FIORI, PER FACILITARE L'INTELLIGENZA,
FRVTTI, PER NON OPERARE ALLA CIECA.
Cugmtidnì necejfurìe » Pittori, Scultori, Architetti, ed a qunlmijWβ diletta di Difegm ;
Dat'in luce da GIVLIO TROILI da Spinlamberto
PITTORE DELL' ILLVSTRISS. SENATO
Dedicati agNllafirifs."'(f £ccellentifs"' Si^/'U Stg.-'Marchefi
baroni ài Pernes^ Signori di Spinlamherto, J\darchefi di Roca 3ianca^
e Gihello, Conti di S.CaJfano, e Cordignam Ç^c,
ν
\
UTRECHT
In Bologna, per Giofeffo Longhi. )(i6Bi,)( Cm licenza UeSup^mn» ^ ο
-ocr page 2-PARADOSSI
PER PRATTÎCA^E ΪΛ PROSPETTA SENZ\ SAPERE^-
E faoiutare la inteugenza
Ï^EF NON OPEMRE ALLA CIEC Λ ,
ι iSSSSSSïS'^^^ Ι
PADRONA
E Γ adulare i Grandi 5 coti rimitatione anche de' più
fcelerati vicj, fu flimato precetto <Ji Politica a'Sud-
diti; chi ardirà di biafiniare 5 anzi chi non fliniarà
poi lodeuoli le opération! virtuofe. intraprefe per
fecondarne il yirtuofo lor genio?
Queih (Eccellentifsimi Padroni) è queila mafsima, che da moki
anni, anzi da quelli apunto, ne'quali hebbi fortuna d ' impe-
gnarmi à feruirle fino nella mia Giouentu rni entrò fermamen-
te nell'animo; cioè (per fecondare il magnanimo, δί infieme
virtuofo genio delle VV. EccelL) darmi a gli iludj di Profpet-
tiua; ma perche in ciò forfè, per debolezza di talento, ò per
mancanza di quei principi , che appianano la ftrada anche a'
pm fcofcefi Monti della Virtii, conobbi, che di tal mareria
alcuni, ò n' haueuano trattato tropp' alto, e fottilraente prò-
fondandofi nelle Matematiche dimoftrationi delia fola Teori-
ca, ò troppo imperfettamente, fermandofi nella fola cortec-
cia delle di Lei prattiche. Dall'ofcuntà finalmente d'vn Velo
(ParadolTo à me grato) refami fgombrata la mente dal Velo
deirofcurità nell·intelletto mio, che dmennealtresì alquanto
luminofo, mi feci ftrada ad apprendere da me fteiTo quello,
di cui, ne il commercio di tanti valent'huomini in queftV\r-
te, ne la lettura di molti Libri di quefta materia m'haueuano
potuto render capace. QLieilo fu quel Velo, che diede im»
pulfo al prefente trattato, itiraan4omi io da prima Tlriuento-
re di cosi nobil trouato; e, benche pofcia habbia conofciuto
2 chiara.
Γ
chiarameiite eiTer iiiuemiôiie mólto atìtìca, non ho voluto
nondimeno reftare di farlo manifeftoal mondo (ed in partico-
lare alle VV.EcceL) per fecondar le mie inclinationi al bene-
ficio communee con tal occafione animato ancora daViueri-
tiisimi commandi delle VV. Eccel ho ftimato beneTaggiun-
gerui i precetti, e le prattiche della Profpettiuà, le quali, fe
bene da molti fono ftate illuflrate, non mi pareuano nulladi^
meno (come difsi) ridotte à quella facilità, con che io mi fon
sformato di fpiegarle ; fapendo mafsime con sì bella occafionc
di conformarmi al genio d'entrambi Γ EcceL VV. per la dilet-
tatione, c'hanno nell'Architettura Militare, Ciuile, e di
Profpettiua. Se non hauerò confeguito l'intento, fupplico Γ-
Eccel. VV. ad incolparne il talento, ma non già Γ animo, che,
come fuddito, ben conofco quanto debba à tutta la fua Ec-
ceilentifsima Cafa, dì cui la Benignità fempre in atto mi fa
fperarç, che non ifdegnaranno quefto piccolo atteftatoj per-
che , fe non altro, feruirà per tar coìioicere al Secolo quanto
io fia
DeirEccdlen^e Vortre
HumUifs, e Dìmtìfs, Sêruo ^ e S rèddito
Giulio Troili, detto Paradoflo.
A Benigni:, e Virtuoiî Studenti»
Έ il m» iapère e male, pèggio e poi Η mn voler imparare, mn ν^φηάο néWtmparâre U mag-
gior fatica^ che il cominciare··, perche non β troua co fa alcuna tante di^cilty che fi pc(f^,
con lo fludio , e con l'a^tdmtà mettere ad effetto ; e ben vero, che ejuamo più β cerca dtfapae ,
__tantùpiùfi comfce, che refla da imparare ,perche riefce tanto poco quello, che fi e imparato, in
riguardo à quello^ che ci rimane da imparare^ che la maggior parte di quello,che fi sà^è la minor parte di quel-^
ίο, che ma sì sa·, e per queBo non fi troua huomo, per gran Virtmfo, che fia^ nel quale i^igmranz,a mn vinca,
la fapienT^y e che non cornetta più errori con l'ignora»^ di quello, che operi bene con la pruden^^·, infine mn
mi eficien^ tanto perfetta in alcuno, che non et manchi a fiat di quello ^ che vi kfognarehhe^per efferperfiita,
lo per me cono/co lenijjtmo la mia ignoranza, benche la efponga alpubltco ; ma altro fine non ho , che di
gettare vna pietra nel vefpaio, non già per efftr lacerato, ma per defiare altri à ramuarla, ed a migliorarla ;
Âc cicche in que E e parti non fiia più fepolta ; e feforfè alcuni la credono deltmto efiinta , rtfferiro il detto di
Catone , che le Virtk fono deha natura del Ferro , che adeprato diuema lucido , e non adoprato viene confU"
pìMO dalla rugine ; ftttpifco pero grandemente., come può €βετ(, che ella fia in sì poca filma ; αηΤ^ bifbg»ai châ
lo dica con molto mio di/piacere , pare, che fia tenuto a vile ία Ptofpettiua , e pure e il Polo, doue firaggirO-j
l'Arte deldifegno ; onde con ragione fi può dire , che ficome il Sole dà la luce alle Stelle così la Profpettma^
apporta luce, e fplendore alla pittura.
Que fia fcien%a fi pm vantare d'(fière Γ anima, e la vita della Pittura, poiché que β a è quelli, che dì alli
Pitton la perfettione delle loro fatiche, dando loro le degradaticKi, l'aìteT^, e mifme delie Figure dell'Archi^
tetturale qualunque altro ornamento del Quadro ifen^a ilfonaamento della Profpettiua , limigUsiri Pittori
cadono in molti errori, & in particolare, quando vogliono nobilitare ί opere loro cen Γ Architettura ,
ter eccedente, che fia vn Pittore, deue offertiare le fue regole, le quali offeruationi non fono fpreZ'^te
Tton da'Pitton mediocri, ér ignoranti, perche quelli y che pofp dono bene le fue regole faranno opere a(fai più
ferfette\ e la ragione fi è, che le parti più belle delle Profpettiue fi fanno con delle F abric he ricche, e font uofe, ^
confìituite fecondo gl'ordini delle Colonne, la belleT^ delie quali dipende dalle propontoni, e dalle mi fur c^^
le quali deuono effere offeruate, altrimente offendono l'Occhio ben purgato ; t per quefio quelli, che mn le faU'
iiQ (per non riportarne biafimo) le deuono imparare dal Vitruuio, Scamo^l^i, Fignola, Éerlio , cjr altri ( che
ne hanno fcritto appartatamente) é' ofieruare la fimetna,epropsrtione, quanto più fi pm,poiché inaltrama-
Kiera dalla Profpettiua, che e fatta per contentare l''occhio, ci refi a offe fio per li mancamenti.
Gt Architetti con quefla Scienza pcffono dare conofcenza delli loro difegni in poco fpatio, alandone vna
parte, e l'altra lafciandola in pianta, accioche fi veda tutta lafua operatione.
. Li Scultori di baffo nlieuo imparano l'alte'^, che deuono dare alle Statue, ér agli fior ciamenti di tutti
groggetti, 0 da preffo, ò da lontano,fiìcome gl'altri ancora, che fi'vagiiono del difigno.
Per le fopradeìte ragioni efpongo a beneficiopublico dctmepoche copie, accioche quel poco di talento, che .
4lla bontà di Dio e piaciute di donarmi ,ηοη fiafoîterrato meco, fen%a alcun frutto raccordandomi di quelle
auree parole del Binino Platone, che Ìhuomo non nafcefolo pergiottare afe medefimo , ma nafce alÎohUgo di
giouare a gl'altri huomt ni ; lamiaintentìone e fiata direndere queflapratticapiu facile con le ragioni , me^
Sante Γ aiuto delVelo, come fihì al foglio 40. /^i.conefcendone ilbifogno perfpatia di mue luBri-, fi: non}
detta conforme elL· merita, non deue pero efferefpreT^ta, perche io [appongo che mn fologhleuati ingegnìì
V habbiano da intender e,ma che ogni mediocre Pittorefc ne pofa render capace.
Perche la maggior parte ài quelli s che io canofice affettîonaîi à queûa Scienza dicm& d'^hauevla tralaficia-
ia,per il gran numero delle linee, c hanno tirate alcuni Autori per trouare le parti degli oggetti y Corpi ^ 0
Figure-, & alcuni altri per hauere difcorfò con troppa ofcurità nelle appiicationi delle loroprattiche, ed in par-
ticolare quelli, che non hanno poUaiinfiruttione a vifia delle Figure,per che hamo cagionate, chefifcordim ^
d'ogni cofia nel andare voltando i fiogli-, e quefio mettiuo mi ha obUgato ad vfare ogni breuità, e chiare^^, ρ,Ο'»^
mndç ìldifcorfo àfionie'delle figure, accioche dette figurefupplifiamidûuema^cam . ,
i9
-ocr page 6-lo àuhhìto pero, che âïcum vi mUAranno dellafatica, nel pìncìpìare, quantuncfue halbìafatte tutte U
dtVtgtnT^ ροβίίίίί per renderla faci ie, ma a chi^otrà fuperéire le dtpcoltà, che fi rapprefimatìO mi principio,
non far a poi cofa, che non lapejja intendere, epratticare ; btfogna prima poffedere v»a prattica , & ejjèrt^
fcuro, auanti di voltar ilfiglio ^r che elleno fono, cerne atta caie, e eiepen denti l'vna dail aura ; Qutfla pò-
e a di fat icafarà à fufficienzaperfuperare ogni difficolta, e per fate tutto quello, che fi 'vorrà ; e quando al·
euae cofe appartjjao molto cfcure,fifcielgono,aàcprandoil V cloache nel figlio ^ο.β hà.comee quandofiadi
nuom ftìfcitato , nelVadoprare del quale , ho [coperto , che molte regole di Profpcttiuafono flimate {alfe, ηιλ
s'ingannano, come e quando vegom il punto àella diHanT^ apprejfo al punto della veduta perche et dà il de-
gradato maggiore delfuo perfetto, e mcfira, che dette regole non fin falfe, come habbtamo nel trattato di de.
tura di Leon Βαΐΐίβα Alberti Fiorentino , in Gio: Verdentani Ρ rienfè (^Ct Onde alcuni hanno fattoricorfo
ali Anotomia deWocchio, pervie/are quelli, da Içro Btmati errori ; onde fui curio β di vedere ilVefalio, il
raluerdei& alm^neltadcprare ilFelofcoperfi, che la Bafi delConcrettangole annulla lefadettecfier-
cationi, perche detta Bafefepara glifcor ci maggiori dalli minori, come β vede nelfoglio ^Ó.e che operanda
per la minore difian%a, con firme la regola da noi data al foglio 32,/ trdafciarà da parte ogni altra offerua-
uoyte
E chi la vuole cenofcere tale veda la Profpettiua di M. Daniel Barbaro, il qualdice, c'hebbeper Precet-
me Gio: Zambetro Venetiano , ^ che lapin parte delle fue regole lepigU), da Pietro dal Borgo dt Han Sipol·
ero, il ψαΐ ρ tetro β Maeflro dt Baldaffm da Siena, e Baldafarofu Maeftro di Sebaftiano Serlio Bolognefe ;
vedanfilt comentarij del R.PM.lgnatìo Danti, nella Profpettiua dt Giacomo Barolo da Fignola a i capi ci.
iati al figlio 54. vedafiil c^p.j. 22, neWlnganno dell'occhio di Pietro Accolti Gentilhuomo Fiorentino, nelU
Trofptttiua del Caualier Loren^ Sirigattoroedafiilcap./s^.é' alcuni altri nel medemo Libro-, & vn'altra tn~
finità d'Autori, che per la breuità tralafcio, poiché la moltitudine di quelli, cijanno ferite di sì nobile pratti-
ca, fanno tefiimnianT^, che quella Scienza e fiata filmata ne^rafcorfifecoli, e pratticata da cttnofi, e nobili
/pinti, doue , che io mi recco ad homre d'hamr imefo quel, che hanno fcritto , & imitare qaello , che hanno
fatto graltri, come neUvltima pagina della feconda Parte ve lofaccio manifeflo più ampiamente.
Bo dmifi queiìi trattati in due parti-, nella prima pane, per fodisfare alla curiofità di quelli che vodiont
fapere, come fipofa pratticare la Prorpetttuajcn^faperla, adoprando ilV elo , hondotte alcune ragioniTeo-
riche αΙΙαμοprattico, dando l'origine, e ragione d ogni cofia ,per ordine , cioè liprincipij , le deifimtioni, e le
dimofiratiom, che non hanno b fogno di granfindamento della Matemattica ,per efiere imefe, ì nondimen»
danno vn gran lume, e chiareT^ in quefia ScienV^a.
Ν ella feconda parte bahbtamo vn riffretto delle migliori pr attiche, che fono efpediential Pittore, per met-
tere in Pfûfpmiua, confaeiiità, qualfiuogltacofa,é-vnHnffruttione ,per le Profpettiue del difetto in sù ,
€ome fi habbta da operare nelle operattoni regolari delle Scene ; mi fine alcune regole facili per degradare le
figure invn Quadro,oPaefiv regola per fare delle lettere in luogo eminente, e delle figure, e qjntoft pofiT^
4gt andire vna Sì atuatnlontanan\a,accioche non apparifca piccia la , ^ ^
Oubhitopdo, che à f rima vifta in quefio libro vi fia vna cofa da riprendere , cio> quello c'hahbiamo detto
di fspr a, perche qua fi in tutti quefi in fign amen ti, ti punto della diHan'^ e dentro aWeperatione , cioè mi
foglio ; doue , chi apparirà , che fia operato tutto al contrario di quello , che con tanta premura s'infiegna di
fàtuare, come alfoglio ^t.mà l'hauer poflo H punto della dtlìan^a dentro al fi gito . fi} fatto, perche volendo
infegnare, bifiogna, che fi veda ogni cofia, e doue vanno à concorrere le linee, in altra maniera b fognaria ,
anT^prenderfieloàindoiiinare.
TA.
Vidit D.FuÌgentius Orighetrus CJcricus Regularis S. Pauli, & in Eccleiìa Metropolitana
Bononi^ Poenitentiarius, prò Emincntiffitiìo, & ReuerendiiTimoDomino, D. Hiero.
nymo Sand^ Romanse Eccieiìie Cardinali Boncompagno, Archiepifcopo Bononiae,
& Principe.
Fr. Vincentius Vbaldinus Vicarius Generalis Sandi OffieijBononiiE.
-ocr page 7-Delie Praîtichcj contenute nella prefente Opera di Profpcctiu^^ Pfatcìca·
A' Fiori della Profpettiua Prattica Parte Prima.
Alcune âefmîkm^ e principe nscejfarij ndU Profpettiua,
'^nmìpì della Geometrìa a neceffarh alla Trofpetma. J DellOfizontc Naturale, c dcUOriapoeç Arieficia^
Effinitioni, Nomi, e Termini del punto, , Seguonole deffinitieni,N0nii,eTcrmi- Per formare delie figure regolari. 8. Se^ue il modo di formare altre figure. 10. Dfui iione della Prpfpcttiua in Naturale, c Prattica^ · Ddl'Ichnografia. 14· Perche gl'oggetti d'vgualigrandezzes'appiccioliico Come ii comprende, che gli oggetti fi veggono per |
Della linea della Terra. Del punto delia veduta. Regola per Operare con la minor diftanza. Prattica per toccare con mano la Teorica, ddottaj» Per pratticare la Profpettiua fenza fapcrlaj e come, e PerfaciliEarel'fntelligensa, ς non operare alla eie» FabricadelTelaroconil Velo. 41. Vetro, e Graticola, per difegnarc in Profpettiua. 44- Per fare li difegni di Profpettiua· 4^. Motuui de gl'altrtsi Veli. 48. VelodiLioa Battifta Alberti Fiorentino. 4fir. Fm (iella TauoU dslk "Prima Tarts. 28. 30. 31. |
Fratti della Profpettiua Prattica, Parte Seconda»
Prattica delle Pìmte in Profpettiua^ e de ^l* Alzjttl»
Del punto da vn lato. AVVISO II. AVVISO III. AVVISO IV. AVVISO V. AVVISO VI. Per non errare nelle Mifure. AVVISO VII jz. Per operare fenza !e Diagonali, AVVISO Vi yo. |
AVVISO IX- \ PRATTICA I. Delle piante vedute rettamente nei mezzo 2 Per degradare vn Quadro pollo à cafo. PRATTICA IV. PRATTICA VI. |
III,
54·
-ocr page 8-
Bell'OttagoBo. PRATTICA PRATTICA PRATTICA PRATTICA XII. PRATTICA XIII. piantad'vnGiardinoin Profpcttiua. éó. PRATTICA XV. PRATTICA XVI. PRATTICA XVII. PRATTICA XVI Π. PRATTICA XIX. XXI. per alzare vn Triangolo in Profpettiua. XXII. per alzare vn Quadro porto ienz'ordinc. Per alzare vn pentagono m Profpcttiua. PRATTICA XXiV. PRATTICA XXVI. PRATTICA XXVII. PRATTICA XXVIII. PRATTICA XXIX· PRATTICA XXX. PRATTICA XXXI. PRATTICA XXXII. PRATTICA XXXUI. PRATTICA XXXIV. XXXV. Per fare l'iAe0a;i con più elacezza * pi· 6b. IX. χ. χι; 6i. 64· 78. 78· |
PRATTICA XXXVI. PRATTICA XXXVIl. PRATTICA XXXVIII. Per l'appertura delle Porte, e Fineflre di legno in^ PRATTICA XLl. Gradi d'vn'altra maniera . 101; XLIII. Per alzare delli Gradi in Profpettiua frà due Mura, LXIV. Per alzare delli %adi in Profpettiua veduti da vn- I Deffinitioni,eprincipij della Profpettiua di fottoin^ \ PRATTICA XLV. I PerleProfpcìtiue,che β vedono di fottoinsii. loé' I Per le Profpettiue nelle Volte Concaue di fotto in sii. Per operare con faciiilui nelle Soffitte piane. »oS. PRATTICA XLVlii. PRATTICA XLIX. Inftrutiione per le Figure in Proipettiua . 114· PRATTICA L. Per le Figure, ehe hanno i'Orizonte baffo. j 14. Lll. Per k Figure, che hanno I'Orizonte alto. * 14. PRATTICA LUI. LiV. Per dar l'altezza alle Figure in lontananza. né. LV. Vn'altra maniera, per dare l'altezza alle Figure in^ PRATTICA LVI. Alcuni mottiui per accreiccre con regola le Statue m 1 84, 85. I |
Τ I
I
FIOR
DELLA
£
I
VA
PART
IMA.
Ragioni Teoriche, ridotte all'atto prattico.
Er Fiori inquefia Scienza inteodiamo leragioni Teoriche, che fono, come orna,
mentodell'intelictto ìonde fiano certi quelli,che nelliloro priRcipij ie concipiran-,
no ncirireiaginatione, c'haueranno grandiiGnio auantaggiojche però a maggior Io·
ro vtilità lo replicarò nel priocipio della feconda parte ; perche hò viato ogni dili-
genza, per farli coraprenderle, più, ò meno, fecondo la capacità de grintelletd -
DuBqae lamia intentionc inquefia prima parte è di dare l'inftruttioni alli Stu-
denti dell! principe), ò l'orig?ne, e le ragioni, che afiolutamente fono neceffarie, per
iatendere la Prinaa, e Seconda parte.
1 Habbiamc alcuni vocafaoli,ò termini di Geometria, che ordinariamente s'via-
no nella Proipettiua, che fono, come Blementjldi tutte le parti della Matematica^,
dico del punto, delle linee, de gl'angoii &c.
^ Dico del quadro, veduto nel mezzo da vn iato, per angolo, e tratto alla ventura del Cono ν ifuale, e delU
raggi piramidali &€.
3 Habbiamo alcune prattiche di Geometria, doues'impara di tirare lince à fquadra, e formare delle Figure,
e quefìo è fatto per non obligarc ad hauere molt; Libri, che ne parlino diifufamence.
4 Doppoliprincipij, che fono communi alla Profpettiua con l'altre parti della Matematica , io pjs-jo di
queììijche le fono propri), i quali coniìiìononeirefpiicare alcuni termini, come dell'alte/za dell'occhio
della linea Prizootale, del punto dell'occhio da vh lato, & in faccia, c l'allontanare il punto della «ii-
fianza, dsllaiinea-ddla Terra, e delle linee concorrenti <3cc.
5 La regola perla minore difianza èia prattica , come fi tocchino con mano le ragioni dell'Optica j io fine
fi conchiude la prima partcconi'operationi del Velo, Vetro, eGratieola, co'quali β prattica la Pro-
ipeuiua, isnza laperla &c.
Pfin-
-ocr page 10-Principi) della Geometria neceiTana alla Profpctdua.
Défniiieni i Nemì , e Termini del Fumo ^ lifiee, e Figure ^ delle ì^uaIì net ci ftruUmo,
' L "PwKiOjèquéilOjChc non hà alcuna parte, come fi vecìe^,figurai, la profp<ì£Ìuaiìèhà di cinque
forti, che fi nominanoj Τ««ίβ delia veduta. Turno dellajinait^a, Tuntopofìo àca/o, omoactìdenult ρ
Tmto</iereo,e Tunt 'o Terreflrc, la deffiriitione dei quali fi diripiùauanti.
Linea è vna; lenghczafcnza larghç22a,c profondità > & è tcraiioata da due punti,comeBC,f5gu.
ra i.la Profpcttiua nèhà cinqucprincipali, delle quaii,lene iciruc tutto il giorno. La prima linea
fi chiama da baffo, della Τ erra, ò dei Tiano , come potrà cfferc CD, figura z. La feconda linea perpendicolare , ò λ
f'otnbo, & e quella, che cade fopra la linea della Terrà,e fi gl'angoli rettida vna parte, e dall'altra vgua-
Ji, c quefti angoli fi chiamano retti, come nella figura z. AB , & EF, che cadendo fopra CD, fanno gli aa-
goli retti in G, & B· La terza forte Linc-e parallele, onero trmcrfanti, nella Profpettiua quefie fonolinee 1ς>
quali eiìendo continuate fopra vn medefimo piano, con la linea della Terra, c prolongate da vna parte, ò
dall'altra, ancorché in infinito non fi congiungano gii mai infieme, come fono le due parallele N,& O, fi-
gura ^ .La Linea Ori-^ontole, ncuèaUro ,chc ma linea parallela , alla linea della Terra, fituata aH'aitczza.
dell'ecchio, come più difiufemcate diremo à fuo luogo. La quarta forte di linee è la Diagonale, in quell'arte
è vna Jinea tirata da vn angolo d'vnquadroall'alcro, come BD, figura y-La quinta forte fono ìt Linee obli-
le,ìe quali fono più ò meno inclinate, che non fono le Diagonali, eomc può cilcre la linea HL, figura 4.
c taegUo la linea TV, vi fono le linee occulte, come DE, figura i.
X'^Bgo/o mio jè quello, che noi habbiaroodetto parlando delle perpendicolari, el'habbiâmofcparato, per
meglio farconofcerc quelloche è, come per EFG, figura j.
Vangalo piano, è doue iinncontranoda linee non parallele ,che fi tochino in vn medelkno punto ouero due
Jinec oblique tirate à vn medefirao punto, come leduslinec AB, &BC,figura<3uthe s'incontrano l'vna, e
l'altra, e fannoTangolo B, dunque l'angolo pigliala fua grandezza dal inclinamento delle linee , non già ·
dalla lor longhczza, aome fi vede nelle Imee picciole AB , & BG, che fanno l'angolo B, fi hà conofcenza
' '-------1--!^--»------V :-------'idefcritioaide
piani
Gradi
po. l'angolo Ottufo è quello, che è maggiore del Retto di Gradi lo.comel'angclo HLM, figura 4. l'ango-
lo Accuto è quello,che à minore del Retto di gradi 90 con^c HIK, nella medefima figura.
Vi fono due altri angoli, lotto li quali fono comprefi tutti gl'altri angoli , che non fono retti, vno finomina
Ottufo, che è maggiore del retto, come HLM, figure 4. e l'altro^cwo, che è minore del retto, come HiK,
nella medeiìma figura. _ _ .
"iermir.Cit l'eftremiììi di qualunque cofa,comc nella figura i.B,&C,fono li termini ,òeflremità della linea
BC, e li lati GH, H L,&1G, fono li termini delTrlangolo della figura <ί·
fî^wre fono quelle,chs fono comprcfe, per vno, òpcr più termini,come fono le figure <5.7.8, lo. li. che alle
volte pianta fi chiamano.
Superficie è l'efiremiti di qoalfiuoglia corpo,la quale hàfolaracntelonghczza,e larghezza fcnza prefonditi,
& è terminata, ò coachiufa da linee, come vn Triangolo, & vn Quadrate,
il Trianooh Equilatero hà li tré lati vguali irà loro, come G H, HL, & IH, figura 6.
Il Qiiadyato ha Η quattro lati eguali fra loro, come ABCD, figura 7.
Ji Quadrato Un?» rettangolo d'alcuni detto Taralklogramo, hà li quattroangoli retti, mà non li lati vguali, co-
me CDEPrfigura 8. .... , ,. .
Settiônc, & imerfettioneS linee, fi chiama , quandoduó linee s incrociano, e si tagliano in vb punto, comçj
ncllafigufay.doue AB,cCD,iîtagiiano in£. ;
linea Curua, e quella, che fi tira circolarmente da vn punto à vn altro, come la linea EF, figura i x·
Circolo, è vna figura piana comprefa da vna fol linea, che fi chiama circonferenza, nel mczo della quale è va
pun£o,che fi chiama centro, come A, figura IO.
Diametro del circolo è vna linea, che paffando per il centro, lo diuide in due parti egaalijCorae BC,figura lo.'
& vna di quefte pani fi chiama femicircolo, ò mezzo circolo.
Tortione di circeh fi chiama la figura,che è contenuta da vna linea retta,chc no pafli perii cêtro,c da vna pat-
te di circonferenza da ella tagliata,fiafi maggiore,ò minore della mctd della circonferenza. La linea retta,
che forma queilafettione, fi chiama corda, la curua, ò portions di circonferenza fi chiama arco figura ir.
ilfemiàrcelo, ò mc-ζο cerchio è vna figura contenuta, ò terminata dal Diametro del cerchio, e dalla nactà della
circonferenza legnata da eiìo diametro, come figura II. ^ ^ ^
Ouiiteè vna figura longa comprefa da vna fol hnea curua, e regolare, non però circolare, & è detta cosi, dalla
, figura deli'puo. . . · j r , , ·
(ΪΓΛίίο è vna delle jdo. parti nelle quali ordinariamente β fuole diuidere vn circolo, & ogni grado a diuide in
do. minuti,e li minuti ID 60. altre parti, che fi chiamano fecondi &c.
Figure Tolìgone fono tutte quelle; che dopo il quadro fi compongono di più linee rette, & vguali, come il "Pen-
tagono di 5. ì'Efagono di ò- Vtptagono di 7. VOttagono di S. il "Nonagono di 5?. & il Decagono di 1 o. « COSÌ fenopr«-i
n^inandoli, conbrme farà il numero degl'angoli, come è in vfo. per le quali figure daremo più maniere,
per meticrk in prattica 3 bcnche quelli, che hanno l'vfo dell'Aritmetica, po^no fare le dette figure à fuo
Seguo·»
Seguono k definitioni^ nomio c termini del Cono,
I Abbiamo qui due forti di lince, cioè CCC, & AB, Gì, HK, che poi tanò Π imedefîrao nome, che
ÎS precedenti, effendo perpeadicolari, e paralleie, nondimeno qui producono vn'altro cffecca >
per caufa del punto della veduta, e della Profpetiiua, perche gl'angoii E AB, deuonoeffere te··
nuti perangoli retti, e tutte le linee C, per perpendicolari fopra il piano ABjComeè DF ,fopra
AÊ,&lc)inceAB, GI,eHK, fono perpendicolari foprak linea della Terra, come fi vede al
foglio 14.
Tarie degradala è quella, che Con gìufla regola è ridotta in Profpettiua, che altro non figtiifica » cif.e quella
parte di fuperficie, ò di corpo, che col iuo perfetto grado viene d diminuirli, come la figura i. 4.
Ilpiùdclle volte nei ridurre in Profpettiua le piante ,ò corpi,che fono paralleli alla linea della Terra, con_.
vno delliiuoi lati, eome li tré quadri degradati dalla figura 4. le degradationi fi chiamano Riquadra eoa
l'occhio. Auuertafi, che fe fopra la pianta di mezzo CD, KL, fi alzerà il fuo corpo, di quello non potraiH
vedere, fe non la faccia parallela^alia linea della Terra CD, doue de gl'altri due AB, IH, & EF, NM, fi
vedrà non folo le faccie AB, & EF, màancora li lati BI, & EM, bencheciafcuno di detti corpi fi dichieffcc
veduto à fquadra, e non per angolo, come il corpo AB, GD, figura i.
Gl'oggetti veduti per ^ngslo fono,come il quadro ABCD, figura ì,iJ punto della veduta è nel mezzodelquadro^
li fuoi lati fono concorrenti alli due punti della difianza, come AB, CD, che concorrono alla fimftra par-
te, & alla deûrapartè^yi concorrono li lati GB, DA, il detto quadro non hà alcuno de'luoi Iati paralleli alla
linea della Terra, come ha il quadro fatto di linee occulte, e punteggias?e ©F, HE.
Gl'oggetti fuor dijcjuadra fono quelli, che fono pofii d caio in vn pianofenz'ordine , che non hanno alcun lato
parallelo alla linea della Terra, ne meno li fuoi lati concorrenti alli punti della difianza, mi concorrono
alli loro punti accidentali, come il quadro AB, CD, figura
Cono, ò Tiramide vifvM. Fìtelìone nel 4. libro volendoci dare la defipiitionc del Cono, dice cffere vna Piramide
roEtoBda, che ha per baie vn cerchio, il che fi caua ancora dalla deâniîione i S, dell'I i. d'Euclide ,e dalla-,
quartadel primo libro de Coniciά',ΑρροΙοηίο "Perseo. Quando apriamo gl'occhi per vederequalche cola ,
vediamo in forma di cetehio (che è la bafedel Cono ) all'intorno della cofa veduta, e non vediamo folatnente
quel, che intendiamo di vedere, come fi conoprende dalle linee, che formano due quadri nella bafe del Con»
figura Î.
Tré fono le forme, che fi dano al Cono, cioè retta, acuta, & ottufa, pigliando la denominatione dalla diuerfità
degl'angoli, che fanno all'occh io, come il vede nella figura 6. il primo accuto, il fecondo retto, il terzo
ottuib.
"^jje del Cono έ quella linea retta, ohe fi fpicca dalla punta, e và à terminare nel centro della bafe. La Settione
del Coìto retto, & acuto, ferue per le pitturcjchs fi godono in faccia, e fi dcue fchiuare la [ettione del Cono ot-
per le ragioni, else diremmo più auanti-
C03a/cd/c«è è quandori?/?i? non è perpendicolare Sila i^/è , la fettione del quale ferue per quelle pitture, che
hanno H punto della veduta da vna parte, e fuora del ijWro figura 7.
Sluadro in queilo trattato s'intende qualunque fuperficie atta ad operarui fopra, fia Muraglia ,Tella Imprimita,'
ò Carta . vifualiiom lince imaginarie, che s'iatendono partire dal noftroocchio, &arriuare fino all'
oggetto veduto,· In maniera,che, fe riguardaremrao vn punto, non fi parte, ò non fi confiderà partiire dal
uofìro occhio, che vna fola retta linea, e quefia è quella, che fi chiama affé, ò raggio centrale .
Se l'oggetto è vna linea retta li raggi νϊβαΐί fanno vn triangolo, ouerofuperficie triangolare: come la linea CD,'
che è la hafczW due Iati fono raggi esìremi, che fi partono dall'occhio A, e fòqno il triangolo ACD,& AB,
è il raggio centrale, ma fe la linea CD, fi rimirafie da vn capo ella fi vedrebbe, come vn punto.
Se l'oggetto è vtizfKperfcts piana li raggi -pìftiaU formeranno vna Piramide, la baie della quale è l'oggeito CD,
£F, e la punta all'occhio A, il reflo di queiìa "Piramide fono raggi vijudi^ [e qiicilâ/uperficie fi vedeffe da
lato, fiche folTe in taglio dcil'occhio apparirebbe vna linea.
Fra tutti lir^ggì vijuali il piii forte èii centrale AB, & è quello ,che più chiaramente, e diftintamcntc vedt»
quanto f dentro aJla baie, purché ella non paifi l'apertura dell'Angolo retto, come GAP,figura p,
ΛΙβαπο
-ocr page 13-,CON0 Ό PIEAM©E VENAi ACViaREim OTTVSCl ET gCALEMO
A 3
KAGCJO CENTRICAU ET FAGGI PIKAMIDAL Γ RETTANGOLO VISVALE.
-ocr page 14-1
Alcune Prattiche di Geometria per formare le Linee ^
c Figure^ che noi vogliamo definire.
VLlMOiperfm le perpendicolari, ouero come dicono gli Artefici due lince à fqua(îra,operatio-
ne neceilariaquafi in tutte k noftre prattiche,fe noi la vogliamo nel mezzo d'vna hnea ,co·
me AB, bifogna aprire ilconopaifo più della rnctà della linea, e mettere v.,a gaaba nel punto
A, e eoo altra formare duoi pezzi di circelo ài lopra, ò di iotto, come F ϋ , e fare il oiedemo
del punto B.checongìUBgendoiduoi punti doue s'incrociano queftì duoi pezzi d'arco,con_.
?na linea retta, fi haucri la perpendicolare, fopra la linea AB, figura i.
Secondo, Se la linea fojje da baffo del quadre, onero carta,dot»e,chenonppotefie fare li detti archi di fopra ^ òdi fotta ,
bifognar^ tagliare quefla linea io due parti eguali, per hauereil punto G , poi da'capi di quefta linea fare
due pezzi d'arco.che s'incrocianoinficme in H, poi tirare vnalineadaH a G, come la figura i.
^Terzo, Vi! aliare vnaperpendicolared* vti capo d'vnalinea, comedal punto lydalla linea IK, quefio û fa in più ma-
^ nicre,primieraraentc,comebabbiamo detto, mà quando il (patio manca, bi fogna pofare vna gamba del
corafiaff^ al punto 1, e con l'altra gamba, fare vna gran portionedi circolo ML, poi mettere il compaffo
così aperto fopra il punto M, e con l'altra fi fari tagliare la detta portione di circolo nel punto N, poi pi-
gliare la roeti da MN, e portarla verfo il punto O, per bauere l'angolo retto OlK, ouero fenza la briga di
cercare la naeti dell'arco MN, fi può con la medefima apertura del compailo, fare vn pezzo d'arco iopra.,
Isl. mettendo il compaffo in N,c fare l'arco PQ, ponendo dipoi la riga al punto M,eN, tirare vna linea,
che tagli l'arco PQ^n'-Ji punto P, alzando vna linea da P,che hauerctnmo la perpendicolare, e l'ango-
lo retto PIK, figurai·
Quarto, Vn'altra mamera,it dal punto P, vogliamo alzare vna perpendicolare, pigliafi vn punto à piacere di
fopra la linea ΡR, come Q^daquefto punto Q, fi facci vn circolo, che tocchi il punto P,che tàglierà la li-
nea PR> in qualche luogo, come in S, poi i tiri US, per il punto Q., infinoalla circonferenza del circolo
ST, che congiunti li punti P, eT, haueremmola perpcndicolareTP, figura 4.
Per abbrsuiarc tutte quelle prattichci balìa vn fquadro ben aggiufi:ato,ouero la prattica della figura z^. pa-
giaaij.
Quinto, Da vn punto dato [opra i'ytta Linea, far cadere vna perpendicolare. Dal punto dato A , bìfogna far l'areo
BC, che tagli la linea data EF, nelli punti OH , e da qucfti OH, far duoi pezzi d'arco di fopra, ouero di
iotto dal punto dato, che fi tagliane, come al punto i, poi dal punto A, far cadere vna linea, paffando per
I, iopra la linea EF, che queita far^ la perpendicolare dal punto dato figura 5.
Sefto, Dà vn punte dato davn capo d'vna linea, far cadere la perpendicolare. Il punto dato fia Κ, eia linea LM,dal
punto bifogna tirare vna linea trauerfalei capricio,che taglia in gualche luogo, la linea LM,comc in
N, poi diuidafi quefta linea KNìin dueparti vguali,e ne] mezzo 0,facciafi l'arco, che patfa perii punto
K, & il punto della fcttione,chefar^ fopra la linea LM, feruirà p'erfar cadere la perpendicolare tv P,tìg.<$.
SettitKo, Lf lineeparalli le, per eflere ben fatte deuono effer tangenti à duuj mezzi citceli, come FG,e paraiic-
la à HI» pcche ella frizza fopra li mezzi circoli nelli punti K.L·
Ottauo, Terdiuidere vna linea in più parti vguali, è affai commodo hauere vna tauola picciola, ouerocarta pro-
portionata alli difegni da farfi,chc fia compartita in parti vguali,come CD,le qualidiuifioni fiano man-
date i vn punto, come linee concorrenti, bauendo vna longhezza minore della Unta CD, come èia linea
AB,e volendola diuidcre in iettc parti eguali, fia portata fopra la linea CD, tanto,che tocchi le due linee
eftreme, e che fia parallela alla linea CD, che fari diuifa in fette parti vguali, c volèndonc minor numero,
e più picciole, iì pongano come il vede nella figura 8.
Per Formare delle Figure Regolari.
Ta la linea AB, data perfm-c vn Cluadrato, pongali vna ganabadel compaffoal punto A, e con ì'al-
tra fipigUIalonghezza ABjfjtenga fermo al punto A,econ l'altra ga^nbadd coinpaiTo ii fac-
cia l'arco BC, cofoe ancora del punto β, l'arco A D, che fi tagliaranno ad punto Ê ,Ìopra la_.
fettionebiiogna trafportare la ineià dell'arco AB, oueroBE, che daranno li punti CO , per li
quali, tirando delle lince rette, b hauerà vn quadro perfetto,
7)*vn 'alita mmera, fopra ìa linea AB> tirifì dal punto A, vna perpendicolare CA, vgualed AB, poi hauendo
prefo con il conip^iìola larghezza AB, ouero AC, (i ponga vn piede del cooipaffoal punto B,e con l'altra
a facci vn pezzo d'arcO) e facendo il medcmodcl puncp Gì la ieitione di (jueiìi due archi iar^ il punto D »
per formare il quadro ABCD, figura I.
% Ter fare vnparallelogrmmo,ouero euadrilmgo, tira β vna perpendicolare più grande, ouero pib picciola, che
EF, come FG, haiic^do poi P^^fa l'altezza E ©, pongafi vna gamba del compaifo' in F, e con l'altra fac-
cia fi vo pezzo d'arcoj e cçl medcfime û pigli a longhczga EF, poi pongali vna gamba del compaffo in G,
e facciafi vp fecondo arco, e fj tagli il primo m H» che fi haueri quello, che fi de fiderà, figura z.
3 Ψα forn.arern Triiiiigoloe<j'41atero, ίοψϊΆ vna liîîçâ data, come AB, piglili la ionghezza della linea AB, c»»
pongafi vna gamba in A,c con l'aîîrâ gamba faccia/i vn pezzod'arco,coroç GjCfacciafiil medcfimodali'-
altra par'c, e tirando due linee della iettione C^ verrà fatto il triangolo equilatero ABCj figura 3.
Xe figure Poligcoe, òdi più lati eguali ί fi fogliono per lo più dçiçriucrc dentro de'ciïcoli, con Icfeguenti
regole.
'4 Ψετ il Triangolo e^mbiero,b'iÌcgna. mettere il mez^o diametro al punto A, e dsicriuerc l'arco DE, e tirare
lalineaDEj quefia farà vn lato del triangolo DEF,figur34.
5 Ter vn Qiiadro, tiranfi duoi diametri ad angoli retti, e fi congiungono le loro eftremiìà j che farà il quadro
ABCD, figura 5.
é Ter vn Temagmo it cinquemgoU, per defcriuerlo fopra à vna linea data,oprando in quefìa maniera, fi con-
ieguifce il tutto con vna foia apertura di compaflo. Li capi della linea data , fiano AB, che feruono per
centri di duo! circoli, che fi taglianoinG, iìqual punìo fi faccia centro , per il terzo iemicircolo, edai
punti RD, doue il detto terzo circolo interfeca,gli altri duoi fi tirano le rette DF, & RE, che paifino per il
puntOj che faria la perpendicolare VG, tagliando il detto fcraicircolo,il cui centro è G , le quali due linee
tet-mineranoin E,& É, Squali tirando i lati AF,&BE , del Pentagono, e con la medefima apertura del
compaffo, ponendo vn piede in E, d'altro nella perpendicolare VG^haueremmoil pentagono dato equi-
latero ABEVF, figura o', ^ .
-7 Si puole ancora far il Tentarono nel circolo, in quell'altra maniera, faccianfi duoi diametri, e piglinfi DG ,
metà del nnezzo diametro Dlidell'interuailo© A, facciafi l'arco AH, la linea AH, farà vn lato del Penta-
gono figura 7.
8 Ter l'ÎfAgono,ilfmidìametro icrue per vn lato dell'efagono ^
9 Ter l'Eptegonc, pigliafi la metà del lato del triangolo equilatero, cotnc è A, figura^.
JO T'ir/'O^MiOsOjpigliafi la metà d'vo quarto di circolo, figura IO.
Il TerilHonagono , piglianfi li due terzi del mezzo diametro, come EB, figurali.
1% Ter il Decagono i pigìiae vn mezzo diametro, e fidiuide in due parti eguali v.g. nel punto C, poi da quello
punto G, e dal triangolo A facciafi l'arco AB, che la parte del megzo diametro BC, farà il ktodel Deca»
gono, figurala.
1»
jgur
e
Er l'Fndecagona, facçiaoiî daoi dianaeeri ad angoli retti, β dal puafo A,f.ìccia0 l'arco BC » eoa
rinteruailo dei mezzo dia muro, poi dall' intcrfcccationc C, iino ad E, fi tiri la linea CE,
che poi OC, faràil latodcll'Fudccagooo, figura i.
Ter il Dodsragono, dluidaiì in due parti Tarco dell'Effagono Αβ , e cosi iì può procedere di
qualfiiioglia figura,partendo li iuoi ardii m due parti, che fiandcraeao muitipiicando» fino
I, 4che numero II vorrii,con queita regola .
Il Triangolo in 6. iz. 14. 4g. 96. Sic.
11 Quadro in 8. 16. 64. ìi8. &c.
Il Pentagono in io- 20. 40. 80. i<5o. &c.
L'Eptagono in 14· iS- 5<i. 112. iz4.&c,
I Ter acçïefcerei lati delle To'àgone, cioèdefiderando i lati di vna data figura alquanto maggiori, G Operi nel-
la maniera, ciie feguc. Sia v. ç. il lato DE, maggiore di BG, dal centro A, fi tirinodue lince, che pallino
per gl'angoii £C, di qqeila lunghezza, che farà bifogno, e fra quelle fi ponga la raiiura maggiore, che fau
parallela allato SC,chc facendoli l'arco maggiorcj il tutto fi hàucri: figura
4 rOuatqVì può fAve in varie inaoiere, e priraierameisEe fatto, chef! è vncrcoiocon duedlamecri,come AB ,
CD, dalli punti AB ,fi faccino due aitri circoli cguaii al priaio, poi dal punto i), fi tin vua linea, cho
piiiiandopcr il centro A, arriui iîiûno Sila fua circonferenza,poi ponendo vna gamba del corapaffo al pun-
ÎO D, con l'altra piglifi i'inicfualio E facciafi l'arco EF, e facendoli fmiiïc dall'altra parte, i'Ouato
farà faite; figura 4.
5 ?cî l'omto più tondoih longhczza. fua fia diuìfa in ïrè parti eguali, come A,B^Fjfaccianfj due circoli in mo.
do,che vno tocchi il centro deirakro, poi alk iettioni D,& E,tìano tirate due imee,che paiQno per li cen-
iri, come EA, e FB, f igiin di poi con il coaspaiTo il diametro delli detti circoli A F, e ponendo vna gamb^
in D, con l'altra fa cciafì l'arco GH, e facendo ilmedcfirao dal punto E, iara fa ito 1 Ouato; figura 5.
© Ouato d'vn'alìra maniera,· nano due quadri perfetti congiunti infieme, e fìano tirate le lince diagonali nel
mezzodì clic faranno duç centri G,& H,gli altri due centri faranno E , F ,pongaiì primieramente voa_^
gamba del compaiip a! centro E, con l'inten^allo F, i. facciafi l'arco i. 2. & il mcdciìmo fi facci in tutti
gli aitn punti Ê, Of & H, che fi hauerà i'Ouato figura 6,
η La vera prnttica di fu e l'Ona !o,che fia^ufliiJìmOit che fipojja ridurre à qudfuiogìta lughe'^Tia è la fegueu·.
Sia dato il Quadrilungo A BCD, fig·?· dentro del quale vogUamofare vn'Ouat®. Si diuidano primieraminte
le linee AB,DC, AD,BC, in due parti eguali, ne'punti G,Em,F, da quali fi tirino le lince EF,GH,e per ri-
trcuareli due centri fi pigli la lunghezza EL, col com 5aiÌo,edi poi polio vn piede in G, eoo l'altro fi ta-
gli la linea pyoci i,ôiE.,chcquefii farànnoi due centri per deicriuere I'Ouato,
Ji ciafcDno di oueili duoiponti Π fermino idue chiodi ,econ vn ipagoche fi pani da G ,
c vadi al chiodo T, da 1, al chiodo K,&: da K, torna in G,dcue fi facci vn nodo con i duoi
capi, e ponga fi cofa, che nel girare detto nodo ^|torno4i chiodi ben tirato laicia di lo
veiligijjChehauremmovn'Ouato perfettiflìmo . ' .
8 Con la medefu^aprattica li Muratori fanno quaìiii36|lia Ouato per le Volte, e tutti à
vnamcdefima altezza , benché di larghezza diuerie, come fi vede nella figura 8. neiia_
quale alla medeilma altezza CD, fi ponno deicriucre Ouati più, e più larghi.
ρ Per non lafçiareadictroqucllo,che può dilettare] virtuofi ftudenti voglio adurre altre
pratìiche, per formare le Poligor.e,
Trima fatto ύ arcalo, l'appertwa dd compapo capì/ce Jc}. volte attorno il circolo, doue fthà ΐΈβ^ιξο-
m, e lafciitndo τη puntosi, e ì'Mirc ì^ò, β hauerà »n triangolo Eqmatero,come il circolo
Γ 0> ".J- - -----, J. - - - ^ ---
' compaffo sè ne piglia j. e così fi dcue procedere fiano di che numero β voglia le
è dinh in tré parti epuali. Vcìendo mi vn pentagono dt lati egualiì portion del circolo BC,fidì
uica in ^.pani cn>aU,e di quelle 'y.parti Jc ne ρϊρβα con ilcotnp^ffo.e principiaxdo dal punto ^,
fifignino i punti 4.1, çhe congiungendo qpicHi punti con lince rette fi hauerà il Tcntagono.
ScvoghiiïHolapghradtll'Éptagonodijetielati'eguali, β dhn^ la ter^aparie deltMelo inferir
parti eguali, e conti compaffo sè ne ρίφα e così fi d
figure equilatere
blenni β circolo dimfo in ^So,gradi, mk ejuiui bafla.cke noi β ricordtAtno,che gUgradi fono
le piccioli diuiftoni d'vn circolo,come β vede nella figura tocche la q-tarta parte del circolo Jo-
no po. gradi NO, altri po-OV,^ Τ D,il rimanente, e per waggìer dìavs^'s^a efpornamo lafeguente
tauola della qt^antità dell'angolo dotmto àciafcuno de lati di qualfiHGilia figura regolare contenuta
nel circolo. "Ber tfismpio ,β vorrà fare vna figura di 5. kti,,facctaft ne! centro del circolo, çhe deus
coxiUneje dena. figura vn angolodigradi yz.che tanto deue hfi'ierc il lato difmile figura, çome per
ejjempio, f angelo L^L,ihe altro non vuol dire, fé non, che H lato LL, entra cinq te volre nel circo·
ιό.. Sç poi βνοϊϊά la figura fudeît a minore, faccia fi nel medefmo centro M , il circolo della defìdera -
ìagrmde7^^a,co]ne LL, epÌglifipervnodefuoi lafila Unea O.
2^ell'tHejfo modo ,Je vogliamo vna figura di f lati habhimo nella Tauola l'unge lo / e,· il fuo centro,
çhe è gradi 40. c così β formerà ogn* altra fgtm.
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Diui- |
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-ocr page 20-Diaifione della Proipetdua in Naturale^
Er Proipetiiua naturale s'Inîentîe tutto cÌòjche è rapprefentato dà qualiîuogîiâ oggetto vifibi·
ie, nel quai oggetto fj comprende la iua diminutione, fecoadc, che all'occhio appariice appi»
ciolirfi ρίίι,,όmeno per la maggiore,èraicorediftania dall'occhio.
Sono gl'oggetti vilìbili, parte prodotti dalla ìiaturase parte fatcì con artq quelli che fono prò»·
dotti dalla natura, intendiamo 'P^e/ì, monti, Mare,i]ole d^c-queili fatte con Cittàt
νίΙΙε,Ψίατ^^β, BorghiyCaJe &c. adunque fimili vedute fono Profpettiue naturali.
i' ί nieotionc del Pittore è di rapprefentare in ν na fuperficie piana i corpi ioiidi, ò figure di rilleuo, & ogni
cola veduta da lontano,,fia Tacfe, Monte, Mare , in ioiama tutto ciò , che l'occhi,ο in vna fol veduta può
fcoprire, c ìuEtoqueilo, che fi rapprefenta, fi dimanda Proipettiua prattica.
Benché la Profpettiua prattica fia imitatrice della naturale apparenza, & ogni apparenza fia notiiSma, per
Profpettiua naturale , nondimeno è falfa la credenza di quelli, che iìimano efiere in fuo arbitrio il potè·
re leuare copie con cffatczza degl'oggetti naturali con vna icmplice prattica, così alla cicca, e che lenza
sltro artificio, e intelligenza debbano riufcirli le coie proportionate alle naturali apparenee ; e però ve-
ro , che vi fono modi per afîuefaïe la mano in btcuìilìmo tempo àleuare copie dell'apparenze naturali, &
à fare dellebelliiGme Profpettiue Teoricamcnte, fefizafâpernele regole, e facilitare l'intelligenza fr4
quali A\cq con Leùn BmiftaMbeni, che non fi può trouarc cofa più commoda delί''ί'/o, il quale iì ado·
pra nelle fcole per lucidare li quadri, percioche con la medefima facilità fi lucidano l'apparenze na·
turali, e chi fi affuefarà à ritrare il naturale, con l'aiuto del /'e/o farà l'intelletto, e la mano tanto eflcrcita-
ti al bene, che tuttò'qucllo, che s'affatticarà di fare parerà naturale, la qual cofa vediamo quanto neila^ ■
pittura fia da efiere dsiìdcrata .
E ie alcuni Maefiri fono pigri, tardi, e lenti, non auiene da altro, che trafcurano il fapsre il fondamento di
quello, che s'aifatticano di fare, e mentre, che fi eilercitano in quelle tenebre de gl'errori, vanno tentan-
do, c cercando còme timorofi, e meri ciechi lai! rada con il penello, come fanno gl'i fteiiì ciechi cercando
le vie, e i'vicìte, cheeiTi non fanno conil loro baiìonccilo.
TietYo Tefici, nzì iao Liceo della "Pidura doue è notato tintelligcnTia , el'vfo hà efpreiTo la prattica cieea , còme
habbiamo qui la minore figura, e noi habbiamo efpreûo la Prattica adocchioapperto, che opera con la
Teorica. 11 detto Tcfla dice nella iegue-nte maniers? U Teorica, è per sè fleffa di legami auinta, e U Trattka nel-
la fua libertà} è per feMe§a ckca, ma chi in età dì frejchi anrd neUi^udi^ dipitltriW, ìlbuono di granMaef^ro apprende,
e poi auan'^anàcfi ai imitare da sè gl'oggetti della natura, entra nel detto Lkeo di "Palladc, e vi troua, intende l'ar.
te della Matematica, vnifce egli la Teorica ella Tràtticd, e fpogliandole de i loro diffetti , con felice accompagnamente
f[ellaintelltgen'^a,cie[lSfoâfeacfnfia glorindincT,e,&al^
Volendo fecilstarc l'intelligehEa, & entrare conbreuitd nel Liceo della Tittura, facciafi qualche Hucìioeoli'e'.'
lOi ch'ogni minima fattura fatta con l'applicatione fceprirà più in vn'hora , che con qualfiuoglia prattica
in yn giorno, & inilcme li riufcirà di pratticare la Profpertiua fenza fapcrla, e fcopriri con grocchidèi
corpo, tutto quello, che fi confiderà con gl'occhi dell'intelletto.
Intenderà facilmente cofa Sano raggi viiuali, che quando fi confiderà vn'oggctìo fj forma vna Piramide fi-
lmile alla baie, e come quefta Piramide fi taglia d trauerfo Matematicamente,e come nella fuperâo? della
fettionè ha fempre la vera, e giuflifiìma imagine, ò ritratto dell'oggetto j vedrà , che cofa fia punto delia
veduta, punto della difianza, punto accidentale.· che cofa fia linea Orizontak, è che fia Orizonte natura»?
le in fine vedrà chiaramente Ja Teoricaaccompagnstaalla prattica. ^
Si può adunque con ragione formar cncorcij a qucfionofiroFe/o, · chiamarlo lucidiffimofpecchioairoc··'
chio deirintellctDo, e benché in altri tempi ierui di ofcura benda, per fpiegare il cordoglio delle tenebro^
funerali, bora qua! rifplendcnteSoledifcaccia dal Cielo dei nofiro intelletto le tenebre dcU'ignoranza,e
lo rende illuminato del vero fplendorc della verità.
'Leonardo da Vinci, tra lì juoi hellifimi auuertimentì della ΨίΐΐΜτα al cap.I - dice hifogna japere di Thfpettiua, al cap.^z.
adoprare il Vetroy cap. po, fapì di Vrofpettiua, cdp. 174. che sii prima bon Vrojpmme. cap. ^78. lucidare con Veli,
è Fetro, cap. ji^p. U Trojpettim, è la briglia, e timore della Pitture · /
Alia paffata difïi nitione comprcn<Ìiatuo, che la Projpcttiua prattica, è vn'arte, che ci rappre-
fcnu degl'oggetti fopra vn mezzo diafano, come r?iro, 3>V/o traiparcutc nclli punti,dout*
quefto mezzo taglia li raggi vifuali dell'apparenza degl'oggetti.
Dunque il fine della Proipettiua è di rapprelentar fopfa vn piano, come è EFGH, gl'oggetti,
che fono perdili, in quella maniera,che vediamo qui ABCO, rapprefentato in IKLM
me fono veduti alla trauerfa diqucfto piano.
Per meglio intender quefto .Supponiamò, che Saper terra vn'oggetto, come ARCD,c che l'occhio del rU
guardante fia in O, fe fi metterà fari l'vno, e i^liro vo corpo traiparente, come è SFGH , le fettioni delli
raggi dell'occhio faranno delle perpendicoIarilfâ^^Rti SI, TX. che ci daranno la figure lKLM,in manie-
ra, che l'oggetto apparirà in queflo corpo trafparcnte,n che ci fa conofccre, the iuna l'arte della Trofpetti-
ua rm è altro, che riironare la fetiioHe delle /i«eff,pcrcioche il piano EFGH,taglia la Piramide viiualc ACBD,
&0, nella fettione habbiamo l'apparenza della figura IKLM.
La ragione della prattica data dà noi, fcruirà per ritrouare quçiie fettioni,perche vnalinea iolo nonpuò df<
terminare cofa alcuna,perciòènccciÌ3rio,che ve nefianodue,cfacfi tagliano per hauert vn punto; bora
polche gl'è certo,che dal noftro occhio all'oggettofcmprc fi fà vn raggio,ouerô linea retta, quella oon^
ci può mai mancare, mà per hauer l'altra, che la deue tagliare, bifogna, che noi c'imagtniamo, che dal no>
ftro piede fi faccia vn centro, di doue fi parlino quantità di linee, che vadino a gl'angoli dell'oggetto ,chc
noi vediamo, come dal centro P, à gl'angoli AfiCU > le quali linee efTendo tagliate da qualfiuoglia piano,
come è EFGH, tuire quefte linee, come Ρ A, PB, PC, Ρ D, phc erano Orizoiuali, fi driûzano, ediuentano
pcrpendicolari, come PB, diuenta QM, PD, djuenta RL, ^Cr
icrche fe elle rimaneffero Orizontall, li raggi vifuali non le tagliariano ie non airoggetto mcdefimo ,douo
fi rincontrano tutte ciu.ç, per qucfto fi fupponeogni volta vn piano fri l'occhio, e l'oggetto , perii quale fi
hanno le perpcndicolari, per trcuare li punti, per formare l'apparenza de gl'oggetti quali fi fiano-
Quel che fi è detto è piìi toOoper far concepire la noflra prattica del f'c/o, che per feruiriene in rapprefentar
Profpettiue, perche èia mcdcfima,mà più facile, perche in breuiffimo tempo fi trouano li quattro punti I,
K,L,M, e d'ogni altra figura, benché difficile, alla qualprattica fi potrebbe darequeftadefinitione.
l'arte della Profpcttiua prattica è di fapcrerappreicj)ia*e tutte l'apparenze de gl'oggetti fopra d'vnar^.
Muraglia, ò qualfiuoglia altra fuperficie trafparente, come feto. Vetro &c. in quella maniera, che in cfictto
noi le vediamo, oueto, che noi le concepiamo neli^ noftra I4ea figura 1·
a.
I
Chnografia è il piano, ò pianta fopra il quale fi vuole alzare qualche coia, come ABCD, è Vlchnograp4, &
piano d'vn quadro ridotto in PrQÌpettma figura 1·
Omografia è la facciata,òÌl prof petto dauanti de gl'oggetti fcnza lontananza, talché EFGH,èl'o«Ae·
grafìa, ò la facciata d'vn Cubo, perche ficome ì'Iònegrafja rapprefenta il piano
vna iemphce rapprcfcntationc di ra latodiritamente oppofto all'occhio figura
Scenografia è la eleuatione, ò alzato dell Oggetto perfetto, con tutte le dìminutÌoni, & ombre, tanto del
dinanzi, che dai lati, che fi peffono vedere in »ea occhiata infieme, come IKLMNOp. Noi a fine di ri-
durre quelli nomi, ò termini più intelligibili nominaremoda ^Ui auaoti l'ichnografia fùntaf l'Orthegrafiafac·
ektà,fi^i(eMgrafitteleuamne,èaÌ3^atedeiiHtsoè§^rà^.
ν.' .· ^ ν .
-ocr page 24-'Qptìca c'infegna, che gl'oggetti ci danno le loroapparcnze fecondo gl'angoli, fotte de'qualifo-i
no veduti, & quefti angoli, fi pigliano RsH'occhìo doue fi rincontrano lelince, che fi partono
dall'oggetto,perche tutte le cofe 11 vedono fottoà qualunque angolo vifuak; rnà quelle cofe, che
fi vedono iotto minore angolo appariieano mÌBori, c quelle > che fi vedono iotco a maggior an·
goloappariicono tnaggiori.
l'er eiknipio, l'occhio A, figura i. guardando i] primo oggetto BC, fa due raggi AB, & AC, che fanno nell'-
occhio Vaogolo BAC, fe il medefimò occhio A, guarda il iecondo oggetto, fi fanno parimente due raggi
AD Aif? cìK fanno l'angolo DAE , minore, che bAC ,l'angolo del terzo oggetto FG , e ancora più
picciolo . lìa.queiìaeTpcnenzà'dunquebifogna concludere , che gi^ggetti d'vgaali grandezze, h più,
lontani fono vedun lotto vn'angolo più picciolo, e perciò le loro apparenze in Profpettiua deuono efiere
più picciole .
Da ciò, che fi è detto di fopra, neïegus , che gl'oggetti, de quali parliamo, effcndo fra due parallele, come
£F, & CG, figura a.l'apparcnzediquefie parallele terminaranno in vna Piramide,efi tagliarannoalpua«
to della veduta, quefte linee jBF, & CG , ie foiìcro continuate terminariano al punto della vcdata (comca
fanno le due parallele BO, CO, figura quello fi preua mediante gl'angoli minori,cmaggiori, iecondo
la quantità de punti ; che fi piglianoà confiderare, come ionoBC, DE, & poiché l'angolo BAC, è
maggiore degl'angoli FACi,& in quciìa maniera fi procederà in infinito .
Siche le due parallele BP, & CG, quandofofierocontinuate, ci appatinano concorrenti al punto della vedu-
ta, come fanno le due linee ÌJH,& CI, e per quefto tutte le linee tirate alpunìo della veduta nell'arte della
Profpctìiua, fono tenute per parallele fràdi loro, ■
La terza figuraci mofira quanto habbiamo dettojpoichefuppoiìo^cììe gl'oggetti apparifcano cali, quale è l'-
angolo dentro il quale lono veduti, ne itgue, chcfe haueremmo più lìnee dentro à vu raedefimo triangolo,
elle non douranno apparire eguali fra di loro, e perciò diciamo, che tutte le linee, che fono comprefe trà i
lati longhi del triangolo BOC, appariicooo eguali fra di loro quantunque elle fiano ineguali ; neil'ifieiia
maniera,fe noi habbiamo vna quantitàdi Colonne, è VìUiìn, da vna parte ,e dall'altra la vaaSala ,faria
neceiìarioj che tali oggetti fotìcro veduti fotto diuerC angoli, e per quefto, che apparifiero ineguali, quani-
tuoque folierùegu'aliìrà'di loro. Per eilempio efiendo l'occhio in A,le da i puntldel primo oggetto BC,ii
tiranoiinee al punto della veduta Ο, retta mente oppofto all'occhio A , queile linee BO, & CO, fanno il
triangolo BOC, che terminerà li?»/BC, D£,FG, HI, KL, dunque quefii fono eguali tradì loro,bcn«
che in appareìiza fìano ineguali la ragione è, che le linee BO, δε CO, fono tenute per parallele, perche fi
tagliamo al medetìmopuntodentro all'Orizonte, il che fi vedrd più chiaramente al foglio j j.
Adunque il y^iKZwefifo è formaìp dentro vn triangolo, l'altezza deile Colonne è cotnprefa dentro à vn altro
triangolo per partej & il Soffitto dentro ad vn'alcro triangolo, e tutti quefii quattro triangoli congiunti in-
fieme fanno la figura 4. terminarann® à vn fol punto, come A, che è il punto della veduta, doue tu tre le pa-
rallele fi vanno à congiungcre,pa queik proue comprendiamo,che gl'oggetti lontani 3'appicciolifcono, e
che tutte le linee, che fi tirano di fotto, ò di fopra àsiWc Colonne, fono aiìolutamente trà di loro parallele ,
perche concorrono al punto delia veduta A.
qui auuiene, che fiando l'occhio in capo d'vna Loggia ci pare, chi à poco, a poco il Soffitto s'abbaflì>il Pw,
no s'inalzi, & che i Lntiu refiringano in forma di Vkamide, fecondo, che dall'occhio s'allontanano.
Quel, che habbiamo dettodel punto della veduta, fi deue intenderedi tutti gl'altri punti fopra VOnionte» fia»
t»
no in qual luogo fi vogliano, pcrche tutte le lince, che fe li tirano,deuono efferc tenute per parallele,
per quanto io hò fcoperto nel diicorrere con quelli della profeffionc, fono nel mcdefimo errorcy che io fon (ia-
to longhiiSmo tempo, cioè dicono, & intendono effere il punto dell'occhio in lontananza alla più remota
parte della vifla 1 queflo è verifiimo, in quanto Π confiderà la Profpettiua Naturale, come perciTempio>
due lunghifllmc file di Colonne, ò d'Alberi, all'occhioapparifcono concorrere come al punto 0, figura
Nella Ffofpetnua Prattica,tal lontananza non fi confiderà per lontana, perche è la più proffima dell'altre
cofe, effendo quella, che ci dà il punto dell'occhio nel quadro, che per cffcrç cfprclûinpiù luoghi, ael prc^
Ìcntc traìtaio à quelli rai riffictìo.
Come fi comprende/che gì'oggetti fi Veggano
per raggi Vifiui^ che formano airoccko
Olendo not chiaramente coriìprcndcrc queila verità de gl'Angoli Vifiui, c come la multiplicki
degl'angoli formano vnaTiVeBiidc la di cui punta teroiina nell'occhio, e la baie ne gl'oggetti ,
poco importa il cercare, ίί «dall'oggetto fiano taandatc k fpctic delle coic allloccjijp in forma di
ΊΗγφιίάε, come infegna ^rifioiiie, oueroie l'occhi® mandi li raggi all'ogg«to nella mcdciima
foictna, come vogliono i "Ptoos/ci.
Per iœpoficffarfi di quefta imaginatione , habbiafiqualfiuogìia corpo folido ,ò figura fuperficiale, come la^
muraglia A A, 6gura i. fupponiamo,chc dalle eOremità A A, fi fpichino due linee concorrenti all'occhio β.
Bel quale fi forma l'angolo ABA , ouero, che dall'occhio B, fi ipieano du= raggi, che terminino in AA,
fiche mettendofi inanziall'occhio qualfiuoglia mifura , come la mano C , tenendola in maniera , che co-
pra tutta quell'altezza della muraglia, quefta mano toccherà quelle liaec imaginarie, le quali in quel Cto
noo fono più diftanti dall'altezza della raanojtnâ fe mettiamo la mano piìiappreffo all'occhio, come irj D,
parerà, che la mano fia maggiore dell'altezza della muraglia, e ciò pe.rche m quel fico l'altezza della ma-
no foprauanza h diiìàazì delle dct te linee, e fà vn'Angolo maggiore,come DBF , e fe poniamo la mano
più vicino alla muraglia, come io E, former^all'occhio vn'Angolo minoFejConiC EBG,e la mano non co-
prirà tutta l'altezza della muraglia, e ciò perche in tal iìtola dillanza delle due linee fupera la lunghezza
della mano.
Adunque quefte linee imaginarie quanto fono più lontane dall'occhio, tanto fono più tra di lorodifianti, e
quanto più s'auicinano all'occhio, tanto più fi reilringono; fiche nell'occhio fleflo vengono à concorrere,
c formano Γ Angolo Vii3uo .
Nella figura z. fi ratifica con refpcrienza del lume,che li ra^i Vifiui, che efcono dall'occhio vadino à ter-
minare ne gli Oggettii Sia poilo vn lume nel luogo dell'occhio, pigliamo vn corpo ,fe non vogliamo ado-
prare la mano,come pereflempio vn balauftroj fe il balauilrofaràin egualdiiìanza , come era la mane
C, l'ombra fua coprirà l'altezza della muraglia,e fari l'Angolo eguale a CB A, le il balauftro farà più vici-
no alla muraglia in egual difìanza della mano E,farà l'Angolo eguale à EBG,fe tiramo il balaufi ro in egual
difianza della mano D, hauercmo l'Angolo eguale a DBF, fiche da quïfsaoperationeèmanifeOo, chçji
/jcome dal lume fifpiccano raggi,che fanno gl'Angoli nel medemo lumc,e vanodtrouare gl'oggetti, così
fi dcue credere , che dall'occhio efcano raggi VifuaJi, e vanno à terminare negl'oggetti, e formano gl'An-
goli maggiori, e minori, e la multiplicité de gl'Angoli Vifuali concorrenti all'occhio conllicuifcano vna
Ttratnide fiOiik alla bafe dell'oggetto, come meglio nelfeguente foglio fi vede .
®cl che bò voluto diffufamenic parlare, accioche li principianti ne poffino fare concetto folido, c fermo, dì
potere ipeditameote intendere > ciò che fiamo per dichiarare più auuanti.
u
-ocr page 27- -ocr page 28-La Profpcttiuâ Prattica reità fatta nel tagliare
Abbiamo detto, che gl'oggetti fi vedono per raggi Vifuali,e che qucfiiformano vnâ PlransidCrfi
Hora il fondamenio della Profpettsua confiP.c nella Settione, è taglio di quefta Piramide.
Volendo noi dipingere, dcbbiaoio imaginarfi d'hauere auanti gl'occhi tuìciqucgls oggetti, che
vogliamo fare, e farli i« quella raedefiroa manieri,che «a fe fteiìi fi trousno, come pereffem-
pio, fia l'oggetto H, fig· i> che co«y/y?idi tanti Cubi,ναο fopra l'aItro,e che dalle diuiûont dell'
oggetto all'occhio perucngonoraggiVifualirappreicntantu punti dell'oggetto, dalli quali fi fpiccano ia^
manie»a^ eh® da tutti i raggi vifuali, che all'occhio peruengono, fi formi vna Piramide, la cui baie fia ncll·
oggetto H)e la punta nell'occhio E.
imagiaiamoci liunquc, che trd l'occhio, e l'oggetto s'interponga vn ^elo, ò altro hjc^^i^o trafparente, come AB
CD, il quale tagli detta Piramide, reflando nel Velo la madeCma portione dell'oggetto, come è FG,non vi
è dubbie, che iiando l'occhio E, femprc nei medeilmo modo immobile, per li medefimi punti del Velo,
fempre vedremmo li medeCrai punti dell'oggetto, mentre le linee dell'oggetEo mandate all'occhio, fempre
paiiaranne per li medefimi punti del Velo. Adunque, fe tutte le linee lafciaflero nel Velo i colon delle parti
dell'oggetto, donde vengono, certa cola èjCherefiarebbe neli'e/ociprcffa cffatiffimaracnte la figura dell-
oggetto raedefimo, e queftà farebbe Pittura in Proipcttiua, fatta dall'oggetto all'occhio del Pittore, porto
in tal difianza, & altezza determinata? la qual altezza, e diiìanza is vcniil'e variata, rimanendo il Velo nel
medeiìmo modo, fenz^aliro diuerfo apparirebbe ael rc/o,fecondo la varia politura dell'occhio, a cui c'itna-
gioiamo, peruetjire li raggi. Noi dunque habbiaaioda efprimerc nelli Quadù, ò Muraglia la figura iftcìFa,
che verebbe fatta nel Velo, come dì fopra.
Il primo auuertiojenio peròjchc noi daremmo, fari queiìo: che potendofi fare il taglio della Piramide in va-
rie naaniere, cioè Retto, oWi^Ko e per taglio l^eiio intendo quello, che è fatto parallelo all'oggetto, come
è nella figura ì. taglio come nella figura i.) Si deuono però lafciareda parte i tagliperche
effendo per l'ordinario veduta, e confiderata la Pitturain fronte,l'occhio in tal cafo farebbe lontano dalla
puma della Piramide, c verebbe perciò a fare diuerfo effetto da quello, che habbiamo intelo di rapprefen*·
tare.
Jmpercioche la Pittura totalmente rapprefenta quantofi è sntefo d'cfprimere, quando l'occhio ii pone allâ
punta dilla Piramide , che habbiamo intefo di tagliare, e fe bene ogni fenfibile diftanza dalla punta della
piramide, non fa fenfibilc differenza, nondinccnoh Quadrihtti in fronte,non fi poffonogodere di fianco,e
per la medeiima ragione ne meno quelli, chf fono fatti di fianco,mai f> pofionogodere in fronte, cpcrò
quando ariificiofanìcnte in tal maniera fon fatti, bifogna parimente miiurariidi fianco, per vedere per-
fettamente rimaginc, che contengono.
Tri li dunque fatti in fronte, e quelli fatti per fianco vi è quefta differenza,che li fatti per fianco vcdu«
ti per dritto, moftrano la figura maggiore del luo vero, & in cfiettonelli é maggiore,mi quek
Ji, che fono fatti per dritto,efleado veduti per fianco, la moftrano minore, benche vi fia dipinta al natu-
rale; fiche tagliando la Piramide con taglio Tìetto, e non Obliquo, hauercnomo nclFelo quel, che intendiamo
di fare, e fchmarenimo quelle deformiti delle figure maggiori caufate dalla Οέ^κζίίί del tafjìo.
E perche l'Oè/i^ziiVtì dei quadri fi poffono confiderare in due maniere, cioèdadefira , oda finiiìra,ouero di
sii in gii), ì'vna, e l'altra dourafchiuare il Pittore (quando però non gli foffepropofta qualche fuperficie
immobile, come di Volta, ò d'Arco) e fi deue collocare ÙVelo, che ftia perpendicolare; acciò non veniamo
ddatenellimedefimiinconuenientitntornoallagrandezza dcirimagini, della quale di fopra habbiamo
parlato, e quando il Velo Μ ìàaagQÌo inetto non Mo ctìo Velo, mà ancorai lati deuoDoftare perpendico-
larmente.
Auertafi ancora di collocare il Velo fopra il Qί^adro, ο altro luogo doua vogliamo trafportare la Profpetilua
nell'iftella maniera, che ftaua, quando fopra dieffodifiegnauamo gl'oggetti, aìtrimente,fe prima l'hauef-
fimo tenuto cob qualche inclinatione, e poi fopra il Quadro, ò altro lo collocafliaio àpçrpendiçolo gl'og·.
getti vcrcbbero ad inclinarfi con deformità indicibile.
-ocr page 29- -ocr page 30-I per dimoftrarepiù chiaramente, che li raggi vifuali formano Ì!nATkamide, e ehc la Profpettiuiû
' refta fatta nel cagliare la deità Tiramide , c per dare piena iodisfaccionc alli curioG , proporcin-
rao nella prinaa figura vna linea (ola nella z. vn triangolo, e nella vn Quadro, per meglio inìcn-
dere la figura Î. del foglio 7.
Sia vna linearetta porta m piano, & à caio, cioè tratta alla ventura fopra il piano ABGD, come
la linea EF. certo è, che dall'eftrcmità didctca linea » £ partiranno due raggi viiuali concorrenti all'occhio
G, nel quale farannol'angoìo EGF,efefari trapoiîofrâl'occhioG, &la linea EF^vnFde^ouero vn Qua-
dro, come IKLMj li duci raggi vifiui remeranno tagliati in N, & Ο, cffendo l'occhio G, perpendicolare al
Feb iK.I,M,ci da il punto àeìÌA Feduta p, e la linea TV, per hausre li duci punti N, &0, biiogna>
che del noiìro piede ù faccia vn cenrroj come Hj dal quale fi fpiceano due linee, che vadino à trouare li ca-
pi dellaEP,le quali effendo tagliate dal piano LM> la linea EH > refta tagliata joQ , dal qual punto û
deue drizzare vna perpendicolare, fiche tagli il raggio EG, in N, e facendo così dell'altra, haueremnao il
punto O, e tirando la linea NO, ci darà l'apparenza ddla linea EF.
Kella feconda figura vi è h fupeifieic triangolare £FR, porta nel piano ABCD, della quale fi troua l'apparen-
za nella mede&asa maniera, perche il raggio FG, refta tagliato in O, &ilraggio EG ,inN, & RG,in S.
Non habbiamo tiratole lineedelcentroH, à gl'angoli della fnperficic triangolare ^ per non confondere, e fi
trouano pariincnie Ifpunti N,0, S, in vn'altra maniera, con tirare dagl'angoli E,F,B, hnee parallele, co-
me EL, tirando L jalpuntodella/'rc/K/^P jilqaale èfopra la linea Oj/^onza/eTI?', che ci darà il punto N,
facendo cosi dagl'altri, come fi vede nella figura 5.
Nella terza figura del Quadro EQQX, nel piano ABCD , fì troua la fua apparenza nel Velo IKLM,con più
faciliti delle foprade tee,atceioche hà vniuo lato, come OL, nella medefima linea della fuγerfiάeyc\\txa%\^^
iduoi raggi EG) & XG, dall'angolo L , dunque del fia tirata vna linta a.· Timo dcììa J^edutaP, cho
taglierà il raggio XG, nel punto R,e quella dell'angolo O. taglierà il raggio EG , nel punto Ν > e tiranda
la linea NR» baueremmo l'apparenza dei Quadro EOLX, nella fuperficie del taglio, come NRLO , echo
qucfia maniera corrifponda alla fopradctta, fi vede chiaramente perche il raggioXH, refla tagliato iru.
Q, dal qualealsano'o la perpendicolare QR ,quefta tagliar^ il reggio XG, in R, come nel medelimo luo-
go taglia la linea IP, e la linea i-R j ci dà l'apparenza della linea XL, e la linea NO, ci dà l'apparenza della
EO. . . ...
4ί
Credo, che da queRe cperationi reflarcmmo certi, che gl'oggetti fi veggono per angoli vifuali, e che li più
lontani, fono veduti con minor angolo, e parimente, chela multiplicité degl'angoli formano la 'Piramide
vifuale, c che la Pittura in Profpettiua, altro non rapprcfcnta,che il taglio della Viramide, e perfacilitart.
tutte le brighe, fi puola adoprare il Felo, fin che potiamo eifercitare poi di pratticaregolata dalle ragioni
Teoriche, il che riufcirà ad occhio^apperto, e non alla cieca.
uioitia quanto l'occhio è aliato da Terra; Qucflaè la parte principale de i Qiiadyi, cioè Adirei! collocare
t'Orbante conforme il bilbgno, cioè piìi bailo del natarale, ouero piiialto, e fucilo deue regolar tutta l'ope-;
catione, sìddl'Archiietcura,c?piantediFabriche,come delle raifure,&altezze delle figure .
Issile Piììarg immobili» che fi fennoncliemuragliejtfufficti di Sale, e Loggie, l'altezza dell'occhio deue con-
flituii-fi crdinarianaente conforme l'ailczza d'vna giufia ftatura.
Come par cffempio lidaoipilaiìri CD , figura z. fifuppongono cffere all'altezza d'vnagiufla flatura, echi
Erafcarei'àquciìaofieruationc veni ben ipeiioii dare in cole improprie , & icnproportionate alfito delic^
pitture, e chi diligentetncn^e le offcruaràj verri à fare opera di mirabil perfcuione, che mganaranno l'oc··
chio, e faranno iìimar vero,quel, che è finto dall'arte.
Quanto çoi à Quadri mohi'J,e Tùrtatili t non fipuò affignare vna regola così ftretca, in riguardo alla varietà
dell'altezza, nella quale effi quadri poanoefierc polii, rnà,fc fi preucdeifeii lu jgo nel quale fi deuono mct-
cerej riipetto à tal luogo iarebbe vìile, anzi neceitario hauere la medcfima offeruatione, c'àabbiamo detto
dell'imobile.
Queiìoèiiuillojchchàcaufato noopiecioladifputa frà li migliori Pittori, poichealcuni dicono, chenelli.
Quadri bifogna,che l'On^onte fia dentro all'opera, e che la profpettiua permette, che vn Quadro polio aiTai
alto di fopra dell'occhio, porta il fuo On^oste particolare.
Gl'altri non 'Cogliono l'Ori^oìite dentro al Ì^Wco, ferucndofi del naturale in qualunque luogo, che fia pofto il
j;ÌWìO,la+oro ragione è, che tutto quello, che è nei Quadro,m^i^ztìtàfìà'naturale. ISiondimeno vediamo,
che ticiam, "Paolo Veronefe, "Pietro ΎαοΙο J{hhen/t, e Simon Vouetiì, hanno pofio nelli Qtf.adn fuperiori all'oc-
«hio rori^oi/e allai bado più d'vna giufia fiatura,come per effcmpio la fig.^ Òc meglio al fugiio jâ. fi vede.
Wa perche quaichc volta fi hanno da rappreientare hiiìorie da collocare in alto, biiogna , chela lodisfattio»
ne commune refis antepofia alli veri precetti dcU'arte, ponendo lOrl^^ontc KXioixQ alto, più che non e IVrl··
^onrcdella figura i. e queflo è per poter vedere più ipauodi Paefe,alla maniera, che hannooperaó, Gw-
(vmo Collotti,e Stefanine della Bella,neli'i diiegni di Fierc,&altre cofe firaili,aelle quali è neceffario eiprioierc
gran tratto di Paefi,emultiplicitàdi Gente, non fcordandofi però in tal caio di fare , che ogni cola corri-
iponda à qusli'On^-^owepoftoinaltQ, accioche appariica al ipettatore di vedete ilrapprefcntacod'vna..
grande altezza.
In quefta linea Or^ontale fi pone fcmpre il punto delia Veduta, & j] punto della diilan^a, e qualche volta li punti
accidentalii & è fsmprc parallela alla linea della terra, ouero alla linea da bailo del Httadro m modo, che tut-
to quello, che è più baffo, che l'Otf^^ente fi vededifopra ,c tutto quello, che è di fopra fi vede di lotto, c di
tutte quelle cole,che fono alla mede/ima altezza dell'occhio non fi può vedere, nè il difopra, r.è ildilbttoj
per efiempio dclli duoi pilaftri AB, figura î. fi vede il fuo piano difopra, perche l'Orizzonte è alto, e iuperio-
re à detti pilailrij delii pilaftri CD, della figura 2. non fi vegono li iuoi piani, perche la fua altezza , è nella
linea Ori^oatale, e perrifieffa ragione nonfidcuevedere il difopra dclli pilafiriif, perche fono più alti
deirOn:^o«ie,talchc l'altezza άΐίί'Οήζζοηΐε è quella, che caufa quefie differenze, come fi vedrà nella feconda
parte, al foglio 56. ,
H
Da qucflc cofe è manifefio,che i quadri dourebbono efi^ere collocati all'altezza, psr li quali fon fatti, perche
altrimenti polli vengono à fare difforme apparenza : Onde fi vedono Pitture Eccellentiflìme di famofiifi-
mi Artefici, che per efler mal collocate non dimofirano TEccellenza dell'Arte, anzi paiono diffettofe,co-
jRie quando Vn quadro fatto à vna bada altezza fi colloca in vna moltoalta, perche all'hora vengafi i pani,
menti dipinti Orizontalidmoftrarfi incliaat!, tantoché pare, che ie figure non dourebbono poteruifi fcr-
Piare, raàprccipitare vcrfo lo fpettatore.
ίΪί «V t^s»
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-ocr page 34-lé ' î ■ 1
DellOrizorite Naturale^ e dellOrizonte Artefîciale.
Er beneîntcnderc, che cofa fia Îùiea Oïi^ontale ne iQuadri, bifogna fapcre, che cofa fia Ori:^on!c,i[
che noi breueoiente, per quanto richiede i! noitro intento, dichiariamo adherendo in qucha ma-
teria, ch'è fuori dellanoftra sfera, aìl'opinione d'vn'Ecceilentiiiinìo Aftrcnomo, e Matìematico
quale fu il Dottor Caffini, che difcorrendo con me, così parspi |i Ìpiegaffe,
L'Ori'^onte Naturale propriamente è quella imea circolare,nella qiuile apparifie à nocche il Cielo conHnì con
la Terra, doaepcYÒ fia la fnperficie terreilre regolare, come nel Mare, e nelle grandi^me pianure, e quello β può chiama'·
ve Qrizonìe (enftbik, perche è η>αηί[εβο alfenjo, benché tal ncme gl'antichi αρρίκαβεγο ad altro lignificato, e β chiama
anche \aìurah,pcYCÌ}^iliuo βιο, e figura, viene determinato dalla natura : da qucflo è determinato l OrÌT^onte ^rtifi.
M λ! Λ 7. ^ .. ^ M. ^ î 4 *ΐιη rU/o ^^/ìtm ItTÂ') 6>ί Λ/τ^'νΐΛ nUrt ^ÎTm 1*rirrl-.in nA^fZ^fn ί> rst.'ì __77' ^ Ok Τ _ a-.....ì^
* V Ο f V Irjju I ^ «2 ·· •'J · VX. *··'·»»—Hi-JJ ^ I " «v» «ri j »«.>····"»-·' . , χ, j ν
χΑηφάαΙβ, perche gli ^rtcfci>come fonogr^Jrchiietti, 'Pittori, & altri,Je-ns vagliano,
^oi alle yolte credeuamo, che Je bene la Terra βα rotonda, è però la f.'iapipcrficie in Icntanan'^a, jempre pià β và difco-
flando da queilo piano, che alla Ιοηίαηαητα dcU'Qrii^onie JtrJibUe doixjiero concorrere,!;;^ vnhfi,come fanno dueperpen"
dicolari vicini, eh e Je bene yannoà concorrere nel centro della Τ erra, & in alto, Jempre pià vna dalί'altraβdljcoβaad
ogni modo aìVocchìG pare , che fiano concomnti verjo del Cielo·, mà dal medcfmo Matematico fon atiui/ato, che l'efpe-
rien^^a mgflra il contrario, cioè,che nslk graniì alte'^e l'Qri'^pMe Jenftbik termina euidentemente άψοίΐο dall'J-rteft*
ciak, reflando queflo fen.prç pm verjo il Cielo, & io hò vcdut ο queiìe άίβαίι'ζρ da lui ofiernate dalia cima d'rm Torre di
quefia Città, per altro ροβα in pianura, che non fono da fpre7;xarfi, quantunque l'altt\?^a, onde Jan prcfe, mrigmrdods
Idontieminmiβ<> picciela, e quanto è maggiore l'alte-^v^a del riguardante, tanto è maggiore qucfta difian:{a,
^t in rifpofla alla parità delle due perpendicolari, che mi peffuaieuano il contrarie, dice, che q:.telL· perpendicolarije quali
concorrono nel centr(i della Terra, ç pare all'occhio pare, che conc$riuno verfo il cielo , fanno nel centro della Terra vtì
mgdo piccioUffìmo, cdinfenféile, che forfè non è maggiore della decima parte dvn minuto,rnàchc quslkiChsfinno an,
golo maggiore,non β yedrehberotnai concorrere in vn punto,mà in qucJfmglia alteT^a riterrebbero la fua di[iani^_a\bei;>
che à noi, che βαπίο mila fuperfiae della Tetra, e non nel centra, auc concorrono,parçi ebbero pià vicine vsrfò la Terra^
che yerfo il Cielo, mà che ροΆο l'occhio nel centro, né men aueflo feguircbhe, mà apparirebbero parallele-, al contrarie la
linea, che dall'occhio vd à terminare allOri^^onte T^aturale/â con la hnea dcll'On-^onte^rteficì4c vn^angolo fenfibilcy
e ìaìito maggiore, quento è maggiore Ι'αΙίετ^'ζα, e però nonfiponno-pedere concor^^ereymafme effendaÎ'occhia nelpunto-
dotiffifà l'angolo,per efiempio., la linea BC,figA.. è l'Oriente ^rteficiak (['apponendoperò l'occhio del riguardante in
B,) & DE, è i'On:{onSC T^aturale, la Imeaàmque B, che partendo dall'occhio:, termina ndl'Qri':^onte T^atùrde , β
con la linea dell'Ortxcnie ^rtefciale vn angolo Jenfibile B, e tanto maggiore, quanto maggiore e l'alte^:^a.
JAk ritornando al noilro propofito ΐΌτί:ζοη(ε dei fiacre non è ùfenfibile, aia l'^rtcficiaie , con cui la linea
perpendicolare fa da per tutto angoli retti »
Collocato dunque opportunamente il Quadro DEF©, figura t. fecondo gl'aimertiraenti del foglio lo.edetcr-
minata l'altezza dell'occhio, come nel paiìato foglio j e quefto i?rà in Bs çoniidcriamo, che laiuperficie
del Quadro viene ad cfiere tagliata d^ìl'Orizotite ^ncÇciale, ìì taglio confti tujfcc ntìQiiaé o la lìnea retta CA
C,che è ì'Ori'T^ont? inlmello all'occhio B, & d fe flciia, qatiì^ linea dunque fj ha da fsgnare nei Quadro, co-
me regola di tutte l'altrs linee, che fi hanno da tirare: la linea, che dall'occhio B, ò raggio centrale, che à
perpendicolare alla linea Ori^ontale CC, ci dà il punto della veduta, al quale concorrono tutte l'apparenze
delle perpendicolari al Qtiadro, come HD, EI, Fii, & LG, l'apparenza della hnea AG,e la GL, & la AD»
ε la DH, la AE, eia Ei, & la AF, e la FK, e così s'intende d'ogni altra lin;a paralkla a quefte, c per-
pendicolare al Qiiadre: l'offcruationl da fariìituorino à queiìa linea fono là fegucnti.
Piiniieramente tutto quello, che ti rapprcfenta in altezza eguale à quella dell'occhio nofiro jò fia vicino, 6
lontano , iìdeae porre in queiìa linea, tutto quello, che è piùaii'o ircAafoprali; medefima linea , tutto
quello, che è più bailo, reOa di fotto.
Secondo tutte le linee paralelle aìì'Ori^onte gl'eftremìddle quali fono equidiftfnti dall'occhio noftro, dcuo^
noefferc parallele allamedeOma linea.
Terzo le linee parallele all'Ori^oK/e, delle quali vn'efireraa è più vicino all'occhio noftro, che l'alta inclina-.
no verfo la medefima linea, fiche la parte più vicina di ella reità piìi alta dalla lontana, così quelle, che fo-
no di l'opra, quanto più fi diicoiìano dall'occhio, tanto più difcendono , e quelle di folto tanto più afcen·
dono, in modo, che quelle di fópra ,niainonpoffono psiiarefotte la linea Orizsontale, ancorché infinita-·
mente fi difconaiìero, e quelle di lotto, rasi non paiTaranno di iopraj e però in infinita diftan2a,òs'mten.
dano terminare ad effa linea Ori-^^omale.
Adunque al punto della Veduta concorrono tutte le linee paralelleall'Or/i^onie parallele fra di loro, e le per-
pendicolari alla fuperficie del Quadro, in modo, che le fuperiori, con le inferiori, vengono à formare la fi-
railitudijtie dVna Piramide, la cuicufpide èinedopuntorapprefenìantslapartc rsmotiifiraa, e la baio
iontana daefia, rappreîenîa la parte i noi viciniOlma.
c
-ocr page 36-Er bene intendere quanto babbìamo detto nel paffato fogHo, Io dichìararcmp nelprcfente. é
{eguente,
per Ima della Terra, adunque intendiamo la linea da h<tflo del Quadro, doue fi fà ia commune fettio·
nedcl quadio, fopra la fuperficie della Terra, la quale è icœprc paralella alla luca Ori-^omaki
come ab» della prima figura FG,dclla leconda , & NO, delia terza, quciia /i e^ierue inu lte
volte per hauere le longhezze, c le larghezze, cotoc d remò qu» appceiio, e pa rtile è l'vituna
da Ιφ nel Quairot in ella û hanno tutte le miiure,& alcune volte fi dà principio all'apparente di gl'oggetti.
Del Punto dell» Feruta, Punto della Prefpettma^^Pi^9t9 del£Occhio.
Ρ Vitto àèlU reiuta, è Tunto della Vrojpettiua, ò Tmto Principale, ò "Punto M'Occhio, chiamiamo qud punto,
cbcfâ l'affe dell'occhio, ouero raggio centrale iopra la lìnea come E nella prima tìgHra,que-
fto è il "Punto dell'Occhio, ouero "Punto della Veduta fopra rori:(pntale CD, al qual Tunto fi deuono coijgiunge-
re tutte le l:oee parallele, che fono perpendicolari al Quadro, come habbiamo deito nel paffato fogho, e fi
nomina, Tmto della Veima, e Vmto dell'Occhio, perche rettamente è oppofto ali^occhio dei riguardante.
Ν On folo bìfogna » chc (ìa determinata l'altezza dcU'ccchio, e la linea Orfzontale con il punto della veì·
duta> ma ancora h diOanza del medefimu occhio dalla fuperficte del Quadro,dependendo pure da que-
lla ta deicrittione dell'altre linee, che il tutto fi dira più auanti.
Tunto della Dt^an^n è vn Tunto, che fi pone nella linea On^ontale, tanto lontano dal "Punto della Veduta, quanto
la periona deue tìarc lontana dal Quadro, per poterlo vedere ρ rfettaruente, alle volte iene noèttono duoi ,
& ancora quattro » e qucfti egualmente diftanti dai Ψημο della Veduta., come fl vede nelle pteienti figure ,
nella prima fono in CD, nella feconda HI, & PQ, nella terza. Per il mezzo di quefti delia D^an^a,
fi trouano tutti li fcorciamenti delle figure,
per effempio, ie dall'eiìremiti della linea della Terra FG, fi tirano due linee concorrenttal 'Pima della Veduta
K, & che dalli medefimi punti fG, fi tirano ancora due altre lin^^e, à queftì Tunttdelk diiìan'srt HI, tialU iet-
tione IM, che fanno quefte due linee vltime concorrenti, fi hà iofcorc'od'vni5;«i/ro perfetto, adunquo
FG » ierue per vn lato del Qtiadro lince, che fono tirate al Punto della Veduta fi nominano linee concor-
renti, e quelle,che fono tirate al fi chiamano diagonali. '
Delli Tunti Accidentali^ ο pofli a Cafo,
LI punti.Accidentali, fono certi punti, doue concorrono gl'oggetti, che fono gettati fenz'ordìiie fopra il
piano, li quali non û poffono tirare al Punta della Veduta, nè al Punto della Diflan7ia,mi folo alla vencura,
Òc à caio, doue s'incontrano nella linea Orizontale.
Come per efiempio, h duoi pezzi di legnò X Y, danno nella Orizontale PQ, li punti V, e non poffono
eflere tirati al Punto della Veduta R, nelB "Punti della ΰίβαη^α S, e Τ, Et alcune volte li corpi, ò oggttti fono si
mal difpofti, chebifogna fare queiìi punti affai lontani dal Punte della Veduta. Et alcune volte fuori della li-
nea Orizontale, delli qual punti alcuni fi poffono chiamare Aerei, & altri Tcri-cflrii fecondo r<nclinaiione
de i corpi folidi, che lì trouano di fopra, ò di fotto dailOrizonte, qucfli punii accidentaliferuono per le
appéftlare delle Porte^ e delle £neOre, & per li piani Poligoni,e cofe fimìli.
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LINEA'DEÎXA TKRRX"
-ocr page 38-, Delle Linee concorrenti ^ che fi vnifcono ad vn fol
Vefta è prattica generale, che tutte le linee dVn piano Geometrico 5 fono perpendicolari alla
linea deiiaTerra » e dcuonocffcre ferapre tirare al punto della veduta > quando fi vuole però
mettere il medefimo pianoin.Proipettiua, come habbiamo detto qui d'auanci, e Γι vede qui per
ciìempio del pianopicciolo della pritna figura, doue la linea della Terra è AB, lopra la^
^ quale tutte le linee Z, fono perpendicolari.
Supponiamo così, fc ciiarddata vna linea piùpicciola,ò piìi grande di<jticMa del piano piccia·
lo, come la linea grande AB, & che habbiail raedefimo numero delle d uifioni, che ha 'a picciola, da-,
tutte quelle dimfioni 2, fi tirano linee al punto della veduta £, tutte queiìe linee da Z, a £, li iuppongono
pcfpcndjcclari alla linea della Terra,fecondo la ragione della Proipcttiua,
Velie Diagonali y 0 Diametrali^ e della loro fettìone ,
QVefla regola è ancora generale, che tutte le linee Diagonali delU quadri in Vrojpettika, fi tirano al punto
della diiianza perla ragione detta quìdauanti, pereilempio nel piano piccsolodclia figura xAe Diago·^
naltjFO, GO, dentro al piano in Proipcttiua, fono tirati alli punti della diiianza L,M , da qucfiohabbia-
nao, che li punti della diiianza, ci danolofcorciamento de gl'oggetti, di maniera, che le dall'clìremità
della linea da baffo FG, fi tirano linee alli punti della diitanza LM, queiìe hnee iono Didgonali, e dcue que-·
ile linee tagliano Is due concorrenti ίΚ,δι GK, nelii punti O, iui lard lofcorciaaiento d'vn quadro per-
fetto, del quale FG, è vn lato, c doue quefie linee tJgliaranno lelinee Z, nel'l punti Q, bifogna tirare delie
parallele à FG, che haueremo il fcor ciò di tutti li quadretti di numero eguali, coaìs lì trouano nel piano
psccolo.
'Adunque le li^ee Diagonali ci danno lo fcorciamento dalie cofe, onde tutìe k volte, che neìl'operare quefie li-
nee ùìagonali, non pafiano per gl'angoli delli quadri, dite, che la regola non è buona , ò che non fi è opera-
to bene, e quanto più quelli punti della diiianza fono lontani dal punto della veduta, tantopiù li quadri
i icorciano,e iireilringono,percioche tutta l'arte delia Profpettiua dipende da quefti puntidelia diilanza,
ì quali non deuono efiere, nè troppo vicini, nè troppo lontani dal punto della veduta fer/c Tìtture mohiù,
perche quando la di/Ìanza li M, è eguale alla perpendicolare KZ, lì quadretti degradati, che reuano fuori
di quel mezzo circolo LQAl, il loro fcorcio rieicc maggiore del (uu perfetto, come h vede FU,che è mag··
giore di FZ; queiìo è caula, che io aggiungo la figura 5. con diuerfità di difianze , per far vedere la verità di
qufìJ, che diremo più auanti.
jSupponiamo dunque,che R, fia il punto della veduta, & SR, linee concorrenti,fe mettiamo il punto della di-
iianza minore di RX , come in T, la SR, reilara tagliata dalla Imea ST ,al punto V , cheiara loicorcta·
mento d'vn quadro del quale SS, fia vnlato, màqusuiriafcirebbs l'apparenza d'vn quadrilungo , e non vn
quadro perfetto, la ragione è, clieil punto della diftanza T, è troppo appretfo al puoco della veduta.
Et e opinione ird molti, che il puntodella diiianza deue eflere tanto lontano dal punto della vciiuta , quanto
è la metà della longhezza del Quadro, e quella lontananza , hà fempre vn angolo retto dentroall'occhio del
riguardante, efimilcdiiianza èeguale alla diiianza MK, figure z.doue nafcanj icarci cnaggiori delfuo
perfetto, altri dicono 5 che fi debba Ilare lontano, quantoè largo il quadro, &a!trivna volta, emezzo
quanto è la fua larghezza.
ìili io dicoaffolutamente, che volendo fchiuare lo fcorzio maggiore, bifogna, che il quadro per la minor di-
iianza fia dentro alia bafe del row dell'angolo retio,come diremo qui apprsifo .
Là diiianza X, ci dd lo fcorcio in Y, che è per la metà del quadro-
La diiianza I,ci dà lo fcorzio d 2. & è vna diiianza eguale alla larghezza delquadroj
la diiianza 5· ci dà lo fcorcio à 4. & è vna diiianza egualeàvna volta.e mezza alla larghezza del quadro.'
Ladiftanza 5'CÌdalofcorcioàò-&è vnadiilanzaeguale à duelarghezeedelquadro;
Qualcheduno potrebbe opporfi al dire, che io hò meii ο in maggior parte di queilo Libro li punti della di flan-
z^ così appiedo , poiché efiendo più lontani le cofe fcorciabili fono più aggradire, a'quali rifpondo, cho
haueriano ragione, fe io haueiQ fatto il Libro per eiTcre veduto ptr curiofità, mà eflendo fatto per ciiera-
piare, bifogna, che fi veda ogni cofa per ben comprendere queila prattica, e perciò mi ha biiognato msc-
tcre i punti vicini, accioche pollino capire nclfoglio.
-ocr page 39- -ocr page 40-Regok per operare con la wiinorc Diftan^a.
VellijChe vogliono sfuggirei che in niuna parte del Oi/^c^jOÎldcgradaiovciiga à reftare tnaggìoi
re del iuo perfeìto grado, il che fi vede Ìpclfe volte per la rroppo vicinanza del punto della di-
fianza, oikraano la prciente Regola.
MqU» Autieri dicono, che fi deue fìar lontano dal Quadrò vna volta, e mezza,quando è largo iì
Quadro, & altri, che per la romor diftanza la metà della larghezza del Quadro, operando con
gl'yItimi s'incorre nelh fcorci rDaggiori,nelle più remote parti del Quadro-
AUrij per difco^arfi affatto da quciU errori, vogliono, che il Quadro fia dentro alla bafeàel Cono[ejcjuìaltera,
ôiancoraΛέ^/ίΐ, come habbiaiìio nel 4Mp.tf. piìrie i.lajnoflraintentionc, e didimoilrarc , cht*
quando il Q^adto far4 di?ntro alla del cmo ntangob, fi sfuggono afiatto gli icorci maggiori dalli mino-
ri, come lì vedrà piii auuanti.
JioO hà dubbio, che ficome da qualfiuoglia diflanza fi può riguardare il Quadro, così qualfiuoglia diftanza fi
potrebbe eleggerej, nondimeno alla prudenza del Pittore appartiene sfuggire quefie diilanae corte,le quali
caufano nella Frpipcttiua li ieorai maggiori del fuo perfetto, che a'Pktori poco eruditi nellaTeoncadà
gran molefìia, quando lo vedono ieguire nelle loro operationi, e credendo che iìa errore, cercano d'emen-
darlo con la prattica , partendoli dalla vera regola j e ieguendo più torto il poco retto giuditio, col quale
V engono a diforraare l'opera; per sfuggire dunque affatto que ili inconuetìienti, e volendo però operare il
più apprçiïo j che sì può, bifogna pigliare la diiianza dal punto della veduta, alla più remota parte del
Quadro, per effempio, nella figura i. A, è il punto delia veduta, D, è lapiulontana parte deli^-<rféo,liduoi
punti della άίίίαπψ G>C, fono conftiruid dalla longhe^za AB, e parimente eguale A D, offeruando di non.
ponere li punii C,C, mino ri delia φ'ίΙίΐκ^Λ fudetta , che in tal maniera non cadcrerao ili quefti inconue-
Hienti, farà poi innoiira libertà di eleggerli qualfiuoglia maggiore, fecondo il comoiodo noilro, ò
la neceiûtà del fito, che ci obliga à tal άίβαητια, come quando fi dipinge in capo d'vna Loggia, ò Giardino, &
altre cofe Umili, & imrocbili, la diMan'^a deue elìeré tanta,quanta è dalla prima veduta di quelli, cioè dalla
Tana del 'Ραία^:ζθ, al capo della Loggia, ò Giardino.
Tornando alla minore diRacza dico, che quel pezzo d'arco CD, è vna portione della ha/cid Cono, che fé ϋ
giraffe D» fino â C, fi faria la i^/cintiera, come è BD, figura la linea AB, e Tafle del Cono,
yewàmo allaprattica più comoioda » e fopponiamo, che il Quadro fìaCD, figura i. la linea! della terra CC,"
la linea Ori-Dentale BAB , il punto della veduta A, pongafi vna gamba del compafio al punto A, e l'altra
-alla più remota parte del jQ/Wì'o, come in D^ e girandola fi formila circonferenza BD, che doue detto cir-
colo cagliala lineaOn;^oBii/ein B, iui iarannoli due punti della diflauza j e non volendo fare la circonfe-
renza intiera , baiìafolos con l'illeffa apertura (Jel cerapaiio, tagliare la linea Ov/n^onia/e, come nclia
figura ϊ· fi vede inC.
potfiaoccoreredi volerla prattìcare con degradare in piano vna fuperficie quadra diuifa in più quadretti,
conrx nel paffaìo foglio, ouero vna fola fuperficic qua^/ra, ponendo vna gamba del compaffo in Aj e l'altra
all'angolo inferiore, come in C, fi fa coi, che li detti angoli fis no dentro alla bajeàel C&no, cdoucrefla ta«
gliata la linea Ori^omalcia F> fi faccino li punii delie diflanze minori.
Volendo poi fopra quefta pianta fare li fuoi alzati, come patria effere quattro pilaftri ,delli quali per l'ordi-
nario la maggior parte è di fopra alla linea On^onuie, che. potrebbero vfcirfuora della baie minore fi ca-
derà in quel, che cerchiamo di fchiffare. Adunque bifogna prima hauere terminata la grandezzadeljQK^-
dro, òProÌpettiq^, pigliatela più remota parte del j^iidiiro, per la minore diftanza, che così facendo;» fi
çfoggir^ qualfiuoglia Anatonaica offeruatione dell'occhio, fatta per vietare quefts maggioranze,
^ìinti
-ocr page 41- -ocr page 42-Pianta Geometrica per alcune Diftatize.
¥eìii, che per vieìarc gli fcorcì maggiori del fuo perfetto, hanno fatto ricorfoconanGcfiilànìa
cura airAnatoraia dciroçchioj vogliono, che l'occhio non veda diftintamcnte, ie non quclJo,
che è compreio dentro all'angolo rttto, altri non vogliono , che fi poiTa operare iono L'angolo
rnioj e dieonoj che lioD poiTiamodjftintamente vedere, fc non ioltaVangolo acuto j,che il
maggior angolo^ che arrma al centro dcH'humorChriiìalino,doue lì forma Ja perfetta Vifio"
nej ξί àì^zttizi àtW'angolpïetto t chthΓΛngolo àù Triangolo equHaterodi óo.gradi , checapifce
comroodapientc nell^ pwpiûa dsll'oechio, percioche le fpecie (ielle cofe, che all'occhio vannoad impron·
ta^fi, vi giungono naediante li raggi viûui, che nel çeiîtro dcll'humor Cfariftalìno formano l'angolo dentro
al Cam. del vedere naSro, e.dicono, che ogni volta,che i raggi, i quali vengono ad improntarfi nell'occhio,
fanno figura di €onq, iìchs ç manifefto, poiché cifi raggi paifano per il buco della pupilla, che è tondo, ο
quello Ceeo, quando vediamo diflintaraente, e perfetEamente , e ά'angolo acuto egualeali'^n^o/o del Trìangp-
' io equilatero. Fra quelli habbianao ne i cocioientarij, nel Fignola alla Suppofìtione 5 7-8· & all'^notatio-
nei. cap. il doue fogiunge, e però, ie bene hq detto,che li due tersi d'angolo retto capiicono nell'oc-
chio, perche fanno la diftanza troppo corta, hò detcrminato, che fi debba prendere l'angolo del Triangola »
ia cui altezza fia fejqukltera alla bafe, ad e^o tmngoiot ò veramente li fia dupla,
Quefliç, Sf altre çofe, che fi potriano addurre, fono dette , pçr vietare nrella Piofpettius gii fcorci maggiori
del iuo pirfetto, li quali noili sfuggiamo ogni voira, che il Quadro fia dentro alla bafe del Cono rettangolo,
CQm<? fi vede dalla rac'à difetta ^«/e B^HjB, che quel, che è fuora di detta bajc , è maggiore , e 1ì quadretti
àeotro 4 detta ba/eionomioon ,
fiella preiente pianta fi confidcrano quelle differenze l'a-agolo D, G , è angoloretto di yo, gradi, l'angolo I ,e
l'angolo dsìTn^ngole cquUiitrro dì do. gr^idijl'angelo K, è \'s.\t^z7^fefqmalteYaàì 3S. gradi in circa, e la ditlan-
sa d'vna volta, e mezaa la larghezsca dei Quadro,
^ichc tncttçndofir<t3?o/orf«i> in D,non fi può vedere l'c^rgmiti CC,f8 non fi apre il detto angolo, chediuen-
taria poi angolo ottufo, che è maggiore del retto doue, che l'angolo D, non vede, ie non li punti FF, fiche ie la
difianza HD, fofle nella linea OrÌT^ontak, faria eguale à HP, e volendo degradire vn Quadro, appariria vn
parallelogrammo, queili, che vogliono, che non fi poifa naettere angoloììcmo più appreso dell'angolo G,
danno veramente la difianza dtW'angolo retto,{Qtio il quale è degradatola pianta delli quadretti CC, non·
dimetìo quelli quadretti, che fono fuora della baje del Cono àtlì'angolo retto riefcono oiaggiori, ogni volta
però, che il fari dentro alla è-a/c fifchiuatioquefiiinconuenientij/'iZBfoioijdido gradi, e la diftan-
zì del Triangnlo equilatero, çhç œçîtcndo quefta diftanzanflla linea Orientale, li quadretti faranno piii
, icorçiabili, occupando il luogo, ò poco più delli primi quattro Quadretti.
X'angoloK dijS.gradi èia diiìan^ad'vnavoZie.ewc^^^^^delia larghezza del Quaéro t doue, che mettendoli
qijefta diftanza nella linea Ori:^ontale, occuparà minor fpatio, eli quadretti faranno più fcorciabili,corac
fi vede nella figura al foglio 15.
Q^uelli ,che dicono delia diiìanza dclTrìangolo eqtdktere , e dell'alìezaa fejquhltera ^ S>c duplaintçadoao
baJe del €enOi e non dalla larghezza del ^tadro.
Qualunque oifcruationi fatte dall'Anatomia dell'occhio, e per prouarela quantitàdell'<«H^e/9, che arriuaal
centro dell'humor Ghriiïâlino,accioche fi fììa fotto vn'angolo acute, attefoehe, nel degradare, c irainuire
3e cofç non rieicono maggiori, perche vogliono,che la Proipettiua, fia viiìa in vnaconucnientediftanza,
fenza punto moacre l'occhio, nè la Teda, io per me non sò trouare quella cbligatione, offeruaij la noftra
regola,e poi fi ftia in qualfiuoglia dìijanza minore con la Teila, e l'oççhio immobili, che nienie importa ,
che gli faràtralaiciarequalfiuoglia Anatomica oiTeruatione deirocchio,
^mìo ti, ργφηΐε itfmjti è folQperlt S^adri mobilile p0mtili, per le fupeyf.cie immobili, babhkmo detto qui mmì,
Per pratticarc tré Diftanze maggiori della noilra-
Glendopratticare le tré diflanze,maggiori della noflrajcioèladìnanza dell'altezza ótìTrìan-
golo equilatero lì diftanza JejquiaUém,iL Ja diflanza doppiayìà baje del ι om C DEir , taglia la linea
Oii^ontale in F> quefla è la iioitra regola per la minore ciiHanza,& il ( ono è rettangolo, le duo
linee CF, & EF,conftiiuilcono l'angolo retto in F. volendo la diiianza deil'aitczza delTnatigO"
lo equilatero, poogzfì vn piede delcotijpaiio in E, e con ladiilanzaC , £. 1) taglila linea Οη·^ϋη·
iW^lft B.chc tirandole lince BC, βΕ, û hau^-ri vn Triangolo equilatero β( b, la di cui altezza
farà Β A,e perche in alcune grandezze è incomodo Tadoprare il compalio « fi può tiouarela iua altezza in
qucfta maniera.
Diuidcfi il diametro FD,ìn otto parti eguali, e di quelle parti ie ne pigliano tré, e lì mettono da F, fino d B ,
che in B, (ara l'altezza àtìTriangolo equilatero, òv^to pigliafi, come babbiarao detto al foglio id.lolpatio
del punto della veduta alla pi^ remota parte del ^Λίίκο, e quella fi diuide in quattro parti cguali,.che iettc
di quelle parti faranno l'altezza del Triangolo eguale à AS, in H, fi hauerà ì'aittzia fe/quialtera, poiché da_.
Aj fino à H, vi è vn diametro, e mezzo, che contiene dodici parti.In I, fi bauera 'udiùauza dupla aìhb^fe,
perche da A,fino à I, fono due diametri intieri, cioè fedici parti,· Io lego, che quefle due νΙη»ίεάί^ίαη:ζεβαηοβα·
4eolferi4ate da mtelligetitt di quc^aprofeffione nell'i q:'adrimmobili, benché la maggior parte vogliono, che fi
Aia lontano dal Qtiadrovûa. volta, e mézza,quanto èlargo il ^'adroiH che farà maggiore delia regola da noi
data, e però quefia non è regola cosi^eneraic, perichiuare, che in niunn parte dei ^wrfro vengono gli
fcorei maggiori del perfetto, come è la regola da noi data, benché per lo più concorra con elle, & habbia
ìlmedefimofine, ecT intentione di fehiuare quefti mconuenienti, fiche optrando con la nolira regola , fi
opera ancora, conforme quella de gl'altri, e non vi è altra differenza, ienon chela noiìra regola è più chia··
ta, e particolariza il mododi contenerfi dentro ad elio angolo retto,
ta. noftra diftan2aF,cidi il degradato in K,&ini, la diftanza B,&in M,la diftanza H , e tanto più fcor-
ciarà >fe haueremola difianza ini. Si deue però auuertire, che il ^wrfro deus eiTerlempre dentro alla ^λ/*?,
il di cui centro deue efier icmpre nel punto della veduta, benche foiìe in vn angolo del Quadro.
Che la Tafe del Cono i^ttangolo y fepara ^V fcorci maggmì dalli minori,
Ν Ella feconda figura β vede chiaramente, che la bafe del Cono F^ettangolo diuide gli fcorci maggiori dalli
minori ,· La lineadella terra ID, fiâdiuilâ in parte eguali, le qualuliuifioni fi tirino al puoco delia vc-
ouu Λ,δε ilpuntoB.della diflanza fia tanto lontano da A, quanto è lortano L, daG,tirafi la diagonaicL»
BDj per fare le parallele alla linea della terra, fuppoiìo, che ABKO > fia il Quadro coraprefu dentro all'an.
goiorctcoj facciali, come habbiamo detto, centro nel punto della veduta A, e girifs la quarta ^.-arte del Γο-
no BD, fi vede chiaramente,chs la parte KO, che dsrue degradare, & effere minore del luo perfetto grado,
rielce maggiore della parte perfetta EK,e quanto ρ ii fi diicoilano alla bafe dei Cono, tanto vengono mag-
giori à maggior legno,& affai psìi della perfetta pianta GDHi ,e qu;'li quidrett , che toccano 'a b ife per
di dentro principiano ad effere minori, e così d'ambe le parti, quanto, pii ij diicofìano dalla ba/e, tanto più
diuengono maggiori, e minori, e chi operaràcon il Q^^'adro dentro alla baje, per la minore diftanza, sfuggi-
li fimili maggioranze. E per maggior conoicenza diquefia verità, conlìderiarao le linee, che dalli quadret-
ti della perfetta pianta DGHI» fi reftringono, come Çir^/î'î/Jft/al punto L ,come termme dell'occhio pò-
ilo nelmedefimo piano, la diftanza LG, è eguale alla diftanza AB, il quinto i^^çeio L, E, fi confiderà per
vn latodell'angolo retto,che prolungato in M, diuide il quadretto FE,KM, in due parti eguali, e l'occhio
L, vede li duoi lati del quadretto egualmente, e tanto degrada il lato EF, quanto il lato £K, nondimeno ri^
dottiin-Profpettiua il lato EK, riefce maggiore, come il lato KO, adunque, chi ofl'eruaràla noiìra regola ,
fi difcoftarà da quefti inconuenienti, e tuttoquefto fi e fatto,acciò chi vuol pratticare la Profpettiua,lenza
iaperla, adoperando il Velo, offcrui folo quefta regola, che non dari negli fcorci maggiori dandone'la colpa
al ytlo, il pezzo d'arco GN, e fatto acciò fi comprenda , che le cofc quanto più fi dilcoftano dall'occhio ,
tanto più fi diminuifcono, e non diuengono maggiori, come fi vedrà ncll'vltima figura della Seconda Parie.
agi ^ ^ ^ φ jf^t ^ ^
Prat-
à
I. |
M ^ | |||
F. s: ' |
3«
Prattica di quanto habbiamo detto.
Ella prima figura habbiaolo riiireito tutto quello, c'habbiamo detto nclli paffati fogK. Quefla
loi figura adalcuni larcbbc fufiìcienie per capacita delle ragioni dette, e per bencadopraré il
νξίο,ίίο giudicato per la diuerfiià delli talenti, clic fia bene iidiu!derle in piii parti, accioche
ogni mediocre Pittore nepoifa reftare capace .eiìendo Ja Pittura regolata dalla Proipettiua·
Supponiamo, che il Velo, ο ^Wro iia ìMNj come habb amo detto al foglio? io. i i.i^ &c i6.c
che l'altezza dell'occhio f?a Β , come al foglio u. il quale ci dà nel Fdo il punto deiia veduta A, come ai
foglio ij. 14· 15· id.ioprail punto A» fi conftituifcela linea ΟκίζαΒίΛ^εC€, piùlongadellalonghczza_.
àeì Quadro, come al foglio 12.. & iia fatta la è^ì/e del Cono, comc al foglio 16. che taglierà la linea Oyr^on-
tale nclli punti CC, come puftti delia drflanzadi nofira regola , li quali fono tanto lontani dal punto della
veduta A, quanto è A lontano da B,e da P,lc lince BC,BO,e βΡ,ίοηο i lati del Cono rettangolo AB, e Ι'^βα
del Cono, queiìa baie tocca la più lontana parte del Quadro, ο Feh ; Hr c l'oggetto quadro pofto in piano
èz ridurfi io Proipettiua , come al foglio?- dali^occhioB, fifpicano quattro raggi vifiut,che vanno a ter-
minare nelli quattro angoli dell'oggetto H, e conftituiicono vna Piramide fimile alla haje, la quale reflarà
tagliata daì^adro, ο Ι^ξΙο MN ,c fi troua la fua iettionc, per le linee de'punti concorrenti in O, come al
foglio 7. I. alzando le pcrpcndicolarifopra la lincadellaTerra,e perchcè vn quadro veduto per ango-
lo in Proipettiua , li iuoi latiionoconcorrentialli punttdelladiiianza, &iduoi lati del Quadro maggiore
iono concorrenti al punto della veduta, e li duoi altri lati fono paralleli alla linea della Tsrra » ju fine fi
«omprcndc ii>yna fola figura, quanto habbiamo detto.
Ffattica per toccare con mano la Teorica, ridotta allatto prattic» , )
COn vna «auola firaile, figura x. io foglio far toccar con roano,c vedere con l'occhio del corpo quello,che
flconfldera con l'occhio dell'intelletto , la tauola ûa vn braccio in circa di longhezza, da vna parte vi
fia va Quadro,come EFGH.che contenga inie j<5 quadretti fiano podi duci legni perpendicolari nelli an-
goli del Quadrojcomc EK,& Ρΐ,ίΐ lato delQuadro EF.feruira per Imca della Terra,la quale,è diusfa ioquat-
tro parti eguali, comeLMNF, due di quelle parti fono l'a Itczaa del punto della veduta A, nelh duoi legni
β attacca vn filodifeta nero fottiliiSmo all'altezza del punto Λ , & parallelo alia linea della..
Terra, che far^ la linea pr/^onta/e delle diuifioni della linea della Terra , vi fiano fili, che fi refir^nghinoal
punto A, in vna pieciola perIctta,comc EA, LA, MA, Ν A, & FA, da gl'angoli E,& F, vi fiano duoi altri
fili,che s'sncroccino infierae, e terminino alli punti della diftanza CC, doue tagliaranno li filiconcorrenti
in A, fi haueranno ii termini per tirare le parallele alla linea della Terra, con altri fili, che fi fermano nclli
duoi legni con cera , ò altro, doue fi hauerà l'apparenza del Quadro degradato in EY, & t'Y, confcdici
quadretti piccioli, che per non confonder la figura li hòtralaiciati.
Volendo rincontrare il degradato con il perfetto, fi ponga il termine dell'occhio Β, con il regolo nell'angolo
D, attefochc è angolo retto, perche le due linee ED,& FD,connitu!fconol'angolo retto in D, ali altezza
B, che è parallela al punto della veduta A, vi fia vn bucco, per il quale vi pafli vn filo «abile, che rappre-
icnti tanti raggi vifuali,con il quale fi paiìeraper gl'angoli dciquadratti degradati, finche tocchi gl'an.
golidella pianta perfetta, quiui fi vedono gli effetti delli raggi viiuali, e fua Piramide, & fettione, fi vedo-
no le linee concorrenti al punto della veduta , alli punti della diftanza, e la hnea Ori^onfa/e, e graogoli,
quanto vogliamo flarclontano; infine tutte le ragioni Teoriche firiducono all'atto prattico, equcfta
prouafcruirà per la diftanza dell'angolo retto,
y colendo maggior diftanza, come quella dell'altezza del Triangolo equilatero, fi Jcue trafportare il legno BD ,
inOP,che P,c vn angolo del triangolo, e parimente il punto della diftanza C, in R, che MQ,deue eifcre
egualeà MP , che tirandoli filodella diftanza E, a R, il Quadro maggiore farà piò picciolo, e li quadretti
più icorciabili, perche fono veduti più da lontano, la diftanza TS,è vna volta,e raeza, la longhezza EF, c
la diftanza XV, è due volte la larghezza EF.
Si aucrtifca, che mouendofi il punto della diftanza, li èli concorrenti al punto della veduta A, non fi mouono
mai, per qualfiuoglia diftanza,e l'efperienza fatta con qucfta tauala ci fa concifiere,éhcadoprandoil Ve-
lo, β prattica qualfiuoglia prattica di Proipettiua, e qui, con §ne, pajfarmo alU pagina 40.
4·
Per pratticare la Profpettiua^ fenza iaperla.
Pparirà Paracioffo il dire, che con il Velo fi Lucidane gl'oggeui folidi, e fi prattica la Profpcttiua,'
icnza iaperJaj nondimeno io dicojche β fanno deile Pfoipett;ue belijffime, lenza lapcrnc alcu-
ne redole, e quclia prattica leruird per qucili, che amano la Futura , c tion vorebbcro la briga
d'aprire il compaCfo, nèdi pigliare la riga , per tirare vna litea , la quale riclce «elle opcrationi
picciola, come quando fi adoprail quando peròl'operatioui lono aflai grandi fi toccano
li punti principali, e poi con la riga fi riducono à iegno, ed in qaeiia maniera (i fanno delle Pro-
fpettiuc helliilìme, fiànomò di Fabnche, ò di Giardini, ò di Pacfi, ò d Figure &c.atteloche, qusfta opera-
' ìione è vnritrareil Vero eoa giuiìczze . Sicome oggidì ùVclokia vfo,per tuddcne li Q:;adri ne.ìì&mtàtiìxii3i
grandezza, così fi può pratticarcj jpct lucidare gl'oggetti, ò corpi folidi, però kmpre in minorgrandezza,
^itìùtme h ^ladridipinti.
Volendodar principio ad operare col r<?/o,fi deue principiare da cofe facili, cocie farla da vna fuperficie qua.'
dra(poidi mano in mano afcendere alle più difficili) !a quale da mèftj fatta in qucfta nianiera . Compartii
in parti eguali VGzTella ìmprimita fimilead vna Gidiico/rt, facendole le fue linee diagonalida angolo ad an-
golo, colocandola in piano fopra vna tauola,con il Vdo appreffo perpendicolarnìcnte, determinai la difìao-
aa dell'occhio, nella quale vi accomodai vn pezzo di cartone,con vn picciolo buco per termine dcll'occhio,
tenendo in mano vna puiitadigeiioin capod'vna canna, e rincontrandone! /''r/oogrii linea della Tela, io
riduffii in Profpettiua il medefirno numero dclli quadretti, e poi aJongandoli le lince concorrenti al punto
della veduta, trouai il punto dei loroconcorfo, alongando parimente le diagonali, trouai li punti dclla_,
diiìan2a,con il tr^-arelalinea '
Quella ptimaoperationemi aperfel'intellettoairintelligenza più, che non haueuano fatto tutti limieiilu»·
dij. Con vn altro i'i'/oriduiÌì in Profpettiua il yelo,\z Tela, e la Tauola.come fi vede nella figura, la quale è
op:ratione, fatta obliquamente 8 nonccsì efpediente, pratticando le regole di Profpettiua, ò prattica dilli
Sportelli: io dico, che con il Fclo fi faranno più operationi in vn hora, che non fi fara in vn giorno con qual-
fluoglia regola di Profpettiua.
Si ponnoleuarediiegni di Proipettiue , di /otto inxii tenendoli Felo, che fia Οή^ζοηίαΙε ,eifertdoin vna Corte di
palazzo, ch.c habbia delle Loggia nel iccondo ordine, ccmenel Palazzodielii Sig. Conti Caprara: fi poflo-
noleuare dlfegni di Profpettiue disù , in giù, perche è così facile à difegnare vn Palazzo,come vn Paefe,
vna Chiefa, vna Loggia, vna Camera, Piazza, & Strada, ponendofi in maniera , che lì veda ciò, che fi fa,
tenendoil traguardo, ò termine dell'occhio, tanto diicoOo, che non Γι dia nelli mconuenìcnti, cagionati
perlopiùdalla troppa vicinanza deirocchio,c chi far^cflattiiSma diligenza, efaminando quefl'opcratio*
ne, vi trduarà dentro tutte le regole della Profpett ua y dunque verrà pratticata la Profpettiua fenza iaper-
ìa, con facilitare l'inteiligsnza, e non fi operar^ alla cieca,con tralafciare da parte ogni ofcurità .
Io dico cou verità, che l'ofcurità dell'intelligenza mi hà tenuto à dietro nel meglio di mia gioueniù,e quafi del
tutto pofifo in oblio, fino all'ottano luftro, operando alla cicca , per non Crouare, chi mi fcioglieffe le diffi.
colti, che il Signore iddio ( quando piacque alla faa Bontà j mi apperie, illuminandomi l'intelletto alla co-
nofccnza di quelle ofcurità, appunto con i'ofcufiiid'vn/^c/o rParadoflbd mècaro) cof quale facendo al-
cune operationij leopcri», ch'egli era Macilrodelli Maertri,ebf;nchcnonfapeifenulla, m'infegnòmolto:
perche, fs bene non hd occhio, ηέ roaBÌ, chiaramente infegna doue fi posano prendere errori, ediraoftra
Ja ftrada , perla quale s'fai da caminare, oisde fi può dire fpecchio lucidiffimo, e però io voglio breuementc
(piegare come, e quando fiafi di nuouo fufcitaìo, perche da me abbracciato.
Operando l'Anno i6$2. in vna Scena, che rapprefenraua vna Camera, con delle Sedie, in afpeìto oblique, ope-
rai in quefta maniera, con vn lume in diilanza proportionata, & vna fedìa appreffo alla tela, doue ella do·
ueua apparire finta , dallo sbattimento ne leuai il disegno. Indi à poco, occorrendomi di copiare vn quadro
dellamedefima grandezza, ne leuai ildifegnocon \\Velo fame incognito) leuandolodali'operaticne fudet-
ta > e poiandolo a caio auuanti à vna fedia, ricordandomi dcli'opcratione fatta nella scena con il geiTo , la
riduffi in Profpettiua. 1
D'Indi à poco tempo feci la riflampa del Parallelogrammo del P. Sclieiner, auuiianJo il Lettore di quanto io
era in procintodi fare, nel medefimo tempo l'Emenenti/f. Card. lomelUniLegato, honoraBdomi de'fuoi co-
mandi d'alcune Vedute, ò Profpettiue di fuogufio, come delia δι Strade, ne leuai dilegni con il Ve-
lo, ed ogni volta pi il mi riuiciua vn Ferro tagliente, come quello di Meffandro^ che taglia il di Gordio,
perche con qoefto Velo fi taglia Matematicamente, a traucrfo la piramide vifuale, c fcioglie qualfiuoglia..
Nodo di diiBcolti, e chi hauetà talento di adoprarlo farai come vno di quelli, che adoprano il ferro per la
icherma più giuditiofaraentedc gl'altri} hò addottoqueiìo, accioche alcuni non credano, che io voglia^
coisì appropriarmi d'eiier flato l'inuentore , come godo d'hauetlo fufcitato; anzi lisii' vliima pagina di
qucfta prinoa parie dichiarerò chi fu, che ne trouò l'inucntione.
.
Per facilitare Γ intelligenza ^ e fìon operare alla cieca.
Vello, che habbiatno detto nel pafatò foglio, Cioè, che adoperando il y eh, fi facilita rintclli«
gcnza , e noa fi opera alla cieca, non β deue intendere Ìolo dell'operationi, appartenenti alle
linee, mà ancora à qualfiuoglia Figura, perche elleno iono foggetti alli buoni tcimini della Pro^
fpettii^^
Hò vdito dire, che alcuni, i quali non hsueuano giufleaza di mano nel difegnare, ΰ feruiuano
del Felo, e frà queili, fi nomina Guido CagnaT^:^}, à noftri giorni aiteloche il componereaggiu·
iìatamente vn Qiiairo Hiftoriato di più Figure, non è così lacile, & io trouo icritto d'alcuni Titteri, che cerca-
uano più gloria, che guadagno dall'opere loro, e che delle loro principali Fidare formauano Modf Ili io ce-
ti, e da quelli componcuano vna giuftata Hilìoriai ò quanto fi facilitarà l'intelligenza , adoprando il Felo,
perlcuaredifegnijhoràdaprelTo, horada lontano, horaalto, hora baffo,che Jadiuerfità deldefignare vna
iola compofitione fatta di ipalancara la Porta all'intelligenza di tutte l'altre.
jMon volendo fare Modelli, fi può confeguire il medefimo intento, con foriBare di Terfone TS^aturalì, qualfiuo-
glia modefta Hidoria (non importa però » che fiano tutte in vna volta à iuo luogo, ma farle faread vna ,ad
vna, lafua attitudine, notando nel pauimento la di lor pianta) porto il re/o appi «fio alle prime ter-
minata la diftanza dell'occhio, û kua ildifegno delle prinoeF/çw, da poi all'altre più lontane da vna iola
operatione, fi conoicerà quanto s'ingannano quelli, che ritragono il Naturale fd l'occhio, & il Quadro con
poca difìanza, che poi guidato dalla Natura li ritirano in dietro per ben goderle) E parimente vedranno
qeanta differenza ha nel leuare difegni da corpi humani, ferapre da vn mcdeiimo luogo, tanto per le prime
Fi^Mre del Quadro vicine,quanto per lelentane.
Sono alcuni, che copiano per eccellenza,leuando difegni con il Fclo della medefima grandezza, mi nel ridur-
li in più piccioli, non mantengono la raedefima fimetria, e propoi tione, hora io dico, che con il Velo fi pof.
fono ridurre à qualfiuoglia minore prcportione:facendo nel Γ^/ο la grandezza di che fi vuole la copia, di-
icoftandolo dall'originale, finche il contorno fatto nel Felo, copra il contorno dell'originale, come fi vede
perefiempio nzWì Figura, doue il contorno del Tauolino preio nel/"γ/ο , copre li contorni del Tauolino
grande ; quando però l'occhio fia al traguardo. Con il f'elo H ροίΙοηο leuarc, difegni da Figure di fotto ia
sb 5 e da qualfiuoglia corpo difficile, fiano polii ma con ordine, ouero ienz'crdine, ò tratti cosi alla ventu-
ra, che poi vi trouarà dentro qualfiuoglia regola di Prolpettiua , e fs ailìcurarà, che la pratcìca del i'f/ci gli
renderà facile molte coie, che fono difficile per altre prattichc.
F air tea del Τ elaro y con il Felo,
^ Perche à meè riufcito comodo la prefente Fabrica del Telaro, & Velo, fpiegaròbrcHcmentc, come iaJ
mè fìi f-itto, e quefto per poterlo portare da vn loco all'altro, fi può fare di che grandezza fi vuole, que-
'TÌo yelo è negro, e d'altezza di tré braccia, e largo più di due, & è inchiodato flabiie di fotto, e di fopra nelli
due regoli minori, li quali fi leuano ,e fi rirnettono nelli due regoli maggiori, è latterai! ed in vno di detti
regoli minori ku3to,s'inuolge il Felo, vi iaranno due altri regoli per foftcntare il Telare fudetto,& vn_.
legno è neceffario per la bafe, nella quale deuonoconficarfi gl'vltimi due regoli fudetti, fiche tutte le fu.
dette cofe legate inficme, fi portaranno doue fi vorrà ·
Volendo poi adoprare il Felo, fi torna infieme come prima , e nelli due regoli maggiori laterali fiarto molti
puntini di ferro poco fuori del legno, nelli quali fi adatino li due lati del Felo, quali dourà edere fortificato
con vna cordella, e ficonficaràprima da vna parte,® poi dall'altra, ficherelii ben tirato,acciò feruame-
glio, e poi fi metterà fri gl'aitri due regoli, che faranno fermati nel legno difleffo in terra, quali due regoli
hauèranno diuerfi buchi corrifpondenti, per poter alzare, & abbailare il Telaro conforme il bifogno .
J>ofloil tutto in ordine, e terminati gl'oggetti da ridure In Profpettiua, ò da vicino, ò da lontano, fi confiderà
la miglior veduta, e nçl medefimo luogo fi ponga \ì traguardo, ìì quale accottando l'occhio, il tuttofi dife-
gna, c quefto termine è aflai comodo, per tornare l'occhio alla punta della Piramide, quando per ladon-
ghezza del tempo, neceffarioè il leuare il difegno, fi ftracca la villa ,c il tutto fi difegna con vna punta di
gieflo da Sartore, pollo in cima d'vna canna, alcuni fanno vh bucco piccioliifimo per traguardo, à me riefce
aifai comodo, che il traguardo fiatale,che vifi poiTa ponere fopra il nafo,e che vn occhio te(ìi coperto, e
l'altro libero. Si può ancora tenere la manoauanti l'occhio , che deue edere coperto dal traguardo.
Difegnato, che fi hi, fi pone il Felo fopra la Tela, ouero Carta fopra, con fregare il faccioletto fopra il Felo,
rimace ogni coia fopta la Tela, ò carta.
^ , y
Vetro 3 c GrâdcOÎa „ per difegnare di Pfofpettiua·
Ncora co! Ftw, e GmìkoU , fi Icuano difegni in Profpettiua efiattiifiroaraenrcj c n'addurò quiìc
"Ife di loro praciiche, accioche adoprando hpra Vvno, hora i'altra, ii conofca qual fia pib cfpe-
diente.
Prima di venire alla prattica £le]ri?ra,bÌibgoa fapcre, che la parte principale, e ncccffariapcr
S^ES» queiìainueBtione, è vnfoglio grsndediy'fîro, è (hri§ÌalÌo ben nettoj e labile ìnvn^Cafiettaàì
legno ben fatta,come èia kgnata AjQuella C^^/wβ fi deue porrefrd diiepc22! diltgno, con vnincauojò
inc3fironelt3e22o, li quali dtûono eiîerc conficaci in capo d'vnaTauola, che fia della larghezza della
come BC, die foiiodiipoiii per ricevere la Caffeta A, nel raezàodjqu'eila tauola 0 deuoaofare vno,
ò più buchi quadri > per conficârli yp regolo picciolo, tuîîo forato per il longo, per poterlo alzare, & ab-
ballare, quetto regolo Ej haiierà difopra vna lunetta di ferro biancciper traguardo di diametro a. ouero^·.
on^ie dei più fottiìe, che Oa poiÌibsl£,nel mezso del quale dene cìiere vn bucce picciolo,per cui pofla paffa-
i-e vn agoj e tutte quefie cole pofte fniieme , fono come l'indromento G, ng. i.
'Jkncorche ia figura infcgni la maniera,come fi deue ieruire df ila Fabrica G, non lafcierò però di dire, come fi
sJsue precedere. Ilauendo dungae pciîaioil pezzo G,guanti à quello, che ii vuole ricauace , ò copiare fi
guarda per ilfaucco picciolo della iunerta E,eie non fi diicopjxiopia il /"ciro. tutto quello, che fi vuoie dife-
gnsre, bifogna approffisnare lalunsìta vd poco piìj al Fetro,f}n che fi veda quel,che fi defidera.
Si può difegnareancora fopra il^eirocon la penna ,el'inchiofirpj màdoppo ,chc ii bàcompìtoildifegno,
biiogaa inhutnidirc· vn poco l'altro latodel f^ctro per rinfrcfcarp l'inchioilro, e dopoi mettere iopra il lato
«àiicgnato vna carta vn poco vmida fregandoui la mano fopra, e così la carta riccuerà iutto quello , che ffà
nel Fsira: chi vuole poi icruirfi del pennello ? e colori, ò^apis, potrà pratticare la oiedefioia regola, fe li
Sïouarà più comodi.
La prattìca della Graticola figura alcuni la iìiraano al pari <ΐ«:1^ί·ίΐ-ο,& ancora d'auuantaggio, la ragio·
ne è, che quella del /^iriroobbligaa'difegnare due volte, vna fopra il Vetro, l'altra nel ricauare quel ,che
ii lì fatto, ma inquefia non fi difegnaà che vna volìa, & eiTatcamente, come in quella.
JNon inicgnoil modo di fabricare queiìoiaiìromento, per dfer egli poco, ò nulla diiìcrente da quello di fopraj
fc non, che, nel luogo del Vetro, bifogna meìrere vn telaro diuifo da fili, ben tirati m moki quadretti, li
quali non deuono ciìere troppo grandi ^ per operare con più eflattezza, nè troppo piccioli jaccioche non.,
caufinoconfuiione. -, ,
Quefta Gw/iVo/a fi deueponcrinmanicra,chefi poffa vedere per il bacco della lunetta Ì,tuttociò) che fi vuole
difegnare,fe il difegno,chc fidcfidera fare, deueciìere più grande della Gyaticola , bifogna fare nçllare^ii,
ouero Carta, vna Graticola con li quadretti più grandi, che quelli della caffa, e le ildifcgnolo vogliono più
picciolo fi fanno li quadretti più piccioli: del reiìo ion intefodalH Pittori jde'quali pochi fono quelli , chCj
non fapiano agrandire,& appicciolire li ^«i/i/nfcfuendofi della Graticolai non credo però, che molti fi lia«
no feruiti della Lunetta,ψκν fere ogni cofa con pcrfcttione ·
Hò addotto quelle due prattiche, accioche dal loro paragone ficoiicfcala breuità, che fi hà nell'adoprare il
Velo, con minor briga, c con più faciliti,· eflendo qucRo molto efpcdiente per J'jntelligenaa, ed auanzando
di gran longa, e qualfiuoglia altra prattìca, come gli sportelli per leuare gl'oggetti in Profpettiua, β chi la
vuoleconofcerc tale, veda lo sportello d'Alberto Durerro, Sportelli àiella Profpettiuadel
pure lo Sporiri/o nell'inganno deirocthio, & il Tarallclogrammo del Vadre S cocker della Compagnia diGic·
sù, ncicui nome ûaggiuogeranonclfineipernonobligared'hauciimolii-IÎbn»
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Per fare ίί Diilegni di Profpettiua ·
îElli princìpij habbiamo detto come fi deue fi re, permettere delle linee perpendicolari ad altre
^ linee, e che fiano ad angoli retti, il che fi conicguiicc in più maniere ,a<ioprandoilcompaffo,
ouero vno fquadro.
Prima di principiare à mettere in prattica la iccoada parte ièguente, hò giudicato, che fia bene
d'inlegnareàchi non sà la prattica facile, &eipedicntc, la quale da molti èpratticataBcU'opC"
ratione delle linee, perfchiaarela lunghegga di quefìa opera tiône, la quale confi (le nel tirare linee paralel-
k, e perpendicolari,· ed hauendo cercato fra l'inuentioni altrui, io non hò trouato cofa più comoda, c di cui
il polla preualere in queiio, che la Tnuola, δζ Squadra, che Viator·, Autor antico, hà kfciato nelle lue opere ^
e tutti quelli, çhe vogliono pacare il tenapo in diiegnare ne douriano hauere vna famile, perche da cffa.»
icorgetanno l'vtile, c là breuitd, che gli tara conuicere eoa l'eiperienza.
î«îonè sì eccellente Maeftro, chi delle lue operationi, nelle quali defidera riufcire, non faccia prima li difegnia
e quefto è l'ordinario in tutte le fcienge;œà in queiìa qui è più neceifario, che inalcun'altra, per ilnunaero
grande de'punti, e delle linee, l3 quali iì deuonooileruarceilatifiìmamente, e fenzale quali non fi può faro
operationcjche fu, per contentare quellij che ne hanno conoicenza ,
Chi dunque è obbligato in qualunque maniera d fare li dsiegni, lì deue prcuàlere di quello , che porge aiuto
per farlo il più diligente, ed elìatamente,che fiapoffibile.
Ancorché la figura dia affai d'intelligenza come biiogna,che ella fia, eia maniera perferuirfene, nondime-
no mi par btne di dai.-ne notitia più chiara; QueflaTmoU /sBCDjdeue eikr infquadro perfettaffientc,e tan-
to grande, che fia capace per trn gran foglio di carta (rimanendo però in libertà aa/cheduno di farla, di che gran-
dcT^^agHpiaeerà.
Deue ella dunque eff-ere di legno buono, ben feco,e ben polito, ò lifcio,acciò fé le poiTa incolar fopra vn fa«
gliodi carta , perche la penna operarà con più dolcezza. ia Squadra EF, è vna J^ì^/w di longhezza della..
Tamia, la quale è confica ta ad angolo retto in vn'altra forma di r^gha, come GH^, la quale è aiTai più grofia,
come due volte di p=ù.
Volendo tirare delle linee, fi tiene in mano quella vkima PjghaGH, ben fireta, contra la Tamia β ACDj che
la Kight EF, è infilibilmente vna linea retta, & in (quadro, con vn'altra, perche la Fjgha ,δι la TauolaCm*
nobendrit£c,&in fquadro.
prima fi dsue attaccare fopra la Tauola il foglio di carta IKLM; con quattro particelle di ceri, come NO
jPQ, ed all'hora da vn fol punto fi tirano delle linee, che affolutamente fiano rette, e paralelle; e quando ne
vogliamo delle perpendicolari, fi deue mettere il manico delia P^igha GH, del lato CD, che allhora la
gha £F,fari perpendicolare à CD.
Io prouo con quella vna granfacilitàj perchefen^a quefìa inuentione jbifogna feraprc hauere il cora-
paffoinmano.
■Volendo delle lince concorrepti al punto della veduta X, nel detto punto gli fi coniica vn agofottilc, al
quale fia fempre vnita la i{igba, e così le concorrenti con più prcftezza s'ottengono ·
yi, cpc(i'c la T\igha ordinma 3 à comvauac. I
1,hyxiC0mpajJù0YdinarÌQ·
V, èïnaltro (foi^ifo,che porta rinehionroperfarele linee circolari.
Eccoui ò Virtuofi Studenti, la iniîrutiûne di quanto fS dibifogno, per fare con brcuità li difegnì di Pfofpettì»
«a, c fchiffare vns gran quantità di punti.
, Âuen^oïoeonofcîutDaecMentaImente}'opsrationedeir<?/o, nè diedi patte i molti ι irà ì quali
vno fu, che difle d'faaucrlo veduto, tuà non fi ricordaua doue ; Onde mi crebbe il defiderio d'Jia-
uerne qualche notitia, e doppo molle diligenze io trouai nel trattato ΛΟο; Taolo Loma^iaUap,
^ 24.5. doue loda l'cccelleoza del terzo modo di Frofpettiua ài Bramantino Mtlanefe , e cosi
dice.
la terza parte di Profpettiua, fi fa con la Graticola^ ouero in loco della Graticola, fi mette vn Vetro, fri il Pit-
tore, e la cofa vifla, e guardali nel Fe/o, e quello , che batte nel Feloyûvi contornando, ouero profilando
fopra il Velo , fiando fermo ogni cofa, pere le mouendofi vna delle parti Ìaria falfo, poi tutto quello, che
folle fattOj f« non fi tornaffe come prima al fuo luogo, e con quella Graticola, fi può fare maggiore, & mi«
flore la cofa, che s'iramita 3 fecondo che gli èappreffodetta Gratìcola, così tira più in dietro hauendpvn..
Carbone da capo d'vna Canna e quefia ancorché fia difficile, e boniisima, per ritrarc la coia cofa dubbiofa j
Con quefta Gratìcola ancora, ma, cheli fori fiano più lunghi, che alti quattrOjò fei,ò dieci volte.
Da quello n'hebbi il priasoientore, onde fui poi folkcitoà pratticarlo : di più il Ιοτηα^'^ζί 4 cap. ι^ Mb. 6. nel
difcorrere d'vna fua inueirtione d'vn telare, fatte à guiia di Sportello, dice, che fù penfata da !m, fenza ha-
uctne veduta vna fimiie, che prima della fua era fiata fatta, e doppo d'hauere infegnate le fue opération!,
dice oltre di quella, che in altri modi fi ροίίοηο crefcere le piante, e corpi humani, e come per forza di nu^
meri, ò co] Feto di Im Battifla Alberti, ò col Telare, e Graticola d'Alberto Durerto, e ài Ciò: di Frlja.
P^elo di Lem !Battifia AlÌ^erti Fiorentino,
Nei trattato di Pittura à carte 351. loda affai la diligenza del difegno, col dire, deiiderarei ,chenel dife-
gnonon fi andaffe dietro ad siero, che al circuito de d'intorni. Nel qual diiegno, io affermo, che ci bi-
iognaeiîcrciîarû vchcinentemente. Conciofia.che niiìuno compcninaento , niiiuno riceuimento di lumi,
mai fard lodato, ie non vi fard difegno. Anzi il difegno folo , è il più delle volte gratiftlmo. Diafi dunque
opera al difegno, & ad imparare bïuiûlœo quello, non credo, che fi poifa crouar coia alcuna più accomo-
data, che quei Vtlo, che io in fra gl'amici miei fogliochiaaure il taglio ,· il modo dell'viari, il quale fono
fiatoioil primo,che')'habbi troua£o,&ècQsìfatto .
Io tolgo vn Feìo di fili iottiliiiìmi tciluto rado, & fia di qualfiuoglia colore, e queflo diuido io dipoi con fila»,
alquantopiù groiìe, e facendone quadri quanti mi piace , fopra vn telaro, tutti eguali, &iomettoinfrà
l'occhio, eia cofa da vcderfi,accÌQchela Piramide viiìua penetrando, pafS perla rarità del Feh.
Hà veramente quefio taglio del Vdo in fe, non poche commodità ì la prima coia egli rapprefenta femprc lo
iBcdsfime fuperficie immobili ,conciofi3che poficui vna volta i termini,trouarai fubito la primiera punta,
della Piramide, con la quale tù incominciafti, il che lenza quefto taglio del Velo, è coia veramente diffici-
iiflima , e fai quanto iia impoflìbile nel dipingere imitare rettamenEc alcuna cofa, perche non mantieocrf
perpetuamente à chi dipinge il medeiìmo afpetto,e veduta. E da qusi!oauiene,chepiu facilmeote fi aiTo·
migliano quelle cofe, che fi ritragono dalie cole dipinte, che quelle, che fi ritragono dalle icolturc. Sai an-
cora okre di quello quanto eila cofa x'cduta paia altera ta, mediante il mutamento dell'interuallo, ò della
pofitura del centro. Per tanto il Felo,òh Prette quella non picciola vtiìità , chela cofa femprc
ïi fi ra ρ ρ refe a tara alla villa la raedeiima. L altra vrilitàè, che tù potrai colocare facilmente nel dipingere
la tu4 Τΰ,'ίοίί in luoghicertifiìmi i fui de'd'intorni, & i termini delle fuperficie. Impsroche vedendoti! in,,
quella maglia dììla Kffiie la fronte, & in quella , che gli è canto il nafo,& nella più vicina, poi le gotte in_.
quella di fotta i! mento, e tutte l'altre cofe così fatte , difpoOe a'ioroluoghi 5 potrai medefimamente colo·
care beniffimosù li tuar^?io/iì,òncl ai^i-ofcompafcir'ancor εΠΙ con vna /(effe· eguale à quella. Vltimamen-
te quefta J^ifÉ·, ó Velo porge grandiiSma commodità. & aiuìoa dare pcrfettionealla Pittura, perciochetù
vedrai offa cofa riieuata, e gonfiata, difegnata, e dipinta in quella pianura della i^me. Mediante le quali
cofe potiamo facilmente, ε perii giuditio , e per ì'èfpsriciuaconofcere, quanta vtilità ne predi eila ì\ctte
llbene,eperfettamentedipingere. Nonmi piaccionoco!orochìd:cono,chsnonèbene, che i Pittorifi
aifucfacciaiioà quefile cofe le quali, fe bc ne 3rrC nograniiiiiìmo aiuto al dipingere, fono nondimeno tali,
che fen^'effe vn Pittore à gran pena potrà mai farda fe flcifo cofa alcuna. Conciofia che noi non ricer-
chiamo, cheil Pittore(fei.ononm'iaganno} habbi à durare vna fatica iniìnitaj Mi lodiamo quella pit-
tura c'hd gran rilieuo,e che ci pare molto fimile à corpi, ch'ella ha da rapprefentare ; Laquai cofa certa-
mente nonsòio vedere in che modo poiTariufcire ad alcuno più mediocremente, fenza l'aiuto della Kette.
Seruafi adunque di queflo taglio, cioèdi quella J{ctte coloro, che fi affaticano per far profitio.
Che fe pure faranno alcuni, che fenza i{ctie fi dilettino d'efperimentare l'ingegno, procacciarli con la villa
quefta iìefia regola delle maglie, e fi afficurino, che ci vorrà maggior tempo.
m
DELLA
Pratcica delle Piante in Profpeitiuaj e de grAlzati.
Ella prima Parte habbiamofpicgate alcune ragioni Tcorichff, per capacità dell'in*
telligcnza, e per fapcre ben adoprare il Velo, k quali ragioni rieicono di grandif-
fitno giouauicnto, nel preualcrf; di qualCuogliaprattica di Proipcitiua ,· quindi fia-
no certi quelli, che poffedcranno quanto habbiamo detto, che fi troua ranno me»,
gliodifpofti, per concepire con prcOezza le ieguenti prattiche,eche iolopcrque-
iìo hò vfata ogni diligenza , per farle ccnprendcrc con breuità a quelli, che fono
capaci del diiegno, acciochc in queft'Artc fi facciano veri Maeflri, fenza faticar
nr.olto lo ipirito, mà non già fenza operare .
Perche in quefìa Scienza la capacità della Teorica è affai bella, perche è intefa an-
cera da quelli, che no» fcno Pittori, perciò potiamo dire, che la Teorica ci dà de ί
Fiori; mà che li Frutti non fi raccolgono , fe non Con la mano, cioè à dire, con la prattica, che mette in.,
cuìdenza ogni bclliffimo concetto, e per queflohabbiamodetto nel principio della prima parte Fioddella^
Profpcttiua,& in queaa feconda. Frutti della ProÌpettiua.
in quefta feconda parte fegu iremo l'ordine degli Architetti ,che prima fanno le piante, e da poi li fuoi Alzati;
le quali piante le fupponiamoimparate, e fatte per ridurle m Prolpettiua, doue , che alcune ncicono diffi-
pratticandovna fol regola, e per queOo hò raccolto infieme più prattiche, tolte da. diuerii Autori,
acciochc non vi fia cofa, che fi habbia da tralafciare, od abbuiare in sì nobile, ed vtiliifima conoicenza.
Mà prima di venire alia prattica di ridurre in Profpettiua le piante,
voglio dare alcuni Auu'.fi, per fapcre ri-
durreaffaicofeinprofpettiuajfenzala brigadi fare le piante , perche è doppia fatica . lo dico, che po-
nendo le mifure fopra Ja Jines della Terra, lì trcuaranno gli fcorciamenti degli oggetti in lontananza, in
qual luogo, che fl vorrà fopra vn piano in Profpettiua, come negli Auuifi del fegueate foglio 25. chi bauc»
ràpaticngadipoiTcderli bene, per ferûirfene à tempo , e luogo. Io aiutaranno molto alla faciliti dell'altre
praïtiche,e perii mezzo delia linea della Terra (1 poiTouo fare delle Profpettiue,come fi vedrà negli Alza-
ti, che fcguono .
Mà ficoaie
fìon fi troua regola, sì generale, che non habbia le fue eccettioni, cosi 0 troua no alcune figure, che
non fi poiTanoinctterein Profpettiua, fenon fi fèruiamo delle piante, e quefto è ancora bene, per fa pero
preualerfcne, e non reftare confufo, quando ci fofìe propofta vna di qusfte piante, per mcìterle in Profpoi-
AVVI-
tiua; enoD hauefSinoimparato la raaniçra, comc fi dcucprocedere
Έ
-ocr page 58-AVVISO
Vd fmtQ da rim Im^
di'
I.
Oa(l nauta gii mai ia regola del punto in faccia, per il pùnto da vn late, perche tutti hanno pe»
principi; vpa rocdcfifnacaufa, che produce ogni voka effetti fimiii, perche Ja prattica del può*
toda vn lato è la medcfiraa che quella del punto in faccia, come 0 vede nella linea della terra
AB,figura i,cheh4leniedefirocdiui0oni,che Jafigurai- EFill puntodella veduta fiainC,&
il puntodella difianga io D »la diagonale BlD jCidàle (cttioni Q, perfcorciamentidelli^ua"
dretti al numero medeiìmo delia figura z. vi èTolo quefla differenza, che li quadretti della figura iì re-
flringooo più,che oon fanno gucUidella fsconda j la ragione è, che maggiore diftanza hà DC, che notu
hàHG,
AVVISO
Ter accrçfçerç h l^tmtç degradate.
Ρ Et il mezzo della lìnea della terra EF, fig.z, fi poffono accrefcere le piante de'quadretti, quanto fi vuole,
perche da'pv'OtiEF, fi tirano le diagonali alli punti della djftanza HI 5 e doue tagliano le due linee EG,
&FG, nelli punti KK, ci danno il Quadro degradato, come habbiamo detto più volte,· Se noi pighanao
JiK, per linea della terra, tirando linee alli punti della diftanza , doue elle tagliano le naedefirae linee EG,
&;FG,nelli punti LL, iui fari la lontananza per il fecondo Quadro, e facendola medcfimaoperatione
della linea LL, Γι hauerà il terzo Quadro nelli punti M M, e così fi potrebbe leguire fino al punto della ve-
duta, con quelìa regola fi può fare il Quadro doppio, ouero triplo&c.fc non lo vogliamo, che la metà di
yn Quadro tirafi lalinea traueriante doue s'incrociano le linee ,chc vanno alli punti della diftan2a,comc
in N, che fi haucri quello, che fi defidera,quando vi fia capacità à iufficienza, e vifi trouarannoaltrc cu-
riofitd,
■^UueYtifcap, che ogni foUa, che β dhide in parti eguali h linea della terra, fi fuppone il più delle Volte ogni dmìfiom fn
piede di nofira mìjma j e fi panno amera dir braccia:, e pertiche cì?e fertwno pier rnijura.
III.
AVVISO
Per operare con 'vn fol fumo della diflani.a*
ALtone volte è impoflibile di fare più d'vn punto della difianza, per il poco fpatio, che s'incontra in vna
Muraglia, ò fia iopra la Tela, ouero Carta, doue, che quelli, che coliumano ogni volta d'hauerne due
fi trouano inuiiupaii; io dico, che vn fol punto, ç lufficiinte, Supponiamo, che vogliamo fare vn pauimen-
to di quadrecti, e che di già fi fiano tirate tutte le linee al punto della veduta,fig- 5· tirafi la diagonale BG>
nella lete one delia qual linea fi hjueranno li punti per tirare le linee trauerfanti, e parallele alla linea della
terra, per hauerle nelle linee opo(le le a)cdefime lettioni-,il tutto fi fà con porre vna gamba del compafloal
punto dcik veduta A, e l'altra nel punto dellafettione, come P, e girando quefia, fi troua la icttionein L,
come p-
II.
Quefta regola però non vale, fe non per roperationi.c'hannoil punto della veduta nel mezzo, perciò biiogna
trouarne vn'altra,cbeferua per quelle operationi ,c'hannola veduta da vnlato, come èlafig. i. piglili
dunque il cornpaifo , e fi ponga vna gamba fopra la linea della terra , e con l'altrà fi pigli perpendicolar-
mente il più , che fi jjuò il punto, che fi defidera ,cotnc per efiempio D ,e fi porli iopra la perpendicolari
EO, come OF, che tirando la DP, sì hauerà il medefimo, che le vi foflero li duci punti della difianza, o
COSI di tutte l'altre.
AVVISO
SI
IV.
Ter trou^ire gli fcent col folo mezgo della linea della Terrà,
A linea della Terra può fcriiira, per trouare in qual fiuoglia lontdnanaa, & in qual luogo fi voglia
nel Quadro vu corpo degradato; fenza icriiirfl delie piccioJe parti deili qu3dreì£Ì,come più inan-
21 &c. Quefto è vn tnezzoaiiai cipedicnte,benché paia vn poco brigofo d'apprendereal priì^ci*·
pio : Io aondimeno ccrcarò al meglio, che potrò di farlo uicenderc, atteioche fe ne potiamo fer-
uire i η molte opcrationi, per effeoipio nella fig. t, la linea della terra fia SB, il punto della veduta
A, & li puntidella diftansa ED.
Se noi vogìtamo la pianta à' vn Cubo, come in EC, tiranfi due linee occulte dalli punti B, & C, al punto della
veduta As ε per trouare la lunghezza dello icorcio, piglili la roedefima asiiura BCje fi trafportafopra la li-
ìiea della Terra , come CF, eguale a BC,&dal punto F,tirafi vna linea ai punto della dilìanza D, e doucji
queiìalinea taglia la Imeg Cnel punto G, tirafi vna linea paralella à BC, come la GH, che BC, e GH,
tarala pianta del Cubo,
Se vogliaujovn oggetto più verfo ihneazo, come NOPQ, Odcue mettere la larghezza, ediftanzafopra la li-
nea della Terra, la fua larghezza fia iK j la diftansa delia linea della Terra fia ìvL, & LM , fia la fua lun-
ghezza dal punto I, e K, fi deuono tirarc'Sl punto della veduta A, le linee 1 A, K. A, e per hauere la fua lon-
tananza dalli punti L , & M j tirinfi lince occulte a! punto della difianza D, che tagliaranno la lineaKA,
nelli punti N,0, dalli quali tirate k linee NQ, OP ^ parallele alla linea della teì-ra,il hauerailquadroin-.
iicorcioQPNQ.
Con queiìa regola fi potranno trafporìare li quadretti da vn làtoairaltro, coir.e BHGC,cheè traiportatoin
V,i&rucndoiìde! pc-nto della diftanza E, li punti N, &T, perche fono lontani dal punto S, detti piedi ci da·
ranno la figura X, affai firettaj perche M, & T, ίοκο affa i appreiio.
Della linea, della Terra ^ e ά'η^η fol pumo della αίβαηζβ.
DVnqae per il mezzo della linea della Terra? fi poifono hauere ie lontananze, e larghezze degli oggetti.
Supponiamo di voler tare vna fila di Colonne,ouero d'Alberi da vna parec^e dall'altra del C^adro met-
tau fopra la linea della Terra ladillânza giufìiffima, che li vogliamo dare, e la iua larghezza, come AF,&
B,C,D,EsF,iìg. z. Si tifiaole linee dal punto della di ftanzi Ο, infujoà ciafcuna delle eiìremità dellelar-
ghesze A,B,C3D,E,F,edoue tagliaranno la linea AH,lui Ìarano li termini degli oggetti,che fi dcfiderano.
Pertrafportarledall'altrolato {oprala linea FH, fi ponghi vn piededcl cotopafio al puntodell'occhioH,
chefi haucrannoli medefimi termini, ccmc N, è ii racdeiimo, cheAl, ecosì fi faràdegl'altii, dalli quali
termini jtirandofi delie parallele , fi haucrannoli mcdefimi requifìti ,e detcrminata la larghezza di queiìi
oggetti, fi ponga apprcflo ad A, come persHcmpio ΛΡ, dal punto Ρ , fi tiri vna linea a! punto della veduta
Hs doue quîf.a linea tagliarà le parallele, fi hauerd ia pianta , che fi deOdcra , e gli oggetti fi poffono far
Tondi, ouero Quadri, fecondo, che larà il biiogno .
Ν On fi deuono mai ponsre Ιε mifurefopra la linea dcllâ Terra dalla parte del punto della diilanzaï per
hauere le lontananze degli oggetu , cìie /1 defideranoprodurre dentro vn piano, il quale non habbia ,
che vna foUinca concorrente, per trouarlefettioni, per cffempio, lalir/ea iopra la quale fi deuon legnare le
lontananze fia AB, fig. j.ie vogliamo produre li punti DC, non fi poiiono tirare al punto delladifianza F,
raà fi bene dali'altrs parte al punto E, e volendoli tirare al punto F, deuono effere perdi dentro, come in.^
GH, allhara fi poffono tirare al punto F, che la linea AB, ci darà le loro ÌciEionì,c cosi l'vna come l'altra fi
tagliaranno nelli medeiìmi punti.
Per operare fenza le diagonali,
Volendo feruirfi della linea vltima AK, fig. 3. per linea delle iettioni, Π pongono le mifuredegìi oggetti
fopra la linea della Terra, come ionoT.MN , da quefti punti fi tirano le linee al punto della difìanza F,
e β fegnano tutte le fettioni fopra la linea Ali, e da queiìi punti β tirano delle parallele alla linea della Ter-
ra, come fi vede alla figura, ò pagina 54. queiìa maniera è alle volte coramoda, e facile, & ad alcuni piace
più dell'ai tre, pere he fi trouanoli punti lenza le diagonali.
Se alcune volte, per penuria di fpatio,non ci potiamo allontanare con il punto della diftanza,però C poffono
hauer gli oggetti più fcorciabili fopra la perpendicolare KOjChe ci darà le fettioni inmaniera,che il degra.
dato fard più fcorciabile, e più ilretto, e per tirare quefte parallele û trafporta dall'altra parte vna lin8a,fi-
mik alia 0,K,coaie fi vede alla figura,ò pag.54.c ie le vogliamo più ftrette,s'inclina la linea KO,che ûa ad
aogol^ j; con la I^Q? <jueiìa linea fi chiama linea del taglio, come megiio fi vedrà nella ieguente pag.
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Per prâtiicm la l'mm del Taglisi
Icuni fi femonb della linea"del taglio, come habbiamo accenato nella linea del pa0ato fo2
glio 'f hora fi darà la pratica di dctca liaea, che con vna fola linea Ili trouano eâ'attiffioaamente
le torgliezzc, & altezze, in looftanawza, come i"e G adopraflek diagonali; ne daremmo l'eGctn-
piofòpra li tré quadretti figura i, volendo degradare tré Quadri, l'vnodoppo l'altro, facciafi
la fua pianta fotio la linea della Terra AD>e fia fatto la linea perpendicolare BE, poi tirinfi tré
linee da gl'angoli dsi tré Quadri, che vadinoal punto G ,cchcìaglino là linea deltaglio β A,
gielli pqnìi L, iî,da'dçîti punti fi tirinole parallele HM, KN, LO, che haueremmo l'altezze delli tré
Quadri,e perle (uè larghezze, fi tirino tré linee dalii punti cc,bb,&aa,de'Quadri, che vadinoal punto C,
la fettione iopra la linea del taglio A E, nelli punti ff, ee, dd, haueremmo le larghezze delli tre Quadri. E
perche la pianta deili trç Quadri tocca la linea A E, fi deue poi fare la larghezza SA, eguale ad AË ί la lar-
ghezza LOj farà eguale alla linea dd, A, che fi riportarà nella LO, però la OL, rappreÌenta la R aa cosi
ralire, e lo (patio ee A, ci dà la larghezza NK, & ff, A, ci dd la HM.pçrche l'altezze de'Quadri ci fono da-
te dalle linee concorrenti al punto della difìanza G , nella linea del taglio AB, e le lue larghezze l'habbia-
mo nella linea E A , dalle Imee concorrenti al punto G ; fi vede chiaramente, che quefta regola del taglio
corrifponde con la regola ordinaria degl'antichi? perchcjfe dal punto S,iì tira la linea SM,al punto della ve-
duta B, ci datâ in vn medefimo tempo le larghezze di tutti li tré Quadri SH,§ì; ilmedefioio fi fata de gl'altri
iei Quadri, tirando le due linee concorrcnìiTB,ZB, con allongare le paraÌleielO, KN, & HM, che li ràg-
gi vifuali AG» RG, PG, & QG,ieruino per linee diagonali j dunque èveriffimo, che tanto opera l'vna-.»
come l'altra regoìa > onde alcune coie fi riducono in Pròfpettiua conia regola ordinaria , che vi faria più
brigha, adoprandola linea del taglio, & alcontrario vi ionQ altre operatioui più facili, con la linea dclta-
gUosil çheçQn l'altra non è così efpedicnts.
\
Fer fare ^n ^adro difcofls dalU linea del taglio,
La pratìica delia fig. a- appanice alquan^ differente, attefoche l'altezze, e larghezze, trouate, fi deuono
trafportare in d!Ìparte,conie iì vede inZ,della 2.e 5. figura, il Quadro della âg.i.è veduto rettamente
nel mezzo, e quello della veduto per angolojdel reflofi opera, come di fopra, il punto della diiìanza D,
e per l'aUezzejô !ûnghezze,chefi trouano fopra ìa linea del taglio PC, & il punto L, ci da le larghezze»»
nella liaea del taglio ρβ, come hà lafciato il Ì^aualicr Sirigati nelle fueopere; quelli duoi punti della diftan»
Zi fono come queili delle figure fettitna,^ vndecima della prima parte: per fare il Quadro veduto nel méz-
go,baila jChefotto AL, vi fia la metà del Quadro , come la pianta z.4. li raggi vifiui 0,4. & D, ci
danno l'altezze 5. & y. li raggi 2- L, & 4, L, ci danno le larghezze <5. e 5, Sopra la linea della Terra SR, nel
mezzodì effa ûalzi la linea perpendicolare OZ,in elìa fi iegni il raggio vifiqo O, 3.eguale à P, per il
punto j. sì tirala linea 8 8 parallela alia RS, e ha dalla deflra, come dalia finiftra eguale alla P, 9. fegnili
nella medefima linea OZ, la lincaO, p. egualeall^ Ρ,ρ. iopra il puntop», fi tiri la linea 4. 4. parallelaalla_»
BS; così dalia delira , come dalla finulra, eguiicallaF, 5·6 fi congiunghino ìelìnce4,é.chelìhaueiàil
Quadro ia Fiofpettiua,
•V·-. -
t
P^r fare "vn Quadro, 'veduto per angok,
Vili.
Sotto la h'nea della Terra AB, fig. j· S facei la metà del Quadro, è pianta BEF, con il mezzo diametro EE,
eli opera, come fopra, che troueranfi fopra la linea del taglio CPG, li punti 1.4.5. e fatta la linea del-
la Terra RS, & la perpendicolare OZ, fopra la linea delie lunghezze PC, fi pigli l'altezza Ρ, a. & fi tra-
fportiin OZ, fopra la medefima linea fi troua il punto E, che farà P, 4. e fi trafporta in OE, la linea LE, ci
darà la fua larghezza P, 3· fopra la linea delle larghezze PG, la quale fi trafporta in E, e dal punto E, tira-
ta vna occulta parallela alla RS, & in effa fi fegni la larghezza P, ci darà li punti 7.7. dalle quali tirate
lince 7· 8.7. i. hattetenuno vn Quadro in iicorcio, veduto per angolo.
'^y·'
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J-'a "PVNTO DHC XÂRCi-rEZZE
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Pelle ^i^fite y 'vedute ysiiêifisnîc nel νίε^'ϊζο.
Abbiamo (piegato nclU paflati Auuifi il modo di trouare gl'oggetti in lontananza , per il folo
, naezzo della linea della Terra , e delia linea del taglio j hora nelle prattiche ieguenti ditnoflra-
rctno il aiQdo di ridurre in PiOÌpe£t!ua5.qualfiuogl[a pianta,e quefto per diucrie regole,le quali
fono fufficienti, per imparare à mettere io Proipettiua tutto quello, ehc fi può rappreientarc «
, ^ _., , & immaginare-
Figura ì' Per œ^ttere in itcorcio ia pianta del quadro ABCD» fi dcuono tirare dalli punti AB, al punto della
veduta E, le lince AEj BËj e daìli raedeilmi punti AB> tirare alli punti della diiìanza FG, le diagonali AG,
BF, edoucelictagliaranoolct^uecoacocrenii AÊ, nelli punti HI, mi iarà ridotto in licorcio il
quadro ABCD,io ΑΗίβ.
Il che fi può fare ieoza la pianta Geometrica , con le fole diagonali, ihe ci danno Η punti delle fettionì HI J
ouero col trafportarc AB. fopra la Isnea delia Terra ,opme BK, e dal punto K, tirarfl vna linea al punte F,
che ci darà la mede Orna iettione in ί ,ella concorrenie β, E, çcome l'eperationc della linea delia Terra,
detta nelli Auuifi pafliati.
Jfigara a. Per licorcìare vn Quadro veduto rettaoiente per angolo,Ga fatta la pianta ABCD, là quale tocchi
lalinea della Terra HI,con l'angolo B, pongali la Riga (opra ciaicun lato del quadro, come AD, & DC,
cdoueqaeftarigs taglierà la linea della Terra , fi faranno li punti Hi, poi dalli punti Hi, fi tirinole linee'
HP, &BPial punto della dìiìanza P,&dalli B,J, le BG, ÌG, all'altro punco deiiadiiìanaa G,cheleΐeε-
tio»idi quei^eiiosedarannoil quadroinifcorcioKLMB .
Si può fare il medefirao, fenza fare la pianta , col mettere il diametro AC i fopra la linea della Terra da vna
parte,edall'altradal me2zoB)CoroeBH,&Bi,chec!ratclelineejne verrà l'iiieiìo, eneli'vna, òaltra
maniera, non occorre feruirfi del puntodelìa veduta O.
I.
figura 3. perndurre vn circolo in Icorcio.fi deucfarc dentro al Quadro λ CD, tirando le fue diagonali,
con li diametri, che il circolo Ca diuifo m 8- parti ;e doue rcfla tagliato neili punti O, fi tirano le perpen-
dicolari EO, PO, prodotte fino alla linea della Terra AB, le linee diametrali, che di già fono fatte per QR,
ST, fi tagliano ad angolorettoneicentroG, elkndo fatta la pianta in quella irsanicra tutte le perpendico·
Jari alia linea deliaTcrra, fi dcuono tirare al punto della veduta H, e doue leiìano tagliatcdaiiediagonali
Aiv, Bl> Ijausrcramopunù à iufficicnza per poter tirare delle linee turuc con la mano, ienza aiuto del
compafio, che ionnaranno il cerchio in icorcie, e queiia regola può valere ne i piccioli cìrcoli, che per li
grandi> ne daremmo vna psù efatu al foglio 60.
I I.
Fiants 'vedute obliquamente ^ ο da <vn lato,
F
îgura j.ed-Quelìedus vltiroc figure , e/Tendo come le duc prioje, iocrcdo,chcfaria vn perder tempo;
il npcttcrc, come fi deuono far fcorciare in Proipettiua; perche mi pare, che le figure fia no fufficienti ,
per far vedere, che non vi èaltra differenza da quelkdi fopra, che la ficuationedell'oggetto che è veduto
da vn lato, e l'altro, fono veduti nei mezzo, A, è il punto della veduta, & BB, pianti della diilanza.
Oficruafi foloqueiìa differenza, che quefli oggetti veduti da vn lato, iicorciano più, òfi reiìringono affai ρίίι
di quelli, che hanno il punto della veduta nel mezzo, la ragione è la diilanza, che è maggiore di quella di
fopra, e fé la Carta io permetteffe, fi faccia con maggior lontananza, per sfuggire il degradato maggiore
del fuo perfetto, md per non hauere ad indouinare in qual parte fiafuora del foglio lo metlcrctno quafi in
tutte qucfte opération:, dentro all'iftefla operationc,
PRAT-
«V 'V ni-.
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*Τζτ degradare ^adro poflo a cafo,
j»
ni.
Ouendo ridurre in Proipettiaa vn Quadro pofto à cafo, fcnz'ordine alla ventura, il quale, cioè
n®n habbia alcun lato, & diametro parallcloalla linea delia Terra, come era necetìario nelle
prattichc antecedenti, fa dimeftierc,primafar laiua pianta in quella pofuura, che fi vorrà
fore vedere, come il Quadro, nella figura i. da ciafcun angolo^ Jalcino cadere le perpendico-
lari 5. 3. z. i.4.4.1. i.foprala linea della Terra AB, in ciafcuna delle iettioni 5.1.4. i.fi pon.
ghi vn piede del compaifo immobile, e con l'altro alla diftanEa dell'angolo , da cui 6 fpicca la
perpendicolare, fideicriua vna quarta parte di cerchio, comexi. 44. n ^che vada à cadere iopra la
linea della Terra, ne'punti 1.4. fatta poi vn'altra lìnea della Terra in aifparte, come la linea EP, nella
medefiroa linea bifogna trafportarui tatti li punti della linea AB, e dalli punti, che fono fatti dalle perpen-
dicolari, Π dcuono tirare al punto della veduta C, le linee 5. C, χ. C, &c. e dalli pumi, fatti delle portioni
di circolo, fi deuono tirare al punto della diftanza D, le4. D,i. D, &c. che vncndolcTcttìoni communi
con le linee 4.3. n. ι·4· haurcmo il Quadro z. 3.4. i.inicorcio.
Sì ponno ancora trouare i lati, che tr^ loro vanno à concorrere a'punti particolari, nella linea Orizontale
DC, poiché producendo il lato i- 4. & z. j. trouaremo il fuo punto particolare effere G, e così ancora li
auelatia. i. 4· concorreranno i qualche altro punto particolare, doue vanno à terminare le linee 3. N.
ei. H·
'Alcuni pongono ìz pianta del quadro di fottola linea della Terra, come nella figura i. Operando nella mede-
fima forma, come della figura i. con quefta differenza però, che in qucfta vltiraa maoierail corpo,"che fi
pone infcorcio, fi rouericia, come fi comprende perii numeri della detta z. figura.
IV.
Tfel Triangolo»
V.
La prattica di mettere in Profpettiua ilTriangoIoèla raedefima opcratione del Quadro, pofto fenz'ordi-
ne,corae fi vede alla figura Volendo poi con vna fafcia attorno, vi fi può fare di quella longhezza,
che fi vorrà, con farli numeri differenti, per non confondere chi opera, che operando nella maniera inic·
gnata di fopra, lo riduremo in Profpettiua, come nella figura fi vede.
La conftruttionedella pianta del Pentagono, ò fia figura dicinque lati, Rimo fia fufficientemente fpiega*
ta nella prima parte alla pag. 4· e perciò farebbe fuperfuoil ripettere qui l'iftefle cofe.
11 modo di ridurre in Profpettiua quella figura è riflciTa, c'habbiamo infcgna ta del Triangolo, e del Quadro
pofto à cafo, fi può ancora à quella figura fare la iua fafcia attorno, operando come fi è detto del Triango-
lo, il che fi vede nella figura 4.
Nella pianta fi tirino linee da gl'angoli al centro d. perche bifogna mettere il medefimo centro in Profpetti.
eia, al quale dcuono concorrere le linee de gl'angoli del di fuora, per trouar gl'angoli del dì dentro.
PRAT-
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Ella Prima Parte, alla pagina 4. c 5. fi è dato il modo di defcrìuerc vn'Effagono , ò fia figura di
lei Iati, per il che, qui fupporremola pratcica di qqefta conftruitionc.
1) ridurre quefta figura in Proipettiua, çffsndp l'jlleiTa regola delle prattiche antecedenti, per
ïjon attediare con l'i ileffecofe ii Lettore il iypponaano,proponeodo lolamence la figura dell'.
________ operatione, come alla figurai.
lafciaremo però d'auertire, che nej ridurre in Profpcttiua vna fitniìe pianta, è molto bene il congiun-
£cre con linee morìe gt'aagolioppofti, per ritrouarne il centro, sì in pianta, come in Profpetiua ; L'-
Effàgono delia figura ì. è pofioio Proipettiua /fupponendo il punto della veduta da vn lato, quellodella_.
figura fi è iuppoRo il punto della veduta nel me2zo,«ìUfeft'vltima è fatta con la fua fafçia attorno, come
fi vede nella Ìudeita figura.
Xa iDàniera , per fargli la faida è tale, trcuatc li punti accidentali CK , lopra la linea Orizontale, come fi è
detto del Quadro nel paffato foglio, preducendo il lato D E, fino alla Ifflea Orizontale, che lì hauerà il pun-
to C, facendo il inedefimo del lato FG, fi hauerà il punto K, il centro il troua con le linee morte, tirate da
gliahgoli» 1ε quali lince morìe ieruonopcrlefettioni delle linee,chefidanno la faicia fatta che fi è,di
che grandczîîa la vpgliamo iopra la linea della Terra, come HD, 11 punto H, fif ifi al punto della diftanza
B, ia iettiope fatta nella linea DM, farà là larghezza della falcia , con tirare ii punto L, d C, doue taglia la
Jinea EG, fi haueriil punto N, per tirare il lato Ν P, al punto Κ , facendoli msdefimo dall'altra parte, fi
jhautrà il lato IM, tirandolo al punto C, che Ρ, &: M, ci darà la figura compita, quando però fi iarà fatto
î'iflçiia opcraìione da i lati ορροβι.
B Hnciie in tutte le figure, sì regolari,come irregolari, ci poifiamo feruire della prattica infegnata di fopra,
qui nondimeno ci è pari'o bene infegnarne vn'aitra alquanto diffirente , accioche li cunofi poiSno fo-
' disfarfi col vedere la veriti, che è fola ritrouata, per modi molto differerti fra loro j qui dunque ipiegare-
moquefta prattica, e ne dareaio l'eiìempio nella figura Eptagono, ò di fcctc faccie ,ò lati, & è quefta.
Si open primieramente pelfiftefia maniera infegnata di (opra, cioèdaciaichedun' angolo della figura fi la-
iciflo cadere fopra la linea della Terra delle perpendicolari, notando i punti di effe pcrpsndicolari,confor-
me il numero de gl'angoli, da'quali cadono; SI aJgi dipoi da vna parte della detta linea della Terra, vna li-
nea, come la Β A, foprala quale pure fi lafcino cadere da eiaicheduì/angolo le iuc perpendicolari, le quali
faranno parallele alla Imea della Terra, notando anco qui h punti con grifieifi numeri, ò notedegl'angoii
da'quali ίαηο tirate.
Pai prmio angolo, che pofa fopra la linea della Terra, habbiamo il fuo punto in B, la linea degrangoli χ. &
7, ci di il punto C, la linea de gl'angoli & <5. ci dà il punto D,dal 4. & 5. il punto E, fi ftenda dipoi d par.
te vna"^ linea retta, che ferua per la linea della Terra inquefia primieramente fi legninoli punti conle
ioro difianze,che fono fiati trouati nella luperiore, e da quefii punti fi tirino linee morte al puatodella ve-
duta , che nel noiìroefiempio fati A, nella figura 5, Nell'ifteiTa linea fi fcgnano i punth che erano fiati
formati dalle parallele nella linea AB, cicèC, D, E',e da qocfti punti fi tirano linee morte al punto della^
flanza O, che doue qucfie linee tagiiararsno la linea piùproifima A, da quefii punti tirate delle parallele
alla linea della Terra, ci daranno l'incrociatura delle lince degl'ifieilì numeri, le quali vnite infieme con li;
nee, ci daranno la figura in fcorcio, come fi defidcra.
Dell' Ottagono.
Ν Ella prefeme figura, per maggior facilità, e per meno confufiohedi linee habbiamó fatto i lati paralle·
li alla linea delia Terra, in modo, che vn'ifieffa linea perpeiìdicolare ferue perdue punti, fi ponno però
quefii lati porre d caio, operando nella maniera ipiegata di (opra. Queinfieflaprattica può ieruire per lo
figure antecedenti, e per tutte Taltre, ficome quella dell'antccedeini può feruirc per queOa .
ia figura Ottagona fi può anche effa ridurre in icorcio con k prattiche antecedenti, operando confoimo
quello fi è .iniegnaio,òcoa3e fi vede nella figura 7· fi auerta però, che nell'ifteffa figura habbiamo dato due
efiempij.nel primo de'quali fi pone il punto della veduta da vn lato,c fi opera conforme fi èinfegnato nel!'
vltima prattica dell'Eptagono, cioè pigliando le fettioni nella più prcifiroa linea, come 7. A, e da quei pun-
ii, fi tirano le parallele.
^cì fecondo effempio, babbismo pigliato il punto della veduta nel mezzo, e le fettioni in vece di pigliaflt»
nella linea KA, le habb amo preie nella perpeudicolare KO, il che fi è fatto per infegnareancora quefio
modo, acciò volendo, che l'oggetto fcorcij maggiormente, ci poffiamo feruire di quella perpendicolare,
il che è manifefio delie £gure propofie, le quali tirate ambedue ad vn'iftefl^o punto della diftanza B, fcGE«
siano vaa più deiraltia, cioèlaicconda più dellaprinaajetuttoqusiloèmanifefio perl'Auu!ro7.
I
Abbiamo infegnatò nella prima prattica di que fta féconda parte, alla figura j. il modo di ridurre
in Proipettiua vn circolo · In queflo luogo, già che habbiamo trauatodi moìie altre figure re-
golari, non laiciaretno di dirne qualche cofa di Duouocoli'aggiungere al già detto. £ perche fo-
pra habbiamo dato l'effempio in vncircolo diuiio in 8. iole parti, qui ne proporremo vno diuiio
in I <j· parti, poiché quanto più minute lono le parti della diuifione, tanto meno fi ibggiace a gli
sbagli, e tanto più ci potiamo accolìare alia perfettione.
Sia dunque nella figura i.iotto la linea della Terra A,D,illemicircolodi^ella grandezza, che vogliamo,
quefto fidiuidainS. parti eguali, in maniera, che fe vi fuile tutto il circolo , reilarebbe diuifo in i6. parti,
pa ciafcheduna di quefte diuifioni fi tirano delle perpendicolari alla linea della Terra, e da i punti doue que-
fla vien fegnata, fi tirino le lince al punto della veduta F, fi tirino dipoi da i punti A ,e D, le diagonali ,alli
punti delia diilanza, e nelle interiettioni di quefte con quelle, che fi fono tirate al puntodella vcduta,fi tiri-
no conforoic la regola ordinaria delle parallele alla linea delia Terra, che haueremoil quadro A,B,C,DHn
Proipettiua , principiando à fare vn punto nel mezzo del Quadro al punto a" c gl'altri alle icttioni
fegoenti, ieguendo le linee trauerianti, come a, b, c, d, e, f, g, h, i, k, 1, mj n, o, p, q, che ditti punti vmti
ïnûemc con ^ezzi d'archi fatti à mano, ci daranno il circolo degradato, come fi ricerca.
Del Circolo doppio^ ο Fafciato,
lOtiamo con l'ifielìa prattica fare vna fafcia, ò grolìezza, attornoal circolo di quella larghezza, che vo-
gliamo: poiché fupponianio, che AB, figura z.fia il circolo propofto di fopra, dentro al quale vogliamo
fare la faicia CD, ii operi primamente nel circolo interiore , nella maniera iniegnata quilopra, poi da-,
cialcun punto delle diuifioni di detto circolo, fi tiruio le linee al centro G, e doue queiìe tagliano il circolo
interiore, fi urino le fue pei pendicolan alla linea della Terra, operando n^'iitefla maniera,che hauercmo
anco quefto circolo in fcorcio.
le prattiche di quefte figure circolari giouano molto , c fono di grand'vfo, polche vengono piìi di qualfiuo·
glia altra, ad ellere pratticate, come nel far Colonne, & Volte.
Non vi rincrefca,ò Virtuofi Studenti,di sì nobile facoltà, il faticare intornó d quelle due figure, quali fon cer-
to, cheà molti riufciranno difficili, nondimeno fenza quefte non fi ponno far molte coierie quali giornal-
mente occorrono.
Le tré rotondità della figura 5. ogn'vna da fecauata dal Quadro, nella maniera dell'altre due, e tutte tre
concorrano à vnfol puntodella veduta, delle quali figure fi potiamoferuire a molte coie. Anzi chi le ha-
uerd ben famigliari, faprà far qualunque rotondità, e ienza di eile poco fi fa prd fare nelle cofe circolari.
Da quefte fi potrà cauare vn edificio tondo, folido,* sferico, con Colonne, vna Scalai Lumaca, perche
quefte moiìrano la via di far li gradi in rotondità', e da quefte fi trouarà la maniera di fare con induftria vna
Ruota in fcorcioj quale di già quafi formata, in iomma, infinite fono le cole, che da quefte fi cauano, pur*
che non vi fia graue la fatica di faruele ben famigliari, percioche nel voltare de gliarchi in fcorzio, come
più auanti fi dirà, laranno affai più facili, nondimeno tutti naicono da quclte.
PRAT-
-ocr page 71-6ï
-ocr page 72-D*'vn ^adro^ *zeduto pêr t^ngolo ^
I Olendo mettere vil Quadro in fcorcio, veduto rettamente per angolo ,ορροΠο all'occhio» fcr-
uiràla prattica feconda del foglio 27. voleodo detto Quadro pieno di quadretti, fi procede^
nella feguente maniera, pongafi il diametro d'vna pianta peretta fopra la linea delia Terra »
cioè vna à dctîra, e l'altra à finilira, come AB, AC, figura t. queilo diametro fia diuiio nel nu-
,,, mero . diquanti quadretti vogliamo, tifando primait capi dei diametro alli punti della di-
' - ftaoza FD,chc baurcmoilQuadrogrande,cond quadrettida ogni lato,che fonoin tutto jd.
Se fopra alla medernna pianta del Quadro, veduto periangolo, fi vuole folamente far vedere nell'eftremità ds
gl'angoli 4. altre piante piceiole, come 4. Pilaftri ,ouero Colonne, Arbori , & qualunque altro oggetto,
come nella figura i. pongafi fopra la linea della Terra la larghezza del diametro de'Quadri piccioli,come
AE,& AFi & DB, & CG. e da quefti punti tirinfi delie linee alli punti della didanza P, I, chcic Ìctlionici
daranno le piante quadre li, i, H, N, e qucHe piarne alcune volt e ponnojeruire perpauimenth
XII.
PRATTICA
Velli Pauìtnentì pieni dì ^adrettì.
La Prattica di tali Pauimcnti è molto vtile à qua! fiuoglia Pittore, poiché oltre il feruire diPauimento,
può anche adoprarfi per rapprefentare il fondamento di qualche Fabrica . Per il mezzo di quefii Qua-
dretti,qualfiuoglia pianta Geometrica, fi può con molta facilita' ridurre in Profpettiua. E finalmente alli
Pittori lerue quefta prattica, per degradare le loro figure, come dimollrarcino nel fine del vltimo foglio.
La prattica dunque è tale.
Compartita, che Ìarà la linea della Terra AB, in quante parti fi vintole, fi tirino If linee al punto della veduta
C,dapoi la diagonale BD, che taglia la linea AC, in E, tirando k,F, parallela alia linea della Terra , come
- parimente nell'altre fertioni, haueremo il Quadro AE,FB, con quattro Quadrettiper lato, che ionofedici
in tutto, volendone poi aggiungere altri quattro, fi operi conforme Ι'Λ uuito z. cioè fi deue fupponercla li-
nea EF, per linea della Terra.
Tirando poi la diagonale FD, che in H, fi haueri la lontananza per gl'altri quattro quadretti, che tutti in-
fieme fanno due quadretti per longhezza, & vno per larghezza, e cosi fi può procedere di maggiori nume,
ri. Valendo da poi empii e lo (patio, che ci refla fra AH,& M,fi deue pigliare la larghezzain vno delli Qua-
dretti vltimi, che fono cella linea HI, come per cflcmpio lofpatio Η, & Ν , e trafportarc quella mifuriL.
nella linea HM, cioè fcgnandoin ella tanti punti, quanto ne ponnocapire, e tirando le correnti al punto
della veduta C, & le parallele alla linea della Terra ΛΒ, fi riempirà il rimanente, come fi era propofto.
XII1.
PRATTICA
Del Pauìmento de ^adretti y con ^na fafcta attorno ,
La Prattica di farevn Pauìmento di quadretti con vna fafcià attorno è la medefiraa, che quella delli Qua-
dretti (empiici, e per quefto non fi perderà il tem po ad infegnarla >
Cibaftarà l'auuifare, che bifogna diuidere la linea della Terra in partieguali, come PO, & OK, cioè la lat'·
ghezza del Quadretto, e la larghezza della falcia, e tirando tutte quelle diuifioni al punto della veduta C,
doue fono tagliate dalla diagonale BQ, tirate le parallele alla linea della Terra, che fi hauerè il fauimen-
to de'Quadretti, con vna fafcia attorno, come fi vede nella finiflra parte della figura
Sipotriadarelarfianieradi fare molt'altri, & variati Pauimenti, ieruendoiì delli Quadretti, ma i'ingegnofo
itudente ne trcuarà dafua pofla vn'infinità, fecondo la iua fantafia.
/
c |
G |
F / |
~ E |
- |
,—- D |
..... Β | |
FIOJII. |
c |
Q, -—tra |
66
Pianta d'η/η Gmdìno in Prof^ettìua.
I può con gran facilità ridurre in Profpettiua qualiìuoglia Pianta , col coflituirla dentro vn_.
Quadro, cdiuidcrcqueftoQiradroin più quadretti, perche mettendo il Quadro, & la quantità
dc'quadretti in Prolpcttiua, per la regola ordinaria, ofleru^ndo bene d'occupare il mcdefiimo
numero deUi quadretti nella Pianta inlcorcioiChè fono nella Pianta ^sotnctrica,che in quella fi
fari la figura medefmajniàin iccrcio,& inqueiìa Pianta A conferaiajciò che habbiainodetta
alla Prattica^il.del Pauimcntoddii lepoplici quadretti, perche tirando tutte le diui6oni, che
fooo fopra la liiJfea della Terra, al punto della veduta, & le diagonali al punto della dilianza, le iettioni »
fatte nelle linee coifcorrenti, ci dannu la lontananza di tutta la pianta, per tirare le parallele alia linea del-
la Terra^chc 0 hauer4 il medçfimo nutîierodi quadretti in fcorcio ,chc iono nella Pianta Geometrie? , €
pigliaodcila medefìma quantità, tantoper liViâli|quanto perk Figure > fi ridurrà in Proipcttiua il mede-
fimo, che è fopra la Pianta propoda .
Queila manieraci fi vedere, che è affai facile d mettere in Profpettiua alcune Piante, poiché folo fi deue tra·
fportarcqiicUo, che è nelli quadretti Oeomciricali, fopra li quadretti io Proipettma » che ci daranoo i'ap-
psrensa delia f mota Geometrica fedeliûîmamente.
?t
PRAT-
-ocr page 75- -ocr page 76-69
Pìmta d'vm f^èrka ìli Sçorcio^ .
L Serlio^neliqo trattato di Profpettiua, ftima mol-
to qùeffca inuentione^ per mettere le Piante in
Profpettiua ^ come cofa molto vtile a gX Archi-
tetti per la quale pofsiamo far vedere da vn eapo
vria Fabrica abata ^ & ì1 refto per Terra in perfetta
forma, Mk^ poiché queila prattica è la medefima,
che quella del Giardino non diremo d'auuantag-
gio^ perche la figura fà intendere il refto.
PRAT-
-ocr page 77- -ocr page 78-Tknta d'fvfîa Chtefa in Profpettiua, per 'ViìaUra maniera,
> Veiìa Piania di Çhiefa ê fetta fecondo, che noi habbiamo detto neirAuuifo Vi. e come habbia-
tno fatta la Fianta'dell'Eptagono al foglio ip. e ridotta in Ìcorcìo, come la figura 5. cioè a dire»
biiogna, che tutti Ulati, che lono pcrpçndicojaii alla linea della Terra, tìano prolongati eoa li-
nce occulte^ per fino, che toccano lamedefima linea della Terra , cornc fi vedequiuilofpacio
delle Muraglie, e de'Pilaftri, e poi della linea della Terra tirarli al punto della veduta ; e tutti
gl'altri lafi, che fono paraìleii alla linea della Terra, û deuonotirare da vn laEo,e fegnarli fopra vna lineaj
come, υ, F, che ione le Ìue larghezze, come il vede O, A, & A, B, C, D, E, F, G, H, J, & K, P, dopo bi-
iogna traiportare tutte qucHe niiiure, che iono fràO, & P, fopra la linea della Terra, cioè il capo della li·
nea fegnataO,deue effereappreiTo alle linee concorrenti, e doue termina la perpendicolare Ρ, & il capo
de.la linea Ρ , nella più remota lontananza fuora della figura, da dette ini iure fi tirano lince al punto della
diSanza , che le feuioni aell'vltima linea, ci daranno li termini per tirare k parallele 3 che ci danno gU
icorci d'Qgpi coìa, come Γ3 CQtppreodc dalle lettere feguenìi, cioè A Ai BB^CC.
PRAT-
-ocr page 79- -ocr page 80-ί
Piansa d* f »<? Fortez^ m Trofpeitiua,
Er mettere le piante di forîsficaîione in Proipettiua, e qualfiuoglia altro pezzo, ci potiamofer-
èìa mcdcuroa prattica,chehabbiaaiodet<«
uiredcilalineadeltaghoKjOjdcirAuuifod· queilaè
£o della Chicfa,con queisaiola differenza , che pigliano lefettioni con la linea del taglio il de
gradato è più fcorobiie, come fi vede nella figura 7. del foglio 61. che l'Ottagono, con la ve-
duta nel mezzo fi ri ftringe vn poco più, che non ià quello, che bà la veduta da vn lato 5 perche
in queiìa habbiamopreiolafestione nella linea concorrente, carne habbiamodettodella Pian-
ta della Chiefa.
Da tutti gl'angoli della Pianta Geometrica tiranfi linee perpendicolari, che tagliano la linea della Terra , e
dalia linea della Terra fi tirano al punto della veduta H.
Dalli medsfnoi angoli della Pianta bifogna tirare delle linee parallele à quella della Terra, finche reftiao
tagliate dalla perpendicolare AB, che è ûtuata da vn lato, tutti qucfti punti della linea AB, fi deuono
porta re da vn iato (opra la linea della Terra, per tirare le linee al punto della diiìanza, e per hauerei pun-
ti delle loro fettioni (opra la linea del taglio CD.
Mâ perche lo fpatio non ci permette di poter diftendere quciìa linea AB,fopra la linea della Terra , fiètra-
Iportata di fotta, e per bene intendere quanto fi deue, la lineaOrizontaledifottoèd'egualealtezza à quel-
la di iopra,& il punto E, delladiftanza è in egualdiftaDZi,comedifopra ,ciìendo per Terra la linea AB,
dallefue diuifioni fi tirano lince al punto della diiìan^a S , che hauererao le iettioni nella perpendicolaro
CD,la qua! linea CD, con tutte le fue diuifioni, lì deue trafportare di ibpra appreffo all'vhime lineecon-
cortenti da vna parìe, e dall'altra, come Ìono le due CO, e tirando delle linee parallele alla linea della Ter-
ra, da tmtu puHìi, che fono (opra le linee CD, oueroin luogo di tirare vna hnsa , legnare lolamente vìl»
punto iopraialin;a corrifpondenie,che fi parte dall'angolo oiedefimodella Pianta , & eflendocongiunti
con linee tutti queili punti, fi hauera quel, che fi defidera ,come la figura ci fa intendere, dal che potiamo
apprendere, che non vie coia, per difficile, che fia, che non fi poffa meiisrein ProÌpettiiìa,fiano figure re.
golari, ò irregolari! benché nel priacipio appariicano diffìcili»
fi
PRAT-
-ocr page 81- -ocr page 82-Per operare con il punto fola de gl'occhi»
»
Vcfta Prattica è per non operare con altro punto, che quello deUocchio, ed è Rimata molto bel-
la, perche è più iemplicc delle precedenti, lenza tanta contuiione di linee. Quiui pertrouarc
le lontananze, non vi occorre altro punto, che quello dell'occhio del riguardante, h
La maniera di quefta prattica è, che bilogna hauere vna Pianta come per eflenipio,Ìaprefeihi
te d'vna Chieia, fia tirara vna linea per il longo, come la linea FG, ò iia nel mezzo,,ò da viì_.
lato, non importa doue ella fi fia tirata da tutti gl'angoli della pianta, ii deuono tirare delle perpéndicola-
rt fopra quefta linea, poi da quella diflanza. che figiudica conucniente, fi alza vna linea perpenkicolarc,.
alla ?β,che farà la linea F,A, e l'altezza dell'occhio del riguardante farà A, dal quale tirando linee da tut-
te le dimfioni, ouero raifure della linea FG, che come raggi vifiui, faranno tagliati da vna linea alzata per-
pendicolare fopra la mcdcfima linea FG, in quella diiìanza, che lì vorrà, che fard l'officio,che fâ la linea
BC, la quale ferue per linea del taglio, per olieruare le lontananze della pianta in Profpettiua.
Volendo meìtcrc quella pianta in Profpettiua , bifogna trafponare tutta la larghezza della linea d'auanti
ED, che feruirà per linea della Terra, in quel luogo, che fi vorri , come per efleiBpio nella figura i. lame-
defima larghezza ED, d'altezza dell'occhio AF, eguale à quel di fopra, dunque A farà il punto della ve-
duta, al quale-fi tirano due lineedalli punti D,& E,fia pofta la linea del taglio BC da vn lato, comein D,
cuero in mezzo, come in F, con le mifure trouate di fopra dalle diuifioni, bifogna tirare delle paralelle alla
linea della Terra , che toccano le due concorrenti, come fi vede nella DA, nella quale fi trouano tutte
lontananze degl'oggetti pigliati di fopra DC nella figura i.e la larghezza delli l ilaftri KD, fi trafporti-
no nella figura χ. e fi tirino al punto della veduta A, che tagliaranno tutte le parallele alla linea della Ter-
ra,e così fi trouaranno tutte le larghezze de'Pilaftri, come 13 vede chiaramente nella figura hà il punto
(della veduta alquanto diicoito dal mezzo, nel quale fà di meflieridi colocare le due lince del taglio dai la^
ti, dipoi 0 procede nella msdefima maniera, che iì hauerà ΓιίΙείΙο in vna, come nell'altra.
PRAT-
-ocr page 83-
FIGJIï | |
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________^ ...... | |
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FIG.JI
ΟΚβΟΝΤΈ A
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JESiSSi^^
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XIX.
Pilla lìnea y (he ferue per ridurre in Profpettìaa l'alte'^^e
Icome per fare delle piante ci feruianao dellalinca della Terra, nella quale Π pongono le mifure I
per ntrouarele lontanan2e,e le larghezze ; nella medema maniera ne gl'alzati^ooi ci Ìeruiamo
d'vna linea, cbe fi nornina liH#a dell'altezze, ncila quale β mettono tutte le miiure, per trouarc
l'altezze delle Figure, e delh Corpi lolìdij che cccortono, da I idurrcin Proipetìtua .
Hafabiafila linea della Terra diuifaegualnientejchet gnidiuilioae β puòfupponere vìi piede,fer-
liirà pcf irouarc lelarghezse de'corpi in lontananza , e per trouarc l'altczz;; medeiìmamente in lontanan-
za, aìzifi iopra la detta linea della Terra vra perpendicolare, e quella fi dimda egualmente con l'iftefle mi-
fure, che habbiarao diuila la linea della Terra . Sia, per effenopio, qucftalinea la C,D, quale è perpendico·
larealla AB, da piedi poi di guefta tirifi vn'altra linea finoaila linea Orizontaic, à quaiiiucglia punto dell'"
Orizonce. _ ^ .
E qui auìrtafi, che fi dice à qualfìtioglìa punto dcH'Onzonte, per denotare jChe non èncceiTario l'obbligarfi
ad vn punto particolare; poiclie, come fi dimofireràcon l'operatiooe , fennpre riturna rifteffo, e perciò
" nellafigura i. habbian^o tirata vna linea al punto F,& vn'altra al punto E, più diliaate al punta della ve-
duta, per der»ptare, che detti punti fi pedono variare.
^Volendo poi da qualche puntodella Piantaalzarequalchecofa di vnadatamifura , fì prendaqucfia raifura^.
nella perpendicolare, che habbiamo fatta alla linea della Terra, e da quelterrnine al punto dell'Orlzonte,
doue prima habbiamo tirata la linea dell'eliremità di detta perpendicolare, ie ne tiri vn'altra, formando vn
triangolo, e dal dato punto ncila Pianta, tirata vna paralleia alia linea delia Terra , doue quefla interfeca
■ la prima linea di quefto triangolo,s'alzi vna perpendicokre finoall'altra lin,a del triangolo , che quefla ,
poffa nel punto nchiefio, fard in Profpctciua dell'altezza, che fi dcfidcra.
Il tutto molto meglio s'intenderà con l'effempio.
^anclPauimcnto,chc è Coprala linea AB, il ptfnto H, dal quale vogliamo alzare vna linea , che può feruire
per Figura, Picdeiìallo, ò altro di altezza di due piedi. Alzifi perpendicolarmente fopra la AB, la linea
/\D,e quefla fiadiuifa, cerne la AB, in parti er;t;aì·,, che fianodi vn piede Tvna . Dal punto A tiriiì ad ar-
bitrio vna linea, che vadi à terminare ntìj Oi'dentea! punto Ë, dipoi dalla miiura dellidue piedi, che fia in
F, tirifi la FE, fatto quello dal punto H, tirili ia'H i, parallela alla linea della Terra, e taglili fA E, nel pun-
to I,da quefto punto,alzifi la perpendicolare IK, che quella traiportata nel punto H,perpcndicolaA»enic
ci dari l'altezza d'vna linea di due piedi alla diftanza richiefta, che farà JHL.
Volendone vn'altra della medefima altezza nel punto M, la NG ci darà quell'altezza, e così dall'altre, come
QR, l'altezza P· . . .
Quello,chefi è detto di due piedi fi può fare in numero maggiore, purché la linea Ha diuifa in più parti.
Quefta regola è molto neceiiaria à faperii, occorrendo ipciìe volte il douer fare iìmiii altezze nelleoperationi|.
che quotidianamente lì cfcrcitano
PRAT-
-ocr page 85- -ocr page 86-X·
Pfi al'^are wn Cuho in Profpmmu^
XXI.
Aueodo rlcJotiQ io Profpettiuii la Pianta dclCubo ABCD, fecondo la prattica precedente, c conf
ftituiiâ la linea dell'ai legze da volato della Pianta, come è la lìnea FI, quale fi deucponerc per-
pçndicolarnaente fopra lalinca della Terra AB,piglÌ3iì Ja larghezza AB, che deueferuire per l'-
altezza del Cubo,e fi traiporti in FM, poi fi tirino dalli punti FM le linee al punto E, che fi è ter-
J minato fopra la linea Orizontale, come fi è detto nel paflato foglio, dopoda tutti gl'angoli della
Pianta ABCD, δ tirino delle parallele alla linea della Terra, infino, che s'incontrino nella U-
isea EP, che è la parte più baffa della linea per l'altezze dalle loro fettioni F, & H, fi alzino delle perpen·
dicolarì, coóie FM, & Hìi, come faranno i loro termini fra Je linee ME, & FE, piglinfi quefte naiiurc,e fi
portino perpeodicolarinciusiopra gl'angoli della Pianta. Pereffempio, fi trafporti 1« mifura MF, per-
jfcndicolarroeoic fopra le linee alzate da gl'angoli Αβ, che fono AG, & BG, poi fi piglino ancora le rai-
iureHK,e fi portino fopra gl'angoli vItiniiiCD,.ch^ daranno l'altezzeCO, DO, e congiungendo l'eiìrc-
roitàdi queiìclinccGO,OG, haueremo il Cuboalzato.
Ter trouare/"altei^Z" ^ qudftuoglia figura, β deue ogni volt a da gl'angoli della pianta, t'mre delle parallele din linea del'
la Terraf ir,fino, che tagliano Lt linea, eh fi parte dal piede della linea, per l'ahe^o^ç, operando nella medefma manie-
ta, che habbiamo detto del Cubo, che β conofcerà ; che non vi è cofà, per difficile, & in(,gHale ch'ella fta ,che non β
ροβα mettere inTroJpettiua,comeftvedrânelh 'Prartkhejeguenti.
la feconda figura è vn'altio Cubo, alzato in vn'akra nmaniera, affai differente dalla prima, & è quefia. Ha-
oendo fatta la Pianta per la regola ordinariada tutti gl'angoli, fi deuono alzare delie perpendicolari, co-
me da B,C, D,E, e raettere l'altezza fua fopra le prime, come B A, CAj dalla cftremiti delle quali tirando
linee alli punti d^lla diiianza €H, quelle tagliaraono le perpendicolari degl'angoli DE; e oelli punti IL, e
ci daranno la linea dello fcorcio IL, & il difopra dei Cubo.
Hueiìa feconda Trattica tm è così vniuerfale, come la prima, nondimeno apporta gualche commodità, come β çonojcerà
in alcune Tmtkhejeguenti. ta figura ci mofira vn Cubo veduto per angolo, hauendo fatto prima la
Pianta, come al foglio 57. auertendo di non pigliare il diametro della Pianta perfetta per fua altezza, co-
me fanno alcuni inauedutamente, perche fideue pigliare la larghezza d'vuodelli fuoi lati ,la quale ècome
AF»che farà eguale AE: ouero A E, deue edere eguale à A F, e non da AG, che è Udiametro della Pianta <
del refto fi optra come fi è fatto nella figura i.
Per aliare ^vn Triangolo in Profpettittâ,
HAuendo fatta la Pianta, conforme la Prattica del foglio 58. doue s'iofegna di farlo con vna fafcia attór-
no, habbiamo detto, che bifogna mettere la linea per l'altezze da vna parte, e di qual altezza fi vorrà,
come A Β , figura 4. da tutti gl'angoli della Pianta, fi tirano delle Parallele alla linea della Terra j infino
alla linea del baffo BE, e dalle loro fettioni s^^Izano delle perpendicolari frâ le linee AE, &BE,etuttc
quefie altezze fi portano fopra le perpendicolari, alzate da ciafchedun angolo della Pianta, per effempioi
l'altezza AB fi deue portare a gl'angoli CD, che ci darà le CR, & DS, l'altr'alcezza FI, a gl'angoli GO ,
che ci darà GT, & OV, la HL, all'angolo K, che dari KX,&l'vltiraa altezza NP.all'angolo Q, che darà
QY, e coagiuati tutti quefli punti di linçe rette^fi haueràla giuftezza di fopra, come RSY,TVX.
civiua VII v^^aropolio a kdiu ai ragno 59.6 ComC fi
. JI -------«.....r—" ........... r- ........... qualfiuoglia parallela à ifuoi lati, come CB, & CD ,
del refio l'operatione èia medcfima .
Ter alzare njn Pentagono in Prefpettìua,
Habbiamo la maniera di mettere in Profpéttiua il Pentagono al foglio 58. perciò faria fuperfluo il dare
la maniera d'alzarl·, perche dalla figura 6· ficonofce,chc èla medefiroa prattica, che è dal Triango-
lo, & Cubo, c così fi può procedere dali'fiffagoflo, Eptagono, & Ottagono, &c.
A Τ Τ I C A
Per aliare ry» ^adro foHo fen^ordine.
Abbiamo di fopra la Prattica di mettere in Profpettiua vn'(^adro pofto à cafo al feglio 58.
trouino li fuoi pumi accidentalij per poter tirare qualfiuoglia parallela à ifuoi lati, come CB
XXII.
Ρ R
Η
PRAT-
-ocr page 87- -ocr page 88-affetti della dtuerfa Conflimîene de^l'Orìzj)ntì.
Erche dalla diocrfa conflitutione del noiìro occhio, diuerfaraente apparifcono gl'oggetti, p«r·
chenel conftituircdetta linea Orizontale , biibgna haucre grand'aucrtcnza ds noncadcrè ϊη_ί
quelli errori, che da molti Pittori fono itaci coanneifi, poiché quelli in vn Quadro doue l'Ori-
aontc è fituato baifo, haueranno fatto vedere le parti Superiori iie'Corpi,& in altre doue l'Oria,
zonte è alto, haueraorio fatto fcoprire le parti inferiori, cofe che ponno apportare molto pre-
giuditio alla fama di cbile cornette, però ci sforzano à darne qui alcuni auertiimenti, acciò fi
deSbano s&iggire.
Auertafi dunque, che quando l'occhio noftro, ò la linea Orizontale nel Quadro è porta in parte Superiore,
i coaicfi vede nella prima, e feconda figura gl'oggetti deuonofcorciare in maniera,che la loro parte lupe- ν
riore refti vìGbile,e che latsafcjò parte inferiore refti coperta, come ne'prcfenti Cubi s'oflerua, e quanta
piurOrizootc è alto, tanto più è vifibUc la parte di ^
Al eótìirario. quando la linea Orizontale è più baiTa le parti fuperiori de gl'oggcEti reftano coperte, e le infe-
riori fi fcoprono, come appare nelle figure & 4. ne gl'oggetti, che fono appefi in aria, come E, D, F.
Quando il Corpo è çonfiituito nella linea Qfizowale, non fi tcopronò le parti iupcnori, nell'inferiori, il che
appare aelli pezzi GH, habbiamo dalia diuerfità di quelli Orizonti ratificato quanto hafabiamo detto al
foglio »4. delia prima parte.
PRAT-
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» t Τ».» -ί-·- ·-. "^S»»?»^ . ·
........\,
h^M J ORIZQNTH_Β!·
Td aizzare gl'orgerJ 'Z'eduti per Angolo,
Abbiamo dcttoal foglio $6.come fi degradino le piante de'Quadri veduti per angolo, le quali fi
deuono fenipre tirare alli punti della difianza, e non mai al punto della veduta^ per trouare le fue
altezze, β offerua la medefiroa regola, detta al foglio j6 in queile figure fi cooofce faciloaente,
che tutte le lince fono concorrenti alli pumi della diftanza CB, e non mai à quelli dell'occhio.
Se iaoi vogliamo fare vn corpo, fimile alla priina figura, fi fd in quefta maniera, hauendo fatta la
pianta, δί aliate delie perpendicolari occulte, terminata l'aicezaa, che fi vuol dare al primo an·
golojCotne EF, fi tirano dal punto F, deik lince alli punttEC,che fi haucrà l'altezza dell'angolo 2.c 5. nel-
le perpendicolari G, poi dalle loro fettioni fi tirano alli punti contrari; BC, che fi hauerà l'angolo 4. della_.
Pianta formata, gl'altri corpi piccioli fi alzino con la medefima maniera , mettendo l'altezza , che fi vuoi
dare, (opra la prima perpendicolare, come è da F, a H, e da H, fi tirano alli BC, come habbiaraa fatto del
punto chefi haueranno l'altezze di tutti gl'angoli, Ìi punts IK,ci danno la groiìezza di tutti 1Ì corpi pic-
cioli, e la forma perfetta di quello di mezzo, il refio nella figura Λ comprende, la quale può feruire per vn
Caftellocon quattro Torri quadre per difenderfi, onero per vn Palazzo con quattro Torrioni nelli canto-
ni;li due corpiiche fono da vna parte^e dall'altra, non fi poiìono dire veduti per angolo rettamente,benche
fiano fatti con la medefima prattica, atcefoche fi vedano più da vna parte, che dall'altra, nondimeno con-
corrono alli duì punti della difianza B,C,da tutti gl'angoli della pianta L, β alzino delle perpendicolari, e
terminata l'altezza, come MN, la quale è eguale à M R, che è iuo diametro da? punto M, fi tirano linee alli
punti della diftanza BC,chchaucremoOQ,poi dalli punti OQfi tirino aUi medefimi punti BC,che haue-
remo l'angolo P, e tutto inficme ci dara vn corpo folido, non già mai vn Cubo di tutta perfettione.
'Alcuni nell'mfegnare ilmododialzare vn Cubo perfetto, iniegnano di pigliare il fuo diametro, cheleruc
per l'aliezga, il che çiafçheduno comprende da sèinedcfimo,che èfalfo , bifognandoicruirfi d'vn lato dei
detto Cubo, poiché n^lla aanicra, che loroinfegnano vn parallepipedo, ma non già vnCubo.
Vno di queiìi Autori, è il Serlio, le parck del quale mi è parlo bene trafportare in queRoluogo,e fonoquc-
fte.
per eifempio nella nofira figura i. Prima fia fatta la linea piana A, B, e fia diuifa in quattro parti vguali,che
fara C,D,E, la linea C,Dj fia tirata ali'Ori^ontc arnan deifra, c la lìnea A,G, fia turata all'Orizoniea man
iìnifìra, e quelle formeranno vn Quadro perfetto, in fcorcio, il quale fi vede più da vn lato, che dall'altro.
Li fuoi angoli faranno F, G, H, C, fé voi rai accrefcere quefto Quadro, in lunghezza mezzo Quadro, la
parte D,E, fia diuila per mezOjC fia tirata quella linea all'Orizonte defiro,in capo della quale iara vna_.
flella , e quefiaaccrefcera mezzo Quadro. Poi fc vorrai accrefcere l'altro mezo Quadro , tirala linea E,
airOrizonte deOro,£ farà accrefciuto vn'altro Quadro al primo, c tutta qucfìaiuperiìcie farà di due Qua-
dri perfetti.
Il Corpo fegnato quifotto nella figura ^.cleuatodalla fupfrficiefupcrioreà lui , & è fatto con limèdefimi
Orizonti, e vengono ad effere due Quadri in longhezza, & vn Quadro in altezza, percioche la linea piana
nelfa fuperficis, che èfegnata C,D, èil latoF,C,che fcorcia fono vguali ; così l'altezza de} primoangolo
di quefiocorpo, e quanto quella parte di eifa linea.Seguita adunque , chequcfto corpo, è Quadro perfetto,
addoppiato· dicoinlonghezza, chenon intendeiìe il Cubo addoppiato.
3n quello luogo adunque fi vede chiaramente,che il Serlio fi è ingannato,non gii nel far fcorciareilÇ^adro
L.MjNjC, nelPapparenza F,G,H,C, mdbenfi neiriniegnareilmododi alzare vnCubo, che habbi fimile
fuperficie, poiché egli, per alzare quello Cubo fi ferue della linea C,D, per l'altezza , e quella dice efferc
eguale al lato F€, il che chiaramente fi vede effer faifo , effcndola C, 1}, eguale al diametro Ε,Ν, come
habbiamo moiìrato al foglio 57. bifogna perciò, ch'egli ΐ] (eruiiTe d'vn lato della Pianta, come NC, & ìOj
quefta maniera l'altezza del primo angolo farebbe fiata foiaaiente CV, operando con la linea per l'altezze
1,K, che è eguale vii lato della Pianta L, M, N,C,sr!à i! Corpo de ISerlio non è già vn Cubo perfetto, mà
benfi vn parallepipedodilonghezza didue Quadri perfetci,edi altezza d'vn Quadro,cduoi quinti incircai
cioè tanto maggiore del Quadro perfetto, quanto è la proportionedel lato al diametro del Quadro.
jLa quale proportione fi forma il Quadro maggiore OPQR, che io fcorcio la fua apparenza è OPSTpComc
il tutto nella figura fi comprende
PRAT-
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-ocr page 92-J>er dare qualfmogìia altezza alii Corpi in Profpettiua ,
On le precedenti regole fi ponno aìaar in vn Pauimento, ò altro non folo vn corpo folo, mi quanti
vogliamo, pcreflenipioj ÌÌe vogliamovncorpod'aitezzaduepicdi, & vnodi larghezza, elon-
gbezza, poi vn'altro lontano dal primo due piedi, d'altezza tré, d» longhezza due, e di larghezza
vn piede ; & vn'altro lontano da quello piedi tré , quattro d'altc2za> e cinque di longhezza, & vn
piede di larghezza fi prattica relia Seguente maniera,
l'atto, che fi è vna pianta de'quadretti degradati i fecondo la regola ordinaria, fupponiamo, che ogni qua··
drettofiavnpìedcjò più, fecondo, che fi defidera, dal primo angolo fiaJzivna perpendicolare nella quale
fiadiuiiain parteegualeàquelladellalinea della Tcrra,cicruirà perla linea dell'altezze, e Capereflempio
0£, e perche fi vuole, che il primo corpo habhia di lunghezza, e larghezza vn piede dà cialchedun'angolo
del quadretto O, I, G, fi alzino le perpendicolari F, L, I, K, GH ; e perche la fua altezza dtue eifere di
due piedi dal punto fi tiri yna linea al punto della veduta A , la quale fegara la perpendicolare G H, nel
punto Η, dal quai punto tiri vna parallela alla linea della Terra , che taglierà la perpendicolare dell'an-
golo i,nel punto K) e dal punto i, fi tiri vn'altra parallela, che taglierà la perpendicolare dell'angolo F,
nel punto L, &eilêndocongiunti quelli quattro punti H ii. L. a. con linee rette fi hauerd il primo corpo,
E poiché noi vogliamo frà il primo, e fecondocorpolo fpatiodi due piedi, fi deuono lafciare due quadretti frà
i'vno,eraltro,e dalli primi angoli del fecondoalzaredellepcrpendicolari, facendo il medesimo, cheli è
fatto al primo corpo, con quella differenza però, che l'altezza di quefto corpo fi dcue pigliare dal terzo
punto nella linea EO, perche la fua altezza dcue cffere di tré piedi, e douendo eiiere la fua longhezza duoi
piedi, fi deaon pigliare due quadretti del piano fra quefto fecondo, & il terzo corpo, volendoli fpatio di tré
piedi, bifognalaiciare tré quadretti ,e dalli primi angoli dei terzo , biiogna alzare delle perpendicolari,
operando comeal primo corpo, e gl'vltmii cinque quadretti, che fono gl'vltimi nellalinea della lontanan-
za, fono li cinque piedi, che deue hauere di longhezza il terzo corpo, Take^za del quale fi dourà pigliare
ne! punto quartodeiia lìnea £0.
Douendo adunque edere di quattro piedi, che operando nella maniera fpiegata , haucremo l'apparenza , co-
roeflanella Figura.
Gl'altri corpi, che fono dall'altra parte, joDo fatti con la oicdeilma prattica, c con l'iftefla proportione. La
Aluraglia di mezzo è d'altezza eguale à quattro piedi, con vna fola appertura uel mezzo di tré gicdi, ο
a^n più ;
Per alzjtre delle Muraglie^ e Colonne,
Η Abbiamo detto al foglio 66. che fi poffono ridurre molte cofc in Profpettiua, con l'aiuto delli quadret-
ti, il che hora fi comprende , perche con la medefima facilità vi fi poflono alzare regolarmente lì fuoi
corpi, come Muraglie, Pilaftri Colonne, & altre cofe fimili, il che in parte fi coniprendc nella figura infe-
riore . E fe nella figura di foprahabbiamofuppofto li quadretti di larghezza vnpiede,imaginandoci ,chc
vnodi quelli Quadri fia due piedi di quella groffezza, faremo le Colonne,frd Γ vna, e l'altra di quefle prime
Colonne, vi fiano ottoQuadri, e operando come fi è infegnato nella Prattica antecedente, β trouaranno
in eife tutte le mifure, che fi defiderano.
fiò molte volte hauuto occafione di hauer à fare li difegni de'Teatri, fatti qui Bologna nella Piazza-.
Maggiore, per occafione della publica Fiera, il che mi è riufciuto con grandiiHma fadlità, col folo mezzo
diqacfta Prattica, poiché io prima facciola Pianta Geometrica , compartendola con i fuoi quadretti,
ciafchedunode'qualihaueuo fatto valere dieci piedi,· ineifa pianta ritrouauo tutte lemifure neceilarie,
dipoi tirauo quella m Profpsttiua, e feruendomi deìli Quadri degradati, per trouarel'altezze, ritrouauo in
quella CIÒ, che voleuo, dalle quali opere nè hò riportato non picciola lode da gl'intendenti,
PRAT-
-ocr page 93- -ocr page 94-lace»
Seguita m aizzare de PìUfirt m Profpetma,
\ Olendo aliare Pllafiri tutti é'vna medefiroa altezza, non vi è bifogno ieiuirfi della linea perì'»
altezze, perche è iufficiente il fare , coroe fi è fatto, nell'alga re il Cubo , figura z. foglio 78»
che non è altro, che alzare delle perpepdicclari tfagl'angels della Piacta, come qui è
D, nella Sgura i. "
Pongaii fopra la prima, ouero feconda perpendicolare quell'altezza , chele vogliamo darò,
corpe AF,oaera DE, e fi tiri a! punto della veduta I,che taglierà tutte le altri perpendicola-
ri GHj in roanieraj che tutti lì FilaOri faranno eguali al primo, e ^uiui fi è operato col niezo de'quadreìti
degradati.
Mi fc non vogliasno feruirfi deìli quadretti per Pianta, potiamo feruirii delle mifure, pofle fopra la linea della
Tersa, operando in quefla aiansera .
Se vogliamo, che le Colonne iiano quadre dVn piede per lato, cioè eguali alle già fatte, fi alzino due perpen-
dicolari da i punti L,.M, che fera la larghezza d'vn piede, c perntrouare la lontananza dallo fcorcio, il
îrsfporîi lasiîifuraJLlvî, in IN jC dal punto N, fi tiri vna linea al punto della diilanzaK, chehaueremo la...
iua larghezza ijOjìi fecci dipoi KQ, di duoi piedi,QP, d'vn piede, che hauereroo le iniiure per il feco ndo
Pilafiro,e facendo i'iiìeiTaopevaìioneiiiauereìno quel ter2o,e vedrcœo,clic quîHecorrUpondoîioailepri-
jnefatte con li quadretti,
Fer t aiiezj^ àellt Pilafiri, per Angoli^
r
là habbìarooiìsttopràauantijchele piante dclH quiidreiti veduti per angolo, fi fanno tirando le miii>
Γ re, che fonofoprala linea delia Terra, allt punti della diftanxa .
Volendo dunque fare deli!'Pilafìri d'eguaiegroflczza à quelii di Copra , & ohe babbino vn'angolo verfo la li-
fica della terra, li loro Jaci fiano paralleli era di ioro, pigiiaii la disgonaie, ò diasBeEro della pianta Z, e non
//A" ' "/'/'/A.
tezza dall'altre due pcrptndicolari.
Jìaucndo determinata la difìanaa, che vogliamo frà vn Pilailros e l'altro, chcquiui fono due quadretti, bifo-
gna alzar il fecondo Pilaiìro 5, & 4. coni'ifieiia regolale la fuaaUexza fi tiauerà dalla raedefima linea, che
fi ètrouaìo al primo Pilailro'nelii ponti Ι,ροί da quefti puììii fi tirano dus liocealli puEiti delladi-
iìanza, come fi è fattoal primo Pilailro ,
Quelli,che fono fjìtifenzala Pianta fi trouanocon le œifurepoflefopra la linea della Terra ,che<5, &H,cÌ
darà ST, per le perpendicolari del pnœo Pilailro MN, per il fecondo, PQ, per il terzo^ e così de gl'gUri,
coflfor me la prastica antecedente.
PRAT-
-ocr page 95- -ocr page 96-88
Ve gl' Archi ^veduti rett^mwe.
Er fare de gl'Archi con femplici fcgni, veduti rettaasentc, che poOono fcruirc per Loggie, pcc
PortCj Fineftre, ò qualfluoglia altra cofa »
Suppooiamo Bella prcicnte figura,che le linee alzate dalli punti della Pianta A, B, C, D, E, F,
fiano li Pilaftri, fopra de'quàli fi vogliono tirare de gl'Archi, (i diu'de la diftanza dgll'vnoall'-
altroin due pani egualijcioè la diftanzaGH. fia dim(a (lelme^o, coroeinl,dal qual punto,
eomecenìrofifaccrailn)e2ocM-coloGH>cba haucreaio il primo Arcoréttaoiente fatto.
per fare tutti gl'altri della naedcfiroa altezza , e larghezza dalli puntiGH, b fogna tirare delle lince al punto
della veduta K^^ueiledue lince tagliarano le perpendicolari alzate dalli punti C,D,E,F| nclli punti L, da_.
quefti punti L, fi rrioo delle parallele alla GHje k dette parallele G diuidono in due parti eguali,per hauc-
re il centro da fare li tnezi circoli, come fi è fatto a 1 prioDO, il che fi puè fare col tirare vna linea dal punto
I,al punto K, poiché quefta la tagliaràgiuftamente nel «ÎCZO, come MM> e da quefti punti fi faccia il
cnezo cerchio.
Quefta tnedcfiroa operatione, ferue ta nto per quello, che hanno la veduta da vna parte, quanto à quelli, che
l'hanno nel roezo, cosw fi vede chiaramente nella figura t,
De gì* tirchi fopra lì PìlaUri^
Gì* Archi della figura », fatti con ieropHci fcgn», ci danno il «iczo di far queili della figura a. perche èia
medefinaa prattica, benché vi fiano più fegni, rn^ non è già più diliìcile fopra li Pilaliri A6,CD, fiano
tirate le parallele alla linea della Terra DB,CA. fi diuida la "prima in due parti, edaJ centro E, fi facci con
ilcotopaffoil primo raexo cerchio AC, e dal nacdeûmo centrofe gli facci la falcia AG, & FS,poi tirafidal
centro E vna linea al punto della veduta H, la quale ci darà li centri fopra l'altre parallele per gl'altri Ar-
chi cominciando da BD, fino all'vltioia 1.
Qucfla prattica fcrue ancora per quelli, che hanno la vcdma da vaa parte, come nella figura fi vede.
PRAT-
-ocr page 97- -ocr page 98-JPer mitetfe In Profpemua le Parìe^ ed Archi y 'veduti oUiquamente,
Sscijdo difficile à ractterc in Profpettiua vn circolo, hìfogna fcruirfi delle linet, e de i punti, che
lo producono, prima di formarlo :pcr hauerc queiti punti con taciiua , b iogna lotenticic la pri-
ma figura, nella quale fi vede vn mezzo circolo lopra il diametro adunque cjuciio mezzo
circolojfi deue portare iopra le perpendicolari alzate D, Ej per lormare vna Porta,oìsero Arco
tondo,raà in faccia, come la figura i.
Volendo poi metterlo in Profpcttiua veduto da voa parte, û deue diuiderc in quante parti fi vo-
gliono, oueroit più, che li può, pcrc.he riufcirafempre meglio,come habbìamo detto ai foglio jo· è come
rooilrarem'jpiùau^nti, tra «andò delle Volte à Crociera, il preiente iemse.rcolo diuideremo in quattro
parti folamentcì mdpriraa di fare il mezzo circolo fopra la larghezza Αβ, fig. i-buogna formare vn paral-
lolograiiltno, oucro quadrilungo AB, HG, dentro al quale fi tirino le lue diagonali AH, & BH. e nella lor
fettione I, fi tira la perpendicolare FC, à AB, che ci darà il punto F, che tard il mezzo dell'arco AFB, di piìi
nelle iettioni KK, fi tiri la parallela KKalla AS, che daii le icttioni L, fopra le pcrpendicolan BH,& GAg
la preparaìione, fatta fopra la figura i.ii è fatta per facilitare la prattica deìla'ieconda , doue fono gl'Ar»
«hi veduti in fcorcio; e concorrenti verfo il punto della vedutaj per hauerc l'apparenza di tré Archiegua»
li in altezza, & in larghezzaà quello di Db, dal punto E, fi tiri vna linea ai punto della veduta Hjpoi fi
facci EN,cguale à t)E,eda M,fi tiri vna linea al punto della diftanza P, la quale tagliarà la linea EM nel
punto Q, adunque EQ, fari la larghezza del primo Arco veduto in Proipettiua .
Ìeril fecondo Arco jbìlogna fare ancora NO, eguale alla DE, e dil punto O, tirare vna linea al punto della
diiianza P,chc taglierà la linea EM, in R, che RQ,Ìarà la larghezza del fecondo Arco in Profpettiua .
Non effendo luogo fopra la lincadeila Terra DO, per trcuarc il terzo Arcoj bilogna dal puntoN, tirare vna
linea al punto della veduta M,c dal punto K, tirare R5, parallela alla linea della Terra, hora eflendo RS,
{otto ilmedcfimoangolo,cheè βΝ, ella èdella medelima larghezza in quefta opérations , comehabbia-
nionelli prÌDCÌpi| , tirando dunque vna linea da S, al punto P, tsgiierà la linea fcM, nel punto T, & haue-
rcmoTR, larghezza del terzo A reo in Proipettiua, da queflitrè punti QRT, bilogna alzare delle perpen-
dicolari. ,
le perpendicolari dunqoe faranno tagliate dal!a linea HM, nclli punti V, che è la maggior altezza deîl'iîr-
co, ε doue deuonoccnjinciare Aichi faranno tagliati dalla linea BM, nelle iettiomdi queàc linee, bifogna
tirare le diagonali, come lono BV, & HX> e doues'incrocano u» Y, aizare la perpendicolarc YL·, che di-
uidc l'Arco in due parti, e bifogna ancora tirare la linea LM . che taglierà le diagonali nelli piani ZZ, fi
congmnghino poi con linee cutuc quelli punti BZ, FZ, X, che fi hauera lo fcorciodel primo Arco, gl'altri
dueiifannoconlamedefitna prattica.
Per mettere m Prcfpettìtta gl'Archi dejipy ^ mera ία loro grojje^^a.
Ο Vello, che babbiamo detto di fopracleilifegni femplici, nella figura 3.4. diciamo, che cfrendodoppio
haueremola larghezza,e groiìczza dcgl'Àrchi, coiigiungcnao di lince rette tutte le iettioni dall'vno
all'altro.
Per efleropio ciTendo fatto il primo fegno DE, figura tiranfi DE. al punto della veduta A, fia po.Oa la grof-
fezza, che li vogliamo dare iopra la linea della Terra , come EC, che tirata ai punto della di fìaRza B,la_.
linea tagliata BA, nel punto F, del quale fi tira la linea FG, parallela alla lioeadella Terra ,che taglieri la
liuca DA, nel punto G, & alzate delle perpendicolari da F, & G, haueremo la fua groflezza in icorcio,dal
puntoH.tirafi vna linea al punto A, queiìa linea darà l'altezza delle perpendicclari FI,e tirata vn'altra^
linea da Κ , al punto A, ci dari il punto L, dal quale fi deue tirare la parallela 1.M , nella quale fi hauerà il
centro O, dell'vltimo mezzo circolo LM, il quale farà diuifo dalle due diagonali, come il primo, le diuifio-
ni dell'vno , c dell'altro fi congiungooodi linfe rette, che vadinoalpunto della veduta A , che hauerenio
la groffezza io Icorciod'vna Purta^Fineilra, òaltro.
iNondimcno rifanno con facilità qutili Archi, ò Porte tonde, perche non è di necefiìtà i fare tutte quefte di-
uiiìoni perii fecondo mezzo Arco, c fufficicnte il trouare la linea LM , & il centro O, come habbiamo
dettonel pa (fato foglio.
per fare gl'Archi inXcorcio, come la figura 4. bafia aggiungere alla prattica della figura la fua groffezza..
congiungendo le diui Coni dcli'vno all'altro, non fé li fono fatte le Imec, per non confondere gi'aniraide'-
lettori maggiormcme.
fo
PRAT-
-ocr page 99- -ocr page 100-Viuibifognâ di nuouo ricordarfij ò vedere quello, che habbiamo detîo al foglio 6z. doue C parla
di mettere vn circolo grande in Froipetdua, auer:eado,che per farlo il psù eflaitamentc, che fia
poffibile, fidetie diuiderc il circolo in molte parti, poicheiu qusftaruaniera le Volte verranno
piùgiuftc.
Mà perche vi occorre molta quantità di linee nella diuifions di i<5. parti, giudichiamo, cheiìa
bene cominciare con vna diuifione di 8. quantunque non iia cosi ciTatta per efferc più facile, & mcoDCon-
fuia>che poi ne faremo va'alcra di id.
fatta lai pianta d'vn circolo in icorcio compartita in 8. parti j cocnc s'infcgna al foglio jd. da luttequefte di-
uiiìoni fi deuono tirare delle parallele alla linea della Terra infino alla linea AB, che ci darannoli punti C,
il che fi fi con la metà del femicircolo , diuiÌoin4. comc nella figura i, dapoiinS. cerne nella z.alzando le
perpendicolari alla linea della Terra AB, dalli punti C >C, fi alzino le perpendicoiari CD, bifogna trafpor-
tarefoprala prima perpendicolare SD, (chcicruc per linea dell'altezze ) leœiiureB£F,delieniicireolo,
che haucremo li punti GjHjD.
^Terminata dipoi l'altezza, chç vogliamo dare alla volta del primo arco, che fia,pcrciïcœpioBD fitrafpor.
ìi al punto D, la BE, che farà DH, e la mifura EF in HG, e dslij punti D, HG, η tirino delle imee al punto
della veduta A, che nellafettioncdelle perpendicolari CD, fi hauerannoli puati 1.1.1-4.5. checorriipon-
doaoa quelle della piantaci! voiranno dipoi i detti punti con vaa linea curua, che hauercmo vn fcmicircolo
infcorcio,comc fi vede ncll'arcodel primo lato,· da queiio poi fi traiportano le maure iiall'altra parts, per
hauere;^l'altro arco laterale 5 dal nafcimemo di queftì archi ìi feraano due mezzi circoli, vno vicino, come
GK.,dalcentro M, e l'altro più lonrano ,cotBe 5. L, dal centro N, chs così li haueranno li quattroarcbi,
che per l'ordinario fono eguali ncUe volte à crocicr.i, û deuono ancora fare le crociere, ò diagonali curue,
che piglino il fuò nafcimento dalii cantoni G. 5. LK .
Poiché ilcircolodelia pianta in fcorcio ύ è diuiio in 8. partì, effendo gl'archi la metà delcifcoìo,non deuono
hauerepib dÌ4. come ίοηα quelli dai lati, bifogna tJuaque diuidere il mezzo circolò dauanti GIv, in quattro
parti, che haueranfi li punsi G,P,Q,R,K, li quali dsuono cffsre tirati al punto delia veduta A, terminan-
do nel circolo di dietro 5. L.
Hora,quel che ieguita è il aìoJo di tirare la Crociera, da tutte le fettioni de'raezzi circoli laterali 1.2.5.4.5. fi
deuono tirare deik paralleleairOrÌ2onte,ò alla linea delia Terra .infinojche taglino le linee , tirate dalle
diuifionidel circolo più vicino, di maniera, che la prima icttione del circolo tocca in vn msdeiìmo punto,
cioè in G, Î. poi da i. iuiri vna paralella fino, che tagli !a linea della feconda diuiiione DT, nel punto S, e
facendo l'iiteiio da G, punto 3. alla terza diuifione, tirata da Q,iì hauer^ il Punto O, & da 4. alla quarta di-
Uifione R, fi haucranno li due TT, e congiungendo con linee curue li punti G,S,0,T,L, fi haueràla diago-
»ak cyrua,facendGCosì dall'altra part;, che lì haueràla Crociera intiera, eia Volta perfetta.
Per fare i' sjìejfa con fit* efsamzz^ »
OVcllijCh'itîtendcranno bsise la prima prattica, nel far'la feconda non hausrânnoalcuna tîiificoltâ, per-
che non vi è altro di più ,cSìe le linee duplicate ^ oileruandoleiettio.ri, che fono di maggior numero,
percheilcircoloèdiuiioin id.parti.
5i è infcgnato dì fare la pianta al foglio 6i. da tutte le diuifioni di quefia pianta fi tirano delle parallele alla 15.
lìcadella Terra,ìe quali tagliatanno la linea AB, e ci darannoli punti O, fopra le quali bifogna alzare delle
perpendicolari.
Orefto fifa, come fi è fatto nçlla prima figura, ma quefia èpiù eiratt3,c fifa la volta più giuda , perciìerele
Volendo poi vna Crociera più larga, che longa j û faccia il mezzo circolo, che è foitola linea della Tcrra_.,
nella meti delia fua longhezzaalzandoicperpcadicolariallalineadella Terra, e tirandole ai punto della
4iftanaa, che ci data ognimiiura icpra ia linea AB, del reiìo fi operi,come ncli'aiire prattiche.
PRAT-
-ocr page 101- -ocr page 102-ΙΚ'
'ί·
Per ίνοαατ9 il luogo de gl^ ^ggst ti nelle Cor mei angoUri,
Na delle principali operationi nella Profpctdua, fia il faper dite k giufts proporiioni alle Cor-
nici angolari, cioè di trouarc il luogo de gl'Aggetti tnaggipri, e minori del fuo profilo, ò pian·
' ta, come fi vede nelli corpi iolidijcorac leColoijne , che fono il principale ornamento dcH'Ar-
chitettura &c. ne daremo l'eflerapio fopra delle bafi, c capitelli. Le baie,e capitelli porti in Pro-
fpettiua , con il punto della veduta, da vn lato ii vedono due faccie, c per conieguenza, tré
Aggetti, frà li quali vnoaccfefcc, e l'altro perde, quello, che fi troua dal eanio delia veduta de'
riguardanti perde tanto, quanto accreiccquìUo, che è dall'altra parte» come lì vede nella baie, ò Colon-
na O.
per mettere vna bafe inProfpettiua, fi deuon pigliare le mifure proprie fopra il profilo AC, cil profilo d'vn_.
Pilaftro, & AR, e iafua Pianti perfetta ,la quale fi puòfarquadra ancora tonda , la maniera di farc^
icorciarele dette cofe farà qucfta, fatta la Colonna in faccia, che fia per effsmpio P, fenza groffezza, fi for-
mi la baie ùmile al profilo AC,con fuoi Aggetti eguali, tant^da vna parte , qu2n£o dall'altra , e queftofi
facci con linee occulte, come l'Aggetto DH,poi fi tiri al punto delia veduta quel lato della Colonna, che fi
hà da vedere, c ìrouato quanto deuc eiìer groffa, con la regola ordinaria, che la parte, che fcorcia , farà
diuentala DI. Querta raedeiima linea AH,dard TAggetto più lontano K, nel tagliare la diagonale LK> Dai
puatol, fia tirata vna linea parallela alia linea della Terra, la quile fard alquanto piiibaffa, che il fondo
della Colonna, doue fi vede, quanto fi accorta à noi, e cosi l'Aggetto L.dimoitra quanto cali l'angolo verfo
«oi, e quanto creica in L; poi dall'altezza della bafe fi tirino delle linee infinoàqueiH punti, come da M, à
L, da D, â I, da N, à Κ, che fi hauerà la larghezza, & altezza di tutta la bafe ia Prolpettiua ·
Li Capitelli fi fanno della medcfinìa oianicra.
yer formare il Piladro O, fi deue oiìeruarc la regola data di fopra, nella linea DH, fe gli deuono fegnare tutti
li membri,come nella bafe, e profilo C, del Pilaftro A, c nclli Capitelli, come in B,dal punto della veduta
A» fi tirinolincc, paflaodo per le dimiìoni del profilo DH , le quali (ì deuono fegnare fopra la linea Di,&
3SiJK.,lc medeiìraefpicc,ò Aggetti,ne gi'angohdiqu'iiH profili, dalle laro festioni fi tirinodelie parallele^,
come da DÌ,ìì LM, e poi facinfi li iuoi Aggetti angolari, come fi vede nel Pilaftro 0,doue vn angolo è otiu-
io, e gl'altri accuti, come ogni ifudiofo può comprendere per il rincontro delle lettere. Vna parte di quefta
regola rhabbiamc nel Serlio, & il rimanente da altri Autori, che hanno operato in quefta maniera, la quale
riefcc ogni volta,quando li membri d'vna cornice, ò le loro fpice, ò Aggetti fiano conftitmte fopra vna it-
fiea angolarmente pofìa ; Ma perche ladiuerfitd delle cornici non fi ροίϊοπο fare foggiacere fopra d'vna li-
nea, e quefla regola non è fcnfibile , doue nelli ieguerjti fogli fi hauerd vna regola, per accrefcere Is cornici
à membro, per membro,ad vno , ad vno, perchc uuci creicanoa proportione, ma in quello mezoè benc^
confiderarequìfii Aggetti angolari delle ba6,ccapiti:Jlijc come diminuiicanojccreicano, per raccoman-
dargli alla nu'uioria, per vakriciie ali'occaGoni -
PRAT-
-ocr page 103-9% ■
-ocr page 104-f^r tfoum ^l'Mçrafçimemi delle Cornici dì Mmbrq in Membro,
Vcftapratticaégiuftiflîm, & è forfè îâpiii facile irà l'aître, per trouare gl'accrefcimentì di
Metìibry in Membro, in quaiiiuGgJw Cornict, acteio, che fi riducono m Proipcttiua, conformo
à «focile, che fi v«idono eoa gi'occiii, Fatto» che è il curpo tolido del i'udcitailo, terminata-
l'altezza della Cornice GT» con li fuoi ugge"» GF, di lince occulte, c tirate ic diagonali T,
M,X Q,alli punti della diftaoga, come parioientc KS, la linea Fq , tirata al pun to della ve-
duta A,ci dà l'accrtfcimsntopcUa Coroicc, nei tagliare le diagonali MI, accreic uta in L.ci
òi il punto Q, nel tagliare la i^Q. « dal punto L, tirata «a paiaiiela allOaaontc L, P, ci dà Γ accrelcimcnto
in P, nei tagliare la diagonale XQ> accreiciuta.
ÌÌora volendo trouare gl'accreicitnenci di Membro in Membro, facçitfi per effempio la perpendicolare Β
C, bcncbe potria feruire la linea dell'angolo G, nai per non confonde, e, ci feruiatno della perpendicolare^»
BC, di nuouofacciafi l'aggetto i JE, egualea GF, pigliafl lolpatio, che è fra il punto della veduta, e quello
della diftanza.cbe farà dà A,ìi H, mentre però» che fianoprolongate ie diagonali LM, & RS, facendo l'an,
golofopra l'Orisonte, e trafportâû dall'altra parte, doue vanno a fare i'aogolo Bl, & CK., taccia fi centro
sopra qucftoangoio, per tirare Je linne, che rappreicotino tanti raggi vifuali, che paffanoper gl'aggetti
DE, δί terminano iii^lla perpendicoUreBC, fi hannogl'accreiciaicnti,ad yno.advno, come fi vede,che il
raggio DI, termina in B, ^ alla medefima altezza, che ci da la diagonale LM^ la pianta della Cornice à cof-
ine GT» che tirata in Prolpettiua crelce, come V Β , tiranfi dunque delle icttioni Β S, le parallele all'Qri-
ZontejChe farantio le loro fpice nellefettioni, con ic concorrenti al punto deiia veduta, & il fuo aggetto
farà fr^ G, & L, e dall'altra parte, come & il più loncano in O, & Q, è quello, che babbiamo detto
per il difopra, ferue ancora per il difotto,
Se qualcheduno più chiaramente vokifeciò conofcere, facci in quella ^niera, habbiafi vnaCornice di ri-
Jieuo, che fia tagliata rettamente à trauerlo, e quefia fja poiiain qualGuoglia altezza, terminata la diilan·
za deirqcchio,aU'incontro del detto tagiio,nel medefitno luogo deilocchiojvi fia çofa da potere attaccarui
Vn capo d'vn filo, e con l'altro fi faccia toccare la fommità della Cornice, che β trouaià quantocrefca nella
fuperficie della m«r3glia,facendocosìdcllimembri ,che qucfia fola operatione farà U fede à quanto hâb-
feiarao detto di fopra? c che la nofira regola operaj conforróei che opera Ja natura,
PRAT-
-ocr page 105- -ocr page 106-T^r mettere in Prattka l'accrefcimemo delie Comici^
•k
Ef non tralafciare cofa, che poiîa ciTerc di giouamento, per meglioferintciidcrequanto hab-
biamo detto nel pallato foglio, foggiuageremo il feguente ciTempio.
Pofto, che fiano in Proipettma quattro Pilaftrì, Copra lie'quatì g âebbanoalzare duc Archi, e
volendo òrmre li Filaflri, con Bali, e Capitelli, e di iopra la Cor nice^i. crehe in vero rare voi.
te fi fannt) fabriçhcjçbe non habbioo per ornamento qualche eornicc, per dare fodisfattioas
all'occhio, però ioBiCtto qui la maniera di naettcrlc in Proipeitiua, non iateadcndo d'inle-
gnare il niodo di fabriearle, poiché «officio dell'Architcttura, e non deli® Profpf itnìa , β operi dunque
nella (eguente maniera; nelH primi Pilaitri fiano pofiel'altezge »e larghezze delle Ba fi, e Capitelli ope»-^
raado conforme il foglio 5?4, termi pata l'altezza della cornice iopra l'arco ccn il lue aggetto fuppofto.
Che fi fiano leuati dalli Autori della buona Architettura ·
Volendo iapere quanto (Jeuono rifaltare in fuora, conforme la difianza prcfa, per degradare li Pilaftri. Sì
feruiremo della prattica del paffato foglio. Nella preiente figura non biiogna moùere il punto della di-
ilanzÌax ne meno trafjHsrtarlo piùauanti,ò p'ÌJ indietro, attefoche il puntodella veduta è nel mezzo della
Sgura, Ìolo fi deuetrafportare l'aggetto DNJn E'L che la perpendicolare ïE,feruirà per linea da tro-·
uare l'accrefcimento della cornice, come Γι vede nella figura, la quale allongandole dall'altra parte, fa-
ranno l'agg etto dalla parte D, come fi vede in C, ^
Si deue dunque trouarc il punto della dillanza, il quale è doue fi congiungono infieme le diagonali GH, &
IK,lopra la linea dell'Oriaonte AB» equelmedefimo punto feruiràper trouarequantocrefcano le Coroi-
ei,Capitelli,e Bafi,ficorae qualunque altra cornice. Quefla prattica in vero,ieperionalmentefi potef»
fc conferir meglio» e con più facilità s'infegnarebbe, che in ifcritto, ò in difegno.
J^à chi bene pofiederi quefia facilità)operarà con grandilBmo vantaggio, e maggior iìcure22a, della (opra
oomaata facilità.
f
PRAT-
-ocr page 107- -ocr page 108-100
Fer trouare in 'vna Muraglia il fito delle Porte, Ο* Fineflre,
iCcorrcndò alcune volte di mcttcreinvna Muraglia delle Porte,e Fifieftre,bifogna fapereappref-
; ioi poco le mifure, che iegli vogliono dare, dalle quali fi ponghi iopra lai nea delia Terra la
^larghezza, come AB, della prima figura, per la porta K,facendoti la larghezza d'voa faicia,co-
me CD, ài quefti quattro punti ABCD > ti tirano linee al punto della veduta K, e doue tagliano
la linea NN, nelli punti O, fi alzino delle perpendicolari di quell'altezza, che fi vuole. Per
ctìeuipio, due fue larghezze (ò poco meno) le quali fi potìono pig iare nella linea della Terra ,conie AB,c
tra iportarle in vn cantone della muraglia 1R , vna delle quali lari i Ρ, e l'altra Ρ vì, e cirando Q, al punto
della vedutaK, taglierà la perpendicolare 2. j.in qualche punto dal quale tirata vna parallela alla linea-
Orizontale LL, fi hauerà l'altezza delta Porta nel mezzo. 11 raedefimo fi β perla fafcia di fopra.
Volendo la raedeOma Porta in V, dalli quattro punti A, B, C, D, fiàno tiratele lineeal punto della diflanza».
L, c doue qacfte taglicraano la linea i,N, fi alzino delle perpendicolari, c tirando la QK, haucremo la iua
altezza .
Quella porta V, apparirà tanto lontana dal cantone I, quanto è I, lontano dal punto A. Per le ragioni dette
di iopra.
Volendo la Porla T, pongaQ lafua larghezza EF, tanto lontanodal cantone I.quantoci piace. Le diagonali
£L,& FL, nella linea IN, ci danno li punti Y, dalle quali, alzate delle perpendicolari fino alla linea QK,
haueremo l'apparenza defiderata. Le diagonali h\> BX.ci dannola Fincftri S, che farà alta due iue lar-
ghezze, come le Porte, perche l'interualo, QR, è eguale a PQ.
Volendo la Fineftra Z, con vna croce nel mezzo, pongali la iua larghezza G, & M ,che il tutto ficonfegui»
ice, c fi per mezzo della linea della Terra.
Per Γ appertura delle Porte y e Finefire di legno ìn Profpettiua,
PErche alle volte occorrono da fa rfi in Profpettiua delle Porte, c Fineiìre di legno, le quali fono fera te po-
co, ò affai, conforme il guilo di chi opera,qui daremo la maniera di metterle in Profpettiua, con regola,
ches'appriranno fecondo Ì1 b fogno, ò l'intentione. Miè d'auertire che le Porte, Fineiirc, c tutte l'altro
cole ,che fiappronocol mezzo de'cardini ,ò gangheri, femprefanno vn mezzo circolo , quando però fi
appronodeltutto ,la ragione è , che il lato , che èattacatocon le piane , ferue per centro , perche non fi
inuoue da loco, l'altro lato forma vn mezzo circolo, come fi farla eoo vncompailo, per ridurre in Profpet-
tiua, quell'apparenza fi fâ nel feguentc mudo .
Perefferapio, nel piàuofotto la figura feconda nella linea della Terra DD, pongaÇ la larghezza, che vo-
gliono la Poria,cheiarà AB,A,laràillatodclli guerzi ^ La Porta dunque fi gira,·i intorno aJpunto A, &
li latoB, nell'apprirfi.defcriuerà il mezzo circolo BCD, fi riduccadunque in ProfpcutuaqueOo mezzo cir-
colo foao la Porta K, che noi potremo a ppri re detta Porta , quanto vogliamo. L'ifteilofi può fare della-.
Porta L, & E,e delle Fmeftre P, & N, riducendo li fuoi fcmicircoli in Profpettiua ,come nella figura fi ve-
de. Adunque il centro farà A, elìendo la Porta larga tré piedi, parimente il mezzo diametro deuecffero
tré piedi, e lei per il diametro intiero .
Terminata l'appertura , ènecelfarioritrouareilpunto accidentale, per dare quanto deue in apparenza cr&·
icere, il che fi fà in quella maniera , per effempio, nella Porta E, dal punto della determinata appertura fi
tiri vna linea, che paflì per il cantone della Porta F, e quefia prolongata fino alla liiiea Orizontale ,ci dari
in effa il punto G, quale feruira per ritrouare gl'altri fcorci, poiché da elfo punto G, fi lira vna linea , che
paffa per il cantone di fopra i, della Porta fino, che tagliala perpendicolare alzata ir!H,che fi hauerd l'-
apparenza d'vna Porta apperta. La Porta L, haueriiliuo punto in O. La Porta K, in M, Volendo la Fine-
ftra P,fi termina la fua appertura nel mezzo circolo, che contraiegnatocon li numeri, come nella pianta-.
Geometrica, il qual termine è paffato il numero z. il quale ci darà il fuo punto Q, e la Finefira N, hauerà
il fuo punto io II, e tutti queiìi fopranoffiinati punti^ fi nominano punti accidentali ·
PRAT-
-ocr page 109- -ocr page 110-Per far€ Scala y che fi afcende da, quanra lati»
|N pibmanicrefi fanno quefti Gradi, fra li quali quella della prima, e feconda figura paiono pii»
facili, Volendo dunque fare vna di qucOc Scale , bifogna terminare la larghezza, come AB, &
mettergli fopra la quantità dei Gradi, che fi vogliono , come fono li punti B,C, C.C,cheiono
quattro ©radi. Da queiìi punti biiogna tirâr Imce al punto della veduta, Ό, le quali fono taglia-
te dalle diagonali BE,& AF>nclli punti I,fopra li quali fi alzanole perpendicolari, e parimente
fi tirano delle parallele, che arriuano alla linea GD,che fi ipicca dalla linca, che lei uè per trouare l'altez-
ze, che ci daranno Ìi punti H, li qua'i fi al2ano> come HK.
Sopra la linea GK,fi deuono mettere tante parti eguali, quanti fono li Gradi, che fi vogliono fare, da quefli
punti,come 1.2.31.4. fi tirano linee al putito D, per tagliare le perpendicolari HK, e per dare à ciafchedu·
noia fua altezza, come moftrano li Gradi ombreggiati. Quefte mifure fi trafportano vna dopo l'altra, co-
minciando alla prima G, i. quale fi porta fopra la prima perpendicolare nei cantone A , poi fi tira vna pa»
rallela iefino all'altro lato B, benehe nella figura non èfe non la metà, accìoche β veda la pianta nell'altra . Per il
fecondo Grado pigliafi la feconda mifura Η 2,. e û porta fopra la feconda perpendicolare, tirando delle pa-
rallele, come la pf4ma,ccosì di tutte l'altre.
Ν Ella figura z- effendodato il lato MN, per longhezza del primoGrado, fopra qucfla bifogna fare vna^
parallela per iua altezza , comeOP,dalli punti OP, fi tiranoduelineeal puntodeila vedutaQ,&an-
cora due alli punti della diftanza R S , que ite diagonali formarauno vn Quadro per la regola ordmaria , e
queflo farcii primo Grado. Sopra la linea OP,mettcfi la mifura della larghezza, che fi vuol dare ai fecon-
do, come la mifura OT, il qua! punto T, tirafi.al puntodeila veduta Q, taglierà la diagonale in V, e da que-
flo punto fi alza il fecondo Grado perTaltezza di quefio Grado fi piglia la metà da V a X, la quale è eguale
à TO,e perche MO, e la metà diOT,da queftiduoi puntidi VY, fi tirano delle paralleleinfinoalla diago-
nale dell'altro lato, che è tirato dal cantone, ò punto P, pot dal YZ, tirafi al punto delia veduta, & à quello
delladîilanzî,per formare il lecondoQuadro, come fi èfattoal primo.
Per il terzo Grado fi deuono portare le miiuic VX, iopra la linea YZ, che fono Y A, il punto A tirato al punto
della veduta Q,per taglia re le diagonali YS,al punto B,come termine del terzo Grado, la iua altezza fa-
rd la metà di BC, che èognivclra eguale à quella di O'f, effendoperò difminuita fecondo la regola della.»
Proipettiua, il re fio fi fa, come il primo, & il iecondo Grado, e fiano pure, quante fi vogliono.
F et alzare delli Gradi in Prcfpettiua fra due Muraglie»
Sì mettanole d uifioni in capo della Muraglia fopra la linea della Terra , fra AB, figura come fono li tre
Gradi A,H,G, e fi formano, come deuono elìerc realmentele fucaltezze fegnate i.i & ilmedefimofi
faccia dall'altro lato nelli Gradi K, ç perche è cofa facile da capire non ne dicoaicro.
Per aliare delli Gradi in Profpettiua weduti da 'Vn lato^
Βìfogna mettere il numerodelli Gradi, che fi vogliono fopra la linea della Terra, cioè tanti punti in.»
egual diftanza, come qui li tré punti A B,Cs eda quelli punti fi deuono tirare linee al puntodeila vedu-
ta ρ,ροι dal pjinto A,al puntodeila diftanza L, che quefìa diagonale AL,dara la Pianta, & il luogo delli
Gradi nelle fettioni delle lince fiC,nclii punti {, e parimente il mezzo della Pianta delli Gradi fopra la^
linea FD,fiel punto G, quìfto punto G, fi deue tirare al panto della diftanza E, per trouare U cantone dell'
vltimo grado, nel puntoK,& il luogo de gl'altri alli punti l, poi da tutti quelli punti β alzino delle per-
pendicolari, perfar queil'operatione ci voglionoliduoi puntidelladiftanza.
l>cr trouare la fua altezza dalli punti A,B,C, che fono fopra la linea della Terra, biiogna alzar delle linee, che
feruiranno per l'altezze , fopra le quali fi metteranno l'altezze, fecondo il loro numero. Pereiiempio A,
che è la prima, non ne hauerà, che vna B,chc è la feconda, che nehaueràdue, & C, che è la terza ,che ne
hauerà tré, tirati tutti quefti punti al puntodeila veduta D,tagiieranno le perpendicolari d:l piano alzate
dalli punti I, nelli punti 0> che iatà l'altezza di ciaichedun Grado.
' PRAT-
-ocr page 111- -ocr page 112-Deffinitione ^ e Principij della Profpettiua
L fine di tutte le Profpettîue è il rapprefentare fopra vn piano gl'oggetti, chc fono imaginati, ò
vero, che fono m effetto per di dietroda queiio piano, il che ampiamente fi può vedere nella.,
def?initionc della prima parte,e della prattica del Velo. Hora iìcooje in quella habòiamo fup-
pofto il Piano polare perpendicolarmente fopra la Terra, in queiio qui bilogna fupponerloal-
zatofoprà di noi, e parallelo alla Terra, come fono le fcffitte delle Sale, che dcuonoferuire
per dipingerui l'apparenze de gl'oggetti, che fi luppongono per di fopra.
yer effempio, la foiStta, doue fi vuol dipingere fia ABCDj la quale è conficata ad angolo retto dentro le mu-
raglie GH, irà le due fineftre Κ,Μ, & L,N,fe il Pittore gli vuole rapprefentare la FincOra di fopra,eiìendo
Im fermo in E, le egli guarda rettamente fopra la iua Teda, aifegnarâ il punto F per punto della veduta^ ;
il qual punto F,de'uecifer tenuto per Zenit, cioèàdirci vn puntopollo perpendicolarmente/opra dellaL.
noftra Tefiasù queftafoffitta A, B, D,C.
Dopo hauere trçuato quefìo punto. Delle fettioni 0,P. nella linea AB, ( la qua ferue, come linea della Terra)
lì hauer4 H punti nelle Jince Κ M, & LN, da quelìi punti bifogna tirare delle linee al punto della vedu-
ta F. Poi per trouara la parte bilia della Fineilra LN, e la più alta QR, fopra le lince O, F, & P, F, le quali
ci danno l'apparenza dell'altezza, e larghezza di quella Fmeilra quadra} Bifogna dall'occhio del riguar-
dante S, tirare li ràggi à que fii quattro punti L, N,Q, R,& offeruare, che SL , taglia OF , m T,SN in V,
SQinX,& SR in Y, queih punti Τ,ν,Χ,δί Y, fono realmente l'apparenze delli quattro angoli, òFineftra
NjL.Q.Rjfopra la ioffitta A,B,D,C.
In quella figura fi conolcerà à fuflfìcicnza, rincontrando quefli principi; con quelli della prima parte, che Icj
Proipcttiue nel foffitto fi pratìjcanoicome l'ordinaiie, che fi trouano in qualche lontananza, come d'vn_.
Giardino ,d'vna Sala,òd'¥naGaIcria, c che non vi è differenza dall'vua all'altra, fe non quella de'nomi
di^qualche linea.
Per effempio, nelle Profpettiue ordinarie, che fono fopra la Terra, le linee K.L, & MN, fono perpendicolari
all'Orizonte } Mà nelle Profpettiue fopra la noftraTefla , tutte le linee perpendicolari diueaianoconcor-
renti, come fi vedeKL eflere OF, & MNjeiìere PF, e quelle, chc fono concorrcnti diueotano perpendico-
ÌarijComs fi vedrà nslle piauichcfeguenti.
\
PRAT-
-ocr page 113- -ocr page 114-Fer le ProfpettmSy che fi njsdono dì fono i» su,
E Profpcttiue, vedute di fottoin 3Ì), fono di due forti, alcune G dipingono nelle ScfStce piane al-
tre nelle Volte concaue, ò altre luperficie, priirsieraniencc parlarcmodi quelle,che fi fanno nel-
le Soffitte piane, per efiere più facili à farfi j attefoche fi pcffono far tutte con regola , come ie fi
iauoraife nelle iuperûcie piane, e perpendicolari, il che non fi può fare nelle Volte , per la irre·
golariìà loro, come diren.o più auanii. Volendo dunque far vna Proipettiua in vna Sciììtta pia·
Ba , fi îî3£îîcrà il punto principale della veduta nel mezzo di efla Soffitta, come D, e per il punto della di-
iìanaa E, û pigliata quella ,ciie,etrala Soffitta, e l'occhio di chi mira, come il punto deirangoloA, non
Û potendo vedere, nè più d'appreffo, nè più da lontano , che fìando in piedi nel mezzo della Stanza, la li-
nea DEjferueconie fà la linea Orizontale nelle Profpettiue ordinarie, nel refìo fi via ranno le regole ordi-
narie, facendo in ciafcun lato della Soffitta vna linea piana, che feruirà, cerne linea dtl!a Terra, dalle qua-
li fi tireranno k perpendicolari al punto della veduta D. folsîDcnîe il auertilce, che quando la Soffitta fof-
fe troppo vicina all'occhio 3 ε che con quella poca diilanza naiceffe , che il degradato foiìe maggiore dei
iuo perfetto, allhora bifognarebbe fare lì punto della diftanza più lontano, almeno, come la nofira regola
del foglio ^2.. della prima parte, acciò il degradatonon fia maggior del per^tto. E con tutto,che l'oc-
chio non poifa vedere tutta la Soffitta in vn'occhiata, fiando nel centro, ad ogni modo girandofi, lì potr^
vedere à parte à parc^, perche, fe bene la Proipettiua della Soffitta è vna loia, con vn fol punto, hà nondi-
meno tante parti, quante fona ie faccia della Stanza , & i lati della Si ffi.tta, e çiafcheduno fi regge da per
sè, & il punto, che è nel centro, doue vanno à concorrere tutte le linee parallele,e communi a tutte ie par-
ti, 2 ciaicuna può da sè fiellaeflerviiia compitamente, fenza hauert il punto della veduta D. Zenit iópra
JaTsfta , perche non Oamo obhgaii di tenere l'occhio alla punta della Piramide , quando fi mira vna Pro-
ipettiua veduta in faccia nella maniera, che fi mira quelle , che fono fatte , per fianco. Auertendo , cho
quaudo vnlato della Soffitta non puòellere vifìo dall'occhio, in vna foia occhiata, per ia troppo vicinan-
za faa, pigliandofi la diOanza con la regola foprancminaìa, che ci farà apparire la iìanz.^ più alta di quel-
lo, che ella è, fecondala diftanza, che dalla vifta fi è preia, pigliando il punto delladifìanza tanto lonta-
no, quanto la detta Camera doueua efiere alta, conforme alla iua larghe22a, inganna totalmente l'occhio,
che pare vna Stanza molto più alta d'i quello, ch'ella veramente è.
PereiTempioiUriangclo BCD, è vna partedelle quattro della Soffitta ,e la linea BC, è la larghezza di detta
parte, la quale fia .attaccata alla muraglia della Stanza, fe detta parte foffc tanto baffa, che lìando in pie-
di nella Stanza, fi faceiìe all'occhio l'angolo QCB, del triangolo QBC, certo è, che caderemo nelli degra-
dati maggiori dsÌfuoperfeito,doae,che fianoin libert^di pigliare maggior diftanza,& atbaOare il detto
V triàngolo BAG, che quella medefimadifianaa da A, arpunto,F della Soffitta ,1'habbiamo trafportata frà
Dj & E, e quando quefìo ancora non foiTed iufficienza , fi può abbaffare imo a! Pauimento , come fa l'an-
golo BC, & ancora lotto il Pauimento, conforme fard giudicato bene, perfare apparire piùaita la Stanza.
Dunque volendo degradare qualfiuoglis coia con ia regola ordinaria, fupponiamo, che la linea BC, fia la
3inea della Terra, e la linea β D, ferue per li ne? da trouare le lontananze, ò altezze delle cofe. Fatto , che
fi è la pianta Georaerrica delle Colonne, come fono le notate X? fi tirano le fue partial punto della vedu-
ta D, haueado fatto il profilo, come iì vede nella finifira parte Gì, e tirate le paraìkk fino alla linea £P,
facendo li iuoi aggetti, come iono li notati con li numeri,poiché j. dinota la fafcia di fottoii piedeflallo,
2,. la faicia di fopra, > la parte di ibtto della il di fopra la terza parte della Colonna, e ccsifeguen-
do di tutte l'altre parti, e tutte queOe parti fi dcuono portare l'opra la IsneaBC, come fi vede per il rin-
contro delli numeri, che tirandoli al punto della diflanza.» fi hauerà ogni iua parte eiTatiffimamente fopra
la linea BD,la linea occulta EL, ci dà l'altezza di tuttala Fabrica nel punto H, tirando poi da ruttili pun-
ti linee parallele alla linea BC, fi hauerà vna figura in Profpcttma di (otto in sù , fimile alla figura MN ,
che è dalla defira parte , dalla quale fi comprende, che con la medefima facilità fi fanno le Frofpetìiue di
fottoin sù; come fi tanna in vna iuperiìcie perpcndicplare, come MN.
V ,
PRAT.
-ocr page 115-f07 '
-ocr page 116-Per le Profpettiue nelle Folte comme di [otto m su.
Er le Pfofpetìiuc nelle Volte concaue, non fi potiamo feruire della regola commuae, comçj
nella pailata figura, nondinìeno fi conieguilce ogni eofa con facilità, ieruendofi della line»
dèi laglio, che ci darà la iertione della Piramide, la quale Ìerue ancora per le fofficte piane,
fupponendo di vedere realmente per il difopra tutto quello, che s'itnaginiamo di rapprefen-
tarenelleVokeconcaue ,όηεΙΗ foffiu piani.
Per cffempiovla linea AB, della prima figura fia l'Oriaonte, ό l'altezza dell'occhio del riguar-',
dante la diftaoza AB, fia la metcì della larghezza della Stanza fatta in Volta, BG, fia la mu.
raglia da visa parte, la quale vi fia il profilo della Volta GK.,nel quale intendiamo di rapprefentare l'iftetìa
ûmctria, e proportione della Proipecdua pafiata , la quale proporcionefi ponga fopra la muraglia BG,
che occupa loipatio, cbeè fra C, da tutte le parcs fi tiranno Unte, come raggi vifiui al punto della^
veduta A, che fi hauerà nella Volta GK, ogni proporiione, per tirare delle linee, che appanicono paral-
klìej&Orizontali.
Le Proipettiuc nelle fuperficie concaue delle Volte, fono aflblutaraente lepiii difficili opera tieni, che potfa
-farcii Froipettiuo, nenie potendo confeguire intieramente con regola, per la varietà, & irregolarità del-
le Volte, maffime per le lince perpendicolari, & !e linee Orizonìali,e parimente per hauere la linea delìa_# :
iettione la qual cola ad ogni modo fi conicguiice con facilita, portando ogni cola, come il profilo iopra vn
piUimento capace, e grande, come d'vna iala, il che fi vede nella prima figura.
Per le perpendicolari fi attacca nel roezza delia Volta vis filo , con vn pezzo di Piombo attaccato, perii
quale tragrada ^ tutte le hnee, che deuono e0cre perpendicelari, e quelle, che non corrifpondono, fi vadi^
noracconciandotantojchsapparilcano perpendicoiaricon ildetto filo. , ' ,
Perle hnee piane, che non fi poti ono tirare, come ηεΐϋ loffi tti piani, fi traguardi mediante vn filo, che fia à
Imellojed traûerio della Stanza , iiandoi'occhio nel mezzo della Stanza dal punto A,e tragradando pei
detto filo, e quelle, che non cornipondono, fi vanno correggendo, ouero fi appende vn'altro filo al punto
A, cfi fà toccare, oucro frizzare per il filo àliuello, che con i'eiìrctuitd di queilo punteggiando la Volta»
fi hauerà vna Imca curua, che all'occhio A, parera à liuelloj fé bene nell'operare le lince piane, c le perpen-
dicolari vengono ftortc per caofa delia concauità della Volta, quando nondimeno effe corrii'pondono alla
linea del piombo, e que!la fatta à liuelio con il àio, appariieono all'occhio, iempre di ftare in Piombo, δί
in piano, non vi eiìeodo altra via da poter fare quefta iortc di Proipettiue, fc non con la pratcica ,addun-
que la lineadel taglio GK , ferue per vna volta fatta nel mezzo tondo, c la linea curua GH; ferue per vna-.
V oka più baila fa tea, à rutainato, e la linea FG, per vna volta piìj baila, e la linea FG, per vna Soffita pia*
na, ε pigliando le uuiure iopra aile dette lince, fi hauerà prontam^nts ogni cola. .·
Per operare con,facilità nelle Soffitte piane,
'Olendo con iàcilitd operare neiio Soffi tte piane,e che lì quattrofpatij difuguaii, cioè in vna Stanza piì»
γ lungha, che larga, come lo fpatio della figura che è vn poco pihlonga, che larga , faccianfi in va>
Pauimeato capace, due linee parallele diflanti ì'vna dall'altra,quanto èdall'occhio gjja ioffitta,l'vna fa'
ri di iopra , FG, e l'altra diiotto, per metterci li due termini dell'occhio S, O, il punto O, ìerue per la laf
ghezza, & il punto S, per la longhezza, volendofare vna cornice con li fuoi balauitrijcome il profilo QÙ
i, dalla figura a. e per vietare la confulìone delle linee, piglifi vna liiìa di carta, ò riga, e pongafi fopra la>
ìinea FG, e dal punto dell'occhio O, fi tiri vn filo £i ciafcun membro delle cornici, che nella detta riga ί
haucranno tutte le mifure da trafportarfi nella linea della larghezzacome L, & G.
Lamedefima operationefi deue fare dal punto S.che fi haueranno lemifure perla longhezza C,K,
La carta M, ci darà li punti delle parti degradate nella larghezza della figura 5. come fi vede per G,& L.Li
cartaN, ci darà li punti delle pa'rti degradate, nella longhezza della Stanza, come (ì vede per G, & K, ti'
rarsdo poi delle parallele, fi haueri vndifegno, come èia figura operando in quefta maniera, fi hauerà vi·
oggetto degradato proportionatamente, tantopcr k parti, chclcorciano, quanto per quelle che noxv
fcorcianojbsnchsdegradinodaliuo perfetto.
PRAT-
-ocr page 117-ΐοα
-ocr page 118-Ter alzare f» Τ aumento da Scene y con lì termini delti Telari,
Er l'ordinario noi Pittori trcuiamo fatto il Palco, ouero Pauimento delle Scene» ccn la fui
clleuationc, c li icrmim per li telati, per quanto hò oflcruato nei Teatro di Parma, di Modena,
di Ferrara je qui in Bologna trouo, che l'altezza della fronce del PaIco è maggiore d'vna ftatu,.
ra huniana, per eflcmptO, piedi 5. m circa da fua ellcuatione nella parte più remota è la no-
na parte di tutta la fua lontananza, e quando la f,-onte del "Palco fta di minore alte^^ia di piedi 5. U
fi-attica injegna, che la decima, vndecima , ò duodecima parte βα fu^cieme per la fua JoÙeuat ione.
Haoendo vnofpatio per il Pauinaento eguale i ABCD, figura i. la larghezza del quale fia piedi 70. e la fua_.
Jonghezza, ouero sfondo fta piedi 45, terminati li duoi punti E, & F, per la maggior larghezza delle due li-
nee, nelli quali terminano li Telari, per dipingcrui fopra l'apparenze, lo fpatiofrà l'vna, e l'altra è piedi
3®. eloipatiofraG>& H,fonopiedi 10. le due linee E,H,G,F,fono per termine delli Telari, ò/?ano inc/a-
natt, ò non inclinati, della diftanza di quefte due linee in lontananza, ncn vi è altra regola , che la fodisfat-
tione dell'occhio, per ilgran sfondo, che in quefti tempi fi danno alle Scene. Volendo operare regolata-
mente, e noni caio, fl dcuonoalloDgare quelle due linee £H,& iG, fino, che concorrine d fare l'angolo
0, il quale ferue per punto della Piramide, e punto della veduta,doue concorrono tutte Paitezze dell'opera-
tione regolare ψ-εβα operatione ftfâ Jopra U carta, cjuando non fi polche fare nelTeatro, per l'impedimento iella mu-
raglia BCi foprà li putj.roΟ fi deue tirare la linea Orizontale ÒZ, dapoi (ia terminata la diftanza Ν , lonta-
no dalia fronte del palco, fecondo^ che fi giudica comodo, come N, lontano piedi 40.da X, e da ISl, à Ο, fo- .
no piedi leo. li quali fi dtuonotraiportare nella linea Orizontale OZ, dou'è vna Stella. Benchela preknrc
igura non fia capace di queiìa miiura, e per quello punto fi troua doue vanno à congiungerii le due lineo
OZ, & FL, come fi vede meglio nella figura x. che 100. piedi fono fra l'occhio iSi, & il punto O, & altre-
tanto fono trâ il punto O, & il punto della diftanza R, doue fi vede la Stella : dunque per trouare il luogo
delli Tellariper l'operatione regolare, fi opera, conie (i fa con la regola ordinaria, tirandole diagonali al
punto della di ftanza, cioè per fare vna Sala, con il Soffitto, vna Loggia , con Colonne, vna Galeria , con
Pilalìri, & altre caie regolari,in modo, che k paru più lontane liane notnon delle piìi proflìme, per eflem-
pio, volendo vna Loggia, la quale fia più larga,che longa, cicè trenta piedidi larghezza, e 15.di longhez*
za, tirafiX,ai punto della della diftanza,che taglierà la linea £0, nel punto i.& F.nei i.ccosl dell'altre,
nel punto 2. fì hauerà il luogo, per vna operationequadra ·
Trouati li termini delli Telari per l'operatione regolare, c pofti in opera pcrpendicolarnoente fopra il Falco
ftano in faccia, ò inclinati, certa cola è, che le parti, che deuonofcorciare , hanno da concorrere ad vn pun-
to , pollo con regola, e non à calo ,che fia per eilempio il punto O, dal qual punto fi tiri vn filo, che patfi
per mezzo del Paleo, & fopra il medefimo Palco, come OX, figura i.equefto prolongato vadi àtoccdio
il PauimentodeH'vditorionel punto T, que (Ja Imea farà inclinata all'Ortzontc , come OP, nel profilo del
Palco, e benche la ragione vorrebe , che queiìa linea NO, fuffe veramente Orizontale, come fi vede OM,
ad ogni modo, perchedi prefente li palchi fono tanto longhi,checon tal linea verrebbe troppo alta nell'·
vditorio, & alle volte arriua all'altezza di 10. piedi, e pib, come è la p, M, perciò lì coftuma di pigliare dal
punto P, l'altezza ordinaria d'vn'huomo, come nel punto N, e da qut ita tirare vn filo, come ON, che ferue
poi per trouare ogni icorcio, il che fi conieguilce con vn'altro filo, al quale da vn capo fia vn'annello, che
icoiri per il detto filo ON.
Trouato dunque il punto della veduta O, e la Stella per punto della diftanza, e li Termini delli Telari, come,.
1. i. 4. & il filo ON, per linea Orizontale; tutta l'operatione, fatta con la prcientc regola ordinaria, fi
confionti con la regola del tagliare la Piramide-
Per efiempio, fi confiderà nel profilo della figura z. la linea fegnata 1 o. 20. jo. & 40. cffere il profilo del Pa·
uunento deU'vdìtorio, 40. piedi lontanodaf Palco, F, fia l'altra , di 5. piedi la linea FY» fegnata ly ^0.4?.
e 6o· e parallela alla linea del piano P, e ferue per conofcere l'elleuatione del Palco , del qual punto V, farà
altopie<l» 5.douendoeiÌerela nona parte della fua longhezza , fe dal punto fegnato 15 tiraremo vna linea
al ounto della diftanza M, ella taglierà la linea P,0, nel medefimo punto del primo Telaro, che la fua appa-
renza larà diftante dalla fronte del Palco piedi 15. nell'iftcflo modo, che fuccede nella prima figura, il che
iucccde parimente, tirando la linea del punto 5®. ad M, poiché quefta darà il fito delli fecondi Telari, òap-
parenza , diftanti dal principio del Falco piedi 50. come appunto è fucceduto nella operatione ordinaria
della prima figura, talché con la regola ordinaria fi potfono fare apparenze di Profpcttiuc oelli piani, c
Telan inclinati eoo grandiifima faciliti, c non operare à cafo, & alla cicca.
PRAT-
-ocr page 119- -ocr page 120-Fer facilitare la pràttica delle Scene,
Erfacilitare l'operationc regolare delle Scene Π procede in due modi; nella prima fideuono tró·
uar l'aitezze nelJi Telari polli di già m opera, la feconda, hauendo li Telan fuora d'opera l'opc.
ratione è affai commodai fi pigliano conogni esattezza tutte le mifure nelle due linee Ê, O, F»
O, perfaperciiluogodelliTelari 1.1.^,4. &c. da ciafcheduno di quefii punti lì piglia la diftan-
Z3 delia linea di rnezzo del Palco IK. Sia poi fatto il profilo delPalco MN, in modo, che le linee
delli Telai-jarfiuino fino al detto profilo, il che è molto commodo per trouare l'altezza à eia»
fchedunTeiaro, fupponendo, che nel primo Telare QR, vi fia la tìraetria,ò dilegnod'vna Colonna, Baie,
CapitellojPisdcftâîloj Architfaue,Frcggio,e<2enTÌce,e tirandoImecda tuttequcftc parti al punto deiiiL,
veduta O, haueremo ogni proporticne negl'altri Telari, come fi vede perla linea fegnatacon vna Stella,
eOj fiiegnaràla linea Orizontale LS, fecondo la noftra licenza preia nel paflato foglio, la fua altezza.»
Mi, nella fronte del Palco, è d'vna giuOa Ratura di piedi 5.ò poco meno.
Habbiamo nei paffato foglio tutta la larghezza del Palco di piedi 30. e la metà piedi 15. fe noi mifuriamo ìju
linea piana AI, del primo Telare A, farii per eflempio piedi ij. la fecondaB, piedi i ϊ· e mezzo, c la terza
C. piedi 10. feguendo così dell'ahre. Addunqucla noiira miiuradel paiTo , ò piedi potrà fcruirc per il pri-
mo Telaro QjChe la metd della larghezza del pauirasnto A, è piedi i j. mà per il fecondo Telaro la linea di
piedi lì-e mezzo, fi deue partire in 1parti, e far vaisi-e ciafcheduna parte Vn piede, mà più piceolodcl
primo 5 come parimente ii deue diuideire in i^. parti la larghezza di 10. piedi, per feruiriene nel terzo Tela-
ro, &; in quella maniera fi deuonohauere tanti paffetti, quanto fono li Telari; Benche lopra vn pezzo di le-
gno vi poflono capire quattro paCS di differente lunghezza . Habbiafi dunque il diiegno del primoTelaro,
con le mifure delìi piedi per le altezze, e fi trapportinoin luogo commodo, li primi due Telari, come ii vede
YZ, nella coiìcHa F, in modo, che la loro ichiena (ia congiunta infieme,quando però vogliamo in vnaifleffa
operatione dcU'altro, perche queiio è molto commodu per tirare le parallele alia fronte del Palco, fatta la
linea Orizontale TV, conforme la fua altezza, cioè nsi primo Telaro (arà per clTempio, piedi 4. e mezzo ia
circa, nel fcccndo tclaru p:?di 4. nel terzo piedi e mezzo, feguendo così de gl'altri. Il punto T, doue do-
uonoconcorrere tutte le linee, Ua lontano dal taglio del Telaro piedi 1 j. come anco deue eOere V.
Quelli punti feruiranno , cómes'adopraiTc il filo in opera , chsferne per linea Orizontale, come habbiamo
infsgnato di fopra. V'olendo trouar la giù fia degradatione, mcttafi il punto della diilanza , mà tanto lon-
tano ^quaDìo fono lontani ii priaî! Telari ,oueroÌa loro linea da! punto N, dell'occhio, come fi vede nel
paffato foglio, facendo cosi ad ogni altro Telaro, però la iua diiìanza fia femprc maggioredella prima,
quanto fono li Telari lontani da detta prima linea.
jQuim dunque bifogna feruirfi delli paffetti aggiuftati, facendo, che l'ifteffonumero dclH piedi,che haueri la
Colonna, nel primo Telaro, lo habbia la Colonna de! iecondo, terzo&c. dalli fuoi paffetti. Portando dipoi
li Teiari al fuo luogo, fi accordaranno le loro dégradation!,con le degradat!oni,fatte nelli Telari, che in-
plu luoghi chiudono la vaflità della Scena, e fono detti primi, e fecondi Orizonti.
Per intendere meglio quanto habbiamo detto,.coniìdcrÌ3mo la figura a., doue habbiamo molte particolarità »
cioè le Pianta, & alcuni alzati, come per effempipilprimoOrizonreMNPL, il filo CO, ouerola linea Ori-
sontale, ci dà 1! punto R,dcl concorfo, per l'operatione da farfi nei primo Orizonte, ecosì degl'altri: quc-
fìo filo CO, e quello, nel quale fcorre l'anello, con il filo mobile, per trouare le parti degra late, tanto per
li Teisri, che iono inclinati, quanto per quelli che fono paralleli alla fronte del Palco; per gVinclmati fi pi-
glia l'altezza, doue terminano le lince piane S,i. S,i. S,^· (oprn la linea Oi izontale C, O.
Volendo far apparire nelli Telari nch'n^f ideile linee parallele alla fronte del Palco dalli duoi lati dell! TcJari,
che fono auaanti allOnzonte, vi fia aliaccato vn filo ABsparalIeloalla fronte del Palco, dopoi allongafi la
iinea Orizontale C,0, verlo il Teatro, finche arriiiial punto N, come nel pagato foglio, effcodo il termiae
della diffanza già trouata inN, vi fia vn filo, chè arriui fino alli Telan AB, chcfarà il filo AZ, che terminc-
nerà in V,ffizando però l'opra il filo AB, che ci da rà nel Telaro la linea AV, che parerà parallela alla fron-
te del Palco, &allongandola detta linea A V, come in yT,terrainarà fopra la linea Orizontale, che deue
trauerfareli Telari, come fi vede nella cortelladi fopra in P, e queiio fi dimanda punto accidentale, per ti·
rarui poi tutte le parallele. E ben vero, che fi opera ancora con le proportioni, fenza adoprare ogni volta
il filo, hauendo però trouato vna di fopra, e voa di fotto dalle dette linee. Per far degradare proportiotja-
tameote ogni ccfa,che farà fopra ii primoTélaro. Dato csfo,chc h Telan fiano in opera , fatte le mifure
iopra il primo Telaro, cioè Piedefiallo, Bafe, Colonna, Capitello, c Cornice, da tutte quciìe diuiiìoni ii ti-
rano linee al punto della veduta O, quando non vi fia impedimento, che ci daranno ogni pcoportione ncj
gl'altri Telari. Per le naifure poi minute, fia fatto in difparte le mifure del primo Telaro, come fi vede nella
cortella ABCD, le mifure fono nella linea AB, pongafi vn punto alla ventura , come O, al quale Γι tirano
tutti li membri con fili, poiijhe qucfii daranno l'ifleffc mifure, proportionatamcnte nel fecondo Telaro EF»
e nel terzo GH,cosi in tutti gl'altri, facendoli capire fra le due linee.
Inftruttione delle Figure in Profpettiua:
Er fodisfattione dell'occhio, occorre alcune volte far delle Figure nelle Profpettiue, delle quali
ne daremo la manierai mà prima di paflarepiù oltre ,b!logna fare la diitintiooc delie Fig>urti,
perche altro è rapprcientarc vn'Hìftoria in vn Quadro mobile, altro il dipingere F-gurcm voa
Proipettiua fatta in capod'vna Galerta ,d'vna inala ,ed'vnGiaiUino&c. poiché qutliedeuono
hauere, quando però fono in piedi, il capo oell'Orizonte, mentre quelle, che fono oe'Quadrijnon
hanno quefta obljgatione j per la varietà dcglOrizonti, che β panno mettere ne Quadri, la qual quantità
dcglOrizontijche li Pittori pongono dentro alli Quadri, fono vauj, e caufa , che h Pittori fannoordiaa-
ïiaraentevn'infinitd d'errori, per non faperdarelagiufta altezza,.che lìdeue, alle ligure proportionata»
mente nelliloroOriaonti.Mà noi qui daremo la regola, per fare le figure kcondoglOrizonti.
Per le Ftgme ^ che hanno Vocchio dentro ali*Oritpnte,
DEntro le Profpettiue, che ione ir, capo d'vna Galeria,d'vna Sala, d'vna Loggia,oueroin qualch'altro
luogo, per iodisfare la νϊΑΛ,1'θή:ζρκΐε[ι deuejtmpre mettere all aitera d'vnagiu(/a/iatura, cioè dj 5. piedi
incirca·
Chi vorrà far delle Figure, che apparifcanograndidnaturale, faccia, che habbiano l'occhio dentro all'Orizonte,
perche fe le Figure hanno gl'occhi dentro all'Orizonte, come noi j à noi pareranao quelle della noftra al-
tezza . 11 che per efferecofa facile, non mi allungherò in iipiegarlo , eicon molta facilità fi comprendo
dalle Figure ABC^ della figura i. nella quale tì vede, che ciafcuna di effe hi gl'occhi nella linea Orizonta-
le, benche iìano in (ito molto dilìante viia dall'altra .
Non intendiamo peròdi parlare de'Frf«ci»//i,ò perfone,che fianopiù piccole dell'ordinano,che dcuonoeffe·
re fatte in proportione delle loro grandezze.
Per le Figure^ che hanno ΐOrìzpnte Ιαβο,
NE5 Quadri,che per l'ordinario fi pongonom fito superiore all'occhio noiìro, coRumanoi Pittori, sì an-
tichi, come moderni di ponete l'Ori^^ome pià baffo ( & alcune volte 1). fanno pendere, ò inclinare, accio-
che la punta della Piramide fi accofli più che può all'occhio del riguardante; ) oondimeno per dart giuiia-
mente,conapprou3iione l'altezza iciaicheduna figura, feccndo queftoOfigunte, Gaoo ui quahïuaglia^
luogo; bìfogaa formarne vna di quell'altezza, che fi vorrà, & m qual luogo del Quad'o lì vuole, come èia
come la^
prima Uf, dalli piedi r di detta figura, e dairaitczza aejia teiia u, onogna tirare due linee , che concor-
ri no ad vn punto nella linea Orizontale, come è il punto E, che fra quefto triangolo DEF, fi trouaranoo
J'altezze di tutte l'altre Figure. Per efiempio, fedcbb amo trouare l'altezza, che dcue hauere la Figura del
punto G, da queftopunto G, fi tira vna parallela GH, alia linea della Terra, fino, che ella caglia la imea
EF, nel punto H, dal quale fi alza vna linea perpendicolare , inCno, che β tagli la hnra DE, nel punto I,
che quefta perpendicolare HI, far^ l'altezza, che deue hauere la Figura G, ie ne vegliamo vn'altra al pun-
to K, fi facci la medefima opcratione, che fi hauerà laperpcr.dicolarcMN,ptr laiua altezza, e cosi di
tutte l'altre.
Per le Figwte^ che hanno l'Orizpnte alto.
ALcune volte fi Jarno obligati à mettere l'Ort^onte alto, per rappreientare qualche cofa, che fi fara' vida.·
da vn luogo eminente, quantunque paia, che queita operatione fia contraria alla precedente, nondi-
meno fi procede con la medeiìma regola.
Mà in quellodeirOrizonte bailo, tutte le teiìe delie figure fono di fottodalla prima , e vanno continuamente
difminuendo. In quefte della Figura che hanno l'Onzonte alto, tutte le tciìe delle figure fono per diio-
pra della primate le più lontane lempre fono più alte, m^ nondimeno più piccioie à proportione, e fecondo
le mifure, che deuono haûerc .
Fatto il triangolo L3iO, l'altezza QR, fertiirà per la Figura P, e l'altezza f V, per la Figura S, non vi efl'cn·
doaltradifferenzajchein vna l'Orizontebaffo, nell'altrol'Orizontealto -
fti, è così di finir bene quelle d'auanti, epiù imperfettamente quelle, che fono lontane, e quanto piìi s'allon.
tanano; ûano tanto più dolci; e meno perfetti.
PRAT-
m
Delle Figure, Φηο, più alta dell* altra,
I trouanoalcuni» che dicono, che gl'oggìetìi alzati da Terra, hanno maggiore dimìnutione, che
quando fonoiopra la Terra,e che per quefta ragione,bifogna, che vna âgura,.fiiHata all'aliezi·
23 4-0 s- piedi da Terra, fia più picciola, che quando ella fu in Terra ,e feguendoin «juefto il
icntimcnto d'alcuni buoni Maeilri, tanto antichi, come moderni, che nelle loro opere l'hanno
pratticataconappl^ufo, çoa3ebà6tço à noftri giorni il Sig. Ca/loiio che continuamente l'hà
offeruato, con il fucceffo, che ciafcheduno sâ, fupponendo egli,che le figure in altezza debbano difminui-
rc, come fanno in lontananza-
Màio ion di contrarili opinione, perche bifognaria, che vna Torre tonda molto alta tcrminaiTe in vn Cono^
efibaucria da vna Torre quadra l'apparenza d'vn'a Piramide, il che è contrario alla ragione, & alle buone
regole dcila Profpcctiqa, poiché gl'oggetti da fe ftcfli fi appiccioliicono , e per quefto dicono, che nel Giù·,
àiC!odìMchd^ngele,cael\aColùnnafraiana , le Figure in altczZi fono maggiori delle più bafle, effendofi
feruito della regola, che àaaao Alberto Dureno, il Jer/ìo, per fcriuere delle lettere in luogo eminente, e
per farle apparir eguali à quelle, cheiono più baiìe.
Iodico, che in buona Profpettiua le figure alte diminuifcooo fenz'akroarciScio, talché le più altedeuono
eflere delia medefima altezza di quella , che fono fopra la Terra, quando pero il Quadro lia fatto con la_.
noftra minore difianza, detta al foglio ^t. Tornando al nofiro propogi^iadico jche la figura C, più alta
delie tré, deue edere eguale aiìà figura A, benche più baiia della fiprâTBTeTa figura B, dcùe etferedella^
medefima altezza, dell'altre due» intendiamo però, quando fiano iopra vna linea, che ierui lamedefìma di-
flanza della linea della Terra, comemofìra la linea fatta di punti, doue paffanole tré figure ABC, e così
intendiamo di qualunque altre , che fia più alta 3 epiùbaûa, però con modeilia, quando trapadaiTèro ia^
modeiìia, ne daremo qui auanti le regole.
Per dai' l'altezj:^a alÌe_ Figure in lontananza.
Volendo fare delle Figure in lontananza dentro vna Campagna , û tccmina l'altezza della prima Figura
come in A, fatto il triangolo AOD, fi opera,come nel paflato foglio, cioè l'Altezza FG, ci dà l'altezza
della figura E, & IK, l'altezza della figura la Figtìra L. £ qucita prattica ferue ancora per gl'-
animali Quadrupedi, mcucndóli nel luogo della Figura A, coais iì vede l'Vccello in Aria PQ, Che RS^ vi
dà ia grandcsza del Velo T. ___
Vnaîtra maniera, per dare l'altezza delk Figure in lomamnia dentro wn Quadro,
SI trouanorooki, che per degradare le Figure, coftumano di fere vn Pammento di <juadretti, come nella
figura 2.. facendogli valere ciafcheduno vn piede , perche cinque di quelli quadretti degradati per lar-
ghezza, fono l'altezza d'vnagiufta iiaturad'vnhiaomo, ò fia vicina ,ò fia lontana, molti hannodifficoltd
nel mettere il punto della diiìanza fuori del Quadro, e lo pongono nel fine del Quadro , come in B,cnon_.
lontano quantoè largo ilQuadro, che è doue và la diagonale EG,âtrouare l'Orizonte; pereilempio ,la_,
linea della Terra DE, Figura 2. fìa 5. piedi di lunghezza, & AB?-fia parimente piedi y.e la diagonale EG»
debba concorrere lontana da A piedi 10. in modo, che il punto della-difìanza-verrebbefuori del Quadro-
Ma noi qui daremo vna regola, con la quale ci potremo feruirc d'vn punto dentro all'ifteffo Qu^adro ,cho
feruird come farà lontano. :
Diuidafi in due parti eguali il primo, piede della linea della Terra, per eifempìo, in K, tirafi la linea KB, che
tagliarà la linea AD, in I, da quefta iettione tirafi la piccioli parallela ί Ν e dapoi tirafi N, ad A, che ta-
glierà la BK, in L, da L, fi tira vn'altra parallela picciola , e téguendo così fino à chenumero fi vorrà , Co-
naefi vedcfinoàG,datuttequeaepicciole parallele fi tirano lemaggiori, come IM,&LO,che fi haue.
ranno li medefimi quadretti degradali, come fe fotie fiato lontano piedi 10. che étante quanto è largo ii
Quadro BC, PD.
Volendo degradarli con maggior diilanza, come vna volta, e mezza , quanto è largo il Quadro, che vengo-
no ad eilere piedi 15. J'vltimo piede della linea della Terra, chetèrmréainP.figura^. fidìùidà in tré parti
eguali, come à F, tirando l'vltima parte al punto C,chc taglierà la AP,»n T, e da T, fi tirala picciola pa-
rallela TV, e tirando Vj à A, ci darà la picciola parallela XY, e così feguendo fino à che numero fi
vorrà.
tï, ò lìano in diflanza, quanto è largo il Quadro, oucro vna volta, c mezza la iua larghezza, & dupla &c.
-ocr page 124-ï IT^
-ocr page 125-117
-ocr page 126-T^r fare de gli oggetti y <vno pih alto dell'altro ^ fino a n;n* altezza eminente^
e che all'occhio apparifcmo effere eguali.
Abbiamo nelle deffinitionidella prima parte, che quanto più gl'oggetti lono .ontani dall'occhio, tantopiù s'appìe-
ciolifconojijuantun^ie iìano d'vna medeiìma grandezza, e la ragione è, che Tocihio fi vede fotte à diuerfi angoli ;
Nelle prefenti pracciche dimoftrarctno, che gl'oggetti difuguali, comprefi ietto à vn medeiìino angolo, ci ap^sari-
iconoegtiali.
Benche le prefenti prattìche apparifcano Iniitane dalla Profpettiùa Prattica, nondimenofe ne caua vn lucidi'ffimo lu-
me per rintelligenza, e benche io i'habbia porto neirvltimo hiogodelle mie fattiche, effe fiimno il principio della
mia poca intellioenza, tenendo a memoria quello^ cheinfegna iJ Durerò, Sc àkti, per fcrmere delle Lettere in luoge
eminente, e farle parer eguali à quelle in luogo più baffo , per la medefima ragione nei fe ne potiamo feruire per trouar lemifu-
re, e grandezze delle figure, che appariranno tutte eguali da vn Inogo determinato.
Fatto prima eìettione del luogo, che vogliamo ornare, con Matoni, Fineftre, Lettere, & Stati'ie, trouata la diftanza a propolìto pec
goderle , come per efièmpio , le tré fi;;ure A, K, & B, la figura A, guarda li Matoni GF, e le lettere , che fono vna più grande
dell'altra,& al fuoocchio apparifcono egualii la figura K, guarda le lettere di grandezza eguala ,nondimeno al fue occhio n'ap-
parifce vna più picciola dell'altraj la figura B, guarda la Statua DE, e la confiderà eguale alla AC, perche elicne fono vedute iìt-
toàvnmedefimoango!«. _ , , ,
la prattica delli Matoni e tale, terminata la grandezza de! Matone G, figura prima, tiranfi «iuelineea! riguardante A, le quali fono
tagliate dalla portionedel circolo BC, diuidefi il dettocircolo in altre tante parti eguali, dall'angolo A, fi tirano linee iopraalle
dette diiiifioni, fino alla perpendicolare GF, nella quale iabbiam© gl'accrefcimentide gl'altri Matoni.
1,3 medefima prattica ferue parimente per fcriuere delle lettere, per effempioj terminata la prima lettera più bafsa dell'altre, come
là con più giuftezza , per
. ... 'arco BCi Dunque dali'-
accrefcimento della lettera difopra B, habbiamo la grandezza di Bouonia, dalla lettera D, Docet, &c,
Per conofcere^ come fi appkciolifcom le Figure , le lettere eguali ^
pofìe 'zma fopra i' altra tn altezia .
Gl'oggetti in lontananza di grandezsta eguali , appanicono più piccoli, doue fi vedono vifibilmente nella Fii^ura i. tanto nelle
lettere, quanto nelli Matoni , li quali fono tutti d'vna medefìmi grandezza di piedi 5. eie lettere di eoual Grandezze alla più
bafsa della figura i. da tutte le diuifioni tiranfi lineeall'occhiodel liguardante K,nei qual occhiogl'rngol1,che fanno le let-
tere fono difugua li, cornei c.cmprende negl'archi DE, HI, & FG, le fetcioni fopra l'arco FG, ci danno le^mifure per ie lettere
di lìononia&c. doue fi rocca con- mano,che le più alte apparifcono più picciole.
Kondimeno vi fono fiati alcuni, chenel fare delle figure, per effempio in aria fopra delle nuuolle, vna più alta dell'altra , gl'hanno
fatto per punto diminuire, come fanno le lettere della figura 2. e non fi fono cementati di farle tutte d'vna grandezza, δΤaltezza,
come le mifuredelli piedi 10, ij.iVc. fra gl'antichi fi nomina Galbert. Wrtore,èfràgli moderni i' Calìotto, Pirtori, tutti duoi
eccellenti Maeilri. Operatione molto diuerfa da quella, che inft'gniamo,echeê fiata pratticatada Eccellentiflì ni Pittori, Scul-
tori, & Architetti, come nel Giudici» di Michel.Angele nella Colonna r»·^/^»*, e qiliui nel Domo oe'la Capella Maggiore, nelle
figure di Pittura, e Scoltura, hanno oiferuato quefla regola ( come iocredo ) fatta la grandezza della Statua AC, figura j, le fet-
tioni nei circolo FG, delle linee AB, &CB, ci danno fa larohezzade l'angolo HAC ; Per la figura D.tirafila linea DS poi pi-
gliafi l'interuallo FG, e fi fanno eguali, che la linea B, ci darà l'altezza E, perfarci la figura DE, che farà snaggiore della figura
AC, & all'occhio B, apparirà della medelima grandezza.
Alcuni motiui per accrefcere con regola le Statue in lontananza, e che appartfchìno
PEr far accrefcere le iopradette Figure in altezza , bilogna prima faperequanto debba eflère la prima figura «rande più delle na*
turali; perche^fe nell'Altare Maggiore qui del Domo vi fuiìe vna Statua d'altezza di piedi 5·. certo è"^ cheìialla diflanzadella
porta Maggiore rimanerebbe picciola, e perconfeguenza facendo quelle, che_lbno in altezza con la regola detta, rimanerebbero
picciole ancor'effe, doue bifogna fare la prima di maggior grandezze del naturale, come fi vede nella Chiefa qui di S. Panlo il
detto Santo, opera dell'AIgardi. Per ogni diligenza , fatta dame per trouare chine hà lafciata regela lino al prefente, non ne
ho hauuto notitia, come fi poiTa regolare , e per quefto hò effiminato molte operationi fimiii, che fono in quefta Città , onde ne
ho canato (non dico regola) mà il prefente motiuo, che piiòeiTere d'vtilea'Pittori, Scultori, Architettiti Sic.
lìauemio poi à fare vna Statua, e che alla prima viita appai ifca grandeal naturale , come vna giuila Statua, che la ùpponiamo d'-
altezza di piedi J.dinoftra mi fura , come é il nguardanteB, figura?, il quals guarda la Statua AC> che è parimente alta piedi
< .e lontana dal riguardante io. fue altezze, che fono piedi 50.come fi comprende perlediaifioni dell! numeri, oani volta,chela
Statua fia lontana 10. fue alteïze dalia pnma veduta di eila, farà nell occhio vn angolodifei gradi .doue, che osni figura in lon-
tananza maggiore,compreia dentroal niedefimoangolo,apparirà eguale alla AC, per quelli, che non hannocógnitione de gl'-
angoli, fihauerà ilmedefimojColcompartuequalfiuoglia lontananza in io. parti, che vna di quelle parti farà rlltezza della fi-
gura, perche ftà in libettà di chi opera, 1! farle vn poco più grandi, è più picciole, fecondo il guflo di chi opera.
Volendo fare de! le Statue nelle Trtine, ο Capelledi Chiefa,Je quali fi vedono , come di fotto insù , potiamo con la resola detta,
trouare la fua altezza , nià vi occorre vn'altra ofleruacione, la quale dipende parimente da Ile prefenti regole , accioche appari-
fchino proportionate,e non difTettofe, perefiempio, l'angolo BLM, è eguale all'angolo BIH, & al BFG,latto l'arco AP, che fa-
rà parimente eguale PN, a AC, defcruiafi la figura NP, con buona fimètria, hauendo vn filo aU'aiigoio Β, paiTando per tutte le
parti di detta figura, fi hauerà ogni proportione, emifura,doue fi farà la Statua, benche crefcano d'appreffo , come fi vede nelli
Matoni, nondimenoall'occhioB", apparirà eguale alia NP, e qui fi potrianodire piùcofejraà il tutto a'diicretti Lettor fi lafcia,
che più direi. Olà la Verità di falfo à faccia.
Eccoui
ii8
IZO
ECeouî, Ò Studioff, colPafSftenzâ Diuina,ia me offetuato in parte, quaato l'Anno i6u· pronaeffo vi fii
nella riftampa de] Para lielogramo da diiegnare del Dottiitìmo P. Scùciner della Compagnia di Gicsù;
nei cui noroe principiai queita operatione, e l'hò terrainatad fua gloria maggiore, e volira vîilitâ. Re.
fla, che voi compatiate le mie imperfetEioni, nfleìcendo, ch'io non afpiro à lode alcuna particolare ,
confeiTando, che non ion io intieramente inaentore di quanto hò icritco ,· però, che frd Ι'ίπΰεΓίΰεζε delle
jnic applicationi, mi fece d ciò riioiuere la lettura d'vn trattato di Prolpettiua, fatto da ν·η P. Giefuita pa-
rimente, nel proprio Idioma Franceie, di cui rui fauorì vn amico Pittore di portarmelo dalia Mirandola, in
parte conùmile ad alcune mie ofleruatioDi, e Regole practicate felicernente in queft'Arte ; à legno, che ne
procurai vnoda Parigiriftampatodel idij.coicui inirizgoin'èriufcstoditnoilraruiil cuore, fcnza foi»
icfiuermi alla barbara opinione di Socrate ι poiché, in leggendo queila m.a fatica , apprenderete ("Ìe Stu-
denti }ò vi confirmarete (i~c Maeftri ) neiia certezza di operare con poca fatica , e molta franchiggia; ed
io mi loddisfarò d'hauerci ftentato per il iolo voftro vtile ; Che so bene anch'io non hauer per ciò merito
d'alcuna lode , ie queiìa non û deue alla buona intencione , che iempre hò hauuta, ed hauerò di giouarcj
altrui, d'onde naicc in me la fperanza, che ne anche iarò biafimato, poiché gli Studenti s'appagano, e de'
Momi, laceratori dell'altrui fama, non fi deue far caio, ànzi nonMaprei farne, ienza confufione di correre
la fteifa fortuna de'piìi virtuoii, che non vanno cifenEÌ, anzi tono lo fcopo più bcriagliatò della maledi-
cenza.
Se poi quefia Operetta nonriufcir^ egualmente odorofa,efaporofa, come richiederebbe il titolo di Fiori, e
Frutti,· nèmeno vuòaflìgermene, daodoHc il peniicroà ehi legge, si perche guiìo corrotto ogni dolcezza
abhorre, sì perche da'Fiori traggono l'Api il miele, ed hanno naorte gh Aragni ; balìa, che voi erediatei
che^ fé ben ciò, che fi riceue, iiegue la natura di chi'l riceue, non però ciò, che ii dona perde Teffer proprio
d'efier dono > e per confeguenza di douer eiîer gradito per quello, che è, non bia iìmato per quello, che ii
TQrebbe,che futfe, Mà pafiiaaì'oltre ad appagare la Curioiitadi chi foric bramaiie le cagioni, perche nei
Frontcfpicio hò poilo Paradoffi &c. più, che altro titoio, e diciamo, che quello mio fopra nome, col qua»
le anche mifofcriuo iniuogo del Cognome Τ rodi ( troppo annatomizato da chi hora mi fcriueuaTroia^
Trogli, Troll, e fimili ) cosi oii quadra, che eflendornelo fatto proprio , non mi pare diidsceuole , l'accom-
munarlo anche ad ogni cola roia^ tanto piìj, che dalia folleciîudîneneile mie opera tioni l'hò acqmftato,
auuenga,chc dall'hauere in due giorni prometìo, e fatto ciò, in che più tempo, hauerebbe altri impiegata,
prefe vn mio fingolar Padrone si moìiuo di dirmelo il primo : e poi , non conueniua il titolo di Paradotio
alle raìefatiche, ie elleno fono ritrouati, è aggiunti alla Profpettiua d'vn'huomo , che mai non afcoltò
Maeftri, nè di leggere, nè di fcriuere, nè frequento le Accademie di Pittura ,nè andò alle Scuole, anche in
fine di chi uifegiia i primi elementi, onde xMacftrodi mèraeJefimodcuendom! dire , pare che nonio pofia
ÌCBza aflcrmarai! vn Paradoiio f' Sì, sì, ParadoiE per ogni capo fon io, ed eiii, e m riguardo d'eiler fuori
dell'ordine naturale delle cofe, e per efler Frutti,e Fiori fuor di tempo, e ienza i comodi necciìarij da v»-.
pouer'huomo raccolti, e donati, con fareffiftcrepofilbileil quafi impoifibile &c.
3Della mia conditione non sò, che dirui; perche lo fiato mio prefente non è degno d'auertirG,e per lo paffato
nulla operai di sì riguardeuole , che ne anche poffa iperare di venire à mento di foprauiuere con qualche^
nome, pure fuccintamente dirò, che in Spinlamberto hebbi la Cuna, ouero forti la Tomba il Santo Ponte-
fice AdrianoI. di cui in verfi Leonini fi legge ,
•^d Carolum Rege!» ptfi hac am perdere velkt
Lamberti Campo Vitam finiuit in ampio ,
Qui pr opter c'a/um L^ M PERETI STI?^^ vocatur. /
che di tré Luiìri lafciai la Patriaspcr veder Roma, giunto quiui feci punto fermo, ponendomi al feruitio d'-
alcuni Pittori adoglio, epocodopocon altri da frc(co(cicè, Dentoni, e Colonna) naiagg uilai per viuere,
con intentioned'approffittarmi anche nella Pittura, valendomi dell'occafione, che mi fu non molto dop-
po interrotta dall'accaiarmi, mentre le Cure domcftiche m'impediuano l'applicarci ,·perche mi coeuenma
adoprare Penelli inognioperatione piùi,chc ordinaria ,fevolcuo alimentare i igliuoli ,che fin hora fono
flati tredici; e benché sì numerofa famiglia m'habbiaanguftiato l'aniaso, non però hò traiafciato di fpecc-
larc, per fciogliere alcuni dubbi j della Pittura ; e ciò, che da me non arriuauo, lo nchiedeuo, me in damo
ad altrui; finche giunto neiretà mirile, fuperai ogni diificoltd, adoprando il Velo.l'vfodi cui hò infegna-
to con quefte mie ftampej nè qui fembri ftrano, che profeiìandomi di no η hauer hauuii Maeftri, voglia al-
trui farlo,· perche la fama, che hanno riceuut'i miei fcritti, ( come parti d'Oria ) loro, è prouenuta quanto
all'opcratione del Velo j dalla benignità del Sig. Dottor Caflàni, ed in fua abfenza, del Reu. P. D-Clemente
Lodi Abbate Caffinenfc 5 e rifpetto à quefto Libro deuo tutta l'obligatione all'Eccellentiis Sig. Agoftino
Fabri.cheinognicofa conformandofi al fudettoSig. Caifini Maeftro;hd volutofauorirmi,e nel nuederc
gli fcritti, e fin che i propri j affari glie l'hanno permeffo, nel corregere le ftampe di cui gli errori douete^
compatire, non criticaieipec non afcduerli à chi non gli hâ fatti, condaoandoli alla mia bona intentionC)
e poca intelligenza*