì in Venezia , che guadagnarongli gran fama ; onde
fu poi fenza alcun rifparmio fempre adoperato , e dal pubblico , e dalle^f
private perfone . Ebbe a fare di fua mano i chiarifcuri nel Soffitto della^
Scala dello Scrutinio , ed in quella del Gran Configlio ; ne' quali luoghi
rapprefentò Imprefe di quei Dogi , e fatti di Barbarigo Provveditore del-
l' Armata Veneta contro il Turco in detto Anno 1571. e la Coronazione^
di Baldovino Conte di Fiandra , come Imperatore di Coftantinopoli ; ed
è da notarfi , che effendo ftato avuto per bene , che alcuni di quei chiari-
fcuri folfero di diverfo colore , volle lo fteflb Tintoretto di fua propria ma-
no velargli di paonazzo . Altre grand' opere condufife in detta Sala dello
Scrutinio . Più cofe dipinfe nella Confraternita de' Mendicanti ; ma fo-
pr'ogn'altra beli' opera , fatta da lui fino a quel tempo , fu confiderata_*
quella degli otto gran Quadri pe' Padri Gefuati con Iftorie di Noftro Si-
gnor Gesù Crifto , ed altre de' fatti del B. Giovanni Colombino loro Fon-
datore . Per la Compagnia del Sacramento nel mezzo del Soffitto colorì la
bella Tavola della Salita del Signore al Cielo , nella qual Pittura fu aju-
tato molto dal fuo buon Dìfcepolo Tommafo Dolabella , che poi fu Pitto-
re della Maeftà del Re Sigifmondo III. di Pollonia. Nella nuova Chiefa
di S. Giorgio Maggiore dipinfe Antonio a concorrenza del Tintoretto , <lj
d'altri grand'Uomini alcuni chiarifcuri; e diede il difegno per la nobilifsima
Struttura dell' Altare del Santilfimo Sacramento. Portatori a Perugia per la
Chiefa
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20(5 DECEN. I dettaiA% III. delSEC.W.dal 1580.^/1590.
Chiefa de'medefimi Padri , e per più Gentiluomini di quella Città molto
operò. Tornato a Venezia fece l'Iftoria de'Magi fopra il Tribunale del Con-
figlio de' Dieci, per mancanza di Montèmezano, a cui era già ftata alloga-
ta. Sono fue belle Pitture a Civitale, a Padova, a Salò , a Noventa villag-
gio del Vicentino, a Murano, in Madrid, in Anverfa; e moltiflime in Ve-
nezia fra i privati. Giunto finalmente queft' Artefice al fettantefimoterzo di
fua età,nel giorno del Sabato Santo, correndo l'Anno 1629. dopo aver ri-
cevuti i Santi Sacramenti, fece paffaggio a vita migliore, e fu dato al fuo Cor-
po ripofo per entro la Chiefa di Vitano . Fu V Alienfe dotato da natura.*
d* una felicità nel difegnare , che ebbe del maravigliofo , e di non minore
nel colorire , e fu fuo detto ordinario, che lo ftento feemava non poco la bel-
lezza alla Pittura. Nelle fue invenzioni fi moftrò parziale del Tintoretto, e
delle medefime fu liberaliffimo co' Pittóri Foreftieri, che venivano a vifitar-
lo. Veggonfi di fua mano affai Difegni a bello ftudio fatti in fu la maniera
di Luca Cangiafco; che talora da chi non bene intende fono creduti di ma-
no dello fteflo Luca. Fu di natura amabile nella Converfazione, e fi fatta-
mente fplendido , che molto nocque a fé ftéflb , nel confumarnento di gran
parte de' ricchi guadagni dell' Arte fua , ma però affai più a cagione delle
lunghe liti, che egli ebbe col Palma, nelle quali gran roba fpefe , e gran.-
tempo, conciofiacheconveniffegli bene fpeffo operare per alcuni de' fuoi Pa-
trocinatori , che poi nel meglio il lafciarono col torto, Ebbe fino a tre Mo-
gli , onde crebbe fi fattamente in famiglia , che gli bifognò paffare gli anni
ultimi fotto il pefo d' intollerabili fatiche ; tollerava egli però i propri in-
fortuni con animo grande, fino a trarre talora da* medefimi materia di fcher-
zo , e ciò fu particolarmente quando dopo il terzo Matrimonio , volendo
efplicare il pefo,che lo premeva,e IVinfaufta dote avuta dall'ultima Con-
forte, figurò con un graziofo Difegno fua propria perfona in atto diportarti
addoflb la Moglie, la Nutrice , lo Zio , ed un Figliaftro ; poi moftrandok*
agli amici, queft' è diceva quel pefo, che fino alla morte mi conviene por-
tare ; e vaglia la verità, che potevavene egli ancora aggiungere un' altro ; e
tale fu la perfecuzione, che egli nel tempo di fue maggiori anguftie foftenne
fempre dagli aderenti del Palma ; da' quali fu fino al mancar de' fuoi giorni
travagliato non poco . Reftarono dopo fua morte molti fuoi Difcepoli ,
fra' quali fu il Cavaliere Carlo Ridolfi Scrittore della fua,e dell' altre Vite
de* Pittori di Venezia, e dello Statp ; che fino alla morte gli fu fedelifiìmo
amico. Fu anche fuo Difcepolo Tommafo Dolabella, di cui fopra abbiamo
fatta menzione, che in Carica di Pittore del Re Sigifmondo Ili. fece grandi
fortune in Pollonia. Similmente Enrico Vanchemburgh Auguftano , che poi
tornatofene alla Patria , dipinfe con maniera molto lodata . E finalmente^
Cammillo Malpegano Veneto, il quale, quantunque poco attendere a co-
lorire , con tutto ciò, come quegli che molto ben difegnava , copiò in Di-
fegno V opere del Tintoretto , e molte invenzioni fece di fua mano , fra le
quali la Vita di Gesù Crifto,ed in carte grandi la Pifcina fk *i Martirio di
S. Lorenzo , e quello di S. Sebaftiano , e inventò ancora più Trionfi ,u
Capricci in fu la maniera delMaeftro fuo , che rimafero dopo fua morte^,
che feguì nel 1640. il feffantefimofefto di fua età, appreffb a Carlo fuo fi-
gliuolo,.che pure efereitò con lode la Profefiìone della Pittura.
A.LES-
u
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ALES SANT>\0 MAGANZA. 207
ALESSANDRO MAGANZA Ebbe i fuoi natali nella Città di Vicenza
P Anno del Signore 1556. Il Padre fuo fu Gìo; Batifta Maganza.»^
anch' elfo Pittore , e da lui apprefe i principi dell* Arte. Accoftatofi poi a,
Gio: Antonio Fafuolo, e datofì agliftudj dell'opere del Zelotti, molto ap-
profittato fé ne pafsò a Venezia , e fatte vedere fue operazioni ad Aleffan-
dro Vittoria celebre Scultore, fu da efso configliato a fermarfi in quella Città.
Ma a cagione de' premurofi impulfi avuti dagli Accademici Olimpici , fra i
quali egli aveva già avuto luogo, deliberò tornarfene da loro a Vicenza-*.
Quivi accafatofi v' acquiftò figliuoli, tre de' quali riufcìrono anch' eflì Pitto*
ri. Non furono fcarfi i fuoi Cittadini nel valerli dell' opere della fua mano ,
e fra 1' altre cofe , che egli ebbe a. fare nel bel principio , furono fei gran
Quadri per la Cappella del Santiffimo Sacramento di quella Cattedrale^t
ove figurò Mifterj della Paflione del Signore . Fece anche in una Cappella
di quella Chiefa in una Tavola la Santiflìma Vergine, S. Giovanni Evange-
lifta, e S. Niccolò in atto d'adorarla, enei Soffitto Iftorie de' fatti di S.Pietro
Apoftolo ; e due Tavole colorì per due altri Altari , che in una rapprefentò
un Crifto morto , ed altre figure, e nel!' altra , quando il Signore da le_->
Chiavi a S. Pietro , ed altre opere anche fecegli vedere di fua mano. Nella
Confraternita del Gonfalone operò moltiffimo nelle laterali parti, e nel Soffit-
to , e dipinfe ancora in quello dell' Oratorio de' Servi, e nella Chiefa pure
de' Servi fece vedere fue Pitture ; ancora in S. Eleuterio , in S. Lorenzo ,
ne' Teatini, nel Soffitto della Chiefa di S Jacopo. Ne'Monaci di S.Lucìa,
inS. Bartolommeo de' Lateranenfi, ed in altri pubblici luoghi veggonfifue>
Pitture, r
                       ,                                   >
Fu fua opera la figura della Verità nella ringhiera del Cónfiglio coli* Ori-
volo in mano, alata alle fpalle, ed a* piedi. Quefta figurò egli in una nuda fem-
mina , che preme col piede la Tefta d' una donna con buffo di Serpente ,
figurata per lo Inganno. Fu parto di fuo pennello una figura di Maria Ver-
gine AfTunta in Cielo, lavorata afrefcò fopra la Chiefa degli Angeli, e quel-
la del morto Signore a S. Valentino. Sparfeanche più fue belle Tavole , e
Quadri per le Cafe de' fuoi Cittadini , e pe' Villaggi ,e contorni di fua Pa-
tria. Seguì la morte diqueft' Artefice circa del 1640. e della fua età l'ottani
tefimo quarto. Uomo veramente ftato pieno di Criftiana pietà , e di forte ^f
e lunga fofferenza , avendo tollerata, oltre ad altri graviffimi infortunio la
morte di tutti i fuoi cari figliuoli, e nipoti , che aveva avuti in gran nume-
ro ; e ciò feguì per la peftilènza dell' Anno 1630. onde avendo egli medesi-
mo più anni avanti al fuo morire fatto-unRitratto di fefteflb, volle con-
quel fuo ameno fpirito poetico , che egli pofsedè accompagnato da buona-*
letteratura, feri vere folto il Ritratto i feguentì verfi.
Quep Ombra è di colui y che poco riffe,
- € ì ' ì i i s
            Benché paffàffe il féffagejìmo Anno,                     - i ■- P 3.
:•■> ì                          Se vitti'è filo il ben , corri' altri diffe.
Fra i figliuoli di lui fu Giovan Batifta Maganza Pittore, e fuo Dìfcepo--
lo . Coftui s'accasò , e'dal Padre fi partì,,- e mettendofi a fare da fé piti
cofe , dipinfe per la fua Patria Vicenza, fefra quefte più Quadri per l'Ora-1
torio'del Duomo. Fra quegli del Padre in Ogniffanti , due Tavole , ch^
una del Salvatore al Giordano ,• in S. Corona , nella Cappella del Rofario
rappre-
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\.
to% mCEN.LdellaTJ%11lJelSEC.Br.dalìtfo.al 1590-
rapprefentò la Sacra Lega , fra il Papa , il Re di Spagna , e la Repubbli-
ca Veneta. Dipinfe in S. Giuftina di Padova nella Cappella di S Benedet-
to un gran Quadro , V umiliazione di Totila Re de* Goti avanti a S. Be-
nedetto , ma pervenuto all' età di 40. anni nel 1617. finì fua vita . Vi fu
anche un Girolamo , che Tempre unito--col Padre T ajutò nelP opere . Se-^
guitando la maniera di lui dipinfe più Quadri per divertì Cittadini di fua-.
Patria , e mancò nella Peftilenza del 1630. Vi fu anche un* altre* figliuolo
di Alefiandro per nome Marc* Antonio , Pittore altresì , che molte cofe
per particolari perfone dipinfe , e fu de i primi f che in giovenile età fé-
guitaflfe i defunti fratelli..
SANTO PER AND A Nato ancor eflo nel 1556. da fanciullo attefe al-
l'Arte appretto a Lionardo Corona, poi al Palma. Del 1J92. paffa-
tofene a Roma fotto la protezione del Cardinal Gallo , e di Monfignor
Vidoni Governatore , fece grandinimi ftudj dal famofo Cartone di Miche?
lagnalo, e dall' antiche Statue. Tornato a Venezia dipinfe per li Grimani in
S.Giufeppeil Dio Padre , S. Agoftino, e la Maddalena. In S. Giovanni,e
Paolo per la Compagnia del Rofario colorì il Quadro della Vifitazione, che
accrebbegli credito, tanto che poi protetto dal Grimani dopo fua AfTunzio^
ne al Principato ebbe a dipignere una delle maggior Tele della Sala dello
Scrutinio y dove rapprefentò Marco Barbaro , Provveditore dell* Armata-.
Veneta, quando V Anno 112 3. nella Battaglia del Zaffo contra gì' Infedeli af-
fediato dal Califfa dell' Egitto ,j combattuto da legni ,. avendo perduto lo
Stendardo, dopo avere uccifo il Capitano nella Galera nemica ; fpiegò la faf-
oia del turbante di lui, e con un braccio, che avevagli recifo dal buffo forma-
tovi un cerchio di fangue , e inalberatola in vece di Bandiera, con grande
ftrage de' Nemici riportò la vittoria . Per li Fratelli della Compagnia di
S. Evangelica dipinfe in un gran Quadro il Martirio del Santo nella Galdaja
bollente ::, figurò il Miftero della Venuta dello Spirito Santo per la Sagrek
tìa della Chiefa di S. Bartolommeo , e l' Afcenfiòne di Maria fempre Ver-
gine al Cielo per la Chiefa di S. Lorenzo. Mandò fue opere a iMaurano, a
Trev/igi, a Cònegliano, a Trifte, alla Mirandola, la dove fi eondufse poi in
perfòna propria a' fervigj di quel Principe , per lo cui Palazzo fece gran-
de opere. Chiamato a Modana ritranecpel Duca, Madama la Ducheira, e
i Principi fuor figliuoli, e pivi Quadri fece in quella Città ., Toinatòfene a_*
VeneziamoltÌfiìtneTavole,e Quadricolorì:,delli quali per fuggir lungfaez*
za io non ifcrivo ; finalmente giunto all' età di 72,.. anni dopo aver menata
una vita travagliata per lo malore della Pietra, di queftofteflfo fi morii'An-
no 1638. Fu la maniera di quefto Artefice affai finita, 0 delicata i che dire
vogliamo, lontano da quella facilità , c$n cui 1' ottimo Pittore con pochi ,
e quafi difprezati colpi da forza^e anche naturalezza alla fua Pittura . Rima-
fero alcuni fuor buoni Allievi,© tali furono Filippo ^eniberti,Matteo Pon-
zone, di cui vederi il bel Quadro, #J#;foconjr<> de*i Santi Gip vacchino, ed
Anna nella Chiefa c|e* Crociferi , $nueUo della;funata Rapprefentazione^
della Peftilenza di Roma ne* tempidi S. Gregorio, e quello fece per JaChie-
fa di S. Maria Maggiore,, oltre ad altre fue beli' opere. .
LIONARDO
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LIONAX'DO CO%ONJ^;- zo9.
LIONARDO CORONA Da Murano ebbe i fuoi natali nel 1561.qu.efti
fu in modo particolare inclinato alle belP Arti, e quafi poflìam dire^
nato a pofta per effe. Fu Michele Corona il Padre fuo di profeflìone Mi-
niatore di piccole Immaginette. A tale meftiero volle fino da' primi anni adat-
tare il figliuolo;ma vedutolo acofe maggiori inclinato mandollo a Venezia
fotto la difciplina di Maeftro Rocco da S. Silveftro, il quale però era ordi-
nario Pittore .Tirato poi da cupidigia di guadagno, deliberò di richiamarlo
a fé,impiegandolo in cofe ordinarie,tanto che fu necefiario al Giovane be-
ne adoperarti per avanzar tempo per li fuoi ftudj , che furon tali , e intor-
no all' opere di Tiziano , ed a quelle del Tintoretto , che poterono poi i
fuoi pennelli condurre Pitture , che furon credute Originali de' primi Ma-
eftri di quella fua Patria. Non avea egli ancora finito il ventèlimo di fua
età , che e' fece il Quadro della Manna per la Chiefa di S. Giovanni Ele-
mofìnario di Rialto , dove dopo alcun tempo fece altre figure nella mag-
gior Cappella. Poi in S. Soffia fece l'Iftoria di Maria fempre Vergine. Se-
guito un' Incendio nel Ducale Palazzo,ebbe egli a dipignere a chiarofcuro
nel maggiore Configlio alcuni fpazzi , in uno de' quali fece vedere la Bat-
taglia fra Stefano Contarino nel Lago di Garda , e le genti del Vifconte y
ove il Contarino avendo ricevuta fopra l'Elmo una forte percoifa , quello
talmente fé gli ficcò in tefta , che fu di meftieri il toglietele di capo in_.
pezzi, ed altri fimili fatti vi rapprefentò. Più Tavole dipinfe per Chiefe , e
Compagnie , cioè a dire per li Confrati della Cintura di S. Stefano , per
la Chiefa di S. Giuliano , per quella de' Servi , per S. Gio: in Bragora ,
per S. Bartolommeo , e per S. Gio: e Paolo, ove per la Cappella del San*
tifs. Rofario dipinfe la gran Tela, ove veggono* offerire Sacrifizi per l'Ani-
me de' Fedeli Defunti ; e quelle portarfi al Cielo. Nel Palco rapprefentò
fatti del Patriarca S. Domenico : dietro all' Altare è di fua mano la Ta-
vola della Santiflìma Nonziata , e fopra una porta , la Storia della Nati-
vità dell' ifteffa Vergine . E* opera de' fuoi pennelli in S. Agata di Padova
la Tavola dell' Aitar maggiore del Martirio della Santa . Ne' Cappuccini
alla Cappella del Cardinale Commendone l'Iftoria della Vergine con S. EJi-
fabetta , il fanciullo Gesù e S. Gio: Batifta. Mandò fue Tavole a Efte , a
Chioggia, a Verona. Dipinfe poi nella Chiefa di S. Fantino un gran Qua-
dro per la Compagnia del Sacramento , figurando un belliflimo Crocifitto
fra l'ultime agonìe della morte, con gran copie di figure, che in varie azio-
ni rapprefentate dagli Evangelifti intervengono a quel fatto . Molte altre^
belliflime Pitture ufcirono dal fuo pennello /finche giunto all' età di 44.
anni alfalito da acuta febbre nel 1605. diede fine al Tuo operare, ed al fuo
vivere , e fu fuo CadaVero nella Chiefa di S. Maria Nuova fepolto,
CLAUDIO RIDOLFI Nobile Veronefe,per puro amore,e diletto del-
l' Artediedefi agli ftudj del Difegno, e della Pittura nella Città di Ve-
nezia appretto a Paolo Veronefe ,e fattoli ben pratico, fece per lo Conven-
to de' Frati un Quadro di fatti di S. Antonio , che poi ebbe luogo in tefta
al loro Refettorio. Tornatofene a Verona colorì una Tavola dell' Aflunzio-
ne della Vergine nella Madonna di Campagna , ma avvenne che trovandoli
egli mal corrifpofto d' onorario per tale opera , che riufcl bella , e in fu la
Dd                                        ma- -*&
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2io mCENJ.della<?A%inJelSEC.WJal1580.0/1 590.
maniera di Paolo, egli forte fdegnato difappiicò dalla Pittura, e diedefi a i
piaceri della Caccia, ma attediato da quel modo di vivere oziofo , fi portò
a Roma, ove più cofe dipinfe; quindi partendo alla volta d' Urbino, trat-
tennefì alcun tempo in Cafa il celebre Federigo Barocci ; e tanto s' affezio-
nò a quel delicato modo di dipignere ; che abbandonando in parte P ottima-,
maniera del Veronefe , a quella del Barocci s' applicò. In effe Città, prefa
per Conforte una Nobile Donna, con quella fi trasferì a Corinaldo,Terra
della Marca d' Ancona, nella quale, e per fuoi contorni, più cofe colorì,
fra le quali la figura di Maria Vergine Annunziata fopra i portici del Pa-
lazzo del Comune . Di poi operò per Sinigaglia, per Monte Secco , Terra
dello Stato d' Urbino, e per altri luoghi. Tornatofene in Patria fece il Qua-
dro di S. Carlo per P Oratorio del Santo. In S. Paolo una Tavola di Maria
Vergine colla Maddalena , con S. Giovanni, e S. Niccolò Vefcovo. Per la
Sagreftìa de* Canonici del Duomo una Vergine col Bambino Gesù, e per
la Chiefa delle Monache di S. Criftofano il S.Prefepio del Signore. Una Ta-
vola dipinfe per Padova a' Padri di S. Giuftina , altre per un Villaggio del
Veronefe, detto Terrazzo , per Monforte , e anche per la fteffa Città di
Venezia , e finalmente in età d' anni 84. in Corinaldo P Anno 1644. diede
fine a' fuoi giorni, lafciando di fé una molto onorata, e virtuofa prole, erede f
e deli* avere, e del buon nome , e dell* univerfale benevolenza d' ognuno,
cofe tutte,che avevano a lui fue Virtù procacciate. Fra le buone qualitadi
che ebbero le Pitture di quefto Artefice, affai riluffe P accuratezza nel pro-
curare, che ei fece fempre, che le fue figure fuffer bene adattate agli Ufiz-
zi loro ; parte principaliffima dell' ottimo Pittore, non fempre da tutti ben
praticata.
MARCO VECELLIO Nipote , e Difcepolo di Tiziano , fecefi nella-.
Scuola di lui buono Coloritore , e nella Città di Venezia fece molte
opere , fra le quali la gran Tela della Pace d'Italia nella Sala del gran-,
Configli©. Nel Soffitto di quella di Pregadi è dì fua mano la profpettiva della
Zecca co* Coniatori delle monete. Neil* Anticamera de* Capiconfiglio de' Die-
ci colorì P Immagine di Maria Vergine , a* piedi della quale vedefi genu-
fleffo il Doge Lionardo Donato . Hanno i Padri di S. Gio: e Paolo nella-,
volta di loro Sagreftìa la figura del Salvatore in atto di fulminare il Mon-
do , a cui fa riparo con fua interceffìone la gran Madre di Dio, col pre-
fentarli il merito de' SS. Patriarchi Francefco , e Domenico . E^ una fua-.
Tavola della Concezione in S. Jacopo di Rialto . Altre opere conduffe per
quella Città fino all' Anno 1611. che fu P ultimo di fua vita , dopo aver
P età confumata d'anni 66. e nella Chiefa di S. Martina ebbe ripofo il
Corpo di queft' Artefice. Lafciò un figliuolo chiamato Tiziano , che attefe
alla Pittura , e s' ingegnò di feguitare P ottima maniera del colorire infe-
gnata da Tiziano il celebre Antenato fuo.
           1
ANDREA VICENTINO , Fu affai fpedito Pittore , con tutto che in
ciò che all'ottimo Difegno appartiene, non trapaffafTe un certo fegno,
e quefto a cagione d' aver fatto quello , che alla più parte addiviene , cioè
d* attendere, o per defiderio di guadagno, o per neceffità nel più bello de' pri-
mi
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mi ftudj ad ogni forta di lavoro ; tanto che più ornai lodavafi in lui la pra-
tica nel fare , cheT otti ina mente fare . E' fu a opera il primo Quadro nella
Sala dello Scrutinio, in cui è rapprefentato 1' Afsedio di Venezia fatto da
Pipino P Anno 809. e vedefi efprefso il bel vanto de' Veneti di gettare Pa-
ne , ed altre commeftibili cofe nel Campo nemico per moftrarfi abbondan-
ti di viveri.In altro Quadro preffo a quefto è di fua mano lo ftefsp Pipino!,
che fopra un ponte comporto di botti s' invia all' attacco della Città : ma_.
da' notatori tagliate le corde , che tehevanle unite , fu fubito fatta dalle^
Truppe nemiche grande occifione,a cagione di che fu poi quel Canale,ove
tali cofe accaddero, chiamatoli Canale Orfano. Dipìnte anche in un' ova-
to nel Soffitto la Rotta delle Navi Pifane a Rodi dell' Anno 1098. da Enri-
co Contareno . Nella Sala del Gran Conflglio- dipinfe Storie d' Ottone fi-
gliuolo di Federigo Imperatore. EVanche di fua mano nella Sala dello Scru-
tinio il fatto della Vittoria navale de' Collegati contro l'Arme Qttomanne,
feguita 1' Anno 1571. e vedonvifi ritratte al naturale più intigni perfone ,
che per li Veneziani operarono in quella Battaglia . Altre molte furono le
Pitture d* Andrea fatte per le Chiefe , e Cafe di quella Città ; ficcome per
Baffano,per la Terra della Badìa, e per altri luoghi, che per brevità fi tac-
ciono . Finalmente giunto all' età* dì 75. anni terminò, il fuo vivere,
FU Ancora in quefti tempi uh' ANTONIO EQDER , al quale non ©fran-
te che più rifplendefse per la pratica nell' operare, che per molta accu-
ratezza , furon date a fare moke cofe . Quefti dipinfe in S. Gregorio V Af-
funzione di Maria fempre Vergine , e due Quadri di Mifterj della Paflìone
del Signore . In Su Caterina due altri d' un Grifto morto, e della Refurreziov
ne del medefimo, e oltre a quefti V. Angelo Raffaello col Giovane Tobbìa.
Colorì in S. Luigi , in S. Giovanni nuovo , nella Cappella del Santifs. Sa*
cramento Quadri di S. Giovanni Evangelifta'v; In.S. Samuello dipinfe la fi-
gura del Profetale di S. Matteo Apoftolo . ì^kì! »*.
Ebbe anche buona pratica nel «colorire a frefeo , come moftrano fue Pit-
ture fatte a Noventa nel Palazzo Barbarigo , e a Aorgniano nel Palazzo di
Vincenzio Cappello e finalmente nell' Anno 1616. finì fua vita ,
PIETRO MALOMBRA, Eu figliuolo di Bartolommeo, the in Venezia
fu Reggente della Cancellerìa Ducale % Coftui ebbe i fuói natali 1' An-
no 1556. e benché nell' età fua '".più fiorita a vèlie attefo molto alle lettere ,
al canto , al fuono: ,:e ad altre fi fatte facultà; e nella Cancellerìa Duca-
le avelie fpefo affai tèmpo ; confitto ciò datoli allo ftudio della PitturaJ.
fotto la difciplina di GiufeppeSalviati , giunte a farli conofeere per affai
buono Artefice. Molte furono 1* òpere di lui,; e fra 1' altre le Pitture della
Sala dell' Auditore nuovo ; là bella Storia della Venere con molte figure
nella Quarantìa Civile Vecchia, un'altra nel Magiftrato de'Signori di not-
te al Criminale , ove figurò l#oCìttà di Venezia con Poetiche invenzioni.
Dipinfe a Padova in S. Benedetto nella Cappella di quel Santo la Tavola-.
dell'Altare , le attorno Miracoli di-efso Santo. Nella Chiefa di S. Antonio
di Padova all'Altare della Nazióne Pollacca dipinfe S. Laodiflao Vefcovo
di Cracovia in atto-di rifufeitare un morto -9 che poi conduce avanti al Re
- e!
                                            Dd 2                                           in
-$*
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1212 tyECENJ.delUTA%inMSÈC,W.M.i5Ìo.at1590.
-in testimonio di fua innocenza d' un delitto , di che falfamente veniva im-
putato . E> in S. Clemente un S. Gio: Batifta , S. Carlo , e ,S. Francefco.
Dipinfe ancora in Murano una Tavola di S. Martino in atto di dividere coi
-povero il fuo Mantello , e in S. Bernardo fu opera della fua mano la Ta-
vola de' diecimila Martiri , e in altre Pitture per altre Ghiefe , fra lequa-
^li ebbe grande approvazione il Martirio di S, Caterina, fatta per lo Mon-
te Sinai:, e tale che vollero i Padroni , che egli in più lingue vi notaffe->
ilfuo nóme yJ acciocché fuife a lui da varie Nazioni data la meritata lo-
de di quelP opera. Furono anche avute in gran conto le due Storie , che^»
egli dipinfe in S. Jacopo di Rialto , in una delle quali fece vedere Aleffan-
dro III. Sommo Pontefice in atto di premere col piede la Tefta di Federi-
go Barbaróffa Imperatore, e nelP altra lo fteflb Papa , che da il Breve del-
l' Indulgenza a quella Chiefa per lo Giovedì Santo. Fece quefti eccellente-
<!                                       mente i Ritratti , ficche molti ebbene à fare di fegnalate perfone di quella
Città, e fuori, fra' quali fu quello del Cavalier Marino in giovenile età, da
cui fu cavato quello, che \?a a principio delle fue Rime,(opra il qual Ri-
tratto aveva lo fteffo Marino comporto il Sonetto , che leggeli nella fua_»
•Gallerìa , il cui principio è»
              (-,: /            , ?.;
j .■■■tv L* età nojira, Malombra;, è Iute>br&ve'. 'Ci -:;                  nc:''
Operò a frefco in Cafa Grimani, Molina, Gradenigo, e Giuftiniani. Ebbe
anche non poco talento nelle macchine ,enelle profpettive per Commedie ?
ficcome in.rapprefentare^in Pittura pubbliche Fefte, piazze di mercato, pro-
ceffioni, ed altre fimiglianti cofe , ove innumerabile quantità di perfono
rapprefentare fi debba , e di nazioni diverfe. Difegnò con gran franchezza^
e nello fpiegare con penna £ o ftile i propri concetti, ebbe non poca felicità.
Accompagnò la beli'Arte della Pittura con ifpirito di graziofa Poesìa vol-
gare , fvegliatofi forfè in eflfo per la lunga lettura de' migliori Poeti , e fu
molto pratico in Sacra , e Profana Iftoria . Venne finalmente al termine-*
de' giorni fuoi del feffantaduefimo di fua età nel 1618. e nel Sepolcro di Ric-
cardo Malombra Conte, e Cavaliere, celebre Legifta , e fondatore di quella
Famiglia y che in Venezia già da 300,e più anni avanti fu fepolto.
FELICE RICCIO , DETTO IL BRUSA SORCI, Nacque di Domenico
Riccio , da cui appréfeT Arte. Ne'Tuoi primi anni diedefi al viaggiare |
e nella Città di Firenze fu ricevuto in Cafa di Jacopo Ligozzi noftro celebre
Pittore nato in Verona, che fu Pittore del Gian Duca Ferdinando Primo. la
quefta npftrapatria avendo ftudiate P opere de' Maeftridi più alto grido \, lì
formò una'maniera fi pulita v che tornatofene poi al Paefe , non fòlo iecefi
onore mafempre abbondò dvoccafioni d' operare. Dipinfe fra P altre cofe
un Crifto Flagellato, che fu pofto nella Madonna di Campagna, e lo fieno
Signore già morto , e portatola! Sepolcro * Mei Duomo di Verona furono
opera del fuo pennello quattro Santi Vefcovi di quella Città fua Patria^
nelP interior parte dellVÒrgano . In S, Giorgio gli Arcangeli Michele , e^r
Gabbrielle , e in S. Anaftasìa fece una Tavola di S. Domenico, e S. Tom-
rnafo d' Aquino , che ebbe luogo nella Sagròftìa di quella Chiefa . Fu ope-
ra di fua mano una gran Tela della Vittoria avuta da' Veronefi a Derenza-
no contro quelli della Riviera j e del Lagoni Garda P, Anno 829; Veg-
ir/                                         : :V'i                                          gionfi
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o«? j F VISI CE \ICCI Q.                 213
gionfi di fuo molti Quadri devoti, e diverfe Poetiche invenzioni dipinte Co-
pra pietra di paragone , nelle quali osò bene fpeffo valerli dei nero della-
pietra perP ombra delle fue figure,, con che dava loro gran forza, e rilievo.„
Attefe con iftraordinaria lode a'Ritratti ; morì finalmente d' affai grave età
PAnno 1605. e diffefi di Veleno preparatogli dall' infida fUa Moglje. Refta-
rono due fuoi Difcepoli nelP Arte , cioè Aleffandro Turchi detto P Orbet-
to, e Pafquale Ottino , all' uno , e 1! altro de' quali toccò a dar fine a più
fue opere rimafe imPrfette. :j
ìù i'i                      ■■,                   • \ '.';•■'■';          -- H5i ; irli i>n< ; ■■ :-.:i'j no"* ' ;,'- : ' " I ) 370
PAOLO FARINATI, Famiglia,che fu detta avere avuta origine in Ve-
rona da un tale Giovanni degli Uberti Nobile Fiorentino 1' Anno 1262.
Stanziatoli in quella Città a cagione delle Fiorentine difcordie , ebbe i fuoi
natali P Anno 1522. Attefe alla Pittura apprettò a Niccolò Golfino, e cref-
ciuto in età fecefi ottimo Difegnatore , e Inventore , quantunque abbiano
le opere fue in Pittura un non fo che d'imperfetto nel colorito. Più fue fa-
tiche fece vedere in Patria -, finche partitofene Paolo Caliari per portarfi a
Venezia " e morto Domenico Brulàforci , accrebberfi a lui P occafioni , <lj
confeguentemente il far di miglior gufto . Dipinfe fra P altre cofe per Ja^.
Chiefa di S. Maria in Organo la Tavola del S. Michele , che precipita dal
Cielo il comune Nemico , e quattro gran Quadri fece , ne' quali figurò la
Strage degP Innocenti\ ed altre Sacre Iftorie ; altre quattro ne colori nella
Cappella Maggiore di S. Nazzaro di fatti di quel Santo . Fece vedere due
fue Tavole in S. Tommafo'; cioè di S. Onofrio , e di S. Alberto Carmelita--
no. Nella Sala del Configlio efpreffe il Conflitto feguito fra il Barbaroffa, e?
i Veronefi, e per la Chiefa di S. Giorgio rapprefentò in una gran Tela il Mi-
racolo de' cinque Pani, e due Pelei \ e quefta fu dell' ultime opere fue, fatte
in età d' anni 79. A frefeo molto dipinfe in pubblici , e privati luoghi ,JE&.
affai fue Pitture a olio furono ne'tempi di Filippo II. portate in Ifpagna. Veg-
gionfi andare per le Stampe alcune invenzioni d' una fuaTavola fàtta^»
a'Padri Cappuccini d' un Depofto di Croce , divifa in tre paramenti ; fu il ;
Farinati anche buono Architetto, e molto pratico, e fpedito nel modellare.
Ghiufe finalmente gli occhi a quefta luce 1* Anno 1606. e nella fua età 84.
, "" ''*■■ ' ■■ ■:■■•■'> '• ■ ' -*«"£ : . ■ "•■],-. ■■- iliLnju:-> i.m : rJitjiìU ^)-v>d iuV
GIO: MARIO VERDEZOTTI Cittadino Veneziano nelP aggiungere &1 ■;,
bel pregio , che fu fuo proprio di bella letteratura^ àbnobile adorna-?
merito dell' Arte del dipignere , ficeome fecefi conofeere nella prima facol-
tà uomo di vario ingegno: cpl Tuo A fpramònte Poema Eroico , nelle Meta-b
morfofi, e nelP Eneide da lui tradotte ; così molto lodevole nella feconda
volle apparire. Aveva egli avuti i precetti dai celebre Tiziano , del quale
fu domesticai $•e amicitfimo ; fu fuo genio il colorire piccoli Quadretti di
paefi e figure , feguitando per quanto poflibile gli fu la maniera del gran
Maeftro fuo , e furono fue caprìcciofe invenzioni tutti gli animali figurati
nelle Cento Favole, che egli deferiffe. Effendo poi morto Tiziano, compofe
egli un graziofo Poema Latino in lode di lui ^indirizzandolo allo Sperone .
Viffequefto Virtuofo in iftato di buone facoltà , onde nobilmente , e con^.
gran decoro trattò fempre fé fteffo, finche in età matura veftì Abito Religio-
fo, perfeverando fino alla morte, la quale nel fettantefimoquinto di fua età
nelP Anno 1600, troncò il filo de' fuoi giorni.
                               FRA
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214 DBCEN.hdeUaTm^TILdelSSCW.Mi)%o.al1590
T7RA COSIMO PIAZZA Nativo di Caftel Franco, dopo avere nel' Secolo»
J? fatti affai fìudj dall' òpere de' Veneti Pittori,fu nella Città di Venezia1
molto adoperato . Nella Chiefa di S. Paolo fece il Santo Predicante. In-
S. Gió: e Paolo dipinfe attorno al Sepólcro d* Antonio Bragadino alcuni
fatti di lui nell' AfTedio di Famagofta • effendo/egli Provveditore di quel-
P Armamento. Per li Padri Cappuccini di fuVPatria fece la Tavola della-*
Coronazione di Maria fempre Vergine . Moffo poi da Divina infpirazione
veftì l'Abito de' Padri Cappuccini . Da quelli fu poi mandato in Germania
ove effendofi ' con fue buone maniere guadagnato V amore della Maeftà di
Ridolfo II. che fu grand' amatore di queftiArtiy ebbe per elfo a operar^
molto, e di cefi , che avendo egli dipinte per quelle Chiefe affai cofe appar-
tenenti ar Mifterj, e Dogmi della Santa Fèdeymolta utilità arrecaffe a'Cat-
tolici di quelle partile ciò fu particolarmente con una Rapprefentazione del-
le pene de' Dannati , fra li quali in varin^di afflitti aveva fatti vedere
tutti i principali InftitutoridVEretiche Sette. Pòrtatofi a Roma ad inftanza
di Paolo V. dipinfe a olio per lo Cardinale Nipote alcune Stanze ,-ed al-
tre opere fece per quelle Chiefe .JLafciata Roma te ne tornò a Venezia;, e
quivi fu adoperato^ da'fuoi Frati in fare alcuni Profeti , e Sibille nella Chie-
fa del Redentore, ed in fare altre molte belle cofe, che dierongli tanto ere-,
dito,che volle il Doge Anton Frioli,che egli dipigneffe il nuovo Corrido-
re y che dal Palazzo Vecchio Ducale va alle Stanze Nuove, il che,fece a
olio fopra Murò,ma tal' oper^ fu;interrotta dalla morte,che fopravvenne
al^ Pittore nella fuà età di anni %^,fìeL ibit. © nella detta Chiefe del Re-
dentóre ebbe ripofo il' Corpo fuo ^ .■ r <imQ\s cìl$i\w.0 fcb lìic a
         . o;:
A NTONIO VICENTINO ;. DETTO» TOGNONE y: Fanciullo al-
XjL..trr impiego non ebbe , che/di macinarci colori , e fervire di manova*
le;a Batifta Zélotti , che in Vicenza dipigne va il Monte di Pietà , finche*
avendo Bàtiftà riconofeiuto in Antonio , congiunto ad un buono ingegno*k
un gran genio a quell' Arte , volle effe rgli liberale di fuo fapere, tantoché
conduftelo ad: effer buono Artefice . * Fu delle prime fue Pitture un' Imma-
gine di Marìaiempre Vergine' (òpra il muro della propria fua Cafa nella'
Via detta Ufìerlà ; ma concioffiacofache migliore aveffe egli allora il gufto,
che l'obbedienza della mano, recandoli a vergogna d' aver fatta una tal' ope-
ra,ferroffi inGafa per un'anno intero fempre ftudiando, e poi un' altra |ie
colorì vicina alla prima , in cui fatto vedére fuo miglioramento, gran cre-
dito , e ftima ne riportò , onde fu data a dipignere a lui unai facciata: net
Corfo, dopo la quale più fregi di ftanze di quei; Cittadini ebbe a colorire, j
ina come quegli, che povero, e bifognofo era, fu fempre forzato aMJ
(ai: lavori a prezzi il Vili r che deliberò di cercare dalla
* j :1 i'-ìb t^iSpada più tofto,. che da'pennelliil bifognevol"M «r ?r;>u o r ;'x/sG
ir U5ifciiri£per lo fuofempreftentatc*vivere ;, ma per*. - % f oif; l ;
"jÌDqaio^ , ofisjsrt che male poteaadattarfi;Aia. natu- ?sid*>B^I o.»/.--. :'^
;jik ók^>K;:raa'fopportareleviolentiopei f judo*! Wàh
, 0 ^fa i e ; :A. razioni efrquel nmftiero,,
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;U:iincora- in giovcnuei : s :..v •:ìt.h ojIì.ii :..;r*:r/:- n-*r&
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imoìji loijì "J\l vlÀ li
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altri; pittori*
CHE FIORIVANO IN QJJESTO TEMPO
NELLA CITTA DI GENOVA.
BBE La Liguria in queftì tempi Fràncefco Spezzino, il qua-
le tuttoché poco tempo avefle luogo fra* vivi , feppe non-
dimeno procacciar fama al proprio nome nelP Arte della
Pittura . Studiò coftui appreflTo a Luca Cambiafo Pittore
di fua Patria ; e appreflTo ancora a Gio: Batifta Caftelk»
da Bergamo ; e col molto difegnare ,che e'fece della bella
Tavola di S, Stefano di Raffaello, e delle opere di Giu-
lio Romano, e di quel/e , che e' potè vedere di Michelagnolo, e d'Andrea
del Sarto ; bene fi fondò in Difegno . Furono fue fatture pofte nella Chiefa
di Noftra Signora delle Vigne , e in S. Colombano ; nella prima , tratta
da* Difegni di Gio: Batifta Caftello rapprefentò P Annunziazione di Maria
Vergine,e nella feconda un Grifto morto foftenuto dalla Madre con Angeli
appreflTo ! Ebbe coftui particolar talento in ridurre a bene efsere Pitture guaf-
te dal cafo, o dal tempo ; il moftrò particolarmente nella reftaurazione, eh'e*
fece della bella Tavola del Martirio di S. Stefano nella Chiefa del Santo ,
ftata maltrattata da un colpo d' Archibufo venuto dalla Piazza di effa Chie-
fa nel 1575. tempo delle turbolenze di quella Città; ne altro abbiamo di lui.
RIufcì anche affai lodato il Pittore PIERFRANCESCO PIOLA ,il quale
nato nel 1565. e in fanciullefca età applicatoci alle Lettere ,poi al Di-
fegno ftudiando molto aflìduamente nel Palazzo del Principe Doria P opere
di Perino del Vaga ; fu veduto un giorno dalla celebre Pittrice Sofonisba Ango-
fciola, della quale in altro luogo abbiamo lungamente fcritto. Quefta avendo
offervati i Difegni del Giovanetto di gran lunga migliori di quegli d' altri
Coetanei di lui, che pure trattenevano* ftudiando in quel luogo, tanto fene
compiacque , che gli diede adito in propria Cafa con promeffa di non poca
protezione , e co* fuoi precetti in ifpazio di più. anni conduffelo a buon fe-
gnod' intelligenza. Erafi egli intanto, pofto a copiare Popere di Luca Cam-
biafo , e facevalo una , due , e anche più vòlte , fin tanto che parevagli ef-
ferfi bene conformato col buon gufto di quelP Artefice ; e finalmente pofefi
a operare di proprio capriccio. Dipìnfe in Patria lo Spofalizio di S. Cateri-
na per la Chiefa di Monte Oliveto prefso al Borgo di Pegli, poco lungi da
Genova, e più , e meglio averebbe anch' egli operato , fé morte invidiofa
nella fua' età di 35. anni non avefse arreftato il corfo al fuo vivere , e ciò
fu P Anno 1600. Ebbe coftui un fratello , che fi chiamò Giovanni Gingio ,
il quale in Genova, e in Roma , in Ifpagna , e finalmente in Marfilia fece
vedere fue belle opere di Minio, con che buone fuftanze fi guadagnò, finche
nella ftefsa Città di Marfilia finì il corfo di fua vita P Anno 1625.
GIO;
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2 itT DECEN. I. della TA% III del SEC. UT. dal i5 8cai 159o.
GIO: BATISTA PAGGI , Di quanti vaghiflìmi ingegni fiorirono nella-
Liguria, fu fenza dubbio non meno ragguardevole. Quefti avendo ol-
tre a molti altri doni di natura avuto quello d' un Padre pieno di defiderio
di vedere un dì rifplendere nel figlio,quanto di bello,e di buono potè ador-
nare P animo d' un nobile, fu dal medefimo fino ne' primi anni del conofci-
mento,applicato alle Lettere, ed alP Arti più bèlle;tali furono il Difegno,
il Modellare , il Canto , il Sonare di ftrumenti diverti , la Scherma , il
Cavalcare, ed altri a quefti (ìmiglianti efercizzi : ma come che a quelli che
al Difegno, e a Rilievo appartengono, s' accoftaffero tuttavia nella fua età
molto tenera i fuor principali intenti ; in quefti iftefsi volle impiegare tanti
ftudj, che in pochi meli fece vedere di fua mano,non folo figure, e paefi di
bella invenzione, tocchi gentiliffimi con penna, ma ancora belliffime figuri-
ne , non con altro ftrumento cavando da rozzo legno, che d'un folo, e fem-
plice coltellino, tanto che fattoli in fi fatti talenti maravigliofo a1 fuoi fami-
gliari, e ad ogni altro fuoconofcente,fu forza al Padre lafciarlo fare ; che per
ogni modo voìevalo contro fua voglia ad ogni altra profeiTione che al Dife-
gno applicare. A ttefe egli dunque in fui bel principio a modellare con terra,
e cera, e a difegnare colla penna altresì con tanto fervore, che potè a' Mae-
ftri (tetti elTer di maraviglia , e d'invidia infieme . Faticò fopra i precètti
d* Architettura, e Profpettiva ne più ne meno, che fé ciafcheduna di fi fat-
te facoltàdi dovelfe efìTere 1' unico fuo meftiero ; diedefi poi da per fé fteffo
a indagare la maniera di mefcolare icolori,e fubito fé vedere di fua mano
opere lodevoli , tanto che da quei dell' Arte , e particolarmente da Luca—
Cambiafo fu fatto animofo a ftabilire fuo pernierò fopra la Pittura, la quale
a cagione della morte del Padre, che obbligollo in età di 22. anni ad accu-
dire agPintereffi domeftÌci,fu da lui per qualche fpazio di tempo abbandona-
ta : ma riprefone il filo, colorì di proprio capriccio un Marila fcorticato, e
pianto dalle Ninfe, e Paftori, mentre Apollo prelTo ad un fonte non fenza
dimoftrazione d' allegrezza lavafi quelle mani , che egli pocr anzi s* era—
lordate nel fangue di lui. Dico, che il Paggi fece quefta prima opera fua ,
la quale fu per elTerP ultima a cagione di nuovo penderò venutogli di to-
glierli a quell' Arte , che fece fi, che egli gettafse via tele, e pennelli , <lj
colori , fatto animofo in ciò da un fuo ricco parente, che invaghitoli di me
nobili qualitadi deftinava dargli per ifpofa una fua unica figlia , e con efsa
il proprio avere ; ma ben pretto mancò ai Giovane tale fperanza, mediante
la morte del ricco parente , onde forza gli fu di tornare a dipignere.
Era egli all'età pervenuto di 25. anni , quando egli condulTe un bel
Quadro d' un Tizio , a cui P Avoltojo divora il quore , che venne in po-
tere di Gio: Batifta Spinola Valenza fuo grand* amico, e protettore. Adat-
tofll egli in quefti tempi ad un particolare ftudio di colorire a chiarofcuro da
antichi Rilievi, dalla quale fatica confelTava poi aver tratta grand' utilitade
per lo dipignere, con colore vario ;, mercè cred' io della gran cognizione,
che potè ritrarne un Giovane ftudente , in ciò che alla cognizione de" lumi
appartiene. Aveva il Paggi incominciato già a dar grandi fegnali di fuo fape-
re in diverfe opere belle, quando occorfeli il prefente ftianiffimo cafo, il qua-
le io mi metto qui a notare, benché da altri ila ftato fcritto ; acciò conofcaii
Tempre quanto pofsano talora in chi che fia le ftorte apprensioni d' un' ani-
ma
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G/0: •BATISTA TAGGÌs 2*7
mo fcortefe,e il cafo fu quefto. Un fuo antico conofcente P aveva pregato a
fargli una certa favola , ed egli già avevàla con gran diligenza , e di tutto
gufto finita, con far fapere a colui ^ effere fuà intenzione di fargliele un bei
dono; comparve quegli alla fua Stanza * e dopò aver veduta la Tavola, e affai
lodata, il ricercò che lafciàre gliele volefle ^ non già a titolo di regalo , ma
per lo condecente fuo valore; a cui rifpofe il Paggi, aver giàrifoluto di non
volerne altro prezzo y che quello dell* amor fuo> E chi mai àVerebbe potu*
to imagiharfi-, che la replica del fallò amico a fi cortefe offerta fufle ftata t
ficcome fu, una ferie di parole fdèghofe, anzi del tutto Villane -y e imperti-
nenti ? Il prudente Artefice dopo avere a quelle refiftito , prima con termi-
ni dì replicate offerte di cortesìa ^ proteftandogU i fentimenti non meno della,
nobile fua nafcità>che del buon defiderio fuo, fino a rimetterne la ftimaal
Cambiali, per riceverne poi nòti più thè là metà della fti ma ^ e quefto per
lo fine dì fodisfare in tal modo in un tempo fteflò > e all' impegno deli' in*
difcreto amico, e addettami della propria cortesìa, il tutto fu in Vano; per-
che il fatto fu, che ftando le cofe in quefti termini, Vamico fé ne partì, e
per molto tempo non più fi rivide, tanto che-il Paggi per mezzo di confi-
dente perfona , cercò d' intendere qual fufle fopra il negozio della Tavola
P ultimo penfiero di lui, pronto a renderlo guftato per ogni modo. Quefto
piacevole follecitamènto fu da quel fuperbo ricevuto in così mala parte \
che dopo avere Sopraffatto il mandato con carico di parole, altro non d'uTe
in rìfpofta ; talché il Pittore, a cui già cominciava a difpiacere pur troppo
uii fimile trattamento , mandò altra perfona a richiedere P òpera fua , della
quale già conofcevà > che quel maluomo iteti voleva sborfar prezzo , ne_-r
mezzo , ne intero -, e he meno reftar con obbligo all' Artefice i Ma il nuo-
vo meffo , non fu meglio fortunato del primo , conciofuflècofache anche a
quefto toccaflfe a partirfene caricato di cattive parole fenz' altro più. Dubitò
il Paggi di qualche sbaglio, che poteffero aver prefo i fuoi mandati nel por*
tare fue imbafeiate, e per lo migliore fi portò egli fteifo a quella Cafa, fin-
fefi non bene informato de' mali trattamenti'ftàti ufati a' medefimi ,e il tut*
to difììmulahdo fece inftanzà di riavere la fuà òpera , giacche parevagli di
comprendere ^ che quel *ale già aveflfe ftabilito di non volerla, Fu la rìfpof-
ta di voler tenere il Quadro in proprie mani fin tanto che venifTegli fatto il
provvedetene d' un' altro -, e che allora -y e non prima averebbegiiele resti-
tuito. Procurò il prudente Artefice di rifpondere a parole fi impertinenti con
nuovi fentimenti di cortesìa j che atti furono folamente a gonfiare P alteri-
gia di quel fuperbo , anzi che per confondere il mal* animo di lui. Allora
fl Pàggi accefo di giufto fdegno replicò, che poteva ben' egli in propria Ca-
fa fare a modo fuo, ma che fuori della medesima averebbegli infegnató a ben
procedere -, e non ebbe appena proferite tali paròle > che e' si fentì percuo-
tere da quel temerario con una folenne guanciata^ quel che fu più ^ videlo
dar di piglio ad una Alabarda i e accoftarsi alla propria vita , quasi in atto
di volerlo uccidere, allóra il Pittore oppreffb dà tanti carichi, non feppe, ne
potè resiftere ali* impeto della natura 4 e a' propri coraggiósi fentimenti, onde
pofta mano ad un' arme fua corta j fottoponendosi bravamente all' afta-,
della Labarda, imprefie ne' fianchi dell' invafore due gran ferite , le quali
tanto lafciarongli di vita, quanto baftò per avventargli dietro i' afta mede-
Ee                                            fima
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;'
I
ai8 mCENJJellaTJ%IIIJelSE€.W.dali^
$ma, che noi colpì fé non leggiermente ne* panni. Fu però all' ingiufto ag-
greflòre propizio.il Cielo in queir eftremo , infpirandogli un buon Pentimen-
to e fu che avendo a proprio cofto rìconofciuto fuo fallo, donò al provoca-
to'uccifore un cordiale perdono, e da1 fratelli, e eredi lo fteflfo inftantemen-
te implorò : ma ciò non oftante rimafe il Paggi capitalmente bandito dalla
Patria. Avrebbe egli ben potuta purgare fua contumacia col renderli prigio-
ne ;ma come quegli che ben fapeva, che mercè della propria virtù, ovunque
egli avene portato fé fteffò,.avrebbe trovato , e Cafa , e Patria, e Danari,
e Comoditadi , non volle farlo , e deliberò valerli di tale congiuntura, per
ifpandere colla peregrinazione in varie parti d'Italia il nome de' fuoi pen-
nelli. Fuggìffi egli dunque di Genova, e col favore dello Spinola fu in pri-
mo luogo nella Fortezza di Laulla amorevolmente ricevuto . Quivi ficuro
dalle temute infidie de* fratelli del Defunto , per qualche tempo trattenne*!, e
collo continuo impiegare i talenti dell* animo fuo nel comporre difeordie, e
litigi fra quei Terrazani, gran numero d* amici fi guadagnò ; e perche era-i
in quel tempo molto infettato quel luogo da'Banditi , prefe egli a perfegui-
tarli per modo , fino ali* ufeire lor contro con gente in compagnia, che ira
breve tempo , e fino a che egli durò a ftanziare colà , effi defifterono dal-
l'invafioni, ne ardirono d'accoftarfi mai a quel pofto.Fu non poca fortuna
della noftra Città di Firenze , che egli finalmente deliberalfe d' abbando-
nare quel luogo per qua portarli. Viaggiò prima alla volta di Pifa , ove-/
trovavafi in quéi giorni la Signora di Piombino. Per quefta dipinfe egli un
Quadro d' una Venere in atto di piangere il fuo Adone , e gli Amoretti
che cacciano il Cignale ; e ritrafle anche al naturale la ftefla Signora. la-
quefto tempo parlando per Pifa di viaggio pure verfo Firenze Luca Cam-
biafo , intefe , che a cagione dell* infidie , che tendevangli i fuoi nemici
non era quella Città luogo per elfo punto ficuro , onde in fretta fé ne
partì, e a Firenze fi portò. Qjiì fu dalla Gloriofa Memoria del Gran Duca
Francefco benignamente accolto, ne andò molto, che efièndofi egli colle no-
bili fue maniere guadagnato cori quello del fovrano, anche 1* amore di tutta
la Corte,e in particolare del Cavaliere Niccolò di Sinibaldo Gaddi confi-
dentiflìmo di quel Principe, e grande amatore di queft' Arti, e di Gio: Bo-
logna da Dovai Scultore della Cafa Serenifs, apprelfo a quefto per qualche
tempo fi trattenne,per isfogare il proprio genio di modellare di Terra, o
Cera , e talora di maneggiare gli fcarpelli , moftrando fempre fegni mag-
giori del proprio fpirito. Palio ftefso Gran Duca fu impiegato in dipignerc
dal piccolo al grande Ritratti d'Eroi di Òafa Medici. Non lafciava però in
tanto di dar mano a fare altre beli' opere in Pittura , e feguendo il fuo
bel genio lontano da ogni avarizia, dona vale a' Cavalieri amici, guadagnan-
done fempre più V affetto. Erafi,come altrove àbbiam raccontato,nel tem-
po del Priorato della Pia Memoria del Padre Fra Aleflandro Capocchi nel
Convento di S. Maria Novella dell' Ordine de' Frati Predicatori, dato prin-
cipio a dipignere il Chioftro nuovo, e continovatofi poi per più anni, e nel
1582. fottoil governo del Padre Fra Girolamo Ricci finito;e molti furono i
noftri Cittadini devoti di queir Ordine , che fi prefero il carico di far con-
durre le Pitture. Fraquefti fu il già nominato Cavaliere Gaddi , il quale^
volendo far rapprefentare la miracolofa Converfione feguita in Siena per
inter-
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,               010: BATISTA TAGGI.         210
ìnterceflìone della Vergine S. Caterina , ne diede P incumbenza al noftro
Pittore . Quefti che non mai aveva maneggiato colore a frefco , fi meffe
all'imprefa, e fece opera bella , ficcome fino a'noftri tempi ben riconofcere
fi può . Con quefta, e con altre belle Pitture , che egli .fece vedere di fua
mano , cominciò a venire in tanto credito fra la Nobiltà Fiorentina s e fra
gì' intendenti dell' Arte , che fubito fu impiegato in opere cofpicue per le
più belle Chìèfe della Città * Trovali nella Cronaca manofcritta del Padre
Don Tommafo Mini nel Monaftero degli Àngioli, come fotto il Governo ,
e a fpefe del Padre D. Silvano Razzi da Marradi primo Abate di titolo
d'efsò Monaftero, che fu del 1584*85. e 86* fu fatta la Facciata della Ghie-
fa , che dicono delle Donne, che è quel primo ricinto, in cui ognuno dalla
pubblica Via jpuò entrare per fentìre i Divini Ufizzi\ e la Santa Melfa per
quattro Grate , che fono in tre lati del mèdefimo > e volendolo adornare di
dentro, fece dipignere al Paggi la bella Tavola di Maria Vergine in atto di
viaggio direi alP Egitto , o dall' Egitto , fé la coftituzione della perfona-.
del Fanciullo Gesti non facetfe conofcerlo ih età diverfa da quella , che egli
era nel Tuo andare , e per quanto univerfalmente fi ftima nel fuo tornare ,
fcorgendofi rapprefentàto in età di circa anni cinque in fei , o di poco più.
Comunque fi fuflfe la cofa,egli è certo, che è fiata poi quella Tavola tenuta
dà|P intendenti per cofa degna di molta lode : fece anche V Abate colorire
al Paggi un' altra Tavola, nella quale volle, che fuffe rapprefentata la figura
di S. Niccolò , e quella di S» Bonifazio Camaldolefe Arcivescovo , e Marti-
re , nel volto della quale figura il Pittore ritralfe al Vivo lo fteflb Abate Don
Silvano Razzi, e alla Tavola fu datò luògo in una Cappella a elfo $. Marti-
re dedicata dentro il Chioftro» Per non lafeiàr notizia , che in tal propofito
cavali dalla Crònaca, diciamo, come tali fpefe fece il Razzi del danaro rica-
vato dall' Opere Iftoriche da elfo date in luce , come ognuno fa ; foggiun-
geremo ancora , che quefto Scrittore fu quegli, che' come troviamo elfere^
fiato notato dal Padre Fra Serafino Razzi dell* Ordine de' Predicatori fuo
Fratello nel fuo Libro delle Vite de*Santi, e Beati deli' Ordine ftefìfo, nella
Vita del Patriarca S. Domenico, fu quegli dico , che diede grandi notizie,
e forfè il più di quanto nelle fue Vite de' Pittori toccante a materie di fto-
ria univerfale fcriifè il Vafari. Tornando ora al Paggi 5 per lo fuo caro ami-
co Gio: Bologna dipinfe egli la bella Tavola del Prefepio per la fua molto
vaga Cappella della Madonna del Soccorfo dietro al Coro della Chiefa della
Santiflìma Nonziata de' Padri Serviti, la quale opera fece egli a concorren-
za , fé vogliamo credere al fentimentò dello ftelfo Domenico Paflìgnani ,
della più bella opera , che egli avelie fatta mai ; cioè a dire della Tavola-,
della Rifurrezione del Signore, che in eflfa Cappella veggiamò pofta rimpet-
to a quella del Paggi. Per lo Senatore Ball Roberto di Pandolfo Pucci per
la fua Cappella di S> Baftìano, contigua a eflfa Chiefa della Nonziata, colorì
la bella Tavola del S. Martire , quando per ordine del Tiranno è percoflb
con verghe di ferro,della quale opera troviamo che furongli dati 200.feudi.
Ha di mano di quefto Artefice AleìTandro Segni Senatore Fiorentino al
prefente degnifsimo Segretario dell' Accademia della Crufca, un gran Quadro,
in cui è rapprefentata P ultima Sefsione dei Conciliò Fiorentino . Vedefi ii
Pontefice Eugenio IV. nel Soglio in Cornu Evangelii, e poco più bafso da~.
Ee 1                                         quella
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«
a 20 DECEN.L delta ?J%. Ili del SEC. IF.dali^o.ali^o.
quella parte fu un' alta panca coperta di Velluto Cremili fono i Cardinali
colle Mitrie, e Sacri arredi . Dopo quefta è un' altra panca più bafsa volta
verfo PAltare, ove fono i Priori , e Gonfaloniere della Repubblica Promo-
tori del Concilio. Al Corno dell* Epiftola cinto da molti Ufìziali, Miniftri,
e Cortigiani in Soglio più bafso del Pontificio, e di diverfamaniera, fiede il
Paleologo Imperator Greco , e dopo di efso in panca coperta di Velluto
Verde fono alcuni Patriarchi Orientali. Ne*luoghi più bafsi vedefi per ogni
parte moltitudine di Prelati , e di Teologi Latini , e Greci . D' avanti al-
PAltare è a federe un Prelato col Decreto Conciliare in mano,e più avan-
ti è il Cardinale Befsarione , che abbraccia un Patriarca Greco , e fi bacia-
no , in fegno delP unione allora fatta tra la Chiefa Latina , e la Greca . 11
Quadro è ricchifsimo di figure .Sonovi alcuni Soldati della Guardia del Pa-
pa con concorfo di fpettatori, che in tutto giunge al numero di più di cento
figure , comprefe le non intere , ma tutte con arie di tefte , e abbigliamenti
differenti, Leggonfi in una Cartella le feguenti parole. Joannes Baptijla Pag-
gius Civìs ]anvenfis
1584. e in un'altra; Lamentio Segni Summi Magiftratus
Prefide adfiante cum Collegis ex una promo<ventibus decimafeptima Oecumé'nicà
Synodus Fiorentine celebratur fummo militantis Ecclefig concurfu.
E1 anche da_«
faperfi,come nell'Anno 1589. trovando fi in Firenze il Paggi, e avendo me-
diante il praticare , che e' faceva nelle Stanze di Gio: Bologna, ftretta ami-
cizia col celebre Scultore Pietro Franca villa , da effo anco, conofciuto per
fama , per le belle opere, che egli aveva fatte in Genova ; volle fare a olio
il Ritratto di lui , il quale conduflfe con gran franchezza in Quadro da_.
tefte , fopra legname , come allora ufavafi per lo più ; il quale Ritratto ,
dicefi che venilfe in potere di Pietro Tacca , ftato fuo Condifcepolo , ed
oggi è poffèduto da chi quefte cbfe fcrive. Vedefi ii Francavilla in atto di
guardare chi il mira . E' veftito d' un Pàlandrano . Apre colla mano finiftra
un Libro, che pofa fopra Tavola , o limile. In quella faccia di elfo Libro 9
che torna in piano, vedefi figurata la pianta d' un' Edificio, e nella faccia ,
che viene alzata, fono fcritte le feguenti parole . Petrus Francaqjìglius Bel-
gicus etat.
42.1589. e colla mano finiftra tiene un piccolo Modellino d'una
Statua -, fonovi Sefte, Calamajo, alcune Medaglie d' oro ; una Squadra, e un
Regolo, in cui fi vede fcritto, Gio: Batijla Paggi, il tutto bene imitato , e_^
colorito,
Avendo dunque il Paggi fatte quefte, e altre molte cofe in Firenze,pieno
di fperanza, che per gli ufizzi del Principe Doria facil cofa gli fulfe per effe-
re , V ottenere la bramata pace da' fuoi nemici , e con elfa il contento di
rimpatriare , ogni qualvolta egli ficuro dall' invafioni de' medefimi fi fuffe
nel Palazzo di lui refugiato ; lafciata Firenze fé ne tornò a Genova, ma vol-
le fua trifta forte , che per accidente occorfo a quel Signore , egli veniflL/
obbligato a fare il ritorno , onde partì : qui di nuovo incominciò ad ope-
rare pe' noftri Cittadini, e per quegli altresì di fua Patria , a' quali le Pittu-
re erano inviate ; ficcome mandonne in Germania, e in Francia. Erano già
pattati vent' anni dopo la contumacia del povero Pittore, da cui non erano
baftati a riscattarlo i replicati favori de* Grandi, e quefto per una Legge, che
in quella Città proibifce la remiffione del Bando agli Omicidiali, fé prima
non hanno da' Congiunti del Morto ottenuto il perdono, e la pace ; quando
piacque
\
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GIO: "BATISTA TAGGT.         221
piacque al Cielo d' affecondare le fue brame , per mezzo d'una bella Ora-
zione fattali dal Nunzio Sipontino, che fu poi il Cardinale Ginna(io,aquel
Senato , mentre T Anno 1599. trovavafi in Genova , di paflaggio in Ifpa-
gna;che il cavò di penfiero. Rapprefentòegli con vive ragioni, quanto po-
co convenire ad una Repubblica, tanto amica di Virtù, il tenere lontano da
fé per privata cagione , qualunque ella fi fufle , un fuo parto fi nobile , e di
fi fatta utilità , non pure a quella Città , ma eziandìo all' Europa tutta ;
concludendo fuo ragionamento , col domandar con umili preghiere P intera
liberazione di lui, e P effetto fu, che fu determinato di fodisfare alla Legge,
alP inftanze del Prelato , e al merito del Pittore in un tempo fteffò, col ri-
chiamarlo alla Patria con un Saivocondotto indeterminato, o cóme fi dice
di 100, anni , acciò la morte fola potefle por termine alla fua pacifica , e
ficura permanenza; e cosi carico d* onori , e ben regalato dal Gran Duca
Francefco, partì di nuovo di Firenze il Paggi, il quale per moftrare a* pro-
pri nemici , quanto egli ftimafse ogni cofa , che poco, o punto difguftar gli
potefle, non volle fermar fua Stanza in Genova, ma a Savona ; azione che
fola baftò per addolcire a quei tali fi fattamente il cuore , che dopo pochi
mefi furono elfi ben contenti , non folo di donargli una vera pace , ma di
fargli gran parte del proprio affetto , e allora potè egli tornarfene in Ge-
nova a vivere in propria Cala, dove aceafatofi P Anno 1610. e divenuto ben
prefto Padre di due Figliuoli , continovò a ftare , e operare fino alla mor-
te ; ne è così facile a raccontare il gran numero di Pitture , che egli efpofe
alla pubblica vifta ne* Sacri Luoghi di Genova, e dello Stato ; fralle quali
riufcì lodatiflìma la Tavola del Martirio di S. Stefano nella Chiefa del Ge-
sù , pofta a confronto anche d' altre del Rubens , di Guido , e del Paffi-
gnano ; fu anche fumato belliflìmo il Quadro della Strage degP Innocenti
che egli fece per Marc' Antonio Doria , del quale, ficcome ne portò la fa-
ma , la figura d' unodegP infanguinati , e morti fanciulli veduta per una_^
feffura della porta di fua Stanza , creduta per vera, ebbe forza d' indurre
una femmina, dopo il difperato pianto, ad alzare grandi ftrida , chiedendo
ajuto alle perfone di quella Cafa, e di quelle vicinanze a benefizio del cre-
duto da lei languente fanciullo. Terminò finalmente il Paggi ilcorfo di fua
vita giunto che fu all' età di 73. anni con dolore de' fuoi , e degli amici di
fua Virtù, il giorno de' 1 j. Marzo del 1627. Veggionfi di quefto buono Ar-
tefice molte belle invenzioni intagliate da Cornelio Galle, e da altri celebri
Intagliatori di quei tempi ; va attorno ancora una molto rinomata carta ,
chiamata comunemente la Tavola del Paggi , intitolata Definizione , e Di-
vifione della Pittura , nella quale con brevità di parole, volle egli dire tut-
to ciò , che fpeculativamente può dirli di tale Arte ; di quefta bella fatica
riportò egli gran lode da' Letterati , e da' Poeti , fra* quali il Cavaliere^
Marino , e dagli ftudioli di Pittura. Erra però intorno a quefto uno per
altro diligente Scrittore, con dire, che Giorgio Vafari Pittore Fiorentino Io
Scrittore delle Vite, applaudendo a tale opera, fórivefTe al Paggi ftato fuo
amiciflìmo una Lettera di gran commendazione in data de' 4. d'Agofto 1607.
o forfè fu sbaglio dello Stampatore , fapendofi, che il Paggi nato circa del
15 54. e applicato al dipignere , alquanto tardi , non potè efserfi fatto co-
nofcere dal Vafari , che morì del 1574. per Pittore di nome , ne potè il
Vafari
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12 2 DECENJ. della TMJLL del SEC. IV. dati 580.0/1590.
Vafari fcrivere al Paggi fue Lettere nel 1607. mentre egli già da 23. anni
avanti aveva finito di vivere, Reftarono affai Difcepoli di fua Scuotale fra
quefti Domenico Capellino , Caftellino Caftello , Domenico Tiafella det-
to Sarzana, Sinibaldo Scozza,e Agoftino fuo.fratello di Cafa Montanari,!
quali de* loro pennelli fecer vedere opere lodevoli..
BARTOLOMMEO GAGLIARDI, Detto lo Spagnoletto, fiorì anch'el-
fo in quefti tempi ; vedono" in Genova di mano di coftui, prelibai Duo-
mo , in una facciata di Cafa, quattro grandi figure fatte per li quattro Elemen-
ti , e altre cofe. Per Gafparo Uliva di Gio: Tommafo dipinfe una Cappella
nella fua Villa d' Albaro , e molto anche operò per Giorgio Centurione-/.
Guadagnoflì queft* Artefice il nome dello Spagnoletto, per eflere ftato co gli
Spagnuoli nelP Indie , dove volendo far la anche da Ingegnier grande, di-
cefi , che e* proponente di traforare una Montagna al modo di quella di Na-
poli , al cui configlio avendo aderito quei Paefani , fu con inefplicabile-/
fpefa data mano all' opera, la quale riufcì infelice pur troppo, conciofuffe-
cofache rovinando poi quel gran lavoro , tutta la fatica , e la fpefa reftò
gettata, non fenza gran pericolo di lui medefimo,al quale a gran cotto dHn-
duftria, e di penfiero riufcì però il fottrarfi dalle loro mani. Veggionfr Pi-
fegni di lui in fullo ftile di Michelagnolo Buonarruoti , quanto al modo ,
non quanto alla perfezione. Intagliò ali* acqua forte, e di fua mano vanno
attorno alcune carte . Venne fatto a eflb di portarti" alla Patria, dì ritorno
dalP Indie , gran quantità di danari , i quali andavafi poi confumando nel
giuoco ,, e nelle convenzioni di tavola cogli amici , e a chi fovente il ri-
prendeva del dare così difperata fine ai bel premio delle fue fatiche, era-,
folito rifpondere ; volerà" vivere fenza tali penfieri , baftandogli folo, che
tanto gli rimaneffe al fine del fuo vivere, quanto baftar potette per dare ài
fuo Corpo luogo di fepoltura. Terminò finalmente il corfo del viver fuo in
eftrema vecchiezza per caduta da un Ponte , circa delP Anno 1620.
LIONARDO DA SARZANA In quefti tempi operò con lode . Vedefi
di fuo Scarpello in Roma in S, Maria Maggiore il Depofito di Nicco-
lò V. ove fece vedere la figura del Pontefice fedente in atto di benedire il
Popolo,^ da i lati la Fede, e la Giuftizia; fecegli fare tal* opera il Cardi-
nale Felice di MontaIto,che poi aflunto a quella fuprema Dignità col nome
di SiftoV, lo fece operare nella propria Cappella, a concorrenza di Profpe-
ro Brefciano. Vi fcoipì Lionardo la Statua dì Pio V. e Profpero le due de
Santi Pietro, e Paolo, che riufcirono di fi poca fodisfazione del Papa , che
volle per ogni modo, che il Sarzana le ripaflafse con fuo fcarpello , il che
fece fubito , e riduflfeie ad affai migliore efsere da quel di prima ; ma non
fu quefta V ultima opera ,che quel per altro buono Artefice, dico il Brefcia-
no , conducente con poco applaufo dello fteffb Papa , e degl' intendenti
dell' Arte,giacche avendo avuto a fare la Statua del Moisè, che oggi veg-
giamo in mezzo alla facciata dell* Acqua Felice a Termine ;a cagione d* una
certa fua fermezza di volontà in voler lavorare in Marmo a giacere in fui
fuolo fenza punto follevarlo, riufcì la Statua affai difettofa in ciò, che alle
proporzioni appartiene, cofa che al Sarzana appreffò a quella Santità accreb-
be tanto
»
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,-vwf • LIONA%pO T)A SA\ZANA.          223
be tanto d* amore , quanto a Profpero tolto ne fu , e da li in poi molte
altre cofe diedegli a fare , che oggi non fi veggiono in pubblico, falvo che
uno di quei Tritoni , che Tuonano la Buccina , che fu pofto alla Fonte di
Piazza Navona ♦ Vifle queff Artefice lungo tempo in Roma, dove finalmen-
te in età decrepita ebber termine i fuoi giorni.
VliTero , e operarono altresì nella Liguria ne* tempi di Sifto , LIO-
NARDO, E GIO; ANTONIO SORMANI Fratelli nati in Savona ,
del primo de' quali vedefi in S. Pietro Montorio la figura d* un S. Paolo,
e fece per eflb Papa una Statua di Pio V. e '1 Modello del Cavallo di
Bronzo di Marc' Aurelio , e quello della Fontana di Piazza Rotonda. Ad
inftanza del Cardinale di Montepulciano intagliò una bella Venere,che da
lui fu mandata a donare al Re delle Spagne . Fece Gio: Antonio altresì
vedere in Roma moie* opere di fuo fcarpello , fatte per Cavalieri , e Pre-
lati . Portatoli poi in Ifpagna a' fervigi di Filippo II. per ornamento dell' Ef-
curiale molte cofe fece. Quivi afsai onorevolmente fi accasò , dedicandoti*
in tutto , e per tutto a quella Corte, fenza alcun penfiero di più tornare-*
a vedere la bella Italia ; fervi anche quella Maeftà in cofe d* Architettu-
ra , e un bel Modello fece del Real Palazzo . Ebbe gran parte nel fonda-
re il Ponte Segofiano , fabbrica fi magnifica , che fcrivono, che giungefse
la fpefadi fua coftruzione , fino da*fondamenti, al valore di feudi 800. pec
ogni palmo. Furono di quello Artefice grandi le fortune apprefso a quei
Re , ma brevi i giorni , giacche dopo aver* egli goduti per poco tempo le
glorie , e gli applaufi , i ricchi doni, e nobili trattamenti di quella Ma-
eftà , pagò alla natura il comune tributo ,
               1
GIO: LUIGI MUSANTE Cittadino di Savona Ingegniere , e Architetto
valorofo , fu in quefti tempi chiamato in Ifpagna ancor elfo da quel
Re Filippo II. quivi foprintefe alle fortificazioni nel Regno di Navona , e
di quante ve ne aveva la Città di Pamplona, e fuo diftretto; e finalmente
in efia Città di Pamplona finì fua vita.
DOMENICO RI VELLO Avendo per ig. anni continovi impiegato fuo
fapere per Io Duca di Savoja in più fabbriche , e nelle fortificazioni
di Momigliano , e di Vercelli ; erafi già egli, a perfuauone dell* Ambafciador
di Spagna, incamminato a* fervigj del Re, quando per accidente di fvali-
giamento occorfogli in Provenza , fu forzato a condurfi a Marfilia , dove
per volontà del Re Criftianiflìmo fermato a* fuoi fervigi , fu mandato a for-
tificare la Roccella. Caduto poi in mano degl' Inglefi , fu da* medefimi con-
dotto a Londra, ma feppefi egli così bene valere dell* ingegno fuo , che gli
venne fatto il fuggire dalle mani loro, e tornatofene alla Patria fua Savona ,
molto v* operò infervizio della fua Repubblica, e finalmente nel 1594. ca-
rico d* anni diede fine al viver fuo.
ANDREA , E OTTAVIO SEMINI Fratelli Pittori anch' eglino in que-
fti tempi vìfsero, e operarono in Genova. Quefti mandati a Roma da
Antonio Semini lor Padre , e Pittore , di cui altrove abbiamo ragionato ,
vi
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$24 T>ECEN.I.delia?jf^IIL delSEC.W.datilo.alt J90,
vi fecero ftudj grandi, particolarmente intorno alla Colonna Trajana ; An*
drea il primo tornato alla Patria del 1552*a concorrenza di Luca Cambiali,
e de' due fratelli Calvi i colorì la Tavola delBattefimo del Signore, nella-*
Cappella de' Centurioni in S, Maria degli Angioli , Tre Tavole fece per la
Chiefa della Santifs. Nonziata di Porteria , cioè la Natività del Signore, il
Sonno di S. Giufeppe , e la chiamata de' Paftori al Prefepio , e fece anche
più opere a frefco. Colorì la facciata del Palazzo di Giulio Brigriole Sale, e
in Cofìgnano per entro quello de' Franzefi rapprefentò Iftorie delle Sabine
con altre , buona parte della quale da* Padri della Compagnia di Gesù, in
poter de' quali venne poi quella Cafa t\ mandate a terra , come che poco li
confaceffero fi fatte Pitture colle loro Religiofe Offervanze. Sono opere fue
a frefco nel Palazzo di Lionardo Si 1 vago , e in quello di Gio: Batifta Spi-
nola detto il Valenza . Portatoli poi Andrea infieme con Ottavio fuo Fra-
tello alla Città di Milano,in tempo appunto,cheTómmafo de'Marini Du-
ca di Terra nuova aveva con difegno di Galeazzo Aleflì finito il fuo Palaz-
zo fopra la Piazza di S. Fedele,dipinfe a concorrenza di Aurelio Buffo per
entro il medefimo varie Favole, e fra quefte quella delle Nozze di Cupido,
e Pliche onorate da lutti gli Dei della cieca Gentilità,ed altre Pitture a olio
conduffe per quelle Chicle. Tornato poi alla Patria molto vi operoparticu-
larmente in Ritratti > ne* quali ebbe facilità , e fecegli fomigliantiflìmi. Fi-
nalmente agli 68. del fuo vivere pervenuto , fece da quefta ali* altra vita»»
paffaggio nel 1594. lafciando due figliuoli Cefare , e Aleffandro, i quali pu-
re attefero ali* Arte. -\.
                             >
Ottavio il Fratello d'Andrea, dopo la morte di lui, fecelì conofeere iiu>
Patria per valent' uomo, e fra le molte cofe, che egli ebbe a dipignere per
quei Nobili , fu la Storia delle Sabine , e fece eziandìo più figure di falfe
Deitàdi nella facciata d' un Palazzo di Cafa Bòria in Piazza Squarciafichì,
opera,che diceli fulfe in ogni più alto modo Iodata da*gran Maeftrì. Ornò
Umilmente con fue Pitture il Palazzo di Francefco Lercaro nella Strada^
nuova, Dipinfe la facciata di quello di Niccolò Spinola preffoa Piazza S.Siro
con Iftorie delle Guerre Trójane , e in Savona ancora affai cofe colorì. Tor-
natofene a Milano, molto Vi fu adoperato in far Tavole i e Quadri, e opere
a frefco per quelle Chiefe,che iolafcio di notare per bre vita. Terminò final-
mente Ottavio ifuoi male impiegati giorni con una miferabil morte nel 1604.
e fu , che efsendofi egli ritirato un dì à fuo ripofo in propria Camera , e per
defio di godere più ficura quiete nel fonno, avendo ferrati gli ufei , e fine-
ftre, fopra la fteffa fedia , ove erali egli adagiato per dormire , chiufe gli
occhi per fempre , e fé non che faggiamente confìderarono i fuoi domeftici ,
che lo ftraordinario indugio d' Ottavio ad aprire fua ftanza , da altro non
poteva venire, fé non da qualche ftrano accidente, che foffegli occorfo nella
perfona , dopo replicate voci, e chiamate, ruppero le porte ; farebbe ftata
quella Camera al fuo Cadavere fepoltura. Dilli , che Ottavio Semino ter-
minò con morte miferabile i Tuoi male impiegati giorni , conciófiache . per
quanto ne fcrive il Soprani, era egli lì malaménte viffuto,che di fue laidez-
ze , de1 fuoi inciviìiiììmi cofttimi , e impertinentifsimi tratti , aggiunti al
difpregio d' ogni acconcia maniera folita ufarlì dalla più parte nell' umana
convenzione , potrebbefi fare un lungo trattato ; ma non è all'unto noftro
il molto
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, JtNV\EA, E OTTAVIO SEMINE 1225
il molto eftenderfi in così fatte materie, fé non in quanto gKtfta cofa è,.che
fappiafi per ognuno , come ad uria peflìma.vita fucceder fuole per ordina-
rio, tri fto fine; reftò dopo di lui un fuo Difcepoìo, che fu Cammillo Lan-
driani lodato dal Comazzo nella fua Idea della Pittura,
CESARE DA CORTE Figlio dì Valerio Cortese d» Ottavia Soffia No-
bile Dama Genovefe , nacque nel 1554. In Tua fanciullezza attefe al-
lo ftudio delle Scienze, benché ad efemplo del Padre fuo fu fse Tempre por-
tato a quello della Pittura , tanto che impiegando in quefta il migliore fuo
tempo , pretto pervenne in iftato afsai lodevole , particolarmente ne' fomi-
gliantifTimi Ritratti. Operò molto in Patria^ viaggiando poi per la Francia
fecene molti , e molti. Portatoli in Inghilterra vi colorì più Quadri , e ri-
trafTevi la Regina , da cui fu altamente onorato, e rimunerato. Tornatofe-
ne a Genova v* operò con grido , e perche egli congiunte ali* Arte della-.
Pittura ben poflfedeva le Scienze Matematiche ; fu ad inftanza del PrincU
pe di Mafsa fatto chiamare da Ferdinando Primo Gran Duca di Tofcana a
Aio fervigio in qualità d'Ingegnere di Guerra , Corrifpofe egli però poco
bene alla confidenza di quel Perfonaggìo , perche mono da non fo quale-/
vano fofpetto , in tempo di notte , e fenza far motto , fé ne fuggì da queftì
Stati. Erafi egli però con fue amabili maniere , che erari tali in lui, da far
per così dire innamorare ogni perfona, faputo fi bene guadagnar P affetto di
Ferdinando, che facil cofa gli fu dopo umile richiefta di perdono -, ritornarne
alla grazia ; ma per dire alcuna particolare d1 altre opere fue , fece per lo
Principe di Malfa una Tavola di S. Maria Maddalena per la Chiefa di
S>Franeefco,e in contralte fedita. Due ne colorì perle Chiefe di S. Ma-
ria del Carmine cioè\ una dì S# Biméone,;.e ùria di St #rànce(co, con altre
molte, che per brevità; li tacciono * Ebbe queftoArtefice*' i|n bel genio di va-
ga Poesìa , e fu nonf poco lodato il Tuo comporre & Paolo Foglietta, e dal
celebre Gabbriello;^^iabrera * Per quefto diin^.tt^';^5.r?l' altr,e fue belle
doti, godevafi egli Un Viver tutto ftima, e tutto.brtòri^.ma ben prefto ebbe
fine pereflfo una fi fatta profperità fimperciocche W
                applicato alla
lettura d' alcuni Libn di Autori dannati, tanto vi.;s\internò, che trafsene il
veleno fino al legnosidar fuori tgli med^flr|io còtrir^mmenti pieni d'em-
piee fagrileghi concetti;^ à tàgiótìè^dq* quali éhìufo;in lina Carcere, conven-
itegli quivi menare lo fihiatìente di fti% vita ^ , lafcto <eoftui un figliuolo per
nome Davit , il quale con lode àttefèàl dipigiiète fotto la fcorta di Pietro
éorri Fiorentino ; fu anche Difoépolo di Celare Luciano Borzone , il cui
Valore nella Pittura, nel noftrq;|^Ìnte (ecpIp^|*ttato bene conofciuto»
«MI ,;:;i
JACOPO BARBONE Studiò P MtMppreflb ad Andrea » e Ottavio Se*
mini, ma pochiulme opere vedono*&!di noftri nella ma Patria , oltre ad
alcune figure finte di Bronzo, da lui dipìnte in una facciata d* una Cafa^
nella Piazza del Cuaftato , e pèrche volle la mala forte di quello Artefice
che egli nel più bel fiore degli anni fuoi per opera di maligno , e traditore
Compagno fufie fatto forbite una tale miftura , la quale in ifpazio di breve
tempo li tolfe il Cervello , non potè poi mai più per lo tempo > che ei vif-
fe,efercitare l'Arte fua.
Ff                               NICCOLOSIO
7 » Vr:f
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&2Ó VECEN.IJellaTJÌ%inJelSEC:^                i J90;
NICCOLOSIO GRANELLO Detto il Figonetto nativo d* una certa-
Villa poco lontana dalla Pieve di Tecco , molto sV approfittò nella-.
Scuola d' Ottavio Semino j onde in breve tempo potè giungere ad:efiero
in ajuto del Maeftro y e ciò particolarmente meli' opere a; frefco del Pa-
lazzo , che fu d' Adamo Centurione , poi del Principe Doria nella-.
Villa di Pegli , dove è il famòfo Lago ìcdllV Ifola fetta col Dife-?
gno di Galeazzo Aléffi Architetto Perugino. Dipinfe ancho i *.....*
coftui nella facciata ftefla della Cafa , nella Piazz
VtìÙM
i del Guaftato , della quale altrove par-
lammo , ficcome ancora fot-
ì "Ufi"
te la Ripa vicino al
i io--) i/ jiPonte degli Spi-•:
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i-y altro iap- v
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DE PROFESSORI
DEL DISEGNO
DA CIMABUE IN QUA
DECENNALE II.
DELLA PARTE III. DEL SECOLO IV.
DAL MDXC. AL MT>C.
TARQUINIO JACOMETTI
DI RICAMATI
SCULTORE , E GETTATORE DI METALLI,
Nipote, e Difcepolo d" Antonio Calcagni,fioriva del I-J9 3.
ELLA Nobil Famiglia degP Jacometti di Ricanati
nacque quefto Tarquinio, e fotto la difcìplina d'An-
ton Calcagni Nobile Ricanatefe fuo Zio imparò
P Arte della Scultura , e del Getto. Effendo poi
P Anno 1593. te&ulto M cafo della morte d' Anto-
nio , il quale aveva già fatti tutti gli ftudj, e Mo-
delli della grand' opera di Bronzo dalla porta da
man finiftra nella facciata della Chiefa della Santa
Cafa, e condotto a fine P ultimo Modello, talmen-
te che altro non rimaneva a fare , che pochiffimo
lavoro in Cera , e deliderando Piero Buonamici fuo Cognato , e Tutore^/
de' fuoì figliuoli ,che le fuffe data P ultima fine , ne diede P incumbenza a
Ff z                                     Tarquinio
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228 VECENJldellaTA^IILdel^EC.IF.dali^o.ali^o.
Tarquinio , il quale fin da che le era ftato dato principio vi s'era affaticato
in ajuto del Zio. Volle il Buonamici, che egli aveffe per compagno in quel
lavoro Sebaftiano Sebaftiani, a' quali fu impofta obbligazione di finirla con-
forme al difegno, invenzione, e pofto;nel quale egli allora fi trovava fenza
mutarlo ne punto ne poco ; e di tutto ciò fu celebrato contratto a' 4.
di Novembre del 1596. Conduffe poi Tarquinio infieme col Compagno
quefta beli' opera , che è nota , ne io fio a dirne i particulari più minuti ,
avendone parlato affai fufficientemente nelle Notizie della Vita del nomina-
to Antonio Calcagni .Ebbe queft' Artefice un fratello,che fi chiamò Pietro
Paolo, anch'egli Sculrore, e Gettatore di Metallo, che fu ancora Pittore ,
del quale parleremo a fuoluogo, infieme col quale lavorò Tarquinio le Storie
G. di Bronzo fituate nella Fonte avanti alla fteffa Chiefa di Santa Cafa, e l'Urna
tcisàntlo-di Bronzo del Battefimo,che foftenuta da quattro Tori fi vede nella Chiefa
ret. cap.xx.                                            Cattedrale d' Ofimo.
/. in. &e.
ADAMO ELSHAMER
DI FRANCFOORT,
Detto comunemente
ADAMO TEDESCO
Difcepolo di Fdippo Oudembach.
EL Tempo,che nella Nobilifiìma Città di Roma fi trovava
il buon Pittore , e celebre Intagliatore Enrico Goltzio?
eravi ancora un' altro Pittore Oltramontano, che nell' Arte
fua fi godeva gli applaufi d'ogni perfona. Quefti fu Ada-
mo Elshamer comunemente detto Adamo Tedefco, Giova-
ne di bello , e nobile afpetto , il quale in far Paefi , £-/
piccole figure fu fingulare ; nacque in Francfoort 1' Anno
1574. di Padre , che efesreitava il meftiero del Sarto ; fece i fuoi ftudj ap-
prendo Filippo Oudembach gran Difegnatore, e buoniffimo Pittore della fua
Patria , il quale fuperò d' affai . Operava con gran gufto , buon difegno y
con ottima invenzione , e con gran forza , e intelligenza , e tanta grazia 9
e vivezza dava alle fue figure , che era cofa maravigliofa. Ritraeva i fuoi
Paefi fempre dal naturale, ed in eflì adattava con tanto garbo le figure vifte
anch' effe dal naturale,che più non fi poteva defiderare. Lavorava con tal
diligenza , che fpendendo nell' opere gran tempo , poco più ritraeva dalle
fue fatiche, di quello,che oltre a quanto gli fomminiftrava il Palazzo Pon-
tificio
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Jl'DAMO ELSHAME\.       n9
tificio , per fuo vitto , e di fua moglie nativa di Scozia ; gli bifognava per
mantenimento di fua Cafa . Vedefi di mano di eftb una belliflìma Cartai ,
che rapprefenta una notte, nel più fcuro della quale una Donna Maga, fra
le fpaventofe larve,e terrori di queir Arte,da opera a1 fuoi incanti. Tolfelo
al Mondo morte invidiofa nel più bel fiore degli anni fuoi, nel Pontificato di
Paolo V. nel qual tempo già s' era guadagnata in Roma tanta ftima , che
fu il fuo Ritratto collocato fra gli altri de' valent' uomini in queir Acca-
demia di S. Luca. Fu uomo molto poifeduto dalla melancolia , e per lo più
trovavafi nelle Chiefe , o in qualche vecchia rovina , efercitando in quefta
manierai fuoi ftudj ; trovanti poche fue opere, ma dilìgentiflimamente lavo-
rate , e finite ; difegnò poco , ma con maniera di gran Maeftro ; morì po-
vero di ricchezze, ma ricco di nome , e di fama. Di quefto Pittore fa breve
menzione in fuo Idioma il Felibier Franzefe , e dice, che alcune fue opere
pervennero alle mani di Monsù della Noye , ed altre fi veddero nel Gabi-
netto del Duca de' Lefdiguieres in Francia , e fino nel Gabinetto del Re, e
ne parla anche il Cavaliere Baglioni nelle fue Vite, ficcome Cornelio de Bie
della Città di Lira nel fuo Gabinetto Aureo della Pittura, fcritto in fua ma*
terna lingua , e vi fi vede anche il Ritratto dipinto , e ftampato da Gio;
MeyfTens , e intagliato da Vincillao Hollar Boemo.
MARTINO FEMINET^
PITTORE FRANZESE.
L Pittore Carlo Vanmander Fiammingo, fra P altre notizie,
che ci lafciò fcritte in fuo Idioma di di veri! Pittori fuoi
Paefani, e d' altri ancora , fa menzione di Martino Fe-
minet Fxanzefe Pittore della Maeftà del Re ,.il quale ebbe
un talento , che in pochi altri fuoi pari s' è veduto per
ordinario , e fu che facendo un Ritratto di qualfifufTL*
perfona , ancor che carica d' Abiti , e bizzarra al pofìi-
bile, fenza punto difegnarla mila Tela, fi metteva a dipignere, or' un pie-
de 'or' una mano , or parte del dorfo , or la faccia , tutte al luogo loro ,
dico a quel luogo , dove P intelletto fuo conofceva, che ella dovelTe ftare,
tutto che ogni parte dipignefle egli fpezzatamente , e fenza alcuno attac-
co col rimanente del Corpo ; e in ultimo dando fine air opera , e congiun-
gendo P una parte coli' altra, faceva comparire nel fuo Quadro in
bella attitudine una molto fpiritofa , e proporzionata figura ;
quefta provaticelo ftefso Autore, che egli fece nel Ri-
tratto della perfona del Re , il quale ne
rimafe con gufto, e con mara-
viglia infieme.
MI*
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23<D
MICHEL JANSE
M I E R E V E L D
9
PITTORE DI DELFT
Dìfcepolo di Jeroon VV'tefinex> nato 1)6%, $fc ....
N Quefti tempi fu celebre in Delft Janfen nato in effa^
Città 1' Anno 1568. in puerizia fu dal Padre uomo accre-
ditato nel fuo meftiero dell' Orefice , pofto alla Scuola^
dello feri vere, in cui fece fi gran progreffo, che in età d*8.
anni, e non più fcriveva al pari di qualfifuffe Maeftro di
fua Patria ; in quella tenera età fu mandato ad imparar
l'Arte del Difegno da Ieroon V Viefinex e vi trovò tal fa-
cilità , che d' undici in dodici anni intagliò di fua invenzione una Sammari»
tana appreflTo al Pozzo con Gesù Crifto ,e fopra un Monte la Città diSichen,
e gli Apoftoli in atto di preparare il cibo al Signore , opera , nella quale-/
diede aperti fegni del fuo buon gufto ; di poi intagliò una Juditta , quali in
fulla maniera di Blocklandt , col quale poco dopo fi era pofto a ftare, non
avendo ancora i dodici anni compiti di fua età, In quella Scuola diede prin-
cipio a colorire, imitando la delicata maniera del fuo Maeftro. Fu la prima
opera fua un Ritratto d' un' uomo con barba lunga , che fu d' ammirazio-
ne a chi lo vide. In Leiden fece il Ritratto d'un figliuolo d'Enrico Egber-
toz con la fua moglie, e di Gefid Sanfz Borgomaeftro di Delft colla moglie,
e figliuoli , e poi fece altri innumerabili Ritratti , parte de' quali perven-
nero alle mani della Principeffa d' Oranges . La fama , che ben prefto corfe
del fuo nome al Duca Alberto, fece fi, che egli lo mandò a chiamare, e fèr-
moilo appreflb di fé con affai onorevoli condizioni, e particolarmente di
poter vivere fecondo la propria Religione. Riufcì anche quefto Artefice ec-
cellente in dipigner Cucine, ed ogni cofa folita porli ne' Conviti, e 'I tefti-
rnoniano P opere del fuo pennello ; ma poco potette egli operare in tali co-
le , e tanto meno nell' Iftorie , ove tendeva tutto il fuo genio , a cagione
delle molte richiefte , che gli erano fatte tuttavia d' andare a ritrarre , or
quefto , or quel!' altro Cavaliere , o Dama . Ebbe affai Difcepoli i fra. i qua-
li fu Paolo Mofelfz abitante in Utrecht , .che.frette ivi circa due anni r
e riufcl buon Maeftro di Ritratti . Un tal Pieter Geeritfz Monsfort
nato in Delft,che di 17.anni fi pofe fotto la di lui difciplina,
e in fei meli di ftudio divenne buon Pittore ; Pieter
Dirchaen Cluyt , nato pure aneli* egli ;!
in Delft , e Claes Cornelifz
fuo
':r.; : w- Nipote. -■•> ,;.
ENRICK
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ENRICK CORNELISSEN
ORO O M D I M E R L E M,
'1 ■' ■ i ■■•■if : * .' f .r;-"'f»                 * '" ' - ,Vh"_f tititl' "- |-: r''n",MT*r!'W "i-I" f^\>ì t ì-V'! ... < i ' '■ t> ' \
t V T T T Ci P V
v..., . . ! * v ,. ■             ■ s v- . .. /          ;.,<.i ^. ^/' ■ ■■' « . . -■ j- *'. e-*.* . „■ - iati i u ... - , . -.. .... v.vJ ... ".'.:■ ,.■
,;■ (-.'""■*' ',c',''4tV"f'' 1 "I*": "''•=             '"'■"..''■fa tafo PjUv.-j'*, "■ ; y&np. '                        ! !Xr:f.i
*• iv ,..!:., .- ...'..'* f f _ ■•'. ,ij ... i , j . j ...f.t i -.v •■•).■ ..-■» • !.... * «. .» : » . «... Hi , vii.- ,■ i.. . »si:.*. .ì
ACQUE Quefe Artefice r Anno 1566, <T un certo Cornei
lis Enrikfon Scultore di buon difegno, e Maeftro di Por-
cellane , che ebbe un fratello anch' egli buono Scultore,
Geometra , Architetto, e, Profpettivo; fi chiamò Enrick-*
fon,e in Danzica fu Maeftro della Fabbrica.Quefto En*
rick , di cui ora intèndiamo parlare, ebbe anche un fuo
Patrigno bravo Intagliatore , di modo , che eflTendo egli
nato , e allevato in feno a qùèfte beli* Arti, non è gran fatto, che egli fili
da' primi anni incominciaflTe a dare aperti fegni di; grande applicazione alle
medefime, concioflìacofache egli la maggior parte del tempo fuodn difegna*
re di capriccio^ Navi , Figure >', Animali , ed altre fimìlì cofe impiegafle .
Fatto poi d' età- maggiore diedefi in tutto alli ftudj del Difegno appreflb à
quale Maeftro^ a noi non è noto ; fappiamo bene , che per aver' egli de-
natura accompagnato col genio alla Pittura un gran prurito di viaggiare, non
fenza gran coraggio, da poterfi efporre a' pericoli, che porta queir eferci-
zio ; fi mifò in cammino , e dopo aver vedute molte Città, di Fiandra r
portò a Rotterdam , quindi partì per le Spagne , e finalmente vennefiene-/
in Sicilia., ove in quel tempo non trovò altri Maeftri , che un groffolano
Pittore chiamato Pintemony ,0 vero Pittore di Scimiotti .Di nuovo non^
fenza pericolo dei Vafcelli Turchefchi , che infeudavano quelle Marine , fi"
mife in Mare v e a Livorno fi conduffe ; toccò Firenze \ donde prefe cam-
mino alla volta di Roma ; in quella Città fu ricevuto da un Canonico Spa-
gnuolo , al quale dipinfe più Quadri di cofe ridicolofe i finche fu introdot-
to a Ferdinando Cardinal de* Medici ^ poi Gran Duca di Tofcàna,il quale
fervi per due anni in circa , dipingnendo Storiette ^Ritratti t è Paefi copia-
ti per lo più dalle Stampe .Di Roma fé n* andò a Venezia, e poco dopo a
Milano , e finalmente a Genova , in tempo appunto che forte premeva la
mifera Italia una crudele careftìa . Se ne pafsò a Turino , ove trattennefi
pochi meli con Jan Chraeh Pittore di quel Duca , e poi per la Montagna
di S.Denis accompagnatb da gran perìcoli della vita fi portò a Lione , e vi
operò di Battaglie terreftri;, e navali j Prefe poi là via ^verfo Parigi -don-
de [ fcampato che fu da una grave infermità , che quivi^Pmflall ] fece par-
tenza alla volta d* Olanda . Fermofli in Harlem , dove attefe al folito fuo
efercizio di: dipigner Battaglìemavali , reprefevi Móglie , Dopo un'anno
prefe viaggio per Danzica ; fecevi per alcuni Padri iGefuiti Pollacchi unii^
Tavola da Altare,e tornatofene inHarlem, prefe di nu©vò la via di Spagna."
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syà T>ECENJLdellaTj!%niJelSEC.&<dal itfo.alii$o*
In quefto viaggì| eb^e égli Tcosì contrario il temporale j'che tanto elfo guan-
to i Marinari fraUe-più tolte dfcurità della notte cóftretti d'^abbandonare la
Barca in potere delle tempefte , più morti che vivi per lo terrore , e. per la
fames' avviarono io fullo Schifo^vèrfo unitola pièna di Sciti JdeUa Los Bar-
lingos incontrando ad ogni momento un pencolo della vita a cagione del-
l'onda'impetuofa, che fofpingendo il Battello verfo il Mare, non lafciava lor
pigliar Porto. Roppefi finalmente il legno t le poclie robe-galleggiando in_,
full' acqua , toccaron terra ferma in Portogallo , ma volle la forte , che.-»
poco lungi dall'acqua, a* vifta del luogo del naufragio, fulfe un Convento di
Monaci, i quali o per le ftrida , o per altro the e* fi fuffé,; venuti in cogni-
zione del cafo , in un fubito mandaron le Barche loro , e i loro Schiavi a
fovvenimento de* naufraganti in 'inumerò diiì£$; i qtfali eflendalìati ^SJto.
giorni ; che durò quella fiera burrafca , fenza pigliar cibo , già abbandona-
ti dalle forze, e dall' animo lafciàvanfi iri potere della morte,. Giunta che
fu l'afflitta gerite al Monaftero, e nella Chiefa de' Monaci, avendo renatile
umili grazie a Dio , fu chiamata dal Governatore del luogo Lj il quale r:i|<l-
ratigli aduna lauta Menfa ^ alla quale egli medefimo volle miniftrare - gii
fovvenne di danaro baftante, onde poteflero tirar' avanti il lor viaggio pet
Lisbona. II noftro Henrick giunto che fu ad Huves , s' imbarcò per Olan-
da ; e fegul cofa degna di refleffione v e firy che erana appena pafiTati pochi
giorni dopo il fu© imbarcacene Henricfc fentifli {Sorprendere da una forte ap*
prenfione , che il Vafcello , che era< comandato da un talèlRóel Janfen di
Medenblick doyefle infallibilmente perire! Retate potendo aìurig© andare
refìftére allvimportunità di qiiel penfiero ,alla più comoda occafione fecefi
mettere in tetra , non fenza rifo de' paflaggierl y che a cagione di tale fua
inafpettata rifoluzione,forte fi burlarono di lui ^chiamandolo Pittore mat-
tone freneticò ; la cofa però fifa , che nel pàflTar, che fece quella Nave per
il Mare di Jorfel, Caricata da fbpravvegnente fortuna fi perfeye vicino a^
Sondre andò a fondo. Alcuni pochi Marinari , che fi falvaron©y e cheaven-
do veduto imbarcare il Pittore a S. Nerves , non 1* avevan poi veduto dare
a terra , diedero nuove in Olanda d'effer ancor egli con gir altri affogato :v
tanto chegiài Parenti tenevano trattato di dividerli fra di loro le di lui fuf?
tanze ,11 Uroon in tanto, che vivo ,.e fano trattenevafi a S. Huves in un Con*
vento di certi Frati , trattato alla .grande f efercitava per efli 1' Arte fuan,.
e per un Pittore di quel luogo dipinfe il fuo naufragio, che riufcìfi belP ope^
ranche dalloftefl© Pittore fu venduta>in Lisbona a gran prezzo. Diede egli
in tanto nuove di fe alla Moglie,ónde il negozio del dividerli l'eredità tra
i Parenti r ebbe poca vita. Non andò molto, che avendo egli còlla propria
virtù meiTo ìnfieme qualche danaro , fé ne tornò'alla Patriam ove giunto ^
fu da quei Pittori configliato a ftabilire l'operar filò in cofé Marittime, nelle
quali per la lunga ©nervazione fatta ne' fuoipenafiflimi viaggi, aveva ac»
quiftata una bella maniera, che andò fempre perfezionando j e perche in quel
Paefe fi guftavà allora non poco di fimili Pitture y manto egìirdiTubito inJ
tanta ftima y e vennegii tant* abbondanza di lavori , che a gran pena potea
egli fola refifcere a con tentare ciafchejd uno. ^isl'e va? in quefto tempo un tal
Francefco Spiringh,., celebre in teifere Tappezzerìe y còftui ebbe a fare per
Milord Avvoert Ammiraglio d'Inghilterra una Tappezzerìa j in cui dovead
rappre-
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EN%ICK COXNELISSEN.        *jf
rapprefentare la Battaglia delle Rivi Inglefi colla Flotta Spagnuola, feguita
del 1588, Ne Capendo come mèglio fervire quel gran Soldato, fi valfe del-
l' Uroon per farne i Difegni, e i Cartoni per dieci pezzi, che riufciron cofa
non men bella, e cara all' Ammiraglio,che di grand" utilità del Pittore per
lo gran profitto, che fece nell'Arte, a cagione de'grandi ftudj fatti per con-
durre una tal' opera» Eflèndofi egli poi , o fuffe per bifogno , o pure per
curigfità , rifoluto d' andare a Londra , fi portò a vifitare V Ammiraglio, e
datoli a conofcere per quello , che aveva fatti i Difegni delle fue Tappez-
zerìe , ne riceve , oltre ad un groflb regalo di danari , non piccoli onori .
In quella Città avendo fatta amicizia con un tale Ifauck Olyviers celebre
Scrittore fui Vetro ; fecene un bel Ritratto al naturale : tornato alla-.
Patria dipinfe in una gran Tela la fettima giornata della fopraccennata Bat*
taglia Navale Inglefe , e Spagnuola , opera , che dal Conte Maurizio , e
dall' Ammiraglio Giuftino, che la viddero , fu aiTai celebrata#i Difegnò poi
le Navi, che di Zelanda pacarono* alla volta di Fiandra, e la Battaglia , che
feguì vicino a Necuboort. Diedele alle Stampe, prefentandone parte alla Cit-
tà, e parte a' Serenifs. Stati, e n' ebbe onorate ricompenfe. Molt* altre furon
1' opere dell' Uroon, il quale non folamente fu valent' uomo in cofe Marit-
time e Scogli di Mare, ma in Paefi , Alberi , Città , e in ogni altra fimi-
le Pittura.
liili                                im ........■ iimii -rr 1 -,t - —-----------mi------n------M**—M»**<------------""*—K—WWjpfcMMM—|---------------1------|-~ 1 ~-......-*~"i 11 m riinr^i"iTin 1 > 1 ■ 1
PIETER ISAAESZ
PITTORE D* H E L S E V E R.,
l,                                                                                                                                                 .',"■:■'■'                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                ■ ' '                                             '^                                                                                                     ' *. ■;..■■
T>ifcepolo di Hans Aken> nato I56"c;, H$K.««,
IETER Ifaaefz nacque in Helfever P Anno i$6g. Il Padre
fuo fu d' Haerlem;ebbe per fuo primo Maeftro nell'Arte
nella Città d' Amfterdam un tale Ketel, appreflò al quale
18. mefi fi trattenne. Stettefi poi col Pittore Hans d'Aken,
col quale viaggiò molto . Fu buon naturaiifta , e ordi-
nò bene le fue Storie. Vedeafi già in Leiden di fua mano
Un'Quadro,in cui egli aveva dipinta una fanciulla mez-
za figura in atto di fonare una Chitarra, che Ci moftrava per cofa fingularif-
fima , e due Ritratti , cioè d' un tal Pieter Huyghefz , e di fua moglie-» .
Aveva ancora in Amfterdam Henrico Francherai tre al proprio Ritratto , e "
di fua moglie , fatti di fua mano un' Adamo , ed Eva in fui Rame , ed una
Predica di S. Giovanni , fìccome in efla Città d' Amfterdam vedeanfi du<L>
Ritratti in forma ovale in Cafa d' Jacob Poppe , ai quali non mancava che
la parola , e una Storia fui Rame , in cui egli aveva molto ingegnofamen-
te rapprefentata la Sollevazione delle Donne Romane nella Curia Romana
Gg                                       a ca-
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a cagione d' effere ftato fatto credere da Papirio alla madre,che il Senato
aveffe decretato che ogni uomo potette pigliarli due mogli. Aveva il Pitto-
re fatto Vedere in pìccol Quadro Donne d' ogni condizione , armate chi di
fpiedi e chi d' altro arnefe, o ferro non deftinato alla guerra , ma tale ap-
punto' quale in quel primo furore era loro dato alle mani , correre per la
Curia; e fino una ve n*era , che ftorpiata, e difutile della perfona , faceafi
tirare in un piccolo Carretto ; opera veramente capncciofa , e molto ben.,
condotta. In Inghilterra moftravafi, per così dire per un miracolo dell* Ar-
te e della natura , il Ritratto fatto da queff Artefice di Pieter Semeynes ,
Giovane nato in Fiandra , i capelli del quale maravigliofamente inanellati
ebbero il pregio dei più belli , che fi vedeffero in quelle parti. Io non vi-
di mai Pitture di quefto Artefice , ma con tutto ciò ne ho gran concetto ,
giacche Carlo Vanmander , da' cui fcritti in Idioma Fiammingo ho io ca-
vato ciò , che io qui ferivo di lui , la mette fra gli uomini fingulari del fuo
tempo-*
CORNELIS CORNELISZ
PITTORE D' H A E R L E M,
IDifcepolo dì Gillis Cotgnct> nato 1562. -tìjff ....
lU il natale di Cornelis Cornelifz [ che fin che e' vifse non
fu intefo per altro nome, che per quello di Cornelis Pit-
tore] nella Città d'Haerlem P Anno 1562.1 fuoi parenti
dopo P Attedio delli Spagnuoli, a cagione delle continue
Guerre circa il 1573. fé ne partirono , ed in altre parti
fé n' andarono ad abitare . Non era appena il Fanciullo
pervenuto agli anni del conofeimento , che egli cominciò
a""darleeni di grande inclinazione ali* Arte della Pittura , e di quella gran
riufeita eziandìo ehe in etta doveva far poi crefeiuto in età ; concioffiaco-
fache lafciando egli ogni fanciullefco traftuilo , ftavafene tuttavia con un^
certo fuo coltello intagliando figure in mattoni, foprammodo defiderofo d'ef-
fer* introdotto nella Scuola di qualche valente Artefice , per apprendervi
i buoni precetti del Difegno . Fu il fuo primo Maeftro quel Pietro Lungo ,
del quale noi aviamo a fuo luogo parlato, che fu buon Coloritore ; ma per
quanto ei faceffe, non giunfe però mai all' eccellenza del Difcepolo . Giun-
to, che fu all' età di 17. anni, defiderando di veder P opere de1 gran Ma-
eftri deliberò di peregrinare per diverfe parti d' Europa . Partiiii alla vol-
ta dr'Francia ; pervenne a Roano , dove a cagione d* una fiera peftìlenza ,
che forte inondava allora quelle parti , poco fi trattenne indirizzando fu©
viaggio alla volta d* Anverfa . Quivi gli riufeì P ettere deformo in quella^
bb
                                                                                        celebre
\
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C6\NELIS COTONE LISZ. £3.5
celebre Accademia , o Compagnia di Pittori f andò cercando d' alcun (in-
cular Màeftro , appréffo di cui potefle farfi più efperto nell'Arte .Ricercò
Francefco Purbus , ma fermoffi con Gillis Coignet , dal quale apprefe uil.
modo di colorire affai diverfo da quello , che gli era riufcrto, fino, allora di
praticare . In tale Scuola fece più opere , e particolarmente uh Quadro di
graziofiffime femmine , che da Carlo Vanmander Pittor Fiammingo, che in
fuo Idioma fcrifse di lui '., è lodatiffimo , Tornofsene poi in Haerlem , dove
aggiunto alla pratica fatta fino allora-' appretto il Coignet, il buon gufto fuo,
ed i nuovi ftudj , megliorò maniera . Per la Compagnia , o vogliam diro
Accademia de' Cittadini , dove convenivano coloro , che praticavano armi
da fuoco , fece molte Pitture , e Ritratti al naturale , tanto belli , che af-
ferma il nominato autore, che non mancai^ lóro altro, che la voce; oltre
alla graziofa , e anche bizzarra maniera , che e' fece vedere negli abiti .
Nella Soffitta dipinfe una Carità con alcuni Putti attorno , uno de i quali ,
avendo prefo un Gatto per la coda , e da quello forte fgraffiato , moftra di
piàngere dirottamente ; fu anche opera delle fue mani una lunga Tela, nel-
la quale egli rapprefentò P Avarizia , e la Prodigalità , e quefta in atto di
gettare gran quantità di Rofe a i Porci . Nella Corte del Principe , nella.,
ftelfa Città s' ammirò la belliffima Tavola della Strage degP Innocenti , al-
la quale furon' aggiunti i Portelli di mano di Martino Hemskerch , che fii
fumata opera fingulariffima , particolarmente per effer piena di belliffimi
ignudi . Fecevi anche un' altra Tavola d'un'Adamo, ed Eva, e nello ftef-
fo luogo pure dipinfe in una facciata un Convito degli Dei con le Nozzo
di Peleo , e Téti . Per lo Conte di Leytefter d' Inghilterra colorì in una_;
gran Tela, un' Iftoria del Diluvio Univerfale, ed altre opere degne d' ogni
lode ; fece per un tale Jacob Ravart un Serpente in atto di mordere, e una
caduta di Lucifero , con gran copia di nude figure maravigliofe , non tanto
per 1' invenzione, proprietà, e varietà dell' attitudini, quanto per colorito.
Henrigo Loverfz Spiegel in Amfterdam ebbe di fua mano un Quadro della
prima età del Mondo con belliffimi ignudi . Un' altra Storia del Giudizio
Univerfale aveva Bartolommeo Ferrerisin Leiden, Erano più fue Pitture in
Middelburgo , cioè un' Adamo i ed Eva , e dodici piccoli pezzi di Quadri
della Paffione del Signore , ed un' altro de' Figliuoli d' Ifrael al Giordano.
Par quali cofa incredibile , che dopo aver quefto degno Artefice condotte^
tarit' opere , e così lodate , egli con nuovi sforzi di ftudio fui naturale , e
particolarmente full' ignudo, s' avanzafle tanto fopra fé fteffo, che le Pittu-
re , che ufcirono poi di fua mano,fuffèro così perfette, che quafi non punto fi
confacciano in bontà colle prime ; ciò fi vide particolarmente P Anno 1601,
nell' opera della Refurrezione di Lazzero fatta per un tale Jans Mathyner
di Haerlem , ed in altre , che andarono in Amfterdam , e in gran numero di
Ritratti, e Storie di piccole figure finite con gran diligenza , lenza che quef-
ta togliefie il bello della Pittorefca Maeftrìa i e bravura ; e quefte furore
portate in diverfe Provincie. Ebbe molti Difcepoli, uno de' quali fu Jeeret
Pieterfzt fratello dello allora Grganifta d' Amfterdam , che aveva avuti i
princìpi da Jacob Levarftz, nella ftefla Citta d'Amfterdam buon Pittore, e
lì bravo Scrittore in Vetro,che ne'tempi fuoi ebbe pochi, o niuno,che gli
fufle eguale. Diremo finalmente che quefto Cornelio viveva 1' Anno 1604.
in età di 42. anni , ne altro fappiamo di lui.
                            JAQUES
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JAQUES DI GHEYN
PITTORE D* ANVERSA,
Difcepolodi......nato \)6).fyi6i'$.ediN.N.fuoFigliuolo.
N Quefti medefimi tempi fiorì in Anverfa un molto cele-
bre Pittore, e come colà fi dice Scrittore in Vetro, chia-
mato Jaques de Gheyn. I Genitori di coftui furono nati-
vi della Città d' Utreckt d' affai buona Famìglia. Il Pa-
dre , che fi chiamò Giovanni, viaggiando fopra una Nave
alla volta d'Amfterdam , colla moglie gravida nella.me-
defima Navevebbe quefto Figliuolo, il quale portato dal
genio agli ftudj dell* Arte del Difegno , prefto fi fece valent' uomo , il, che
quanto mai in altra cofa fece conofcere nelle quattro Vetriate da fé dipinte
p$r il Coro della Cattedrale d' Anverfa , ed altre nella Chiefa degli Ofler-
vànti- fatte per la Nazione Italiana , e in una altresì , che egli condufle per
la Chiefa vecchia d' Amfterdam . Ebbe quefto Pittore, fra tutti gli altri di
fuo meftiere, una particolar perizia in colorire il Vetro, nata in lui da una
ftraordinaria intelligenza, che egli aveva acquiftata in conofcere gli effetti,
che produce il fuoco nel far più o meno fpiccare il colore nel chiaro, e nel-
lo fcuro. Venneglì poi voglia di colorire a olio ", e avendo già condotta-,
gran quantità d'invenzioni, e di difegni per le fue opere in Vetro, quelle
fi provò a dipìgnere fulle Tele , e gli riufcì con gran felicità ; e fé morte-/
nella fuaetà di 50.anni,nel qual tempo egli era in fui più bello dell'operar
fuo , non P aveffe tolto al Mondo , farebbonfi vedute di fua mano cofe ftu-
pende. Reftò alla fua morte un fuo figliuolo in età di didaffett' anni, che
Seguitò la profefllone del Padre di dipìgnere in Vetro , e perche vi ebb<L->
una buona maniera , toccarono a finire a lui tutt* i lavori , che il Padre,
aveva lafciati imperfetti . Era quefto Giovanetto ftato affettuofamente per-
fuafo dal Padre, poco prima del fuo fpirare, ad attendere all' intaglio in Rame,
in cui egli già fi trovava alquanto esercitato, onde egli s' accoftò al Goltziò ,
col quale due anni fi trattenne in tale efercizio , non fenza una gran diftra-v
zione cagionatali da molto converfare, che e'faceva. Di poi accafatofi, die-
defi con più fermezza a quello ftudio , condufle molti intagli di fua inven-
zione. Richiamato pofcia anch'egli, a fomiglianza del Padre, da grand' af-
fetto , eh'gli ebbe al dipìgnere a olio non fenza gran pentimento, e contino-
vo rammarico d' avere , come egli diceva, perduto tanto tempo nell* inta-
gliò , il lafciò per 1' affatto , e diedefi alla Pittura. La prima opera, che ei
faceffe con colore , fu un vafo di fiori , che egli diligentiffìmamente dipin-
fé in Cafa d* Enrigo Vann Os in Amfterdam ; fecene poi un'altro , il quale
riufcì fi vago, che infieme con un Libretto, in cui egli pure di fua mano ave-
va colorito di tutte le forte fiori con alcuni piccoli animaletti , fu compra-
to dall' Imperadore . Avendo in quefto tempo il Conte Maurizio prefo in
bat-
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JA^JJES VI GHETN.           $$j
battaglia un bclliffimo Cavallo, volle che il Giovanetto Artefice gliele ri-
traeffe al naturale di tutta grandezza , infieme con nn fùo fante in atto dì
Condurlo imbrigliato. Fece poi altre opere di Pittura , particolarmente una
Venere quanto il naturale , con un Cupido in atto di dormire , e due Sati-
ri , opera al parer degli Artefici molto bella, ma non già a quello del Pit-
tore , al quale non piacquero mai 1* opere fue, tanto a Bulino , quanto in-
Pittura, effetto in vero d* un* ottimo gufto. Ebbe ancor*egli,còme il Padre
affai Difcepoli,. tra i quali fi nomina Giovanni Jamredam , che ftava in-
Apendelft ; un Zaccherìa , che fece vedere gran principi neU* Arte fua_*
particolarmente in un* opera della Paffione del Signore , ma prefto finì il
corfo della vita. Fu anchefuo Difcepolo un certo Ruberto in Amfterdam,
ed un Cornelio in Francia.
■ '■■•'' t •■"■•■•■> v. - ■
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OTTAVIO VAN VEEN
PITTORE DI LEIDEN,
Difcepolo di Jaos de VVinghen di 'Bruffèlles , ed altri fittovi,
che fiorivano tra il i j^o. e il 1600.
.....                                          ...-,...« „ ...                                               , . ' .,.                                                                                                   . ■■                                                                      ■ - -
N Queftì tempi fiorì un celebre Pittore di Leiden chiama*
to Ottavio de Veen , altrimenti Ottavio Veno , nato di
molto onorevole parentado , il quale dopo avere impa-
rato P Arte della Pittura da Jaos de VVinghen , e feorfa
gran parte dell' Italia , fatti grandi ftudj in Roma col-
1* occafione della partenza da Parma di fuo Maeftro , fu
foftituito nel luogo di lui a* fervigi di quel Serenifs. Du*
ca , e trattennevifi per lungo fpazio ♦
Fu quefto Pittore avuto in gran pregio dall' Arciduca Alberto, e dall* In-
fanta fua moglie de i quali fi pofe al fervizio con fermo proponimento di
non mai più partirtene , benché dall* Imperadore , dall* Arcivefcovo di
Saltzburgo , da' Re di Spagna , e di Francia fufse defideratiflimo . Ritrafle
eflb Arciduca , e V Infanta con altri grandi Perfonaggi , ed i primi due Ri-
tratti furon mandati al Re d' Inghilterra Jacopo Secondo . Del 1604. dipin-
fe un Trionfo di Bacco a concorrenza d' un fimi! Quadro di mano d' Hem-
skerck , che teneva V altre volte nominato VVyntgis in Middelburgo , che
s' è poi veduto andar per le Stampe . Lo ftefso VVyntgis avea di fua mano
un Quadro dipintovi uno Zeufi in atto d' offervare i volti di cinque Ver-
gini per fervirfene nella figura della famofa Elena Crotoniate , ebbe quefto
Pittore congiunta al valore nell' Arte fua buona letteratura di che rende-
rono teftimonianza i molti fcritti y che ne lafciò . A lui attribuifcono i fuoì
Paefani
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jjjsyj mcENJhdeiiàTm(jnjei$Ec.mM^90tai 1600.
Paefani il pregio dell' aver portata colà la perfezione -.della' Pittura, la qua-
le al certo vi lafciò in grado di gran lunga migliore di quello , in cui la
trovò ; tanto Che potè eflfer Maeftro dèi celebre Paolo Rubens -, e Giufto
Subtermans ci dirle aver avuta per qualche tempo fuà Scuola ; fu uomo
di vita efemplare , le opere fue furon' in parte intagliate da Gipbrecht Vàn
Veen , e Q. Bael , che bene efpreffero fua maniera^ come (ì vede nel Librò
intitolato Emblemata Horatoanà + e nella Vita di S* Tommafo d' Aquino , fe
nel fuo Emblemata Amori* Divini, in un Trattato degli Olande fi , ed altre
fue opere intagliò Antonio Tempefta ; fece* fuò Ritratto al naturale Gerardo
Van Veen, che poi fu intagliato da Egidio Ruchel ; féguì la morte di quef-
to Artefice in BruffeUesP Anno 1629. ebbe due fratelli Gilsberto il primo,
buon Pittore, e bravjfTimo Intagliatore in Rame, che ftette in BruiTelles, Pie-
tro il fecondo, chi fu Pittore valorofo, ma poco operò.
In Anverfa fiorì pure in quefti tempi un certo Hans Snellinck , che fi
crede nato in Malìnes , eccellente Inventore in Battaglie. Quefti fu impie-
gato da divertì Principi;, eifuragli date a dipignere tutte le Battaglie >: che
poc' anzi eran feguite in Fiandra, e fu (uà dote particuiare 1* imitare ka-
ravigliofaraente in Pittura lo fparo dell' Armi da fuoco; altro non fappiamo
di lui , fé non che egli viveva in Anverfa circa P Anno 1604. in età di
55. anni .•
                                        v '•-
In Anverfa pure era un certo Tobias Verhacght, che fece eccellentemen-
te Paefi , e uno Adam d' Qort , Enrigo di Balench, eSebaftiano Uranchs
che fecero bène Paéfi , ed Animali d' ogni fòrte , un Giufeppe Mompèr ,
che ebbe bella maniera di far Paefi . In Hannover un Fr^ncefco Savio. In
Lione un Francefco Steilaert di nazione Fiammingo valorofo Paefante, buon
Difegnatore, ed Inventore, che anche fece bene Ritratti al naturale. Gafpa-
roHuevick nativo d'Oudenacd Città di Fiandra,il quale-ftette affai in Ita-
lia , trattenendoli in Cafa. del'Còlta Pittore del Duca di Mantova . Goftui
[ tanto è il defiderio , che hanno gli uomini deli' avere ] nell' ultimo anno
della careftìa fópravvenuta all' Italia del 1590. divertendo dalla fua, bel-,
l'Arte della Pittura, fecefi Mercante di Grano, viveva del 1604. in
età di 55«anni in circa, fioriva anche in quefti tempi untale
Herder Pittore di Groeminghen, che ftette
qualche tempo in Roma-*.
Quefti molto fi fe-
gnalò nella.»
bella facuK-
tà della_»
Pittura,
come
attefta Carlo
Vanmander Pit-
tore Fiammingo, che
in quello Idioma lafciò
fcritte molte notizie
appartenenti a
coftoro,
ROT-
U
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0
R O T T E IH A M E R
P ITT 0 RE DI MONACOi
x Che fio/wa in que&i tempi.
ELL'Anno 1564. venne a quefta luce Rottenhamer Pitto-
re di Monaco ; quefti a conveniente età pervenuto, ftudiò
1' Arte della Pittura apprettò un' ordinario Pittore chia-
mato Donovuer , e fecefi una maniera di dipignere pic-
cole figure al modo di Fiandra, tutta fua propria. Venuto
a Roma fece un Quadrò di tutti i Santi con gran copia-*
d* Angeli ; che gli diede gran credito . Da Roma fé ne
pafsò a Venezia , dove fi accasò . Fecevi molti piccoli Quadri fui Rame,
che furon mandati in diverfi luoghi , e particolarmente ad Utrecht ad uil.
tal Gio: Knotter jfravquali PAll'unzione di Maria Vergine,e un' Atteone,
e Diana. Diedefi in tanto a ftudiare P opere più belle di gran Maeftri Veneti,
eparticolarmente quelle del Tintoretto, onde così pratico Coloritore , ed In-
ventore divenne , che fino la Maeftà di Ridolfo Secondo Imperatore volle
un' opera di fua mano , che fu una Menfa delli Dei , della quale ebbe in
guiderdone 500, feudi ; e perche egli s' era acquiftato gran credito in quel
ìuo modo di fare figure piccole , ma non aveva già alcun taknto in dipi-
gner Paefi ; eran dati a fare a lui moltiflìmi Quadri di Storiette , e inven-
zioni, edimedefimi erano mandati a Roma a Paol Brilli , acciò vi aggiun-
gente i Paefi. Di tal fatta fu un Ballo di Ninfe , che fu portato nella Città
di Verona , avuto già da Ferdinando Duca di Mantova in baratto d'un Li-
bro di Difegni del Parmigiano, ficeome un Quadro delle Nozze di Cana di
Galilea , ed altri di devozione in effa Città di Verona . Dipinfe anche in
tela , e nella Città di Venezia per P Altare della Nazione Alemanna ; in
S. Bartolommeo colorì la Tavola della Santiflima Annunziata ; per gP In-
curabili una S. Febronia coronata per mano degli Angeli, mentre ella col-
pita da una freccia vedefi da lontano effer gettata nel Mare . Altre Pitture
fece per diverfi in quella Città , nella quale fatta amicizia con Jacopo
Palma il Giovane, pofefi talvolta a dipignere alcune cofe in fu
la maniera di lui , talvolta ancora con Aia in-
venzione. Di quefto Artefice, P opere del
quale ho io fentito fommamen-
te com mendare dal ri-
nomato Pittore
Giufto
Subtermans, laf- r
ciò fcritte alcune poche
notizie in fuo Idioma Fiam*
mingo Carlo Vanmander.
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24P
JOACHIM VVTENTXAEL
PITTORE D\ U TRECH T,
jDifcepolo di. /,è...... i > nato 15 66* -8JB* • • * •
|ggfggg^ftffrlEPI:Saggio di (uà Virtù in quefto tem|>ò jòacliìm VVten-
S^^^S^^ xael Pittore d' Utrecht, il cui natale feguì in quella Cit-°
eM !iprjf 1* Anno di noftra falute 1566, 11 Padre fuo fu buon^
CU s^^^ IP Pittore 1 ° vogliamo dire Scrittore in Vetro , e fu fuo Avo
<51 WrWwl!i& Materno Joachim di Scuyck >che ne'fuoì tempi anch'egli
jw lèl|É5i|Ìr e^be fama di buoniflimo Pittore . Attefe dunque il noftro
fp$$R$@SSl3n|9 Artefice fotto la fcorta del Padre alla medefima profèffior
ne di lui, fino ali* età di 18. anni , ma richiamato da natura a cofe maggio*
ri, diedefi a quella deldipignere a olio , prima appreffo d?un'ordinano Pit-
tore di Utrecht chiamato Joos de Beer (tato Difcepolo di Francefco Floris ;
con elfo due anni fi trattenne , e poi venne alla volta d' Italia , ed in Pa-
dova s' accoftò al Vefcovo di S. Malo Franzefe , il quale feguitò due anni
né* fuoi viaggi, ed altrettanti in Francia, in cpiel tempo avendo egli già fatti
molti ftudj, condufle pereflb,c per altri affai belliflime opere, e fé ne tornò
in Patria ; quivi pure fece conofcere i propri talenti , onde vi fu impiegato
in lavori onGrevoIiflìmi , che furono in gran conto appreflò gli amatori
dell' Arte, e veramente queft'Artefice , a cagione della gran pratica fatta**
ne* fuoi primi anni in dipignere in Vetro ogni forte di piccole figure i e*/
dello ftudio fatto di poi in colorir'a olio, sv era fattoli franco, efpeditonel-
P Una , e nell'altra facultà , che non era cofa facile il diftinguere in qua-
le di quefte egli più valefle. Dipinfe alcune Cucine di buon gufto , ed af-
fai copiofe d' invenzioni , che furon mandate in Gouvre, Mandò in Anver-
fa un gran Quadro, in cui egli aveva rapprefentato la Storia di Lot colica
figliuole , e belliflime figure ignude dì grandezza quanto il naturale , Al-
beri bene imitati , e Fuochi che parevanveri . Ebbe coftur un cugino pure
anch' egli di profeffione Pittore , e dì Utrecht , che abitò in Amfterdarn ,
il quale in efla Città poffedeva un fuo bel Quadro , dipintovi 1' Annunzio
fatto a' Paftori della venuta del Mefsìa , opera ftimata affai , non meno
per difegno , che per colorito . Erano ancora pure in Amfteraam 1' Anno
1604. molt' opere di fua mano di piccole figure in fui Rame della fua fo-
lita delicatiflìma maniera. Un Marte con Venere pofledeva Melchior VVynt-
gis in Middelburgh. Viveva Joachim dell' Anno 1604. m et^ di 3^. anni ,
dopo il qual tempo averà egli fatte molte altre opere degne di lode , che
non fon venute a noftra notizia- fappiamó bene, e polliamo atteftare, efserfi
egli acquiftata tanta fama in quelle fue parti , che fino a' preferiti tempi
dagl' intendenti dell' Arte , che di colà fé ne vengono in Italia, è il
nome fuo portato con gran venerazione .
ABRA-
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ABRAAM BLOEMAERT
:        PITTORE DI GORSIVIM,
Difcepolo di........-•••> »?^ 1564. -^ c*W# 1658.
L Celebre Pittore Abraam Bloemaert nacque in Gorfivint
nelMefe di Dicembre 1564. Suo Padre fu Cornelio Bloe-
maert valente Intagliatore di figure , Architetto , e In-
gegnere nato in Dordrecht , il quale al tempo della fol-
levazione di quel Paefe , non volendo preftare il giura-
mento , partiffi con fua Famiglia , e fi portò a Bofleduc,
e dopo un' anno ad Utrecht. Aveva quefto Cornelio fat-
ta raccolta di Difegni , e Opere del tanto in quelle parti rinomato Pittore
Francefco Floris , onde avvenne, che il fanciullo A bramo -, che grande in-
clinazione aveva a quelP Arte , fi pofe fopra dì effe a fare ftudj , fin che
dal Padre fu pofto appreflò un* ordinario Pittore del Paefe, chiamato Gerit
Splinter, a fine che quefti gP infegnaffe alméno a eonofcere i colori, La_*
prima cofa, che Gerit diede a fare al fanciullo fu, dipigner certe Targhe,
che dovean fervire per un Maeftro di Scherma ; ma non prima ebbe egli
meflfo mano all' opera , che s* accorfe il Maeftro , che lo Scolare aveva^
nelP operar fuo più attitudine, di quella,che elfo s* aveffe ; ficche per que-
fta caufa folaraente poco poteva egli perfeverare in fua Scuola. Un' altra--
però ve ne fu , la quale dopo quattordici giorni, e non più tolfelo da quel
luogo, facendogli lafciare il lavoro delle Targhe imperfetto. Ciò fu P aver* egli
fcorto il Maeftro tanto inclinato al bere , che fpendendo quafi tutto il fuo
tempo in converfazioni , e bagordi , poco , o nulla gne ne reftava per at-
tendere al lavoro, e agli Scolari. Partiffi dunque Abramo da quella Scuola ,
ed acconcio!!! con un" altro Pittore d' Utrecht chiamato Giufeppe de Beer
ftato Difcepolo del nominato Francefco Floris, il quale con tutto eh* e" fuf-
fe anch' egli Maeftro di poco nome , poifedeva però gran quantità di bel»
liflìrni Difegni, e opere di Blocklandt, e d* altri valentiffimi Uomini, delle
quali fi ferviva per far copiare agli Scolari. Era fraquefte una bella Pittura
di Dirck Barentfz,in cui era rapprefentato un Feftìno all' ufo di quei tem-
pi , e fu la prima opera , che Àbramo ricopiaffe a olio , fecela però così
bene , che in chi la vidde cagionò non poca ammirazione . Laonde il Pa-
dre fuo ritiratofelo in Cafa, fecegli copiare molte delle beli'opere foprannomi-
nate da fé raccolte , ed in particolare una bella Cucina di mano di Pietro
Lungo ; ma il figliuolo , che fino allora era fiato negli ftudj fuoi poco for-
tunato , incontrò nuovi interrompimenti alle per altro fue fervorofe fatiche ,
concioffiacofache venendo quafi del continovo adoperato dal Padre nelle
faccende domeftiche , poco tempo aveva di poi per applicare all' Arte, che
era il fuo principale intento, onde procurò che il Padre lo accomodarle con
altro Maeftro. Quefti fu un certo Bailliu de Heel ordinario Pittore, il qua-
Hh            ,                           le in
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242 DECEN.llMlaTMJIlMSEC.W.dal 1590.0/1600.
le in vece di farlo attendere all' Arte, adopravalo in ogni più umile affare
di Tua' Gafa * Non aveva egli ancor compita l'età di ij. anni , quando egli
fi rifolvè di portarli a Parigi . Quivi s' acconciò con Joan Borfot , poi con
Maeftro Henrigo , e finalmente con Jeroon Franck di Herentals , fempre^
operando di fua propria invenzione, ajutandofi molto col difegnare, ma Tem-
pre con poca afliftenza di Maeftri, lì che fu coftretto tornarfene a Utrecht
alla Cafa del Padre , il quale poco dopo lafciata la Patria fé n' andò col
figliuolo in Amfterdam , dove ottenuta la Carica d' Architetto della Città y
poco dopo fi morì . E' in vero degna di confiderazione la ferie «della vita
di queft' Artefice , il quale con tante , e fi frequenti mutazioni di Maeftri,
e anche uomini di poco valore, con tanto difpendio di, tempo anche negli
anni migliori, a forza di defiderio, e da per fé fteffo, feppe così fruttuofa-
mente affaticarli nelli ftudj dell' Arte , che al fuo comparire col Padre in
Amfterdam s' era egli già fatto un buon Maeftro , onde egli era folito poi
di riprendere acremente l'infingardaggine de' fuoi Difcepoli , con porre lo-
ro avanti l'efempio di fé ftelfo ; dicendo, non aver mai in fua gioventù avu-
ta grazia dal Cielo di vedere in vifo un' Artefice eccellente , dal quale egli
avefse potuto imparare alcuna cofa di quello, che egli tanto defiderava di fa-
pere , ed efserfi con tutto ciò con propria induftria tanto ajutato . Delle pri-
me cofe, che ei facefie in Amfterdam fu una gran Tavola per Lion Luz y
dove rapprefentò la Storia di Niobe colla Morte de' figliuoli , e un' Apol-
lo , e Diana , e per lo fteffo Gentiluomo un Banchetto delli Dei , e fece
ancora un' altra Storia di Niobe co' figliuoli, ma di diverfa invenzione dal-
la fopradetta , che venne in potere della Maeità dell' Imperatore , coirne
abbiamo per atterrato di Cornelio di Bia nel fuo Libro fcritto in fuo Idio-
ma , intitolato Gabinetto , dove per Io Conte di Vander Lip colorì un' al-
tra Telad' un Banchetto delli Dei . Per Jaques Rafet una Venere, Giuno«
ne , e Pallade in tre Quadri , con altre molte operette piccole , e belle in-
venzioni . Per altri fece alcuni Baccanali, e Fefte di Contadini con bellifsi-
me vedute di Paefi , che fono alla Città d' Utrecht , perche avendo egli
avuto tutto il fuo genio nel fare al naturale , e gran facilità nel maneggia-
re la penna , moltifsime di efse vedute difegnò ne' tempi, che egli ftava in
quelle parti. Quefto Artefice , per dare alle fue invenzioni un non fo che di
più dilettevole , fu folito accompagnarle con alcuni verfi. Fu fuo particolar
talento il rapprefentar 1' arie , mafsimamente quando elle fi lafciano vede-
re agli occhi noftri infocate , o per Io nafcere , o per lo tramontare del So-
le in tempi notturni,ed ogni forta di riflefsi folari , Ne fu minore in lui il
valore nel fare Animali d' ogni forta,i quali difegnò a maraviglia^ l'abi-
lità dell' immitare ne i Paefi , come Alberi , Acque coperte dalle frondi ,
Rivi , Fiumi , e limili ; onde molte delle cofe fue dipinte , e difegnate , e
tocche a chiarofcuro fi fon vedute di poi intagliate da Joan Muller , e dal
Saenredam , il quale ebbe fempre in grande ftimà i fuoi Difegni ; condufle
poi moltifsime opere in Pittura per diverfi amatori dell' Arte in piccole fi-
gure, nelle quali ancora ebbe particolare inclinazione. Fu il Bloemaert, che
Scherzando col Germanico, e col Latino', potrebbe dirli fiore dell' Arte, non
folamente buon Cattolico , ma Uomo di fi Criftiana Pietà , che abitando
egli in una Città , quale è Utrecht , delle più tenaci della propria falfa
R.eli-
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A'BXAAM $LÓ£MAE%T. i^
Religione, che abbiano quelle parti ,non folo fu Tempre particolar Protettó-
re de' Cattolici, ma intendendofela co' Padri della Compagnia di Gesù ,
trovò modo di far celebrare a comun benefizio de* medefimi ogni di ^San-
ta Mefla , ónde ne fu una Volta accufato al Magiftràtó , il quale avendo,
fatte rompere le Porte di fue abitazioni , e trovati i Sacerdoti in atto di
celebrare , ed i Fedeli in orazione , il condannò ih |ravi pene pecuniarie,
e da indi in poi non gli mancarono perfecutioni, fino ad ef&rè ftató da-
gli Eretici, co'quali alcuna volta difputava, fcritto un Libroafuo difpre-
gio ; con tutto ciò il buono Bleomaert tennefi fempre faldo, fenza ne pun-
to , ne poco abbandonare le fue pratiche , a favore de* Cattolici fino alla_.
morte , che lo tolfe a quefta luce in età di 94. anni circa 1' Anno di noftra
falute 1658. Ebbe di fuo Matrimonio quattordici figliuoli , i quali egli ap-
plicò , parte al pennello, e parte al bulino , e fra quefti ha fatta mirabi-
le riufcita Cornelio , il quale mentre io quefte eofe ferivo , vive in Roma
pieno d' anni, e di gloria per P eccellenza de' fuoi ftupehdi intagli, ma af-
fai più per la fua gran pietà . Il Ritratto d' Abramo difegnato da Errico
Bloemaert fi vede in Iftampa, intagliato da Errico Snifers.
PIETER CORNELISZ
DI RYCH PITTORE DI DÈLFT,
Difcep'oto di Ubfecht Jàcób%. «
N Quefti tèmpi ebbe la Città di Ételft un mólto buono Pie*
torè , e nelle Èófe dell' Arte feniverfale. Fu quefti Pièter
Cornelia , il filale fino é&llé puerizia fu nella fua Pà-
tria applicato al Difegno (Òtto là Teoria di Jacob Ville-
móZ , divertito pòi fier lo fpàzió di trfc anni còntiiiòvi dà
tale applicazione, ftimèlato daifò natura, édàl gènio ripré-
fe il filò degli 'ftiidj àp^reffò ai Hubrécht Jàcòbz buón^.
Pittore di Ritratti , il quale pòi féguitò hél viaggiare, eh* e1 fece per Varie
Provincie d* Italia per un coffó di Quindici anni ì operò per divertì Màef-
tri /Principi , Prelati, e Clàuffrali, tanto à òlio,quanto a fréfco,féguitàn-
do là maniera del Battano , del quale fu ottimo imitatore. Conduffe infini-
te òpere grandi , e piccole, ed alcune Cucine di bella, e vaga invenzióne.
Fu eccellente in ritrarre ài naturale , buono inventore, e ordinatore 4èì\£j
fue figure. Fra V opere, the riportarono lòde univerfale , fu una Cucina^»^
predò ad un' Iftoria dèi Ricco Epulone , che fi vedeva V Anno 1604. nella
Città d' Haerlem , elfendo egli allora in età di 16. anni , ed uh' altra fi-
ntile , dove érà ritratta al vivo gran quantità d' uècelli ; V ojtèré di còftm
Hh 2                                            fono
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244 T^ECENJL deUafjf^IIL del SEC. m dal ifpo.ali <5oo.
fono fparfe perétutta Italiane talvolta puote accadere, che da taluno, che non
abbia occhio erudito al bifogno, ne fien prefe alcune per di mano de'' Baffoni„
FRANCESCO B A D E NS
PITTORE D' ANVERSA,
Ato 1571.-^ 1603.
E GIOVANNI SUO FRATELLO,
Nato -0 .: •.. '.
ELL'Anno di noftra falute 1571. venne a quefta luce irò
Anverfa Francefco Badens,e non era egli appena giunto
ali* età di cinque anni , quando la Soldatefca Spagnuòla
nel giorno 4. di Novembre invafe quella Città , a cagio*
ne di che il Padre del Fanciullo infieme con eflò , e eoa
tutto il reftante di Aia Famiglia, abbandonata la Patria , fi
portò in Amfterdam,e quivi per mok'anni fi trattenne ,
finche del 1604. vi finì la vita. Erafi Francefco fino dalla puerizia applica-
to agli ftudj di Pittura fotto la feorta del Padre , che pure era Pittore, ma
d'ordinaria abilità ; l'amicizia, che ebbe Francefco con quel Jacob Matan
fìgliaftro d'Enrico Goltzio , di cui abbiamo a fuo luogo parlato , e V aver
con elfo viaggiato in Italia , facendo grandi ftudj per lo fpazio di 4. anni ,
fece fi , che egli fé ne tomaflfe poi in Amfterdam così bene ammaeftrato
nell' Arte i e con fi bella maniera di colorire al modo Italiano , che ne fu
da tutti grandemente reputato . Avea col buon colorito congiunta buona*,
invenzione , e modo non ordinario nell' arieggiar delle tefte, le quali belle
qualità fece egli fpiccare in una bella Tela , ove ei dipinfe una Berfabea in
atto di bagnarli , mentre alcune femmine nude aflìftono a fervida in tale at-
to , ed una vecchia di malo affare le prefenta una lettera/Di poi per uil.
tal Cornelio Vooft Pittore d'Amfterdam colorì una Tela , nella quale rap-
prefentò due innamorati, veftitialP Italiana , il Giovane in atto di fonare
il Liuto , e la Fanciulla , che moftra di cantare . Altre moltiflìme furono
1' opere di quefto , il quale ebbe particolar talento in dipignere invenzioni
di Banchetti, Feftini , e Mafcherate notturne al modo di quei tempi coro
abiti bizzarriffimi .Ebbe un fratello , che fi chiamò Giovanni nato in Am-
fterdam r Anno 1576. che attefe alla Pittura . Venne in Italia , e ne prefe
la maniera del dipignere, poi pafsò in Alemagna, dove molto coli' efercitar
P Arte lua guadagnò , e già bene aJP ordine, e bene provveduto fé ne tor-
;
                .                                                                           rsava
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FRANCESCO 2ADENS.
24 $■
nava in Fiandra , quando affalito da' Soldati, e fatto prigione fu fpogliato ,
e privo di quanto aveva , onde mefchino fé ne tornò alla Patria, e, o fufle
per grave apprensione di queir accidente, o per altra caufa qualfifoue?egli
r Anno 1603, di febbre etica fi morì.
CAMMILLO MARIANI
SCULTORE, E ARCHITETTO SENESE,
Vifcepolo.........., nàto 15^5'.^ 1611.
[IORP In quefli tempi Gammillo Mariani , il quale quan-
tunque in Venezia aveffe i fuoi natali , fu però di Pa-
dre Senefe. Attefe da Giovanetto al Difegno , e imparò
P Arte della Pittura , la quale volle talvolta efercitare-*
più per diporto , che per altro fine , effendo fempre fta-
to inclinato a quella della Scultura , in cui C\ fece buon
Maeftro,onde potè in diverfe Città d' Italia falciar belle
memorie di fuo talento . L* opere fue più belle veggionfi nella Città di Ro-
ma in Stucchi , e in Marmi, e fra le prime , cioè fra P opere di Stucco in
S. Bernardo a Termine furono otto gran figure per lo doppio del naturale,
e fopr' alla Porta nella parte interiore una Cartella con Angeli, ed altre fi-
gure in effa Chiefa. Per la Cappella Clementina nella Bafilica di S. Pietro
lavorò fopr' all'Arcione due figure, che rapprefentano la Prudenza , e la_»
Speranza, P una , e P altra di grandezza di trenta palmi, e nel Gesù nella
Cappella, che dipinfe Federigo Zuccheri, fece intorno alla volta alcuni Put-
ti .Fra le Statue di Marmo fono grandemente lodate , un' Angelo avanti
all' Organo da man finiftra in S. Giovanni Laterano , e la Storietta fopra
1' Elia Profeta, la quale Statua incominciarafda Pietro Paolo Olivieri,fu da
Cammillo condotta a fine ; ficcome anche diede compimento ad un' Iftoria
de' Magi , che aveva lafciata imperfetta il nominato Maeftro nella Cappel-
la de* Gaetani in S. Pudenziana . Similmente è di fua mano P Angelo di
Marmo, che è fopra la Porta della Sagreftìa nella Bafilica di S. Maria Mag-
giore , e nella Cappella Paola nella ftefsa Bafilica a man deftra dell* Aitar
Maggiore , la Statua di S. Gio: Evangelifta , e nel Depofito di Papa Cle-
mente la Storietta della prefa di Strigonia di baffo rilievo. Si fecero con fuo
Modello gli Angeli, che reggono P ornamento, che contiene la Miracolofa^
Immagine della Madonna di S. Luca, e quelli che fono fopra il Frontefpizio
delP Altare con alcuni Putti , le quali figure furono gettate da Domenico
Ferreri Romano , feguendo il Difegno dell' Architetto Pompeo Targone_; ,
pur anch' effo Romano ; al Mariani però fra P altre abilità in quefte Arti ,
non mancaron quelle dell' Architettura , e del Getto ; e tanto in quefte ,
quanto
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i46 DECÉmVdellaTJtl^IIlMSEC.W.dali}9o.al 1600,
quanto nella Scultura avèrebbepotuto molto i e bene operare , fé la motte
in fui più belle* non avefle rècifo il filo di fua vita , giacche nella fua età
di 46. anni dèi Mefe di Luglio 1611. fu tolto al Mondo .La mòrte di quef-
t* Artefice apportò gran dolore f non folo agli arfiatori delle belle Arti, ma
eziandìo a qualfifufle , che mai avefle avuto con lui alcuna occafìone di
trattare ; imperciò che egli fu Tempre con ognuno piacevole, e benigno, e
non mai fi fiancò di fare altrui piacere , e fervizio . Fu al fuo Corpo data
fepoltura ili S. Sufanna < Làfciò un* Allieva nella Scultura , che fu Fran-
cefeo Mochi Fiorentino , che £òi fece alla memoria di lui non poco onore .
inni.....r»——          *i»——■ mm          ■ ri 11 «mi..........11 ii 11 ii ni ni ■......■ni min 11 Miiiìr—iwwmi" iti '"--------—J ------'----------n— "*---------------M—^^—,
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A NT I V E D U T O
DELLA GRAMATICA,
PITTORE SENESE.
Dìfcepolo di Gioì Domenico T evaginò nato circa 1571. jjfcri6i6.
NTIVEDUTO D'Imperiale della Gramatica Nobile Sè-
nefe,ebbe i fuòi natali nel Territorio di Roma, Fino dal-
la fua fanciullezza attefe agli ftudj della Pittura apprefso
un tale Ciovan Domenico Perugino,che faceva afsai be-
ne di piccole figure in Rame:non potè dunque il Giova»
netto altro modo d* operare apprendere dal Maeftro, che
quelle* di fare quelle piccole figure; ma a ciò,che mancò
la perizia del Maéftró, fupplì la natura fteflfa , che diedegli Un genio così
univerfale che eflTendogli ftàio da Gio: Domenico date a fare alcune cofe
in grande 'feeefi conofcère d'ottimo gùfto,e feguitando ad operare in quel
nuovo moàó , in breve tèmpo s* approfittò molto. Diedefi a far Ritratti i e
beh pfeftò alzò tinto gridò in limile facoltà , che ebbe a fare per divertì
Princìpi infinite copie di Ritratti d* Uomini Illuftri , che fi trovavano nel
Palazzo del Giardino de* Medici, in che fece non ordinari guadagni. Di poi
per moftraf fua abilità nelP intere figure , e nelP invenzioni , fi meffe a di-
pigner Quadri grandi .11 primo parto del fuo pennello in tal genere di Qua-
dri , fu una Tàvola per la Chiefa di S. Ladiflao de* Pollacchi, ove è Io fteflo
Santo con Gesù Criftò in Cielo y più Angeli, ed un Santo Vefcovo^enella
parte più bafla S. Jacitìto. Fece ancora un Quadro pel Gesù , ove rappre-
fentò il Beato Francefco Borgia in atto d* orazione avanti al Santiflimo
Sacramento. Per la Chiefa della Madonna della Scala in Traftevere , di-
pinfe la Tàvola di Maria Vergine con Gesù , e S. Jacinto , nella quale fs
vede aver* egli dato alquanto più di forza alla propria rtìaniera > di quello
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ANTIVEDUTO DELLA G%AMATICA. 247
che fino allora era-,fiato, fuo folito. Nella Chiefa di S.Jacopo degl' Incura-
bili fu pofta una fua Tavola della Natività del Signore, e un* Angelo Cuf-
tode che guida 1* Anima , ed un'altro fimil Quadro aveva fatto per la Sa-
greftìa di S. Agoftino . Operò per Francefco Maria Cardinale del Monte , e
per altri Principi , e Prelati. Diedefi poi il cafo , che egli, il quale aveva
autorità nella Nobilffitna Accademia del Difegno di quella Città di Roma ,
come Principe ch'egli era ftato fatto della medefima, per appagare un cer-
to fuo rancore, che egli aveva con Mao Salini , trovò modo di farlo reftar
fuori del numero di quei Virtuofi Accademici ; ma perche veriflìmo è il Pro-
verbio , che chi la fa , 1* afpetti , il Salini avendo non fo quanto dopo fco*
perta una fua pratica, di dare il pregiatifiìmo Quadro di S. Luca di ma-
no di Raffaello ad un gran Perfonaggio, con lafciarne in Chiefa la Copia di
propria mano, fece tanto co' Superiori, che il Gramatica fu depofto del Prin-
cipato, ed eletto a quella Dignità Simon Vovet Franzefe, ed il Salini tornò
al primo fuo pofto nell' Accademia , a cagione delle quali cofe, Antiveduto
reftò talmente accorato, che per lo poco tempo , che e' fopravvilfe fu più in-
fermo , che fano,e finalmente d' età di $$. anni in circa finì la vita alli 13.
di Gennajo 1626. e nella Chiefa di S. Caterina da Siena di Strada Giulia-»
ebbe fepoltura.
Queft' Artefice,che per la fua abilità merita d'aver luogo fra gli altri del
fuo tempo , fu onorata perfona , e tenne fempre in gran conto 1' Arte fua,
benché per altro rendette men cara la fua converfazione , e '1 fuo tratto
una certa pertinacia di volontà, nata dal foverchio affetto al proprio
parere . Pofledè affai buon genio di Poesìa . Ebbe moglie t e
più figliuoli, il primo de' quali per memoria del Non-
no fi chiamò Imperiale. Quefti attefe alla**
Pittura con lode, e dava di
fé ottima afpet-
tazione , ma
poco dopo
la morte
del
Padre in
età di 34. anni
anch'egli finì il
corfo di fua vita
CAVA-
■•>
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?4® ."■'■.                                                                                                *■>
C A V A LI E RE
PAOLO GUI DOT TI
PITTORE, SCULTORE ? E ARCHITETTO
LUCCHESE,
Qifcepolo dì .♦.....;., nata j $£9. -gj&v 162$,           T
L Cavaliere Paolo Guidoni fu nativo della Città di Lucca,
dove avendo apprefo i principi dell* Arte , non volle poi
contìnovare fua ftanza per defiderio di vedere le belle co*
fé di Roma . Lafciata dunque la Patria in tempo di fua~«
fanciullezza , colà fi portò circa gli Anni di noftra falute
1582. nel qual tempo regnava Gregorio XIII. Fu fuo pri-
mo ,e principale pernierò il difegnarè, quanto di piti ma-
ravigliofo fi vede in quella comunePatria, e d' antico , e di moderno, ciò
faceva in compagnia d* altri giovanetti di fua età , i quali forte incantati
da quel fuo modo di difegnarè ,- fpiritofo , vivace , e franco , gli rapivano
quali a viva forza i Difegni, facendo fra di loro a gara a chi pia glieleavef-
fe potuti ftrappar di mano, mentre egli, a cui piaceva la lode , e '1 credito,
che gli apportavano quelle virtudfe,rapine , con finto fdegno andava diflì-
mulando , e permettendo il tutto con non poco piacere dell* animo fuo .
Avendo poi fatta buona pratica nel colorire , cominciarono le fue Pitture a
procacciargli concetto di buono Artefice , onde moltiflìme ne ebbe a fare
nella ftefla Città di Roma , le quali io non iftarò qui a defcrivere , perche
di quefte ha fatto una benché breve menzione il Cavaliere Baglioni . Die-
de egli principio ad operare in pubblico ne* tempi di Sifto V. in quafi tutti
gli edifici ordinati da quei Pontefice , ed anche nella Librerìa Vaticana ,
nelle Scale Sante , e in S. Giovanni Laterano , ma ebbero però l'opere^
fue una difgrazia , che di pochi altri moderni Artefici fi racconta, d' efiere
ftate , o a cagione d* uno , o d* un' altro accidente.quafi tutte, o coperte,o
demolite. Sono fue Pitture ne'Triangoli della Cupola in S. Girolamo degli
Schiavoni;è opera fua la Facciata di S. Biagio. Dipinfe ne'pilaftri dell* Al-
tare di S. Francefco a Ripa, e fecevi anche un S. Lorenzo il tutto a frefco .
In S. Luigi nella terza Cappella , in S. Grifogono , dove fece due Tavole
a olio , in una delle quali è la Crocififlione con più figure , e nell* altra_.
S. Domenico , e S. Francefco. Colorì ancora in S. Pietro un Soprapporto ,
dove rapprefentò la Negazione di S. Pietro , ma quefta fu une di quelle./
Pitture, che furono tolte via, efiendovi poi ftata dipinta altra Storia da Gio:
Francefco Romanelli da Viterbo. Nella Cupola della Madonna de" Monti
dipinfe a frefco V Affunzione di Maria Vergine, ed una Storia fcpra il fe-
nella quale rapprefentò le Nozze di Cana di
Gali-
condo Arco a man deftra
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TAOLO GUÌDOTTI.            249
Galilea. Fece anche moltifiimi Quadri per divertì Perfonaggi , e particolar-
mente per la Cafa Borghefe. Opero per la Città di Pjfa affai , ed in Lucca
fua Patria fon pure di fua mano alcune opere, tali fono la Tribuna di S.Mi-
chele , ove è la caduta degli Angeli Ribelli Pittura degna di ftima per la
gran quantità degl' ignudi , e bizzarrìa d' invenzione , che vi fi fcorge .
Vi è fimilmente la Tribuna di S. Giovanni , e fotto la Loggia del Poteftà
uno fpazio , dove egli dipinfe Maria Vergine , S, Pietro , ed altri Santi ,
ed in S. Martino finalmente è una fua Tavola della Refurrezione . Datoli
alla Scultura, lavorò in Marmo un bel Gruppo di fei figure, le quali donò a
Scipione Cardinal Borghefe, che avendole fatte vedere al Pontefice, gli gua-
dagnò molta grazia appreffo di lui , onde il Guidotti , oltre ad un pregiato
Regalo , rie riportò 1* onoranza dì Cavaliere di Gnfto, e di più il cognome
dello fteffo Pontefice di Cafa Borghefe ; in oltre ebbe la Carica di Confer-
vadore nel Magiftrato del Popolo Romano, la quale egli con lode esercitò ,
e nel fuo tempo , ed a fua requifizione fecefi un Decreto, che ogni Anno fi
facelTe ricerca di quei Pittori , che le coftituzioni , e ordini di loro Accade-
mia non offervafferp , o in qualfivoglià altro m«do difprezzaffero , ed al
Fifcale del Senato fuffero dati in nota, per effer comprefi fra gli Artifti Mec-
canici , ed a lor gravezza fottopofto.
Fu anche il Guidotti affai buon'Architetto , onde a lui fu dato il carico
di difporre tutto il bifognevole per P apparato , che 1* Anno lézz. fi fece
per la Canonizzazione di cinque Santi , Ifidoro , Ignazio , Francefco Sa-
verio , Terefia , e Filippo Neri .Pervenuto finalmente il Guidotti alP età di
feffarjt' anni , pagò il comune tributo alla morte , correndo IV Anno 1629.
F11 qiieft' Artefice altrettanto bello d' afpetto , e di prefenza, di tratto , p
di ragionamenti, quanto curiofo, e ftravagante ne' penfieri,che portavanlo
fempre al defiderio. di cofe nuove ,• queftx> però pafceva in lui da ottima ra-
dice,ed era la gran vaghezza,che egli aveva d'imparare,e profefsare ogni
cofa , che all' Arti , ed alle Scienze appartenefse ; ma perche breve è il
viver noftro, e finita noftra capacità, non potè egli così bene in ciò fo^if-
fare a fé ftefso , che da fi gran numero d' applicazioni , danno , anzi che-/
nò, alla propria , e principale Profeflìone fua della Pittura non apportafse .
Attefe egli dunque alle Lettere , e fecefi Dottore nelle Leggi , alle Matte*
matiche , ali' Aerologìa, al Cantare di Mufica , ed al Sonare ogni cofa di
Strumenti , ma più d' ogni altra cofa alla Poesìa, alla quale! era da natura
molto inclinato , onde fi pofe all' imprefa di comporre un Poema Eroico ,
al quale voleva dar nome dell' Jerufalernme deftrutta , con 'obbligarli a fi-
nire ogni verfo delle fuc Ottave colle fteffe parale di quegli del Tafso nella
Gerufalemme liberata.Oltre a quanto s'è dettor*raccontava Matteo Bofelli
Pittore , Uomo degniifimo d' ogni fede , e ftato per lungo tempo nella di
lui Scuola, che Paolo fi meffe una volta in tefta quefto concetto , che e' po-
teffe trovarli il modo di volare , e con grand' artifizio , e fatica compofe-*
d' offo di Balena alcune ali, coprendole di penne , dando loro la piega-
tura mediante alcune molle, che egli fi congegnava addoffo fotto le braccia,
acciocché anche Tufferò d5ajuto a lui,per alzar l'ali medefime,nell'atto del
volo, e che dopo efferfi molte, e molte volte provato , finalmente s* efpofe
al cimento, fpiccandofi da luogo eminente , e che coli* ajuto delle medefi-
Ii                                         me fi
>->
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250 DECEN.IL dellaTJXJlldelSECW. dal 1590.*/ itfoo,
me fi portò avanti per la quarta parte <T un miglio in circa , non volando ,
fecondo me , ma cadendo più adagio di quello , che fenza 1' ali egli ave-
rebbe fatto, perche io tengo ferma opinione, e ne ho ragioni, e mie e d'altri mol-
to fode , che tal" Arte per verun modo porla trovarli per altr' ufo , che per
difcoftarfi alquanto da un tal pofto , cadendo fempre al baffo , ma con_-
maggiore intervallo di tempo , che altri precipitandoli non farebbe. Così
dunque fece il Guidotti , il quale ftanco finalmente dal faticofo muovere
delle braccia, cadde fopra d' un Tetto, il quale fi roppe, ed effo per V aper-
tura fi trovò nella Stanza di fotto, fpiccando dal fuo volo la rottura d' una
Cofcia , che lo conduffe a mal partito.
Lo fteflb Bofelli pure affermava, d'aver veduto con gli occhi propri i fram-
menti di queir arredo , e Tali fteffe, di che fi fervi il Maeftro. Di più era
folito dire, che il Guidotti fu così curiofo delle cofe d' Anatomìa, che e' fu
folito andar di notte tempo ne' Cimiteri , dove fapeva effere ftati fotterrati
uomini di frefco , e da ripofti Cadaveri toglieva quella parte del Corpo.,
che faceva per Io bifogno fuo, e portandola in luogo foHtario , come fareb-
be a dire in fu le parti più alte del Colifeo , o limili , quivi la tagliava
e faceva fopra di effa quello ftudio in Difegno, che a lui pareva. Racconta-
va di più lo fteffo Bofelli altre cofe affai della ftravaganza de' penfieri di
coftui, le quali per non tediare il mio Lettore io a bello ftudio tralafcio.
*»m*mmb 1,-MTMimu >..............«min iwm ai w.......»m™........»             n ir ■ i 'iw.m m «hihimin i m......,,          .n.n— n n n »in i ■ m                        , N,.....tm ma min uliiiu.,
FABBRIZIO BOSCHI
PITTOR FIORENTINO,
Difcepolo del Ca<v. Domenico Taffìgnani , nato .... -^ 1642.
ON è Lingua , che poffa efplicare quanto apprezzabile
fia la forte di coloro, che ebber dono dal Cielo d'un mol-
to docile, avvenente, e piacevole naturale , ficcome per
lo contrario non è uomo , a cui poffa fervire un quore
per compatire a baftanza quei mefehini , ai quali la na-
tura Matrigna anzi che Madre diede inclinazioni, e fpi-
riti accomodati a tutto 1* oppofto , perche la dove i pri-
mi , per lo fine di portarli a'più alti fegni nelp amore d'ogni perfona, nelle
ricchezze , e nella gloria , trovano" in fui bel principio del corfo aver fatto
più che la metà della via , i fecondi fempre (piacevoli ad ognuno, odiofì
fino a fé ftefit , col molto faticare , col molto, e bene operare , non mai
giungono a poffeder tanto,quanto appena bafti loro per un mifero,e ftenta-
to vivere , e finalmente privi , e d' amici , e di conforto finifeono mifera-
mente la vita , in braccio ad un' eftrema povertà . Io conobbi , e praticai
fino negli anni di mia fanciullezza FabbriziodiFrancefco Bofchi celebre Pit-
tore
t
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-           JAtBcB\lZlO $ OS CHI.'         251
tore Fiorentino , di cui ora io ho prefo a fcrivere , ed oh quanto mi duole
d' aver' a dar luogo a lui, non fra i primi, ma fra i fecondi ; ma pure per
comune ammaeftramento convien fodisfare alla Storia , e far conofcere->
un* Uomo di molto valore nelP Arte fua , e di buona volontà bensì ; ma
di natura così fpiacevole, inquieta, ftravagante, e collerica, che poc' altri
limili ne ebbe quella fua età , ond* egli in un ben lungo corfo di vita , fu
fempre grave a fé fteflò , ed a'fuoi , con eflì poco godè , molto ftentò , <lj
finalmente divenuto vecchio, preda d* una quafi eftrema povertà finì la fua
vita. Ma ciò non oftante , merita la fua per altro molta Virtù , che fé ne
faccia quelP onorata ricordanza in quefte carte , che non lafciano , ne la-
veranno mai di fare le beli' opere che egli condufse in Pittura, colle qua-
li a fua gran lode fi veggiono ornate molte Chiefe dentro la noftra Città ,
e fuori ; i Palazzi Serenifsimi, e le Cafe eziandìo de' noftri Cittadini. Di quef-
te fue opere dunque , fono io per notare una buona parte , non tutte , e^
ciò non tanto per isfuggir lunghezza , quanto perche egli, ficcome a* più
fuole a divenire , colpa cred' io di fua ftravagante natura nell' operar fuo,
non fu fempre fimile a fé fteffo .
Nacque queft* Artefice circ* ali* Anno di noftra falute 1J70, e fin dalla-»
fanciullezza attefe al Difegno nella Scuola del noftro tanto rinomato Pitto-
re Domenico Paffignani, con fi bel genio, e tanto profitto, che in età per-
venuto di diciott* anni in circa , fece opere in pubblico lodatìifime , una-»
delle quali fu la Storia a frefco del S. Buona ventura, che veggiamo nel Ta-
bernacolo in Via del Palagio in fui Canto del Bargello , e per lo folenne
apparato,che fecefi in Firenze nella Cattedrale l'Anno 1589. per la venu-
ta della Serenifs. Criftina di Lorena Moglie del Sereniffimo Gran Duca Fer-
dinando Primo , fece a concorrenza dello fteflò Maeftro fuo , del Cigoli ,
e d'altri gran valent'Uomini, alcuni de'Profeti,che furonopofti tra i finef-
troni nel Tamburo della gran Cupola di S. Maria del Fiore , tanto che , e
per quefte , e per altre molte opere, che egli in quefto tempo conduffe pe '1
,.pubblico,o per private perfone,cominciò ad eflere adoperato nelle Pitture
più ragguardevoli , che alla giornata occorrevano da farti nella Città , <lj
molto più coll'occafione del mancare, che fecero poi Santi di Tito, Grego-
rio Pagani , il Cigoli con altri grand' Uomini , che nell' univerfale ftima
d' ognuno avevan per lungo corfo d' anni occupati i primi luoghi di mag-
gioranza. Fra 1' altre cofe ebbe a dipignere per le Monache di S. Lucìa Do-
menicane in Via di S. Gallo una gran Tavola per 1' Aitar Maggiore *di lor
Chiefa , nella quale vedefi Maria Vergine Affunta in Cielo , e attorno ad
efifa una ghirlanda di diverfi Angeletti , che prefì per mano in dìverfe biz-
zarre attitudini , e fcorci difficili volando in giro , moftrano di formare iti-,
aria a guifa di ballo tondo. Nella parte batta della Tavola è la Santa.*
Martire Lucìa Titolare della Chiefa col fegno di fuo Martirio. Da i lati
ftanno fei figure di Sante , cioè S. Maria Maddalena la Penitente , S. Ce-
cilia, S. Agnefa , S.Caterina da Siena, S. Caterina la Vergine, e Martire,
e S. Agata. Fanno anche bella moftra S. Domenico, e S. Jacinto, dietro ai
quali è accennata la figura di S. Pietro Martire , nel volto di cui è efpreffa
al vivo V effigie del Padre Fra Girolamo Savonarola Frate di quell' Ordine..
In lontananza vedefi il Sepolcro di Maria Vergine con gli Apoftoli, il tutto
li ^                                      efpreffo
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252 DECENJldellaTM^niMSEC.WJal 155)0.0/1600.
efpreflò di gran maniera, e di buon colorito. In età di 25. anni dipinfe una
Olona , che fu collocata nella Chiefa di S. Marco fopra P antica Pittura.,
della Nunziata di mano di Pietro Cavallini all' Altare del Rofario , e que-
gli che quefte cofe feri ve conferva memoria d* aver da piccolo fanciullo fen-
tito dire dallo fteffo Fabbrizio alla perfona di fuo Padre, coli' occafione-*
di vifitare infieme quella Chiefa,d'aver condotta effa Pittura in fimile età,
ed eflèrgli riufeita in modo da non poterli promettere di fapere allora giun-
gere a tanto - Fece anch' altre opere per diverto* Gentiluomini Fiorentini ,
che lunga cofa farebbe il raccontare, e dipinfe gran parte de i frefehi, che
fi veggiono nella Cappella degl* Ufimbardi in S. Trinità ; nel 1606. colorì
per li Monaci di Certofa un bel Quadro, in cui rapprefentò S. Pietro, e S. Pao-
lo condotti alla morte, opera bella ^nella quale egli notò il nome, e il tem-
po ,e fu pofta nella Cappella di S. Maria. Dell' Anno 161$. Sebaftiano
Ximenez Cavaliere di S. Stefano Priore di Romagna, Signore di Saturnia #
Roderico , è fratelli, figliuoli del Senatore Niccolò, avendo fatta di nuo-
vo edificare, ed in più ampia forma ridurre la Cappella grande di S. Pier
Maggiore, volendola far dipignere tutta, ne diedero la cura a Matteo Roflel-
li, ed a Fabbrizio Bofchi, il quale vi colorì tutta la Facciata ,che contiene
1* Organo,ed una grande Storia nello fpazio, che è dalla parte dell' Epifil-
la , nella quale figurò gli Santi Pietro , e Paolo,quando per ordine di Ne-
rone furon fatti prigioni, opera condotta di gran maniera , bel componi-
mento , buon colorito, ed arie di tefte nobiliflìme. L' Anno 1619. fu chia-
mato il Bofchi da Lionardo Conti Priore dello Spedale di Bonifazio Lupi
da Parma , che è pofto nella Via di S. Gallo , per lo quale dipinfe nella.*
Stanza , che allora ferviva per Refettorio degli uomini un bel Cenacolo a
frefco,con difpofizione di figure al Tuo folito Jodevoliflìme, che per efier ve-
dute in una certa moderata altezza dal fuolo, volle che compariflèro alquan-
to di fotto in fu , e nella perfona d' un venerando vecchio, che dalla parte
di verfo la Via con fopravvefte ,che ricade, fi vede poco lontano dalla Men-
fa del Signore , ritraflfe al vivo lo fteffo Lionardo, figura che ha in fé tanta
morbidezza, e verità,che altro non le manca, che la parola. Nella perfo-
na d' un Giovane ^ che è appreflò a quefta , che moftra di fare da Scalco „
ritratte al vivo Domenico Conti Nipote di Lionardo , che fatto Priore fuc-
ceffe nella Carica, che aveva per avanti foftenuta il Zio di Cappellano del
Gran Duca ,e poi fu Canonico dell' Ambrosiana Bafiliea. Hanno poi volu-
to imocierni Miniftri di quello Spedale adattar quella Stanza ad ufo dicom*
putifterìa, e dalla banda della Pittura con una certa loro fpalliera di legna-
me , non fenza rammarico degl' intendenti dell' Arte, hanno coperto da pie-
de alquanto della medefima. Per Michelagnolo Buonarruoti il Giovane,
cioè per la prima Stanza dì fua Gallerìa, dedicata alle glorie del gran Mi-
chelagnolo colorì un bel Quadro a olio , in cui fece vedere la perfona di
lui, quando alla Vigna di Papa Giulio III. all'Acqua Vergine , dopo aver
fatto il Difegno del Palazzo di Strada Giulia per la Ruota, ed altri Tribu-
nali, è dallo ftefso Pontefice fatto federe preliba fé mentre dodici Cardinali
ftavano in piedi , ed è con parole di grande ftima onorato . In quefta bella
Storia nella perfona d* un Prelato con barba rofla dipinfe un Landini Pio-
vano di Ripoli. Per quello, che immediatamente fuccede a quefto, efprefse
P effigie
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               FJcBtB\lZlO -BOSCHI.           %^
1' effigie del Conte Cofimo della Nobiliffima Cafa della Gherardefca Canò-
nico della Metropolitana Fiorentina poi Vefcovo di Colle. In una tefta quafi
in tutto profilo, che viene dopo quefta, il Canonico Mincrbetti poi Vefco-
vo di Cortona * Neil* ultima allato a quefto il Canonico Nori Vefcovo di
S. Miniato . In quella d' un Prelato dietro alla perfona del Papa ritrafse al
vivo Monfignor Dini Arcivefcovo di Fermo , e nella fafcia, che ricorre fo-
pra quefta Tela fono fcritte a Lettere dorate le feguenti parole. Romance Cu'
rig formam Julio Tertio oftendit , ad cujus latus esteris ftantibus fidit , id ho-'
noris clariflìma rvirtuti clarifjìmo exemplo prabertte Tontifice
. Era già pattato
P Anno 1620. quando la Regina Madre Maria de' Medici avendo dato fine
agli aggiuftamenti col Re Luigi fuo figliuolo, volle arrichire di Reale orna-
mento la bella Fabbrica del fuo Palazzo di Lucemburgo , avendo anche a
tale effetto chiamato Pietro Paolo Rubens a dipignervi la Gallerìa , nella-,
quale egli aveva rapprefentato Storie della Vita, e Fatti della medefima dal
fuo natale fino agli aggiuftamenti col figliuolo, dopo la fua ritirata a Broisy
quando dal Gran Duca fu ordinato al Bofchi il dipignere una gran Tela-. ,
nella quale egli rapprefentò la Storia di Prometeo , che da queir Altezza
fu poi mandata alla Regina, per doverfegli dar luogo fra V altre Pitture di
quel Palazzo di rinomati Pittori di quei tempi. Quefta con altre beli' opere
che ufeirono di mano di Fabbrizio, fecero fi , che la Gloriofa Memoria di
Carlo Cardinale de' Medici lo chiamalfe a dipignere a frefeo nelle Stanze
terrene del Palazzo di fua abitazione, detta il Cafino da S.Marco ,a concor-
renza di Matteo Roffelli ,una Lunetta grande nella prima Stanza,nella qua-
le rapprefentò il ricevimento, che fece il Gran Duca Cofimo Secondo d' un' Im-
bafciatorePerfiano,e da i lati due femmine figurate 1* una per la Ricchezza,
e P altra per la Giuftizìa , e nella parte oppofta nell* uno , e Valtro fpazio
attorno al fineftrone fece vedere due femmine figurate per due Deità. En-
trando poi per la feconda Stanza nel Salone , vedefi fopra la porta in una
piccola Lunetta pure di fua mano lo fteflb Gran Duca Cofimo in Abito di
Gran Maeftro della Religione de' Cavalieri di S, Stefano, ed evvi una fem-
mina in atto di federe j e dormire con una tavolozza , e pennelli in mano ,
ed una fafcia alla bocca, fatta a mìo credere per la Pittura , volendo (igni- *
ficare [ come io penfo ] che effa, non ottante fua mutolezza , non lafcia di mol-
to , ed eloquentemente parlare, ogni qual volta ella fia per opera de' gratin
Monarchi rifvegliata dal fonno, a cui bene fpelfo la condannano le vicende
dell' età poco fortunate ; ed io non voglio lafciar di raccontare in quefto
luogo un cafo piacevole, che intervenne al Bofchi,in occafione dì fare tali
Pitture, a fine di far conofeere, quanto ogni uomo nel proprio fenfo abbon-
di . Aveva egli già dato fine al fuo lavoro , onde era ftato avvifato 1' Im-
biancatore per venire a dar di bianco al muro di fotto le Lunette, e già co-
me è folito di quefta gente,aveva egli a tale effetto mandato in quel luogo
i fuoi bigonciuoli, e pennelli, quando il Bofchi, temendo che colui nel me-
nar da qua , a la , quel fuo ftolto pennello1, accoftandofi forfè troppo per
difetto al termine della fua Lunetta, non ne ricoprifle qualche parte, volle
contro fuo folito ufeir di Cafa fubito dopo definare , e portarti al Cafino
dove dato di piglio ad un di quei bigonciuoli di bianco, con un certo pen-
nelletto mezzanamente groffo comincio a terminare il bianco del muro fotto
\
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2$4 7)ECENJIJeUaTJ%IIlJelSEC.W.dali^9otal 1600.
U fua Pittura, dandone tanto, quanto bifognaffe, acciò P Imbiancatore non
s'averle da accoftare col Tuo pennellone alla parte dipinta. Ed ecco alP im-
provvifo comparire l'Imbiancatore, che era un certo Lombardo arrabbiato -,
quanto effer fi poterle , il quale veduto , che il Pittore maneggiava il fuo
bianco , e fuoi pennelli , e di più aveva anche coperta quella piccoliflìma-.
parte di muro , incominciò a dare in tali efcandefcenze , che le furie mede-
sime con lui ne averebber perduto \ voltatoli a Fabbrizio forte lo fgridò ,. e
fra P altre cofe diffegli più volte, che vi credete voi che P imbiancare fra-,
come il dipjgnere ; avreftelo pure dovuto ben fapere voi , che maneggiate
pennello , e non aver merlò la mano in ciò, che voi non lapete fare. Ma-»
Fabbrizio, parte perche gli pareva d'aver dato in un* Animale di più lunghi
artigli di quelli , che a lui fembrava d' avere e parte pigliandofi gufto della
goffezza di colui , ebbe per bene il dar luogo alle fue grida , e più tofto
procurar di placarlo quanto potè il meglio . Io lodo però P avvertenza del
Bofchi di procurare , che quell' uomo non s' accoftafse col pennello al fuo
lavoro, perche moftra P efperienza, che le Pitture , che hanno per termine
il muro bianco, fon folite di patir molto di quefto male d'efler guaite da fi-
rmi gente; tefdmonio di che, la più ftupenda Imagine di Noftra Donna, che
faceffe Andrea del Sarto [ non dico dove , ] per poca cura non fo di chi ,
veggiamo non fenza lacrime di comparsone, ertere ftata tanto fpelfo foggetta
a tale difgrazia, che fé va la bifogna per P avvenire, com'elP è ita per lo
parlato cioè , che ogni volta, che s'imbianca il muro di fotto fra una por-
ta , e la Pittura , fé ne ha da coprire tanta parte , quanta fin qui n* è ftata
coperta j fto per dire, che quantunque io mi trovi in età di feffant'anni, io
temo d' avermi a condurre a vedere dato di bianco a tutta. Tornando ora
al Bofchi , egli fece poi altre opere in pubblico, e in privato , fralle quali
bella a maraviglia fu una gran Tavola del Martirio di S. Baftiano per la-*
Cappella de* Canigiani in S. Felicita , nella quale veramente diede a cono-
fcere , eh* e' poffedeva belle Idee con nobiltà di maniera , ed ogni altra-»
qualità, che in un ottimo Artefice fi ricerca. Per la Chiefa delle Fanciulle
di Ser Vettorio , dette le Stabilite , dipinfe la bella Tavola del S. Andrea-*
Apoftolo , e per la Compagnia de' Pizzicagnoli in Via delP Alloro , un' al-
tra ne* colorì del Martirio di S. Bartolommeo. Per la Chiefa di S. Chiara
fece un S. Antonio , e per particuìari Gentiluomini più Quadri de' MifterJ
della Paflìone del Signore , di bella, e devota invenzione, che meritan luo-
go fra le più degne opere, che ufeiflero di fua mano . Per la Collegiata di
S. Lorenzo colorì i due Quadri di due Santi Vefcovi Ambrogio, e Zanobi,
che fiiron pofti nella Cappella della finiftra parte della Croce da i lati del-
l' Altare , dove per gran tempo , fi tenne il Santiffimo Sacramento. Nella
Chiefa d' OgnifTanti de* Frati dell* Offervanza, per entro la Cappella Mag-
giore , dalla parte dell' Evangelio è di fua mano il Quadro del S. Buona-
ventura , quando è miracolofamente comunicato dagli Angioli , e vederi
fra P altre figure quella del Sacerdote, che celebra la Mefla, che nel ve-
derli toglier dalle mani POftiaconfacrata,fi volta in dietro con tanto fpiri-
to , e vivacità, che par veramente vivo. Nella ftefla Chiefa è pure di fua
mano la Tavola di S. Bernardino da Siena con alcuni Angeli dall' uno , e
l'altro lato di fua perfona. Nel Chioftro de" Frati di S. Marco in una Lu-
netta
^
'"■-- -' ■ ■--- ■■                                                                                           IIIIMlTl I llil IIIIMN.I            Hill» 111 II
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»
FA'BVXIZIO "BOSCHI.          255
netta dipinfe a frefco la Storia di S. Antonino Arcivefcovo di Firenze, quan-
do fcaccia co' flagelli i Giovani, che nella fua Chiefa Cattedrale attorno ad
una Spofa Novella, con ifcandolofa curiofità, immodeftamente fi affollano ;
ed un'altra fimile Lunetta, ove rivolta fottofopra la Tavola de'giuocatori .
Il Tabernacolo a frefco, che veggiamo nello ftretto dell* ifola, doves' unifco-
no le due Vie di Parione , e della Vigna , nel quale Tabernacolo è rappre-
fentata Maria Vergine con Gesù Bambino , e S. Carlo Borromeo , è di fua
mano ; e veramente fé egli fra le molte fue fantafticherìe, non aveffe avuta
quella della poca applicazione al lavoro, e molta a ftarfi colle mani in ma-
no fenza nulla fare , averebbe veduto la noftra Città affai maggior numero
d' opere degne , che ella non vide. Gran cagione di quefto fuo poco bada-
re all' Arte fu 1* aver' egli avuto ftretta parentela con Giovan Batifta Co-
doni Cittadino di quefta Città , il quale effendofi portato in Francia a'fervi-
gi della Regina Madre, ebbe per bene di commettere a lui cura d' una Pof-
feffione ? che e' pofsedéva in Valdarno di fopra , in luogo detto Cafa Ar-
riccia , con che egli fu invitato al fuo giuoco , conciofuffecofache egli
incominciaffe a condurvifi fpeffo, e quivi coli' occafione di aflìftere ai fatti
del Codoni vi faceffe lunghe Villeggiature ? le quali a poco a poco cagiona-
rono in lui un fi fatto rincrefcimento al dipignere 9 cne fempre dall' uno ,
all' altro giorno paffando , e fé fteflb col dire, farem domani, ingan nando ,
erafi fatto quafi imponibile il pigliar più in mano i pennelli ; onde manca-
tegli P occafioni dell' operare , e crescendo tuttavia la neceffità , a cagione
di fua numerofa famiglia, méntre a gran pani ne veniva P ultima vecchiaja,
fi ridufse a fegno di non poter far bene , quando egli anche avefse voluto ;
conducevafi talvolta ad aver neceffità d' un Teftone ; ed in quefti cafi, che
frequentinomi erano , portavafi dal Dottore Giovan Batifta Goti fuo confi-
dente , e molto amico delle noftre Arti, il quale fovvenivalo di poco da-
naro per volta , riportandone poi in fodisfazione qualche operuccia di fua
mano.
In quefti tempi vdìco chea. P Anno 1640. alla Congregazione di S. Ignazio i
che fi raguna in alcune Stanze del Collegio de' Padri Gefuiti di S, Giovan-
nino , era ftato dato per Predicatore ordinario della tornata della fera, che
fi fa per entro la detta Chiefa , il P. Gio: Domenico Ottonelli da Panano ,
uomo di buone lettere , e di fpirito Apoftolico , il quale avendo ne' primi
anni di fua fanciullezza fervito in qualità di Paggio il Sereniamo Gran Du».
ca Ferdinando Primo , datofi poi allo fpirito * e veftito P Abito della Com-
pagnia, aveva dati gran faggi della fua virtù.Quefti colla fua predicazione,
e col fuo bnon' efempio, e forfè più collo ftarfene in Camera, fempre impiegato
nella cultura di queir Anime, che egli andava riducendo nella buona via,
aveva eccitato tanto fervore in quel luogo, che la gente vi concorreva in-
gran numero. E perche , come a principio accennammo , il Bofchi , con.,
tutto quel fuo naturale ftravagantiflimo, era uomo timorato di Dio , edami-
co de' buoni , egli legò ftraordinaria amicizia col Padre ; il quale effendo
venuto in animo , per render fempre più fruttuofo il fuo predicare con im-
primere il penfiero della morte , di fare rapprefentare in Difegno lo ftato
dell' uomo moribondo, ciò che egli pure altra volta aveva Fatto fare a per-
fona di poco fapcre, che avevalo anche intagliato in Rame, volle ,che Fab-
brizio >>
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2$6 ^ECEMmiMaf^niJelSE€,W.Mi^9o.al 1600.
brizio gli facete una nuova invenzione, la quale egli fece con bel compo-
nimento , § otttmo difegno , efprimendo al vivo nella faccia , e ne* gefti
del moribondo quegli eftremi timori, che recagli il dolorofo conflitto, men-
tre il Demonio gli fta d'avanti col gran Libro de* peccati, facendogli vede-
re aperto l' Inferno, e 1* Angiolo Santo còl Regiftro d'alcune, benché po-
che opere buone, additandogli il Cielo, procura di muoverlo alla fperanza
nella Divina Bontà , ed in tanto Morte colla Tua Falce fé ne fta pronta a
dargli i! ultimo colpo. Nel medefimo tempo,per ppera cred' io dello fteflb
Padre , ebbe a fare i due Quadri , che oggi veggiamo nelli fpazzi laterali
all' Arco della Cappella maggiore di detta Chie'fa di S. Giovannino , dove
rapprefentò il Beato Luigi Gonzaga, e*l Beato Staniìlao Coska, equefto in
atto d' efler comunicato dagli Angeli ; è però da avvertire , che Fabbrìzio
crafi ormai tanto infingardito nel'dipigneré,che avendo fatta de"*due Qua-
dri la bella invenzione, gli fece condurre in gran parte con propria affiiten-
za d' altro pennello, dandovi eflfo gli ultimi colpi.
Così andavafi il noftro Pittore fra fcontento, e neceflfità pafsando gli an-
ni più gravi di fua mancante vita, quando venuto P Anno 1642. afsalito da
infermità alli 6. del Mefe di Giugno con fegni di buon Criftiano, diede fi-
ne al corfo de* giorni fuoi , e nella Chiéfa di S. Appollinari fu affai pove-
ramente data al fuo Cada vero fepoltura.
Merita queft' Artefice molta lode fra' Pittori della Città noftra , com<L>
quegli,checondnfse opere belle,è nelle quali chiunque ha buon gufto nel-
P Arte , fcorge un non fo che del Maeftro grande , contenendo elleno uil.
tocco tutto galante , e briofo, colpi franchiflìmi , e fpeditì , e in quefta
parte differente alquanto dal modo,che avea tenuto il fuo per altro infigne
Maeftro il Paffignano. F^ell' inventare feppe difeoftarfi maravigliofamente-/
da certe confufioni , difponendo le fue figure fra loro ftefse in modo , che
tutte ftanno a' luoghi loro, formanoT attitudine,e fanno la deftinata ope-
razione, fenza, benché minima noja apportare all' occhio erudito. Conofce-
va egli però forfè troppo quefto particolar talento, onde era folito dire,co-
me a me raccontava Giovanni Rifi ftato fuo Difcepolo, che fé fi fufse tro-
vato ne' tempi di Tiziano, farebbe convenuto ad elfo il configliarfi con lui,
intorno alla difpofizione delle fue Storie . Quefta fua bravura nell' inven-
tare , é difporre nafeeva in lui dal grande fpirito , del quale P aveva dota-
to la natura , e da una così tenace fantasìa , che da ogni minima cofa ca-
vava idea , e concetto. Era maravigliofo in lui ciò , che il Vafari racconta
pure d' un Pittore antico, che nel metterli a considerar qualche macchia di
muro cagionata , o da umidità , o da altro accidènte , vi ritrovava inven-
zioni di figurerò di Storie belliilìme, e Simon Pignoni, che in fua fanciul-
lezza ebbe qualche principio da lui nélP Arte , e che di poi tennelo fem-
pre in conto d'amico , e non lafciò mai d* ajutarlo , e confolarlo ne1 fuoi
maggior bifogni, e travagli, racconta belle cofe in tal propofito, e partico-
larmente, che nel, trovarti un giorno con^eflb a paleggiare fqtto la Loggia
degP Innocenti , il Bofchi dato d' occhio ad una certa macchia del muro
prefé il matitatoio , e cominciò a circonfcrivere quelle informi apparenze
in modo, che valendoli fé mpre dèlie medefime,coh pochi tocchi fece vi ap-
parire una belliffima Storia ; ma affai più bella pare a me quella, che afFer-
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FAZIB^IZiO BOSCHI.          257
ma lo fteflb Pignoni aver fentita da lui fteflb , e fu, che avendo una volta
avuta commeffione dal Gran Duca Cofimo II. di dipigner per lui una».
Storia,in cui andava rapprefentato un* Inferno,egli in quella cofa dei rap-
prefentar I* Inferno fi trovò contro fuo foìito forte intrigato; finalmente pre-
fa una Tela mefticata, cominciò ad imbrattarla inconfideratamente , ed alla
rinfufa di quanti colori egli confervava ne' fuoi Alberelli,azzuffando 1' uno
coli' altro a mal modo fenza unione, e fenza regola, e folo quanto gli ballò
per fare una cofa , che potere veramente dirfi fatta a cafo , poi riguardan-
■ do per entro la medefìma fra quegli fcompofti , e fregolati colpi, di fubito
ravvisò quanto gli fu di bifogno per aprirli la mente ad un* invenzione d'un
Inferno , che meffa poi in opera egli diceva effer riufcita la più bella cofa,
che aveffe condotta il fuo pennello. Dicemmo di fopra , che egli aveva non
poco concetto di fuo proprio fapere , ma non fu per ciò, che egli talvolta
non richiedere da perfone dell* Arte fopra le proprie Pitture loro fentenza ;
e ad uno che temendo d'irritarlo diffe parergli , del tutto bene , rifpofe in
collera : quefto voftro bene, bene, non mi piace ; io non mi trovai già mai
ad un pafto, dove ogni cofa fulTe dolce fenza alcuna mefcolanza d* agrume,
o di forte,che non naufeaffe il mio appetito. Altre volte poi fecondo V umo-
re aveva a male, eh*e*ne fuffe moftrata difapprovazione, e tanto più da chi
non era Pittore, ed in tal propofito mi fovviene, che avendo egli fatto un..
Quadro a Nobile perfona , forfè mezzo intendente dell* Arte , quefta nel
veder 1* opera previo che finita , non avendo per avventura mai affaporata
la qualità dell' uomo, diffe parergli, che una mano d* una tal figura non po-
terle ftare in quell* attitudine , e fembrargli alquanto ftorpiata . Il Bofchi
prefa fubito in mano la tavolozza , e i pennelli, guardando in vifo il Gen-
tiluomo , quali approvando i fuoi avvertimenti dille, m* accenni V.S. quei
che ella vorrebbe, che io faceffi per ridur queftamanoin mòdo, che ella ftef-
fe a fegno. Il Gentiluomo molto dilfe , e *1 Bofchi fingendo di non intende-
re posò la tavolozza , e ì pennelli , ed in apparenza tutto modefto , e^
giulivo prefe il matitatoio col geflb , e diedegliele in mano dicendo ; orsù ,
orsù perche io intenda bene fi compiaccia V.S. difegnarla com'ella la vor-
rebbe. Il perche il Gentiluomo fattoli roflTo in vifo foggiunfe, e come vole-
te voi, che io fegni fé io non fono del meftiero ? Il Bofchi , che appunto
1* afpettava a quel paflo , accefo allora del folito fdegno ditTe , or fé voi
non fete del meftiero, a che findacareT opere de* Maeftri dell* Arte?E fé il
Quadro non vi piace così ; perche così ha da ftare, non mancherà, chi lo pi-
gli tale quale egli è . In fomma non trova vali chi fapefTe aggiuntare il mo-
do con che trattare con lui , mentre e col lodare , e col biafimare le fu«t->
opere fi correva rifico di farlo adirare. Trovavafi bene fpeffo con poca difpo-
fizione a condur 1* opere incominciate , e non voleva effer follecitato , e^
fpendevavi queir ore , che a lui parevano, e non più ; fulfefi pure la faccen-
da quanto fi volelTe importante , o da qualfifuffe perfona alta , o baffa or-
dinata, dicendo,che il lavorar tutto il giorno, e a piacimento d* altrui era
cofa da Manovali , non da Pittori. S* abbattè bene fpeffo a dover* operare
a concorrenza del Roffellì, il quale, come nelle Notizie di lui abbiamo ac-
cennato j fu uomo applicatilfimo , fenza frammetter mai tempo ali* operar
fuo , e quefto feguì particolarmente nella Pittura della Cappella grande di
Kk                                            S.Pier
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2 5 8 VECEN. Il della TA% III del SEC. W. dal 15 oo. a/1 <5oo,
S.Pier Maggior? , nella quale era egli un pezzo in lardella fatica , quando
dal Bofchi non fi trovava modo di veder fatto nulla ; onde quelle Suore^
dopo avere adoperato in vano ogni ufizio apprefTo di lui , finalmente ebber
per bene ricorrere fra di loro a publiche orazioni, e devozioni a fine, che il
Cielo moveffe l'animo del Pittore a toglier' una volta alla Chiefa, e a loro
quel grand* impaccio , come finalmente feguì, A chi per iftimolarlo propo-
nevagli 1' efempio del RoflTelli , rifpondeva una cofa molto vera , cioè di
conofcere chiaramente d' elfer tutto il contrario del RoiTelli , il quale aven-
do fempre lo Strumento accordato , poteva fonare a fuo talento ; ma egli
pareva a fé fteflò, ficcome era veramente , eflTere a guifa d'un vafo pieno di
ottimo liquore, ma che per ogni piccola agitazione s'intorbidi, e fcolorifca ;
onde , come quegli che trovavafi fempre in quefti termini, impoflìbile era a
lui il trovar tempo lungo, per dar luogo a quelle operazioni, le quali, quan-
to da ogni altra cofa , da un'animo tranquillo, e pacifico traggono lor per-
fezione . Quefta tranquillità certo, che rare volte poteva trovarli in lui, men-
tre , come affermava P altre volte nominato Gio: Rofi , correvano bene-/
fpeflb otto, e dieci giorni per volta, che e' non fi fentiva far altro in Cafa ,
toltone l'ore del ripofo, che gridare co' fuoi, o giovani, o domeftici,perche
fare fervivagli ogni piccola apparenza di cagione , onde gran fatto non fu 9
che egli col molto gridare, e pochiffirno operare, fi perdefle occafioni di gran
rilievo , e che con difpiacere non folo de' noftri Cittadini , ma de' Sovrani
ancora non potette egli effere adoperato m lavori onorevoliflìmi. Vifitò un
giorno la fua Stanza un grande , che molto fumava la fua virtù , e doman-
dogli quanto ei pagaffe di pigione , e della Stanza , e della Cafa , e fentito
colla rifpofta del quanto, alcun rammarico , per parergli troppo grave ;rifpo-
fe: veramente eli' è gran pigione ; ma voglioinfegnarvi io il modo d' abitar
bene , ficcome voi ora abitate , e pagar manco. Fate due , o tre Quadri dì
più 1* Anno , ficcome potete anche farne molti di vantaggio a quel che io
vi dico , e così pagherete meno. Non fu minore nel Bofchi P impazienza
nelP infegnare, di quello, che fufle in lui P avverfione all' afiìduità nel lavo-
ro , il perche fu folito aver pochi Scolari , e quei pochi ben prefto fé ne>
partivano difguftati , non potendo anche fopportare quel gridar fempre fem-
pre , che fi faceva in Cafa fua,cofe tutte, che furon di non poco danno al-
l' avanzamento di Francefco , e di Giufeppe fuoi figliuoli per altro dotati
di buona natura , e d' ottima abilità , ai quali egli infegnò P Arte fua . Fra
coloro,a cui non baftò l'animo il reggere in quella Scuola; furon SÌmon_*
Pignoni , che poi appretto al Paflìgnano, e co' propri ftudj % e fatiche fecefì
quel valent' uomo che ogn' un fa ; Jacopo Chiaviftelli altresì , il quale ftato
tre anni col Bofchi , datoli fedamente agli ftudj di Profpettiva , e Architet-
tura ne' tempi, che nella pubblica Accademia infegnavala Baccio del Bianco,
s' è poi tanto avanzato nel dipignere cofe a dette Arti d' Architettura , e^#
Profpettiva appartenenti, che darà buona materia a noi d' altrove parlar di
lui . Giovanni d* Angelo Rofi uomo d' amabili qualità ftette col Bofchi
per lungo tempo , e P ajutò nelP opere ; dipinfc a olio , e a frefeo , ma_*
nel colorire Scene , Bofchereccie , e Paefi a tempera in full' antica maniera
di Guafparre Falgani , fi portò affai bene , onde nelle Profpettive per la^
Real Commedia fattafi a' Pitti per le feliciffime Nozze del Gran Duca Ferdi-i
riandò
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FA2"B\IZI0 TOSCHI.          3jj>
piando II. di Gloriofa Memoria colla Serenifs, Vittoria della Rovere
fu molto adoperato. Seppe a tempo , e luogo dir bene fuo fentimento , ed
io mi ricordo d'una rifpofta, che e'diede a perfona,che per tirarla appro-
pri vantaggi voleva farfi con effo onore del Sol di Luglio, dicendo, che gli
averebbe potuto far guadagnare di buon quattrini , e la rifpofta fu quefta .
Gran favore farà quefto;, che ora mi4promette la voftra cortesìa di farmi ve-
nir danari in tafca con avermegli prima fatti guadagnare . Condottoli poi
Giovanni in età di circa a 76. anni , dopo lunga infermità con fegni d'ot-
timo Criftiano, e tale quale era vivuto, chiufe gli occhi a quefta luce 1* An-
no 167 y Ebbe Fabbrizio Bofchi due Fratelli. Uno fi chiamò Benedetto, che
ftudiò apprettò a Matteo Roffelli : difegnò maravigliofamente , ed in fulla
maniera del Falgani pure fece Paefi a olio belliflìmi ; dell' altro non ci
fovviene il nome jbafti però il fapere, che quefti datoli alla Pittura promet-
teva gran cofe di fé fteffo , quando la morte nella fua più verde età fece
punto al fuo vivere.
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mm ■!■■!■ 1 .iiii                    n                     11 imi                                i.                             ■■              1 mi             1 m 1 m*mmmmmmmmmmmmmtm
TOBIA VERHAECHT
PITTORE D' ANVERS A,
Difcepolo di ..t~....;., nato i$66. jjfc 16$u
OBI A Verhaecht nacque in Anverfa 1* Anno 1566. ri-
ufcì boniflìmo Pittore, come moftrano V opere fue fpar-
fe , tanto nella Città fua Patria, che fuori, e fu il primo
Maeftro in Pittura del Famofo Rubens j morì finalmente
l'Anno 1631.
Ebbe altresì in quefti tempi la Città d* Amfterdam Er-
rico di Keyer nato in Utrecht alli iy. di Maggio del 156$.
il quale attefe all' Architettura , e riufcì uno de' migliori Statuari , ch^#
aveffe nel fuo tempo 1* Olanda , le quali due fue doti fecero ben conofcere
il Sepolcro del Principe d' Oranges da lui intagliato in Delft f e il Palagio
della Città : quefto Artefice fece punto al fuo vivere in Amfterdam V An-
no 1621.
Jacopo Matham Genero di Errico Goltzio nato in Hacrlem l'Annoiai.
fu buono Intagliatore in Rame, e mancò di vita a' 15. d* Ottobre 1631.
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Kk 2                                 ANDREA
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2éo
ANDREA DI RICCARDO
e o m o d i
P I T T OR E FI OR E NTINO,
t>ifceplo di Lodovico Cigoli, nata 15Ó0. ^ 1638.
NDREA Di Riccardo Comodi ebbe i Tuoi natali nella-.
Città di Firenze nel 1560. circa all'ore dodici della notte
precedente al giorno de* 17. di Dicembre , ed al Sacro
Fonte fu chiamato Giovanni Andrea fé ben poi taciutoli
il nome di Giovanni, fu fempre , e nominato , e intefo
pe '1 fecondo nome d' Andrea ; elfendo poi air età per-
venuto di potere incaminarfi all' acquifto d' alcuna bella
facoltà , fra le molte , alle quali portatalo il perfpicace intelletto fuo, elef-
lequeìla della Pittura . A tale oggetto dunque volendo ordinar fue prati-
che , avendo fentita la fama , che da per tutto erafi acquiftata il noftro in-
figne Pittore Lodovico Qgo&, a lui s' accoftò , ed in breve fecefi queir ec-
cellente Difegnatore , e Modellatore interne , che bene moftrano molte-/
delP opere fue , delle quali noi fiamo ora per dare una fuccinta notizia ; e
gran fatto non fu , <*he egli pn da' fuoi principi s' innamoralTe tanto degli
ftudj della Notomìa, è dèlP iniparcggiabile colorito del Coreggio, giacche
tale fvifcerato amore aveva fempre conofciuto nel Maeftro ? di cui anche
aveva fimiliffirne V eccellènze nel buon gufto Pittoréfcó;e certo che fé egli
fulfe ftato dotato di maggiore animo, per vincere una certa fua troppo fifia
cupidità di non far cofa, che non giungente al fommo di quella perfezione,
che P ottima fua intelligenza li faceva concepire;avrebbe condotte affai più
opere, eh' ei non fece, onde ne farebbe egli ftato più gloriofo, e'1 Mondo
piti ricco, Studiò-il Còmodi appreffo ai Cigoli, oltre al Difegno, e la Pit-
tura, le buone regole d'Architettura -, e Profpettiva ; e foleva poi egli rac-
contare d'èfiTéri più v©ke trovato in Roma nel Palazzo dèlia Trinità de' Mon-
ti a difegnare itìfieme <*ótt luì coIP artifìciófo Inftrumento dallo fteflb Cigoli
inventato, la bellifiima Cupola di S. Pietro ; e Soggiungeva , che tutta la
Lanterna della medéfima1 Cupola in tal modo difegnata veniva circa ad un
quinto del noftro braccio . È' notiffima P operazione di tale Inftrumento ,
ma ciò non 'offerite diremo pet chi non ne aveffe cognizione , che quefto ha
per fine di difegnare ogni oggetto, e levar di pianta per tal modo, che ne-
ceflariamente ciò che da un dato punto apparifee in profpettiva, venga efpref-
fo in piano . Che il Comodi fufTe grand' Imitatore del Cigoli negli ftudj
d' Anatonha , lo moftra il fuo modo di difegnare , e di modellare ; ficcome
alcuni Modelletti venuti fotto P occhio di chi quefte cofe fcrive , fatti da
corpi d' uomini parte feorticati, e parte fcarnificati per riconofeerne le par-
ti più ripofte ? e fico lo fcheletro medefimo. Diedefi poi di tutto propofito a
•*,-^!u>U*
                                     O                                     ftudiare
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*ANT>XEA CO.MOD 1.               261
ftudiare Vopere del Coreggio,e tante ne ricopiò quante ne potè mai avere,
ma tanto egregiamente, che da qualfifia anche perito Artefice poffono alcu-
ne lue opere cambiarli cogli originali medefimi , Come che egli era piiflimo
uomo , e di Maria Tempre Vergine affai devoto, ne copiò molte Imagini
fatte pure dallo fteffo Coreggio, una delle quali, fra altri Quadri di gratta
prezzo, confervavafi non è molto, e forfè fino al prefente lì conferva nella
Real Villa di Lappeggio , ed una ne pofsedeva il Dottore Pietro Cervieri
fuo Medico , la quale dopo fua morte infieme con una Storia Evangelica^
pure di fua mano venne in potere di altri.
Aveva il Comodi contratta grand' amicizia coli' Avvocato Michele Bacci
Uomo molto erudito di antichità , grande amatore di tutti i Virtuofi , e fra
quegli ftati a fuo tempo tanto parziale di Giufto Lipfìo , e del Baronio , che
fu folito tener fempre in fulla Tavola del fuo ftudio 1' opere loro , non già
nel modo , che altri è folito fare , ma fciolte , e ciò faceva per renderfi più
ficuro dal pericolo d* averle a preftare. Quelli dunque fattoli una cofa fteffa
con Andrea, forti di avere di fua mano una belliffima Madonna, la quale fi
tenne molto cara , fin eh1 ei viffe.
Guftava grandemente il Bacci della fua convenzione , non tanto per
vederlo operare , quanto per fentirlo difeorrere ddÌQ cofe dell' Arte ,• e fu
poi folito raccontare bei penfieri ricavati da quei difeorfi. Diceva fra V al-
tre cofe, che quefto Artefice nel dipigner V Imagine della Gran Madre d' Id-
dio , era tanto accurato , che più non potea dir fi , ed avrebbe pur voluto
che fuffe ftato poffibile al fuo pennello il fare fpiccare fra 1' efterne bellez-
ze , e vaghe apparenze vifibili del fuo Corpo ancora in qualche modo le
tanto ammirabili, di che era dotata 1* Anima di quella ; che però ftudiavafi
di trovar forme tolte in parte da' Medici , e parte da' Fifonomi , le quali
con tutto, che non abbiano in fé fteffe alcuna indubitata fuffiftenza , tanto
quanto però poeticamente operando, concedei! a' Pittori, fi confaceffero con
tale fuo penfiero, e defiderio. Facevale adunque le dita delle mani grazio-
famente arrovefeiate all'in fuori, per dare in effe alcun fegno della fmifura-
ta liberalità di tanta Regina, cioè facevale tutto il contrario delle dita, che
diconfi uncinate che i Fifonomi danno per fegno d' inclinazione air avari-
zia , e rapacità ; facevale ancora il collo fottile, fegno che bene fpeffo, fe-
condo i Medici, fuole efser compagno della Virginità , attefo che V ingrof-
farli del collo , e delle fue vene è folito effetto dell' incontinenza . Niuno
poi rapprefentò il volto di lei con più nobiltà,venuftà,e modeftia di quel-
lo che egli fece.
Ma con tutto che fpendefse il Comodi molto di tempo in far Quadri de-
voti di non eccedente grandezza, non fu per quefto, che egli più Tavole, q
Pitture a frefeo , tanto in Roma , ove fi trattenne molto tempo , quanto
in altre Città non conducefse. Fra quelle di Roma fi conta )a bella Tavola
del Battefimo di Gesù Crifto Noftro Signore per entro la Cappella di S. Gio-
van Batifta nel Tempietto di S. Giovanni in Fonte . In S, Vitale de' Padri
Gefuiti dipinfe la Tribuna , ov* è il Signore portante la Croce , con afsai
figure , e da i lati due Storie di S. Martiri. Ex ancora nella Chiefa del Ge-
sù una fua Tavola de' Santi Abondio , ed Abbondanzio avanti al Tiran-
no , e finalmente per la Chiefa di S. Carlo, de* Catinari efsendo ftato tolto
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2^2 DECEN.IL della TA% III. del SEC. W. dal 1590. al róoo.
via il Quadro di mano di Gafparo Colio, che poco piaceva, e datone Paf-
funto al Comodi , egli vi fece il nuovo, in cui rapprefentò la fteffa Storia
di S. Carlo orante per la falute del Tuo popolo di Milano , nel tempo della
crudele peftilenza, che rapprefentata aveva in Cortona, come appreflb rac-
conteremo. Per lo Cardinale Barberino colorì un Quadro di S. Maria Mad-
dalena Penitente, che riufcì fatta di fi perfetto gufto', che più non potea
defiderari!, e ne riportò onorario di cinquecento feudi. Di quefto ftupendo
Quadro vidi io, e per mio divertimento in mia gioventù ricopiai alcuni Di-
fégni fatti da lui di Matita roiTa, e nera, e con non altro più, cheelfaMa-
tita e '1 bianco del foglio , condotti a fi gran perfezione di colorito , ch^
poco è il dire, eh'e1 fembravan dipinti, mentre fi vedevano garreggiarecol
più bello, più tenero, e più naturai modo d'efprimere una vera carnagio-
ne a che pofsano giungerei colori fteflì;edio pofso affermare, che fra quan-
ti Difegni vidi mai , e nella nobile raccolta fatta dalla G. M. del Serenifs.
Cardinal Leopoldo di Tofcana, ed altrove ancora, non trovai in quel gene-
re di toccare cofa più bella. La Città di Cortona, chea gran ragione fi glo-
ria di pofsedere diverfe Tavole d' eccellentiffimi Pittori, ne ha di mano del
Comodi due molto belle ; la prima è nella Chiefa della Compagnia de' Lai-
ci della Santiflìma Trinità , ove egli tolfe a rapprefentare Storia fimile alla
fopraccennata S.Carlo Borromeo genufleflb in atto d'orazione, con una cor-
da al collo a' piedi d' un Crocififlb per placare P ira Divina, allora che^
con morbo peftilenziale flagellava il fuo caro popolo di Milano ; in aria_*
vedefi un'Angiolo, il quale .coli* atto , che fa di riporre la fpada vendicatri-
ce, da a conofeere, che già il Grand' Iddio per 1* orazione del Santo Pando-
re da luogo agli atti di fua mifericordia. Quefta Tavola è tocca di gran for-
za , e con modo Caraccefco ; fono nell* univerfale di efsa accordati i colo-
ri per modo , che ella fpira per ogni parte rneftizia ed orrore ; 1* altra,*
Tavola è nella Compagnia de'Laici del Santiflimo Salvatore al Maggior* Al-
tare , ed in quefta volle efprimere jl Titolo della Chiefa, e la Confacrazio-
ne della medefiraa. Di gran maniera al fuo folito vi rapprefentò la perfona
del Vefcovo in quelP azione co'fuoi Sacerdoti,fra'quali belliifimi fono uno
che tiene il Libro aperto , ed unoveftito a Diacono in bello feorcio, e ve-
duto dalla parte della fchiena , colle veftimcnta naturaliffime ; belle anco-
ra fono P altre figure , e P Architettura , con che finfe P Altare Maggio-
re , fopra di cui fece vedere il Salvatore titolo di quella Chiefa . La Noti-
zia di quefte due opere del Comodi , ho io ricevuta da Niccolò Baldelli
Nobile di quella Patria , ornato di varia Letteratura , come moftrano fue
opere date alla luce , degno parto di quelP ingegno , e molto amatore ,
ed intendente dell* Arti noftre , il quale mi ha, anco palefato quanto ora^
fono per dire. Nel tempo, che il Comodi fi trovava in Cortona, per caufa
delle foprarnmentovate Pitture, gli fu fatta vedere da' Fratelli della mede-
fima Compagnia del Salvatore una molto devota Imagine del medefimo ,
legato, e flagellato alla Colonna, la quale Imagine, che è di Rilievo in Ter-
ra cotta , con effere (tata fatta per mano di buon Maeftro in Roma , era
però (tata lì mal colorita , che tutto quelP affetto di devozione , che per
altro avrebber potuto muovere ne' riguardanti le belle proporzioni , e la»,
pietofa attitudine della medefiraa, venivate dalla goffezza del colore affai di-
minuito
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JINT>%EA COMODI.       C 263
minuìto. Il Comodi allora fi pofe a ricolorirla di fua mano, rapprefentando
in elfa al vivo i colpi delle battiture , le lividure, e la gran copia del San-
gue grondante da tutte le parti del Sacro Corpo, con fi viva efpreflìone, che
il folo vederla muove a pianto , ed opera maraviglie di compunzione ; on-
d'è,che fi tiene da quei devoti Fratelli in conto d'un gran teforo, non pure
per quello, che in elfa Imagine fi rapprefenta, e per 1' eccellenza della ma-
nifattura ; ma eziandìo per le continove grazie , e miracoli , che provano
fovente coloro, che nelle proprie neceffitadi a quel degniifimo Simulacro de-
votamente ricorrono ; ed ogni Anno nella Notte del Giovedì Santo portan-
te proci ffionalmente per la Città con gran concorfo di Popolo : fin qui perno-
tizia del Baldelli . Il dovere far queff opere in Cortona fu a mio credere
la cagione, che il non mai abaftanza lodato Pietro Berrettini nativo di quel-
la Città s' aceoftaflfe al noftro Andrea, e co* precetti di lui, e fotto fuo in-
camminamento acquiftafTe tanto capitale di buon gufto nella Pittura, eh' e' pò»
telfe poi coli' incelanti fatiche , e ftudj fatti in Roma fotto la protezione,/
di Cafa Sacchetti , particolarmente dalla Colonna Trajana , diventare quel
gran Pittore , che il Mondo fa , e capo d' una nuova Scuola , che nel no-
ftro Secolo è ftata tanto abbracciatale vaglia la verità , che Pietro fu fem-
pre gratiflìmo ad Andrea di tanto benefizio, concioflìacofache egli non ifchi-
faffe anche nelP età più avanzata di chiamarlo fuo Maeftro ; ed io tengo di
ciò un beli' atteftato in una minuta di lettera , che io confervo di mano
del Comodi fcritta a Pietro il dì 22. di Settembre 1634. nella quale, dopo
aver con modo amorevole commendata fua gran virtù, e fatte efpreflìoni di
proprio contento in fentire gli applaufi i che faceanfeli da per tutto , moftra
di gradir molto V onore, che gli fa di fpacciatìo per fuo Maeftro nelP Arte,
efoggiunge, non eflTer cofa nuova , che il Discepolo fu peri di gran lunga il
Maeftro. Ma giacche abbiamo fatto menzione del Cortona, vuole ogni do-
vere, che alcuna cofa diciamo d' un'altro eccellente Difcepolo del Comodi ,
il quale, fé bene non riufeì Pittore univerfaie , con tutto ciò gloria fingula-
riflima fi guadagnò , e quefto fu il Padre Fra Gio: Batifta Stefanefchi da_.
Ronta Villaggio nel Mugello , Eremita di Monte Senario , il quale colle
fue pregiatiflìme miniature fatte , e condotte fotto la difciplina d' Andrea ,
fu fingulare nel fuo tempo ; ma di lui parleremo diftefamante in altro luogo .
Accrefcevafi in tanto la fama del noftro Artefice , e '1 defiderio eziandìo
dell' opere fue, alla mifura della difficultà, che incontravafi nelP ottenerle j
mentre egli per fodisfare, come fopra accennammo , al grandiflìmo fuo in-
tendere , pochiflime oramai ne conduceva ; quando, [ per quello che a me
ha raccontato Cavaliere per età antico , e per erudizione eccellente, e che
molto bene il conobbe ] La Santità di Papa Paolo V. ordinò al Cardinal
Capponi, allora Legato di Bologna , che avuti a fé Pittori di primo grido ,
facefle far loro Difegni , e Modelli d' una nobiliifima Pittura da farfi per
entro una Cappella, che egli penfava di fare a Monte Cavallo, a fomiglian-
za di quella di S. Pietro in Vaticano , la quale doverle fervire a' Pontefici
per far le Funzioni in tempo di State; e voleva il Papa,che rapprefentaflè
la Pittura da farfi nelP interiore facciata di effa Cappella qualche grande ,
e copiofa Iftoria in fulla fatta di quella del Giudizio di Michelagnolo. Uno
di coloro , e forfè il primo , a cui fu ordinato dal Cardinale il fare il Dife-
gno ,
(
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264 DÈCENJldellaTjf^nidelSECJVJal i i9o.ali6oo.
gno, fu Andrea Comodi , il quale applicatovi!! di gran propofito, fermò
fuo penfiero nella Storia della Caduta di Lucifero co'fuoi Seguaci concet-
tosi cui ne più ne meglio potea defiderarfi, ad effetto di variar dalla Storia
fatta da Michelagnolo , ed infieme farne una in più paiti fimihffima , cioè a
dire neir infinito numero delle figure , nelle difficiliffime attitudini, e col
far fi , che con eflì due venìflerfi a rapprefentare il terribile Giudizio degli
Spiriti ribelli, e quello eziandìo dell' uman genere . A tale effetto ^dunque
prima fece diverfi piccolifsimi penfieri , € del tutto , e delle parti foiamente
accennati con Matita nera , e con Penna,de' quali poi dopo fua morte ven-
nero molti in mio potere, infieme con alcuni Modelletti di palmo Romano
in circa, fatti di Cera al naturale, e parte ancora degli uni , e degli altri Ci
fparfero per le mani di molti . Per lo ftudiare de' naturali, tanto in Dife-
gno, che in Rilievo di Cera fervi vafi d' alcune reti di quelle, che s'adope-
rano alla Caccia del Cigniale , ed appefele al palco , ed alle pareti , ac»
comodavavi per entro 1' uomo ignudo , eh' egli voleva difegnare , o model-
lare, facendo fcappar fuori dalle buche, o maglie della rete, o tefta,o brac-
cia , o gambe, ed altre faceva fervire per lo tirare delle mani, e delle brac-
cia , e così difegnava i fuoi ignudi in attitudini feoncertatiffime , e talvolta
«forzate fecondo gli feompofti gefti ,ch> e' voleva far fare a' Demonj in quel-
l'impetuofiffimo precipitare dal Cielo all' Inferno. Fatti i grandinimi ftudj
con eftrema diligenza , e bravura ìtuìeme , ne incominciò il Modello in una
Tela di mediocre grandezza a chiarofeuro i; ma perche di gran lunga bene
fpeflb fono gli umani penfieri dall' effetto lontani , ond' è ,*che rare volte
s" adempiano quelle cofe , chea principio con gran follecitudine fi defidc*
rarono, e cercarono j ò fufleyche il Papa fi mutaflè di penfiero, o perche il
Comodi al fuo folito per voler troppo fodisfare a fé fteflb mandante la cofa
per la lunga , anzi che no ; o vero [ come io mi ricordo avere in mia fan-
ciullezza udito dire a Matteo Roffelli buon Pittor Fiorentino fuo amicifiìmo,
che parmi anche più verifimile]che egli, omanco avvezzo,o poco affezio-
nato al dipìgnere a frefeo , fi dichiarò dì voler condur V opera fua a olio
fopra muro y di che il Pontefice veniffe fconfigliato, o pure fuffe ciò prefo
per pretefto ; della Pittura , e della Cappella per allora non fi fece altro ,
ne mai più fi parlò , ed il Modello dopo la morte del Comodi venne ìtl,
potere del Serenifs. Cardinale Leopoldo di Tofcana , ed oggi nel Real Pa-
lazzo fra P altre nobili Pitture fi conferva.
Ev notiffimo il coftume tenuto già dall' infigne Pittore Federigo Barocci, di
difegnare molto, e molto in quel modo che noi diciamo di paftelli., il quale
anzi d' un vero colorire , che di difegnare merita il nome , tanto che non_,
fece egli mai bella Pittura , che in tal maniera di fare non ne ftudiaife le-/
parti migliori , e fu cagione, che il Cigoli , e Gregorio Pagani in gioventù
infeparabili compagni , che a principio forte s' invaghirono della maniera
di quel gran Maeftro , ancor eflì s' applicafTero a fare di paftelli , ed io ho
fatta un' ofservazione, che tutti coloro, che o ufeirono poi dalla Scuola del
Cigoli , o furono fuoi compagni di ftudj , o fuoi imitatori , ufarono ope-
rare di paftelli, coftume poi tanto accettato dagli ottimi Maeftri;così veg-
liamo, che Criftofano Allori, e il noftro Andrea Comodi molto vi attefero.
Del Comodi ho io vedute cofe belle, fra le quali non temo punto d' affer-
c
                                                                                              mare,
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<A NT>\EA CO MOT) I.              26 5
mare , che fia una Tefta con poca gola d' un Crifto Salvator Noftro , che
io rriedefimo confervo fra altre fimili cofe , che molto ftimo: ed in Caia gli
Iredi di Lionardo Buonarruoti è il proprio Ritratto dello ftefso Andrea pu-
re di paftelli fatto di fua propria mano > e donato alla B. M. di Michcla-
gnolo Buonarruoti il giovane , che fu amiciffimo di quefte Arti , e di tut-
ti i più rinomati Artefici del fuo tempo.
Ebbe ancora Andrea Comodi un maravigliofo talento in copiare Quadri
d* antichi Maeftri di rara fquifitezza , onde convennegli fpender molto del
fuo tempo in far di fimili copie per perfone d' alto affare, la qual cofanon
laftiò di darli caufa di aftenerfi da fare molte più opere di propria inven-
zione di quelle , che per altro avrebbe fatte. Così dunque godutali que-
ft* Artefice una lunga vita , per la fua ingenuità , e per lo fuo gran fapere
fempre caro agli amici, ed in grande ftima appreflo a' Profeflbri dell* Arte,
e pervenuto ali* ultima vecchiaia, incominciò ad aggravare molto, nel ma-
le della Pietra , dalla quale per non volerli efporre a' pericoli del taglio ,
erali lafciato per qualche tempo, tormentare: foprav venendo grandi ftrette di
dolori, a'quali nonpoteron le deboli forze far refiftenza ;fi condufife al paf-
fo della morte, che feguì alli ventidue di Settembre del 1638.e nella Chie-
fa-di'S. Ambrogio , ove gli fu data fepoltura, afpetta il fuo Cadavero V ul-
timo giorno. Recarono di fua mano affai Pitture,non tanto dì figure,quan-
to di Paefi , de* quali anche s' era dilettato ; fimilmente molti Difegni , e
Modelli appreflb il Senatore Andrea Arrighetti ftato Provveditore del Ma-
giftrato della Parte, e Soprintendente ali* Opera di S. Maria del Fiore , ed
nitri ancora appreflb ad Anton Comodi fuo Fratello uomo di valore nel
Minifterio dell* Arte della Seta, che aveva gran tempo efercitata ne i Ne-
gozi de i Berardi Nobil Famiglia di noftra Patria.
Fu Andrea Comodi uomo d' ottima vita , di poche , e fenfate parole ;
ficcome beniflìmo intefe, così anche ottimamente ragionò delle cofe dell' Ar-
te fua ; ftimò grandemente il dipignere di grandiflìmi Maeftri , e particolar-
mente d* Andrea del Sarto ; quefto però ne' frequenti difeorfi , che aveva
col Bacci foprannominato, era foli to di condannare di molto infelice, e gretto
nell' invenzione , pofto a paragone de* Veneti Pittori ; efemplificando fral-
1* altre fue Storie in quella della Compagnia delio Scalzo , ove egli tolfe a
rapprefentarc il Banchetto d' Erode , e d' Erodiade ; vedete [ diceva egli ]
quelle due figure fatte per altro divinamente fedenti a quelDefchetto,fenza
avere attorno perfona, s* elle non pajono due mafcalzoni ,che fiano all'Ofte-
rìa ; voltava!! poi alla per altro maravigliofa Iftoria de* Magi dipinta da_.
Andrea nel Chioftro piccolo della Santimma Nonziata , e diceva ; e come
credette mai quefto Pittore , col fare nelle mani di quei Re quei boflbletti
minori d* una mano , di ben rapprefentare quéli* apertis Tbefaurìs fuis della
Sacra Scrittura ? Ne punto gli piaceva, che egli avefle nello fteflb Chioftro
rapprefentato il Corpo di S.Filippo Benizzi , quando rimafo privo di vita
Fu efpofto nella pubblica Chiefa, cioè il Corpo d* un Santo di fi alto concet-
to,© di fi larga fama, fenza figurargli d* attorno più che quattordici perfone.
Diremo finalmente che non fi trattenne 1* ingegno del Comodi ne* foli,e
puri termini della Pittura, ma attefe anche talora alla Poesìa, e ad efempio
del fuo amico Michelagnolo Buonarruoti il giovane foprammentovato, com-
Ll                                                pofe
-
-ocr page 272-
Z66 DECENJldettafJ^IIlJelSEC.WJali^o.al 1600,
pofe l'Anno 162,7. per fuo pafifatempo alcune Frottole , copia delle quali
trovavafi non è molto fra'Manofcritti del già Simone di Giovanni Berti, e
fra quegli ancora del già noftro molto erudito Carlo Dati \ e tanto bafti
aver detto del Comodi.
N O T :i::: Zr X 1
D'ALTRI PROFESSORI DELLE NOSTRE ARTI,
• CHE OPERARONO IN FIRENZE
IN QUESTI TEMPI,
E & ALCUNE LORO TRINCI?ALI OPERE.
IOVANNI DI FRANCESCO BIZELLI,che fu uno de'Di-
fcepoli d'Aleffandro AHori,portatofi a Roma nel Pontificata
di Gregorio XIII. vi fece buoni ftudj, ed alla Compagnia
della Mifericordia della Fiorentina Nazione, dipinfe una
Tavola , in cui rapprefentò Noftro Signore Crocififlb, ed
appreifo alla Croce Maria Vergine , e S. Giovanni, la
quaP opera fu portata in Torre di Nona. Tornato a Fi-
renze dipinfe per la Cattedrale tutte le figure di Sante Vergini , che fi veg-
gono nella Tavola, che contiene in fé la devota Imagine della Madonna.* ,
che fopra un' Altare a man deftra in fondo alla Chiefa fi tiene coperta- ,
feoprendofi folamente in certi determinati tempi. Per gli Eredi di Girolamo
Morelli Nobile Fiorentino colori 1* Anno 1587. la Tavola della S. Elena-*
che adora la Croce per la loro Cappella la terza a man deftra , entrando
nella Chiefa de' Padri Gefuiti di S, Giovannino , della quale trovafi avere
avuto per onorario feudi 60. e eh' ella fulfe pofta fu,dopo elfere ftata orna-
ta di Stucchi , e di Pitture a frefeo eflTa Cappella per la Pafqua del Natale
dello ftelfoAnno 1587* dove è ftata preflb a cent'anni, e poi tolta via da quei
Padri , e portavi altra di S. Francefco Borgia , feguita che fu la Canoniz-
zazione di tal Santo. Fu opera de' fuoi pennelli una Tavola, che allora fu
pofta fopra 1* Aitar Maggiore della Chiefa di S. Agata , ove rapprefentò
Maria Vergine con Gesù , ed alcuni Angeli in atto di reggere un Padiglio-
ne , e da' lati più figure di Santi. Ma quefta in tempo fu dal Maggiore Al-
tare levata , e pofta fopra un' altro dalla parte di Tramontana , ed all' Ai-
tar Maggiore fu collocata la grande , e bella Tavola delle Nozze di Cana
di Galilea fattura del pennello d' Aleflfandro Allori. Nelle parti laterali del
Maggiore Altare dipinfe a frefeo due Storie, una del Martino di S. Agata ,
ed una di S. Marta . Per Sanfonetto de' Bardi, per mandare alla fua Contea
di Vcrnio, colorì una Tavola d' un Depofto di Croce; ed è di_ fua mano il
Quadro di Maria Vergine che va in Egitto , che fino ad oggi fi vede nella.*
Chiefa
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SIMON CIOLI.             te|
(Shiéfa della Madonna della Pace fuor della Porta a S. Pier Gattolini . Qpe?
io per la Principerà Donna Leonora figliuola del Gran Duca Francesco , l-c
per diverfe perfone di noftra Patria, fece più altre Pitture , che per brevità
fi tralasciano.
                                               Y u ■
SIMON CIOLI Da Scttignaho Scultore , credefi figliuolo di Valerio di
Simone Cioli, che fu Maeftro, afsai rinomato in queir Arte, attefe ancor
cfso alla Scultura , e quantunque egli nell' operar fuo non eccedefle i limiti
dv una certa mediocrità , non dimeno in quel tanto, ove s' eftefe fuo talen-
to fu molto adoperato dalla Gafa Sèrenifs, Son di fua mano l* Aquile , tj
la Lupa di Marmo,che veggiamo attorno alle Vafche dell' acque al comin-
ciare dello Stradone dell' Imperiale. Per quegli di Cafa Ufimbardi intagliò
la Storia di Marmo in mezzo rilievo di Maria Vergine Annunziata , eh*~>
da' medefimi fu fatta collocare fra 1* uno, e 1' altro Modiglione del muro di
lorCafa di ver fo Arno, con intenzione, come fi diflè,di volervi aggiungere
altri limili Marmi, fino al compimento di tutti i Mrfterudel Santiflfmo Ro-
sario; di poi Antonio Novelli avendo fatti grandi ftudj per ritrovare il modo
di far figure di Terra cotta invetriate, ad imitazione degli antichi Scultori ^el-
Ja Robbia , condufle di tal maniera il Miftcrio della Visitazione di Maria
Vergine, e S.Elifabetta, la quale opera fu muratapreflb a quella dell' An-
Bunziazione : ma poi venuto quel Palazzo in. Cafa Acciajuoli , fu da' me-
defimi poc'annt a dietro tolta via P òpera del Novelli , e portata alla Io
ro Nobile Villa di Monte Gufoni , e quivi in una parte di muro, che fuo»
ri del Palazzo feende alla volta della Strada Volterrana, fatta efporre alla
venerazione di quei,che viaggiano per quelle parti .Tornando ora a Simon
Gioii , egli condufse con fuo fcarpello le Statue de* Santi, che adornano la
Cappella Maggiore della Chiefa d* OgnhTanti de' Frati dell' Offervanza. Per
lo Territorio del Villaggio di Settignano, d* onde egli ebbe i fuoi natali , fi
veggono fparfe in più luoghi efpofte al pubblico Imagini di Maria Vergine
(colpite in Macigno, o Pietra Serena,che dir vogliamo, fatte da lui, come
afserifeono gli antichi di quel Paefe, e noi troviamo in un Libro fegnato let*
tera B. del Capitano Giovan Batifta Crefci già Provveditore delle Fortez-
ze per S. A. S. che Giovan Simone Cioli, che tale dovette efsère il fuo no-
me a principio,defse fine di fua mano alla Statua di Marmo del Conta-
dino, che vendemmia , per lo Giardino di Boboli ; delia quale Sta-
tua fu fcritto giungere la fpefa fino al mefe di Febbrajo
1606. alla foni ma di feudi 622. e ad altra pof*
ta pure in effo Giardino, cioè
a quella del r
Conta-
)'■■■ e: -                                                        'dinoy i '• »wc
che vanga, della
quale fino al Febbrajo 1608. ■■? „ •
afcend$va la fpefa alla fom-
ma di feudi 179. e tanto ^ ^
          . o!
baftt del Cioli.
U t                                 MATTEO
*
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MATTEO NIG ETTI
SCULTORE, E ARCHITETTO FIORENTINO,
Di/cepolo di ^Bernardo 'Buontalenti > nato .. *. ^ 164$.
ATTEO Nigetti fu figliuolo di Dionigi Nigetti buon Ma»
eftro di Legname. In fua fanciullezza attefe air Arte della
Scultura, ma affai più , e meglio a quella dell'Architet-
tura apprettò al tanto celebre Bernardo Buontalenti, al
quale ajutò in più Fabbriche afsai principali. Ed è dafa-
perfi, come avendo P Anno 1592. Alefsàndro di Cammillo
. Strozzi comprata da Cammillo di Geri di Poldo de' Pazzi,
dico da quel Cammillo, che fu Padre di S. Maria Maddalena, una fua Ca-
fa , ed un' altra apprefso con Bottega ad ufo di Spezierìa , pofte in luogo
detto in antico tempo da una Famiglia così chiamata , il Canto del Papa ,
e poi il Canto de* Pazzi , cioè prefto a dove intorno a Porta S. Piero ter-
minavano il primo cerchio dalla parte di Levante le vecchie mura, la qua!
compra fece Alefsàndro ad oggetto d' edificarvi il belliflìmc* Palazzo v che
oggi veggiamo , benché non del tutto finito , ed avendo ^iata la cura non
meno di farne i Difegni, che di dar loro efecuzione, e mettergli in operai*
allo ftefso Bernardo Buontalenti , il Nigetti per lo fpazio: di fett' anni fu
in ajuto , finche fu condotta la Fabbrica dalla parte di verfo il Duomo-fi»
no al Davanzale delle prime Fineftre alte, e furono pofte al luogo loro tte
delle terrene , e dalla parte di Borgo degli Albizzi fatta la Cantonata ,.'«■#
la Porta colle quattro fineftre bafle , ma perche, fiecome altrove abbiamo
accennato ,:dopo i fette anni predetti occorfero difgufti fra il Buontalenti-\
el Padrone j tantoBernardo L che il Nigetti fé ne allontanarono ed allo'Scà-
mozza , che non fo fé per lue faccende , o chiamato a pofta,era allora in
Firenze ^fu data incumbeiiza di profeguire » Partitoli lo Scamozza, per non
potere a lungo trattenerfi ? fuor di Patria , venne quell' opera in mano di
Giovanni Caccirii , e dopo la morte di coftui, come più a bafso racconte-
remo in quella dello ftefso Matteo Nigetti. :
                    > ■/{ . _
Or qui ci è d'uopo il ritornare a dire quanto ci fovvieiic aver detto nel-
le notizie della Vita di fìoftantino de' Servi Nobile Fiorentino , [ laddove
facemmo menzione delle fopriritendenze, che furono date aefso fopra i no*
biliflìmi lavori di Pietre dure nella Gallerìa de'noftri Sereninomi , e nella...
Reale Cappella di S. Lorenzo ] nel modo che fegue. Fino dal tempo di
Giorgio Vafari aveva la G.Mvdel Gran Duca Cofimo Primo dato luogo ad
un' alto penfiero , cioè di fare edificare una tèrza Sagreftìa contigua alla.^
Chiefa di S. Lorenzo di grandezza firn ile a quella , che già vi fece Miche-
lagnolo , ma tutta però d[i varj Marmi mifchi 11 Mufaico per far racchiu-
dere in effa in Sepolcri degni,di lor grandezza le Ceneri de' fuoi morti Fi-
gliuoli , del Padre, Madre, e di Leonora di Toledo fua Conforte, e che do-
C'?' rXA'K
                                  : ,                                        pò, che
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MATTEO NIGETTI. _. 269
fé, che egli ruffe di quefta vita paffato, doveffe anche contenere la fepoltu-
ra del proprio Corpo,e già aveva di tutto, come era fuo folito, data la cu-
ra al Vafari, il quale avevane condotto un Modello di fodisfazione , quando o
per morte del Vafari , o del Duca , o per altra qualunque cagione ciò ad-
diveniffe il negozio della Sagreftìa non ebbe effetto, e perche egli è folito 9
che le cofe impareggiabilmente grandi, bene fpeffo da piccoli principj trag-
gano loro cominciamento , il nobile penfiero di Cofimo fi fattamente creb-
be in tempo , nelle menti de'Succeffori, che in vece d* una-Sagreftìa , non
punto maggiore dell' altre due, fu ftabilito ereggerfi una grandiffima mole ,
che in tefta alla Ghiefa faceffe uficio della maggiore Cappella con una
belliflima Cupola ; e per non allontanarli dal concetto di Cofimo, doveffe la
gran Fabbrica efferc incroftata per entro , di preziofiiììme Pietre dure di
commeffo Magiftero , che fotto il governo di tal Principe , e di Francéfco
fuo Figliuolo nella loro Reale Gallerìa erafi incominciato a ridurre al forn-
irlo di fua perfezione, e già co* belliffimi lavori aveva ripiena di maraviglia
P Europa tutta. Che il primo penfiero di far la terza Sagreftìa di preziofe p
e dure Pietre di commeflb, fuffe del Gran Duca Cofimo, e doveffe efcguirfì
con Difegno del Vafari ci è notiflimo per li ferirti dello fteffo Vafari, che fi-
no del 1568. ne diede tale notizia ; che poi il bel concetto in Ferdinando
Primo fi riduceffe a quell'ampiezza,che è nota,talmente, che fi poffa con
verità affermare, che non ha il Mondo Edificio ,che di quefto poffa più nobi-
le reputarti , ne agguagliartene il valore , anche ciò è verifiimo ; che poi
fuffe penfiero di quel Magnanimo Principe , come fu fcritto , il preparare
con quefto un luogo alquanto degno di contenere in fé il Sacrofanto Sepol-
cro del Signore , il quale egli s'ingegnaffe per ogni modo di fottrarre alla
Turchefcha Tirannide , non apparirà inverifimile a chi ridurrà a memoria
a qual fegno giungefse la generosità de1 penfieri di quel Magnanimo Princi-
pe. Non fappiamo già rinvenire quanto fondamento abbiano V afferzioni di
chi fcriffe tali particolarità , mentre ci è noto per altra parte, che tanto la
prima intenzione di Cofimo, e del Vafari,quanto quella di Ferdinando , fu
dì dar luogo per entro la medefima Cappella alle Ceneri de'lor Gloriofì An-
tenati^ de' fucceffori di quegli. Ad oggetto dunque di condurli tal* opera,
lo fteffo Gran Duca Ferdinando Primo gran pezzo avanti al 1600. avendo
{piegato fuo penfiero alla Tempre G. M. di D. Giovanni de* Medici Principe
valorofo non meno negli efercizi della Guerra, che intendente nelle beliti
Arti , e particolarmente in quelle che hanno per Padre il Difegno , volle
che egli fteffo ne faceffe un Modello, a feconda del quale a' io. di Gennajo
deli' Anno 1604. diedefi principio alla Fabbri^ . Che il carico d' efeguire
il Modello di D. Giovanni fuffe dato a Matteo Nigetti , con ordinarli a lui
il fare coli* indirizzo del Principe i Difegni,e Modelli non pure della mu-
raglia, ma eziandìo degli ornamenti , e d* altro ; io lo trovo in un ricordo
di propria mano dello fteffo Nigetti v cioè a dire, che egli medefimo aveffe
avuto il carico d'efeguire fino dell'Anno IJ87. che fu ultimo della vita del
Gran Duca Francéfco Anteceffore di Ferdinando , eh* è quanto dire fubito
feguita la mo/te di Francéfco, e trovati anche in detto Ricordo notato, che
fuffe fiato dato principio a* fondamenti. dell'Anno 1600. e ficeome noi ab-
biamo d* altronde ricavato, con afliftenza del Nigetti, e di Bernardo Buon-
talenti
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4jt> VECEN. IL della TMjll. del SEC. W. dal 1590. al 1600.
talenti fuò Maeftro, che pure feguitò per lo tempo, che accennammo, ove
di lui facemmo menzione. E giacche parlammo del Ricordo di propria-*
mano del Nigetti, non taceremo quanto egli notò,cioè avendo avuta V in-
cumbenza di far quanto fopra , e di tirare avanti la Fabbrica con proprio
Difegno , e mifura , egli aveva fino agli 12. del mefe di Settembre .1611.
condotta la Fabbrica fino air Impoftatura de* quattro Archi, e finito quel-
lo, che appoggia allaChiefa.Da quanto s'è fin qui notato pare,che il ver-
ace Tcftimonio del Ricordo del Nigetti fatto in uh fuo Libro, che io vidi già
apprettoa*fuoi Eredi,circal'efTereftatodatoprincipio a' fondamenti dell* An*
no 1600. induca eonfeguenza, che ciò feguifle per allora fenza la pubblicai
funzione del gettartene la prima Pietra , e che quefta fi difaiffe qualche
tempo : giacche fappiamo,che ella fi fece poi, come dicemmo,a* io. di Gen-
naio 1604. ed avvene publico rifeontro nèll* Epitaffio di Marmo, che fopra
una Scala de*Sotterranei della gran Fabbrica fu affido dell'Anno 1640. dei
tenore,che fegue.
ADÌ io. di Gennajo 1604. fi dette principio a* fondamenti di quef-
to Tempio ^Dominante Ferdinanda Frimo Gran Duca di Tofcana %
#1 quale fuccejfe Cofimo Figliuolo y è di poi Ferdinando Secondo f Archi**
fetta Frincife Don Giovanni Mediti\ lì Gran Duca Ferdinanda cornane
do a Matteo Nigetti Architetto Fiorentino, che fujfe col fuddetto Trinci**
fé ^ epèglìaffe gì* Ordini di fare i Difegni ^ e Modelli fi della muraglia
xome degli ornamenti de* Diafgri "i Altare y e Ciborio delSantiffimo Sacra-
Wento ) che tutto s* è tfeguito
f:e fi mette in opera fino a quefio prefen-
te Anno
1640. e fifeguita per la Dio grafia.
Notò ancora il Nigetti ne* itti d* Ottobre del %6*%. d* aver* avuto ordine
dal Gran Duca di cominciare 1* ineroftatura de* Dìafpri , non ottante che
non fuffe ancora voltata la Cupola, e fatta l'ottava parte dell' imbafamentb,
che però fu neceffario il fare dentro alla Cappella un tetto ben coperto fo*
pra iluoghi del lavoro.
                                       
. Era il Nigetti fino da molti anni avanti al jéio. ftato fatto Architetto ,
infieme col Nobile Uomo Goftantino de* Servi, della Real Gallerìa , nella
quale , quanto mai in altro tempo , facevanfi preziofi lavori d« Gemme , e
Pietre dure di Paefi, Iftorie, ed anche di figure tonde, particolarmente per
il maravigliofo Ciborio della Cappella , onde eflTendovi neceifaria perfona
di gran difegno , di buona invenzione , e fpedita per farne Difegni, eMo»
delli , mentre egli medefim#impief>avafi in fare di fua mano propria tutti i
, Difegni di quadro , e Goftantino de* Servi attendeva a trovar le macchie^
delle Pietre , e a mille altre cqfe occorrenti per la Gallerìa , deliberò con
volontà del Gran Duca-, di dar luogo in efilt a Giovanni Bilivert ftato uno
de* migliori Difceppli del Cigoli, a cui a tale effetto fu alfegnatà provifione
éì quindici feudi il Mefe; ma effendo poi per morte di Cofimo Secondo, flau-
to mutato qualche Miniftro in altro1, è qualeheduno del tutto levato per
riiparmio di fpefa , fu di nuovo al Nigetti addogato il carico ji'ognrcofa ;
rifpetto poi al Ciborio , non lafcerò di notare quanto io trovai negli altre
mite nominati Libri delle Fortezze , come effendo avanzato a Giovanni
Bologna
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.                 MATTEO NIGETTI.            271
Bologna, dopo aver gettato il fecondo Cavallo per Firenze, quello dicocol-
la Statua di Ferdinando , fino alla fomma di mille trecento quaranta quat-
tro libbre di Metallo , quefto fu confegnato ad Agnolo Sotarri Fonditore
acciocché con cfFo gettaiie l'offatura del Ciborio. Venuto P Anno 1612. fece
il Nigetti il Difcgno,e Modello dell'Aitar Maggiore della Chiefa di S. Nic-
cola di Pifa ' del quale trovò, che già era finito il primo imbafamento , ed il
mcdefimo Nigetti ordinò al Bilivert , che ne facefle la Tavola . Circa %
quefto medefimo tempo fu ordinato al noftro Artefice il dolfale d' Argento
con ifpartimenti di dure Pietre per 1' Altare della Cappella della Santiffima
Nonziata di Firenze , ed ancora diede fuori una nuova invenzione di ferrar
porte , e fineftre , che molto piacque ; e del 1620. dal Cavalier Vincenzio
Giugni trovo aver' egli avuto il carico di difporre le Tavole nel Salone^
di Palazzo vecchio per l'apparecchio delle "Nozze della Serenifs. Principef-
fa Claudia d* Urbino, mentre Jacopo Ligozzi Pittore di grand* invenzione
doveva adattarvi la Credenza , e ciò fu a' 24. di Settembre di detto Anno .
Aveva Matteo Nigetti, anche; qualche poco avanti al 1621. per ordine del
Gran Duca,fatto il Difegno del belliflìmo dofsale d' Argento, e Diafpri per
la Santa Caia di Loreto,onde potè egli medefimo perle feguenti Fefte della
Pentecofte portarfi colà in perfona a metterlo in opera , Nello ftefìTo Anno
1621. del mefe di Maggio trovafi aver mefsa mano alla Fabbrica del Chiof-
tro nuovo de* Monaci degli Angeli , nella Via detta degli Agnoli dal Tira-
toio, cioè a quel Chioftro,che trovafi il primo all' entrare per quella por-
ta del Convento , che rifponde in efsa Via. Moltiflìmi furono gli altri Di-
fegni, che egli aveva dato per fabbriche, fino a che egli mefse mano di prò-
polito a quello della nuova Chiefa di S. Michele dagli Antinori de* Padri
Teatini, della quale era già fiata mefsa la prima Pietra a* 22. dì Agofto 1604.
Ed è cofa degna di qualche memoria , che nel cavarfene le fondamenta dal
mezzo in giù, verfo la Piazza principale da man dcftra , entrando, fi tro-
varono più pezzi di Marmi bianchi lavorati, ed un bufto. di Statua fenza_»
tefta , più Medaglie di Metallo di Trajano , e di Tiberio , e gran quantità
d' offa dì Morti. Quelita nobiliffima Fabbrica fu alzata da ogni parte, fenza
mai demolire la Chiefa vecchia, il «piano della quale al modo antico dal mez-
zo in fu alzavafì per quanto tenevano più Scalini , e non prima dell' An-
no 1636. incominciò ad effer mandata in terra ; è però da faperfi che ac-
crefeendofi ogni di al Nigetti occupazioni per nuove fabbriche, oltre a quan-
to confumavano del fuo tempo la Cupola , e Cappella di S. Lorenzo, e la
Gallerìa,egli cominciò ad allentare fi fattamente l'applicazione alla Chie-
fa di S. Michele che quei Padri prafer refoluzione d' appoggiar' il cari-
co di condurla a fine, però fecondo il Modello di lui, a Gherardo Silvani ,
che operò prima da per fé fteffo ,c poicoll'ajutodi Pier Francefco fuo figliuo-
lo quanto diremo nelle notizie dell'opere fue. Da'Ricordi pure dello fteffo
Nigetti ? io trovo aver' egli nel mefe di Giugno i6g$. ftabilito le conven-
zioni con Aleffandro, e Antonio figliuoli del già Maeftro Vitale, quegli che
fu onorato dal Gran Duca col cognome de'Medici,e reftò fermato,eh'egli
doverle fare a loro inftanza il Difegno , e Modello , ed affiftere anche alla
Fabbrica della nuova facciata nella Chiefa d' OgniiTanti de' Frati dell' Oflfer-
vanza. che poi reftò finita V Anno 1637.
". . i\;                                                                                       
-ocr page 278-
271VECEN. n.delhTAK.mMSE&W.dal 1590.*/1600.
Di quefto Artefice, per quanto appartiene alla Scultura, Konfappiamo t eh©
fieno cofe in pubblico, perche fua maggiore occupazione, fino a che egli at-
tefe a tale Arte , fu il reftaurare Statue per la Gallerìa , e far Modelli per
la Cappella di S. Lorenzo , che è quanto di più principale ci occorfe di dar
notizia di Matteo Nigetti, il quale finalmente pervenuto in età decrepita^
finì il corfo di fua vita il di 13. di Dicembre 164^ e nella. Chiefa della-.
Nonzìata fu fepolto *
Ebbe un Fratello chiamato Giovanni, che nella. Scuola Batifta Naldi-
fii attefe alla Pittura , ma poco , o nulla operò , mercè che effendo egli
Uomo molto applicato agli fpirituali efercizzì, effendofì dato alla Sequela del
Servo di Dio Ipolito Galantini Fondatore della Compagnia di S.Franeefco
in Palazzuolo, volle fempre cfsergli da prcfso ^riparando per lui a tutte quel-
le cofe , che averebber per lor natura potuto *diftrarlo dalla continua appli-
cazione aiPajuta delP Anime; noi avemmo già daperfona molto antica, che
fufse di mano di Giovanni, uno der piccoli Quadri a olio nella Chiefa di S. Gio-
vannino de* Padri Gefuiti, che dalla Porta principale entrando da man deftra
adorna unofpazio fra'l Confcflìon&le, e'1 Cornicione; della Scuola di Mat-
teo Nigetti ufcì fra altri Alefsandro di Neri Malevifti valorofo Intagliatore
di Pietre, e Marmi, il quale, oltre a quanto li vede di lavor quadro nella
Chiefa , e Facciata di S.. Michele dagli Antinori , fatto, da lui prima col
Difegno del Nigetti, poi de' due Silvani P Anne 1640. per ordine dì Mon-
fi gnor delia Robbia Vefcovo di Fitfole ; fece per la Cafa Barberina con-,
fuo proprio Modello P Arme di Marmo con tutti i fuoi annerii della mede-
sima Cafa, la quale Arme fu collocata nella più alta parte d' un* ornamen-
to di Macigno >pure fua fattura,in quel luego del muro del Monaftcro de**
gli Angioli in Pinti, che corrifponde in tefta alla Via della Colonna, e
condufse altresì V Arme del Cardinal Barberino colP Epitaffio,
che per entro la Chiefa veggiamo fopra la Porta ; delle quali
opere, per quanto egli a me raccontò , ebbe ono-
rario di 900. feudi. Fu anche Di-
fcepolo di Matteo Nigetti
Stefan Mochi fi-
gliuolo
dr Orazio Mo-
chi , P uno , e P altro
Scultori, beftche Stefano non
fufle allievo del Padre, e attefe
            i
alla reftaurazione di anti-
che Statue nella Re-
ai Gallerìa,
i!
MAFFEO
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MAFFEO VERONA
F I T T 0 R VERONESE,
Difcepolo dì Luigi ^Benfatto, nato .... ifa. ♦..
PERO* In quefti tempi in Venezia Maffeo Verona nato
in efla Città d'un certo Giovanni, che efercitava l'Arte
del Procuratore,con quefto paffatofene a Venezia,fotto
la difciplina di Luigi Benfatto,che divenne poi fuofuo-
cero, fattofi buon pratico, e aperta Stanza da per fé, fu
molto adoperato in dipigner Fregi per le Cafe di quei No-
bili , e tali, furono fra gli altri Grimani , Mocenigo , e
Vendramini. Fu fua invenzione^nella Volta del primo ingreflò della Chiefa
di S. Marco la Cacciata dal Cielo all' Inferno dell' Anime de' prefciti , e
quattro Lunette della Facciata d'Iftorie di Noftro Signor Gesù Crifto dalla
Depofizione di Croce fino alla Refurrezione, che poi furono lavorate di Mu-
faìco da Scipione Gaetano , dietro la Pala di S. Marco fece il Salvatore
co gli Apoftoli da ì lati , e 1' andata del Signore al Calvario , e la fua Cro* .
cififfione nella Cappella di S.Ifidoro . In S. Domenico fu dato luogo a due
fuoi Quadri di Miracoli di Maria Vergine, operati a favore de' devoti del
Santiffimo Rofario. Furon pofte fue Tavole in S. Filippo , e Giacomo . À
Udine mandò fue opere per la Cattedrale : ma perche egli poflTedè gran pra-
tica, e bravura nel dipignere afrefco, ebbe, come fopra accennammo, mol-
to da fare in quefto nelle Cafe , e Palazzi de' più ragguardevoli di quella
Metropoli , e per lo Stato. Arreftò finalmente il corfo a' giorni fuoi in età
di anni 42.- nel 1618. lafciando un figliuolo per nome Agoftino , che pure
anch' elfo all' Arte affai lodevolmente attefe.
DOMENICO TINTORETTO Nato dell' Infigne Pittore Jacopo Robuftì
nella Scuola di lui ftudiando,e operando, prefto giunfe a tal fegno,che
fecefi conofcer degno Difcepolo d'un tal* uomo, e fra le prime opere, eh' e' fe-
ce vedere nella fua Patria, fu la grande Iftoria del Miracolo del Signore nel
faziare le Turbe , che poi fu pofta in S. Gregorio . In S. Maria Maggiore
l'Adorazione de' Magi , e un* altro limile colla Vifita de' Paftori dipinfe
nella Scuola de' Mercanti. In S.Giovanni, e Paolo fece il Quadro,che fu
pofto fopra una delle parti della Cappella del Rofario, che contiene la Sacra
Lega : ma non fo poi da quale fpirito fi moveflfe quefto Artefice, mentre in
altre moltiflìme cofe, che e' còndufle dopo quefte, moftrò d' aver' affai di-
vertito dall' ottima maniera apprefadal Padre. Moltiflìme però furon l'ope-
re, eh'egli ebbe di poi a fare per Venezia , e per quello Stato ; fra 1' altre
fu fua fattura nella Sala del Maggior Configlio la Storia dell' arrivo a quel-
la Città di Baldovino Conte di Fiandra , di Bonifazio Marchefe di Monfer-
rato, ed' altri gran Cavalieri,per trattare la (Dedizione nella Sorla contro
Mra                                   i Ne-
1
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jf4 mCEN.lIMlaTM*mMSW.W.dd ii9o.d ufo».
. vi • • j^i MtfnU rviivisno e fermare, ficcome poi feguì, le Capitazioni
' gemici j^el Noma cWfItf'XleGma sala il fecondo acquifto di Cor-
della Lo^Dlp*|aMe ne Ila mede'.ma
                             q ddp
tantinopoli , e u_^^tte<^LdB colori per S. Giorgio Maggiore ,
ratore Fedengo B«b«°'s^ e %l„J°uTe Ghiere più Tavole. Chiamato a
S" S- CrrCfntéftabUe di Caf*Ì a Governatore 'di Milano , fece i Ritrae-
Ferrara dal Conteitabiie cu ^f"'8'" , - , dj Fm HI_ Re de e
S de"? ^omoarTp trovarfi 111 foÙnltfdi'queUe Nozze il Duca
Spagne Era^P»™ Pfm^™d*, bd modo di far Ritratti fomigl antif-
LTdi DomenTco6 re lo vo™ durre a Mantova, dove fecegli fare il prò-
rX Rtòu «derive il Ridolfi ciò che allora fu detto cioè che mentre
fi Rtó?■ «k'eva duel Principe, vennero i Miniftr. Fifcali per l'ordine del-
eecnzlonè della fentenza di morte d' alcuni Malfattori , e che ab aven-
1 efetìtzione: aeua. ìen.
                                  liberazione, e ottennela; fe-
ce0 in que aPC,tt if StS Wadama la Duchefla , e di Margherita la
Vedovi rima&del Duca Alfonfo Secondo-di Ferrara; opere tutte che iner-
irlo In tanto credito nella bella facoltà del fare Ritratti che ebbene PO.
a colorire infiniti , di gran perlonaggi , e d' nomini fingo ariffim. inerti ,
in Lettere e Dienttadi , tanto di Venezia, che d altre Cittadi d iiuropa,
L feono che il vederli egli in alto ftato di lode universe, fu cagione a ut
di venire in gran gelosìa di fé ftefto, parendogli, che a fu. virtù ruffe fatto
•tran tórlo mentre V altre fue Pitture , che non eran Ritratti , non giun-
gevano agra" fegno a confeguirne tanto. Term.nb finalmente quefto Ar-
tefice P ori del viver fuo , d< età <T anni «; nel 1637- e & f«o <fadavero
Ippreflo a quello del ruo gran Padre fepolto nella Ch.eia di S. Maria del-
; «                                                                     1 >^T10«
mh ifinl ' limi.»—
■y-t$.
ICHELAGNOLO MORIGI
DA CARAVAGGIO, PITTORE,
Difcepolo di.........., nato circa 15 69. H# 1 609.
ARAV AGGIO Rinomato Gattello di Lombardia, ai qua-
le debbono le noftre Arti il gradimento d' aver dato lo-
ro il tanto celebre Pulidorp un* altro fingulanflimo Ar-
tefice in quefti tempi próduflè , e fu qucfti Michelagnolo
Moriei il quale tuttoché nato in grembo alla povertà
altro efèrcizio non riconofeeffe per fuo negli anni più
_,.™,^_ fMchi, che quello del portare il vafsojo della calcina m
fervizio delle fabbriche , feppe fi bene feguitare i dettami del naturale fuo
genio a' nobiliffimi ftudj'del Difegno , e della Pittura, che fece poi e nel-
k
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MICHELAGNOLO DA Q4%dVJGQlQ, 275
1' uno , e nelP altro quella nobile riufcita , che a Roma , e air Europa-,
tutta fu manifefta. Quefti adunque nel lavorare , che e* faceva in quell'età
in ajuto del Padre, che attendeva all' Arte del Murare nella Città di Mila-
no , $' abbattè a far certe colle per alcuni Pittori , che quivi dipignevano
a frefco , e a tempera , e con tale occafione innamoratoli di loro Meftiero ;
e per tale cagione partitofi dal Padre con elfi loro s' accompagnò, e in cin-
que anni fece tal profitto, che già dipigneva Ritratti dal naturale , che gli
venivano molto lodati . Ma conciofuffecofache egli avefse un cervello ftra-
vagante , poco inclinato al rifpetto , e fufse di rifse , e contefe amico afsai ;
non andò molto, che avendo avuta una briga con non fo chi, gli fu d' uopo
il partirà" da Milano . Portofiì a Venezia , dove avendo dato d' occhio alle
Pitture di tutti i Maggiori Maeftri, ogni altra maniera tralafciando, a quella
folamente di Giorgipne fi attenne, parendogli, ficcome è veramente, che tr<i
tutti i Veneti Pittori rifplendefse quefti , per una certa purità , e fcbiettezza
di colorito , colla quale con poche tinte egli fi ftudiò di condurre le fu<M
Pitture , onde gran fatto non fu , che il Caravaggio in quel tempo alcune
fue opere defife fuori affai lontane da quel modo , che e' tenne poi , tanto
•cariche di fcuri, che coloro,che vollero maliziofamente avvilire il fuo pen-
nello, ufarono di dire,eh*egli era folito imitare i fuoi naturali a quel lume,
che porgon le fineftre dal pian di terra alle cantine . Rifolutofi poi di ve-
dere la Città di Roma , colà fi portò , dove non trovando modo di poter
foftentar fua vita , a cagione del molto, che coftavangli le proprie Pitture
prima di goderne il frutto,per li molti naturali,che bifognavagli tenere^,
fenza i quali non potea ne fapea dare un col pò, che buono fuffe, convenne*
gli accomodare col Cavaliere Giufeppe d' Àrpino in tempo appunto , che
egli in quella Città era montato in troppo gran credito , fé vogliamo aver
riguardo a quella fua maniera di colorire tanto diverfa dall' ottima de' Ve-
neti , e Lombardi Pittori. Dal Cavaliere, che già aveva feorto Michelagnolo
per buoniflìmo naturaitfta,fu egli fubito applicato a dipigner fiori,e frutti,
le quali cofe fi bene gli riuscirono , che da indi in poi fu incominciato ad
ufarfi molto cotal forte di Pitture anche per le Cafe de' Grandi,non fenza-,
utilità del Pittore medefimo ; ma ciò non oftante mal fopportava Michela-
gnolo il vedere per così dire morir fuo genio fra P anguftie di fi fatto lavo-
ro, e come quegli,che molto bramava impiego nelle figure , avendo intefo
che Profpero Pittore di Grottefche erafi allontanato dall' Arpino, anch' egli
il lafciò,rifoluto di darfi in tutto,e per tutto allo ftudio dell' umane forme
in fui vero , perche non volle mai tirare una linea non che Studiare fopra
T opere di Michelagnolo, di Raffaello , o degli Antichi, anzi dice il Bello-
ri , che effendogli una volta fiate fatte vedere alcune Statue di Fidia, e di
Glicone , acciò le ftudiaffe , egli con inaudita ftravaganza distendendo fua
mano verfo gran moltitudine di perfone , che ftavano non molto lungi da
quel luogo diffe. Guardate colà quanti Maeftri ha provvifti per me , e per
gli altri Artefici la natura fenza le voftre Statue : e per autorizzare fuo Sen-
timento chiamò una Zingana, che trovava!! allora in quel luogo , e con-
dottofela' al fuo alloggiamento la dipinfe in un Quadro in atto di far la_*
ventura ad un Giovane, che pofando una mano con un guanto in fu la (pal-
la , porge P altra alla Zingana, e veramente che egli in queft' opera eflen-
Mm z                                         doCi
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276 VECEN. IL della? A%IIL del SEC. WJat i )9o.-ati6oe.
doli accoftato molto al vero, fi guadagnò grand'applaufo. Dopo quella di-
pinfe in fu quel modo molti capricci , nulla curando però della maggiorerò
minore nobiltà di penfieri, pur che le cofe , che faceva Natura veniflegli,
fatto di bene imitare. Pervennero quéfti Quadri poi nelle mani del Principe
Panfilio , ed il Cardinale Barberino ebbe ne' tempi noftri un' altro Quadro,
ove il Caravaggio aveva fatto vedere un mal' avveduto garzoncello , a cui
da un' altro giovane fraudolente, e aftuto invitato al giuoco delle carte in-
fieme con altra perfona di fimil taglio fé ne fta in atto di giocare , mentre
il primo girando un braccio verfo la deretana parte , fi cava dalla cintola
una carta, fallificata 9 e il fecondo intanto vicino al garzoncello predetto
guardandogli le carte alza la mano , e con tre dita della medefima rendei
informato il compagno del fuo punto , e volle in quefto Quadro, ficcome
in altri, che fece poi quefto Pittore accomodarti* al modo d'inventare fchiet-
to del fuo Giorgìone. Queft' opera pervenuta immediatamente in mano del
Cardinale di Monte fu la fua fortuna , perche invaghitoli il Cardinale di
ftile lì nuovo, ajutato in ciò dal concetto grande, che Profpero ne fpargeva
in Córte di Roma, volle avere a fé Michelagnolo, e diedegli luogo fra'fuoi
Gentiluomini. Ebbe poi dal medefimo un'altro Quadro di diverfi Mufici tutti •
di frefca età ritratti al vivo in mezze figure , ed evvi una femmina in camicia,
che fuona il Liuto. Altre opere fece*per lo medefimo,che gli accrebbero no-
tabilmente il credito , e tanto più quanto che egli difcoftandofi dal modo
eh' egli aveva per 1* addietro tenuto nel colorire, che al certo poteva dir-
fi affai confacevole coli* ottima Veneta maniera , andava tuttavia inoltran-
doci nell'aggrandire gli feuri nelle figure, lumeggiandole a forza del nero,
non come fuffero efpofte all' aria aperta , o al lume di Sole , ma per entro
una Stanza di mediocre luce , ove da luogo eminente fopra le parti prin-
cipali de' corpi feenda a piombo il lume di fuori , facendo rimanere lo re-
ftante de' medefimi corpi fortemente adombrato , e feuro , e taluna ancora
delle figure , che compongon P Iftoria fenza alcun lume . E perche chiara
cofa è , che talora il più nuovo piace più che il più bello ; in un fubito ,
da' Pittori particolarmente da' Giovani fu alzato un grido grande per Ro-
ma , contribuendo a ciò molto il ritrovare, eh'e' facevano in efso modo una
eerta libertà d'operare, e dar gufto col folo applicar tutti loro ftefli all'imi-
tazion del naturale , e particolarmente nell'inventare ; per cui feguendo
quella maniera , fciolti dalia creduta da loro proliflìtà di tante , e fi varie
Leggi dell' Arte, e per le Piazze , e per le Bettole , e fretti anche per dire
per li Bordelli l'invenzioni belle, e fatte, egli abbellimenti delle figure ve-
nivano a ritrovare , fol quando a loro [imitando tal Maeftfo ] fufle venu-
to fatto il bene oflervare gli atti degli uomini, e il loro naturale veftimento,
e portatura ; cofa pure eh' a più vecchi, ed a quegli,che ben pratichi erano
ne' buoni precetti molto difpiacque , e da quéfti era tacciato Michelagnolo
di povero di Difegno , e d'invenzione di gravità , e di decoro , d' aver
poco gufto in profpettiva , col pofare eh' e* faceva tutte le fue figure fopra
d' un piano ,'■ fenza punto digradarle , e d' altri difetti a quéfti fomiglianti :
ma ciò feguì fempre fenza frutto , perche la fama del Caravaggio fempre
accrefeevafi in Roma , la qual cofa particolarmente occorfe, quando aven-
do egli fatto il Ritratto del Cavaliere Marino , e la bella Tetta della Me-
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MICHELAGNOLO "DA CARAVAGGIO. 277
dufa , che il Cardinal del Monte donò al Gran Duca, furono tali opere, e
dal Marino , e dalP Accademie di Roma tanto celebrate , che lo rendero-
no al certo fuperiore ad ogni fufurro, che correfse di lui, e di fuo pennello,
anzi che lo ftefso Cavalier Marino per gratitudine maggiore fecegli aver luo-
go con feco in Cafa di Manfignor Melchior Grefcenzi, del quale pure il Cara-
vaggio fece il Ritratto infieme con quello di Virgilio Crefcenzi , il quale
poi eleffe Michelagnolo a concorrere col Cavaliere Giufeppe d' Arpino
nelle Pitture della Cappella di S. Luigi de' Franzesi, dove per configlio del
Marino ftefso ebbe P Arpino , come pratico del frefco a dipigner fuj muro
ed il Caravaggio a far le Pitture a olio , e non è da tacere però, che aven-
do egli pofto a fuo luogo il Quadro del S. Matteo Apoftolo bello fi in Pit-
tura , ma fenza alcun decoro , per efferfi contentato al fuo folito della fola
imitazione del naturale in ifconcertata attitudine accomodato ne più , ne
meno come fé egli non un Santo , ma un qualche uomo dozzinaliffimo , e
plebeo avelfe dovuto rapprefentare ; fu il Quadro da' Preti di quella Chiefa
levato via con non poco fmacco del Pittore , che ne fu per impazzire di
vergogna, e tanto più che fu quefta la prima Pittura , che gli aveffe fatta
vedere in publica Chiefa, e non poca fortuna fu la fua, che il Marchefe Vin-
cenzio Giuftiniano avendo prefo per fé il Quadro del S. Matteo , operaflfe
poi, che glie ne fufse dato a fare un" altro , che poi fu pofto fopra il maggio-
re Altare, e non riufcl punto inferiore in bontà ad un' altro, che pure per
quel luogo condufse il pennello di lui ; ma fra le migliori opere , eh* ei
facefse circa a quel tempo contali la Tavola della Chiefa di S. Agoftino
nella Cappella de' Cavalletti entrovi Maria Vergine con Gesù , e alcuni
Pellegrini genufleflì , ed evvi la figura d* unVantica donna. La Depofizio-
ne di Croce nella Chiefa nuova e la Crocifìflìone di S. Pietro , e la Con-
vezione di S. Paolo nella Madonna del Popolo . Per Io ftefso Marchete-/
Giuftiniani fece il S.Tommafo,che tocca la piaga al Signore con altri Qua-
dri. Per lo Marchefe Mattei dipinfe la prefa di Crifto nelP Orto, qua fi tut-
te di mezze figure. Dipinfe per i Maflìmi un' Ecce Homo , che poi fu por-
tato in Ifpagna , ove pure furon mandate altre fue opere , e per altri molti
altri Quadri ebbe a fare , a cagione dell1 efferfi ormai tutta Roma impe-
gnata nel gufto di fua maniera: ma non pure altre molte fecene,che rima-
fero in quella Città : ma altre ancora, che furono mandate in Francia , ed
in varie Provincie d' Europa . Occorfe finalmente un cafo , e fu che egli
fempre amico di rumori , e di rifse, e che fempre era in fu 1' armi , venuto
a parole nel giuoco di Paìlaccorda, e poi almaneggio delle lacchette con un
Giovane fuo amico, venne poi all' arme , e 1' uccifecon riportare però an-
cor* elfo una ferita . A tale cagione convennegli fuggire da Roma , e a-.
Zagarola fi conduffe , dove fece per quel Duca D. Mario Colonna il Qua-
dro del Crifto colli due DifcepoH in Emaus , e una S. Maria Maddalena
mezza figura. Quindi fi partì alla volta di Napoli, e vi trovò già fatto chiaro
il fuo nome, che fubito v1 ebbe a fare per la Chiefa di S. Domenico Maggio-
re nella Cap'pella della Cafa di Franco V Iftoria della Flagellazione del Si-
gnore ; per la Sagreftìa di S. Martino quella della maggiore di S. Pietro, e
per la Chiefa della Mifericordia le fett' opere in un fol Quadro. Erafi coftui
lafciato portare da un' accefo delìderio di ricevere V onoranza della Croce
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27%mCEKMJellaTd%.niJelSEC.W.dalil9o,ali6oo.
di Malta , che talora fu folita concedere quella Religione a perfone di
fingular virtù >onde a queft' effetto lafciata la Città di Napoli colà fi portò ,
e due volte fecevi il Ritratto del Gran Maeftro Vignacourt di Nazione/
Franzefe , ed a riqui Azione dello fteffo per la Chiefa di S. Giovanni dipin-
fe una Decollazione di S. Giovan Batifta ,. che riufcì opera belliffima , e-/
tant' altre, e belle cofe fece in quella Città, che gli venne fatto il confeguir
fuo intento nell' acquifto non pure di quella Croce , ma eziandìo d! una
ricca Collana d'Oro, un regalo di due Schiavi, con altri doni; anzi di tanto
grido fecefi appretto a tutti que' Cittadini , che poteva per certo affermare
d'efìfer "giunto al colmo d'ogni fua più defiderabile felicità ; ma infine
in fine effer non può , che col ragliare non facciafi il Giumento ben conofcere
per quel che gli è , tutto che ben feìlato , e bardato , e con freno d'Oro
abbellito fia. Non andò molto dunque,che il Caravaggio a cagione di fuo
fcompofto naturale , venuto a riffa con un Cavaliere d' alto lignaggio , e
caduto per ciò da quel gran pofto di grazia col Gran Maeftro, fu fatto pri-
gione , dove molti ftrapazzi di fua perfona fopportare gli convenne , onde
ftando egli a gran ragione fempre timorofo di maggior male , tutto che
grande conofeeffe il pericolo , a cui efponevafi , tanto s' affaticò , tanto
arpicò,che trovò modp a fcappare, e di notte tempo feonofeiuto fi partì di
Malta, e fi portò in Sicilia . In Siragufa fece un Quadro del Martirio di
S. Lucìa per la Chiefa di fuori in fu la Marina ; da Meffina fé n'andò a_.
Palermo , e quivi per la Compagnia di S. Lorenzo dipinfe la Tavola della
Natività del Signore con alcuni Santi , ma perche ovunque ei portava fé
ftefso conduceva eziandìo la tormentofà paflìone del timore, a cagione de ì
grandi impegni, che avevangli guadagnati fue ftravaganze, o per meglio di-
re fu e infolenze non fi facendo interamente ficuro in quelle Provincie, navigò
di nuovo alla volta di Napoli, per trattenervi»* fin tanto, che fulTegli potuto
riufeire il tornare alla grazia del Gran Maeftro dì Malta , al quale inviò a tale
effetto in dono una mezza figura d'una Erodiade colla Tefta delPrecurfore:
ma gli andò fallito il difegno, conciofufsecofache mentre egli un giorno fta-
vafi trattenendo in fu la porta dell'Ofterìa di Cirillo, veddefi circondato da
più perfone bene armate, dalle quali,oltre ad altri ftrapazzi,riportò guaf-
ta la faccia con più ferite . Ebbe egli poi mediante gli uffici pafsati col Pa-
pa dal Cardinale Gonzaga, la grazia della propria liberazione dalle fue con-
tumacie^ maltrattato ancora dalle ferite, che continovo dolore gli cagiona^
vano , montato fopra una Filuca s'inviò verfo Roma , ed era egli già per-
venuto alla fpiaggia, quando dalla Guardia Spagnuola,che quivi attendeva
un' altro Cavaliere, fu in ifcambio fatto prigione,ma prefto però rilafciato
per non efsere ftato riconofeiuto per quello che fi cercava , volendo poi far
ritorno alla Filuca , ove egli aveva caricato tutto il fuo arredo, non la ri-
trovò più , onde il mifero maltrattato a gran fegno nel corpo da' difagi , e
dall' infermità , male in arnefe , e fenza ioidi, fu forzato andare feorrendo
quelle marine in tempo , che faceva un caldo infoffribile . Giunfe finalmen-
te a Portercole , e quivi perduto ogni coraggio, affaiito da maligna febbre
in fur una fpiaggia fé ne mòri correndo 1' età di circa a 40. anni nel 1609.
di fempre infaufta memoria agli amatori delia beli' Arte della Pittura , per
averne t^lto non folo il Caravaggio , ma eziandìo Federigo Zuccheri \
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MIC MELAG NO LO T>A CARAVAGGIO. 275,
e '1 grande Annibale Caracci ; cagionò la morte del Caravaggio non poco
difpiacere al Cavalier Marino, come che (tato fufse fuo grand" amico, ficco»*
me ad ogn' altro infigne Profefsore di quel Tuo tempo , che però non volle
lafciare di render più memorabile la virtù di lui co' i leguenti verfi
Fecer crudel congiura
Michele a? danni tuoi Morte
, e Natura,
Quefta reftar temea
, Dalla tua mano in ogni immagin <vinta
Ch* era da te creata
, e non dipinta .
Quella difdegno ardea.
Verche con larga ufura
Quante la falce fua genti ftruggea
,
Tante il pennello tuo ne rifacea.
Fu il Caravaggi, ficcome d'animo feompofto, poco grato nel converfar<L->,
e pronto al rifentimento , così d1 afpetto rozzo , e brutto anzi che no , e fu
fi facile all' alzar delle mani , che farebbe egli per ordinario ftato fuggito
da ogniperfooa, fé non quanto da quelle di buon tratto piacevoli , e civi-
li era talora praticato per lo fine folamente di non averlo per nemico .
Uno di quefti fu il tanto coftumato , e celebre Artefice Lodovico Cigoli ,
che a tal fine folamente lafciofli talora indurre ad effergli compagno alla-.
Taverna , il Cavalier Criftofano Roncalli dalle Ripomarancie, che dicefi ruffe
da lui affrontato, e ferito, a cagione di certo fofpetto, che egli ebbe, eh' egli avef»
fé parlato meno che bene dell' opere fue , non volle con effo conteftar lite,
e '1 Cavalier Domenico Paffignani avendo fentito P affronto fatto in publi-
ca Chiefa di S. Pietro di Roma d' averli in tempo di fua affenza dal lavo-
ro fopra la bella Tavola del S. Pietro alla Porta del Tempio , fatto colla.*
Spada un lungo fquarcio nella tenda, da cui vaniva ferrato il Palco per ve-
der quelF opera avanti tempo fenza alcun rifpetto alla perfona d' un fuo
buono allievo , che n' era rimafo alla cura, diflìmulò il gran torto fenza—
far parola. Non fu già per quefto , che talora il nafo del noftro Artefice non
s' abbatterle, e anche bene fpeffo a fiutar rofe di male odore, talmente che
chi ben confiderà ciò, che abbiamo di fopra accennato vede quanto coftaffè-
gli tale fuo ftrano modo di procedere con ogni forte di perfone, fino a non
lafciarli trovar luogo di ficurezza anche nelle Provincie più lontane alla»,
cara Patria fua, fino a condurli a terminar fua vita in una pubblica via , e
all' aria feoperta folo , e ramingo , non effendo fin qui venuto a notizia-
noftra, che alcuno fi trovaffe prefente al fuo morire.
Fu anche coftui tanto pieno di concetto di fuo fapere , che non vedeva
fra' Profeffori anche degniffimi , chi accollar poteffe a fare con lui para-
gone , e quantunque veriffima cofa fuffe, che egli aveffe recato grand' utile
■all' Arte col fuo nuovo modo di dipignere , in forza di tutta imitazione del
naturale , e lontano da ogni affettazione di pennello , e colF ufar ch'ei fece
con gran giudizio , e verità gii fcuri , tanto che il Quercino da Cento , e
lo fteffo Guido Reni avvezzi ai fodiflìmi precetti della Caraccefca Scuola ,
vollero accoftarfi alquanto ai fuo fare , come moftrarono alcune opere lo-
ro , come particolarmente fi feorge nella bella Tavola di Guido della Cro-
cififsione di S. Pietro alle tre Fontane, quantunque dico averterò le Pitture
affai
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Ito nECEN.ILdellafjf^IILderSECJKM tfyo.atióoo.
affai del buono , e del plaufibile , non fu però , che egli non apportale
ali* Arte medefima alcun danno, mercè l'effere ftato egli,a cagione come fi
diffe di poca intelligenza de' piani,e della profpettiva, fufse quafi quafi in-
ventar dell* ufo tanto dopo di lui praticato da* Pittori di fare mezze figure, le
quali fé ben fi confiderà non fon l'ultimo termine del valore d'un uomo gran-
de , ma fi bene il rapprefentare nobili, e copiofe Iftorie, con cui empiefi 1* ani-
mo, e l'occhio dclfavio fpettatore, di bell'Idee, e di vaghiflìme apparenze,
oltre che egli abbafsò anche l'Arte medefima nel metterli , eh'e'fece per Io
più a far vedere nelle fue Tele atti di perfone plebee, imitandone ogni ge-
tto più vile , e quel eh' è più dando anche alle Sacre Pitture Ci poco deco-
ro coli' empierle , eh1 e' fece d* ogni battezza , pur che ella fuffe paruta a
lui bene imitata , che furono più fuoi Quadri per quella fola cagione con.,
fuo gran duolo , e vergogna tolti agli Altari ; ficche conofeefi ogni di più
quanto debbono l'Arti al grande Annibale, il quale fermando il piede nella
prezzabile del Caravaggio, dico nella perfetta imitazione del naturale 9 e
vero,e difprezzando il deteftabìle della foverchia legatura,e tutto ciò che
molto , ma non faviamente imitato, offende gli occhi, e la fantasìa altresì
de' più intendenti, 1' Arte medefima avvilifce , e ofeura. Ma che ? Perdo-
nifi al Caravaggio quefto fuo modo d' ufare il pennellò ; mentre egli volle
avverare in fé medefìmo quel proverbio, che dice, che ogni Pittore dipigne
fé fteffo, mercè che fé s'oilerva il modo, che egli usò nel converfarefi tro-
va tale, quale fopra accennammo ; fé ci voltiamo al portamento di fua_*
perfona lo veggiamo ftravagante , quanto altro mai ; e poco è il dire, che
egli volendo pafeere fua burbanza , particolarmente dopo la confeguita di-
gnità di Cavaliere, veftivafi di nobile drapperìa, ne mutavafela mai ; fin tanto
non fé la vedeva cafeare in terra a brano a brano , fé V offerveremo in_.
quello , in che fino gP ifteflì.bruti pare che premano alquanto , che è il te-
ner netto il proprio corpo , ed il nutrirfi,Io vedremo difettofo , trovandoli
che egli nel primo fu negligentiffimo, e nel fecondo non meno, già che per
gran tempo per apparecchio di fua Tavola egli altro , che una tela meftica^
ta , ov* era dipinto un certo Ritratto, ne ci fa credere che egli per avven-
tura fuffe in ciò che alla nettezza appartiene in tale occafione il più efatto
uomo del Mondo , la fua frequenza delle Taverne. Dal modo d' operar di
queft* Artefice prefero il nome di naturalifti coloro , che vollero imitare la
fua maniera, fra*quali riufeì più d* ogn* altro Bartolommeo Manfredi Man-
tovano,!* opere di cui in buona quantità pervennero in quei di Cafa Verofpi
di Roma, ed altre ne*Sereniffimidi Tofcana,e ineffaCittà di Roma finì fua
vita»Carlo Saracino imitò ancor*egli la fua maniera, e fono fue Pitture in
S. Adriano , e nella Chiefa dell' Anima. Ebbe coftui un fuocoftume di di-
pignere ne* fuoi Quadri Uomini vecchi, e Unuchi con tefta rafa , e fenza
barba. Giufeppe Ribera , detto lo Spagnoletto , che portatofi a Napoli per
i Viceré , e per altri infiniti; tanto che avendovi acquietata aura grande vi
fi fece ricco. Fra 1' altre cofe, che dipinfe coftui fu la Tavola della Cappel-
la del Teforo col Miracolo dì S. Gennaro^ Intagliò anche all'Acqua forte.
Valentino* nativo di Birè non lungi da Parigi , imitò molto il Caravaggio
al quale fu fimiliffimo nel genio di rapprefentare nelle fue Tele, Suoni, Giuo-
chi , Zingane, e fimili, e nel tempo di Urbano Vili, dipinfe per la Vati-
cana
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,:-jMLCMEIj(&NOZQ H>A€AXAVA®GIG,.ilx.
caria Bafilica una delle minori Tavole , che fu quella del Martirip dé'San**
ti Procefso, e Martinianp. Similmente Gherardp Npnthprft d1 Utrecht, che
riufcì eccellente nel cplprire notti .,# lumi a iìipcp , e nella Scala fece* il
Martirio di S.Qjavan Batifta, che molto fu lodata. Altri imitaronp la ma-
niera del (Caravaggio, de'quali non occorre altro dire, effendofi di loro al-
sr
                                trove fatta ricordanza.
••,,■, , ;..}•..?' a,"-; ; * ' '.:■                                                         ;... ,                      -,.'■:•;•: . . . :..... wi                                      :                              - '■'■ > »■( - ■■'■ ■ • * i,*
' .H'I-ipil, '14 I ij . ' 1          '."l1!"1*,'.. » '_,'              I              ..'                       1 .                         .             'in,!1'imi |V 1 j j ,^i . . s j! tt, 1.1 'M".'iv''-{I - » 1 ;—« ym':
PIETRO PAOLO RUBENS
PITTORE FIAMMINGO,
w$)ìfcepoh\ di Ottavio Vanveens , nato 15 77. *fcj^ 1640.
.,"»• ; 1
IETRO Paolp Rubens-nuovo, e chiariflìmo lume fra tanti i
e tanti , che fino dal rifprgimentp dell'Arte della Pittura
inepminciaronp ad illustrare la Provincia di Fiandra ,ebbe
ifuoi natali d' una mpltp pnprata famiglia il dì z8. Giù-
gnp 1577. nella Città di Cplpnia , dpve il Padre, e Ma*
dre fua Nazipnàli d' Anverfa s* eran pprtati per goderei
quivi fra Iprp amici , e parenti la fplennità d'una certa
fefta, e nella fteffa Città di Cplpnia nella Chiefa di S. Pietrp ricevè l'Acqua
del -Santo Battefimp , in memoria di che egli fatto poi grande, e nella per*
fona,, e fieli'Arte, fece per efla un bel Quadro del Martirip fppra la Cro-
ce del Santo Apoftolo , e finp a' tempi npftri rimane quivi fi viva la me-
moria , e ì concetto di fi degno Artefice, che fi mpftra a' Fpreftieri, cpme cp-
fa , di gran pregip la Cafa , pve egli fu partprito a quefta luce. Tantp hp
ip per notizia ricercatami a '.pojjfca fon già dpdici anni paffati da AbrairL*
Genfels Pittpre della M, del Re Criftianiffimo-, per mezzo del caro ami-
co fup , e ^upn Pittpre Francefco Pieters , e ad eflTo dalla medefima Cit-
tà di Cplpnia , mandata cpn atteftatp d' aver' egli fteflb dal Sagreftano di
S. pietrp cavata, la nptizia del BattefimP del Rubens in detta Chiefa, e-/
d'aver cpnjgli occhi prppri anche v«jiuta la Cafa. Quefto fia detto per non
falciare di dar4urae di tal circpftanza minuta iotornp alverp lupgp del naf-
cimentp del Rubens, il quale non perche nato in Colpnia non può dirfi
4*Anverfa ì;€Qm« da un'eccellente Scrittpre è ftatp nptatp , eflfendp vera-
mente la Città d' Anverfa (tata *Ia Patria de' fu pi Genitpri , e poi la Stanza
di lui medefimp per gran .tempo .: PerveniUP dunque che fu Pietro Paolo a
competente età , fu dal Padre defiderofodVaflecondare il bel genio diluì
accomodata con Ottavio Vanveens da Leiden, Pittore del Duca di Parma, e
ppidellVÀrcidù^a Alberto. Diedefi egli allo ftudio del Difegnp , ed io un
tempo ften% volle anche dar principipal maneggio de' cplori ^cpftume ufato
da* giovaiKi, che :in Fiandra svapplicano a qugft* Arti ; volle poi pp«|ar(ì
Nn                                           in
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38 % VECEN. lldetta TM^ III del SE® WMaì 1590. al 1600.
in Italia , e nella Città di Mantova ricevuto dal Duca Vincenzio;, non-»
avendo ancora compito il ventèlimo di Tua età,fece i Ritratti di quei Prin*
cip?. Viaggio alla volta di Roma , e quivi in S. Croce in Gerufalemme per
entro la Cappella di S. Elena restaurata dal Cardinale Arciduca Alberto
titolare ,di quella Chiefa ; dipinfe per T'Aitare di mezzo là S. Elena colla
Croce,e ne' due Quadri laterali la Coronazione di Spine,e la Crocififfione
del Signore , nelk quali opere diede affai buon faggio di fua bravura , in-
torno ali* imitazione del naturale. Da Roma fi portò a Venezia , dove fece
grandi ftudj fopra le Pitture di Tiziano , e di Paolo , che lo fecer pervenir
poi a quel gran pofto d' eccellenza', che a tutti* è noto , 0i}de tornofsène>
a Roma tutt' altro che quel di prima, e nella Chiefa nuova per li Padri de}-
P Oratorio colorì la Tavola del Maggior'Altare con gli Angioli, che adoran
la Vergine , e ne' lati del Corp gli altri due gran Quadri con più Santi , i
quali condufse in fui gùftò di Paolo Veronefe. In Genova dov' egli poco di
poi fé ne andò , e dove più che in altro luogo d'Italia fi fermò ; fece la^
Tavola della Circoncifion del Signore pe,' Padri della Compagnia di Gesù ,
e quella di S. Ignazio in atto di operar miracoli . »Ritrafse molti Cavalieri
di quella Patria , e più Quadri di diverfe invenzioni dipinfe per particolari
perfone, che lunga cofa farebbe il raccontare; fecevi afsai ftudj in Architet-
tura , e quafi tutte le più belle fabbriche mifurò , e difegnò con lor piante
alzate , profili , e fpaccati in Croce , ed in vedute diverfe, le quali cofe poi
in Anverfa diede alle Stampe P Anno 1622. a effetto di toglier via dalla
fiandra la barbara maniera , e introdurvi il bel modo Italiano , atto inL,
vero degno d' uomo di nobilifiimi , e alti penfieri , quale fu egli. E mara-
viglia non fu che egli in Anverfa pure fi fabbricafse un grande, e nobiliffi-
mo Palazzo tutto al moderno mcfdo Italiano con bozzi, ed altri adornamen-
ti per entro di cui dipinfe di fua mano una Loggia con Profpettive, Architet-
ture, e con Baffi rilievi di ricca invenzione, e fra l'altre cofe finfe, che a quel-
le Architetture fufle fiato attaccato un Quadro per afciugarfi al Sole , così
bene fpiccato dal fodo , che dicefi che veduto un dì dalla Serenifs. Clara-.
Eugenia Infanta di Spagna maritata all' Arciduca Alberto d'Infprùcch, Si-
gnora tanto rinomata in quelle parti di Fiandra < ordinale , che Me tòlta
giù quella Tela, che ella credè vera , e non dipinta. Erafi già il nome fuo
fparfo , non pure per 1' Italia tutta , ma era eziandìo trapaffato in Fian-
dra , e ftefovifi per modo , che ornai v' era da ognuno desiderato , quan-
do egli rifolvè di portarli in perfona , non oftante che da1 maggiori Monar-
chi d'Europa,a fine d' arricchire i propfj Palazzi, e Gallerìe di fue opere,
e godere di fua nobile converfazione , e delle coftumatifsime maniere , con
cui dava fomento alla fama , che correva di fuo valore neÌP Arte , veniffe
tuttavia follecitato di portarfi a* loro fervigj. Furono in Anverfa le primo
opere fue la Tavola del Crocififso nella Chiefa di Burgh , e le Mario
ne' portelli della medefima Tavola. Nella Chiefa di S. Domenico all' Alta-
re del Santifsimo i quattro Dottori della Chiefa in atto di parlare del Di-
vino Sacramento . Dipinfe nella Cattedrale la Deposizione di Croce e nel-
Pinterior parte de'portelli la Vifitazione, e la Purificazione, e nel di fuo-
ri una gran figura di S. Criftofano col fanciullo" Gesù . Fece un' altra Ta-
vola dentro al Coro,ov' è figurata P Aflunzione di Maria fempre Vergine,
opera,
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: ; a flET\0 TJOLO XVBENS. > 285
opera , eh* ebbe lode d' eflfer* una delle migliori,che fino a quel tempo avef-
fer partorite i fuoi pennelli . A' PP. Gefuiti colorì altre due Tavole di Mi-
racoli di S. Ignazio , e della Predicazione di S. Francefco Xaverio agl'In-
fedeli , e quella confermare con Miracoli ; e altre opere fece per elfi Padri t
the
ebber luogo nel foffitto di quella lor Chiefa . La Sacra Storia dell' Ado-
razione de' Magi dipinfe per la Chiefa di S. Michele, e per quella di S. Ago-
ftino , di S, Francefco , della Badìa di S. Amante altre Tavole condufse-^
lodatiffime . Altre ne colorì per li Cappuccini di BrwTelles , e per li Padri
Predicatori , per la Chiefa di S. Niccolò , e per altre di quella Città altre
firn ili opere fece.
Era 1* Anno 1620. quando terminate le differenze, nate fra la Regina Ma-
dre Maria de' Medici , e '1 Re fuo figliuolo , effendo ella già ritornata-»
% Parigi , volendo adornare il fuo Palazzo di Lucemburgo , con una_*
bella Gallerìa, volle a fé il noftro Pittore, che giunto a Parigi, ove fu ri^
cevuto, e trattato alla grande,diede mano all' opera,e fotto bellifsimi Poe-
tici componimenti , e rapprefentazioni efprefse tutti i fatti di efsa Regina-*
Maria Moglie d' Enrico IV. dalla nafeita fino a quel tempo , che eran fe-
guiti gli aggiuftamenti col Figliuolo . Qui non è pofsibile a dire quali
riufeifsero quefte opere in bontà, e perfezióne nella più parte di quelle qua-
litadi, che pofsono defiderarfi , e volerli in una degnifsima Pittura , mentre
che P animo del Rubens veniva forte accalorato dalla nobiltà , e vaftìtà
dell' imprefa , degna folamente del fuo pennello , e dagli applaufi de' Gran-
di , da cui veniva fatto fempre più coraggiofo ; baffi folo il dire , che aven-
do egli per avanti colle belle Pitture fue procacciato a fé ftefso nome fingulà-
rifsimo , in quefte poi fi portò fi bene , che non fu chi pronto dubitar po-
tette , eh' egli non vi fi fufle mdftrato affai maggiore dì fé fteflb. Le ricchez-
ze, che al Rubens fruttò quefta grand* opera, furono eguali alla magnificen-
za di quella gran Regina , e per confeguenza non punto minori del merito
di fua virtù . Era 1* Anno 1623. dopo che il Pittore s' era sbrigato da quel
lavoro il Principe di Galles portato alla Corte di Spagna per lo maritaggio
dell' Infanta /e voleva il Re fare a quel Principe che molto fi dilettava di
Pitture un grato dono ; onde rifolvè di prefentarli il Quadro dell' Europa ,
il Bagno di Diana con altri bellifllmi originali di Tiziano , e deliberò che^
fuffero copiati dal Rubens:ma ficcome non ebbe effetto quel difegnato Ma-
trimonio , così ne meno ebbero il dono, e le copie infieme con gli originali
ff.effi reftarono in Madrid, ebbe anche, ftando in Anverfa,a dipignere per lo
Re Filippo t^. molti Quadri , che dovevano fervire per lo Palazzo da elfo
fabbricato detto della Torre della Perada tre leghe lontano da Madrid y il
quale volle "quella Maeftà adornar tutto di Pitture ne'foprapporti ,enellefo~
praffineftré, se negli altri vani, e fino negli anditi, e ripiani delle Scale, e a
tale effetto fece fabbricar le Tele in Madrid alle dovute mifure , che poi al
Rubens furon mandate in Anverfa , e fu cofa degna d' ammirazione il ve-
dere , come il Rubens in quelle invenzioni , e bei componimenti di Favole
delle Metamorfofi ,'e altro operò in modo , che poteano volendo congiun-
gere un Quadro con 1' altro Quadro , avendovi egli in certi vani frappófti
icherzi d' Animali, fatti dipignere a Sneyeys in fi fatteicofe eccellentiflìmò
Pittore, Anche ebbe a fare per lo fteffo Re i Quadri , e una bella muta di
*.;;..•'.:.:
                                            Nn z                                Cartoni
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2S4 T)ECENMJdhf^nLdelSEC.WJal tfòo.d 1600.
Cartoni per tappezzerìe, che poi furono .refluite in Fiandra, e in efiì figurò i
Trionfi della nuova Legge della Chiefa Cattolica., e Y Eresìa abbattuta, la
verità del S, Evangelio , rapprefentando le figure fra' compartimenti di co-
lonne ritorte , che reggono P Architrave, collegando con Putti imprefe,. e
ornamenti. Ma fra gli altri componimenti che fece il Rubens per Cartoni
di tappezzerìe , bellifiimi furono ftimati quelli dell' Iftorie di Decio Confo-
le • ' quando egli votò fé fieno per la falute del Romano Popolo control
Galli », e Sanniti , nelle quali maravigliofamente efprefle il parlamento al-
r Efercito P imprecazione del Pontefice contro i Nemici, e Decio fteflb da
effi morto , mentre verfo di loro fopra un bianco Cavallo eoraggiofamente
incaminavafi, e finalmente il Cadavero di lui efpofto fra Soldati , fra Ban-
diere, Titoli, e Trofei per lo gloriofo Funerale. Venuto l'Anno 1635. fi fé-»
cero con difegno , e afiiftenza del Rubens gli Archi Trionfali con le Statue
de i dodici Imperadori di Cafa d* Auftria , il tutto fattofi con P occafiorief
dell' arrivo in quella Città del Cardinale Infante Ferdinando d' Auftria $
mandatovi da Filippo IV. Re delle Spagne per governare i Paefi baffi, la
quale Fefta fu con maggiore pompa folennizzata , a cagione d'eflerfi il
Cardinale, venendo di Spagna nel pattare per la Germania, unito con Ferdi-
nando III. Re de'Romani folto Norlingua, con che aveva avuta gran parte;
nella Vittoria riportataci..contro i Svetefi di quella Piazza. Di; tali belliffime
invenzioni, e Difegni fatti dal Rubens in quella occafione, fi vede un Libro
in foglio grande Stampato in Anverfa con Tue figure , e coni* efpofizioni
dell' Erudito Gafpare Gevarzio, del cui chiaro ingegno furono parto anche
gli Elogi . Ma farebbe cofà da non aver mai fine la narrazione di tutte^
1' opere , che inventò , e co i fuoi pennelli conduflfequeft'r Artefice ; bafti
folo il dire , che non fi trovò in Fiandra Chiefa confpicua,, o nobile Palaz-.
zo ne' fuoi tempi , che non fi gioriaffe d' avere Tavole ,0 altre Pitture dì
fua mano j terrea quei moltiffimi, che egli ebbe a fare quafi per tutti i Prin-
cipi d' Europa, le quali fole farebbero baftanti per dargli fama d' Uomo
grande neir Arti , finche morte invidiofa troncò il filo del viver fuo nel
iettantefimptérzo di fua età , e ciò fu nel di 30. di Marzo 1640. Ri ma fé di
lui un figliuolo per nome Alberto , bene addottrinato in Greca , e Latina.*
Letteratura,il quale, mercè Tottima educazione avuta dal Padre,giunfe ad
efiere Segretario di Stato in Fiandra del Re Cattolico .Fu il Cadavero
del Rubens con gran pompa ripofto, nella Chiefa di S.Jacopo avanti appun*
tóalP Altare , ove aveva dipinto il bel Quadro di S. Bonaventura sin Abi-
to Cardinalizio/che baciala manosa Gesù Bambino in feno alla Madre- e
gli prefenta il Calice.
                                                       <.-:Wqi
Diremo per ultimo, che oltrèia quanto contribuirono nell'animo del Ru-
bens le degne prerogative y in ciò che alle belP Arti appartiene, fu egli an-
che ornato di tante qualitadr, e; virtù , che per quelle folamente , quando
non mai per altro, fu in ogni tempo , in ogni luogo , e da ogni qualità di
perfone defideratiflìmo, e al più alto fegno onorato , e regalato , e noi per
dare di tutto qualche faggio al noftroLettore,non ftimiamo bene difcoftarci
un punto da quanto ne ferine il foprannominato Bellori ; delle cui accenna-
te notizie noi facciamo fempre^ e Tempre faremo non ordinaria ftima 9 dice
egli dunque cosi; j?./ì:ì:-.^v(->'j sii olbii «?l r* - .■'..;'^ ..;
Rettaci
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. v TIST.%0.. TAO;LQ:%U'BENS,. . %%$
Rettaci ora di dire alcuna cofà de\ coftumi , e doti di quefto Maeftro , il
quale certamente più d' ogn' altro moderno nobilitò il pennello . Erano in-»
lui modi gravi, ed accortile fu egli faggio quanto ciafcuno del fuo tempo,
godendo le fue doti naturali , di bontà , e di prudenza affinata con V ufo
de' Grandi , che con maggior decoro ufafse l'Arte nell' eftimazione . Vale-
va in oltre nelle Lettere,e nelle Scienze con molta erudizione,ed eloquen-
za , ed era verfatiffimo nell' Iftorie , e nella Poesìa . PofTedeva molte lìn-
gue, e gli erano famigliarifiìme, la Latina, e V Italiana, con le quali fcri-
veva , ed annotava gli ftudj fuoi della Pittura . Tali virtù non folo gli con-
citavano la ftima , e V amore de' fuoi eguali , ma P inalzavano alla bene-
volenza de' Grandi , giudicato abile a cofe gravi ed importanti ; fi che per
configlio del Marchefe Ambrogio Spinola fu egli eletto Ambafcìadore in In-
ghilterra per la Pace , e parlato a queft* effetto in Ifpagna , gli fu data dai
Re la carica dell' Ambafciata , che gli forti felicemente , con 1' efecuzione
della Pace . Gran fodisfazione ebbe il Re Carlo della venuta del Rubens ,
e come egli era ftudiofifiìmo della Pittura lo raccolfe , e lo trattò con info-
lito onore in Londra , dove anche fi trattenne a dipignere , e fece nove-/
Quadri per la Sala d'Udienza degli Ambafciadori, riportati nell1 intavola-
to della foffitta con li fatti del Re Giacomo quando entrò in Inghilterra-*
vittoriofo dal fuo Regno di Scozia. Prima che egli faceffe partenza dalla--.
Corte il Re voile onorarlo , e rimunerarlo ftraordinariamente , e lo creò
fuo Cavaliere , onde nel parlamento tòltali la fpada dal fianco , la pofe %
lui, e fra gli doni gli diede un Diamante, che il Re ancora fi levò dì dito,
aggiuntovi un cintiglio di altri Diamanti al valore di dieci mila feudi . Ri-
tornato dopo in Ifpagna con fodisfazione della Corte , il Re lo fece Genti-
luomo della fua Camera 9 con 1? onore della Chiave d' Oro , ed avendo
fatto li Ritratti del Re , e della Regina , rimunerato regiamente riportò
in Fiandra molte ricchezze , con le quali viveva fplendidamente onorato,e
dagli Arciduchi, e dal Cardinale Infante * L* Arciducheiìa Ifabella Eugenia
lo fece ancora Tuo Gentiluomo , come egli s* intitolava negli atti publici ,
Nobile domeftico della Sereniffima Infante. Aveva adunato Marmi, oStatue
che portò, e fece condurfi di Roma con ogni forte d' Antichità, Medaglie ,
Carnei , Intagli , Gemme, e Metalli , e fabbricò nella fua Cafa in Anverfa
una Stanza rotonda con un folo occhio in cima a fimilitudine della rotonda
di Roma per la perfezione del lume eguale,ed in quella collocò il fuo pre-
ziofo Mufeo con altre diverfe curiofità peregrine. Raccolfe ancora molti Li-
bri , e adornò le Camere , parte di Quadri fuoi originali , e parte di co-
pie di fua mano fatte in Venezia , e in Madrid dà Tiziano , da Paolo Ve-
ronefe , e da altri, Pittori eccellenti. Era perciò egli vifitato , e dagli uomi-
ni di lettere, ed eruditi, e dagli amatori della Pittura ; non paflfando Fore-
fticre alcuno in Anverfa , che non vedeffe il fuo Gabinetto , e molto più.
lui , che 1' Anima colmò di virtù , e di fama. Con la quale occafione fece i
Ritratti di molti Principi , e Perfonaggi : vifitato da Sigifmondo Principe di
Pollonia, che andò a vedere l'attedio di Buda^ lo ritralTe al naturale. Pre-
fa Buda P Infanta Ifabella col Marchefe Spinola tornando a Brufselles nel
pafsare per Anverfa fi trasferirono a Cafa fua1, per la curiofità delle fue ope-
re , e Mufeo, ed egli fece il loro Ritrattò , Utili cjùali riufdva vivamea-
•te,
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2%6 !)ECEN.nJellzTjf^niJelSEC.WJalif9o.ali6oo.         J
te, e con forza naturale ; conT occafione che egli poi andò in Inghilterra;,
come abbiamo raccontato , vendè tutto il fuo ftudio al Duca di Bughingan
cento mila Fiorini , e per non attriftarlì nella perdita di quelle cofe , che^
gli erano cariifime, formò le Statue di Geffo, e le ripofe ne1 luoghi degli ori-
ginali , e rifece altre Pitture per ornamento,
Fu egli di ftatura grande , ben formato, e di bel colore, e temperamen-
to ; era maeftofo infieme , ed umano , e nobile di maniere, e d' abiti ; fo-
lìto portare Collana d' Oro al collo , e cavalcare per la Città, come gli al-
tri Cavalieri , e Perfonaggi di titolo , e con quefto decoro il Rubens man-
teneva in Fiandra il nobiliffimo nome di Pittore . Reftaci a dire alcuna co-
fa delli modi fuoi tenuti nell' Arte ; non era egli femplice pratico , ma eru-
dito , effendofi veduto un Libro di fua mano , in cui fi contengono offerva»
zioni di Ottica, Simetrìa, Proporzioni, Anatomìa , Architettura , ed una_.
ricerca de' principali affetti, ed azioni cavati da deferizioni di Poeti con le
dimoftrazioni de' Pittori. Vi fono battaglie , naufragi , giuochi , amori, ed
altre pafììoni, ed avvenimenti', traferitti alcuni verfi di Virgilio, e d'altri
con rincontri principalmente di Raffaelle , e dell' antico . Circa il coloro
«bbe ii Pvubens una ftupenda libertà, egli ftudio in Venezia,e mirò fempré
Tiziano, Paolo Veronefe, e Tintoretto con le ofiervazioni del chiaro feuro,
e delle mafie delle tinte. Colorì dal naturale^ fu veemente nelle miftioni,
radiando il lume con la contrarietà de' corpi ombrofi , ficche fu mirabile./
Dell' oppofizioni dell' ombre , e de' lumi. Si mantenne fi unito , e rifoluto
che fembrando le fue figure efeguite in un corfo di pennello , ed infpirat&s
in un fiato , come fi riconofee nella Gallerìa di Luccmburgo, che è ruttai
armoniofa, e ritiene gli effetti più ftupendi del colore,e'1 più bello,e'1 più
gloriofo parto del fuo pennello. Ebbe egli naturai dono , fpirito vivo , in-
gegno univerfale, nobile, e coltivato nella Letteratura di buoni Autori d'If-
toria , e di Poesìa , onde era capace d'invenzioni, e fapeva fpiegare ifog-
getti con le parti più proprie , e più opportune, era efficace ali' azione , ed
in effe efprimeva, ed amava li moti , e gli affetti . Oltre le cofe da effo
difegnate , e copiate in Italia, ed in altri luoghi , ed oltre il gran numero
dalle Stampe raccolte d' ogni Corte , tenne provvifionati alcuni Giovani in
Roma , ed in Venezia , e Lombardia , perche gli difegnaffero quanto fi
trovava d' eccellente. Nel comporre poi fé ne ferviva di motivo ; e ne ar-
ricchiva li fuoi componimenti , ed in vero che alla copia deli' invenzióni ^
e dell' ingegno aggiunta la gran prontezza , e la furia del pennello, fi
i\t(e la mano del Rubens a tantp gran numero d' opere , che ne fono piene
le Chiefe , ed i luoghi di Fiandra-* e d* altre parti ancora , e molte di efse
grandi , e copiofe fé ne veggono pubiìcate alla Stampa . Si può opporre
nondimeno al Rubens d* aver mancato alle Belle forme naturali per la man-
canza dei buon difegno , per la quale, e per un certo fuo genio, che noru
pativa riforma, veniva egli rimoffo dalla venuftà dell' aria delle tefte, e dalla
grazia de'contorni, che egli alterava con la fua maniera. Accomodò le fue
figure ad un' Idea di volti , e di barbe fenza varietà , e non diffimiji fra
loro , e più tofto vuìgari , Nel veftire , die fìngeva armati , o abiti anche
di perfonaggi antichi, gli accomodava all'ufo moderno, e per lo più copriva
-d'ignudo con un femplice panno non corretto dall' Arte .Con la libertà del
colorita
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' - J>lET%p GITOLO %Ut ENS: : 287
colorito fpeflfe volte fi dimoftrò troppo pratico, ne fi riteneva alle parti
emendate della natura , e benché egli ftimafle fommamente RafFaello , e
1' antico , non però mai immitò T uno , o F altro in parte alcuna , e fé
aveffe voluto feguitare i lineamenti delle Statue d1 Apolline,di Venere , e
del Gladiatore, gli alterava tanto con la fua maniera, che non lafciava di
effe forma , o veftigio per riconofcerle. Riportò egli in Fiandra il buon-
colorito Veneziano , in cui fondò la fua fama , ancor che in Anverfa lo
precedettero di poco nelP età ,Francefco Purbus chiaro ne' Ritratti,ed An-
tonio Moro , P uno , e P altro Pittori eccellenti , molti s? accoftarono alla
fua maniera in.Fiandra; ma tra* fuoi Scolari più chiaro d' ogn' altro diven-
ne Antonio Vandich, di cui ora fiamo per ifcrivere. Fin qui il Bellori , e
con quefto fteflfo vogliamo , che abbia fine la prefente narrazione.
11 ■" !                       , ■»—<p*-whìW^m«wì                                           1 m m ri in.....11 1 .11 .              —; ■ 11.                     1 1 11                                                         n-iiT» m
P I T T O R I ,
CHEIN QJJESTO TEMPO FIORIRONO
NELLA CITTA* DI GENOVA.
ERNARDO CASTELLO Nato in Genova nel 1557.
nella Scuola d'Andrea Semino buon Pittore di fua Patria
fu fi fattamente applicato alP Arte , che appena aveva-*
compito il fecondo luftro, che dava aperti fegni di pofse-
derne i più bei precetti. Col praticare, che fece poi in-
quella di Luca Cambiafo s' invaghì di fua maniera, e ne
divenne imitatore fino al fegno di poterà* tal volta cam-
biare V opere dell'uno con quelle dell' altro Maeftro , cofa che quanto in
ogn' altra fua Pittura, fi fcorge nella Tavola della Natività del Signore ,che
egli fece pe' Padri Olivetani del luogo di Quarto , ed in altre ancora. Era
P Anno 1575*6 decimottavo di fua età,quando efiendofi egli già accafato,
venuto in potere d' una nojofa ipocondrìa , deliberò faggia*mente di cercare
fuo rimedio , viaggiando per P Italia p*er vedere in tanto , e (ludiare le
beli' opere de' gran Maeftri, In Ferrara ftrinfe amicizia col celebre Poetai
Torquato Taflfo , e fu poi tale P amore , che pafsò fra quefti due , che non
folo non mai venne meno , ma gli partorì eziandìo quello d' altri de' più-
celebri Poeti di quella età , e tali furono il Cavaliere Marino , Tommafo
Stigliani , Scipione de' Signori della Cella , Gabbriello Chiabrera, Loren-
zo Cattaneo , Anfaldo Ceba , e «Angiolo Grillo , e quello che fu più tratte
egli dalla vivacità di tanti ingegni, e particolarmente da quella del Chiabre-
ra non poca utilità ne' componimenti delle fue Storie. Tornato finalmente
alla Patria moltiflìme opere dipinfe a olio , e a frefco . Per Gio: Baùtta^
Sifto nel Gesù colorì la Cupola di fua Cappella con Iftorie de' Fatti di S. Gio:
Batifta. In S. Francefco fece due Tavole di S. Diego , e, di S. Girolamo .
In S.Siro la Difputa del Signore fra*' Dottori. Pes Cappuccini colorì quat-
:..'->
                                                                                               tro
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%U l)ECENJIJellaT2?^niJdSm.W:M 1 %9o.aìi6oò.
tro Tavole , e tante, e tante Pitture conduffe co i fuoi pennelli per publi-
ci , e privati luoghi., che è quafi imponibile il raccontare ; tanto elle per
la gran copia,che glie ne veniva delcontìnovò ordinata,gran fatto non fu,
che alcuna talora alquanto meno lodevole ne efponeffe alla pubblica viltà ,
fra le più belle però fi conta la Pittura della Loggia d'Agoftino Sai uzzo in
Alvaro; contribuirono molto alla fama di quefto Artefice le belle invenzio»
ni , che egli con grande ftudio , e Arte difegno per lo principio d' ogni
Canto del Poema del Tarlò, le quali tutte terminate , che furono confegnò
a D. Angelo Grillo , quando l'Anno 1586. partì di Genova alla volta di
Ferrara , acciò che a quel degnifiimo Poeta hrfuo nome le prefentaffe. At>-
tefe Bernardo anche molto ai Ritratti , a*quali fu folito dare fomiglianza,
fpirito , è maeftà infieme, onde fra quefto, e la comunicazione, che gli eb-
be Tempre co' più rinomati Poeti , convennegli il fare di molti di elfi il Ri-
tratto al naturale, e grandi, e belliffimi Elogi r+e' riportò foa-v4rtù. L'An-
no 1604. portatoli a Roma dove molti Quadri dipinfe per lo Duca Altemps
per 16 fuo Palazzo nel Quirinale , ebbe a fare nella Minerva la Storia della
Predicazione di S. Vincenzio Ferrerò al Pontefice , ed in quefte opere diee
de tal faggio , che da' Deputati della Fabbrica della Vaticana Bafilica , fu
elettro a dipighere una delle Tavole della rrìedefìrna, e fu Quella del S*.Pie-
tro camminante fopra T onde marittime , che allora fu affai lodato , ma
non andò molto,che quefta Pittura rimafe dall' umidità, e dalla polvere il
malconcia , che per quanto ne fu detto allora per Roma fu neceffario far-
la rifare di nuovo ad altro Maeftro, e fu quefti il Cavaliere Lanfranco ; là
verità però fi crede che fufse,che il Lanfranco.mediante gli ufizi della pro-
pria Conforte dònna-attuta ., e entrante , operafse per/modo in'tern^-
po d' Urbano, in afsenza di Bernardo di quella Città,che fufse fatta toglier
via la Tavola di lui ,e v«i fuffe pofta quella del marito fuo, ma fé colpa di
trifta forte col mancare della Pittura di quefto Artefice, mancarono eziandìo
in Roma gli applaufi a' fuoi pennelli ; feppe egli. guadagnarne loro altri
molti nella bella Tavola del S. Lorenzo , che egli P Anno 1608. dipinfe
per la Cappella del Serenifsimo di Savoja , fotto la quale deferiffe egli la
famofa Battaglia feguita a S. Quintino , onde avvenne P aver* egli aequif-
tata appretto a quel Sovrano grazia non*ordinaria; tanto che" erTendogli poi
1' Anno 1616. venuto in penfiero di riftampare le figure di proprio difegno
al detto Poema del Taffo , all' iftèflò Io dedicò , ebbe poi non folo per Io
Duca, quanto per lo Cardinale, e altri figli di lui, a fare quattro Tavole di
fatti di Don Amadeo di Savoja , e tanto di quefte , quanto della gradita^
Dedicatoria del bel Poema , riportò onori proporzionati alla generalità éi
quei Potentati. Era già 1' Anno 1629. e dell' età del Pittore il fettantefimo
fecondo , quando effendofi in Roma venuto in chiaro del gran torto ftatogli
fatto nel tor di luogo la fua Tavola del S. Pietro , penfarono i Deputati di
richiamarlo:ma non ebbero eglino a pena dato effetto a lor difegno , n^
ebbe egli con fuo gran contentò accettato 1* invito, che fopraffatto da acci*
denti di gran malattìa, cambiò y come polliamo credere, le Fperanze di gode-
re Felicità in quella Patria con confeguimento di quelle del Cielo , e ciò fu
nel giorno 4. di Ottobre dell' Anno detto.
                . ; . .
Furono Difcepolì eli Bernardo Gio: Maria Gattello fuo. figliuolo , che più
che
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%EXNA\T>0 CASTELLO; %%\
che ad altra cofa attefe all' Arte del Miniare , Bernardino Gattello de' Fra-
ti Minori , che pure attefe al Miniare , e Valerio Cartello eziandìo fuo fi-
gliuolo pure anch'elfo Pittore , finalmente pio: Andrea Ferrari, che aven-
do avuti da elfo i principe dell' Arte , continovò poi ad efercitarla apprefifo
Bernardo Strozzi , detto il Cappoccino Genovefe.
LAZZARO FAVARONE Nella Scuola di Luca Cambiafo tec% anch'elfo
buona riufcita ; tanto che in breve tempo fi conduffe ad effer del fuo
Maeftro , anzi Compagno ,. che Difcepolo . Raccontai di coftui , che egli
arrivò a tal confidenza con Luca,che molto fi tratteneva per ordinario irt^
Cafa di lui , fempre (tudiando intorno ai Precetti dell' Arte , e fopra d' in-
finita quantità di Difegni che v' aveva lo fteffo Luca di propria mano ; ma
confervati però con gran difprèzzo , non altrove , che fopra la nuda terra
ammafTati,e fparfi ; tanto che accortoli il Favarone, che alla giornata eglino
andavano fempre fcémando, venne finalmente in chiaro,che i. medefimi era-
no per gran tempo ferviti ad una Fantedi quella Cafa per avviare il fuoco ,
ond'egli, attefo il poco concetto,e la poca ftima, che avevane il Maeftro,
ebbe per meno mala il pigliarfene un dì la maggior parte , e alla propria
fu a Cafa portarfegli. Occorfe in tanto, che il Cambiafo fu chiamato in Ifpa-
gna per dipignere nell' Efcuriale per la Maeftà di quel Re , e Favarone lo
feguitò , e quivi con elfo ttattennefi in fuo ajuto, finche durò la vita di lui.
Morto che fu il Cambiafo , ftettefi colà nove anni , e poi fece ritorno alla
Patria, ove primieramente dipinfe la Facciata delTalazzo di quei Signori,
che affiftevano al Governo delle Cafe di S. Giorgio verfo la Marina. Erafì
egli fatto affai pratico in Ritratti , che però molti ebbe a farne per li Tuoi
Cittadini ,e perche il forte di fua inclinazione'era al dipignere a frefcó , vi
fu in ciò affai adoperato * Adornò con fue Pitture per quei di Cafa Ferrari
il loro Palazzo in mila Piazza del Guaftato , e quello del Grimaldi preifo a
S. Luca , quello di Niccolò Cataneo rimpetto S. Orpete, e quelli altresì di
Gip: Batifta Roma nella Strada nuova ; ciò non oftante colorì molte Tavo-
le a olio , cioè per li Fratelli dell' Oratorio di S. Ambrogio , e per altri
luoghi , nelle quali moftrò , che fi fatto modo di dipignere non era intera-
mente il fuo proprio. Fdori di Città condulfe altre opere a frefco,e tali fo-
no quelle della Villa de' Barfotti a Teralba , quelle del Palazzo di Albaro
di Jacopo Saluzzo , dove nelle Logge verfo Levante rapprefentò 1' Iftoria
dell' Entrata del Colombo, facendo venire con buono artifizio il terrore
degl* Indiani al comparire di quel Capitano con fua gente , e loro fuga per
quelle felve , opera in cui s'ingegnò di far cónofcere quanto egli fuffe pra-
tico dell* ignudo* Fece egli tali Pitture a concorrenza di Bernardo Cartel-
lo, il quale nello fteffo luogo dipinfe un bel Salotto, e la principale Loggia
dalla parte di Ponente . Lafciai di dire, che egli dipinfe per li Deputati fo-
pra la Fabbrica di S, Lorenzo il Coro di quella Cattedrale. Altre beli' ope-
re finalmente fece il Favarone , che per brevità fi tralasciano , fino a che
}' Anno 1641. dopo il corfo di 75. anni di vita , ultimo fra' Difcepoli di
Luca Cambiafo , rendè V Anima al fuo Creatore.
Oo                             AURELIO
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2pO          .                                      v-
AURELI O L O M I
PITTORE P I S A N O ,
Difcepolo del Cigoli y nato.... ^....
ORAZIO GENTILESCHI
FRATELLO D' AURELIO , E DISCEPOLO,
E ARTEMISIA GENTILESCHI
FIGLIUOLA, E D1SCEPOLA.
BBE In quefti tempi fraifuoi Pittori la Città di Pila Aure-
lio di Gio: Batifta Lomi , benché da altri ila ftato detto
Fiorentino. Quefti avendo avuti i precetti dell' Arte dal
Cigoli , riufcì affai pratico , onde fu molto adoperato in
ciò,che a dipigner Tavole per ornamento di Sacri Tempj
t appartiene. Portoffi a Genova in tempo , che ivi fpargea
gran fama di fé Pietro Sorri Pittore Sanefe, e fu fua gran
ventura , che con efferfi egli fatta una maniera di abbigliare figure con va-
rietà dì abiti , e colori , che affai davano nell' occhio , veniffe a far fi ,
che povera ne rimanefse la gran reputazione , in .che erano montate le bel-
liffime Pitture del Sorri ; e che a fé , e non al Sorri fuffer dati i più nobi-
li^ fegnalati lavori, onde ben prefto fé ne empì per così dire quella Città.
In S. Francefco meffe una fua Tavola di S. Antonio da Padova , e piùTue
Pitture nella Cappella de' Grimaldi in S. Maria di Carignano , una della
Refurrezione del Signore, e '1 finale Giudizio ; tre Tavole colorì per S. Ma-
ria del Carmine , una per S. Maria di Paflìone , dicoT Invenzione della...
Croce , ficcome altre in più Chiefe , delle quali per brevità lafciamo di fare
menzio'ne. Tornatocene alla Patria ben provvifto del denaro de' fuoi gran
guadagni , diverfe opere vi fece, e tali furono , ficcome io ho per notizia
d'un Virtuofo Cavaliere della medefima, in S. Caterina la Tavola del Mar-
tirio della Santa pofta nell* ultima Cappella a man finiftra , che è della No-
bil Famiglia da Vecchiano; quella dell' Adorazione de' Magi in S. Fredia-
no Chiefa de' Padri Bernabiti ; la quale polliamo dire , che faceffe a con-
correnza di fé fteffo , attefo che effendoiì egli fentito anco lodare dalla G.
M. del Gran Duca Ferdinando , per aver condotta la Tavola di S. Caterina,
s* impegnò con quell' Altezza di farne una affai migliore , che fu quella-/,
ed in vero è opinione molto coftante fra gì* intendenti, che ella riufeiffe la
più beli' opera, eh' e' facefse mai. Dipinfe poi la Tavola di Maria Vergine
con Gesù , S. Giufeppe , e altri Santi , che fu pofta nella nuova Cappella
de' Cavalieri. E* di fua mano il fornito della Chiefa delle Monache di S. Sil-
veftro .
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cAU%ELIO LOMI, FRATELLO, E NFPOTE. 2<?i
veftro , ed in quella delle Monache di S. Matteo Jung' Arno è una Tavola ,
che dicon fatta della fua prima maniera, più forti fi, ma meno vaga, della
quale pure moftra eflfer quella, che egli fece in S. Michele di Borgo de' PP.
Camaldolefi ,ov' e' rapprefentò il B. Michele Eremita. Colorì la Tavola di
S. Clemente , che fi vede nel Duomo , e nella Tribuna, e quella del Mi-
racolo, che fece il Signore nella moltiplicazione del Pane, quella del S. Gi-
rolamo nella Cappella dell* Arcivefcovo dal Pozzo nel Campo Santo . Nel
Battifterio dipinfe pure il Lomi fopra le tre porte tre gran Quadri d'Ifto-
rie del vecchio Teftamento . Nella detta Chiefa del Duomo veggionfi late-
rlamente alla Crociata del Sagramento tre gran Quadri,che fono principio
d' nn' ordine d'Iftoria , che ebbe allora animo di rapprefentare quel Clero,
incominciando dalla Natività del Signore , per tutti i principali Mifteri di
fua vita , e morte , la quale dovea (tenderli per tutta la Chiefa. Altre fue
Tavole fi pofsono vedere di mano di lui , in S. Andrea , nella Chiefa delle
Monache di S. Bernardo, e di quella di S. Giufeppe, e in altri luoghi pub-
blici , e privati, che fi lafciano , per isfuggire lunghezza.
Per la noftra Città di Firenze dipinfe pure alcune Tavole , fra le quali è
quella della Cappella de' Ridolfi nella Chiefa di S. Spirito degli Agoftinia-
ni , ov' è l'Adorazione de' Magi, e quella del S. Baftiano avanti al Tiran-
no , fatta nella nobiliflìma Cappella de' Pucci dedicata al Santo , contigua
alla Chiefa della Santiflìma Nonziata de' Padri Serviti, la quale, conciofufr
fecofache dipignefse egli a concorrenza del buon Pittore Giovan Batifta Pag-
gi , riufcl di buon gufto , ed io trovo che a pari di lui egli ne venifse an-
che remunerato , dico coli' onorario ftefso di 200. feudi. Portatofi a Ro-
ma vi dipinfe la Tavola dell' Afsunzione di Maria fempre Vergine , che fu
pofta fopra all' Altare dell' ultima Cappella alla deftra mano nella Chiefa_*
nuova de' Padri della Congregazione dell' Oratorio di S: Filippo Neri. Ev
certo , che averebbe egli potuto lafciare dopo di fé nome, e fama di bonif-
fimo Pittore , fé egli al buon difegno , all'invenzione , all' ornato , avefse
faputo aggiungere un non fo quanto più di morbidezza, col tenerli più lon-
tano dal modo di fare di molti de' Maeftri Fiorentini di quei tempi, i qua-
li per voler troppo fecondare gli antichi rilievi , riufeivano per ordinario
alquanto duri nell' opere loro. Oltre a ciò mancarono le Pitture di quefto
Artefice d' un certo accordamento , il quale averebbe egli potuto impara-
re dall' opere fingolarifììme del Maeftro ; ma volle ufare un modo di colo-
rire , che più all' occhio de' meno intendenti dell' Arte, che ad imitazione
del vero fervir poteffe ; ne fi guardò dal difporre i fuoi accefi colori con.,
carico tanto eguale ne' vicini, e ne' lontani, che le fue figure, checiafehe-
duna da fé potea bella apparire , nella compofizione dell' Iftoria poi poco
ridulTe. Ebbe il Lomi un fuo Fratello , che altri dicono dì Madre , e non
di Padre,, che di Cafa Gentilefchi ; in quanto eflendofi da giovanetto por-
tato a ftudiare a Roma, vi fuife accolto, e nutrito da un fuo Zio materno
Capitano de'Soldati in Gaftel S. Angelo, e che per lo molto ftare appreflb di
lui, non fapendofi per altro il fuo vero Cafato,ne venifle cognominato con
quello del Zio , che poi gli rimafe per fempre ; che di ciò fia la verità noi
fappiamo, che Orazio nel Pontificato di Clemente Vili, portatofi a Roma
fu impiegato a dipignere nella Librerìa Vaticana , e in altri luoghi del Pa-
Oo 2                                          lazzo
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2? 2 'MCEN. Il della T^IIldel SEC. W. dal i590. <rf 1600.
lazzo/Colorì egli per lo Cardinale Pietro Aldobrandino a frefco la Tribuna
di S. Niccola in Carcere f per lo Cardinale Pinello dipinfe pure a frefco in
S. Maria Maggiore la Storia della Circoncifione del Signore. In S. Giovan-
ni Laterano fece altresì a frefco la figura del S. Taddeo Apoftolo preifo al-
l' Organo. Fece anche vedere fra 1* opere pubbliche di fuo pennello un^
gran Quadro nel Tempio dì S. Paolo fuori ditRoma i in cui egli aveva rap-
prefentata la Converfione del Santo Apoftolo con gran quantità di figure ,
opera che egli aveva tolta per via di favori , [ fé non vogliamo dire per
via di violenze, che tali appunto io foglio chiamare quei favori , che fi fan-
no all' uomo a ingiufto danneggiamento dell' altro uomo] tolta dico a Ce-
lare del Nebbia buon Pittore , al quale già era fiata affegnata , con aver-
gli anche mandata in Stanza la gran Tela , ove dovea dipignerla. Colorì
pure a frefco in Cafa il Cardinale Scipione Borghefe una Loggetta del Giar*
dino . Nella Chiefa della Pace per quei di Cafa Olgiati dipinfe una Cap-
pellata con un' Iftoria del Battesimo del Signore . Nella Saia grande di
Monte Cavallo verfo il Giardino in uno sfondato della volta fece P Arme
del Papa con due Angeli , e fu ornata di Profpettìve da Agoftino TafTo y
abbellite però con figure di Virtù diverfe, vifte all' infu dall' ifteffo pennel-
lo del Gentilefchi , che fi guadagnarono il pregio delle migliori cofe, che fi
fufter vedute fino a quell* ora di mano di lui. Succeffe in tanto V Afftm-
sione al Pontificato di Gregorio XV. e avendo la Repubblica di Genova^,
del 1621. fpediti i fuoi Ambafciadori a Roma ,e fra eflì Gio: Antonio Sauli 9
quefti avendo veduto colà più opere del Gentilefchi , volle per ogni modo
alla fua partita condurlo feco a Genova , dove molt' opere ottenne dalla
mano di lui, ma non folo elfo , ma eziandìo Marc' Antonio Doria, il qua-
le per lo fuo Palazzo di S. Piero d* Arena fece Io fteflb , infieme con altri
Cittadini di quella Città ; molti Quadri dipinfe per Francia , dove chia-
mato dalla Regina due anni fi trattenne . Per lo cenno, che dato abbiamo
nel raccontare il poco lodevole atto fatto da coftui in procurare, che fufTe
tolta al Nebbia P occafione del gran Quadro della Converfione dì S. Paolo
in Roma, già può avere il noftro Lettore comprefa la ftravaganza dell' umo-
re di lui , la quale veramente fappiamo per altra via, che furie ftraordina-
riamente grande, onde non prenderà ammirazione dal fentire,che egli final-
mente lafciata la bella Italia , la Nobiliffima Roma , i parenti, e figliuoli ,
e quanto aveva qua , rifolvefse portarli in Inghilterra , dove non ho dubbio
che egli ebbe da operare pure afsai, giacche con promefsa di grande ftipen-
dio , e con rimetta di afsai danaro per lo viaggio , eravi flato-chiamato da
quel Re , ma confumanti gP anni meno ftanti , e pervenuto a quegli della
decrepitezza, in tempo appunto, che P avere amici, e parenti, e Cattoliche
Aflìftenze faria flato il fuo maggior bifogno,convennegli finire i giorni fuoi.
Bipìnfe egli' dunque per la Maeftà di quel Re afsai Tavole a olio , e 2u,
frefco, e la gran Sala del Palazzo di Granuch da Londra fei miglia dittan-
te. Di poi con reale permiflìone più Quadri dipinfe per lp Duca di Buchin-
gam, ed è verifimile ,che per altri Perfonaggi di quel Regno, gli convenifse
operare, giacche eragli venuto fattoi' incontrare il gradimento del Sovrano,t
finche venne il tempo , nel quale come dicemmo , feguì fua morte nelP ot-
tantefimo quarto di fua età. Fu al Cada vero di quefto Artefice data onora-
tiffima
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AURELIO LOMI, F\4TELL0 , E N1T0TE. 29?
tilììma fepoltura , come s' ha da moderno Iftorico nella Cappella della Re-
gina Cotto* P Altare Maggiore nel Palazzo di Sommerfethaus.
D' Orazio Gentilefchi rimafe in quefte noftre parti una figliuola vaghif-
fima d' afpetto , e valente Pittrice quanto mai altra femmina , la quale io
trovo , che fufse fatta fpofa d' un tale Pierantonio Schiattefi. Quefta, che-/
aveva imparata P Arte del Padre , fi diede prima a far Ritratti, de1 quali
fece moltifsimi in Roma . E molto ancora fu impiegato fuo pennello nel-
la Città di Firenze , e altrove . Per Michelagnolo Buonarruoti il giova*
ne celebre Letterato , e Poeta , quegli che compofe la bella Comme-
dia rufticale detta la Tancia , dipinfe quefta virtuofa Donna di bellif-
(ima maniera una figura quanto il naturale, dico una Femmina di bellif-
fimo molto vivace , e fiero afpetto , la quale ftringe una bufsola , men-
tre una lucida ftella , che quali guida le rifplende fopra alla fronte , tie-
ne accomodate a i piedi due piccole carrucule, per dimoftrare cred1 io fua-»
prontezza , e facilità nel moto , e nel corfo alP acquifto d' ogni più nobi-
le facultà, e quefta che fu fatta per rapprefentare V inclinazione, ebbe luo-
go nel fomtto della nobiliffima Stanza della Cafa , che fra P altre di fua_*
bella Gallerìa, fu dedicata alP azioni gloriofe del gran Michelagnolo Buo-
narruoti fuo antenato, nel quinto fpazio piccolo ,che torna fopra la porta,
per cui entrafi in efla Stanza. Era quefta figura del tutto ignuda , e tale^
doveva effere fecondo il Poetico concetto del Buonarruoti , ma Lionardo
di lui Nipote, e Erede, Gentiluomo anch'elfo di rare qualità, per lo decoro,
e modeftia con che volle, che comparifse adornato ogni luogo della propria
Cafa alle cafte luci d' un bello ftuolo di piccoli Giovanetti fuoi Figliuoli ,
e della nobile Ginevra d' Efaù Martellini fua Conforte , volle che da Bal-
dafsarre Volterrano a' preghi di chi quefte cofe fcrive fufse quella nudità
ricoperta, il che kcQ il Volterrano fino a quel fegno, che al pio ferimen-
to di Lionardo giudicò, che bene accomodar fi potette fenza nulla del bel*
lo alla Pittura . In Cala Gio: Luigi Arrighetti Nobile Fiorentino è un bel
Quadro di mano dell' Artemifia , in cui rapprefentò ella in proporzione^
poco meno di naturale P Aurora vaga femmina ignuda con chiome fparfe,
* braccia ftefe inalzate verfo il Cielo , ed effa in atto di follevarfi dal fuo
Orizonte nel quale veggonfi apparire i primi Albori, e di portarfi a fgom-
brare alquanto le fofche caligini della notte. La figura per la parte dinan-
zi è tutta graziofamente sbattimentata in modo , che non lafcia però di far
moftra della bella proporzione delle membra, e del vago colorito, reftando
folamente percoffa dalla nafeente mattutina luce dalla oppofta parte , e ve-
ramente elP è o#era bella , e che fa conofeere fino a qual fegno giungefle
P ingegno , e la mano d' una tal Donna . Nel Palazzo Serenifs. fono due
Quadri di mano delP Artertùlìa, in uno-de* quali afsai grande d rapprefen-
tato il Ratto di Proferpina con,gran numero dì figure fatte d* afsai buon.,
gufto. Ma belliflimo è un'altro Quadro,che in figure quanto il naturale fi
ha in efso Palazzo , che affermano efser pure di mano di lei , nel quale d
dipinta una Juditta nelP atto ftefso di ricìdere la Tefta d* Oloferne dal fuo
bufto, opera al certo, che ogn' altra di fua mano avanza in bontà , e tanto
ben penfata, e fi al vivo efprefsa, che folamente il mirarla così dipinta met-
te non poco terrore. Ebbe coftei un* altro bel talento , che fu di ritirarne
*■■
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294 'DECEN. Il della fJf^Itt. del SEC. W. dal i59o.ali 600.
al naturale maravigliente ogni forte di fruttied «M*£gg^
U(r\*re di dire in quefto uogo, quanto 10 ho fra molte fedeli nouzie venu
a ni S di Toma per far memoria del buon Pittore Gip: Francefco
temi dalla Citta di Koma pei ™» mv
                 ct*„-(; nnPfl' Artefice nel
■Rnmanfelli da Viterbo Difcepolo del Cortona . Sta vali quelt Arance nei
oerla =erf IS^tt^S^ iSgEe far 5,
efsa il R fraub'. Erappunto allora quel tempo nel quale ella dava gran
fatio di fé per belliffimiQuadri di frutti che ufc.vano dal fuo pennello,
onde ilRomanelli gli ordinò il fare un Quadro tutto p.enod. fi fate Pittu-
re tòtone tanto fpazio da lafciarfi da effa in oportuno luogo , ne qualV
dovèuffar oeKfira i. Ritratto della Pittricein, at» appunto de colon-
re da fard elfo Ritratto per mano di lui. Obbedì 1 Artemilia, e 1 i litote
i «ntinffimemaniere fece il bel Ritratto di lei , non per effa , ma per fé,
"tfnne o a^to caro ' che poi di ritorno alla Patria, al par, d' ogni altra^
»iu ricca fuppellettile, di cui s'era fatto abbondante per d.verf. regali avu-
S in Roma Ta Prelati e Principi , volle portarlo.fax.Fece lo ve erearia
Conforte fua , e poi un bene aggiunto luogo gli diedefa 1 altrebelle^
Ptae , con che egli avea^^^^5^
ehmeTeVvaafi non^O aTodarelfMadre di lei , che fi bella.l'aveva fatta!
ch^SttréhWà della giovane che il bizzarro Artifizio , conche
ella aveva contraffatta nel Quadro le fue frutte , amplificando in oltre ciò
che la Pi«wa dimottrar non Po*a , dico 1' avvenenza d. le, in tratti, gen-
Si; U «raziofo parlare* concetti fpiritofi, e altre a quelle «migliatiti qua-
tadfuf Faceva egli tut'to ciò per prenderli fpaffo delle fmanie in chetava
U Modiè che pure bella era molto, la quale sbuffando fovente perfover.
chio di gelosìa .venne finalmente un dì in fi fatta collera, che prefo il tem-
™ nel quale i Marito non era in Cafa , provviftafi d, un grande forilo o
Buùteruolo , o lefina- eh' ella f. fufse, incomincio a dintornare traforando
fnéfsamente il volto della da fé tanto malveduta Artemifia, e ,n quei luoghi
nartkolaTmente , ove rifedevano le qualità p* lodate dal proprio Manto ,
%I nuairaccortou della graziofa vendetta, e prefalain contod'un ben fon-
Xtoamore verfo di f! della eara Conforte fua, defiftè ,n tutto, e per
tutto dal più lodare quel Ritratto, il quale mentre io quefteco-
fé ferivo fento trovarfi tuttavia in Cafa gli Eredi del
Romanelli ftefso . Altre notizie non fon
potute fin qui della perfona, e
dell'opere d'Arte-
mifia a noi pervenire, fé non ehe
portandofi ella finalmente a Napoli fra
• il 1630. e'11640. qui ancora del lé^i.vt-
veffe operando con fua gran gloria, e
guadagno per Principi, e Signori
v di quella Citta. -
q                                  CRISTOFANO
-.,,
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DRO
CRISTOFANO D'ALESSANL
DI CRISTOFANO DI LORENZO ALLORI
PITTORE FIORENTINO,
*Difcepolo di cAlejfandro caloriy nato 1577. ^ 16ti,
E Fuffe chiefto mio fentimento intorno a ciò, che necefsa-
rio fia, a colui che defidera portarfi ad un luogo da fé de-
terminato , io vi direi fenza timor di fallire, che tre co-
fe a tal fine gli abbifognafsero, ripe a dire il partirli dal
pofto , ov' ei fi trovafse , V incaminarfi per la via , che
al deftinato luogo conduce, ed il fapere quale quefto fuf-
fe per poter quivi fermarli, quando egli vi fufse giunto;
fé poi fi volefse il mio parere intorno al perche ; molti talvolta partendoli
da uno ftefso pofto , battendo uno ftefso fenderò , con egual diligenza nel
cammino , con volontà di portarfi pure ad un luogo ftefso, vi giungono fi-
nalmente, ma chi con poca, chi con molta fatica, chi gagliardo, chi ftan-
co , chi prima , chi dopo , non tutti in un rnedefimo tempo , direi ciò non
addivenire fempre da mancanza di volontà , ne di cognizione della via , e
del termine ; ma da difetto di natura , la quale non a ciafchedun di loro
fu liberale d* una ftefsa robuftezza di membra , e agilità di perfona. Dico
adunque , che nello fcorrere, che io ho fatto V antiche, e moderne memorie
degli uomini grandi nelle Scienze, non meno che nell'Arti, ho fempre tro-
vato, efser loro accaduto lo ftefso nel camminare, eh'e* fecero per condurli
al primo luogo d' eccellenza delle medefime , che accader fuole altrui nel
pedeftre cammino , cioè altri con eftreme, e quafi infoflfribili fatiche , altri
con gran facilità, altri in brevilfimo tempo efser finalmente con lor conten-
to , e gloria giunti al termine de' loro voleri . Di quefto fon troppo noti
gli efempi , che ci lafciarono anche gli uomini più eccellenti nelle noftre^
Arti, però tacendo il molto, che io potrei in tal propofito portare in quef-
to luogo, dico folo, che nella perfona di Criftofano Allori Pìttor Fiorenti-
no , di cui ora fon per ragionare , veddefi quanto in altri mai , avverar
tutto ciò, ch'io dice va, mercè che egli partendoli a bello ftudio dalla manie-
ra del colorire , e da ogn' altro precetto avuto nella Scuola del Padre-/ 9
che pure nel fuo tempo fu Maeftro lodatiflìmo , e fapendo bene ove pofaffe
il termine d' ogni perfezione nelP Arte della Pittura , [ perche veramente
polliamo affermare pochi efferfene veduti di più fquifito gufto di lui ] s* in-
camminò altresì nella buona ftrada, che ad efso conducea, ma al contrario
di tanti, e tanf altri , durò tanta fatica nel viaggio , che anche in quefto
forfè non ebbe egli eguale. Ben'è vero, che comunque la cofa s'andalfe egli
confeguì fi bene fuo intento, e giunfe a tale eccellenza, che V opere di lui
benché poche fuflero riufeirono maravigliofe fopra ogni credere , ne eb-
bero
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z96 fDECENJLdellaTA%.IIIJelSEC.WJat i)9o.ali6óo.
beyoprezzo,che uguagliar le potette,tanto ch'io concludo, che il punto del
farfi alcuno finguiare in ogn1 Arte, confifte, prefcindendo dalla maggiore , o
minor fatica nel cammino, nel fapere ; e bene intendere ove altri debba ar-
rivare , che è quanto dire il fapere ftudiare, rifiutando il cattivo, eleggendo
il buono , e ben conofeendo quant* oltre quefto egli eftender fi debba per
effer' interamente perfetto. Ma tempo è ormai di lafciar le firnilitudini, ed
incominciar' a parlar di quefto eccellent;ffimo Artefice.
Nacque adunque Criftofano Allori nella Città di Firenze 1' Anno di nof-
tra falute 1577. afli 17. d' Ottobre ; il Padre fuo fu Alelfandro di Criftofa-
no Allori Cittadino Fiorentino , che fu fopràèhominato il Bronzino, perche
fu Nipote d* Agnolo detto il Bronzin vecchio , fé bene io trovo in un Ri-
cordo di quei tempi ,effere fiato anch'elfo Agnolo della Famiglia degli Allo-
ri , e fu nella Patria nottra il miglior Maeftro , che partorifiTe la Scuola^
del Pontormo. Lo (ietto foprannome del Padre fu ereditato da Criftofano ,
che pur* anche fu detto il Bronzino , e per tale fino a quefti noftri tempi
s'intende , forfè per eccellenza, per aver* egli col fuo perfettittìmo , e na-
turaliflìmo colorito avanzati gli Antenati fuoi.La Madre fi chiamò Maria ,
fu Battezzato nel folito Tempio di S. Giovanni, e tenuto al Sacro Fonte da
Jacopo Salviati, e da Violante di Zanobi Carnefecchi . Attefe egli alla Pit-
tura appreso Aleffandro Allori fuo Padre, che fu Pittore univerfale ftudio-
fiflìmo dell' Anotomìa , e dell' ignudo , ma avendo voluto al modo , che
per molti fi teneva in quei tempi , imitar Michelagnolo , e perciò premuto
affai piti in un bel rigirar di mufcoli che in una certa morbidezza , e veri-
tà di colorito, attributo proprio della Pittura , e diftinzion della Statuaria ,
fece apparir nell'opere fue, oltre a gran durezza,un colorito poco lodevo-
le^ veramente fuquefto in Firenze difetto univerfale di quell'età, la quale
volendo correr dietro a quell'uomo veramente divino , e non potendolo
giungere per verun modo , bifognò che fi rimaneffe a mezza via , onde./
avvero flì il bel detto dello fretto Michelagnolo , che quella fua maniera»»
d' operare avrebbe fatto molti goffi Artefici ; non creda però alcuno , che^
Aleffandro Padre del noftro Criftofano meriti luogo frai goffi Artefici, perche
egli veramente fu valent* uomo, e di grandiffima intelligenza dell' ignudo ,
ma avendo pouo la mira al .grand' operare di Michelagnolo , ne potendovi
giungere per verun modo ,* fé ne rimafe con una maniera , come dicemmo
affai dura , e lontana dall' ottimo gufto de' Pittori ftati ne* tempi fuoi i <lj
avanti di fé. ?
Andavafi adunque Criftofano a gran patti avanzando nella Scuola del Pa-
dre , infin' a tanto che il fare gL* infegnò fare , cioè finche egli giunfe a co-
nofcere dove confifteva il più pregevole di quella bella facultà , ed a poter
concepire 1* Idee dell' ottimo colorito , eh' e* fece poi vedere efprefse nel-
1' opere fue , ed allora forte attediandofi dell* antica maniera , e tanto più
col vedere le Pitture del Cigoli , quelle di Gregorio Pagani ; e '1 buon DU
legno di Santi di Tito, fi rifolvè d* indrizzare i propri ftudi ad altro oggetto.
Biedefi egli dunque a tutto potere, e a feconda, de* propri fentimenti, e del
fuo ottimo gufto a cercare il modo di condur le fue Pitture di quel colorito
mirabile , eh' è noto. Aleffandro fuo Padre come quegli .y che già s' era
guadagnata fama di gran Maeftro nell' Arte , da una tal rifoluzione dei
Figliuolo,
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Figliuolo , fi tenne in un certo modo Screditato , e di ciò faceva gran do-
glienze con ogni forte di perfone , ma particolarmente col Paflìgnano . il
quale confola vaio con dire , lafciate pur fare a lui, e afficuràtevi, eh' egli è
per buona via .Tornavano bene fpeffò air orecchie di Criftofano le querele
del Padre, ma non per quefto ebber forza di rimuòverlo un punto da quel
própofito, anzi era folito di rifpondere a chi glie le parlava , che fuo Pa-
dre liéll* Arte della Pittura era Eretico. Un gran Perfonaggio, che per F al-
tre molte abilità del Giovane avevalo ammeffo a gran familiarità , con cui
Aletfandro erafi affai difereduto , pregandolo a farvi qualche opera per dif-
torlo da quel modo di fare, lo perfuafe un giorno anch'egli a volere alme-
no non divertir tanto dalla maniera del vecchio , ma prenderli una Strada
di mezzo, a cui rifpofe Griftofano, che pel mezzo andavano i Vetturali , e
le Beftie, poterli però fuo Padre acquietare , perche voleva efercitar P Ar-
te^ come ella dovea efercitarfi, e non altrimenti. Quelle controverfie tra *l
Padre, ei Figliuolo, non da altro nate , che da quello, che detto abbiamo,
andarono tanto innanzi , che facenvangli venir fra di forò bene fpeflb alle
rotte. Criftofano, che già aveva fermato il capo per non trovarti alle grida,
e talvolta per non efporfi al pericolo di mancare nel dovuto rifpetto , pi-
gliava le fue poche mafleriziuole di Stanza , cioè tela , colori , e leggìo ,
e fé ne andava a dipignere in quella di Gregorio Pagani, in cui molte co-
fe colorì , e particolarmente il non mai a baftanza celebrato Quadro , che
gli fu dato a fare a concorrènza del Paflìgnano per la Cappella dell' An-
tella nella Chiefa de' Servi, dove Aleflandro fuo Padre aveva dipinta la^i
Tavola dell' Altare rapprefentante la Natività di Maria Vergine. Il Qua*
dro di Criftofano , in cui egli aveva efpreflb un fatto del B. Manetto , fu
pofto in efla Cappella dalla parte della porticella del Coro , che va in Sa-
greftìa , e riufeì come dicemmo opera (i degna , che quando il Cigoli là
vide finita , ebbe a dire, che fé ne voleva tornare a Cigoli/e abbandonare
il dipignere, perche non mai averebbe potuto imaginarfi , che uno, che non
aveva fatto a gran fegno li ftudj, e l'opere , che egli aveva fatto , aveflé a
condurre una cofa fi bella ; e veramente è queft' opera in Firenze annove-
rata fra le più ftupende, che ufeifler dal fuo pennello, anzi non è manca-
to taluno in queft' Arte eccellenti Aimo , che a me medefimo è arrivato a.*
dire di non aver veduto fra noi cofa più bella. Vedefi in elfo Quadro nel-
la perfona d' un canuto vecchio con piccola barba , che guarda verfo gli
fpettatori , rapprefentata al vivo V effigie d' Aleflfandro fuo Padre, alla qua-
le altro non manca , che Pefler di Carne. Il Difegno di quella tefta fatto di
matita rofla, e nera , e geflò , veramente belliflimo , e fra gli altri di mano
di queft' Artefice è in un de' Libri de' difegni del Serenifs. Gran Duca. Men-
tre che Criftofano ftava facendo quella Pittura , occorfe cofa , la quale io
fono ora per raccontare, per dare un faggio della quali infaziabile contenta-
tura , che egli aveva nell\ opere fue per condurle ad appagare il proprio
gufto'. Aveva egli fatto ftare al naturale per una di quelle figure più, e più
volte non folamente quegli, di chi egli era folito di fervirfi a tal bifogno ,
ma altri ancora , e non mai aveva trovato alcuno , che fapefle ben fare, e
rifolver l'attitudine, che egli s' era eletta, e già dava in impazienza, quan-
do Gregorio Pagani per quietarlo gli difife ; neffuno v* è , che più , e meglio
Pp                                       pofla
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poflfa moftrar voftro penfiero a voiyche voi fteffo; però accomodatevi colà ;
fate V attitudine a modo voftro , ed io la difegnerò ; così fece Griftofano
ed il Pagani difegnò V attitudine,e da quel medefimo Difegno Griftofano la
colorì Con T occafionc del continovo praticare , eh1 e' faceva col Pagani,
pofefi una volta a farne il Ritratto ai naturale , ed in pochi , e maeftrevoh
colpi condufse una Tefta fi bella , e con tanta bravura lavorata , quanto
mai pofla dirfi , e rapprefentante un' uomo attempato con barba , e capelli
neri vifo lungo, e macilente con un poco di collare , e niente più . Quefta
alla morte di Gregorio venne in potere di Matteo Roifelli ftato di lui Difce-
poìo e dopo di quefto pafsò in mano del Senatore Alamanno Arrighi,Segre-
tario'delle Tratte di S. A. S. amiciffimo delle buone Arti, il quale fra altre bel-
l'opere di Maefwi eccellenti la conferva , come preziofa gioja. Venne poi ca^
priccio al noftro Pittore d'imparare a far bene i Paefi, e per tale effetto andava
foyente fuori delia Città Ritraendo al naturale belle vedute di Campagna con
matita rofifa, e nera ; di quefte aveva fatte molte in un Quadernetto di quarto di
foglio in circa, tanto ben macchiate, che parevan colorite, le quali tutte poflìe-
de oggi, chi quefte cofe fcrive, e dato loro luogo in un de'due fuoi Libri fra
i Difeghì de1 più eccellenti Maeftri di quei tempi , de' quali ha egli fatta-
raccolta . Fece egli a olio alcuni Paefi belliflìmi per la Cafa degl'Jacopi ,
accoftandofi alla maniera di Adriano Fiammingo , che allora era molto fe-
guitata in Firenze , fecondo la quale operarono ancora Valerio Marucelli ,
Guafparri Falgani fuo Difcepolo , poi Benedetto Bofchi , ed altri , quegli
però di Griftofano hanno un certo tocco diligente , e rifoluto in un tempo
ftefso e veggionfi ornati di qualche figura d' ottimo gufto ; e veramente fé
i verdi di cui è folito valerfi tanto egli, che gli altri Artefici, che ufarono
quel modo di fare , non fi fufsero col tempo ridotti neri affatto , godereb-
bonfi a' di noftri con maggior gufto . Sette Paefi fece Criftofano di propria
fua mano per lo Conte Carlo Davanzati Boftichi fuo amiciffimo , che fu fi.
gliuolo di quel Bernardo , che fi dottamente fcrifse più Libri in noftra lin-
gua e tradufse Cornelio Tacito , di quefti fece anche il Ritratto , Tefta-
con parte di Bufto , e poi P Anno 1610. un* altro Ritratto di più che mez-
za figura d' un colorito al fuo folito mirabile . Per il già nominato Carlo
Davanzati dipinfe altri belliffimi Quadri, tali fono una Santa Caterina da-
Siena più che mezza figura in atto d' orazione ; un Ritratto d' un Giovane
col collare all'antica; un S.Giovanni Evangelifta in atto di fcrivere, e tut-
te quefte cofe conferva oggi nella fua Cafa di Portarofsa il Cavaliere Boftico
di Bernardo di Boftico infieme con una bozzetta pure di mano di Criftofano
d' una Vergine , S. Domenico , e S. Baftiano legato all' Albero per entro
un Paefe fatto con gran diligenza . Conferva anche il medefimo un piccol
Ritrattino in Rame delP oneftiflìma Donna Maddalena Scarlatti Moglie di
Boftico fuo Avo , che in bellezza fu la maraviglia di queir età . Ma fopra
ogn' altra eofa , ftupenda è una S. Maria Maddalena nel Deferto in atto di
federe dipinta d'ai medefimo in un ovatinodi poco più di mezzo palmo, che
non è mai potàbile a comprendere, come Pocchio, e'1 pennello d' un' Ar-
tefice poteffero accordarfi infieme a condurre una figura fi piccola , fi ben
ritrovata, e finita quanto quella, ed un colorito fi nobile, che io ftetti qua-
fi per dire, che le ftefse Pitture del Coreggio in fuo paragone ne*perdono.
Faceva
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CXJSTOfJCNO <ALLQ%1.          t99
Faceva poi di quando in quando qualche Ritratto, ed in varj tempi conduf-
fene dimolti , a* quali è ftato dato luogo in varie Gallerìe. Fra gli altri
belliffimo fu quello di Jacopo Jacopi nobil Fiorentino, che poi fu mandato
al Duca di Mantova , e P Anno 1653. nel tempo , che Baccio del Bianco
era a' fervigj della Maeftà del Re Cattolico ,. fu fatto portare in Ifpagna^.
mfieme con una belliflìma Madonna d' Andrea dei Sarto, e venduto a Don
Luris de Haro. Fece anche uri bel Ritratto di Miehelagnolo Buonarruoti il
Giovane , che fi conferva in Cafa i fuoi Eredi infieme con una bella Copia
del medefimo fatta in gioventù da Piermaria Baldi Difcepolo del Volterra-
no. Fece un belliffimo Ritratto in Rame d' una bella Fanciulla Contadina:
di Cartello , Villa prelfo a Firenze tre miglia , alla quale Fanciulla egli
portò qualche amore , e dicefi oggi trovarli quefto Ritratto appretto Gio:
Battila Corfini Orlandini . Altri molti piccoli Ritratti in Rame di Gentil-
donne, Cavalieri, e Dame dipinfe egli, de?quali ha ultimamente il Serenifs*
Cardinale Leopoldo diTofcana fatta raccolta ,infieme con altri in gran mi*
mero di mano di di ver fi Pittori di primo grido . Più altri Ritratti grandi
colorì, che fi veggono per le Cafe di diverfi Cittadini, uno de'quali ha il Se*
natore Carlo Ginori , che fu fatto al vivo dalla perfona di Pandolfo Pan-
dolfini,che già poffedè il Palazzo de'Pandolfini in Via diS. Gallo; volle poi
ritrarre fé fteffb , e tale Ritratto vedefi oggi nella Stanza de? Ritratti di
propria mano degli Artefici nella Real Gallerìa ; ma fra quanti Ritratti veg*
gonfi oggi di fua mano, e più veri, e più vivi, e tali che a gran ragione poCo*
noftarea fronte de'più belli delCoreggio, fono due da unmedefimo naturale
frati dipinti in iftato di più, e meno avanzata età, cioè dalla perfona del vaio*
rofo Soldato il Marchefe Gerì della Rena ftato Màeftmdi Campo Generale, e
Configliele di Guerra di S. M. Cattolica, il primo de? quali Ritratti, che non
moftfà eccedere il quindicefimo Anno confervo io fjra altre Pitture d' eccel-
lenti Maeftri, e l'altro perfetto circa il ventiduefirnore quefto trovati appretto
il Senatore Marchefe Tommafo del Senatore Antonio della Rena, Nipote dello
itefso Marchefe Gerì Gentiluomo delle più nobili Arti amicsfTimo,Ìafciatogli
dal medefimo come cofa fingulariflìma , infieme con altro; di più che mezza
figura pure di fua perfona fatto da Monsù Giùfto nell'età di-lui d' anni tv*>
con rigorofo vincolo di fidecommifso^ed èda notarfi, chetantO/i due detti
Quadri di Criftofano , quanto quello di Giufcoy pipr la loro* bellezza hanno
fatto fi , che fra quei dell' Arte corra riè'; di noftri quefto concetto d'aver
quel valorofo Capitano fra P altre; potuto vantarli di quella gloria d' efsere
ftata eternata fua ricordanza , tinte» nel!'adolefcenza , quanto in gioventi! -,
e finalmente nella decrepitezza da'pennelli/di due de' più :eecellenti Profef-
fori, che abbia :am mirati il noftro Secolo., Aveva egli in limile facoltà acquie-
tata fi beila maniera, che dòvendofi daLSerénifs. Gran Duca/dar fine alla
grand1 opera del MufeQdella nominata Gallerìa con gran numero di Ritrat-
ti d' Uomini llluftri, dopa qjuei tanti che aveva fatti Criftofano deiP Altiflì*
mo fino ne' tempi deTGranDuca Francéfco^eVcornnrettefsela cura a Crif-
tofano -, quale U1 faceva dipìgnere a* fuofeGiovani f poi dava loro qualche
colpo di firmario; oibegg otsuù npa iaQh^d : %mUì wfls sii svini . :
AvevaHfinóida più Anni avanti a qùeìt tempi Ja pia memòria del B. Ser-
vai di Dmipoìm £?àiantini fondata in Firenze nella Via detta Palazzuolo,
Pp z                                         quella
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top 'DECEN.llMlaTMJIl.dclSEC.WJal i j9o.«/1600.
quella fua tanto celebre Compagnia , nella quale predicando egli del con-
tinovo con ifpirito veramente Apoftolico , aveva fatto , e tuttavia faceva
converfioni memorande , ed infinita gente d' ogni condizione traeva a vita
efemplare, e Tanta , quando non fo come , ne da chi il noftro Pittore vi fu
introdotto , o pure a cafo vi fi trovò i e reftò tanto prefo da quegli eferciz-
zi , eh' egli incominciò a frequentarla di gran propofito ; e così un Gio-
vane tutto converfazioni , tutta galanterìa , braviffimo nel fuono , nel bai*
lo , nella rima piacevole, ed in fomma uno de'più bizzarri , e bajofì cer-
velli , che avefse allora Firenze , o fufse per particolare impulfo del Cie-
lo , o fufse in qualche parte per quella Tua natura tanto vivace , che non
volle mai porfi a far cofa , eh' e' non volefse farla all' ultimo Tegno bene_^ ,
in breve tempo diedefi ad uno fpirito di mortificazione lì eminente , che.-?
[fecondo ciò , che foleva raccontare il Padre di chi quefte cofe feri ve , di
quel Servo di Dio in quel tempo infeparabile amico , e feguace ] egli nel-
l'andar, che facevano infieme i buoni uomini di quella ragunanzaa diverfe
perdonanze , o a diporto dentro , o fuori della Città , fceglieva appofta i
più abietti malveftiti, e miferabili, che fi trovafser fra loro, e con elfi vo-
leva efser veduto i e portarli in ogni luogo. Ma finalmente chiamato for-
fè da tanti, e cosi diverti divertimenti , e applicazioni amene , di che egli
aveva fempre avuto pieno il capo, o per altre che fé ne fufsero le cagioni ,
egli abbandonò gli efercizzi, e la Compagnia, onde quel modo di vivere^
non ebbe lunga durata , e tornofsene a" fuoi fpafli, fin che invaghitoli tena-
cìffimamente di certa belliflima Donna detta la Mazzafirra , colla quale fu
poi folito confumare tutt' i fuoi grandinimi guadagni , menò poi fempre fra
le gelosìe , e mill' altre miferie , che fogliono tali pratiche arrecare , una—
vita interamente infelice.' Ma giacche abbiamo fatto menzione di coftei, è
da faperfi, che unode'rMù fingulari Quadri, cheufeiffero dalle fue mani fu
quel tanto nominato della Juditta. Ritralfe egli al vivo nella faccia di lei
l'effigie della Mazzafirra ; tiene quefta colla deftra mano una Spada fguai-
nata , e dall' altra foftiene per li capelli la Tefta d' Oloferne , e fu cofa—
curiofa-a vederli in Firenze per lo fpazio di molti Mefi , che egli confumò
in far quell'opera i che non avendo trovato naturale a fuo modo per effi-
giare V Oloferne-\ egli medefimo fi lafciò crefeer la barba a gran Tegno ,
tanto che tra per qùefto , e per aver' egli una finofomìa non molto aggra-
devole , non poteva vederli cofa più tetra ; e con fi bella acconciatura di
vifo 4opo aver fatti prima alcuni belliffirm Difegni, dipinfe Te (it&ò in quel
Quadro per Oloferne ; la faccia d'una vecchia ,\che fi vede dietmalla per-
fona della Juditta adorna con un bel panno bianco , dicefi , che fulfe tolta
ai vivo dalla Madre della medefima Mazzafirra , e quefta veramente , non
fol© fi può chiamare; la più bella cofa, che fia ih quell'opera et; ma eli' è a
giudìzio d' ogni* Profelsore fumata di bontà impareggiabile. Avanti chVfa-
cefse quefta Tefta ]' la colori di primo gufto dal naturale con fuo panno in
capo | ne più' ne meno com? ella doveva efsere nel Quadro , e quefta ve-
ramente maravigliofa fattura originale ha inc£&faTua quegli che Quefte co-
fe feri ve fra altre ftimatiflìme. Del nominato Quadro fece Griftofanò al Tuo
folito altri mohifeìmi ftudj , eirleiXefte difegnò più-, e più vòlte^di matita^
rofs* j e nera , finite all' ultimo fegno , perche fin^qutfto del toccar di ma-
ftlbifp
                                          5 (fi '                                        tita
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C\IST0tAMO *XLL0\1.             301
tifa raisa , e nera , e talvolta con un poco di geflb , egli ebbe un talento
particolarìflimo , e tale che i Ritratti , che faceva parevan veramente co-
loriti . Uno di quefti Difegni , e belliffimo confervano in Cafa loro fra al-
tri di fingularifsimi Maeftri 9 e di propria mano del loro grande Antenato
Michelagnolo i Figliuòli di Leonardo Buonarruotì , che pervennero loro
per eredità di Michelagnolo Buonarruoti il Giovane. Dietro a elfo Difegno
che fi vede effere ftato ftracciato , e poi con eftrema diligenza riunito in-
fieme , fi leggono di propria mano dell' ultimo Michelagnolo fcritte le fé*
guenti parole. La Donna dì Criftofano, chefir acci ara da lui per ifdegno, fu rac~
colta
, e rimeffa infieme da, me , fervi per unajuditta fatta al Sig. Cardinale
Aleffandro Or fino
, dy onde io fuo Procuratore per fimil Quadro ebbi gran fafiì-
di.
Dello ftefso naturale fi fervi per uno ftupendo Quadro di S. Maria--
Maddalena nel Deferto, della quale pure aveva fatto per iftudio un' altro
fimil Difegno di matita rofsa , e nera, che fi trova anch'efso in Cafa i Buo-
narruoti , dietro a cui è fcritto dalla ftefsa mano così.. La Donna di Crifto*
fano Allori
, che ftr acciai a da lui per ifdegno fu raccolta , e rimeffa infieme^*
da me
■ , fervi per una S. Maria Maddalena fatta per il Sig. Alberto de" Bardi.
Quefto Cavaliere, che fu Cavallerizzo Maggiore della G. M. del Cardinale
Carlo de' Medici , e fuo gran favorito, era intendentiffimo di quefte Arti ,
ed amiciflimo de'Pittori, e Scultori, e non fu gran fatto , che Criftofano fa-
ceffe per eflfo un fi bel Quadro , mentre fino al numero di diciotto Pittori
s* unirono infieme , e fenza pretendere altro più , che fare a lui cofa gra-
ta, vollero farli un Quadro per ciafcuno, per ornamento d'un'Oratorio da
lui fabbricato nella fua Villa di Gollalberto in Val d'Agna. Lo fteflb meffe
infieme gran quantità di Pitture, e Statue eccellentiffime, alcune delle quali >
e fra quefte il Quadro della S. Maria Maddalena di Criftofano , diede egli
in potere del nominato Cardinale de* Medici , e oggi fi vede nel Palazza
Serenifiìmo a'Pitti nell* Appartamento,che fu del Cardinale Leopoldo; fra
altre rariffime Pitture fu pagato al Conte dal1 Cardinale la fomma di feudi
mille, e di piti fecegìiene a prò prie'fpefe fare una copia dal Li gozzi , che la
conduffe così bene , che ben potrebbefi pigliare per 1* originale medefimo ,
e perche il Quadro di Criftofano «aveva un bellifiìmo ornamento d* Ebano ,
anche alla copia a fpefe del Cardinale fu fatto un5fimile ornamento , ma
perche figura di femmina nuda , e fatta per mano d* un tale Artefice , non
poterle giammai offender V occhio cafro d* alcuno, che Ci portaffe in quella
ftanza , ove il Conte Carlo Bardi così bella copia fra altre eccellentiffime
Pitture oggi conferva ; ha egli fatta con bella grazia coprire gran parte di
quella nudità con un certo panno per mano di Baldaffarre Volterrano , ne
lafcia per quefto la Pittura di comparire agli occhi degl* intendenti unabel-
ìiffima cofa . Ritornando ora alìvòrdine della Storia, dal quale il parlare
della Mazzafirra avevami alquanto divertito, debbo in quefto luogo far
menzione d* un* altra opera ftupenda , efie circa Anno 160,8. died^
fuori il noftro Artefice., ma prima è neceffarip di fapere , come l! An-
no 160I. la fempre Venerabile CompagiSìài^ii S. Benedetto Bianco di
Firenze y che fi raguna in S. Maria Novella enferà prima fotfo la Spi-
rituale direzione ; dei P. Alefsandro Capocchi , ©poi del P. Fra>Domenico
Cori dell'Ordine dì Sì Domenico; venuta in tanto fervore di fpiriio , ed in
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                                                                                       fi gran
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fi gran frequenza, che Ì Fratelli non folo andavano penfando d' accrefcere il
luogo della medefima, ma eziandìo dT arricchirla fempre più di quelle cofe,
che a tanta devozione, e loro, e de' popoli avefsero potuto contribuire; ed
avendo intefo, come Giovanni Strozzi uno di efsi, allora abitante in Roma
aveva ottenuto dalla Santità di Clemente Vili, di potere eftrarre buona-,
quantità di Reliquie di Santi a benefizio della medefima Compagnia, fecion-
gli rimefsa di cencinquanta feudi d' Oro raccolti da' Fratelli,e Benefattori,
acciò gP impiegafse in tante degne cuftodie di efse Relìquie , quante ne pif-
fero abbifognate per contenerle tutte . Quegli adunque avendo fatto fabbri-
care dodici bellissimi Reliquiarj , gP inviò a' Fratelli , i quali veduta .ku*
quantità delle Reliquie, e nobiltà di loro ornato, fin da quelP ora incomin-
ciarono a penfare al modo di provveder loro alcun luogo , ov' elle poterle*
ro con ogni maggior decoro effer collocate;. Venuto poi P Anno 1604. alli
4. di Aprile i medefirni Fratelli, tra per lo défiderio d'onorare quei Sacri Pe-
gni^ la necefiìtà d' accrefeer* il vafo della Compagnia, perche potefse con-
tenere il gran numero de i devoti, che la frequentavano , determinarono
aggiungerle per tefta tutto quello fpazio, che occupava laSagreftìa con fab-
bricarle per di dietro una ftanza rafente P antiche Sepolture, fituando laSa-
greftìa da man deftra , ove è il pozzo , ed avuta di ciò fare licenza dagli
Operai di S, Maria Novella , alli 25. dv Agofto dello ftefs1 Anno 1604, con
difegno , e direzione di Matteo Nigetti ne gettarono le fondamenta . Quel-
P Architetto accresciuto eh' egli ebbe il luogo nel modo detto , fece P Alta-»
re con tutto fuo ornato di Pietra, che oggi fi vede formando un gran Taber-
nacolo , la metà del quale nella parte bafla lafciò per le Reliquie , e nella
più alta parte fece collocare P Imaginè del Signore Crocififio con due-/
Angioli dai lati in due Nicchie . Doveafi a fine che le tante Reliquie non
ifteffero tuttavia a vifta d'ogn'uno trovar modo di poterle coprire, e feopri-
re comodamente al bifogno , e di fare fi che tale operazione ne punto ,ne
poco diminuifle il decorò , la Maeftà di quel luogo ; fu dunque rifoluto ,
chVe' fi defle mano a formare una gran Tavola, la quale contenendo in fe^»
dipinte P Imagini di due Santi in atto riverente verfo il Crocififso , nello
fteflb tempo fervifle di coperta alle Reliquie , e col tirarfi alP insù , ed al-
l' ingiù per via di certi Canali le coprifTe:, e feoprifle. Era allora molto af-
fezionato a quel luogo un pio uomo chiamato Michele Furino fratello di quel
Filippo Pittore di Ritratti , che fufoprannominato Pippo Sciamerone ^Pa-
dre che fu di Prete Francefco Furini afTai rinomato Pittore . Quefto Michele
efTendo amici (fimo di Criftofano Allori , tanto con lui s' adoperò , che egli
fi prefe Pincumbenza di dipignere il Quadro,ed avendo avuta a fé la gran
Tavola di legname con tutti gli sforzi: maggiori dell* Atte fua& ¥Ì colorì
due maravigliofe figure,. cioè a dire, S. Giuliano genufleflò in atto d' ado*
razione del Crocififio , é S. Benedetto inginocchioni altresì , ed è opinione
d' alcuno, Ch' egli,il tutto tacerle, norr per premio, ma per fola carità, nel
che ci rimettiamo a quello\ chefurie fiato più vero. Fu quella beli' ópera^
collocata al luogo fuo, e feguitò* a fare ufizio di coprire sre feoprire le San-
te Reliquie , fino all' Annp 1640,'fìel qual tempo riflettendo il Provvedito-
re della Compagnia Orazio CaCcini [ quefti fu figliuòlo di Giovanni Facci-
ni Scultore Fiorentino] die il belliffimo Quadro ffelP.alzarfi, e nel calare
rs>5 e •
                                                                                       nota-
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C%IS TOEJNO JtLL ftXtftòao 303
notabilmente pativa con pericolò: di guaftarfi , determinò con permiffion^
de' Fratelli dividerlo per lo mézzo , e così fecene due ben' aggiuftati Qua^
dm,; a' quali accomodati che furono in ricco ornamento dorato, fece dar
luogo fopra le due porticine laterali allo ftefso Tabernacolo , dove con am-
mirazione di tutt* i Profelfori dell' Arti noftre oggi fi vedono. Fece poi lo
fteffb Caccini fare una Tavola , grande quanto tutta Ja luce del Tabernaco-;
lo ; nella quale per mano di Matteo Roflelli volle, che fufle dipinta la Ver-
dine con S. Giovanni Evangelifta , e nel Tabernacolo collocò un Crocifif*
io grande quanto il naturale, che fi dice fatto fopra Modello di Pietro Tac-
ci.,, ce le Reliquie mefife fotto la luce del Tabernacolo , accomodate in^
modo da poterli per le deftinate folennità tutte in un tratto tirar fu ; fino a
coprire i due terzi in circa di e(Ta.luce , con reftar P Imagine del Croci-
fiffo colla Vergine , e S. Giovanni alquanto indietro con un bel Drappo
d'Oro coperta. Per la Gallerìa di Michelagnolo Buonarruoti il Giovane ,
della quale in altri luoghi abbiamo fatta menzione ; dico per laftanza, che
in elfa è dedicata alla memoria delle glorie di Michelagnolo il grande ,; eb-
be a fare il Quadro ,, nel quale fu efpreffa la di lui applicazione all' Arte./
Poetica : in quefto conduffe egli di fu.a mano la bella figura di eflb Miche-
lagnolo fedente , appoggiando la tefta in atto penfofo , e fpeculante fopra^
il lìoiftro braccio , che pofa fopra il Tavolino . In certa diftanza ritraile^
Michelagnolo erettore della Stanza , e Gallerìa, e dietro a lui fece il pro-
prio Ritratto con quella inculta barba , eh' e* fu folito per qualche tempo*
portare ; ma al rimanente dell' opera ; cioè alla figura che fi vede in aria
a cagione della morte di Criftofano, fu dato fine da Zanobi Rofi fuo Difce-
polo '." Pretto a queft' opera è la feguente Infcrizione. Pióiurcé , & Sculptu-
rce
, Poejìm adiunxit. Hon. mores hominum imitandi ftudio : quafi id ejus inge*
niumfuveret
, cum optimèpenicillo animospinxerit^fcalproque fenfas omnesexprefc
ferii
.Fece poi per il Medico Zerbinelli , del quale egli fu folito valerli nel-
le fueindifpofizioni, il bel Quadro del S.Francefco genufletto in atto d'ora-
zione , ed è cofa notabile , e da non poterli credere , fé a me non ne fuf-
fe venuta la notizia da chi fi trovò prefente al fatto , che Criftofano fola-
mente per ritoccare un' occhio , fece venir da Montui in tempo di State-/,
e in fu le venti ore per quindici giorni un Padre Cappuccino , il quale te-
neva ogni di per un' ora al naturale. Diffi da non poterli credere , e difli
bene , perche ogni perfona dal fentire una tal cofa , e dal fapere ancora i
che nel tempo , eh' egli fece la Juditta , tenne tanti mefi un Rafo ricco fo-
pra un braccio del Modello di legno ,per imitarlo nell' opera, che nel la-
voro poi lo cavò in pezzi ; fapendofi dico tutto ciò , non par che fi pofla
formar' altro concetto , fé non che P opere di quefto gran Maeftro riufeif-
fero foverchiamente finite , Cecche, ftentate , fenza verità, e fenza rilievo ,
e lontane dalla bella maniera ; ma la cofa non andava così , perche il co-
lorito fuo fu perfetto fopra ogni credere , forte , rilevante , e i ritocchi fo-
no braviflimi ; la cagione però dello fpendere , che faceva fi gran tempo ,
era , perche non fi contentava fin tanto che la fua mente , e 1* occhio fuo
eruditiflìmo non veniva perfuafo efler la fua Pittura una fteffa cofa col ve-
ro; e così tutto il tempo impiegava in fare guaftare, e rifare, finche e'non
conduceva l'opera a quel fegno, che non gli fuffe riufeita a fuo modo, che
fubito
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jo4 T)ECENJIJellaTAì(.lILdel$EC.irJalis9o.al 1600.
fubito gli dava di meftica ; tanto che il Cigoli , che fpeflo andava da lui ,
come quegli s che affai guftava di vederlo colorire , volle una volta avver-
tirlo con dirli, eh* egli guadava molte cofe , che noi meritavano , e che-/
feguitando a far così, farebbegli riufeito il far pochi lavori, ma rifpofe Crif-
tofano , eh' e' non aveva tolto a dipigner tutto Firenze , ma a far poco , e
che gli piaceife. Tornando ora al Quadro del S. Francesco, quefto, dopo la
morte del Zerbinelli , fu venduto alla Sereniflìma Cafa , e oggi fi vede nel
Real Palazzo a* Pitti , dove ancora oltre alla Juditta , e la S. Maria Mad-
dalena^ un S.Giovanni nel Deferto,quanto il naturale, in atto di federe ,
circondato d* un bel panno roifo, e con una fcodelletta nella finiftra mano
in un Paefe belliffimo accordato,e quefto Quadro fu pure anch'elfo del già
Sereniffimo Cardinale Carlo de' Medici. V* è in oltre lo ftupendo Quadro
del S. Giuliano,in cui figurò un leggiadro giovanetto in atto d'ufeir d* una
Barca , accolto da un venerando vecchio, v'è la figura d'un Marinaro,che
tiene un*Uomo che par vero. Quefta Tavola,eh'è di circa quattro braccia
per la fua fingular bellezza fu folita di ftar fempre , ficcome anche di pre-
lente nella Regia Camera del Sereniffimo Gran Duca ; la medefima ìnfieme
con altre intigni Pitture, che pur fi confervano nel Palazzo Sereniffimo, per
ordine del Serenifsimo Gran Duca Ferdinando Secondo V Anno 1653. ^u r'co"
piata in una ricca Tappezzerìa da Pietro Fevejr rinomato Maeftro di tal la-
voro con tanta imitazione , e di contorni , e di tinte,e di morbidezza, che
veduta in una conveniente diftanza , non par teffuta , ma dipinta . Vedefi
ancora nello fteflTo Palazzo di mano di Criftofano una gran Tavola non del
tutto finita, che rapprefenta l'Adorazione de* Magi.
Fra le belle Pitture, delle quali aveva in Firenze fatta raccolta il Cava-
liere Gaddi ne* tempi del Gran Duca Francefco , era una piccola figura^
d' una S. Maria Maddalena nel Deferto , quafi tutta coperta d* un panno
azzurro , e in atto di giacere appoggiata al deftro braccio, leggendo un,.
Libro,che tiene colla finiftra mano, tutta fattura del Coreggio,quefta ven-
ne, non fo come fotto 1* occhio di Criftofano, il quale molte, e molte vol-
te la copiò,onde avvenne,che affai fé ne videro, e fé ne veggiono tuttavia
dì fua mano in Cafe di particolari Cittadini, tenute in gran prezzo, ma co-
me che il di lui colorito già era venuto in alto credito , fumarono i più , e
fino al prefente vien creduto da molti , eh* elle fufsero di fua invenzione ,
tanto più che Zanobi Rofi fuo Difcepolo anch' egli ne copiò molte da quel-
le del Maeftro, le quali da i meno efperti fi ftiinano pure di mano di Crifto-
fano . Ma tempo è ornai di dar fine a quefta narrazione con raccontare la_.
perdita che fece la Patria noftra , e I* Arte ftefla , nella morte di quefto
grand' Artefice. Era egli agli anni di fua età pervenuto circa a42. quando
e'fu improvvifamente affalito da un* atroce dolore in un dito graffo d'urta
piede '7 furono fubito apprettati varj rimedi , ma coli* applicarti" di quefti 9
nonfolo non toglie vafi la doglia, ma andava crefeendo a proporzione de* me-
defimi , e col cadere che faceva in quella parte un pertinace , e velenofo
umore , non andò molto che il male fermò fuo ftato in una crudele cancre-
na y che a poco a poco andava rodendo fi fattamente , eh* il pover* uomo
fi riduffe a tale , che volendo pure talvolta camminare, quafi fi ftrafeicava
dietro il piede % e la gamba . Alla quale per fine gli fu forza il cederei
e confi-
^
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C\ÌSTOFANO ALLO\I. io}
e confinarfi in Cafa , e poi nei letto . Confutarono i Medici , e fu lor pa*
rere , eh* egli affolutamente non avrebbe potuto campar la vita , fé non fi
veniva al taglio del piede fteffo ; ma Criftofano , il quale come uomo di
grand'ingegno , era di forte apprensione, accomodando»* alla prima ferven-
za àppiglioffi di buona voglia al partito di condurfi alla morte , anzi che
d' efpor le proprie membri a quella operazione tormentofa , e fra tanto per
T amore eh1 e' portava ali1 Arte , fecefi fare un piccolo leggìo , il quale fi
teneva fui letto pausando quell'ore , che gli lafciava libere lo fpafimo del
male in dipignere piccole figure. Crefcevan tuttavia gli accidenti, s' effe-
ttuava'il Corpo , e aumentavano le debolezze , fin tanto che venne per lui
T ora fatale , nel qual tempo dopo aver ricevuti con fegni di molta con*,
trizione tutt'' Ì Sacramenti della Chiefa , egli finalmente rendè lo Spirito
lr Anno della noftra falute 1621. Il fuo Cada vero contraffatto , non tanto
per P ecceffività di quel malore , che avevalo confumato , quanto per non
aver più in fui vifo quella gran barba, con cui egli s' era per molto tempo
avanti lafciato vedere, fu a cagione de'molti debiti, che reftavano nella di
lui eredità, portato con poca pompa , ma con accompagnatura degli Acca-
demici del Difegno alla Chiefa di S< Criftofano in Via de' Calzaiuoli, dove
nellafepoltura de' fuoi Antenati afpetta l'ultimo giorno.
Non mancarono per tanto ingegnofe perfone , le quali con belle Compo-
sizioni onorarono la di lui memoria in tale congiuntura.
Fu Criftofano Allori d' ingegno fpiritofo , e vivacele come fopra accen-
nammo compofe bene in Poesìa Bernefca , (Eccome fi riconofee dalle mede-
sime che vanno per le mani;fonò di Tiorba eccellentemente ^ ed in gioventù
fu fi'agile é gagliardo nel ballo , che in confiderazione di ciò , e molto
più per la hia eccellenza nelP Arte , e per avere fempre trattato fé fteffo
nobilmente effendo ben vifto in Palazzo , fu fempre chiamato a i feftini
pubblici e privati . Aveva poi un (ingoiar talento in contraffar le voci
d' ogni pèrfona , pur che P avefse fentita una volta parlare , con che face-
va per così dir morir di rifa chi P afcoltava , anzi piacque in lui fi fatta-
mente quefto talento a perfone d' alto affare , che [ così volendo effe ] gli
abbifognò contraffare lor voci , e gefto in lor propria prefenza con infinito
lor gufto . Contraffaceva eziandìo il parlare di perfone di nazioni diverte
italianate, fi bene, che era un gufto troppo bello Io ftarlo afcoltando, col-
le quali tutte eofe , e colla vivacità de' fuoi detti, e concetti rendeafi defi-
derabiliifimo, e caro alle convenzioni d' uomini d' ogni più ragguardevo-
le condizione', co' quali praticò fempre alla domeftica. Abitò gran tempo
la cafa , che d'alia parte di vèrfo P Orto degP Innocenti riefee in Via della
Pergola', e dalla Via de' Pilaftri , conteneva quella Stanza a foggia di Ri-
mefsa , eh' è rimpetto al Palazzo delle Principefse , ed in efsa Stanza con-
dufse P opere maravigliofe , che dette avìamo. Nella ftefsa Cafa , e Stanza
dava luogo a molti fuoi Giovani Scolari, che affecondando il genio del Ma-
eftro fé la pafsavano in allegrìa , facendoti fra di loro talvolta alcune bur-
le che di burla altro non avevano che il nome, e tal' uno vi fu, che aven-
do'condotto con gran fatica alcuni Ritratti di belliffime Dame, e quegli co-
me è folito voltati al muro , nelP atto poi di moftrarli a chi gli aveva a_.
lui dati a fare , gli trovò con fua gran vergogna, pericolo, e danno, colla
Qq                                          barba,
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/
3 o6 VECEN.II. della TM^ III del SEC. IV. dal \]9o.ali6oo*
barba , e colle bafette fatte a olio, e col nero di fummo , il tutto per ope-
ra de*Compagni, fenza faper da chi in particolare; tanto che alcuni de'piti
fenfati , e per quefto , e per lo veder che facevano il Maeftro fi poco la-
vorare , e come noi dire fogliamo a punti di Luna, erano forzati talora ad
allontanarci da quella Scuola , onde fece pochi Allievi di valore. Quanto
egli poi fufse-accurato. nell'Arte , quando e' voleva applicar da dovero , fi
puotè a baftanza comprendere dal detto fin qui . Nel dar giudizio delle-/
Pitture fi alto era il tuo gufto , eh' e" non aveva mezzo , perche vedendo
un' opera, fingulare diceva , ella non ha prezzo ; fé ella punto fcadeva da_.
quella condizione, diceva , ella non vai nulla ; fé poi erangli moftrate cofe
per altro ftimate buone,ma d'una certa riga fra il buono, e l'ottimo, per
non impegnar fé ftefso nulla rifpondeva. Fu gran guadagnatore , perche**
l'opere gli erano pagateafsai, ma a tutto fubito dava fine.Una volta aven-
do mefso mano fopra trecento feudi a un tratto , avuti a conto de' Ritratti
di Gallerìa , eh' e' faceva fare con fuo Difegno, e affiftenza a' fuoi Giova-
ni , fu dopo pochi giorni interrogato da perfona grande, e del di lui ben'ef-
fere affai gelofa , fé egli avefle quella gran fomma pofta in avanzo ; rifpo-
fe , fi Signore io gli ho dati a vita mia , intendendo , che quegli già erano
pattati alle mani della Mazzafirra fua Dama . Reftarono alla fua morte al-
cune opere non finite, e fra quefte la bella Tavola del S, Pietro, che cam-
mina fopra l'acque del Mare , ed il Signore, che gli porge la mano, della
quale aveva fatti tutti gli ftudj , e condotta la tefta con forfè la figura del
S. Pietro , e condotte altresì a buon fegno V altre parti, la qual Tavola fu
poi finita da Zanobi Rofi fuo Difcepolo , e le fu dato luogo in S. Trinità
nella Cappella degli Ufimbardi alla parte dell' Aitar Maggiore ; oltre al
nominato Zanobi Rofi fu anche fuo Difcepolo Giovan Batifta Vanni Fioren-
tino , del quale a fuo luogo lungamente ragioneremo. Ebbene ancora alcu-
ni altri , ma che poco s'avanzarono nell' Arte ; fra quefti fu Lorenzo Cer-
rini , a cui più piacque il feguitar la Corte , che la Pittura , e fu Guarda-
roba del Serenifs. Principe Gio: Carlo poi Cardinale de' Medici. Fece però
bene piccoli Ritrattini in Rame alla macchia, e anche colorì diverfi Qua-
dri per particolari Cittadini ; Monanno Monanni imparò anch' elfo da Crif-
tofano, ma poco operò , perche datofi anch'egli alla Corte, divenne pure
Guardaroba del Serenifs. Gran Duca in Roma ; Umilmente Valerio Tan-
teri, che quafi nulla fece d'invenzione, ma folamente copiò bene V ope-
re del Maeftro , ficcome anche bene riufeì nel copiare Fra Bruno
Certofino, e fu ancor* egli fuo Scolare. In ultimo ebbe ancora
per Difcepolo Cefare Dandini, che fi fece poi buon
Pittore, con accoftarfi ad altri, per
effer quefti ftato uno
di coloro ,
a cui fu neceffario
partirli di quella Scuo-
la , pur troppo annojato
dall'infolenza de* fuoi
Condifcepoli., .
BALDAS-
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mmtpicpàk £ Taol 3nlkymto circa itfo/ife <t6dtà^
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»RA Coloro ,che riel paifato Secolo ftraordinariàmente s'àp-
Kprofittarono nell' Arte di dipigner Paefi appreffo il célè-
bre Pittore Paol Brilli , del quale a fuo luogo abbiamo
ìdato notizia, uno fb Bàldaflar Lauri, che nato iti Anvérfa
^onorati Parente, avendo in forte dalla natura un gè"
nió particolare al 'dipignere ;"& àccoftò a tale Maeftro vè
préfene cosi bene la maniera, che niòlt' opere file fon* og^
gì per la= maggior parte filmate delò^fteflb Paolo. Quéfto Baldaflarre dunque
fàttó'gil valenfuoffib ,s fu condótto a Milano col Cardinale Albornoi de-
ftinato Governatore di quello Stato, per lo quale dipinfe nel Ducal Palaz-
zo in certi Portjeiva buon frefco moltiuPaefi grandi yM da quel Cardinale fu
fempre ftipendiatokdi feftanta fcudi il mefe ,, finche durò fuó Governò, dopo
Uqiale4r ne pafso ia Roma .Quivi per la Famiglia Sacchetti iédé molt'ope-
re^1 particolarmente a ffrefco. nel loro Palazzo d* Oftià . AÌtrefn^condulfe
per lo Marchefe Olgìati, e pei- divertì Prelati ìf e Principi?., che luìiga oofa
farebbe il raccontare '«; Pervenutotalmente aiP età di;#o'« arinl ih- €iricaUC|
nèiteffpeffi Città di itomacon uaiverfal difpiaceitedè* Virtuofi , fitti'il torto
deVgiomi Tuoi l'Anno di noftrà falute 1641. lafciatìdo £ per eflefgli già toor-
to*ÌÌ* primo ] un* altaro.rfigiiuolo chiamato Filippo ywi fino a* giòrttr noftri
viveitì Roma eosìiUralorofo nelP fyxm della Pitturacene ci darà materia
di lungamente parMir -dìMì $ e delle? belliffime ©pere -Aie a comune benefizio.
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-i fìigfltojiiib r;fi3(i £ sjbfflib IgoD 9w0q Eoa 5. ilei.
J * «31 * «.
ge#e i godere fi frtìtto di loro onorate fatiche rlel cònfe-
faiméfito,degli uniVerfali applaufi, P cffcrfi fepalati stélle
médefime Arti anclie fépra altri dì primo grido ^gni qua!
volta fieno^ niàHcàta loro gli a|*poggi de* granai, e quel-
Q,q %                                le
!«>3 SI
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/■'
3o8 V£CÈNJL della?J%IIldelSECJVJal 1590.0/ ictoo.
le protezioni| mediante le cjuali gli uomini di tal fatta foglioncTnon folo
effer chiamati a far pompa di 1 or fa pere in operazioni: di gran rilìevóf^ma
fono eziandìo difefi dall'ìnfìdie de' malevoli ; ed ignoranti, de' quali fu fem-
pre abbondante ogni {ecolò, I ed ogni età , Ma non è pgt quefto^che non
poffano cdftoro con verità chiamarfi felici colla fola ricompenfa della pro-
pria virtù , la quale folamenteiè degno premio afe (teflfa*, e non meritino
ogni gran lode da chi che fra; anzi pare a irte, che fi debbano quefte a loro
per giuftizia tanto maggiori , quanto eglino a proporzione de' loro yirtuoli
progreffi furono più fcarfì ìd* ajiiti , e di. premio ; e fé quefto è ^ ; fictìome io
mi perfuado che Ila , grandiffima lode fra i più degni Artefici, che produfle
Roma iverfojl fine «Jel paffatp fecoloi, fi! deead Agnolo Gàrofelli-fdi^uFòra
fiamo per parlare,,il,q,ua|e tutto che poveri©;fuffe di-protezioni , quanto ab-
bondante dk§c#tradittori/, tutto chelnoSi avreffe nel principgìdel ftìorifplen-
dere wc^noi yifhe gli aprifse la ftrada] ajìVeflervimpieg3t0jir^0pere grirtdiffi-
me, e, ìommamente còfpicue^ anzi fufle regolarmente da' Profeflbri pèrfeguv-
tatp.mpl^o é feppe nondimeno ii bene difxwtaf fi nel]*; Arte TuaQ cìie atgran
ragione hanno,meritalo Jcifue Pitture d* aver degnojsluogo nella Valicai
Ba^Uca^nelìe più rinornatei(jallerìe'dcliiropa fraaitr^jdi Pittorirdic)via-
rillmp nomo, come noi >ì fc quello breve diftcfo delle QQtàzto della ^ita 4y*ù
fiamp per raccontare ,\j v-*,p . -' ^ c ojìjR u'btjp'ib sipjsm^voO mmn
>.W".
dunque* da faperfi., come nell' Anno di noftra Salute 1573; viveva n$Ha
€i|$à, di .^ra^uti'.^onofàtQ uomq chiamato Aechiile Carofelli affai corno?p-
do'jij beni» di^rtupa.v&ccui meftiérd era d* appaltare Ori yed Argefttbfcpjti y
©qufefto.vfy.-il^adre dei noftro Agnolo venuto a quéfta luce circa all' Anno
ine4eg|jOj,?i J0|. prppcà'dìpoj *, jSilèttayafi Acchilje di ftdfe appartenenti a
Piiegnp ^bet|jqhe a quello n^ìpunto attertàeflè; e perciò non lalctava 4fciim^
piegare; bjipna parte del (hai guadagni in Quadri d'^ottimis Maéftri viqtìanMo
ne incontrava;^ congiuntura ; e ira gli altri'i due ne iÉvcra^ovxefiiithdtatfèff
pria,;rnftft©j|etgran EafFaello, da Urbino . Non era Agnolo il figliuolo) forfè
ali1 (st|i g^enuto idi fetteiirflotto arró-; che collhoccafione di sfaticar «che
faceta Ini quella >^|tt%rfe^^ler#Hlt^er!^dlp*i^^tiwe un (giovanet-
to , che avendo genio pìttorefco aveva appunto dato principio a difegnare
gli occhi,- fi fentì tanto -invogliare tiel Difegno, cheafuo efempio volle an-
cor' effo cominciare a difegnare fenz' altro direttore , che del fanciullo fuo
|om')|agn(|", ilei quale ppteya aver girar| copia |me|cè?|l' aver' égli % abi-
fazidne'-r^olta-vrbihaVflma^répm-^Cà^. DI^ueftìMunqùe f erte ^più Oltre
nons' eftendeva col fup, fapere], imparò^egli,, a formare gfi ocrhL, dico fino
a quel fegpo^chei^teva-ra^B im\'&$S8RKSffaeBfà a^à^erécTubmini peri-
tiffimi neir Arte, V ocGh^,fbf|cIitpecpriSnano fia il primo che fi faccia
contraffare a' principianti , è uria pàrtevcosì difficile a bene dintornarfi iru.
ogni yedi^iajCJ^.lp.ftef^èjtìidos^fci^^*3^^^^^^^^^^^5^"
.fegn^tl gran, piglia ja ^ejjojnCapergli accora Jbìenjfaré . i Dagli occhi Àgnolo
, fe r^ (pa{$| ad; alt^
inié§^ fuo «Padre §4mìm fa$cfÌ£ m&ùofàm-fa&fa cafe efre ebbe del mira-
sS§fP#£Mfi|§ì egli ^phnon. mai interrotto <$4di<k,<*h*>*?i fec^iq diverti luoghi
di Rom^, à?iUVantmW®uw{ft iesentare 1,1 appena/giuntò al duodecimo di
fua età nrcttcJTe mano#:%ippereinìpu>bliepit &a le quali fi contano ìinaPie-
51                                s pp                                                    tà con
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i r AG N0 LO G M%D $ E LL ì;         V309:
tàcon due Profeti , figure quanto il naturale , dipinte fopra la Tavola del
Caravaggio nella Ghiefa nuova nella Cappella dev Vittrici . Io ho notizia
da Profeìfoifè antico , che Agnolo s' àccoftafle poi allo fteffo Miehe|agnolo
da Caravaggio , che in ijuei tempi era molto reputato in Roma , ed> appli-
catoli allaSi lui maniera ne diventaffe quel grand'imitatorech'è noto,onde
fufle ftimato il più valorofo Artefice che partorire quellàiScuola ; onde^
avvenne,eh'egli ebbe a far poi molte opere per diver(it'Cavàlieri,e Prela*
ti di gran conto, le quali riufeirono eccellenti. Per lo Cardinale Ceffi colorì
molti Quadri grandi," e piccoli per fornamento di fuo Palazzo ,e molti an*>
cora per li Brandani Portughefi. Per Ciccio: Salernitano Cavaliere di Seggio,
di Nido neper Lucar.de? Fratnchi Genòvefecondufse due gran Quadri , ed
altri ancóra ', e particolarmente un Tóndo grande in Tavola con una Ver-
gine col Fanciullo Gesù, e S.Anrià^ opera Stupenda ^ un Quadro di quattro
palmi con)<weCfigure;, ed ùria femmina | che ad un lume rifletto da uno
fpecchios? acconcia la-le.fta, opera bizzarra , e degna dell' ingegno,d' un
tale Artefice ; e per lo fteflb colorii in un: Cembalo una Scoriadi Cleopatra,
che va ad incontrare Marc'; Antonio-, le quali tutte opere fi trovano oggi
appreifo gli Eredi de'cgiài>hòminati Signori tenute in gran prezzo .r ini 1f
Era già: pervenuto il Carofelli ali' età di 25. anni ;i quando da ùu*tale-r
Banzi"; che trafficava in compere di Quadri d' eccellentirMaeftri - il qual
ben conòfeeva la virtiiifuaicnDri (blamente rtell' operar di fua mano, ma nel
cònofcer'ialtrésì l?;roaaiieie die'valent'uòmini antichiyje infoderili per la grani
pratici- ,r che fatta àveva^ ) come di remò appreifo nèllTimiitarle ?. tutte at ma-;
raviglià ;r10'Condulfea»Ha noftta Città di Firenze , dove per ocpcallonedel*
1' aver militatir, se ricpnofcititi alcuni Quadri di gran piez&o ,: ebbeiàrfare>
alcu rie opere di fua mano , che è fama, venifTeroln potere del; Sereni Aimo,
Gtfan Duca ., Tornatoc aliai Pàtria , dovè attefeia fareopsre? lodatiflìmé rvi)
dimòro fio* al P. età di trentanni in'circa , nel qual ifempè fui condottola^»
Napoli ^dctve avendo al fuo folito dato gran {aggiojdi tuoi valore^ifuYdai*
diverti Perfonaggi fatto dipigner Quadri per ornamenterai loro ticehiffime/
Gallerìe o$b crede fi ancóra -che eglil v'efpònéfle piùdcofe'al ^pubblico ; del*
le quali a? mia notizia altro non, è pervenuto^ che ujilielìQip^EO .d'uHì-S.; An«r
drea predicante dalla Croce?-fattoa'jFrati Zoccolatiti opemlaloro;Ghiefa^T
défiMénte Calvario; .Dà Napoli fé;jn e tornò a Roma 3 .dofte s' accasi» Icotó
una fukìConcittadinaiforèlla di.Filippo {auribfuo dighirto^tJDifcepolou 1 Vi
fùifattocoperareallblkq per divertìSigribifL^ egrari>P*elatl)fhM piti ebbe*
a fare la Tavola per uno deKminori Altari! della Yatmana AfHicaq3iinjo\||
fece vedercela: fìgura;dà^iiiVinceflaQ ivqftita d'i Abito militare: còn^aweiaoiri
mamo'in atta veramente smaeftofòs j e rea^e ibPerlaòGhiefaydi S. iFraacefca^*
Romana ^colorì le dùeslbvole altrettarrt©,lodate : ;imflhal$apprefentò il Mmh
tlrio di» ^Placido •■,; dovei $ vede per ipwjnei£àl figurai il LSaijtoì gehufleflb %■>$
vifono'dtìeimanigoltìmputifde': qua&è imaìtté di recidergli la teftài4àlj&UÌ5
to>\ menìre F altro-già halxatnpita ut attdqcnedefimo^dji^crilega;/.crudeltà
vetfò:fkf pedonale! Santa fuo Gompagnòi;Jed fin lontaRan^aJ; vledeiiiMafr*
tirio^di SibElgPia-dellobftefiEb,Santo SònettàL Nel& altjgaj lavalaà4oQ*ego*
rio ^cheicèlàrarjdklà^atetajMefsavflà ta&oid? Ele^^zipnedèl Coipojdi
Criflb"kpraehtreiatoiifficAi«me.perirnezato di quel Saerifizid: fcarce&te -djd
ibisD
                                                                                        Pur-
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3 io mCENMJeMTAB^mMSEC.WM 155*0. al 1600.
Purgatorio fi veggiono volare al Cielo. Dietro alla perfona del Santo fono
alcune figure in atto di molta devozione , ed efprelfe al vivo , che rappre-
fentano giovanetti veftiti al modo de' Monaci Olivetani , o Umili il Monfi-
gnore Fagnano celebre Giurifta lo volle tener' in cala alcuni anni, e ne eb-
be per arricchirne la propria Gallerìa molti Quadri , i quali oggi pofseg-
gono gli Eredi .Nel Pontificato, d' Orbano Vili, venne in Italia Cavaliere;
Inglefe per negozj del ke , e trovandoti in RomadnvitÒ per ordine del fuo
Signóre il Carofelli, a portarfi in Inghilterra:sp ìnfieme co'fuoi due figliuoli
mafchi con promefsa di grofso ftipendio , e d* altri «onorevoli trattamentiotn
ma egli che religiofilfimo era v e tutta dato all' ©pere ;di pietà■■i.Peonie a fuo
luogo diremo, per ifcrupolo di portar, fé con fùa figliolanza in parti non Cat*;
toliche, le ne fcusò ^ ed in fuo luogo fu mandato (ihazio Gentilefchi. Fece,;
egli pere in piccolo Quadretto-1* Iftoria dyIfmaelper lo ftefib Re, dal qua*
le. ebbe:cencinquanta feudi ; e quéfiq è quanto ali? òpere del Carofelli. Ma;
quello,celie fi refé più degno d* ammirazione inJui^fu, che egli non fi fer4
mò (blamente! nella propria manièra^ e nelP imitazione di quella dei Gà-*
ravaggio ; ma ebbe ©osi obbediente il pennello., che Io fece dipigner'eziamr
dìo ad intera imitazione dermaggiori Pittori dei Mondo", in tanto che Pope*
re fatte da lui furono molte, e malte volte cambiate per di lor propria matìo,
per tali vendutelda chinon ebbe cognizióne di chi fatte!* aveva; eque! ch'i
più,collocate per ialinelle piùinobiliGallerìer,comf è noto al qualcheduno,
ilncuj; nome convien?tacere, e quivi alu]5refente fi.trovalo,-perche finalmente
quefto-Pittore non fole» Teppe contraffare P arie di tefteìpil colorito, il pan*
neggiameéto\ gli affetti^, .e, tutte* ^rimanente dellai maniera di coluir che egli
tolfead imitale ; ma-ebbe un pàrtJéolafc talento aiaffeapparire a Stupore tutte
quelle macchie, e quellaiftefsa pelle, e patenaif come dicono i Pittori] che
fuol fare il tempo fopraT antiche Pitture . BMIeHcopie poi ,. che furono
cambiate dagli originali^ fi potrebber dare malfnlimi efempli ; mail voglio?^
che mrbaftinó i feguentr; pe* non impegnarmi in lunghezze infruttuòfe > e
qnefee pure noterò! pejr accreditare alquanto la miatpetìna in cocche a pri-
mo afpetto pare) chef abbia dell' impoflibile . Djrò iniprimo luogo quanto
m*è ' pervenuto*ìp&cìiétizia;data da Gio: Dughat già Pittore;ma da jàiùan*
ni ite qua poco nreiiprtà©'•'del iurta cieco . Queftryche fu cognatórdel cele»
brt Niccolò Pouflìik e ;featellc* carnale di Gafparo Pouilìn rinomato Pàèfìftà
an^ernm cx?mè tefeimonio^di veduta^ cheiavertdoiilfGarofeltì una; volta co-
piata una Galatea ìleflCaraccì pei Palazzo Farnefe; *j?edefsendofP originale
divenùtp alqùamBo*itte>oV egliÌjl*ÌBtfeva cos^behe imitato , oh!ìT riareva^
Pbfìgìmle rfefso fave va anche ricopiata una? Madonna di Raffaello, che fi
trovava nel Palazzo" AMobràtidini^licori tate Imitazione , che avendola ve-
dutali & ftéfso N^ColòrPooffin difset ^he; s*pinoti aveiìbfapiitó diecerto dove
era PUìriginàteìp^éila^^^avèrebbeiprefa: per originale ; e lc*jftfeu*b affermò
dalla Galatea ,;ci|r$tffle gli f&fettà vedere : tnamon^ftì falò iloPòuilìn a»*
pó'té:?ueftateihgahiiato dallè^copfediluì ; ma altri pjratichiffimitPirofeflbri
vlxfóròn©:,! quali'f^ftàronoirl dubbio , noti folàmenté delle cop^q, eh* egli
av£^cavateida$k«ii&;d^^^
                                                            medefi-
iiiìffhe- egli e*a4btto>id& farcdMuà tnvertzione^àéirnitazione diloro;manitt-
tè*; mdt non fa tna«av1gIìa»ohè ci^ancheca^KSO^rofeflbri ^ddiveniife. Il
»wH
                                                                                        Cardi-
/
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AGNOLO C A\OS ELLl.          311
Cardinale Pio vecchio chiamollo un giorno a dar giudizio d* una S. Elena ,
che gli era ftata portata per di mano di Tiziano . Veddela il Carofelli , e
poi difle arditamente al Cardinale, che il Quadro non era altrimenti di ma-
no di Tiziano , ma che egli medefimo P aveva fatto ; il Cardinale a cui
giunfe del tutto inafpettata , e nuova quella rifpofta , reftando forte mara-
vigliato diede fegno di non crederlo . Allora il Pittore additandogli P orlo
della camicia di quella figura, gli fece vedere fegnata la fua folita Cifera ,
cioè un A. e un C.ed in oltre fecegh aver rifcontro, che la faccia della fi-
gura era il Ritratto al vivo della fua propria Moglie . Quefto cafo , del
quale molto fi parlò per Roma , non (blamente diedegli affai credito , ma
fece reftar chiariti, anzi mortificati quei Pittori , che avevan giudicato quel
Quadro per di Tiziano , i quali invidiando la di lui virtù , in ogni peggior
maniera ne parlavano. Un fimil cafo avvenne ad un' altro grandiffimo Pre-
Iato , il quale avendo comprata per opera del Caravaggio una Tela di po-
chi palmi , in cui era noftro Signore battuto alla Colonna , il Carofelli
invitato a dirne fuo parere , fece vedere la propria Cifera nel piano del
Quadro. Ma troppo lunga rìufcirebbe la narrazione , fé io volefli racconta-
re tutti i cafi , che occorfero limili ai narrati , i quali fecer ben conofcere^/
quanto quefto Artefice, fuffe per così dire, fuperiore alP Arte medefima , non
effendo ftato nell' efecitarla punto legato con fé fte(fo , cioè con la propria
maniera, cofa al certo che di pochiulmi Pittori può raccontarli. Così anda-
va il Carofelli alP avanzarli delP età, accrefcendo fempre onore a fé fteflfo ,
quando finalmente venuto P Anno ióji. fettantefimo ottavo del fuo vivere,
con difpiacere univerfale de'Virtuolì, fece daquefta,alPaltra vita paflTaggio,
lafciando due figliuoli mafchi, uno de*quali dopo aver dato fine alla fua parte
del patrimonio circa alP Anno 1673.finì di vivere, e l'altro che è Profeflbr
di Pittura queft'Anno 1683. fé ne vive tuttavia in Roma in iftato di medio-
cre fortuna. Vuole ogni dovere, che noi in quefto luogo diamo qualche noti-
zia delle qualità perfonali del Carofelli , ficcome il facemmo delle fue opere
di Pittura, e per fard da quella, che ficcome è di tutte la più neceffaria, eia
maggiore , così più vivamente rifplende negli uomini per altro Virtuofi ; di-
rò in primo luogo, che il noftro Angelo fu veramente Angelo di coftumi, e di
fode virtù, voglio dire non di quella fortad' Uomini, della quale parlando fo-
vente il noftro Micheìagnolo Buonarruoti il Giovane, Gentiluomo, come è no-
tiflimo di rare qualità , e molto amico delle Mufe , foleva dire , cioè che_/
trovavanfi a' fuoi tempi fra' vivi più Santi , che galantuomini y intendendo
di certi Ipocritoni, che ftudiando al poflìbile con efterne apparenze di pro-
cacciarli lo fpeciofo , e fempre venerabil nome di Santità , tocchi poi , <lj
ben ricercati nelle operazioni , comparifcono agli occhi d' ognuno tutt' al-
tro che buoni. Il noftro Pittore adunque ebbe in fommo grado la carità ver-
fo il proffimo , fovvenendo fempre larghiflìmamente i poveri ne' loro bifo-
gni , non oftante il tormentofo carico, eh' e' foftenne fempre d1 una nume-
rofa famiglia ; fé talvolta gli erano offerti in vendita Quadri di celebri Ma-
eftri , pagavagli a proporzione di lor valore , non della neceflìtà di colui,
che gliele offeriva, e più volte fi trovò [ cofa che molto di rado addiviene ]
a pagargli affai più di quello che il venditore ne addimandava. A quefta_*
carità accompagnava ogni atto di giuftizia, lontaniffimo dal fare altrui mi-
nimo
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3i2 "DECENJUellaTJmjnMSECJVJali^o.al 1600.
ni ino tòrto , o in fatti , o in detti , e con tutti manfuetiftìmo . Fu oltremo-
do nemico di quei fufurri , e di quelle detrazioni , che quali per règola^,
ferma ufanfi frai Profeflbri dell' Arti per altrui diminuire il concetto, e cre-
fcerlo a fé fteffi. Aifiduo all' opere di pietà ,, e con ogni perfona piacevole y
e umano , ma con tutto ciò fu egli da alcuni Artefici de' fuoi tempi tanto»
mal corrifpofto , che non è poflìbile a raccontare , conciofiacofache i giufti
applaufi , e dovuti alla fua virtù erano appena nati gettati a terra ,. e per
così dire Strozzati nella culla , onde non mai potè follevarfi a fegno d" eifer
chiamato ad opere grandi pubbliche di quella forta , che regolarmente fo-
gliono accreditare i gran Pittori,e pongongli in concetto di fingularità ap-
prendo a* Grandi. Dicevano , che egli era un Pafticciere di Quadri,. ma gli
uomini di buon gufto, e privi d' ogni pafik>ne,non lafciavano però mai di
provvederfi de'fuoi Pafticci. Neil' efercizio dell'Arte fua fu fempre alfiduo
toltone folo quel tempo,che egli impegnava nell'opere di Pietà. Per lo più?
tenne la maniera del Caravaggio , a cagione di che il fuo rare diede più to-
ito nel crudo ,. ma di gran forza ; per quello poi, che alla Teorica appartene-
va, non ebbe forfè ne' fuoitempi eguale in Roma, effendo ftato intelligentiffi-
mo ne'componimenti delle Storie, ed avendo pofifedute ottime regole nel Dife-
gno. Fece una nobiliflìma Scuola , la quale era continovamente frequentata da*
Cardinali, e da' primi Prelati di Roma , che guftavano oltre modo di vederlo di-
pignere. Fra'molti fuoi Difcepoli,fu Pietro Paoiini Lucchefè, e'1 tanto ri-
nomato Pittore Filippo Lauri fuo Cognato , il quale mentre io quefte co&s
ferivo , benché univerfaliflìmo in ogni appartenenza dell' Arte ,, coni tut-
to ciò per un certo fuo particolar genio , opera molto in piccole figu-
re , le quali fi in Roma , come per tutta V Europa fon prefe ad ogni gran-
diflìmo prezzo. Quefti fé non ha feguitata la maniera del Maeftro , fi può
gloriare però d' averne confèrvati i migliori precetti ; ficcome ancora d'ef-
fere ftato Erede del grande onore , che facevano al Maeftro fuo perfone
d' ogni più alto affare colle continue vifite , come dicemmo , concorrendo
tuttavia perfone difimil conto alla fua cafa, per defiderio di vederlo opera-
re , perche veriflìma cofa è , che e' non giunge mai a Roma perfona , fiali
pure d' ogni più alto grado , o amatore dell' Arte che non fi porti nella-,
fua Scuola. A quelli il Caroselli raccomanda in morte una propria figliuo-
la , la quale elfendo con poche fuftanze ,. fu da lui prefa in Cafa , e la tie-
me fino al prefente condimoftrazioni più che paterne, e tutto quefto fa egli
per lo grande amore, ch'e? profefsa alla memoria d'uomo fi degno, e.
di fé medefimo fi benemerito , che egli non chiama per altro ncK
me, che di fecondo Padre. A tal cagione difegna egli di
fare a proprie fpefe alcun fegno d' onorevole ri- ,
cordanza nella Chiefà di S, Niccolò a.
Capo alle Cafe, vicino a Trevi,
nel luogo appunto do-
ve fu data
al fuo
) k Corpo onore-
rà ^ole Sepoltura..
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^DELLA PARTE IH. DEE SECOLO IV.
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VINCENZIO CARDUCCI
tòTOR FIORENTINO,
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Fratello , e Diftepolò' di 'Bavtehmmto Ctwdutài n
~ "ir. ** 'U vie* J'J'-J *. % ,. ì ..-f I .** ILliii *J A i .^/*J? i./ S .: é         .„r / £,.,                ; • ,.|
E^Tèmpi che nelle gran;Fabbriche dell' Efcuriale_^
per volontà »dr Filippo Secondo Re delle Spagne
fi facevaiio4 bellim" mi adornamenti di Pitture : e
Sculture^ che fono ùot&ffurono chiamati in quelle
parò? mólti eccellentiffimi Maeftri neir una,enel-
Talc<r« facultà v efraiiqiilefti Federigo Zuccheri, ài
quàie^/otbe adaltrfeGiovani di valore, che V aveva-
no ^ajutato a dipfgnere la gran Cupola di Firenze ,
feco conduflfe anche Bartolommeo Carducci affai
giovane d'anni, magia vecchio nel!' Afte, il qua-
le aveva in Firenze fotto V Ammannato fatto gran pratica fielP Atchitcttu-
ra , e Scultura , .é'appreffo ai Zuccheri nel dipignere a frefeo . Quefti giun-
to a Madrid , e viftofi in quelle grandi occafionì, fieceiì venir ila Firenze
site m '
                                   Rr                                            quefto
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'gfiS4 DECENMI. della fjf%. Ili del SEC,IV. dal 1600. al 16 io.
èuefto Vincenzio fuofraréllo di affai tènera età , al quale infegnò l'Arre
fila fe ia breve lo fece valente Pittore * tatuo che in vita di Filippo Secon-
do "'e poi di Filippo Terzo gli furòn/date a fare opere nobtlitiìme per ab-
bellirirentodi quei maravigliò^ edificj >e pepo fteffo Palagio Reale di Sua
fìvlaeftà, fW alcuni ^Quadri, a i quali^ dato luojo nel gran Salone nuo-
vamente %tto rifondente Topra la Piazzath nel quale erano ftate polle le
Pitture & Tiziano ,( del Rubens , d' Eugenio Caxés:, Diego Velafqueoz dì
Giufeppe Ribera detto lo Spagnolette , e di Qomemchinq. Dipinfe ancora
in "Madrid alcune Tavole per Chie(e| ed,è lodata oltremodo dal Maeftro
Giufeppe di Vadivielfo nel fuo Difcorfo della Pittura la Tavola della Cap-
pella dell' Mtar Magiare" nella Parrocchia di S. Sebalcfanó-di quella Cor-
te Per ordine di Filippi Terzo dipinte nella Real Cappella, del Pardo, una
grande Storia* ottangòlata'nel mez^O della volta , nella quale fece vedere
fcpraun' Altare1 il Santiffimo Sacramente , e affiliente in -Gloria tutta la-,
Santièma/Trinità cori gran copia d' Angioli* Noftra Signora , e S.G10: Ba-
tifta e da baffo S. Gregorio Papa, S. Tornmafo , ed, altri Santi, che fi re-
terò famofì^nèìlo ÌBivere di qUefto Sacròfanto;, e ìneomprenfibile Mifteno.
Ne' quattro Quadri delle cantonate fqn figurate quattro Storie del Teftamen-
to vecchio [ figure ULque&ò Pane Covrano », ] 1' una fono 1 noftn primieri
Padri e in mezzo 1' Albero della vita , e della morte , e V altra Sanfone
che camalli favo di mieli dalla bocca del Leone , che egli aveva %angolf.
loi tìeìl* altro la MannJ , che mancfó Iddio ài fuo Popola 9Às nell' ultimai
quando Mosè fece ufcirl'Acqua dai ^affò^jn una Lunetta che cade lo-
pra P Altare fra {bttOiUlGunebrd^iaceìndo iHProfetaElia^ e 1 Angelo che
lo rifveglia infegnandoli il Pane , e'1 vafo dell' Acqua quando fuggiva al
Monte Oreb paventando duella perfidi* ìo^fza^el, che lo perfeguitava . In
otto triangoli ftanno dipinti i quattro Dottori della Ghiefa Romana , e i
quattro della Greca , «rtutta la volta è adorna diCorniciopi , Serafini^
Cartelli e Fettoni di^àicéHi dorati, iPtulto Difegno^ e opera di Vinceii-
zio • venuto poi amorte^artojommeo fuofratfIlo, ai-quale era flato dato a
dipignere neli' AppartabéntodetRe nella Gallerìa -deUmezzo dì , neila^
quale doveanfi rapprefentare Imprefe di Cariò V. Toccò a Vincenzio a en-
trare in quel lavorò gli ^ordinato m mutare la primiera intenzione^ ,
ed in luogo di quelle Imprefe il rapprefentairviT educazione , la vitó ed
i fatti dell' Aquile,' fiGcòrhe 'fece. Scritte queft? Artéfice,. un Libro in Li%ua
Spagnuola intitolato il Bialogo della Pittura,; in cui diede àffù irotizie d'ope-
re di valènt' uomini -che erano al fuor tempo nelle Regie Gallerie , e Pa-
lazzo che fi vede ftampato in Madrid \\ Anno 1633. Viaggiò egli, non fo
fé per fuo diporto, o per altro affare à lirenm fua Patria, e poi fé rie tor-
nò in Ifpagna. E che: fi foffeipartitó daJureoke id' affai tènera età , me Io
fanno credere le feguentipàtó^^Mche eglìrfcrjffe^nel nominato Libro mquel-
r Idioma-S^gniio\o^I(^UHdairfeorteft^p^^-.Cinà , **<wdendo V opere dì
Mafacch, Giotto
, G^r^«^4;ei^/r^^^«<f//,^^i'4l y® crepinolo ycp
- andò avanti, af cbwrijjìmojgte$nm \> che og£i godiamo • PM *           ;
«mMak pajà paffìane , che:mmWattenejJÌMM* W Fmn'M^prcbè in verità
io dico, che trovai in o^aMmeramMm^^m^
                    altraAtem
ntW antichità^* quefta èjaxhcià- ffo è^:e die* ancóra^ che trovandoli
iM,                                           in ella
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\
itfefla Città di Firenze nel giorno di S.Luca, vi fu annoverato:fra,gli Aè*
cadenaici del Difegno : foggiugne poi ; che nel paffar da Bolc*^ fu tmóftra*
ta da un Conte Bolognefe una Medaglia d1 Oro cori Ritratto tlekgran Mi-
chelagnolo di mano del Cavalier Leon Leoni Scultóre Aretino Padre dj Pom*
peo Leoni Scultore di fu a Maeftà , che fu conofciuto'da lui in Madrid , il
quale fece tutte le Statue di Bronzo, 4 che fono nella* Tavola dell' Efcuria*
kP,i e quelle deV Sepolcri, e in S. Paolo di Vagiiadolideg quelle del: Duca di
Lermà. Il riverfo di quefta Medaglia era un Ciecoguidato da un Cario%:
con quefto verfetto di David ; Docebo iniquo* wias iuat, é* impij ad 'te con»
vertentur
. Fu Vincenzio Carducci uomo affai civile , ed' innocenti coftu-
mi non ebbe Moglie , onde alla fua morte reftarono al fuo tìipote erede
affai buone facultà. Ebbe in grande ftima V Arte fua J la quale volle fem-
pék nobijlmenteefereitare.-, difpiacendoli molto 1 varj .abufi della medefimay,
e ficcòme ne fentì, anche ne fcriflè, e perche a me pare,.che alcuni pasti-;
cuìari fuor detti y e racconti posano recare noti meno utility aVProfefsori^
che giùfto a' curiofi y ne porterò in quefto luogo aloidi fenza provargli ,, o
riprovargli, ma lafciando che ognuno fé né rimanga nel parere, che più gli
aggrada . Primieramente parlando dell1 efercizio della Pittura in genere,/;,
per quello, che apparteneva a'fuoi tempi, dice così : lo non nCarrifchio adif»
fimmpi quefta'facoltà.delia Pittura
,generalmente parlando , fia calata pia io*
fm^ alzata da'Michelrignolo in qua i ma'in quanto a, me io temo
, che non de»
clini ^k'fcendaa, tutta carriera
; no& voglio /coprirmi per non dar materia al
calunniare ^perche-quuji ardirei di dire
\-che quella fort a, di Difigno miuno ha^.
fajfato ^ancorché neUa imitazione
1$ Mei colorito >ù nella vivezzaìj<>ne\ Paefi ,
Ffùté1 \p)dmniabh\ e altre cofe 9 che quelli ebbero pei accejforie, e non - di fi gran
fflkhp alcuni moderai abbian vantaggiato gli antichi, t
*\quali occupati in ve»
rifièarèUl^principale-fche è il Difigno
j noni poferontantUifollecitudme y e tanta,
cmà Mlk circoftan^é^óhe.V adornano ; e così Michelagvólo potè beh dire, del fua
Difegnd
, ciò- che impelle>della Grazia , c&V dava allei<fue Pitture , uhé quan-
tunque neW alth .parti Ituguagliajfero, tifano di quefti tempi V arrivo nel Di»
Jegm
i Bia Amava i concetti di quelli Artefici \ dhmano de' qualiiì vede-
vano ( diceva egli ] tanti;Quadri <da Ofterìe eoa. .penfieri baffi-y e vilifTìmì
d' ubbriachi , villani , e cofe (ìmili fenza maggior! ingegno , o imprefa, che
d'efler, toccato quel capriccio al: Pittore di ritrarre quattro fconci furfanti ,
edùe donnette fcapigliate, e mal veftùeJn cadimento dell'Arte re poca ri*
putazjone di loro fteflì. Difpiacevanlrquelle vili pedone, che pocoeojiofcen-
do-loro ftefse facevànfi fare i propri Ritratti , e tanto più in fembianze, non
proprie dì loro condizione, e meftierè } k in tal propofito raccontava «quefto
bel: cafo'.Facevai una fefta un di coftoro al Santo di fua devozione, in una
Chiefà di1 quella Corte , dove aveva fua Sepoltura , e in luogo- afsai eofpi*
eùo aveva fatta appiccaremna ITavolà; ,dove egfi^/e la fua Dònna s? eran
fatti jdipignere veftitì di nero [ còfa <ehe non cofturaavano di ordinario ] con
un vèftire molto bellori-autorevole.;, l'è devoto . Chiamavau* quefto Pietro
Gordp j che in nbftralingua fuonà Pietro Grafso:e Diede P incumbenza del
fermonare al PadieMaeftro Fra Criftòfano de? Fonfeca gran Predicatore, e
Religiofo di molte ;Ietfere'y e di mólta autorità .Quefti nel Difco^fo del fuo
Sermone'; quando :enn:ato nelle lodi1 di chi faceva far la fefta dille:. Quefta
;o>i
                                                         Rr 2                             folen-
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ti4 !DECEN.ni.deHafJ%.lU.ddSEC.IKdali6oo.al 1610.
folénriità celebra conida fua;buona devozione il buon Pietro Cordo, e certo
che è^i ha edificato; P affezione ^ e '1 penfiero , con cui ha operato, .eh*e1 fi
faccia quefta fefta , di che fé gli deve aggradimento al buon Pietro Gordo .,.
e ripetendo più volte il buon.Pietro Gordo ( perche la fefta veramente fuffe
fefteggiata ) diceva che P aveva vifto Ritratto nel fuo Quadro , tanto gra-
v€ , tanto còmpofto, tanto ben veftito , che quafi non lo riconofeeva ; &*
voltandola quella parte dove lo fteffo Pietro fi ftava in petto , e in perfo-
na afcoltando il Sermone jdiffe con quel garbo , che alcune volte.diceva
fomiglianti cofe ; per amor di Dio vi prego , amico Gordo , che per efiere
riconofeiuto vi;facciate ritrarre , come voi andate , o pure aridate in quella
foggia , nella quale vi fiete fatto ritrarres!!s r*
Diceva ancora , che talvolta fi pagano le Pitture , non a proporzione-/
di lor valore j e bontà -s ma del concetto che s' ha dell' Artefice, a propofi-
to di che dice . Io fo a chi furono a chièdere in quefta Corte una Pittura
con gràndiffìme inftanze v la quale avEffe/a eflere cofa ammirabile , e fubli-
me, d? una Imagine di noftra Signora dell' Incarnazione ; e per dargli mo-
tivo di fare ogni sforzo , e ogni diligenza , chi trattava il; negozio gli lodò
con efagerazìone , e con ingrandimenti ,. una pofta • in certo Monaftèro di
Madrid £di mano del medefimo^à cui la Pittura era chiefta] dicendoli ^ che
P Imperatore P aveva mandata a donare alla Cattòlica Maeftà della Reina
Margherita fua Sorella v la qual Pittura ^ diceva egli , diede a fare Pulmper
radore a un miracolofo uomo, che teneva al fuo (ervigio ;, di grandiffima_*
ftima. Quefto diceva il Perfohaggio fqnapre con gran mifterio, ed efficaciav-
e tutto afcoltava P Artefice non con; piccolo gufto d' udire quelle lqdi ; 'ne
fenza mólta pena, e gran dispetto.di vedere, che quella ftima era fondata ,
più nellairfuppofta lontananzaide'IP Artefice y; che-nel eonòfeimento del -fuo
lavorojj, ejaécordandofivcon elfo; lui,, gli diffe t che P Autore di quella Pk*
tura èra .molto grand!cansicdfùò, exhe fi chiamava Ridolfo Sgothforti,con
cui egliccarteggiava continovamente ; (eifi contentava y,gii fcriverebbe, che
coridùcefìfeia perfeziona' una fomigliante Imagine a quella , che tanto era-,
da lui coctìmendata. Accettò cortefementc il Signore la propofta, facendogli
grandi offerte ; e non guardando; a prezzo y die fubitoi denari , perche per
via di Fucarès fi rimettefle a Praga il bifognevole. : A capodi dieci mefiav-
yisò quello tale il Signore.,, che già era arriivata la Pittuira. Corfe egli con-
eccefliva allegrezza a vederla ; traffefi quefta da unacafla impeciata^ e-bea
legata [ che fi trovò in tùnaiStanza'a tetto ] dove aveva pigliato pofto quella
Pittura y che p Artefice idi ;fua mano aveva lavorata quel di in fua Cafa,(C;
poftala nella catta cosiamotela ta. 1\ Signore la venerò ;,?;€ bacici là ,Je;eon
umile modeftia diffe ■ non fi può negare;, che gli ftranieri non ci fu per ino
di gran lunga ,- e lodando ciafeheduna cafavdkper fé con grand' effieaciauil,
pagolla molto bene il fuo pregio , e dipiìt'il porto , e la caiTa , pili fpefa
che gli idiflero ,; che aveva avuta perdo maggio j e all' amico per la folle*
citudine ,; e travaglio prèfa mandò fei caffette di Cipccolate della Valle di
Giiacaccai^ e quattro Panni lini, o; Tovagiiolini, e due Chicchere p^r pren-
derlo* libava in oltre>la magnanimità cUquei R«rìp#4ìsqùei Signori , che
faedvàntgran conto .ekllpbjellé opere? dei;gran fylaeftrii; tal qual propofitò
dice , che ^
•nMoì                               & -5 %                                                            1608.
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VINCENZI0 CJ'^'D:V.-G®JZ-3àd m^
1608. nel quale reftarono preda del fuoco molti Quadri originali de i fa*
mofi Pittori Alonfo Sanchez, Tiziano, e Antonio Moro, con molti Ritrat-
ti di gran valore, e fra quefti quello dello fteflò Tiziano ; era una gran Te-
la^ pureidi Tiziano , dove fi vedevano alcuni Paftori, e Satiri, larquale!
con tutto che foflfe molto profana ; ebbe in forte di campare dalle fiamme.
Quefta Pittura fu in fi grande ftima appreflb il Re Don Filippo Terzo, che
quando gli giunfe la novella dell* incendio, domandò fi? quella era perjta£
rifpoftogli , che no , diffe : fofla, ; quelo demas fé bolvera a ha%>er ;. quefto
bafta,difle, che F altre fi rifaranno.- • ] v *
               ;' - ;;            q
ir Similmente aver'udito raccontare al Duca d'AIcalà in Napoli, che cflen-j
dofi a un Cavaliere dato fuoco alla cafa, e non potendo falvare tutto ciò ,chej
in;quella aveva/, acchiappò una Pittura , che ftimava molto , e abbracciato
con iella tifcì nella Strada , e vedendoli libero colla fua pittura , diflè-/? :
Agora mafquefequeme todo ; ora vadia pure il tutto a fuoco*, è fiamma ; e
tanto bafti aver detto di quefto Artefice/ ' c"i
j ,.. vp ,';d
nirnoanri
mh
non
IO ' ;, I-', I ,
~
I D OR E NI
Me fi
.1... I ; li' i.; :
J,
PITTO R BOLOGNESE,
hl'fj .ib "{-limi Vi.> >.''•":r, OÌ15
i15ipS" if, i OC;!
Difìepolo di D'ìonì/io Cafoart:,nato 157^^^1642, '
F> 5
O Non feci mai refleflìorae a' fucceflì della Vita di Guido
Reni raro Pittore , Capo [j e Maéftro di nuova , e bellif-
(ima Scuola nella Città di Bologna,che npn mvaffliggef-
fé mólto una forte apprenfione dell' umana infelicità, pa-
rendomi venire in chiaro conofcimento 1 che in un certo
modo in quefta noftra mifera vita non fieno più facili a_»
cadere in deplorabili precipizzi, equine coloro [ che do-
tati da natura di fcarfi talenti, fempre in braccio d* un' accidiofa ignorane
za , nuli' altro hanno per termine di loro penfieri, ch0 il viver* oggi fenza
Gurar del domani ] di quei tali , che dalla ftefla Madre natura, di grandez-
za d'animoly ed' alto intelletto , d* ingegno pronto , e acuto arricchiti ,
fempre intenti alia fatica , correndo veloci al confeguimento d* alcuna bel-
la virtù., fon poi, dopo averla acqui (rata, dalla fteffk benignamente ricom-
penfati del premio , delj.a gloria , e delle ricchezze, ogni qual volta quefti
contenti delle fatiche un teiripo ìntraprefe, non incomincino con nuovi ften-
ti a far procaccio d* altre fiiù nobili virtù , che non -(blamente la già pofle-
duta rendan più bella, e plausìbile, e la difendano daVrnorfi dell* invidia,
ma loro fteffi ajutino a godere il frutto de* propri fu dori , lontani da quel-
le miferie , nelle quali [ colpa? del farà* troppo ficurirq J poflbno con tutto
ciò miferamente caderein E qui tornandoa > reflettere nella[Vita di Guido
•uA/ibb
                                                                                     Reni
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P8 VECENMIMlaTA%IILdelMKflfòdalt6h&alióio.
Réni ^ parml poter> concludere con gran verità ,. che fé tale fofl&ftkta l?ink
duftria di iquéftó grand* Artefice , dopo effer giuntò a ftàto* di grand' eccel*
lenta rielP Afte fuarnon fia chi dubitar poflfa, che a feconda di quella glo-
ita-, che egli meritamente fi guadagnò , non fàrèbbono camminati con lui
qUegP'inforturij ^ a cagione de* quali poniamo dire ■; che égli ftentatiflìma-
rrieiitela propria vita menaffe r e finiffe ; ficcorrté Còl racconto d* aldine pqjp
che cófè di lui r faremo ora vederi ,n~ ìl-':: sH-voti zi slmu^ \U> chr» up
Negli anni dunque di noftfà falute 1575. vigeva nella Città di Bologna^
Daniello Reni Mufico> e Sonatore di Struménti di fiato'; ene-per efercitar
fuo ÌVfefÉterd tirava ftipendio da quella Signorìa . Qu«fti mW OceafibfieHdi
Giubbileo fu chiamato con altri celebri Mtffei ad accompagnare alla Città.
di-Róma la Nobile Arciconfraterrìità della Mortele già era arrivato irw
quella Citttà, quando ebbe 1* avvìfò, che la Ginevera Pozzi fua Conforte 9
che egli aveva lafciata gravida , è già vicina ai parto, aveva dato alla luk
ce un figliuolo , che fu il nóitfofGuido. Tornato che egli fu da quel Pelle-
grinaggio , non è poflìbile a dire , con quanta allegrezza egli incominciafiTe
a goda* la nuova prole, non tanto per efser quello il fuo Primogenitomafchio,
quanto per la bellezza , e vivacità del Bambino , con la quale allora , e di
pòi in tutto il tefnpo della fua infanzia fu fetfipTe lo fpàflfo , e 'i trafittilo^
di quella Cala. Giunto che fu all'età di nove inni, volle il Padrej3tpplicar;#
lo alla Mufica , e al fuono di diverfi Strumenti , ma più che ad ogni altro
a quello del Cimbalo ; ai che ubbidì il figliuolo ,,-rna poco guftava di limile
applicazione^e dìvertertdofi quanto ritù poteva dà quello fttidìo,fpendeva il
tempo in far Figure, e Difegni di capriccio, per certo affai più belli di quei
che fi fufTe potuto afpettare da un fanciullo di qneUa$tjà, che non ayeva avu-
to ancora alcun ntóaéftrO, stava'in! quél tempo'm Càfà i Bolognini Gentiluo-
mini di quella Città , dove fi faceva Accademia di Sonare , e d' altri dì-
Vétftim'etìti * Diohifìo Caìva^t? Pittore.., il quale veduto tal volta il fanciullo
condottovi dal Padre , fentito il fuo genio i e forfè veduti i'fuoì Difegni, ne
fece tal concetto \"e tanto fi jS>ramelTe *di fua futura riufcita nel? Arte della
Pittura, cheio^hiefe Con inltanza al Padre , il quale fenzà aver riguardo*
gualche buonà^fperanza,- che teneva di fare al figliuolo conseguire dalla Sif-
gnorìà il fuò«luogo y e là propria; fua provvigione di Sonatore y lo concede
al Calvart , &fc Raffittirò ,che le ìn dieci anni il figliuolo ^ifótfHgfb di-
venuto célèbre Pittore '?■ glie P sverebbe reftituitd per continuare; 1' antica
eféfcìzio del fuond* Hspiate égli però non voleva ; che abbandomafse dei tut*
tó. V'edutofi Guido applicato a oofa di tanto genio , non fi puòldire coru>
quàtìtò àfftoré«égli V.atìàtiCàfse m\k> ftudiare j di modo tale che di tredici
atì&i già èra impiegalo dal Maeftro iti rivedere itìifegni a Dòmenichmo Zam-s
pièri-, all' Alban? , è ad altó'fanciulli:y diluì Condifcepoli. A1P età per4
MètlUto di diciOft' àftfìi.operava fcenè d* invenzióne JSe fece molti Quadretti
ih Patrie della Affitela del Mael^rò , che ricocchi da lui con pochi colpi y
^ìì tacciava f^tfUòì^rOpifj^tkraendoneìbuon danari,, de'quaìiperò appe-
na fàtgva al Gìovàtó Una piecoìiSìma parte i<^ud%axofa però potè poco pia*
vètt al ^povero figlimk^y il qudé-fra quieìlàe;,è;ivoljer frequentar dirpropow
^^fOfHrdiòdfelf Ignudò iy conri-ntiotìrà Te ften1<bf>a fivolget!^>enfieri di por^
tktl5«HÌ* Accademia.di Lòtìovic* Gkracci , éigli *enne ben ta;tta4per imezzo
^^•>
                                                                                     dell'An-
i
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dell' Anlaloni>, the in tal virtuóla adunanza; Hntrodul& cdn'gran dolore del
Calvari che vedendo il figliuolo di poi tutto fermo nell'imitazione delvero^
allontanarti dal fuo alquanto ammanierà^btnodò di dipignere , ne gridava r
alle Stélle ,' tacciandolo d' efieìrfi pofto a^éguitare [ come èi diceva ] -1? in*
fingatela maniera de* Caràccì , tutta intenta al naturale, e benefpeffo colle-
dita gli ; càtiteilàva i nìigliori coìlpi del pennèllo ^ lenza fche il rifpettofo Gio-
vane fàcèfìTe alcuna refiftetìzàv o puntò fi Iamentafle -v Giuhfè per ciò a tal
legno lapaffione del Calvart^cihè un giorno per ni una v^fochiffima colpa ^
econ accattato pretefto lo percofie di buffe y il che al' figliuolo por fé con-
giuntura a pròpofito per romperla affatto,e partirti d£ lui come fece di fu-
bito , e fòttoT indirizzo di Lodovico Caracei , non fenza-un grand' affati^
éarfi dèi Màèfcro per riaverlo , fi rifuggi : Facevagli Lodovico campir^ ,s
i>òzzarè, STal vòlta tirare avanti fue opere; e perche Guido era dotato dà
natura d' Unabellezza ', è proporzione di Volto maràvìgliofa , Congiunta^
ad una verecondia innocente ; era (olito fo ftedo Lodovico tenerlo al naturi
tale-quando doveva alcuno Spirito Angelico rapprefentare, (olito, com'ei
diceva, di fpetìdér prima qualche tempo,in lodare alcuna buona qualità, o
veto opera di lui, acciò che coli' aggiunto roflbre divenifle il volto* più ac-
comodato a rapprefentar quel fuggetto. In quefto tempo diede egli principiò:
a fare opere da per fé , tra' le quali s'annovera la Tavola della Chiefa di
Si Bernardino a man delira»',- dove figurò la Coronazione di Maria Vergi-
ne e più Santi , non lafciando mai lo ftudiò dell* ignudo §<tanto che Io ftef-
fo Annibal Garacciv, che prima'teneramente P amava $ cominciò a temerei
di lui y guardandolo fempre [ con occhio gelofoy :e • fé vero; ; e perche talò è
T umana mife-ria noftra, che bene fpeflo Una paffione è 'in noi gaftigo d1 un' al*
tra più Veemente paffione ; occorfe cola in quei giorni , che fu caula dt&/
Annibale, -che ornai ogni altro pender© aveva ? che di;tirarlo' avanti nell' Ar*
tó>. pur non volendo , e fenza avvederfene ■•; àperfegli laJmente a cercar la
bella , e nifova maniera - conicui Guidò veniffé di pòi a farli grande nella
Pittura , e andò il fatto in quefto modo. Era. in quei tempi T Arte per la.
niancanza del gran Michelagnolo , e Raffaello ,' ed akunbfeguaci *}<& loro
nella Romana Scuola , alquanto decaduta f premendoti dagli (Artefici, ;ànzi
Jrì urt certo brio? (e immaginata bizzkrfìgcy che nella totale» imitazione! del
véro ; quando fi fece conofeerè per valent' uomo.il eCavaliér Gitifeppé -d^Ai-r
pino, che ajutato'dalla rfottuoats* acquiftò il primo griflo /tutto che <ad una
véramente caprkeiofa invenzione avefse congiunto .un non; fa the deli' am<-
martierato cow'languido colorito r A quefto s^aggiunferMìchekgriolò da G_a>
tàvaggio ùomofantafticp, f beftiale, che fattali una mani òr aodel tutto niiova^
con chiari aperti»^ e pròforìdiffimi feuri toltèfdalnatufajec^ accomodato al
lume alto , ^gagliardo", coir ajuto d*; un i^érto^fuo'Itóucimànno chiama-
to iProfperi no ^ Grottefche:^ Jiemioo^di^Glufeppe ,» tanto., s'introduflfe^
nel concètto de' Grandi, che én?i>reveV.&c4uiitò nome di fingulariffimo Pit-
tore, e crebbe;tànto la fama dèìlu!,xhe,nori andò molto y die fi aveva per
povera quella G&Herìa, e quel Mufeo, cherionavéife alcun Quadro del è&-
ravaggio, Sparfefi la fam^ di quelli<due foggetti per tmtm%ì$dw;ye?.Mo\ò~
gnà non vfòlame^e: ne dhtiò>ilrorido-, ma ne capitò alcun Quadro^ norì fen-
«ì[;grande àllegteza-de^ Garacà, -che defideràvaho vedere qualche opera.*
•iiqsi
                                                                                          par-
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%py£)ECENlll JeBa f4%UL del SECIV. dal \6oo.aì\6i o.
particolarmente cdeVC Caravaggio , del quale tenti vana fi gran cofe dire , Il
Quadrò' fu veduto dà [i Annibale^; e Lodovico , il quale ditTe apertamente
trovar molto di ver fai- V opera delia: fama del Maeltto r ne avervi cofa più
plaufibileveherilbelìi o deUa-nPVità» al cheifoggiu-nfeAnnibale non maravi-
gliarti punto , anzi e d$er di parere, che qualunque per V avvenire avefse
alcuna-nuova manie* ;a^ inventata , avrebhe per cerio ottenuto dalla fortu«
na -\ e dal voIgOfcio ìcca la medefima: glo«ia ; ballai bene a lui T anime* u$
le forze idr ritrovare un' altra maniera al tatto-contraria a queHa di coftul
da riufeire d' afsai n aaggior fodtezza, e applatn©*; -e ferebbe v ogni qual val-
la egli con un colai rito tenero, e a un lume aperta della piazza avefse d&t®
allesfiie figure verità , e rilievo ; e in luogoi<kimmitare, come il Càravag-<
gio~, il bello.:, e'I bruito deila natura , egli avefse procurata, di far fempr©
dèzione del piàibella. Io non, entra adeflò< ampover quefeione fopra il
giudizio dato dai Annibale ìntomo.atla maniera del Caravaggio ;, dico beni
quefto , che: un. fimi 1 parlare di \\iì fa.air intelÉeMadi Guido Reni ,-• c6tt*
vi fi; trovò prefeme^on altrirdiquella Scuola;, un chiaro- lume $ che fgom*
forate le: tenebre de' molti penfieri , che 1' Occupa vana intor<na al ritrovai
mento del1 più*perfetto moda d' operare, fece fty che Guida da indi innan«
zi cercòT eccellenza dell' èàtib nel dipigneré:in-.<$uella maniera ne più, n$
meno>ve in breve dJtedeiegnr d* averla ritrovata nelP Orfeo, ed Euridice^
che ci/ fece pe' Lambertini T é nella Favola di Califto,, che meritò efler ce?»
lèbrata dalla penna delCavaiier jM&rìno in quella Canzona^ che incomincia,
Mow languinl?ergw£ta s» Quindi ebbem oripne le ftrane perjeetfzióni, e i' ini»
vadie deli Zaffasi,; dei Brizip 4; i* Arrfatonà^ Squali in ogni oecafione fpìre*
giovano e Guij|a,;ie:!l.fi^u^oda rd? operare ,1 tacciando lui di temerario „
quatì» che: coro una? nuova) ^paniera; tentafsé dt giiugner più la> d* quello , ove
i* Cariaceli medefimi-aicoftceifci^tanto Audio r e fatica erano arrivati -T e creb-
bero'-a-fegnc&if malà'ufM ctegli awérfan fatai anche prefso aiHo ftefso Lodo-*
vico fuo Maeftroi r ; che fé forzava Guido ilh partirfi dalla fua Scuola , J?m
qual fua partenza fii di poi .avBodovico di non poco pregiudizào , a caga-
ne' delle moljeloperei r che. furono al pennello; di Guido racsomandàte $ te
qmali farebbon toccatcràl Casacca; al che-per dire il vero cooperò non? po-
co lofftefso Guido, procurandb cpofbei modo di quelle tirare a fé. Non eia
in quefto tempo il Reniàncora patetico dr diptere a frefco,. che però %-&?
ne d'abilitariiii.ìn, ogni;*cofa ^ e-poter: megfio* concorrere i^ognì fotte db la-
voro co* prapr.fiairverfar^éilibetò fare ftu dio/anche in quefto,; appoggiasi
dofi a GabbrielkbFerrantinfc Pittore molto pratico di quel mòdo dicolojsiie? -H
e^4nbfeveìtètp^o.ilcondu^se alegnatale>£-.-.cfacspotèdipignere più cofenef
pubblico Palazzo^ te in quelle de* Conti iànìhinStra San Stefano ^ dey.$
nella5 voltai à*vm® bellaSala3%urò;là; feparazione dela luce dalle tenebre ;
ed in quella d^juna camera* JàOcadiita di Fetomte r tutte dì fotta in fugando
gli furon date a fate letStaiife di S. BèiBedèteo nel Cortile di S, Michelet in
Bofco a cottcoifenza, di Lodsavhioi, e de^fuól $dipinfe por, più Quadri'-per
mandare a Romaiche gliacqurftaronataritò iasedifo. in queMaCittà,che fya
fuelto^, e^Jdeiiderioj; che e^tf;avevadrsmderèkitanto celebrata Gallerìa
40 EÉfnefij co0 ^ invidiìsSernecon 'Francefòaiiàlbani ^qiàv'itrovQ altret»
tanw cottefe il Cavalki GimÉeppe dr Arpina;j» pìdeàcckrglVfeivori dr ogni
-isfl
                                                                                          repu-
-/
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V
G U IT) 0 \E N I.                    321
reputazione , quanto il medefimo Arpino era defiderofo di torgli al Cara-
vaggio fuo contrariflìmo ; e poco ne mancò , che non toccaffe a Guido a__»
dipigner la Cupola di Loreto; e gli avanzavano fempre i lavori in gran copia.
In Roma pure, oltre alle famofe Tavole del S.Andrea, ed altre molte ope-
re , ebbe a dipigner la Cappella di Papa Paolo V. a Monte Cavallo, nella
quale fi fece ajutare da. Antonio Caracci , dal Campana , e qualche poco
dall' Albano ; ma dal Lanfranco più che dagli altri , tanto che dell' Anno
1610. la diede per finita ; e già da quel Pontefice aveva avuta 1* incumben-
za di dipignerne poi un' altra in S. Maria Maggiore , incontro a quella di
Sifto , quando non parendogli d' efler fodisfatto dell' altra dal Tefauriere di
Sua Santità, nel modo, che gli pareva, che meritaffero l'opere fue ; come
quegli, che già aveva cominciato ad avere in grande ftima fé medefimo, e la
propria virtù , e andavane forfè troppo invanito; dopo qualche contefa fat-
ta al Tefauriere, al quale fenza alcun rifpetto dille in propria difefa ciò che
gli venne in bocca, fenza far motto , e fenza punto fumare la buona difpo-
fizione del Papa , che non vedeva I' ora , che egli ponefle mano dopo la_»
prima alia feconda Cappella., cheto cheto fé ne tornò a Bologna. Fra l'al-
tre rifpofte, che ei diede al Tefauriere, che poco prudentemente s' impegnò
adirgli, tale effere il prezzo, eh'e'domandava delle fue Pitture, che ancor
egli volentieri lafciando la Prelatura fi farebbe meflb a far quel meftiero ;
una fu di non fapere , come poi egli fulfe potuto ufeire ad onore in eferci-
tar quell' Arte ; baftar bene a lui 1' animo , e le forze di far meglio di lui
da Prelato in quella parte almeno , che al dar le mercedi agli Operai ap-
parteneva. Crebbe poi col tempo tanto in lui quefta ftima di fé , che non_.
folo ributtò con dimoftrazione di non poco fenfo ogni trattamento , che in
fatti , o in parole avefife ricevuto da perfone d' alto affare, che gli foflfe pa-
ruto fentire alquanto di baffezza, e poca ftima ; ma una volta , dopo aver
ricevuto da Paolo V. il grand? onore di coprirfi il Capo , mentre alla pre-
fenza di lui ftava lavorando, ebbe à dire, partito che fu il Pontefice, averla
il Papa indovinata a trattarlo in quel modo, perche per 1' avvenire , o non
F averebbe più trovato fui lavoro, o da per fé fteffo fi farebbe coperto ; per
tal caufa non aver'egli mai accettato d'andar' a fervir Corone, perche non
averebbe voluto alla prefenza di loro ftare feoperto ; non giudicando ciò
alla propria profeflìone convenirci ; e una volta efortato a corteggiare uti^
Cardinale di gran merito , e a cui egli ancora era molto obbligato , rifpo-
fe , che non mai avrebbe fatto ciò , come quegli , che a verun patto non.,
avrebbe barattato il proprio pennello colla fua berretta : ma per tornare-/
onde partimmo , faputa il Papa F improvvifa partenza di Guido , volle; ,
che ei tornaffe per ogni modo , non fenza travaglio del Tefauriere , che ne
fu dal Pontefice gravemente riprefo. Volle ancora il Papa, eh'e' fofie ricom-
penfato fecondo la fua domanda , e molte carezze gli fece ^comandandogli
il dar fine all' ordinato lavoro. Tornoflene poi a Bologna , dove gareggian-
do tuttavia con Lodovico fuo Maeftro, fu a lui preferito nella Pittura della
gran Tavola dell' All'unta dì Maria Vergine co'dodici Apoftoli, che fu poi
mandata a Genova, della qoale riportò tanta lode anche da* medefimi fuoi
contrarj , cne ne tettò, quafi fuperiore all' invidia . In S. Tommafo di Stra
Maggiore, fece pei Leoni la bella Tavola del S. Girolamo , e S. Fran-
Ss                                         cefeo
1
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322 DECENJILdellaT^K,III.delSEC.W.dal i6oa,ali6lo.
cefco , ed un' altra per la Chiefa de' Cappuccini , la Madonna de' Tanari ,
le quattro forze d* Ercole per lo Duca di Mantova ; la Venere pel Duca di
Baviera , ed altri infiniti Quadri . Chiamato dal Cardinale Aldobrandino
Nipote di Clemente Vili, e allora Arcivefcovo di Ravenna , andò a dipi-
gnere la Cappella del Santiffimo di quella Cattedrale , che riufcì un nobi-
liffimo lavoro. Condufle con fé a quel?opera Gio: Giacomo Sementi, Fran-
cefco Geffi , e '1 Marefcotti fuoi Difcepoli. Di poi fu chiamato a Napoli a
dipigner la Cappella di S. Gennaro , e feco condufle lo fteffò Geflì ; ma_»
giunto colà , atterrito da un ben fondato fofpetto di perfecuzione , della
quale aveva già incominciato a provare gli effetti, per certe baftonate ftate
date ad un fuo creato [ al quale nello fteflò tempo era ftato detto così con-
venirfi trattare , chi nelle Città aliene andava a efercitar fuo meftiere , to-
gliendo il pane a' nativi del luogo ] dopo aver già dato principio alP ope-
ra fuggiafco fi partì ; fu caufa queft' accidente, che il Geffi trovandoli do-
po un faftidiofo viaggio aver tanto tempo perduto , fenza vedere il frutto
dell' opera fua , montato in grande fcandefcenza fé gli tolfe d' attorno per
fempre, non lafciando però di feguitarlo da indi innanzi con qualche lite, e
perfecuzione . Tornato Guido alla Patria condufse il famofo Quadro del
Ratto d' Elena , che egli aveva incominciato in Roma per la Maeftà dei
Rè Cattolico , che per difficultà avute coli' Ambafciadore, col quale pure
al fuo folito s'era meffb in pofto, non fu altrimenti in Ifpagna, ma fu man-
dato in Francia , dove ancora fu portato un' altro fuo Quadro del Battefi-
mo di Crifto P Anno 1623. Dipinfe poi infiniti altri Quadri, e Tavole pei
diverfe perfone, e luoghi, che troppo lungo farebbe il raccontare, fra quefti
s' annoverano una Europa per Io Duca di Guaftalla , che da quel Principe
fu mandata in Ifpagna, e V Anno 1660. fu comperata dall' Ambafciadore
Veneto , Per la Città di Modana fece una Tavola della Purificazione di
Maria Vergine. Per Siena una della Prefentazione , un' altra della Circon-
cifione per Perugia ; una per la Compagnia de' Calzolai di S. Crefpino, e
Crefpiniano , per S. Profpero di Reggio , e per la Stella il Crocififfo ,
benché queft' ultime eflendo ftate fatte circa il 1639. riufcìflero di minore
eccellenza , o perche in quefto tempo non folo Guido cominciava ad aggra-
varfi in età , ma s' era dato grandemente in preda al giuoco , e a cagione^
delle continue , e grandiffime perdite , eh' e' faceva , non folamente menava
una vita afflitta, ma era V animo fuo talmente foffogato dal nojofo penfiero
de' debiti , che gli conveniva ftrapazzare , e operare per pura neceffità di
guadagno. Erafi anche con tale occafione del giuoco [ come fuole avveni-
re ] dato alla pratica di gente di bafso ftato , e qualità , e così quegii , che
per molti anni aveva avuto tanto in pregio fé medefimo , e la propria vir-
tù , che per così dire non conofeeva fuperiore, fu il primo a renderli vile
anche a fé ftefso , ogni qual volta che quella bafsa gente , dandogli aftuta-
mente caparre per opere , mentre più il caricava d' anguftie , e d' obbli-
ghi , moftrava di fovvenirlo ne' fuoi bifogni. Cavavangli di mano Pitture,e
Difegni a viliffimi prezzi y i quali poi vendevano per gran danari diventan-
done ricchi , e mentre quegli fi bufeavano gran fenferìe per lo folo folleci-
targli i Quadri , e fargli fare molte opere alla prima , ne' tempi del ripo(ò
dal giuoco facendogli far gran piaceri -, a lui non rimaneva dell' Arte fui
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)
G U I T> 0 \E N I.               323
che la fatica , e la povertà. A quefte fue miferie una fé ne aggiunte di non
poca confidcrazione , e furono i mali trattamenti, che ricevè da un fuo
Nipote , che gli vendeva quanto aveva in Gafa , dando fuori bene fpeflb
mille copie dell' opere fue, prima che e* deffe fuora gli originali. In fomma
il povero Guido fi conduffe in tal grado , come appreflb diremo , per effer-
fi dato tutto in preda al giuoco , maffimamente in quelli ultimi anni di fua
vita , fpendendo un giorno nell' efercizio dell' Arte , e dieci nella bifca_, ,
che poco ne mancò , eh' e' non perdelfe affatto il conceputo , e per tanto
tempo nutrito amore alla virtù , ed alla molta ftima , e reputazione , in
che e* voleva effer tenuto per quella , di che per avanti s' era moftrato tan-
to gelofo. Crefcendo dunque in lui tuttavia 1' applicazione al giuoco , e con
elfa le grandi perdite eccedenti di gran lunga ogni fua abilità , e gli (mo-
derati , per così dire prezzi , che cavava delle fue Pitture , gli fu necefla-
rio , ad effetto di pagare i grandi debiti , di porfi a fare mezze figure , e
Tefte alla prima, e finire con poca confiderazione le Tavole più importan-
ti , pigliar gran danaro a intereffe da ogni forte di perfone , raccoman-
darli agli amici per ottener qualche piccolo impreftito , e finalmente [ ciò
che fi rende più degno di compaffìone, o d' ammirazione,che vogliamo di-
re ] il vendere in un certo modo fé fteflfo , e la propria libertà , ponendoli
a lavorare a giornata a un tanto l'ora; ma perche rare volte avviene, che
la virtù abbandoni di tutto chi anche la mal tratta , vi fu un certo Saulo
Guidotti, che lo prefe a lavorare a quaranta feudi il giorno, pur che il la-
voro d' una giornata non doveffe durar meno di quattr' ore , e così dieci
feudi all' ora veniffe di guadagno a Guido . Stava però l' amico coli' Ori-
volo alla mano,e borbottava ogni qual volta egli avefife veduto quel pove-
ro vecchio perder alquanto di tempo, e affretta vaio tuttavia, come fee'foffe
ftato , o muratore , o manovale ; ben è vero , che V indifereta maniera di
cottili, che voleva fopra le fue fatiche mercatantare , fu cagione, che Gui-
do aperte gli occhi alla propria miferia , e fé gli tolte d' attorno col rima-
nergli anche poco amico . Seguitava con tutto ciò a far grandi perdite , e
una notte arrivò a perdere fulla fede , fino a 2000, doble , di che prefe_^
contro fuo folito grande fdegno , e fu foprarTatto da gran paflìone , e la__.
mattina di poi , quafi volefse vendìcarfi , dipinte quel Diavolo , che fi ve-
de fotto i piedi a S. Bruno in un Quadro de' PP. Certofini. Poco dopo fece
una perdita d' altre 2800. il che fu cagione di rito a coloro,che lo faceva-
no operare , perche per fi fatte neceffità bifognava poi , che egli fi ponelfe
a finire loro opere , e faceffe anche un' infinità di Tefte , le quali vendeva
fubito 50. feudi 1' una , che altro tempo non gli coftavano al più che tre^
ore per ciateuna , e per ordinario eran mandate in Francia . Con fi fatto
modo gli riufeì il pagare ogni fuo debito , e rimetterà" [ come noi fogliamo
dire] in bilancio ; il che fatto , ftette poi due anni fenza più giuocare , e,/
a' proprj avanzi dava impiego fopra Banchi. Paffato quefto tempo cominciò
di nuovo a darfi in preda al giuoco, e per tre fettimane intere , fuor di fuo
coftume, che era di perder tempre, fece tante vincite, che arrivarono a 4000.
doble. Qui non gli mancarono amici , che forte il perfuafero ad abbando-
nare affatto quel vizio , e dare impiego al danaro , ma non vi fu modo a_*
perfuadernelo ; onde tornato a giuocare , perde in tre fere , non folo 1<l*
Ss a                                                 4000.
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324 DECEN.1IL della TM^IILdelSEC.W. dal 1600. al 1610.
4000. doble , ma eziandìo tutto il danaro , che egli aveva pofto in avanzo
ne' Banchi, folito di dire a chi ne lo rimproverava, che da quel tempo, che
egli aveva fatto quel peculio , e poi quella vincita , non aveva mai avuto
bene ; parergli però una bella cofa 1' effer colla perdita di tutto ritornato
neir antica libertà della fua mente , la dove prima viveva inquietiiììmo ?
parendogli, che quel denaro nella propria cafa foffe poco ficuro, e fuori di
cafa fua ftefle in poflfelfodi altri, onde allora folamente egli fi ftimava ricco,
che e1 fi trovava fenza un così faftidiofo penderò ; e per vero dire , ebbe^
Guido congiunta a quel vizio queft' apparenza di virtù di non dolergli
punto le perdite, ne punto , ne poco di rammaricarfi , ciò che fuol render
in altri più deteftabile , e odiofo quel difetto . Così adunque dato fine al-
l' acquittato, e indebitatofi più di quello, che egli averebbe potuto guada-
gnare in un lungo corfo di vita , era fuggito dagli amici, che temevano che
e'chiederle loro danaro in predo, e feguitato folamente da'Creditori ; onde
il povero vecchio fi perfe d'animo affatto, e diede in fi ftrana malinconìa— ,
che poco ne mancò, che e'non perdette il cervello, e prorompeva talvolta in
parole, e gefti troppo divertì dall' antica fua gravità ; e giunfe a fegno di co-
mandare , che fofse efpofto al pubblico un numero infinito di bozze dì Qua-
dri per reftituir col ritratto le caparre , e col reftante pagare i debiti, e fé
non fuflfe ftato violentemente impedito da' Padroni , che non volevano te-/
caparre , ma i Quadri così bozzati, e ne ftettero feco a tu per tu, V avreb-
be effettuato. Vendè poi quelle , che ei potè a particulari perfone , che le
prefero per incetta . Coftituito dunque il noftro Guido in tale anguftia quali
per faggio del fuo vicino morire , non mai per ordinario d' altro parlava ^
che della morte . Fece fcelta di tutte le fue Scritture , Stampe , e Difegni i
e in ciò fare diceva , parergli di fcegliere le Scritture di un morto , e che
per un'Anno di vita non avrebbe egli fpefa la fatica d* un' ora. Ma quan-
to è vero, che poco, anzi niente dee predarli fede a coloro, che dicono di
non temer la morte , che e' non veggono prefente , e che per lo più fimili
difcorfi fono effetti bensì d' una profonda triftezza , ma non portati da que-
lli tali ad altro fine, fé non per non fentirfegli promuovere da altri, o per-
che altri dica , eh' e' non farà poi quel che temono : che però mi piace di
raccontar qui ciò che intervenne a Guido in quello tempore in un tal pro-
pofito. Andarono un giorno a veder le fue opere molti in abito di Preti Pel-
legrini per Loreto , e Guido in vederne tanti infieme ., domandò fé eglino
eran tutti Preti , al che un di loro inconfideratamente rifpofe che fi, ed ef-
fer tanti che avrebber potuto feppellire un morto. Di tali parole Guido
molto s' offefe , e con qualche rimprovero difle al Prete , che fperava be-
ne d' avere a fotterrare molti di loro ♦ Ad un Gentiluomo , che follecitan*
dogli una Pittura , dille defiderare , che egli prima di morire gliele firmTe.t
rifpofe : voi volete forfè dire , che io lìa per campar poco : ma faremo co-
sì : io penferò per un' Anno intero fé vi poffa fervire , e dopo quello rifol-
verò; e fé egli avverrà , che io non lìa vìvo , avrem pazienza tutti a due.
Non fu però fenza effetto il fuo timore, perche poco dopo, cioè nel folleo*
ne dell' Anno 1642. e dell' età di Guido 67. agli 6. di Agofto egli grave-
mente infermò d' un' ardente febbre , e gran mancanza di calor naturale f
i quali accidenti però non ebbero forza per qualche giorno di toglierli la*
-
                                                                                           Iberart»
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6 UIVO \E NI.                  325
fperanza del guarire , che egli andava tuttavia fomentando con far' animo
a fé fteflo Finalmente aggravando P infermità, gli fu forza darfi per vinto
e ricevuti devotamente tutti i Sacramenti di Santi Chiefa, alli 18 dello ftef!
fo Mele folle due ore di notte fé ne pafsò alP altra vita lafciando erede di
fue faculta confiftenti in un numero infinito di Tele abbozzate, diDifegni di
fua mano , e Stampe con poco di più , Guido Signorini fuo Nipote Pittore
m Roma Gli fu data fepoltura nella Chiefa di S. Domenico ; e perche
Guido , che toltone il detto di fopra, fu d> ottimi , e santi coftumi, aveva
tenuta un ufanza di non ricever mai caparre di Pitture, che e' non fi met-
tere fubito a far fopra la Tela tanto lavoro , quanto importava il ricevu-
to danaro, a fine che venendo il cafo della fua morte niuno reftalfe defrauda-
to del fuo ; per ciò affai facile riufcì il dar fodisfazione a chi gli aveva da-
to danari anche fenza vendere tutte le cominciate Pitture perche i più vol-
lero anzi quefte,che la moneta . Furon pagati tuttiidebiti reftando ciafche-
duno contento ed avanzarono all' Erede molte centinaja di feudi. Perfefi
pero con una Collana d'Oro, ed alcune Argenterìe il famofo Libro de' cen-
to Sonetti di mano di Raffaello , che Guido aveva comperati in Roma e
ciò non lenza qualche fufurro, quantunque poco fondato, che il tutto fofle
ftato rapito da un fuo domeftico. Venderonfi dal Signorini le reftanti Tele
e Difegm al più offerente per pochi danari: onde avvenne, che delle perdite
di queita eredità molti fi faceffero più ricchi.
Fu quefto Artefice dotato di varie qualità ; pulito di corpo , attillato nel
veftire, parco nel mangiare , fé bene di poca economìa , perche dì per dì
e ora per ora procacciava il bifognevole per la fua Cafa . Guftò d' abitare
Cafe magnifiche , ma con pochi mobili , folito dire piacergli più veder vef-
tite le mura di Tele mefticate , che di nobili fupellettili , e a chi il perva-
deva ad abbigliarle per riguardo almeno di gran Perfonaggi che giornal-
mente vi comparivano , rifpondeva , che que' tali gli facevano quella cor-
tesia cornea Pittore , e non come a perfona , che aveffè a moftrar loro bel-
li arnefi . Fuggiva 1 concorfi della gente , moftravafi nimico dell' often-
tazione , e d' efier lodato anche da gran Letterati , il che da tal' uno
gh fu attribuito a fuperbia , quafi che Spregiando tale amorevolezza vo-
ìefle (blamente da feftelfo dependere, e ogni altra cofa ricufaffe che quella
che gh davano 1 fuoi pennelli. Per tal cagione fecefi nimico il Cavalier Ba-
glio™ Romano, avendogli negate le Notizie della propria vita per ifcriver-
le fra 1' altre ; onde quegli, che fcrifse di molti Pittori Bolognefi del fuo
tempo anzi di tutti coloro, che avevano operato in Roma da Gregorio XIII.
fino ad Urbano VIII. di Guido non difse ne meno una parola . Fu fuo co-
ftume , come s'è moftrato , il reggere con gran fottigliezza , e aftuzia <ls
forfè con qualche arroganza la reputazione dell' Arte , e degli Artefici' e
tanto più fé ftefso , pigliando refoluzioni fubite , e ardite fenza guardare a
perfona per grande che ella fi fofse. Fu fofpettofiffimo, a cagione diche die-
de talvolta in iftravaganze. Per altro fu queft'Artefice afsai timorato d'Id-
dio , tenne vita caftiflìma , e fu opinione , che egli fino alla morte man-
teneffe la propria virginità , che però fu di buono efempio alli Scolari e
ufava dire, che nella Profeffione fua non poteva far bene fé non 1' uomo
da bene, perche la virtù non può ftarecol vizio, eflendo due contrari. Di.
ceva
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$26 DECEN.IILdellaTjf^UldelSEC.W.dal itfoo.al 16io.
ce va ancora , che non deve il Pittore lafciarfi caricare tanto dal bifogno v
come era avvenuto a lui, onde dovcfTe ftrapazzare l'opere con carico di fua
cofcienza. Fu molto arguto ne* detti, e nelle rifpofte. Per far vedere quan-
ta egli fotte ftudiofo nel? Arte , balta il notato fin qui fenz* altro dirne ;
fu eccellente in ogni cofa , ma particolarmente nel girar delle tefte guar-
danti all' in fu , vario , bizzarro , e franco in quelle de" vecchi. Ritrafse^
Tempre bel li (fimi naturali , de' quali non ebbe careftìa , fra gP infiniti gio-
vanetti , che d' ogni nazione aveva nella fua Scuola , che talora giunfero
al numero di ioo, E una volta non potendo in altro modo ritrarre una_.
Fanciulla , che aveva belliflìma aria di Tefta , prefe una Stanza a pofta
rimpetto alP abitazione di lei , e con tale occafione fecefi tanto famigliare
di quella Cafa, che ottenne di rìtrarla più volte in varie vedute. Uliva-*
dire di trovar maggior difficultà nel far le mani, e i piedi, che nelle tefte. e
ad uno, che lo pregava a infegnarea un fuo figliuolo, il quale, conV e* ai*
ceva , già era introdotto nel Difegno , e faceva beniflimo gli occhi , ftate>
cheto, rifpofe,che ne ho difegnati milioni di milioni, e non gli fo fare io «
Fra gli eccellenti (li mi Pittori ftirnò più d' ogni altro Raffaello , e '1 Coreg-
gio, di poi Paolo Veronefe, il quale chiamava il fuo Paolino, e diceva che
chi aveflfe faputo accozzare infieme il fare aggiuntato del primo , la vivez-
za ,e colorito del fecondo, il giudizio, e la maeftà del terzo, avrebbe paffete*
ogni altro, uccome ogni altro diceva egli, avevano palfatoiCaracci,che tal
mefcolanza fi ftudiarono di fare. Dava nelle furie quando fentiva,che alcun
Pittore aveffe ardito di toccar Pitture d* antichi Maeltri , tutto che lacere^ 9
e guade , cofa che egli non volle mai fare. Seppe anche feoipire, ed eccel-
lentemente modellare;e di fuo Modello va attorno una Tefta d' un Seneca f
eh' e' ritraffe in Roma da uno Schiavo, e intagliò ancora bene in Acqua for-
te . Sarebbe al tutto imponibile il dar notizia dell' infinite opere in Pittura
che hannodi fua mano varj Potentati d* Europa, e fra quelli i Sereniflimi di
Tofcana, e di quelle tanto maggiormente, che fono appreffb de* particulari,
perche in vero non v' è mufcolo, che fi poffa dir finito , fenz' alcun1 opera
di quefto grande Artefice ; ne manca fra molti periti dell1 Arte chi tenga
opinione,che nel tempo che fioriva Guido,di lui, e di Pietro Paolo Rubens
non avefse il Mondo i maggiori Maeftri. Parmi però di non dover tralafcia-
re il far menzione d' alcune opere di Guido,che mentre io quefte cofe feri-
vo , poifeggono alcuni Cavalieri di mia Patria , venute a mia notizia fra»-,
quante altre ve ne pofsano efsere di più , che io al prefente non fappia. Ha
Monfignor Jacopo Altoviti Patriarca d'Antiochia Prelato di quella bontà ,
prudenza , e dottrina, che è nota al Mondo , di Guido belliffimì Quadri ,
cioè una Tefta d* una Sibilla in atto di guardare verfo il Cielo fatta fare a
lui fteffo. Ha fimilmente il belliffimo Ritratto di Bindo Altoviti acquiftato
in quefto modo. Tratteneva!! quefto Preiato ne* tempi di Guido nella Città
di Bologna appreflò al Cardinale Giulio Sacchetti fuo Cugino , ed al com-
parire , che fece P Artefice un giorno in quel Palazzo, diedegli a vedere una
ftupenda Medaglia, opera del Gran Michelagnolo Buonarruoti,che da una
parte conteneva il Ritratto d'efso Bindo Altoviti, Tefta con parte del Bufto,
e dall' altra una Femmina, che colla deftra mano regge la più alta parte d'una
colonna, che per avere incominciato a
fcnder.fi, già fa moftra di cadere, e
<jueft*
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* -                G V IT> O XENI.                  327
quefta rapprefenta la Fiorentina libertà foftenuta fino al poflìbile dalla pru-
denza e valore di Bindo . Piacque tanto il belliflimo Ritratto , che fubito
s' applicò a difegnarlo in proporzione quanto il naturale , di matita nera ,
e paftello,e poi Io rapprefentò in un Quadro,che egli mandò a regalare al
Prelato, e fecegli dire , che tal Quadro gli donava per gratitudine del fer-
vizio fatto di poter tanto imparare,quanto ei confettava d' aver fatto nello
ftùdiare opera fi bella ; ed io , che ho veduta la Pittura , dico col parere
de* più intelligenti dell* Arte,efser quella una delle più fingulari , che ab-
bia partorito il pennello di Guido.
Aveva il Cardinal Francefcò Barberino commeflb a Guido Reni il fargli
un Quadro dell'Arianna abbandonata, fecelo egli,e vedutolo lo fteflòMon-
fignor Altoviti , volle , che dal Veronefe il primo fra gli eccellenti allievi
del Pittore , ne fuffe fatta un* accurati filma copia , la quale poi fottopofta
all' occhio , ed alla mano del medefimo Guido , fu con facilità , è preftez-
za ripagata con fuo pennello in modo , che quefta pure fenza alcun dubbio
può meritamente fare bella accompagnatura , ficcome fa al prefente ali* al-
tre Pitture , che ha Monfignore di mano del noftro grande Artefice. Poffiede
finalmente, che fi può dire di Guido, un Quadro d* una Fortuna figurata-*
in aria , che colla deftra mano tiene una Reale Corona , e fotto fono Pal-
me , Scettri ■, e Corone. Diffi, che polliamo affermare , che ella fia di tut-
ta mano di Guido , giacche avendo egli fatto in Bologna un fimil Quadro
per 1' Abate Gio: Carlo Gavotti , e mandatogliele con farlo pregar d* ef-
porlo al pubblico per allora , ftante il non efservifi egli interamente finito
di fodisfare, non andò molto, che il Quadro fu dal Pittore veduto efpofto
in uno de' più nobili portici della Città , in occafione d* una molto folen-
ne fefta , della qual cofa Guido prefe fi fatto fdegno , che tornato a Cafa ,
fapendo, che il già nominato Veronefe ne aveva pure adinftanzadi Monfi-
gnore Altoviti fatta una copia , fecela portare in una fua Stanza e tutta
col fuo pennello la ricoperfe , variandola in quefto , che dove nella prima
tiene la Fortuna nella deftra mano una borfa, dalla quale cadono Monete
d' Oro, nella feconda fecele tenere la Corona, e fu di comune confentimen-
to de' Profefsorrtenuto quefto Quadro di Monfignore d' afsai maggior pre-
gio di quello del Gavotti. Ne paja quefta cofa punto nuova , o diffìcile ad
accadere, perche [ come noi abbiamo in altro luogo procurato di moftare ]
fi debole è noftra natura, che facilmente fi fianca incondur quelle cofe, al-
le quali pienamente non concorre il proprio gufto , ed ali* incontro fupera
ella le proprie forze , e fé ftefsa , la dove ella pienamente a fé medefima-*
fodisfà. Il Pittor* eccellente , fin che e* fi trattiene nell' abbozzare la fua-*
Pittura , fé però e' non la conduce alla prima (il che fempre non fa) ado-
pera più la forza del braccio, che quella dell' ingegno , vagando pur trop-
po lontano da quel bello, che concepì la fua mente ; e così non ha fi vivi
ì primi fpiriti , ne tanto è portato dal genio , quanto nel tempo , eh* e' da
gli ultimi.colpi all'opera fua ; onde è che quefti vengono più fpiritofi, più
vivaci , e di miglior gufto ; ed elfendo pur veriflìmo quel principio de* Fi-
losofi , che il fenfo noftro a più cofe applicato è minore in ciafeheduna». ,
convien dire che fé il Pittore nel dare quefti ultimi colpi, ha un fol penfie-
10 9 eh* e di perfezionar V opera j laddove nell* abbozzare , ed altre cofe>
..;:-. .. j
                                                                                      fare
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328 DECEN.IIL della TMJ1I. del SEC.W. dal 1600:al 161®.
fare , che precedono P ultima operazione , gli è necefsario P aver l'occhio
a molte cofe, cioè a' dintorni , alla difpofizione delle parti , e de' colori ,
all' accordamento , e fimili , fa di meftieri il confefsare , che nel trovare-/
eh* e' farà tali cofe, o fatte , o afsai bene afsommate , e condotte , potrà
egli far sì , che ogni colpo riefea pieno di quel fuo primo fpirito , il quale
altro non ebbe per oggetto , che 1* opera ultimatamente perfetta.
Confervano in Cafa loro gli Eredi del Senatore Ugo Mìnerbetti quattro
belli fórni Quadri ; opera de* pennelli di Guido ; in uno è S. Caterina , tefta
con parte del petto ,' ed una mano , colla quale ftringe una Palma. Uiu,
S. Gio: Evangelifta meno che mezza figura y in atto di feri vere P Evange-
lio . Una Vergine figurata in Gloria , più che mezza figura in forma ova-
ta, tutti di proporzione quanto il naturale, e finalmente un Ritratto figura
intera fedente fatto al vivo dal Cardinale Roberto Ubai di ni ; tiene in ma*
no una Lettera con fopraferitta alPIlluftrifs.e Reverendifs. Cardinale. Ubal-
dino , ed in fondo del Quadro leggonù* quefte parole. Roherfus Card. Ubai*
àìnus Bonon. Legatus A. D. MDCXXV. Guido Kenus Fióior fecit.
V Avvocato Niccolò Baldelli nobile Cortonefe, che mentre io quefte co-
fe ferivo , ha dato per mezzo delle Stampe non pochi faggi di fua erudizio*
ne , ed amico delle buone Arti quanto altri mai , nel trattenerli che fec^>
rie* tempi di Guido per più anni nella Città di Bologna , ftretto con efso irt
grande amicizia , nel frequentare fua Stanza , fuggerendogli all' occalìone
bei concetti Poetici per le fue invenzioni , ne ricavò uno ftupendo Quadra
d* una S. Maria Maddalena Penitente con alcuni Angeletti , condotta da-.
Guido con tanto gufto, che è fiata degna materia a quefto Virtuofo per if-
tenderne un* erudito Trattato, con cui ha voluta far nota P eccellenza del-
P opera del Pittore , ed in un .tempo fteffo onorare chi ora ne fcrive;> cor»
averlo a lui dedicato.
Pongo per ultimo ciò che io Iafciai di raccontare fra 1* altre buone qua-
lità di queft* uomo , cioè che egli fu molto liberale del fuo fapere agli altri
Artefici, pe* quali fece affai Difegnì, e Cartoni per mettere in opere, e par-
ticularmente per ifpazzi di Profpettive , e tra quei che n* ebbero di fua ma-
no, uno fu il Dentone; e non fu anche reftìo nel metterli a ritoccare bene
fpelfo di fua mano , cosi pregato , P opere di molti. In fomma concórfero
in Guido Reni molte rare qualità, e virtù, benché, come è proprio dell1 uma-
na miferia, egli fofse, come abbiamo accennato, in altre cofe riprenfibile, e
particolarmente nella perdita del tempo , e nello ftimare troppo la propria
virtù , ed io ho voluto fcrivere anche quefto ,e i mali effetti, che adefifoca-
gionarono tali mancamenti , non per ofeurare le belle azioni fue, ma a fi-
ne, che quindi impari il Virtuofo, quanto rilievi P allontanar»" da occupa-
zioni inutili, e diffrattive , e anche ne* ben nati appetiti di gloria il faper
moderare fé ftefib.
Partorì la Scuola di quefto fingolariflìmo Artefice numero innumerabil©
di Pittori, de* quali non fa di meftieri il fare in quefto luogo individua men-
zione; non vogliamo però lafciare di farlo d'alcuni, che riufeirono di mol-
to grido , e fra quefti.
Francefco della Nobil Famiglia de' Ceffi , è degno di gran memoria-. *
Nacque coftui nella Cn;tà..di Bologna V Anno di noftra falute 1588. affi 20»
di Gen-
<
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GUIDO ^E;N I.          : , }29
di Gennajo , e perche egli non aveva da natura , oltre alla civiltà della.,
nafcita, avuto in forte provvedimento-di ricchezze , gli fu forza colle pro-
prie fatiche andarfi cercando il foftenlamento della vita ; per ciò fu pofto
da Ottavio fuo Padre ad apprender P Arte della Pittura appreflb a Dioni-
fio Calvari , col quale poco fi trattenne , ne per avventura fi farebbe così
prefto partito dalla fua Stanza , fé il fantaftico naturale dd Maeftro , non-,
volendo , o non potendo foffrire la grande , e forfè fmifurata fierezza , con
cui il giovinetto era folito in quella Scuola dar follazzo a fé fteflo , ed
a'Compagni, non aveflelo mandato fuori della medefima. Ma non fu folo il
Calvart a ciò fare; ma il Cremonini eziandìo, appreflb al quale egli poi fi
refugiò ; tanto che egli in forza di tante repulfe, e della reverenza, che egli
conobbe doverfi alla perfona d' un* altro Maeftro , che fu poi Guido Reni,
fatto più accorto, trovò modo di correggere la propria inclinazione. In ta-
le Scuola dunque in compagnia di Gio: Giacomo Sementi tanto s' appro-
fittò , e così bene apprefe la bella maniera di Guido , che il medefimo eb^
be a dire d' avere due Scolari [ intendendo del Geflì , e del Sementi ] che
potevano averli in conto d' eguali a quanti Maeftri in Bologna in quel tem*
pò maneggiavano pennello ; e ben lo moftrano per lo capitale , eh' e' fece
dell' uno,e dell' altro in proprio ajuto nella bella opera della Cappella del
Santiflìmo , eh' e' prefe a fare in Ravenna per lo Cardinale Aldobrandino
Arcivefcovo di quella Città, nella quale opera dipinfero eflì con Cartoni di
Guido, quanto v'è di fatto a frefeo .Conduffelo anche feco a Napoli, ove dovea
dipignere la gran Cappella dei Teforo,il che poi non fece,e tanto il Ceffi ,
quanto il Sementi mandò al Duca di Mantova per dipignergli una Gallerìa.
É'ben cofa vergognofa adire, che il Geflì col carico di tanti benefizzi rice-
vuti avefle poi animo , e cuore baftante, non folo a metterli in competenza
eolio fteflo Guido : ma eziandìo di muovere contro di lui per gli ajutì pretta^
tiii , pretenfione di remunerazioni fpropofitate , e non; mai pattuite , tanto
che potè eccitare tanta naufea verfo fé fteflo iti coloro , a cui appartenne il
dar giudizio fopra la contefa , che al Geflì fu forza il cedere lo campo con
divenirne appreflb d'ognuno oggetto di tutta abominazione. Volle però
fpiccarne quanto potè , e fu che tale fua ritirata fi diceffe fatta per meraj»
cortesìa , e gratitudine verfo il Maeftro , del quale poi , e del modo fup
d' operare, [come ne fcrifle Autore degno di fede J egli non cefsò per gran
tempo di parlare nel peggior modo, che poffibile gli fufle , al che aggiùnfe
la pratica di portarfi egli a dipignere la Cappella del Teforo , fenza pure
ferne parola con Guido ; ma quanto a lui fu facile P ottenere per fé un fi
onorato lavoro , ed anche il portarfi a Napoli per porvi mano , altrettanto
gli fu poi neceifario il lafciarlo , e partirtene cacciato da giufto timore di
non avere a procacciare prima che la gloria a' fuoi pennelli , alla propria
perfona la pèrdita della vita,a cagione del veleno,di che eran pieni i cuo-
ri de'buoni Artefici di quella Città, contro qualunque Foreftieró, che aveife
ofato por loro il piede avanti in fi fatta faccenda, unica cagione ftata, che
Guido Reni eziandìo , dopo averne accettato il carico , fé ne pàrtifle ben
toftó, e che anche al male avveduto Domenico Zampieri, Come a fuo luo-
go racconteremo , diede tanto da fofpirare. Licenziato per tanto il Geflì da
Guido infieme con altri di fua Scuola, aperfe Stanza da fé fteflo, e fu quella
Tt                                appunto
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J3 o TtECENJll. della TALLII, del SEC.W. dal 1600. ali 6 io.
appunto, che il medefimo Guido avea ufata per fé. Vantavafi tuttavia d'ef-
fer partito da lui , come quegli che già conofceva poter con elfo nelP Ar-
te della Pittura andar di pari, e fimi li altre cofe andava dicendo per ifcre-
ditarlo , con che però difcredito afsai maggiore a fé fteiTo procacciava . Ma
per dar notizia d' alcune dell' opere del Getti , diciamo come fra le prime
fu la Tavola di S. Carlo nella Chiefa de' poveri all' Altare de' Simonini,
ov'ei rapprefentò quando in tempo della crudele peftilenza porta il Santo
priciifionalmente il Sacro Chiodo del Signore, Pittura veramente bel liffirria .
Per la Chiefa di S. Vitale di Ravenna con non minore felicità di pennello ,
e lode d' ogni intendente dipinfe il Martirio di elfo Santo , e già incomin-
ciò ad aver tanto grido , e tante commiflìoni d' opere , che facil cofa gli
fu 1* alzare molto i prezzi delle fue Pitture ; m tanto feguì la morte del Pa-
dre Tuo , e a Francefco già ammogliato , ed in poiìciib d' un figliuolo per-
venne il buon Patrimonio di lui, che in breve, a cagione di liti , e d' altri
tì fatti infortuni, ebbe fua fine; onde divenuto bifognofo , non più di gran
lunga operò coli' ottimo fuo gufto antico , e molte furono le Pitture che
ufciron poi della fua mano , che all' altre belliffime fatte per lo paflTato ag-
guagliare fi poteflfero, e fra le più deboli contano il Quadro per la chiama-
ta degli Apoftoli Jacopo, e Giovanni, che ebbe luogo in S. Gio: in Monte ,
due gran Quadri pel Coro de' Certofini cioè lo fcacciare i trafficanti dal
Tempio , e la Pefcagione di S. Pietro . Tre fpazzi nella Librerìa Montalto
fé bene riufcirono quefti d* alquanto maggior bontà de* foprannotati, ed al-
tri moltiflìmi, che per brevità tralafcio, che fi renderono fenza alcun parago-
ne diflìmili a tant* altri ftupendi , che per avanti aveva efpofti alla vifta_»
degP intendenti il fuo pennello , e furono fra gli altri , il S. Francefco
che nelle braccia degli Angeli Santi per Divino Amore languifce, fatto per
le Monache della Badìa,e le Tavole per la Compagnia de' Bientadori nel-
la Sala de' Pellegrini , quello eziandìo dell' Oratorio di S. Biagio , e della
Parocchiale di S, Michele de' Leprofetti ; S. Criitina di Pietralata, quello
delle Cappuccine ; il S. Francefco ftimatizzato, e '1 Quadro della Sagreftìa
de' Frati di Gallerìa , oltre agi* infiniti , e belliflìmi , che egli conduffe per
diverfi Cittadini,ed oltre alle degniflìme opere, che egli avea fatte a frefco
fra le quali fanno bella moftra di fé , quelle della facciata di S. Maria del
Baracane , e quelle altresì dell' Oratorio di S. Rocco , ed altre. Finalmen-
te fu quefto Pittore aflalito da lenta febbre , alla quale per non condan-
nare fé fteffb a rimettere un punto di quella lautezza , che egli fu folito
tifare fempre nel cibarti , lafciò prendere tanto pofsefso , che dopo averlo
privato a poco a poco di fuo antico vigore conduflfelo finalmente a vedere
l'ultimo de'fuoi giorni. Fu il Geffi nel tempo, che ei non conobbe d'effere
un grand' uomo nell' Arte , un' uomo grandiflìmo ; ed a moltiflìmi Arte*
fici de* fuoi tempi fuperiore , ma diventò poi e di fé fteifb , e di molt' altri
minore affai , quando [ come poe* anzi accennammo ] ei diede luogo alla
prefunzione; e quando egli altresì diede principio a ftrapazzare 1' Arte fua.
L* opere da lui fatte in buon tempo , ebbero una tenerezza , e paftofità fi,
maravigliofa , che reftò in dubbio , fé a tanto fuffer giunte le fteflTe Pitture
di Guido , le quali però fcoperfero fempre fondamento , ed intelligenza^
maggiore.Fu Francefco Gcfli altiero di natura?ne*Tuoi difcorfi impetuofo,
ed al
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r GUIDO %-E N Iv               331
ed al proprio parere fi tenacemente attaccato , che ne divenne bene fpeffò
fuggetto di burla appreffo i Cuoi coetanei , ed. amici , de' quali non accor-
gendocene incontrò le derilioni , e le beffe , e quefte non mai più , cho
quando gli accadeva , che in óra prefenza fi leggeiTero avvifi delle cofe di
fuori, delle quali egli fu Tempre eftremamentecuriofo, perche effendo di ge-
nio Franzefe, verfo quella parte tanto impetuofamente sfogava fue paffioni ,
che forte ne rìdevano le brigate, mercè che talora per ifdegno impallidiva ,
talora accendendofi, percoteva co' piedi il fuolo, e fé talora chi fi prendeva
gufto di lui fi moftrava contrario al fuo parere [ ciò che facevano a bello
ftudio ribattendogli le propofizioni, ] cambiava il raziocinio in riffe , iiu.
grida , ed in mordaci parole , accrefcendo fempre in altri il follazzo , ed a
fé fteffo il dileggio, e 1' interiore alterazione . Nel tempo, che egli ftette a
Roma con Guido Reni , avendolo veduto alcune poche volte giocare a_»
fcacchi , come quegli , a cui pareva , eh' ogni cofa più che ad ogni altro ,
a fé bene riufeiffe , fi pofe a volere a lui infegnare i tiri , e le difefe, tanto
che Guido avendo ben conofeiuto V inganno di lui , s' accordò col Com-
pagno. Finfe di vincere i giuochi col folo muovere de' pezzi a feconda-,
de' fuoi infegnamenti , e non è poflìbile a dire quanto di ciò il Geflì inva-
niffe di fuo imaginato fapere , onde da quel punto fi diede a sfidare i più
bravi giocatori della Corte, che prima fatti avvifati, o da Guido , o da al-
tri della qualità di quell' umore, incominciarono ancor'eflì a pigliarfi di lui
piacere,accettando l'invito,lafciandofi bene fpeffo vincer col giuoco pochi
bajocchi, purché molto, e lungo fufse lo fpaffo, eh' e' fi prendevano in ve-
derlo con tanta ficurezza cuocere, come Volgarmente noi fogliamo dire , in
quel fuo brodo. Ne valfe dopo, che la cofa era ornai tanto inoltrata, che^
troppo ne perdea di reputazione la per altro molta fua virtù , T effere egli
avvifato del fuo errore;perche fempre fermo nel proprio parere, attribuen-
do gli avvifi caritativi a effetto d'invidia , o malignità, per lo fpazio d'an-
ni intieri , volle rimanerli nella propria opinione. Ebbe fempre il Gefli una
fioritiffima Scuola, dalla quale ufcì fra gli altri Pittori di nome Gio: Batif-
ta Ruggieri , detto Batiftino dei Geflì , che nel breve giro degli anni fuoi
operò molto , e bene , e con tanta bravura , e fpeditezza , che fu proprio
un miracolo. Ebbe non ordinario fondamento in Difegno , tanto che pote-
rono i naturali di lui fatti all' Accademia fervir talora per inftruzione mag-
giore del fuo Maeftro fteffo , e fempre per efemplare a' fuoi Condifcepoli ;
e grandiflìma altresì fu in lui la facilità nelT inventare . Portatoli a Roma
fecevi ftudj ftraordinarj , e affai Difegni per Io Marchefe Giuftiniani. Per
la fempre G. M. del Cavaliere Cafsiano dal Pozzo , ricavò moltifsime bel-
le antiquitadi. Ebbe a dipignere fopra muro nel Chioftro della Minerva la
Natività dèi Signore, l'Orazione dell' Orto co' tre Apoftoli dormienti , ed
una figura, che rapprefenta la Temperanza. Dipinfe pure afrefeo nella Chie-
fa di S.Andrea preffo allo Spedale di S.Gio: Laterano, e nella facciata del-
l' iftefsa Chiefa , in S. Caterina a Monte Magnanapoli , colorì il fottarco
dell' ultima Cappella dalla parte fìniftra con figure di varj Santi. Nel Pa-
lazzo del Cardinal S. Croce dipinfe a frefeo una bella Stanza , ed una al-
tresì in quello de' Cenci ; e molto , e molto più avrebbe egli operato , fes
negli anni più belli del fuo vivere, dico nel trentefimofecondo non averte
obi
                                           Tt z                                   arredato
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332 T>ECENJlUellaTA\llldelSÉCJVJal 1600.al 1610.
arreftato il corfo a' fuoi giorni. Fu quefto Pittore anche verfatifsimo nella
Greca , e Latina erudizione: fi dilettò di comporre in Poesìa , fatiricamen-
te però ; e conciofuflTecofache il fuo naturale amenifsimo furie , fpiritofo ,
e faceto " con cui fi fece fempre defiderabile a' conofcenti ,. ed amici , gran
fatto non fu, che egli perdargufto a'medefimi, trafcorrerTe talora con aftu-
te invenzioni in qualche dileggio, con chi egli averle conofciuto avere avu-
to da natura un pò di vena di dolce , a cagione di che alcuna volta ne fu
per pericolare, e ciò particolarmente feguì quando apportato un certo Gra-
maticullo Pedante , fingendoli con elfo in ogni forta di Letteratura Tavola
rafa , 1' indurle ad eflfergli Maeftro nelle prime Lettere , moftrandofegli al-
trettanto defiderofo di ftudiarle , quanto duro a capirle ; finche dopo efler-
fi prefo il gufto eh' e' volle , e dopo avere bene efercitata con fua finta-,
inabilità la pazienza del Pedante , un giorno alla prefenza di lui aprendo
un Libro d' ottimo Autore , leflene una certa parte , e quella non fidamen-
te ne! nativo Idioma francamente fpiegò , nia riduflTela anche al Greco , e
tutto fece alla prefenza d' un gran Prelato , che a gran confufione del po-
vero Pedante forte ne rife , ma fparfafi poi la cofa fra i parenti del Gram-
matico, poco ne mancò, che al Pittore non furie data dopo il buon giorno
la mala notte , fé non quanto egli colla fortezza dell' animo, e con le forze
del corpo, che in lui furono grandifsime, francamente fé ne difefe. Tralfe
anche da Francefco Gefsi iprimi principi delP Arte Ercolino da S.Giovan-
ni , detto poi Ercolino di Guido, conciofiache egli portatoli alla Stanza di
lui divetitafse copiatore maravigliofo dell' opere fue , dico fino al fegno
d' aver potuto più volte lo ftefso Guido pigliare delle fue copie , e pofarlc
in fui leggìo per dar loro V ultima mano , credendole fue proprie fatture .
Accompagnò il giovane Ercolino tale fuo talento , con una per così dire
Angelica modeftia, e con tanta moderazione, nata in lui da bafso fentimento
di fé fteffo , che ricercato da Urbano Vili, di dipignere ancor* efìb una-*
Tavola per la Vaticana Balilica , coftantemente recusò, anzi effendo ftato
dallo fteffo alla fua partenza alla volta di Bologna fua Patria per lo valor
fuo nell' Arte , e molto più per P efperimentata fua umiltà regalato di no-
bii Catena d' Oro con un Breve di Cavaliere di Crifto , tornato in Patria
nel moftrare eh7 e' fece a' fuoi la Catena , non ifpiegò il Breve del Cavale-
rato , che folamente fi trovò , feguita che fu la fua morte.
Gio: Giacomo Sementi riufeì fra' Difcepoli di Guido Reni , Pittore mol-
to eccellente. Nacque quefti nella Città di Bologna neli' Anno 1580. e do-
po avere avuti i principi dal Calvart, fi portò anch' erto alla Scuola di Gui-
do , dove in compagnia del Gefiì più giovane di lui incominciò a portarfi fi
bene , che infieme con elfo gli potè effe-re in ajuto nella grand' opera della
Cappella del Santiffimo , che e' prefe a fare in Ravenna per lo Cardinale
Aldobrandino , allora Arcivefcovo di quella Città . Avendo prefa quella»,
bella maniera a gran fegno, fé ne pafsò a Roma a' fervigj del Principe^
Maurizio Cardinale di Savoia, non lafciando in tanto d' operare molto per
pubblichi luoghi, e per private perfone. E* di fua siano un Quadretto d'un'An-
giolo dipinto a olio fopra una porta in S. Maria in Via Lata , ove in anti-
co tempo era 1' Arco Trionfale di Giordano Juniore, in S. Carlo de' Cate-
nari dipinfe a frefco il Lanternino fopra la Cupola , ov' è rapprefentato
Iddìo
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G V 1 T> 0 \E NI.                  333
Iddio Padre con diverfi putti, ed avrebbe finito anche il rimanente di quel-
P opera , fé per morte del Cardinale Ledi, non aveffe voluto il Cardinale
Scipione Borghefe , che ella ruffe da Domenichino feguitata , e finita.
Nella Bafilica Liberiana fui Monte Efquilino dipinfe due Quadri a olio,
che in uno fece vedere S. Gio: Evangelifta , S. Giofeife , e Maria Vergine
in aria , e nelP altro P Immaculata Concezione della medefima con S. Gio-
vacchino , e S. Anna . Nella Cappella de' Cavalieri per entro il Tempio
d'Araceli fece un Quadro a olio,ov'è efla Vergine, S. Gregorio, e S. Fran-
cefilo . Nella fua Patria Bologna fono più opere di fua mano , e belliflìme ,
cioè in S. Gregorio in Città alP Altare de' Fioravanti , in S. Elena una_*
S. Cecilia, in S. Francefco nella Cappella Marefcalchi una S. Caterina , ed
in altre Chiefe fono altre cofe , che per brevità fi tralafciano . Operò di
più maniere , cioè a dire della prima maniera forte , tenuta da Guido fuo
Maeftro, e poi della bella , e dolciffima feguitata dal medefimo , nella
quale pure anch'elfo fi fermò. Fu il difegnare fuo molto corretto , e la fua
pulitezza, grazia, e diligenza nel colorire Jodevoliflìma, Terminò finalmen-
te il corfo de' giorni fuoi nella Città di Roma in ancora molto giovenile età.
Simone Cantarini da Pefero, uno de' migliori Difcepoli di Guido ebbe^
ne'fuoi primi anni di fua fanciullezza fi grande inclinazione alla Pittura, che
ogni altro ftudio anche comandatogli dal Padre, bene fpeflb trafcurando , e
tralafciando per dar fuo tempo a tale efercizio , fu folito riportarne bene-*
fpeflb dal medefimo grida , e percoffe , onde compaflìonato a gran fegno da
un Religiofo dell'Ordine de' Servi, fu da eflb cavato dalla Patria , e dalla
Cafa del Padre , e alla Città di Venezia condotto. Quivi egli fciolte le ve-
le al vento di fuo bel genio , diedefi a ftudiàr 1' opere de' gran Maeftri per
modo, che lo fecero in ancor tenera età quafi quafi buono, e pratico Maeftro.
Giunfe di tal cofa la notizia al Padre , il quale portato da fperanza di poter
ben prefto nella perfona del figlio conseguire ricchi ajuti per fé, e per fua Ca-
fa , lo richiamò a Pefero , dove fotto la condotta di Claudio Veronefe tirò
avanti fuoi ftudj, particolarmente fopra P òpere del Baroccio. Portò in tan-
to il cafo,che a quella Città fufle mandata una infigne Tavola di Guido Re-
ni , là quale veduta dal Cantarini, tanta impreflione fece nelP animo di lui.
e di fi gran concetto lo riempiè , e della Pittura, e del Pittore , che quinci
innanzi, dato bando al conceputó gufto, dell' opere d' ogni altro Maeftro ,
fi pofe di propofito a far da quella grandi ftudj, ingegnandofi anche in ogni
altra fua Pittura di aflecondare il bello, e maeftofo modo di tanto Artefice,
e ciò fece particolarmente in una certa Tavola , che allora ebbe a fare^
forfè per la prima , che aveffero fatta al Mondo vedere i fuoi pennelli . Si
portò a Fano , dove volle replicare i medefimi ftudj fopra le due bellifTime
Tavole , pure di Guido, che erano nella Cattedrale di quella Città,in una
delle quali vedeafi il Signore , quando da le Chiavi a S. Pietro , nel!' altra
la Santiflìma Vergine Annunziata; di quefte fece due belliflìme copie, che
gii cagionarono gran credito , onde gli fu allogato un de' due Quadri late-
rali della Cappella Maggiore , in cui rapprefentò il Miracolo di S. Pietro
nella liberazione dell' Indemoniato . In quefte feppe così bene imitare la_.
maniera di Guido , che non pochi furono coloro , che tennerla per di fua
rnano . Ma perche agli occhi del Pefarefe pieni d' ottimo gufto che che_>
altri
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314 VECEN.IIl della TA%. Ili del SECIV. dal 1600. al 16 lo,
altri fé ne diceffe , affai diverfa parea 1' opera fua da quelle di Guido t die**
deli con faggio avvedimento a credere, di non mai potere ad una intera imi-
tazione d' una fi bella maniera pervenire fenza la fcorta del Maeftro fteffo,
onde fenza indugio fé ne pafsò a Bologna. Quivi arrife la forte a1 voleri di
lui , perche appena giunto , gli forti di poterli accoftare a Guido , e anche
d'aver luogo in fua Stanza, non già nell'appartamento baffo, ove fiteneano
a operare i Giovani più avanzati nelP Arte ; ma nelP appartamento fuperior
re , flato affegnato per avanti al Tedefco , e al Fiammingo ; e ciò perche
il Pefarefe in fu quel bel principio procurò di far conofcere fé fteffo in iftato
d' affai minore abilità di quella eh' egli era allora , benché in affai tenera
età ; al quale oggetto sfuggiva ancora il portarfi a difegnar 1* ignudo alle_^
pubbliche Accademie , ciò facendo , cred' io , per quello , che poi fi vide ,
a fine di far gran moftra di buone qualità nelP animo , per guadagnarfi la
grazia del Maeftro , e poi,come dir fi fuole,arrivargli addoffo colla dimo-
ftranza di fuo molto fapere nelP Arte della Pittura, Ma ciò che potè tenere
per alcun tempo ingannati i fuoi Condifcepoli , e Coetanei , non potè in-
gannare il Maeftro, il quale da alcuni primi fuoi fchizzi, ed invenzioni fat-
te, con non più , che colP aver veduto , e non difegnato il naturale , ne
fermò fi alto concetto, che ebbe a dire,effer quefto un gran Maeftro prima
di dar principio ad edere Scolare, ed effer fua opinione, che coftui fuffe venu-
tp in fua Scuola , o per farfi beffe di chi fi fuffe degli altri Compagni ,. o
pur per fare i fatti fuoi , ofservando , e ricavando da tutti il migliore , per
farfene poi bello tutto in un tempo. Ma tale fu la bontà di Guido , che irò
vece di prendere del Giovane la gelosìa , che fi racconta prendefse il gran
Tiziano [ allora quando avendo da' primi fchizzi del Tintoretto fatto argu-
mento di quello fufse per divenire fatto Maeftro, il licenziò da fé] molto il
lodò , e quel che fu più , fecelo fcendere a bafso , e diedegli luogo prefsa
alla fua Stanza nelP appartamento de' fuoi migliori Allievi . Volle in oltre
che fufse in fua facoltà il vedere e copiare quanto del proprio avefse vo-
luto , e propofelo per Idea da imitarfi a tutti gli altri , forte dolendoli con
efso , perche per fi gran tempo avefse fua virtù tenuta nafeofa agli occhi
di tanti , mentre il Giovane il tutto moftra va di rifondere in onore , e lode
dello ftefso Maeftro fuo , nulla a fé medefimo attribuendo . Incominciò in^
tanto a dilatarfi la fama col Pefarefe a gran fegno, e con quefto ebber prin-
cipio le molte commiflìoni , alle quali molto contribuì la gran continenza
fua , o vera , o finta che ella fi fufse , nel moftrar eh' e' faceva di far po-
ca , o niuna ftima dì fue Pitture , e col chiedere onorari eguali alla mede-
lima , onde ogni dì fé gli affollavano intorno per aver fue opere , dilettanti
d' ottimo gufto, ed altri molti, che col poco fpendere, ed afsai in efse con-
feguire, fperavano di farfi più ricchi ; e tale vi fu , che d* un Quadro, che
gli era coftato quattro feudi ; dopo la morte del Cantarini , ebbene 200.
A quefto aggiunteli per il Giovane la premura , che ebbe lo ftefso Guido
in dargli da fare, mentre a lui appoggiava una parte di lavori, che gli ve-
nivano chiefti di mano.de* fuoi .ottimi Difcepoli , ne' quali così voleva pe-
rò , eh' e' fufse pagato più a mifura del valore dell* opere , che della per
allora appartenente fua modeftia \ e fra quel eh* e'fece ad inftanza del Ma-
eftro fu una Tavola di Maria Vergine con alcuni Santi per una Chiefetta
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           * *
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GUIDO \EMI.                  33J
del Commendatore Bolognini a Crevalcore. Ma non andò molto, che le ca-
rezze di Guido , la ftima de' Condifcepoli, il concetto , e la lode dell' uni-
verfale , o fufse il poco buono talento , che egli avefse fino allora covato
nel feno , per quando egli avefse finiti di fare i fatti fuoi , fecero il Giovane
fi fattamente invanire , che mutato in tutt* altro da quel di prima, diedefi
in preda al concetto di fé ftefso , e veftitofi di grande albagia , dato bando
all' antica avvenenza , alla dolcezza del tratto con ogni perfona, alla poca
ftima di fue fatture , e ad ogni più umile fentimento, fdegnava la conven-
zione de'Compagni, riccamente addobbava fuaperfona,e giunfe a tale,che
bene fpefso le cofe più belle del Maeftro fuo , talora per minuto efaminan-
do, lodavale con varie ironìe , e con termini tanto equivoci , che badava-
no a fare apparire fra le parole di Iodi , un molto aperto biafimo , fino a
perfuadere a' Compagni, che nel copiare opere del Maeftro alcuna cofa non
imitafsero, ed egli medefimo talora ripafsando col pennello loro Pitture già
terminate , riducevale da capo a' piedi al proprio gufto , nulla curando il
difcoftarfi eh' e' faceva da*concetti dello ftefso Guido ; e quantunque negar
non fi potefse , che tali ritocchi , e mutazioni talora non fortifsero la lode
d'aver dato miglioramento a quelle opere , non fu però , che nella mente
d' ogni perfona anche di quei medefimi., che ricevevano il benefizio , V ar-
dire, e la petulanza di lui,e la fua vergogna forte non campeggiafle. Giun-
fe anche a fegni maggiori la prefunzione di*co(tui,cioe a dire a voler com-
petere di parità , e talora di fuperiorità col Maeftro , di che diede molti ,
e chiari fegni in fatti , e in detti , che per brevità fi tralafciano ; non furo-
no baftanti però le difamorevolezze del Pefarefe per togliere a Guido l'amo-
re, che egli aveva portato alla fua virtù , anzi egli medefimo , da che egli
aveva feorta in efso una più che ordinaria difpofizione nell'intagliare al-
l'Acqua forte , con un tocco ardito, e franco , con un modo Pittorefcono-
biliffimo fuperiore a quanti altri a fuo parere attendevano allora a tale fa*
colta, deliberò di fare intagliare ad efso molte delle più beli' opere da fé
fatte ; di tanto dunque il pregò , e ne ottenne ficura promefsa , ina però
con poco buono riufeimento, perche il Giovane, dopo aver ben bene man-
data la cofa in lunga , finalmente a Guido reftituì i fuoi Difegni , non con
altro più che con una feufa . Non parea al Pefarefe d' efser giunto in tutte
quefte cofe col fuo Maeftro al termine, a cui lo portava il fuo ardire, onde
arrivò la cofa fino ad ufar con efso parole agre , anzi mordaci molto , e_y
fatti tanto feortefi , che finalmente ne venne odiofo a quanti in fuo tempo
in Bologna maneggiavan pennello ; tanto che finalmente il già tanto pa-
ziente Maeftro, dato bando alla tolleranza, ftaccò con efso il filo affatto, e
proibigli eziandìo il metter mai più piede in fua Stanza , o capitare attorno
a fua perfona.Dopo tutte quefte cofe [tale rimaneva fempre apprefso a' mi-
gliori Difcepoli della Scuola di Guido il molto fapere del Pefarefe ] vollero
i medefimi, eccedendo ilitimi d* una ftraordinariacortesìa, invitare il Canta-
rmi alla loro bella Accademia del difegnare V ignudo Culle Scuole dello
Spedale della Morte. Ma fu la rifpofta, di non conofeere egli luogo per fua
perfona fra tanti goffi. Ma perche fempre fra molti trovanti" cervelli torbidi,
ebiflàcchi , fu egli per capitarne male , fé la prudenza de' più giudiziofì
opponendoti* a' lor penfieri non avefse pofto rimedio \ terminò la cofa però
in mille
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336 VECENJILdettaTJ%IIldelgEC.JF.dal 1600.al 16io.
in mille obbrobriofe parole , conche fu al Cantarino fatta replica a fua
rifpofta, fervi un tale avvenimento non già per ammenda del mal configlia-
to Giovane , ma per accender via più fra efso, e quei Pittori un nuovo fuo*
co di reciproche fatire , e vicendevoli calunnie, le quali poi per lo più an-
davano a pofare fopra la perfona del Cantarino ,accompagnate dalle doglian*
ze , che già con gran ragione fi facevan di lui da* Pittori di Bologna di
primo grido, come da Domenichino, e dall' Albano y all' orecchio de'qua-
li erano già pervenute le parole di difprezzo , che in pubblico fi lafciava^»
egli ufcir di bocca , tafsando il primo di far figure fecche , e ftentate , %j
che nelP efser così piccole quelle del'fecondo guadagnavangli più torto il
nome d' un povero miniatore , che di Pittore , e diceva voler perdere una
mano ogni qualvolta non gli fufse badato l'animo di far meglio di lui : ma
a fi ftrana propofizione feppe ben rifpondere Guido col dire , che fenza-^
perder la mano, vedeafi già aver egli, col dare fuora fi gran pazìa , perfa la
tefta , e'1 cervello. Ma chèmaraviglia , che coftui a cagione d' una taW
ftima , che e' faceva di Te ftfcfso , la rompefse co' Pittori di quella Patria ^
co' quali pure potea egli aver qualche {limolo di concorrenza , mentre lo
fece co' foreftieri fteflì , e non potendolo fare col gran Raffaello non, più
vivo , sforzavafi almeno d' opporli all' opere fue , che rompevala eziandìo
con coloro , che vivi meritiflimamente le celebravano. Bafterà per teftimo-
nio dell' uno , e dell' altro noftro detto l' addurre quanto gli avvenne con
Silveftro Rofa. Portatofi quefti aBologna per desìo di vedere l'opere de'gran
Maeftrì prefenti , e pattati ,. tirato anche non poco dal nome , che corre*
va del Cantarino , fecefegli conofcere , e pregollo a fargli vedere le Pittu-
re più belle di quella Città ; ma fingolarmente la tanto rinomata Tavola^
della Santa Cecilia di Raffaello in S. Gio: in Monte ; coriduffelo egli ,
giunti a vifta della Tavola , fubito con difprezzanti ironìe moftrò il Canta-
rino di deridere non pure P opera del gran Maeftro , ma eziandìo la da fé
giudicata debolezza del Rofa in lodare cofa fi fatta. Il Rofa allora , a cui
non mancarono mai ne fpirito , ne parole , ed al bifogno anche denti da-i
mordere , prima cortefemente il riprefe di tanta petulanza , poi vedendo $
che nulla fruttavano l'ammonizioni , pafsò avanti col difcorfo , fin che an-
ch' effo , come gli altri , perfé di lui la ftima , è P amore , e ne ftaccò la
pratica. Così queft* Artefice diventato di continente , o modello , arrogan-
te^ e fuperbo, lafciati i tratti di cortesìa, fattoli duro, e fpiacevole co' pa-
ri , e con gli eguali, quegli che parca voler da tutt' imparare, datoli a tut-
ti difprezzare , contraccambiate le paterne cortesìe del Maeftro con difpre-
gj , e di lui , e di fua Scuola , dandola fino a' più accreditati , e più vecchi
Pittori del fuo tempo , e prefala anche contro il gran Raffaello , giunfe fi»
nalmente a ciò che io fono ora per dire. Aveva egli, non oftante tali fu^j»
fpiacevolezze, confervati alcuni pochi amici defiderofi di mantenerfelp per
desìo di ricavar da lui quantità d' opere di valuta per pochi quattrini , ma
infegnando loro l'efperienza ,che non folo non andavan di pan nel Pittore
il chieder eh'e' faceva ogni giorno denari per caparre di Quadri , coli'ope-
rare per elfi , anzi che non era mai più luogo a fperar' altro da lui , che
feufe , indugi , e parole , cambiarono V amore in odio , e le lodi in biafi-
mi inceflanti , finche egli fu fi fattamente da tutti abbandonato , che non-
trovava
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GUIDO \E N I.                   337
trovava più, chi lo voleiTe a nulla,onde gli convenne a fine di campare fua
vita porfì ad intagliare piccole cofette in Rame, ed efporre alla pubblica ven*
dita fuoi piccoli Quadri per le Botteghe de'Quadra ri, che dando a eflì frut-
to di pochi quattrini , in breve rapirongli ogni feftante di credito , e di di-
ma , mentre a cagione de' tanti nemici , che s* era fatti , ornai taceva pey
lui la fama dell' operato nel pa(Tato tempo. Tanto è fempre vero quello ora-
colo d' eterna verità , che da colui , che fé fteffo efalta ,. non fur mai lungi
P umiliazioni. Egli però per fua miferia maggiore moitravafi fi lontano dal
credere, che fi fatte difgrazie, o punto, o poco gli ftefTero bene addofTò per
lo fuo mal modo di governarli,che tutto attribuiva a fua trilla fortuna,al-
la da fé imaginata perfecuzione de' malevoli , e invidiofi , de' quali dava
per capo Guido Reni , e i feguaci , e parziali di lui ; e non fu poco, che
egli col dolerti fempre afpramente di quelli tali , giungeffe a guadagnarli la
protezione di perfona di grande affare che lo prefe in Cafa alle fpefe con
una moderata provvigione, con dovergli però fare ogni anno numero d'ope-
re determinato ; ma il mifero Pittore efTendofi accorto, che V opere,fue con
eflfer tramandate da quella tale perfona in Paefi diverfì , e vendute a prez-
zi ftrabocchevolmente grandi, mentre lo lafciavano nella folita fua baffa for-
tuna ,i il Padrone arricchivano, già incominciava ad annoiarli dì tale ftato ,
quando dal Padrone fteflb, in occafione di certa perdita fatta al giuoco, fu
richiefto d'impreftito di buona fomma di danaro, che fapeva eflerfi egli con-
fervata per qualche fuo futuro bifogno,con prometta di pronta reftituzione,
Fece egli dunque 1' impreftito del danaro , ma la cofa del renderlo fu da
quel tale prima portata per la lunga , poi fecefi conofcere per imponìbile ,
tanto che il Pittore ; dopo le gran querele fatte con ognuno , come quegli
che braviffimo era di fua perfona, diede fuora non fo quali minacciami con-
cetti , co' quali coftìtuì T amico in iftato di gran timore , il quale tutto poi
fi rifufe nella perfona del medefimo Pefarefe , quando ei s' accorfe d' eflfer
vicino al pericolo,che colui avefTelo a prevenire con farfelo toglier dinanzi,
onde gli fu forza abbandonare quella Città,e a tutta fuga portarfi alla Pa-
tria fua. Quindi fé ne pafsò a Roma, dove fconofciuto fi trattenne alquanto
fempre difegnando V opere di Raffaello , e le Statue più belle , e trovò
modo per mezzo del Cardinale , che allora era Legato di Bologna, di pla-
car quel Signore per modo eh' ei potefle ficuramente tornarfene a quella
Città , ficcome fece. Quivi fatto alquanto dotto alle fue fpefe , feguitò ad
applicare a41' Arte con altro modo. Diede egli principio ad una belliflìma
Tavola per li Padri Serviti , la quale alla morte di lui rimafa imperfetta
ebbe fine per mano deli' Albano. Colorì un bel Quadro d' una Cleopatra ,
ed uno d* una Lucrezia , e quefto venne in potere di Mario Mariani . Ha
il Senatore Melara fatta da lui in quel tempo una Jole con Ercole opera
belliflima , fece una Madonna del Rofario, ed alcune altre fue Pitture fatte
fopra Rame , e Quadri di mezze figure , ebber luogo per le Gallerìe di
qualificate perfone. Fu chiamato a Mantova , ove ripigliando l'antica ufan-
za di far poca ftima dell* opere di qualunque fi fufle rinomatiflimo Pittore, e
di quelle ancora di Giulio Romano , e d' altri , che come preziofe gioje^
confervavanfi da quel Duca,odio univerfale fi guadagnò. Ebbe a fare il Ri-
tratto delTnedcfimo Duca , nel quale [ così permettendo il Cielo ] per fua
Uu                                  ammen»
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...»
3 3 8 VECENJIIJellaTMjll delSECJF. dal 16oo, al 161 o.
ammenda, dopo aver contro ogni folìto molto faticato in farne Bozze , e Mo-
delli , trovandofi Tempre a principio , vinfe la pazienza di quella Altezza ,
la quale , così coprendo fua collera con atti cortefi di ringraziamento del
buono affetto di lui fecelo abbandonar V opera , e licenziatolo , volle effer
ritratto da un Pittore Veneziano , quivi come fu detto da alcuni capitato a
forta , o pure , come altri differo , fattovi venire a pofta per mortificare il
Pefarefe . Quella veramente fiera difgrazia occorfa al noftro Pittore contro
ogni fua afpettazione , fi grande accoramento gli cagionò, che fatto incon-
folabile cadde in grave infermità, onde fu configliato a portarfi a Verona»,
per godere alquanto del benefizio di quell' aria falubre ; la dunque fé ne
andò , ma in vece di ritrovarvi la cercata fanità , s' incontrò nella morte
appunto appunto fui bel fiore degli anni fuoi , e non mancò anche chi diffe
percaufa di veleno preparatogli da un Pittore, dell'opere di cui, fino a far-
lo perder la grazia , e '1 credito prefTo al fuo Padrone , egli aveva fparlato
molto. Fu il Pefarefe ftudiofiflìmo nell' Arte,grandiflìmo imitatore di Gui-
do Reni, anzi un' altro Guido. Intagliò con mirabile bravura in fu la ma-
niera Caraccefca all' Acqua forte , ed egregiamente modellò . Fu folito ve-
ftire ifuoi Modelli, de'quali più di cento trovaronfi alla fua morte, con carta
molle , onde avvenne , che lefue per altro belliffime figure veftite vedeanfi
co' panni alquanto appiccati addofso , ne avevano efsi panni quella gran-
dezza, e maeftà, che fcorgefi in quelli di Guido , e del Tiarini. Debbefi a
lui la lode ftefsa, che fi da a Lodovico Caracci, d'efsere ftato maravigliofo
nel difegnarei piedi,e le mani,fopra le quali cofe aveva fatti grandi ftudj.
Tenne i fuoi coloriti alquanto verfo il pallido , biafimando anche ne' mag-
giori Pittori il contrario. Adoperò molta biacca, della lacca fu nemicifsimo i
e ne meno la volle per dintornare , e in quella vece usò Terra verde con
Oltramarino, riconofcendo da quefti due colori un modo d'ombreggiare de-
licato , e gentile ; nel Difegno poi rifplendè a' pari di ogni altro del fuo
tempo.
Reftarono alcuni fuoi Difcepoli , e fra quefti Girolamo Rofsi, che fi die-
de all' intaglio all' Acqua forte , e anche a Bulino. Di quefto vedefi una-,
Tavola in una Cappella nella Madonna degli Scalzi.
Furono anche fuoi Difcepoli Lorenzo Pafineili , e Giulio Cefare Milano ,
de' quali altrove fi parlerà .
Fra quanti però imitarono bene il fuo modo di fare fu Flamminio Torre,
detto altrimenti Flamminio degli Ancinelli , che avendo ftudiato prima dal
Cavedone , e poi da per fé nel famofo Cortile di S. Michele in Bofco , e->
dall' opere di altri gran Maeftri, accoftatofi a Guido, e partitofene fi portò
per difpetto alla Stanza del Pefarefe. Coftui fu fingulare nel copiare 1' ope-
re degli eccellenti Pittori moderni, onde le fue copie hanno fatto fi , che in
quefta noftra età appena può 1* occhio di peritifsirno Maeftro arrifchiarfi a_.
dar giudizio certo, (e una Pittura, fiafi pur qualfifia, debba averfi in pregio
d' originale , o pur come copia rigettarfi, anzi raccontati, che alcune copie
di mano di coftui [ ciò che io ne fentì , ne vidi mai in altro tempo occor-
rere ] furon vendute più degli originali medefimi, mercè che egli ebbe un_
fuo particolar modo di farle apparir più franche , e più graziofe degli ori-
ginali fteflì. Operò bravamente di propria invenzione, come firiconofce nel-
la
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w*,\«.V V
G U IV O %£ N 1.
m
la. belliflìma Tavola de' Fontani , nella Carità , nel Depofto di Croce nel
Coro di S. Giorgio , nella Tavola del S. Onofrio in S. Gilio , ed in tante
opere fue non efpofte al pubblico . Hanno nel lor Palazzo di Firenze nella
Via di Pinti i Conti Bentivogli un fuo Quadro, dove è rapprefentata la Ver-
gine con Gesù Bambino , e S. Giufeppe,
Fu folito ufare queft' Artefice nel'temperamento de* fuoi colori molt'Olio
di Saffo , il quale non lafciando loro far corpo, kce fi che l'opere fue qua-
li tutte in breve giro di luftri aflbrbite dalla meftica, fi fon perdute di vifta ;
copiò di matita roffa le Pitture della Saletta del Conte Aleffandro Fava
fatte da Lodovico Caracci , e molte anche del Cortile di S. Michele in_.
Bofco per darle alle Stampe , il che per morte non effettuò. Finì coftui la
fua breve vita in Modana , dove era ftato mandato a chiamare da quel Se-
renifs. Duca per acconciare la gran Tavola del S. Baftiano del Coreggio in
certa parte guafta , e dove'già era venuto in poffeffo dell' onore di Pittore
di quelP Altezza.
FRANCESCO ALBANI
PITTOR BOLOGNESE,         . -
j)iJcepolo di Lodovico Caracci, nato 1578.-^ 1660,
E' Tempi , che il celebre Pittore Guido Reni nella Città
di Bologna fua Patria appreffo a Dionifio Calvart fi fla-
va in fanciullefca età tutto intento agli ftudj del Difegno ,
e della Pittura, fece ricorfo a quella Scuola il Giovanet-
to Francefco Albani , il quale tolto da Agoftino fuo Pa-
dre dall' applicazione alle Lettere, e poi dalla Mercatu-
ra , a cagione del poco genio , che moftrava di avente
alle medefime, diedefi molto di propofito a quello, che fu 1* intera fua vo-
cazione , cioè all' efercizio del difegnare , e dipignere , e o fuffe naturale^»
fimpatìa fra quefti due Condifcepoli , o pure uri certo defiderio di contri-
buire" a vicenda i precetti dell' Arte , e tanto più quanto che lo ftefso Gui-
do già occupava luogo di maggioranza fra gli altri Scolari , fi ftrinfe fra_»
di loro una a principio quali infeparabile amicizia , ma tali incominciarono
a effere in breve gli avanzamenti dell'Albani, che poterono fufcitare in Gui-
do tanta gelosìa , quanta abbifognò non folamente per intepidire 1' amici-
zia , ma per iftabilire eziandìo negli animi dell' uno, e dell' altro una con-
correnza , che potè loro baftare anche per lo tempo, che dopo d'efserfi fepa-
rati, dopo effer divenuti Maeftri efli feguitarono a vivere, adoperare. Que-
fta però non eccedè per allora i termini d' una virtuofa gara, e per avven-
tura fu gran cagione, che procurando fempre l'uno all'altro farli fuperiore,
' ■
                                 Uu 2                                     e ftando
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34o T>ECEN.IILdellaf£B^IILdelSEGMdal 1600.di6io.
e ftando in continuo cimento facelfe ciafeuno ogni di vedere al Mondo di
fua mano parti più belli.
La prima opera , che 1* Albani mefife in pubblico a concorrenza di Guido
fu una Vergine Affinità , la quale fece vedere nella Piazza di Bologna, di-
pinfe per la Chiefa di S. Sebaftiano di Porta di Caftello una piccola Tavo-
la , nella quale fi ftudiò d'operare a feconda del gufto di Annibale Carac-
ci in S. Bartolommeo di Porta , fece i due Quadri laterali a quello della.*
Santiflìma Nonziata , cioè 1' avvifo dato dall' Angelo a S. Giufeppe di do-
verli portare in Egitto , e quello della Natività. Diede fine alla Pittura^
fiata incominciata dal Geflì per la Certofa di Pifa , cioè la Refurrezione_>
del Signore . Sparfaft la fama di fuo pennello fu chiamato a Roma , e nel
corfo di 18. anni eh* egli vi fi trattenne fu con non ordinario fuo onore im-
piegato in oobiliffimi lavori , al che non poco valfero P ottime informa-
zioni ftate date di lui dallo fteflb Guido Reni , che già v* aveva guadagna-
to il grido di fingularifiìmo Pittore. Nella Cappella di S. Diego in S. Jaco-
po degli Spagnuoli fece opere a frefco , e le prime furono le Pitture della
Lanterna , le quali conduife col Cartone di Annibale Caracci . A BalTano
lungi da Roma 25. miglia dipinfe una Gallerìa,in cui fece vedere la cadu-
ta di Fetonte , un1 altra Gallerìa abbellì di fue Pitture in Roma in Cafa_«
Verofpi , ove rapprefentò Apollo, che co' fuoi Cavalli pafla nel Segno del
Zodiaco , e fonovi le quattro Stagioni dal medefimo governate . Vi fono
P Aurora, il Giorno, ed i Crepufcoli della Sera, la Notte con ali tenebro-
re, che porta i due piccoli Fanciulli fra le braccia addormentati, per l'Aba-
te Titi colorì la belhfiìma Tavola , che fu pofta in S. Salvadore in Lauro.
Per la Città di Reggio di Lombardia fece in S. Francefco il Battemmo del
Signore in mezze figure quanto il naturale , e per lo Cardinale Scipione
Borghefe molte belle cofe dipinfe nella fua Vigna , e molt* altri belliflìmi
Quadri diede fuori , a' quali nelle Gallerìe di Cardinali , ed altri Princi-
pi , tanto in efla Città quanto per altri d' Europa fu dato luogo , e parti-
colarmente in Francia,dove molte fue opere,compre a prezzi fmifurati fu-
rono traportate giungendo la cofa a fegno che fuffe un fuo piccol Rametto
per ordinario pagato quanto un' intera di Guido Reni , e di quefte Pitture
in Rame fece egli in buona quantità , ne fa di meftieri il fare di tutte par-
ticolare ricordanza .
I}opo il fuo ritorno da Roma per Io Cardinale Principe di Savoja colori
i bei Quadri de' quattro Elementi. Per Ferdinando Gonzaga Duca di Man-
tova ebbe a fare l'opere,in cui con bella invenzione efpreffe bei concetti in-
torno alla caftità di Diana , ed alle lafcivie di Venere , e molte infidi^
d'Autore., cofe tutte,che dopo morte di quel Principe pervennero in ma-
no del Principe poi Cardinale Gio; Carlo de' Medici. Per lo Conte di Carugi
Franzefe dipinfe tre gran Rami degli Dei Celefti, Terreftri, e Marittimi , e
voleva anche aggiungervi il quarto degli Dei Infernali, ma noi confentì quel
Cavaliere, dicendo non voler turbarli 1*animo, ed empierli la fantasìa di fi
fatte orride rimembranze . Per la Chiefa Maggiore del Caftello di S. Gio-
vanni in Perfichetto per Voto fatto a Noftra Signora , e a S. Rocco per la
Pefte del 1630. dipinfe la bella Imagine di Maria Vergine , di S. Rocco , e^
di S. Sebaftiano ,• fu di nuovo chiamato a Roma a dipignere il frefco della
Madonna
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^</ F^/tNCEmO AIltJfNI. l J4i
Madonna della Pace. Venuto P Anno 1633. fu chiamato a Firenze a ritoc-
care i quattro Quadri di Venere infidiante alla caftità di Diana fatti per Man-
tova , e poi venuti in mano,come dicemmo,di fopra di Gio: Carlo Cardi-
nale di Tofcana,per ordine del quale in uno fpazio, o sfondato che dir vo-
gliamo, d' una Camera della fua Villa di Mezzo Monte, oggi de' Marchefi
Corfini dipinfe a frefco la figura di Giove , al quale Ganimede porge la_.
Tazza. Ne io (tarò qui a defcrivere tutte P altre opere della fua mano, che
troppo lunga cofa farebbe, mentre contanfi fopra quarantacinque Tavole per
Altari, ed altrettanti Quadri grandi da Sala, e Camera, fenza Pinnumera-
bile quantità de' piccoli , e mezzani contenenti favole , capricci , e com-
pofizioni diverfe con gran novità di concettofi penfieri, e tutto quefto, oltre
ad altre opere a frefco , delle quali non abbiamo fatta menzione , finche
giunto alPetà di 82. anni,e più mefi , egli con dimoftrazioni di buon Crif-
tiano, e dopo aver ricevuti i Sacramenti di Chiefa Santa, diede fine al fuo
vivere il giorno de'4. d' Ottobre P Anno 1660. in Lunedì.
Fu P Albani quanto valoroib nel maneggio del pennello , altrettanto ec-
cellente nel buon gufto . Stette fempre in competenza con Guido Reni , il
cui buonDifegno non potendo agguagliare, fi ftudiò almeno di farfi maggio-
re di lui nelP inventare ; quefta competenza col lungo fcòrrer degli anni fe-
cefi poi fi fcoperta , e fi grande, che formaronfi nella Città di Bologna due
numerofe fazioni compofte non pure de' giovani, ma degli affezionati ezian-
dìo dell' una , e dell' altra Scuola , P una diffefi degli Albanefi , e P altra
de' Guidifti , tutte intente con ciarle, motti , e novelle all' inalzamento del
fuo parziale , a depreflìone del contrario. Tornando pra all' Albani e' furo-
no per ordinario le fue invenzioni di Favole poetiche, e d'Amorofi vezzeg-
giamenti di lafcivette femminelle, ed amori, i quali per ordinario fu folito di
fituare in luoghi ameni , come Giardini , e fimili , feguendo in ciò un fuo
naturale genio, che fu di voler fempre abitare in luoghi fi fatti, e fu anche
per qualche tempo fua abitazione il Giardino de' Poeti , ed un' altro fuo
affetto eziandìo verfo la Poesìa, che tale fu in lui , che volle fempre aver
per le mani Libri di Poeti, fcontento però a gran fegno di non avere in fan-
ciullezza apprefa la Latina Favella, onde avelie potuto faziare fé fteflban-
che nella Lettura di quegli, che in tale Idioma furono compoftì; e fra' vol-
gari impiegò fé fteffo più volentieri, che d'ogni altro, nell'Opere delTaf-
fo. Contale occafione dìdipignere Favole, ed Amorpfi fcherzi potè dar fag-
gio di fuo Angolare valore nel rapprefentare i corpi delle femmine, e de'put-
ti , nelle quali cofe pofiìamo dire eh' e* rìufcifse fuperiore a fé fteflb , ^j
gran cagione di tale fua eccellenza, ciò che ne' corpi virili non feguì, fi fu
P efferfi abbattuto a fpofare in fecondo luogo Doralice Fioravanti , la qua-
le avendogli partoriti dodici figliuoli, eflendo da natura dotata d)un mirabii
genio a ftare al naturale, e ad accomoctere imedefimi fuoifigliolini in tem-
po di fonno ,.e di veglia in belle , e Pwtorefche attitudini , ella medefima
tenevagli al naturale al Marito per Io tempo , che abbifognava , ed in ciò
fare non folo non s' arinojava punto , ma diceva di provare indicibile con-
folazione. Neil' efpreflione degli affetti tanto interni , quanto efterni andò
fi avanti il fuo pennello , che non ebbe invidia a quello di Domenichino .
Si fatte qualitadi dell'operar fuo ebber loro principio non ha dubbio nel-
T acu*
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*
342 DECEN.IIlJellaTjW.IILdelSEC.IF.dali6oo.ali6io.
P acutezza del fuo ingegno , e nella chiarezza di fuo intelletto , e che tali
fuffero in lui quefte dòti moftralo chiaramente quanto Ci trova efler da lui
ftato feritto in molte lettere ad amici , intorno a fua fentenza-, e parerei
nelle cofe dell* Arti ; dalle quali lettere trarre fi poflano bellifiìmi aforifmi
detti , e portati con modo fignificante , e chiaro , e benché non dubitiamo
punto, che il portargli in quefto luogo non potette molto contribuire a'buo-
ni ftudj ? di chi fifufle, che all'Arte medefima fi voleffe dedicare, con tut-
to ciò per fuggir lunghezza ne noteremo una piccola parte . Diceva , che
deve il buon Pittore render conto fino a cofa minima di ciò che fa vedere
nelP opera fua , dico d' ogni atto, e gefto , fé portò le fue figure , e loro
azioni con modo intelligibile, e chiaro, fé ne proprj lignificati fé bene adat-
tate al fuggetto , fé nella debita quantità , ed in fomma d' ogni altra cofa
benché minima , ne più , ne meno di quel che convenga al Poeta nell'in-
venzione, nelle figure, nel verfo, e fino in una fillaba. Che la prima parte
del Pittore fufle P inventare , e che P altre parti fervivano a quefta, e che
quantunque ciafcuna da per fé fteffa fufle belliflìma, come il Difegno, l'arieg-
giare delle Tefte , il colorito , ed altre a quefte fimiglianti , con tutto ciò
non giungevano a moftrar lor valore , e lor bontà fé non quando fono in
compagnia di quella, diceva però dovere P Artefice per condurli alla per-
fezione dell' inventare ingegnarfi al poflìbile di pofTedere perfetto Difegnof
colorito , grandezza di ftile , con proporzione , con atti proprj , e fingnifi-
canti , intelligibili , e chiari , che non cagionino equivoco in chi li mira ,
ed in ciò doleafi forte del Pafferotti vecchio,del Vafari,del Sommacchini r
e del Calvart , la cui perfezione ,. ed il credito di lor Pitture , come fon-
data più fopra gli applaufi della volgare moltitudine,che degl'intelligenti,
ebbe poca vita . Non (o , fé per accreditare fempre più quel fuo modo di
dipignere delicato , e pulito , o perche tale credeflfe eflere il più lodevole-*
nelP Arte , folea dire, che la natura , di cui è imitatore P Artefice moftra-
fi.diligentiffima , e nelP opere fue unita a gran fegno,e non ifcopre le pen-
nellate ; non trovava modo d' accomodarli a formar concetto d* eccellenza
di tanti Pittori , che nel panato , e prefente Secolo fi fon guadagnati gran
fama , col dipignere piccole figure , come il Brughel , Agoftin Taflì, Barn-
boccio di Monsù Bet, Michelagnolo delle Battaglieli Borgognone, ed altri
a quefti fimiglianti , la cui perfezione riftretta in quella picciolezza, dando
prefto di fé un graziofo vedere , prefto altresì s' avvilifce nelP efatta offer-
vanza, che fi faccia fopra la medefima , a cagione de'quali invifibili,ma per
altro grandiffìmi errori, che vengon coperti negli angufti fpazzi , che occu-
pano le figure fteife , oltre a quanto riconofeeva egli d' obbrobriofo in al-
cuni di coftoro, e per lo più Oltramontani , intorno al rapprefentare nelle
lor Tele , cofe del tutto incivili , e anche tal volta ftomacofe , folito di di-
re ; che quefti tali fpogliando P Ar|e della «Pittura delle più fini porpore , e
delle più ricche gemme, che fregino la maeftà di lei , e '1 fuo decoro , la
condannano a' più lordi cenci , ed a' più efecrandi fudiciumi delle Taver-
ne , de' poftriboli , e de' porcili . Ne per verun modo fapeva perfuadere a
fé 'fieno , come quefti tali potettero mai da i Grandi effer protetti , ne co-
me P Anticamera, che per altro è vera Scuola di creanze, pofla addobbarfì
di fimili pitoccherìe, abbornte per lo più fino dalla libertà delle pubbliche
;
                                                                                   piazze;
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FRANCESCO ALBANI.           343
piazze ; che, come diceva egli , s' adattano in figura dì bello ornamento in
nobile Gabinetto Quadri di Bianti, e Faldoni. Egli è però vero, che facen-
doti i conti fopra 1* opere dell' Albani medefimo , aflai chiaro fi ravviferà ,
eh' egli nelle figure molto grandi , che pure hanno in fé ottime parti , non
fu egli per ordinario a gran fegno a fé fteflb fimile , quanto nel dipignefe
piccole■, e mezzane figure ; dirli per ordinario , perche ne i Putti delle fue
opere grandi , come che fiano figure minori dell' altre , fece apparire ma-
raviglie , come moftrano quegli del ballo in Cafa Sampieri , quegli eh* ei
dipinfe nella Chiefa di S. Giorgio , il Gesù Bambino nella Tavola delle-/
Cappuccine , ed altri a quefti fimiglianti , onde dagl' invidio»*, e malevoli
gran contradizioni fofFerfe , parendo loro , che troppo fpeflb , ed in troppa
copia , ed in ogni cofa contro lo ftile de' Caracci mefcolafle i fuoi Putti ,
come che in quegli folamente confiftefTe I' eccellenza del fuo pennello ; ne
contenti di ciò detraevano eziandìo al merito del fuo valore nel rapprefen-
tare efli Putti , dicendo , poco efifer coftato a lui un tale ftudio , attefa la
comodità , che egli aveva avuta in propria Cafa di potere ad ogn' ora va-
lerti per naturali de'figliuoli, ch'egli aveva in tanto numero. Fra gli eccel-
lentiflimi Pittori ebbe in gran ftima il Palma Vecchio, lodando in eSò l'aver
fempre nelle fue Pitture mantenuto uno ftile eroico, fenza mai abbaìTarfi, e
fu folito d' aflbmigliarlo nella Pittura , a Torquato Taflb nella Poesia ; nel
Coreggio ammirava una certa dote, che egli chiamava Angelica purità. In
Raffaello la vaftità d'invenzione , lo fpirito nell'efpreflìoni , e i grandi , e
copiofi concetti , li quali così fi sforzò fempre a tutto ftudio d'andare imi-
tando , anzi egli giunfe a tal fegno di ftima dello fteflb Raffaello , che non
mai volle pronunziare il fuo nome fenza cavarfi la berretta .Diceva , che
Michelagnolo aveva feoperta la grandezza dello ftile , in cui era ftato fu-
periore ai tre nominati , ed aflbmigliavalo agli antichi. La maniera di Mi-
chelagnolo da Caravaggio usò di chiamare la rovina dell' Arte.
Fu 1' Albani amorevoliflìmo verfo i fuoi Giovani , ai quali oltre la carità
dell' infegnare , fece fempre gran carezze , e talora per rendergli più ani-
mofi a trattare con feco , domandavagli lor parere intorno alle proprie Pit-
ture , volevagli fempre apprettò a fé in famigliare converfazione , dalia_#
quale non pareva,che fapefse allontanarli. Fu quanto amorevole nel tratto,
e nel converfare a' fuoi Difcepoli , ed altri , altrettanto tenace dell' opere
fue , e quafi gloriava»* talora di non averne mai donate ad alcuno per gran-
de , e caro che egli fufTe ftato, averne negate al Cavaliere Marino,eh'egli
promettea celebrarlo con fue Rime, e fino al fuo proprio Medico.
Furono Difcepoli dell' Albano Francefco Mola , Gio: Batifta Mola , An-
tonio dal Sole , Gio: Maria Galli da Bibbiena , che riufeì copiofo , e con-
cettofiflìmo inventore , Francefco Ghelli , detto il Vecchio da Me-
dicina , Filippo Menzani , Filippo Veralli , Pietro Antonio
Torri, Girolamo Bonini , detto 1' Anconetano , An-
tonio Cattaloni , e Gio: Batifta^.
Speranza , della più
( t^
              parte
; :            ; de' quali al-
trove ragioneremo.
<££3? ^Èfe3?                         DOMENICO
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344                         •' v'' ■"'■'*■                          ' -■ '
DOMENICO ZAMPIERI
D ETTO DOMENICHINO
>4> -"                   ......
PITTORE, E ARCHITETTO BOLOGNESE.
Difcefolo dì Lodovico Caracci y nato Ij8i. njf 1^4^
UANTUNQJJE Veriffima cofa (ìa, che pochi per ordina-
rio lian quei Padri, che portati da naturale dettame non
procurino di condurre a pofto di qualche grandezza i pro-
pri figliuoli i e che in coloro ciò particolarmente addi-
venga , che nati in iftato d' umile condizione, ed in feno
alla povertà hanno le frequenti punture dell' una, e del-
l' altra a proprio cotto , e per lungo tempo efperimenta-
te,non è però Tempre vero,ch'a*medelìmi abbia natura contribuito li fatto
difcernimento , che facil cofa ila loro quegli incamminare per quelle vie ,
onde portano guadagnarli i defiderati avvantaggi , prima nel confeguimento
di quella virtù, a cui fon più portati dal genio,e poi nel pofleffo degli ono-
ri , che a quella covengonfi acquietata che fia , onde bene fpeflb veggonfi le
fatiche e le cure de' poveri Padri nelle riufeite de' loro figliuoli reftar de-
lufe e fenz* effetto di felicità : un fimil cafo per altro farebbe oceorfo nel-
la Cafa di Zampiero Zampieri Padre del noftro Domenico , fé il Cielo che
àvevalo deftìnato ad operar cofe grandi nella beli* Arte della Pittura , non
fulle, come noi dir fogliamo, entrato di mezzo fra le deliberazioni del ge-
nitore, e de* due fuoi figliuoli,che furono,che ad effetto d'allontanargli dal
proprio umile meftiero,che fu di Calzolaio,il maggiore attenderle alla Pit-
tura , ed il minore,che fu Domenico, alle Lettere, e fece lì,che nel darli
all' acquifto 1' uno , e l* altro della deftinata facoltà , ognuno di loro vi
trovaffe tant' avverinone, che alla fine fu d' uopo al Padre cambiar le car-
te e quello,che egli aveva deftìnato alla Pittura,indirizzare alla pratica.*»
delle Scienze, ed all' altro fare ftudiare Difegno, e Pittura , e fu quefti ef-
foDomenico, il quale fui bel principio s'accoftò aDiOnifio Càlvart. Quan-
to poco perfeveraffe il fanciullo nella Scuola del Calvari, e onde aveffero
cominciamento i nuovi, e più fondati fuoi ftudj appreffo al Caracci, per for-
mare un bene aggiuftato concetto della gran bontà , e applicazione del me-
defìmo, fa di meftiere il fentirlo , anzi che dalla noftra penna , da quella^
dell' erudito Bellori , la dove parlando delCalvart così ragiona. Era quef-
ti poco amorevole al nome de\Caracci?fdegnato, che li Giovani dalla fua-«
trapaflaffero alla loro Scuòla > come di Guido , e dell' Albano particolar-
mente era fucceduto. Avendolo però coftui un giorno trovato a copiare al-
cuni Difegni de' Caracci,quafi non facefle ftima de*fuoi,s'adirò tanto con-
tro di lui, che prefa occafione da utì Quadretto di Rame caduto a terra ina-
vedutamente , corfe a batterlo con furia , e gli ferì la tefta cacciandolo di
^                                     Cala.
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DOMENICO ZAMT1EXI. 34y
Cafa. Fra '1 dolore , e la tema non ardiva il Giovanetto comparire avanti
il Padre , ed afcoftofi nel palco della fua Cafa vi dimorò tutta la notte, e
parte del feguente giorno , fin tanto che udendo i lamenti de' fuoi per non
faperne nuova , egli allora ufcì fuori col capo infanguinato , e moftrando
le percoffe affermò, fefolo da' Caracci voler* apprender la Pittura. Ed al cer-
to che non fenza compaflìone raccontava Domenico 1*avvenimento,e*j mo-
do amorevole, col quale poi alle preghiere di fuo Padre, Agoftino Carac-
ci lo pigliò per mano , e lo conduffe alla Scuola di Lodovico , acquiftando
altrettanto P amore di quefto Maeftro , quanto dell'altro era ftato Podio,
e lo fdegno , non fi francava egli per affìduità , per tempo , e per fatici»,
in fard erudito i e contrafaceva non folo ogni linea del Maeftro , ma riu-
fcivagli l'imitazione degli affetti , e moti umani , inveftigandone le ragio-
ni . Facevafi in Bologna P Accademia del Difegno , ed effendo ancora Do-
menico in tenera età, fervi va a preparare i lumi, ed a fare l'altre bifogne fen-
za contribuire a fpefa. Solevafi p<si in certo tempo dare il premio de' Dife-
gni , li quali raccolti non v' era allora chi facefie rifteflìone fopra di lui 4
che fé ne ftava folo ritirato in un canto, fenza dir nulla ; fi che tratto fuori
ri fuo Difegno, e giudicato fopra gli altri il migliore; non ardiva egli di farfi
avanti, ma folo manifeftom" col berrettino in mano, e con voce fommeffa ,
e vergognofa. L' inàfpettato avvenimento nel riguardar tutti in faccia , chi
meno fi farebbe creduto, fece arroflire gli altri Giovani fra di loro, goden-
done fommamente Lodovico , tanto più che Domenico nelP afpetto , e ne
fuoi movimenti non aveva puntoci grazia apparente , e così alla prima
niuno P averebbe riputato . Ma avendo egli ricevuto il premio , e le lodi
fi refe famofo il nome di Domenichino , che allora per P età fua,tenera , e
dopo per la gloria del fucceflb \ ritenne in tutto il corfo di fui vita ; Por-
gendolo però Lodovico tuttavia, piu^ attento ad un contìnuo ftiidio , propo-
neva li fuoi coftumi agli altri in efempio , ed effendo egli nel conversar fuo
*imeffb,ed umano con tutti , fi ritirava poi folo alla confuetudine dell*Ar-
te, Dicefi che tanta era la voglia fua d'imparare , che per quanto poteva ,
mai fi diftaccava dal Maeftro , e nelP andare poi gli altri a diporto, volen-
tieri fé ne rimaneva folo nella Scuola innamorato dell' Arti; Ma nel modo
fuo di ftudiare poteva ben* egli parere ftrano a chi non P aveffe conofciuto,
perche quando fi proponeva d* imitare qualche azione, non fi metteva fu*
bìto a difegnare , o vero a dipignere , ma prima dimorava lungamente , e
fpendeva il più del tempo di contemplare , onde farebbe paruto irrefoluto ,
fé non che dopo dando di mano all' opera , fé per forte non veniva chia-
mato , fi dimenticava del cibo , eàel fonno , e d* ogni altro affare : quefto
fu il primo,e l'ultimo modo,che egli tenne nella fua vita. Divenuto adul-
to fi ftrinfe in amiftà con Francefco Albano, col quale conferiva gli ftudj ,
e le fatiche , e con elfo, che lo precedeva in.età, fi trasferì a Modana , a_*
Reggio, ed a Parma , e dopo dall' Albano fteffb egli fu chiamato a Roma *
Avvenne un' accidente , che affrettò la fua andata , perche giunti a Lodo-
vico alcuni Difegni delle Stanze di Raffaello ; Tenti Domenico rapìrfi a fe-#
fteifo in contemplarli-, e come già ogni fuo fpirito viveva in Roma, così vi
fi trasferì prefenzialirtente raccolto dall' Albano, che per lo fpazio di due-/
anni ricettollo in Cafa , Frequentava egli in tanto la Scuola di Annibale
Xx                                         che
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10 PECÉN.IIL della?A\IU. del SEC W. dal 1600. ali 6 io.
che allora dipigneva la Gallerìa Farnefe, e manifeltandofi di giorno in gior-
no maggiore il fuo talento , colorì alcune cofe da' Cartoni di elfo, e nella
Loggia del Giardino verfo il Tevere , fece di fua invenzione la morte d' Ado-
ne , che giace uccifo dal Cigniale, e Venere in vederlo morto precipita dal
Carro con. le braccia aperte ; e fin dall'ora fi moftrò egli fufficiente nell'in-
venzione, ne' concetti, e nel rifcontro delle pafiìoni . EfpretTe nel volto di
Venere un fubito tramutamento di doglia , mentre un'Amore arrefta i Ci-
gni col dardo , ed un' altro addita la ferita del Giovine efangue , la quale
opera quanto gli accrebbe la grazia di Annibale , altrettanto gli concitò
l'odio de'Compagni, li quali malvolentieri udivano le fue lodi, e findall'ora
egli fi avventò contro quell* oftinata invidia , che poi 1' afflitte per tutto il
corfo i, e fino all' ultimo de'fuoi giorni. E perche egli era confiderato mol-
to nell'efeguire , chiamavano quefta fua virtù lentezza di fpirito , e 1' ope-
re fue tirate al giogo affimigìiandolo al Bue, col qual nome chiamavalo par-
ticolarmente Antonio figliuolo d' Agoftino Caracci , onde Annibale ebbe-/
ad avvertirlo J che quefto Bue arava un Terreno fertiliffimo , che averebbe
un giorno nutrito la Pittura ; fopportò per quefto Domenico quelle difficol-*
tà ,che fogliono far contrafto alla virtù crefcente ,come fi fin fé di que' Ser-
penti ftrangolati da Ercole in Cullai: perciò che riparatoli appena in Cafa
di Monfignor Gio: Batifta Agucchi , quali gli convenne fubito partirne, per
T opinione del fratello il Cardinale Geronimo, che lo riputò inutile, e roz-
zo, ma Gio: Batifta, che era quel raro, e fublime ingegno, fecegli dipigne-
re (opra una Tela S. Pietro in Vincoli ytitolo del Cardinale , il quale tor-
nato una mattina dal Conciftoro trovò la Pittura affitta alla porta dell'An-
ticamera;, e fermatoli a mirarla con piacere , ed applaufo di tutti , nefri-t
cercarli ehi 1' avefle fatta ,: e collocata in quel luogo , allora Gio: Batifta
fece comparire Domenico avanti il Cardinale , che lo premiò , e lo confer-
mò in Cala fua, fin qui il Bellori. : ; - r i
                                      ; : '
Dipinfe egli dunque perdo Cardinale il bel Quadro della Carcere di
S. Pietro , ne è poflìbile ril xapprefentare quante ,. e quali: belle avvertenze
che egli fece a} fuo folito vedere in quell' opera tanto ammirate dal Carr
dinaie , che fubito ordinogH il dipignere a'S. Onofrioi in;tre Lunette del
Portico citeriore , tre Iftòrie della Vita diqSi Girolamo :•-,. e dopo la morte
del Prelato , ebbe anche ad inventare P Architetture per lo Depofito riella:
Chiefa ftata fua Titolare di S. Pietro jrt Vincoli col Ritratto di luì a olio ^
nel qual tempo volle anche Domenico far prova di le ftejflb nello {colpire ^
col far di fua mano una delle cfueTeftedi Montone ^ che'quivi fi veggono.?
Per la ftenV Cafa. Agucchi fece più opere^ ,fra le quali; il gran Quadro dir
Sufanna tentata dagi' immondi Vecchi, s srh J : oe**ik> el n oc- \ -i fi
f E perche Monfignore Agucchi era Majordomo del Cardinale Aldobian-
dino Nipote di Clemente Vili, facil cofa- gli fu 1' ottenergli-per la Villa.*
di Frafcati ediiìcata dal Cardinale ftefsol' opera da, farfi riella Stanza di
ìApolline; nella quale fi portò per modo v che Annibale-Caracci avendo cor.
nofciuto in eflTa.il gran miglioramento ^ che egli aveva fatto ,'iiell' Arte pdta
volle in ajuto:nella Gallerìa Farnefe , e fécegliperò con* iuo Cartone-eòloR
rire la Vergine coli' Alicorno), che vedefi fopra una Porta v e quefta ben^
prefto guadagnò alle glorieidi Domenico unlaltro bel campò^ e fu la-iCap*
'-''ÌJ |                                                  y ■"*                                                         pella
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!
."■ibi 1* -VOMENICQJZAMT 1E%1. 347
Vu*e *S* B^a di frotta 'ferrata per lo dettò Cardinale cori Iftorié de' Far,
"tSAN.'o Abate; sbrrgawfi da quel lavoro ne' tempi apPÙm"°che F»
eefco Albani in Banano d^gneva la Galleria del Marchefe Giultiniarii fi,
«muto anco eflo a d,p,gnerne una Camera , in cui rapprefentòS d.
Diana , ed avendole condotte a fine , ebbe per volontà del Cardinale Sci-
ÌITJ^ te £"?"? r^J* da^ft°«<= nell'Oratorio d sTndrea «el
la Badia di S. Gregorio fui MonWCelió, dico quella della Flaeellazionll,
del Santo e ciò fece a concorrenza di Guido , a cui pi avató era olà
fiata data adipignere la Cappella contigua di S. Silvia, e fu anche iricum!
benza d. Domenico . d.fporre le belle Architetture, xhe fatte a Sfc™-
ro adornano quelle Iftor.e, e quale de' due Pittori n fi bella conco™
avene dato più nel fegno, conviene che il dica lo fteffo AnnibaleCaracd
e cu, parole dal già nominato Bellori con belle ofTervazionì appartenetóal-'
l'Arte fon^portate in quefta guifa. Poiché queff Moria con*S mdfGu -
do ad un tempo fuAfeoperta, concorfe ciafeuno a vederle come un Due -
lo d. due eccellentiffimi Artefici , nel quale combattevano non B t
Protogene d'una linea , ma Guido , e Domenico di tutta la Pittura 'vot
gevanfi nondimeno gli occhi di tutti a Guido per lagentilezza e leaeiadtóa
del fuo pennello accomodato fubito a piacere , confi quale fodisfacevanù
molto , che tante maraviglie partidi Domenico, ma^nn.baleK Z
r, d.fcorfi altrui d.fse, che egli aveva imparato a giudicare quefte due opere
da una vecchierella , lacuale riguardando la Flagellazione di S. Andrea!!
dipinta da Domenico additava, e diceva ad una fanciulla da eflà guidala
per mano , vedi quel manigoldo con quanta furia inalza i flagelli > Vedi
aneli altro che minacchrrabbiofamente il Santo col dito , e colui che con
tanta forza ftringe i nodi de'piedi. Vedi il Santo fteflb con quanta fede ri"
mira il Cie o ? Così detto fofpirò la vecchierellà di vota e voltatofi dall' al-
tra parte «guardate Pittura di Guido, e fi parti fenza'dir nulla Co„Ìut
ftp efempio infegnò Annibale in che cofa confifte. la perfezione dell'onere
di Pittura e quanto fopra gli altri Domenico prevalente S'aztono * Z
negli affetti che principalmente debbono attenderfi in queff Arte ConL
tutto cio^yen,vaigli defraudato della gloria , eh' e' meritava grand'iflima
non v' eflendo chi riguardane più che tanto opera fi degna: perche nonfol
lo veniva egli pofpoftoaGuido, ma ad altri infeliciflimiPittóri di quell'età
e fé bene poco dopo venne a morire Annibale , ed accrefeerfi il nome J
la Scuola de Caracci , con tutto ciò prevalendo le opinioni la virtù lìia^
impedita , non perveniva a quella fama , alla quale fu poi d'ai tempo inaU
zata ; laonde conoscendo Domenico, efler vano fperare in Roma impiego
o premio alcuno eflendo morto Annibale, e pervenuto quafi all'età ditren-
f anm , gli migliori de' quah aveva fpefi in iftudiare , era già rifoluto di
rimpatriare in Bologna con animo di prendervi moglie, come aveva prima!!
determinato neir animo fuo buono , e timorato di Dio. Quefta rifoluzione
venne nondimeno a differirli fuccedendoli il Quadro di S. Geronimo della
Canta per lo mezzo d' un Sacerdote fuo conofeente i la qual" opera arreftò
w^Roma la virtù fua,, la gloria, .e la fortuna, fin. qui. fono parole del Bel-
ìl'J? v??1,am0 "conofeere a qual fegno di perfezione, il noftro Pittore
portane queff opera , bafterà il riflettere a quanto ne dine'il Boriino cioè
Xx %
'
■■■'■ l' ì                                                                                                                     
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^48 DECENÌILkUdTMJJl.delSECMdal 1600.alióio.
Che ella poteffe beile agguàgliarfi al gran Quadro della Trasfigurazione dì
Raffaello in S. Pietro Montorio , e foleva chiamare , e quefta , e quellau
1* unicagloria de' pennelli. Dello fteffo fentimento fu Andrea Sacchi , che
parca* non poterfi faziare di lodarla ; ma quantunque la fola ricompenfa-.
d'lina ben fondata lode j di gran lunga appreffoi veri Virtuofi fprmqnti
ogni più alta ricompenfa, non fu però, che al povero Domenico [che non
altro riportò d* opera fi rara, che Jdfcarfo premio di cinquanta feudi] non
partoriffe [colpa dell*invidia de'fuoi contrari] materia di gran difguftoper
le falfe imputazioni di che elfi caricarono , e F opera , ed effo . Fra quefti
non ebbe poca parte il Lanfranco,e che non fapendo che opporre, a quef-
tos* appigliò di chiamarla un mero furto d' altra limile invenzione, opera-
ta già dà Agoftino Caracci per la Gertofa di Bologna , ne contento di ciò,
difegnò egli proprio la Tavola d* Agoftino , e per mano di Francefco Pe-
vier fuo Difcepolo fecela intagliare ali* Acqua forte , e publicolla. Egli è
però vero , che con efferfi il Zampieri nella fua conformato al concetto del
Tuo riverito Maeftro , aveva egli in ciò che appartiene alle più efquifite-/
qualità dell* Arte aggiunto tanto del proprio fapere, che anzi potea la fua
porta al paragone di quella del Caracci chiamarfi tutta opera de* fuoi pen-
nelli , e non il folo penderò del Maeftro. Pofe di poi mano a colorire nel
Palazzo del Teforiere Patrizio a Piazza Giudea , che poi venne in potere-/
de* Coftagutijla maggior Camera,a concorrenza del Lanfranco,delGuer-
cino , di Giufeppino , ed' altri , ove rapprefentò invenzioni alludenti al
bel concètto della verità feoperta dai tempo : poi alle Pitture della Cap-
pella di S. Cecilia in S, Luigi de' Franzefi con Iftorie de* Fatti di quella^
Santa,.e per lo Monaftero di S. Domenicodi Brifighella ad inftanza del Mar-
chefe Jacopo Filippo figlio di Paolo Spada Teforiere di Romagna , de*qua-
li egli aveva prima coloriti i Ritratti. Finalmente vinto dal defiderio di ri-
vedere la fua Patria Bologna, lafciando piena del fuo nome la Città di Ro-
ma , a quella fece ritorno, dove s'accasò con molto civile Donna, ed ebbe
in forte d' averne un figlio , che al Sacro Fonte tenne Aleffandro Cardina-
le Lodovifio,che poi fu GregorioXV. Ha quefta Città di fua mano molte-*
bell'opere, e fra quefte la Tavola del Santiflìmo Rofario in S.Gio: in Mon-
te nella Cappella di Cafa Ratta, ed in S. Agnefa in campo S.Antonio quel-
la dell' Aitar Maggiore,ove il Martirio della ftefsa Santa rapprefentò. Era
già flato affunto alla fuprema Dignità della Chiefa il foprannominato Cardi-
nale Lodovifio, quando Domenico fu richiamato a Roma nell'occafione del-
l'efferfi egli, nel tempo che s'era ultimamente trattenuto in Patria, con quel
buon gufto, che fu fuo proprio in ogni cofa dell*Arte,molto affodato, nel-
l'Architettoniche Difcipline cioè appartenenti all'Architettura [che per altro
Architettonica Difciplina , fecondo F ufo d* Ariftotile, e d* altri s* intende-
rebbe la feienza principale , e fovrana in riguardo dell' altre minori fubor-
dinate che fervono , e contribuifeono alla perfezione di quella , come per
efempìo F Arte del Cavalcare fi chiamerebbe Architettonica , in riguardo
àdV Arte del Frenajo, e del Sellajo, e Architettonico viene dalla Voce Greca
Architecìonicos «Spjemjtw/KoV , e quefta da Archìtc&on dpxtThra? che lignifica
principale, e fovrano Artefice. ] Vi fu dichiarato Architetto del Palazzo Apo-
ftolico , e poco dopo dal Cardinal Montalto gli fu data la cura di dipigne-
re per
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> B 0 MMMPCO Z^MTI^^T:^ ^
re per entro la nuova Chiefa da efio fabbricata di S, Andrea della Valle.
Dipintevi primieramente quattro peducci (otto la Cupola, ne'auali i quattro
Evangeli, la eui bellezza, fveltezza, proporzione^,>* grazia tanto fi ren-
de più maravigliofa agl'intendenti , quanto eccedente è la grandezzsa del-
le figure, di ben ventun palmo,e queftò oltre alle belie avvertenze che al
fuo (olito; nelle medefime fece egli apparire per renderle: piene di verità %
difpinto,edr vaghezza;poi fi.die a dipignere laTeftudiné\rdella Tribuna (<£
pra il cornicione , che viene divifa in due fafce , éòiiifpaaf in tre vani
T uno in mezzo, piramidale, fra due Quadri irregolari-tagliati di fopra da*
un mezzo ovato. In quello dì mezzo è là chiamata di S;Pietro,e di S. An-
drea ali Apoftolato; nella deftra banda è la Flagellazione dello fteflbS.An-
drea , e nella finiftra elfo medefimo in atto di far colloquio alla Crocia.
In un mezzo ovato di fopra fi vede d' Apoftolo portato dagli, Angeli a go-
dere gli eterni beni. Nel fottarco dellàCupola rapprefentè S; Gio: Batifta
che alli due Difcepoh addita il Signore. Nel vano Piramidale fono marav*?-
gliofamente difpofte fra ornamenti di varie Jìgure fei Viltàcioè la fede}
la Speranza -la Carità , la Fortezza, e la Religione , e P Apoftoiica Po^
verta .Aveva egli già condotte le belle Pitture , per finire le quali* àifevg
fatti sforzi faticofi per defiderio di portarli al fine afpettato di dipignere an-
che la Cupola , quando venuto V Anno 1623. gH convenne provare nuova
difgrazia a cagione delle folite emulazioni, e fu,che per morte feguita dei
Cardinale Mqntalto le Pitture della Cupola non toccarono altrimenti & dir
pignerè ad elfo , ma al Lanfranco , e convennegli allontanarfi affatto ^
quel nobile lavoro . Sbrigato eh'e' fu col poco gufto, che potè ogn' ultoSe»
ne imagmarfi,da quel penfiero, s' applicò al dipignere i quattro Tondi nella
Cappella del Cardinal Bandini in S. Silveftroa Monte Cavallo con Iftoriei
frefeo del Vecchio Teftamento,e la Cappella eziandìo dell' Avvocato Me-
renda nella Vittoria , e vi dipinfe oltre alla Tavola a olio, figuratavi Ma-
ria Vergine «1 atto di porgere Gesù Bambino a 8: Francefco, le due faccia-
te , con Iftorie del Santo medefimo. A' Frati Cappuccini per Carità e per
Voto fattone al Signore in una fua grave indifpofizione > colorì e donò
un' altra Tavola , in cui fece vedere S. Francefco in atto di ricevere le Sti-
mate . Rimafe in tanto finita la Chiefa di; S. Carlo de' Catenari, e Dome-
nico chiamato in luogo di Gio: Giacomo Sementa ftaio Difcepolo di Guido
Reni, che nel lanternino della Cupola avea dipinta la figura del Dio Pa-
dre , ebbe a dipignervi i peducci , ne'quali fi ravvifano le quattro Virtù
Morali, cioè la Gmftizia , la Prudenza , la Temperanza, e la Fortezza.
DoveVafi fin da qualche tempo avanti dipignere nella Città di Napoli* la
gran Cappella del Teforo , occafione defideratafi , ma poi fuggita da Giu-
feppino, e da Guido, per tema di guadagnarti prima della Gloria la morte
a cagione dell' invidia di quei Pittori, i quali male avriano potuto foffrire
che ella ad altri, che a loro, rimaneffe allogata; ma Domenico o dal prol
prio , o dall' altrui giudizio mal configliato , ponendo 1' occhio, fola merita
negl'imaginati grandi avvantaggi, e d'onore, e di premio,che l'averebbero
a fuo credere colà afpettato, rifolvè d' accettare qucll' ©pera ftata offerta al
fuo pennellò., in tempo appunto eh' ei fi trovava ben chiarito della fua»
poca fortuna-in Roma , che aveva fatto fi y che la più parte delle degm&
fime
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' $g9 3ECE^JIIMlaTM^III.delSEa.W:dal 16òo.al 16io.
fimefue fatiche poo© altro più, ò meglio avellergli fruttato , che .T impie-
^^^^^^ti^^n^lÉiè^k^rt^lutràglW^^Iib|»?£3^m0f3 ;./.e che in cambio d' ag-
■giungerfial merito dejla medefima alcuna degna ricompenfa, quale farebbe
Aataitecatica dì Architetto della Vaticana Baiìlka', quella gli fuffe tolta-i.
mMMiù dct^^a/i^^po&oìicó , Gonclufe egli dunque contro il configliò
dég^i amici il tra^ttataper la Pittura della gran Cappella .di Napoli, e dell' An-
no s^9«P^^klla volta di quella Città .All' arrivo di lui furon fubito ri-
molli Gio: Banipdla,, Belifàrioi^ ed altri , e fu gettato a terra quanto
iv' avevano operato rEbbevi abitazióne per fé, e fua Famiglia nell1 ifteflfa Ca-
■4a>del Teforo |'élfuroiiglipromjehl onorari di cento feudi per ogni figura^,
ififera^ che egli vi averle dipinta ^cinquanta per ié;mezze, venticinque per
Je^teTe^bijOéfjfa&taente regalo proporzionato alla grandezza dell' ani-
mo £ e nobiltà) •diiqiiei Cittadini < terminata che fufiel* opera* Occafione»/
*era qnèfta in fònima ;, atta per le flefla , e toltine gli accidenti.., che bene-/
•póteanfi prevedere ?: a far diventare, il, noftro Pittore un gran ricco. Pofe mai-
no alla granjfacesnda incomiriri^ da quattro triangoli , e peducci (otto
la^Oupola ,q-cliBìgnendovi cofe alludenti- a' fatti di S. Gennaro Protettore./
Jdellaf Città. Sópraiè medefime,e neftondo della volta fopra 1' Altare Mag*
giare*nelle Lunette y grandi Iftorie pure del medefimo,fra le quali maravi-
gliola è quella: fopra la polita, in cui vien rapprefentato il terribile Vefuvio
vomitante ili fuo fuoco ? lo fpavento de' popoli , ed il ricorfo alla protezia-
tiè del-Santo ftelfo. Adornò anche con fue belle invenzioni gli Archi della
Cappella ;* fece per la: Chiela quattro Tavole a oliò di fatti pure del Santo ,
ecjuefte fopr^>l*canime di metallo commeflTe con viti , e tutte fprangate nel
In tifò per toglier lorola poflìbilità d' elTer levate di luogo fenza frangerle ;
fatti avveduti quei Cittadini dadi' infortunio occorfo alla ftupenda Tavola di
Maria Vergine ; S. Girolamo , e Arcangiolo Raffaello di mano del grande
Urbinate , che già fu in S- Domenico , ed all' altra della Trasfigurazione-/
copiata da Francefco detto il Fattore , da quella di S. Pietro Montorio ,
P una,,e P altra delle quali èrano ftàte levate per portare in Ifpagna. Quali
eqùante poi fufler le miferiè, in che ebbe a trovarli il noftro povero Arte-
fice [colpa dell' invidia contro di lui Tempre più viva] diftefamente cel di*
ce il Bellori, la dove così ragiona. Avendo però Domenico feoperto il fuo
primo Triangolo con Poccafione , che il Popolo nelP Incendio del Vefuvio
concorreva alla Cappella a raccomandarti" aS. Gennaro , allora fentì egli
avvèhtatfi contro li colpi, perche infieme concordi per abbatterlo dalla buo-
na opinione , è dalla fama, mefcolavanfi effi fra il Popolo con gli amici, e
efclamando biafirrli y edifpregj occupavano gli animi di ciafeuno contro dt
luiyprincipalmente io Spagnoletto dicendo per minor male,che Domenico
nomerà Pittore* ,.e che ne meno conofeeva i pennelli. Ma più d' ogni altro
contro Domenico venivano disturbati gli animi de* Signori Deputati del Te*
foro ^impreifi-dafiniftre opinioni , e malfodisfatti del fuo operare , quali
egliJ non finte quell! uomo che s' erano dati ad intendere. Così egli venne-*
travagliato dal:primo.giorno ,,che entrò in Napoli , e pare gran cofa , co«^
ine refi fteflfe con ^ingegno ali* applicazione dell* Arti; avvenne per fua-*
^maggior difgrazia, che il Viceré facendo dipignerc alcuni Quadri per man»
«dare in Ifpagna alla Corte , volle che Domenico ancora vi fi impiegane ,
sni»l
                                                                                            non
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.: L D 0 ME NIC &X\X^M$<mat$& : 3J|
non orlante che averle riftretto il tempo alP opera del Teforo ; ma egli per
torre ogni motivo , che contro di fé poteffe inforgere , fi /cusò intromet-
terfi ad altro lavoro , fenza la licenza deili Deputati , che per compiacere
al Viceré fu conceduta ; prorogatogli il tempo ; fra gli altri mancamenti
veniva egli imputato del modo di dipignere , che per troppo faticare to-
glieffe la grazia alle fue Pitture , insinuarono però tale errore nelP animo ,■
del Viceré , il quale gli faceva torre di Gafa li Quadri non forniti , e non
perfezionati; acciò che col terminargli non li guaftafife, e notati dallo Spa-
gnoletto , che abitava in Palazzo con grandi Aimo favore , Domenico era
poi chiamato a ritoccarli, e ad accomodarli fecondo li diletti di coftui ; fie-
che egli fdegnato , e confufo menando i fuoi penofi giorni , veniva in un_»
tempo foltecitato dal Viceré, e affrettato per V opera del Teforo dalli De-
putati , li quali fenza riguardo della proroga conceduta gì'intimarono il
termine prefiiTo; altrimenti rifolvevano di dar li Quadri a òlio allo Spagno-
letto , e ad altri ', e torgli ancora la Cupola.Quefto era appunto il filo , e
la trama, che era ftata ordita, dove reclamando in vano, Domenico fece ri-
soluzione di non cedere a quefto incontro , e di non più vivere , quando
altrimente non averle potuto. Agitate però nella mente varie rifoluzioni
determinò fuggirfene , e la fuga ancora feguì più prefco di quello s' èra-,,
propofto v concioffiachè chiamato dal Viceré , egli colmo di fofpetto i^j
ne ufcì fuori a piedi della Porta della Città , ed in tanto alleftito il Ca-
vallo s'inviò con un fuo Giovine il più prefto che potè verfo Roma , non
avendo riguardo ne alla Stagione pericoloiifiima nel colmo dell' Eftate , ne
àc abbandonare la Moglie , e 1' unica fua Figliuola colle proprie foftanze, e*
lavori, ne avendo finalmente rifpetto al difagio della perfonàfua corpulen-
ta , e non atta a reggere alli patimenti,con quali certo pericolo d' avervi a
Mciar la vita. Ben fui principio fperimentò gì' incomodi , mentre fra la_.
paura , e Panfietà di correre, fu coftretto abbandonarfi,in terra più volte ,,
e ripigliar fiato ; con tutto ciò mettendo; in opera quanto di vigore girerai
reftàto , cavalcando fenza intervallo nello fpazio di tre} giorni .pervenne a
Frafcati , cosìdi buonora , che la fera medefima comodamente farebbe po-
tuto entrare!in Roma ; ricoverato quivi nella Villa Aldobrandina deiizio-
fiflima , e-di Cielo falubre v- vi fi fermò ben conofciuto, per avere egli di-
pinto a frefco la Stanza d' Apolline ,. onde avvifatone il Cardinale Ippo-
lito Aldobrajndini , la Domenica mandò a visitarlo in fua nome dal fuo Se-
gretario Angélóni, col quale tenendo Domenico amiftà> grandiffima ,. fubito
nei fuo arrivo:gP aveva feritto una lettera contenente in poche righe la
Storia delle: fue difavventure. Fin qui il Bellori ;r In tanto in Napoli fu alla
Moglie, e Figliuola di lui proibito il ritorno alla Patria,-ne a difpenfare in
tale divieto minor fuffragio vi volle che dello fteflb Cardinale Aldobrandi-
no^; con la condizione però ,, che dovette eflfer? loro penfiero il ricondurre
imbreve il Pittore a dar! compimento all' opera.fua . Trattennefi però egli
piùcd'iin'annoin Roma, dove per lo Viceré dipinfe un Quadro, in cui rappre-
fenèò icoftumrde'Romauiantichi ne'Funerali,,enellaDeificazione degplm-
peradori colla Decurione;e qui conviene, che; di nuovo tornii parlare il Bello- Vuwfiwt*
ri /iEra nondimeno fatale % chequeftó Artefice andarle a morire in Napoli infe ^ w* J!£
lieemehte y e mMèiaffem jtisda dell' avvertirà M ingegno',, e la vita , là van0 ortLt
»3v oi '
                                                                                     dove
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3 j? VECEN.IIIMkTJ%.IIlMSEC,WM 1600.al 1610.
è'un Cava- dove ritornato s* aggiunfe alle folite amarézze 1' ultima , e la più grave f
here, ora di
reftaH(Jo corrotte , e congiurate a'fuoi danni , fin le fue geriti , Servitori t
s"bàd°™role Serve, e fino un fuo proprio Cognato, eh1 ei nutriva in Gafa a fue fpefe
vefcì d'In". Per vender con la fua morte la Figliuola unica erede .Tanto male eracagio-
thhe Meda- nato da uno, che anelava la fua roba col Matrimonio di quefta fua Figliuo-
glie , coittuhL re eflfendo per ciò coftui mal vifto da Domenico , ufava ogni mezzo per
Sottofcrizio- farlo perire di difgufto , o in altro modo . Unitofi quefti cor Pittori emuli
«Decwfiofr3 Maitre pervertita , corruppero fino il Muratóre della Fabbricale l'in-
duiTero ad incenerire la calce dell' incollatura;, acciò che cadérle fubito la
Pittura, come avvenne v che volendo egli ritoccare una dell' Iftorie princi-
pali, trovò fotta l'arricciatura fatta di materia di cenere, e di calcina f che
tutta cadeva e andava in pezzi crepata , e fiaccata dal muro, comcDo-
rnenico fece vedere ,. e toccar con* mano alli Deputati. Quefti impedimenti
dell* animose deli' opera ìù ritardarono molto,non ottante che fornite Fal-
tre cofe,aveflfe cominciata la Cupola , e gli mancaiTe una Tavola grande ai
olio . Ma egli non riputandoli ficuro , ne meno tra* fuoi ,. e nella fua pro-
pria Cafa , confumavafi in continui fofpettt ^venuto a tanta infelicità y che
e* non fi fidava più ne del la Moglie, ne di altra perfona,e per tema di vele*
no s' èra ridotto in Tavola a cambiare le vivande a forte. Nelle quali an*
fietà , e anguftie confumandofi in lui il vigore , e lo fpirito a poco a poco
gli mancò la vita il giorno ip d* Aprile 1' Anno 1641. d' età fefiagenario..*;
Così morì Domenico perfeguitato dalla fortuna , e dall' invidia ,, e avendo'
già tre anni prima cominciato la Cupola , fubito morto fu il fuo lavoro get-
tato a terra, e data al Lanfranco , concitate le voci contro queft* opera fot*
ta
pretefto , che fotte di.mano di" unfuo Difeepolo.... Vennero coftretti gli
Eredi a reftituire i denari , che egli aveva ricevuti a buon conto , e appe-
na Ottennero di perdervi due mila feudi. Scriveva Domenico agli amici, che
gli reftava ancora un* Anno a compir 1* opera , dopo il quale farebbe fenza
fallo tornato a Roma , ma prevenuto dalla morte , e feco fpente le fue fa-
tiche della Tavola grande , che reftava, fu fucceffòre lo Spagnoletto. Ebbe
il Tuo Cada vero Sepoltura nella Chiefa Arcivefcovale ; fin qui il nominato
Autore. Fu Domenico Zampieri Uomo qualificato, di belle doti dell'animo ,.fr«
le qpali nonlafciò di moltorifplendere una gran moderna , una grande fo*
brietà , e una fincerità non ordinaria . Nelle cofe dell' Arte amò la diligem*
za , fempre nemico di quel modo di dipignere, che dicefi di colpì , aderen-
do, non eflTer degna di Pittore quella linea , la quale avanti della mano non
moveva 1' ingegno , onde fu fuocoftume ordinario , prima di metterli a far
cofà benché minima , il confumar gran tempo in una molto attenta medita-
zione , o per dir meglio Contemplazione , impiegando le potenze , e tutti i
fenfi interiori nel formare 1' imagini del vero , e ne' moti , e ne' gefti , zs
nell' efpreffione degli affetti, tali quali figuravafi potere apparire nell'azio-
ni, che voleva rapprefentare, e ben lo moftrarono le fue figure , nelle qua-
li fi feorgono avvertenze maravigliofe , che per ordinario rare volte fi folio*
vedute nell' opere degli altri , anche ottimi Pittori , e benché in propofito
di tale fuo coftume molte cofe poteflero raccontarli , una fola ne porterò
, come più efpreffiva del fuo fentimento* Dipigneva egli in S. Andrea della-.
Valle , e perche una volta età paflatp un niefeyche egli non s' era lafcia-
àvow
                                                                                        to ve-
f
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' .V,'
DOMENICO ZAM?IE\i: i .353
to vedere fui palco, i Padri forte Io ftringe vano al profeguimento dell* opera:
ma egli rifpofe loro, che v' aveva dipinto ogni giorno ; ma come, differo i Pa-
dri , fé voi non vi fete ftat.o mai per tanto tempo ■? E Domenico ad effi , io
v'ho operato del continuo colla mente,colla quale dipingo più che co'pen-
nelli . Non volle mai per ordinario éfler veduto dipignere , ne far vedere
ad alcuno fue Invenzioni, e Difegni dell' opere ; diceva non elTer mai giun-
tò ad intendere , come poffa un Pittore condurre le cofe fue in modo che
buono fia , ciarlando , e barzellettando , come alcuni fanno , ed affermava,
che nelle azioni era necefsario non folo riconoftìere gli affetti ' ma fentirli
ancora in fé ftefso, fare, e patire l'iftefse cofe ^ che in efso fi vogliono ra£«-
prefentare ; ciò che egli praticò fi bene , che foventc nel ritirarli che face-
va da fé folo , a fi fatte contemplazioni , ajutato dalla fua grande apprcn-
fione , e forza dì fantasìa , era fentito da quei di fuori , ora ad alta voce-/
dolerli , or giubbilando prorompere in affetti d' allegrezza , o in altri fimi-
li , tanto che talora apprefso a chi bene npn intendeva la bifogna, ne ven-
ne in fofpetto di forfennato ; dal quale gli bifogiiò rifeuotere fé fiefìb a qual-
che cofto. Non fece opera per ordinario , per la quale oltre a* Difegni noti
conducefse i Cartoni, avendo prima il tutto veduto da naturale , amando
di condurre 1' opere fue più al guadagno della gloria, che del denaro, che
                         v
bene fpeffo riufeiva tanto poco in confronto della fatica, e della fpefa de'na-
turali , che non è poffibile a dirlo ; nel fuo difegnare usò il modo tenuto ,
da' Caracci fopra carta turchina con geffo , e carbone . Come quegli che^/
s' era molto esercitato nella lettura de' buoni Libri , volle fempre effere
egli medefimo a comporre i concetti delle fue Iftorie , e nel rapprefentare
viziI o virtù , i lor fimboli , e dipintivi , nelle quali cofe fu-pure molto
univerfale , che dopo il gran Raffaello poch' altri,' o per meglio dire nef-
funo abbia veduto il modo migliore. Ne'Paefi fu- diligentilfìmo inveftigatpi
re delle più belle vedute , e de' liti.più degni d' efsere imitati in Pittura^ f
e fempre gli accompagnò con figure al fuo folito piene di concetto f e d'ef-
preffione. Tale in fomma fu Domenico nell'Arte , che Niccolò Porfino fu
folito di dire di non conofeere al fuo tempo altri che un folo Pittore , e_>
quelli effere il Zampieri. Attefe forte all' Architettura , e più Fabbriche fi
veggono in Roma, ed in Bologna fatte con fuo Modello, e Difegno. Nel*
P intelligenza di Vitruvio molto s' inoltrò , fi dilettò delle fpeculazioni fo-
pra i primi fondamenti della Mufica antica Cromatica , ed Armonica , in Dcpr&ffaft-
che da Gio: Batifta Doni nel fuo Trattato della Mufica fi trova effere flato
tia veterif
lodato . Aveva apprefi da Fr. Matteo Zoccolini Teatino i precetti della-. #*¥<*,&/?<
Matternatica, e della Profpettiva, delle quali facoltà fi fervi bène a fuo tem-
po , quanto d' altra mai , di che fu ornato fuo intelletto <
Fra' Difcepoli di Domenico fi annoverano Andrea Camaffei da Bevagna, che
per ordine del Maeftro dipinfe la volta della Gallerìa del Palazzo a Monte
Cavallo per lo Cardinale Bentivogli, poi de' Mancini, e nel Palazzo Barbe-
rino alle quattro Fontane le volte di due Camere, cioè la Creazione degli
Angeli , e '1 Monte Parnafo. Per i Padri Cappuccini colorì una Tavola».
d'una Pietà , e nella Bafilica Vaticana ebbe mano nell' Iftorìa di S. Pie-
tro , che battezza nella prigione i SS. Proceflò , e Martiniano , dipinfe nel
Batifterio Lateranenfe due Iftorie a frefeodella Battagliale Trionfo di Co-
Yy                                   ftantino
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35 4 VECEN.UL della T^IIIMSECIK dal 1600. al 161 o.
ftantino , e molto più ancora operò in Roma , e per fuori. Fu anche Di.
fcepolo di Domenico, Antonio Barbalunga, che operò nella Chiefa de'Tea-
tini a S. Silveftro , ov' è S. Gaetano , e per S. Andrea della Valle dipinfe
il Quadro dell* Annunziazione di Maria Vergine , ed altre opere fece, che
per brevità fi lafciano.
P I E TROTA C C A
DA CARRARA .SCULTORE,
Difcepolo dì Gio: 'Bologna da Dow ai, nato .... -jfc 1640.
l'Olì ~.-:--'.,\.\'>Q ■'Ù 3''.".::C ■Ì';,S;."P Sfi ì'.'rl ', f ' 'l/'.'.h F, : ■ !:                      " ';. )' . ,
s Carrara Terra Nobile della Lunigiana fabbricata nelle ro-
vine delP antica Città di Luni ; a quefta pure gli abitanti
danno nome di Città , forfè perche nello Spirituale Go-
verno , non è ella ad altra Città fottopofta , e come di
niun' altra Diogefi ha (uo proprio Prelato . Nel Gover-
no Temporale è Capo del Principato ; e da il titolo al
Figlio Primogenito, di Principe di Carrara, avendo an-
che fubordinate a fé dodici Terre, e Caftelli r e più Villaggi, che elfo Prin-
cipato compongono ,• diftingue gli ordini delle perfone né1 loro gradi , ed
onori , ed ha fra i fuor, Nobili, e Titolati.
In quefta Terra dunque ebbe i fuoi natali Pietro Tacca d' un molto ono-
rato , e ricco-Uomo chiamato Jacopo Tacca , e dopo che egli fu a compe-
tente età pervenuto , fu dal Padre applicato agli ftudj delle Lettere , nelle
quali diede fegni di dover fare gran profitto; ma o fuffe in lui mero incin-
to di natura , o pure ciò addivenifle dal praticare eh* e* faceva in Cafa del
Padre un certo Jacopo Piccardi Maeftro di fcarpello da Rovezzano ami-
ciflìmo del celebre Scultore Giovanni Bologna da Dovai , che in occafione
di portarli a Carrara a provvedere Marmi, v' era fempre alloggiato, onde
verifimilecofafiè, che frequenti fuflero idifeorfi, che fi facevano , e dal Pic-
cardi , e da Jacopo dell' Arte della Scultura , e delle bell'opere, che ogni
di faceva vedere nella noftra Città eflò Gio: Bologna ; comunque , dico y
ciò fufle; egli è certo, che Pietro il piccolo fanciullo incominciò a fi fatta-
mente invogliarfi di tale bella facultà , che difapplicando affatto da ciò che
apparteneva alla Letteratura , in niuna altra cofa poneva ornai i fuoi più
amorofi ftudj , che nel modellare , e in altre cofe fare tutte toccanti 1' Arte
Statuaria , ma non pure impiegava in quefte gran parte del fuo tempo, ma
eziandìo togliendolo al familiare trattenimento co* Domeftici , portava!!
bene fpelfo alle Stanze de' Profeffori di fcarpello , e quivi racchiudeva»* ;
fempre alcuna cofa operando di Scultura,e ciò non fenza rammarico de' pa-
renti , i quali a ProfeiTione da loro ftimata più nobile , lo aveano deftina-
to , ed
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T I E T \0 T AC C A.             3 55
to, ed occorfe cofa, che io ora fon per dire, che al noftro fanciullo fu princi-
pio di fua fortuna ; e fu quefta. Era un giorno del Giovedì graffo, quando
effendofi egli al fuo folito ritirato a fuo ftudio in una Stanza di quei Maeftri
vi rimafe accidentalmente ferrato ; or mentre il fanciullo contento di fua
difgrazia andava confumando quel giorno modellando , o fcolpendo, non è
poflìbile a dire quale fuffe lo fconcerto di fua Cafa, e V apprensione del Pa-
dre in vederfelo mancare in un giorno fi fatto . Fecefi finalmente al giova-
netto luogo all' ufcire , e al raffegnarfi fra' fuoi , i quali fatti da tale acci-
dente più che certi , altra non effer 1* inclinazione del putto , che V Arte
della Scultura , confortati dal Piccardi , che s* offeriva pronto a condurlo
effo medefimo a Firenze in propria Cafa , ed a porlo nella Scuola del fuo
grande amico Giovanni Bologna, volendo affecondare un tanto genio, fat-
tone parola con Alderano Cibo allora Principe di Malfa , [ non avendo in
quel tempo quel Dominio il Titolo di Ducato ] ne riportarono Lettere per
lo Gran Duca Cofimo Secondo di gran calore ; confegnaronlo al Piccardi ,
che a Firenze il conduffe , ove precedenti gli ufizi del Gran Duca fatti in
commendazione di lui , fubito ebbe luogo in quella nobiliffima Scuola. Fu
fua abitazione per più anni la Cafa del Piccardi , e mattina , e fera anda-
va , e tornava alla Stanza del Maeftro .con iftraordinaria affiduità , e fenza
aver riguardo a fatica,e fra quefto, e tra perT effere egli giovane di gran-
de fpirito , vennegli fatto il guadagnare talmente P amore di lui , che nulla
più. Aveva già il Gian Bologna ottenuto dal Gran Duca la bella Cafa di
Pinti , ricca non folamente di nobili Stanze per abitare , ma eziandìo di
luoghi atti a contenere agiatamente , e Marmi , e Statue , e Modelli , ed
ogni cofa neceffaria , ed opportuna alla maeftranza del fondere , e condur-
re di Getto ogni gran cofa di Metallo , oltre al potere dar luogo alla gran
copia di Giovani Scolari di diverfe Nazioni , di che abbondava fempre-»
quel gran Maeftro ; fra quefti era Pietro Francavilla Fiammingo ; Anzirec-
celle Tedefco , Adriano pure Fiammingo ; Antonio Sufini , Francefco , e
Guafparri della Bella fratelli del celebre Stefano delia Bella , e Francefco
Piccardi figliuolo del foprannominato Jacopo tutti Fiorentini, ma quelli che
fra fi gran numero di Difcepoli del Gian Bologna faceva la prima figura-,
era il Francavilla ; il Tacca intanto colle fue buone maniere , e coli ar-
duità di fua perfona in tutt'i bifogni del Maeftro , aveva prefo appreffo a lui
gran pofto di benevolenza , onde venuto V Anno 1601. o in circa , il
Francavilla chiamato in Francia a' fervigj della Maeftà del Re Arrigo IV.
avendo fatta partenza da quella Scuola , e dalla Città , ed effendo morto
Francefco della Bella , e Francefco Piccardi foprannominato, che tutti erano
di grande ajuto al Maeftro , che era già vecchio , toccò a Pietro Tacca ad
occupare il primo luogo nella Scuola, e nella grazia di lui, e quel eh' è più
ad effergli neceflario , anzi neceffariflìmo nelle moltiflime fatiche fue. Fra_.
P altre cofe di grande importanza , nelle quali con Difegno , Modello , <lj
Direzione del Maeftro, incominciò ad avere buona parte P operazione del
Tacca , fu il gran Cavallo di Bronzo per collocarli in Piazza della Santif-
fìma Nonziata ; modellato cioè il Cavallo da Giovanni Bologna nel 1601.
e poi gettato nel 1603. e Ja Statua del Gran Duca Ferdinando Primo mo-
dellata dal medefimo , e gettata nel 160 j, e poi del 1608. pochi mefi dopo
Yy z                 #              lamor»
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3 56 DECENLIII.dellaTMJ.IldelSECJF.dal 16oot al ióio.
Ja morte del Maeftro, pofto il tutto a luogo fuo.Queft'opera per eflere par-
to d' uomo già cadente, riufcì di gran lunga inferiore all' altre belliffime di
G?o: Bologna , onde ebbe a dire il Tacca , che quando tal cofa gli fuife-/
potuta riufcire averebbela Volentieri disfatta, e fattone nuovo Getto. Quan-
to occorfe intorno all' Ifcrizione, che fi legge in una Cartella della Bafe al-
ludente alla nobile imprefa dell' Api , che vi fece collocare la G. Memo-
ria del Gran Duca Ferdinando Secondo , con altri particolari più minuti di
effa Statua , potrà leggerfi in quanto notiamo in tal proposto nel Decenna-
le II. della Parte II. del paflato Secolo nelle Notizie della Vita di Giovan-
ni Bologna.
Aveva Pietro Tacca nel molto tempo , che e's'era trattenuto apprefso al
Maeftro , attefo a guadagnarti con ofsequj amorofi la grazia di lui , fenza_.
però mfcurare punto ogni ufizio poffibile per acquiftarfi quella del Sovra-
no, e non meno di quefta, quella eziandio de* più grati Miniftri, e più au-
torevoli,onde gran fatto non fu, che efsendo l'Anno ftefso del 1608. agli 14.
d'Agofto mancato Giovanni Bologna , fra molti-buoni Scultori , di che ab-
bondava allora la noftra Città , che grandiflìmi sforzi fecero per fuccederli
in carica di Statuario dell' Altezza Sereniflìma, toccafse a Pietro ad efclufio-*
ne d'ogni altro quell'onorato luogo;onde avutone il Diploma l'Anno 1609.
fu anche graziato dell' ufo della medefima Cafa in Pinti , che era ftata data
a Giovanni Bologna , la quale già era in potere dello Scrittojo delle Pofsef-
fìoni , e d' una provifione di 25. feudi il mefe , delli 45. che fi davano a_.
Giovanni Bologna , che di tanto il Tacca fi contentò ? ed in oltre gli fu af-
fegnato il mantenimento d* un Cavallo,e con un'abbondante parte per pro-
prio vitto, e con altro più , che per brevità fi lafcia , e fin da quell' ora fu
egli fempre favorito , e adoperato., e dal Gran Duca Cofimo , e da Mada-
ma Serenifs. Cnftina di Loreno fua Madre , e poi da Ferdinando Seconda
in opere egregie -, e fingulariffime , ficcome noi fiamo ora per raccontare^ .
Furono le fue prime occupazioni intorno al finire le grandi opere lafciate da
Giovanni Bologna imperfette , e furono il Cavallo colla Statua del Gratin
Ferdinando , di cui poc'anzi parlammo ; fimilmente il Cavallo , che nel
1604. aveva Giovanni Bologna incominciato , fopra il quale doveva effere
la Figura d' Arrigo Quarto Re di Francia , che poi reftò finito nel 1611,
e noi non abbiamo dìfficultà per maggior comodo del noftro Lettore di tor-
nare a replicare intorno al medefimo, e ad altre opere finite dal Tacca quan-
to abbiamo fra le Notizie di Giovanni Bologna in gran parte accennato. Di-
ciamo dunque, che il detto Cavallo per Francia bene accomodato in cafse, fu
in Livorno per 1' imbarco il di go. d' Aprile 1613. ma no' tragghiamo da_»
Lettere originali di Francefco di Bartolommeo Bordoni Fiorentino Difcepolo
del Francavilla , e che feguitatolo in Francia vi fu dichiarato Scultore del
Re, ed a cui anche toccò ad ornare di bei Getti la Bafa ftata fatta con Di-
fegno del Cigoli , ove poi fu pofato efso Cavallo , tragghiamo dico che il
condurlo colà riufcifse cofa fi lunga,che non prima che verfo la fine di Giu-
gno del 1614. egli fuffe in Parigi , accompagnatovi [ ficcome da altre Scrit-
ture abbiamo nconofeiuto ] da Maeftro Antonio Guidi Cognato del Tacca_.
medefimo Ingegnere del Gran Duca ; ne lafceremo di dire come il pefo de!
Cavallo , con fopra una Figura giunfe al numero di 12400. libbre , ficcome
abbiamo
\
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f I E T \0 T A C C A;              357
abbiamo da pubbliche Scritture ; comparfa che fu air occhio del Re la Del-
l'opera, la Regina Madre volle dare all' Artefice fegni di gradimento colla
feguente Lettera .
Sig. T tetro Tacca,
In rifpoBa di voftra Lettera re fami da parte soffra da ^Antonio
Guidi Ingegnere di mio Cugino il Gran Duca di Tofana
. Vi fo no-
to ti contento
, che il %e mio Stg. mio Figliuolo y ed io abbiamo ricevu-
to della bella Statua di "Bronco inviataci degna veramente di quello
,
che rapprefenta. Il Stg. Guidi > m ha ancora refi il TSuflo di lìron-
%o, che m avete inviato
, e ve ne dira mio gradimento y e la Comma
di denaro
, che ho ordinata qua per voi a quefì effetto in fegno di gra-
dimento y e prego il Stg. che vi confervt
.
io. Ottobre 1614.                                           Maria
Fu ancora data al Tacca V incumbenza di finire il Cavallo colla Figura^
di Filippo III. Re delle Spagne , che V Anno 1616. fu dal Gran Duca co-
mandato inviarfi a quella volta, coli' accompagnatura pure d1 Anton Guidi,
lo ftefso che aveva condotto V altro in Francia , a cui furono aggiunte le^
perfone d' uno Scarpellino , d' un Muratore , e d' un Maeftro di Ruote , e
Carri provvifti di più macchine da alzare , e tirare , attefo il viaggio di
più di 200. miglia , che fu detto doverle elTer condotto per terra , e per do-
ver quefti tali aflìftere al muramento della Bafa colle Cartelle pure di Me-
tallo, che pefarono libbre li30. ed al pofare del Cavallo fopra la Bafe. In
compagnia di tutti quefti, e per far la parte del prefentarlo al Re , infieme
con un bel Crocififfo donatogli dal Tacca rnedeiìmo,fi portò anche Andrea
Abate di Malfa fuo Fratello ; ne fi dee lafciar di raccontare in quefto luo-
go, come in fegno di gradimento delle belle opere fu da quella Maefrà affe-
gnata alP Abate una annua pendone fopra le rendite di Napoli di quattro-
cento feudi : ma tale nobiliflìmo dono, che non lafcìò di far conofeere P al-
ta generofità di quel gran Re, fi reftò ne' puri termini d' una fola prometta
grande , concioffiache air Abate , ne a' fuoi poterle mai riufeire il ricavar
da' Miniftri , ne pure un foldo ; anzi effendo dopo molt' anni le decorfe_/
preftazioni giunte a fomma di gran rilievo , ed avendone Pietro moffo nuo-
vo negozio co' Regi Amminiftratori, fu larifpofta, che farebbe ftato in luogo
di pagamento affegnato , fé così fuffe piaciuto al creditore un Titolo di
Principato pure nel Regno di Napoli , a che non volle il Tacca preftare
orecchio per aver calculata la fpefa delle fpedizioni affai più dell' utile
che delle rendite del Principato egli aveffe potuto in lungo tempo ricava-
re ; ben' è vero che dopo pochi mefi dal prefentato Crocififfo , e del gran
Cavallo al Conte Orfo d' Elei Ambafciadore per lo Gran Duca , furono
pagati quattromila feudi per rimetterfi a Pietro Tacca per ricognizione^
cT-aver condotte fi belle opere , la qual fomma dal Tacca cortefemente fu
repartita
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3 5 8 DECEN.III. della ?J%IIl del SEC W. dal \6oo.ali6\o.
repartita fra fé , e gli Uomini , che in fuo ajuto avevano avuta parte in fi
belle fatiche ; troviamo , che detto Anno pure 1616. fu data a Pietro la_^
Cittadinanza di noftra Patria , e fatto del Configlio del Dugento . Finì il
Tacca medefimo una grande Statua , che doveva rapprefentare la Regina
Giovanna d' Auftria Moglie fu del Gran Duca Francefco , la quale Statua
era defdnata a collocarli fopra un' alta Colonna , che a tale effetto dovea
alzarfi nella Piazza di S. Marco , rincontro appunto alla Via dell' Arma-
iuolo , e a fronte della Via Larga , in luogo appunto ove era ftato piantalo
il vivo d* una gran Bafe in forma di dado ftatovi poi fino a' di noftri , o
Jevato per quanto egli alzava fuori di terra , coli' occafione della folenne
entrata in Firenze della Serenifs. Madama Luifa d* Orleans Spofa del Se-
renifs. Gran Duca Cofimo Terzo , oggi Regnante , e quefto per dar luogo
più aperto , e più libero ai gran Corteggi delle Milizie, delle Cavalcate ,
e de i Cocchi \ che P accompagnorono. Doveafi dunque, come io dilli, col-
locar la Statua fopra la Colonna, quando portò ilcafo, che efTendo infradi-
ciato uno de i tronchi di trave , fopra i quali elfa colonna diftefa in detta-.
Piazza fopra il fuolo giaceva, dico quello del mezzo , ella colla gravezza
del fuo mezzo, che mediante la corruzione del tronco era rimafo libero nel
fuo gravitare , fi fpezzò, e così tolfe ogni fperanza di poterla per allora ri-
durre ali* ufo determinato , e reftò fenz' effetto il primo penfiero : ma ih_,
quel cambio , dopo efferfi dato luogo fotterra alla fpezzata Colonna per to-
glier l'impaccio alla Piazza, fu rifoluto che alla Statua fufTe alquanto mu-
tata 1' effigie, e fuffe fatta rapprefentare la figura della Dovizia , il che efe-
guito , fu ella in occalione delle Nozze del Serenifs. Gran Duca Ferdinan-
do Secondo trafportata , e fituata in tefta allo Stradone di mezzo nel Giar-
dino di Boboli a' Pitti colla feguente ifcrizione.
Fario e marmore Signum Copia hic fiofìta fum
A. D. M. DCXXXVI.
Memoria fternum ut *vigeat. quod omnis fere
"Europa dum funeftijfimo arderei Bello. & Italia
Caritate Annonf laboraret. Etruria fub
Ferdinando II. numinis bene<volentia, face
Rerum ottima . atque ubertate frueretur.
Viator ahi.
Optimum Principem fofpitem expqftula.
Tufcig felicttatem gratulare.
Diremo ancora in tal proposito, che il Tacca nel mutare P effigie di quel-
la Statua, come quegli che tutto dedito al Modellare , e al Getto, poco, e
malvolentieri ormai s'inducea a maneggiare fcarpello, dal quale fi era, co-
me noi fogliamo dire, fdato affatto; fi valfe d' un certo fuo Difcepolo chia-
mato Baftiano Salvini da Settignano , ma però con propria aflìftenza , e fe-
guì cofa degna di rifo , e fu che quando il Salvini operava , tenea per Io
più fempre previo il fuo lavoro, un bellifiìmo Ritratto di cera quanto il na-
turale , che era rimafo di propria mano di Giovanni Bologna della ftefsa-.
Regina
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? I ET \0 T AC C;*A3 .: 359
Regina Giovanna, e portò ilcafo, che una mattina il Salvini nel dar ripofo
allo fearpejlo per andarfene a definare , lafciò il bel Ritratto in luogo (co-
perto, ed era appunto queir ora, che dovea quel luogo incominciare adefc
(er battuto dal Sole, e di mezzo Agofto ; partito che fu il Salvini, e' com-
parfe il Sole , e fi fattamente percofTe col fuo calore il Ritratto , che giun-
gendo di poi il Maeftro al folito porto dopo definare, trovò disfatta la Tef-
ta, ed in fuo luogo fatto in terra un gran lago della ftrutta cera, e per l'av-
venire in mancanza di quel bello efemplo convennegli fare come potè il
meglio.
e: Avanti che da Pietro Tacca fi facelfero quefte cofe cioè 1' Anno 1609. vi-
vente ancora Giovanni Bologna , volle il Gran Duca Cofimo , che egli po-
nefle mano a' Modelli di due Statue da gettarfi di Metallo , cioè un Centa-
uro con Dejanira , e un' Ercole , la prima delle quali doveva aver luogo
alla Fontana di S. Croce, che modernamente fu da Pier Maria Baldi reftaura-
ta , e la feconda dovea fituarfi al Canto agli Alberti, e già dopo morte dei
Maeftro aveva condotta molto avanti fua fatica , quando all' Inftanze ca-
lorofe fatte al Gran Duca dai Marefciallo d' Ancrè, gli fu forza l'abbando-
narla , e por mano a finire il Cavallo per Francia, di cui fopra parlammo.
Avea il noftro Pietro fino del 1615. ricevuta commefiìone dal Gran Duca
di por mano all' adempimento dell* altro concetto di quell' Altezza , che fu
d' ornare il Molo di Livorno col gran ColofTo di Marmo fatto da Giovanni
dell' Opera per rapprefentare la G, Memoria del Gran Ferdinando Primo
e di altri quattro Colorii di Metallo, in cui doveflero rapprefentarfi quattro
Schiavi Turchi incatenati al tronco della belliflìma Bafe ; onde egli appli-
catoli a tale infigne lavoro ne aveva incominciati grandi ftudj ; ma il maggio-
re fu il portarfi a Livorno infleme con Cofimo Cappelli fuo Difcepolo , che
da giovanetto formava eccellentemente:quivi ebbe facoltà di valerli di quan-
ti Schiavi vi avelie riconofeiuti , de' mufcoli più leggiadri , e più accomo-
dati all' imitazione per formarne un perfettirfimo corpo , e molti , e mol-
ti ne formò nelle più belle parti. Uno di coftoro fu uno Schiavo Moro Tur-
co, che chiamavafi per foprannome Morgiano , che per grandezza diperfo-
na , e per fattezze d' ogni fua parte era belliflimo , e fu di grande ajuto al
Tacca per condurne la bella figura , colla fua naturale effigie , che oggi ve-
diamo ; ed io che tali cofe ferivo , in tempo di mia puerizia in età di dieci
anni il vidi , e conobbi , e parlai con elio non fenza gufto , benché in fi
poc'età ; nel ravvifar , che io faceva a Confronto del Ritratto il bello ori-
ginale. Di queft' opere , che poi reftaron finite , e merle a lor luogo dai
Tacca coli* ajuto d' Antonio Alberghetti , e Teodoro Bonelli fuoi Difcepoli
nel 1626. e 1627. Regnante il Serenifs. Gran Duca Ferdinando Secondo ,
rimangono fino a'prefenti tempi a confolazione degli amici di queft' Arti no-
biliflìme , nella poc' anzi nominata Cafa di Pinti, che al preferite gode Gio:
Batifta Foggini Scultore del Serenifs.Gran Duca, alcuni Modelli di Loto, e
Getti di Geflb fatti nella ftefla forma. Al Tacca, oltre ad altre nobili ricom-
penfe , fu dallo fteffb Ferdinando dato a godere per fé , e per fuoi defeen-
denti mafehi un bel Podere in Pratolino, e mediante fuo Diploma dichiarò,
che da indi innanzi doverle la folita provvifione già adeguatagli fervire per
folo fuo trattenimento a quella Corte, e che ogni opera, crTe'fuflè percon-
;
                                                                                             durre
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:3*o VECEN.lILdellaTjfl(.IILMSEC.IKdaÌtóoo.al 1610.
durre doverle effergli pagata per iftima di periti , ficcome troviamo, che fu
di poi fetnpre praticato , particolarmente nelle due Fonti di Metallo def-
tinate fituarfi in fui Molo di Livorno preflb alli foprannotati Coloffi i per
far' acqua alle Galere; al che effendofi per ragióni, che a noi non fono no-
te , forte apporto , e contro il gufto del Tacca Andrea Arrighetti Provve-
ditore delle Fortezze , e foprintendente delle Fabbriche , fu poi dato loro
luogo in Firenze , in fulla Piazza della Santiflima Nonziata . Lo fteflb or-
dine di pagarli al noftro Artefice tutte l'opere, troviamo pure che fufse of-
fervato ne* belliffimi Trofei di Bronzo gettati per la Bafe del Ferdinando al
Molò , nel Getto del Cignale di Mercato nuovo fopra P antico della Rea-
le Gallerìa, e quefto oltre al regalo d' un groffo Cignale prefo alIeCaccie,
ed a lui mandato , acciò che a maggior fomiglianza del vero gli venifle->
quelP opera condotta a fine. In tre figure pure di Metallo rapprefentanti la
Notte , P Aurora , e P Antinoo , eh* e' fece per la Reale Gallerìa ; nella.*
figura a" un Crocififlb quanto il naturale , ed in un' altro alquanto minore^
d' Argento da lui gettati, e dal Gran Duca donati alla G. Memoria del Se-
renifs. Arciduca Leopoldo, ed in altre cofe fi fatte'.
Era P Anno 1619. quando avendo Pietro avuto avvifo dal Duca di Savo-
ja, mediante una fua cortefe Lettera, del defiderio grande che teneva quel-
P Altezza d'aver di fua mano un gran Cavallo di Bronzo , fopra di cui
eifer dovefle la figura di fua perfona, pofefi a far' un Modello per altezza
di braccia uno , e mezzo in circa d' un Cavallo con gambe dinanzi alzate
in atto di corvettare , e fopra , la figura del Duca , e quefto dopo averne
fatti grandi ftudj , in ajutó de' quali dal Gran Duca Cofimo erano Itati-dati
a Lorenzino Cavallerizzo ordini d* afliftenza ad ogni bifogno del Tacca e
per fargli vedere Cavalli in atto di operare, ed in ogn' altro modo, e forfè
ancora per poter fare ad alcuno di loro Anatomìa ; finito che fu il Model-
lo, mandollo a vedere al Duca, da cui in data de' 3. di Giugno dello fteflb
Anno 1619. ebbe la feguente Lettera .
8ig. T tetro .
Da <vofiro Fratello ni. è fiato portato a vedere il Modello del Ca-
mallo , che avete fatto , € fignificato infieme ti buon defiderio vofiro
di compre V opera > che poffa riufdre a fodisfazione mia inel che ficco-
me riconofeo il particola/ affetto , che portate alla mia perfona
; così
non pojfo fé non gradir molto la -volontà, e commendare altrettanto la
<vofira Virtù* Io vorrei volentieri, che mette He mano ali* opera
, ma
p'er mio gufio defidererei chefifaceffe qua, perche fifuggirebbero alcune
difficoltà , quafi tnfuperabili
, che io antiveggo nella condotta della.*
macchina tanto per Mare, dovendofi poi paffar Montagne
, quanto per
ti Tè per la hajfi^ga dell* acqua : e per ciò rimando detto vofiro Fra-
tello y perche gli pojfate fare buona confideranione
, oscurandovi iru
ogni
i
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-;>: f I ET \0 \Tl AQ C ^f; .1 sjxfi
ogni cafb y che vi rifolviate divenir qua, che riceverete dà in?trat-
tamento tale, che avvereteoc e afone dicontentarviy
olire la gratitu-
dine
y che ve ne conferver o per fempre ; e noBro Sig. vi con fervi*
Fin qui la Lettera . Seguì intanto la morte del Gran Duca Cofimo , eo
fufse che il Tacca, dopo qualche pratica fatta fare apprefso al Gran Duca.»
Ferdinando , o pure alle Serenifs. Tutriei, incominciafse a conofeere, che la
cofa del portarfi a operare a Turino non potefse avere riufeimento , onde-/
gli convenirle penfare al modo di render fodisfatto al pofiìbile quel Regnan-
te , o per qualfifufse altra caufa , che movefse 1' animo fuò , egli applicò
a fare del già modellato Cavallo un bel Getto, e fatta che fu la bell'opera ,
invidia in dono al Duca a Turino , e noi avemmo per notizia di Maeftro
dell'Arte, che in quei tempi fi tratteneva In fua Stanza^ che quel Principe
ricévuto il regalo , e lodatolo molto, condufse quello , che in nome dello
Scultore il prefentava , che fu lo ftefso fuó Fratello ad un certo Stipo
v-e
tiratone fuori un Cafsettone pieno di belle doble , trattene quante irL,
quattro volte ne poterono abbrancare le fue mani ,--votogliele bel fazzo-
letto con ordine di portarle a Pietro ,' dicendo che d' opere fi fatte non
fi fanno prezzi determinatile a# lui fece dono d' una bella Catena d'Oro
e al Tacca inviò la feguente Lettera.
                             , '             vr-oì okj
i-> •wf'ji UY.! à St?. iacea,               -iih in                ■fi il
Ho avuto molto caro il Cavallino , che ci avete mandato , è jtc-
come è flato flimato da me non poco
y così potete credere y che ve ne
conferverò la buona memoria y
che conviene y come più particolarmente
intenderete dcàV efibitor dp quesìa
y il quale vi jìghificherk il dejìde-
no mio in vedervi metter mano all' opera grande k E vi ajjìcuro'
y che
disponendovi a venirvene qua
y riceverete tutto quel buono trattamen-
to
, che potrete defiderare
y onde ajpettarò dalle vosjre y nove per far
tenere ogni cofa pronta al voftro arrivo ; mentre prego che noflro
fi*
gnore vi confervi.
T>a Turino li 5. Ottobre 16 2 U rr; -**'=*<,- rtAi m j- b<
•.                 ' "'t\'                 Votrotl Duca di òavoia
jn\ ar             ;±"d.y ■h<->iii-..r ij'Orrt r r-rb Emanuel
: LVixlHAÌ
un ■;.,■■:■■ ■'•.; r-5- ìb.n:> ,-A'i ;' • '■■.
Ma non fu quèfta la prima vòlta, che fu il noftro Artéfice ricercato d'ope-
re grandi da Principi ftranìerl , conciofiìàche il Re d'Inghilterra V àveaper
avanti con grand' inftanze fatto pregare di portarfi a'fuoi fervigj, per fargli
due Cavalli, con prometta di regalo diyentirnilà feudi pei ciàfchedùrio;j co^
fa che al già nominato Duca diSavoja aveva data matèria d'ófFerirgli, puf
che ei veniife a fargli un fol Cavallo , molto fopra la.fomrnk de' Ventimila
feudi offertili'dal Re j ma il Tacca, che in tutto, è per tutto dipende vada* co-
Zz                                            mandi
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'3tf2 DECENJlldellaTJ^m.delSÈC.W. dal 1600. al 1610.
mandi del Gran Duca , che per timore di non più riaverlo avea dati fegni
di poca inclinazione a lafciarlo partir di qua , e dichiaravafi , che più tofto
farìa condefcefo a concedere, che l'opere fi faceffero in Firenze , il Tacca-,
dico non potè, ne volle far cofa, che non fufle l'intero gufto dello ftefso Pa-
drone anteponendo ad ogni proprio interefse , e di gloria , e d'acquifto di
ricchezza la volontà di lui ; e così ne il Re , ne il Duca , poterono fortire
l'adempimento de' defiderj loro. Ma fa dimeftieri alcuna cofa dire, oltre a
quel poco , che detto abbiamo , d' altre fue opere fatte nel Marmo , per
]o più per mano di fuoi valenti Giovani con Tuo Modello , e afliftenza , e
furono fra 1' altre una Tefta con Bufto , Ritratto al naturale dei Gran Du-
ca Gofimo , che ebbe luogo nella facciata de'Cavalieri in Pifa , ed un' altra
fimile del Gran Duca Ferdinando, ne incominciò per Gio: Batifta Strozzi,
e non finì. Per la gran Vafca del Giardino di Boboli fece i due belliflìmi
Putti , che affogano , i quali fece lavorare in Marmo ad un Carrarefe fuo
Difcepolo , che fi chiamava Giampetron, e riufeirono così teneri, che 'die-
dero occafione a certi maligni di perfeguitare il Tacca apprefso il Gran Du-
ca Ferdinando , accufandolo d' aver' egli formato un proprio figliuolo in-
quelP attitudini; e poi fopra il Getto della forma, e non fopra proprio Mo-
dello aver fatte lavorare quelle figure , e così non poter dirfi le medefime
efser'opera dell'Arte, ma un femplice parto della natura , cofa che a prin-
cipio loaverebbe molto accorato, fé egli non avefse potuto far vedere allo
fteflb Padrone , ad onta de' malevoli un vero teftimonio della verità nel-
li fteflì Modelli , che egli aveva fatti di cera , e poi di terra , che dati alle
mani di Lodovico Salvettr fpiritofiflimo Giovane fuo Difcepolo, non gli ave-
va Voluti disfare, còme era folito farli degli altri, ma avevagli per proprio
ftudió confervati. Il Gran Duca avendo cónofcìùta la malvagità de' perfidi
detrattori , volle che i medefimi fi portaflero alla Cafa del Tacca , dove^
oltre all' accular fé fteflì in fua prefenza di menzogna, e fallita , gli dovef-
fero anche dare altre fatisfaziónì per T ingiuria . Fece ancora il Tacca un_
'Croci fiflo di Metallo , che fu pollo allora fopra un Sepolcro nel Duomo
di Pifa , e due Angeli che furono mandati a Roma.
Ebbe anche Pietro Tacca 1* incumbenza di reftaurare molte belliflìme Sta-
tue antiche , è fra quefte il Gruppo dell' Aleflandro Magno , che veggiamo
oggi fopra la Fonte del Ponte Vecchio , e *1 belli Aimo braccio cafeante del-
la figura dell' Aleflandro con Modello di lui fu lavorato per mano del poc'an-
zi nominato Salvetti.
Era 1' Anno 1630. terribile alla noftra Città per la crudele peftilenza^ ,
quando trovandofi il Tacca a cagione della medefima fenza impiego di gran
momento, forte temendo, che imolti Scultori, eh'ei teneva in fuo fervigio,
non abbandonando eflb , e la Città per portarfi in diverfe parti , e quel
eh' era più , a' fervigj d' altri Principi , onde fi faceffer comuni all' Europa
tutta le belle invenzioni, e '1 belfegreto da lui inventato per le fufioni de' Me-
talli , per la facilità de' Getti, e finalmente per la leggiadra, e ftabile com-
mettitura de' pezzi, e avendo offeryato, che nella Regia Cappella di S. Lo-
renzo erano 1 grandi Colofli di Geflb , fatti pure da lui fopra i Sepolcri ,
de'quali dovevano effer poi le figure di Marmo di Francefco Primo, di Fer-
dinando Primo , e di Cofimo Secondò Gran Duchi , ottenne che le Statue
non
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T I E T \ 0 T A C C A.             $6%
non fi faceflero altrimenti di Marmo, ma di Metallo, e ciò non fenza gran
contralto , e contro la volontà di Michelagnolo Buonarruoti il giovane , e
di Jacopo Giraldi 1' uno, e l'altro deputati (opra tale affare, e che già s' era-
no impegnati d'appoggiare ad altri tale nobile lavoro, offerendoli il Tacca
di comporre le grandi figure con tale artifizio , che dovendo effere di molti
pezzi inchiavardati per commetterli , e fcommetterfi bene , poteffe poi ri-
ufcire il dorargli à oro macinato^giacche non poteanfi commodamente mac-
chine fi fmifurate dorare a fuoco, e quefto oltre al cimento d' una eéceden-
tiffimà fpefa. Era fra quefti il gran Modello di Geffo del Ferdinando , del
quale fotto il corto calzone fcopriva la metà della cofcia calzata infieme^
con la gamba al modo del veftire di quei tempi , reftando V altra coperta
dal ricco abbigliamento di panno , ma i malevoli a lor folito non potendo
attaccare 1.' Artefice in altra cofa ^ per detrarre alle fue onorevolezze , dif-
fero , che quella Statua con quella cofcia fcoperta rapprefentava anzi la fi-
gura d' un S. Rocco, che di quello che doveva rapprefentare, e andò la cofa
a fegno che convenne al Tacca il rifarne nuovo Modello, che veramente ri-
ufcì belliffìmo. Fatto tutto ciò, egli a fine di più facilmente ottenere dal Gran
Duca che fi veniffe al Getto di effa Statua, fi o'fferfe di fare fpefa di tremi-
la feudi , e non più, [ che tanto egli afferiva poter' ella importare ] del fuo
proprio, ogni qualvolta fi fuffe 1' Altezza Sua contentata di vendergli un'al-
tro Podere della Fattorìa di Pratolino di valore di duemila ottocento ducati
per fupplire il più, fino alla fomma di tremila alla fine dell' opera , ma Sua
Altezza ordinò, e la vendita del Podere , e il Getto della Statua , fofpen-
dendo la convenzione del modo di farfi dette fpefe , ficcome il prezzo , e '1
merito dell' opera del Tacca ad altro tempo. Egli è però certo , che fubito
fu data mano a gettarli la bella figura, che in riguardo, e dell' attitudine ,
e della fomiglianza , e della vivacità del Ritratto , della nobiltà del Regio
abbigliamento , e della gran fottigliezza colla quale fu gettata ; nufcì cofa
maravigliofa , e tale che diede materia al Gran Duca di commettergli fubi-
to il Getto dell' altro Coloflb compagno, ma appena egli s' era applicato a
dar principio alle forme, avendo già provvido il neceffario Metallo, vennero
di Spagna a Madama Serenifs.di Lorena Lettere premurofe del Re Filippo IV.
per le quali veniva ella pregata d' ordinare al Tacca la fabbrica d' un'altro
Cavallo di Bronzo di grandezza per quattro volte il naturale colla Statua
del Re medefimo . Fecene ella prima negozio col Gran Duca , il quale-*
avuto a fé Pietro gli ordinò il metter mano al nuovo Cavallo , lafciata^»
ogni altra cofa , e il tutto fare non altrimenti per conto del Re di Spagna ,
ad inftanza di cui era comparfa la commiflìone ; ma ben per conto del Gran
Duca fteffo , che di quella grand' opera intendeva voler fare un regalo a
Sua Maeftà Cattolica. Il Tacca allora diede principio a' Modelli di cera, e
poi al Modello grande di terra per poi comporre la forma pel Getto , quando
fi prefenti, che a quella Maeftà faria cofa molto gradita, quando 1' Artefice
non aveffe fatto il fuo Cavallo in conformità degli altri, cioè in atto di paf-
feggio , ma bene di corvetta , o di galoppo. Il Tacca allora defiftè dall'in-
traprefa operazione , e fapendo, che a quella Corte fi tratteneva il celebre
Pietro Rubens , egli parte per defiderio d'incontrare il genio di quella Ma-
eftà nel dar P attitudine al Cavallo, e parte per venir con tale occafione in
Zz 2                                 poffeflb
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364 7)ECENM.dettaTJt^IltdelSECW.dati6 oo. al 161©.
pofTeffo di qualche opera del gran Pittore, fcriffe colà,che per afficurarfi dì
far cofa, che bene fteffe avrebbegli non poco giovato un'efemplare nel.mo-
do appunto, che fuffe piaciuta 1* opera, e quefto di mano d' ottimo Pittore,
e tanto baftò per far fi , che al Tacca dopo brevi fettimane fuffe mandata
una Tela di braccio , e mezzo in circa , nella quale per mano dello ftefso
Rubens era figurato il Cavallo colla perfona del Re ritratta al naturale , e
perche doveafi pure dal Tacca nella fua Statua rapprefentare P effigie dello
fteffo Re , cofa che non potea così ben riufcire , quando fi fuffe dovuta ca-
vare da un Ritratto afsai piccolo , fu quefta buona occafione a Pietro di
chiedere altro Quadro di mano del Maeftro ftefso , Ritratto del medefimo
Re quanto il vivo.^V
Tanto chiefe , e tanto prontamente ottenne , e così venne a guadagna-
re le due belliffime Pitture di mano di quel grand'Uomo, che rimafero nella
fua eredità, e nel tempo, che io quefte cofe ferivo, fi confervano in Cafa i
Serrati.
Sentita»* dunque, e viftafì altresì l'attitudine, che doveva darli al Caval-
lo colle gambe dinanzi alzate , e con fi gran figura addoffo , e fparfafi la-,
cofa fra* Profefsori, e Dilettanti dell'Arte, non fu chi non reputafse fi fatta
propofizione d* imponibile riufeita , trattandoli di voler reggere fopra 1' an-
gufto fpazio , e pianta de' due piedi di dietro una mole di ben diciotto mi-
gliara di libbre tutta fportante in fuori , e confeguentemente in falfo , come
era neceffario per rapprefentare il galoppo , e la corvetta ; efsere però, e^
parer quefto un penfiero chimerico , dico il voler trovare^fuori della figura
del Cavallo , o fotto , o fopra a terra un* equilibrio , che potefse foftenere^
un* aggetto fmifurato, e noi troviamo qualche controversa, e varietà nel-
le Notizie, che ricaviamo da'Manofcritti di quei tempi, e da tradizioni, che
ancora afsai vive rimangono fra i Profefsori di queft' Arti de' tèmpi prefenti.
Nelle prime fi ha, che lo ftefso Galileo dicefse,efser quefta cofa impoffibile ;
ma noi ci accettiamo a quanto fi ha dalle feconde,cioè che non folo al Ga-
lileo non parefsc impoffibile , ma che egli medefimo fuggerifse al Tacca-*
una faciliflìma , e mirabile maniera di reggervelo , con far pofar le gambe
di dietro fopra un piano quadrato pofato a fghembo , dall' uno de' lati del
quale e congiunta una Travetta , che s' eftende quafi per la lunghezza del-
l' aggetto del Cavallo , e puntando in terra proibifee allo ftefso aggetto il
levarfi in capo la pianta del pofare del Cavallo. Al reggimento poi della-»
gran macchina in fé medefima contribuì ladeftrezza del Tacca nella forma-
zione delle grofsezze , e nell' attacco delle parti in quefto modo. Fece egli
la metà del Cavallo , cioè fino alla cigna tutto d* un pezzo, falve le gam-
be , e dalla cigna alla tefta pure d' un folo pezzo , falve le gambe , e la
Statua d' un pezzo folo, e quelle di dietro fece ripiene crefeendo ,e mode-
rando le grofsezze a proporzione, e trovafi efsere flato ilpefo di tutta l'ope-
ra , che fu di grandezza per quattro volte il naturale, come dicemmo, lib-
bre diciottomila. Quanto all' attitudine diremo noftro fentimento affittiti in
ciò da' Profefsori dell* Arte del Cavalcare ; ma prima è necefsario faperfi ,
che in due modi fi maneggia il Cavallo,cioè a dire in aria,e in terra. Una
dell' operazioni che fa nel maneggio in aria , è la corvetta ; colla quale^
egli s' alza f fempre camminando] colle gambe dinanzi piegate verfo il pet-
to reg*
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T 1 ET t.O TAG C M*-$W *6%
to reggendofi, o equilibrandoli tutto in full*anche, e abbafsandola gròppa
verfo terra. V* è la parata , un* altra fpecie d* operazione in ària *;-e que-
lla fa il Cavallo nel terminare qualsivoglia maneggio , o in tefféi , o in_,
aria, eh' egli fi fia, ed è un' atto che ha fpecie della fteflTa corvetta, fé non
quanto nella parata il Cavallo s' alza più in aria , che nella corvetta', e* poi
fi ferma in quattro piedi. V d la levata nome generico dì tutti i moti ,èh*egli
fa nell'alzarti colle gambe dinanzi , e pofarfr fu quelle di dietro. Ora l'at-
titudine, che diede il Tacca al fuo Cavallo è un non che di mezzo fra tut-i
te le dette operazioni . Non è corvetta , perchè non fi regge quanto Cove-
rebbe in full' anche alzando le fpalle , e la tefta , e abbaffando la gròppa ;
non è parata , perche tutta la fua figura deferi ve dall' occhio alla fommità
della groppa una linea quafi del tutto piana , laddove nella parata dove-
rebbe deferiverla inclinata; non è galoppo, nel quale Coverebbe mandare una
dell* anche innanzi e una in dietro, laddove quefto le manda tutte eguali
e doverebbe eziandìo tener la tefta affai più diftefa . Diremo dunque, che
quefto Cavallo fu rapprefentato*iti un certo che di mezzo fra la corvetta ,
la parata , e la levata , ma più d' ogn' altra cofa in atto d' una fempli-
ce levata , il che fenza quafi punto feoftarfi dalla commifiione, fece i! Tac-
ca con faggio avvedimento , perche s* è offervato tra' Profeffori dell* Arte
della Scultura , che ogni altro moto , che egli lo aveffe voluto rapprefen-
tare , farebbe riufeito meno graziofo.
Finita di tutto punto la beli' opera, fu vagamente accomodata nelP Arco
di mezzo del Loggione della Cafa del Tacca deftinato al lavoro de*Marmi,
e de'Metalli , e quivi efpofto alla vifta , ed ali*ammirazione de* noftri Cit-
tadini. Finì anche nello ftefso tempo la vita del noftro Artefice , e l'opera
ftefla ne fu occasione , non già la caufa ; perche quefta derivò dal poco af-
fetto d* alcun Miniftro, da cui ebbe il Tacca tanto da Sopportare, e da pa-
tirete alla fine fu forza ali* oppreffa natura il darfi per vinta fotto il pe-
fo d' una tormentofa indifpofizione, che facendofi ogni di più moietta, e più
grave , finalmente gli tolfe la vita. Lunga cofa farebbe poi il raccontare ad
uno per uno i finiftri incontri, e le male ordinate congiunture,che s* offer-
fero al povero Pietro per tirare avanti con allegro cuore il fuo nobile lavo-
ro ; cofa pure tanto neceflfaria a chi in genere di fi fatte cofe affaticali per
guadagnare a fé , ed accrefeere fempre più al proprio Principe capitale di
gloria. Bafti folo il dire, che ficcome alla perfona, che foprintendeva a tal
faccenda , e da cui doveanfi fpiccare gli ordini per le necelfarie fpefe , e_>
per le ricompenfe altresì difue virtù,poco era fempre piaciuto,che tal'ope-
ra fi facefse, e che dopo averne fempre, per quanto era in fé, contrariata..
1' effettuazione apprefso ai Gran Duca , eragli finalmente convenuto il fa-
erificare fuo volere alla Regia Magnificenza del raedefimo , ed alla caritati-
va premura , che egli aveva fempre avuta di non tenere oziofa tanta virtù
dell' Artefice , ma di farlo a benefizio del Mondo fempre operare ; non fo-
lo fu coftume del Miniftro 1* andar trattenendo 1* Arfefice anzi con rimpro-
veri , che con animofe fperanze ; ma quando s'ebbe poi a ricompenfare fuo
merito, mentre il Tacca per cofa tanto infigne afpettavafi trattamento , on-
de fufse per reftare fua Cafa felice per fempre , volle che fufse riconofeiuto
con quanto era coftato l'altro Cavallo ftato fatto per avanti > e trovato che
dodi-
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06 T>ECENJn^em^MJILMSEC.IF.dal 1600.al 1610.
dodicimilarìfeudi v a| Tacca fecene far buoni tredicimila , e così con folo
milfc/cudjj4i più intendeva dhe fufse benricompenfata queft'-©'pera,che era
di gran lunga maggiore della prima, e per varie prerogativa, tanto più fin-
go la rg,qofa che al noftip Pietro,come fopra accennammo, tòlfe per fover-
chìo^d'/afflizione la fanità^ e finalmente la ftefsa vita * Seguì la fua morte»/
af 26/d'[Ottobre clel> ió^iia una Villa poco lungi dalle mura di Firenze
di, Bprfnzo-Serrati fuo Gene:ro > Fu il fuo Cada vero condotto; ih Città, e con
nobile:.fyriera] e efpofto nella Chiefa della Santini ma Nunziata , ove io ìil*
mia i§noi#|Ìezza il vidi &pra Catafalco eminente,ornato non meno con gran
copiaci doppieri con lumi, che di Carte di belle compofizioni in Tua lode,
ftateyi appefe dagli amici delle beli' Arti, e finalmente ebbe Sepoltura nella
Cappella in elsa Chiefa,che fu del fuo Maeftrò Gio:Bologna, e nello ftefso
luogo , dove egli era ftato ripofto.
           *. non ;                          , ::<Jv
Dopo tutto quefto fu la grand' opera del Cavallo dal Gran Duca inviata
alla volta di Madrid, per donarli in fuo nome alla Maeftà del Re Cattolico'*
Aveva il Tacca lafciati di Lucrezia .Pellegrini da Carrara fua Moglie due^
figliuoli ,il maggiore de' quali nato nel 1619. e tenuto al Sacro Fonte dallo
ftefso Gran Duca Ferdinando,di cui anche portò il nome,aveva attefo al-
l' Arte del Padre , è datigli non pochi aiuti nell'opere, e avendo fatto nel-
1' Architettoricne difcipline i fuoi ftudj,aveva dati faggi della vivacità dì fuò
fpirito. Quefti dunque fu quegli,a cui toccò per ordine di quel Serenifs. ad
accompagnare il Cavallo a Madrid, e prefentarlo al Re, e quel che fu d'im-
portanza maggiore , ;a ricomporne i pezzi i ed a fuo luogo , nel che tutto
ieppe, il giovane Ferdinando ben fodisfare alle fue parti.
Ci fa ora di meflieri alcuna cofa dire d'altre buone qualitadi del noftro
Pietro ^ e primieramente,in quanto all' Arte appartiene, perche molto par-
lano l'opere fue ; diremo Gaiamente, che egli fu ftudiofìffimo della medefima ;
fu di varia , e, vaga invenzione , e modellò: bèni Aimo con gran facilità , e
bravura , non fenza grande applicazióne al'naturale , al quale flava tanto
filfo,che nulla più;e fé talora vedeva alcuno,ehe nell'operare diftraevafì
in ciarle , fé ne burlava dicendo, coftui pretende d' aver' imparato il natu-
rale a mente,cofa cJiè fintai non ho faputa fare io,ed è riufeitaapoch'al-
tri innanzi a me ; foleaanche dire in propofito de' grandi ftudj, che gli co-
ftavano P opere fue ,; che era nato ricco , e credeva di dover morir pove-
ro . Per ordinario non fu folito difegnare , ma ogni ftudio fuo impiegò Ìn_
bene modellare , e lo fteffo volle che fa cederò i fuoi Dìfcepoli, folito dire
che può uno che vuol far lo Scultore rifparmiarfi gran tempo coli' impie-
garlo tutto in quello ^ che più s'avvicina al fine,che ei fi propofe,che fu il
Rilievo. Accrebbe molta facilità al modo di gettare, e particolarmente fot-
tile , e pulito,, cofa ftata aliai difficile ad altri avanti a lui. RidufiTeanche
a bella pratica il gettare di pezzi , e particolarmente nell' occafione d'in-
contrarfi certi fottofquadri, ne\ quali diffidi cofa è il lavorare , e rinettare ,
e così gettando quelle parti fpiccate con aggiungervi poi nuovo Getto 1^*
commetteva. Usò fi fatte diligenze,ed artifizzi in ogni fua opera, ma parti-
colarmente nel fopraddetto Cavallo per Ifpagna , e nell* Arpìe delle Fonti
della Nonziata , nelle quali le ritorte code fon gettate di per fé , e poi at-
taccate $ onde è che a chi tal cofa non è nota,fa parere imponibile,eh' elle
: ; V
                                                                                     pofsano
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■'•■■■■-^ f i et %o T a c c 'a:::* 3<f7
portano effère ftate lavorate , e rinette in ogni parte con tanta pulitezza ;
inventò anche non più ufate compofizioni per far le forme per gettare il Me-
tallo , ed in fomma tale fu la fua perizia in queftp particolare del Getto
che trovandoli egli in Roma nella Compagnia di S. Benedetto P Anno del
Giubbileo 1625. abboccatoli col Bernino , affai Notizie gli diede intorno a
ciò , le quali da quel grande Artefice furon molto gradite 5 anzi volle lo
fteflb Bernino a* Tuoi fervigj nelle grandiffime opere , eh'e* fece di Metallo
per la Vaticana Balilica,tenere per molti anni Bartolommeo Cennini noftro
Cittadino flato Difcepolo del Tacca medefimo , e giacche parliamo dì lui f
non lafceremo di dire , che egli con fua applicazione, e diligenza così bene
adempì le fue parti , ed incontrò fi fattamente il genio non pure del Cava-
liere Bernino , ma eziandìo del Sommo Pontefice Urbano Vili, che il me-
defimo portatoli un giorno per fuo virtuofo diporto alla Cafa del Cavaliere,
e veduto il Cennini applicato a fuo lavoro, benignamente accoftandofegli vol-
le, che egli alcuna grazia gli addomandaffè, ma P Artefice, come quegli che
piiflìmo era , d'altro non Tupplicò il Papa , fé non che egli gli facefle dono
o? un Corpo d' un Santo Martire dell* antiche Catacombe, e ne fu fubito gra-
ziato nel regalo , che gli fece la Santità Sua del Sacro Corpo di S. Roma-
no Martire , il quale poi fu dal Cennini tornato alla Patria decentiflìmamen-
te collocato in una fua Cappella in fulla pubblica Via preflb alla propria»,
fua Villa a Settignano, Villaggio tre miglia diftante dalla Città di Firenze,
ove fino al prefentea gran conforto di quei popoli giace efpofto alla pubbli-
ca venerazione. Tornando ora la , onde partimmo , fi dilettò il Tacca di
far Ritratti di cere colorite , ed uno fra gli altri ne fece al vivo , e grande
quanto il naturale, tefta con bufto del Gran Duca Cofimò Secondo con ci-
glia , barba , e capelli veri , ed occhi di criftallo di tal macchia, che fem-
bravano i fuoi proprj , e tutto il Ritratto non perfona finta , ma vera , e
viva ; tanto che feguita la morte di quel Gran Principe , Madama Serenifs»
Criftina di Lorenò la Madre , che talora nel paffare preflb a quelle contra-
de per portare a fue devozioni, entrata per fuo diporto nella Cafa del Tac-
ca per vedere P opere fue , prima di farlo , ordinava che fi facefle toglier
di luogo il Ritratto , non fondendole il cuore di tornare a veder vivo , ma
però in una muta Statua il caro figliuolo già fatto preda della morte. Ebbe
anche il Tacca buona pratica in cofe d' Architettura , onde in occafione dì
pubbliche Fefte fu molto adoperato , ed affai più ancora in tempi di nozze
dì Principi, e di Principefle della Serenìfs. Cafa, nelle quali era fua incum-
benza il fare belle Statue , e Gruppi di Zucchero con altri abbellimenti dì
Tavola, che oggi communemente intendiamo fotto nome di Trionfi; fi dilet-
tò molto d' opere di gran Maeftri dell' Arte,o fuffero Pitture,o Sculture ,
facendone procaccio a gran cofto ; di che quando non mai per altro pollia-
mo dire, che reftaffe ricca fua eredità. Fra Paltre cofe belle , e curiofe in-
fieme fu un Quadro in cartapecora fopra là quale ritraile Alberto Duro ,
una Lepre di grandezza quanto il naturale con tanta finezza , che non ha
per così dire pelo,in cui non fi fcorga il fuo chiaro,il fuo fcuro,e la mezza
tinta, ed apparifee fi vera, che altro non le manca che il moto. Voleva un
fuo Figliaftro, che egli per ogni modo fi rifolvefle a venderla a forefticro, che
gli offeriva per efla gran danaro. Pietro non folo non accettò fuo configlio t
ma
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;j*SS VECEN.IILdellaf^ULdelSEC.IKdal 1600.ali6io.
ma perche ella non aveffe mai a ufcir di fua Cafa * ne fece, di Aia mano ad
un ftiòLibro ilfeguenteRicordo,
            ^ :■ .; ;'.'• -, por
Ricorda come il Colombi mio Figliaftro m ha condotto un Nobile Ve-
neziano} che coleva lamia Lepre dr Alberto Duro in tutti imodi^e mi
dava trecento Zecchini Veneziani
, e un Orologio al Colombi" e noru
glie f ho coluta dare ^perche gli Zecchini gli fo guadagnare
, ma fé la
Lepre mi 'va <via y non la ripiglierà fi è- : per aiìmfo y fotto di
13. Feb-
bra] 0
1631.
Fra V altre virtù , che campeggiarono nella perfona di Pietro Tacca , fu
quella che fovr' ogn' altra s* apprezza , cioè a dire la bontà della vita , ed
efemplarità di coftumi , e quantunque egli avefse avuto da natura una tale
nobiltà d* animo y e grandezza di cuore , con cui feppe ftare a petto dì chi
tentava d* avvilire elfo , e fua virtù , anche con Mininri di primo affare y
con tutto ciò non mancò in lui prudenza, e moderazione , ne mai potè van-
tarli alcuno d* aver fentita dall* organo fuo parola feoncia, e che punto fa-
peffe di fuperbia, e d' arroganza. Aveva egli fino dell'Anno 1626. trovato
modo di condurre da Carrara a Firenze alla Fede Criftiana una Famiglia
d'Ebrei, cioè Marito, e Moglie con due fanciulle. A tutti quefti porfe egli
jl neceffario alimento, cioè a i coniugati fino che videro, e le fanciulle con-
dulfe a lor fine , cioè quella che al Sacro Fonte (ì chiamò Margherita mo-
nacò nel Convento di S.Jacopo in Via Ghibellina, che (? chiamò Suor Aga-
ta Angiola Tacca , che avendo con non poca edificazione fervito a Dio in
, quel Sacro ridotto alcuni poc'anqi, vi morì in concetto di $on ordinaria bon-
tà . L' altra che fi chiamò Maria Coftina;Tacca , diede in Moglie a Ghe-
rardo Salvini Scarpellino di Settignano , ed oltre a quattrocento feudi con-
tatigli del fuo proprio per dote, volle anche infegnarle l'Arte della Scultu-
ra. Neil* occafione della peftilenza dell* Anno 1630. ebbe per bene il no-
ftro Pietro di ritirarli con fua Famiglia in una fua Villa a Tizzano Ceì mi-
glia diftante dalla Città, luogo, d' aria molto falubre ., ove fi trattenne fin-
che non fu ceffata tale influenzale non può ridirli quanto egli in quel tem-
po s* affaticante in giovare a quei popoli , e primieramente fu fuo penffero
lo fpefare col proprio tutti i bifognofi fino di tre , e quattro miglia lontani
che erano in gran numero, attefo che la difficultà del commercio era loro di
grand* impedimento al potere loro fteflì ajutàre ,e perche egli fi trovava in
quel tempo in qualche fcarfezza di vino, pensò all'invenzione di confolar-
gli non oftante ; che fu il mefcolare con acqua pura di quegli Zuccheri di
che eran compofte le figure , che faceva per le nozze , come dicemmo' di
fopra , che in gran parte eran folite rimanerla lui , e con quefte formava
una bevanda , che dalla più parte era creduta vin bianco , con cui quei
poveri fi riftoravano, e non cadevano in; quello ftento, che quanto ogn* al-
tra cofa mai , fuole elfere nella povera gènte difpofizione molto proflìma a
quel malore, e bifògna; pur dire, che o quefti, o gli altri rjftori, che la ca-
rità del Tacca apprettava a loro, qualche cofa operafTeroi giacché Tappia-
mo, che in tutto ii tempo di quella infezione, quanti ne furono in quei con-
torni^ così mantenuti , e riftorati goderono ottima fanità .Poniamo anche
anno*
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annoverare fra l'altre operazioni fue degne di lodequeftà , che efsendogli
riufcito P Anno 1632. il pigliare a fitto dallo Scrittoio delle Pofseffioni del
Gran Duca là Fattorìa diPratolino, che allora per poca accuratezza de'Mi-
niftri trovavafi in qualche notabile peggioramento dall'efser di prima , egli
contento del godere , eh' e' faceva 1' amenità di quel luogo \ e la falubrità
dell* aria con poco più , mefse ogni fuo ftudio , non come addiviene della
più parte di fimili conduttori , nello fpremerne a viva forza il frutto , ma_*
bensì a ridurre a proprie fpefe il tutto a ben' efsere , ed a reftauràre i ma-
ravigliofi acquidotti, e le fontane, onde potè poi Ferdinando Tacca Tuo Fi-
gliuolo fotto gli aufpicj del Serenifs, Gran Duca Cofimo Terzo tanto miglio-
rarle , ed abbellirle. E' anche degno di confiderazione in tal proposto'il
faperfi , che quantunque il Cavalier Giovan Bologna fuo Maeftro gli avef-
fe lafciata alla fua morte gran quantità di mobili per goderne per fi lungo
tempo , che bene avrìa potuto , I* ufufrutto , col reftar confumati i mede-
fimi, diventare proprietà, ad ogni modo egli volle gratificarne gli Eredi col
comprarli tutti , come fé non fi fufse a lui competuta la facultà d' ùfargli
e volle anche dopo due mefi efser compratore da' medefimi de' Beni ftabili
di quella Eredità, per facilitare loro 1* adempimento di lor defiderio , che-»
fu di tornarfene alle Patrie loro.
Quefte buone qualità del noftro Artefice congiunte al valore nell* Arte %
<:he fu Tua propria , e le tanto grandi , e plausibili opere, che fi videro dì
fua mano , gli guadagnarono tanta ftima apprefso a tutti i Regnanti d' Eu-
ropa , che appena vi fu alcuno, che noi defìderafse a' proprj fervigj, e che
talora con doni j e talora con Lettere di tutto amore non applaudifse a-*
fua virtù ., per lo che gli toccò a, pofsedere quell* onore medefimo ^ che eb-
be la Scuola di Giovan Bologna fuo Maeftro > d' aver fempre piena fua Stan-
za di Giovani d* ogni nazione defiderofi d'apprender 1* Arti, e d'rfer quel-
la vifitata del continuo da quanti Principi, e Principeffe Forestiere , o por-
tavanfi a queftà Corte,o venivano di paffaggio a Firenze , e lo fletto Gran
Duca Cofimo Secondo non contento mentre godeva buona fanità dì vifitarlo fre-
quentemente, fattagli levar mano dall'opere, condufleloconfeco allato alla
Carrozza , nell' andare nel tempo di State , e nelle ore più frefche a pren-
der'aria fuori delle mura della Città, trattenendoci con effb ih difcotfì ame-
ni ; voile anche con raro efemplo d* affetto alla Virtù , ed a* veri Virtuo-
iì , che per ordinario in occafione delle pubbliche Cavalcate, egli fulfe ve-
duto a Cavallo fra*più Nobili Cavalieri. E per.Jvero dire fé così fatte pub-
bliche apparenze fi ordinano da* Sovrani per far pompa, e del più nobile %
edelpiù degno, e del più bello, che abbiano i loro Palagi, e 1* intere Città,
io non fo vedere di qual cofa , e più bella , e più nobile, e più degna pof-
fa pubblicare un fuo pregio un grande , che d* un* Uomo di Virtù eminen-
ti filmò; fé poi altri voleffé dire,che per appagare la curiofità de' Cittadini,
e de' Foreftieri fi facefTero tali pubbliche,comparfe ; torno a dire che io non
fapreì vedere qual cofa e più curiofa , e più vaga infieme pofià un Monar-
ca éfpòrrè alla vifta anche d* un Mondo intero , non che d* una fola gràtu.
Città, che un' Uomo, della cui fama fia pure pieno un Mondo intero,e che
dàpòchilfimi di perfona fia conofciuto; ed intorno ali* efler quefta una cofa
oltre ogni credere curiofifiìma , io non penfo che fia punto ingannata mia-.
£
                                                    Aaa                                credenza
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£70 VECEN.IUMU TJ%lIZdelSECJF:ttalìi 600. al 1610.
credenza /éffendomi beri noto ciò ohe anche in altra ódcafione mr ufeì dàl-
ia penna , che effendo al celebre Luc&d? Olanda venuto in penfiero di por-
tarfi a conofcere i più Angolari Maeftri di Zelanda, Fiandra , e Bràbanza,
ie più particolarmente quei di Midelburghl\ di Ghent, d'Haerlem, e d'An^
verfa , era in quel viaggio fi fattamente precorfo dalia fama del proprio no-
me, che nel giungere preflb alle Città fpopolavanfi le medefime, e partico-
larmente della minuta gente , moffa folo per vedere quello , di cui tanto
parlava^ per quelle Provincie. E ultimamente il rinomato Cavaliere Ber-
cino nel viaggiare a Parigi colà chiamato dalla Maeftà del Re , nell'avvi-
cinarfi a' luoghi abitati fi vedeva incontrato da fi gran numero dì perfone
d'ogni fettóne d'ogni ftato,che egli medefimo nel ragguagliare gli amici di
fuo viaggio, ebbe gràziofamente adire, che non più gli parea d'eifer'un'uo-
mo, ma qualche Elefante , o altra fimil beftia , tanta era la gente, che fe>
gli affollava intorno, folamente per vederlo in vifo. Diciamo adunque,che
ficcome veriffimacofaè permaflìma de'Savj,che un gran Regnante in que-
fto più che in ogni altra cofa, anzi in quefto folamente di poter renderei
chi che fia ornato , può dirfi felice , non già nel poterlo fair ricca, e ficco-
xne in quefto principalmente, anzi in quefto folo confifte la vera bontà d'un
Gran Principe , dico di dar fegni aperti di fua ftima ; traile virtù di quel
piiffimoPrincipe doverà Tempre darli uh degno luogo a quella, che detta ab-
biamo d'aver fatta lì grande ftima de'veri Virtuofi, e quindi ceflèrà la ma-
raviglia, che potefTe nafcere in alcuno, perche ad elfo Sereni Aimo fra tanti
Potentati d' Europa toccàfle a goderti Uomini nelle belle Arti tanto fegna-
lati quali furono , nel Getto prima Giovan Bologna, e poi il noflro Pietro;
nel Conio il celebre Gafpero Mola , nell' Intaglio il fingulariflìmo Jacopo
CaIJot,i nella Pittura di grand' Iftorie , e Figure il Cigoli, e?l Paffignano,
nel Frefco Giovanni da S.Giovanni, ne' Paefi Filippo Napoletano, ne'ma-
ravigliofiCommeffi di Pietre dure il celebre Jacopo Autelli detto ilMonnic-
ca con altri molti . Nella Civile, e Militare Architettura Giulio Parigi con
altri di chiaro nome in tale bella facoltà , e tutti quefti , oltre al fingolarif-
fimo Galileo Galilei , e tanti, e tanti che nelle Scienze , ed in ogni forte di
Letteratura partorirono in fuo tempo le fiorentine Accademie , con che^
accrebbe pregio a fé fteffo, ed alla fua fempre fiata GloriofaSerenità.
,v Della Scuola del Tacca ufcirono molti ProfefTori di noftra Patria , e Ol-
tramontani ; e fra i noftri fu Ferdinando fuo Figliuolo., a cui dopo il ritor*
no di Spagna toccarono a finire più opere incominciate; dal Padre , e parti-
colarmente il gran Coloflb del Ferdinando Primo fopra uno de' Sepolcri
della Rea! Cappella di S* Lorenzo, e molte opere conduffe d'intero, mez*
•zo , e baffo rilievo tutte di Metallo, fra le quali fu il DofFale del Maggio*
re Altare della Chiefa di S. Stefano al,Pontevecchio, ove è il Martirio del
Santo. Diede il Difegno per alcune principali fabbriche, e molto vai fé nel-
l'invenzioni di macchine per regie commedie,e fefte,onde meritò di fucce-
■dere al Padre nelle cariche-nell' ufo delia Cafa, ed in altri .emolumenti,
v Lodovico SalvettijChe maneggiò bene lo Scarpello,e mentre viflè il Tac-
ca fotto il carbone i e con Modello di lui, reftaurò molte antiche Statue ;
dopo morte del Tacca operò da fé medefimo di Stucco, e Marmo ^ e final-
mente fu dal Gran Duca eletto per uno degl' Ingegneri della Parte, e coiu
i^m,i.:"jì^                                       ì>f..j\                                                         molta
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T 1 E T %0 T A C C A, . 37i
molta lode efercitò fua carica. In gioventù ebbe uno fpirito vivacìifirno ,e^
fra l'altre abilitadi ,con che rendè Tempre grata fua convenzione, fu quel-
la di contraffare il fifchio di tutte forte d' uccelli , non con altro che col-
1' ajuto d' uno de'proprj denti , che egli aveva forato , e così in ogni qua*
lità di Caccia , con folo portar fé ftelfo, portava ilneceiTario provvedimen-
to per far gran preda , di che io mi do per teftimonio d' udito , e di ve-
duta.
Fu anche fuo Difcepoìo il tanto rinomato Giovanni Gonnelli detto il Cie-
co da Gambaffi , che avendo fatto non ordinario profitto nella Statuaria-. ,
portatoti a'fervigj del Duca di Mantova, fi trovò l'Anno 1630. alle miferie
del Saccheggiamento della Gente Tedefca,e avendovi a cagione di patimen-
ti, e difagi perfa la luce degli occhi, fatto ritorno alla Patria , dopo più an-
ni d'ozio tormentofo , come piacque al Cielo provatoti così cieco a model-
lare col folo teftimonio della mano toccando , e ritoccando a poco a poco
diedefi a far Ritratti di Terra , ne' quali riufcì fi maravigliofo al Mondo ,
che diede occafìone a molte penne di lafciar memoria di lui negli fcritti lo-
ro; ma di quefto parleremo noi a lungo nelle Notizie della fua Vita, giac-
che, e da coloro, che erettamente il praticarono, e da' fuoi Parenti mede-
lìmi , e per quello che polliamo atteftare di propria veduta, abbiamo avuto
molto da poter notare , e con ficurezza di vero dire.
Bartolornmeo Cennini fu anch' elfo Allievo del Tacca; quefti come fopra
accennammo, portatoli dopo fua morte a Roma, fu di grand' ajuto per mol-
t' anni nell' operare di Getto al Cavaliere Bernino . Tornato finalmente al-
la Patria fece il Crocififib di Metallo per 1' Aitar Maggiore della Chiefa_*
d' OgnitTanti de' Frati Oflfervanti , ed altre opere coriduffe di Metallo. Fu
anche fra quefti, e forfè il primo , e principale fra di loro Cofimo di Luigi
Cappelli , che operò molto in ajuto di Ferdinando Tacca , e per fuo pro-
prio conto in figure di diverfe grandezze , e fu buon Modellatore, lafciò un
figliuolo chiamato Damiano, che attefe al Getto, nella quale operazione non
fu inferiore al Padre , e per lo più gettò Crocififlì, ed altre mezzane figure
con Modelli di Gio: Bologna , del Tacca , de' Sufmi vecchio , e giovane
dell' Algardi , e d' altri , delle quali fon rimafe moltiflime alla fua morte
feguita gli anni paffati .*,'".
Francefco di Lorenzo Generini ,il quale pure attefe al lavorar di Marmo,
e di Getto , e finalmente fu anch' elfo impiegato nell' Ufizio d' Ingegnere
della Parte , infieme con Gio: Pietro di Francefco della Bella , fratello del
celebre Stefano,il quale Pietro troviamo pure eifere ftato fra'Difcepoli del
Tacca.
Cofimo Cenni, che fi trovò P Anno 1625. al Getto delle figure degli Schia-
vi con Michele Lucherini , col Cappelli , col Salvetti } col Cennini, e con
Andrea Bolgi.
E finalmente Bartolornmeo Salvini, e Francefco Maria Bandini, che del
1627. fi trovarono a dar principio all' Arpìe per le Fonti per Livorno , che
poi furon pofte in Firenze nella Piazza della Santiflìma Nunziata , come
fopra accennammo. Diremo per ultimo, come ? ve va Pietro Tacca avuti due
Fratelli , uno de' quali fu Andrea da noi altre volte nominato , che aven-
do poifedute buone Lettere fu onorato del Carico d' Abate di Malfa , Di»
Aaa 2                                       gnità
HH
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372 VECEN.IILdellaTtfH.IIIJelSEC.lV.Mi6oo.al i6\o.
gnità Prelatizia coli' ufo della Mitria , e del Baculo , fubordinata però al
Vefcovo di Sarzana , 1* altro , che fu Bernardo, che in fua Patria fu Capi-
tano di Cavallerìa , e Padre del Capitano Alderano Tacca , che avendo
militato gran tempo in Francia colà fi morì, onde non effendo alla morte-/
di Ferdinando , e di Jacopo fuoi Figliuoli rettati altri della Famiglia , per-
venne fua Eredità in Caterina fua , e di Lucrezia Pellegrini Figliuola. Que-
fta ebbe per Conforte 1' Avvocato Lorenzo Serrati ,che fu Cancellier Mag-
giore de'Nove, [Famiglia, che conta tra le imagini de'fuoi maggiori un'an-
tico Cavaliere Gerofolimitano ] e ne nacquero fra gli altri Pier Licinio Av-
vocato di chiaro nome , Raffaello degno Lettore d' Ordinaria nello Studio
Pifano , e 'l Sergente Maggiore Pietro , che dopo avere per dieci anni mili-
tato in Francia in carica di Capitano, fu poi dal Serenifs. Gran DucaCofi-
mo Terzo noftro Signore, fatto Sergente Maggiore di Livorno , poi fpedito
per Comandante delle Truppe fuflìdiarie inviate da Sua Altezza a'Venezia-
ni in Levante P Anno 1684. dopo avere confeguito con fua gente il pofto
d' onore per aver fubordinata a fé [ cofa infoi ita ] una Compagnia di tut-
ti Cavalieri di S. Stefano , avendo fatte prove di fuo valore nella prefa
di S. Maura, e della Prevefa, per eccedo di pura fatica, e di difagi patiti,
aflalito da grave infermità, finì il corfo di fua vita, e nella Chiefa di S. Fran-
cesco di Corfù ebbe il fuo Cadavero onorata Sepoltura ; in quefta Famìglia
dunque de1 Serrati pervenne,mediante detta Caterina,l'Eredità del Tacca,
e tanto bafti aver detto di lui, e della fua defcendenza.
ANTONIO SUSINI
SCULTORE FIORENTINO,
Difcefoh di Gio<van 'Bologna da Do*vai, nato .... -+fr 1624,
3^S!FI!^lff NTONIO Di Gio: Batìfta Sufini in tempo di fua fanciul-
IPcSfA^^M *ezza ^u Pofto a imparar V Arte del Gettare , e lavorar
ffSWQB di Bronzo apprefso un tale Felice Traballefi , che allo-
S/P^^MriìL ra era in *ftima. di buon Maeftro di Cefello , e fatto che
WmMÉMl^S e^c aPPrenài lui qualche profitto, fentendo la fama, che
iSsSsllLSI da Per tutt0 correva del Cavaliere Giovan Bologna, tan-
^^©^aS^^U to operò per mezzo di Jacopo Salviati grande amico del
Padre fuo , che gli venne fatto di portarfi a ftare nella Stanza dello fteflò
Giovan Bologna , il quale molto volentieri s* accomodò a confentire all'in»
ftanze del Salviati , non pure per gratificare* fempre più quel ricco , e No-
bile Cavaliere, quanto per avere ifcoperto nel Giovane ingegno molto viva-
ce, ed un' affai buono incamminamento nelP Arte di maneggiar Metalli ;on*
de fubito V impiegò, nel rinettare di quelle fue Figurette di Bronzo, delle-*
quali
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ANTONIO SUSINI. Vi 37|
quali, attefo il grido che correva di quel grande Artefice, era non ordinai
ria inchiefta non (blamente in Italia , ma per V Europa tutta , onde a Gio-
van Bologna venivan molti guadagni, e mafiìmamente per le molte, e gran-
di commiflìoni, che egli aveva tuttavia d' Alemagna. Venutagli poi l'oc-
cafione di fare il Cavallo colla Statua di Cofimo Primo , che poi fu mefso
in Piazza del Gran Duca , fi fervi del Sufini per condurre i Modelli , te_/
Forme , e il Getto , ed anche a rinettare , poi al metterlo in opera , nel
che tutto fi bene efercitò fue parti, che non venne poi occafione qualunque
ella fi fufse, che Giovan Bologna non lo fecefse del continuo operare, po-
fando fopra di lui la maggior parte del penfiero ; e pofegli tanto amore,
che lo volle per compagno in ogni fua ricreazione , e particolarmente nel
viaggio, eh' e' volle fare per tutta la Lombardia, e a Roma, dove gli fece
copiare per fé le Statue più maravigliofe di quella Città , e fra quefte la_*
tanto rinomata dell' Ercole di Farnefe, della quale fece poi il Sufini cinque
Getti di Bronzo , e rinettogli fi bene, che riufeirono cofa maravigliofa ; uno
di quefti volle per fé il Cardinale Borghefe , tre furono mandati in Fran-
cia , uno de' quali almeno lappiamo che gli fu pagato cinquecento feudi ;
uno finalmente pervenne poi in mano del Duca Salviati , con molte ahr^j
Statuette di fuo Getto. Ad inftanza di Jacopo Salviati ebbe anche a getta-
re, e rinettare la tanto famofa Storia della Depofizione di Croce di Baccio
Bandinelli, la quale pure venne poi in mano dello ftefso Duca. Ciò fu, ve-
nuto l'Anno 1600. Giovan Bologna ebbe a fare un Ciborio di Marmo, per
adornamento di cui dovean farfi quattro figure per li quattro Evangelifti, e
fei Angioli di Bronzo, le quali tutte diede a condurre al Sufini, e fecelocoa
proprj Modelli,toltone un folo Evangelifta,nel quale fi fervi di quello del
Maeftro fatto per l'Apoftolo d* Orfan Michele . Quefta congiuntura di do-
vere operare interamente da fé fu occafione ad Antonio di ritirarli in prò*
priaCafa, e che quivi andafse gettando Figurette di Bronzo; ed era penfie-
ro di Giovan Bologna medefimo il fargliele efitare , quante mai avefsene_>
potute condurre. Fra gran quantità di figure, che egli gettò di Bronzo, fu-
rono molte di quelle, che aveva mefse in opera il fuo Maeftro, e particolar-
mente un Centauro in atto di rapire Dejanira, che tanto piacque allo fteflb
Maeftro fuo,che lo volle per fé,mandandolo a pigliare per mezzo di Pietro
Tacca, per mano di cui n' ebbe in contraccambio un regalo di dugento feu-
di , e da li innanzi efsendofi di quell' opera fparfa gran fama , convenne-/
al Sufini gettarne molti, che gli furon pagati lo ftefso prezzo ; il medefimo
occorfe della belliflima copia,eh'ei fece pure del Centauro del Canto a'Car-
nefecchi , e non andò molto , che la fua Stanza incominciò ad efser vifitata
del continuo da Perfonaggi di grand' affare , tanto Italiani , che d' oltre i
Monti, ciafeuno per provvedere di fue opere. In tanto venne il tempo, che
in Firenze s'ebbero a celebrare le Nozze della Principefsa Lucrezia Figliuo-
la del Gran Duca Cofimo Primo col Duca Alfonfo di Ferrara , e fra lefolen-
niflime Fefte fi fece quella, che fi chiamava la Bu fola ta. Toccò ad Antonio a
ornare di carte pefte due Bufole, lavoro, che in non più d' un mefe gli fe-
ce avanzare cento feudi, onde quegli che per avanti non avea mai voluto
metter da parte un foldo , ma fpendere quanto guadagnava con gli amici in
allegrìe , e in ritrovi, tocco non (0 da qual nuovo penfiero di mutar cof-
tumc
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/
174 DECENtULdelia fMJlIJelSECJV, dal 1600. al 161o.
tume , perche P avanzato danaro non fortifse quel fine , che era toccato al-
l' altro , e come quegli, che afsai sfornito fi trovava d' arnefi da ben fer-
rare , murò i cento feudi dentro a un falvadanajo di terra cotta , dove gli
tenne qualche tempo. Quindi incominciò a darfi in preda a tanta follecitu-
dine di far peculio , che fu cofa da ftupire , e da quel tempo lafciate 1<lj
convenzioni i di che più avanti ragioneremo, condannando fé ftefso ad una
incefsante applicazione al lavoro, venne a tanto,che alla fua morte fu con-
tante opinione d'ognuno,che giungefse il valore di fua Eredità fino alla forn-
irla di trentamila feudi. Diedefi ancora ad un vivere folitario , e malinco-
nico , e tale , che fé non fufse (tata fua virtù , e '1 defìderio, che fi aveva^i
dell'opere fue, a pena farebbefi trovato, chi avefse voluto con efso punto trat-
tare . Per ordinario per non perdere giornata, ne ora fenza lavoro, toglieva il
tempo fino al mangiare, e prefe per ufanza di fare indolcire gran quantità
d' ulive, e in full'ora del definare dato un folito cenno alla Lena, che tale*
era il nome d'una fua Fante, ella portavane impicco! piattello, con pane,
e poco vino ; pofava il tutto in fui defehetto, ove Antonio ftava lavorando, ed
egli colle mani, ora a* ferri, edora alpafto; con quel poco nutrì vafi per quel
giorno. Infomma e'firidufse a tanta anguftia cliquore, fé non vogliamo dire
fordidezza,e fpitorcerla, che avendo ufato per dozzine d'anni un bicchiere
di vetro , ed eìsendo quello finalmente caduto di mano alla Serva , e anda-
to in pezzi, egli diede in grandi fmanie, e la Fante cacciò di Cafa . Aveva
egli comprata una Cafa in Via de* Pilaftn , e fattavi una bella Loggia pet
ufo dell'Arte fua con più ftanze,la qua! Cafa reftata nella fua Eredità ven-
ne poi in potere del Dottor Carlo Nardi . Eravì un' Orto fpaziofo , ed in
efso una bella pianta di Fico, e diedefi il cafo,cke un Giovane mandato da
lui a cor Fichi per lo fuo definare cadde precipitofamente a terra . Vid^
tutto ciò il Sufini, che fi ftava alla fineftra per aver l'occhio alle mani del
coglitore , e fubito voltandoli a' fuoi Garzoni , mentre il caduto doleafi di
fua perfona , gridò ad alta voce, oh povero me , correte correte, e guarda-
te fé per mala mia forte al mio Fico Ci fufse rotto qualche ramo. Aveva_«
nella fua Stanza due gran Cafsoni da Bicchieri , ne' quali folea depofitar^»
tutte P opere fue finite , e quando fi portavano da lui Religiofi , o Secola-
ri d' ogni paefe , flato , o qualità [ de' quali aveva ferapre molti attorno,]
e domandavangli un Crocififso di tale , o tale grandezza , o altra figura-*;
il Sufini cheto cheto lafciava il lavoro, andava al Cafsone , pigliava la fi-
gura, e moftravala loro, dicendogliele il valore; allora il Religiofo, o al-,
tri che fi fufse , faceva la fua proferta , e fé quella non era d'intero fuogu-
fto , avreftilo veduto pigliare la fua figura , involgerla nella fua coperta-. ,
pofarla nel Cafsone , e rimetterli a federe a fua faccenda fenz' altro dire ,
ficche a chi voleva cofe fue, face va di meftieri o il procurare nelP offerirne
il pagamento d'indovinarla alla prima , o veramente il partirfene con poca
fodisfazione in parole , e in fatti. A'Fiorentini moftrava malvolentieri fue^
fatture , come quegli che appena potearefiftere a condurne tante quante ba-
ftafsero per fodisfarne gli Oltramontani , da* quali gli erano pagate per co-
sì dire a pefo d' Oro; onde il Gran Duca Cofimo, che fu folito frequentar
fua Stanza, quanto quelle d'ogni altro fingulare virtuofo, conofeendoque-
fto fuo umore , da per fé ftefso fi portava a' Cafsorii, aprivagli, e fé al-
cuna
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ANTONI ÓUi* W- tlW&O'&K ite1
cuna cófa vedéa , che gli fuffe aggradevole /pigliavate1/^ (opra il Càftoner
.fteflb facevagli contar doble , quante egli credeva , che égli àvefse pòttrfo
cavar di quell' opera . Eragli finalmente rìufcitò di metter' infieme gran da-
nari /ed averebbero pur voluto i Aioi più-fifetti parenti/a cui per buona!*
ragione farla dovuta pervenire fua Eredità, che egli avelie attefo alla com-
pra fcopertafi allora d'un certo Podere ; ma egli tenendo fermo l'animo al
poflTerTò del contante , rifiutò il configlió ; e perche vèdeflero i parenti',
eh' egli ciò non faceva per mancanza di danari /gli condufsé con feco in_,
una ftanza di fua Cafa , ov'era [con reverenza] un Ceffo / e fece loro ve-
dere , qualmente egli per entro il medefimo cori igegnòfo artifizio aVevai*
dato luogo a cinquemila feudi, i quali poi col molto operare ; e nulla fpen*
dere condufTe alla gran fomma , che di fopra accennammo.
L' Anno 1615. defiderando Francefco di Giovanni Lùcardèfi Paol(aritin
di fare una nobile Sepoltura, per fé, e per fuoi defcendèntirper entro alcu-
na Chiefà confpicua , rifolvè d' effettuare fuo pehfiero in Quella della Sari-
tifiSma Nunziata,e con ifpefa di tremila feudi fecela fottò l'Arco della Pòr-
ta principale, che porta ad effa Chìefa, incroftando il Pavimento di Pietre^
mifchie di più colori nel modo , che oggi fi vede , ed in fegnò di fua grani
devozione a quel Sacro luogo , volle che alle due Colorirle* della Loggia^ 9
che una per parte tornano rimpetto alla ftefla porta , fu^èroV adattate dut^
belle Pile di Metallo per l'Acqua Santa , e di quefte fu FlArtéfice il noftfò
Antonio ; non oftante ciò , che abbia fcritto un moderile» /attribuenddle>
a Francefco Sufini , che fu di elfo Antonio , Nipote"dV Fratello ; il quafe>
Erancefco allora che dopo il córfo di più anni-, i labbri delle medefime Pi-
le per la gran frequenza de* Popoli eran rimàn alquanto^ònfìimati, non-
v v' ebbe a far fopra altra faccenda , che di ridurle rad etìWr migliore 7 Vifsé
quefto Artefice fempre operando fino all' Anno 1624V nèfj^ualè il giorno
de' 9. di Giugno già molto vecchio fece punto al fuofvivere ,! e nella1 ìfò-
prannominata Chiefa della Santifiìma Annunziata nel lubgò'fólìto degli Ad-
cademici del Difegno ebbe il fuo Cadavero fepoltura v t&ftìò /e^mWecen-
nammo, gran roba , e danari /avendo nominato per fùbifirède" ùrt 'rT|lltjolrj
di Piero fuo maggior Fratello chiamato Gio: Francefco/itq'uale effóméàe*
fimo aveva infognata fua Profetinone . Tre de i quattro iigliuoli mafcM1 di
Silveftro altro fuo Fratello minore riconobbe con legato di feimila feudi ,ri
per loro Sorella con una molto onorata dote* Era anchetneì fuo ftreftò pa-
rentado un certo tale di Profeflìone Legnaiuolo , di cui'pef Jlò/migliore5 li
tace il nome. Trovoffi quefti prefente coh gli altri,quandbf in Gafa del De-
funto , e fopra il fiio Corpo mjedéfimoleggeàfi il TeftàfnentÒ \re fèntèndó
eh' è' non àveflè lafciato a Itii alerò chieder una fola vòlta trecento feùtàì^
come uomo beftialè, che egli èra, dato di piglio ad unvAfdaf/che fi tene-
va ferma alla cintola /fi fcagliò alla volta delMorto , e^fe non era là(reffj
ftenza, che gli fu fatta dagli^altri parenti, averebbegli pare allora /[ coìtì©
s' era dichiarato di voler fare ] divifa la tefta iti due pezzi . t- b*. o ) ti
Fu Antonio Sufini , còméiacéénnarnmó pur» dianzi /in fua gioventù pè?
fino a tanto che non fu preTo dal defiderio di far roba, di cervello ftranO-I
ma però tutto pieno di bajei/evofle fempre fpendere in tìtrbvi / ed in al-
legrìe , nonTolo li guadàgriofdelr giorno prefenre, ma anche quello delibi
mani
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yj6 I>ECEMIlMafjl^IldelSECMdali6oo.al 1610.
mani ; ne farà cpfa fuor di prpppfitoil narrare in quefto luogo [non aven-
dolo noi voluto fare a principiò * per non interrompere il filo dell' iftoria)
alcune delle ;fue 'Arane bizzarrìe fatte in quel tempo infieme con un certo
,tale chiamato Lorenzo Berlincipni giovane di fimil taglio, eh'e' fi era elet-
to per infeparabile compagno delle fue leggerezze , col quale fé ne viveva
in una Cafetta dietro al Convento de'Servi; ed incominciando dal bel go-
verno di quella Cafa diremo, che la Domenica mattina ella fiprovvedeada
ìpro di roba inabbondanza, quanta era bifognevole per tutta la fettimana
ma tale era il numero de'compagnoni , che a'tutte V otte la frequentava-
no , che rare eran quelle volte , che venuta la mattina del fufseguente Lu*
nedì vi fuffe rimalo tanto , con quanto poteflero efll due foli accomodarli a
Tavola. Avrefte poi veduti i due compagni con altri di loro poco civile^
converfazione jiUfcirfene la ferasa pazz' otta, e andarfene correndo la Cit-
tà ^ uno con una. Padella , l'altro col Fiafco dell' Olio , altri con Panieri
d' tFova , e altri, finalmente con falci di Granate , mentre uno di loro coil.
una di quefte accefa (otto la Padella vi coceva la Frittata , e dopo una_«
un' altra così viaggiando , e mangiarfela a vicenda , fra le grida. , e gli
fchiamazzi de' fanéiulli , e della gente plebea. Finito poi il Wl lavoro , e
fatto un fafcip di tutto l'arredo a fuono^di Nacchere, di Zufoli, e di Scac-
ciapenfieri tornarfene a Cafa a cenare agiatamente , e di propofito. Al$»
yolte avendo apppftati quei luoghi , ove fi faceva la veglia,, colà fi porta*
vano nel più;fcurprde|la.notte , e collina loro fetente arciporchiflìma me.-
fturavifeofa, e appiccaticcia, con,'U^groflb pennello ne coprivano più foli-
tpfenza rifparrMp le campanelle idi: quegli ufei , poi ritirati (Un dilpatfe^ o
fingendo d'ari^ar^pe^ JajConiradaLa, Jor faccenda * pigliavanfipiacere del-
ibi varie fmpc^,^ faceva^iCplpm, che rimanevan'alla pania, ej delle lo*
mfàl volta^^/ftrabQpchevpliffijnj/fcaindefcenzeje con tale occafióne»fentivan*
C§fe ftrane tanto v da non pote«fi raccontare . Aveva quel Berliricione una
Caa, buffonerìa, fra 1' altre molte;, ed era di contraffare il canto de' Galli ,
e0ben,%effo nel te;mpo d'Inverno, o annoiato dalla lunghezza della notte *
^ipitrinon poter pigliar,fonno aicagione dell'avere la fera troppo ciarlato .,,
Cfepevuto, ppr}tavafi al (ecpndp piano della Cafa , ov' era uno Stanzine
tf i|n*:Agiarnentpf, ed in elfo lina Fineftrella, grande , appena guanto.ad al»
fri f|iffe potuto baftare per affaceiarvifi colla fola tetta , ma perche il Ber*
lincione ne menp poteva ciò fare y per effer' ella fituata in pofto più alto^
cji^npn era fua perfopa, folca pigliare una Catinella di terra, rovefciariaJ
ùìXpiano , fai ir vi (òpra,, poi cavar il capò Jupra della buca , e cominciare
^«contraffare il Gallo , dndeLfyje^liati tuttlquegli altri Galli , eh* erano, in
a^ejla. vicinanza * poi quegli; dell' altre Gafe anriefle , fentivà in breve orai*
occupata daquel Tuono tuttala Città di Firenze. Molti a cui quel canto, era
lplitp fervire per irvegliatpjp , o per ori volo, sbucando dal Letto , e forfè
an$je di Caia , e conofeiutp che noa era pota gran fegno P ora del levar-
ti" y o dell' ufeire , ingannati feine tornavano^ - o2a Cafa , o a Letto , per-
veniyan poi alcuni; di queftS eaj| all' oreechioVdeJ Berlineioni , e lafcia puc
ridere a lui ; n?a una volta inJervennegli-cìq f, éJbeio ora fonò per raccon*
ta|ef. Stava egli una notte alifuo folito in quello; Hàbbiuolà col capo fuori
deH4Jin0tolcontraffacendoUtìall^^
                                      chcJo regge*
i. fréni,                                                                                                  va ■
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•if NT 0 N I 0 S V$ IN 1.         377
va fi fiaccò , ed egli a cui fenza tale ajuto pur troppo mancava per toccar
co* piedi il fuolo, fi ri mafe penzoloni col capo fuor della Finestrella , aggra-
vato per modo dal pefo del corpo in fu la nuca , e in fui gorgozule , che
non potendo liberartene col valerli dell' ajuto delle mani, ne tampòco pò*
tendo gridare ajuto , già faceva fuo cónto di morirfi impiccato , fé il gran-
de Sgambettar eh' e'faceva , percotèndo forte il muro , non averte fatto fi,
che il Sufini levatói! al rumore , temendo non fenza ragione di qualche ac-
cidente, non averte infrena prefa la Via della fcala verfò quel luogo, e col-
Palzarlo bene da terra non averte data balìa, ficcome fece § di poter cavar
la malconcia tefta da quella buca. Ma farla lungo, tediófo i e forfè troppo
deboleaìtunto, il voler narrare aduna per una le pazìe dicoftoro; però ba-
ttimi l'aver forfè gettato via tanto tempo per folo divertimento del mio Let>
tote in raccontare quefte poche. Debbo però foggi ungere ^ che quefia conver-
fazione, la quale per lo più fu diProféfsòri delie noftre Arti, giunfe inbrè-
ve fino al numero di cento perfone , e diedergli quafi la forma ftefsa , Che
fu data già da' Pittori , e Scultori de' tempi d' Andrea del Sarto a quella-
che fu detta la Compagnia del Pajuoló , della quale tanto leggiadramente
ha fcritto il Vafari nella Vita di Giovanni Francefco RufticL Incominciaro-
no a creare per tempo determinato un Capò ^ che chiamavano il Signore,
che nel fine di fuo governo dovea fare a tutti una bella Cena. In quefti ri-
tróvi fecer vedere i più ingegnofi apparecchi, che dir fi potefsero, con arti*
ficiofiflime bizzarrìe piene d' arguti concetti . Ma V intónatura a principio
riufeì fi alta , che volendo ciàfcheduno a chi toccava ad imbandire, 1' Ante-
cefsorefuo vincere ingenerofità, a lungo andare non fi trovò chi avefse pet*
to da reggere a quel canto , onde andando Jacofa raffreddando /finalmen-
te ebbe fua fine ; e 1' ultimo Banchetto fece il noftro Antonio Sufini , che
fu fi magnifico , che è fama eh' egli vi fpendelte quanto fino allora aveva-*
pofto in avanzo di fuoi guadagni, e fu quefta la prirteipariflìma cagione, che
egli fatti bene i conti con fé fteffb, fi gettaffe poi a quella aufterità di vive*
re , e a quella gran premura d' accumulare , che detta abbiamo.
Un Ritratto al vivo d'Antonio Sufini figura intera^ di mano del buon Ri-
trattifta Valore Cafini , conferva oggi Antonia Sufini fuo Pronipote , Pio-
vano di Carmignano , ed ha quefta Pittura per fegtio della perfona rappre-
fentata , un Cavallino finto di Metallo.
Furono Difcepoli d' Antonio primieramente Francefco Sufini fuo Nipote
nato di Piero fuo Fratello. Quello Francefco avendo bene apprefa 1' Arte
della Scultura fu molto adoperato , e fuccedè al Zio nel modellare ^ e get-
tare ogni forta di figure di Bronzo , e molti dime ne gettò con Modelli di
Gio: Bologna ; tali furono il Gruppo delle Sabine , 1* Ercole che uccide il
Centauro , il Centauro che rapifee Dejanira , le quali opere troviamo, che
in fuo tempo gli eran pagate cento feudi per ciafeheduna , il Cavallo uccifo
dal Leone, il Toro morto dalla Tigre, la Femmina che morde il Satiro che
la fta guardando , il Mercurio volante , il Villano che va a frugnolo , la
Femmina che fi lava , quattro Forze d' Ercole , ed il Leone camminante ,
le quali per ordinario fpadeiava per quaranta , cinquanta , e feltanta feudi
il pezzo . Stette queff Artefice qualche tempo a Roma, ovefece ftudj gran-
di . Vi copiò il Gladiatore ferito , e moribondo , altro Gladiatore che fi ri-
Bbb                                           pofa,
\
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^y-8 mCEMIlMaTjmjlIJetSEC.WJal i6oo.al 1610..
pofa, una figura di Mafchio, che tenendo in braccio una Femmina gravemen-
te ferita, per dolore,e compaflìone da la morte a fé fteiìb, un'Ermafrodito
che dorme ; il bel Gruppo del Toro di Farnefe , che poi gettato di Metal*
lo, ficcome tutti gli altri, era folito vendere per ducati quattrocento. Tor-
nato a Firenze modellò in piccolo il Cignale , che è nella Reale Gallerìa
di S. A.S. Fece di fua invenzione un Gruppo d'un Paris, che rapifce Elena ,,
con una Femmina in terra che grida. Fece più Modelli di piccoli Cavalli,,
e talora ferviflì di quei del Zio, e di Giovan Bologna , facendovi fopra , le
figure co1 Ritratti di coloro , che gli domandavano , e di fi fatte fue opere
mandò gran quantità in Lombardia , in Germania , e in Francia a graru,
prezzi, e tra quefte il Toro di Farnefe, ei Cavalli colle Statue di Monteca*
vallo. L'Anno 1634. avendo i Padri Teatini ridotta a buon fegno la lor bella
Chiefa di S. Michele dagli A minori, volle la Glor. Mem. del Serenifs>
Principe D. Lorenzo, forte ad efemplo del Cardinal Carlo fuo Fratello, an-
ch' eflb contribuire all' ornato della medefima col fare a proprie fpefe uru.
bel Crocififlb di Bronzo, quanto il naturale, colle figure di Maria Vergine j
eS. Giovanni, e due altre figure, che credefi doveìfero efTere due Angeli ,
o pure il loro allora Beato Gaetano , oggi afcritto al numero de' Santi, ed
jl Beato Andrea Avellino; ma prima reftò fermato, che fi dovelfe dar mano
ai Crocififlb. Subito fu fatto capo a Pietro Tacca, il quale per fimile figura
domandò mille feudi ; ciò faputo il Sufini fubito fi portò da chi tal negozio
avea incumbenza di maneggiare, e credendo che gli fufle potuto venir fatto
coli' occafione del Crocififlb , il poter poi fare l'altre figure , di punto irL.
bianco s' offerfe di farlo per fòli cinquecento feudi , e rimafe fua tale oc-
cafìone , pofevi mano , e diedelo finito, e poftp al fuo luogo in efTa Chiefk
in tefta al Coro il dì 5. di Marzo 1635. Ma che che fé ne fufTe la cagione -
la fabbrica dell' altre figure, che dovevano, come dicemmo, accompagnar-
lo, non ebbe effetto,e reftarono tuttavia nella muraglia le belle Menfoledi
Pietra Serena , ov* elle dovevano fituarfi fenz' altro più. Del 1648. prefe a
fare il Sufini per la fteiTa Chiefa la Graticola di Bronzo per darfele luogo
davanti all' Altare , fotto il quale ripofa il Corpo del Gloriofo Martire^»
S. Giuliano. Condurle per lo Gran Duca , e per altri Principi molte opere
di piccole figure , ed anche gettò molti Bronzi, che fervirono per adornare
l'interior parte.della Grotta del Cortile del Palazzo a' Pitti, ov' è la Fon-
te , ed io leggo in Ricordi di fua mano, come egli del 1639. avea data fine
al Modello grande della Fontana , che dovea andare fopra e(Ta Grotta ; a
quello della Cartella per la fponda del Vivajo , delle Chiocciole, degli An-
goli di effe Fonte , e delle Scalinate, le quali cofe incominciò a mettere in
opera nelmefe di Giugno 1641. e poi del 1646. vi accomodò due Animali fal-
vatici di Bronzo. Trovo ancora eflergli ftati pagati tutti i lavori di Marmi ,
e Bronzi y comprefo il Piede , i Modelli , ed ogni altra cofa , eccetto i due
Ammali felvaggi, la fomma di mille dugento cinquanta feudi. Reftaurò an-
cora Francefco Sufini , come accennammo di fopra , le Pile dell' Acqua-*
Santa gettate da Antonio per la Chiefa della Santiffima Nonziata. Gettò una
figura d' una Venere in atto d' abbruciare a Cupido le fue frecce , mentre
egli dirottamente piange ; e queft' opera fu mandata a Lucca, Una grande
Statua gettò pure , che fu mandata in Francia , della quale non abbiamo*
é4<ì                                            altra
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... .. a. NT 0 N I 0 $ U SI N lì X S7?
altra notizia. Operò anche in Pietra, e'n Marmo, e nel Giardino di Bobcli
verfo la fine dello Stradone vedefi una fua Statua di Marmo, che rapprefen-
ta una Femmina , che fi cava la mafchera ; e in una dell* ali a canto alla
Regia Villa dell' Imperiale è opera del Tuo (carpello una figura di Pietra^
d'un Vento, che con gran forza fonia. Finalmente ha la Città di S. Miniato
al Tedefco la Statua di Marmo dell' Arciduchefla Maria Maddalena d'Auftria
Madre del Gran Duca Ferdinando Secondo, erettagli da quella Terra in fegno
di gratitudine per aver'effaSerenifsima operato circa dell'Anno 1620. eh* ella
fufle fatta Città ; quefta Statua però, per vero dire, riufcl cofa difettofa , e
ordinariffima ; e tanto bafti di Francefco Sufini.
Stettero anche appreflb ad Antonio Sufini Francefco del Conte , che ope-
rò di Metallo ; che fu Guardiano della Venerabil Compagnia della Scala ,
e Baccio Lupicini , i quali gli aiutarono a rinettare i fuoi Getti ; ma quegli
che più d' ogni altro valfe fra' fuòi Difcepoli nel modellare, e che anche lo
fu però nella pulitezza, e perfezione de' lavori, fu Francefco Pezutelli .Ques-
ti fu Uomo di vita efemplariffima , e per lo più trattenne/i in gettare bel-
liffimi Crocififfi di Bronzo , ma perche le cofe in quefta noftra mifera vita-,
fon fempre foggette a mutazione, efiendo venuto tempo , che o per eflere^
ornai ftate fatte in Firenze tante , e tante opere di Metallo in piccola prò»
porzione ,0 per elTervi in forta di fimile manifattura gran copia di Profefiori,
non trovavafene più in Firenze V antica chiefta , al che aggiungeau" nellau-
perfona del Pezzutelìi l'operar, eh'ei faceva adagiflìmo ; egli a poco apor
co cadde in gran povertà , la quale fecefi affai maggiore allora che affalito
da accidente d'apoplesìa in tale flato fi conduflfe, che fu neceflìtato portarti
allo Spedale di S. Maria Nuova, dove nella Stanza, che tienfi quivi prepa-
rata per le Nobili Perfone , con efemplo di foda Virtù , ficcome egli era-.
fempre viffuto , rendè l'Anima al fuo Creatore.
t       '                    ,            1                   1 -......--------------1-------------------.—__—JM»----------------_^^—^—.___^^__^fc_.1Ja,—,------------------_^^---------------p|M. —-rrmrm-----,--------IfTWI^Ill»-......■! .IL...U
GIULIO PARIGI
ARCHITETTO FIORENTINO,
Difcepolo di Vernar do 'Buontalenti''■, nato .... , ife ....
ACQUE Giulio Parigi nella Città di Firenze l'Anno della
noftra Redenzione___ Il Padre fuo fu Alfonfo Parigi
pratico Architetto, che dopo la morte di Giorgio Vafari
feguita del 1J74. tirò avanti la gran Fabbrica degli Ufizi
nuovi fiata incominciata con Modello di elfo Giorgio , e
altre nobili Fabbriche fece,come abbiam detto nelle no-
tizie della perfona di lui ; non fu appena il fanciulletto
Giulio arrivato agli anni del conofeimento , eh* e' fi diede allo ftudio dei
Pifegno , Architettura, e altro , fotto la feorta del celebre Architétto Ber-
Bbb 2                                        nardo
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$$0 T>ECENJIIJeUafjf^llLdelSEC.IKdah6ootal 1610.
nardo Buontalenti detto dalle Girandole. E s'ha da una carta di privilegio
fatta dalle Serenifs. Tutrici allo fteflb Giulio V Anno 1622. che egli fa ni-
pote di Bartolommeo Ammannati Architetto celebratiffìmo, e che fin da'piti
teneri anni Tuoi aveffe già fatto tanto profitto nelle buone Arti, che il Se-
renifs. Gran Duca Francefco lo mettefle al fervizio del Serenifs. Principe Fi-
lippo fuo piccol Figliolino, che poi morì in puerile età , e anche volefife, che
gli fu/Te Maeftro , o nel Difegno , o in altra bella facoltà , che quivi non è
efprefla. Quali fufiero gli ftudj di quefto tanto rinomato Artefice nel tempo
di fua gioventù nelle Matematiche , nelle Meccaniche , nel Difegno , e~/
neir Architettura Militare , e Civile lo moftraron di poi le grand' opere
eh' e' fece , e gli eccellenti Uomini , che ufeiron dalla fua Scuola , come
ora noi fiamo per raccontare. Da Madama Gran Duchefìa Moglie del Sere-
nifs. Gran Duca Ferdinando Primo fu fatto Maeftro in quefte belle difcipli-
ne de* Principi fuoi Figliuoli , Cofimo, Carlo, Don Lorenzo, e Francefco,
da* quali fu per ogni tempo ftimata fua Virtù , ed eflendo flato dichiarato
Ingegnere del Gran Duca, non fi meflTe poi mano a Fabbrica, o nobile Ap«
parato in Firenze , che non fuflfe inventato , maneggiato , e perfezionato
da lui. Per l'Apparato del Banchetto della Regina Maria fece cofe ftupen-
de. L* Anno 1608. per le felicifiìrne Nozze del Gran Duca Cofimo Secon-
do , fece le macchine per la tanto celebre Commedia , e Fefta d' Arme, in
cui fu rapprefentata l'Armata Navale degli Argonauti con diverfe apparen-
ze , e macchine maravigliofe, e furono parto del fuo ingegno tutte l'Inven-
zioni , Fefte , e Balletti, e anche gli Apparati per Eflfequie degP Imperato-
fi , delle Regine, ed altri Principi , che occorfero farli nel fuo tempo. Fra
le belle Fefte, che Ci fecero in Firenze da'Serenifsimi con Difegno del Pari-
gi , una fu il Feltino , che per trattenimento della Serenifs. ArciduchefTa-
Maria Maddalena d' Auftria fu fatto il Carnovale del 1612. e perche in_,
una Relazione, che fu fcritta dal Dottore Jacopo Cicognini, non folo fi rav-
vila 1' eccellenza di quefto Artefice , ma ancora fi da notizia di diverfi Vir-
tuofi,che ebbero parte nella Fefta, non ho ftknato fuor di propofito il porla
qui per diftefo, per far cofa grata a chi di fimili curiofitadi fi prende diletto.
llluftrijì. ed Eccellentifs. Signore.
Poiché V. E. non ha poffhto ejkr prefente al Ballo della Serenifs. Ara-
duchejfa y e avendo io in tale occafione pentito con affettuoso dejìderio ri-
cordare
, e bramarvi la f refenda di V, E. per ciò ho giudicato per ben fat-
to il dargliene con la prefente fuccint■ amente ragguaglio
.
Avendo dunque S. A. disegnato poffare il Carnevale con qualche trat-
tenimento y pensò di fare un Ballo y e comando al Sig. Ottavio Rinucci-
ni y che V arricchire di qualche invenzione
, il quale prefe di ciò pron-
tamente la cura y e ordinò quanto faceva di hi fogno per il Yeftino
, che fe-
guì il Lunedì del Carnevale y e per tale effetto effendo radunate le Gen-
tildonne
, e Cavalieri in gran numero nella Sala alta de* Titti y dove*,
V. E. fa che è folito dannare
? e rapprefentarfi fimili fpettacoli , s1 ada-
giarono fovra gradi fabbricati intorno al Teatro con molto avvedimento y
ì
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GIULIO f A % I G I.             381
fi acce fé le Lumiere fi fentì una dolciffìma Sinfonìa y e in quello Beffo tem-
po fi fioperfe la Scena rapprefentante un belliffimo y e maraviglilo Ma-
re ^ poiché era ragguardevole non filo per i ben compofii fcogli tutti toc-
chi d1 Argento
, per i Coralli y Conchiglie y e Nicchi y che gli facevano
ricco adornamento
, e per /' innumerabile quantità di lumi , che fensrcL.
vederfi y filo reflettendo rendevano fplendidijjima la profpettiva ; ma per-
che di continolo fi veddero V onde marittime V una y doppo V altra cac-
ciandofi y operare quei medefimi effetti y che V ondeggiante Mare ne rap-
prefinta a gli occhi noftri. E credami V. E. che tanto vivamente veni-
va rapprefintato il moto delV onde y e le lontanante che alla gente pa-
reva di vedere lo ftejfo Mare y di maniera che parrebbe a chi non V ha
vifto quafi incredibile y che T Arte arrivaffe a tanta perfezione y per la
che gli afpettatorì non prima affidarono lo Jguardo in quefta fuperba
, ne
mai più vifta Scena
5 che attoniti y e ftupefatti non poterono ritenerfi
di non rompere il filen^io y e commendare la fiupenda Invenzione e no-
bile artificio di Giulio Parigi Architetto di S. A. S. fi bene in altre^
occafioni aveva dato del faper fuo apertifftmo figno . Fu da ciafcheduno
fubito riconofiiuto il Porto di Livorno y la Portela y e le Porri y chc^
le fi anno vicine y e alquanto più lontane y V altiffìma Torre
, fopra la qua-
le fplende di continuo fra le tenebre della notte V acce fi Panale
5 fpeme \
ed amico figno d* innumerabili Naviganti
, e poiché la Sinfonìa ebbe pre-
parati y ed acquietati gli animi degli fpettatori y fi vedde dal profonda
deir acque firgere a poco a poco Nettunno Dio del Mare con Capelliera
a^urra y coronato di Perle y ed altre Gemme y con il Tridente in mano y
quale con maefta cantò i figuenti verfi.
O voi per V alto a trafvolar polenti
Da quejlo in un momento alV altro polo ,
Fermate i vanni , e raccogliete il volo
Aerei Kumi alle mie fpoglie intenti.
Honfciolga alcun di voi fiato dal petto,
Ch* oggi del Pegno mio turbi una flella ;
Sol levemente il pie dy Aura tranquilla
Segni d1 orma gentil V argenteo letto.
Fuggite Kembi , ite tempefte in bando ,
Rida il del % rida il Mar , lieto , e giocondo ;
Sorgete Kinfe voi dal cupo fondo
V onde , e V arena a rallegrar cantando.
Del Mediceo valor fi chiari pregi
Racconta alto fonando immortai Fama,
Che fin dagli antri fuoi Tetìde chiama
A reverir fi gloriofi Regi,
Mentre del Carro d1 Or le ricche Rote
Fendon le vie dell' umido fentiero, ,
Fin
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l%% mCENMldellaTJt^IIldelSEC.W.dal 1600.al 161 o-
Fin ffislln pofi il pie nel Tofco Impero,
Lufingatele il Cor con dolci note.
Fu rapprefentato Nettunno dal Sig. Jacopo Peri fecondo il folito firn
con grande applaudo del Teatro yil quale ebbe ancora il carico di compor-
re musealmente nel fuo nobiliffimo ftile recitatilo tutto il refi ante tol-
tone alcune Ottawe
, ed un Madrigale y come V. E. Jentira. Mentre can-
tò Me tt unno fi <veddero ufciré un dopo V altro
, Ninfe y Sirene , e Tri-
toni
, i quali riempievano la Scena d? una bellijjtma vi fi a 3 e queftì con-
allegra armonìa
, partito Nettunno y cantarono la feguente Cannona.
Dì Sirene al bel tomento
Solca V onde inclita Diva y
E delV Arno in fu la riva
E erma lieta il pie d? Argento.
La vedrai di fabri egregi
Ammirabile lavoro,
Sorger mura , e tetti dy Oro,
Lieto albergo #' Tofchi Regi
9
e
% fregi
Sparfi i palchi , e gli archi
De i Trofei de* Kob<tV Avi ,
E vedrai dalV alte Travi
Di Sirene al bel concento.
Ondeggiar Bandiere al vento
Mirerai qual Sol Sereno ,
Che rallegri il del d' intorno
Scintillar nel bel foggiorno
La gran Donna di Lorena ?
Che feconda il Hobil Seno
Fé d* Eroi fi ricco V Arno ,
Cìf Ottoman ne fere indarno
Colmo il fen d* alto fpavento
Di Sirene , et e.
Qual gioir qual meraviglia
Se di Cofmo , e Maddalena
Kella fronte alma , e Serena
Fermerai V a%>i>urre ciglia.
Da quel dì , che /' aurea briglia
Rejfe Febo *' Deftrier fuoi
Kon mirò fi grandi Eroi
Di Sirene, &c*
Della Terra alto ornamento
Kon è Piaggia, noni Lido
Si remoto , e fi deferto
Che non lafci il Varco aperto                     ; \
Del Gran Cofmo, al chiaro grida*
V afpro Scita , e H Moro infido
Mefio il ciglio , irto le chiome ,
Gela , e trema alfuoft del Nome ;            :V. , v >;
Ke pur d'Orfegnmo ha il menu Dì Sirene >&c.
&.                                      Nel»
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.~r. : : GIÙ LIO T 4 % * @ *-            3*J
KeW aurata antica Sede
Dei Gran Re del? Arno affìfo -
O qual fuor del nobil vifo
Maeilì fplender fi vede ! ',.: v\ ; . . ,
Indi mai fen^a mercede
Non voltò Virtù le pante ; . \- -, ,
Ben V ingiùfio anco y e V errante                              ,\
Sa punir , ma tardo, e lento 4 D* S/m/e, éV.
Comparvero in tanto fovra V onde pia Deità marittime y altri fedeanù
fopra Delfini y altri fovra le Nicchie y
e procedendo a guifa di pompofo
Corteggio fecero ài fé ftefie nobiliffima moflra
y fin che comparve il nobi-
lijjtmo Carro di Tetide tutto fabbricato di Spugne argentate y ed adorno
di varj Nicchi y ed Erbe marittime y tirato da due Delfini frenati cotu
briglie d* Argento da una Ninfa di Tetide y che nel poffare del contino-
lo guidando y
muovevano la bocca y e T eflremità loro y come fé vivi
fofiero y ne minor vagherà apporto il vedere le ruote dell' iftefio Carro
formate di Coralli y
e. Conchiglie con il continovo moto volgerfi fovra^
V onde
3 fin che il Carro fi condufie al mes&p della Scena
y nel qual tempo
terminando per V appunto il canto delle Sirene
y & altre Deità yfi fentì
nuova y e folta armonìa di varj In&rumenti y
che dolcemente y e viva-
mente ne fecero fentire un Aria dilettevole y e grave y mentre che Te-
tide con mi furato tempo y
e gra^iofo movimento del Carro fcendendo } e mo-
vendo il pie tra fcoglio y
e fcoglio fi conduffe con V altre Ninfey e Deità
venute in fua compagnia nello fpa^iojo Teatro, V abito della Regina del
Mare y e quegli degli altri Numi con quaV arte foffero fabbricati y
di che
Gemme adorni
y di che ricca materia compofii è co fa più da imaginarfi y
che da defcriverfi. Dirò bene che fu dannato il Ballo con tanta lindeyjra y
ordine y e varie mutande y e varj compartimenti y che non mai per alcun
tempo da che v* è momoria
y s% è rapprefentato un Ballo più artifi^iofo y
e così ben intefo come fu quefto y a mes^o del quale tre Ninfe y che a
piede del palco fovra un bel grado rapprefentante uno fcoglio $ erano fer-
mate y una dopo r altra cantarono le feguenti Ottave.
Donne, dal cui fembiante Amor fi belle
Di celefte fplendor fiamme diffonde
,
Che un luminofo Ciel fparfo di fielle
Sembranmi dì Arno le fuperbe fponde
,
Coflei cF il Tofcofuol dy orme novelle
Stampar vedete
, è la gran Dea delV onde ,
Ch* affrena , e muove ad un girar ài Ciglia
Tutta deW Ocean V ampia Vamiglia.
Scorgela a reverir gentil penfiero
t
                  Gli Eroi delV Arno y e ben di ciò fon degni
\                                                     \m                                                                Per
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£&4 VECEN,1I1. Ma fM^III. del SEC.W. dal 1600. al 161 o.
Fer cui nonfol turbar barbaro fero yj
Ma non ofa mirar dell* onde i Régni.
Elette Gemme , e dal fuo ricco Impero
D'honor, dicortefia nonbaffi fegni
Reca dovuta ; onde s* adorni , e fregi
La Chioma , e 7 fen di gloriofi Regi
Ma dove di Loren quel Hobil Sole
Fa co'' benigni rai V aer giocondo ì
Sol , che di Gigli in vece di Viole                                                  -x
' - -V;* Xflf Terra infiora di virtù fecondo.
e > •„; A "il jE dove è Maddalena Ìnclita prole
                                              »v^\
p; De* gran Monarchi a cui s* accrebbe il Mondo ?                      '.",<'"-
C£z «e Z' addita , e moilra Cofmo injteme                                v \
Cofmo d* Italia ran%,ì del Mondo fpeme ?
Co/Jwo , cfo in fui matiin degli Anni appena
Saetta di valor lampi fi chiarì ,.
Che dal gelido Arturo ali* arfa arena
Tutte fuonan di lui le Terre , e i Mari ;
Va lui, che Vonde a fuo talento ajfrena,                                        r\
Devota ogn* alma a venerarlo impari ,
E prefaghi de* fuoi guerrieri allori
Aymin Cetere d* Or Cigni Canori                                        ■-■ .,*_*
A mirar V alto fembiante
< -
                        Del gran Re che P Arno inchina,
, vv.-:. O del Mar Donna , e Regina
Muovi ormai le vaghe piante.
Tra beltà , e lieti Canti           ,
Carolando in bel foggi orno
Fin che il Sol ne arrechi il giorno
Rimanete incliti Amanti.
Fortunati , a cui rimena
Il belV Or V antica et ade
ha virt ade , e la pi et ade
Del Gran Cofmo , e Maddalena,
Furono le foprafcritte Ottave compofte muficalmente dall' iftefie Donne
che le cantarono
, la prima fu cantata con la folita fua grafia y e voce.
Angelica dalla Sig. Vittoria Archilei Romana y la feconda con ogni fu-
prema efquifite^a dalla Sig. Settimia y e la ter^a con
/' ufata prontez-
za
, ed ammirazione univerfale dalla Sig. Francefca ambidue figliuole^
del celebrati/fimo Giulio Romano ye la quarta Ottava compofla dalla me-
defima Sig. Francefca con flile graziofiffimo y e vago y fu dalle predetta
unitamente cantata con fi. belle fughe
, e pafiaggì y che fé Faride della-,
virtù loro foffe flato eletto Giudice per dover1 alla più eccellente donare il
Forno d* Oro y come inrefoluto V averebbe ripartito per onorare ciafchedu-
na conforme al fuo merito
, Fornito eh* ebbero le tre Ninfe di cantare y
fendofi
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fendojt molto ben compre/o a che(éffeMo era venuM\Tetide in Terra fi
feguitò il Ballo al fuono delli medefimì Strumenti ^ et a fuo tempo così
dannando fé ne ufcirono del Teatro
u e parvero fi pub dire dagli occhi
de' circolanti
. tu /'inventore del celebrato Édllo Agnolo Ricci y che in.
tale e ferrico è perfettifftmo y e degno d*:infimia lode y avendo ancora^
in talifimili occafioni dimoftrato quanto $1 intenda il fuo valore. In tan-
to la Tela caduta al bafio aveva coperta la bellijfìma Scena y che pur
dianzi apporto incredibile dilettò
> , fiì perle qualità di fopra narrate y co-
me anco per la veduta delle Barche y e Galere che pacavano innanzi
e in dietro y fi facevano vedére dalla lontana y poiché alcuna con vele
gonfie
, ed altre a for^a di remi fi conducevano y o fi partivano dal Por-
to falutando la Portela y
-, ed ,effkx rendendo il faiutoy con V Artiglierìa
come fi coftuma y feorgendofi ancora m- quella lontananza alcune Navi
che ferme lievemente ondeggiavano
, ed altre che a piene vele feguìvano
il lor viaggio y e mentre lietamente del paffatÒ diletto fi difeorreva y le
Ninfe del Mare y che eran rimafte fopra lo fcoglio y feendendo al baffo dis-
tribuirono alle Gentildonne alcune delizie y che finte con grande maeftrìa^,
raffembravano varie fpe^ie di Pefciy Coralli y e predio fé Gemme del Ma-
re
, portate fovra Bacini grandi dy Argento in forma di Nicchie . Dopo
che comparve la colazione fontuofiffima y e intanto ritornati
/ Principi
Cavalieri y e Dame y e poftofi ciafehèduno a federe w luoghi preparati y fi
continuò di ballare per buono fpa^ió y fen^a che gli affiflenti attende/fero
nuovo spettacolo
, per ciò che dovendo quello ejjere un femplice Ballo y e
effendo già coperta la Scena y fi"credeva eh 'il! tutto aveffe avuto propor-
zionato fine. Ma il Sig. Ottavio che. faggi amente confiderò che del fegui-
tò poco averebbero i Serenifs. Padroni y e altri impiegati nel Ballo prefo
diletto
, ordinò che dopo certo fpa^ric>5 ài nuovo\f% fiopriJJ"e la profpetti-
va yficcome feguì ye da una banda di effa fi vide venire Amore y che fer-
matofi in fu la riva del Mare cantò prontamente i feguenti verfi.
~v&ì"j -y 'Ho Madre no , eh* io non votornar meli* \v hh ti. Y: 1
^o^ fc eV-' Kotrvo Puoi vez><z,i più non vo tuoi baci* ^.,A Y>
*L^'''•' 'Macmtì pareti crin ,. piàngi fi fai. 'Z'"c,ZZ. .'Vi\
No eh io non me ne curo ;                                           t
Sicché più d% Afpe efier VO fordo , è duro * .
Io che fra* Sommi jbjsir             \^ ■# lv
Gloriofb men vo per tante prove , , w'-.
lo che dopo il Gran Giove                              ;z
A nuW altro tri* affido in del fecondo t
lo che 7 difeorde Mondo
Sotto Legge d* Amor fi bel rendei,
Io deW immortai face ,
E dell' Arco Signore , e delli Strali , ; ...
v>                                              Ccc                                       
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3g6 mCENMI,ddta^j^lUelSEC.W,Mi6ootal ìrfio,
wv/v Di Fiamme armato, e d'Ali,
Non potrò far di me come a me piace ? <                       M _
Datti datti pur pace t,
;.",;n Sdegnofa Madre mìa , che a mio talento X
Voglio adoprar queftr Armi
,
E 1)0 , cowe />/£ pormi
A// amanti arrecar gioja , e tormento.                               ■■■■ '
.. * \ 5/ tenerello Core
■■ty,
; Sciocca la Madre mia racchiude in Ceno ,
.t..... ; ', Cfo *J* p/ef^ <z»/V» jwe#o ,
Sol eh? un* Amante impallidir rimiri ,
0  n* oda due fingulti f o due fofpri.
" "'",.'" E me di pietà nudo,                                                 •■ »          -,
E di lagrime ingordo-', e di martiri 9                                   ^ - «•
Signor appella aifpietato , e crudo',
^ ■■■;..., Io chy ogni afpro tormento
Cangio in dolce contento ,
E per V alme hear,V alme martire
M' infafìidifco , fi eh* al fin m* adiro,,
Et or lungi da lei fuggito fono                                             '"-1
Ter non udir deW importuna lingua                                     - "h
■--..\'\ v V ingiuriofo fuono . ^        \
„ v ,„         -Eolie che a torto incontro a me /" accende
........ - . .,.• Semplice ^ e non intende
1 fegreti d* Amor Madre d* Amore.
I Ne feorge V arte
, òndV io
So più dy ogn* altro Dio far lieto un Cuore.
Ma dove mi rìcovro , èmì nafeondo
Si che la Madre mia mi cerchi indarno
?
Tra le Hinfe dell* Arno
Della più bella in fèn chiuder mi voglio,
E in che nel Cor della Cele fi e diva
Cotan? ira
/* ammorbi'' e tanf orgoglio,
Neil* atto del partirfi fentendo Amore la voce£un Taffeggiero yche can-
tava fopra una Barca una Canyon Trance fé 3 fi fermo pregandolo a vo~
lerli dare ricetto nella fua Barca
, e effo potendo un marzo di catene-*
recusb la fua compagnia come apprejìò*
Amore,          Fermate pajfeggier fermate il Legno , V
Amor"* io fon , con voi venir defio ,
Se non nC avete per compagno a fdegno .
Pafleggìero. Si lungamente al fianco oV%\ rr.
Queft" afpri ferri ho ftrafeinato Amore : " "•).
Che ancor fon lajfc> , e fianco y^               a ci i.
Ne vo nuove Catene intorno al. Corrv-v. V^ i
Amore.
         Ma farai tuficrudo, V>>. > r         :.'.«-. V;v.;i.
Che
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GIÙ ù IO T A \lGì,
Che fcacciar pojflAmor ? Deh mi raccoglif t rA
Che mal può farti un fanciulletto ignuda ? ■:,*
PafTeggiero. Spiega bel pargoletto '
Spiega pur V ali altrove .
Troverai ben , non dubitar ricetto* 0 - .
Amore.         £0^0 barbaro Cielo
CI
Avvez,<ZjO efìer ben dei          , ^,.,
Che fi duro ti mofìri a1 preghi miei.
Ma qui tardar non voglio ■ .
Dove già dy udir parmi           . ,
La voce di Ciprigna afe chiamarmi.
Tarttto Amore y il Tajfeggiere Frange fé feguith di cantare la fueu
Cannona
3 fin che a rincontro comparendo un altra Barca y piena medefi-
mamente di Pafieggieri y e fermatifi' cominciarono a ragionare in quefta
pui la.
PafTeg. Second.De&yè al vojlro cammin cortefi venti
Spirin fiati fecondi t
Dove dove ne andate allegre genti' ?
PaflTeg. Primo Scojìo di fervitù giogo crudele
Verfo le Patrie Mura .                           V"t
Sciolgo V allegre Vele .
Ivi quefi afpra , e dura
Catena, onde m* avvinfé il popoV empio
Sospender voglio a venerabil Tempia            hCt
Palfeg.Second.tìz" tifottrajfe al pondo                      . ,/,.,•; H
De' duri ferri , e libertà* ti refi ? •
Dillo , che rammentar paffute ofiefè             v--r
EJfer non potè al Cor fé non giocondo,, '••'?, vii/,
«
vur-
Paffeg. Primo. La dove in riva al Mar fuperba fiede,
Bona fplendor dell" Africane Arena ,11 r.t,:
i-,fe.
r. ì
Stretto d' afpre Catene
Tra barbari Memi ci
Traea V ore infelici               s ^
No» della dolce mia cara famìgli a                 -.k
Hon de i diletti Amici ,(■■             -,% V,:m
Speme uvea più di rallegrar le Ciglia, . \Y !
Ma in quel duro confine
Tra la gente empia , e rea K b vV.v»          ^ v.1
./f/fro «o» attendeà
Che un* infelice , e miferdbil fine - ; i .
■ ..,:.* <n ìi
Quando affannato , e fianco
Sovr* un nudo terreno         '■■ rvO iva - «n
Tofandò un dì V incatenato fianca :
"Ratto fentii deflarmi ' .^t.g^?
Da formidabil fuon di Trombe , ^</' 44fwr V
Ccc 2                                           Ne»
:
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s
388 T>ECEN.Itt.dellarMJ.lldelSEC.W.dal 1600.al 161 o.
Ko» fen&a alto [pavento 7
Sorgo da terra efentoy
Di fpaventojt gridi
Della Terra, e del Mar fonare i Lidi,
E veggio, 0 viftaofcura,
!
                                      Della Cittade infida
Grondar di jangue le fuperbe mura,
E dagli Alberghi accefi
Mijle dy alti lamenti
Volar col fumo al Ciel le fiamme ardenti.
Ovunque gli occhi volto
Altro non fo veder che fangue , e morti,
Le Donzelle infelici
Stracciano il Crine incolto         i
Le Spofe , e Genitori              ^
» Squarcìanfi il petto , el volto
Empiendo il Ciel di lamentevol voci ;
Ma i barbari feroci
Di ftrali armati 9 e d"* Arco
Con oflìnata guerra
Dell' oppugnata Terra
Al popolo fedel chiedeano il varco,
Qttando fu forte Rocca
Che innalza ver/o il Ciel la fronte altiera
Spiegar mirojji al vento
Del Tofco Duce la Real Bandiera ,
E cento voci , e cento                                                                        *
S1 udir con lieto grido
Sònar di Cofmo , e di Fernando il nome.
Sparfe di gielo il cor , d* orror le chiome
Fuggon V inique genti,
Quafi tremanti Belve ,
Agli erti Monti, alle ripofte Selve
Ma i Cavalter Tofcani
Ricchi di preda , e più di gloria alteri
Al rimbombar di Trombe alte , e canore ,
Al bel Regno Tofcan drizzati le prore. >
lo di gioja immortai giocondo il petto
Mercè del Grande Eroe , che air Arno impera
&ume ìtu
                            La dove fcende al Mar placida Lera
Francia det~                            Tonò Ubero il pie nel patrio Tetto , ''■• v;
to la Laerte Paffeg.Second. Vanne pur lieto al fortunato Regno.
Lat.Ligens.
                           j^ fCOYg€r potrai di Senna in Riva
4                 Incoronata il Crtn di Gigli , e d* Oro
Non fo fé Donna \o Diva ■•-'•» in «« f
Del gran SegfgjÈtiReal feudo , e foftegno, \ < ■ - * \
Hel cui bel gre$JÌ%) accolto                              ••i----"
«' -V-                                                          ■ J                                         Scherzar
X
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\
e ,01 V LI 0 ¥ M%2 G I. .■>..■':* 389
Scherzar vedrai quel glorìofo Infante 9
Ver cui P Aria tremante
Già veggio , 0 farmi impallidire il volto.
Fornito che ebbero di cantare ì Pafieggieri yk Barche unitamente can-
tarono il feguente Madrigale.
Su V Affricane Arene
Vedove Spofe incatenati, e morti
Piangan Figli, e Conforti.
Ma per V aure ferene
Rimbombi il canto delle Tofche Cetre.
Vejjìlli , Archi , e Faretre,
Ch'' armar barbaro Tergo t
Pendon dal Regio Albergo.
Ne molle piuma ancora
Le guance a Cofmo indora.
Rapprefentarono i due Pafieggieri con voce fonora , e bella maniera di
recitare Antonio Brandi y e Domenico Poggi y e il Madrigale fu per ec-
cellenza meffo in Mufica dal Rev. Mejfer Marco da Gagliano Canonico
di S. Lorenzo y e Maefiro di Cappella di Loro Altere Serenijfime y
o
mentre fi canto il Madrigale al fuon di varj Lnftrumenti y / Fafieggieri
della feconda Barca di quando in quando pefeando con V Amo y traevano
fuor dell' onde Pefci vivi y
e guidanti y fin che ambidue alla fine di
quello fi furono ritirate y e calate affatto dietro agli Scogli. Fu dilette-
vole la vifta delle due Barche y non folo per ejfer riccamente fabbricate y
ma perche fendo cariche di genti y fletterò femore in continuo motoy on-
deggiando in quella guifa che averiano fatto y fé nel proprio Mare fia-
te foffero. Da poi fopra un Delfino ajfifa comparve lagrimofa f e mefloL*
la Dea Venere y che sfogando con
/' aure y e con V onde il fuo, dolore y
fece forger fuori del Mare d fuoi lamenti Proteo con altri Dei y e feco
abboccandofi intefe novella del fuo fuggitivo figlio y il che quanto fojft-*
dilettevole a fentire y fi può giudicare dalle parole feguenti
.
Venere Torna deh torna Pargoletto mio.         : '
Torna che fen&a te fon fen^a core . H
Dove f afeondi oimè , che t* ho fattoio ? *: m
Chy io non ti veggio , e non ti fento , Amore -
Corrimi in .braccio ornai yfpargi d* obito
Quefìo che il cor mi Jlrugge afpro dolore, ">
«
         vvìCìV-
Senti della mia voce il febil fuono
Tra? pianti
, e tra* fofpir chieder perdono .
Proteo Bella Madre d> Amor'.,, che V aere , e /' onde -• ;
Sofpirar fai con fi pietofi accenti ,
Qual nel Celefie fen dolor x* afeonde ?
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35>o T>ECEN.IIldellaTl%IILdelSEC.W.dal i6oo.al 1610.
Venere
Il mio bel Pargoletto
V Anima del cor mio
, non è più meco.
Fenfa da qual martir trafit? ho il petto.
. D' ira a gran torto accefo %
Ratto come un baleno
?
Mi fi tolfe di feno ,
Ne fi ver fi qual parte il molo ha prefi.
Mal feguitar potrai
Fanciul
, che ha V ali, e mola r
Diva ; ma ti confila
,
Che prefio , e ben lo fai
Fa guerra
, e pace il pargoletto Nume
Già già per ritornar batte le piume
;
Già nel bel feno accolto
Veggi oh
, e veder parmì
DÌ mille baci filettarti il molto
.
Ma fi lunga dimora
Troppo m" affligge oimè troppo m* accora.
Ma tu
, eh* aperto il mero
Mirar da lunge fai
, Nume prefago ,
Dome vedrò del pargoletto Amerò
Lafifpirata Imago
?
Forfè fitto aureo Tetto
Di Gran Monarca f o Duce
Ferle Corti Re al prende diletto
?
Oh Dima, odio , e rancore
Quimi trornar potrai
, ma non Amore.
Tra lieta giomanez&a
Forfè trapala V ore.
Ohi Chegiomenilfiore
Amor non ben conofie
, e non appre%%a.
Forfè il medrò fra la canuta gente >
Ne quimi ancor
, che de' fredd" anni al geh
Forar le fiamme di fu a face fpente.
Dome f e fitto qual Cielo
Rimedrd dunque il mio perduto figlio
?
La dome il N obir Amo
Il fin rinfrefia a Flora
,
Felice Amor dimora
Di due gran Regi ajfpfi
Nel magnanimo petto
, e mi bel wifi.
Se in così bel foggiorm
Tofi
, bel figlio mio J*
Non far non far ritorna ; y V*
Godi pur lieto 9 ecco cb> io mengo anch' io.
Proteo
Venere
Proteo
Venere
Proteo
Venere
Proteo
Venere
Proteo
Venere
Fot
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^             TV LIO TAO^l G I.
Tot che Venere fi fu mofiaper ritrovare Amore , li Dei Marini ve-
nuti in compagnia di Proteo cantarono i feguenti verfi,
■■■■ ' ■" ■" '■■                      ■••                        h l-,~.' :.■                      ' !,'•,;. ... ... -           . • ,,,',. ;■,- i\ Il ÌJ*t *i'!;- ••'."* i'nf
•ù k!c.ìVi « £<?//* Dm /fr Opro o«ore,,!;, & $iiiv tih> ,0iZ0^;
: i
         :i.»i.'j Vajehce y va gioconda ri t3kIJn ?,.n
' •         La ve d* Arno in fu la fponda . \           ;',»f-^ -,
;|«         ",) ; , Ride lieto yefcper'&a Amore . >v
- > v^y^La in due lumi onefiiye finti ì:ii            fj
Tali amor fiette affina y ui,                     ,, r/f;;
, • i., Che dell'inclita Regina              ,,,, ■ ; ,,
-!:..:;                 Fa la Terra , e H Cier amanti,,         ,.:|.r. ,.,
t r                     Dtf magnanimi fembianti. ,... ,                 ,,\.> ; ,>....,
Del Gran Conno ardor Celefli                   « ,,,<}..,
Sparge tal che ogn alma vejte
Di wirtute
, e df/ ^///or^.
         x Bella Dea di Cipro onore, év.
il f on queff Aria da pia voci y & in compagnia dì più Inftrumenti
terminò il maraviglio/o Feflino con applaudo y e fatisfanione infinita di
chiunque vi fi trovò predente . V. Ec. con quefto breve avvifo goda quel-
lo 3 che r offenda fua ne permette
, e me confervi al foUto • nel numero de* fuoi
devoti y e per fine li fo riverenza , pregandole dal Noftro Signore lungo
corfo di vita 7 e di continuate grafie.
Di Fiorenza il dì i<. di Febbraio iòti. '                !
Di V. M, illujtrtft.
r Servit. Obbligatifs.
i                        Jacopo Cicognini
Fin qui la Relazione della Veglia . Con Modello pure del Parigi dicefi
faceffe Don Antonio de'Medici edificare le Cafe nuove, che in Via di S.Gal-
lo dalla Cantonata i che fvolta in Via delie Ruote incominciando s' eften-
dono per molto fpazio per la medefima Via fino al Campaccio , altrimenti
detta Via S. Reparata. Non pare , che fi pofla dubitare , che fua fufle an-
che la fatica delle macchine per la Reale Commedia , che fi fece 1' Anno
1620. per folennizzare le Nozze della Serenifs. PrincipefTa Claudia marita-
ta al Duca d' Urbino , giacche trovafi efiTeré flato dal Gran Duca Cofimo Libro delle
Secondo dato ordine, che tal Commedia fi facefTe fecondo che al Parigi fuf- Fortezze i2.
fé paruto che far fi doveffe. S'ereffe la Gafa Pia de' Poveri Mendicanti dal-5'"• ^6i°>
la Porta a S. Friano , alla quale fu dato principio 1' Anno 1621. e la gran
Fabbrica , per accrefcimento ? e reduzione al moderno del Monaftero della
Crocetta , e abitazione delle Serenifs. Fanciulle preffo la Santifs. Nunziata,
che aveva avuto fuo principio nel 1620. Volendo poi la Serenifs. Maria-.
Maddalena d' Auftria Gran Ducheffa di Tofcana T Anno 1622. dar princi-
pio a refarcire, accrefcere , ed abbellire la fua Villa , già detta de* Baron-
celli , alla quale per comandamento della ftefla fu poi dato nome del Pog-
gio Imperiale • il Parigi ne fece 1 Modelli , e conduffe quella grande , e^
nobiliffima Fabbrica,levò dagli Angoli del Cortile le Colonne tonde, e mei*
fé vi
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i&a mcEMim ài^Tm^iiMi $E£w:daii 6oo. ^ i * i o.
Jeyi sBilalM. quaìirk\ ^eceJl.feeHiffimo Stradone y<;hé \ dalla;, Pc^tia conduce a
efla Villa , le Font%e Vivala principio d^^fl^^^ qaeftorinede^ma Ann^
1622. volle queir Altezza moftràre qualche più ^apparente, e pubblico fo-
gno di gradimento alla virtù di queflf Uèmo^^éTatto dì 4. di Febbrajo gli
fpedì un bel Privilegio, nel quale, dopòàvèi" raccontati alcuni fatti virtuali
d' Alfonfo Tuo Padre,e più fervigf da elfo Giulio preftatì alla Cafa Serenif-
iìma, e fatto menzione delle fu e maggiori opere:, fatte fino a <juel tempo, gli
donò per fé , e fuoi defcendenti per linea maféuTirìa in infinito tutti i Ter-
reni , e Cafa comprefi nella metà del Balvardoye Baftionè porto in Firenze
in tefta, e dalla banda deftra di Via Chiara per andare alla Porta Romana
co* i folti fotto , e attorno anche air altra £orta del Baftìone dall' Orato-
rio , e Chiefa di Serumido fino al Portone d* Annalena, e lungo la Via che
va alla medefima Porta , i quali tutti Beni erano itati per prima dal Gran
Duca Cofimo dati a godere .puramente a lui. Con Modello , ed affiftenza-.
dì Giulio', per quanto io èbbi dal Maeftro di Campo Andrea Parigi di lui
figliuplo, fu eretta la Fabbrica, del Munifter nuovo , e fu fatta la Scala, che
ì|al fecondo Chioftro del Còhvenlo di S. Spirito de' Padri Agoftiniani , fa-
\è àt Éiórfnento'rlo di fópra*, é tutta la Fabbrica del Convento della Paco
de' Frati di S; Bernardo , fuor delia Pòrta Romana. In Firenze edificò , e
riduftè a ben' efae molti belliye gran Palazzi di privati Cavalieri , che io
Cralàfcia per fuggir lunghe^ y,€ die4e principio al condotto del)' acqua t
che dalla Porta a S. Gallo , fé ne va al Palazzo de' Pitti, e diflfemi Monfi-
gnore Lodovico Incontri Spedaliago ài S;Maria Nuova , torte opera fua la
Scala del Collegio di S. Giovannino , che dalla Lòggia del Cortile 'falò*/
alle Camere di fopra,e la Fabbrica che fu fatta con aver chiufa una viuz-
à\ o dotóetìòi Sciamo Chiafluolo , che dalla Via de* Martelli portava
alla Piazza di S. Lorenzo , e faceva termine allo fcarfo (ito, che occupava
allora effo Collegio. Quella Scala però non fu gran cofa lodata, ma quel-
lo che fra P opere? belle di quello Artefice e più da ammirar fi , èP accre-
fcirnento dall'uno, e P altro lato del Palazzo del Sereniflimo Gran Duca-.
aVPitti , edificio che pure con fuo Difegno , e reale magnificenza fu con-
dotto nel termine , che lì vede con univerfale applaufo de? più intendenti
dell'Arte. Attefe ancora talvolta creo" io per fuo divertimento ali' opere di
rilievo, e trovali in un Libro di Benefattori della Compagnia dello Scalzo ,
che egli fece di fua mano P Anno 1595. la Statua di Stucco , che fra P ai»
\\\<^. : 1 tre degli Apoftolì rapprefenta S. Simone, Doviamo a quefto Artefice la Io*
"de d'effere! flato il primo, che incominciaffe a intagliare in Rame coli' Ac-
.e; j; / q!lia forte piccoliffime figure j per rapprefentare con fpirito y proprietà ,, zj
vaghezza inpoca Carta Fefte pubblichete Apparati, dove compàrifeono in-
finite figure radunate infieme a quell* aziona , e in ciò fu egli Maeftro del
rnaggìorvUomo; che ancoreflb vivente, e di poi, ila fiato al Mondo , che
fu il celebre Jacopo Callot Lorenefe , il quale avendo imparato P Arte-i
d* Intagliare col Bulino da un tale Filippo Tommafini Franzefe Intagliato-
re in Roma , ma però avendo poca pratica nel Difegno, fé ne venne a Fi-
renze , imparò da Giulio il fegreto dell' Acqua forte , e il bel modo di di-
leguar con penna, e far piccole figure , e appretto di lui , e co' fuoi precet-
ti diventò quel grande Artefice, che fa il Mondo j ma di quefto parleremo
3V
                                                                                                più
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orai* 2ona^MMt\^mt^t%mm i, aoaa
$xx lungamente a ftio luogo. Di Giulio Parigi fi «edono intagliate jdi picco*
Je figure moltiifime Stampe^ e fra quefte
de.lt 160& IV Armata Navale degli
Argonauti rapprèferitata in Amo per le Nozztì dtl Serenifs. Gofimo Gran-*
Principe di Tofeana in numero vventun pezzi condiverfe macchine j e vedu-
te. Bel 1628. la prófpettiyar,r.é màcchine della Real Commèdia della Fio*
rà 3 compofizione ,d' Andrea Salvador! fiata fapprefentata per; le Nozze del
Serenifs. Odoàrdo Fàrnefe Duca di Parma, e Piacenza con la Serenifs. Mar*
ghèrita di TofcanaC, e queftè Tono d\ affai miglior maniera di quelle; del
léòS. e vi fi cònofce il primo modo tfi fare del Callotti fiio Difcepolo ; fon
cinque pezzi , cioè il primo intermedio , P avvifo di Mercurio a Berecin-
tiaHDea della Terra, ed alle Ninfe de1 Cam pij M fecóndo lo sbarco di Ve-
nere 9 e fua Corte ^condotte da Zeffiro nelle Spiagge Tirrene, il terzo Amo-
reche chiede la Gelosìa a Plutone; il quarto Tempefta commòffa da Amo^
re pe5 Campi di Tofcana, il quinto il ^fatalcdev fiori irrigati dal fonte Pe-
gafeo col Ballo dell' Aure. Nel primò4nterrhediorapprefentà,li Scena una
bèlla Campagna., nel fecondo Campagna con Mare, e Navi , nel terzo iti*
ferno , nel quarto ......s.. nel quinto Portici ,ue:fcoggè , Scena Civile cori
una bella Fonte ,'e altre macchine in aria. Il nominato Jacopo Callotti fuò
Difcepolo intagliò-dell' Anno 161 j. e 1616. molte carte di Fefte fattefi irò
Firenze per la venuta del Serenifs. Principe d* Urbino , é per altre fim'é*
occasioni , tutte con Difegno, ed Invenzione del Parigi , nel 0; vai. tempo
ilnGàllot -ancóra teneva la maniera del Maeftro ; ma fi vede'però; da atee
opere eh1 e* fece diilpoi ,chè non spalTarono moki mefi , eh' e' fi formò quella
bella 1, « unica tóaniera ,, con la quale fece quella gran quantità di mara-
vigliofe opere , ^ che fon note y né che noi dimoftrerèrrio nella vita di imO
Aveva Giulio Parigi eretta in Càfa fua una Scuola , o vogliamo dire Ac*
cademia , nella quale leggeva Euclide , infegnaiva le Meccaniche , Profpet*
tiva p Architettura Civile ., e Militare , e un bello , e ctiuovo? modo di toeè
candi penna vaghiffimi Paeiì . Quefta Accademia inoli Italamente era fre«*
quentata da fette fuoi figliuoli [a* quali tutti egli comunfà¥gran parte della
propria virtù 3 e da tutta la Nobiltà Fiorentina , ma era fi già fatta così fa*
mofa per I' Europa , che venivano appofta Principi), è gran Gay al ieri Ita-
liani,e Oltramontani,e fi ftanziavano nella noftva, CittàSolamente per ffte*:
quentarla, e per apprenderne quelle nobili Scienze^ e iDifcipline. Di quefta
Scuola ufcì P invitto Cavaliere Fra Ottavio Piccolomini Duca.d* Amalfi.'j
c,he'..fra-il* altre fue rare virtù ebbe quella deL difegnarè eccellèntemente^/q
Marchefe Aleffandro dal Borro poi Generai dell* Armi del Serenifs. Grati
Duca , il Mar&hefe Sant* Angiolo che fu Maeftro di Campo nelle Guerre
di Fiandra alP Attedio dì Buda per la Corona di Spagna•:•■;» poi Generale^
del? Artiglierìa del Serenifs. Gran Duca ^ Il Marchefe Gerì della Rena cne
militò in Fiandra per là medefima Corona , e di quindi pafsò in Ifpagnam
dove fu fatto Maeftro di Campo Generale , e~Gonfigiieré di Guèrra di Sua
Maeftà , al quale per benemerito diede quel Re una Compagnia d'Ordì-:
nanza nello Statoci Milano:.!Il C^nte v^eechio del Maeftro che tornando
d'Alemagna fu Generale dell'Artiglierìa di S. A. S. li Conte GammiJJo del
Monte ehefu iMaeftrò di Campo neila Guerra di Milano, il tRfarchefe del*
la Stufa che-4aTua. Maefti Cattolica ebbe P Abito d* Alcantara 9 poi fu Go*t
Hi
                                        Ddd                                    vernatore
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%94 T>ECEmiuat4w mjnM$MW'.Mi6oo>di6io.
vernatore Geheràle dì tivortìo^un Cefare- Aftognacci che militò bravamen-
te in Fiandra pntrtarBracéMi, che effbndo ftato alle Guerre di Fiandra fu
poi Colonnello di Livorndì ìt Maeftro di Campo Ercole Bazzicaivuè Difé-
gnatore in pernia bravidimo, in che feguitò interamente la maniera di Giulio
éifàr Paefi > de'quali, ficcómeanco di quelli dei filo Maeftro, molti fé ne vedo-
vò nell'altre volte nominati Libri del Serenifs.Gran Duca. Quefto Bazzicala
vué fu nativo deìlaCittà diPifa, ePigliòd'Aleflàndro Bazzicalvue , che nel-
la Guèrra co" Barberini foftennecon gran lode la Carica di Quartiermaftro; Eri*
cole poi fu Cameriere del Serenifs. Arciduca;df Infpruch , poi Caftellano del-
la Fortezza vecchia di Livorno^ e finalmente dèlia Fortezza di Siena; fu an-
che di quefta Scuola Lodovico Incontri Nobil Volterrano y il quale fervi
1* Altezza Séreniflìma del Grari ©uca Ferdinando Secondo in Ifpagna , Ca-
valiere intelligentifiìmod* Architettura , ilquale dopo aver fatto fare con^.
fuo Difegnò nelleCafe, che furono già de*Baglioni in ViaTde'Servi rimpet-i
to a S. Michele iVifdomini un bel Palazzo\-} e morto non è gran tempo in
• Carica di Spedalingo di S. MariaNuova ; fu ahche di quefta Scuola Anni-
bai Cecchi, che fi dice militafTe alle Guerre* Milano ; fu fatto Capitana
dell'Artiglierìa, e nelle Guerre del 1642. ebbe Carica di Colonnello' pu-
re dell' Artiglierìa . Furono anche Difcepoli del Parigi i tre Fratelli Fil
gliuoli di Grò; Maria Càntagàllina, Remigio che fu celebre in difegnar Pae-
fi a penna ^ Antonio Prete ^ che fi fegnalò nella Profpettiva ,ia quale* efer*
citò per fuo:diletto, e lafci£> molti Scritti in fimil materia ; e Giovan Fran-
cete© eccellente in far Paefi a |>enna, celebre nella Fortificazione . Quefti fu
dal,Gran Duca mandato in Fiandra , dove trattenutoli undici anni con una
Compagnia/di Cavalli in Carica anche d' Ingegnere, tornato a Firenze fe-
ce il Difegno di tutta la Fabbrica nuova Civile , e Fortificazione di Livor-
no , ficcome anche fu opera fuala nuova-Fortificazione della Fortezza di
Gaeta per il Re di Spagna ,* mancò alli v$. d' Ottobre 1656. E finalmente
fu della Scuola del Parigi il Colonnello Andrea fuo Figliuolo , che pure^
anch' elfo difegnò beni Aimo 4i »Paefi a penna , e fu ottimo Ingegnere ^ci/
nell'invenzione di Fuochi lavorati, in che pure ebbe Scuola dal Padre e fii
eccellente , morì nel 1678. De' nomi de* Gran Principi Oltramontani ^e_>
altri Sig. Italiani, che frequentarono quefta Scuola, non è rimafa memqràa .
Dirò folo che quei Nobili Cavalieri, dopo avere apprefe quefte beli' Arti dal
Parigi, dovendo tornartene alle Patrie loro, il lafciavano con tanto di fpia-
cere , che affine , che alméno a effb rimanèffe qualche memoria di lòroii,?
intróduflero un'ufanza, che ognun che partiva, gli donava una Tela j dove
era dipinto il proprio Ritrattoci quefte Tele era piena queìl' Accademia Q.
ed io ne ho vedute alcune^chesdopo varj accidenti" di quella Gafa fono àn-
cora rimale in eflèré. Ma già /che s* è fatta menzione de' Difcepoli del Pa-
rigi, dirò cofa curiofa raccontatami dal nominato Colonnello Andrea fuo fi-
gliuolo , ed e quefta : nelleff equenti rannate, che fi facevano la fera a ve-
glain èffa Accademia, affifteva. unofpiritofo Giovanetto Servitore dì Giulio
per ifmoccolare i lumi, e per apprettare gì* Inftrumenti , e altre comodità
rieceffàrieira'ciuei virtuofi efercizi ; coftui ftavaféne cheto cheto , ma in mo-
do che non parea fuo fatto , fempre coli* occhio addotto ài Padrone nel
leggere, ed infegnar che faceva alli Scolari, ed offervava tutto ciò cheque»,
s-foifìfmv
                                     ;!?fclJ                                          iti fa-
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GIULIO T A XI GÌ.            m
ti facevano ; e poi rubando al fuo corpo P ore del fonno , nella prò pria_
Camera il tutto ruminava in modo che facevafene Padrone. In capo a più ,
e più ann^quefto Giovane fi partì dal fervizio del Parigi , fé ne andò alle
Guerre d' Alemagna,e vi prefe foldo, Occorfe un giorno, che il fuoMaef-
tro di Campo ebbe a difegnare alcune Trinciere, e offervò il Giovane, che
era prefente,che quel Soldato non camminava in ciò con le buone regole-/
di Fortificazione , onde egli tanto fi fcontorfe , e tali dimoftrazioni fece-/ ,
che il Maeftro di Campo conobbe, che quel fuo modo d' operare a lui non
piaceva , e V introduce a parlare. Il Giovane con ogni rifpetto diffe, noo_.
parergli, che quel lavoro foffeben di fpofto, ne fecondo le circoftanze ,e'lb>
fogno prefente , allora il Soldato più per dileggio , che per altro ordinò al
Giovane , eh' e' fi provaffe un poco effo a fare com' egli averebbe fatto ,
e come averebbe richiefto il bifogno . Replicò il Giovane : Signore , fé io
non avelli conofeiuto chiaramente quel che io dilli effer vero, non Vaverei
detto ; e cominciò ad operare in altra forma , tutta diverfa da quella , che
aveva fatta il fuo Comandante ; ma quel eh' è più , diede poi dell' operato
tante , e tali ragioni , e così al propofito , che il Maeftro di Campo reftò
in un tempo ftefso , e ammirato , e confutò ; e fin da quel tempo pofegli
grand' amore , e cominciò a tirarlo avanti , e giunfe a tal fegno quella pro-
tezione , che il Giovane da una ad un' altra Carica pattando fi portò in_.
breve ad effer Colonnello in ricche provvigioni. Parlati alcuni anni coftui fé
ne venne a Firenze , e feco conduffe buona quantità di fuoi Servitori vefti-
ti a livrea. Aveva allora Giulio Parigi fua abitazione in Via Maggio verfo
S. Felice in Piazza alla terza Cafa fopra quella del Senatore Anton Miche-
lozzi , dove fono gli fporti , e che fa cantonata, e una mattina al tardi nel
tornarfene à definare vide venire alla volta fua quefto Soldato con quella-.
comitiva di Staffieri, che fino allora P aveva afpettato fui canto; videfi fa-
re un' allegro faluto , fentiffi chiamar per nome , e domandare come fé la
paffaffe ; egli non fapendo chi furie la perfona , che gli parlava , covrifpo-
ie con altrettante parole di cortesìa , ma non parlava più avanti , quando
il Soldato gli diffe, Sig. Giulio io fon venuto a definar da voi ; che ve ne-/
pare? ^ fenz' altro dire licenziò i Servitori , con ordine di tornarfene alla_»
Locanda , e fé n' entrò in Cafa col Parigi, che 1' accolfe con dimoftrazioni
d' affetto per fatisfare alla convenienza ; non già perch' e' fapeffe chi fi
fuflfe colui , che egli accarezzava ; allora il Soldato abbracciando Giulio lo
baciò in fronte , e gli diffe : non mi conofeete Sig. Giulio ? Io fono il tale
voftro Servitore , che mercè della pratica eh1 io feci in Cafa voftra per tanti
anni fono arrivato al pofto , che voi in parte ora vedete , e che io meglio
vi racconterò quando farò afolo afolo con voi; non fi può dire quanto Giu-
lio allora reftaffe maravigliato , e tanto più nel fentire eh' e' fece poi dal
Colonnello le maniere de' fuoi avanzamenti , e fé ne fretterò quella matti-
na infieme con grand' allegrezza in vaghi , e curiofi difeorfi ; e tanto bafti
aver detto de'Difcepoli del Parigi , il quale finalmente venuto l'Anno 16.,.
dopo avere con fama d' Uomo ringoiare impiegati gli anni fuoi, pagò il co-
mun debito alla natura, e fu il fuo Cadavero fepolto nella Chiefa di S. Fe-
lice in Piazza nella Sepoltura della Famiglia davanti all' Altare della fua^
Cappella di S. Felice, fopra il quale egli aveva fattodipignere a Frefcoper
*v
                                   Ddd 2                                        mano
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396 VECEN.IIldella TA^ULdel SECIV. dal 1600. al 161 o."
mano del rinomato Pittore Giovanni da S. Giovanni, ftato fuo Scolare nel-
la Profpettiva , e Architettura , il bello fpazio in luogo di Tavola , dove
fi ravvifa efpreflb il gran fatto di S. Felice di fpremere in bocca di S. Maf-
iirnino [ che vedefi giacere quivi tramortito fopra le nevi ] il maravigliofo
Grappolo dell' Uva. Ebbe il Parigi, come di fopra abbiamo accennato fet-
te figliuoli mafchi , e due femmine. Gli mafchi furono Alfonfo eccellente
Architetto , e Ingegnere , che reftò al fervizio del Serenifs. Gran Duca_j.
nella Carica del Padre ; Cofimo valorofo Soldato , che morì all' Attedio di
Cafale , Paolo Prete , Giovan Batifta che attefe alla Mercatura , Francefco
Soldato , Andrea il Maeftro di Campo valorofo nel meftier dell' Armi , e
in tutti gii altri efercizi del Padre , e Carlo Frate nella Religione Agofti-
niana,
GERIT PIETERSZ
PITTORE D' AMSTERDAM,
Difcepolo diCorneks Cornelìf^.
ERIT Pieterfz Figliuolo d'un Marinaro diSantuoort incli-
nando da fanciullo alla Pittura , nell' imitare gli efem-
plari del fuo primo Maeftro , in breve fi portò a fegno ,
ch'egli, chenelP Artefua appena giungeva alla mediocri-
tà , non fapendo altro più infegnarli, fu forzato a licenziar-
lo , acciò che fi provvedente di Maeftro migliore. Qyefti
fu Cornelis Cornelifz , che per far cofa grata ad un tale
Jacob Eavvaert amatore dell' Arte , e fuo amicifììmo , diedegii luogo nella
fua Scuola , trattennefi il Giovane apprefTo coftui due anni, facendo gran
profitto , dopo i quali flette in Haerlem quattro anni , fempre ftndiando ,
e operando da per fé ftefio a vifta del naturale , tanto che fece gran prati-
ca dello gnudo. Vivevafi egli in quefto tempo tanto innamorato dell' Arte ,
eh' egli era folito di dire , eh' egli non averebbe barattati i fuoi pennelli
colla Corona del Redi Spagna; e che maggior contento fentiva egli d' efifer
nato alla Pittura di quello che gli farebbe paruto poter fentire , fé e* fulfe
nato al regnare . Di Haerlem fi portò in Anverfa , e dopo il corfo di piti
anni viaggiò a Roma , dove pure affai fi trattenne , e finalmente fé n' an-
dò in Amfterdam , facendo fempre beli' opere di fua mano . Fu adoperato
molto ne' Ritratti , che riufeirono di tal perfezione , che a gran ragione
fervirono per ornamento de' reali Gabinetti , e Gallerìe . Ebbe molti Di-
scepoli , e fra quefti un certo Govert, che nelle fue invenzioni di Paefi y e
di Figure , efprefle concetti fommamente ridicolofi . Un certo Pieter Lanf-
man, che flato alquanto in Italia vi lafciò di fé buona efpettazione. Fu an-
il                                     che fuo
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G E\IT f I E T E\S Z.          35,7
che fuo Difcepolo Giovanni Lungo di Delft , che agli ottimi principj ave-
rebbe congiunta una maravigliofa riufcita nell' Arte , fé troppo per tempo
non gli fufle convenuto pacare il comune tributo alla natura , imparò da
lui Cornelis Jacobs di Deift , che riufcì buon Maeftro , ancora Cornelio
Enghelfer di Goude bravo Pittore,e buon Naturalifta , Geerit Noped'Haer-
lem ? che dimorò a Roma , ed in altre parti , e finalmente Zaccaria d'Ale-
maer, ed altri molti, che iolafcio per brevità.
DAVID VINCKEBOONS
PITTORE DI MALINES,
Difcepolo ài.............y nato i 578. ijf- ....
|'UN Certo Filippo Vinckeboons Pittoresche molto valfe
nel dipignere a tempera ,. nacque V Anno 1578. David
Vinckeboons. Quefti giunto all' età di fett' anni fu con-
dotto con gli altri di fua Cafa a Amfterdam, dove allora
abitava il Padre, e fotto la fcorta di lui,apprefe del mo-
do di dipignere, e non curandoti* d'andare alle mani d'al-
tri Maeftri , volendo all' incontro farfi pratico nel colori^
re a olio , convennegli ajutarfi da fé fteflb , il che fece da prima intorno a
piccole figure, alle quali diede molta grazia. Per Giovanni Bruyn di quella
Città conduflTe due Quadretti , in un de' quali efprelfe il portar della Cro-
ce del Signore con gran numero di figure proporzionate all' Iftoria ; nell'al-
tro una Fefta di Contadini ricca di belliffimi concetti , e avvertenze pro-
prie d' un buono , e bizzarro inventore , oltre alla vaghezza de' Paefi, del-
le Piante, e delle Abitazioni, nelle quali cofe in quel tempo riufcì fingula-
re. Dipinfe due Paefi , che vennero in potere di Caymoex di Francofoort y
in uno de' quali fece vedere il Cieco illuminato dal Signore , e nell' altra
una Fefta contadinefca. Dopo la morte del Padre fuo , che feguì del i6or.
dipinfe per lo Scrittojo dello Spedai vecchio una Tavola lunga quattordici
piedi , e alta otto , in cui figurò una Storia notturna , cioè una Piazza ,
dove vedeafi gran numero di perfone d' ogni qualità con lanterne , fiacco-
le , e altri lumi , che riufcì cofa lodatiffima. Per Gio: Coninz loro Pittore
fece due piccoli Quadri d' una Predica del Signore , ed una Fefta di Con-
tadini con vedute di Cafe, Navi , ed altre belle apparenze. Molte opere di
quefto Artefice furono intagliate per mano di Niccolò di Bruyn , che ebbe
una molto bella maniera d' intagliar Paefi. Ebbe finalmente quefto Pittore
fin da'fuoi principj una molto forte inclinazione a dipignere Uccelli, Pefri,
e altri Animali dal naturale. Dipinfe alcuna cofa fui Vetro , talvolta s* ap-
plicò a intagliare in Rame , e in tutte quefte cofe fu fempre d' ammirazio-
ne agi' intendenti di quefte Profeffioni.
                                      PITTO-
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PITTORI DIVERSI
DE LLA FIANDRA,
CHE FIORIVANO DAL MDC. JIL MDCX.
ENCHE Fino a quefto tempo non mi fia potuto riufcire
il porre in chiaro molti fatti, ed operazioni di varj Pittori
Fiamminghi di buon nome,che in ouefti tempi fiorivano
in Fiandra,ed in altre Provincie Oltramontane, a cagio-
ne del crefcere, che mi hanno fatto fra le mani le invefti-
gazioni,che mi fono convenute fare,ogni volta di tante,
e fi diverfe materie per il fine d'inoltrarmi alquanto nella
compilazione dell' opera , che io mi fon pofta a condurre ; con tutto ciò
non voglio io lanciare di dar quella poca di notizia , che di loro ho fin qui
ricavato colla traduzione di quanto ci lafciò fcritto in fuo Idioma Carlo
Vanmander Pittor Fiammingo con altre ancora pervenutemi d' altronde^ ,
con animo di voler poi, così piacendo al Signore , tornare a parlar di loro
più a lungo ; e quando egli avvenga che io non pofla ciò fare , ferviranno
almeno quefte poche notizie a fvegliare V induftria di chi volerle mai per al-
cun tempo ricercare di loro , altre cognizioni 9 e fupplire a'quello che ave-
ro tralafciato . Fioriva dunque in Anverfa Cornelio Figlio , e Difcepolo di
Francefco Floris. Qùefti fu Scultore di figure , Architetto , Intagliatore , e
Pittore braviflìmo. Operò con fi fatta diligenza , che per lo foverchi.o fpen-
dere di tempo ne'fuoi lavori poco follievo trafle dall' Arte fua. In Utrecht
Pauxels Morecls Giovane di poca età , eccellentiffirno nel ritrarre al natu-
rale che operò con iftraerdinarìa franchezza. Era coftui ftato Difcepolo
del celebre Pittore Michel Micreveldt della Città di Delft , In Haerlem_»
Frans Pieterfz Giobber bravo Ritratufta , e buon Ricamatore ftato Difce-
polo di Jaques Saury, dal quale però apprefe {blamente 1' Arte di far Pae-
fi . Fece Ritratti grandi al naturale , ed anche piecoliffimi , nella fteflk-.
Città Cornelio Claefz , il quale avendo per alcun tempo efercitata 1' arte
del Marinaro , e quella poi abbandonata , s' applicò al Difegno con tanto
amore che in breve fecevi gran profitto , e come ben pratico della marì-
narefca', riufcì fingulare nel Dipigner Navilj ; gli arredi di quelli immitò
così bene , che nel fuo tempo non ebbe eguale. Neil' Haya un tale Eriefì:
Krynfz Maes tornatofene in quelle parti dalla noftra Italia , dopo avere in
Roma prefa una bella maniera di far Ritratti , e Invenzioni . Nello fteflb
luogo viveva Ravenfteyn afl&i leggiadro ne' Ritratti. In Haerlem pure un
Giovane chiamato Hert Jafos Druynefteyn braviflìmo ne' Paefi . In Delft
Jaques Monfcher Pittore unìverfale ; in efla Città un bravo Giovane chia-
mato Pieter Geritfz Montfoortdi buoniffimi natali,che fu Difcepolo di Mi-
chel Micreveldt. Quefti s'ingegnò per ogni mòdo di ritrovare 1' ottima ma-
niera del colorire, e un'altro pure Difcepolo di Micreveldt chiamato Pieter
Diefickfen
* »
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:•■■
Diefickfen Cluyt^ il Padre dePquale dìpinfe bene fiori d'ogni iòne, de* quali
fece un bel Libro , ma in oltre fu^ così efperto nella cultura^ de' rnedefìmi^
che alla perizia di lui fu raccomandato ;iL Giardino di Leida ; rQueftò *Pifir
tro dunque, che in quelli tempi crai giovanetto; prometteva gran cofe diJè
per la fua bella maniera nelP inventare . In Àmfterdam eran due Fratelli
Pittori d' Anverfa , Bernardo Somer il primo , che fu marito d' una .figlia
d' Aert Miptéhs n Quefto Bernardo fu : valenti ffimo nel ritrarre al naturale:Fj
e dopo i grandi ftudj fatti m Italia fecefi buono inventore .<! Paolo Jl fecon-
do pratico in tutte le appartenenze delPÌArté ; fu anche-nella fteffa Città
d' Àmfterdam Cornelio Voort d' Anverfa , ancor! egli buonnRitrattifta |jfe
cui opere fi vedevano accompagnate da tutte 1* avvertenze proprie d' un' in-
telligentiflìmo Artefice , com' egli era:.&Franche un' Adamo Franeofoort
Tedefco figliuolo d' un Sarto yche venuto in Italia operò per qualche tém*
pò affai ordinariamente; ma datoli poi allo'ftùdio delle belle cofe di Romàl^
fece maraviglie in piccole figurefopra il Rame * Era cofa u*ngularé: in coftui
lo ftudiar eh' e' faceva più conrgli occhi , che sconcia mano; mercè P efle*
re d' una così tenace apprenfione , che col folo offe vare le belle Pitture #
talmente s'impofifeffava delle cofe confacevoli col fuo bifogno>q che fubitp
fé ne trovava affai migliorato. Viveva queft* Artefice;;che fu d' allegriilw
ma converfazione , P Anno 1604. in età di circa a trent' anni u, ed àppreS*
foai PifofefFori in grande ftima . In Venezia in quefto tempo fiorirono due
Fiamminghi uno chiamato Dierick d* Uries' delia Provinciasjdi Friniate UJIQ
détto Lodovico Toeput , che fi crede dì Malines ; il primo fece benifsima
Cucine , Mercati-, ed ogni forte di Frutte , ofiervando il bel colorito VejAteft
to, il fecondo tenne fua abitazione ordinaria in Trevifo. Fu ottimo Paefante^
Inventore eccellente/, e poffedè anche buona Letteratura * *
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TTEOD' ALFONSO
DI DOMENICO ROSSEUp
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Vi ''.-. '"'.*• ì-\.. ,'"•■ <".''■ . ":■-:', ■'.':». ''}■ ■ Ll'!'".: *'               « ,,■:»;'. . .".. . ' ; ;. iflOfTt' "30 !?ir|
^ifcepolo di Gregorio Tagani >.natò 1578. ^ 16^50.
SCRIVER la Vita di Matteo RofTélIi fuggettó non meno va-
lorofo nell'Arte fua, che ornato di quelle ragguardevoli
ntiA'Iirà />tio iiAnliAn/t <i »anrfoi>,fllfi'iii *"■»! wij^ ">» . T"Vi'*"» KtaTrll «irti»
ne , conciofiacofache alle di lui amorofe fatiche io mi
conofeà debitore di quel poco , che per abilitar me fteflb
a godere'ìldeflagrato divertimento in cofe appartenenti a Difegno, mi riufeì
d* acquif-
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400 ©£©pXWI.MM^                                      1610.
Hiacquìftarejnrtempodì;mia fanciuHezzar:w;iió;defto ià tempo di mia faft-
ptfllezza ^ 'c6me:chei)pocoda:me reputar fi pofla ciò, che negli anni della
jjuérizia nella Jffiìa propria Cala- allo fteffo fine era folita portarli a contri-
buire quali* ogni di la perfonatii;GarIo Dolci in quei tempi a-ppumto , che^
è^li incominciava a dare i primi faggi di fé fteflb , e della fua diligentiffìma
maniera f perche [ dico io ] infognai P efperiénzà, che quantunque utile cofa
fiatai piccoli fanciulli a fine d^apÈprofittaru*/nelle buone Arti P incominciar*
nse gli fludj negli, anni pie teneri /con tutto (ciò quelli poflbno dirli veri ftu-
df, i quali lòtto la (corta di Maeftro antico lì fanno da chi che m y negli
anni del più chiaro conofcimento. ,,i voA (b ::
'Per dar notizia delle qualità perfonali di tal Maeftro, mi fervirò non pu*
tutto ciò;, che io più volte-la me medefimo mi trovai a vedere, e co*
nofcere y ma di quelle cole eziandìo , che:per effere ftate né' fuoi tempi no-
ti fli me ad ogni perfcna , non hànriò chi punto-ne dubiti , e per quaritft al-
l' opere dì Pittura appartiene, di quello fono rpér valermi , che di propria.,
mano di lui io trovai fcritto in un piccolo Libretto, che oggi confervano quel-
li di fua Famiglia , ove per lungo corfo, d* anni ; dico fino all' Anno 163$.
égli usò di notarle , già che da indi in poi, o Me perche troppo fé gli ae*
crèfcenero P occafioni d* operare, o per altra qualfifuflTe cagione, egli s'af*
tenne dair,ufo antico di farne memoria. ,;:
           i i ,::...          . ,t... -ni
^aNeir Anno dunque 1578. agli io. dv Agofto a ore nove, e mezzo in Ve*
uerdì; veaàélalla luce il noftro Artefice ; il Padre fuo fu Cittadino di ftra*
ordinaria bontà y che § chiamòsAIfonfo, che fu figliuolo di Domenico Rof*
felli Famiglia riguardevole rie che in ogni tempo ha dato alle noftre Arti
Uomini di valore ,• Ja Madre ebbe nome Elena Coppi , la quale partorì al
Marito, comprefo Matteo;jfinòal numero di ventiquattro figliuoli. Il gior-
no ftefTo del fuo natale fu battezzato,e fé egli è vero che per ordinario ta-
li fogliono effere i noftri coftumi nella gioventù , e nell'età più matura-,
quali furono apprefi da noi nella più verde ; non fu gran fatto, che egli di-
f entalfepoi ufp ÉF omo degno, attefa 1* ottima educazione, che egli ebbe da'Ge-
nitori .Noti aveva il fanciullo ancora compito il nono anno , che avendo
dati aperti fegni di buon genio alla Pittura , fu pofto dal Padre nella Scuo-
la di Gregorio Pagani, ilquale vedendolo così ben còftumato,e più d'ogni
altro de* fuoi Difcepoli aflfiduo alli ftudj dell* Arte , e che ogni traftullo , e
ricreazione ricufava,che colf Arte medefima non (ì confacene, pofegli gran-
de amore. Erano le occupazioni di Matteo ne i giorni feftivi, dopo le folite
fue devozioni , il portarli alla Compagnia dello Scalzo a difegnare dalle,/
belle Pitture d* Andrea del Sarto , ed altróve ancora , dove la comodità ,
o'I genio di profittare il chiamava ; onde in breve s' avanzò tanto , che-/
potè effere di qualche ajutoal Maeftro. Pervenuto eh* e' fu all' età d'i ven*
tiquattro anni , al celebre Pittore Domenico Pafsignani convenne andare^
adórna4e:con inftanza domandolloa Gregorio, a fine di valerfene a boz-
zar P opere , cjje e'doveva fare nella Cappella Clementina ad inftanza del
CardinaleArrigone, e di Mpnfignor Paplucci, ed ottennelo» Venuto il tem-
po della ^stenza, Alfonfo fuo Padre, che fyifceratamente P amava , volle
accompagna|!lptfinQ fuori di Porta , e quantunque e'fapefie che la dimora
<iel figliuolo poco tempo fune per occupare i nel fepararfi da lui, fentifsi
*Uwpi&                                                                                                         di
\
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MATTEO ROSSELLI.             401
di Cubito prender la fantasìa da una forte apprensione , che quello doveffe
eflfere P ultimo addio ; al che fuceeffe uno ftringimento di cuore così impe-
tuofo ^ che egli fu per morire , credendo certo di non averlo mai più a ve-
dere, e così fu, perche nel corfo di fei mefi, che Matteo fi trattenne in Ro-
ma , ebber fine i fuoi giorni ; ed io non credo , che fia al tutto indegno di
memoria ciò , che in quello propofito fono ora per raccontare. Era Alfon-
fo y come fopra accennammo , Uomo affai devoto , e da bene , e fempre^
penfava a quel fine,a cui deve ognuno, eh' ebbe vita , pervenire. Vivevafi
egli per ciò con un continuo timore di quegli affalti , che in quel pericolo-
fo tempo fuoi dare il comune Inimico , a fine di pervertir la mente , e H
cuore anche de'più.giudi-, e come che egli fi trovaffe impegnato in una»,
affai numerofa figliolanza, molto atterrivalo la paura di quella forta di ten-
tazione, eh' egli diceva foler far provare in quelle tormentofe agonìe V amo-
re de' figliuoli , onde nutriva aelP animo un defiderio , e forfè chiedeva
a Dio cofa , che in ogni altro , che lui , per avventura farìa potuta parere
irravagante, e lontana dalla comune inclinazione degli altri Uomini, ed era
ài morirfi di morte fubitanea,per così meglio accertarli di fuggire così fatti
cimenti,e come quegli, che anche fi credeva, che tale fuffe per effere il fuo
fine da gran quantità d' anni avanti al fuo morire erafi cominciato , co-
in' egli diceva, a preparare per quella morte con grande, e non intermeffa
frequenza de' Sacramenti. Nel tempo dunque , che il noftro Matteo fé ne
flava in Roma , venne la Fefta di S. Michele Arcangelo , e méntre Aifonfo
la mattina fteffa fé ne ftava nel letto , fu affalito da interno accidente , che
non fi fa qual fi fuffe, e così fenza che alcuno di Gafa fé ne accorgéffe, con
una quiete , come di chi fi lafcia in poter del fonno, mancò di vita .Uomo
di tanta bontà , che chi per lungo corfo d' anni gli aveva amminiftrato il
Sacramento della Confeflìone, affermò di non averlo mai trovato infetto di
colpa grave. Quefte cofe ho io voluto raccontare, benché non molto con-
facevoli col mio affunto, a fine che minor maraviglia arrechi il riconofeere
da quanto io fon per dire,che il noftro Pittore tanto nella puerile età,quan*
to in ogni altro tempo d' una ben lunga vita , confervaffe in fé fteffo quella
bontà , che fu nota alla Patria noftra , e di cui ancor' oggi vive in molti
frefea la memoria , effendo veriflima cofa , che quantunque P avere altrui
bene inclinata figliolanza , reputar fi debba dono del Cielo , non è però \
che alla bontà di quefta non contribuifeano molto i buoni efempli aggiunti
all' ottima educazione de* parenti. Trattenne/!, come dicemmo , il Roffelli
nella Città di Roma per lo fpazio di fei mefi , nel qual tempo ajutò al Paf-
fignano ; ftudiò P opere di Raffaello , e di Pulidoro ; e fece alcune Pittur
re , con le quali , e con ajuti di cofta , che gli erano mandati da Gregorio
Pagani fuo Maeftro , mantenne^affai civilmente . Avuta poi V inafpettata
novella della morte del Padre., fe ne tornò a Firenze , e così il Maeftro
venne a fare nuovo acquifto<delP amato Difcepolo ; ma poco però ne po-
tè godere , attefo. che già avetfa egli incominciato a cadere in fi fatta in-
difpofizione di fanità , che non andò molto , che forte aggravando nel male
egli fi morì di tifico, e ciò fu alli 3. di Dicembre del i6qJ.
•'Morto , che fu il Maeftro , toccò al Roffelli a finire gran quantità di Tue
opere , che erano rimafe imperfette ; e quefto non tanto perche egli già era
*
                                                   Eee                                      diven*
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402 DECENJILdellaTA%.lllMSECJKdal 1600.ali6io.
diventato buon Pittore , quanto perche il Pagani , al quale egli Tempre aju-
tò , ne mai abbandonò fino alla morte , per fegno di gratitudine, non folo
avealo lafciato Erede dell' opere, ed altre cofe appartenenti all' Arte , ma
ancora di tutto il credito, e debito , che egli avelie avuto Copra quelle Pit-
ture, che non rimanevan finite : ficche fu parte Tua, anche per proprio in-
tereffe,il dar loro compimento. Quefto però fece al Rolfelli un'altro bonif-
fìmo effetto , e fu , che egli fin' allora aveva per rifpetto al Maeftro avuta
la bontà di vivere in Patria , quali fconofciuto ; fenza ne punto , ne poco
far pompa di fé ftefiò ; con tale occafione potè dar così buon faggio del
proprio fapere , che da quel tempo in poi , e fino eh' ei viffe ,"gli foprab-
bondarono fempre l'occafioni di guadagno,e d' onore . Molti furono i Qua-
dri , ai quali diede fine di fua mano ; e fra quefti un S, Giovanni per Mi-
chelagnolo Buonarruoti il Giovane , gran Letterato , e graziofo Poeta. Per
Ruberto Antinori un Quadro per la Cappella de' Pazzi in S. Pier Maggio-
re , e una Tavola , che fu mandata a Piftoja per le Monache di S. Fran-
cefeo. Di poi lo fteìfo Anno 1605. dipinfe da per fé la Cappella Domeftica
di Pier Bonn* , e del 1606. una piccola Tavola per quella di Jacopo Morel-
li; e fimilmente una gran Tavola della Concezione che fu mandata a Pifto-
ja. Circa a quefti tempi operò molto achiarofeuro per EfiTequie; le quali ope-
re gli procacciarono tanto credito , che fubito gli fu data a dipignere la-.
Tavola della Concezione , che fino a oggi vediamo nella Ghiefa della San-
tiflìma Nunziata all' Altare del Sagramento . Quefte ancora gli guadagna-
rono 1' amore della G. M. del Gran Duca Gofimo Secondo , il quale noti
ifdegnò bene fpeffò portarli alle fue Stanze per vedere V opere fue , ed egli
medefimo gli ordinò di fare un S. Luigi Re di Francia per Livorno , e un^.
David per il Palazzo . Di piti manda vaio egli talvolta a chiamare , maffi-
mamente in occafione di fue^convalefcenze , e non volle permettere , che
abbandonafse la Città, mentre ne veniva forte {limolato dal Duca di Man-
tova , il quale con afsegnamento di nobile provvifione chiamavalo a1 fuoi
fervigj. Dipinfe circa a quefti tempi più Quadri per la Soffitta di S. Defide-
rio di Piftoja , e fece due Tavole per la Nuova Ghiefa della Madonna di
Monfommano . Ad inftanza di Gerì de* Pazzi colorì una Tavola per gli
Uomini della Compagnia di Monte Murlo , e per commeflione avuta dal
Conte Cofimo della Gherardefca Vefcovo di Colle , un' altra ne dipinfe per
le Monache del Portico , della quale fece la fpefa Suor Diamante Canigia*
ni Monaca di quel Monaftero ; ad inftanza d' Aleflandro Gicciaporci per
la Chiefa della Madonna della Pace fece P Anno 1609. la Tavola del S, Fran-
cefeo, e per la folenne Entrata in Firenze della Serenifs. Arciduceffa d' Au-
ftria era flato molto adoperato nelle Pitture degli Archi Trionfali. ne* , -
Aveva il Rolfelli avuto da Gregorio fuo Maeftro ottimi precetti .riell* Ar-
te , come che era flato coftui un Pittore d' ottimo gufto, al che s' aggiun-
geva la felicità di quei fuoi tempi , ne* quali fiorivano i maggior' Uomini,
che in Difegno , e in Pittura abbia avuto la Città di Firenze , toltone il
Buonarruoto , Andrea del Sarto v e Pontormo \ e pochi altri ; tali furono
il Cigoli , il Paflìgnano , Santi di Tito , Criftofeno Allori , e iìmili ; onde
Matteo s'era fondato , quanto altri mai, nelle buone règolev e quantun-
que [ colpa per dir così del fuo temperamento quieto, e pacifico ] egli non
5 1                                              filile
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MATTE 0 % QSSEL LI.          40 3
fufle folito per lo più di dare alle fue figure un certo difciòglimento , e ri-
foluzione bizzarra, come altri hanno fatto , erafi però formata una manie-
ra vaga , e che dava altrui molto nelP occhio, con bell'arie di tefte,buo-
na invenzione, e accordamento ftraordinario , e quello che è più , fenza_*
che mai fi fcorgetfe in quelle un minimo errore in Difegno . Al che ancora
s* aggiungeva un' ottimo modo nelP infegnare, accompagnato da amore, e
carità, cofe tutte, che congiunte alla buona vita , eh' ei menava in quella
fua giovenile età , gli diedero fi gran credito, che non folo incominciarono
a pioverli Poccafioni d'operare, come dicemmo, ma ancora reftò in breve
tempo piena la fua Scuola de* primi ingegni, che nella noftra Città in quei
fuoi tempi avefse la natura deftinati a quelP Arte. Fra quefti fu Giovanni
da S. Giovanni , il Furino , il Vignali , il Balani , il Pugliani, Giovan.-
Batifta Vanni , Baldafsarre Vplterrano , Lorenzo Lippi , Stefano della-*
Bella , che poi riufeì infigne nelP intagliare ali* Acqua Forte fue belle in-
venzioni , ed altri molti , che troppo lunga cofa farebbe il nominare ; per-
che-non folamente coloro vi concorrevano , che desideravano attendere al-
la Patria , ma quegli eziandìo , i cui maggiori gli volevano accomodare in
luogo , ove infieme colP Arte avefsero potuto apprendere il modo di civil-
mente , e criftianamente vivere , perche le fue Stanze per P efempio di lui
tenevano un non fo che del nobile , e del religiofo infieme. Non avevano
in efse alcun luogo lebaje, non le bifehenche, non le riffe, che fogliono fe-
guìre fra i Giovani , ma il tutto rifplendeva per gravità , e decoro. Lo ftef-
fo Giovanni da S. Giovanni, che era uno de* più bislacchi , e ftrampalati
cervelli del fuo-tempo , bifognò che fi ftefse molto bene in riga , fé volley
perfeverare a ftar fotto Pocchio del Maeftro, e diventare quelP Uomo, eh' e\fu
poi. Ma tempo è ornai di pafsare a dar notizia dell* altre fue opere.
Lorenzo Buonajuti gli fece fare una Tavola della Concezione con più fi-
gure di Santi per una fua Cappella in S. Lorenzo di Piftoja. Dipinfe un Ce-
nacolo nel Refettorio delle Monache di S. Pier Martire , e per Sor Giulia
Sedi ni dipi nfe pure un'altro Cenacolo a Frefco nel fuo Convento in S, Cle-
mente, e per il Serenifs. Gran Duca colorì a olio un Quadro d* una S. Col-
letta , che fu mandato in Ifpagna, Una Tavola d' una Madonna con più
Santi per Livorno, ed un*altra ne dipinfe per la Cappella domeftica de*Sal-
viati. Per Enea Piccolomini un Quadro d* una Madonna. Per Bernardo
Vaniver P Anno 1614. dipinfe aFrefco una Lunetta del Chioftro della Nun-
ziata, in cui rapprefentò il B. Buonfigliuolo uno de* fette Fondatori deli* Or-
dine de* Servi , allora che dopo averne tenuto il governo per lo fpazio di
ventitre anni, ragunato il primo Capitolo generale in quel Convento P An-
no 1255. di confenfo di tutti i fuoiReligiofi lo depofe. Ad inftanza del,Prio-
re Ximenes dipinfe nel Coro di S, Piero Maggiore a concorrenza di Fab-
brizio Bofchi una grande Storia a Frefco, in cui rapprefentò Noftro Signore
Gesù Crifto in atto di parlare a* Tuoi tìifcepolu Per Vincenzio di Vettorio
dal Borgo a S. Lorenzo Fece una Tavola , un* altra per Antonio Puccini da
Sfcarperìa nel 1616. Alberto de' Bardi fecegli colorire un* altra Lunetta nei
Chioftro della Nonziata , ed in quella fece vedere quando Innocenzio J V.
diede ali* Ordine de* Servi per Primo Protettore Guglielmo Fiefco fup> Ni-
pote nelP Anno 1151. La Pia Memoria di Prete Vincenzio Puccini uomo
Eee z                                    di gran
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404 nECENJILdeUaTJ%IILdetSECaFJali6oo.al i6ig.
di gran bontà flato Confefibre di Santa Maria Maddalena de* Pazzi gli fe-
ce dipignere più Quadri per le Monache Carmelitane di S. Maria degli An-
geli , lo fteflb Anno 1616. Per il Commendatore dell' Amelia dipinfe a fre-
fco nel foprannominato Chioftro della Nunziata la Lunetta, in cui vedefi il
Beato Manetto , quando P Anno 1^47. ^u mandato in Francia a fondar
P Ordine colla fua Predicazione, Un' altro Cenacolo pure a frefco per Fran-
cefco Calderini fece nel Convento delle Monache degP Incurabili , e per
quelle di Santa Monaca un Quadro a olio d' un Crifto morto. A Pietro
Tacca celebre Scultore dipinfe un Quadro per Mafia di Carrara fua Patria,
e agli Uomini della Compagnia delle Stimate un Crifto morto con Angioli a
torno . Nel 1618. colorì a frefco per Francefco Campani un' altra Lunetta
in detto Chioftro della Nunziata , nella quale figurò Aleffandro IV. quan-
do del 1255. approva P Ordine de' Servi , e da facoltà di poterli per tutto
P univerfo al medefimo fondare Conventi . Quefta Pittura riufcì fi bella.* ,
non tanto per P invenzione , e colorito , quanto per lo maravigliofo accor-
damento, ch'ella ha in fé, che Pietro da Cortona ebbe a dire, che ella iuffe
la migliore, che fi vedeffe in quel luogo , e*l Paffignano pure diffene gran^.
cofe, e vaglia la verità il Roflfelli nel dipignere a frefco ebbe un talento,che
fu fuo proprio d' unire , e accordare perfettamente le fue Pitture , nel tem-
po che la calcina era frefca ; e per giungere a tanto , non guardò mai a fa-
tica , folito di porfi al lavoro alla levata del Sole , e fenza pigliare che po-
chiffima refezione in fui palco, perfeverarvi la State fino alP imbrunire del-
l' aria , e P Inverno vegliandovi fino alle cinque ore della notte ; perche
e' voleva elfo lafciare P intonaco,non che P intonaco lafciaffe lui, che però
non ebbe mai bifogno di ritoccare a fecco , e P opere fue non pajon fatte**
a frefco ma a olio.
Dipinfe pure lo fteflb Anno una Tavola per la Pieve dell* Impruneta , e
nel 1619. colorì a frefco una bella Vergine con Gesù in collo per lo Spe-
dale di S. Maria Nuova nella Via detta delle Pappe , che fino al preferite
fi vede affai ben confervata. In queft'Anno pure fece un bel Ritratto di Sef-
tilia di Buonarruoto Buonarruoti fanciulla, che poi veftì Abito Religiofo nel
Convento di S. Agata , il quale Ritratto confervano gli Eredi di Lionardo
Buonarruoti fra altri Quadri di mano di quefto Artefice.
Per gli Uomini della Compagnia di S. Carlo nella Chiefa di S. Michele
in Orto dipinfe la Tavola del S. Carlo colla Vergine , Gesù Crifto , e più
Angeli . A requifizìone d* Andrea Bandeni fece la Tavola dei Martirio dì
S. Andrea Apbftolo per la Chiefa d' Ogniffanti . Del 1620. colorì a frefco
nel Terrazzo fopra la Porta dell' Arcivefcovado una grande Storia di S. An-
tonino Arcivefcovo di Firenze , e operò molto nella facciata della Cafa-»
dell' Amelia. Per quei della Famiglia de' Corvini fece P Anno 1621. molti
Quadri da Camera , e Sala , e per li Padri Teatini per la loro Chiefa di
S. Michele Berteldi la Tavola del Beato Gaetano, e Andrea Avellino con
altre figure. Lo fteflb Anno operò per li Serenifs. Principi di Tofcana , ed
in particolare per il Cardinale Carlo de* Medici , e per la Guardaroba un
Trionfo di David colla Tefta del Golìa . Più Quadri dipinfe per il Duca di
Mantova, e per Vincenzio Baldovinetti di Poggio una Tavola s che fu man-
data a Marti, nella quale rapprefentò quando S.Pietro fanò il rattratto alla
Porta
*
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MATTEO \0S SELLI.         405
Porta del Tempio. Del 1622. colorì a frefco laj Volta della Stanza dettala
Stufa nel Palazzo Serenifs. le cui Pareti furono poi arricchite dal celebre,./
pennello del Cortona . Nel 1623. dipinfe la Tavola, che fu pofta fra altre-*
d* altri celebri Artefici nella Tribuna del Duomo di Pifa. Nella Rea! Villa
del Poggio Imperiale condufle molt* opere a frefco. A Simon Girolamo Ar-
righi Gentiluomo Fiorentino dipinfe la Tavola, che fu pofta nella Chiefa di
S. Brocolo.
Mandò una fua Tavola a Sangimignano , due altre a Paflìgnano , e a_j
Lucignano, e per la Chiefa delle Monache diCandeli in Firenze dipinfequel-
ìa dell' Aitar Maggiore. Nel 1620. per il Priore Agoftino Inghirami dipin-
fe una Tavola di fatti di S. Paolo Apoftolo, che è pofta nella lor Cappella
nella Cattedrale di Volterra. Per la Chiefa della Madonna del Pianto in_-
Arezzo fece una Tavola della Nunziata.
A Michelagnolo Buonarroti il Giovane altre volte nominato dipinfe un
bel Quadro , che dal medefimo fu affiffò al muro fra altri di famofi Artefi-
ci de' fuoi tempi in una delle Stanze della Gallerìa di fua Cafa in Via Ghi-
bellina , da fé fabbricata in quelle proprie , che furono abitazione del gran
Michelagnolo fuo Antenato, cioè nella Stanza, che egli particolarmente de-
dicò alla memoria delle glorie diluì. Rapprefentò il Roffèlli in quefto Qua-
dro, quando nell'Attedio di Firenze egli dalla Repubblica fatto uno de'No-
ve di Guerra , e Commeflariò Generale fopra le Fortificazioni, fortifica , e
difende la Città , e fpecialmente il Monte a S. Miniato. Nella figura d' un
vecchio con barba bianca , e berretta in capo ritraile al vivo Buonarroto
di Lionardo Buonarroti Pronipote di Michelagnolo.* in quella, che gli è ac-
canto d' uomo fenza barba, figurò V effigie di Francefcò Segatori! Antiqua-
rio celebre. In un Capitano armato efpreffe il volto di Sigiftnondo Buonar*
roti Figliuolo di Buonarroto , ed in quella d* un Giovane , che foftiene-*
un Modello , quello di Lionardo di Buonarruoto , e v* è la feguente In-
flizione.
                                                           • '
Mirifici> molibus Patri g aditum contro. Pontificia >; > >
Ccefareaqut Arma pari ftudio, ac pietate
munwit
.
Sotto quefto , e fotto un' altro Quadro fono di mano del Roffèlli due-/
chiarifcuri di piccole figure , in uno de' quali è eflb Michelagnolo , che-/
ritornando alla Patria v' è ricevuto dalla Repubblica con gran fefta , e_>
nelP altro egli medefimo in atto di ftudiare , e comporre in Poesìa. Fece
poi P Anno 162 j. per P Arcivefcovo di Firenze Marzimedici una Tavola ,
che fu pofta in Ogniflanti . Per Filippo Tedaldi un' altra di S. Filippo Be-
nìzzi per la lor Cappella della Nunziata. A Gio: Batifta d'Ambra una gran
Tavola della Concezione per la lor Cappella in S. Oriolai .
Condufle finalmente , tanto ne' nominati tempi , che di poi infinite Sto-
rie , e altri Quadri per particolari Cittadini di noftra Patria , che troppo
lungo farebbe il defcrivere . Ad inftanza di MeflTer* AleflTandro Berti colorì
una Tavola per le Monache degli Angioli in Via della Colonna. Del 1626.
per Niccolo Berardi dipinfe a frefco nel Chioftro de* PP; Predicatori di
S. Marco una Lunetta delP Iftoria della morte di S. Antonino , e nel pe-
duccio accanto fece il Ritratto di Totnmafo Gaetano egregio Dottore-/
Teologo ,
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*
r
%e>6 DECENJmJettàTMJII. delSBCW. Mitfoo. al 161 o.
Teologo, ftato Generale di queir Ordine, poi Cardinale , e Arcivefcovo di
Palermo f che morì in Roma 1* Anno 1533. Venuto P Anno 1627. ad in-
ftanza del P. D. Vincenzio Mattanti-< Teatino dipinfe una Tavola per una
Chiefa di quell' Ordine nella Città di Modana . Un' altra del Santifs. Ro-
fario mandò alla Pieve di Fabbrica ; un* a Sartiano , dove figurò la Vifi-
tazione di S. Lifabetta ; e quefta fece IV Anno 1628. per ordine del Dottore
Bartolommeo Goti. Altra Tavola mandò alla Madonna di Monfommano ,
nella quale rapprefentò l'Adorazione de* Magi, ed una a Malfa fatta l'An-
no 1629. ad inftanza di Pietro Tacca-. Queft> anno pure per lo Priore Atti-
lio Incontri dipinfe un Quadro di Maria Vergine , che allatta il Figliuolo
Gesù ; dal cui fplendore ricevono il lume la fteffa Vergine , e S. Giufeppe
con alcuni Angeli . A Don Grazia di Montalvo fece una Tavola , che fu
mandata alla lor Contea della Saffetta. Per lo Refettorio delle Monache
di S. Maria degli Angeli in Pinti , dipinfe P Anno 1631. un Cenacolo ; per
Pietro Tacca fece un? altra Tavola per mandare a Malfa , nella quale figu*
rò la Santiflìmà Trinità con più Santi ; per Io Marchefe Riccardi un bel
Quadro della Giuftizia , e della Pudicizia , e colorì a frefco la Cappella-.
Maggiore dèlia Chiefa delle Monache della Crocetta , dove è il Depofito
della Venerabil Madre Suor Domenica Fondatrice di quel Convento ; e per
Francefco Bonfi per la fua Cappella a man finiftra in S. Michele Berteldi
colorì la belliflìuia Tavola della Natività del Signore, nella quale ne'volti,
di due Angelétti , il primo che accenna verfo il Bambino , ritralfe Filippo
Bofchi vnelP altro , che gli fta dietro Domenico Bofchi fuoi Nipoti , di poi
morti in fancìullefcha.età, e nella perfona d' un Paftoreìlo Giovanetto, che
con la deftra mano tjen legato un Cane, e colla finiftra ftringe un battone ,
che gli pofa fopra la'fpalla ^ fece il Ritratto al vivo d* Alfonfo Bofchi al-
tro fuo Nipote, del quale parleremo nelle Notizie della vita di lui.Percom-
miflionedi Bartolommeo Tani l'Anno 1632, dipinfe una Tavola per S.Do-
menico di Prato. Per quei del Seta Nobili Pifani un' altra ne fece , che fu
meffa nella Chiefa di S. Francefco di quella Città. Per Giovanni Boni No-
bile Fiorentino dipinfe laTavola,che egli poi fece collocare nella fua Cap-
pella di S. Maria Maggiore, ed in quella figurò la Vergine, che porge a S. Fran-
cefco il Fanciullo Gesù, ed altre Figure, e da i lati della medefima dipin-
fe a frefco le figure dell* Arcangelo Raffaello , e Tobia , e un S. Gio: Ba-
tifta. Per la Chiefa di S. Antonio di Pifa conduffe V Anno 1633. ad inftan-
za di Giovanni Samminiatelli la Tavola della Santiflìmà Trinità , colle fi-
gure della Santiflìmà Vergine , e de i tre Arcangeli . I Quadri poi grandi
e piccoli , che egli tanto ne* tempi già; notati ,. che fino al 1635. conduf-
fe di fua mano per diverto* Gentiluomini, e Cittadini, e per diverfi luoghi
della Tofcana , fono per così dire innumerabìli , come ancora i lavori a_-
frefco , de'quali noi per non allungarci troppo , abbiamo a bello ftudio
tralasciati T molti de'quali conferva la Famigliale'Galli, gli Eredi del Ca-
valiere Dragomanni , la Cafa de' Guicciardini , ed altri .E già abbiamo fi-
nito di notare l'opere , che queft* Artefice di; fua: mano lafciò fcritte nel Li-
bro , di che a principio facemmo menzione;. A chi volefie ora rintracciare
il gran numerò di Tavole, Storie, ed altri Quadri, eh*e*dipinfe poi ne'di-
ciaifett'anni ^tàe e' fopravviffe, converrebbe deporre ogn* altro penfiero,
e la-
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MATTEO \0S SELLI.           407
e lafciare ogni faccenda tanti fono in numero . Noteronne alcuni , così co-
me m' andranno fovvenendo alla rinfufa , e fenz' ordine di tempo. Era di
fua mano nella Cappella Maggiore della Chiefa di S. Maria degli Angeli
delle Monache Carmelitane una gran Tavola di Maria Vergine All'unta in
Cielo , e nella parte più bafla molti Santi , e fra quefti la Beata Maria-*
Maddalena de' Pazzi Fiorentina Monaca di quell' Ordine, Venuto poi il
tempo nel quale , dopo la Canonizazione di efla Beata , fi cominciò a or-
nare ,o per dir meglio a rifare efla Cappella, per trafportarvi il Corpo del-
la Santa da quel luogo, ove per lungo tempo erafi confervato, cioè dall'ul-
tima Cappella laterale dalla parte dell' Evangelio , le Monache fecero ri-
muover tutto 1' ornato di Pietre lavorate, e levar la Tavola, e tanto quef-
ta , che 1' ornato medefimo con tutti i fuoi conci di Pietre venderono a'Mi-
niftri dello Spedale di Bonifazio Lupi in Via di S. Gallo , che il tutto fece-
ro porre in opera nella Cappella Maggiore della loro nuova Chiefa . E di
mano del RoiTelli la Tavola con più Santi dell'Ordine de'Predicatori pofta
in S. Marco all' Aitar di S. Domenico, e vi è la Vergine con altre Sante ,
che tengono V Immagine del Santo Patriarca, fatta a fomiglianza di quella
di Sonano,e nella medefima Chiefa all'Altare delRofario è un fuo piccolo
Quadretto, ove fi vede Maria Vergine, e Gesù in atto di porger' elfo Rofa-
rio a detto Santo . Il Senatore Giovanni Tornaquinci ha di mano del Rof-
felli una Storietta di piccole figure, rapprefentante una Coronazione di
Spine così ben colorita , che non e mancato chi a primo afpèttdP ha cre-
duta di mano del Cigoli. Circa V Anno 1644. ne' tempi che Pietro da Cor-
tona dipigneva per Io Gran Duca .le Regie Camere a' Pitti , fu dato a fare
al Roffelli una Tavola per una Cappella nella Chiefa di &Michele Ber-
teldi a man delira verfo 1' Aitar Maggiore, corrifpotìdente appunto all' al-
tra, per la quale egli aveva dipinto quella della Natività, e perche lo ftelfo
Pietro era folitobene fpeflò vifitarlo,e trattenerfi nelle me Stanze, e talvol-
ta ancora valerfi de' di lui Nipoti Alfonfo , e Franeefco in quali* opere ;
non già nelle figure , ma in quelle cofe ,le quali fi conformavano alla loro
abilità con gran profitto de' medefimi, il noftro Pittore non ifcjegnò- 4p cer-
care per la nuova Tavola il configlio da lui , njon folo nel!' Invenzione ,
ma eziandìo in ogn' altra fua parte , onde venmjgli fatto il condurre una-*
affai beli' opera, e forfè delle migliori,che ufcifiero mai da' fuoi pennelli,
toltone la fopranominata della Natività, la quale a parer de' Profeflbri ,non
invidia le Pitture del Cigoli. Rapprefentò egli in quefta la Stòria deìV In-
venzione della Croce, ove fi veggono belle attitudini, arie di Tefte nobili ,
e ben colorite , e nel volto , e perfona d' un Giovanetto, che fi vede aflìfo
fopra un piedeftallo d' una Colonna in atto d'ofifer vare, quell' azione, ritraf-
fé al vivo l'effigie di Roberto Bualfini allora fuo Difcepolo , il quale , fe^
morte dopo un breve giro d' anni non avefle tolto al Mondo , averebbe^
fatto gran profitto nelP Arte; quefti fu Fratello di Claudio Bua-fimi Dotto-
re dell' una , e dell' altra Legge, ornato anche di varia Letteratura , e do-
tato di fpirito di nobile Poesìa , il quale mentre quelle cofe ferivo (oftietiQ
degnamente il carico di Cancelliere del Monte Comune della Città di Fi-
renze-. ì'.. ,•; ;n';ciq oi-.r., rt:toia$ $',•
              ,-.cteJ               •■■•-.■.
Intempoeheefercitava la parte di Provveditore della Venerabile Cótrw
< >'
                                                                                          pagnìa
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«
4ò8 DECZmil della ?MJIl del SEC.TV. dal 1600. al 161 o.
pagnìa di S. Benedetto Bianco Ottavio Borgianni Nobil Fiorentino, dipinfe
il Roffelli a frefco nell' Orto della fteffa Compagnia 1' Immagine del Signo-
re orante nel tempo di fua agonìa, fecela per carità , come uno de'Fratelli
eh' egP era e ferventiflìmo , a perfuafione del Borgianni , e d* Orazio fi-
gliuolo del celebre Scultore Giovanni Caccini , il quale con diligenza , <lj
applicazione eguale al zelo , con che fiatone anch' egli Provveditore trattò
fempre gli affari di quel devoto luogo , volle egli medefimo aflifter fempre
alla perfona del Roffelli , a fine che nulla gli mancaffe , che poteffe con-
tribuire all' ottimo riufeimento delP opera, e n' ebbe 1' intento , perche ella
fi conta fra le migliori , che e' facefse , e fu anche P ultima fua Pittura^
a frefco.
A tale effetto non volle mai il Caccini , che il Pittore tornafse la matti-
ria a definare a Cafa , ma che rettafse quivi, dove egli era folito preparar*
gli una Menfa fobriamente deliziofa, ma fopra tutto di vivande confacevo-
liflìme alla di lui già mólto avanzata età , e lo ftefso Caccini facevagli da
Scalco; talmente che fuppofta la devota mente del Pittore, la devozione del
luogo , e dell* opera , che egli aveva fra mano , e '1 trattamento caritativo
del Caccini , e del Provveditore , egli Ci godè per quel tempo una pace, ed
allegrezza fi grande , che egli medefimo dicea di non aver mai conofciuti
per fé giorni più belli.
                                                   .
u, Viveva in quelli tempi ilRofselli irjfieme con Margherita fua Sorella con*
giunta in Matrimonio a Gio: Batifta di Francefco Bofchi Orefice afsai (rima-
to nel fuo meftiero di lavorar di filo, che fu Fratello di quel Fabbrizio, che
pure circa acquei tempi , ebbe fama in Firenze di Pittore eccellente , era-
no anche in quella Cafa i cinque figliuoli di Gio; Batifta , cioè gli tre Co-
pranomi nati con Francefco , e Jacm^ , i quali amava egli ne più , ne me-
no come fé propri figliuoli fiati fuffero , e tutti infieme fé la paffavano con
una pace , che maggiore non può defiderarfi in quefta vita , fenza che mai
fi fentiffe fra di loro», per così dire , primo moto di contefa. Così inoltra-
vafi quefta ben corredata Nave a buon vento verfo il colmo d' ogni felici-
tà , quando piacque a Dio , che ad ogn' altro , che ali* umane profperitadi
aveva fatta forgere una iì bella , e coftumata Famiglia , che incorninciafse-
ro a piovere tabulazioni fopra quella Cafa , finche ella giunfe a fuo fine ,
ma però felice. Tali furono la morte de'fopranominati due giovanetti Filip-
po , e Domenico, Alfonfo il maggiore di tutti, dopo aver fatte più oper<t^
in Firenze degne di lode , andatofene a Roma , in fui più bello degli ftudj
affalito da acuta febbre anch' egli finì in affai giovenile età il corfo de* gior-
ni fuoi. Rimafero Francefco, e Jacinto , il primo tutto dedito allo Spirito ,
e all' Opere Sante , tutto che aveffe fatto gran profitto in Pittura, nulla*»
prometteva di fé fteflb intorno a ciò che i Padri di Famiglia fogliono per
lo più appetire .Venne poi il cafo, che Jacinto il fecondo, e fra tutti il più
fpiritofo, e vivace, e quegli a cui rimanevano appoggiate le fperanze de' vec-
chi Genitori, e forfè afsai più dello ftefso Rofselli fuo Zio, tocco da Divino
Impulfo all' improvvifo fi refe Religìofo fra gli Eremiti dei Monte Senario t
talmente che conquafsata , e disfatta ornai ogni fperanza di vedere riabili-
ta , e propagata una Cafa , della quale poteva tanto prometterfi il po-
ver' uomo ,rimafe abbàttuto affatto . Qui veramente la carne:, e '1 fangue
Tito tì                                                                                                          non
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MATTEO XOSSELL 1.         4o9
non lafciò di far le fue parti, il perche Matteo, che già contava ben fctran-
tadue anni di fua età , cadde in un' afflizione profondifiìma f tanto che ap-
pena furono baftanti gli Amici,eReligiofi a ridurlo in flato di qualche quie»
te. Quindi avvenne [ cred' io] che egli venifse in breve afsalito da una len-
ta febbre , la quale ogni di più aggravando , finalmente il condufse al ter-
mine de' fuoi giorni, e così alli 18. di Gennajo dell* Annd i6jo. dopo aver
ricevuti tutti Ì Sagramenti di Santa Chiefa con fegni di gran devozione , e
rafsegnazione, ed in fommà tale appunto quale egli era vifsuto fé ne pafsò
da quefta all' altra vita , e nella Chiefa di S. Marco de' Padri Predicatori
nella Sepoltura del Santiffimo Rofario il di lui Cadavere
Rimale de* fuoi Nipoti al Secolo Francefco , il quale fattoli Sacerdote-/
non per quefto abbandonò 1* Arte, ma affai più Ci fegnalò nella bontà della
vita , onde ha datò materia a noi di particolarmente , e lungamente fcriyer-
ne a luogo fuo . Quefto mcdefimo fece il Ritratto del defunto Zio , ch^j
riufeì tale, quale potè ricavarli da un corpo morto dopo molta lunga infer-
mità . A quefto Ritratto fu poi dato luogo fra quegli degli eccellenti Maef-
tri nella folita ftanza dell'Accademia del Difegno . Diremo adeffo , cornea
per lo più è folito noftro, alcuna cofa più particolare della perfona del Rof-
felli, non folo per quanto appartiene alle cofe dell* Arte, ma ancora ad al-
tre qualità di lui.
Primieramente egli fu fempre aflìduo al lavoro fenza fpiccarfene mai , fé
non quanto i di lui Spirituali Efercizi per fodisfare all' umani necefiìtadi ri-
chiedevano. Studiò fempre -1* opere con grand* attenzione prima di metterle
in opera , ne mai imbrattò fuo pennello con rapprefentazioni ofeene , o fi-
gure, che punto fapefTero di poco modelto. Per ordinario fece fempre Sacre
Storie, ed Immagini; per lo che fu avuto in gran venerazione, non folamen-
te da' Religiofi, ed altre private perfone, ma eziandìo dalli fteffi Sereniffi-
mi, ed è fama che a perfuafione di lui fi moveffe il Gran Duca ad afsegnar
buona provvifione a chi dovea fervire per modello nell* Accademia del Di-
fegno . Fu uno de* quattro Maeftri deputati ad affiftere a i Giovani, che Ia_#
vanno a ftudiare, e quand* era di fettimana per qualfifuflfe impedimento non
tralafciava mai di frequentarla , il che voleva che facelTero tutti i fuoi Gio-
vani . Non ebbe mai genio a far Ritratti, ma nell*eleggere Parie delle Tef-
te per le fue figure, valfe molto. Veggonfi di fua mano Tefte di vecchi fatte
di gran gufto, attefo che quando s* abbatteva in qualche naturale a fuo mo-
do non guardando a fpefa procurava di farne il Ritratto , del quale poi fi
ferviva a fuo bifogno ; e una volta in fimile congiuntura avvennegli cofa-* ,
affai piacevole , e fu quefta . Aveva egli adocchiato un pover* uomo vec-
chio con faccia rugofa, e lunga, e folta barba, e tale appunto di fìfonomìa ,
quale gli abbifognava per un certo fuo Quadro , e accoftatofi a lui gli ad-
dimandò fé egli fi fufte contentato dilafciarfi dipignere, promettendo di pa-
gargli la fua giornata con qualche avvantaggio. Il Vecchio fu ben contento
efentendo di dover'effer dipinto licenziatoli col Pittore per tornar da lui a!
tempo concertato , meiTa mano a certe poche crazie , che egli aveva nella
fcarfella fi fece levar la barba, e ben bene ripulire il vifo. Venuta l'ora de-
terminata comparve alla Cafa del Roflelli , il quale gli addimandò , chi eì
fufse , rifpofe allora il povero , che egli era quello , che doveva efser di-
Fff                                            proto.
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41o VECBN.ltt.deUaTdt. IHJéSECMdal 1600. al 16 io:
pinto. Ma difse il Pittore, io voleva dipignere la voftra barba, e non voi ;
perche dunque vela fete voi levata, al che rifpofe il vecchio, veramente farei
io flato molto bene dipinto con quella barbacela,e voi per vita mia avrefte
fatta una bella Pittura, e però me la fon fatta levare, e ci ho fpefo anche
qualche cofa, Allora Matteo ridendoti della femplicità del povero gli pagò
la fua giornata , ne più ne meno, come fé egli P averle tenuto al naturale 9
e lo mandò a lue faccende.
Dava ottimi precetti nelP Arte , e con tutto che egli nelP operare averte
fuperiori a fé fteflb , nelP intelligenza però andava forfè a paragone di tut-
ti ; onde non è maraviglia , che alcuni fuoi Difcepoli portati da diverfo na-
turale , chi in una , chi in un' altra facoltà lo abbiano fuperato . Uno di
qùefti una volta mondandogli un Quadro fatto di propria invenzione gli dif-
fe , io e' ho fatto dentro quefta tal cofa , la quale non mi par che ci faccia
bene. Rifpofe il RofiTeìli, fé tu P averli fatta bene ella vi. farebbe bene , ma
perche tu non 1' hai fatta bene, ella noti vi fa bene. Ad un' altro, che gli
parlava di quanto fcrifle della Pittura Lionardo da Vinci, rifpofe quello che
io fo fare P intendo, quello che io non fo fare, non P intendo, effendo una
fteffa cofa appretto di me il non fapér fare ciò che s'intende, quanto il nul-
la intendere , e voile dire in fomma , che poco , o nulla vale quella teori-
ca, che non mai giunge alla pratica, concetto veramente ingegnofo, che mi
fa ricordare d' un nobil detto del noftro dottiflìmo Galileo nella giornata-»
prima de' due Siftemi, portato dal celebre Mattematico Vincenzio Viviani
nel quinto Libro degli Elementi d' Euclide, o Scienza univerfale delle pro-
porzioni,
ove di (Te: la Logica ,-come benijfimo fapete , è V organo col quale fi
filofifa ; ma ficcarne puòco/fere ^ che ■un' Artefice fia eccellente in fabbricare orga<*
ni ^ma indotto in faperli fonare
, così può effere un gran Logico, ma poco efperto
nel faperfi fer<vire della Logica ; ficcome ci fono molti
, che fanno per lo fenno a,
mente tutta la Poesìa
, e fon poi infelici nel compor quattro verfifolamente : aU
tri pojfeggono tutti i precetti del Vinci
, e non fapr ebbero poi dipignere uno Sga-
bello
: il fonar V organo non s* impara da quelli , che fanno fare organi, ma da
chi gli fa fonare : la Voesìa sr impara dalla continua Lettura de'-Poeti : il
dipignere s* apprende col continuo disegnare
, e dipignere , e il dimofirare dal
continuo fludio de* Libri pieni di dimofìranioni
, che fon poi i Libri matema-
tici (oli
, e non i Logici , ètc. fin qui il Galileo.
Quefto buono Artefice, non folo non dìfprezò P opere degli altri Maeftri J
ma ne punto, ne poco andò fuperbo delle proprie, non mai sfuggendo Paf-
iecondare P altrui giudizio , pur che e' fuffe buono , e quefto apertamente^
fece vedere in quanto dicemmo di fopra intorno alla Tavola della Croce
fatta con affiftenza del Cortona, ne farà fuor di propofito quanto io ora fon
per dire . Eranfi levati i palchi itati fatti nelle Regie Camere del Palazzo
Serenifs. a'Pitti per effer giàreftate finite le Pitture di Pietro, quando il Se-
renifs. Gran Duca Ferdinando volle efercitare un' atto della fua folita gene-
rosità , e fu che i primi a vederle feoperte fufTero i più vecchi Pittori della
Città , P uno era il noftro Matteo Roflelli , e P altro il Cavalier Curradi,
mandolli dunque a chiamare , ed alla propria prefenza volle che Io vedef-
fero , e già ne afpettava lor giudizio , quando il Roflelli a cui toccò a par-
lare il primo fenza nulla dire al Padron Serenifsimo fi voltò al Curradi, e prò-
»oMy
                                                                                        toppe
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MATTEO \0S SELLI.          41.1,
roppe in quefte parole. O Corradi, o Curradi quanto noi altri fìamo picci-
ni, che dite, che dite non fiamo noi ben piccinini? Lo fteffo Roffelli foleva
poi dire a me , che nell' entrar che ei fece in quelle Stanze , e veder quel-
le Pitture , fu prefo da una non fo quale infolita ammirazione , e tale, che
e' non gli pareva di vedere , ma di fognare di vedere , tanta fu la novità ,
che apparve alle fue luci , tutta in un punto.
Con quello, che abbiamo detto di fopra ci pare aver dìmoftrato a baftan-
za quanto egli fuffe amorevole , e caritativo verfo ognuno , la quale carità
ufava particolarmente co' i più ,e meno fuoi congiunti di fangue , tutti lar-
gamente fovvenendo ne1 loro bifogni, di che ne fa larga tefrimonianza,oltre
a quanto potrebbe dirli in particolare il faperfi , che egli co' gran guadagni
fatti in un lungo corfo d' anni , indefeffamente Tempre operando, fenza mai
fpender più di quello, che ad un modefto, ma pero civile trattamento di fé
fteflo, e di fua Famiglia abbifognava, lafciò un'affai fcarfo Patrimonio.Una
volta fra 1' altre un fuo parente affretto da non fo quale neceflìtà fulle due
ore di notte andò a trovarlo a Cafa , e gli chiefe in prefto cento feudi , ma
perche grande era la fomrna , temeva egli d'incontrare repulfa , e però gli
offerfe in pegno tutte le gioje della Moglie , ma il Rofselli avendo fentita^
P urgenza del cafo , gli contò i cento feudi, e non folo non volle il pegno
ma ne meno ne tolfé ricevuta . La fteffa carità usò particolarmente co' fuoi
Difcepoli, perche quando feorgeva ili eflì cattiva difpofizione all'Arte, pro-
curava d' affentarli, perfuadendò loro P applicare ad altro nieftiere. A que-
gli poi che feorgeva bene inclinati;^ non Còlo comunicava la propria virtù ,
ma porgeva ajuti grandi nelle loro'neceflìtadi. Infermò gravemente un fuo
Difcepolo di poveri natali,e Matte» mandolloa vifitare, ordinando al man-
dato , che fi faceffe dire fé a forta^gli avèrTe avuto bifogno, di denari ; tor-
nò il mandato colla rifpofta , chetali' infermo non bifognava cofa alcuna...
Egli allora temendo , che colui non averle per vergogna taciuta la propria
neceflìtà, da fé medefimo fi portò alla Cafa di lui, lo vifitò , e poi gli pofe
fotto il piumaccio un facchetto con dentrovi venticinque feudi , dicendo pi-
gliatevi quefti perche io fo che quando s' ha male fé n' ha bifogno. Coll'oc-
cafione,che le fue Stanze erano continuamente frequentate da Religiofi ed
in particolare da Cappuccini, ebbe campo di fare molte Tavole per luoghi
Pii. A' Conventi de' Cappuccini facevale fenza. alcuna ricompenfa, ed agli al-
tri luoghi Pii per maggiore ,? o minore , fecondo il concetto, eh' egli aveva
di loro abbondanza , o povertà . Non potevano venire a notizia Y altre-'
limoline in gran numero, eh' e' dava a povere perfone, perche facevale oc-
cultamente ; quefto bene fi fapeva , che erano fatte, non tanto per fovverii-
re j quanto per togliere altrui da neceflìtà, non per contribuire al bifognoj,
ma per levarlo affatto. Il più'apprezabile però che fecondo me luffe in lui
in quefta parte era il ricòmpenfar, che faceva prontamente , e volentieri
chi per lui s' affaticava , carità poco ufata da molti , perche meno intefa ,
ed una volta gli occorfe il feguente cafo. Doveva egli pagare una mezza__.
doppia per fua mercede ad un Contadino, e meffafi la mano alla tafea cre-
dette darli la mezza doppia , ma in quel cambio diedegliene una intera ; il
Contadino per allora non s'accorfe dell' errore, ma poco di poi riconofeiu-
tolo , lo palesò al Roffelli, e refegli la fua moneta. Quefti parte per il fuo
-         >:                                        Fff z                                    gemo
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412 DECENJlIJellaTjf^lHJelSEC.IFJaliéoo.al itfio.
genio liberale verfo la povera gente , e parte per aver vifto quelP atto di
(incerità , di nuovo la confegnò alle mani del Contadino, ordinandogli che
con la Aia povera Famiglia fé P andafle a godere per amor fuo, e tanto baf.
ti aver detto, e dell*opere, e delle buone opere di quefto Artefice, al qua-
le deve molto Ja noftra Città , e per P efemplo lafciatole di fue Criftian^#
Virtù , e per avere col fuo pennello abbellite , e Chiefe , e Palazzi , e Ca-
fe di privati Cittadini in gran numero, ed aver partorito alle belP Arti mol-
tiffimi fuggetti degni di non ordinaria lode.
ARTEFICI DIVERSI
CHE FIORIVANO IN QUESTI TEMPI
NE* PAESI BASSI.
N DufTel nel Brabante nacque di nobile parentado P Anno
1573. ENRICO GONDIO cheriufcìottimo Difegnatore,
e valente Intagliatore in Rame,e molto valfe in Orifice-
rìa ; coftui avendo attefo al Difegno appreflb di Giovan-
ni VVierex fi diede anche alle Matematiche, ftudjò Geo-
metrìa , Profpettiva,* Architettura , ed apprendo il Vec-
chio Giovanni Viedenvan Urife,e Samuello Macelefe in-
figne Architetto imparò civile , e militare architettura , di che fanno fede
le belle Carte , che fi veggono di lui andare attorno ftampate , ritrafle fe_>
ftefso,ed il Ritratto fu da Federigo Boutats intagliato, viveva ancora ques-
to Artefice nelPHaya.
FU anche buono Intagliatore PIETRO DE JODE DEN OUDEN Difce-
polo d'Enrico Golzio difegnò bene, trattenne»* gran tempo in Roma, ove
diede fuori opere molto finite , tornatofene poi in Anverfa fua Patria alli g.
d' Agofto del 1634. finì il corfo di fua vita , fu ritratto al naturale , e Pie-
tro de Jode il Giovane fuo Fgliuolo P intagliò.
DAVID JENIERS II Vecchio , che nacque in Anverfa P Anno 1582,
avendo apprefa l'Arte da Pietro Paolo Rubens, e da Adamo di Fran-
cofort chiamato Elfenhamer , divenne Maeftro eccellenti Aimo , io-
grandi , e piccole figure j morì P Anno 1649.
# # # #
** **
* * * *
>                                  i                                        DIODATO
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I
"                          ; •.■.-..■"•... 4,3
DIODATO DEL MONTE
PITTORE DI S.TRUYEN,
Difcepolo dì Tietro Taolo Ttybens y nato 1581. H^> 1^34.
U Quefto Artefice uno de' migliori Allievi , che facefse il
celebratiflìmo Pittore Pietro Paolo Rubens, e da efso per
V ottime fue qualitadi così ben vifto, ed accarezzato, che
non è così facile il raccontarlo , tanto che gli toccò r ef-
ferfi trattenuto gran tempo nella propria Cafa di lui , ed
averlo feguitato in molte parti d* Europa, ed efsergli (ta-
to in ajuto dell' opere fatto operare da' Serenifs. Arcidu-
chi Alberto, e Ifabella da quegli mandato al Duca di Neoburgo, che lo di-
chiarò fuo Pittore , fecelo fuo Architetto generale , e lo qualificò col titolo
di fuo Nobile Domeftico, e finalmente tornato a'fervigj d'Alberto, e d'Ifa-
bella , fu da' medefimi trattenuto fin che durò il corfo del viver fuo f cioè
fino all' Anno 1634. nel quale egli nella Città d' Anverfa fece da quefta_*
all' altra vita pafsaggio ; ma perche molte qualitadi più minute de* fatti di
queft'Uomo abbiamo riconofeiute in un publicoTnftrumento portato da Cor-
nelio de Bie Olandefe in un Libro fcritto da luì in fua materna lingua , in-
titolato V Aureo Gabinetto della Nobile Arte della Pittura , abbiamo giu-
dicato bene il portarlo in quefto luogo , ed è il feguente.
In Dei Nomine cÀmen.
Novenni unwerjiprffins publicum Infirumentum njifùri, infpeèlu-
ri > ?vel legi audituri y quod Anno a Chrijio Nato mdlejtmo fèxcente-
fimo ?v'tgefìmo otla<vo Inditione undecima ; Die qjero decima non<3U
Menfts Auguftì
, in mei Tetri de Tìreufeghern Notarti \ ac Tabelllo-
nis publici %egio Conftlio in Ducatu 'Brabantìg ordinato
, admiflì\ £3*
approdati y Teftiumque infraferiptorum prefentia , perfonaliter cotn~
parmt y llluftris Dominus Tetrùs Taulus Rubens Nobilis Domeftkus-
Serentffim<£ Infantis harum l^egionum felicis Gubernatricis
, uni^verfo
fere Terrarum Orbe celeberrìmus y'Ticlorumque hujus Se culi omnium
facile Trinceps y qui condefcendem bone fi £ petitioni Nobilis Domini
Deodati Vander Mont y nempè ut Tefiimonium veritatis daret Mura-
mento folemni in manibus mei Notarli y tamquam porfon£ authentlc$ y
ac public £ profitto
, dìxit 3 a0rma<vltf ac teftatus eji y <verum ejfè.
Quod ipfe eumdem Dominum Deodatmn quoad <vltatn ymores 5 %eli- ')
a; .'K                                                                p-ionem^
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414 VECENJIL della TJOyilJel SEC.W. dal 1600. al 161 o-
gionem y npfflen y ac famam onmtno nomt . Mac de eaufa quod fci*
licet multis ah bine Annis cum in Domum fuam y & vtBum recepì 9
& apud ipfum Dommum Comparentem Artem TiBonam dìjceret
,
quam quidem diBus Dommus Deodatus ab ipfis fundamentis ita
etmplexus e fi
, ut bre^ui tempore mirum in eadem <Arte progrejfurrL*
fecerit
, tpfo Domino Comparenti ranas interim regione?, pr£jertim
Italiam y aliafque mundi partes y ac locu perluftrante
, quo ipfe Do-
minus Deodatus eum femper fecutus y ac per itinera ubique comitatus
eft y nec non femper y ac -ubique locorum ita obiemperantem
, mtegrum
*veracem folertem fu£ y - aliarumque bonarum artium fiudiofum
, prò*
bum
, honeflum , ac denique humanum y & pracipug vera orthodòxe-
que Catholice Temane %eligionis amatorem
, atque fequacem fi pre-
buit y ut non tantum diBo Domino Comparenti 'Domino fuo Magiflro
charus y omninò fatisfecerit y fi d et'iam omnibus eum cognofientibusgra-
tus
, & acceptus fuerit y conftituto demum tempore elapfo y diBus Do*
m'mus Deodatus convocati* parentibus ejus y eum honore y amicttia
,
ac tumma Laude ab ipfo Domino Comparente dtfcejfìt y denique Ma-
trimonio pn&us ita reBè y honorifice y ac laudabtliter in hac Urbe
fé gejfìt
, ut omnium cum eo traBantmm fibt amorem y ac benenjolen**
tiam paranjerit precipue diBi 'Domini comparenti?
, cum quo in dies
fere <verfatur y de quibus omnibus confentut diBus Dommus Compa~
rens y & patiit prafatus Dommus Deodatus publicum y Jiye publica y
unum y <vel plura opima forma fioi confici Inftrumentum y(vel Inferu*
menta
, qu£ aBa rcel gejìa funt <Antuerpì£ m Domo diBt Domini
Comparentis y pmfentibus ibidem Jujio JLgment y & Guilielmo Tan~
eels Tefiibus ad pmmijjà n)oc0tis y habiiis atque rogatis. Etfigna-
<vit diBus Dommus Comparens fuo,nomine notam hujus in %egiftro
mei Notarli y m\quorum] fidem pr£fens Inftrumentum Signari %ogatus
,
$5* requijìtus*, Et erat fubfignatum. 5>, de Breufeghen Not, publicus,
r-.v Taulo infe&Uf firiptum erat • Noi mfraferipti teftamur yfidemque
facimusy'I'eirutn de Breufighen
\_qut precedens Inftrumentum fcrip~
Jtt y acfignamt \ effe Notarium publicum in hac C'invitate Antuer-
pierefidmtem ybom rìcmìnìs y mfkmf^y firipturifque per eum itaji-
gnatìs omnmo fmffe adhibitam
, & àdhuc adbiberi plenam fidem in
x                                                                     judicie
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DIODATO DEL MONTE. , 415
Judicio >& extra dlud. Datum Antuerpia, die <vìgefima fixta orfu-
gufa Jìnno mdlefimo fexcentefìmo <vigefimo oBavo
. $ubfigna<verunt
J: Werbeque Notarius
, L. de Halle Notarmi *U;h ur,
         rj .:
Fin qui le parole dello Strumento, e la legalità del medefimo il Lo ftefso
Cornelio de Èie porta poi immediatamente i feguenti verfì d* un' Epigram-
ma, dal quale fra altre cofe fi riconofce l'onore, che a tale Artefice fu fat-
to da Filippo Re delle Spagne, e qualmente egli, che pratico era d' Aftro-
logìa pronunziafse per via della medefima. il tempo di fua morte , e che»/
quefta gli fuccedefse , ficcome ei difse ; tale avveramento di fuo vaticinio
dobbiamo noi attribuire al cafo , non già a fcienza dell* Aftrologo , perche
veriffima cofa è , che efsendo noftra vita , e noftra morte nelle mani del
Grande Iddio , non è chi fenza Divina Rivelazione il tempo ,«e.l'ora ac-
certare ne pofsa.
                                           ; le                   '■ £l?jb5:renc->r
Intonuit tandem Regìs vox fumma -Philipp!
           nco e cnr/rfi
Sit par cum reti qui s nobilitate <òirfo, ' { 61 ^q ^dà:i
Bis Cex cum medio vitoe <vix luftra tenébat
!'.i1; r
Quin ( ut prasdixit ) mors fubeunda foret.
Ut diélum , eft aclttm
, fubiit nam fatafuprema -ri :
Pióior , & Aftrologus nobilitate vigens .
        -.u^: 0 * 05
■ in —11                                 i 1 II II II                  "' ." 1- . ,'        ' '                  '"tt*"' ì1'"'. '.....                    !                    I         I 1 1                      . .M 1 |,         1 II—»»-—
ALESSANDRO TIARINI
'". '                                                    . , ■ ■ ■                                                                                                       :"'-<■/                                                                                                                                           • *                                                -                                                                          ' i                                                                     • '■ : -i ■ '                                                                                                                                                                                                                                               .-■ ■■ s. ■;
l PITTOR BOLOGNES E,
Difcepolo di Domenico TaJJtgnàni, nato 1577. i^ 1668.
LESSANDRO Tiarini nacque nella Città di Bologna alli
io. di Marzo 1577. Fu dal Padre fino negli anni di fua_*
puerizia veftito d' Abito Chericale , non (o fé per defide-
rio , che egli avefse d'incamminarlo per quello ftato , o
pure per rintracciare qual fufse fua inclinazione , la qua-
le avendo poi fcoperta interamente contraria al Cherìca-
to , levatogliene ogni fegno , V incamminò per V Arte-/
della Pittura apprefso ad ordinariflìmo Pittore , o vogliamo dire più tofto
femplice indoratore ; ma poco con elfo fi trattenne il Fanciullo , perche-/
avendo Lavinia Fontana Pittrice veduti alcuni fuoi primi ftudj , volle che-*
egli s' accoftafse al già molto invecchiato fuo Padre Profpero Fontana , il
quale riconofcendo nel Fanciullo bontà di coftumi, ed ottima difpofizion^/
all' Arte, molto fé gli affezionò, e con fua aflìftenza, e con fuoi buoni pre-
cetti il tenne fempre apprefso di fé per quel poco tempo eh' e* vifse , ma il
Giovanetto
>
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f
4.1* VECENJIIJeMàt^IILdelSECJ^daliÓoo.al1610.
Giovanetto,avendo offeryàto la bella maniera di dipignere di Lodovico Ca-
racci, ftudiójfr molto per efiere da lui nella fua Accademia accettato: ma che
che fé né'ì\mk la cagione ,0 il capriccio | o qualche occulto fine di Lodo-
vico la cofanon riufcì \i ond' egli s* accodò a Bartolommeo Cefi , da cui
più che altra cofa , imparò il buon modo di dipignere a frefco , conciofuf-
fecofache il Pittore in ciò molto valefse . Frequentava T Accademia del Bal-
di ove Ci ftudiava lv ignudo , ne lafciava òccafione , che egli non abbrac-
ci afse perfar fi in efso intelligente , e pratico . Ma la tnfta forte fua fece fi,
che egli una fera incontrafse una briga con un certo tale, per cui egli rificò
d' efsere , o uccifo , a-uccifore , mercè che per difenderò* dalla petulanza^
di colui nel gittarfeli alla vita venne a fcoprire una Piftola , tanto che potè
bene V aggreflòre levargliela da* fianchi, ed ucciderlo ; ma ciò non feco>
prevenuto dallo ftefso Tiarino, che poftavi la mano glie le fparò alla volta
del petto, ma andò vano il colpo, mentre nell'agitarli que'due alla zuffa,
erane caduta la palla , ne altro era rimafo della carica che la polvere, e la
ftoppa , con che era ferrata , e così il Tiarino , ne uccife , ne fu uccifo .
Ebbe però per timor della Corte a fuggirli di Bologna , ciò che fece ben_.
prefto, pigliando fuo viaggio alla volta di Firenze, dove affatto sfornito di
quattrini , e d* amicizia , non Lenza favore del Cielo , non folo fi conduffe,
fenza che nulla mai mancaffe al fuo bifogno; ma appena giuntovi trovò im-
piego baftante per mantener fua vita , per iftudiare molto , e molto , e per
approfittarli nel!' Arte , e andò la cofa nella feguente maniera . SpafTeggia-
va egli per la Città , come far fuole-ogni viandante v che nuovamente giun-
ga in Patria non fua , quando 6 trovò in pofto rimpetto alla Stanza d* un^
Pittore chiamato Stefano Fiorini da i Ritratti ; perche in fimil forta di Pittu-
ra 'J era egli continuameite impiegato da quernoftri Cittadini , e fermatoli
a vederlo dipignere fentì dirfi dal Pittore : che vorrefte bel Giovanetto ?
Vorrefte voi forfè far qualcofa ancor voi ? Si bene , difse il Tiarino , anzi
non altro , che di quefto andava io cercando . Il Fiorini allora più per
ifcherzo , che per altro fecelo pafsar dentro , e poftoli avanti un Leggìo con
una Tela, ove era già fatta una Tefta al naturale, gli domandò, fé gli fuf-
fe baftatò V animo di fare a quel Ritratto il fuo collare a lattuga , e qual-
che parte del rimanente del veftito ? Si bene foggiunfe il Giovanetto , e pre-
fi a Tavolozza i pennelli, il tutto condufse con tanta preftezza , e bravura ,
che non pure i due Giovani del Pittore, ma eziandìo lo ftefso Fiorini , die-
der fegni di non poter contenerli in lor medefimi per maraviglia , ne prima
ebbe il Tiarini tolte le mani dalla Tela , che dal Fiorini fu fermato in pro-
prio ajuto alle fpefe, e con ragionevole falario . Ma la bravura del Giova-
netto nel maneggiare i colori fi fece in breve tanto nota fra quei delP Arte,
che venivano a pofta i Giovani del Pafiignano alla Stanza del Fiorini, fola-
mente per vederlo dipignere; finche andatafene la voce al Pafiignano ftelfo,
egli volle per ogni modo, che il Giovanetto, lafciata quella Scuola, ov' egli
altro finalmente non potea fare , che Ritratti , fi portalfe alla Stanza fua-»,
come feguì, e quivi per lo corfo di fette anni condufselo a tal fegno di per-
fezione , con Cuoi ottimi precetti , che eragli di grande ajuto nell' opero ,
finche convenne al Pafiignano portarli a dipignere le Tavole in Roma , di
che altrove facemmo menzione.ed allora lafciollo in Firenze a finire alcuni
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cibi \v. ALES SA NT) \0 T IALINI. 417
fuoi Quadri . La prima opera, che il Tiarino efponefse al pubblico, dicono
che fufse una Tavola de' Santi Vito, e Modefto per la Terra di Pefcia, do-
ve anche colorì la Facciata della Chiefa detta della Morte, e mandò anche
fue opere nel Territorio di Lucca . Pel Borgo a Buggiano dipinfe la caduta
di Lucifero ; nella Città di Pifa in S. Fridiano fece a frefco alcune belle fi*
gure per entro la Cappella di S. Brigida , e tre Tavole a olio . Sapemmo
ancora per teftimonio del Pafiìghano medefimo, avere egli dipinte in Firen-
ze, nel Chioftro di S. Marco de' Frati Predicatori tre Lunette a frefco , cioè
la Procefiìone de' Padri Domenicani col Papa , e co' Cardinali alla Sagra-
zione della Chiefa . La reftaurazione della ìtefsa Chiefa di S. Marco ftata^.
prima de' Silveftrini, e vi fi veggiono Cofimo , e Lorenzo de' Medici infie-
me a parlamento fopra la pianta della medefima alla prefenza d1 un Frate^
di quel!' Ordine , che fi dice che di tale reftaurazione fufse P Architetto , e
nella parte più lontana fi fcuoprono alcuni Manovali in atto di muovere una
Colonna , mentre in lontananza altri fé ne rintracciano tutti* intenti alla-*
nuova fabbrica; nelì' altra Lunetta fi vede S. Antonino in atto della memo-
rabile predizione fatta ad un Mercatante nel caricar eh' e1 faceva una fua_j
Nave, cioè che egli farebbe fcampato da una,orribile tempefta, ficcome fe-
guì , e vi Ci veggiono alcuni forti uomini , che legano certi grandi involti
di Mercanzie. Quefte opere però tutto che non lafcino di feoprire in fé ftef-
fé un' ottimo genio al far bene , non hanno che fare , ne pùnto , ne poco ,
e nei colorito , e nella grazia,, e nell'invenzione , con quelle eh' e' fece^
poi in Patria, e particolarmente col gran Quadro eh' ei colorì per la Chie-
fa di S, Domenico, che a parere del Paflìgnano ftefso non riufeì putito infe-
riore all' altro dipintovi da Guido Reni . Andavafi dunque il Tiarino trat-
tenendo in Firenze , che già fi era eletta per fua Patria , quando animato >
e quafi diffi forzato dagli amici , a cui già fi era fatta nota fua acquiftata-*
abilità , rifolvè di tornarfene a Bologna , e vi s' accasò . Fece in Patria le
molte opere , che fon note , e fra le principali fu la belliflìma Tavola in_.
S. Domenico, di cui poc'anzi parlammo, nella quale rapprefentò il Miraco-
lo dei Santo nel rifufeitare il Giovane . Dipinfe per la Chiefa de' Servi ìau.
Tavola della Prefentazione al Tempio di Maria fempre Vergine . Nel Gol*
ìegio di Montalto una Pietà . Nella Chiefa de* Mendicanti la Vi (ione di
S. Giufeppe intorno all' Immacolato Candore di Verginità di fua Spofa fat-
ta; Madre del Verbo Eterno , opera lodatiflìma ,. Nella Chiefa di S. Stefano
la Tavola di S. Martino Vefcovo , e finalmente in S. Agnefa nella Cappel-
la dei. Malvafia la tanto vaga Pittura dello Spofalizio di S. Caterina . Fu
poi condotto a Cremona , óve in una gran Tela dipinfe il Patriarca Si Do-
menico , in,atto di difpenfare ad ogni qualità di perfone il Santiflìmo Rofa-
rio. Quindi fi portò a Reggio , e molte , e grandi opere fece ad inftanza_»
di quei Principi . Fu poi infieme col Colonna chiamato a Parma , ove pu-
re molto fece . Fermatoli di ftanza con fua Famiglia in Reggio pure molto
vi operò , e poi fu richiamato a Parma dal Duca , e qui non debbo lafcia-
re di dir cofa , che di lui fi racconta , come che pofsa ella fervire di qual-
che efempio a' Pittori per ben governarli negP impieghi loro , e tanto più
quando faranno grandi, ed onorevoliflìmi. Accetto dunque il Tiarino V in-
vito del Duca , ma però con condizione di non obbligarli a dar compimen-
Ggg                                      to
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|18 T>ECEmilJella?£RJlUelSECWJdi6òo.ali6io.
m all' opere detonategli in tempo determinato , ma bensì di potere quelle
incominciate , anche lafciare imperfette per applicarfi ad altre , che in al-
tri luoghi gli veniifero offerte ; e quefto per potere fodisfare ancora ad al-
tre perfone d' alto affare , da sui era folito effer defiderato, e chiamato j
ma effendofi abbattuto a trovare in quella Città il Gavafette Pittore Moda-
nefe, che era un' uomo fpiritofo molto, e ben parlante, politico, e Corti-
giano , quanto altri mai ; con quefto ftrinfe particolare amicizia , ed un_*
giorno avendogli conferito il patto fermato col Duca di potere a fuo piaci-
mento levar mano dagl' incorniciati lavori per applicarfi ad altri , ne fu da
lui forte riprefo, ed erano le ragioni del Gavafette le feguenti. Diceva egli
quando il Pittore fi fa conofcere a' Grandi per uomo sbrigativo nell' ope-
rar fuo , elfi ficcome abbondanti fono di voglie , così anche di defiderio di
vedere lemedefime adempite a'ior giorni, onde non folo ne guadagna l'Ar-
tefice grazia maggiore, ma fi trova bene fpeflb in altre cofe impiegato dopo
le prime , ed èffervi anche quefto di più , che col lafciar 1' opere incomin-
ciate, davafi occafione a' malevoli, ed ignoranti di cenfurarle avanti tem-
po , e ereditarle in modo , che fi tolga al Pittore I' animo , el gufto per
poi ben finirle , e il credito altresì appreffo a chi le ordinò ; onde non è
poi così facile 1' effer di nuovo impiegato , ficcome fegue quando non fi da
tempo alla cenfura , la dove cominciata , e finita che fia 1' opera , o bella
o brutta eh' ella apparifea , bifogna pure ch'ella fi rimanga al fuo luogo ,
e che ella fia prefa , come ella e .Tali erano dunque le ragioni del Gava-
fette, Ma il Tiarino la difeorfe in altro modo , rivoltando gli argumenti a
contraria conclusione, perche dieea egli, che il troppo prefto sbrigar»*dal-
le Pitture , anzi fcreditava per ordinario l'opera , e 1' Artefice , conciofia-
cofache rare volte addivenga , che chi non è dell' Arte fappia perfuaderfi
che polTa far fi cofa buona fenza gran forza di braccia , e lunghezza di tem-
po , e che le cofe fatte altrimenti non condanni per fatte a cafo , e per if-
trapazate , e ciò per 1' ingordigia del premio , lafciato da parte il penfiero
di dar fodisfazione a chi fi debbe ; ed ai certo che il Tiarino bene 1* indo-
vinò, perche mentre fi ripofavano le fue incominciate Pitture, il Gavafette
appena dato principio alla prima opera , incominciò la feconda , non pure
per mpftrarfi fpedito , ma eziandìo per aflìcurarfi , che ella non gli fcappaf-
fe dalla rete , la qual cofa ben conofciuta dal Miniftro , che foprintendeva
fece fi , che egli lodando a .gran fegno la prudenza , el giudizio del Tiari-
no, affai biafimaffe il Gavafette , al quale non fu poi poflìbile 1' ottenere di
dipignere alcune Sale , le quali egli con non poco artifizio fi cimentò a do-
mandare . E' però vero che 1' opere fatte dal Tiarino riuscirono cofa ordi-
naria , non folo per gl'infiniti difpiaceri , che egli incontrò nel tempo che
£i fi trattenne colà , e per efferne fiato male ricompenfato , ma affai più a
cagione d' una fiera malattìa, eh' e' vi fi guadagnò , che obbligollo ad in-
terromperne il filo, e poi convalefcente, e debole di forze, e di fpiritoda-
re loro fine. Tornatofene a Reggio in fei anni , eh' egli vi dimorò , diede
finita la bella Tribuna , e più Tavole a olio per diverfe Chiefe , e poi tor-
noffene con buon capitale d' avere , e di ftima all' antica fua Patria , ove^/
godendoli i frutti di fuè fatiche per molti anni molto andò operando per la
Città , e fuori , fin che giunto ali' ultima vecchiezza , fenza mai jjpogliarfi
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„(?,.*.'. ^LESSJND%p TIA%INL        419
del defiderio d'operare, e del concetto d' effer quel di prima ( difetto ordi-
nario , quafi di tutti i vecchi ) volendo pure accettare quanti lavori gli ve-
nivano offerti ] incominciarono le fue Pitture a riufcir fi deboli , che prima
fecero conofcere ad ogni intelligente dell'-Arte, e poi a lui medefimo, che
effe appena fi poteano agguagliare a quelle della fua prima fanciullezza-*fr-
onde dato fine a dipignere , e fatto dono di tutto. P arredo pittorefco di fua
Stanza al Sirani , fi diede più arduamente che mai agli fpirituali Efercizi j
de' quali era fempre ftato amico , e dopo avere con gran pazienza fofferta
la privazione'della luce degli occhi, che poco di poi gli fopraggiunfe, per-
venuto al novantefimo anno di fua età per mera refoìuzione fece punto al
fuo vivere agli 8. di Febbrajo del 1668. II Ritratto di queft' Artefice fatto
di fua propria mano fi trova nella Gallerìa del Sereniflìmo Gran Duca fra
gli altri di mano d' eccellentifsimi Pittori, de'quali abbiamo altrove ragio-
nato.
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3 ■
'•; oJnw
P ITT O
I,
CHE FIORIRONO IN QJJESTO TEMPO
IN GENOVA, E PER LO STATO.
IO: BATISTA BRACCELLI Fu Difcepolo del Paggi , e
nella Chieda di S. Maria de' Servi fece una Tavola di più.
Santi. In S. Cofimo, e Damiano colorì quattro Quadri,
e già prometteva di fefteffo ottimo riufcimento, ma a ca-
gione del tanto profondarli nelli ftudj dell' Arte , fi fat-
tamente affaticò fuo naturale, che in età di 25.anni con-
vennegli chiuder gli occhi aquefta vita, e fu l'Anno 1609.
GIO: AGOSTINO MONTANARI Con un fuo Fratello , fece vedere di
fua mano nella Cattedrale di S. Lorenzo una Tàvola dell' Afcenfione
del Signore, ed un' altra fimilmente nel!' Oratorio di S. Andrea, con altre
in S. Siro nella Cappella di S. Marco.
CASTELLINO CASTELLO Stretto parente di Bernardo Caftello altro
Pittore Genovefe nella Scuola del Paggi Ci fece valent' uomo , molto
valfe nella compofizione dell' Iftoria , nei fare Ritratti in grande , e piceo-
liffima proporzione, ma quello in che egli fece affai più rifplendere la glo-
ria de* proprj pennelli furono le Tavole , che fi veddero di fua mano in-
S. Giufeppe , in S. Rocco,, in S. Francefco , e in S. Agnefe , altre ancora
ne dipinfe , che furono mandate fuori di Città in luoghi diverfi , una ave-
vane colorita per la Bafilica di S. Pietro per iftare a concorrenza di quelle
de' Maggiori Maeftri di quel tempo , ma per impegno ftato prefo non fo co-
me da alcuni de' Cardinali deputati alla Fabbrica , ella non vi fu colloca-
Ggg 1                                    ta
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1
420 T>ECEN.mMla?MJIlMSEC.WJal\6oo.d 1610.
ta altrimenti- Per lo Principe ài Mafia dipinfe una bella Tavola della ve-
nuta dello Spirito Santo , e altre fecene per lo Principe Boria , e per lo
Duca di Turfi. I fuoi Ritratti fatti in grande , che riufcirono fomigliantif-
fimi ebbero tale applaufo, che fino lo (tetto Antonio Vandich volle per fua
mano effer ritratto ; ritratte ancora il Chiabrera , e il Marino. In piccola
proporzione fecene molti , e particolarmente per la PrincipefTa d' Avello ,
buona quantità di Principi di Cafa d'Oria, i quali poi con bell'artifizio fu-
ron fatti dalla medefìma accomodare come in un volume. Pervenuto all'età
di 68. anni , e fu del 1667. fi portò a Turino , dove dopo aver fatto al vi-
vo il Ritratto di Madama Reale , e con effo quegli de i più principali di
quella Corte , e trattone grandi ricompenfe , affalito da acuta febbre , pa-
gò il debito alla natura circa al fettantefimo di fua età, lafciando a' pofteri
aggradevoli memòrie di fue virtù. Rimafe un fuo figliuolo chiamato Nic-
colò , che nella bella facultà del ritrarre al naturale non fu al Padre
punto inferiore. Sarebbefi quefto potuto chiamare ben for-
tunato nel poflèffo di ben centomila lire lafciategli
              ___
dal Genitore, fé egli pur troppo dedito
al giuoco non aveffe a quelle
ben prefto data fine.
1
J £ F IN E
INDICE
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421
I N D I C E
ELLE C OSE
I :'
PIÙ NOTABILI.
Sf*":.
: ' :
Antiveduto della Gramatica Pittor Se*
nefe 246.
Artemifia Gentile/chi 290.
Aurelio homi Pittor Pifano 290*
A
ABraam Bloemaert Vittore di Gor»
fivim a car.
241.
Accademia detta de* Defiderofi infti*
tuìta da Annibal Caracci 74.
Adamo Fan Oort Pittor d" Anverfa 163.
Adamo Elshamer di Frane foort detto
comunemente Adamo Tedefco 228.
Aecl Mitens Pittor di Bruxelles , fua
vita, e fue ftravagan<Le 122.123.
Agnolo Carofelli 307.
Agoftino Caracci Pittore, e Intagliato*
re Bologne/c 6q. Bm Pitture 70. 71.
S## mone "fi.
Alefiandro di Criftofano di Lorenzo
Allori 182. S«tf worfe 186.
Alejfandro Tiarini Pittor Bologne fé 415.
Alejfandro de' Servi Canon.Fior enti no 1.
Alejfandro Maganz,a 207. £#e o^?ere
207. SW worfe 207.
Andrea di Riccardo Comodi Pittor Fio*
ventino 260. Sue opere 261. - "•
Andrea Vicentino Pittore , fue opere |
e /«# morte zio,'■tiì.'^wmò *
Andrea Semini 222. ,i£X £t:-V;»T'
Annibale Caracci Pittor Bologne fé 72.
£«e Pitture in Bologna ; e altrove 74.
S#tf jwo^e 80.
Antonio Sufini Scult or Fiorentino 272.
Antonio Vafflacchi , /#/* <t>/># 205.
5«# wiorte 206. Kotiz.ie'ad efìd ap-
partenenti
206. ■-..:' ,..•;;/ : fetks* a*V ■-&
Antonio Fòder Pittore 211.
Antonio Vicentino detto Tognone Dif-
eepolo di Batìfta Zelotti 214.
B
■ ■,
BAldaffar Galanino Pittor Bolognefe
fua grand"1 abilità mi far Ritrattici
.
Baidafsar Lauri d* Anverfa Pittor dì
Paefi
307.
         ' ?*<
Baron di Prin^ifiain mandato con Re*
gali dal Duca Cofimo Primo al Du-
ca di Sajfonia
3.
Banolommeo Cefi Pittor Bolognefe $4;
^5* %®' < ;^* ì^s '■■ ■;'**
Banolommeo Pafserotti Pittor Bologne-
fe
ioi. Qualità, e *#/<>»» di Ttbur-
<z,io
, Aurelio , P afterotto , e Ven-
tura fuoi figliuoli'
102..
Banolommeo Carducci Pittor Fiorenti-
no r fra vita iff. Ajuta a Federi-
go*'buccheri nella Pittura della Cu-
pola del Duomo della Città di Firen-
ze 155. Va in Spagna a dipignere
neir Efcuriale
, e mien fermato a% fer-
vigj di Filippo IL Re di Spagna
156.
Sua morte 160.
Banolommeo Gagliardi detto lo Spa-
gnoletto
222. C f*m
Bajiiano Cardi Cigoli intagliò in Ra-
me le Figure del Trattato diProfpet-
t iva di Lodovica Cardi Cigoli?fio
fratello
43.
                            .- ^
Ggg 3                       Batìfta
-ocr page 428-
4* f^
Batifla Kaldini Pittore 177. Sua ma*
ni era di dipignere
181.
Dtonifio Calvari Pittor d% AnverfeL*
gq. Sua vita g^j. Fu Di fcepolo di
Profpero Fontana
97. Sue opere fat-
te in Bologna
98. Sua morte 98. S«a
grande abilità nel conofcere t Dtfe-
gni de" grand"* uomini gg.
Diodato dal Monte , Pittor di S.Tru-
yen
413.
Domenico Fontana da Mili, Architet-
to ^ fua nafcita,efua vita
106. Vien
dichiarato Architetto dal Pontefice Si-
fto V.
107. S«e opere 107. 108. 109.
110. Breve Notizia della qualità ,
e grandez>%a delV Obelifco trafporta-
to dal Fontana fulla Pia<z,%a di S.Pie-
tro
107. Vien dichiarato dal Conte
di Miranda Viceré di Napoli Regio
Architetto
1 io. Sua morte 1 io.
Domenicor Pajflgnani ,' fua vita 130.
Sue opere in S. Marco Chiefa de'' Pre-
dicatori
133. Viene onorato da Cle-
mente Vili, della Croce dt Cav. dì
Criflo
135. Suevirtuofe qualità 140,
141.
Domenico Zampieri detto Domenichino9
Pittore
, e Architetta Bolognefe 344.
Dipinge in Napoli nella Cappella-*
del Te foro
350. Sua morte 352.
Domenico Rivello 223.
<■
CAmmillo Procaccini Pittor Bolo-
gne/è
102. Sue Pitture in Bolo-
.gna yed in Milano
103.
Cammillo Mariani Scultore , e Archi'
tetto Séntfé
' 24j. .*
Cappella diBafliano Montanti i%z. Vien
dipinta da: Alefandrò Allori
182.
Cari' Antonio Procaccini Pittor Bolo-
gne fé
, fratello del fopradetto 105. Sue
**^Pitture di Paejì ^Frutti ^e Fiori 105.
Carlo Van Mander Pittore, e Poeta di
Meulebrech in Fiandra
, Dtfcepolo di
Luca Van Eert
197. Sua origine 197.
Sua rifoluzyionea viaggiare igH. Sue
fipere in Roma, e nella Patria igS. Sue
di (grafie
199, Sua morte, econquul
pompa fujfe onorato il fuo corpo
200.
Ce]are Aretufi Pittor Bolognefe ^fua vi-
ta
ÌI9. y\ e .■■'?;O fcV<\C\ ;>, 'lM;
Cf/2rr* *//* Cor^<r 22f; »i
Cbiefa rf/ S:-Michele detta dagli Ante-
nori fabbricata con Difegno di Mat-
teo Kiget ti
SfytlfcWVì • ,i
C*Vf # ^/ Genova, e Notizie di Pitto»
ri y che vi fiorivano 215. \
Claudio Ridolfi nobtl Verone/e , Di fce-
polo di Paolo Veronefe
209. Sue ope-
re 9 e fua morte zio.
              „ < n
Cornelts Cornelifz» Pittore di Haerlem
■234. ■■■■- v.;„à.-. ■' .^^: -;
Cornelts Danteerts de Ry Architetto
d* Amfterdam àéfy
Cofimo Daddi Pittor Fiorentino 162,
E
E Millo Savonan^i Pittor Bolognefe f
fua vita
105.
Enrtck Cornelijfen Uroom di Haerlem-,
Pittore 231.
.,■:.
UM »j». n
db»*'
FAbbrivio Bofcbi Pittor Fiorentino,
fua vita 2
50. Sua morte 2 $6.
Federigo Barocci Pittor d* Urbino 9
Vifceplo di Batifta Veneziano
, fua
'-
                              *vita
sii
T^-ifwV WnckebQOHs Pinot di Mali'
nes 397,
-ocr page 429-
<vita ito. Breve notizia della di-
pendenza di Federigo Barocci
in.
Sua morte 116. Inferitone Sepolcra-
le pò fi a al fuo Sepolcro
ri 6.
Felice Riccio detto il Brufa Sorci Fi»
gliuolo
, e Difcepolo di Domenico Rie
ciò in. Sue opere zìi. Sua morte!
13.
Fra Cofimo Piatila Pittore di Caflel
Franco 1
14. Suo allontanamento dal»
la Religione
, e fua morte 214.
Francesco Gran Duca di Tofcana 4.
Sua morte 4,
Francefchino Caracci y fratello d* An-
nibal Caracci PittorBolognefe ,fua
(vita
65,
Francesco Vanni, Sene fé Pittore, e Ar-
chitetto
, fua vita 143. Ottiene la^.
Croce di Cavalier di Cri fio dal Car-
dinal Baronio per la Tavola da lui
fatta per la Chiefa di S. Pietro
144.
145. Sue opere 14 j. Sua morte 145.
Francesco di Gio: di Taddeo Ferrucci
daFiefole Scultore
190, Lavora nel»
la S. Cafa di Loreto per ordine di
Clemente VII. 190. Fu il primo, che
trovajfe il modo di temperar gli/car-
pelli per lavorare il Porfido
191.
Francefeo Albani Pittor Bolognefe 3 39.
Sue opere 340.$## morte^i.Suoi ufo»
rifmi fopraV Arte della Pitturaci.
Francefco Badens Pittor dAnverfa 244.
Fulvio Signorini Scult or Senefe 153.
hit erto jo. Sono parimente dì fua ma-
no le quattro Statue
, che attorno a
detto Coro fi veggiono %o. Di fua ma»
no fon pure le due Statue
, che fi veg-
giono fui Ponte a S, Trinità rappre-
fentanti V Efiate
, e V Autunno jr.
Fa il Difegno della Loggia avanti
la Chiefa della Santìfs. Nunziata dì
Firenze fabbricata a fpefe del Sena»
tore Bali Ruberto Pucci
J1. Con Di»
fegno pure del Caccini
, e a fpefe del
fopradetto Senatore fu eretto
/* Ora»
torio della Famiglia de* Pucci
J2,
Sua Deferitone 52. Morte di Gio-
vanni Caccini
54.
Gio; Luigi Valefio Pittore , Difcepolo
di Lodovico Caracci 66. Sue opera-
zioni 66.
Gio: Batifla Viola Pittor Bolognefe ,
Difcepolo di Annibal Caracci 90.
Sua morte 90.
Gio: Andrea Donducci Pittor Bologne-
fe
93. Sua morte 95.
Gio: Batifla Fiorini Pittor Bolognefe,
fua vita 119.
Giovanni di Benedetto Bandìnì Sculto-
re
187. Sono di fua mano quafi tutti
i Baffi Rilievi
, che adomano il Co-
ro di
S. Maria del Fiore 187.
Gio: Mario Verdezzotti Pittore , e_*
Poeta , Difcepolo di Tiziano 213,
Gio: Batifla Paggi 216.
Gio: Antonio Sormanni 223.
Gio: Luigi Mufante Ingegnere , e Ar-
chitetto
223.
Gio: Batifla Maganzà , Figliuolo , e
Difcepolo d1 Aleffandrò di tal cogno-
me
207.
Giovanni Badens Pittor d* Anverfa
244.
Giovanni Contarino , fua vita 201.
Sue opere 201. Sua morte 202»
Girolamo Maggi Architetto , e Inge-
gner militare
iji. Vien chiamato a
i fèrvigj della Repubblica di Vene-
zia
, e impiegato nella Guerra con-
tro iTurchi
152. Sua prigionìa 152.
Giulio
u
Gio: Batifla Brocchi Sacerdote Fio»
ronfino
, uomo di gran Letteratu-
ra^}.^
Giovanni Caccini Scultore
, e Architetto
Fiorentino
, fua vita 49. Fa il Dife-
gno del Coro della Chiefa di S. Spirito
fatto poi fabbricare a proprie fpefe da
Gio: Batifla Michelozzi Cavalier
Fiorentino
, che vi fece fare anche
il Maggiore Altare, il Ciborio il Pref-
1
-ocr page 430-
\
424
Giulio Tarigi Architetto tnfigne ri. Sua
rotta
379.
Giulio Cefare Procaccini , prima Scul-
tore
, e poi Vittor Bolognefe 104.
Sue Pitture 104.
Giufeppe Salviati 211. Sua morte 212.
Goftantino de1 Servi Pittar Fiorentino
1. Vien mandato dal Gran Duca al
Gran Sophi Re di Perfia
5. Sua mor-
te
11.
Guido Reni Pittor Bolognefe 317. Di»
pinge la Cappella di Papa Paolo V.
a Monte Cavallo
321. Sua morte
325-
Lionardo da Sarzana ni.
Lionardo Sorniani 223.
Lodovico Cardi detto il Cigoli, y## q>/«
ta 15. Suanafcita nella Terra d'Em-
poli
17. Suoi Modelli per la facciata
di S. Maria del Fiore uno de* quali
fino al giorno d'oggi vien conferva-
to nella Guardaroba delV Opera del
Duomo
20. Sue Pitture a frefco
nfChiofirì di S.Mari a Novella
21.
Scrifie un dotto Libro fopra le quali*
tadi
, e la natura de'' colori 5 e il mo-
do di perpetuarli al pojfbile
2 2. Sua
abilità nella Poesìa
23. Fa il Dife-
gno deW ornamento dell' interior fac-
ciata della Chiefa di S. Maria Mag-
giore 26, Si vede una fua bellijftma
Tavola nella Chiefa delle Monache
di Monte Domini
28. Fece il Cigo-
li i Difegni deir Iftorie fatte di Pie-
tre dure commejfe da collocarfi nel
Ciborio della gran Cappella di S. Lo-
renzo
30. Mife alle Stampe un Li-
bro intitolato Profpettivapratica
31.
Suo Dijegno per terminare il Palaz-
zo de' Pitti
31. Sue opere diverfb
d* Architettura cioè Fabbriche e fil-
mili
32. Vien chiefto il Cigoli da D.
Virginio Orfino al Gran Duca
, e
concejfogli lo trattiene a lavorare nel
fiuo Palazzo di Monte Giordano
3 y.
Suoi diverfi Difegni della facciata
e fianchi della Bafilìca Vaticana fat-
ti d'Ordine del Sommo Pontefice Pao-
lo V.
37. Comincia, e termina la Pit-
tura della Cappella di Paolo V. pofi-
td in S. Maria Maggiore
, che fu in
parte lacaufa della fua morie
37.38.
Per la fua virtù acquifto la Croce del-
la Religione Gerofolimitana ricevuto
in quella per uno de'' Cavalieri Mì-
liti dal Gran Maftro Fra Alofio dì
VVignacourt
38. Sua morte 40. 41.
Lodovico Caracci Pittor Bolognefe,
fua vita 57. Sua morte 61, Kotizie
attenenti a molti fuoi Scolari 61.
Lodovico Buti Pittor Fiorentino , fua
vita
124.
                         Lorenzo
I
JAcopo Cavedani Pittor Modanefe ,
Difcepolo di Annibal Caracci 91.
Sue bellifftme opere 92. Principio del-
le fue difgrazie
oz. 93. Sua morte
9l>                                                ' l '■ ■ K-
Jacopo Palma, e fua origine 205. Ope-
re
, e morte del me defimo 204.
Jacopo Barbone 22j\
Jacques di Gheyn Pittore d* Anverfa
2 36:
Joachim Utenxael Pittore d'Utrecht 240.
Jofeph Svitier 124.
LAvinia Fontana Pittrice Bologne-
fe, fua vita g6. Sua eccellenza nel
far Ritratti 96. Sua morte 97. '
Leandro da Ponte da Bufano fue ope-
re
202. Suo diletto nella Poesìa yMu-
fica
, e nel vivere fplendidamente 202. *
Lionardo Dati Canonico Fiorentino, e 't
Vefcom di Montepulciano
47. -
Lionelloy Spada Pittore Sa. Sua morte
%w ^               '" %-
Lionardo Corona da Murano zoo. Sua
morte log.
i
-ocr page 431-
42J
curatore Generale alla Santa Sede per
la Religione Gerofoiimitana
38.
Notizie di diverfi Pittori 201.
Lorenzo Magalotti Conigliere di Sta'
to del Sereniamo Gran Duca Cofi>
mo Terzo
43.
Lorenzo Garbieri Bolognefe 67. Sue ope
l re 68. Sua none 68.
Lorenzo Sentii Avvocato 372.
Lucio Majfari Pittor Bologne]e 63. 64.
Luigi Guicciardini Senator Fiorentino
169.
O
OKazio Gentilefchi 290.
Ottavio Semini 223.
Ottavio Van Veen Pittore di Leiden!37
..:;''-. Kv
M
MAffeoVemna Pittor Veronefe 273.
Marche} Filippo Cor/ini 46.
Marco Vecellio Nipote ^ e Difcepolo di
Tiziano zio. Sua morte 210.
Martino Femiiet Pittor Franzefè 229.
Matteo Nigeti Scultore , e Architetto
Fiorentino l68.m\ <-•= ;?,:v Uè**! t\
Matteo d'Alfinfo di Domenico* Rojfelli
Pittore 39^
Matrimonio dtMàrìa figliuola di Fran*
cefco Primo Qran Tinca dì Xofcana_,
-con Enrico IV Rè di Francia quan-
. do feguifle 19 ;wr' * «noi ^v
Michelagnolb Korigi da Caravaggio :
Pittore 274. lue opere 277. Acquifta
per la fua vrtù la Croce di Malta
278. Sua mrte 278.
Michel Janfet Miereveld Pittore di
Delfi 230.
Modello della'appella maggiore diSJ^o-
renKO fati con Difegno del Principe
D. Giovani de* Medici"],-
Modo di connetter le Pietre dure
8.
P Alazzo di Alefiandro di Cammillo
Strozzi cominciato con Difegno di
Bernardo Buontalenti V Anno
1600.
feguifato poi con Difegno "\ e foprin-
tendenza dello Scamozza
, e vi eh*
he dsuihf f/tanu C2to<vanni Caccini J?»
Paolo F'arinati Pittore , e fua origine
Paolo Guidotti Cavaliere, Pittore, Scul-
tore ye Architetto Lucchefe
248.
Pietro Soni Pittor Senefe, fua vita 146.
Piero di Neri Scarlatti Gentiluomo Fio-
ventino
181.
Pietro Paolo Rubens Pittor Fiammingo
281. Suoi natali nella Città di Colo-
nia
282, Sue opere in Roma, Genova,
e altrove 282. Dipinge una Gallerìa
nel Palazzo di Lucemburgo per la
, Regina Maria de* Medici
283, Sua
morte
284. Onoranze ricevute da^,
lui da varj Principi
285. Suo mo-
do di dipignere
286.
Pietro Tacca da Carrara Scultore 354.
Getta diverfe Statue di Bronzo 358.
Sua morte %66.
Pier Licinio Serrati Avvocato 372.
Pietro di Bartolommeo Malombra Dìfce"
polo di Giufeppe Salviati
2iiv
Pier Francefco Pi ola 215.
Pieter Ifaaefz Pittore //' Helfever 233.
Pieter Cornelifz de Rych Pittore di
Delfi
243.
                       Principio
N
Nlccolffo Granello detto ilFigonet*
to
26.
Niccolò dia Marra Commendatore di
Rieti h Fermo del Priorato di
Ro-
ma Albafciatore Refidente , e Pro-
-ocr page 432-
4 $6
Principio detta Cappella maggiore dì
S. Lorenzo deflinata a ricevere in^>
fé le ceneri de* Principi della Serenif-
Jìma Cafa Medici 269.
TArquinio Jacomettì di JR e canati
Scultore
, e Gettator di Metalli 227»
Teodoro Majern Fiammingo celebre Ana-
tomica
29.
Tibur&io Vercelli da Camerino Scultoi
rè ^ e Gettatore di Metalli
154. jjfj.
Tiziano A/petti nobile Pidovano Seul"
Jore ? ^«,<z ti/>/qf 164.
TobìaVerhaechtPittor d^Anverfai^g.
Affatilo Serrati Avvocato Lettore
d* Ordinaria nello Studio Pifano
-372. -......-~
Raffaello Sadalaer di Bruffelles Intaglia-
tore in Rame
151.
Real Villa del Poggio a Cajano del Se»
renifs. Gran Duca
184.
Rottenhamer Pittor di Monaco239.
M
■£?*'■*?         'V^-t''^ "l'I
VEntùra Salimbeni Cavaliere re Pit--
$$rSenefè tfuavìtdiii*]. Dipinge
; Hd Palazzo di Latermo, nella Li-
brerìa Vaticana \ e èelk Loggia del-
la Benedizione per, érdme di Si fio V.
4'*i2'8'l Sue Pitture'imFiènze\ Siena „
Lucca,c niuwe
128.Sua morte 129.
Vincenzio Boccacci: Izìfcpoìo di Lodo-
« vìcovCigolt' infigne Irthitetto 46',
Vincenzio- Spifano détMfy SpifanclliDi*
fcepolo del Calvari %, Sua morte
1.00,
T£"
S^«fo Peranda Pittore, Difcepblo del
Palma
208.
               toAiaOcrt
Sebafiiano Folli Pittore ^^AtcBitetto
               ^            ^                                                - ■ l'IT '               V
Se«e/è 161.            ^V:Urno^o-md
Sebafiiano Ximenez, ifz.            ov\"^ ^Vìnce'nziióCarducci: Pihr Fiorent,^i^
Nt\tofc/
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^nvù
ONL
L Molto %£*vi T. Francefco Saracinellì della Compagnia di Gè*
. sa ^ fi compiaccia dt leggere con la fua /olita attenzione il pr
e*
fente Volume intitolato Notizie de' Profeflòri del Difegno , <
di riconofcere fé in ejfo vifia cofa alcuna rèpugnante alla S. Fede Cat-
tolica
, ed a buoni Cofiumì, e referifca. Dato nella Corte cArci~
<vefion)ale Ui'y. di Giugno
1700;^ ì ik : (t I* b ^
Niccolò Caftellani Vie. Gen.                   :m y> ;?
^Invivi U & u
.(: ,/! ib ^Muftrifi,e %ewrcndifs.Sìgs onH v^qq**s I .
Itf jwe/?' Oj^ra intitolata Notizie de' Profeflòri , e» riveduta
da me
, /Z0# ho trovata cofa ripugnante alla S. Fede , e buoni Coftumi
ed in fede mano propria
. T>al Collegio d't S. Giannino della Comp.
dì Gesù ddiy. Luglio
1700-
Trancefeo Saracinelli della Comp. di Gesù ?
Attenta detta relazione Imprimatur
Niccolò Caftellani Vie. Gen.
7f ordine del T. %roerendifs. Inquifitor Gen. dt Firenze t lllufi
trip. Sig. Canonico Tommafo Filippo Sahiati Con/ultore di quejto
S. Ufiyio leggerà con la fua flit a attenzione d pr e fente Libro inti-
tolato
Notizie de* Profeflòri, e farà la relazione, fé fi pojfa per*
mettere
, che fiftampi • Dato nel SP Ufi^to di Firenze li io. Luglio
1700.
Fra Lucio Agoftino Cecchini da Bologna Min. Conv.
Vie. Gen. del S. Ufizio di Firenze.
Mi 27. Settembre 1700.
In efecu^ione de ì comandi del Tad. %everendifs. Inquifito* Gene*
vale dì Firenze
5 ho letto attentamente il prefente Libro intitolata
Notizie
*
'«!
ìiwgiiiiiraMfiifgiiiyi.iwi,iii iffin vmmimwiì
w
-ocr page 434-
Notizie de' ProfeiloriW quale non h&niro<vmó%ofa che ripugni
aUanèfirà S.ìede èaèóìica
, edhfeW. A -l - r-
lo■■C&nonifQ Tppimafp Filippa Salviad G>nfultore del
SB'Ufizia^^no pregna. ...... ,...,f;,\ :\, p-v^u^ "A &
Era Lucio Agóftìrìo Cecchini da-Bològna Min, Cònv.;
Vie. Gen. del S. Ufizio di Firenze, ^ & .(^ r ^kó^^c
"\.\v' ■'..:'■'!"-                                                                                              -, ••                ■.' f4'*, . • ■■» T                                   H '*r>« V >                  ' T J?
Si Stampi                          "• ' -; " 5" • -:tA
, Filippo Buonarroti, Senatore , e Auditore di S. A.
fc-^\lYvVfW •»          t'fru rVit'YT I "»•'.*•. *"*! \"r'*-."'*'t/ì Y--VVn- .■V- '• ; l- ^.I^^D -*.',—,■■•., *'^ - ■
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