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libreria

CECCHI

, Piazza del Duomo, 19
FIRENZE

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CINQUE ORDINI

D E L L'

ARCHITETTURA

CIVILE

DI MICHEL SANMICHELI

Rilevati dalle fue Fabriche,

E dejcritti e publicati con quelli di Vitravio, Alberti,
Palladio, ScamoZjz^i, Serlio, e Vignala

DAL

CO ALESSANDRO POMPEI-

ΐ^Χ./

IN VERONA. MDCCXXXV
Per J A C O P O V A L L A R S I,

con Licenza de· sopbriori.

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PROEMIO^

' Architettura, Arte mbiliffima, è così antica ^
che troppo malagevole ^ anz^i impofflbil cofa fa-
rebbe , per efporre /' origin fua, rintracciarne
il tempo àeterniinato ,· impercio che fino X allora
j - ejfa ebbe cominciamento ^ quando gli Uomini ab-

andonando i bofchi e le grotte fi fabricarono cafe per loro abita-
ZjtQne. Fero si come ΐ eterna Providenz^a ha difpofio di non uni-

Wir wrrfV V Vfvr fv» Λ, ! V DV¥V tft^VW fjirw vrfj J^yfJir·^ -----

re in un Uomo folo tutti i fuoi doni, ma per mantenere uma-
na fociet a compartirli in molti, e dividerli, accio che aW Uomo
fempre Uomo abbifogni, così veggiamo ejfere in tutte ΐ Arti, e
Scienti^ avvenuto, che non fortiffero in una fola età, e Ί nafci-
mento per così dire, e la perfez^ione; ma che prima i ritrovati
nuovi producenàofi, per lo pih roz^zji e manchevoli, pofcta ΐ in-
gegno , a indufiria d' altri Uomini i ritrovati altrui ora accref
cendo, ora migliorando, a poco a poco, £ età in sta a quella
P^^fezjione e compimento, del quale ejfe Arti fon pur capaci, le ri-^
ducejfcro. Se non fc per fatale debole^%,a dell' uman^ natura mol-
te '

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Ρ R Ο E Ù I Ο.

te 'Volte accad$ i che opponganfi a s\ beli' ordine le guafle idee degli
Uomini y onde ns fiegue y che incontrinfi Mcune 0ta, nelle quali y
perti^rkandof i retti gii^dÌK>j, k Arti in "vece di ricevere il dovuto
avanz^amento, molto anz^i perdano di quelbmno, che in altre età-
di acqi^ifi^rono ; alle quali infelici vicende, come vedremo ^ anche
quefia nofira, di cui trattiamo ^ fu fottopofia* JLe cafe dunque ^
dove gli Uomini ne' primi tempi abitarono, furono di Ugno cofirut-
tey e con roZiZ^i puntelli fofientate ; pofcia col procedere dell' età
in v.ece di que' puntelli i inventarono le Colonne ; indi fbvra d*
ejfe que legni ^ che roz^z^i vi fi ponevano ^ fi riduffero in Architra-
vi 0 Da tali principj nata l· Architettura molto crebbe ancora nel-
le pm antiche età con la imitaz^ione ^ e perfez^ione di qmlle parti ^
che prima di legno fi formavano; poiché fapptamo che molti anti-
chijjìmi Tempi furono con Colonne, Piedefialii con quel-

le parti medefime, che a giorni nopri veggiamo, Tale almeno in-
torno all' origine dell' Architettura è d' alcuni Γ opinione . Poffia-
mo perg fupporrè effa origine infinitamente piu nobile, fe voglia-*
mo (col dottiamo Villalpando) attribuirla al Temp io di Salomo-
ne architettato dalla ftejfa SapienZja· Di fatto indubitata cofa
e, eh' ejfo Tempio ave a Colonne ed fuoi Capitelli, e "Bafe, le qua-
li con grmde probabilità fi può congetturare non molto differenti
foffero da quelle, che pofcia s\ ufarono preβ^o i Greci. IGreci ap-
punto ^'Naz^ionefra quante furono al mondo la più ingegnofa , la
più coltale la più nemicai ogni roz^z^ez^z^a e barbarie, e che d' ogni
Scienz^a, e d'ogni beli' Arte è 9on ragione chiamata da dottifilmi
Uomini 0 J\dadre, ο Nutrice, fi dicono inventori di tv e modi d'
Architettura (che poi Ordini furono nominaticioè del Dorico ,
del Jonico, e del Corintio ; il primo così detto perche da Dorici,
il fecondo perchè da fonici, e
7 terZiO peche da Corintj fu ritro-
vato: fe prò que fio ultimo non fu in gran parte imitato, come in-
dica il già lodato F. Villalpando , dall' eccellente Ordine del Tempio
di Salomone ^ E fi come dopo la Grecia per comune confentimento
di chiunque non fi a affatto ali* οfcuro dell* antichità
, la più il-
lufire JSlazjione, e del mondo più benemerita furono gì* Italiani,
cos) a quefii dopo i Greci deve anche ΐ Architettura la fua per-
fezjione, avendo effa da gli antichi Tofcani ricevuto quell Ordi-
ne,

t

r

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PROEMIO. 

ney che chiamafi TofcMo ^ e dà Romani il Compofito ^ che ancor
Kommo s'appella; nél ciuaU eft tutte le grafie è leggiadrie delt
hnìco 3 è del Cor ini ió accoppiarono. ìn quefio modo adunque la no-
flrd hèlUffi^'^^ Arte ( ο Scienz^a ^ che wgliam dirla) dopo la pri-
ma fud ^f^vmKiione acqmfio , ο ricupero nobiltà, ornamentò, e per^
fex>i&rie ^ sjfendo fiata di^vifa in quefii cinque modi. Ordini nominati
cmunmentè, come là Poefìa in molté fpecie divide fi; li quali cin-
qf^e Ordini alla nofirà cogniZiioné fon pervenuti merde le reliquie
delle antiche Fahriché, dèlie quali per fiamma awènturà tanto
alméno β confermò ^ quanto all' indufiria , e allo fludio de moder-
ni Italianiy prinii rifioratori della nofir Arte ^ fu fiufificiente, ac-
ciò con diligenti o^^ervaz^ioni da effe fi potèjfero tali appunto, qua-
li già dagli Antichi inventati furono, i fudetti cinque Ordini ri-
cavare 4 'Bensì deplorabile difavventura è fiata ^ che daW ingiurie
del tempo ci fìan& fiati rapiti molti antichi Scrittori di qUep Ar-
te ^ che con le loro dottrine y ed ottimi infègn amen ti infinito giova-
mento redatò avrèhhòno alld pofierita ; fe non che grande compenfo
^ quefio danno apportato fu dalf efifere di tanti à noi rimafo Vi-
truvio Politone, il quale è credibile ccminciajfe a fiorire negli an-
ni di Roma joó in cìràa sfotto l\ Imperiò di Giulio Cefare ^e fat-
to Augufio ^ a cui dedico egli que dieci famòfi libri, 4 quali dopo
i fudetti vefligj delle Antiche Fabriche è debitrice la buona antica
Architettura del fuó gloriofo riforgimento,. ÌSIe dopo Vitruvio man-
carono altr ingegni y che ne' libri loro ^uefi' Arte illufiraróno; di
molti ci fono rimafii
i nofni, ma perirono i loro fritti; nulla di
meno a difpetto delta voracità del tempo ^ quali Uomini
fojfero, lo
dimofira a nofiro pròftto ^ fé non
i loro libri ^ il loro operare in tan-
te Fabriche y che ci hanno lafciate anche fuori d'Italia , ma molto
piti nelV Italia fiejfa^ nella quale quéfla infigne P^ofefiione in tal
guifa fi conferva y e mantenne il fuo pregio ^ che per lo fpazjio di
molti fecoli non β vide mutar di molto maniera, ne fiile. Ma nel
declinare dell·' Imperio Romano perdendo/ nell· Italia 1* antica gran-
^ezjZM, a cotale funefia mutaz^ione e decadimento pare ancora fog-
giacejfero gfi intellètti degt Italiani^ onde le lettere, e tutte le bel-
^^ Arti, che prim^ quivi per tanto tempo mirabilmente
fiorirono,
^^darono in difpregio , e furono ^ per così dire zaffar hit e dalla bar-

^ barie

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.8 PROEMIO.

barie, che allora in quefii Paefl inondò ; così che anche la mìfera
Architettura vide fe flejfa miferamente trasformata » ogni
fm buon
modo fira volto e guafio ^ corrotto ogni fm buon ordine , perduta
l* antica fm grazjia e maefia, e introdotta una maniera del tut-
to confufa e difordinata, onde a pena a pena alcun ^uefiigio pin di fe
fieffa riconofceva · Vennero final/nente li Secoli decimoquinto, e de^
cimofefio, cotanto all' Italia gloriofi ; allora fu che i nofir ingegni
fcuotendo Γ antica rugine > e fviluppandofì dalla barbarie ^ onde gli
anteriori Secoli miferammte furono involti ^ tutte le più belle Ar-
ti ^ tutte le più nobili facoltà e difcipline a nuova vita richiama-
rono , alle quali reflituito Γ antico fplendore e dignità, parvero
quivi a nuova luce riforti gli fpiriti dell* antica Grecia ^ e di Ro-
ma» Per lafciare però qmnto al propofito mio non fi confa^ -e folo
a quella facoltà refiringendomi, di cui ho imprefo a ragionare, a
qual fegno di perfez^ione fojfe in que^ felicifftmi Secoli inalz^ata Γ
Italiana Architettura, ben fi può
fcorgere dalle Fabriche di que*
tempii inogri um delle quali quafi
rtfufcitate le antiche Fabri^
che Greche, e Romane ciafcbeduno ptiò ravDifare , che non βα
privo affatto di fano difcernimento ^
e d* ogni guflo della Anti'-
chità . Ce lo dimofirano ancora i dottifflmi fcritti ^ chs di quefi^ Ar-
te ci lafciarono molti di quellielevatijpmi Jpiriti^ de* quali ^ almeno
de più principali ed infigniw
λ me par pregio dell' Opera adeffo al-
cuna cofa brevemente accennare > Il primo di tutti ^ che mi s off^e*
rifca dsgno di ricordanz^a^ β è Filippo di fer Brunellefchi Fio-
rentim, che fiorì nel cominciare del Secolo decimoquinto, come
quello» che avanti a tutti con la diligente ^ffervazjione^ e fiudto
Jopra gli antichi Edifit^] nuovo lume introduffe neir Architettu-
ra ^ allora affatto barbara j e dopo lui affai pià confiderabile β re-
fe Leon Battifia Alberti pur Fiorentino^ il primo de' moderni, che
di quefia facoltà dotto ed infigne Trattato mandaffe fuori. Dico
mmdaffe fuori» poiché fcriffero avanti
λ lui Antonio Filarete, e
Francefco Sanefe» per tefiimonian^} dello Scam^z^z^i » che fcritte
a penna confervava le cofioro Opere , quali non m^ è noto fe mai
fujfero publicate. Ma tornando aW Alberti, fatti egli grandiffimi
fiudj fu le antiche Opere di Roma^ alla Patria fua refiituito » e
con l'Opere^ e conio fcrivcre fcacciando la barbarie^ aW antico

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PROEMIO. 

pregio di quejf Arte richiamo i fuoi Tofcani. Della medefìma
Patria fr ancora il celebre Michelagmlo "tuonaroti , Sculto-
re , Pittore ^ Poeta, ed Architetto eccellentijfimo . Ne Γ altre
parti della Tofcma fenz^a pregio reflarono ; fra gli altri vi β
diftinfero ^aldaffare Permei da Siena, Maefiro del Serlio, Pie-
tro Cataneo pur da Siena, del quale utili molto e di molta
filma degni fono gli otto libri ^ che ci lafcio; Leon Leoni Aretino, e
quel, che degli Architetti, de Pittori^ e de Scultori ferine, Giorgio
Vafari pure Aretino. Sarebbe maravi^a, fe a Roma, dove tanti
'vefiigi^ / antiche Fabriche confervaronfì, mancatifojfero in quefeli-
ci tempi ottimi Architettori . Da Urbino ad effa ^vennero 'Braman-
te ^ e 'IgranKafaello, i quali uniti a Giuliano ^ e ad Antonio da San
Gallo ivi pure cote fi a ProfeffionenelC antica gran de z^z^a e dignità collo-
carono · Se nuli* altro rendejfe commendabile Giulio Romano, degno di-
fc epolo di Rafaello, bafierebbe a farlo immortale la Villa, che a Ponte
Molle per Clemente VI L fece inalz^are. Romano altresì fu Antonio La-
hacco, dal quale egregiamente difegnate furono le reliquie di molte an-
tiche Fabriche, come nel di lui libro β può vedere. Nella Lombardia
due tra più rinomati ne fcelgo da far menz^ione ^ Sebafiian Serlio "Bo-
logne f e e Giacomo Baroz^z^i da Vignola ; ma di quefii due ^υaleni Uo^
mini in altro luogo tratteremo più dijfufamente · Ne la Marca Vero-
ne fe, 0 Trevigiana, che voglia dirfi , fu in quefio fecolo inferiore a qua-
lunque altra Italiana Provincia , merce particolarmente della mia
Patria, la quale β come fu tanto benemerita degli altri fiudj con-
dar al mondo chi fu fra gli Ocidentali il primo fonte della Gre-
ca, e Latina erudiz^ione, cioè il vecchio Guarino, così anche ali
Architettura dono quafi in un medefìmo tempo tre grandi illufira^
tori. Uno fu Fra Giocondo, Uomo di maravigUofo ingegno , e
faticofiffimo fiudio, e adorno di tutte le fetenzie , e nobili difci-
pline . Cofiui fu il primo, che emendo, ed illufirò Vitruvio pri--
'^a per la fomma fcorrez^ione, ed ofcurita ( come ^gH finffe )
ne leggibile , Tiè intelligibile ; fu anche il primo, che portò in
Francia l' Architettura fotto il Re Lodovico XIL Fece il Pon-
te famofo, e Ί Ponte piciolo fu la Senna , ed altre moltijfime
eccellenti opere in quel Regno e β fegnalò ancora ^
ma, Λ VeneZiia , ed altrove. Nel tempo della vecchie^^^ di

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IO PROEMIO.

quefiofiorì Gio: diaria Falconetto y del quale con gran lodi parla il
Vafari; e foco dopo queflt venne Michel Sanmichel* ^ il quale die-
de Λ do perfezjione^ che dalli due predetti era fiato fcoperto . Anco
di quefio grand' Uomo fi porgerà altrove occafione di più lungamen-
te ragionare; come altresì di due famofl· Vicentiniy Andrea Pal-
ladio 3 e Vincenzio ScamoZjZ^i. Jocopo San [ovino y henche nato in Tof-
cana^ quafi fempre abito in Venezia, e di molte ottime Fabriche Ì a-
domò. Gio: Antonio Rufconi manèggia bene iprecetti di Vitruvio. Ne
lafcierò di nominare Giufeppe Viola Zanini Ρ adovano ^ il quale in par-
te Vitruvio y in parte altri Jeguendo, ci lafciò un buon trattato
di! Ar-
chitettura ; e avanti di lui Ottavio Revefi Vicentino ha anco propofio
un nuovo metodo di mi furare li cinque Ordini, che poi non fu feguita-
to y perche da chi far voleffe Opere grandi y troppo fatica e tempo ri-
chiederebbe . Ma tant' altri, che nelÌ Italia avanti il nuovo decadi-
mento diquefi' Arte in e fifa fifegnalarono j troppo nojofa e difiicil cofa
farebbe il voler qui regiftr ar e ; pero ρ affandoli fiotto filenz^io mi rimet-
to a chiunque pongafi a confiiderare le Fabriche d'ogni genere ycd a legge-
re i libriy che di que tempi cifion rimafii· Degni ancora di ricordanza
fono i trattati di due F rame fi y Giovanni "Bullant y e Filiberto de Γ Ora-
rne y ed altri ancora , che inque^ tempi fiorirono, e che fi può con gran
fondamento congetturarefafferò difcepoli del Serlio "Bolognefcy allora
che quefiifu in Francia al fervigto di Fr ance fico primo. Notabile co-
fa ì y che molti de nominati valent' Uomini furono altresì Pittori ec-
cellenti ; il quale accoppiamen to non fi può a bafianz^a dire quanto ut i-
le fila ad un Arte , ed all' altra. Ora fi come nel Mondo le ricchez
^z^e,
le fortune yC i dominj non in un tempo folo arrivano al fommo di lor
grandez^zja yneinunfoltempo in precipizjio traboccano y ma confer-
mando fi il naturale ordine delle cofe, a poco a poco e aumento acquifia-
nO) e in diminuz^ione decadono; così le belle Arti ancora non fubito y come
dicemmo y dall' indufiria degli Uomini la perfezione ricevettero ^ne dal-
la trafcuraggine la rovina y ma a poco a poco dopo il ritro vamento loro
e avanz^arono y e decaderono. Però per ifirana y e forfè non pih intefa
fatalità nel fecolo fufi^eguentea quelli ydi cui favellammo y per Umifera
Italia non fu così ; perciò che tutte le belle Arti, che un fecolo avanti
erano quivi nel colmo di lor perfez^ione ,
a tale che gli antichi Greci e
Romani ri forti tra noi ρ arcano^ con a?nmiraz^ione y et indi profitto degli

fira-

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ο E Μ ϊ o/

j^trmieri, d allora, unfecolo dvpo in tale efirema rovina trabalziate fu-
rono , che rnen vergognofo agl· Italiani farebbe fiato il perderle affat-
to, e che ritornataββ la roz,z,ez^Zja de Secoli Longobardi, che con-
fervandoles) guafte e corrotte, divenire il ludibrio dell* altre Naz^ioni.
E quei eh' e peggje qt^afi tutte le nofire migliori cofe in ogni genere, ο
non furono confiderate, ο β difper fero e fmarrirono, e andarono in
oblivione, a tale che^ credendo la maggior parte de' noflri medefìmi
^^zjtonali tale fempre ejjerefiata ΐ Italia , s'introduce tifatale odio,
e difpreZjZjO alle^ cofe nofire, e la fiima ed affetto per le flraniere , in
quelle e [aitando, e celebrando, do ché non fappiamo aver prima li Stra-
nieri da noi ricevuto , ed imparato . Una delle funefie cagioni di quefio
deprav amento fu il dcfiderw di cercare, ed introdur novità, per altro
lodevoliffìmo s quando do tentifi da Uomini d" eccellente ingegno, e di
perfetto difcernimento e gtudiz^ìo : altrimenti fenz^a quefie due forte
ambedue necejfarie, ( e più della prima la feconda ) cagione fempre e di
corrompimento e d' abufi. Come appunto il Marino per quefia incon-
fiderata vanita d'introdur nuove forme di penfare, e parlare nella
Foefia, e do fenz^a quel giudiz^io ^ che β conviene intraprendendo ^
quel gufio η introduffe , che poi da fuoi feguaci, i quali (β come ac-
cade) il buono lafciarono, ed il cattivo acrebbero a dtfmifura, fu
fempre al peggio ridotto ; tali nella profejjìone, di cui trattiamo ^ il
Cavalter "Borromino, il Cavalter 'Bernino (che fu per altro ottimo
Scultore), (il Roffi, ed i Fratelli e gli altri loro coetanei, po-

fiifi a'volere di nuovi ornamenti arrichirla da fi abiliti ottimi infegna-
menti a deviare cominciarono, e la pratica deformandone, qtiella cat-
tiva maniera fparfero nel mondo, che dopo crebbe a
maraviglia , e fem-
pre più dal buono fi dilungò, e
7 cattivo ne dilatò, ond' oggi la mife-
ra Architettura e in tante e tante Opere refa già si diverfa dall*
Antica infegnata da Vitruvio, che
quafi diffi non ptu Archttettura^
ma Chinefe ^o Grottefco potrebbefinominare. Fiu non β vede un pez^-
ZoO di Cornice y ο d' Architrave 3 che continui con linea retta un brac-
cio , ma bensì rivoltato in cent angoli, ^d in cento giri fcontorto ^
onde gli β potrebbe addattare ciò che di quella Serpe diffe Virgilio ·
Si ripiega, s' attorce, e firagruppa.

Qj^fi non fono più in ufo le Colonne ^ dove in lor vece pon-
gonfi Cartelle , 0 fogliami , che fofiengono pefi gravijfmi

* 2 a loro

II

I

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IX 'PRO E Μ I Ο.

^ s loro non convenevoli. Non più Frontifpiz^j fi "Veggono ^ fi β
I n)eigQno talvolta, fono in tal guifa fpeZjZjati, ο rivoltati in Car-
I tocci, che a foglie <ϊ Alberi ivi
per accidente nati fi ρ ο [fono raffo-
' mi(iltare. Quanto pochi intagli s^ ufano, quanto poche fcanalature ^
j quanto pochi baffi rilievi, che tanta Γ occhio dilettano ^ e che sì fo-
j vente s incontrano nelle Italiane Fabriche de' buoni tempi / E
I quanto dir β potrebbe degli Archi^ e di certe nuove curvature ^ e
\ di certi nuovi loro ornamenti I Effi più intorno ad un fot centro

non s aggirano ^ ma ο hanno pm centri, ο framifchiati fono di ·
1 linee rette ^ e d' angoli, tanto che privi refiano di quel nervo a
' reggere ciò ^ che fovra di fe fofientano, neceffario , e che alla loro
i circolar figura naturalmente β conviene. In fomma rare volte del-
la buona antica maniera a giorni noflri β ravvifa ΐ idea. Ne
quefio io dico fi4^ la fola mia opinione fondato , della quale fare al-
cun conto non doverebbefì ,ma lo dico ^ perchè pur troppo tutto do
da chi non da prevenz^ioni acciecato confideri le Fabriche d' oggi dì
fi può con gli occhi proprj vedere y e toccar con mano· Se io traveg-
( ga, 0 fe parli davano adoratore deW Antichità ^ può la ragione a-
gevolmente manifefiare > La ragione e la maefira che c infegna a
difiinguere il buono^ dal men buono , e
7 cattivo dal buono. Qj^l
1 ragione adunque ci può perfuadere, che una
co fa fuori di perpen-
dicolo , e fatta a bifcia, atta fia a fofienere pm che una pofia a
■ piombo, e retta ì Quf^ ragione, che un corpo grave e machinofo
j fopra una bafe fofiengafi, clw in vece d' allargar fi quanto più di-
fende j e farfi pm maf^iccia, fminuifcafi nel fuo efiremo ì Che y
gruppi di frutti, e dt fiori foflentino, e durino fiotto il pefo or di
cornici y or d' altre gravi cofe ^ alle quali fi, fiottopangonoì Si giu-
dichi adunque, fe quanto io dico è chimera, ο fe a quello è unìfor- ' \
me, che la Natura c infegna Ja quale deve effer dalì Arte imita- ^
ta, arrichita y et adornata ^ ma deformata non mai, Chi dopo α-
ν er mirato belle regolate fontuofe Fabriche, potrà non aver com-
paffione, veggendo in altre molti bei marmi di molto valore sì mala- /
mente impiegati 3 li quali altro di lodevole non avranno, che la
loro propria natia beìlezjzia; e quefia ancora in
molti cafi conofcere
non fi potrà , ne difcernere, per ejfere quelli
ridotti dacotali fira-
'vaganzje^ e da cotaii firane bizj^arie in picciole partii e minuZjZ^ati,

e con-

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PROEMIO. 

e confi^fi ì Non fi potrebbe -ammirare abafianz^a il gran corraggio /
dcimì, / ψ^^^Ι^ con ία fola fiuperfiz^ial pratica & poco ftudio de' cinque
Ordini del Vigmla fenz^a aver vedati ^ ne fiudiati altri libri, c per
lo piìi non βί, altre regole fondati, che fui capriccio s' accingono ad
ardue e malagevoli imprefe, che in apprenfione porrebbono cbii^nqm
più fi fojife affaticato fu buoni libri, e nella pratica efercitato » Non
fanno cojloro richiederfì da Vitruvib, che Architetto adorno fì^ di
varie dottrine ed erudizjioni, ver fato nella Storia, non ignaro
della Filofofia , e nelC Aritmetica e Geometria ben f ondato. Se di
late apparato muniti fieno tutti gli Architettori d'oggi dì, pur trop-
po con vergogna del nofiro Secolo fi ravvifa in alcune Fabriche ^ che
di grande impegno e fpefi vergiamo i η aizzare, delle quali fe chi fia
l· Architetto fi ricerca, trovafi ejfere un Muratore un ^agUapie-
tra, 0 qualch' altro di poco maggiore fiudio, e dottrina, fieramen-
te con la turba dà cofioro non deonfì confondere que primi, che co-
minciarono a dilungarfi dalla bmm antica mmiera, che fopra ab-*
biar/io nominati ^ i quali fβ per 'vagheZjZ^à di mnjìtà hanno lafciato al-
quanto ì loro ingegni trafcorrere> Γ hanno però fatto con qualche
moderaZjione ^ e con licenz^e affai più di quelle^ eh' oggi dì s' ufa*
nOi condonùHi, e priui mn effendo de^ precetti e regole del^ arte^^
non operarono Jentì^ ragione^ come pur troppo adeffo accoβumaβ, Non
poffo tacere £ un difegno, che con mio raccapricio rd è occorfo ne*
pajfati giorni 'vedere
; il qud rthretìZ^o più, mi s^ accrebbe, allor che
cercando d' onde 'venire, udii rifpondermi efferefatto in Roma
. Co-
if erano- d' Ordine Compofito j i Capitelli delle quali 'veftiti e-

rmo d^ un fola ordine di foglie y ancor che richez^^a d'ornamen-
ti l' Opera per fe richiedejfe ; ma perchè ciò forfè ai^rà ^ffernìato queW
Architetto e [fere fiato, ancor che di rarOypofio in ufo da* buoni, e gli
credette più fegnalarfi adoperando ciè, che meno vedea praticato.
Ma quanto poi fu biz^z^arroil di lui penfamento per in frodar no'vitaì
Fece egli quefle foglie affai picciole ^ che jolo al mez^o della Campa-
na arrivaiM^i nudo lajciando il rimanente d^effa. Campana con gran-
diffima offefat di qualunque occhio fano fia per mirarli· Architra-
've ^ Fregio y e Cornice ermo infieme mirabilmente conpenetrati ; e tut~
to il re fio dell* EdifiZjio con quefio he W ordine procede'va. In tale de-
plorabile fiato ora veggiamo ridotta que fia nobiliJJìma Frofeffione; e

e β co-

r-.

A

ì

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14 PROEMI Ο.

fi come in un^ mej/e da z^iz^mia, e Icdia infefiata quel poco di
buon grano, che ν è framifchiaro , ο md β ravvifa
, ο non fi
raccoglie, cast qiw hmni, chs .pure vi fono ^ confufì nella cor-
rente moltitudine de^ cattivi quafì confìderati non fono, ne cono-
fciutir Έ qui fiami lecito tornare a dietro, Nelle Italiane moderne
Fabriche de' buoni tempi degniffima co fa e d' ejfere ^ β come nelle an-
tiche ^ avvertita,
a qual fegno ejfe rendanfi pregiabili ^ non folo
per gli eccellenti Architetti, che dirigevano, quanto per gli Ope-
ra'], che fapevano con non minor perfez^ione efeguire. Quanto ben
commeffi gli Edifiz^j / che leggierez^z^a, nobiltà, e leggiadria negi
Intagli - Quanto ben condotte le m-embra delle Cornici , che non
dallo fc arpe Ilo nate, ma di getto pojfo no rajfembrare? In fomma
tutte fi 'veggono le parti s) rnaefirevolmente lavorate^ che rapiti
mi rimirarle avventurofi chiamiamo, e d\ invidia degni coloro,
che vijfero in quelle età · La fiefa meraviglia nafce in chiunque
un poco fa dìfcerner e Mora allo fguardo / apprefemano non joh
Italiane Pitture di qualunque
fpecte e fcolture di que' tempi , com!* è
notiffimQ, ma altresì labori di brontsOy di ferro di legno» ο d^ altroy
ne' quali tale periz^ia / ammira, fimetria, e
mài Uà, che quanto
piacere β prende nel contemplarli, altrettanto
dolore poi forge , e
confufone in penfando,
quanto la mflra 'Nat>ions un Secolo dopo
fia\de caduta. Ma per parlare particolarmente
della mìa Patria j quaW
altra Citta £
^Italia può rìtrovarf, che β λ più a propoflto per fabri-
care, feβ conβderi l^
abondanz^a e perfeZjione de^ marmi, di calce^
di
legnami, e d^ ogni altra me e β aria materia / E per ben fabricare,
quanti buoni efempj
β hanno fotto agli occhi 2 E quanto buon ufo
potrebbe fArβ dell· amenità e belle 4$'
βιϊ ζ In fatti affai frequen-
temente qui β "Deggmo
forgere nuove Fabriche, e molti lavori di
pietra β fpedifcono altrove. Ora con qual occhio rtmirarβ, e con
qual cuore da un buon Cittadino può
fofferirβ di vedere gittato il
tempo, e tanti fini marmi ^ e tanti danari sì mal' impiegati e quafi
disperduti in opere^
che in'vece d' accrefcere ornamento al mβro
hellijfimo paefe nè vanno ant»i fcemando tutto dì la bellez^z^a, ed
il pregio? Ben di ciò β lamenta il mfire Mar chef e Scipione Maf
fei, nella fua eruditiffima
Verona Vi\\x^tz.t2i, et odo tutto dì lamen-
tarfene chiunque ha buon gt^fio^ e fam intendimentO^ ma non per-
ciò

-ocr page 16-

PROEMIO. iS

dì) miglioramento alcuno β qjeàe. Q^fia confidaraz^ione pih X
ogni altra cof m ha flimolato allo fcrt vere e puhlicare qtdefia qual
βαβ operetta; che s' ogni liberale Uomo e obligato per la Jua Pa-
tria a porre anco in pericolo, quanào per fua dtfefa ahbifognaf-
βξ j la propria 'vita, molto pm deve e βudori, e fatiche, e quei
talento, che ο molto ο poco il Dator d'ogni bene a lui concedet-
te, per effa impiegare ; ne fchivar deve^ d* incontrare molefiie e
contrarietà \ qualora
per giovare al publico gli convenga opporfi
e ad ahufì univerβalmente radicati ^ e a falβe opinioni comune-
mente abbracciate
. Per tentar dì confeguìre un fne sì hello , e
perche in tante tenebre, onde con sì gran danno ej^ufcAti βοηο gC
intelletti y qualche lume trafpiri, non ho faputo miglior mez^z^o
rinvenire, che ΐ efporre al publico li cinque Ordini prima di
Michel Sanmicheli, che con ogni maggior diligenr^a ho rica-
vati dalle fue Fabriche , poi di Vitruvio , e ροβάα dÙ al-
tri cinque y che fopra gli altri in qu€βa prof eJfione furono henemeri-
ti preffo il Mondo. Non pojfo qui tralafciare di far giufliz^ia al
Sig. GaudenZjio Bellini mio concittadino, Gio.'Oane di molta abilità
nella Scultura, ed Architettura 3 che grande ajuto πί ha ρreβato e
nel cavar le mifure dd Sanmicheli ^ e ne difegni da me intagliati,
che di mano in mano in queβ' Opera farem vedere. La ragione, che
m^ ha indotto a trattare prima e più difufamente degli Ordini del
Sanmicheli y β è ^ che quefli più non β videro ne^ libri y ne più da
Scrittore alcuno efpopi furono ^ onde fovra eβ affai più a lungo m*
eflenderò ; pofcia perchè gli Studiofi di quefi* Arte ροβαηο a loro di-
letto e gio'y amento farne paragone, tratteremo più brevemente anche
degli Ordini di Vitruvio, e d' altri cinquey i difegni de* quali non
ha molto che uniti furono né" libri di due Francejt del noflro Secolo
Cambray, e k Blond, Se nelle Figure a quefli mi rajfomiglierò , re-
puterò per me gloriofo /' effere flato non men di loro nel difegnarle
accurato y ma ne* fottopofli ragionamenti
m' è convenuto da φ affat-
to allontanarmi, perchè troppo fu dalla loro differente Γ intenz^ion
mia .
Primieramente altro non volle il Cambray, che fare con riflret-
tiffimi
difcorfi prima tra, V antica e moderna Architettura, poi tra
moderni Autori il confronto y il che tutto a puntino dopo fece le
Blondy non in altro dal Cambray variando y che in rifirettez^z^a

ancO"

-ocr page 17-

ancora ma^iore ; U qual fatica poco 'vale per fodisfare uno fiu-
diofo, e niente per erudire un^nefperto. Qjullo , eh' effi non cu-
rarono , ho io cercato di confegmre ^ e perciò oltre /' unire le figu-
re ^ e i difegni di cpue ^alent Uomini ? che ad e [porr e ho intrapre-
fo, ho procurato con ΐ induflria maggiore, che mi fu poffihile, a
comune ammaeflramento le regole loro ed infegnamenti in quefi^
Opera compilare , Fero facendo io quanto i due fopradetti Fran-
cefi han tralafciato, tralafcio a bella ροβα quanto effi un dopo Γ
altro hanno fatto; cioè il confronto,prima fra le due Architetture
per non imitare le "Blondache 'υa ripetendo , folo più brevemente
quanto dijfe il Cambray , onde fuo compendiatore patria chiamarfi ;
e pofcia il confronto tra quelli Autori ^ ch^ cfpongo , reputandolo
foverchio anche per uri altra ragione y la quale e ^ che vana co fa
raffemhrami lo affaticarfi in dimofirar con parole ciò, che ciafchè-
duno con li difegni davanti agli occhi può da fe fcorgere agevol-
mente
. Oltre di che ne Cambray, ne le 'Blond fuo feguace d^
Intercolonnj parlano, ne di Forte ^ ne dì Fineflre, ne di tan-
te altre cofe, delle quali come necejfarie afaperfi da un Architet-
to , noi tratteremo. Ma fe le annotaxÀoni^ eh' io fottoporrò, po-
co a quelli piaceranno, che fono già da gran tempo con Γ opinio-
ne impegnati neW Architettura del nofiro Secolo, giudicando ejfa
con troppo indifcreta afpreZy?ja da mi condannarfi, do non deve
punto arrecarmi dal tentare la falutevok imprefa , avvegnaché
a molti fpiaceDolifpmay di combattere la fdfttà^ c ΐ errore ^ e di·
fcoprendo per
Altrui difingmm la "veritày procurare^ per quanto s
efienderanno le forz^e mie, il pMico giovamento ^ il quale è ΐ u-
nicQ fine^ che
in qmfie mie fatiche mi fon propofio. Μλ forfè trop-
po fo-verchiamente ci fiam dijfufij ondefuhito a cih^ dì che abbìam
promeffo trattare^ daremo cominciarnento.

ρ

ι6

PROEMIO.

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17

DE'CINaUE ORDINI IN GENERALE,

Delk parti de medefmì, e del modo
di geometricamente fornarli.

e

CAPO I.

UESTI cinque Ordini, cioè Tof-
cano, Dorico, Jonico, Corintio,
e Compofito, che, come abbiam
detto, danno ornamento, e for-
ma air Architettura , e de* quali
i tanto ufo dee farfi nelle ben re-
Fabriche , fono formati tutti con
le medefirae parti, che fono fette: Piedeftai-
lo, Bafe, Colonna, Capitello, Architrave,
Fregio, e Cornice; ma che fono però di fi-
metria, e di forma tra loro diverfe, avendo
il Toicano, il Dorico , e così tutti gii altri
ancora, e Capitelli, e tutte Γ altre parti pro-
prie fue, e da quelle d' un' altr' Ordine dif-
ferenti. E per cominciare dal fondamento, par-
leremo prima del Piedeftallo , piede di tutto
Γ Edificio, ma piede però, che s' inalza e for-
ge fopra terra , il quale, non come Γ altre
parti, è neceffario per fare un' Ordine compi-
tamente'perfecto, ma alle volte s'^adopera, al-
le volte fi tralafcia, fecondo leoccafioni, le qua-
li dal giudiciofo Architetto fi devono confide-
rare. Quefto Piedeftallo è formato di trepar-
BaiTamento, il quale è un' adornamentodi
Cornice,' Dado, il quale fi fa lifcio, e non fi
adorna ,fe non con qualche baffo rilievo, e qual-
che nquadratura leggiera, negli Ordini però più
gentili, ed in opere affai nobili: per ultimo Ci-
macia, la ^ una Cornice con la fua

Corona, ο vogiiam dire Gocciolatojo, per cui
de' tempi difefo refta il corpo, ο
fia Dado del Piedeftallo. Sopra quefta Cima-
eia pofta e la Bafe, la quale è come il piede
delia Colonna, fe ϋ Piedeftallo è di tutta l'O-
pera; le forme poi di quefte Bafi vedrannofi
a'
loro luoghi tutte diftinte. La Colonna de-
ve effer pofta a perpendicolo in piede fopra
ia Bafe , effendo effa foftentamento, e adorna-
mento infieme dell' Edifizio, nel quale è col-
locata. Quefta farà rotonda per Io più, ed al-
le volte quadrata , ma fempre nella parte in-
feriore più groffa che nella fommità,infegnan-
doci la natura effcre così le piante, e Γ altre
cofe atte a foftenere. Pofta quefta a fuo luo-
go, vi fi porrà in cima il Capitello, il quale
farà come k tefta fovra il corpo degli Uomi-
ni. Li Capitelli foftengono immediatamente Γ
Architrave, il quale altro non è, che una tra-
ve pofta a traverfo alle Colonne che
Cono in
piede, e ferve per tenerle unite, e per fofte-
nere I' altre due parti. Di quefte una è il Fre-
gio, dove fi folea fcolpire, ed intagliare ciò,
che a
qiieW Edificio apparteneva , alluden-
dovi, ο ne' baffi rilievi, contenenti cofe al pro-
pofito adattate, ο con caratteri ancora , ed
ifcrizioni; il che quando fi poffa , lodevoi fa-
rebbe anco nelle moderne Fabriche non trafcu-
rare. L' altra pofcia è la Cornice, la quale
ferve per riparare co' fuoi Agetti, ο Sporti Γ
opera dalle pioggie, dalle grandini , e dalle
nevi. Ora quefte iette parti, benché di po-
chiffimi membri compofte , pure fono tutte
tanto varie, e tanto una
dall' altra diverfe ,
quanti fono gli Edifizj che inalzati furono, ο
fieno per inalzarfi per fino, che confervifi fu
la terra I' umana generazione . Sono quefti
membri di quattro i^ecie; piani, concavi, con-
veffi,
e miili di concavo, e di convefso. Per
parlare prima de'piani, tali fono le Corone ,
ο fia Gociolatoj, le Fafcie, i Liftelli, i Den-
telli,
e finalmente Γ Intaccature, le quali fer-
vono in certo modo per dividere un membro
dall' altro ; e com' efse deono fempre effer li-
fcie, così pofte efsendo fra gì' intagli, da tale
vago mefcolamento ne rifulta all^opere orna-
mento maggiore, e
maggiore armonia. Ora
però, che
Γ Architettura de noftri di, aticor
che sì immoderatamente perduta dietro gli
a-
dornamenti a
tale, che non ha veruna diftì-
coltà
fagrificare ad effi tutte le regole dell*
Arte, non fo per
qualdeftino, ha prefa tale
inimicizia con Γ ornamento dell' intagliare,
che lo ha quafi del tutto (bandito, ne fegue,
eh'
efclufo quefto, foverchie ancora fieno le
Intaccature; e fe pur talora adoprate fi veggo-
no, tanto lifcio, non mai dallofcabro degl'In-
tagli interrotto, anzi che vaghezza, difgufto
più tofto genera ,e confufibne . Di quefti mem-
bri non ho pofta figura alcuna,
mentre effen-
do a fquadra, difficoltà non fi può avere nel for-
marli . Que' membri poi, che fono concavi,
fono
due ; le Gufcie, che teorica,mente per lo più

A iì for-


-ocr page 19-

fi formano come neJIa Tavola I. Figura I. ; ed i
Cavetti, adoperati neJJe Bai! Jonica,Corintia ,
Compofita, et Attica, facendoiì con due cen-
tri, come nella F. 4. I membri della terza fpe-
cie chiamanil convefli. Di quefla fpecie fono
gli Ovoli, ì quali fi formano al roverfcio delle
Gufcie, come nella F.
2., i Tondini, (così
chiamati quando fien piccioli, ma fe più gran-
di, detti poi Tori, ο Baftoni^ che abbraccia-
no un femicircolo intero, come fi vede nella
F. 3. Li mirti finalmente non fono più che
due.· Gola dritta, e Gola roverfcia , li quali fi
veggono difegnati nella F. 5. e F. 6. Queili fo-
no i membri ritrovati da' noilri ottimi Anti-
chi, e eh'ora ripeteremo tutti aifieme: Coro-
na, Lifiello, Fafcia, Intaccature, Dentello ,
Gufcio, Cavetto, Ovolo,Tondino, Gola drit-
ta, e Gola reverfcia; e con queili, che tut-
ti alle quattro dette fpecie riduconfi,fi fanno
tutte le forti di Corniciamenti, che già mai fi
poiTano defiderare. Non mi fembra cofa fuori
di propofito il porre qui ancora la Voluta, di
cui fi fa ufo ne' Capitelli Jonico, Corintio,
e Compofito, .nelle Cartelle, ne' Modiglioni,
e nelle ferraglie degli Archi; fopra ia quale,
per eiTere non tanto agevole, mi fermerò più
di quello abbia fatto ne' membri de' Cornicia-
menti . Per far la Voluta moke regole inven-
tate furono, ma fra tutte una fola ne fceglie-
rò, che fra l'altre a meraiTembra la più chia-
ra, facile, et efpedita. Verremo in quella
guifa ad ifchifare ogni confufione, in cui fa-
cilmente per la moltiplicità delle cofe fi fuoìe
incorrere . Ferminfi adunque in primo luogo
li due termini perpendicolarmente con la linea
A. B., che farà l'altezza della Voluta,e que-
fta linea dividafi in otto parti eguali, e comin-
ciando dalla fommità a mezza ia quinta parte
flabilifcafi in Centro C, intorno al quale fi
formi il Circolo D., che non farà m diametro
maggiore della detta quinta parte, il guai cir-
colo chìamafi Γ occhio della Voluta . Si tiri di
poi la linea Orizontale E. F., qual paiÌi per lo
fudetto centroC. : tiratala quale avremo ledue
linee Perpendicolare, et Orizontale- Indi den-
tro il Circolo D· formifi un quadrato, il qua·
le fi dividerà con due diagonali, che poi fi par-
tifconoin porzioni dodici, come nella F. 7. Da
quelle dodici partizioni avremo dodici porzioni
di Circolo, dette da Vitruvio Tetranti , cioè
quarti di Circolo , fermando in ciafcheduna
partizione la punta immobile del CompalTo,
e girando Γ altra dalla Perpendicolare alla O-
rizontale, e dalla Orizontale alla Perpendico-
lare. Cosi procedendo fino che s' arrivi alCir
colo D. fi averà Γ intera Voluta, come nella

is

F. 9. Q_ut-ila a mio credere è la più efpedita
regola, che fi pciia idcpcrare. Vinuvio Γ
accenna, dove dicelib. 3. c. 3.
Fci dal di-
[opra fotto l' Abaco s1 mcomincì ^ e per o:m giro
di quarta fìa fmìmitoìo fpazio di mez' occhioy fin
che pervenga all' iflejfa quarta, eh* è fotto V Ah a'
co.
Ci promette poi, che nei fine Γ avreb-
be diifufamente fpiegata ;ma quefta parte dell*
Opera di Vitruvio come i difegni, e figure di
tutti i libri con grave danno fi è perduta;
onde di ciò altro non abbiamo da lui, che
le poche parole fopra citate. Siamo della re-
gola qui polla debitori a Giufeppe Salviati,
Pittore, e noil ignaro della Geometria, che
nel 1552. Γ ha publicata con le ilampe, e
forfè (ne m' è ignoto, che altri Autori va-
riamente interpretando le parole di Vitruvio
hanno date varie regole) quale fu da Vitru-
vio penfata, non indegna eifendo d' aver luo-
go fra le invenzioni del medefimo Vitruvio .
Fatta pertanto in quello modo la Voluta con
una fola linea, ci reila a fare in quella la fe-
conda, che affieme con la prima fminuifcafi,
girando al Centro come la prima, e fminuif-
ca ancora il Liilello, ο Cimacio della Voluta,
eh' intorno gli fi raggira. (Quello facilmente fi
fa , fermando Γ immobile punta del CompaiTo
nel mezo tra un punto, e 1' altro de' dodici,
che fono fegnati nel quadrato del Circolo D.,
fempre però difcendendo verfo il Centro C. In
tal modo s' avrà Γ intera Voluta ο Cartoccio,
proprio per lì Capitelli, Modiglioni,'ed altro,
come abbiamo di fopra detto. Per compire
quello Capitolo ci rimane a dire delle Cartel-
le, le quali fono fiate dagli Antichi polle ap-
preifo le Erte delle Feneilre, Porte, e Ca-
mini degli Ordini più gentili, per adorna-
mento delle loro Cornici.· nè mai fo ritro-
vare,che in altri ufi nella buona Architettura
Cartelle s'adoprafiero; bensì veggo, che aifai
miglior fortuna preflb quella de' noilri giorni
incontrarono,avendo effe aperto ampio cam-
po alla bizzarria degl' ingegni, che innumera-
bili forme ne ritrovarono,e ridotte Γ hanno
come il fale nelle vivande, neceifario condi-
mento d' ogni più efquifita e magnifica Ope-
ra , con quella fola diverfità, che -la dove il
fale con avara mano adoprar fi dee, eiTe ali'
incontro prodigamente, e fenza difcernimen-
to alcuno fono profufe. Ma per ritornare
onde partimmo, fi formano le Cartelle con
due Volute, una minore, e Γ altra maggio-
re; Γ una e Γ altra fatte con la fuddetta re-
gola , e con una linea fimile ad
ο Onda fi congiungono , come
Tali ancora fono i

una Gola ,
nella F. 8.
ο

dirli

vogliani

capìtoli generali.

Modiglioni


1  Τ une ab fu^f^o abaco i»ceptum t» Sn^ults tetrantofwn paiìionibus dhmdiatum ocuU [pati
tur} donee in tandem ttxrantem , qui efi fub abaco , veniat.

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21 CAPITOLI GENERALI.

dirli Menfoloni, ο fiano tede delle travi,che
fi pongono nelle Cornici degli Ordini nobi-
li,
eie Chiavi ancora, ο Serraglie degli Ar-
chi , le quali fervono di
foilencanienEo agli Ar-
chitravi, che vi fpianano fopra, fportandoin
fuori con le Volute. Ma perchè forfè
fembre-
jà, che tutte le cofe già dette tali efeguendofi ,
quali le ho qui deferii te , fieno per ren-
dere Γ opera povera, e troppo nuda, ecco
nelle Tavole li. e III. i modi, de' quali i
buoni Antichi fi fervivano per adornare , i
quali tutti fono Intagli parte di baffo,e par-
te di mezzo rilievo, che recano alle Fabriche
grandiiTima leggiadria, e maeilà. Io gli ho
qui poili in grazia di que' pochi, i quali de-
iidera no operar bene, e non già con la fperan-
za, che gl' impegnati nella corrotta maniera
denoilridì, ed occupati da prevenzioni arri-
vino alla difficiliilìma prova di fpogliarfene, e
di cangiare opinione. Deefi però avvertire, co-
me nel rimanente di queft' Opera ho lafciati i
Corniciamenti fenza Intagli, iquali in quefte
picciole Tavole guilare non fi potrebbono, nè
diftinguere , anzi più torto in difegni cosi mi-
nuti produrrebbòno confufione; avendoli folo
porti nel Sanmicheli, le di cui Tavole faran
più grandi. Dove però gli abbiamo omeffi,
quale fia il loro luogo, Io andremo nelle an-
notazioni dimoftrando.

Delle proporzione generali y e del
modo dì mi furare .

C A Ρ Ο I I.

STabilitofi quali, e quante fiano le parti,

onde fi compongono gli Ordini già detti d'
Architettura, quali i loro membri, e 'ì modo di
formarli con giufta regola, acciò non s'operi a
cafo, nè fiano quelli, che operano, cortretti
ad indovinare ciò ,
che formar fi deve con cer-
ta regola e fcienza, ora conviene andarfi piìi
avanzando, ed acofe più rilevanti paflare. Ve-
dremo per tanto ie proporzioni, così general-
mente accennandole quali dagli Autori pref-
critte ci fono . £ cominciando da* Piedeftalli,
diremo, che querti comprefa Ja loro Ci macia, e
BaÌTamento, non dovranno eiTere più alti del
terzo della loro Colonna, nè minori della quar-
ta parte. Ma in querta parte all' Architetto,
aftretto per lo più dalla neceiTità de' fiti, ο d'
altre circoftanze,fuole più che in qualunque
altra, permetterfi hbertà. Ciò vediamo eflere
accaduto negli antichi Tempj, dovei Piede-
ftalli non doveano mai efler maggiori dell' al-
tezza delle Scale, per le quali s* afcendeva al
Tempio, e che ora maggiori erano, ora mi-
nori , fecondo i fiti , e gli Edifizj. E ciò anco-
ra tuttodì veggiamo avvenire al prefente negli
Altari, doverle Menfe neceifariamente deoiio
Tempre eiTere dell' altezza medefima \ d^lla
quale difficoltà molti de' noftriì^^rchitetti cer-
«irono liberarfi , facendo le Menfe a guifa d'Ur-
na; quale a mio credere è la più fciocca inven-
zione , che mal regolati intelletti in pregiudi-
zio d' ogni ragione penfar poteiTero. Ma per
ritornare in via, Γ altezza della Bafe farà fem-
pre mezo diametro di Colonna, e quando di-
rò per Γ avvenire diametro, intendo la groflez-
za della Colonna da piè. Ne* Furti delie Co-
lonne aver fi deve tutta l' avvertenza agli Or-
dini , perchè fono tutti fra loro diverfi, alcu-
ni più nani, (per ufar le voci de' nortri Au-
tóri j ed altri più fvelti; ma per dirne ciò, che
d'univerfale può dirfi, non dovranno querti
mai efler minori di iei diametri. nè giungere
a diametri nove. Ne' Capitelli regola genera-
le non fi può rtabilire, perchè ciò, che ad un'
Ordine fi conviene , a tutti gli altri non
può applicarfi . Il rimanente del fopra-
ornato, cioè Architrave, Fregio, e Corni-
ce a mifura degli Ordini ha le fue proporzio-
ni , imperciò che negli Ordini più fodi, Tofca-
no, e Dorico, per io più è la quarta parte
della Colonna, e per Io più la quinta negli
altri tre. Fino a qui abbiamo ragionato delle
proporzioni, che deono oflervarfi nelle altez-
ze y ora d'alcune larghezze neceiTarie a chi vuol
con giurta fimetria adornare una Fabrica ben
ordinata ragioneremo . E primieramente il
Dado de' Piedeftalli non eccederà mai la lar-
ghezza del Plinto della Bafe. La Colonna da
capo farà fempre minore, che da piedi; ma
non fi può di quanto minore eiTer debba afle-
gnar regola generale; perchè vuole Vitruvio,
che quanto più la Colonna è alta, tantome-
no iminuifca per la ragione , che quanto
più le parti dall'occhio s allontanano, tanto
più e per un'inganno ottico) picciole appa-
rifcono ; onde regola particolare di quefto ai-
fegneremo in uno de' Capitoli fuiTeguenti. II

fo

ο grofsezza dell'

itto.

Architrave non fa-

rà mai maggiore del cerchio formato dal Col-
larino della Colonna, (^efte fono le grofsez-
ze , e larghezze necefsarie tutte ad efeguirfi;
ne chi operar vuole rettamente, può ad alcuna
contravenire . L' altre ci fi daranno dagli
Sporti,chiamati con altro nome Projetture, ο
Agetti, la regola de quali è facilifllnia ,e da Vi-
truvio infegnata. (^lefta
è, che quanto alti
faranno! membri,tanto pure avranno di fpor-
to ; trattone Je Corone, ο Gocciolatoj che n*
ayran più, e le Fafcie, Lirtelli , ed Intacca-
ture , che d'aisai n' ayran meno. Le fin' ora det-
te fono le più univerfali mifiire, e propor-
zioni


-ocr page 24-

CAPITOLI GENERALI.

zloni, che per PieieilaHi, Bafe , Colonne,
Capitelli, e Sopraornati fi poftano brevemen-
te afseonare. Pafsaremo di poi a vederle mi-
nutamente e particolarmente negli Autori eh*
io con Γ efatezza maggiore > che mi farà pof-
iìbile,andrò efponendo/ e quefte faranno col
Modulo mifurate. Ma per non lafciare veruna
cofa, che poisa rlufcire di facile ajuto a chi
cominciafse a porre ii piede per queila ftudio-
fa via, diremo ancora cofa iìa il Modulo . Il
Modulo altro non è che una mifìira non fifsa,
come il Braccio, il Piede, ed akre^ ma idea-
le, ora grande, ora picciola, uniformandoiì
fempre ,o picciola, ο grande che ila ,airOpera,
che fi dee fare. Formali in quello m.odò. Sta-
bilita Γ altezza, alla quale fi vuole, che arrivi
la
fommità della Cornice, fe a cagion d'efem->
pio fi vorrà che fia Γ Opera Dorica col fuo
Piedeftallo, divideraiTi tutta la altezza in parti
venticinque, ed una di quelle parti farà il Mo-^
dulo, due de*quali faranno il diametro della
Colonna in fondo . Qiiefto Modulo è ftato a*
doperato da Vitruvio, e da quafi tutti gti al*
tri Architetti, che fcrifsero dopo lui. Efsopoi
fi divide in parti, ο minuti, da alcuni in più,
da alcuni in mèno. Poiché il Palladio, e lo
Scamozzi lo dividono in trenta minuti, il Vi-
gnola negli due Ordini robuili in dodici, e
negli altri in dieciotto. Il Cambray ha ridotti
tiTtti li calcoli ad una fola maniera di Modu-
lo, divifo in 30 parti; io qui ho altresì ridot-
ti tutti gli calcoli de' fette Autori, eh' efpon-
go, fimilmente ad una fola maniera di Modu-
lo, ma divifo in parti 18; il che toglierà ogni
confufione, 'e farà di gran giovamento a chi-
unque voglia uno con Γ altro i detti Autori
confrontare . Vi è poi un* altra maniera di
compartirei membri, quale a mio credere è
più fottile, e più eiàtta , e più a propofito
pergiuftamente efeqaii-e i precetti dell' Arte,
e benché pii^i fatico!^,io configlierei chiunque
ad Opere d' impegno, e delicate s* efponga,
a valerfi d' efsa , tanto più , che Vitruvio e gli
altri migliori nel defcrivcre le parti, più di que-
ila fi fervi rono, che del Modula. Procurere-
mo con un efempio di chiaramente fpiegarla.
Abbiamo uno fpazio di mezo diametro di Co-
lonna, ο vogliam dire d' un Modulo in altez-
za , nel quale fi deve fare un Capitello Tof-
cano fecorwJo il Serlio. Dividefi queiìo fpazio
in tre parti uguali, dèlie quali una all' Abaco
fi darà,
all'Ovolo Γ altra, e la terza in fet-
te parti fi dividerà, una reftandone al Liftello
fotto Γ Ovolo, e le fei altre ai Collarino. In
quello cafo il Modulo a nulla ferve, dividafi
pure come fi voglia ο in dieciotto, ο in tren-
ta parti,non potendofi nè con terzi nè con
quarti ritrovare quel giuftiiTimo punto, che fi
ricerca ; il che fpefse fiate ne' feguenti difegni
a me ancora, che obligato mi fono al Modu-
lo di dieciotto parti, é avvenuto, io per ciò
ilimo non rimanga all' Architetto altra più fi-
cura regola che queila nel far le fagome,, ο
vogliam dire Modinature delli Corniciamene
ti, e di qualunque cofa, riufcendo tal regola
minutiffima, ed efatiifima. Credo però, che
nè di tal regola nè del Modulo più fervafi la
maggior parte de' viventi Architetti , intenti
a fchifare qualunque cofa ricerchi ftudia e fa-
tica , e che lafciandofi trafportare ovunque
fenza freno alcuno il loro capriccio trafcorre,
a precetti dell' Arte nulla curano d' unifor-
marli .

Degli Tntercohnnj, Archi, ePitafìriy
delle Impofle, e delle Porte.

CAPO IIL

G Intercolonnj altro non fono , che
quello fpazio vuoto, che fi vede tra una
Colonna, e Γ altra nelle Loggie, dove non
fono Archi, ma Architravi piani. La propor-
zione di quelli fi piglia dalla grofsezza delle
Colonne, che li racchiudono, la qual propor-
zione in ogni Ordine è diverÌà ,e diverfa anco-
ra fi vedrà in ogni Autore, di cui fono per ra-
gionare. Ma per aiTL-gnarne una regola ge-
nerale, dirò che quello fpazio non dovrà mai
efsere minore d* un diametro e mezo, nèmai
maggiore di quattro diametri, fuorché nell*
Ordine Tofcano, quando non fi facciano, co-
me s' accoiluma, gli Architravi di legno , che
allora pofsono farfi gli fpazj maggiori di quel-
lo far fi pofsano, quando gli Architravi fono
di pietra. Ora vediamo gli Archi ed i Pila-
ilri, che pure fervono per Portici, e Loggie;
quali Archi non già s* appoggiano fopra 1 Ca-
pitelli (il che farebbe errore come diremo
nel feguente Capitolo degli abufi) ma iopra
Pilailri quadri, propriamente per efli e non
per altro inventati. Quelli Pilailri s* ufano
foli, ma in Opere folamente maifìccie, e pref-
fo terrai ma nell' Opere ornate, e ne' fiti da
terra elevati s' abbellifcono con Colonne, che
inanzi vi f appoggiano, e per Io più in certo
modo pajono in eiTi incailrarfi ora meze, ora
un terzo fecondo le occafioni, per far ioiH-
to agli Architravi, che fopra vi fpianano. De-
vono tali Pilailri aver proporzione con la lar-
ghezza della luce dell* Arco ; però la larghez-
za loro non ii farà mai maggiore della metà
della luce fudetta, nè mai minore della terza
parte. Ma come che elfi riilretti ancora nelle
dette proporzioni riefcono Tempre più larghi

delle


-ocr page 25-

21 CAPITOLI GENERALI.

delle Colonne, che vi s· appoggiano, così quel-
la parte pur d' eiTi, che avanza dall' una e dall'
alti a parte fuori del Furto di detta Colonna, di-
ceiì Membretto da alcuni, e da altri Aletta,
che ha fopradi fe una certa come fpecie di Ca-
pitello, che Impofta fi nomina, la quale in
ogni Ordine è diverfa, come più avanti ne'di-
fegni farem vedere. QLiefte Impofte reggono
gli Archivolti, i quali altro non fono che Ar-
chitravi ripiegati in femicircolo, per lo più
con una Chiave nella mezaria, fatta in forma
di Menfola, che fembra tenerli ferrati, acciò Γ
lino air altro avvicinandofi , non minino. Ef-
Ìì Archivolti fi fanno larghi, quanto i mera-
bretti, ο poco minori, ma non mai maggiori,
perchè>i/ loro piede facendoli maggiori, ver-
rebbefi a perdere fotto le Colonne,onde man-
chevoli ed imperfetti potrebbono raflembrare.
Hanno parimente per,lo più le membra mede-
iìme, che gli Architravi. La proporzione del
vano ο fia lijice degli
Archi, ο eifi fiano con
Piedeftallo, ο fenza, è fempre la medefima,
cioè che fia due volte alta, quanto eiTa è lar-
ga, e la fefta parte di più negli Ordini più
nobili. Rimarebbonci ora ad efaminarele pro-
porzioni generali delle Porte, e delle Fene-
itre: ma delle Porte folamente parleremo, im-
porciò che quanto d^ effe fi ragionerà, pari-
mente alle Feneftre potrà applicarfi. Vuole
Vitruvio, e gli altri buoni, che la proporzio-
delle Porte dall' altezza delle ftanze ricavifi, e
che in ere parti e mezza divifa tal proporzione,
due d' effe parti all' altezza d' effa luce della
Porta fe n' affegnino.La larghezza poi avremo
dall' altezza, offervandofi pe^rò di qual'Ordine
effe Porte fare fi vogliano, ( dovendofi per pro-
cedere rettamente ciafcheduna delle medefime
ad uno de' cinque Ordini riferire) pofciachè
fe Tofcane fi faranno,ο Doriche, la larghez-
za loro farà la metà dell' altezza, fe Jonìche,
ο Corintie, ο Compofite, farà la larghezza
minore la duodecima parte della metà dell'al-
tezza. Gli ornamenti fono Erte, ο Stipiti,
Architrave, Fregio, e Cornice. Le Erte non
deono mai effere minori della fefta parte della
larghezza, nè della quinta maggiori. Tale fa-
rà e nella proporzione, e ne* membri l'Ar-
chitrave. L' Architrave, Fregio , e Cornice,
non eccederanno mai la quarta parte dell' al-
tezza della luce, nè mai effer poffono minori
delia quinta. Sopra la Cornice far fi fuole il
Frontifpizio, il quale è un Triangolo di due
foli lari eguali, con due linee rette proclivi,
e pendenti a deftra, e a finiilra dell' Edificio.
Sogliono quefti fovraporfi a' Colonnati delle
Loggie, de' Portici , delle Porte, e delle
Feneftre, alle quali gran maeftà fempre arre-
cano, e non minore adornamento.
U altezza
loro nel mezzo iarà tra la quarta, e la quinta
parte delia lunghezza della Cornice, eh' èpofta
orizontalmenté. Q^uefte fin' ora dette fond le
proporzioni, che in riftretto, e quanto ho fa-
puto più efatta e giuftamente ho aflègnatoa
Piedeftalli, Bafe, Colonne , Capitelli, Sopra-
ornati, Intercolonnj, Archi, Pilaftri, Impo-
fte , e Porte, fecondo la mente
di Vitnivio,
e de' fuoi feguaci. Con tutto ciò a nulla fer-
viranno, quando non fieno dal giudiziofo Ar-
chitettore ben regolate, che deve con gran
di-
ligenza avvertire a' fiti, a' tempi, ed alle cir-
coftanze,che nell' operare gli fi apprefentano.
E vaglia il vero, non tutti gli Ordini a tutto
fono atti ; le Fortezze e le Torri richiedono
un' Ordine fodo, mafficcio, e fema intagli;
i
Terapj, edi Teatri più delicatezza, e mag-
giori adornamenti ; e così difcorrendo una par-
ticolar forma è fempre necellària j a quella for-
te di Fabriche, che intraprendefi, convenevole.
Quanto ho di ciò detto, ancora alle propor-
zioni appartiene, le quali fecondo Γ occafioni
variar fi deono, e ad effe propriamente appli-
care ; il che dal noftro Sanmicheli è flato mi-
rabilmente offervato,e profondamente intefo,
attendendo egli più che ad efeguire con trop-
po fcrupolo le regole dell'
Arte, a renderle
addattate al bifogno,ondepoteffereftar pago,
e contento Γ occhio de' riguardanri; il che
non avrebbe egli certamente ottenuto, fe non
foffe flato ottimamente fondato nella Profpet-
tiva ad un' Architetto
neceffariffima. Ma non
vorrei, che le mie parole ο malamente intefe ,
ο malamente volute
intendere, in finiftra par-
te rivoltandofi porgeffero anzi preteflo a'colti-
vatori di quefta facoltà
di fuggir fatica, e
prenderfi troppa libertà d' operare a loro ca-
priccio, trafcurando le regole, che pur deonfi
fapere profondamente, effendo tutta diverfa f
intenzion mia, che più tofto è d'indurii, e
d'
impegnarli a Audio maggiore, moftrando loro
che le regole, ancorché giuftamente efeguite,
vagliono poco, quando non fono da un gran
giudizio, prudenza, e fapere maneggiate, e
temperate. Non vorrei dall'altro canto, eli
effi fui bel principio fi perdeffero
d' animo, e
riputaffero in troppo angufti limiri rinferrati i
loro intelletri, udendo, che Tempj, Altari ,
Teatri, Archi Trionfali, Portici, e Loggie,
Palagi, e quant'altri Edificj fi fanno al Mon-
do, ο fieno per farfi in
avvenire, acciò rego-
lati fieno, e meritin lode, deono tutti effere
ridotti neceffariamente ad unodiquefti cinque
Ordini, di quelle fole poche parti, eh' ab-
biamo dette, compofti . Crederanno a trop-
po rigorofe leggi fottopofto, anzi aver le-
gate le mani un'Architetto, dovendo effo
ci-
afcuna Opera fua in cosi brevi termini racchiu-
dere


-ocr page 26-

<3ere 5 e confinare. Si dirà, meglio allora operar
gl'ingegni, quando più fono liberi, nè dal
ìervil giogo di determinate regole raffrenati ;
eiTere troppo vafta la mente umana , per vo-
lerla in pochi afciutti precetti, dalla rancida
Antichità a noi tramandati, imprigionare;an-
zi così appunto de' due fuoi maggiori preai 1'
Opere 4' ingegno privarfi, che'fono varietà,
e novità. Ora per dimoftrare ciò noneiTerve-
ro, nè alcuno diquefti cattivi effetti da quan-
to ho propofto derivare, qui defidero, fe in
rdtro tempo mai, che chi quanto ferivo farà
per leggere, ponga da parte le prevenzioni,
celle quali nulla è di maggiore impedimento
per difcoprire la verità,'e difvelare nel pro-
prio iuo afpetto Γ eflere delle cofe, e fi fpo-
gli di que' pregiudizi, che il prefente corrotto
gufto negli animi iniìnuò . Quattro fono le
principali parti d' un volto umano, nulladi-
meno fra quanti vifiero,efra quanti nafceran-
no,fra quanti furono , e faran mai per dipinr
gerfi, fu e farà fempre varietà, nè mai due
volti, de' quali uno fia in tutto all' altro fi-
mile,s' incontreranno. La Mufica in quelle
fette vQci, che note chiamanii,è tuttaracchiu-
fa, pure quante muficali compofizioni ufciro-
no vaghiffime, nuove, e tutte fra loro difli-
mili! Per tramandare a' lontani, ed a pofleri
i concetti del noilro animo, utiliffuTia inven-
zione fu la fcriitura, che tutta nell· Alfabeto
è comorefa,pare da eiTa non fono quante mai
cofe ροίΓοηο in mente umana cadere ifpiega-
te, fenzacheciò, che produce un ingegno,
iìa mai coi'cretto alle produzioni d' un' altro
raiTomigliarfi ? Ora fe fi ricerchi,quante fieno
le parti dell' Architettura j troveraiTi m effe nu-
mero affai maggiore, che in quelle,che circo-
fcrivono I' uman volto, e maggiore ancora, che
nelle note muficali, e nelle lettere dell' Alfa-
beto; pofciachè cinque effendo gli Ordini, e
ciafcheduno di fette patti, tutte d' afpetto dah
le fette d' un' alti' Ordine differenti, compo-
fto, quinci fi vede non effere meno le dette
parti, che trentacinque. Che Uomini dove
infieme concorrano acutiffimo ingegno ,
perfetto difcernimento, e grandiffimo ffudio
ed efperienza ritrovar poffano uno, ο piìi Or-
dini diverfi dalli cinque , che gli Antichi in-
ventarono, e ad eili nulla inferiori, ο anche
fuperiori, ciò non fi niega ; ma finché dal
Cielo non difcendano quefti rariffimi intellet-
^ij per giovare al mondo co' ritrovati loro, e
fin che le loro invenzioni non fieno univerfal-
^^ence dal Mondo ricevute, ed approvate,
de·
ve Γ Architettura tutte le poffibili Fabriche a
qwe' cinqvie foli Ordini, eh' ora fono, reftrin-
gere, fenza cercare, ο per vaghezza d'ador-
namenti,
ο per defiderio di novità , ο per
qualunque altro fine d'ailontanariene . Negià
da ciò s'impedifce, che non pofiàno infinite
Fabriche inalzarfi, tutte fra eflè di forme e
d' afpetti
diverfiffime, piene di bellezza, e di
grazia fempre nuova, e fempre in diverfaguì-
fa dilettevoli ; nè d' alcuna libertà da quefta
limitazione viene a privarfi l'Architetto, a
cui, s'egli a baftanza fornito fia d* ingegno ,
giudizio, e fìudio , fempre apriraflì nuovo
campo di penfare,efeguire, et adornare nuo-
vi Edifici con fua gran laude, ed utilità non
minore così de' vivi come della pofterità. Ma
quanto io dico, da nulla meglio,, che dairelr
perienza è manifefiato , e confermato. Gli
antichi Greci, Tofcani, e Romani, e i mo-
derni Italiani de buoni Secoli, non mai
dagli
ilabilici Ordini allontanandofi , arricchirono ϋ
Mondo di Fabriche, che con ragione reputate
furono miracoli dell' Arte ,
e d^onde immor-
tai fama, e lode univerfale
e ftabile col va-
riare de' Secoli agli Autori ne derivò. All'in-
contro i prefenti, che tanto da ciò, che h
Natura maeftra,
e regolatrice dell' Arte c' in-
fegna, deviarono, appunto queili Ordini, ο
non intendendo, ο difpregiando, e
da effi diiun-
gandofi nelle Fabriche loro, che a'niun de*
cinque ridur fi poffono, hanno quefla nobi-
liffima facoltà in uno fiato ridotta, che non
farebbe da biafimarfi chi più
tofto la rozezza
de' barbari Secoli defideraflè.

jD^^/Ì

CAPO IV.

Fin'ora abbiamo defcrìtte le parti, che de-
vonfi piorre in ufo , e come debbafi dì
quelle fervire il giudiziofo Architettore ; ora
di quelle parleremo, che devonfi fchifare, e
che introdotte furono, e lafciate dalla barba-
ra maniera, che Gotica s' apella ; poi che di
molti abufi della prefente , peggiore fmfe del-
la Gotica , abbiamo diffufamente nel Proemio
ragionato. Nel medefimo tempo qualch* ei>
rore ancora accenneremo, che dagli Scrittori
d' Architettura furono avvertiti nell' Opere de'
buoni Autori, particolarmente de' primi, a'
quali è debitrice queft' Arte del fuo riforgi-
mento, e ne' quali, come a quelli, che in
tante tenebre fpianarono agli altri la ftrada,
il noti tolerar qualche fallo cofa indifcretiffi-
ma farebbe, e a quella fimile, in cui pur trop-
po trafcorfero
i poilerìori Eruditi, che anno-
tazioni fcriffero a qualche antico Autore, nel-
le quali nulla perdonar feppero a' noftri ita-
liani, che prima di tutti gli altri, riforte a
pena le lettere, gli comentarono· Fra Ì©
β cattive

25

CAPITOLI G E N'E II A L I.


-ocr page 27-

confiderazione, che gli angoli delleeftremità
degli Archivolti non vengono a pofare fui vi-
vo della Colonna , eh* è fottopofta ; e che
quanto il quadrato del piede dell' Archivolto
co' fuoì canti eccede il cerchio e
la circonfe-
renza della Colonna, tanto pofa in vano ed
in falfo, reggendofi li fudetti canti, non fui
vivo della Colonna, ma fu Γ ala , ο vogliam
dire Sporto del Capitello, il quale non fu ri-
trovato, nè fatto per foftentamento, ma per
femplice Ornato. Queila è la ragione, che ci
perfuade a dover ciò ichifare , la quale oltre
cflèr chiara e manifefta confermafi ancora
dal vederfi, che non mai dagli antichi Archi-
tetti Greci, ο Romani è flato queilo modo
praticato. Il noflio Sanmicheli, come de'pri-
mi riftoratori della noftra facoltà in tante te-,
nebre abbattutofi,nè potendo in un tempo fo-
to togliere tutti gli errori, alcuna fiata in que-
llo inciampò; nulladimenocadendo in que-
ilo vizio , il fece con tanta grazia e leggia-
dria, che quafi gli fi potrebbe condonare, a-
vendo per altro infiniti errori eflirpati, e le-
vati dei tutto. Leon Battìila Alberti ha benif-
iìmo
conofciuto queflo per errore , ma come
gli tornavano molto bene forfè in molte oc-
cafioni quefli Archi, volle trovare tempera-
mento e modo di levare ciò, che in fe avea-
no dì difettofp , coprendofi con la fcorta d'an-
tichi Autori, però da lui non nominati, i qua'
li (die* egli) mejfono fopra i Capitelli delle Co-
ìomc un* altra Cimefa quadrata
grojfa in alcun
luogo per il quarto , ed. in alcm* altra per il quinto
del diametro della fm Colonna', la larghezza di
quejla Cimafafu ptgmle con m* ondetta allamag·'
gior larghezza del Capitello da capo . Gli Aget-
ti [portarono tanto^ quanto la loro altezza; in
queflo modo le tefle, e gli /pigoli de gli Archi beh'
hero fedili più. efped'iti y e più flabili-
Io non fo
di quali antichi Autori intenda Γ Alberti ,
veggo bene ciò da* pochiffimi buoni feguitato,
e *I poco buon* effetto, che
ne rifiilta, m* è
accaduto in Vicenza offervare in un Palazzo,
fatto con difegno dello Scamozzi, dove nella
Stalla vidi queila maniera, la quale fe bene
eseguita, come appunto Ρ Alberti Γ infegnò,
nulladimeno mi fembrava, che d' eiTa Γ occhio
affai mal contento ne rimaneffe. Per togliere
queflo difetto, nuli' altro rimedio cred* io fi
poffa adoperare, che porre le Colonne
a due,
a due, e fopra quefte il loro Architrave,Fre-
gio, e Cornice, ο vero (come in tante buo-
pre fodi ancora in quella parte, che rimane
ifolata fuori della Colonna . Qiieflo modo ha
tenuto girando gli Archi nel Tempio di Bac-
co fuori di Roma colui, che n*è flato il di-
fegnatore; e fra i moderni l'hanno ufato il
Sanfovino nelle Procuratie di Venezia , il
Palladio nel Palazzo publico di Vicenza, mol-
ti Fiorentini Architetti de* buoni tempi, gli
Edifici de* quali pochi anni fono intagliò Fer^
dinando Ruggeri, e altri moltiffimi , che
vollero fchifando ogni errore, dare alle lor
Fabriche grazia e bellezza, i quali reputo fov-
verchio di nominare. Qui parmi udire alcuni
a queila da me condannata maniera affezio-
nati andar dicendo, efìèr bensì vero, che nef-
funo degli Antichi, quello modo ufaffe
di girare Archi fopra Colonne rotonde, ma
effer vero altresì, che neffuno di coloro, che
hanno fcritto, ha mai fatto tanto fchiamazzo
fopra il girar di queilì Archi, nè
acerba-
mente Γ ha rigettato. Chi così parla, non dee
certamente aver letto, quanto fcriffe il Vafari
nella Vita dell* Alberti, e nel fuo Proemio
dell* Architettura, nè il Serlio, che al 1. 4.
degli Edifici trattando, ne* richiedanfi

2.6

Archi, così ne ragiona. Ma fe vorremo con k
Colatine fole metterci pi Archi fopra, farà cofa
falfijfima ; perciochè i quattro Angoli dell* Arco
fopra una Colonna tonda poferanno fuori del vivo;
nè lo Scamozzi dopo queilì, che nella parte 2.
1. 6. cap. 8. fcriffe quelle parole.
Per non dir
d' alcuni grojfolani y (he nelle Opere loro alle volte
non hanno fatto Jmpofla alcpina, facendo pofar i
piedi dell* Arco fopra a* Capitelli
. Ma non ac-
cade più di ciò far parole, dove la ragione,
che di tutto effer deve regolatrice, chiaramente
ripugna, come abbiamo già dimoflrato. E qui
mi fi porge occafione opportuna per avvertire
un* altro errore, per lo più dalla ignoranza de*
Stuccatori provenuto, i quali fotto le Volte delle
Stanze pongono certi Corniciamenti fatti mo-
dernamente a Gufcie, e a Ghiribizzi , che
niffuno può fapere cofa fiano, e meno lo
fanno quegl* ifleffi, che li formarono . In ta-
li luoghi altro porre non dovrebbefi, che un-
Impofla, overo una Cornice con la fua Co-
rona e Scima, altro effe Volte non effendo
che Archi continuati, e infieme congiunti ;
laonde fe gli Archi, come abbiam provato,

fopra

ne Fabriche ufato fi vede) una Cornice in
forma d* importa ; le quali cofe vi fpiana-
no fopra, e fui vivo foftengono gli angoli de-
gli Archivolti, che allora forza più non fanno
fopra il rotondo immediatamente della Golon-
a' gbrni noftri tutto dì praticato, fenz* averfi na, ma fopra il vivo degli Architravi, ο dell'

Impofte, i quali come abbiam detto di fopra,
altro non effendo,che fpecie di travi, pofte a
traverfo fopra i Fuili delle Colonne, reftano fem-

cattive introduzioni della barbara Architettura
una fi è il girar fopra Colonne ritonde Archi-
volti quadrati, il che per eflère affai commoda
cofa, e che non offende molto Γ occhio di chi
i^on penetra il fondo dell* Arte, vedefi ancora

CAPITOLIGENER.4LI·


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21 CAPITOLI GENERALI.

, — — Γ r

giare. Ma di tali fconvenevolezze avrò io fer-
ie troppo lungamente favellato, di che fcufa
mi iia il vedere sì ampiamente dilatati que-
fti difetti, che ormai comuni a tutti, e quafi
coftume fon divenuti. Per troppo non dif-
fondermi in avvenire, fra tanti altri pregiudi-
xj^ dalla vecchia barbara maniera a noi traman-
dati, ora di due foli ragionerò . Uno fi è il
fafciare, ο accerchiare le Colonne con anelli
ο ghirlande, ο il tagliarle per il lungo in al-
tra forma, che rotonda ο quadrata non fia;

ibpra Mmpofte, ο Cornici s'appoggiano, ne modare . V^gonfi inoltre molte Fabnche,
fegue necciTariamen te ancora le Volte fopra nelle qua I il fori fon troppo angufti, in che

rimente aDoo2- più facilmente peccarono i buoni, ο

Impofle ο Cornici doveri! parimente appog- più

troppo

ce baftevole non portano nelle Stanze, nè a-
ria r Eftate,che le rinfrefchi; e all' incontro
i troppo grandi cagionano grandiffimo freddo
nel Verno, oltre il danno, eh* apportano al-
le muraglie jche tanto reftano indebolite .Gran-
diflimó fconcerto pure il Palladio dice effere lo


tetti, che fono alla ____________ _________

fucceduti, fu Γ abondaf troppo nesr intagL, -- ......-----^ , ^

onde più εοαο confuilone all' Opere, !he ti dalla neceffità iflefa: „o„ fo d>e coja pm cojr^

maeftà, e leajiiadria maggiore ne rifultò; i! traria alla ragm tirale fi pojfa fare, che jpez

qual difetto'però parrà^%verchio a giorni zar quella pme che è

noftri avvertire, mentre dubbio non V hl,che tanti, e quelh cF entrano w '

in eifo pecchino gli Architetti d'oggi dì, dalle nevi, e dalla granéne.

—-· ^ · ° - ' SS > ti valent Uuomini v'incapparono, a ciò for-

fè indotti da defiderio di novità, tanto procli-
ve inogn' Arte ad aprir 1' adito alli difordmi
cpregiudicj. Vitruvio, primo Maeftro di co-
lor che fanno in queft'Arte , dice nel 1. 4;cap.

quali _______________________________ _____ ___ ____________ ^ , , .

ra potrebbe incorrerii. Lo Scamozzi dice,non che gli Antichi non lodarono mai, che in

doveri! far gli Ornamenti fopra le Colonne una fteifa Cornice fi poneiTero Modiglioni e

troppo fodi e maflìcj , particolarmente negli Dentelli, perchè non è ragionevole, che gli

Ordini più delicati, end' effe Colonne op- Aiferi, de'quali fono figura i Dentelli, refti-

preife fi moftrino ed aggravate dal gran pe- no fotto i Canterj, che rapprefentano i Modi-

fo, chelor fovrafta. Quefto più che in ogn' gironi. Non approvarono pur mai gli Anti-

altro cafo devefi avvertire nell'Ordine Dori- chi,chequefti Modiglioni, e quefti Dentelli

co , acciò le Metope non riefcano fpropor- fiponeiTero nelle Cornici de' Frontifpizjfqua-

zionate, fiche far dovendofieiTe Metope qua- li fchiette perciò far fi deono ,perchè non

dre, non abbianfi a fare gli fpacj degl' Interco- mai traverfo a Grondali, ma fempre verfo efli

lonnj tanto grandi, che poi non poflano reg- piegano gli Aiferi, ed i Canteri. In fommaegh

gere, né i Triglifi più bislunghi del conve- conchiude (^) non effer lodevole il fingere cofe,

Sanfoyino che naturalmente in fatto d^a non^poHano.
nelle Procuratie di Venezia, come fu òffer-
vaco dallo Scamozzi nella parte
2. I. 6. cap. 7.
Ma non minor fallo farebbe, fe troppofcar-
famente fi procedeife; il che a fare alle volte
ci può coftringere ο la troppa fpefa, che ap-
portano gli Sopraornati, maifimamente per
gli Sporti delle Cornici, ο I' anguftia del lo-

Il Vignola non vuole, che la Bafe Attica,
la quale a fuo luogo difegnata farem vedere ,
fotto altre Colonne , che fotto le Compofite ,
fia collocata, dicendo però, che ancora fotto
le Ioniche fi potrebbe tolerare ; nulladimeno
da' molti buoni indiiFerentemente ancora

Tofcano, s* a-

fotto

altra di quefte
:amente errori
marfi
, eifendo paliate in tanta licenza,
che quafi
neiTuno de' buoni fe n' è aftenuto.

gli altri Ordini,trattone il
rò. Nè 1' una però , nè Γ

co. In fimil caio dee il giudici(^o Architet- doper

to aver prontezza d'iiìgegno, e cangiar pen- due ultime cofe poiìbno' aflblutamente errori

fiero , e nuovi partiti ritrovando da' fimili chiamarfi - ;« u^fmA-.

difetti fvilupparfi; nelle quali difficoltà ed

anguftie non andrà mai ravvolgendofi, quan- Ma a bella pofta molte '

do egli voglia icome è ragionevole) l'idea rem fine a quefto Capo, lafa^ndo cne
fwa ai ftto° e non il Tito alla fua idea acco- altri difetti e difordini fieno dal

β χ vvitO

i*) ha rjuoi mn potefi in ventate fi,ri, id mn putavtmm in iwaginibai faÌium ρφ f'^tam rationm
babere *

[ue' primi buoni Archi- \endo (die'egli) φ jam per um^juari;, cu αγ
detta barbara maniera cuf^re il piovere delle Fabnche y il quale cosi col-
kf troppo nesr intagli, mo nel mezzo fecero iprimi edificatori ammaefira-

nemici gim-ati, come fopra dicemmo,di tutti
gl' Intagli, e che da tutte Γ opere , per
quanto vaghe efler debbano e gentili, affatto
gli efcludono. Ora a que'difetti pafleremo,
ne' quali anco ufando la buona antica manie-

-ocr page 29-

tetto confideratì j c quando abbifogni ^efami-
nati, i quali tanti fono, e tanto vari, quan-
te fono le diverfe occaiìoni, ed i cafi, che a
chi opera
s* apprefentano, e quante fono le
regole di ben operare, che ci vengono da
Maertri prefcntte, trafgredire le quali fem-
prc errore dovrà chiamariì. Onde verremo fu'
bito ad alcune notizie de' fette Autori , che
fono il fondamento di tutta Γ Opera noftra,
le quali , prima di paiTare alle modinazioni
de' cinque Ordini, per le ragioni addotte nel
principio del fuffeguente Capitolo,prcniette-

:
Ι

r

r

rerao


Ί

ALCU.

-ocr page 30-

Ζ)

ALCUNE NOTIZIE

DEGLI ARCHITETTL·

che sono esposti in QjJEsr opera.

CAPO V.

MICHEL SANMICHELL

VEro tutto dì conofciamo per efperienza,
che la buona ο trifta opinione, in che
fono gli Uomini preflb il Mondo , molto con-
tribuiice, acciò buono ο reo giudicio fi formi
delle loro operazioni, parole, e configli; e
fpeiTe fiate accade, che in Uomo, qualepref-
fo tutti ο quafi tutti in buon concetto fia,ta-
li detti ο fatti approvino, che in altro, di
cui nulla eftimazione fi abbia, farebbono bia-
fimaci, e cosi ali* incontro ; tanto valevoli fo-
no le prevenzioni ad alterare, per non dire
adefso a corrompere,gli umani giudicj,e per-
chè vario afpetto prenda Γ efsere intrinfeco,
ancorché immutabile, delle cofe. Bensì più
frequentemente ciò fuole avvenire nelle paro-
le, ο fatti, che non fieno manifeftamente
buoni, nè manifeftamente rei, nulladimeno
ancora a quefti, acciò maggiore,© rninoreim-
preflìone facciano ηεΙΓ amane menti, molto
di forza s* aggiunge dall eÌTere apprezzate ο
fcreditate, amate ο vero odiofe^ quelle perfo-
ne, dalle quali derivano; perchè a cagion d*
efempio una cattiva azione allora farà da noi
più vituperata, quando fappiamo, che da Uo-
mo infame ο pure odiato fia provenuta ; c
per lo contrario un configlio, ο una iftruzicr
ne internamente buona, che ci venga da chi
prefso noi fia in buon credito, con meno dif-
ficoltà
e utilità maggiore riceveremo. Ciò
confiderando , neceflaria cofa ho creduto il
qui raccogliere in grazia de* miei Lettori al-
cune notizie dì quegli Autori, che ho prefi ad
illuftrare
, e da* quali fono i precetti e le re-
gole ricavate, che fono fparfe in queil'Opera,
e eh' io fopramodo defidero fiano da vìventi e
da futuri Architetti ben intefe apprezzate, e
feguitate, acciò Γ opprefsa noftr' Arte veggafi
finalmente forgere fidile a fe ftefsa, e ricupe-
rare nella noilra Regione, dove fu il Regno
fi^o, e pofcia nell* altre ancora la fua primie-
ra maeftà. E per cominciar dall* Autore,che
primo luogo efponiamo, per la ragione det-
ta nel Proeifio
, cioè da Michel Sanmicheli,
che
e nella noftra, di cui trattiamo, e nella

militare Architettura fu grande ornamento
della Patria noftra, nacque eiTo in Verona Γ
anno J484; e da Giovanni fuo Padre, e dal
Zio paterno Bartolomeo, ambidu' rellenri
Architetti a* tempi loro, i principieg'^apprefe
diquefta
facolth. Se il fuocognome veramente
ο Micheli, ο da San Michele, ο Sanmicheli
fofse, lafcierò dMnveiligare, e con queft* ul-
timo, per conformarmi alla maggior parte de'
Scrittori, che lo nominarono, lo chiamerò.
Ebbe due Fratelli,d* ottimo talento anch' eifi,
Giacomo, che agli ftudj delle lettere s* appli-
cò, e Don Camillo,
che fu Generale de' Ga"
nonici Regolari. .Oefiderofo Michele d* appro-
fictarfi neli* Architettura , alla quale da gagli-
arda inclinatone fi fentia fpinto, d«
fedeci an-
ni fi portò a Roma; e quivi fu, dove grandif-
fimì
ftudj, e diligenciffime ofservazioni facendo
fu quelle preziofe
reliquie d' Antichità , a tal
fegno di perfezione
arrivò,che un' iofigneMa-
tematico del noftro Secolo, e d'Archi testura
intendentiifimo, come riferifce
il Marchefe
:jy;-Maffei nella P. 3. Cap. 4. della Verom ΙίΙφα-
tal maraviglia prende nel confiderare Γ o-
pere del Sanmicheli, che a quanti
Architetti
ilirono al Mondo è iblito d* anteporlo. E di
tanto maggior laude è degno il noftro incompa-
rabile Architetto, quanto egli fra primi uno
fu, che
facefse ftrada; ersendo per lo contra-
rio ufitato,
che poco inanzi pofsano una diiK-
cile
imprefa condurre quelli , che fono i pri-
mi a tentarla. GrandiiTimo fu il grido, ch'egli
fubito
alzò, a tale che molto Io defiderarono,
e con
^rofso ftipendio e maggiori promefse lo
invitarono al fervigio loro i due più gran Prin-
cipi, che allora fufsero in Europa, lo Impe-
rator Carlo quinto, e Francefco primo. Re
di
Francia ; le quali gloriofe occafioni furono da
lui rifiutate, per non abbandonare il
iervigio
del fuo Principe naturale Neil' Architettura
Civile molte riguardevoli Opere egli fece, par-
ticolarmente fervendo prima il
Pontefice Cle-
mente VIL, pofcia i Veneziani fuoi Signori,
che fono diffufamente, e con altiflime Iodi

raccon-


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30 NOTIZIE

yaccontatc dal Vafari, che le filmò miracoli
dell' Arte, abbenchè perdutamente appaflio-
nato per la gloria de^ fuoi Tofcani. Oltre Pa-
lazzi, e minori Cafe, Altari, Depofiti , Ca-
pelle. Tempi, Monafterj, Ponti, e Porte
di Città, lafciò anche qua eia,come di mano
in mànorichieftì gli erano, infiniti difegni.
E* neceflàrio però 1* avvertire, che in quello
fu il Sanmicheli sfortunatiflimo, che molte
fra 1' Opere fue, che ilate farebbono eccellen-
tiiTime,© per varjaccidenti,mentr' eifo yivea,
ο per la fua morte rimafero imperfette, e quel
eh*è peggio, molte da altri condotte a fine,
i quali ο per ifchifare fpefa, ο per poca peri-
zia,© per altre cagioni,© ilranamenre le gua-
ftarono, © almeno fecero sì, che in quelle
parti, dove fupplite effe furono, dall' inten-
zione del primo Autore affai differenti veniilè-
roa riuicire. Ma per quanto raccolgo dagli
Scrittori, che fanno di lui menzione, piìi am-
mirabile egli fu nel Ρ Architettura Militare,
Fra le invenzioni di lui furono i Baloardicon
gli Orecchioni, che un moderno Francefe a fe
-ileffo attribuire quelli a*Cantoni ,come pure
quelli con le tre piazze ; per li quali ritrova^
nienti abbandonata reilò Γ antica maniera de*
Baloardi rotondi, onde prima poco ficure le
Piazze rimanevano dalle offefe degl' inimici .
Fra le tante Opere,con le quali nella Militare
c in molte parti
d* Italia, e in Levante fi fe-
gnalò,non fi poffono lodare a baftanza le for-
tificazioni da lui fatte alla Città di Candia, che
per tant' anni foftenne quel formidabile affe-
dio de* Turchi ; delle quali più a lungo non par-
lerò , avendone già ragionato in maniera, che
di più non può defiderarfi, il noftro Marche-
ie Maffei
nel luogo fovracitato. Ma che dire*^.>
mo della Fortezza fopra il Lido, alla bocca dei
Porto di Venezia, dovendofi fondare una tal
machina in luogo paludofo, e tutto cinto dal
mare, e per ciò da fluifi e refluffi così berfa-
gliate; per k quali cofe 4a molti imponibile

quell* Opera giudicava^ ? Chi rion può fovra
luogo confiderarla, legga ciò, che minuta-
mente ne fcrive il Vafari, il quale conchiude
effere quella una delle più flupende Opere,
che fiano in Europa, e rapprefentare la ma-
eilà e grandezza delie più famofe Fabriche
fatte dagli antichi Romani. Di tanti Edificj
da lui fatti fcrive il detto Vafari;
e tutto fece
fempre con tanta diligenza
, e con sì hmn fonda-
mento ^ che nìuna della fue fabricbe moflrò mai
m pelo.
ISiiuna Scrittura di Michele fu veduta
in public© ; con tutto ciò fra Scrittori è dal
Maffei con ragione annoverato per due nobili
Trattati, che di lui confervanfi in Venezia al
Magiflrato deli* Acque. Ragiona in uno co-
me reftringerfi potrebbe il porto di Malamoc-
co, che allora non avea il fondo , acquiftato
poi,; e nejr altro,
eh' è fopra il Colmettone di
Limena, parla dello fiato antico della Bren-
ta,e d' altre belle ed utili cofe. Aliai nobili Ar-
chitetti furono anche due fuoi Fratelli Cugi-
ni, Matteo, e Paolo,di cui figliuolo fu Gio.·
Girolamo,che da Michele ammaeilrato riufcì
neir una e nell' altra Architettura vera-
mente degno difcepolo e nipote di sì gran Zio ;
della cui morte immatura sì gran cordoglio
fentì Michele., che graye infermità contraen-
done giunfe a morte in Verona Γ anno 1559.
con ineftimabile danno di quella ProfeiGone ;
ie non che grande rifarcimento a tal perdita
refe Γ ottima fcuola , che fu quivi da lui la-
fciata. Suo parente fu ancora quel Bernardino
Brugnoli, Opera del quale è Γ Aitar maggio-
re di
S. Giorgio, di cui fentì tanto magnifica-
mente il famofo Daniel Barbaro, che per la più
beir^ Ojpera, eh' egli già.'mai vedeffe,la giudi-
cò, Jcosì per Γ Architettura, come per la per-
fezione degr intagli, quali non fo fe faranno
flati mai dalla maggior parte deMavorat^ri di
pietre, e forfè ancora dagli Architetti, eh' oggi
qui vivono, efaminap· ^


C A-

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DEGLI ARCHITETTI,

1

Λ

V L

ir

CAP

MAKCO VITRUFIO POLLIONE.

D I Marco, ο Lucio Vitrvivio PolUone 3
Principe, e Maeftro degli Architetti,
(cui non ροίΓο lafciar di replicare che fi do-
vrebbe il primo luogo, ma ciò in queft* Ope-
ra per la ragione nel Proemio detta non potea
farfi; affai fcarfe notìzie fi hanno, e meno
delle Fabriche fue; ma ragionevole cofa e il
credere, eh' egli mirabili cofe faceffe, degne
così della grandiiTima ftima, in cui preffo al·
tiiTimi Perfonaggi
è Roma tutta egli fu,co-
me deir mgegno e faper fuo, che sì grande
e fublime ne* di lui libri fi manifefta. Io quel
poco andrò qui regiftrando
, che appunto da* li-
bri fuoi ho procurato ricavare, già che da al·
tri Autori, che bensì con grande ftiina, ma
fenza contezza darne lo nominarono , come
Pi niò , Servio, e Sldonio Apollinare ,
nulla d* ajuto ci viene fomminiilrato . Vil·
fe egli, come fopra dicemmo , ne' tempi
di Giulio Gefare, che feco nelle guerre il con-
duceva come inventore e regolatore delle Ma-
chine da guerra ; il quale officio, che a' gior-
ni noftri direbbefi ingegnere, efercitò anco-
ra fotto altri Duci Romani, come fi vede
nel principio dell' Opera fua. Nel l. 8. cap.4.
<iìce, che nel iuo albergo ogni giorno, e alla
fila menfa ricevette C. Giulio
Figliuolo di
MaifiniiTa, che aiTieme con Giulio Cefare in
Africa militava; da che fi può con
molta ra-
gione congetturare, che Vitruvio fofle nel Cam-
po perfona affai accreditata, e aveffe ancora
qualche diftinto grado in quella milizia, fe
divenne ofpitèfuo un figliuolo di Re confe-
derato de' Romani,Morto Giulio Cefare,an-
che fotto 1* Imperio d' Augufto ìfegui, com*
egli lafciò fcritto, in altre guerre altH Capita-
ni, cioè M, Aurelio, P, Mimdio, o, come
afferma il Barbaro leggerfi in alcuni codici ,Nu-
midico, oNumidio, e Qnep Cornelio ; e per
'o merito, che nuovamente
s aquiftò, e per
la raccomandazione d' Ottavia forella d' Au-
gufto, molto fu dall' Imperatore beneficato,
il quale convien dire, che onorato fiabile fti-
pendio gli affegnaffe , proteftando Vitruvio
non aver timore alcuno fofse mai per man-
carli, onde poter vivere agiatamente» In ta-
le commodo flato ritrpvancJofi, e veggendofi
all'Imperatore da' tanti beneficj obligato, fcrif-
fe i dieci famofi libri d' Architettura, per far
cofa grata ed utile al fudetto AuguÌ^q fuo Si-
gnore, intento alla cura de publici e privati É-
dificj nel tempo della celebre univerfal pace,
che allora feguì. Grande ventura fu, che fi
fieno tai libri fino alla noftra età confervati, a
benché manchevoli delle Figure , dalle quali
gran chiarezza ricevuto avrebbe quanto egli va
ne' fudetti libri infegnando . E' quella la fola
Opera, che fra quante gli Antichi fcriffero
della noftr' Arte a noftri tempi fia pervenu-
ta, effendo l'altre con gran danno pe"te,

trat- ft


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33 NOTIZIE

trattone quei poco, che dire Pliiiio delle pro-
poi7.ioni generali de'quattro Ordini. In que-
lli dieci libri
Ci ha tutto ciò, che intorno ali'
Architettura fi può defiderare; poiché nel pri-
mo libro defcriveegli quale efserdei^iDa un'Ar-
chitetto , che cofa iia Architettura, e quali fie-
no i fiti da eléggerfi per fabricare. Nel fecon-
00 tratta delle Fabriche, e de* varj modi e re-
gole di cofiruirle. Infegna nel terzo le ma-
niere de' fagri Tempi, delia fimetria del Cor-
po umano, e dell' Ordine
Jodìco. indi pafsa
nel auarto a darci regole degli altri tre Ordi-
siijòorintio, Dorico, e Tofano. Nel quinto
pone le difpofizioni de' luoghi publici , e pri-
jnieramente del Foro , ìndi della Bafilica , del
Teatro, e di fimili Edifici. Siegue nel fe ilo a
fpiegare le forme degli Edificj pVivati. Infegna
nei fettiino la maniera d' adornarli, e di pu-
lirli. L' ottavo poi efce in tutto da quefte ma-
ierie, e parla deli^ acque, delle loro virtù, e
del modo di condurle .
Il nono tratta di Geo-
metria, e di varie maniere d' Orologi ; e Ί
decimo finalmente delie JVÌacIiine . Soverchio
farebbe il voierfi da me adefso dare alti-e lodi
alla grande e profonda dottrina, che in queili
dieci libri fi contiene, a' quali ha refa giuili-
zia il Mondo tutto, venendo 1' Autore da tut-
ti conofciuto per maeiiro degli Architetti. Molti
Aucori, tra quali alcuni ancora non Verone-
fi, emaie Giorgio Merula, il Sabeliico,ed altri,
affermano eiTere lui flato Veronefe, nè ragio-
ne alcuna v' è per credere diverfamente; pof-
ciachè quelli,che Romano lo difsero, da niia-
na ragione eisereftatimoifi,e affatto faIfamen-
te aver così giudicato , nota il Filandro. Ma
quali' probabilità perfuader pofsano a darlo al-
la mia Patria, troppo biafi/nevole ardire fa-
rebbe il voler io rintracciare, avendone con la
inaggiore erudizione che mai fi pofsa, tratta-
to diffufamente il Marchefe Maffei nella fua
immortal' Opera della
Verona Illnflrata , al
Tomo fecondo 5 parlando d'efso Vitruvio' al
qualluogo rimetto il Lettore, Fu di picciola
ftatura, e promulgò i libri fiioi eiTendo già
vecchio, come fcrive egli medefimo,e di poca
falute. Aitiffima ftima ne fu fatta in que'' tem-
pi, che non mai nel giro di moki fecali fi
fminuì. La prima edizione è quella di Fioren-
za del 1496 ; ma il primo, che ponefse mano
a dottamente emendarlo , ed iliuftrarlo , fu
im Veronefe , come fopra avvertimmo, cioè
Fra Giocondo, che lo diede fuori con figure
in Venezia nel 1511· E* confiderabiie perdita,
che fiano perite le fatiche fopra queil' Autore
4* altri due Veronefi, le quali vedute furo-
no, e molto lodate dal dottiifimo Conte Lodo-
vico Nogarola in una Epiftola manufcritta al
Barbaro, e citata dal Marchefe Maffei. Uno
di quelli fu il celebre Bernardino Donato,che
lo tradufse in volgare, e la fua verfione con
erudite annotazioni accompagnò. Fu Γ altro
Francefco Aligeri, difcendente di Dante, e fi-
gliuolo dell' elegantiifimo Dante terzo. Qiieilo
Francefco pure il tradufse, e d' annotazioni
Γ adornò; e proteica il fudetto Nogarola,che
di queil^ Uomo dottiifimo neiTunoegii piùabile
conofcevaalla perfetta intelligenza di Vitruvio.
Marc'Antonio Majoragio fcrivendo contro Gau-
denzio Merula fa menzione de'comenti fopra Vi-
truvio di Bernardino Merula ; e Celio Calca-
gnino in una Pillola a Giacomo Zeglero da
grandiifime lodi alla difefa e critica e dichia-
razioni fopra Vitruvio di Rafaelio à^ Urbino.
Notiifimi fono i Comenti di Guglielmo Fi-
landro, e di Daniel Barbaro. In noilra lin-
gua fi hanno leverfioni, ed i Comenti di Ce-
lare Cefariano, di Gio; Battiila Caporali, e
del fudetto Barbaro, eh' egli medefimo dopo
averli in Latino fcritti, traduffe aflieme coi
teilo in Volgare. La più pregiata edizione fi
ftima effere quella d'AmlìerS^am 1649., ove
uniti fono i comenti, e note di molti. Molto
farebbe defiderabile, che fi rifolveiTe di comu-
nicare al Mondo quanto ha già raccolto un
gran Letterato d' Italia, cioè il Marchefe Gio-
vanni Poleni, onore deir Univerficà di Pado-

viva, che

oggi

CA-

va , di cui non fo fe neffuno

meglio lavorar poffa una perfetta edizione di
queilo Autore. Dell* altro Vitruvio, pure otti-
mo Architetto, e probabilmente Veronefe,
come altresì di quanto in que' tempi fioriiTe
Γ Architettura in Verona, copiofa più che qua-
lunque altra Città fuor di Roma d' ornati E-
dificj, leggafi il Marchefe Maffei
. A me pare,
che per 1* Architettura potrebbe di Vitruvio
dirfi con gran ragione ciò, che Quintiliano di
Gcerone, e del Bembo difse il Dolce per Γ
eloquenza, cioè che fappiano coloro d' aver fat-
to confiderabiie profitto, a* quali gii fcritti di
Vitruvio molto piaceranno . Perlochè chiurì-
que in tal facoltà ha brama di fegnaiarfi, non
lafci di leggere, e di lludiare attentamente
queilo grand' Autore, vedendoli manifeflo,
che quanti con ottimo difcernunento non vol-
lero dagP infegnamenti di lui ailontanarfi,
ìmmortal gloria s' acquiilarono nel Mondo;
e per lo contrario da' quelli , che batter vol-
lero diverfa ilrada, ebbe origine, come dice-
mo, il fatale decadimento.


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DEGLI ARCHITETTI. 34

DI queilo ammirabile Uomo non tutte le
cole diremo che abbiam raccolte, per
non okrepairare la brevità, che ci fiamopre-
fcritta, (nonefsendo ora intention noftra di
fcriver vite, ma folamente per dar credito,
come fopra dicemmo, a* que* precetti , che
itìam per efporre, dare alarne notizie ) rimet-
tendo chiunque volefse più minutamente fa-
pernea' que'Scrittori, che dì Leon Battiila
ο di propofito, ο per quaiche occafione trat-
tarono, e particolarmente a Rafàello Trichet
da Γ teine, che accuratamente trafse tutte le
notizie,che di efso Leon Battifta potean aver-
li , da Scrittori in buona parte contempora-
nei ^am.tci di lui, e dagli proprj fuoi fcritti
COSI ilrampati, come inediti. Egli uno fti de'
primi, che fufsero dal bel genio ifpirati , il
quale poco dopo univerftimente per tutta
Italia
le migliori menti infiammò , di fcac-
ciare affatto la barbarie, e da tale infezione
depurar le Scienze tutte; e doppiamente glorio-
lo ei viver dovrebbe nelle memorie degli Uomi-
ni > come riftoratore così delle Scienze, e dei-
polita Letteratura,come dell' Arti pratiche,
c mecaniche. §uo Padre fu Lorenzo Alberti
I nobile e potente Famiglia in Firenze , il
cui Fratello Alberto per le fue virtù e per
10 mento, che s'
acquiftò nel Concilio Fio-
rentmo fu Cardinale dal Pontefice Eu-
genio IV. Ebbe. Leon
Battifta altri Fratelli ,
tutti d* ingegno fublime. Nobiliilìma cofa è Γ
ofservare nel
ΎχΆΐιαιο Delle Commodità ,<r deiy
incommodità delle lettere
, con qual diligenza ful^
fero dai buon Genitore queftiiùoi Figliuoli cdu^
catì, da* quali cosi erano in varj ftudj tutte le
ore del giorno diftribuite, che una oziofa non
lafciavano mai trafcorrere. Per parlare fola-
mente del noftro Leon Battifta, era egli così
avido di fàpere, che d* altro non fapea tener
conto, che di libri, a tale che com' egli affer-
ma, non lafciò mai fenza leggere pafsar un
giorno della fua vita. Quinci egli a faticoia
ftudio un vailo ingegno e ad
ogni Scienza na-
to accoppiando, in molte e
diverfé Arti e di-
fcipline eccellemiaimo riufci · NeHe ^eflio-

ni CamMlenft di Criftoforo Landino il leg-
ge, che
il gran Lorenzo de* Medici per pai-
fare i
nojofi ertivi giorni con men faftidio,
ragunò nella felva dì Camaldolì varj dotti
Soggetti, che in Firenzes'affaticavano (il, co-
me allora faceaii quafi in ogni Città d' Ita-
lia ) per far rifòrgere le Lettere nel vero af-
petto loro, come Marfilio Ficino, Donato
Acciajoli, il noftro Leon Battifta , Aleman;
no
Rinuccìno, Criftoforo Landino, ed altri
niolti famofi in ogni forte d*
erudizione .
(guanto ne* ragionamenti di tal nobilifllma
conve rfa^ione ora fopra varie Stienze, ora
foìpra luoghi d* antichi Autori fi diftìnguef-
fe Leon Battifta, Io narrò nella fudetta C>

C pera

e A PO yi L
EON "BATTISTA AL'BERTL


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54- notìzie

pera ί! Lari<!ino. Oltre la Pittura j Seoltura,
e A rchitettura rifpJendevano in lui la Fi-
loibfia.j le Matemaiicke, la Filologia, la Giii-
i-ifpi'ud^nza, Γ Oratoria, e la Poefia; e fra Γ
Opere fue , che fon fuori dell* Arti noftre,
5ilmeno le fegueati ricoi-derò Opera,

che vogliono accredicati Scrittori poffa para-
gonaffi eotì tutta f antichità, nella quale egli
con iilraordi naria vaghezza e leggiadriffimo ar-
tificio itratta in quattro libri della Filofofia
Morale, e particola rn)ente dx ciò che s' af-
petta a formare un* ottimo e perfetto Prin-
cipe
Trattato dì Matemafìca iradot.to da Co-
iiisio Bartoli, e publicaix) in Fenezia con al-
tri Opufcoli, per lo piìj. morali,del noilro Al-
berti , fe bene Γ Originale Latino non fu mai
ilampato^
De Jure '; altresì non mai ftampa-
to^ ma ilampata è la verijone ,del Bartoli coi
titolo
Dello ammmflrare la ragione. De Caufis
Senatorìis^
ove fono dichiaraci alcuni luoghi
di Cicerone, ftampatoin Bafilea,
Chorographia
Urbis Κβηΐφ afitiqu<£ ;
della qual' Opera veggafi
il Poccian.ti nè^
Scrittori Fiorentini. Lihellus Apo-
ìogorum^
ceìebratiflijmo sì per ì eleganza della
J^atins Itiigija,come per la vivacità de*concet-
ti^ il fai fegno, che alcuni ad Efopo lo aate-
pofero. L'Originaie Latino non fu ftampato ,,
ma {lampara è la veriìone xlel Bartoli.
Philo·
doxios
Gomedia Latina fatta da lui nella fua
prima^gioviflezza^ nulladimeno cosi perfetta fu >
che per un fecolo e mezzo fu .i:reduta d* Auto^·
re antico, e per tale publicata tant' anni dopo
xia Aido il 'Giovine, e aìtamente da lui lodata
nella dedicatoria ad Afcanio Periìo Uomodo.t-
tiiTimo ; cofa , che non riufcì al gran Sigonio ,
Γ impoftura del quale fu fubito difcoperta dal
Riccobono, e dal Lipfio. In lingua Tofcana
fcrsiTe tre libri d'
Economia'^ de* quali atteftò
Filippo yajori, che li confervava manofcritti
in fua cafa.
Dialoghi della Republica , e del·
la vita. Civile , e Ruflicana , della Fortuna ,
publicati dal 3artoli,; un libro J* Amore, me
non fo fe con dottrina, ο leggiadria maggio-
re di quel foaviiTimo affetto filofofò; £ un'al·
tro del Remedio d^ Amoreambidue pubRcati
in edizione affai antica nel 1471. con quefti ti-
toli
Baphfla liberti Poeta laureati de .Amore
liber optimtiS.
E Γ altro ; Opus praclarMmdfi A·
moris remedio
fecondo Γ «fo di quel tempo.,
ove anco all' Opere in noflra lingua prefiife
frano ifcrizioni Latine. Molte altre cofefcrif-
fe, che inedite rpftarono la maggior parte
e.fra Maitre, molte
Poefte Latine e alcune
Tofcane , e fu faa Γ inFenaone attribuita ai
Tolomei^ di tentare in noftra lingua gli Efa-
metri, e Pentametri Latini, portando il Va-
sari il principio à" una Epiftola amorofa dell'
Alberti .di quefla inaniera . Ma non perdiamo
di viila i fuoi pregi nella Seoltura, Pittura,
ed Architettura . Tra queile Arti, molto a
quello grand* Uomo del riforgimento lorode-
bitrici, la prima, che da lui foiTe co* fcritti
illuftrata, fu la Scoltura in im libro intitolato
Statuaj il cui teilo Latino è ancora inedito,
ma fu tradotto e fìampato dal Bartoli, la cui
verfione fu cent' anni dopo magnificamente
flampata in Parigi. Di queil* Opera giudicò
il Bartoli nella Dedicatoria a Bartolomeo A-
inannati,
che fu forfè buona cagione, che in pro-
ceffo di tempo fi avejfe a fare progreffl tali, quali
fi veggono.ejfer fatti', poiché in queflo noflro fecolo
non fi ha da avere .invidia.alle beìhjjime Statue de^
iodatiffimi Scultori antichi. Circa
la Pittura, fcrif-
fe di quella ancora tre libri in lingua Latina,
che fon chiamati
abfolutijfimi nella «ditione di
Bafilea, replicata più di cent' anni dopo in
Leida con Vitruvio. Di tal' Opera vanno per
le mani le verfioni jdel Bartoli, e del Dome-
nichi. Il ritratto, che di fe ileflb egli dipin-
fe, è lodato dal Giovio negli Elogj. Altre
Pitture di Leon Bajttifta fi confervavano dal
famofo Giovanni, e Palla Rucellai. La mi-
glior cofache fi vedeffe di fua Pittura, fu
ima yinegia figurata in prpfpettiva, e S. Mar-
co, come giudica il Fafari , il quale loda af-
fai più in Leon Battiila i ,difegni in carta, chele
Pitture; ma nell' une, e negli altri gli fu tol-
to il pregio 5 allorché die fuori R.afaelio, e tan-
ti incomparabili Uomini nel fecolo fuifeguen-
te. Parleremo finalmente di ciò, eh'
è il no-
ftro intento principale, cioè ^ell' Architettu-
ra , circa la
quale adduremo prima le mede-
fime parole del du Frefne :£w»
Battifia Alberti
fu
il primo, che ientajfe di ridurre quel? Arte al·
la fua prima purità, e fcacciando la barbarie de*
fecpU Gotici iritroducefCe mqftella Γ ordine e la
prò-
porzione, fi fihe da tutti fu miverfalmente chiama'
,ίΰ il Vitruvio Fiorentino. Però da quanto abbia-
mo fcritio, non fi ricava eflere fiato Leon Bat-
tifia il primo affatto, ma bensì de' primi . Ciò
fu cagione, che le fueFabriche, ancorché de-
gne
di grandiflima Jode, non atrivaifero a quel
Scolmo di perfezione , che s' ammira in quelle
degli
Architetti fuiTegaenti, che già la ilrada
più difgombrata ritrovarono. Servi egli come
Architetio ,il Pontefice Nicolò V., Sigifmondo
Pandoifo Malatefla Signor di Rimini , e Lo-
,dovico Gonzaga Marchefe
Mantova; e
molto ancora fece per li Signori Rueellai , De*
molti Edifici fuoi, come Tempj magnifici ,
Palazzi, Capelle, Condotti d*acque. Fonta-
ne, in Roma, in Rimjni, e in Mantova, e
Fiorenza fya Patria , legganfi il Vafari e 'Idii
Frefne. Di Leon Battifia fu il difegno , e mo'
dello del famofiffimo Tempio di S. Francefco
in Rimini cominciato nel 1441, e terminato

cent'


-ocr page 36-

DEGLI ARCHITETTI. 36

cent'anni dopo; come altresì di ]ui fa il mo-
dello della
belliffima Chiefa di S. Andrea in
Mantova, ancorché di quefte due gran Fabri-
che
per finezza d' Architettura più pregiabile
fia dal Vafari giudicata una Capella fatta in
Roma da Leon Battifta pe' Signori Rucellai.
De* fuoi dieci libri
De re adificatoria y tanto loda-
ti perladottnna,e per Γ eleganza, ftampati in
Italia, in Francia, ed in Germania, e tradotti dal
Battoli, per eifere così famofi, altro non parlerò.
Fu ancora inventore Leon Battifta di varj uti-
liiTimi Stromenti. Il Vafari:
Trovò Leo» Bai-
tìfla a quella fimìlitudine , per via d* mo Strtf
mento il modo dì lucidare le prospettive naturali,
e dimimtre le figure : e il modo parimente di po-
ter ridurre le cofe piccole in maggm forma ^ e
ringrandirle.
D* altre invenzioni, che chiama
ammirabili f di Leon Battifta, parla in una Pi-
gola a Lorenzo de* Medici il gran Polizianó,
il quale benché perciò biafimato, che non' fa-
pea lodare alcuno, chiama il noftro Alberti
(a)
Uomo di grandinino giudichi ed* efquifttijfi*
ma dottrina\
e appreflb dice di lui, che (b) pofi·
fedeva qualunque forte di Letteratura, henchs
remota y e tutte le difcipìine y benché reconditeI
poi avendolo chiamato grande inveftigatorc
delle Antichità, e profeflando non faper come
dargli condegne lodi, dice finalmente: jc) di
cofiuiy comedi Cartagine Salalo, flìmo più co»>
venevole il tacere, che il parlare.
Ne qui pol]R>
tacere a propofito di sì grand* Uomo , in
cui folo
s* unirono tante mirabili qualità j
come trovo fpeflb i Pittori e d' Architetti
de* buoni tempi lodarfi da que' Scrittori
per cognizione delle buone lettere così ne-
ceflfarie a quefte altre pratiche facoltà . Et
air incontro dopo il decadimento per Io
più sforniti eiTendo li ProfeiTori d' ogni forte
di Letteratura, diedero nell'Opere loro moti-
vo, periftrani errori di Storia , d* erudizio-
ne , e d' altro,
d* eÌTere con giuftizia derifi da'
Letterati,

55


(z) Vtr acerrimi judicìi ì exquiStiJJimaque doÌlrtna *

(b) HulU quippe bune bomimm latuerum quamUbtt remota litefa^ quamhht mondiu difeipIÌM,
(ς) ^uarf tgo df ilhf m de (Jarta^iitt 5Φβ'νί
, t«(m fatici jflWffii 4tecri*

■.vf'-p

b ·
j

G %

-ocr page 37-

36 NOTIZIE

CAPO Vili.

ANDREA Ρ ALLAH IO.

SI come notiifimo è 'J valore d* Andrea
Palladio, il quale fi fa conofcere in tante
fuaravigliofe fiie Fabriche,e ne fuoi fcritti ec-
cellenti, così qiiafi aiFatto ignoto é quanto al-
la fua perfona, e alla fua vita appartiene,
poiché di ciò da' tanti Scrittori e noiiri e ftra-
jiieri, che di lui onoratiiìinia menzione han
fatta, pochiillmo e quafi nulla ho potuto ri"
cavare. L'Opera del Vafari, che molto de-
ve apprezzarfi, è a giudicio mio per due cofe
manchevole. Una è la troppa affezione a* fuoi?
Tofcani; Γ al tra, in cui, come nella prima ^
ei non ha colpa , e che fenza comparazione
importa più, è che molti de più ammirabili
in quelle facoltà, i ProfeiTori delle quali egli
le vite defcrivendone illuftrò, yiflero dopo ia
di lui morte, onde le vite loro non poteano
aver luogo nella fua Storia, la qual s egli avef-
potuto fcrivere trenta ο quarant* aniji do-
po , infinitamente più onorifica alla noftra
Nazione farebbe riufcita. Certifl^iino iè, che
Andrea nacque in Vicenza,ma 1' anno in che
nafceÌTe, da niuno fcrittore per quanto io mi
ricordo, n* è dimoftrato. Cogliono il Toma-
fmi negliBiogi, il Morerinel Dizionario,!' e-
rudiciffimo Apoftolo Zeno nella vita , eh', egli
accuratiifima fcriiTe di Cjiovan Giorgio Triflì-
no, che il detto Trinino fuife Maeftro d'An-
drea in Architettura ; nuHadimeno con pace
^ ^ueiii vaJent' Uomini arditamente dirò ei-
fere dalla loro inquefto diverfa Γ opinion mia.
Non già che *J Triifmo all' altre fue dottrine
non aveife altresì accoppiata una gran perizia in
Architettura, ma jiominandolo Andrea con
tanta lode nel Proemio del primo libro, e
nulla accennando d'eflère flato fuo difcepolo,
e d'aver mai nulla apprefoda lui, come mai
una tale/cgnofcenza potna fuppor/i in Andrea ,
quaié jrovb Scrittóri xOntemporanei loda-
liifiiri^ per iiion coftume ? tanto più eh* egli
dov>ito avrebbe ftimar fua gloria, eh' un Uo-
mo di tantafatna, e di sì nohil condizione ,
qual fu il Trifllno, e da lui chiamato
fpkndo··
rè- de* tempi nofirl·,
tal cónto aveife fatto diluì
fanciullo, che non ii foife fdegnato d* amma-
eftrarlo. Ma per dir quanto ho potuto racco-

f liere di certo dei noftro Andrea, fece egli fin
a' primi anni grandifljmo iludio per intender
bene Vitruvio, eh* egli afferma averfi propo-
fto per maeftro e guida / e ancora con faticofo
ftudio, com' egli dice, rivolfe i libri dell* Al-
berti , e di quanti fino allora aveano fcritto d*
Architettura. Pofcia confiderando quanto i!
modo di fabricare de' Secoli avanti fontano fuf-
fe da* precetti^ che in quegli Autori avea Iet-
ti e confiderati, volle peregrinare per quafi
tutta Γ Italia e fuori d* italia rintracciando le
reliquie della veneranda Antichità. Ovunque
a luiriufciva di ri η venirne, fi poneva congran-
diflimo ftudio e diligenza a farvi fopra mille

ofser-


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DEGLI ARCHITETTI. 37

oiTervazioni, e a rlfcontrare in eiTe la pratica
que*
precetti, che avea iludiati negli Auto-
ri) e
a confiderare con quanta ragione, e con
quanto bella proporzione tutto vedefle fatto;e
quindi amifurareminutiiTimamenteecon ogni

accuratezza tutte le parti loro, e a congettu-
rare da quelle, che rimaneano, quale il tut-
to foiTe flato, e ridurlo in difegno. Tutto
quefto egli medefimo atteib in varj luoghi
de' libri fuoi, e particolarmente nella Dedi-
catoria, e nel Proemio del primo libro. Do-
po tah ftudj fx pofe ad operare; quinci non
® ^""Frfi, che le Fabriche di η ue» tempi
riulciiiero a tal fegno maravigliofe , fe non
primardi si fatti fludj ad operare gli Archi-
tetti s accingevano; fi come non è maravi-
glia, che parimente allo iludio degli Archi-
tetti cornfpondano le Fabriche de'noftri tem-
pi. Le tante Opere di queil' Uomo, eiTen-
do già notilTime, e celebratiiTime, non han-
no bifogno , eh- io con altre notizie, e con
altre lodi cerchi d'illuftrarle. D' una parte
d'
effe veggonfi ì difegni ne' libri fuoi, da lui
publicaci, acciochè s' imparaiTe
a pm a paco
a lafclar daparte gli flram ahufì, le barbare in^
venzionìy c le fuperfiuc fpefe, e a fchifare leva"
rie^ e contìme rovine.
Scrive poi, che ne* fuoi
tempi vedeva
afaifmi di qmfia profeifms βϋ"
diofi
, onde fperava, che l modo di fahricare
fi aveffe a ridurre tofio a quel termine, che in
tutte le arti è fommamefite defiderato;
dicendo
poi, che già fi vedevano
affaijfme belle Fa"
hriche
anche ne* luoghi di minor non:ie in Ita-
lia , Gli ferititi fuoi, che divifi fono
la quat^
tro libri, avea prima diyifi in tre , come
fi trae dal Vafari, che non pQtea dar molte
notizie del Palladio, per eiTere qiiefti ancora
giovine, quando fece i| Vafari di lui men-
zione. Nel 1570. feguì la prima edizione d^ef"
li Upri, che poi furono tradotti in Francefe
da Rolando Friart , I Comentarj di Ge^
fare , che molto devono a un' altro Archi"
tetto, quale è il noftro Fra Giocondo, che
sì dottamente gli emendò ed illuftrò, e pri^
mo di tutti niife in difegno il ponte fui Ro-
dano , devono altresì non poco all' induftria
et erudizione del Palladio . L' edizione di Ve-,
nezia de! d' una verfione d'eili Comem
tarj fènza nome del traduttore, quale fu Fran-
cefco Baldelli , che prima Γ ayea data fuori ^
ina dopo in moltiffimi luoghi la correiTe, e
migliorò, è accompagnata da illuftrazioni, e
«iifegni del Palladio, giovev oli molto per age»
volarne l'intelligenza. A ^ueftafatica fu egli
Ipinto , come atteila nell'a Dedicatoria a
Giacomo Boncompagno, quel mcdeÌimo,cui
dedicò Aldo il Giovane Γ edizion fua,dal gran
genio, che nutriva d' illuflrare le memorie
dell' Antichità, delle quali fu sì follecito in-
dagatore . Fu ancora molto erudito il Palladio
neTr Arte antica militare de* Greci e Romani,
come fi ricava dal Proemio della fua Edizione
di Cefare, ove dice averne dai TriiTino avuti
i principi, che n* era peritiiTimo ; il che for-
fè ha facco credere gli foife eflb Triifino ftato
maeftro in Architettura. Meritevole detto
Proemio è d* eiTer letto, in cui tratta il Pal-
ladio delie Legioni, dell' Armi, delle Ordi-
nanze , degli efercizj militari, e di varie altre
cofe fpettanti all' antica milizia, la fcienza
della quale egli afferma, che non oftante i*
artiglieria, egli arclnibugi in parte almeno,
fe nòn in tutto, ancora per le moderne guerre fa-
rebbe utiliflima, Per bene apprenderla egli
mok' anni con diligente i^udio ibpra gli Scrit-
tori Latini e Greci s' affaticò, Fu Andrea a-
matiflimo da tutti, effendo ftato molto affabi-
le e gentile, e da giovine fu ricevuto nell'A-
cademia Fiorentina del difegno. Ebbe due Fi-
glioli, chiamati Leonida, et Orazio,
Giovani
d'i codimi, e bellijfme lettere dotati, eh* egli nel-
le paterne arti andava iftruendo. t)ell*imma-
tura ni^orte di qnefti due Giovani, clie in due
mefi e inezzo nn dopo 1* altro mancarono, fi
lagna il Padre nella DiiTértazione fopra l'an-
tica Milizia, ove dice, che le
Tavole fopra
Cefare della fituazione de' Paefi , delle circon-
vallazioni delle Città, de^ fatti d' arme, degli
alloggiamenti > e 4i niolte altre notabili cofe,
che in que* Comentarj occorrono, furono con
V afliftenza fua da que* due Giovani comin-
ciate , pofcia da lui profeguite e terminate ,
dicendo effere d- eftufazione meritevoli quegli
errori, ne* quali potrebbe ^fler incorfo, per a-
vere a sì difficile imprefa applicato μη*
animo
vinto ed abbatuto da grave calamità ^HI?
ladimeno le Tavole 4i lui sì buone ed utili
fono,che
nel noftro Secolo ricopiate furono
in alcune edizioni di
Cefare ufcite dx là da
monti,
fenza che però fi degnaffero quegli
Èditori di nominarlo . Fu egli ihperidiato
dalla Republica, come fi trae dallo ^gamoz-
zi, che dice effere a lui fucceduto. Il Riedefi-
ino Autore e infegna 1*' anno della morte del
Palladio, che feguì nel 1580. Scrive il Palla-
dio nel Proemio 4cU' Architettura, che ne*
fuoi tempi erano anche in Vicenza fua Pa-
tria moltiffuTiii G.entii* Uomini iliuftri per ec-
cellente dottrina, e per effere deli* Architet;
tura ftudiofiffimi, alcuni de*
q.uàli fono ivi
da lui nominati.

κ

C A'


-ocr page 39-

L* Autore, che in quinto luogo poniamo
neir Opera noftra , in cui fecondo la
siottra idea non ci fu poflìbile fopra detti Au-
tori offervare ordine cronologico, è Vincenzo
Scamozzi,deI quale, come degli altri avanci,
e di quelli, che verranno appreiTo, brevemen-
te qualche notizia accenneremo. Nacque egli
in Vicenza di Genitori convenevolmente for-
niti de*beni di fortuna, qual condizione egli
in un luogo dell' Opera fua vuole fia necefsa-
ria ad un Architetto, adducendone gli efempj
degli Architetti Greci é Romani,
perchè
allevato fia nelle Lettere e Scienze, e per po-
ter reiìftere alle molte fpefe degli ftudj e de*
Viaggi fruttuofi, come per Jo mantenimento
del fuo decoro et onore, e per ifchifare quel-
le Ìconvenevolezze e quelle frette , alle quali
fovente s efpone chi lavora per povertà e per
bifogno. Fu egli dunque dal Padre Gian Do-
menico; (che fu Uomo Letterato, e buon
Architetto, e che fcriiTe molto, fe ben poco
Ì^i dato in luce, come appare in una Piilola
di Lodovico Roncone , amico di lui ) pofto
^tto Precettori , eh* egli chiamò jeraditìffimì,
da'quali iftrutto fu negli ftudj delle buone
lettere, nella Filofofia , nelle Matematiche
Difcipline, e nel Difegno. Pervenuto a mag-
giore età fi protetta egli, come da' varj luoghi
degli fcritti fuoi fi raccoglie, eiTere fempre ila'
to amantiifimo della fatica , e non aver per-
donato ad
incomodo e difpendj per offervare tan
foh in Italia, ma in hntaniffimc Regiom la mag"
gìor parte delle Antichità)
e /' altre coje più cfiitìMr
te da favj.
Moltiflime occafioni gli fi appre-
fentarono di feryire gran Principi e Signori,
cosi in Italia, come fuori d' effa ,
e con gran-
di et onoratiflime provifioni, come narra nel
1.
I. cap. 5«; ma confiderando effere dura e
difficil cofa ad Uomo ingenuo, e che del fuo
flato fi contenta,
il fervire altrui, e chequan-
do fervir fi debba, effere
più convenevole fer-
vire il fuo naturai
Principe, che cercar di lon-
tano la fortuna,
non volle ad altro fervigio
obligarfi, che a quello della Republica . Nul-
Jadimeno chiamato da' Principi in varj impor-
tanti cafi di fabricare, non ricusò di trasferir-
fi alle Corti loro; quali incontri folo con la
condizione di limitato tempo egli s* induce-
va ad accettare. Quefto Autore molto racco-
manda ne* libri fuoi un* infaticabile iludio, af-
fermando che in Uomini fenza
lettere e privi
delle Scienze è fomma arroganza lo fperare di
mai divenire eccellente Architetto; perciochè
fenza la Gramatica unita alla Erudizione e alla
Storia, come fi potranno bene intendere gli
fcritti non folo^degli Architetti, ma ancora
degli altri Autori, onde fono tanti lumia chi
fa conofcerli fomminifiratiPE come fervare la
proprietà in ogni forte d'Edificjpublici e pri-
vati, e come negli Ornamenti alcune allufio-

ni a

NOTIZIE

CAPO IX.

VINCENZO SCAMOZZJ.


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DEGLI ARCHITETTI. 40

«ì a quella tal forte d' Edificj bene adattare?
Come fapere Γ origine, i progreiTi e i decadi-
menti deir Arte fu a, onde ricercare , et indi
efaminare fi fappiano e gli Autori, e le buone
e viziofe Fabriche? Senza Logica e fenza Filo-
fofiacome diftinguere il vero dal falfo, e non
lafciavfi ingannare dalle apparenze , e giuila-
iTsence ritrovar le invenzioni e con ragione e
con ordine e con certe regole difporle , e ri-
trovare i principj e le vere cagioni delle cofePcome
ben conofcere Ja natura e la qualità delle ma-
terie per r ufo dell- edificare neceflarie ; efce-
gherle e prepararle in tempo opportuno? co-
me ben diftinguere le fpecie
àe' terreni, delle
pietre, de' minerali, delie piante, et altresì la
natura dell' acque , dell' aere , de' venti , e
condur Γ acque fotte e fopra terra, e far le ma-
chine e gli Stromenti ? Come ben fituare gli
Edificj, e le loro parti agli afpetti migliori del
Cielo; e ben
zonoCcerti luoghi naturali ed arti-
fcìali, peccanti fuori ddle cgnfottanze per oviare
imperfezione ne' Teatri, ηεΙίβ Baftliche, e luoghi
da difpiiteì
E fenza Γ Aritmetica come calco-
latele importanti fpefe, che fi deon fare ne-
gli Edificj, e fpiegare le ragioni delle mifure,
e ritrovare i metodi delie corrifpondenze, e
rifolver anco per via di nutneri alcune difficili
queftioni di Geometria, di cui quanto bifogno
abbia 1- Architetto è così chiaro, che non ac-
cade il dimoilrarloPLeggafi di quante materie»
che a Dottrine appartengono , fratta partico-
larmente ne/ lib- 7. Sopra tutto vuole, che di tai
cofeiilrutto ila 1· Architetto non come Artefi-
ce con la fola pratica, ma come Filofofoconla
fcienza ; Fece la prima edizione de' fuoi fcritti,
ove di tanta varietà di cofe trattò nel 1615.
Agoftino Carlo d' Aviler ne traduiTe in Fran-
ccfe il libro 6.; ma poi Samuello du Ruy accreb-
be tal' edizione aggiungendo le cofe, che giudico
ad un Architetto neceÌTarie, fcielte dagli altri li-
bri dello Scamozzi, e ne fece una magnifica edi-
zione in Leida nel 1713, In quefta fono ancora
delineate molte Romane Antichità, delle quali
ne' libri dello Scamozzi fi fa menzione , Ingiuftif-
fimo e fenza ragione alcuna è Ί giudicio,che dello
Scamozzi forma il Cambray , il qual dice tener
lui una
imnltra m poco f^cca y e che li fuoi Or-
^atì fono mefchhì y e triti, e di cattivo guflo. Per
ibttofcriverfi a tal giudicio , converrebbe eifer
privo non dirò di perizia e fino guito, ma del fen-
ibcomune.OiTervinfi ^^ ^^^^ Cornici,e tutte Γ
altre parti di qualunque Ordine fi voglia,
Qual maeilàjqualmaiTiCcio iie' più fodif^ial
gravità infieme e leggiadria ? gentilezza nè più
delicati ! ^ual bellezza e fempre varia negl'
Intagli I Finalmente quali forme graziofe ai
fommo, ρ regolate in tutti gli Ordini fuoi,
che con quelli degli Antichigiuftamentefipof-
fono paragonare! Ma tali verità,
non meno
che da'difegni ne' fuoi libri, fi fan palefi dal-
ie fue Fabriclie d'ogni genere, e in varie par-
ti d' Italia, e in Germania, ove a grand' o-
nore parecchie volte fu chiamato, come tra 1*
altre per far la Catedrale di Salzburg nel 1604
ma particolarmente in Venezia, e Vicenza
, e
in altre Città e molti Territori delIoStato, dove
aiTai più lo Scamozzi operò, edificando Palaz-
zi, Chiefe, Archi, Ponti, Teatri, che faran-
no fempre da chi fa difcernere e per la mae-
ftà, e per gli ornamenti e per la proporzio-
ne , e per la leggiadria e grazia ammirati . So-
lamente il Palazzo Cornare con quel Famofo
Atrio non può dirfi fenza eccedere
un miraco-
lo dell'Arte? Oltre i noti libri dell'
Arphitet·
tura miverfak
fece il noftro Scamozzi Difcorfi
ibpra le Terme Diocleziane ed Antoniane e
fopra le Tavole del Pittoni Vicentino; de'qua-
li ragiona Lodovico Roncone dando fuori nel
1584. un'Indice econfiderazioni fopra ilSerlio
di Gian Domenico Scamozzi, Padre del noftro
Vincenzo. I Difcorfi, de' quali parla il Ronco-
ne, faranno probabilmente le fue Antichità di
Roma accennate da Francefco de' Francefchi
Senefe in una lettera al noftro Vincenzo, e
ftampate in Venezia nel 158^. Il Marchefe Maf-
fei nel 2.1,degli Anf. diceche quefto libro dello
Scamozzi
è Γ unico , i» cmfifia fatto motto deìV intrin"
feco ripartìmento e diflrihtzione deW Anfiteatro ;
e
dice poi, che in eflb fi toccano cofe non indagate
finora ,nèintefe da alcuno. Oltre i Viaggi fatti
da Vincenzo feguendo varie volte Ambafciatori
Veneti e particolarmente nel 1599. Pietro
Duo-
do alla Corte dell'Imperatore Rodolfo IL viag-
giò egli, come ricavo da' libri fuoi, per la Spa-
gna , e per la Francia
, e come oradiceirjmo, per
la Germania, indi per Γ Ungaria , e Polonia
, e
altre Provincie e Regnioltraqiie'mari,giran-
do fino a Coftantinopoli
, e diligentemente ofler-
vando non folo le moderne Fabriche, e i v^^gj
delle Antiche,maogn'
altracofa,che ne'PaeU
poifa eifere oggetto di ftudiofa curiofità. Fu egli
caro a Gregorio XIII.,aMairimiliano Arcidu-
ca d' Auftria fratello dell' Imperator
Rodolfo,
e ad altri Principi grandi, che molto lo favori-
rono, e talvolta Γ impiegarono, come s'impara
da'fuoi libri. D'un Teatro, la di cui Scena for-
mava una Città illuminata con
le Cafe parte di
rilievo, parte dipinte, fatto da lui nel 1085.,
paifando per Vicenza Γ Imperatrice Maria à*
Auftria, leggafi il Marzari nella Storia Vicen-
tina pag. zìi Non avendo figli s* addotto un
Giovine della Famiglia Gregorj, come
dal fuo
Teftamento ultimamente ftampato fi manifefta.
E' un fuo depofito in Vicenza nella Chiefa di
S. Loremo, che moftra Γ
anno della fua mor-
te, qual feguì nel 1616.

C A"

m


-ocr page 41-

41 NOTIZIE

BAilian Serlio, gran rìftoratore delia noftr'
Arce in Lombardia, fi fe eonofcere cirU
Γ anno 1550. Suo Maeftro nella Geometria,
Profpertiva, Pittura, ed Architettura fuBai-
daflare Perucci da Siena, Pittore , ed Archi-
tetto infigne, dalla fcuola del quale ufcii'ono
molti chiarirmi Uomini nella Pittura , ed
Architettura , e quel Gio; Battifta Peloro Ar-
chitetto , Ingegnere, e Cofmografo così Ioda-
to dal Vafari per grand* Artefice di ilromen-
ti Matematici e di Fordficazione. Anco il Ser-
lio , come molti avanti e dopo lui, fu ftudiofif-
iìrao inveftigacore delle Romane Antichità.
Il terzo fuo libro è una bellìiTima raccolta d'
antichi Edificj,per la quale dal Marc/iefe Maf·
fei nel lib. 2, degli Anfiteatri cap. i. è chiama-
to
Maeflro e qu^ modello d- ogni altro. Soggi-
unge poco dopo il medefimo MafFei;
Pofe egli
diflint a cura negli Anfiteatri j avendo rapprefen-
tati né* libri jnoi quelli di Roma, di Verona^ di
Pala, e datene piante profpati, fpaccati, profili y
β parti.
Dimorò qualche tempo in Venezia,
ove diede fuori parte de' fuoi libri * e per il
quarto libro,il quale fu il primo, eh* egli pu-
Ì)licaire,tale benevolenza e grazia preiTo Fran-
cefco I· Re di Francia s acquiftò , che quel
magnanimo Re, grand' amatore delle Scienze
,c belle Arti, per promover le quali tanti Ita-
liani chiamò nei fuo Regno, oltre un donodi
rrecento Sfudi d'oro ίο volle, e T apccteò ai
fuo fervigio. Tanto narra eiTo Serlib nella
Dedica al medefimo Re del terzo libro ; don-
de ricavo , che Ί libro, per il quale fu da
quel Re fi largamente rimunerato , e voluto
al fervigio fuo, altro non poteva eflere , che
Ί quarto, avanti a tutti gli altri publicato, e
un anno prima del terzo, come racconta egli
medefimo nel libro di Geometria . Nulladi-
meno fe bene ricevuto al fervigio di quel Re ,
non fi trasferì fubito in quel Regno, ma an-
cora qualche tempo in Italia dimorò. Que-
fto perciò parrai fi poifa ficuramente aiTerire ,
perchè dedicando al Marchefe del Vafto una
edizione del medefimo quarto libro dice
qui in
Venezia
, qual' edizione certamente fu riftam-
pa , da lui con molte aggiunte arricchita,
come nel Fregio e nella Porta Dorica , nel
Trattato della Bafe Jonica, nella Voluta del
Capitello Jonico, nella Baie e Capitello Co-
rintio, e in varie altre cofe,diche rifcontran-
do una con Γ altra Γ edizioni fi p«ò chiarire.
Qiiefta riftampa fu nel 1540., ( e non 1544.
come crede il Fontanini nella Biblioteca Ita-
liana,) in Venezia prefib Francefco Marcoii-
ni da Forlì, quale trovo foiTe Uomo infigne,
e in particolare per gì' Intagli celebratilfimo e
chiamato maravigliofo dal Vafari, da*cui po-
(chiirimo,e fi può dir nulla, abbiamo del Serlio.
II fudetto Marchefe del Vailo,eiTendo in Ve-
nezia come Luogotenente Generale di Carlo

V., mol-

c Λ ρ ο χ.
SE3 ASTIANO S ERLIO^


-ocr page 42-

molto favorì et ajutò il noftro Serlio,di-
cendo eflb,
che h Cartefìa di qad Signore mn
/ti diproméjfej di nane fperanze ^ ma di fat-
lì ) e di buona fomma di jcndi.
E' notabile ,
quanto narra il Serlio in quella Piftola, nella
5[uale fi mera viglia, come attempi Tuoi fuiTero
in Italia tanti Uomini ecceilentiiTimi
in ogni lo-
devole facoltà y benché mal premiati ^ poiché^ man-
cando i premj mancano ancora le fatiche degli Όο-
mini ingenìoft
; e dice come cofa certa, che feie
Scienze, e Γ Arti fuiTero da' Principi ajiitate
e promoiTe, flati farebbono nel Tuo Secolo non fo-
lo eguagliati gli Antichi,ma fuperati. Dicen-
do anche altrove, cioè avanti il libro
delk An-
tichità
, che le belle Arti al tempo fuo erano
ritornate a quel!* altezza, in che erano a' tem^
pi de* Romani, e de' Greci. Quando il Serlio
andafle in Francia, m' è ignoto ; folo veggo cer-
to, che era in Venezia ancora il Febraro del
1540· Con grande probabilità fi può dire, eh*
egli fiibito ο quafi fiibito dopo in quel Regno
fi trasferiiTe all' attuale fcrvigio del Re Fran-
cefco, che folo fette anni fopraviiT^ eiTendo
morto nel 1547, a Rambollietto. Colà diè fuo-
ri il primo-e fecondò libro , in un de* quali
trattò di Geometria , fcegliendo da lihri d'
Euclide; e ordinatamente procedendo dopo la
Geometria, fenza la quale la Profpettiva non
farebbe, tratta nel fecondo di Profpettiva .Sen-
za la cognizione di quefte, die' egli,
che fareb-
bono gii Architetti indegniifimi di quefto no^
me , e
confumato-n di pietre , di calcine, e de
marmi, fenza fàperedar conto di ciò, che ope-
rano, efempre ad incappare fottopofti
in dij'
proporzioni
e male cmifpondenze. Dopo queiti
primi due publicò il quinto libro, dono facen-
done alla Regina di Navarra, nel quale trat-
tò de' Tempj, e al modo antico, e ai moder-
no fecondo il coilume Criftiano. Ivi finalmen-
te promulgò il fefto, e *1 fectimo , che qual-
che tempo prima aveva al piiblico promeifi.
Scrive egli, che i libri di Geometria, e Prof-
pettiva furono da lui a fine ridotti nella foli-
tudine di Fontanablò, nel tempo che *1 Re
fuo Signore era nelle guerre
occupato J quali
guerre altro che quelle eflTere non ροίΤοηο ,
che rompendo la tregua moife quel Re a
Carlo V., 0 forfè quelle ultime fatte avanti la
pace dì Crefpino. Neffun" Autore, per quan-
do io mi ricordi ragiona degli Edifici fatti dal
^oftro Serlio in quel Regno, nulladimeno io
Scuramente affermerò, Φ* egli ivi con molti
fiafi fegnaIato,imperciochè leggendofi del Re
^rancefcojche molte Fabriche faceife, e ma-
gnificamente di rari e preziofi mobili, e di
Pitture
e di Statue le adornaflè , ragionevol-
i^ente quelle
poOoHO al Serlio, eh* era fuo Ar-
^hitettojattribuirfi. Ma ne fa pm certa prova
un luogo del Serlio, nel quale parlando col
fuo Re afferma, che alcuni de* Tuoi libri fu-
ro no da lui terminati
no» marcir neW Ozio
quel tempo, che m* avvanzava dopo la folkcitu-
dine delle Opere a me commeffe da voflra Ma-
eflà.
Promife ancora il Serlio d ' illuilrare al-
tresì le Antichità di Francia, come quelle di
Nimes, d* Arles, ed altre molte , delle quali
ragiona brevemente ma dottamente nella De-
dicatoria del libro
delle Antichità', e probabil-
mente avrà egli raccolto affai per fi: degna im-
prefa, ο fors' anco quella a buon termine ri-
dotta, ma nulla di ciò fu mai, eh* io fappia,
publicato. Ad alcuni pare, che *1 noftro Ser-
lio fia più nelle regole e ne* precetti accurato,
che vago neirefecuzione ,e che gli Ordini fuoi
fien più lodevoli per la finezza deli* Arte, e
per la fodezza, che per leggiadria d* ornamen-
ti j la qual cofà in lui, come in uno de* più
antichi ,faria rigor troppo il biafimare ; tanto
più, che s* egli le cofé tutte, le quali perfet-
tamente adorno poflbn
rendere un Edificio di
qualunque fpecie, non adopera ne* fuoi diiè-
gnijle va però infegnando ne* fuoi fcritti.lln
grande Autore Francefe,cioèiiPefgodetzneir
infigne fua Opera
degli Antichi Edificj di Ro'
ma, quali per tant' anni diligentemente offer-
vò e mifurò, ha fi può dire per maeftro e
guida prima il noilro Serlio, di
cui ragiona
con molta lode^ pofcia il
Palladio, e Antonio
Labacco Romano.
Solo va riprendendo ed e-
mendando nel Serlio alcuni errori di mifure,
parte de* quali può di leggieri effere dalle
ftampe provenuta , e talvolta alcuni altri
sbaglj,che devono al Serlio condonarfi, sì per
effere flato il primo, che poneffe il piede in sì
malagevole fentiero, fi perchè non fopra luo-
go come il Defgodetz, ma folo alcuni anni
dopo
fece egli i fuoi difegni in Venezia, dove
in qualche fallo di memoria circa le mifureed
altro era quafi impoffibile non trafcorreffe. Dal
medefimo
Autore è riprefo altresì e notato il
Palladio, che
alcuna volta non ci abbia comu-
nicate le
Antichità come fono, ma taloradate
per cofe
antiche fue invenzioni e fantafie ; i]
che di grandiffimo biafimo renderebbe merite-
vole il Palladio, s* egli medefimo non aveffe
chiaramente manifeftata la cofa qual* è , prò-
teflando, che alcune fiate alle antiche ruine a
vea fupplito di proprio ingegno, da ciò che
vedea, quali effere doveano altre perdute par-
ri congetturando; la qual fatica però egli con
affai maggior laude potea rifparmiare, e mag-
giore obligo gli avremmo, s* egli tralafcìando
tali diffìcili indovinamenti fempre ci aveffe ,
quali appunto reftarono> ie Antichità rappre-
fentate. Non fi pome il ritratto del Serlio, qua-
le non m' è flato poffibiie il ritrovare*

D C A-

41

DEGLI ARCHITETTI.


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Coetaneo, e fole qualche anno più giovi-
ne del Serlio è Giacomo Barozzi , che
nacque nel
1507. in Vignola, Terra del Bolo-
gnefe, onde quel nonae forti, che da' Scritto-
ri «li vien dato comunemente. Suo Padre fu
Milanefe, bensì di nobile famiglia , ma molto
povero, il quale forzato ad abbandonare la
JPatria , parte per civili difcordie, parte per
non avere onde convenevolmente manteneriì,
nella fudetta Terra fi ricoverò. Veramente è
cofa degna di gran meraviglia nel noftro Gia-
como , che nell' infanzia reilò privo del Par-
ére, eh* egli neir Architettura,e Profpettiva
a sì alto grado d* eccellenza arrivaiTe, fenz* 2p
vere in tali Scienze avuti Maeftri e fenz' altro
indirizzo, che di fefteflò, farfi pofcia inven-
tore di nuove regole, ed arricchir Γ Arti, che
da nefllmo aveva apprefe, di belliflimi ritrova-
ti. Studiò in Bologna di Pittura, qual* Arte
non folamente a lui fervi per Γ ajuto, che ne
riceve Γ Architettura, ma perchè con efla il
vitto a fe medefimo e alla famiglia procaccian-
do , agio aveva per attendere ad altri fiudj.
In tutto quel tempo, che mai potea , occu^
P? in tirar linee, e nella lettura e lludio
d' Euclide, e di Vitruvio. Fece ip fua giovi-
nezza moke pregiabili cofe in Bologna, come
racconta Ignazio Danti, che a* fuor Commen-
tar] fovra la
Profpettiva del noftro Giacomo
premiala vita di lui. frale altre iliraatiifr
mi furono i difegni fatti per Francefco Guic-
ciardini (fu 1* ipfigne Storico) allora Gover-
nator di Bologna, che furono poi mandati a
Firenze, e colà da* Maeftri eccellenti di tarfia
lavorati i tra' quali è nominato un Fra Da-
miano da Bergamo dal Vafari, che fe bene la
vita di Giacomo non fcriife, due volte ne fe
menzione,una brevemente nella vita di Marc'
Antonio Bolognefe, Γ altra più a lUngo in
quella di Taddeo bucchero. Tratto pofcia il
noftro Giacomo, come gli altri Valent' Uo-
mini, dal defiderio d'inveftigare le Antichità ,
portoifi a Roma, dove il Ìoftentamento pro-
cacciandofi con la Pittura, non levava mai l'
animo , come affermano il Vafari, et il Dan-
ti, dallo ftudio et oiTervazione delle Antica-
glie . Si trattenne qualche tempo in Belvedere
con Giacomo Melinghini Ferrarefe, ottimo
Architetto, al quale non poco ajuto diede in
Opere, e difegni; e pofcia frequentava un*
Accademia
à* Architettura, ove trovavanfi
Marcello Cervini, che fu poi Papa col pome
di Marcello II, Monfignor Maffei , che farà
ftato quel Bernardino ìlomo dottiflimo,qual
fu poi Cardinale, Aleflàndro Manzuoli, ed
altri chiariirmii Uomini, i quali il noftroGia-
como andavano in Opere impiegando, ond'
egli e molto utile per lo fuo foftentamento e
profitto per li fuoiftudj np ritraeva. Avvenne ,
QÌie dalla Francia, ove ftava al fervigio del Re

Fran-

NOTIZIE

C A Ρ Ο Χ I.

GIACOMO TAROZZI DETTO IL VIGNOLA:


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DEGLI ARCHITETTI. 43

Francefcol, arrivaiTe a Roma Francefco Pri- mai fatta nè la più PttiJe yW la migliore. Delfuo
madccìo Bòlognefe, Pittore eccellentiffimo, ricorno a Roma , d' eflère ftato in fua vec-
il quale a formare in gran parte le Antichità chiezza chiamato al fervigio del Re di Spagna

diRoma, per portarne pofcia le forme in Fran- "" — —τ^τ ■..

eia, e gettarne Statue di Bronzo , cheall'an-
tiche s' affomigliaiTero, volle effere dal Vigno-
la aiutato. In Francia egli poi ritornando, Ce-
co al iervigio di quel Re conduÌTe il Vignola,

che

il quale ivi con grandifflma lode s* adoperò e che nel fuo Gabinetto fra gli Architetti
nei gettare di bronzo le dette Statue, e in co- noi efponiamo, folo al Vignola '
fé d' Architettura. Ma volle fciagura, che in " ^ - -

fuperabih impedimenti s' attraverfaiTero alla
pm bella occafione , che ivi gli s' ofFeriiTe di

diè luogo

fari! onore , e per la quale avna potuto m
quel llegno dimoilrare a pieno V eccellenza
dell ingegno e faper fuo; poiché avendo quel
gran Re una generofa idea di fare un Palaz-
zo , et un luogo di delizie, co! quale fuperar
poteiTe e per 1' eccellenza dell' arte e per la
magnificenza i più fontuofi e deliziofi luoghi
da qual fi fia Principe avuti mai per Γ a die-
tro; gliene furono dal Vignola, cui lì aveva
commefll, fatti i difegni, e i modelli, Γ efé-
cuzione de' qualidalle note guerre,che di nuovo
icforferg, fu interrotta. Per lo che dopo due
anni fe ne ritornò il Vignola a Bologna, do-
ve Γ emulazione, e Γ invidia d'altri Valent'
Uomini non leggiere inquietudini gli cagionò,
ma pofcia altro non ottenne, che renderlo mal
grado loro piìi gloriofo, Ciò fu, che dati egli

Già tutti fanno eiTere del Vignola la Citta-
della di Piacenza ; ma fra molt' altre riguarde-
voli Opere di lui paiTar non fi dee fotto filen-
zio il Klazzodi Caprarola,lontano da Roma
40. miglia,fatto per lo Cardinale Aleflàndro Far-
nefe. Meritevoli fono d* effer lette le belle ^ef-
crizioni, che ne fecero il Vafari, e Ί Danti,
di cui quefte parole addurrò.
Il che ha fatto
ammirarlo da chiunque Ρ ha veduto , per il piti
artìficiofoy e più compiiametiie ornato
, e comodo
palazzo del Mondo, et ha con defiderio tirato
a
veder le meraviglie fue da lontane parti Uomini
molto giudiciofì y
e quel che fiegué. Quanto be-
ne in que' tempi potevano i gran Signori
il
lor danaro impiegare ! leggaii a cagioh d* e-
ffempio quanto lodato fia quefto luogo di Ca-
prarola dal Vafari, non fòlo per le meravi-
glie deir Architettura, ma per le Fontane ,
Giardini , Profpetdve , Pitture^ Statue , c
Stucchi, tutto beniflimo adattato , e alluden-

al Co. Filippo Pepoli i difegni per lo rinova- te con beliiifime Favole, Storie , ed altro ο

«I lii^rr/'k η i CìrTnrkt'i Ti

al luogo, ο a Signori Farnefi. Il libro de'cin-
que Ordini del Vignola va per le mani di tut-
ti.
Dell' altro fuo libro delle regole inventate
da
lui di Proiettiva, e dottamente cemen-
tate
dal Danti, il medefimo Danti così feri-

mento di S. Petronio, di cui non fi fèce al
tro, furono quefti biafimati per invidia da al-
tri Architetti, che molti altri difegni a quel
Signore
offerirono,Ma perchè tra que"difegni,
che tutti erano belliifimi, era malagevole il

dar fentenza, chiamati furono Giulio Roma- ve: invenzione nel vero degna dell* if^egm fttOf

no,eCriftoforo Lombardi, da'quali duegrand* et alla quale neffmQ (wrivò mai col penero pri-

Uomini dopo lungo e maturo efame quelli del ma di luì. Mori d'anni 65. nel 1573, i^^g"®

Vignala per eccellentiifimi fVa tutti gli altri figlio di lui fu Giacinto, eccellente anch'eflb

con publica fcrittura furono giudicati. Nulla- nell* Arti del Padre. Un* altro Barozw per

dimeno altro non fi fece, come dicemmo , di nome Francefco fioriva in Bologna appunto

Filippo II. per mezzo di Berardino Mar tira-
no, che fn buon Poeta Italiano, e gran Ma-
tematico di que' tempi, di molti fuoi lodatif-
fimi Edifici in varie parti d* Italia , legganG
il Vafari, il Danti , e Fiorenzo le Comte,

- " . - - - - fenile de

D 2

ordì-

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44

ORDINE TOSCANO

D E L

S A Ν Μ I C Η E L I

CAPO XII.

POfciachè con qucfte notizie , che abbiam
raccolce, e che dalla memoria de' libri
da noi Ietti ci fiiroiio, iuggerite, abbiamo in
parte moftrato a' I^ettori noilri il merito
Sanmicheli, poi di Vitruvio,e degli altricin"
que Italiani Autori, onde quanti precetti e re-
gole fi leggeraano in qiieft* Opera fono prefi,
e poiché avanti abbiamo a baftanza de^li Or-
dini in generale ragionato, egli è ormai tem-
po, che in particolare delle jparti, e diverfe
niodinature degli ftefs* Ordini, qnali in varie
guife dagli indetti Autori maneggiati furono,
a parlare difcendiamo. E per ciò fare ordina-
tamente , e come quafi dagli Autori tutti fu
praticato, da quell Ordine incomindaremo,
che fra tutti gli altri è*l più robufto, e più
fodo, e che da* Tofcani fu Tofcano denomi-
nato , Di (^uefto poco ci lafciò fcritto Vitru-
vio, poiché dopo aver diflintamente dichiara-
te le proporzioni della 5aie, Colonna, e Ca-
pitello , confufanjente poi et in breve dqlle tre
altre parti ragionò, cioè dell' Architrave, Fre-
gio, e Cornice. Ma trattandone egli folamen-
te in rigiiardo agli Edificj rurali, e dovendo
in tah Edifici fecondo lui quelle parti farfi di
legno, viene a lafeiarci affatto all' ofciiro,co-
me effer debbano, allorché di pietra fi voglia^
no forrnare. Quindi è nato, che quelle reli-
quie delle Romane Fabriche, le quali ci fon
rimafte
forfè di queil" Ordine, da pochi fono
ftate a queft* Ordine attribuite,e da molpiper
Vofcane rifiutate, e per eifcre alquanto alle
Doriche fuTiili, con le Doriche confufe. β
che ciò fia vero, 1* Arena di Verona, il Tea-
tro di Fola, la Mole d' Adriano,!' Anfiteatrp
di Nimes, e nioltifìTime altre antiche Fabri-
che dal Palladio, dal Serlio, e dallo Scamoz-
fono ilare ottimamente a mio giudici© ri·?
cevute per Tofcane, da quelle prendendo parr
te deliefagon^e, che ne' libri loro
fi veggono,
la dove da n?oki altri sì Francefi , come ita»
liani, non furono tali giudicate. Il Vignola
afferma di non averne iia le Antichità di Ro-^
ma efempìQ alcuno ritrovato ^ onde a fuo mo-
do Io va formando; con che dà chiaramente
» divedere non aver egli creduto la fopradetta
Mole d- Adriano eiTer Tofcana, IJ Alberti nè
pure Io nomina^proponendoci^li altri quattr'

Ordini fola mente. Dell* Opinione di quefti
ultimi giudico io foiTe il noftro Sanmjcheli,
pofciachè veggo, che oltre Γ averlo egii rarif-
fime volte meiTo in ufo, per lo più Γ ha mef-
colato col Dorico, ponendo più volte fotto
Colonne Doriche |a Bafe Tofcana, ed altre
volte fptto Capitelli Dorici Colonne di pro-
porzion Tofcana, Credo però eh* egli dall' o-
pinione preoccupato, che ne' fuoi tempi era
comune, qualora del Tofcano ha dovuto fer-
virfi, tutto formato l* abbia di fua invenzio-
ne, nè a quel Sopraornato, che nell* Arena
Veronefe è rtato dall' ammirabile Marchefe
Mafifei ora con tanta dia gloria difcoperto, nè
ad aicnno degli altri ponendo mente, che in
Italia e ancora fuori di eÌTa fparfi ne reftaro-
no, Ma qui mia intenzione è folo il riferire e
con difegni moftrare, come il Sanmicheli nell'
Opere file ( già che fcritti fuoi non fi ritrova-
no ) e gli altri Autori, che fono per efporre
abbjan formati li cinque Ordini ne' libri loro,
e non già delle antiche Fabriche ragionare ,
che fuori farebbe dell' imprefa noftrà, e che
già da' molti con accuratezza ed erudizione mag-
giore di qello, eh' io far potelfi , efeguito il
vede. Pico adunque,che il Sanmicheli doven-
do far Colonnati femplici e compoili co* fiioi
Piedcftalli, ha divifa tutta 1* altezza in vent'
una parte ed un diciottefimo,d* una delle qua-
li ho io formato il Modulo , da me divifo in
parti dieciotfo, come ho fatto fucceiTjvamente
in tutti gli altri Ordini ed Autori , per non
recare ο con la divifipne troppo minuta, ο con
la diverfità dell* uno dall' altro confufione- Di
due di quefl:i Moduli ho fatto il Diametro
delle Colonne in fondo, del qual Diametro fi
ferviremo fempre per defcrivere le proporzioni
di tutte lè para; oflervandofi però, che def-
crivendo quelle jparti, fempre fi comincierà dal-
le più baife, ordinatamente afcendendo fino al-
la fommitè delle Cornici . Ma ciò detto per
buona regola di chi legge ^ ritorniamo al San-
micheli. L,a larghezza della luce degli Archi
farà quattro diametri et un duodecimo, e 1'
alte?j?aottoed un fello,eh' è dne volte quanto
Ja larghezza,
ί Membretti ο Alette faranno
me?zodiametro, e cosile Impofteegli Archi-
volti , i quali faranno fchietti e fenza membro

alcu-

!r

liiì


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TIV

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ordine toscano.

alcuno,cosi a qiieft' Ordine convenendofi. Alta
quattro diametri e quafi un terzo farà la
luce della Porta, e la larghezza nella metà di
queft' altezza farà comprefa lin diametro ed
un feilo farà Γ altezza dell' Órnamenjo , c
im fefto meno quella del Frontifpizio. Grin-
tercolonnj j fe avranno gli Architravi di legno,
fi facciano pure larghi a piacimento, pofciachè
li noftri antichi Maeftri, i quali a tutto con
ogni accuratezza ebbero riguardo, e niuna cofa
han fenza ragione ordinata, vollero che di le-
gno foiTero gli Architravi di queft' Ordine ,
fervendo effi per Edifìcj rurali, e per eflì paf-
far dovendo Carri, Aratri, ed altri Ordigni
neceiTarj all' ufo di Villa ,
Se però di pietra
fieno per a ventura gli Architravi, eccedere
non dovranno tre diametri ; ma di quefto più
diffuiàmente parleremo nel Cap. XViII., do-
ve fi porranno le fagome dell' Ìmpofte. Ora
veniamo alle particolari parti, i nomi delle
quali faranno nella feguente Tavola contraiTe-
gnati con quefte lettere,
A Cornice.'
Fregio,
Architrave,
Capitello.
Bafe.

Pitdeftalloj.
Orlo.
Scima.
Corona.

Cimacio del Fregio,
r Orlo ο Cimacio dell' Architrave.
f g Fafcie,

h Orlo ο Cimacio dell* Abaco,
Gola roverfcia.
Abaco.

Gola in luogo del Bottaccio,
Aftragali.
Collarino.
Aftragali,
Cimbia.
Toro.
Plinto.

In vece di Piedeftallo il fa dal Sanmicheli un
muricciolo, che gira ibtto le Colonne conti-
nuato, dov' egli adopera Intercolonnj; il che
fi vede in Vitruvio anco gli Antichi aver fat-
to, avanti che foifero Piedeftalli, quali muri-
doli però j facendofi Archi, fi devono divide-
re, e refteranno come Dadi, che faranno in
que/V Ordine 1' ufficio de' Piedeftalli. Quefti,
che far fi devono fchietti e midi , tanto alti fa-
ranno, quanto larghi, onde l* altezza loro fa-
rà un diametro e quattro noni. Dentro quefto
Dado è la modinatura dell* Ornamento della
Porta, Architrave, Fregio, e Cornice.L'Ar-
chitrave è alto poco più di tre ottavi di diame-
tro , avendo cinque membra : una Gola rover-
fcia, una Fafcia, un Liftello, un* Ovolo , e
Γ Orlo. Il Fregio ha d* altezza quanto Γ Ar-
chitrave, e tanto pure avrà la Cornice, le
membra della quale faranno fei : una Guicia,
un Liftello , la Corona , un* altro Liftello ,
la Gola diritta, e Γ Orlo. L' Agetto è quafi
un terzo di diametro. La Bafe farà mezzo dia-
metro, con due membra; il Plinto, e Ί To-
ro ; avendo di fporto poco più d* un fefto di
diametro per parte. Alta fia la Colonna fei
diametri con la Cimbia e gli Aftragali^ e fi
fminuifca quafi la quarta parte della groiTez-
za. La forma del Capitello , che farà mezzo
diametro,
è molto bella, e molto alla modi-
natura di quello dell* Anfiteatro di Nimes fi
raifomiglia. Ha otto membra ; il Collarino ,
un Liftello, un Tondino, una Gola diritta,
un altro Liftello, V Abaco, una Gola rover-
fcia, e Γ Orlo. Ha di fporto poco più d* un
quinto di diametro per parte. L* Architrave
è alto mezzo diametro ed un diciottefimo con
tre membra: due Fafcie e l' Orlo; e cinque
fefti il Fregio. Poco meno di tre noni di dia-
metro è Γ altezza della Cornice, che ha cin-
que membra : una Gufcia, un Liftello, la Co-
rona, ο Gocciolatojo, una Gufcia, e I' Orlo.
Ha di fporto poco più d* otto noni di diame-
tro. L* Architrave, Fregio, e Cornice ecce-
dono d* un mezzo diametro Ja terza parte del
Fufto della Colonna ; e quando dirò Fufto,
efcluderò Bafe e Capitello , quali non volen-
do efcludere dirò Colonna. Il Piedeftallo poi,
ovogliam dir Zocco, èpoco minore della quar-
ta parte del fudetto Fufto. Quefte fono le
proporzioni,che dell* OpereTofcane del San-
micheli ho io con la maggiore accuratezza ,
che m* è ftata poflibile , rilevate . Ora con
maggior brevità, come abbiamo promeiTo ,
queft* Ordine medefimo fecondo la mente pri-
ma di Vitruvio, poi degli altri cinque Autori
pafleremo a confiderare.

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i»*? ORDINE TOSCANO.

Ordine Tofcano di Vìtruvìo»
CAPO XIII.

Enchè riponga Vitruvio in ultimo luogo
__ Ordine Tofcano, noi però per non al-
terare il metodo propofto, e a tutti gli Auto-
ri comune , gli Ordini de' quali fiamo ora
per unire, e compilare, a quefto primo luo-
go lo riporteremo, e quanto egli n' ha fcrit-
to, nel miglior modo, che a noi poifibile fia,
ci ftudieremo d* interpretare. Die* egli adun-
que, dopo avere degli altri tre Ordini da'Gre-
ci inventati ragionato, che la Bafe , alta mez-
zo diametro, avrà tre membra: il Plinto, il
Toro, e la Gimbia, la quale in queft* Ordi-
ne folo è parte della Bafe, eiTendo negli altri
parte della Colonna. Il Plinto vuole fia fat-
to a feila, cioè non quadrato come tutti gU
altri, ma rotondo;fe bene il Serlio fi diligen-
te oflervatore delle antiche Fabriche, afferma
non aver in effe un Plinto rotondo veduto mai.
Qiianto poi debba quella Bafe aver di fporto,
da Vitruvio non è {piegato = Al Tronco della
Colonna fon da lui dati diametri fei, volendo
fi fmmuifca la quarta parte della groffiizza da*
piè nella fommità. La medefima altezza, che
ha la Bafe, vuole egli che abbia altresì il Ca-
pitello , Γ Abaco del quale tanto largo fia
quanto è groffa la Colonna in fondo. Cinque
iono le membra d' effe Capitello : il Collari'
|io, un Liftelìo, un Tondino j un'Ovolo, e
Γ Abaco. In tre pai ri il medefimo Capitello
è divifo da Vitruvio, che d' una fa il Plinto,
così adeilb chiamando egli Γ Abaco per dino-
tare con ciò dover tal' Abaco effere fchietto,
fenza Cimacio ; aiTegna la feconda all'Ovolo,
ο fia Bottaccio; (a) tla (fono parole di Vi-
truvioj
d Coliamo, con /' Ajìragalo^ e l'Afielh; il
che credo io voglia dire , che fatto il Bottaccio fi
debba porre oltre f Anello ancora un Tondino,
e non Γ Anellofolo, come incendono il Barba-
ro, il Palladio, il Serlio, il Vignola, e tant*
altri. La ragione a me par manifeila, poiché
scegli aveffe volutoT Anello folamente fottoil
Bottaccio, detto non avrebbe:
fi dia la terza
al Collarino con V Aflragolo, e V Anello ; ma più
tofto:/^
terza al Collarino con /' Ansilo.Όή non
interpretarfi in tal guifa quefto luogo è nato,
che molte Fabriche , ove fono tali Capitelli,
non furono Tofcane giudicate , onde que-
fta maniera di Capitelli all' Ordine Do-
rico fu adattata, come qui appreffo fi mo-
ftrerà . Potrebbe alcuiio in altra guifa que-
fto luogo interpretare, e dire, come vuol Filiin
dro, che Vitruvio dell'Aftragalo intende, chq
va {òtto il Collarino , il quale , abenchc negli
altri Ordinifempre fia parte del Fufto,e non
del Capitello, come fimilmente veduto abbia-
mo effer la Gimbia parte fempre della Colon-
na , è però in queft* Ordine fecondo lui parte
della Bafe; la qual*interpretazione non fareb-
be da fprezzarfi, quando non s* offervaffe, che
ì Capitelli delle Colonne Trajana, e Antonina ,
le quali da tutti per Tofcane fono ricevute, così
appunto fon difegnati, come è qui da me di-
fegnato quello di Vitruvio, Ma agi' infegna-
menti di Vitruvio ritornando, vuole egli, che
fopra le Colonne ponganfi gli Architravi di
legno,fatti di travi incatenate affiemejdimo-
ftrando ancora la maniera d'incatenar queile
travi, che a motivo di brevità tralafcio di ri-
ferire. D* effe travi infegna poi qual debba
effere la groffezza , eh' eguaglierà la groffezza
della Colonna in Gma,ma nulla ftabilifce dell*
altezza loro, dicendo folamente, che (1>)
tanti
modali alte effer devono, quanti la grandezza dell*
Opera, dove faranno pofle, richiederà.
Poi (c)
fopra quefli travi e fopra lì muri ^ tralaiciando di
parlare del Fregio, pone egli certi menfolo-
ni, che fportano la quarta parte dell' altezza
della Colonna, nelle tefte de'quali vuole fia-
no infiiligli adornamenti. Qiiali però gli ador-
namenti efser debbano, non con altro a noi
lo dimoftra, che con la parola
antepagmenta,
la quale in quefto luogo vien prefa per ador-
namenti. Dice però in altro luogo;
ador-
nano gli Frontifpicj loro con figure di terra cotta y
dorate alla maniera de'Tofcani;
onde fi dichia-
ra la cofa un poco più , fe bene non piena-
mente. Ma fi può per avventura credere vi
fofsero altresì la Corona ,e l'altre parti com-
ponenti un'intiera Cornice, fe fopra vuol Vi-
truvio, fenza altro interporvi, fia il Timpa-
no collocato . Tralafcia egli parimente di pref-
crivere mifura di quefti adornamenti, ond' io
difegnata ho la Cornice fenza numero alcuno
di proporzioni. A Vitruvio nella Tavola di
queft' Ordine non fi vedrà, come nelle fufse-
guenti, unito Γ Alberti , che di tal' Ordine
non trattò, come fopra abbiamo accennato.


(a) Tertta Hypotratitlio ^ eum Aflfagaio ^ & Apopb^gt.

(b) L. 4. G. 7. Sim ahitudinis meditlis Hi , qtù a magnitudine operis pofiulahamur .

(c) Supra trabet , & fupra parìetes .ìbidem.

(d) L. 3. G. 7. Qrnanique fgnis f^iiihs imuratis earum Fafligia Tufemico mare.

Ordini

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5« ORDINE TOSCANO.

Or dm Tofcano del Palladio,
CAPO XIV,

ORa eh' abbiamo confiderato, quale intor-
no air Ordine Tofcano fofle l'intenzio-
ne di Vitruvio, rilevandola nel miglior modo
eh* abbiam potuto, da quelle poche parole, eh*
cgU cilafciòjpafferemoa coniiderare anco quel-
la de* noftri moderni Autori, i quali da' fon-
damenti del loro j^aeftro Vitruvio non difco-
ftandofi, di proprio ingegno nel modo, che
loro fembrò migliore, fò lo andarono forman-
do . E veramente non folo in quefto, ma negli
altri Ordini parimente, operarono tutti, come
apparirà, con ottima iimetria, e quel chetali
confiderazioni più profittevoli ed utili renderà,
tutti uno dall' altro diverfi e di proporzione ,
e di forme, ma tutte belle, tutte piene di gra-
zia , tutte compofte con leggiadria, onde farà
Jibero a' Profeifori di queft' Arte ad uno ο
all' altro Autore indifferentemente appigliariì,
e non folo fodisfare al genio , ma anco alli
varj accidenti, che nell*operare occorrono,ac"
comodarfi . Poflibile non mi fu , come fopra
abbiam detto, oifervare ordine cronologico , ij
che troppo impedita avrebbe Γ intenzion mia ,
Ìa qual fu , cheque' due Autori,quali più tra
loro ila no fomiglianti, per maggior comodo
degli StudioiQ aiTieme accoppiare. Ora venen^
do al Palladio, egli due maniere di fagomein
queft* Ordine ci propone; ond'io quella n'ho
prefa, che più elegante ho giudicata, e più di-
veifa da quelle degli altri &tori. In vece di
Piedeftailo pone un Dado, come nel Sanmi·
cheli veduto abbiamo , che farà alto un dia-
metro, e groifo più della fua altezza quattro
decimi. La Bafe farà mezzo diametro, e avrà
due membra ; il Plinto, e Ί Toro ; lafciando
(diverfamenteda Vitruvio ) la Cimbia al Tron·
co della Colonna, eh' egli fa di fei diametri,
fminuendolo ,come prefcrive Vitriivio, la quar-
ta parte nella fommità. Il Capitello pure è
la metà dej diametro , ed ha fette membra; ϋ
Collarino, un Liftello, una Gola, un' altro Li"
ftello,
I' Abaco, una Gufcia, e Γ Orlo. Lo fporto
èunfefìo di diametro, L* Architrave, che avrà
d* altezza un duodecimo più di mezzo diametro,
farà di due Fafcie compofto con 1' Orlo. Il
Fregio è riftretto, poiché queft' Ordine cosi
mafficio non richiede intagli , et ha d' altez-
za fette duodecimi , La Cornice , eh* è
di molto belle parti, e aflài maeftofa e feda,
è alta due terzi et un diciottefimo, con fette
membra ; una Gufcia, un Liftello, un' Ovolo, la
Corona, un'altro Liftello, la Gola diritta e
l'Orlo . il fuo Agetto fi pareggia all'altezza. L*
Architrave, Fregio , e Cornice fon minori del'
la quarta parte di tutta l'altezza della Coloti
na.L'altezza del tutto fi dividerà in parti dieci-
novene mezza, manco un terzo di diciottefimo, c
d'una di quefte fi formerà il modulo divifo ì«
parti dieciotto, come nella Tavola VII.

Ordine Tofcano delio ScamozV ·
CAPO XV.

ECco quanto dagli altri diverfo è 1* Ordine
Tofcano dello Scamozzi, il quale molto più
degli altri Autori ornato lo va formando nella
Cornice, nel Fregio,e nell'altre fue parti. Fa
egli il Piedeftalìo alto due diametri meno un*
ottavo, dividendolo in tre parti. Baiamente ,
Dado, e Cimacia. Il Bafamento, alto mezzo dia-
metro , è fenza membri. Il Dado ha d* altezza un
diametro, e- di larghezza un terzo più. La Ci-
macia è tre otta vi di diametro, avendo di fporto
quafi un' otta vo di diametro per parte, con q uat-
tro membra ; una Gufcia, un Liftello, la Coro-
na, e Γ Orlo. Quefta Corona ne* Piedeftalli tut-
ti per I' avvenire ritroveremo , pofciachè eiTen-
do la Cimacia quella parte, che dalle acque di-
fende il corpo de Piedeftalli, così aver deve la
fua Corona e Gociolatop, come hanno le Corni-
ci, onde tutto l'Edificio riman difefo. La Bafe
è alta mezzo diametro noe comprendendovi egli
Ja Cimbia; et ha di fporto un fefto di diametro
per parte. Due fono le fue membra; Plinto,
c
Toro. Il Tronco della Colonna con le Cimbie, e
1» Aftragalo è fei diametri, e ancora, quando fi
voglia, fei diametri e mezzo. Si diminuifce un
quarto di diametro, come infegna Vitruvio. II
epitelio,alto mezzo diametro, ha fei membra;
il Collarino, un Liftello, un Tondino, un' Ovo-
lo , ][' Abaco, e Γ Orlo, ο Cimacio .Tanto largo fa-
rà 1(' Abaco, quanto la Colonna da' piè, cioè un
diametro,e fuori di queft'Abaco un poco di fpor-
to avrà il fuo Cimacio. Mezzo diametro, e mez-
ZÓ duodecimo è alto l'Architrave, che ha quattro
Sembra; due Fafcie, un Liftello,elOrlo. Il
Fregio, comprefa la lifta, che ferve di Cimacio ,
alto è poco più di due terzi di diametro. Di que-
ft ο Fregio d ice Γ A utore :
è piano, et a dirittura del
mezzo delle Cólome fi mettono certi piamzzi > de*
quali fi può dire che intendeffe Vitruvio parlando
della prima maniera de* Tempj di quefl* Ordine.
La Cornice è alta quafi due terzi di diametro,
con dieci membra : una Gufcia ,un Liftello,un'
Ovolo, una Gufcia, un Liftello, la Corona, un
Liftello, la Gola diritta,un'altro Liftello, e i'
Orlo. Il fuo fporto è pari all'altezza. Il Piedeftal-
ìo è alto la quarta parte della Colonna,come pa-
rimente Γ Architrave, Fregio, e Cornice. Tutta
l* altezza fi dividerà in parti vent'una ,e cinque
f^fti,e d'una di quefte fi formerà il Modulo di-
yifoin parti dieciotto, come nella Tavola VII.

Ordine


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i»*? ORDINE TOSCANO.

Ordine Tofcanò del Sevito ,

CAPO XV I.

A ^ Oltopiufchiettoefemplice diqu9Πί , che'
j Vj abbiamo inanzi veduti, è queft' Ordine
Tofcano del Serlio, effóndo formato di poche
parti, ma grandi e maflTiccie. Egli nonpalefa
da quale antica Fabrica 1* abbia preio, e non
dice pure d' averlo efso inventato. In molte
cofe accordai! con Vitruvio, in molte altre da
lui s'allontana. Fa ilPiedeftallo di tre parti,
Bafamento, Dado,e Cimaccia,ma tutto qua-
dro e fchietto e fenza membri. Vuole il Da-
do tanto largo ed alto, quanto largo è Plinto
della Bafe, e da ciò la proporzione di quefto
Piedeftallo egli nomina quadrata. Il Baiamen-
to e la Cimacia faranno la quarta parte d'eiTo
Dado, cioè così Γ uno, come l'altra quafi tre
ottavi di diametro. Sopra quefto Piedeftallo fa-
rà la Bafe alta mezzo diametro, comprefa la
Cimbia. Avrà tre membra; il Plinto il Toro,
claCimbia.il fuo fportoin quefto mòdo lì ri-
troverà . Sia fatto un circolo d* un diametro, e
pofto quefto circolo inunquadrato pur d'un dia-
metro, formifi un'altro circolo,che tocchi l*e·
llrcmità degli angoli del quadrato ; e quefto pari-
mente pofto in un altro quadrato, quel quadra-
to appunto , che da quefto circolo rifulterà, farà,
la larghezza e lunghezza del Plinto. Neil' al-
tezza del Fufto è Ί Serlio da tutti gli altri di-
verfo, perchè detto Fufto fecondo lui non de-
ve efler maggiore di cinque diametri, venendo
così ad eflère fei diametri cori Bafe, e. Capi-
tello vQiiefta proporzione die'egli eifere unifor-
me alla proporzione, che ha il piéde umano
eoi rimanente del corpo, eh' è d'eiìb la fefta
parte. Una grande utilità da tale proporzione
derivi, .cioè fodezza e robuftezza maggiore, la
qiiale^piii che in ogni altr'Ordine in quefto fi
defidera,
come quello, che fotto gli altri è.col-
locato. II Capitellò^farà alto n^ezzo diametro,
con quattro membra: il Coliarihp, un Lriftel-
lo, Γ Ovolo, e l'Abaco. L'Abaco ha di fporto
un'ottavo di diameti-oper parte, venendo così
a riuicire quale fi vuole da Vitruvio, cioè tan-
to largo, quanto è grofsa la Colonna da piedi.
Dell' Architrave , che molto è fodo , Γ
altezza è mezzo diametro,e due fono le mem-
bra: una Fafcia, e Γ Orlo. Eguale è Γ altez-
za del Fregio, un quarto di cui farà la Fafcia,
che ferve diCimacio . La Cornice , alta pari-
mente mezzo diametro, ha tre membra : una
Fafcia, la Corona, et un Bottaccio, che ferve
per Scima. L' Architrave, Fregio , e Cornice
fono la metà della Colonna. Dividefi turta 1'
altezza in parti diecinove, e due diciottefimi
c mezzo, e d' una di quelle fi formerà il Mo-

dulo divifo 10 diciotto parti, come nella Ta-
vola Vili.

Ordine Tofcano del Vignola.
CAP Ο XV Π.

SI protefta il Vignola non aver nelle An-
tichità di Roma Fabrica alaina ritrovata
d* Ordine Toicano, da cui ritrar potefse re-
gola certa per formarlo, però fuori di quel po-
co, che ne lafciò fcritto Vitruvio, egli fi di-
chiara averlo tutto di propria idea lavorato.
In fatti riefce molto bello, la grazia
con la fodez-
za accoppiando, e ciò che β più ai propofito
noftro, da tutti gli altri differente; impcrciò
che non credo poterfi ricavare dagli Studiofi
maggior giovamento, che dall' ofservare la di-
vermà, ch^e pafsa tra buoni Autori, e le diver-
fe loro buone maniere, imbevendo con ciò la
mente di belle e variate idee, e prendendo fa-
cilità di mutar partiti , per adattarfi fecondo
occorre a' fiti, e a tant'altre neceifità, che pof-
fono a chi opera apprefentarfi. Ma per veni-
re alle particolari parti di queft'Autore,il Pie-
deftallo è alto due diametri e un terzo , ed è
largo un diametro e tre ottavi. Ha tre parti:
Bafamento , Dado, e Cimacia. Il Bafamen-
to ha due membra; un Zocco, e un Liftello ;
et ha d' altezza un quarto di diametro.
Il Da-
do è alto un diametro e cinque fefti, e la Ci-
macia un quarto , come il Bafamento, della
qiiale parimente due fono le membra ; una
Gola roverfcia, e Γ Orlo. La Bafe in tutto è
all'altre fomigliante, e avrà d' altezza mezzo
diametro con iaCimbia. Il Fufto della Colon-
na farà fei diametri, e fi fminuirà poco me-
no d' un quinto di diametro. Alto quanto la
Bafe firà il Capitello, che avrà cinque mem-
bra : il Coiiarino, un Liftello, l'Ovolo, 1 A-
baco, e l' Orlo . L* Abaco farà largo un diame-
tro ed un fefto j e più mezzo duodecimo di dia-
metro farà la larghezza dell* Orlo. Mezzo dia-
metro farà Γ Architrave, con due membra : una
Fafcia,e l'Orlo. L'altezza dei Fregio, che fa-
rà fempre fchietto, c fenza intagli , fupererà
d' un duodecimo di diametro Γ altezza deli*
Architrave. La Cornice è alta due terzi di dia-
metro , et ha di projettura tre quarti, della qua-
le fei fono le membra: una Gola
roverfcia, un
Liftello, la Corona, un'altro Liftello, un Ton-
dino, eun Bottaccio, ch'è la Scima, come nel
Serlio abbiam veduto. Il Piedeftallo è la terza
parte della Colonna ; e l'Architrave, Fregio,
e Cornice fono la quarta parte. Si divide tutta
l'altezza in parti ventidue et un fefto, e d'
una di quefte fi forma il Modulo divifo in
parti dieciotto,
come nella Tavola Vili.


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Ο R D I Ν E Τ Ο s e A Ν Ο.

54

DegV Intercolonn'jl Archi, et Impofie
. ^ iiell' Ordine Tofcano.

I ^

F CAPO XVIII.

C inque maniere d*Intercolonnj ci fono da
* Vitruvio infegnate, che d" efse favellan-
do adopera
i nomi Greci, de* quali per efse-
re ormai ciò comunemente in ufo apprefso tut-
ti gli Scrittori, io parimente fon coftretto fer-
virmi. La prima chiamafi P^c»o/]f3//oj",et ha di
larghezza un diametro e mezzo ; la feconda
fìdiceSyβyίos, et è di due diametri. Gì* Inter-
colonnj di quefte due prime maniere Vitruvio
chiama νΐζ^οβ per efsere troppo angufti, Euji^
los è chiamata la terza maniera , benché egli in
uki^no luogo la ponga, quale è di due diame-
tri et un quarto ; et c da ui la più bella ed e-
legante fra tutte Γ altre reputata.
Diaflyhs è
la quarta, eh*è di tre diametri; e Tultimas*
ape la
Areofiylos cioè una diilanza libera a pia-
cimento ; e quefta più, che qualunqu* altra,
è, com* egli ancora avverte, all' Ordine Tof-
cano convenevole, nel quale facendoli ( come
abbiam già detto) gli Architravi di legno, po-
tranno efli anco in maggior diftanza pofti reg-
gere aiTai bene. Una cofa però notar qui fi de-
ve, ed è, che quando Loggie fi facciano di
più Colonne, lo fpacio di mezzo eiTere dove-
rà fempre degli altri alquanto maggiore, così
per iichivare, che dalle Colonne occupate non
rimangano le Porte, e gli ornamenti loro,
come perchè ciò facendofi,r afpetto della me-
defima Loggia aflai più graziofo verrà a riufci
re . Ma per difcendere a* noftri Autori , ri-
trovo, che tutti nel fare gli Architravi di le-
gno della maniera
AreoflylosCi fervirono. Quan-
do però gli Architravi fi facciano di pietra, vuole
il Palladio, che non eccedano la maniera Ditf
fiylosy cioè tre diametri; come pure adoperano
la medefima maniera
Diaflyhs lo Scamozzi, e
*1 Vignola, con quefta differenza, che li fan-
no ancora di due diametri ed un terzo. Ter-
minate le proporzionidegl' Intercolonnjjquel-
Je ancora degli Archi di queft' Ordine aiÌegne-
remo- Vitruvio non pària in luogo alcuno di
tali Archi ornati con Colonne, ma bensì par-
la de* Portici della Bafilica, della Paleftra , e
d* altri, de' quali a* noftri tempi foverchio fa-
rebbe il ragionare. Dal Palladio però comin-
ciando, egli vuole la luce d*eifi Archi alta fet-
te diametri, e due terzi, ma circa la larghez-
za, io tengo per cerco, che nella prima edi-
zione del Francefchi cadeffe errore, dalla qua-
le fi trasfufe ancora nella feconda del Garam-
pello, per cui le medefime tavole fervirono.
Notanfi in quefte tavole fei diametri, e cin-
que duodecimi di larghezza, il che facendcfi ,
così nano e fproporzionato Γ A reo rimarrebbe ,
che parmi impoffibilefofle mai tale Γ opinio-
ne d*Autor sì grande, e in ogni cofa sì rego-
lato, Ma ciò più chiaramente fi manifefta mi-
furando i medefimi difcgni, co* quali nonpof-
fono certamente le fegnate mifure accordarfi ,
altra larghezza in eiìì non capendo, che di
quattro diametri e cinque duodecimi, fecondo
la qual mifura convenevolmente larga efia
luce riufcendo, e affai bene alla notata altez-
za corrifpondendo, fi vede chiaro quefta ef-
fere ftata dell* A utore Γ intenzione . Notato
ciò, che pur era neceffario avvertire, le mi-
fure del Palladio profeguiremo , La larghez-
za del Pilaftro è un diametro, ed un trente-
fimo più di cinque felli ; il che non arriva al-
la terza parte della luce d* effi Archi . I Mem-
bretti fono larghi un terzo, e un decimo di
diametro , e sii Archivolti un poco meno .
Dall' altezza
de* Membretti quella fi prende-
rà delle Impofte, che fporgeranno poco più d'
un quarto di diametro. Ne propone egli due
fagome,le quali hanno fette membta per ciaf-
cheduna. Nella prima fono una Fafcia, una Go-
la roverfcia, un Liftello, la Corona , una Guf-
erà , un Liftello, e 1* Orlo ; e nella feconda una
Fafcia , una Gufcia, un Liftello , una Gola
diritta,un Liftello,una Gola rovericia, eTOr-
lo. Veniamo allo Scamozzi. Secondo quefto
Autore la larghezza della luce è quattro diame-
tri, ed un terzo ; e Γ altezza otto diametri, e
mezzo, ed un trentefimo di più. I Pilaftri fa-
ran due diametri ed un terzo, cioè più della
metà dell' Arco , le Alette due terzi, gli Ar-
chirolti poco
meno di mezzo diametro. Fa egli
la Serraglia dell' Arco alta cinque fefti, e lai -
ga un terzo et un duodecimo nel più baffo. Due
Maniere d* Impofte fempre ci propone ; una
la chiama maggiore, e l'altra minore. Di
quefta fi fervi negli Archi fenza Piedeftiillo,
dell*altra,quando pone il Piedeftallo. Ciò fu
a mio credere un'ottimo penfamento, perciò
che fenza Piedeftallo il Membretto certamen-
te farà di minore altezza, onde un* Importa
più baffa e più gentile vi fi richiede. Dove ali*
incontro
ponendovifi Piedeftallo, maggiore ver-
rà ad effere Γ altezza del Membretto, da che
ne ri fu Ita , che fimilmente più ricca e più al-
ta Impofta farà convenevole- La maggiore è
alta poco più di due terzi, et ha nove mem-
bra: due Fafcie ,una minore, e 1* altra mag-
giore, una Guicia > un Liftello , una Gola
diritta, un'altro Liftello, la Corona, un* al-
tro Liftello, e Γ Órlo ; ha di fporto un quin-
to di diametro. La minore ha parimente no-
ve membra: un Liftello, e un Tondino, che
fono gli Aftragali del Membretto > il Collari·

no.


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i»*? ORDINE TOSCANO.

no, un LìÌlelÌOjuna Gola diritta, un Liftel-
lo, U Corona, un' altro Uftello, c Γ Orlo.
Ha di rporto un fedo di diametro, et è alta
nove
ventefimi.GIi Archivolti fono larghiam-
bidue, il maggiore quafimeizodiametro, e il
minore un terzo , et un decimo, avendo am-
bidue le fteiTemembra, che fono quattro; due
Fafcie, un Uftello, e Γ Orlo. Altri due Au^
tori ci reftano a vedere: il Serlio, e Ί Vigno-
la. II primo fa li vani degli Archi di due lar-
ghezze, i Pilaftri la metà della larghezza d'
cffi Archi, e Ί Membretto 1* ottava parte,
doc mezzo diametro ; poiché vuole, che dt
fluatcro diametri fieno gli Archi. Altre Impo·
ile non fa che quadre | e fenza membra .
Finalmente il Vignola fa le Impofte con tre
fole membra; un Liftello, la Corona , e l*
Orlo. Alte le vuole quanto i Mcmbretti,cioè
mezzo diametro; ma negli Archi fenza pie»
deftallo fa cosi li Membretti, come le Impo^
ile, che fono fchiette, alte folo un quarto di
diametro. Non ho parlato d' intagli, che a
queft'Ordine,il qualeeiTer develifcio e fchiet-
to, fàrebbono fconvenevoli . Negli altri quat-
tro a' quali membri efli intagli conrengaaof
uot^rjemo diftintamence.

SS


s;.

fO"·

Κ

ffii.

OK.OI·

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ORDINE DORICO

D £ L

S A Ν Μ I C Η E L I

CAPO XIX.

PEr continuare l'ordine, che dalla robufter-
za maggiore delle Colonne abbiamo prefo ,
daremo il fecondo luogo ali*Ordine Dorico,il
quale dopo il Tofcanoè di tutti gli altri Η pìii
maificcioè *lpiiifodo. Di tal* Ordine affai fre-
quentemente il noftro Autore fi fervi, che vera-
mente l'ha con grande felicità adoperato. Nega-
re non fi può, che per Porte di Città, Cortili, e
Loggie e fimili cofe non fia di tutti gli altri il più
adattato'e Ί migliore, eifendo robufto aifieme ed
ornato, pieno di grazia e di maeilà in tutte le fue
parti, ma nel Fregio particolarmente, dal quale
molta vaghezza alle Fabriche deriva, con diletto
infieme e meraviglia de* riguardanti. Dell* origi-
ne di queft* Ordine , come di tntti il più antico,
è affai malagevole, cofa alcuna llabilire . Vitru-
yio (-») lo attribuiice a Doro figliolo d'Elleno e d
Optica Ninfa, Re fecondo lui dell* Achaja e del
Peloponnefo jOggi dette Livadia, e Morea, che
primo di tutti alzando in Argo un Tempio a
Giunone dì quefta maniera, in eilà il nome traf-
fufe .
A ir incontro i noftri Italiani Scrittori, fu
moke autorità de' Greci fondandofi, vogliono
che fuffetal* invenzione pofta in ufo da'popoli
Dorici in tempi affai lontani da quelli del Re
Doro. Quanto a me per quello, eh* ho potuto
da Scrittori antichi raccogliere , pare eh' erraflè
Vitruvio (fia detto con buona pace d" Autor fi
grande ) e in creder quel Doro Re del Peiopon-
nefo,ech'ivi alzato egli aveffe quel Tempio,
onde fecondo lui ebbe il nome ΓΟ idi ne Dorico,
qual giudico foffe di quel Tempio pili antico af-
fai. In fatti antichiffimi effere flati i Popoli,
che Dorici ο Doriefi nomati fnrono da Doro fi-
gliolod* Elleno, ricavo da Tucidide, il quale dice
nel
I., chele genti condotte da Elleno e da'fuoi
Figlioli fi chiamarono foli Elleni, cioè Greci, e
che non tutti i Greci con un cognome folo chia-
mati furono da Omero, ma i foli difcendenti di
coftoro, che vennero di Ptiotide con Achille ;
ed Erodotto nella
Clio nomina come delle più
antiche di Grecia la gente Dorica e TJonica, Che
pofcia i Doriefi iludiofiffimi fuffero d' Architet-
tura, fi legge in Stabone nel 14. (^) Quel Do-

ro poi, del quale parla Vitruvio, non potea mai
edificare in Argo un Tempio a Giunone, fe fo-
lamenteaffai tempodopo, lui il Peloponnefo oc-
cupato fu da que*popoli, i quali ufciti da* Regio-
ni della Teffaglia, come fi legge in Erodoto nel
I. eia Strabone nel 8., prima di fermare in Pelo-
ponnefo 1* abitazione e *1 Regno loro, qua e la
peregrinarono,.ora altri cacciando, et ora da al-
tri vinti e cacciati, come oltre licitato libro d*
Erodoto fi trae da Platone nel 9.
delle Leggi fC da
Tucidide in un'altro luogo del i. libro, ove
fcrive folo 60. anni dopo la rovina diTroja ave-
re i Dori la Morea poffeduta . Ma fe quelle
genti dal fudetto Doro apellate fuffero Doriche
ο Doriefi, trovo in ciò difcordi Erodoto, e Stra-
bone. Dice quefti parlando d' eflò Doro e de*
OorìeCi: e quelli, che a fe fopraviffero, così da fe
chiamati ìafciolli. {e)Bt ali* incontro afferma E-
rodotojche que*popoli folo dopo effer venuti
nel Peloponnefo nominati fuffero Dorici, aven-
do poche parole avanti fatta già menzione dì
Doro figliol d' Elleno ,che ancora fecondo lui
veniva ad effere flato Re loro molto tempo a-
vanti, cioè mentr*erano ancora in Teffaglia, po-
nendofi da Erodoto quel Regno di Doro in
Iftiotide fotto i monti Offa, et Olimpo. Ma di-
cendofi altresì da Vitruvio, che quel Doro era
figliolo d'Elleno ,e veggendofi ne' Greci Au-
tori, e fcrivendolo apertamente Strabone, ιΌ
chequeir Elleno era figliolo di Deucalione, ne
fiegue, che non poteva Doro, il qual vifse molti
fecoli avanti, aver regnato in Peloponnefo, né
ivi aver fabricato
quel Tempio a Giunone, dal
quale vuol Vitruvio, che Γ Ordine Dorico a-
vefse il nome, e Γ origine. Che che fia di ciò, pa-
re a me quafi certo, che s*inventafse il Dori-
co (qualunque fufse il tempo, ο Γ Autore di tal*
invenzione) per lo divinculto, e che il primo
Dorico Edificio fofse un Tempio ficuramente;
sì perchè molti famofiffimi Tempj de* Greci
leggo in Strabone, in Paufania, e in Vitruvio ef-
fere flati d'Ordine Dorico, sì perchè ne Fregi
di quefl' Ordine, come fi vede negli antichi mo-
numenti, fifcolpivanocofe,lequahfolo a* Sa-
crifici

(a) Prims & amiqaim Dofitaefl mta ^ namque Aebajay Vehpomsfoque tota Dorut Hellenit, <Cf Opticot
NiHpù<e Piltut regnavi! } ifque Argii vetafia Civhate Junonit ttmphm adifieavittjutgtmrìt ^t.
i. 4. c. I.

(b) Hoc in loco,. ·. fummum fiudium fuit cirta ArcbitiSlat,
le) Siéiquf fup^itet a fe vocatot reJiquit lib.
g.

(d) Diasalionit filium HdUnum faijfe Uh, g.

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-ocr page 59-

ORDINE DORIGO.

crificj appartenevano, come Patere, teilefpol-
patedi Tori con ferti e ghirlande,· le quali
cofe ftate così farebbono in que* tempi ad un
profano Edifìcio, come ne* noftri ad un facro
fconvenevoli. E veramente chi adefso una Chiefa
cliqueft*Ordine a fabricare intraprendefse, in
afsii biafimevole improprietà incorrerebbe, fa
ne*luoghi al divino e vero culto deftinati cofe
framifchiafse, cheolezzinodi Gentilefimo. In
quefto peccò Bramante per la libertà di que*
tempi, ne* quali troppo amore portavafi ali*
antichità. Nulladimeno il noftro Autore nelle
fagre Fabriche hacongrandiifimogiudiciofchi-
fate tali fconvenevolezze fenza togliere alcuna
delle grazieal componimento, come in Vero-
na nel Campanile di
S. Giorgio fi può vedere,
dove con ottimo fopraornato Dorico ha la parte
inferiore adornata .Quivi in vece di Patere e te-
fte di Tori ha egli nelle Metope intagliati Calici,
Manipoli, Turibuli, ed altri ilromenti , che
ne*noftrifacri ritis*adoprano, in guifa tale,che
con grandiffimo diletto e degl* ignoranti e di
quei, che fanno , e tolta fi vede qualunque
improprietà,eapparifceneU* Opera tale orna»
mento e leggiadria, ch*eira può con la bellez-
za delle antiche ftare in paragone. Da' Tempj
pafsò queft' Ordinead eiTere per Teatri, ed An-
fiteatri adoperato; pofcia indifferentemente per
ogni forte di Fabriche fu porto in ufo, ma parti-
colarmente per Arfenali,Zecche,.PortediCit-
tà,Moli ed altri fimili Edificj , a neiTuno de*
quali efib mai difconviene per lefue belle pro-
porzioni e giufta fimetria, eper la robuftezza,
che ha di foilenere fopra fe altri Ordini più dili-
catijiquaiiaifaibenefempre col Dorico fi con'
fanno. Far fi puiTono di queil'Ordine Colonnati
femplici e compoili ancora, cioè con Archi, nelle
quali due forti di Colonnati fempre avvertenza
aver fi deve^che vengano i Triglifi a cadere fopra
ie Colonne, come nella Tavola X. fipuò vedere.
Negl* Intercolonni de* Colonnati femplici,fe-
condo il Sanmicheli, fi ferverà la maniera
Pyc·
mfiyhsy
e Diafiylos nell* Intercolonnio di mez-
ro;iI che facendofi, giufti caderanno i Triglifi fo-
pra le Colonne. Il Piedeftallo vuole egli alquan-
to maggiore della terza parte delia Colonna, e Γ
Architrave,Fregio, e Cornice un diciottefimo
più della quarta parte, La luce degli Archi farà
di cinque diametri in larghezza e dieci in altezza ;
e in queftaguifa refterannoappuntoiTriglifi nel
luogo ad eifi convenevole. Alta una volta più che
larga farà la luce della Porta ; e la larghezza di
poco eccederà tre diametri. Ùn diametro d* al-
tezza
e poco più farà tutto Γ Ornamento, cioè
Architrave, Fregio, e Cornice. Dalla lunghez-
za della Cornice dee trarfi regola per lo Fron-
tifpizio ; imperciochè fatte d* eiTa lunghezza
quattro parti
e mezza, da. una di quéfte par-
tì Γ altezza del Frontifpizio fi formerà. Le Alet-
te ο Membretd faranno trequard di diametro ,
onde verranno a riufcire a baftanza maflìccie. I
Pilaftri faranno larghi mezzala luce degli Ar-
chi, e leColonne un quinto d* eiTa luce. Qui
parlerei delle Impofle, fe più opportuno luogo
per trattarne non credeiTi il C. 26 .dove quanto d'
efle fi leggerà potrà con la Tavola rifcontrarfi.
Ma ad una ad una le parti di queft* Ordine fe-
condo il Sanmicheli poniamoci adefaminare. If
Piedcftello ha tre parti , Bafamento, Dado,
e Cimacia. Il Bafamento farà mezzo diametro,
con cinque membra: un Zoccolo,dueLiftelli,
una Gola diritta , et una Gufcia ; e farà il
fuo fporto pocopìùd*un fefto di diametro.In-
tagliare fi potrefcbono la Gola e la Gufcia ; e
così andremo di mano in mano accennandole
membra , che fi po0bno intagliare, non inten-
dendomi però, che intagliar fi debbano tuttele
membra da me fuggerite,ma il giudiziofo Ar-
chitetto, ora Γ una andrà fcegliendo, ora Γ al-
tra , ο a piacer fuo, ο dovendoli uniformare alla
minore ο maggiore richezza dell' opera, che s*
intraprende. Il Dado è fchietto ; et è groflb
quanto è largo il Plinto; e farà alto un duo-
decimo meno di due diametri. In eiTo Dado
fono difegnati gli fpezzamentì della Porta, Ar-
chi tra ve. Fregio, e Cornice. L' Architrave col
fuo Cimacio ha d'altezza tre duodecimi e mez-
EO di diametro; ed ha fette membra .· due Faf-
cie, un Uftello, e Γ Orlo, una Gufcia , un
Liftello, ed un Tondino. Il Fregio è alto tre
ottavi di diametro, e alta poco meno farà la
Cornice. Il fuo fporto è due noni e mezzo di
diametro; et undici fon le membra: cinque Li-
ftelli, unaFafcia, un'Ovolo, due Fafcie da un
Liftello divife , che fervono per Corona, la Gola
diritta , e 1* Orlo . La Cimacia del Piedeftallo fa-
rà minore alquanto del Bafamento, ed avrà cin-
que membra · una Gufcia , un Liftello, la Co-
rona, una Golaroverfcia, e l'Orlo. Lo fporto
farà due noni e mezzo di diametro. Ancora nel-
la Cimacia intagliare fi potranno, come nel Ba-
famento, la Gufcia, e la Gola. Gli Antichi»
queft' Ordine non dieder Bafe, come da' Mo-
numenri fi conofce,ilche grato all'occhio non
riufcendo, fupplirono i buoni Moderni con la
Bafe detta da Vitruvio Attica, ο Atticurga . Al-
ta é quefta mezzo diametro, con fei membra : il
Plinto, il Toro, un Liftello, un Cavetto, un'
altro Liftello,eΊ Baftone ο Toro fuperiore.
Avrà di fporto poco più di due duodecimi é
mezzo; e fi potranno intagliare il Toro, il Ca-
vetto , e *1 Baftone. Il Tronco della Colonna
avràd*altezza, comprefi gli Aftragalie laCim-
bia, fette diametri ; ma perchè deve adornarfi,
e non così nudoe liicio rimanere, come nel Tof^
cano>s'adoprinoper adornarlo le fcanalature,


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ίο ORDINE DORICO.

le quali fono li più graaiofa e regolata maniera
d'adorna mento, che intorno ad una Colonna
ufare fi poÌTa, fconvenevoli effendo tutte Γ al-
tre, come da noi nel Capìtolo
degli Ahufì s* è
dimoftrato. Varj modi diquefte fcanalature ri-
mafero nelle antiche Fabriche, e fono da Vitru-
vioinfegnate, onde noi a ciafcheduno de* fuilè-
guenti Ordini uno Tempre diverfo ne andrem
ponendo ; e in quefta guifa fe non tutti, alme-
no quafi tutti qui raccolti cotali modi verremo
a dimoftrare.Sarà il primo , come appunto a
queft* Ordine , che fra tutti è Ί più fodo, fi
conviene, poco cavato;e la forma dell' incavo fi
vedrà nella Figura a deftra del Piedeftallo, nel-
la quale una punta del Triangolo fervirà per
centro al circolo dell* incavo, che dovrà toccare
ambedue l'altre punte del Triangolo con le
fue eftremità.Qtiefticanali fono ventiquattro,
come fi ha nella pianta della Colonna, e fono
larghi poco più d'un duodecimo di diametro.
Ma per defcrivere le proporzioni generali di que-
lle fcanalature (già che in altro luogo non ne
abbiamo ragionato ) diremo primieramente ,
che non dovranno in una Colonna effer mai
meno di venti canali, ftèpiù di vent*ottp.Op·
porre mi fi potrebbe,che ne permetta Vitruvio
fin trenradue ; il che può farfi, lafciandofi i pia-
nuzzi; ma co* pianuzzi e tanta quantità di ca-
nali fi vede chiaro, fe le Colonne troppo per
così dire fminuzzate verrebono a rimanere. Av-
vertir fi deve,che da' canali, fe in minor nu-
mero fono, e meno incavati, rifulta maggior
fermezza, e fein maggior numero e più inca
vati, maggior vaghezza e leggiadria ; onde più
numeroii,e più incavati eflì fieno nelle Fabri-
che più nobili e più adornate, ed ali* incontro
nelle men nobili meno incavati e di numero
minore. Li Pianuzzi, che fono tra canali, fa-
ranno ο poco più del terzo d' eÌTi canali,© non
mai minori della quarta parte. Diverfe maniere
di queili canali
ti veggono negli Edificj anti-
chi, e ne'moderni ancora; imperciochè parte
per tutta la lunghezza della Colonna, e parte
fon cavati per due terzi fola men te , reftando
la terza più baflà parte così ripiena, come fe
dentro fuiTe un battone ; il che oltre il difen-
dere li pianuzzi, che fcantonati non fieno e
guaiti, apporta alle Colonne un grandiffimo
adornamento. Quanto ora abbiam detto, fer-
virà per general regola di tutti gli altri Ordini
ancora, e paiTeremo intanto ad oiTervare il Ca-
pitello, Architrave, Fregio, e Cornice. Otto
fono le membra del Capitello, alto mezzo dia-
metro: il Collarino ( dove fogliono intagliarfi
quattro rofe, le quali fervono ordinariamente
per diftinguere quell'Ordine dal Tofcano, po-
tendo di leggieri avvenire , che per la troppa
fomiglianza uno con l'altro confondafi) tre A-
nelli, un* Ovolo, Γ Abaco, una Gola rovcr-
fcia, e Γ Orlo - Di quefle membra fi pciTcno
intagliare l'Ovolo, e la Gola roverfcia . La
maggior larghezza dell'
Abaco, con lo fpono
del fuo Cimacio , ο dir vogliamo dell* Orlo, è
un diametro ed un quarto. Mezzo diametro
forma l'altezza dell'Architrave, e tre fono le
membra; due Fafcie e l'Orlo, altrimente det-
to Tenia, fotto il quale a diritto de* Triglifi
facciafi un regoletto tanto lungo, quanto lar-
ghi fono i Triglifi , con fei goccie pendenti ,
lequali fi mettono a perpendicolo degli fpigoli
de* canali né* Triglifi incavati. Qiiefte goccie
da
molti fono chiodi nominate, e particolar-
menteutili fono per gli Architravi, i quali per
queile goccie (la dove per altro apparirebbono
un poco nudi ) rimangono convenevolmente
adornati. Trequarti di diametro formeranno
l'altezza del Fregio, nei quale fi devonoi Tri-
glifi e le Metope ripartire. Qiieili Triglifi al-
tro non fignificano e fingono che le tefte de*
Travi, che fporganofuori del vivo.S'intaglia-
no in eifi due canali interi, e due mezzi ne*
cantoni per far moAra, che in efll Γ acque
(correndo, dall'ingiuria delle pioggie reftino i
Triglifi ben difefi.Sono eflì alti quanto il Fre-
gio, e larghi mezzo diametro. Di quefia lar-
ghezza faccianfi fei parri, tre delle quali a* piani
rinchiufi fra canali s' aiicgncranno, alli due
canali di mezzo 1 altre due, e quella pofcia ,
che rimane, in due parti rompendofi, fra li
due mezzi canali de* lati fi dividerà. In mezzo
a' Triglifi faranno le Metope , cioè que* fpa-
zj, ne'quali s'intagliano cofe alla Fabrica,
ο
a chi la fa coftruire appartenenti, come già
fi
diiTe nel principio di quéfto Capitolo. Saran-
no fempre altequantoij Fregio, ed altrettan-
to larghe, dovendo fempre da
chi errar non
vuole farfi quadrate. Una difficoltà ne rima-
quale è, che nelle cantonate, dovendo fi

ne

far Loggie con Colonnati femplici, nelle qua-
li fem pre una Metopa, e non un Triglifo, por
fi dee, qualora della folita fua grandezza facciafi
quella Metopa, ο mezza di qua e mezza di là,
non fi potrebbono più allora Colonne fottopor-
re, ο più fovra la mezzaria dell ultima Colonna
l'ultimo Triglifo perpendicolare non reilereb-
be.Tal difordine fi fchiverà, quando l'ulrirpa
Metopa tanto grande fi faccia, quanto è loHfpa-
zio,che reftadal Triglifo al vivo della Colon-
na. (a) Semimetopa fi dice quefta da Vitruvio,
(fe bene alla metà della Metopa non può ar-
rivare) quali Semimetope, fe fieno, come infe-
gna Vitruvio,imfol quarto di diametro, fola-
mente a' Pilaftri quadrati, che non fminuifca-
no, fi deono fovraporre ; ma quando por fi

deb-


(a) ttem fiirxtrimìt /ingulit Semimetopiajint imprejfa diifidia meduVt Ufitudtne. Lib 4. Gap. 3.

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à ο R D 1 Ν E DORICO.

debbano fovra Colonne, che fminiiifciino, al-
lora
Tempre Ja lorgrandezza al fovradecto fpa-
zio, eh' è dal Triglifo al vivo della Colonna,
dovrà pareggiarii. Sopra quefto Fregio corre
una Fafcia , chiamata Capitello ο Cimacio de*
Triglifi,alto un diciottefimodi diametro. La
Cornice,
alta cinque fefti di diametro manco
mezzo dicìottefimo, avrà dodici membra: una
Gufcia, un Liilello, un' Ovolo, un' altro Li-
ftello, una Fafcia , (nella quale al dirittofo-
prii i Triglifi fportano i Menfoloni , che pro-
prj fon di queiP Ordine,e follengono ilGoc-
ciolatojoj una Gola roverfcia, un LifteIÌQ,la
Corona, un' altra Gola roverfcia , un altro
LifteJlo, la Gola diritta, e Γ Orlo. Nel fof-
fitto del Gocciolatojo fi formano diverfi ripar-
timenti, ove diverfè cofe s'intagliano a capric-
cio deir Architetto, di baiFo rilievo però fem-
pre, acciò da quelle adornamento e grazia, e
non confufione, all'opera ne derivi. Al dirit-
to de' Triglifi fotto i Menfoloni vuol Vitru·»
vio lib. 4. cap. 4. fi fcolpifcano deile goccie,le
quali fiano fei nella larghezza e dodici nella
lunghezza. Qiiefta Cornice avrà di fporto af-
fai più deir altezza , e ciò per Io rnolto
agetto de' Modigliónii quali così ajiitarpof-
fono a foftener la Corona ; il che non folanien-
te difende
dall' acque, e dalje nevi le Fabri"
che , ma le rende ancora più adorne e gra-
ziofe, e fa parer maggiori le Cornici ; dove al
contrario quando le Cornici poco fportano ,
mozza e con poco garbo l'Opera rimarrà. Lo
fporto é ua diametro e due noni; e fi poiTono
intagliare Γ Ovolo, e le Gole roverfce. Anti-
camente
nella Gola diritta detta Scinia , al dir
di Vitrqvio iib, 5. cap. 3., tefte di Leoni inta-
gli ^re fi
folcano a diritto de' Modiglioni, dal·^
le
quali le raccolte acque fuori fi mandava-
no; nulladimeno ciò rare volte, ancorché riefca
ottimamente, e dal Sanniicheli, e dasli altri
buoni Moderni fu praticato: Ma effendoci noi
propofto di neÌTuna tralafciare dì quelle co^
fe, che da faperfi fono più neceilàrie a chiuii-
que varrà con lode quefta belliffima Profeifio-
ne eferci tare, ora un penfieroin mente mi cad-
de, che non avendo ne' Capitoli generali della
diminuzione delle Colonne favellato, fi potreb'·
be da taluno ragionevolmente giudicar man?
chevole queft'Operecta,come priva 4'wn^ pat"
te, fenza la quale ftare non può la buona Ar-
chitcrtura ; imperciochè qwai bellezza, e qual
grazia aver potrebbono le Colonne , che con
bella regolata diminuzione dall' Architetto non
fi formaiTero? Nori iftimo dunque eiferepotrà
difcaro a'Lettori,fi come non inutile certamen-
te, ch'io qui ne tratti,e parli delle due ma-
niere, con le quali efla dimunuzione e dal San-
michcli, ^ da tutti gli altri noltri
zi da qualunque buono Architetto fu pratica-
ta. Dalla men ufitata maniera cominciando,
diremo, che fatte del Tronco tre parti, la
prima parte quanto più s'inalza, di mano in
mano s' accrefca e fi ^onfi, cosi però , che
quefta gonfiezza maggiore mai non divenga d'
un dieiottefimo ed un terzo di diametro. L'ai"
tre due parti poi vadano fminuendo fino alla
fommità della Colonna, dove fotto la Cimbia
farà fegnato il fuo raftremamento. In cotal
guifa quefta gonfiezza, come dal fovraftame
pefo, onde premute fono le Colonne, cagio-
nata, cofa naturale e propria (a che tutte Γ
Arti tender fempre devono) raiTembrerà.
L'
altra maniera, che più coinunementc s' ado-
pera, fpiegheremo brevemente, dicendo che
fktte, conie detto abbiamo, le tre parti, la in'
feriore refti a piombo, e Γ altre due fminuif-
cano. Qiii fòrpaiTare non fi dee una diligen-
tiiTima oiTervazione e diverfità, che lo Sca-
mozzi intorno al dividere il Furto in parti vuo-
le fia in ciafchedun' Ordine avvertita. I Fufti
tutti fecondo lui in dodici jparti dividendofi ,
tre di quefte parti nelle Colonne Tofcane,
tre e mezza nelle Joniche , e quattro nelle
Corintie a piombo rimaranno. Non da così
riftretti termini circofcritto nelle Doriche e
nelle Compofite farà 1* operare dell' Archi-
tetto , che quel numero di parti , per la-
rdarle a piombo, eleggerà , quali fecondo
a quefte proporzioni giudicherà più conve-
nevoli. Qtianto pofcia far fi deggia , perchè
nelle parti di fopra dilettevofee graziofa riefca
la diminuzione, non m' affaticherò con altre
parole a dichiararlo , avendo di ciò chiara e
diffùfamente, e meglio affai di quello, eh* i©
far poteflì, il Serlio, il Vignola , il Palladio,
e lo Scamozzi trattato ne' Hbri loro, le rego-
le de'quali per comodo, e profitto de* miei
L,ettori nella vicina Tavola fi vedranno efe-
guite con efàtezza, Ma non bafta porre tanra
cura e diligenza perchè bene diminuifcano Γ
inferiori e fuperiori parti, che fi deve ancora
trovar modo, come la parte, che fminuifce
con quella,, che refta a piombo, ο raftremaii
air ingiù, congiungafi graziofa men te. Ciò fa-
cilmente s'ottei-rà, quando formata la parte
inferiore^ delle fommità di quelle due linee,
che la racchiudono, fi formi un femicircolo,
in cui terminando la parte inferiore, e la fu-
periore cominciando ^ con leggiadra grazio-
fa unione ambedμe congiunte reftino et anno-
date. Efpofta quefta dottrina, che pretermet-
terfi non dovea, per la quale più opportuno
luogo non ho potuto ritrovare, profeguiremo
lemodinature di queft'Ordine fecondo la men-
tp degli altri Autori,


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64 ORDINE DORICO.

Ondine Dorico dì Vìtruvìo.
CAPO XX.

Molto chiaramente e più difFufamentedel
fuo coftume è da Vitruvio dercritto il
Dorico,cui perefporre fecondo la mentefua,
quanta per me fi può diligenza ed efatezza
maggiore, non ho lafciato d* adoperare. De*
Piedeftalli non parlerò, già che Vitruvio non
ci preferi ve determinata regola per formarne
le proporzioni, dicendo folamente lib-1- cap.
g. che compofti effer devono di tre parti,Ci-
macia, Dado, e Bafamento,e che quello Ba-
famento, e quella Cimacia s' adornano con
Liftelli, Gufcie , Corone, c Gole, fenza
punto venire alle proporzioni · Ragionando
poi del Podio del Teatro, lib. 5. cap. 7, (il

3uale da molti fi crede Io fleffo , che *1 Pie
eftallo^ dicech'eflb Podio alto fia la dupde"
cima parte deir Orcheftra. Però certa rego-
la trovar non fi può per farne giudi difegni,
ond* io, che prefiiTo mi fono di non lavorare
di fantafia ingannando chi legge, ma d'eipor·»
re con ogni fchiettezzae fincerità la mente de"
gli Autori, quale appunto la trovo nell* ope^
re, ο neMibriloro, ho cralafciati eifi Piede-
ftalli, come pure n' ha tralafciata la dichiara-
zione Γ Alberti, che qui unito con Vitruvio
vedrà il Lettore. Come abbiam detto, Baie
alcuna egli al Dorico non aiiegna, defcriven^
do in vece 1' Atticurga, della quale io pure
mi fervirò, veggendola da quafi tutti i buoni
Autori adoperata· Ma qui non accade più fa-
vellarne , avendola io già defcritta nel Sanmi-
cheli. U altezza del Tronco della Colonna
farà fei diametri,e nella fommitàla fella par'
te della groiTezza da piè dovrà fmmuire. In··
torno a quelle diminuzioni ci lafcia Vitruvio
un belliiTimo ricordo, il quale fempre dovreb-
befi porre in ufo. Dice che fecondo Γ altezza
delle Colonne fi deve la lor diminuzione re-
golare ; perochè nelle Colonne di molta al-
tezza Γ oggetto all' occhio fi fminuifce, onde
in que* cafi neceflarla non è ta^nta diminuzio'
ne, quanta nelle balTb e corte àbbifogna. Però
fe la Colonna alta fia da quindici fino a venti
piedi, il fuo diametro fi divida in fei parti ,
e di cinque di quelle parti fi^faccia la groifez-
2a di cima, fminuita cosi rimanendo |a fefta
parte. In quelle poi, che fono da venti fino
ft trenta, il diametro fi dividerà in parti fette,
di fei delle quali fi farà la groiTezza di cima,
ond' effe fminuifcano un fettimo di diametro,
Cosi in quelle da trenta fino a quaranta il dia'
metro fi dividerà in fette e mezza ; in quelle
da quaranta fino a cinquanta in otto ; e così
ordinatamente profeguendo alla ma^iore 0
minore altezza proporzionatamente la α
zione s'adeguerà. Il Capitc/io farà mezzo dia-
metro, e avrà le membra medefime, che ab-
biamo nel Sanmicheli vedute ; ma lo fporto
egli non vuole fia più, eh* un ottavo di dia-
metro; quale fporto dal Barbaro icarfoe man-
chevole, e invero non fenza ragione, fu giu-
dicato. Si potranno intagliare il Bottaccio e la
Gola roverfcia. L* Architrave,alto mezzo dia-
metro, avrà due membra : una Fafcia, e Γ
Orlo, e pofcia le fue Goccie e *1 Regoletto.
Il Fregio farà eguale al defcritto nel Sanmi-
cheli; ma tre noni e mezzo di diametro alta
farà la Cornice, con fette membra; una Go-
la roverfcia , un Liftello , la Corona , una
Gola roverfcia, un' altro Liftello, la Gola
diritta , c 1' Orlo. Tre ottavi di diametro
formino lo fporto della Corona ; e fra queftc
membra fi poiTono intagliare le Gole. L' Ar-
chitrave, Fregio, e Cornice poco faran mino-
ri delia quarta parte della Colonna. Tutta 1*
altezza fi dividerà in parti dieciiette, e due noni
e d' una di quelle fi formerà il Modulo divifo
iu parti dieciotto, come nella Tavola XIII.

Ordirle Dorico dell' Alberti.

CAPO XXI.

QUeft' Ordine, che negli altri Autori è
fecondo, farà il primo che in quefto
Autore ci poniamo ad esaminare, il quale del
Tofcano non ha trattato. La Baie, eh' elfo a-
dopera,è l'Attica. Alto egli vuole il Fuilo
della Colonna fette diiimetri ; ma nell' altez-
za del Capitello, che fa di tre quarti, è ra-
gionevolmente dal Cataneo prima biafimato,
poi dalCambray, ancorché ne' difegni diqueil'
ultimo Ja mifura fia di quella minore, che dall'
Alberti fi preferiva . D' effo Capitello que-
(lefette fon le membra;il Collarino, una Gola
roverfcia, un Liftello, Γ Ovolo, 1 ' Abaco, una
Gufcia, e 1' Orio.L' Orlo farà largo per ogni
parre un diametro et un duodecimo; e di que-
fte membra fi poiTono intagliare Γ Ovolo , e
la Gola, U Architrave e Fregio fono fimili
a' già veduti.. Quattro fefti di diametro fan Γ
altezza della Cornice, in cui fono undici mem-
bra ; una Gola roverfcia, un Liftello, un' Ovolo,
i Modiglioni, un* altra Gola rovefcia, un Li-
ilello, la Corona, pur un' altra Gola roverfcia,
un Liftello , la Gola diritta, e 1' Orlo . Di
tre quarti di diametro ed un' ottavo è lo
fporto di (juefte membra , tra le quali fi pof-
fono intagliare Γ Ovolo, e le Gole, L' Architra-
ve, Fregio, e Cornice poco eccedono la quarta
partedel Tronco della Colonna. Tutta Γ altez-
za fi dividerà in parti diecinove e cinque fefti, e
d'una di quefte fi formerà il Modulo divifo in
parti
dieciotto ; come «dia Tavola ΧΠΙ.

Ordine


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64 ORDINE DORICO.

Ordine Dorico del Palladio.

CAPO XXIL

'Ordine Dorico di qiieft* Autore è in mol-
te parti a quello di Vitruvio, e del San-
micheli conforme, onde per non replicare le
già dette cofe non molto ora s* emenderemo, IJ
Piedeftallo egli fa di tre parti, Baiamento,
Dado, e Cimacia, Due terzi di diametro vuo-
le il Baia mento, che avri cinque membra: un
Zocco, una Gola diritta , dueLiflelli, et una
Gufcia» Lo fporto è poco più dHin quarto di
diametro; e intagliare fi potrano la Gola, e
la Gufcia , Il Dado è alto un diametro ed un
terzo ; e la Ci macia , che poco è più d' un
terzo di diametro, ha cinque membra : una Gu-
fcia, un Liftello, un'Ovolo, la Corona, e 1'
Orlo ; tra le quali Γ Ovolo s'intaglierà . La
Bafe è 1*Attica, qual non occorre di nuovo
dichiarare, perchè fe qelje proporzioni farà
diverfa j fi potrà tutto conofcere agevolmen^
te da* numeri nella Tavola defcritti . Dolce^
mente attaccai! il Plinto all*Orlo della Cima-
eia del Piedeftallo ; cofa con grandiilimo giu^
dizio penfata, e di moltp ornamento infieme
ed utilità al Piedeftallo , ilqualecosì ehafom-
ma grazia, e difefo refta dall'ingiurie dell' ac-
que, che non vi fi poifono fermar fopra, nè
iggiacpiandofi ofifenderlo , Il Fufto della Co-
lonna, fe appoggiato a*Pilaftri,fecondoqueft'
Autore, farà otto diametri e cmque dupdecimi, e
fol fette e mezzo ο otto, fe ifolato. Lo adorna egli
con ventiquattro canali, nella fommità la deci-
ma parte della groiTezza da pie refttingendolo,
Altoè'l Capitello mezzo diametro, e tutte le
parti avendo da Vitruvio infegnate, foloinciò
fi dìftingue,che nel Collarinooltre le Rofe ri-
ceve quattro altri fiori parimente di baflb rilie-
vo. Il fuQ fporto è poco più d* un quinto di
diametro. Dell'Architrave e del Fregio che
a* già defcritti faranno fomiglianti, altro non
parleremo. Il Capitello de* Triglifi farà alto
ìa npn^ parte del Fregio , cioè la duodecima
d'un diametro. Mezzo diametro ed UP duo-
decimo fanno l'iiltezz^ della Cornice, che ha
otto membra runa Gufcia, unLiftelIo, un'O-
volo , la Corona, una Gola royerfcia, un* ali?
tro Liftello, la Gola diritta, e l*Orlo.Ìl fuo
fporto farà dell'altezza maggiore, eÌTendo tre
quarti di diametro, comprendendovifi però il
picciolo fporto del Capitello de* Triglifi .· Le
membra, che dar fi poflbno agi' intagli,fono
l'Ovolo e le due Gole. Il Piedeftallo è alto
quafi la quinta parte del Tronco della Colone
na ; e 1* Architrave, Fregio, ο Cornice quafi
la quarta parte di tutta la Colonna , Tutta 1'
altezza fi dividerà in parti ventiiei^ (S d* lina
di quefle fi formerà il Modulo divifo in parti
dieciotto, come nella Tovola XIV.

L

Ordine Dorico dello ScamoTizì.
CAPO XX IH.

PArimente l'Ordine Dorico dello Scamoz·
zi molto alli già defcritti negli altri Auto-
ri uniformafijonde non molto di tempo nèdi
fatica ci farà meftieri nel dichiararlo. Due dia-
metri e poco pili d'un quarto alto fi vuole da
queft' Autore il Piedeftallo, che in fei parti
fi divìderà, due delle quali fi daranno al Ba-
famento, tre al Dado, e la fefta alla Cima-
fia. Il Bafamento farà alto tre quarti di dia-
metro con fei membra ; un Zocco, un Bafto-
ne, un Liftello, una Gola diritta, un* altro
Liftello, ed una Guicia, il fuo fporto è po-
co minore d' un quarto di diametro e atti per
gì* infagli fono il Baftone e la Gola. L* altez-
za del Dado, che farà Ìifcio, e fenza membro
alcuno, da un diametro fi formerà e da treot-
tavi; come altresì da tre ottavi,e non da più ,
come pone le Blond, quella della Cimacia,
che avrà fei n?embra : una Gufcia, un Liftel-
lo, un'Ovolo, la Corona,un' ahro Liftello,
e Γ Orlo. Il fuo fporto farà poco più d* un quar-
to di diametro; e non altro, che Γ Ovolo , può
intagliarfi. La Bafe è
ì Atùc^, Ventifei cana-
li adorneranno il Fufto della Colonna,che fa-
rà fette diametri e mezzo, fininuendofi un quin-
to di diametro nella fommità; e Η Pianuzzo
tra li canali farà d' efflla terza parte.Tre ma-
niere di Capitelli infegna queft* Autore , la
prima delle quali ha tre Anelli; la feconda
ritien folo 1* Anello inferiore, facendo de'due
fuperioriun Tondino; e la terza al Capitello
neir Alberti yedutofi s* uniforma. Neil' altre
parti il Capitello da quelli degli altri Autori
non fi allontana. Lo fporto farà tra Ί q^uinto ,
e Ί fefto del diametro per parte. L'Arcnitrave
è alto quafi tre quinti; nel rimanente, come il
Fregio altresì, da quelli degli altri non fi diftin-

fue.Sette decimi di diametrofanFaltezza della
fornice, di cui dodici fon le membra: una Gola
jrovprfcia, un Liftello, il Dentello , del quale
parleremo nell* Ordipe fuflèguente,un Liftel-
lo ,la Corona, una Gola roverfcia, un Liftello ,
la Gola diritta, e Γ Orlo. Il fuo fporto è poco più
di cinque fefti di diametro ; e intagliar fi potreb-
|)ero le Gole roverfcie, la Gufcia, e Γ Ovolo . Π
Piedeftallo è alto una delle tre parti della Co-
lonna e tre quarti; e i' Architrave ,Fregio, e
Cornice fono la quarta parte. L* altezza tutta fi
divideràin parti venticinque e tre duodecimi e
mezzo,ed'unad'eiTe fifórmerà il Modulo di-
yifoin parti dieciotto, come nella Tavola XIV.

Ordine


L

\

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τ XV

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64 ORDINE DORICO.

Ordine Dorico del Serlio.
CAPO XXIV.

ANcora queft'Ordine , più che da qualun-
qu* altro de'noftri Autori, ibdo e fchiet-
tó formoiTidal Serlio, il quale fempre mai alla
gravità più attefe e al decoro, che alla vaghez-
za e agli ornamenti. Il Piedeftallo farà forma-
to di tre parti: Bafamento, Dado, e Cimacia.
Del Bafamento farà Γ altezza la quinta parte
del Dado, cioè poco più di cinque duodecimi
di diametro, e non già un terzo , come mi-
fura le Blond, e quattro faran le membra ; un
Zocco, un Baftone, un Tondino, ed unLi-
ilello;tra le quali fi potranno intagliare il Ba-
ilone, e Ί Tondino.
L* altezza del Dado in
quefto modo fi ritroverà . Fiflàta h fua lar-
ghezza a piombo del Plinto della Bafe, fi for-
mi un quadrato; indi tirata in queilo quadra-
to la diagonale,la lunghezza di quefta farà Γ
altezza appunto d' eflb Dado, la qual propor-
zione è dair Autore chiamata
dìagonea. Ù al-
tezza della Cimacia pareggierà quella del Bafa-
mento fecondo il vero tè& del Serlio, nè de-
ve eiTer minore, come nota le Blond. Quattro
fon le membra d'eiTa Cimacia, e non cinque,
come fono dal fudecto Francefe difegnate; un
Liftello, un Tondino, una Gola roverfcia, e
Γ Orlo. Si potrebbero intagliare la Gola, e
Ί Tondino. V Autore non ci dà regola dello
fporto, ma fi può congetturare fia eguale all'
altezza,come abbiamo difegnato. La Bafe è Γ
Attica, il di cui fporto farà un quarto di
diametro, alla qiìal mifura non arriva Cam-
bray ,nè le Biond. Il Tronco della Colonna fa-
rà fei diametri, adornato da venti canali. Il Ca-
pitello in ciò fole farà da Vitruvio diflbmiglian-
te, che potrà, come ftima il Serlio, la fua projet-
tura arriyai-e al perpendicolo del Plinto della Ba-
ie , nella qual cofa verameute ( fia detto con buo-
na pace) parmi alquanto il Serlio eccedeiTe, nè
faprei configliare alcuno ad imitarlo, fe bene
afferma egli aver ciò nelle antich* Opere of-
fervato. Diflè apertamente Γ Autore che corrot-
to fofpettava il tefto di Vitruvio, ove parlafi d*
eiTa p; ojettura, e per quefto egli una maggiore a
fuo modo ne difegnò ; il che far doveafi dal Cam-
bray volendo egli il Dorico del Serlio rapprefen-
tarci, e non già, come fece, difegnare una pro-
jettura fecondo il tefto di Vitruvio, in cui dal
Serlioerror fi pretefe. Ma torniamo in via. L*
Architrave,eΊFregio dalli già defcritti non fi
difcoftano. Alta farà mezzo diametro e un poco
più di mezzo diciottefimo la Cornice, che avrà
fette membra .· un^ Gola roverfcia, un Liftello,
la Corona, un* altra Gola roverfcia, un* altro
Liftello, la Gola diritta, e l'Orlo ; delie quali
fipoffono intagliare le Gole roverfde. Il fuo
fporto farà quattro fefii, e poco più di mezzo
diciottefimo. Un quinto della Colorna e poco
più farà
Γ altezza del Piedeftallo, e più d* un
quarto quella dell'Architrave, Fregio,e Cor-
nice. Tutta l'altezza fi dividerà inparti venti-
tre, due terzi, e quafi un diciottefimo, e una
di quefte farà il Modulo, divifo in parti die-
ciotto, come nella Tavola XV.

Ordine Dorico del Vignala.

CAPO XXV.

MOlto gentile e leggiadra, e in parte ancó-
ra dall' altre diverft è la modanatura del Γ
Ordine Dorico del Vignola, e degniiTima d*
eirere,così da quelli, che meno fanno, come
da* più intelligenti ben ricevuta. Il Piedeftallo fa-
rà due diametri ecinqueduodecimi, e di tre par-
ti, Bafamento Dado, e Cimacia. Il Bafamento
è alto cinque duodecimi di diametro, con cinque
membra: Un Zocco,un Plinto, una Gola di-
ritta, un Tondino, e un Liftello. Ha di fporto
unfeftodidiametro;e fi potrebbero intagliare
la Gola, e'I Tondino. Il Dado ha due diame-
tri d'altezza, e un quarto la Cimacia, che pure
avrà cinque membra ; una Gola roverfcia, la Co-
rona, un Liftello, una Gola diritta, e Γ Orlo.
Tanto farà lo fporto, quanta è l'altezza; ed in-
tagliare fi potrebbono le due Gole. La Bafe, che
dalle altre è diverfa, è alta mezzo diametro,
€<κι lo fporto d'un quinto di diametro e poco
più, con tre membri: il Plinto, e il Toro, e un
Tondino; il fecondo de' quali fi potrebbe inta-
gliare. Il Furto della Colonna farà lungo fette
diametri, e fminuirafll nella fommità la fefta
parte della fua gioflezza. Sarà pure, come vuoi
Vitruvio, da venti canali adornato. Il Capitello
aito farà mezzo diametro,in ciò folamente da Vi-
truvio diftinguendofi, che fotto il Bottaccio in
vece di tre Anelli avrà un Anello folo ed un
Tondino alla maniera, che oiTervata fu nel Tof·
cano. Intagliar fi potranno il Tondino, il Bot-
taccio, e la Gola fopra Γ Abaco. L' Architrave,
e *i Fregio, che agli altri fono fimili, non dichia-
rerò . La Cornice alta più di due terzi di dia-
metro, ha nove membra: un Liftello, un'
Ovolo , una Fafcia , dalla quale nafco-
no i Modiglioni , una Gola roverfcia , la
Corona,un' altra Gola roverfcia, un Liftello,
una Gola diritta, e Γ Orlo. Il fuo fporto è un' in-
tero diametro ; e intagliare fi potranno Γ Ovolo,
e le Gole-Il Piedeftallo farà la terza parte ,e Γ
Architrave, Fregio, e Cornice la quarta parte
della Colonna. Si dividerà tutta l'altezza in parti
venticinque, e d'una di quefte fi formerà il Mo-
dulo divifo in parti dieciotto, come nella Tavo-
la XV.

DcgV


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64 ORDINE DORICO.

DegV Intercolonnj , Archi, ed Impofie
deir Ordine Dorico,

CAPO XXVI.

COnfiiÌerato già qiieftOrdine in ogni par-
ticolare Autore, refta ora, che noti così di-
'Ìlintamente ie opinioni de* med^fimi Autori
tutti infìeme circa la formazionedegI*Interco-
lonj, Archi,ed Impoftefi poniamo ad efami-
nare, come fopra abbiamo fatto al fine del
Tofcano, ecome faremo in avvenire al fine di
ciafcuno degli Ordini fuffeguenti. Dovendofi
dunque far Colonnati femplici di queft* Ordi-
ne, adoprafinegl'lntercolonnjJa maniera P^c-
Kofiylos, ο la Diafl'Jos, in che tutti gli Autori
confentono, come detto abbiamo nel Capito-
lo ΧίΧ., acciò riefcanoben regolati i Triglifi
e le Metope. Circa
le Impofte, da quelle del
Sanmicheli quattro ne abbiamo fceite, chegra-
ziofe e gentili a noi fembrarono fommamente.
L'altezza della prima crefce un poco di cinque
noni, e qualche poco ancora aggiungendovi,
avremo l'altezza della feconda. Tre quarti e
mezzo diciottefimo diede egli d' altezza alla ter-
za, e all'ultima mezzo diametro. Le membra
della prima fon* otto : due Fafcie, due Ovo-
li, la Corona, un Liftello, una Gufcia, e 1*
Orlo. L*agetto è tre ottavi di diametro;e fra
le dette membra gli Ovoli, e la Gufcia s'intaglie-
ranno. Undici fono quelle della feconda: un
Liftello, un Tondino, il Collarino, una Go-
la roverfcia, un' altro Liitello, e Tondino,
una Gola diritta, pure un' altro Liftello , la
Corona, un'altra Gola roverfcia, e 1* Orlo. Si
potranno intagliare le Gole, e i Tondini: e
lo fporto a due duodecimi e mezzo di diame-
tro non arriverà. Otto, come quelle della pri
ma, fono altresì le membra della terza ; due
Fafcie, due Tondi ni, due Ο voli, una Gufcia,
e Γ Orlo. Lo fporto è quafi due fefti; e per
grintaglj fervir poffbno gli Ovoli, la Gufcia,
e i due Tondini .La quarta finalmente ha fet-
te membra: un Liftello, un'Ovolo, la Coro-
na , una Gola roverfcia, un* altro Liftello, una
Gufcia, e Γ Orlo ; fra quali per gì* intagi j s* ado-
preranno Γ Ovolo, Ja Gola , e Ja Gufcia. JVTa
dovendofi fare Archi fecondo il Palladio, la lu-
ce d'effi Archi farà minore di due larghezze
quanto farà lunga la Menfola ο Serraglia dell*
Arco -1 Membretti faranno poco più 4i cinque
duodecimi di diametro, e 1' Archivolto poco
minore del Membretto. Due forti d* Impofte
propone il Palladio, alte poco meno di cinque
ottavi. La prima ha otto membra ; due Li-
ilelli, un'Ovolo, un* altro Liftello,una Go-
la diritta, un'altro Liftello, una Gola rover-
fcia, e l'Orlo; delle quali fi potrebbero in-
tagliare il Tondino, le due Gole , e l'Ovolo;
e tutto lo fporto farà un quarto di diame-
tro , Otto pure fon le membra della feconda,
che un quarto di diametro fporgerà; il Colla-
rino, un Liftello,un Tondino, una Gola di-
ritta, un'altro Liftello, la Corona,una Go-
la roverfcia, e l'Orlo; fra le quali fcegliere fi
poflbno per gì' intagli le due Gole, e^l Ton-
dino. Paifando allo Scamozzi: la luce degli
Archi avrà di larghezza cinque diametri , ed
un quarto, ed in altezza calerà di due quadri
quafi un terzo di dismetro , La ferra-

flia farà alta cinque fefti, e le Alette fette
uodecimi e mezzo . L* Importa maggiore ,
alta quafi cinque fefti, fporge un quarto di dia-
metro, ed ha nove membra; due Fafcie,una
Gola roverfcia, un Liftello, una Gola diritta ,
un'altro Liftello, la Corona, una Gola ro-
verfcia, e 1' Orlo; e tutte le tre Gole fi po-
trebbono intagliare. Cinque duodecimi e mez-
zo di diametro fanno Γ altezza della minore,
che fporgendo poco più d'un fefto di diame-
tro ha lette membra tutte fimili a quelle ,
che di fopra alla Gola roverfcia fono nella mag-
giore. Reftano a vederfi il Serlio, e *1 Vigno-
la. Uuole il primo la luce degli Archi raddop-
piata in altezza alla fua larghezza ; e di mez-
zo diametro il Membretto, e l'Archivolto. Ha
lafciato egli di porvi Impofta fua , per fervir-
fi di quella, eh* è nel primo Ordine del Tea-
tro di Marcello, della quale come non bifo-
gnofa difpiegazione,per eiTere così nota,altro
non parlando, paiTeremo fubito al Vignola.
La luce degli Archi fecondo queft' Autore fa-
rà di due quadri, e Ί Membretto tre quarti
di diametro. All' altezza dell'Archivolto,che
farà mezzo diametro, fi pareggierà quella deli*
Impofta, che avrà fei membra : due Fafcie ,
un Liftello, un Tondino,un'Ovolo,e l'Or-
lo. Lo fporto farà un terzo dell' altezza; e s*
intagiìeranno l'Ovolo, e'I Tondino. Avver-
tir debbo, che fenza Piedeftallo gli Archi fa-
cendofi,acciò l'Opere non reftinotroppo
toz-
ze e maiTiccie, fi fminuiranno i Membretti,!*
Impofte, e gli Archivolti a proporzione della
minore , ο maggiore altezza, in cui tolto il
Piedeftallo Γ Opere rimarranno . Qiiefta per
tutti gli Ordini, e per tutti gli Autori anco-
ra farà regola generale, Ed eccoci con Γ efa-
tezza e brevità maggiore, che abbiam potuto,
al fine dell* Ordine Dorico pervenuti.


ORDÌ-

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7i

ORDINE IONICO

DEL

A Ν Μ I C Η E L I

CAPO XXViL

SE ài queiVOrdine, che del Dorico è men
maeitofo e men fedo, ma più gentile e più
delicato, e non però privo di quella gravità,
che per appagare rimelietto richiedefi, inven-
tori fuflTerogP Ionici dell'Attica,ο gli altri Io-
nici , che paÌTarono neli^ AÌìa minore in quel
paefe,di cui può vederfila defcrizione in Stra^
bone al principio del 14.5 e in Plinio al lib. 5.
cap. 29., è difcordia fra
gli Scrittori. Dice Vi^
truvio lib.
4. cap. i-, che niolte Coionie di que^
fti Popoli condotte da Ione figliuolo di Xuto,
e di Creufà paiTando neir Aiìa minore ivi fà^
bricarono moke ampliflìme Città, e difcaccian-
do i Carii e i Lelegi da Ione loro Duce quelle
Regione spellarono ionia,dove Templi in onore
de'loro Dii cominciarono ad inalzare. Soprai
querto luogo fcrive il Barbaro eiTere fuperfluo
i detti dì Vitfuvio con
le autorità di Plinio, Stra-
bone, e Panfania, e degli altri confermare ,
dove più toilo a quelli dare autorità fi dovreb-
be con le parole di Vitruvio. A me pare, eh·
ivi il
Barbaro, agli architettonici pj-ecetti in-
tento, foile poco accurato , poiché l'opinion
di Vitruvio non veggo confermarfi, ma bensì
diftruggerfi affatto dagli altri Scrittori . Per
quanto da loro ritrarre ho potuto. Ione figlio-
Io diXuto (qual Xuto fecondo
Pauiània nell»
Acbflja uno fu de' Figlioli d'EJIeno , dicuipa^
dre fu Deucalione; fè bene Stefano Bizantino
chiama con altro nome il padre d'Ione nel li-
bro
delh Città) fu Re di quefti popoli aiTai
tempo avanti,ch'eflì neir Afia fi trasferiifero.
Scrive Strabone nel 14., che*! primo, ch^ im?

Ione ivi ancora molto tempo Γ imperio tenne-
ro, fino che difcaccìati furono dagli Achei; il
che fi conferma anche da un luogo d' Erodo-
to neir
Euterpe , ( b) i| quale di quefto Ione
figliolo di Xuto fece anche menzione nella
Po-
lima, e nell* Urania. Che poi queft' Ordine
da quefte genti foflè pofto in ufo in Europa
vedefi chiariffimo , in quel luogo di Paufania
T\ell* Arcadia y ove fi parla dell' antichiifimo
Tempio di Minerva Alea, di cui fcrive queft*
Autore, che fuperava quanti erano Tempj in
Peloponnefo, nel q^ual Tempio eflèndo tre or-
dini di Colonne, quelle del terz' ordine fuo-
ri d'eiTo Tempio erano ioniche. Quelle fo-
no le opinioni degli Scrittori da me raccolte,
quali circa Γ origine dell* Ionico difcordano
molto da quanto fcrive Vitruvio. Non fi puòfcn-
za dolore le rovine di tanti Edificj, che prodigi fu-
rono dell* Arte, fatti dall'ingegnofiffìma Grecia,
incontrare negli antichi Autori, che ο fi dicono
apertamente, ο fi può congetturare foiferodi
queil'Ordine, de'quali fe veiligj alcuni rima-
iieifero , quanti belliillmi lumi
fi rrarrebbono
oltre Timmenfo diietto di contemplarli j Ma
lafciando quello vano lamento proièguiremo
Janofltavia, e fi porremo fubito a confide-
rare 1*Ionico nel noilro Sanmicheli,di cui pp*
che Opere ioniche s* incontrano, almeno
importanza e grandi, che a lui con certezza
poflàno attribuirfi Bensì veggonfi moki De-
pofiti ed Altari d'Ordine Ionico fatti a'tem^
pi, ne* quali egli viveva, cui tengo per cer-
to, che ο fuoi foifero, 0 fe non fuoi, alme^

------ -----------—"T J ■^»·.·' · -wi-v w XUUX ΐνι.λ,χν,', V iX- ,

peraiTe agl'Ionici η eli'Afia, fu non Ione, ma no di quelli ingegnofi Uomini, che qui non

Androclo, che viife molto dopo, eÌTeodo ila- pochi fiorirono della fua fcuolaj poiché fono

to figlio di Codro , Re famofo degli Ateniefi ; si graziofi, e pieni della di lui inaniera , che

le Plutarco in Omero citando Arinotele nella Jiulla più. Io però non da quelle, ma da quel-

Poetica vuole, chela Colonia ionica paifara le Opere, che fue fono con ficurezza , le mi-

««II' A £:_!· t^ j . 1______________. I _ · 1 /· · ___i:

-- * «Ulama Jii iii^ctvci cilCit. i.iaLV> a-iwi-iviiiin , u LUia tit-iiv, ij^uaii uinuv χι

il paflagio di quelli popoli in Afia aiTai dopo Modulo divifo come il folito in parti dieciot-
lone, cui eiTo Paufania chiaramente fcriveef- to. Un terzo in circa della Colonna forpierà
fere morto in Attica; e che gli difcendenti d' Γ akezza del Piedeilallo , fenza il
Zoccolo ,

il

(a) H^ Civitates tutu Carat, ^ i,ihgsf ejectjfeitt ^ eaftt tevrés ffgiotiffft a [ìuce fue Ione apellaViTunt It-

ntam : ibique Tempia Deoram immorialium cortfiituentes cspenmt fa»a adificare .

(b) Acheomm^f qui tonai fed'hui futi exegerunt &{, Hcrod. lib. t

4leie Minerva vetus Templum Aleus edificavit .... facil» Tgmpla catera^ qua in Pehpgnnef» , fvnt fuperst
..t. tmiut e»trtf Teffsp'um , loitife cokmfit fum
, Pauja/tiaf i/3 Arcadici ξ .


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64 ORDINE DORICO.

il quale veramente <3el Piedcilallo non è par- un Liilello, due Tondini un' altro Liilello,
te; e quaii il quinto del Tronco quella dell* un altra Gufcia, un Liflello , ed wn Bafto-
Architrave, Fregio, e Cornice. La luce dell* ne; tra quali in Opere aÌTai delicate fi potreb-
Arco farà maggiore in altezza di duequadri;e bero intagliare ilBaftone,iI Plinto,ed i Ton-
mezzo diametro faranno i Membretti, come dini . Il fuo fporto di poco eccede il terzo dell'
altresì Γ Archivolto, c le Impofte. La'.luce del- altezza. Ventidue canali adornano il Fu ilo del-
la Porta larga fia tre diametri, ed alta fette ; la Colonna, che farà lungo otto diametri ed
e d'effe la quarta parte fia f Ornamento, che un quarto, e fminuiraffi nella fommità quafi
pendente avrà una Cartella dall' una e dall' la fettima parte dellagrcifezzada piedi. IlCa-
altra parte della Cornice. Più d'un feftodel- pitello degli altri fin' ora dichiarati è piùador-
la larghezza faranno l'Erte ο Pilaftrate ; e due no, onde riufcendo altresì più difficile, habi-
decimi di lunghezza della Cornice formeran Γ fogno di più difFufa dichiarazione. Secondo
altezza del Frontifpizio. L'Impofte fi dichia- quefto Autore,che gli fece il Collarino ,haot-
reranno al Cap. XXXIV., ove dalla Tavo- te membra, e fecondo gli altri folo cinque ;
la XXV. faran moftrate. Gì' Intercolonnj fa- ma nelle antiche Fabrichee nell'una, e nell'
ranno di quella maniera , che fra le già fpie- altra maniera fi vede . Le otto membra del
gate nel Capitolo XXVI. più tornerà , non Sanmicheli fono il Collarino, un Liilello,un
avendo queft' Ordinedi Triglifi, di Modiglio- Tondiuo, un Ovolo, una Fafcia, che forma
ni, ο d'altro veruna obligazione. Ma perdi- le Volute, un Liilello, una Gola roverfcia,
fcendere al particolare delle parti .il Piedeilal- e Γ Orlo. S'intaglieranno il Tondino, Γ Ο-
ίο tre ne avrà ; Bafamento , Dado , e Ci- volo, e la Gola roverfcia. Alcuni fotte il Ci-
macia. Il Bafamento, alto trequarti di dia- macio nella Fafcia delle Volute intagliano una
metro, ha fei membra : un Zocco, il Plinto, foglia,la quale infieme con l'Orlo fino alcen-
im Toro, un Liilello, una Gola diritta, ed tro aggirandofi, ivi forma un fiore , la cui
un'altro Liilello ; de* quali fi poiTono inta- grandézza pareggia, ο eccede di poco Γ occhio

filare il Toro, eia Gola. Nella fommità della Voluta, Il centro di queila farà il Ton-
el Dado, alto due diametri e cinque diciot- dino, intorno al quale avvolgendofi la Fafcia,
tefimi,faranno li fuoiAilragaJi, Entro queÌlo e affieme con l'Orlo, come fe pieghevolefof- |
Dado del Piedeilallo fono gli fpezzamentidel- fe, rattorcendofi, eifa Voluta verrà forman-
la Porta, l'Architrave
della quale ha d'altez- do. Come queila Voluta fi giri, già lovedem-
za fette duodecimi, ed otto membra; tre Fa- me nel Cap. I., onde rimane ora da vedere ,
fcie, tre Tondini, una Gola roverfcia , e Γ come debba eifa al Capitello attaccarfi; c per-
Orlo; tra le quali le più atte per gl'intagli fo- chè ciò con facilità maggiore poiTa compren-
no i Tondini, e la Gola. Eguale all' altezza derfi da'miei Lettori , ho poila la faccia, Γ
dell'Architrave è quella del Fregio,in cui con ciTatura, la pianta, e'I profilo. Prima adun-
qualche maggiore libertà, ο per porvi ifcrizio- que di tutto formifi Γ offatura A , indi dall'
ni, ο per altro può Γ
A rchitetto alle varie oc- eilremità dell' Abaco cader fi lafci una linea
cafioni, che gli s'apprefentano,accommodar- da Vitruvio chiamata
Cateto, dalla quale avre- '
fi. Poco più oi cinque noni e mezzo è l'altez- mo il centro dell' occhio, che farà dove quel-
za, e un diciottefimo di più la projettura del- la linea taglierà per mezzo il Tondino.Intor-
Ja Cornice. Le membra
(fra le quali s* inta- no a queiio centro un circolo, che del Ton-
glieranno Γ Ovolo, e le Gole roverfcie) fon dino non fia più grande, fi girerà, dentro cui
dodici: una Gola roverfcia, il Dentello, un per fegnar la Voluta iacciafi il quadrato, come
Liilello, un* altra Gola roverlcia,un'Ovolo, nel fudetto Capitolo già dimoilrammo . Da
un'altro Liilello, la Coropa , un Tondino, un*occhio poi all'altro tanto fpazio interpon-
pur un'altra Gola roverfcia, un JLiilelIo, la gafi, quanta è la larghezza delia Colonna in
j
Gola diritta,e l'Orlo, La Cimacia,che fovra fondo,cioè un diametro. Di larghezza eguale
il Piedeilallo fi porrà,aver dee mezzo diame- farà 1' Abaco fenza gli fporti,chein novepar-
trod' altezza con fette membra: il Collarino, ti fi dividerà, cinque delle quali, tre fopra 1'
un Liilello , una Gola diritta, un' altro Li- occhio effendo e due fotto , ferviranno per Γ
ftello, la Corona, una Gola roverfcia , e Γ altezza, e quattro per la larghezza della Volu-
Orlo. fra le quali all' intaglio
fi daranno le ta. Per averpofcia il fianco del Capitello,tro ί
due Gole. jLa Bafe è la ÌlelTa con que*mem- vifi la pianta B, ove le quattro Volutefaran- '
bri medefimi, ch'infegna Vitruvio, nellaqua- no fituate, e trovata altresì la mezzana del fi-
le , veramente
con gr^n giudizio e dottrina da»· anco C, ivi facciafi come un nodo, che finga
gli Antichi compoila,fi
vede la bella malage- tener le Volute all' Abaco fofpefe, le quali in
vola unione di delicatezza e gravità. Ha dieci quel luogo, come fe da quel nodo aggruppa*
membra: il Plinto, un Liilello,
una Gufcia, te foiTero, fi reftringeranno formando dall'

una»

/

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64 ORDINE DORICO.

una e dall* altra parte come un nappo ο bì-
chiere. Indi
s* ammantino effe di foglie come
fi vede nel fudetto profilo C, le quali e
infieme adornano, e quella leggierezza dimo-
ftrano, che al propofito è convenevole . So-
pra il Capitello farà Γ Architrave alto mezzo
diametro, con cinque membra; tre Fafcie,
una Gola roverfcia, e l'Orlo; tra le quali in-
tagliare altro non fi potrà, che la Gola ro-
verfcia . Ma trattando degli Architravi non fi
dee tralafciare un' infegnamento di Vitruvio
lib.
3. Gap. 3. per adattare Γ altezza alla pro-
porzione delle Colonne, poiché non vale di-
re, che dando ad eifi come per lo più fi vuole
mezza la groifezza delle Colonne, alla gran-
dezza di quefti fempre la lunghezza di quelle
proporzionati corrifponderà ; a che ripugna,
che quanto maggiore è della Colonna Taltez-
za, tanto più l'Architrave dall'occhio noftro
allontanandofi , fugge alla noftra vifta efifmi-
nuifce, onde conviene ancora alterarne la pro-
porzione, come delle diminuzioni trattando
abbiamo avvertito. Ecco però le regole,che Ί
Maeftro noftro prefcrive. Quando da dodici a
quindici piedi farà la Colonna^ facciafi l'Archi-
trave di mezzo diiimetro ; ma quando eiTa fia
da quindici a venti, fi dovrà la fua lun-
ghezza in tredici parti dividere, d'una di quel-
le Γ altezza facendo dell* Architrave .
Se poi
quella fia da venti a ventìcinque , dìvideraifi
in dodici parti e mezza; e così profeguendo fi
dee fempre
con quefie proporzióni all' altezza
delle Colonne Γ altezza degli Architravi acco-
modare. Stabilita quefta regola, paleremo al
Fregio, il quale mezzo diametro,fefchietto, e
un quarto di più farà con gl' intagli, ovefcol-
pire cofe fi dovrebbono all'Edificio, che
5' ha
per mano, convenevoli et adattate. Non ter-
mina effo nel fondo a fquadra,
ma dolcemen-
te in fuori piegandofi con l'eilremità dell' Or-
lo dell'Architrave fi congiunge, in quella ma-
niera, che le Colonne s*unifcono alle Cimbie;
il che però fchivarfi deve effendovi intagli, a*
quali molto di grazia da tale unione fi fceme-
rebbe.La Cornice,alta mezzo diametro e due
noni, ha dieci membra , conrprefo ij Cimacio
del Fregio: una Gola rovericia, il Dentello
(che appreffo fpiegheremo ) un' altra Gola ro-
verfcia , un Liftello, un Ovolo , la Corona ,
una Gola roverfcia, un* altro Liftello , la
Gola diritta , e 1* Orlo . Sporge mezzo dia-
metro ed un nono ; ed atte fono per in
tagliarfi le Gole , e Γ Ovolo - Ma paffia-
mo fubito , come prom'effo ora fu , a di-
chiarare i Dentelli .Quefti fingonfiefTere le te-
ile de* travetti, che ad altri più grcffi fovra-
pongonfi, onde il nome venne a' Modiglioni ;
perlochè riprende Vitruvio lib.
4. c. 2. il porre
in una medefima Cornice DenteJlli e Modi-
glioni , non eflendo naturai cofa , che fotto le
travi grofle fien ο le picciole, già che non mai
le maggiori cofe dalle minori, ma fempre all' in-
contro dalle maggiori le minori fon fofìenu-
te. Però tale ragionevoliflìmo avvertimento
nelle Romane Fa briche, ancorché sì commen-
dabili, talora non fu curato;il che forfècagion
fu, che diceffe Vitruvio , avere i nofìri An-
tichi biafimevole reputato (a) il far qualunque
coià, che tale in fatto eflèr non poiTa, quale
dall'Arte finta fi vede. Ora che direbbero i buo-
ni Antichi, fe vedeiTero fi fovente nelle Fabri-
che de'noftri tempi Γ Arte, che a bello Au-
dio cerca d' effere non imitatrice ma diflrug-
gitrice della Natura, a cui da qualunque più
rozzo intelletto fubito eflère fi conofce affatto
impoffibile ciò, che dall'altra ci viene rappre-
fentato.' Ma per tornare a' Dentelli, faranno
eflì larghi in fronte un duodecimo di diame-
tro, ed il cavo ο fpacio fra l'uno e l'altro un
diciottefimo . Sarà qui pregio dell' opera il
trattare d'una regola, che fu da Vitruvio con
ogni avvedimento infcgiiata, ma per quan-
to ho potuto offervare da pochiflìmi efeguita.
Quefta è, che tutte le membra piane degli Ar-
chitravi, Fregi, Cornici , Timpani, e tutte
quelle, che a' Capitelli fovrapongonfi, le qua-
li fon dell'altre più alte,non fiano a perpen-
dicolo , ma nella parte fuperiore fiano piegate
in fuori la duodecima parte della loro altezza.
In quefia guifa da terra riguardandole , oltre
che minore farà lo fcorcio, che d'effe fatto fa-
rà dalla linea vifuale , 1* occhio , al quale a
perpendicolo fembreranno, intersmenteappa-
gato ne rimarrà. Si dee però avvertire , che in
Opere ,dove grande altezza non richiedefi,co-
me a cagion d'eièmpio in Altari, Depofiti ,
ed altre fimili cofe, nelle quali l' occhio vede
gli oggetti a fe vicini, non ha più luogo tal
regola, che anzi cagionerebbe in Opere tali
qualche moilruofità. Ma ormai fia tempo di con-
iderare, come queft* Ordine maneggiato fof-
fe dagli altri Autori.


(a) ha qaod ho» pottfi im vtrìtati fieri, id non patavfrum in imaginibtis faÌìum poffe fertam ratio»em ha-
birt - · ν

Ordine

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78 Ο D I E IONI C O.

ve membra : una Gola roverfcia , un LiflcIIo, il
Dentcllojuiuvìtro LiiÌA'Ì'ro,là €-orona, un'al-
tra Gola roveifcia , pure un altro Liilello, la
Goladiritra, e l'C^do. Più dell'altezza Iporge- -
rà:eagrinca<JÌidÌir^ Je neGole , Si dividerà tut-
ta
1'altezza in pafti venti una, tre diciotteii-
mi e mezzo, e d'una diqucite lì formerà il Mo-
dulodivifo in dieciotto parti, come nella Ta-
vola XXI. V

Ordine Ionieq φΙΓ Alberti.

CAPO xix.

IN buona parte nella formazione dell* Ionico
èdiverfo da Vitruvio Γ Alberti, nella Baie
-particolarmente, Jaquale egli vuole iìa quella
mèt^efima, che gli altri al Corintio fottopon-
gono. Alta φ quella mezzo diametro, ed un
ottavo il Plinto, che dieci volte farà più lar-
go ; onde verrà la Bafe a fporgere poco più d'
uiileilo di diametro, Undici fon le membra:
il Plinto,il Toro, quattro LiilelJi , due Gu-
fcie, due Tondini, ed un Baftone ; e queil*
ultimo, ed il Toro ροίΓοηο inpagliariì . Otto
diametri formano Γ altezza della Colonna; e
un fedicefimo di tale altezza fa quella del Ca-
pitello, che in tutto a quello di Vitruvio fo-
proporzioni diqueftoCapitello altronde non fi migliante d'altra dichiarazione non ha meftie-
poironorilevare,chedallalarghezzadeir Abaco, ri. Negli Architravi vuole elfo pwre fi oiTervi
in parti nove e mezza da lui divifa. Da una quanto da Vitruvio fi prefcrive circa la gran-
p mezza di queite parti formafil' Altezza d' eifp dezza della Colonna. Uno qui n' abbiamo di-
Abaco, e quella delle Volute dall'altre otto, pi fegnato fopra una Colonna di venti piedi, che
quelle otto parti quattro (opra e tre faranno fot·? farà d' effa un fredicefimo, cioè cinque ottavi
to Γ Occhio : el* altra, che rimane, farà Γ Oc- di diametro, avendo fette membra ;due Fafcie,
chio, il quale vedraifi ftarp intorno al Tondino una Gola roverfcia, due Tondini, una Gufcia ,
della Colonna, Otto parti adunque avrà Γ altez-? e l'Orlo.
All'Architrave il Fregio egualmente
za della Voluta, e fette la larghezza. Nelle mem- altofovrapongafi, dove cofe intaoliate fieno, che
brapoie negl'intagli è in futto fimile quello iall'antico culto ed a* facrificj apparteneano ,
Capitello ali* altro già dimoilrato nel Sanmi- come Patere, Vafi, Coltelli, e teite di Tori,
cheli. L'Architrave farà, come abbiara detto, a dalle quali refte di pomi e d'altre frutta in
proporzione delle Fabriche ο njaggiore ο minore, giù pendano vaganiente , La Cornice, alca
Una io qui n'ho difegnato alto mezzo diametro, pinque fefti di diaiTjetro , ha dieci membra :
ch'egli prefcrive doverfi alle Colonne di dodici ima Gola roverfcia, un Libello, il Dentello
)iedi fovraporre. Ha eiTo cinque membra: tre (il quale ho fchiettodifegnato,perchè non
in-
"afcie, una Gola roverfcia, che pnòintagliarfi, e fegna Γ Autore quale proporzioni aver debabno
rO-iIo Ma perchè non èpoflibile
1' intenzione i vani e i Dentelli ) un altro Liftellp, un Ovo-
di Vitruvioal noftro Modulo accomodare, le me- lo, la Corona , un' ijltra Gola roverfcia , pu-
defi me fue parole ri porterò. (*)
Il Cimacio dell* reun Lifiello,laGoIa diritta, e Γ Orlo. Spor-
Archìtravc fi dee favela fettimaparfe dell* altezza, ge»-à la Cor ona tre duodecimi e mezzo; e per
ed altrettanto wllo fporto/L* altra parte oltre il Ci- gl'intagli atte faranno le due Gole roverfcie ,
macioh dodici parti/ì dee divìdere, di tre delle qua-, e Γ Ovolo. L* Architrave , pregio, e Cornice
lifacctaft la prima Fafcia, di quattro, la feconda, eccedono d' un duodecimo la quarta parte del
eì* dtima di cinqite Λ\ ψ regio, ^ηΆΏάο s'ìntiigìi, Tronco. Tutta l· altezza fi dividerà in parti
farà maggiore la quarta parte dell'Architrave, ventidue, ed un duodecimo , e una d'
efie
ma
nudo rimanendo, minore la quarta parte, farà il Modulo divifo in parti dieciotto, come
La Cornice, alta poco più di cinque noni, ha no^ nella Tavola XXI.

Ordine

(*) C-tnaciwn Epiftylii feptima parte fua nltitudinls efl faciendum in^roje^ura tnntitmd.-m Reliqu^ <)a's tì'··^·
tei· ama iwn divtdìnda efl inpanes duodecimi <2 e a utn iriutn '^rim.i fafoa ^β fmenda ficundt ,/
μ/λ-

ma quinqut .

Ordine Ionico dì Vitruvio'
CAPO XXVJIT.

E* C^ueftol'Orcline, di cui prima palio V'itru'
, vio, che Ί terzo luogo diede ai Dorico, e Γ
nltimp, come dicemmo, al Tofcano. Vuole egli
la Baie ionica alta mezzo diametro, e largo il
Plinto per ogni parte un diametro etreott,^vi j
pndequafi un quinto di diametro farà lo fporto
(d'efla Bafe, le membra della quale fono quelle
dieci medefime, cheijbbiam vedute nell'ionica
del San micheli, Q|-iel1a è la Bafe più dell* altre
all' fonico propria, e in eiTo frequentemente e
Antichi e da* moderni de* buoni tempi
collocata,avvegnaché alcune fiate in luogo fuo
Ρ Attica s'adoperaiTe. Opporre mi fi potrihbe,
ch'io fpendo inutilmente tempo e fatica in def-
criveretante maniere di Bai], quando rigettate
tutte Γ altre oggidì trionfa, ο convengali ο no^
Γ Attica fola, ma sì deformata e guafta , che non
più nèad Attica, ne ad aitra;,che buona fia,potreb-
be riferirfi. Ma ritorniamo a Vitruvio. Il Furto
della Colonna, che con ventiquattro canali
S'a-
dornerà, ha d'altezza QUO diametri. Nel Capi·;
tellopjijperiti eiTsndo li difegni di Vitruvio,
malagevole cofa è l'interpretare la fua intenzio-
ne, e particolarmente nella Voluta. Tutte le

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64 ORDINE DORICO.

Ordìm Ionico del Palladio,
CAPO XXX.

IL Palladioneirionico, da lui formato con gran
leggiadria, vuole il Piedeftallo alto due dia-
metri , e quaii due terzi. Il Bafamento, che fpor-
ge un quarto, e quaiì tre n* ha d* alte^2a , ha fei
membra;unZocco,un Baftone , un Liilello,
una Gola diritta, un al tro Liilello, ed una Gu-
fcia; fra le quali fervire trepoflbno per grintagli,
cioè il Baftone, la Gola ,e la Gufcia. Il Dado è
un diametro e fette duodecimi; e un terzo è la
Cimacia,che ha fette membra: una Gufcia, un
Lìftello, una Gola diritta, un altro Liftello, la
Corona, una Gola rcverfcia, e Γ Orlo. Spor-
ge come il Bafamento, e per gì* intagli riferba
la Gufcia e le due Gole Non rifiuta il Palladio
la Bafe Ionica, ma qui difegnò Γ Attica, ag-
giungendo fopra il Toro fuperiore un Tondino,
che però farà parte della Colonna. Otto diame-
tri è'I Fufto; e a quello di Vitruvio è fimile
il Capitello. Crefcerà più d*un duodecimo di
mezzodiametro 1* Architrave, che ha fette mem-
bra: tre Fafcie, due Tondini ed una Gufcia ,
che Π ροίΓοηο intagliare, e Γ Orlo. Minoredeir
Architrave è*lFregio,che lafciarfi potrà fenza
intagli, quando piano eflb non fi faccia ma cur-
vo, quale è nel difegno del noftro Autore. Da
tre quarti e poco più Γ
altezza formafi della Cor-
nice , della qual dieci fon le membra : una Gu
fcia, un Liftelìo, un'Ovolo, i Modiglioni, una
Gola roverfcia, la Corona, un' altra Gola rover-
fcia ,un Liftelìo, la Gola diritta, e 1* Orlo. Le
GoIes*intagIieranno,
e l'Ovolo. Α1Γ altezza e-
guale è lo fporto, ma non minore, come fi ve-
de ne difegni del Cambray ,e le Blond, i quali
non s' accordano con quanto mifurò , ne con
quanto fcriflè Γ Autore, in cui leggono que-
fte parole:
Sporge tanto in fuori, quanto è grojfa.
Il Piedeftalloèquafila terza parte del Tronco
della Colonna ; e Γ Architra ve, Fregio, e Corni-
ce poco più della quinta. Tutta l'altezza fi di-
viderà in parti ventifei, cinque fefti, ed un deci-
mo, d*una delle quali fi formerà il Modulo di-
vifo in parti dieciotto, come nella Tavola XXII.

Ordine Ionico dello Scamo^Tj.
CAPO XXXL

FAre dovendofi Γ Ordine Ionico, come infe-
gna loScamozzi, il Bafamento è trequar-
ti con fette membra : un Zocco , un Bafto-
ne, un Liftello, una Gola diritta , un Ton-
dino, un Liftello, ed una Gufcia, che fi po-
trà intagliare, come altresì la Gola, e Ί Ba-
ftone. Lo fporto crefce d'un quarto, fe bene
le mifure di le Blond il facciano minore aftài.
Alto
è *ì Dado un diametro,e tre ottavi laCi-
macia, che ha fette membra ; e non più, come
vuole le Blond : una Gufcia, un Liftello , un
Tondino,un Ovolo, la Corona,una Gola ro-
verfcia, e l'Orlo. Neil* agetto è più d* un
quarto; e fi polTono intagliare l'Ovolo, e la
Gola. La Bafe è l'Attica. Il Fufto ha d'altez'-
za otto diametri, manco mezzo duodecimo,e
fm inuirà la fefta parte della groflèzza ; ond'
eifo fufto con Bafe e Capitello non è più d*
otto diametri e tre quarti, e agli nove dia-
metri, fecondo le mifure deli* Autore,arrivar
non può, come falfamente notò Cambrty
fe^uitato da le Blond. Nel Capitello dagli al-
tri Autori molto lo Scamozzi s'allontanò,che
in tutti gli altri per non bene intenderfi il te-
fto di Vitruvio pretende errore. Egli però un
Capitello apporta, che in parte
imitò dall'
antico,in parte toliè da Vitruvio, e nel rima-
nente di proprio ingegno inventò. Eflò mol-
to a quello ailbmigliafi, che chiamato è dal
Palladio e dal Defgodetz Capitello angolare,
dove effi defcrivono il Tempio della
Fortuna
Virile. Non
potendo noi qui per l'anguftia del-
la Tavola porre la Pianta, quale all'ultima traf-
feriremo, più che fi potrà chiaramente ci sforze-
remo dì moftrarlo con le parole . Formafi >fla
pianta in un quadrato d* un diametro ed un
terzo per faccia , nel quale tirate le fue diago-
nali e diametrali, che incrocciaiio , lo divide-
ranno in otto uguali parti, aiTegnandone il
centro, onde
s* avrà la circonferenza dellaCo-
lonna, Liftello, e Tondino. Pofcia fu le dia-
gonali dal centro verfoi quattro angoli per ogni
lato fette ottavi di diametro fi tirino a fquadra,
da* quali
s* avranno Γ eftremità delle quattro
corna, le cui punte a' lati del quadrato arrive-
ranno .Indi fatto di quefte corna un triangolo
equilatero, che a
II* Abaco fegni il centro della
curvatura, compiuta avremo la pianta del Capi-
tello , che ancora con Γ Abaco quadro potrà for-
marfi. Altro dir non occorre dell'Alzato, che
tolte le Volute già dichiarate agli altri fi raffomi-
glia. Paflìamo all'altre parti. Ù Architrave, al-
to fette duodecimi di diametro, ha cinque mem-
bra : tre Fa fcie, una Gola roverfcia, e Γ Orlo. Il
Fregio
alto fette quindecimi di diametro dall'
Autore, perché non dimcftri debolezza, curvo
non fi vorrebbe. La Cornice, alta fette decimi e
non più, come fegna le Blond, ha dieci membra:
cinque Liftelli, treGcJe roverfcie, una Fafcia ,i
Modiglioni,la Gola diritta, e l'Orlo. L'agetto
èmezzodiciottefimopiù dell* altezza; e le mem-
bra per intagliarfi fono Γ Ovolo e le Gole. Il Pie-
dcftalJo è ima di tre
parti e mezza,e l'Architra-
ve, Fregio, e Cornice fono un quinto della Co-
lonna. Tutta l'altezza fi dividerà in parti venti-
fei , d'una delle quali fi formerà il Modulo di vifo
in parti dieciotto come nella Tavola XXII.

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ORDINE IONICO.

Ovdtne Ionico del Serlìo .
CAPO XXXII.

N' Eli* Ordine Ionico più che negli altri il
Serilp da Vitruvioailontanaii, dal quale
alcune cofe togliendo, ed altre di proprio in-
gegno aggiugnendo,lo altera, e tale il forma,
quale ora cgn diligenza il riporteremo . Il Pie^
deftallo (chenelle Tavole di le Blond appor-
tai! dair intenzione del Serliodiverfp) fecondo
il folito fi formerà pur di tre parti, Bafà men-
to, Dadp, e Omacia; ^ dalla lunghezza del
Dado le altre due la proporzione prende-
ranno : tanto poi largo far dpvendoiì eflb Dado,
quanto il Plinto della Bafe, e alto la metà più.
Si dividerà in parti fei, alle quali due altre par-
XÌy unaperloBafamento, e l'altra per la Ci-
ynacia, s'aggiungeranno. Queila proporzione è
dall'Autore detta iefquialtera, II Bafamento
ha fei membra : un Z^occo , un Battone, uo
Liilello, una Gola roverfcia , un Tondiqo ,
ed un i-iiftello. Si ροίΓοηο intagliare la Gola,
e Ί Bailone.La Cimacia pure ha feiniembra:
unLiftello,una Gola diritta, un altro Liftel-
lo, la Corona j una Gola roverfcia, e Γ Orlo,
laC membra da intagliarii nel primo fono iì
Tondino, e nella feconda le due Gole, Circa
la Bafe egli dichiara e commenda quella di Vi-
fruvio, ma ne altera molto le proporzioni |
come dà^ numeri nefla Tavola notati fi può ri'
conofcere. Alto farà il Tronco fette diametri,
ed un fefto, e quando molto grande non fia,
fminuirà il fefio della groflezza da piedi. Il Ca^
pitello β. quellodi Yitfuvio s'uniforma,fenon
che I*Abaco, il quale fatto a Gola vogliono
gli altri tutti, più
tofto quadro a lui piacereb·;·
be. Non fo perchè nell-altezza di quello Ca-
pitello Cambray e le Blond comprendano gli
Aftragali, contro la mente del Serlio, che in quel-
ito fegiiito fu daljVignpla, Palladio, e Scamozzi.
La Voiuta'perp e là regola di formarla, aflài
dair altre diverfa, in queita maniera fi farà .
Formato il Cateto altrove già ("piegato , che
paffa per lo centro dell'occhio, dividafi in par-
ti otto dall' Abaco in giù, una delle quali fia
Γ occhio della yolμta , quattro rimangano fo-
pra Γ occhio,e tre fottp quella parte, che nelP
occhio è comprefa.
Si dividerà poi queilo Ca-
ieto in fei punti , che con numeri in tal
modo porti fieno contrafegnàti. Al primp punr
to di fopra fi ponga il numero i, al fefto il
2, al fecondo il 3 , al quinto il 4, al terzo i|
5, ed al quarto ii 6; indi fermata una punta
del CJomP^iTo fui numero i, e Γ altra all' e-
ftremità dell-Orlo della Voluta fino al Cate-
to girandofi, formifi mezzo cerchio, così per
lutti i numeri profegu^ndo, finché pervcngafi
al numero 6 , il quale terminar dee nell' oc-
chio della Voluta. Ma in quefta maniera,che
vuole il Serlio, e che neir ultima Tavola
Γι
vedrà difegnata, nonriefce molto rotonda,nè
a quello uniforme, che pare veglia Vitruvio
nelle fue parole infoire^Qiianto ail'Architra-
ve da Vitruvio non è difcorde, nè quanto aÌ
Fregio, fopra cui un Cimacio fei volte meno
alto fia collocato. Nove membra fono nella
Cornice: una Gpla roverfcia , un Liftello ,
il Dentello , uiia Gola roverfcia, la Co-
rona , una Gola roverfcia , un Liftello, la
Gola diritta, e Γ Orlo, Si poiTono intagliare
le Gole. Eccedente in vero è la projettuta, ma
intenzione dell' Aupre fi fa palefe dalle fue
parole:
J^a projettura della C^ona col Dentkolo
fia quanto Γ altHudm dd Fregio col [uo Cimacio.
Tutta 1',altezza fidividerà in parti venticinque,
fedici diciottefimi ed un terzo, d' una delle
quali fi formerà il Modulo diyifo in parti die-
ciotto, come nella Tavola XXIII.
• ^

Ordine Ionico del Vignala.

CAPO XXXIIL

BReviifimamente ci ipediremp dal Vigno-
la, tra'l qnale e gli altri Autpri è poca
diverfità. Il Piedeftallo ha Bafamento, Da-
do, e Cimacia, Un quarto di diametro è *1
Bafamento, di cui quattro fon le membra.·
un Zocco, un Liftello , la Gola roverfcia y
che
s* intaglierà, ed un Tondino . Il Dado,
che fotto è fopra ha le fue Cimbie, è due dia-
metri e mezzo, La Cimacia eguaglia il Bafa-
mento, con cinque membra: un Tondino,
un Ovolo, una Corona , una Gola diritta,
e l'Orlo, L'Ovolo, e la Gola s'intaglieranno-
Alle già fpiegate fomiglia |a Pafe, e a quello
di Vitruvio il Capitello. Il Fuftp è d otto diame-
tried unfefto,edi cinqueottavi è Γ Architra-
ve, ili cui fon le membra medefimej phe negli
altri già dichiarati. Della Cornice alta un dia-
metro manco un ottavo dieci fon le mem-
bra.· una Gola roverfcia, il Dentello, un Li-
ftello, un Tondino, un Ovolo, |a Corona,
una Oola roverfcia, un Liftello, la Gola di-
ritta, e Γ Orlo, Il fno fporto pareggia Γ al-
tezza; e poffono intagliarfi le Gole, il Ton-
dino, e l'Ovolo, Manca un feiTagefimonello
fporto difepnatp dal Cambray ;e le Blond non
Solamente hello fporto , ma nell* altezza anco-
ra s' ingannò. I| Piedeftallo è la terza parte
dell' altezza della Colonna, e la quarta fono
Γ Architrave , Fregio, e Cornice . Tutta Γ
altezza fi dividerà in parti vent· otto e mez-
za, d' una delle quali fi formerà il Modulo
divifo in parti dieciotto, come nella Tavo-
la XXIII.

Degr


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ORDINE IONICO.

DegV Intercolonnj Archi ed Impofle
deir Ordino Ionico >

capo xxxiv.

D Aremo principio a quello Capo con le
quattro Impofte del Sanmicheli, delle
quali nel Gap.
: 9, promeiTa abbiamo la fpiega-
zione . La prima alta mezzo diametro non
comprefi gli Aftragali, ha nove membra,' un
Liftello, un Tondino, il Collarino, unaGu-
fcia, un Liftello, la Corona, un altro Liftel-
lo , la Gola diritta, e Γ Orlo. Lo fporto è
due noni; eia Gufcia, e la Gola s'intaglie-
ranno. La feconda alquanto minore e più gen-
tile,
con Io fporto quafi eguale, ha d' altezza
quattro noni, con otto membra : un Liftel-
lo, un Tondino, un Ovolo, la Corona, un
altro Liftello, un altro Tondino, una Go-
ia roverfcia , e ;Γ Orlo; tra le quali s* inta-

flieranno i Tondini, Γ Ovolo , e la Gola.
/ altezza della terza è mezzo diametro fenza
gli Aftragali, e nove fon le membra: un Li-
ftello, un Tondino, una Gola diritta, un al-
tro Liftello, un' altra Gola diritta , pure un
Liftello, la Corona, una Gola roverfcia, e Γ
Orlo. Sporgerà tre noni e mezzo; e agi*inta-
gli darà le Gole, e -1 Tondino. Alla terza e-
guale d' altezza pur fenza gli Aftragali è la
quarta, che ha dieci membra ; un Liftello ,
un Tondino, il Collarino, un altro Liftello,
un Ovolo, un altro Liftello, una Gola diritta,
pur un Liftello, la Corona, e Γ Orlo. Ha d' a-
getco due noni; e con gl'intaglidelP Ovolo e della
Gola affai graziofa riufcirebbe. Paffando al Palla'-
dio,ne Colonnaticon Archi ed Impofte faràla
luce degli Archi due volte altaquanco èlarga ;e
fra la terza e quarta parte di quefta larghez-
za farà il Pilaftro. Due impofte leggiadre
infieme e maeftofe egf rnfegna. La prima,
alta poco più di cinque ottavi e mezzo , non
comprefi gli Aftragali, ha nove membra :
il Collarino, un Liìlello, un Ovolo, un al'
tro Liftello,una Gola diritta, pure un Liftel--
lo, la Corona, una Gola roverfcia, e l'Orlo.
Agr intagli darà 1' Ovolo, e Je due Gole i e
quafi un terzo di diametro fporoerà. Poco mi-
nore è la feconda, ma più maiTiccia, che s'in-
tagiia,e quafi anco fporge come la prima - Ha
fette membra: un Liftello , upa Gola dirit-
ta, un altro Liftello, un Ovolo, la Corona,
una Gola roverfcia, e Γ Orlo.Gl' Intercolon-
nj faranno di due diametri ed un quarto, fecon-
do ia maniera
I)iafl\los. Lo Scamozzivuol fet-
te duodecimi maggiore di due quadrati la luce
degli Archi; e fa due diametri, ed un fefto i
Pilaftri ,con fette duodecimi di fronte per par-
te della Colonna - La ferraglia dell' Arco,alta
un diametro, tanto è larga nella eftremità,
quanto Γ Archivolto, così di mano in mano
allargandofi, come porterà la linea, che dai
centro dell' Arco fi tirerà . Due fono le Im-
pofte , la minore delie quali alta poco più di
quattro noni lia fenza gli Aftragali otto mem-
bra : il Collarino, un Liftello, un Tondino,
una Gola diritta , un altro Liftello, la Coro-
na , una Gola roverfcia , e Γ Orlo. Lo fporto
è d* un fefto ; c s' intaglino le Gole e i Ton-
dini. Nella maggiore l'altezza è cinque fefti
di diametro, con lo fporto, d' un q uarto, e dieci
fon le membra ; due Fafcie, una Gola roverfcia ,
un Liftello, un Tondino, una Gola diritta,
un altro Liftello, la Corona, un' altra Gola
roverfcia, e Γ Orlo ; e agi' intagli fi daranno
le Gole . Due diametri e mezzo fono gl' Intera
colonnj. IlSerlio, e'I Vignola vogliono am-
bidue la luce degli Archi doppia in altezza alla
fua iargheza, e i Membretti di mezzo diamc
tro, e folo d* un quarto non facendofi Pie-
deftallo. L' Impofta del primo è 1* Ionica del
Teatro di Marcello, pofta da luì fenza nume-
ri; e Γ Importa del fecondo ha d' altezza mez-
zo diametro, ed otto membra; due Fafcie,
un LifteJio, un Tondino, un Ovolo, la Co^
rona, una Gola roverfcia, e 1' Orlo. Sporge
un terzo deli' altezza ; e agi'intagli riferva Γ
Ovolo, il Tondino, e la Gola. GÌ'Interco-
lonnj iaranno di due diametri ed un quarto ,
pome nel Palladio abbiamo dimoftrato . Ma
già fatte fui* Ionico le dovute offervazioni, de-
giialtri Ordini,che a confiderai: ci rimangono,
è tempo di ragionare.


ordì-

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β

■■ ■

11

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ORDINE CORINTIO

D E t

S A Ν Μ I C Η E L I

capo xxxv.

ΡEr quegli Ordini fin'ora fi fpaziammo,a*
quali la gravità e la fodezza , particolari
pregi lorojinfoinidono del maeflofoeperdircosì
del fevero, avegnachè in uno d' effi col grave
il gentile fia mefcolato ; onde forfè più dilet-
tevoli riufciranno le oifervazioni, che faremo
fu gli altri due, de'quali a trattare ci rima-
ne , tutti delicati e gentili, e d' ogni leggia-
dria sì ripieni et adorni, che quando ritrova-
ti furono, potrebbe dirfi, come d'Anacreon-
te e del Petrarca diflero alcuni interpreti,che
con gli Amori le Grazie tutte,quafi miniftre
et ajutatrici, a fianco ftavano degl' inventori.
Il Corìntio, il quale adeiTo ad efaminare in-
comincieremo, è da V^itruvio ad una Vergi-
nella di frefca età raiTomigliato, che di leg-
giadre e ricche ve iti le tenere delicate mem-
B^ra ricoprerìt|o vigore accrefcealla naturale bel-
lezza, la quale tra quegli ornamenti , come
gemma in finiilimooro maeftrevolmente rinfer-
rata, alletta ed invoglia con maggior forzala vi-
ila e i cuori de* riguardanti. L* invenzione del
Capitello è da Vitruvio attribuita ad un Cal-
limaco Statuario, chea cafo in Corinto per
una via paiTando , ov' era al fepolcro d* una
Donzella un caneftro d'oblazioni confecrato ,
fiorir vide una radice d'acanto, la quale dal
pefo premuta di quel caneftro da una tavolet-
ta ricoperto cofìretta era i già prodotti gam-
bi, che per ambo i Iati crefcevano, ripiegare ,
Sarà ftato quel Callimaco , che nominato fu
da Paufania nell' Attica per occafione di ram-
memorare una lucerna d'oro, in cui fempre
ardente durava 1' oglio un anno intero, fatta
ad una ftatua di Minerva da quefto Artefice,
di cui fcrive il medefimo Autore fpfle
il pri-
mo , che forale i marmi ^
e che ad alcuni nel-
la perizia inferiore, tutti nella diligenza fupe-
rò; la qual lode di diligenza a lui fu data an-
cora da Plinio lib. 54. cap. 8., che lo chiamò
cdmnìatore dì fe flejo, cioè che non mai po-
nendo fine alla diligenza ritrovava fempre che
riprendere nell* opere fue. Ora veggiamo,che
non fplo ne' Capitelli, ma ancora in tutte Γ
altre parti,e per le varie fuefimmetrie,e per
li diverfi ornamenti molto il Corintio dall' Io-
nico,
e dagli altri Ordini iì allontana; e pare
che
dopo il racconto di quella iftorietta lo af-
fermafle Vitruvio lib. 4. cap. 1. dicendo, che
da quel Callimaco
a fìahilire s* incominciarono
e a diflrihuire le fimmetris e le ragioni deW O-
pere Corintie ; nulladimeno egli avea ciò ne-
gato al principio di quel Capo, ove fcriiTe,
che toltone il Capitello , affai dagli altri diver-
fo, dair Ionico il Corintio non diftingueafi.
Da quefto dedurre fi potrebbe, che le diverfi-
tà neir altre parti, quali fi vedono nelle Ro-
mane Antichità, folo ne' tempi a Vitruvio
fuifeguiti cominciaiTero da' Romani ad intro-
durfi. Il vero faper fi potrebbe, fe l'età per-
donato aveflè ad alcuno de' tanti Scrittori Gre-
ci , che di queft' Ordine avran trattato ficura-
mente, de" quali oltre gli Scritti perirono an-
cora i nomi ; imperciochè quelli, de' quali at-
tefta Vitruvio nel belliifimo Proemio del libro
7. aver del Corintio fcritto, furon tutti Ro-
mani; come tra gli altri Argellio, che trattò
Simmetrie Corintieyt CoiTucio Romano, che
fcriife del Tempio {'giudicato Corintio ) di
Giove Olimpio, cominciato da quattro Ate-
niefi Architetti fotto Pififtrato, e diigént'an-
ni dopo dall' ifteflb CoiTucio
con gran diligenza
e fcienza fomma ridotto a perfezione fotto il Re
Antioco; e C. Mucio, eh' edificò, eco'fcrit'
ti illuftrò il Tempio dell' Onore, e della Vir-
tù, tenuto dagli Antiquari e dagli Architetti
per la delicatezza d' Ordine Corintio; del qua-
le Edificio fece anco menzione Plutarco nel li-
bro
della Fortuna de^ Romani- Ma molto più
certa notizia avremmo, che ne' tempi avanti
Vitruvio foiTero in ufo pofte Γ altre differen-
ze di queft' Ordine, ié Ί tempodiftruttenon
aveffe oltre le tante antiche Fabricfie di Co-
rinto, delle quali fe abondantifllma foife quel
la Città,avanti che diftrutta fofle da L. Mum-
mio, può leggerfi in Paufania
ne Corintiaciy e
in Strabene nell* 8., le altre ancora , che di
queft' Ordine per 1' altre Greche Regioni fu-
rono edificate , Per alcuna rammemorarne ,
che Corintia con fondamento pofia eiTere giu-
dicata, dicoche
prt-fcrivenrio Vitruvio lib. I.
cap. 2. il quale moki de' fuoi precetti da* libri
et Edifici della Grecia raccolfej che i Tempj
di Venere far fi debbano Corintj , ne iiegue,
che di queft' Ordine farà ftata una gran parte
almeno di que'Tempi, che fi legge frequente-
mente


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ο R. D ί Ν E CORINTIO.

mente prefló gli Aatichi a quella Dea fuiTero
dedicati ; tra quali due a me pajono i più fa^
niofi; quello antichiflimo in Pafo, che defcrit-
to è da Tacito nel
2. delle Storie, e nel qua-
le, per dinotarne l'immenfa grandezza ,pofero
cento Altari Virgilio al i. dell*
Eneide, e Sta^
zio al 5, della
Tehaide; fe bene fopra ciò niun
lume foniniiniftrano li due antichi Scoliafti:
Servio, e Lutacio; e un altro in Corinto ,
magnifico fopra modo erìcehiJfmQ , ma che ad ufo
indegno deftinavaii; come raccontano Strabo-
ne neir 8., ed
Ateneo nel lib. 13. cap. 11.
de' fuoi Dìmofofifiìquale infame ufo trovo
eÌTere flato la prima volta ne' publici Tempj
introdotto da un Solone: come fi ha da Ni-
candro CcHofonio , e da un fragmento di Fi-
lemone , citati da Ateneo al Cap.
9. del detto
libro. Di tale iniqua ufanza cagione farà fla-
to per avventura il fòverchio eccedente luflb
de® Corinti, che vituperato è da Platone nel
Dialogo 3.
dellaRepubììca, Ma ο Corintio, co-
me perfuade ogni ragione a
credere di que* po-
poli celebrati da' Scrittori tutti per ingegnoiìf-
iimi e ricchiflìmi 5 ο Romano foflè il ritrovato
deir altre parti del Corintio, come pare infe-
rire fi poÌTa da Vitruvio, fu quefto altre paro-
le non fpenderemo, e direm folo, che trop-
po farebbono fortunate quefte noftre fatiche,
fe con eiTe indur poteflìmo gli Architetti dell*
età noftra (i quali con ornamenti sì fregolati
confondono e non dilettano gli animi non che
de gr intendenti, ma degf ignoranti ftefli e
de' plebei, che delle cofe giufte ed armoniche,
anco nonfapendo il perchè, naturalmente s*
appagano) a confiderare le tante bellezze d* un
Ordine sì gentile ο fu veftigi delle Romane
Fabriche, tante delle quali, e particolarmen"
te il Panteon, oggi chiamato la Rotonda ,fono
Corintie, ο fu le Italiane de* buoni tempi ; fra le
quali comincieremo fecondo Γ
iflituto noftroad
cfaminare quelle del noflro Sanmicheli , che
molto frequentemente e con grande felicità
del Corintio fi fervi, in Verona, in Venezia, ed
altrove, sì come può vederfi in molti
de' iuoi
Edifici, onde le fimmetrie
e proporzioni abbiam
prefe jcheadefcrivere comincieremo. La luce
degli
Archi è mezzo diametro maggiore in al'
tezza di due larghezze, il Pilaftro
quafi la ter-
za parte delia larghezza della luce, ed i Mem^
fretti mezzo diametro, come altresì 1· Archivol-
to . Le Impofle al luogo,
dove fi vedranno diie-
gnate, trafporteremo. GÌ* Intercolonni eccede-
ranno d' un
quinto e poco più due diametri,
venendo in tal modo a cadere cinque Modiglioni
fra mezzo a queMue, che fopra faranno alfe Co-
lonne. Alla fefta parte della Colonna non arri-
veranno Γ Architrave, Fregio, e Cornice, qua-
lora nel Fregio non fieno intagli e fcolture.

ma quando voglia il Fregio fcolpirfi, a propor-
zione dell* Opera, come altrove avvertimmo,
crefceranno ancor le mifure. La Porta è dal San-
micheliprefaingran partedaun* antica, che fi
vede circa un miglio lon tana da Spoleti, e che poi
fu dal Serlio esaminata ed i]Iuflrata,e propo-
fia nel lib.
4. per modello delle Porte Corintie .
Le proporzioni di quefta Porta in tutto aquel-
le non fon conformi, che ventilammo nel Cap.
3. ove delle Porte fi ragionò; nulladimenopo-
trebbono, e non con molta fatica, ad eiTe con-
formarfi , fenza punto alterarne le fimmetrie ,sì
belle in vero ed eleganti, che in sì graziofo e
gentil' Ordine meritarono di trovar luogo. L'
altezza della luce fupera di mezzo diametro due
larghezze; e 1- Ornamento é d* eiTa la terza
parte. Un ornamento però
alto fu al San-
micheli neceiTario, per dar luogo nel Fregio
ad una Ifcrizione; onde l'Architetto a piacer
fuo potrà, quando voglia, fminuirlo, e alla quin-
ta parte dell' altezza della luce eflb ornamen-
to ridurre, come ne' fpezzamenti della Tavo-
la
26. notato vedrà il Lettore. L* altezza poi
del Frontifpizio una fia delle cinque parti, in
cui la lunghezza dellaCornice farà divifa.Cir-
ca il Piedeflallo, fatta in cinque parti la Co-
lonna, elfo da due di quelle farà formato ,
Tutta l'altezza ho divifa in parti trenta due
e cinque quarti di diciottèfimo , d' una del'»
le quali ho fatto il modulo divifo conforme il
folito in parti dieciotto. Ho feguita tale divi-
fione, per non allontanarmi punto dalle mi-
fure, che nel noflro Autore ho ritrovate; ma
chi taledivifione troppo minuta e confufa re-
putaffe, nella feguente diverfa maniera potrà
regolandola fodisfarfi . Il Zoccolo del Bafa-
mento potrà fare di parti tredici e mezza
folamente, e dividendo allora tutta Γ altezza
in parti trenta e due terzi , d* una di que-
fte faccia il fuo modulo. Ora poniamoci a con-
fiderare ogni parte a membro per membro mr-
nulamente. Il Piedeflallo, come tutti gli al-
tri fin' ora veduti, di tre parti fi comporrà ;
Bafamento, Dado, e Cimacia . Il Bafamen-
to ha fotto un Zoccolo, del quale , alla ne-
ceifità de' fiti accomodandofi, a piacer fuo 1*
Architetto potrà fervirfi. Le altre membra fon
cinque; un Baflpne , un Liflello, una Gola
diritta, un altro Liflello, eduna Gufcia;
fra le quali s' intaglino il Baflone , la Gola ,
e la Gufcia . Tutto lo fporto non arriva a un
quinto di diametro ; e Ί Dado un nono è mi-
nore in altezza di due quadri. Vedrannofi in
quello Dado gli fpezzamenti della Porta,cioè
Architrave, Fregio, e Cornice. Nell'Archi-
trave alto tre noni e mezzo fon fette membra
due Fafcie con due Tondini, e due Gole ro-
verfcie, che s' intaglieranno, e Γ Orlo . Al

Fre- -


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90 ORDINE CORI Ν Γ ί Ο.

Fregio determinata altezza non fi prefcrive ,
che dalle varie occafioni dipende, onde ricever
dee norma il buon giudido dell' Architetto,
Della Cornice Γ altezza è un diametro e po-
co più di mezzo diciottefimo, e dodici fon le
membra ; una Gola roverfcia > il PenteHo ,
wn Liftello, un Ovolo, i Modiglioni, im*al-
tra Gola roverfcia , un a^o JLifiello ^ la Co-

,la Gola di-
è Taget-

Vi·» ■vjujiii ivyvv-ixt^ia J WÌX ait-i-v JI-ÌÌI.IVJIX'-';

rona jpiirupLifl:eJ]o,vin Tondinojla
ritta > e Γ Orlo. Di mezzp diametro
e agf intagli fi diano fra

to; e agr intagli li diano tra tante membra
le Gole roverfcie , 1' Ovolo, e Ί Tondi'
jio· Nella Cimacia fono fette membra: una
Gufcia, un Liftello^ un Tondino, un Ovo-
lo, la Corona, una Gola roverfcia, ρ Γ Or-
lo , Sporge quafi un terzo j e per gì* intagli ferba
il Tondino, Γ Ovolo , e la Gola roverfcia t
La. Bafe, che gran ricchezza ha di membra ,
di gentilezza e grazia non cede , con cui per-
fettamente alla leggiadria di queft' Ordine cor-
rifponde.
he fue membra fon undici : il Pliu"
to, il Toro, un Liftello, un Cavetto, un
altro Liftello, due Tondini, un altro LifteL·
Io, un altro Cavetto, un Liflello, e Ί Toro
fuperiorev Le Gufcie, e li due Tori fi ροίΓο-
no intagliare. Il Tronco di quefle Colonne ha
altezza otto diametri e mezzo ; c tutto fi

Nella fola Fig. A due maniere di profondarli
dimoftrerò. Ma paffiamo finalmente a tratta-
re del Capitello, che per la gentilezza per Ρ
ornamento e per la maeftà lungo tratto e Ρ
Ionico, e quanti fin' ora veduti abbiamo , fi
lafcia a dietro . In vece di quattro, fono in
cflb otto Volute, quattro maggiori negli an-
goli, e nel mezzo quattro minori . Tali Vo'·
Jute non
(otto J* Abaco immediatamente, co-
me neir Ionico, ma da' certi fiori chiamati
Caulicoli nafceranno, i quali il gambo loro
in mezzo delle foglie nafcondendo adorneran-
no vagatnente tuttala campana del Capitello,
Le due foglie poi, che faranno in que' Cau-
licoli, con 1* eftremità delle Volute faran con'
giunte. Sotto i Caulicoli in due ordini divife
vedrannofi Γ altre foglie, che otto faran per
ordine, e quelle d' Olivo ο diQiiercia ο d'A^
canto fecondo il dire dì Vitruvio imiterannot
Difcendendo pofcia alle proporzioni, la Cam-
pana ο fia Fufto del Capitello con Γ Orlo ha
ύ* altezza un diametro intero ;e fi divide in tre
parti. Ne rimane una alle prime foglie, una
alle feconde, e la terza alle Volute, che nel'
la medefima guifa girar fi devono , come in·^
fegnato abbiamo nelT Ionico. La piegatura
poi delle £o^lÌ€ ila un quarto della loro altez'
za,
V Orlo della campana pAto una partccd
un quarto di trentafei del Capitello aggirifi
fotto Γ
Abaco, che curvo e non quadro eiTer
deve , come vedefi nella pianta.D'un Liftel-
lo, ed un Ovolo comporto fia il Cimaciodeir
Abaco, che tutto è poco maggiore della fetti-
ma parte del Capitello. In mezzo dell* Abaco
intaglifi un fiore che le fue foglie diffonden-
do tutta ma fenza eccedere Γ altezza delf A-
baco dee ripoprire. Le altte proporzioni fi pof·
fono dalla pianta e dal profilo raccogliere
chiaramente. Lo fporto delle foglie fi vede nel
profilo, dove il Capitello in angolo è di fena-
to, ed è tirata unà linea dal finimento del Ton-
diiio fin al Corno ο fia cantone dell' Abaco,
la qual linea non devon mai le foglie ο le Vo-
lute oltrepaflare . L' Architrave alto mezzo
diametro ha fette membra: tre JFaÌcie , due
Tondini con una Gola roverfcia, che s* in-
tagìieraiino, e F Orlo. ΑΙΓ altezza dell' Ar-
chitrave pari
è quella diel f regio , eh' io qui
fchietto e fenza ornamenti ho difegnato ;
e
quando éiTo tale far vogiiafi, perchè riefca
più gra^iofo, non fia tutto a piombo, ma fi
pieghi'nel terminare, e rivolgafi per attèccar-
fi ali- eflremo Orlo deli' Architrave, Non
ef-
clude però gF intagli e fcoltui^e di cofc all' in-

^ ' ------ --- ---------- --- - ^ ^ _ , .

gliato Fregio alquanto maggiore · Sia la Cor-
nice fei noni di diametro con undi-
ci membra ; una Gola roverfcia , un Den-
tello, un Liftello, un Ovolo, i Modiglioni,
un altra Gola roverfcia, la Corona, pur un
altra Gola roverfcia, un altro Liftello, la Go-
la diritta, e Γ Orlo, L* agetto eccede d' un
diciottefimo I* altezza ; e fra le nominate mem-
bra fcielganfi pergP Intagli V Ovolo, e le
Gole. Ma veggendofi in quefta Cornice Mo-
diglioni e Dentelli contro Γ opinione, co-
me oifervatofu, di Vitruvio,potrà per avven-
tura parere a molti il noftro Autore degno
di riprenHone, che cofe da Vitruvio biafi-
mate nelle fue Fabriche non «sfuggì . Con qual
ragione dunque il noftro Sanmicheli efcufe-
remo? non con altra certamente, che con Τ
inveterata confuetudine ancora degli antichi
Architetti, i quali nelle ottime Romane Fa-
briche ciò tapto introduiTero e fi frequente-
mente adoperarono, che lo rendettero fami'
gliare,er oiliofonome d' abufo di mano in
mano togliendoli, quel credito e quelT au-
torità , che all' altre regolare coie fu data >
a poco a poco gli conciliarono. Dopo il Co-
rintio del Sanmicheli paifiamo fecondo il
noftro iftituto a quello di Vitruvio,

Ordine

deve adornar di Canali, ora in maggiore ora traprefa Fabrica convenevoli ; quali per non
in minor numero, come le intraprefe Fabri- confondere e fminiizzare , cfler d^ve Tinta-
che ο meno ο più magnifiche richiederanno,


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^ TT XXW

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ORDINE CORINTIO,
Ordine Corìntio di Vitruvìo. difcoprirlo in alcuni luoghi de* libri fuoi. Nel %τ.

CAPO XXXVI.

lOcodelCorintioabbiamoda Vitruvìo,le cui _ , . --··,,

parole, come dicemmo, inducono a credere lazzi omatiirimi ragionò, nelle defcrizioni de
rrt np>
fpmni Hnnn lui. trafmne il Caoitello » quali a me par certo di ritrovare Colonne, Fre-

gi, Corniciamenti, Triglifi e Metopejcome a
cagion d'efempionel 4. libro, dove fa meravi-
lie Telemaco con Pififtrato figliolo di Neilore

iziani tante milliaja d' Operaj mandarono in
ierofolima? come tanta fcienza e dottrina era
in quel Tirio Architettoposi lodato nel lib, 3. de

fi legge i

nalmente Γ ifteifo Vjllalpando

fuÌTero ne* tempi dopo lui, trattone il Capitello,
Jediverfitàdiqueft* Ordine invenzione de'^ Ro-
mani . Ma fe da Vitruvio è tolto a' Corintj il ri-
Érovamento dell'altre parti, fembra che ad efli

àfliipiù tolto fia dal dottiiTÌmo P. Vìllalpando delbelliifimo Palazzo di Menelao, paragonan-

nelf Apparato della Citia^ Tempio di Gierufalem- dolo alla Reggia di Qiove ; e nel 7., dove defcrit-

fecondo il quale pare la prima Fabrica di to èio moltiverfiedifFufamenre quello d* Alci-

queft* Ordine foiTe il Tempio di Salomone ,ch* noo; emeoVqnel 19. dov^ fi paria di quello

egli Corintio con Ρ autorità di Giofeffo giudicò, Uliife. Poi nel Tempio di Dagone, ove Sanfone

) E fe bene il tefto da noi addotto ha la parola perì, non eran Colonne ? e fe in altre Regioni a-

Z?0»j»w,daIconteftofi vede,ch* ivi non parlò il vantiSalomone ftate non foflèro bene architetta -

Villalpandode]laCafadell,ibano,madelTem^ te Fabriche,comepotea Salomone chiamar da

pio. Anzipare eh'elfo intenda foflequel Tempio Tiroeda bidone peritiiTimi Artefici, che fecero

la prima origine della buona Architettura ; (^) Colonne e Capitelli? Cornei Re Fenicj ed fi-

onde ne feguirebbe,che l'Ordine di tutti più an^ σί^ίθηί t^nte milfiflia d* Onerili mandarono in

ticp foife il Corintio, e che Corintio pi ù non fof-
fe, ma Ciiudaico, e che fol dopo quella Fabrica la
perizia e Ρ ufo della noftr· Arte a diffonderfi co-
minciaflè per 1* altre Nazioni, Per q uanto a me

ne pare, io nulla trovo ne* libri de* Re, de^ Para^ ^

lipomem, in Gieremia, e dovunque del Tempio fi quel To|no non chiamò, e aiTài fondatamente ,

i, onde con fondamento, ch'eifo foife Corin- Mosè pj^/wo maeflro e precettore dell- Architettura ?

Z'n^fT* flnUnì't^ra· λ^'ψΙ li.r^,'./'.,,.^ α l^noA MU^ T ηΓίαΐπ^ Attila ΠΓΛ^Ι-Γ' A nr\n nir /liinnil/*

damento fu Tragici e fu gli altri Poeti Gre-
ci , nè fu Poeti Latini > ne*quali fi leggono Delu»
bri e Palazzi con Loggìe
, A trj, e Colonnati e in
Troja, eavuti da· vecchi Re Teùni, Argivi, e
Latini più antichi di Salomone; nè che ricavifi
da* Scrittori gravi foflfe prima di Salomone alzata
qualche Piramide Egiziana ; nè che altresì prima

tratti.

tio,fi poirafi;abilire;anzilemifure,cheieggone* V origine dell^ nortr' Arte non par dunque
detti luoghi, e in Giofeffo ^breo 1. c. nè debba al Tempio Gierofolimitano riferirfi; ma
al Corintio,nè ad alcun' altro de* noti Ordini dettodòcosì trafcorrendo, parliamo del Capi-
fi poffono ridurre , Se poi più.antico princi^ telloCprintiodi Vitruvio. Alto elfo facciafi un
pio che da quel Tempio la nobile e regolata diametro intero ; poi formifi nella fua pianta una
Architettura a veffe, non farò per afferirlo fon- diagonale, che lunga fia due diametri, per mez-
" "" " . . - . _ zo della quale e ugual}avremo le quattro faccìe,

egiufta la lunghezza dell* A baco, che curvo di ta-
le lunghezza eUer deve la nona parte, e alto la
fettima di quella del Capitello, Ngl rimanente
proceda eiTo Capitello ^conie i| defcritto nel San-
micheli. Avverto, eh*avendolo io difegnato fe-
pondo la mente di Vitruvio, v*ho aggiunto, per

Ordine Corintio dell* Alberti.
CAPO XXXVIL

Alberti I che fe-

mile, e nella Cornice, dove (e npn bene^ in
pofe i Modiglioni, dalle fim-

vece di Corona

metrie ioniche s^ allontanò.

alcuni famofi Tempi «^e* Greci, calcolando fu non lafciario così nudo ,1 Architrave, Fregio
quanto fcriyono antichi profani Autori, fpffero Cornice Ionica, e la Bafe Attica.
Cominciati ; nè che fecondo efli il Dorico e Γ Io·;·
liicoinventati foflèroda* poco lontani difcenden^
ti di Deucalione, bensì falfamente confufo da^
Greei con Noè, come oltre Ovidio fi vede più

phiaramente in Luciano neiPialogo della Qea Λ Ltro dir nPn occorre dell* AI
•y^i^jmaperpancprafecpndppiù veri computi ΐ\ guìTopinipnedi Vitruvio; e folamente nei
inoltp a Salomone anteriore. Tutto cip fi for? Capitello, il quale a quello dj Vitruvipfece fi-

pain,e (i confiderin folo le autorità, eh' ora ac-
cennerò. Omero fecondo il Cronico Eufebiano
ρ coetaneo, fe non anteriore, a Salomone ; pure
a* fuoi tempi fi fapelTe ben fabricare, mi par

Ordine

ft) X>omum ^qufim ipfeipet ( Jofcphus )Jixer/7t Cofimiio optre faifetUhr^tam. VilUI· T-z. P. l- ^ ς. ig

(b) Ommt» Rornanorumaut Qr<eco>-unta>-ebit*ÌìanJi rati(in9m\aut ft qustft ali anobi itor t vtlvttufiiory ab buìut Fa-

hrit* ratitm tjafque idéif Jefumptam fuijfe . Villal. T.t. P. x.c. 13.

(c) S0HS tidìficata CÌvitatis, Homer. Iliados ii.

(<1) Enimuero mibi parìetei domorum « pukhraque intertignia ^

Abhgn^que traiti^ Ci (olumn^ furfum tendentet ^c. Honit Odyf. 19.

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94 ORDINE CORINTIO.

Ordne Corintio del Palladio,
CAPO XXXVIU.

N' EI Corintio del Palladio l'altezza del Ba
famenco è poco minore di due terzi di dia-
metro, ed ha fei membra: un Zocco, un Ba-
ftone, un Liftello, una Gola diritta, un al-
tro Lifteliojcd una Gola roverfcia.S*intaglia-
no il Baftone, e le due Gole ; e Io fporto a un
quarto di diametro dee pervenire. Alto un dia-
metro e poco pili di fette duodecimi è 1 Da-
do, e non già un diametro e mezzo, come no-
ta le Blond. La Cimacia, che s' inalza quaiì
tre noni di diametro, e fporge un quarto, ha
fei membra; una Gola roverfcia, un Uftello,
un Ovolo, la Corona, un'altra Gola rover-
fcia, e F Orlo; potendofi intagliare Γ Ovolo,
e le due Gole, BelliiTima è la Bafe, la quale
è air Attica fomigliante, Te non fé di mem-
bra è più ricca, e fupera d'adornamento e va-
ghezza quante fino ad ora vedute abbiamo.
Come di tutte 1' altre,mezzo diametro è Tal-
tezza^ed ottofonle membra;il Plinto, ilTo-
un Tondino, un Liilello , una Gufcia,

ro

un Liftello, un Tondino, ed un Baftone, Il
fuo fporto è tre quindecimi di diametro; e le
membra da inta^liarfi fono il Toro e 'i Ba-
ftone. Il Fufto della Colonna non arriva ad
otto diametri; e Ί Capitello da quello del San-
micheli non è diverfo. Dell' Architrave alto
quaiì due terzi otto fon le membra : tre Fa-
fcie, tre Tondini, una Gola roverfcia, e I'
Orlo; e fi potranno intagliare i Tondini e la
Gola. H Fregio, che minore è di mezzo dia-
metro, non finifce a perpendicolo, ma finuo»·
fo, come abbiamo veduto nel Sanmicheli.Nel-
la Cornice, che s' erge due terzi e mezzo duo-
decimo, e fporge poco più, oltre il Cimacio del
Fregio, eh* è una Gola roverfcia ed un Liftel-
lo, fono undici membra; una Fafcia, un I^i-
ftello, un Ovolo, i Modigliani, una Gola ro-
verfcia , un altro Liftelio , la Corona , una
Gola roverfcia, pur un Liftello, la Gola di-
ritta, e Γ Orlo . S'intaglieranno le Gole e Γ
Ovolo. II Piedeftallo è il quarto, e 1' Archi-
trave, Ffe^o, e Cornice fono il quinto della
Colonna· Tutta Γ altezza fi dividerà in parti
ventifette e quattro decimi ; d* una delle qua-
li fi formerà il Modulo divifo in parti dieci-
Otto, come nella Tavola ΧΧΧΙΧ.

Ordine Corintio dello Scamo^Zf.

CAPO XXXIX.

A Lr ultimo luogo il Corintio rifervar vol-
le
lo Scamozzi, che di tutti gli altri Or-
dini il più gentile ed ornato Io giudicò. Il Pie-
deftallo fecondo (jueft* Autore ha d* altezza
tre diametri ed un terzo, e fatte
à' eiTo nove
parti manco un ottavo, due faranno per loBa-
famento, per la cimacia un' altra, e le altre
tutte, che reftano,perii Tronco. E* dunque
il Bafamento alto tre quarti, con fette mem-
bra j un Zocco, un Baftone, un Liftello, u-
na Gola roverfcia, un altro Liilello, una Gu-
fcia, un Liftello, ed un Baftoncino . L' A-
gettoè d' un quarto;e le membra,che ricever
poiTono intaglio, fono i due Bafloni e la Go-
la , Nel Tronco, che in fondo ha un Liftello,
come in cima altresì, è f altezza di due duo-
decimi e mezzo oltre due diametri, Nelle fron-
ti fai' Autore un riparto con due LiiieIJi, che
in mezzo prendono una Gola, la quale farà
intagliata. Non dee tal riparto all' indentro
incavarfi , poiché debolezza cosi moftrerebbe,
ma facciafi rilevato in fuori. La Cimacia è
tre ottavi, con nove membra: una Gola rover-
fcia, un Liftello, un Tondino, un altro Li-
ftello, la Corona, un Tondino, una Gola
roverfcia, e 1' Orlo . Tutto lo fporto arriva a
tre duodecimi e mezzo; e per intagliare pren-
danii le due Gole e 1* Ovolo * La Bafe è bel-
liifima, e quale già defpritta fu nel Palladio.
Il Fufto s'alza otto diametri ed un terzo, e di
fopra un ottavo della groifezza da piedi fi fmi-
nuifce. Qiiefto Tronco dall' Autore fi vorreb-
be ο fchietto, ο di fole fcanalature adornato,
com'egli fcrive
a chiare note nella P. z. l-6.cap.
II. onde leggiadra idea fu quella di le Blond,
che vi pofe le Colonne fpirali , quali ancora
vanamente con un ramo accerchiò, adoflàndo
al povero
Scamozzi ciò, che appunto da lui fi
condanna nel detto Capo, e ciò, di che non fi ve·
de veftigio alcuno in tutti i libri, e difegni fuoi,
nè in quante Fabriche ο per vifta ο per relazione
fappiamo che furono da lui lafciate. il Capitello
Hire, come la Bafe,
a quello conformafi del Pai·
adio. L'Architrave alto due terzi di diametro ha
nove membra; tre Fafcie, due Tondini, due Go.
le roverfcie, una Gufcia, e Γ Orlo. S'intagliano
i due Tondini, la Gola, eh'è tra le Fafcie, e la
Gufcia, Π Fregio fchietto ha d'altezza ottoquin··
decimi , ma con gl' intagli deve eccedere i tre
quarti,. Della Cornice, che d'altezza e
projettU'
ra ha quattroquinti, tredici fon le membra : una
Gola roverfcia,un Liftelló, un Tondinò, un
Ovolo jiModiglioni,un'altra Gola roverfcia,
un Liftello, la Coróna, un Liftello,pur un'altra
Góla roverfcia, pur un Liftello, la Gola diritta,
e Γ Orlo. Le tre Gole roverfcie e Γ Ovolo am-
mettono Γ intaglio. Il Piedeftallounterzo, e 1'
Architrave , Fregiò, e Cornice fono il quintó
della
Colonna. Si dividerà tutta l'altezza in par-
ti trenta e due terzi, d'una delle quali fi formerà
il modulo divifo in parti dieciotto,come nella
Tavola ΧΧΙΧ.

Ordine


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ORDINE CORINTIO.

95

Ordine Corintio del Serììo,
capo xxxx.

'"^Rattandq di queft' Ordine piacque al Sejr^
X iioperquellOjChefpettaalCapitelIo, ie
medefime veftigia di Vitriivio calpeftare, ma
non già formando l'altre parti, nelle qualief-
fo e dal parere di Vitruvio. e dalle fimmetrie
Ioniche s aiiontanò. Non potendofi il Piede-
ftallo con le dieciotto parti del Modulo a giu-
itifiiraa mifura ridurre,da noi perp fecondo la
di lui mente, che ne* fuoi libri e difegni indagare
procurammo, farà fpiegato. Sia dunque largq
quanto il Plinto della Bafe \ e fatte pofcia d'elfo
Plinto tre parti uguali, indi a quefte tre ag^
giunte altre due, da tutte quefte parti Taltez»
za del Dadoverràformandofi;laqualepoi divi-
fa in fette parti due altre parti uguali à quelle
fette fra la Cimacia e Ί Bafamento difpenfe-
xk; venendo in tal guifa tutto il Piedeftallo a
comporfi di nove parti, come pure vedremo
dover fàriì della Colonna. Le membra mede-
fime, che quella del Sanmicheli, ha la Bafe,
quale h mezjo diametro, e fporge un quarto,
dalle quali mifure deviando nelle fue Tavole il
Cambray ,fu cagione che 'Ifuopogo felice com-
pendiatore le Blond alteraiTe e ponfondeife
iutce le proporzioni del Serliano Piedeftallo.
Kè qui paiTar fi dee
Cotto filenzig un* utiiif-
fima regola del noftro Serlio, fi» la qualeefor-
mandofi qiiefta Bafe e in qualunque altro cafo,
fi dovià porre dall' Architettodiligentiinmaof-
fervazione. Quando ila la Bafe all'altezza in piri-
ca del
noftro occhio, regolate faranno edotti'
me le aiiègiiate proporzioni ; ma fe la Bafe in
luogo fuperiore all' occhio de· riguardanti farà
collocata, maggiori allora il facciano tutti que*
membri, che da altri membri verranno per la
diftanza ad eiTere occupati. Se poi, come ac-
cade, un'Ordine air altrofovraponendofi, in
maggiore altezza farà la Bafe, meno allora nu-
merofe fieno le membra,che quanto di nume-
ro fi fminuiranno, altretanto di fodezza mag-
giore dovran formarfi · Il Fufto della Colonna
abbia fette diametri, come quello deirionica.
Nel Capitello s*attenne egli,come dicemmo,
alla dottrina di Vitruvio ; nulladimeno con gran-
diifima ragione, c per
lo diligente ftudio da
lui fatto fu le Antichità,neltefto di Vitruvio
fofpettò errore, e volle non doverfi nell* alfe·'
gnata mifura conprender Γ Abaco. Archi-
trave, trattine iTondiniaggiunti in mezzo alle
Fafcie, è nel rimanente come l'Ionico.IlFre^
gio è un ottavo maggiore dell* Architrave; nel-
la qual mifura gli sbagli del Cambray furono
pontualmente feguiti da le Blond. Di due Cor-
jiici, ch'egli propone,quefia, che fti da me fciel-
ta, ha poco più di quattro feftì d'altezza, e dieci
membra ; una
Gola roverfcia, un Dentello, un»
iifraGoiaroverfciajUnIrfifteI10|Un Ovoìo^ U

Corona, pur un altra Gola roverÌcia, un altro
Liftello, la Gola diritta, e Γ Orlo. Lo fporto e-
guagliraltezza,ela fuperi ancora,iè fi voglia;
poiché quanto più fporge la Cornice , tanto ap-
parifce ρϊμ nobileemaeftofa. Il Piedeftallo fia il
terzo della Colónna ;e quafi il quinto fieno Γ Ar-
chitrave, Fregio, e Cornice, Tutta Ρ altezza fi
dividerà in parti vent'otjtoe in un ottavo di dici-
otteiìmo, d'una delle qu^li fi formerà il Modulo
divifo in parti dieciotto, come nella T, XXX.

Ordine Corìntio Μ Vignala.
CAPO XXKXL

QUanto elegante ed ornato è Γ Ordine Co-
rintio che nel libro del Vignola ritrovafi,
ipero ,phe tanto farà per riufcire a* miei Lettori
dilettevole la dichiarazione, ch'ora intraprendo.
Veramenteconfiderando;ch'eifo,libro del Vi-
gnola vada tutto di per le mani degli Architetti
de* noftri tempi, fi vede il famofo detto di Me-
dea prelTo Ovidio in loro avverarfi, che con sì
belle idee e perfette modinature focto gli occhi
vogliono a bella poftacon le irra|ionevoIi inven-
zioni di fregolato corrotto gufto i loro edificj con»
laminare. Ma fenza replicare altri lamenti, alla
eofa difcendiamo. Il Piedeftallo fia di quattro dia·^
metri,© di due fefti il Bafamento in quefte cinque
membra compartiti : un Plinto, un Toro, un
Liftello, una Gola diritta, ed un Tondino ; tra
le quali il Toro, la Gola, e Tondino fi poflono
intagliare, il Dado ha nel fondo un Liftello, ed
un altro nella fommità. La Cimacia, che non
deve eguagliare, comedifegna le Blond, ma fu-
perar d'un diciottefimo il Bafamento, ha otto
membra : un Tondino, il Collarino, un Liftel-
lo , un altro Tondino, un Ovolo, la Corona, una
Gola roverfcia, e Γ Orlo. Sporge due noni ; e s*
intagliano VOvolo ,eia Go a, La 3afee*1 Capi^
tello fbno conformi a quelli del Sanmipheli ; e Ί
Tronco della Colonna è d*otto diametri ed un
terzo. Neil* Architrave di trequarti di diametro
fon 0^0 membra ; tre Fafcie,
due Tondini, due
Goleroverfcie,ciarlo. S'intaglieranno i due
Tondini e le due Gole. Il Fregio neiraltezza
pareggiafi all'Architrave, avendo nella fommi-
tà un Lirtello ,ed un Tondino, La Cornice d* un
diametro intero ha dodici membra / una Gola ro-
verfcia, il Dentello^ un Liftello, un Tondino,
μη Ovolo, i Modiglioni, una Gola roverfcia, la
Corona, un' altra Gola roverfcia, μη Liftello, la
Qola diritta, e Γ Orlo. Quanto s* alza, fporge al-
trettanto , non comprefo però quanto fporge il
Cimacio del Fregio ; e per gl' intagli, fcieìganfi Γ
Ovolo, le Gole, e Ί Tondino. L* Architrave,
Fregio, e Corniceegui|g|inola quarta parte della
Colonna, qHal proporzione d' μρ fefto è fupera-
tadal Piedeftallo.Tutta Ρaltez^ fi dividerà in
parri trenta due,
d* una delle quali fi formerà il
Modulo divifQ in parti dieciotto come nella Ta·?
volaXX^.

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ORDINE CORINTIO

DegT Intercolonn) Archi ed Impofiff
deir Ordine Corìntio.

capo χχχχπ·

Ra le Impofte del Sanmicheli una, che a
me fembra degantiiTima , ho fctelta da
dichiarare . In effa è d* altezza mezzo diame-
tro, di fportoun fefto, ed undici fon le mem-
bra; unLiftclIo, un Tondino, il Collarino ,
una Gola roverfcia, una Fafcia, un altro Lì-
fteìlo, un Ovolo, la Corona, pur un altro Li-
llello, la Gola diritta, e l'Orlo. Le migliori
membra per gr intagli fono Γ Ovolo, le due
Gole, e Ί Tondi no. %Iendofi poi fecondo la
mente del Palladio far doppj Colonnati , fi
dovrà la luce dell'Arco (comprendendovi pe-
rò l'Archivolto) far due volte e mezza in al-
tezza , quanto farà in larghezza. Il Pilaflro
farà due parti di cinque della larghezza dell*
Arco. Una fola Impoila egli propone, la qua^
le alta un poco più di trequarti oltre gli Aftra-
gali ha nove membra : il Collarino, un Liftello,
un Tondino, una Gola diritta, un altro Li-
ftello, un Ovolo, la Corona , una Gola ro-
verfcia, e 1' Orlo, L'Agecto è d'un quarto; e
ben farebbe intagliare quafi la metà delle fu-
detce membra, cioè il Tondino, la Gola dirit-
ta , Γ Ovolo, e la Gola roverfcia ; acciochè
con Γ ornamento di tant'intagli bene Γ Opera
alla leggiadria e delicatezza di queft' Ordine
corrifponda. Ma facendofi Colonnati femplici,
vuole queft' Autore s'adoperi,come nel Porti-
co della Rotonda, la maniera
Siflylos, Più a-
domi fono e più. ricchi i Colonnati compoili
dello Scamozzi. Poco meno di due larghezze
c me?za eiTo fa la luce degli Archi , Ne' Pila-
ftri off^rva ia proporzione medefima del Palla-»
dio; ma per vie più adornarli, fa le Alecteln
forma di Pilaftrini, fovraponendovi il Capi·'
tello, indi l'Impofta quefta duefagome,
fecondo Tufo fuo, una maggiore , ^ minore
l'altra, fono da lui propofte. Alta è la prim.a
undeci duodecimi con tredici membra : due Fa-
fcie, tre Tondini, tre Liftelli, di|e Gole ro-
verfcie, una Gola diritta, la Corona, elOr'
Io. Intaglifi il Tondino, eh'è tra le JFafcie ,
con le treGole?La minore ècinque noni,e nel
rimanente aflfài fomigliafi alla maggiore . GÌ*
Intercolonnj fieno d'un diametro e mezzo fe-
condo la maniera
Pycmfiylos. Dopo quefli tre
paflìamo al Vignola, il quale fa gli Archi un
duodechno maggiori in altezza di due larghez-
ze . Vuole i Pilailri il terzo d' eiTa larghezza
con fopra la Impoila tanto alta, quanto font?
larghi i Membretti, cioèfnezzo diametro.Con
gli Aftragali nove fono le membra di tale Im'

F

pofta: un Liilello, un Tondino, il Collari-
no, un altro Liilello,un Tondino, un Ovo-
lo , la Corona, una Gola roverfcia, e Γ Or-
lo, Sporge eifa un fefto, e agi' intagli conce-
de il Collarino, il Tondino fuperiore, l'Ovo-
lo^ e la Gola, Ma negl'Intercolonnj una pro-
porzione adopera il Vignola da tutte le pro-
porzioni di Vitruvio molto diverfa , facendoli
due diametri ed un terzo; il che alla maniera
Euftylos più , che ad alcun' altra , s' avvicina.
In queft'Ordineperòr Architetto a quella po-
trà di tali proporzioni, che gli farà più agrado,
applicare con libertà, Nullsdimeno fi dovrà
porre avvertenza , che i Modiglioni delle Cor-
nici vengano fopra le mezzarie delle Colonne
a cadere. Pa quefti fin' ora efaminati Autori
il Serlio nella luce degli Archi è moltodifcor-
de; imperciochè quefta,fecondo lui,non fola-
mente none di due larghezze, ο maggiore, ma
minore affai, avendo eiib a tal cofa ritrovato
quefto provedimento , Divide la larghezza in
tre parti, e di cinque d'effe parti forma Γ altez-
za; il che lafcierò eh' altri giudichi fe poiTa
jn queft' Ordine dilettevole riufcire · Una di
quelle tre parti è Ί Pilaftro ; e per Γ Impofta di-
ce, che la proporzione del Capitello Dorico,
purché differenti fieno le membra, poifa adope-
rarfi. Ma perchè, come moke volte replicammo,
è noftra intenzione e del buono invogliare i Fabri^
catori, e con l'efempio del buono fotto gli occhi
ridurli a correggere il viziofo, e perchè li poco
ftudiofi Architetti d'oggidì nefluqa cofa dal fu-
rore di loro inezie intatta lafciarono,e per tutte
leArchitettoniche parti fcorrendocome invafori,
eimpreffipertutto lafciandoi veftigj di lor fac-
cheggio, le bellezze legrazie, e le regolate fimme-
triedevaftarono,e poferoin rovina ;ho creduto
ancora neceflario il difegnare varie forme di Ba-
lauftri, ο vogliamdire Colonnette, i quali da'
noftri Italiani de'buoni fecoli ottimamente in-
ventati , e perfettamente in ufo pofti, furono po-
fcia corrotti e guafti e refi deformi dagli altri Ita-
liani, che dopo viiTero. In niuno antico Scritto-
re, eh' io fappia, né in alcun frammento d'anti^
caFabricafcorgefid'eiTi veftigioalcuno; onde ο
non vi furono, ο fe vi furono, fin la memoria ne
perì,atalechedenoftri ftudiofiffimi buoni Ita-
liani è tutta la lode , che di quefto ritrovato, il
quale taiita grazia e adornamento accrefce alle
Fabriche, arrichiifero 1' Architettura. In tut-
ti gli Ordini poiTono efli Balauftri con laude
adoperarfi ; io però, come ornate cofe, gli ho vo-
luti a quefto sì leggiadro Ordine rifervare. Ma
col divino ajuto avendo a baftanza,per quanto
noi poiriamo,e a quefto e a gli precorfi Ordini
fodisfattoj ci andremo al fine delle noftre fati-
che avvicinando, e dell'ultimo fra licinque Or-
dini,che degl' Italiani è Ί fecondo, paiTeremo a
ragionare. ORDÌ-


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ORDINE COMPOSITO

D Β L

SA Ν Μ I G Η E L I

capo xxxxiil

ECco finalmente a quella perfezione, a cui
. poffono i rirrovati degli Uomini un* arte
ridurre, la noftra facoltà pervenuta, mercè 1'
Oicdine Compoiìto q Romano,, che alcuni dif-
iero Latino e Italica , dagli antichi Romani in-
vitato, dopo
il j^iialé ogtf induftna fin-o^^
vana, ed
ogni fatica per aggiungere all'Archi
tettura nuove bellezze; come quelli han fatto
corìofcere, che appunto per ciò tentare , anzi
checonfeguirlojia ftrada pur troppo aperfero
ali* errore e al depravamento, In queft* Ordi^
ne accoppiate fi fono le; beilezze ^ le grazia
tutte, onde i fuoi l^ingegnpfa Grecia adornò,
le quali con tanta leggiadria e con sì mirabij
giudicìo da* Romani iihite furono e mefcola'
te, che cof? aifatto nuove e tutt* altre dalle
già ritrovata poterono raifembrare, Ben dacÌQ
non molto inferiori agP ingegni d^- Greci quel-
li de· noftri Italiani poffono giudicarfi, e cer-
to dì maggiore difcernimento ; imperciochè a
me pare ficuramente, Ìe non di più ingegno,
almeno opera di gmdicip maggiprc , un· arte
da altri prodotta così accrefcer^ , migliorare,
e pulire, che iìa creduto e0à a queir altezza e
compimento eifer giunta, a cui le forze dell'
umano ingegno et induftria già mai poffano
follevarla. Pare a noi aver difcoperto in quali
tempi il Compofito acquiilafle grido j ma chi
ila fiato quel felice fpirito, che di queft' Or·^
dine i primi lineamenti produccfie, non fi può
iti modp alcuno ilabilire; nè dove degli Ordi"
ni Vitruvio ragionò, fece de| Gomppfitomen'
zìone aicuna, dal quale anzi per lo naturale
ampre di fua Nazipue farla dovea più diffufa
C dii^inta; onde fondato indizio far fi può >
pofteriore eiière (lato a* tempi di;Yitruvipuh
fublime rifrpvamento, NuIIadimfeno da ιιη
luogo dellib, 4. Gap. i. fi può coji^etturare,
che ancora a*, tempj di lui aveife il Gpmpofitp
qualche CQminciamento, ma picciolo ed im·?
perfetto, nè tale, che fare ufo fe ne poteffe

Ser l'intero ornamento d* uno Edificio , Dice
unque Vitruvio parlando de' tre generi di Gp-
lonne inventati da'Greci;
Ma fono altre Jortì
di Capitelli che fopra le Αφ Cohme ven^on
pofii) nominati C0rf yar) vocaboli ^ le proprie firn'
metrie de* quali e le maniere delle Colonne non
poffiam nominare^ ma ben veg^ìmo, chei nomi
d* ejjì fon c0mmfitatiy e tratti da* Capitelli Co-
rintj y Ionici f e iporici y e le loro fimmetrie alla
fottigliezza di nuove SffiltHre furone trafportate,
Nella verfione del qua| luogo gravemente il
Caporali inciampò, che nella parola Pulvim'
ti y quale deve intenderfi per /o«V/, come fp·
pra un altro lupgo di Vitruvip dimotlra il
barbaro, equivocò cpn
Puhinar·, qual fignifi"·
ca guanciale, overo letto maritale,come pref·
fo Giù venale nella Satp 7,, overP Origliere, co-
me preffo Ovidio nel i.
dell- A^te d^ amare ^ ο
anche letto confegrato a' I)eì, come preffo
Livio nel z^; onde il buon Caporali in vece
d* Ionici traduffe pofli ne* letti- Ma tornando in
iftrada, il fndetto luogo di Vitruvio è trapaf·
fato con filenzio dal Filandro, e dal Barbaro,
nè fopra vi fecero oflèrvaiione i noilri vecchi
Architetti per altro intendentiffimi di Vitru'
vio;e i primi furono, per quanto io mi ricordi,
il Rufconi, e lo ^camozzi, che Ί detto luogo
efaminando accprgeffero ivi effère accennati
i principi, avvegnaché molto manchevoli,del
Compofito, Ma dopo fu , che '1 nobiliifimo
Romano Ordine fi ftabill e dilatò facendo al
publico magnifica pompa di fue bellezze in Ba-
filiche, Tempj, Terme, ed Archi Trionfa-
li , de' quali ultimi , che far doveanfi oltre
modo magnifici ed.ornati, la maggior parte,
come da' nofiri eruditiifimi Autori con gran
diligenza oiTervato ru> diqueft'Ordine fu inal-
zata. Fuori d' Italia , oltre diverfi véftigj d*
Archi e di Tempj, quella Bafilica in Nime?
fatta in onore di Plptìnà , che chiamata ^
rabik da Sparziano In Adriano,fu Compofita,
come aiferifce |p Scamozzi, che gli avanzi at-
tentamente confiderò. Tengo per certo, fe
debbo arditamente palefare l'opinion mìa,che
•*1 Comppittp alla fua perfezione arrivaffe fola-
mente dopo la morte di Vefpsfiano, e quan-
do Tito folo imperò, a cui quell' Arco fu al-
zato, che di tutte le bellezze ed ornamenti sì
pieno è di queft» Ordine il più nobile efem-
plare. Di quefto mio parere idubitata prova
ricavo 4a Plinio, che nel Kb. 36, cap·, ^3· del-
le Colonne, e degli Ordini favellando omife
il Romano, di cui taciuto noh avrebbe ficura-
mente,fequando egli ciò fcriflè, tale queft'
Ordine fufie flato, qual fu pocodopp a' tem-
pi


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w

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ORDINE COMPÒSITO.

ΙΟΙ

pi di Tito,Opporre mi fi potrebbe,che'iCo-
lifeo, che a" tempi di Vefpafiano il Marchefe
MafFei nel lib. i. Gap. 4. degli
Anfiteatri^ψο-
va con grandiflime ragioni fi comincìaÌTe, da
molti vaient* Uomini in parte Compofito fu
creduto. Se Compofita foiTe quella gran Fa-
brica ,non capace di fcioglimento farebbe Γ op-
pofizione; ma il fatto è, che
s* ingannarono
^elli, che così d* eiTa hanno giudicato. Su le
Tavole del Colifeo ne' libri del Serlio, e del
la Bafe Attica , la mifura

vei

Defgodetz

delle Colonne^'Corintia, e Gorintj i Capitel-
li. Qiialche dubio rimarrebbe fu la Cornice,
che quando anco foiTe Compofita, nulla fareb-
be contro di noi ; imperciochè folo a' tempi di
Tito eflfa VI fu porta, fotto cui fu ridotto a fi-
ne queirincomparabile Edificio,come non fo-
lo aiTerifce , ma prova incontraftabilmente il
fovralodato Maffei . Da queil' Arco e dall'
Anfiteatro prefero 1* idea del Compofito i no-
ilri riiloratori di quefta facoltà, i quali flella
formazione di qiieft' Ordine come in due fchie-
re fi divifero. ^elli, che meglio avvifaronfi,
e che per efemplare del Compofito fi propo-
fero il detto Arco, ed altre Antichità , delle
quali nel Capo 46. faremo noi menzione ,
vaghiffimo Io han formato e fopra tutti gii al-
tri pien d'ornamenti,come appunto fi conve-
niva; e quefti furono in numero affai marto-
re, sì come e ne'libri e nelle Tavole d'elfi li-
bri , e in Edifici d'ogni genere da noi fu offerva-
to. Gli altri poi , che ne vollero per idea Γ
Anfiteatro, la cuj fommità, non fo con qual
ragione, giudicarono di queft' Ordine , più
fodo 1' han refo e men ornato ; e quefti furo*
no in numero affai più fcarfo , e forfè alcuni
foli de' più antichi, che al riforgimento della
migliore Architettura poneffer
mano. Di que-
fta feconda fchiera fuilnoftroSanmicheii, che
però del Compofito non fece frequente ufo
particolarmente nell' Opere delicate , in for-
mar le quali effo più fovente il Corintio Or-
dine adoperò. Nulladitneno alcune fiate egli
fece molto adorno
ancoqu.eft Ordine; ne'qua-
li cafi le altre parti Corintieal CapitelloCom-
pofito fovrapofe . Ma oramai tempo farà, che
paffiamo a defcrivere le Compofite proporzio-
ni, e ad una ad una le parti a confiderarne
fecondo la mente del noftro Autore . Tutta
l'altezza fi dividerà in parti trenta , quindici
diciottefimi ed un quarto, una delle quali fervi-
rà di Modulo, che fi dividerà in parti dieciot-
to fecondo il confueto. Cominciando dal Pie-
deilallo> che veramente formato fu dal San-
micheli con niolta grazia e bellezza , effer de-
ve fecondo lui maggiore della terza parte; e Γ
Architrave, Fr^io, e Cornice quafi la fetti-
ma parte «iella Colonna. La luce della Porta
è nella larghezza quattro diametri manco ua
duodecimo,ed otto e un nono nell'altezza. Di
queft'altezza non arriva l'ornamento alla quar-
ta parte; ma ben arriva il Frontiteio alla
quarta parte della lunghezza della Cornice ,
che dall' una e dall' altra parte avrà penden-
ti le fue Cartelle, come nell' Ionico e nel
Corintio abbiamo veduto. L' altezza del fu-
detto Piedéftallo, c' ha Bafamento, Dado, e
Cimacia, fuperar deve tre diametri, e tre quar-
ti. Nel Bafamento alto cinque duodecimi , e
che qiiafi fporge un quarto , cinque membra
fieno fchiette, cioè un Zecco, un Liilello,
una Gufcia, ed altri due Liileili, e tre da
ìntagliarfi, cioè due Tori , e una Gola dirit-
ta. Il Dado s' alza tre diametri manco un no-
no; ma in un Ordine tanto delicato , e d* a-
dornamenti si ricco, farebbe ottimo penfamen-
£0 con qualche riparto all'infuori, come det-
to abbiamo,arricchirlo, il che dal Sanmiche-
Ji e da tutti gli altri buoni fu praticato. Non
fi potrebbe a baftanza efprimere , qual giova-
mento ad un Edificio apportino cotefti ripar-
ti, fe a luogo fuo e giudiciofamente fien po-
ili, i quali particolarmente in facciate di Pa-
lazzi , di Chiefe, e d' altre cofc, dove più fi
richiede copia d' ornati,si bene riefcoiio , che
mercè d' effi, e con rifparmio di fpefa , ric-
chi , gentili, e maeftofi apparifcono gli Edi*
ficj
. A cagion d' efempio confiderando io di-
verfe Fabriche del Territorio Vicentino, dove
il Palladio quefti riparti di ftucco mefcolò
con gli ornamenti delle pietre , fentia ra-
pirmi da diletto e da meraviglia, in veggendo
quanto effe belle, quanto leggiadre , quanto
adorne con sì poca fpefa di chi fe coftruirle
poterono riufcire. Sarebbe veramente defide-
rabile, che li viventi Studiofi della noftr' Ar-
te a tali fcomparti e dei Sanmicheli e dei
Palladio e d' altri Autori de' buoni fecoli po-
neffer mente, indi apprendendo a non più
farli con tanta confufione a bifcia et a ziffere,
ma più torto ad imitare quefti altri, vegg^n-
doli sì regolati feguire m^eftamente gli ador-
namenti delle Cornici, dell' Erte, e delle al-
tre parti,alle quali vicini fi pongono, edibaf-
fiflimo rilievo fenza membro alcuno per lo più,
come fe far non voleffero di fe pompa alcuna ,
ma appunto per fervirea' Corniciamentifoffer
fatti, e per dare ad elfi fenz' alcuna vana cr
ftentazione rifalto maggiore. Non mi fu pof-
iìbile il difegnare nel fudecto Dado quefti
fcomparti, per dare in effo luogo agli fpezza-
menti della Porta, de* quali ora parlerò. L'
Architrave è due terzi, con dieci membra .·
un Liftello, un Oyolo, un altro Liftello ,
una Fafcia, piwe un Liftello, una Gola ro-
verfcia,
e l'Orlo; fra le quali ìntagliarfi pof-

fono


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«

Κ

Q

i

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ϊθ6- ORDINE COMPOSITO.

fono Γ Ovolo j e le due Gole , Ì1 Fregio ,
che dovrebbe per ogni modo incagliarij, na la
medefima altezza, che Γ Archifrave; come al·
eresila Cornice, la qu^Ie parimente ha dieci
membra : un Liilello, un Ovolo, un altro Li-
ilello, una-Fafcia, i Modiglioni, una Gola rover-
fcia, Is Corona, pur un t,i dello, e
Γ Orlo. Lo
fporto di poco è maggiore dell* altezza, ed at-
te per intagliarfi fono Γ Ovolo, e le Gole di-
ritta e roverfcia. Ma per ripigliare il tr^lafcia-
to filo, onde per quefta non jnufile digreifio-
ne deviammo, Γ altezza del Bai^mento è di
popò fuperata da quella della Cimacia , nella
quale faranno otto membra ; una Qola rover-
fcia, un I^iftello, un Tondino, una Gola di-
fitta, un Liilello, la Corona - una Gol^ ro-
verfcia,
e l»Orlo. Sporge quafi quattro duQ^
decimi ; e fi potrà nelle due Gole rovefcie e
nella diritta e nel Tondino intagliare . Più
v^a e più gentil Bafe non abbiamo fin oran?
in queftQ , nè in altri Autori veduta . Eflà
dair Attica ha molte parti , ma 1* aggiunta
de due Tondini fotto e fopra il Cavetto af-
fai più graziofa
e adorna |a rende, e a tutte
V àltre membra accrefce incomparabilmente
bellezza e leggiadria. L* altezza è mezzo dia·
metro, e nove fon le membra: il Plinto» un
Liftello, il Toro, un Tondino,un altro Li?
ftello, un Cavetto, pur un Liftello , un al-
tro Tondino,
e >1 Toro fuperiore. Lo fporto
unito a quello della Cimbia è due duodecimi
e mezzo. Poco quefta Bafe d* intagli ^bbifp-
gna la quale veramente a me fchietta e lifcia
più piacerebbe. Nulladimeno fe intagliare air
cuna volta fi voIeiTe, intagliar fi potrebbero il
Toro e Ί Baftone. Il Tronco alto otto dia·;·
tnetri e mezzo s* adornerà co|i ventidue cana^
li jcomedimoftra la Figura Α., che profonderan-
|io la metà della loro larghezza facendo un femi·*
circolo , come piire fi vede nella Figura
La larghezza
de' capali farà quafi un nono di
diametro,
e quella de* pianuzzi mezzo duor
decimo. Nelle fcanalature poi delle Colonne
abbia riguardo Γ Architetto alle varie oocafio-
ni, come tante volte avvertito abbiamo,
e a*
varj cafi, che fempre nuovi
e particolari gli fi
poifono offerire, dovendo egli iempre avere
per guida due cofe in fomjno grado a Ini
ne-
ceifarie, cioè ftudio e prudenza. Nella fijmmi-
tà deve il fudetto Tronco fminuire un nonó
di diametro. Il Capitello nelle proporzioni in
tutto ai Corintio aiTomigliafi , ma non così
nella forma, imperciochè trattane la lunghez-
za della campana, e le aggiunte foglie, poco
dall' Ionico
s' allontana, e da quello partico-
larmente, che al capo nello Scamozzi ab^
biam oifervato. Neil' Abaco poi e nelle foglie
al Corintio s* uniforma, onde con giuÌla ra-
gione compofto delle bellezze dell'uno, odell*
altro fi può chiamare. Se ad alcuno,in veder-
lo, fommamenteeifo non piaceiTe , colui per
verità non dirò d'intelligenza , ma privO di
fenno potrebbe giudicarfi · Ne/Γ Architrave,
che d' altezza è mezzo diametro, fon cinque
membra : tre Fafcie, una Gola roverfcia , e Γ
Orlo. Lo fporto èd-un nono; e la Gol'a ro-
verfcia fi puQ in tagliare. Nel Fregio, che mol-
p da βη* ora veduti è differente , in voce d*
intagli fon Modiglioni ; da* quali però non
così fono efclufi gì* intagli, che non po/Tano
effi nelle Metope, ό vogliam dire negl ί fpazj
fra Γ uuo
e Ρ altro Menfolone, per maggiore
vagliezza dell' òpera trovar luogo . Hanno di
fporto i detti Modiglioni un terzo di diame-
tro non comprefo il Cimacio , il quale per
facilità maggiore degli Studiofi unito abbia-
mo a' membri della Cornice. Quefta Cornice
ha cinque noni d' altezza , e fette membra :
una Gola roverfcia,
Un Liftello,la Corona ,
μη al|:roLiftello,un Tondino, una Gola di-
ritta , e Γ Orlo. Lo fporto della Cornice fuo-
ri del vivo farà più d* un intero diametro;
e
fi potranno in effa intagliare la Gola rover-
fcia, e *lTonilino, Ma paifiamo agli altri
Autori,


Ordine

É

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ϊθ6- ORDINE COMPOSITO.

Oràine Comporto del PaUadto.
CAPO XXXXIV. ^

V ltruvio , che dovrebbe fuccedere , dtl
Compofito, come dicemmo, non trac-
tò; eT Alberti, trattone il Càpifiilo in pò- '
che parole da lui defcritto, non ci lafciò cofa
d'importanza; onde fubito paiTerenlò al Pal-
ladio, che formò
queil*Ordine, qiialeii dovea,
pieno di leggiadria e ricchiiTimo d'ornamenci.
II Piedeftallo jeceegli molto più fvelto deiCo-
rintio, e Io alzò tre diametri ed un terzo. Lo
divife in parti otto, d' una hcQnào ii Bafa-
mento , dell' altra
la Cimacia, e 1' altre fei '
lafciando al Dado. Nel Bafa mento alto cin-
que fefti, e che fporge un quarto, s'intaglie-
rannó un Baftone è una Go|a diritta, e fa-
ranno altre quattro membra : un Zocco , un
Liftello; un Tondino," ed un altro Ltftello.
Il Dado, che falfamente è difcgnato da le
Blond tanto minore di due diametri, crefce di
due diametri qm fi un duodecimo . Nella
Ci-
macia, che d* altezza ha poco più di cinque
duodecimi, fono fette membra : un Li il elio ,
un Tondino, una Gola diritta, un altro Li-
flello, la Corona , una Gola roverfcia , e l*
. Orlo. S'intaglieranhó le due Gole ; e Io fpor-
to a quello del Bafamento fia pareggiato .
Permette queft* Autore fervirfi della Bafe At-
tica , ma un* altra ancor ne propone affai mi-
i'iiore, e molto ricca ed ornata, in cui le bel-
' ezze s* unifcono dell' Attica , e delf Ionica .
Alta io la veggo mezzo diametro e mezzo
diciottefimo, con un quinto di fporto . Ma
tengo per certo, che nella Tavola del Palla-
dio errore'iìa corfo ne* numeri ; imperciochè
ilrana eflèndo Γ aggiunta di quei mezzo dici-
ottefimo, e dair ordinario ufo lontana, fe ta^
le fofle ftata V intenzione di lui, n* avrebbe
egli certamente addotta ne' fuoi difcorfi alcu-
na ragione. Io però, quale l'ho trovata ne
libri Uioi, tale nella vicina Tavola ho dife-
gnata. Di quefta Bafe undici fon le membra:
il Plinto, il Toro, un Liilello, un Cavetto,
un altro JLiftello, due Tondini, un Lift elio,
pur un Cavetto, un Liftello, ed un Baftone j fra
le quali s'intagliano li due Tori, Il Tronco è d'
otto diametri, e poco più d' un quarto; e *i
Capitello è quello fteflòj che abbiam deferita
to nel Sanmicheli. L* Architrave , eh' è due
terzi di diametro, ammette gì' intagli in due
Gole roverfcie,in un Tondino,e in una Gu^
fcia; et ha di più due Fafcie con Γ Orlo, ϋη
poco più di cinque feili è -alta la Cornice»
ricca di tredici membra, quali fono un Libel-
lo, un Tondino , una Gola roverfcia, i Mo-
diglioni , c' han due Fafcie , un Liftello,
due Gole roverfcie, la CorpJia, un'altra Gola
roverfcia, pur un Liftello, la Gola diritta, e
Γ Orlo. Fra tante membra per gK intaglipren-
danfi le Gole, I* Ovolo, e i Tondini; e lo
fporto eguagli Γ altezza . Il i^iedeilallo è la
terza parte della Colonna, e l'Architrave, Fre-
gio, e Cornice fono la quinta .Tutta Γ altez-
za il dividerà in parti trenta, fei diciotteilmi e
mezzo, e d' una di queiie fi formerà il Modu-
lo divifo in parti dieciotto, come nella Tavo-
la XXXV. V

Ordine Compofito delio ScJtmòzz^.
CAPO XX XXV.

Ν molte parti al Palladio uniforme trove-
^ remo lo Scamozzi, il quale fe bene all' ul-
timo luogo il Corintio riiervò , nulladimeno
anche il Cgmpofijo formò ricchiffimo ed orna-
tiifimo. Il Bafamento ha tre quarti d'altezza ,
e tre ottavi la Cimacia , e sì nell' uno come
nell'altra aggiungendo unaG^ola roverfcia, che -
s'intaglierà, fono le membra »medeÌìme , che -
in qitelli del Palladio, La Bafe alla belliftìma
del Sanmicheli molto fi raiTomiolia, in ciò fo-
lamcnte diyerfa, che fotto il Toro fuperiore
non ha Tondino. Otro diametri ed un duode-
cimo'è'l Fufto; e 'I Capitello da' già veduti
non è diiTimile. Alto è Γ Architrave quafidue
terzi con otto membra: tre Fafcie , tre Gole
roverfcie, un Tondino, e 1' Orlo.S' intaglia-
no le Gole, e '1 Tondino. Il Fregio alzafi
quafi fei duodecimi e mezzo, e nel piede gra-
ziofamentecongiungefiall'Architrave. Sbagliò
il Cambray nella proporzione della Cornice, e
le Blond in quella ancora della proiettura ; do-
vendo COSI l'una, come l'altra eiTere un poco
meno di quattro quinti. E' ricca effa Cornice
di fedici membra , fra le quali intagliar fi pof-
fono tre Gole roverfcie, e due Ovoli ; e l'altre
fono quattro Liftelli, tre Fafcie, un Tondi-
no, la Corona, la Gola diritta, e 1' Orlo.
Una parte di tre ed un quarto della Colonna
fa Γ altezza del Piedeftallo ; ed un quinto fa
quella deir Architrave, Fregio, e Cornice.
Tutta l' altezza fi divide in parti ventinove, e
due quinti, e d'una d'eflèfi formerà il Mo-
dulo divifo in parti dicciotto, come nella Ta-
vola XXXV.


Qrdm

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ϊθ6- ORDINE COMPOSITO.

Ordine Oompofito dd Scrlìo.

capo xxxxvi.

POco nell' Ordine Compofito fi diffonde U
Serliojilqijale fodo e fchietto lo forma ,
proponendofi per efemplare Γ Architrave, Fre-
gio, e Cornice del quarto Ordine del Colifeo,
le quali parti egli Compofite giudicò, fcrivendo
cheda'Romani porte furono fopra li Capitelli
da lui bene ftimaci Corintj d' eiTò grande Edi-
ficio, per dimoftrare, che come in guerra efli
trionfarono dell* altre Nazioni, così 1* Ordine
loro quafi trionfatore teneva fotto i piedi gli
Ordini de· Greci; in che giuftamente riprefo
è quello Autore dallo Scamozzi. Quanto a me
non affermo, nè affolutamente niego, che le
dette parti d* eiToColifeofìen Compofite,ben
ardifco affermare, che non da quell'efempio
folo derivare fi doveano l'idee di quefl* Ordi-
ne, il quale così di tante delle fue belJezze fi
fcemerebbe, ma bensì dal nominato Arco di Ti-
to, da qiiello di Settimio Severo , dal Tempio
di Bacco, dagli due Archi Veronefi, e d'altri or-
natiifimi monumenti, iqualiper Compofici fu-
rono dal SerlioileiToconofciuti, che volle anche
Compofito Γ Arco di Coftantino, in ciòbiafima^
to dai Defgodetz. Ma paifiamo alle parti. il
Dado fecondo quello Autore è due volte al-
to, quanto è largo il Plinto delia Bafe, Indi
faccianfi dell'altezza parti otto, una delle qua-
li al Bafamento, un' altra alla Cimacia rimanen-
do, di tre diametri mteri eifo Dado farà forma-
to . La Bafe è laileifa ,che vedemmo nel Corm-
tio. Octo diametri e mezzo faran 1' altezza del
Tronco ie'l Capitello f )lo nella forma farà dal
Corintio differente, ma quelle medefime faran-
no le proporzioni. Dalla groifezza della Colon-
na In cima forniafi 1' altezza dell' Architrave;
ma circa la diminuzione della Colonna nulla qui
dicendofi dall'Autore, s'adoprino pure quelle
regole altrove da efio approvate, che per que-
lle diminuzioni apportanfi da Vitruvio. AH' al-
tezza dell' Architrave uguale è quella del Fre-
gio, adornamento del quale fono i Modiglioni
fatti aonda e fimili nella forma a quelli, che ve-
duti abbiamo nel Sanmicheii. Sportano eifi a mi'
fura deli' altezza loro, di cui la feila parte è 1 Ci^
paacio, Λ quefti Modiglioni fovrafii la Coronai
tanto alta, quanto il fregio; quale altezza in
due parti dividendofi, una al Cimacio, Γ altra
ad eila Corona dee rimanere.Il fuofportofuo'
ri de'Menfoloni pareggierà Γ altezza; e io fpor-
"to altresì del Cimacio dalla mifura dell' altez-
za fi prenderà. Il Piedeftallo è maggiore del
terzo delia Colonna; e maggiori del quinto 1'

Architrave, Fregio, e Cornice . Tutta Γ al-
tezza fi dividerà in parti trentadue, cinque di-
ciottefimie mezzo, e d'una d'effe fi formerà
il Modulo divifo in parti dieciotto, come nella
Tavola. XXXVI,

Ordine Compofito del Vìgnola.

capo xxxxvii.

IL Compofito del Vignola non è punto a
quello de' già veduti Aiitori inferiore,ο la
leggterezza fua, ο la grazia e leggiadria delle
i parti e de' membri voglia confiderarfi. Il Pie-
deitallo conferva le medefime proporrioni, che
abbiamo offer va te nel Corintio. Il Bafamento
ha cinque membra; nn Plinto, un Toro , un
LiÌlello, una Goia roverfcia,ed un Tondino.
Si poiTono intagliare la Gola, e Ί Toro Nel
Dado fon due Cimbie, una in fondo, e l'altra
nella fommità. Otto fon le membra della Ci-
macia : un Tondino, il Collarino , una Gu-
fcia, un Liilello, un Ovolo , che può inta-
gliarfi, la Corona, una Gola roverfcia, che
pur s'intaglia, e Γ Orlo. La Bafe poi fi come
nelle proporzioni, così nelle fue dieci membra
e negl' intagli accordafi con la Corintia . Π
Tronco parimente al Corintio di quello, e Ί
Capitello al Compofito s'uniforma degli altri
Autori. L' altezza dell' Architrave è tre quar-
ti, e fette fon le membra ; una Fafcia , una
Gola roverfcia,un altra Fafcia, un Tondino,
un Ovolo, una Gufcia, e Γ Orlo. Intagliarfi
poflRmo quattro membra; la Gola, il Tondi-
no, l'Ovolo, e la Gufcia, Di tre quarti è
pure il Fregio, in cui fon due membra : un
Liilello, e un Tondino, che può intagliarfi ;
come pure in un Ordine sì
le22Ìadro inta^jli-

arfi dovrebbe il medefimo Fregio, il quale fi-
pifce attaccandofi dolcemente ali Orlo deli*
Architrave. Della Cornice, che in altezza è
un intero diametro,undici fon le membra;un
Ovolo , il Dentello, una Gola roverfcia, un
Liilello, un altrOvolo,che col Gocciolatojo
continuando forma una Gola diritta , la Co-
rona, un Tondino, una Gola roverfcia , un
Liftello, la Gola diritta, e 1'Orlo.Lofporto
eguaglia Γ altezza; e le membra, che fi poifo-
no imagliare, fono gli Ovoli, le Gole , e Ί
Tondino. Crefce il Piedeilallo del terzo della
Colonna, e Γ Architrave, Fregio, e Cornice
fono la quarta parte.
Si dividerà tutta Taltez-
?arti trentadue , e d' una d'effe fi for-
Modulo divifo in parti dieciotto, come
nella Tavola
XKKVL

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ΪΙΟ R D I Ν E C Ο Μ Ρ OS 1 Τ Ο

DegV Intercoknnj y Archi ^ ed Impone
dell' Ordine Compofito.

capo xxxxviii.

lamo già pervenuti Ja I>io mercè al fine
deli' Opera noftra, folo reftandoci a trat-
tar
degl' intercolonni, Archi, ed Impofte,
in che non molto queft' Ordine
dal Corintio
vollero gli Autori diiTimigliarjt?. Dal
Sanini-
cheli cominciando una fua Importa de feri vero,
di cui 1* altezza è mezzo diametro, lo fporto
cinque duodecimi, e nove fon le membra : il
Collarino, una Gola roverfcia, una Fafcia,
tin Liftello, la Corona, un altro Liftello, un
Tondino, la Gola diritta , e
V Orlo; tra le
quali s* intaglino il Tondino e le due Gole.
PaiTando al Palladio, gli ArchiCompoiìtihan-
no fecondo lui due quadri e mezzo in altezza
fin fotto il volto ; e la metà della luce d* eiH
Archi s' alzano i Pilaftri. pue terzi e un tren-
teilmo fQrio i Membretti , come altresì Γ al-
tezza dell* Importe, delle quali propone 1'
Au-
tore una fola ^rma , che oltre gli Aftragali
ha 4ieci membra : il Collarino , un Lijftello,
un Tondino, un Ovolo, un altro Liftello,
una Gola diritta, pur un Jl^iftello,la Corona >
una Gola roverfcia , e Γ Orlo, Tutto loQpor-
to èd' un quarto ;e quattro membra iìpoiiouo
intagliare , cioè Γ Ovolo, il Tondino, e le
due Gole. Ma far poi dovendofi Colonnati
femplici, faranno
gl* Intercolonni fecondo la
maimcra. PycMofiylos un diametro e mejE^o, Ve-
ramente di tal maniera io configlierei gli Ar-
irhitecti folo in quei]:' Ordina alcuna iìata a fer?
virfi, che iottiii ha le Colonne j ma negli altri
non mai, ne*quali troppo anguftì a mio cre-
dere
gU fpazj riufcirebbono. Nello Scamozzi è
incno fvelta,(d* alcune voci , che ufitate fo-
no in quefta facoltà, fpero trovar efciifazione
preilb gli eleganti Scrittori di noftra lingua)
lalucedegh Archi, che nel Palladio, Vuole
ciro,chedue larghezze e tre quarti di diame^
tro fia F altezza, e che fieno i Pilaftri una par"!>
te di due, e due terzi della larghezza dell'Ar-
co, cioè che dividendoci in parti otto la luce,
tre di quelle parti la larghezza compongano
de* Pilaftri. Α1Γ ufo fuo di^e maniere prefcri-
ve
Impofte, una maggiore per gli Archi co*
Piedeftalli, e per
gli Archi fenza Piedeflalìi
una minore. Della maggiore è i* altezza un dia-
metro manco im decimo, et undici fonlemem?
bra: due Fafcie, un Liftello, una Gola ro-
verfcia, un Liftello, un Tondino , una Go-
la diritta, un altro Liftello, |a Corona , una
Gola roverfcia, e Γ
Órlo. Lo fporto è d' un
terzo ; e intagliare
fi pofsono le tre Gole.Dell'
altra
Γ altezza non forpafsa mezzo diametro,e
trattand-Γ aggiunta di due Fafcie, quelle mede-
fi me fon le membra, che ora nella maggiore
abbiamo numerate. Finalmente ne' Colonnati
femplici, d' un diametro e poco più di due ter-
zi fono gì* Intercolonni. Ma prima di levar la
mano della tavola, a public© giovamento un*
altra regola, che pare a tutti incognita, difco-
priremo, della quale folo fra tutti trattò lo Sca-
mozzi liL 6 Cap. ma perchè del leggere,
che del fapere è'i
primo fonte, sì poco amici fo-
no gli Architetti d*oggidì, da nefsuno vien pò-
fta in ufoun^utiliifimaregola, chevi s'infegna.
Noi però ne tratteremo con qualche diverfità,
imperciojchè crediamo ad un metodo afsai più fa-
cile averla ridotta . Occorre tutto dì, che far fi
debbano nelle Cornici de* rifalti, odiryoglianfi
rifalite, ma per farli, conviene,che l'eftremi-
tà delle pietre diagonalmente fieno cagliati?,
e non a fquadro, onde infieme fi pofsario efse
pietre congiungere, come fi vede nella Pianta
A· Per mancanza di regola certa inutilmente il
tempo perde e la fatica un Tagliapietre, il quale
una parte di pietra, che troncata efser deve e
gettata, aftaticafi vanamentealavprare, non fa-
cendo efso il detto taglio, fe non dopo compiu-
ta la Cornice tutta lunga , come fe appunto a
fquadro le fudette eftremità commette re fi do-
vefsero. Per rifparmiare dunque una tal vana o-
pera a*lavoratori, facciafi dall* Architetto an-
che la Sagoma C. con le membra a quelle della
Sagoma Β eguali, che fervir deve per la Cornice ,
ma con gli iporti maggiori. Acciocché pofcia ri-
trovinfigiiiftamente quefti maggiori f^rti, fi
laicino dalla fagoma B. cadere i perpendicoli i.
2. 3.4,,ecosiprofeguendo,fopraiqualifipri la
diagonale c. d., che tapto dalla linea della
fquadra s'allontani, quanto allontanar fi deve il
taglio diagonale, che fi vede nella pianta A. Indi
trafportandoalla Sagoma Cle miiure, dalle qua-
li fopra la linea c. d. fegnate fono le interfecazio
ni de'perpendicoli, s'alzino da quefteinterfeca-
zioni altre perpendicolari, onde i termini degli
fporti della Sagoma C.verranno ad aiTegnarfi.
(^efta è la fagpma, cheal taglio diagonale, ο dir
vogliamo a quarta buono, fatto fu la pietra non
ancora lavorata applicar fi dee , dietro la quale
fognando ritroveraflì il giufto rifcontro con la
Sagoma A, che all'altra tefta della pietra ta-
gliata a fquadro i lavoratori aj^refenteranno.
Una tal regola non fo|o per le Cornici diritte,
ma per quelle ancora, che girano cireplarmeji-
te οfinuofe, può adoperarfi ; e in vero gratif-
fima a' feguaci della corrente maniera riufcir
dovrebbe, i quali non facendo mai una Corni-
ce, che rettamente profeguifca un braccio, fre-
quentiiììmi fono in quefti rifalti, che dagli
antichi e da' moderni de' buoni tempi rare vol-
te ufati, e con difccrnimentp, armonia,

gra-


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IJl ORDINE COMPOSITO.

Γ

grazia, e gentilezza portavano agli Edificj ; ma
come accoftumanfi da* viventi, che non già imi'
tar VQglipiiio, ma caricare e deformare, e non
già fpargere le grazie con la mano, ma verfar-
Je col Tacco, diiTonanza arrecano e confufione.
Della ftèiTa regola fi faccia ufo ne* tagli, che
alle volte far conviene non perpendicolari, ma
obliqui, prolungando così le membra , come
ora infegnammo doverfi gli fporti prolungare.
Avvertiamo, che in quefta ultima Tavola fi
vede nella Figura N.la pianta del Capitello Io-
nico dello Scamozzi ^ il quale fu da noi dichia-
rato al Capo 31; e nella Figura S. la forma del
girar la Voluta ftcondo il Serlio, di che abbia-
mo parlato ai Capo

Meglio terminare, che col fine delle oiTerva-
zi'oni fopra quello belliifimo,ègentiliifimo Or-
dine , non poteva l'Opera noftra, nella quale ab-
biamo procurato, per quanto s* eftendono le no-
ilre forze, d'illuftrare la più bella importante
parte dell' Architettura, cioè li cinque Ordini,
e con porre avanti gli occhi ottimi efempj ne'
difegni, e con ragionamenti ricavati da' precetti
c dalla pratica di quegli Autori, a'quali la me-
defima noftra età, che non li vuole imitare, è
però forzata a concedere di comune confenti-
mento le prime Iodi. Veramente di molte altre
Architettoniche cofe a trattare ci rimarrebbe,
che agli Ordini appartengono; ma ferebbe un
non finir mai, fevoleffìmo abbracciar tutto, ina-
perciochè volendone una porre, dieci altre fubito
occorrono, che fembra non dovrebbonfi tra la"
fciare. A cagion d'efempio potrebbonfi fpiegare
le fimmetrie e le forme di quelle Colonne, che
nel Tronco ammettono figure di Femine( ben-
ché fpefle fiate ancora di Mafchi) delle quali par-
la ancor Plinio nel lib. 36. Cap. 5., e dette Caria-
tidi , non da un alberodi noce, ove fall per paura
d'una rovina un Coro di Vergini, come al 4. della
Teb. v. 2^5.fcriiTel'antico Scoliate di Stazio,
ma da una Città del Peloponnefo, come fi legge
nelitdi Vitruvio, e ne'
Mefemi di Paufania,
e nel
6, d' Ateneo. Cosi parlar potreifimo di
ciò, eh' è duopo avvertire,quando un Ordine
fovra l'altro vuol cpllocarfi, e quali Ordini pof'
ibnocongiungerfi,
c quali nò; edimòilrare le
varie forme per adornar Tabernacoli ο Nic-
chie, Depofiti, e Camini; e ragionar d' altre non
inutili cofe, delle quali forfè ad altro tempo noi
tratteremo, fe i η qualche modo accetta al publico
queft' Opera riufcendo, ci
s* aprirà Γ adito di la-
vorarla con più agio , e più forfè compiuta, ο per
vero dire, meno imperfetta e aiTai meno impoli-
ta mandarla fuori. Ma fe d* eifa richiefto mi
foire,fperi io ne rifulterà quel fine,per cui la
fcriifi,quale è ravvivare la buona Italiana manie-
ra, che s'è perduta , e che potrei io rifpondere ?
Che un libro di pochi fogli, e d' Autore non
prima noto, e che nel publico letterario arringo
i primi veftigj ora impreiTe, e perciò privo di
queir autorità, che tanto vale preifo Γ umane
menti perdifporle a credere alle ragioni, e rice-
vere la verità, poiTa abbattere pregiudicj quafi u-
niverfali, e cancellare quelle idee, delle quali
fin dalla prima età imbevuti gì* intelletti troppo
internarfi le lafciarono e radicarfi , è imprefa
(particolarmente in breve tempo) d'impoifibi-
leriufcita. Onde meta aiTai men difficile a" miei
defiderj prefcrivendo, mi bacerebbe, che almeno
la lettura di quelle carte operailè, che chiun-
que ο per profeiHone, ο per inclinazione da tale
facoltà non è alieno, come altresì chHtnquedi
fabricare intraprende, fi poneiTe ( ma depofta
ogni prevenzione) a feriamente confiderare la
maellàjla vaghezza, le giulle fimmetrie di
tut-
te l'Italiane moderne Fabriche de' buoni tempi,
di qualunque fpecie eife fieno, fe bene d' Ar-
chitetto ignoto, e come furono da quegli Ar-
tefici in ogni parte efeguite ; e pofcia con
le
prefenti (di quelle parlo, e di par are femprein-
tefi,cbe fono della corrotta manieraj a parte a
parte le andaiTe paragonando,Forfè da tal con-
fronto aifai più, che da quanto io non bene
avrà faputo dire, ο moilrare , a poco a poco
quel buon effetto nelle Città Italiane deriverà ,
ch'io tanto defidero, non folo per lo ben publico,
che per Γ onore di mia Nazione , che tanto
ne* buoni fecoli sì in quella,come in tutte 1*
altre belle Arti per confeifione ancora di mol-
ti Stranieri allora viventi fi è fegnalata.

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