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BELLE
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ELLA CITT
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DI FIRENZE
BOVE A PIENO DÌ PITTVRA DI èCVLTVRA
£ # fatta .*n># >:Ak 'VfvwMgw a !
notabili artifizj, e più preziofr
«fin! rniil/^I^fì'xtetifngQn.O;^aupiuiij":;/..)
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Ampliare, ed accrefcuite.
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IN FIRENZE,
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PerGio:Gugliantini. Conlic.de' Sup. 1677»
Con Privilegio di S.^A. S» |
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Quicumquc opus aliquod euulgatum fub-
lUiter^mendat, non minus laudabi
É5! ?Si,: » <5uam qui iUud pri-
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ALl'BMINEtiTTSS. E REVERENDISS. SI5. MIO
SIG. E PADRONE €GLENDISt, |
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IL SIG. CARDINALE
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FRANCESCO
N E R L I
ARCIVESC. DI FIRENZE.
ZminenUfs, e ^evereòdifs, "Prìncipe*
Mjjf&Stt MABILE a' cUori umani
fopr* ogn'altra cofa è la bellezza, che nella fimme- tria , o vogliam'dire or- dine di bene agghiftate sembra confitta E quindi adiviene che fa Città di Firenze con quella ftruttura ùmpcR-A, per fuo maeftafo afpetto t&- |
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ffìoiieyolmente tiea nome di bellaII .e-«là
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ratte le Nazioni lopr*o§n*altf a.c terruta m
pregio j ed avuta in iftima, eifendoinlei quella Bellézza [ artificiale chiamata] che nelle cofe infehfate dalla varia compofi* zione , e lavorici della materia rifulta. È Tarnor della Patria piùjd'ognr altro^ polente, onde v riffedeliziof amente vi- ver potendo ì all'immortalità l'antipofe, cefi Saguntiui anzi che /chiavi fuor vìve- re» morir in qudla?s'éle|ero : 'Dallo ftef- io violentata la penna a*dar nuova vita a qucft'Of era,'ijf Ile ceneri dell'obblìo quafl fcpolta, s'accinfe , acciò qtial altra Fenice di nuove piume veitita più lontano {pie- gar fuo volo porcile: La qualità fblo di tutte più iì ragguardevole >, che'J pregio maggiore gli conferifTe mancava, quando fiffato l'occhio nel merito incomparabile d.i;V.E,acciò l'opera meglio'" irrie ftefla; avanzarli potere, e .det tutrq Compiuta fliifc,. per giugner Bellezza maggiore alle Bellezze, che fuo reverito nome in fronte portaffe determinai ; E qual potev'io rin- tracciarla più degna, confagrandoia ad un rampollo di sìnobil famiglia, acni in Lin-
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Linguadoca li Cartello diBucharì preda
ài fiume Virola fituàto, ì tributi porgeva? Che poi in Italia,'.lotto la.fcorta d'Vgo d'Adi Rè della niedefima, venuta, Firen- ze per Patria sVlelfe : CHùvi da Vgo di Brandimbargo del medciìmo Rè nipote, della Cavali eria,e dell'arnie propria ono- rata: Godè la Signoria di Farneto , che Nerlara il chiama, e più tenute nel pog- gio di Ronciglione Contado di Firenze, da Caftr uccio disfatte, come disfatte fUr~ no per Pinteftine discordie le Torri, che dove oggi è Mercato Vecchio poifedeva : Quanto d'onore ricevè, la Città da Frati- cefeo di Biancozzo primo fra' Fiorentini * che Laurea in Teologia per privilegio di Clemente VI. ricevere , perche nella Chiefa di S. Maria del Fiore tn-aii fclenni- tane fu fatta, concorrendovi oltre'gran moltitudine di Popolo la Signoria con tutti i Magi/Irati, per.^ueì giorno le cam- pane a.gloria fonando, itraffichi ferran- doli, ed aiiegrezza univériaimente di fuo- chi, e lumi faccendòii ; É quaì pregio maggiore, ch'aver in breve fpazio d'anni con duplicata X'crpora la carxiun Patria |
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illuftntta ? Quali encomi non merita V.fe
per la Vice Legazione di Bologna, per le Nunziature di Pollonia, Imperio, e Fran- cia, e per la carica importantiffima di 'Se- gretario dì Stato con fomma prudenza, e lode efer citate, e per tanti gravi affari al desiderato fine felicemente condottila- "lira ch'alia bontà de' coitumi unite il cuor di chi la mira di doppio amore Raccendo-* no ; A ragione dunque il genio veritiero di mia penna, che non apparò giammai ad offerir corone d'al[oro, fé non a fronti che le meritaifero di lìdie, ha per Tuo Me- cenate l'È. V. eletto, non avendo la Virtù abitazione più frequentata, o pròtczzlonc piùficura, che nella camera della mede- (ima, ne vi è ftanza in terra, che della fùà partecipi più del Cielo, ove ellarifplen- de ftella fi luminofa , che merita d'efTer Sole VniverTale j. La fperanza di fua prò - tezzione farà io ftimolo più poffente di mia penna, che (e bene è ente di debole attività», ed ha tarpate l'ali da difcortcfe fortuna, non lafcià però d'armarfi contro l'oziò , per guftarJafoavità degli ftudi , ne5 parti de' quali proccurerò ftmprc , che
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che le glorie dell'Eminenza V. Q manife-
ilino ; E fìccome l'eloquenza del cuore fupera di gran lunga quella della lingua, così il parlar con l'opere farà di tutti il più eccellente linguaggio, col quale preghe- rò il Cielo ad auguméntar la mia poÉbì- lità, perche fui banco delia Fama mi dia modo di regiftrar qualche fegno memo- rabile-dimia ofTequiofa oflervanzayerfo V. E. applicandola con tenerezza umilif- fima a non ifdegnar quella devota obla- zione , ed a ricever nella purità dell'affet- to, ch'è tazza d'oro, i tiibuti riverenti di mio cuore, mentre le bacio il lembo della Sacra Porpora. Pi V.E. |
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Qfpotifs, Fmilifr ed Qfsequhfifs.
Servidore Gi^vanoi Cincili.
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Or <voi)tbe r?a<vt<vatt'tanta (rtg&
AnAm<~vdytr ejfaalU "Bottega |
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GIOVAN NI
CI N E L L I
All'amico, e cortefe Lettore, OLTE volte égli adiviene, che l'uo-
mo anche nella propria Patria è fó- reftiero"> e particolarmente quegfi che nelle Citta grandi nafee, efic- coméd obbligo di faper ben parlar là pròpria linguai così è necefifario faper di faa terraJe prerogative migjiori : Da cosi fatto pende- rò incalzato , eflendomi ir» càfa del Sig. An* tonio Magliabechi f Vomò di Angolari pre- rogative , e d'eccellenza di Dottrina ) ftato dadiverfi Letterati foreftierrchieìte alcune notizie intorno alle cofe cofpicùe delia, noftra- Citta*, delle quali, o come che non aveifi ve- dute, o fé pur vedute in età tenera non aveya a quelle fatta veruna refleflìone, mi convenne alcuna fiatai vergognofamente tacere : Mi ri- folvei perciò volerne poter difcorrere,per non etfer neceflttato a ftar cheto intorno a quella cofe, delle quali come nazionale, e per con- feguenza informato io doyea molto ben fa- villare: Fermatomi in quefto penffero volfì legger le Bellezze di Firenze del Bocchi ftam- paté nell'anno 1591. ma come che in quelle io non interamente /Soddisfatto reftaiB, sì per t i V ve-
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vederne alcune, che come'erette doppo laj
ftampa di effo non poteva egli feafne notizia, altre tralafciate affatto, ed altre non intera- mente defcritte, per apertura* di ;mente mi mefli a fare alcune poftille al mede/imo libro, giugnendovijecofe più principali, e più de- gne , che fotto l'occhio nella noftra Cittd ma- inferamente.apparirono, le nuove /bmmini- jftrandovi, ed in quelle oy'eglièftatofcarlb mei descrivere procurando d'aggiugnere ciò che alla mia notizia è pervenuto. Maperch* il Bocchiè/lato uomo di fomma bontà', ha leglluguilmente sì 1* opere de' più eccellenti, come,de* mezzani, e degl'inferiori artefici Rodate con la ftefla maniera di dire co' modi ; :tnedefimi fenzà veruna differenza : E fé bene
la vera virtù di lodi umane non ha la bifogna, l'onore, eia lode ella feco ftefla portando, ed a guifa di pubblico banditore le gefte virtiio» fé, e di pregio a tutti note facendo : Lodo nondimeno de* darfi e* non v'ha dubbio a^, chiunque la merita, ma con distinzione fi fat- . fa, che a quegli che foprogn'altro dar fi deb-
be tale ella fia, ch'il merito Superiore dimo. .Jìri, poiché,ijdarea'mediocri, ed a gl'infe-
riori la lode medefima r eh'a' primi, fé non afiettata adulazionejalmeno debolezza d'ani- mo , e pòca cognizione giuftamente chiamar fìpuote, effondo la lode fecondoilFiiofofo un favellare, che la grandezza della virtù chiarine, e fangta: .£ proprio degl'uomini, aver
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aver ognuno ifuo dite tioi,portile... còme rade
volte G da la perfezzion^iGOsì^iuno da qua!?
che errore .v.aCdivifo, „ma ficeome in tutte te cofe, osella maggior parte i| più% ed ij meno Ci trOTaticosiiJ lodare ,<«è Raggrandire in tal ginTa d%*>farft* che, deH*opefte ideile quali- è giudice Rocchio Jecircoftahzeii dichino, noti perofcurare'di quei ta]eiiialcuri,«.ontotilma- rito, rna pecchercome ombre pofìe preftpiil Jor chiaro maggiormenterifai&are,, ed?appa*- rite il facciano il La/Jode'deVnoh: intendenti quella .facu-lti-«delia quale favcliaao ancoxelp mejta, pocobtuiJla ih'man^idtSbbc comedi nmn. valore ^ipa^benTsìja poca degli uomini virmo/ì.-red^gS^iio i st&ceothftaj fatti graui una lode ridk'ol0Ìa,<tosìàqua)i:hfi degno di nprenfìoaeria 'medèiima diicogviene poiché i IJ odar de fo^erch io è :un aiggua mtsi llòcheo, e la vera iiode èibave yJB risila :icbfa Iodata^ più che n;ell:bpiiijonadei,«j|go mMÌ\(k3.umq- deiiìccoTOe:*Ja>Ì'ode tx<m metatata è'dii'siicevo:- ie v maggiorine n te-èdatàiggréfi ri-i>iaijmare altrui* :conie Gioiti iazietoleJlogtiono.perlo più perioodo didiJicatezaa fare,ed ancorché io fappiaJchè con facilità maggiore le noftre orecchie alla maldicenza fi piegano r cheJa^ calamita aliai tramontana # volga ,-ed oda dire a Tacito obtre£la&io, & lìvor pronis ami<- bus baurìuntur^Hemo anche qtiel buon «Spa- graició-^i'ì Cordova, che dice;,* laudw.par.ee > dirupi va parcim» fimiliteremm xeprebenfibiljs |
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efi nimk laudario, & immoderata -pìtupemtìol
illa quidem adulatone»ifla autem maUgnitatc^ fufpetla eft; : de 4. W#hé. card, Onde per il fine fteflo della Legge cioè di dare lus fuumunicui» «pe ficcarne non iftimerò bene le cofe ordina- rie doverli in eftremo lodare, così io non po- trò anche Jcntir- biafimare il difegno di Ci- -mabue benché lontano dal vero, madevefi egli molto nondimeno commendare per efe flato il rinnovatore della pittura ftataperfa cinque fecoli avanti, elicgli fìoriile, per Io quale ritrovamento debbefi molto avere in^» pregio queft'uomo, avvengachefela Scultu- ra fi perdefle, il che è difficile, per efferleSta* tue molto più durevoli, che le pitture non fo- no > meglio in acconcio tornerebbe il ritro- varla avendo gli uomini /eco il naturale e'i vi vo, ch*è tutto tondo, e rilevato come in lei iì richiede, che non d fé nel ritrovamento della pittura, non tornando cosi bene il ritrovar con faciliti, e preftezza i dintorni , e la buo- na maniera per metterla in opra : Potraflì ben dar maggior lodeaGiottp quantunque la pittura non ritrovale, per aver un pò Più intefoil dileguo, e meglio diCitnabue colo- rito perch'egli l'ayanzò di gran lunga, come bene actefta il noftro Divino Poeta in que* verfi. Credette Cimabue nètta "Pittura -
Tener lo campo, edora ha Giotto il grido Sicché la fama di colui ofcura^«\ « V Ne
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Ne meno Jafceròdi coprir quell'errore di
Paolo Vccello, efagerato dal Borghini 3 e Vafari nel cavallo dipinto nel Duomo ovt effigiato Gio.* Acuto facendolo fìar ritto fo- pra i due piedi dalla medefima banda, quan- do i caualli fi reggeno diametralmente, ed è. certo, che a reggere non poteva tal Cavallo eflere che dipinto ; Ne quell'altro della Botte dipinta nel Cfcioftro di S. Maria Novella * che diminuifee con punto diverto da tutto il refto della Profpettiva, e di dipignere uni Cammello per un Camaleonte nella volta de* Peruzzi., Ma fé fecondo quelli Terror del Cavallo è maflìccio, è poida pigliar con le molle quel del Caftagno fuo fcoìare nel ri- tratto di Niccolò Tolentino y ove ha voluto operar nel medefimo modo, e con Io ftefio errore a capello a difpetto di tutti i cenfori* immirando in queflo que" Giovani delhu, fcuola d'i Socrate che fé per lor trafeuraggi». ne gran letteratura non appparavano, s'in. gegnavano almeno nell "andar com'egli con una (palla più alta imitarlo; E pure il Cafta- gno Vomo ài onorata nominanza in così fat- to errore non donerebbe efìer caduto; Ne Donatello al parer di qUefìi va fenza cenfura, poiché quantunque eccellente Scultore, e molto da Michelagnololodato, peccava al, parer loro in poca pazienza nel ripulirle Tue opere,di forte che mirabili da lontano riu* feendo , da preflo vedute di reputazione di- t 3 minu-
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fàimìmt^j*E'p.%i\wo n. fare^'n-na •lunga lifta
d'Artefici £nt&&i * ma. venir come il fuo-! di - rb/aNdiìretjEe'ri-p,parlar di quegli? dc';noftri tempi , o dei fedolo-pattato *f>è biafirirato da molti Iacopo, d^Meglio in molte cofe da lui non casi acconctanBerte latte*torneila bifà* gna richiederebbe* tas è commendato lo Stra* dano, che nella tavola de' Baccelli in S. Ma- ria Novella oltre l'aver fatto;ilTorfo del Cri- ito più cotto della biibgna fa efler prefenti al S&ttefimo dei medefimo Grilèo fra quello fchiere di genti, treperfone ch'ai fuo tempo videro, delie quali in efla poie l'effigie» quan- do fi sa, ch'a tal miiìerk) ninno di.quefti vi- venti intervenneiancheil Roffomella-tavola dello Spofalizio di M. Vi ch'è in5. Lorenzo vi.fa preferite un frate , quando gl'ordini di effi fumo molto dapoi trovati: Così il Nai- dirii non va lenza tacciadel Crifto fatto nella tavola della Cappella de' Minerbetti della ilefiaChiela, meutr'ha dipinto una figura, che non dalla Croce/ove patendo mori jaia da una (carola di bambagia da'eomodi, e da gli]agi pare acconciameli te leva co^qus'ndo il iacroianto i e deiicatiiiimo corp& di Cr-iCto non poteva per tanti (kazi e tormenti non eilermal concio, è lacero ; Lofteflòertofe al parer loro ha fatto anche Cecchino Sai viari nella Tavola ch'è alla Cappella de* Dmiiin Sv Croce: Ma tornando ai Naldini fon cofa» fecondo l'occhio di queici, moiìruofa le gi- noc-
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«occhia vcfticc, che egli ha fa tto a tutte le fue figure ch'il naturale |i gran lunga 'ecce-
dono .* Angelo Bronzini non può, da loro lo- dare nel torfo di quel Crifto, che nella Cap- pella £ancl*iniin S. Croce fi vede, facendo in quella attitudine ra^ (torcimento che na- turalmente n©n può Ilare ; Ne meno il Vafa- ri in quella tavola della !Cappella Biffoli nel.1 la medefima Chiefa , ove dipinge la Vergine Santiffima così giovane, che fé non fufie (la- ta mantenuta per grazia fpeciale,come fi può credere, non poteva, ne doveva natural- mente parlando, efler così freica, efleado all'ora d'età di 48. anni, e dipoco affaticata da tanti dolori, e travagli : Anche Gio: Bo* logna Vòmo dì così g^and'arte, e di mag- gior invenzione, con tutto che fia ogni fua opera maravigliofa e di pregio, e flato da qualcheduno criticato nell'effigiare i mufeo- li del corpo umano, perche npn dome nani* Talmente nella Notomia fi veggono, ma in qualche cofetta più tofto a fyo capriccio, e di propria inuenzione gli difegnava, il che non fece giammai il Buonarruoto, che per la.janni continovi indefeffamente la noto*- mia ftudiando del /ito, e pofiturade* mufcoli Padrone fi refe : Dicono ancora non poterfì icufarel'error del [Bandinejlo nelj'£ua, ch'è in Duomo, avendola fatta maggior dell'A- damo, e nella fiatua d Ercole ch'ha fuperato Cacco pofta allato alla Porta del Palazzo t 4 Vcc-
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Vecchio dicono aver fatto i mufcoli che tan-
te pine polle infieme appariscono, ed a mol- te altre delle me ftatue aver auvto per pro- prio far fenipre Ì piedi oltre modo lunghi. Konvoglión anche fcufaril Rodi autor del S.Matteo di marmo s ch'è in Duomo pera- verli fatta quella cofaa un pò lunga, che non corrifponde all'occhio, ne vi fi riconofee per quanto qnefti dicono l'attaccatura» an- corché tra quel panneggiamento rinvolta ; Anche l'errordi Santi di Tito,dicoriòi rrie* defimi> non è da paffar ài leggiero $ che' nella Cappella de'Michelozzi nei Cannine fece-» quell'improprietà1 di dipi^ner S. Girolamo nella Capanna il quale fiorì pili di 400* anni doppo Crifto, e quell'altro /uò cattivo coftu • me comune aliai anche al "Macchietti di fer- viri? di colori fi languidi, e colorir limale, quando difegnava con tanto fpirito, e fi be- ne; Soggiungon poi il modo /concio col qua- le Cecco bravo a' noftri giorni effigiò il Si Michele Archangiolo » ch'è fopra la porta ài S.Michel Berteldida gl'Antinori, cofafuor dell'ufo e che non può pofare in quella fornia con tanta diftanza dall'un piede all'altro; e non lafciano ài mordere il Roflellijch'ha fat- te le fue pitture fi vive, e carie he ài colore 5 che a n2i sfaccela te più torto che colorite dir fi poh'ono,eflendo per altro fiato Vomo di Cti ■ ma. ; Ne dicenfurare del Frantavilla la fta- tm ddlà Primavera, ch'è fui Ponceà S. Tri. iuta
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■«ita-alla quale ha facto il collo a difmifura
lungo, e lunga ancora la gamba che alza: Dicono anche che di Benvenuto Cellinia__, quel Perfeo di bronzo, eh è focco la loggia de'Tedefehi non fi pofion fai var quelle brac* .da lì grandi al decco di chi la proporzione. del Corpo umano intende. Ne ricoprir l'er- rore ddl'Ammannaco nel Gigante ch'èsù la fonte di Piazza-j'per efier maggiore la fpaila ove volta la tetta, che non è Falera , oltre la poficura di quelle braccia cadenti, e de/muf- coli di quel "gran corpo così languidi, e mo- fei: E VenCura Salimbeni Vomo affai per alerò ftimaco, molto più lodato farebbe, fé le file figure auefiero i loro panni meno ri- quadrati , e più dolci, che non parefTero df carta, ed il Paflìgnano, con rutto che fune di fi raraincelligenza, e che dipignefle lo gnu- do Ci bene, o fufTe per la fcarficà del colore, o per avervi mefcolato cropp'olio, anno cucce, ola maggior parce di fue opere perdutola vivezza dif que* colori, che fommamente V occhio dilecca ; e finalmence del pontormo chi non conofee l'Ipocondria, ch'ha dipin- to nel coro di S. Lorenzo quelle figurefi gon- fie , che non fi diftingue, che cofa fi fieno, e quelch'è peggio ha facto Io fieno errore an- che ne gu Agnoli, quali nò fletterò ccrtaroéte iocco 1 acque del Diluvio; Federigo Zuccheri hadipiucoia Refurrezzione nella Cupola del Duomo ? e v'ha. fotco Cucce le figure vertice , e d'era
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d'eri differente^ quando fappiamo d-aver a
ri fu (citargnudi, e tutti d'Un età* fecondo vien affermato da SS. PP.Di tutte le co/e qui nomi nate io nò llimo pero che vi l?a alcuno quàtu- que a quelli Kaléyuomipi afFezzionato^h'ab- bjaa verun patto per loro ad offenderfeiie,- ne credo che ad alcun discreto ciò polla ca- der nell'animo, ancorché la verità Zìa Tempre ©diofa , poiché quefto farebbe un voler perti- nacemente foftenere ciò che dalla maggior/ parte degl'intendenti, fé non bìafimevoìem tutto, almeno di qualche avvertimento de- gno è giudicato, ne per aver di quelle par- lato fi dovrebbono fdegnar quelli ileffi quan- do anche uiveflero, auvenga che lo fpecehio la deformiti deJJ'oggeto, che rapprefenta, mollrando, perciò colpato eflèr non deve,, non feruendo egli ad altro, ch'a far conofcer le maniere {conce perch'altridi quelle cor- regger Ci pofla ; E tanto più da quello fdegno efence io mi credo, avendone difeorfo fpja- mente per impugnarle, e moflrar che non fono veramente errori, nenauend'io auto in- tenzione giammai di far come Gio Andrea Giho da Fabbriano nel fup Dialogo de gii er- rori de! Pittori ••ma'quand'anche'pur mflero fempre con l'oro degl'ingegni grandi fecon- do il Filofofoun pò di lega di pazzia mefeo- lata h rifìonofee, e che ciò fia vero , come fi può egli biafimar Cimabue nel difegno,fe quello non poteva avere per non etferfi anco- |
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II
rat dintorni rìconofciuti, e ritrovatiVche
l'aniuia^eldifcgnofono? " : :; "Pàolo1 VcceJIi s'incannò perche coi velo-
cita' camminando si Cava'Io reftà frodato l'occhioal quale egli credette , non potendo- fi fenza gran difficolti eifervar nel meéiefimo tempo il pofare, e l'alzare dell'uno » e'l'altro piede, el'error della Botte de' tacerli perche non era ancora tanto afiottigliata la prolpet- tiva Hata perfa con la pittura. Il Caftagno è compatibile perch'avendo
un maeftro di tanta ftima in que' tempi tto*&, ebbe cuore di volerlo correggere ,1 ma feco come coloro che giurano in verbo, wagiflrL Donatello nel ripulire andò lento pet fom-
mo Audio « -ed accortezza,]aeciò J'opere fuo non perdettero quella natura! vivezza , e gra- zia, ch'il getto , o i primi colpi, come di fran- ca mano, e di vero maeftro avevano in quelle impreflo, onde farebbe il lor pregio diminui- to nel vederle dalontano,ficcome gli toglie- va in parte la ftima il considerarle da pre Ho , anzi per fuggir quello incontro non Ci curò mai che l'opere lue fodero vedute prima d'ef- fere^a'lor luoghi collocate'» come fé gin nel S. Marco di marmo eh e in Or S. Michele '. , Iacopo di Meglio difenderò con la rtipo fta
che>dette Donatello al Brunellefco, la quair poi pafsò in proverbio, to del legno, e Botiti* uno, che fé tuttii maledici alla eenfura altrui l'opere loro efponeftero, andrebbon più g uar- din-
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diligili nel biafimo, ed afìottiglierebbon moì*
ro più lo 'ngegno nell'opere. <( Già: Stradano j e Santi di Tito non anno ^veramente fatto errori > ma alcune irnpro* pì'iczà a petizione di coloro , che gli anno allogato ietavole, e fìccduie l'armi iì tivol* jjDOoa'danni del proprio Padrone perubbi* dir iarnanochelefoihene, così chi vive dei pennello » è neceflkato ubbidir que' tali che 1 opera gli commettono, potendo fole da tali cole 'improprie attenerla quegli > che] dell*- arte non viuono, cosi il Naldini , e'1 Salviati nell'auer dipinto il.
Crifto deporto di Croce vago ecarnoib, noi fecero per altro * che per moiirar l'intelligen» za loro nel dipignere il corpo umano, poiché farebbe cofa molto compaliioneuole fé fi ri» traelVe il Salvatore nel modo come veramen- te fu tolto di Croce, Et il 1 Vafari per auer fatto quella Vergine.alla
Cappella Biifoli così giouane non è tanto alieno dal vero » mentre l'efperienza ci fa ve- dere ogni dì, chele Vergini molto più fono dell'altre femmine durenoli, oltre la grazia», fpeciale per fa quale meglio d'ogn'altra Isl* B. V. lì manteneva; lo fteflb Naldini tacciato per auer fatto alle fue fi-
gure le ginocchia troppo grandini fogna dire che non l'ha veitite di velo, ma figurandole veitifce di panni manofi, e graffi che non s'ac. celiano alla vita gonfiando oltre modo mo~ ftra-
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ftrano le partr affai del pero maggiori, & il
Bronzini douette forfè feruir.fi di qualche? "naturale fatto a vice, per cosi dire, trouan- doli di quegli Vomini% che fanno di lor vita tali attitudini, e (torcimenti, che a gli altri imponibili fi renjdono» Così .'- Giambologna Vomo tanto ragguardeuo- le , e {ingoiare, e che con grande intendimen- to l'opere fuefaceua, auendo per line in tea» zionale la perfezione di elle, non farebbe^ niica gran fatto} fé fcherzando per capriccio qualche cofacon laprMènza aggiunto auef- fé, ou'era la natura rtata m?ncheuole, non fi trouando, che di rado o mai un naturale, che dir fi potfa perfetto* auendo mira ^artefice di tapprefentare il bello, e dilettare. IlBandinelIi non ha gid commetto qualche
gran fallo, per auer fatta 1* Bua maggior del* l'Adamo, le la natura prudente macera fa delle Donne all'ai maggiori che gli Vomini Hon fono, come pure in quelli tempi fé n'è ve- duta una natiuadi Bolduc nominata Geltru- da di Gio: d'eri d'anni 38. ch'era aita tre^ braccia, e cinque ottani, ed il fuo braccio era di noftra miftua Fiorentina poco meno d'un braccio, e mezzo 5 ben proporzionata in ogni (<iaparte, ancorché la tetta a! mio occhio al« quanto piccola rifpettoalla perfona apparii*, le, ne mai a' noilr-j tempi Ci e veduto coiodo maggiore ,e pure per quanto dicono il Pa-.\ dre, e la Madre di dia erano ben piccoli, & Udì
r '1 '.'■■•-. * ■ ■ \
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il di lei fratello alla giufia mifura malamente
arriuau? \ Ma ritornando all'Eua ell'è per al*
tro {|,atua, che anzi mirabile, che bella de* dirli «j_.. lt mufeoìi dell'Ercole, e dt\ Cacco fon Ì|iiiiad rifentiti, ma fé noi vedemmo un Vo- mq viiicnte di quell'altezza, ben carnofo, for- ie l'occhio nongiudicherebbe improprio ciò ; chequefto artefice ha fatto con fomcnoftu- * dio-: Ma' la critica di quefta feconda ftatua non nafeeda altro che dal luogo oli'ell'è (lata polla, auuenga ,che le, non fufie collocata a jpanto à-1 Dauid delfamofo Ruonarruoti j che v^lea d'ire ad una ilatualdi fomma perfe^zió^ jne^e^liècerto chgel]^ farebbe in maggior ptegiotenuta> ma ia vicinanza di.queila d'u niinuilce la itima di quella • ■ .•'i'--\*ì-:.*,■> '-,t lìRqfJr è anch'egii;fcufa^ile poich&èmol-
topiù difficile l'in gran dimento d'una figura, che non è jU^rniiuikla, perche in q uè fiamma* niera ogni minuzia fcafta per .renderla prjc?* porzionàta > in quella vi vuol maelhia aliai maggiore: oltreché anche li ruppe il marmo dopo auer fatta la ftatua, e fu/orzato rac» conciarla come meglio potette, •U Rodelli ha confiderà to, ;che tutte le più
,tur>e a freico col tempo,lor vaghezza perdo,- Hiptpi cuce .per renderle pisù durevoli ardito j^el colorir .s*è tenuto; E Cecco brano final,- meste; ha dipinto un Angelo, che può reg- gerli* S, p°^re m uicce ^ fettBe ; E poi fono jeriopiugri.^gegiudrqtrcliaiGrted'V'omiai fK-n ■' ■ molto |
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molto dalla riga volgare differenti,, e noru
folamente fon vaghi di be' tiri come fece il Bmnellefco al Graffo Legnaiuolo, ma fono in una tal bizzarria rimiolti> per la quale la viuacità del loro fuegliato ceruelìò chiara* mente dimoftrauo ; E fé di quefteloro maló- ticherieil nouero dir voleffi, farei molto più, lungo che la bifognariou chiede.: Cimabue fu di genio cosi altiero, ch'auuertito di qual» che errore da gli amici in cambio cTamm*n- darlo, fubito la pittura guaftauà* ae Dona- tello fu di lui meti fdegnofo, mentre offerto- gli poco prezzo della Ièlla di bronzo da quel roreiìiero per lo quale lauoràta l'aiièiia* iti^ vece di tid^rfene, o di dargli qualche altra ri- fpofta, che più gli tornaffe in acconcio » quél- la precìpitofamentè gettando in pia pezzi ruppe, ne giammai a rifarla accomodai? fi volle. Andrea Ta.fis'era accoftamato di ie- ttarli a mezza notte a (Indiare, e far ?èùar fui buon del dormire ifuoi giottaniancora, uno de' quali per rintuzzarlo nel letto, eflender uomo'.paurofo, e di poco animo, gli fece lai burla degli scarafaggi ,* Buonamictì Bu&al- macco perche riceueua faftidio dal filatoio della moglie di Capod'Oci Aio vicino, che a mezza notte a filar fa lana fi poaeuà, fatto un forame còrrifpòndente al di M cammino con una; canna bucata gli falaun talmente lal^ pentola, che Capo «d'Oca oltre Tauerìapiu volte afpramente battuta ne iVaaua fmanie, ond'en- ■
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ond'entrando un giorno Buffalmacco come
mezzano in ca fa alle ftrida ài Iei,che percoua era>diede con bel modo a lui l'avvertimento » che non lafciaflea quell'ora leuarla ; Paolo Vccello aueua un'ingegno grande, ed appii- candolotuttto tutto alla Profpettiva dette ira una maniera fifecca,che ritrovandoli vec- chio andò fempre peggiorando, onde [quan- do fcoper fé il S. Tommafo a frefeo nella fac- ciata di efla Chiefa in Mercato Vecchio ne riportò la rifpofta da Donato, al quale chie- deuail fuo parere, orche farebbe tempo di coprire» e tu fcopri, per le quali parole tra» fìtto dalla vergogna non fi lafciò troppo più vedere; Il fimìle fé Randellino del Garbo,cbe cominciò bene, e pòi Tempre andò declinan- do ì e fumo l'opere (uè ultime aflai inferiori alle prime. Ma ritornando a Paolo mentre, dipirsfe in S. Miniato la Sagrellia perche.. l'Abate gli jdaua molto cacio,iafciato il lauo* ro nel vedere i PP. fuggiua, e dimandatogli ia cagione rifpofe, io fono ormai diuenuto f utto cacio a fegno che temo nel paflar da'le- gnaiuoli che effi non fi fervino di me per ma- 8ice:ÀleiTo Baldouinetti con tutto che mólto auefse guadagnato in vita fua, efpefo quali egnicofa, fi commefse nello Spedale dì S« Pao /o > e per date a credere d'auer gran forn- ica dì 0anari vi portò un gran cafsone di di* <?raffione fuo di/cepoìo non mangiò mai
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In eafa fua con tavola apparecchiata con al-
tro che co'cartoni de'propri difegni y ansi imitando Diogene non dormì in altro letto » ch'in un Caflbne pien di paglia fenza ien> «viola Sandro Botticelli fece a Biagio fu© difecfe
polo la burla d i meter i cappucci di carta afr v le figure del fuo quadro ,M af teffieor fuo vi* cino, che non voleva lafciar di far romorc pofe ir? bilico (opra il fuo muro una gran pie* tra, quale minacciava sfondargli il tetto 5© jc telaja interne, onde fu neceflìtato il tefìì* fore di venire a gl'accordìi Ji Nunziata ri* chisfto che facefle una figura che non fuflfe • Jafciua, dipinfe uqa femmina con la barba • Andrea Veroechio perche nel cammetv
tergili Venezianila (tatua di Bartolommeo ^la Bergamo fu eia alcuni di loro fatto fi.che Andrea faceìleil Cavallo» ed il Vellano da, Padova la figura > per io che fdegnatófi for- temente Andrea quand'era iir punto per gee< tare il Cavailo,fpezzQ al modello le gambe, e la tefta ,e fenza far motto partirti j Parve Ciò ftrano a que' Signori onde, fattogli inten- dere che non capitale a Venezia altrimenti gli farebbe tagliala la tefla* fcrivendo rifpofe*% loro che fé ne farebbe molto ben guardato* perche (piccata che glie l'aveflero'nòn era in lor facilita rappiccare Jeteltea gli Vomini# ne una fimilea.lja fua giammai> come ave-t jrebbe-faputo lui fare di quella, circoli aveva ff i fpie*
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fpiccatà àt fìio Cavallo, e p$ bella,' perla
^uararguta rifpoftafiìcon doppia provifiG-
ne richiamato r Nanni Groflb fuo fcolare non voleva lavo-
rar ne* conventi de*.Frati fé non gli fervivà per ponte l'ufcio di cantina,per potere anda- te a bere» fua pofta fenza chiederne Jicen- *a_,. . II Francia Bigio fdegnatofi co' PP. delho
Nunziata perch'avevano /coperta fenza fuo ordine quell'opera del Cortile ov'è lo fpofa- Iiziodi M. Vergine, prcfa furiofàmente una martellina la guaftò in piti luoghi come fi ve! He; E Pier di Cofimo per non lafciare il la- voro, e nfparmiare il fuoco nel far bollirla colla quoceva quantità d'uova Ariele quali confumava poi a poco a poco ; A ve va a noia il pianger de'bambini, il toffir de gli Vomiai al fuon delle Campane, ed il cantare de' frati, non voleva garzoni intorno,ed eflendo or- mai vecchio s'incolloriva con le mani che paralitiche non tenevan fermo il pennello. L'Ammannato pretefe ài prender/? la mi-
fora del vive»e ; ed avendo intenzione di contornarli ciò che guadagnato aveva,iì fi- guro di poter vivere dodici anni e non più, nei qua! tempo ogni fuo avere largamente (pendendo confumò i ma vivendo poi oltre il Ino crédere più anni, li riduflea morir mife- tabile. #* ìl Pontormo diede in un'ecceflo di melan-
conia, «. |
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senia, e per fare al naturale quelle figure del
Coro di S» Lorenzo ftate l'otto l'acque del Di- luvio , teneva i cadaveri ne* trogoli d'acqua per farli così gonfiare, ed appettar dal puzzo tutto il vicinato* °; ''^S* «-.xr-'H II Puccetti non fapeva toccare i pennelli
feazala con venazione di Gengrò Ferra vèe> chio,onde riprefone dallo Spedalingo degl'In nocenti, fu forza che quella gli coheedefle V fé voife ch'egli a finir lo'ncomineiatò lavo- ro ritornafle. - - '-'•- IJPatfìgnanoquantunqjVomo gravfc «fa*
to fefta a'pennelli,a vedere i Burattini fen'air* dava,e di quelli oltre modo prendeva dilet- to, imitando iti ciò Dante, che nell'ultima fua Etili metteva co'fanciulli a fare alla^ trottola, ed avvertito di fìmiì debolezza i? difcCe col dettodi Catone Troce lucie Gio.*daS."Gio: dipinte un'Angiolino eoa
lepartidi femmina, e finalmente Cecco bravo afferi? a d'aver tenuto il Dia-
volo al naturale quando dipinte il $. 'Michel Arcangelo, ch'èin S. Michel BerteJdi,edi parlar con lui familiarmente ed a fua voglia, eflendofegli melfo in capo la mede/ima Ipo- condria di Spiuelio,che afieriva aver veduto In foyno quel Lucifero che così moitruofo di- pinfe nella Compagnia di S. Agnolo d'Arez- zo. Da quefta digreUione fi faccia l'argométo «ìé.lJa,{travag4te natura di fi fatti cervelli che coinè cavati, ed applicati alkfpeculazionì* f f a ed ai*
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«d all'invenzioni danno fempre In qualche
bizzarrìa per non dir peggio, delie quali fé uè farebbe non lunga lifta , ma un groflò vo- lume fé raccontar per filo » e per fegno tutte lì doveftero * come quella del Bugiardini che ^er voler raccomodar le pitture di Paolo Ve- celli le guaftò tutte, e quell'altradi Raffaello da Vrbino, che per volerfi fervire nelle pittu* yc del nero da ftampatori fon tutte andate male come quella tavola della. Trasfigura^ zione di Crifto , ch'è a S. Pietro Montorio io Roma, e fi come ho malt?e:di quefte traccia- te, così anche nelle Bellezze n'ho tralafciate molfaltre per diverfe ragioni : La prima fi è perche a nominar ogni menoma opera di tanti Vomini illuftri de' quali la noitra Città citata, in ogni tempo feconda prodottrice, fi farebbe un volume fi grande^ che la giunta fenza fallo maggior del Tefto farebbe ; La feconda perche molte pitture pe.reffer di fi- mi! maniera ho. giudicato miglior partito tracciarle, che voler vender, come fi dice , lucciole per làterne poiché avendo una volta ammeilo una pittura dubbiio{a,o fofp.etta del- le quali mbltilfime, ce ne fono, fi farebbe poi rjel ritrovamento del vero tolto il credito, e diminuito il pregio alle vere figliuole ài quei pennelli da'quali ricevanola nominanza,© la ftiina ricordevole del detto, di Demoitene-s, eaue4&€ftoratoriprafettim in rebusdubljs.afjìr», matti % qm $ont$ntiorem facit a^idifQreM. & Per*
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perché quella non è materia di mia profeflia»
he ri&n ho voluto co l'atteftazioné di Iacopo Viperaio autorizzare i miei detti , ne meno de gli altrui panni veflitmi,perché s'Ognunc» tveflì a ripigliar il fuo * molti che fi fpaccia^ ho ber letterati tante Cornacchie d'fifopo' refterebbònó, ma con l'appoggio deìl'inge* gnofifs. Sig. protafio Felice Sai vetti, gran pratico delie maniere fi delie ita tue, Come? «elle pitture, e dal Signor Lodovico Tuo Pa- dre ormai Vecchio nella Scultura * informa- to, avendomi l'uno, e l'altro coti eccefli dt Cortefia molte, e molte notizie fomminiftra* to,ho quella fatica al defìderato fine condor^ to,ne men di quelli m'ha dato aiuto il Signor Virginio Zaballi delle maniere intendentif- fimo, oltre quelle di che m ha favorito if Sig* Baldaffar Francefchini detto il Volterrano i che non fono (late poche : E dopp«aver l'ope* ricompiuta nel darla a ri vedere al Signor; Avvocato Matteo Mercati dal mede/Imo fui di molte note per fuo diporto affaiprima fat* te graziato, che fi cotte m'arino dato nelfiV ne liime grandiffimo per etfer tutte con l'atta torita" congiunte > così fé da principio capij tate mi fuflero, fé non dalla totale, almeno da gran parte della fatica fgravaco m'àve- rebbono ,• Ne averei lenza la feorta di prò-* fefiòri intendenti, pormi a fi fatta imprefa auuto ardimento, come,anche pur menomif* fimaparticella,dalla prima ila tt ì -» ' i^% '
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vere omutarcj perch'eJfendQqueflo lih*o\te.«
«turo in pregio non tartto perla materia, che tratta, quanto perla bontà" ideila lingua, la^ ftima primiera non fi diminuifle • avendo lei lo ptetefo d'accrefcerJò per recar duetto sl coloro ,th'eflendo lontani, tveder la belk*j Eiorenzajnon pofiono : E quantunq,* le ginn* te per fé fteiie dalla rozza diftecen^a-del mo- no conofeer fi facciano, ho 'Voluto, ch'in cai ratte re differente fieno ftampafcc^jafeiando il tello nel fuo corfivo , acciò Ci riconofea an- cora » che dalla prima impreflìione non ho ne* meno un iota levato, bendi abbia in alrimi luoghi qualchecofa autepofìo, e polipolio -3 non gisìperfaril pedante ad un tanto Vomo' cè&Mtkiì Bocchi, ma perche fervendo di fcortaa molti foreftieri, poflìn con quefto* nelle «nani 3. entrando in una delle Ch refe deicritte cominciar da una parte e feguicar per ordine fino al fine jfènz'avere con feo- modo a tornare in dietro y perdi'ogni co fa fenz'ordìne^e difpregiabile fecondo Platone1 nel Timeo ,abeo qui caret ordine> prafiat non di/cere : L'opere qui nominate dalla loro au* torità difgiunte' non vanno /avendole perla minuta rifeontrate colVafari, Borghini, Giani > Ferrini jGiambiiI.IanVMini, ed altri che di quefta materia anno fcritto, ne ioqui femprela citazione ho pofta per divenir me- no odiofo>pervadendomi ancoraché'.chi.è difewq, ciò che con l'occhio fi vede negar non
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aon debba., effendo egli giudice, oltre moltp
certezze, delie cofe etpofte al pubblico dal- J'imprcÉBone in qua de* libri citati : Ciò fole» fia detto per chi pretende ch'io abbia a ca? priccio, e fenza l'appoggio della ragione,'§ dell'autorità cicalato, fapendo molto bene che non manca chi col vomito di poche pa* róle pretende oicurarc il vero, perche ferra la bocca alla menzogna, tanto amabile ia apparenza,quanto odiofa nel Tuo discopri», mento, e per quelli folamejite che cqn fatira; anticipata fono andati fpargendo, cìfio ha; qui più errori, che parole regiftrato, oflferciU; domi moftrar loro, ch'è grave errore il b(a*y fimo all'operazione precedente , ancorché qùefto gli orecchi de critici di dolce fuonofl riempia ; ma che /quellegefte che poflon dar piccola ombra^ di non ambita gloria, fovea- te fpine acutiffime d'implacabil perfequzione divengono : La malignità di efii non può pa- tir l'opere altrui alza tofto la portiera all'ac-C ciìle, che mafeherace di circonftanze, e dai*, ,a me"20gna adornate, anco i più perfpicaci cene fpcflp mgannano:anzi perch'ho proccio, rato effer veridico, e perche godo fottopor- ; mi alla cenfurade^Savi imparando da S.A- goftino nel libro delle ritrattazioni non folo mi fono d'alcune cofe nel fine dell'opera ri- detto, bramando efiere avvertito deglier- rori per emendargli, non già per pminace- mente foitenergii,ma le nelle caie particolari t f 4 avef.
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àyéiS ptefo qualche equivoco fon dégno dì
féùfa> per effermi rapportato à quanto dà*
padróni di effe mie fiato riferito ; Terza pecche lajjpianri quelli j che nbti^
règgono làmia Patria i com'eJiètairriente ài delizie iti quello genere ripièna per là nove- ro grande de* profeffori di tali arti, chepoV Che (òti le caie jj che qualche firigoìarita, non àbbiàrip i e qùeftà non fi mentovano i perché tìon eflendo n*fie,ma per le mutazioni de' èeni pi d'Uria in un'airxacafe trafpdrtandati ; nori timangà ingannato, fra quattro giorni chi légge dalla fperarìzé di veder alcuna dell'o- pere in quefto racconto defcntta ', che per I* fntttanza* già'dettàfia dipoi altrove traYptof» tata* Come anch'epiche quotali che le pof» lèggono poffonò nèì;mofl:rarle con veritièra aìierzione éi chiunq; e di qua! maniera elle fièno ridire; Èflendovenealcuni altri anco* tàjchenon anno confentitOj ch'io qui le lor pitture deferiva, o fia per riferbar'e a '% rhe- .defimi dì favellarne la brigalo pur geioft che chiefte loro non fieno, non R fon curaticene il pregio di quelle R rrumfefti; Così minu- endo non foló di que* valenti artefici ma dei Jof maggiori, che facqtùftarano ta dovuta gloria, an ho a me fcématola fatica di qui regiftrarle, ed a loro troncato il modo di far* fi cono/cere r Il non curarfi ài far noto fuo nome cori òtf
revol grido di fama/ |
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€t)e trae /' mm*daÌfepoteró, e'* tìU. il ■jerbà:
•"£»maoifefto difprezzo delle lettere, e de èli amatòri di quelle, e Tacito nella Vita e* Agricola apèrtamente il dice?Vnùm bifat' tiabilitèr parandum profperàm fui mempriam 'nani còntempta, fama ctuntèmni virtut'es i ed à qndti voglio (cóme dice il dottifimiò Sigi Abbate Filippo Maria Bònini néfil^nòranV za sferzata) far la carità, di metter nei caod «quèfìa erudiziòné;.dei!à quale fin óra fonò an- dati digiuni:credo però che con ragione ab- bili quelli temuto i ch'il pregiò de» for rioml da gl'inchioilri di mìa felina ofcuriti Hcèvài" ma/appinò, che gli Vbmini mentovati da_» Omero, che come tauri Dei dà noi fi riverii Cono j altri nòti furono che poveri, pefcàtoi ri, che col fomminiìtrare alle bifo£ne diluì qualche piccola moneta J'arìetto fuo fi com- prarono : Tanto può ^amòr delle lettere > tanto la pènna di chi fcrivé, chea guifadi' balfamò pregiato j fVotilo intatto dai tarlo del tempo cuftodifce* e conferva» faeerido- ló perpetuamentednreyole : Del Taffe niòlté Cittd fi fpacciardn per madre, è fette della Grecia d*a ver prodótto il Cieco Melefigené al iìduie Melete nato vàntirónfi Sep'tem Prbes ceri ani dofìhpc ihfighìf HomeH
Stnyrna > Rgodos , Colophon ,■ Sahmin , los j ' Urgós, jltbeftie fcòsì mente'ognuna doppò riiòité ì éltérgìi lU2a.'madteamorofa presele* mznìEtilò la^a prof
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2,6
propria ingratitudine > e perdette di /lima m
vec&di guadagnarla, poiché fenza fommini- ftrar cofa mcnomillima a chi d'ogni avere era gnudo per di/eortefe matrigna fì fé eonofcére perche egentem nemo agnovìt ; A quefteperè lai mia Patria punto non cede /perche di que* due lumi dì noftra favella, che viventi perti- nacemente in e/ilio mantenne, ebbe pofcia«» per grafia [ingoiare tener doppo morte iri- tratti ne' luoghi più ragguardevoli affini V II Co.* Boiardo non altri intende perque'famò- $Agramanti > che gli Ctefli fuoi contadini* avvenga che piiì amatori delie fatiche lette- rarie quéih" moiìraron/7, dì quello Che gli era- no nelle Citta1 popolate gli Aristarchi, ed i Ì/iotiri alla prò va riufeiti : Cosi fa ri perpetua l'ingratitudine di que* NoJani, che negòrno all'acetato Virgilio un picco/ forfo d'acqua i qnd'egli per queffò dall'Eneide /or nomi can- cellando , non (olamente gli merco d'una.» macchia indelebile, ma di quella gloria^im- mortale privogJi* che con duefole gocciola di femplicilftma acqua comprati li ìarebi?o- 110 - li negar un pò d'acqua ad un povero Si- tibondo > è atto di poca cortesia per non diro atìniti ; le egli chiedere i vini del Reno, o le Cioccolate d'India * oquajch'alcra pregiata bevanda h* potrebbe accular di golofo * ma_*# negar l'acqua fatta da Dio comune a tutrii mite è feecaggiiie troppo grande ; I Ricchi fon /iatifatti dall'onnipotente mario>perche |
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fervino come i rufcelli a'terreni alidi, *he^
borrendo per il lor fcno la ftate il neceffario umido gli fomminiflrino , non perche radu- nando niolt'acqùa Hi un cupo faccino una la- guna dacqua morta ricetto folodi vermi, e d'immondezze; Io pero non intendo come ognuno voglia in apparenza far/1 tener libe- rale ,eflendo Le/ìnante finiffima, ognun vuol «ìóftrar d'amar le lettere, e quando non (t perfeguitano, non però con deboli foccorfii letterati s'aiutano: Perche dunque s'odia la bugia, eja finzione, e ]a fa I/a moneta difpre- gian\ e s'ama il nome ài liberale, e ài lettera- to ì quand'unoè fpizzeca afiniflzma con'una cotenna ben dura, e letterato come iCavalli- fai Regno; Le Querce vantano fupetba^ grandezza, ma non fanno che frutto da por. ci, ove pc'l contrario la vite che per terra ier- peggia vue faporite produce; £wi animai più bello del Pavone , più mefchmo dell Ape? m quefìamelefoaviflìmocomparte, quello iole»un apparenza di ieqgieriflime piume ne inoltra; ognun brama 1 utile, e 1 dolce, ma fa «rutti da Pavone, e da Qaerce^Eh che J'ope. re danno il nome, ma il folo nome non opera, ondeSocrate interrogatoci modo daiquj* ,fiar buona fama Nipote ; uiis effe ftu^s, quali* babert velìs : Moltifiìmi voeiion fàdfià quando meritan biafimo; Con gran ragione tfunq; il Tallone dice ài quello che non èli ' diedej guanti promeifi (nell'annotazioni del Canto " ••
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Canto Xf, della Secchia,),el'altro che flfc
ma va piti di due paia di guanti, che fì'timor* talita, meritava efler lev ato da Tappeto 5«d a quel detto del dotti/lìmo Signor GiorCav naie a capello s'adatta, fcrivendo ad un'ami* co in fìmil proposto , che dice > E già cho a fonetico fi diucato qual'è la.Iode non fi ri* lentonopunghinfi conlefatire per ifvegliar lor fenfi addormentati, e non tinn quell'altro dell. Autor dell'Italia Regnante > parlando ài ■ alcuni che delie Iodi ch-egli aveva dato J©ro a bufandoli il difpregiavano t A chi non pia* ce j die egli il mei d'Ibla, fé gli prefenti una piccante moftarda, che carica di fenapa dan« dogli con acutezza nel naforifvegliareil fac* da; Anzi quando lor vknc in mentetìmit concetti fov venga loro ciò che fucceffe su* Micckde, ed Antermo famofl fcultori pei? aver ritratto Ipponatte Poeta : Riconofchi* no i difpregiatori delle penne nella magna- nima inftanza d'Alefiandrola mefehinitàdi Jor cuore, chveiiendoli detto da uno che gli porrava una buona=, e {elice novelIa,rifpofe$ e egli forfè rifufeifaco Omero f nò dice il Ve« noiìno neJi'Od. •£. del 4. lib. |
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Bignum laude "Pir.uM
Tdnfa netatmorii. '■ : :.. * 1.
E neiì'odechefeguei*-.;, k t , -,yìxerefortt'sante jigamemnónà .^iuiti-jed^mnes UiacrymabiLes |
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Prgéfc
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frgentur, ignotiqì longa , ~
Uo&e ,careni quia vate /acro
E qtiefto ancor farebbe poco fé con /raffila-
ta maggiore non foggiugneflè Taulnm fepulta difiat inerti^
i Celata virtus. Ma che non dice Pindaro in quefto propo/ìto?
fenza ch'io qui il luogo rifrrifca: s'intronfia- no alcuni fquartazeri per aver mefk> in fieme trefoldire con difpregio delle lettere come che quefte fuifer merci mecchaniche,da im Polo all'altro per una Jetteruccia di Cambio cogniti credonfi, e non 5 accorgono * che Bc* come lor boria altro non è che I Vtre d'Viif» fé, così di lorcapo i confini ncn paffa-, odi Joro abituro al più dalie pareti non efee, che fuanirav neJIa ior caduta, e fard con loro fep- pellita: Io non fcggo memoria alcuna di j*ran mercanti del fecole pattato, ma veggo "immortale un Gelii povero Calzaiuolo: ed un Lafca femplice Speziale ; AJtriper ayer auutoin forte ch'i loro antenati la zappa e'J fantambarco in penna, e ferramelo un pò pri- ma mlitalìero, e lorgefte regiftrate fuserox per farfi chiamare antichi fi gonfiano>fenza-» fapere ch'il lodare ifuo.i Avoli fenzapropria virtù , o merito >■ è un dar lode ad altri, e bia- simar fé fteflb, dimoftrandofi privo di qualità* lodevoli *, e dar manifefìo fegno d'aver dalla gloria de' fuói maggiori in tutto degenerato^ come psr Io contrario moicò è da iUmarìi k |
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propria virtù quantunque da ftirpe ilfuftres
non fi difcenda ; E che altro natale fbrtirono Tuìiio Oltilio, e Maffimino, FJamminio Con- fo! e , e Cicerone fé non viliifimo ? chi altri fu* rono Sforza da Cutignola, il Cor Carmigno* la, 'Niccolò Piccinino, Fortebraccio,, Coliic- cio Salatati, e tant'altri, fé non da parenti ofcuriflìrTii generati? Ma chi vanta il nobi- le» e l'aneico quando ben chiaramente efler tale dimofka, da chi ciò riconofeer debba egii, fé non dalle penne che fcrivono? con queftedunq; deve effercortefe chiuuq* bra- ma chefuo nome viva : Non ebbe maggior invidia il magnanimo Aleilàndro chead Ac- chiile perch'ebbe propizia la penna. d'Ome- ro, poiché iecofe feritee né* libri, con pace loro, perpetue divengono , ne co>i facil- menteall'ingiùrie del tempo fon fottopoièe co:ne fag ^ia:nc.'ite cantò il Braccia/ini Che /e c-iggión le mura, è fira^io indegno Fa d'ogn'oprd dì man l'antica etade . \A difetto fm purprovd d'ingegno Fabbrica diferittor giammai non cade* Dunque chi non i (piriti atti a foiievarn" à de- siderio di gloria, ftiafen e cornei vapori pili grofli vicino a terra fenz'aguzzar Ja lingua in bia fimo delle penne j e fé la Dottrina di De- mocrito , o vogliam'dir de gli atomi è entra- ta talmente nel lor cuore, chetale a dir nel. li ìór borfa,chenon gii lafcia ne purè impic. garun hi picciolo-in merce ieterària, ten-, .... , ;:i, .-'ri?.- ghin* |
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^ghinla perfe ftcfli, fenza dar biafmo a q uelli
che virtuosamente i loto averi fpendono; A chi noa ama anzi odia le lettere, non fé gli facciano donativi fi fatti, ne proijcìantur mar* $arita > poiché Saccarum Tfìttaco : Confede- ro venffimo l'axioma del Padre Morino, uno fenz'eccezzjone de'primi letterati di queito fecolo > che molte volte delie fatiche altro premio ch'il biafìmo non (ì ntragge j. Bicam tantum virum clariffimumexperientta didicifie, Virtutis pr&mium peniti in fé ipfa federe, ali* hifritftra qumi, Bene agendum non quia expe* dittfed quia delegai. Fecìjie , preclari (acino* tis effe mercedem : Qui alteri inbiat 3 tandem de* ludi' Magnatesi vtplurimum , commendare fudet 3 dutt&det virutn literatum, 0- fapientia fiudijs inftgnem : longe diuerfts dotibus infiru* Cium 3 & locupletem efie oportet * qitem com* mendatione <& grafia fua dignentun come diti* che par ch'infegnafle lo Sbarra in quella^» gentile arietta nella Tirannide^ delMnterei^v E voi turba letterata
Genti fagge , e poco accorte
Che ftimàndo far paffata
Sete gli afini di Corte
Oibò non rei credete
Quejia la via non è non t'intendete
No» l'intendete afe ,
La pia fi cura via
Teravanqtrfi iti Corte è far la Spìa,
£ vivi felice. . Nat-* '
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Nacque pranccfco Bocchi in Firenze Fan-
no 1548. di parenti effai ciuili * ed onefti : 1\ Padre ebbe nome £11 ni- pote di Donato Bocchi PronQtario Apoftoli-
co, e Vicario del Vefcovqdi Fiefole, quale- veduta l'indole di Frat^efco, e l'inclinazione alle lettere, pofe ogni diligenza per farlo{In- diar com'è' fece, ed operando da Padre eref- fe una Cappella fpttp il titolo di S, D.onato d| Scozia n<;l Duomo di f iefoie s e quefta confe* r ìa Francefcp ; crefeendo poi in eti, & avan- zaudòfi in prudenza s'acquilìò la (enritu def JVÌ archete Lorenzo Saiviari, che come ama- tor delle lettere ne fé Tempre itima,e per ami- co jfamiliare il tenne, t mori nel 1618. d'anni; 70. fu .fepolto in S. Pier maggiore nella Se- poltura antica $1 Nardo, Rocchi fatta quiyji l'alino 13 00. ';■ tu dili^entiifinio notomifta di Libri, qua^
li non lerie giammai, che accuratamente dì Aia mano nei njargine iepo/bile* e note noni il faceffe • Compofe pia opere delle qmii ancori
che molte A*en deferitte nella Biblioteca Vo- lante tutta via qui ne porro due delie piace-. lebri che fono La Caduta della Repubblica Romana lì
. -* Guerriero, o vero Paragone di fette guerrie-
ri antichi con (ette guerrieri moderni. Vru trattato fòpra. j*Ima|inG della Nunziata ,e frióicé.altre. I L F 1 N'jgv » Medi-
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2£
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*^w^ atafop Exptriwìfsim*
£t J Q A N N I CI NELLI
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FLe&e iter, & greflus in rara paterna reupluf
Ih Flprentiqas qui icupis ire plagas $uid iuyat Alpina pqfuifie in grandine plantas, Cemis yb | plure§ ad tua fy** yk* ti'-. , g i
$iye Appenqinx>fur^raffe<;acuminenubes \ . t Et miferè a?terrja§ follici taflè nìties, ;
£um mgm % paceat quicqujd Florentia iattat Phidiacà fi^mpra^i5eli(uf a^nu :
Pagi ria. crN ÉLLI tjfcj grata Iure orla fecit ^ Delicias^e^traquasperi^intashabet. ,
P y raipide$ qya?iis > ftatuas, delubra, cotonina* ri ' Scri£inras, nioje*, figpa, rheatra, demos £ *. Vel magi^a4tguftis fpirantiamarniera, te&is Vehempla,. &Perquotitqrin illagradus?
QmniaClNELLVS felice indagine luftrar> Et pretjijrndeipeeps, quo potiamo, haber,
Grata fibi infcribentCINELLJ marmerà nome* Csteraq; artificum vjuere iuflamanu, k
ipfe in largì fluo Tyrrhen* Naiades Arno,, Pigntjs arujcitiar, balia 'mille dabunr.
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plig. Iacoba?a$
Prof: Hafrueuils» ' |
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tff r CI.
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• ■■'3.4 -
0(. ©. D. Ipanni Cmeltio Medico Floreali©
V'itera fu* Patri* ornamenta in I ? - Jucem cdenti » ? '. * .« *
fitti Jfttéri^ Trimherij KV. C *c ufi ori;
Vate Vi cani OVik vis fxulm Cisensm eognomlae, in iliis
Htnd carneaisjgenij das. latitare faces'.. Hioc, ae do» proprio*, alàcnos édere pauus Niieris ili Incctn « ne Cinerefcac héaos. ~ '
$opùas pmsas ooti ergo f cetre flagellasa
AtCoeìi vt fiore* irradiare doces,
Ima rais tois all'eros igoibus igoes't VtgtiBÌna sterBMRì luce niiereetueafit.
£%on fine mirasi j Cifterun fi exc uffa ve te r no, Prifca ras Patria» tot mooimeota vigent.
Tu Praxitelles, & ApeUes ,atqi Lyfippòs Poft Cineres anima nobUiore reples,
Sr.gotua? sbratta» portentofa perenna* Altra, diu Cìaenun que lattiere fimi.
Perge tuara Patriam fic exoraare, tumebit De Cincre ojrtae libi pwJttaHfc inbar.
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EiL-ck
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SPpSHP^-^'v.'
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£xmlè'ntifs» B* Uunnem CinèMium Jfttó Medi*
e&fira&itùito
tntn librum Francìfct Bocchi? infcriftUm
* LE BELLEZZE DI FIRENZE
<Afe longe auBmnpublìcì lurisfactrct.
• MichaelErminim
r Epigramma* ; T^Xfccre fieri animus formarti mìràftilà FJ#r£
Maxima neu pigeat dattem verfare Iibellum
Exigum» Bocchi mobile mentii opus.
Regales aedes, Fora, Turres «re fonantès |
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iià,
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. Hic foates, arcus , difee, ? ire», vias,
Aedem quatn pmxit PVCCETTVS Ttìfaus ApeHes Fulget qua fuperum Regia picl:a Dei j
Hanc, & Achilleo^, & NereoNfiRIAvouit * , Gens,hacmefts^ oculus pafeitur atq; ftupet i .
Templum AUguitum,iugens,pi&am,àiblitiie columnis: Marmoreo toniix qiiod, tegit, alti Tholò,
Aedem gemmartim, faéraai fplendorc micanterìà QQa nulla in totoditior Orbeiaicct.
Depidtos vulms,fpÌranc!'amolliusa?ra , 5 , Dar Pariosducìosuurmorecharta ViroSj v J^urca labra, argentea vaia, atqj afpera figm's
Tcx ta Semiramia, qua; variayic Acus. •
Atrawen in tìioìem li enarra excreùerit ifta, Fere Qoua, res miras colicele branda viris,
AmpJui5atq;recufa,quarer vulgeturin auras Debetur calamo Gloria tanta tuo, .
Si P*on pel lit morbus féruatqi va ie.ues "* Psone yVJ feinper te i.iber Orbe valer.
1ÌOCCHIVS vttali k&Qrecreetwadauftus, C1NELLI viuas j Jmn vaga (ama, vi ■»«>.
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tiktQitytàùs Matàfcia'ióàftpi gjrijeÌÌÌ0. intel Medfcò^&fta&^&ròti Si , |«y jpav)c& .v^W«b'tH' m,. ■■■■■■■ \ -hr^
PUrtieidÀmàtewiUnujjerm q<uètè«
niuraiioncmCatìlinà luculèéèr expritnii t
hon modo ■penerart -tertim inteir nièas liicubratià* ties diligehtifiitoe cuftódiò, forfitaa in pàtrìami fi bella cejfabunt $ àllàturusi EX hótufigUè fo- tum leèhémfatile cotìtjtio ,quem nòfifemefa [ed itcrumactertio fèHfifn ìegi atpr&gufiduih Hoc attuto tot bèltorUni Varietatej &3f4t'ioWm<fìè4 queniìd i tòtìJatiónum ihter fé dimicantìuth per» vicaria: dèhiqut tòt ì{egùmiacbUcìtm rebus gefiis cètèbèrrifiiumjpènnahoHaliadignumpu* t arem, quatti iUd i Verbiim non alìundè petit un? quàm ex foriiibusi phraps elegans, e^ (quòd potifmum ad retti fertìnet)breMs & concinna ( fnta quidemfenteUtìd )felititet ajjur'git. Hihc . fa&umefi ,' vtmihi facile petfuàfèriM, iUqs i>i* tei non -vutytrem gloria*»> fi ttiàtus ho e ohuifu- fcìperènti cOnfequuturas; procul ènifn dkbìo & ■perborùrìi niMe* & fententijshac tempejlatè tóteris omnibùfdntecelleres. Hoc non mi màis tendi* fed detegfhd* veritativircaufa fatmnr'• Te igiiuf iterumì ai^Uc iterunt hortor, yt in id nègótijifipèracium UcebiUincumbas. fac ut ><** léas i & cdrrnen inferius, quale cunque benignus excipiai.' TratiIdibus lunij anno k répdrdtioni mundiì mùCLXXP'lté |
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M formavi fiorentlle Iueulenterà CWELLIO
in juis fcriptis ab iniurìa tempori* re-i: fàrdiàm: tttius flemmaèft Cieànìa *'>• xngutiti dilatèràni i I ÀMpoit: nacrioteris cdnte'itìriére tempoHs iratn
O forma jàétcrnurh ttOnrnoritùfadécUs. $Ùvti qua* ce tollit própè Solerri f ufcà Iabantehl ; Non cafura ruét penna : perenni s cric >
Ncc volucreS nubesfeCat inferiore volatii Qua? te fublimi remìge portar ± Auif.
Orefèròxàhguem vìden'vt |énérófa rrùèidety ; . Quid noe at extihiurn ? quid nifi tempus edai T, '". <rV ÀdÉùiidem ;s';§ °'J£ éìuìcà fervàto nécìuhtur ferra Quirite^ ;» :
Aflertor Patria? dicitùreffe Pater ;;; '
Syllànos Ciùes, & Floreahioeniaferùas, Aetefttófq; facisj QuOd tibi notìien erit. ' . . lì Reueréridifs.P.M; Évangelifta Tedàldi fei>
uita Teòlogo del Seréiiifs.G. Duca
diTòfcana, t Gónfulcòté del
Santo Vfiitìò
Jjjs Dottor Gioitami Cintili per ìé Jue niimu
riflampéi ^r
C INELLIa'cénnituoififorgèrvedo . $
E>i nobili fermati i par-ii eflinti £ quei* èrte dall'oblio.credei già tinti / • .l trionfare òt tra nói > chèa j^èna il credo;, t)h della nòto Flora amato figliò 'Jf' ! V !; QUàl fi "deùòn© a tè pàlrne ., & allori l \*\ • '
Mentre il Aio Yen di tanti vaghi fiori ,':] , à.ieolmi^<ch'ellaa'tnarcail6iglio^ T , » Lumi*
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■■■ :. . ■ .'; ; ■ :
'■'■',■■'" Ltiminofo <ii ftèUe H Ciel fefeane : -^
>Può gareggiare, é ver, co! Dio del giétAÒj
Se le tenebre folte, eh *au«a'n torno •.......
Tutte fugò tua virruofa mano. !
Quanti fudori in mille earte abfotfi, ,-,..,•,
Citante fatiche di purgati mchioftri
Erano in bocca d'inuidiofi moftri, Ch'or fon per tuo valor fatti più forti t Viùon dunque per te dotti Volami,
Ogni (lilla di 1 or tuo nome chiama Corre veloce a palefar la fama, V Che tu yetfafti d'eloqUenia i fiumi.
«Seda in quelle al bell'Arno » Arpino j e Maturi
£ con le proprie mani i lor gran figli 0i Rofe t'incoronino, e di Gigli Gii che fapefti trasformarli iaXanro» |
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M radio iìlujlre ed EcùellentifL Signor Ùiói
Cìnellichereferiuc %td auptmentalt
Belkige di FIRENZE •
NON erano da Aleflandro men graditi
quelli applaufi, ch'in occasione de fuòi Viorffi dalle lingue più volgari venivano, di quelli che per auueiìtura dà*faggì con ben'or* dinante orazioni gl'erano tefluti * Iti guifa ap- punto de'primi fpero io/ìa l'accMo Sonet* to ^dal quale fon fìcurof mercé la fua Vifìa* nità) «n'argomenterà' J' affetto* e non oiafi- meri l'ardimento, mentre più facile a ki fi rende Vefaltue icH*'-Giitè ài Firenze lo |
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BELLEZZE di quello poffa-jo ridire del fu© merito, al quale reuercnte mifotcoferiuo
- . ■ " ..... .•*'. ,"', /■'.■'.... » -- +
Pi V, S, mei. Illaft. ed Eceelientifs,
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£>euotifs. ed Obbligaùfs. Scruo vero
Marco Marchi,
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Sonetto.
C Adori gli Scerri,, e di Saturno a i denti
Lacrimeuol Trofeo fanti di morre, , ISe pria dì vita l'Yom calca le porte, . Ch'ei per viuer otrien Colo i momenti: All'Argino iaftofo altieri i venti Portan fumi di Gloria % ah dura forte, Ch'uno fpazio fi breve, ore fi coree Stano limiti pofeia a* fuoi portenti t Ma ben di morte il rio velen deride De gli Omerici fuon Cetra fonora. E una punta di penna il tempo vcuidcj E fé i Plettri di lui Grecia u*a4ora, Per fchernir dell'obblìo le leggi infide Nafcono anco gli Omeri in grembo a Flora. |
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lui
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IVL. C^ES. fGALlGERl"
F L O R E N T I A,
PArua Fluentifonis aggetta Fluentia ripij
Molli a d e nitido nomine flore capit. J^fula Tegnabar : veruni tneh*ora*fequtus Marrius antiqua? detulit amnis qpes DiuitiasHera: Mcrcurius difcrimina lingua?, Mercuriu$variasire, redire vias;
Ambitiofa, ferox ,bel!acia, flammea, Mavors Pecora : magnificarti do&a Minerua manuin : Iuppiter qflendir, coeleftes, mentibus aulas; Sirenum tribuìc dulcis Apollo fonuin ;
Vera uecu$ Roma: fobolés, alienareqiurts : Mutua qux'proprias vercis ad arnia manus. +4dm: Batter e ndi*P.M. Vrofperi Bernardi Set*.
UÌt&S.T. U, : ■■., -i '. nei'A '""' B KOSQNl A ] vJ
PVICHRA perelogium SQCCHl Florentiadi&aes
CINNELLt oh quantum PVJLCHRIOR. eloquio * |
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ri »
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Entia pro.diic«i$ FLQRENTIA iurevo-
Vrbs Vrbiimi;PLpRE^TlA ;J
Te Floreris qrnat* C^ofitioìimi **1foì4£ HÌc vcrus cftFLORÉNfÌAE l" *V'
Z)0#//jr. |7? Chnfiùphorus Arnoldus* : |
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BELLEZZE
DELLA CITTA'
DI FIRENZE.
Scritte già da M. Francefco Bocchi,
E da M. Giovanni Cinelli Ampliate.
A CTTTA^ DI FIREN-
ZE non foto è nobile per lo tempo, che dalfuo na* fcimenio è paffato infmo ad ora, che fono più di mille fecento anni : ma perii fatti oltra ciò prò • dotti da fublimi ingegni i avvenuto, che fa di pregio il nome pò, & in ogmluovo con gran lode ricordato. Oltra gli *- imi le pubiiche fabbriche j i facn tempu? i no- mValaTTià pieno fanno fede, quanto fia pre- datala fyavirtà: lacuale aggrandita da certa fettile indujìriay e naturale, che per grafia dei Cielo , ( &fta detto con pace di tutti) è concedu- ta a-quefìa gerite pia abbondevolmente> che air trove, badiffufaperciò la fama fua>con tanta glori*, che al modo è diammra^ione^dajei ef- fa per lo fplendore di fue chiare opere procura^ fmmo onore. Qra prima che del configho fi ragioni 3Jl quale è la vita delle città > doveque- a #r.v
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3 Bellezze di
fianoflraè fiat* in fior e.tuttavia, diciamo al
prefente delle tre mi con brevità , io dicodeU* opere della Pittura, della Scultura, e della Jlr* chttetturaìpèr cui così di vero ha,ella il nome fu* avanzato , che a ragione fi puote dar vanto fa* fra tutte, fi conte il mondo l'ammira per quefìo, e ri veri/ce, E co fa nota, come per l'ornarnent» di qvefle tre artifor montano le città alla pia Jo~ vrana bellezza, come ella fa fede per tante pit*. ture, per tanti edifici , per tante fìatue, chc^ dentro fi veggono delle fue mura i ma chiaro in^ dmo quante vigliano gli ingegni di quefla nobi* liffimz Città ci dee effer quello, che fé le più pre* gaie bellezze di Venezia, e le maggior mar a* >igliedi Hpma fi cònfideram , e.ad una ad un<u finitamente fi attendono, fi troverà eff^r vero, ctpteperlo pi» da artefici fiorentini fono fiate fabbricate, io non dirò, di Milano, ne di Napoli, ne di Genova ,ne delle Città, che fono oltra mon,. ti, fatte adorne per l'artificio di coloro, che fi».. nódaquefiamadrè mdu^riofa. proceduti: maj fkm ciafeun in juo penfiero far ragione, pofeia* che ì figliuoli di fi nùéfil patria tanto anno reca* tb di ornamento a'luoghi flìranieri, chea ne fiuti, partito abbiano lafciato il fio ricetto privo di bel. Ic^a, che dalle tre nobiliffime arti è partoriti •' Turche provveduti dalla natura di marmi pre* ^iofiCpofcìachè da'luoghi acor totani fono portai ti i miglior colori con agevol modo in breve tepo) e di pietre accomodate per far fuperbi palagi r per innalzare al cielo tempij facri, edificar fabk briebe
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Firenze." f
èriche cantra tigni for%* di Marte invincibili^
perlavarietà decolori, per cui fono dette pietre di eccepiva vagherà colorite,olirale flatue fin- ?olari> cotanti edifici con mirabile arte hanno in quefla CittAnobiliffima fabbricati, che ornai di bene edificare, e con ragione da Firenze per W piti fi prende regola, e legge. $ÌU adunque net cuor di Tofcana fituata , di cofìa alla città di Fiefole » infula riva d'Arno, favorita dalla na~ tura, che pietre di ogni qualità, come fi è detto» le ha largamente d'ogni intorno provvedute, m tanta bellezza fi è ne'nofiri giorni avanzata , chea tutti* i quali molti paefi, e diverfi anno vedutile !en%afallo di diletto, e-di flupore.£ ilfuo circuito'di/ettemiglia : è cinta di duriflì- ma muraglia di pietre forti: ha nove porte » che con iftrade guidano per lo più adiverfe città prin cipalidi nofira Italia: cioè porta S. Niccolo» porta $. miniato '.porta S. Giorgio: porta $\ Tier Chttolinit portaS.Frtane: porta del "Prato: porta di $. Gallo '.portaàVinti: porta alla Cro- ce . fòt he' tempia dietro in alti affari anta a~ mifià co*maggior Trimiph come Imperadori > HediVngheria, tigdi Napoli, ^e di Francia» %e di Spagna* e a' voleri de* Sommi Votefici èfia* ta conforme tuttavia: e per lo contrario è fiata.* con guerra dalle maggior potente coniraftata, e confile'fot %e ha rifpojio à tutte con onore, e co/u foraggio. £ opinione de gli uomini intendenti > ne'.Jccoli molto à dietro, quando i principi più potentine'fent ieri dell' Italia non àveano le lue A % forze
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^m—mmnmamm
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4 " Bellezze^i*
for^e acor difiefe fe quefia nofira città avefie fa
cittadini fa al fuo imperio Jaggiogata (perchè la comodità del mare, e la navigatori del finn* nel di Utay lo fiato è molto opportuniche age voi coja era* prendendo guerra co'popoli vicini, che ella dell' Italia padrona divenire. Terochèpo- Jaa che le nasoni, firaniere, t pih potenti con fangmnofi contrari cominciarono per cagione di, quello nobil terreno à contendere inficme, e fatta acquilo di gran parte dì quello divenute [pa- rentevoli à tutti k incontanente , qujfi per una antiparifijfi-,riflrettcfi ipopoli in unione, fi pò fo- rum ledifcordie degL $uti minori dell' Italia., è affai parve loro di guadagnare, fe di conferva- re le loro picernie for^e fofie loro fiato concedu- to. Ma quefia nobile città dì Firenze feguenda io fide degli altri potentati di Italia y di fieri-, dmdo colino valore tuttavia ì confini largamen- te di fuo Stato, ne'tempi alquanto à dietro , fot- te'l governo della Cafa de'Medici ba prefp fe- lice ripofo alla fine ^ perche al Duca Me fiandra de' Medici y l'imperio di cui durò ajinifek e meft .... Mccsdette Co fimo C/am Dite* di Tofcam t che ha regnato anni xxxvi 1i .ed a. quefioappref-. fo Fra netjko, fuo figliuolo, ed ha regnato anni, quattordici; fuccedenàopofeta Ferdinando, Car- dinale di Santa Cbie/a s figliuolo di Cofìrno al- tresì , che per grafia dì Dio vive, e regna al pre- finte , con inclinazione di tutti tanto feconda > ^ tanto lieta , chi da Dìo pare, e non da opera-, ^qm umana 3 chefta venuto ♦ Ora,perche fife |
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Firenze ?
$4 f i/p/fo trattato à chi non è vfatt in fintile i e
tenendo nella città pojja aver notizia delle co? fé più nobili,e più pregiate,diciamo >cbe chi vien di Venezia , di Francia , e di ^lemagna arrira perlopiù alla fona e hi amata di $.Gallo.Si por- ranno adunque nel principio alcuni luoghi i * quali come che non fi ano di notabil belle^%a cò- me fegnitu.ttavia mojì verranno la èifognadicùi fi tratta, Guidato adunque dàlia fìrada ufaia diIqueftaporta * da man dejìra fi, trova il moni- fiero di CHIARITO: dove abitano 'Monache^
dell'ordine diS. Benedetto ; fu fabbricato tjuefto luogo da un mmifiro, e allievo di S. Zano- h * nominato Chiarito : pofeìa fi vkneà BONIFACIO, Spedale, fabbricalo ita
Bonifacio Lupi da Tarma ; il quale recate- fi à vile le cofe del mondo y e nella pattiè fucile in Firenze diede ordine d luoghi pij3 e dotò delfùb quefto luogo ; dove fono Ttionaihe > le quali co* tniniftrì piva Urano con carità le bìfogne de gli ammalatr.ìrù quello Spedale ari pliato da Ia- copo Cinelh, che ne fu Priore -molti anni: morì l'anno 1570. fece in efio l'aggiunta^ della Croce riducendolo in h ighor fornii lafciolli ancora la fatte ria theldetro Spedai ìepofhtdea Cerreto C iridi, in memoria di che fu collocato il fuo iitiattp in faccia de] medeiìmo Sptciajt nmpetto a quello del fon- A % datore
\. -.',■. ■
■':-< . / ■■'■' ..*'■. v
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4 , Bellezze di
ila core con quella, in/crizzi o ne "v
Jacobùs Cinellius loci huius ampliatòr*
Si fervono in quelfo con molto amore «£
diligenza circa 80. ammalati fra uomini, e donne : £* nelia loggia di-'eft» un'Immagi*. «e di noftra Donna d'Agnolo di Donnino». ed una Triniti" dalia teftata diS. LucaaHaf buone per qup'tempi, e (uè fono ancoralo itgiire, che rapprefentano i poveri, e Io Spe* dalingo : dentro vie una tavola di Niccolò Soggi, che pretendeva concorrere con Afr- drea del Sarto allato à quefio è il MónafieroM SLVCA ; dotte fono 'Monache di Sì jigojìin&z
» la Tauola. dell'Aitar maggiore di que- lla CJiiefa, e del SoglianO:ini tornando indie- tro da manfinifìra, in fui canto preffo allapof- ta di S. Gallo, onde tifiamo partiti, è primis** ramente. \ ^ 4-. SR O G C O'J Chic fa, e Spedale, ordinato per
. li peregrini mendicanti:e pc/cia fi trova il Monajlero di ; SC LEM ENTE ; Uve abitano Monache dell*
. ordine di S. jìgoftino. Bit fabbricato que* fio luogo dalla Signora Torcia figliuola del Du^ ca Me ffandrò de* Medici $fervendofi del nome di , Vap'<* .Clemente Se turno', dove non ha molto % che
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\....... .,
firen^e.* ;,'ff
gbe in abitò monaflìco e paffuta di fòtfl* ad al»
tra vita. E in quella Chiefa una vaga £avo* la all'Aitar maggiore idi mano di Sappi ài Tito celebre .-Pitto r fiorentino per lo dife- gno maravigliofo, ch'in tutte l'opere {uè-fi v ede * Vi è anche u n cjuad-EO entro vi ub^ S.Giorgio di Iacopo da ppntorjno$ trpyafi éoppo il Monaftero di SA O A T A nel quale è una bellifllma ,ta-
. vola ove è effigiato il Miracolo, che fé Chrilio nelle nozze di Cana Galilea di mano d'AlefsindroAllori.-fono molte le figure tutte ben difpoltc, ed in una vaga prpfpettiva ae- conce. fi viene pofeia a SLV CIA; fnonaftero dì "Monache divoij$~
. me ; dell'ordine di S. Domenico : è inqu$- $o un diritto* che la*orazione nelj'ortp, ji mano di Gio: Francefco Ruftici j ma qmila fabbrica , che gli è di cojìa , èilfrinrifj&djel Jupcrèe PA t AZ Z Q. D£» I>ANPiQIV JN t,
dijegnato con gran Giudizio da Raffaello da. Vrbino * nome di Gianno^pjPMdolfinixFffjcfr vo di Troia : Ora piegando da man fwifira al tanto di yuefto Tataro, e pojcia al canto de Giardino del mede fimo voltando a de/ira ,fi irò* vn* Compagnia > chiamatelo A i SCAL-
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•—;■■■■. f. ■
" -- .. , Bellézza di ..
SCALZO; che ha il titolo diS.Gtoi Biiìfiàt
• kel Cortile Hi etti è la Storia de'fatti di dette ' Sàhih, effigiata dà jindrea del Sarti) .' quefio è quel Cortile iaHtofamofo al mondo dipinto di chiaro > e /curò'con tanta eccellenza} che non é ininorè ì è nonéédc dlle\pitture di Raffaello, ne di Wcbclagnolò ) fi come il d'etto jtndréaparU inente non è di minor pregio , ma pia tóflo nelle pittura fen^a pià\* come a vvijano gli uomini in~ tendenti, avanza e l'uno » e l'altro. Ma nel /e* guire il viaggio fi trova il »■ CASINO, edificato dal Granduca Frati*
ce/co . Evvi im'Orfeo dv marmo del BandineJiiaffai bello. Sótto in'quèjìopalàTgè flange divifate con mirabil arte, in tanto nu~ meroì e con Magnificenza tanto règia, che den- tro ogni pan'Principe abitar-puote adagiata commódamente ; ci è Una Guardaroba piena di ricchi arne/i > cóme quadri diprc^iofi marmi3ta± "pole di diafpriy panni tejiuti con /ingoiar lavoro J & un letto infino dell'Indie portato a noi di va- luta y e di artifi %io gràndijjimo . Il difegno dì ifueftopalalo è>*d?Bernardo Buobtalentì, uomo 4t peregrino ingegno, e raro come fi vede nelle finefire, che fono leggiadre, nelle camere ì e nèl± le Sale adagiate con favio avvi/o, nelle porte i che fono artificio fé yma quella 3 che è principale infulajlradatèheUci a maraviglia ► Damati ■ fini/ira è U C biefa di ; \À -\„ • ; % r -I ' SAN -
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' _ ',. 4 Firenze." ; '>#
■Mari *•*■■*■.! ' * ■.-..-'■ »,-V< ■"'■ • -■ ■ * ■*?-■'■ *•* - . ■ ■■ , ...■
S MARCOJ ime abitano Frati di "S, Dome-
l* nido in gran copia. Sono in quejlo tempo •notabili dìuo\ìoni l come là Compagnia del $jin- 'iijfimo Hpfarió della Madonna , & del Nome di >#w. Il cui Altare e amati dritta'entrando j>er,la Porta maggiore,- Gl'ornamenti, che fono attórno di queita S. Immagine, che e <del Cauallini, come più fotto fi dice, cioè la Tauola è di mano di Gio: Bautta Paggi, «omo infigne; veda fi la fua vita nelle vite de* Pittori Genoyefi à^ì Soprani vfeite in luce-» per opra della generofiti de] Sig. Gio.* Nic- colò Cavana nobil Genovefé : fegue la ,; Cappella della Famiglia del Turco , la Tà- tìola di quella è di inarco di Santi di Tito j è dipinto in elfa un S. Tòmmafo d'Aquino auaùti ad un Chrifto Crocifiilo con altre fi- gure ben difpofte ed òttimamente difegnate: in effa fi rapprefenta Chrifto, che dice a San Gommalo bene fcripfifii de me Tboriai feguen- éq pia avanti fi trova la , Cappella de' Cambi > è in quèfta una dello
due Tauole di Fra Bartolomeo da Fiefole.* di quelf ordine > note affai per la difpofi- zione delle figure, per la vaghezza del co- lorito, e per lo difegno rara, e particolar- mente nei tempo > che fatta fu : più oitre poi vi è la Orpella de* Serragli, è quella . tutta^,
increftata di marmi fi bianchi*.come colori- ' '" ti- |
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J« Beitele di
ti tanto le paretene il paaimento? è dwifeS
ta Ja muraglia con molte pitture a frefco %. ; te dal Puccetti, come anche tutta la volta», con alcuni ftucchi,- fono in queiìa Cappella Jemuole d'eccellenti artefici; QueJla deli0 Aitar maggiore, è di Santi di Tito : quella^ M Corno del Vangelo del Paffignano,queJ- Ja che gl'è oppofla ou'è un Àbramo, che fa- criiìca Ifaac , è dell'£mppli, l'altre due late* vra li,che fegtiono doppo quelìe fono del Cur- radi, e quella della celta oppofta all'aitar maggiore, e del Bilmelti ; Spnom ancora 4. sfiatile le due, che mettono in mezzo l'altare fono dei Pierafti, l'altre due di Lodouico Saluetti. Ci Jono pitture fatte da Maefiriec* fellenthcome un S. Marco, -maggiore del natu- rale di fmguiar bellezza', due t amie parimente jatteà olio di mano tutte* tu di fra Bartolomei bell'ordine di S. Domenico, in una di cutJpnq $& ingelettiv che fumano Jiromenti mufic#li# Janto naturali, che paiono viui, tenuti fopnt^ tutte le pitture marauigliqfì. Molte pitture ci ha olir a ciò fatte dà fra Qiquanni del me de fimo .orarne, come l''aitar maggiore : e nel Cwven* , tofono tante pitture di queflo padre ,cheppjson9 ftr grande Jpa^io dar diletto ad ogni br'amofa , Voglia , che di pajeerfi di fqwpenfieri fi dilet- ta * Ter che fi come egli fu di mafanta, così di- fignendofe ficfjo r ejpreffe cofiumi fanti,, cele/li avvifi: e di yerofpirano tutte lefue pitture fan* \ tttà, e divozióne. Fu fabbricato ti Convento da :;: cofì-
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JSrtWftifc -.11'
tekpmide* mtficicon grande fpefa $ coldifègno
Mi MichdùXto Mkheió^i. E in q'ucfia Cbiejk Una Nunziata dì mano di Tier Cavallini\ pittb^ Vi e di fónti coturni; là quale fi tiene coperta ,è mmfi ' WofiVh }fe non di rado a certi tempi, pie- M>di fofnma divozióne. La Cappella àpprejfò fatta da<Averardi> s è da ^Antonio Salviaticoh %t.fpeJa gYandiffiYna, doue fi dee porre il còrpo dt S\. Jlnforììnoi e cofa più fpfìò regia, $be ciuiltJ. £>a tuttii luòghi anno condotte pietre tfuefli dui gentil' uomini per fare adorno il ricetto di cofa tanto pre^iofa: & pèrche piò fia nobile per la fplendore, magnìfico per la heflti^U, per arti- ficio di fovrani tnaeflri fingolare, co' penfièri1, to'danari, con indujìria qua fi ogni HVWflf. Uma- no anno auan^ato. Qudta è Architéttura_> d'ordine composito : Vi fono 6. colonne-di marmo miftio alte circa braccia 6. l'una > e vi fono compartite molte pietre fine di pia forti. 5/ veggono in quefià Cappella tàvole di- pinte da maefiri eccellenti. Quefte foho tiè ì Quella dì mezzo è diAIetfandro Allori detto il Bronzino, quella del Corno dell'EpiftoIà è di Battifta N aldini: V vltima che gl'è oppo- ftà è di FrancefcoMorandini detto il Poppi: oltre ciò fanno intorno a quella ricco or- namento fei ftatue di finìjfimà marmo, qua± dri di me^zo riiieuò, laitorati, come le fior tue da Giambologna, fcultore cccellcntijfmprfà fui di tutta l'opera è fiato dato il difegho. Sono cjuefte più grandi del naturale rapprefenran- MS,
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ravigliofr?S« A■ n quaJlè«,tremodo ma-
' ffit^SS -flendofi in.QUe- così dire mI 1 ;"ScSnofo forpeJJo dar per tì chent£, /p,r"° ai »«*»* « di veri- che non!) gnUd° "' ™>«fc«ew fi (cor", rmSiPTOfldi avente carne quéÌ!
le membra apnari/rnn^ • e • suwi* itone di bronzo AVt°nf 7'a"COra fei
prefentant, ; Soprai ì^à^T'T"-
toilette facciate di dentroT C,afCU"a
di bronzo grandi cuaX 7, "° °f ^"0,i
nudi, partf tclikTJÌlV1 natura,e Part^
Ki£ Sfa*
a frefeo due ftorie 2j n Pf C,J< <M««
l'altra delfefpofiz oiedK ? *?****• conciamente colorite ■ «««*» eoae.
peJalvede'un^A ''f^^ Sran C"P* ■
Fiia • òLÌÌ rlfn niano dj Gl01 Bolo-
I" rVS Cf*elUt/*W**tanta belle?- %[ tirothe«<l ora ad, or* divengono zi*w& gru piti compiuti ) the „4,w f ^ £r~ Inéndèttiì ,7 {■» av*lJ™o gli uomini più, |
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Firenze, j»
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*•«*»« in etimo, e i» eccelle»?* quello, cheJ
m tale affare fi pòffa adoperare: fine poi U Cappella de' Teffitori , U cui tavola è di
mano d, Lodovico Cardi da Cigoli celebre P r°lT'T0 ', fe§Ue a,Iat° a VWU ia-
•Cappela de' Miknefi famiglia (penta; è £«« collocata l'altra tavola di fra Barro o-
aul°nPP ha"'aiCril *=' mede/imo Padre, Q£" alcune figure fon cosi ben toccate ,.
che di venta vjve raflembrano.benché da ak cun, fia (tato detto ch-,1 coJonto é crudo. £ Jimmfrflf JHmI "e"a «P»Ie4un«beK-
Dome", cl°daapa ra ^* ^9* mano d*
«linfaT,„ Pa,lìSnano' è quefta maravi- Pere dì rw"?»"«lil* fono tutte ''<>■>
eli/^"*; *«*«alla partaci noden^ - £«■**«' ••■ In quella duna- Sei R de,fr?ee'h^ata Ja Trasfigurazione «i Redentore molto ben colorita e con £ adolcTf ° arteiìCe tì anche ce'efa™«
»41^3^*»**Mufa d«
Alkià,KfiefedeiiaaanC0^fn^ oh «!««•
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I
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14 Bellezze di
E non meno di quefto lodò anrfhe il Pa/g.
gnano, e'1 Bronzino in quefti altri, E voi Bronzino, e Paflignan per cui .
Il prodigio Tebano Arno rivede Poiché gemino lume, cqua.fi dui Nuovi Soli d'onor v'ammira , e crede. Era Jedtte Cappelle prime cioè dòppo la
Cappella de* Tenitori è il Sepolcro del famo- fo Gio: Pico della Mirandola le cui virtù l'anno reib immortale, conquello Difticon Ioannes iàcethicMirandula estera norunt*
EtTagns & Ganges, forfan & Antipodes, .Hieronymus Benivenms » ne dimin&us poft mortem locus offa fepare't, quorum ani-
rnos.iu vita coniunxit amor hac mimo %h
polita poni curavit*
E fopra la porta del Coro un Chrifto ero*
CÌMo fatto da Baccio da Monte Lupo. Sopra l'arco delia Porta che va in Saere-
dkyi è dipinto un S, Vincenzo da Fr. Bar* tolomeo per la quale entrando nell'andito per andare alla Sagreftia fi vede a mano manca in faccia alla porta del Chioftro una Statua di marmo rapprefentàte unChriiìo, rifulcitato : queftoèdi mano del Novelli, ed è acconciaménte in ogni Tua parte fatto e molto limile al naturale, vi fono ancora^ .f.v;;7£ alca-», *.
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i Vivenze» i$
alai ni ba/fi rilievi, entrando dipoi nel --i
Chiodo vi fona molte lunette nelle quali
fon dipinte le ge/te di S. Antonino Ara ve» feovo, che abitò m quello Convento, fratle■» quali cinque ve ne fono di mano del Puccettfr che fono quelle Quando ora in Or S» Michele davanti al
Crocififlp ; Qui è ritratta quella Chiefaper» dentro con fingc >lare artifizio j /ì vede il ta- bernacolo deU'Orgagna, ed il Chriflo Croci*. Effq vagamente delineato, Quando chiede nel Convento diS.Dome*
nicodi Fiefole l'abito a quei Priore, Quando rifufeita un fanciullo diCafa Fi* .
Ikzi." ., ^ Quando moftra la pianta nuova delizi
jChiefa a Coljmo, e Lorenzo de' Medici de' quali vi fono al vivo i ritratti, e Quando piglia il Pofleflò dell'Arciyefco-
vado: quella fopra tutte è vaga, è ritratta in « elfo la facciata del Duomo incroitata di. marmi com'era in que* tempi, ed è am nira^ bile il difegno per molti gruppi di figure che Teonano in lontananza diminuendo co*u grand'arte ; XJ Santo fcaizo , e piangendo. entra la prima volta come Pallore in Duo* mo. Ve n'è una di Fabbrizio Bofchi, che è Quado
S. Antonino caccia con la sferza nel Duomo- alcuni 3 che tumultuavano per veder paflare una Spofa; è vaghufimaJa Spofa oltre ogni » «re-
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P . Bellezze di
credere, e vaghe fono le figure, e quella del
Santo arde di rigorofo zelo. Vie una Lunetta del Roteili affaibeffai
che e quando S. Antonino muore. Vi fono anche altre pitture, fra le quali nel Capitolo del Chioftro vi è una tavolane/,
la quale e la coronazione^ Maria Verone di Sandro Botticelli, e nel mede/rmo Chio. ft5°.c ™ P"ftonel muro conS. Domenico a piedi di mano di Fra Gio: Angelico. Sono in Convento molte altre pitture,
come uni Crocififfo di Giotto, la TauoJa del! 1 aitar Maggiore di Fr. Gio: un'altra Tauola eh era iti Cmefa di Domenico del Grillan- daio,& un Cenacolo nella forefteria del me defilo J x\ej Refettorio alcune pitture del Sogliano, nei Noviziato una Tauolaalfa, Cappella di mano di Fra Bartolomeo, ed altre che per brevità fi tracciano : Evvi an cor a una copiofa Ubrensi acconciamente*: tenuta per pubblica comoditi fatta col dim- eno di Micbelozzo lunga brae. 8o.; iarga^ ora e» i <$. ' . ■ |
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A canto a.que/lo Convento fono le Stalle
de Cavalli di rifpetto del Sereniilìmp G D che fono in gran numero, e feruono perii foloefèrciziodella Cauterizza,e perle fe- tte (blenni per le Cavalcate : i„ faccia d\m Corridore, che vi è coperto per poter far g efercizi in tempo di pioggia foìio dipinti al naturale fei Causili di msnod'Afeflanrfr» |
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Allori
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Firenze^ ^ tf -?
allori i quali fono oltre modo vaghi, mo1
ftrandoogn'uno di lorodivejfa attitudine., e varia movenza. E' fuori ài quelle una Nix-. aaove/ìefercitala gioventù nei correr ìéu, lancia, e,d appretto vi è un ben /compartito , e divifato giardino ripieno di piante la_* maggior parte (traniere, che da' pae/ì pili . fontani fa' la liberalità" de' miei Principi con- durr? : B% nei mezzo una vaga pefebiera pefc renderlo più ameno , e lungo la muraglia dalla parte occidentale feorre un micelio co-» copiofo d'acque molto comodo a' fervigi di effo ; Vi fono ricche fpaJJiere d'agrumi,, e de- lizio/] bofchettijche a chiunque gh rimira $ fra le loro ombre paleggia di dolcezza e co- tanto il cuor colmar ri fente. Appi-elio a. quello Giardino Tono le Mo*"
juche di S, Domenico nella qual Chiefa è una belluiima tavola di mano d'Andrea Ve-, rocchio; Perche fu coftume antico della Republica
fiorentina nutrir vivii Lioni, come cho quello animale /la della Città l'impre/a, ed era il lor ferragho prima dove e l'ultimo cortile del Palazzo Vecchio> ed ultimamen- te cròve e oggi la Zecca a canto la Loggia de* Tede/chi » che trafportato poi quivi hala^, Regia magnificenza c?e' miei ^erenifs., SS, non folo Tufo antico conferuatp ,, ma am- pliatolo ancora, venir facendo dalle più r$* snotepArti dell'Affrica,.e deli'India fiero B non
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il Bellezze di
Itoti vo! wi 5 cosi fu poi quefta
STANZ Ajfabbricata co ordine di Ferdinand
$o Gran Buca di Tofcana : in quefia da luogca "picino fi conducono Liom , e Tori altresì i intor- fio /opra le gira un Corridore, dove agiatamen^ te flanno a vedere Signori , e Gentil'uomini * ' Quando di quello 3 che puote la fiere^a di fi ter* libili animali > vuole U Gran Duca veder la prò* i>a. In que(lo luogo in fino nel MCCCOU/k Giurato il principio di uno Studio publico a no~ fhe di Niccolò da P^ano, gentiluomo. Fiorenti- no . Sotto fi veggono archi di volte gagliardifii* Une » e muraglie di tale magnificenza, che pare, opera piàtofio regia , che civile» Fu lafciato, grandijfima fomma di danari da Niccolò in fui Monte, onde quefia Sapienza a qualche tempo fi tforniffe ; ma d*po fua morte furono fpefi quefìi danari da* Fiorentini in guerre , che ebbero co* popoli vicini, ne ficondujfe a fine quefto ricettai nobilijjìmo di faenze, come l'avvi/o magnani- mo di que fio uomo ave'a ordinato* Ora, perche come uomini di gran coraggio ah antico, prefero i Fiorentini il Cióneper infcgna -, cosìjempre anm avuto in coftume di nutrirne molti nella Città» come allato a quefio luogo fi veggono a due > 4 due j Ttiafchio, e Femmina > accompagnati iru disparte in ifimye feparate X & alcuni Tigri an- cora con altre fiere fìmili * Nell'altre cole pari* mente fono fiati gli uomini di quefia Città difen* fio (ingoiare, e dì venire al colmo della virtù, \ fempre hun pofia molta cura. Terò che Hercote ck$
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Firenze,
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the per valore tra gli Eroi molto riluce, IL
terese è prefo perinfegn*. ri/ Giglio-eh^ trafori e più notabile* altresì', e quello \ che è 4}P«bm* ; tu tuttasanti ? ^*A avVQm tato, S. GmambatiM di cui, come dice il UH- imore, rf/ «^r Wrrt w« ww^»^ ,/ mondo uomo alcuno; Stornando pofcia a man
jf™£r>»«?» #lk Viaiargafeg^e il Moni, S fJ?£ATmm #«>ft**tla pia^
ìJ K* di S, Marco : dove fono Monache dell'or. d££fi l]°rn!C0} e "f f**' negli anni*
tn / / hVi SuorJUutHl« & miUla quale non /oh ha la Chiefa adorna di pitture fatte di Jua mano, come fi vede, ma oltra clone haman. datcmdtverfi paefi c»n granlodedi fuonome. Luqgo qudto Monaiteno è la via de el'A- LTr'G m^^ *ìman dritta fui muro
fon due fiaUre a frefco ^i, Jacopo da Pontor. rnoancorhe molti J'abbm creante d'Andrea del Sarto; ma ritornando a dietro in via_ larga nei fine d; efla amanza fi trovai! P Mt1} ? D «" M E 01CI , fabbru
X <m da Cofimo Vtccbio fronda y Jife.no di. f*k<m*M*km ■ Quello edifico per le
V*********** t tenmorJo, e mi.
pud, fommap.rfe^me, „me0r/,0 Be/ C(fr.
" 8. * «7# '
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30 Beftezzecìi
file fatto dti Cavalier Band ine Ili, che tanto fa
gli artefici con gran ragione è lodato : ma il la». coonte, che è nella Corte più fpa^iofa di quèfio medefimopalalo è fatta con tanto artifizio » e con tanta belle^ga > che none minore di quei di VyOma , onde è fiato effigiato, ma fecondo il. giudico degli uomini intendenti t'avanza fen-m dfrbbjo. Terche ha meritato il Ban4inello per quefìa opera , la quale è (ourana, esr eccellente » da tutti infinite lodi. Nella- facciata principale di quello Palaci fono tre gran porte ; dì cui quella del w%o ferve per ufo della gente, che^ dentro dimora : l'altre due fono finte di grande?* %aconformi verfo di fé: In quefte due, &■ m^ M* altra per fianco, che è qmfi di coffa alla Chie- fa, coldifegm di Michel agnolo Buonarroti fono fiate divifate tre Pineftre inginocchiate di bel* lette* ecceffiva. Si veggono da baffo due fempiì* timenfole, che reggono una, cornice fempiite ab*. fresi di maraviglio/a grafia ? fopra quefia fi le- vano due pilafiretti > che anivawad un fronte^ fpi^io, cheéacuto » con leggiadria, incredibile mente rara. Sotto, al frontefpi%io ci ha due pie* eiole menfole con fregio fenica ptk. Intorno non sì ^oxmmento ; ne vagherà efteriore :■ ma nel- la /empiitile de' membri pare, che dalfenno del Muonarrotofìa pio vuta ogni grafia pia vaga, &.. ogni pia rara bellezza ine con parole fi puotz^j esprimere, quanto fimo maravigliofe, e da ogni uomo intendente ammirate. 'Perche fi come le imne ajiatjem §rn*tc » che eontente della bei*. ■ > • ' &%*,. "
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Firenze, a?
tt%%* naturate /predano ogni ornamento efi&
fiere ■: C osi di ftupenda bellézza jonoftimate^j queftefimftre, le quali jen^à fermargli di arti- faio Jimmeroin/ua jenpltcìtàrifplendonomi*» trabiimetitejepra ogni bellezza. E flato quefto Palagio internaméte tutton utato dalla Tua prin a ft rottura -, ed all'ufanza moderna ri- dòtto ( dal Marchefe Riccardi, che di prele- te il poflrede ) con J'accrefcjmenco di molte danze abbellito » e fabbricandovi ancora il va contirrovatnéte accrefeendo; Vie nuova* mente fatta una fcala a chiocciola bella oltre ogni credere, che dal piano della flrada dol- cemente facendo fino alla fornita di elio con- duce yed una vaga }e ben'acconcia Galleria per Japartedivia de'Ginorìper adornarla di Pitture 9e riempierladittarne di marmò «Ielle quali ne fono fin* ora ih queflo Palagio -fino al numerò di do. tutte antiche, e belle* aniarauigliav e fra quelle la. tefta d'un pue- tino bei liflìma fenza più, avendone ancht£> gran numero alla Cafa di fuo Giardino prek io la Cittadella come al fuo luògo diraiii ; la una delle Camere terrene vi àua V Quadro di figure al naturale,nel quale una bottega dì Calderaio fi rapprefenta vagò j* 'ben diipoftò in ogni fua parte di mano del Ballano, dei quale è ancora U; kvnl?» :é%^x,h. Vna ddk 4. Cagioni di figure piccole, nel- la quale varie geite contadinefche fi rappre- munoi àori^vi anche molti quadri d'Eo- li $ cel- -1 |
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ti Bellezze di
Meltemi maeftri, e molte altre ftatue pìccole
fi dì marmo, come di brónzo ; Vie di poi 14 . Cappella antica, ed anchorcnè per fai» bricarla Aliotta fcalà debba de nolirfì, con» vien nondimeno per fiia rara bellézza farne - menzione* La tavola di éfla è ài Doménica
Grillandaij nella quale lini nàfcimÉa1 di Cm& fto fi rapprefenta, nelle pareti da* latipreffò l'altane fon dipinti molti Agaqli * che per li, nafcita del Redentore fe^e^gianoj nell'altre tré facciate ìa venuta de* Magi è dipinta ed in ognuna di effe uno de' Rè a Cavallo co i_» fuo corteggi >,gfande quanto il naturale Il Pauimento è beili .limò.divifato tutto , di marmi, porfidi, ed altre pietre colorito
acconciamente difpoito ; in quérto Palagio* furon ricevuti Carlo V. Impèrad; Leon X* di mì, mem. ed altri Principi ?grarìdiié qui ftf fatta con pienezza di vóti dal Senato Fio- rentino l'elezione del Gran Quiibtó* ónd'è , per quello di ricordanza degnoilttóndi del
Cortile fono di Donatello*. &oun;dèitra & trovala Chieladi -VMnijh^ihJ ., ; SAN GIOVANNINO t doìe fianna
in grafi numero l?reti deli Gìesà, ù>e in prò dell'anima fanno fxrealttui Mila légge dinnà notabil fruttò % Quejìa Chiefàmldifcgnó, eco' danari altresì di Bartolomeo dpmannati'•» raro /cultore» & architettad*:e• coMajJifaaindtìfìrià nobilmente è fiata fatta adornai e condotta i carne fi vede» a/omma bellezza*,, .Entrando m |
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»■*, ■ i. ■ s
Firenze, %%
effa a mano deftra nella prima Cappella è efc
figiato il Signore che porta la Croce di ma* , ho del Partìgnano opera molto ftimata>fe* gue poi la Cappella ou'è il Martirio di S. Caterina; è
quefta di mano del Ba{fano,tenuta in pregio grande:ieguonó dipoi tre tavolescht fono uri S. Francefco Xà verio > un S. Ignazio, ed una Concezione tutte di mano del Cavaliere Curradi ognuna delie quali è con vago arti- fizio , e maeiVria difegnata > fegue la - Cappella amm<tnnatis nella quale è di ma*
no d'AJeffandro Allòri la Itória de'figli di Zebedei effigiata, più avanti > all'altra Cappella vi è un s. Michele Archàn^elo di
mano del Ligòzzi ; Sono ancóra (opra il cornicione alcune itone a frefco > fra le qua* li la Cena > la frasfìguratióne , quando Sajl fcio: moitra S*PieroaCrifto, egli Apofto- h acconciano le reti di mano d'Aleflan- Martelli ji trova afnan deftra'U ..
/^ASA DI FRANCESCO MARTJS^
Vj LI.' dove è un San Qìopa^tdi ifiarnp dt giùvenile età di mano 4i Doaaf4l* Jmlr tore oltrarni {ingoiare, e limato taleÌ, cbe# gareggt col valore degli antkhi artefici .* E fa* wfameftafauaper rarufi^^r ù vive?* K^chefifcorge m ejja maraviglio/^ ti$at>er av- ventura pia dì tutte è notabile pe? guefio , che * 4 %^rr
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I'4 -. Bellezze di... _,
Ruberto Martelli, ottimo conofcitore della vìrtÈ
di Oonatello,e delVeccejfìva beìtèggà del S. Gio* •panni ( peràhe così predio fo lavoro rimanere iti cafi dì (uà famiglia in ogni ttpp)lafcio un oboli* go a gli eredi efpreffartieté per fede comedo di ca* aere in pregiudico dì perdere ietreni di gran va* . lutaledonatole venduto Vavèfféró,ò impcgnatoi
Nella facciata vi è l'arme delJa iieiìs.'fami- glia fatta di pietra da ppnatellò,che fu mol- to familiare di efla "CafaV dàlia quale ricevè comodi, e favori non ordinàri, e partico- larmente da Ruberto, che lo tirò innanzi iìn da fanciullo, e con liberalità1 d'animo vera- mente grande gli fomminiitrò per poter ftù-» diare ciò che iabifogna richìefe.j Che fé là noftra Città deve molto a Donato per'avef- Ja illuitrata con tante beirp^eré »' motto pm deve a Rufr. Martelli, che rio perdonò a fpe(a per renderlo nella Scultura /ingoiare. £' qqa «'arme molto va gas e maeftofa \ S'ava nza ih fooriuria Vèchia, che lo feudo dell'arme co le manj foftienè,e fervendo cómed'arpione è attaccata la targa al collo di lei mediante "lina coreggia ; « la tetta Hélla¥echia mari-
^vigliofa oltre Ógni credere5 fatta con forn-
irlo artifizio * ' e ben dimoftrà eller opera dèl- io fcarpello ingenófo di quel cariato, jcjhS» -per aver pareggiato gli4ntibh|^e;,fuperatòH
Moderni di fu'o tempo VivérkMrpètuò.neifa memoria de gli Vominj'■; Èbppò ft viene M Tempio fHtnmMc di ' ' ^ t"% SAN
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* Firenze* ■ *>
S\*l CtOVANMr BATATA i fueda
già era dedicato dagli antichi a Marte ; ma levata l'idolatria » è ricevuta.UtJfinta fede» fa mainato ricettò Qer lo Batteftrftùdella Città > è wnfagram àSs. Gio. Èatijìa, protettore>& av- vocato de' Fiorentini. Qtteflo tempio per arti- ficio è commendabile, fabbricato "con tanto or» Une » che mirando alla perfezione degli antichi €(!ifi%jf di \oma è flato poi ci a da moderni atte/o molto i-e per migliorare lefabrirìie imitato* Da ^Andrea Tafi pittor Fiorentino > e da Jlppolh* rìio di Nazione Greco fu l&vor-ata la volta di Tdufaico. Si veggono in quella gli aretini degli Spiriti celejìi : vi è effigiata la vita di Giesà tkriflo y & altresì le anioni di $. G'w Éatifia* Fu finito quello Tempio l'armo 3 5. d'Augù- fto come in una Cronicnetta latina, che fi ri* trova nelHnfigtiè libreria di S.LorenzpTcrit- fca in carta buona -, ma fenzà nome dell'auto- te fi legge così : L'anno 3 5;. d'Aug^ftò morì Orazio Fiacco Poeta Venofino, e fi fini in . Firenze il tempio di Marte : Nel pavimen* to del^uale fi vede {colpito nel rhargio il Sol© con.li Xi) fégnidel Zodiaco con quello v'erto "retrogredo...'.'' - ^-v fcM GIRO rORffc sOt Cltì-OS , ET RÒTOR IGNg J
Qual verTo Tu fatto fecondo il Villani Uh*
ir. cap. 60. perche entrando il Sole nél'fegno di Lione ne! mèzzo giorno per la lanterna..» q'uiyi batte il fuùtà^gioj £d in altra ftrjicut ilrnil*
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iS Bellezze di
lìmi inerite nel pavimentò fi leggon quefti
vcrfì; Quam fupefat domus haetfTam vate$ fpjfe
lóannéfl
i Formofum templum fìmilis domus eft /ibi nulla,
Deftruet hanc Ignis dum fa»cula cun&a penbunt.
Non fu però quefta fabbrica così fatta jl_p
principio , poiché era fcòperta nel colmo» e non aveva la fcarfella, che è verfo ponente* * dove è l'aitar maggiore,eifendo ii quefto luo £oper prima la Porta: Non era liilrato di Bianco, e di nero, conciòiììecofachè la lan- terna, e la palla di fopra vi fu pofèa nel 115 o. come nel primo libro narra il Villani, e la^# fcarfella ò vero accrefeimento doppo l'alta- re tu fatta circa gl'anni 12 00. ò poco di poi* come agevolmente comprender/ìpuòda^ ^ue* verfi, che oggi ancóra fi mantengono nei Cielo di detta'scdrfella di Mofaico, che Voff. rimano a ulo di chiave, detti Leonini, e di- cono, come fegue , e rincumbènza di detta opera l'ebbero 1 Cohfoh dell'Artidi Calimi* ra: '■-.:■ :».. ;o .',<-.., :;;:';;,'-'; .v-'ia jia
Annus Papa tibi nonus currebat Htoiocj
Ac Federice tuo.Quittis Mòriarca decori:
Vigintiquinqj Chrilti cum mille ducenfis
Tempora ciirrebant per fecala cuiicìa ma*
(aentis HoC
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^kernel $f
Mèi opus ìncepit lux màitùneduòdena
(Qiiod Drii nòftri conferver gratili piena Sanciti JFraricifci frater fuit hòc operatus tacobus iri tali p'rsè tunclis arte probatus. |
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fc
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^Ondefequel Cielo dì Mofaicò fii commi
tato nell'anno ì zi 5. È pare affai véro/imi-. le che laccrefci meritò predettò fuffi fatto v avanti, nòri effendof? mutata la forma di erto Tempio mio all'anno ir 50. Còmiriciòfli dunque a mutare col chiuderlo foprà conia lanterna ,& àndoffi continovando fino al i2p?.nelqua/é anno, il comindornò a le- varci macigni de* quali era di fuo^i iricròte to i é vi fì pofero in luogo di quelli* que' rnàr^ mibiandhii e rièri che di preientè ancor à 2K? » ì M"M marmi fono dal Villani neii jj. ho della fua ftòria chiamati gheroni coi aritichiifima Vóce Etf lìfcà > ia àliàl fièni* hea pefczi minori* avendo queità Voce ori- gine dagli Afaméi i che mòna M Ior lingua offa minute i ,fj .^JlK SueLftotempio ìa /calmata di fuorvi
SUI" V 1. m "Umèro > la q»ale riòri fo* fcctfo de Vcfcovi, e Chiefa Fiorentina, ma
£2!&?"C tf^ìli^^¥m fabbriche di
SS5SS^'^B*f Vithlvio, ed altriau^ toh d Architettura à quelle di hcccfliW il>ftA1 wS& AhCh' 4P«1I Boccacdò-^
^ fefia ^ornata| Tuttavia per-capa,^ |
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$8 Bellezze <K
citare chi ciò creder non volerle, cioè chèfdt
fuori fuflea queitè Tempio la Scalinata refe- rirò ciò che ho veduto con gl'occhi propri * L'anno dunque 1645. che fi fece la funziona del Battefìmo del Serenifs.CofimoIJl. No* ftro Signore oggi regnante, fu fabbr*cat<$ua Corridore di legname dalla Porta maggioro de] Duomo fino all'imboccatura della Port* di S. Gio: affai fpaziofo, e magnifico con colonnati di foprà per render più maéjfcofa» epompofa tal fefta, e nel piantar gli ftili,chc quafi fondamenta erano per laidezza del corridore pofti in terra , furono appresoJ* porta di S, Gio: riconofeiute le, Icalmate ; In oltre è da* faperfì che quefta noftra Cittjavè; $ata;$. volte notabilmente rialzata in diuer* fi tempi, di che ha fatto ampia fede il rifa- cimento della Cafa diM Z&nobi feguito l'&rin . «p 1^70, Era polèa quefta fu l'angolo di Vm Lanibertefchi in Por S. Maria Cioè'pgr f&*t ftrada » che cammina da Mercato nuovo: ^1 P* Vecchio, ed era fiata dal Tua primo ^rincipi^ fino a quello tempo fempre di le- - guo tanto le pareti eièerj.ori quanto l'ai trai*®
{bruttura di ella i'; Il Bali Giroiami kcei \ rifarla di muraglia,.,? mi gettare le:fonda* menta di quella fi trovorno tre laftrichi.deW laCitti antica , il primo eri fotto tré brae^ . /ria,, e credo ftiife. il rialzaménto che fu fatto
4opo l'inondazione del ijjjj. corn? atteita, di UJ rialzamento jj VilUm. lì fecondo la- .: '/ ',M$ . ittico '.
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s.
Firenze! . %9
0r fcó (f trovò cinque braccia fotto terra, del
quale io non faprei ridire il tempo ; il terzo JUftricoera fòtro terra braccia nove,nea mia notizia è un'ora pervenuto ài che tempo fuk k la prima di qiréfre tre volte la Città rial* i&tà* So bene che ài verità così chiara è flato eeftimone Pacchio di chiunque ha vo* iuto vederlo; Qunque non è iaverofimilc* she S. Gio: averte per di fuori attorno le fca- li nate, emendo come ho detto neceflariea cjuefta fòrte di fabbriche, oltre- cheii vedi-* nell'entrar della mede/ima Chiefa » che (i feende più bailo dei piano della piazza piti di mezzo braccio, cofa che non /i vede in al- cun'alera Chkfà di Firenze ancorché anticaji fuor che nella Chiefa de* SS. A portoli fabbri* cata come fi dirà al fuo luogo nell'anno #00« di noitra faiute,e cosi più di 7<>o.anni doppo S. Gio: £ da faperfi ancora,. come da quelto t'empio fu cavatala buona Architettura, che oggi è in ufoj è l'opera Corinta,ed è m fé ite A fa tutta perfètta, e da queiìa,e dalla Chiefa 4i S. Apostolo imparorno il BruneHefeho» © Donato, e gl'altri• uiaeièri ancora tutto il buono dell'Architettura 3: com« refenfee il Vafan nella vita d'Àndrea^Fah* ; Era intera fcamente queito tempio non folo dipinto» mi lavorato anche dì itucchi molto avanti che vi fufie da Andrea Tah, e da Apollonio* fetto il Mofaico, la qualcofa fu molto bene: t%mudaXiU!,d.avinGtcu che doppaLip^, |
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jo Bellette dì
pò que| Moraicor^c^onciò, vedendoti <?q4
taleoc^one, come dice lo iteflo Vafari, ch'ego era flato anticamente dipinto, e di- fegnatq $i roflo, e lavorato tutto fu. \o ftuc» co, avv?^ache gli Cucchi fieno antichi;}!-' mi» come fi vede in Roma fi nelle volte de( Tempio della Pace, come in quelle dei Goi^ feo^ La parte de! Modico di (opra, dell^
Tribunadoyefon,o le Poterti i Troni, e Je^? Dominazioni fono dei Tafi, e d'Apollonio? Maaddeftratoii meglio il Tafi nell'arte, ed[ avanzato Apollonio fece poi egli Colo i| Chrilto d'altezza d{ fette? braccia ch'èfopra, la Cappella maggiore,nelJa quale opera fece cjuel magnifico fpropofitqne di effigiarli uni mano a rovefeiq ; ma iì deve non dimeno, compatire perche il difegno era allor roz- zo , e rinafeente di frefep, e non aveva ancor tiprefo il vigor d'oggi giorno.: Vomini di- vero felicitimi eh? per far due fantocci ,ch$ anzi a tifo, che a divozione muovevano, erano Rimati al fegQo maggiore , e regalati a gara da* più ricchi, e potenti, che fé yivef^ feroa'noftri tempi non pure lo fcherzodel volgo (arebbono, ma converrebbe loro d{ fame mifera mente perire y Secoli veramen-, te d'oro erau quelli, ne'quali l'operar gofr famente altrui degnq di itima rendeua La volta della fcarfella fu fatta da fra. la-*
copo da Turrita, come fì. è detto, per la qua«^ le
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Firenze, fi
le fu con premi itraordinari rimunerato;!'aU
treftorie, che fono nella fteffa Tribuna più a baffo fumo fatte dal fan* in compagnia di Gaddo* il quale Gadda poi fece da perfe.i Profeti, che fono ne' quadri fotto le fine/tre ed avahzoifi tanto col tempo m queit'arte» che fino alcuni quadretti di gufcia d'uova con fomma diligenza fabbrico, feal Vafarì creder Ci debbe% Ha oltra aà <jue(lo tempio tre forte di bronzò di maraviglio!a beitela, una. fatta da Andrea Tilauo s benché il dilegno di queita fecondo d Vafari fufle prima (tato far. to da Giotto, e ad Andrea data a finire nel- la quale cafumò. ventidue anni di tempo per condurla a fine, perla quale merita egli lo- de grandi/fima» ancorché in quelle /toriette che vi fono non appanfca cosi bel difegno , per etfer (lato il primo,. ed aver dato lume ai Ghipertij ed a. gl'altri che vennero duppo lui , come d'aver fuperate tante diiKcolci allora, quali irnpaifibili,per così dire,per non fller note le maniere dei gettare i bronzi, le quali avendo egli fpianate a gl'altri hadato loro campo d'avanzarli nella perfezzione-» dell'altre Porte,ede'loro ornamenti: Stet- te queita alla porta principale di S» Gio: riti che il Ghiberti fece l'altre due; nella parts-i fuperiore di elfo è icritto Andreas Pgplmidzj* Tifa mefecit 1330. e l'altre due da Loren^ Ghiberti, {cultore Fiorentino s contenenti (acre ijktìe ! cmm fi vede i Ma quelU 3 che è dirima |
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3a Bellezze di*
fetta all'Opti'* fella Chic fa', e quella dttme^
To fonft condotte con artifizio tanto /ingoiare, e tanto'rato, che miracolo fé pia tofìo, cherarep| /é>«0 riputate. £ tfr vero ^#e/fc «f«e /rotte <& Lo* xen%p le fi vede fiero, dirado,? non ad ogni ora* come avviene, egli non ha dubbio, che non fof- Jero a ragione tra le pia pregiate maraviglie dd Mondo annoverate. Ter lo che krmatoft un* giorno il Buonarwto a vedere , e guardando fif- famente con fommo a jf etto (che ad uomo tosi in~ tendente pareva, l'opera bella a maraviglia) fa demandato da un fido familiare quello, che a lui, ne pareva', egli tofio nfpofe così fono belle amen- due:, che elle- ftarebbono bene alle porte del Ita- rad ifó , onde pòftta /opra così favto pen/kro di Mid)dagHolo furono fatti queffo WXfiX Dum cernit Vahasauràtoexaere nitentes,
In Tempio Michael Anjeius<>bftupuit^ , Attonitufq; cìju ficalta filentia rupit:
Odivinum opus, ò iami^, digna polo ! Il Gh-ibertta concorrenza del Brunellefco*
di Donato, di Iacopo della Querelassimo d$ Colie, del Valdambrina > e Niccolò di Arez- zo ne fece il difegno, ma perchè il fuo f&giu- dicato di tutti migliore non folo daglj-Ope- rai , wome da Donatole dal Briinelleicoj ches lo tonfeflòrno tale, per Quello» allogata a lui {n talopera: Confumò Lorézo nèlte fabbrica d\ quelle due Porte anni 40. comereferifee ìt Valari tìdià di lui vita. $ò~ |
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Firenze 7 $?
Sopra là porta dì q uè fio nobìl Tempio ver fa
la Milericordia fono tre figure di bronco , come fi vede t fatte da P'incendio Danti "Perugino* molto belle 4 E fopra la porta del me^0 fé ne Veggono tre altresì di marmo, quando S. Gio- vanni batteva il N. Salvatore, il quale fitto p'm che me^xo da Andrea Sanfovino con fomma per fedone, fu condotto pofeìa da Vìncendo » come le altre, a quella forma > chcft vede, rara* eftngohre. Ma (opra la porta dirimpetto all'" Operale tre figure di bronco di fin gol ar belle1^- ?a , fono fiate fave da Gio: Francefco Rjifiici» gentiluomo Fiorentino : dove è poflo in me%%Q S. Giovanni, che dìfpitta con un Dottore della-» legge antica, con atti tanto deliri, che paio no •vivi: edappreffo un Fanfeo ,che me fi a fi la ma- no alla barba dimoflra nel fembiante di reflare ammirato della dottrina , che efee dalla bocca del Santa di Dio. Appreffo fono dentro molte fi-* gure notabili per artifìcio: ma tra tutte riluce una S. Maria Maddalena in penitenza , confu- mata dall'a fi ine n^a, e dal digiuno, fatta di le» %no di mano ai Donatello, tanto bella per dife- tto , che del tutto fomiglia il vero. e par vìva . Ci ha il fepolero di U aldaffar Coffa ,già nomina- to 'Papa Giovanni xxi v. che nel Concilio di Co- fianca fudepojìodel 'Pontificato , e di mano di Donatello parimente fi vede il detto Coffa morto,t di bronza dorato y e di marmo la Speranza, eia Carità >;tcccUcntifjìmc figure, di maravigliofo *y tifico., e la figura, della Fede di mano di Mi- C e te-
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$4 Be!?e«re<?i
ehelo^p. Som in quefla Chiefa cofc prc^wfifjt*
me, come uno citaredi finìffimo argento fattQ di mano di (ingoiati artefici, con molte figurina rapprefentantila, vita di S.Giovannii vene hA molte di m,ae$m^C'ione .Aretino, e di jlndr&^. Ferocebio, ed alcune belli/lime di .Antonio del TolUiuo lo, come la Storia di Herodiade, eilSn Giovanni nel me^o dell'altare, e la Croce d'ar- gento altresì'. Fna Meffa parità, cioè le vette 3 che fi mettono fopr a il Camice, e fi adoperano fiella fella di San Gkvanni, e nel Verdoneifenz& pia ift conferva in quefla Chiefa , tutta di bxoc** cat.a riccio. E da baffo, e nel mc^o di dette vefl$. fi veggono iftorie fatte con l'ago con tanta finc^. ^a 3 e iifegno, che da tutti fono tenute mirabili, e rare. Si confervano altresì in quefla Cbiefa^ molte. Reliquie, 4i corpi Santi ? un dito di S. Giovan-,
Batijla: un pCK&o di ma/cella del, TrtedefìmoSan to. un Braccio di S. Filippo jtpafiolo ', e oltra. ciò ci fi vede un libretto d'oro, che contiene I4 pajfionedi Chriflo, che fu lafciato da Carlo Ma- gno Imperadore, il quale era ufato di portarla al collo per divozione ^ Ci è ancora un Croci" fijfo di legno antico molto , che appreso tutti l digrandijfima riverenza. ^Allato alla porta del meTgp ffuori fi veggono due Colonne di porfido, Pentite rare perla grofie^a ; le quaUda Vi fini, furono date in dono a Fiorentini, ma con invi- dia , e con inganno. Terche poiché con vittoria fmono tornati dalla guarà dell'Ijola di Maiq^ |
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Fireme. .' *^
fica, tenendoft obbligati#'Fiorentini, alla fem
dedicuiayea.no lavatala loro Città-, e lodare do quelli di fomma lean\a, proferfero loro par* te della preda, che a\ veano fatta ' perqueflo do-- mandarono i Fiorentini due colonne di porfido , che tra le fpoglie de* nemici aveano -pedate : le quali concedute da'Tifoni, che le mandarono coperte di pannipredio ft, nello /coprire fi vede , come per Joyerchio d'invidia cokfkmmo,e col fuoco era flato, lo fplendore di quelle corrotto » ed accecato,, che appretto di me è una gran de bolezza ciò credere. Fuori della porta, che ya all'Opera , fu dri^ata quella colonna dì marmò, che fi vede, per tenere accefa la memo* y\a del miracolo di S.Zanobi, Era, in quello luo~ gofituite un grand'Olino, la/ciato crefeere pref* jo alla Chiefa %perche con grave fehtimentofof* fé altrui pale/e, che fi come l'arbore, che non* fa frutto j come è l'Olmo,, è tenuto fuori di luo- go colti vata ì Così la creatura fen\x frutto fpi* rituale non è degna di effere accettata dentro le braccia di S. Chiefa '• Ora mentre che è portato il Corpo Santo dalla Chiefa 4* S. Lorenzo alla** principale di S. Riparata, divenuti fianchi quel* li, che il portavano,. avvenne, co.mepiacque & Dio, concorrendo il popolo in graridjjjima molti- tudine, edi portatori del Santo per la calcai tu qua, e in la ondeggiando,e he toccò il Cataletto l'Olmo, che era del tutto, arido ,r e fecco : il quale oltra l'ufo di natura fiorì $ Gennaio incanta* nmte> e fpuntarono fuori non fen\a odore fua* C % vif~
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?6 Bellezze di
yjjjimo frondì frefche , e foglie motto verdi,,
Sopra la Porta dell'Opera di quefto Tempio ■vi è tra S. Giovanni di marmo carrarefe dì ma.no ài Mkhclozzo feofaredi Donatello. Era vicino a quello Tempio la torre fa ino™ fa di Guardalmorto della quale favellando il Villani dice che per malizia di alcuni Ere- tici fu fatta rovinare , credendo loro farla cader fopra il Tempio di S. Gio: ma quello è un grave errore, perche di tal caduta fu in- gegnerò, ed inventore Gio: Pihno^il che non ìcc'Qgìi furtivamente come dice il Villani, ma di ordine della Republiea , fé al Va- fari creder fi debbe. M.t di coda a min ftnifìra- e il Tempio tanto ricordato, e tanto famofo, che db antico ha avuto nome di S. ^parata , dna™ filato pofeia, SANTA MARIA DEL FIORE, Duom®
di Firenze . E fatto quello Tempio con tan- ta eccellenza, che i maggior "Principi, e più pò* tenti, ancora che aggranditi da molta copia di ttforo non anno potuto giammai non che aggua- gliare y mane arrivare ancora alla ma?n>ficen^ <%a ì che vi è mirabile, ne alla ballerà, che vi e infinita . Larchitettura è arte, che non imita la natura, ma l'avanza ■> come fanno gli uomini intendenti : perche emendo neWanimo altrui una ideas ed un penfiero ver/o di fé tutto compiuto > come dse ejjcre un edificio perfetto, e raro m 'égtitfm parie, non prima è venuta in luce una |
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ÌFircnzc^ g*p
fàbbrica , e queftopiù avviene in Firenze 3 che
altrove (cotanto è grande la mal agevolezza) che vi fi fcorgono gli errori * E quantunque adoperi l'arti fi ce molta induftria , e digiugnere & sì gioì ki/o fine , io dico di /art una fabbrica Jenza errore, eltra ft^cdo fi affatichi, quanto fa- tto rare tuttavia tali opthf, non fa luogo ora , come io avvifo, il dtfputare . Fu disegnata que- fìa Chiefa nobiliffima da ^Arnolfo d'i Lapo , ar- chitetto Fiorentino con ijvegliata diligenza, e con cura incredibile . Intendeva egli, com^t l'ammode*principali Magifìrati, che governa- vano, ed altresì di tutto il popolo, era altra • mo- do grande , e che con piccwla indujlria a loro alti penf eri rispondere non /i poteva. Terlochà egli fece un modello conforme alla magnificerà Za dell' avvifo di coloro, che in fi grande cdifi- Zjo chiedevano l'opera fua ; e fecondo quello in-, cominciò qutfia fabbrica, che in tutto 'l Mondo, non ji vede, come fi dice, he più magnifica, ne più bella. Sefipotejfe vedere l'artifizio, e l'in* dttjtrta, e apprejìo ìmaginar la fatica, e ti fu- dorè, che ne' fondamenti è fotto terra, di certa, recha ebbe altrui tal co fa terrore, e maraviglia. Fu dato princìpio a queìlo nobtliffimo edifico nel AjCXLXXXXVIII. nel giorno della Natività della Madonna, gettando la prima pietra wu> Cardinale, che fui] Cardinale Latino Legato del Vapa, con laprefenza di tutto il Clero > e di tutti i Magifirati, nominandola Santa Maria del i-iorc3 quantunque abbia fempre ritenuto Uno* <- $ medi
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3$ Bellezze dì
me di Santa Separata % é prima di quelli due iì
nome di S. Salvatore; che per ordine di Pà* paZoiìmo S. Reparata fu detta perla Vietò* ria feguita in queiio dì contro Ràda^a/iOj come attefta il P. VL Michel Pocciaati Séf- vìfcà nelle vice de'7» Beati Fiorentini,-e comi nelle Storie di firen^ffi legge. Sono molto lar~ gin i fondamenti,e intorno intórno alla muraglie per grande fpa^io fi difendono % Quanto fin profondala platea) Wn4molto notò: tuttavia egli fi dee filmare j che molte bractià vadia a dHxbfotto terrai e come fabbrica di maggior pè- do ,che avanci di profondità il C apanile, il quale nel Iuà fondameto altra veti braccia va a fondo & "Perche fu meffo né* tii'oghipiù baffi gran nun èrd di pietre grafie, ghiàia, e calcina , e.apprefjod gli angoli delle otto faccie, perche più la Cupola fi mantenga gagliarda, njpondom fotta come duri (cogli foni muraglie, e mólto falde. Ter la che non meno é bella auefìa macchina , élevvia* -ss * Ou
dra, che forte, è gagliarda : £ fi come l'umana
bellezza dal corpo, che è infermo fi dilegua , è con quello , che è fam , qua/i con forte nodo è congiunta, tósi qucfia mirabil fabbrica fé non fujje gagliarda, meno jn lei rilucerebbe quell'eco cejfìua belle Itfd , la quale legata > eflretta con.* efirema foriera, fa fi ir penfajì i fonimi artefici, ed ipih intendenti Uomini, che nel mirarla ad 0* ra, ad ora non fanno ancor difcernere f pia fot ella gagliarda, ò da altra parte m belle ^a fi à- l?tzn^it Già fono pajjati dugeMé n&mnta anni coti
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Firenze." $$
tmgradìffima diverfitta di tempi* ed ha provate
inondazioni di acque s ha fentiti rovino fitremo* ti\è fiata travagliata da tempi piovo fi ,da varia* \wm difetto, di vmido » da ventifuriofi :éfia- ta/co fa da folgori impetkùfe'ma invitta, e fran- ta ha confervato fempre Vefjet fuo fen%a cam- biar fi, e quantunque dentro, e di fuorifia bella tome fi vede, nonjen^a ragione di lèi tuttavia^ fìpuotc dire ì qiteq,6 latent » meliòra puta. M di vero tante fono le pietre di numero , cosi gravi, cosìdiveyfe , che trìefle infieme, e alian- do fi qua fi al cielo in fi terribile montagna^ fi ar- tifi%iofa, fonofen\a fallo à chi mira attentarne* tcdifpaventot Ma la Cupola, che è condotta^ col eiijegno di Filippo di Scr Brunelle fio, e fat- ta con indufiria oltra tutte le fabbrice, che fi . veggono /opra la terra, maràuigliofa * Dow fi travagliò Filippo , vi ha la maniera più ncbdt » più bella, e pm è piena di viftagfa^iofdj e vokk- fia altresì » Ma così è grande la macchina» cu- ne fi vette 3 the al finire il tutto non potè la vita di un falò uomo arfivare al termine Mivifa- to. Cominciò il lavoro di Filippo dagli Oc- chi maggiori 3 e fu contino Vato camminando in guifi altèrei e peregrine infimo alla Croce. J-.dera fecondò aitimi allora che cominciò Ja fàbbrica d'età di r Ocopfc di ^o8anniron- rie gii fu datò per compagno Jjòrenzo Ghi- berti come Uomo di più età $ il quale egli co deliro modo tòme quello eh'eiler vdeva folo fcperò fi che Lorenzo lì licenziane ; JJ modo C f fn
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4© Bellezze dì
fu cjiiefto.' fi fìnfe il Brunellefco ammalato•$
ne voleva afcoltar perfona , onde Lorenzo» non potendo feco abboccarli, mandò a dirli per uno degli operai Deputati fopra lafab» brica > che gli dicetfe come doveva contCr- nerfi nel profeuju'ire ; rifpofe i! Brunelle/co io non polio badare eiienco tormentato da_» quelto malore, però diteli che faccia lui: fog- giunte allora il Deputato (che così aveva_> ordine per parte ài Lorenzo ) vedete^ e' non vuol far nulla fenza ài voi , onde^ replicò il Brunellefco, farei ben'io fenza di tuia il che incefo da Lorenzo prefe poi con al- tra occafione per efpediente di licenziar/i , e lafciarlo folo alla fabbrica,nella quale pre- mè molto per darli perfezzione come fab- brica cominciata da Arnolfo Lapi dal quale eglidifeendeva per linea dritta, avvenga che Filippo non de Brimellefchimade'Lapi portane il cognome , ma vien chiamato de* Brunellefchida Ser Brunellefco fuo Padre* perche fa figliuolo di Ser Brunellefco, di Lij>» po,di Cambio, Lapi, o vero di Lapo, del - quale Lapo vogliono alcuni, che fulìì figliuo- lo Arnolfo. Ville Filippo fino all' età d'anni 69. nel-
qual tempo lafciò la Cupola appunto nel fei> rar della Volta, odmàdo che tì caricafl'e qua* to più fi poteva y e queito perche efl'endo Li volta di fotto fatta a terzo acuto,che gagliac • dameme fpigrtc in aito, sverebbe portato peti*
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4 V'iremo ^f
pericolo grandi/lìmo d'aprite »• F perche /*
epera tanto grande 3 e tanto fatico fa quandoché fi a veni fi e a fine, acciò che i maefiri nello fccnde- re ,enel falire adora nonperdcfieromolto tem- po ordinò Filippo con favio avvi/o Cucine* ed 0* fterie, ed altre cofe opportune nelle pia aite flan- ge della Cupola | in cui fen^a ricorrere à cafa, per lo -vitto erano ferviti , e adagiati gli artefici ottimamente * E doppia la Cupola , come è cefi* notai ma rifpond? in Chiefa quella , che reg%t tutto il pondo > fvpra fui fi pofa la Lanterna » Creda pur fermamente ogni uomo., che tic in Ita - Ila > ne incorna, già vincitrice di tutte le genti non fi dn^ò gjamaiin cito ecsìfuperbo lavoro, ne nella Grecia^ ne in Cojìantihopolì da alcuno artefice nobile , ne da alcimo ìmperadore-quant- unque grande fu fabbricato edifico con tanta eccellenza ; ne fecero gli antichi giamai cofa fi beli a, ne fi degna, ne che fi pefia in -quefio con la graderà d'animo della città di Finn-te, ne ca magnificerà dicasi teribil macchina comparare: Fu queita la prima Macchina fabbricata nei Mondo fenza centine', per la guai cola in: contto Filippo grandinane difficoltà^ non potcncio render capaci gl'animi altrui come tal no vita potette farfì . e grande l'artificio^ ' e inerita lodi fingolan , quando fituato in luogo Oajjo e dtvifato acconciamente : ma il porre tó alto una forma di dieci braccia, che in terra pojcia non apfanfca 3 fé non di cir-qué, cerne in luefia fabbrica ayrpkn e, ne offesa la vtfia ', m^ \ • . diletti^ '* |
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4^ BeLtee di
diletti, et'cjfere flato accorto con tanto fapèfH
che in alto, e da baffo fermi la mente altrui* Ai^iper tutti i verfi, che l'occhio fi volga col- mi di piacere per la bellezza >> e faccia tuffare mtonmper lo terrore, è co/a quantunque fi veg* ga ad ora, adora, tuttavia dì/u/ata.,è /optoL» ogni fabbrica ammirabile ♦ hion fu prefo te* /empio da altro edificio» onde pofeia imitato di vlnifit così /ovratio, e cosi bello:ma nato nella piente di quefio /ingoiare artefice , che pet molti anni l'avea divi/ato, così vago il produfie élla fine, còsi lodevole, così fiupendoi Bcafn* fximndb arditamente al cielo più, che tutte le macchiti* i che fi veggono , fttntan igli uomini favif nonfenza ragione, che dal cielo y e da di* yina infpiranione egli proceda * Sono gli /pigoli divi/ati con tanto ordine , la coperta det tetto co tanta grafia, così è/vùlta, così ri/pónde d'ognifa torno ottimamente alla vifià , così è la Lanterna con ornamenti leggiadri accomoda ta » e la palla in /omma , e la Croce, fqiial palla fu fatta poi da Andrea VerocchiqJ, e tutto il componimene to così rie/ce mirabile in ogni parte * che di vero dir-fi puote, po/ciacheal nome della madre del figliuol di Dio è dedicato, che fìa /opra umano > eneWartefice in/ufo dadìy>ìva gra%ia,e/en%a fallo incomparabile. C^tieJJa patte dibaJJato- iojli marmii fu difegnato da Baccio d'Agito* Joj ma fi lafciò, come difeòrde dall'ordine * per confidilo di MichelagnoIo,perche in quel fregio bilogaava troncar ie morte che il |
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Firenze J 4*
veggono, e còsi indebolir la fabbrica. Le
/cale pofcia, onde fi faglie agevolmenteà tan- ta altera, i lumi póftì a' luoghi futi > le morfe, le catene per tener forti le due volte', i ferrame- titlè pietre gro/fijfime di vi fate faviarnente fo- no di tanta fiimà -, che ài vero ne con ifcrino 4 ne mali lingua ft potrebboào lodando agguagliare. Dal piano della terra è tutta quejèa opera mara- "vìgliòfa ìtifino ral piano della Lanterna braccia cento cin^uantaquàtìro : il tempio della Lanter* ria è bt accia trtntafèi, là palla di fame indorata braccia quattro' la Croce braccia otto', ed in tutto 'tàlta la fabbrica braccia dugento due ; la qua- le quando fi "vede di lungi fa nafeere diletto ; Quando da preftò fiupore ì magnando è (otto l* ticchio a sì alto lavoro , trema l'animo per mar a* '"piglia di tanta beitela , e ferite nafeere un cer- to terrore , come abbia potuto l'ingegno •<%„'» fo- to uomo formo mare tanfo in alto > e gareggiare tifUafi con gli alti monti di natura, e "vìncergli fen* fy dubbio di befle^i, e di altezza'- gli occhi di Vetro incorno alia Cupola fono di Lorenzo, eccettuato quello dove è l'Iiicòronazioue di Ni D.ch*è di Donatello) e di Lorenzo Zona anche tutte le altre vetriate dei Duomo . Ha quefto Tempio 4, porte laterali oltre le tré della facciata:fopra*quelJa verlo la Ca- nonica e Uri Imagirte della Verdne di do: daPi/a. * b . L'Imaginè della Nunziata dì Mttfaico, eh»
e fopra la pòrta oppoiU è di Domenico Crii Janàftio • . ia |
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44 BeHme dì
LaN. D. di Marmo (oprala Porta verfo
la Nunziata è ài Iacopo della Quercia I due col olii ài Mattoni per di fuori verfo
la Nunziata fono facci da Donatello, benché in oggi gualìi dal tempo La facciata ài quella Chiefa non fu mai in*
fieramente finita > come molti vanamenco credono a' quali l'occhio non ferve di Giù* dice diquelta verità,fu bene fatta col dife- gno di Giotto lino ad un certo fegno> come beniflìmo fi riconolce^e come afierifceil Va* fari nella vita d'Andrea Pifano 3 e di Giotto Cièapprefioil ,, CAMPANILE di quefia Cbiefa : fu co-.,
minciato quefto edifìcio col dijegno di Ciotto architetto /ingoiare ne* [noi tempi, c_j confa lardine condotto al termine, che oggi fi -ve- de . in ordinata la platea molto larga-, e profo- , da pia di venti braccia : e [opra quella fi fitto un getto di ghiaia, e di calcina alto dodici brac- cia, e le otto braccia > che all'orlo della terra, doveano arrivare, pofcia furono murate amano acconciamente . Gira quejla alta torre da baffo cento braccia, e frrmonta in alto cento quaran- ta quattro. Era in fiore ne II'edificare la manie- ra Tedefca quando fi fatta quella fabbrica i s ma tuttavia tanto è ella miglioriti per l'indù- fina di Giotto, che ancora in quello tempo pei" > /ogran fenno è commendata, Ver che fé ella a- vèjjje una coperta ,■( come già diflc Carlo Quinto* the
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Virente • 41
che à fanone fé le con verrebhe ) contwrcrebbonQ
eopìofamente ipopoli à vedere tal maraviglia s che così nominare fi pnote, q ti indo fìdoveffe fcoprire. Ma atte/a da gli no nini intendenti) è ben conofeiuta , quanto fta bella , quanto leg* gizdra,eper Ìufo divino per cai è fatta quan- to altra ogni (lima accomodata. Si /ente il fuana delle Campane [perocché avanci i vicini colli, edi monti per fu a altezza ] altra pentì miglici* lontano -fono le pietre così b"ne ordinatela i ma* t mi camme (fi con tanto artificio, e tutta la mu- raglia così acconciamente divi fata f che comz^* che fi a il pefo grande a difmtfura, non fi vede in tanti anni in ejfa un pelo, in alcun luogo tutta via, ne ma pimenta. Nella facciata, che rifponcte alla-pirica,
fono quattro figure di marma di mano di Dona- tello , e due [opra la porta ; cioè dalia parte ou'è la porta, e fono quelle due del mezzo; cioè un profeta del Tefìamento Secchio, e una ^Abraam, quando -vuol facrificare Ifaac, fuo fi* $1 titolo : ma una delle quattro , chiamata il Zuc- cone y tanto è bella, tanto è vera 3 tanto è natu** tale y che rejla ogni uomo nel mirarla attonito s ' * qua fi in certo motto fiupifce, perche non fa veU la. Era tifato Donatello ài dire, quando coru>' gravità vale va affermare alcunaco fa, perche gli fojie creduta , Mia fede, che io porto al mia Zuccone : e mentre che intorno a quefta figura la varava (la quale, come è, ^li pareva compia-* & e, maro.viglia) parte ger diporto, e parte dik • , dose?» |
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4<S Bellezze di
dovero elìceva /avente , favella , or fa favel-
la , che ti venga il cacafangue ? Q&efta non fola è giudicata beila in Firenze , dove nelpoffejjb di cosi predio fo la voro gode e \afé uno tacitamente l& vifla fetida pia : ma è famofa per tutto, e hoìls cede alle pia rare bellezze degli antichi \ ma con quelle va di pari, e per avventura , come$opi~ mone de* più intendenti » a gran ragione le avan- za . Quei io Zuccone è il ritratto al, naturale di Gio: di Barduccio Cherichini > fi come l'altra figurai che gli è a canto dalla mano fi-, nidra, è il ritratto di Francesco Soderini il giovane amendue di Donato molto fami* liari, i quali con l'occafione di praticar io^ yente in Tua bottega^furono da queirinduiire mano quafi che per diporto ritratti., S&no.m quefìo Campanile ultra molte figure di altri ^g- tefici, cinque fioriette, fatte da Luca della BKoh-i bta , /cultore Fiorentino, fammamtnte lodale : dove nella prima è la Crasiatica , infegnata da Donato : nella feconda Tlatone , e ^riftotilc » maefìri di Filofofia : nella ter\a un Sonatore per la Mufica : nella quarta Tolomeo per l'^Afìralfi* già j tutte di fommo artificio, e commendabili • Le figurette di marmo, che fono per fini- mento della porta, del Campanile fVao,di- segnate da Giotto, e fatte da Andrea Pifeno* e nelle mandorle éi elio Campanile li 7\. pia- neti, le7. virtù, e le 7. opere della miferi- «fordia di mezzo rilievo in figure piccole, • fece àncnc le 4. ilaxue, che ibaQ nelle 4. nic- . » chie |
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Firenze, 4-
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due di ePb Campanile del/a narte di lne«fc
d>, 'heinqueltcmpofurnotenute fi * che rag.onevoli : l'altre due, che nfctVo „
«smezzo le due di Donatello dalia parte! *««< t bene 4, entrar dentro nel auoma.
priTtlr» d'M- V^'dÌ *«**«> ** <b.
CadLa Pnnc>P*te per di dentro è di <gg*r*t**t*fr allerta fi ^^
cV ; TJe 'pJZtl ThmtMi
Mulina iJpMìcoZ™" f°W'""t
So notabde % oZZTZ?!? ^'^1^
Branellefcoédim,™ ?". $&'& w<fa del favolo, ta «ir* ì B«3SÌMo.rnoDi- ciò fece ai merit„§;0 T™1** gratitudine
to, tanto néll'inve «i m " g *mence ac^
tra fua operazione Fur ^'tt° ««S»"**» cwtuUiP""w autore della m*.
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48 , Bellezze dì
nìera buona del-dipi^nere ed ifiventbre del-
ie figure, che pofa.no» le quali non erano fiate prima di lui da niun altro fatte ,• Info- gnò Filippo la (geometrìa a M,-Paolo daF Pozzo Tofcanelli: fu di grandinlma memo-' ria, e di gran talenti, come l'opere fue di- inoltrano | Afiiiteva a tutte le difpute , e di quelle con franchezza difeorreva , e forma- va argomenti in guifa tale, che M. Paolo nel fé itir arguir Filippo foleva dire , che gli pa- reva dì fentir S.Paolo; Pofe fommo itudio nella lettura di Dante, e della di lui autori- tà nelle bilbgne acconciamente fervivafi s Vanta la noftra Città d'aver avuto unBoc-* caccio, ch^ Cicerone, un Dante, che Vir- gilio Vun Petrarca, che Orazio deilaTofca- na favella pofloho.con fomma ragione d irfi : di Dznzc chi non ammira l'invenzióne : del Boccaccio, chi non conofee la facondia; del Petrarca chi non pregiala dolcezza? Non fece Filippo iìima d'ingegno più di quel di Donatello dio Itretcinimo amico , confereiir elofi con ifeambieyolezza d'amore e con re-* ciproca confidenza l'un l'altro le diiiicolti delmetriere; Fu fatto de' Priori nel 1425. fecondo che riferifee il Vafan, ma fecondo il Priorità-del 9egaioni nel 1425. nel epa! tempo aveva dato principio, alla Fabbnc.i_, della Cupola cinque anni prima . Nacque .nel 1377. à.ncorcheil Vafari dica nel 13-9^ ma queito è malìikiìo errore perche non pò* , .. ;.. .,;-. " te va. |
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Firenze.", 4P
tevaeflere ammeflòal godimento del Prio*
fato chi non aveva 50. anni, ma egJi n'ave- va 4,8. quando.godè tal dignità, perche vifle iìno all'età di anni 69. come ii è detto,e mo- rì nel 1445. avendo durato la fabbrica delia Cupola circa ad anni 2$. prima che filili fer- rata. La ftatua, che è [opra la porta ver/ola Canonica, /opra un Cavallo, dorati amenduc , fi dice ejjére di -.. ,..,...■'.. MPiER FARNESE j uomo di valore,gid pjer
. Capitano delle genti de* Fiorentini, col- Farncfff locata in fi famo/o luogo'per (uàgloria. Lafta* tua pojcia di marmo , fatta da .Andrea Ferru%- %i da Ficfole, che e) allato alla porta, ultima y ■pure da man dejlra è di . ,. MARSILIO PIGINO., di nasone Fio- Mara
remino, Filofofo maraviglio/o, e fingo- Fidine, lare, e nella dottrina di Vlatone per tutto tenu- to infornino onore, Ma dalla fmijìra parte è U (tatua di ANTONIO SQVARCIAJLVPI , gen~ Anton.
tiluomo Fiorentino, Sonatore eccellente, Squar- ci ammirato \n vita meritò, che dopo morte in Cì^Pu yueflo nohil Tempio a perpetuo onore gli [offe fofta qttefla ftatua . Ma lajiatua, che fe?ui- taèéi Qiotto, tanto celebrato nella pitturai Egli .
di vero fufcitò quciU,che era morta, e diede no- Gl0lt^ 15 tabili ....
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fo Bellezze di
Ubili fegnali, onde apprefio a fomma perfez-
ione fi potejjb ridurre : E infino a quejìo tem- po fono tenute le fuè opere lodavoli, e carc_j, Quello ritratto è di mano ài benedetto da^ Maiano uomo di rare qualità in quefra pro- feflìone fatto por quivi da Lorenzo Medici il vecchio, e.(otto lo ftello fu porto quelto Epigramma comporto dal Poliziano-come attefta il Borghin, nei Rjpt %^t lite ego fum per quem pittura extintla revixit*
Cui quam dotta manus tam fuit, & facilisi
Natura deerat nojìrs quod defuit arti Tlus ticuit nulli fingere, nec melius :
Ttiiraris Turrem egregiam facro are fonantcm. Hac quoque de modulo crevit ad afira meo $
JOenìque fum lottus, quid opus fuitilla referre Eoe nomenlongi cai minis tnjiar erat «
Nel primo pìlaftro Ci vede un S. Antonino
in atto di dar la benedizione al popoJo,mag- gioredel naturale di mano del Poppi quale è molto bello, e ben difegnato. Nella fac- ciata in alto nel mc^p della Nave della ebief* fi vede il ritratto a cavallo di |
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da Toié
Uno. |
Niccolo da Tolentino, Condattiere de* Fio*
rentini, fatto di chiaro, e /curo da .Andrea dal |
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Cafiagno, pittore Fiorentino* raro , edeccelien*
te ycome fi vede in qucjla pittura, e l'altra, effi* gie di verde a e a va Ilo altresì è di Grò: A- Giovanni Acuto Iagleie , Capitana delle emù. ' .■> * gen* '"' |
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Firenze r jf.
genti de* Fiorentini di mano di 'Paolo Ficellì*
ftimata molto dagli uomini intendenti. QueiiQ ; Cavallo ha però un grandiilimo errore » «là quello f\ è lo *'tar ritto fopra i due piedi dalla medesima balia, il che natura lineare noit puol'eHere, imperocché i Cavalli cosi fermi* come camminando, fé pofanoilpiè della^, {tarla i pofano* anche la mano deila_* lancia, e cosi perip contrario; Ma perche gl'errori degli uomini accreditati anzi che-» ejier ripre/ì , fono molte.* volte feguitati» quindi adivenne, cheil Castagno, che fece \ì moki anni doppo Paolo il ritratto del To- lentino » vojfe imitarlo anche nell'error fo- pradetto : poi prefto all'ultima porta e' la Cit- tà di Firenze con l'effigie di Dante» poeta rari/- p^ fimo, e per tutta famo/o fitta 4aH Qrgagna ; /opra l'Jiltar maggiore un, Crilèo di legno, fatto con grande induflria »
4 di mano di Benedetto da Maiano, Scultore» ed ^Architetto Fiorentino, Ma le (re figure in /ti (t'aitar maggiore. Iddio Padre, il Crifto morto, e l'Angelo*
che lo foftienc, tutte di marmo Carrareje>mag» gìori del'naturale /ono di mano di Baccio B an- zi incili Scultor Fiorentino , piene tìi /ommo ar<* tifico. Nel Dio Padre non ha Fatto il Ban- Amelio fommo imdio inoltrando più dei mar mo, che dell'arte,anche il S. Pietro è ilio, ma non pana la mediocrità ,fi iom altresì fon, § d* vantaggio le due figure 9 fk fi Ada*
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fH :.'
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f2 Bellezze di
Adamo, ed Eva, dietro l'Aitar maggior*^*
del mede fimo artefice, ammirate da lutti, ed ol- irà modo apprezzate : Quanto pia quefie figure fono confiderate, tanto pia mercè deU*incrcdi~> bile artificio fono in pregio ; per oche fé dal di- segno y come da fonte, egli nafee ta pia rara beU le%%t, come non farà credibile, che dalla ma~ no del maggior difegnatore > che -fia mai fiato, come fu il Bandinello, non fiano procedute ope- re rares efingolari ì E come che quello , che al- tri intende, esprimere nel marma fia cofa mala- gevole oltra modo > cosi fu quejìo artefice tut- tavia adufatoin quefto affare per lunga prova > che felice in fuo penfìero, fi come egli intende-* , ya i così fempre con maraviglia del Mondo fiampò in pietra ildivifato felicemente. £ pe- rò fecondo gl'intendenti un grave errore.* nella Statua, che Hva rapprefenta, la quale deverebbe eiTer minore di quella d'Adamo 3 cofa veramente impropria in uomo di tanta intelligenza com'era il Bandinelle > ma per altro toltone quello errore è la /tatua bclìiC- jffma; Il Coro poi fu fatto col difegnodel Eni-
neJIefco, ma volendolo rifare gli operai, ne . fu fatto il éiiegno d'ordine Ionico da Giu- liano di Baccio d'Agnolo perche il Bandi* nello, che fece parte delie figure de* barn* ri- lievi, non fapeva anzidifpregiava l'Archi* lettura >s come r'iferifee il Va fa ri : ed altre di efìe figure face Gioì dell'opera. Ma il |
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Firenze: ..
S. Iacopo .cbeédimarmoparimente, pi?,
Z['nf? P'lafit0 'dove t»fi la Cupola, Zi
mano di Iacopo Tatti , detto il San/ovino, auaJ tunque e foffe fiorentino d, nobìl legnaia ^ ™ecofamta :mejlaftatuaèdellepilfane t'i mrab.l,,che fiano nelDutm,evadici tll tir ¥dffP™*£frv*mlo7£
fello, laprofondttadeldifegno, eUiraztaol »aciòm ogni partecn<,'La r * "v*"'* te, che del futi? fufa ^onciamen^ tollero Tal "^*"1 «">U "*»*»
«eoivero E (lata censurataqueftaStati., per aver Jacotóa deftranon Il obeneTn'
bL'uTS°sno{cen<lo<ì I-attaccatura im
orogl.ata da quel panneggiamento m, , • adivicnc nerrl,» Li fcf""nc™o> ma ciò rr,t. ' Pe«He nel collocar tal fatua fi *°ppe gran parte del panno onA> ■ \ii L coniarla rimafe novera ^, °ndeile] «<V co rarhn Ì7 P, ,ra„d'Panno»econpo, ™ftf,é ******* <l* «VUoìdi,
nello in ««S.u^J*™*'*-*.
tefimano il di &£ ì t "fl,c*a14**
ca corta, e ma i- „ • 'e Ja Sa*°a man-1 He/ole con fcC^*'f"?'"
tua di """itera, e par unente la fi*. |
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f| Bellezze di
pronta, e molto viva : per cui tanta lode fi hi
dcquiftata qui fio raro artefice?, thèfempre, mefà tè di fua virtù farà mfiore il fuo nome «, NelU tribuna del Sacramento è il San Piero * di mano deW cccellenti$mo Barn
dinello > tapprefentante felicemente il naturale* e'l vivo- il quale è tenuto in molta'fiima dagli uomini dell'ariti ed il :< v> ì * San Giovanni Vangelifìa tè di mano di Bc*
nedetto da t{òVe%%ano, figura bèlla) e di gran) prègio* Nella tribuna di Sant'Antonio* San Iacopo Minore iCSati
Tilippófono di Giovanni dell'Opera, artefice^ molto rarojepieno di lode* è celebrata la Viveq* %a, Vattitudine di amendue j la grafia * e la* beitela > e'I difegno altresì, onde per compiuta pulitezza vengono con gfan ragione da tutti co* wendate. Le quattro Statue di marmo a fé* etere, che fonò ndle quattro Cappelle * eh* mettono in mezzo quella del SS* Sagramen* to Fono di Donatello, e fon le ftelfe ch'erano nella facciata antica : Fra l'un'occhio * o l'altro della Cupola n fono alcui Profeti fi» no al numero di 16. molto-grandi* che fa* ranno braccia i6* 1 uno, dipinti dal Cigoli # Paiiignano > bmpoli » Puccetti * ed altri va* lenti artefici i zppreffo ti Pavimento della Navedej mézzo è di Fra*
tefeo San Gallo * e quello » che è intórno al Core di Micbel'agnolo Buonarroti > fatto con tanta in* duftriAi e contenta beUQ?ga> che da* migliori '■■% ' • dttefi*
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Firenze; f?
wtefici è oltra modo amirato nella dijìin%ione de
marmi neri, e bianchii per cui è dato al luogo con fourano artificio grandtffimo ornamento * La volta della C upola per di dentro è tutv
ta dipinta a frefeo da Federigo Zuccheri, an- corché le figure, che fono intorno al cerchio della lanterna fiano di Giorgio Vafari .• ha__, egli quivi dipinto il Paradifocon i Cori de gl'Angeli ì con molti gruppi di Santi, e San- te acconciamente difpo/te* molte delle qua- li figure diminuifcono a fegno > che la lonta- nanza, ed altezza di etfa volta molto mag- giore rafìembra .* Ma perche non meno dei- la pittura è bello, e fpiritofo il penfiero, che non del Zuccheri, ma ben sì di D« Vincenzio Borghini,non rincrefca al cortefe Lettore eh* io qui brevemente il racconti * E divifa la Cupola in otto facce, e la p^itj-
«pale è quella che vien fopra la Tribuna del SS. è in quella figurata la Chiefa trionfante; Sonovi due Agnoli l'uno de quali fpiega il bre ve, che dice Lece homo, l'altro il titolo eh© fu pofto fopra la Croce I. N. H. L dimoitra; Sicd^ in inaeftofo Trono il Sai vadore dd Mo- do circondato da* Cori de1 Serafini, e de* C herubini ; A man deftra è la Vergine San- tiffima , dalla /iniftra S. Gioì Batiita ; un A- gnolo conficca un chiodo in una gran palla ileJJata figura dei primo Mobile* per mortrar ch'alia fine del Mondo gii moti celefti fi fer- meranno; Sotto vi fono le tre Virtiì Teolo- P 4 %&
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$6 Bellezze dì
gali trionfanti J?er averl'uirìcio loro Compiti*
to 3 con e anche la Chiefa militante fpoglia- ta dell'armi con cui combatteva, e delle ve- ftimenta trionfanti vellica: Vederi la Ma- dre Natura con le quattro ftagioni giacer/* in terra,ccme che le virtù loro più luogo nÓ abbino : li Tempo troika finito il fuo corfo3 e laniorte rompe la falce, perche più ado- rerà r non fi debbe. Nella faccia, che vien fopra la fagreftia_*
nuova3è dipinta la Croce primo mifteno de' Sette della paffione diN. Signore fòilenuta da due Agnoli; lì vede appretto il Coi ode" Troni > che fiede fopra una bianca nuvola^ 3 feguono poi gi'Apciloli, ed i Patriarchi , e^ poi la Beatitudine de* Pacifichi meila iti mez 20 dalla fapienza dono dello Spinto Santo 3 e da Ha Cariti , e nella parte baila dei lo'n ter- no è il peccato dell'invidia punito,per l'I dra rapprefentato . Nella faccia, che fopra la Sagreftia vec-
chia rifponde, è.dipinto nel pm alto di e{ia_, un Agnolo con la lancia fecondo Miiten© della paflìone, fonovi gli Agnoli, che dino- tano le Virtù armati con celate in teita, eu> crociróiie fopra l'armi: Quivi èli trionfo de Martin d'ogni fello ; ui è la fortezza uno de' 7.doni dello Spinto Santo* e delle vir- tù la Pazienza, che mettono m mezzo la^ la Beatitudine di quelli, chefeno perfegui- taUjenello'nfernofongaibgaci coloro, eh' |
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■^*SP""W«
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Firenze ♦
an peccato nell'Ira per l'Orfo,ani'mal vendi-
cati vo oltre modo, a noi dimoftrata» .Nellafacciach'è fopra la Cappella della
Croce vi è un-Agnolo, che la Colonna terzo Miftero della Paflìone/ottiene; Ewi il Coro delle Podettadi veftite con camici,ed abiti Sacerdotali : rivedono quelli (opraci Vefcovi,e Sacerdoti, che anno avuto il reg- gimento, e'1 governo fpirituale nella Cine» fa Santa di Dio : Siede quivi la Beatitudine de' Manfueti avendo dalla dettra lo'ntcllet- to Dono dello Spirito Santo , e dalla -finiftra la Virtù della Prudenza , e fotro nelio'nferno e data conveuevol pena a coloro, che dall' Accidia iì fon lafciati Signoreggiare per lo Cammello lignificata. • La faccia che è fopra la Cappella di S, An-
tonio ha l'Agnolo che tiene la fpugna quar» tomittcro della Paflìone; contiene quetta le Dominazioni con libri nelle mani, e fplen- don fopra il capo, edapprefìo i Dottori, e Profeti, e la Beatitudine di coloro che anno uiaco attinenze, e digiuni, con la feienza Do- no dello Spirito Santo, e con la vira della.; bobneti, e nelio'nferno vengon tormentati quelli ch'anno peccato nella Gola per Cer- bero eihgiata. L Nella faccia che rifponde fopra la Nave
dji verfo la Nunziata vi è l'Agnolo che mottra i Chiodi quinto miftero della Pattume. Soa- vi dipinti grArcuandoli vediti di bianco- coro»
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58 Bellezze di
coronati di f*ori,e fotto ad e/Jì le perfone Ver
gini, e re'igiofe, e la Beatitudine ài quelli*
che fono di cuor mondo e puro» accompa- gnati dalla Pietà Dono dello Spirito Santo e dalla virtù della Temperanza, e ne]]' Infeiv no gafìigatii lutìuriofi figurati nel Porro ♦ La faccia,cheèfoprala Nave di verfo!a_*
Canonica rapprese ta la Corona di .Spine Se* ftomiitero della Pacione ., e gl'Agnoli óet* tii Principati con la corona, e lo Scetrofo» pra gli'Mperadori , Re, ed altri Principi Se- colari, che anno ben governato, ed appreflfo la Beatitùdine diquelìi,che anno avuto mife~ ricordia delle miferie Vmane, e con ella lo rigore della Giuitizia anno temperatogliela in mezzo dal Configlio Dono dello Spirito Santo, e dalla Virtù della Giuftizia: Neil' triduo fon gaftigati gl'Avari per io Vele- OofoRofpo l'Avarizia figurata. Nell'ultima faccia, che fopra la Nave di
ti ezzo corrifponde, fi vede la Vette Settimo mirteto della Paifione, e gli Agnoli con l'ali, ed apprdìo tutto il Popolo Criitiano chia- mato dalla Chiefa Popolo Santodi Dio, e ]a Beatitudine de* poveri di C rido pofta iriu* mezzo dal timor di Dio Dono delio Spirito Santo, e dalla virtù dell'Vnaltà, e nell'In- ferno apparisce Lucifero figurato perla Su- perbia » I Libri aperti che in tutte le facce foffcemi.
fidagli Agnoli li veggo no Zig n ih ca no le pu. re co-
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Firenze, ^ $#v
fctofcìèmt conformi alle virtu,che in quel-
le parti (ono efaltate» ficcornei Jibri aperti più a bailo da alcuni piccoli moftri forteniw tiììe coscienze macchiate corrifpoodenti a_» que* vizi, che di fotto àpparifcon puniti di- ftioftranói Tutta quella digreftìorté ho fatto nel rac-
conto di quefte^ittute per tor la fatica altrui di fpeculare ciò ch'elle lignifichino, e per facilitar l'intelligenza di chi ad elle fari ri- bellione; L* imagine di S* Giufeppe a! fuo altare è
di Lorenzo di Ctedi* le figure dell'Organò* $hi è/oprate Sagrestia vecchia /onò di mano di Luca del-
ta Robbia raro/cultore > e mirabile 3 come alcii* ne jiorie nel bà/amento de' mujìci 3 che cantano £en tanta vivezza, che pare y che felicement-LJ éfprimano quello, per cui fonò fiate fatte* ìduè angeli di brónco indorati furono condotti d<u Lut,a con tanta pulitela se con tanta leggiadria the cori parole imprimere con fi potrebbe * La fio- tta nel met^o cerchio /opra la porta , quando Giésù Cnfioa/cendeincielo , fu fatta da Lucia Mede fimo di terra cotta invetriata ; la quale 3 e pefdifegnoy éper diligenza j e per inven^jontj é /iugularti perche trovato "il modo di far le fi- gure duY abili, equa/i eterne inqucfia guifaha. meritato quefio nobile artefice apprejjo 'gli Uo- tnini intendenti gran lode » efommo honore, fo* pra lapma delle * |
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éo Bellezze ài
Sagrcftia nuova, quando Crifto rifu/cita del
fepokro altresì di terra cotta invetriata è dt mano di Luca, ogni figura con fomma grafia, c-> eon raro difegno ordinata* Laporta di bronco parimente di quefta Sagreflia fu condotta dalla mano di Luca con fingo lare artificio. Ma i due fanciullini, che reggono i'fefloni s che girano in* torno al fregio <, fono di mano di £)§t$itello, am- mirati da tutti, e particolarmente, da gli nomi-- » ni intendenti) perche tutto quello, che mife que- fio fourano artefice in quefto luogo fu condotto < con bo^efen^a più : le quali fenya beitela da preffo fanno vifia fiera, mirabile, magrayiofa •& di lontano molto più > che l'opere fornite con pu-, lite%$a. Così è ancora il Valbò bafamen* code*'Mutici ou'ècollocato l'altro organo. Contiene ogn'una ài quefte Sagrcftie den
tro di fé una maraviglia, e quefta ti è un arco di macigni o pietra forte, lungo quanto è la , larghezza di erta Sagreftia, il qual arco è pia- no a linea retta contiftendo l'artifizio dell' arco nella tagliatura delle pietre, cofa di ve- '* rita molto rara , e dagl'intendenti Mimata^, ; le figure ài marmo , che fono ne^ l'ad- equai iono.di mano àcì Buggiano, ed il difese, gno de' fettoni, che girano intorno al fregio nella Sagrefria nuota è ài Donatelli. Si con* '- . fervono in quefto famofo tempio molte cofefan* - te>c molte Keliquie ài corpi fant-i: "Perche egli ci ha i
della pietra del Sepolcro di CU sa, Crifto : e un ; ' -, - -' **t-
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Fireixe tfr
fe-^p del legno della S, Croce: una Spina della
Corona i un pe'X'KP della porpora, ' <//' <:«/' /tfr <#- fpregio fu ve/tiro : ## pe%%o della canna , che per più avvilirlo, da min/tri dì Ti lato gli fa poflainmanoi Ci è un Te^o della Colonnata cui legato fu flagellato : un peqgo della verga di Mosè , e parimente di quella di ^Aron » Ci fono reliquie dell'offa di S. Giovambati/ìa y cut particolarmente della polvere del fuo corpo.' Reliquie di S. Tietro <Apoflolo, e parte della Catena dalla quale in prigione furono cinte, le fue membra : Reliquie del corpo diS. Taolo „4* poflolo. di S. Iacopo di Zcbedeo '. di S. Filippo ' di S. Iacopo di jtlfco ' di $. Bartolomeo : diS, To- tnafo: di S. Simone, t di Taddeo : diS, Mattia> e di Barnaba : Ma olir a quefìe cofe fante , e reli- quie di corpi fanti degli ^Apofloli, con grandiffi~< ma riverenza fi co' fervano in quefìa Cbiefa priu cip ale molti corpi di fanti , che già in diver fi tempi fiorirono in fanti.tà, comedi, S. Zanobi, (tsitdìa d'Argento', che ferve di cu.'todia alia tefta di detto Santo, è di mano di Cione fatta al naturale a modo ài ritrattoj dì S. To~ io, amedueVefcovi del Duomo, e Fiorentini, e dimoiti altri x come nel Catalogo delle J\cliquis di quefìa, Cbiefa fi può te vedere „ Dietro S. Maria de! Fiore è ia Re/Idenza.
dei Magi/Irato dell'Opera,- Sono in qtie/ro Cortile molte anticaglie fra le quali vi è liti ' termine di Travertino di quelli, che pone-, vano i Remaniper ]e iìrade Maeftre in erto è |
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6t Bellezze di
{colpita quefla Infcrizzione. -,
IMP. C/ESAR.D.TRAIANT. PAETHTCr
FIL. D. NERV^E NEP. TRA1ANVS, ;
HADRIAN.AVG. PONT, MAX. TRIB»
POT. VII. COS. III.
Viam Cafliam vetultate collapfam a Chiuda norum finibus Florentiam perduxit mille-» Pafluum XXCI. Vi è ancora un S. Piero abbozzato dal noti
mai a baftanza lodato Michela^nolo, nel quale è maravigliofo il modo di difcoprir tal figura, che l'induftriofo artefice ufo' Dal quale (ì comprende la franchezza gran* de, ch'egli aveva in quello lavorio, ecoru quanta maeftria lo (carpello adoprafle, av* venga che non come dal marmo, ma come-» fé dall'acqua tal figura fi cavalle, faappa- * rirla in atto, quando folo vi era in potenza* Ora procedendo innanzi a man deflra fi trovai SANTA MARIA DEL BIGAUO dette
/a MISERICORDIA, notabile memoria. della pietà Fiorentina: però chea quello luogfX fu la/ciato da uomini divoti gran numero di da~ n#ri nel tempo della pcftilcn^a del MCCCC- XXXXVII, perche /offe dato a'poveri per Biq* e con carità fojjerofov tenuti i bifognaft, Sopra J'altar di quella Chiefa vi è una Vergine di ,marmo di mano d'Andrea Pifano alta tré *. braccia e mezzo, col figlio in collo, eoiau# molto locata*, accompagnata da due Agnoli
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tonto Tent^1'e=no'*di "«no di M.X„.
la prede, I j Car0W ' «I^a&i belloTe K™(fe:ltV.ofo' è.di Ridolfo di
**»e ligure.
aildai c««a piena di belli .fi.
Mi. èdelnied/fi "f *fC,ata de'Cialdo-
«o, per averSn n "a Andrea ,ti,nata di™'~ P« ne fu molto Iona 0 \ ' T
w/0 me??» <,,„,.„„ ,;~J° " £r """«mando
■ *• «V CalzuoliTè Tè ^11" *"e " det~
»»/Wtoccarla?!? ° delJ«rl>°"*b*ài w.
SS «'SS» ^&fi*»~*.
ORSAN MICHRLE '/£*! *"V ' *•
Mhrica fncneVatlnoPl]cl;e & '» ?^« |
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6 4 Bellezze di
jla e ha il Tempio di detto Santo. Fu adunque
quefìo luogo col difegno di .Arnolfo architetto del Duomo ordinato, e come fi vede} con molta magnificenza è fiato condotto. Oggi le flan- ge di [opra per ordine del Gran Duca Cofirm fervono per ricetto delle publiche fcrittnre, che dalla voce greca è chiamato ^Archivio ; dove in carta con /ingoiar leanza è confermata la fede public a ottimamente. Quello luogo fu ridot- to ad ufo di Tempio l'anno 133 7, e ciò fegiit per la devozione crefeiuta nel Popolo verk> J'Imagine di "Maria Vergine ch'era in unpi- laftro di effa loggia ( quando ferviva per granaio» di che fa, fede Io ftaio intagliato in pietra forte fopra una porta per la quale fi va (opra detta Loggia ) Qual devozione co- minciò dell'anno 1292. e crebbe a fegno,che mella infìeme buona quantità di danari con l'aiuto di tutte 1 arti principali della Citta fi-. dulìe/i queièo luogo al culto Divino, e l'ab-» belli ciafcuna Arte con la (tatua del Santo fuo Avvocato con molta fpefa. Ma di fotta mi piano'della terra fi celebrano Mejie, fi di- cono facri ufizjì » di fuoripofeia fono flatue mi- rabili ? e belltfjìme : come un San Matteo di mano di Lorenzo Ghibcriì,
che fece lepore di S. Giovanni, di bella manie- ra , e lodevole : ma due figurette di foprafom di Niccolò Jirettnp belle olirà modo . Queiia^ jUat.ua la fé fare l'arte del Cambio, ed un : S. Stefano parimente è dì Lorenzo Gbiberti, ; fife,"
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' Firenze/ #*
f *»•**> l'Arte della Lana** &&-« *W
fia L Arre de* Mercatanti „ e,fùm tutte e tre quefteftatue tnmbili, ed eccellenti: La ftatua pero del S.Gio: Bartifta ch'è di bronzo, fé non futfe fermo ne] lembo dell'abito il nome dell Autore non fì (cimerebbe di cjùefto arte. Éccuomoperaltro /ingoiare-, perchequan* tunque egli abbia operato maravigliofa- niente, come Je Porte dì SV Gio: ben dima. antica, eia figura aliai languida in conrna*
nazione dell'altre-fae, e (ono^utte tré ^S iteftatue mirabile la >, ,', 4 Madoona di marmo è rf/ «^ di Simote
€be*rdL r , w Ftre*Z***■ marrano,
«ww f^riulF l•*^h<te*fat* mente aU
« rnit m comtn^onoa gridare co' fa{S fatta &M-Ì Van/£j*a bronzo, e fi,
«W<ew/«, t d, m«„o di Succio da monti |
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£# Bellezze di
JsNpfci èiììmat'àrfùc(ia figura bellijfima éàgw
nomini intendènti?, in cui ficonofce una dìligen* S^seflremaiefelìcei fi vede nella belle%%a difuo vi delle mentbra^è del volto, piena di dignità,co* me dentro è l'amino "altresì helliff\mo, fine ero, e colmo di satitd. Ci fona oltra ciò trefiatue di Do natello, fculto? famofo > comefi è detto', una di - "San Piero» the è rarijjìmct, e tenuta dagli Artefici in grande (lima ' Quella fu fatta,, lare;a proprie fpefe dall'Arte de* Beccai, dove uh panneggiar mh abile con infìnti a^ grafia rifpond'e a\W attitudine del corpo ini» quella guifa t che mèglio non ifianno ipanni w_a dofioiduomo, che vivi ; ne meglio uom vivo dinwftra il portamento»> che quefio raro artefice 1/a pò fio in quefla flattia : Ma di vero il ... a San Marco Vangelifta, dall'Arte de'Lina.» 'aliali qui pofto $l fatto con tanto fapere > e con »$wdt%io così profondo j che quanto pia ftconfh fiera ipià in quello ficonofce eécellen^a, erna** ^heUgnolo Bttattarwtì a contemplar quefla fta-
£»#..* cèf «fc fm£mk*u.pMto foprnfgimife ,e l domandò ifùmègiìptereva keila : a cui rifpo* $?;/ BMn&roto^festale fit il vivo, come (ti- piare fi dee 3 che foffe fermamente , gli fi puè credere tutto quello fche egli fcrijfe : peroche ia non nidi mai alcuno, che più diquejìo avcj]<LJ uria di uomo da htne^ Spira il volto divozione » d fantità : ficonofce in tutta la per fona una cer- ìmmevetc grdPÙà, che dell' anime fantofa /e* de «»•
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Firenze* #?
ile interamente i ma/opra tutti $ mirabile fem
%a dubbio il [-ih : s
San Giorgio 3 fatto far dall'Arte de* Co-
razzai, è tenuto pari alle più rare /culture di Roma, e per l'ecce/fifa vincita avvi fona gli nomini intendenti y chelea*an#\ £ famo/fifi* pia quefia figura, e fa tremar di Maraviglia '» ejìarpenfafi i più/vegliati ingegni-, ed i miglio- ri artefici, come quaft nel marmo fià il motore io /pirito3 e adoperi quello, per cui dal pregia* toartefice primamente è fiata infornata* In* yerjì ,e\n pro/a a ragione da, molti è fiata cele- brata ' e non ha molta, che con difiefo trattato é u/cita fuori fiampata così gran lode \> quale * tosi fottrano artificio a tutti, pare» che fia dic^ Allato al S, Giorgio fono in una Nicchia
quattro Santi, quali furon fatti dà Nanni- d' Antonio di Banco difccpolo di Donatello* e perche l'Arti furono Fabbri Legnaiuoli;.Mu- ratori 4 ed altri cosj vj fece far ognuna il San to fuo Amiocato/i onde avendogli Nanni già fatti tutti tondi-, ed eflendo^er1 prima fatta la Nicchia a nella quale ne'itìe"ri# tre h" entravano, coinè difperato ricottevfaóm- glio del Macero, che di cip ridendo ftctafì prima promettere una cena per fc, elifuoi giova m, aiutarlo promeue,onde mandando- lo Donato a Prato a pigliar certe mifure ove IiuTkk ^/tenCrfì Pilì «°™' ' »« «ino
alia fubbu fcantono di qLieiie jUme a chi Ic |
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Bellezze cfó
fpallé»adii le braccia, ponendo l'unà per così dire mdoffo l'altra., ed accodandole ir* iiéme» e facendo ad una di loro apparir fo- pra la fpalla dell'altra una mano» le commeflfe ci modo,ehe giudiziofamente l'errore del Tuo difcepolocoperfe , e ritornando maraviglia ftorimafe: Sono nondimeno di (lima, ed afìai belle, come anche non è difpre<,'iabi!e il S.Fi- lippo, che gl'è allato nalPaltra Nicchia fat- to dai mede/imo Nannini// San Tommàfo A portolo di Bronzo > cbe^j
mette la mano al co fi ado di Crilìo, pofìoin fu l&j> ftradamaeftrat è di mano di Andrea Verrocckió taro artefice, e pregiato. Quella fu fatta fare dall'Vfizio della Mercanzia, e la Nicchia in cui è /ìtuato, auale è bel li lima, era ftata fyt» tapet*prima da Donatello, quale doveva fa- re tanche laitatu a, che mediante fu a morte jeflr) indietro. E il fembìante diqueflo Santo quantopiù efferpuote conforme all'atto di curio- jo peir troppa incredulità : e aW incontro quel di £vift$)pMno di benigna affetto ychc al%a ilbrac* gtifapcn$kfJldifcepolo afuà vogliafodisfaccia-: *d&M ic%rtp.ba panneggiata con tanta induflria JapvtJ&mewbra > che è co fa ,come fi vede, ma* javjgUpfeié Vie la flatua di bronzo dj S. tu* ca fatta quivi collocare dal Collegio de Giu- dici, e Notai; £ opera dellinge^no/ìilìmo <5., Bologna, la quale è maravigiiofa, tanto xieirattitudine, quanto ne panneggiati ?nHf .jedjq. ©gnifwa parte e^rime eoa molto artifi- |
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Firenze 3 ^Éf't
éìo le qualità di quel Santo diOio.r Ella ra£tà
cede punto di bellezza all'altre, che de^li Vomini illuftri già detti collocate fono iti queita fabbrica, per Io che il CavalierBer- nino Vomo di fingolari prerogative nel ve- derla ditte di quefta molte lodi Vie anche nella Nicchia dalla parte dello
fdrucciolo il S.Lò di mano del medefimo Na- ni d Antonio fattovi porre dall'arte de Ma- nefcaJchi, come accetta il Va/ari Sono anche ne peducci delle volte tre ton-
di , che due dalla parte di mezzo dì, di ma- no di Luca,in uno è una Vergine di terra cot- ta, nell'altro l'arme dell'arte della Seta, o nell'vjtimo l'arn e della Mercatanzia In quefto oratorio fono molte pitture rag-
guardevoli: Vi è primieramente il Taber- nacolo ove è l'immagine di Maria, Vergàio quale è dell'Orgagna, come fi dice più a baf- fo : Nella parete /otto l'Organo è dipinto à frefeo Criho ncftro signore quando difputa Jji mezzo de Dottori di mano d'Agnolo Gad ci > anch'elio per quei tempi pirtor ci grido. Sopra l'Aitar maggiore fono tre ita e uè di
marmoi, cioè la Verg. Santifs. S. Amia, o C ritto bambino di mano di Hanc. da S. Gal- lo; In tre pilaftri fono tré belliffime figurerei
primo che è fra le due porte dalla banda dej.
Arte della Lana vi è un S.Stefano molto bej
IO di mano di chi non ho potuto fin qui ritro,
¥ $ vare
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fa Bellezze di*
Vare ma io Io eredo del Poppi % o d'AleffaflS
dró del: Barbiere ,ì rimpètto a cfaefto èuru S* Agòftino Vefcovo del Soglianò -, ed all'altro, pilàftro vi è un. San Bartolomeo di mano di.Lorenzo di Credi finiti ilimòjquà* le ha la maniera ornile a quella di Lionardò da Vinti y é dietro l'altare maggiore vi è uti S* A pollino' pnrdel Soglianò * Tutte l'altre figure delle volte > e pilaftri fqno di mano di •Iacopo dì Calentino ì fuori poi* deila Chiefa vi è là Cafade* Becchi nella facciata delia quale
è un àrme della medefima Famiglia, ch'e mi Beccho rampante molto vago fatto dà Do- natello i Dietro quella Chiefa verfo il mezzo dì è
una piccola volta chiamati Id Sdrucciolo * E quivi dipinta a ùcfco da Andrea de/ Sarto Una Vergine Annunziata molto bella > e te* nuta da gli artefici in gran pregin * Nelle ftànze fopra quella volta* ov'è fama*
chefaceiie bottega Andrea fono due Agnoli a frefcò fimilinerite di mano $el medefimò molto béllii Nella Chiefa dì 3. Michele rimpètto a que
fìo Oratòrio è una Tavola di mano di Buon* amico Buffalmacco nominato dal fioccaci ci© , e perfecutore ài Calandrino con dio burle, e facezie : "Qtiefiaè in' Oggi collocata . fopra la Porta per di dentro : In ella é efh« giato il Redentore quandi è pòiio nel fepol* . ' •'»' -; ' i à ero t |
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- Firenze T iì
Croi Molti difcepolie le Marie fono prefenté
al grave, e pietofoV^ziò, tutte.afiai ben di*, fnofte, grandi quanto il naturale, eperefler ài que'rempiè pittura da lodare eflendo di buon colorito, e ben confermata: Nella pre- della di ella fono molte ftoriettine della Pài* /ione» ma perefler le figure piccole, ela_^ tavola in alto non f? puòdi lor villa facilmé- te godere t Ma procedendo piòóltreft trova(é PIAZZA Ducale > ed ti "Palalo altre- sì ì pieni "afnendue di ornamenti /ingoiarì, è mirabili * ( io che è iti quelita piazza , è tutto maravigliòfo > poiché quivi R vede a prima fronte là Lòggia de Tedefcbi della Guardia ferma dei Serenifs. Ù. Duca, quale f Cn/ìderata tutta in fé è molto bene iniefa^ è proporzionata, edèunadel'e ammirabili; architetture , che /ìeno in queftà Citta ; ed era in tale ilima nel concetto di Michelagn^ lo, che ayerebbe voluto.3 che tal ordine fi" fuife fe^uitato intorno a tutta la Piazza. Fa l'Autor di quella Andrea di Oone Orgagna Fiorentino, il quale fu Pittore, Scultore, ed;i Architetto .*• Fece anche il Tabernacolo di;i maniera Greca, ch'è dentro all'Oratorio dj Or fan Michele , e dalla parte didietro di effe» rapprefentò con figure di bailo, è mezzo ri* Jievo il trsn/ìto della Santifs, Vergine ne/ quale ritra fie fé mede/imo ^ ed è quello, che ha quel vifo largo » e fchiacciato rafo nel vi- ibi eoa una berretta in tefta da Piore, e l'abi*. |
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7* i .Bellezzedi
fo corrispondente nel cantone da mano ma*
ea, che per eller fatta iti quei tempi è figura affai ammirabile, e fotto quell'opera in lette- re Gotiche fi legge intagliato il fan nome;Ma per tornare alla Loggia lì vedono fotto di ella tre vaghe iìatue, che fono, ia Giudit , il Perfeo, e le Sabine. Qui doveva l'autore camminar con ordi-
ne , e non andare a faki come ha fatto, per- che prima d'entrar nel Palazzo Vecchio, doveva ragionar delle Sabine, poi del Per- feo, Giudit, Cacco , pavid, e Fontana, o vero far prima la Fonte, e l'ultime le Sabine, rèa poich'elfo ha principiato dalla Giudit Seguendo il fuo ordine da quella comince- remo . Ma le (fatue della Pia^a per la belle%- \a3e per l'artificio rendono qutfio luogo /oprai ugni altro memorabile : per lo che in tanta per- fedone fono condotte quejle figure , che come te/oro incomparabile fi poffono Jen^a fallo pia tofio inuidtare altrui, che imitare. E perche la Giudit di Donatello fi come per lo tempo prima che le altre venne in luce^procedente da mano di artefice più compiuto : Co il negli artefici, che feguirono, mirando la fomma belle ^a di quel- la mif e così gran cura, che ajjottigliata l'indù- Jiria fi ava,n^arono pofaa nel fenno, e nel giudi- co con molta lode ; onde è aafcuuo in alcuna parte più dell''altro notabile , ed ha per quejia grande onore apprejfo tutti acqui flato i è quejla „ Uiudit nel fuo fembi&nte mirabile) e gru ^kT
i ■ .1 " ' i ~ vr ja >
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Firenze ^ , $jj
fai ammiranti gli artefici la vi vezz** $M nell*
donna appari/ce ; /0 /anta animofità del volta veli'uccidere Oloferne ; il gran difegno , e natu- rale , che moftra la differenza del vìvoy e del morto : Vabito del panneggiare dicevole alla per- Jona , la languidezza > el fonno di Oloferne : le membra ver/o di fé naturali rispondenti ai cor.» pò 3 a cui fono congiunte, vivamente ; l'offa» e la carne po(ie a' fuoi luoghi con dolce maniera > e con morbidezKa ta^e > c^€ ne^ ^ronZ° fon we*
e nell'equivoco paiono vere : le quali cofe come con artifizio non più veduto apparirono aggiu- ftate atta natura mirabilmente, cosi moflrano altrui quejìe figure rare, e fingolari. E benché a prima vifta paia troppo confufa dal pan- neggiamento» pure considerandola fi cono- sce la grazia della femmina, l'ybbriachezza d'Oloferne, e come fifa felicemente condot- ta , e nnettata, ond'c da gl'intendenti di tal arte ammirata, fìcchè conofeendo egli me- defimo l'eccellenza di queiìe figure V'inta- gliò il (no nome con quefte lettere DONA- TELLI OPVS •• il che non fi vede in alcuna altra delle fue Itatue. Ma il Davitte, che è fu la ringhiera , vicino allcu*
fona delValazZo» è di mano di Michelagnolo Buonarroti quejia è quella fiat uà tanto famofa al mondo » e nobilijfima per lartifizio tanto , è per tutto con gran lode ricordata. Era di eia di xxix. anni il Bmnarroto, quando fece cosi raro la pgro, e così pregiato ♦ Ma pache è i 'arte delta
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?4 BpMe2?e,(H
della/cultura faticone chiede fpr%epr e/le > hi*
gitatele vigor ofi poltra l* ingegno peregrinosavvif /j#o jf/lf uomini intendenti, che nel cólmo di [ita eccellenza ella fofie con tanta perfezione lavorata con tutte le vedute, che pia fanno te figure maraviglio fé,e pia rare * Dimoflrò l'efìre~ thó di fuajpòffa la fcultura $ e tanto andò in alto còti fattile indurr idi che per avventura non è minore lo /pavento* che anno ipià accorti artefi* ci-, quando mirano l'eccefftva, belletta di opera così mirabile > della perfittone, che in quefia marmo 3 aniQin queflo raro Campione della leg* gè divina fla r acchiti fa. Chi vidde inai f>oJa+ mento di piedi così leggiadro s e fi virile ? unio- ne di membra così naturale, fattele di perfònà 00sì vere ; portamento di vita così eroico ; ani di braccia, di mani, di gambe cosi vivi > e Voi*, io di co fi urne fi dolce 3 e fi divino <? Cedano pure g ì■ artefici antichi a così alto fapere> poiché con» fefiano i moderni, e tutti gli uomini intendenti fono d'accordo in un volere, cotanto efier foura- nodiquifla fiat uà l'artificio, che ne il Ni:odi Belvedere, nei Giganti di Monte Cavallo t ne altra (tatua di queflo tempo pofiono a così rara perfezione , e così fuprèmà arrivare. Egiic certo, chela virtù di MicheJagncio fu nota anche a Lodovico Ariofto, che nel Canto $$, dei ino Ftiriofo di lai cosi cantò * J£ quel y eh'a par (culpe e colora
Michel 3jpiàihe multale ringoi divino e
'** * E quan* V
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fSrattfltf n
E qtià'rtto^ufeè'J'abbia jft qticftà ótcavf
lodato non però tanto * che baiti > tanto piti «jué/tàè dà itimar/i quanto > che Michela- snolo ancor viveva come egli mede/imo ri- Feri/ce. È fticìche furò a* mflfi dì * o/onera > &c,
tacque egli in Firenze della famiglia de* Buonafruoti > ocomè vogliono altri della fa* miglia del Simoni difèndenti da' Conti di Canoflà, còme bène attefta nella fu a vita_>. Aìcanio Condivi * poiché nel i$ò. doppoif mille M* Simone Canofla venne a Firenzo £er Podeftà * e meritò per ftia virar d'eflei" annoverato fra* Cittadini > e perii benefizi ricevuti da quelli, di Ghibdimó che eri fi fé Guelfo mutando il color dell'arme, e pert che inCàfa loro era molto tifato;il nóme di fiuonarròto eflenrione molti flati ammeifi al godimento dei Prioratoìfurono perciò fecon do l'Ufo de Fiorentini * che chiamauano il nome del Padre hekafodel Genitivo a poco a poco chiamati Buonarroti, e prima di que- llo perche venivano da Mi Simone già detto furono thramati Simoni; fu egli allattato a Scrtjgnano da lina dònna figliuola, e moglie di ScarpelJmo, ma non giù, come alcuni an* no detto fu hghvolo di Searpellino, anzi che deli'intiinaziòh fùà ver/o la pittura he fu da M. Lodovico fuo Padre non ioio riprefo, ma più volte afpramehte battuto, tome quegli che di tai arte anzi Vergogna, che àkro gli parsa dimrarne . Vo* |
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y0 Bellezze di
Vogliono alcuni, che l'attitudine delle g*tt£
be , che è pofar reale fufief imitata dal S.C ri«i ftofano dipinto dal Pollaiuolo nella facciata di San Miniato fra le Torridi che quando più* fuflc vero non per quello diminuirebbe il pre t giodi fifovrano aite'hVe,- Aveva Michela» gnolo quando tal ftatua fece anni i<5. o poco più : Fa conduiie in diciotto ptfi , e n'ebbe^» dagl'operai di S. Maria ócì Fiore Scudi 400« prezzo in que* tempi confiderabile. jtppref- fo in fui canto del falay^ fi veggono le due fi- gure . * Ercole, e Cacco,di Baccio Bandinelli,fatte
amendue con ftngolare artificio. Oltra l'tifato fi defio quefto fovr ano'arteficeper quefii duefplen- dori cosi luminofi , e fenica perder fi di animo fi mife ali'opera » e cotfuo molto fapere operò in guifai che riluce altresì la fua induftria, e con tutti, e due con fomma gloria gareggia nobil- mente . E ricordato il Cavaliere non fqlo nell'- Italia, ove tanti difegni, e tante opefc dijuo fono fparfe, ma inlfpagna, in Francia, e neiU Magna è ancor famofo il fuo valore: perche ri- conofeono i migliori artefici dalle figure di mar- mo j di cera, di ftucco, dalle carte infinite no- bilmente da lui difegnatè tutto il fapere ,. che^j> anno apparato . Era intendente que fio nobiliffì-. mo artefice delle parti del corpo umano a mara- viglia: come iofia con la carne, i nervi con le Mèmbra fono congiunti : come fi fa il moto del aorpo umano > come dal moto procede Vattitudi-* , |
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Firenze.' 77
nei come il portamento della per fona fi gove&
W, così bene nella notomia avea contemplato > che con giudico portando nel marmò quellojcbe intendeva , non è maraviglia , che, di vero al mondo piaccia , come co[a di nttura , pofeiache con disegno conforme del tutta alla natura con •fottilifjìma indujlria è fabbricato. Come fi ve~ de il gran coraggio nel volto di Hercole, e lafie~ te-^a i Come è pronto il corpo in /uà attitudi*- dine? co tee vivace il fembiante » comeil vigo* re eroico nella te(ia, nel petto rnelle braccia ,ei in ogni parte chiaramente fi cqnofce ? Il Cacctf fnà raro, e pia maraviglio/o sbattuto in terra* ftre , che dalla naturafìa, non damano dì arte* fice effigiato : Così fon vive le membra , così na+ turali ^cùsì vere , che temendo del furore di fu* nimico, e fgomentato per lofuo fallo 3 mojira coti "pivi movenza di affettare ilgafiigo, che per là. furto ha meritato. In quefle.dUeflatue ipià in* tendenti arteficifannofoventegran(frutto, imi* tanio coèfomno ftudio il profondo difègna » c_* ià fiere Mfa dell'arte, che conofeonoin amendue. £ra però anche criticata vivente Io fteifc Baidhelloque;ta ftatua per etfer le braccia dell'Ercole aoievdaebaffe, e non con quella iìerezza'eni:*ìate,clie in fi nile azzione la bi- fora richiederebbe , ma di verifi queftò difetto nacjje dalla, fcarfezza del mzrmo «nd'e^li fa forzato farla così: Sidifede/a egli però coi dire, che gii Cacco era £ipc- rato, onde non a v*va d'uopo JSrcole difae atti
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y$ Bellezze di
, atti ài maggior fierezza , E idué
t Termini dinanzi alla porta delTalaZZa r&W la catena èappicata) fono di mano altresì del gandinello, e non difuoi allievi fatti con fomma giudizio » e da gli art enei tutti fen^a fine lodatit, ■perche ildifegno,. dal quale fono condotti corun rarofenno, e'eon eccejjìva diligerne fperochcji meglio in tale affare pia, oltre in eccellenza prò-, cedere non fipuote ) è bello oltra ogni filma, et fenica dubbio incomparabile» Ma. fotta un arca fella, loggia ci è il ,*■. Perfeo di 4* Qn%9 fato da Benvenuta Cellino
fcult&r Fiorentinoich'ba fotta il corpo di Medufq è Rimata molilo quefi' opera x perche è condotta ji* perfezione con mirabile indufiria ted^ lodate. $agli uomini intendenti, e da gk artefici, parip mente. Il corpo di Terfeo è in.tefà con gran fape* re ; ed in fiie fiatte^e ile quali appari]canone* faci,, e non di bron^o,ìed in fua vi va attitudine;^ quafe fi pìuoyiein certo modo > pdf di vera, che del tutta $a tiAturale, e non finta À< ti corpo di JMedkfa è fatto con bella confidera%^ante't e. mar* $o , e e afe ante fa pale fé i piena > carne, la carnei» e l'offa fpqglìate dìfpirita fono difpofie: j,e: fatte, quafi[dalle m4Mdi,n.àtura„xprjvejaj alianefm* %utt$via rjfojvpeftire di quella qualità graffa quando eranavi^ve § E iHmata quella figura di jnoita inteJl jgenza 3 ed è eccellentemente, co dotta, ma dicono gì* intendenti aver quella je braccia grandi ."per altro è fatta poi eoa {omnioitud4oed^e# Qk§ dea dimoi!ra di |
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Firenze, ,.79
&o arterice lo'ntendimeato e'1 valore ; Coro»
pofe l'autor di/quella Statua due libri, che jn molto pregio da gli intendenti fi tengono, che furono l'Arte Fuforia, d'Oreficeria:^ maraviglio/o l'ornamento con le figurine Della baie ove fono alcuni badi rilievi di Perieo, ed Andromeda aliai belli nel fuo genere, ma a quelli di Gio: Bologna aliai inferiori in co- partizione, e riluce il tutto con tanta leggiadria* che gran parte di gloria » onde il luogo è nobile^ a/fra modo > fi dee a quéfia opera mirabile affé* oure, Ed in fui canto da man firn/Ira fi vede U bella » e vaga Fontana x fatta dal Gran Duca Coftmo col dU
'fegno, e con l'ivdufìria di. Bartolomeo ^tmman- nati,[cultorey ed [Architetta Fiorentino. Surgam min alto molti Zampillili quali alla vifia altrui in ognitempo appari/cono vaghi; ma quandoda* ra^i del Sole molto è l'aria calda divenuta, fo- no per tufo comune di refrigerio, e difalute : è il Nettunno fiero, e naturate infìcmemmte ? per** che miranda il gran falere degli artefici, ch<L* 4veano in quefio luogo mefie prima lefiatue, per coglierefimi Intente, come altri aveafattay grani frutta di gloria, fi. avanzò in quella fm opra* mtrabilmente con l'indufiria ; onde nel?appari- re in fu la. pia^a tofla rocchio fi empie di m^ ghe^a, e fifa lieta nell'homo ogni fmfaperi& •varietà di ornamento cosi bello, e così leggiadra ìlXcttunno, il quale è alto dieci braccia: > e dot Vmug&io, mo(ha per fi& diparte di andare |
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#0 BeHezze'dt
fpa^ianiopal'onde (alfe» tirm acconcimene
te da quattro cavalli marini , due di marm», bianco seJuc di mijìio con viva > e bella manie- ra. Ha-nondimeno quefta ftatua due notar biliilimì difetti ? Il primo fi è che volgendo eglijatefìaverfoìafpallafinitira domerebbe, quefta apparir dell'altra minore tanto <$&*& to la toglie alia villa quella porzione di vol- to , che l'occupa, ed abballando fucila air . zar l'altra fpalla,edm queita figura U^iì contrario, apparendo quefta maggior dell'ai ua; Inoltre nell'ingrandir le ligure non ha e gii avvertito, che gli ha fatte le carni, ed i mùfcolimofci, e poco .riferititi a proporzio- ne <\i tutta la figura, il cheiì come dal Ban- ^inello fu in questo ecce<Jucp tacendoli trop- po elevati 3e crudi, così fu. dal famofo Mi- chelangelo con fc/vraumano intendimento offèrvatq, e con fommofapere porlo inope* ra, pofciachefeiì rifguarda il fuo Pàyidfi vedrà1 efler vero quanto dagli intendenti di , quefta materia è (tato detto. Il gran vafo.che ferve per mare » ove l'acqua , che da alto iade , fi raccoglici è fatto a etto faccie di marmo mi* ftio rutile minori, che fono quattro, fono col~ , locati bambini di bronco '■ e /opra quejte , eh *-> pia dell'altre fono alte , rileggono quattro jiatue di metallo maggiori del naturale, due femmine* , fianìficateper Teti , e per Oori,. e due Dei mari, ni; a pie di qucftefaccie fono otto Satiri di brm-^ ^0, vaghi t e kJZgarri » che fanno il tutto così adorno 9
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■MMI^^II^I
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Firenze.1 Si
adorno > che pia di vero non pare, che fi pojfiij
deftderare. Le quattro facce maggiori fono pia bajfe: perche non [oh le chiare acque fi pofiano vedere, ma perche quelle, che traboccano daL» bellijftme nicchie fi ano ricevute . In fomma è famo fa per tutto qucfta Fontana per molti, e_j> molti ornamenti, che io non dico ,per le figure di marmo , di bronci perle acque divifate coru fottih(fimo artificio, per quelle confidcr anioni 9 che dilettevoli molto mofirano all'occhio > cb<_j> da mirabile ingegno fono procedute. Ci è, ap- pi efo la Sabina di marmo, di mano di Gian Bologna :
il quale quantunque fi a di nailon Fiammingo', ufato tuttavia in Italia per molti anni , die rido flato tirato avanti dalla liberalità di Bernar- do Vecchietti quale con magnanimità di Principe tutte le bifogne per coudur/ì a per- fezione abbondevolmente fomminifìrogli*., ed egli talmente nell'arte ha operato, e nei di- legno, che firn ile a migliori artefici Italiani è fiato commendato in. quefio gruppo di tre figure in verfi, e'n prof a. E di vero è bello il rapitore , Mirabile chi è rapita: leggiadro è l'uomo , evi* nle, vaga9 eve^ofaéla donna: naturale,e vivo chi ufa for^a : ad alta voce par chegridi, chidafor^a ove non vuole > è traportata. Ter- che commendato quefio mirabile artefice da tut- ti perlo difegno , che fi vede in quefia opera, e per l'mdufiria s la quale è viva , e graffa, a%- granditoda fomma gloria adora ad ora formon- Ji ' taà
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M Bellezze di
'$4 a maggior pregio. Fece egli qnefrogmppo
di ft.atue in un ìoì pezzo di marmo per dimo- itrar la propria eccelle nza nell'arte,nel qua- le volfe efprimere con fomma induftria tré differenti pedone, cioè un Vecchio langui- do f un Giovane robu'to 3 ed una Femmina delicata » le qua! figure vedute dall'ingegno- fo Monfìgnor Vincenzio Borghini dillo* che/i farebbero acconciamente adattate ai ratto delie Sabine, rappre Tenta •rio» nel Vec- chio il Padre della,Sabina , nel Giovane il Romano rapitore , nella Femmina la Sabina rapita, onde abbracciato daGio: Bologna il penfiero, per render più chiara, ed efpri- mer meglio la Scoria u'ag^iunfe il rapimeli - to di^Itre Sabine in un balio rilievo di bron- zo incastrato nella baie* ed è quello im de* più ben vncfi lavori di bado rilievo* che dal- la mano di fi fovrano artefice ufcifle.. Nel/a facciata d'una cafa da quella banda
per andare in Vacchereccia vi è a frefco una S. Apollonia (limata molto di mano di Ga-* Jeazzo Gidoni, Nel mezzo di quella Piazza fopra un'alta
bafe è collocato il Simulacro di Cofimo pri- mo G. D. di Tofcana a Cavallo fcolpito iru> bronzo; è marayigliofo il Cavallo, che h\ gurando un Giannetto di Spagna par cho vada gonfio 3 e pettoruto paonqggiandofi •per a ver (oprai! A®r(o un Principe fi magna-» Iììuìq> § grand-> il Principe par che. .coi%* 4 molta
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Firenze $%
molta amorevolezza parli al Popolo > e di
venta che nel graziofo femb'iante fpira Mae- ftà; Vaga è la movenza d'amenduele Figu- re , ben'in te fi i panneggiamenti, ed ogni parte molto ben difpoft a , Nella bafe fono 5. baifi rilievi,, in quello
dalla mano de/ira è quando il Gran Co/imo ebbe dal Pontefice il titolo di Gran Duca di Tofcana . Siede il Papa in maeftafo trono circondato dallo imolo de' Porporati, e da molte altre grazioiidime rigare ; Il Gr. Du- ca inginocchiatoli davanti è veftito da lui dell'abito Reale, con la Clamide, e loSce- tro : in terra è ritratto al naturale un Nano > che ferviva m quel tempo l'Altezza Aia .* in-, alto fon figurati certi ballatoi,fopra de'quali fono alcune figurine , che fuonanodiver/I ftromenti molto acconciamente ordinate, e difpoiie. Nell'altro baffo rilievo è figurato il Gr.
Duca Collirio fopra un Carro, che trionfa de' fuoi nemici,molti de' quali legati al Car- ro l'accompagnano al Trionfo; precedono molti Cavalieri con alGuni trombetti in una graziofa veduta di profpettiva, e dietro è accompagnato da molte milizie eque/tri, e da buon numero di fanterie : 'Alcuni nobili a Cavallo in atto di vederlo panare fermi /t ftanno, e da ciafcheduna parte èfeguitato da molta gente a piede. Nel terzo, che guarda a Levante è figura*
r 2 ro
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84 Bellette di
to quando iì Senato Fiorentino Duca cìdte
Patria il creò: Sono finalmente tutti aftei va^hie ben'intefi, l'architetture, e le figu- re ben difpofle, l'attitudini ottimamente.» di vifate, le gefle, ed i coi turni ài ciafehedu- ria perfora efprefie in guifa tale, che m figu- re grandi quanto il naturale meglio non fi potria dimoflrare, e veramente quello arte- fice ne' baMì rilievi pare, che abbia fuperato tuttii moderni. E finalmente quella Statua in ogni Tua par-
te molto vaga > ed ammirabile, opera degna di Gio: Bologna ch'è flato uno de* piti valen- ti artefici de' Tuoi tempi, onde il Bocchi au- tor di quello libro nel fuo libro degli £logi a car. 4. così di quella flatua fayella. Quatti obrem fi in una flatua tantum decori*
fttum effe arbitramur, quid Ci vitati no [ir a fiet* qua tam multis fiatuis eifque admirandiscfl ex- eulta ? Statua vero equejiri* Calmi Magni Duci* qua Trineipe in Platea\fita e fi ea dignitate eft>eo artificio j ut fi ingenium fpc&es artifici* anti- qui* fiatuis non cedati fi merita Jummi viri qui exprimitur intuente omnino res ipfa cuneiis vi- ri* pr&ferenda effe videtur . Cofmus ». viro* omnc*( qui apudnos fummi fuer ut itngemj magni* fucine fupcravìt, qui in rebus publici* admini* firandisea fempcr viditqu£ fugerant alios; ea etiam prafiititi qua fibi tandem > falutempopu* li* quotidie ajferent > Artifex vero loannes HeU ga 3 dum vtrum atque equam miro expnmit ar-* |
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Firenze ', 8?
tifìcio 3 miris omnìno Uudibus fé extulit ', Quid
quid ingeniopotuti, quidquidtx fua diluit ar- te fmgulari fìudio in hoc opus contulifjet, cum hgcponereturflatua indufiria refpondit. Seguì però nella fabbrica diquelto Caval-
lo un'accidente ben degno di faperfì ; Finita l'opera , come quegli , che arte/ice oltre modo avveduto era, imitando ApelÌe,'mo- itrollo a molti intendenti dell'arte, da' quali tutti come opera degna fu molto lodata, ma perche molte volte adiviene, che un rozzo ingegno fa refleflione a di quelle cofe , allo quali i più valenti artefici non anno badato , fi come fi dice, che nell'erezzione della Gu- glia fopra la Piazza di S. Pietro in Roma a tempo di Siilo V, adivenne, moftrando egli. queft'opera ad un contadino fuo amico * e pregatolo, non so fé da icherzo, o da iènno, ch'il fuo parere ne'dicerìe, gli fu da quel ml*h lano con argutilfima avvedutezza nipolto,; Sig. mio qui è un groflò errore : Voi avetis? tralafciato quel callo, che nelle gambe din- nanzi interiormente annoi Cavalli fopra la giuntura verfo il petto,onde conofeiuto Gio: Bologna il faggio, e verace avvertimento, fattone capitale, com'era gÌufto,diede mano a farvelo fi come fece incantato.-, \ u-. Vi è la Porta di S. Romolo di/égnata dal-
J'Ammannato: la quale veramente fu fatta per una fineiìra da feryire in altro iuogo, e quivi dipoi collocata, ed e bellini ma , F ì Vi
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f 6 Bellezze di*
* Vi è la facciata della Cafa Vgiìcaoni fot*
fa col.difegno di MichelagriOlò molto bella *-. Manca a quella il Cornicione di /opra per fi* nimento di effe * il quale > deve polare fopfà alcune menfole femplici fi -, ma belle , rico* nolcendofì in quella fempliciti, maéfta1 , & grandezza non ordinaria, come beni/lìmo il vede dal modello fatto dallo ftello , che ni cafa il conferva ; La tetta dì marmo* che è nella facciata è il ritratto del Gr.Diica Fran- ce/co : nella ftelia il conferva uri . '»• Quadro beiiiilìmo, unicoper quanto io
ftimOjdi mano di Perino del Vaga* nel quale sii la teladi cfeiari fcuri è effigiata la fottio mer/Io ne di Faraone nel Mar Rollo; è,alto braccia due, lungo trèiedèmaraviglioioi. e /ingoiare* ■ - • un \>- ■ ■ ..::.'y-. .■•-.- Prima d'entrar nel Palazzo Vècchio il ve*
<ìe fu la mano delira la fabbrica degli Viìizi fatta dalla Regia magnificenza di Coiìmd primo » per ridur principalmente tutti i Tri* minali i olà, maggior parte di loro infìeme *- col dileguo del Va/ari come più a balio dirafli. In faccia al Palazzo è là Chiefa di S* Ceci*
lia nella quale fonò due pareti dipinte dal Martinelli oV'è effigiato lo ritrovamento di ella Santa* Ma entrando dentro nel Talamo fabbricato da ^Arnolfo architettò del Duomo net me%$o del Cortile fi vede una belU Fontana di porfido*
tptfa
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Virente ÌH Bty
Ènti aviti getta acqua: dove ha nrtmeZ^ounputZ
tinodibronxp 5 che firo+za un ycfce di mano di;.. jtndrca Ferrocchio > naturale-ye da tutti gli Scultori tenuto«in pregio'.?a'in una Nicchia della Loggia » fatta nel muro femflicemente fi vede un'altra ftatua di bronzo di un Davitte, che ha\ tagliata la tefia a Colmi nobilejed artificio fa a. maraviglia > di mano di Donatello t da tutti in* credibilmente commendata : In quella. Nic- chia Vi e òggi un'Ercole * che ha fuperato Caccoy fatto da. Vincenz'o'-Roifi da Fiefolev l'Ercole fpira furore, e rabbia^ Czeco tutto timido > edirncrTó iti atto umile protrato ap- petta il colpo > che gilde' tor la vita ; Sono nella bafe due tefte di Lione del Bandinelle* affai belle ; E fuperfmo dar.lode a quefta ftste tua, che tanto bene efprimeje paglioni dif*5 ferenti delle due figure • x £ ben degnodi fapèrfì quanta e qual ftnTe
j'induftriaj e*ifaperedi Michelozzo Miche* lozzi Architetto di valore* qualepreuederì* do la futura rovina della fabbrica del palaz* 20 per efìèf le colonne del Cortile indebolii te,e guaite cerne fatte di mattoni, rifolvè di mutarle, fi come fece, mettendovi quelle-» che vi fono in oggi di pietra forte, con la«j quale azzione fecerefèar attònito* emaravi. gJato il Mondo in cosi fatta rifoluzione , che igliriiifcì felicemente,nonavendola fabbrica pertaJ mutazióne ne anche in menomi/lima particella patito : Je Grottefche di quelio
». "-Ì F ^ Cor* |
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8f Bellezze di
Cortile fono di Marco da Faenza > evenendo
alle Scale per falire alla gran Sala,egli fi dee
fapere dopoil vago Cortile dipinto con varij or- namenti , e le Colonne fecondo lamaniera Corin- to con le grotte/che gentilmente accomodate., - che quefte Scale furono col difegno.di Giorgio Vafan ordinate, con [alita tanto piacevole •> e tanto dolce, che 'prima fi arriva al più alto luo~ go del Talamo s che altri di effere.afcefo fi av- vegga ' ma pìegandofi à man deflrafi entra nel*- la gran Sala :.. Ze^'-H! -•■?:/• f.rì<: ::, * Status di Marmo', ette filveggona in teff-a-
di quefla Sala verfo la Via%^a,unadi "Papa-Leo^ ne X,nella Nicchia del me^sye lKalfm di"Pap& Clemente vi i.cbeè nell'altra gran Nicchia al- tresì t e le due > òhe mettono in me^ó quella di Leone, che da finifiraè il Duca idlefiandrò } e da deflra il Sig. Giovanni de'iMedici padre del Gran Duca Co fimo ; -d'altra d canto alla porta, che va ali altra Sala ; che è il Gran ■ Duca Co fi- mo y fono fatte'tutte dì mano dzlVeccellentìffìmo Cavalter Bandirtela : // quale, fpenta l'invidia , che poco il faceva altrui caro, msntre che vijie tanto più in que\lo tempo è ammirato; quanto meno fi vede , conofeiuta la fua gran virtù* chi à fi alto fegnoìfr fi valorofo pojja arrivare* Tutte quefte"fiume fono belle, ma le due de' due Vontefici fecondo >il gflidi^io de* pia intendenti artefici fonò mirabili, e rarri La -fiatuà , che 4nd mc7^o di quefla Sala,ppfta allato alla -. : ; . porta, |
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Firenze '. $9
pòrjtg* mdc ftva pofeìx alla Segreteria) è una
L vittoria, che ha /otto un prigione dì mano
dei div.in Buonarroto. Tra molte, che nella Se- poltura di Tapa Giulio Secondo fi doveano collo* card,fu qua/ì finita quejla da Michelagnolo iìLs Firenze con grafia mirabile, con dìfegno fovra* no,,cqnartffiyodicevolea quell'ingegno ,chcj pia di tuttt fempre con l'opera, e con l'atfvijo è ito in alto} Sono alzate ili quella grati Sala oitre.le ilatve già dettey numero fei'gruppi ài Statue rapprefentanti tante forze, d' £rco- ledimano dei Rodi, tutte aliai maggiori de! naturale, e belle : ,. ' r.„.,, Fece egli d ordine del Bandineilb il termi-
ne ma fchio della porta del Palazzo vecchio» e~delG,D. Cofimo Primo le xij. fatiche d'Er- ' cole delle quali folo fette a fine ridufle , \'$L tre cinque imperfette rimafero '» La prima fu I. Èrcole che ammazza Cacco, che per la (m bellezza fu fituata, come. & ^decco nel Corrile ', l'altre fono in quello Salone' , .IL La feconda Ercole quando feoppia-»
Anteo. .... ,. '■'., III. Quando uccide il Centauro.
IV* Qiiando getta Diomede a'Cavalli,*
che lo divorino. ¥* Quando porta il Porco vivo in ifpalla
VI. Quando aiuta ad Atlante regger il
Cielo. s.VIi. Quando vince la Regina dell'A-
mazzoui, " • ' 'V* '■'-.. h. ' .; .:■'., ■/■■ . ..Vi :.■:.'.■
>i:\.. Ma
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5>o Bellezze di
Ma che in paragone della Vittoria *dé1~
Buonarruoto perdono molto di pregio; Vi è anche (cefo la fcalinata ove tutte'qtiSfcp' fono collocate in primo Inogo una ilatuaa". federe , che rapprefenta Cofim'o Pruno del* Bandinelli: ,Vi è anche una Femmift£'èffi-"^ giata per una Vittoria, che conculca l'in-^ ganno, o l'tradimento, eduna fìatd&i che : rapprefenta D. Gio; Medici Padre di Cò/r- mo ambedue mano di Vincenzo Danti Peru- gino; tuttequeitedatiie accrefeonóaqlié(U:i gran Sala la Màeftà, e la Magnificerà s" "Ed il' Palco appreso di quefla Saia col dife^nó * e_*! eoi permeilo, e con l'ardita ìnduflria di Giorgio yafari è flato fatto, Eglinon foto è commenda;-' toper la Tritura, la quale è varia, nobile * tJJ vaga ; ma per l'architettura altresì : peroche è fiato aliato qutflo palco non jen%a ingegnofó animai e grande dodici braccia > onde rifporìda ^ aitila al piano con grafia, e con maeflà'ì 2vV quadri di queflo palco, ne tóndi , negli Ót- tangoli dipinti à olio 3 che fono xXxrx. dtvifati ■ con intagli meffìadoro riccamente, fi contengono le nobili alièni della Città di Firenze ; e come riell' imperiodi terre, di popoli, per guerre , per militari imprefe fi é avanzata tf fitti della- Ca- fa de' Medici pia ilhtflri', i civili avvi fi > i favif configli di pace} e di guerra} onde ad ora, ad ora a maggiore altezza è falita . Nella facciata j che èprejfo alla Segreteria , è dipinta a frefeo la guerra di Siena 3 e la giornata di Marciano coti leni'
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,- - I
Firenze i 91
terrìbile maniera: nell'altra parie è fiata effigia*
ta la -guerra di Tifa con grafia 3 è còti fiere^a , ed àmendue quefle facciate col palco fono tondot ìe a fine con belleigà così allegra s e con magni* ficen ,%a così règìa>cbe da tutti ammirate* rendo- no la Sala non foto adorna, ma (opra quante fé ne veggono in tutti i luoghi più bella s e pia nobi- le . Ne gli Angoli di quelia vi fono quattro gfàrt Quadri, nell'uno dalla parte di tra-, montana è di mano de] Ligozzi è :, .Effigiato quando i dodici Ambafciadori mandati da diverfi Potentati a rallegrarli con Bonifazio VIII.PonteK. fi tróvorno efler tutti Fiorentini. £ quefto molto benéintefoi te figure ben
difpoite, ed il Pontefice iìedcin Madia va- gamente acconciò * Nell'altro a quello òppoftò, ch'è di unàno
del mede/imo Ligoz2Ì Vi è dipinta La Storia di quando PióV* dette al Gran
Cofìmo il titolo di Gran Duca di I oicana j V'èl'A». Sk proftrató avanti al Trono > ed il Pontefice §ìi mente la Corona in tetta » Negli altri due Angoli da piede vi è di
mano del Cigoli pittor famofò Quando Cofimo giovanetto in ttàdi 18.
àrim fu eletto Duca della Patria 1 Si vedono i Senatori andate a raliegilarfi davanti a kh efprimendo negli atti J'elezzioiiefatta, e'i Contento vniverlalè per lo foftentamentQ 4sti& Paee^j e della quiete pubblica. 1 Nel*
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£5 Bellezze di
NeP*aftro di mano del Pafllgnano
E effigiato lo fteflb Cofimo quando pren* de l'abito di Gran Maeitro della Religione-» di S, Stefano Papa , e Marcirei E quefto molto ben difecinato ricco di figure molto ben difpofte, che efprimono ciò che la bifo- gna richiede. Dietro alla facciata della guer- ra di Siena fono le (tan^e nuove tutte dipinteci dal Safari con invenzioni vaghe, e capricciofé*. Terghe accomodando Giorgio il /no ingegno a* penfteri del Gran Duca Cofimo» e con dtfttejpp conformandoti al fuo volere > ha dipinte nelle flange di (opra così belle fantafie, così dilette- voli* e così peregrine ì che fen%a fallo pofìono- ogni animo , quantunque bramofo di nobil dilet- to j lodevolmente fatare . Non era Co/imo di fenno mediocre, ma mirabile ; e perche non ave- ano albergo in fua mente, fé non cofe orr e voli > edalte3egli fi dee pcnfar e,conofcinto il valore' del Fafari 3 come non era l'opera di lui appretto quello i fi non di momento, e di pregio. Ma pn- ' ma di falire alle lianze di (òpra dalla mano fi'iiitra vie la Sala del Coniìglio: Inquello luogo fi faceva gii/coméaaehe di prefeite, la civile adunala > ed a tempi ordinati da più ragguardevoliMagiitratiti -ratta del/e pn- bliche bifogne , evvi una beliiiUma tavola di mano del Gnllandaio. Sono adunque nelle flange di fopra dipinte da
luì molte Storie degli Dei de' Gentili : nelle qua- li ) come che tutte furio flmdate in vanità ì tutta* via
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Firenze • 9?
via mirando con l'occhio deliamente perentr&
a' loro a fari, fi trovano (entimemimorali ypen- fieri virtuoft, e (limoli di gloria ; onde chi berLa confiderà non pìccolo giovamento è u alo di ca- vare . Ora , perche rispondono alle anioni hv> certo modo , che nelle flange da baffo fi veggono de gli uomini della città > come in un Dialogo, che [opra quello èftampato, fipuote vederes non fi dee quefla materia di pittura avvilire >ma > come conviene,c come chiede la ragione, apprc^- %are. NeJJa Cappella delle ftanze nuove vi è là tavola di mano ài Raffaello da Vrbino « Nelle flange di folto fono dipinti i fatti degli nomini (ommij ed Ulujlri dì Cafa Medici con tan* ta viveva, e con tanta allegria, che non meno vedendo jcorgono 3 e apparano gli uomini inten- denti je/iabiti, le anioni, le u(an\e ne*colori dalla mano di Giorgio maeftrcvole divi fati, che né" libri, quando leggono, e nelle carte . Illa. falendo all'altro palco di foprapcr le/cale tanto agevoli, e tanto dolci, che pare 3 che fi cammi- ni per terra piana dinanzi alla Sala dell'Oriuolo fi trova una fatua dibro-
%o di Davitte di mane di Andrea Verrocchio di fomma beitela, da fattigli artefici fen^a fine lodata. E nella Sala fo'ciaeili ci ha un altr3 j . * J O
Davitte di Marmo di mano di Donatello 3 ammi-
rato , e tenuto in fommo pregio da tutti. // Sai> Giovanni disarmo di etàgwvenile, che è (opra la porta dell* Vdien^a vecchia 3 è di mano di Be- nedetto da Maiano pieno di vivsx^a, e di artifi* |
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94 Bellezze di
%io , è ftngulare la porta di quefta Fdien%a, e
fatta con grande ingegno dalmedefimo Benedetta di legni varij , e commeffì con fotnle indujlriz_> j dove è ritratto Dante y ed il Tetrarca con-paga manierale leggiadra* la Sala dell' Vdienza è (latadipinta daFrance*
fco Salviati }pittor raro , ed eccellente. Si vede in quefta Sala la ftoria di Cammillo 3 effigiata^ con pittura così leggiadra , ed allegra,, che pare % che pi muovano le figure, e che adoperino. Vi è quando Cammillo da in preda quel maejlro. mal. vagio a'fuoi /colati, e quando difturha il Patto* che i Immani afte diati in Campidoglio fatto ave- ano co'Franqefi: fi vede ardito , e fiero in fu le armi con fattele eroiche, con veftiri magnifi- citi ì con calcari virili, con armi nobilmente mi- litari , e con prontezza battagliarefea effere fia- ta effigiata ogni figura • // trionfo appreso di que- llo gran guerriero come è bello per varie armi, come mirabile per volti, fieri, come fuperbo per ricchi arnefìt perche ne II' equivoco ancora fa rtfovvemrein certo modo dell'antico valere dell Italia, la quale di tutte le genti era ufata olirà, ipià predio fi te fori di condurre a Hpma le piti, gìoriofepalme,id ipia fublimi onori. Nella cap* pe'Ua j che à quefta Fdicn^a è allato ove udiva- no Meda i Signori, tutta dipmta a frefeo da Ridolfo Gnllandaio, vi è la tavola di Mari- ano da Pelcia Pittor celebre del fuo tempo, olirà molte pitture maravigliofe fi conferva, tome co fa p là predio fa > e più rara di tutte con fom-
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Firenze. 95
{omma cura il Vanito di S. Giovanni, 3 ferino
di firn propria mano * é? po/<j mirabile à vedere , £ /e«^/j//o <fr infinita confola^ione il contem- plare dopoitanti fecali, che è fiato ferino, co fa fi degna •> chemxntemta con vigilanza incredi- bile > tantofio che fi vede, empie V animo altrui di divozione , e di terrone . Terche il recarfi>J memoria, come quefia è fcr mura fatta da un* Santo di Dio così fitblime, e così gloriofo , an^ì Segretario di quello ; dalla cui mano è venuto al mondo l'infallibile 3 e facrxto tefìimonia della falute umana, come effer punte , che nella re- ycren%a egli non nafea orrore infamemente^ f Io non so (e il Bocchi /ì Cu in quefto per fua bontà incannato, o pure lìz flato facile a creder ciò che molte, volte per Io volgo fenza verun fondamento Ci dice m molte cole dal vero Jótaniifime ; Egli è però certo che il vangelo da lui detto inojgi non il trova; Nel piano di qucfla Sala è La, Guarda robba del Gran Duca piena dipré*.
Qofi, e ricchi ante fi, di gran numero di tavole ■dipinte da' migliori maefiri s e pia fovrani : oU tracio fi confervano in quefio luogo le Tandem tedi Giufiiniano, tanto da' letterati più inten- denti apprezzate, e tanto tenute y come piano* me fermar a yepiàutilejnfommohomre. ma jalendo più in alto fi troua il Campanile di qxe« fio magnifico Palalo, cioè quella Torre , pev Mltmo andò in alto l'architetto, che formo.** -Vapdo ammojamente quafi alfielo % <m'e è di ve, * -* refi |
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9% Bellezze dì
ro fi dice, the è in aria. 'Perche quèfta è un*
ilei le tre Torri, che annoi Fiorentini, mirabile molto, e famofiffima. E qual co/a ft puote ve- dere pia bella del Campanile del Duomo, che è interra, e pia riguardevole della Torre del Marzocco di Livorno tutta di Marmi, cheèìv^ acqua] e pia fìupenda diquefla Torre , che fì regge in aria in certo modo mirabilmente} Quan. do di terra fi confiderà, èprefo l'uomo da mar a- uiglia, da quale ingegno , da quale induflria fia fiata meffa infume così gran macchina ; ma_> quando fi contempla Vaitela , la quale è di braccia cento cinquanta , e mifurando con la mente, e con l'occhio il pondo di sì gran fabbri* ca, che è, come fì vede, di grandezza fmifu- rata, refla in fc-coafufo, ed attonito ogni umano avvifo,come tanto abbia potuto t'ardire in al* triti, che dal vigor dell'arte aggrandito abbia condotto in aria così granpefo con tanta belle?. %a, e con tanta eccellenza t Ferfo Occidente, come sì vede, 'èpofata la Torre fopra alcuni de* beccatelli, i quali al Talamo fono intorno i e falendo in alto non dubitò apprejfe l'ardito ar- chitetto di caricarli di quel pefo, che pare alla ragione, ed all'occhio intollerabile. Ma nel col- locar le colonne , che fono in alto, egrojfifjim'e à difmifura, dì più di tre braccia di diametro ti- randofi indietro con ijvegliato fenno, perche non fofiero fondate in falfo, sfuggì la linea dritta de' beccatelli,che rìfponde inviala', acciocte caricati oltrà'l dovere, a qualche tempo non fef. fa' " r
fere
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Firenze. „ ff
fero cagione della, rovina della Torre, e del Va-
ialo infiememente.Terc.be quafi dedicata ali* eternità in tal guifa fi mantien forte quefta fu* perla macchina ,/en%a temer vcnti,ne acque»ne ■ fecco ì ne tremilo ti, che nello fpa^io circa a tre* cento anni tuttavia fta falda in fua bellezza» e nel fuo vigor robuflo è di ornamento alla Città, ed ali occhio umano di maravigliate di diletto , Da baffo pofeia dalla pane verfo Amo fi~veggo- no tredici Edifi^ij l'uno con l'altro continovati » re fidente di tredici. Magistrati della Città , è vaga quefla fab-
brica in vi fta j e per fare adorna la Città oltra~» modo accommodatay è la forma fua Dorica t co- me dalla proporzióne delle colonne fi conofcey ro- bufia y e gra^iojm condotta a fomma belle^i col d'ifegno 3 e con Vinduftria di Giorgio Fa fari J non JeH^a il valorofo fenno tuttavia del Granai Duca Co fimo ; il quale intendente diqueflo arti- ficio col fuo fommo fapere diede ordine al tutto} e perche riufeijk più commendabile, er pìà'orre- vole con fuaprefen^a non perdonò gìàmaìa fpe* yja, ne a difagio. Sono le pietre di colore còsi bel- lo , così leggiadro y che non cedono gran fatto al- io fplcndore del marmo : le flange fda b a fio per li Minifri fono in guifa adagiate -, come ne pia, ne meno chiede la bifogna delle cofe umane in tali 'affari. E quantunque fta l edificio lodevole^ % contende tuttavia la bellezza delle pietre con la mifiìra dell'arce, e fanno amendue così dilette- vole apparenza /tòt del tutto la vi fi,i fi quieta1 > G efi
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9$ • Bellezze di
' e fi appaga. E farebbe molto più commett*
dabile Te noti avefle nTpecto a lì gran fabbri- ca le gambe troppo lottili » avendo le colon* ,ne,edi pilastri piccoli a oroporzione dì ella per quanto gl'intendenti dell'arte dicono. Sotto la volta, che vi in viaLambertefchi
è la porta delle Suppliche vaga oltre modo > e fopra di efla (colpita in marmo è l'effigie del Gr. Duca Francefco » fatta da Gio; deUV Opera, NelMagiflratopoide' Pupilli vie un gran Quadro ov'è effigiato
S. Iuone ai naturale del quale quefto Magi», ftrato fa ogn'anno la fé èa : E quefto di ma* no dell'Empoli al quale fu pagato feudi 400. ed il Omcelì ere di quel tempo dette k, 16* |
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erche vi fi faceiìe un piccol fanciullo, che^»
a una cajacc^ verde..* è va^o il colorito ; fi e- |
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de S. lueme in fua refidenza, ed incoi no ha
molte vedove * e pupilli ; Ndla Corte della Mercar^nzi^ fono dipinte le Virtù Teolo-
gali, e le Cardinali di mano di Antonio Pol- làiuojcu In poca fpa^io fi trova quello, che è il bifogno nelle caufe, e fen^a perder tempo con, fuo commodo fornìfceìl fuo avvifo3 chi chiede .la ragione ì pofeiache m un fol luogo fi adunano quelli » che a*certe ore del gl'omo rendono ragti- me ., Dalia tettata di elle logge più vicina al Mazzo Vecchio è la Chiefa di S.Piero Sche- raggio nella quale alla Cappella Cujhllani e una belliffima tavo-
■■%-oi mano dei Poppi^pv'è effigiata ia prefeo» sazio-
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/Firenze £ * £9 fazione di Crifto nelle braccia diSimeone-»»,
ed un'altra tavola è Umilmente ad un'altra^ Cappella di mano di Toto del Nunziata fco?. lare di Ridolfq del Qrillandaio,nelIa quale è una Vergine col Figliuolo in braccio, e vi è un'altra tavola di mano di D, Lorenzo. Di poi nel Maoiftrato de' * , ,Y , '. ' . ' •,.;„' Nove, vi fono alcune pitture di Giorgi» Vafari. In tefla pofeia ver/o ^irno fopr<i+ Varco dì me-^p ci ha la flatus del Gran Du- ca Co fimo di marmo, che piene in man lo Sce* tro con fmbiante d'imperio di mano iì Qia:. Bo* fogna me fi a in m&j^p da due fìat uè, una fignifi- cata per l'equità > e l'altra per. lo rigore ,-fattz^ tutte e due 4a Vincendo Danti Perugino cortei molta grafia, e con molta arte y Verocche tale fu il fuo governo >ed il fu^valoxpfotawifo^c^ dìcidendo le, caufe di ragione 3 con grave fenna tuttavia temperò fempre il rigore delle leggi con la diferezione ,£ con l'equa;. $J notabile qù,e~ fla figura della difere^onenon foto perl'arti fa * %i& , illude vi è lode vole-, mtMgSfàquello avv% fo, che trattato dal miglior fiìofojo., cotanto è da' letterati ricordato.:^ fi ufava neWijola di Lesbone\mifurarea braccia gli intagli di ar* chitettuta una. Regola dì piombo : perchepiegan* dofi/opra'luoghi, ove era il lavorointaglia^ edijteja pofeta, come era nel verp, ftconofcev* il numero delle braccia fen^a errore, e quello., che dare à gli artefici fi dove a. J? q uè fi a fé* gola Lesbia agguaglia il Filofofo l'equità ; ed in 6 » que*
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qUéfli figura , qtiMtunque nonfìa di piombo l
ma di marmo, tuttavia, perche figni fichi la di'* /erezione, è fiata òttimamente effigiata ... Or* perche foprdquefli nobili Edift^ij fpt^Jofiper la lungo, ed ancora per lo largo egli ci fono molte-» fian^e, dalla pine verfo Oriente nel pia alto lue* gq ha fattati Gran Duca Francefco una Gallerìa cbH'-nìk^rìi"fica, e così'regia, che pie*,
na di (ìatuey zr\i\ch€ la maggior parte Gre-» che trafiiortaté quivi da Roitià ed a'ere par- ti \ di pitture•kob ìlìffìme y e dipr^io ftffifni arne- fi r delle pia Sovrane bellc^z? è ogg: di vero ài "Mondo notabU maraviglia. Si tré vino in qu&* ft-a ipiuifquiftti artiH^ij » t pia illufòri ornamen* tijKèd i più ingegno!! ordigni, che da umana in * iiifirìa fi pojTanàfare , divi fati da Bernard* Buòntaknti, architetto del Gr, Duca Francefeot è Uì Ferdinando altresì : Onde fpaliando l'oc± ckio in tante bellezze cos) di ver fé y cosi rare), , tési fublìmi nel fommo diietto rejìa con t'animi jtftiafi fmarritOì come l'induflria umana altra l fòrfodelle'terréni'forile con diftifato modo:s; emf- rabile fiavanci; Allo fpaxjo > che è da'baffo ife* JMagiflratj, tiffakde in alto h luhghè^iaJ della Galleria. Si veggono in queftadai^XXi t'fdttte di mlrabiWariifi^io : none noto ilnonie degli artefici (perocché fono antiche ) quantun* ■^ue tutte fianobélìiffime. Tertochcairemo fot- ih brevità dell'eccellenza di alcune i di cui fe- condo l'avvi fo degli uomini, che fono, intenden- ti | più è chiaro lo fpiendore » e notabilmente pia •pHiir* (* E*-*' T £
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: Firenze^ tot
Le ftatue fono di numero molte maggio*
re cflendofì in oggi notabilmente accrefciu- to> ed efsédofì ripiena di ììatue anche l'altra parte della Galleria, e /ìvada tuttavia augii meritando ; De* nomi delle medesime fé ncL# sa Ja maggior parte, le quali notizie io darò . diftintamente in luce in altro libro a parte dz itamparil {libito doppo quefto, nel quale non folo delle ftatue, e Pitture delia Galleria, ma di tutte le ftatue del Real Palazzo de' Pitti, e di Bcboli Tuo Giardino n'averà" il Lettore amorevole efatta notizia, per appa- gar fé non altro Ja mente di quelli, che non pedono fodisfar l'occhio col venire a goder di lor vifta, e fé qui io non le regid.ro fappù chi legge, ch'elle fono in tanto novero, edi tale eccellenza, che ricercano un intero vo- lume da per fé foJo, il quale io in breve farò Vedere ftampato fé a Dio piacerà predarmi, evita , e vakzzo , In tefta della Galleria, ver/o il Talamo fi vede una fiatua di bronzo , filmata, che alle fattezze , ed al Jcmbiante fu uno Scipione, Veftito di toga glande al natu- rale, ha nel lembo della Vefle alcune lettere da molti giudicate JEtrufche antiche, chzj fembra , che favelli pubblicamente, con pron- tezza così vìva , così fiera , così /licita , cerne avviene in chi è vivo, che mof'o dalla natura con viva attitudine adopera. E di vero egli non ha parte in quefia figura, che dagli artefici non fa, ammiratai ma quelli3 che fonoIcttcrathci. G ì tré
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roi BeJIezzefdi
trcCl diletto, mentre che contemplami daWabi-
to de" panni fanno ragione, come vefliffero gli antichi Romani; la notizia di cui ne* libri molta dipre/ente è o/cura : come oltra gli altri in quel imgo di Cicerone -3 prò Ccelio * Nobis qiiidem ©Jim annus erat unas ad cohibendum brac- chium toga coii/htutus é *A man defirapofcix fi vede una bea Pòffiona > yelata di panni fotti- lijjìmi i di bellifftma grafia, con frutte in mano* con ghirlanderà in tefta > ammirata dagli arte- fici Jommamente. Dirimpètto a qucfìa è una "Leda, ignuda di fìupendo artifizio . St ino*
ftra in atto di temere ) e ftìmolata da vergogna con una mano fi tuòpre le parti, onde la dònnaj arraffa i quando fi fcuoptono i l'altra tiene al petto col piegare al quanto le gambe con dolce maniera, che pare > che fia dì carne s e non fin-* ta t Bjconofcono gli artefici in quefla figura quel" le vedute, che fono richiefìe nell'arte pia rara s e più perfetta : e volgendofi in ogni parte reca- no ammirati % e di lodare il gran fapere $ che den- tro viconofeono > non poffonó fa^iarfi : <Al ter- %p della Galleria fi vede un Giocolatore con fembiahte lieto > diro bufi a
difpoft^mne : fi feorgono imufcoli carnoficoru> tanta tndufìria dalla natura immitati, che del tutto paiono veri, vivi, e naturali: la moven- za delle braccia , delle gambe > e dì ogni parte della perfona è belliffima, e mirabile i e dì vero fi atteggia con for%a così dicevole, così vigorofa§ the fé non fuffe il color bianco > che il meftra fin* to%
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Firenze* *è|
t», farebbe del tutto vivo giudicai». Welmety
%o" poi della Galleria fono due Bacchi, uno antico di [omnia bèlle^a , fìi-
ìnaU- rariffimo da gli artefici3ed uno che è moder* no del Buonarroto : JLI paragone de gli artifilfl antichi è mejìaquefla figura belliffima del Suo* nàrroto: la quale perchè non perde di pregio* ma nell'onere fi avanza> con ragione avvifam i più intendenti artefici, che da queflo ftpoffagiu- dicare, quanto fìa rara la virtù dì Michelagndt»% e quanto fingolare : ora, perche fingono i Gen~ t iliache Bacco fra fiato Iddio del vino\ per quefi* dal Bwnarroto è fiato formato di corpo delicato» Pia tuttavia gentilmente fvelto , con tanta bel- le^a in ogni veduta,che chiede un artificio incò% parabile, che ne con poche parole, ne con motte ancora fi potrebbe efprtmere di queflo muravi* %Uofo artefice la fovrana indufiria « Era inten* dente il Buonarroto altra ogni filma della fab- brica del corpo umano'* avea tal notila nella notomia acquiflata, che egli non ha in quella nef- /un nervo, neffun mufculo, nefjuna cengcntura* onde viene il moto nella per foni , che non cono* fceffe ottimamente, Cerche fono belle tutte le parti delle figure , che da queflo artefice fovrana fono fiate fatte ima dove fi congiunge la tefia col collo, le braccia con le fpalle , le mani con le braccia , tptcdi con le gambe , e nell'unione delle altre membra^ così è mirabile, tosi raro, cosi perfetto, che non folo va di pari con gli antichi, ma t come avvifano quelli, che fono intendimif G 4 9 Jwt*
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104 Bellezze di
/??»i, fen%a fallo gli a varila. Sono bellijjtmeh
figure de gli antichi verfo di fé nel tutto, anno movenza ,anno vivenza, ed atteggiano in certo modo la perfona: magnando paratamente con occhio accorto ogni parte fi efamina , fi fcema in quelli alquanto di pregio » e crefce la lode nel Buonarroto : perche fi come non fi fa , che gli antichi artefici poneffero fiudio nella notomia * endepofcia divien la notizia perfetta in ogni par- te del corpo umano :. Così per lo contrario l'in- telligenza mirabile del Buonarroto dee valerci fen^a fallo,, perche maggiori 'onori alla virtù fua frano attribuiti. E fatta in qucfia figura la carne paflofa , che par vera , l'unione delldj membra y che par viva : e così ci è flupendo l'ar- tificio, che refia l'occhio umano attorìito,e fmar- rito* Nella man deflra tiene una ta^za, nella ftniftra una pelle di tigro, ed a canto un Satiri- nò, che chiusamente cerca di mangiargli l'uve , che tiene in mano, con tanta gra^a, che ifpri- mere con parole non fi potrebbe. Ci èappref* fo una Venere antica di Marco Greco di mirabil sc-
hiarite, di pronta attitudine: fimoftra nobile in "vifla, e come nel vivo fi vede, altresì è leggiadra •vaga, e graffa. £' lodato ottra modo un Apollo di fovrano artificio : e come che in
vtìcum parte da moderna manofia flato riflàura tq,è tuttavia commendabile, an^ijovrano. Bel- iiffima è una Diana ceti P*nm ad$ma da cacciatricc : la
quale
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quale in gentile attitudine pare, che atte zgi la^>
per fona > e leggiadramente fi muova: ed è ammi- rata da tutti gli artefici per lo (ìupendo artifi qo che in cffa fi cono [ce. ultra quefìo ci ha un Bacco di Marco Greco, fatto con mirabil la-
voro , con fua Rampogna , con una pelle di tigroy con wpe ye pampa.nl, ed impicciai Fauno à can- to iftmofìra in vifla fi lieto , e fi piacevole} che diletta l'occhio a maraviglia, e da gl'artefici è tenuta opera di fovran] valore. In tefla verfq ^irnofì vede un Villano in atto di menar le mani, e di ferire ?
e pare che di vero fi muova in ficra,e fti^zofa at- titudine . Quefiì è riputato dì artifizio mar avi" gliofo an%i flttpcì/do : sì vede in efio gran moven- za , prontezza {ingoiare, ed un attegiar la per fo- na con fi viva maniera, che da' migliori arte fi* ci per fuo gran pregio ù tenuto incomparabile. li Torco falvatico , il quale egli affronta , à ra- gione è filmato di pari bellezza ■ ed in fua condi- zione così è raro-, così è mirabile, chefa.rifov- venire altrui di fua fiera natura , quando è con danno di chi affale ne' luoghi alpeflri affrontato, jippreffo è marauigliofo l'artifi 7^0 , che ftjcor- ge in due Cani, che pare con la tcfta in alto, che abbai-
no-perche , come fi vede nel vivo corpo di quefìo animale, così la tcfta, le zampe , il petto , ed ogni altra parte verjo di fa fono conformi, edk quelli, che fono vivi, fintili, molto, e naturali. Egli ci ha altra ciò, di fomma bellezza una tefla ,<« di un |
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. *°6 Bellezze dì
dj un jtdrìaw, fatta con tanta ìndufiria , tìm
divero par viva : ed una Fauflma altresì, ed un Omne , ed unTertinace, ed un Severo ammirati dagli artefici fommamente : in cui quante va. lefjeil valore degli antichi [cultori, fen^a dub- bio perla molto artificio, e maraviglio fo fi cono, /ce. (y.tra ciò ha fatto ritrarre il Gran Due* Francefco da Criflofano dell Altiffimo dal tetto tn fu tum gli uomini pia notabili, che fen o nel làuto del Gtovio , e molti altri, e molti : i quali mejji al principio della volta della Galleria fan- no vi fi a così ricca > così adorni, co sirena y che non par di vero ,chem cofa umana fipojìa vedere amele , che fia pia fovrano . Sono da CXC. quadri, e pia in fino ad ora, e /empre, pere he quello luogo in bellezza fi avanci, ci è chi ha cura di arrogere artifizi nobili,ed ifquifiti di pit- tura , e di /cultura . Nel me^o della Galleria e una Cupola, la quale da tutti è chiamata Tribuna , /compartita motto facete, ed ha di
diametro braccia x. divifata col difeso di Ber- nardo Buontalenti con belli/fima vifia. Era cofa ragionevole y pòfeiache dove a fffer ricetto di co fé rare, eprezio/e, che foffe fatto quefio luogo al- tresì con ottima architettura, e come avviene, n/ponde(Je al fommo pregio, che dentro dove«_> efier guardato. Diremo adunque di alcune po- che co/e/otto brevità in quefla guifa. Ne gli an* goti, o/pigoli, che nafcotio dalie faccie y fono da baffo otto (latue di .marmo di nobile artificio , Ammirate mollo da gli artefici, e tenute ingtan fregio.
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Firenze r©7
fregio. €7 <? fra l'altre un Cupido di pietra di
paragone infembiante di dormir e 3 molto , da chi è intendente ^commendato. Sotto alla volta del" la Cupola fono otto finefire di belliffìmo artificio commefi e 3 perche facciano lume più purgato, di trifiallo Orientale. Intorno alla Tribuna gira- no dentro certi palchetti d' Ebano ,'pieni di fiatue e di amefì rarifsìmi, e fopra ogni Sima fetida fal- lo predio/i i E perche fi a la vi fi a più nobile, e più fovrana y Jottó alle finefire d'ognintorno è coperto il muro di velluto rofio, qua fi infino al piano i onde gran numero di picciole fiatue dì marmo > di bronco ,.. di argento , di agate , di diàfpró ì di turchino così ben déntro vi campeg- gia } così con magnificenza riluce ogni altro or-, namento, che è di dìverfa fpecie, che ne veder l'occhio fembiante[più regio 3 nepenfar puoteLs l'animo ornamento più pregiato . Io non dica delle figure de' quadretti, che fono mar a viglio* fé 3 ne de' baffi rilievi, che fono rari > ne de' col- telli alla Domafchina, ne delle guaine di gioie preziùfiffime 3 che fono mejie /otto ad ogni goc- ciola del palchetto dabafjo , perche troppo diffut- fo non fia il ragionamento : ma pur dirò di alcu- ne cofe 3 che più di tutte firajordmariamente fo<~ no maravigliofe : Ci è adunque Una te fi a di un Giulio Ce fare di una pietra pre%iofa, che è tur- china 3 la quale per artificio è bellijfma, per pregio diecceffiva indufiria » incomparabile : Ci è tmmonticello di perle, e di gioie-, di ricca vifia, e mirabile 3 fabbricato dalla mano del Gran bit- ca
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io?? Bellezze dì
ea Vrancefco : il quale per fignoril diporto col fus
nobile intelletto dopo le gravi occupazioni in fi- miti affari era ujato d'impiegar fi. Appreffo deti irò ad una palla d'Ebano è una palla d'avorio 9 la quale cotanto è rara per artificio, che avanza di vero ogni pregio, ed ogni valore di artificio : e come che fta bella oltra ogni dima, più, è rara tuttavia /opra tutti gli artifici, che da indù» firia umana fi posano operare, Quejìa palla, eh'è d'avorio 3 dentro tutta è vota consentii U* -poro : ha fei fineflrette, che fono affai anntfie. per cui fi vedejcome dentro fono fét o-vati d ^Avo- rio s molto maggiori) che non fono dette fìneflret- te: i quali lavorati con incredibil diligeva fanno flar l'animo penfofo, e tremar di maraviglia, quale ingegno abbia condotto così fottìi lavoro > così mirabile, così raro : con quali ordigni ap- preso f con qual maniera abbia operato, che in quefii fei ovati con molta famigliando, fumo fia- ti ritratti dal vivo con fomma induflria fei fem* biantì del Duca Guglielmo di Baviera, della mo- glie j e de' figliuoli; tra le co [e rare > e mirabili queftaè r ari filma , ed incomparabile. Oltra le fiatue di bronco d'incredìbile artifìcio campeg- giano in fui palchetto riccamente fopra certi ar- chetti alcune figure dì argento s effigiate per le fatiche d'Ercole3 di mano di Ciò: Bologna: le quali, e per fomma induflria y e per nobile in- venzione• -} e per ifqui (ita bellezza fono fen^a. pari. Ter e he il color dell'argento nel campo rof- ./0 di velluto 3 le figure bellìffime verfo di fe> |
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Irwtfttta de' gefli l'atteggiar la per few moftra.
tio fembìan^a di "pero ,'ché ne vifia fi puote per lo ffrrgìQ pia ricca , ne piò bella imaginare per ar- ifjr^iQ. Ci fono due Cornici fatte con mirabil lavoro : /otto alla feconda fono collocati quadri di maravigliofa bellezza di mano di Raffael da Vi bino, di Andrea del Sarto, di Iacopo da Tori- tormo j di Lionardo da Vinci, del Tiziano. Ci è il bellifjìmo ritratto di Tipa Leone, fatto da Raffaello, che"di vero par vivo? e fi moflra di tanto vigore, e di tanta for^a , che fembra di ejjereogni altra èófV, che dipinte : ed in queflo vtedèfimo quadro è ritratto il Cardinal de Rojfi > ed il Cardinal Giulio de' Medici , che fu pofeia *Papa Clemente: Ut fono due altri quadri di Raf- faello , altresì maraviglio/i, efei di mano di \.An "(drect dèi Sarto di fìupendo artifico. // campo della Cupola della tribuna , è dico*
lor vermiglio, bèllifsimo di lacca, incrofìato di madreperle: nella Lanterna pofeia /oprala CU* jpola fi vede per cerio fegno il vento-', che regna : ferche quando foffixper l'aria, e domina in fua ■parte ) agitando, dì fuori una banderuola, tofio dentro fi vede certa lancetta, che fen\a errore , onde viene queflo ve/ito, dimofira acconciamente L'equinozio di 'Primavera nell'ariete, quello di ^.u unno nella Libra, : il Solfti^io del Granchio » quello di Capricorno à tempo affegnato > quando viene il Sole à que^ìpunti, paffando il lume Sa* lare per certo luogo forato, con tanta certezza fi tono/cono ì che ancóra > che altri fia $oopr$- \ " ticQ
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Jio Bellezze df
f/co <# coy/ó di pianeti, del moto del cielo, edeUt
le (Ielle nel contemplare così fovrmo artifici* fifa intendente tuttavia. ^Ila maggior Tri*, IfiUna in picchia forma con belli)rsima proporlo- nerìfpondenelmeT^o una Cupoletta divifatain fembiante regio con infinita grafia: percheal- •%andofi queflo $wdioìo,cbe così da tutti è chiamatoci me\
%o della flatura di huomogìufio ,fi vede un pia- no divifatocon pietre pre^iofe , éi color vario i in cui , quando fi mira, rejia abbagliatala vifta. e l'animo fmarrito, come Varte, e la natutAgar- reggino in certo modo per far nafcere lapiàpre- giata belle%%a,td il più fovrano-artifi^io. $iveg gcno pofeia tre fcaglipni di Èbano fatti con diìh caio lavoro , e folto à detti fcaglioni con fot- tìle indurrla fono accommqdate alcune .caffpftkr ne, ed in efie fono commefìe in oro riccbijfìma- mente gioie di gran pregio . .Anno vifìa mar a* vigliofa otto colonette. d'alabaflro Orientale coty capitelli, e con bafe di oro mafficcio : fopr% l'architravediciaf cuna colonna fono tefie} par* te di pietre pre^iofe, parte di bronco: le quafy Jembrano Imperador Romani, fatte con ££$?#r , " fo artificio, e raro : è maravigliofa la voìtadj quefta Cupoletta , coperta di pietre pregiai§•■. co- me difcaglkdi Lapis languii, di agate,di'dìdfprt ed in vece di bullette fono granati > cri [oliti,, to- pati],turchine, e iacinti con ricco fembìante, e mirabile : fotto l'architrave fono di vi fate con* gentile architettura v \u. por t scelieididiafprj> |
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Firenze. ut
dì a%tte<, dì corniole » di ametKli, di lapisla*
s^uli : le quali aprire non fi poffmo ferina duc^p chiavi i dentro fono ricetti di bellissime meda* fi ■ '■ *,
glie d'oro 3 d'-argento , di bronzeo li raro artifìcio
antico d'incavo » di rilievo , di agate, faffiti » ametifii, e di tintele gioie, onde fi puote forma- re d'intaglio , e d'incavo : le quali, fé fi mira al ■pregio > fono ricchìfsime > fé all'artificio , in- comparabili , In cima è un i lanternetta fabbri- cata con bellifiimo ordine* come fi vede ne* gran" diedifici, e per fine una P zlla di crifolita lucen- te y era tanta grazia y chea pieno con parole> co» me chiede la bi fogna , ifprimere non fi potrebbe. lo non dico ad una 4d una di molte altre flatue di, marmo y di bronco r, ne di baffi rilievi, di molti qu idridì maeflri eccellentilfìmix che fono di ar- tifizio fovranoy anzi flupendo , ne di lavori ifqui- fiti » i quali per entro, qjiedo regio diporto , e va- ghiffimo fi veggano, perchepofeia l'occhio abbia dolcezza maggiore inprefenzj, la quale a pieno JUm ftpUQteJcrivere incarta : Ma jlimipur per firmo non fola fin[è intendente, ma ancora chi poco cono/ce ifije tale è l'artificio così delle fi a- tue y delle pitture, come de' gentilifsimi ordigni * ^e' lavoriy chepevbellezza nonparche formon* tar più alto'pofja la natura*, net arte per fonile intelligenza ima che in colmo di fuo fplendore% tdì fuagrandezza fiano amenduè arrivate. Ora perche grande è l'appetito nell'uomo di pafeerfi delia vifla di lavori prodotti da ingegni cosi no* kilit casi fubltwi) dal Qrm Duca èpermeffo a* mini-*
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WF**
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iiV Bellezze di
fntnijìri , che anno cura diquejìe co/e '', che a chi
vuol\vedtrle fi Ano corte fi ; onde , come altrui pare attentamente le confideri . Con miglior commodo fi veggono quefie figure ih Galleria» che fé nelle pub lichc piazze fóffefo collocateci perocché fuori da venti, da acque farebbono ma- culate , ma qui con pulitezza fono conservate , e per gentil diporto con maniera conforme a fom- ma cortefia ad ora, ad orafi poffono vedere. FU penfìero pieno di lode, e di onore già negf Impe- ri: dori , e ne' gentil*uomini Romani t i quali te» mendo dinon effere flimdti fcarfi,e quafi invi- dio fi , /e dentro k private mura fenica pie ì ma- favi glia fi artfi'zij di pitturai e di flatue avéfie- fo tenuti, in luogo publico a com modo altrui gli collocarono. Ètra quefii M. ^grippa fu fi cal- di) in quejto avvifo, che fece una oratone piena di gravi pentimenti, perche tutte le pitture, è*- tutte le Jjìatue foffero pofle in luògo pubblico. Ork quefie della Galleria con fiamma cura fono gmr-1 date da polvere, da venti, da acque], è'conferva^ te pulitamente fono vedutele quafi fatte pubblio che ad ogni tempo, *che altri dipafcer l'occhiò di così pre^iofi artifi^ij chiede cortefemente^s .Apprcffù còl difegno di Giorgio Fafari è fiata fattomi ■ •" j** '■'■' v/-! ^ ! CORRIDORE v come piacque àhGran Du±
ca Co fimo', dì regia magntficen^a H/ quale na- fccndo dal Talamo dove firefidcn^a ilGrarù Duca con un fuperho arco di volta fi congiugne col piano dcllw&xlleria /e ftèndendo a baffo^u-h ■ «■' • . , l'altre
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Firenze, iij
Caltre piano cammina tutto lo fpa^ìo /opragli
edifici nuovi , e feguendo fuo viaggio lungo +Arno, con altiera vi fi a pàffa fapra il Tonte Sec- chio ( il cjual Tonte già dìvifato ab antico col difegno di Taddeo Gaddi, largo xxx.il. brac~ eia, fojìiene un pondo olirà"l Corridore grande d difmifura di cinquanta eafe, e con voltefaldtlfl- me dipietre fòrti riquadrate > e /palle gagliarde non cede > e non ha ceduto giamai all'impeto fu* tiofo del fiume, quando gli altri ora in parte » ora nel tutto fono fiati fracaffati) e penetrando pofeia alcuni privati ediji^u riefee a vifia della. Chiefa di Santa Felicita y e fi conduce alla fine al belliffimo Talamo de' Titti : è largo queftn fentiero circa vii. braccia '* inguifa che adagia- to nobilmente per le bi fogne, che occorrono, con agevolerà fi va innanzi, e*n dietro, e comeui (he fiano lontano da . . . braccia, che tanto è la/uà lunghetta , e divi fi per lo fiume , fono congiunti tuttavia in certo modo quefii due fu~ ferbi Talami, e in piccol tempo dall'uno all'al- tro non fen^a dolce diporto fi arriva . E per comodità maggiore fono in quello alcuno carrozzine da tirarli a mano /in ognuna del- le quali due perfone acconciamente itar pof- fono, e con facilità grandiilima da un Colo lì tirano, ricino al principio di quefio Corridore tifponde una fianca 3 dove fuole il Magiftrato de' Configlieri adunar fi: ora con gentile avvifo commi/e il Gran Duca Francefco a Bernardo Montalenti t rompendo il muro al diruto di un* H • arma
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IMliiiiiniii.......i......................... - i-i -ir i ■munii—d
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Il II
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IT4 Bellezze di
arme di Valle, fa quale rie/ce nell'udienza, che
difegnafie una finefìra, onde fi poteffe udire, e vedere ancora quello, che da quello Magi (irato nelle bifognc publicbe fi trattava. "Perche il Buontalenti, come uomo fattile, ed ingegno io di* fegnò dietro alla Corona di quell'arme una gelo* fìa con sì grande arte, che chi dal Corridore vi sì affacciai vede, e ode quello , che nell'udienza, fi tratta, ne puote egli effer veduto . Verùò era, coturnato fovetitedi dimorare in queflo luogo il Gran Duca Francefcó, e come quelli, acuì fu fempre d cuore la dirittura , e la ragione, diede (ompenfoà molte co (e faviamente: Tra l'altre una volta ft abbattè, quando una caufa di una yedova poverella fi trattava : e perche era la eofa dirata dalle parti pia da arti, che dal vero fece chiamare afe la donna, che molto fi dole va* e uditi i meriti della caufa, ordinò quello fin^a, tedio, che chiedeva la giufl^a, e toflo toìfs "piaogni cagione di dolore , e di querela^. . QuivipocoJont3.no è la Chiefa di S. Ste- fano al Ponte Vecchio quale è molto antica» era quivi alla Cappella allato alla porta del Rancho una
Ta/ola di Giottinoj ed una altra ve n'era an- cora di Q io* dal Ponte, ie quali in oggi più non vi fono ; vi è bene alla Cappella Tedaldi > ch'è da man delira nella
meta della Chiefa una vaga Tavola, nella quale è effigiato San Nkcola : E opera di Matteo Roiìelli molto ben tìnita , ed intefa |
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X
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Firenze t*f
vedendo/i iti effa il medefimo Santo col man
to tutro Odiato, che da gl'Agnoli è maelto- fatnentein Paradifoportato: Fu quefto AI- tare eretto , e dotato da Filippo d'Arnolfo del Sen. Ciardi quella famiglia, come mok tobeneildepofìto nolto.apiè della fcalina. ta dimóllra con l'infcrizzione , e memoria di eilofattadal P. M. Evangelia Tedaldì ser~ vita fuo Nipote Cugino di li sentiamo re- ikuratore delle memorie della fuanobile, ed antica famiglia, e letterato degno Nel dottale dell'aitar maggiore vièuru
ballo rilievo di bronzo nel quale è fcolpito il martino di S. Stefano di mano di Ferdinan* do Tacca E anche contigua a quefta Chiefa la Cafa
del MarchefeBartolomeijche ha una copio* fa Librerìa PONTE VECCHIO.
In pie del Ponte Vecchio dalla parte di
mezzo giorno è fituata una (tatua fa nofi_, creduta dalla maggior parte degP Vomini un Pafquino, chefoftiene Aletta udrò ferito ma di verità ella non è cosi, perche queiia un Aiace morto per le ferite dateli di fai ma- no rappreienta ; ed in legno di ciò ha quella ftatua una ferita fotto la poppa manca coìlì alcune gocciole di (angue, il che non fareb- be Itato'dall'autordi ella in quetìaforni i_, fcolpito, fé Aleilandro com'è itato creduto da molti rapprefentaile : £ opera in/igne de H * gli
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ii£ Bellezze di
gli Scultori Greci di marmo, e man iera pur
Greca, ed è fimiliffima a capello al Pafquino di Roma , ed al Pafquino che nel Cortile de' Pitti fi conferva ; E maravigliofa que(ta_, flatua non folo per la forza de' mufcoli nella gamba di dietro del Soldato, quanto per la dilicatezza delle carni, e per l'attitudine te- gliata , e naturale moflrando movenza, e vi- gore j ed intelligenza maravigliofa , che ha avuto l'artefice nelle parti del corpo, ch'ella fcoperte rapprefenta, a fegno che non di marmo, ma di carne animata raffembra. Fu quefta reftaurata d'ordine del Ser. Gran Duca Ferd. Il.da Lodovico Salvetti Scultor Fiorentino, il quale rifece il torfo del Solda* to, ed il braccio pendente dell'Aiace, ed al- tre parti,. che chiaramente fifcorgono, la qual refta/urazione è maravigliofa per efferii il Salvetti cosi bene adattato alla maniera-» Greca, ed avere unito i mufcoli, d'attitu- dini al refto della vita a tal fegno , che chi non fa efatta diligenza di riconofcerla giudi- cherà, che fia tutta del medefimo artefice ; Onde Andrea Comodi Pittore in/igne, e^ molto familiare del medefimo Salvetti nel* l'andare a vederlo far tal reltaurazione d'or- dine d^l Serenifs. Gran Duca , foleva foven» _ te-dirgli, fé Michelagnolo vivefiè fi farebbe gloriato di poter fare il lavorio, ch'ai voitro icarpello è flato commeifo, e n\bbe per pre- Olio scudi 5 oo.come dallo Scrittoio di S.A.S, live-
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Firenze." 117
fi vede. E però da notarfì » che la fomma
prudenza di Ferdinando II. deftinò che que- fta ftatua s'ereggeflì in quefto luogo con mol ta ragione, per effer quefto quel luogo famo* lo ov'era pofta la ftatua Equeitredi Marte» che fu tolta dal Tempio di S.Gio;Batifta_v neirabolimento dellldolatria, la quale cad- de in Arno ftante un grandiflìmo Diluvio di cui fanno menzione gli Storici * Pare anco- ra che ciò accenni il noftro Divino Poeta^ Dante in quefti verfi tolti dal 16. Canto del Paradifo parlando del Buondelmonti. Moltifarebhon lieti 3 che fon trìfìi,
Se Dio fayejjì conceduto ad Ema La prima volta » eh'a Città venifti TAa conveniafi a quella pietra Scema ,
Che guarda il Tonte » che Fiorenza /effe Vittima nella Jua Vacepoflrema. Poco di qui lontano è la
CHIESA di S. Felicita ove (Unno Mona*
che : In quefta Piazza e fopra una Colon- na di gfanito eretta una-ftatua di terra cotta vetriata rapprefentante un S.Pier Martire, è di maniera affai antica prima, che fìorifl'c Luca : nell'entrare in quefta Chiefa a mano dritta fi trova accanto alla porta la Cappella de' Capponi > nella quale è una
bella Tavola di mano di Iacopo da Pon- tormo, ed è tutta la Cappella vagamento H 3 accon-
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^Hn^Bi^i^^i^B^^^aBa
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irS Bellezze di
acconcia ? più oltre è il
Sepolc o del Cardinale Roti è (opra una
gran Cada (colpito iì feretro di marmo eoa Ja Statua del Cardinale molto ben fatto ; fonoyj ancora due Tavole aliti belle, luna di Ridolfo del Grillandaio ; e l'altra ài Mi. chete di Ridolfo» ancora alla Cappella de Canìgiani vi è una bellissi-
ma Tavola ov' è dipinto ti Martirio di S. Sebaitiano fatto da Fabbruio Bofchi ; fì ve- de il Santo di Dio volto con la faccia al Cie- lo afpettando il Martiriojè la figura afìai beri difpolta, con attitudine fuegliata, ed intor- no i miniitri operano con bella maniera : a_, canto a queita è Ja Cappella del Nero : Quivi è un Croci-
fillodi legno maggiore del naturale adii bea fatto da Andrea da Fielole: più oltre iì tro- va la Cappella Mannelli ov'è fopra dna ha-
fé in un pilalìro pofata una S. Maria Madda- lena in penitenza guale è di terra cotta di mano di Simone Scultore, che fu fratello di Donatello > te di cui opere delle lodi non an- no la bifogna, elle da per (e licite lo pregio di fuo maeftro mamfeiiando : e d'altezza dipiù di tre braccia, fatta con bella proporzione , e maestria, che feoprendo i mufcoli meirra lo 'ntendimento di fuo maeltro'nella noto- mia. Quella Cappella fu fatta da M. Fran- cesco d'Amaretto Mannelli Cavaliere, che copiò
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Firenze. il?
s top?ò il "Decamerone di Gio: Boccaccio dal
proprio tefto, che perciò fi chiana l'ottimo, al quale molto fono obbligati gli amatori della Tofcaia favella : fegue poi oltre l'Ai- tar Madore nella cui Cappella fono due ta- vole affai buone, Ia_» . . Cappetta B.trducci Cherichini, vi è una
tavola di mano di Fra Gio: Angelico in efla è rapprefentata S. Caterina aliai bene, e la predella dell* Altare è molto ben dipinta ài piccole figure con vago colorito.* a canto poi alla Cappella Cioli in un pilaltro vi è il Ritratto d'Aleflandro Barbadori Zio ma-
terno del grand'Vibano: è quefto fatto ài Mofaico, ma lavorato con tanta diligenza * e dolcezza , ch'c ftimato da tutti di pittura per la fua eccellenza : a canto poi alla porta nell'angolo finiftro è la Cappella Campani : la tavola è di Ber«
nardino Puccetti , e del medefimo fono ancora tutte le pitture a frefeo, di vago co- lorito , è buoniflìma maniera giufta l'alcr* opere di fuo pennello. Dietro quefta Chiefa fono le Monache dì
S.Giorgio,all'Aitar maggiore diquefteviè una affai bene intefa tavola di mano di Fran- cesco Granacci, oltre una di Pefello, ed una di Giotto, poi è il Monastero di Santo Spirito su la Cofta a
S.Giorgio, vi fono due quadri del Sogliano aliai belli. Ma tornando dall'altra parte del H 4 Poh-
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no Bellezze di
Ponte fi va in Bof go S. A portolo «effe" *
CASE de gli AceiaiuoJi /o«o ^oAre /?^f«? * e wo/fe pitture di fomma beitela di mano di nobili artefici ' ma in quella di Jllefjandro molte cole fi veggono di raro pregio, Terche ci è uno . Scrittoio di graziola vìfìa, fatto adorno di' pit-> ture t è di fiatUe bellifjtme : tra le quali ci badi , bronzai kì 1. Imperadori di fingolare artificio ? fatti di mano di Giambologna > ammirati fenza- fine da gli artefici, che molto fono intendenti * Ci èoltra ciò un Giardino % fondato /opra volte gagliardiffìnie •» alte da terra circa xv. braccia* il quale rifponde in fu la Via , che è vicina ad ^irno ì e di cofla a mezzo giorno gode la più doU ce aria, e pia amena : onde in vafh e in ifpallie* ve tanto inlieta verdura , ed in frutti altresì li- moni, e melaranci fi avanzano , che come che fia il luogo non molto grande ver/o di fé , per lo diletto, che vi è molta» ha fembianza tuttavia, di terreno fpaziofo, e molto fertile. Sopra que* fio tirando/i in dietro verfo Settentrione, ed al* iZandofìpiA alto, egli ce ne ha un'altro, pieno di arbori ftmili, come del primo fi è detto 1 nelle.* quali è cofa maravigliofa il vedere la copia de* frutti, che producono > e che in effe felicemente fi mantengono : e /opra queflo èfituato un'altro »- che da terra è alio xxxx. braccia ' e per la vifla t la quale è vaga a maraviglia , diviene allegra l'animo in altrui, edovunque va l'uomo {partati do, gode l'aria, che è fatta dol ce dall'odore fua* viffimo dijìrutti) e di fiorii chea fua fiagions jow
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Firenze^v ut
fono abbondevole in ogni tempo, l'acqua pofcm
con artifizio/} ordigni da baffo fi- tira in alto in- fino al ter'zp Giardino : in guifa che l'umore 3 che dal caldo vien feccato ■> agevolmente in picchi tempo con quefto fotti liffimo avvi fa fi riftora* Nel primo Giardino è una belliffima Fontana 3 tutta ifolata 3 fatta di marmo Carrarefc, orna- ta di belle ftatue, e vaghe : In fu q'uefìo Giar- dino rifponde una Camera , molto commoda > con ricco fembiante dì un .palco vaghifjimo' dove^ fono oltra xxx. quadri di ritratti di Donne prirt- cipaliffime della noflrà Citta, di bellezza piit rara di quefia età ; / quali fono di mano di chia- rì artefici , e per grande ìnduflria , e per molta fomiglian^a da tutti fono tenuti 'mar a viglio fi. Si trova in una Cafa degli jLcciaiuolt da quei
fia non di lungi un marmo , molto filmato non* folo perche é antico ; ma perche con lettere tìeru •piva la memoria della nobiliffima Cafa degli Vbaldini « Oltra quefio ci è la Chiefa di SANTO APOSTOLO, belhffima per ar-
chitettura ì e per ornamento di pitture 3 e difla- tue memorabile *> Egli none noto'(perocché è molto antica) chi ne foffe architetto ; ma tut- tavia fi conofee , cornee fabbrica nobile, e ra- ta . In fua piccioleiga ha magnifico fembiante quefto tdifi^Oi ed ha infegnato, come i migliori artefici i maggior tempv\ debbano tvaefìrevol- mente diwfare , è ordinato con tre Navije qua- li nafeono da due ordini di colonne : quefic fono mefie infime dipe^zicon tanta grazia > e con fi bella
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12 % Bellezze Hi
bella pulitezza, che è di vero co fa maravigliò-
fa , mentre che fi pori mente negli archi, che pò* furio /opra effe, e nella forma del corpo dell'edi- ficio yche verfo di fé ègrazioio ohrz ogni (lima » Ter ohe avendo ordinato Bivdo Jlltovmiy quan- do n'era padrone , di aliare il p;ano di quefta^ Chiefa, con parole gravi fu fconfortato da Mi* chelagnolo Buonarroti : affermando, che in tal guifa egli guaffava una belliffimagioia, La_i Porrà diquefta Chiefa eh è ài marino aflai acconciamente fatta è di mano di Benedet- to da Rovezzano : Nella .Nave de/ira adun- que alla Cappella degli Altovfri, è una.tàvolà di
tnanopropria di Giorgio {Safari, dove è dipinto un belpenfiero , figurato per la Conc '%z?en<-j>. Molto è bella la Madonna, la quale fi pofa (b* fra un tronco di arbore, ed alcuni ^Angeli altre* sì » chele fono attorno > fon fitti con grande in- duflria • Si vede fotto Lucifero legnato ài trónco in fembiante fiero, e bizzarro. .Adamo , ed Eva da baffo con le mani legate, volgendo la te* fta verfo la tergine mofìrano un certo fofpirare affettuofo y belliffimo, e raro. Sono tenute que- lle due figure dì fomma bellezza, ed alcune altre del Teflamento Secchio rendono dì vero quefì-u tavola per avventura più di tutte l'altre bella , che abbia dipinta 'Giorgio, ed àncora pia pregia ta . Tre fio alla Sagrefiia nella mede/ima Na- ve e il Sepolcro di M.Oddo AJtoviti, giàTropo- fiodi
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Firenze i u* ,
fio dì "Prato, fatto col difegno di Benedetto da
Hpve^zano ; fono vaghi due Tilaftri , i quali mettono in me^zo il Sepolcro ; fi vede dentro con fomma diligenza tutto il miflerio della Vaffiont intagliato, enei Sepolcro alcun- tede di morte fon fatte con tanta induflria, che del tutto paio- no vere. Sopra la porta della Sa^reitiac;^ dì marmo una Carità, che è
me (fa in mt^zo da due puttìni di mano d'uno al- lievo dell'Ammarinato . Nella Tribuna pofcia» dove è l'Aitar maggiore , fatta col dftgno di Gioì Antonio Dodo, fono due porte molto belle, meffe in me^zo di marmi neri t e mijitj. Sopra la porta defira nel frontefpizio è una tcjla di marmo di Antonio Altovitì, già Arcivejc. di Firenze fatta di mano diGio: Caccine , filmata molto da gli uomini intendenti : e /opra la porta fìni(lra ci à un ritratto di Carlo Magno fatto dal mede fimo autore con molta industria . Qual ri- . tratto fu polto quivi in memoria di quello Santo Vomo, che fi trovò prefente alla Con» fagrazione diqueita Chiefa fatta d^U'Arci- vefeovo Turpmo circa l'anno 800. di noltra falute, e fumo teitimoni di tal funzione Or- lando, ed Vlivien Duca, e Pan ai Francia , e fecondo alcuni Carlo Magno donò la fua fpa- da la quale ancora fi vede in Galleria del Gran Duca : fonovi ancora alcune figwre in- torno ad una noltra Donna di mano di Fra Filippo Lippi. Dietro all'Altare fi vede il Sepolcro dell'Amvefcovo Aitoviti di mar-
;*■-■.* , mo |
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^^^^^^^amtmm^amÈmi^^^^^^^am^^^^mmig
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■4 .- .
»44 Belle*refdi
*»o raro, e di color vago: l\Altàre è tutte di
marmo Carrare/e, fatto con bel dìfegno , e coìuh artificio molto gra^jofo. In tefta della finiflra Nave alla Cappella degli Acciainoli , dove è l'altare
del Sagramento, ci ha un vago ornamento di ter- ra cotta invetriata di mano di Luca della I{ob*> bia, Sono belli fsimi due angeli, che Joftengo- no un padiglione j è lodato molto un'Iddio Tadre rnejio itimelo da due Angeletti, pieni di gra- zia, e di bellezza, jllla Cappella de' Fiòchi* la qual famiglia è venuta meno in quefli tempi s ed oggi,è del Cavaliere .Antonio Sa guidi, fi ve* de una tavola di Tommafo da S. Friano, dove è dipìnta la Natività di N. Signore, fatta conpre* giato colorito, e raro. Sì vede in alcune lettere intagliate in marmo fuori della porta, come fu fondata quefta Cbiefa da Carlo Magno, e daW- ^Arciyefcovo Turpìno con/aerata, e come ci fi trovarono teftimonij Orlando, ed Olivieri, come iì è detto. PORTA ROMANA.
IL VIAGGIO DI ROMA conduce
alla Torta di S. "Pier Gattolini, la quale per quefta è chiamata Torta Ternana. Entrando in quefta fi vede in faccia uiia^#
cafa dipinta da Gio: da S. Gio: Ha egli qui* TÌefhgiatoledueRepubliche cioè Firenze» e Pifa conia Religione di S. Stefano Je quali aflìfe fopra vago trono anno attorno una^. man»
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Firenze, tt?
mano dì figure beni/lìmo difegnateYe vaghe
nel colorito ; Ha effigiato irTalto due Agno- lini gaudi nelle tettate » e per bizzaria pitto* refca, n'iia fatto un maftio, ed una femmina, La Volta e'ITabernacolo della Portarne»
defimafono di mano del Francia Bigio . Da man finiflra fi trovaS. Giovarmi 3 dettoti Con* yento de" G ESVATI, dell'ordine del B. Giovanni Co*
tombini da Siena . ,Aveano quejli Tadri il Con- vento già fuori della Torta a Tinti, quafi fotta le mura : perloche fu cagione la troppa vicinan- za y venendo nel MDXXIX. all'ajfedb di FU rendei'e fere ito Ccfareo, e quello della Chiefa, che dagli uomini, che governavano, e'fojiedcl tutto abbattuto. Tuia ridotte pofeia le cofe allcL* quiete fu conceduto queflo altro luogo a" detti Tadri, dove portarono alcune pitture dell'antica Chic fa, che dagli uomini » che intendono , fono malto flimate, Egli fi vede dipinto in una ta vo-* la Crifio nellorto con gli Apofiolì, fatto cotu bella maniera di mano di Tietro Terugino ; fi di* moflrail Salvatore coneccefsivo affetto di fare orarne ted appreffo gli jipofiolix che dormano* €ome fianchi di foverchio, e rifoluti in languii defza, fi ripofano con attitudini così bene ac+ commodate, che paiono veri, In una altra tavo- la fece il mede fimo un Crifio morto in grembo ah la Madre, ammirata molto dagli uomini dell'ar* te ; nel quale imitò così bene l'effetto- del corpo 3 fHandp l'anima da quelle è /pirata, che ohm |
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li 5' "Bellezze di
modo è Ornile cri naturale. Sono amendue tfut*
fi tavole-in rhie(a . In un'altra , la quale è mi
Capitolo , 'effigiò Creilo in Croce conia Maddale*
na a'piedi con S.Girolamo} e S. Gio' Batìfla, e
il B. Colombino, Fondatore di efkefta Religione.
7tin(ìrano (ti vero quefìe figure fatte da quello
pittore con fomma diligenza?grandi(sima c/'fo-
%ione nel fuo fembiante. La tavola dell'aitar
maggiore è di mano di Domenico Ghirlandaio »
fatta a tempera con bellijsima maniera : dova^
è la Madonna » che ha il Figliuolo in collo, ed
ah uni jL»geletti attorno, pieni digrada* e di
fantx vifla , Segue poi la Chìeja
Delle Monache d'Annalena, è in quefta
Chiefa una Tavola d'un Prefepio di mano di Fra Filippo. Ma nel procedere pia oltre fi tro- va la C hief a} chiamata di SAN FELICE IN PIAZZA , è bèlltu*
quefta Chiefa, e perche è molto capace, e molto jpa^jofa , come fi vede, folèvanogli uomini* che già governavano in Firenze 5 per diporto di divo- zione sfar celebrare alcune fefie , e rapprefentar con fembtanti bellissimi atti divini. Ma per camminar con ordine entrando in quella fi trova a mano manca la Cappelli Baldocci , è quivi una tayola_j
dì usano di Salvator Roia ov'è dipinto Criito che libera S. Pietro dal Naufragio ; è bella la marma, ed un Vecchio nella barca fpaven- tato e mirabile, ma per altro iì reitante dei- la ta* |
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Firenze, 127
Ja tavola, è fpezial mente il Crifto non è effi-
giato con quella v ivezza propria di«fuo peti - nello ;è più oltre la , Cappella Neroni , fondata dal Cavaliere^»
Matteo di quella famiglia è quivi effigiato Criito quando chiama S. Matteo dal nego- zio , e da' traffichi, e gli dice feqnere me : Si vede la prontezza del Santo, che lafciatii danari, e le faccende con movenza veloce /ì alza , e lo fegue,■ £ quella del Rotfclli, ed ancorché fia dell'opere, cheei fece da Gio- vane è con tutto ciò di ft ima : fegue la Cappella del {{ofario, ov'è di mano dell'Em-
poli emgiato S. Pier Martire, e S. Diacinto » ed è quefta bellifiiroa fra le belle opere di quefto mdulènofo artefice : più prefio l'Aitar n.aggioreè la Cappella de' Tarigli è quivi di mano dì
Gio:daS.Gio: una belliifima tavola nella.* quale è effi^hto quando S. Felice Prete, do- po etìer frappato per rottura delle catene-» di carcere per Tanìiìenza dell'Angelo, fé ne va a trovar Maffimo Vefcovo di Nola nelle montagne coperte di neve, ch'ormai decre- pito fuggendo la perfecuzione de' Pagani af- flitto dalla fame non aveva con che riltorar- fue fopragiunto da Maifimo al quale dalPAn gelo fu miracolofamente in quell'afpra mon- tagna fra le fpme nella più rigorofa (ragione inoltrata l'uva, quale premuta in bocca al Santo, fé fi ch'egli ripreìe vigore > e Ma ili no por-
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iaS Bellezze di
portollo alla Tua novera capanna : fegue fa
CappeèU maggiore, bv'è di mano di FraJ
Giovanni nella tavola la noftra Donna^- S. Gio: Batiita S. Domenico, S. Tommafo » e S. Pier Martire con figure piccole aliai, ma però molto vaga , efl'endo c^ìi dipintorej» d'onorata nominanza , nella Cappella che fegue è una tavola di Michele
diRidòlfo,e di Ridolfo Grillandai affai bel«* la.per que8 tempi ; Ci vien poi alla Cappella oggi delle Monache o.v' è dipinta
l'effigie di S. Domenico di Soriano portata da S. Caterina , e da altri Santi la quale è di mano del Vignali uomo molto (limato, nella pittura a* noftri tempi i più oltre è la Cappella del I\offo, è in queita , una tavola
maraviglila di mano di Ottavio Land, vie mi S. Antonio Abbate con altri Santi la qua- le è molto acconciamente lavorata : Spirano maeità le figure, ed anno movenza tak , che> anzi vive, che dipinte raffembrano j ma cani-,, minando più oltre fi trova la Cappella della Compagnia di S. J{pcco,,. nella
tavola è effigiato molto acconciamente il medefimo Santo, con un S. Antonio, ed una S. Caterina ; è quella tavola di mano di Pier di Cofimo,il quale ebbe la gloria d'efler mae- llro d'Andrea del Sarto. In ju la jlrada.fi •pedi' Una COLONN A di marmo miflio di Serave^a, ■
pofia con ordine del Gran Duca Co fimo per me* i- moria, |
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moria della'vittoria di Marciano. Tofciafi vie-
ne al fuperbo, e fo vrano. PALAZZO DE* PITTI. Iniquefla fabbri*
ca, che di magnificenza non cede a nefiuna altra anzi è a tutte fuperiore jficonofce chiaramente » quanto è grande la forza dell'architettura, e_> quanto in bellezza fi puote fiendere il (uo valore Teroccbe allagrcr.dèz7a d'animo dichidoueaj Abitare , ottimamente ha rifpoflo il nobile ar- chitetto con l'opera, e con l'ingegno ; onde riuf- etto il lauoro pregiato, e commendabile, fi pro- na com modo per le b(fogne Immane, vago per ij qui fi ti ornamenti, edinvifia maravigliofo in ogni parte. Fu fatto col dijegno di Filippo di Set BruneIle fio primamente a nome di Ttf. Luca 'Pit- ti : ma tanto fi alzò in grandezza , che per leu magnificenza tnefie difficultà negli credi di Di, Luca : fu comperato poi dalla Duchi-;fi a Leonora* moglie del Gran Duca Cofimo, e condotto in quel- la eccellenza 3 ebe in tutte le fabbriche di Euro* fa non ha pari. Le porte principali, perche rif- pondano all'ampiezza della fabbrica, fono dop- pie, lunghe fedici braccia dt lucere di otto larghe è condotta la facciata dinanzi dt bozzi di pietra forte con ordine I{uftico, così magnificamente* anzi con regìa maniera, che nel ricco fembtantéj tofloche fi vede 3 mofira à pieno di fuori > quale * eficr dee la grandezza di dentro, la quale è rara e mirabile . I{ifguarda tramontana queft* nobiltjjimo ricetto, e riftcde in luogo alquanto I rilm
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i?§ Rettezze ài
rileuatq, €Qq:ù%§pìa%za dìn$n%i, fi come egli è*
regia, ed ampia, alla porta fami daflct pulti^ via fi arriva con dolce falita, e dilettevole. Ma entrando dentro fi trovano tre gran iogge ,. chsu» quafi in forma di teatro mettono in me^zo un^ ampio Cortile di lunghe^a di ottani acìn,qu(L^ braccia ; Nel quale ( peroche è capaciffimo ) fi fono fatte con regio apparato sb arr e }e nobili fp.?u t4Goli<* Ma per che tutto il componimento del Tz la%%p non è.diunmedefìmo architettane lafib; brica altresì è di un ordine mede fimo d'archi teu tura ' la quale iutt ama è rifpondente in ogni par- ilo verfo di fé t e nel tutto oltra modo dicevole ad i^nàbéUc^ztifqmftta. Ver che dopo le primis j^an^e della prima facciata,ogni altra co fa è (la* ta fabbricata col difegnodi Bartolomeo ^imma^ nafi 3. il quale nomo di profondo Japere con di* verfa maniera di architettura , tutta via fi è con* jfojcmato con quello, che primamente era flato fat io'\ e con /ingoiare indurrla ha fatto vedere al '/pondo una bellezza in quefio edificio » che per y^agmficen%a è incomparabile, per grandc^u» già di tutte è terribile. Sono adunque tre ordini» l^nofopTA ('altro > fiati divifati mxeftrepol- %ti?nte 3 e con mirabile indurrla deW Ammanna- fjì.»...ti primo è di forma Dorica con colonne ve* fitte di bovgi : il quale cen una cornice, che ri- gira in fino fui primo piano intorno, ir torre "njl^efjer fuo tohujìo , è bello, e vago parimen- ic : // fecondo crcline è Unico , e he pia foche del JQòrìco > aliando fi geni Umcntc ha le fue colonne |
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Firenze. 13 r
divi fate con bó'qzi, come il primo ordine, corts%
certi fineflroni > fimilià porte di Tàlamo, .chz_jx fanno ricca vifta, quanto pia efierpuote : l'ultU mo ordine è Corinto, che dalteriQ -piano Sormon- ta infino alfine dell* edificio,divìfxto con pie 'gen- til miniera de' due nominati ; /opra quefìo ci ha- così bello architrave » così ricco fregio, cosava* ga cornice > che in lavoro magnifico, e fuperbé non pare di veto , che maggior grandetta , ne magnijicews^t più regia, ne migliore indudria in arteumanafipofiadifiderare . "Perche come Corona fa adorna la fabbrica quello ampio Corni* none : ed in fua altezza moflra> che è di feffan* tacihque braccia , quaft ciafeuno ordine di fottoe come è vago , come è adorno , come è for* te ; onde fpa\ìzndo l'occhio da baffi infino à jommo empie l'animo di maravigliale di diletto t il quale pofeiache quanto è regio » quanto è ma* gnifico egli comprende, tacitamente fa ragione in fé ftejjo, quanto di colui era il penfier magnani- mo , che così ampio ricetto fi aveà ordinato, E di vero così fu per fua natura ilGran Duca Co fi- mo volto fempre à cofegrandi, che travato così gran principio di "Palazzoconforme pia che altra co fa alfuo animo, colfuo alto a v vifo fi.eecondur re innanzi tutto l'edificio , e perche alla miglior bellezza, ed alia maggior grandezza fi al^afìe, fempre al faggio architetto crebbe for^a , ed ar* dire. Sono le logge così ampie, così lunghe ', che di nummi dì vero fon ctpaci di numero grandijfì- m>. Le volte e da b ajfo■.,<? iiclme^ioìe da alt» t 2 m |
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732 Bellezze di
in ogni ordine fono così forti, fondate da bafìo in
fu grandiffìmi maffì [ da cui in gran parte fon e a* •paté le pietre , onde è fabbricato il 1>ala??o ] che pare, che all'eternità del tutto fiano dedica* te, tefate pofeìa, le Camere, le minori fiatile mn le porte di marmo mijìio di Seràve^Z* fono belle à maraviglia, allegre all' occhio, cornino* de per l'ufo umano, e tutte le parti di quefìv mi- rabile Talamo mirano à granerà, an forma di magnifico e fembian\a di eroico, K In faccia del Cortile rimpetto alla porta
e quivi in una grotta una vaga pefchiera in forma ovata, dal mezzo della quale s'aiza all'aria fcherzofo canal d'acqua a confiderà bile altezza : ih faccia delia grotta la di cui volta, e tutta di Mofaico con vari fogliami, ed animali divifata vagamente, è alzata una gran ftatua di Porfido rapprefentante Moisè che con la verga fa forger l'acque, di mano di Raffaello Curradi, chela Iafciò imperfet- ta per andartene alla Religione de' Cappuc- cini, e (ù finita da Cofimo SaJveftrini. Sono dalle parti laterali due pile di diafpri, fopra lequali pofano à/cune Roveri di bronzo, o fra alcuni rami di e{fe è divifata Tarme del Serenifs. Gran Duca, che tutto fra graziofo ornamento, e riempie l'occhio di diletto', fopra quelli reggono le corone due Agnolini di marmo roflo, da baffo fono due altre pile maggiori delle prime della mede/ima pietra e vi fono 4, ftatue di marmo. Al
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L- -----------------^
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I
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Firenze. 155
ì Al pari del primo piano del Palazzo, e e ^
sì fopra la grotta .> fi vede un'altra fontana,, come fi dira' L'arco di quefta grotta è porto in mezzo
da due gran Porte, che falendo per obliqua a^guifa di Nicchia portano al piano dell'al- tra fontana collocata fopra di quella, A canto a4 ogni porta è polla una NÌc- ;
chia in ogn'una, delle quali è unaftatuadì marmo di maniera Greca, Tuna delle quali è -; Pafquino che foftiene A leflandro, l'altra è > . Vn'Ercole ch'ha Superato Anteo, ed amen due quefte ftatue fono di molta (lima non folo per il luogo ove fon pofte, ma per la pro- pria bellezza La veduta di quefte due ftatue, e delle due
|K>rte, che mettono in mezzo la grotta fono in faccia alla porta del Palazzo onde nell'en- trare in elfo fi vede quella graziola, e vaga profpettiva Nella teftata della Loggia a man fini{lv&
all'entrare, è fcolpita di marmo nero una mu, Ja, dicono che fufk di M. Luca Pitti, chfc fece il:Palazzo il quale per i lunghi, e buon fervi- gì da efia riceuti la fé quivi fcolpir con quello Difticon i le&ìcam, lapides, & marmo ra, Ugna colum»
• Vexìt, conduxit, traxit > & ijìa tuiìt. ( nas \ Salitele fcale, che con dolcezza in alca •
I 3 tra- |
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13? 4 Bellezze di
trafporcano fi vede al pari de! primo piano
in un (coperto verone oltre il ìCortilei an'arti^ pia pila, anzi più tofto un vivaio iiefqualiei» fcherzario alcambambmi a cavallo fopra il* cumci^ù^cA&l-mezzo di alfe s'àl2aeun& fóri- - te coti una idrati!tazza di Poszolanài nelmez^. 20 della quale $(&Qm%fàmi fogliami da.* qua'/ Jieic-é Migran copia l'acqua, 6he'verfa r*do per la tazza da tutte le bande cade;nc>Ua-gratii pila: Tuttaquefìafontana torna* fopralaui- grotta del Cortile, e fa vaga viftaall'entrar nel Palazzo veder**-lotto i e!fop£a duplicate fontane y che rocchio di itiipofe i edi diletta riempiono,; v^vfìiA.-' .-e oppili U^qoìel Pili oltre la fontana apparifce a fronte ne|^ Giardino primieramente', il Tèa uro:.» M <^(ie- ilo fatto in forma di più che ii^e^zoovato^cn^ coridatoda fabbrica di muraglia' Hi altezza* circa otto braccia^ fopraTà qtià'Ie^ ettende" intorno un'ampia fcalinata per potei? quivi.! nidleTerte, e* ipettacoh agiatamente accon- ciarli gran numerò di gente ; Vanno le fcalì»i nàte ne] difcoilarfi dal centro Tempre più ali zandofi , acciò tanto «quelli del primo ordine di ella, quanto quegli-dell'ultima pollano li-i., ber^mente veder tutte I'azzioni, cheineiial in ogni parte fi rapprefentano: £ poi adorna- to di alcune nicchie tramezzate con alcune itatue per render più fu perba di elio la villa; Quivi lì fon rapprefentate le felle più colpi» esc t che queite Altezze in occàfioni di,alle- grez-
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■'tì'Firètizèv rj'5°
grette unno fatto, ed i Balletti a Cavallo, a* T
vendo quefta gloriala -mia Patria d'averan>-- co infegnato ballare a'Cavallii eflèndo itati i * Fiorentini 1 primi a rapprefentare /ì fatti ipet; tacoli, a 'quali fon ccncorfì Oltre gl'àBitatói-H ri buon numero dimigliaia' di foreterfeo-* me per le femofe Nozze dèi Séfenifsinio:- COSIMO TÌI. Regnante iadivenne, < E perche di tquéftopafezzò^ ètó-Giàrclk no chiamato BobÒJi mólto vi irebbe eh ri- dire non tanto per le Camere^'Libreria, e'; ftatue di quello /còme per le ftatuèSfòntane, ed altre delizie di ■quello, nònno wlutoqui porle, promettendo in breve ùii difinto ràgv* guaglió di tutte le cofe più raggtlaftTevolie:% degne, ch'in queitó Rea! Palazz^liòGiar- dino fi c^mèfl^^V^hififemr^cHf^lir^Brè^ della famofa Galleria dèi Grà^^Dlicr'miò"* Signore, e le ftatue j|iù rìriom'àW cft*i&eflàci li ccnfervano , e già già ho quèìtrtóèa ifc^ tal fegnóV che in breve ufeirà"s{&& ÙÈé pit&h ce alla lucè* -'-'^ f^w'* '■,:. -jv.sswjA viveri. $*u*r Con penfier lodevole appreffbjvìèrfól^k'^zp giorno ci ha fatto ti'Gran Duca <ofirhoWGtàtl ' dino conforme alla magnificerà del Wttafyo i il quale fpaziofiffimò comprende moltoterreno* parte in piano, parte in colle , e fi fendè infìnti alle mura della città i nel quai terreno verdeg- - giano tuttavia arbori-dome fi ichi, e faluaticbn^' durano m ogni tempo frefehi bofchéttj, accomo- dati da mano artificioja, e feguendò fedine del I 4 Ta-
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i\$; ) Bellezzedi
Talamo, mentrechedian*ricettai diverfyuc*
cclletti, fanno, spalliera da $m bmieinfìno 4 monte, mettendo in me%$ù unprato ampio pari-, mente 'dove ha ma taiga molto grande,ebelliU fimedi granito.cheè larga dodici braccia per ogni ver/o, e dentro nel me^o una Jlatua dritta dir - marmo, maggiore del naturales., .figurata peri l'Oceano, e a pie tre figure, ebejfeggpno, poco- minori della principale, tutte,e>ttl mirabili, e rare ,fignificantiil Nilo , il Gange ,eV Eufrate* t di mano diGiambologna• Sorgonoin quefìo luo-. go acque chiare , e limpide à/nara piglia, che di- \ Tifate per condotti vanno non fén%a vaghezza /pacando per lo Giardino, e quando è iùerrcno troppo arido di venuto,rendon la frefehe^za per* ditta alle piante,empionograjtdiifimi tyfi di vi* vai ,equello^che è mirabile /opra tutto , gui* date per canali paffano coperte gran tratto di vìafapya imofà Vanti della città,efpunt^do fno ri della fonte del Cortile scio è dal fanciulle tto, \ fatto daf Pinocchio, xbe'bronza iLpejce, fer- vono acconciamente per l'ufo della gente, che » ftdtn 1>ala$zo, e per chiunque parimente è vi* cino. Sono le vie -, che guidano per lo Giardino, con fingukre indurrla ordinate, ed in luoghi va rij fi veggono figure di (omna eccellenza, co* me nel principio della via, che più dell'altre!^ fpaztQjU èchiamatalo Stradone, due fiatue di marmo, una diMorgante Nano ; belliffima in fu*. ftravagan^a, una di Barbino fimtli molto alvi- *©, smalto naturati di mano dìValm&xioli ì i e in
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Firenze. < r$y
e in luogo alto in un vivaio, un Nettunno. di oro-
%o Jopra alcunimofiri marini, che fono di mar-, mo, di mano diStoldo Lorenzi, (cultore Fiore n* tino ,ditanta bellezza, che fenici fine da tutti gli artefici è lodato. In tefta dello Stradone è una \ - Grotta , fatta adorna da molte fiatue di mi*
tabile eccellenza , e [opra tutto riguardevole^ per un artificio ftngulate cotdtoyche di vero egli fare, che fia l'indufiria umana ridotta in colmo in quefie fiatue, tanto fono rare 3 tanto naturali, e tanto vive. In due Nicchie difuori fono fitua- te due fiat ne : da man defìra è un Apollo dritto in piede, e da fini (ir a una Cleopatra à federe di mano dell'eccellentiffimo Cavalier Bandinelli, le quali mettono inm^o Ventrata della Grot- ta , Terche fatte con infinito artificio , e prcfe daWordine dinaturay fanno conofeere fen^a dub- bio , come nel petto mirabilmente s nelle braccia, nella tefia , e nell'unione delle altre membra con difeguo incredibile, e raro fono fmiii oltra mo- do alla natura . La fianca di dentro col difegno di Bernardo Buontalentt è fiataordinata con la "Volta parimente, e due colonne di fuori, che reg- gono un'architrave di forma borica-con fomma indufiria, con grande ingegno. E ' cofa mirabi le il contemplare le gentili, e bizzarre fantafte , che Bernardin Vmcetti ha dipinte in quefla Crot fa, con ordine del Granduca Erarìcefco : \il qua- le in fimtl affari intendenti/fimo ha voluto , che » fintale arte fia fornita, ebe di vero ne più di lei"
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15 8 Belezze'dn
letterale % ne pia vaga, ne più bella fipuate ima*
ginare., ££//' // ma (Ir a adunque la volta in femp biante, che rovini, e che perii fejfi, e per l<tj rotture efcano dìverfì animali* comeferpi, uccefc li, fatiti, -e moltepiante, che paiono cosi ver fi così naturali, che qua/i in verità del fatto reca* no altrui diletto ,; ina non fin^àterrore , pò (eia- che del tutto pare , che a terra rovinai'edificio* E di vero è (iato felice il Tuccettoin divi far l'in* •pensione , la quale è {ingoiare , e nello fplendc* ■re di così nobili artefici ■> come fi vede »ncn è pie* cwla la fua lucè , la quale ad orataci ori con jàa , lode fi a van\a. Sono contrafatti paefi lontanai e bofearecci con montanari, che fi mofirano fpa-*
ventati co' fuoi armenti ; fi vcfgom acque con* gelate con tanto artificio, che par di vero di riluti vo ogni cofày che con colori- èfiataeffigiatai** Qiiattro fiatue dì mano del Buónarruota, fành già per iafepòitura di Tapa Giulio, Secondo , fiÀ no fiate in quefio luogo collocate > non ferina %a« / go., e fiottile intendimento : perche abbonate con incredibile * etnaravigliofó artificio m^fira*
mquefle figure Con-ogni sformo dì volere ufeir deh •marmo per fuggir la rovina i che è loro di fopra $ e fanno rifovvenire dì quello , che f.ivo leggi a% no i poeti j quando e lì imi gli uomini per lo dilu^ yio 3 e a vando quelli da pietre, fu il mondo da£ Deucalione refiaurato. Stupifcono gli artefici 9w quelli, cheJonà intendenti, refiano con/ufi ,■ co^ me fia fiato racchi ufo in uomo tanto Japere 3 cke con lo Jcarpello> e con tamano3anìQ co la gradina • ro%-
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Firenze/ rjp
tontamente ubbìa cavati dal /affo corpi umani'* ,
i qualinon finti, ne equivochi, ma naturali , e veri fidimofìrano. È di vera pia fono quefiefia- tue maraviglio fé inquefta guifa , che fé deltuU tofoflerò compiute, e pia da migliori artefici fo- no ammirate-, attefe * e contemplate ^ che fé dal Buonarrmto l'ultimo artificio aveffero avuto, In tefta diquefla fianca (oprami gran Tilo antico fono collocate le due figure diFincenxio de' Rpffit cotanto da gli uomini dell'arte celebrate* ed À fiùdi fi vede una * Troia, onde pò fc4a ha prefo il nome quefi'ope-
ra mar avigliofa y è figurato "Paride> quando ra- fifeeElena, con sì gentilefiudio , con indurrla così difcreta, che fimili alle migliori fiatucJ.» mofìrano non effere indegne di aver luogo itu quella fianca, dove anno albergo le (ìatuede* pia fovrani artefici . E certamente fi moftraj* Taride di viva anione > di naturai prontezza, e quafì nel moto delle braccia , e nello fpirar del volto volere operar quello, che ha voluto f eccel- lente artefice, che adoperi, Elena èbellijfima tiefcvotta, nel petto , nelle braccia ; e pare, non /o in che modo, che fia il marmo carne diventa- to , così ogni parte del corpo è morbida invifla, edoltraogni filma gra^ofamente dilicata. In te fia della finifira loggia dentro di quefio Va- la^zoegli ci ha in una Nicchia un Èrcole di marmo di artificio antico, alto cin*
que braccia , filmato molto da chi molto è in*
tendente. Dopo le fatiche fembra di ripofarfi
, . • . fopra. u
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T4© Bellezze di
, fopra tatua may^a, la quale (mentre che fin
dritto in piede) fojìiene la fimflra /palla, è ma* ravigliofa l'induflria , che fi cono/teinqkefi a fi- gura 'perchenella tefìa, che pur viva, nelltu mani ; e ne* piedi fìmili alla carne fi-fa palefe il -valore dell'artefice di quefia opera, quanto è grande <> quanto mirabile\,tfiupendoì-Jlmmh vano la difpofizhnedelle membra quelli, che in tali affari fono ufati, le quali carnofeyVcorira- ra intelligenza fabbricate mofìrano tutta la per* fona , che fìa vera, ed a quella ychc è viva idei tutto conforme in ogni parte. Egli (peroekèha nomadi efiere fiato di valori? cccè(fivo\) èmeim bruto virilmente :,e mofira fierezza ìmfMfem- biante , dicevole molto a quei fiuti y che con fi gran fatica, e con figramfudore adoperò . Edi vero in ogni veduta è lodata quefla figura yeper vivezza tenuta mirabile, -e rartffima. lo lafcio_ 'di dire di molte altre fiatue del Giardino i.edel "Palazzo, e degli ornamenti ifquifiti, "del nòbili artifìci], perche troppo non fìa diffufoil'mgie* namento: ma in cofa preferite meglio pu&t.e cAmh prender, l'occhio, e pia a fé fteffo far fedeapie* no > che in carta io non tfcrivo. ■Faccrafi'pur.eìf credere ogni nobile ingegno -., che neffuno artifi- cio y neffuna fianca adagiata ottimamente'fnéfi- fun regio ornamentò ,nefjun commodo di com* fiuto edificio t neffun nobile diletto effer nelle cofe di natura,, che inquefio Taluyzo magnifico, e fovrano non fi tra vi, e che da lui s come da vi* vo fonte, non ifeaturifea. Orq perche è vicina il mata viglio/o Tempio di S. SPI- - |
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Firenze; t$t
S. SPIRITO, .egli pare per ciò co/a di
ragione, che dopo il Vaialo de' Vitti alquanto a quello fi pieghi il fentìero ipofcia che fi picchi tratto di via fi dee fare. Fu fatto quefio nohi.. li fimo edificio dall'animo liberale, e dalla di- "pozione Fiorentina: perche fcn^a guardare ad alcuna fpc fa conferirono gli uomini dei Q/tartie- re tutta la femma di danari con fi ardente affet- to, che non pafsò molto, che l'opera al difidera- ' to fine fi conduffe. Ora quanto fia bella, e -per. fo di fé riguardevole, mentre che fi mira il fat- to, non è di vero di parole di bi[fogno, Voleva, Filippo di Ser Brunellefeo » che ne fu architetto , fituar la Viaria di queflo Tempio altrimenti, e far che rifpondefie là Torta principale in fu U riva d'Amo : Mi gli fu contefo il fuo favio avvifo dell'animo di coloro, che troppo duri ìris fuo penfiero, non vollero ancor con prezzo con* cedere giammai il fito delle loro e afe, le quali abbattute doveano far luogo alla Viaria, ed alla Chiefa. è fatto queflo mirabile edifìcio con ordine Corinto, e fi come è per fua natura, così alla Ufi a di tutti femprc è riufeito magnifico , e nobile, e nelle fiacre bifogne molto accottimo» dato. E largo il corpo della Chiefa LIV. brac- ci** t'fi fìende in lunghezza CLX. Bellifftme^ fono le colonne di pietra Bigia, divi fate con forn- ata grafia: e le tre Navi in fuo magnifica fem- èiante perche fon fatte per ufo di cofe fiacre » empiono la vift*didivovone,e dì diletto. Net- la' |
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14* Bellezze dì
la Croce pofcìa di detta Chiefa in alto rìfponde
al me%zlo una Tribuna bella oltra modo, e dita- le ornamento, che fimilc alla forma del Cielo ha 'data occafione, che in queflo luogo fìano ftate^%
rapprefentate /acre anioni con iflrotnenti arti* fi^ioft, e con mirabili ordigni. E^quefta vaga Tribuna condotta col difegno, e con Ietta- tile del Caccini. Fu fatta a fpefe della nobil Famiglia de* Michelozzij, che fenza verun_, rifparmio impiegò in quefta fabbrica cento migliaia di feudi : è di figura Ottagona tutta ài marmi Carraresi fi bianchi, coinè unirti, e eircondata da vaghi balaulH: S'alza nel mezzo un vago Altare tutto di pietre, dure commefle, ed è il Ciborio fatto da Gio: Ba- ■tifta Cennini della mede/ima fatrma_. molto riccamente lavorato nella vifta del quale fa lede l'occhio della magnificenza, e de' gran concetti, che ha quefta famiglia-, avuto , e la premura d'impiegar femmo groil^me di denari ne' fervigi di Dio , e del- la Chiefa Santa iua , ne mancano in qucfti tempi degni germogli della mede/ima, eh* efercitando gli attidipietofa liberalità fan- no provare a'bi'fognofi di efla gli effettiva - gloria del Signore , ed in augumento di loro
• eroiche gelte . \Al melodi quefla Chiefa fi
vide (otto l'Organo una belliffima $agrefiia,con-
dotta coi dtjigno di Simone Voliamolo, chiama*
t to il Cronaca : la quale è tenuta coja rara, e da
gli uomini intendenti oltra modo ammirata. Si tro-
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Firenze. 14 ?
trova in q ne fio luogo una tavola, che gli artefici
lodano molto di eccellente colorito di mano di Filippo Lippi, che fu Frate Carmelitano, e_> pittor molto capricciofo; ebbe quelli un fi- gliuolo chiamato Filippino a diflinzione del Padre, eflendo di lui non men celebre 3 e ri- nomato dipintore, dove ci ha una Tyiadcmm col Figliuolo incollo> con .Angeli, e con Santi d'attorno molto naturali y e molto vivi. A fron- te della porta di effa Sagrefha vi è un S. Fia- cno in altra tavola di mano d AJeflandro Allori; è ancora nella mede/ima Sagrefh'a_» fopra la Porta perdi dentro dipinto in una lunetta a frefeo l'apparizione , ch'ebbo S. Agoftino in riva ai Mare dell'Angelo in_, forma di piccolo bambino, che vuol con un nicchio votarlo, la quale è fatta da Bernar- dino Puccetti . Fu fatto il Campanile di qnc~ fi a Cbicfa coldifegno di Baccio d Jtn^olojl qua- le perche da lui non fu finito {perocché è filmato di fomnia bellezza) per ordine del Gran Duca ■£ofmo > fecondo il divifato di Baccio, a' noflri giorni è fiato condotto a fuo fine. In Chic fa po- jeia' fopra il me%zo tondo } che è pòfi'0 fopra^ Imitar maggiore, fi vede un Crocififfo di legno di mano del Buonarroto : il quale dagli artefici è tenuto in jommo -fregio : e quantunque fa fia- to fatto né* fuoi pia verdi anni è bello tuttavia y e mirabile, e fa fede nel gran difegno, cornea nell'età giovenile di quefio nobile intelletto ancor Sor iva mirabilmente-il »aiore.; JMstfcgtjitan.* ^«;: c< do da |
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t 44 Bellezze di
do da quella mano il cammino verfo il Coro
fi trova la Cappella de' Bardi ; è in quella tavola eiE-
pjzta la B. ( hiara da IVonte Falcco c\i mano ci Iacopo Vignali 3 feguitando dipoi l'ordi- ne del Coro fi trova la Cappella de' Cini dietro al Caro fi vede una
tavola belliffìma, quando Chriflo pronuncia la fcnten%a /opra la donna adultera , condottagli innanzi da Giudei di wano di iAleffatidro ^Allo- ri-.dove fono pronte tutte le figure, naturati, e con vive attitudini esprimono quello felkemen^ te (he narrano le [acre lettere : ma la donna adul terd è fiata mirabilmente effigiata. perche men- trechè da una parte con un panno ficuopfe il vìm fo 3 che è tinto di vergogna , arroffa nell* altro ti- fi?ero fan. ente, e moflra alla prefen%a del Salva* tcrc di aver pentimento dì fuo fallo, e in atto di- cevole al caf& intervenuto fcuopre l'animo, e il p enfiero >, e fa fede a pieno, eome nell*efprime~ re il cojlume,che è eofa l'eredi hi Ime te malagevom le , quefii è fingo lare artefice ■> e fen%a pari nella Cappella Titti fono effigiati i Martiri dì
piano di Aleflandro Allori : gli ignudi fono bdìiffìmi, ma qualche attitudine a molti no fodisfà Tre fio alla $ agr eflia ciba una tavola di mano di pignolo Bronzini alla C appella de' Cavalcanti, fatta con grande
artificio: dove è dipinta la "Maddalena pronta molto,,e in atto di [anto affetto moflra di appref- farjì al Salvatore* quando egli informa di Hai'- tolano
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Firenze. 14?
tetano conforme à quello, che è ferino nel Van»
gelo : Noli me tangere : fi. tira indietro, e con bella maniera di per fona , come fa il corpo Stivo per fua natura, ma l'attitudini fecondo al- cuni fouo un pò sforzate : IV fatta adorna que fta Cappella dipn\iofi marmi, ordinati con gentile ìndufìria : e fenza dubbio nella ricca vi fta dir fi può te, chefio. mirabile, e rara, pillato a que flanella ' * Capeilade' Dei è collocatala maravigliofa
tavola deiBfiJJo, pittor Fiorentino'' quefla non foto è vaga, e colmi di fovrano artifizio, mas procedente da mirabile artefice è giudicata di bellezza oltra tutte fingolare, Efprime felice- mente il moto ciaf cuna figura , e naturale in Jua Attitudine ha fembiante vivo , e di rilievo* E di vero fi come era il ftpffo intendente molto del* le parti del corpo umano, della notomia, così iti quella pittura diede faggio di fuo faperc, il qua- le fu molto fuuro e mirabile. Sono addofio al* la perjona aggiufiati i panni con gran giudizio , fi conofce il corpo ignudo intefo con raro ftudio ma è bella a maraviglia una Maddalena, che ci è nel volto, nel collo, nelle mani, e nella dolce%* -%a del panneggiare, ora col chiaro gagliardo unita tutta via con quello, che è adombrato, ora. col nero , che vi e /curograndemente, fa mofira, di donna viva, e molto naturale . Mail $. Ba- ciano ben ftmbra in atto mm, che favelli, e_> (pacato dalla tavola ha fembiante di corpo ton* 4oì e quafi di carne,e d'ofia promette à fé l'occhio « -'t K di chi
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" i4# . Bellezze di
dì chi contempla, in un certo mòdo il moto s £>
leparole* è divìfatobordine delle figure Jenna fatica , fono dijlefi i colori fen^a Jìento, ed ha, il componimento del tutto tanta gra %ia in fé, ta* ta beitela » che maggiore in fintile affare non ■pare , che fi pofla difìderare : vi è poi la Cappella de* Segni> da banda del Coro, qui-
vi è una vaga tavola di mano di Ridolfo GriI Jandaio, e Michel di Ridolfo : poi fèguita la Cappella de'' Corbinelli ove fi tiene il SS.
• Sagramento, è quefta tutta introitata di -ar mi Carrarefì fatta con *aghi adornamenti da Andrea Contucci dal Monte $„ Savino; molto vaga : più oltre fi giunge alla Cappella de* Frefcobaldi, nella cui tavola è
effigiata l'Annunziazione ài VJaria fempre^* Vergine di mano di Sandro Rotticeli!-.' Cappella della Pamìglfa'.det Polpe o^i dee*
ti Bihotti j ov! è dipinta una Vergine di ma* tìo di Ridolfo Grillandaio.' fegue dipoi la Cappella de Pittori quivi è una tavola di
•mano di Giotto ; è quivi fepolto il Senatore Aleflandro Auditore dei Gran Duca uomo di Angolari prerogative: fegue la Cappella de* Hidolfi è quivi l'Adorazione
de'Magi fatta da Aurelio Lomi di vago co- lorito .'fono nella predella due belle ftoriet- tine , che una la Natività di Chrifto, e l'ai* Ira h Prefentpione al Tempio rapprefeh- la, viene appreflo la Cappella di Gino Capponi in quefla tavoli^
fono,
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Firenze. 147
fono dipinti di mano di Sandro Botticelli
ì tré Archangeli, che fono mo'to va^hi, e ben dife^nati : allato a quefia ci è l'altra Cappella di Neri Capponi : è nella, tavola ef-
figiata la Vibrazione di Maria Tempre Ver- gine di mano dì Pier di Cofìmo, quale fu maeftro d'Andrea del Sarto, è in quella di* dipinto un S. Girolamo che fcriveche è mi- ra colofo , poiché fi nel]' attitudine come nel colorito, enei difegno è vaghirìimo; dalla mano manca vie dentro ad una graticola il Sepolcro di marmo di Gino, di Neri Cap- poni aliai ben fatto. Segue camminando più oltre la Cappellade' Nnfì ; Quefta tavola è la ce*
pia duina di Pietro Perugino la quale fu co- piata da FeliceFicherelh detto Ripofo»ed è fatta con tal diheatezza, che vie chifti dubbiofbfe eilendogli data l'elezzione più quella di Pietro di quella di Felice pigliaffi> poiché Je pitture di quello fi anno in grandif firnaftima. Vi fono due altri quadri, cHcl> fono un S. Francefco „ ed un S. Antonio di mano dei medefimo Felice molto vaghici quali ne! lor genere non cedono in bellezza all'altre pitture, ch'in quella Chiefafi veg- gono : ieguepoila . - Cappella de Merli : vi è una tavola ov# è la
E, V. M. S. Martino, e .S. Caterina , di ma- no di Pier dì Cofimo , trova/ì più oltre la Cappella Vetrini, eh'è poita riinpetro a_, K 1 quella
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T48 Bellezze di
quella de* Dei; La tavola e dipinta dal fa-
lente pennello dd Paflignani uomo di molta eccellenza nella quale ha effigiato un S. Stefa no: Vedefi il Santo intento alla contempla- zione di Dio, e di Tuo martirio non curante ; i lapidatori co vaghe attitudini fcagliono co molta fierezza le pietre,e nella forzaglie fan- no in tal'atto, ha ben inoltrato q li erto valo- rofo artefice lo'ntendimento, e cognizione, ch'aveva de' mufcoli dd Corpo umano,i qua li fon così ben fatti,ch'ingannano l'occhio di chi attentamente gli mira , ma procedendo più avanti/ì trova la Cappella de' Cambi rimpetto alla Cappella,
di S. Tommafo da Villanuova.- è in quefta unabelluiima tavola di mano dello Strada» no nella quale è dipinto il Salvador del mon- do , che con la sferza (csicch quelli che ven- dano , e comprano, dal Tempio : i quali meffi dal terrore di quella Maefti in fuga , fanno, vari feorti ,.ed attitudini, fra le quali vi fono alcuni bracci , ch'efeon del quadro molto bene inteiì, e con fomma franchezza condot* ti. fegue poi la Cappella di Cino di Ser Marti?io>che oggi è de
gl'Alena ndrini, fono in qtiefta tavola dipinti due Angioli, ed una Nunziata di mano del Francia Bigio códifcepolo d'Andrea del Sar- to, i quali fono vagamente fatti, e fì ne* panneggiamenti, come nel colorito, ed in Ogni ior parte (un degni di ìlima. fimo alla, pQYta
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Firenze, 14?
porta delia pìaiga alla
Cappella di Guglielmo del Riccio fi vede
ignudo un Cbriflo di marmo, che tiene la Croce fatto da Taddeo Landini Fiorentino : an^i ritrat to da quel di !{oma del Buonarruoto ; il quale da man deflranella Minerva è in tefta del muro* che regge la Cappella maggiore, Era il Landi- no di età di xxi. anno , quando con /ingoiare^? (tudiocondufie quefìa.figura. E di vero cavata da fifovrano artefice non è fiata picchia lode il conti'afare inguifa le braccia la tefla, l'appicca- tura delle altre membra con quella dolcezza , che oggi (cotanto è fimile à quella ■> che è im- mitata ) a chi vieti in Firenze par diveder quel* la, che fovente è fiato ufato di vedere in I^oma. Nell'altra Nave, che è di cofia alla Cappella di Gio: Bacifta del Riccio è film-
ata una Madonna parimente di marmo con Cbri- flo morto in collo » imitata da una altra del Buo- narruoto y la quale pofia oggi in S. Vietro di ì\p- ma nella Cappella della tergine della febbre , tanto è famofa al mondo, e con grido tanto ono- rato ricordata: è di mano quejiadi Giovanni dì Cecco Bigio ì artefice intendente, ed accorto, co- me fi vede fatta con fomma pa^ien^a , coti* molto ftudio : perche chi none fiato in 1{pma, contemplando queflo lavoro yfa ragione in Firen- ze > quanta effer dee la maraviglia dell'artifìcio, che fi trova in quefìe due figure del Buonarruo- to : Si mofira la Madre di Dio trafitta da dolore, quale all'ccceffiya pietà di un fmgolarc affetto $ K l dice*
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*$<* Beffezzedi
dicevole : la bellezza delle membra è■mirabile,
e rara, ed ari cor nel marmo /pira ti divin fnn- biante riverenza ,e chi riguarda ha for^a gran- de dì muovere à divozioni •. Bora., :«t cwcht io fta quefìo trattato troppo diffuso , molte pitturey che fon in quefìa Chiefa di fingolan artefici fi tralasciano « e perche puote chi è intenderne^ comprender-con Cocchio quello , che non è feri- to i fenza far pregiudizio all'altrui virtù, à narrare altre co fé pafìeremo. Si conferva iyu quefìa Cine fauna picchia moneta dimezzo Giu- lio con l'effigie della Madonna ' la quale in Em- poli n che è t alleilo ledici miglia di lungi da Fi- renze^daun foldato, mentre , che nel giuoco befhmmiando con di (per azione fi rìfcalda, ìrafiu |
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tu col pugnale gittò [angue miracolo faniente , e
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e
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dal Ftfcovo di Firenze, che era Frate dell Or-
dine di Santo .Agoftmo, come altresì fono i Fra- ti , che ci Hanno, fu condotta pòfeia in quefìa , Chic fa ,e fi tiene tn grandifjìma riverenza. Ci è una gamba di San Barnaba : vi è unCrocififio, che fu portato'dalla Compagnia de' Bianchi di loritan paefe, /' anno MCCCXXW. emoni dipefie iti gran parte fu la (ciato in Firenze : da tutti, pof eia è fiato tenuto in grandiffima divo- zione . Ha quello Convento"/ i * i Chioftro, de5 due che fono in effo, con be" tifone coloi ne, e cornicioni di pietra br^a facto col di- fegno dj BartòJomeo Amman nati con archi- tettura ben'intefa .• fon noi nella telata od J\cfatono di mano ài Bernaidiìio Puc.ret. tiiii»
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Firenze.' tft
tidìomte'tfeazzioriidi Chrifto Nofìro Si*.
Quella di mezzo fi è J'u Ititna cena ,• l'altra da man delira le nozze di Cana Galilea rappreJ tentante: nell'altra l'apparizione a due difce» poli Cleofas » e Luca fì rapprefenca > ogn'una è per fé maravigliofa , e rieiiìpiono-unite in- itemela facciata di vaghezza, e l'occhio di Jlupore : Nella ftanza^ o ricetto avanti s'ea tri nei Refettorio è dipinto nella volta dal medefimo un S. Agoftino, molto ben dife- guato, e quivi (ì conferva una bella Libreria. Da quefla chiefa di 5. Spirito non è dilungi^Sa- ta Maria detta il CARMINE, dove abitano in gran nu-
intiero frati Carmelitani. Eia Chiefa, come fi vede > fpa%iofa, e molto antica : e comecke nm fia fatta fecondo il modo lodevole di architetta* ra 3 che oggi è in ufo , tuttavia è commendabile % piena di cofe rare, e di pregio. Ddmandejìr& adunque a canto alla Torta è la ^ ■■ n i > ; Cappella de' Marrùbi, è nella Tavola; di
ir ano di Bernardino Monaldi eirìgiato il Fuv nerale di S. Alberto Carmelitano, è ftimata da gl'intendenti quantunque non fia finita ; camminando verfo l'Aitar maesiore fi uro- va la b* Cappella de* Cartellini del Falcone, è iru
quefta una Tavola dei Paifignan" ov'è dipin- ta. l'Adorazione de' Magi: è quell'opera mol- to itimata ficcome tutte 1.altre di quefto dai* gente Maeftro, fegue la K 4 Cap-
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•xf» Bellezze dì
Cappella de* Botti > è una tavola dì mano dì
Oiorgio Safari, fatta con maeflrevole induftria» e lodata da tutti. &'fatta la Madonna con dol* ce aria, e nobile, di per foia fvelta, e gentile $ come pare » che in fovrana bellezza fi rithie^* ga : Ey mirabile la fua viltà , che dolente'per lai morte di fuo Figliuolo > che, vede in Croceyefpri» tne con bella attitudine dolore incon(olab-ì<Lj * v4 pie della Croce la Maddalena altresì conprott ta attitudine , con (embiante afflitto » fen^fèk ftento di colorito pale fa quello felicemente > che "polle il fa vis artefice•, che moflrafie, cioè ani* mo sbattuto da cordoglio, ed olir a modo tra va» gliato. Il Cri fio in Croce con maniera morbida , come fa la carne del morto, calcante, e languì» do rende quefla tavola colma di divozione, e di gravità. Nella Cappella apprettò di Matteo Brvmefchi*
è una tavola di mano di Girolamo Macchietti, Quefii con gran giudizio ha fempre nell'arte firn adoperato > come fi vede in quefie figure, the^a ¥lAjlunta della Madoiina cirapprefentano. So* no belle le tefle degli ^poftoli con vive attitudi- ni i e la Madonna parimente è fatta con btllaj grafia , e con dolce colorito è il tutto ordinato » condifegno fiabile, e pregiato inguifa » che egli no n è arteficey che non dia lode al valore di quel» lo, eno'l commendi. Da mandeflra parimene te nella Cappella di Girolamo Michelo^zi , Cava»
liere di $, Stefano ,èla tavola di Santi Tifi : do*. - . ve è
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Firenze; mj
*è è dipinta la Natività di Noftro Signore cotti
molto artificio ■> egrandiffìmo disegno, e bella U Madonna, la quale attentamente con occhio di divota vifia adora Chriftò nato » Stanno iVado- ri » mentre che contemplano, ammirati* e con Semplicità dicevole a (uà condizione, fanno ri- ■perenna al Salvatore, Ma tra tutti riè mira- bile un fanciullo venuto cu Vaftoriyil quale pre- fo da maraviglia fi volta in alto , e mirando i eori degli .Angeli , che annunziano la pace ìyl» terra » relìa attonito, con fi beila attitudine , e ton tanta bellezza, che fembra diefìer dirdie* ito, e del tutto vivo,e naturale, fegue la •« Cappella Biu?yzi, è in quefta Tavola tinjLj»
Visitazione ài mano d'Aurelio Lomi dì va- gocoloritoj fi vienpoi alla Cappella Torni, ov'è una depo/ìzione di *{•
«limanodiGio: Navefi difcepolo del Vafari molto bella : Son difpofte le figure a' lor luo- ghi molto acconciamente » Cappella de' Brancacci fono molte pitture
filmate molto da gli artefici,' e da gli uomini in- tendenti » di mano di Ma faccio , pittorrariffimo : onde a quelli, che feguirono pofeia, e (iato feor» to il fentier* di adoperare ottimamente nella pit- tura . Cont fonano ftudio fono fiati efprejfì da quello mirabile artefice molti fatti miracolofi di $. Vietro con infinita bellezza » Si vede pronto * quando rifufeita i morti, rifanta gli attratti con vive movente > e naturali attitudini. Non fi fa- biano gli artefici in lodar U viveva, che mo- (Ira
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?54 Bellezze di
fira quefto Santo, quando del ventre delpefce»
come da Chrifio gli è inpcfio, cava la moneta » onde dee pagare il tributo . E pronto altresì chi rìfquote : il quale ne' danari, che tiene in mano «, affidata la vi (la , mofìra in fuo fembìantc un $.€•>■ ftderio dell'oro altra modo affettuofo . JVella fio* ria3 dove qtiefto Santo dt Dio battezza ; olirai molte figure , che fono mirabili* egli ci ha uru> giovane, che è ignudo, e par di vero > che tremi in atti così veri, che in fimde affare non fi muo* "pcpia vivamente, chi è vivo. E ammirataque* fìa figura dagli uomini dell'arte* e da quelli, che fono intendenti, e dell'arte fi dilettano > è fiata ritratta molte, e molte volte : e tutte le figure apprefjo di queflo nobiliffìmo artefice non falò jofio tenute notabili > "ed in pregio, ma concorren- do in utiPólére gli uomini di gran giudizio > af* 'fctma&a, come nella pittura dee ogni artefieej* ogn miglior fapere da quefio pittore , che è fiato nell'arte fua un miracolo 3 del tutto riconofeere» Da coftui anno apparato , per non dir di aUri,che fono di numero grandiffimo, il dtvm Buonarroti l'eccellentiffimo ^Andrea del Sarto, ^affaci da^ Vrbino tanto fovrano > e tanto raro , quella, maniera s che /opra tutte mirabile pia dt tutte àncora con onore è ricordata . Ed m ciò tanto più dee effer quefio artefice commendato » quanto meno ebbe ne' fuoi tempi chi di adoperar nobile mente nella pittura glt aefjt lume'; il quale mWm vfeuro dell'ignoranza , ancora nella fua pia ver- de; età {perocché non fafsò il termine iti xxvi. » : . anni) |
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ìttniit™^'1'-****'
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Firenze; 15?
anni ) drtndftrè a chi feguì pofeia il •vero (entie-
ro, e lodevole della pittura. Dipinfe Ma/accio oltraquefio nel primo Chioflro di verde terra la, cirimonia > quando quefla Chiefa fu confagrata. Si veggono i cittadini, che vanno in ordinanza dietro alla Trocefsionc con bell'ordine a cinque, e fei in fila. Ci fono ritrattimolti gentil 'uomi- ni dal naturale•• come Ritorno Brancaccit pa- drone della Cappella, 'Niccolò da f^ano,Gio- vanni di Bìcci de* medici, Bartolomeo Valori : e vi è appreso effigiato Filippo di Scr Brunclle- /co in Roccoli y e Donatello con bella maniera >e "pivi fembianti, con artificio mirabile , e raro. ^Ammirano gli artefici il gran faperty che nella prospettiva moflra queflo pittore: perocché, come è la natura di no/ira vifla , a cui le co/c di lonta- no paiono minori, e quelle maggiori all' incontro* che fono da prefio : così con bella gratta dtmi- nuijcono a poco , apoco le figure , che fono difeo» fio, € quelle, che fono vicine , fono maggiori al- tresì 3 con tanto giudizio ', e con tanta arte, che non refia chi è intendente, di ammirare quefta pittura -, t di lodarla Jommamentc » Da man de- lirane Ila Cappella 74'amtti, acanto l'aitar maggiarfe
«tal Corno dell' Epiftola : La tavola è*~dì ma- no di Giotto del tjuale è anche tutta la C ap- pella dipinta a frefeo, e mentre era dal me- defimo Giotto dipinta, vi affifteva S. Andrea Cor/ini, ch'era di famiglia nel medemo Con vento , ed era Conferire di Vanni Manetti, che
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1^6 Bellezze-dì
che lo Jafciò efecutore di fuoTeftamento or-
dinando in quello,che tal Cappella fi dipi. gnelTe : è dipinta in effa la vi à di S. Gio: Sa- tina affai bene rifpetco a quei tempi : più ol- tre è la Cappella Tugliefi: è tutta di mano dello
Stamina, fi la Tavola come tutta la muraglia a frefco ■..■■ . . ■' Cappella Maggiore, è un Sepólcro di mar-
mo di Vier Soderini, fatto col difegno di Bene- detto da Rp've'zj.ano con gran giudizio, e con ra<~ ra bellezza , E ricco l'ornamento, leggiadro, ed in ogni parte grazio fo : ma un panno di pietra ne- ra con fembian^t dì padiglione, che mette in-» me^zoun fregio di marmo bianco, dimoflra così Bene l'opera tutta divi fata, che a guifa di velht • to, o di rafo nero > mirabilmente fa moftra co>l? belle pieghe di panno, e non dì pietra. Nel voi* ìar della Croce dopo quejla ftgue la Cappella t{offi, è quivi una belliffiou Tavo-
la dedicata a S. Alberto Carmelitano, vi è di- pinto efìo Santo con S. Francefco, e S. Do- menico, *ed un S. Niccolò molto vivo, ope- ra di Matteo Roflelli. Ma fegtiitando verfo làportavièfottoal Sepolcro di S. Andrea Cordai un vago qua-
dro, quale è di mano di Bernardino Puccetti nel quale fi rapprefenta il medefimo Santo » che è cintq da. buon numero.di Poveri a' qua- li difpmfa. molte limofine : è quefta una dell'- opere migliori di Tuo pennello a legno, che f.w molto |
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Firenze. 157
molto in quella ha variatola fuamaniera^
degna di grandfflhna ftima per ogni conto : fegue poi la Cappella di Iacopo Canicci, molto dagli
artefici commendata. Ci ha dipinto il Nàldino , quando Cbrifio rifu/cita il figliuolo della Pedo* *pa di Naim con molto giudizio , e con grande ar- te. Sì vede il giovanetto di bellissima incarna- \10ne, e col color pallido^ e /morto, ma in alcun luogo con fembian\a di vivo, mojira non fen^a grave fenno con virtù divina, come miracolo fa- mente è da morte à vita rivocato. La Madre ri- volta a Chrifìo in atto di pregare, col volto, con le mani, e con viva attitudine ifprime una bra- ' ma, quantopm efferpuote,, affeituofa, perche le fia la grafia 3 che chiede, conceduta, Ma Cbri*. Jìo fieno di riverenza* afcoltando ladonna,al%a in atto la defira in Jegno di fallite, con maniera . divero naturale in guifa ,'che pare dì rilievo, Doppo qucfla fegue la '■ Cappella de' Gamber'efebi, ove ài mano del
Butteri è effigiato il Centurione, che ingi- nocchiato avanti a Chrilto gli chiede la l'ani- ta per il figliuolo ; Dalla parte di Chriilo fono molti Tuoi difcepoli con bella attitudi- ne , e dalla banda dei Centurione fono molti foldati ch'efprimono affai bene la maravi- glia caufata in loro da quella nbvità : Evvi anche una belli/fima veduta in lontananza^, con un Tempio da una parte di mirabile ar- , chitcr,t,tira j ed un pattino in collo ad una^ fen>
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158; Bellezze di
femmina è maravijr'iofo: feguela
Cappella de' Cartellini della Cervia t E inj
e{Ta un Chrifto, che fa orazione nell'Orto: fi reggono gli ApoftoJi addormentati, e Io- turbe da lontano fi veggono venire per preti der Chrifto nell'ofcurità della notte : coia ai», fai bella di mano del Naldinis Cappella di Santa Agnefa, che à qttefta è
dì cofta fi vede la tavola di Batifta Naldini di va go colorito, an%i raro in ogni parte. Ha egli finta l'aria dolcemente tinta di [curo per lanu* ?ola y da cui circondato il Salvatole faglie al Cielo ; e così e/ce fuori della fuperficie del piano ogni figura , aiutata deliramente, ove bijogna\ col chiaro, che di certo fembra di rilievo : imi- rubile la Madonna, ed è fatta con infinita gra* %ia » la quale con le man giunte volge lavifloL» quaft con foffiri verfo il Salvatore^ così chiun- que a lei è d'ihtorno 'con le mani , e col volto fi drizza a quella con movenza dicevole, con atti- tudine ontfta ; onde in chi contempla nafeono fanti peri fieri » e divozione, e fatto il Chrifio con molta arte ,egli jLn%eli, che con bell'ordine gli fono intorno s quello, che narrano le facre carte efpnmono con ifiudio lenita fatica y e con indù- fina fetida fiento . Le due donne y che fono da ■ha fio Santa E lena , e Santa tAgnefa mofiraìiGwn* ntankragratde f naturale, e felice di vere % per- che fimile quefio pittore a'migliori artefici, i quali nel difigncre fi bapropofliy è lodevole in ógni optra, ma in quefio. è » comcavv.ifa ciafctt* m
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Firenze» 150
no nonio i che è intendente, maraviglio fo. // ri»
tratto di marmo, che fi vede allato # quejla Cap- pella è di Maeltro Giuliano dell'Ordine Carmelita-
no : il quale ne" /noi tempi é flato raro nelle fa* ere lettere > e nelle discipline matematiche ecce!- Icntifsìmo. .Allato aquefla Cappella, di Santa uignefa fi trova là , Cappella degli Midoft -, è in quefta Tavola
di mano di Gregorio Pagani effigiato lo ri- trovamento della, Santa Croce proccurato da S. Elena, co! miracolo fatto nel rifucitare il morto j più avanti poi, cioè a canto aJIa_» Porta da mano manca vi è un'altra Cappella di S* Agata'* È quivi una bcllif-
fima Tavola di mane di Bernardino Puccet- xXi ov'è dipinta la Vergine Santifs* che fa orazione, e Dio Padre nel Paradifo ordina all'Archangelo Gabbriello l'Annunziazio* ne : E quefta maravigliofà in ogni fua parte iìccome tutte l'opere di queito ingegnofo artefice. Fra r vna Cappella % e l'altra è dipinta fa-<
muraglia a frefeo di mano del Puccetti, fono ritratti gli Apoftoli maggiori del naturale* e (opra ciascheduno di efsi è in vna iftorictti na effigiato il loro Martirio * quali opere fu- ron latte mentr'era giouaaetto> che gli die- dero gran didimo credito, E anche adornato il Conuento da due va-
ghi Chioda a e da vaa copiofa libreria : Ntl fecon-
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i&ò Bellezze dì
fecondo fh l'olirò è nella tettata dipìnto un
facritìzfò ài Flia di mano del medefimo Puc- certi molto limato. Si confervano oltra ciò in quella Chic fa molte Reliquie ài Corpi Santi con moka riverenti*,
delle (filali porremo qui alcune. Ci è unatefta delle undici mila Vergini ^ un piede di S.^Agne- ja : l\eliquie*di S. ^Alberto di Sicilia dell'Ordine Carmelitano: il corpo del Beato ^Angiolino fotta' l'altare de* Lanfredini in una cafja. Ci fi con- ferva altresì il corpo del Beato ^Andrea de' Cor*». fini già Vescovo di Fhfok: ci è un Crocififfodim finto in legno 3 il quale po^o nel mc^zo delleu fiamme 3 a bruciando il luogo per tutto, dove e- vii era, fu trovate pofcia miracolofamente inte*, ro.fèn^a che gli fofje fatto dall'incedio mwumet®* Oltra qnejh alla Cappella del Chiodo è un'altro Crocifijfo, grande quanto il naturale 3 il quale parlò al Beato ^Andrea de' Cor fini y rivelandogli la ìotia, che Niccolò Ticcininoda* Fiorentini uvea ricevuta . Non potìo paliar con filenzio uji_» n< tacile errore del Bocchi nella Cappella Biancaccij dando egli tutta la gloria di fi beli' opera a Mafaccio da S.Gio.* il che ftimo più tolto fia per equivoco, che per Itudio fe- guit: jéffli è dunque da faperfi, che quefta Cappella fu cominciata adipignere da Ma-. fchiVodaPanjcale, dopo eh'egli ebbe fatso la figura, di S. Pietro allato alla Cappella del CrocitìlfoYdella quale conduffe a fine una ; parte, cioè là volta dove Ghriiìo toglie ds^le |
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Firenze, iSt
reti Andrea V e Piero : il piant© del medefi-
mo dopo aver negato il maeftro : la predica- zione: il naufragio degli Apoftoli,' quando S. Pietro libera la Figliuola,e quando va con Gio; al Tempio, ove libera io 'nfermo col fé- gno della «f* al quale non aveva che dar per Imiofina ; ma per la morte di Mafolmo re- flato imperfetto il relto dell'opera 3 fu data a finire a Ma faccio fuo allievo, e prima d'ogn* altra fé, come per faggio, il S. Paolo ch'è pref fo aUe corde delle Campane, ch'è il ritratto ài Bartolo Angiolini : fini nella Cappella già- detta la tìoria della Cattedra, il liberar gl'in- fermi, il fufcitarei morti, fanar gl'attratti con i'ombra>e quella dove fei. Piero cava i de- nari dal venere- dd pefce, e queirApoftolo, chea nell'ultimo è il ritratto dello iteUoMa- faccio fatto da fé allo fpecchio ; fua è ancora la Storia dove S. Piero battezza. La refurcz- zione del figliuolo del Rè .rimafe per la^ morte di Malaccio imperfetta, che fu finita, da ^ihppi^ocpi reito, come ciò atteifca il Va* fan nelle vite d'amendue quelli artefici a^ car, 288.eap^. ed,*! Borghini nel 3 Jib. Nel altra teitata delia Croce , e così ritn-
petto alla detta,fan di prefente U Marchiar* coloni, e Neri Corfini fabbricare una vaga Cappella per collocar in ella il corpo di S.An- qtea Cornili, rimovéndolo dei luogo antico, qv'e (lato lin'ora: farà'queifca molto orrevole finta iacroitata di aiarmi Carrarefi, e bia% l* chi >
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IÉMHM^M^^^^^^^^MllMaHlaliaMMIIHHHaiailllBliaHaMHHHIg
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j6i Bellezze di
chi ,e raiftiacconciamente divifati, e come
Ja bifogna richiede ornata* è il difegno di Gio: Frane» Silvani nomo di molto intendi- mento in cotali aff ari,come l'opere fue dima ftrano. Nell'ultima parte della Piazza del Carmine verfo tramonta a a fi trova la Chiefa di S. Friano m quefta Tono alcune-*
Pitture affai buone come una tavola di Lo- renzo di Credi, ed un' altra d'una N. Dòn- na a federe con quattro figure intorno di ma> nodiPierodi Gofimo, Sonovi ancora in un mezzo tondofopra un'altare molti Serafini ài terra vetriata molto belli di Luca dell i^, Robbia: Vi è ancheuru tavola del Parfi^na no quando Chrifto illumina il Cieco, ed il Martirio di S. Andrea-def£4^pi, oltre altre tavole antiche della fcuola del Grillandaio ; t'impetro a qùffta vi è la Chiefa de' Monaci di Ce fletto ove gii abita-
vano Monache di S. Maria degli Angeli,ed in quefto fi veftì monaca, vitfe, e mori S. Maria Maddalena de' Pazzi : fu barattato con Ce- sello in Pinti ì èqueita Chiefa affai piccola come che fatta per Monache, ma in oggi ai> no quelti PP,dato mano a fabbricarne di nuo irò un'altra molto grande,e bella col difegno del. Silvani. In ella vi è la Tavola dell'aitar maggiore di mano di Cofìmo Roffelli, e due altre tavole di mano del Curradi l'unarim- petto l'altra. £d inoltre una copiofa libreria tìiolto bene adorna. Seguitando verfo la^ Porta
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Firenze. 163
Porta S. Friano vi è il Monaftero deli'
^Angiolo Raffaello, nel quale è un belliifirno
Crocififlo di legno grande quanto il natura- le, fatto da- Bernardo Buontalenti, e quefto è tanto più maravighofo, quanto che è ftato fatto da detto artefice in età di i %. anni, co» me atte Lia il Borghini lib. 4.609. ma ritor- nando in via Chiara vi è la Cafa d\ Andrea, del Canonico Ottavio ,e
di Lorenzo del Rollo. Sono in quella molte pitture di piegio alla generofità de gli ani ni loro corrifpondenti :e dunque nella Sala un Trionfo di Bacco, che ritrova Arianna ab- bandonata da Tefeo neirifola di Chic.* è lun- go quello braccia dieci, e mezzo, alto fette r ih Bacco in piedi fopra vago carro tirato da due Tigri guidati da un putto, che è fopra una di loro a cavallo: fono intorno al carro più femmine, e fsLuni , e dietro è Sileno fo- pra d'un Afino: innanzi a tutti è Arianna al- la rj'va del mare col filo in mano : in aria è un Agnohno, che inoltra la Corona di Stelle nel Ckìo; tutte le ligure fono al naturale di mano di Luca Giordano Napoletano ; è bel- li limo il quadro, e ben diitiiito, le carni del- le ngure fon vere, e fi le parti nude come le veitite fon mojto ben' intefe , con pronto attitudini, belle difpofizioni, e di graziofo, e vago colorito : vi è anco un Quadrocntrovi un anticaglia figurata per
gli avanzi dell'antica Babilonia fatta tutta 1 3 ài
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i^4 Bellezze di
«li colpi : è.lungo braccia 6. afto 4* Sì vede in
eflò un Architettura maravigliofa con pro- fpetciya molto ben'intefa : E ài mano d'un Lorenefe » che molto dipinfe in Napoli ? o Venezia detto volgarmente il Fraazefino.'fia ti nel 161 o. in circa : vièm oltre un Buonaccordo dipinto internamente dal me*
defimo, con profpettive, facriiìzi, e trionfi sn piccolo, fatto con fomma fquiiìtezza, cl* diligenza ; vi è un altro ■ , \ Taefe rapprefentante l'anticaglie di. .Poz>,
suolo col martirio di S. Gennaro, ed altra Tzefe compagno con altre anticaglie , nel
quale S.Gennaro battezza un Rèrfono amen«y due dello fteflò Franzefìno lunghi braccia 2. l'uno, del quale anche fono della ilefla gran*, dezza due altri Quadri » che l'uno con un tempio antico in
prospettiva, ov'è la Decollazione di S. Gio; Batifta , Taltroconla veduta della piazza di. S» Marco ,.e Bucintoro , procefsione òqì Do- ge , e Senato con quantità di nobili matrone Veneziane : vi fono poi due Quadri bellifsimi , che in uno è una Lucre-*
zia in atto d'efler violata da Tarquinio , neU l'altro un Catone, che s'ammazza, amendue cosi ben coloriti , che anzi carni vere^> <;he pitture rarfembrauo , fon le figure* al naturale di mano del Giordano •* Ci vedo poi un ^tratto, d'una Veneziana di mano, di Ti*
zia no.
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Firenze^ t&*
zianOj del (filale baita dir il nome per rimi*
menrare il pregio nella pittura, ma in quella ha egli fuperato l'eminenza difuo pennello » avendo fatta una figura che più eccellente-* far non fi può : vi fono ancora due Tondi piccoli di mano di Filippo Napole*.
tano molto ben dilegnati; ev vi poi di figure piccole un Moisè, chefaforger l'acqua dalla pietra
al popolo Ebreo afifetato > di mano del Fran- ca Fiammingo ; fi vede un Cenacolo di ligure intere al naturale bellif-
fimodimanodel Giordano; Hi egli con_* maniera dagli altri differente divifotQ tutte le figure , le quali oltre l'elTer inga- gnofamente porte fanno ima graziòfa villa s In quella medefima Camera è una Natività di Chrifto N. S. tutta dì figure •'
Intere lunga braccia £., fatta con tale Ìndu« Uria, che anno vera movenza, ed inganna- no l'occhio: ècontroverfa la maniera per- che molti la (limano dello Spagnolette»: altri di Pacecco di Rofa la credono ": ma di chi ch'ella fia di loro, fono amendue famofi pit- tori : dello fteflb Pacecco fi vede una S. Maria Maddalena in penitenza grande*
quanto il naturale molto bella: (pìh devo- zione quella figura , ed efprime nella con- templazione l'amor di Dio di ch'ella ha i! cuer ripieno ; Vedefi in altra camera una S. <Agnefea.[ naturale del Bilìvelti, e due
L 3 Te- |
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\66 Bellezze dì
Te'le dello Spa^noietto qnadri tutti di Inia
e di pregio: Fra l'altre pitture de' moderai vie una Sibilla che m^fìra a ! Ottàuianò nel Cielo
CHrilto in braccioaHa Santifs. Vergine; è quefta nictura mirabile, ed è dimano di Ciro, di lunghezza di braccia quattro: Di quelta none di minor predio il Figliuolo "Prodigo di figure al naturale in-
tere di lino di Salvator Rofa, lacui vivez- za, e bizzarria è tale , che rende maravi- gliato l'occhio , ed è lungo braccia kit vici- no a quello quadro Ci vede un Martirio di $m Biagio di braccia cinque,
figure al naturale di mano dello Spagnolet- to , ne fra quelli* che nella itefla camera fono fuo Pregio fmarrifee una Santa Caterina ai naturale del Bilivelti,
che con un S, Pietro in Vi iculis di emoni li- ma maniera d'ignoto artefice, rendono que- fta camera magnificamente ornata: in quella che fegue è Jfna Vergine col Chrifto in braccio* in-
torno al trono della quale fono S.Gio: Bati* ita S. Iacopo, S. Stefano Papa ,e S* Franefco capi, e protettori delle quattro Religionidi Cavalieri militi, cioè Malta, S,Iacopo, S. Stefano , e Calatrava.* fono le figure minori de! naturale, ma belle oltre mi fura di mano di Pietro da Cortona* e pretto a quelta vi è di Livio Meus. Vn
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Firenze ; %6y
1?n ^Angelo » che annunzia i Paftori affai bel
la, come anche di pittor non conofciutq Vna Vergine con S. Gio: Batifta, e Giesi)
bellifsima ; in altra camera poi è un S. Vieto, che va prigione dello Spagnolet-
to , pur di figure grandi, e due £>«4</r/diProfpettivebellifsime del Fran-
zefino già detto, ne di quelli è minor la bel- lezza d'un Sanfone> dorme in grembo a Dalida,men-
tre gli taglia i capelli pur dello Spagnoletto, figure quanto il naturale prelfo al quale è iti grande una ^ S.Mzrìa Tdiddxlenz al Sepolcro del BiliveI
ti: nella Cappella poi vie Fna Madonna con Giestì ia collo, e S. Gio;
Batifta apprelTodi mano del fanofo Andrea del Sarto ♦ La volta di quefta Cappella è di- pinta a frefeo dal Vannini; in altra Camera è Pna Vergine che adora Giesù di Domeni-
co Grillandaio, molto bella , ed una Nunziata piccola di Raffaello ed in altra
Camera una Madonna piccola de) Giorda- no, nella quale ha imitato Guido Reni,ed uà 5. Francefco col compagno quando l'An-
giolo il confola col fuono del Violino di ma- no di Pietro da Cortona : in altra Camera fi vede un S. Giouanni di mano del Po riformo * e del-
la medefima mano vi è ancora il Ritratto di Baccio Bandinelli fui marma
L 4 nero; |
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16% Bellezze di
riero ', di poi vi fono
Due Quadri l'uno di fiori di Mario, l'altro
di frutte dell'OIandefe amendue bellis ne di queih è men vago FnS. dot che predica nel deferto di mano
del Franca di figure piccolerfonovi ancora le Noige di Tiritoo con la comparfa de* Ce n-
tauri,Ia cui battaglia è beilifsima di mano di Livio, ed una Cena di Crifio co' due Difcepòli Cleofas, e
Luca in figure grandi dello Spagnoletto; An- no ancora molte opere del Vannini lavorate con molta diligenza, ed amore per efier egli flato molto familiare di quella cafa, da!ia_> quale ricevè fempre notabili aiuti, onde ol- tre un numero grande di bozze^e fèudi fi veg» gono Quattro pezzi di Quadri ben grandi, ne'
quali fon di figure intere effigiate Storie del Teilamento Vecchio, che fono la pioggia della Manna, il faenfizio d'Ifaac, l'acqua^ che featurifee dal felce al tocco della Verga di Moisè, e la Sufanna nel bagno, e fon que- lle dell'opere migliori di fuo pennello per ef- fere a maraviglia condotte,* (ì vede ancora una Ribecca di braccia 5. lunghezza , ed un
S. Bafliano ai quale fon medicate le pidfc
ghe» con un a $. Dorothea, ed una
$, jLgptz in due Quadri differenti beru
gran»
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Firenze.' 169
grandi, edìn altri due non minori un
5. ^Andrea, ed un
S. Bartolomeo amendue di pregio perefler
ben intefi, e con buona difpo2Ìone lavorati Né fra quefte pitture è da tacerli un
Martirio di S. A ndrea 'di figure piccole di
mano di Carlo Dolci la cui dilicatezza è im- pareggiabile ; Sono anche in quefta Cafa molteìtatue antiche, emoderne, e fra que* fte u na rtatua di marmo rapprefentate la for tezzadi mano del Caccini minor del natura» le, che è pofta in una Nicchia d'uni graziofa fontana in una delle camere terrene,- A tut- ta quefta magnificenza di quadri corrifponde un deìiziofo Giardino ripieno di piante d'a- grumi, in faccia del quale nafce in mezzo ad una c*ran pila una forgentc d'acqua che fi {oU levala notabile altezza per renderlo più ame no, e vago > nella cui profpettiva è una belli- fsima,ftatua ch'un Apollo rapprefenta» fatta <la Gherardo Silvani Architetto Fiorentino 3 la quale è tenuta dagl'intendenti in pregio; Ne fra tutte quefte bellezze è da paflar con fi- Senzio un ' Pàfo di TorcclUno. della China d'altezza di
più d un braccio col fuo coperchio /ìmile>nel corpo del quale fono in 4. ovati ritratti rno! ti Chmefi, che fanno diverfe funzioni all'ufo di lor paefe : è quefto vafo fìnifsimo, e bello -a maraviglia, e terri di noftra mifura mezzo parile, che per effer di grandezza da me non più
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17© Bellezze d?
più veduranon ho (limato improprio "q»t re-!
filtrarlo. Più oltre fi trova il Monailero delle Convenite nella qnal Chiefa è vna a/Tai bel
la tavola di mano di Sandro Bottieelli; Vi fono anche due altre Tavole belli(simedi ma. no del Puccetti, che nell'una la depo/ìzione di Croce, nell'altra la Natività del Salvatore fi rapprefenta. Poco di qui lontano è il Convento delle Monache di S. Chiara fon-
dato dalla B. Chiara detta a! fecolo Aue- gnente Vbaldmi, e già moglie del Co: Gal- lura de' Vi/co mi di Pifa, il .cui corpo chiaro per miracoli quivi fi ripofa; fé quella peni- tenza con la B. Agnefe Sorella di S. Chiara, come attera il P. Ridolh* da toifìguano Min,. Con. nella fua Storia di S. Francefco . Fu fatto fabbricare dal Card.Ottaviano Vbaldi nìfuo nipote,il quale fu fecódo alcuni ii pri- mo Card, che il Cappe! rollo portaffe : Pri- vilegio, che nel Concilio JUigdiinènfe coti- ceife Innocenzio IV, a' Cardinali., acciò fer- vale loro come corona di Rè, e come tali fui- fero tenuti, e riveriti, ed a ciò molle l'animo od Pontefice, il poco rifpetto, che il nipote di Federigo IL Imperadore aveva portato alia dignità Cardinalizia, il che feguì circa l'anno 1247. nel qual tempo lo ite/ìo Card. Vbaldmi fu fatto generale di S. Chiefa, e_# Legato ApoftoJico di tutta Italia, ne per an- cora avevano i Cardinali cominciato ad ufac la
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Firenze. tyr
la berretta rofla conceduta poi loro da Pao^
lo IL Si vede appreflfo quefta fteffa fami- glia quel famofo marmo nominato di fo- pra a car. m. dal Rocchi nelle cafe de^li Acciainoli,ov'è re^iftrata la memoria di Fe- derigo TI. Imptradore, che da al Co: Vbal- dino la teda di Cervio per arme , quando nell'efler a caccia nel Mugello in quel .tempo lor Signoria , ed imbattuto/7 Vbaldino in un Cervio > il prefeanimofamente per le corna, e'i tenne fin tanto , che Federigo foprave- gnendo Io fvenaffe , per lo qcal atto Vbaldi- no vivendo , fu poi Tempre Vbaldino del Cervio chiamato, come di ciò fa fede il Ror- ghìni nella fua ftoria delle armi delle Fami- glie Fiorentine, ed altri : il marmo dice. De favore ilio , ^ratias refero Chriito: fa-
étu in fefto ferena? Sancii Maria? Maddalena? Ipfa pecuhariter adori, à Deum prò me pec- catori . Con Io meo cantare , dallo vero vero nar-
rare nullo me di parto: Anno millesimo Chriftì falute cétefìmo odua^efimo quarto . Cacciato da Veltri, a furore per quindi
eltri Mugellani cefpi un Cervo per li corni olio fermato, Vbaldino genio aVitrcato > al- lo S. Imperio fervo .* E co* piedi ad avacciar mi, e con le mani aggrapparmi, alli corni Tuoi d'un tracio, Io magno Sir Fedrico, che fcorgeolon tralcico, a corfo lo fvenò di fa- tìo.* però mi feo don della : cornata fronte beila
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ifs Bellezzem
bella, e per me le ramerà degna, e vuole ,
chiaria: della profapia mìa gradiuta infe- -gna: Lo meo Padre è Vgicio, e Guarcnto Avo mio, già d'Vgkio , già d'Azo, dello già Vbaldmo, dello già'Cotichino , dello già Lucouazo ; Ho qui porte le proprie pa- role di eflo, con quella femplìcità, che fcrit- te forno : ma romando al noftro proposto t in quella Chiefa fi conferva una bella tavola di nano di Pietro Perugino, efl un'altra ta- vola di mano di Lorenzo di Credi, nella qua* ]eè dipinta uni Natività di Crifto; ma a_. quella non è inferiore un Quadro ov'è dipin- to una S. Maria Maddalena in. penitenza di mano del medefìmo,* l'Aitar maggiore è di bafsi rilievi di marmo Carrarefe, e vi fono due itàtue aflai beile pur del marmo medefr- mo . La tavola di Pietro dove è diritto morto con le Marie, fu chieda m vendica da Fraacefco del PugJiefe , e voife dar per prez- zo , tre volte più dì quello le Monache avea«* no fpefo, e farne far loro un'altra dal mede- simo , ma ciò non vollero, perche Pietro dif- fe, che non credeva poterne fare un'altra^ come quella. Nella via de' Serragli nella CAbA di Matteo? e Gio: Batiita Botti »
giovani atnendue di rare qualità, altra che è bel- lo l edificio, e magnifico Jono ancora alcune pìt* ture di rara bellezza . Ci è un quadro di N. Don- na col Figliuolo in collo di mano di .Andrea del Sarto, fatto con fommaindufiria 3 ammirato da ili
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Firenze. ■ -, 7 7$
gli uomini intendenti, e dagli artefici) con quella
dolcezza di colorito, e con quel rilievo, per cui è queflo (ingoiare artefice a gli altri fuperiore. Ci è ancora un ritratto di una giovane di bel fem- biante 3 e leggiadro dipinto da l\affael da Frbi* no : il quale è tenuto dagli artefici ingrande /ti' Via : e fi come fu quefìo pittore ammirabile, cosi è l'opera nobile, e fimo fa appreffo. tutti. In te- fta di /cala di mano di Fra Bartolomeo fi ~nedcj> un S. Giorgio a cavallo , che uccide il drago, dt chiaro » e (curo t-con viva fierezza di vero , e da ehi è intendente , molto apprezzato . .Appreffo ci è una tavoletta colorita a olio di mano di Lio* nardo da Fimi diecceffiva bellei&a '• dove è di- pinta una Madonna con fommo artificio, e con, efirema diligenza-; la figura di Chrifio , che è bambino 3è bella a maraviglia : fi vede in queU lo un'al^ar del volto [ingoiare, e mirabile y la, vorato nella difficulta dell'attitudine con felice, agevolezza > come era ufatjodi fare queflo ma* XfiVigli&jo artefice, e raro* Ora tornando a VIA MAGGIO* onde ci fiamopartitico-,
me fi vede, fono in quefta via molte cafe di tal grande^a > che con ragione fi pofiòno nominar "palazzi t comelacafa diGio: Batista Zanchini, dove fono rare pitture, e fiat uè belliffimc : e la, Cafa di Ruberto fydalfi altresì , dove di pietra Serena fono due fanciulletti di maravigliofo *r* tifico, di mano di Iacopo Sanjovino > che metta* no in mezgp un'arme femplice : e di vero fom fatti di maniera 2 che wn un pk col panno fopr& |
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174 Bellezze di
tipetto, con facellc, che tengono in matiopait^
no vivi j e di carne, e fono dagli artefici infini- tamente lodati. Vi è anche la (afa del Cavaliere Niccolo di Cofìmo
Ridoltì, quale è di buona architettura, e-» molto b^ne intefa avendo appartamenti molto ampli, e magnifìchi, Bin queita di mano de! Paggi effigiato un Salomone, che adora gl'Idoli di figure al naturale, affai bel* Jo , come un Quadro con la Vergine eGiesu incollo*
S.Gio; a* piedi, e S, Giufeppeda parte,h-^ gure grandi quanto il naturale ài mano del Cigoli, nel quale i putti fono maravigliofì ; e non è difpregiabile una - '. latinità ài Crilro alta braccia 5. ài figure
intere di mano dei Vignali : Sonovi ancora Due Figure maraviglio^ di mano d'An-
drea del Sarto ; In iala vi è la Storia di Ribecca di figure maggiori del na
turale di mano ài Santi, una de l'opere mi- gliori, ch'egli abbia fatto : vie un Bjtratto d'un Senatore del franciabigio.
Sonovi ancora molte teliceli marmorei
di bronzo antiche , fra quelle, che fono tre di maniera greca una d una femmina, l'al- tra d'un 1 ìlofofo fon belle amendue, ma Ja_* terzach'èun Euripide, ài bclhilimoafpet- to, è m'ara vigliofa, e ben molira in fuo fem* biante.l'ingegno elevato, e l'eloquenza di chi ella rapprefenta,ond'è tenuta m pregio non
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Firenze. 175
non ordinario ,ewi ancora une
v:. ijff/ocrate di n armo Greco beHifUmo ed un Baffo rilievo di bronzo antico ov'è la de-
molizione di*f»diChriito, co/arara. Proce- dendo fià oltre 'ndl'ufcir di -via Maggioy piegan- do a man finifira egli ti ha Im s * '*. >v. • ' • -■ • C À SA di Lodovico Capponi dove fono pitture ■> e fiatàe.dirav ^bellezza: ma una Sala, dipinta da Berkardin Tnccetti, perche è di mira- bit! colorito, e da chi è intendente ■, lodata , e am- mirata, non fi dee"faffare'con filin\io\ Molti fatti de^li uomini de' Capponi vi fono fiati dipin- ti con gentile artifizio, e con molta lode del pit- tore * come fi vede. Da man finifirain un mez- zo .Arco nel principio della facciata ha dipinto iiVuccetto con-belliffima maniera y quando nel ISA CCCCXXXI, Neri di Gino Capponi libera^ la fiocca nella Garfagnàna dall'afiedio,per cui em ferrata dxWefercitodH Duca di Milano. Sì -pedè\ quando fi combatte a piede teda cavallo 9 ■grande artifizio, evijefpreffanóh .fenza molta, indufiria la fierezza dell*attitudine in ciaf cune, thepar viva, edi rilievo^*■> ..\^v 1:: : Nell'altro arco appretto è dipinta la nobile
accoglienza , che per mare Vanno MCCCC- XXXIV. fa la l(epub, Veneziana al detto Neri Capponi, quando egli per le public he bifogne va * Venezia ambàfciadore • Ter che dal Doge , e da*più nobili Senatori col Bucintoro è incontra-* to, facendo fi lega da quefìi due potentati per la con figlio, ed autorità di Neri t come fi narra mi* lettene di qucfti tempi* . Nei- |
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?7* Bellézze df
Nel terzo arco è dipinto il fatto d'armeni
quando UiùcolòTiccinc Capitano del Buca dì Milano da''Fiorentini'-è mcfio in rotta , effendi Commefiaria nell'efercito Neri Capponi * E di vero bella è la vivenza•'<:, che. in militar' femhian- te dimo/ira chi combatte : e ehi rè/la al difopr€% e chi morto cade con,tanta indufiria é fiato ef- prejjo, che pawwai,come chiede la ragione» con parole esprimere non fi potrebbe. Nel quarto arco fi vede:,< quando Neri me
MCCGC XXXX. Acfttifla Toppi ; dove in fieri fembianti fono dipinti i Ca Calieri con molt'arte* ed ancora alcuni, che fono\apiede, che in fegna di ubbidienza verfo il fito maggióre tnofiranù prontezza ,ed attitudine viva. In tefta della Sala, che è verfo Mno, ha di*
finta il VmcettOi quando nel MCCCCXXXX» il Gonfaloniere 3 ed i Magifirati col popolo Fio± rentinavanno incontro.a,Neri3che toma v'mci^ tore , ed in fembiante allegro * venendo a Torte S.Niccolà s l'accolgono a grande onore * dove fé* Tio gli abiti effigiati con tanta grafia, che paiono yen, l'attitudini con tanta indufina y che di ve- ro paiono vi ve ". >■• ■,..,-. . Nell'altro arco appreffo in tefia parimente è
fiata dipìnta la cirimonia ythe già ufava la\e^ pub. Fiorentina in premiar coloro , che per la pa- tria aveano fatti nobili operati. Ter e he fiva- de > come è donato à Neri un.Gm>allo \con barde ricchi/Urne con l'arme de' Capponi, un pennone con l'armerei popolo, ima tarva3 ed un elmo rie* |
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unii......■■ih........ _____Jk
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Firenze^ 177
ro, fecondo l'onorande , c&e ermo"in ufo in quel
tempi ■• e eie il Talamo con la loggia dipinti con fi bella maniera, che gode la vì\ia nella pittura , eVintelletto altresì, quali legga in vera floria* mirabilmente in bella notizia fi avanza. '■ Nel primo arco al principio dell'altra fac-
ciata, è dipinto Tiero di Gino Capponi ; quando nel MCCCCXCIII. va in Francia a Carlo viri. Ambafciadore. Nel quale atto ricevuto lietamente, fi feorgono appreso le figure di vì- va prome^a,. e fatte con tanto difegno , chiLj paiono di rilievo. Nell'altro arco ha dipinto queflo fingolirt
artefice, quando nel A4CCCCXCIV. il mede- fimo Tiero nel Tàlamo de' Medici in prefen^a di tutta la Corte con attogenerofo ftraccia ih fac- cia del l{è i Capìtoli, inducendo quello a pia one~ fiipatti col popal Fiorentino. Si mojìra queflo nobil Senatore molto in vifia fdegnofo, con atti- tudine di rifoluto ardire , e dicevole al fattoi Con bellifjìma maniera fono effigiati alcuni Cor- tigiani , cheflanno prejfo al %è, ed in tutte le fi* gure fi feorge grafia s ed avvenente^za. Nel tcrzo'zrco fi vede dipìnto ^quando il me-
de fimo Vieto nel dar coraggio ay fold ati, perche ajfalifcano con ardire la fortezza di Soiana, è ferito di vna archi bufata, nella tefta,e cade mor- ta: dove fono le genti avvifate animofamòite in battaglia, e tra gli altri vi ha un Alfiere, che_> campeggia con bella attitudine una ìnfegm », ri- ymofeenfa il luogo della batteria, fatto di vero |
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tjB Bellezze di
tonfomma grafia, e con grande fiuàio.
Nel quarto arco è dipinto, quando Niccolò
figliuolo di Tiero, effendo Commentario dell'efer- citòFiorentinoy racquiftaTifa Lufeconda volta nel MDIX. nella quale Storia fi vede la caval- leria efprefh con gran bravura, e con vive^t ftngolare . E fen^a dubbio fi come è beli'inven* tore ilTuccetto, così le co fé 3 che in (uà mente ha divifate ,. e/prime pofeia con colori felice- mente*. t Nella volta di detta Sala fono,due Storie: im-
itila è dipinto quando Gino di Neri Capponi nel MCCCCV1. a nomedelpopol Fiorentino rice* ve Tifa : dove fi vede detto Gino Commeffario (opra un cavai bianco, e fi moflra l'efercito eoa belliffimi femhianti, e paiono gli uomini in {#■ l'armi quafi veri , e quafi vivi. Nell'altra è dipinto un Cafamento, e la Tor*
re della fame, ed appreffo il Commeffario Gino, che fa oratone al popolo Tifano, e nclfembian- teft vede tutta la gente afflitta, la quale afcolta, con tanto artificio 'dall'artefice ordinata, ch<u con parole e (printer e non fi potrebbe. In tefta di ciaf cuna lunetta è dipinto, un gen-
til* uomo diC afa-Capponi, già fiato Gonfalonie- re : dove fi vedcGino fiato due volte, e Niccolò due volte altresì, Ndla medefima volta fono fiati divifati con
belliffimi ornamenti tre valor ofi huomini Greci,
che fono pofti verfo S. Spirito , cioè Epaminonda,
Focione, ediArifiide; e tre Romani : Scipione,
X Cam*
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Firenze. t79
CammìUo, e Fabbrico : e parimente tre Fioren-
tini ; Antonio Giacomini, Farinata de gli ^ber- ti , ed U Ferruccio'.e fono tutti quefli fatti adorni con ìmprefe, e con motti con fantina grafia. '■;. In cizfcuno de'peducci delie volte fi veggo- no due figure, che mettono in me^goun arme di mìrabill bellezza, fitte con grande fiudio, e-» con indurrla , ifquifita. Da btiflo fi veggono quattro fiorie, le quxli
fembrano di effer dipinte in panni d\ Ararlo fat- te congrande arte, e con bella maniera. Quelle, come l'accorte artefice ha voluto , fanno mofìra • di vaghifjìme fantafie, e di ki^arre inventori e con ifìudio così ricco , con vagherà così orna- ta prendono chi contempla, che dilettano l'ani- mo pi r li fatti, che vede in attore mentre che va t occhio fpaziando ne gli infiniti ornamenti, cj gentili/fimi della Sala da baffo reflafmarrito nel- la belle-^a,che feorgein quefie Storie.' Nel mezzo di una di qnefle facciate della
Sala ci ha un Cammino di piètra Serena fatto con belliffima architettura : fopra quefio ha ef- figiato il Vuccetto un padiglione con tanto arti- ficio , che par vero, di rilievo, e di broccato i il quale è retto da due angeletti in tsfla, zia due *ltri in aria, cheH fofiengono , vivi/fimi, e na- turali : e fen^a fallo pare di vero, che ne miglio- re artificio, ne pia pregiato lavoro fi poffa de- fiderare . . In teftà della Sala nel mezzodì due finefire
"terfo me^zo giorno è collocata una antica fla- M % tua
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rtr Belfezzecfi
tua di marmo 3 grande , quanto è il naturale, rff''
»vm* bellezza /opra una bafa di pietra Serena: la qual tiene nella man delira uni Corona , e_> nell'altra una Tromba : «ora fenza lottile inten- dimento delle virfà, che già gli uomini vivi; t che qui fono dipinti, operarono : le quali dal' grido onorato fono portate per tutto, e- fatte al Mondo chiare, edilluflri. E di vero con genti- liffìmo avvifo di Lodovico Capponi fi è avanza- to il Tuccetto ncWinduflria,ed ha operato per fu* ftudio negli anni fuoi ancor verdi di effsr tra mi- gliori artefici con ragione, e con lode annoverato* jippreffo camminando a diritto fi viene al P O N TE > che per la vicinità della rhief*
fi chiama di Santa Trinità. E flato fabbricato, quefto Tonte col difegno di Bartolommeo jimman nati, e con arte (ingoiare. Non è minor l'indw ftria, che fotta Vacqua fi è adoperata per li fon* damenti, che quella, che è fuori, la quale è ro» bufiate podere]a. Terche quando nel MDLV IL traboccando fmifurata copia d'acqua fopr a /o fponde d'arno, oltra'l male,, che patì la Città, furiafamentv fu fracaffato queflo Tonte , e poco dopo con ordine del Gran Duca Cofimo rifatte dall'\Ammannato : ed acetiche non urtaffe l'ac- qua in parte alcuna della fàbbrica del Tonte, co- ■me fcogli faldijftmi, al diritto del corfo d'arno furono divi fate le pile con angoli molto acuti, an^ ero flatidi pietra forte con eflrema diligenza, e gli arghi ( perche il fiume pzjjjjfe fen ^? intoppo* ecm
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Firenze à i%t
<0 eòn agev»le%za )furono fatti prati, e capacif»
fimi : i qvali fon vaghi in vifia,, robujii per ar* tbìtettura, e pieni di vero d'indufiriofa belle^ ^a,Queflp Tonte cosi di fopra » come'di fotto è \dipietra forte, fatto con molta grafia; e ci fono £mj<xtp:t¥§;$rad!eì una da man defira, ed una da pHifira3eduna nel me^opiàbaffa delle due dei* te, fpa^ofa molto, dove i Cocchi, le carra, ed i pavalli, pacano agiatamente , e nell'altre con* fomma pulitela: camminano uomini, e donneu gerlgthjs e\ quefior Tonte de'quattro , che fona fiella Città \; fifa bello, pia aftifiqic-fo, e di agni *Uropxravventarapikrobuflo.... ;. ^ 1$ Quattro Statue fopra queftoPonte /ìtuy ^telanno vago ornamento : le due dalla par- ^meridionale (ono,il Verno di Taddeo laii dinifigura molto bene inte/a circa l'attitudi- ne, ed itelligenza de- mufcoliefiendo giiuda » edcfprimendq^osìbeneilfredjdo» che pare* che di vero tremi .* L'Autunno\è«U Giovane ni CaccìniiV nel quale è ammirabile l'aver ijtjjj braccio in$ria ?\ che foftiene alcuni grappò? li d'uve: L'altre due, che raj>prefentano la* Primavera,e la State: Quella di verfo iÌPon^ te alla:Carraia è del Caccini, l'altra del Fra- cavilla,' ma quella ha il collo un poco lungo, parlando della Primavera, avendo J'artefi* ce nell* abbozzarla fattolo di giufta propor- zione, ma nel ripulire fi come lefpalle sbaf-4 fano,eJatefta alza, così il collo un poco pili lungo diviene : Confiderazione, ,che de vonò \ ■■>, M | ave- |
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sverei profefforidi quei?ttvttperfìiggktun
sì notabile errore ; fi trova apprcflòàl: Pori» £é-jì ; ■ --"v^.\ *> ♦ ;/$;•■'. •.%■■)",•.'■■* Tàlamo degli Spini: E macchina ai&rm>#-
Buono ìnfiéme proporzionato ancorché fia
d Ordine aliai facile : Si crede dife^iod^ArV àolfo-per effer fatto al fuo tempo .«Nella pài" tè pia cofpicua5 vie ritratto mu;ni teità di marmo il Grati Duca Còfimo Pr-imrt di ma- no di Giovanni dell'Opera, de* qUàlfféneS tedorio in dfvferfi luoghi 'iSèlkiGwÉìnil^ti&I altri fatti dal medéfimò finòàtnUmefOdi:¥i e tutti molto belli, e fino ai riuniéró d|4s 2. di mano d'altri valenti àrtèfidt i trhé-àlrrj Gran Duchi irapp/èfentanO/cKè in tùtèòfanl noi! nurherdidi^4,; In variItiègHipòftiV-"*0, * Vnà parte'di qìt0o 'Tata^0 è pòffeduri da GivàcchrliòGuàfconi, nella"quale perchè fono un noyerd grande di pittura tutte di ma nò del farriòfO Puccetti, fi Utile volte còme nelle Pareti, è tutte maravigliatejè'fótka. far* ne menzioife; E in qtieità una vaga Cappel- la , dipinta a frèfcò : là tavola dell'altare che- pure è nel muro una Nitiyità di €hrifto-RJé dèntOre rafjprefeuta, ma fatta con tanta' gra- fia, e con tal leggiadria, che non fo sa\eTpri- ffjer la pénnà/i Nella voltadiefia e ém già to ilParadifócon iCori degl'Àngéli'conordi- ne bellinlmo, e con tanto novero di figure^ che l'occhiò par incapace di potergli cén„ta:*« re,
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Firenze. ff?
|'c fminuehdò con grand'arte i "crédo che "chi
%òn auefle cognizione del Paràdifo, e quefta pittura vedefle, direbbe al ficuro, che queftà non altro » che irpàràdifo ràpprefentafl'e ; Nella volta del ridotto vie del medefìmo un S. Gio:Batiftà nel deferto .ch* ^maravigliò- foVcome anche fonò ih altre vòlte,la SapiéV za, laGiuftizia ylà Vigilanza, il Merito, il m Freno i molti putti v ed una càmera nella»* quale ottimamente è effigiata la Goronazio^ ne di Maria Vérgine, e molte floriéttine fa- Cre nelle lunétte, Fatte còli tale amore, és» con tanta v iyezza, ch'io .ardifco dire, che queftc Renò fenzà"faHo l'opere migliori di Bernardino, fegno evidente, che quello are tèficefu génerofamente trattato > Ma oltre* a queftc, che da per sé fole una galleria poi- fono dirti, vi è un Chrifto alla Colonna maràvigliofo.poco
minor dei naturale del Rubens, quadro vera;? mente di pregio: vie un , • *< , <m 5. Girolamo di Pietro Vecchia, e molte or
£eredcl Padòvànino, corne una Vergine, e molti ritratti, una Venere, un'Adone, una, Danae, ed una Leda, tutti quadri affai belh> ed è ben degno ancóra, che lì facciamene zione d'una . Sufapna nel Bagno» ài mano del Tintoretto;
è lungo quefto quadro circa braccia quattro, ed in effo è una belliffima veduta di profpet* tiva: efprimQno i vecchi nell'occhiate fts&afó M 4 ' le ■
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< ' i, ; -r' '/■;■'
t$4 Bellezze di
fé, e furtive,!© (limolo difdicevole che gli tr5
figge ì e tutte le figure fono belìi n'irne: vi è di più una Madonnina del Palma Vecchio,*! è un'altra
i MidonMeon S.Gìftfeppe, e Giesk di Paof Veronefe * oltre a quetèi vi è una • yergiate,con Giesà» e $, Giovanni del Frate s C per compendiare iti brevi parole una . tergine con Giesù S.Gio'. Batifla,e due altri putti grandi quanto il naturale di mano d* Andrea > la quale è veramente maravigliofa ed una dell'opere più belle, che .di Tua ma* noufeiflè ; rimpettoè la . ;, R; ^.1 CHI EStA di S. Trinità, fopò la porta^
maggiore della qual Chiefaè una Trinità iti marmo di più, che mezzo rilievo opera del Cacciai nella quale i ha lavorato anche .ijj Berniao-fuofcolafé* ... : ..,., ,,n^ A canto all'altra porta meridionale in una
nicchia è una ftatua di marmo effigiata pei; un S. Aleflb inpofar reale, di mano del mede* fimo Cacciai, figura maggior del naturalo molto graziofa, G per l'attitudine, come per Io panneggiamento, che fcopre lo gnudo, la quale dagl'intendenti è tenuta in grandifsi-» niailima. Md entriamo m a,. .. . ?■ ...J.; '■:.,' , ..: k
, .■.,*...■. ,... 4...,, r, J ""C
SANTA TRrNITA. >« f^rò $ dtfegno. di
queftò Tempio da Nìccola Tifano nel MCCL*ff
condotto a fine acconciamenti t come, fi *&?%*'$
Bjfponm.
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Firenze, 18$
jy fponde allocchiiicon molte grafìa quejia fab*
brica * e comiche per tè (acre bifogne ,in tempo molto.roigo fofie ordinata , non è oggi tuttavia. fenza lode, an^i dagli uomini intendenti è tenu- ta in molta (lima . Già erano le maniere Doriche, o Coriate bandite dà* penfieri àegli antichi archi* ietti: e (pagliatidèlta notila lodevole , e delle vere mi furi di edificare, .guidati da certa ragion né naturale divinavano nondimeno le fabbrichi commode, e quanto pia potevano» durabili ; Ver- eke è quefla fabbrica di vijta gra^ofa ver/o di j&i ed àncora fèh%àcolonne , o altri vaghi orna- menti da chi è intendente » molto, è con ragione è commendata. EdU BuonarroiO negli optimi edi" fi%ij ottimamente àvvifato ,(olcvàper fuo dipor- ta, quando era in firen^e , contemplar? attenta-' mente quefio ternpio : e perche faceva fo Venie mtefio, come quegli , che vi. cònofchvàfommaj &^lte^za, ira gli amici àvcamcofhùmt <jiì chia» ■marquefia fabbricai la fuàBama: perchegra* %jofa, e Vaga per Jm natura aVeà for%à iniùi di dejìare (limolo ài ammirazione, e" dì amore[• Ed {migliori'artefici tiegli edifi'%tj:hóbiti > ìmitan-' do la pianta di'quefio Tempio j'"e la difpofifone' de* fuoi membri., cmfejfano tacitamente, quan- ta (limare fi dee, vda ragione commendare -. .Eti.^ tratido a mano malica vi è là „ , ^ _Xàppella];degli,Sìrà\^i,ndlù. quale è là Tatfò. là rapprefèncàticè rAiinunziazionc diM^V^ di mano di Iacopo da Empoli ; E la Vergine ! Vaghiilìma nel colorito s e vivace > devota ed tinàie } \
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mmmmmi^mmi^^mmmmmimmmmmm
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iS& Bellezze di
umile ne] Sembiante, ed efprimèlf coftumédi
così altomiftefo : Le carni fon toccate cori tanta leggiadria, che dalle vere non /ì diitin- guono ,• L'Angelo, che con molta riverenza x vaga, e modeftamente veftito porta l'imba- sciata è cofa veramente /ingoiare, ed opera di quel pennello maravigiiofo ;. A canto all'.' Altare fono duellatile, di marmo al naturale ràpprefentanti la pace, e la manfuetudine di' mano del Caccini a (lai ben'intèfè ne'pan- neggiamenti morbidi, e nelle pieghe fcheiy zofì-, lavorate con grand'accuratezza per la - difficoltà di molti (trafori. E dipinta la vòl- ta a fvekòdi vago colorito, co moltartiffrid^ da Bernardino Puccettipittorfamoro, <3iid-: fta Cappella era prima dipinta da Puccio" Campana : fegue poi la ;5 ' Cappella Bomberii, nella paréte delira della*
quale è un Chrifto, che fa orazione di manx>v del Ronelli, e nell'altra a fronte vie CfirMì f che porta la *$♦ di mano del Vignali, ta^ptèp affai " vàglie améndue, e devote, che molto bene e/prirnono li dolorófa PaÉone delRé-f dentore. Ma a canto all'Aitar hiaggiore èia ' Cappella Ffìmbardi in crollata tutta di mari.; mi Carrarefi, e di pietre pregiate di divètà colori con due fepolcridi Diafpro nero và-J guidimi : fopra de' quali fono ritratti dì mar-, ino al naturale Pietro , ed Vfimbardó V/ìrh-' bardijl'uno Ve/covo d'Arezzo l'altro di Col- je/atti con fommà maeitria da Felice Palma da
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Firenze. W7
da Mafia di Carrara famofo Scultore del fuo
tempo: Nell'Altare in una Nicchia; pur di Diafpro nero è un Crocititfo di bronzo del mede-fimo' Palma tenuto dagli Scultori, ed incendenti dell'arte in granchlfima (limici Nelle pareti fono due tavole de' fatti di Sai Piero, runa è di mano •diChriftofano Allo- ri , ch'è il S. Pietro naufragante, e l'altra che è quando riceve le Chiavi da Chriito dell'- Empoli: Le lunette a ffefeo fopra dieile fo- no .di Gio: da S. Gio: artefici tutti inrfigntjfc famofì: Nel doffale dell'Altare è fcolpito di bado rilievo in bronzo il martirio di S. Lo- renzo, fono le figure acconciamente difpo- fte, e con vaghe attitudini lablfogna dell'- opera loro dimorerà no * E di mano di Tizia- no Afpetti Padovano , è n'ebbe per premio da Cammillo Berzighelli Nipote del'Senato. re Vfimbardi,il quale la fece per collocare al* trove, feudi mille di nòitra moneta 5 nOru ottante , che al medefimò Cammillo fi di* chiarafsi molto obbligato, come per lélette> re dello itefio Tiziano ho veduto : il quale fu riipotc.-di forella di Tiziano dipinto* farno.- {© .«morì in Pifa in cala del medefimo Berzi- ghelli , ove con Felice Palma fuodifcepolo èra fplendidameaee trattenuto : e fu fepolto nel Chioltro de* PP. Carmelitani della mede- sima Città, ed il Berzighelli , che anche in fuetto non volle puntò" rifparmiarfi fé largii il depofico di marmi Carrarefi, lavorati con aiolro
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ì$8 B'cHtftMStf:
molto amore, e diligenza■: e spezialmente il
di lui ritratto dall'amorevole 3. e non ingrato difcepeio Felice : e lofìefio Berzighe Ili fece fopra l'urna intagliar quella Infcrizzione fatti ta da lui mede/imo. ;_ , ; t;r?,.':...;, «-: -b« ^«i ■','," • ■ ■ t i,f. , -.,- ' ■ .* •'■'( ..•'' '•• D. ■V^Qr.:...... Mi -^
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■■ ■■ !' • . -■■■■ ; " * ?.....i * ■ . ■-• •«
Titiano de jtjpèftìs CM Tatavim 11 > :'i
Scalpori Eximio .; •. ' : 1
Qui cum plurìbus egregijff) ingenìj monumenti a
Multas 1talif partes,> fef, illuftraffèt,, ,s.ì
■■ ^eternitatem memori'f adeptus in ipfé à
« ' ' ;,:r t^Statis, & artis Flore c c.\r:»j
5TZ./J. JLnnum agens >. i 3 t ufi
^»»0 Sai. MDCVII. ^ìi, ni
-'"-• ■■'r":- ' ':' '■ . :,-,vì:%>,:1 . mjfi,>. &b Segue poi Ja „;.„. .uàl'/si
Cappella o aitar Maggiore : è la tavola di?
cffo, ch*è pofta nel Cofo>in/ìeme con tutte le pareti a frefco d'Aletfo Baldovinetti Pittori rinomato del fuo tempo * ed ariche gentiliio^ ino Fiorentino: fono ben'intefe le figure» ed; è ammirabile la loro fimmetria maiììmaraeri tein riguardo del tempo nei quale fiorì que* fìo Sovrano artefice : La tavola di mano dei medefimoj come fi è detto, è pofta nel Coro » là quale nel riftauramentodella Chiefafulek •vàta , ed in vece di quella vi è pofto oggf quel famofo Crocififlb., che chinò la tefta a_#* S, Qio:
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iFiraizè* i$9
S. Gio: Gualberto Azzini Fondatore della
Religione Vallómbrofana , ch'era fiatò per più fecoli nella Ghicfa di S. Miniatro al Mon- te, il qua! Crocifìflb fu dipinto affai prima-j chela pittura fi perdevi ; anzi la -detta tavo- la d'AleiTo fecondo alcuni non è fiata levata di doye era allor», ma ben sì mutato l'aitar Maggiore, e tirato avanti nel luogo dovo ora fi vede, con aver rnuJ-ato l'ordine antico In quella Tnbnria furono da A fello ritrat- ti al naturale molti Cittadini di que'tempi, fra'quali vi è ritratto il Magn/Hco Lorenzo de* Medici Padre di Papa Leone X. di felice , ed onorata ricordanza: Lorenzo dalla Voi-, paia del Chianti eccellente Oriolaio, edA- ftrologo molto degno : quelli due fono dalla parte ov' è ritratta la floria della Regina Sab ba quando va a vifìtar Salomone > che è quel-| * Ja dal Corno del Vangelo .'Nell'altra banda ritratte Luigi Guicchrdim il Vecchio * Luca Pitti jDiotifàlvi Neroni, Giuliano de" Medici Padre di Papa Clemente VII..ed a-, canto a quel piJaflro di pietra , Gherardo Gianfigliazzi Vecchio, e.metter Bongianni Cavaliere, che è quello che ha indotto una_* velie azzurra, ed una collana al collo ,infìe- me con Iacopo, e Giovanni tutti della ftefla famigliai Acanto a quelli è Filippo Strozzi il Vecchio, e metter Paolo dal Pozzo Tor- nelli Aftrologofamofo: Neirangolo dd Co- io dalla banda finiftra vie dipinto un Caino gmt#
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<i$o Bellezze di
in atto di tirare il colpo ad Abel fuo fratello,
itquft-Jeè molto bello in Tua attitudine, ènei volto cfprime il livore e l'odio che racchiude nel cuore contro il fratello, iì quale è molto da gl'intendenti filmato > a fegno che venen- do in quefta Citta il Cardinale .della Seremf- fima Cafa d'Ffte arrivato»!n quefta ( rnefa» volfe attentamente così vaga pittura vede- re, e considerare. Ora nell'entrare in quefta Chiefa allato alla
dcjìra Torta fi vede una S. Maddalena di legno in Jembiante di penitenza , fatta tnparte da De» fiderw da Settignar.o, epofcia finita daBenedetm , to da Mai ano di rara beitela . St fcorgè nelle mani s nelle braccia, nel volto /ingoiare artifi- ^n', ed è condotta con tanto ftudio, che par viva * Oitra ciò Jono in quefla Chiefa molte pitture di ' lodevoli artefici, come un 5. ^Andrea di mano di Andrea dal Cafiagnó, ed alla Cappella de1 Saf- fetti una tavola di Domenico Ghirlandaio, fom* inamente lodata dagli uomini intendenti. E*f7- mijmetite dipinta dal medefìmo Grillandaio afrefeo tutta la Cappella eflendo in efla effi- giata la vita di S. Francefco molto acconcia- mente fatta : Vj è àncora ritratto in precet- tiva iì Ponte di S. Trinità nel modo, e come {lava nell'antico : Dalle bande dell'Altare vi è il ritratto ài Francefco Saflet'ti, e della_# Nera Corfì fua mogli-e, il quale fé far là Ca$- pejte 3 fono tutte quelle figure di vago colo- rito, e molto bene accomodate : Sono anche , . nelle
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Firenze v i^r
nelle pareti due fepolcri di Paragone molto
vaghi adornati con fregi di ball© rilievo in marmo coi) molta diligenza fcolpiti, ripieni ài figurine maravigliofa mente, e con fran- chezza lavorati; fógne la Cappella Tronconi', nella tavola vi è/UOL»
S.Gio:Batifta, che predica nel deferto,del Cavaliere Curradi fatta da lui in era d'anni 80. più oltre e la Cappella della Crocetta: vi è la tjavola di
Domenico Pafsignani nella quale è effigiato Chrifìo morto fatfo in feorto con le ginoc- chia,nel quale fi come in tutta la tavolaè grandifsima arte ed intelligenza, Alla Cappella de' Sernigì fra le due porte a canto
alla S, Maria Maddalena vi è una tavola nel- Ja quale è S. Dionifìo Ariopag. e S.Bacia- no a' piedi d'un Chrifto rifufeitato pittura bellifsima di maniera delicata con molto ri- lievo, ebenifsimo mantenuta, di mano del Puligo fecondo alcuni. L'adornamento ài marmi lavoralo con
fomma maeftria ripieno ài figurine , foglia- mi, e rabefehi di gentilissima, e fottifma- niera, crede/! di Benedetto da Rovezzano . Vièla Cappella degli ^irdìngbelli nella quale è
una Vergine Annunziata di mano di D. Lo- renzo ; è vaga nel fuo genere per effer di quei tempi così è anche dipinta a frefeo tutta la. Cappella , come la Cappella de' Bartolini ancora; Moke |
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ips Bellezze il.
Molte altre pitture celebri per l'antichità»
e per i Maeftri,. che le fecero, in oggi non fi veggono più in quefta Chiefa, parte per efler trafportate altrove, e parte per efler fìatej fatte nel muro,le quali:,© fono (tare imbianca* te, o tolte via né] rifai cimento delle Cap- pelle , eflendovene di quelle allora di Puccio Capanna , del Gaftagno, di Cìmabue , del; . Ponte, ài Paolo Vccelli, ài Fra Gio: e di Gea tilc: da Fabbriano, e di altri rinomati artefici di queJ tempi, il che non fóto è accaduto in quella Chiefa, ma in molte altre ancora •> co- me in Badia, S. Croce, Carmine , S. Maria Novella, ed altre Chiefe antiche . E in Sa» ^reftia una favola de* Magi di mano di Gentile- da Fahbriano : ma è tenuta in riverenza ( come co fa antica, e che dal prime pittore procede, on- de è nata la bella maniera, che oggi è in fiore ) la tavola di Cimabue di una Madonna maggiore 'à^l naturale , ppftto
nella feconda Cappella della deflra Nave 'per cui Tacito bene feorge chi è intendente , obliata, la mariterà de' Greci, la quale oitra modo eratj ro^%a) e goffa, quanto, ipittor rimoderniaquejh antico pittore ftano obbligati . jlpprefjo con molto difegno , e con gran giudizio diBernar*. do Montalenti dinanzi all'aitar maggiore è un ordine di baLaujìri.3 cìie regge una Cornice , di vra%iofa viftat-la quale, girando intorno con bel» lo artifìcio 3 a chi minijìra All'altare da molta ecmnòóctza. Nei me^zo ci ha un Epitaffio con lette»
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Firenze T ip?
lettere : e*dall'una parte, e dall'altra di queftò
Epitaffio ha divifate il Buont aleuti cori gentdcjt indufiria dal piano della Chiefa al piano dell'' ^Altar maggiore due. falite con due [calette iti* . due Nicchie, da cui è meffo in me^p l'Epitaffio con sì leggiadra indufiria } che gode in altrui l'occhio per la bellézza, e da così ingegnofo la- voro r^fia ammirato. E di vero in divi far gran- di edift^tj quanto vaglia quefta favio architet- to , comecché in altre fue opere a tutti fìa noto » in queftq la poro, quantunque piccolo s fi cono* fcegiudi^ofo tuttavia > e ferina fallo commen- dabile . Si confervano in quefta Chiefa. molte co « [e fante > e Reliquie de* Corpi Santi : come è un pc^zo
del legno della Croce di GiesàChrifto : unpe^zo del fuo Sepolcro; unpe^ze del corporale y dove efio Giesà Chriftq con/aerò : e ci ha del Vrefepio di detto Salvatore { Reliquie di S* Iacopo di S. Filippa lApQJloli : una ma/cella di S. Giovati Gualberto dell'ordine de* Frati dì Vallombrofa % la quale è pofta fopra un belliffìmo. candcllier d'argento, lavorio con raro artificio. Ci fonò ancora reliquie dit £, Maria Maddalena; e fono tenute tutte congrandtffimadivozione• Dinan* %i a quefta Chiefaè una COLONNA, di granito dì ordine Dorico di
mirabil grandezza , la quale ha di diametro braccia in. collocata fopra un gran dado, e_> per nobile lavoro conforme molto ad efìa Colon* na. Sopra quefta è fituata una (tatua bellifjima, N - di
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ti 94 Bellezze di
di. porfido dì mano di ì\omolo di Francefco dei
T'adda, figurata per la Giudica ' la qu.tl tiene fiella man deflra una fpadas snella fini (ha le bilance con viva attitudine , e pronta; e dal col* lo pende una [opra vejla di bron xp > che qua fi fm gonfiata dal vento , fa vifìa oltra modo vaga ì Terloche non folo è notabile quefla (tata i » per* the è fatta con molto artificio, ma rariffima feti* . v^a fallo 3 perche è di porfido , che tanto è mala- gevole » tanto duro, e ver fa di fé nel ricevere^ l'umano artificio, tanto (irano. Onde fi ca vi ih porfido già tra noto* quando mercè dell'armi ^o~ mane j per tutto vincitrici ,pote va l'artefice Ita» liana al fuo bifogno prò cacciar loft : e fm irrite /e cave già grandiffimo tempo-, onde eraprefo tè fiata perduta ancora l'arte di lavorarlo, e dì in* tagliarlo. Quando ne' noflri giorni deflatofì nel Gran Duca Co/imo un pen fiero di aver tra gli al- tri nobiliartifiztj ftatue di porfido (perche nella fierezza della pietra non reggevano i ferri) co» me quegli, che della notìzia de1 fempii ci era in- tendentifjìmo » di alcune erbe a lui note, ca vo- miti acqua fiillata, che era di tanto valore 3 che* /pentiin quella i ferri affocati, riufc'ironopoJci# di duriffima tempera > e da, ejfi furono ancora i porfidi acconciamente lavorati: Vcrqueflo fé- greto, fi fono vedute tefle , ed alcune figure di porfido, e quefia delia Giufìi^ia altresì, di cui fi favella > la quale, è di pregio > .come moBra in fuo fembiante> e per l'artificio > che è nuovo a{ itòftro tempo\ maraviglio fa, Qirimpetlo àquefiit ' Ce latin a è il heb . FA* |
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......
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Firenze.' i$%
PALAZZO de* Bartolini, fatto col difegnà
di Ba-ccio d'agnolo, E vago, come fi vede di fuòri, per la porta, per le fineflre divi fate otti- " mamente: ma quello 3 eh'è dentro, èbellooltra modo : e per la loggia, per le Camere, per le Sa- Wintefe favi amente è lodato da tutti, ed è tenu- to per l'ufo umano commodijjimo, Fu queito il primo Palagio, che fi facefle con architettu- ra tanto ornata, e per beffar l'architetto > vi fu di notte appiccato filze di frafche, cornea alle Chiefe per le fefte far fi fuole : Ma il tem- po , che feco la verità1 conduce , e fcuopre, ha fatto dipoi conofeer fua bellezza, bench'il cornicione fia ilato cenfurato di grande a_.» proporzione del tutto : dentro è ripieno di buon novero di vaghi ffime ftatue antiche. E quivi per andar verfo S. Apoftolo a rna±
no manca la Cafa de' Buondel monti : nelli^ facciata di efla fono dipinte a chiari feuri da lacone pittor famofo tuttel'azzionidi Filip* . pò Scolari Fiorentino detto altrimenti Pip- po Spano : A canto al Palazzo de' Bartolini in Porta rolla è la CASA del Senatore Carlo Torrigiani.nr*
efifa dunque in una Galleria fono molti Qua- dri: fra gl'altri entràdo fopra la porta vi è un Quadro entrovi un Orfeo, che con la Lira in. mano trae alla riva dei mare una Mavt> con cinque figure dentro, rapite dalla dol- cezza 3 ed armonìa di quel fuono s opera mal» to vagha. A causo poi vi è una |
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X9$ Bellezze di
Vergine col Bambino,che inginocchiato*
Ji avanti gli pofa la tefta in grembo di mano di Iacopo da Pontormo ; fotte a quefta fono due, quadri, in uno fono le Parche dì mano del Volterrano Vecchio
graziofamente effigiate, a canto vi è un Ritratto d'una vedova col manto di ma,
no di Tiziano, Dall'altra parte della porta jeyvi una Sibilla da? mezzo in su grand? al naturale
mano diQiorgione, nell'altra
Facciata cioè nel mezzo di efla vie una^
Maddalena con S. Bernardo .^bb.S. Gio: ,e Giesu al naturale di mano dd Puligo belli/fi* ma, a canto a quella è un'azera Immagine di una Vergine co! bambino Giesu, e S. Gio:Ba*
tifta di mano del Pontormo poco minore-* del naturale:a canto vi è un ritratto al natu- rale dal Ginocchio in fu di mano di Crifto- fano Allori \ fotto vi è un Ritratto di mano di Tiziano, nel quale è
effigiato una bizzarri/lima femmina;fotto poi alla Madonna, dei Puligo ui è una S. Maria- Maddalena d^Pietra Perugino,,
■e dall'altra parte il Ritratto d'una femmina, di Cafa. loro, mol-
to bello di Criftofano Allori: evvi poi ih Ritrattò di Ma faccio fatto fopra un Te*
goio di mano dello iteiìo > ch'è una dQÌlc mi- gliori opere di quefte artefice ; a canto alla^ |
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. ) Firenze." 197
Vergine del mezzo già detta, cioè dall'altra
parte vi è uria ìudit ch'ha troncato la tefta ad Oloferne'
iflai bella per lo tempo ih che fatta fu,di ma- no d crede di Giotto . e fotto ad erta una Tefla d'una femmina di Cecchino Salvia-
tì , ed a canto, è fotto a quella fono due mo- delli a òlio del Cigoli, in uno di chiaro feuro la lapidazione di S. Stefano > nell'altro Ja__, ìlefurreziòne di Chrifto ; Sopra a quelli è un Si Girolamo nella contemplazione fuenu-
to, ch'è foftenuto dall'Angelo grande al na- turale di mano dei Ligozzi Vecchio, una_» dell'opere migliori diluì: lotto a quello vi è mi Ecce homo dal mezzo in sa di mano dei
Cigoli pittura rara Sonòvi ancora due ritratti di manièra
Fiamminga minori del naturale belliflimi . Nell'altra facciata, che fegue è foprala
jporta corrifpondente alla prima un Quadro ov'è effigiato Chrillo quando fi
pone nel Sepolcro con i due NiccodemrS. Gio:, e S. Maria Maddalena, è quello gran- de al naturale di figure quali intera belìimV me, ed il maggiore, che fia in quella Citti nelle cafe particolari di mino del maravi- gliofo pennello di Tiziano,- a canto a quelle» è un S. Frane in atto di Contemplazione in-
ginocchioni avanti al Chriilo di mano del N 5 Cigo-
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198 Bellezze di
Cigoli quadra di verità bagolare ,• lotto ad
cil^foiiodae ritratti uùo di Tiziano l'altro fi crede par fao, amendue al naturale . „ A canto poi vi è u j ritratto al naturale di Papa Paolo V. di mano di Guido, cofa ma- ravigliofa : fotto a quella è una . Natività belliìiìma di mano di Carlo Dol-
ci : è tenero il Bambino, vago un Paftore * che l'adora, devota, e maeftofa la Vergine, venerabile il S. Giufeppe, e tutta in fomma è mirabile ; fra. le finefìre poi fono due Ritratti ì'uno di Luca di quefta famiglia,
Taitro delia moglie xdi mano d'Aleffandro Allori; Sonoui ancora Sei piccoli quadrettane' quali fono in tutn
to xxi 1. ritratti d'Vomini Illuftri , che fono 1,'Alciato, Gino, Machiavello, il Toiòmeis Lionardo da Vinci, Alberto Duro > Indole- to > Bembo, Contarino , Raffaello da Vinci, Tallo , Andrea del Sarto, Benvenuto Celimi* Sannazzaro, Fracaftoro, Molza , rallino Pier Capponi, Farinata Vberti, D. Gio; Me- dici , e Pippo Spano. Vi fono anche vii, ftatue di marmo moU
to belle t più ritratti de' Bronzini, e Cigoli * e molti nttacu d'Vomini Illufori d'Alelfan-, dro Allori, ed altri valenti artefici : in al- tra lUnza vi è in un tondo una Vergine col Bambino Giesu 5 al quale S.
Gio: Danila porge un'Agnellino > con S.An- na , e due Agnoli, belli uime'fìguire, di mano del
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Firenze. *9# .
del Perugino, ma fecondo altri adì* Alberti-
nelli/ono in altra ftanza none pezzi di Cam- pagne de Baflani; fra quali e vna notte ma- ranieliofa; vi è di poi in altra ftattzauna - Vergine,cb folleva Chrifto Bambino dal-
la culla 3 coni SS. Anna, Gio:.Batiibs e Gin- Ceppe di mano del Paflìgnano al naturale, ed un S.Pietro in carcere di mano di Mano Ba- hfà/okre quattro altri pezzi delmedeumo artefice, vedefì poi vna Venere del Bronzinoci Bacco del Volter
ratio, ed otto pezzi del Ligozzi vecchio di fìoureal naturale,e molti ritratti di Sanriti* , ' Nelle ftanze terrene vi fo no molte tette an tiche di marmoìdue ovati del Balaflì,due akri.quadridel mede/imo 5 cduc ritratti al naturale di Crilìofano Allori ; Ma ripigliando lo' ncomiuciato cammino
dal Palagio de' Bartolini > è fu 1 cauto che va in Parione alla cafa Mincrbctd 'vn ritratto di marmo del Gran Duca Cofimo Primo fatto da Gio*deir Opera, ed^ canto eia < Cafa che fu di Gm Batifia Strofi #aiu
letterato dei fuo tempo : E quella d or- dine ionico > Dorico» e Corinto di deli- cata architettura con bel dileguo ratta , © . con molte pietre acconciamente ornata , e dalle bande fon due graziofe Statue pur di pietra , che f arme de gli Strozzi fo- ftengono > da Antonio NoueUi con dili- genza fcolpite; più auanti fi troua la |
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5 r
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rèq
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N 4 Cafa
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?oo Bellezze di
Cafa de' Corfi-lopv-a la cui porta è vago
ritratto dei Gran Duca Francesco dai fa* mofo Giù. Bologna (colpito, quale oltco la naturai fomigliaiiza è con tal mae/tria JauoratOj che di vantaggio in cofa /ìmjle de/ìderar non (i puote > ne di qnefta è ia menfola otte e*'pofa me-q beila,, onde.quo» fìa facciata molto adorna (i rende , E pro- cedendo pia oltmfi Viene al magnifico 3 e/uperba PALAZZO degli Strozzi'. Fu dato il di/e- gno diquèjh edifìcio da Benedetto da Maiano, e parimente cominciato con g?Jdj di ordine fyfti- m .co t come da baffo fi vede la fabbrica /otto il primo fineflrato vie più ruftica» che quella* che tènde in alto, che per conferenza è pia gentile. . Ma venuto di R\omA in quei giorni Simone > chia- mato il Cronaca, e meffo innanzi a Filippo Stron- zi , il vecchio 3 padrone del Talaz£o, piacque^ tanto mfUp modello, che fece del Cottile , del- le $an%e di/opra , e del Cornicione, che il tutta pofeiafk con ftio ordine fabbricato. Cerche il Cronaca coniuffe innanzi Saloni , ri/pandenti aRa grandezza della fabbrica. Il Cortile d'or- dine borico, e Corinto ha belliffma vi/la neUe colonne,ne' capitelli,nelle Cornici, nelle fine- . pre > e della bellezza nane minore il commoda che in abitando dalTala%zpft richiede, Il Cor-, ni eione pofeia. al/ommo deh' edificio di ordina Corinto,ha ricchi(fma vifia,ed è fatto con ec- cellente indurrla, e mentre che/t contempla , empiei* ammodi diletto, anzi fa recare nmmi- rati
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Firenze, 20f
rati coloro > che àdujati nelle Migliori fabbriche
con/e'([ano HòB aver, mai veduta co fa pia vaga , pia adorna » né pia pregiata > e fu imitatro un cornicióne àéticóì che è in Roma da S. Maria in Campò Càrleòj detto con altro nome Spo- glia Chnììo i È ifolatò qùefio Talamo intorno intorno : ma da me^zo giorno > perche al quanto gli è fatta uggia da alcune cafe, e da fejtentrio- ne altresì y non mofìra altrui a pieno tutta fuaj bellezza, e ciò nafce per non efkr ftatoefe- cjuito il difégno dell'Architettò , che voleva, Che dalla parte di Settentrione s'atterrafièro * tutte le cafe per farvi una bella Piazza arri- vando fino à S. Michel BerteldiVe dalla £>arte di mézzo di far lo fìeflò per farvi il Giardino, che doveva arrivar fino in Porta Roffa; Ma tuttavia è magnificò, è fplendido j e ride in ogni parte in /uà nobil grandezza i là quale» com<u avvi/a chi è intendente » per 'mirabile induflria Jupera qual fi voglia edificio primato i che fià in Italia » ò in altro luogo collocato i In fu' canti di 'quefìò rìccbiffimò Palazzo fece fare il Cronaca alcune lumiere di ferrò con artifizio ifquifitóper mano di Niccolò Grò fio detto il Caparrai Qual foprariòme gli fu pofto da Lorenzo de' ledi- ci ; pèrche nòli voleva lavorare fé prima rìòfi •gli era datò Jà caparra s ne voleva far cre- denza facendo £er irripréfa cértj libri * che_> bruciavano. Sono tanto ben fatte quefie mac- "ihine, con tàrità indùflrià lavorate ì che di vero IH /uà condizione non anno pari * 'Perchè le bel- le |
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io* , Bellezze di
le parti, che entrano in nobìl fabbrica, non (età
ia fonile indujìria fono fiate in quefle lumiere divifate : vi fi veggono le menfole > le colonne, le c'orma, i capitelli fitti con infinita dttigeifi&i' e fono meffi infume con tanta accurate*** » che il tutto fare di un peqy. A canto al Palagio eià detto vi è la . CjtSsi di Leone Strofi, nella quale fono
fino al numero di ki ftatue antiche belliflìme con.fe r v 5 fi a ncora j n e ila il Ritrattoti Filippo Strozzi di marmo bel*
iiffimo , fatto da Benedetto da Marano , qua! Filippo edificò il Palagio già detto. Vie ancora un . '. , Ercole che sbrana il Lione , un Satiro, una
Versine veitale,ed una Venerili*,ftatuepìc- cole sì, mabelliffime. Volgendo a man fi- nutra verfo Ponente fi trova la CHIESA di S. Panerai tenuta da'Mo*
flaci dell'Ordine di Vali'Ombrofa : E quefta Chiefa aflai antica ; entrando dunque in efla amano dritta a canto la Porta vie una Ver- gine dipinta dal Cavallini > dopo quefta fi trovala
Cappella degli Mtayanti, e in quefta un-*
Chritto morto in grembo alla Madre,intorno 'fcno S. Gioie le Marie , nell'eftremiti vie S. Gio: Gualberto, e S. Verdiana figure cut* te di terra cotta poco minori del naturale di ©,ano di Andrea Vetocdiio ; Nell'arco del- la ctSt-
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Firenze» 20 j
la detta Cappella vi è una Vergine quando
è annunziata dall'Angelo di terra vetriata di mano del medefimo Verocchio : fegue la Cappella Buonaccorfì: è quella tavola ma-
tavigliofa fatta dal Paflsgnani 1 ha quello va- lente artefice effigiato S. Gio: Gualberto Azzini Fondatore dell'Ordine Vall'Ombro- fanoi che incontrato il nemico , che gli chie- deva perdono l'ha condotto avanti al Croci- fido nella Chiefa di S. Miniato ai Monte : è vaga in ogni fua parte quella pittura, con le figure ben dileguate^ ed ottimamente difpó- fte : fegue poi la Cappella de* Tartìcìni , ov* è ài mano
d'AIelfandro Fei, detto Aleffaiidr© del Bar- biere , effigiato S» Baftiano quando è fla- bellato , e di poi morto depofto dal marti- no t opera molto bene intefa, ed acconcia- mente difpoila in ogni fua parte : Proceden- do più innanzi vi è la Cappella de' Bttonmatteì t Ha quella lina ta-
vola di rarodifeguo, ov'è effigiato S*Gio: B arida, che predica nel deferto, la quale è di mano di Santi di Tito: Acanto a quella™» vi è una Forgine col Bambino in collo di mano di
Cimabue, e fopra ài ella una Pietà di manie- ra aliai antica, per la quale è runa , e l'altra di quelle pitture di pregio; Seguitando ver- fo la Sagrellia vie la Cappella del Vigna : In quella tavola è di.
pinta
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s©4 Bellezze di
piote S, Bernardo de j^rvberti primo Càrdi*!
naie Fiorentino, S. Atto Veleovo di Piftoia * S. Benedetto, e S* Gio: Gualberto : è pittura affai buona» il Maeftro è Francefco di Mattici del Brina . Allato poi alla Sagre/Ha vi è il Sepolcro di Paragone di Pier Minerbetti:
Vi fono due Angiolini che reggono l'arme-» fua affai vaghi, fattura di Francefco di Simo- ne discepolo dei Verocchio > il quale Veroc* eh io trovò l'invenzione di formar le tette de* morti per farne i ritratti: E1 nella parte pili cofpicua Voltar Maggiore, al quale età lillà tavoli
ài Agnolo Gaddi > che oggi è potta dietro il medefimo" altare nel Coro: ne'due piLitri:' che mettono in mezzo l'alt? re fono due ilà- tue di marmo al naturale dj mano di Dome- nico Pcggmi j e de] medelimo fono le otto fi- gurine ài terra cotta, che fono nelle Nicchia del Ciborio : Dall'altra parte della Chieia, cioè dal Corno del Vangelo vie il Sepolcro di Benozzo Federighi Vefcovo di
Fiefole: Diace laftatua ch'è grande quanto il naturale fopra il feretro, pofato fopra urL* Caffone proporzionato,nclla"faccia del quale: fono due Angioli che tengono un graziofo fettone óv'è l'infcrizzione di elio Vefcovo; fopra vi è un Chrilto con la Vergine , e_/ S. Giovanni di mezzo rilievo, ed intorn© al- l'opra ch'è di marmo Carrarefe tutta,viè un vago* e ben accomodato fettone, che da^» vaghcz*
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Firenze e aoy
ya^hezza , e finimento a così bella fattura
?fcica dalla mano di Luca della Robbia: più avanti è Ja Cappella Federighi : è in quefta una tavola
aliai bella > nella quale è un Affluita con bcl- U'dimi Angiòlini .• da baffo vie S. Girolamo, e S. Caterina Verg. e Mar. qua! tavola h&j quella cifra* A M, che ftimo lignifichi Andrea del Minga pittor celebre. Alia porta del fianco vi è il Sepolcro dell'Abbate D. Vinc, delmedeli-.
mo Ordine* ch'è fìtuato nel ridotto della me- desima , è quello dì 'marmo Carrarefe accon- ciamente lavorato; Acanto alla detta por- ta dalla parte verfo Ja Cappella del Santo Se- polcro vi è il Sepolcro di Girolamo Federighi fopra del
quale vi è a frefeo una Triniti di mano di Raf faellp del Garbo > e fra quello e la porta vi è attaccato un Quadro ove è effigiata una Trinità dima-
no di Fra Gio: Angelico de* Predicato- ri> il qua! Quadro.non tanto è pregiabile per Ja egualità* della pittura rara per lo tempo iu, che fiorì, ma molto più per elìer/ì con la yita cfemplare acquifhto il titolo di Beato; fo- gne appreflò la Cappella f{itcellai \ è quivi una tavola. nel*a
cpaieè dipinta la Vergine Santiiiima? che d% ÀUatte a Giesu Bambino con !>'. Girolamo9 «&. Domenico di menadi Filippino; &ll'a,hm |
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ao5 Bellezze ài
Cappella de' medefimi, che fegne vie una
Nunziata di mano di atfai bella j E quivi lòtto una vaga, volta 3 che po-
fa Copra alcune colonne di pietra Serena tau te Ccannellate con vaghi capitelli d'ordine^ Compo/ìto /ìtuato di marmi bianchi » e neri il ritratto del Santo Sepolcro ài GieruCaJem fatto con le medefime mifure a capello , e fa fatta quefta Cappella coldifegnodiLeoji.* Batifta Alberti , da Giq: Rucellai, Cenza^» nfparmio di fpefa. Evvi ancora Copra la por-, ta una Madonna di Giotto ? Fra le due porte vi è la CappeU de' x. m. Martiri nella tavola della
quale è dipinto il ior martirio di mano ài Michele Grillandai come al libro de' Ricor» di C. àtl Monaftero ; ma nel Chioftro vi è la Cappella Temperarti oy'è in una tavola una Noftra Donna con S. Ftancefco, e S. Maria Maddalena della Scuola ad Caftagno. "Sotto le volìedella Chie/aoveììfeppelli*
feono imorti , è un'antito Pilo di marmo molto bello tutto ripieno éi h^ure di balio * e mezzo rilievo. Anno ancora qtie/li pp. una affai buona
libreria per comodo de5 loro iludenti, la/eia- ta dall'Abbate rambiirijii uomo di gran let- teratura j fono anche inquelta Chiefa una-, Violazione in un tondo di mano delFAlber-. tinelli, ed una S. Caterina da Siena di mano del Francia Bigio 3 ed ita S. Bernardo dei medelìmoj a freico E aa- |
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Firenze» ■•* so?
E anche nel Chioftro una pittura a rrefeo
con molti Santi a e Beati del loro Ordine fat- ta da Neri di Bica. Ma dopo il canto de* Tor~ naquinci> fi trova d& man defira il PALAZZO di Aleflkndrode'.Medici Car-
dinal di Firdnze. Fu fabbricato queflo edificio- col difegno di Michelo^p MichehTgi, con anU mo di vero grande, e con ifpefa tràjordinaria di Giouanm Tornabuom. £ ricco il. fuofembiantc, t delle (ìan^e cosi è l'ordine copio/o, che adagia- to da, baffo} e /opra parimente è capace di ogni gran numero di uomini 3 e di ogni Corte quantun- que gì ande* E da man Jìnifira fi vede la bel- ìijima CASA ài Lorenzo Giacomini in fui canto*
cherifpondcallapia^adiS. Michele, con bel* lijjtme fineftre inginocchiate con ornamento di ordine Dorico di fomma bellezza ; ed è tutta lai facciata dinanzi > olir a la frugolar tommodc^, %a di dentro ì di vifata con tanto artificio fecon- do il miglior modo % che oggiè in ufo > che tanta lodare 3 come chiede la bifogna s giammai non fi potrebbe. In fu la piatta a man fini/ir a è U PALAZZO degli Ahtinori fatta co! difà*
gno di.....« £ ifolato quefio edificio » cj>
congiunto con vago giardino è bellifsìmo nel fette*
èiants di fuori : e dentro fi veggono ordinate^ fianze cvn gran giudizio dell'architetto ^il qua- le (penche per ogni vaft ha c&mrhedifsitno le* |
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■ 2o§ Bellezze di
me ) moflra dì aver proporzionegr&"%ìofa in ogni
parte . Sì vede appreffo in fui canto la CASA diCofimo Pafquali, edificata con*
bella y e lodevole architettura j e quella altresì di ^Antonio Berti, a cui è di cofla una altra di Zanobi Carnefecchì. le quali commqdifsime ver- fo di fé per tufo umano, per la vifla dì belle por- te 3 di vaghe Jineflre fanno allegra la via, e co- ine fi vede, molto adorna , Tutte queste cafe fanno corona intorno,
alla piazza di S, Michel Berteldi da gì* Anti- nori ; £' ftata rifatta quella Chiefa,ed incro- ftata tutta di pietra Serena col dilegno, ed Architettura di Matteo Nigetti uomo di molto intendimento in quella profejlìone; è Composito l'ordine di ella, e molto vago l'ornamenta e magnifico : vi fono mpltej» pitture, e fculture di valenti artefici : En- trando dunque in quefta fi veggono due Pile per l'acqua Santa di marmo Carrarefe di ma no del Pieratti uomo di molto valore ed ec- cellenza nella fcultura : In faccia all'aitar Maggiore è collocato un Chrifto in Croce di Bronzo maggiore del naturale fatto dall'ec- cellente Francefco Sufini fcultor molto de- gno j e itifnato ne' fuoi tempi ,• Camminan- do verfo T aitar Maggiore ritrova su la ma- no dritta la Cappella de l\cjfì nella quale è una tavola
dei martirio di S. Andrea fatta da Antonio Ruggieri ; è quella ben difegnata 3 e di vago colo-
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Firenze.* za$
colorito, onde empie l'occhio di diuozionc,
e maraviglia in{teme:| doppo fi troua la Cappella de' Ma^ei nella quale èuna ta*
vola di mano dei Vignali pittòr rnoltoftima* to :èi.nquefta dipinto un S, Michele,che va' al Ptn gatorio a vifitar l'anime purganti, e di mano delio fteflo fono ancora i quadri delle pareti: La volta di quefta è dipinta con mol- to arci/izio dal Colonna;,,il filale ha fepotar cosi bene ingannar l'occhio coi ttik&itb&etyp h volta, che per altro è piana tr pare che taiS dia in alto molte braccia de due fiatile fo.prii il Cornicione diclia fonoxìeliMasièìIis dopa? feguita laid'rofjiK > {>*$ ■ sr.-ù-ii rsiv, ii>-om«w Cappella de' Martellìi k quella-ti vola di-
pinto un S; Gaetanodiiìnaawtfef-Róitelircòi. me anchegli altri Quadrighe fono nelle pai reti ; fo.no, tutti vaghi ,i eciechiéicolorepe molto ben difegnati : Dipoi nella il ; tt Croce <jaj,]a hiede/ìma.parte vi è 'mi? gran
tavola nella.quale è dipinta l'adorazione de* Magi di mano d'Ottauio Vannini difcepofo del Pamgnani, che ha imitato àfìatbene^ nel colorire il pennello fovrumano del C<J* reggio ,• fono dipoi ;;'v, , , . .,' Due Cappelle, che pongono in mezzo l'Ai-
tar maggiore^ dipinta.nella tavoladellW a nafcita del Redentor dei Mondo, nell'altra i Invenzione della Santa Croce, amendue^ cjueite fono di mano dei Rofielli,. Nell'altra £r*cao.delU Croce rimpètto all'Adorazio- O ne
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ai© Bellezze di
ne de* Magi è dipinta l'Invenzione delfaJ
Croce di mano del BiJivcltu uomo di molta ftima, riedHui molto dico perche 'parlano per me l'opere fue con molta maggior facon- dia, che la mia penna non farebbe ; Tutte 4. quelle tavole fonoftateerette dalla famiglia de* Botili, e tutte fono rare : fegue la 'Cappella degli ^rdinghelii nella quale è
lina tavola ov*è dipinta Maria Verdino qWando è Afìunta in GiéIo> ài mano di Mario Baiami, umo di gran valore nella Pittura, e di grandiifima dificatezza neldipignere • la *©lta è dipinta daLGifmoiido Coccapani » «omo di gran ftima ,* fegite dipoi la. ; : 1 : ^'Cappella de* ìFrance/chr-in qaetta. tavola è dipinto il Martirio di S. Lorenzo di mano di Pietro Berrettini da Cortona » del quale fon: »qti al mondo tutto i pregi * e l'intelligen- za; l'ultima è la i -Cappella de* J'oradf «i»fi,nellaquale di ma-
nò del Curradi è dipinto alcuni quadri, che {Sino nelle pareti» -j t f SopralaParta.màg^ioreè l'Organofopra
cui , À poiia, am gran tavola di mano di Cecco Bravo» ov'è dipinto lo di (caccia- mento degli Agnoli feguaci di Lucifero dal Cielo : Vie S» Michele Archangelo*che con un piede |>oia fopra. il braccio deliro > con l'alerò (opra lì ginocchio finiitro di Lucile- fo, che cade 'lupino, e quella attitudine, è dagi 'intendati anii biaiiuiata che aò3etienda |
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','■''. '■'" :.'■'.
Firenze;*' .%/r
f%rFpiec!e de* S. Michele lontanò dah"altrd
• a difhiiftira : fono nondimeno molti gruppi cl'Agnóli, che cadono affai vaghi r e fanno gra&Ófa vifta, per efier quefto artefice ftato bizzarro, nell'inucnzione, ed àuér feguitàtÒr ilverb modo della Pitcufajcò'rt lavorar di cof^ . pi:l, Md in gtiifa tale, che da vicino piti tolfcé* confufe le lue Hgurt? appaiono v ma da quelle allèrfcanaudofiappagano molto l'occhio '&? '. cendo vaga , e dilelreyol morirai ^■-'^-^^ In questo Conuento che tenuto da* PP« Teatini; è ùna'copiofa, ed ottima JjbrèniL * giudicata per Ja migliore, e più /ìngòlareidi quante^no-ne-lla Citta V Ma camminando da S. Michel Bertoldi veriq tramontana, tì arriva al Qì'i^v •■ tu-»n*iC) t'u&£ijt&3i.tM&€i, , '.ili iibkl/J i;I 1,0*400.! fessili 3*i ;0c| /^ ANTO A;, CARNÉSECCHI., ove^ è
*fclf Collocata una graèìo/ìffima; ilatua di
marmò di mano di Gio: Bologna, rappre*' fentahte NESSO CENTAVRÒ eoa Jgrcctf te r che efiendogli montato Tur dorfò' mò^; ftrajcon 'la Cìàvà volerlo uccidere: E ma- ravigliofo'il gruppo per etìer fatto d'uru fol pezzoit perìavicbàdevvlzéfyfé{fìont> della forza, e per li ftrafori, e braccio in aria»; cofe tutte diiiicififlìme all'arte dèlfa fculcurap Fu quella fratua auuta fommaménte in pre- , giod'aliaieJ.niem. ài Coiìmo li. a legno che-' moJte "volte patteggiava con la carrozza iri** . torno di ella per goder di fua bellezza^, r O %. epoita
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1 ti Bellezze di
è pofta [opra una bafe proporzionata r che fi*
beiliuìmavifta» ,-: ^.^'ijr- «;■« EN fòpra quello Canto de' Carnefec^hkni
vago Tabernacolo di mano di Domenicp yjc jpeziano: C^ivi anticarnente abitavano^ co* Uieabitano ancora moltiqominidiquefta£3- figlia delinquale queito canto ritiene ij no« ine r e. perch'era numerofa di perfone ?i e di ricchezze fu detto dal 'Verino nel fuo cratc, de Illuftrat. Vrbk Fiorenti^ .-> , tJu ., j À-S *£?>■ r;j'-" : ima ,■•'- • oJ orbr/j- ni
. JHutavete (u& Durante* nomina proli*, j j r -^ liftdnosquos fuperus iamdfìd» miferat ^nttss
i &ft Qpnléftta dornus Sicca cognomineCarnìs,
'sì i.'iJfiìtomii'JJ pi d'i- iin-yyai.' htksìWJ /;>*
Dalla ftatua del Centauro verfo levante è poche braccia lontana la Chiefa di / ....... . ......> vJ'"-*^"
K,Y "• " ', ' /*"■ ■■■ J i 'i ■ I ' *> ? *i '■ ly^ !•* tì" 'Sai,
: S. M^RIÀ M^pGIÒRE, nella qiialej
ftanno i PP. Carmelitani; è quella molto an- tica aV venga che ti no ranno^oQ.dinoftr* falutefuflè da S.Pelagio Papa Qanfagrataj L'architettura di ^ita.è di Buono; e^ erana nella medefima molte aaticbe, pitture <d*uo- N ilìjni eccellenti, ma come che quefte .fieno fbure nel rifarcimento della Chiefa levate di cjtfc non fi favella fuor che dell\a . . , :, Cappella Maggiore,c;hc oggi ferve per Corq
4<p Fr^ti tutta dipinta a frefeo da Spinello,! e quali pitture, per etfer ài quei tempi, fono ai gualche ;ioRtc di iliaia. -L'akr©
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> Firenze * a^ ?
ìl'altré pitture poi sì dei Eugìàrcftùi, còme
'4i pefello, di Sartóroj?ottice?lÌ, drlippo, ed'Agnoio'Gaddi, in Chiefa piti non fì veg- gono , ma in lor cambio vi fono le fegìiéW#: Entrando dunque in Chiefa dalla- maio dc- ftrà ritrova una tavola ov'é uh S. Alberto, che cava un ch'affoga daU'acque,di mano de! Cigoli i è belli/fimo di quefta il difegno, o vago il colorito, come anche è bella tutta,* quefta facciata ov'è fìtiiatb l'organo fatta_» di pietra ferena con bellilììmò ciodeyol dife- gno. Alla Cappella de* 'Panetatiebi, è una tavola ài
Domenico Pugliani aflai bella > che rappre- fenta una S., Maria, Maddalena che fi comut Mica» Alla Cappella del Senatore Pranèèfco CathefetcM
fono due ftatue di marmo grandi quanto il naturale affai belle rapprefentanti S. Zariobr, e S» Bartolomeo di mano dti Caccini > è dal Puccetti è la volta dipinta a frefeo, e divifa- ta di ftucchi * più" oltre è la Cappella OrUndini.h tavola della quale è
di mano dei Bili veld bellifilma al maggior fegno: è la volta adornata di ftucchi, e divi- fata con pitture a frefeo dal Volterrano : fó- gne la t Cappella dell'avvocato Gio: Bwnaventura
Càrnefecchi nella quale deue collocare una bella tavola di mano d'Onorio Marinari, «ntrovi una S. Maria Maddalana de' Pazzi P % di que„*
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ÌH4 Bellezze di
jdiquefttffamiglia Garnefecchiè nel Monàfk
,ro di i. Lucìa in un deputo fatto l'Aitar maggiore, il corpo efi Sor Maria Vinccnzia tenuta ià concetto di Sa uriti ,* fegue la . t , Cappdlade* Boniov'è un >, Francefco ? che sdora Giesù*Bambiuo,di mano de) RoflelliJ acanto Importa da man manca è una venu* ta dello Spinto Santo del Paffignani. -,, Lun^o $'. Maria Maggiore in via de'.Bpni »
cheèqnella, che*daì Fornaio ddh Vacca^, va verfo S. Michel Bert. nella facciata della • Csfa diquefta famiglia vi è l'arme di efl'a_^ xh'è un Lione rampante di mano di Dona- tello,e belliflìmoxè un puttino che in alto, lo /cudpfoftienc* J ; \ - « ;..••a:j . ;> Da Sé Maria Maggiore andando verfo là
piazza nuova di S. Maria Novella della qua- le d dirà al fuo.luogo vie il Palazzo dei Man* dragone, nell'angolo di eifo è un vago Ta* bernacolo di mano di Ridolfo Grillandaio „ Andando verfo -S. Gio; fui canto di via de* Rondinelli vi è una tefta di marmo, che rap- prefenta il Salvador dei Mondo , di mano del Caccìni, Poco di qui lontano cioè alla piazza dell'-
Oliovièla ChiefadiS.Ruffello3nella quale-» è una tavola di mano del Pontormo » e fé- guendo la ffcrada /ì trova il Palazzo dell'Ar- civefcbvo fatto col difesso, del Dcfio da Alefsandto de' Medici, che fu poi Leone XX. dal Canto alla Pàglia piegando fu la mano delira
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Firenze.' ai? «
.(fcftra S'arriva in Mercato Vecchio : E quivi
fopra una Colonna di granito fituata una^ ftatua di pietra bigia magiare del naturale rapprefentantc Ja Dovizia: E queftadima* no di Donatello, vaghi fi ria nella fua poli- tura ; ha in capo un certo di frutti, ed ha un^ inocchio nudo la cài morbidezza^ tale,che, i vantag|iodeu*derar non fi può : E% fama/ chequefta colonna fnfle tolra dal Tempio di S. Gio: ed io fno Juo^ò pollavi quella fcan* nellata a canto la porta', della quale è pur fa- ma, che fervide perfoJfcener Ja-ftatua eque- stre dell'Idolo di Marte, Rimpetto a quella ftatua è fatto d'archi-
tettura Gotica unvago Tabernacolo con co- lonne di pietra alla Gotica , fopra le quali pofaao alcuni beccatelli, chereggono un ar- co; fi fatto queito Tabernacolo dall'Arte de' Medici, e Speziali nel qua! fi celebra ogni mattina la Meifa ; lo effo è dipinto l'Imagi- ne di Maria Vergine Regina del Cielo da la* copo Landiii diCafentino pittore per quei tempi di onorata nominanza, iì quale fecon- do che vogliono alcuni è della mede/ima fa- miglia di Criftofano Laudiru comewtator di Dante : fopra l'arco è dionea I* f ucoronaziò. ne della V. Santifs. di .nano del medefimo. , Dalla ftefia banda di quefta Piazza è fag Chiefadi « .S.T(er Buoncon[iglio vicino a]la.pefcheriài,
fopra j&cui: porsa in un arco fono alcune^ O 4 . ìfigu.
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ti6 Bef fette di
figure di Luca.della Robbia, le quali noru
meno dell'altre opere fueipirano"grazia» e_# divozione infierire. Can*nnnando da Mer- cato Vecchio verfo il Palazzo de' Pitti per linea dritta fi tro va la Loggia di MErcato Nuovo » fottó làqu/fe su l'ora
délmezzò giorno fi ragunalanobilti -Fiorentina-;■ £■ quehk fatta coi difegno dì Bernardo Tallo u< n o moltointendente in fimil arte s L'ordine di tutta l'architettu- ra circa la proporzione è Ionico » ed i ca- pitelli fon pur Ionici circa le volute* ma_» circa gli adornamenti delle foglie d'acanto fono d'ordine Corinto come vuol Vitruviò a! lib. 4. cap* 1* Sopra la volta di quella fab- brica ifolatafonoripofte tutte le prime copie (che fì chiamano mandate) degrinftrumen. ti pubblici rogati da' Notai, le quali vivendo mandano all'Archivio» e dopo la lor morte , fi rimettono nell'Archivio 1 Protocolli » e di quivi fi trafporfano le mandate in queito luo- goacauteladi qualche fimltro» Nel-mezzo di quella Loggia e una Ruota nel pavimenro di marmo bianco » e nero, chiamata-il famó- . io Caroccio : Vedafi il Villani Topra queito. Nella parte eftenore piti cofpicua di efìzu, *,Loggia è collocato uh Cinghiale di bronzo, che getta acqua per bocca fatto fopra quello 4imanii0\> cheèi«Gaileria,di cui fi parla aj '- :i-:- li i- : :J ÌUO |
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» Firenzel Vf*j
fuo luogo ; Fu quello gettato da Pietro Tac-
ca f 'al quale quello iriaravigliofe artefice ag* giunfeairarte,ed alla maniera Greca del qua le è l'originale di marmo, alcune offervazjo- ili graziole, tutte ville dal naturale, che lo rendono maggiormente ammirabile , e nel luogo dove cade l'acqua fonomolti infetti aquatici, e terrestri, che fcherzano affai va- gamente , e paiono veri ; E cofa da notarli c]uanto f?a flato eccellente quello artefice nel formarci foqquadridel Cinghiai di marmo/ e particolarmente la bocca, che flà1 a,coda*di rondine, perche eflendo fiata data Jincum- oenza di formarlo ad un cotal formatore di quei tempi aliai tenuto ih illima*, avanti ne^* Mudata là cura al Tacca incontrando la,., mhicultà di formare ella bocca, propofe te- merariamente di volerli rompere il labbro di fotto, al quale per premio di così pellegri- no penfìero fu importo filenzio , e dato il ri- pofoj Che poi fu da elio Tacca ingegnofa.- mente con altra materia, che con gcijo for- mato, e non volle in quello mimfterio eflcr «àa|cuno vecjut0# ; Il Putto , che ferve a batter l'ore all'oriolo
«i quello luogo, è fatto dall'accorto , ed in- toiligcnte Andrea Verocchio fcultor celebre come fiè detto* r , urG |
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POR.
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■;S-t-o
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Bellezze d*
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PO RTA ALPHA T Òì l
GHl fa il viaggio di Genova, ài Lucca.,'
di Prato, e di Piftoia arriva a quefta^ Porta. La via > che da eff* comincia, divide , quali per diametro tutu h € ina-infino *lleu> Jortx dia Crocei eùrchedal fentiSro, quafidi linea diritta, e molto commodo al corfo de; ve* loci corficri, dalli Cina è fiato ab antico ordì» amato, ^che a certo tempo, cominciando da qim fta Vorta,corrano rj vdli di fpedho corfo infmo al Tempio di S. Tierp Maggiore; E per ciò fono Ita- ti propofli doni r^chijjìmi per di ver/c cagiona e tanta gente fi aduna in quella (ir ad*, che dir fi puote, che la maggior parte del popnlo di Firen- ze , perche jta la fifa pia onorata, allegramente ci concorra. E lieto lo Spettacolo per lo fine, per cui la gente fi aduna i ma diviene fenTa fallo per lo popolo pia allegro : il quale mentre che/re* quèntala flrada, diviene egli nella fiftapèrle numerograndiffim{pentacolo pia magnifico, e e pignorato. E avvocato della Citta S. Gio: Batifta > come è cofa nota : e per quefìo nel giorno di fua Natività fi celebra la fefia con cccelfiv* magnificenza di tutto ilpopolo :il quale .perche m quefto giorno dal Vagane fimo al vero culto di Dio fi rnluffcy per tal memoria è invitato la vi- gilia di queflo Santo tutto il Clero 3 acciocheper umpo nel Duomo fi aduni, e Spaziando pò (eia per le parti pia principali della Città, fi fa una Pro. cef-
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Vivenze* i|f
peffione così folennt, che per comprender quello,
che fi adopera con gran divozione, pia dell'oc- chio » che faccia fide altrui, che delle parole è dì hìfognO. Dopo la Vroteffione in fu la piazza, fpa%iofiffimx dì $* Maria Novella , due ore pri* ma che il Sol tramonti, ove già furono per oidi' w del Gran Duca Co fimo > drittate due Gifglie, una verfo Settentrione., e l'altra verfo mc^ó giorno, fi propone un Vaììo, che è di domafeo fo\lo iper premio non a*cavalli, ina a* - Cocchi, o a\ Cotchìeripiu tofìo, che fecondo l'ufo antico de' Romani, e de* Gyecì, tre vólt&J maefirevolmeme fenica far fallo > o dartti'ntop» pò girino intorno alle guglie con velocita , e con fingoìar dejlreVpp atteggino i cavalli) e perche del premio fi faccia acqui fio, l'uno prinìa che^? l'altro al termine ajfegnato con bella inàuflria fi <dee condurre. Queitóè qud'famofo Giuoco Olimpico ufato da' Romani del quale fa rtien- sione ìi Panvino"tanto dinoifamente, ed altri autori. Ntlgiwnò pofeìà della Fejla fi propone p-er premio un Tallo rkcin]fm§\ e dalie Cittàpw vicine fono menati a Firenze i pia veloci Corfìe^ ti ,• e perche non tanto è attefa l'utilità \ quanto unirà ciàfeuno aìVómte j chi di qiàlli è padrone tifa ogni cura Maggiore i perche fi a il fuo caval- lo ne* crini » nella fronte , e nella fòpravvcJla^ adorno ; e percìre ottenga il premio > fia ài corfo quanto pia effer puots, fclolto > fpedito ,e "velo- ce, I Tali} fono molti 3 e di pregi diverfì $ e cen$> ha alcuni di panno fine di coler r»JJo , 'alcuni ài drappi
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119 : Bellezze di
drappi : ma il Palio di S Giovanni avanza tutti
per bellezza , e per pregio . E belliffxma la fua yifla j pero che è di broccato rojìo, foderato dì yai r e a quefìo dono è aggiunto un bel Gìglio, « un Nappone ricchiffimo >chepofìi [opra un Carré tiratQ da due Cavalli, mentre che fono condotti per la Citta per fua fovrana magn fieen?a accen- dono la gente in ogni luogo di letica , e dì fe-fta. ^4 qucfto precede il Tal-io del giorno di S. Bcrna- ha di panno fc ariano il xi. di Giugno » ordinato a nome della notabil vittoria , quando l\Anno MCCLXXXIX; furono gli .Aretini nel piano di Campaldino me/fi in hfèonftta da* Fiorentini» L'altro Vallo di S. Noferi e mefj'o al cor fi la Do- menica ì che fègue , ordinato dalla Compagnia de' Tintori. £ celebrato il cor/o di quvfla via nel giorno di S* Tietro,t ed a' ca valli è propofto uìl* Taliodi velluto roffo. Nel giorno di S, Unna è ordinato altresì un Tal io di panno roffo per me* moria del Duca d'Atenes che occupata li Citta) di Firenze per malizia 5 poco dòpo dal popolò, co* me tiranno, ne fu cacciato > nel di xxvi.di Lum gito. Il Tallo del giorno di S. Fettorio Tapa, qttaft dia fine$di quello mefe} di velluto roffo , foderato di vai» è flato ordinato per la gran vit- toria 3£hepreffo a Cafdna ebbero contro Tifami Piotentini : dove per Javio coti figlio di M.Man* w no Donati abbattuti! nimici s oltra molti altri furono fatti prigioni i Tifani, e condotti a Firen- ze in fu quaranta quattro' carra . ^.pprtffo nel giorm feconde di ^Agojlo è celebrato il cor/o di quefl*
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qM$a via per la vittoria di Marciano,, che où
tenne il Gran Buca Co/imo contro ifminimici- ;td in premio de* cavalli èprepofio un Talh di teletta d'oro. Nel giorno vm. di Ottobre è prò. pofto m-altro Tallo di panno rojfo , dedicatoti* $. Separata per memoria della famofa rotta, che fu data da Onorio^Imperadore, e da' Fiorentini Jotto la Città di Fie/ole a J\adagafi^ de' Cotti, eperche, quefto fatto non fole arrecò onore alla gente diquvfia terra, ma eziandio Ujalute, fu. fatato U nome MbChièfa MaggJediS.SaC fata U battuta) in s. parata. Entrando
mmm Wm Mém per U Tom fi trovai m$no mancaiaiChiefadelle Monache di
{fsfaMfaMtemJl&fa-i In quefla Chkfa. Battemmo rfi-VAgpftmò ài mano del Cava-
liere Curradi : |ono ben difpofle le figure,-e c^endifegnata. S^rova ancora a cantoiU ■ ^PafinodelMarchefe Cor/mi. Ha quefto un tìeIlZioio GiardiUQ^ch'oJtre le piantq nobili,. ,cne:i adornano^ arricchito da quantità di ltatue antiche ,,e moderne : dall'altra parte . <U queiio è il Monaièerq ttf \ v ■—S. UHUji nella cui Ohiefa è una tàvola^
di mauo di Iacopo da Pontormo bejljfsjma / T^9 ***** * W&* Torta, e femendo * diritto il fintine dei sorfi d* man finora fi tr»vaU * r |
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"i;i..,
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CUUt*
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2?2 „ _., Bellezze di '
CH'IESA d'Ogni Satiri: dove ahìum
frati -de' Zoccoli di S. Francefco in grandtffima numero. Nell'entrare in Chiefa Per la porta -Raggiere fi trova a mandefira a canto la^, pòrtala ■
"•■'■' Capf>elUÓQ\h Religione di queftì PP.è qui
vìima bella favola rappreìViuante il nome di Maria di mano di Vincenzio Dandini; è la^ Vergine SS. yeftita di bianco, elie calca il fèr*- • pe interngle >in mezzo a S. Giovacchino ,• &!* *-S. Xriaa: Inasto fono alcuni Agnolini aliai, ben difpofti * è ben lumeggiati, ed è tutta di vago colorilo : fegue la Cappella Borgberini ì Ita quefìa una tavola4*
che l'Afcenfione di N.Svrapprefenta, di ma- no di Lodovico But;teri>pto^ legnerà • "* ■<■ *"**'■*■* *. - ■ •>:»- 3 Cappella Fefpticci queftafavola nella quale
*c efngiata Santa Eliiabet'ta Regina di Porto- gallo è di mano di Matteo Rò&IIi: In ttm iarcOy bel quale è dipinta una Mifericordia dima* '''>"* no di Domenico altresì cib-ail ritratto di jème» m^0^^^S^fè^k^^^^^fìpfWo^ giudi* %ip:, Il quale nelk navigii%ièHÌ del Mondo nuò« •pò faticò tanto> che dna delle rnaggior parti dei-r- ie terre ^ià incognite per lo valor (ovrano, di'que** $q nobile intellètto fu JLvmrka nominata, quai «fitratto per lo tfifarcimenròdi tutta la Caie-» bf$ fu levato :.v più oltre è la uv ' Cappella Aldana , dove eie una tavofa dì ganti luì > dóve è dipinta la Madonna mi fi* |
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Firenze T ii%
gliMÌO ih&Ho3 è S. Girolamo, S. Gioì ¥>atifia »
eS. France/co altresì con bella maniera *f lode- voltiflra quefia, i quella Cappella , che* jegut fi We a man delira un S. jfgofiiW di fàahè di Sandro Battiteli il dipìnto in fr e fio con fomìna diiigen^a.' Si mofiru mi volto qmfìo Santo di DwpknG di nobili petifieri 3 e legato malto \on ì* wnte, tfprmc nei Juo fi riMant* graduai* dìvifo d a'termii affari pan , the ali e cefi divine intenda ferina fin. Era pttpoHa qutfìa figura ;icl ' ftamexip delta Xhtefal allato ai U porta ddC& ro i quando nelMDLXV li con ordine -dt'i Gran • * Luca Cojìmo(comt fu fitto in 9. Croce, ed-inM S* Marta frovella j levata il tramesto , onde la. Cbiefa fofie pie lumino/a » più adagiata', e pia fpeditaitonordigni ^aefhevolmente futraporè -tata coil muro %ìl accinto prima di ferri** di taz ■napinel luogo'* dove fi videalprcfénte, nonficn- Xagrandijjìma lode di quefio raro artefice: o per the il S. Gir elafiio dipinto da Domenico Grih iandaio dall'altra parte del tramenio -fai Gora ( peroche è bello a mara viglia) fu portaiopev la medefima cagione nel mede fimo moda dì tafipa Si *Ago{iim, a£aiptwté far ragione cbièintett- ' dente, cornee l'una e l'altra pittura mirabile f a idi fregi*: Si feorge net grave Jembiàntc mae^ , (la, e perche in viva attitudine molto* e malfa • •jìH òmè0W4 divini avvift, piuove fen^adubm * ■ bio in.cln contempla riverenza : feguepaila ? ■ « " C&ppeUaNerli ,• ov è di piotò un S, ir r ance- lieo di mano di Niccodemo-Crucciaiii-i bcU l«tmpaialla c&$- |
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sa 4 Bellezze di
Cappella » che fegue è nella tavola unaj
Concczzione nk)lto ben djfegnata, e,me- glio colorita di mano di Vincenzio Dandi* ni: fegue poi la ,: Cappella allato ove è dì mano del Bu*
glianieffigiato il B.Salvadore da.Ortamol* to ben tatto j più oltre nel voltar della Cro- ce è la Cappella Milani' Quivi di mano d§I Cigoli
è un S. Piego d'A leali » è quella molto~¥ejI^ ed i miracoli di elio Santo rapprefenta ed cfprime ; nella tettata poi della Croce è un* altra- . •■.•>., \ . r Cappella Vefpucci, e qui credo, che -.fu (Te il
ritratto d'Amerigo detto difopra aevvituna bella tavola nella quale è dipinto uìi S» Ber- nardino da Siena , e'1 B. Gio: da. Capellrano difensori dell'adorazione del Santiis. nome di Giejsù ; anche quella è,di Vincenzio Dan- dìni ftimato molto ira'Pittori dei ino.tem- po-: fegue-là v>, ,m. , •■.-A> ,aV'« Cappella LenTg ove fanno tornata le donno
dei terz'ordi ne di S. Francefc.o alla, qua le è una ragionevol tavola' di 'mano di Neri Bie- tv' fcguepoila \\,v,,v V -> Cappella ò aitar Maggiore adornato di due
Agnoli d'i marmo Carrarefe (ituati {oprale^» due porte de 1 Coro, e fonoui ancora altre ftà- tue delle quali non fi fa dittinta menzione . :- * NeLCorno dell'Epiftola cioè nella parete »
vi è un quadro molto bene intefo di mano di Cofimo
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.pone
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Cofìmo Gambmicciov'è dipinta S. Chiara
che col SS. in mano fuga i Saracini: nell'al- tra parete oppolta vi e S. Buonaventura co- mumtato dall'Angelo io un'altro aliai ben intefo quadro dipinto da Fabbn*22io Bofchi* Gl'Agnoli che fon dipinti ne'peducci della volta fopra l'aitar maggiore fon di Gio.-da S.GÌ9:edil reitante della volta è dipinto da Bernardino Puccetti : a canto è la CAPPELLA Marinozzi ov'è una tavola
nella quale è dipinta la Vergine Santjflìma con S. Romualdo 3 e S. Gio. Batiiia di mano di Ridolfo Gri'llandaiOj yienpoi la Cappelli della Religione : nella tavola vi è S.
Pietro "d'Alcantara, di mano di Vincenzio detto, aliai bella : ritornando verfo la porta vi è la
Cappelh diS. Bernardino, è iaquefta cfh*
giaco il medesimo Santo ioftenuto da duo Agnoli molto vaghi, e ben dileguati da_. Fabbrizzio Bofchi, a canto al S. Girolamo già detto di fopra v i è la Cappella P^offi: H quivi un'All'unta coti S.
Gio:Batiita,e S.Buonaventura; in alto fono alcuni Agnoli molto vaghi fatti da Santi di Tito ; fegue a canto a quefta la Cappella Sandeni, nella quale dì mano del
Rolielli è una bella tavola ov°è dipinto il martirio di S, Andrea Apertolo r impetto .ap- punto all'altra del medefrmo Dipintore: So- no amendue ben difpolle di yagho e dilette. P vói
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i%6 Bellezze di
Voi colorito oltre il difegnq molto bene intc
fo » ed accordato , efifendo quelle due de]| opere migliori dieflq artefice» e particolar» mente quefta di S. Andrea j fegue poi la. Cappella Cartoni, la tavoratielJs quale è di
mano di Bartolomeo Traballc(7 jpfa egli in fcf fa effigiato una M.V. Annunziata affai bene^ con molte altre figure ragionevolmente ac« conce : Sopra la porta in alto e collocato un Crocififjo dipinto fui legno affai grande
quale e di mano di Giotto. Uconjery&noij^ éfitefìa C Ine fa molte, cofe knte, e. Reliquie di corpi fanti \ come una tefla del-
le Vergini di $* Or fola. : un mantello del beato, Bernardino da Feltro : un Abito del beato Cheru- bino da Spoleto : e [otto Pattar maggiore f ì fotu la Cappa di S.Fr ance/co, che per f amo fa, Jan* tità in ogni parte del mondo cotanto è ricordato* jìdè quella appunto fecondo.molti con, laV ^ualefu Stimatizzata,che fu da} medefimofì Santo data a* Barbolani Conti di Monte*» Auto » dal quale fu a medefirni» ed a tutta Ja defeendenza lafciatoj'av.vifodellatorcia* che apparifee loro dami giorni avanti la irsene, ed io ho parlato con chi l'ha. vedut3«. Molto altre Reliquie ci fono oltra ciò ,. le qua- li fono tenute con grandifjima diuo^ionecL^.» La facciata diquefta Chiefa è difegnodi
Matteo Nigetfi: La Corortatio.ne diooftra, Donna di terra cotta collocata nella lunetta /opra la porta di mezzo, è opera ài Luca delf. |
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Firenze. 227
fa JlobMa ; Nel refettorio vi* è un Cenacolo
ài mano di Domenico del Ghirlandaio, mol- to da gli artefici tenuto in pregio, ed ammi- ratoj Anno ancora una buona Libreria, in vaiò affai fpaziofo ; Nell'Orto è una belliifi* jr»a Pergolarfpftjenfi quefta fopra fettanta pi* laftri di pietra ferenaalti circa cinque brac- cia fu i quali s alzano archi di ferro a prpppr- - ^ione farra con fpefa confìderabile : la fua-* lungheja è di braccia 320. la larghezza brac- cia otto. Ma feguendo il viaggio egli fi vede in tejìa il '.'.' PALAZZO del Sig. Giuliano da Ricafoli,
fatto coldifegno di TAichclo^o Michelo^iy E' grande il giudizio di queflo nobile artefice', qua- do fi cenfìdesd in quefta fabbrica ogni fianca da baffo, e di fopra partitamele: perche così ben rifonde à gra^io/a vifia, ed al commodo:, che nell* ufo in abitando fi richiede, che non ci ha luogo y che non meriti lode, e da ehi è inten- dente non fia ammirato . La jirada del corf$ forge a quefio commodijfmo edificio belliffina » yifta : quella , che è lungo il fumé d'Urno ,c la pia vaga 3 più dilettevole spiù amena, che fi fojia imagmare • Il Ponte delle Carra, già fabbricato col
difegno di Fra Giovanni, e di Fra sfioro , Frati di 5. Maria Novella, eia fua jirada da tne%^§ giorno, che viene fatto la porta di quefio Tala%- ^0 j fan no qua fi a gara con la via de* Foffi 3 co» la via del Moro » con U via de* Federighi di con* P 2 étòr *
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zit. Bellezze di ,..'.' , , ; r,
durante àyìftkdeW edifizjo , e recando maté~
ria di nobile (pettacolo , fo/ /?#?»£ d'arno » £<>* helliffìmi palaci quafiin fembian^a di teatro, che fono olitala riva y il rendono infìememente magnifico, e fovrano * Di fuori fono fìtte{di- pinte a frefco di chiaro, e /curo fiorie I{pmanè di mano di Francefco Pagani, artefice eccellerti1 fez* cui qua fi il vento, e la tempera abbia avm fa invidia, come fi vede fono sfiorite ; e molto pìcciol fegnale di ftta bellezza a* nofbrt giorni ■vi è re fiata. Si fon mantenne tuttavia alcune figure dì color giallo % che lembrmo Imperador Romani con medaglie di fópr* di foro rrtprcfe *, ed un fregio parimete di trofei, che fono tediti da gli artefici in grandifftmo pregio . E commen* dato molto di nobile artificio un Giove di color giallo,ed una Giunone altresì:perche firmatofi nn giorno Iacopo da Vontormo , ano de- miglior pittori, che Firenze giamai Mia avuti, diffeg preferiti molti, fé non avefje faputo, come em la Giunone di mano di Francefeo, che L'avrebbe giudicata delBuonarroto» Nonpajiava xxil. ànni, quando fu condotto d* Francefco queflo nobile lavoro : il quale molto fenile allo fi ite- di Tulidoro » era fé morte il filo della vita neW età fua pia vérde non vampe va, per f altre à progreffi divina fenica, fatto più pregiati. Ùe~ tro. pofeta nel Cortile fi veggono in tondi feite~ fle di rilievo belliffvme, E tenuto mirabile un Orfeo antico fopra una colonna di marmo mijlio? "ed uttjipollo parimente"* Cièun"Hcttttnm di ■"■■ * - pie*
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pietra di mano di Fr ance (co Cammillani > flima*
„t* molto. Ne/ falir pofcìa in capo di fcala è ^collocata una. teftà antica di marmo d'una firn* mina, maggior del naturale, e di rara bellezza
Salotto verfomezzogiorno fono otte quadri
jtrame^ati ciafcuno da una arme di mano dipìt- ter moderni, e rari, e /opra tre porte ft veggio <n$ tre quadri ì in uno di quefìi è lafloria dì Elio- £$yù\ nell'altro una carità con alcuni puttmì d*- mttorne : nel ter%p è fiata effigiata la floria delta Pigna ton Punta indufìri^, che da tutti [omo tan- to lodati, che malagevolmente potrcbbono con* parole avere in quefle carte il fuo pregio? In una
* Camera ,che rìfponde verfo me^o giorno»
ed in fu la vìa , che vicn dal Tonte, e un S. óió* 'vannino dipinte a olio , che fembra di effer nel 4iferte , ritratto dal proprio di Raffaello dal» FrbtM. £ fatta quefta figura con diligenza così fueglìata , e con tanto fludio , cke oltra igni ftima fimile al principale, hanno penfato alcuni non fen^a ragione , che fia il proprio di Raffaello, Terche Giovan Maria Benintendf* padrone del quadro 9 chet cortefemente al Fé? feovo de' Rìcafoli l'ave a accomodato, quando fu chiamato per prendere il fuo, come che con accuratezzaponefie mente, non potè difcernere tyttauia qual fojje quel di Raffaello; fé il Ve- feouo , come gentil Signore, che era % non auejfe mofirato con certo indirne, quale era il proprio *$ % di
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I|i Beffine di
,«?i Raffaeli* ,edal padrone con $ignWÌllè4&
'2* non lUueffe refo, perche quanto egli fid-beìm lo ) affai dee ejjer neto , pefeiàchè fmiliffime ti proprio di Raffaello con ageuol modo poteva effere fcambiato i Si trova tu quefià htèjtéfimà tannerà uno bttahgolo fatto ci legni iommtjjtj e "pi fi veggono figure belliffime ,che còl feri* Hello paiono colerite ; e tah io binarie jfkniafiès thè per fùa vagherà gentile ; e varia empiono altrui là vifta di miràbile diletto.' Ma nell'ai* &<* ,'..'„ > -,.. ,;:.' >' ~ ^'-v::'>2,
Camera %che mette*in me^o il Salotto è un
quadro dì mano di Raffaello da turbina di mai fauigliàfa belle % i a ; È ammira ta li Madori* ma, che tiene in collo Cri fio cori attitudine tatù naturale, che par viva, e di vero fiWàfifdyttie sdopèriquello èoribellijfvma movenza J per cui dal fingularè artefice è fiata effigiata. Ci e uni Santa Lifàbctta di rara prontezza; la quàleji fòpfdun Caldano afiiugd un panno bianco ieg come fi vede, è fatta con fi alio fapere > cori intelligenza tanto profonda, che più oltre ili 'fèifhgionc nopdrèlche da arte umana fipòfid operare. Ónde nella, mdefià della Madonna »' nelld viveva del trifiò , nelt attitudine di $Uejlà Santa chiaramente fi comprende bora col mirabil difegnà 3 hora col vago colorito j quanta è qùejio àttéfice màrauigltofò t e per Jèvrano ai>$ifò incomparabile, E bctliffiMonii $. Giov&fìriiMtchi affuoca ,comefannoìfari- àullìniijeàM d(J£atdarfi,cónquélld attU i tudifié |
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Firenze a?i
iìtudìne femplkc , e pura > che in tenera età
fi vede ad ora adora : e di vero pare che fi muó* Va y che atteggi là per fona , e che adoperi. in puf a che mentreche fi contempla perft nobile vifld fi defìànò in altrui peti fieri di cofé divine, ai? vi fi fanti i e mirabili fantaftei e poflo iru èbliò i che fia dipìnto anello, che fi contempla, vpprèffói'gljhàfcc divozione , e riverenza, £ Maravigliala pùjcià la vifia del Salone di qui- fta, Càfà : dalle fineftre di cui fi vede tutta Ida Ètràda del Birgó d'Ogni Santi, e fignòreggia l Scchiò nel tempo de* pali) il cor(o de' cavalli s il coheorfo della gente con sì fé wàna cornano- Heigà, che già fole vano i Trintipi i ed ifuèi fi- gliuoli far fi adagiare il luògo alle fineftre, e co la loroprefeniàaccreftendo fralle'grejgàj del» U fefldi godere da alto il nobile fpettacolo. Sono ih qticflà fianca dùetefle antiche di rare Artificio : una di Scipione .Africano, .e l'altra il ^intoniti Tiò i jommamentc dà gli artefici àppre^ateied in una gran tela fopra kfia pòrta, fono dipinte alcune figure a olio di etano di no. èlle artefice effigiate da un Cattane di Miche- lagnilo Buonarroti ; le qHalì da gli uomini, che fono iniehdcuti jfanó tenute mirabili, e di pre~ %ió . Quelli i che fonò fiati i migliòri artefici &' noflri giorni, an%ì in ogni tempo i da fSrdili iifegni del Bmnàrrotò, come da vìjfo fonte i fa*. no proceduti; Ci è apprvffo und altra tela or» dinatz col diiegm di Fra Èartélo^ei te pofeik Uipinta a olio da Giuliano Bugidrdtni di fom. P 4 ma
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23* Bellezze di
ma bellezza* la quale comeche non abbia av*
Ma l'ultima mano > è mar a viglio/a ', e rara tut- ta via. In quefta e dipinta la Storia di Sicbem, figliuolo di Umor, quando rapi [ce Dina figliuo- la dì lacob . E finto in quefio quadro un grup* pò bcllijjimo di figure, le quali affagliono chi fta quieto ' fi vede lo sformo, la gran bramai» che ha chi di far preda con ficre^a fi procac- cia , con attitudini così fciolte, così vive, che Jembrano di effer vere. Nelle, donne, che fi •peggono dinanzi à gli occhi tor via la doii^ella » fi eonofce fdegno , e hupore, ed uno affetto con- forme à fembìamte fémtnilc., mirabilmente vi- vo "-e pare » che fi debban fentire le querele* ed i lamenti di coloro >à cui è fatto oltraggio, <lj ftrida parimente di chi ufa violen'^a . Si vede tirato in prò fpettivà un bellijjimo edifizio , cj> in fu le (cale figure, che pare, che del cafo av~ venuto favellino s e ne filano ammirate. Due figurine, che filgono , moftrano movenza iru fua attitudine, ed è il tutto dipìnto con tanta grafia , che , cornee degno di lode, giamaià ha fianca commendare non fi potrebbe. Vsb il Vefcovo de' Hjtcafoligrandifjima diligenza,per- che gli venijje quefta opera nelle mani '■ e fernet guardare àfpefa alcuna, ditde à chi lavea in juo poltre gran fommadi danari', per li quali pofcia una fanciulla , a cui il quadro apparte- neva arri veimcnte fu maritata., Nei piano del Salone è una |
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Gap-
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Firenze. 233
Cappella riccamente parata : vi è dì figu-
re, picciole una tavola, dipinta à olio di mano-dì Francefco Salvìati : dove è fiato effigiato, quan- do Crifio è dipolo di Croce di bellezza rara. Si veggono nel Salvatore le membra cafeanti cstis bellijjìma maniera di colorito , e chi fèfèicnc il tnprto atteggia con bella attitudine la perfetta » e pardi vero naturale* JAoftrano le Marte in attidiverfì fembiante di volto addolorato , di- cevole molto al grande affetto di amore, chc~> portano al fuo matftro. E divi fata tutta la Sto- ria con gran giudizio, ed k a ciaf cuna figura in fé grafia, e belletta, ed in ogni parte fommo arti- fìcio. Ci e oltra qttefto di bronco u» Crifio in Croce di mano di Gianbologna da tutti fomma- mente lodato y e da quello di cui è ilTala^zo, tenuto in grandiffìmo pregio', Quaft di ecfta al Talamo fa al prefente fabbricare il Signor Giuliano una belliffvma toggia'ed apprcfjo m det- to luogo fi ordina un Giardino con grande fpefa e perche mjìun commodo manchi al Tala^ze, che è magnifico 3 e (ìano congiunti amendue gli edifici] > attraverfando la ftrada fi paffa da~* baffo peìr una via fottcrraea nel Giardino : efen- zafentir caldo 3 ite fredda, ne patir Sole » ne ac~ qua, per fuo diporto puote chi è padrone del TaU^zo in ogni tempo fen\a ejjer veduto ricove- rarfi nella loggia, e nel giardino . Seguitando dal Palazzo de* Ricaloli lungarno fi trova il Calino clic fu già* delsSererufs, Princ. 0. Lorenzo : ìa patte di nanzi pofa in Parione : fa tto
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2, a Bellezze di
friro col difegno di Giulio Parigi fegwlij
Céfadr Compagni: (otto gli (porti che lo-
ftengono il Veróne fon dipinte di iilano di Bernardino tocetti le Muftì »ed ìri tornò al» là poeta pofìno fu l'arco di effa due graziofè lìeuré che iono Mercurio ed Apollo* dellè> quali folo il Mercurio oggi fi vede per elTer l'altro confumato come alcune Mufe,- e vago il loro colorito, otnmo il dileguo , efoac* premiabili peretfer quelle ftate primizie di fuo pennello^ .. , , . .. ,,
Nel cantiche fegue è tiri piceol tabenu-
còlo di mano/di Stefano Pitcor Fiorentino i ©ve è cori mólta diligeva figurato uni nò- ftra Donna i alla quale mentre cuce, un fan- ciullo che (lede porge un uccellino; Jè opera vtìoko lodevole per piccola ch'ella ha: Se» cue poi fèrfo il Ponte S. Trinità la . , cSfade'Òiatìfiglìaaai nella facciata della quale è un arme di pietra èntroui un Lione rafirpantc,imprefa ddìi mede/ima famiglia: Fuquelìa intagliata dai famofo, e celebre fcarpello dì Donato Fiorentino 3 ed è ìoj moka iììthi approdo gli artefici, (tante la dirficoltad'efprMere fìmili animali, ritfllaj tono de' quali fu aliai valorofo, come ne M attcttazionecertiaìma il Liane d'intero ri* Jieró Scolpito iti pietra che Ci vede allato ali» porta del Magiitrato delie Decime Ducali i dai quale tutti gli altri artefici hao prefo re» gola ^ e norma, ma ripigliando ù Corto k Seggono Nc |
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Firenze,* aj5
-•Nella Strada detti ia Vi%n% fono due mol-
to vaghi «difizi: l'uno ù e La loggia iiuteìiai «ti Pietra forte d'ordine Coriutoiatt* col di- segno tii Lion Batiita Alberti, fabbrica i» vero accónciamente difpoita; l'altro è il Pa- ggetto d'Ordine Tofcano pur di pietra forte dcìlafteilafamiglia, qual Palagi© ancorché idi maniera antica^ coniìderato tutto intin- tile è molto bene accordato* e fa vaga mo- ftra ; fu fatto col difegno del mcdeiimo.Leon Battiita., e queite,fabbriche ficcarne la fac- ciata di S. Mari* Novella", ed il S. Sepolcro idi S. Pancrazio furon tu^e fatte da Gio> Ru- celiai, ond'c per quello d'onorata ricordare «a degnò , veggendoiì in efìe ia genero fiei <iifuoanimò: Conchiufc fotto queftàLog- gia ilmaritaggio ditrefuc figliuole in un-» tempo ftefio; tu amato dal popolo ed mula óccafione, gli furono regali in buon novero aon folo da* Cittadini, ma dagli abitatori dèlie CaétèJla , e Corrado antera recati. In queita meddìma il rada e vna p reziofa libreria del Senati Cariodi ì ommafo Stroz- zi qual fu ìumideatimmo, e molto all'anti- chità àjfiezzìonato : raccolfe nei lungo fpa- zìodi iuàvita che fu d'anni Sj. un aliai nu- feieròfa, e celebre libreria di manoscritti in ©gai forte di faènze, e materie, e (pezial- Bitnte nelle notizie fpéttànfi alla Repubbli- ca Fiorentina tu alle ncbil famiglie ; h qua- tta in num. di tre mila temi, the con graru eiii-
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330 Bellezze di
diligenza conferuati oltre moltfffinifl éàff$
pecore appreffo i fuoi figliuoli in Firenze* Fra effi fono molti originali affai rsri,e mot» tiflimifpogli d'Archivi; > t fcritture privar- le , e pubbliche non folo di detta Città, e di Tofcana, mad'alroveancora, il tutto da.-, Juiconfomma diligenza > e fedeltà, fenza^ riguardo di fatica ofpefa fino a gli vltimi giorni di fuarita raccolto. E gii che dell'* Antichità1 fi fauelJa moltaltre notizie in-, quefta materia racco ! fé mefler Vincenzio di Gio: Battifta del Teglia anchteflfo celebre antiquario de' (uoi tempi » e dell? memorie antiche diligente invettigatore , e potè commodamente farlo efsendo (tato per lo -fpazio di ventanni uno de' Miai&ri déHr> Archivio delle Riformàgiani, e fempre m queita profeifiant: eferatatoO : dilettoli! ancora del comporre sì in v:r(ì come iru. profa ,e mede in(ìe-oie gran ftiùn. non fola* mente di manoferirci appartenenti a beile lettere delle quali vivendo fu itudiofo cul- tore, ma d'Iitone, e d'alberi di famiglie, iquali linài) cótinua meiiet Giufeppe Buo- nauentura Tuo degno figliuolo, non inferió* renella virtù, enellaftima al Padre. Ora f§icbe delle co/c notabili fi è favellato » ch(LJ fon» in quella via del Cor/o infitto al Talare degli Strofi, perche è vicina molto $ diremo quello che occorre de{lanobìltjjìm& |
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Vi !.«1
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CHIE-
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Firenze. t?i
T CHIÈSA di S. Maria Novella. Egli dive
fi fuolc) che il tempo è giufto gindìee delle co fé : perocché egli del-pero da la/enterica diritta- mente fenya, appello. Già fono anni circa ecce, qhe /m fabbricato quello Tempio ' il qualc^* Jempre da famofo grido nobilitato, e ricevuto /ho principia , quando era fmarrita per la ma- niera Tede/caia bella architettura , ajiai chia- ro dimofira , come è mirabile ver/o di /e , pò- (cicche Infettate l antiche beitele di J\oma » e della Qreeia , e mcfji in operd i pia fingolari artifizi , ancora o%n t»ttauia è lodeuole*, e di prcyjo • Fu dato il difegno di (juefio belli/» fimo l'appio da dve Frati Con-vetfi, di nazio- ne fiorentini dell 'Ordine di S. Domenico, uno Giovanni ma fecondo alcuni F. Siflo da Firen- %e,s l'altro F.I\ijìoro da Capi? come altresì fono di quèfto ardine i Frati 3 che ci abitano. Qnefti adufati nelle grandi opere condkjjcro quefìz pian ta innanzi molto ; E perfezionata per la di» Jigenia del P.Fr. Aldobrandino Cavalcanti» che fu poi Vefccvo, cài Fra Pagano degli Adimari Priori del Convento, qualiricava- rono gtoiìe limoline per lo compimento del Ja fabbrica , della quale fa foprameendente Fra Iacopo Pailavanti aiutato nd refto del- l'Opera da Fra Pafquale dall'Ancia , e Fra_, Rinieri Gualtcrotu : /« quélpofcia condotta a fine da chi è intcndtnte femfre è fiata tenuta mirabile > e rara. Mira l'edificio all'ufo dell*-' pomo 3 come a fu» Une 3 che da etto fi de& ca >«. |
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re. Vsrcbi ]em diuifate le tre natii dì quella
Chiefa con molto accorgimento, ed i pilaflri, em le colonne, l'uno dall'altro per tanto fpa- %Ì9 fono hntani , che per le /acre hifogne gran eomodezza è data altruii: e comeche, cornac avviene /olente nelle fefìività , gran molti- tudine di gente ci fi aduni ( perocbe è fatto agiato j e comodo il piano delV&iifhrjo a ma* vaniglia) fendanola tuttavia fi va innanzi $ e'n dietro con grande ageuole%%*. Sono le Volte con gli archi, che pofano fu' piUflriìCa- facffjtmediaria : la quale per lo mc^o delle fineflre pofie a' luoghi opportuni illuminata, eltrache moflra la beitela della Chiefa, ren, de il vafo di quella appreffo in tanto lumimfo i the non pare,che ne leggiadria pia comodai tse combde%za pia vaga, pojj'a l'occhio diftdera- rc. La Croce pofeia , ed in tefla la Tribuna, co*, particolari artifici, commendati da gli arte- fici , rifpondono così bene ad yna ifquifìta bel- lezza s che chi è intendente di ammirare quefio, edifìcio , e di lodarlo m ogni parte non puote, fa%iarfi. Onde Michelagnolo foleua chia- mar quefta la Spofa, ma non già la Aia Ve- nere come alTerifce lo Scoto nel Tuo Itine- rario d'Italia, come anche non è vero, che qui fìa fepoltoGio: Boccacci come attedia- no Gio-'Heurico a PfUumeron>ncl fuo Mcr- cu rio Italiano impreflb in Lione i£i.S. La facciata di quefta Chiefa fu ordinata cel di/e* gm di Leon Batifca Mbsrtt enn bella vi/k t |
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f berne f %i$
fèìne fi fede » e divifata di marmi bianchi xq
peri) rifponde con ornamento vago alla magni* fif/'.n?^ di tiitta'l corpo dell'edifìcio. Gìovattv pi Kucell ai fece la fp.ef* della facciata' ed il fefh. molti anni prima con fomma g?andi(Jìffl<$ dj danari er# fiato fatto dalla liberalità di buominp particolari, e dalla pietà Fiorentina 4 In quella facciata,ch'è voltasi mezzodì fece iIG? Duca Cofìmo I, collocar l'Anni.* la dì Tolomeo per offervar l'ingreffa del Sole nel primo, punto d'Ariete, e dall'altra |>art§ uno Gnomone per lo quale li fcorgo.* no » moti del-Sole , l'eieuazione del medef;- «10,l'ore dalPoccafo , e dalla na(cita»c* Sinlte ^Jire otìcruazioni per gli ftudioff dell'agronomia,opera di Fr,l£»nazio Dank |ideltpftefloordine, Nell'entrare $dunqH$ inChkfafì trova da, man deftra la. Cappella do Vecchietti, eh è fra le due Porte, Nel-, la tavola di c(la è dipinta la Beatiiiìma^ Vergine; quand'è Annunziata dall'Angelo», „ di n.ano di Santi di Tito : £ quella tua dil- le più rare opere diquefto art*lice»avvea- ga che fuori di fuo collume % ha mantenuta in in ella la, uaghezza de' colori affai vivi ^imado .che chi, non hi intera contezza, #imaquefl-a pittura d'altra mano.-è laVer- ginc in atto tate difegnata. che leggiadra- mente efpnmc ciò. che dall'Angolo gli 4 tato detta x e nell'atto rnodcftiffimp * e$ Umile parchedicaEcce melila Domini ìh& |
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(«uw-
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ì4:ò Bellezze dì
panncggiaméto delle veftì è molto bene io»
tefo; Sono in aria fopra l'Agnolo due grup- pi d' Agnclini, che fchetzano per lateiU così bendifpofti, che recano a chi gli ri- mira diletto e maraviglia infieme « Quefta opera coronò con molta ragione tutte 1 al- tre jtffendo (tata di Tuo pennello l'ultima fatica, ediHConfegvenza di pregio mag- , gior«, ancorché fia. (tato cenfurato per aver fatta la Vergine più lunga del dovere a_# proporzione dell'Angelo, che è il ritratto de! Caualìer Virgilio Carnefecchi. Cappella di Girolamo Giuochi,dove è
' ima tauola di mano di Girolamo Macchietti, e defittovi è dipinto il martirio diS. Lorenzo* 'Mirabile è l'artificio.) che fi cono/ce in quefl& pittore, e nel diuijar te figure con bella grafia, felice 3 e raro, Quelli >che fianno a vedere il erudo fpettacolo , quando il Santo di Dio pò* flo /opra la graticola di fino orribilmente è ab' bruciato, con abiti di color dìverjo fanno vt~ (laoltramodouaga :e dipinti con maeflrevcde indufirta , mercé di un gran faperc, fi fpmga- ito fuori citila tavola ■> e jembrano di rtlieuo* ima S. Lorenzo cornee bello, nome è'colante.* còme nell ajpre^a del tormento > voltandoti al ciclo , pare ebefta colm$ di janto ardire ? Si uede dipinta con ecceffiua diligenza la carne di qutfio Martini la qmlc pia èprejjo al fuoco, e qitafì arrcfiita, e viva* e di rilievo, e-, comzj» av viene neWarfare > incrofiaia, non jo in che Wtid9
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Firenze; <= «41
modo, £W4»to pia fi mira, pare, che debba ren-
der Vodore, che viene dalla carne, che dal fuo- * co è abbruciata. / miniflri, che mettono legne fotte ', mentre che atteggiano la per fona ,fono belli a maraviglia : & uno, che attica fttt- diofamente , fi fa inpan^i con attitudine così viva,che non par dipinto, ne equiuoco , ma nero, e che adoperi. E certamente così in lode fi è auan^ato quefio artefice fingulare, che in quefla opera egli vomirti dell'arte, e quelli, che fono intendenti, di commendarlo non fipoffon* fatare. Nella i Cappella, chefegne di Jacopo Ma^inghi è
una tauola di mano di Batifta N aldini, doue è dipinta la Natività di N. Signore. E figurata la ìiotte per tutto, come richiede la ragione del fatto'.macon bella cofider anione fa nafeere que- llo fauio artefice mirabilmente la luce, cioè da Cri fio nato, e dal Coro degli Jingeli in ariatper» ioche co dolce colorito è fiata la Vergine effigia* ta di fingular affetto, & adoràdo il fuo figliuolo fpira in fuo sebiante diuo\ione.Sono belle due fi* gure di due Sati fatti con vifla manèroJa,come è ufato di fare il Naldinoda quale dolcemete leg- giadra , & unito il chiaro con quello, che èfcur m, achi fi tira in dietro rende le figure fenica dubbio quafi vere, e qua fi di rilìeuo . La luce intorno a gli ^Angeli per lo contrario del gran* de furo della notte bàgranfor%a in fé di vero di porre innanzi a gli occhi, annidi recar al- trui mila me me quello, che è ferino mi Fan- |
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^4$ Bellezze di
pio, Oltra ciò la tauola della Turificazione
della Madonna nella Cappella di Giovanni da Sommata <? di
mano del Naldino parimente, e dipìnta con ma- niera nobile , mofira,come è verfo di fé con- forme quefìo artefice in ogni opera. E dipinto con graue fembiante il Sacerdote, a citi la Ma- donna con mouen^a gra^iofa > e molto onefia fi frefehta : e bellijjìme oltra ciò fono due fante » le quali fono da baffo : e colorite con raro arti» fi^io a ragione fono da tutti commendate* L'ai* tra Cappella è de' Minerbetti : doue ancora 4
fina tavola di mano del N aldino più bella delle due dette, e pia rara. Si vede il Cri (io già le- yato di Croce fatto con molta indufirìa , e con' forme al corpo morto mofira nel cader delizi * membra quanto è grande il giudizio in quefìo difereto artefice nel colorito, e nel difegno » 14 vifla dolente delle Marie ( dove $ ciafeunacon con gran fapere effigiata ) e colma di ajfettuofo penfter , fatta con fingulare artificio rifponde all'avvifo altrui ottimamente,quantunque cofe ottime, e compiute egli difideri* Ma la Maddalena, veftita di vefie di color giallo, è belliffima (opra tutto, e per i(ìndio s e per dolce artificio non ha pari. • Si moftra quefla figura, non- dipinta , ma di rilieuo ; e fuori della tavo^ lafpiccandofì, dir fi puote, che adoperi quel* lo, che chiede lapre/enta bifogna , & altri-* mentì nonfia finta, ; £ diuero è felice il Naldì" |
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Firenze? *4Ì t*
no nel panneggiare, facile nel Colorito > accori
to9eue contitene mei porre ogni figura a fuù luogo i ma in quefta opera nell'attitudine delle perfone 9 nella vivevga di ogni parte cosi i maefirevolmente avvifato, che dir fi pvote, the fia raro » e mirabile. De* due Sepolcri della famiglia de* Minerbetci l'vno è di Sil- urò da Fiefole affai ben fatto. Nell'altra* ' tauola chefegue alla -,, Cappella del Pellegrinò, e del Tempio e*
figurata la Storia di Lacero di mano di Santi Titi. E ammirata nel difegnoquefia tauola da gli uomini intendenti* e tra le altre figure è fiato lacero con bel giudizio effigiato : il quale già ritornato da morte a vita miracolo- famente 9 fa fembiante in fua languidezza , quando mira ehi gli è d'intorno, di refi are nel gran cafo attonita. >* fmarrito. E mirabile^ Vindufiria > chefifeorge nel San Vìero : il qua* le mentre che efeguifee quello, che dice il Sal- uatore: SOLVlTE EVM: mofira nell'atti- tudine delle manine della tefla chinata viva pronte^, e naturale s & oltrd che pare di rilieuo, adopera con efficacia quello > che di fornire ha propofio. Sopra quefta Cappella, dilato alla porta ,oue fi va alla Madonna de' fyeafoli 3 è il Sepolcro della Beata Villana de' Botti, ^
di mano di Defiderio da Maiano ; ione fono al* cuni Angeli fatti con bella indufiria, e la det- ta Santa ritratta di bajio rilieuo con foni* |
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*4f* Beltezzedi
pia grafie* tftenuto in pregio quefio artefice t
pèrche fmilè motto al -valore di Donatella nell'età /uà pia verde operò molte cofe degne dì lode i feguehdo le vefiigiedi quefto artefice fdmofù ì Segue la Cappella de* Ricafbli nei-: la quale è una vaghiflìma tauola di mano del Ligozziiììà effigiato rinduftriofo ar- tefice S. Ràiniòndo » che rifufcita vn fan- ciullo morto .* è vago il colorito, e rappre» ferita pittura in pittura con fcherzo> e biz* tarria pittorefca molto bella : le "figure fon ben drfpofte e graziofe e vaghe fono dì quelle le attitudini : In una fìneftrella fi ve- de vn Colombo fatto dal dipintore per di- leggio del P. Fr. Raffaello delle Colombe-» Predicatore infigne, e Priordel Con vento » che premendo nel veder l'opera finita an- dava ogni giorno a follecitarlo, onde refo fazievole al pittore per la feccaggine data* gli in pedona di quel Colombo cn*è bianco e nero, quivi ildipinfe» ancorché in que- fta ftòria parte alcuna non abbia, di che awiftofi il P.mai più gli capitò davanti; Stella Cappella appreflb da'Rucellai, la quale
è in tefia della Croce >fatendo alcuni fcaglioni, è una tauola di mano di Giuliano Bugiar dinì» e dentroui è dipinta S. Caterina » quando patifee il martirio in fu le ruote. E tenuta in gran pre<~ già quella pittura. Si veggono da un lampo di foverchu luce venuto dal Cielo /pedate lc~* O ruo-
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Firenze. 145
mote;t là gente, che intende alfupplì \io sbat*
tuta in varie attitudini traboccare a terra , e la Santa con bel fembiante rivolta al Cielo ftar falda in fuo propofito » Fi fono da baffo molte figure di eccejjìua bellezza:, difegnatedi mano dì Michel agnolo Buonarroti; delle quali alcune fcon ano con mirabile induflria ,e d<i*{
quelli * che fono intendenti > fono tenute in mol- to pregio . La tavola ■, che fi vede in aito, do- ' Me è la Madonna col figliuolo in collo, mejfa
in me%gp da alcuni ^Angeli, maggiore del na- turale , e di mano di Cimabue ria quale , come che per difégno non fia (ingoiare, tuttavia ^ tenuta in venerazione • Dopo quefta nella Cappella de gli Strozzi fono due iStorje
molto belle di mano di Filippo Lippi Rato pri- ma Frate Carmelitano, ma come yoglioT no altri di Filippino fuo figliuolo vomo in- (ìgne nella pittura, in una èdipinto) quando $> Giouanni Pangelifta rifufeita Ùrufiana,è mirabile perle attitudini di huomini, di don* ne effigiate con grafia fìngulareyedachièin*. tendente, è molto commendata: e tra le altre cofe è ammirato un fanciullino, che ricoverati* do fotto a* panni della madre per lo terrore, the ha di un cane, mentreche il fugge, con viva pronte^a > fembra quello inamendue,che~> nella verità del fatto fi fttolvedere ad hora ad hora. Nell'altra facciata è la ftoria di S. Fi», Uppo, quando nel tempio di "Marte fa vfeire fotto l'altare un ferpeme di orribil vifia,che <Ù 3 col
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Ì4* Bellezze dì
éàlpu^zo velenofo uccide il figlimi dèiì^, et
da uno Scaglione, onde e/ce, cosi bene appart- /ce la. pietra/pezzata » che par nera, e natura- le* Terloche eflendo picchiato un giorno alla portajiel tauolato, che dinanzi al luogo fi po- ne t come è vfan%a>doue fi dipigne mentre che vuole un garzone di Filippo > prima che afra, nascondere alcuna co fa > che tiene in mano* corfe in fretta alla buca dipinta # che gli pare- ua vera, e come a Zeufi tpittorfamofo avven 4» ne, trouato ingannatoli, confefsà fen\a fallo 9 come quefta pittura /opra tutto era nobile, e mi r abile. Dietro Taf tare di quefta Cappel- la è un vago fepolcro di Paragone >ov'è Filippo Strozzi , fopra del quale è in un tondo I-Immagine di Maria Vergine] di baffo rilieuo (colpita in marmo di mano di Benedetto da Maiano : vi fono attorno 4» Angiolini volanti, che Bel panneggiamene to,e delicatezza delle Carni fon rari: Totv namento dei tondo, è di rofe, e d'altri fio- ri molto vaghi. La » Cappel la maggiore è de' Ricci • Era fia-
ta -primaquefta dipinta da Andrea Orga- gna ,tria guaftain più luoghi dall'acqua fu di nuouo dipinta da Domenico Ghirlandaio * fpefé di Giouanni Tornabuoni. Non concede^ •pano i Bjcciì padroni della Cappella, che al- tri diuenijfe padrone di luogo tanto onorato» mapromife Giouanni di far tutta la fpefa fen* %a pregiudizio del padronato f e dell'onore. Ter*
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Firertze l 147
Terche fu fi abilito per contratto , come l arme
de1 Bjeci , finito il lauoro , farebbe pofla m luo- go pia nobile, che vifofie > e pia onorato. Fh tnejfa l'arme de'Tornabuoni di notabil gran- de%%t y e quella de Tornaquinci altresì, che tutte e due erapo una mede/ima famiglia > ne* pilaflrì dì quefla Cappella , come fi vede : e_, f ueìla de* fijcci , piccioliffima , /otto t'arcò delimitar maggiore , douefi tiene il Sacramen- to fu collocata » Ora nello /coprir la Cappella, perche non vedeuano i I{iccì net abilmente la fua arme per tutto fecero gran romore, ed ac- etiche fojje loro fatta giufli^ia , al Magiflrat§ de gli Otto rìcorfero col contratto. Moflrarono 1Tornabmni » come nonaveano mancato alla promefia, e come il tutto all'accordo fatto era conforme * che l'arme de' %ìccì fofìe pofla in luogo pia di tutti onorato. Fu dal Magiflrato dopo molta conte/a dìterminato contra i Bjccis come quelli , che no amano cagione dì doler fi ; pofeiache era fiata pofla la loro arme, come in luogo più nobile » vicina molto al Santifjyno Sacramento 1 la quale ancora ne' noflrigiorni nel modo mede fimo fi vede collocata. E bellif- ftma quefla tribuna ,e da tutti è tenuta infom- mo\pregio* Sono nella volta dipinti quattro Fangelifli, maggiori del naturale, congra\ìa » econmaeflà. Dalla mano adunque, cheyìen. deflra, a chi entra in Coro, fono dipinte fei fiorie in fei gran quadri, & unafepra quefle /* éltOiChe tiene tanto fpa^io, quanto tien l*arCQ |
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ufi Bellezze di . 4
della volta* e lo fpa%io di due Storie, che le
fon jottoì dove fono dipinti fatti pertinenti W $, Gio' Batifta. E dipinto adunque nella • !:% Trima ,/ quando appari/ce Vangelo a 2ac-\ cheria, mentre che facrifica : dove tanto è he-* ne il fatte efprejfo, che fi vede, some Yefta am~ mirato 3 per non creder quello, che gli è detto àalVjLngelo , e come è divenuto mutolo. Sono effigiati in queftafloria molti uomini molto leu teratì, e di gran fenno, che da un canto del qua- dro fi veggono fatti con gran viucsga . Ci è adunque Zignolo "Poliziano t che alza alquan- to una mano Marfilio Fìcino, della dottrina di Vlatone intendentifjìmo ; ha la vefte da Ca- nonico j Demetrio Greco , fé gli volta » e Cri' flofano Landino » ha Una becca nera al collo : # Sonovi ancora tutti quelli di cala Torna- buoni fi giovani, come vecchi, che allora vivevano. Nella Seconda è la ìfifita^onedella Madonna, e
■ di S, Lifabetta : dove è ritratta la Gineuraj Benci belli filma fanciulla: nella Ter^a la Natività di S, Giovanni, divifata
ott imamente per li atti, e per li abiti delle don* ne, le quali fon@ dipinte con bella graziai bel- lifjìma è la - ' Quarta, quando Saccheria , che dee porre il
nome al figliuolo,perche non puote parlarci » fcrive in fui foglio, come vuole 3 che fia nomi- nato '3 & una donna > che tiene in collo il fan- cìullinò dinanzi a lui ? perche il vegga3efialU* |
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Firenze. 249
wi » e ài vero di vifta rara re mirabile. Neil*
f* Quinta fono dipinti i Dottori della Legge con fnolU gente, uomini, e donne 3 che afcoltano S. Giovanni, quando predica con accorta dtti- rinvi dììuefto favio artefice, in guìfa che ne. volti fi conofcono gli affetti del difpregio, e del- l'amore per lo contràrio yerfo il Santo di Dio. Nella . ■ ■ ,
Sefia è dipinto , quando è battolato i Sai*
yatore da S.Gio: dove con attitudine dicevole a fomma riverenza fono effigiate amendue quejte figure, e molti ignudi apfreffo ,che chieggono il battefimo > moftrano animo ben di/pofto> le pron* terza nel ricever quefio Sacramento. Nella Settima e dipinto l'apparato della cena di
Erode ,& il ballo della figliuola di Erodiade confi bello artificio ,e con ingegno così felice, the nella moltitudine de' ferventi a menfa, e nell'attitudine delleperfone non pare , chetale atto con vivezza migliore fi poffa effigiare: mila Vrima Storia dell'altra faccia è dipinto , quando è Giovacchino cacciato dal Tempio,per che non ha figlinoli : dove fono le figure fatti con belle attitudini, e naturali, e fervono tnj tanto al fatto, che e propoflo, che lenza fine dagli artefici fono lodate : In quefla Storia ri- .traffe Domenico fefleffo, che'è quegli, the fi tiene una mano al fianco , & ha fopra ad ima^ velie azzurra un mantel rojjo t Quel Vecchio rafo in Cappuccio rofloè Aleno Baldo? 1* netti Tuo Maeftro ; quel con la zazzera nera è Bar-
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V..
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a5° Bellezze di
è Baciano da S. Gimignano difcepolo ci
Cognato di Domenico; l'altro,che-volta Je fpalle col berrettino in capo $ è Daykttf fratello di Domenico. Nella , Seconda è difinta la Natività della Madotfr na : deve è un cafamento con molto ingegno, e tori artificio divifato,. E la Madonna in mano ad alcune donne, che ch'ila lava » chi la foftie* ne, chi me/ce acqua, chi affetta le pe^te, fa fovvenìre altrui di quello , che fuole in tale at* Po accadere. Nella Ter^a è, quando faglie la tergine le fcalce
del Tempio : la quale, perche fom dipinte con molta intelligenza, appari/ce nel formontare» che qua fi fimuova, e che adoperi. Nella Quarta è il fuo Spofah %io, dove con viva-*
prontezza è dipinta ogni figura ; ma fono belle a maraviglia le attitudini di quelli, che coru, fdegno rompono le loro verghe, peroche , come fece quella diGiufeppo, non fiorirono, e dtu> tutti i pittori fono tenuti in gran pregio. Nella f Quinta è dipinto, quando vengono i Magi per adorare il Salvatore 3 e nel gran numero di huominìi di cavalli fi vede tuttavia nell'atti- tudine , e negli abiti ordine chiaro, vago $ e mn* gnìficoi Nella Sefla è dipinto l'atto fiero dell'empio Erode »
quando comanda, che fiano ucctfi i farxiullini innocenti di picchia età infino a due anni : dove con fommo ingegno è dipinto il garbuglio di buoni ini, di cavalli , di donne, di bambini, e con
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Firenze.* %$t
ion favio intendimento fono effigiate di ver fé
Attitudini con belliffima grazia , & con rara induftria t e tra l* altre figure vi è un bambino ferito nella gol a da un foldato, mentre e he iaU la madre prende il latte : il quafe mifchiato col fangue con mirabile arte defta 'pietà in altrui > e del cafo crudele > e fiero rinuova la memoria. Hella Settima fi vede il tranfito della Madonna , e
pofeia t quando va in Cielo con gran numero in • torno di ^Angeli » fatti con lodevole artifizio : inguifa che per bella invenzione, per colorito mirabile, per attitudini varie » per *>aghe\%* dì abiti dir fi può te , che fìa opera rara 3 e de- gna di lode, e di onore. Da pie delle fìneilre vi è ritratto Gio: Tornabuoni » da man ris- ta , da man manca la moglie molto nata* rali. Le Spalliere del Coro furono fatte col difegno di
Giovanni Carghi li, & ancora oggi fono tenute in pregio » e nella commodf^a dell ufo mofira- no il gran fapere di quefto raro artefice; l'orna^ mento delimitar maggiore divifato da Baccio d'agnolo con gran giudizio 3 fa fede della fua molta, e nobile induftria . Ma ripigliando dalla porta della Chiefa ch'è dalla" mano manca cioè vicino alla porta del Conven- to ; fi trova la Cappella de' Baccelli . £ opera di Gio: Strada Fiammingo la Ta- vola di erfa, nella quale è battezzato il Re- dentore da S. Gio; Battifta è pittura va- , ga, e di pregio. JDop- |
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, a J4 Bellezze di
Doppo quefta Cappella è pòrta nel tnulr©
una fepoltura di marmo di mano di Andrea da Fiefole, che è belliflìma : ove è fepokor Antonio Strozzi, é acconciamente lavora-, to il Caflòne è l'adornamento è affai vagò § e ricco, e la MadonnaV è gli Agnoli fono di MafoBofeoIi. Ci è atta . - ; Cappella <ie* Bracci una tavola di nóbìl
colorito di mano di jLlefsandro^Allori: dove è dipinto il Salvatore y quando alpoqzo faveU là con la Sammarìtana . ttd finto qùeflo arte*» fice un bel paefe, che sfugge in dietro > \é gli lépofioli ?che 3fì come fono lontani, fecondala'1 'vifla > come chiede laraponè, fèmbrano mino^ ri altresì, i quali feendendo un eolie s féìi&j vengono dai fuomaefsra* Ma cri fio» che fièdé fopra ilpo%$p s » che chiede dabère alla dònnàì ha fembiante di maefià s e nell'affetto graué fpìtà diverti divh'fió&é'. *Z fiaiìà qUefia figura con urte mirabile, ed opera quello con beiti/fimo colorito 3 è con fomma grafia , che narrano le fiere carte. Dalla fafièrizadelle parole•', che efe-edal figliuoldi Dio*, fi vede la donna ammi- rata , e fermaiaft ad ajcoltare > pòflè le mani fopra la melina » fi a tutta intenta a quello f che ode, con fi bella attitudine donnefea > egra» \iofa 3 che non dipinta, ma mofira di effer vivai così con grande accorgimento fimo le braceia,^ , tejìa 3 il collo divifati, e la perfona altresì pan- neggiata con artifi^o così i/quifito, che pardi , rilievo,, e veramente naturale, Ciè un putti* ...,'.- |
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m ignudo, cbefieHe, che albata la tefia inaiti r
dolcemente, e fatto con ifiudìo in ogni fuà par-, parte fembra efit-r di carne , & è filmato da gli huomìni intendenti dì fomma bellezza, Dopo quefìa ci fono due tavole di Giorgio Vafari,fat* te con indufiria , come fi vede, una. alla Cappella de' Capponi ; dove fono molte fi-
gure conformi al mifìerio del I{pfario, e nell'al- tra di ^Andrea Taf quali è dipinto, quando Cri- fio rifufcita del Sepolcro. Ma procedendo pia., oltre tra l'editare di S. CaterJa Siena,e {a Cap** fella degli Siro ^ifi coferuà, il corpo del Beato Giovanni da Salerno dell'Ordine di San
Domenico; il quale è tenuto in gradiffima^, ' divozione, jlpprcffo di cofiaalla Sagrefiia fi yedela bellìffima- Cappella de' Caddi è fatta col difegno di
Gioj Antonio Dofio : quefìa per fommo arti- ficio, per li marmi, per le pietre rare , an%i fretto fé, per li fepolcri di due Cardinali de* Gaddi, per le ijìorie di baffo rilievo, è da tutti tenuta rariffima, e filmata maraviglio/a. La tavola di quefìa Cappella è di mano di jLgmlo Bronzino: dentro vi è dipinta la Storia, quan- do il Salvatore rìfufcit* la figliuola dell'air- chifìnagogo, fatta con grande artifizio » e con molta indufiria. Le figure > che accompagnano quefìa Storia rifpondono al fatto con belle atti" tudini : ma fopra tutto è bella la. ferfona dì |
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254 Bellezze di
Cri fio i colma dì riverenza ,e mentre thepren*
de per mano la fanciulletta s la quale è da mor- ie a vitarivocata >fi mofirail padre ginocchio- ni j^con le mani fiefe, col volto intento al Sal- vatore » & in atto di pregare S. M. col maggio- re affitto j che fi puote, e pia ecceffivo ; e di yita graTyofa la fanciullettay ed in fempiici attitudine a fua picchia età rifponde ogni fuo geflo. Tofcia nell'altra Cappella de* Gondi, la quale è incroftata
di belli fimi marmi neri 3 roffi, e bianchi > è il, Crocifi'fio tanto famo/o, e tanto lodato di Filip- po di Ser Brunelle/co . Non folo è tenuta iti» pregio quefta figura per le lodi % che da tutti le fono date, ma perche ammirata dal pia fotiram artefice per mirabile accidente con ragione ha meritato di efier dal mondo eziandìo adora, ad ora ammirata : il quale accidente non farà di- fcaro per auuentura a chi legge d'intendere. JLwà; Donatello, artefice mirabile 3 come è to- fa nota, il quale vifie nel tempo di Filippo,fat- to unCrocififfo di legno, che pofeia fupofto in S* Croce: e come huomo' faviot volendo averne il parere di chi era intendente, mofirò un gior- no per ciò quefia figura a Filippo, e lo pregò > che liberamente gli dicefse l'animo fuo : per lo che forrife alquanto Filippo in quefia, e difse fen\a coprire il fuo avvifo, come egli avevaj tnefso in Croce un Contadino ; peroche la ro\' %et$a detle canti non era conforme alle mem- bri* dìlicatijfime di Gìesà Crifioùl quale di tutti 'V . Zli
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Firenze, i?5
gli huomini in ogni parte era fiato il più perfet-
to, J. que(le parole fi fentì trafigger Donato oltra ogni filma, da Filippo, e non ferrea tra • vaglio d animo di/se : Se cosi fo/se malagevole il dar giudizio, come è tifare s egli ti parrebbe la mìa figura un Crifio » e non un contadino : però piglia del legno 3 e fanne ancora uno tu . >4 que fio non rifpofe Filippo >' ma con i/vegliata accuratezza condufse a fine dopo alcuni mefì que (io Crifio dìmaravigliofa beitela. Ora* perche voleva, che fi vede/se > poiché quello in- fitta cafa à buon lume hebbe collocato, una maU Una invitò Donato, che feco andajfe à defilia- te . Comperate adunque uova > & altre co/e , & datele a Donato, fi infinfe di hauer un poco di faccenda j &lo pregò che innanzi d cafa (i av viajfe f Egli non mancò di avviar fi, & giun- to in cafa 3 tofio con la villa diede d'intoppo nel* la figura del Cbrifio, & miranda attentamene te la dilicata, 4ifpofi%ione delle membra ì las profonda indufiria, l'eccejfiva bellez^ctt ne re fio così fmarrito, così attonito , che dopo alcuno jpa^ÌQ aperte le mani per lofiupore, caddero in terra l'uova con la peTguola 3 e l'altre cofe 9 (he portava, Mora fopragiunfe Filippo, & con dolce maniera dìfie : che penfiero è il tuo del definare, poiché per terra hai rotta 3 e ver- fata ogni co fa ? prendi p«r diffe Donato la par- te tua per te > che io pur troppo t confeffandofi 'vinto, la mia fiamane ho defìnata : à te è con- ceduto di fare i Chrifti nobilmente * & à me i * Con-
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256 Bellezze di
Contadini. E di vero ifià intendenti artefici
così lodano quefld figura, così amkìrano, che a tutte in quefto affare con animo risoluto l'an- tepongono : inguifa che per lo cader della tefla» che è ìelliffimo, per le braccia, che fono natu- ralhper le mani fatte con fommo ar tifico ,per lo petto co' mujcoli ìntefo ottimamente , per le gambe, per li piedi divifati con raro difegm <? affermato da vini huomo con ragione, come de Crifti meffi in Croce, cjuefloèilpià perfetto, pia mirabile, epììkraro. La volta di quefta Cappella è dipinta afrefco ài maniera Gre- ca molto antica> ed ancorché in quefto tempo tali pitture fieno rozze, fono non- dimeno tenute] in pregio pereflerdi mano di quei Greci che di qua paflorno ;dopo che la pittura era rimafta perduta affatto per lo fpaziddi 500. e più anni, da'quali Cima- bue , e da lui Giotto imparorno la maniera, e rimefiero la pittura in piedi. Nel mezzo del pavimento ov'era antica-
mente il Coro predo I*Aitar maggiore vi è di mano del famofo Lorenzo Ghibertiun., bronzo nel quale è (colpito il fimulacrod* F.Lionardodi Sragio Dati vomoinfigne, non foìo nelle buone lettere delle quali era ■peritiflìmo ; ma nella vita eferaplare anco- ra: fu Priore di quefto Convento, Jriqum- tor di Bologna > Provinciale della Provin- eia di Roma , Maeftro ó^ì Saero Palazzi, TeoicGodei S. Pontefice i ed in ultimo Ce- 0 ' nera* |
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J^nsHL
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Firenze.' & ip_
Sèràledifua Religione nella quàl caricaj *
moti doppo dieci anni,,. e fette mefi di $o« , verno; fmprefente al Concilio di Conftan* sa, e fi^ il pnmo degli eletti dalla nazione , Italiana fopranumero al Collegio de* Car* dina li j ciò avendo fatto a ncora l'ajerc l^fa- „ xiohiFrancefe, Tedefca, ìngle/e eSpagno-r,jj[ la, ognuna delle quali ,, elefle tre chCf rendeflcro roto co4 Cardinali, acciò'l'ele- zione {eguifie , come fu5;con più pace per ri- » forvia la Scifmadi tre Pontefici, benché altri dicono ch'ogn'una4iqueftè nazioni *-} alle quali fi ridueeyauo tutte l'altre del Cri- ftianefimo, n'elcfle fei, $ girino al nunie* ro di trenta in tutto» è cadde l'elezione (p*N pra M? Ottone Colonna che fi chiamò Mar- ' tino V* uomo di fomma bontà1, il quale ma» dò fraXìonardoLegatp al Concilio di Pa. v|a»cìicfìfirììpoiia Siena, ove intervenne a moitejcffioni j e fu ditale itlma nel con- cetto del Papa, ch'egli aveva diliberaco crearlo Cardinale come poi ditte doppo la ti) lui morte ; Queftotutto cotta da gli atti > del Concilio di Coftanza, dalla 3. parte del- le Stor.^i S.Antonino» da fra Leandro Al- berti nel libro de gli Vominilliuitri, dalla,.., fomrna de* Concilij di fra Bartolommeo , Carrahza, e dalla Cronaca ài fra Felice da ! Caftel franco; Fece quefto Padre il Chioftro davanti a! Refettorio di quefto Coaveneo, e ^infcrmeria come fi vede dalle fuc armi, K ed
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2?£F Bellézze di
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"1.
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ed ora dal Sénator Francefcodi qùéìtòÙU
miglia detta memoriali riftaura. '*J li'àltrO pezzo del pauimentos'è di freTòÒ
rinrióuatp con rnàrrri? bianchi e fofli per là- : fciò di tebnè Baldèli; fu comincialo al te- po def P. Maeftro fra Enrjlco Fioravanti,:M" finito ài tèmpo; del K Maeftro fra iacintàr della Reria fuo fucceffòr nel Priorato. >_; Nelle due colonne contigue alle porte de* fianchi fon porti due uaghiulmi Quadri»;'; nino dtl Cigoli in cui è dipinto S.Pier Mar- tire quando ricevè il colpo del Martirio, e nell'altro è un S. laciàtò' che adora' M. Verv; gine coi figliuolo in cotìò dì manti dell'End P°A*canto alla porta che uà* ùerfoìà piazza
Vecchia è la Cappella de' Ricafoli chiania-ì' ta della Pura ; è quivi un vagò aitare coir^T ^colonne di marmo fòpra le quali pofa un ya- eoarchitraued'Qrd. Dorico,ed inunata- vola so dipinti S, 'NiccoU di Tolentino, S. Filippo Neriedaicuni Àgnolini molto belli farti dal pennello di Gioì MonHhi mio; amico.
Sopra la Porta ehe;sbocca siila piazza
uecchia così dentro còme fuori fono alcune, pitture a frefeo di maéo di Francefcò Mon- telatici chiamato Cecco bravo , che morì. in J (prudi al ferui^iò5 del Sére ni filmo. A rei- duca fefdinando Carlo: In quello Coitile, e la |
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§;
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Tirenzèl * 35$
Compagnia diS. Benedetto ntìhquale ol-
tre molte pitture del Vignali e d'altri fono un S. Benedetto, ed un S. Giuliano in 2. qua drì ( che mettono in mèzzo l'altare ) quan- to il naturale del delicato pennello di Cri* ftofano Allori, che i imitato il Cigoli e tan- to bafti per efprimer di quefteil pregio,e l'artifizio: Nella predella dell'aitar di Sa- greftia, in una lunetta uiè di figurine un Crifto che uà al Limbo a trarne i SS. PP. fatto dal Dolci > pittura belliflìma e rara, e molto tenuta in iftima » Ma ntlla < ih Sagreftia pofeia è un jicquàiòò lauamani
fatto adorno co figure dì terra cotta inuetriata dì betta grafia. Ci è una Madonna col bambino in colloymeffa in mc^p da due\Angcli>& un fé- ftonefopra un me^o arco di frutte, efrondi con fintinifatti co molta uagbez%a*.èquefta opera» come fu uede, di Metà nifi a, Intefia della $d-> greftia è un Bgliquiario molto grande fatto di tiglio, col
iifegno di Bernardo Buontalenti ; il quale da chi è intendente , è tenuto co/a mirabile : e la^ predella da pie de è di Cedro del Monte Ubano Lunga, braccia 7. larga 1. e due tcr%i : qui den* troft confcruano motte co/e fante, e molte Reli* quìe di corpi santi *. Come del legno della Crocei del legno del titol della Croce : delle Spine di a^SignoretE^iiijuìedtl corpo di 5. Luca ¥an~ gelijta : una gamba filmo Innocentino : deWof- fo della lejìa di S. ignavia martire ', eS. Gra- K 2 %io-
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%€*- Bellezze <fi
^iofo, polle aftienduein una tefiitd'argento rtff-
è un ditodiS.Tommafo d'equino,cioè l'indice^ col quale égli feriffe tanto altamente : £a tefta della Beata Pillava de' Botti, e con molte altre- Reliquie ì un altra tefta del Beato Giovanni da. Salerno > le quali fono tenute con grandijjìma riverenza . Ma tornando in Chiela ali* Porta ch*è folto l'Organo fi entra in unu< Chioftro antico, è dalla mano manca di ef- fo fono dipinte a frefeo molte Storie della Gcnefi come la Creazione d'Ad imo;, il Sa- crifizio di AJbel, nell'ara del quale è Icritto- qiieièaArcrfo del Folizziano come attefta ir Titineir^lierzioneallo Scaligero è mirabiV le 1 artifizio, effédo retrogredo nel féfo, e (i come pedo fuo dritto è exametro, còsi leg- gendolo a rouefeio i fuono di pentametro t dalla parte dunque d'A bel che offerifee doni: fcelti comincia il verfo che va' a terminare^ dalla banda ou'è Caino, e dice così Sacrum pingue dabo» non mxerumjacrifieabo,
rileggendolo dalla parte di Caino che fa- crifica le cofe peggiori dal Sacrifìcabo, fuo* na a capello il coatrario: Vi è l'omicidio di Caino, la Torre di Nen?brot,ed altre da quefta banda tutte dì chiari e fcun, le quali fon ftate dipinte da Paolo VccclJi: fon va- ghe nel lòr genere , e ben difegnate, e fo- » no fpezialmente ammirabili per efifer ftate fatte in que' tempi ne' quali la pittura era. loz^a, e non ridotta alla pcrfezzione d'og* ' gì*
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Firenze Ì"J affi
gì'; L'altre due facciate fono di mano d'al-
tri pittori de' quali np fi fa mezione per non cfler della perfezzione della prima : Nella ftoria di Noè ubbriaco il Cam fuo figliolo è il ritratto di Dello Pittore, ch'è fatto da Paolo : Nella quarta fac. vi è la Cappella di S.
Iacopo fatta dalla nazione Spagnola ; Ira la tavola di quella di mano di Siaaonc Memmi Senefe: e da lui medefimo e da Lippo fuo fratelloè dipinta a frefco tutta la Cappella. Da man dritta all'entrare vi è ritratto Gio: Cimabue veftito di bianco: Quello che glie allato è lo fìeffo Simone maeftro di quell'opera i che fi ritraile da fs con due fpecchi per far la tefta in profilo ribattendo l'uno nell'altro : Quel faldato coperto d'arme ,ch'è l'ultimo fra loro è il Conte Guido Novello Sig.di Poppi, evvi ancora Mad, Laura ch'è quella donna che ficdc veftita di verde : |
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a 6% Bellezze di
mano ài Agnolo Bronzino, ed è il più mae-ì
ftofo Cenacolo che fi pofla*vedere avendo difpofte le figure con nobiltà" più che gran- de , e con attitudini differentiffime da tut- ti gli altri pittori, ediin fomma è pittura molto pregiabile ; Ee alla muraglia è ap- piccata tana gran tavola ov'è un Chtifto Crocififfo con molte figure efprimendo le fette Virtù fecondo la Vifione di S.Anfel- moper le quali filale alla contemplazione di Diorè di Giorgio Vafari. Ci è oltra queflù congiunto con le (lan^e de' Frati un Chiojìro grande molto-, e bellijjìmo: il quale è largo xc. braccia, e lungo ex. e in ciafeuno Jpa^io del muro, quanto tiene il compre/o da due colonne, è fiata dipinta a frefeo ne'nojlri giorni una $to- ria da varij pittori con le pia belle, e vaghe in- venzioni j che ftpojfano ìmaginare de" fatti di S» Domerhco,e di S. Antonino, ^Arcivescovo di Firenze ;le quali fono in fino ad ora xxxxi in. E quefto Chioitro d'architettura antica arricchito come Ci è detto in oggi di 5 o.tlu- nette con gli fpazi che vi fono fotto fino is terra di maniera afsai delicata dipinte; è vago il colorito, copiofe fono le figure con beile attitudini, e buona difpofiziono ; Alcune fono del Puccetti, una delle quali e dov'è effigiato il miracolo di S. Caterina quando converte due ch'andavano al pa- tibolo ; Altre fono di Santi » e fra efse è una quella ov'è S. Domenico morto, ch'è (tir r -a ma* |
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Firenze I *6$
snàtifsimà ; Due ve ne fono del delicato
pennello del Cigoli, e la maggior parte di Gio: Balducci : Le volte delle quattro cantonate fon fatte con bella maeftria » va- gamente dìvifate con profpettiva dallo ftefso Balducci, che in queite fi è portato afsai bene ; In quefto medefimo Chioftro è la Cappella del Nocentino eretta dalla.» Famiglia de gli Vbbriachi, ov'c un'anti- ca eavola con molti Innocentini belliffimi Conferva»" ancora in quefto convento
una numerofa libreria molto ben difpofta » ne fi nega da que* buon Padri a chi che, fìa la comodità di ftudiare: Fu quefta lancia- ta in parte dalla pictofa liberalità di Klon- dg: Bonciani Arciuefcouo di Pifa : Le in? fcrizzioni allato alla porta fono del Rpn/ dineili , ed in oggi è accrefciuta in nume- ro confiderabile. Nello ftefso Dormentorio, è la Cappel-
la detta del Papa, per aver in efsa, co Toc- candone del Concilio Fiorentino ed altre celebrato quattro Sommi Pontefici, cio£ Martino V. che confagrò la Chiefa, Euge- nio iy. pio II. e Leone X. è dipinta a fre- sco , e vi è fra l'altre pitture un Dio Padre , Una S. Veronica, e molti putrini nella yol* fa belliffimi di mano del Pontormo • In un gran Stanzone ch'era allora del
Convento, ed oggi ferve per abitazione dclÌQ monache dei Monaftero mjovo, furoa R 4 ' fatti
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z64 Beltezzedi .
fatti i congreffi privati del Conciliò gii
détto ond'è d'ortevol ricordanza degno . Tra l'altre delizie di quello Còtitìentq vi è una buoniflìma Speziéria per ufo de' PF. nella quale come in una Real Ponderi^ molti medicamenti Chimici fi fabbricalo* in copia tale, che molte CitcaM^Italia, t§ fuor d'Italia ancora, da quefta di fimili medicamenti e di molte preziofe quint'ef- fenze Ci provveggono ; Ha unfpaziofo St2- zone lungo circa 30. braccia largo 12. in- torno al quale tré ordini di palchetti rigi- rano, d'ogni forte di vetri alla Spargirica appartenenti ripieni : in terra fegue lungo le pareti un'ordine di diverfi fornelli a ven- to, ed in mezzo dueftufea piramide alte circa braccia 4. una delle quali è tutta di pietra; In'altra ftanza che per cucina di Speziéria ferve fono molti arhefi per quel- lo che di tal arte la bifogna richiede ; In altra poi di fcaffkli addobbata f®no in
quelli esumerò grande di fìafchi dacque ftillatc ; In un Verone vi è buon nouero di Tamburlani, fornelli di reverbero. Bagni > ed altri edifici per tal arte . £d in altra_# ftanza vi è quantità confiderabiled'eftrat- ti » Giulebbi, e Sali > ed in fomma è quefta- fonderia fi copiofa che l'Arciduca Ferdinan- do Carlo d'Àuitria di glor. mero, tre volte ' Tolle vederia,e donò ai P. F.G. Domenico Speziale va tamburlano d'Argento dorat* dall'
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^ Firenze. 2^5
dalMemplo dei quale furon tratte ancora
JaSerenifs. Àrriducheffa Anna d'Auftna, Claudia Felice comune figliuola ch'e poi Hata moglie di Leopoldo primo Imperado* re,Margherita Duehefladi Parma, Maria Maddalena, e Caterina Prmcipefle , e I Principe Pietro fùoi figliuoli ; E finalmente quefto Convento celebre ,
«ragguardevole per ogni conto, unendo adufato ài veftir fempre la prima nobiltà Fiorentina, e da quello fono ufein uomini fegnalati, come Dottori, Procuratori, o Vicari generali, Maeitri del Sagro Palaz- zo, Generali, Vefcovi, Arcivefcovi, Patri- archi > Cardinali, ed innumerabili per co- sì dire di vita beata, fra* quali fiorì fra Bar- tolomeo Vbertini per la cui Dottrina,!© Santità1, la Chiefa Greca con la Latina^ prefente Eugenio 4. con univerfal flupore del mondo Ci congiunfe. allato alla porta del Convento è la' Compagnia della Scala, nello Spogliato-
io della quale entrando a man dritta, e un Crocifitto conia Vergine, eS.Gio: dalie bande, ed a pie della Croce una Maddale- na di mano del Lippì ; Rimpetto a quefta è iì ritotno di Tobbìa con l'Angelo , cho ugnegli occhiai Padre col.fieldei pefee; Àmendue fon di figure naturali rare e belle à-maravigìia, quefta per gli panneggia- menti con artifizio grandiilìmo condotti » ,; quel- |
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i66 Bellezze di
quella perlo difegrìo, e ftudio ch'il óiphZ
tor vi a pofto ; In compagnia-è una bell$ tavola di Domenico del Grillandaio, ove , la Vergine a federe, che! bambino Giesà ritto,fopra il deliro ginocchio foftiene, effi giatafivede: m alto fono 4. Àgnpjinìcoa iibriin mano,Si Domenico, e S. Girela- mo mettono in mezzo il trono, nel cui dof« fale fono a chiaro feuro 4. battuti ch'unu» Crocififlo adorano, ed una graziofà lonta- nanza da finimento all'opera. SuM canto che volta in via della Scala
nella cafade' Latinièun Tabernacolo af* fai grande di mano di Erancefco Fiorenti- no pittor degno per ìk tempo in che fiorì ; Rimpettoa S. Maria Nouellaèlofpeda-
iediS. Paolo de* conualefcenti, ove per tre giorni fi ricevono tutti gl'infermi ufeiti da gli fpedali doppo le malattie, acciò alquan to.fi riftorino: fu eretto l'anno i2ji.- per ordine di'5. Francefco fecondo alcuni > e l'anno 145 r. fu accrefez'uta la fabbrica, e fatta la Loggia che vi è di prefente. Alcu- ni tondi di terra cotta ne peducci delJa_* volta fono opera:d*Ànd>ea della Robbia, e la te (la di marmo nei mezzo eh'e dèi .G. t>* il ritratto, è di Gio<* dell'Opera ,* poco di qui lontano è te £a|a d'Antonio Magliabechi notiflìmo
alle nazioni ftraniereper fua fingolar dot- trina; Ha una preziofa libreria, che periq |
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Firenze. i6y
novero » e per la qualità de' libri di tutte le
materie fi (tampatj come ma nofcritti, è là migliore di quante particolari in que- sta Città fi ritrouino: Sono (lati comprati tutti daeflo, il che non foloèdi maravi- glia » ma di lode grandi.fima trattandoli d' un privato : Traccienti queito fecondi ffi no ingegno la mattina in Corte, benché pedo più fé ne dia ferrato nelle Biblioteche de* Principi Serenifs. ma i! dopoo desiare ra- re volte efee di quefta fua, ftandofene per- petuamente fepolto fra*libri a ftudiare: Vero è però, che fono per l'ordinario ogni giorno da elfo, fi gli eruditi della Citta*, cornei foreitierinon vegnendo qui lette- rato, che non vada fubito a vietarlo, on- de con ragione di fua Cafa può dirti, ciò che di quella d'untai Sig. Marneremo Ci~ ceronefcrifle; C. Heius di, Mamertinus [omnes hoc mihi facile concederti > qui Meffa- nam acceder unt ] òmnibus rebus in ilio, Civi * tate ornatiffimus : Httiusdomuseft veloptima Tvleffananotijjìmaquidem certe, & noflris ho- minibus apertijjìma » maximeq; ho{pitalis , Erat apudHeium, Sacrarìum magna cum di- gnitate in £dibu$: in quo fìgna puleberrìma ; Mefìanam ut quifq; nofirum venerat » hcc vi- jerefolebaf, omnibus[bfcad vifendumpatc- bant quotìdie : Domuserat non domino magis ornamento, quam imitati ; Volgendo dalla piazza verfo la via del Sole fi trpua la * Cafa
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258 Bellette dì
■ Cafa del Sfg. Valentino Farinola Audi-
tor di Camera delScrenifs. G. D. che co ine amator delle lettere non folo > ma delle pitture amico ne ha molte 3 e belle, e fra quefte una Tefiad'vn Dauid del Guerrino da Ccfl.
to pittor molto accreditato per la Lom- bardia ; None di quella men bello nel fuo genere vn Bzllo ài 1%, puttini di Luca Cangiali
Genovefe {limato molto : è di pregio an- cora una Judit che alla fua fantefca porge la tefta
d'Oloferne in un patiti'^ bianco involta, del 'tnaràvigliofo pennello del Paiììgnano» Vi è una Giunone ài Michele Lombardo aflai va-
ga t ne di minor tlima fon tenuti Quattro quadri al naturale del Baglioni
di Roma , ne quali fono effigiate 4, ^ran Donne che fono Judit Sufaiina} Erodiade » e Lucrezia tutte belle a maraviglia, vie dipoi un Chrifto deporto di Croce con le Marie, e
S. Gio:àl naturale dei Ro(coli,del quale è ancora un CrocifiiTo piccolo con la Vergi- ne, e S. Gio: dalle bande. Belliilimoè an- cora un Ecce homo del Palma giovane, e fra_^
tutp quelli come più fingolar d'ogn'altro nfpiendeuna rcr>
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Firenze. 269
T'ergine al naturale con Giesu, cS,
Ciò: cj mano del Pontormo, quadro ve- ramente maraviglìofo, e ài pregio: Sono ancora in qudìa molte pitture d'artefici moderni, come una carità del Volterra- ne»: VnaS. Maria Maddalena Vna S. Giù» fbnayVn Architettura, Vna Venere con Fané, Vna Berfabee, Vna Stifarina; Vna Lucrezia, che l'animo oltraggiato, d'odio ài vivere maravigliofamente efprime ; ed Vna Cleopatra opere tutte dei Pignoni. Vna Vergine del Saflo ferrato, Vna tefta del Furino, Vn Bruto befliflìmo ài Livio ; VnaGiuftizia> ed una S. Maria Maddale- na inpenitéza maravigliofe del Dolci, al- la quale fi contano i peji del Cilizio per moitrar J'eftremadiligézaconcuiè dipin- taci 5. Antonio ed una mufìca dej Marti- nelli; VnS. Francefco in eftafi di Ceferi Dandini; Vnatempeitadi Monsù Monta- gna : II modellino del Giuramento di fé- : deità preftato al G. D. Ferdinando fecon- ' do da* Senatori l'anno idi 8. qualeèdipin-, to in un mezzo cerchio fopra la porta della Sala de' Pitti, fatto con moltQ artifizio da Monsù Giufto , ove rapprefentando una ftanza parata di nero,' e tutte le figure ve- liitc a bruno, fa loro non dimeno fare i do- vuti sbattimenti e rifatti, ch'è cofa maravi- gliofa; vi è una Ver-
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Hnauma
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iio Bellezze di
Vergine con Giesù in collo> e S. Gìofépfc
re da una parteaffai bella ; appoggia la_» Vergine te faccia k\ h finiftra mano, e con la delira il bambin loft iene, [che nello gnu* do ètenerifljmo* e vago 5 [di mano d'Ale!- (andrò Refi; Di poi è ài pregio impicco! Quadretto dtì Sodoma, ov'è un giovane
a Ceder predo una fonte, al quale vien Di- ana ceti altra femmina per mano» figure^ tutte gnu de dimezzo braccio, ma belle à maraviglia; Vna tefta dì Maria Vergine deìL%ozzi Vecchio : più di feffanta piatti ftoriati di Raffaello oggi in iftima perché chre la bellezza delle figure itieffidifegnà te » è perduto il modo didar cosi vivi cola* ti alla terra cotta i PORTA SAN NICCOLO.
IL VIAGGIO DI AREZZO conducel
fuejìa pòrta, e pofeia é$» Niccolò x onde alta porta è dato il nome. Neil entrare in qua* fta Cbiejaàmandefira nella, Cappella \di Ciò' Francefco* Falconi è una.
tavola di mano di \Aleffandra ^Allorit e vi\è di~ pitito dentro uno ^dbraam%^uandùiiuolfacn^ ficare ifaac * fuo figliuolo, Con bel colorito è ponto il padre, e fi mofira di fiera attitudine j e il figliuolo humile, di manfueto Jewhiantei il quale più tofto, che eontr adire 3 yuolfofiener la morte. Sonof^tte amendue queftefigure con inoli*
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Firenze* 27r
Wiòltòdijegié xé con bella difpofi%ìone. jlp*
gregonèlla fa fco;^;;-;.^ , Cappella dì Amerigo da V erravano è ime
tavola della Turifica^one della Madonna di m#mdiSatifiaNaldini ». condotta con bellif- fimo colorito. è fatta la Madre del Saluatore con grazio/a humilta , e mentre e he porge il fi- gliuolo al Sacerdote, fa mòucn%a > che è moU tòdìcènptt allatto jche adopera. e' tenuto in pregia il colorito di qitefia tavola per morbi- dè^arara3 e per lodévole difegno; e cltra Val- tre figure è, fatto con. moltàindufiria un Saru Dotftmico yéuna S. Caterina daSiena-, è fi mo* firatltutto di: qùefta. Stòria pieno di maeflré- VoìètHtèlUgen\a ; nella. / ^Cappella dopo quefiadi Luigi Vieri è unti
tavola di mano di [acppodiMegììo, doue è di~" fiatò ') quando riceròrióglì^Apofloli lo Spìrito, Santo 3 di colorito, che affai èragioneuolè, Lai taVòlàoltra ciò di france/có Toppi dello'Spo* fallico della MadomutnéttaX Cappèlla che è di Àtideea &mchi, e fatta con molta indujìtWièà è lodata da tutti, di va-< go Colorito x e di bucmifsìma diiegno, con pronte » e {vegliate attitudini, che vera- mente pare che adoperinoj: com'è coltjlme di quello raro artefice ;. Nel Coro vi è una tavola di Gentile da Fab-
briario, e ne* pilaftriche mettono in mez- zo l'aitar maggiore fono appiccati, due-» quadri3 che in vno l'Ange! Cuftode, nell'- altro^ |
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, ::W J •-,.;'.
+ 72 Bellezze di
altro un S. Michel^ ixangeJo atnéh&y&&:,
nutro del poppi fi veggono» Daman4ni^. ftra vi è la >., '.x ;,•->,.-.■_ Cappella de Gianni ; E. vaga la tàvola .*
nella quale S. Giouanbatifra che predica nel deferto fi efprime con raro difegnodi «uno dell'Empoli : Segue poi la w- ^ Cappella, che è di Michele Guardini, vi
è una tavola, tn cui e dipinta la Madona:,t{ua* do e annunciata ,,di mano di Uleffand.ro del Barbiere. Con molta gratta è fiata la Verone, effigiata, fi roba all'apparir dell'angelo con belliffima attitudine » e fi vede nelVjLn%tl% una vifia bum ile, e riverente i e l'aria da Jple~ dor dìuino illuminata , tlefia in altrui fanti penfieriì e dell'atto fiupendp fa dolcemente** fouupniìre. Tofeiaalla .',,.';_-.>tjh% , Cappella di Lutozzo di Francesco Nafì *
dipìéa in una tavolala Storia della Ftdova ? di Naim s quando è il figliuolo di quella datf. Sig. da morte k vita rivogato , di ntanoM Francefco Toppi ; la quale è lodala pQWWffy 4 fra \ia » e per difegno » f per colorito è tenuta^ 4 in pregio da tutti. Doppo quefia verfolaportd, principale een bella architettura nella , Cappella di Antonio Parenti èvna'ta--
vola beUìjfimadi \Alefiandrò Allori; dove e dipinto il martirio delle ruote di Santa Cateri- nà., r.Di/opra apparì/ce, come yicn dal Cielo iinajplendòre, dal quale fono abbattuti coloro;,,, chi datino tormento i' quefia t'ergine t perche "';-" tra-
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■; Firenze^« ^7Ì-P.
traboccati à terra da vigor divino fanno flraZ
nemo rè nxé* fin difficili attitudiniy che pdlofii, * "pere ,efprimono quello felicemente 3 che in faàt le atto intervenne. E' belliffima la [anta, e in \ gentil coraggio fimoflra pronti ffima, chep^K,^, yiva. Il tutto è con gran fennos e con colorito, molto eccellente effigiato. a canto a queftqèjfc^ Cappella de' Taolini .* è la tavola di rtiài|PM dell'Empoli nella quale fono S. Paolq, S. Niccolò, S. Girolamo, e S. Antonio giu- da l'ufo di fuo pennèllo ben diféghàti; te-, guepoila %l ■■/.'"",■ :^"v,\
Cappella già de' ^Porcellini,oggi de'Martfj
Medici: è quivi una ragionevoi tavola ove è dipinto il miracolo di S.Niccolò quan* do refufcita il bambino arfò a quella dòn- na, che per erièrftataalla .Tua mefla l'ave- va folo lanciato, opera ^ci Caualierc Cur* radi ; dipoi nella Sagreflia è dipinta nel muro la Vergine
Santifs. quando porge la Cintola a S.Tom» mafo di Domenico Griliandaio. Di cofU a tqueftaCbieJaè la. PORTA DI S. MINIATO.
COsì nominata per lo tempio di fueflo
Sunto , che dalle mura è poco dilungi » come ci è altresì la CHIESA di $. Francefco fitta coldìlegno
del Cronaca con belli ffima architettura a no* S medi
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•74 .Bellezze di ,
me di Cajiello Quaratefi ; il quale con ànimp
regto,eco* fuoi danari diede principio, e fini d quefia fabbrica nobilijfima ; Sono qui le Cappelle con fomnia grafia divifate: le fine- ftre con giudiziopofte à luoghi fuor- la tribuni tppreffo con la Croce fono verfo di fé con tanta belleiga ordinate, che, rifpondendo all'occhio in tutte le parti » fanno uno corpo di edifici* mirabile, e perfetto. In una Cappella à man deftra fi vede di
mano di Sandro Botticelli un tondo molto bel» lo ; nel quale è dipinta una Madonna col fi* gliuolo in collo, ed intorno fono Angeli, che fare, che con fomma grafia cantino ; è fil- mata molto queflapittura dagli artefici: ed épprefio vna tavola di Giovann*Antonio So- gitani j dove è dipinta là Nunziata ; »24 la Chiefà ammirata da tutti è tenuta opera di Sourano artificio, e tanto per le facre bt fogne con indufiria accomodata , che con parole^ ifprimere non fi potrebbe. Ed era chiamata dal Baonarruoto la bella Villanella ma dì quella, e di S. Miniato parleraffi nella ter- za parte delle Bellezze: Mapvr dire delle cofedi Firenze , entrando nella via chiamata il fondaccio di S. Niccolò onde fi arriua al- la pialla de' Moigi, da man finifirafitrova una belliffima Cafa di Lutozzo di Francefco Nati ,fab-
bvkulatvl difeso di Filippo Buglioni. E' la porta d'yvifata con molta grafia , le fimflre putt-
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Firenze 275
parimente con vaga villa fanno magnifico, e
bel'fembiante. Sono Dentro le flange con giù» dt^io adagiate, e per l'ufo bumano ottima- mente accomodate: "Procedendo pia vicina alla pia^a de' M07RJ in Cafa di Giouainbatifta Doni, èqudU
famofa pittura di mano di MichelagnoIq Buo- narroti i la quale da tutti ammirata di di fé» pio, dì colorito e di artificio è fernet pari. In un tondo adunque fi vede dipinta una Madon- na } la quale ginoccbione tiene Criflo fanciul- lino m fu le braccia, e porgendolo d S. Giufep* pò fi vede belliffima attitudine m tutti e due * Ter che di vero pare, che fi muova con mae» fiat e con grazia: ed il Santo nel prenderlo efìer non puote piò. pronto, più viuo, ne fatto con maggiore induftria. Infua belle^a è di vi. fi a maravigliofa la t'ergine, di volto fopra humano i e mentre che mira la bellezza del figliuolo, è incredibile a dire, come fiano mi' rabdì amendue, e come nel vedere, l'animo altrui empiano di dolce^a. Sono efprejjigli affetti nel volto con eccejjìua indufinai nel San Giufeppo di tenere^a di amore , e di ri- nemica ; nella Madonna di letizia* e di gioia. Ma i panni fopra la perfona di ciafeuno olcr.t opti {lima fono aggiuftati con grafia , e con beile ^^a. Il putti no di colorito leggiadra- mente ve ? %ofo del tutto par vero, e native aie, e di difegno , come fono le due altre figure p a?, ® nmcnte s rariffimo, e fiupendo . Si veggono S » mot-
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tfS Bellezze di
molte figure ignude oltracìò in varie* e belli*
ffime attitudini, (limate da gli artefici dipre* gio incomparabile. E di vero così è diuifatx quella pittura per indurrla » e per tour ano ar- tificio , che prima fi fianca Hptnficro in lodar» lo, ebevengx meno la /acuita* della lode, l& quale vi è abbondevole, e ftngulare . Bora fofciach'e fu finita, l'opera mtndò il Buona?- roto una polita con la pittura ad ugnalo &oni$ à nomi di cui era fiata fatta, per toj* quale egli chiedeva LTX. feudi, perche di- cendo agnolo » cheque fio troppo era. %ran pre* gio, come per fona, fcarfa, diede all' huomo mandato da MichAagnolo xxxx. feudi fen^a pia. Si fdegnà forte perciò, il Suontrroto, e crefeendo il pregio per Ih uomo mede fimo man* 4ò à dire ad jignolo, che cento feudi gli man* dafìe, altrimenti rivoleva; la fua pittura • Conobbe il Doni la fermerà di Miche lagnalo, e perciò rifpofe, che darebbe i IXX. feudi , che primamente bave va chiedi, : per quefìo accefo pia ad ira » fece intendere il Suonar" roto ad ^Agnolo*, che gli rimandale la fua pie" tura ,fe non gli mandaua il doppio del pregio, che in prima havea chiefio * Turche , còno- feiuta lamaravigliofa beile^a dell opera, fu forato, fé di qmlla volle effer padrone » à pagare cxxxx. feudi, la quale gli fu offerta prima J>cr LXX. Fn cafo tale fi racconta di una vecchia, che già portò à Tarquinto Su- perbo ix. libri y £ dicendo, come erano necef' farij.
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fartj allo flato dì Rema domandò per quelli»
ecc. Filippei ; era il pregio cotanto grande» che fu fchernita dal Re ; ma tornata la feconda, •volta , dopo che tre ne havea abbruciati, do-- mandò per li Jet il mede/imo pregio ', non fi fTiofit il Re più , che prima haucjk fatto : per- chè tornò la dona la ter^a volta, ed abbruciati gli altri domandò per tre libri tuttavia il me- deftmo: onde il Refe volle quefìi libri, chepo- feia furono chiamati i libri Sibillini, con^en- ne, che pagajje iecc. Filippei, con quella con- dioneche piacque alla donna. Hora ,perche egli ficonofea , come nello flmare la fua in- dustria non era fiata fuori dì ragione la do- manda del Euonarroto egli mi piace fotto bre- vità di raccontar quello , che già in fintile affare in alcune pitture di Raffaello da Vrbi* no intervenne : le quali (limate dal Buonarroto fanno fede del fuo animo fmeero, e moflrano chiaramente, come la pittura del Doni eraL» degna di maggior pregio, fé con diritto auuifo fi dove a giudicare. Havea dipìnta Raffaello da Prbino a nome dì jlgofìino Chigi in Santa Maria della Tace, chiefa di Roma, alcuni Trofeti, e Sibille con ccrti\jn°tii : perche ricevuti perciò ccccc. feudia buonconto,, un "giornoper dolce nodo ed C affine dì ^igoflino demandò il refìo de* danari, che per lo fuo la- foro giudkava , che gli foffe dovuto , Ter quedo rimafe ammirato il C«ffere ', Ed avvi- tando 3 che da vantaggio con fi gran fomma R 3 foffe
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27$ Bellezze dì
f fif pagata ogni fatica non fece motto alle
parole, q / indo fo ?giu i'"e f{ rfietto ; fate , cbe da chi è intendente, fia (limito il lavoro, e cono fcerete poi, fé à ragione io domando. Ho - , ra per che (ape va q velia mi nifi ro , come era il Buomrmto intendenti fi no , e cbe era ageuoi cola, che per lo (limolo d'onore punto daìl in- vidia fcemaffe il pregio della pittura, più di una voltalo richiede yonde fi degna (fedi ve- nire in fui luogo, e di filmare le figure di B^f* faello . Mia fine venne il Buonarroto nella Chic fa della V ace, guj. datod al C afflerei E fer- mato ftà veder l opera , per grande fpd^io non profferì già mai parolai ma afiffata la vifla nella pittura > la quale è mira vigliofa , e (in- cenda >fiaua contemplando il fommo artificio stentamente : quando in(ìigato dal Cafsiere . diffe [ accennando col dito ad una Sibilla] ^ quella tefla vale cento feudi ;t e l altre poi diffe il Cafsiere ; le altre non vagliono meno y fog- giunfe il Buonarroto. Sentite quefle parole {perche gran numeridi gente per quefloera ; concorfa ) Vblle cigolino ancora intendere il tutto dal Cafsiere : ed informato a pieno fece contar le figure, ed ottra i ccccc. feudi per cin- que tefìe diede a quello ceninfeudi per ogni tefla y che reflaua di ciafeum figura, e & diffe ]porta queflià Hj (fatilo à nome delleìe* fU t che ci ha dipinte fen^a più ; ed opera per gentil modo, che fi condriti : perche fé ci fa* ecfie pagare ij>anni, di certo farebbe noflra^ ro Pina. Seguita pofera la e afa |
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Firenze» tj?
Cafa di Giulio Mo^zi alla lor Piazzi
degna d* onorata nominanza per efler di quella famiglia flato ricevuto Papa Gre- gorio X. mentre col Re Carlo, e con Bal- dovino [mperador dì Coflantinopoli'an- daua al Concilio a Lione ; rimperadore alloggiò nelI'Arcivefcqvadce'l Re Carlo nell'Orto de FrefcóbaJdi ; fé far quella Papa la pace fra' Guelfi e* Ghibellini, an- corché poco duraffe , e ciò fu di Luglio U73,come dicono il Buoninfegni, l'Are- tino , 1 Ammirato, e'1 Malefpini, Eatran- do in quella vi è in tetta alla fcala una . Madonna con Giesù in collo di baffo ri»
lievoin marmo fatta con bell'artifizio da MinodaFiefoIe, & un Quadro belliffimo di mano del Radano
nel quale fono effigiati gli animali ch'en* trano nell'arca ; Sopra quella piazza vi èia Cafaehefù
gii de' Nafi oggi di Neri Scarlatti fatta di belliilìmo dilégno da Baccio d'Agnolo » ed ancorché non fia compiuta nel fommo * fa fede dell'Eccellenza di fuo Architetto $ , vie poi la Chiefa dedicata a S. Gregorio Magno
da Papa Gregorio X. in memoria della Pace fatta fra Guelfi, e Ghibellini* ,• fu Fabbricata a fpefe della famiglia de* Moz- zi allora ricchi Mercatanti, e molto «cari al Papa ; il quale fu prima chiamato S 4 * Te-
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$H \ : ■ Bellezze #
tebbaldó Piacentino,- e quando fu eletta Pontefice non era Cardinale come referi- fóe ii Villani p e pei- lo di giacere che li> pacefuffe violata partì di Firenzei %lMì doflerièa lìfff la ftate i n Mugello dal Card. Ottavianp VbaidJm* ;*'• ;' '.^ i:mJ Seguitando per;borgo Pid^lidfovèrfe
la via de* Bardi fi'trova rimpctto alle Rqr vinate la Chiéfa idi SI. Lucia/ <ìè£Mg0p; La Cappella Maggióre di queftii e di mÌhó ìdiLorehzo8icc$ /;.". ^ ^mos^t^ " Vi è vna tàvpfa di.mahó di'S^frieriò^ ed
un'altra nella Cappella de* Na fi df l'anòbi Strózzi,ed vna dì Iacone, e quella dèh5aitar rnagg. è d'Andrea del Czììk^y fìntoti cè^ Jebri de 1 lor tempo;, À cantò! a quéft^ éhie- fa on'èpggt'Ià!Gà:/a de* Càmgiani fecóndo alcuni era lo Spedatone, ov'è famacHe $j Francefcq tornando d'Egitto, e S;ì)£omé3 nico andando à Perugia Vincorttrafeo l'anno un. benché di tale inconitro1 npii parli il Vvaddingo nel i.tom. de gli Ann. de'Minori àcar. 84, doue di quen> luogo favella. Segue S. Maria fopr* Arno V Sopra la porta della quale è fcritto Fuc-
/cio mi fece 1229« qua! fu Scultore ; è ih-.
quelèa all'aitar rnagg, uria vaghìfs._tavoI£
di mano del Cigolr; R impetrò a quefta è la
Cafa de*Tempi , la, quale ancorché di fuo*
ri non faccia gran moftra i è però interna- mente moltd bcii^ adagiata, ed acconcia^ ì" men- |
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Firenze J ì8j
inente difpofta per quello che la bifogna ri-
chiede, e* particolarmente nelle ftanze {ot- terrà , che per elTer tutte cavate nel malfa» di buon novero, e cpmodinlme per la" (ta- te, rendono altrui nel vederla maraviglia- to;, Js Copra la porta una bella Tetta di marmo,, ch'è il ritratto del Gran Duca ; Neilateflata delia Scala è nel muro una
Nunziata beflii&mà con l'Agnolo ligure in terepoco meno del'naturale di mezzo*ri- ìievo di terra cotta di Luta con un conve- nevole adornamento che da finimento all' opera j entrando in Sala d veggono molte Te/le di marmo fino al numero ài dodici fra moderne ed antiche, fra le quali, un Q^Fabio, ed un Caracalla fono maravi- gliofe, ed oltre la bellezza ben confervate; Di qui pacando in un falotto ; Si veggono due gruppi di piccole ftatue l'uno è un'Era ** cole , che piglia la conocchia da Iole, ed Amore da parte: figure, e marmo Greco, l'altro un S, Gio; Batifta nel deferto di ma- no del Pieratti rapprefenta. Evvi un Ritratto ài Francesco Garofi di mano di
Tiziano belliifimo, come anche Due Teftc al naturale l'una di Crifto N.
Sig. l'altra della Vergine di mano d'Al- berto Duro, ma però dell'opere migliori di fuo pennello ,* Vi è di poi un Quadro di figure intere al naturale ov*è
la fauola d'Atteone del Tintoretto, ed un Mar-
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"IP"..... ~~ ^p
a 81 Bellezze di
Mtrfìa fcortìcato benché di figure a*
pò piccole di mano di. ..... Sono poi fp.arfe molte altre pitture per
le Camere come V'ha /Tergine eh allatta,Giesu con più Sante
dello Spranger Fiammingo, Vn Cn#0 flagellato alla Colonna del Ru*
béns; Vna S. Lifabetta; S. Gio? e la Ver- gine con Giestì di mano di Filippino figli» rejntere fi , ma mmori.del naturale ; Vn Crifio Crocififfocòtj5.'Maria Maddale-
na S. Gioii e la Vergine di figure piccole di fra. Bartolommeo : Vna Ceno, di Cr|fto co'due DiYcepoIi pur di
figure piccole dt\ Bau*ano,come anche una Vergine con S. Caterina ,S. Francefco, S. Giufeppe, e S. Giovanbatilta di figure intere minori del naturai , {limato da gì intèndenti di Paol Veronefe belliifimo • ewi ancora Vna . Vergine Santifs. che bacia Giesu" di ma-
no di Ratfael da Vrbino, ed Vna Vergine in.piedi con Giesu, ed vn'kgno» 4
lo ch'inginocchiato l'adora, e dalla fìni- !
ftra una agora a federe, cred'io per S. Giu-
feppo effigiata, tutte al naturale di mano d'Andrea : Sonoui ancora molti bronzi fra'quali Vn Cnfìo Crocififio con S, Maria Maddale-
na a'piedi, e S. Gio: e la Vergine dalle bande, e /òpra l'Architrave del Taberna- colo |
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Firenze, aR$
colo ove quefle figure fon collocate vi e
un Crifro rifufcitato, ed un altro Crocidio di bronzo con altre figurine
tutte opere del fa mfoGio: Bologna. Ne polfo pattar con fileiizio una belli fin ag- grotta che ha queìta cafa nelle ftanze fot- terranee diuifata tutta con (tucchi , di ba* flb , e mezzo rilievo con figure, vafi, fo- gliami, conchiglie, e fiori a frefco , con Ja volta lumeggiata d'oro, e l'antiporto di Criftalli, che rende altrui ftupido l'oc- chio nel rimirarla, e di diletto il riempie .* Ma procedendo più oltre fi troua in via
de* Guicciardini la Cafa che fu gii de* Be- nizzioveS. Filippo di quefta famiglia eb- be il fuo gloriofo natale, nella quale fegui l'infigne miracolo di parlare di cinque^ inefi conferuandofi ancora la Camera m ogni menoma fua parte intatta : ma fegui» tandola dritta Strada prima di giugnera S. Iacopo vi è ia Cafa del Maettro di Campo AlcffandroPafìennì; Sono in que- fta Due Quadri affai belli , in uno , è la ftoria
di Giacob, ch'in prefenza di Rachelle leva Ja pietra dal Pozzo, ov'èeffigiata vaghi- ffima lontananza con alcuni pallori che-» guardano gli armenti, maravigliofamente Fatti; nell'altro é il Trionfo di David: fi vede Saul a Caual-
Io»e dulia delira gli cammina ai fianco Da- Tid
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284 Bellezze di
vìd con la tefta di Golia in mano ; Molte
donzelle con divedi ftromenti per fégno di allegrezza rincontrano, ed altre in'gra* ziofa veduta da lunei fonando per lo fteflb fine della Città fé n'efcono; fono le figure al naturale , ed in efli, è marauigliofo il difegno, Ma tutti due quefb fono avanza- ti di ftima da vn Criflo Crocifitto al naturale con S. Gio:
e la Verg. dalle bande, e S, Maria Madda- lena tutti tre del Lippùma quefto è di pre- gio maggiore, perche avendone fatto uno fimile per la Compagnia della Scala, rifece quello con Io fteflb difegno , con mag- gior ftudio , aflottigliando molte cofe.'fì vede anche un Tondo ov'è la Vergine che va in Egitto
di Gio: da S, Gio: e quefto è dipinto fopra una cefta di vimini, cofa bella e bizzar- ra , ma più di tutti è di pregio una Santa Maria Maddalena' piti che dal
mezzo in su al naturale di mano d'An* drea .* procedendo più oltre vi è la Chic , fa ài S. Iacopo fopr'Arno * ov'è di mano del
Sogliano una belliflìma Trinità, & un'altra
»;■ tavola di D. Lorenzo ; feguitando più
avanti s*arriva al Fondaccio di S. Spirito*
ove la
Caja del Marche/e Ferdinando Capponi
in quefta U veggono mólti quadri di pre- gio fra'quali un Cri- |
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Firenze» 28?
Crifiù che porta la Croce grand? quanto
il naturale di mano del Sodoma : Dipoi un • Tabernacolo bellilfimo dì figure fveltc
all'antica di mano di Gio; .... Fiam- mingo, ch'il compagno è in Galleria di S. A. Sf nella Tri buna: Ci vede di più una Madonna con Gìesu S. Anna, e S. Gio-
vambatifta del Biliuelti grandi quanto il naturale» del quale fono anco una Bcrfa- bee , un David , una S. Lucia, un Ar- temifìa, ed un S, Gio: tutti dello fteffo ar- tefice ; ed una Cucina di braccia 4. del Caravaggio
quadri tutti di ftima,corne ancora due Ritratti interi di Cellofano Allori,; ed
unS. Giovambatifta in penitenza di Alcf- fan^ro Allori, * due altri quadri amendue al naturale che fono un Ubramoye Mojsè dell'Empoli: Nella
Cappella dipoi è un S. Francefco Stima* tizzatodel Cigoli, e (opra la porta diefla vie un Hcce Homo di marmo al naturale dal mezzo in su bclliffìmo ài mano dell* Algardi ; Lafcio poi più tette di marmo antiche, e molti altri quadri del Furino, Curradi, e Giudo tutti di ftima ; poco più oltre rimpetto a quefta è la Cafa de] Senatore Andrea Pitti la cui fac- ciata ancorché piccola fu dipinta a frefeo «lai Puccetti i del raedefimo poi dentro vi <èVn . « . ■ Xcnn*
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ì%6 Bellezze di
Cenacolo belliflìmo lungo un braccio >€
dua terzi nel quale cuna vaga lontananza di profpettiva : le figure anno movenza ed attitudini (Vegliate , e pronte con panneg- giamenti rifentiti: Benedice CriftoiI pane, ed il miftero altiflìmo delTEuchariftia ra- ramente cfprime,e gli Apoftolinell'atten- zione lor devozione dimostrano; vi èjl Ritratto diGio: Bologna nell'vltimaetà*
fua fatto da Giorgio Sufter Fiammingo tutto di colpi, ch'il naturale ottimamente rapprefenta ; Vn'altro ve n*è di non minor fìitna d'incerto : Vi è poi il Fjtratto ài Andrea di Luca di Iacopo di
nieder Luca avo del Senatore,e della Cate- rina Falconi fua moglie di mezzo naturale ài mano d'Aleflandro Allori belliflìmi, ed Vn Modello d'una Vifitazione m piccolo del
Pontormo, i cui panneggiamenti fon.., bélliiTìmi e toccati con franchezza, e ftimo che l'originale in grande fia in una VilJa de* Pinadori a Carmignano, dipoi nella CafadiTìero, e fra Vincenzio Capponi
daS. Frianovièun Quadro nel quale è effigiata una Vergi-
ne con Giesù bambino in collo , dal qua- le è abbracciata la Madre Santifs, tiene ella un libriccino nella mano finiftra , ed è molto bella , e^lodevole , efìendo opera di R&ftacl da Vrbmp : è dipoi in un ?.Iiro Qua-
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Firenze, 287
Quadro un S. Bartolomeo intero mag-
gior del naturale: Sta il Santo di Dio in atto di ricevere il martirio con le mani in alto (opra la tefta legate ad un tronco col reftante del corpo pendente, ed un' ginoc- chio piegato ; da una parte è Pe npio efe- qutore dell'ingialla fentenza col colcello amlato per dar principio a trargli la pelle : Son belie a marauiglia amendue le rigare, ed il torfo del fanto è cola di (tumore eden- dò tutto toccato dì colpi con'franchezza grandilfima: è in Comma opera (ingoiare di mino dello Spagnoletto : Anno ancora un'altro belliiiìmo Qjizdro d'altezza di tre braccia nel quale
è effigiata la Vergine Santifs. *che con'S. " Gio;ed un Agnolo apparifce a S. Bernar- do Abbate: fiedé il Santo col libro aperto avanti, e dietro ad eflo fono due altri San» ti -• Son tutte le figure intere in una vaga , e graziola profpettiva, ove' da lontano fi vede un paefino aifai bello ; è quello mira- bile , e di pregio fatto da Pietro Perugino : Evvt in oltre il Ritratto d'Andrea del Sarto fatto dal
niedeiìmo Andrea co fa molto rara; oltre molti altri pezzetti del Furino, è d'altri Pittori moderni;nel Fódaccio vie anche la Cafx del Capitano Cofimo > e Ferdinan-
do dell.it Rena nella qaale fono una Tcfta del Francia bigio, che un S. Pietro
rap.
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a 88, Belimeli
rapprefenta; Ed un'altra firnile cjEHgìatà
per uno fpauénto di (Cecchino Saluiati, è; anco aflai bello unf Endimionedi Gio:da S.Gio: Bejliflima è ancora una Carità d'Agnolo Allori con tré puttini intorno figure al naturale: bello è un Ecce homo del Sodoma, ed una
f ergine col bambino Gìesù irà collo ,
S.Giufeppe, e S. Caterina da Siena da_* banda, e S. Gio: Battifta di mano dei Pu- ligo : Non è.da tacerfi tré offi d'Elefante, che fonoìn quefta cafa cioè una Tibia; un Femore, ed un Ilio, ritrovati in Val di Chiana appunto dove entra il Caftro fiu- micello, che palla per Arezzo , nel qual luogho era tutto lo fcheletro, e fi lieti per fermo che queftj fìano degli Elefanti d'Ani baie . Ma tornando in dietro al PALAZZO DEL NERO,F«tó
il difegno di quefta fabbrica da Baccio d'Jtm gnolo , e con fuo ordine furono condotte le ftan~ %e } che rìfpondono in fu la via publica i le~j altre » che Jono molte, fono fiate divijateda Tommafo del Nero , figliuolo di *dgoftino , con belli [sima gra %ia, come fi vede. E dì vifo queflo Talamo m due Cafamenti , come di fuori mojixatio le due portif, e le molte fineflre; e tari te Jono le camere, che fono da baffo * e di fcpra , /' falotti, e le fate ordinate con bella, è " ricia architettura , cheju effe grandifsimo ntt? mero di huomini jìpotfono nobilmente adagia* re.
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Firenze 1 iS£
&ì$èno>tòdétt le flange di tacàè d* Agnoltr ^
£%èfm da baffo, dagli buomini intendenti ; ma fimo di graffa vi fta quelle » Òve^tol difegnv mi [e Tommafo la fua mano ; il quà{é> fi come era ottimo conofcìtore dell'altrui virià, così, quando fu di bifogno, e per fuo gentil diporto p ■polle efferdi fuo edificio propria architetto ,fìè moftrato in quefto in quellagnifa fingulare, che lodevole nell'animo di chi è intendente di que* ftaarte, da tutti oltra ciòà ragione è ammirato* ta volta, la quale è dinanzi alla Camera della Colonna 9fu condotta col giudizio di Tommafo 9 eia Camera altresì non fen^amolta intelligen* ' %a, e rata vaghezza di difegnóf In queft4€a~%' mera è un quadrò bdlifsìmo dipinto àolioVca*•. naie dai Cartone della Lèda di Micbelagnoto f fopra la porta della Camera è un altto quadra di mano di Iacopo da Tuntwmot nel quale è din pinto hh "Profeta i che tiene in mano un libro, ed è fatto con mirabile colorito, e con ottimo di* fegno. Ci fono due quadri appreso alquanto pie* rwli di mano dell'eccellentiffimo Andrea del Sarto, e fi dice » che fono ritratti di duegenfil* bmmini de' Bellacei 3 tenuti da tutti in gran^ pregio, E lodata una Fortuna di mano di Tom- mafo da San Frigno ; la quale è vaga molto, e fiimata di rara bellezza. Ci è una te fta antica di marmo di unGeta, fratello dì Antonino Ca- racalla, lodata dagli artefici oltra modo ; Ed una Fauftinaantica » ftmilmente ftimatamolto per lo raro artificio, che in e (fa fi conofee: & in T un
'■■■:■;.'".■■ :•' .:' ' '\ ■ ; '. « '
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399 Bellezza di
$n canto di dettitt amerà é m un quadretto pk*
siete un Vaefino di mano di Tommafo del ti e* f&, fatto con beila grafia, e con rara, pulite^ %ai In fui ■ =■' ; FRATELLO,» cberìfpond*pofeia in*4*no»t
eèn magnificojavoro fi vede una facciata molM leggiadra, divi fata dal detto Tommjfo del N;e;* T&scon bellezza così ri fo luta » che per rara rifa éufltìa, gareggia con l'opere de* migliori arte$> ci. Sono le fineftre beUiifime in fuo fembiante 9j cnelmc^p della facciata ride {perchee[otti* inamente divi fato) un leggiadro ballatoio, » che- vifponde nel Salone, adorno di baiatiUri, & oU tra modo vaga, i,maravìpiofop<>fcia il Stlone fatto con architettura di Tommafo altresì, ar* rìcchitp di ornamenti rari, e pregiati. T)y,e tf- $e antiche mettono in me^o la porta principa» le, filmate dagli huomini intendènti di mirabili artifi^o : /opra la delira porta è collocato uru Gordiano di raro lavoro i e due altre tefieanti? che * parimente ammirate dagli huomini inten» denti} e di coda /opra un camminai una tefla di bronzo di Francefcodel Mero ;edu„e_ tefle an* tiche di marmo mettqminme^zpda_ mmftni* fira un> altra porta con fovrana magnificenza • E fcompartito.queflo Salone in otto facce $ & i. dtvifatficon pilaflri di pietra, adorni con capi* itili dì flucco i ad ogni pilajÌKo è poflo un ritrai*, todi co'ori t effigiato di huomini 41 tara, virtà» ira quefìici ha ilTpetrarca,e Dante, Farinata, F berti ,e ìikcplà da V^anq non mcno_ afprefia, tutti.
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;,.-; Firenze. *?*
tutti notabile per molta ricche^* » come per
liberalità, e per magnificenza pia, che civile, che (opra tutto a quefio animo genero fo fufcm* pre a cuore; /oprai pilafiri gira intorno unaj cornice con falla grafia : e /opra quefti pofano alcune menfole, e per finimento fono dipinti fo- pra effe puttini, che reggono ìmprefe degli Ac~ endemici Murati, di cui Tommafo fu princi- pale, & altresì armi di coloro > che con la Cafa del Nero anno parentado, DaW'altra parte del- la facciata del Salone fecondo ilmedefimo or- dine fi veggono le armi di quelli, che anno pa- rentela con la Sig.Ottauia dal monte moglie di trancefeo del Nero, figliuolo di Agogno. In una facciata di quefio Salone fi vede un qua- irò di mano di Giotto t il quale non filo per molta indufiria, ma qua fi per riverenza, che fi porta alla virtùdi'sì raro artefice, è tenuto mi' r abile\ dentro ci fono due figure, e pare x che fembri un huowo, che miri attentamente una* donna di bel fembiante per gelofia . Appreffo ci è un Apollo di marmo di mano di Giovanni Sfberanf da Seìtignano di lodevole artifizio.. In una facciata a man fiuiflra dopo il cammino verfoil ballatoio è la caccia del Lione, dov^j fono alcuni huomini a cavallo, dipinti a /refio da Tommafo del Nero con belliffima manierai e tra l'altre eofe ci ha un l'ione, che da un Colle feende al bafio di rifoluto difegno, e fi mofira in i[corio.con prontezza mirabile ; il quale già fi- tuato in altro luogo, perche [offe confermato, T *% con
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. a^l Bellezze di
&onordigni, e conmolta cura fti portato iimum
dove è dipinto % nel luogo* ove è al preferite , f> murato » come fi vede• Terche pratico fuefÌQ nobile intelletto nel difegno, ove per fuo dipor- to negli ami fuoi pia verdi [ì era efereìtata* co* me i più favif artefici con colori pofeia dipinte guelfo r e non fen^a fna lode, che in fugammo, uvea divi fato. Ma quanto grande foffe Finger $no in Tommafa, oltra le molte flange di queftè* magnifico edifiio, affai il dimoftra una Scala} fatta a chiocciola- la'qude con mirabile indù- ftria dal piano del Cortile cammina in/ino fuk terrazzo cafalitatanta dolce ,che affammo dels l'altezza la quale è 40. braccia,con diletta pia £9fio, che con ifìcnto in breve fpa^io ft amva>k e divifata dal gentiliffìma fenno di queflamm intelletto fa fede a pieno del gran fapere ,edel^ la defìre^za nel giudizio, che in tali affari 0/^ tra ogni fìima fi è moftrata fìngolare. Tercb$ non folo dagli buomini, che fono intendenti a ina è dagli artefici ancora lodata quefta opera 1 la quale mirabile in chi ad altro non attende^ » • pofeia che procede da gentil'buomo fempre oc- cupato mgli fìudij delle migliori lettere, detL* ftn%a fallo per fua bellezza effere oltra modo apprestata * L'arme de' Medici pofeia dipietm forte in fui canto del Vaialo è di mano di ^An* toni* Mren^i > fatta, con bell'arte , e con lode* •voi difegno ; é congiunta in quefta opera non pie- eie la lode di Tommafo ,non fola per Viwduftria- mi dar mmpenf* aWamfi^Q celpenficro, ma$ fer
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il. Firenze» io?
g per Panimo torte/e ancora, in etti non ebbe parti
Perche* pofcia che l'artefice convenne di certe
fretto jmentre cheprocura di dar fineaqueft*
opera yche aveatra mano > sì accorge, conte con
\fuo danno fi era accordato; ora cono/cinta da,
Tommafo quefta difgra %ia3 cóme quegli che er*
la gentilezza dei mondo, alpre%zo > che erafta-
bUitOi di buona voglia molta fomma di danari
4ggiunfed>a vantaggio, onde le fatiche dìquc*
fio artefici 'ohra Vaccordo liberamente foffcró
grmiàte* *A quello Walas&o è congiunto ilv
PONTE R VB ACONTE 3 molto utile alla,
Mttà; fu fatto qmfioVb"tecol difegno di Lapo jir thitettO) «e^MQCftXXVV* come da principio fu nominato, eos)*ppfciak^ ritenutoti nome da 7iì* t\ubaconte da Mandetia* Milanefe^Podeflà in $toren%a. E htn^fnjfiìm > come fi vede » con fet~ pe archi ifodatìfopra pilafiri gagliardijjimi >per eui ricevendo agevolmente;' quantunque gran co- pia ili acquai rompe la furia del fiume impetuofo* ed opera,che al potè vicino pia quieto ficonduca» gtìxttlndicffifono otto[9 ma uno non fi vede per* vfòferuedi CantinaalTalamo del Nero. Ebeti hadatomolira di fua faldczzain queftoàno per la piena che venne a'io. d'Ottobre ,Jche fu tale che sii le treore»c mezzo di notte I ar- co delle Grazie fi farebbe chiufo affatto, k V acqua crcfcevaàcora un terzo di braccio * il che farebbe feguitocoft la rouìna del Pon- te, fé la pioggia che durò 17. ore continole per due altre ore durava. Quando i wtmta T 3 l*
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à £4 FcJJe*jre di
\»' U Stateti colino ì> è incredibile a dire, quante
"■ i frande 1t diletto » thè prende tuiia la gente, là ■■■'^iì-àtt inifuefcfme f'bagnai e mentre che riti*. ^■frefca l'ardóri mlk cerniióWeputòrprovàoU * irà 'freso ih duella jaluté y>giovaménto 'i Ter* che percoiendo l'atquànépfuòvMggioi che $ di 'mpiit Mfgtìà fne' (affidal Sole fcàìdatii fi fi tllacàida mòtto : e purgato da crudezza olirà l diletto pùfctà dirime faiuti feràì onte inolii col " tónfiglifi de' Medici per l'ufo di que$acqua'dà divèrfe infermità fi fonò fanati ayendòin fé del minerale §!c fpezJalmcnté del Vetriòlo; \Mè piò dì ofntaltra co/dfn quefl* èdifrégiè*mè*tré che per diporta va l'tiuomo pèrtheqkd fpafyandè jjpffr ■ (péro che nel già caldo càia il fiume olita modo } ' tfir cita la perfond fen^à peritolo ì è con juoprò. '"appara tufo del nàiàrè] il fialeftudio per inaiti accidenti àncora in pdefijlrdnieri fi proni mitèi 'e neceffariò iPafiandò per /ò Ponte Ruba- tonte dalla banda delle Mulina fi trova uà Tabernacolo di niàrio di Raffaello del,Gar- bo aflài vago. Dopò fi viene dia Chiefa di. . S. IACOPO tra» fòffi ; così nominato da' foffi dette pùbliche mura ; 6 còme altri diconè dat luogoi che né1 tempi antichi (perocché non auea S^nòper aituentura fermezza di fuòlétidp ina traboccava, dotte il terreno era pia baffo ) fi tenuto panunofo, èra ricettò di mòtte acque» ed afprejiò nati per qutfto molti fofjty diede à i qùefìa Chiefa né* tempi, cj)è fonò feguiti, òted- Jwnc di ayèr il nóme , che ancor tiene. Sono in |
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f<e$4 thièfà tré tàvole belli$me di mano di
Undrea del Sarta t ma quella , che fi trova i man defira > dóvi foìko Santi, che disputane itila triniti ; è olirà tutte le tavole di tutti i luoghi' maravigliala • ih quefla fi cono/ce quél* tàicte far puòtèunyiuàce colorita , un difegno tarìjjìm » uiù àrie fihgòìarè ; Chi vide già mài fannì toiiinto fimiiiàlvero, chi tiìicvò dalla fypetf eiecosi /piccato, chi fattezze di'per/ohe tosi prónti » chi viue^eà à di finizione del yerù t > - -'éosì confirmc ì Ha effigiate Jindreà di beller^ •jf» fupendà quattro figure che fonò ritè , co* * ine fi vede j ma le due ì che jofterigoho il pefa w* i
iella dì/puta ; cioè S. Sgottino, & S. Tier Mar* .^M
iire , fon bellifjtmè ; & di prontézza òltrà pgni«,\jQ f^. 0ìma atomiraoiii, férche » ficòme chi è dé^* 'gran fenno, è potente, quando dimoerà quello i*Q tfeir nell'animo intende ; così con rara mitezza ^ . méntre che favella > ftendèla itianòquefto San~^} V- » io di Ùiè, è colmò di avvificdeftitnoftra qui il /ito penfierò ottimamente i Si*vedi {aria del yòlto grave -, e vivace j e còme fa il numero d'é J? • S £/* anni in sàia carne > così con colóri ha qneftè r > \ "*t" Jovfàno artefice effigiato il Sembiante diqu'ejlè *;**-*" %jj Santo , tutto grane ; e tutta '"$&è\ il S.Tier Màrtire moftrà nel voltò attenzione > è màràvi* <* glia, è pòfié le mani /opra un libro, appoggiate
il petto, che hóh fembra ejjcf dipinto , ma yè~ tamente di riìieuè, con àiìò /ingoiare -, dicevole yacht di/pitta i è beliffiniÒK ntaràvìsjià ; £g/*
attende alle parole di S. jigoftin'ò ». te» tanttu _ |
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fj#£ Bellette di
Kfa&tia ;che di certe\pàm,che fia^viM' tà**t$
% mogntyartc di jUp^perfma^pn dMe0%w$M$? I le} con erti frofa\(l>a effigiato tfàtyz fià■<p&tf£n$ti § \f4$t, eh$-.- pojja procedete &maw^tì^os0 ^iP^ttme ptifa&ì cioè l'animp dqiy^&pi e4$Ì i'fiP&WQ) nsjiunoy tome qui ha dipinte iAndreas i *e}pt$fle:maÌ7W?gÌìo* però che è pronto,, S^feofii? ^&h-'**?&0$. tht ntpfhra l'avvifo delj^^htf , ftifpluto, in fuo pr&ppfitofcmbra 'di;^fr-0l^*' «; mdt con fue parole appnjlp cMqi&Mt $ÉBr , maggior. fcde?fracauiftiipe^ tento è l'altro Santo, & fi«^d4^ì4^,^4^c.^i C tré luce nel volto ické%fenfo/o ef^^uellayi* ,w^ tanto vera,- tanto f tonta * che nwfirqj quej che vuole, & par'^imdeltuttùté^fe^ %à fallo, che fi? fatto dalla mtwa * ^#«g* dall'afte *> £ mirabile il S. Lorè^pi chi}fW hqmeta atyn®i0é a/cotta,chifamlk£k<z /#$* biantt ^miWfl tfipofato > perckt\p$Hxdi(pMta\ 3 & confórme^ %$W i che dee, operare i-Mre^ •the creda qtteUci à che dà huomini letterati R & S di antica età con ragion^ è approvato., In fognò * di ri/petto, i&& di rimetter fi d chi è pia i$tén^
* dente, moJìrailS* Fr ance/co j che con-wpdefti'a
^fi pone al petto Umano, & nella 0pnte dime* fira graujantitÀcon artificioimredibtlmentiLJ
, rato : la mano di cui io fauello ?s non par dipìnf ta, ma vim, ne di colori, ma di c$km ? fiy^f gonofofjai i nervi con eceeffiva beitelaeffigia» ti '*,fi /picca dalla tauola con tanta fpr%a » cor} tanta gra-Qttycbepw non chiede l'aunifobuma no $
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h Fircnte f%$f
&£toyafàtfchiederfàn puote» j'e non quello, cht
^iè conforme » come è quefia figura, al vero » $• * Mia natura* llS.Bafìiapo » che da baffo è $'- ,nocckione> ebellìffimoaltresh il quale con gran forasi di rìlicHo nella parte di fu* per fona ignu» \:'dar pare del tutto "vth 9 & che, fiati colore cari ne dwntatoi0' l'ofia apparirono ricoperte dal- ?-la carne yt fi comeneU' ì$4 giouenile non fanpo vifta cruda », ne rmida, così e dipinta con genti' lifiìma manierala carne di quefip Santo diceuo- \ lemoltoall'ctè,1$ q$ale per artificio è rara» *n\ì ftupendd. Egli ben fi puote ammirar Iil> Madddena» la^mlcègm^chìone» manon lo- *.$*rkà pieno, cùm^hiedchMfogna» la .qua» tiejet&inlv alàmt £ ritratta nelle carni dalla Lu~ -jjg » rtre\ìa del Ft de moglie d'^Andrea. e fatta la fua Wff ^iefta coxmitMbti bellezza di colorito;& tanta .A.cpnfofmtalla farne,che fen%a dubbio pare» %'tome adhora » adhyta^ùvcde nel vivo» f he fu tftaturde * Sono le mani ixWffimc ultra ogni fti- * ha i & intefe » ^ effigiate con fomnia, industria ;
»dla nel tutto:eom$y(fellaper divozione» mira' kjbilcper Vivenza, +1 tairaper dolce colorito}e fi « come nel vero non jèfeorgonoi teymini nel corpo * bivo m crudi , m terminati > coHquifio mar a»
xvigliofb artefice ha dolcemente tinta ì ariaM-
1 tarmi di colore abbagliato> che qua fi unito » ove
■jnellavifiailcorpoha fuo fine» fa pofeia quan*
%\do è bene intefo vfeir quello fuori della tavola » .'*
the è dipinto, e del tutto il moftra di rilievo . , . iJNon pare, cb$ fiano fatte di colore quefte figu- re"ma |
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te,%ta di carne : non dd artifizio'* ma dalla nat$
fa Panneggiate .* però che fa punto fi font inohlt» il colore, e l% artificio ^fottentr a ndt arimò quel* lo » che adoperano ythe fìdvemfentd dubbiò ié pare t che limonio in fuo.ptnfiem ftrij&hà thè Atteggino fcperfoMì'chéfauèiUmi e che ogni altra cofa fmno >tbc dipìnte. V critichi auuijfa* no alcuni non fen^a ragióne■ * che fid dittiti ìpfc* tori Andrea il pik ftiurario 9 e che non folohofi fióL minore del BuomrrotOi ne di Raffaello 4*L> orbino,, ma che vadìa del pivi itoti quelli » è fta nel fomntd della pittura inpùmpd¥ahle, E* fài* r abile l'auutfùde HihuoMnh che fotiò interim denti t e de gli artefici * e con gentile difpHta ga* reggiano fouente » chi di quefii tre tenga il prìn* riputonella pittura * Èpftchtrhótii , e multilo* dono à difmifura tutti e 4Ue% Vengono th q^ejle parere tuttavia, che fiala virtù di AM> va Ina comparàbile i quello *chè fi dice con ragione di ciaf curio fecondo il merito t in quefio modo fi pwtc diuifare. Tutti é tre fono farti e fingu* Uri ^ferondù certa fudn^iii0nìa dote y ver* fo di féperfetti: 'Perì che kthìrWilé HafaétU neldipignerejfubiime iCtiuóttamtó tisi dìje* gnoi miracolofo Andrea nel èontrafar lanata* tu: auànqò ogni pittore $àfuetto net colorirei non ha pari Michelagnolo nel difegnó > ma viticè tutti Andrea nel dar rilievo $ e nel moftrar ti cofè* ne più i ne meno itome da\ùb fono fiati fatte i affai puote lane in %affaéiiói Vinpgnè nel Suonarfoto i ma se za dubbio e fourano Ari* drcas '
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FircnwZ e?$
ite A ; fere che noti con atte > ne con mg egno hn*
mano pare, che pano fatte le fuè figure ,ma pro- dotte miràbilmente dàlia natura » E fi come le coje ; che hanno l'effere per di$ni%ione, e per natura, fono migliori dell'equiuoche | e dì pia pregio ; così le figure di Andrea , fintiti al vtt* M'ir a modo i an%iaggìufiatecon la natura > fer* mano la incute altrui* è come in cofà naturale $ fanno conofcère un infinito fàpér'è, e una infini- tà agevolerà ; Non è maggiore Jindreà nel *a~ £o colorito , ed allégro di \affaeliO* ne più prò* fondo dèi Buonarroto nèldifegnb: 'ma è fenta^ dubbiòincomparabile nel gran rilievo, nella *h ve&a i e nella natura, che dà lui nelle fue fi- gure fi cono/ce efprefjà mirabìtmeute : in cui per- che con fi fiè il tutto » non foto in qùefiò è parìa Raffaello, ed al Buonarroto , ma fcmk dubbio, come è ferma opinione de gli h nomini intendenti,^ i; fuperiore fenxà dubbio ad àmèndue. Uè pen fi alcuno, che nelle pitture di ùndrea'non fiàpre* pato colorito, ne ottimo difegno ; in cui egli olire modo è amivabìte : ma dee far ragione che co ma» fiera cotanto fingttlare fiano fiate àmèndue quel» lecòfe con felice ageùolèinà mèfie in òpera da èfuefiò artefice fourano , che di tutti maggiore » pia còmpitito , fi debba fetida dubbiò incompara- bile riputare. Ne dee balere in contrario i che non fia di tanto pregiò Andrea , come fi 'è detta perchè di fua mano non fi veggono fiòrie in gra numero di figure» come di \ajjaello, & del Suo- hamm& i però che non fi tratta \in ciò di yuan* ' tifi
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>/>^ di pittura » i»ii .rfi qualità fthi tim peìe}
the poco dee montar qua fio? po/ciache una pie- mìa mtfura di grano, che fi* ottima>. i molte Moggi* >cht fta maluaghin qualità fi aniipò* me, Ma quanto vagita inquefto ^Andrea* io duo in hifiorie, quello , che ha dipinto nella Cornpa» gnia dello Scalzo, nella Villa dei Toggfaà Caia* no t nella Nunziata di Fiorenza, altra molte aU ì?e pitture,ancora.quefta di/putafa chiaraMt» te $$e à pieno» La quale /opra tutte belli/fi* m^'f ancora che nel MDLFll. giaceffe foìnmcr* fateli'acqua alcune bore * qmndpvoyinofaffitti- te sboccando Jùenè /opra le fponde » al^andùfi molte braccia nelle ftrade, ricoperfe gran partì della Qitià) perduto molto /pkndore di/ha bèi* ; fa%%4 j <#* iti aleuti luogo maculata, tuttàula al
di/petto dì taiitaingìuna è /ingoiare'àncora %ér* /òdi /e» anp /'èi&péntla« Ma /ehautjfc fihiat* Andrea ì che foffs molto pia fregiatoli coler ito di P^afjkello , come fece Raffaello pofcìdchtheh- be vedute le pitture del Buonarruoto, che rm* grandi la /Uà maniera, così baurebhecglìal* tresl aceeje le /uè figure di colori, e del ìutt* - ijmitato il modo di Raffaello, Hcra avvi/andò $ , chela pittura carica di colori non imiti la ftàtu-
! $%y ma jrapa/fii,termini di quella, fi tennedm -
trotAndrea al /uopenftero, e dicontrafar lana*
tara, quanto pia fi poteva t mi/e ogni /uà cura»
VMa, che fa/fe agevole ad Andrea di imitare
Raffaello, affai è chiaro nel ritratto di Tapa Leo* m 9 me fio in mtzgcdal Cardinal Giulio de* lite* ; diti» |
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bai^^MH
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utente jor
Imi'»'t dal Cardinale de* ^affl; Quando chiefto
quefto ritratto da Federigo Secondo, Duca dì "Mantova tà Tap& Clemente ni. fit dato ordi- ne in Fiorenza, dorè era il quadro, ad Ottavia- no de' Medici) che fofis mandato à Mantova. Ter che bramando Ott**Um> che il quadro di Haffaellorefiàjjèitt Fiorenza, [abitochehebbe la commiffione da P^oma, mende per Andrea fe- gratamente ì e gli commiffe, cht in tal guifa in un altro quadro contmjfeccjfc U maniera di Raf- faello j onde jcn%& conoscer fi alcuna differenza , fi i,,andaffe il fué ritratto à Mantova, e non "quel di ^affatilo,. Ter qucflv fu dipinto il qua- dro da Andre* con tanta fmuglianxa $ che man* dato a Mantova\$ fit pai {empie firmato di ma- no di Raffaello : e oltra rMlti infìno à Giulio /(<?- mano, kllievo di Raffaello » e della maniera dì quello intcndentiffimo > the h fikjto ritrattò havea lavorato % credette tuttavia » che fojfe dì Raffaello, e non di A'>tdrea ', Se Giorgio Safari» the vide il tutto , quando in Fiorenza fi dipi** ^neva, capitando à Mantova non htvejje /co*, peno i come la cofa era paffete. Credaft pur per fermo, che neffuno già mai diptnfe meglio le co» fé di natura , come ha fatto Andrea ; m cono erte, che pia al vero fi appresi. Varia dolcc~» delle tefie, il panneggiare ikeuole all'ignudo* l'unione de* termini eftremi sfumati con fupremm *rtifico nella difficultd delle cofe fatta con rara «gctiolefga, mofìrano ifvalor e di quefto irte fi*, ';"* fe> cornoèwsramgliofo 9 «fingendo „ E An* |
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30« Beitele di
irea oltra ciò neW imitarle feni&pari t io non iti
co dell'imitazione delle èofe fingolari, come fa* tebbe del ritratto di Tapa Leone » di cui fièdet* to t ne di altro huomr, che fia vivo, ma dellcJ v cofeìntefe generalmente, quaft in quel moda*
come alTve'ta interviene} il quale divifatenei* l'animo alcune a^zioni, afìegna quelle pofcia^ ad huomini particolari, come ad Enea ,ad fflif- fe, ad achille, pfrche in quefio modo opera U pittore, che molto è accorto', diuifa in fuopen-f fiero » come puote eficr pia veriftmile, che pas* faffe la bifogna, quando fu prefo S. Giouambam tifi a per ordine di Erodere pofeia feuten\tat9 k morte , & vecifo» TcrSc tra molti atti, che penfa l'artefice in fua mente » vno al fine ne eleg- ge, carne migliore $ & che pia al vero della fioriagiudica, che fta conferme» Uora quanti pittori fiueggono, che peraltro fono eccellen* ttffmi,ma in\queflot iodico neWimitare poc* fono lodevoli $ & poco vagliano ì <& mentreche penfanoa cofe bipiane, &fantafticbe y quandi più {limano di appreffarfi al vero, fenza mirare , al propofito, che hanno innanzi, il quale eftet
dee, quanto pia fi puote, veriftmile, tanto pia da quello ycheal vero è conforme ,per poco few no fi dìfpartono, E dicevole la difpofìtione del* le figure di Andrea, e tanto veriftmile, che pa- re , che fi accordi ilpenftero, che così il fatto di vero pafiajfe, come egli ha quello con colori or- dinato. Ma inquefiadifpiita è hellìifimala fi* jytia di $. ^Jgofiim 3 e pare, che anno/tri con vi- „ : , v.ipron* , |
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Virente, $0$.
fa frtyteTett quello >■ cbt vuol persuadere ; #*
U $w Vier Martine afc<ando , fen\a perder farofo.s raccoglie quello, che vien detto t e con ftontiffima attintane fi prepara alla rifpofia* ' Sono te altre figure i io (lieo il S", Francefco, il $> Lorenzo, la Maddalena » & il $. Baciane €m bellifsimt difpofifione accomodati; & it tutto in qm(la guifa è convenevole» che non tro* Va l''occhio, » ne il penfìexo alcuna co/a, fé non • tatara viglio fa % e, pregiata, Sopra l'jilta^u che figue % è dipinta una Nunziata dimam di Andrea del Sarto al*
fresi, di rara beitela altra ogni Jiima : jill'm *•>, apparir dell'angela , come dice la fcrittura g fimoBra la t'ergine in fembiante di temere > & in am gra^ofo per le parole , che fente » leva» tafi in piede fta penfofa* E la fua vefte difetto 4i panne r&Jfo con bcilifsime pieghe, e (opra un. tnantelh a^mro mirabile altresì , che /opra fafpallecmunnajìrofìafjìbkia* Dinante un k&tò * teflimomo dex fuoi fanti penfìeri, effi- /' ' giato con bell'arte t, Vangelo 9 che annuncia f maraufgliofo , e wll'atteggiare il braccio de» ftro » ty il finterò parimente fembra di effer >'*o. E incredibile l'induftria 3 che fi vede in quefla figura » mentre che piega le ginocchia 9* fegn» di umilia , e fa riverenza -alia Ttia» donna» efifcwgpinjuamovenqa una ecceffi* ya gradar però che fa- nafeere in altrui divo- ' ^nèy & \n guifa mirabile accende la memo- ^Mmttf^ thu: t,uM mi mar ab ile,, quandi |
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3b4" Bellezze di
méntre che irìvea in terra fu quejla Vergine J£n$
annotata* Sono due altri .Angeli in compagni* di Gàbbrietlo di rara belletta : i quali conte che in viftà ftàrio lieti % fanno riuerenqa alla Vergi* ne tuttavia > e fono fatti conifquifit* fapere ,-4«*~ s£f mirabile. Egli non fi potrebbe efprimere con? quanta arte fiano panneggiate quefie figure; fcj* l'\Awelo » che annuncia {opra tutto mquefio £ èellifjìmo redi lavora ftupendo, Divifta vaga ha''0ÈÈ ^Andrea unaloggia■■■, ed un cafamento » the è tirato in pfofpettiva di raro artificio : fòt fra in aito jìanno a vedere alcuni, i quali, fi con yrefono dijcofto t cosi diminuirono con accorta entelli gemali e da baffo in fu le fcalee x fi vede- una figura ignuda > chefiede, fatta con arte mi** rabile in fuapicciole^ai e^unpaefino, appwfi. fo 't che sfugge in tal guifa, che pare, chcfitL* "pero f e mofiri di lungi molte migkia . La Tavola poi dell'Aitar maggiore è di mano
di Giuliano Bugiar dini. Fu fatto il difegno im prima da Fra Bartolomeo?, ed apprejfo fu finita' fecondo quello > che nel difeegno> era ordinato * da Giuliano. E figurato un Crifio morto in que*. fiat avola, che è fojìenuto da S* Giovanni Fan-, gelifìa con fpmma gra^a : ci è la Madama, che' abbraccia i piedi di quello con dicevole attitudi». ne, pieha dimefliqia : fi vede un S. T?iero> che piagne amaramente ; e S. 1>aolo > che aprendo le mani moftra di dolore penfiero dffettttofo~: e di veto è tenuta lodevole quefia tavola per coloti^ tu» e per difpofì*ione molto mirabile. Quello tfè
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Firenze* ■*< %o$
tre tavole non vi fonò ma I&psima èia ca«
mera dèl;Gnac: Duca , la. feconda m camera^ della Gran rvucherta, ed in quél" càmbio le, copie in oegi il veggono; di qnei!a dell'Aitar: maggiore.non: vi.^ ae copia ;oe originale» Olirà ciò da man finijlra dellaChiefa fi vedetti* ■■altra .:::'" -<W.- ;.À .5'-tr\ x.m:>%y\}\: a :./{ Tavola di mano dei Terugino, Qv'è un;vVép«
4?ine in piedi, col'Bambino Giesù in collo / S. to'àaàfcaj e S.zanobi.daJiebande.' due 'Agnolmil fofkw^Qaoi aitato,ilrpafìnoìcH^i •adonra ittrorio^con bdliflìmi !i£ortivjed è -quefio un di que' :qu3fjri ob'er^neijà; Clìiefa di S,Gy!lò:a vanti l'afledio Mik1$®t:pillato vi è ma. ■ '■:.'"> cu l>2 .. "ì.-'-ìììa^ bup ? rcn Ta vola=dbmairo di.Andrea 'dej Sarto , ma
«fatta negli anm luci pnì verd^dom è dipinta % Grillo in forma dì Ortolano'* e-. U'Madda»
Ùenà:, chi a quello fìappreffa con, bellìffwa gra- zia . Si iira'Crijìo in dietro con \ bella a ttìt udi- rne * e mettendola mano innanzi > .mofira la pal- ma in ìfcorto j fatta con grande artifìcio ;:ap« preflb fi vede con vaga ver^raeffigi^to l'Otto : le quali tre tauole di sì maràtuiglìofoartefice^ fanno quejìa picchia Cbiefa oltr^ l'altra nota bi- le % e per la belletta [ingoiare più faniofa. V o l- gendo da man dritta per Borgo S. Croce in^ r' Cafa del Cavaliere Safari > fono ancora», molte pitture : la Sala è tutta dipinta, a frcko da Giorgio nella quale tutta la Storia •cTApeilcVi.rapprsfenta": nella; prima parete V. v amano
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ffo# Bellezze 41
a manq manca » è quando i ripara a difegnar
dalla propria ombra volgendola (chiena al lume* bell'altra a man deftra ov'| l'efpofi- Itone al publico. difua opera x quando ori- gliando, Apellcil Calzolaio la. (carpagli ceti* (ura, ; aella terza, fi è l'introduzione alla fta#n- %& deldifegnQjOve la mediatrice le donne*» piiàbelle pe^ftaral naturale conduce, e nel- l'afra parte quando fcegliendo, da ciafeuna la parte più bella % forma l'effigie di Diana s Nel fregio fon, dipinti tutti i pittori fuol con* temporanei ; Vi è^ poi u,na. N* D. in grand? $ Vn Giaco b che beve al pozzoaf vafadi Rac- chette al naturale ; il Sacrifiziod1 Abel, e Cai- no, e queld'Abrama, ed un Cenacolo ia^ piccolo opere tutte del medefimo Giorgio * che non fono di fao pennello certamente^ niiferiprij vi4 tfna Vergine in tondo con Giesiì S. Gio? ed
alcuni Agnolini dì Ridolfo del Grillandaio $ Vna Vatìmtà in piccolo di Paol Veronefe
maraviglioia, td una tv'.j. t ..-*■ Noftra Donna con un. Bambino,diligentùìl-
mamente fatta dal Parmigianina; La mor- te di S, Francesco di figure piccole bellifEmc, di mano del Frate; Vna Crocifjilìone della Stradano $'. una Natività1 di Sandro », ed un bizzarrilliiiio ioldato d'Alberto Puroj Vie una notte su la lavagna,di Lionardoda, "Vinci rraravigKofa ;; Vna Aisunta , vna,. Baiti» s un'AiUiiQa, feti un £ done piccoli tufer $ te dui
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Firente, $07^
Ci ed Viterbefe, ed una Vergine con Giestì,
cS. Gio: di Santi, opere tutte degne , e di pregio; Ripigliando da S. Iacopo verfo la Piazza fi trova alla finiftra la volta de' Peruz? zi.dipintada Paolo Vccello: alla deftraèla Cafa giade* bellini oggi de'Guidi ^irrighi: fa cui facciata, è dipinta da Gio: Stolf Olan- defe co* i cartoni di Cecchino Salviati: Al "primo ordine vi è effigiata la Favola d'An- dromeda : fra le fineftre terrene da una parte fon dipinte le Grazie, dall'altra le Parche.,»; Al fecondo ordine vi è la favoia di Danae ; al terzo fono molte imprefe : le figure fono maggiori del naturale , e di buon difegnoj Dentro vi è un gabinetto nelle ftanze terrene con la volta dipinta da Cecchino: nelle lu- nette fono molte favole d'Ovidio: E fama, che l'architettura di qùefte fìa di Michela- gnolo vsggendófi in efla nobiltà, ed efiendo fatta ne- fuoi tempi : In capo di fcala vi è un Eufculapio di marmo beìliflìmo alto più di due braccia di mano del famofo Gio; Bolo- gna : Iti Sala un Adamo, ed Eva di Santi > ed un S. Girolamo dell'Empoli. Camminan- do pofeia verfo Settentrione fi viene alla, PIAZZA ài S. CROCE , così chiamai*
dal tempio magnifico, e he fi vede in tejia verfo
Oriente. £ bellijfìma quefta 'Piànta per le cafe,
onde è mefia in me%io con grazia a guifa di Tea\*
■*• Va -troi
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goS Bellezze di >:
tro : ma il tempio > e he rifiede magnificamente «£.
a jwwfo in alto, /e <*<* olir a la bellezza dignità, Ora, perche più fia oltraiavijìa, che molto è no» bUmente adagiata, e rifponda al fembiantealle- gro delle cafe, e del tempio* èdmfata con mi-li- ra in ogni parte, e con pati {leccata intorno > in* tornotonde i giovani ogni anno nel, tempo del Car- novale che fifa il giuoco del Calcio pia acconcia mente fi esercitino, Quelli, che di for^e fono ro~ hitfti>e deftridiperjona> ài gioventù età, di /angue nobile, due ore prima » che il Sol tramon- ti y circa un me/e innanzi > che venga la Quarefi- ma a ogni giorno fama adunanza inqueftapia^ ^,c fpogltandople vefie, che impediremo VaU tediar laperfona, come chiede il giuoco del pai- Ione* con fi eretta pia deftra, chepenjar fipojh* fi esercitano. Terche fcelto un numero di LI V* giovani eletti, e'diuifiin dmpartì, èìncredibi» Uà dire» quanto facciano bella vijÌ4 nella-ve- liciti e nella definita del corpo; e nel fiore del" l'età vjando maggiore sformo, che fipmte, come fembraHnaparte,e'l'altra, che combatta, c&« me è ufan^a tra due eferciti > son gran fierezza. Da tutte le parti della Città concorrono gentil > , huomlni à vedere, e fanciulletti di piccola età : ■ mdefifa una frequenta vaga, e dì molta letica per li accidenti varij , che ad bora , ad bora nel giuoco intervengono, e per la qualità degli lw mini nob ilijjìma* , ,
Sopradieffaèla Cafa delia famiglia dell
' Antera la ùteiata della quale è dipinta a
ire le©
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Firenze; $®9
Irefco con figure: Due furonoi principali di-
pintori l'uno fu il PafTignanò, e l'altro Gio: 5aS. GTòVUmendue famofi nell'arte : Sopra la porca vi fono due figure che mettono m , mezzo il ritratto di Cofimo II. G.D. di Tos- cana che rapp'prefentano le due Citta capi di Stato Firenze, e Siena : nel dipinger que- lla il PaiUgnano non fi rifolveva a far Ia^> Lupa che gli ftaa canto, onde diflea Gio; chelafaceÌTe, quale con franchezza più che- grande dato di mano a* pennelli in due colpi fa fece contai maefiria che vìva raflembra. E in quefta un bel giardinetto con una fonte nel mezzo foprala quale è collocata una fiatua di bronzo di Gio.* Bologna belli- ilima , e nelle lunette d'una Camera e dipin- ta a frefeo la vita di S. Francefco dal Puccetti. E* anche fiatò abbellito non poco quello Teatro dal Dottore Antonio Dei.che ne'pro- pri fondi nell'angolo di elio verfo S. Simone ha eretta una vaga, e bendatela facciata per una parte nel fito dove fi dice eiìere fiata an- ticamente una loggetta della famiglia de* Ri- falla; è per l'altra nelle due Cale annefle dal Canto di via Torta rimpecto a'Bardelli,nget- tando da' fondamenti una gran parte del- l'Edilìzio con ridurlo ad ordine Tofcano , difpofio con tanta vaghezza dal difegno di Raffaello del Bianco , che riempie l'occhio di diletto a chiunque lo mira. La Cbiefa pv* (eia di . |
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jio "Bellezze di
S. CROCE e' di Sembiante magnifico perfua
grandezza, fatta dalla pietà Fiorentina con tan- to ardire , che fen^a fallo per magnificenza non ha pari» Fu datò il difegnodì quefiò tempio fov rano d* Arnolfo tapi l'anno MCCLXXXXi V. il quale è condotto nelle Navi tanto largò, che fopral muro de' pilafifi della Nave del me^zo fu di bijogno di collocare il tetto di legnò a fron- te (pizio § còme fi vede < E lungo ccxxxx* brac- cìni e largò Lxx. // Convento pò [eia 3 come il \ Noviziato* il Dormentorio de'Frati, che fono dell'Ordine di 5. Francefco, Jone fatti con pia
bella architettura, e più gentile : evi fi veggono due Chioftriordinati con mirabile magnificenza} tna quello che è maggiore oltrd ogni ftima per le Volte, che girano intorfio 3 per le colonne da baf- fo 3 e di fopra con rara intelligenza di vero è bel* tiffimo. Molte fono le Caftella farnofe per [ab* briche pregiate ile quali ne alla grandezza > ne alla magnificenza della fabbrica diquefia Cine* fa 3 0- del Conuentonon arriuano. Ma fono rare le pitture ile fculture 3 eie Cappelle fatte coìlì mirabile architettura j di cut incomincieremo à ragionare in quefiaguifa « Sopra la porta adunqi : del me^io fi veae ài fuori Vna Statua di Bron* zo> cherapprefenta S. Lodovico Areivefco* vo di Toloia, che fu fratello del'Re Ruberto, e di Carlo il. d'Aligio j quale fu frate dell'or- dine di S. Francefco, di mano di Donatello* Non fu filmata dall'autore quefla figura,men' tre che vijje , e per avuentura con poco (Ittdiola- uorata,
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Fìrtn«é» $it
Iterata » non mife nel numero di/uè Opere faglio*
ti, Ma tuttavia procedente da buomè dì foura* ito valore è tenuta in pregiò in quefio tempo > e vi fi fcorge.vtUe^zd, e gran fa pere. Entrando iti Chic fa fi veggono toh órdine maravigtiofo belli/- fime Cappèlle fatte da diverfi gentil'huomini , le quali jìtuate nel muro delle due minori Naui, è incredibile à dire * quanto arrechino di fplendù* re alla bellezza della Chiefa\ pertiche due gran colonne di pietra del foffàto lavorate coti vagò ar* tifico di ordine Corinto, pofate (opra dadi con bella grafia * con capitelli intagliati con fottìi lauoro inda/cuna Cappella fofiengonounatchi* traue* e per finimento UH fròntefpi%iò > che per creare Una bellezza ifquiftta non hanno pari è il éifegno di quefi* Cappelli è di Giorgio Vafari, fi tome dì alcune tàuole è jua l'opera di pittura al* fresi » Ma nell'andare per la Nave del meipo dì* ritto ài Sacramento fi Vede alla ter\a colon* na UH» Pergamo di marauìgìiofo lavoro dì mano di
Benedetto da Maiano, è quefto di marmi bian- chi di Seravezza. E non è artefice > che nort* lodi la bellezza j che vi è fwgulate >e non ammi- ri l'artificio , che vi è rarijftmo » Fu fatto que* fio Vergamo à nome di Tier Melimi ; à cui nato còsi nobil penfiero, per commodo della Chitfa % Hdn guardò à fpefa alcuna * quantunqì grande % ne à nota * che per tale opera gli venìfie * E' bella l architettura delle cornici, delle colonne, che tiiettom inme^ZQ le figure ^pertinènti alte a%zi&* nidi
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fi% Edkzzé di
"Hi di S. FtMcèfcò;ma èbellìffima eìnfcuftaStà*
ria ye fatta £ùn difegno, con pulitezza dimoflra il gran valore diquefto mirabile artefice, che in ciò fenZd dubbio è da tutti riputato fen%& pari Si vede adunque nella .->;:, Il Trima faccia in ftguredibafiorilievo,, quan-
do da Tapa Honorio è confermata la pegola dS. Francefco', ed è divinata quefi a bifioriàcon arte fingulare, còme fi vede'< Nella-xT^và fyWt.w Seconda è, quando inprèjenzaddfóldano con
fitnto ardire pajja per lo mez^odèlr fuoco fenza fua offe/a « Si vede queflo Trincipe, che fiaam- 'miratoin fi gran cajo, ed i fuoi htiomimdi Cor- te» nel vedere il Santo di Dio t intenti al fine fanno vifiabeUiffimì^ Nella ^ t»^ y Terza è fiato effigiato, quando riceve le fii*
mite nel monte della Vernai dove baqutfiooPti* mo artéfice efpreffo ilpaefe afpm ,# fotìttrio con molta arte, eS. Francefco con bella grazja,e con fomma divozione. Nella Quarta è , quando è morto S, Francefco -, e per
effer certo delle /limite, fi vede, come un gen- til'b uomo fi fa innanzi , e gli tocca quella del petto con fi bella prontezza r che dèi tutto par viuoi appreffo fi vede un bellijfimo edificio con molta intelligenza ornato., Nella ■ Quinta, é fiata effigiata la ftoria de* cinque^
Frati dell'Ordine d$ S.Fruncèfeo : iqualìtnmia
•Città della Mauritania furono martiri zzati ; fi
conofee, come vanno pronti* ed umili alla morte,
4 pieni di finto affetta $ /prez^nno quello, che al
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lì-, JFirenze .
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tftt?
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Z4t*i**m«mè tanto k orrore ' > Fanm vi^a ,
"iàmafei colonne , le quali mettono in WXM & ' Mutarne, di mi fi è favellato : fottotyjn tM**?W& tono tra fei beccatelli, fono fitua trainiamo bianco cinque figure a federe 3cen- -Mociafcuna ad una nicchia di marmo rogo ' nella prima fi vede. U Fede che tjenej&maH ìaCroce^ ,tU Calice congrua fmgalan:> nella feconde 4a Speranza , la quale con le man punte mir<L.- difwfamente al Ciclo : nella Ur\a èia Canu ì$n ttn fdnciullino in colte \ nella quarta i U Ffit- ,*e*ta col fegno della Colonna; nella quinta e col- locata una Giurìa , che tiene il Mondo itnna- , «o ; le quali figure di color b idncà fanno nel ro}Jo . ma vifìa così bella, cesi vaga, che con parole tfprimete non fi potrebbe . lolafciodi dire degli ■ intagli belliijìmi, e del dijegno > il 1*4* *»terra ribattendo, ci moftra quelloz che è in aria con* -avvijo raro,edartifivofo . Mafopra tutto e Rn- . penda riputata intelligenza diquefio mirabile artefice: però che douendo bucare la Colonna--> mde con una fcaU nafcelle al Vergamo fofcioL* ia faliu,e forarla quafid'ogni intorno,^perette incafjatt i marmi nel macigno fleflero pm pfMy egli fi dice, che in contrario fi interpofero Ili Operai, e con via e ragioni riprovarono U pcfilme- rò di Benedetto. Valena molto in quelli il gran pefo de' due Archi, che focene quejla Colonna ; la muraglia pofaa ^ojjìjfima >cd alta , che va al diritto infitto al tetto , toglieva o^ni cofa frcua- > bile nell'avvilo di quelli, che indebolita ver 1<l> , buca
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**4 r Bellezwdf
huca del me%i»,e forata in molti luòghi non p9*
tefie regger un pondo intollerabile » e grandijji* ma i ed in quefio non.farebbe flato maìpoffibilet the fi piegajfro gli Operai a dar licenza ì che già il "Pergamo fitto fimctteffe in opera > èfìmuraf- fet feTier Melimi non entrava mallevadore^<§ the nefiun difordìne , e neffun danno al tempio in- terverrebbe * Terchc con ordigni auendo for* tificata la colonna , e ringrvfiaula di pietre^» forti nonfenza maraviglia di chi femprene ebbe timore » conduffe a fine l'opera con tanta belle%~ %a t che mentre che fi guarda al grande artifi^ió% è cofa fìngulare, e nell'avvifp peregrino di sì no- bil lavoro fetida fallo flup0da. Camminando éldiritto egli fi trova la Tribuna fatta dalla li* ber alita della famiglia degli Alberti * .:> Quefia hoggì ferve per Coro de1 Prati da quel tempo in qua > che fu levato il Coro di legno già , fofto nel me%zo della Chiefa. Nelle facce di quefia tribuna è dipinta la Storia, quando fu tro* vata la Croce del Salvatore di mano di Agnolo Caddi t con vago te bel.colorito. Sopra l'aitar maggiore t il quale è degli Alamanni, fi vede me fio à oro un belli/fimo Ciborio. è fiata fatta quefia opera da Dionigi
bigetti icoldifegno di Giorgio Safari con fomtiid diligenti la quale per intaglio di colonne $ di fregi j di Cornici t e di altri ornamenti è tenutiti mrabile. Ma l'imprefa, e la fpefa altresì fa fatta dal Gran Duca Cofìmo", quale fu pietó* iiiìlmo neii'abbellir le Chiefe > e fi comcj pri*
H -.-■' ■ '■'■'.: ■ • -v .■'■'■■■/■.'• ' ,i ',: ■ '■'■..?-.
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Firenze. $ry
pinta togliendo via il Coro di legno, ed alcune
Cappelle del me\zo, per li /acri ufi7$ adagiò tutta la Chiefa con ordine belliffimo, così con.» quefto Ciborio, il quale è di altezza x ti 1. brac- cia, , le diede fplendore in guifa, che in fua mol- ta bellezza cresciuta al tempio maefià , paro che gli fia crefciuta parimente divozione. Ce» agevolezza ndn fi direbbe» cornee co/a bellaà vedere ogni feconda Domenica del Mcfe in que- lla Chiefaja quale è amplifsima per grandezza,' beUìffima per artificio , quanto il numero flit.* grande di huomini , di donne, che ferini nella Compagnia della Concezione con ecceffiro fer- vore fi aduna, pei fare acqui fio de' te fori fpiri- tuali (però che da' Sommi Pontefici fonò fiate concedute all'altare della Concezione quelle indulgen%e , che anno le, Chiefe di $oma) spro- nando fi i vicini primamente, anno pofeia meffo negli altri cotanto ardore , che quafi tutta la-> gente, e perl'efempio altrui, eperfua propria Voglia à tanto bene incredibilmente fi è infiam- mata . £ quantunque molta'fia in ciò la gloria de' Tadri ^euerendi dìS*. Francefco, che dimo- taHo inquejlo luogo ,nonè fiata picchia lodo tuttavìa di francefco Ciacchi', il quale con Sol- lecitudine , con femore, con ìfiudio in ogni affa- re 5 e in ogni tempo inquefla .opera con fommaj> brama fi è impiegato. Ora, perche così fono le Cappelle diuifate, che con gran giudizio è pò fi a in quelle una anione, la quale è pertinente alla Tajfione di N, Sig.e feguc l'una fecondo il tempo dof»
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%i& Bellezze dì
icpo l'altra > egli perciò chiede la ragione, eh'è
da alto della Naue deflra incominciamo- Nella Cappella adunque} che è de* Serri fiori fi dee
forre una tavola, dotte è dipinta l'ultima Cena, che fece Crifio con gli lApofioli i la quale 3per~\ che ancora non è condotta a fine 3 ci da occafìone di procedere innanzi. Quella tavola non fa' polla, ma in vece di effa ve n'è un'altra rap*. prefentante Criflo ch'entrain Gierufalem il dì delle Palme : fu cominciata dal Cigoli, fi- nita dal Bilivelti fuo (colare, cài poi rijtau- rata da un Salvefìrini per aver patito per l'umido * *A canto a quejìa è una Sepoltura di marmo dì M. Lionardo Brunì
^Aretino, fatta da Bernardo Rojfpìlini > con mi- rabil lauoro: la Madonna >la quale fi vede in alto > è di mano di .Andrea Verróccbìy, tenuta in fregio da gli artefici > e molto ammirata. Sopra la porta dei fianco > che rie/ce verfo il chioftro, > è $ina Tavola di mano di Ciroabne > la .quale, co*
# me che comparata con le pitture moderne fta hog~ gì di poco pregio 3 tuttauia per memoria di que- fio artefice , onde è nato il colorito marauigliofox che hoggi è in ufo, è degna di memoria, e di con* yidcranione, Quefta tavola dì Cimabue in-, oggi non fi vede >per efier nelì'abbeliir is Chicfa ilata polla, e trafportat# altrove. Nella : C'appella de' Cavalcanti fi vede pofeia la
bellifjìma Nunziata di macigno di mano di Dq^ . natcl*
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Firenze. $tj
mtello : è fìupendo l'artificio, che in qua/la
..opera fi cono/ce ', perche con parole esprimere non fi potrebbe ì , quanto è la bellezza della Madon * na maraviglio/a, quanto èJl portamento di fita perfonanon humano, ma divino, e come nobil- mente/pira il fembiante divozione, e riverenza* *dlla fubita vifìa dell'Angelo fi tira in dietro la Verginecónattograziofo , e beiltjjìmo-} è latefia mirabile, timorofettxnel volto quel cos'urneef~ prime 3 e quel penfìero, il quale di quefio "atto 'memorabile nelle facre lettere è fcritto. E'pan* neggiatà quefia figura con fomma intelligenza'* . }n guifa che egli fi ricono [ce la per fon aA a panni , "". che le fono di fopra quanto èjiobile '& à maefià cotanta % quanto è dicevole. Scucprencio io igudo il ehemoico s'ammira da gii artefici, * Uumileèl angelo apprcfjo3& leggiadro^ me- - tre che piega le ginocchia ^nojlra di vero ma n lue- , tudine mirabile, & cclcfie : & come che non fa- yelli, [embra pur nel volto, & negu atti quel- . lo che ha nell'animo conceputo , che in fa vello. > pojcia vuole fclone. Ter lo che cota nt& fono, la, Madonna , e l'Angelo ammirati che per difegno, e perifquifìto artifizio non cedono à nefiunaope--., ra di artefice , quantunque grande, ma per Vh ve^za ad ogni artificio fono jupcrhri . Bellifjìmo pofeia è l'ornamento divifato con grotte/che : fo- pra quefio fono fei platini s che reggono un feflo- ne di rara bellezza : i quali mentre l'uno l'altro abbraccia per tema di non cadere, guardan- do da baffo 3 y incredibile à dire} quanta indù» firu
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3i8 Bellezze di
firia dimofirìno diquefio fovran9 artefice» &
quanta bellezza, Terche ammirato il tutto da ogni huomo intendente, non reftano quelli ancora che nell'arte fono ufatì, con lodi rarifjìme di co- mendarlo. L'ornamento col padiglione, Se Agnoli aftefcóchefono fopra la Nunziata»» fono di mano d'Aleffandro del Barbiere, Le due figure fatte à frefeo, un S. Giovambatifla, & un S". Francesco, fono di
mano di \Andrea dal C a fi agno, fatte con bella maniera dì colorito , come fi ve dei perche quan- to fìano di pregio, da quefio fi dee far ragione , che nel MDLXV1. quando ogni muraglia fu tolta via, la quale nel mezgo impediva la ma- gnificenza di quello tempio fu confermato il mu- ro intiero di quefle figure , & nel luogo, dove è al preferite, con fatica1-, & con ifpefa collocato . Ma feguendo la flória della Taj]ìo?ie, alla Cappf Ha de' Pazzi e una tavola di mano di
Andrea del Minga, dove e dipinto,quando Cbri- fto fa orazione nell'orto, e gli A^ofioli, che dor- mono di bel colorito, e vaga la verdura, egli arbori altresì ; ed in quefio è molto quefla pittu- ra commendata. jLlla Cappella de'Corfi fi vede la floria,quà~do Cri*
fio e flagellato alla Colonna : e di mano la tavo- la di-<Àhffandro del Barbiere, fatta di vero con gran giudizio ì Tocke fono le figure, ma ordina- te con fomma grafia , ed acconciamente fanno Altrui tifo vvenire di quello >■ che nelle facre let- tere è ferino. Terche è divi fato il Crifio cort:. molto
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Firenze jtj
molto/apere, in vifia umile, #2* tuttavia piem
éimaefiàì irrinijìrj di Vitato montano fi ere ^ %a, e l'architettura con indujlria ordinata , il colorito dice vote al/oggetto, che ci epodo innan* *i, rendono il tutto rara » e pregiato . Nella Cappella de' Zati è po/cia una ta vola di ma*
no di Iacopo de' Coppi detto di Meglio ; dove è di* pinta la Storia > conforme a quelle parole del V'angela i ECCE HOMO» Sono molte figure ordinate da quello pittore,perche ci rappre/en- iina quefio atto ? e di fero non jen%a indufirìa^ commendabile ». jippxefio aIU Cappella di Lianardo Buonarroti , ci ha
Una tavola di mano propria di Giorgi» Safari ; 4oue è effigiato, quando Crifìo porta la Croce, ed écondotta alia morte. "Perche imaginata in/uo penfiero la fierezza de'mìnifiii dt Ti lato , // /embìantedelle Marie affcttuo/o , ha qtiefio rare artefice effigiato % che per l'affanno dàpe/o, che /ente della Croce, caggiajn terra il Salvatore i per queflo fi vede la Madonna afialita da ecce/fi- vo dolore» come e tramortita, ma /oflenuta di /opra da 5, Giovanni, <&di /otto da vnq delle Marie con tanta bellezza atteggiano, laper/ona, the paiono* viue% èia tergine priva di /f ir ito % e di vivenza ì fi vede apprefia la Feromta , che torge U panno bianco y onde al /uà macero $ «/cinghi il; /udore, con vifia colma di pietà : /o~ «q qtèfte figure con tanto/enna effigiate, e coti $mtabeUe7^a di raro artificio, che non fi po/m ' $W% mirar* ftm* dh^QWt « £ quttia. è dejj© |
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3 ap Bellezze di
me^;j opere di Giorgio Vafari. Si'vfde-tp
glufìi^iere di fattezze robufìe fatto in Jua'pèr^' foni vite con tnit thìle hidufiria ì e méntre che tiene le gito con una fune il Salvatore■ » mo]ìra: movente tate , che far vero, e naturate* E i# difeso pregiato > ilcohritó confortili'ki [ogget- to , è fpWénrnpnedi tutte.le figure lodevole*:é rara, Sivcdcpofciail . Sepolcro di Miehefagnolo Buonarroti ,11
quale oltra l'artifi^o fommamentcè rniràbiie 'i per oche egli tiene leòfia del più fourano artefice i che nelle tre nobili àrtìgiàmai fta flato. FU già fenfiero delBuònarrotodi fare di fuà mano quel-? io j che dipo'fud morie è conuenuto , che altre faccia. Di qui è nata l'òpemone che tute© quello che dì preiente in quéfto Sepolcro fi vede (la drmàno dì Michelagnolòv *kgl% quando yjuea molte yotte domandò da gli Operai fjkijjh Q$M » perche gli fofie uri luogo concèduta in Chkfa ) oue dijua mano > con fuo dìfegnovo* leua con molte figure di mar mo collocareun fa palerò per [e , eper li fuói\ il quale dinegato da glih'Jotmni importuni, ha priuata Fiorenza di una opera/che fi afpettaua inarauiglìòfà , e w~ riffima; ed ha nìoflrato, come gli hiìomini > che troppo àfano la for%adi fuo magifìrato » alcuna rotti pì$ tofto all'appetito yche alla ragione fo* disfanno'} onde oggi tanto"grande è là quéìcl/u* che ne fanno glihuomini ^irtuofi, che, È^omk fu graue l\ètrore, farebbe ancora grandtfsimaji l'infamia, fé ì nomi di quelli, chirproimròno » |
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. Kirenze* f yu
Ajjèffl fiati a} pofieri palefùti, E beli'ijfm)h}*
tavia quefio jepolcro, che fi vede, e per l'arche lettura » la quale è rara, e per le figure, cbtfò->- no dì mirabile artificio , Intorno al Cafjbhc^j adunque fono tre bellifiime figure di marmo »fdt* te dà tre artefici ; la "Pittura j la Scultura , l'jir* ' thiietiufa ; nelle quali tutte fu MicheUgriolo al- tra ogni fìima maravigliofo . E la Pittura di mano di Batifia Lorenzi ( detto ad*
Cavaliere per efler fiato di'fccpoJo dclCa- ■yalierc BandincIIi artefice di gran pregio,}' ftimata molto per lo difegno, ove quefio art&*:" fice molto yalfe'i il quale ammaefi fato fitto fa difcìplina dell' Eccellentijfimo 'Cavaiter rBBÌ&i- nelli, in tutte le J%è opere ha mtffuto grartp" valore , e grande ingegno . E mefia quefia'tigu"^' ra nel femhianté, ed abbandbrìatà dalla:y>rt'à del Buonarróto t perduto il vigore in fine bcltiffi- rne fattezze s oltra modo mofiradi cjfere affiìÀk* Con fommà ìndufirìa è panneggiata, e con tanto giudizio nelle mani) nelle gambe > e nella te fiat lamrata sche chi è intendente, Honcejia di darle ■ lode, e di ammirarla. La Scultura poi» che ha il luogo del me^zo di
mano di Valerio doli, è tenuta in pregio:dagli ' artefici parimente. Fu dato a quefia arte il luo* c go pia degw iièi/finta l'intensione del Buonar- * yfta. : in cài pero che egli rjufci fiupèndo, e ma» ' ràitìgHofo 3 furono conienti quelli, che fecero ' Murtn-e il fipdcro, che delle tre arti la Scultura i^l'jk il 'vanto. ^'ppGZliata la tejia in sa la de* "X - lire
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%%% Beitele dì
fira mano mofir a quefia figura ecceffivo dolore : /4
quale con raro fiudio lavorata'ad ora ad ora gè* nera lode all'astore % onde è fiata informata. Di quella Statua fecondo il giudizio degl'inten- denti non fi dourebbe parlare, bacando Ja«* viltà djelìa fenza lodi adulatriciafarcodo^ (cete* ch'ella ferue all'altre due di ciò che fer- ve l'ombra appreflo a* chiari, ed in c.ompa- fazione di quelle non è cofa di gran pregio x come pur troppo pnò.cfler giudice l'occhio, e per le cagioni riferite dal Borghiiu nel lua Ripoib. appreflo la figura della Architettura > che è di mano di Giovanni del*
l'Opera eccede la bellezza delle due ftatuc dì /opta nominate, Molto è gentile nel Jembian^ $ eque fi a figura, e piena di grafia in fuefatte^ %et la quale, come chiede tale arte, che oltra^ tutte è faticofa, e fvelta, ed agile nella perfe* na » e nata all'eferci%ia, per cui ha nome,'rie/ce jnirabile in ogni fuà parte, Sono grazio/e ic-> braccia s e la ìej'ia, ed ipanni così bene fi^nmM dolio alla per fona > che ,fe non fi dokjje per la morte di artefice così raro> parrebbe» che alT* nfatolavorovoleffe por la mano. La tefia di Mf- chelagnqlo /opra il fepsdero è di mano di Batifia Lorenzi > lavorata con molto fapere ; ed oltra la fomigUan\a del viva * che vi è fmgulare > è gin* dicala da tutti nella, difficultd delle parti > Icj qttali nel vero fono fiate, che fia fatta con felim ce agevolezza. L'imprefa delle tre Ghirlande » tiìuak impreca ritiene TAccademia del Diie-; ., :, gno |
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fircnz$* i%y
gno > Frequentala molto da gli studiofi della'
Città di Firenze ! che mettono in mezzo te te fin '* di 7)iich• (agnolo » con tegame indìffolubile, fi» gnificano per avventura le tre arti» in cui fu que<* fio artefice, /opra tutti, di eccejfivo valore i *Perche » fi come tutte le arti, e tutte (e difciplU ne anno certa dìfpojìtione^ l'una verfol'altra», onde ìnfieme fono congiunte ; cosi quelle treartu "' che fono unite nel di fogno an data occafione a quei fio artefice incomparabile di pale/are il fuo pen» fiero t fé pur tale fu Vavvifo del Muonarroto, con quefl? tre Corone. Le quali intrecciatelo*, " Sitano.} come e^li in tutte » e tre fi e* impiegato „ fetida [piee-iriene già md, e fen^a fallo coti fna ' infinita lode. Le pitture pojcia , che fono fo* fra'l fepoUro > fono d'i manodi Batifìa Nalditdp fatte di vero e m mduftria rata , tcommeniabi** * le. hlcU.'Coionna, che è di cèftà > è'unÀs Vergine di ballo, rilievo» di mano di\Ante*• -
tfio)^pfiellmi\ (limata molto da gli artefici i la quale pieffa in me^/.o da un bel panno lavorato è opere di marmo altresì, per l'indufttia, che vii dilicata» anzi belliffima, ficonofee» come prò* cedente da nobile artefice è degna fen^a fallo di ' motta lode. Seguita là ' , ■ \ Cappella degli Alamannefchi» o Adima-
ri, doue è dipinto di mano di Santi Ti ti, Chrifio in Croce 3 mt'fio in mezzo da due Ladroni j fono divifute tutte e tre quefìe figure fon mollo fennos e enti raro calar ito : peroche è beflifiìmo il Salva ** ?-:-n? # 0 $ carne gcntiiifiimaml Jcmhiante % c$pr |
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9^4 Bellezza di
gran confideratiome fiato effigiato :'fi come aU%,
incontro fono i due ladroni : i quali di fembian- te fiero > e di carne ro^za aflai fanno palefe, co-> me molte alla vita, che hanno menata, è dice- vole il corpo» cnelfupfli^ioyche loro è dato 3 del tutto fi accorda ilpenfitro di chi contenpla che fiano flati hmmini federati. £' bella la Mad- dalena, s che abbraccia la Croce, e le altre figu- re ancora ; in cui molto fi è avanzato in lode que* , fio artefice confiderai, & accorto . jllia Cappella de'Dini oltra quefla fi vede una
helliffinta Tamia di mano di Franeefco Salutati (fuetti ebbe il Cafacodal Cardinale Saltmù mediante fuo valor nel dipignere * e perei* fcr flato educato in cafa diefìo Cardinale \ ma egli veramente era de% Roffi, come at«? tettano il Borghini nel Ripofoje '1 Vafari nel- le. Vite de'Pittori; fu figliuolo di Michela? gnoIode'Roffi teflìtor di Velluti. E1 mara» migliofa per difegno > rarifsima per colorito ; do* nejeguendo la Storia della Tafsicne dì K» Signo* re/ Baio 9 dipinto quando è dìpojìo di Croce /1 Salvatore. E'il Corpo di Cèrifio in fue fattele ammirato da gli artefici, ed effigiata nel petto cori ., mirabile iridufiria . Le braccia » le gambe » eia tefèd) pie toflo contemplare fipojjqno per fuiu fo,mma bellezza Cede in fomma dipinto cosi v|go , che.difconviene .aljuogo dov'è effi- giato * avvenga che fìa con tanta dilicatezza ratto., che non pare aver egli punto patito » quando per la fua aoiariilìma Palfìone tuttQ > lacero
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Firenze. $1?
làcero e mal concio in quefto miftero il dòfp t
biam'giudicarej c&e come cfc/V</ff /* bifogniy lodare-à bafian^a . 5/ vede una figura » ehtj> quafiètuttà ignuda, cbefopra una /cala fojlièn Chrifto 3 mentre che al bafio è calato » la qtialéè Rimata da gli artefici molto j e fén%a fine io- daia. Egli esprimere non fi potrebbe, come per viva s e di carne jcm0/tatteggiatilo laperfonfa ìionfembra effer dipinta, ma quafi vera ,e diri* lievo. L'altra è di pari bellezza, e dì vivaci) fembiànte, ed è condotta con difegnò foVranoì $ndt tanto piti erefce la lode ad'bora ad bora ■*) quanto meno fi trova ,cbi arrivi à figìàn fegnof ' ti è S. Giovanni fatto con bella grafia, e fìmip ' mente le Marie i ma pia di tutte tèi Vergìnei fàt* ta con gran fapere > enei fembiafitt wefló» e, mentre che mira il [ito figliuola 3 lagrimante | trea in altrui penfìeri di diuo^ióne » ed'i pieno fis fede dell' affetto fuo eccepivo dì amore : ma tt* fendo figurata a federe par che difeohvcngà l'elfer altaquato le a.figure in piedi che li fo- no a canto. ìn fomma e quefta tavola per co- lorito 3 e per dì fogno oltra tutte quelle di queftd luogo 3 di cui fi e detto, mhfafigliòfà 3 e rara. ìn alto (optala porta del mentori e uno Occhiò di vetro di xiv. braccia di diame-
tro-3 da gli buomini intendenti molto apprezzato', nel quale è effigiato con vetri di diuer/ì Colo- ri Chrifto 9 quando e dipofto di Crècedi mano 0 Lorenzo Ghiberti Autore delle Porte maravi. ** gliofe dì 5. Gio? Sono fatte le figure con grani X 3 . iemr. '
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.jiif Beitene di
4edrte » con difegno molto accòrte', e tutta tàj
jftoriacbsìè divi fata favi amentej che inerita dì effe? tenuta in pregiò, é lodata, Verchenell'al- je%zn ila quale e grande à dì/mi fura i acconcia- éntnte rifpòndono té figure alla Pilla, £ pare \ che da baffo fiano di giufìa altezza i avvenga e he in atto niil'éfjérfuo pano grandifsime <> Si vede do* fo la pòrta del me%zo alti Cappè]jiufe'~£aa£liihì una tavola di mane
Hi mignolo Brón^inOi ( Ttt> fono itati i Bronzimi Quefto Angelo è ftato il primo > Alelfandrd fu il fecondo > 6 Criitofano il terzo i li due vi* timi arino fttperatò il primo, ma egli in que- fta tàvola è ifcató fuperiori àlli due) di betiiffi- mo colorito : in cui è dipinto i quando pa dopo U mòtta al itmbo il nojiro Salvatore i ónde fieno le anime de* Santi "Padri lìbtraie. Gioite fatiti le figure s e di rara bellezza » ma con grafia tale iivìfate tche nella moltitudine.è chiaro tuttavia ogni atto, che da qucfto artefice mirabile è fiate efprefjoé E'bellifsimo il fembidntedel Salvata* rete di dolce colorito : e pare * che di fua villaj efea urteerto che di divino-. e'I pofare de'piedi » che fonò fatti con artificio maravigliofo, el'aU ieggiare la man defila» onde prende un vecchie da gli anni confumato > sì come fono effigiati mirabilmente » così lodar con parole, come corì-s viene , già mai non fi potrebbono, fé bene ad alcuni intendenti non piace il voltaménto* eli quel torfo, e quell'attitudine fembra loro fuori dei naturale« Nel volto ftmofìrà il-pen* faro
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Firenze, ■ 32?
fiere dì f uè fio Secchio > quanto pia <$tr pmte «
MJfejtuojo: e mirandò fidamente il Salvatore, felicitato dal telèfie fembiante 1 t dalla dittino, mano, di vero pare » ebe fanelli,• tanto é grande il diftodi condurfi, ovt gli airi fono arrivati. Si vede intorno Udamo ,ed $va j * San Giovi» batifia fatti con mirabile arte * ed appreffo eie ritratto Iacopo da Tuntormo infaceta, che par vivo , I Giouambatifia Gelli altresì : il quali co* meche fofie taliamolo % tuttauia con ifuegtiàt* induflria di lettere talmente fi avanzò, che oggi ptr li ferini nò è di piccioli lode il fuo nemtn è il Bacchiacca dipintore * Si veggono tefiè bellif /ime di donne, come dal canto della tavola èie Goftansca da Somnvaia moglie di Giouambétt- $4 Doni, ed un altra gentil donna » che fi dice effer Cammilla del Corno ne' Te^aldié Metlifi. fimi fono due pattini » i quali ve\z$famente alle* gri nella comune letizia fanm fefìal'uno all'al- bo , ed acce fi di puro affato mofirano movenza > e mirabile attitudine » e paiono di xero di carnè > e non dipinti. Sopra la tefta del Crifio fi >*ggono certe caverne, le quali fiutano fmri alcuni lampi di fuoco, e bimane forme di dia-, voli, che terribiin vifta > e fpauentati per ìtu> venuta del Salvatore anno dolorofo fembiante9 mentre che fi veggono fpoglìare il luogo, doue le anime de* Santi Vadri erano ufate di dimorare** * Nel principio pòfeia della finiftra Nave è la Cappella di Lodovico da Verrazzano> do*
He è dt mano di Batiftd Baldini Una Itllijfm^ X 4 UltiQ-
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.3sS * r;V?, : j Iteue«e\di_...,, $ ^ .* 4 lù
*?4i»ò/4., Ci e dipinto »■■■ejuapdp Crifìo ^.opo.chéè ' dìpojìo di Cri ce dee efkr collocato nel fcpoiq'0, '^Mentre, che miraJlfgl^M morto timbra nel wlw'*, nelle mani j e neil'* attitudine mefìa3 eccef* fivo dolore la Madonna : un'giovane 3.che fofiic* ■ne fetta le braccia, il Salvatore s e di fa'tte/%z(Lj tare : e pare} che fi sforai ne pia ne 'incito,, come fa l'huomoj che è vino., mentre che foUÌcu<i^ {jualchegranpefo , CièS. Giovanni 3 che pare 3 che vaglia ritenere la Vergine i% dietro 3 perche importatad$l dolore ^non fi abbandoni.foprail Salvatore : ed una donna da baffo è colorita con,* mirabile morbidezza, e sfumata : ed il colorito code dolce, e'vago, che fembrano le figure ììm* turali3e di rilievo. S'imojìra inatto il'Monte Calvario, efare, che fra molto dilungi 3 ed i La- droni ancora in Croce 3fi come dimimìifcono per piccioia flatura, cosi comparati edule figure già nominate con bella cónfidera^ìone lignificano quantapuote cjfer la lontananza dal luogo * dovz fu me fio in Croce il Salvatore ,à quello 3 dovefiè fepolto . La tavola nella 1 Cappella 3che feguit a» ehc è de''.Medici y 'e
di mano di.Santi Tiii : dove è dipinto 3 mando Crijlo rifufeita del fepoUro s è bello il Salvatore> e fatto con molta arte :[ls bimane attitudini)) e fere de' mini fin''di. Vi lato, molto fono ammira * te'da gli artefici : fi vede loro nel volto lo fpa* vento s è colli aliimprovvijo da fi gran c$fo 3 ab \;ìri cerca di fuggire 3 altri fen%a poter mirare h Iplendore 3 onde è abbagliato » trabocca a terra,, i[ e qua fi |
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e, q^afiin pittura fi legge quello s che nelle fan
lettere fi intende, e per la fluì eccellenza è co* piana giorna.trnentCj.ed è fìat*a data alle (lam- pe ,.ed è animii-abiie nel dileguo > ina il colo- ritòiion piace, NclU , Cappella de" Berli, /«1 ^;w/e feguita, è U
tavola di mano di Santi 7iti altresì, dove, è ef» figiato, quando Chriiìo é a menfa con Cleófas » e Luca, Sono belle tutte e tre quefie figure se fai* te con grande artifizio : da baffo ci è un pattino, che par vivo ;,e volgendo la tefta in alto fa motto e>d una fanciullina , che in un piatto gli porge al- cune ciriegie : diuìfati <zmendtie con jomtna gra- fia, e mirabile arte. Nel- Pilaftro o colonna rimpctto è (òpra la Sepoltura de' Bartolinì Baldelli dipinta una Pietà bellidima-maggio- rerei naturale di mano di Angelo.Allori. Uopo quella, nella tavola della» Cappella de* Guidacci è dipìnto di mano dì
Giorgio, Pafaft) quando Crifto, pofeia che èri- fu/citato 3 appari/ce A .gli .Jpofioli : fi vede S> Tommajo , che per incredulità Tocca la piagai del petto del'Salvatore con movenza molto pron ta : Sono lodevoli parimente ìaltre figure".ed un Cafamentq affai bello x e, dicevole,.all'adunanza 'delia S, gregge di Dìo appari/ce vago a è molto co- modo, jilla. . ■''- ...- ,. . , -\\- ',,",'.' t Cappella de gli . Afini è una tavola diéam dì, Giovanni Stradano',-Fiammingo, J d,ove è ':iipìh'Q:) quandi il Salvatoreafeende in Cielo* è ./«»£*. iiCrtlh'ctn mejfagrafia > W<w lodevole di |
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33© Bellette Ai
fegno: e fi mofira la Madonna di dhdtó pen*
fiero , e molto affettuojo, come fono parimene te gli .Apajìoli : e) commendato un Coro di jln* geli, che con letica mettono in me%7,o il Salìra- i ors '* in quefii non /àio fi cenofee bellezza di /uà movenza gratto/a, ma difegno ancora > per cui è tenuto in gran pregio queìio lavoro * Dopo que- fin figuita l'altare della Concezione delJa Macforaia : quefia tenuta
ih grandiffima riverenza è frequentata ogni fé* conda Domenica del mefe, come fi è detto ; e pef ciò fi aduna tanta gente in quefla Chiefa » infiatn - mata da divorane, che fenxa poteircon parolzj agguagliar quello, dicui fi favella 3 fi lafcidj j che l'occhio di quefìo faccia a [e fede, come può* te agevolmente. Dopo la porta del fianco fi ve- de d Sepolcro di M. Carlo Marjfuppini Segreta*
rio della Repubblica ài Firenze di mano di De- fidcrio da Settìgnano di raro artifizi0 '* ? fatto con grande indiifiria il morto , che è ritratto dinatu* rate, dijiejò fopra't C a fio ti e àir marmo : ed unoj 'Madonna che è di bafio rilievo in un tondo eleva- ta fomraawente da gli artefici, dove tanto cercò net giudizio di a Panfyrfì quejìo nobile intelletto^ che (ìmìte molto alla maniera di Donatello , fa* tebbe creduta di mano di quefio artefice tariffi" ino» fi il vero pirlom'ezj-ódi chtare fcritture non fi fapejfe. Sono i fogliami condotti con cfìre- ma diligenza : è grande oltra ogni fiima l'indù* firia ', cJ)c fi fcor gè in due fancmllini » i quali di ■ ' "-■' yer» |
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Firenze. 3?s
VCT9 paiono yiuì* Sono bellifjimì nella téft/L, »
nelle braccia, ne' piedi : le mani fono quafi di carne , e quafi viue. E fé troppo lofio non era^ $olto di vita quelli artefice ( però che egli morì di xxv i u. 4»»/ ) ferina fallo farebbe fiato nel- l'artificio piìi tiro , ed in perfezione pi A finga la- re . Jil fommo pofeia della Nane nella Cappella'de* Biffali è una tavola di mano di
iSìorpo Safari: dove è dipinto , quando manda 4 gli ,Apoìtoli N. Signore lo Spìrito Santo : il nu* mero delle figure è copiofo » m guifa che occupa tutto lo fpà^io della tavolai ma tuttavia lono^ diuifatè con buon giudizio > e pare ,, che acce fi g# •JLpofioli in divozione* accendano altresì 3 chi io riempia y mirabilmente. Nella Cappella de' paliti porta fu'l Iato Cimbro
della Crqce ri.npeccò a quella di S, Antonie tìi Padova vie una tavola di mano di Lodo- vico Cardi da Cigoli nella quale è effigiata la Santifs* trinità in atto di pietà: delie più ec- cellenti ch'abbia fatto queito artefice, che-* per le ine virtù fu ddì Gran Maeitro di Rodi fatto Cavaliere di S.Gio: Gierofolimitano ; vi è un Criilo morto in braccio del Padre-» Eterno il di cui ginocchio efes fuori della,-» tavola maravigliofamente: feguitapoi la Cappella de1 Salviati : è erfigiato in quefta»#
tavola dal Ligozzi pitcor di buon grido, il Martirio di ^Lorenzo: è vago li Santo ed clprinie nell'atto del tormento il difprezzo ài ouo, e l'ainor veri* Dio; vie un fauciuila, the -s
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332 Bellezze ài
che fofìia nel fuoco affai bello 3 il Tiranno Io
(degno verfo il Santo nel guardo biaco di* mpika. NclU Cappella de' Bardi Signori di Pernio, in te-
fi a della Croce, fi yede il Crocifijìo di legno di mano di Donatello i tanto famo fu [per artifizio $ e per bellezza* Tercke, còme fi è detto squan* tanque dall'autore della Cupola egli fia flato bia- funaio » come ro^zo di carne » è di membra noru> gran fatto gentili, è bellijfìmo tuttavia in egni parte, e. nel tutto ancora filmato da tutti fingu* lare. Per cfler fatto in que* tempi, ma in ri- guardo a quelli che fon flati fatti doppo, noti è di tanta eccellenza : Fu fatta quefia flatutu 4 norae di Bernardo, è Niccolò del Bar bigia ; la quale fi cóme già fu tenuta inpregio, così al pre- [ente 3 come cofa rarifiìma, è ammirata. Segue poi-la Cappella è tribuna de* Niccotini farnofa, t
vaga oltra ogni credere,-fu cominciata Tanna 158^ dal Senatore Giovanni di quefta fa- mìglia , e poi perfezzionata l'anno i66e. dal Marchefc Filippo : è incrociata tutta di marini Carrarefì così bianchi come mifti : fa; fatta col difegno di Gio:Antonio Dofio>d'or«- dine Corinto : in ella fon; compartiti cojt grand'srte dodici Pilaftri di marmo bianco, tra' vani de quali fon diverfì adornamenti pur di marmo di varicolori: Nella facciata- a levati te è collocata la Tavola fopra l'altare ov.'c' dipinta l'A(Tonta di mano-di AiefTandré Allori
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; Firenze. ^j .
Allori-: a fronte di effe -fopra uh baffo fèpòl.
ero v'è del medefimo un'altra Tavola di que- lla non men bella, ancorché non finita. ; Neil* altre due facciate fono altresì duefepolcri, fopra de' quali fono due beIJiflìmc nicchia, mede inmezzo da colonne, coni Capitelli e kafì Doriche, e nel mezzo de' frontejpizi po- sano due armi di qnefta famiglia; Nelle nic- chie fon collocate due ila tue d'eccc/Il va bel- lezza, l'una Moisè, l'altra Aron fornaio fa» cerdote vefdto con gli abiti facerdotali raò- preferita: amendue. fono a federe,ma così va- - ghe , e maravigJiofe, che non ferivo loro- bellezza per non parer iperbolico; Sono di Pietro Francatala Fiammingo,|a'vQrate con delicatezza tale , ehe.non Co fé nella cera, per così dire, lauorio più gemile far Ci póreflé e mafìime i bau! rijieui fatti ne gli abiti facer* dotali: Vi fono anche altre ftatuc ài marmo aj naturale le quali fono attributi della Sau- tifs. Vergine^ fatte dal mede/mio Francavi!- ia ,• Eia volta tutta dipinta a frefeo da Bai- daffarri Franccfchini Volterrano vomo /in- goiare per coftumi , e per eccellenza* nella pittura.' Nella Cupola è dipinta l'incorona, sione di Maria Vergine coni Patriarchio Profeti: Vi fono i Con degli Angeli molti de* quali fuonano vàri finimenti. Ne peducci delia volta fono 4. Sibille con cartelle, e mor- ti, che alludono a così alto tiijikro. ' .Frala Cappellani S, Armonio, e quella^ |
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f?4 Bellezze di
che glie allato ài verfo, 1 altaren?aggÌor&#
(òpra gl'archi di erte vie un Crocifhlo gran* de dipinto fui legno da Cimabue, e dall'altra parte fra la Cappella Peruzzi,e quella de* Giugni ve n è un altro fimile di mano di Mar- ghentone Aretino % quale efio fece a m. Mari- nara de gli Vberti famofo Capitano il qual Marghentone fu inventore dd dare il bolo a gli ornamenti de Quadri, e dorarli e ora» nirli. Pafiato l'Aitar maggiore e camminando
vedova Sagreltiala prima Cappella è della famiglia] de* Bardi intitolata S. Francefco. nella quale è effigiato al naturale detto San- to mentre viveva és C io; Cin abue primo rinnovatore della pittuia in i-irenze eh era per prima perduta per lo fpazio d'anni 500«, mediante Wncudione fatta in Italia da Van- dali 5 Goti ed altre nazioni ttràniere: Stette q e o quadro in cafa loro molti annv crefeiu* ti poi la Devozione fu collocato alla colon* na della ftétìa famiglia>ch'è in quella Chiefa ; ma laffiato per legato da Bartolo Ted&bAi che qmvi fi facelle vn'aitare za onor del San- to » e noi eonfèntendo gii Operai per nori sua (ter l'ordine della Chiifa, fu prò ce (Ho- naimente di qui tolta l'imagrae, e collocare ove è di ptefeute ." In pie del Quadro dallo b.nde vs è l'arme de' 1 edahii, ed attorno vi fono akuni uè'luci miracoli i il re Ilo della Capgcii&'C dipìnta&jì Giotto con i-ajtrredàe |
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Firenze SS 5'
che feguono Perufczi'e Giugni; così anche
fumo dipince da lui la Tofinghi, e Spinelli, Segue poi la Cappella Bellacci venuta per mancanza in
luigi e Francefco Calderini , par famigli* eltinta-- E qnelti col difegn? di Gherardo Sii» vania quella, forma nobile e vagha com^ ora fi vede riftaurando !a n'dn fiero ; E' chia- mata la Cappella delle Reliquie, perche in ella quelle fi còfervano forco l'alrare, nel cui dofiale , è la graticolata di bronzo ? E* rutta incrofeata di marmi Carraresi con bell'or* dine : la volta è dipinta a frefea da Già; da S.Gio; nella tavola dell'altare è Io ritrova- mento della Santa Croce effigiato , ove il miracolo del morto per S. EJena coldontac- to delia croce rifufeiuto fi efprirne : E, di ma* no del Biliveltidegno fcolar del Cigoli. A vanti Io rifarciraentó era tutta dipinta'a fri---' feo da Taddeo Gaddi : Sono nelle pareti due beJliiiìtxietavole, quella del Corno dsl Van- gelo, che un S.Lorenzo quando dillribuifce il fua a* poveri di Crilto rapprefenra , è di mano del Paffignano, l'alerà nel Corno dei» l'EpiltoIa, è di Matteo Rollelli uomo di/in- goiar bontà1 , celebre pitcor moderno, ov'è un S. Francesco eiUgiato * Allato alla Sa^re- itia a frotue della Cappella de' Bardi è Ja Cappella da' Bandìm\%t'BaruncelU oggi fjtien*
te ; quivi è una tavola dipinta da Giotta, nel- la quale è fa, Coronazione della B* Vergine 4 |
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5 g <£ Bellezze dì '
' oy'è emulato ì! Paradifo con molti Santi ed i
Cori.degli Angeli che fuonano vari ftrornen» ti vagamente fatti, ed è ammirabile per ef- fer del primo ritrovatore della buona manie- ra di que' tempi , è molto ben condotta > e maglio confervata , ed è dì fomma vaghez- za in riguardo al tempo in che fu fatta, che fono ormai 3 00. anni, non folamente, ma an- che in riguardo dd tempo prefente, ond'effo conofeendone la perfezzione vi fcrilfe a let- tere d'oro il fuo nome, che in niuna altra fus opera ù vede, le quali lettere dicono OTFS ÌìjìGISTXJ IOCTI, del quale Dante feco grandilfima ftima come ch'era fuo contem- poraneononfolo, ma aniiciffìmo ancora » e dilettoci molto del difegno, e per ciò fu dal medefimo Giotto ritratto al naturale nella.* médeiìnu Chiefa nella nave a tramontana.* che poi è ftato feortefemente imbiancato»'"' come fu fatto nel Carmine a' ritratti dei 3ru- ncllefco, di Donatello, e d'altri uomini iniì* gui di que' tempi, a' quali però è fiata fatta minor feortefia , poiché per riquadrare il primo Chioflro gli è (tata alzata davanti una parete knza.guadarli, ma non feguìcosì in Ogni Santi a quello d'Amerigo' Vefpuces : cattiva corrifpOndénzà in vero , poltre*féj non era forfè decente che que' ritraiti in luo- go facro fi fteflerò potevano con minor ma- le", e maggior córte fìa tr?JpQ{tÀie altrove? .-tòiViC in tànt'alri-c piuur^ .d'uomini inficili
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n "* r i-Firenze.\ f,p
fi fattoi ma per tornare kGiotto' la cui ect
' cellenza fu àmirata dal Boccaccioncl lib. XV. della Genealogia degli Dei da lui latinamen- te fcritto con quefte parole. lo&us nofìerejuoi Juo awnon fuit <Apelles fuferìòr . E nella 6» Giornata nel Décamer. nella V. Novella di M. Fòrèfe dà Ribatta délmedefimo favella cosh- P - J **■ '"■•■'■' ■■-'"\ ^'s^us^j •'Ciòtto ebbe un ingegnósi tanta eccellen- la * che niuna cofadelja^ natura fu, che egli con Io ftile i-'èvòtìt la'penna, o col pennellò non dipìgnefle fi f?mile a tjuèla-f cheaiòb*& mile » àtizi più tòftò deììa* parefle, fcrtàntd che molte volte nelle- !cofe dàtaffatte fi trovava * che il vifivo fefìfo (degli uomini vi prefc errov re quello credendo e^fer vero i ch'era dipin- ■ io; E perciò adendo egli "quell'arte ritorna- ta in luce'; che ritolti fetòli' fòtto gli errori d'alcuni, che più a dilettar gli occhi d<L# gl'ignoranti,! che a compiacere all'intéllet* vto dè'favi dipignendo era ftatafepolta, me ritàmente una delle luci della Fiorentina^ gloria dir fì puote ve tanto più quanto coi maggiore umiltà rnaeftfo de gli altri in eia vivendo quella àcquiftò ^rifiutando d'eiìcw chiamato Maefìro: il qual titolo rifiutati» taiito più in lui rifplendeva quanto cotl* maggior defidério da quegli che men fapeva? no di lui ,o da* fuoi .discepoli era cupidameo* teufurpatoj Ma tornando alla Cappella Ba- staccili lo Spofalitio dì N. D. è dimane di *i3 Y Tad- |
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91$ Bellezze <ft
Taddeo Caddi nel quale ritraflfe Gaddo fu©
Padre » ed Andrea Tati, che è quello che zu, Olinto alla Madonna;, eia Vergine, che por- ge la Cintola a S.Tommafo dall'altra parte» di Bartolommeo Mainardi da S«* Gimignan® discepolo del Grillandaio > fegue la Cappella de* CaftelUniorc Ci raguna la Con%
gregatione del Terz'Qrdine :• è m quella un vago fepolcrodi Paragone fattoi» memoria «Sci Cavalier Vanni di quefta famiglia; £ la fa volta di quefta dipinta a frefeo da Taddeo Gaddi, e Gherardo Stamina». che fiorirono nel fccolo di Giotto: credo follepliche dipin* ta tutta y come Bricava daH'offervazioiiifat- te nelle pareti » ma in oggi è imbiancata» Nella tavola di ella Cappella vie una Na-
tività dtì Signore di mano di Giulia» Bugiar» diniconS. Antonio, e S, Bartolommeo dal* |e bande, fegue poi la Cappella éej Barberini nella, quale è unata»
vola ov'è effigiato So Francefco quando rice* Tcleftimateoperadi Batifta Naldini; Qui- Tiefèpolto Francefco da Barberino famofo Rettore, 'e Poeta, di cui fa menzione; ilBoc- cafe nel xv. della. Genealogia, de gli Dei pereiiere ftatofuo amico» e contemporaneo» « ereden" che l'Epitaffio-, » ch'è, fotta l'altare^ iactonel$oo. dopoil mille, benché reftaura* toj iia compofizione dtì mede/imo Boccac- cio, ed oltre il Boccaccio ne fa menzione* PF. Clemente V^M» Donato Velluti nella** . „-■•> il ■■ * ero-
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Firenze.' $3£?
Cfoàaca M. S. appretto di me, Filippo -Villa»
fii,CinqdiM.Francefeo Rjnuccini, il Veri- no, Francefco Albertino * Mario Equicola j Gioì Filippo da Bergamo, il Guazzo, Fra^ ]Leandro Alberti, Benedetto Curzio, Michel Ppccianti ; Fr. Michel Fiorentino Servita** Francefco Serfrancefchi, Pàol Mini, & i De- putati fópra Tannot, del Boccaccio * OltraU porta del fianco ? che rie/ce nel' chioflroi fi W- 4fìl **■'"■'' :j/:»i.v"- =;v'- •''-'-' --.V-. .'?*•,.-, •;,^!,- Capitolo della famiglia de* Pazzi /atto col
difegno di Filippo di Set Brunelle/co i ntoftra m*% inificett^a dinanzi al tempio un ordine falliffimt di Colonne Corhite;e dentro pofcia idi gran* pregia ognp parte di architettura r in cui quefc mirabile wtefiee pia di ogni alirolralfe* Sono in quefta Quattro Vangelifti di baffo ri* Jieyo maggiori del naturale fatti di terrà cot* fa invetriata (ìtuati nec peducci della volta» è più a baflofonoini 2,tondi li ia. Apoftoli di terra limile tutti di mano di Luca della*» Robbia artefice molto eccellente in quella** atte della quale è perfa la maeftria ; Vi fono ancora una quantità* di tefte d'Angiolini di terra limile , ed altri di pietra di mano di Donatello, ed alcune armi de* Pazzi fatte con ingoiar diligenza 4 LaCupolina che cuopre il Portico avanti la medefima Cappella è per di dentro vaghiùìma tutta incrociata di terra, cotta vetriata di diver/i colori ; Sopra Ia-# porta è un'altra figura della mede/ima terra • , Y a Lata- |
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§4© Bellezzetfii
la tavola dell'aitar di quella €appe!la,èii5
muno di Fr, Filippo,- tutta quella fabi?rjca Jjv fare Andrea Pazzi a proprie fpefoma perciò s morì avanti fufle tal opera computa, f ran^ écfcò fuo figliuolo laconduce a,fine.. $ypf*~i the non fi laici cofa, notabile &1»eflhFtì&&*l ehc fi entri neiMMÌ$4*Sbritfatl^Wfd$M ì l s ■ k<
predella dimkno 4i£^ntefcq $(&VJWhr $* figure pice io le} bella a maraviglia: dove è di^ pinta la Storia di.S^Cof\^oye\dHjS^m\a^^ contanto artificio, che nonfi^oSmf^V^0^ artefici di lodarUyedì tenerdajufommo pregia» M bellifmo il gtufti%iere, MW^i^À&fatWA aduno di quefli Santi % e talmente con falla gra- zia e fiato effigiato, che ancomjnjaaf^cjql^ za nelle fattezze della perJonaAtenutO:JmS^l m: Sono altresì belli/me l&efle damanti, e di un FrattMk^ìBmmiO^Mm^rimp^Sm éme figure, che lajcoltano:, e Off $M* ddU Natività parimente ; dovt è il bue,,, che ./corta tori bella grafia ,« e con granfapere mfp jomm* tglìnon ci ha cofa inquefta pitturarla quale non fia lodevolek e rara. Sopra-que^predella. ifeftifefeiiiho vie la tavola, lacuale e, .dipinta 4a Fra' Pilippo Lippi deUcatiflinio nella ma- niera dd dipingere ?i colori deUaqualc fon così-, ben confervati che nulla piiU e, fi fon-i. maatenutia^ila diqiseiii delle pitture del Coreggia, ino! .■■.;• •';■**■"•'< '
» f Jn quefa Cappella a cantp l'altare e iep,o> L
.«4f* il - ' 4: ** l*
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8ò e5alHèoCalilci famofiflimo Mattematicct,
inventore delle Macchie folari, del quale fp menzione per aver avuto fortuna da piccolo» cfe'eglieflendo già cieco con molta pazienza mi faceffe dire a mente la 4. propofizionc del primo d'Euclide, e d'aver mangiato più voi* te alla fua menfa col P. Clemente di S. Cari© de* PP. delle Scuole Pie , mio maeftro ne* principi) delle Matematiche. Si conferva»* in quefla Chiefa con gran riverenza molte 1 Reliquie, e cofe fante: come unpCQo del- la Croce molto notabile di Giesà Crifto, eduntu [pina di/uà Corona: ci è una mano d uno Innocen- tino : un braccio dì S. Gherardo da Villa Ma- gna , Terziario di S. Francefco, e Cavaliere fervente óì Rodi : una tejìa duna compagna di S, Or/ola : Reliquie dìS. Crijìofano >e di Uddon* e Senen: e un pe^zo della tonaca di S. Francefeo, la quale, mentre che ebbe leflimatc, fu forata , eome ancora fi vede in quejìo tempo ; Qual reli- quia era fimilmente della Cala Tedaldi, e da loro per maggior riverenza fu quivi depofì- tata, e quella fu da Otto Co: di Montauto donata ad Andrea Tedaldi, come è dipinto nella Storia del Chioftro de'PP. Zoccolanti d'Anghiariche tal fatto rapprefenta; Ci fon tutte l'ofia della Beata Humìliana della nobii famiglia de' Cef chi feompamte in otto Reli- quiari, ed in una tefta d'argento dorata d an- tica fattura il fuo fanto Opo (ì conferva .* Le ©{fa maggiori fono ino, reliquiari, le minori |
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$4% Bellezze di
in una Caffetta dorata fatta a fòggia d't Sài
polcro ♦ Fiori queftà Santa Vedoua » che fu figliuo*
la d'Vlivier di Cerchio intorno a gli anni de! Signore 1240* e refe Io Spirito allo fteflb in** cri d'anni a?* dopo aver prefo ]'abito°del Terzo Ordine dei quale cìVè tenuta per fóda* trice, avendo inftituita la Congregazione* de' Terziarij, che in detta Chiefa nella Cap« pella di S. Luigi della famiglia de* Caftellani tfraguna* La fua Immagine, è in uria tavola della^*
Sagrcftia, qual fu fatta fare 100. anni fono da Feo Belcari Poeta Fiorentino di lei devo- to perun'altar ch'aveva in Chiefa, quale fu levato circa 100. anni fono nel rifacimento delle Cappelle, che oggi fi veggono,' è an* cora l'immagine di erta Santa nella Cappella Gangalandi in S. Firenze; Ma di tutte la più rinomata è quella, che fi trova in cafa de* Cei chi al ponte Vecchio oltr'Arno fatta da Giotto, la quale immagine infieme col di lei Corpo erano per prima nella Cappella della iìefla famiglia polla nel Chioftro (otto la Li- breria, d'onde fu levata per l'inondaziono d'Arno nel 1557, la vita di efiaèfcritta da^* Fra Vito da Cortona, i di lei miracoli da^ Stm Ipolito da .Firenze fuoi contemporanei» : e gli originali nella libreria di qucfto Con- £ vento conferva nfij come anche di Tue reli- quie una nella Cappella della Serenifs. Gra» |
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Firme? taf
DneJicflTa nel Palagio de* Pitti CM raòlta vf>
aerazione* ed orrévolezza fra l'altre in uil* reliquiario d* argènto fi tiene * Erri ancor* «n'affai vago,e beri intefo Chioftro fatto col difegnò del Brunelfefcd
fecondo alcuni, oltre il primo Chioftroan* fico ov'è fituatà la Cappella de" Pazzi gii detta nel quale è di mano dei .Calìagnouru Crifto battuto alla colonna in mezzo d'una^ loggia in profpcttivà con crociere di volte a lifté diminuite, e le pareti commefle à man- dorle con arte grandiffima ; l'attitudine de* flagellatori fono belliifime, e ne* volti efpri- mòno tanto Tira » e la rabbia quanto il Crifto pazienza ed umilti è Conferva*! anche in queftó Convento lina
buòna libreria con molti M. S. per ufo di que* Religioni che faranno di ftanza fino al num. di i od. iòpra la porta della quale in un mea- to tondo vie una pittura del Francia bigio anolto bella, nei Refettorio vi è urt Cenacolo di Giotto • e la
Cappella della Sagreftia è dipinta da Tad- deo Gaddi. Seguitando l'ufcita per la porta del fianco s'arriva alia iellata di via dtì Cro- «ififlò quivi è un vago Tabernacolo Ov'è dipinta a frefeò la Depo
Izione di Crifto dalla Croce di mano di Cec- chino Salviati : è bello il colorito, le membra del Salvatore fono aflai ben'intefe, e rocchio bla tofio dell' eccellenza di ho maeftro f;u, -.- .--•,. Y 4 fede;
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§44 Bellezze di *■*
&de ; oltre, ciò nella detta vi$ è U&*> m
,-'■■''* ■•■*■*?,••''*'e••'•■ ■, r, - ■'■.- *.■ .■ • - i.- ,y,
CHIESA delle Monache diS.Frantefcoè
MV'jiltav maggiore è una tavola di mano di *An- drea del Sarto dì colorito oltra ogni ftinta mim« bile 3 e fiupendo. Ci fono due Santi, che metto» no in me%zo la Madonna col figliuolo in collo t tome co/a principale: ma cotanto è grande lay bellezza di eia/cuna figura ; coste nobile il dife* gno » il colorito così è col vero aggiufìato, che ,fe fojfero in gran numero le figure , farebh&no altri finarrire fen^a dubbio per tanta bellezza , pofeia che quefle tre, la Madonna, S, Francefco, San: feioiianni fen^a pia, a chi le mira danno cagione adora ad ora d'incredibil maraviglia• E'dmi* > fata ciaf cuna ver fo di /e con belli f ma imeneo- . neila quale conforme all''effer dì natura, edalU condizione, che fi feorge ne gUaffari th umani s fa di vero fede a pieno, come nell imitare queiìì è pia di tutti gli artefici mar a vigliofo, Dritta i$ piede fi pofa la Madonna /opra una bafa di otto facete : in fu gli angoji di cui fono effigiate d\ co- lor di pietra certe jlrpìe, che paiono di rilieuor e che facciano riuerenza alla Madonna* Il voU to della tergine non par dipinto, ma vero, e di game, e guardando a bafio due jingeletti con.* fembìante diuino, fofiiene il Crifìo con la dejìra ». e eónia ftniflra tiene un libro fui fianco con gra* zia j$pra ogni fiima preziofa . // Cri fio beÙìffi» tno ve^zofamente, meffa la mano al petto dellsL? ■ tergine, epofate un piede fepra il libr§ di qutU |
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Firens»^ $ 4 f
ìm s ride een tanta gioia verfo chi il guarda, cht
«uh. paròle non fi direbbe di leggieri 3 come coìl* 0t$fi incomparabile è flato effigiato. Non parco* fa finta >, ma vera 3 ne fembrano pennellate di co- lori ma di carne, il ipolt* delia fiia'dre , le mani, le membra del figliuolo s e ftmili oltra mods 4 chi fauella 9 quaft fanno fegno di mu&uer la per* \ona , e ài atteggiarla,- Ha mejjìqueflo artefice $li o/curi gagliardi nel luogo defiro, però che è da man ftniflra illuminata , ed a poco, a p-ieo uniti col chiaro fanno ufeir fuori le figure ìngui- fa, che fembrano di rilìcuo. Con belltffime pie- ghe e fatto un mantello azzurro, chepofa fopra la finiflra gamba s adagiato in sa la per fona con mìrabil grafia 3 e con fommo artificio, Fanno bella vifta due ^ingeletti, che fono a' piedi, do* uè pofa la Madonna, e pare che toccandole la ve* fie noti fi fantino di far fefta, e di pafcerft e&tu riverirne di letizia. Il vangeliftà Giovanni if/ vero per bellona
rara e jen%a pori : e la tefta viua * e lontana da* cofa finta fembra di ejjcr del tutto naturate^ . £gli tiene col braccio fmiftro un libro aperto con attitudine conforme a chi e vivo, ed a chi adope- ra la perfona ♦ Ed in q ne fio tanto meno vi ha ho- gq l'arte » quanto pia pare, che il tutto fta fatta dal vero, e dalla natura : però che è fatto quefto bfaccio con fenno tanto mirabile t chepiàoltrt non pare t che fipoffaumano artificioauan\are , E belli ffimojiel le vene > nella congiuntura mira" bili, s'vimrrsWartificio t an^i nella natura, U |
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34^ Bellette di
qua le fembra > the fi a di carne, t mn di eàlwfi ì
llmantel roffo, che ha di fopra gentilmente la* y orato, par vero, e come la natura fua » così fi diftende /opra la per fona » che del tutte appari» fce vero. Si vede panneggiata quefla figura con colorito rarijìmo, didifegno mirabile , editi ogni parte fatta di jlupcndo artificio* Ma non è mi* nor la bellezza del San Franccfco, onde è dall' altra banda meffè
in me^zo la Madonna, £ pieno il fuo fembiante di divozione, e nel volto chiaramente fi fcor gè • corde vi an ricetto puri penfieri, e lodevoli affetti, che di vita /anta in una fola vi fi; a rendono a pie» no te (limonio. E vera la te fi a, non equivoca » e fatta in quella guifa} che vivamente pare » che fia di rilievo. Sotto al braccio defiro è cinto con rara bellezza con pieghe morbide s come le fa il panno ; il quale ammaccato in fu la per fona è ;'»• credibile a dire quanto fia fin gol are, ed oltra^» ogni fi ima maravigliofo. La parte toccata dal lu- me con vigor gagliardo è ottimame nte illumina* ta9 e l'ofeuro all'incontro con arte ifquiftta > c-# fen%a auer termine in fuo colorito, mofìra il tut- to , come fideono vedere altre vedute, purché altri fi muo.ua ; e fi mofira di effer naturale * di effcr tonda, e veramente di rilievo ogni figura. "perchegi4 diffeconfavioavvifo un uomo della pittura molto intendente * abbattuto fi un giorno j quanéfiun wwiftrv della Chiefa falito /oprai'al- Jare ordinava alcune cofei come le tre figure di tdndfvadtqHeflo.uQm vino,pi» erano di rilieuo • *vM4Ì " - Sdì
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Firenze. $47
£ di vero tanto con l'arte è ito in atfà quefto ma*
ravigliofo artefice , che pia oltre non pare a che il fuo vigore ftpofìaauan^arc, Segue la Chiefa dì $. Giufeppe ; la cui porta è difegno
ilei Bùonàrròtoj e dopo quella fi trova il Mo* «attero chiamato di Monte Uomini» E' in quella Chiefa una»#
Éiaravigliofa tavola fatta dall'induftriofo pennello del Cigoli, ed è quefta una deH'opc- èc di maggior pregio,che dalle fue mani ufcik fé, nella quale il martirio di S. Srefano fi rap- preferita ; Vi è anche un'altra tavola entrovi Una Nunziata di Aletfandro Allori. Apprcf» fo in Via Ghibellina è il Conventò delle Murate, fono in quefta Chie.
fa alcune belle Pitture: la Tavola dell'Aitar maggiore, è di mano di Fra Filippo Lippi * td un*altra tavola è di mano Umilmente del medefimo Fra Filippo ; Vi è un S. Gifmonda belliflimo di mano di Raffaello del Garbo» «d un Crocififlò molto bello fatto da Baccio da Monte Lupo, vi è ancora il Tabernacolo del Sàgramen to il quale è facto con molta di- ligenza da Mino da Ficfole artefice di molta (lima di marmo Carrarefe, ed in terra fono alcune fepolture di marmo molto ben lavo* rate. Rimpetto a quello fi trova il Conven- go delle Monache di $. Iacopo i E' iti quefta Chiefa una tavola^»
ài mano di Ridolfo Grillandaio, e Michele*» ài Ridv'ij-Q i quali fi come, fempreinfieme di» pin-
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■348 Bellezze di
plnferoeosì onorata nominanza fra' fìttati
ài que''tempi s'acquiftarono ; e feguiUndó'fèi la mede/ima via nella Cafa di tionardo Buonarroti, dì mano ììMichtlAm
gitolo ft vede una battaglia de* Centauri in un marmo di un braccio , e meqzo per ogni verfo. E* fiupendo>rartificio 3che ftvedein quefla Storia z però che così tutte le figure fono ordinate in ogni luogo con grazia , che non pare* ebe l'occhio po'ffa gonfi derare co fa pia vaga, ne pia leggiadra. E* zita tre quarti di braccio ogni figura, ma con* giunta ? e con altra aggruppata s come, chiede la ?Kuffa, cèsi moflra dicevole attitudine, così aù ieggìa le braccia , le gambe, e tutta la per fona '•; coipe nel vivo s ne pia ne meno fi vede j e nel ve- ro . Sons racebitife in quefìo picco! marmo xx"vi> figure con ccctffiva grafia : e3 la bellezza di tiafeund cotanto fin gii lare 3 che réfla chi è i«- Jendente fopra fatto da maraviglia » e di lodale così nobile intelletto fatare non fi putte. Si veggono i petti ricercati con quella induftrik, che gareggia con la natura ; le [palle, e le fchie* ne' fono fatte con raro artificio ; ed ogài moven- za > la quale, è difficile qua fi in huomo , che é vivo, è fiata efprefia con felice agevolezza» La fpofa yche è rapita , la per fona di cui tutta in- tera frconofceyèbelliffimaolita ogni /limaleh sfbrzpt che fa per non andar prigioniera, è /ai- to con[felice induftria : Ella che cerca dì Itvarfi dinanzi debile ha le mani avvolte ne' fuoica- pelli, mette ogni fua for%a:»enel tirarftìn dM- tre9
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; Pirenstc., %df
■Jf 9,i p&kta con. le mani contro, le braccia.. di chi _
itfa violenta con la più iella grafia, che divi- jaftjì pofia da fenno/humano. £' bcllijjìwa al" • *r#J$ U figura di un rapitore , c7?e « qucfiaèpref- fot e, fivedetutto intero con profèndo difcgno. Da un canto è un Centauro, che à terra è traboc- fgfq'y e nei bufilo, e in tuttala perdona è fatto con ifquifito lavoro ; e /oprai una figura £ cui è mefia al collo la mano da una femmina , che pam re , che gridi, e fi .delga efiremamente fenz*, fallo di maraviglio/o artificio. HonècQìifùjà' nel picciol luogho la Storia kit Ante figure, mx così chiara , che chi ne' libri non ha letta si fatta' favola 3 aiutato daquefiavifiaeon agevole7£(t pupte comprèndere à pieno la notizia del tutto* Era di età dixx.anni Michclagnolo, quando fé* ce qmfiefigure■'} ma tuttavia è Coperà belltjjì- ina > ingegnofa per invenzione , piacevole per bizzarre attitudini, leggiadra per gentile indù-» fina, e per difetto maravigliofa. Élla non ha bauta l'ultima mano come fi vede, epurmofira rigore, e for^a, e pare, che fi muovi ógni figu- ra m fina attitudine, e che atteggi confammo^ grazia la. per fona, eche nella \ufia adoperi fic* vamente quello sformo, per cui dalfàccetièhtear- artefice è fiata fatta .L'Invenzione dcHa_» Battaglia de' Cétauri gli fu fuggerita dal Poli ziano >e M marmo dal Magnifico Lorenzo de Medici. , Evvi ancora una Madonna in marmo di
fcaflfc rilievo alta, poco più d'un braccio» 2a «juale
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$ fé BelIesEf di
quale fece Michelagnolo per contrafar J^J
maniera di Donato, mala fuperò nel dite* gno, e nella grazia, ne altro baflo rilievo ti, trova di fuo effondo quello l'unico di Mi* ■ chelagnolo. Vi è dall'ala parte di queftfc ftrada la Cafa di franeefct della Fónte'fatta col dise-
gno del Sirigatti acconciamsnte difpofta in iuofembiante, adornata di moJteftatue fra ]e quali vie una tefta di marmo d'un* Clep-> patra tenuta in pregio, un'altra d'una fem- mina , ed una d'un Confole molto belle, ne^ di quefta è men vaga quella d'un Seneca: Vi fono due gruppi di Battaglie parte a, Ca« vallo, e parte a piedi di terra cotta in pic^ colo, ed una ftatua di marmo, antica alta^, braccia a. e mezzo. Evvi ancora un, Qua-» dretto piccolo ov'è effigiata vn Croci/iflb con la Maddalena a* piedi di mano del Poppi belliuiaio. Chi viene dalla Vernia * o di Ro- magna entra per la PORTA ALLA CROCE.
D Alla quale fi arriva alla Chic/a di S* Am-
brogio , dove fono Monache dell'Ordine di $• Benedetto, dell'aitar dunque del Miratolos che è fatto una volta , fi vede un bellifjimo orna* mento di marmo di mano di Mino da Fiefole, uà due pilaftri di vifia gra\hfa, i quali reggono un architrave, fregio ?e cornice | è meffa inme1^^ UKa particella" 3 onde fi vedi il lume, e he detea *<* |
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Firenze. gyg
.tìnu&vo dinanzi al Miracolo fta aecefo. Som
lodati due .Angeli che reggono il Calice dove è effigiato il Miracolo» ed in fegno di rive- lenza ftanno con un ginocchio piegato, fatti di vero con fommo artificio-, e da chi è inten* dente » tenuti in molta filma . iellato all'ai* Pare fi vede nella*facciata dipinta la Troccf- pone del Miracolo di mano di Coftmo ^ofielli* ni con molta indugia i Sopra l'Architravo «un mezzo tondo nel quale è di bailo rilie- vo un Dio Padre che ha fotto di se. un Se- rafino molto bello, e dalle parti fono due-» Agnolini ben difpoftì : Ci ha gran numero di Cittadini vefiiti fecondo l'ufo del tempo, quandi vivea il pittore : Sono fatte con artificio- certej* fcaleeoltra'l yefeovo* ed il Clero , che paiono' vere i e tra due figure di viva prontezza è vivi» ffimoJnmeqiQ Vico della Mirandola, fomnia* mente iodato da tutti* dabafioima Tavola di mano di Fra Filippo Lippi helliflì*
ma, altra ogni filma ì dove i l'Incoronazione del* $a Madonna; ed intorno fono Cori di Smti3e San- te effigiate con grande indufiria* Di fotto fono alcuni puttinifatti con molto di fegno, e con raro colorito : e tanto fi é avanzato in ciò quefiomi* tabile artefice > che fembrano dieffer veri, e di carne, e molto alla maniera di ^Andrea del Sana fiaffomigtianoièsnella medefìmatavola il ri- tratto detmedefìmo Fra Filippo, che è quel- lo che M ginocchioni dalia parte ffoiitra* Mafof>ra tutto è sofà preTgofijjfima il Mira*
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^ j53 , Bellezze é& .
Miracolo il quale avvenne in quéflo méd$l
Nr/ MCCXXX. nel giorno penultimo dì hi' eembre in quefia Chiefa occorfe, che un ceri» 'Prete, chiamalo Vguccione , la/ciò nel Calice^ fen za a vvederfen e del vino con/aerato, Ter che prendendo il Calice nel giorno feguente , di /«* foca cura lofio fi accorfe, f videjcóme il vìm era /angue vivo diventato. Trajjcvi à queft» tutto il popolo , e favellando dell'alta maravi- gliò} fu mefio in unapicciola ampolla dicriftatto s dove ancora è con grandifsìmariverenza conferà yato. 'Per quello ogni anno à perpetua memori*. fi celebra folenne fb]ìà, e fi m'opra dlpopoh'coit ecce (sin adivorine» Si vietipò/eia à * , ■ .' • ' - ■ ' '■ ' ,
S. PIER MAGGIORE sdóveabitanoM&*
^Mhedell'ordinedj[S.Éenedem; mlprinéipi* édunq&e della, defira ti ave palla. Cappella <de* Corbizzi fi vede unaù'ungiate
dimane del Francia jkighdi colorito mólto lode*
'volt, è hello il fembiante della Vérgines la qua*)
,ìc all'apparir dell'angelo mefftfi ginochioneaf-
colta le parole, che le fono dette, con fommtL»
. grazia i e l .Angelo parimente è fatto cori beliti
linjiuftria, ètenuto molto in pregioda chi è iriten»
■ÀMljk* Sono in alto quattro ^ngeletti 3 che met~
tpnoin me^'o uno Iddio Tadre, che apparìfee in
lina nugola fatti con tnpjta arte} Vitt eltre alU
r,CaDpeìla de\|>e(cif$$|^ ta¥àtadi mano di
'fommafù da San Fria?i^, 4Sve è dipinta la Fiji*
dazione de&js Madonna. :4làMnìfaii pùfio~k%
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FireazeT 353
tefice un cafamento molto bello s e fi vede la Ma*
donna dì fembiante bellifsimo > di rara grafia, e nel volto verginilepare} che fpiri maefld : fono fattii panni con molto artificio, e con felice^ agevolezza: Ne meno è S, Lifabetta con arte co» lorìtal e dallatefta ftta > ouefi vede età matura di vecchiezza 3 apparifce mirabilmente ali*in- contro t anzi riluce la faccia della Vergine bellif sima , e fiorita. E'panneggiata tfuefìa S. Li fa* betta con pregiato artifìcio : e pare,^che fi fia ingegnato molto quefto artefice di conformarli alia nobilifsima maniera di Andrea del Sarto . Da baffo è una figura qua fi tutta ignuda ; la qua- le per colorito , e per dìfegno è fiimata molto da, gli h uomini intendenti. In alto fi veggono in aria, tre .Angeli fatti con gran giudizio 3 e eon rarità intelligenza > come per le attitudini fi vede. Il Bocchi loda romenamente queita Tavola di Xommafo Mazzuoli da S. Frian© nella quale non è cofa di ftngolarità>c tralafcia dipoi alia Cappella che feguc la tavola di mano di
Cofìmo Gamberucci affai bella ov'è in quefta effigiato un S. Pietro, ed alla Cappella Tefci che feguitail Crocifififo di
rilievo, il quale è di mano di Baccio d'Agno- lo , ed e cofa veramente Angolare- Entrari» do poi lotto il Coro delle Monache 3 e cam- minando verfo la porta del fianco fi trova^ nell'angolo a mano deftra la^j Cappella della I{ena, è in qacfta effigiato un
incoronazione della Vergine Santiffima eoa Z ima
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f 54 I«IIc«9«
*na quantità d'Agnoli, e di Santi di man®
dell'Orgagna difcepolo d'Andrea Pifanoed è per quei tempi co fa di (lima> ina perche è fiata tenuta con poca cura, a ricetto dalla polve re non poca ingiuria, alla quale pure. firimcdierebbc col pulirla, come è (lato fat- to in una parte ove è ritornata belliffima co* me fé ora dalie mani dell'artefice ufciffa: (tet- te quefta per molti anni all'aitar maggiore : a, canto al!a»porta nell'altro angolo è la CappellaTalmierì, ov'è di mano di Sandro
Botticelli effigiato il Paradifo, e la Vergine Santifs. che da la Cintola a S. Tomniafo :,c, quefta tavola in molto pregi® per lo tempo che fatta fu: fiuui dipinto ginocchioni dal- l'una bada M. Antonio di Marco Palmieri che fece far queft!opera, e dall'altra la moglie; In una vaga lontananza è ritrattala Città* ói Firenze prima dell'vltimo ingrandimento, toltone il difégno dalla parte di Camerata ove rm Antonio avea la Villa ; Dall'altra par te fi vede in lontananza la Città di Prato, ove la Cintola fi conferva, è finalmente que- lla molto vaga, e quelche più importa bea confermata .* Dalla mano deftra di quefta. Porta entrando ritrovala Cappella, di Cammillo. de gli jilbi^zi è
quivi un fepolcro di marmo pofato io-», t~rra forco la muraglia, che divide la Cap- pella dall'entratura,' eftendo fopra il Sepol- cro gétfctàtò un Arco, òde fi. vegga,da;amet^, |
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Firenze 3.JS
filile le Darti; E quello Sepolcro ài manodj
Donatello, m una tettata del quale è un Ca- ne di baffo rilievo di maravigliata artifizio ; Onpofto a quello è un'altro Sepolcro di mar- mo'd'arrefìcc più antico >ov'c fepoìto Anto- nio di Landò de gli Ajbizi : In quefta Cappella vi è una tavola
il mano di Meandro del Barbiere, in cui
è dipinto , quando /ale in Cielo il Salvatore*
Seno molte te figure, ma tuttavia con foli!
ordine accomodate: è lodato il C brillo, e due Jn*
geli Cimilmentè■', che favellano con gli ^po:
fieli; ed il colorito di quefta artefice mofira molta.
indùfiria, e granfapere.. Cm arte belli[sima, e
col'difeso del mede fimo artefice è Awf&U U
volta, dì (lucchi, e di pitture > e la varietà de* co^
lori, lo (plendor dell'oro U candiderà de gli
fiacchi fanno di vere ricco fembUntc, egra^iofo.
Nella tavola ancor che il Bocchi dica del
Barbiere vi è quefro nome a lettere d'oro
Bernardino Ca:bini 158$. pillato a quefia è
un altra
Cappella de gli Mhipovcèdi mano del
CigoliVn adorazione de*Magi belli/lima: Efprimoflo graziofamente i Re la loro devo- zione ,e riverenza > ed uno di loro bacia eoa bella attitudine un piede al Bambino Giesù : » ■ Porge un paggio, con bcliiffimo feorto ad uuo"de»'Re doni per offerire a Giesù co soma leggiadria» e grazia, ed è vago oltre ogni credere un bracco che da una parte fi pofa a Za te*
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35<^ Bellezze di
fegno che inganna l'occhio ; E finalmente*
quefta in ogni faa parte pregiabìle, ed è delle più famofe opere, che efcitTero dall'erudi- lifllma mano di lì Covrano mae(tro>ove*s'am- mira la morbidezza, e tenerezza della Teda del Santo Re, ch'adora il Redentore. MI'al- iar maggiore fi vede un Ciborio belliifimo di marmo Carrarefe %dì
mano dì Befiderioda Settìgnmo. è raro perdi- fegno queflo lavoro ; e fenica fallo più dì tuttigU altri (iugulare, Di un dado, che è da ba@o , di- flinguono la bianchezza marmi rojji con vaga vi* fl*. Sopra queflo è fatto un bafamento di tre or- dini', i quali, mentre che fi alitano, diminuì}'co- no À proporzione ; nel primo èdivifato un vafo fieno di frutte > e appreffo un fellone di rara bel" le^za : ha queflo rarijfimo artefice negli angoli del fecondo mefji i fegnide' quattro Vangelici di nobile artifìcio : nel ter^o fono quattro Cberu- bini : fopra queflo èpofato il piede del Cibori*, e diminuendo , mentre che fi alza, >;' fa uaf- eeredue Cornici, che mettono in me^zo un fre- gio i [opra cui pofa % per dir così, il Cafamente del Cibario : il quale in otto faccie fcompartito con vifka gra^iofa da vaghijjimì pilafìrini acca* malati, fa fembiante di gran muraglia, e rara. Varcbitraue fopra quefto jfi'egie » e cornice com- pongono un bejlijfimo Cornicione, e fopra fi vede la tribuna, e per fine una Croce, con un ballar tomo , quanto pia ejìer punte mirabile, e vago : è fatto il tetta cqu betti/simagratta j e dagli bua* mìni
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Firenze, 357
mini intendenti fommamente lodato. B' d ip in ta
tutta la Cappella maggiore a frefco:dal Cor- no del Vangelo*i è Crifto, che da le Chiavi a S. Pietro di mano di Matteo Roflelli; L'al- tra pittura oppofta che è S. Pietro quando va prigione , è di Fabbrizio Bofchi, e gli altri frefehi che fono attorno all'Organo fono di Niccodemo Ferrucci : .Allato alla Cappella de* Pazzi in un Tilaftro fi vede un
S. .Antonio di mano di Batifia Naldini, fatto & frefeo di dolce colorito .Nel volto antico fi co ttofeono i penfteri 1 e pare > che miri molto inten- tamente a cofe gravi : ed i panni altresì » come, ancora è la tefta, fono condòtti con maniera, che ajjai ha del grande, la quale olirà tutte è common dissima à efprimere le cofe di natura. La tavola di quefta > ch'è un adorazione de Magi, è ài mano di Domenico da Paffignano molto da gl'intendenti lodata, eneidofialedell'altare vi è un S. Girolamo belliffimo : fegue dopo quella la Cappella de gli Melandri ov'è una tavola
di mano di Pefello poi feguita la s Cappella de' Fioravanti nella quale è una ta-
vola antica, e fopra quefta è ftato pofto un gran Quadro cntrovi un S. Giufeppe cojnu Giesu del Cavai. Curradi ; fi vede pofeia alia Cappella de' Lapi in una Tavola di mane di
Fr ance/co Granacci l'^iffunta della Madonna, la quale da gli artefici oltra modo è filmata. Jt k* tergine molto bella, egli jingelì, che le fo- Z 1 min*
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3$g Bellette di
no interno parimente, diari è il di fegno mirabi-
le , e fare La figura del $, Tommafo /opra tuH§ è ammirata,, e mentre che pigliala cintola dàlia . Madonna , muove la perfona così bène, e attsg* già quella con\ tantagrafia , che par vi"$d-ì end* ' turale feguè'là _ : _. ';',;, .. .-.- Cappella Mhi'zv nella quale è jìn.Quadro
''entrò vi uri Diimadi mano di Mario Balafii 'Cappella pofcia * deve è il corpo del Beate
Giovanni da Fefpignano, è un quadro eli tiiaft- ìi jLndrea del È ària di vifiarttra Q«m<fìimà rd^ rdì egraxjofdi dove è dipinta una Madonna col Crijìo incollo molte bella, effigiata di vero fon fammó artifizio* Ci è un S, Giovannino fatto . 'ètìn vaga prontezza jk mentre che fa fefia a ( hri~ jlé,accende Quello di unrifò con vivamente leg^ gìadr&icbecàn parole ifprtmere non fi potrebbe ; ì,dinpkilfembianie la Madonna > an%i divino di' pinta § cornee il putHno cèri felice agevolezza; Nel tutto è bellijsima quejìd pittura ,eper dolce colorito> e raro e dà gli artefici oltra modo am- mirata .VQueiìo quadro in oggi non Vi è rjià{i pèrche l\ejbbfe il Sereriifs. Sig. Card. Decano Et à capo pofcia delle fcalee fuori della porta del fianco fi vede uii \ ... ,.[. Crirtò mòrto, e Niccodemo, che il foftiehé *
s le Marie dalle bande di mano'di Tietro Teru* gim 'fono nel muro dipinte qùefiè figure à frefs* conbellijsmo colorito* è\appfe%%&tala figurai delCrifi^yU quale con gran giudizio fi vede la* |
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Firsflte, f'jf
^oratasele tèffe delle Marie hanm fembiants
gra^iofo, e motto vivo. è da tutti ammirato que* fio colorito » il male così è fiato adoperato da^ maefira mano ,}be homai nello fpa^io di pia di cento anni cfpoflo à venti j à ptoggie , tuttavia fi mantiene ancora in guifa t che par fatto di poca tempo , an^f mofifa del tutto .di ejfer frefco. Dopo la ChiefàdiS. Pietro* quafial me^zodel Borgo de gliUlbizi fi trova uri \ Marmò nel mezzo della via, pofioper /e*
grìò di un miracolo, che già S. Zanobi s Vcfcovè j dì Firenze, fece in queflo luogo. Ter vifitare te Cine fé di ì\oma nel tempo di quejìo Santo dapaeft , èltra monti venne in Italia una donna di nailon Frange ', nobile molto per legnàggio ; e menan- do /eco un fuo unico figliuolo st@ngran fatica il Qpndujfè in Firenze. Ver che afflitto dal viaggio » c\e è lungo-, e perdute le for^e \ onde più oltre ft foteffe condurre, prefe conftglio la madre 3 udi- ta la fama dì S. Zanobi > di raccomandargliela » e di feguir pofcia il fuo cammino. Venuta adun- que allaprefen^a del Santo di Dio, è incredibile a dire y quanto in fède fi accendeteci onde > taf- dando il figliuolo in fud guardia fen\a penfièrè > feguifse ilpropoftto difua divozione . Mila ilpre* gò quanto più caldamente potè, perche fi degndf* • fé 3 mentre che da luì per lo viaggio di ì\pma Jia* va lontana s e di tener cura dì quello, ilquàl&j fopra ogni co fa teneva caro, Comehavea fapule la donna chieder 3 ottenuta là domanda » fé giti iojìoil viaggio incominciato, ed k Roma forni la % 4 bifo*.;
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3 6© Bellezze di v .
hi fogna s per cui da e afa fi era partita. Ma per
prendere il figliuolo tornando in Firenze, il tru- llo a punto , che era paffuto di quefla ad altra vi- ta , Ter che trafitta da eccèffivo dolore, prefz^ quello in su le braccia, e cercando l'Intorno San- to , traportata dall'angofeia, finalmente lo tro« yò y dove quefla pietra è fiata mefja per ricordo . Ter che dolente, e nelle lagrime involta potè tan- to con le parole affettuofe, che ponendo fi con fer- vore il Santo di Dìo in orazione, fece cadere dal Cielo poco fi ante la divina grafia ; la qua-* le diffufafopra quefio giovanetto con maraviglia di tutto il pòpolo il ritornò da morte k vita. Et- rivolte il dolore in allegrezza, fé n'andò pofeìa- la donna in Francia , raccontando de' divini ftupori 3 che nell'Itatia s e nella Città di Firenze nelle fuecare cofe havea provati. Ter queft& nel fecóndo giorno di Taf qua di I{efurre%zione , egnì anno quando il Clero del Duomo torna dalla ChiefadiS.Tìer Maggioreìnprocefsione > arri- vando a q uè fi a pietra, è coturnato di fermar fi ; el'jtrcivefcovo* ò 3 quando none prefente, im Canonico, dice una oratione pertinente à queflo miracolo : onde 'con mirabìl divozione fi acccn- , de U memoria di quefio Sdntogloriofo% edalUtj, gente , che feguita la proceffione, e dell'atto fin» pendo brftno)'amente fi favella, Qua! miraco- lo dalla mano induftnofa di Lorenzo GM- fu felicemente (colpito e condotto in figurine dimezsQirilicvo» nella Cada di bronzo do- rato fopra l'aitar, del Santifs. Sacramento del
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Firenze ; ^6t
iti Duomo collocata : nella quale la tefta ài
S. Zanobi fteffo confecvafi Tofcia qttafi di co- ■ fin i la CASA di M. Baccio Valori, conforme e I tra
modo al nome difua famiglia ..cioè colmo nell'a- nimo di/iugular valere. Nella cui facciata fon ritratti 15. Vomini Scienziati in forma dx termini, figurati fecondo l'ufo de* Greci, e de' RomanLadufati di così (colpire i letterati famofi, o perche la forma quadrata perfetta fìabiliti lignifichi, onde l'uomo forte, e lai- do dal Filofofo Tetragonosfu detto; il che fa feguitato da Dante nel 17. del Parad., Ben Tetragono a' colpì dì -ventura.
o pure perche que' tali nelle feienze , e facul-
tiaquel termine arrivati fi dicetfero, dove più oltre quafi adito di trapalar non reftafìc. Nel primo ordine da bailo fono Accurfio, Torrigiano, Marfil. Ficino, Donato Accia- moli ( del quale feioccamente il volgo favo- leggia ) e Pier Vettori : negl'ordine di mezzo, Amerigo Vefpucci, Leon Batifta Alberti, Francefco Guicciardini, Marcello Adriani, D.Vincenzo Borghini: nell'ordine fupcrio- re fono Dante, Petrarca , Boccaccio 3 Meflec Gio: delia Cafa , e Luigi Alamanni. Si vede adunque nell'entrare un ■ Quadro di mano di Francefco Salviati, di
tàtare > e [curo ', dove di maggmr forma del vino è di*
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g'^2: .Bellezze di ./'.'■//..■'
è dipinto un fiume , c/o^ ^r»o, con/omino arti*
fixfò . Mofira quejla figura (peroche èdijlefa in terra ,ed appo^ghta /opra tìnva/o ) gran /apere di quefìo raro 'artefice, e toccata col chiaro , co- me conviene, ha /embiante di artificio.'magni* fico , e mirabile ', e da chi è intendènte per lo di/e*. gno y che vi Spregiato , /ommamente è cammei data .. Qltra quefìo in una Camera terrena è una Madonna di mano di De/ìderio da Settignano > fatta con induftria nobile, e rara, è il puttino di tenere carni, di vifìa viva, è ve%zo/amente //>- tOi fa fcrabiàntc di'muover fi» e di adoperare . la Madonna /embra nell'aria nobiltà, e di effer vera, e naturale .Le braccia, ejem.tnidi4men„ due fucile figure in [uà carno/a mot.bide\za fa* no /iugulari, e rari/fìme. I panni fili'temente e/prefi mofirano-il[apere, quanto è grande di qttefto artefice . Verlóche in tanto è commenda- ta da gli buominì intendenti quefia opera v chefir mite molto al pia /ovrano artifìcio, non /en\nj ragione anno .(limato alcuni, che fta di mano di Denate Ilo. Si veggono pofeia dui Figure di marmo lodate molto di artifìcio
antico: una tutta è intera , figurata per unita Venerei l'altra è intera nel petm jen\apiktmu* ta molto in pregio da chi è intendente é Oitra ciò egli ci ha /epra un u/cio del Cortile in un mar* m^agui/a di fregio il -, <• ■ Ratto dcs Centauri di mano dì Dtìnatel- '
Ip, divijh offra ogni credenza méravigliofa. "Farche è incredibile a dire » cèrne fimo ncMcj f4U
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'Fir.ense. ''?.<?!
fattezze fieri, e nelle movente àgili, e dcfiri ve
fermati da fenno f&mmamente taro da chitinque , mólti intende'$ fonò tenuti in /omino fregio. Sì yedetmk femmina in groppa di un Centauro fai- $& da e/tremo /apere i ed in /uà vtfia leggìadr* ' àncora in /udpkct@le\za pare, che fia vera ì e ' naturale. jtpprèjfain un . Pilo gràócfc di marmo fi vede figurata l&j
fàccia di bidone di rara bellezza : ed altresì ì Jacrifizt] i' che tifavano gli antichi. Come co/aJ ' rara fèr'• antichità'y dagli uomini letterati molte - 'è fumata una. Colonna di marmo in forma di termine',
in cui fono intagliate lettere Etrufche, le quali ' '§/c%vijfim'e4n quefio tempo da nef/uno/om inte/e ; Wefia non\a molto , che per opera diM. Fran* te/co Stronzi, fu trovata a Capalle in un luogo % ime ancora fi chiama a.' Confini, edè chi fottìi- mente avvi/a > ch^queflo jfofje un termine dell* Colonia di Fiorenza ; In te fia po/cia dell'Orto, il quale è affai ameno, fi vede una Statua di artifizio antico in abito Roma-
nò ' la filale nel volto moftra gran vme^afe iómechefia giaciuta /otterrà metti /ecoli(però the fu trouatanel MDXXIX.; /otto la e a/a di \ Galeotte Cei) tuttauia per Vìndufiria, che vi è molta , appari/ce ancora notabile per fua bel* ' le^za. Si vede± cornee fatta damaefira mano i, & la per fona intt/a con gran giùdizjo, ha firn* Matitegrave yé mólto notabile i Sono j panni fo~ pra Uper/ona aggiuftali con grafìa ultra ogni fìi* maf
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■'/■■■'■.'-■ -■ .;■-i'"- -, ■'■'■- "",; ■ ,' ". ' li.
3^4 Bellezze di
?m*. j ed alla vifia altrui rifponde ogni parte del
corpo con raro artificio* E' opinione degli huo- minì letterati (pojciache è fiata trouata quefla fiat uà, doue era ^.Anfiteatro fuori di Fiorenza ) che fojjc una figura di un Confolo Romano ; à cui già 5 comeaVrotcttore, dalla gente della terra foffe fiata dirizzata. La qual cofa, /e è vera, molto'puote ejfere (C< letterati di giovamento nel" l'intendere quelle cofe,che in ciò tanto negli fcrit- ti fono difficili ì ed o/cure. Nelle fian^e da baffo fi-vede in un Quadro di pietra poco'maggiore di un brac-
cio una tefia di una femmina di mano di Donatel- lo di bafio rilieuo : r pare » che fta fatta a forni- -glian^a di donna viua : là -duale è molto natura- le , e piena di pregiato artifìcio , Olir a quefia ci è un Adriano, io dico !a teda , di marmo Greco >
e di artificio Greco altresì : nella quale riconofee chi è intendente grande induftrU , e prontezza molto viua ì ed in un Quadro di marmo CarrarefCjaVcv* un brack
ciò lungo y ci ha una bellijjima tefta di mano dì jDonatello effigiataperun Solone con ghirlanda ia capo dimarauì-
gliofo artificio. Ver che nel collo fono imitate^ con eftremo f&pere le parti di natura, ed il vòlta fembra, che fta uom viuo% e veramente naturale. In fala pofeia nelle flange di fopra ci è una tejté i-Antica di un . . - Tiberio ìmperadore di mirabil lavoro,' * di
vera
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Firenze. $6$
yero dentro vi fi cono/ce rara prontezza. Oltra
quefia ci è un altra tefta di un Trìncìpe, antica fimilmente, e fi fi'ma » che fìa un Geta molto rara .* il bufto è dì alabastro, In*
forato con granfapère» e con grande arte. Ma una tefta di un Gladiatore è bella a maraviglia, ti moftra
di fiero afpetto, e terribile, e pare di vero, che , proceda damano di artefice fovrano, e raro. Ha in capo un Cimiero bizzarro, e la vi fiera effigiata maeftreuolmcnte, il rende di animo fa vifta , e_> molto militare. è l'armadura del petto condotta à fcagliedi pefee con grande ìndufiria : ed è Gono- dotto inguifa y che femhra in fuo fembiantc mol- ta fierezza, e gran coraggio . In una Camera^ appreffo fi vede un Tondo molto grande, dove di mano di San-.
irò Botticella è dipinta una Madonna, che ha il puttino in collo di leggiadro colorito. E* di aria nobile la Vergine > ed il figliuolo altresì : e duc^ ^Angeli in gra^ofa vifia, e lieta fono di vero belliffìmi» e molto tari. Due va fi di rofe 3 le -. quali mofìrano mirabìl frefche^a* accendono dì ' letizia chi mira, ed il colorito nel tutto vago ren- de quefia pittura nobile, e rara. In un Quadretto molto piccolo di mariodi Fran* •
€efco Toppi fi vede un ritratto di M. Giovambo- tifi a jLdriani 3 fcriitore della Storia Fiorentina. £,* di vero, come che fia in penna, è riufeitocost bene > e così è canata la fomiglian^a dal vero fe- licemente 3 che con parole efprimere non fi poi* irebbe
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l6è ;-'.. Bellette dì
Tóndopofciaè dipinto di mano di .Andrea- *
del Sarto il furto di $, Uf&betta',, cmindufirid (opra ogni JHma mirabile Terchein mgir®, il quale non ha un mezzo braccio di diametro » /#• no rafBìùfe dieci figure, /s?H? > comi? /j Verfe » di Veci (fi va bellezza. £ di vera egli pare scke pio» ■veffero le grafie ogni fuap larari fitta neli<cjt mani di quefio fìmndare artefice: peroch'e bellU [lima è la donni , che è in 'parlo panneggiata in*: torn& con mirabile indùfiria, Ed una à piede, del letto 3 che tiene il puttino in collo il fuo piccioli Jembiante mofira di efier vera , e amora di ri* lievo» Due donne dritte, che fono venuterpvh fìtare, hanno vivezza, e dal difegno, e daitar* te fono condotte in guija tale, ebe non pare ìi-ht, pia eji-'Tpoj]ano vere} ne pia naturali. ^Animu rato adunque, e tenuto infornino pregio è. famof<ìt àpprefio gli h uomini intendenti quefio lavoro) il quale \ quanto valefiejfndrea ancora infkpicco^ lo fpazio di lungo ) mofira apertamente* Ultra quefiocièìnun \ < Quadretto dipinto a tempera, un parto di
'ima S'ahta di mano di ~Màfaccio di gran bellezza di vero '. dove olirà U donna di parto » che è fatta €oh fomma diligenza t è béllijfima una figurai • 'ebe picchia un ufeio s e dentro ad una paneretta, che ha in c*p:o, porta im cappóne ; la quale è~ panneggiata con tanta grafia 3 che del tuttepaf, . "»er.at Ma è mirabile una T . ' '''Tavoletta» dicrcqoaiti di'braccioV%^c-, in un fogli® bianco di mamdTlasopo ddTìMor^ • ■ > ■' •. •' tu®
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Firenze. $6y
wù è flato effigiato di matita nera il Giudici»
miuerfiale s e da baffo il martirio di S, Lorew^o, , > con artificio fìupendoy e con diligenza maravi*. gliofia. Vindufiria, come fi puote giudicar e s qui I ridotta in colmo di fa a bellezza > con fommeu* ; grazia ì e con dijegmpià raro > che alcun penfte» Xo poffa divi/are. Sono l'attitudini varie y diffìci- li t ma intefe con giudice, ed effigiate felicemen- , > te dannò alla villa dolcijfimo diletto* Terche^j. nelle movente delle membra s nelle attitudini delta perfona avvi/a chi è intendente) che notu fipofia vedere cofa ne pia perfetta j ne intefa cori • maggior fenno, neefprefia con pia felice arti fi-> Zio , Il So Lorenzo pò fato fnpra la graticola di ^raxjofoafpetto è bellìffimo te quattro Angelettì nella franchezza delle carni , e toccatLcongen* til[mamera non pò fono effere più leggiadri > ne' pia belli, Qpfla fmarrito » chi e* intendente ora Vicntre che mira la bellezza delle mani > delle tejìe ; ora quando contempla, l'atteggiar delle i membra, e le linee tirate con rara pulitezza 3 le fiudio della fabbrica bene intefa del corpo urna* no y mentre fi confiderà ì empiono l*animo altrui di diletto > e di (iupore. E certamente con felici- ta incredibilmenie fmgulareft è avanzato quejt», Xarifsimó artefice in queftafatkay ed all'appetti* to altrui rifponde meglio in queflo foglio, il qua- le è maravighofo, ebeUiffimo, che nelle figura del Coro di S, Lorenzo mn è avvenuto, Terche fé foffe fiato meffo in opera quefìe difegno , age- Ttsl cofa ex fi, che nel, colorito fndisfacejfe all'af- ■ K\ ' " *«"> |
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36$ Bellezze di
petit'} di coloro > i quali in quello , che fi vede »
poco nella facciata, del Coro anno lodato Pauuif» del Tuntormo ì edinqueflo difegno tanto l'am- mirano, e tanto il commendano'* Oltra queBoba diuifato in una fianca il Calori, quafi in picchi Mufeo molti quadri, e molti s dipinti dtu.
chiari artefici) dove fono ritratti con molta j(0- migtianza huomini famofi di quefia età , e maffi* mameiìte letterati ; di cui parte fono fiati intrin* jecbi di quello; da altri riconofce'parte di fu<t* dottrina') dì'■' altri pdf eia (perche fono ammirati per gran valore) in quefla guifa caramente tiene ecce fa la memoria. Oltre a quefia vi è la Cafa de' Conti Lorenzo, francefeo, e Clemm-
teTa^zii i cui muricciuoli, e l'arme della.*, facciata fono opere di Donatello > comz mol- te altre fra le quali una fonte ad Giardino, e gl'intagli dentro, e fuori della porta di elio che in via dell'Orinolo rifponde; Anche sa la cantonata poco lontana vi è un'akr'arme pur de' Pazzi bclliiiìaia di Donatello ; & in quella cafa o in altra contigua fecond® alcu- ni con quella in oggi incorporata mediante i riitauramenti, ebbe il natale S. Maria Mad- dalena de' Pazzi prima Santa Fiorentina \ fc- guitando là lirada vi è la ; Cafa del Caualìere ^Alamanno de'Ta'^zilx^ cui faccìaraè magnifica, e di ditegnodell'* . Ammarinato ; vi è àncora la ■jj. Cafa di Luigi Ta%zì nella quale fi conferva- nò moke pitture come un Andromeda del Pi- |
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Firenze, 369
gnoni; Vn'Erminia del montini ,• Vna Ver*
gin? con Giesù in collo che un* A gnellino ao carezza , con S. Gio: da banda del Marcinelli . Vn S.'Gìovartibatifta in penitenza che beve-» aSuna forgente d'acqua del Vignali tutte R* gureiutereal naturale; Vi èunbelliflìmo S. Girolamo in piccalo veftito con l'abito Cardinalizio d'Alberto Duro, ma così ben colorito, ch'è fuori di Tuo ufo ,• Vedefi in ol- tre un S.Girolamo, ed unS. Francefco del Bronzino Vecchio figure intere al naturale; Quattro paefi di Rofa; Vna S. Maria Mad- dalena in eftafi foftenuta da gli Angeli deli* Albano; Vn/Àrca di Noè belliOlina lunga braccia tre, e mezzo del Ballano;. Vn tondo con una Vergine con Giesù, e S. Giufeppe à*- Andrea del Sarto, ed un ritratto d'Alfonfo de' Pazzi de! famofo Tiziano, oltre alcuni piatti eli Raffaello molto vaghi ; Poco lonta- no è la Cafa di Francefco?augi nella quale è una
beliiflìma Vergine ài Baffo rilievo in marmo di mano di Donatello : è il bambino Giesù a federe fopra un Guanciale, e con la deftra la Vergine il (ottiene mentr'egli con la fìniftra alzata regge i lembi del velo che dal capo della Madonna pendono ; E' vaga in ogni (Lia parte, ed i panneggiamenti fono belliifimi » e(pnme la Vergine l'affetto verfo il figliuolo, con grand arte, ed è tale, che uelle divife fe- guite tra Pazzincf> laprefe Aieil'andro Padre , A„a ài <
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$jo Bellezze di
di Francesco per se. 500. fecondo la ftìma^
che nefii fatta ; poco lontano vi è la Cafa di Gio: EaPìJìa Galli nel Cortile della^»
quale e in un marmo efpreflo mi* Ercole men- tre Iole l'ha fpogliato della pelle di Leone >; della quale s'è veìtita, e della Clava ; E' ma- ravigliofoun* Amorino, che difì fatta debo-* Jezza fi ride ; E' quefta ftatua del Pieratti vo- ino di grande ingegno', e ch'in quefto grup- po ch'è belliffimo ha fatto moftra dì fuo fape« re; In falapoifi vede una teda d'un Satiro di marmo, e maniera Greca mara-
figliofo oltre molt'altre tefte antiche, e mo- derne. Vie ancora di mano del Lippi un_« trionfo di David ove tutti ipérfonaggi foa_» ritratti di Cafa Galli; Vi è ancora un qua- dro ove i vecchi accufatori dì Sufanna fon prefi feoperto l'inganno dì mano di Baccio- dei Bianco., un Sanfone in grembo a Daiida pur del Lippi, ed un Abramo fa cri fi cantei Ifaac del Vannini tutti quadri grandi, e di fi- gure maggiori del naturale ; Nel falatto e un bolidi aio bagno di mano del Furino lun- go 5.bracciale mezzo alto 4-neJ ^uale 4.fem- mine fon più di mezze fott'acqua, due quafi fuor d'efla fi sforzano di pigliar un giovane per tubarlo , fon tutte figure intere al natura- le b2nifli.no dìfegnite, edi bellifJìmp colo- rito ; In una Càmera fono i ; Quattro Evangelilii maggiori del naturate
bimano del Dolci, ed il ritratto dell'Aioli© mufi-
1' l " ' ' , * . "■;■ ?-.. :
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Firenze. . ?7E-
mufico di mano del famofo Andrea ; Proce-
dendo più oltre /Igiugne al . '. , Canto de'Ta^zi: fanno a. quefto vago orna-
mento i due Palagi, che quivi fono fabbrica- ti ; .Quello da mano dritta fu fatto fabbrica-, re da Ruberto Stfozzl col difegno d£lloSca- mozzi quale ancorché non /ìa finito fa ino* ftra nondimeno di /uà magnificenza: la fiia facciata principale è quella di via de* Baie» ftrieri; Quella di borgo degli Albizi, è dife- gno del Buontalenti, chegiudiziofament^ adattato»* alla ftrada ftretta ha- fajrto una_, porta belliffima, che non occupa la facciata 3 ed un terrazzino ch'è ftimàto mafàvigliofó^ con una oiàefto/a cartella fopra; Nell'altro Cantone del Palazzo,che gli è nmpetto è un'arme della Famiglia de* Pazzi la quale è di mano di DpnatellOj Vi è anche la Cafa de* Niccòlitìi molto ripiena di Statue, e diva- ghiornamenti la quale fa il terzo angolo di quella croce di ftrada : fegue la Cafa del ■ìjCi '"' ' '-■ ib ■ : ':■ '•• '. - '■•'' r;- cfy.
DVCA Salviati , dopo una loggia fat-
ta con raro difegno , nel mede fimo piano in una Camera ver fa Settentrione, fono molti or* namenti dimìrabilbellezza.-Si veggono adun- que due quadri, uno di mano del CavalierBari- dv^Ui iti penna , e l'altro di bronzò di mano di 3-Un BòUgm di baffo rilievo. il quadro, del Cxvu-ere, iti cuièdif'gnato , quando Crijtoè dipofìj'di Croce , Jommamente è apprestato » -, A a 2 Sonò |
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%y% Bellezze dì
Sono le attitudini molte, varie , e con fiera ini
duftria effigiate : e di vero anno tanta for^a ,cj fono mtefe con fenno così accorto, coti juegliatos che lodata fenica fine da tutti, di una fomma^ perfezione, da cui fono {late fatte, pia to(ìoy che di altrui lode, fi deano contentare . L'altro quadro di Giambologna molto è commendato , dove è fiato efprejfo altresì, quando è Crifio de* poflo di Croce , e tenuto in pregio dagli artefici per fornito artificio ad ora adora è ammirato. Oltra ciò è belliljìmo u n Quadro di marmo dì mano di Donatello di
baffo rilievo : doue è effigiato, quando, da le Cbia^ Vi Crifio a $. "Piero . E fiimata molto da gli ar- tefici quella opera; la quale per invenzione è ra- ra » e per difegno maraviglio fa. Molto è com- mendata la figura di Crifio, e Uprontezz* > che- fi fcergénel S. Vietro : e parimente la Madonna pofta in finocchione, la quale in atto ajfettuof». ha fembiante mirabile , e divoto . ^ipprefio t ci è un Quadro grande , dove è dipìnto un Crifio
morto, di mano di Meflandrò pilori di fomma
bellezza > ed un Ungete di fopra, ed tutù Fran-
eefco parimente fiimato di colorito maraviglio/o..
; l Ma di jtltfiandre mede fimo ci è un. altro
Quadro di figure pfcciole tdove è dipinto «
elio » quando Crifto cavia ì Santi Vadrt del Lim- bo : mqueflofi vede di vero, quanto vaglia que- fio raro pittore nel maneggiare i colori, e nel di- vi/are. diuerfi penfieri felicemente . Lungo fa-. . refyhe |
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Firenze. $73
tchbe dì vero, /e la bellezza particolare di eia*
fcuna figura io volejfi raccontare : dirò folamen- ite t come è vaga quefia Storia per colorito, mira» bile per difegno: e doùe ha voluto mofirare fommo ar tifi-fio ne II attitudine della perjona > ft conofce duvero gran vigore > ed inuen^ìone maraviglio* fa. In quefio mede fimo quadro è dipinto l'Infer- no , e nei luogo pia alto lo Stato de' Beati, con» figure ,che diminuìfcono, fecondo la lontanane con tanta indufiria, che pare, quantunquefu de* gno di lode in ogni opera , che in quefia tuttavia abbia jllefiandrò fé fitfio fuperato ♦ Ci è una Aquila di marmo fommamente da gli artefici
ammirata * la quale fattoi preda di una lepre» che tiene (otto, fi vede, come è effigiata con vive^ fattele di antico artificio; e quantunque fia^ rejìaurata da mano moderna > tuttavia, com^j coja mirabile, è apprezzata , Vn altro Quadro ci esimano delBandinellorfiper.
fellone incredibilmente rara : dove fono difegna* te m penna molte figure ignude : il quale di vero t più tojìo fi puote ammirare per fierezza di fomma intelligenza, che come chiede labifogna, com- mendare* procedendo dal più fovrano artefice, che nel difegno già mai fta fiato. Ci è un Quadro okra ciò di mano dell'HccelIentif-
fìmo Andrea del Sarto : dove è una Madonna , ed un S* Giufeppo con Criflo, che è fanciullino, E di belliljimo colorito la tergine così nel volto , nelle mani, che fono quafi vere, e quafi di carne cerne ne' panni » ì quali paiono di rilievo, Il fera* A a x biath
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374 - Bellezze di
hìantcdel puttino oltra la letìzia mojìra fiorita
tenerezza, ed accoflandofi al latte, fi volta con maraviglio/a grafia con gli occhi ver/o chi il mi- ra » E mirabile la tcfia della Madre, e quella.* del S. Giufeppo altresì ; e nel tutto è riputata di artificio maraviglio/o > e flupendo. In una al- . $ra Camera » la quale è prefio à quefìa è un Quadro belliffimo di mano di Antonio da
Coreggìo. In qmflo è filmato l'artificio [tale s che gareggi co'migliori artefici 3 così è mirabile così è raro il colorìto. Ci è dipinte Cri/io > quan- do è moftrato al popolo > ed alcune figure , che ha attorno pertinenti a quefto fatte. è bellififima la carne del Salvatore , e le altre figure parimente ; e pare 3 che fiano vere, e del tutto vìue t ma è ri- putata fiupenda la Vergine, la quale atlavifta del figliuolo fuenutain atto cafeante t e /morto fen^a dubbio par vera, ed ancora naturale. Do- po quejta Camera fi viene in un Cortile, fatto adorno da molte fatue an-
tiche , le quali fono jtiwate olirà modo da gli artefici. E' ammirata la maniera dtU artificio , e pare che nel marmo fi a la morbide^? a della carne/tata portata, così fono le te/te > i petti, le braccia ì i piedi con rara induftri a effigiati. In atto fi veggono x 11. tefte di bronco de1 x 11. Im~ per adori > fatte coldijegno di Giambologna> con fommo artifizio ; e ff amando con l'occhio in tut- te le parti trova l'animo da pafcerfidi fourana belletta s ed ammirabile. [otto la Lopqia olerà ciò fono moke tefte ì ed ale»* |
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Firenze. 175
ne figure antiche di fommo artificio : e [opra pò-
[eia fi fede in quadri nella volta di mano dijLlef- /andrò allori le fatiche di Vliffe > dipinte à fre- feo con fomma induflria. Ma di fommo pregio è una fianca belliffima, ò pia tofto una Galleria piena di tefte antiche, maravi-
gliofe oltra ogni ftima ; Ci fom Impcradori, molti huomini illuftri, ammirati da gli artefici fommamenteie di vero in xx.v. tefte fi vede bel» Ic^za così rara, così compiuta > che non pare, che più oltre poffa flenderfi arte 1j umana in ptr~ fe%zione. Ci ha nel mc^zo un* Colonna di cin- que brascia di Alabafiro Orientale di candide^- %a come la Neve ', da quefta e/ce uno. splendore , così lumino/o,, e così mirabile , che abbaglia al" truì In vifta > mentre che fi guarda ; Ci fono due altre Colonne divaga bellezza, di color giallo , edà quefle rispondono due altresì ài color nero che fon picchiate di bianco candidiamo , onde fi fàvifia molto vaga, e molto bella . Ci è dopo quefta fianca una Grotta ,che oltra'l 'pavimento, quale rnolio
è vago per bizzarre fantafie, ècompofia di leg- giadro artificio in ogni fra parte, Ne gli /pigo- li della volta fono mefje fpugne, e cofe marina- re/che di mirabile vaghezza ; e nelle facciate fi veggono dipititt altri, che navicano (opra Nic- chie, e fopra Delfini, ed altri, che pefcario con lieto artificio, di mano di Aleffandro Allori* J)i marmo ci è un vafo molto bello : e [opra in gran copia fpugne, madre perle, chiocciole ma- A a 4 rine
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\qè Bellezze di
rìne » e coralli pre^iofi ; e fa ciafcuna co fa à gài
ra, onde egli nafca maggior bellez z-s ,• e divenuta lieta la villa venga in colmo il diletto > che nel tempo à punto della State è grande , e raro à ma- raviglia* In due Nicchie) che fonò dinanzià quefya Grotta yfono due figure antiche di raroar^ tijizio : da man fìniflra è un Bacco, che tiene un grappolo d'uva nellaman deftra , e nella (ìniftra una tarsia.) e da baffo un Tigro di mirabile indit- flria* Dall'altra parte-ci è un'altra figura di eccellente artifizio parimente . Nelle Starìze di fopra , di mano di Santi Tifi fono
ritratti, [imili molto al viuo, ìl GvatàD!4ca Fa" * dinando, in habìtodi Cardinale'-, li Sig» Don Vie- tro fu& fratello ; il Sig, Dòn Giovanni altresì,è il Sig' Francefco Salvlati, è il Cardinal Gitìvan- ni $e ih Cardinal Bernardi Sai vitti di mino di .Agnolo Bronzino fono bettiffimi re fommamefite apprezzati. Segue poi la Chiefa delia : MADONNA de* Rjcci ;- E in quella aUa_j*
Cappella de' Bamberiai una bellhfìma tavo- la del Paflignano nella quale è effigiato Cri- fto, che dice all'infermo tolte grabatum tuum &vade: fono le figure molto ben difpòlte, e quelli che fon preferiti efpr'imono nel volto la maraviglia di tàhio'viti. Poco di qui lon- tano è la ChiefadìS. Michele delle Trómbe ove ri^
Hede una Congregazione di Preti fecolarì focto il titolo di S. tifabetta della Vifitazio* i\&. in quella è una belliiììmaxavola' di mano di
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Firenze*. . -577
QiìVlatiottò Alberdnelli nella quale è effigia-**
Sàuna Votazione della Vergine Santifsima molto bella: fonovi ancora due altre tàvole "Una erutta Annunziaziotie di Maria Vergine all'aitar maggiore ài mano di Domenico del , Grìllandaio aliai bella , ed un altra dove è un Crociliiìo con molti Santi a* piedi di ma- no di uri tal Nàldiui differente da Battila.*,: No» dilungi da qhejÌQ luogo è tu Chìefà deÙa-* BADIA dove, habitano' Monaci neri
Bell'Ordine ài S. Benedetto ,famofa molto per io culti) divino, e memorabile per la cagione „ bnde ella da principio fu fondata. Fu dato ad un • que ordine per quefto * e per altri luoghi da Vgo , tonte di BranéjburgOi concortefia di vero ma- gnanima 3 e regh . Coftumavanogli Imperatori di tener fuoi mwiftrimhalia in ijnelle tene, che iti fuo Imperio fi erano date ; "Perche nel D<CC- CCLXXXTX.' cjTendoinTofcana Vicario di 0- tone III, quefto Fgo Conte se Marchefe di Bran- diburgo » egli avvenne andando un giorno à cac* da » come piacque à Dio , che gli fu fatta in ftmbianti jìrani, e mójlruofi una terribile vi fio* , nei Ne quello in fogno per fantafmi -, ma fenfa* mente à occhi veggenti intervenne i Perchè en* , irato in una felva hpn di lungi dalla Badia di Buon follalo ( ne gii il terreno prejjoa Firenze, - ' cornee hoggi i era coltivato ) mentre che jeguitz un Cervio, fin^a av vederfi, come da'fuoi la-* yoglia 3 e piti, epii il traviava , ^accorge alla "' fine, . :,"-*'■ v / '■.'..:..'". « '■.. '■ -
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37& Bellezze di
fine, cornee ridotto in una grotta dìvìfta olirà
ogni fiima fpave.nttvole. Fcrmatofi adunque, ■vede in luogo cavernofo fvampar fuori d'ogni intornofiumo fuoco, e fiamma, e nel mc^zo gente di fiero affrettò ; la quale con martelli, e con atro* ci ordigni affliggeva anime dannate. Verhcbe fmarrito, e da sì crudo fpettacolo fgomentato, fi fermò al quanto il Conte': ma dopo alcuno fpa- %io riprefo cuore, domandò quelli, che tormen^ t.avano, per qual cagione ufafferò per altrui fira~ fio tanta fierezza. A\ cui lofio fu rifpofio in quefio modo : non ti avvi-fare, come tuffi, che noi di carne, e dojja fiamo forniti : ma efecutari del» la divirtagiufii^ja , diamo gafiigo à qutfieanime le quali involtemi-peccati mortali, mentre che furono ne' corpi, molto al voler di Do furono contrarie. Da quefte parole fiupefatto il Come s e dalla vìfìone , che poco apptejjo fparì, sbattuto dentro in fuo penfiero ,gìà venuta la notte cerca- va di albergo . Avvolgendoli adunque per la felva dopo molto affanno arrivò ad una cafetta di uno Heremital dal quale fu ricevuto cor» '■ tefemente)> e dipovere vivande pofeia ricreato. Ma flracco dal travaglio , e poftofi à dormire hebbe quefta vifìone nel fuo fonno . Co* piedi fcalyi gli pareva camminare per un afpro dj~ {erto fopra fpine, e fterpi, appreffo di vederci dopo molte afpre^ze un huomo antico di anni t era ve nel fembìante Scoperto di ve fi a nera, qua- le conviene à Sacerdote : Da cui quando fiap- , prefcèt fndomaitdaiù il Conte, dove tendejjeU. |
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Firenze. * %y$
.,-fuo viaggio, ma conafcend9 di quello l'affanno,
fen\a far molto di nuovo diffe , che fen%a temi ilfeguitafie. Verche condotto a d una Ghie fa bu- rnite , e povera, e poi ad un altra, e finalmente infino à fette, dove erano Monaci, che cantava* no Salmi, i quali a'fette peccati mortali al dirit- to fono oppofii , lofio pofeìa dopo q ite fi a fatica tutto travagliato fi Svegliò . In quello ha vendo tutta notte cercatolo in damo, comparfe.la fua gente ; e fattagli riverenza , come havea in co-' fiume 3 egli fen^a far parola , fubito fene venne in Fiorenza : ne mife apprefjb tempo in me%zo , •che fece chiamare il Vefcovo della Città, ed un Cardinale difuo legnaggio ', che fi trottava in que ■ fii luoghi', a'quali infieme con VBeremita , che ihauea albergato, narrò per ordine tutto quel- lo , che co' fuoi occhi /vegliati, e nel formo poi banca veduto. Dopo que fio quanto più. feppe ca- ramente fregò quelli, perche à fua falute gli defiero conftglio* Enfiarono tutti e tre per tal cafo ammirati ; ed il Cardinale, come huomo di di maggiore autorità., conforme tuttavia al Vefm covo, ed all'Heremita > gli diffe, cher operaffe, che foffero edificate fette Badie à nome di S. Bé* nedetto affermando, come quefiaerada Dìo in-\ fp ir azione, & come amendue le vifwni per fua falute miravano a que fio. Ter lo che dato ordì-' neallabìfopia con caldo affetto, furono edifica- te in Tofcana, come volle il Conte, fette Badie à nome di $t Benedetto, e dati loro tanti terreni, •nde vive fiero i Monaci commodamente , che in quelle
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jgo Bellezze di
quelle per lodare iddio dovtano dimorare è Là
prima Badìa fu quefla di Firenze, e l'ultima dal numero fu Settimo nominata i la quale è da' Mò- naci Cìflercìenfi poflcduta. è tenuta in gran pre- gio la memoria di quefto Conte; il quale tttdtiì- rno alto, tenendo à vile ogni cofa terrena, uso ogni fuo fapere, perche à pieno fi fartfa operai /offe fornita . Hora in ogni luogo, come chiede la ragione commendato , ogni giorno ancora dai Monaci di quefla Badia è fatto vivo U nome fuo ne'facri uffici \ e fi prega la maefià divina , che in Cielo all'anima di quello fia propizia, il qua- le a* Servi di Dìo in terra tante fu cor te fé, e tan- to liberale. Verloche apprejfo glihuotnìmvir- tuoftcosì è in pregio la grandezza dell'animo di quefto Cónte, che al filo nome, come à vera ma* gnifìcen^a, fifa lieto ciafcuno : ed ì Monaci ogni anno, nel giorno diS. Tomniafo > quando egli dì quefla pafsò à miglior vita sfanno in quefla Chie- fa jolenne ricordanza* sì cóme ancora fi ufava mi tempo di Dante, come egli dice ; -Ciafcun /che dei-la bella infegnà pòrta Del gran barone; il cài nonie>e'l cui piegicr "Vii fetta di Tommafo riconforta. Et un dottor di legge, chiaro per dottrina, e per nobiltà dopo la Mefja grande in quejìo mede fimo 01 orno fauna Orazione in lode di quefto uomo no- tabile ; e perche con beli*ordine ci vengono an- cora quelli > che anno obbligo di dar ,cenJo allaj Badia > per la fefta, per quefto, e per udir l'Ora* zLne concorre in quefla Chieja gran numero M -- gènte |
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Firenze. - s8i
%znt$ ; Et ad ora, adora ft rimuova nell'animo al-
trui pvfcia quel valore, // quale accefo di gloria, per le voci degli uomini favij non folo in Tofca* va, dove di fua virtù refìano ancora così nobili fognali $ ma. in tutte le terre con fornivo onore è ricordato. Si veggono inquefìa Chiefa alcune^ eofe, le quali da gli artefici molto fono apprez- zate . Di chi Me ia prima architettura di quella Chiefa nonènbto, effondo itata fab- bricata neirpSo. in circa,al tempo del Co.- Vgo : anzi come vuole il Ricordati, e,d altri da Vvilla Aia madre .'fu poi restaurata nelx 1200. e fu. dato ildifegno/ideila Chiefa co- me del Campanile da Arnolfo; ma nel i6zf* mutato poi il djfegno da Matteo Segaloni, edalI'Abb, D.Stefano Cafolani, fu voltata.» la ftruttura come oggi fi trova : Sopra Ia_, Porta della Chiefa è di baffo rilievo in iul* tondo di marmo una Vergine affai bella sdì pregio,di Mino da Fiefole : Entrando dunque in Chiefa fi trova a mano manca la Cappella* declinata in vece d-ila propria che fu demo- lita nel rifacimento alla Famiglia del Bianco oggi fpenta,è in quella una tavola di mano dì, Filippo Lippi nella quale è un S. Bernardo, chefcrivein luogo folcano, mentre gli ap- i. parifee Maria Vergine accompagnata da_, molti Agnoli; fu fatta dipigner quefta da_« Francefco del Pugliefe l'anno 14^0. e fu col- locata alle Campora luogo de' rnedefimi Monaci un miglio fuori della Città , ma nek l'arma <
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3 Sa > . Bellezze di . '
ranno1530. per Tafledip temendo ragione--" YoFruente i PP. che pittura fi pregiata imbo- lata dairinfolenza de* Soldati gli fufle, 1zl_, tra fportorno in Firenze ; E m effa ritratto al naturale Vrancefco del Pugliefe ch'è ginoc» ch'ioni da banda: La Vergine è il ritratto ài fa a moglie, e gli Agnoli fono ritratti de* (noi figliuoli. Ci d adunque alla Cappella dell'Aitar maggiore ch'era pri-
ma dell'ultima riftaurazione in quefto pro- prio luogo ov'è quella una tavola alta_j> otto braccia y e larga cinque di mano -propria di Gforgio Vafari dotte ( peroche è dedicata alltu, Vergine■'', e perciò ft fa la fejìa, quando ai Ciel& è uAffwtà) molte figure fi veggono piene di fan- ti affetti l'di raro colorito. .BelUffimaè la Ma- donna > effigiata in J'embiante nobile , e pieno di riverenza 1 fono ì panni iute fi con molta arte ; e bene ft conofcc, quanto /offe quefìó artefice ac- corto , ed intendente nella difp'ofiatone di tutta U , per fona . Di mirabil fembian\a è un Coro di Jln- geletti j che accoglie la Vergine : i quali, olirai che fono fatti con fovrana indurrla, e con raro difegno , come conviene, fono pieni di gioia, ed Accefi di letizia . Vn $» Tommajo 3 che riceve la Cìntola dalla Madre del Salvatorey mólto è com- mendato : però che pronto nella difpofi^ione, di fuà per fona ,'pare, 'che atteggi le braccia , ed ogni altra parte , con molta grazia parimente . Da ■ .bailo ha dipinta il Vafari la Storia del Conte 3 e • comey pafsò U bìfoyia del caj0 i per cui egli mu~ f x ' tando |
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Firenze. 383
tando vita, e coftumi > tanto in bontà fi avantf,
ed a* fervi dì Dio fu fi liberale, come ft è detto % e sì magnanimo » Era quivi anticamente-** quando viera l'Aitar maggiore una tavola^ di Giotto, dal quale ancora era dipinta tut- ta la Cappella a frefeo > ed era anche in un pi- Jaftro di mano di Malaccio dipinto un S. Ivo» ne5 che dipoi tolto via dal muro è ftato col- locato in camera dell' Abate .. Gli ornamenti della tavola del Vafarifon
dipinti da Baccio del Bianco^ e da Francefco Furini, fervendo quefto luogo per poggiuolo Io bafamento per i Mufici, come anche de*
medefimi pennelli fono opera gli altri orna- menti dell'Organo ch'è oppofto a quefta ta- vola , fetto alla quale è ftato nella reftaura- zione ultima collocato, ed è di mano di Mi- no da Fiefole il , ' . " Sepolcro del Conte di marmo Carrarefe, te-
nuto in pregio metto da chi è intendente» Ter» che foffe honorata la memoria di buomo tanto n<h Itabile ì tifarono gran diligenza ì Monaci, e per
quefto non guardarona a fpefa alcuna . E certa» mente riufeì con felice fine il loro a vvijo, come fi vede, in ogni parte, è fitto il Conte con molta ìnduftria : e perchefewigliaffe, fu da quefto ar- tefice ufat&gran giudizio'* onde molto è lodate da quelli che fono intendenti » Sopra pofeiafi ve- de di baffo rilievo conform-e all'animo, del Conte §. una Canta con unputtino in collo , ed un altro a* piedi* fatta con giudico raro » ed accorto ; ed in |
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3S4 Bellezze di
alto una Madonna, molto da gli. artefici lodata %
la quale per vivenza > e per bilia d ifpofifone i tenuta ammirabile . Sotto al diritto di du^e beU lìffimi pilaflri, i quali mettono in me^zo il fé,- pò Uro j danno in piede dne ^Ange lètti, e tengono. l'&rme,delCmtfi•', di-rara-kell^ia nelle tejìds nelle mnnit e ne' piedi ; e.fotioaquefti due altri parimente 3 ma di baffo rilievo, fono tenuti in.* granare già ; i quali reggono lepitafjìqy pcrtinen~ te al Conte >ingmfa che per lodevole architettu- ra t per pulitezza del lavoro 3 per grafia delic^t figure è tutta l'opera ver/e di fé m&raviglioja. lioppo il Sepolcro delCo^ Vgojegue la • Cappella de' Lettoni nella tavola di quefU
è effigiato un Critto che porta la Croce al. Calvario,» di man,odi Cecchino Saiviati.* Segue dipoi il Coro per camminar cojo^
l'ordine de;la Chiefa , nel quale è lina tavola d'un S. j entrietto di mano del Curradi dipoi dall'ai ra parte dell aitar maggiore lì trova, fu la mano mancala :J,j Capi ella dello. Spirito Santo Win quella di-
pinta di mano dei Naldinila venuta dello. fletto : procedendo avanti ne viene ìa^ Cappella.de Couonioye oggi fi conferva il
Sancifs. vi è mia Tavola d'Onorio Marinari : è in quella eiiigi.a:o un S. Mauro 3 eh'è il ri- tratto al naturale del P, Abbate £>. Placida Puccinelli Storiografo, e Crpnifta ; Era per, prima in quelta Cappella una tavola di Puc- cio Campana la quale oggi è levata. Di
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Firenze; 387
pi. mano altra ciò di Mino fi vede il
Sepolcro di Bernardo Giugni > Cavaliere a)
Spron d'oro, fitto con molta indujiria, e da gli artefici olirà modo apprestato .' Vi ha l'indù* ftriofo artefice (colpita la Giuftizia» e (opra l'arco fattovi il ritratto ài efló Giugni di meno rilievo con un vago ornamento nonri gran fatto'difluriile" a quello del Co: Vgovv IJofcia rmltopreffoera la, -*i ■■ ò$iif ; Cappella di Bernardo del Bianco s lodata
molto dagli uomini intendenti, è V architettura di Benedetto da> J^ovefzanQ > diuifata con calori»} ne yfon fregi 3 comic: » con orna^iétiti nobili, m ricchi: e fi vede tutta l'opera di tdnthgratta , che non pare, che bellezza pia rara, ne ordine pia vago sì pojfa difidérare. Molte figure ci ha di terracotta invetriata > fatte con gran puliteci %adà Benedetto Buglioni: le quali (però che ol- irà l'artificio fono di notabile candidezza) nel colore, il quale è alluno di pietra jerena > onde tutta la fabbrica è compofia 3 fanno di vero fem» \ bìante leggiadro > e mirabile, La tavola, dove è dipinta la Vergine col figliuolo in collo*, che ap» parifee a S. Bernardo, è di mano di Fra Bario- ìotmnco ; ed è per colorito s e per difegno mar avi» glioja. Si vede in bella attitudine t come in fan* ti avvi fi fia penfofo quefio Santo dì Dio', ed in-' tento in fua contemplatone , mentre che fé gli para davanti fi fubblime oggetto 3 riluce in quel- lo co fiume divino, e fplendore di fantità ;<e di vero è teniiìd quefia figura mara-vigli&fa nel d* B b fegno>
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j85 J Bellezze di
fegno > e nel rilievo ; ma non è la Madonna di mi- nor pregio , la quale foftenuta da molti angelett'h molto è rara renella purità de* volti acce fi diìe- tma't fi'deflano' affetti Janti, ìn chi mira ^di- vozione . Quefte ligure di terra cotta in oggi più non vi fono, e la tavola di Fra Bartolom- meo Domenicano al fecolo chiamato Baccio èpofta in Sagreftiala quale è di vero mara- vigliofa; vi è la Soffitta della medefima Chiefa fatta con_,
vago intaglio dalla diligenza » & induftria cfi Felice Camberai » ma ufcendo di Chiefa^ riellsu
Cappella deVandolfini preffo ài veftiboloè
fatta una vaga, e bella tribuna col difegno di Benedettola Rovezzano ; La tavola nel- la quale è dipinto S.Stefano quando è lapi- dato è di mano del Bilivelci, e queft atanto più, fi rende maravigliofa, quanto che e ome dell ultime opere di quefto artefice non è per- fezzionata in ogni fua parte, e beneh-eila fia nominata dal P.Abb. puccinelli nella fua_» Cronaca di Badia come opera di Criftofano Allori, ella con fua licenza è del BiUveJti avendo in quefto prefo equivoco » e fi è la fua rara bontà contentato ch'io qui ne,ponga_f l'ammenda : Azzione da vero virtuofo al quale perche preme ch'appaia la verità noii_, cale punto il confeflar l'equivoco. E dipoi il Monastero pieno di vaghiiììmc
Picture ; e nella
Sagre»
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Firenze. »._ 587
Sàgreftiahuna. Croce d'argento tielleitre-
mità della quale fono alcune figurine ("malfa- te di difegno d Antonio dal Pollaiolo , così due Inasinì, che fervono per dar la Pac^i Vi è anco tin baflb rilievo affai vago pur fat- to da Mino da Fjefòle, quale è'collocito irL# una Cappella nel Monafìerio: preflo la Ca« mera dell Abbate in un arco (opra la Torta del Refettorio è dipìntomi S, Bene-
detto, che accenna il (ìlertaio : àquefto di mano di Mafaccio da S. Gio: di Val d Arno le cai opere fon tenute in pregio da gl'interi"*' denti r. entrando àellàiìaasa antecedente al Refettorio, ov è la fonte per dar l'acqua alle mani, è in quella una tavola antica di mano, di Giotto: poi nel Refettorio è nella tettata di eflb dipinto a
frefeoun Criìto Crocili (io con alcuni Agnoli che piangono,ed altre rigare di mano di Gio* Antonio Sogliono belliifime > ma nella Loggia, che foprail Chiotìro è dipinto *-#
frefeo un S. Benedetto, che fi getta nello fpine di mano del Bronzino firmata molto da gl'intendenti. Sottoaqtìefto era l'Atrio o Cimitero antico , detto Capitolo nuovo da 30. anni in qui neli ultima reUraurazione : ove nel 1340. Cecco di Citello mio antena* tocche poi godè nel 1345.il Priorato s'elefc fé la Sepoltura. Vicino a quella Chiefa è un_> luogo, dove per far ragione Jopra gli affari de* Giudici, pottorii e Notai già faceva refiien^a Bb 1 il
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588 Bellezze di
il'Proconfolo* kd al prejente è dì Filippo Giunti*
f ci fauna copio/a molto , e bellìfjìma Libreria . Sì vede ancora in quefi® luogo gran numero di fi- gure di mano di JLntonio del Voliamolo, chia* rijfimo artefice, le quali oltra modo, da chi è in-* tendente* fono apprezzate. Tra quefie fi ved* ritratto dal naturale M. Voggio , che fcrtffe U Storia Fiorentina ì eM* Giannotto Manetti al- tresì-> uomo di [ingoiar dottrina y e molto cele** orato. Preffo a quefto luogo è la Chiefa di S. VBpCPLO nella quale alla Cappella^
Valori, è una tavola dì Giotto molto ftimata perque' tempi , che era all'Aitar maggiore quand'era dove è oggi la porta, anche all& Cappella Salviati vie una Tavola ov'è di-
pinta la Vifitazion* della Vergine dimane* di Pier di Coiìmp ; alla Cappella Ricciardi vie una belliiliraa An-.
nunziata fatta da Iacopo da, Bmpoli; fi vede in oltre la ^ Tavola deWMtar maggiore bellMIma ov'è
un Crifto Grocitìiio con la Vergine, e S.Fran- cefeo, S. Gip*Batil]ta > e S. Maria Maddale- na di mano di Andrea del Cuftagno : Segue, poi la_. Cappella Niccoliw, la tavola della quale è
di mano del Pontormomè una Vergine in un bel trono, con S. Barbera, e S. Antonio , ed alcuni Angiolini molto vaghi; vi è dipoi la Cappella irrighi ove di mano del RoflelU
è effigiato Giesù Cjrifto., che favella alJjL* '"'* i, , , Madre. |
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Firenze, n 389
Madre de' figliuoli di Zebedeo"•> lexui figure
fono acconciamente difpofte: Sono in oltre appefe alla muraglia alcune pitture antiche, ch'erano prima porte a gli altari ìper tavole ; Funa fi è una Vergine di mano d'Ambrogio Sàftefe, ove è fcritto jimbrofms Laurenttj de Senis 13 $2 ; Evvi ancora una Nunziata di- pinta fui legno nel 1409.eduna Madonna col bambino in collo, e più Santi fatta nel 1404. Poiché di fopra Ci favella d'Antonio Poliamolo, non fi dee lafciare dì dire, come a canto alla porta di S. Miniato 3 il quale è chia- mato tra le Torri, fi vede un S. Criftofano alto x. braccia, colorito ft-
milmente di fua mano di maravigliofo artificio. £ di vero in quefta figura molto è rara l'indù» firia , e nella tejìa, e nelle braccia vi ha ftudìo commendabile % Ma V intelligenza delle gambe > fatte con difegno pregiato, oltrarni jìima è mi- rabile ; le quali fimìlìal vero* ed a quelle, che per natura fono minori > mirabilmente in fua gran bellezza conformi, moftrano il valore dì quefìo artefice , quanto nelle cofe malagevoli fofje felice ì e neW adeguare con proporzione la, di/uguaglianza delle membra fingulare, E* fopra la Porta di quefta Ciefa in vn mez-
zo tondo vnabellilfima Vergine col Barnbi\ noGiesù » e due Agnolini di rerra vetriata à\ mano di Luca : Efprimbno gli Angeli nel séw biante la devozione 3 e riverenza, che fi de?e all'eterno .Verbo molto acconciamente. Bb 3 Ma
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395 Bellezze di
Ma per tornare in dietro feguita la
CHIESA DI S. SIMONE : Quivi era anti-
camente la Cappella della Vig&a de* Monaci di Badia; E Chiefa non molto grande ma va- ga pero j e fatta con buon difegno è di vifata tutta di pietra ferena , eie Cappelle fono ac- conciamente difpofte: Entrando in ella vi fono molte cote di pregio : Si vede fo.pi a la_j porta per di dentro una pittura a frefcorap- prdentante thriiio deporto di Croce di ma* nò del Naldini, che qumi è irata collocata, ma pnh aera alla Cappella Merc;tirimpet- to la porta del fianco: Sonovi effigiati le Ma rie, & i Difcepoli che portano il cor pò San- tiflimo dei Redentore al Sepolcro: amatu delira vi è la Cappella Mercati ov'è un S. Girolamo di
mano d'Onorio Marinari, è il Santo in una_„ IpeJonca in atto di contemplazione con uru tefehio avanti ; fopra un Angelo fuona una tromba col motto Erudimini, pittura in ve- ro non meno celebre che devota, cfYoItre_> l'efler degnata con arte ed intelligenza alla pietà di chi fé farla molto ben corrifponde : In quello luogo non era C appella alcuna, fr> che reflava la Chiefa in quella parte man- chevole , onde per feguitar l'ordine volle la pietà dell'Avvocato Mercati riempier que- llo luogo col farvela a proprie fpefe corno dall'Epitaffio pojto fotto 1 Altare fi com- prende , legue poi la ' -v Cap- |
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Firenze. 39t
Cappella Miniati ove di mano del Vignali
è effigiato un S.Bernardo al quale Griffo ftac- catou* dalla Croce la piaga della fchienadi- moftra: fegue VjLltar maggiore, che fì folleva a proporJ
zione con beila, e gràziofa fcalinata tutta di marmi Carrarefì ornata dì balauftri , e fopra di effo fa vaga moftra un Ciborio di marmo limile molto acconciamente, e con diligen- I za lavorato da Gio: Batifta Cennini uomo di ftima : Sono ancora ne' pilaftri che reg- gono l'arco (opra l'Aitar maggiore due Statue di marmo affai belle, l'uria S. Simo-
ne , l'altra S. Taddeo rapprefenta grandi quanto il naturale fatte dal Napoletano: i frefchi fopra di efie fono di Nicodemo Fer- rucci, fegue poi la -, Cappella gomena ov'è un S* Francefco fve*
nuto ioftenuto da alcuni Agnoli ài mano an- ch'eflo del Vignali : più oltre è la Cappella Baffi famiglia fpenta ove di mano
di Niccodemo Ferruzzi è una Concezzione di Maria Vergine aflai bella : fegue poi la Cappella Majetti ov'è un'Affunta molto va-
ga Ji mano del Curradi, e più avanti alla_, Cappella Niccolini è un Martirio di S. Nic-
colò aflai bello di Cecco Bravo: vi è anco- ra la^, Soffitta tutta dorata fatta dalla pietà dcjja
Famiglia de' Galilei di quefta Chiefa bene- fattóri . Seguitando più avanti lì giugno alla Bb 4 Tri- |
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^pà Bellezze di
Trigme antica detta Stinche ; Coprale due
Cantonatedi; quefta fono due graziole va- ghi Tabernacoli fitti da Gio:daS.Gio;Ha egli nell'uno 'eiiigiatoun che v^a darla li* mofìna a' Prigioni, ove Crifto gli .prende là toanoin fegnodiftima ch'e' fa ditali opere' di miCcricordiaedè'ìl riti atro del Senatore Girolamo Morelli: Da'parte quella figura^. colvifo grafio che guarda in faccia, e il ri- tratto di fé mede/imo molto acconciamente fatto, e flmilifllmo al.naturale. Nell'altro fono effigiati ]una mano di poverelli ch'efco- no di Carcere coronati d'Vlivo i quali vanno1 all'offerta del Sacerdote che foftieneunma-. njpolo per darlo asciar loro: più oltre ivi via della Badefiaèla Compagnia di S. Niccolò Vefcovo dì Mireà
detta defteppo ,che anticamente era unita con la Compagnia di S. Girolamo di notte, è firagunava nell'Oratorio de'Santi Jacopo* , e Filippo dalle Cafe nuove chiamato il Cep* pò, dal quale ha prefo , e ritenuto il nome, Entrando in eflavi Clelia loggia, un quadro ov'è effigiato S. Niccolò;del Curradi, e dall' altra parte è nel muro dipinta a frefco ùr)4 Vergine bellifììma col bambino in braccio, e S. Niccolò, e S. Francefco dalle bande opera di Pier Candido Fiammingo. In faccia del Salotto vie una Vergine antica di (tucco cól bambino Giesù in collo intera al naturale» di. cui non è noto l'artefice s mettono in mez- zo |
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Firenze. 39$
èo quefta immagine due ovati con §. Trance,
fco in uno sje S. Girolamo nel l'altro amendué d'Onorio Marinari ; La Struttura della Com- pagnia è vaghiflìma fatta col difegno di Gioì ^ Bologna ; è tutta in volta con ki fineftre gra- di a proporzione con capitelli di pietra fere- na acconciamente lavorati, che corrilpon- dono alla va ghezza dì tutta la fabbrica elio fa vaga viltà : L'altare della l'iella pietra ric- camente ornato, empie rocchio di diletto: fìono fopra li defehi due belle tavole pur del . Curradi; e dalle bande fono vi gli fegni che fi portano a proceilìone, in uno de' quali è li Vifitazicue, nell'altro S. Niccolò con alcuni fanculli, amendue di mano del Sogliani. Bel- ìifiiiv? fotto a quelli fon due baili rilievi l'uno ■ la pietà di S. Niccolò nel darje palle d'oro alfe povere fanciille> l'altro M» V". Annun- ziata rapprefenta ì Rigira intorno a tuttala Compagnia un ordine ricchiffimo di manga- nelle di noce tutte d intagli con fogliami, e con Pimprefe del Santo divifate j Infagreftia vi è iajtavòla antica dell'aitar maggiore nella quale'un devotiilìmo Chrilto Crocifìffo còti SI Niccolò,e Si Francefco dalle bande è dipin- to,ed un Quadretto con un Ecce homo del Curradi ; E quella una delle ragguardevoli, e nobili Confraternite, e Dottrine della Cit- tà, Hata tempre di gran Itirna » ed efemplo perl'opere pie che vi s'efercitano, e fpezial- mente'per la Dottrina che quivi a'fanciulli nobi-
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3^4 Bellezze di
nobili, e Ciuili dal Guardiano s'infegna giù*
fta le coilituzioni di S. Antonino. Avendovi m. Giufeppe Bonaventura del Teglia Zelan- tiffimo Guardiano l'efercizio dell Accade- mie facre introdotto ; e di quello Santo luo- go ho con affetto parlato eflendo in eflo in- degnamente defcritto; Nella fletta ftradaj èia
Cafa de'Cennini, nella quale è una Venere
di marmo al naturale con un Amorino a* pie- di: fi ftringe quella con la fi nillra un panno al petto che rigirandogli intorno cuopre con l'altro lembo le parti ch'all'aJtrui villa afcofe ftar debbono; è alta più di tré braccia fatta con molta induftria da Bartolommeo di que- lla famiglia > del quale fono il S. Filippo di marmo ch'è alia Cappella Martelli in S. Mi- chel Berteldi, come anche fon deJlo (leflo leu* tede del Salvadore, e di S. Francefco alla_» Cappella Ardinghelli della mede/ima Chie- fa, rimpetto alla detta fituata: E del mede- fimo ancora la Vergine fopra il Tabernacolo de gli Anfeìmi in S. Maria Novella colloca- tala ancora lavorato in Roma quello artefi- ce duellarne maggiori del naturale , che fo* no nel Teatro in Piazza di S. Pietro, e nella Cattedra di Bronzo fatta dal Bernino nella_> ilefia Chie/a da' 4. Dottori della medefima foftenuta . Or ripigliando dalla Cbìefa di S.Tie- irò maggiore è nella via di S. Gillo una Cafa
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Firenze ♦ 39$
CASA belliflìma dì Bernardo Martellmf,
fatta col difegnodi Filippo Baglioni'- è la porta di nobil vifla, eie fineftrè altresì', la facciata di fuori moftra fembiante magnificò, e lefìan\e, come fale , e camere , che fono dentro , fi/pondo - no verfo dì fé con bella proporzione acconcia- mente » Nella loggia fi veggono molte tefìe di marmo di raro artificio ; fopra una porta da ma deflraèun ' Traiano di mano di Vincenzo de* Hpjji bcU
lijjimo ; e fopra un altra un Giulio Ce/are , com* meffo in un bu(lo antico altresì di mano di Vin- cendio ftimato dagli artefici molto,e fatto con ma- ravigliofa induftria. Sopra la ter\a porta fi vede di mano del mede fimo un Antinoo > paggio di Adriano j al nome di cu i
come fi legge, e per fua rara bellezza già fece edificare quello Imperadore una Città : è tenuta di nobile artificio quefta tefta $ e da chi è intèn- dente y oltr'amodo ammirata* JLll'incontro po- /eia nella parte finiflra, J&pra la prima porta è una tefta di un Antonino Caracallaj fatta con arte molto
notabile, e rara : fopra la feconda fi vede un Bruto parimente antico di pregiato lavoro t
egli quantunque foffe di grande anmo » e nòbile verfo di federa tuttavia,come fi vede, di sembìate jparute, ne alla grande^xadel cuore rispondeva il picchi volto . Come di lui fcrivendo ad ^Attico, tejììmonia Cicerone in quelle parole« Non to Bruti noìlri vulticuius ab ilia oratione deter- ,- ret£
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«g$ Bellezze di
r et ì Sopra la ter^4 porta ci ha una tefia di Mar-
moschee lx /• J Bernardo Martelhm, fatta con molta forni'
stianta i dì mano diTiero Framavilla , allievo di Giambologna. Sopra la porta, che va nel Giar- dino ci è un Priamo filmato molto da gli uomini inten-
denti , in cui fi conofce oltra la faccia nobile^ maeflà > e di vero ftmbra di efjer tutto faggio, e pieno di penfteri ftgnorilì. Sopra il primo pianò aella /cala > èbeUifftmauna tefia di marmo di Giovanni dell'Opera ; lacuale è lodata molto? per lo difegno, e per l artificio , che vi (i conofce maravigliofo > Si vede fofcU dopo la loggia un Giardino con grazia accomodato, ed in te*
fia di quello è una Romana di marmo, con frutte in mano condotta con felice lavoro, e grazio/o > è in (uè fattele oltra ógni fi ima ve^zofa. E a* dagiata quefia Cafa con tante flange, così belle > cosìcommodc, che di vero potrebbe efier ricetto di ogni fignonl famìglia ; e nell'ufo umano cosi ri'fponde dicevolmente all'occorrenza opportuna* che dir fi puote oltra l'architettura la quale e bellijfma,. che molto fta commoda. Seguita il maraviglìofo
Teatro di via della Pergola,- Vaghiamo
nonfolo maconiodiilimo ancora per gli or- namenti , e rigiro ói palchetti, e itanzmi onde v'è modo-dirapprefentare opere ma- gnifiche con quantità di macchine, e capace dì nran numero d'afcoldatori, fegue il fa. . ? • SPfc- |
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* Firenze. 397
SPEDALE di S. Maria Nuova. Fu edifi-
cato queflo luogo dalla Cafa de'Vortinari, nel MCCXXXI ikte dotato apprefie di molte facuU tà : ma] crefeiuto l'ardore negli animi Fiorentini, crebbe appreso la /anta opera mirabilmente : la quale venuta in colmo a* giorni nofìri, operai » che riluce pertutto U carità, che in Fiorenza è fiata fempre in vigore. £ qual cofa è quella, che . fta di pia pregio della carità i per cui, folle van- dol'uomo le miferiealtrui» e gli affanni, a Dio fi affomiglia ì egli dir fi fuole, che all'ora è gran* fegnale, che altri fia di 1>io amico , quando la. fua cafa da' poverelli è frequentata. Ter queflo non fard picchia lode di Fiorenza, fé altra la. carità > che gli uomini partitamele ufano ad or& ad ora, ed altra molti Spedali, e molti luoghi pij, egli firicordiqueflo luogo tanto famofo per pietà, e [ingoiare per diligenza, la, quale vcrfo. gli infermi è ufata. Tutti gli ordini » i quali iru., queflo luogo inviolabilmente fiofiervano', mira- no all'amore ; e ne' mimftri così è infufa affettuo* fa carità > che quello, che èdivifato da clù inten- de y ottimamente fen^a fallire fempre ottiene it fuo fine. La Spe^ieria qui è piena dì tutte le cofe ' ; opportune, che per rimedio de' mali fono richic fie : ne fi guarda a djfagi,, ne ancora a fpefe, pur che a pieno dì ogni cofa fia fornita, che alla fa* Iute de' corpi è necefiaria. è ilnumep de gli am- malati daCCCCin ogni tempowl quale fi com~ prendono ancorale Donnei imitiiflri,ehe fiannm d, fer vigio dello Spedale, fono da cento * ed è m- |
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§08 Bellezze di
credibile a dire, quanto grande fiala cura» che
fi afa intorno a' corpi ; mala cura spirituale fen- va dubbio fi ojferva con efthma diligenza. Ver lo che per apprendere il modo maravìgliofo>e por- tarlo in fuopaefe , dalle ultime parti della terra fono venuti uomini in quefìo luogo, onde con in- dugia, la quale ci è maraviglio fa, la cura fa- lutifera de gli infermi nelle fue terre fia ojjer- rata. Sotto a* portichi nell'Offa ci è il Giudizio univerfalc, dipinto a frefco di ma-
no di Fra Bartolommeo, molto da gli artefici te- nuto inpngio. E bella la figura del $. Michele mezzo armato; il quale con la fpada nella de- lira , accenna pofcia con la fmiftra, perche i dan- nati fìano dìvifi da' beati, Ci è uno, a cui e fu* mandato, chepaffi tra' dannati, effigiato con fora- ma arte, e fen\a dar fegno di ubbidire , ingi- nocchiato con una gamba , pare che gridi, (? fi quereli eternamente. Si veggono i Beati , Ver* lini, Frati, Dottori, e Tontefici come da fomma lima fono fatti lieti, di colorito vago, e raro, Si mofira in attitudine dadifperato uno ignudo, che'ètra dannati, che ponendofi amcndue le ma- ni al vifo, fi vuol fquarciar la bocca , ammira» t0 {opimamente dagli artifici. Con rara indù* fina e fatto un Monaco, il quale gettata per ter- ra la Corona, par e che fcoppi di dolore gridan- do al Cielo con bellijfìma movenza. Molto e commentata una femmina meiga ignuda, chcj piangendo fi pone le mani al vifo » e fi vede fat- ta con wandifsimo artifìcio. Sopra pofcia è Cri» fio
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Firenze. $99
fio meffo in me%zo da gli \Apojloli, e dalia Ma*
dre>egli .Angeli ancora > che con le trombe chia- mano al giudizio, di mano di Mar lotto Jllberti- nellr. le quali figure fono fatte con molta grafia, Fu fabbricata la loggia , o facciata efteriore diquetìo Spedale l'anno 1611. (intendendo dalla parte di verfo leyanre ) col difegno dì Giulio Parigi il Vecchio, di Bernardo Buon- talenti, e d'altri Architetti amici del lo fpe- dalingo di quel tempo . E perche fu poi con- siderato di far lo Spedale delle Donne[ch'era prima lungo la Via delle Pappejfimjle a quel degli Vomirà permettere in mezzo la Chie- fa, fu col difegno del Pieratti dato principio a tal fabbrica Vanno 165 7. al tempo di Mon- signor Lodovico Serriftori Spedalingo: finito quefto fi fecero le Logge dall'altra partedl ri- tratto di Ferdinando II. fotto il terrazzino, è del Cennini : La facciata della Chiefa fu di- pinta a frefco da Lorenzo di Bicci con quelle due vaghe ftoriettine, che ben confervate an cora a canto la porta fi veggono , nelle quali è ritratto Papa Martino V. che confagrò Ja_» Chiela nel 1419.a' 19.Settembre: L'Incoro- nazione della Vergine tutta dorata di rilievo ch'è fopra la Porta è di mano di Dello : Era in Chiefa u na tavola all'aitar magg, d'Andrea del Castagno, rimofla , e polla nel Coro eoa Toccafione di farvi il Ciborio, che di preferi- te fi vede, come nel levar via il Chioftro del- l'olia, fu anch,e trafportato ia altro luogo il giudi-, ,
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400 Bellezze di U, ,
giudizio de] Frate, e dell'A lbert|nelli norm%'
nato di (opra ; Erano ahche in Chiefa dipinti da Dello i dodici A portoli , che più non fi veggono : nella Cappella di S. Egidio era la ., tavola d'Ale fio Baldo vinetti > che pia non fi vede, ma alla - Cappella Serrìflori ch'è la prima a mano de*
flra entrando è dipinto in alto la B. Vergine s che porge il Bambino Giesù a S. Antonio di Padova con molti Agnolinn Da bado fono S. Francesco 3 e S. Niccolò Vcfcovo di Mireas le carnf de'due Agnoli da baffo con la mi* tria, e le palle d'oro fono delicatiifime> f opera dì Felice jPichetelli detto Ripofo i%, già, che in quella tavola è S. Antonio efiìgia? to, mi torna in acconcio regiitrar qui due^- beUitlìme ottave in onor dello itefio dal,ll_# penna d'oro del Sig.Gio: Canale coinpoite nel Canro VI. del fuo Anno Feftivo, ne II. ulti- ma delle quali è tutto il Refponiprio epilcn ^at0- ' ' % j / .,; ' : ,
Egli celefte Orfeo cinto di zelo " ,
Tirò còl dolce dirle belve Ircane De' peccatori, ei feioife all'alme il gelOi * Crudeli, e fiere tornò miti, e umane 1, Impoverì l'Inferno, arricchì '1 Cielo >t Placò, compofe le dijfcordie in fèti e », E con Tua diceria divina j e pura Stupir fé il Mondo > ed ammirar Natura^» * |
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à iw&à&SÙfckl E?«iyi^i|nfeFnQ>;Amprti^t>
._,, M^ri^ip cacamitadj',-q mar profondo.. * ^:£i ».. Mezzo pqt^n,"te alia, fpura^aCo^fèì^ an'^soì
oii&SÌSSyA ^Mqwa^t^ fi phiede,oi;3b ong
:.; ;<yjfe:gli;pheùi.maJiìOjhapiOjtiitto^.ongcde. npfitf ibsìsqln vn£i tn-joux^ioiOik-onj$ib
afelio ide^laMcina;-fòt/fa gra&WmWm*
.m$h6 ft«jjgpk>ìfrgue>oi ; v ti «fiigHta
V Aitar maggiore al quale è «a i£&ffi&§ s$
ffnarmi^epietrf, dMfé^PA dodici $$J<$hi£ di
b/p^qa|clJ;Q;y^gihifBmes fatto -coWifcgiip dsj
aarriip[:nge^i^e:j^^]GaIIfrda>,iP limito',
»ftetfp»^yt|Li(Cr;QCiitìfl©:affai bello &tl&piW »•:u '. o iy£0$etta dall'altmbqnda » rf| ua%.de$£&?!'$• « #et d^Crpci^ belliflìma di mano, i4'4gflpIo ; Bjptjziinprpiù QfotSèè&zm ma ha t.fe*JST/Ì. r. i Cappèlla Incentri- jajja qpal<^ è u,na,|^tpjd $ -mauo del Volterrano ov'è dipintp §. -Lodo- vico Re diìffcMGÌ$àì$& Xpcca. i Qayjoo^
»^no.infpmtfla £i^£$^ftl$ro.r .qile($$tavole
d$t£É$ eon m^rayigiipib artifizio,/ e rxnuce in
-pregio ; Nel Cimiteropoi èun.S. Andrea,,
ed in Refettorio una Cena d'Andrea de-ICa.
Agno:.iiel ' . ; , w/, .:■',; v:> . ,-P ,V. Cbhfiro ov'eranoTofla vie una Garita\di ■4M .2 Ce. Gio; |
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4«i BelfczzevJh'
Ciò: da S, Cjiòi^òperW^f#nWìte mattaviglib'-
far$& quanto gPlftlen&ftli tìfe^it^na^^ Vi è fatto di poco ■ tempouri klé trìpó SantÒ^Waovo *on 460.^òltùfé^tìl^tóÈe dà titì^^li, e vaga loggia d'ordineiTòTéànò còtìì%Qft'- Co- lon ne dipiètra■ fefrcnàd*un fdl pezzo di dife» gno dello ffetepiéràffi^'ariane 1'Altare dello Spedai de gli nomini' èdìmarnìi càrrarefi di difegno di Gio: Bologna fatto a fpefe di Mon fignor Milanèfi Vefcouo dì Marócar Nello Spedale antico dèlie Donne H è kkài beliifli. ma tàvoli4,AIen'àtìdrÓ^»ÌÌtìr|.^lIa quale è effigiata la Vergine conS^Ilifà^ettà^ <&km- ■ te Sante panche inr^P >R ™':lt~^ "v^VJ '' Càfn m mMfréi&fàttik SanfhititaftfWM Pilato chéiìlava li niiniyfnian^delCiiot- dano i e *fi$eftb è uno- de? quadra t h'e¥£ *neik Galleria ai<Gàfjparc? Rotttcri* 1$$>òìi VVi è un trionfò di Vertere à^Òteéclacinqttév e fei^ è mezze' tàngoy portita fopY^ un^Carro da dnè arche tiràCo^da alcuni Tritoni *&> Nereidi, ed una manó4*a^òrM Vàghiffimi i Si Vede di nnà parte Cjfaùébtràsforniatò in Fonte ; E Vaga là veduta della tóflnà > e le carni delte figure fonò dclicatinlme a fegnó, che tànÉd'queftéCiymp quèHà l'occhiòingah- nano : Ev vagò "aftt^fa'tìQ S. Bartolommeo del Perigliano, ed iHritintoU$ A ntoaio Ch'eli linida S. ròinfeiÈo di rasfrmo fatto da Donà- . rei lo, Ferjo là vìx de Ser pi in fui canto ci èU > ■ •■>:•> •■ J 3 S. MI-
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.Firenze. *• |<
,S. MICHÈLE* VHdòmìrtiralìa;^ V
la quale è cffi^a^'à U Nìitiyici';di "cVììftr doti
scattò, e S^Àtitifcearèiràznó^£\fì*Ì^$ì% pot alta , .,; , • Cappèlli WPhccìiuna tM*MwM$W
Iacopo da Timhòrmìr, filmata mólto rtYkyh%fl- Hfììmà i cViìithi Madonna dì nobile hoMrìfo, e<t\ in fiìe fatie^zè}Vdp di, *aero -pi-èà\ ìmejwtm difé'giió ',Jtà qtidfidì rilievo 1 Ella netpvY$&Keì$ ìfknifer^rèn'^ tlìjukjè è.fyfiVfìifc toHìiS. pfufejffiifkrfcbe mi^otà ìafè^Hkcàn
[ofàma'grafia. ' J/ tV/jió di Thamèra'mòyìjSÉ^ ify&'ffijém^fa[dèlie carni 'omto^H^mM mirabile , Gmtidè itWtifì^io, céM id# e fatto iìS.GÌufcppòH"maÙH §i Franò éfió^iìttahìonb ~èammirati)tik^UAìty,che intèndbìió:rèdhù S. Gievànn)fpH#$ll}t!i'Ì'ctòftefàifòJi>tà 'un fà(- fot tipdnne^iatdMrHbttmetite, eteniitoV come 1 di vero ?cWà AlWft t&Wó l'Altlr maggiore dal cornodeìVà^pòèla , '; -Cappella faVàlMÌ* ov'èun^jtèa'tàVòla di tnoltobella : VI è alla ] ' ', L1c^^hl * * ;
' 'Cappella de*B'uòtltalenti'uftdYàWla'dima- no di ffàw^^o^^^^/^O^'é'^i^^^^^^^ zinne di dolce .colorito t e molm àpgrèrxfìidj'* &;"a!!a;' "~ " h"*yMfl ' ■■■ — —; — ■* Cappella Velli, che fegue vi è uri S.Gio: che
pfrdica nel deferto di mano del I*atfigriana?; ^milfiiiè'fbftò'l'àttìèudinijéi'ii S^Gio: di, Ce 2 veri-
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' " ,'' 'afilli
4Q4 Éellezze di
verità par che parli*:, inpiltìmo alta*»
tJSfàffiif&Jbì-Set Filippo Betti una ttòftéfiL» iefyjtffuntaèdi mano di. Bernardin Vucceh^? iòipeùkràla^prgiuermQlso bella, e'lotfatofya^ S, Bernardo, che fta ginocchione, e contempla/g Regina del Cielo con fomniQ, affetto ; ed^pr^jp et è un S. Giovanni di rara ihdnjìrìa. <' [J'^ - " \ Seguita la via de' Servi onde fi.va dritto qlld Chiefa della Nun-Qata. g piena queftajìrada, di bellìfàme caie di nobile architettura j Sony . a»0Ì|te pitture ,emolte fiatue.mquella degli*4l- meni pofta fu fa ^ti^^^^^^U^1^^ la cui faceiata è dipinta di chiari, e fcuri dà Criftoranò Gherardi d^to'fe^mo^dal B. $. Seppktò'fp i^tore d'onoratanominanza, p^a fé, ma quefta da certqtempo jn qua ha ri-
ceuutò gra^di$ma ingiuria.dall'inclemenza dell aria, onde non più fi gode .come mi ri- cordo averla meno di 3 q/anni7ónò diligen- temente ofervata per eflervi le fette arti li- berali dipiate; Nel Corale yifpaol'Onpre, :él'ingannò ftàtue beUiffimeì capelli de' qua- li fon fatti con grand'àrteeja Vincenzo Danf;i fcultor rinomato; E ne fonò parimente irL, quella di GioYNiccolini'ji oggi del Marchefe , diqueilafamiglia. w,.,. È 1 architettura dì quefta affai beninteku,
'fatta col diìegno di Domenico di Baccio d'Àgnqlo^ipiilqua/e entrando fi trova UQ-* hago Corrile adornato .di molie llatiie atm- |
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die fràjéquaf^
to^rabcia ^lìpcraj j^uHb.i'ed;jhVénulhkUha/
cordi» à'iìlorb V HèTla' tfHi/Ira"fosfene' aiti' " p;à#ritÒ, é'tjèni'Iadelira;follevatà; tìir kftòV1^ ffàtua .mólcò* atiric^r^uta p?fc^ ^W" no f mperaddre ìeVerìùtà in prègio* felMèS. Sórto in qlieftà fcà fa* fi no. U n Ìfbj$!raHro'H$ pili tacite di, marttótutte antiche f &ffré mb!1-1 tèftatue intere » ctò";làr;ànhò n'ho% n'uim. diJ dòtlicì ferina àlitàflé altrepiccole/£'mé$iò~* crifpatfato il Cortile entt-afi ÌH vt0¥&j?k fq$ìs già lotto la quale fono molte tefte cbm'ibcfi' cèva ,e fra quefteun Antinob, un Èàr^càlla £* un Albino, un'Augulìo, lina GiuliaJ\qullinr un Agrippina , uh L.!Antonino, ed altro ; • tefte tutte belle a maraviglia, e ntlla iettata ' di ella è un Ercole alto braccia! ^. xHè'anv ; ' mazza l'Idra, figura affai beh incetti; con_, fuegliàta Ve pròhta attituditie, di 'marmò Carrarefe fatto da tìò: ^eìrOperà ,• In fac- ' eia a quefta Loggia fi Vede uu deliziofo giar-, dino adornato dì 4/coIóffi di marmò; Hn* trando pofeia nelle carriere terréne, chfe*di ricchi addobbi cqnftàtue, e pitturè-àdoritay tefonó óltre una manodi tavole commetta drpietredure,li veggono %^>-p t;eftè maravigliofe,- che fonò unii» ;
Q^ Fabio, iin Mar;o, e li due Scipioni y ma" ' falèndoad.alto trovali Una vàghiffifna.Sttla adornata come s'è -dettò di li.téfte antiche'' nel fa quale è un quadro bellifiìmo di ligure al ■ Ce 3 natii»
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dalòplonnài nelle "vofféiì'ctìfsK'^yji^*^
tre .orclìni, tré fayqle ^ r^pprei$nta^iSJ^ di ft'clie j nell'altra è l'Iride, «eiruiuaia&i-».,
Mercurio: fon tutte queftej] gure itiaraVielip,- :
fé j, ma di eflc è molto più r^a^ayigll^^a^
* é, Vergine Fefialc > che foja nella terfat^ di:(
qucftadalleriain lina nicchia,ti Y£de;;,È ai-,,",
tà braccia 4. tutta 4*A JaWffco Òrjental^ii^
teìla ,mafu,, e pi^i^brr9n^9 dorato , lei,
quali pif Ufi crede:da|ir,anfi^iiari, ^$to
ticame.qte juifero d'prcj•£ erv:ago,ihpaMe.g~-,
giài^nt£oltre o|n^^|r^r|.? poiché,{pt;to
rab&ò cori niaéftni ay?ecjùfi^ t4ttQ jo gnu- :
dciiir^^ortc|fp: t jnp^iar reale., in atto tìi
faTjpjrif?iq^orijte^a^[^4,oil Cielo^, con
lehr^fj^paterni t^^tb'w|qtQefpnme,
che a rivercnzagli aqiH^ì n^ù.o yè : 'ha nella™.
Cintola jwaftratauna^l^pr^'di r^mc dora- '
to tutta eli gioie ripiena, $i io ardirei dire »
che fra le itatue an^ticfie cjueftà è la belliCw
ma , TsaJaicio un novero grande di mècla-
ehe >2 d'oro, conie d'argènto > e metallo ,
. ,.r \ con
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con molte, vr<ne;> ipjji^ntìdji.^c^n/^ueftiL*
•Càfa r/^oyand, e^afo'^q^ljpjfcu^tacr, ijo^allònr^narmi ,aW Svntfncrfipne4i Faraone di hgm<i -Riempie ,di
braccio-» .e niezzo^'a^tcszai -iman oìo\ w ì b t PnMoisètffe(&#afckrtzffflfifoiQvM Afra** i
afl'etati » e- var^.aàmiaji con .pronte3tt4tu<?*• ni^^ a;quejja/fì>y§e^^^rro|noa%. Daei ajf q /wik lì ove(^i4cp^ *Ie WwB^4%^BS.W.S^1Sffe^
Vittoria degli £É>rfi contro gii Affirl ••iatutn. to fei pezzi, tutti^su Ialaba(Ìr,o^jipintì?i^
mano de^Ten3pefti|,t^pe^ ^eit^^gpJaii,
e pregiatili da gl'intendenti tenute ; he diy
queftl^racriiyagauàa,^/;^ ^aiHthnotb^ :' r
^>g/»<? con S/Gfofeppe, S.'Giò: ^airSla^
e,Gje$0dwnan©; difra^ lartQ^^e^^cjag^ ancora una r u jj fc3t L;1 u-, .^ergine iaosaz^ne.^ mano^eì Guerclàò"
^^aJj^&QJtrfcuB^ Fergìne col ^aqibi^o GièsU ^ Santa; Cate-
rina cla,§iena, di n^an^dejì jftii^a**jiiiii.- : S. Gioì Batiftì decollato di Daniel da V0l« .
terra del quale poche opere fi veggono: vie dippiun^ ri orfidWti r*\iò~ r -•'
del Bilivelti .quale ancorché, npn: fia Jnjta ,
nella franchezza di que* colpi diiuo artefice, ; ^inreliigenz^dinipjftr^,; * Ma dello ftejlo vie fitMtp^,*l?eacondqttouà*,, ,• /, |
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';;'.':....;■ ■,•"." ■■■■
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Bellé^tfi^
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. if^fWWfiìop^^
tèécterxm l'opere ilàe&fm valenti Tracicrr cucita Cafa più adorna, fi veggono due &m ■^Wfijtìà naturai Mri'dì Sàinte^o^,. |
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dì luì; rntelliéehza dfmèttratìai! è tònMftk-' '
no-cerne ^.tòndi di fbrhìè|i,; la 'bìtpitiiìi*'8? ; {up'ir/ge-gribaìtrési veder fanne ì 'àcVtléfte; v$b-v celiente pitture ste'èéiu«ne lìtìà ] |
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delllBccllentiflimo AndfeWBéW^VRHfcfcìP
tifi zio, ed tuia. |
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re pt%giìffSF^gtS8 fórreJ£vVJ?W
.vn;}'/s!> lMfi'fiQ'iboit!tbl9h sfeft'MO ;i
5^fa9fl$SÉ^
t'ergine con Giecù Bambino in collo di' Carità di EjS$cilm8^81? ia^fFSowìttèfe*
in una v òltà dipinti a ftéfcò dalVolterrano ilTemrlo*, che lacera ìlmfina^l .ìè^fàb* briche, e tutte le cofè^érmfé'crudeJfflenfc {' :,.i:ij- > 3 j dilìrug-
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J
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éferti§Sf&&ft&8^Wctoicé /e. nell'altra 4a ■
Vfferàljàlffe^^ ,^'beh fatto fné'^ quelle •
piiìttoin bHlezia èede^n siaooxngoio* - » > a'#I^^^H^^è^lptórH^p^ sì i *
ma bellooltre ogni et edere « e^itT df tutto t?f^W Wnftìea à 'federe drm$r «#£"'Wgtfìffi- *
ma tenuta :da e Iti'intende ; mancava' per leti- dir colma tal caia dell'opere dé*|>m eccelleh- tfmkeftri-uhà?>lS!'i '' -■«V'W' *'»' ' fejìa di Donatello per coronar tutte le (la-
£ué eBUrtvéfla fi veggono j Traiafcerò molti bronzi, fi tede come ftatue piccole per non dìer proliffo, molti pili, ed urne antiche ài {lima j fra le quali è pregiabile fopcàtutte^ miàkaìea',braccio:,VmcZzo d'Alabaitro Orien- tale, ch'ha feoipito'tiel coperchio uh Gufo btfiHffitóó::----;-"s-!' - 'ijntisipv , ^Procèdendo più óltrefitrovà la Chiefa..,.
d^lla Concezzioue nella quale è uh và^gò Al- tare di marmi bianchi, e midi riccamente or-*> nato, conbalauilrl, efcalinatà fìmiFfre in siisi ' una "Votazione di M. V. del Grillandaio» ed e'tutta quella fpefa {lata latta dalia "gene.* ròfa pietà del Maeitro di CampoAfetfàndro . Palfe'rihiv ^o:u"v';;,.iV h ? tó s^ài •• »m Entrando neiiapiazza fu là mano mancai*
vie li Palagio del Cavaliere Michel1 Grifoni fatto
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4^©.v Belle*Z£~di[
fatto coi};vagodifegnpgjfòjffiA^JEjft^"É>
, Bernardo, Bupnta!ent( rigita ferg^^ne^rc un vago fregio diviiatp.cpn!pa|e^?,^friglià^f
e metope fìgf)iiic$t^.iigf|gj[9Qp^jpr(^a^J^}-* ♦rico: Dentro fono alcune ^e^f0Ì.$fa£te,4a-i Gio: Bologna come a,ti,che e lavorato da lui il. terrazzino, erquefto fu nettimi WMWkSfa* venne in; Firenze. ■■• :-i}^';,o a^jì^v';^ r,:r, Nel Giardino fono^quattro, ^atue di mar*, i&ol'una è unGiafonc ,-e;g(i ajtri duemqftri marini, cnc alla fonte nelìajteftàta di effo mettono in mezzo una Venere di mano dr Gio: dell'Opera; Bdrgh.nelRi^pf.jlib.^.E vaga ancora un'altra ftatua di-marmo,,,§ pja* niera Greca, che ^Q.mou'f uofo lepre ne 11 a^* finiiira foftiencavendp quejìp^animale ;il ca<-;> pò voltato fu la fchiena ; lametta della flatus»■ è maravigliofa, ed in fpmma.è tutta, ài pre-t: gio;, La tacciata di quefto^alagi%iperI.laa»' parte del Giardino è cof\molto fa<ntanica,;i, ne per qual fine così dall'architetto lattg^n*^ . velfcigar fapref j Pofa quefta sii quattro co-
lonne di pietra fefena, ma con ci( fata fog- • già nel follevarii l'arco dalla colonna talmen-
te indietro fifpinge, ch'il piombo della fac- ciata ,è quali tutto fuorkiella colonna, onde par cofaincr^dibile a dir come regger fi pof- fa > egat ie^nza mofìrar difetto fi foftiene, co- me mi fece vedere il Volterrano. 5"; vient-j pojcù al n&b'iliffimo Tempio della f. ,.;i.^' NVN-
1 / ■ .
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; Firenze. 41X
N V,'N Z LÀ T k;.-" ìi vede una piazza mef-
pi(nmc^zo da, due beUffitne logge, aguifadi XedWo■. ubaècoldifegnodel Bruneilefco, e ne^educ.cì delle volte alcuni bambini molto •v^glì icpl-pici fì,veggono fatti dà Andrea-*.;■•■ delìa Robbia ; l'altra dallaììniftra fu da An- tonio da.SACallq feguitato il difegno della_» prima perJrehder più vagala piazza* nella d'eftra p&rte e una grandijpma, habitazione ,ove ipnq riceitHtiy& allenati i fanciullini chiamati Innocenti y i quali la/ciati, da' Genitori per poca cura t e per fquertà » qui fono nutriti c&n^ foinma diligenza . Fu fondato quefio luogo da Cione Pollini Legnaiuolo ed il fuo primo luogo fu doue fono le Monache di S. Martirio in via della Scaia, onde per alcun tempo di spedai della Scala fyo nome tenne,.ed ini fu quel moftro memorabile fepolto, c\i cui ancorai (colpito in pietra i\ ritrattoci vedem poi pro- tetto dall'Arte di Vorta S. Mariaicm dal ^Ar- te della, Seta. Teribe, /e avyenifid che altri pò* nefle in oblio la cura di quefie creature,» ò dipo- nejje i'ajfetto^cbe per li ca/ì firanifuote avyenU ré , incontanènte è.firefio quefio ricetto, {onde ad ogni maluflgiòpenjìero è molata la. cagione, Iramafiij ,efemminetóttq preuVairemila »e le fole femmine che {^anziano in eflo fono più di 900. che in quefio pietojo albergo , è Spedale ■ piàtqfio fono nutriti ; algo'rerno delle femmine fiànwdonrìéii.maturaetà » econifuegliata cura, precurano > "ebe[ fotta /anta dtjaplina fianoam* . mae- , ' I • -
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41 £; __ _ , ' Belfeziè'-.di. T_;» ,,'
maefIr atema venuto poi,il tèmpo dì prender con? figlio, perche fìano fatte monacherò maritatey fécorìdota pre[ente bifogna, quello, chea ciaf- cuna è opportuno,'da' mìniflri accuratamente è ordinato v E' vale in quello la pietà tanto, che fé avviene che reftino ferina marito, pur che lontane da infamia di vita bone (là fìano vìffute, fono tut- tavia benignamente in quefìo luogo ricevute•'.'_? fanciulli ammaefìrali da duemaeflri'fanno frut- tò fouent e bora, in gramatica, "bòra in altri affari'; ed apparando alcuna volta nòbili arti riefeono huòmini di qualche pregio ,ie di valore.- De'put' tiniirìfafeia fempre è grande il numero > che /wo- yì fi tengono a balia, W [arrivano à- ecce, é da, Va niàggio , in giti fa., che 'éfti penfar fi puote, che grande fiatatala carità négìifanimi Fiorentini', poiché da ^-ooo. perfone 'etiti órdine di quefìo luogo fitto, nutrite, e c6nfervate;.[:Mottì fono i mìnifìri, che tengono'cimide'fìég^ cultù, e delle creature : ma fbpra tutti egli ci ha un ^PYifire 3 "il quale grane per configli? , antico^ per età > per co'lìumijòdevoie prò vedrai tutto, e perche fia difpenfatà la roba con dirrittura > vfa grafide fthdio l, e gran vigiltinéa^ Nella tèfìata ' àdunejuè di quella lòggia ìli vètio SètteritricK . ne fi vede fra l'altre tigifre intTàncitiilo morto in bracciò'àd Èufculapiòì-clieconiughid'er- be fifùfcitàriò procura ,■ ìdtiò'dai Puccetti tanto limile al ^eró, che da iVnlFccSndaìnge- imò.Vi furou fatc'i ciuciti due v'èrfìV Qucm
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Firenze 413
Quemluvenem cxtinBum cernìs,fi forterejurgat
" Jgi$òfi vitam debeat, an Medico ?
, Ne] mezzo della ftefia fopra la Porta prin-
cipale , è la volta, dipinta a frefco dal me- defìmo con mirabile artifizio , dove un • foldato , fi vede di fotto in su ritto figura- to per un Marte cofa maravigl(òfìi. per lo difficolta che in ràpprefentar iìmili fcorti s incontrano, come beni (lì tuo {imo gl'inten- denti della Pittura; Anche in; uba camera del medefimo Spedale vi è una lunetta dello fteflo ov'è il ritratto di Gengio Ferravecchio fuò cariamo, amico lenza la converfazziòne del quale non poteva adoprare i pennelli ; Sonò ancora Fotte quella collocate quattro
tefte di marmò rapprefentanti i ritratti ài quattro Gran Duchi cioè Cofimo t. Ferdi<» tìindc» r.'Fràncèfcò Jt. è Co/imo ;ìj. dìnfiànb divalenti artefici: "." Il Dio Padre con le pitture" fopra la Porta
della Chiefa, fumo fatte da Grarfioqe dipin- 'tare]per que' tempi di ftima : entrando dun- , qtìéiri Chiefàfivede:jaji*altar maggipreuna 'l ^favola nella qiiaìé è una/adorazione de' Magi molto bèlla» ed oltra la buoiia difpòfi- zione delle figure vi è una veduta d'un gran' fiume in lontanatile h!è cofa di maraviglia ; da una parte ,è_ figuratain piccolo là firage de gliniiocentii edalfaltra. vie Copra un colle un figurino che taglia un'albero ftimato cofa ' .ielìiflima, (ìccome- anche tutta la tàvola ch'*è di
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4i4 Bellezze di .-;^ ^ . r
di mano di Domenico del Griìlandaió: alla
Cappella, de' Tugliefi vi è un'altra tàvola
aflai bella di«mano di Pier di Còfìmò . »~' Sopra là port;a della Sagrefìiaèuna tefta
di marmo d'un Crifto coronato di fpine, bel- lifsima, eririipetto ve n'è un'altra d'una Ver- gine del Sèrhnei oggi MarioVélii come anche ]* A gnolino su la pila dell'acqua sàta:InPiazza è eretto il Cavallo ài Bronzo col fimùlacro di Ferdinando I. Gran Duca di Tófcana •• è òpe- ra anche quella di Gio: Bologna come àffe- rifce lo ftéfiió Bocchi autor di quello, nel ^ib. intitolato Elogia- quibus viri do&ifsimi nàti Fiorenti? decdrantur a car. 5', con quello parole tìoneflavii: fé tffdémìaùHìhiis idem, Io- anncs in Statua Eque/hi i'erdinandi MagnfJXu- cis qu&inTtatea D. ^nnu0iaP& pauloante ' jjf^* tutzcft ' S'p'irat Equus "pulchefrma vim natura* '& ut fé movcat ad iter piane o[ìèìidit : 'P,e/ai* nandus fua grafitate'admiràfcilis paUrrìifj^id(ij ÌeMìihl%Wleìis, dum tota vita mdgnifice'pa- 'trifiatyhàc illuftìi fi^iuamìr abiliffim 1$$$' gùfis Vérit rerum p^krUm^òrìaWdccènhtyé^c* Fu gettato que^ó Cavallo ranno 1603.era- rio j(5o<5, alzato, ónde Te tee il BdecliiTióji falò amico > bià contemporàneo ditìi& Bo- logna, accredita i e tende fedele là;dilùpT- ferziòne,* e benché Vifueno^fc^ cin0 d'altro artefice I cip ilafte da 1 l'inTcnzié- ncch'è "nella baie dell'agno 1.540, tìicVi^i "colia 'dalla aiàgu'i^éiUa''ài Ferdinaiicfo Tf. nei
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4
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hè!^»W^W^W eKc dà alcuni
sfaccenditM^tw anni prirfta^er&no ilati le- dati 'yWtoéfrÙS^ drclTeefufoètUtto di prede fatte dàlie-GUI ère, onde nella Ci gnà vi fi V ?; D^tóklIlrapttiàTfieroTrace * ,
ijiiàl vérfo^ diGio.* Villiff anchk le ; >
|> Fostaìtèfòi fono opera dì Pietro Tacca :
%tóno '■è&tte ranno 1543. mattante fbpra i
ftfòttellh <cne*fè>£rà i bronzi lavorò (èmpre^
« dal prirteipiò' "M fine Lodovico Sa I vetri fuo
fcoferéyftè foron fatte per collocaffi quivi,
ili a su la t> itóa di Li v or no. Ma pev> venirci
•'^•ttfVNZJÀTÀV'Sopr* /4 forf* , che ricfce
nel Cortile fi vede Ma ' * * ■'■•'■ ^unziàtadi'Mufaico, ffflfà'éW'vèga ma*
Wè^à^if^Éutfà^'f/JÉtó^wJfJ difegno * fare che fìd fatta di colèri ? di mano di Ridolfo Ghirlandàio ì lodata, molto da gli artefici. Ma. jopra l'arco dèWjintipòrto fono due figure con futtimdìcSloYite fìupendoWmàno dì Iacopo da. " ^litòfrtòo*, divede kdùhqtìe una '
Cariti 3 ìpj terFf<ft dipìntecoìt maraviglio^
ò f& àrt:ifi^P,ì:QHà'nto fia bella atte fi a fede nel
" $S|J$#J$®| $<*&& a ed intùtt'àhà'fèrforià s egli
non]fìrpM^W^i vero agevòlmeWe efpritnere già mai $ i panni appréffo di beliìfiime pieghete ^WgYa^idìia^diè fopra la p^rfona ordinati »
rfanHo ftmbiante olita ogniflima lodevole 4 e^t
«\ - zra*
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BRfiB
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*4i6 BeMezs&#l
■grafiefa* fe CàHkà è beUi(fm*Tp&¥!tm^tty}n
. pa nneggkita &on fomma art$ rtz$$egi$$a.r, fermg. l'occhio di ehj contemplala q^ed&whìte àvjji,> Xomcfpnviene tpare/icke drda W^$Ìt$téhm§t re>e ài benigno affetto, Biluce in un pu4jinp{> % che tiene, in col fai viucs^a af 4$ll$gffarj; \equaft * che fta vero>, in certo moda ^tcj^ia^hfttq ge^ij membra re come quegl(rrckfyk$if,ly4mn\£ur1a di fui idi {larliet^edl fa^fejta'i $^*r$9l$0 fa-qj . E'ammirato un'alp^f^tmoy fhe-da fll^o guarda inaiar ed affaceiatoff^a^fflia fpond&> fembrqper-f altera grande ^fha-mrfi^o^ di cadere.-; ti fohritp^fumato n dolce^fqndztQfp!- tra ottimo dìfegno è tenuto pariMÌ}gptefg{t^p$ fùjram artefciyed è lodato fetida fine. Ter the» dopo >.che hebbe un giorno veduta gn<$jt<fper a il Buonarroto > la lodò fommamente^cop^e Cj?far$~ ra • edin-tefo,come Iacopoy^adip^diKiXy'iinni , fen^apwdiffes Je^ueIiagio%am^gi*italle %e~ x^Mf4ffi<^é^m°r^f c&^: (on<ìi4£x4 l$$tìtum
, atCMlo. $omski(lt(pmj dmaùrlfi^|(viMf\ jf-
(kngQ»$un pajwo >tcheL quafi-^A]-medirupa,
M^^èf^w^^ f°n- i°mma &?%<*. • \ q£-
:uppr non :gia(iar Je %ure gij de,t£e fu, forcato
S fe^uita^il'grdbe delie due; .^n'mf ; ^cojpape \\&\ Pò^q^ptivco;». che fole, era^*tò qtie^o |
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dear-o
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I
Firenze. 417
$e artificio: fono di vi fate molte figure con mol*
fa indufiria » le quali pertinenti al martirio di queflo Santo di Dio fanno attitudini vaghe ,bì%> %arre, e naturali. Sopra vn tronco di arbore3 ft vede legato San Bafiiano, giovane di difpoft^io- nebelliffxma di corpo, e nelle membra è verfodi fé conforme, e molto nelle fattele raro. Ter-, chetipofiain Dio la fm fperan^a ,ali(a la te fin Riciclo, e nella paventa, che mofira; in chi il mira, accende di pò %ione, Da baffo fono i mi~ nidri del martirio, pieni di fdegno, e di fierezza* che per trafiggere il fanto corpo con fór%a eftre~ 1fta pongono ogni loro ingegno, ultra" cavalli bei* liffìmi , e molte figure, egli ci è uno vefiito di a^* %urro, il quale con l'arco carico mira per fare il folpoin parte, che ha difegnata , con movenza fosl graqofa,. e con sì bell'arte, che efprimere ì}on fi potrebbe già mai fQn parole. Ci ha vn 'al- tro , che è ignudo, echinata carica lUrcoedìrì attitudine firaniffimamente vaga , col capo baffo, fon le fpalle arcate, ha meffa un piede dentro di una Campanella, che è nel me%zo deWarco ap- piccata ,e sformando/i mofira le vene del brac fio enfiate, i mufcoli carnofi » ed ogni efiremo yigore, che in tale attoji adopera, faphlefe eoa raro artifìcio. lì S, Baftianoè il ritratto di Gino di Lodovico della nobil famiglia Cap- poni giovane di vago afpetto fuo contempo- raneo ; Vi fono in oltre due tavole molto va* ghe pgn'una di loro fopra il fepolcro d'un Cardinale delia famiglia Pucci quelle fono di D d mano
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4i.8 Bellezze di
mano l'una del Paggi l'altra d'Aurelio Lomi
pittori di buon grido,,,, , La Volta della Cupolaè belliflima incro^
fiata di rofe di madreperla con alcune frecce, che fanno vaga viftar e dipinta a frefco dal Puccetti ; Le due ftatue fono di Antonio No- velli Scultor Fiorentino VomodiJìngoJari prerogative, e molto dotto mlk Mattemati* che, ed è quello che fece il famofo Poliremo nel vago, e deliziofq Giardino del Serenili?. Cardinale Gio: Carlo in via della Scala qua- le è alto braccia 15. ed è un coloflo molto bene intefo, ed acconciamente difegriatoj Hora entrando nel famofo Cortile della Nunziata, fi veggono mqltt
Storie fatte da tariffimi pittori} e perche inefie molti fatti fi contengonodiS. Filippo, notabile molto per fantità, e ricordato^ tra*primi fonda" tori della Bgligione de*Servi, le quali fono di mano delleccellentijfimo .Andrea del Sarto, di- remo di quefie in prima, che per foyrànabelle^ %a fono fen%a pari. Andrea di Cofimopittor antico dipinfe le grottefche,o rondicene fono ne peducci dell« volte di quello cortile ne' quali fi veggono: Noè> Giofuèjona, Moisè , ed altri SS. PP. dei Vecchio Tedameato aliai bene : Dopo la ',-.". -{'h r Siloria della Nari viti , fatta di mano di
lAlcjfo lìaldoMiMttiyè lodata molto per diligen- za , e per mdullria , come è cofa nota > eglifi ve* de dipinta nell'altra Storia.la vifìone > che renne |
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Firenze* 41^
k $. Filippo Bemqi; cioè, quando nell'Ottava
della l{e/urrezione , mentre /ente nella Meffa quelle parole ; Philippe' accede, & adiunge te ad currum iflum ;/allevato in contemplalo' ne spirituale, e /piccato da' /enfi, vede la Vergine glorio fa /opra un Carro di quattro ruote stirato da un Lione > e da un ^Agnello : e penfando molto /opra queflo(po/cia che vede la Vergine* che porge un pannoi nero, che tiene in Pianp > come èia ve ila di quefii Servi d'i Dio)prefitte confi-, gl'io alla fine di entrare inquefta^eligiqna^di, veflirfi l\habito, che ha veduto, è di mano que-*x fia] Storia di Co fimo I\ojfellini ; dove nelle tefle di alcuni Frati fi cono/ce vivevax e lodevole^? t maniera di;colorito. Ma quella' ;•.* ,,w Storia 3 che yìen dopo fecondo il tempo » è di
tnanodiìAndteadel Sarto; dóve è-effigiatosquan- do va S. Filippo alTapa, che ernia Corte era in Viterbo > e nel viaggio t'Svaun ,'ihe era lebbra-, /0, & ignudo t il quale umilmente gli chiede la limofwa. ut cui qmfìo uomo Santo ri/pondecon quelle parole s che già difje S* Tietro. A rgen- tam, & aurum non eft mihi ; quod autetn ha- beo, hoc cibi do, e tirato fi in di/parte, tofio fi cavò la camicia ', è perche/e la. veftiffe3 la diede a fuefio poverello. E belli/fimo quefio ignudo , e fatto con bella grafia, come altresì è il Fratesche accenna, che vuol con/olarlo : perche in alto fi vede in altro luogo in picciol /embiante, ma con grazio]a t>i(ìa , quando fi cava la camìcia in at- titudine cesi vera, che così ben comprende chi Dd z con-
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4%o BeJIezzedi
contempla quefia pittura, come chi la Jìoria leg*
gè nelle carte : la Storia pofcia della Saetta di Jtndréa par in
mente , pia è vaga, pia bella, e più mirabile. In quefla è dipinto , come, mentre che S. Filippo tra Bologna r e Moderna fegue /no viaggio ver fole jtlpi, avviene, ehe alcuni /otto nna grande ar- bore di State > fuggendo il caldo, ed involti nel giuoco, e ne* lafcivi amori, fecero ingiutìa all'hmmo Santo , e molto con parole di dispregio il tennero à vile* ma befiemmiando il nome dì Pio dìfpettofammte, non fojferfe egli, e conferà vore di fpìrito forte gli riprefe, proteftando loro some dalla vendetta dì Dìo poco erano di lungi, » Terche non pafsò molto , che facendoli Varia af- fura, incontanente con terribile flrepita cadete dalCkU una folgore hnpetmfa, efquarciò l'ar- bore, fatto l'ombra di cui fi era la gente -iniqua ricoverata : èbellifsimo oltramodo tutto il din tifato, ed imaginatofi nell'anima il terrore di sì repentim accidente , ha quefio nobile artefice^, ogni cofa efprejfa con mirabile efficacia. Vercb* fi veggono duo traboccati à terra motti, uno de* quali [corta con maraviglio/o artifìcio. Gli al- tri tremanti in vive attitudini, pare, che vo* gitano fuggire ' ma fi moftra, che tanto al cuore fia penetrato il terrore, che volendo muover fi, remino immobili, e nelle mani, nel volto fcuo* ., pronodi vero lo /pavento. Ci è una meretrice * che affretta ilpaffò ,per tot fi vìa dal luogo dì sì. gran frac affo ; ed unoapprejjo s che par che gridi con
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con tapìàrifoluta bellezza , ehe in tale affare fi
pofia imaginare. Ci è un Cavallo % cheàrontore così horribile fi è /cio\to, ed a, /alti molto /pa- ventato 6 dilegua: fotto aWalbore ft veggono te carte del giuoco /opra un manfello, la/ciato in abbandono , e$. filippo poco ài lungi mojlrad iue fuoi compagni il ca/ogià avvenuto, il quale haueapredepto , con tanta arte, e così rara » che ifprimere non fi potrebbe. In quefiaè l'imita" zione tanto felice, tanto al vero conforme, ed alla natura, che pare, che il ca/o fi /corga in co- fa, che avvenga al prefente, e non in pittura fi contempli. Ci è mirabile la figura d'uno , che ft pone amendue le mani al capo, e quafi con que- jìofi poffa difendere,quantopiàpuoteficuopre,e chinato in terra, pare, che fia vero/cn^a fallo > e naturale. Nell'altra s Storia, che fe^uc, dove S. Filippo cava gli
/piriti d'addoffo dì una fanciulla » è bellifsmo il dìvijato delle figure , le quali con varij /embian- ti ftanno à vedere il miracolo. appari/ce U don- na /morta, ed abbandonata da vigor naturale è fofìenuta dalla madre, e dal padre con vive at- titudini, e vere, jippreffo fi veggono molte fi* guredi fomma bellezza l le quali /ono panneg- giate con ecce/sivo artificio. E* bello un cafa. mento, e nel melato una porta aperta, dinanzi cui /egue il miracolo, e ft febrge un paefe, che sfugge dipinto con mirabile indùftria * Òopo^ que* fiajcguitapQJcia vrìaltra Storia doy'è dipinto, quando un fanciulli*
D d % noè |
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q%& H Bellezze <Jj
hòèrivócdtodamort^ che tocca
la bara dìS. Filippo, già morto altresì, ed i Fra*
ti+che piangono il fuo maefiro, apparirono di fembiante colmo di dolore } £t alcuni , che fono prefenti'à si gran miracolài fanno, lemarafv glie, coloriti di quella manierai ehe paiono ve? ri,. ed ancóra di rilievo. llpuhmOj comechè fofje vivo fen%a più fi vède'ihorto tuttavia, e pòfeia miracolo]ramente rifufcitatp. Tvlorto èil morto 3 e di rilievo, e nelle carni come par vero?, ìi e Ila vefia come del tutto naturale? Il vivo di carne viva, folleVatoad allegrezza ,conforme [alla natura3 non puote effer pia vera Perchè fono le con ftderazioni così rare » onde fono fatti amendue, che ammirati da chi è intendènte, ol* tra eia da gli artefici fono tenuti in molto pregiò, Bellifsimo è uno edifico, dove èpofto il corpo di quefio Santo, e divero pares che con l'ombra sfuÌla > e c°l chiaro aiutato venga innanzi, e per difegno nòbile fia fodo, e dal muro rilevato * la.: '-■"■- ■"-'. ,,-: Stòria che Vieri dopo ,É di colorito, che pia
ha del grande, e perciò meglio efprime il vero , e le cole naturali. In quefìa dinanzi aduno alta- re è dipinto Un Frate parato, che tiene in mana con htUifsimagrazJa una reliquia de' patini ni S, Filippo: epofte inginocchione vi fono alcune donne, che ne pia vere, ne pia belle non pare che formar pofla di hnomo neffuno artifizio • Sono i puttini molto di carne viva, che dalle donne for- no portati all'altare, perche fta loro me fi a in ca« ^oque*
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tltetizcQ 41$
p o quefta reliquia ì e fi cono/ce% copie ha coru
maefircvole ìnduflriaquefio,nobile artefice for- matele membra di fiorita tenerezza con tanta grafia 9 che pia non chiede, ancoraché bramofa, nefiuna voglia in que^o affare i Vn vecchio ,che fi regge con una ma?g.a> che fi diceejfer Luca del- la Robbia>che faglie con affanno certi ftaglioni'■* è da tutti lodato di colorito bellìjfimoà maravi- glia* Ciè un povero j cheaffetta la limo fina, the nel corpo ignudo veramentepar naturale ; ed un fraticello > che ad una, porta appari/ce per dargli del pane 3tosì è vivo nell'a/petto, che non fi fa^ia né artefice, ne huomo intendente dì am- mirarlo . L'edificio è bellifsimo altresì, e l'imi* tastone aggiuftata col verifimile, la quale(come /opra la tavola della Difputa di Andrea fi è det* to è necejfaria ) oltra ogni filma e rara $ e mira* bile. Dalla finifira banda la Storia dell' Affinità della Madonna è dima*
no del Hpffo, pìttor Fiorentino * ammirata molt& dagli uomini dell'arte: è fattala tergine coìu gentilijfima maniera, e parimente certi Angelet-, ti, che facendo fefta alla Regina del Cielo s pre». fi l'uria l'altro per la mano, l'accolgono con fefia in aria, con movente rare, e bizzarre. E loda» to l'artificio delle vedute difficili efpreffe felice-,, .mente • egli /corti fatti con fommo fludio,tno* flrano il valore di queflo artefice » che nel vincere le dijficultài le quali nell'arte fono racchìufe, fu- fempre risoluto, ardito, e fen%a pari. Si mofira ciascuno in villa grazio/a, & in attogentile di* Od 4 ft*:
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424 Bellezze di'
fpofìoad allegrezza ì è incredibile d dite quanti
qua fi nelmuovtifi fi ano ver fa di fé di bel jem- ulante i ve^zofo i e leggiadro . Oli ^poftoli > che fomfotto y e mirano la Madre del Salvatore^ * parimente da tutti fono lodati ,e tenuti inpregio? e come che ftano carichi di\ panni * tuttavia fono lodati: perche i e nelle tefte apparile uh aria di- cevole alla condizione di chi è dipinto, e le pie- ghe beUiffime, e morbide a maramglia rendono il tuttolodevoleycraro. L'altra. , . Storia > dove è dipinta la Vifitazione della
Madonna, è di mano dì Iacopo da Tuntormo , per Tuo vero nome chiamato Iacopo Canicci ma da Pontormo per aver quivi molto abita- to ,in compagnia di fuo h maeflroj che fa Pier ài Cofano RofIelli,il II.Mariotto Alber- tinelli ,e'l terzo Andrea del Sarto ; è belliffvma quefia facciata, e da chi è intendente lodata feri* lafine. Mia tergine di gentiliffimo fembtante , e S.Lifabetta antica di anni altresì, e fatta con fommo artificio, e panneggiata in giti fa > che par9 che fta vera, e di rilievo. Vna figura, che tic* ne un libro in mano fembra di effer viva del tut* io> e che quello voglia operare, per cui e fiat tu fatta. Kon fi pojjono fatare di lodar quejtaj> opera gli artefici tora nella bellezza del colorito, ora neit intelligenza del difegno, ora nel divtfata delle figure : ma fé fi contempla Attentamente, iosi èpofloM chiaro, e l'ojcuro à fuo luogo, cosi è piena di sfumata dolcezza per entre tutta Itu Storia i che di vero par di rilievo, e che dal muro pa
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«.
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V Firenze? 4*5
fta fpittata i e del tutto venga infuori, è mira-
bile unputtino fatto con fommagratta , il quale fiede in fu certe /e alee : è nella frefebe^ta delle carni, e nel colorito, che èbellijjimo , /embra±> vgni altra co/a, che nel muro di effer dipinto * ^Allato a qùefiaè la Storia dello Sponfalmò della Mactonha di
mano di Francia Bigtò, fatta con rara ihduftria i Moflra vivenza il S, Giu/eppo, mentre che fpo/à U Vergine » tApprcflo ci ha una figura, che con bella movenza fi dijerra nelle braccia , e che * t&me fi u/a fubito j che è dato l'anello »vuol dare allo Spofo fopra le /palle deUepugna: lacuale è fatta con vivezza tanto grande , che par vera* & un altra parimente non pare già , che fila fer* ma, ma guidata da mo to atteggi le mani viua- mente, E di -vifià grazio/a una femmina col fi- gliuolo in collo y & un'altro che piangendo fiedi * e pare, che fìa /gridato dalla madre, lodati tuU ti molto da gli artefici ♦ Vno po/ciaacui, comi auui/aua, non era fioritala /uam4%za> fi rao- ftra adirato, e mentri che la /pestai efprime una attitudine fiera molto s e naturale, E il colorito fre/co, e viuo, £r atto a porre innanzi altrui il vero , La Vergine poi,, e l altre donne fono nelle tefìe 3 e ne* panni acconciamente ornate, e perciò da chi é intendente , fono olir a modo apprezza- te ; e quefto, che fi dice, più farebbe chiaio, fi dall'autore non foffero fiate guafle. "Perche men do i Frati leuata la turata ih un giorno di certa Solcmnik > Jen\a /aputa del màvfiro, venne in* fret*
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4*6 , Bellezze ài
fretta perciò, e giuri fé in tempo a punto il Fran- cia , <r/;<r ^«ror4 non era levata il paleo, e ?/«*<» dall'ira > prefa una martellina , toflo /ali fui palco » eguaflò il volto della Madonna , e di al- cune femmine , ed altresì l'ignudo, che rompe la mafia : e fé da' Frati non era tenuto y e da certi nomini,che erano inCbicfa, tutta questa bel- lijfima Storia dal Maestro ,che l'Bauea dipinta, in un momento farebbe stata Scalcinata. Non fi e trovato pòfeia pittore alcuno, (cotanto è tenu- to in pregio questo autore) che per racconciarla vi habbia voluto già mai metter la mano. In quefta nicchia che fegue non è dipinto fui muro cofa veruna onde per riempir quefto luogovièftatada'Padri con molta pruden- za collocata una tavola di fraGio; Angeli- co da Fiefoie uomo dì Santa vita, e fecondo alcuni beato, la quale oltre la diligenza e'1 di- fegno è. fatta con colori Ci vivi,che di più non fi può bramare 3 ancorché fieno più di 200. anni che fu dipinta; Quivi è effigiato il Fa- radifo con tucti i Con de gRAngeIi;i volti de' quali fono beJJitfimi : Quella tavola erano gli fportellideli-Armario,ove flava ripofta 1 ar- genteria dall'Altare della Santifsima Nun- ziata ; la • : : •••;.,•;-.—.' Storia, che è dopò la Porta di S. Baftiano ,
dove è dipinta la Natività della Madonna, è di mano di ^Andrea del Sarto , di stupendo colorito. Ha dmifatoquesto maraviglio/o artefice S,jin. na nel letto , in una camera, fatta con molta gm* & ;
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Firenze. 427
%ìd iefi come ella è dipinta con grandc\indufìriai
così due fer penti ,cbe le portano al letto in piatti da mangiare, fono nel volto di grazio/o affetto , nell'attitudine pronte* e nelle vefti panneggiate in tal maniera s che fono pia ftmìli al vero, ed ' al vitto, che ad artificio, 0 a* colori. Ma bellif- fime /opra ogni fìima fono due altre donne » che come è ufani^a, fono venuteavifitare la donna di parto, fi feorge nel volto una frefehe^za di carne tale, come di vero è in bella donna > quan- do èviua : i panni nobilmente ordinati dateftù* ra, non da pennello pare a buona equità, chelf procedano : perche così fono panneggiate quefte figure con bellifjimepieghe y e nelle carni dà foìi- rana intelligenza fatte qua fi viue » che già mai, come vuole la ragione, lodare a bàftarila nòte» ftpotrebbono* La prima ch'è innanzi di que- lle due figure è fecondo alcuni il ritratto della Lucrezia del Fede moglie d'Andrea, del qua- le iì come mai ho letto di che cafato fì fulfe, ho avuco caro poter dar quefta notizia ,• egli dunque fi chiamò Andrea figliuòlo di Mì- chelagnolo Vahnucchi Sarto , come tutto* appare al Campione delIavCompaghia del- lo Scalzo , di S. Iacopo del Nicchio , o dì S. Baftiano dietro alla Nunziata nello quali fu deferitto, e per riprova di quella^ ortervifi nella Storia che fegue ov'egli fa per fua cifra un A, & un V, avviticchiati inficme. Due altre > che feggono al fuoco 3 e quello vanno ordinando, che chiede, la bifognaper la puttina, fonò
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4iS Sellezzedi
fono oltra ogni (lima ftupendè, e mirabili* *Pef*
che l'attitudine donne [co. , come è nel vero,. effef non puote di queftc più viuace ; le efte non fono fatte altrimenti, che fi portano , come queste p che fono nel muro di colori : ma nelle carni ha meffaAndrea, quafinuouo Trome$eo> ecceffiua viueqza t e quafi fornite di fpirito ncll''affettar le pezze, e nello sfafciar la puttina, fembrano di fauellar de' fuoi affarìi e dal muro rikuate di operar quello , onde fono fiate effigiate» E ftu- fendo l'artificio di una, a cui affibbiate le mani- che con le#tc%za alla gammurra, pare che le cag* giano in fu le pugna, come fi dice, con verità in tanto gra\iofa , che [di vigor pari nella fanelli cornee fiato il fenno di sì pregiato artefice, fa- rebbe dibifogno\, fé a pieno, come è giù fio, fido* ueffe commendare. Dì rara bellezza fi mofira una fanciullina , che fi /calda al fuoco , e por* gendo le mani innanzi, oltra ognifiima apparifee ■viua, e naturale. ^Ammirano gli artefici una vecchio » il quale appoggiato fopra un lettuecio $ fi come è lontano , così diminutfee a proporzione con fomma arte, In aria fi veggono alcuni putti* ni, chegettano fieri , coloriti, come le altre figu- re di maniera morbida', e molto naturale. Dopo 'quefiaèla Storia de* Magi di mano di Andrea fimil-
mente, di pari bellezza i dove è dipinto quando i tre Magi d'Oriente guidati dalla fieli a Vanna ad adorar Crifio nato, Ha finto Andrea, pofeia- che pnfio al luogo fono arrivati, chepcrriue* ren~
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'..*■■. \\ ■■
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' Firenze-i! 4.19
renzà vengano à piede, Tercbe fono fatti ton
fingulare artificio tutti e tre ; e fi vede il tutto dìvìfato con gentile accorgimento. E fatta la falmeria con rara vaghezza , ed alcuni Cavalli al quante difcotìo fnelli ih vìfta, e grafie fi dan~ no ad bora ad bora à chi mira dì lode gran cagio- ne. Sono belltjjìmi dueMagi, il Giovane, c'I Vecchio, nelle tefie, ne1 panni, e nell'abito, e ne* calcari ; ma fenica fallo l Indiano infua con- dizione è di jlupenda bellezza : è panneggiatH ta per fona di quefìa figura con profondo giudizio , e le membra fono fatte con tanta jgra^ia , che par cofa incredibile, che il pennello gareggi con la natura, e per leggiadria ifquifìta ancora la vjn* fa. L'altra figura, la quale è prefioàquefia , è ammirata da gli artefici molto : è tutto vero, e di rilievo il fafeio de' panni, che tiene fotto'l braccio, eVmantetlo dì bellìfsime pieghe così mi~ wabìlmenteè fatto, che da altra mano, che da quella di Andrea infuori, così vero non fareb* he già mai fiato effigiato, Tra quelli, che ven- gono dietro con le Corti de* i^r, in un canto fono dipinti Iacopo Tatti, chiamatoti Sanfovino,e l*MolleMufico, ed ^Andrea autore dell'opera; il quale con un braccio in infeorto, e col dito ac* cerna con tanta vivenza , che con parole ifpri~ mere non fi potrebbe. La felicità di pittura in quella parte, che ì difficile oltra ogni filma ( pc~ fòche il braccio infimo alla mano, ed al dito che è lungo net vero, in ifeorto è breviffimo, ma fi vede di giufla lunghezza tuttavia, da chi più è » inten-
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. 4?o Bellezze di .
fendente, pia'è ammirata. Mlato d quefia
Hura, una tefia di fanciullata con belliflimica* pelli., che ride di voglia con fomma grafia, fi dice effere di BenricoII. Redi Francia, ritratto da Undrea\quando in Francia per molto tempo feruì il 'Re Francefco Trjmo, come è cofa nota*. Si veggono alcuni fanciullini > chefdgono /or pra un muro, onde veggano pafìare i Carriaggi* le befìie fìrauaganti, e le magnificente, che /e- guano la Corte : e ci è un cafamento diuifato con rara intelligenza, e con imitazione tanto accor- ta rì che par verifimile,e vera ; e fi accorda l'ani* moin fuopenfiero, che come è dipinta, così an- cora pxffafie la bifogna. Ver che chi brama imi- fanone di fembiante più magnifico, e più fuper-; boinquefìo affare, brama di priuare il fatto del verifimile nella pittura, e di pafsare ilfegno del- la, ragione. Ter che è diuifato di .Andrea aggk~;, fiato al vero, come nelle lettere [me fi contiene;- E fono accompagnati\ quelli tre Magi da Cortei diceuole a loro (iato, a/sai grande ,ed afsai ono- rata : ed altrimenti, fuole il numero copiofodi caualli di foldati recar fofpetto nepaeft (ìranic* ri, e più che in altro in Giudea in Erode farebbe aumnitto,, otte egli era Signor e, & aurebbe pre- fa guardia di chi con tanta gente, che quafì con e fere ito, nelle fue terre fofse venuto. Alle due colonne che. mettono in mezzo
la porrà della Chiefa fono alnile due belle pik di bronzo per incerai $anra,vagbanjence orbiate, e con moka ai ice diligenza condot- te da |
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Firenze. 43*
teda Francefco Sufini a fpefe di Francefco
Lucardefì Paolfanti Segretario di Ferdinan- do primo*, e di Co/imo lL che adornò il pa- vimento avanti la porta con rabefehi di bró- 20(opra la, propria fepolturaj US. Gio: di di bronzo, eh'è Copra la pila di marmo fra le porte è di Pagno Partigiani (colar di Miche- lozzo, e la tetta di marmo nell'altra parte dsì Cortile è il ritratto d'Andrea , fatta da Raf- faello da Monte Lupo con bell/induftria, ad inftanza di Domenico Conti fcòlar d'Andrea con l'Epitaffio di Pier Vettori ; Ma [entrando inChiefa, fi vede la famo fa Cappella da man-/ìniftra fatta col disegno
dì Micbelofzo Michelo^zi ; nel muro di cui e dì- pinta di miracolofo volto la Santi/sima Nunzia- ta y cotanto ìn ogni parte del mondo memorabile. Terche nel MCCXXX1I1, quando da malvagi penfieri era travagliata la fanta fede , come pia* eque a Dio egli nacque infette huomini Fiorentini di nobil legnaggiogranfervor di Spìrito ; il qua- le perche era potente, così crebbe in poco tempo, che dilatandoft in altruiprò, fiorì mirabilmen- te, ed alla fine fece frutto raro, e notabile, Ho- ra nata da queftila Bgligione de Servi > e dato principio ad un gran tempio, come quelli j che alfervigìo della Madre del figlimi di Dio fiera" no dedicati ,fubito che] fu ordinata la muraglia » fuprefo configlio, perche foffe dipinta quella , cui tanto haveanoin pregio. jibbattutifi adun* que ad un ptttore di cofiumi, e di ulta lodeuole , |
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43? Bellezze di
fu dato princìpio alla tergine, quando è datlK
angelo annunziata ' e perche riufriffe l'av vifo x pia nell'opere felice » fi confefsò prima fùèftoi favio artefice, e prtfe appreffo il SantiffimoSa--. cramento, Bipinfe adunque amendue le figure, dalla tefia della tergine in fuori ; e mirando coi penfiero umano 3 quale efferdovea il fembiante, che da pender diuino doveaeffere fiammato, più. 4i una rotta re fio confufo nel fuo.avvifo,, equa- fi sbattuto nell'alta impxefa, andava divifando * comequefto celefie volto di sì alta creatura egli, poteffe effigiare * avvenne adunque un giorno» come piacque a Dio » che in fui ponte, dove dp*. pigneva-, foprafatto 'al jjnna fi addormente % 'Ma fuegìiato pocodot it'tojlo. vide finita il voi** to della Madonna miracolofornente : pera cbc^ fmarrìto. nello, fplendore di ta/iUi beÌk^za-% ed [abbattuto dai cèkfic fembiante % ed immortale* trwjio da fingulareftupore» comincia, cèrne ih ca- fo fiupendo chiedeva, a gridare ad alta vece^ \A qucfio grido cor fé ogni Servo di Maria > ne fu. alcuno cosi tardo , che'daprefio, e di lungi non* toneffea veder l'alte maraviglie diBio, e net cafo non penfate non fi fentiffe accrefvere ncW* animo di dolce i t difufata allegrezza. Quanta, fia crefciuta pofcia la diuo^ionè di qucfiamira* eolpfa Fergine s e Santiffima» da quello.megliot (he fi vede ad orat ad ora, che 44 mM parole^» comprendere fi puote : però che feti concorfo defi- la gente 3. ipenfieriafettuòfi » le voglie [ingoiar? i^yqkfs'i raccontare » ancora che di altro non fi |
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Firenze, 'k 43$ \'r
dicejie , c/>c di' quello, egli conterrebbe dipender
lungo trattato fenzà dubbio ì fimi pur ciafcum, e tenga per fermo ,'che nonre\qucfci opera terre- w* » «m ?ek/Je j non umana , ma diurna, poiché tic II* apparire qptefiomiracolofo volto a gli occhi Altrui , effer non puote, ebetofio non fi pepturbi, non fi alteri , e per dolcezza di/ufata, come erJa tifato di dire il Gran Duca Cofimo , non fi finta rapire fu&ridi fé fteffo i| cotanto è fofra umano % cotanto fingolarc > cotanto veramente, diuino. Le grafie, cbepiquonodaqueflamiracolofa Fergi*., ne, jono di vero inmmtrabili ; comeiincredibil numero de' voti in ciò fa fede \ i doni pre^iofiolv tra ogni lì ima fono rari, e gii ornamenti bellici». mi ; e pare, che ogni cofaper riueren^a umilmen- te fi inchini, per far onore al ricetto di tantaj dinotane, jl nome di TÀctro de' Medici, col difegho di Mickelo^io come, fi è detto fu cbiufa quejia Cappella , doue è dipinta la Santiffinuc* Nunziata, di marmo Carrarefe: fopra quattro, Colonne di ordine Corinto di braccia noue fi pofa un sArchitraue, Fregio, e Cornice doppij,dimem- bri, intagliati con gentilijfimv lauoro : il Cielo, della Cappella dentro alle quattro Colonne è tut- to intagliato » e di fmalti lauorati a fuoco è fat- to con marauìgliofa bellezza. Il piano pofem è bellijfimo altresì, diuifato di porfidi * di marmi mijiij., di ferpentini, Vn Candellier di bronco, fatta da Tagno "Partigiani » che.conduffe a fine tutto quello, che daMìc)yefo<%L& era fiato ordina-: to » è molto bello, ed un Giglio di rame, cheinj £ e aria
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4?4 i Bellezze di
*Ha%ft pofa [opra un fregio ,e firegg? per lo me^-
zo di unrarm >chs $ appicca (opra um Cornice dell* Cappelliy$ vagbi0Mo oltra ogni jlima, le quali due cole come che de gli argenti (ìa maggiore la quantità5 oggi più non vi fono: Appefe poi Sotto al fregio fi veggono 3 o.Z*?#- pane di argento, fatte di-artifìcio- maraviglio/o, con ordine del Gran Duca Co fimo 3 E fotco altre fedici dcll& prime maggiori con un'altr'or- dine la Cappella intorno rigirano : Vna ve n'è«el mezzo davanti la S. Imagine di Ar- gento dorato di confiderabil grandezza > . fìccome dal cornicione altre tre lampanfu delle gii dette maggiori fofpefe ftanno ; a fronte d'un gran Lampadario fotto l'arco che la Cappella dall'Oratorio divide, tutto a ra- befehi e fogliami d'argento con molt'arte fabbricato, lungo braccia cinque, alto due e mezzo, dal quale altresì tré gran lampane di braccio e mezzo l'uria accefe pendono ; In- torno alle colonne in terra, all'altezza d'uà . Vomo un vago baiauftrato di marmi rigira» da una rete di bronzo che fa vaga, e magni- fica viftà, tramezzato ; su la cornice di que- fto i4.càdellieria pera per altrettali ceri {on collocati, dan.vafi pur d'argento con gi- gli dentro tramezzati ; Dentro pofeia; Pofa {oprala fealinatadi granito d'Egitto eom- tnciU con altre pietre dure il maeiiofo altare di cui il dotiate fiancate, etiittiglornamen- . ti fono d'argento..màlfieric : nello itetio è in figìi>
~\ /~ '.i.i
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Firenze. £". . 4f$>
figuraci baffo r ilie vèil ritratto interotìA ftaft$
dinandói. in;piccolo, che fa orazione effi- giata nella ftetfa Cappella eoa:vaga profoet-' riva :t S'alza dipoi«fopra l'Altare us betì'actei concio gradino tutto; d'argentoi divi&to.cb»s pietre preziofe, e gioie (opra deiqaadepofèfR no tei gran vafi pur d'argento due «de* quali fon dorati, ed irieflialcuni gigli fi v'e^pBÈaib fon tramezzati queftidà altrettanti;£antki-; lieti fìtmìidibraccia due d'altézifl^te^ttat*.' tro aJtrnminorifuJ piano deiralt&ret&$D§teq no>; nel ìdezza del gradino s'alza da ^agsfc&*€ bernacolod'argsncb tutto Kempeftato di pie*. tre preziofe > o ve è là tèflrJi dsfc ^alvarare dit mano «l'Andrea; dui quale fu fatta fecondo naoltia^etizioiie del Sagreftaho àèqsmtem* pa » ch'un mazzo di moccoli per ricompenfà. donogili ?,* ÌOue ?gra<n pilaftrrd'argento inai- to fi folle vano," (òpra de* quali pofa vago ar-v ehitràve d'imbraccio, e mezzo di larghezza e da ognvbanda una- cortina di padiglione^ aggruppato con bella grazia pender fi vede, In mezzo deHarchitrave ricca cartella è j fofpefa netìa quale è un vafo co vago giglio» e fópradi elio reggono la corona di (icììt due Angioli interi di braccia due, e mezzo l'uno, che col panneggiamento, e le attitudini ren- don yaghiifima tutta quefta ftruttura ,* cuo- pre tutta la Santa Imagine una mantellina anch'efla d'argento di lunghezza di braccia cinque > e quattro, e mezzo d'altezza > cóme E e a d'ar-
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4J# 4 Bellezze di
d'argento fono tutte le cofe fin qui defcritte s
Sotto a que/ta mantellina un'altra ve'n'è prc* » ziofa quanto mai dir fi puote , che la fola fi*
gura di Maria Vergine ricuopre pur d'argea* «odorato temperata tutta di gioie di gran* diffìmo pregio» Affifsi alle 4. colonne fopra quattro bafi ^pur d'argento fono 4, Angeli «raltczza.el'un braccio, e mézzo l'utio, che alcuni candelieri foftengono, e più alto fo-r no nelle medelìme 4. altri Agnolini grìudi fo* pra alcuni guancialini a federe di circa uru braccio d'altezza; ne' due pilaftri che l'arco foftengono , fono altresì due Arpie con^ faci iti mano-di coiifidcrabil grandezza, che il lampadario già detto mettono in mezzo* e due bracci, che dalle colonne fpiccandofì alcuni ceri tengono., Pendono d'ogni par» te molti voti d'argento fra' quali dieri flatus intere di notabii grandezza ; Congiugne^ Tarco gii detto alla Cappella fteffa un'Ora^ Jorio di forma quadrata con volta fopra tut- ta dorata » nella teftata del quale è collocato. il Crocifilfo 4'Antonioda S. Gallo, ch'era-, fopra falcar maggiore avanti vi foffe polio il ciborio d'argento» e fottoaqueftounva.* ; go Giefuino al naturale di marmo Carrarefe
è pollo altresì ; ie pareti di quefto Oratorio fonema terra iìno all'altezza di tre braccia., d'Agate, Calcedoni orientali,, Diafpri r«4 altre pietre preziofe con commeffure, e ball* rilievi incroitare > nelle quali moki attributi |
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Firenze* 4S;7 \
ài Mi V. $ rapprefentaao ; E vvi un Soie di
Calcedonio belliflimo, uria Stella, unarofa* Un Giglio, ed una Luna tutti con i loro motti facri, ed è così ben infcefo quello lavoro che dipiù non fi puote defiderare godendo-l-oc* chiodi così vaga, e dilettevol yifta. Beve* fic facré'ii color vario /orto molte ì miràbili per l'indù (ìridi fingulari per lo pregio: io dirnojLè . voglio de* Doni j de' voti di argento » èbefomdl Humero gfandifsimoyné de* Calici né di Croci dì femmo pregio; md dite Caridellieridi argento di mano di Salueftta Caftrucà, artefice faro* nella, bellezza di tante gioie-rilucono cohvifta marami , uigliofa ,* e nella maeftà di luogo còsi /unto * non pare di vero s che più ficco fembiantes ne or* namento pia fiibbUme* né artificio più pre?iof9 fi pofia imaginare * Som maggiorildelL'aln\z& di uomo giuflo $ e di vifta règia s e gra^iofaì di' uifati nel fufo con grande indùstria, e nella bafa di eccejjìua bellezza * dotteH'arme dtffflsdkit,, e'I Cappello }però che fom flati fatti ùon ordine di feidittando già Cardinale * oggi Gran Duca di tofeana. fcatéfta del Salvatore, che fi tiene in fu l'altare di quefla Cappella § è di mano di J.n-, àrea dei Sarto, piena di marauigliofo artifìcio, *,- ' Spira ella in (uà Viftdmaeflà, e rmerenda; w.cn^ tre cbe[fi contempla y fi accende l'uomo a dtno* %ione : peroche, oltra l'efiere eptafi dir il ietto, ha jembian^a di coflume rdr&i è dittino i Alzando gli occhi la vaga foifitta tutta dorata fi gode in mezzo dellg 4tuie e dipinta un'Afsunta dei E e 1 VoU
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45$ . Bellezzed?(
Vtóet£a«® j\tó motetoììm qtieft'&pora (m
inssLirfcotrCò molta: dimVtìeìrfegiiica I#. vi D ru
•^happeUadaGagliano; è qidn una $&MQÌa-^
dcIrCurbacfidjpintor Fioteatitm ^ch«im£eità
per fu e v irtik '4'efse r"ésitfacs C a ? a Iier£e 4ì?BqfÈ0*
gatjòf Som© in«(a effigiatiieij^af S^tóCa^
, B&aizzajti:*daJJa fcJ.memi.d'Mt:banAài qW&H f|*ita?fib devozione non■•foto * Ama fonoan^h^a
di v&g'a .Villa v n& glis&tceg.gi&tnetng* « e«eì
fmtàìr^^Pià'oltrepófmdxiUà r*w oijji^ c.:;;m«\
^Cappella de' Móntagutf e'«ina tavola di
mano di lAleffandro ^Allori > /itat ài'o/w) cojl»
e (trema diligenza ; dove è dipinto > quando gtit*
dfmM Sai&àtorei viuh èd\rwoWi ;\yiiéft&qwn*
mny> fra imitai^ d0fMu4i^'MM^òm\ del Muo*
n4^otù^itmthamì^ià^tmitóa imfwgww&lodnta
Tnoitoì^ è dipinta ila z*odi$>à frefeoMiì<$g&re del
<&?j $#ci W fai vecchio ic^ment&x^è\ltduefaii-T
alme-Wa^gdonfouo duc-hijìorie:: is&s«4 ì quan-
dé'ipceccvMHiSigmre^ ckiéd tempioCfen^dtift
pmto '■■fàonri£ìmfflpwiò^&T\fi ^e-m$tmfòejgfar
tow*. iarti§^m pne§i*to\ì<è, 'gàa3$eùn&ujk-À&;\tftìk
q mlldèfiimaìu moMo\ •><&$ le xfipin$dix-dìfputa>
chedixiAmnmfece^ifttìvo'BDUiiri\(kti^^ìcm
legge ifonopmmhalcu ni §c§i'ft ammirano ^men -
tre veggono in un fanemico,sì^anjenno^pà altri
pare ,che tetiganerà wite^ìnmi antica età con fi
verdi anni fi è meffio èdifputam* t,%d*fembian~
te efprimono felicemente quello ^cbeHelpenfièra
Ungono celato, Sono panneggiate fuefie figure
■ \ * I con
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Firenze. 4J#
a>n molta indufiria , e da tutti fommmttnte Iti*,
date.. vd canto alpilafiro della Cappella fi ve* de ritratto Tier rettori, famo/o motto per inge- gno , e per dottrina : e Don Vincenzio Borghini gU 'Priore degl'Innocenti ; è in altra fiavteMì Baccio Baldini , Medico del Gran Buca Cofiim} i quali fono con tanta arte effigiati ,chefimìli ,, douee' fono cavati 3 fono filmati oltm mbdo da: chi è intendente, Tofciajtella p wm," Cappella de' Galli è una tavola di mano di
Giovanni Strada,. molto da chi ha&wdi%ÌQÌo* data^ dove è dipìnto Cri fio in Croca Conmirat bile auuifo ha effigiato qucfìo artefice, che ance?, vino col buon ladrone favelli il Salvatore come* nelle facre lettere fi contiene ; perche fono fatte qucfie figure di raro colorito ; ed il Cri fio di gen~ tilìffimo fcmbiante, eia carne de* ladroni molto difforme oltra il molto artificio $ fanno fède del gran fapere di quefio artefice. ^affètto della Madre del Salvatore tutto me/lo, e lagrimanteé tenuto in pregio, ed il Centurione à cavallo, che fi moflra in ifcortp, con grande arte fono di vero, effigiati, Ma è òellijfimoda baffowntgfuppodi figure, che giuocanoa' dadi, onde à chi vinte fio. data per forte la vefìe del Saluatore : pcroché è il colorito dolce, sfamato y ed ogni 0faétanto bene intefa, che paiono di rilievo, éeh? èfeano del mitro lAllaijjt'. ' ■•• ri^ÌH^|jIE^J11*| Cappella de* Ribatti chefegueè una Affari-
ta di mano di Mariotto Albertinelli 3 benché altri dichinò di Pietro Perugino porta quivi 1 E e ^ "da' |
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44® * Bellezze dì
da*PP.efottodi etfa è in pria'nicchia litiiè
Giovambatifta di terra cotta di mano di Dò» Cappella de' Pocciànti i quafi fotte'l Ver*
gamo oggi fótta l'Organa; égli -'ci ha un ft*, ItyecO $ grande * quanta è la ffaturà di buomo giù fio y fatto di tiglio di mano di eerto niàefiro Ianni dina\iòn Fran%èfé, Ver che cori Vaiuto di una eftrema pa^ien^aè condotta quefla ftMtàk con grande artificio 3 e quantunque da mano jlra- Éiera fi* (lata fatta » tuttavia con l'induflrìfLà migliores cioè con l'Italiana* è qUafi conformata* &ik fua condizione è mirabile, e rara* Sorto i panni morbidi' ifimili al i>eromoit0icon bella pieghe : è le mèmbra diuìfatècon buìin diftgno: moflra egli nel fembìante fcnfteri affettilo fi-s e la tefta è fatta co* capelli » e con la* barba cqneccef- ftua pa^en^à \ & in fomma nel tutto è lodata età tutti quefta figura, e da tutti tenuta ammirabi* le. Quefto SiRo'ccoèpoftooggialii - Cappella de" Billì rimpettò a Quella : e qui- tti è un'Atfunta con S. Iacopo3 e S, Rocco a* piedi di mano di Ceferi Darìd'ini affai, beile? ài poi fra l'Organo', e la porta del Cbioiird ■ èia V ' -" ■' -i\ / •■';;•.'" \ j Cappella de'Gra% iricrofttt* Hi marmi af.
fai vaga, e fra la porrà del Chioftro, e quella della Sagreftia in tino de* bracci della Croce clat ^ s " .. % ?■■;. Cappella db* Villani ; In queftà fon fepolri
Gioj Matteo, e Filippo di detta famiglia Scric-
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tirettzc; 441
Scrittorrdi Storie molto nòti, e vie alla loro
tcpolturaqueftainferizione; , é ;,. ' , SepidcYUm ìacohi ioannii Màtthkìàe Villa* nìs Ciuis & Mercatori! Fiorentini tuiusTà- iruus magnili t&jiuus Fiorentina Vrbisgefla fcripfcruntconilriiffutnablcòdem anno 1445. vi "è fu l'altare un tabernacolo, dv'e di mano del Vignali uh S. Filippo Benizzi effigiato j la migliore di file opere ,• che era alla Cappella de Tedaldi adornata Ora. di
marmi carrarefi per la CanonizàzioriediS;. Filippo Benizi,nón avendo quefti guardato a. . hiuna fpefa per onorar il Santo del tjuale iti èffa fi confcrvaho alcune reliquie ; Vi è M Tavola fatta dai Volterrano nòto al mondò per lo valore del fùo pennello! quale vi£ fia- ta polla in vece di quella di Pier di Cofiifco, che vi era prima ,che adeflòè nelle Regio ftanze del ScrenifsuCard. Leopoldo: In quefta Cappella è fepolto il Senatore Gio: di Baldo Tedaldi gran Republicaute, che m poi Ma- , ? iordomo maggiore del Gran Duca CofimO I» come attefta 1* itiferizkme del Pi M. Euangé- liiU Tedaldi feruita fuo difcendcnte ; Mlato nlpilaftro della tribuna fi -vede di marmo Cor» fare/e il ■ - Sepolcro deiVefcovò de* Marzi, fatto dì
mano di Francesco da S> Gallo, jìitnàtoMrlto dà gli artefici l f&pra'l Caffone è ritrattò dettò Ve* fimo con grande artifizio ; e quello ì che affai monti i tiene gran fomigl'ianqadi quello, onde è carato ; Tri- |
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fi
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£$2 Bellezza di
Tribuna ,pofcia con le Cappelle è fatta coldi-
jfcgno di Leon Batifta .Albertis gentiluomo Fio- rentine j a nome di Lodovico Gonzaga, marche fé di Mantova : la quale, fi come fa fede della ma- gnifìcen%<t disi gentil Signore, cosi ad bora, ad bora moflrail valore dell'^4rcbitetto, e quanto egli valeffe nel divifare edifici] nobili 9 e magni- fichi. V ornamento pofeia del- . > ,i L*A fcar maggiore, è fatto col difegno di Bac~
ciod'jignolo ; e di vero con bella architettura mtcfo, e lodevole ; ed il Ciborio fituato dentro ad uno arco magnifico era fatto col difegno di Giu- liano j figlinolo di Baccio altresì, e da chi è in- tendente > commendato fommamente; mailCro* rìfifio [opra l'altare è di mano di Antonio da $* Gatto da tutti tenuto molto in pregio: che in oggi per eflerfi levato il Ciborio di legno 3 e pofto vi quel d argento* è collocato come fi è detto nella Cappella della Nunziata ; idue jin^eli di marmo Carrarefc dinanzi all'altare fono, di Bartolommeo jLmmannati ; i quali per l'indiilìria mirabile, che in effì fi feorge, fono . dagli artefici tenuti in pregio, e come chiede la ragione, oltra modo ammirati. Quelli furori^ fatti per Jo Sepolcro di Mario Nari Napole- tano , ma per non aver aunto effetto il dife- gno (uron quivi collocati ; feguitando l'ordi- ne della Tribuna Ci trova a mah manca la Cappella della Famiglia dell'denteila ; è qui-
vi una belliilima tavola di mano dAJefian- dro Allori nella quale è dipinta la Natività • ;'~. ' *9 di , |
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,.D Firenze. ,445
!jdi»"Maria argine: Vedefi S. Anna a feder
su diedro in atto di lavarfi le mani mentre le aififtenci amorevoli cibo gli fomminiftrano ; Vnaa federe ha la bambina in grembo per fafciarJa, hed è* finalmente, vaga oltre ogni 4H$der<qu,efe pittura, : Nelle pareti della ftef- ia quattri quadri aifai vaghi minori,del na* turale |Ì veggono, altrettante azzioni del B. Manettp delJaitejfa famiglia,^ uno de'y.Fon datori dell'Drd, efprimenti $, QueUo.nel lup- sgo inferiore del corno del Vangelo è del Paf- ftgnano; L'oppoììp a quello è va^hiulmOaSÌ nel colorito, comeaiel difegnp , di mano $i Criftofano Allori, nel quale haSuperato To fteflo;, allato è la 4 Cappella de* Benivieni tutta incroftata ii
marmi, con ìa volta dipinta afrefeo : E que- lla tavola di mano del Pignoni, la quale per non aver lume adeguato poco Ci gode ; Li_. quefta Cappella era prima il S. Michele di mano del Ceraiuolo, oggi appefonelia Cap- pella Villani : Jegue la e appellatomeli ov'è una tavola bellina di
Pietro Perugino : oltra quefta fegue la Cappella de* Guadagni, dove è dipinto Cri-
fio , quando rifufeipa del Sepolcro, e quelli ap- prefjo, chea que fio fatto fono pertinenti, fi e ome nelle Sacrelettere è ferino » di mane di .Agnolo il Crifto effigiato con d.ignità , di , morbido , e dolce i e perche il fin~ in quefia guija ècofa malag ernie, per
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444 Bellezze dì
per)queflo pofcìacheè gra^iòfo» molto, còrnee
giuflo, fi dee nel volto 3 nel petto, nelle braccia* ed in ogni altra parte commendare * Sono lodati ducjtngelì, e fi come fono di fembiante belliffi- mo, ammirati ; uno dey quali kl%a U pietra del fepolcro con movenza grdfiofa:■? e l'altro * come conviene, è di bellezza rara, t conforme à fàé natura di vero angelica. In atto fi vede un co- ro di jtngeletti, che incontro vengono al Salva- tore t accefi di letizia ,cdi fingular vagherà* Da baffo fono foldati, che per lo fuhito ea/ofi modano pieni di terrere}ed in varie attitudini, e bimane fembrano] alcuni di fuggire dinanzi al foverchio fplendore del Salvatore -, effigiati con raro difegno, e con ifquifito artificio . .Altri fi veggono, come morti, ed uno [fogliato di panni* caduto indietro-, fi cornee difficile in fua difpofi- ^/o»e, così fa fede nella fabbrica del corpo hu* mano bene ìntefa, e nella tefla, che (corta dì gran faperedi queflo nobile artefice» doppo quella fegue la famofa Cappella dì Gio: Bologna detta del Soccorfo,
ch'è dietro l'Aitar maggiore cosi detta per Mmagine di Maria Vergine antica « e mira-* colofa eh-in efla (1 conferva donata da Paol Falconieri Padre del Cardinale a Gio? Bolo* gna : è quella incroilata di pietra fcrena , c^ marmi di belliOima architettura del mede/i- mo Gio: Bologna, che anche in quella prò* fe/ììonc molto valfc : Vi è fopra l'Altare uti^ Criito in Croce di bronzo, che alla vifta putì gran*
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Firenze, 445
grande quanto il naturale t e quello molto
bene intefo per eflcr bene adattato (opra !a_* Crocè, avendo l'autore sfatto fommo ftudio ne' Crociiìffi > del quale fé ne vede in ogni grandezza in quantità , eflendo in ftima_. grandiffimay benché fi fervute egli poco del naturale. Vi fono 6, ftoriettine in bronzo di ballo ri-
lievo, ove della paflionc di N.S. Gicsù Grillo fono alcuni mifteri effigiati : Quelle fon.fatte con diligenza grandilfima eflendo maravi- gliosamente rinettate e condotte fi le fi gura ignude come le veftite: Sono anche ben'in- tefe l'architetture che in effe Ci feorgono 1 per lo che mólto fu egli in tal profeflìone de* badi rilievi tenuto in iftima /avendo in elfi dìmo* (Irato grandiffima intelligenza come in qucL li pofti nella bafedel Cavaliodi Piazza» cl> della ftatua delle Sabine Vi fono due flatue di marmo di PictroTac
ca fuo difcepolo, ed i modelli rapprefentanti lemedtfìme, La tavola della Natività ài ella Cappella
è di mano del Paggi pittore afsai famofo do* ve s'ammira la bellezza fi deb attitudi* ni come del colorito d'alcuni Agnoli che fono per aria ; Rirapetto a quella Vi è la refurrezionc di Giesù Criftq di ma-
no del Ligozzi ancorché la maniera d'i «quefta fia dall'altre un poco differente. Vie anche una pietà di mano del Paffi-
gnanu
1 * '
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a»® Bellezze |dr:
nano quale oltre la bellezza e molto de-
vota. ... - > r
E la Cupola di effa Cappella dipinta a irei-
codal Faccetti dietro • / : J/ "n Vie un Sepolcro di marmo con due bam-
bini che tengono in mano due facif {pente,i quali pofanofoprail frontefpizio con vagai> e bella attitudine,efprimendo in quella à do- lor che fentono per la morte di quel tale che quiui fepolto fi rapprefenta,- fegue doppo quella di Gio: Bologna la • -■•- f . c;'3 Cappella de'Giocondi ì nella quale fon dipin-
ti nel murò i 40. m. Martiri dà Antonio di Donnino i la tavola ouè un S. Francefco»e di Domenico Puligo : più oltre è la ' ^J^ Cappella de1 Brunaccini , ove in belliffima tavola di mano del Pattugliano, è CriftoChe illumina il Cieco effigiato : è il popolo ateo* nrto per la novità , ed il Cieco ginocchioni anfiofo fofpirando la grazia: fono nelle pa- reti due quadri alfai vaghi l'uno dell'Empoli, l'altro di Iacopo Sorri Senefe genero del Pàf- /ìgnano:feguepoila -' Cappella degli Scali, dove fi vede /òpra là
tavola in me\zó tondo una Nunziata, fatta di inanodi Meffandro Mlori imitata confomma indugia da un'altra di mano di «Andrea del Sar* to ; di cui y poiché non fenica dolore refta priva Firenze , diremo, come chiede ìa hi fogna > alcu- necoi e. Ha finta andrea un aria abbagliata, dieevole all'bora , quando fu U tergine annurt* |
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Firenze. 447
ziata ; ella (tede con gra%ia belliffima , ed vitro,
ogni ftimadi fmgular betle%za> mentre che af- colta le parole del Nunzio telefie : -edJtt atto di timore > comefta bella nella tefìa, nelle braccia, nelle mani, ed in tuttala per fona mirabilmente panneggiata di vero è incredibile adire. L'an- gelo pofcia , come fembrar dee cofa divina , hcu di vero cclejìe portamento '■ egli è belli fjìmo di volto, di per fona leggiadro , e del tutto di Sem- biante fopra bumano. Ha in doffo una vefta da Diacono di color dorè, come, dall''^immito fi co- no f ce > e dalla parte del fianco, ove è divifa : la quale con eccefjìva grafia è fopra la perfona ag* giuftata : e bene in quefto fu felice ì'avvifo dì quefto raro artefice nelve(iir l\Angelo della ve- fta del Vangelo, pofciacbe da lui era portattu quella felice, novella, onde la falute del genere umano no/cere dove a. Egli tiene un giglio nella finiftra mano con fomma grafia, e la deftra iru fegno di riueren^a , e di umiltà fipone al petto ; in cui è cofa marauigliofa a dire, quanta belle^- %amoftrila manica, che fopra*l braccio èrim- bottata di color bianco ; perche, mentre che alla. tergine s'inchina » muove in altrui nell'atto mi- rabile fanti auuifi,e divozione* E di vero fé è nobile quefìa pittura di colorito, mirabile per difegno, fmgulare per gran rilievo, la quale non i di mano di ^Andrea, ma procede da quello > egli fipotrà dir con ragione : Quanto fìa quel valor, fé quefto è tanto ?
Ma per lodare fi nobil lavoro , quantunque fio** ' , pie-
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4^3 Bellezze di
eìolo ì di fin dìjlefa favella farebbe tuttavìa é$
hiJpgHo, fé à pieno alla belle ^a , che riè mol- ta , egli fi dee fodisfore. In quefta Cappella è in oggi, in vece della »ii detta, una fnporba tavola di m*no dei Biliuelti fcolar del Ci- goli» nella quale' Crifto bambino, che fpofa Santa Caterina s'efprime ;. B' in ogni fua par- te maravigliofa * grande è la tenerezza delle carni di Giesù, vaga oltre modo l'attitudine della vergine Santifs. che la mano della San- ta acciò. 1 anello riceva {ottiene; la cui vmilti" e devozione ncH'effer con le ginocchia pie- gate per riverenza ch'in cosi alto affare u* ri- cerca raramenre dimoltra: So.no i panneg- giamenti ben difpqfti, ed il Giesù dal feno. <lella Madre Maria con tal movenza fi fpicca, che di verità fa credere all'occhio di adope-. rare come Te attualmente fi mo velie: Molte altre figure di vago colorito diftintamente {on collocate ,e fra quelle alcuni Agnalini le ruote delia Santa con gran leggiadria falkcn- gono : Nelle paretiduequadri di mirabile ar- tifìzio, in uno, Santa Maria Maddalena nel- ¥ altro Santa Margherita di mano del Vigna- H effigiate fi yeggonoj,delquale fonoanchei frefchì della volta .* Quivi e fepolto il famofo Bartolqmmeo Scaja Tcrittor di Storie delle quali io voleva darne alcune in luce, fé due poco amatori-delle lettere, e meno, della glo-? ria de ila patria, ma fplo della propria opi* niotie non m'avellerò troncatola Strada ad cfs *ùr
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Firenze." 449
efegrnr così orrevol penfìero : oltra quefla
egli eie la Cappella Giacomini Teb al ducei : la tavola, è
d'Antonio di Donnino, ov'è dipinta la Ver- gine , con S. Filippo Benizzi, e la B. Giuliana Falconieri. Ne' due Pilaflri, che l'arco fopra l'Aitar
maggiore l'ottengono, fon due ben'acconce nicchie di marmo, ed in effe due ftatue fimilì di mano del Caccini, I una S. Pietro, l'altra S. Paolo al naturale rapprefenta, ed il Coro è fiato reftaurato dal P. Macero Profpero Ber- nardi, ed incrofhto di pietre dure, e ridot- togli forma ottagona, ornato conleftatuo che di prefente vi fono ; Scefa poi la fcalinata (i trova su la mano manca la Cappella di Alamanno de* Pazzi, egli ci ha
un Crifto morto di marmo Carrarese, che nel mù\7.o della per/ona la quale è diflefa , pofa fo- pra un Dado, e da Dio "Padre è fo(tenuto fotta la '/palla defira, di mano dell'Eccellenti fimo Ca- ydier Bandinelli. La difpofi^ione, che è data à fjMtfta figura, é belliffìma, e gra^iofa oltra ogni jlima. [opra tutto è malagevole /' efprimere in nna te/la di morto bellezza, e mae/ìà'. per oche molto è contrario quello alla morte ; la quale per /no duro privilegio tofìo, che a/faglie un corpo § toglie via ognt fplendore, da cui fuol nafeere ri* veren^a : ma oltra'l corpo, il quale è belli/fimo, è di /iugular bellezza la tefia, fi ne gli occhi > affo fiati con rara ìtiduflria, come nelle labbra, * F f m'ea-
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45o Bellezze di
ne* capelli, e dove con maraviglio fa. anione col
fetto fi congiugne: la quale abbandonata dal vi- gor di natura, é{fogliata dì vita , come fa il pe* fo corporale , cade a baffo fopra la fpdla defirx ■> inguifa non punto diffimile à quello , che fi vede in tale atto alcuna volta : ed il braccio deflro » che feguita quefla cadenza, pare dì carne , e del tutto da cofa > che fia fiata viva, procedente. co- sì è morbido, e nelle vene, nelle congenture na- turale ; ed il finiflro altresì conforme di artificio moflrarara intelligenza di queflo raro artefice. M'belliffimo il petto, e le offa fotto la carne fona con arte mirabile effigiate ', le gambe pofeia, ed i piedi , come le altre parti, à pieno fanno fede del giudizio fuègliato , da cui fono fiate fatte i per- che intendente della notomia, la quale è neceffa- ria in quefto affare, con incredibil fennoha ef- preffa la natura in queflo genlilìffimo corpo ; in guifa che oltra l'artificio, che vi è fmgulare , egli pare , che fia cofa pia che humana , e fpiri nel fembìante ancora riverenza . ^ìtraffe il Ca- valiere fé fieffo nella tefla di Dio Tadre, e di ve- ro conviva fomiglian^a; il quale in attitudine dicevole par vero, tanto à quello,che informò .sì raro lavoro, è con ecceffìva induflria aggiufia* to. Sono lodate alcune tefìedi morti, pofte fo- pra' canti dell'altare ; le quali » come è comune opinione de gli artefici, fono mirabili, e molto rare. Di baffo rilievo è ritratto il Bandinello dietro all'altare, e la moglie fuà altresì, e fi veggono con tal difegno effigiasi, che dimaniera |
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. Firenze. „ ., -457
fmgulareda tutti fono lodati jen%a fine, Alfa Cappella Falconieri nell'altra tettata della Croce vi è una Concezzione di Matteo Rof» felli ; da baffo fon dipinti da una parte S. Fi- lippo Benizzi, dall'altra Ja B. Giuliana Fal- conieri;, il cui corpo fotto quefto altare ripofa della quale è già per la Canonizazzione copi- Jato il Pro ceffo ma fotto l'Organo; alla Cappella de' Biili è una tavola di Vira Barto-
lommeo d'i fomma bellezza ,dove è dipinto Crj- fio ì quando rifu/cita, e d'attorno i quattro Fan» gelifti di raro artifi %io. Molto è jìmile al vero, dorè il colore dee il vìvo famigliare ; & in tal maniera è panneggiata quefia figura, che fi for- ge l'ignudo, che fotto fi asconde cùn grande indù- fina . D'attorno al Salvatore fono quattro Fan- gelici molto vaghi di colorito , e filmati molto : da baffo fono belliffimi due Jtngektti , fatti di maniera dolce 3 sfumata , e con difegno tale > che paiono veri , e di rilievo . Da una banda ci ha un Ifaia , di fomma bellezza , che fieae, con gf-a~ zia molto pronta 3 e lavorato con gran Jenno è da gli artefici oltra modo ammirato. E belliffi- ma la veda, e nelle pieghe divifate maefirevol' mente così riefee mirabile, che del tutto par ve- ra , e tale apparifce ne' colori, come nel vero ttd ora , ad ora fi conofeè ; nella facciata, che è di» rimpetto , è dipinto un Giobbe, ' iiquale con gra- fia , e con bella attitudine , fendendo amendue le mani tiene diftefa una lifia : ne cede quefta fi- gura all'altre per difegno, e per dolce colorito, F£ 2 Inog-
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4?a Bellezze ài
In oggi diquefte pitture folo le copie fi veg-
gono , efiendo gli originali in Palazzo. Se- gue la , ,.,-. Cappella Medici doue ci ha una tavola mol-
to bellaj incutè dipinto Crifloquando è depo- fio di Croce dal me^to in su di mano di Filippo Lip'pi; il quale di vero è fatto con pregiato colori- to t come Jono parimente le figure, che pofeiache è levato di Croce il Salvatore, il calano à baffo nonfeT^a belle attitudinìy e piene d'avvenete^za. Irla le figure da baffo, cioè la Madonna 3 e le^j Marie 9 fono di mano di Ttetro Terugino , e fommamente lodate ; perche nel fembiante fi moftra dolor grande, penfiero affettuofo , e ve- dendo morto fi celefte Maeftro, e la Vergine fue- nuta j pare, che da mefli^a inconsolabile fìano trafitte, Quefta tavola fu fatta per una Cap^ pelladc' Federighi^ che doveva efler fìtuata rimpetto al Sepolcro del Vefcouo Marzi ; In oggi è /lata tutta riftatirata , ed in efla è pofto 1 Aitar ch'era prima alla Cappella del- la Nunziata..., ove celebrò S. Carlo Borro- meo ; apprelfo vie la Cappella de' Cortigiani oggi de' Peruzzi re-
ftaurata dal P, Calilto Cata nuche molto pre- me ne» fervigi delia Chiefa : ha rifatto a pro- prie fpefe la tavola ove effigiato il B. Pelle- grino Laziofi da Forlì del loro Ordine: le- gue la • Cappella de* Crcfci riftaurata da'Baroni
Colorerò..* Eineroftata tutta di marmi bian- chi,
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Firenze." 453
rfrt » e miti con l'Architettura del Nigetti :
Le figure con l'armi fono del Mochi conu molta diligenza, e maeftria fcolpiteinmar* mo :, La tavola è del Vignali, ch'il martirio diS. Giuftina rapprefenta .* La Cupola, e tut- ti i frefchi fono del Volterrano fatti eoa», grand'artifizio : fegue la Cappella Maèinghi , refìàurata anch'elfo di
poco i Vi è una tavola nella quale è effigia- to il B. Giovacchino Piccolomini Servita fat- ta con grande induftria da Pier Dandini pit» tor rinomato del noftro tempo , cfveflendo ancor giovane fa negli animi altrui di fuo va- lor nel dipignere nafeer alte fperanze : trova- li in ultimo la Cappella de"Palagi: E inqueflala miglior
tavola che facefle l'Empoli, non folo perche coronò tutte l'opere di fuo pennello, effendi l'ultima, ma per effer ftata condotta eoa-, fommo ftudio , e eoa molta intelligenza^ : I frefchi fono del Rotfelli anch'efiì ben'intefi : girata tutta la Chiefa ripiglieremo il cam- mino. Mlatoalla Sagreflid, vi è una Pietà* con al-
cuni Agnoli aflfli vaga di mano; di Ceferi Dandini, Dopo vi è un Ricetto /«.«po' circas vu. braccia> e largo 11. dove con ccceffìva pu» Utenza, e con /omnia riverenza ft confermano molte j e molte ' Reliquie , delle quali porremo qui alcune,
acciò che oltra modo non crefea questo trattato. Ff J Egli
P
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454 .Bellezze di
Egli ci è dunque vn pe^p del Legno della Croce
di N. Signore; il quale è di notabile quantità : ci è un piede di S. Barbera : un braccio di S. Cipria- no : parte di un piede di S. Bartolommeojépo/lo. lo : un dito della mano di S. Barnaba apojìoh • Reliquie diS. Matteo:di S. Girolamo Dottore, della Cbie/a-: dis. Gregorio NazJan%eno; Reli- quie di <?. Co fimo, e di S. Damiano .\ di S. Cri/lo- /ano : di S. Cali fio : di S. Taolo primo b eremita: 'una tefia delle xi.mila Vergini : Reliquie di s\ Caterina^ di S.Maria Maddalena:dì S. Giuftinal di S, Bonaventura, e di S. Marcellino : Reliquie djS. Lorenzo: diS. Gif mondo Rj di angheria : di S. Fabiano: di S. Vincenzo, e di S. .Anaftafw: ci è un braccio dì^S. Bafiiano, un'ofìo della [palla diS. Taddeo: Reliquie di S. Hilarione, ediS. Filippo Benizzì: uno de primi fondatori della religione de* Frati de* Servi Sonavi ancora due di que* denari ch'ilperiido Giuda ricevè per prezzo di Tuo tradirne to ; ed il Capo di S. Nzàdp martirefdonaco dal Ser.Card. Leop! aJ P..CaJ;HÌG£a^ani,per bontàdicoftumira<*- guardevole>racc1iiùfoineafletta d'argento concriftalli divifata, E' fatto adorno quefio Fytcetto di pitture >e dijìatuecon tanto fenno, che nella vijìa di cofe tanto pre^iofe, e tanto ra~ re, colmo di maefìd tantofìo, che fi vede, riempie l'animo altrui di dolcezza difufata, ed à penfieri alti} e divini il follieva. Haque/h Sagreftia molte argenterie per le bifogne occorrenti ti valordclle quali paflaioo. migliaia dipia- ftraj;
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Firenze l 455
lire ; fra quelle fono quattro càndellìeri. e'd •
una Croce di criftallo di monte legati in oro di ragguardevol gràdezza,vaghi e molto {li- mati ; Vn'Oftenforio d'oro mafliccio tempe- ftato da ogni parte di rubini, ed una Cadet- ta d'oro di lib. 30, nella quale il ^Giovedì Santo il Santifs, fi depoiìta. Sonovi ancora molti miracoli di quella
celefle Immagine da diverfì valenti artefici effigiati come dal Lippi, Fida ni, Vanni, e Pignoni > molto da gl'intendenti {limati : nfar
■ ^(iibolo o vogliam'dire andito che comu-
uica il fecondo Chioftro con la Tribuna pcrlo quale fi va in Coro fopra le porte per di den- tro fono due mezzi tondi, in uno de* quali un'Annunziata, nell'altro una Pietà fcolpita in terra cotta di Luca della Robbia molto benfatta fi vede: Gode quello S. Tempio molti privilegi
da'SommiPontefici, fra*quali quellod'auer
quattro Penitenzieri, con la fteisa facoltà d*
affolvere come i Penitenzieri della S. Ca-
fa.
Hora,perche fono nel Convento diquefia Chie-
(a di mano deWeccellentifJimo Andrea del Sarto alcune pitture, che tra le altre tutte à guifadi Sole più rifplendono >epià rilucono, non lì cleono a partito neffuno lafciare in dietro; e perche di compiuta bellezza fono fornite, è ben ragione, che alquanto con parole fi adombri la ftupenda F f 4 indù»
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,45^ Bellezze di
induftria, />£r r«i a ?«£to'/ ?wo«io mìrabilmente
fono famo/e > e fen^a pari. Entrando di (otto le Logge per la porta dei
Chioftro Ci trova nell'andito a mano manca una vaga. Perca di inarmi mirti con rimpofte di noce intagliate, pofta in mezzo da due ri- tratti di marmo affai belli, che l'uno Alefian- dro l'altro Vitale de' Medici raoDrèfentà; fon tjuefti condotti a perfezzione dal Mochi ' • Chiude quefta la ftatiza, che Sagreftia deJiaNunziata, cioè de*'pararne*
ti dell'Aitar di ella folamente ,jfì chiamabili fatta da Antonio Medici fifico: È'cuttìSrf- piena d'armari ài noce con fuoi ornamenti d'ottone molto vaghi; La volta è aVdu£ bel- liffime colonne di marmo carrarefe (ottenuta; In faccia è vago altare } nella cui tavola di . mano del Vignali Vn' Affunta con S. Alef- fandro, S, Gregorio e S. Vitale ^effigiati "fi veggono, ed è una delle opere migliori di Tuo pennello: a fronte la porca è il ritratto in mar^ mo di Biagio Curini : fegukando s'entra in vago,efpaziofo Cbioftro di graziofìAlme pitture adornato
e camminando verfo la porta del fianco, eh* in un de' bracci della Chiefa rimpetto alla fa- grefìia rifponde , dalla mano dritta fette lu- nette dipite tutte a frefeo dall'indufiriofo pe- ndio di Bernardino Puccettifì trovano .'nel- le quali itcrie facre de'fette Fondatori fi rap- prefentano ; la prima di cucite, che a giudi- zio |
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Firenze. ^57
210 de gl'intendenti, e la più /ingoiare, un mi
ràcolo del B. Amadio rapprefenta nel rifufci- tare vn fanciullo affogato : fon le fìgure.tutte maravigliofe: li fanciullo noi? pittura, ma carne vera raflembra; Vn Contadino, cheli rimette le calze doppo auerlo tratto dell'ac- qua , è cofa di maraviglia, d come anche fon tutte l'opere di quefto artefice, e f pezialméte quelle di quello Cortile, come che fatte con più amore, e con maggior diligenza ; Nella metà dì quefta parte vi è vn Sepolcro di mar- mo 6u è vn foldato armato a Cavallo di mez- zo rilievo con quefto epitaffio : Hie iacet D* Guilielmùs Balius olim J)nì ^Amerighi deNar- bona anno 1289. Onde quelli, che dicono ch'allora era perfa la (cultura affatto vegghin quefta figura ch'anche pe'aoftri tempi non fi può dir difpregiabile. Sopra la porta adun- que del fianco, che rie/ce nel cbioftro 3 egli fi ve- de una Madonna,ch'hà il figliuolo in collo, e unS,
Giufcppo,il quale appoggiatofi/opra un faccotie- . ne un libro aperto, e Ugge con prontezza tutta •vera , e tutta viva. Que$a è la Madonna chia- mata del facco, an%i lo fìupore della più rara " bellezza » di colorito pia jublime » e più cowpiu < to, che in pittura terrena fi vegga ; la quale non jch é commendata in Firenze, ma da tutti in ogni luogo è tenuta incomparabile, Siede la y gins Jopra uno fcaglione di /emplice Cafamepr- iori joinma grafia, e jlende la dejlra mano n?0 prcn-per
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45& Bellézze di
prendere il figliuolo} il male ha inforcata Itu
gamba deflra della Madre ; è con femplicità di- cevole à teneri anni pare > che voglia far/ì innan- zi, non fen^a movenza , quale in fimile età fi vede ad bora ad bora ; E la l'ergine di bellìffimo volto y ed il colorito delle membra è di verone più i ne meno, come è la carne ; ella fi moftra al- legra con degmtà > e colma di bellezza gode della vifla Divina del figliuolo ; ne fipuote imaginare quanto in ogni parte fia leggiadra, e gra\iofa. Belliffimo è un panno bianco s che tiene à collo , che par vero del tutto 3an\i > fé vi fofie un vero appiccato 3 appreffo quefio parrebbe finto, tale è Varte, con cui è fatto 3 tale t'indurir la, cbe'l mo- fira di rilievo '.fono l'ombre ofeuramente rofiette, forfè per lo copio/o color rofio della vefia a che nella bianchezza e riflejfo 3 ò perche è cangiante, comedi fare alcuna volta ne ^Vittori fi cofiuma ì ma con tanta proprietà del vero è fiato-effigiato , che da arte nejfuna meglio efprimere non fi po- trebbe* La vefia di color rcjfo è di bellezza ra- ra^ fi vede come è mefia fopm la perfona con maraviglio/a intelligenza} ma nel porre il chia- rore lo feuro a' fmi luoghi,e nelmofirare il panno dolcemente ammaccato in alcuna parte, fi cono- fee un artifizio maravigliofamente incompara* bile : e di vero egli par cofa fimile a miracolo > che dal pennello fiano vfeite le fila della teflura, e dal vafo de' colori l'arte del panneggiare. Così è dolce così è morbido 3 così pannofo, che il vero con quefio fi fi ambia quando alquanto di lungi dal
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Firenze.' 459
dal muro fi confiderà. Il mantello azzurro è bel-
li/fimo altresì : e fatto con molta induftria /cerna l'artifizio della vefta roffa, e quanto pia fipuotè nel vero le accrefce pregio, e spera, che fi cre- da ì che non fia dipinto, ma di rilievo. E ilput- tìno vivamente leggiadro > ed in fua attitudine non fembra di ftar fermo, ma di haver motore pare che 3 fia fatto di carne, e nelle tenere mem- bra in vifta ve^zofa ha fembian^a lieta di vero, e pargoleggia. Tale è ferina dubbio quefta figura nel colorito, quale con fomma grafia fi vede nel vìvo ì e non so in che mòdo egli pare, che l'arte fi fia mutata in natura, così è vero, così è bello, co- sì è quefto puttino compiuto in ogni parte. // S» Giufeppopofcia non ha in fé minor bellezza , ma. mirabile in fua condizione è tenuto incredìbile mente raro. Doppo le fatiche d finto J[ndrea,chc fi ripofi quefto Santo di Dio, ed appoggiato fopra unfacco il braccio deftro , tiene un libro aperto con la finiftra mano > è legge con quella atten* %ìone , come in una mente mofia da gran difio fo * "Pente fi conofce* Si fcor gè nel volto grave fenno, e virile , e ne' capelli, e nella carne artificio marvigliofo. La vefta è rofìa di colore alquanto feuro, con belle pieghe, è con tanta arte effigiata, che del tutto par vera* Il facco, onde è prefo il nome di quefto pre^iofo lavoro, è mirabile oltra ogni fi ima : il quale pieno di^panni, come pare > e he fia formato, ed aggravato dalla deftra del Sa« to, è tutto vero fen %a dubbio , e non dipinto. Si moftr* in ifeorto con incredibile artificio, e fpor* %en-
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460 i Bellezze di
gcndofi vetfo chi'guarda con la bócca Inter atneu-
te àpparijce di rilievo. E cepiofo il lume, che •pien dalla man deflra, e nella finiflra è aiutata dall'ombra ciaf cuna figura, tome fi vede nel S. ùiufeppo , ne'panni della Vergine, che con arte fommamente rara efcono in fuori, e paiono tonde, e di rilievo. Secondo gli anni fi vede la carne effigiata : 7>erche è nobile , e divina [nella Ma- donna ; tenera, e ve^zofa nel puttino •* Dura, e •virile nel $. Giufeppo : i panni fi come fono facili in fua natura, cosìfuperate le dìfficultà dell'arte fono beliiffimi, e pieni di sfumata dolcezza, ed ufeìti del muro, fanno fede, come fono leperfone yeref e di rilievo . Da' lati del Cafamento fa nafeere quefto raro artefice due Tsiuricciuoli in vaga prospettiva ' i quali accompagnano unfem~ plice murò : in gu ifa., che tolto via ogni ornamene to apparì (cono quefìe figure di rilievo mar avi" gliofo , e diflupendo artificio . Et in quefto pare, che fia l'indufìria paffata in vivenza , i colori in carne ne che dì colore, ned'induflria non fi debba favellare, ?na fen^apiù attendere alla bifegna dell''azzime, onde tutte tre qutfìe figure fi muo- vono a fua opera vivamente. Terche è cofa rara oltra tutte, che tanto pofìa in altrui, l'umana in- dujlria, che l'artificio , mentre che adopera, pongéi fefteffo in oblio, e faccia, che da fé nafea in un certo modo la natura j come in quefìe figure a vviene pia Si tutte di tutti luoghi maravigliofe, e pia fixgulari. E di vero tanto nell'arte è. ^An- drea fon fenno rarijfimo andato a dentro, che fé la pit^
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Firenze f 461
la pittura dall'equivoco non*fi parte, e nel vera
non fi trasforma > egli non pare, che di avanzar fi altro vigore le fia reflato. Qtìefla, quandi fi vede di lungi è vagx per morbidezza; quando fi appreffa, fi,(lima, che fia pera : quando ci è fot • to l occhio j non fi difcrede l'huomo in fé flcffo , che non fia di rilievo,e chenonpenfi, che le fi- gure fi muovano, e come fa hmm viuo , che at- . teggino viuamente la per fona. Verloche fa ferri - pre quefto maraviglialo artefice tenuto in pregio dal Buonarroto , e carnè chiedeva la fua virtù , altamente commendato ; ed hebbe ardire ( cotan- to puote la verità in cuor gentile ) di dire quelle, parole in fui vifo à Raffaello da Vrbino, mentre che favellaua feco, (opra'l valore de' rari arte- fici ; egli ha in Firenze un homaecetto, volendo fignificare ^Andrea, il quale fé ingrandì affari, tome in te auuiene fo(k adoperato > ti far'tbbe fudar la fronte, e certamente cerne che mn hab- bia .Andrea operato in grandi imprefe ? e molte, come ha fatto Raffaello , tuttavia è maraviglio- fu j e neWeJprintere l'opere di natura non minor di Raffaello, ma va feco dipar'hed ancora £ avan- za ; come fi vede in quefia pittura di colorito ma- ravigliofo 3 e ftupendo. Ter eh e egli non viene alcuno àvifla di quefto lavoro miracolo fo, che per contemplar fi rara bellezza non fi fermi ; ne buomo alcuno così è intendente te così accorto» che dall'artifizio difufato non refìi prefo ,enon confefji di veder cofa quafi prodotta dalla natu- ra,]e fopra humana* E Tifano Tìttcr fomojo n&tem*
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q6i Bellezze di
ne* tempi noflri, quadofà in Fiorenza per la vifia
di quefla pittura reflò in guifa ammirato, che commendando l'induflria jen^a fine, à tutte y le quali vedute havea » l'antipofe ì e quando era. lontano, o altri di altra pittura favellava, non poteva a partito neffuno fofferire , e di bauer do" lore affermava) fé della vijìa della Madonna del facco non [a^iaua fua vijìa, e dell'alta jua bellezza non ragionaua. Camminando più oltre verfo te porta del
Convento, fono in quéfta Parete (ti lunette belliflìme dello fleflo Puccettialtresì,chela chiamata da Dio alla Religione il prender I* abito, l'edificar a Monte Senario il Conven- to , ed altre gefte de' fette fondatori rara- mente efprimono ; L'vltìma di quelle , ch'e (opra la porta, è maravigliofa , e fi vergo» gna'per così dire alla pittura a olio, tanta ili l'eccellenza di quello valente artefice, e fi- nalmente oguna, è perfe fteffa ammirabile, e vaga , non iolo pedo feompartimento delle figure ma per i pa nneggiamenti per le attitù- dini rare, e considerate, per la vaghezza de* colori, per le profpettive ,e lontananze, ch'in tfìe fi feorgono, che rendono ftupidi, e ma- ravigliati gli occhi, che le rimirano, ne può faziarfi la lingua di celebrar dipintore così celebre, ne l'occhio appagarli a pieno di co- tanta bellezza. Nella terza facciata doppo la Cappella de'
Macigni 5 è dipìnto nella prima Lunetta di mano
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Firenze. 4<?! .
mano del Roflelli quando il B. Manetto della
Antella predicò davanti a S. Lodovico Rè di Francia nella quale , è itupendo,e vago il colorito. Nella terza, è ,'dipinta di mano dello fteflò
Quando Innocenzio 4. da per Protetore all' * ordine de'Servi il Cardinale Fie/co fuo Nipo • tejjVedeh" il Papa nel trono con molta maefti fedendo, cinto all'intorno da buon numero ài porporati, ed à piedi della fcalinata del medefirno trono ftanno il B. Manetto , e'1 compagno ginocchioni con faccia molto lie- ta elprimetido lo contento, che per la grazia ricevuta ne'lor cuori ardenti di Santo Zelo Ci ritrova. La quinta Lunetta, è di mano di Ventura
Salimbeni Pittor Senefe j è quivi ritrattala Vergine Santifs. fopra vago Carro dorato, tirato da un Leone, e da un'Agnello giulta ,* la forma , cheeffa apparve in Vinone a San Filippo Benizzi,-Il Carro fi'moftrain fcorto con lì vaga maniera, che yiene innanzi, e par eh' efea della muraglia ; Sopra fono molti gruppi d'Angiolini, che fanno graztofa vifta. Seguitando dipoi la quarta facciata. Cioè
camminando verfo la Cappella della Nunzia- ta, ui è la prima Lunetta del Roflelli : è in effa dipinto Aieflaudro IV. S. P. quando con- cede alla Religione, che peffa fabbricar Mo- nafteri per tutto il Mondo; fa vaga villa il veder quel gran Pontefice collocato in un al- ta ,e |
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4^4 Bellezze dì
ta, e bella Refidcnza, e quella Lunetta fu dal
Bernino fommamente lodata • La feconda, è del tnedefimo, che rappre»
fcnta quando il B. Buonfigliolo nelle mani del B.Buonagiunta il governo della Religi- one, in prefenza de'fuoi frati rinunzia. La terza ove, è figurato il B. Buonagiunta
clic doppo la meda discorrendo fpiritual- menteco fuoi frati rende lo fpirito ah Signo- re , è di mano del Puccetti con fomma indù- fina ne' volti di c]ue' PP. il dolore , che graf- fale , è la novità del fucceffo esprimendo,L L' altre tre fono di mano del Sa-Iimbeni .*
molto vaghe,e ben difegnate,e difpoftele figure con molta intelligenza, e farebbero quelle al parer de gl'intendenti in maggior fìima,fe nepanneggiamenti6foiTemantenu- to più dolce, veggendofi ne gli abiti di quelle figure, una tal crudezza, che non di panno, ma di carta le veftimenta appariscono: oltra ciucilo ui, è il fecondo Chiollro, nel Capitolo del quale l'Accademia famofa del diisgno ha la Cappella ; Quivi fono pitture degne di no* minaiiza,- Nell'altare vi, è una pietà difegna- ta dal Pontormc, e fatta pofeia dal Bronzino fuo (colare ; In una parete S. Luca in atto di dipigneredimanodel Vafari, In altra Salo- mone, quando edifica il tempio di mano dì Santi fi vedono: In dodici nicchie altrettanti modelli d'eccellenti fruitori collocati {ì ftan- no, ed è grande la cura eh" i Padroni Sereni fs- |
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Firenze, $6 $
diquefla Accademia anno auutomantener
dovi ciò, chela bifogna richiede, non folo , nella lettera delle Matematiche, quanto per la pittura, con tutte le comoditi immagina- bili fi di ferri, come ài naturali» con un Foro diftinto, e privilegiato ,* ove per i Profefiòri di tal'arce ragioni Ci tiene; Haqueftain via della Crocetta fua Refidenza, e luogo defìt^ nato fi per le Jezzioni come per gii fludi, ed.a per impre/atre corone, d'olivo5»d'alloro,è quercia., A canto aatiefloluogcmèuna Vit- toria di itìwmothè conculca un "prigione ri- tratto d'un vìnto di mano di Barto/ommeci ^A mriiaonati, ohe dorè$é andai5 in thieflt fopra la Sepoltura dtì Nari. Qltraqnefiofl trova fààN oviamo di quefia Chìèfa a capo di unafcalaìnun tabirnacohìimi Pie ti dipinta in fre/co > dimeno di Undrea
del Sarte parimenti' : i belljfjimàtìuefta figura, G nel corpo morto fi cenofee, quinto faffe grande l'intellipn^adiquefio raro artefice; pere{che il petto è inguifajcpgiato, che d&quello, che è di fuori 3 con facii modo fi comprende, come òttima* mente gli foffe nota la fabbrica, che è dentro del corpo humùno: è raro il difegno, che in tuttala figura fi vede ; ma ne Uè gambe è fenza dubbio # -maravigliofo * dove fi mofira il colorita, fimile molto alla carne, che è -perai e la finifirafomma * mente è mirabile* la quale fcorta con artificio maraviglio c Fu panne rojip, che cHOpre al me^to della per fona , è fatto di rara dolceia'. 6g Un-
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466 Bellezze di
la te fi a » che cade nel modo dicevole alla natura»
effer non puote di artificio più [iugularcenedi maggior bellezza. Non meno dell'altre dan- ze di quefto Conuento è il Refettorio ador- no » eh oltre l'altre pitture in una tettata è ài* pinta a frefeo la Gena del Farifeo ài mano di Santi, nella quale la Maddalena lava con le lagrime i piedi del Redentore : E bello il dileguo, vaga la profpettiva, eie figure con belle e pronte attitudini acconciamente difpofte. Vi fono alcuni tondi bellinìmijed altre pitture che per breuiti tralafci'o. E' anche arricchito quello conuento da nu- merofa libreria; Nell'orto pofeìa de' Frati fon duei . ^vuj.--ìpeVI ■.,...■.'■'.'<.■''■"■..'■■ *■ ■ Storie pertinenti alla Parabola della Vi*
gna, fimilmente di mano di Andrea fatte di chiaro» e fcuro. Da man defila fi vede il Vadre d^famiglia ^ che al quanto tardi chiama alcuni 'Mercennarij, perche nella Vigna fua vadino ado- perare, I Tanni» che fono ìndoffo à quefia figura, fon bejlifjìmì» ed alle membra con /omma grafia aggiufìathp3 come che abbia copertoti volto da un cappello bofeareccio» ejprime tuttavia quello, che vuo lefelicemetCìed in eflo qua fi fi conofee Va~ nìmoi e la favella* E bdliffima vna figura » che [tede ì e pare» come neghittofa » che fi gratti la rogna> che ha nelle man » e nella tefia, e nella go- la c$p certo cappello rimboccato» come nel vero ed bora ad hora fi cofiurna» è tanto vero, che il ~~i>t va non yè.fi bello > come quefio con arte mar a' , viglio-
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Firenze. 4*7
Vigliofa, è fiato effigiato. Ma lentezza di que S
fio molto è fimile un'altro, che con lafnan deflra foprà un bafione fi appoggia » e nel fembiante dicevole molto à villano è fatto, come fi vede ne pia ne meno nella naturarono quefie tre figure di fiupendo artificio, e rari/fimo, e fembrano, che fìano veriffime'i e di rilievo. Duepofcia, che fo- no venuti per tempo in fui lavoro > uno che pota $ e chinato ed intento in fuodvuifo è mirabile per difegno, e per rilievo maravigliofo '. un'altro ap- preso , che col fuo fin ifiro piede aggra va in terra la vangamofira definita > ed attitudine natura» le inguifachepar tutto vero}emirabilmete di ri' lievo*Di eofta à man fìniftra fi vede^quandùilpa* dredi Famiglia dopo le fatiche paga tuttiì\mer- eenarijrèbelliffma l'attitudine, e dicevole nien ■ tre che tiene la borfa conia fìnìftra>cconladè' firècóntaidanarhpèrchecomt qiiìèftato effigia- to j in quella guifa fi vede un tale atto negli afa* ri di natura] è fimile a co fa vcrafimoftra chi ri* ceve i danari prontiffìmo in fud attitudine }e lu- meggiata tohartificio pare,cìJcfùjciotto da pri- vilegio dipittura, e fatto tlirrkfao. Quegli* cVe contai danari) che ha ricevuti, difiofamente fià intento>, e chinato con I4 tefta > pare che divi fi il fuo peri fiero>'3 come il conto vii torni ; la ca- micia ì i calzari (pcroche fon fatti con ifiupendo artificio ) poffono di vero gareggiare con la ita* tìtra te con ragione vincerla ancora ; ne paret the pia altre nel conformar fi col vero procedere rfàjfi* ì così è con rare difegw effigiata que fi a fi- G g 2 gura.,
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a6% Bellezaedi
gura , cosi è col chiaro, e con Vofcuro aiutata,
così è mirabilmente con arte panneggiata* %n'al* tiro, che è prejfo al "Padre di famiglia > e fiera tutto7giorno faticato * pare che fi dolga di lui.« perche di quella non gli è data mercede maggiore, la quale era fiata datak chi un ora ama lavora' to : bora con atto cesi pronto fcuopre l'amarezza dell'animo » che con parole imprimere non fi po- trebbe* Pn'altro ci ha, che fi appoggia ad un ba- ione i con bettijjìma attitudine s e verìjfima : ne con lode potrebbe arrivar di leggieri favella al* cuna ydove l'induftria fourana qui col color e fé» licemente è arrivata. In fomma fono quefie due fiorie oltra ogni fiima fingulari, e giudicate da- tutti di ecceffiva belletta: e come che nell'opere» che fi fono dette, meriti Andrea fomme lodi, nefiunzei à tuttaviasche fia ufeita dalle juè ma* ni s che fi pofia d ragione biafimare : perche [ e fia detto con riferbo del dìvin Buonarroto ] da tutti è tenuto il fuo colorito incomparabile, e quello che cotanto al mondò è cofarara» fen%* errore: In due fi vanta la Città di Firenze >À eUicosì jouram privilegio è fiato conceduto» io dico nel Tetrarca, ed in jindrea : da' quali non falò e lontano ogni difetto, ma colmi di graqofa perfezione toltra'l diletto generano nell'opere Jue ad bora ad bora fiupore, e maraviglia» . Per render quefto tempio più maeftofo>e già riabilito dipignerfì tuttala Cupola dal cotto pennello del Volterrano; farà in cfla efcgiataM. Vergine in atro di prefcnrarfral Tra.-
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I Firenae. 4#9
Trono di$. E). M. per effcr coronata : faran-
no intorno i Cori de gli Angeli con tutti i SS. e Profeti del vecchio, e nuovo Tcftamcnto. E gii che bel ritornare alla Compagnia
dello Scalio da S. Marco io pattar debbo , d* alcune cofe tralafciate in quello non fia àikz- ro ii racconto ; Fu quefto Conventò l'anno 1437. da* fondamenti da Cofimo, e Lorenzo, de' Medici reftaurato, e «toppo la partenza de* Salueftrini a S. Antonino conceduto : ài mano del quale la fomma Storiale, e la The- ©logica in 5. Tomi in 4., ài proprio pugno fcritta» e ben cuftodita conferva/i : fopra la porta del Refettorio un S. Vincenzio Ferrc- rio! maravigfiofo effigiato fi vede, e foprala mede/ima internamente una Vergine con S. Domenico, eS. Caterina da Siena, amen- due opere del famofo pennello di Fr. Barto- lommeo» La Fonderia di quefto coi vento* è fuper-
ba , e fuperiore a qvant'alcre di Religioni nella Città confcrvanfi, e fpezialmcnte « e di gran lunga a quella di S, Maria Novella, per lauorariìin queftacon molta maggior dili- genza che in quclla,onde non folo per la fqui- fitezza de* rimedi, quanto perlo pregio deU lequinteffenze, concorrono da ogni parte i foreftieria provvede!!.* è in oltre di beJliil?- mi quadri ornata di mano di valenti artefici, ediverfe altre pitture di Fr. G10: Angelico ; Ncjl'orto fon due vaghe Cappelle in uria
G g 3 dipiriv |
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47* Bellezze ài
dipinta a frefco dal Puccetti molte ftorie fe-
cce.; nell'altra Vna pie?d belliflima di terra corca con molti Agnoli di figure, intere di man di Luca effigiate fi veggono, con alcune colonne di getto molto da chi intende iti? mate. \. >,,. w Il Campanile è difegnodel Brurtcllefco
cosi acconciamente fatto ch'il Buonarruoto foleva dire, che fé auefle avuto ad efler cofa inanimata nò altro che efler quefto Camp, fa farebbe eletto, tale è la bellezza ,e la firnme- tna, che egli in quefta piccola torre rico.no- fceva. Bora > perche delle ftorie, che fono nel Cortile dello Scalzo, di mano di Andrea del Sarto yfiè fotto brevità favellato per l''adietro » eòii conviene> che alcuna cofa altra quello, che ft è detto » fi aggiunga . E certamente un'arti fi' %iò cosi raro, una induftria olir a tutte compiuta, chiede fenza dubbio, che con favella affli pia diftefa fia trattataipofciache riconofee chi è inte- dentt ogni fapere dalle figure di quefto luogo, e mentre che con quelle ad bora, ad bora imitando fi efercita,prova frutto falutifero* enelvalore di fua arte fi avanza, Nell'entrare ip quefto Cortile da' lati di dm porte, fi veggono due figu- re di rara bellezza, una Fede, ed una Carità di mano di Andrea » come fono quafi le altre Wt* ** te. Tiene in ma mano la Fede un Calice, e nell'altra una^Croce, con
bcllifs. grafia perchè fi vede con prontezza > che mot- to,é vi vayed intefa con giudizio apparifee p mira' '
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Fireize» 4^r
mirabile arte, I panni, che ha in doffo,fon tanto
yeri, e tanto di rilievo, che dall'arte del teffere, e non da pittura pare, che procedano. La Speranza, pofcia è lodata parimente, ed
in fua difpofi^pine appari/ce rara, e figularc^ Volge il volto al Cielo con le man giunte, ove in- tende con gra difw, ed w qui fio fuo atto ftfcuopre vn'affètto divoto, e pio, gualcatale vjrtà con-, viene dirittamente. La per fona pofcia, è panneg- giata in guifa, che di vero efft-r non puote pia bella per disegno, neper indurria pia conformi alla natura, L'altra porta, è meffa in me^zo da una Carità, e da una Ciufiìzia .* bellifftma è la figura della CaritaVo tre puttini,uno de*quali tiene in col- h,e due fono da baffo da una bada,e daWaltra.ln quefte quattro figure fi cono/ce la rara intelli- genza di quefio nobile artefice : però che quelle parti, fé fuffero di rilievo, che fono illuminate dalla natura, con fìcura pratica fon toccate qui molto col chiaro ,eda altra parte con l'ofeuro » m guija che fpiccano mirabilmente dal muto, ed alquanto dilungi paiano di rilievo. E perche pri- mamente non immitano il vivo, ma il marmo » col quale tuttavia\fi imita ilyivo, chi dirà (pò- Jeia che con tanta for^a fono fiate effigiare ) che vere non fiano quefle figure, e di marmo ? qntUa rara agevolerà, per cui fi vince la difficultà, che più nell'arte è terribile, come èqui, effer non puote pia felice, ne maggiore. Wra queffa Ca- rità i due puttini, che fono da baffo ,e pare nel n G g 4,* fem* |
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41% Bdlczxé di
fmbiante fcbe àrda di amor o/o affetto , con gra-
ttale -, che c/prime quello, che dalla bifogna1 fr chiede ottimamente. La Giuftizia appreffo ha nobil fembiante, e tiene
unafpada nella min dsflra,e nell'altra Icbilan- eie , ed il fini$ro piede pofa [opra una bafacon molta grafia. Quefta parte, da cui viene il lume molto te con arte aiutata dal chiaro , e fteono- fee j come ancora ft vede nella Carità, ftupendo, artifizio. Il difegno, onde (i da vita alca pittura qui èfommamtnte mirabile, in guifa che,per che fono maraviglio/e tutte e quattro qusfle figure l come tutte l'altre, le quali fono net Cetile , egli perciò non è maraviglia che tanto ftèfh'Tritate fta qtteflo luogo da chi è intendente, e da gli arte- fici ancora, il quale e ri tetto an^i Scuota twhi- liffima di chi vuole inquefla arte nobilmente fare acquilo. Ma per dire delle fiori? dipìnte a frefeo di chiaro , e/curo da Andrea parimente, le qua- li per fourana bellezza fono al mondo fenxapari diciamo , che à man de (ira è la prima Storia mirabile, dove è dipinto, quando Zac*
cheria nel Tempio in abito Sverditale facrifica e turbato » ed incredulo, per lx vifla dsW JLngdo di Penta muto. Si vede V Angelo dirimpettoà Zacsherìa di gratto fo afpexio , tenendo le mini in Croce, efpunc à quello l'&mbafciata » la quale ali era da Dioftataimpofla ; e certamente è fatta qttefia figura con molta arte, e da tutti fen^a fine (od it.i^Miè co fa m travigliofa à dire s che col color chiaro, s con lo/curo, Uguale poco, cop- |
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rìreoae 47?
ftàtuno fieli'efprimere gli humani affetti * ubbia
tuttavia efprefio .Andrea nella figura di Zacche» ria non fo in qua Imo {lo mirabile il filen^io •• ti quale fermato il Sacrificio > e'I Terribile dell'in- cenfo ,fìmofira muto, ed immobile %edè dall'al- tre figuh nell'aria ,e nel fembiante molto divet- fo. Fa già lodato il Vulcano di aitamene* come afferma Cicerone; il quale (però che fìngano i Toeti t che fojfe \oppo )ft conofeeva ancora, chi fujfeveflito i e (lejfe fermo in piede, come X0P*m cava. Ma pia è [ingoiare di Jindrea l'artificio » da cui ancora, chefìano mute tutte le figure* che fono dipinte quando vuole fono formate, che fa- vellino tuttavia, ed all'incontro mute, come in 4$nefì;a di Zaccheria mirabilmente fi conofee. jillato all'angelo è una donna, che tiene in cap9 uno feiugatoio di flapendo artificio ; perche è di rìlie vo3e quejlo panno, e la figura, del tutto efee del muro : non ha il panno alcuna piega, madaW indufìria è fopra la per fona con Jomma gra"zja effigiato 3 e U vefla, che è difetto, ejier non può- te pia di vero fingulare, Udla banda* dovei Zaccheria > fon due figure belle d maraviglia.* delle quali una fi vede tutta intera, e che tiene le mani aggruppate nella cappa » dipinta con fon* rana indurr ia* e fommamente lodata da gli arte" fui. NeU'ltra Storia chefeguita >è dipinto , quando S. tifa-
betta > è rifiuti dulia. Madonna ; fi conofee maravigliofo fapere in quefle due. figure 1 perche é fatta della teftal'arh di quejla Santa in guija mal-
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74 Bellezze di
molto dicevole àgli anni fuor, la quale,ponendo
le mani [opra le/palle della t'ergine, inatto don- ne/co in fua condizione oltra modo è bella , con panni in doffo del tutto yert, | del tutto dirilieya Ma puf eia è bellifjìma la Madonna re nel fiorite di fua età col giovenil fembiante è molto&erfo dì fé gta^iofa, e pare che efea del muro. Fj[pende al dritto di quejle figure una porta di femplice cafamento, la quale è figurata, che fta aperta, e che Tofcuro fuo molto vadia in dentro, (pignen- do infuori le figure con rariffma ìntettigenza. Ci è apprejfo un S. Giufeppo , che tiene fatto il braccio un fife io di panni, difegnato con artifìcio oltr a ogni flima mirabile : BeWffimo è un fervo, che taglie una fcalat ed ha in capo un fardello dt panni altresì, il quale regge con la finita> e con la defìra regge un piatto, che al fianco fi appog gia} con fi gentil aeilrc^za > eh? del tutu par vera efen^a dubbio naturale, Uella Sioria>cheJeguesà dipinto Andrea /'/parto ài
S. Lifabetca. Si vede nel letto adunque col brac- cio finiflro appoggiata fopra un guancialt, in at titudine dicevole molto', e pare che per dare il nome al figli uol nat9 fi volti à Zaccheria, che le fiede appreso : è co fa rara quefya figura, che feri. ie , falla di vero con artificio mirabile. Verche fèn\a poter fa vellare, egli fcrive in atto vero, e proprio} che par cofa di natura, e non mica di ar • te : ed i panni, che ha in doffo, dal verofcambiatU fono fopra quefta figura con fupremo artifizio » come fi vede, accomodati, E ammirata-vna vec- chi* |
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Firenze. 47 y
thìa » che/tede /opra uno fcabello, e del parto dì
S* Ltfabetta con una fervente pare> che favelli : perche fi conofce in amendue quefie figure mira- mi vive^zq, $ tanto rifponde «iafcunaparte del- la fa fona atta proporzione, che è nel vero » che pia rare per difegm > ne più belle per artifizi* efjer non pojfono. M di vero tra le co fé rarijfime, è quefia (toriapiu rara s e tra le più mirabili fen^a fallo pia ftupenda. jLnvifano gli artefici piò, chi' ari che per l'induflria del panneggiare fta fernet dubbio ^Andrea andato innanzi à tutti gli altri : e come che di quefto in molte opere fi vegga ilfuo valore, a pieno tuttavia in quvjìo Cortile fi cono- fce là fourana virtù yche in tutto 7 mondo, è te- nuta co fa rarìffima, e fi ugni are. Dopo qnefia è la Storia » quando Zaccheria da Ja Bencdifcio- ticà S» Giovanni tche ancora è faneiulletto > e vuole andare nel difertOt fatta di mano di Fran- cia Bigio di colorito molto apprezzatole nell'altra Storia » di mano del Francia parimente, fi
•vede quando il mede fimo Santo s'incontra nel Salvatore, e l'accoglie humilmente ;e come che non fiano quefle di rara belkya, come le figure di sAndrea, fono tuttavia da gli artefici lodate molto. Ma pòfeia la Storia , che vien dopo è di mano di jfndrca ;
in cui é dipinto, quando Crifio è da S. Gio vanni Batte-^zato : e di vero fono di pregio grande que ■ fiefigure, perla grafia* che ut è molta , e per lo difegno riputato ammirabile', e due Angeli parimente molto da chi £ intendiate fono cont '/> men- |
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47^ Bellezze d*
mendati. Furetto fatte quefh figure negli aìfàr
più verdi di Andrea, tome fi vede ; però è bene, ehe all'altra
Storia di artificio marauigliofo fi trapaffi. I»
quefta è dipinto quando predica $. Giovanni a' Giudei neldiferto : ft vede molta gente adagiata * federe » con attitudine bella, e molto naturale*
td all'incontro alcuni fittisi quali affidata La vi- fta nel Santo di Dio ( il quale pofto in luogo rile- uato predica con diuoto fembiante )per difegno > per prontezza oltra ogni ftima fon mirabili. Sono fatte le femmine nelle tefte in guifa, che paiono vere ,equa(ì vive; e quell'uche fono diritti pari* mente ima fopra a tutto è marauigliofa una figu- rale ha in dopo un buco, la quale infua difpo- firioncèrara, eper difegno , e perartificio è ri* patata ftupenda : quanto fta fìngulare efprimere non fi potrebbe , mentre che tien fotto le mani alla pam del bieco > che èr dinanzi'* di cui dutLs fimplicifAide fenxa più fono mtefe con fapere tosi tfquifito, ed appreso dipìnte con tanta for- za ì che paiono interamente di rilieuo : il cappuc- - ciò 3 che tiene in capo, fecondo l'ufo de'fuoi tem-
pi , rende di vero quefta figura pie mirabile,e pih vera. Dall'altro canto della jtoria è belliffima • ma figura, cbevolgendofiaS.Giovannimoftra
le /palle a chi la mira, diuijata con,fauiogiudi- zio , e panneggiata altresì con rara intelligenza. Epofcia marauigliofa laltra Storia t in cui ft contiene, quando la gente gìÀ
conuertitaperla predica di 5, Giovanni, viene al Batte*
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Firenze. 477
Batte/Imo ♦ Molto è ammirata una figura, che fi
- battezza : la quale pofia fi nell'acqua ginocchio- ne esprime humiltà, e divotQ affetto in fuo fem- bianteia cui.fi veggonoi capelli, onde gronda l'acqna,fatti con artifìcio così felice,come nepiù , ne menofifcorge in co/a vera. Di prontezza di vo- ta è fatto ilS.Giouanni,metre che con una ciotola battezza chi da lui viene ; il quale, conte l'altre figure, appari/ce vero* e tondo, comeèilvero > il quale è di rilievo. Ci è uno dritto in piede da^ una bada, il quale moftrale fpalle,edà\unofciu- gatoh,per cui,però che il refto è ignudo, cuopre il collo fen^a più. Tra le co{e\mirabili è difiupendo artificio quefia figura:': perche cosi è intefa nelle iineedi natura, le quali chiamano gli artefici difegno, che none la verità del rilievo altrimcn* ti, an%j ne' piedi,nelle gambe è propriamente fat- ta ,c$me in co/a, che è viva, fi conofee : da al - tra banda maraviglio/a è l'attitudine di uno, che albata lagambadefirapofa il piede [opra uh majfo ,e fi mette i calcari, che per battezzar fi £4vatifihaueva'-è pronta quefia figura, come ì'huomo, mentre che adopera '.però che così vi- y amente atteggia la per fona controtesta mara- Tfìgliofa, che refta fmarrito chi è intèndente m bellezza cofi pere^ina,ed in artificio cosìficuro: ' vdpprejjo ci i un puttino, che ftedecon gra^iofa attitudine tenuto dagli artefici molto in pregio » bell'altra Storia ,ha dipinto ^Andrea, quandi è menato
S\ Gkuanni dinanzi ad Hvrode. Terche, come con*
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47S Bellezze di
conviene à Vrincìpe ,fiede egli in luogo rilevato*
e comanda a*famìgli di giufii^ia, che lofpoglìno. Terchefi vede il Santo di Dio » quantunque vmi* le : pieno tuttavia di animo/a fantità, come fi volta al I{e, efen^a temagli rifponde. In quefta fon protfti due minifiriti quali per levargli le ve (li d'addogo molto fono pronti ; e pare, che fi affrettino a pi» potere > onde il volere difuo Sig. tofto fia fornito. Quantofìano belle * quanto bene ìntefe, quanto co arte maravigliofa effigiate tut- te e tre quelle figure > di leggieri ejprimere non fi potrebbe : è il San Giovani maravigliofòj ed i due miwftrij come afferma ogni kuomo, che è intèn- dente t di ftupendo artificio * Sono lodate tre fi - gure altresì 3 lequali fono appreffo ad Erode ,<#- yifate conpanni tanto belli, e tantopropry, che paiono veri ,Si vede pofcla in di/parte il Giufli- ^isrc, chefeende certi fcaglioni, con certe fatte^' te tutto in fé raccolto, e dì vifla tutto dicevole 4 fuo vfizjot ammiratofommamente dagliarteficih ' Seguita p'ojcia la Storia della cena di Erode, ed il bailo delta,
figlinola dì Erodiadet fi vede la donzella, che pare > che fi muova ,eche atteggi molto con vU ve \za la per fona \ la quale è di vero paneggiata con raro , e mirabile artificio. £ belli(fimo yfto fc udiere, che ferve a tauolasintefo con tanta artes Cd effigiato con fi taro, difegno>che oltra l*cffcredi rilictio, apparisce del tutto pero} e di maravigli* pfa itiduflria ; È flato effigiato nèW altra SSprréj quandi $ tagliatala #$« a S'.Gibuon-
m • fi
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Firenze. ! 47P
wì "fi vede un "Miniftrddi Giufli^ia, che inatto
di maggioranza comanda al Giufti^iere, che for~ nifeà quello, che Erode ha comandatoie di "pero è mirabile quefla figura, come le altre di quefla fioria 3 che fembrano di rilievo ; E pronta col ba- cinola fanciulla, the appetta di portar la te fi a del Santo alia madre} ed in fue fattele fi mojlra di vigore , panneggiata con artificio molto raro, esingulare. Nell'vltima *'£ Stòria ,é dipinto Erode» quando è a menfa ,€ come egli ha comandatotdalla Donzella è portata alla niadrelatefta dì S". Giovanni, E ammirato il gran difegìto della fanciullate la viveva, che mojìrainjua attittidinese altre fi la gravità di E- rode: è tenuta in pregio una figura ,che è diritta in piede ) panneggiata con fomma indufìria. Si mo - /ira pronta Erodi ade, e lieta nel prender la tefta the tanto aveva bramata, fi vede > che porge le mani con dtfto, ed il tutto con tanta gratta, è con tanto jennoè ordinato > che non meiio acconcia - mente lègge la uifta in pittura > chea pieno com* prendala mentenelle carte♦ E certamente que- fte X»ftorie, fatte di mano di ^Andrea, e(le quat- tro Pina altre fi fono di tanta bellezza ,e di tan- ta perfezione 3 che nella ft ima uincono ogni giù- di7^io,edogni auuifo i ed oltra ogni pittura fono riputate incomparabili, e jtupende. Ter che fé imita/fero ituikjo fen\a pia,e nonl'equiuoco, che il marmo»)arebbono , come io /timo » di ita* lore molto maggiore > e pia fmgulare Nella tavola dell'aitar maggiore di quella Compa- gnia |
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4*e» B clizie di
gnia, e dipinto il Battfilmo di noftto Signo-
re ài mano ài Lorezo di Credi, e m è un Crq- cififfo grande di legno d'Antonio da S. Gal* lo; Ma ripigliando dalla Nunziata fott© 14 Arco de gl'Innocenti ui è la Compagnia del Nicchio vafo belliflìaio, e
grande; all'altare ui è il martirio di 3. laco* pò S. Tutelare di quefto luogo di mano di Lorenzo tappi, del quale ancora è una beIT Iiflfìma Vergine con ifvegliata attitudine nel- la lunetta fopra l'aitar maggiore ; Soprala porta ui è un S, Iacopo in piedi in mezzo z due fanciulli vediti con l'abito della Compa- gnia al naturale fatto dal famofo Andrea, per lo fegno, chea Procem"one/i porta ,*fc- guc la Compagnia di S. Iob. fu'J canto di via della
Crocetta nel quale è bellffimo un tabernaco- lo di mano del Francia, edelmedefimoè la Tàvola della Compagnia, nella quale è vna Vergine , con S. Giovan Batifta, e S. Iot> dalle bande,.In vna fìa/chetta a*piedi del Job è il merco del Pittore, che i un F,& un 8: Dall'altra parte è la .', ( n Compagnia ài % Baftiano nella qnale è lo
fteflo Santo dalle ginocchia in fu belliflimp dipinto da Andrea : anche nell'Accademia del difegno poco dìftante è un torfo deJ Buonanuoto ,., : in uia de{ Mandorlo è vnà bizzarriHìma
facciata con bezzi in afra ne parti rozzi > ' altre
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. : Firenze*;;>- +f&
Mìt &ffi Hm da Federigo Zuccheri per ufo
dèfdi^ighére,.dalia quale e tolta rinvenzió".' ite; chVè innnPalazzo a Monte Citano in TO^r^MBàfcr^fi trovail Giardino del Buca Salviati ài- molte pittnre,e Statue adorV nàto • nella* facriàta del quale fopra due fine- ftroniè unàrmedi pietra bigia bclliffima co» \ afàihè figure gnude, che la mettono iirmez?- *jo 'felicemente condottedàl-TnboIo: e due Aghòlini che reggono là corona fon céneri*- fimi, è vaghTbltre ogni credere , Segue la Caja opiàtSfto Palagio de Guadagni oue
fra l'altre itatue è vna Vertere maravigliofà ,\ e vaga oltre ogni ftimaVedun Appalloaì«i tresi bellifliaiorè in quefta ancora una -numéb rofa libreria. Qitra quefià >cbi vuol*edem\ Ì*a**° /tfawznX**0 Andrea infuoar tif^&ìi fermifìà contemplare ìt~ -**- a « &-->^hè t,%%/\ x\ & TabertiacoJò; ckepUciolèfpayo è fuori della
• - * * * « . ■ i i,- - ■■ - x , / * * 12.
PORT A A PIN T T: f tri ^ <*/W*
'mente potràcono/cere l'eflremodifua virtù* H* arte [cambiata col vero, ed unita con la natu-* ra. Si vede una Madonna di colorito in frefeo* chefiede,e fojiiene il puttino conia man delira dì maniera grande molto, e conforme i quello,- the èviuo ,e véro. Le mani, e la téfta paiono et S*"?! * tnon dì colori : i panni di bellifflme pie- gheapparifcoho di rilievo. Stanno ammirati gli Artefici 3 mentre, che confederano nel puttino Li àtjpofifone ddit membra i la quale oltra ÀM |
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:llf
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4?* Bellezze di
fama è bellìffima ; e la tenerezza ielle carni, e hi
per fublime avvi fa, il quale è flato in quefio ar* tefice*effernonpuote pia vigorofas#?pàrara* Ci è un S. Giovannino apprefo yckfjcj^, $fr. ;jft. tal atto ha in fé tanta for^a, cbe: [ar$ke eofa^ malagevole l'agguagliare con parole quello* pke fu facile ad .Andrea di efprimert:cpn caloriU n M certamente per difegno ,per MlMtorVJpft-jfa mrano artificio è marauigliofa quefla pittura? ,4 da tutti fiimata flupenda . Tercbc sfzfciata & muraglia quando già fu cinta Fiorenza di affi- di*» abbattuto il Convento de* frati Gicfuatià fu conferuata quefia Madonna tutuuia » com^ (ofarariffimay epreqofa : & ebbe tanta forqtp che pdf e freno in fino alla licenza barbara de' foliati ; a cui, abbagliati dallo (plendore di M»* ta induflria>nm fofftrje VanimoM fare ingiuri* 4L fi rara bellezza, e tra le fpad$, f frale lance $ *n%i, come è cofa nota ,ficura neipombil furore delle colubrine, (tè mantenuta inftno a'noftri tempi. Et il Gran Duca Cofimo per condurre* fuefi* pittura in Fiorenza, e per darle de^nori* getto, pia d'una volta venne in fui luogo con in- gegneri , e con architetti; mas 0 foffe il pericolo di fpe^zarf», 0 la diflicultà di condurla, fu lafciat* indietro quefiaimprefa » la quale da gli artefici » e da ehi è intendente 3 fommamente era brama' ta, Ma entrando fi trova a man manca il 4 Convento delle Monache dì S. Giufeppe: vi è una belli/lima tavola di mano ài Santi, ove la Natività del Redentore effigiata fi vede;. fin oltre è il ***** |
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Giardino del Marchefc Salviati di piante/ !'
nobili, e d'agrumi ripieno : a canto a quett» se'U'idltrode PP. GitMuiti affai grande ed ameno ben^.;i
fcompirtico , e pien d'agrumi con la folita'; , Nobiltà di que* PP^ia ognilor cofa tenue*; nella teftataè di Pefchiera e fontana vaga-,;; t mente aceon ce ornato, e fu quello lafciatq . loro da Bened. Bùfoli: dall'altra parte è il Pa- lagetto che fu di Bartolommeo Scala, poi di Leon X. oltre i Giefuiti fi troua la> : j «Cafa.de' Ximenes fatta col difegùo.dijGiu- .
liano daS$ Gallo per propria abitazione con ? Jof fteifo difegno del Poggio a paiano. La, Scala ha la volta a botteghe fu fotta per pro- va di quetlochV voleva fare al Poggio come ; attefta il Vas. iib. i. p. a. Più auantj è ilCotf- ventosi / ":-i:^ ? . % .-; :'-...?4.il ,»,17. ;'■:;■' 1'
Sante afon'a de gli Agnoli detto Ceiieilo.*;
li-titolo antico dì quefta Chipfa era S. Maria ; Maddalepa ove ftauano Monache da Eugeni nio quarto fupprefle .• fu data poi a' Monaci Ciftercienfi:, che ora fono .rimpetto && $&b diano, ove già/lavano le Monache chequi; fono,, ed in quella S. Maria Maddalena de' Pa^zj prefé l'abito > ville * £ref$ lo Spirito al Signor,*: AiiuntO al foglio 4Ì)Pietro il Grand' Yrbano che iuta! Convento ìuna Sorella, e due nipoti aueua,confiderit;a»di qtieii'abita* aione j'anguftia, fece farne il baratto, man- dandoci Monaci ia quello*^collocandoic^ hr' H n % ;.,;. Mona.?. i
...... »
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4*4 Bellezze di
Monache in queft© nel quale fono molte rare
pitture ;Fù col difegno d'Antonio da S. Gal- lo fatto il Chioftro avanti la Chiefa aliai ▼ago ,• Entrando dunque in qucfta ,fi troua a mano diritta predo la prima porta la Cappella de" Neri, quale ha anche l'vfcita
in ftrada;Fu qucfta fatta fare da M. Neri Ne. ri Fifico d Onorata nominanza Medico de] Sereni/fimo Ferdinando I. e di tutta la Sere- Hiffima Cafa, e fu uno de* due Medici eletti da tutto il Collegio,acciochè il Ricettario dell'ArteYua, come fé , correggcflc : E la (uà intenzione fu ài dedicar qucfta a Si Filip- po Neri fuo parente , avueiigache Iacopo ài Neri Padre di M. Neri, fuflfe Cugin o di Fi- lippo Neri, che allor vi veua, oggi S. Filippo, tria non ebbe 1 effetto, perche premendo eglt in veder finita la fabbrica, e ritardandosi la Canonizazione del Santo, mutato parere a" SS. Nereo , ed Achilleo dedicolla , che fu fi- tolta da Aleffandró per Teftamento; Nella^ tavola, ch'è dimane-del Paflignano vi è de* detti Santi ii martirio effigiato'; La Cappel- la poi è beili/lima', tutta dipinta a frefco dal famofo Puccetti,che quivi ha fuperato fefìef- fo: Apprettò di Mi Neri Neri fuo Nipote, og- gi viuente Vomo di buon guftojeche delle pitture, e fculture s'è dilettato, ed ha imitato M. Neri fuo Avolo, fi trovano moke galan - serie di pitture,efìatue di uàlcnti Artefici, come due caaailiai piccoJi di bronzo-fat- ■**$>|l i É;h ti
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Firenze. 4!*
ti da Oio: Bologna » molt£ opere del Pf •
gnoni» e d altri, fi a le quali due fono mara- vigliofe tenute, e quefte fono un' Ecce homo dal mezzo in sii di Tiziano, ed un Satirino di bronzo antico belliffimo, e bizzarro a mara- viglia ; è di maniera Greca, ed efprime nell* attitudine una pronta mouenza con rifenti» tavivezza»ed i mufcoli fono egregiamente dilpoftij ed una ftatua d'una Vcnerina con va Amorino al fianco di marmo e maniera Gre- ca belliflima; Ma tornando al/a Cappella, era qaefta per prima una Chiefa dedicata a S.Ma ria Incoronata, diftinta dalla Chicfa de' Mo- naci ove fi adunaua la Compagnia de'Lotn* bardi, che oggi in S. Michele da Or S. Michc^ le li raguna; Ma paflando il Cortile, ch'è fat- to col difegno di Giuliano da S. Gallo d'or- dine Ionico per lo capitello fopra la colonna con la voluta, che girando cafea fino al col- hrino dove efla finifecauendo fotro'l vuol©# è fufarola fatto un fregio alto il terzo del dia- metro della mede/ima colonna:imitò l'Ar- chitetto un capitello di marmo antichifiim© trovato a Fiefolc dal Vefcono Salutati, ch'è ftato fommamente tenuto in pregio , comti» referifee il Vafari nella Vita eli Giuliano Giamberti da S.Gallo,dal Mag. Lorenzo de* Medici per lo difegno del Cqnuento di ^.Gal- lo da lui meflo fuori, così nominato : Entrai!? do in Chiefa fi vede la foffitta aliai batfa, ma dalla diligenza di Iacopo Chiavelli, o Cèia_- HI» } videi-
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Jfi6 Btllewe'di
:■ f iftelii Votolo ài grand'iaduftria in qaefto gai
nére, aiutata dalla pittura , proporzionata^ nondimeno appàrifee : Sonò fotto ad eflfa fin» ti alcuni pilalMcou vari ornamenti , che ri- girano tutta la Chiefa .♦Seme un adorno cor. nicione, che fopra i pilaftri fi pofa d'imbafa» mento all'ordine d'Architettura; ove è figa- rata una volta a lunette ornata di figure, e-» milteri del Testamento Vecchio ; La volta è è aperta in tré luoghi > moftrando per "efìì una foffitta di vari intagli ,• PerPapertur* .. ,. del mezzo fi vede S. Maria Maddalena eleva- ta in gloria »coT,dotta dalla Beatiflìma Ver* /gin'c avanti la Santiflìma Triniti da molti gruppi d'Angeli corteggiata: JDipoi a «ta% Sritta fi trova la Cappella de' Balde/i'. Iquivi ana belliffima
tavola fatta da Carlo Portegli, è in elfo dipin- to il martino di S. Romolo Vefcouo di Pie. fole , e difcepolo di S. Pietro : Sfi il Santo in . atto di ricèuer il colpo dal manigoldo, e nel- la faccia inalterata ben moltra la fidanza che ha in Dio » e la gioia e'1 contento di fuo cuo- re per ricever la palma del martirio : Vi fa** molte figure acconciamente difpofte,fra le quali una, che cavata la fecchia dal pozzo aucndo attinta l'acqua, della quale poche.» gocciole aveua negata al Santo,piena di sa»- gue con fua maraviglia, e di tutti i circoftau- ti ritroua ; fegue la Cappella de' Carnieri, è ia queft* dipinta^
-■>.,; y,. % A lì uni |
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Pireo»*; 4tj
una Vergine Annunziata di mano dì Sandra
Bocticclli molto da gli artefici (limata.* Segu* appresola « Cappella digli tacopi la cui tavola è di ma*'
nò di Lorenzo di Credi, nella quale è effigia- ta una belliflìma Vergine con S.Giuliano,e $, Niccolò fatta con molta induftria, e vaga- rne nte colorita ; ed è la migliore opera , che Lorenzo faceffe, auendoui porto ftudio mag» giore di quello faceffe in altra opera fua^ giammai. Più oltre èia Cappella gomena: Quiui è di mano del Pon-
tormo fcolar d'Andrea una Tavola con la^. Vergine Santiffima cól Figliuolo in braccio con S. Gio: Batifta, S. Piero » $. Matteo, Sa* Bernardo che fcrive » S. Paolo, e S. Caterina: fcgue poi la Cappella "Pepi, era quiui una Natiuiti di
Crifto di mano del Grillandaio, che in oggi non vi è più > perche nella mutazione de' Mo% naci da quello luogo£a mutata anch'erta : fe- gue poi la Cappella» o aitar Maggiore ov'era prima una
tavola di Cofimo Roflfellini famofo Pittor de* fuoi tempi, la quale in oggi non ui è, ma in fuo luogo ve n'è vna di Matteo Roflelli ti- fai bella : fegue poi la Cappella dove il Corpo di S. Maria Madda- .
lena de' Pazzi fi ripofa: è quivi effigiata al naturale la Santa di mano del Caualicre Cut* radi, più oltre è la : %"' " i\ Hh 4 Cap*
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SE
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48$ Bellezze di
r 'CappelladiS.Haitiano, ov'è nnS. Rflecjfc*
i&: un Si Ignazio di mano di Raffaello; deM#af lo :fi viendoppoalla , 5:i:o!;:riqr$
4 Cappella de] rornaéwow dou'è\Coll0qita$na
Tavola di Domenico Puligo > o.v'òla Vjàtfy»., «ione conte due Marie,Iacobi $ cS&lqtiyèj (eguela , y ■:-rJ-\ì ;^r,y}>>A kv •-.Cappella .... . . . Yiè4(Hi*<'if%CQroa3f
rione ci Nolirà Donna con molti Santi,o
Sante di mano di Fra Gio: Angelico > edm ultimo]a '.''..,; ;■■..*.':-s a Cappella Canaltanti nella tavola di qudj a %
la Vergine con S.Maria Maddalena,® S*Fra% cefeo, con molti Agnoli di mano del Grillaa- idàìo. . "' . nfi:*
,La Cappella maggiore in oggi dee reilau-
rarfì, e quivi il Corpo di S- Maria Maddale- na collocare : Sarà-queita col difegnq di Ciro jcolare di Pietro da Cortona riccamente di n armi ornata, e con molta msettria accon- cia . NelConuento vi è il «*:;.{ ,- ' ■ $* C apitolo dipinto tutto da Pietro Perugino.,
& in una facciata del Refettorio fono alcune altre pitture di Raf.
fsellodd Garbo, eiiendo quello luogo .tur- co adornato di pitture d'eccellenti naae- ftri, le quali non occorre qui defenuereper- . efee elle lido dentro la Claulura, non louo sf- jpoite a gli occhi di tutti : Ma poco dilungi di- rimpetto alla Chiefa de gli Agnoli e dima.* gniiicokffibiantelà i: 11 ■:■:., ■■, ; ..■■•*■ C&J&
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Firenze• 48^
^} §àf$ o più Coito il Palazzo di Simone daj
Firenzuola, oggi di Niccolò Maria ,ed Otta- vio Maria Giugni Marche/i d'Incrodoco io^ Abruzzo ultra, e di Campo Orfcvoli inTo- |r#na : E fta»o ordinato quefto mirabile edi- jizio col difegno di Bartolommco Ammana- ci Nella facciata di fuori è belliflìma la por* ta fatta con ricco ornamento, e magnifico fono le flneftre di vifta nobile molto, ed a«* quella del mezzo la quale è fopra la porta, ci |ia unpiccol ballatoio con raro fenno divifa- jto; In yece di balaùftri ci fono eerte colon- nette d'ottone, le quali commette nei ferra fanno ornamento vago, & allegro ; Entran» do in quefto fi trova un vago Cortile diuifato con colonne di pietra ferena con graziola /embiante intorno al quale è un ordine di fet- le camere ove gran numero di gente comma» piamente fi puote adagiare, le quali con it*. ^uftria di bella architettura fono ftate dife .«nate; Le fcale pofeia ed il (alone han ricca iembianteed allegro, e le camere che rifpon- dono verfo di fé a quelle del Cortile, & all'al- tre di fopra con molte ftanze opportune ali*-* u/q di'gran famiglia, compongono una fab# brica molto nobile, e coramodiflìma;. Ol- erà 1 cortile un Giardino con ifpailierc d'a- ranci , e limoni, ed una fontana , che rifpoa* jdeai diricco della porta principale rallegri- no nobilmente il Palazzo, e di fomma va- giiczza il riempiono; Sono in quefto molte milM Aatne»- - |
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4§ò Bellezze di
ftatue, e pitture di pregio come ttn $. Giò: i%
penitenza di marmo al naturale figura intera belliflìm'adimanò di . • . . . * • • • ned! quefta è di minor pregio un ; Safoadorc dal'mezzo insù di marmo bel*
liffimo, loftenuto da tre Serafini figura mag* giore del naturale di mano del . . •; . . .** fonovi ancora più ftatuc effigiate in termini antichi fimboleggiati per letterati,e ntolte tede tutte di marmo : vi è a ncora una Venere di marmo, e maniera Greca con agi
Amorino da parte, figura piccola ma di pre» gio: inoltre vie un Crifio Crocififio d'avorio con fora ma dilli
genza, é maeftria lavorato, ed uà Tutto a federe con un'anitra a canto che>
ftende una mano in fuori, figura di marmo antico belliflima, che fu cavata dal Giardino del Card. Ottavio Bandiai a Monte Cavallo in Roma » dal qual luogo fon ftate trafportat© tutte l'altre ftatuc eh in quello Palagio fi veg. gono : fi vede paflando alle pitture un Baccanale di mano del Padovanino copiai
to dallo ftefioda quel famofo originai di Ti- ziano ch'era a Madrid, il Baccanal di Spagna addimandato, che s'abbruciò, onde quefto iefta in luogo del primo originale ; è maravi- gliofa una femmina gnuda, che dorme, ed un piccol puttino, oltre molte figure di mi» rabile artifizio: veggonfi poi due , . Tefte al naturale di mano d'Andrea, e due altre
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Kroftae, 4*r
altre ornili dì mano di Giorgio?» ; vi fon*
* ancora le ; ,
B Quattro Stagioni del Baffano, ti una Sa»*
ta Maria Maddalena in penitenza quadro pìccolo ma maravigliofo : Siede ja Santa in terra dalla teda gli pendono per le fpalle i ca- pegli : ha una tefla di morto in grembo Co- prala quale pofa la fini/tra, e (opra quella il dcftro gomito appoggiando la tefta Ci regge, ed in atto di contemplazione da gli occhi le lagrime grondangli; vedefipaiuna Si Mar in "Maddalena in penitenza del Cigoli
grande quanto il naturale, ed una Fergine con Grillo Bambino in col Io > che
un Agnellino accarezza 3 (opra del quale è a«« cavallo S. Gio: Batifta, e S. Lifabetta %lii dietro; figure euttealnaturale di mano del Rubens, quadro beili (fimo ben intefo $ e di yago colorito ; vi è un : .\i lùh quando gli arde la cafa di mane del
Tintoretto,eduna ri- r ,.;,.; tergine con Giesiì, e S. Gio: Batifta bam-
bini di mano di Raffaello : Vi è anche una » $. Marta Maddalena maravigliofa oltre-»
ogni credere, méntr'è in penitenza yeftita di cilizio di mano dsi Bronzino vecchio : Dì più vi è un .Adamo, ed Eva con Caino, ed Abel figure
al naturale di'mano di Niccodemo Ferrucci affai ben difegnatc , §d una * » v - $. Caterina da, Siena in contemplazione da!
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4?» Bellezze div
Cigoli figura intera : Sonovi m®l£i aftrf
quadri di valenti artefici, de* quali non fifa efprefifa menzione per lo" novero grande 3 e Si nominerà in ultimò un bidone in braccio a Venere belliffimo coft
Amore a* piedi, figure intere di mano ad fa* mofo Tiziano da Cadoro,* Rimpctto a que- lla Cafa è la u Chic/a de gli Angioli teuuta da' Monaci dì
Camaldoli Centrando nel Chiefiuo che dalla Chtefa divifo mediante la claufura, R vede ima belliflìma tavola di mano del Paggi nella quale la Vergine tiene per mano Giesù Bara- bino infieme con S.Giufcppe, pittura fra le belle di quefto artefice belliflìma ; Entrando poi in Chiefa vi è la tavola dell'Aitar mag- giore di mano d'Aleffandro Allori ove uru, Aflunta» e prima ve n'era una di mano df D» Lorenzo del quale una rimile alla Cappella degli Mberti ancora fi vede. L*
Calia di bronzo che contien le reliquie de* SS. Proto, e Iacinto fu fatta da Lorenzo Ghi- feerti con bell'arte : Per il Convento fon» molte pitture del Caftagno, e di Paolo Vc- celli; Ha quefto tre vaghi , e ben'acco^ct Chioftri, in uno de- quali fono fino a dieci te- tte di marmo,dimano,partc del Francavilla » caparre del Caccini. Sonovi ancora per fer- vigjo del Coro molti libri di -Canto fermo con miniature belJiilìrne fatte da D. Lorenza ìet Monaco; Ne] Refettorio vi è il Cenacolo v;; . dipin-
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■ Firenze,: 49?
dipinto da Ridolfo del GWJIandaio, efopra
la porta del mede/imo per dentro è un pulpi- to di noce riccamente incagliato, meflfo ia* mezzo da doppia (calmata , fopra del quale in una lunetta è ina Cena d'A bramo bellì/S-- ma del Vignali : Nella libreria è un'Idolo di Giove alto mezzo braccio con un fulmine^ nella dettra, ritrovato preffo alla Badia di Monte Cornaro nejl Alpi; Nella loggia del* l'ortoiina ftoria pur di Ridolfo, ed una tefta à un Salvadore d'Andrea nella Cappella Mi- nacci. •Nella cantonata del Catenaccio, èunaj
maravigliofa fabbrica di figura ottagona la éui oliatura è raramente difpofta : fu comin- ciata dalla famiglia degli Scolari, e per ri- durla a fine fomma conìfìderabile di feudi la- feiorno, dalla Republica per occorrenze in^ altro impiegati: Fu chiamato il vago Tem- pio de gli Sco'ari, e ne fu l'Architetto il Bru* nellefco di mano del quale ancor n* vede la^ pianta, edifegnoal quale è (lato totalmente ubbidito appreffc il Volterrano, ed un'altro fimile n'ha Filippo Baldinucci, che per me- moria d uòmo fi celebre, e degli antenati di Caterina Scolari fua moglie co diligéza il co* ferva, ma quefto varia 1111 poco nellefteriore: E però lo iteffo, ed è ammirabile il modo di cavar in quegli angoli gli ovati perle Cap pelle di forma perfetta con tanta fìmmètria ; Qgefta fabbrica J10 yeduta coperta, maca- ":i""' duto. |
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4?4 Bellezze c&
•luto 3 5. anni fono il tetto né mai rifattela
caufa , che fabbrica così bella con danno ■ grandiffìrno vada in rovina, fervendofene'*«■ TP, per orto. Procedendo più oltre in via dei Cocomero è la C*jtt del Marchefe Gerini di bello » e lode*
voltdifegno, con ornamenti difineffcre , q*> porte aflai vaghe: E nobile di queftjt l'atri-, tazionc eflfcndo divifata in buon numero 4i camere,c con rifeontri per due differenti pat-l ti : in uno di eflì rifeontri fi veggono fette ca- anere molto acconciamente adornate di pic-t ture, e di flatue, ed i fregi-, e le volte di effe fon tutte dipinte a frefeo da Bernardino Puc* cctti, con varie ftoriettincmolto yaghe,^ graziofe,le quali ftanze così dipinte arriva^ al numi di 38. che 19. fottooltre due tortili^ ed altrettante al primo piano; inetìacafàJt è ancora un giardinetto aliai ben difpOt; fio, adornato di fei ftatue di marmo maggio-^ ri del naturale, ed -una bella fontana, Salen- do pofeia al primo piano vi fono le camereu Cotrifpondenti a quelle da baffo altresì, e fra l'altre cofe di ftima vi è una riccaGalleria eoa due altre ftanze adornate di ftatue, e pitturi d'artefici di più onorata nominanza^ de* più eccellenti maeftri , delle quali io quiporrò f$ non di tutte il novero, almeoo farò4ejlepià; ragguardevoli breviflìma menzione . Ha** dunque quefta capace danza una bella a e be- ne accomodata fofeìxta tutta ls»ìeggiatju; ■ , ii:i '> '..:.■ q oro + |
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■■ 1 ii
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Firenze. * 49$>
<d*oro : in efla fono quattro ovati » ne* quali
fono figurati li 4. Elementi : Il fregio fotto la Soffitta, e da varie imprefe adornato, [tra- mezzandole alcune Medaglie nelle quali al naturale fono molti ritratti dVomini illufòri in armi, ed in lettere di noftra Città4: Pen- dono dalla foifitta tre vaghe lumiere di cri» Hallo di monte legate con argento dora*- la* che fanno bella, e ricca moftra; Nella prima facciata che guarda a mezzo giorno: t fopra là porta un ,; S. Onofrio nudo dal bèllico in fu grande-»
guanto il naturale in atto di contemplazione in una fpelonca; è mirabile il torfo diquefta figura, e ben dimoftra nell'attitudine la men- te follevata alla «moderazione d'alti mirte- ti : Quefto e di mano dello Spagnoletto, ed ha per compagno un'altro ;Quadro dello ftef. fo come Ci diri più fotto ; nel mezzo di quella facciata vi è una TrofpcHiva aitai grande nella quale in una
gran piazza circondata da molte fabbriche antiche contigua ad vn porto,il traffico di molte genti s'efprime,fono in buon numero i gruppi,e diverfe l'operazioni che far dimoftra no,comein luoghi fimili accader fuoIejE qnè- ilo di incerto autore .* Sopra di queiU fono due.... ;. Tefte in ovati di mano del Furino, ed un*
altra di Carlo Dolci, pittori tutti di grido : sotto alla prefpetciua vi è un quadrone! qua* |
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, 4fè BeJIzsedS
$fofdì%fo d'alcuni contadini fi ripprefèitf
•a; fon figure piccole sì ma, tanto graziole; l'attitudini,così belliigruppi,eia loro dif1* porzione,ch'c una maravigliai! uedcrlì:è di mano di Michelagnolo delle Battaglie t ifguepoi la feconda facciata che di tuttcJ maggiore,e più 'ài pitture copiofa, nella qua- le è in alto una ^" U;t"J* Vtrgine molto bella col bambino in cólfo^»
tdun S. Giovanni appreffo minori del hUi$$ rale, ma co&ì di pregio, che bafta dire ch'i •pera de) famofo pennellò del Caracci? Sott# «queftaèun Quadretta nel quale fa ftoria di Cìmoncìf
rapprefenta, di mano ài Michelagnolo delie Battaglie: a canto a quefto è un quadro gran- de, nel quale è diligentemente effigiata una tergine col bambino in colio x con S.'G'iià^
ferppeappreflo, e due altri Àgnoli che portai
ab fiori e frutti a Gjesù : s.on qtiefte tutte iff*
gure intere grandi quinto il naturale i fatte
*■ dal Volterrano : sotto a qu^fta è vna ''
Battaglia aflai bella di mano del Borgogna*
se Vomo inilgnc in qùefto genere di pitture: a canto fimilmente al quadro glande diéftil Verginee un '."'.':'*■ ';f;f; 4 $, Baciano al naturale dalle cofee in su»
del quale per deferiver la bellezza e'1 pregio baili dire*che opera di Guidò Reni celebre piccar ài (uo tempo : £-perche pittura fi de* gnà Honapparifcacomt chiara fra l'ombre| '-fife rf
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Firenze T 49'y
»3 più tòfìo fi augumenti il difetto ^i chi Iff
gfiirai ecco che accanto a quefìoè vn, Ritratto dal naturale di mano del fsmefe»
Tiziano da Cadoro, che fra' Pittori meritò giustamente il titolo d'£cccllenti#ìmo : alla* to poiaqueftidueé un . Quadro maggiore nel qua/e è dipinta Ju- dit ch'ha troncato la teda ad Oloferne, con la fua Vecchia che la fegue , anche quefta di mano di Tiziano, nel qua! folo nome quanto di lodevole nella pittura dir fi può, tutto ab» bondantemente ri Tuona : e pernon far torto* per così dire ad, Vorno dì tanta fìimà,eeco che gli Ili appiccato di Cotto vn altro Ritratto al naturale di più che mezza figura
di mano del Tintoretto pittore anch'egli affai lodato, ancorché da gl'intendenti Ci dica., a* uer egli qualche volta fatti alcuni errori in al- e ne pitture che per (ne G nominano:fotto poi a quefti due è appiccato vn altro Quadro nel quale di mano del H a (l'ano è ef-
figiata una campagna con molte figure pie* cole, che varie geite intorno all'operazioni contadinefche rapprefentano ,* Evui chi ma- gne le pecore , altri le tofa, ed altri in altre-* Umili] faccende s'affatica : nel mezzo di quelèa facciata in un altro Quadro affai grande è dipinta la favolai
d'Etminh , che fuggita dal Campo C rifilano
s'è fra i palèo;4 ricouerata : quivi in fidare pò.
*?o fneno del naturale varie operazioni fi rin-
- li g^no
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4p8 Bellezze di
gono di far panieri, ed altre cofe fimilicom*
gentilmente cantò IO feo Tofcano nella Gis rufalemme liberata : è quefta di mano di Pie* tro da Cortona Vorao di quella {lima ch'il mondo fa, alla quale il proprio merito l'ha fatto giungere ; £ poi (otto a quefta pittura^ un* ■ -' ~ ;'■'.■
Vergine molto bella con Giesu bambino in
collo,S. Caterina ginocchioni dauanti a Cri- fio in atto d'adorazione> e dietro alla Vergi- ne il Patriarca S.Giufeppe; per accennar di quefto quadro il pregio fervirà di teftimonio il nome del pittor che l'ha fatta » che fu Pao- lo Verone fé ? fotto a" quefta è un Quadretto piccolo nel quale è delicatamen-
te effigiato un paefino, che con una veduta^ dì bèllifiima lontananza, rende ftupido l'oc- chio adffndo così ben* intefo, e tanto accon- ciamente toccato, che di più far non puote pennello v mano,è quefto di mano del Carac* ci pittor d'onorata nominanza ; In alto alia- lo al quadro d'Erminia, è una Santa Maria Maddalena in penitenza vefti-
tadi Cilizio(grande quanto il naturale dal- ie cofee in fu) bella a maraviglia , ma quan* tobella tanto più controuerfa la di lei ma- niera, giudicandola altri di Tiziano, altri del Tintoretto , fìcchè fra la varieti de* pareri non mi gioua rifolvere di chi ella fiat ma fiafi pur di chi vuole elle maravigliofa ,edi pregio etandiiCsQO ; è poi ietto a quella uri*. ■ ■ '-■■•- ■■ - ■■ ■■■ • ■ ■ ■■ .................„...... _______________......... ______________
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Firenze ;j ' q&T.
Ritratte d'una femmia yche ad uno de* rf
tratti dall'altra banda cowfponde ài man- di Tiziano lotto al quale è calibeato l'altro ?; Quadro éél^Baftmoì j nel quale èun' altra_„
Campagna fimile alla antediéttà^on belle fi*, gurine ,- e dibùoivcolorito attieftcT^;: ih àlctQ poièunP *'^-v '-'■ "^ ^y-Vy • •"•*".. s .: S» Gmfèppe, che tiene Crifto ^bambino la*
collo > Qtkfto quadro àccompàgnà l'altro'* quadro del San Bàffiàno anchequCftp di rna^ no di Guidoi Evgrande la tenerezza del barn^ bino, e'! San Giufeppe efprime molto/béne* la devoztdh^,ref raffettó che Hi feHò ii K^' dentordeim^do;fotto^ , • ^tratto glande' di.rnano'^ei tjikofVttoì
più oltre poi è vrivaltro Qu*4r(> grande compagno della Vergine
conuiegtì^pclrro'dajraltra banda : In qu'efiqè dipinto Crifto Signor noftro, die porta fu le lpall«Hr:gràv?e legno della Croce : sono in ef- io i miniUrj , che l'accompagnano al Calva- rtotbtV l'è k^rie addolorate j)èr la proflima perdita'del iftàaelrro ; tutte le &gure fono al naturale HPnl^no del Volterrano', fotto ad cflb è l'altra xtù "ÙL :?*-■
' Battaglinoti Borgognone^óHi'pagna della
gM detta : acanto poi al Crifto de'UVoJterra- no fono due ritratti affai grandi uno lotto l'altro : il primo collocato in alto è di Iacopo da Pontormo , ed è quefìo marauiglid/ó iti • * ogni fua parte : l'altro è di Giòrgiòne > del
IX 2 pIViFlO ( •
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5«o Bellezze di
primo ne? msn grande, ne meo bello co* qim«
li termina radòrnaraeuto ricco di quefta fé* conda facciata ; . La terza facciata corrifpondentea capello
Alla prima : Ha (òpra la porta yna fi Santa Ilaria Egiigiaea in penitenza col pa-
ne (che di Gierufalcm portocene gli ferui per Cibo 17. anni)leccato:Quefta accompagni il Santo Onofrio della prima facciata, e di mano anch'effe dello Spagnoletto , ed è ma* iauigliofa ; £ poi nei mezzo di quefta faccia* tanna froffettiua belliflima, chea quella delJa_#
prima facciata acconciamente corrifponde* delie quali per non faperfi certamente l'arte- fice,perciò non fé ne può dar ragguaglio :$oc- to e poi una TtLP.jìnnunxiata molto bella fatta da Pa%
\f) Veronefe : fopra vi fono due Quali entroui tette di mano di Carlo Dolci?
ed altri Ouatì ancoravi fono di mano del Farina
iaogauno de' quali è una tefta : fono poi nell* ultima facciata oue fono le fineftre due
"Marine affai belle di mano del Montagna*
e fra cflè flneftre è fìtuato un vago Oriolo quale ha 17. campane dì differenti
voci/con le quali e con iterati colpi fuona.* una tìnfonia : qui termina là Galleria ; Neir *'-tra - .vii; . ,
Marnerà contigua oltre ì fuperbi addobbi vi
cuna
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Firenze^ 0t
è una Vergine^ che ha alcuni fiori in mano*
td il bambino Giesu in braccioli quale ha in mano una rofa : è fatta quella da Carlo Dol- ci con eftrema diligenza /olita di quefto arte- fine: vie ancora un Stipo di pietre dure coramelle : ha quefto
per frontefpizio una vaga profpettiva con uol te e colonnati, ed ha due paefini molto ben. iaùorati:sonouiottopilartri tutti di Lapis- lazzuli , e quattro Colonne Scannellate di Criftallo di monte, con i fregi tutti tempe- • ftati di gioie legate in oro, fopra dei quale è un fuperbo oriolo alla ricchezza dello Stipo corrifpondente : sono di poi nell'altra ftanza contigua Due trionfi di Baccanti* uno di eflf è di ma-
no di Ciro Ferri Icolar di Pietro da Cortona * l'altro di Liuio Meus bcllnlìmi, ambedue3 e benché di Pittori moderni, degni che k ne faccia menzione ; cuiti ancora un Omero di mano dei Volterrano nel quale
haquefto induftriofo artefice ritratto al na- turale Paol Taddei Cieco Fiorentino molto noto : foncvi ancora due Tefte del Furino : Sono poi in altre camere
molti quadri de* quali fé ne fa «suzione in confuto come un S.France/co in orazione grande quanto il
naturale di mano di Criftofano Allori imo de* ere Bronzini, e forfè di tutti tré lì miglior re», e cpLetlv quadro, è dell'opere ^migliori di li $ ine
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fòt Bellezze di
fuo pennello:; fonovi ancora due *
■C, Quadrim uno è una S. Maria Maddalena ixt penitenza, nell'altro un S. Pietro-che piange» amendue al naturale da più che mszto in sii di mano del Guercinoda Cento , opere mol to degne j fra gli altri quadri m»ravigliofi vi cuna ., ./,,.,, .,, ; , ;> Forgine Maria addolorata fatta èi mano d'ut*
Cappuccino la quale è maravigliofa > poiché il volto è bejliflimoe devoto infieme» edifl ogni fua parte è quella pittura pregiabile,-yi èpoila' Cappella tutta dipinta a frefeo da Bernar-
dino Puccetti : nella facciata rimpctto all'ai - tare è dipinto il Paradifo <on molti Agnolini aliai belli : nell altre due facciate fono di- pinti tutti i SS.PP. che anno fcritto della-» Trinità :cwi ancora un'altra Galleria piccola ripiena di molte ga'anre-
rie»e fra l'altre un ,.>.„, >.-.■ , tl Stipo di pietre commelfe affai vago fopra
del quale pofa un Gladiatore di bronzo in graziofa attitudine
carico d'armi tutte b:n difpolte di mano di Francefco Surini Scultore aitai rinomato ; fo- 'pra quello llìpo vi è un Quadro nel quale e uri Criflo morto con i Niccodemi, e le Marie
molto ben difettiate di mano del Ballano: fonovi ancora due Battaglie di mano di Michelagnolo » ed in
oltre moki quadri sì di fiori, come di frutti $ ed
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Firens», fò$
ed una Civetta con molti uccelli attorno inS
altro quadro,quali tutti fono miniature fatte dàlia Garzona induflriofa miniatrice: nella Sala della medefima cafa oltre molto ftatue , ed altre pitture vie Vn Adamo ed Eva Con Dio Padre, figure
maggiori del naturale beniflìmo difegnate » ' e molto beh colorite di mano del Furino, cj quella è una delle beli opere di quello artefi- ce : in una camera terrena fono due Battaglie del Borgognone di lunghezzadt
braccia cinque l'una, le quali fono maravi* gliofe, e dell'opere maggiori di quello arte- fice; vi è ancora un Taefe molto grande nel quale Salvator Ro*
fa ha con la folita vivezza di fuo pennello ef- figiato Diogene, che vedendo quello che fi ferviva delle mani per cazza* toltafr^da canta quella alla quale beveva, come inutile la get- tò via: è anche da (limarli un S, Gioì Batifta nei Diferto grande quanto
il naturale di mano del Vignali, ed in altre Camere fono molti altri quadri che per bre- vità fi tralasciano fra quali uno di diverto* uc- celli , e prede di Caccia fatto da un'Glande- fe con tal maettria che reità ingannato l'oc- chio fé vere o finte fieno le cofe in eflb effigia- te; fonovi ancora Due paefi di MichelagnoJo delle Battaglie
aflai beili ; e perche molto vi farebbe ancor dà due anirò di favellar di quella Cafa così. li 4 ben*
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5Q4 Bellzzedi
ben-accencia, ed adorna nel racconto d'fo»
bcllifllnio Gabinetto tutto lumeggiato d'or© nel quale oltra dne pezzi di Battaglie dei Bor* gognone , Vi è un jtionz che dorme con molti bambini, che
fcherzano intorno alletto , vno tenendoli il Cane, altri tirando la cortina del Padiglio- ne, ed altri vai ie ge(te faccendo}è quefto qua- dro in grandi ni Itiina ancorché del Pittore il nome non fi fappia ; In vn'aggiuftato , <C bell'armario molti pregiati aromati, e quin- t'effenze fi confervano con vna quantità di libri legati tutti in fommaceo>e tanto bafti aver detto di queita cafa, £ nella medefi- ma via dei Cocomero Ja Cafa del Cavaliere Aleflo Rimbotti ;Ha
quefta vn piccolo /ì, ma vago giardinetto,ou' è di mano dì Cecco bravo in vna profpettiva nel muro il giudizio di Paride effigiato* ed è vna dell'opere più degne di tale artefice. Ha quello Caualiere vna Gal leria nella quale fon ragù nate molte ftatue , pitmre ,e bal- ia rilievi, con molte curiofe anticaglie: Vi fono quadride'più in/igni Maeitri, ed opere de'più rinomati profeflori: fra'quefti tieae il primo luogo non tanto per l'eccelleaza dei . Madiro» quanto per la fcarfezza di tal gene- re vn Quadra nel quale fon dipinte le Parche del-
la mano fopra eccellente di Michelag'iolo opera meramente degni ; S©novidue b.iiB ,...... rilie- |
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"Firenze; 505
Ch'evi in pòrfido maraviglio»*, e di pregio,
che l'vao vii Laocoonte, l'altro vn Vitellio tapprefenta poco minori amcnduedel natu- rale; euviancora Vn Difcgnod'vna Madon- na d'Andrea dipinta da lui in Ferrara, e mol- te altre cofe degne che per brevità fi trala- sciano .-Dalla Via dd Cocomero pafkndo alla Tìa^z* dì S. Lorenzo è fopra qnefta vna
òelliflìma bafe di marmo collocata: fu fatta da Baccio Banrìinelli, e nella facciata prin- cipale hi fcolpito di mezzo rilievo il Capi- tano Giovanni dc'Medici> al quale fon con- dotti molti prigioni, e fpoglie : Vi è il ritrat- to di Baldailar Turini da Pefcia Datario di Leon X. ed è quello che porta il Porco odiato dal Bandinelle? perefferlia fua cétemplazione «lai Turini alcuni lavori fiati lcvati,ed in que- lla forma per vedetta così il ritra{Ic,come ac- cenna il Vafari nella vita del medefimo; Qvà egli fi deue ragionare della CHIESA di S. Lorenzo più di tutte % come
io AHVIJO) di tutti i luoghi nobile, e pia fìtiguUrCi Edificata fino a tempo di S. Ambrogio, ori- ds Ambrofiana fu detta : ( correndo anche fama che lo ftetfo Santo recitafle più volte ì'vtuio Divino con"S. Zanobi nella Torre ce* Girolami da S. Stefano ) Fu architetto (lique- fa edificio Filippa di Ser Brunelle/co , à citi egli con ordine di Giovanni di Eieci de''Medici diede frincipÌB4 QjejTO Tempi», c&me , Vaje aderti* con-
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$o£ Be!!ex*edÌ
contiene in fé lepiu prezjofegioie » che fiano in
tutta Europi, ò in qualfì voglia par te del Mon- do , chs da nulla vmana fia co.no/ciuta : £ certa* mente chi più à proposto potè va e/fere architetta di fi nobil fabbrica , fé non chi per nobiltà d'in- gegno untigli altri avanzava ? era crefciuto irt tanto il nome di Filippo per la famo fa macchina della Cupola, che non aveva co/a nell architet* . tura così difficile, ne così grande, la quale chi molto il conosceva, non auvifafie , che con /uà virtù egli vincer non potèfje, Ver che riebiefìo da Tapa Eugenio Co fimo de' Medici, il quale fece condurre a fine q ne fio magnifico Tempio di S. Lorenz?, che gli mandi fife à B^oma vn .Architetta dì valore, per compiacere al Santo Vadre non pò- , fc indugio alla Infogna, ed à quello tofio mandò il Brunelle/co ; ed in vna lettera di credenza) feriffe quefie parole. lo mando à V* Santità vn huomo, detti ( coste grande la fifa virtù ) basterebbe l'ammodi rivolgere il Mondo .* Ora letta la lette' ira , poi the ebbe il Tapa dato d'occhio a Filippa che come era , gli pare va pìccolo, efparuto , per dolce'modo dijje : quefii è l'huomo, à cui bafi* l'animo di dar la volta al Mondo ? Rj/po/e Filip- po : Diami V* Santità il luogo, dove io pò fi a ap- poggiare la manovella,^ allora cono/ara quelle ch'io vaglia; E di vere fu egli /empreper giudi* Zio, e per gran /apere filmato in ogni luogo am* mirabileì e tornando in Fiorenza riportò di R?- ma lode , e premi onorati. Ma Jeguendo lo fi ile » . (he nelle altre co/e fi è tenuto , diciamo quello j •i che |
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fcirenzé. $07
the in prima ri fi a eie propofìo'. Tofciachè U
. facciata dinanzi di queflo Tempio è\ fiata ìafeia • ■ta imperfetta prima da Filippo principale archi' ietto, e dal Euonctrroto, pofeiache dà Clemente FIL fopra ciò ebbe commefjìone, diciamo, che ehi entra in chic fa per la porta del me\^o * vede /opra effa porta una femplice ^Armerìe' Medici, ma colma di bellezza ifquifitaj divi fata col di fé* gno del Euonarroto' [nquefta egli non è alcuno artefice, pure * che fta accorto > il quale nella Semplicità dell'op( ir a non riconofea. fottima bel» le^r.a con mille ornamenti * Sopra eie un balla'* toio fatto cónfomma grafia con ordine altresì dal Buonarroto, dóve ogni anno nel giorno di'Pafqua di Hefurrelione , fi mofirano molte Reliquie # e molte di Corpi Sunti, ed in queflo luogo pari' mente fi confervano • // Corpo della Chiefa di CXXXXUIL braccia per lunghezza è fatto con maravigliofa atchitettura di ordine Corinto, e divifo in tre Navi, ha femhiante nobile, e magni- fico . Empiono la vijìa altrui di jomma bellezza tuttii membri dell edificio • il quale luminojo perlefineftre, collocate ove chiede la bifogna > e dì ftngulare ornamento nelle colonne oltratiò , nelle volte,e nel palco da rara indufirk di pi fato. Che dirò io degli ornamenti, che fono nella Nave defIr a » e nella fi nifi ra § delle volte nobilmente graziofe , delle Cappelle per l\ufo de'Sacrtfiz y pojle con arte, ove conviene ? così mirò al cóva- .. modo del divin culto l'occhio di queflo raro arte- fice , che pia effer non può te l'edificio adagiata Mi-
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fò? Bellezze ài
ottimamente : così è nobile l'ornamento ver/o éi
fé in ogni parte, che in fi pregiata vifta di nobili .
auvifi fi empie l'animo altrui: così è fontano lo
fplendore dell'artifìcio, e del dtfegno, che tanto»
(io, che altri viene in quefto Tempio, cade nel
penfiero dalla maeftd} che ci è molta, divozione»
e maraviglia* Ma procedendo perla. Nave del
me^zo verfo VMtar maggiore fi trovano due
Tergami di forma quadra , che fono allato a*Ti*
laflri della Croce, retti ciaf cu no da quattro bel*
liffime Colonne di marmo di vario colore. Nelle
' [accie di cui di mano di Donatello fono di baffo
rilievo » florie di bronco della Vagone di Crijto «
e di altri fatti Rimate da tutti co/a rariffima per
-disegno, e per ìnduflrìa. Nella tefla del deflro
Pergamo fono gli Jlpofloli, quando ricevono
fa Spirito Santo ; i quali con ifìudio fonopanneg* gìati & maraviglia. Tra l'altre figure è bellijji* ma la Madonna in fue fattele con vn panno in capo ' ma molto è lodata vn'altra di attitudine fmgulare fìr afor dinari amente y che abbagliata d&foverchio fplendore > china il vi/o à bafìo, e fi conofee in quefla flupendo artificio . Di dietro pofeia iil Martiriodi$> Lorenzo,di'felicemaniera,e
grande; ed oltra'l Santo, il quale é bclÌi(Jìmo ■. ci é in terra 'pna figura, acuì fi è appiccato il fuoco addoffo} la quale efjer non puote pia pronta , ne pia bella ; dove riconofeono gli buomini intcn> denti e&tffivo artificio ♦ Nella, Fac-
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Firenze -, fO£
Facciata del mezzo ha effigiato Donatello V
quando va il Salvatore al Limbo per liberare i Santi "Padri. Nel volto ben fi conofce la brama , (he hanno del divino aiuto; ci haunafem'inayihe fi fa innanzi à chi viene per liberarla, ed atteg* già la per fonaconia pia diftofa prontezza, che fcnfar fìpuote;ed un S. Giovambatijìa altresì yìene incontro a Criflo, con movenza fomma* mente rara : nell'altra fioria della mede fi mafitc- sia t fi vede , quando Criflo efce del Sepolcro ; il difegno di cui è raro, e l'invenzione maraviglio* fa : come è l'altra fioria altresì di panni » di at- titudini fingulare . Nell'altro quadro fi vede , quando le Marie vanno al Sepolcro : fono dimeno fembiante , ed ancora gra%iofe nel dolore; ed una tra l'altre involta ne'panni in fegno di mefìirja 4 fatta con mirabile artificio , e flupendo. Nell'altro . , Pergamo d4 man finiftra fono ftorie, che fé ~
tondo l'ordine de' tempi deono precedere ; le qua- li tuttavia racconteremo in quefia giti fa* Si ve- de nella Faccia di dietro, la q.ualeèverfo dovefla*
"pa prima il Sacrametoy ed è di mano dj Donatello altresì, quado il Salvatore fa orazione neWBora- to i apprefìo'l quale fono alcuni Difccpoli, che dormono fatti con molta induflria : da baffo dor- mono alcuni altri parimente, e fi conofce la lan* guiderà delle membra fommamente mirabile? fon» vediti di panni con belliffime pieghe, e fot' mati da/ovrana intelligenza fanno fede del gran yak-
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fio Bellezze di
Calore dì qttefio nobile artefice. Nell'altri
Faccia è flato efprefìo, quando Crifio è con* ?
dotto dinanzià 'Pilato* E maeflà la figura del Salvatore; e Tila$o ne' calcari, e ne pumi mot» toè riguardevole, e bello. Tronti in vi fi a fono i faldati, i quali poi che han pò menato Crifio di- nanzi al Giudice, coti viva pronte^a afpettano il fine, che fi tratta* ^AlUtoà quefìa ftoria fi- vede in una loggia, quando il Salvatore è dinan~ 37 a Caifas iconfembiante difikn\io guarda egli* in terra ,e fono fatteconJanta arte quefte figure y che in effe con agevolezza, quello, che he libri è feria» > fi comprende * Bellifjìmo è un gruppo dì figure, che fanno inflativa al Tonttfice, perche Cnfio fia Crocififio ; e fi come in quelli fi conofeé la rabbia ,*tl furore nel femèìanWy cosi nel fi» gliuoldi&iomanfuetudine> &umtità. Cièùno'ì ebeeme^zo ignudo di tanta pronte^a yché'pM delwuo vtvó, NeUa.K\/si, ? u\i ? V '.nn^TH . Faccia del mezzo fegue la ftoria di Crìffof cumdo è in Croce, me fio mme\zo da due iWdrv* ne » Qui bene fi concjce quanto fofie itmndtnfìf (j4tifioMaftxfice della fabbrica dei corpo Umano, ndà ^ornila figura del Salvatore , ma ■ttPlt&3 cernirà de' ladroni, però che tutte tre JònofaiU co**, ram artificio. Cièuh S.@ió'. Fangelifi&Jà em:,CAggÌQTmicapelli fui ni/ocongra^wfa 4tNf&% flrta^M^tmle itnendofii'À^kfira mano al Wtfb jvmhta dmacrc eccejfiud dolore.,■& èf4ìiMg)ìia%. ut-ppra .ignudo conw$& rurifiìma , jimnìifiis tdiM% hQMi&kpi'mU'^^^'^ Maria fìfjk ffidt "ìt'Uilt ÌH téT<-
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FfrciMc. *■ fip
in terra, là quale con ifcudiofo fapere' è fatta* e
(capìgliata moftra mefli\ia■ inconfolàbile. L'ai' * tra ftcria nella medefima faccia contiene, aitan- do Crifto è dipofìo di Croce: fimofira la Vttgim dolente con ecceffiuo affetto, mentre che regge il Corpo del Salvatore , il quale per difegno , e per intelligenza rara in ogni parte è mirabile. Iru fegno di dolore eie una Maria , chetien le pugna ferrate molto lodata , e Niccodemo 3 che fofiit?L> Cnfio è bellijfimaaltresì. Nella Faccia poi, la quale è dirimpetto al Coro %è
flato effig-ato 3 quando èmeffo il Corpo del Salva- tore nel Sepolcro. Mofira una figura di arte^t grande induflria ; la quale Jofticn quello /otto le ginocchia con viue^za rara. Sono attorno molte figure di difegno mirabile 3 e di membra ver/odi fé unite confemma proporzione. Ma élodata una Maria ,\la quale è fcapìgltata , e [tede in terra, e pofla una mano fopra l ginocchio > efprimc gran dolore, che dentro l affligge. Fri altra riftretta ne panni, con felice agevolezza fcuopre > come fi duole \ e come è oltra modo fconfolata. Ma en- trando da man manca per la Nave di verfo ti Chioflro fi trova da baffo nella Cappe!la de Medici vna tavola di mano di
Givan sintomo Sogliani ; dove è dipinto in Croce $, *Arcadio di mirabile colorito. Sono molta commendate due figure mezze ignudo ; in cui mol- to ft.conofcc 3 come ancora nell'altre 3 quanto que- fio ottimo artefice foffe intendente di fua arte\$ fere cbé è la maniera dolce 3cd inguifa confiderà ta,
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51 % Bc!Iézz« àì
tu 9 e ha felicemente efprime quello » thè vuole, e
opera , che la c»ja apparifea » come dalla natura è fiata fatta ,lputtini, che fi veggono in aria, con le palme del martirio , molto fon belli, e da gli artefici molto apprezzati ; La predella^ è de! Bacchiacca , come quella del! Aitar «lei Crocifiifo che fegue, belle amendue: guanti di giugnere allaVorta delchioflro fi trova la CappelU Mdobr andini nella quale è vaga
oltre modo la tavola qui collocata ; è di ma- no dell'Empoli, oueil Martirio di S. Seba- ftianoben difegnatò,e vagamente colorito lì vede. Nella face iato, pofàa , la quale è allato alla porta , che va nella Canonica di mano dì ^Agnolo Bronzino è dipinte a frefeo il Martirio di S. Lorenzo. Sono pronti i mini-
fri del tormento, ed altri portano Irgne-, ed altri attillano,e con diverfì ,tvarij atti mofirano > "quanto valeffe quefìo ravo artefice. E lodato va* edificio di fnperbo fembiante i fi veggono le co* hnne, che diminuii cono , le quali fono di lunp , con bellijfiwa proporzione, e tutte le parti efpr*j* jff con molto Jtono fanno vi fi a ricca, e mirabile, »& pero quefta ttoria cenfurata molto non foto -nell'attitudini 9oue le figure paiano tanti co- vielli 9 quanto per vederfii Baroni dell'Ini'* peradore tutti gnudi,cofa molto feonvenevo- le, ne e minor crror di quelli -l'aucrvi meffo le Virtù 'in forma di belle donnea federe; e mancar di rilievo,[e'1 colorito tilcr rozzo. Le donne fono i ritratti .d'alcune prima aute • miiii-
f |
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Firenze." 51?
in iftima, poi come fuol fuccedere dal Pittpr
dispregiate. Più avanti è la Cappella Martelli ove una Maria Vergine-
Annunziata molto bella di Fra Filippo Lippi» jfegué porla
<! Cappella per prima del Santiffimo Sacra*
mento nella tettata detta crociera ( perocché oggi è nella parte oppolìa tenuto, ne favel- leremo al Tuo luogo) Ora feguendo il fentier» egli ft viene alla Sagreftia vecchia, diuifata col difegnodel
Brunelle/ce, come gli altri membri della. Chic- fa . Neil entrare in queflo luogo in fui diritto del muro ì che diuide la Cappella del Sacramento dalla Sagrefiia > egli ci ha un vano 3 ouero porta, do uè è collocato un Sepolcro di fourana bellezza , fatto coldifr-
gno di ^Andrea Vtrrotchio ; dotte fonò fcpolti €iou*nm, e Vietro, figliuoli di Coftmo de* Me- " dici. Ver lo che egli ft vede un bclUfjìmo Ca(Ì0* ne dì Vorfido, fatto adorno ne' canti con rarijjìmi fogliami di bronco > e tuttoquello » che vi refi a '-di vano , è ripieno di biBiffimi cordoni dibron* qp altresì ; ci-fono ancora fefioui, e diuerfe fan- • tfifie diuifaìe con gran giudizio x e con la più bella g?a7Kia, che in tale affare puots effere opportu- na, j/ corpo pofeh di auefia Sagreflia è di brac- cia xx> per ogni ver fa di forma quadrale fopraii pdafiri degli angoli aìcanalati dì ordine Corinto jfhofa un 'tAt'i.bitr-aue> fregio 3 e Cornice coru •liiolta graya. !/:■ aito ci è.una volta fatta ^u \ K k /pie-
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jr^ Bellezze di
/picchi» e per fine una lanterna diMoltagra%ta,
e di bella vifta. In quattro tondi ne' fedueci della volta fono di mano di Donatello quattri figure di flucco, otte dìbafìo rilieuo fono effigiati i quattro Vangelici. Ma le due particelle di tronco di baffo rilieuo parimente, fono di mano di Donatello altresì, e'tenute in pregio da tutti gli artefici fommamente. In quefle fono effigiati tApoftoli t Martiri > t Confeffori con le\pià belle Attitudini ì e pia %ra%iofe > che auuifarpoffa fen- ato umano. Di dlfegno, di viue^za non cedono ** pia pre^iofi lauori. / panni pòfeia talmente fono ammirati, che procedenti da fomma gratis no r e fi ano i più chiari artefici di contrafarli in (ho prò, e di efprimereii valor di quelli ne' fuoi értifi^tj. In alcune nicchie S. Lorenzo t e S. Ste- fano t 5. Cofimo >eS. Damiano di belliffima fem» bianza, ancora fono di mano di Donatello .* per» the ì quando vengono gli artefici in queflo luogo ». ouunque volgono gli occhi % conficcano di pafeer l'animo del più dolce diletto, che fi poffa imagi- tiare : cotanto conofeono l'artificio raro » e fingu- lare di quefio artefice]; il quale intatte le co fé i fiato marauigliofo ,e fen^a pari. Nel dottale dell'altare di quefta è in una lloria di bronzo il Sacrifizio d'Abramo : fu facto dal Brunel- Jefco in concorrenza di quelli, che precefero &r le porte di S. Gio: evvi ancora un lava- mani di marmo fatto da Donatello,, cornea» fon dei medefiniò quattro Santi dilìuceo'di braccia cinque i'auo nella Crociera delli_. Chi e-.
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, Firenze. jff-
Chi'efa (opra, i! Cornicione ficuati. Tutte tr
figure pofeia del Coro dipinto d frefeo fono di mano di Giacopò
da Tuntormo. Nella parte deftra adunque è di* finto il Giudizio univerfale. Si mofìram in vai ' rie , e bizzarre attitudini da baffo mólti, che r/-; fufeitano i e per difegno, per colorito, e per rfi lievoè maravigliofa eia [cuna figura. Ha figU" rati in aria molti jtngtlì di colorito dolce, e mor* bido 3 e con movenza di per fona molto fiera » c_> bizzarra ; ed i T'ittorì, e he bene intendono, ci riconofeono grande artificio, e perciò fomma- mente l ammirane. In cofta poi fi vede il Dilu- vio. £ grande la moltitudine dei corpi morti, che fono dipinti : Irta fi veggono in cima del mon- te alcuni campati dall'acque, effigiati con molta ìndujlria >ed in compagnia di Noè con belliffìmè attitudini 3 è con gran difegno affai fanno fede * quanto bene la virtù di' fu a arte intendere queflo raro arteftce -, Oh\. JLngtìi, che fono per l'aria, fono effigiati con artifìcio fopra ogni flima raro • gioite figure, che fané da baffo in ciafeuna di qne- fte due (ìorie , fono di mano di agnolo Bronzino » e di vero lodate da tutti 3 e con ragione. EilS. ' JLorcnzo ignudo fopra la graticola con alcuni put- tini 3 fono altresì di fua mano ; appreffo ci ha il ritratto del "Pyn t ormo fatto di eflrema vivenza, Si vede in alto \Jdam03 ed Eva1 di mano dèlTun • formo, ed il mangiare del Tome vietato di colo- rato bcliiffimo, e pofeia quando fono cacciati del 'Varadifùi e quando c«l fudort'del voltozappan* Kk % . do dee-
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516 Bellezze dì
do deono procacciar fi la vita. Bellifftma è la /? *, "
gura dì Abraam , quando [acrifica il figliuolo ; e l'attitudine d'Ifac molto è lodata ; dove gli arte- fici , quando commendano il difegno di quefìe due figure, »o» fi poflono fa&iare. Si mafira la fie* re^a di Cam j quando uccide il fratello, dì bel- liffimo artificio ; ed jlbel, che da tanto furore fi yml fuggire, ejjer nonpuotepià fìngulare, ne^t, pia raro. In fomma è quefia pittura di Giacope mirabile per colorito,, no bile per difegno, era- rijfimaper rilievo :e feà quelle doti, onde diven» gono le figure oltra l'altre mar avi gl'io fé ^fiofie ag* giunta l'ottima imitazione , farebbe l opera di vero fen^a pari. Ter che effer non puote , mentre ehefimira quello , che è dipinto » attentamente a ehe fi accordi l'animo, che così fio. verifirnile, che paffi la bijogna del fatto ; la qual cofa conce* futa nel penfiero, cadepofeia il tutto dal vero, e riputato vano, fi tiene a vile, ed à mffun modo fi apprezza. E certamente fé havejfe imitato in gitila conforme al verifimile, leggendo nelle Sa- cre lettere, & recando fi nella mente, come potè di vero il fatto auvenire, fi come di Andrea del Sarto fi è, detto ,■ haurebbe Giacopo agguagliato il valore de' pia chiari artefici » eperauventura fiiperzto* Da quefta pittura perocché fu I'vltk jiu di [ito pennelloanzi.bian*mo che lode par- mi ne iitraefle, e cìq. crcd'io e (fere adiven.uto * per aver egli dato in una pertinaci (lima lpo-. epndria , ood'è feuiabiie affai; Durò tal la- veri© addici &«.m , ne inai volfe ch'alcuna ' . 'il ve* |
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Firenze." jrf,
ÌI vedete : Nelle parti di que* corpi molte co-
le belle vi fono, come la] diftinzione de* muf* coli, ma tutta l'opera in fé è molto confufa, e sforzandoli di far più che meglio , noa gli fù\ potàbile arrivare al bene: così talvolta gli vomini di ftima, troppo di lor mede fimi pre* . fumendo. ingannati rimangono, poiché fe- condo alcuni non vi è artifizio, non colorito non grazia: l'attitudini quafi tutte ad un mo- . do,molte delle quali fono anche un pò difcon* venevoli: Nella parte delira mancavano qua* d'egli morì molti gnudi, e dalla parte deità refurrezzione le figure per un brado d'altez» za per lo lungo fotto le finèftrè, quali tutte finì il Bronzino vecchio fuo fcolare>chean- no grazia migliore : Nella Croce pofeia alla • Cappella della Stufi e una tavola dì mano di Girolamo Macchietti, dove fono dipinti i Ma* giy che offerì/cono i doni al Salvatore. 'Molto è lodato il colorito di quejìa opera, e parimente il difegno: La Vergine hafembìante divoto,e tenen- do il figliuolo in fuè mani» il pone innanzi a chi radora, con attitudine leggiadra, e molto pron- ta . llRj* chefrefen'ta, è fatto con fommo ar± • tifica i e le altre figure apprejfò effigiate con in* dujìria mirabile. Ter che quelli, che fono interni denti, in quellaguifa apprezzano quefla tavola, che lodandola di difegno, di colorito nobile, e dolce al valore de' migliori Vittori di f uèfio tém- pò l'agguagliano jci*av.tìpcngoho, Toco appreffo ' ci ila . ■ : -:'.. . K k l • Sa*rc-
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5 iS Bellezze dì
Sagreftià nuova, la quale per l'artificio di
Scultura, e di JLnhitettura à tutti i luoghi fi dee \ à ragione antiporre ./ Nei dare ornamento &ÌI4 Città puote molto la Vtttura', mala Scultura ,é \ gli edifi^ij più anno del virile, e pia cantra l'in* giuria deì tèmpo fi difendono . Sono tenute care ieflatue di fo urano artifìcio i male fabbriche in. una fu bit a vjfià del.valor e di coloro accendono la gloria, che ne fono flati autori. Ver lo che con Suprema lode farà ricordato tuttavìa il nome di ' ■■ Clemente VII. a nome di cui qttefla rariffima Sa- grestia è fiata ordinata . Ma non è di vero picelo* la. lode di Fiorenza » che dentro delle fu.z mura fid un ricetto non piem dì artifizi\,"mapia lofio dì gioie [iugulari .; il quale per lo fplendor cotanto è lumino/o, che per lutto fi (tede per ftia chiarezza , . prodono da-unfuo Cittadino, cioè dal Buonarro» io, in cui la virtù delle tre arti venuta incoimi ha molato al mondo l'eflremo di fua poffa, e quanto altopofia bumana indufifia innalzarft. Si vaia lagrà Città diurna per metti ■artifi^if • difommo pregio; fi gloria Pene %ta infuefuperbe fabbriche s ma non fi cono/ce minor Fiorenza in quefto; anr^j coti ragione pia s'apprezza di tutte e due, & altrui Vaiaci di fuperko,artifìcio, tìr i tempi di fòuran lauoro per lo pregio di que- lla nobiiijfima ' SagrefiU dì maggior gloria fi fii- ma degna.. Ora, fi come giudicò non ha molta tempo U Città diTauiadi efiere infelìciffima » aitando prefada Lotrecco per for^a, venne in* pertcolo-diperdere una beUijfim* fiatua di bron- * %p |
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Firenze. $19
fp éiant&o artifizio, cheauea, epofioin obli*
di effer venuta in feruità , per queflò tuttauia, moftrò dolore inconjolabile : Così per lo contra- rio dee far fefla la Città no(ira, la quale ornata di bclliffme "Pitture, piene di fabbriche rari:Jfi~ me , per l'artificio, e per l'indù/Irta , onde è ffa* to fatto qmfio nobili/fimo ricetto , dee la palma di bellezza /opra tutti i luoghi a ttribuirfi . Ter- che fé Te/pie, per altro terra di poco pregio, per laflatua di Cupido, fatta di mano di Traffitcle > tome narra Cicerone, dìuenne nobile, e farno* /a 3 dotte fouente perpafeerfi della mirabile vi" fia gran numero dì gente firaniere , di lontanpae* fé era ufata di andare : che fi dourà egli dire del* la Città di Fiorenza , la quale è verfo di fé beU liffima in ogni parte, e colma di ornamenti i/qui- fiti, per queflo albergo cotanto pre%iofo, ad ora » adora ,e da gli huomihi del mede fimo luogo, e da gli ftranieri altresì cotanto è ammirata? Gli art ifi^ij pia di tutti mirabili, che già foffero al Mondo, fette a numero erano /limati ; e perche pafiauano l'umana indufiria per bellezza, che ad ora, ad ora era in ufo, erano marauiglie no** minati* Ora fcn%a cercare lontan paefi, e di~f. nerfi, in queflo piccìel luogo diquefta $agreftiaj di mano del Buonarroto adunate infiemein fette ftatue fi veggono [e così con ragione fi poffono nominare ] fette marauiglie ; di cui prima che fi fauelli, non /ara per auuentura a chi legge dì* /caro, che di quefta architettura del Buonarro. H altre ti primamente fi ragioni. Come dell'ai* Kk .4 tra
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£*è Bellézze dì
tra Sagreftiafièdetto, così è dì quefu il cor fè-
di forma quadra , e per ogni rerfo xx/ braccia * N<?g/i angoli fi leu ano da terra certi pila/tri di vrdine Corinto drbellijfima vifta; fopra cuipe- fano architraue, fregio , e cornice con rijalti di fonema gl'alfa . Inuna di quejte facete è diuifd- ta una tribuna , la quale sfondata nel muro cin- tagli, braccia è-incredìbile a dire, quanto è bella per mafftà , e leggiadra per pulitc7xia % DA baffo tutto di marmo* rifiede uno j$ltare,alquan- topià.in fuori della linea del muro, tuttoijola* to , e da terra quattro fcaglionìfi follenat è rette quefto jtltàreda ^baiaùftritco'k ornamento ri- quadrato , con la piìAbellagra^a 3 che da fenno umano fi pofia diuija>e. Dinanzi con ijqmfnx grazia in sii due canti 3 /opra ducpilaftrettii al- la mtdefima altezza dell'altare W< medefimi membri di ha/amenti} e di cimaje idi marmo ah tresì fono collocati dite belliffimì Candelieri, vi tagliati con feftont, e con grotteschir, e con altri ornamenti, così gentilmente bizzarri, che vin* conti per jua bellezza ogni facnltà di parole \W ■ ogni penfkro, e di vero tanto è dato dt maefta al . luogo fanto perHnduftriadelBuónarroto mira* btlmenterara > che gode l'animo altrui nella vi- • da di fi alto artificio , e nella contemplatone di^ lauoro, che /opra tutti è gentilijftmo > fi fd più lieto. Nelle altre tre facce fìjpondono tre ar- chi all'arco delta tribuna fopra la cornice , ma con picciolo sfondato t al diritto pofeia de'primi pUnftri (apra la cornice fi maone un altro ordine r • . " :„ di |
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Firenze, 511-
ìM^ptra infinti yfimiUa quello, che è di fatto t
ma di minore altezza yil quale regge mia corni* et ì che gira intorno * intorno con artifìcio raro, '•c-fer bellezza maravigliòfoi Sipofa pofcm un". ureo in ciafcun* fàccia fopra quella cornice , U ^taki come è l'arco > è di pietra ferena bclliffmx di vifla, che nel catnpo bianco moflra fembiante nobile s e ricco. Rjfiede pofcìa nel campo di eia- feuno arco di pietra ferena, un finefirone altresì fatto adorno da /omnia grafia con froyttcfpizìo maravigliofo ? e come che fia da baffo alquanto più largo j che non è difopra , tuttavia è nella Ti- fiamo Ito magnifico, ebellijfimo* Sopra quefìi archi gira intorno unacornice di pietra 3 dove fi pofala Tribuna: la volta di (f ne fi a Tribuna di ■pari] ornamenti diftttcco è'fiata lavorata daGio "panni da Vdineidovefi veggono quadri sfondati % the nel formontarc verfoìl punto del rne%io dì * tninuifconoà poco à poco con raro artifici *fi veggono fogliami y rofoni, uccelli ymafchere * e varie coje bizzarre * che fono meffe à oro, di fom • ma hidufìria, In. due faccie di qutfio nobili/fimo liu)go da baffo ha voluto, mo fi rare al mondo il Buonarroto la fuprema bellezza dell Architet- tura: e di vero ejfrmdn puote il fuo avvifo pia v-àgp: per leggiadria, più nobile per M-itflà * ne per ordine graziofà più ornato. Sono,in quefìe due faccie rifondenti verfo di fé due Caffoni fatti mei ofiata di marmi bianchi, con vaghi pilafìrit {opra cai fi puf a una cornice> e fopra la cornice tre Iabefàacoli dilania beilijfima) an^i fono fatti ' in gui« |
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jaa> Bellezze di
in gai fa, che egli non pare che belletta maggiore*
fi poffadz humano avvifoimaginare, il Taberm nacolo principale è mejjo in mc^zo da duepilaftri doppij ì dove fi veggono capitelli , cornici, e Tariffimi intagli , fatti con belicela così felice 9 che non chiede fa voglia altrui, ancor a che fi& bramo/a, ne ornamento più fublime, ne leggia- drìa pia allegra. Da baffo fono due particelle per faccia divifate con ornati pipitise con menfole di yifia maravigliofamente adornai/opra quelle pof* eia ci ha un Tabernacolo ricco di ornamenti,e di leggiadrijfimi intagli ; ma ilfrontefpiirjo, che ri* falta con rara bellezza « pia ejfer nonpuote mara* vigliofo , ne pia magnifico. Difopra al dritto dt questi Tabernacoli, e/opra la cornice, che è di macigno, fi ve de una finestra della pietra mede* finta altresì che con architrave, fregio , e corni» ce, e con front efpixjo olir a ogni stima è bella, ed olirà ogni avvifp è mirabile. E di vero eglipare9 che ogni miglior fapere , ogni gentile artificio, ogni fourana industria fia adunata in questo no* bile ricetto, e che fiapiouuta dalle Grafie tutta -la leggiadria , tutto l'ornamento, tutta la ne-*
bitta j onde puote divenire opera humana ìncom* par abile, e stupenda» E come che egli fia stato alcuno, ( però che ncll artificio del Buonarroti non riconofee quello, che è ferino nelle carte di Fitruulo ) che abbagliato dallo fplendore di tan* . tà bellezza fia stato penfofo, ed in ammirarla non
habbia ufata molta prontezza; egli penjare fi dee, the l'architettura non è arte, laquale imiti U natu*
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Firenze. ji?
nàturày tòme nella pittura mtcrutene;matyo*
uata da humana industria , ad bora ad bora di- vien migliore, e dall'huirunó attvifo fi fa più btlU. Cerche vede fi egli alcuna cofa nell'opere del Buonarroto, posto in oblio quello , cbe da Fi* truvio è stato ferino, lagnale lodevole nonfia » e fommamente maravigliofa ? Dagli huomiM già fu commendato l'artificio degli architetti i s divenne legge quello, che prima non era legge » t per la commune lode fu data regola > e mifura à gli cdifi^ij : la quale fé alla ragione non è eontra- ria j perche non dee ancora in questo tempo vale- re nel Euonarroto, come già negli antichi fecoli ebbe hwgo ? e certamente è cofa indegna > che ch'i éstato di valore incomparabile, venga indubbio di fui gran merito ; e chià bastanza giamai lo- dare non fi potrebbe^ malignamente (la ricordato* Ter che è stato Vanuifo stupendo nel Buonarroti > e fcn^a fallo pia di tutti ammirabile. Egli ben [apeva, come dee l'ottimo arteficefopra tutto mi- rare al volere di tutta la gente , e con ifvegliam ftnno confederare attentamente > onde eglià tilt- ti con l'opera fua fodisfaccìa : e di vero, quando fi veste il favio artefice il penfiera ti! coloro , che dell opera fua deono giudicare, fen\a dubbio in perfezione fi avanza* eàdfe- gnopià (ablime, e più nobile arriva * e fi come. H jervitore in fua condizione molto è di valore, quando egli in tutte le cofes del tutto piace al fuo padrone : così Iartefice , il quale nella fu a CU ià èfìromenSQ dell human* felicità , è nobiliftéio qu ati' < '
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„5«4 Bellezze di
quando fer vendo à tutti, piace à tutti parimente*»
e quando fen^t errore è l'opera fua ver/o di fé colma di lode , e dì onore. Ora, che fta flato il Buonarroto fornito di auvifo tanto nobile, e tan- to maravigliò", oltra'l grido onorato .conforme in tutte le genti, Vanifico ancora, di cui abbia- mo detto, di quefto à pieno ci fa fede. Ma non ntenonelleflatueèfingulare queflo fublime in- telletto , nella vifta di cui ogni pia nobile lugegno reha ammirato per la beitela, e per l'artifìcio» che vi è incredibile , del tutto flupefatto. Con grave confederazione, e da Filofofo pia
toflo , che da finitore ,fopra due Sepultureba fi- gurate il Buonarroto quattro figure , le quali tut- te quattro fignifìcanoil Tempo. Terche quan- tunque non fia alcuna cofa generata dal tempo, ne corrotta altresì, ma ftgeneriin tempo, eft corrompai tuttavia , fecondo quello, che com- munemente fidicela il Buonarroto con la figura del Giorno , della Notte, del Crepufcolo, e dell Mirerà, quafi con vagì pcrifrafi, efpreflo il Tempo ,da cui ,feguendo la morte, e la vita no- [Ira confumata. Da man de [ira adunque /opra il Sepolcro; dove è il r Duca Giuliano de'Medici egli fi vede prima
infembiantedihuomouna bellijfima figura, a la quale,però che è in atto fiero, e /vegliato, è chiamatoti . / .
Giorno ; è in quefìa. figura attitudine molta
viva, e pietà di vigore, e pare che voglia ape- ■ rare, quantunque fia à giacere, e moflra dcjira "* moven- |
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Firerne 525
movenza, ed attiva. Ha mt'ffa vivenza il Btto*
harrotogagliarda molto nella tefta, e nelle meta- ■ bra con gran ragione. Ver e he fi come adopera V huomo y mentre che è giorno, ed in quello mentre che dura ,è vigilante J così di anioni vive, e di fattezze virili ha di.bifogno noftra vita , come con mirabil fenno in quefta figura è flato efpreffo„ Eglifembra di Jvegliarfi uivamente ; e volgendo la tefla verfo chi il mira, piega le membra in tale attitudine, ebe come che fia in cofa vera malagevole, da quefio maravigliofo artefice è fiata tuttavia con agevolerà felice effigiata. Ter che fi veggono lefpalle , e del corpo, che mo- . ve , alquanto della parte dinanzi ; ma tahnen- mente è intefa ogni cofa > io dico le offa /otto lei., carne,i nervi', onde le membra fi congiungono % che non con maggior grafia è la bifogna in tua. diffinì\ioney chequi ha potere l'artifìcio nell*é« quivoco. Si veggono i mufcoli carnofi, le mi fit- te del corpo Immano fteurc in ogni parte : maftu- pìfee , chi il difegno delle gambe , de* piedi p delle braccia contempla fiudiofamente\il quale ne'pià raro eficr non puoteper l'indufiria ne pia mirabile per Jua bellezza. La gamba finiRr*,* che pofa insula cofeia* cerne in atto di natura fovente fi vede, oltra ogni ftima da gli artefici è ammirata, ma che fta la diffìcultà, cornee detto, divenuta agevolezza, fi come è coja in- jolita.così moflra quefta figura degna di-lode foni* mamete,e oltra modo di tjjferefopra tutto apbrc7x- ■^ataJnfébian^a pofeia di dona,che dorme.f<zpo* ritamcteiìmitit} di artificio incoparabik la Hoi* |
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$%6 Bellezze di
Notte di età più matura al quantodelI'Au»
rora ; ma con/orme al tempo di q uèfla parte, e a* me eéiede la ragione, E qui la carne in tal guifu imitata, che par vera» la difpofizione del corpo» che jembra che dorme, pare che refpiri ,eche ui* y$i e certamente cotanto e grande l'induftrià > the in certo modo dir fi puote » che fta V artifizio mutato in natura »• il marmo nella carne, e l'in* duflria in vivenza . Chi mai vide pofamento dì piedi fi leggiadro, unione di membra cosi nobile» efatte^edi corpo fi gentili? Nel rovefeio dell* man defira tierie'tLcapo appoggiato con attitudU ne leggiadramente ìtellijjìma ; il gomito del brac* ciò fi ferma fo.praja cofeìa fmiftra , e la gamba tifata nel fine del piede fopra unfefione di frutte colpià dolce modo » che ingegno humano pamai poffadivtfare. Ci ha uno uccello, che molto e vago di tenebre., il quale ricoverato /otto al gi- nocchio fi gni fica con bell'auvifo, comedi dimo* r gre fotto la notte fi diletta, e fuggendo il porno» che così gli e p.reffo , e tanto, e juo nimico, e come fallir mn puoie, chi mira yuefìo, fc brama di comfitr quello > per cui e fatta qttejla figura . Ci jevo apprrfio fruite, léquali ,come che in ogni tempo , tuttavia nella Natte crefeone molto 3 e prendono humore. E beiliffiwa quelli figura, quando moflra fu e veduta m-U-entrare in quefio ' luogo ds minftHÌfìra, e nella defìi a pavifae%tè \ manti m<\>'0 ^d'infaceta olita ogni Unno, e stuh penda . trrè chi quelle pitti che. fono in corpo ktmxnoiiuìfno effige felicemente l * dove fa- Kdl'ef?
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Firenze. yty
ne tofia situate, dotte i mufcoli nel vero, qui con*
tra fatti dall'artico fi [cambiano ', an^i quelli fabbricati dal Buonarroto gareggiano con lana* tura, e col vero, e di ejjere di pari bellezza , e da vantaggio , pare che contendano. Qui non fnote fottìglie^za di humano ingegno per morde* re, ne lingua altresì per trafìggere : an\i gran lampo è dato alla lingua, ed all'ingegno per com- mendare indujìria così mirabile , avvifo così così compiuto t [egiudizio così fublime. Terche l'esprimere la dolcezza nel marmo » e hfpirito in co/a dura, e la uive^za in quello che non ha \vi* ta, è opera di virtù più che human a, an%i di al- to valore, e divino. E famo fa ne gli fermi la Venere di Traetele, comperata già gran prezzo dagli huominidi Guido : nella quale Ifóla molti per veder quella da divefijuoghi nausearono ; per questo tanto ella in lode fi avanzò, che fio f- ferje il ${i Hicomede, quantunque iu damo, dì f agare tutto il debito, che havea quefia gente, purché li defie quefia Jiatua. Ma homai tanto è famofa la Notte del B stonar reto, eper fuafoura^ na belle^zariputata incomparabile, che eguale alla belletta di Venere, an^ipià rara , e datut- to'l mondo ammirata éjalita in tanta flima, chi dalla lode in fuori non fi trova pregio, che tanta perfezione,così mirabile, così ccceffiva pofia agguagliare. In q utfta felice agevolezza, in quejlo (iudiofen^afiento , in quefia vivezza di- beata, ove non fi conofee fatica , non fi vede fu- dorè > ben conofeom i-più chiari artefici, quanta K -, faticha
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*2g Bellezze di
fatichi frduri, q vanto Judore r e quanto jhm
'onde ad una minima pam fi arrivi. Da nobili Scrittori è fiata lodata in ver fi, *'n prof* ; ad ba- ra, ad bora con diverfipropofiti honor'atamente fi ricorda: ma maggior lode di tutte è qmlk* Landò altri afe ftcjfo fa fede di fi alta bellezza > Ungale in epe fa arte è fen^a pari, ed aytm*** kileoltraognifiima. Lafigurapofciadel , - Duca Giuliano de' Medici, che fiede m fi* tnotil fembiante, per la. vigilanza* figurata , i rAra di vero > e maraviglio/a. L'honor del volto,, e le fattezze ddlaferfoua in una fola vifta, fati- no palefe lagramfeipadell'animo acconciamente te teda quafi viva di pronto vigore, edigray*- fa proporzione con /uè membra non par dt vero^ chefìafen7avita,nefenìafpirito. Lodano pi artefici, chi le braccia,, ed i cape Uh chi ammira Umani ,ele gambe ; ma quandi il tutto coii(ide.- ■ ra » perla fomma bellezza, fi empie Ummo *•>:■ truidifiuporecome habbìkpotuto tanta^ tUdu- fyridgUmai operai s che il marmo non som che • '■moiB.fia fattouivo, eladure%tà:carne ,equel- lochi non fi muove habbia moto » e adoperi. E-K \ ìmc in.chi comanda è dicevole molto lavtfta li- ■:w,mJv,ela bellezza con dignità ' così nel vedere tàtoffi* figura, chetienem mano il bafionedi S. s /hit fa \ iofio vi fi conojcema€Hvinle, ed auvi- ■fo suttó honòrato., e tutto gra ve. Ad un? aduna 'iaccQtù*no le bellezze delle parie gii W > ' le quxU fi veggono mirabili, edwfrtonf gnoc- chi Hùltè kocex> mi ttsfo cgno^cunp-faro tirttftq* ,,,.;.;. ' . : , n::' f:OÌ _:
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Firenze 5-'-9
ma noiUperfona tutta confidertndo»con ragio-
ne dir pojfiamo , come nelle fattezze magnanime, e nella maefià, che /pira dal tolto, fi cono/ce uni indufirìa mirabile, e Jovram. £ l'armadura <// fazione veramente da guerriero, c.on maniera peregrina , con dignità /opra la per fona aggiuftam ta : rifondono i calcarla tanta bellezza, ec{ jH stì la carne fanno mofira di vero militare ,ed bo~ notata. E fin^d dubbio egli non è huomo, che alla -pifla di qwjìo raro Campione di S. Chic fa, toftù non co morendo, oltra Ihabito,. il quale è magnifico]lanino genero/o, forte, ed invitto. Egli quantunque non favelli, tuttavia è tale , che pare, chepo.ffa.fa vellare • e pare che diponga. i gravi penfieri > e fi follievi ad operare, fornirà quello agevolmente > che da buoni, che pive, è9 operato. E l'artificio grande, mirabile l'indù- ■ fina , ed ogni parte, che dall'arte dee procedere , ftnguUre;ma molto é co/a maggiore lapronte^za a?! la.vita, il vigore nella natura , e /opra tutto il cefi urne, ed il uivo auvi/o, chefifeorge nel vol- to ; il quale fi come è magnanimo » così fa fede, come operazioni alte, e pregiateè tifato di opera' re. ,Di cojlapofeiafopra'l Ca/jone , dove èfepolto il Duca Lorenzo, e*l Duca Meffandrò de' 'Medi" ci * egli/i vede parimente una figura che lignifica. ' il Tempo, prima che vengala Notte, chiamata con voce Latina Crepufcofo , il quale fatto di (ìupendo arti»
fisjo , mcrcdihti.miite è da gli artefici ammirato, t£ di vero cotanto è in og^i parte quefia figura ' L l maro.-
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5jo Bellezzedi
maraviglio/a, che fiatar nonfipuote chi pia in-
tende ; e gli artefici y quando confìderano atten* tamente nella bellezza oltra tutte fourana refta-, noconfufi . Ha figurata il\Buonarroto l<t-> difpofi^ione dell'huomo,) quando vuol] dopo le fatiche del porno,prender quiete, enelripofofi adagia : perche calando le membra nel luogOy ove ftpofa ,fi riftorapofciay come in quefia figura av- viene , la quale è fatta con artificio miracolo/o» e rarijjìmo. E ammirato il petto nelVofìaturam- te fa tonfammo fapere: e con ordine così ficuro è fatto ogni mufcolo y ed ogni parte efìeriorey che rifpondeà quello, che è dentro , che pia alto dì vero non pare, che poffa fapere humano in quefia, urte formont are. E certamente egli pare che pri- ma habbia il Buonarroti) formate l'offa, e quelle 'di carne ricoperte co mifuredi ogni membro oltra •gnìfiima mirabilese rifoluta. Le braccia fono car nofey e naUiraliM unite allefpalle con dolcezza, del tutto paiono vere. Le gambe pofcia»edi piedi fono fatti y come ne pia ne meno fi veggono nella natura, E maravìgliofo l'auvifo di queftofingu- lare intelletto, quando alcuna cofa , che nel vi- vo fi vede , vuole imitare : Vero che egli l'efpri- me con felicità così gentile, come ne più ne meno ' nel vero fi conofce "fi come ha fatto nel ginocchio finiftro di quefia figurai il quale dolcemente di- fiefo moftra l'offa, e le congenturc ottimamente i ma nelginoct ino delire, il quale fi sfarla , rejta il tutto pulùo , ed accecato', ed in ciò con tanta ' . bcUcTi* è chiaro i artificio > che pare 3 che il M\ ta fi*
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i» i . .J i . . i il ^uiimav^^^^^mmmmmftmmiimmfmimmK
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Firenze. yji
io fia fatto dalla natura , anxi da virtù, [opra hn-
mana , e mirabile. Sen^a fallo in qttsft x (latita fi cono/ce una ftcura e rara intelligenza del Buo- narroto nella fabbrica del corpo humano ; inetti però che egli pofefludio molto grande, an\i inte- fefen^a errore, come il corpo mercè de' ner Pi >« dell'offa opera il/uo moto, come fono ver/o di fi unite le membra, conqual me^zo insieme eoa" pungono, egli perciò non è maraviglia , che tut- ti gli art efici da queflo fiam /uperati il quale nel formare icotpi nel marmo, di tutti meglio intere quefia fabbrica mirabile. Nella qual càfa tanto puotcquefto /apcre, quando è raro, quando G-> compiutole nel formar le figure infonde in quel" le uive^za, fpirito , e moto ì e de* primi konorìf* nobile acquifto, Ter lo. che > dove le braccia con le /palle, /'/ collo col buflo sì congiugne > e dove è unione di membra in corpo humano s e incompa- rabile l'artificio del Buonarroto, e flupendo ; ne [alo è de* moderni maggiore, e di pia ftima > ma vince gli antichi, come auvifano ì migliori arte- fici > ed alla lode di quellipafla innanzi. Ver che \ion pensi alcuno, che e' sia alcuna /tatua modcr- na , ò anticha* chepiu di que/ta del Buonarroto sia conforme alla natura, ne che fornita stadi vigor maggiore, ne di maggior uive^za Nel tut- to » come altrove è detto, hanno vigore le co/e de gli antichi, e dentro d quelle sì\ conofee for^a, e lodevole induftria : ma quando ogni parte si e/a- mma attentamente, e con quelle del Buonarroto si pone à paragone, egli vien meno ogni dubbio, LI 2 che
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55 2 Bellezze di
che nell'unione delie membra e' pùfì ano andar di
pari conquesto divino artefice, dà cui con ragio- ne dì vero fonofuperati. Verche fcn\a aiuto del- la Notomta, laquale , come dicono molti, non fu nota agli antichi non poffono e (printer e felice men te quello gli artefici, che nel corpo humano si con* tiene ; come per lo contrario con incredibile indu- rrla è fiato fatto dal Buonarroto ; il quale ufate in quèfio ajfare con fomma indufìria , ha fabbri- cate le fue figure coi miglior artifizio, che già' mai tra gli antichi, e tra moderni fi fia veduto. e in quefio tanto fi è avanzato, che alcuna volta è auuenuto, che chi molto è intendente, qua fi da troppa bellezza abbagliato , da quella fi é tolto dinanzi > e contento di una parte, vinto da fover - ch'io di dolcezza di mirare il tutto attentamente non lì è curato. ^Ancora hoggi ne gli ferini è am- mirata Ulta fiat un di bron%9 di un cane, la quale come fi dice, fi leccaua una ferita, da gli antichi filmata tanto, checonferuata nel Campidoglio di £{oma, era co fiume, chi di quella prendeua cura di entrar mslleuadareper la vita • peroche nefjìm pregio fi flimaua, che fofje così grande, il quale fotefie il valore di quella agguagliare. Ma ripu- tata quefia figura del Buonarroto appreffo noi di "valore incomparabile, non è di hi fogno di darle fregio in quefla guifa ? laquale ammirata (opra tutte {che è pregio magiare di ogni altro ) e da tutti altresì feh%4 firn cwnwen\Ì4£a Si verfej pofeia |
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Firenze • $$$
V Aurora di mirabii bellezza» la quale nel
corpo t nelle fattezze moflra induflria incompa- rabile . Hora, fi come l'aurora è del giorno la prima parte, così di età. giovenilesed in fui fiori- re è fiata formata quefìa figura dal Buonarroti*. Ed in ciò egli fi vede felice la /ita induflria, e col- ma digran fapere. Ella Sfigurata in atto, che co- me nell'Aurora fi cofìuma, fi fuegli conia più gentil gra%ia3 che nella mcme , e nell'opera fi poffa di>ifare. Si piega corda tefla alquanto ver- fo la/palla deftracon mouen\a leggiadra 3e pò- fata la perfona con diceuole definita moflra le parti del corpo difficili nellimitare > fatte tutta- uia con marauigliofo artificio, ed agevole. L'or- namento del capo , diccucle à giouìnile età, è or- dinato con fomma grafia : ma nell'artificio fin* pendo della perfona reflano i migliori artefici ammirati, come abbia gì amai potuto vmana in* dufiria, co* ferri, e con la mano cauar del marma quafil la carne 3 e darle mouen^a , e vivenza. Chi vide mai petto con tanta dilicatura ordinato % e così bene efprejfo con induflria s come qui nella fabbrica di quejio corpo egli fi yedeìle braccia ,t qua fi tolte dalla natura, gentilmente fuè Ite >ed intefe con rifoluta mifura* e nobilmente leggiadre d tanta bellezza fono condotte > che giamai, co- me è cofa giufta , lo dare à baflan \a non fi pò treb - bono. J{ifponde l'artificio dell altre parti, come delle gambe, e de' piedi, al tutto marauigliofa" mefite : e come che altri fi muti di luogo > onde fi •fa diuerja veduta, tutìauìa rie/ce Vinduflria ra-, L 1 3 riffi-
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534 Bellezze di
rijfima» e ftupenda. E ammirato il dolce mede
dell'artifizio, per cui è fatta la frefche%ia delle earni ' e pare, chefiatio le membra in quella gui* fa dilicate , come dalla natura in. tale età fono formate. Ter quefìo confederata la belkxzadi tuttofi corpo , la [omma grafia di ogni parte ye'l rfj fogno mar auigliofoy vengono in dubbio gli arte* ficiyjepiù la Notte dell'aurora fìa fmgulare :e come che non fi a no rifoluti,à> cui la palma di fi wan lode concedere fi debba , tengono tuttauia per fermo, che ftano amendue fìupende, ed am- mirabili* E ben poi di bellezza oltra tutte in- comparabile il Duca Lorenzo, figurato per lo Penfiero e
di*artificio f fé il vero dire fi dette 3 fen%apari. E gli /tede nel /uo tabernacolo in guifa tale, ci. e Jembra di ejfer vtuo , e fen%a dubbio "pero , come gii fu ycbi e' fomiglia, in (uè anioni. Nel Juo fembiante eroico/pira macjlh > e ber par degno di rinerenza in Juefattezze virili, per cui è verifi* mite molto, che ogni onorata imprejà à fine egli recale. Ver lo che (e' deuefi ancora nell'altre figure intender quefio) così è felice neWimitu: e il Buonarroto s cofi fempre arriua al legno pia jo mano tepiù compiuto, anzi fempre fi vefle quel penftero, e prende quelgufìo , di cui l'huomo tut- tavia è fornito , che prodotta l'opera al mondo » genera pofeia maraviglia, e ftupore . Quefio è quello, che gli Scrittori molto favi] dicono di Fidia : che non prima veniva à vtfìa altrui L'arti- fi io di quello ì che come co/a fourana, era corri' men-
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Firenze. $3$
mendat§, Vt Phidia» ognuni fìmul afpe&um,
& probatumefh "hiaper auventura pia giufta- niente quefto del [Buonarroto dire si dee : l'indù* ftria di cui nonfólo si commenda , poi che è veda* ta> ma, ancora si ammira. Il braccio siniflro > chépofafu la sinifira cofcia con la mano regge la teda con dignità; l'altro braccio pofcia si ferma in fu la defìra ; onde quel militare auvifo agevol- mente si comprende, chemoftra a pieno il corag- gio magnanimo, e fotte * Con viva belic^za si tira al quanto indietro il buffo della per fona, ma con grafia virile, ed in quella guifa , che fa l huo'mo che è vivo, e vivamente adopera . E incredi' bile adire, quanto grande sia l'artificio di q ùe- fta ftatua ,ela bellezza in ognifua parte, S1 ve- de l'armadura in fu la perfona adagiata da mae- ftra mano ; apparifce tali il signor ile auvifo, che dir si puote, che comandi : i calcari dicevoli i gran guerriero pare, che moftrino la deferenza del moto,che ne' Capitani pregiatisi richieda il Morione, che ha in tefta si come genera terrore ne' nimicil co sì aggungcmaefià in quefto guerri- ero , che il porta, e sì vede divifato conferenza ' ma vna vifta fiera dolcemente terribile, fpar fa nel volto, e nelle fattezze della perfona, fa fede à pieno di un fapere incredibilmente raro, di cui pia di ogni altro fu pieno quefto maravigliofo ar- tefice . Ha mcffa in quefta figura l'vltima mano il Buonarroto , an%i l'eftremo di tutto quel va/o ■ re, da cui puote effer fatta opena vmana, pia mi ~ rabile , e pia compiuta > e come che ftano le altre L 1 4 ■■ 'figu-
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ì$6 Belle? srèdi
figure, come fi è detto, maranigjio/e, quefia tut-
tavia più è ver (odi /e pia fmguUre, pia compiti* ta , e più fivptndà. E di vero [e fu [amo fa laj> figura diVoiicleto, a cui diedera nome gli arte* fici, che delle altre per /uà /ottima bellezza fof- fé regola, e legge ì chi negar pnote',■ che per ciò ncn fin degna di fi alto prìuilcgio quefia del Bua* narratot.cgghifiata con ragione infallibile alle mi/ure non jolo di natura, ma conforme alla vo- glia di chi aita vifìa fi preferita , riempie l'animo incontanente dì incredibil marauiglia > le brac* eia, e le mani, la te/la di fìupendo latterò, le gambe, e'lpetto effer non poffono ver/o di /e ve più belle, ne pili rare': ma il /emù iarde vino » an\i eroico ; laper/cna piena di dignità , da cui fi afpetta non so in che modo la parola, del tutto fanno pale fé, come è que/ìaftatua di bellezza o/- tra ogni /lima mirabile, fen^i paragone} e fen* za pari. La Vergine, che è meda in mézzo da S. Co fi-
mo > e S. Damiano , nell'altra faccia duie dk b&fio Lorenzo "Padre di Leone A\ e Giuliano Ta- dre di Clemente VII* fono jepolti, è di mano del BuonarVotoparimente : Dal Duca Lorenzo , e dal Duca Giuliano in fuori, tutte le altre figure vi? qualche parte reflano imperfette, ne come fi ve- de ì hanno auutal ultima mano dal Buon arroto. 7\ia qucjla Madonna ancora che fornita non fìa , mcflra ih fé tuttauia fapere infinito , ediuinain- U il igeila . Siedila Vergine con dignità , e po/a la g!:thùafinifìra 'so la dejìra., e/opra qneflapo- • • > • • fri* |
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Vivenze, ^37
/c;a ./; innalza il pattino con belliffìm<t grafia per
prendere il latte dalla Madre • Nokilijfima è l'a- ria di quefìa Madonna, e l'attitudine* che fa in fua operazione ynonè umana, ma celefìe j il pan- no della vejia effer nsn puote fopra la perfona pik aggìuflato acconciamente j fono le pieghe po- che ì ma come fono nel panno hclliffime, e del tut~ to vere t" le mani per grandezza gentilmente mi- rabili j elatefla, e'I collo moflrano di rariffitna indujìria fommo fapere • Il pattino nel marmo , pare che fi muoua, e che quanto è pofjìbile » foa- tt emente faccia forza alla durezza, che di atteg- giar la per fona troppo gli contende *, Di difegno» e di viuace bellezza, riputata quefìa figura , da chi è intendentc-s incomparabile ,* e douepià è toc- cata dalla mano del Buonarroti » quiui fìconofee morbidezza di carne > e mouenza di fpirito . "Ma è esfa mirabile il confiderare l'artifizio di uru panno i che ha in tefta la Fergine, il quale > come che penda pia in una banda , che in altra 3 non le- na perciò grazia 3 ma le accrejce dignità con ma- niera iucredibile s e belliffima . Dt commendare quefìa tefta della Madonna , e di ammirarla ja- Zfare non fi pofìono i migliori artefici;e per l'attui* fo fopra ogni altro raro» e fotirano ìefianoabba* gitati i e fmarritit come abbia potuto umana in- durrla penetrar tanto ne* Jegreti di' fuo artifizio, che venga pofcia effigiata ogni parte, come è ne più > ne meno nella naturai in guifa che egli pare che fpiri > fi muoua» e che adoperi » il coHum diurno efier non puote verfo di /e più raro , ne p mira *
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538 Bellezze <H
ynìr abile. Dinanzi a qucfto fembiante fi dilegua
Ggni villa s e di attui fi fanti., come contiene 3 fi accende : /pira egli bontà diuina , e diuozione i infonde un vigor nobile, e pregiato, che mirabil- mente informa Vanimo'a pieno di fanti penfieri # In fonìtna quello , che qui ha fatto il tutto, io di- co l'artifìcio 3 fi pone in oblio ; e pmte.il tutto aU l'incontro la viueqza■ e la mouen^a ,fer cui, co* me è ilputtinót è. la Madonna altrtsì ftn\a dub- bio incomparabile. Quefie fono le fette figure del ISuonarroto da tutti tanto ricordate, e tanto famofe, an\i le fette Maraviglie tra tutte le aU tre 3 fé dire fi dee il vero : le quali ammirar ben ftpofìonot ma lodare, cerne chiede la ragione, non potrà giamai 3 fé non chi di fauella eguale all'artificio di quelle a pieno è fornita . Sono te* ntiteappreffo in pregio le figure, che mettono in meTT-0 quefta Madonna , ordinate fecondo l'auui* jo, e'I difegnodel ììuonarroto : perche egliftima» refi dee, che ufafferò gli artefici Vefiremo di /no ingegno » quando per,fallano di por l'opera Jua a, paragone del Buonarroto ; ma tuttauia a giudi- zio di tutti fono beUijfime amendue : come fi •vede il
S» Damiano fatto da Raffaello da Monte
Lupo : è qmfia figura, mentre che fìede, di di» fpofiatone nobile me Ito » ini i fa con buon giudi* zio -,di cui perche pia ri ufi-fj e t opera lodatole* in i'ian parte fu il modello » come auuenne ancora dell'Altra., dalla mano dei Buonarroto informa* t » . Sonoprefi annottiti S, Co fimo, e 5. Damiani dalla
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flrenze. 559
ilaUaSerenìfs. Famiglia, de' Medici, perche ri-
Sponde a queflo nome la profeffione, che già fecero in terra quefìi Santi. Tiene adunque un vafod* Mediti rulla fini{Ira mano quefta figura, con mol- te grafia y e molto viua 1 la tefta ile braccia mo* jtr ano grande artifizio, e la per fona tutta oltra ciò è commendabile : i panni fono di vero di ma- rauigliofa induftria, e da chi è intendente , font- mamenie appresati . Di mano poi di frate_j> ^Agnolo da Montorfoli è il S.Co/imo allato alla porta» che riefcein
Chiefa » fatto di vero con rara intelligenza . Con he IIaffetto fi volta verfo la Madonna, e con U man deflra, che tiene a1, petto, eiprimeun peri fiero umilmente dinoto y equafià nome della C'afa dei "Medici pare, che preghi per quelli » che difua (a - Iute in lui hanpofia Iafperan %a. Jtmmirano gli artefici il difegno, che in tutta la per fona ricono - (cono mirabile : le mani apprejfo » e le gambe ,c la tefla fanno fede, come quello , che è nel vero » ottimamente fu ìnttfo da>quefto artefice y e nel marmo pofeia con arte felice effigiato. Sotto a* pannìy i quali fono beli -[lìmi rrijponde la per fona con grafia, e con tale artifizio} che è riputata quefia figura, rara, e marauigliofa . A nome di Clemente VII. come è detto, fu fatto quefìo nojbi- liffimo ricettto: e fi come fu auuenturofo il fuo a» • uifo 3 quando elcfje il Buonarroti più di tutti gli artéfici/iugulare t e più fourano ; così fu fcl ice , quando diede ordine À juopropofito per lo fi ne, §nde ptr queflo Jì era mpjjfi primamente » Tcrche all'
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£4» Bellezze di
all\JltaYc di quefta Sagreflia, che ha il titoU
della- f\efurre^ihne , egli volle, come fi offerua muiolabilmentc due Sacerdoti ad ogni bora, in ogni tempo, face fiero orazione per quelle ^Anima He' vini 5 e ds' morti-, the fono della Cafa de' Me' dici ; cioè per quelli, che colfangue di coloro fo- no congiunti ; quali hanno fondata la Chic/a, o ne fono fiati benefattori : e che la mattina pofeiaper due bore fi diccjjero 'meffe, almeno quattro ; per quejìo, egli fi ufa fuegliata diligenza, e cura grandiffima, perche il tutto, come fu diuifato da qnefìo Sommo 'Pontefice ,à pieno fi a fornito . In guifache fempre fi fìà qui in oratone, fempre per coloro fi pregala Diuina Tylacfìd,] i quali da chi fu autore di opera* fi /anta furono eletti* NclVufcire dellaporta , onde fi va nella Canoni- ca , à man defìra Si trova la rtatua di Memfig. Palo Giovio Vefcovo di Nocera, ed Icono- grafo degno: è di marmo Carrarefe; fiede veftito con gli abiti Pontificali > ed acconcia- mente e con bella attitudine la vivezza di Tuo elevato ingegno efprimc: è opera d'Antonio da S. Gallo. pofeia egli fi faglie una fcala ,che guida al Chioflro di /opra > done alla prima porta fi trono, la bcllifjima Libreria» tanto in o^ni luonofamofa , e_*
tanto memorabile però che è fatta con artificio oliva ogniflima notabilet è ricetto di dottrina pia di tutte ifquìfita , e pia pregiata }fiflcnde in lun- ghezza circa LXXXnbracaa , e in larghezza xx. ed è piena di libri Grecia Latini > Tofani 3 Jlva- |
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Firenze 54r
bici , Indiani,'Caldei, ed Hebraici, ferini a ma-
no con fi fauio accorgimento, e in tanta copia> t^teda tutti gii huomini letterati commendata, intuite le faenze, ed in tutte le notizie fi prova utile , efalutifera '■ e nelle bifoqnepiù grani ricor- rono gli huomini pia letterati a te'fii di quello luogo, i quali oltra tutti fono filmati pia finceri, e più fedeli. Ella fu dal Magnifico Lorenzo de' Medici ordinata primamente, e pofeìa da ede- mente FU, accrefeiuta ■ ma con più fitegli at a cu v ra dal Gran Duca Co/imo in perfezione fi è auan \ata ; à cui, come à Signor magnanimo ,fu fem~ pre a cuore ; perche, per quanto à dottrina ap- partiene , egli la fece di libri preziofì pia nobile, e pia copiofa. L'architettura pò [eia di quello luogo è stata ordinata col difegno del Buonarroto con bellezza rara, e mirabile. Ed in questo così è ftato felice il fuo auuifo, e così con gentili ma- niere ,rare, e adorne altamente ha operato, che dal mondo, come cofa più di tutte nobile, è tenuto in pregio, ed ammirato » Le regole, in cui ogni arte ha fondamento, ancora da mezzani artefici fono offtruate ; ma l'eccellenza di rara induftria da peregrino ingegno , e fublime dee nafecre ', co- me in questa mirabile opera del Buonarroto aper- tamente fi con&fce. Dalla yifta di cui, perèche è verfo difegra^iofa, e gentile in ogni parte, egli nafee quii diletto, che maggiore effer puotc^ e più compiuto : Ter quefto ogni Intorno, che » intendente , fa ragione, come è ftato ti fenno ine credibilmente mirabile, onde così gran virtù è-. proce-
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54^ Bellezze di
proceduta, 'Prima che fi venga adunque nella
Libreria, egli fi arriuaadun Rjc'etto, che così chiamano quefio luogo> pieno di fourana indit' firia , e di artifìcio oltra ogni fiima marauiglio- fo. E di forma quadra quefto incetto , circa.» xx* braccia per ogni verfo : & al diritto della Torta della Libreria , diuifata con fommo in- gegno , ha una fcala ; per cui con tre or din i fi figlie.', In ci«faiva faccia fono con raro giti" ■ di%io diuifate fei colonne , le quali mettono in
mc^zo alcuni tabernacoli, con architettura da gli altri variata » ma leggiadra nobilmente> e •mirabile, E la marnerà gentile, e peregrina , e non pia veduta altroue ; ma da foùrano fapere ordinata, genera marauiglia in coloro , che più fono intendenti; e perche qua fi ride in fua fom- ma bellezza} e tanto più piace, quanto pia dì* ritt.irmnte si considera , egli] peri far fi dee , che fi ano i mezzi fingulari , e perfetti , pofeiache tanto è lodevole il fine , che fempre effer dee /opra ogni cofa apprezzato. E come che le Co- lonne siano molto fonili in vifla , e dalla mi" fura dell'altre architetture differenti , tutta* ma, perche non ci è contraria la ragione, egli conuien pur dire, che in quefta condizione pro- pria del Buonarroto , altra regola formar fi a?:bba > hdeuole altresì % come quelle fono de jj/i antichi , che da gli artefici anno il confen- fa e la lode guadagnata . Le menfole pofeia » • U quali miVarchitettura fono ufate per orna*
•ment°* e perche fono leggierij non pofonn fa- . fte-
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Firenze, 543
fletter pefo, come di colonne, e di pila/tri, fé be-
ne si considera in questa fabbricha del Buonarro- to , fono degne (pere che fono belliffìme ) di lòde, e non di biaftmo. Elle a domano il luogo, pò [te al diritto delle celonnese non reggono alcun pefoipa ♦ feiache le colonne fi reggono infulfodo del muro , come fi vede ,ele menfole fono di ornamento all' edilìzio fen^a pia. jtpprefio è di magnifico fem* bianoe la porta, la ]quale è al capo della [cala „ fatta adorna di ricco ornamento di pietre : in cui ci ha un frontefpi^io acuto, il quale rìfalta con molta grafia al diritto de' pilastri, con uno epi" taffio di marmo di bellezza ifcjuiftta, Etentropo*, feia della Libreria rijponde alla porta, che è per*, fo il Ricetto -pn% altra porta molto ricca 3 e molto Vaga di doppio ornamento ; però che allato al ■muro egli ci a vn*ordine molto magnifico, e molto nobile, ed vn fronte fpi^io di mt^zo tondo, il quale, come fi tiri indietro, tuttauia pare, che abbracci vn altro frontefpi\iQ acuto dì belliffima vifta,che più verfo la (tanica della Libreria fi fporge infuori. \A canto a'pilaftri del primo or- dine egli nafeono due belliffìme colonne di mifura Dorica ; fopra cui pò fa archi tratte , fregio % e cor- nice, con bellezza oltra ogni stima singulare , e rtfoluta, I banchi » fopra i quali pofanoi libri, fono di noce, e xxxxv, per banda, intagliati con gentil lauoro , e raro . Sopra qnefti banchi intor - no hit. gira u f{egolo dìpietra ferena di nobile fé* biante ; e fopra quefto pofanopilafri con le ìor ba- fé » capitelli) e cornici atekttrme '» e tra l'vn pila- fa* 1
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544 Bellezzecfi
flro , e l'altro egli ci è vna vaga molto, e belUffi>
ma jìncftra .* a cui rifponde fuori vrì'altra di arti- fi^fo nobile, e fmgulare, e differente molto verf& di (e •> in guifa che riluce nella ricchezza di orna- menti , di frontefpity u di comici, di pilaflri l" -pno dall'altro variati così marauigliofa inda - pria > che per l'vfo ne ricetto più consmodo, ne per magnificenza pia fourano artifici* fi potreb- be in penfiero vrnano diuijare. Sono xv. fiineflre in ciaf cuna banda> fatte con ornamento di pietra riquadrato 3 e con cornice architrauata di_ vifta altra ogmftima grazio/a. Intefta della Libreria i fituata vn'altra por tafanile a quella , di cui fé è detto, meffa in me^zo da duefineftre s come fi yede ancora nell'altra, laqiiale a quejta è di co- ffa - Sopra vna cornice de* pilaflri egli pofain' al to vn belìiffimo palco , con paramenti di oliati* dì felloni d'intaglio, fatti con Tariffino artifici teuefi veggno grotte [che, ed impn/e della Cafa de' Medicidimfate voidi fégno del Buonarroti).: i'niuifa che nella verità di\tanta bellezza;, qua fi duhuerchio di Splendore» rejìa l'animo altrui abbagliato '. e veduto, come è recato in colmo con santa indtijìria, altro far non pmte %cbe lodar [ornatamente fi raro artefice di altofapere, ed ol- 'ira modo ammirarlo. E pofciail pauimento d'i efla Libreria tutto diuifato di mattoni ' bianchi, e ro^fi ,ou'è ribattuta la fofftcta fat- ta col di fogno del Tribolo; è di queftail dite- gno d>:l ìvàonarroto, il lauoro del Carota, e del T*iio ìniìgùi intagliatori d'i quel tempo/ . F.-ÌI
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'Firenw.ff %$%
M di "vero , fi cerne [mente auuiene, che un'anima.
gentile dentro in gentil membra felicemente ft di- mora : cosi penfir ft dee, che dottrina dentro ù fìu mirabil fabbrica pre^iofa altra ogni (ìima ne' //v bri fi conferai ; da cui mentre che ft prende giova mento » fi accende la lode di coloro,che di opera fi glcrjofa fono fiati autori. Ma ritornando in,f Chieia è contigua al coro dato principio alla maravigliofa, e per l'Europa per non dir per il Mondo tutto celebre, e rinomata Cappe il* di S. Lorenzo, e fìi come è cdiRzio che al defc, derato fine non è condotto » ancorché di con- tinovo vi /ì lavori,cosi fari poco modo d'aiv pagar il desiderio del lettore, facédone io fu* io -una femplice, ed abbozzata menzione: che fé è vero ciò che da Mennone fi'raccon- ta , che la cafa di Ciro Rè de' Medi, tutta di pietre legate in oro fabbricata fufte> noa (ì poteva in efla altro che la fpefa ammirare, aia qui oltre la fpefa , e la materia > è mara- vigliofo il Jauon© , perch'eflendo tutta di gioie cornmefle, incroftata, fon legate », ed unite talmente, che ianumerabili una fola ne formano, e c^i torna in acconcia qutl detto Con magiflero tal, che perde il pregio
Bella ricca materia appo il lavoro }
E fé per cofa notabili/lima del Tempio di
Giove Capitolino da Tarquinio fuperbo cdU
ficaco,/ì racconta, perche nelle fondamenta
«SuaranumiJa libbre d'argentò fpefo averte/,
Mffi qne-'
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54$ Bellézze di
^iiefta non folo in magni ficenza, e ricche**
za a niun'altra fabbrica in verun conto non cede, anzi tutte l'altre a dietro di gran lunga fi lafcia, d'avanza: ma per dirne dipinta- mente qnal cofa ; £' nel luogo accennato c- retta una cupola alta braccia 104. ficuata iti modo, che rompendoti* la parete dietro l'ai- tar maggiore nel, luogo più degno all'ordine ìli tutta la Chiefa acconciamente tornando corrifponde. E quella fi n'ora da'piedi fino al paride gli archi che» la gran volta (otten- gono di pietre dure, incroftata, comed'A- agate,Diafpri, calcedoni, Lapis lazzuli, e fi- nuli pietre preziofe, e gii Pincroftatura è giuntai coafiderabile altezza. Il Cielo di efla volta cioè dall'ultimo ballatoio fino ad alto, farà tutto tìi Lapis lazzuli » con rofe di bronzo dorato : Negli Angoli di efla, effon- do di figura ottagona fon lei fepolcri collo- cati, che quattro fon di granito d'Egitto, due di granito orientale, adornati, edivifa- ti con altre pietre preziofe, auendo nelle te- ttate de'medefimi non folo, ma nel mezzo per di fotto alcune campanelle di bronzo do- rate, a foggia d'arche antiche: Sopra ogn* un de4 fepoltri un gran guanciale di diafpro » divifato con moltiffime gioie, come granati orientali, calcedoni, Grifolite, Acque ma- rine, topazi, ed altre pietre di pregio gran- de è pollo, e (opra di elio pofa vaga Corona reale temperata di gioiefiouìi* fe nmt di pra* |
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.Firenze;.^: $4$ ti
gio maggiore : Nel piedestallo * che ferve di
bafe al fepolcro, è l'infcrizzione del Principe?, al quale è deftinato il deporto, dicalcedoi nio orientale riportato nel porfido i che dell'i eta\ e del dominio gli anni difpiegà:; Tra lui» Sepolcro , e l'altro s'alzano raddoppiati pi-i laftri di confiderabile altézza tutti diatptq con capitelli di bronzo dorati ; Intorno da baiìo fon di pietre commelTe l'armi, o vo- gliam dire imprefe delle Cittifottopofte a' due ftati, Firenze , e Siena effigiate; Sopra ogni fepolcro fua nicchia di nero colore, nella quale una {fatua di bronzo dorato di al tezza ài braccia cinque il principe fepolto rapprefentarate con l'abito reale fi vede. I quadri e commetfure fon tutte di cornici dj bronzo dorate adornati, per render più m»« eftofa , èfuperba la fabbrica, ch'a giudizio univerfale di chi l'ha vifta, non ha compa- gna nel mondo, ed ha fatto inarcar le ciglia anche a coloro, che gravita orientando fi di' moftrauano di maraviglia incapaci; Nel luo- go più cofpicuo, quel famofo Ciborio dee collocarci, che in Galleria (ì fabbrica ? fatto con tal'artiiizio, e con tanta ricchezza di gioie che fupera di maraviglia la maraviglia medefima : . II piano dell'altare, e la predella in terra
oueil facerdore pofa, fono due gran tavole di diafpro, ciikana. d'un fol pezzo di braccia fei per lunghezza, e per larghezza brac. tre M m z Nella
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54f Bellezze di
Nella parte fotierranea, ove Ì depotiti,
•he or fono nella Sagreftia nuova collocar debbono", è un'altra Cappella di pietra forte fi nella forma, come nel circuito alla fupe- riore corrifpondente, ed il Cielo deve effer tutto di'pietre, che nell'ofcuro rifplendono ; Nella Sagreftia vecchiaò per error lafciatp il Crifto puttino di marmo Carrarefc,c£e/»fff morbidezza di carni > e per difegno è riputato da tutti di artifìcio incomparabile. La tejìa effer non puote pia vaga, ne pia grazio fa » e fi conofee una frefehe^za nelle tenere carni effigiata divi* rumente conteremo fapere . 'Perche confiderà* U nelle mani, nelle gambe 3 ne^ piedi, e in ogtti /uà parte queftt figura > i giudicata di ftupendo lavoro da tutti, Oltre la Sagreftia nuoua nel- la quale i Cadaueri de' Principi fin che la fa- mofa Cappella compiuta fia, fi depofitano; jfegucudo più alianti fì troua la ^Cappella del Sagramento che gii a cant*
alla Sagreftia vecchia teneuafi, il cui taber- nacolo, è di marmo fatto con molta induitxi» da Baccio da Monte Lupo, ed il Giesù ch'è di fopra e di Defìderio da Settignano : la Porta del fianco, laquale di fuori rìefce in sé
la piazza » è fiat a fatta col difegno di Michela* anele Buonarroti: é di fomma grafia il fronte- ifpì^io, cbèpofafopra unarchitrauet ed i pilafiri delta porta altresì ; doue fi vede nella femplicità deli? Part* > un fapere essi leggiadro, e cofi gra- '•*&]$ i &e e ini duri £ik ifyiifii* &ftifi\iQÌn eie |
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S?
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refia
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Pirense; 949
refi a fuferàtt. Vna tamia bellifflme fofcia jf
vede alla Cappella de* Medici di mano di tra Barn-
Ummeo i fatta di chiaro » e /curo, laquale > come the fi* abbozzata fenza pia, i tenuta maraui* gliofa tuttauia. Ci è una Madonna con Crifi&in eolio t e/opra S. Anna, lacuale fi volge al Cielo etnie mani giùnte» e pare (ringraziando Iddio) ehe efprima affettuofi penfieri s e fanti. £ la Per* gine di belfembiante, e*l figliuolo altresì : Mol- to è grazio/o un S» Giouannmo , che fa fefia at Saluatore : E quafi ofieruando il modo che chiede Varchitettura. è meffa in me^zo la Madonna da quattro figure da ogni bandase con tanta propor- zione , e con tanta grafia, che fé fofie fiata colo* rifa sfarebbe qucfjta tauola rariffima^ efiupenda* Due angelettì da baffo» ancora » che come le al* tre figure nonfiano coloriti, paiono nondimeno di rilieuo. Sopra S, Anna in aria fi veggono fette Ange letti di leggiadro artificio, e fi cono/ce in quelli viue^za >e così nelle attitudini vi ha dife. gno mirabilmente ficurOi chedouepià ha àfficul* ti » con gran lode di quefio Vittore fi conofee fe- lice ageuole^za. No» ceffanogli\artifici, negli huomini intendenti di commendare il dìfegno, ehe fi vede mirabile in quella tauola : ma la dif- fofi^ione delle figure conforme verfo di fc oltra modo è rara ,e bclliffima. Vie il ritratto del- l'Autore fatto allo fpecchio : fu allogata que« fta tavola al frate da Pier Soderini per collo* caria nella faladel Configlio.., e per queit© Mm 3 fifo-
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* <*5o Bellezze di
I ti fono tutti i SS. Protettori della Citta', ed
filtri SS. che ne'giorni di lorfeftela medefì- -;-ma molte Vittorie ottenne,, ma perlauorar. Ja fotte una ;ftneftra venne al frate una rria- lattia per lacune acaro dop.poàtbagni,c tor lato irorl-fenza finirla, la tavoUpofcta nella Ca ppella Martelli è di mano di* Giorgio Va* tifi, doue è dipinta te flona S.Gifmmdo : In at- ti fari* e bimani fono fatte ale Une figure, men* tre che ft sformano di gittar quello in un po^zo. Conferenza parimente fono altri intorno alla Mo ■flit, ed a* figliuoli, ed in habtti magnificili di ve» %, di calcari, fanno di vero ricca vifta, e bella. Sono le perfone di regia condizione* eptteiòve^ fitte affai riccamente 3 come conuiency con pregia* . to artifizio. Si vede in aria ungruppo di JLngeU con le ghirlande in mano ,per darle in premio del ' maKtirioiCOn belle, e varie attitudini di vero me ■ ft t'ita lode auefia opera,la quale per inuen\ione , e v -per colorito imitabile. E quella alta brac. i ?. - "lar^a io; giutìail dileguo delBrutiellefco, che voleva cosi fuitero tutte;fi vien poi alla Cappella Ginoric/ ha una tavola di mano del Rofiorfoui>èdipinto lo fponjaliato della Madonna dinanzi al Sacerdote ft mofita la Vergine di aria nobile ed molta mode fila* infua bellezza fi corn- ice come è degna di riuerenza: Di leggiadro fem- btante è il San Giufeppo ingiouemleetà:edt vero per difegnose per colorito amedue quefte figure fo- no riputate ranffime. Molte altre ce ne ha, chea - qt-eiìo atto intervengono agiaticon giudico ta< l'J . i, tiri* |
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Firenze* 55 r
t$ rifolufQft tanto ficuro,e intefe nelle tefie, nelle
matti,e nella perfona con tata arte,che a pieno non maitCome chiede la ragione* lodare fi potrebbono* ammirano gli artefici éa baffo due figure di fom- mo artificiosi à una vecchia3che ftede fopra certi fcaglionhlaquale ha*ndoffo una u<efia gialla ,jratt<t ■ col pia dolce,e morbido colorito, che fi pò fi a diui- fare t perche di belliffìme pieghe è la perfona pan- neggiata con attitudine pronta,e viuafenfa dub- bio. Vnagiouane apprefioyche èginocchionc,e tic ne un libro in mano,oltra la fembian^a del volto, lacuale è belliffima 3 è filmata molto, e commen- data infue fattezze; e di vero d'inuenzione, e di •piue^Zd di artificio è tenuta q,uefi a opera fen^a dubbio marauigliofa. Confingular diligenza pò» fcia fi confervano wr quefta Cbiefa motte cofe Sante, e molte Reliquie di Corpi Santi 1 le quali pofle fopra
la Torta del mevg.o>in una fianca con ordine m* rauigliofo divi fata, ogni anno nel giorno di Taf- qua di %efurrelione fono mofirate alle gente » co\ infinita confola %ione di tutta la Città e di ve* rofono tante in numero > e tanto pre^iofe, che con parole ifprimere gì amai non potrei ; e incontem* piando 3 come già furono parte del Corpo di Mar- tiri , di Vergini t di Confeffori, che col fangne » e[con la vita tanto patirono perla Fede, e per U gloria della Chiefa, comeefierpuote, che altri indluofione » ed in celefli attui fi non auanq. Ho- ra per che di quefìi è grande il numero > diremo M m 4 foto
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,55* ,. Bcfia*Hi
feto ti ftme di alcune, perche ti «offro trattiti ■*
il qualt mirkjempte a brenna, non crefeà olirà l éitttjato. in un •'-. -■ ""•" '--v-t yujc acuitine di ctifìallò > in (ima di tuie
iiììa Croce altresì di enfia Ilo , col piedi d'argeri* indorato ì freonjtr nano quattro /pine', e parte dtlla corona (quando nel tcmpodifuafa/jien-fà cóvo nato desk ( hnfto ; ed in un v ' Va/o di criftallo legato in argentò dotato 3 eì
è una picchia ampolla di criftallo fimilrmnte » dentro di cui è del Latte di Maria Vergine : e del legno delta Zana del Saluatore ; e dotte fu péfto 9 quando nacque, un pe%zo del Trc/epió'» in un altro Va/o di ctifiallo, lungo di forma, gremirò "di
argento dorato -, con diamanti in cima > fi confer- ita fante del legno della Croci di Ù. Redentore j e parte della Colonna, dotte fu flagellato ', ed in ttnaltro Va/o dì jimettfio ,gUernìto di àrgéniò dormo»
è uniti fi parte della nuca di' S. Bartolommeò'ji* pofìolo'.eci Jòm ultra ciò Reliquie diS. Giaco- pò diS. Filtppo,ediS; Tomma/o ^Apo/ioli^ed al" tre]farmente di altri Santi Glorio/:;èU in vtia C affètta fatta in forma di j(Ycd, con qtéàdri
dì crijtallo, e di àgate, guernita di argentò do* rato, dótte fi vede t'arma de' Medtct insù efùat* tro canti, ftconfmia un braccio , eparte di uni colala di S. jLndrea jlpofiùlo > e le /palle diS. Eudocitno Grecò ,ed in un'altra- • * Cjfletta di Via/ma, legata in argento dorati,
è un
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J Un piedeàiMaria Cieofè *# Reliquie dì due aV
ire Mark, *»«<? f #* Sottrae rfi Man* t'ergi**, e Zie rfff/ N. Salvatore. In una Caficttapofcia, /*? naie è di argentò dorato,
ton l'arme di Tapa Clemente ,fopra cui in cima è una Crocetta /mattata, fi conferita la MafcelU di San Lamberto Pefcouo s e Confejforo, condot- ta à noma di Spagna da Adriano VI. ed in un t- Vafetto di criftallocttn una Croce in cima le- gato in argento fmaltato fi eonjeruano Reliquie di 5. Marco Vangelica : e di S. Stefano Tapa » £ Martire, e di S> Situerò Tapa. Tofcia in un Vafo grande di criflallo, fatto adorno con due
draghi, e legato in argento dorato, dotte in cima è un'Aquila , fono Reliqiue di S. Tietro *4p$} fio fa ,edi S. Gregorio Tapa, fi vede in un pre- &hfo Pdf etto, il anale è di triflallo, ornato inforna
diperlcdì balafci, di rubini t e di altre rari gioie y un dito intero di S. Caterina t'ergine, a Martire* Sivedepofciatnun , % Braccio di argento fatto adornò di gioie, i«
compagnia di altre Reliquie > un braccio di Sam* ta Brigida. In un Bicchiere di crtflallotche ha il coperchio fmaU
tato » egli ci ha un pe^io, d'una cofiola di S. Lai • zero, riuocatodal Redentore da morte d vita i ed fi» dente di Si Marta > Uquale riceuette i. menfa $. Signore, oltra ciò in un i- KaJM diàiafpro, che ha due manichi col 6$- perche di argento dorato, fi conferua parte del- / la maf*
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554 Bellezze d!
la ma/cella di S, Stefano primo Martire ,t pai
rimente delle Reliquie di S. Lorenzo. In un »,
Fafo grande di agata , il quale ha due mani" ehi, col coperchio fottuto di argento dorato, do* ut è l'arme de* Medici ,/iconferua uri braccio di y. jtnàfiafto con altre Bgliquie. Oltraquefio in un'altro Fafo di diafpro di due manichi alquanto ca«
pace, col coperchio dorato,* dentro una cofcia dìS,Jindrea ^ipoflolo, e Reliquie di S, Troco* ro, e di S* Eudocono, e della coflola di Sé Erma Vergine, e Reliquie di altri Santi Gloriofi, In urti Braccio di criflallo, guernito di argento dora'
tp ,fi vede un braccio di S. Cofimo, e Reliquie di San Damiano. jtfprefio in un Fafo belliffimo di agata di due manichi, e con
coperchio fìmile col piede di argento dorato, ci è un braccio di S. Gregorio Na%tan\eno, maeflro S. Girolamo » e parte del braccio di S. Niccolò Vefcouo, e Confefforoi epfrte altresì d'uno (lin* eO di Sezionar do Confefìoéo , ed in un r Fafo di crijidtto a ufo di coppa guernito di argento dorato fi conferua la tejìa col collo, ed infìememente la camicia di S. Michel martire, il quale patì il martirio in una Città di Macedonia, in un Fafo grande di diafpro guernito d'argento do~
rato è dentro la mafcella intera di S. Maria Mai dalena, e parte de* /noi capegli ; fi vede in un ìwgo ■ i - \ ; *... * ( , Fafo
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Firenze. 555
Fa(o di grifi a Ih con piede 3 e fornimento dora'
to, una coflola intera di S, [{pcco auuocato con* tra la pefteaKed in un Pafet/oji'argento d$rato fatto à guifa di cop*
fa fi confervano Reliquie di S. Antonio Abbate: in un altro r Vafetto di Corniola con una perla in cima fono
relìquie di Sé Benedetto Abbatti e-di Sé Domeni- co conf* ed in un altro Vafo di Criflallo fatto a modo di boccale con
una perla in cima fi conferuano reliquie di S*Ma* ria Maddalena $ e di Sé Crijìinai ed appreso in un Vafettfi di criflallo con corona d'argento in ci*
tnaguernito d'argento dorato fono reliquie de SS* Mart, Troto, e Iacinto « Si è fatta menzione in parte delle co fé fante,
e delle B^eliquie de* corpi Santi perocché di 50. vaft di reliquie i che fono in quefta Chiefa * mol- ti ftfono lafciati come fi vede i de' quali (poiché e ornata Fiorenza d'Edifici % di ftatue > di pittu- re mirabilmente) fece dono Clemènte PIL alla fua patria, ed operò che ancora divenire ricca di queftì pegni Sagrati* epre^iofi, onde ella alle- gra per lì fuoi crnamern: comi intendente, è di* mta molto per qucfto fi gloria >efi efalta. In via eie RondineUi la Caja dei Senatore Marco Martelli
In'quelia fra le co fé ragguardeuoh" è vn fu- perboqaadro fatto dejringegnofiilimo pen- nello di Saluator ito/a : Ha quello viuaciùi- nio
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55$ Bellezatéf
»o fpirito induftriofamcte effigiato Catilinij
che ritirato in luogo ofeuro, e nafeofo, la con* giura co Cetcgo forma, e ftafeilicev Quivi Co- pra Ara antica anno ÌVàfì del vino, ed ognun di loro da! braccio volontariamente a tale ef- fetto ferito fa grondare il fangue nella tazza ripiena, col quale fermata© il giuraméto;ftrin« gonfi amendue la delira per legno della fede, che fcambievolmente fi danno, e con lor© al- tri lette cófederaci affittano : fon le figure qa- to innaturale : E grande la bizzarria degli abi- ti,c dell'armi che annojmarauigliofa la viua- cità dì tutti, e fouravmana per così dire l'ef 1 preffm ,chc quelle figureneH'animo torbido» e folleuaco dimoltrano, auuenga che nel guar- do bieco danno manifeftamente a divedere il liuore, e la rabbia ferina che ne* lor cuori al- berga . Vi è anche v na vaga cucina ad Cara- vaggio del quale dolcemente cantò il Marino M tu Michel di Carauaggio onore
Ter cui del ver pia beila è la menzogna ,
Mentre, che facìtor più che pittore Con l'Angelica man lì fai yergogna. 1 due quadri di figure piccole di mano di
Mecharino per fuo vero nome Domenico Bec cafumiSenefe. ** Camminando poi più oltre v£rfo la Cit-
tadella, fi troua la Chiefa di S. Iacopo in Campo Corbolmi nella quale vie la fopoltu- radi
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Firenze. 55 7
jradi'meffcr Luigi Tornabuoni molto accoa-
ciamente difpofta di mano del Cecilia da Fie- sole ; Preflb alla Cittadella vi e il Conuento delle Monache di San Giuliano: vi è di mano di Mariotto Al-
bertinelli la tavola dell'Aitar maggiore, e nella Chiefa lavorò ancora vna Trinità iti Campo d'oro con alcuni Angioli co fa molto bella . In tefta a quefto Monafterio è ria nuoua
nella quale è vn Tabernacolo molto vag« fitta da Giovanni; das. Gio. più oltre è il Cafino del Marchefe Riccardi quale non
loloè adornato di vaghidime pitture fi a frefeo come a olio di valenti artefici, ma an* Cora di quantità cerfiderabiJedi ftatueanti- che, e moderne : Ha cógiuto a quello f n deli- zioso Giardino acconciamente adornato > ©uè fra le altre comoditi vi è luogo da poter far l'eferciziodella Cavallerizza, eia Nizza da correr la Iàcia;Ha quefto oltre vn vafto gi- ro di terreno vn ricetto in f®rma ottagona,ed in ognuna delle facce Ci vede vna lunga Viot- tola, ed ia ognuno de gli angoli vna fèatua dì marmo antica maggiore del naturale ; Euri ancora vn*ameno bofchetto tramezzato tutto con tefte di marmo fi antiche come moderne che fanno graziofa veduta, ma per comin- ciar dalla porta principale, entrando (ì trova vn vago ridotto adornato di pitture a frefeo «elle yelte, e divifaco con molte tqiìc di mar- mo , |
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jjj BcHezzedi
tno antiche , e moderne :è da of?ni parte di
queito ricetto vn'appartamento terreno di, info in ben'acconcie, & adagiate Camere: In vna ài quelle da mano dritta, è vna Ver- gane di marmo coi bambino Giesiì bellifìima; £ la Vergine fatta dal mezzo in fu, e potan- do fopra vna baie foltien con la deftra il bari* b'no che intero fi vede : Son grandi quanto il naturale molto ben condotte da induftnoio (carpello
Nell'altro appartamento a mano manca e
nera prima camera oltre vna vaga volta di- uifatadi fiacchi, e frdchi/ne' quali molte felle fatte jn queftp luogo fi Jrapprefcntant vna - - ' ■ ' it i,
Statua rapprefentante vna Donzella cne
balla; pofa quefìa fopra il finiftro piede *el* altro che viene auanti in.aria fofhenfi con molta grazia: Ha le braccia diitefe in quella forma appunto che allargardalla vita le fo« rliono coloro, che ballano le Ciaccone alla jpagnola: e le mede/ime gmide fin fopra il «"oaiito , e gnudi fono anche i piedi, e figu- randoti di fottilifiìmi panni vettitaècon tal i-aeftria lauorata, che fotto gl'abiti 1® gnucio tuttofi nconofee: E finalmente queita delle più maravigliole (tatue che de gl'antichi (car- pali viltà fi fia, ètte ndo in ogni Tua parte gra. ziofa oltre modo, esprimendo con leggia- dria incredibile l'azione perla quale fatta fu : è d'operai maniera Greca, tenuta m gr&- diiH-
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Firenze. i 55^.
«Uffima ftima da gl'intendenti : Nella Cap-
pella vie vn Crifto che fa orazione nell'orto ; tu fatto in dono da Vicenzio Dandiniperlo (pogliatoio di S. Benedetto; dal quale aven- dola il Riccardi in vendita, fu dal medefimo rifatto il Crifto che porta la Croce, che di prefente ne! medefimo luogo (i vedo ; Son'anche in gran numero le Tede di marmo anti che, con pili infcrizioni, e Sepolcri a fé- gno che per defcriuerle vii'volume fi cópor- rebbe? appreffo vi èia Cittadella fatta col d\k%no d'Aleffandro
Viteili, Pierfrancefco da Viterbo, ed Anto- nio Picconi detto da S. Gallo Nipote dell' altro Antonio fratello di Giuliano che fumo de' Giamberti. Il Torrione chiamato il Tofo fu il primo a fondar*?, e niuna fabbrica anti* ca o moderna fu mai fi pretto al difiato fine/ ed a perfezione condotta : Tarme di braccia 4 foftenuta da figure gnude,è del Tribolo; le a. nelle punte de'Baluardi verfo la Citta' fono di Raffaello da Monte Lupo bellii5mc,e dipre- gio; venendo poi alle monache di S. Barnaba in via dell'acqua è
quivi vna bella tavola di Sandro BotticelH eggi pofta dietro l'aitar maggiore, MaTor- ando dalla Chiefa di S. Lorenzo, e cammi- nando verfo la porta S. Gallo di doue a prin- cipio entrammo (i trova in via de* Ginori fu la facciata d'vna lor Cafa dipinta] a frefe© «ia Mariano da Pefcia j è anche*fu la
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5^o Bellezze di
la cantonata de* Taddei che uà verfoSane*
Orfola vnVago, ebel Tabernacolo di mano del Sogliano nel quale è dipinto v n Crocifiifó molto devoto ,e Velia Cafa Giraldiche è quella fu la can«
tonata della quale è pofto il Tabernacolo vi è yna vaga Libreria; Anche vn belliflìmo S an Francejco che dopp'auer ricevute le fti-
■mate fì alza per render grazie a Dio »■ col compagno appretto che raramente la mara- uiglia, eftuporc, che ha" del fucceflo efpnme : fono intagliate in legno amendue le figure d* altezza di due terzi di braccio dalTindulrria del Pieratti felicemente condotte» appretfa JMichelagnolo Bandechifi vede.* Procedendo più auanti. iì trova la Chiefa di S. Bafilio, oue anticamente ri fede vana
iMonaci Greci debordine òzi detto Santa «ggi Vfiziata da Preti • Sono in quefta Chiefa alcune pitture molto vaghe Entrando ineflafi trova a mano dritta *ra
Crifto fcolpito in fugherò grande quanto il naturale, quale è ormai morto in Croce ■!!£ beJljfiìma quefta figura , e fpira ( oltre la bel- lezza eh e grande ) devozione, e pietà1 : fu fat» toda Simone Filarete Fratello di Donatello, più oltre vi è la Cappella nella cfbalc è vna S. Caterina da
Siena,& alla
Cappalla che gli., e rimpetto è vn S. Anto-
aio: amendue quefte uvole fono affai belle* «ben
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Firenre.' <>6xT
e ben difegnate fatte dal Vignali, alia,»
Cappella o aitar maggiore è una tavola del
Paflìgnanojou'è dipinto il miracolo di San Bafilio quando difcioglie il patto fatto fra quel Peccatore, e'1 Demonio con fargli refti- tuire la fcrittUra, che tal patto conteneva : e. marauigliofo il difegno* e le ijgure anno ino- uenza tale,che ben dimoftranoloiftupore che da quel miracolofo fucceflò ne'lor cut>ri na- fte:.-fegue poi la Cappella rimpetto a quella doue è il Cfifto
Cro«feìe-,*-èin quefta dipinta nel muro<jal Cavallini famofo Pittor di quei tempi vna belliflìma Annunziata,e molto denota incam- minando più auantj fi trova la Ghiefa di S.\dppollonia Convento di Monache : la
tauola pofta all'aitar mag. di quella Chic- fa è di mano di Francsfco Granacci quale è tenuta in gran pregio da gl'intendenti » però che il difegno è di Michelagnolo*come anche Ja.Porta dieflaChiefa. Vi è ancora vn Cro- cififio di legno di mano di Raffaeli o da Mon- te Lupo : rimpetto a quefta Chiefa èia Caja de'Cartelli : Ha quefta vna bella, &
adorna facciata, &~vn terrazino i di cui bec- catelli fono due arpie molto acconciamente, e con molta diligenza fatte dal Ferrucci,ed in oltre vie vno sfondarcene con buona lonta-' nanza còrrifponde in via Larga,cofa molto degna. Camminando più auanti vilTla Chiefa.di S. Saluatore detta del Pellegri^
N n rio :
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5<& Bellezze di
v no; E quefta dipinta tutta a frefcò dal
Balducci fcolare de! Naldini, ne l'ho io qui defcrittà per la Angolarità di effe pitture,che la mediocrità nonpaflano, ma pereffere in effa la Sepoltura del famofo M. Arlotto Mai- nardi Piovano di S. Giufto a Maeiuoli, quale* come fu faceto in vita, così vdlfe anche far yn'infcrizioneàlla fepoltura, che alle fue fa- cezie còrrifpondeffe, e dice così Quefta Sepoltura il Piovano Arlotto la fe-
ce fare per lui, e per chi ci vuole entrare Fu Vomocui piacque di feherzarco» gli
amici, e con grazia far loro benfpeflo qual che beffe, come dal libro M. S. di fue facezie ed arguzie, cheneirinfìgne Libreria dì San Lorenzo contentali chiaramente fi vede, che fono oltre le ftampate due* vòlte altrettante, ma perche in effe è qualche «éofa troppo alle- granonfi lafeiano andar fotto il torchiò: dall'altra banda di quefta ftràda è la Compagnia di S. Marco, nella quale vi è
di mano di Benozzo la tavola dell'aitar mag- giore , ed in vna Lunetta fopra l'arto vna Vergine del Pontormo belliflìma : fi trova a man manca in via di S. Caterina oggi detta delle Ruote la , Compagnia dell'Affunta detta de'Battilani
ou'è vna bella tavola di mano di Ridolfo Gril iandaìo, quale perche l'anno 155 o.per l'affe- dio fudifeope la Compagnia ripiena>patì no poco per Tvmido, ma dal medefimo Ridolfo fu poi
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Firenze1 SPp-t
fu pòi acconcia : feguitando la ftrada ÌP
torna a Bonifacio del qualefoggirignerò alcuneto'-*-
fe:Fu eretto da Bonifazio d»VgoIottó Lupi dà Parma MarcheTe di Sodaglia: Ebbe per mo- glie Caterina Franzefi da Staggia ; è fepoltò in Padova nella Cappella daini fatta nella,, Chiefa di S. Antonio : fpèfe nella fabbrica di erto Spedale fiorini d'oro t6. ni. e gli lafciò4 d'annua entrata fiorini700. d'oro larghi \ eè in éffo con liridura , pulitezza\ ed amotcL* gl'infermi coutinouamenté fi fèraonój fc& pitture a frefco nelPentrar dello Spedai delle donne fono del Puccetti'l: andando avanti verfo la porta fi ritrova i! Mònafterfo di' Chiarito, benché di erodali'Autér di que*
fio è flato favellato foggiugnerò qUalcofa', per efferegli flato troppfoftìcciuto : ti fonda- tore di quello luogo fu Chiarito Vòglia, Fa - miglia che nel 1^41. aveva nella Republica gli onori goduti : fu uno degenerici affittenti al Sepólcro di S. Zanobf, néri fuo discepolo, ma fuo deuòto , efséndo Chiarito nato nel 13 00. e così 900. aiinì cr'pbco meno doppo S. Zanobi, che morì nel 40$; avanti il 1000. Vive fotto l'ordine di S. Agallino> ancorché il Bocchi dica ài S.Benedetto, e quello per quanto io credo adiuiene per e($er ftaft> Pan. no 1170. dal Vicàrio dei Vefcòvo di Firenze aggregaro a qtrefto di Chiarito, l'antico Mo- jfòfma ài S. Bartolomeo aGignoro dell' or- Nh 4 dine
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5<£f Bellezze di
dine dì S. Benedetto, quale era fuor, della-,
Otti preffo S. Baldafsàre : dove è oggi là vil- la de* Bónfi, & in efsaChiefa;, ch'ancora è in piedi vi fono molte armi de' Barqncelli v. che n'eranoi Padroni? Fu dalla Compagnia de> Bianchi portato, procedìonalmente nella Chiefa di Chiarito un'Immagine di.Criftp Crocififso ed è il Crifìq ch'è all'altare mag- giorej E Monafterio celebre,; veftendofi itu, cfso la più fiorita nobiltà1 di E>anic della Citi, ti, come tutto appare dal Libro A, de% vita del B. Chiarito Jon^atc-re efiftente nel mede- fimo Monafterio. -ij;. ,,.t.'|';;,f..r-V:/ £ Slij^:1,! « i Ma poiché alla Porta medefìma onde pri-
ma entraci t'ho gii cicalando condotto,lap- pi comedo tralafeiato nella • Ctf/tfYfM'Abbate Francefco, ed Angelo Ì>oni darti notiziad'una ftatua di bronzo an- tica rapprefentanteuri; fanciullo alta braccia due, gnuda dd mezzqrin su> con la finiftra_» eleuata, e la deftra cpmein atto di maravi- glia ridente ; ha l'ali al)e fpaìle ,e$l i talari a'piedi, una eiena a mezzo il ventre, ed ha folamente le coice aVun fottìi velo coperte-/, con un ferpe ingruppato fottoi piedi, ed i calzariche lafcian vedere il pie nudo; Le par- ti che ftar dourebbono afeofe, feoperte fono; nella cigna fono alcuni vafetti dalle bande: e coronata d*un vimine, ed in mezzo la fron- te ha una picciola rofa liimata un Perfeo, da altri un Mercurio, è bella in ogni fuà parte è di (lima: vi è di poi il Bjtrat- |
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Firenze . 565
Ritratto d'Agnolo Doni, e Maddalena^
Strozzi fua moglie di mano di Raffaello, ci* tato dal Vas? nella vita dello fteffo a e>8. oue di quefta cafa del'Còrfo de* Tintori fa efprtf- fa menzione, Vede/i ancora una THadonna che ha in mano uri libro, con_
Giesu , e S. Gio:deI Puligo . Vn Criftocoa una Vergine jtefte al naturale d'Alberto Du-; ro . Vna Madonna con S, Giufeppe, Giesiì ,f e S. Gio: di Fra Bartolommeo Delliflìma di<^ pinta nel i$i6. Marauigliofe poi foriò: al- cune* Spalliere di Caffòni ràbefrate dì grotte^
che del Morto da Feltro, e certe con pilaftrl bellifsimi intagliate dal Taflo : Vi è un Sene- ca ed, Vna Drufilla di marmo, con due altre tefte di bronzo-antiche, e'i ritrattodel Doc* ciolini Schermitore di Santi di Tito £ perche grande è la ftima, che le nazióni
oltramontane fanno deHevftrade di Firenze non folo per la pulizìa come per là {bruttura di elle,aperfu.".fioned'aicuniforeftjeri,efpe- zialmente del S. Geronimo Marafcia Paler mirano ho ftimato non improprio fauellarne Son quelle tutte laftricate di pietra fortefcht nafeein abbondanza dalla parte meridiona- le o!trsArno, oue ne fono molte caue, e fino nello ftefio Giardino di Boboli due abboa dantiffime fé ne veggonojdi pezzi aliai gran- di ,'ond'è che con ageuoìezza è il pavimento ài effe ugualmente/pianato, e pari, e.co 'N n 3 tal'a e- ,'
■■>"-'' . r\ * ''■ ■"".* ■■•<. .'. ■;..
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5<5d Bellezze di
tal'accuratezza commetto, ch'oltreil far bel-
la moftra opera fi, che nel cader Jepjpggie in véce d'imbrattare le laua, e ripuliice,» con» trario a quello, ch'in molte Città d'Italia , e fuor d'Italia fi vede. l£ tpiù principali, e vaghe fono molte da
belle cafe adornate, tutte di /orti, e falde muraglie con ricchezza grande di pietre fab- bricate, che fino al numero di oooo. l'intera Citta* compongono: la prima è Via larga bt:l- liifima, e d'ogn'altra più ampia s e fpaziofa : a canto è via del Cocomero di ragguarde vo- li edifizi cinta, ch'hain faccia la profpettiva del Portone delle dalle, e della torre dd Con- dotto eretta l'anno 16$4.Verfo levante è via de' Servi, per lo tempio di M.V. Annunziata frequentata, e famofa ,eche dal canto del Cartellacelo fino a quel dei-Tribolo da quella parte un fole ordine ài ben'aggiuftate cafe fi vede : Più verfo levante è via Ghibellina am- pia e magnìfìca,fatta fare dal Co:Guido No- vello per gli fuoi fedeli di Cafentino per la quale fumo poi dalla parte Guelfa', gli Ghi- bellini cacciati : più oltre , fono Borgo S. Croce, Via del Palagio, ede'Baleftrieri,S. Trinità, Canto a'Tornaquinci, la Vigna , Via de' folli, e della Scala, ch'ogn'altra in lunghezza , e dirittura fopravanza * avendo un capo nella piazza di S. Maria Novella, l'altro nelle mura della Città: Via del Giglio, de Ginori, e di S.Egìdo, via delia Pace oggi detta
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1
Firenze. 567 j
detta di S. Gallo, Borgo ogni Santi, e de gli ;
Albizi, ftrade tutte, che per magnificenza di
fabbriche, per ornamenti di ftatue, e d'arm i per la patte di verfo tramontana le compa- gne non anno. Ma trapalando oltr*Arno I verfo mezzo di,fi vede il Fondaccio di S.Nic- colò , Via de'Bardi, Via Maggio , o mao- giore, che dall'un de'capi ha per termine il ponte belliflìmoe maravigliofo di S. Trin* ta, dall'altro la Colonna di S. Felice, Fon- dactcio di 5. Spirito, Via de'Serragli, e mol- te ftrade mén principali come il Corfo de* Tintori, il lung-Arno fra'due ponti verfo po- nente, via della Pergola, del Ciliegio , de* Pilaftri, di Mezzo, via Chiara, via di S. Ca ferina detta della Ruote,ed altre che per bre- vità lì tacciono : Sonovi oltre le 9000. Cale gii dettc,duemila botteghe aperte per Juk> del negozio,molte delle quali per gli eferci/.i più nobili, e ne'luoghi più frequétaci fon da! iecafe (eparate , ediftinte. Diciotto piazze | grandi,ognuna di qualche ragguardeuo) fab- ,'j | biica ornata nella Città fi contano, fra le quali il Prato da una banda tutto dello (terto ordine magnificamente compofto, pi J j tre ie piazze piccole che pur fono molte .* Gi- ra il circuito internamente delle muta della Città (le ad alcuni begl ingegni pveihr ùdc lì debbe^) braccia predo a quindicimila non comprendendo la larghezza d'Arno, chela divide, efsendofuoletto braccia 5-00.Ma il I N n 4 Mo- '', .
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558 Bellezze di
Monaldi nella fua ftoria M. S. che nella libre-
ria del Gran Duca conferuafi per fette miglia di giro la ftabilifce: Dalla Porta a S. Gallo alla Porta a S. Piero in Gattolini fono brac- cia 5©do, lafciandola larghezza d'Arno co- me fi è detto, e da Ila Croce al Prato braccia 4350.intendendo a linea retta, amenduo quefti tratti di Strada diametralmente la Cit- ta1 dividendo , benché loftefso Monaldì dica i diametri efser due miglia l'uno di lunghez- za,- Sono dentroalle Mura^o/M^nafterìdi Monache Clauftrali o co claufur^di Frati 28. di Monache fuori ie porte numero 15. ài Frati 12. Monaft. dentro fenza Claufura nuiti. cinque: Altri di Donne fenza Claufura,o fenz'abito sumero 6. oltre altre adunanze-» come terziarie, fenz'obligo di Claufura •• e d' àbito, che per brevità fi lafciano .-Sei Spedali ' per gl'Infermi, Per pellegrini d»ogni forte ,6.Poati numero ^.Fortezze numero 3. e la pricipalee quella di S.Gio:det.da Bafso:fei co lonne, due piramidi : fontane pubbliche nu- mero 7. Logge aperte ad ufo comune numero 30, Statue efpofte al pubblico circa itfo.oltre 3<5.teftedi marmo ritratti di Principi in va - Pie cale private erette tutte da eccellenti maeftri (colpite: Chiefe in tutto oltre 150. Compagnie o fraternite di Secolari 84. Vii- zioue ragion tienfi 72. Abitatori prelso a_» co. rr. Equi terminano amico Lettore le emoteche io ha mefso alle Bellezze del tf o» fc '.:■ chi, |
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Firenze. ' ,, < 559
chi j che dalia rozza, maniera di favellare
manifeltamente fi fanne conofcere, nonfer* vendo quefte ad altro, che ad imbrattar la dicitura appuntata d'Autore fi rinomato: Ma fuppongo nelle altrui menti fcufabile il mio ardimento, che folo ha auto per fine il fodisfare a' tuoi defideri, con giugher in que- fto gli adornamenti che doppo la prima ftam- pa , eran fiati nella mia Patria alla vifta^ di tutti efpofti. APPENDICE.'
Vlfitatifiìma cofaèjquafi nniuerfalmente
appreffo à tutti gli Scrictori,il fare Giù1 te Addizioni,Appendici, eScholiea' lor libri; Et ellendo dì ciò fiato riprefo un de' maggio - ri eruditi di quello fecolo, cioè il dotti filmo Reinefio , ("filmo benché elfo noi nomini ) dall'eruditismo Rjvinoj così fra l'altre cofe a 2(5. 27. &a 28. delia Difefa di fue Varie Lezzionirilponde; Hoc omnibus feculis licuit, &'permiftt fibi
Loclorum quifq;& est. Inspicefaltem G.^igri • cqU Hbros X. de nat. foffilìum diverfis iocis temporibufq* pubticator; Librorum de Hiftoricis Gratis Vofsij nuperrimam Edìtionem Lugdunen- fem. Lihros de Origine, & progrefsù Idolatria* de re Gramatica3de vitijsfcrmonis, De Scienìijs Matbematicis : ^Adi Saltnasij Tlinianas exertì* tationcs j L ibrgs de Vjuris}& CmmenU in Seri* pttres (_ .
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57® bellezze di
ptores HiftorÌA J.ugu$& : E yolue torms Un-
nalium Ecclcfìafticorum Card, Baronij edit» jLntuerpims* 0- Coloniens. ^Aioysij Nouarmi Ete&a jacra : Jipparatum Sacrum ^Antony Tof* fettini: Bibliotb. Scriptorum. Soc. Ies. Tbil. jiUgambe : Notas Dan. Hoefcheiis in Vbrinkbi eclogen ditlionum jLtticarum. Heinsij notas & ementìationes in Tbaocritifdyllia ; Gronovij no* fin in Senecas & eruditijjìmum Objerwtionun Libellum : Bjttershnstj obferuat. inSalmanum» Iani Seldeni Syntagma de Dtjs Syris : Drusij " refpons.adMinernaLS errar ij>ér alios'.Et pideùis „4utores iAddcndvrum> jtdiitionum, jlnaletìo- rum* i/lppendicis, Omiflorum, Tràtermifiomm, Scholiorum nomine facere qucd feci Ego ; imo ejì qui cimi [iugulari tomo add'.tioncs ad (uos de lurepubltcò Libros edidijjet nuper Argentar ati, ijs appendicene/uperaddidit, Sic Ci. Buxtorfius in edit ione Bibliotbecà Habbin. mperrima; ^lppendkem notarum in Harpocrationis Lexicon X Rjoetorum Nobil.Maufiacus edidìt Toltìfti jìk no ióiS.cumlib.Tlutarch.defiuu,&montium normmbus fuifque in mm notis : & hi a nemine reprèhenfi fuere tameniTe vero ea incejjit libido-, ut culpares quodprobant altj omnes , quod facis ipfe •* Notis enim ai Orienti] Commonitorium, qua ne tres qnidem ocìemiones implent omijja adfuijti &c. Noniftimo però tanto dì dover acquiftar
* biafimo mentre che conl'efemplo poco me- no che yniverfalè, £o ancora io alcune addiz- zioni
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, Firenze. 57 r
zioni al mio libro, dado notizia d'alcune co -
fé lafcìate, e d'altre emendando me fteflo io mi ridica. A car/8. ho lafciato nel Cafino un Sanfone ài marmo maggiore del naturale fo« pra la fontana dd Cortile doue fono i (empii- ci, ftatua bellifsima di mano di Gio: Bolo- gna j R cornea 12. "iDa'fsi rilievi della Cap- pella Saìviaci in S. Marco non fono corno molti credono di G. Bologna, ma ben fidi fra Domenico Partigiani , comeattdta D. Silvano Razzi nella itor.de g"yomini lljuftri dell'ord. de pred. a 368, ," Acar.22, la Cappella del Palazzo de Me-
dici dipinta a frefco da Benezzo Gozzoli, e latauola del Frate non del Grillandaio,& a car. 34. la mefla parata di broccato riccio fopra riccio fumo ricamate da Paolo da Ve- rona col difegno del Poliamolo. Acar.37. dove dico (che fu il Cardinal
Latino ) Vn amico carifsimo mi avvita, che quel Cardinale che gettò la prima pietra di S. Maria del Fiore non potette eiflere in alcu- na maniera il Cardinal latino, poiché eflò mori lamio n^.come Ci può veder nel Ciac- coni a 752. ed in altri : Quando fu gettata la prima pietra di S. Maria del Fióre era e(fo morto dì circa quattro ann,i: Gettò bene lo IteflòCard. Latino la prima pietra ài S.Ma- riaNovella:come può vederfi nel fopra nomi- nato Ciacconijfsel Villani lib. 7_.cap.55. j^a^. 227, &,in diverfì altri, Anche ho xralafciato \ A car. |
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572 Bellezze di
A car. 47. il Bacco ch'è fopra il pilaftrct di
mezzo nella parte di fuori verfo la Canonica in alto preffo alfBallatoio fatto da Donatello per un David , e perche non volle chi gli al- logò la ftatua i) prezzo ch'ei ne voleva Pa • gare, il fé collocar quivi facendogli fottoa* piediuna Botte : alcuni il credono del Buo- narroti e quello perche di Donato poche ftatuegnude fi veggono % io però leguito Po- pénione de* primi : in oltre A car* 4>?. ho tralafciato ancora darti no-
tizia del proprio libi M. S. del quale il famofo Antonio Squarci alupi fi ferviva :che nella li- breria di S. A. nel Palazzo de'Pitti confer- vafi , nel principio del quale fono in Tua lode molte compofizioni di celebri letterati (uoi contemporanei . 11 primo che compafé fu Raffaello BuonamiciTuo nipote»'poi Lorenzo de-Medici, Il Vefcoyo Gentile, Mars. Fi- no, Il Poliziano, Bartolommeo Scala, il Ma- rullo,Nak& Naldì, Bartolommeo Rigogli, Lippo Brandolini, Fraiicefco Diacceti, Bar- tolommeo Pazzi, il Marcello, e Michel di Ruffello, Acar.55. A quello che ho fcritto deìla^
Cupola aggiugnerò ; che non fòlo nòli è nuo- vo ma ne meno così ftrano il concetto come fu {limato da molti,ch'a gli anni paìlati men- tre fu qui ebbe Pietro da Cortona pittor ce- lebre , e quello fi fi11, ch'averebbe filmato be- ne imbiancarla : perche quello fu qùafi parer I comu- |
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Firenze. 575
comune ài tutti coloro , che q uancìo la Cupo •
Fa fi fcoprì viveano ; Intorno a che del Lafca due eraziofifsime, Madrigalefoe Ci leggono, una delle quali co' feguenti ver/ì iìnifce. _ " £'2 popol Fiorentino Non fard mai di lamentar fi fianco Se forfè un dì non fé le da di bianco» A canto alla Canonica ho lafciato A car. 61. Là Compagnia de' Laudefi og-
gi detta di S. Zanobi, ch'ha fopra la porta_# una teda del Santo con due Agnoli affai belli di Luca. A ll'altare è una Nunziata bélliflìma con Dio Padre in alto, e molti Agnolinidel- . l'Albertinelli : Due quadri dalle bande in uno il Santo cherifufcitail fanciullo Franeefe,nel- l'altro quando pe'l contatto di fua arca nella transazione l'olmo fecco fiorì rapprefentafi : fono amendue dì pregio, e vaghi, dì Dome- nico dei Ghirlandaio : devo anche dire. A car. 79. come parlando dell'Arte Fufo-
ria, e deirOrificeria del Cellini non avevo a mano l'opera di cjuefto raro ingegno, quan* do ciò ferini ; Or eccoti il titolo diefla : Due trattati , uno intorno alle otto principali Arti dell'Orifkeria : L'altrojn materia della Scultura, doyefì veggono infiniti fegreti nel lavorar le figure di marmo , e nel gettarle di bronzo: Corrìpofti da M. Benvenuto Cellini Scultore Fiorentino in Firenze i<5<58* in 4. II Sig. Magliabechi mi ha moftrata una bel- liìiìrna medaglia fatta da effo, coi ritrattò del Car^
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574 Bellezze di '
Cardinal Bembo,c nel rovefcio i\ Cavallo Pe-
gafeo, l'uno, e l'altro fatto ammirabilmente: Di quefta meda glia parla il medefimo Celli. ni nella fua vita, fcrittada fé medefimo, la quale va attorno M. S. e km veggono molta copie , inferendovi al folito varie curiofi- tà : Fu all'ufanza della maggior parte de gli Vominì grandi di fua poifeifione capriccio- li{lìmo, e libero nel parlare, onde feci ve di cflbil poco fa nominato La fca . |
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Tur fìd color che fèti di vita pr i vi
Vivo vorrei Benvenuto Cellini
Che fen^ alcun ritegno, e barbaTgalè
Delle cofe malfatte dìcea male,
Èia CupolaalhiOhdo fìngotare
Non fi poteadiìódar mai fatare ;
Elajoleachiamarp
Jìlibandola alle Stelle
La maraviglia delle cofe beile
*, Certo nontapirebbe or nella pelle in tal gui]a dipìntala veggendp", V *
£ fallando,e correndo,efu-lminkhd&
$ Andrebbe querelando .
É per tutto gridando ad alta voce
Ciorgin d'JLre^o metterebbe in croce.
A car. 9©. Nel Salone delle nozze nella**/
femmina effigiata perla Vittoria , diGio: Bologna,ho prefoequivoco, una Fiorenza^ ch'h.a foftodi fé il Dominio r2pprefentando, ed holàiciatodidirc. /. . » Atar. |
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Firenze. . 175
A car. 07. còme Neroccio cugino de' due
Memmi nel 1552. trono l'invenzione di bi- licar la Campana del Comune, e fonarla con facilita'con due foIiVomini, che per Io Ba- 2ìo di 17. anni neflunò l'aveva potuta far fo- nar fenza 12. vomini che la tiraljfero, pelando i'-tft mila libbre, e n'ebbe per premio fiorini 500. d'oro prezzo eonfiderabilc inquel tem- po; così A car. 119. ho lafciàto dir ch'il tefto del
Boccaccio copiato da M. Francefco Mamielli nella libreria di S. Lorenzo fi trova, e dd me* deffmò M. S. poflonfi vedere i Deputati nel Proemiò deirArihotaz.edifcorfi fòpra alcuni luoghi del Decamérone deli $73. ed A car. 195. che la Colonna di S. Trinità era
alle terme Antohiane in Roma , e da Pio IV". fu a Còfiriiò I.dortàta,' anche A car. 196. il'Volterano Vecchio è errore
(latomi dettato-i pèrche le Parche fono eli Daniel Ricciarelli da Volterra fcolar di Mi- che Jagnolo, ma niun'altro, che fi fappia, ha ritenutoli nomadi Volterrano fe(nonil Fran- cefehini vivente, nome datoli da' fuoi con- temporanei ; i A car. 202. ho tralafciata la Tribuna di
S.Maria Vghi (gii Duomo di Firenze,dichia-- rato così dei 1.445). da 3. Antonino come ap- pare al lib. della Riforma dell'Opera, onde è ch'il privilegio di fuonar la campana la mar tina óqì Sabato Santo all'alba conferva ) fat- • la col |
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576 Bellezze di
ta col difegno del Brunellefco .• La Vergine^
nel mezzo tondo fopra la porta è diDomeni* co del Ghirlandaio popolano di effa Chiefa, che abitava rimpetto la medefima a canto al Palazzo de gli Strozzi : Allato la Chiefa verfo mezzodì cioè nella cantonata dell'al- tro Palazzo de gli Strozzi della Squarta, cioè quello delle tre porte flava Ciftri fornaio no- minato dal Boccaccio nelle Novelle , e di fua bottega fé ne veggono al di d'oggi i fe- gni i .
Cosile figure di terra cotta alla Cappella
Attavanti in S. Pancrazio a 202. & a 203. torle al Verocchio, e reftituirle a Benedetto Buglioni, che n'è il maeftro conviene^» : così . A car. 207. nel Palazzo ch'è oggi del Mar-
chefe Corfi un Orfeo di marmo in atto di fo- nare auanti Pluto belliffimo, di Criftofano da Braccciano aueuo lafciato, & A car, né, Vna[Tavola grande affai bel-
la di fra Gio; Angelico nell'Arte de' tinaiuo- A car. 217. II palagio de' Capitani di Par*
te Guelfa ancorché non compiuto, ch'è dife- gno del Brunellefco > e nell'Audienza è una-, foffitta tutta dorata belliflìma in riguardo del tempo che fatta fu. Quefto Magiftrato era in iftima grande, ed ebbe l'arme da Cle •• niente IV. ch'è un'Aquila verde foprà un-, Drago: così nell'Atte della Seta, che in us ; V . AagOv
■'.'■.■ . ■ '' ■:, ' . * '
' ' .' ,"*
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^Firenze. gray
A ngolo dj?quefto palazzo fua re/ìdenza ri-
tiene vi è un tondo belliflìmo, oy'è in marmo di bado rilievo la Madonna Santifs. con S. f Gio? Batifta di mano del Ruflifó/colpita jov'è vjmcae fcappato dalla penna i Acar. aad. il Vago Chioftro d'Ogni San-
ati dipinto a frefco dal ligozzi, e da G io: da S, Gio: ove la vita di S. Francefco s'elpritne * con molti ritratti d'Vomjniinfigni della Re- ligione ne* peducci delle volte del Bofchj > il tutto acconciamente lavorato ; come dì[dar .notizia ,,,. ,2^;j: fVr.v , ._ .i^ .v.;^.., Àcar. »42. che la; B. Villana non è altri-
.menti de* Botti,ma delle Botte con l'ò ftfetto
famiglia oggi fpenta»;e che dail^nno 1283.
fino al IJ4J. godè fette volte la dignità d^I
Priorato, la cui arme è una graticola con al-
cuneciàm belle ne gli fpazi, come a t teft a D.
Siluano Razzi; su la piazza di quella Chiefa
ho falciate le due guglie di marmo miftio,che
pofano avanti .difermarfi su la bafe fopra«*
quattro gran teftuggini dj bronzo aitai belle,
* ed in caia il Parinola .•,,■'■
Acar.aop. quel eh'Jio dettò delia Carità
del Volterrano è una Venere, che nutrifce
Amore; v, -
» A car, 276, il Tondofamofodi Michela*
gnoloèoggi nella Tribuna, perche fu da un Doni tolto al Padre col quale fi era adira- to , e donato al Gran Duca dal quale n'ebbe per premio la Potefteria del Galluzzo con la Oo con-
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57? Bellezze di
èonfermà di 6. altri tnefìynci qual tempo ren-
deva per quanto dicono fc. 5 ©o. àrsèpòjcro di Lionardo Aretino; *r À'car. 3 traverai vedute le Vite di frante»
e del Petrarca fcritotda queftoaùtoré3eda imedatéìhluce,efele;^ifcbntreraicÒn le ri- ftampate in Firenze , troverai tanto quefte manchevoli di cofé eHènzialiflimé, quanto i|nejle migliori, e icòjf ìofe'.: ? ; n :n : « Ì&. car.334. al ritratto di S/Francefcò è fla-
to per errore lafciato come quefto era de' Te- fdaldi» e flette in cafa loro molti anniH 'Cir^a adotto del quale parlo 3: ; rt :^ A . ^ m car; ftftj 5 7. e3 j% Veggi* fl fegliérìtfe opùfcòIò.diMonfignor Giufèppe tnarià Sua- rez ftamJ>ato in Roma l'anno 1675. in q.ÉmU tóntifsiac Bguerendifs, principi frane, SJÌ(.E. Card» Barberino Epifcópò G\ftietifi Sacr, Collegìj Decano 'i & S. Sedis \4poftoUca VìcecaneelL notitìam Tdufmo exprèffa opere NauicuU in Ba- film S. Tetri D.D.C.f.tSff.lÀ^.'Ì>. Pi fn effo fon diverfe notizie intórno ad effo Giotto Alle medefime, carte parlai di Fraticefco
da Barberino, dtl quale i Documenti d'amo- t re futtlo ftampati in Roma l'anno 1640. per "Vitale Mafcardi, nobilmente e con béllifli- me figure in rame : Il Co: Federigo Vbàl&ini che gli die in luce vi aggiunte la vita dell'Aia tore. Le Teftimonìanzc intorno ad effo i'axtà da divertì Vomini Illuftri ; ed una eruditilfi- ttu tavola dells voci-y e maniere di parlare m'à
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Firenze >. %$p,
più confiderabili .tifate nell'opera di M»i?ràn*
cefeo da Barberino A car, 3 61 ♦ Intorno a> ritratti de gli Vc)-
mini feieotiatiin forma dì termini va attor.1 noun^opufcolo ftampatoin Firenze in quar. tointitoiatOjTermini di mezzo rilievojed^n- tero;y alare 3 .Siccome per le mani de* curiosi intorno a' medefimi alcuni piacevoli veruVdi Curzio da Marignolle - . A car. 383. gli ornamenti dellatayoladeì,
Vafari fopra il Bacamento de Mufici iu Ba- dia refluire, alto ftelfo Vafari « Convene- vole,?;, ir ; rv. >k« omìì •; - :- f. h ■•>v3l0^f-^1,* A caf* kffaMi rendp certo 3 che grati$*
ina,fari a tuttii^ftu^ipli /a notizia,* come, nella fcéltiffima}iibr;e©>jd|?l Sereniflìmo Pria-- » cipe Francefeo di tojfcana.fi trova iifeguen-4 te preziofo M. $,^originale di fi raro inge- gnosi mq 3^3 IftiD , 33J'•,.': '- ;:>- :■•• ■ .. qK.-5 Il Cigoli iPrpfpettiua:pratica di fra Lprfo-)
vi0o Cardi Cigoli Cavaliere della Sacr. ed\ Illu4rìf$. Religione di Si^ìip: Hierofojymi*< tano dimoftrata con tre regole : E1 a def cr iz • j zi0ne;di,due tornenti da tirare in profpctei- va, e mòdo di adoperargli, edi cinque ordi* ni d'Architettura con le lor Mi&rc in fogli dipoi ;, sii ri r '{■ »U*i/|M 3 . ì sé rJ-:-: :
A car, 416. Ho detto Antonio daTpoHa*
iuolo per efler quello un picciol Comune*» pretto, la Magia ond'c* trafle l'origine . In oltre '■':;-■. < . .■,■.:,.■:
ii Ò o a A car.
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ma&sx
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|%p. ,,/ Bellézzeài l
nel Sortii della Nunziata fu Ièvàt& dal luogo
óV'crà affiliò per lo1 ^cb'&mor^alle viitu d alcuni Cittadini faecendìef i poetarlo 0*; perai della Chieia ♦ f qualfjjiutófté ignorati* ti, che nemici delie-memòrie onerare, ifde- gnàndòii perche fen'za lòr llcètizia fufteftat©' qui collocato, opèrornosì'Ì«Ké^M falleleua^ to come afferma il Vafaf ik Ma rimeflòvi poi* dal PriOr del Con ventò fu rifatto lEpitatììo» chcvfèdt^élentè^ap^i^bói siepi iié&'$?f ' sAicaf/448i Godo che le Steste idei tèStala x ch'io voleva dar in luce fieno ufeite per rn.ei* 20 deirEtuditiffinlé^i^'Oii^erolacobeo a* niico carilììmp, & ad^ltótìgubgrandiffimo r amico cotì nobirffiìmk dedicatoria dedicate, tyla già che del docÉiffimO Scala fi favella, non poflo afte riermi dal rifpòndcrea ci^chc::
odo continóvamente dire 3 cioè che più non iJ trovano i Polizten>P'Ftefnj% i Landitii I iVerini > i Loren^ye^Kiedicii i Nefi, gir3 Acciaiuoli, i Diaé&tlyi Brandoìini, i Bòni tive cento e cent'alteiì che rfeféro in quel temo si pò la noitra Città gloriofifiìma La rifpoiteè ^ itìptQtab-/'-'^^}-/-^" ■ - - - MBn**^ Sini ffltftenatàs non deerunt ìtlééce Mafvfies
Lo Scala, benché figliuòlo di Mugnaio col > folò mezzo della letteratura fu gran Canee! * Jiere> e primo Secretarlo della Repubblica^ due volte Priore, Gonfaloniere, e Cavaliere come altrove ho fcritto, e quei ch*è confide- " .-fi C •> -. ldhi~ ~ |
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Firenze.' g' 5S1 ,
rabiliffìmo,inqtie'tempi fortunati, fponta-
rìeamente , e fetiza che-jjetterati ne meno vi penfaffero, nonchechiedeììero erano loro le chariche;, Jedigniti s le ricchezze, e gli ono- , ri ofFertijC conferiti; Il Privilegio de 1$. Set* •; tembre 1471. della Repubblica allo Scala, : concedo dalle Riforaiagionj .cavato, e con la fua«ftoria impredo non mi lafci a mentire nel quale fra l'altre colè fi legge\$ r-- ;. IntellettoMagnifici eìr, Excel fi Domici Domini T>riores lìbertàtis» & FemlliferJu^itUiPQpuii Fiorentini' quemadmodum prudentijjìttttih & e- lóquentiffimus *&,£). Bartbolommus'lo: Scala , ad Trdtfens digniffimus primus Suretarius, ac:i} CanceUarius £>D, priorum, ac F^xilliferi lufli^j ti# pop. Fiorentini 3 nondum triginta annosjubi- uit onera in Ciuitate Fiorentini exquo ad officia > Comunis noneft habilis ; Etcognofcentes.in qui* bwcunque dignifjimis aebene injìitutis Ciuita* tibtts,re%a ratione objervatum fuijie3 utìjqui -, virtutibuspollerent, quamuis nouì effent nanfa- lum Cimiate donar «tur &ad pubi, muncrafube* ; im$la babilesndderctur,fedeis ultroetìamfiom^ ; res,acpublic<£ dignitatesgerendo* dewandxnn* ìiiTìOb eorum veram nobilttatem > ejl cu tm nobi- litai fala 0(q% unica Virtus .Et cupimtesfu- praditium D. Barth. Scalam quoniam is & de :,_, i{epub. benemeriPus efi, cum illam fua virante » , & eloquenti a vbiq» Uteri s mirifii e ornet &c. E anche in Terma il Cammino tato celebre
dciCavaliece Borgherini, belliflìmo e ricco t. 1 d'iuta- |
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582 Bellezze di
d'intagli fatto da Benedetto da Rovezzano>e
un altro in una cala vicino a piazza>&in cafa i Corbinél li eredi dd Beniritedi due quadri bel liffimi deKFrancia, e due altri dì Raftaello in Cafa Taddei ; Ed un Omnieordoxiel Nigettì ch'oltrel'àver divifo ogni voce in cinque vo- ci con altrettante tarlature, ha l'atta una ta~ veletta; che importandola s%nifGe3 ed ac- corda con qualsivoglia altro InUrument©. ; È-stì'1 canto cfeVeccniettidaS^ Donato il
Satironi brónzo a giudizio d'alcun» antico » ma di altri di G. Bologna, e'neila^hiefa una tavola diSàntijCQme nell'arte de'Mercawnti iin Libro* comìiiciato nel t iS^: riti quale fon regifteati tsittiì Conij delle tìfènetesì d-oro -come d'argentò che fece imprima laRepub» con tnrii'i róyetèìèhefon molti.-Pet ultimo- "*>'** A catt 541. Fiì la librerìa di S.Lwenzo dal
magnifico Lorenzo de-M^4ifci p?imatnenc« ordinata > e pofcià da Clemente VII. accrei fciuta .*ma confuti {vegliata ciM' <talk Gran Duca Cofimo primo in perfczz-iotkti^ avan- zata : C!ofimo<le - Medici il VéccMo ^er Ja^ prefà di CoMtiriópòlije rovina-deità<§recial - dove aveva gran eommerzióMtfc&nfìSe> eb-^ be grand'occèfione, e màggÌG?*vó1óat$di ri- durre in Firenze Vomii» >-"h Librt Greci di conto > Òfide rauho di ^^b^én numerov 11^ Magnifico Lorenzo mandò il Lanàri ben due "^ volte in Grecia cori patenti della Repùb. per condùr qua libri come fece, e cosi fin Wall® * ra co*
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Firenze. /5^ ,
>à cominciò a farfi nella Cafaide'Medici gran
ebnferna di fari t@fti d'ogni linguale profeflio rie• Ad effi fé ne ag^iunfero di vérfi altri rac- colti nel Monafterio de gli Angioli dal Dot- tiffimo P. D. Ambrogio Generale di detto ordine. Tal nobiliflirno. concetto Te bene contino vò in Leon X. fi effettuò più in Cle. mente VII. che nel r522. Fermò la fabbrica* unendo dueBadieà S.Lorenzo, per fervizio inanime della Libreria : Tuttavia queft'opera rimafe imperfetta d'efeguirfi, f.perciò ne re* fto l'ultima Gloria d'aprirla ài Gran Duca Cofimò primo 3 che di buon numero di Libri anche Tacerebbe» Anche fa SiSeSdì S, Paolo/de; PP. Cats
melitanr Scalzi oggi tutta fi rinuoÙain buo- na forma col difegno del ' Balatri, facendo * tornar la porta principale sii la piazza, là ftruttura della Vecchia totalmente mutan- do. E quella fenza forfè la più antica !della. Città per quanto, fi ha notizia, cpmeda una pietra nella parete della ftefla dal Corno deli - f Vangelo dell'aitar maggiore in kogho emi- nente , benché inoggi imbiancata fi cava, le cui parole fon quéfte Quefta Chiefadi S. Faolo fu fatta.l'anno-
335. al tempo di S. Silveftró, e del primo. Vefcovo di Firenze S. Teodoro, edi Coftan- tino Imperatore , e consacrata fii nel qp^lx prima Domenica di Luglio, enei 1436. aa '■ Papa Eugenio. IV.fu impetrato un perdona dia.&»
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rj$4 Bellezze di
di anni cinq,-e cinque quarantene r Et il
disella Conyerfione di S. Paolo cinque anni e cinque quarantene di perdono in perpe • tuo > nella Cappella Cor fini nel Carmine fi fa una bel-
liflima tavola di bado rilievo in marmo col difegno del Fogginiefpertiulrno nella Scul- tura, nella quale S. Andrea che va a! Cielo,è felicemente efprefso. E ciò ferva per compi- mento dell'opera , |
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t A V S BEO.
B» M. Virgini, Spòfoq; eius
Iofephot |
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TAVOLA
Pelle cofe pia notabili del Libro delle
Bellezze di Firenze;, |
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',,:;
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Ccademia del difegnp ? za. "tjtffa
Accidènte fegiiìtoa Gip: Bolo- gnauella fabbrica del Cavallo di Piazza > 85- Acqua d'Arno falcifera, a' corpi
umani; ' %9A' S Agata Moniftero. 7«
Agnolo Allori deboli Bronzfc
no pinot {ingoiare 144- *SJ« x6t- $i9>Aou _ Agnolo di Donnino pittore ' . ' f Agnolo Gaddi pittore 69. ili*
Fr. Agnolo"MehtorColiSculror.ra'-o 539-
Aiace ftatua Greca belliflimà ***•
Aiolle mufico ritratto da Andre? 4*1 Sano 370.4if?-
Albano Pittore 360» Alberto Duro SOM*5**
Àlbizi Cafa nobili&ma " ^ . 359-
Fr. Aldobrandino Cavalcanti , *37#
Al effandro Allori detto il Bronzino fecondo pittor
aro 7, i6.144- z5* Jì% 170.402. Ale tfandro Fei detto del Barbiere pi^tor raro 318,35?
Àleflandro de* Medici Duca dove {effetto ,, ; 5^*?- AltflanaroVjtviri ', Ai^ |
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r u v o t j,a
Aleflb Baldovinetti Pittor rinomato, 188.400.418*
Algardi Scultore i|j. Aitar d'Argento di S.Gio:pregiati7fimo t $4,
della Nunziata \ 434. Aitar della Refurrezzione in S. ,Lorenzo bellini*
mo , 540,
Altezza della Cupola del Duomo 4$.
di $. Lorenzo 54£*
Ambaici adori 1%, fiorentini a Bonifazio 8. ritratti tisi
Salone delle Nozze 91.
S. Ambrogio Chiefa di Monache 3 f o.
Ambrogio Senefe ^ 589.
Amerigo Vefpucd ritratto dal vìvo a*z.
Andrea del Caftagno pittor rato l$h4°i.34$399*
Andrea Corrodi pittore in/igne ntf. Andrea di Cefimo pittore 418,
Andrea da Fiesole à$z,
Andrea Orgagna pittore Scult. & Architetto raro 15.
Andrea Pifano Scultore 31«, 6z. 354*
Andrea della Robbia 41 u
Andrea Sanfovìno Scultore 33.
I. Andrea ftatua d'Andrea Ferruzzì 53.'
Andrea 4«1 Sarto Pittore eccellenrilììmo e. ?4- 70.
171. %9S' 30J» paragonato col Buonarruoto,, e Raffaello avanza amendue j£j>. come bene imita generalmente £•£. E mirabile in una tavola delle Monache di S.Francefco 344: 351. In un tondo di m. Baccio Valori 366. Mirabile in fette ftorie della Nunziata 419.B quali un nuovo Prometeo 4zg„ ritrae fé fteffo 419^ Mirabile nella, Màdonnat'del Sacco 4f 7, è fenza errori come il Petrarca 4Ó8. nel Panneggiare avanza tutti i Pittori 4.75, rarìffimo nel Tabernacolo di Pinti481.408* 480. Andrea Tafi t9,*33§> Andrea VeroccH.io» Scultore Eccellente $7,42.8j.
An*
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r u v Q i a*
^ngiol Raffaello Monillero x^l,
S.Anna Moniftero ; in.
Antinoo Paggio a nome di cui Adriano edificò una^
Città 35>y6 Antonio del Carota intagHatpre 6u
Antonio danteggio pittar àngòlarr- §$4.
Antonio di Donnino pittore S 44%.
Antonio da S. Gallo Scultore, éf Architelo 41 j,
Antonio Novelli Scultore 209,411.
Antonio Picconi detto da S. Gallo 559.
Antonio ^al iPoliaiuolo pittor raro 380.416.387.
Antonio Rollellini Scultpre |*|. Antonio Squarci a 1» pi m ufi co eccellente ritratto 49.
fuo UbrosM. Si preziofo 57** Apollo flatus antica v a ^ t 104»
$, Apollonia Moniftero di Monache 561-
Apollonio Greco . t. i*>*.
S. Apoftolo Chiefa belliffima j % i-
Appendice .M73 *->'}>»'• ^^9.
Archi piani nelle Sagreftie del Duomo <So.
Architettuia fatta ricca dal Buonarruoto Si&Sxé,
Architettura fiorì in Firenze ; li- Ardire d'un Architetto in forare una colonna in S.
Croce' — 51J. Ardire di Mìchelozzo nel mutar le colonne del Palaz-
zo Vecchio 87. Argenterie della Nunziata 454- Armede1 Becehi-% ^ i .70. de'Boni f di Donatello, »14. de'Pazzi C 3*8. de1 Medici J 481. Armilia di Tolomeo « a^$. Arno pàfla per Firenze |» Arnplfo Are hite tto del Duomo ^ $7.64.381. Artefici Fiorentini nelle tre arti m^ltifìfimi 2. Aurora itetua del j^uonarroco ftupenda 5 ?i% Pp », A»fc '
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T Jt V ù & a.
$urel{oLomi Pittore
Autunno fatua ammirabile dei Cacciò!
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I8lq
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B
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B Accio Ban^iRcIH 9, vedi Cavaliere BandmeHi
Baccio d'Agnolo Architetto nobile 4». 143* Buccio da Monte Lupo Scultore 14.6*,, $47,548.
Baccio del Bianco . *. 38 j. Bacco del Buonarroto rarifllmo • io*.
Bacco di Donatello 57Z.
Bacco di marmo Greco 105.
Bacchiacela dipintore, f , v $%7*
Badia di Firenze Chiefa ài Monaci 3.77. (uo dìffgno,
e reftawrazionc jgs.
Ballatoio di marmi della Cupola verfo via buia 41.
Ballatoio di $. Lorenzo disegnato dal Buonarro- to tu 507,
Baldaffar Coffa che fu Papa GiotXXW. i>
Baldaffar Francefchiiu pittore vei Volterrane*
BaldaflarTuiini . ,, , ' " s; foj. Barbino Nano effigiato j ,-, 1. 136.
J& Barnaba Monifterct > . 5551-
Bartolommeo Ammannati Scultore, ed Architetto
" rarojz,7p. i8©4tfK„i V v'>' »/*! 'A S, Bartolommeo a Gignoro Moniiìero y 553.
Bartolommeo Mainardi Pi ttore. 33 8*
£r, Bartolomeo de* Predicatori pittore rariffinjo ia
14-I*. 386.407*56*.
Bartolommeo Scala 448.580»
S. Bafiiio Chiefa già de* Greci f 6ò.
Ba ffani Pittori inffgni u« » 3, 369. 497.492,
Baffi rilievi nellajbafe del Cavai di piazza belliifijn,
031-83. delie Sabine g*. nella Cappella del Socpm
(o 445. nella Cappella Saìtijati in S.. Marco fc&t» in
: Caia Buonarroti ' 34$.
* • Èac
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f À r 0 t yii
Battaglia de' Centauri del Buonarroti 341«
.BatteurnódiGòfirnoIIf. »8*
Battista Lorenzi detto dal Cavaliere Scultore eccel-
_ -lente. .<y: ..>-,:"> J}'■>-■■■ :'i:-ptì "' ■ $ziè Battifta Naldini pittor raro i % f. i j 8. »41.241«
»71.313. 384« . ^
Benedetto Buglioni Scultore :-. \ ['.zìo ko%*
Benedetto da Maiano Scultore raro 5 i.
Benedetto da Ròvezzano Architetto $4^**. 191.3 86,
Benvenuto Cellinì Scult, raro Y 78.79. $73. Benozzo Gozeoli 571» Bernardo Buontalentt Architetto raro 11*. ifj. *# a»
Bernardo Taffo Architetto, e Sculti * 1*. f 6 J.
Bernardino Puccetti 1?. ha dipinto Urta Sala a Lodo*
vico Capponi con grand'induftria 11 f, j $6. !?£•
I7f! 18*. 113. *SJ. 134 jòi. 404. fóepitturen&"
gl'Innocènti 411 456 4***4*4. 3°JK44* 47<M©T«
Bilivelti pittoreiiiraaxO 113. i8-s*£.itf. 335. j8&
4*7« 4*!",:' :' **V '
Boccaccio 48. non è fepoho in S. Maria Novella %$3*
loda Giotto j 3$?*
Nocino Pittore i- ? J 404*
Bonifazio Spedale 5. fuà origine " 563»
Bontà li Dbnatellòj e del Brunellefcò 3»*
Borgognone pittore . 'q 1 » : ; 499.$03*
Botteghe quante in Firenze ^ ;!;'i ;:ri;;. ; 547U
Botti famiglia nobiliffima 17»* Bronzini fon itati tré , Agnolo * AMandro ì e Criito-
fano ì ; iiìir? b * 31^»'
Brunelle/co Voleva eflcr folo nella fabbrica della.»
Cupola : 40.5*i 577 411.493'
Buggiano scultore 47*
Buonamico Buffalmacco . voi
Buoharmotò 32; 54, fua riTpdfta fopra ils. Marco di
Donate lo 66.* fodatp dall'Ariofto 74.' fua origine***
7j. agguagliato a gli antichi 3 ed antipolio iq$. fuo
Pp 3 detto
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tur oi ^^
«lette (opra & Trinità 18 j. nello fanfare a prcjÈSÒ le
figure di Raffaello da Vrbino léalé-i^r onorato cHfcon fepofcro di marmo 510. Rari'Éttio in unapi't- li tura di Ciò; Batiffa Doni 27$, fuò. detto fopralfe^» r, sporte dis. G'm 52 loda Andrea de! Sarto fu! vifo a Raffaello da Vrbino 461. E maravigliofò nella_» ,4 sagrcfKadis.Lorenzo 519. Comefilofofodivìfale -figure deifa sàgreilìa 5 24* avanza gl«- antichi, e per« che? 55i.,èiodathlìmocomeFijdia 5^5. Neil'Ar- chitettura della Librerìa di s. Lorenzo è flupendo 540. (uo detto fopra Iacopo da PòritormO 41-6Ì Imitò Donatello in un bàfió rilievo H'è* gifJS 0k Buono Architetto <<■■ t *^ : * zjii |
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fl.U
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■;f ^tiMoi
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■MP> AcqpiScultore ed Architettò : 41$,44,9*
%&À Càlcio giuoco ufato da* nobili in Firenze 3Ò8.
Cammino del Borghetinibelliffimo. - 582*
è del Duomo pregiatissimo 44.
Xv... ! ,. ^ 'f diS.Marco à-iwa .3t. ; 47ÒÌ
Campanile * de, palaZ20 ^^ ^, , «Jfc f di S. Spiritò 142.
Candellicri di CrifìaJlo di Monte * 45 5.
Candelierid'Argentograndinimi ' ^ ' 437.
Cane di Bronzo preziofiflìmo già in Roma ? 5 3*;
Cani di marmo belliflìtniin Galleria 105.
Canto a* Carnefecchi «; r i 11;
Cappa ài s.Francéfcò ih Ogni Santi -. 226.
Cappella del Palazzo de' Medici dipinta da Benozzo Gozzoli I; :, ?.ssfe -i'jf-a^ iv y^j.; Cappella del Palazzo de* Pitti .«• 341?
Cappella de^ Palazzo Vecchio - 94**
Cappella di s. Lorenzo J $4 j«
IN S* A M B R OddOi
Cappella del Miracolo {■"" NE-
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T %M r & i, %A*
NEGLI ANGIOLI,
Cappella Alberti An*
I N t. A POI TOLO.
Cappella degli Aeciaiuoli i24. degli Altoviti ut.
IN BADIA, Cappella diaBernardp del Bianco 385, de» Covoni
3 84. de* Lcnzorii 384. Cappèlla maggiore | i*. de* Pandolfini 386". dello Spìrito santo 384. NEL CARMINE. Cappella di Sé Agata 159. dis. Agnefe 15 g. degli Ali-
dofi 159. de» Biuzzi ijj. de* Bòtti ip. de' Btaw cacci 155* de* Brunefchi 152. de» Carucci157.de* Corfini i<$t.584. de' Gamberefchi iftf, diM.Giù* lìano 159 de* Manetti 15 f. de* Martèllini della-i Cervia ij8ì de» Martèllini del Falcone 15 i.de* Mi- ebelozzi 152. de'Puglicfiiy*. de'Roffi iftf.de» Torni 15 $* ■ in i. c noe e;
Cappella degli Adimari 3x3. degliAiìni 3x9. de'
B andini 555. de' Barberini 538. de* Bardi 332. 334* de'Belìacci 335.de» Berti3x9;de*Biffoli 331. de* Buonarroti 319. Caitellani 338. Caualcanti 316, Corfì 318. Dini 314 Guidacci 329. Medici 328. Niecófini 332. Pazzi 3Ì8.339V Riftiiti 331. Sal« viati 33 ii Serriftori 316. Verrazzani 317. Zanehi- nì \%6 Zati3i9, S. FELICE IN P I A Z 2A, Cappella de*Baldocci 126". della Compagnia di san
Rocco 128. Cappella maggiore ix8. delle Mona» che iz8- Neroni 127. Parigi 127. del Hoferio 1x7. delRoffo 128. ■*■ I N S. F ELI CITA.
Cappella Barducci 118. Canigiani H8.119, Cappó-
ni 117. Mannelli 118.del Nero i j8. S. G IO V A N NI N O*
Cappella Arnmannati £ , ij.
Pp 4 *. LO.
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Cajppell'a Aldobrandini 512. Ginori 750. Martelli
515.5[9°" IMédicì 5isi. 549. Stufa e 17. ,
Cappella Bamberjninella Madonna de'Ricci 376* IN $.^M A R C Ò.
Cappella de' jBran^olini 13. Cambi9. Mifanefi 13 à SalviatJiilSe^ragirg.de'TeflìtQnV^.'del Turco 9, de'Turriti 13. •, • V; .";/:, . , IN S, MARIA MAGGIORE.
Cappèlla <jjeìp AVvpc. Gio.- Bonaventura Camelee» Z"chi 11 $t del iejiité Francesco 215. OrJantUni 213. ,Panciatichi-ii|r. I ,„. :- „■'..,,. ^\ ■,-,--. -' ^ìn s. maria^nòVella. :
Cappella ,Bacc«IÌi *5i« Stacci 252. Capponi 253«
Gàdui Ì53.,Giuochi,»4© Gondi 254. Cappella-» • ijnaggiòre, beJliffiTia 246 Ma2zinghi z4i.Minerbcr--
ti 242.del Papa 163. del Pelleg'nò 243«. Ricafolì i44,Rucelja* 2^47; Ricci 14$. daSohirnaià 245 0 ,■„-ftrjozii 1,45. Vecchietti239» ■ - ìì >r-H -::-'r *
; IN J. MAR T A DEGLI ANGELI. (Cappella Baldefì486. Canteri 486 G<1valcanti'4S8.
.. IacóJ)! 487.Neu484. Pepi487.Roinena487»;TPr"
*P nabucni. ',...,: ;-X*- . (J,,' r ■ m-a ,,-,,, \ ^488.
XN J, MA RIA N V O V A* ' Cappèlla Intof;tri 4,et.. Milanefi 401. lerriftori 40©»
IN S.MICHEiFFRTELDl DACJJ ANTfN.ORlo
Cappella.ArdingheIli afcBonfi ac^rancefchi 21?*
Mai tèli-i 209. Mazzéi 209. Rolli 2o8..Tornaq. ilo, j IN S. M l C H E L VISDOMJNI. Cappella Betti 404. Buontalenti 403.Palàgi 4*3, Pel*
•li 4«3. Pucci tutte à 403. >l I ^ Si NI CC OlO. .
Cappella, de» Banchi 271. Falconi 270 Gianni 271*
Guardini ì^xiNa^ 272. Paoh'nì 2,73. Parenti 271» Pieri a-71. Porcellini 27?^ Verrà wani 271 NELLA NVNZIAT A. ;
Cappella dell'Amelia 441. Bènivieni 44J« BÌHÌ440*
nj ? . ' 45 «• |
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r a v o t v^f.
^5I.BrutiacdnÌ446. Cortigiani 45 %* Crefci 45*
'del Difegpò 464.falconieri 45 1. da Gagliano 438-
Galli 4j9.Gucoraiìnì '449. del Giocond04*6. Gso: ,
Bologna 444. Grazi440. Guadagni44$., Macinghi
4^ jr. Medici 451, Mohtaguti 4$ 8. delia Nunziata.,
,431. Palagi 453. Pazzi 449. Pe'ruzzi45z. Poe*
. slanci 44«. Fuòri 416. R aria tei 439. Romoli 443«
leali 446. Tedaldi 441«Villani 440.
. IN OGNI SANTI. Cappella Àldàna ziz- Borgherini izx.Bandeni %%$,
Carloni %%$. Letizi %%$. Manno zzi 3,15. Milani *V$. Nerli 2^3. Ròffi xzi* Vefpucci ^^^> : IN S. P À N C R A 2 1 O. Cappella de'gli Attauanti *ot* Buonaccorfi^ *©$. Buonmatteiioj. Federighi %p$, de* Martiri 106. Partìcirii zoj. Rucellai ic5;,Temperani ao<5. del . Vigna zoj. , > * , ,1N S. PI E R MAGGIOR E.*
Cappellade gli Albìzi a 5 5.3 5 8. j 5 4, Aleffand ri 3 57. Corbizi 351, Fioràuanti 557. lapi 357. Palmieri 354. Pazzi 3 $ 7. Pefci 3 fi. 5 55. della Rena 353. IN ,$. P l E R O S C H È R A G G l O Cappella Caftcllanì 98. IN S. PROCVLO,
Cappella Arrighi 388. maggiore 388. Njccolini, 388* Ricciardi $88. Saldati 3 88» INI SIMON E.
Cappella Mercati 390. Miniati 391, Romena 391. DaiH * 391. Maietti ^pt. MìccoKniaipi. ,;: IjN S. SPIRITO Cappella de* Bardi 144 Biliottidel Volpe 14& Ca-
valcanti 144. Cambi 148. Capponi 146. Cini 144, Cino di Ser Martino 148. Corbirielli 146 Dei 145. frefcobaidi 146. Nafì 147. Nerli t47- Petrini 147. Pitti 144. Ridolfi 146. di GiOuanbatifta del Riccio . Ì49«di Guglielrriodel&kcio'À0Ì Segni 146. Vet- tori 146. IN
|
||||||
'■""■■'■•" ' "" ,' "' - '■"' 'T' ■-'.
T A V 0 l M
IN S, TRINITÀ, ■ Cappella de gli Ardingheili 1511. Bombeni 186*. della
Crocetta i91. Ronconi ipi.Saflecti 190. Sernigi 191, Strozzi 15,5. V/ìmbardi 186. * ^: li Capitolo di S» Croce fatto dalia famiglia de* Paz-
zi . sì*. Cappel ro0b chi fufle il primo Card, ad yfarlo 170.
Capponi Famiglia oobilii"sima.i7j- ti 8* -
Caiacci pittore , • 498.
Caravaggio pittore ■•"-*« "-• ». n | i- ' 556.
Cardinal Latino 37. $71,
Carità grande del Popolo Fiorentino 412.
Carità.di pinta da Andrea del Sarto - 471*
Carlo Dolci pittorrJiligencifs. 1 %$. 3^. 370»: 497.
'■':.:;50CV:-:' l; , 4tyv, ; .:..,■ t ;r'::;*
Carlo Portegli pittore 486.
Carlo V. e fuo detto del Campanile 4f.
Carlo Marzuppini Segretario della Repubblica 330«
Carmine : f , 151*
Carrozzine a ma no. pei! corridore ■ " 113*
Cafa d'Aie Sandro Acciaiuoli izo. d'Aadrea Otta*
«io, e Lorenzo del Roflo 163. d'Antonio Maglia* bechi zóó\ ,u*Andrea Pitti 2S5. dell'Ancella 308» del Caualigre Akflb Rimbotti 504 d'Afcanio $an- miniatì 402- del Càualiere Alamanno de Pazzi 368. dIAlcffandro Paflerini 28$. d'Antonio Dei * ' 309. d; m.. Baccio Valori3fifi di Bernardo Martcl-
linij^syde'CanjghniiSo. di Carlo Torrigiani 19J— de' Cailelli 5 61 di Cofìmo Pafquali 208. de' Cen- ninì 394. di Cofimo, e Ferdinando della Rena ai'7« d» Francefco Martelli 13. del March. Ferdi-, nando Capponi 284. dell'Abb. Francefco ed Ange lo Doni 564. di Francefco della Fonte 351. di Francefco Pazzi 368. del Farmela 168. de Gianfì- gìhtzì 134. de'MarcJieiì Giugni489 di. Giouan- bajitia Doni 275 di Giulio Mozzi 279. dei Guidi Arrighi 307. di Gio:Badila Galli 370, de* Gua ia- |
||||
T A V 0 l A.
|nì 48i.*di Lionardo Buonarroti 348. di todouico
Capponi t7$»di Lorenzo Giacomini 107.di Lu- tozzo Nafi 174. de* Conti Lorenzo Fràncefco , fut Clemente Pazzi 368. di Luigi Pazzi 368. di Loren- zo dèi Roffo 16$. del Marchese Germi 494-di Mir- col'Marcelli 5Sf'di Matteo, e Gio* Batifta Botti 1,7*. de' Mellìhi òggi de Guidi Arrighi 307. del Caualiere Niccolò Rìdolfi 174,. tfe'Niccolini 404» idi Pietro e fra Vincenzio Capponi %%6. del Duca Saluìati 371. di Simon dà Firenzuola 48^. de* Tempi x8o. delCaualiere Vafari 305. dell»Vgùc. eìòni 86. de Xiaiene$483.- dì S. Zanobi già tutta dì legno x8. Caia di Ciro Rè de' Medi* 545. Calato d'Andrea del Sarto ,|~4a7»
Gafe in Firenze quante , . - -^m
Catino Palazzo del G, Duca 8. <ìel Card. Gioì Cario
41 S.del PrinciDXorézo i3$.dci Mar.Riecardi 55.7« Canellaccio 4?5'
$. Caterina Moniftèro 19*
Caualier BatriineHi eccellente nell'Orfeo tò.in Ada*
ino ed Bua ran&imo 51, Nel S. Pietro lodato 54, nell'Ercole, eCaccó mirabile 76. nella Sala dei Configlio 88. nella grotta de' Pitti eccellente 137. incafàiSaluiati raro 373« .:'" C ausilo di Bronzo nella Piazia Ducale 8x. della NurA
ziata4t4 r* Cecchin Saluìati pittore p4? 433.307» era de' Rofsi
304. fua tauo'a in S Croce 314.34I. Cecco brauo pittar bizzarro no. a5§E. $p».
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Cecilia da Fiefole Seuil.
S. Cecilia Chiefa
Cedro del Monte Libano
Cenfura dell'Ercole, e Caceo del Bandinella,
difefa Centauri battaglia effigiata dal Buonanoto
Centauro ftatua beUifsima diGio; Bologna
|
*J7*
Mi a? 9.
e fua 77»
348. ali* |
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Ceraiuolo pittore
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44J.
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Ccfe
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r jt P o h \dt
CefenDandini pittore44045$. v;
S. Chiara Moniftero iyd.
Chiarito Moniilerodi Monache %, jf$. , • ;,
CKiefe quante iti Firenze 568. Clùoftro de! Carmine t%9* di Gattello 48?. dì S*
Croce 34.?. Jìis-Marco ij.di S., Maria Nouella i5o. i6i. della Nunziata 4 ftf. d'Ogni fanti j77» di S. Spirito • =,t; — . : r . 150. Ciborio bellifsimo in S. Crocè j.14. In Galleria 547.
In£. Maria Wuouas 401. nella Nunziaca^jtf. in S. Pier maggiore jj 6, In S. Spirito 14J. Cicerone e fuo luogo dichiarato ioa,„ Cigoli Pittor rarifsimq *i|»/ijf ' 316. 33 u 547- 555-
580, CaualieVe di Malta $<>j. ■: « .,-,.,'
G'mabue , e fua tauola* 19* ^16.354. Clone Scultore 3 &orefice ì"", ^ ,- ., :,\ -■ tfr. Cione Pollini fondatole, gl'Innocenti 4.n* Ciro Ferri Pittore , ed Architetto 501,
Circuito di Firenze quanto , 5^7-
Città diuengon belle per le tre arti z *
Cittadella , r. ;,', H9.
.'Clemente VU. fa fabbricar.la Sagreftia nuoija dhS.
Xorenzo - j -^ ... . '. , 51^«
S. Cietntntc Monaiìerio ; r ■***
Cocchi i e palio de* Cocchi .' ai^.
Colonna del miracolo di S Zànbbi 55.
Colonna polla di colta a S. Felice 1i?. ■
Colonna a S. Trinità 19 J.C75. ^ Colónna éo n lettere Eirufche in cafa Valori 5 63,
Colonna littore infigne 406.
Colónna a S. Felicita ... " I17-.
Colonne di Porfido di $. Gio? , : JS« Colofsi dì mattoni del Duomo 44«
Coioflb nel Giardino dèl Card, Ciò: Carlo 418.
Cóloflo In caia Niccolini . ,. 405.;
Compa|nà di S. Benedetto z5 9. di~5. Baftiauò 480.
ìdel Ceppo 391. di S. Giob, 480. <ki Nicchia 48». della
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«follar Scala $ j>i. dello Scalzo ' 470.
Compagnie qnan te di numero in Firenze 5*5^»
'Concorrènti del 6hÌDema farle Fotte di&.Gio; ji.
CDongmrà di Catilìnadipinta daRofa raramente 556. Convertite Monaiterio -- 170. Concezziont aitar di gran devozione in S.Cl^ce 330.
Concezzione Chiefa in via de' Servi 409. Conventi di Monache, e Frati, quanti ■ ,$58,.
Coro dì s. Lorenzo dipinto dal Pontormo 5 ij.
Coro di s. Spirito belhtòmo I4z,
Corridore congiugne due palazzi; fyperbiffimi; 11 a»
Conile del Palazzo Ducale 86, de* Pitti ijo.della-* Nunziata rar iflìmo 418* dello Scalzo 4706 Cofimo Gamberucci pittore 5.5 jv
S. Coiìmo ftatuabelliffima 539.
Coiìmo de' Medici vecchio fa rifar con magnificenza
5. Marcot u manda Filippo di ser Brunellefco a); Pai paterno detto 506. Coiìmo 1« Gr\ Duca ?ij*awo da Gio: Bologna 99. am-
mira Andrea,dcl-Sarto 48i.intendenuffimode'fem». plici »94. Coiìmo il. Gran Duca a, iM Crepufcolo ftatua del Buorsàrriioto rara :, 5 20-
G'ifto puttino di marmo in s.Lqrcnzo 548»neÙa Kun* ziata 436. Criftofano da Bracciano/, 577^
Criftofano Allori piscor celebre fisi»
S. Criftofano alto, braccia x. di ma.no d'Antonio.dal
Poliamolo 38^ S* Croce Chiefa bel ljffiraa 3 70.
CI di Legnodel BfunelJeico. »54.
.«,•£/1 1 dì Bronzo di Felice Palma 187. rpcififlq * dclBuonarruoco ,43,, y di Chiatto 563.
Che chinò la tefta a s. G 0: Gualberto 180. di Ino-,
Zo.del SufM ■ xog. Cronaca architetto raro io».
Caci-. .
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. a v ai
Cucine fatte^ nella Cupola per comodq de* mura,
tori ' " . '-.41' Cupola fatta coldifegno del Brunellefco p. p«ma»*
macchinafatu (enza centine41-dachi dipinta^, fuobiafirno *7** |
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S>
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DAraiano di Raffaello da, Monte lupo belUf«
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fimo , Jt J&
panari ch'ebbe Giuda per prezzo del tradimento 454*
Daniel Ricciarelli da Volterra pittore 407* 5 75« Invitte del Buonarruoto maravigliofo 73. ai bronzo
del Verocchio oggi in Gallega 9S• Dello Scultore *9g-
Defiderio da SetrignanoScultor raro 35.6 330.54»<
Detto del Buouarruoto fopra le Portedis.Gio^z. del medefimo fop<a il s. Marco di Donatello *|. di . Cofimo de 'Medici il Vecchio nel mandare al Papa Mppo di ser Brunellefco 506. del Buona/ruoto fo- pr^S.Trinità j i{. fopra Iacopo da Pontormp fife Diana cacciarticc . I*J' Dichiarazione delle pitture della Cupola 5 5 •
Dionigi ÌM igeiti Architetto 5M?
Discrezione effigiata gentilmente 99*
Difegno di s. Maria N ovelia di chi > * 37«
Diielno delle tavole di s. lorenzo dato dal Brunel-
lefco ' > **£ pitò di si. Totumafo d'Aquino ;;j w* &.' Dòmenico Monifterp *7*
Domenico Conti , 4***
Domenico Ghrillandaio pittor raro il. ufi. I^p*»4«,
Domenico PaOìgnani pittore infigne ipi. vedi Paf-
fìgnani '
Domenico Pieratti scultore, & Architetto 3 gfe
Domenico di Baccio d'Agnolo scultore 40.*.
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T J. V O L A.
Donatello^.48."54' 60. nel s. Giorgio ,ene!s.Mar-
co marav gliofo 66.67.6^.70 7} > nel s, l od ovi« co di bronzo 3 to. nella Nunziata di macigno rarif. £mo 317.1'n cafa i Valori 369.^ cafa il Salvìati 37*- ne pergami di s. Lorenzo 508. nella Sagrefìia Vec- chia 513. ìb$. Croce 3|9, in s Pier maggiore 3 5 S* ^ " in cafa Pazzi $68. $69. 401.409. 5 *4<
.$. Donato Chieda 58z»
ponzella che balla ftatua Greca 5 5 8«
pofio vedi Gio.* Antonio
povizia ftatya di Donatello >l U
Puca Giuliano de' Medici ftatua del Buonarruoto ri-
aurata per la Vigilanza 5*8.
puca Lorenzo de* Medici ftatua del flaonarruoto n*
starata per Jo Pensiero Si.4»
EDifi^ì molti in Firenze ; , •-t»**8
filezzione di Cofimo I. fatta nel paggio de Me.
dici invia larga **•
elogio del Bocchi fopra il Cavai di piazza »4*
Empoli pittor valente m* *»7« 403. 4S5-38^
Enrico II. Re di Francia ritratto 41<N
Epitaffio nel termine da ftrada antico „ ©*•
Ercole, e Cacco delBandinellI 76. di ViocRofli 87.
Ercole infegna di Fiorenza tra gli Eroi 18. di marmo antico ne'Pitti ; '., Q%
Erroredell'Abb. Pulcinelli 386. del Bocchi 160. del
., Francarla nella (tatua della Primavera^!, nel |
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So»
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Gigante
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Eugenio Papa, cfuo detto a Filippo, è serBrunel-
lefco 5o6-
Eufculspio di Gio; Bologna , *<??•
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Fab-
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T a V 0 L
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Fabbrica ('ella Cupola quanto durafTe49. degli
Vffir* ' '' •' • , " " ' ,%6\ Fabhnzio Balchi pittore t ■' „ *I"
Facciata del Duomo antica 44- * fcMa&Novelta aj»*
Fatiche d'ercole del Rolli 8?°. F deriso Zuccheri 55.4*1*
$ Felice in Piazza J*|*
Felice Pa'masculfor&mofo *86'
Felice FJcherelli detto R poto pittore 4oo.
Felice ©amberai intagliatore 7 ?86e
S, Felicita Chiefa . ■ . ..'• QZm
Ferdinando 1.:'Cf an Duca di regia liberalità 4? 7*
Filippo B elioni Architetto ' m *?4° Fr. Filippo L.ppi Frate Carmelitano pittorraroi*$«
r i4t»34<» 5+7* 3 5.1« JSI' .. . „ ~ _ ,
Filippo cfser'fi unellefcó Architetto della Cupola^
47.yj.d s Spirito 141 del Palazzo de*:Pitti 1*9. fa un Crociflffo a concorrenza di Donatello 154. £uodetto a Papa Lugeniò «'qò.delCapitolo o Cap» j>e?U de* P^zis 3 39.de! Tempio degliScolari 49 3. dis Lorenzo ■ 5J5* Fineiire inginocchiate difegno di Michelagnolo lo.
Ftneltre della Libreria di s. Lorenzo del Buonar, 534* Fiorentini di (ottiiiflìmo ingegno # »• Firenze, e fuoprincipio 7; Ricca di fabbriche, eoi
pietre?, produce ingegnilottili a, ba djj circuito 5. miglia non.Tetre $. neglied'fizi nobili da regola all'altre Città % haauuta amiiia, e guerra cb'rnag- gioriprincipi 3 ètotto il governo della Caia.de Me Siri 4Tinpitture rare, (culture, & èdifizifìpu<K| gloriare \ A Francia bigio pittor raro 1.15.. 3 S*« 48.9« £
"S. Friahò Chiefa di Monache lble
Fontana della Piazza Ducale 7?t
' del P; Vecchio . I15'
■ ■ v „ Fon*
|
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ri " >. à i- o fa iì ....
Fontane della Nunziata* :, *?"• ifL
Fuga delie donne Romane 4 , ;., , - . 49y*
FrancauilIaScuicoreeccellente ! : ?,'* *%«fli*
fcrancefcódà S. Gallo Scultore raro 54.«?.? Francefco; Mannelli i;i^.;$7j,. * : Frànééicp Moràhdirii détto ÌJ Poppi pittore itifigne
: 7P»i7f $5^.3«Mó£ *•> "fj2 -V
Francefco, G. Duca come fufle g»uf|o fl mollrÒ ia
1 ròwgenerolfoin'4it^\àìta&\ '\ '., v': '",;*;;,'it,ì4» .. Fjra'ncèfcóSufinVSc^kore.1; '•:'; w \£ . :, ** $pìVf3 i» Francefco Saflfetti ritrattò ^Ghirlandaio; j^* 190. fraBcefcoPagànrpittorfaró'r* k ^2,8* Francefco Sàfuìatì pwtor fin gol^fé vedi d^ccbinp'
Ftàn^éfcò Cammillani Scultore ' } ;/! ;', ; *j*i« S: Francefco al Monte Chiefa fatta da Caftel Qua- **&( '.,. , £?$•
$\ Francefco e fua fiorii < ffigiata in marmo fi».
i$. Francefco Munifterodi Monache |44,. Francefco da Barberino /* J3&
FfancèrcdGrànaécIpirtor ringoiare11« ^7. «K1 '
Frakef^Peiellino ' -*,\" ' 'J.J':.,TÌ40. Francefco furihì pitfore 370, j8j. raro in vn bagno '".Jitf cafa Gali» $00. 501. #1 ' ■-,i"■"■ "'' ./■ • ■-■'■:>'• *q- ■ ■'" pGS or^<iji£J .1
-j#f*> Addo Gaddi plttor Fiorentino % Ì**l£ft*
VJT GaleazzoGidpnipitrote V ^k . $V«.40$. Galileo Gali!*i Mattematico famoiififimo Wi, Galleria del G tati Duca \| pò: dèi Duca Sai via ti |v 1,.
'} ài Baccio Valdri ' ' ^ r"» ' ^'/V;1'7~V'^"'-l^ Garzohàminìatrìcè. ',. , /5 1 ; f $°$m òafparo ROmér pittóre J; " . 401»
Geilo Calzaiuolo 3 e lettaatOritratto, ! lfi»
Gengió Fèrravec?hiot ^ ,v< : Jjf> Gentijé da Fgbbriano^pittore. ,',. / °w l •
GefuaU'CoHvenVodlTràfi' * : -'■-'•' «'■*r::;5ItW
■■—-' . CU Qhr„ ' |
||||||
■s
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^hefafdo Silvani Architetto é , ; #*$«
Gherardo Stamina leggi stamina ., ; ,ni ,;
^-- :- ■-'■ - ' *"■'-'■ , * . •, «.,.' 17*
el Canno ckl^ar,d.
ww ^«w 418 dei <JOf«ni »ti. del Duca Saj*ia- ti 481^ GleujwUSi. del Marchete Salviati 485. Riccardi 5 », delle Sralht ■ ; t ;> ., »*gj
Siambolóena Scufc ^^^tt© angolare éS.n^l
^Cavald!Piazzi*8i.nella ftatua4el;%anDucara.
r m$. ne! Giardino de< Pitti *ffe ;^9&}*ffiP£-
•T^nei Giardinetto dell' Antejla^o?. negato
Guidi Artighf jpÌLifiI*. Maria Nuova4&tW
Centauro, ti 1. nefla^ompagma del Ceppo $9*.
4 tnqueldelMm^.i. . ri - *I4*tè*
Giannózzò Manetti ritratto „1 > rf*0# ^i|lio,inÌÉgnaldrEiorenza!!. , ,><,,■../ <vV;;.«w't .w
Giócoiatoreftaraa/ c,'*:,. :>s3cb ojJ ^iwf^" OidrgioVafaripittore eccellente l&fòàfjllllfi i*^
' ClMlla dc^ Bbttri 5 J^Difegna le Cappelle di S. Croce 31 unella Cappellate» BuqnarruotiJ i?»
propria *.V " ^.404.464.
S. Giorgio di Donatello rariflìmo, *7*.
S.GjoxgioMoniftero. JJJ
GiorgioSufterlji*mmjngoIP«tore , ,-, e ,? *?€•
•feórnoftatua ftupendfMfò^rjij^a ti 5*4. Giotto 16. ij**kdatodal,BoCfacciQ.^^j4i^38|. x Architelo del Campanile 4^rfua fi^fó^fif
Gidvarini XXllt: Papa deporto, ntratto ia bronzo,^. ISfGìo: Angelico pittore eccellente io. if 577-4*&- Gio: Acato IngWe Capitano4$ Fiorentini,. so. "/ '- ----■• - - e$j.
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Ima-
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SU'
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Jinata 17. perche è Avvocato dé'Pibréntml5
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<3ioì di Bìcci de' MedieHa rifar % Lorena * -1 '9J8E
* iSiovan FrancèfcóKnfe littóre;tScuWa{ V» 3*. Gio; dell'Opera Scult.*eccellente 54. igì. 322,. 410. Gioì" da S. Gib;; pittore * 124,j 3 5. $9%., 492. |09. Gio: Batifta CenninUeult. 1 . • ' ■' ia*» 3 gJ. GìojCaccfr^
G>o: Pico della MiVaiidófa l (> "^03 H*»** S.
òio: Antonio Sogliani pittor rare* 'ii'^ìfiì^flWh Gio, Scherani Scult. m * ' i91._ B:'Gìo;da Salerno '; _ *^0f-*^°SK
B. Gio^da Vefpigrfarto J»'*? «-™»* * ^^W Gfo: Strada pitto! riroskv >!ww ! ifhWìM^ ■Gio: StolfOlandefè 'f *U ?* •» I dU« M 'jo7- Giosqargìdìii '.....;.;• v;;r;.:J!t;* ^
féìò: Antonio Dò/io"Architetto iofìene ; %5Ìa3J<?*
Gio; Montini pittore , , * 25 S«
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Girolamo Macchietti pittof bufò i <%*inj; Maria No"
avella eccellente ìa'o. fri S.Xoréìféo'" ';' j 17* 6ìudit di botiarèfldfelra ftèllìtòrTÌà^ \m r "
|
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xumiianoMoniitero "- ** 577*
M, Giuliano Carmelftiftd Mèètèrriàtjeteol.eccel.i5 9.
GiulìanBugiatdini piwòr raro ,,H mù'Vii'. jo*4>538- GfifijoParigi Aichiteuc^ l r ; ;>:ÌUJ}^*i59- |
||||||||||||||||||||||||||||||
GltìdcòvOHtrn7Ìcafifa^ìnfitótì2e ,K »
Si G'ufeppe Moniftero' s l-. _ Gordiano Coìoifo 'àfhiotàbi' f^S " * Grarnone pittore ^ >: : [«OT*».*^ |
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|||||||||||||||||||||||||||||
GregorioPagam*pittore ; b^f1 M,.,, 159),
©uaida'oba del Gran Duca y ^; /,^ i K ?^ GtieccmowW <jUìgj| Reni BÌttor infrne , '-\ 408.4? 7< 4?g*
' €féc^d!j>iiSf«oin S.Maria Ko>ella t ,ti',..<, _?. ,^6,
€ìiomàt:\ Ctrtik de l'itti,!$3* di BcfeoHjbelliffiRga
■,t ■■t* ... ,. ,.*..«*<** - s, b* ,- ■ r *> ^ ■■ ■' -.& -' ■'*■ ■ !>£ >. f *fci • lV •?-- ■ * .....%--
I' ^cèpoCfetlttatrpUatoti^^ ^j.
S. Iacopo Conuewo ài Mohach^ %., ? • ^47.
'|lc©^>da(ljnTpo)iPittore]; hmàs^c^ohìA •*&••
M«W tendini pittore J1 „T,r,^ ;„,„..,, ,s> ,1,71.
Iacopo di Megliopittore. f'p ;.', '. '. ^jf^
Iacopo da P< Morino Pittore |cceìlertKs>;£ 1^ i 1£.'
? fuo detto »87. Eccellenti fs^n.vn 4&gP.V & <#?•
jtfèYiVfan Eioculo 338* in S* Ìyi.^hèrVi7dcmirji
<|©j. in vna fede ed in un* carità 415^ i^eflaVifita.-
jrfone del Cortile 4*4« nel Giudizio di $. Lorenzo
11 j, 4^4, nella jCorrips^nia di^Marco, ' , $.<jj.
fr, Iacopo Paitauanti (oprintendente dèlia} fabbrica di
4,: f S. Maria noueìra tiOlitq inhnòt/» '&$&
S, Iacopo in campo Corbolinii v 0;.v,.'..'"' *,,',_ 55^
ly^^^&jRfWjablfiiwwi^W ormi W
!• Iacopo del Sanfotiipo Statua ,,• $3. W0^1^-^ " nUlrfl^alfiìtìWrtii!oislMÌ(l&
Icjolo diGiouetrouato aMc^Cornanf ,|j wWfr fc. Ignazio DantiAftronomo ^lt",.. ^méS
ingannqnd?uQ c^a^ne di Filippo. m- 53 mktim&m
J4ge|nifiorentiniYottilìffirni, , ]•, ^ ;,■,/'"-ifs
|ogie[uati(fonuentodiFr'at^ ',.'.,•,:.,,* • ^.', qjpj&*$!.
Jtngiffcdhiatè al Ij^a^o/deV^dici.^i %58g!5 ",Mnolo " *^ u. .jtfjitewi vif,^.,,»^?». Ì^ì|i€fedelBuonarrototptré|hirlande j Vr,fi^^.>
^tj^refe Sacre nell'Oratorio Béua'Kunzu^ >'i'orÉ^Ì r .;-:% ■ ,-.' tìè >"•■. " tiw |
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lnnoceridtaogotiif^tJtlrilKhi ' ,jS3^j|È
Ihùémor del dotar gli ornamenti chiiuitè'-■v ; c «?jj
enfiti si òtffeBìbaM %b'Vnf"' , LAmpane $o, d'Argento alla Nunziata8'? Bi||^
taocoonte del Bandìoelló rariffim© J u M » » |2 Leda di marmobelHflìmà *"•'i '' 8 ;6*0jN:*JkJ
leonBaldc/ì " -<ì,' :- ">* • ' «&&>£ ««* %'ffj;. Leon Batifta Alberti raro [Architetto*. cgraaléEtcr*- wujy.iifc. .':■:.'.. ^^«f iw W LefbiaR^óla-Dircrezféhc ,, "*ffK!
Letterati ritratti nella facciata di Baccio Valor» |6i.
Libreria di Antonio Magliabechi 266 degli Angiof 4p3.de! Bartolomei 1 ij. del Carmine 1$,$ di Ce* ■fteÌIoi6a. di S, Croce 341'. di S Maria NoucHa. -fc*j. d*Ogrii fanti 127. di li Pancrazio aioVdif* .Spirito ni. de»Teatini ito.df S;f,Orenfó $40« f$*.delGiraldi*tf<Hx >«*" * .; Libro M.$.delloSqUarciafopijtoa -—~ 5fiv
llgozzi per liberarli dalla fessaggine d'VQOjChe tiàW, 4otenne 144.}$ 11 . .... ; w? ''■!,:'' -'''-'■
F&Liqriar^Dati -^ > ** *»^ f'^ J *j!§m|$g
Lionardo da Virici pitrpr rariffimo iyi? jW/ - LiOnelnfegnadiFireflke"'*'-^^ * «p* ''■■'•-v' e:'; :%Bt
Licitai tenuti in pubbliche ftan ic in Firenze '* % i si LÌÉetfra'RiccUeToróabttoni onootA wwh; ;^^ LiìiioMeus Pittore olbttnoU^snalah&sti - SQJg Lodoìiicó mmfti Gigbli vedi CigoK - ^ SsLodouico di Bronzo è'ìDonàtelloP « * b ' jiot
Loggetta de'RiCaliti e '^{iijK |Ó9» loggia de'Tedefchi yi. de'R«céllai 2jjrJl'&$l*In.
docenti41 i.-dM-MariaNuoua : : ' ■■[ »09» Loggie quante in Firenze i » 5168. £, Lorenzo Chiefa eccellentifs. detta-Atìibrofiarìajòf
Lorenzo di Credi pittore i& Wlj 4&te ' * f - tfeM *t Q q 3 Lorena |
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Lorenzo Gh^ertiiftatuaxfòjAfijjfc $.*cJ$fc6!f*»*^uir*
&fWnzd^MCj» t^^a-ta HgiÉjofc !ì»bio:ni'ÌfiS tèitmo de*Medici ordinò la libreria . 54Ì» lorènzo Lippi pittbr di gran difegno i6i>.284. 480.
LotreccbbèiJàptéràdi Fauìa per cagiori d'vnà fta- w^tui$$ìqàmMi iàhmmpAtb,at^«##4 X.
SlLuca Muni1|jj^;Wt*jfrlf^ lv..,T Jj'ica p itti da principio al fuperbo Palazzo «n o.
eISèÌ dì Gio; Bologna . funftEltylcKtittapb «&#
ìjlca «Ièlla Robbia sculcor raro j* i6$9bm33M J. Lucia Mumlterò ,, (' 4lt*^n*«*e*
Lucrezia del fede rhóglie Ìhk]\4mim*.&#rH slibJ
l|&i^Ì^^d#Pa|az294e grfewe&irii b»it8fjS *élnk ìl%*b Mi tedf$§*M èv w* jbw«ida jK£#oqoM,Qf«.'.Michele,,»', y fo ,*fcj[ «JMfy
J^l^l^a^iu^irpà^nQ imj^a^ dal $&o*ar., $ m*
K^or^4ei»cjco;:ftup^ndai?»vy *sb ,s >i òja«/'
Madonnad*elBuonarroti ftupendlj itfiif3M\{WÌ Ma^iiràtiedifizinuoiii I^fjtMtupt oIWj J&M cp&M tfmtmmvb ami?? :' *!^* aifsdU'^ì hs$$k Manièra Greca quale (I« ,i** som'*•**' Marauiglie 7. de! Mondo,e 7.ftatue$fl portar* ss &!
S. MarcoChjei^d^E^i di s^mftHP© tb «;-b*tf$$ SgMàrcoyarigeifftadì Donac^toiil ib tnpìnì9m$ S||rcòdaF|§^%i3i mali rbttcMuq »i iisosi «ÌM jvjajgheritone Aretino inoudfitfioT ^, mùlfèìtfiifi i Maria Maddalena di Donatello ^ov\H iwzH cjpN $i Maria Maddaiej)agj ftftftferigvdfe sattigqano*r$jfiftj S^ajriàdel Fio e^Duo^o^iiEtoJseia ib o^wJ.c&k S,|4|tia del Bigallo Nlféiiif *?b SJ»S|J»» S^Ìà^ipo«Qjrà-3^^--.2b .1? TftobJJ3T*»b £?!£f»I
$èferb Maaai|éi»ife$0W^ S^P^ia'.m J?11 AgnoliMonift^ro, > .|'^ ni ^oGup sìf}«i ÌJtoftWì*€èflh^i 1 afe ,à5in.3llV;33 tófiD otnl>«M
*;MariafuiPra^M,owftef$ s;o;j': « IfejO ib òj£ft&J |
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tfe Ji V Ù l yf.
S. M aria Novella Chiefabelliffirai 'b >%0i
S. Maria Nuova Spedai famOfeV '< * * ' 397«
S. Maria Vghi già Duomo dì Fucsie 57<S.
Mariano da Pefcia pittore 94» 5 59»
Mari© BaJaffì pittò*di -ftir&u^ sh ;•■.. * ligi
Mari òtto Àlbemnel li % 77« 4©». H'l9*
Marm,i mfeffi per di fuowà St^HÉfe'**-» '»* * ' « --:"!;*ì¥*
Marmo dì Seravezza eccellente r ?■•■ * « 0,typL Manno nella Via, o bórgo'• «legli^kl&fiiijpeèlaÉnSràf« • ^olodis.2anobi Msvòtó»3 ,*. wp^Jjp, Marsilio Fìcino, e foia ftatua nel Duomo , , 49. Martirio dì s. Lorenzo del Bronzino 5 231, di Tiziana Appetti 187 di Donatello 509» Malacciopittorranflìm'd ' ^'Ì6Ò ^hi^i^
MafoBoicott»*:''»j.'oa*u!,:Jt''i)QTs-v o«fWfSfo-^M .gj»*,
li Matteo fiatila di marmo di Vincenzo Rofi* %y *. Matte odi bronzo belliffimfr £ : fc£ Matteo bigetti Archicele awji àég. 453.até*
Matteo Roflelli pittore btfr&i^f 3 IJy^'i-^jf1 Mecarinòsenefè ■. >i*»nravAoi>3<^Ì| Mellinìlàrmgiia iwfeitemiftrlbfc asseta «•< jò9Vpg
Mè^to^và t mbìÌ) tb tosiiq r»u u ■* twa&o||A Mercato Vecchio « li ui&aÀ ornùl5! ulojft jft Mercurio in Cafa il Dòn! fraina beiliffima > ' j6r.
McfiapaT-awpTeziofilsiin|.JB«» ',<h »Mo#|jjjJ Mìcheìagnolo Buonarroti vedi Buonarretó ' ;
MichelattrrotodèlJe'Bona^e^ttoré ? : 501*
$*MicftèI Bertoldi da gli 'Anun«ri ms&t ->< "£èfó 1 Michele sanaci ni Mitriti •"? otouft oou »*&£ M^ièldEftìdplfospiuòfè^nou^ h & >o« a tfaMmJ ^Michel VisdonMiiC'Jùcflk'*;** '■tèiv r smi«9 »4^ l>Mic^(tMléti<^beeiriefa. * Mot/ ti &j«ìq^| Micheìozzo Michelozzì Architetto fublime 19, <uo
*c ardiménro . *©f*£t M> 1$$ vA^b oaiìsit % tt*«nf$?
Mineda FieibJe 179 347 j8iv#éfì * ;
, Miracolo in s, Ambrogio *^ i; if» '••'>$$
Mocruaaikore ?ii*l■:;:....•■.;•> ! .. tojhqfrfa
*sO; Q°» 4 Mona*
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.$, AV ® £ A.
Monaci di Ceftelltì; ■:,'.;. l$}«?hi Hli'avtfN* ititi: fftfal
jfensù Montagna pittore r-; ! ..;:.,-; •.;;•• Ivi-;*H «; "-$^©.ój ^gantc Nano fàgìatfe „<„•.,,•:,« ■,«.,• k^ t» Ì36. tvionada Feltro . :,,.r>%:;: v..v'j'I e,trénHì'0fi llofaicó di s, Gio: da;chi|^i7/in:$i;HeHcitattiwa*
^^8^°cu -, *: «.vyiàdiAoiiofay.
Mofaico una NunziatjCb^JJifcìma «q liiace ?d»^«.
Ijjlpjtro memorabile nàto in Firenze .Wurat^Chiefo.di^pntach^;.^-;,,;, ..;v dha 0094$ Mu|«b dì m. Baccio Valori ' iijti • u„s ,* ih ol $68
.Wtk ' ": • '•' sii'.' »'<"V £»»4*S. •». .'-frijtt i i' :[fl"tìV'i, tìiUUSi'ii,
9&UÙV- ib'a$ì{oai4ttOiwtboi{iii!à'.0'J..a tt> online
N Anni d'Antonio di Banco scultore :< otei&iìftà
^ Napoletano o vero Farina scultoria o/te-£ 39Ù $afi famiglia hobilifsiwbfòtfhd ottui id »r> òttjajftìtf
*Ie|idi.BiccIpittore . «;s^Lsni, ;^ i$Hfl ■•y^tuo*
$8$P r^migliinpb^liiVirni asa »f^ : 1 »ftoM ovftfl fitèrpccio Architetto; „ ....."., w ;"3 !s ! '•■-'"W** Net}umi$ ìn piazza dell' Ammatìnito KJpjtofì inJMrf j^iccoderno Ferrucci pitcor di (lima ifptì^t'fifP&fl'M IS^oià Pìi'ano Architettò oid o >¥ 2tf 1644 tSoiò Are^noTstìtltetexil modi* el^mob^ì»
_ :co Io Groffo de't©. ìiCaparra fabbro valente jot4 piccolo Saggi pittore Ì^iJ$g$(£ao »8 plóagsr. 4?ì*$ Niccolò da Tolentino.(papuano de' FiorentiniM|d $^* $icgolò da Vzzano CitcioUfm&xèJìehre- i|fi fe a»»* l^are uno ftudio pubblico in Firenze »Ja a ■ €82 J^cpraià fu nota al Buona <roto non a gli adeschi51^
Notjfe fatua mirabile del Buòoarròto : ré >i|Ut ^inziata di Mofaicò fonila por** deMDiiofcH* *«**
Nunziata a frefeo d'Andrea del $artd 0 w M<& f <*•
Nunziata Chìefa ^ftpiaHc e-H t '•'■< : ^MMM
Nunziata iniraeolofa dì Firenze • «tol ft s ni : - -41**- Nuoziaca d'Andrea del Sarto » ;$&§. 44& • *n»lit ->o0 iOc*
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j* & P 0* 9
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OCehi dì Vetro del Duomo, e Vernate
Occhio di Vetro di £. Crocè |
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Ogni Santi Chiefade*, Frati de» 2òcCòlì
.Olmofuor delle Chiefechelignificai |
SII-
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Omhicordo del Nigctti a qc
Onorio Marinari pittore» ij^g^jfrov^o
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Opere del Puccetti
Opinione vana intorno al Sepolcro del Biiooì'r.
Oratorio della Nunziata ftupeodOf ■ OrS»Michele;-; r.osfesaj Mowan. u L . ; Orfeo di marmo del Bandinelli > .; ^ f u „ |
tcf.
jao.
■Vio,
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Orgagna, vedi Andrea di €io*ie Orgzgna «
Origine di Firenze ■■■* ; - b>,5 ■ " Jji « ; st c ' '*' Origine della libreria di S. torenzo - '•>'*,' Orto de*M6Baipi de gli Angeli 494 dii;i^irco 4% delia Nunziata *66> <T0gni Santi ai?»
Offade gli Elefanti d'Annibale m cr*f|« Otto da Monte Auto J«'tlbD tób«s<jotì^ i:';MÌn
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• *.. * ■*
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¥} Aee,emanfu'etudineftatuedelG«ccinìi i«*.
J^ Padouao irVo pittore >' ? 4#.
Fr, Pagano Adìmàri ., tà\f >* ;; « *' ■■•«JSi fa^.
paggi pittor rinotnato 401/445« 1 fi <"
pagno Partigiani Architetto ! < ' '"4$W
Palazzo de gli Antinori iof* de* Barrotti i£{.-dei
Card, di Fiorenza 107. de^Grifani^/ide* Medici invia,larga ij>.del Neroi»88i de»PimoJkic di knagnificcnza fio» de pàndolfinì'7. diPJÌMcafcjlì , - ix7.de Rucellai*jf.de^liawni t fevdfe«filtro^
zi magnifico zoo. de gli Strozzi in via de Baleftrie* . n|7i-Vecchio71. Bleirffr* *£»££*•* Palco .della Sala Ducale <»» ' «*»' *«
fili;
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Pali) deferirti che fi danno a* Corfieri % t£
Palla delia Cupola l'atta dal Vcrocchio 41.
$, Pancrazio Chiefà di Mònaci di Vallombr. zòz*
idefcte^ilisOtttfioianje^M^ i^haittVfotHaD /"$)• Iqnf. Pao) .Gioviamo .*/<., ->■■; *V & fcb'&j© ^540.
|,)>àol de» Càrtì«ditarit&càÌii Chièfa antica a& òjk 4. Pad! Veronefè t;^:i.tì^' :ìì;.v \t*MJ^$$&»w&f'>$°-6* S^ìoìq Spedale *'m'$W W* tìbfrasicMJBtf&A Mi Paoldal Po^W)JjpiSc^ellì • s<| bmh^A^m^'M,
Baolb Vccelli pittore ::?:;:•; bk a-.:i«g>, * ^fp9- 57t. 44* 4*fci*fltfL«2ttJÌtotìfcì llbbcno ss;»
Parche del Buonàrroto quadrofcarÌ{EmébibiM £jtf|> Parrtjìgianino pittore HI? rwi; qj« Iafe jwijtsicm ib o^oè. f avìment*d4 D^^^rtiftzkfàctA r&sv, «ogp&tfih paviménto dòli! Libreria di S Lorenzoil :*t<>-xmtynfr
alimentò di Si tvtàrìì-ttóvHIa^rs/eu dL*l ,'t?j^*i8.
?eòÌÌé)Ni4^Pte»Q ># Coitónài^cèràallliKMp^ #$».
Bergamo ràròia $.. Croce jì 1, due in S;;Loren2:0.j og.
J^rino del Viga £itto»a«pA,,£i t*it*bf3i tì§ st» elfcfcF. "Peneo di bronco dèi Cellini e ?!&& ?if;vH *i cri "78; |
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Pefello pittore
Petrarca poeta fenza errori Piazza di S. Croce È ufi* Dm0»^Utì&ttaa^ 3 puzza di S. Lorenzo ; |
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J^|ZegraudiiriFir(Énzenum. 18, «Cari o«;^s^.
Pico della Miran^oi^n ric^iB>«flè »fih *i<mt|4r;|aft. Pfenàdei*i676.acar. , óis&sriaiA tntiglm4! *>.i3-5?3. Pier,^ri||jtei pigro* d^santicófinfiiiir| #» anasi^i* jPieMÌdG^nita;pi«©«e<.';^^ Ì3b ^1 «gi«i 162.414*
;$^PierPalipconfigliò' >gji-? -?;- •**] csf«o3»iar.iàij. 'j$e»?^hgsfq«d4' Vm rbcrÀrchlteiUo ^ 8 tb .ti -5 f ?• À;Pi<tt^<&Ìjig0fàKO4& ilgéj* ,«è* oaftf&gsai ì?j?8. $. Pier Maggiore Chiefa ..ff.oiÉjDSV ittica* Pter Vettori ritratto - 'muQ «ì*$fil!499^3i-
!« -, *»•
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, ,. :' T^ w4,i P$ 0 l J.
pieratti Scultore intendente .</\. b r&i 6 wbif ÀS S. Piero di Donatello, , - ; ts>r ^tf. M.^iero daJa/^i^O^de* ìiorenuni -:<.,-.. 49.
Pietà dipinta da Anojea del Santoro*. dalCigoli in . ^S.'Croce . : ..-^ .... u- , ||t| Pietre da edifizi coptofe preflo a Firenze 3* nel Gtar-
dino di Boboli v ■ ; - ; d ù v 56*. I.PietrbabboizacodalBuónarroto j, , ^ H::i, 61*
'Pìàtò Perugino pittor raro 1x5.17*- J&5*J58» Pietro de* Medici fece la Capp. della Nunziata 455.
Pieuro Franca villa Sculr. cccell. leggi FrancavilU Pietro Tacca Scultore zìi* 415* 445* Pietro da Cortona ""I 4^8.
JPietrólendini pittore *<:>? .J\'^ .^rj^ ulmW0;fa
jpile 'dell'acquai fanta,di bronzo 439. di marmo itiiSatf lf MichelBerteldiv . «vaog. Pittura fiorifee là Srirenze 1 |:h-,. s ■<z,J,$d% mmil mn%^
Pitture della Cùpola di chi Ha penfiero j 5. Suor Plàutillà de* Nelli Pittorèfla . 1o.
jpoggiò Scrittoi dèlia Storia Fiorentina . 388»
PoJizxìanó . .;, ; &« mw f-... .„ \t 34?. afio, |$ije Vecchio xi53^l',!T"n»« 181. delle Carrar ó vero alla Carraia* 17, lUbacoiUCV \ : i95» |
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Bopjpi pittore Vèoj Fnnerfco Morandini
Porfido lavorato ottimamente in Fùenie j , , 1944
figgadiS, ApoU^nia3*1; delia-Croce $50. $elfian«
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lo 5. di $. Miniata »73. di S.
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piccolo;iypé, di Pin-
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W48Z. del Prato 118*Romana 124. dt&kóìnolo
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'*#;
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ètddfcSupfJfcttt riariffim* 11 è & à ®i$sv #&
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£jg$te di Firenze nouè..... ì ''te . :■■■. 0i
terre di k Già: in quanto tetnpo furÒn finite . 31.
Jot«celle di^roipom S.Lorenzo .*] ÌU} {,to;ì*|*Ì ?ort|c6(dellaNunziata..; ; ,.r », •?" 4i£» lòffia de* Medici edifica 5. Clemente tu ^ 6*
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Pre-
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Predella dipinta dal Pefellinò ;
Predella dipinta dal Dolci , '
Privilegio della Rèp. à Batcoìòrnhicò féàla' Primaveraftactià del Francavilla' " * "u
ì-n-ocipio dì Firenze : „ .,. Procefiìonedì's. Oio:perchfr;fi W°PJ J*
Puccetti vedi B-rnardino Pucci famiglia nobilìffima * -• -^ ; - > '; , Puccio €àp£rula;" *: &P **** ^ a^: él |
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Puligo pittore ' «'^*.'' ■'■>~M;,,»i'
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k Vadri della Sàia delle NozzTé ' ^ ; ';> ^
Quattro ftatuc abbozzate dal Btiona^ròtdf | s rj 8(
■■;»>,!■--. it'JtitWjHi ili H "$i> ^TÌiS'.-'-;%1'..E>al
. ìtfs *;;: .uto .«,',.,>2.*.lìtf.-v ■;■;. OJ^p»?
Affatilo del Garbò pittóre "
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Raffaello da Vrbitio pi^AtSfi.*^nfjr^W^J^
ifctofetiorio dì S. Spirito 150. della Nunziata4«5& «re* gli Angeli 4^.'di'CéÈKN$P£?«^ " " '"' ' * >^ iJ!§i
Rdìauie delé*#rtrine tWP&W Crocte J4*« <*è] Wg •ft.tfi&#i< d! S. ®io:>V di S£fcòrén*o5i *•di;'5f M«> "-ria NòuellazfìH ttóla Nunziata 4$f ; d'Ógnf^Sahti *.icà^'d^^irìka^|,;-' 4W„«W«»«' ; "*: «I J & 'R'Q$ata«aperchecosì detta-? *• B:pm^ l»KM ;-! £$8* Reiurrezzioue di Santi' Ti¥» in Si!^rocè ftatà flato» |
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Ridòlio del Gri lavìdtìio- ■ - - '• ? ■ #¥$$?& 47'j^-^
FcRinieriGua. erotti *VWju«*u^0^|g Fr.RUroro daCào?>pT .*>■»*#*§--. M . fc B*?g
Ribàtti iónd'ùmìtèm* m&tem^+t* Aectìffi«> |
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ióukknoìo Dogi 5«5. AìolJe Mufìco $70. 42»-
Aleffandto Medici 45^ Aleffo B.Mouinetri 250. Amerigo Vefpucci zi$, 361. 336. Aleffandro Bar- badori di molaico 1^). Andrea del Sarto tS?, 580,. ' fi Bacchi icca< 317* àaldaffar Turini Datano f q?.
"V"è. Bartolomeo deli'Qrd. de Pred. 549. Baft, da
^S. Ghignano 150. B'agio Curini 457- Boccaccio
36i.B^neÌìefco ^6 Caj»miUa Tedaldo 317.CVI0 i Magno izj.Cimabuejdi. Conte Guido Npuel.
'lo 16*. paride «j^. Dauitte del Ghirlandaio 15°*
Dello adi, Derrvewio »4«. Domenico del Ghirlan- daio*49 Donatello 3 $6.DonatoAvciajuolii61* ,.. PoceiolinUcUermitor^ 5 6?,
R.Filìp'po Lippi a> « ' 3V:
.Francefco, Guicciardini 551. Fwacefco Soderir?!
46. Giannozzo Manetti 38*.. G10: Bologna 2.86. M.GÌO.'dellaCafa , ■ V ... " . ^1*
Gino Capponi 4l7,Gio:iCherichipi46.GiOì Ba-
tifta GelliCalzaìnpìo 3*7-
Capitano Gio; de'Medipi. , • . J°ì*
Gotìanza daSommala $17. Gip.- T^nabaom »5 K
ScopoCinellii Iacopo da, Pontormo^tj, Lan- dino „ . - . Hi* Mad. Laura »6i.Leon Badila Alberti 56^luca della Robbia 4i|. Luigi Alamanni 5<?l. Maddalena-, Strozzi 5é<. Marcelo Adriani.3^1. Mars.FiCino. 5k 36I. Paolìn Cieco 501. Petrarca *61. Pier Vittori 361/419. Poggw 3 « 8. Poliziano *48. fc«M Cipi fpanì perla Citta in marmo hnoal,numero di 3<K 1B1. Simon Msmrni t^Torngiano 5*1. D/vàcenzioBoighlnì ^6> Vitale M€diU4J^ S.RoccQspftdalA.- ,, v .« ** S. Rocco dì tiglio belliflìmo -H*- Romolo del ladda lauora in porfido* 19^. Rpfló pittore eccellenti^ ? :-.? M5«4i^ iuben^p.ittorfamCifQ,. , 6*i ?#S* Sabina
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tu v} # : £-: u%
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S Abina di Gio; Bologna rarti ' ' ; ; ^f1"
Sacrifizio d'Abram de 1 Brunèlfeféò '; 114; Sacrifizio d'Blià del Puccetto f ; ': , " W>. Sagrellie del Duomo *ó. dì «.spirito 14». di S.Lorena
zo 5 Siy fi §. di s. Maria NÒuatta°i 19'. dèlia Niip- Sala dèi e nozze del Palazzo, Duéale$8' del Confi-
gÌio>**d^^
Salvator Ròfa pittar bizzarro jtfo. 405»- yój."|5f»T Sandro BouicelHVittorrinòni'atÒ 16« Ì74Ì 554» 559* SanfoneftatuaHi Gio:Bologna^ ! : '. v !g|7li, S^nci T?i»pittore eccellente"jV'iirx^'iìi» .'HS*^?* Sapienza lanata in Firenze da Niccolosa Vzzano 18
s, SaluàtoreJGhjèfa òv'è fepdho fl P^ou. Arlòtto, «u Salveitro Caftrncci artefice»$ro '' * "' Satkino di bronzo di Gio: Bologna ^ ;""
Scala a Chiocciola nei Palazzo de* Medici * Scale di Palazzo'bellfflime ! "**'' lilì Scalinata dis. Gio: : k SfcaUoCompagnia rarifs/1^* «wi-:**
Scàmozzi Architetto ^^A, yi * Scultura fiori iti Firenze -* / ^, M _ -r-
Sepolcrodì Anronio strozMWfc^l Ar<:1^??,0 Altòuitinj. Baldàffar Gdfèfà'Ghefa Papa XXl«.
25. Bentìzzò* Federighi Véfcòué «di Fiéfole »»4.
Bernardo Giugni j85-Buonirroko^iO. Carlo MSr-*
fuppini5io. Conte v^o^^lippò^trozz! t^ :
Galileo 3^i. v ' ; ■ «^««{f* , 7^'J B. Gioì* dà Sterno: :> 1 '••*: r "" •: * ' '' W& B. GÌo;'da'Vefpìgoano 358. Gio; e^ero de» Medici m,GioH>apàXXHL 55- Gio1 Pico della;Miran- dola 14. Girolamo Federighi ^05. Lior.ardo Arett- |
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. no * 1* Medici in s. Lorenzo \ 1 > Oddo Attori
"'?!/. Pier Mìnerbetti xo4, *Wm ******
• * Piwd^Medicì 513« foderali i*4|}»£ . "-
Cavai. Vanni CafteUaèi ^Wcoyp Marzi 44;i
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391?» 145- 3>*«
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Bi Villana delle Botte
S.SimoneGhìef^ ..■„*-. :*■;"■•:*.* h»b-v; Simone dal poliamolo pittor celebre, JSirponedaiFiefolescultore $ov:hn |
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Simone Filarete '.?* r>*^b -rtj<
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$irÌM|ti Architetto »rn?l'
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Ssgliahi pittore . .,r< > .»«. ^,
Soffitta di Badìa. $86. di CcjfcUp, 4*5. della Nunziata
457. di s. Simone 3 9 !• Spagnolétta pittore 500,
Spalliere del Coro di s> Maria Novella i$s. in cafa**
Spedale! # a.Jvlarja Nuov^js?.. accrefcmto jjip. jli
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jit. 180,
afe
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$rjcda4i in Firenze quanta »éìta
Spinello pittore « ., / Spinto santo Moniftero di Monache
s. Spìrito Chiefa nobilìffima
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Spranger pittore.
Stalle del Gr.Diica
stanza cella Caccia del Lione ?
stanze nuove del palazzo Vecchio. • ?. . • ; i.. r ^~.
stanzone ove fi fecero i cotì^ce0i4el ^otìcU|o> . *£$;
Stamina pittore ff8.
state (lama del CaccM ; 1- b t*J ^4 idi ... '■* -fe :a 181.
$sjpadelGiovip, m ; ,.,-, -, -ù s#*jjts -:t e ! r*; s 54°i
statuadell*Onore> e dell'Inganno, :■•:;;-■ <$e4f
S^«%del Gr. Duca Co&no.L di,yÌBcenziopan«;§9;
sta sue, fiojt iAìm% ir^Firenze • *•
statue etpoile ài pubblico quante^ : etn 1 JI&
statue nella C^appe^SalvlajÀfa...nellACappella.Serr.
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w^^mmt
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- lazzo de'Medici ! <>mw-.l •» J "AbaM^tsoi ^ft
s. Stefano di bronzo $j,* «.StefanoChiefa i;- -',;- f; * p*<^''»* ^bwjj^;
Stefano ^itcor" Fiorentino - * a|4, Stotdo Lo rena:i scu li, t /7.
storia di Cammillo del sai viari 94. della parabola del*
:iì Viglia rariffirrta ' • 4^tf.
strade più ragguardevoli » S^**
strava|ànaa nel palagio de' Grifoni 410. *
stucchi fono antiehiffirni 'tò'P**
studio la fé iato in Firenze ;* ifc
Studio! 0 del Or. Diica in Gallerai 2 io.
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Abernaeolo della porta a pinti ftupendo4§t. al
GantO,ae»,taddéii6o; d^Òrs.1 Michele bellici F teo 71. di via nuova j $ 7. di Parione v ; ■ i$^» Taddeo Làndini scultor raro -J ■ »*«-'■■■■ •' 140; i8j.
Taddeo Giddì Architetto; * .^v;-i*i}.j'$8*
Tallo scu liore >: , <$5. z $&
Teatro del palagio de' pitti - r jlr; v ì^4.
Teatro di Via delia Pergola (i v, 3S>^
Tempeììà,pitrqre s 407;
Tempio dì Gioye Capirò lino -:-t>ì 545,
Tempio degli Scolati ' J ; 45»^.
Termine antico die metteva© ì Romani per le ftra»
Termini davanti la porta de) Palano Vecchio. * ?&
Tefpie Città fi vantava per «ria ftatuai ■'**<■ ? irfci Tintorettopittore " ,-? . * ' 4^7.4^; Tiziano Àfpétti Padovano seuk. = *0.*JH(J6
Tiziano dà Cadoro pittor celebre i$8. ammira Att*
drea del Sarto '■"'.' 46U49i> 497.499**91* s*Tomrnafo di Bronzo dei Vérocchio * ^? 0Z S» Tommàfo ftatua di Vincenziode* Eoilr HÌ TommaiodeJ Nero di /angui d «d'Ingegno nobilìfc
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r jl v Q *• **•
Tommafo *l«z*uoÌid.das.Friano pittor raro 351.3*$
Tornabuoni famigli^ nobilifs. contende co'Ricci »47.
Torre di Guardai mòrto ... 3J-
Torri tré maraviglio fé de' Fiorentini ?»•
Toro del Nunziata pittore . 9h
Trìbolo scult. • 47J«W
Tribuna allato alla Galleria del Gr.Duca 10«.
Tribuna dis. Spirito 14». & Niccolwiin s. Croco
flupetida 331. della Nunziata . ,. , M*'4?«r
Trinità del Cigoli in s. Croce maraviglia «1.
s. Trjnita Chiefa graziofiffima 1 **•
Troia /tatua di Vincenzo de' Rofli l$t*
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Ws
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VAlerio Cioli /cultore eccellente
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§6t.
III. 17».
fi7. 104.
463,464»
40*>
181,
x*.
tip.
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Valori cafa nobiliflìrna
Vangelo santo di mano del Vangelifta Vbaldini famiglia npbiliffima Venere di Prafitele farttofa Venere di marmo Greco Ventura Salimbenà • Vergine Vedale ftatua Verno ftatua di Taddeo Landint Verfi Leonini quali |
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Vefcouo de* Ricafoli gentil Signore
Vette sacte nella Nunziata preziofìflàme 455.456. fu S.Gio;4,4.
Veftito di Ciìtadlia Romano come era 101.364*
Vgo Conte ài Brand iburgo 577,
Via Maggio 3 o Via maggiore 173.
Vigna ftrada 235.
Vignali pittore 391. 448 4f 3 503.561.
B. Villana delle Botte e non de* Botti Ì43,
Villano di.'marmo in Galleria 105,
D. Vincenzio Borgh ini 55,
Vincenzio. Dandiw Pittore $$9
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Vincenzio Danti scokore Eccellente 39/40 404
Vincenzio o!e Rotò scultore 87. %9. nètti Troia* mi- vrabile , ., , > , t Viterbefe pittóre ;•' • , ?
Vittoria ftatua del Buonarròtò tariffi»*' g9, dell'inni
'marinatolo;. B, Vmiliana de1 Cerchi ■'■ f _>
Volturano pittor celebre 5**401. 408.410. 452
Vuiik Madre del Conte Vgo ,gt.
Vulcano di Alcamene in Ciceróne Ì7i!
z
ZAnchinì famiglia nobilitóma i7*
S, Zanobi fa vn miracolo nel borgo de gir Ali
bui $55>. fa fiorir l'olmo fecco*nella/uà trinala* tzione ;:u;;'^' ;ì ^': .^'ir ,->,
ZiKCone di Donatello ,ratiif$imo 4; /è ritrattò ; eW
Gli 46. j »
■■»«%.&J .•, - I; .>:»■'': ,.* ù-'fMiiC? r; • ' *;'■ ■ /
II Bocchi ha datò titolo di raro;'d*EccèIlcnre,di fin • f
gelare. e /imili a chi pìà a lui.'è tomaio in acconcio fecondo l'amor ch'egli* ha porrato loro y non l'ho voluto correggere, ma nelle mìe gidnte fono andato -guatdmgo fa dar cirolìi àòn aùeodo abilità da giudi- care i e ftnoandoognuno nel fuo genere -, Se in quello trouerai lettor Amico qualche cofa di buono mhil te mihi dtUre futa /edgratiam UH age ,a quo bòìn funi ' omnia-i hiptrimcntando verifsimociò che in una ier- rerà fnuevn Signore per dignità e perdorrrina in/i- gne :,Prd/4riìm cum Ma huiat fiuuli infelix fon fit ,$ (ondttìo , ut nm iella/cium , pìufauamulloalw per/ir■«- fm huhc Órhim npSrk» >t verttm etiàmiimr\ é>intd. dia ita laxatìs dominentur jrmis , ut obfit etium htc., in- gttiij, atqi erudìtìenis edidiflefpecimw* ; ^uod Panntum memoria, &hwri3 &Iwdi/ttmmefuits Offerendo- miui
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mi in oltre pròto a qiie'Signorj Oltramontani che qui
verranno, a contemplazione de4 quali ho queira fatica intraprefa, non folo d'afsiftervolendo reftar feruifì > ma molte curiofe e ragguardevoli notizie in voce dar loro y che per-non eiìer proltflo ho ftudiofamenre tralafciate \ è quifìarnl lecito il render grazie in con- fuso ad alcuni, che con qualche àpplanfo 3 obenigna- mente non anno ifdegnató veder alcune delle cofe da melate in luce, o fì vero ho bauuco fortuna qui di ri— uerire, edam turare : Obbligati^, perciò" iti Francia mi confetto al Si'g. Bmerfeò' Bigoc, di cosi celebro letteratura i che per vederlo [blamente vanno a Ro- ano j pili dotti} al P. Pafca/ìo Qucsnelgiotiì di que- flo fecole, la cui dottrina3 erudizione e giudizio dal fuo %, Leone Magno chiaralneiHe appariccno : al ce- Icber. P. Gio.- Garnierj fall'erudiu'fs. e doth'fe. Sig. Canonico Ioli : al Farnofo Padre de Bufsféres uno:de più iniìgrii Poeti del noftjro tempo : al Sig. Iacopo òpon Medico } Dottrina, emditione , é> tu die io cum "paìtcisccnferef.dus; 2.1 P. Antonio Pagis Teologo 'eru- di tiYsinipi al Sig. Bulliàldo H'iUUtts almìntc pittate mìnu$3 &ommgen,a traditieftè \ quatti Jftrwomìca scien- tia ùtiffuutis. In Germania j al $»g. Vecchio s nel qua- le non lo fé maggiormente rifplenda, o vn'Eccellence e varia letteratura , o una^ jrjcomparabil cortefìa ;al 5ig.Spiz.elio non fclo dortifsimo»ina gèntilifsimo an- cora ,• al Sig. Coniing/o} Varrone di quefto fecolo jal Sig; Meibomio, di dottifs. Auolo,, e| Padre s dottifs. e degùo figliolo e nipote; al Sig. vrangenfcilj quem no- minare tote Orèe terrarum celeberrimum , ut Jat iakdmn tribtidm JH$c%t ; al Sig. Rauio,, ch'oltre i'vniuerial. s dottrina > non invidia nella cognizione delle lingue il Re di Ponto j alSigSchur^fleiTchio maggiore eV-gd gran lode per la letteratura^ «<f eleganza jal Sig. Dau< mio tHelltio librerum , e enfi nella cognizione degli* Scrittori j e nell'erudizione de? tempi iajoàri don h? vguale t aon che iuperiotej al Sig, Arnoldo, de f uq* |
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i^e j e fama del quale meritamente rifilona, %iTnguì
&G*nges fot fan, & Antipode! j In OllandaalSjg. Giù gliejmo Goes, e nobile , e Dotto infieme, del quale a ragione può dirfi «io chetalo al ritratto del Volsi©, i-adr j fc'rìfté il Barléo
""Etpucr 3 & Juueni) churtis iiqpftllttit} & %it j
It nuht noi *liam, fé cupit effe fenem.
al Sig» Greuio d'incompàrabil dottrina, al Sig* WG nouio portento fi ingcìj lumnh^ come d'altri tudet- |
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Battoli ni, e lacobeo de' quali l'erudizione perl'ape
telorofimanifcfta, |
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S> Agoftìno S.Martioo
caf o nel Padre Padre nel calo, Campana Capanna - ■ Settignano e prontezza
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Francese Fra^efe
L^ano Libano |
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De G li altri di minor importanza aUa prudenza di chi
" ìegge (e. ne edmmett^ammenda» |
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