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libreria
CECCHI
, Piazza del Duomo, 19
FIRENZE
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L I
CINQUE ORDINI
D E L L'
ARCHITETTURA
CIVILE
DI MICHEL SANMICHELI
Rilevati dalle fue Fabriche,
E dejcritti e publicati con quelli di Vitravio, Alberti,
Palladio, ScamoZjz^i, Serlio, e Vignala
DAL
CO ALESSANDRO POMPEI-
ΐ^Χ./
IN VERONA. MDCCXXXV
Per J A C O P O V A L L A R S I,
con Licenza de· sopbriori.
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PROEMIO^
' Architettura, Arte mbiliffima, è così antica ^
che troppo malagevole ^ anz^i impofflbil cofa fa-
rebbe , per efporre /' origin fua, rintracciarne
il tempo àeterniinato ,· impercio che fino X allora
j - ejfa ebbe cominciamento ^ quando gli Uomini ab-
andonando i bofchi e le grotte fi fabricarono cafe per loro abita-
ZjtQne. Fero si come ΐ eterna Providenz^a ha difpofio di non uni-
Wir wrrfV V Vfvr fv» Λ, ! V DV¥V tft^VW fjirw vrfj J^yfJir·^ -----
re in un Uomo folo tutti i fuoi doni, ma per mantenere uma-
na fociet a compartirli in molti, e dividerli, accio che aW Uomo
fempre Uomo abbifogni, così veggiamo ejfere in tutte ΐ Arti, e
Scienti^ avvenuto, che non fortiffero in una fola età, e Ί nafci-
mento per così dire, e la perfez^ione; ma che prima i ritrovati
nuovi producenàofi, per lo pih roz^zji e manchevoli, pofcta ΐ in-
gegno , a indufiria d' altri Uomini i ritrovati altrui ora accref
cendo, ora migliorando, a poco a poco, £ età in sta a quella
P^^fezjione e compimento, del quale ejfe Arti fon pur capaci, le ri-^
ducejfcro. Se non fc per fatale debole^%,a dell' uman^ natura mol-
te '
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6 Ρ R Ο E Ù I Ο.
te 'Volte accad$ i che opponganfi a s\ beli' ordine le guafle idee degli
Uomini y onde ns fiegue y che incontrinfi Mcune 0ta, nelle quali y
perti^rkandof i retti gii^dÌK>j, k Arti in "vece di ricevere il dovuto
avanz^amento, molto anz^i perdano di quelbmno, che in altre età-
di acqi^ifi^rono ; alle quali infelici vicende, come vedremo ^ anche
quefia nofira, di cui trattiamo ^ fu fottopofia* JLe cafe dunque ^
dove gli Uomini ne' primi tempi abitarono, furono di Ugno cofirut-
tey e con roZiZ^i puntelli fofientate ; pofcia col procedere dell' età
in v.ece di que' puntelli i inventarono le Colonne ; indi fbvra d*
ejfe que legni ^ che roz^z^i vi fi ponevano ^ fi riduffero in Architra-
vi 0 Da tali principj nata l· Architettura molto crebbe ancora nel-
le pm antiche età con la imitaz^ione ^ e perfez^ione di qmlle parti ^
che prima di legno fi formavano; poiché fapptamo che molti anti-
chijjìmi Tempi furono con Colonne, Piedefialii con quel-
le parti medefime, che a giorni nopri veggiamo, Tale almeno in-
torno all' origine dell' Architettura è d' alcuni Γ opinione . Poffia-
mo perg fupporrè effa origine infinitamente piu nobile, fe voglia-*
mo (col dottiamo Villalpando) attribuirla al Temp io di Salomo-
ne architettato dalla ftejfa SapienZja· Di fatto indubitata cofa
e, eh' ejfo Tempio ave a Colonne ed fuoi Capitelli, e "Bafe, le qua-
li con grmde probabilità fi può congetturare non molto differenti
foffero da quelle, che pofcia s\ ufarono preβ^o i Greci. IGreci ap-
punto ^'Naz^ionefra quante furono al mondo la più ingegnofa , la
più coltale la più nemicai ogni roz^z^ez^z^a e barbarie, e che d' ogni
Scienz^a, e d'ogni beli' Arte è 9on ragione chiamata da dottifilmi
Uomini 0 J\dadre, ο Nutrice, fi dicono inventori di tv e modi d'
Architettura (che poi Ordini furono nominaticioè del Dorico ,
del Jonico, e del Corintio ; il primo così detto perche da Dorici,
il fecondo perchè da fonici, e 7 terZiO peche da Corintj fu ritro-
vato: fe prò que fio ultimo non fu in gran parte imitato, come in-
dica il già lodato F. Villalpando , dall' eccellente Ordine del Tempio
di Salomone ^ E fi come dopo la Grecia per comune confentimento
di chiunque non fi a affatto ali* οfcuro dell* antichità, la più il-
lufire JSlazjione, e del mondo più benemerita furono gì* Italiani,
cos) a quefii dopo i Greci deve anche ΐ Architettura la fua per-
fezjione, avendo effa da gli antichi Tofcani ricevuto quell Ordi-
ne,
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PROEMIO. lì
ney che chiamafi TofcMo ^ e dà Romani il Compofito ^ che ancor
Kommo s'appella; nél ciuaU eft tutte le grafie è leggiadrie delt
hnìco 3 è del Cor ini ió accoppiarono. ìn quefio modo adunque la no-
flrd hèlUffi^'^^ Arte ( ο Scienz^a ^ che wgliam dirla) dopo la pri-
ma fud ^f^vmKiione acqmfio , ο ricupero nobiltà, ornamentò, e per^
fex>i&rie ^ sjfendo fiata di^vifa in quefii cinque modi. Ordini nominati
cmunmentè, come là Poefìa in molté fpecie divide fi; li quali cin-
qf^e Ordini alla nofirà cogniZiioné fon pervenuti merde le reliquie
delle antiche Fahriché, dèlie quali per fiamma awènturà tanto
alméno β confermò ^ quanto all' indufiria , e allo fludio de moder-
ni Italianiy prinii rifioratori della nofir Arte ^ fu fiufificiente, ac-
ciò con diligenti o^^ervaz^ioni da effe fi potèjfero tali appunto, qua-
li già dagli Antichi inventati furono, i fudetti cinque Ordini ri-
cavare 4 'Bensì deplorabile difavventura è fiata ^ che daW ingiurie
del tempo ci fìan& fiati rapiti molti antichi Scrittori di qUep Ar-
te ^ che con le loro dottrine y ed ottimi infègn amen ti infinito giova-
mento redatò avrèhhòno alld pofierita ; fe non che grande compenfo
^ quefio danno apportato fu dalf efifere di tanti à noi rimafo Vi-
truvio Politone, il quale è credibile ccminciajfe a fiorire negli an-
ni di Roma joó in cìràa sfotto l\ Imperiò di Giulio Cefare ^e fat-
to Augufio ^ a cui dedico egli que dieci famòfi libri, 4 quali dopo
i fudetti vefligj delle Antiche Fabriche è debitrice la buona antica
Architettura del fuó gloriofo riforgimento,. ÌSIe dopo Vitruvio man-
carono altr ingegni y che ne' libri loro ^uefi' Arte illufiraróno; di
molti ci fono rimafii i nofni, ma perirono i loro fritti; nulla di
meno a difpetto delta voracità del tempo ^ quali Uomini fojfero, lo
dimofira a nofiro pròftto ^ fé non i loro libri ^ il loro operare in tan-
te Fabriche y che ci hanno lafciate anche fuori d'Italia , ma molto
piti nelV Italia fiejfa^ nella quale quéfla infigne P^ofefiione in tal
guifa fi conferva y e mantenne il fuo pregio ^ che per lo fpazjio di
molti fecoli non β vide mutar di molto maniera, ne fiile. Ma nel
declinare dell·' Imperio Romano perdendo/ nell· Italia 1* antica gran-
^ezjZM, a cotale funefia mutaz^ione e decadimento pare ancora fog-
giacejfero gfi intellètti degt Italiani^ onde le lettere, e tutte le bel-
^^ Arti, che prim^ quivi per tanto tempo mirabilmente fiorirono,
^^darono in difpregio , e furono ^ per così dire zaffar hit e dalla bar-
^ barie
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.8 PROEMIO.
barie, che allora in quefii Paefl inondò ; così che anche la mìfera
Architettura vide fe flejfa miferamente trasformata » ogni fm buon
modo fira volto e guafio ^ corrotto ogni fm buon ordine , perduta
l* antica fm grazjia e maefia, e introdotta una maniera del tut-
to confufa e difordinata, onde a pena a pena alcun ^uefiigio pin di fe
fieffa riconofceva · Vennero final/nente li Secoli decimoquinto, e de^
cimofefio, cotanto all' Italia gloriofi ; allora fu che i nofir ingegni
fcuotendo Γ antica rugine > e fviluppandofì dalla barbarie ^ onde gli
anteriori Secoli miferammte furono involti ^ tutte le più belle Ar-
ti ^ tutte le più nobili facoltà e difcipline a nuova vita richiama-
rono , alle quali reflituito Γ antico fplendore e dignità, parvero
quivi a nuova luce riforti gli fpiriti dell* antica Grecia ^ e di Ro-
ma» Per lafciare però qmnto al propofito mio non fi confa^ -e folo
a quella facoltà refiringendomi, di cui ho imprefo a ragionare, a
qual fegno di perfez^ione fojfe in que^ felicifftmi Secoli inalz^ata Γ
Italiana Architettura, ben fi può fcorgere dalle Fabriche di que*
tempii inogri um delle quali quafi rtfufcitate le antiche Fabri^
che Greche, e Romane ciafcbeduno ptiò ravDifare , che non βα
privo affatto di fano difcernimento ^ e d* ogni guflo della Anti'-
chità . Ce lo dimofirano ancora i dottifflmi fcritti ^ chs di quefi^ Ar-
te ci lafciarono molti di quellielevatijpmi Jpiriti^ de* quali ^ almeno
de più principali ed infigniw λ me par pregio dell' Opera adeffo al-
cuna cofa brevemente accennare > Il primo di tutti ^ che mi s off^e*
rifca dsgno di ricordanz^a^ β è Filippo di fer Brunellefchi Fio-
rentim, che fiorì nel cominciare del Secolo decimoquinto, come
quello» che avanti a tutti con la diligente ^ffervazjione^ e fiudto
Jopra gli antichi Edifit^] nuovo lume introduffe neir Architettu-
ra ^ allora affatto barbara j e dopo lui affai pià confiderabile β re-
fe Leon Battifia Alberti pur Fiorentino^ il primo de' moderni, che
di quefia facoltà dotto ed infigne Trattato mandaffe fuori. Dico
mmdaffe fuori» poiché fcriffero avanti λ lui Antonio Filarete, e
Francefco Sanefe» per tefiimonian^} dello Scam^z^z^i » che fcritte
a penna confervava le cofioro Opere , quali non m^ è noto fe mai
fujfero publicate. Ma tornando aW Alberti, fatti egli grandiffimi
fiudj fu le antiche Opere di Roma^ alla Patria fua refiituito » e
con l'Opere^ e conio fcrivcre fcacciando la barbarie^ aW antico
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PROEMIO. lì
pregio di quejf Arte richiamo i fuoi Tofcani. Della medefìma
Patria fr ancora il celebre Michelagmlo "tuonaroti , Sculto-
re , Pittore ^ Poeta, ed Architetto eccellentijfimo . Ne Γ altre
parti della Tofcma fenz^a pregio reflarono ; fra gli altri vi β
diftinfero ^aldaffare Permei da Siena, Maefiro del Serlio, Pie-
tro Cataneo pur da Siena, del quale utili molto e di molta
filma degni fono gli otto libri ^ che ci lafcio; Leon Leoni Aretino, e
quel, che degli Architetti, de Pittori^ e de Scultori ferine, Giorgio
Vafari pure Aretino. Sarebbe maravi^a, fe a Roma, dove tanti
'vefiigi^ / antiche Fabriche confervaronfì, mancatifojfero in quefeli-
ci tempi ottimi Architettori . Da Urbino ad effa ^vennero 'Braman-
te ^ e 'IgranKafaello, i quali uniti a Giuliano ^ e ad Antonio da San
Gallo ivi pure cote fi a ProfeffionenelC antica gran de z^z^a e dignità collo-
carono · Se nuli* altro rendejfe commendabile Giulio Romano, degno di-
fc epolo di Rafaello, bafierebbe a farlo immortale la Villa, che a Ponte
Molle per Clemente VI L fece inalz^are. Romano altresì fu Antonio La-
hacco, dal quale egregiamente difegnate furono le reliquie di molte an-
tiche Fabriche, come nel di lui libro β può vedere. Nella Lombardia
due tra più rinomati ne fcelgo da far menz^ione ^ Sebafiian Serlio "Bo-
logne f e e Giacomo Baroz^z^i da Vignola ; ma di quefii due ^υaleni Uo^
mini in altro luogo tratteremo più dijfufamente · Ne la Marca Vero-
ne fe, 0 Trevigiana, che voglia dirfi , fu in quefio fecolo inferiore a qua-
lunque altra Italiana Provincia , merce particolarmente della mia
Patria, la quale β come fu tanto benemerita degli altri fiudj con-
dar al mondo chi fu fra gli Ocidentali il primo fonte della Gre-
ca, e Latina erudiz^ione, cioè il vecchio Guarino, così anche ali
Architettura dono quafi in un medefìmo tempo tre grandi illufira^
tori. Uno fu Fra Giocondo, Uomo di maravigUofo ingegno , e
faticofiffimo fiudio, e adorno di tutte le fetenzie , e nobili difci-
pline . Cofiui fu il primo, che emendo, ed illufirò Vitruvio pri--
'^a per la fomma fcorrez^ione, ed ofcurita ( come ^gH finffe )
ne leggibile , Tiè intelligibile ; fu anche il primo, che portò in
Francia l' Architettura fotto il Re Lodovico XIL Fece il Pon-
te famofo, e Ί Ponte piciolo fu la Senna , ed altre moltijfime
eccellenti opere in quel Regno e β fegnalò ancora ^
ma, Λ VeneZiia , ed altrove. Nel tempo della vecchie^^^ di
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IO PROEMIO.
quefiofiorì Gio: diaria Falconetto y del quale con gran lodi parla il
Vafari; e foco dopo queflt venne Michel Sanmichel* ^ il quale die-
de Λ do perfezjione^ che dalli due predetti era fiato fcoperto . Anco
di quefio grand' Uomo fi porgerà altrove occafione di più lungamen-
te ragionare; come altresì di due famofl· Vicentiniy Andrea Pal-
ladio 3 e Vincenzio ScamoZjZ^i. Jocopo San [ovino y henche nato in Tof-
cana^ quafi fempre abito in Venezia, e di molte ottime Fabriche Ì a-
domò. Gio: Antonio Rufconi manèggia bene iprecetti di Vitruvio. Ne
lafcierò di nominare Giufeppe Viola Zanini Ρ adovano ^ il quale in par-
te Vitruvio y in parte altri Jeguendo, ci lafciò un buon trattato di! Ar-
chitettura ; e avanti di lui Ottavio Revefi Vicentino ha anco propofio
un nuovo metodo di mi furare li cinque Ordini, che poi non fu feguita-
to y perche da chi far voleffe Opere grandi y troppo fatica e tempo ri-
chiederebbe . Ma tant' altri, che nelÌ Italia avanti il nuovo decadi-
mento diquefi' Arte in e fifa fifegnalarono j troppo nojofa e difiicil cofa
farebbe il voler qui regiftr ar e ; pero ρ affandoli fiotto filenz^io mi rimet-
to a chiunque pongafi a confiiderare le Fabriche d'ogni genere ycd a legge-
re i libriy che di que tempi cifion rimafii· Degni ancora di ricordanza
fono i trattati di due F rame fi y Giovanni "Bullant y e Filiberto de Γ Ora-
rne y ed altri ancora , che inque^ tempi fiorirono, e che fi può con gran
fondamento congetturarefafferò difcepoli del Serlio "Bolognefcy allora
che quefiifu in Francia al fervigto di Fr ance fico primo. Notabile co-
fa ì y che molti de nominati valent' Uomini furono altresì Pittori ec-
cellenti ; il quale accoppiamen to non fi può a bafianz^a dire quanto ut i-
le fila ad un Arte , ed all' altra. Ora fi come nel Mondo le ricchez^z^e,
le fortune yC i dominj non in un tempo folo arrivano al fommo di lor
grandez^zja yneinunfoltempo in precipizjio traboccano y ma confer-
mando fi il naturale ordine delle cofe, a poco a poco e aumento acquifia-
nO) e in diminuz^ione decadono; così le belle Arti ancora non fubito y come
dicemmo y dall' indufiria degli Uomini la perfezione ricevettero ^ne dal-
la trafcuraggine la rovina y ma a poco a poco dopo il ritro vamento loro
e avanz^arono y e decaderono. Però per ifirana y e forfè non pih intefa
fatalità nel fecolo fufi^eguentea quelli ydi cui favellammo y per Umifera
Italia non fu così ; perciò che tutte le belle Arti, che un fecolo avanti
erano quivi nel colmo di lor perfez^ione , a tale che gli antichi Greci e
Romani ri forti tra noi ρ arcano^ con a?nmiraz^ione y et indi profitto degli
fira-
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ο E Μ ϊ o/
j^trmieri, d allora, unfecolo dvpo in tale efirema rovina trabalziate fu-
rono , che rnen vergognofo agl· Italiani farebbe fiato il perderle affat-
to, e che ritornataββ la roz,z,ez^Zja de Secoli Longobardi, che con-
fervandoles) guafte e corrotte, divenire il ludibrio dell* altre Naz^ioni.
E quei eh' e peggje qt^afi tutte le nofire migliori cofe in ogni genere, ο
non furono confiderate, ο β difper fero e fmarrirono, e andarono in
oblivione, a tale che^ credendo la maggior parte de' noflri medefìmi
^^zjtonali tale fempre ejjerefiata ΐ Italia , s'introduce tifatale odio,
e difpreZjZjO alle^ cofe nofire, e la fiima ed affetto per le flraniere , in
quelle e [aitando, e celebrando, do ché non fappiamo aver prima li Stra-
nieri da noi ricevuto , ed imparato . Una delle funefie cagioni di quefio
deprav amento fu il dcfiderw di cercare, ed introdur novità, per altro
lodevoliffìmo s quando do tentifi da Uomini d" eccellente ingegno, e di
perfetto difcernimento e gtudiz^ìo : altrimenti fenz^a quefie due forte
ambedue necejfarie, ( e più della prima la feconda ) cagione fempre e di
corrompimento e d' abufi. Come appunto il Marino per quefia incon-
fiderata vanita d'introdur nuove forme di penfare, e parlare nella
Foefia, e do fenz^a quel giudiz^io ^ che β conviene intraprendendo ^
quel gufio η introduffe , che poi da fuoi feguaci, i quali (β come ac-
cade) il buono lafciarono, ed il cattivo acrebbero a dtfmifura, fu
fempre al peggio ridotto ; tali nella profejjìone, di cui trattiamo ^ il
Cavalter "Borromino, il Cavalter 'Bernino (che fu per altro ottimo
Scultore), (il Roffi, ed i Fratelli e gli altri loro coetanei, po-
fiifi a'volere di nuovi ornamenti arrichirla da fi abiliti ottimi infegna-
menti a deviare cominciarono, e la pratica deformandone, qtiella cat-
tiva maniera fparfero nel mondo, che dopo crebbe a maraviglia , e fem-
pre più dal buono fi dilungò, e 7 cattivo ne dilatò, ond' oggi la mife-
ra Architettura e in tante e tante Opere refa già si diverfa dall*
Antica infegnata da Vitruvio, che quafi diffi non ptu Archttettura^
ma Chinefe ^o Grottefco potrebbefinominare. Fiu non β vede un pez^-
ZoO di Cornice y ο d' Architrave 3 che continui con linea retta un brac-
cio , ma bensì rivoltato in cent angoli, ^d in cento giri fcontorto ^
onde gli β potrebbe addattare ciò che di quella Serpe diffe Virgilio ·
Si ripiega, s' attorce, e firagruppa.
Qj^fi non fono più in ufo le Colonne ^ dove in lor vece pon-
gonfi Cartelle , 0 fogliami , che fofiengono pefi gravijfmi
* 2 a loro
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IX 'PRO E Μ I Ο.
^ s loro non convenevoli. Non più Frontifpiz^j fi "Veggono ^ fi β
I n)eigQno talvolta, fono in tal guifa fpeZjZjati, ο rivoltati in Car-
I tocci, che a foglie <ϊ Alberi ivi per accidente nati fi ρ ο [fono raffo-
' mi(iltare. Quanto pochi intagli s^ ufano, quanto poche fcanalature ^
j quanto pochi baffi rilievi, che tanta Γ occhio dilettano ^ e che sì fo-
j vente s incontrano nelle Italiane Fabriche de' buoni tempi / E
I quanto dir β potrebbe degli Archi^ e di certe nuove curvature ^ e
\ di certi nuovi loro ornamenti I Effi più intorno ad un fot centro
non s aggirano ^ ma ο hanno pm centri, ο framifchiati fono di ·
1 linee rette ^ e d' angoli, tanto che privi refiano di quel nervo a
' reggere ciò ^ che fovra di fe fofientano, neceffario , e che alla loro
i circolar figura naturalmente β conviene. In fomma rare volte del-
la buona antica maniera a giorni noflri β ravvifa ΐ idea. Ne
quefio io dico fi4^ la fola mia opinione fondato , della quale fare al-
cun conto non doverebbefì ,ma lo dico ^ perchè pur troppo tutto do
da chi non da prevenz^ioni acciecato confideri le Fabriche d' oggi dì
fi può con gli occhi proprj vedere y e toccar con mano· Se io traveg-
( ga, 0 fe parli davano adoratore deW Antichità ^ può la ragione a-
gevolmente manifefiare > La ragione e la maefira che c infegna a
difiinguere il buono^ dal men buono , e 7 cattivo dal buono. Qj^l
1 ragione adunque ci può perfuadere, che una co fa fuori di perpen-
dicolo , e fatta a bifcia, atta fia a fofienere pm che una pofia a
■ piombo, e retta ì Quf^ ragione, che un corpo grave e machinofo
j fopra una bafe fofiengafi, clw in vece d' allargar fi quanto più di-
fende j e farfi pm maf^iccia, fminuifcafi nel fuo efiremo ì Che y
gruppi di frutti, e dt fiori foflentino, e durino fiotto il pefo or di
cornici y or d' altre gravi cofe ^ alle quali fi, fiottopangonoì Si giu-
dichi adunque, fe quanto io dico è chimera, ο fe a quello è unìfor- ' \
me, che la Natura c infegna Ja quale deve effer dalì Arte imita- ^
ta, arrichita y et adornata ^ ma deformata non mai, Chi dopo α-
ν er mirato belle regolate fontuofe Fabriche, potrà non aver com-
paffione, veggendo in altre molti bei marmi di molto valore sì mala- /
mente impiegati 3 li quali altro di lodevole non avranno, che la
loro propria natia beìlezjzia; e quefia ancora in molti cafi conofcere
non fi potrà , ne difcernere, per ejfere quelli ridotti dacotali fira-
'vaganzje^ e da cotaii firane bizj^arie in picciole partii e minuZjZ^ati,
e con-
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PROEMIO. lì
e confi^fi ì Non fi potrebbe -ammirare abafianz^a il gran corraggio /
dcimì, / ψ^^^Ι^ con ία fola fiuperfiz^ial pratica & poco ftudio de' cinque
Ordini del Vigmla fenz^a aver vedati ^ ne fiudiati altri libri, c per
lo piìi non βί, altre regole fondati, che fui capriccio s' accingono ad
ardue e malagevoli imprefe, che in apprenfione porrebbono cbii^nqm
più fi fojife affaticato fu buoni libri, e nella pratica efercitato » Non
fanno cojloro richiederfì da Vitruvib, che Architetto adorno fì^ di
varie dottrine ed erudizjioni, ver fato nella Storia, non ignaro
della Filofofia , e nelC Aritmetica e Geometria ben f ondato. Se di
late apparato muniti fieno tutti gli Architettori d'oggi dì, pur trop-
po con vergogna del nofiro Secolo fi ravvifa in alcune Fabriche ^ che
di grande impegno e fpefi vergiamo i η aizzare, delle quali fe chi fia
l· Architetto fi ricerca, trovafi ejfere un Muratore un ^agUapie-
tra, 0 qualch' altro di poco maggiore fiudio, e dottrina, fieramen-
te con la turba dà cofioro non deonfì confondere que primi, che co-
minciarono a dilungarfi dalla bmm antica mmiera, che fopra ab-*
biar/io nominati ^ i quali fβ per 'vagheZjZ^à di mnjìtà hanno lafciato al-
quanto ì loro ingegni trafcorrere> Γ hanno però fatto con qualche
moderaZjione ^ e con licenz^e affai più di quelle^ eh' oggi dì s' ufa*
nOi condonùHi, e priui mn effendo de^ precetti e regole del^ arte^^
non operarono Jentì^ ragione^ come pur troppo adeffo accoβumaβ, Non
poffo tacere £ un difegno, che con mio raccapricio rd è occorfo ne*
pajfati giorni 'vedere ; il qud rthretìZ^o più, mi s^ accrebbe, allor che
cercando d' onde 'venire, udii rifpondermi efferefatto in Roma . Co-
if erano- d' Ordine Compofito j i Capitelli delle quali 'veftiti e-
rmo d^ un fola ordine di foglie y ancor che richez^^a d'ornamen-
ti l' Opera per fe richiedejfe ; ma perchè ciò forfè ai^rà ^ffernìato queW
Architetto e [fere fiato, ancor che di rarOypofio in ufo da* buoni, e gli
credette più fegnalarfi adoperando ciè, che meno vedea praticato.
Ma quanto poi fu biz^z^arroil di lui penfamento per in frodar no'vitaì
Fece egli quefle foglie affai picciole ^ che jolo al mez^o della Campa-
na arrivaiM^i nudo lajciando il rimanente d^effa. Campana con gran-
diffima offefat di qualunque occhio fano fia per mirarli· Architra-
've ^ Fregio y e Cornice ermo infieme mirabilmente conpenetrati ; e tut~
to il re fio dell* EdifiZjio con quefio he W ordine procede'va. In tale de-
plorabile fiato ora veggiamo ridotta que fia nobiliJJìma Frofeffione; e
e β co-
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14 PROEMI Ο.
fi come in un^ mej/e da z^iz^mia, e Icdia infefiata quel poco di
buon grano, che ν è framifchiaro , ο md β ravvifa , ο non fi
raccoglie, cast qiw hmni, chs .pure vi fono ^ confufì nella cor-
rente moltitudine de^ cattivi quafì confìderati non fono, ne cono-
fciutir Έ qui fiami lecito tornare a dietro, Nelle Italiane moderne
Fabriche de' buoni tempi degniffima co fa e d' ejfere ^ β come nelle an-
tiche ^ avvertita, a qual fegno ejfe rendanfi pregiabili ^ non folo
per gli eccellenti Architetti, che dirigevano, quanto per gli Ope-
ra'], che fapevano con non minor perfez^ione efeguire. Quanto ben
commeffi gli Edifiz^j / che leggierez^z^a, nobiltà, e leggiadria negi
Intagli - Quanto ben condotte le m-embra delle Cornici , che non
dallo fc arpe Ilo nate, ma di getto pojfo no rajfembrare? In fomma
tutte fi 'veggono le parti s) rnaefirevolmente lavorate^ che rapiti
mi rimirarle avventurofi chiamiamo, e d\ invidia degni coloro,
che vijfero in quelle età · La fiefa meraviglia nafce in chiunque
un poco fa dìfcerner e Mora c¥ allo fguardo / apprefemano non joh
Italiane Pitture di qualunque fpecte e fcolture di que' tempi , com!* è
notiffimQ, ma altresì labori di brontsOy di ferro di legno» ο d^ altroy
ne' quali tale periz^ia / ammira, fimetria, e mài Uà, che quanto
piacere β prende nel contemplarli, altrettanto dolore poi forge , e
confufone in penfando, quanto la mflra 'Nat>ions un Secolo dopo
fia\de caduta. Ma per parlare particolarmente della mìa Patria j quaW
altra Citta £ ^Italia può rìtrovarf, che β λ più a propoflto per fabri-
care, feβ conβderi l^ abondanz^a e perfeZjione de^ marmi, di calce^
di legnami, e d^ ogni altra me e β aria materia / E per ben fabricare,
quanti buoni efempj β hanno fotto agli occhi 2 E quanto buon ufo
potrebbe fArβ dell· amenità e belle 4$' βιϊ ζ In fatti affai frequen-
temente qui β "Deggmo forgere nuove Fabriche, e molti lavori di
pietra β fpedifcono altrove. Ora con qual occhio rtmirarβ, e con
qual cuore da un buon Cittadino può fofferirβ di vedere gittato il
tempo, e tanti fini marmi ^ e tanti danari sì mal' impiegati e quafi
disperduti in opere^ che in'vece d' accrefcere ornamento al mβro
hellijfimo paefe nè vanno ant»i fcemando tutto dì la bellez^z^a, ed
il pregio? Ben di ciò β lamenta il mfire Mar chef e Scipione Maf
fei, nella fua eruditiffima Verona Vi\\x^tz.t2i, et odo tutto dì lamen-
tarfene chiunque ha buon gt^fio^ e fam intendimentO^ ma non per-
ciò
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PROEMIO. iS
dì) miglioramento alcuno β qjeàe. Q^fia confidaraz^ione pih X
ogni altra cof m ha flimolato allo fcrt vere e puhlicare qtdefia qual
βαβ operetta; che s' ogni liberale Uomo e obligato per la Jua Pa-
tria a porre anco in pericolo, quanào per fua dtfefa ahbifognaf-
βξ j la propria 'vita, molto pm deve e βudori, e fatiche, e quei
talento, che ο molto ο poco il Dator d'ogni bene a lui concedet-
te, per effa impiegare ; ne fchivar deve^ d* incontrare molefiie e
contrarietà \ qualora per giovare al publico gli convenga opporfi
e ad ahufì univerβalmente radicati ^ e a falβe opinioni comune-
mente abbracciate. Per tentar dì confeguìre un fne sì hello , e
perche in tante tenebre, onde con sì gran danno ej^ufcAti βοηο gC
intelletti y qualche lume trafpiri, non ho faputo miglior mez^z^o
rinvenire, che ΐ efporre al publico li cinque Ordini prima di
Michel Sanmicheli, che con ogni maggior diligenr^a ho rica-
vati dalle fue Fabriche , poi di Vitruvio , e ροβάα dÙ al-
tri cinque y che fopra gli altri in qu€βa prof eJfione furono henemeri-
ti preffo il Mondo. Non pojfo qui tralafciare di far giufliz^ia al
Sig. GaudenZjio Bellini mio concittadino, Gio.'Oane di molta abilità
nella Scultura, ed Architettura 3 che grande ajuto πί ha ρreβato e
nel cavar le mifure dd Sanmicheli ^ e ne difegni da me intagliati,
che di mano in mano in queβ' Opera farem vedere. La ragione, che
m^ ha indotto a trattare prima e più difufamente degli Ordini del
Sanmicheli y β è ^ che quefli più non β videro ne^ libri y ne più da
Scrittore alcuno efpopi furono ^ onde fovra eβ affai più a lungo m*
eflenderò ; pofcia perchè gli Studiofi di quefi* Arte ροβαηο a loro di-
letto e gio'y amento farne paragone, tratteremo più brevemente anche
degli Ordini di Vitruvio, e d' altri cinquey i difegni de* quali non
ha molto che uniti furono né" libri di due Francejt del noflro Secolo
Cambray, e k Blond, Se nelle Figure a quefli mi rajfomiglierò , re-
puterò per me gloriofo /' effere flato non men di loro nel difegnarle
accurato y ma ne* fottopofli ragionamenti m' è convenuto da φ affat-
to allontanarmi, perchè troppo fu dalla loro differente Γ intenz^ion
mia . Primieramente altro non volle il Cambray, che fare con riflret-
tiffimi difcorfi prima tra, V antica e moderna Architettura, poi tra
moderni Autori il confronto y il che tutto a puntino dopo fece le
Blondy non in altro dal Cambray variando y che in rifirettez^z^a
ancO"
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ancora ma^iore ; U qual fatica poco 'vale per fodisfare uno fiu-
diofo, e niente per erudire un^nefperto. Qjullo , eh' effi non cu-
rarono , ho io cercato di confegmre ^ e perciò oltre /' unire le figu-
re ^ e i difegni di cpue ^alent Uomini ? che ad e [porr e ho intrapre-
fo, ho procurato con ΐ induflria maggiore, che mi fu poffihile, a
comune ammaeflramento le regole loro ed infegnamenti in quefi^
Opera compilare , Fero facendo io quanto i due fopradetti Fran-
cefi han tralafciato, tralafcio a bella ροβα quanto effi un dopo Γ
altro hanno fatto; cioè il confronto,prima fra le due Architetture
per non imitare le "Blondache 'υa ripetendo , folo più brevemente
quanto dijfe il Cambray , onde fuo compendiatore patria chiamarfi ;
e pofcia il confronto tra quelli Autori ^ ch^ cfpongo , reputandolo
foverchio anche per uri altra ragione y la quale e ^ che vana co fa
raffemhrami lo affaticarfi in dimofirar con parole ciò, che ciafchè-
duno con li difegni davanti agli occhi può da fe fcorgere agevol-
mente . Oltre di che ne Cambray, ne le 'Blond fuo feguace d^
Intercolonnj parlano, ne di Forte ^ ne dì Fineflre, ne di tan-
te altre cofe, delle quali come necejfarie afaperfi da un Architet-
to , noi tratteremo. Ma fe le annotaxÀoni^ eh' io fottoporrò, po-
co a quelli piaceranno, che fono già da gran tempo con Γ opinio-
ne impegnati neW Architettura del nofiro Secolo, giudicando ejfa
con troppo indifcreta afpreZy?ja da mi condannarfi, do non deve
punto arrecarmi dal tentare la falutevok imprefa , avvegnaché
a molti fpiaceDolifpmay di combattere la fdfttà^ c ΐ errore ^ e di·
fcoprendo per Altrui difingmm la "veritày procurare^ per quanto s
efienderanno le forz^e mie, il pMico giovamento ^ il quale è ΐ u-
nicQ fine^ che in qmfie mie fatiche mi fon propofio. Μλ forfè trop-
po fo-verchiamente ci fiam dijfufij ondefuhito a cih^ dì che abbìam
promeffo trattare^ daremo cominciarnento.
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17
DE'CINaUE ORDINI IN GENERALE,
Delk parti de medefmì, e del modo
di geometricamente fornarli.
CAPO I.
UESTI cinque Ordini, cioè Tof- cano, Dorico, Jonico, Corintio, e Compofito, che, come abbiam detto, danno ornamento, e for- ma air Architettura , e de* quali i tanto ufo dee farfi nelle ben re- Fabriche , fono formati tutti con le medefirae parti, che fono fette: Piedeftai- lo, Bafe, Colonna, Capitello, Architrave, Fregio, e Cornice; ma che fono però di fi- metria, e di forma tra loro diverfe, avendo il Toicano, il Dorico , e così tutti gii altri ancora, e Capitelli, e tutte Γ altre parti pro- prie fue, e da quelle d' un' altr' Ordine dif- ferenti. E per cominciare dal fondamento, par- leremo prima del Piedeftallo , piede di tutto Γ Edificio, ma piede però, che s' inalza e for- ge fopra terra , il quale, non come Γ altre parti, è neceffario per fare un' Ordine compi- tamente'perfecto, ma alle volte s'^adopera, al- le volte fi tralafcia, fecondo leoccafioni, le qua- li dal giudiciofo Architetto fi devono confide- rare. Quefto Piedeftallo è formato di trepar- BaiTamento, il quale è un' adornamentodi Cornice,' Dado, il quale fi fa lifcio, e non fi adorna ,fe non con qualche baffo rilievo, e qual- che nquadratura leggiera, negli Ordini però più gentili, ed in opere affai nobili: per ultimo Ci- macia, la ^ una Cornice con la fua |
Corona, ο vogiiam dire Gocciolatojo, per cui de' tempi difefo refta il corpo, ο fia Dado del Piedeftallo. Sopra quefta Cima- eia pofta e la Bafe, la quale è come il piede delia Colonna, fe ϋ Piedeftallo è di tutta l'O- pera; le forme poi di quefte Bafi vedrannofi a' loro luoghi tutte diftinte. La Colonna de- ve effer pofta a perpendicolo in piede fopra ia Bafe , effendo effa foftentamento, e adorna- mento infieme dell' Edifizio, nel quale è col- locata. Quefta farà rotonda per Io più, ed al- le volte quadrata , ma fempre nella parte in- feriore più groffa che nella fommità,infegnan- doci la natura effcre così le piante, e Γ altre cofe atte a foftenere. Pofta quefta a fuo luo- go, vi fi porrà in cima il Capitello, il quale farà come k tefta fovra il corpo degli Uomi- ni. Li Capitelli foftengono immediatamente Γ Architrave, il quale altro non è, che una tra- ve pofta a traverfo alle Colonne che Cono in piede, e ferve per tenerle unite, e per fofte- nere I' altre due parti. Di quefte una è il Fre- gio, dove fi folea fcolpire, ed intagliare ciò, che a qiieW Edificio apparteneva , alluden- dovi, ο ne' baffi rilievi, contenenti cofe al pro- pofito adattate, ο con caratteri ancora , ed ifcrizioni; il che quando fi poffa , lodevoi fa- rebbe anco nelle moderne Fabriche non trafcu- rare. L' altra pofcia è la Cornice, la quale ferve per riparare co' fuoi Agetti, ο Sporti Γ opera dalle pioggie, dalle grandini , e dalle nevi. Ora quefte iette parti, benché di po- chiffimi membri compofte , pure fono tutte tanto varie, e tanto una dall' altra diverfe , quanti fono gli Edifizj che inalzati furono, ο fieno per inalzarfi per fino, che confervifi fu la terra I' umana generazione . Sono quefti membri di quattro i^ecie; piani, concavi, con- veffi, e miili di concavo, e di convefso. Per parlare prima de'piani, tali fono le Corone , ο fia Gociolatoj, le Fafcie, i Liftelli, i Den- telli, e finalmente Γ Intaccature, le quali fer- vono in certo modo per dividere un membro dall' altro ; e com' efse deono fempre effer li- fcie, così pofte efsendo fra gì' intagli, da tale vago mefcolamento ne rifulta all^opere orna- mento maggiore, e maggiore armonia. Ora però, che Γ Architettura de noftri di, aticor che sì immoderatamente perduta dietro gli a- dornamenti a tale, che non ha veruna diftì- coltà fagrificare ad effi tutte le regole dell* Arte, non fo per qualdeftino, ha prefa tale inimicizia con Γ ornamento dell' intagliare, che lo ha quafi del tutto (bandito, ne fegue, eh' efclufo quefto, foverchie ancora fieno le Intaccature; e fe pur talora adoprate fi veggo- no, tanto lifcio, non mai dallofcabro degl'In- tagli interrotto, anzi che vaghezza, difgufto più tofto genera ,e confufibne . Di quefti mem- bri non ho pofta figura alcuna, mentre effen- do a fquadra, difficoltà non fi può avere nel for- marli . Que' membri poi, che fono concavi, fono due ; le Gufcie, che teorica,mente per lo più
A iì for- |
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fi formano come neJIa Tavola I. Figura I. ; ed i Cavetti, adoperati neJJe Bai! Jonica,Corintia , Compofita, et Attica, facendoiì con due cen- tri, come nella F. 4. I membri della terza fpe- cie chiamanil convefli. Di quefla fpecie fono gli Ovoli, ì quali fi formano al roverfcio delle Gufcie, come nella F. 2., i Tondini, (così chiamati quando fien piccioli, ma fe più gran- di, detti poi Tori, ο Baftoni^ che abbraccia- no un femicircolo intero, come fi vede nella F. 3. Li mirti finalmente non fono più che due.· Gola dritta, e Gola roverfcia , li quali fi veggono difegnati nella F. 5. e F. 6. Queili fo- no i membri ritrovati da' noilri ottimi Anti- chi, e eh'ora ripeteremo tutti aifieme: Coro- na, Lifiello, Fafcia, Intaccature, Dentello , Gufcio, Cavetto, Ovolo,Tondino, Gola drit- ta, e Gola reverfcia; e con queili, che tut- ti alle quattro dette fpecie riduconfi,fi fanno tutte le forti di Corniciamenti, che già mai fi poiTano defiderare. Non mi fembra cofa fuori di propofito il porre qui ancora la Voluta, di cui fi fa ufo ne' Capitelli Jonico, Corintio, e Compofito, .nelle Cartelle, ne' Modiglioni, e nelle ferraglie degli Archi; fopra ia quale, per eiTere non tanto agevole, mi fermerò più di quello abbia fatto ne' membri de' Cornicia- menti . Per far la Voluta moke regole inven- tate furono, ma fra tutte una fola ne fceglie- rò, che fra l'altre a meraiTembra la più chia- ra, facile, et efpedita. Verremo in quella guifa ad ifchifare ogni confufione, in cui fa- cilmente per la moltiplicità delle cofe fi fuoìe incorrere . Ferminfi adunque in primo luogo li due termini perpendicolarmente con la linea A. B., che farà l'altezza della Voluta,e que- fta linea dividafi in otto parti eguali, e comin- ciando dalla fommità a mezza ia quinta parte flabilifcafi in Centro C, intorno al quale fi formi il Circolo D., che non farà m diametro maggiore della detta quinta parte, il guai cir- colo chìamafi Γ occhio della Voluta . Si tiri di poi la linea Orizontale E. F., qual paiÌi per lo fudetto centroC. : tiratala quale avremo ledue linee Perpendicolare, et Orizontale- Indi den- tro il Circolo D· formifi un quadrato, il qua· le fi dividerà con due diagonali, che poi fi par- tifconoin porzioni dodici, come nella F. 7. Da quelle dodici partizioni avremo dodici porzioni di Circolo, dette da Vitruvio Tetranti , cioè quarti di Circolo , fermando in ciafcheduna partizione la punta immobile del CompalTo, e girando Γ altra dalla Perpendicolare alla O- rizontale, e dalla Orizontale alla Perpendico- lare. Cosi procedendo fino che s' arrivi alCir colo D. fi averà Γ intera Voluta, come nella |
F. 9. Q_ut-ila a mio credere è la più efpedita regola, che fi pciia idcpcrare. Vinuvio Γ accenna, dove dicelib. 3. c. 3. Fci dal di- [opra fotto l' Abaco s1 mcomincì ^ e per o:m giro di quarta fìa fmìmitoìo fpazio di mez' occhioy fin che pervenga all' iflejfa quarta, eh* è fotto V Ah a' co. Ci promette poi, che nei fine Γ avreb- be diifufamente fpiegata ;ma quefta parte dell* Opera di Vitruvio come i difegni, e figure di tutti i libri con grave danno fi è perduta; onde di ciò altro non abbiamo da lui, che le poche parole fopra citate. Siamo della re- gola qui polla debitori a Giufeppe Salviati, Pittore, e noil ignaro della Geometria, che nel 1552. Γ ha publicata con le ilampe, e forfè (ne m' è ignoto, che altri Autori va- riamente interpretando le parole di Vitruvio hanno date varie regole) quale fu da Vitru- vio penfata, non indegna eifendo d' aver luo- go fra le invenzioni del medefimo Vitruvio . Fatta pertanto in quello modo la Voluta con una fola linea, ci reila a fare in quella la fe- conda, che affieme con la prima fminuifcafi, girando al Centro come la prima, e fminuif- ca ancora il Liilello, ο Cimacio della Voluta, eh' intorno gli fi raggira. (Quello facilmente fi fa , fermando Γ immobile punta del CompaiTo nel mezo tra un punto, e 1' altro de' dodici, che fono fegnati nel quadrato del Circolo D., fempre però difcendendo verfo il Centro C. In tal modo s' avrà Γ intera Voluta ο Cartoccio, proprio per lì Capitelli, Modiglioni,'ed altro, come abbiamo di fopra detto. Per compire quello Capitolo ci rimane a dire delle Cartel- le, le quali fono fiate dagli Antichi polle ap- preifo le Erte delle Feneilre, Porte, e Ca- mini degli Ordini più gentili, per adorna- mento delle loro Cornici.· nè mai fo ritro- vare,che in altri ufi nella buona Architettura Cartelle s'adoprafiero; bensì veggo, che aifai miglior fortuna preflb quella de' noilri giorni incontrarono,avendo effe aperto ampio cam- po alla bizzarria degl' ingegni, che innumera- bili forme ne ritrovarono,e ridotte Γ hanno come il fale nelle vivande, neceifario condi- mento d' ogni più efquifita e magnifica Ope- ra , con quella fola diverfità, che -la dove il fale con avara mano adoprar fi dee, eiTe ali' incontro prodigamente, e fenza difcernimen- to alcuno fono profufe. Ma per ritornare onde partimmo, fi formano le Cartelle con due Volute, una minore, e Γ altra maggio- re; Γ una e Γ altra fatte con la fuddetta re- gola , e con una linea fimile ad ο Onda fi congiungono , come Tali ancora fono i
una Gola , nella F. 8. ο
dirli
Modiglioni |
1 Τ une ab fu^f^o abaco i»ceptum t» Sn^ults tetrantofwn paiìionibus dhmdiatum ocuU [pati
tur} donee in tandem ttxrantem , qui efi fub abaco , veniat.
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21 CAPITOLI GENERALI.
dirli Menfoloni, ο fiano tede delle travi,che fi pongono nelle Cornici degli Ordini nobi- li, eie Chiavi ancora, ο Serraglie degli Ar- chi , le quali fervono di foilencanienEo agli Ar- chitravi, che vi fpianano fopra, fportandoin fuori con le Volute. Ma perchè forfè fembre- jà, che tutte le cofe già dette tali efeguendofi , quali le ho qui deferii te , fieno per ren- dere Γ opera povera, e troppo nuda, ecco nelle Tavole li. e III. i modi, de' quali i buoni Antichi fi fervivano per adornare , i quali tutti fono Intagli parte di baffo,e par- te di mezzo rilievo, che recano alle Fabriche grandiiTima leggiadria, e maeilà. Io gli ho qui poili in grazia di que' pochi, i quali de- iidera no operar bene, e non già con la fperan- za, che gl' impegnati nella corrotta maniera denoilridì, ed occupati da prevenzioni arri- vino alla difficiliilìma prova di fpogliarfene, e di cangiare opinione. Deefi però avvertire, co- me nel rimanente di queft' Opera ho lafciati i Corniciamenti fenza Intagli, iquali in quefte picciole Tavole guilare non fi potrebbono, nè diftinguere , anzi più torto in difegni cosi mi- nuti produrrebbòno confufione; avendoli folo porti nel Sanmicheli, le di cui Tavole faran più grandi. Dove però gli abbiamo omeffi, quale fia il loro luogo, Io andremo nelle an- notazioni dimoftrando.
Delle proporzione generali y e del modo dì mi furare .
C A Ρ Ο I I.
STabilitofi quali, e quante fiano le parti, |
onde fi compongono gli Ordini già detti d' Architettura, quali i loro membri, e 'ì modo di formarli con giufta regola, acciò non s'operi a cafo, nè fiano quelli, che operano, cortretti ad indovinare ciò , che formar fi deve con cer- ta regola e fcienza, ora conviene andarfi piìi avanzando, ed acofe più rilevanti paflare. Ve- dremo per tanto ie proporzioni, così general- mente accennandole quali dagli Autori pref- critte ci fono . £ cominciando da* Piedeftalli, diremo, che querti comprefa Ja loro Ci macia, e BaÌTamento, non dovranno eiTere più alti del terzo della loro Colonna, nè minori della quar- ta parte. Ma in querta parte all' Architetto, aftretto per lo più dalla neceiTità de' fiti, ο d' altre circoftanze,fuole più che in qualunque altra, permetterfi hbertà. Ciò vediamo eflere accaduto negli antichi Tempj, dovei Piede- ftalli non doveano mai efler maggiori dell' al- tezza delle Scale, per le quali s* afcendeva al Tempio, e che ora maggiori erano, ora mi- nori , fecondo i fiti , e gli Edifizj. E ciò anco- ra tuttodì veggiamo avvenire al prefente negli Altari, doverle Menfe neceifariamente deoiio Tempre eiTere dell' altezza medefima \ d^lla quale difficoltà molti de' noftriì^^rchitetti cer- «irono liberarfi , facendo le Menfe a guifa d'Ur- na; quale a mio credere è la più fciocca inven- zione , che mal regolati intelletti in pregiudi- zio d' ogni ragione penfar poteiTero. Ma per ritornare in via, Γ altezza della Bafe farà fem- pre mezo diametro di Colonna, e quando di- rò per Γ avvenire diametro, intendo la groflez- za della Colonna da piè. Ne* Furti delie Co- lonne aver fi deve tutta l' avvertenza agli Or- dini , perchè fono tutti fra loro diverfi, alcu- ni più nani, (per ufar le voci de' nortri Au- tóri j ed altri più fvelti; ma per dirne ciò, che d'univerfale può dirfi, non dovranno querti mai efler minori di iei diametri. nè giungere a diametri nove. Ne' Capitelli regola genera- le non fi può rtabilire, perchè ciò, che ad un' Ordine fi conviene , a tutti gli altri non può applicarfi . Il rimanente del fopra- ornato, cioè Architrave, Fregio, e Corni- ce a mifura degli Ordini ha le fue proporzio- ni , imperciò che negli Ordini più fodi, Tofca- no, e Dorico, per io più è la quarta parte della Colonna, e per Io più la quinta negli altri tre. Fino a qui abbiamo ragionato delle proporzioni, che deono oflervarfi nelle altez- ze y ora d'alcune larghezze neceiTarie a chi vuol con giurta fimetria adornare una Fabrica ben ordinata ragioneremo . E primieramente il Dado de' Piedeftalli non eccederà mai la lar- ghezza del Plinto della Bafe. La Colonna da capo farà fempre minore, che da piedi; ma non fi può di quanto minore eiTer debba afle- gnar regola generale; perchè vuole Vitruvio, che quanto più la Colonna è alta, tantome- no iminuifca per la ragione , che quanto più le parti dall'occhio s allontanano, tanto più e per un'inganno ottico) picciole appa- rifcono ; onde regola particolare di quefto ai- fegneremo in uno de' Capitoli fuiTeguenti. II
Architrave non fa-
rà mai maggiore del cerchio formato dal Col- larino della Colonna, (^efte fono le grofsez- ze , e larghezze necefsarie tutte ad efeguirfi; ne chi operar vuole rettamente, può ad alcuna contravenire . L' altre ci fi daranno dagli Sporti,chiamati con altro nome Projetture, ο Agetti, la regola de quali è facilifllnia ,e da Vi- truvio infegnata. (^lefta è, che quanto alti faranno! membri,tanto pure avranno di fpor- to ; trattone Je Corone, ο Gocciolatoj che n* ayran più, e le Fafcie, Lirtelli , ed Intacca- ture , che d'aisai n' ayran meno. Le fin' ora det- te fono le più univerfali mifiire, e propor- zioni |
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CAPITOLI GENERALI.
zloni, che per PieieilaHi, Bafe , Colonne, Capitelli, e Sopraornati fi poftano brevemen- te afseonare. Pafsaremo di poi a vederle mi- nutamente e particolarmente negli Autori eh* io con Γ efatezza maggiore > che mi farà pof- iìbile,andrò efponendo/ e quefte faranno col Modulo mifurate. Ma per non lafciare veruna cofa, che poisa rlufcire di facile ajuto a chi cominciafse a porre ii piede per queila ftudio- fa via, diremo ancora cofa iìa il Modulo . Il Modulo altro non è che una mifìira non fifsa, come il Braccio, il Piede, ed akre^ ma idea- le, ora grande, ora picciola, uniformandoiì fempre ,o picciola, ο grande che ila ,airOpera, che fi dee fare. Formali in quello m.odò. Sta- bilita Γ altezza, alla quale fi vuole, che arrivi la fommità della Cornice, fe a cagion d'efem-> pio fi vorrà che fia Γ Opera Dorica col fuo Piedeftallo, divideraiTi tutta la altezza in parti venticinque, ed una di quelle parti farà il Mo-^ dulo, due de*quali faranno il diametro della Colonna in fondo . Qiiefto Modulo è ftato a* doperato da Vitruvio, e da quafi tutti gti al* tri Architetti, che fcrifsero dopo lui. Efsopoi fi divide in parti, ο minuti, da alcuni in più, da alcuni in mèno. Poiché il Palladio, e lo Scamozzi lo dividono in trenta minuti, il Vi- gnola negli due Ordini robuili in dodici, e negli altri in dieciotto. Il Cambray ha ridotti tiTtti li calcoli ad una fola maniera di Modu- lo, divifo in 30 parti; io qui ho altresì ridot- ti tutti gli calcoli de' fette Autori, eh' efpon- go, fimilmente ad una fola maniera di Modu- lo, ma divifo in parti 18; il che toglierà ogni confufione, 'e farà di gran giovamento a chi- unque voglia uno con Γ altro i detti Autori confrontare . Vi è poi un* altra maniera di compartirei membri, quale a mio credere è più fottile, e più eiàtta , e più a propofito pergiuftamente efeqaii-e i precetti dell' Arte, e benché pii^i fatico!^,io configlierei chiunque ad Opere d' impegno, e delicate s* efponga, a valerfi d' efsa , tanto più , che Vitruvio e gli altri migliori nel defcrivcre le parti, più di que- ila fi fervi rono, che del Modula. Procurere- mo con un efempio di chiaramente fpiegarla. Abbiamo uno fpazio di mezo diametro di Co- lonna, ο vogliam dire d' un Modulo in altez- za , nel quale fi deve fare un Capitello Tof- cano fecorwJo il Serlio. Dividefi queiìo fpazio in tre parti uguali, dèlie quali una all' Abaco fi darà, all'Ovolo Γ altra, e la terza in fet- te parti fi dividerà, una reftandone al Liftello fotto Γ Ovolo, e le fei altre ai Collarino. In quello cafo il Modulo a nulla ferve, dividafi pure come fi voglia ο in dieciotto, ο in tren- ta parti,non potendofi nè con terzi nè con quarti ritrovare quel giuftiiTimo punto, che fi ricerca ; il che fpefse fiate ne' feguenti difegni a me ancora, che obligato mi fono al Modu- lo di dieciotto parti, é avvenuto, io per ciò ilimo non rimanga all' Architetto altra più fi- cura regola che queila nel far le fagome,, ο vogliam dire Modinature delli Corniciamene ti, e di qualunque cofa, riufcendo tal regola minutiffima, ed efatiifima. Credo però, che nè di tal regola nè del Modulo più fervafi la maggior parte de' viventi Architetti , intenti a fchifare qualunque cofa ricerchi ftudia e fa- tica , e che lafciandofi trafportare ovunque fenza freno alcuno il loro capriccio trafcorre, a precetti dell' Arte nulla curano d' unifor- marli . |
Degli Tntercohnnj, Archi, ePitafìriy delle Impofle, e delle Porte.
CAPO IIL
GLì Intercolonnj altro non fono , che quello fpazio vuoto, che fi vede tra una Colonna, e Γ altra nelle Loggie, dove non fono Archi, ma Architravi piani. La propor- zione di quelli fi piglia dalla grofsezza delle Colonne, che li racchiudono, la qual propor- zione in ogni Ordine è diverÌà ,e diverfa anco- ra fi vedrà in ogni Autore, di cui fono per ra- gionare. Ma per aiTL-gnarne una regola ge- nerale, dirò che quello fpazio non dovrà mai efsere minore d* un diametro e mezo, nèmai maggiore di quattro diametri, fuorché nell* Ordine Tofcano, quando non fi facciano, co- me s' accoiluma, gli Architravi di legno , che allora pofsono farfi gli fpazj maggiori di quel- lo far fi pofsano, quando gli Architravi fono di pietra. Ora vediamo gli Archi ed i Pila- ilri, che pure fervono per Portici, e Loggie; quali Archi non già s* appoggiano fopra 1 Ca- pitelli (il che farebbe errore come diremo nel feguente Capitolo degli abufi) ma iopra Pilailri quadri, propriamente per efli e non per altro inventati. Quelli Pilailri s* ufano foli, ma in Opere folamente maifìccie, e pref- fo terrai ma nell' Opere ornate, e ne' fiti da terra elevati s' abbellifcono con Colonne, che inanzi vi f appoggiano, e per Io più in certo modo pajono in eiTi incailrarfi ora meze, ora un terzo fecondo le occafioni, per far ioiH- to agli Architravi, che fopra vi fpianano. De- vono tali Pilailri aver proporzione con la lar- ghezza della luce dell* Arco ; però la larghez- za loro non ii farà mai maggiore della metà della luce fudetta, nè mai minore della terza parte. Ma come che elfi riilretti ancora nelle dette proporzioni riefcono Tempre più larghi
delle |
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21 CAPITOLI GENERALI.
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delle Colonne, che vi s· appoggiano, così quel- la parte pur d' eiTi, che avanza dall' una e dall' alti a parte fuori del Furto di detta Colonna, di- ceiì Membretto da alcuni, e da altri Aletta, che ha fopradi fe una certa come fpecie di Ca- pitello, che Impofta fi nomina, la quale in ogni Ordine è diverfa, come più avanti ne'di- fegni farem vedere. QLiefte Impofte reggono gli Archivolti, i quali altro non fono che Ar- chitravi ripiegati in femicircolo, per lo più con una Chiave nella mezaria, fatta in forma di Menfola, che fembra tenerli ferrati, acciò Γ lino air altro avvicinandofi , non minino. Ef- Ìì Archivolti fi fanno larghi, quanto i mera- bretti, ο poco minori, ma non mai maggiori, perchè>i/ loro piede facendoli maggiori, ver- rebbefi a perdere fotto le Colonne,onde man- chevoli ed imperfetti potrebbono raflembrare. Hanno parimente per,lo più le membra mede- iìme, che gli Architravi. La proporzione del vano ο fia lijice degli Archi, ο eifi fiano con Piedeftallo, ο fenza, è fempre la medefima, cioè che fia due volte alta, quanto eiTa è lar- ga, e la fefta parte di più negli Ordini più nobili. Rimarebbonci ora ad efaminarele pro- porzioni generali delle Porte, e delle Fene- itre: ma delle Porte folamente parleremo, im- porciò che quanto d^ effe fi ragionerà, pari- mente alle Feneftre potrà applicarfi. Vuole Vitruvio, e gli altri buoni, che la proporzio- delle Porte dall' altezza delle ftanze ricavifi, e che in ere parti e mezza divifa tal proporzione, due d' effe parti all' altezza d' effa luce della Porta fe n' affegnino.La larghezza poi avremo dall' altezza, offervandofi pe^rò di qual'Ordine effe Porte fare fi vogliano, ( dovendofi per pro- cedere rettamente ciafcheduna delle medefime ad uno de' cinque Ordini riferire) pofciachè fe Tofcane fi faranno,ο Doriche, la larghez- za loro farà la metà dell' altezza, fe Jonìche, ο Corintie, ο Compofite, farà la larghezza minore la duodecima parte della metà dell'al- tezza. Gli ornamenti fono Erte, ο Stipiti, Architrave, Fregio, e Cornice. Le Erte non deono mai effere minori della fefta parte della larghezza, nè della quinta maggiori. Tale fa- rà e nella proporzione, e ne* membri l'Ar- chitrave. L' Architrave, Fregio , e Cornice, non eccederanno mai la quarta parte dell' al- tezza della luce, nè mai effer poffono minori delia quinta. Sopra la Cornice far fi fuole il Frontifpizio, il quale è un Triangolo di due foli lari eguali, con due linee rette proclivi, e pendenti a deftra, e a finiilra dell' Edificio. Sogliono quefti fovraporfi a' Colonnati delle Loggie, de' Portici , delle Porte, e delle Feneftre, alle quali gran maeftà fempre arre- cano, e non minore adornamento. U altezza loro nel mezzo iarà tra la quarta, e la quinta parte delia lunghezza della Cornice, eh' èpofta orizontalmenté. Q^uefte fin' ora dette fond le proporzioni, che in riftretto, e quanto ho fa- puto più efatta e giuftamente ho aflègnatoa Piedeftalli, Bafe, Colonne , Capitelli, Sopra- ornati, Intercolonnj, Archi, Pilaftri, Impo- fte , e Porte, fecondo la mente di Vitnivio, e de' fuoi feguaci. Con tutto ciò a nulla fer- viranno, quando non fieno dal giudiziofo Ar- chitettore ben regolate, che deve con gran di- ligenza avvertire a' fiti, a' tempi, ed alle cir- coftanze,che nell' operare gli fi apprefentano. E vaglia il vero, non tutti gli Ordini a tutto fono atti ; le Fortezze e le Torri richiedono un' Ordine fodo, mafficcio, e fema intagli; i Terapj, edi Teatri più delicatezza, e mag- giori adornamenti ; e così difcorrendo una par- ticolar forma è fempre necellària j a quella for- te di Fabriche, che intraprendefi, convenevole. Quanto ho di ciò detto, ancora alle propor- zioni appartiene, le quali fecondo Γ occafioni variar fi deono, e ad effe propriamente appli- care ; il che dal noftro Sanmicheli è flato mi- rabilmente offervato,e profondamente intefo, attendendo egli più che ad efeguire con trop- po fcrupolo le regole dell' Arte, a renderle addattate al bifogno,ondepoteffereftar pago, e contento Γ occhio de' riguardanri; il che non avrebbe egli certamente ottenuto, fe non foffe flato ottimamente fondato nella Profpet- tiva ad un' Architetto neceffariffima. Ma non vorrei, che le mie parole ο malamente intefe , ο malamente volute intendere, in finiftra par- te rivoltandofi porgeffero anzi preteflo a'colti- vatori di quefta facoltà di fuggir fatica, e prenderfi troppa libertà d' operare a loro ca- priccio, trafcurando le regole, che pur deonfi fapere profondamente, effendo tutta diverfa f intenzion mia, che più tofto è d'indurii, e d' impegnarli a Audio maggiore, moftrando loro che le regole, ancorché giuftamente efeguite, vagliono poco, quando non fono da un gran giudizio, prudenza, e fapere maneggiate, e temperate. Non vorrei dall'altro canto, eli effi fui bel principio fi perdeffero d' animo, e riputaffero in troppo angufti limiri rinferrati i loro intelletri, udendo, che Tempj, Altari , Teatri, Archi Trionfali, Portici, e Loggie, Palagi, e quant'altri Edificj fi fanno al Mon- do, ο fieno per farfi in avvenire, acciò rego- lati fieno, e meritin lode, deono tutti effere ridotti neceffariamente ad unodiquefti cinque Ordini, di quelle fole poche parti, eh' ab- biamo dette, compofti . Crederanno a trop- po rigorofe leggi fottopofto, anzi aver le- gate le mani un'Architetto, dovendo effo ci- afcuna Opera fua in cosi brevi termini racchiu- dere |
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<3ere 5 e confinare. Si dirà, meglio allora operar gl'ingegni, quando più fono liberi, nè dal ìervil giogo di determinate regole raffrenati ; eiTere troppo vafta la mente umana , per vo- lerla in pochi afciutti precetti, dalla rancida Antichità a noi tramandati, imprigionare;an- zi così appunto de' due fuoi maggiori preai 1' Opere 4' ingegno privarfi, che'fono varietà, e novità. Ora per dimoftrare ciò noneiTerve- ro, nè alcuno diquefti cattivi effetti da quan- to ho propofto derivare, qui defidero, fe in rdtro tempo mai, che chi quanto ferivo farà per leggere, ponga da parte le prevenzioni, celle quali nulla è di maggiore impedimento per difcoprire la verità,'e difvelare nel pro- prio iuo afpetto Γ eflere delle cofe, e fi fpo- gli di que' pregiudizi, che il prefente corrotto gufto negli animi iniìnuò . Quattro fono le principali parti d' un volto umano, nulladi- meno fra quanti vifiero,efra quanti nafceran- no,fra quanti furono , e faran mai per dipinr gerfi, fu e farà fempre varietà, nè mai due volti, de' quali uno fia in tutto all' altro fi- mile,s' incontreranno. La Mufica in quelle fette vQci, che note chiamanii,è tuttaracchiu- fa, pure quante muficali compofizioni ufciro- no vaghiffime, nuove, e tutte fra loro difli- mili! Per tramandare a' lontani, ed a pofleri i concetti del noilro animo, utiliffuTia inven- zione fu la fcriitura, che tutta nell· Alfabeto è comorefa,pare da eiTa non fono quante mai cofe ροίΓοηο in mente umana cadere ifpiega- te, fenzacheciò, che produce un ingegno, iìa mai coi'cretto alle produzioni d' un' altro raiTomigliarfi ? Ora fe fi ricerchi,quante fieno le parti dell' Architettura j troveraiTi m effe nu- mero affai maggiore, che in quelle,che circo- fcrivono I' uman volto, e maggiore ancora, che nelle note muficali, e nelle lettere dell' Alfa- beto; pofciachè cinque effendo gli Ordini, e ciafcheduno di fette patti, tutte d' afpetto dah le fette d' un' alti' Ordine differenti, compo- fto, quinci fi vede non effere meno le dette parti, che trentacinque. Che Uomini dove infieme concorrano acutiffimo ingegno , perfetto difcernimento, e grandiffimo ffudio ed efperienza ritrovar poffano uno, ο piìi Or- dini diverfi dalli cinque , che gli Antichi in- ventarono, e ad eili nulla inferiori, ο anche fuperiori, ciò non fi niega ; ma finché dal Cielo non difcendano quefti rariffimi intellet- ^ij per giovare al mondo co' ritrovati loro, e fin che le loro invenzioni non fieno univerfal- ^^ence dal Mondo ricevute, ed approvate, de· ve Γ Architettura tutte le poffibili Fabriche a qwe' cinqvie foli Ordini, eh' ora fono, reftrin- gere, fenza cercare, ο per vaghezza d'ador- namenti, ο per defiderio di novità , ο per qualunque altro fine d'ailontanariene . Negià da ciò s'impedifce, che non pofiàno infinite Fabriche inalzarfi, tutte fra eflè di forme e d' afpetti diverfiffime, piene di bellezza, e di grazia fempre nuova, e fempre in diverfaguì- fa dilettevoli ; nè d' alcuna libertà da quefta limitazione viene a privarfi l'Architetto, a cui, s'egli a baftanza fornito fia d* ingegno , giudizio, e fìudio , fempre apriraflì nuovo campo di penfare,efeguire, et adornare nuo- vi Edifici con fua gran laude, ed utilità non minore così de' vivi come della pofterità. Ma quanto io dico, da nulla meglio,, che dairelr perienza è manifefiato , e confermato. Gli antichi Greci, Tofcani, e Romani, e i mo- derni Italiani de buoni Secoli, non mai dagli ilabilici Ordini allontanandofi , arricchirono ϋ Mondo di Fabriche, che con ragione reputate furono miracoli dell' Arte , e d^onde immor- tai fama, e lode univerfale e ftabile col va- riare de' Secoli agli Autori ne derivò. All'in- contro i prefenti, che tanto da ciò, che h Natura maeftra, e regolatrice dell' Arte c' in- fegna, deviarono, appunto queili Ordini, ο non intendendo, ο difpregiando, e da effi diiun- gandofi nelle Fabriche loro, che a'niun de* cinque ridur fi poffono, hanno quefla nobi- liffima facoltà in uno fiato ridotta, che non farebbe da biafimarfi chi più tofto la rozezza de' barbari Secoli defideraflè. |
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CAPO IV.
Fin'ora abbiamo defcrìtte le parti, che de- vonfi piorre in ufo , e come debbafi dì quelle fervire il giudiziofo Architettore ; ora di quelle parleremo, che devonfi fchifare, e che introdotte furono, e lafciate dalla barba- ra maniera, che Gotica s' apella ; poi che di molti abufi della prefente , peggiore fmfe del- la Gotica , abbiamo diffufamente nel Proemio ragionato. Nel medefimo tempo qualch* ei> rore ancora accenneremo, che dagli Scrittori d' Architettura furono avvertiti nell' Opere de' buoni Autori, particolarmente de' primi, a' quali è debitrice queft' Arte del fuo riforgi- mento, e ne' quali, come a quelli, che in tante tenebre fpianarono agli altri la ftrada, il noti tolerar qualche fallo cofa indifcretiffi- ma farebbe, e a quella fimile, in cui pur trop- po trafcorfero i poilerìori Eruditi, che anno- tazioni fcriffero a qualche antico Autore, nel- le quali nulla perdonar feppero a' noftri ita- liani, che prima di tutti gli altri, riforte a pena le lettere, gli comentarono· Fra Ì© β cattive
CAPITOLI G E N'E II A L I. |
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confiderazione, che gli angoli delleeftremità degli Archivolti non vengono a pofare fui vi- vo della Colonna , eh* è fottopofta ; e che quanto il quadrato del piede dell' Archivolto co' fuoì canti eccede il cerchio e la circonfe- renza della Colonna, tanto pofa in vano ed in falfo, reggendofi li fudetti canti, non fui vivo della Colonna, ma fu Γ ala , ο vogliam dire Sporto del Capitello, il quale non fu ri- trovato, nè fatto per foftentamento, ma per femplice Ornato. Queila è la ragione, che ci perfuade a dover ciò ichifare , la quale oltre cflèr chiara e manifefta confermafi ancora dal vederfi, che non mai dagli antichi Archi- tetti Greci, ο Romani è flato queilo modo praticato. Il noflio Sanmicheli, come de'pri- mi riftoratori della noftra facoltà in tante te-, nebre abbattutofi,nè potendo in un tempo fo- to togliere tutti gli errori, alcuna fiata in que- llo inciampò; nulladimenocadendo in que- ilo vizio , il fece con tanta grazia e leggia- dria, che quafi gli fi potrebbe condonare, a- vendo per altro infiniti errori eflirpati, e le- vati dei tutto. Leon Battìila Alberti ha benif- iìmo conofciuto queflo per errore , ma come gli tornavano molto bene forfè in molte oc- cafioni quefli Archi, volle trovare tempera- mento e modo di levare ciò, che in fe avea- no dì difettofp , coprendofi con la fcorta d'an- tichi Autori, però da lui non nominati, i qua' li (die* egli) mejfono fopra i Capitelli delle Co- ìomc un* altra Cimefa quadrata grojfa in alcun luogo per il quarto , ed. in alcm* altra per il quinto del diametro della fm Colonna', la larghezza di quejla Cimafafu ptgmle con m* ondetta allamag·' gior larghezza del Capitello da capo . Gli Aget- ti [portarono tanto^ quanto la loro altezza; in queflo modo le tefle, e gli /pigoli de gli Archi beh' hero fedili più. efped'iti y e più flabili- Io non fo di quali antichi Autori intenda Γ Alberti , veggo bene ciò da* pochiffimi buoni feguitato, e *I poco buon* effetto, che ne rifiilta, m* è accaduto in Vicenza offervare in un Palazzo, fatto con difegno dello Scamozzi, dove nella Stalla vidi queila maniera, la quale fe bene eseguita, come appunto Ρ Alberti Γ infegnò, nulladimeno mi fembrava, che d' eiTa Γ occhio affai mal contento ne rimaneffe. Per togliere queflo difetto, nuli' altro rimedio cred* io fi poffa adoperare, che porre le Colonne a due, a due, e fopra quefte il loro Architrave,Fre- gio, e Cornice, ο vero (come in tante buo- pre fodi ancora in quella parte, che rimane ifolata fuori della Colonna . Qiieflo modo ha tenuto girando gli Archi nel Tempio di Bac- co fuori di Roma colui, che n*è flato il di- fegnatore; e fra i moderni l'hanno ufato il Sanfovino nelle Procuratie di Venezia , il Palladio nel Palazzo publico di Vicenza, mol- ti Fiorentini Architetti de* buoni tempi, gli Edifici de* quali pochi anni fono intagliò Fer^ dinando Ruggeri, e altri moltiffimi , che vollero fchifando ogni errore, dare alle lor Fabriche grazia e bellezza, i quali reputo fov- verchio di nominare. Qui parmi udire alcuni a queila da me condannata maniera affezio- nati andar dicendo, efìèr bensì vero, che nef- funo degli Antichi, quello modo ufaffe di girare Archi fopra Colonne rotonde, ma effer vero altresì, che neffuno di coloro, che hanno fcritto, ha mai fatto tanto fchiamazzo fopra il girar di queilì Archi, nè sì acerba- mente Γ ha rigettato. Chi così parla, non dee certamente aver letto, quanto fcriffe il Vafari nella Vita dell* Alberti, e nel fuo Proemio dell* Architettura, nè il Serlio, che al 1. 4. degli Edifici trattando, ne* richiedanfi |
Archi, così ne ragiona. Ma fe vorremo con k Colatine fole metterci pi Archi fopra, farà cofa falfijfima ; perciochè i quattro Angoli dell* Arco fopra una Colonna tonda poferanno fuori del vivo; nè lo Scamozzi dopo queilì, che nella parte 2. 1. 6. cap. 8. fcriffe quelle parole. Per non dir d' alcuni grojfolani y (he nelle Opere loro alle volte non hanno fatto Jmpofla alcpina, facendo pofar i piedi dell* Arco fopra a* Capitelli. Ma non ac- cade più di ciò far parole, dove la ragione, che di tutto effer deve regolatrice, chiaramente ripugna, come abbiamo già dimoflrato. E qui mi fi porge occafione opportuna per avvertire un* altro errore, per lo più dalla ignoranza de* Stuccatori provenuto, i quali fotto le Volte delle Stanze pongono certi Corniciamenti fatti mo- dernamente a Gufcie, e a Ghiribizzi , che niffuno può fapere cofa fiano, e meno lo fanno quegl* ifleffi, che li formarono . In ta- li luoghi altro porre non dovrebbefi, che un- Impofla, overo una Cornice con la fua Co- rona e Scima, altro effe Volte non effendo che Archi continuati, e infieme congiunti ; laonde fe gli Archi, come abbiam provato,
fopra
ne Fabriche ufato fi vede) una Cornice in forma d* importa ; le quali cofe vi fpiana- no fopra, e fui vivo foftengono gli angoli de- gli Archivolti, che allora forza più non fanno fopra il rotondo immediatamente della Golon- a' gbrni noftri tutto dì praticato, fenz* averfi na, ma fopra il vivo degli Architravi, ο dell'
Impofte, i quali come abbiam detto di fopra, altro non effendo,che fpecie di travi, pofte a traverfo fopra i Fuili delle Colonne, reftano fem-
cattive introduzioni della barbara Architettura una fi è il girar fopra Colonne ritonde Archi- volti quadrati, il che per eflère affai commoda cofa, e che non offende molto Γ occhio di chi i^on penetra il fondo dell* Arte, vedefi ancora |
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21 CAPITOLI GENERALI.
, — — Γ r
giare. Ma di tali fconvenevolezze avrò io fer- ie troppo lungamente favellato, di che fcufa mi iia il vedere sì ampiamente dilatati que- fti difetti, che ormai comuni a tutti, e quafi coftume fon divenuti. Per troppo non dif- fondermi in avvenire, fra tanti altri pregiudi- xj^ dalla vecchia barbara maniera a noi traman- dati, ora di due foli ragionerò . Uno fi è il fafciare, ο accerchiare le Colonne con anelli ο ghirlande, ο il tagliarle per il lungo in al- tra forma, che rotonda ο quadrata non fia;
ibpra Mmpofte, ο Cornici s'appoggiano, ne modare . V^gonfi inoltre molte Fabnche, fegue necciTariamen te ancora le Volte fopra nelle qua I il fori fon troppo angufti, in che
rimente aDoo2- più facilmente peccarono i buoni, ο
Impofle ο Cornici doveri! parimente appog- più |
ce baftevole non portano nelle Stanze, nè a- ria r Eftate,che le rinfrefchi; e all' incontro i troppo grandi cagionano grandiffimo freddo nel Verno, oltre il danno, eh* apportano al- le muraglie jche tanto reftano indebolite .Gran- diflimó fconcerto pure il Palladio dice effere lo |
tetti, che fono alla ____________ _________
fucceduti, fu Γ abondaf troppo nesr intagL, -- ......-----^ , ^
onde più εοαο confuilone all' Opere, !he ti dalla neceffità iflefa: „o„ fo d>e coja pm cojr^
maeftà, e leajiiadria maggiore ne rifultò; i! traria alla ragm tirale fi pojfa fare, che jpez
qual difetto'però parrà^%verchio a giorni zar quella pme che è
noftri avvertire, mentre dubbio non V hl,che tanti, e quelh cF entrano w '
in eifo pecchino gli Architetti d'oggi dì, dalle nevi, e dalla granéne.
—-· ^ · ° - ' SS > ti valent Uuomini v'incapparono, a ciò for-
fè indotti da defiderio di novità, tanto procli-
ve inogn' Arte ad aprir 1' adito alli difordmi
cpregiudicj. Vitruvio, primo Maeftro di co-
lor che fanno in queft'Arte , dice nel 1. 4;cap.
quali _______________________________ _____ ___ ____________ ^ , , .
ra potrebbe incorrerii. Lo Scamozzi dice,non che gli Antichi non lodarono mai, che in
doveri! far gli Ornamenti fopra le Colonne una fteifa Cornice fi poneiTero Modiglioni e
troppo fodi e maflìcj , particolarmente negli Dentelli, perchè non è ragionevole, che gli
Ordini più delicati, end' effe Colonne op- Aiferi, de'quali fono figura i Dentelli, refti-
preife fi moftrino ed aggravate dal gran pe- no fotto i Canterj, che rapprefentano i Modi-
fo, chelor fovrafta. Quefto più che in ogn' gironi. Non approvarono pur mai gli Anti-
altro cafo devefi avvertire nell'Ordine Dori- chi,chequefti Modiglioni, e quefti Dentelli
co , acciò le Metope non riefcano fpropor- fiponeiTero nelle Cornici de' Frontifpizjfqua-
zionate, fiche far dovendofieiTe Metope qua- li fchiette perciò far fi deono ,perchè non
dre, non abbianfi a fare gli fpacj degl' Interco- mai traverfo a Grondali, ma fempre verfo efli
lonnj tanto grandi, che poi non poflano reg- piegano gli Aiferi, ed i Canteri. In fommaegh
gere, né i Triglifi più bislunghi del conve- conchiude (^) non effer lodevole il fingere cofe,
Sanfoyino che naturalmente in fatto d^a non^poHano.
nelle Procuratie di Venezia, come fu òffer-
vaco dallo Scamozzi nella parte 2. I. 6. cap. 7.
Ma non minor fallo farebbe, fe troppofcar-
famente fi procedeife; il che a fare alle volte
ci può coftringere ο la troppa fpefa, che ap-
portano gli Sopraornati, maifimamente per
gli Sporti delle Cornici, ο I' anguftia del lo-
Il Vignola non vuole, che la Bafe Attica,
la quale a fuo luogo difegnata farem vedere ,
fotto altre Colonne , che fotto le Compofite ,
fia collocata, dicendo però, che ancora fotto
le Ioniche fi potrebbe tolerare ; nulladimeno
da' molti buoni indiiFerentemente ancora
Tofcano, s* a-
altra di quefte
:amente errori
marfi , eifendo paliate in tanta licenza,
che quafi neiTuno de' buoni fe n' è aftenuto.
gli altri Ordini,trattone il
rò. Nè 1' una però , nè Γ
co. In fimil caio dee il giudici(^o Architet- doper
to aver prontezza d'iiìgegno, e cangiar pen- due ultime cofe poiìbno' aflblutamente errori
fiero , e nuovi partiti ritrovando da' fimili chiamarfi - ;« u^fmA-.
difetti fvilupparfi; nelle quali difficoltà ed
anguftie non andrà mai ravvolgendofi, quan- Ma a bella pofta molte '
do egli voglia icome è ragionevole) l'idea rem fine a quefto Capo, lafa^ndo cne
fwa ai ftto° e non il Tito alla fua idea acco- altri difetti e difordini fieno dal
β χ vvitO
i*) ha rjuoi mn potefi in ventate fi,ri, id mn putavtmm in iwaginibai faÌium ρφ f'^tam rationm
babere *
[ue' primi buoni Archi- \endo (die'egli) φ jam per um^juari;, cu αγ
detta barbara maniera cuf^re il piovere delle Fabnche y il quale cosi col-
kf troppo nesr intagli, mo nel mezzo fecero iprimi edificatori ammaefira-
nemici gim-ati, come fopra dicemmo,di tutti
gl' Intagli, e che da tutte Γ opere , per
quanto vaghe efler debbano e gentili, affatto
gli efcludono. Ora a que'difetti pafleremo,
ne' quali anco ufando la buona antica manie-
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tetto confideratì j c quando abbifogni ^efami- nati, i quali tanti fono, e tanto vari, quan- te fono le diverfe occaiìoni, ed i cafi, che a chi opera s* apprefentano, e quante fono le regole di ben operare, che ci vengono da Maertri prefcntte, trafgredire le quali fem- prc errore dovrà chiamariì. Onde verremo fu' bito ad alcune notizie de' fette Autori , che fono il fondamento di tutta Γ Opera noftra, le quali , prima di paiTare alle modinazioni de' cinque Ordini, per le ragioni addotte nel principio del fuffeguente Capitolo,prcniette- |
rerao |
Ί
ALCU.
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ALCUNE NOTIZIE
DEGLI ARCHITETTL·
che sono esposti in QjJEsr opera.
CAPO V.
MICHEL SANMICHELL
VEro tutto dì conofciamo per efperienza, che la buona ο trifta opinione, in che fono gli Uomini preflb il Mondo , molto con- tribuiice, acciò buono ο reo giudicio fi formi delle loro operazioni, parole, e configli; e fpeiTe fiate accade, che in Uomo, qualepref- fo tutti ο quafi tutti in buon concetto fia,ta- li detti ο fatti approvino, che in altro, di cui nulla eftimazione fi abbia, farebbono bia- fimaci, e cosi ali* incontro ; tanto valevoli fo- no le prevenzioni ad alterare, per non dire adefso a corrompere,gli umani giudicj,e per- chè vario afpetto prenda Γ efsere intrinfeco, ancorché immutabile, delle cofe. Bensì più frequentemente ciò fuole avvenire nelle paro- le, ο fatti, che non fieno manifeftamente buoni, nè manifeftamente rei, nulladimeno ancora a quefti, acciò maggiore,© rninoreim- preflìone facciano ηεΙΓ amane menti, molto di forza s* aggiunge dall eÌTere apprezzate ο fcreditate, amate ο vero odiofe^ quelle perfo- ne, dalle quali derivano; perchè a cagion d* efempio una cattiva azione allora farà da noi più vituperata, quando fappiamo, che da Uo- mo infame ο pure odiato fia provenuta ; c per lo contrario un configlio, ο una iftruzicr ne internamente buona, che ci venga da chi prefso noi fia in buon credito, con meno dif- ficoltà e utilità maggiore riceveremo. Ciò confiderando , neceflaria cofa ho creduto il qui raccogliere in grazia de* miei Lettori al- cune notizie dì quegli Autori, che ho prefi ad illuftrare, e da* quali fono i precetti e le re- gole ricavate, che fono fparfe in queil'Opera, e eh' io fopramodo defidero fiano da vìventi e da futuri Architetti ben intefe apprezzate, e feguitate, acciò Γ opprefsa noftr' Arte veggafi finalmente forgere fidile a fe ftefsa, e ricupe- rare nella noilra Regione, dove fu il Regno fi^o, e pofcia nell* altre ancora la fua primie- ra maeftà. E per cominciar dall* Autore,che primo luogo efponiamo, per la ragione det- ta nel Proeifio , cioè da Michel Sanmicheli, che e nella noftra, di cui trattiamo, e nella |
militare Architettura fu grande ornamento della Patria noftra, nacque eiTo in Verona Γ anno J484; e da Giovanni fuo Padre, e dal Zio paterno Bartolomeo, ambidu' rellenri Architetti a* tempi loro, i principieg'^apprefe diquefta facolth. Se il fuocognome veramente ο Micheli, ο da San Michele, ο Sanmicheli fofse, lafcierò dMnveiligare, e con queft* ul- timo, per conformarmi alla maggior parte de' Scrittori, che lo nominarono, lo chiamerò. Ebbe due Fratelli,d* ottimo talento anch' eifi, Giacomo, che agli ftudj delle lettere s* appli- cò, e Don Camillo, che fu Generale de' Ga" nonici Regolari. .Oefiderofo Michele d* appro- fictarfi neli* Architettura , alla quale da gagli- arda inclinatone fi fentia fpinto, d« fedeci an- ni fi portò a Roma; e quivi fu, dove grandif- fimì ftudj, e diligenciffime ofservazioni facendo fu quelle preziofe reliquie d' Antichità , a tal fegno di perfezione arrivò,che un' iofigneMa- tematico del noftro Secolo, e d'Archi testura intendentiifimo, come riferifce il Marchefe :jy;-Maffei nella P. 3. Cap. 4. della Verom ΙίΙφα- tal maraviglia prende nel confiderare Γ o- pere del Sanmicheli, che a quanti Architetti ilirono al Mondo è iblito d* anteporlo. E di tanto maggior laude è degno il noftro incompa- rabile Architetto, quanto egli fra primi uno fu, che facefse ftrada; ersendo per lo contra- rio ufitato, che poco inanzi pofsano una diiK- cile imprefa condurre quelli , che fono i pri- mi a tentarla. GrandiiTimo fu il grido, ch'egli fubito alzò, a tale che molto Io defiderarono, e con ^rofso ftipendio e maggiori promefse lo invitarono al fervigio loro i due più gran Prin- cipi, che allora fufsero in Europa, lo Impe- rator Carlo quinto, e Francefco primo. Re di Francia ; le quali gloriofe occafioni furono da lui rifiutate, per non abbandonare il iervigio del fuo Principe naturale Neil' Architettura Civile molte riguardevoli Opere egli fece, par- ticolarmente fervendo prima il Pontefice Cle- mente VIL, pofcia i Veneziani fuoi Signori, che fono diffufamente, e con altiflime Iodi
raccon- |
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30 NOTIZIE
yaccontatc dal Vafari, che le filmò miracoli dell' Arte, abbenchè perdutamente appaflio- nato per la gloria de^ fuoi Tofcani. Oltre Pa- lazzi, e minori Cafe, Altari, Depofiti , Ca- pelle. Tempi, Monafterj, Ponti, e Porte di Città, lafciò anche qua eia,come di mano in mànorichieftì gli erano, infiniti difegni. E* neceflàrio però 1* avvertire, che in quello fu il Sanmicheli sfortunatiflimo, che molte fra 1' Opere fue, che ilate farebbono eccellen- tiiTime,© per varjaccidenti,mentr' eifo yivea, ο per la fua morte rimafero imperfette, e quel eh*è peggio, molte da altri condotte a fine, i quali ο per ifchifare fpefa, ο per poca peri- zia,© per altre cagioni,© ilranamenre le gua- ftarono, © almeno fecero sì, che in quelle parti, dove fupplite effe furono, dall' inten- zione del primo Autore affai differenti veniilè- roa riuicire. Ma per quanto raccolgo dagli Scrittori, che fanno di lui menzione, piìi am- mirabile egli fu nel Ρ Architettura Militare, Fra le invenzioni di lui furono i Baloardicon gli Orecchioni, che un moderno Francefe a fe -ileffo attribuire quelli a*Cantoni ,come pure quelli con le tre piazze ; per li quali ritrova^ nienti abbandonata reilò Γ antica maniera de* Baloardi rotondi, onde prima poco ficure le Piazze rimanevano dalle offefe degl' inimici . Fra le tante Opere,con le quali nella Militare c in molte parti d* Italia, e in Levante fi fe- gnalò,non fi poffono lodare a baftanza le for- tificazioni da lui fatte alla Città di Candia, che per tant' anni foftenne quel formidabile affe- dio de* Turchi ; delle quali più a lungo non par- lerò , avendone già ragionato in maniera, che di più non può defiderarfi, il noftro Marche- ie Maffei nel luogo fovracitato. Ma che dire*^.> mo della Fortezza fopra il Lido, alla bocca dei Porto di Venezia, dovendofi fondare una tal machina in luogo paludofo, e tutto cinto dal mare, e per ciò da fluifi e refluffi così berfa- gliate; per k quali cofe 4a molti imponibile |
quell* Opera giudicava^ ? Chi rion può fovra luogo confiderarla, legga ciò, che minuta- mente ne fcrive il Vafari, il quale conchiude effere quella una delle più flupende Opere, che fiano in Europa, e rapprefentare la ma- eilà e grandezza delie più famofe Fabriche fatte dagli antichi Romani. Di tanti Edificj da lui fatti fcrive il detto Vafari; e tutto fece fempre con tanta diligenza , e con sì hmn fonda- mento ^ che nìuna della fue fabricbe moflrò mai m pelo. ISiiuna Scrittura di Michele fu veduta in public© ; con tutto ciò fra Scrittori è dal Maffei con ragione annoverato per due nobili Trattati, che di lui confervanfi in Venezia al Magiflrato deli* Acque. Ragiona in uno co- me reftringerfi potrebbe il porto di Malamoc- co, che allora non avea il fondo , acquiftato poi,; e nejr altro, eh' è fopra il Colmettone di Limena, parla dello fiato antico della Bren- ta,e d' altre belle ed utili cofe. Aliai nobili Ar- chitetti furono anche due fuoi Fratelli Cugi- ni, Matteo, e Paolo,di cui figliuolo fu Gio.· Girolamo,che da Michele ammaeilrato riufcì neir una e nell' altra Architettura vera- mente degno difcepolo e nipote di sì gran Zio ; della cui morte immatura sì gran cordoglio fentì Michele., che graye infermità contraen- done giunfe a morte in Verona Γ anno 1559. con ineftimabile danno di quella ProfeiGone ; ie non che grande rifarcimento a tal perdita refe Γ ottima fcuola , che fu quivi da lui la- fciata. Suo parente fu ancora quel Bernardino Brugnoli, Opera del quale è Γ Aitar maggio- re di S. Giorgio, di cui fentì tanto magnifica- mente il famofo Daniel Barbaro, che per la più beir^ Ojpera, eh' egli già.'mai vedeffe,la giudi- cò, Jcosì per Γ Architettura, come per la per- fezione degr intagli, quali non fo fe faranno flati mai dalla maggior parte deMavorat^ri di pietre, e forfè ancora dagli Architetti, eh' oggi qui vivono, efaminap· ^ |
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DEGLI ARCHITETTI,
ir
CAP
MAKCO VITRUFIO POLLIONE.
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D I Marco, ο Lucio Vitrvivio PolUone 3 Principe, e Maeftro degli Architetti, (cui non ροίΓο lafciar di replicare che fi do- vrebbe il primo luogo, ma ciò in queft* Ope- ra per la ragione nel Proemio detta non potea farfi; affai fcarfe notìzie fi hanno, e meno delle Fabriche fue; ma ragionevole cofa e il credere, eh' egli mirabili cofe faceffe, degne così della grandiiTima ftima, in cui preffo al· tiiTimi Perfonaggi è Roma tutta egli fu,co- me deir mgegno e faper fuo, che sì grande e fublime ne* di lui libri fi manifefta. Io quel poco andrò qui regiftrando, che appunto da* li- bri fuoi ho procurato ricavare, già che da al· tri Autori, che bensì con grande ftiina, ma fenza contezza darne lo nominarono , come Pi niò , Servio, e Sldonio Apollinare , nulla d* ajuto ci viene fomminiilrato . Vil· fe egli, come fopra dicemmo , ne' tempi di Giulio Gefare, che feco nelle guerre il con- duceva come inventore e regolatore delle Ma- chine da guerra ; il quale officio, che a' gior- ni noftri direbbefi ingegnere, efercitò anco- ra fotto altri Duci Romani, come fi vede nel principio dell' Opera fua. Nel l. 8. cap.4. <iìce, che nel iuo albergo ogni giorno, e alla fila menfa ricevette C. Giulio Figliuolo di MaifiniiTa, che aiTieme con Giulio Cefare in Africa militava; da che fi può con molta ra- gione congetturare, che Vitruvio fofle nel Cam- po perfona affai accreditata, e aveffe ancora qualche diftinto grado in quella milizia, fe divenne ofpitèfuo un figliuolo di Re confe- derato de' Romani,Morto Giulio Cefare,an- che fotto 1* Imperio d' Augufto ìfegui, com* egli lafciò fcritto, in altre guerre altH Capita- ni, cioè M, Aurelio, P, Mimdio, o, come afferma il Barbaro leggerfi in alcuni codici ,Nu- midico, oNumidio, e Qnep Cornelio ; e per 'o merito, che nuovamente s aquiftò, e per la raccomandazione d' Ottavia forella d' Au- gufto, molto fu dall' Imperatore beneficato, il quale convien dire, che onorato fiabile fti- pendio gli affegnaffe , proteftando Vitruvio non aver timore alcuno fofse mai per man- carli, onde poter vivere agiatamente» In ta- le commodo flato ritrpvancJofi, e veggendofi all'Imperatore da' tanti beneficj obligato, fcrif- fe i dieci famofi libri d' Architettura, per far cofa grata ed utile al fudetto AuguÌ^q fuo Si- gnore, intento alla cura de publici e privati É- dificj nel tempo della celebre univerfal pace, che allora feguì. Grande ventura fu, che fi fieno tai libri fino alla noftra età confervati, a benché manchevoli delle Figure , dalle quali gran chiarezza ricevuto avrebbe quanto egli va ne' fudetti libri infegnando . E' quella la fola Opera, che fra quante gli Antichi fcriffero della noftr' Arte a noftri tempi fia pervenu- ta, effendo l'altre con gran danno pe"te,
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33 NOTIZIE
trattone quei poco, che dire Pliiiio delle pro- poi7.ioni generali de'quattro Ordini. In que- lli dieci libri Ci ha tutto ciò, che intorno ali' Architettura fi può defiderare; poiché nel pri- mo libro defcriveegli quale efserdei^iDa un'Ar- chitetto , che cofa iia Architettura, e quali fie- no i fiti da eléggerfi per fabricare. Nel fecon- 00 tratta delle Fabriche, e de* varj modi e re- gole di cofiruirle. Infegna nel terzo le ma- niere de' fagri Tempi, delia fimetria del Cor- po umano, e dell' Ordine Jodìco. indi pafsa nel auarto a darci regole degli altri tre Ordi- siijòorintio, Dorico, e Tofano. Nel quinto pone le difpofizioni de' luoghi publici , e pri- jnieramente del Foro , ìndi della Bafilica , del Teatro, e di fimili Edifici. Siegue nel fe ilo a fpiegare le forme degli Edificj pVivati. Infegna nei fettiino la maniera d' adornarli, e di pu- lirli. L' ottavo poi efce in tutto da quefte ma- ierie, e parla deli^ acque, delle loro virtù, e del modo di condurle . Il nono tratta di Geo- metria, e di varie maniere d' Orologi ; e Ί decimo finalmente delie JVÌacIiine . Soverchio farebbe il voierfi da me adefso dare alti-e lodi alla grande e profonda dottrina, che in queili dieci libri fi contiene, a' quali ha refa giuili- zia il Mondo tutto, venendo 1' Autore da tut- ti conofciuto per maeiiro degli Architetti. Molti Aucori, tra quali alcuni ancora non Verone- fi, emaie Giorgio Merula, il Sabeliico,ed altri, affermano eiTere lui flato Veronefe, nè ragio- ne alcuna v' è per credere diverfamente; pof- ciachè quelli,che Romano lo difsero, da niia- na ragione eisereftatimoifi,e affatto faIfamen- te aver così giudicato , nota il Filandro. Ma quali' probabilità perfuader pofsano a darlo al- la mia Patria, troppo biafi/nevole ardire fa- rebbe il voler io rintracciare, avendone con la inaggiore erudizione che mai fi pofsa, tratta- to diffufamente il Marchefe Maffei nella fua immortal' Opera della Verona Illnflrata , al Tomo fecondo 5 parlando d'efso Vitruvio' al qualluogo rimetto il Lettore, Fu di picciola ftatura, e promulgò i libri fiioi eiTendo già vecchio, come fcrive egli medefimo,e di poca falute. Aitiffima ftima ne fu fatta in que'' tem- pi, che non mai nel giro di moki fecali fi fminuì. La prima edizione è quella di Fioren- za del 1496 ; ma il primo, che ponefse mano a dottamente emendarlo , ed iliuftrarlo , fu im Veronefe , come fopra avvertimmo, cioè Fra Giocondo, che lo diede fuori con figure in Venezia nel 1511· E* confiderabiie perdita, che fiano perite le fatiche fopra queil' Autore 4* altri due Veronefi, le quali vedute furo- no, e molto lodate dal dottiifimo Conte Lodo- vico Nogarola in una Epiftola manufcritta al Barbaro, e citata dal Marchefe Maffei. Uno di quelli fu il celebre Bernardino Donato,che lo tradufse in volgare, e la fua verfione con erudite annotazioni accompagnò. Fu Γ altro Francefco Aligeri, difcendente di Dante, e fi- gliuolo dell' elegantiifimo Dante terzo. Qiieilo Francefco pure il tradufse, e d' annotazioni Γ adornò; e proteica il fudetto Nogarola,che di queil^ Uomo dottiifimo neiTunoegii piùabile conofcevaalla perfetta intelligenza di Vitruvio. Marc'Antonio Majoragio fcrivendo contro Gau- denzio Merula fa menzione de'comenti fopra Vi- truvio di Bernardino Merula ; e Celio Calca- gnino in una Pillola a Giacomo Zeglero da grandiifime lodi alla difefa e critica e dichia- razioni fopra Vitruvio di Rafaelio à^ Urbino. Notiifimi fono i Comenti di Guglielmo Fi- landro, e di Daniel Barbaro. In noilra lin- gua fi hanno leverfioni, ed i Comenti di Ce- lare Cefariano, di Gio; Battiila Caporali, e del fudetto Barbaro, eh' egli medefimo dopo averli in Latino fcritti, traduffe aflieme coi teilo in Volgare. La più pregiata edizione fi ftima effere quella d'AmlìerS^am 1649., ove uniti fono i comenti, e note di molti. Molto farebbe defiderabile, che fi rifolveiTe di comu- nicare al Mondo quanto ha già raccolto un gran Letterato d' Italia, cioè il Marchefe Gio- vanni Poleni, onore deir Univerficà di Pado- |
va , di cui non fo fe neffuno
meglio lavorar poffa una perfetta edizione di queilo Autore. Dell* altro Vitruvio, pure otti- mo Architetto, e probabilmente Veronefe, come altresì di quanto in que' tempi fioriiTe Γ Architettura in Verona, copiofa più che qua- lunque altra Città fuor di Roma d' ornati E- dificj, leggafi il Marchefe Maffei. A me pare, che per 1* Architettura potrebbe di Vitruvio dirfi con gran ragione ciò, che Quintiliano di Gcerone, e del Bembo difse il Dolce per Γ eloquenza, cioè che fappiano coloro d' aver fat- to confiderabiie profitto, a* quali gii fcritti di Vitruvio molto piaceranno . Perlochè chiurì- que in tal facoltà ha brama di fegnaiarfi, non lafci di leggere, e di lludiare attentamente queilo grand' Autore, vedendoli manifeflo, che quanti con ottimo difcernunento non vol- lero dagP infegnamenti di lui ailontanarfi, ìmmortal gloria s' acquiilarono nel Mondo; e per lo contrario da' quelli , che batter vol- lero diverfa ilrada, ebbe origine, come dice- mo, il fatale decadimento. |
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DI queilo ammirabile Uomo non tutte le cole diremo che abbiam raccolte, per non okrepairare la brevità, che ci fiamopre- fcritta, (nonefsendo ora intention noftra di fcriver vite, ma folamente per dar credito, come fopra dicemmo, a* que* precetti , che itìam per efporre, dare alarne notizie ) rimet- tendo chiunque volefse più minutamente fa- pernea' que'Scrittori, che dì Leon Battiila ο di propofito, ο per quaiche occafione trat- tarono, e particolarmente a Rafàello Trichet da Γ teine, che accuratamente trafse tutte le notizie,che di efso Leon Battifta potean aver- li , da Scrittori in buona parte contempora- nei ^am.tci di lui, e dagli proprj fuoi fcritti COSI ilrampati, come inediti. Egli uno fti de' primi, che fufsero dal bel genio ifpirati , il quale poco dopo univerftimente per tutta Italia le migliori menti infiammò , di fcac- ciare affatto la barbarie, e da tale infezione depurar le Scienze tutte; e doppiamente glorio- lo ei viver dovrebbe nelle memorie degli Uomi- ni > come riftoratore così delle Scienze, e dei- polita Letteratura,come dell' Arti pratiche, c mecaniche. §uo Padre fu Lorenzo Alberti I nobile e potente Famiglia in Firenze , il cui Fratello Alberto per le fue virtù e per 10 mento, che s' acquiftò nel Concilio Fio- rentmo fu Cardinale dal Pontefice Eu- genio IV. Ebbe. Leon Battifta altri Fratelli , tutti d* ingegno fublime. Nobiliilìma cofa è Γ ofservare nel ΎχΆΐιαιο Delle Commodità ,<r deiy incommodità delle lettere, con qual diligenza ful^ fero dai buon Genitore queftiiùoi Figliuoli cdu^ catì, da* quali cosi erano in varj ftudj tutte le ore del giorno diftribuite, che una oziofa non lafciavano mai trafcorrere. Per parlare fola- mente del noftro Leon Battifta, era egli così avido di fàpere, che d* altro non fapea tener conto, che di libri, a tale che com' egli affer- ma, non lafciò mai fenza leggere pafsar un giorno della fua vita. Quinci egli a faticoia ftudio un vailo ingegno e ad ogni Scienza na- to accoppiando, in molte e diverfé Arti e di- fcipline eccellemiaimo riufci · NeHe ^eflio- |
ni CamMlenft di Criftoforo Landino il leg- ge, che il gran Lorenzo de* Medici per pai- fare i nojofi ertivi giorni con men faftidio, ragunò nella felva dì Camaldolì varj dotti Soggetti, che in Firenzes'affaticavano (il, co- me allora faceaii quafi in ogni Città d' Ita- lia ) per far rifòrgere le Lettere nel vero af- petto loro, come Marfilio Ficino, Donato Acciajoli, il noftro Leon Battifta , Aleman; no Rinuccìno, Criftoforo Landino, ed altri niolti famofi in ogni forte d* erudizione . (guanto ne* ragionamenti di tal nobilifllma conve rfa^ione ora fopra varie Stienze, ora foìpra luoghi d* antichi Autori fi diftìnguef- fe Leon Battifta, Io narrò nella fudetta C>
C pera
e A PO yi L EON "BATTISTA AL'BERTL |
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54- notìzie
pera ί! Lari<!ino. Oltre la Pittura j Seoltura, e A rchitettura rifpJendevano in lui la Fi- loibfia.j le Matemaiicke, la Filologia, la Giii- i-ifpi'ud^nza, Γ Oratoria, e la Poefia; e fra Γ Opere fue , che fon fuori dell* Arti noftre, 5ilmeno le fegueati ricoi-derò Opera, |
che vogliono accredicati Scrittori poffa para- gonaffi eotì tutta f antichità, nella quale egli con iilraordi naria vaghezza e leggiadriffimo ar- tificio itratta in quattro libri della Filofofia Morale, e particola rn)ente dx ciò che s' af- petta a formare un* ottimo e perfetto Prin- cipe Trattato dì Matemafìca iradot.to da Co- iiisio Bartoli, e publicaix) in Fenezia con al- tri Opufcoli, per lo piìj. morali,del noilro Al- berti , fe bene Γ Originale Latino non fu mai ilampato^ De Jure '; altresì non mai ftampa- to^ ma ilampata è la verijone ,del Bartoli coi titolo Dello ammmflrare la ragione. De Caufis Senatorìis^ ove fono dichiaraci alcuni luoghi di Cicerone, ftampatoin Bafilea, Chorographia Urbis Κβηΐφ afitiqu<£ ; della qual' Opera veggafi il Poccian.ti nè^ Scrittori Fiorentini. Lihellus Apo- ìogorum^ ceìebratiflijmo sì per ì eleganza della J^atins Itiigija,come per la vivacità de*concet- ti^ il fai fegno, che alcuni ad Efopo lo aate- pofero. L'Originaie Latino non fu ftampato ,, ma {lampara è la veriìone xlel Bartoli. Philo· doxios Gomedia Latina fatta da lui nella fua prima^gioviflezza^ nulladimeno cosi perfetta fu > che per un fecolo e mezzo fu .i:reduta d* Auto^· re antico, e per tale publicata tant' anni dopo xia Aido il 'Giovine, e aìtamente da lui lodata nella dedicatoria ad Afcanio Periìo Uomodo.t- tiiTimo ; cofa , che non riufcì al gran Sigonio , Γ impoftura del quale fu fubito difcoperta dal Riccobono, e dal Lipfio. In lingua Tofcana fcrsiTe tre libri d' Economia'^ de* quali atteftò Filippo yajori, che li confervava manofcritti in fua cafa. Dialoghi della Republica , e del· la vita. Civile , e Ruflicana , della Fortuna , publicati dal 3artoli,; un libro J* Amore, me non fo fe con dottrina, ο leggiadria maggio- re di quel foaviiTimo affetto filofofò; £ un'al· tro del Remedio d^ Amoreambidue pubRcati in edizione affai antica nel 1471. con quefti ti- toliBaphfla liberti Poeta laureati de .Amore liber optimtiS. E Γ altro ; Opus praclarMmdfi A· moris remediofecondo Γ «fo di quel tempo., ove anco all' Opere in noflra lingua prefiife frano ifcrizioni Latine. Molte altre cofefcrif- fe, che inedite rpftarono la maggior parte e.fra Maitre, molte Poefte Latine e alcune Tofcane , e fu faa Γ inFenaone attribuita ai Tolomei^ di tentare in noftra lingua gli Efa- metri, e Pentametri Latini, portando il Va- sari il principio à" una Epiftola amorofa dell' Alberti .di quefla inaniera . Ma non perdiamo di viila i fuoi pregi nella Seoltura, Pittura, ed Architettura . Tra queile Arti, molto a quello grand* Uomo del riforgimento lorode- bitrici, la prima, che da lui foiTe co* fcritti illuftrata, fu la Scoltura in im libro intitolato Statuaj il cui teilo Latino è ancora inedito, ma fu tradotto e fìampato dal Bartoli, la cui verfione fu cent' anni dopo magnificamente flampata in Parigi. Di queil* Opera giudicò il Bartoli nella Dedicatoria a Bartolomeo A- inannati, che fu forfè buona cagione, che in pro- ceffo di tempo fi avejfe a fare progreffl tali, quali fi veggono.ejfer fatti', poiché in queflo noflro fecolo non fi ha da avere .invidia.alle beìhjjime Statue de^ iodatiffimi Scultori antichi. Circa la Pittura, fcrif- fe di quella ancora tre libri in lingua Latina, che fon chiamati abfolutijfimi nella «ditione di Bafilea, replicata più di cent' anni dopo in Leida con Vitruvio. Di tal' Opera vanno per le mani le verfioni jdel Bartoli, e del Dome- nichi. Il ritratto, che di fe ileflb egli dipin- fe, è lodato dal Giovio negli Elogj. Altre Pitture di Leon Bajttifta fi confervavano dal famofo Giovanni, e Palla Rucellai. La mi- glior cofache fi vedeffe di fua Pittura, fu ima yinegia figurata in prpfpettiva, e S. Mar- co, come giudica il Fafari , il quale loda af- fai più in Leon Battiila i ,difegni in carta, chele Pitture; ma nell' une, e negli altri gli fu tol- to il pregio 5 allorché die fuori R.afaelio, e tan- ti incomparabili Uomini nel fecolo fuifeguen- te. Parleremo finalmente di ciò, eh' è il no- ftro intento principale, cioè ^ell' Architettu- ra , circa la quale adduremo prima le mede- fime parole del du Frefne :£w» Battifia Alberti fu il primo, che ientajfe di ridurre quel? Arte al· la fua prima purità, e fcacciando la barbarie de* fecpU Gotici iritroducefCe mqftella Γ ordine e la prò- porzione, fi fihe da tutti fu miverfalmente chiama' ,ίΰ il Vitruvio Fiorentino. Però da quanto abbia- mo fcritio, non fi ricava eflere fiato Leon Bat- tifia il primo affatto, ma bensì de' primi . Ciò fu cagione, che le fueFabriche, ancorché de- gne di grandiflima Jode, non atrivaifero a quel Scolmo di perfezione , che s' ammira in quelle degli Architetti fuiTegaenti, che già la ilrada più difgombrata ritrovarono. Servi egli come Architetio ,il Pontefice Nicolò V., Sigifmondo Pandoifo Malatefla Signor di Rimini , e Lo- ,dovico Gonzaga Marchefe dì Mantova; e molto ancora fece per li Signori Rueellai , De* molti Edifici fuoi, come Tempj magnifici , Palazzi, Capelle, Condotti d*acque. Fonta- ne, in Roma, in Rimjni, e in Mantova, e Fiorenza fya Patria , legganfi il Vafari e 'Idii Frefne. Di Leon Battifia fu il difegno , e mo' dello del famofiffimo Tempio di S. Francefco in Rimini cominciato nel 1441, e terminato
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cent'anni dopo; come altresì di ]ui fa il mo- dello della belliffima Chiefa di S. Andrea in Mantova, ancorché di quefte due gran Fabri- che per finezza d' Architettura più pregiabile fia dal Vafari giudicata una Capella fatta in Roma da Leon Battifta pe' Signori Rucellai. De* fuoi dieci libri De re adificatoria y tanto loda- ti perladottnna,e per Γ eleganza, ftampati in Italia, in Francia, ed in Germania, e tradotti dal Battoli, per eifere così famofi, altro non parlerò. Fu ancora inventore Leon Battifta di varj uti- liiTimi Stromenti. Il Vafari: Trovò Leo» Bai- tìfla a quella fimìlitudine , per via d* mo Strtf mento il modo dì lucidare le prospettive naturali, e dimimtre le figure : e il modo parimente di po- ter ridurre le cofe piccole in maggm forma ^ e ringrandirle. D* altre invenzioni, che chiama ammirabili f di Leon Battifta, parla in una Pi- gola a Lorenzo de* Medici il gran Polizianó, il quale benché perciò biafimato, che non' fa- pea lodare alcuno, chiama il noftro Alberti (a) Uomo di grandinino giudichi ed* efquifttijfi* ma dottrina\ e appreflb dice di lui, che (b) pofi· fedeva qualunque forte di Letteratura, henchs remota y e tutte le difcipìine y benché reconditeI poi avendolo chiamato grande inveftigatorc delle Antichità, e profeflando non faper come dargli condegne lodi, dice finalmente: jc) di cofiuiy comedi Cartagine Salalo, flìmo più co»> venevole il tacere, che il parlare. Ne qui pol]R> tacere a propofito di sì grand* Uomo , in cui folo s* unirono tante mirabili qualità j come trovo fpeflb i Pittori e d' Architetti de* buoni tempi lodarfi da que' Scrittori per cognizione delle buone lettere così ne- ceflfarie a quefte altre pratiche facoltà . Et air incontro dopo il decadimento per Io più sforniti eiTendo li ProfeiTori d' ogni forte di Letteratura, diedero nell'Opere loro moti- vo, periftrani errori di Storia , d* erudizio- ne , e d' altro,d* eÌTere con giuftizia derifi da' Letterati, |
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(z) Vtr acerrimi judicìi ì exquiStiJJimaque doÌlrtna *
(b) HulU quippe bune bomimm latuerum quamUbtt remota litefa^ quamhht mondiu difeipIÌM,
(ς) ^uarf tgo df ilhf m de (Jarta^iitt 5Φβ'νί , t«(m fatici jflWffii 4tecri*
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36 NOTIZIE
CAPO Vili.
ANDREA Ρ ALLAH IO.
SI come notiifimo è 'J valore d* Andrea Palladio, il quale fi fa conofcere in tante fuaravigliofe fiie Fabriche,e ne fuoi fcritti ec- cellenti, così qiiafi aiFatto ignoto é quanto al- la fua perfona, e alla fua vita appartiene, poiché di ciò da' tanti Scrittori e noiiri e ftra- jiieri, che di lui onoratiiìinia menzione han fatta, pochiillmo e quafi nulla ho potuto ri" cavare. L'Opera del Vafari, che molto de- ve apprezzarfi, è a giudicio mio per due cofe manchevole. Una è la troppa affezione a* fuoi? Tofcani; Γ al tra, in cui, come nella prima ^ ei non ha colpa , e che fenza comparazione importa più, è che molti de più ammirabili in quelle facoltà, i ProfeiTori delle quali egli le vite defcrivendone illuftrò, yiflero dopo ia di lui morte, onde le vite loro non poteano aver luogo nella fua Storia, la qual s egli avef- fé potuto fcrivere trenta ο quarant* aniji do- po , infinitamente più onorifica alla noftra Nazione farebbe riufcita. Certifl^iino iè, che Andrea nacque in Vicenza,ma 1' anno in che nafceÌTe, da niuno fcrittore per quanto io mi ricordo, n* è dimoftrato. Cogliono il Toma- fmi negliBiogi, il Morerinel Dizionario,!' e- rudiciffimo Apoftolo Zeno nella vita , eh', egli accuratiifima fcriiTe di Cjiovan Giorgio Triflì- no, che il detto Trinino fuife Maeftro d'An- drea in Architettura ; nuHadimeno con pace ^ ^ueiii vaJent' Uomini arditamente dirò ei- fere dalla loro inquefto diverfa Γ opinion mia. Non già che *J Triifmo all' altre fue dottrine non aveife altresì accoppiata una gran perizia in Architettura, ma jiominandolo Andrea con tanta lode nel Proemio del primo libro, e nulla accennando d'eflère flato fuo difcepolo, e d'aver mai nulla apprefoda lui, come mai una tale/cgnofcenza potna fuppor/i in Andrea , quaié jrovb Scrittóri xOntemporanei loda- liifiiri^ per iiion coftume ? tanto più eh* egli dov>ito avrebbe ftimar fua gloria, eh' un Uo- mo di tantafatna, e di sì nohil condizione , qual fu il Trifllno, e da lui chiamato fpkndo·· rè- de* tempi nofirl·, tal cónto aveife fatto diluì fanciullo, che non ii foife fdegnato d* amma- eftrarlo. Ma per dir quanto ho potuto racco- |
f liere di certo dei noftro Andrea, fece egli fin a' primi anni grandifljmo iludio per intender bene Vitruvio, eh* egli afferma averfi propo- fto per maeftro e guida / e ancora con faticofo ftudio, com' egli dice, rivolfe i libri dell* Al- berti , e di quanti fino allora aveano fcritto d* Architettura. Pofcia confiderando quanto i! modo di fabricare de' Secoli avanti fontano fuf- fe da* precetti^ che in quegli Autori avea Iet- ti e confiderati, volle peregrinare per quafi tutta Γ Italia e fuori d* italia rintracciando le reliquie della veneranda Antichità. Ovunque a luiriufciva di ri η venirne, fi poneva congran- diflimo ftudio e diligenza a farvi fopra mille
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oiTervazioni, e a rlfcontrare in eiTe la pratica que* precetti, che avea iludiati negli Auto- ri) e a confiderare con quanta ragione, e con quanto bella proporzione tutto vedefle fatto;e quindi amifurareminutiiTimamenteecon ogni |
accuratezza tutte le parti loro, e a congettu- rare da quelle, che rimaneano, quale il tut- to foiTe flato, e ridurlo in difegno. Tutto quefto egli medefimo atteib in varj luoghi de' libri fuoi, e particolarmente nella Dedi- catoria, e nel Proemio del primo libro. Do- po tah ftudj fx pofe ad operare; quinci non ® ^""Frfi, che le Fabriche di η ue» tempi riulciiiero a tal fegno maravigliofe , fe non primardi si fatti fludj ad operare gli Archi- tetti s accingevano; fi come non è maravi- glia, che parimente allo iludio degli Archi- tetti cornfpondano le Fabriche de'noftri tem- pi. Le tante Opere di queil' Uomo, eiTen- do già notilTime, e celebratiiTime, non han- no bifogno , eh- io con altre notizie, e con altre lodi cerchi d'illuftrarle. D' una parte d' effe veggonfi ì difegni ne' libri fuoi, da lui publicaci, acciochè s' imparaiTe a pm a paco a lafclar daparte gli flram ahufì, le barbare in^ venzionìy c le fuperfiuc fpefe, e a fchifare leva" rie^ e contìme rovine. Scrive poi, che ne* fuoi tempi vedeva afaifmi di qmfia profeifms βϋ" diofi, onde fperava, che l modo di fahricare fi aveffe a ridurre tofio a quel termine, che in tutte le arti è fommamefite defiderato; dicendo poi, che già fi vedevano affaijfme belle Fa" hriche anche ne* luoghi di minor non:ie in Ita- lia , Gli ferititi fuoi, che divifi fono la quat^ tro libri, avea prima diyifi in tre , come fi trae dal Vafari, che non pQtea dar molte notizie del Palladio, per eiTere qiiefti ancora giovine, quando fece i| Vafari di lui men- zione. Nel 1570. feguì la prima edizione d^ef" li Upri, che poi furono tradotti in Francefe da Rolando Friart , I Comentarj di Ge^ fare , che molto devono a un' altro Archi" tetto, quale è il noftro Fra Giocondo, che sì dottamente gli emendò ed illuftrò, e pri^ mo di tutti niife in difegno il ponte fui Ro- dano , devono altresì non poco all' induftria et erudizione del Palladio . L' edizione di Ve-, nezia de! d' una verfione d'eili Comem tarj fènza nome del traduttore, quale fu Fran- cefco Baldelli , che prima Γ ayea data fuori ^ ina dopo in moltiffimi luoghi la correiTe, e migliorò, è accompagnata da illuftrazioni, e «iifegni del Palladio, giovev oli molto per age» volarne l'intelligenza. A ^ueftafatica fu egli Ipinto , come atteila nell'a Dedicatoria a Giacomo Boncompagno, quel mcdeÌimo,cui dedicò Aldo il Giovane Γ edizion fua,dal gran genio, che nutriva d' illuflrare le memorie dell' Antichità, delle quali fu sì follecito in- dagatore . Fu ancora molto erudito il Palladio neTr Arte antica militare de* Greci e Romani, come fi ricava dal Proemio della fua Edizione di Cefare, ove dice averne dai TriiTino avuti i principi, che n* era peritiiTimo ; il che for- fè ha facco credere gli foife eflb Triifino ftato maeftro in Architettura. Meritevole detto Proemio è d* eiTer letto, in cui tratta il Pal- ladio delie Legioni, dell' Armi, delle Ordi- nanze , degli efercizj militari, e di varie altre cofe fpettanti all' antica milizia, la fcienza della quale egli afferma, che non oftante i* artiglieria, egli arclnibugi in parte almeno, fe nòn in tutto, ancora per le moderne guerre fa- rebbe utiliflima, Per bene apprenderla egli mok' anni con diligente i^udio ibpra gli Scrit- tori Latini e Greci s' affaticò, Fu Andrea a- matiflimo da tutti, effendo ftato molto affabi- le e gentile, e da giovine fu ricevuto nell'A- cademia Fiorentina del difegno. Ebbe due Fi- glioli, chiamati Leonida, et Orazio, Giovani d'i codimi, e bellijfme lettere dotati, eh* egli nel- le paterne arti andava iftruendo. t)ell*imma- tura ni^orte di qnefti due Giovani, clie in due mefi e inezzo nn dopo 1* altro mancarono, fi lagna il Padre nella DiiTértazione fopra l'an- tica Milizia, ove dice, che le Tavole fopra Cefare della fituazione de' Paefi , delle circon- vallazioni delle Città, de^ fatti d' arme, degli alloggiamenti > e 4i niolte altre notabili cofe, che in que* Comentarj occorrono, furono con V afliftenza fua da que* due Giovani comin- ciate , pofcia da lui profeguite e terminate , dicendo effere d- eftufazione meritevoli quegli errori, ne* quali potrebbe ^fler incorfo, per a- vere a sì difficile imprefa applicato μη* animo vinto ed abbatuto da sì grave calamità ^HI? ladimeno le Tavole 4i lui sì buone ed utili fono,che nel noftro Secolo ricopiate furono in alcune edizioni di Cefare ufcite dx là da monti, fenza che però fi degnaffero quegli Èditori di nominarlo . Fu egli ihperidiato dalla Republica, come fi trae dallo ^gamoz- zi, che dice effere a lui fucceduto. Il Riedefi- ino Autore e infegna 1*' anno della morte del Palladio, che feguì nel 1580. Scrive il Palla- dio nel Proemio 4cU' Architettura, che ne* fuoi tempi erano anche in Vicenza fua Pa- tria moltiffuTiii G.entii* Uomini iliuftri per ec- cellente dottrina, e per effere deli* Architet; tura ftudiofiffimi, alcuni de* q.uàli fono ivi da lui nominati. |
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L* Autore, che in quinto luogo poniamo neir Opera noftra , in cui fecondo la siottra idea non ci fu poflìbile fopra detti Au- tori offervare ordine cronologico, è Vincenzo Scamozzi,deI quale, come degli altri avanci, e di quelli, che verranno appreiTo, brevemen- te qualche notizia accenneremo. Nacque egli in Vicenza di Genitori convenevolmente for- niti de*beni di fortuna, qual condizione egli in un luogo dell' Opera fua vuole fia necefsa- ria ad un Architetto, adducendone gli efempj degli Architetti Greci é Romani, sì perchè allevato fia nelle Lettere e Scienze, e per po- ter reiìftere alle molte fpefe degli ftudj e de* Viaggi fruttuofi, come per Jo mantenimento del fuo decoro et onore, e per ifchifare quel- le Ìconvenevolezze e quelle frette , alle quali fovente s efpone chi lavora per povertà e per bifogno. Fu egli dunque dal Padre Gian Do- menico; (che fu Uomo Letterato, e buon Architetto, e che fcriiTe molto, fe ben poco Ì^i dato in luce, come appare in una Piilola di Lodovico Roncone , amico di lui ) pofto ^tto Precettori , eh* egli chiamò jeraditìffimì, da'quali iftrutto fu negli ftudj delle buone lettere, nella Filofofia , nelle Matematiche Difcipline, e nel Difegno. Pervenuto a mag- giore età fi protetta egli, come da' varj luoghi degli fcritti fuoi fi raccoglie, eiTere fempre ila' to amantiifimo della fatica , e non aver per- donato ad incomodo e difpendj per offervare tan foh in Italia, ma in hntaniffimc Regiom la mag" gìor parte delle Antichità) e /' altre coje più cfiitìMr te da favj. Moltiflime occafioni gli fi appre- fentarono di feryire gran Principi e Signori, cosi in Italia, come fuori d' effa , e con gran- di et onoratiflime provifioni, come narra nel 1. I. cap. 5«; ma confiderando effere dura e difficil cofa ad Uomo ingenuo, e che del fuo flato fi contenta,il fervire altrui, e chequan- do fervir fi debba, effere più convenevole fer- vire il fuo naturai Principe, che cercar di lon- tano la fortuna, non volle ad altro fervigio obligarfi, che a quello della Republica . Nul- Jadimeno chiamato da' Principi in varj impor- tanti cafi di fabricare, non ricusò di trasferir- fi alle Corti loro; quali incontri folo con la condizione di limitato tempo egli s* induce- va ad accettare. Quefto Autore molto racco- manda ne* libri fuoi un* infaticabile iludio, af- fermando che in Uomini fenza lettere e privi delle Scienze è fomma arroganza lo fperare di mai divenire eccellente Architetto; perciochè fenza la Gramatica unita alla Erudizione e alla Storia, come fi potranno bene intendere gli fcritti non folo^degli Architetti, ma ancora degli altri Autori, onde fono tanti lumia chi fa conofcerli fomminifiratiPE come fervare la proprietà in ogni forte d'Edificjpublici e pri- vati, e come negli Ornamenti alcune allufio-
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NOTIZIE
CAPO IX.
VINCENZO SCAMOZZJ. |
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«ì a quella tal forte d' Edificj bene adattare? Come fapere Γ origine, i progreiTi e i decadi- menti deir Arte fu a, onde ricercare , et indi efaminare fi fappiano e gli Autori, e le buone e viziofe Fabriche? Senza Logica e fenza Filo- fofiacome diftinguere il vero dal falfo, e non lafciavfi ingannare dalle apparenze , e giuila- iTsence ritrovar le invenzioni e con ragione e con ordine e con certe regole difporle , e ri- trovare i principj e le vere cagioni delle cofePcome ben conofcere Ja natura e la qualità delle ma- terie per r ufo dell- edificare neceflarie ; efce- gherle e prepararle in tempo opportuno? co- me ben diftinguere le fpecie àe' terreni, delle pietre, de' minerali, delie piante, et altresì la natura dell' acque , dell' aere , de' venti , e condur Γ acque fotte e fopra terra, e far le ma- chine e gli Stromenti ? Come ben fituare gli Edificj, e le loro parti agli afpetti migliori del Cielo; e ben zonoCcerti luoghi naturali ed arti- fcìali, peccanti fuori ddle cgnfottanze per oviare imperfezione ne' Teatri, ηεΙίβ Baftliche, e luoghi da difpiiteì E fenza Γ Aritmetica come calco- latele importanti fpefe, che fi deon fare ne- gli Edificj, e fpiegare le ragioni delle mifure, e ritrovare i metodi delie corrifpondenze, e rifolver anco per via di nutneri alcune difficili queftioni di Geometria, di cui quanto bifogno abbia 1- Architetto è così chiaro, che non ac- cade il dimoilrarloPLeggafi di quante materie» che a Dottrine appartengono , fratta partico- larmente ne/ lib- 7. Sopra tutto vuole, che di tai cofeiilrutto ila 1· Architetto non come Artefi- ce con la fola pratica, ma come Filofofoconla fcienza ; Fece la prima edizione de' fuoi fcritti, ove di tanta varietà di cofe trattò nel 1615. Agoftino Carlo d' Aviler ne traduiTe in Fran- ccfe il libro 6.; ma poi Samuello du Ruy accreb- be tal' edizione aggiungendo le cofe, che giudico ad un Architetto neceÌTarie, fcielte dagli altri li- bri dello Scamozzi, e ne fece una magnifica edi- zione in Leida nel 1713, In quefta fono ancora delineate molte Romane Antichità, delle quali ne' libri dello Scamozzi fi fa menzione , Ingiuftif- fimo e fenza ragione alcuna è Ί giudicio,che dello Scamozzi forma il Cambray , il qual dice tener lui una imnltra m poco f^cca y e che li fuoi Or- ^atì fono mefchhì y e triti, e di cattivo guflo. Per ibttofcriverfi a tal giudicio , converrebbe eifer privo non dirò di perizia e fino guito, ma del fen- ibcomune.OiTervinfi ^^ ^^^^ Cornici,e tutte Γ altre parti di qualunque Ordine fi voglia, Qual maeilàjqualmaiTiCcio iie' più fodif^ial gravità infieme e leggiadria ? gentilezza nè più delicati ! ^ual bellezza e fempre varia negl' Intagli I Finalmente quali forme graziofe ai fommo, ρ regolate in tutti gli Ordini fuoi, che con quelli degli Antichigiuftamentefipof- fono paragonare! Ma tali verità, non meno che da'difegni ne' fuoi libri, fi fan palefi dal- ie fue Fabriclie d'ogni genere, e in varie par- ti d' Italia, e in Germania, ove a grand' o- nore parecchie volte fu chiamato, come tra 1* altre per far la Catedrale di Salzburg nel 1604 ma particolarmente in Venezia, e Vicenza, e in altre Città e molti Territori delIoStato, dove aiTai più lo Scamozzi operò, edificando Palaz- zi, Chiefe, Archi, Ponti, Teatri, che faran- no fempre da chi fa difcernere e per la mae- ftà, e per gli ornamenti e per la proporzio- ne , e per la leggiadria e grazia ammirati . So- lamente il Palazzo Cornare con quel Famofo Atrio non può dirfi fenza eccedere un miraco- lo dell'Arte? Oltre i noti libri dell' Arphitet· tura miverfak fece il noftro Scamozzi Difcorfi ibpra le Terme Diocleziane ed Antoniane e fopra le Tavole del Pittoni Vicentino; de'qua- li ragiona Lodovico Roncone dando fuori nel 1584. un'Indice econfiderazioni fopra ilSerlio di Gian Domenico Scamozzi, Padre del noftro Vincenzo. I Difcorfi, de' quali parla il Ronco- ne, faranno probabilmente le fue Antichità di Roma accennate da Francefco de' Francefchi Senefe in una lettera al noftro Vincenzo, e ftampate in Venezia nel 158^. Il Marchefe Maf- fei nel 2.1,degli Anf. diceche quefto libro dello Scamozzi è Γ unico , i» cmfifia fatto motto deìV intrin" feco ripartìmento e diflrihtzione deW Anfiteatro ; e dice poi, che in eflb fi toccano cofe non indagate finora ,nèintefe da alcuno. Oltre i Viaggi fatti da Vincenzo feguendo varie volte Ambafciatori Veneti e particolarmente nel 1599. Pietro Duo- do alla Corte dell'Imperatore Rodolfo IL viag- giò egli, come ricavo da' libri fuoi, per la Spa- gna , e per la Francia, e come oradiceirjmo, per la Germania, indi per Γ Ungaria , e Polonia, e altre Provincie e Regnioltraqiie'mari,giran- do fino a Coftantinopoli, e diligentemente ofler- vando non folo le moderne Fabriche, e i v^^gj delle Antiche,maogn' altracofa,che ne'PaeU poifa eifere oggetto di ftudiofa curiofità. Fu egli caro a Gregorio XIII.,aMairimiliano Arcidu- ca d' Auftria fratello dell' Imperator Rodolfo, e ad altri Principi grandi, che molto lo favori- rono, e talvolta Γ impiegarono, come s'impara da'fuoi libri. D'un Teatro, la di cui Scena for- mava una Città illuminata con le Cafe parte di rilievo, parte dipinte, fatto da lui nel 1085., paifando per Vicenza Γ Imperatrice Maria à* Auftria, leggafi il Marzari nella Storia Vicen- tina pag. zìi Non avendo figli s* addotto un Giovine della Famiglia Gregorj, come dal fuo Teftamento ultimamente ftampato fi manifefta. E' un fuo depofito in Vicenza nella Chiefa di S. Loremo, che moftra Γ anno della fua mor- te, qual feguì nel 1616. |
C A" |
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41 NOTIZIE
BAilian Serlio, gran rìftoratore delia noftr' Arce in Lombardia, fi fe eonofcere cirU Γ anno 1550. Suo Maeftro nella Geometria, Profpertiva, Pittura, ed Architettura fuBai- daflare Perucci da Siena, Pittore , ed Archi- tetto infigne, dalla fcuola del quale ufcii'ono molti chiarirmi Uomini nella Pittura , ed Architettura , e quel Gio; Battifta Peloro Ar- chitetto , Ingegnere, e Cofmografo così Ioda- to dal Vafari per grand* Artefice di ilromen- ti Matematici e di Fordficazione. Anco il Ser- lio , come molti avanti e dopo lui, fu ftudiofif- iìrao inveftigacore delle Romane Antichità. Il terzo fuo libro è una bellìiTima raccolta d' antichi Edificj,per la quale dal Marc/iefe Maf· fei nel lib. 2, degli Anfiteatri cap. i. è chiama- to Maeflro e qu^ modello d- ogni altro. Soggi- unge poco dopo il medefimo MafFei; Pofe egli diflint a cura negli Anfiteatri j avendo rapprefen- tati né* libri jnoi quelli di Roma, di Verona^ di Pala, e datene piante profpati, fpaccati, profili y β parti. Dimorò qualche tempo in Venezia, ove diede fuori parte de' fuoi libri * e per il quarto libro,il quale fu il primo, eh* egli pu- Ì)licaire,tale benevolenza e grazia preiTo Fran- cefco I· Re di Francia s acquiftò , che quel magnanimo Re, grand' amatore delle Scienze ,c belle Arti, per promover le quali tanti Ita- liani chiamò nei fuo Regno, oltre un donodi rrecento Sfudi d'oro ίο volle, e T apccteò ai fuo fervigio. Tanto narra eiTo Serlib nella Dedica al medefimo Re del terzo libro ; don- de ricavo , che Ί libro, per il quale fu da quel Re fi largamente rimunerato , e voluto al fervigio fuo, altro non poteva eflere , che Ί quarto, avanti a tutti gli altri publicato, e un anno prima del terzo, come racconta egli medefimo nel libro di Geometria . Nulladi- meno fe bene ricevuto al fervigio di quel Re , non fi trasferì fubito in quel Regno, ma an- cora qualche tempo in Italia dimorò. Que- fto perciò parrai fi poifa ficuramente aiTerire , perchè dedicando al Marchefe del Vafto una edizione del medefimo quarto libro dice qui in Venezia, qual' edizione certamente fu riftam- pa , da lui con molte aggiunte arricchita, come nel Fregio e nella Porta Dorica , nel Trattato della Bafe Jonica, nella Voluta del Capitello Jonico, nella Baie e Capitello Co- rintio, e in varie altre cofe,diche rifcontran- do una con Γ altra Γ edizioni fi p«ò chiarire. Qiiefta riftampa fu nel 1540., ( e non 1544. come crede il Fontanini nella Biblioteca Ita- liana,) in Venezia prefib Francefco Marcoii- ni da Forlì, quale trovo foiTe Uomo infigne, e in particolare per gì' Intagli celebratilfimo e chiamato maravigliofo dal Vafari, da*cui po- (chiirimo,e fi può dir nulla, abbiamo del Serlio. II fudetto Marchefe del Vailo,eiTendo in Ve- nezia come Luogotenente Generale di Carlo |
V., mol-
c Λ ρ ο χ. SE3 ASTIANO S ERLIO^ |
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molto favorì et ajutò il noftro Serlio,di- cendo eflb, che h Cartefìa di qad Signore mn /ti diproméjfej di nane fperanze ^ ma di fat- lì ) e di buona fomma di jcndi. E' notabile , quanto narra il Serlio in quella Piftola, nella 5[uale fi mera viglia, come attempi Tuoi fuiTero in Italia tanti Uomini ecceilentiiTimi in ogni lo- devole facoltà y benché mal premiati ^ poiché^ man- cando i premj mancano ancora le fatiche degli Όο- mini ingenìoft ; e dice come cofa certa, che feie Scienze, e Γ Arti fuiTero da' Principi ajiitate e promoiTe, flati farebbono nel Tuo Secolo non fo- lo eguagliati gli Antichi,ma fuperati. Dicen- do anche altrove, cioè avanti il libro delk An- tichità , che le belle Arti al tempo fuo erano ritornate a quel!* altezza, in che erano a' tem^ pi de* Romani, e de' Greci. Quando il Serlio andafle in Francia, m' è ignoto ; folo veggo cer- to, che era in Venezia ancora il Febraro del 1540· Con grande probabilità fi può dire, eh* egli fiibito ο quafi fiibito dopo in quel Regno fi trasferiiTe all' attuale fcrvigio del Re Fran- cefco, che folo fette anni fopraviiT^ eiTendo morto nel 1547, a Rambollietto. Colà diè fuo- ri il primo-e fecondò libro , in un de* quali trattò di Geometria , fcegliendo da lihri d' Euclide; e ordinatamente procedendo dopo la Geometria, fenza la quale la Profpettiva non farebbe, tratta nel fecondo di Profpettiva .Sen- za la cognizione di quefte, die' egli, che fareb- bono gii Architetti indegniifimi di quefto no^ me , e confumato-n di pietre , di calcine, e de marmi, fenza fàperedar conto di ciò, che ope- rano, efempre ad incappare fottopofti in dij' proporzioni e male cmifpondenze. Dopo queiti primi due publicò il quinto libro, dono facen- done alla Regina di Navarra, nel quale trat- tò de' Tempj, e al modo antico, e ai moder- no fecondo il coilume Criftiano. Ivi finalmen- te promulgò il fefto, e *1 fectimo , che qual- che tempo prima aveva al piiblico promeifi. Scrive egli, che i libri di Geometria, e Prof- pettiva furono da lui a fine ridotti nella foli- tudine di Fontanablò, nel tempo che *1 Re fuo Signore era nelle guerre occupato J quali guerre altro che quelle eflTere non ροίΤοηο , che rompendo la tregua moife quel Re a Carlo V., 0 forfè quelle ultime fatte avanti la pace dì Crefpino. Neffun" Autore, per quan- do io mi ricordi ragiona degli Edifici fatti dal ^oftro Serlio in quel Regno, nulladimeno io Scuramente affermerò, Φ* egli ivi con molti fiafi fegnaIato,imperciochè leggendofi del Re ^rancefcojche molte Fabriche faceife, e ma- gnificamente di rari e preziofi mobili, e di Pitture e di Statue le adornaflè , ragionevol- i^ente quelle poOoHO al Serlio, eh* era fuo Ar- ^hitettojattribuirfi. Ma ne fa pm certa prova un luogo del Serlio, nel quale parlando col fuo Re afferma, che alcuni de* Tuoi libri fu- ro no da lui terminati no» marcir neW Ozio quel tempo, che m* avvanzava dopo la folkcitu- dine delle Opere a me commeffe da voflra Ma- eflà. Promife ancora il Serlio d ' illuilrare al- tresì le Antichità di Francia, come quelle di Nimes, d* Arles, ed altre molte , delle quali ragiona brevemente ma dottamente nella De- dicatoria del libro delle Antichità', e probabil- mente avrà egli raccolto affai per fi: degna im- prefa, ο fors' anco quella a buon termine ri- dotta, ma nulla di ciò fu mai, eh* io fappia, publicato. Ad alcuni pare, che *1 noftro Ser- lio fia più nelle regole e ne* precetti accurato, che vago neirefecuzione ,e che gli Ordini fuoi fien più lodevoli per la finezza deli* Arte, e per la fodezza, che per leggiadria d* ornamen- ti j la qual cofà in lui, come in uno de* più antichi ,faria rigor troppo il biafimare ; tanto più, che s* egli le cofé tutte, le quali perfet- tamente adorno poflbn rendere un Edificio di qualunque fpecie, non adopera ne* fuoi diiè- gnijle va però infegnando ne* fuoi fcritti.lln grande Autore Francefe,cioèiiPefgodetzneir infigne fua Opera degli Antichi Edificj di Ro' ma, quali per tant' anni diligentemente offer- vò e mifurò, ha fi può dire per maeftro e guida prima il noilro Serlio, di cui ragiona con molta lode^ pofcia il Palladio, e Antonio Labacco Romano. Solo va riprendendo ed e- mendando nel Serlio alcuni errori di mifure, parte de* quali può di leggieri effere dalle ftampe provenuta , e talvolta alcuni altri sbaglj,che devono al Serlio condonarfi, sì per effere flato il primo, che poneffe il piede in sì malagevole fentiero, fi perchè non fopra luo- go come il Defgodetz, ma folo alcuni anni dopo fece egli i fuoi difegni in Venezia, dove in qualche fallo di memoria circa le mifureed altro era quafi impoffibile non trafcorreffe. Dal medefimo Autore è riprefo altresì e notato il Palladio, che alcuna volta non ci abbia comu- nicate le Antichità come fono, ma taloradate per cofe antiche fue invenzioni e fantafie ; i] che di grandiffimo biafimo renderebbe merite- vole il Palladio, s* egli medefimo non aveffe chiaramente manifeftata la cofa qual* è , prò- teflando, che alcune fiate alle antiche ruine a vea fupplito di proprio ingegno, da ciò che vedea, quali effere doveano altre perdute par- ri congetturando; la qual fatica però egli con affai maggior laude potea rifparmiare, e mag- giore obligo gli avremmo, s* egli tralafcìando tali diffìcili indovinamenti fempre ci aveffe , quali appunto reftarono> ie Antichità rappre- fentate. Non fi pome il ritratto del Serlio, qua- le non m' è flato poffibiie il ritrovare* |
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Coetaneo, e fole qualche anno più giovi- ne del Serlio è Giacomo Barozzi , che nacque nel 1507. in Vignola, Terra del Bolo- gnefe, onde quel nonae forti, che da' Scritto- ri «li vien dato comunemente. Suo Padre fu Milanefe, bensì di nobile famiglia , ma molto povero, il quale forzato ad abbandonare la JPatria , parte per civili difcordie, parte per non avere onde convenevolmente manteneriì, nella fudetta Terra fi ricoverò. Veramente è cofa degna di gran meraviglia nel noftro Gia- como , che nell' infanzia reilò privo del Par- ére, eh* egli neir Architettura,e Profpettiva a sì alto grado d* eccellenza arrivaiTe, fenz* 2p vere in tali Scienze avuti Maeftri e fenz' altro indirizzo, che di fefteflò, farfi pofcia inven- tore di nuove regole, ed arricchir Γ Arti, che da nefllmo aveva apprefe, di belliflimi ritrova- ti. Studiò in Bologna di Pittura, qual* Arte non folamente a lui fervi per Γ ajuto, che ne riceve Γ Architettura, ma perchè con efla il vitto a fe medefimo e alla famiglia procaccian- do , agio aveva per attendere ad altri fiudj. In tutto quel tempo, che mai potea , occu^ P? in tirar linee, e nella lettura e lludio d' Euclide, e di Vitruvio. Fece ip fua giovi- nezza moke pregiabili cofe in Bologna, come racconta Ignazio Danti, che a* fuor Commen- tar] fovra la Profpettiva del noftro Giacomo premiala vita di lui. frale altre iliraatiifr mi furono i difegni fatti per Francefco Guic- ciardini (fu 1* ipfigne Storico) allora Gover- nator di Bologna, che furono poi mandati a Firenze, e colà da* Maeftri eccellenti di tarfia lavorati i tra' quali è nominato un Fra Da- miano da Bergamo dal Vafari, che fe bene la vita di Giacomo non fcriife, due volte ne fe menzione,una brevemente nella vita di Marc' Antonio Bolognefe, Γ altra più a lUngo in quella di Taddeo bucchero. Tratto pofcia il noftro Giacomo, come gli altri Valent' Uo- mini, dal defiderio d'inveftigare le Antichità , portoifi a Roma, dove il Ìoftentamento pro- cacciandofi con la Pittura, non levava mai l' animo , come affermano il Vafari, et il Dan- ti, dallo ftudio et oiTervazione delle Antica- glie . Si trattenne qualche tempo in Belvedere con Giacomo Melinghini Ferrarefe, ottimo Architetto, al quale non poco ajuto diede in Opere, e difegni; e pofcia frequentava un* Accademia à* Architettura, ove trovavanfi Marcello Cervini, che fu poi Papa col pome di Marcello II, Monfignor Maffei , che farà ftato quel Bernardino ìlomo dottiflimo,qual fu poi Cardinale, Aleflàndro Manzuoli, ed altri chiariirmii Uomini, i quali il noftroGia- como andavano in Opere impiegando, ond' egli e molto utile per lo fuo foftentamento e profitto per li fuoiftudj np ritraeva. Avvenne , QÌie dalla Francia, ove ftava al fervigio del Re |
Fran-
NOTIZIE
C A Ρ Ο Χ I.
GIACOMO TAROZZI DETTO IL VIGNOLA: |
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DEGLI ARCHITETTI. 43
Francefcol, arrivaiTe a Roma Francefco Pri- mai fatta nè la più PttiJe yW la migliore. Delfuo
madccìo Bòlognefe, Pittore eccellentiffimo, ricorno a Roma , d' eflère ftato in fua vec-
il quale a formare in gran parte le Antichità chiezza chiamato al fervigio del Re di Spagna
diRoma, per portarne pofcia le forme in Fran- "" — —τ^τ ■..
eia, e gettarne Statue di Bronzo , cheall'an-
tiche s' affomigliaiTero, volle effere dal Vigno-
la aiutato. In Francia egli poi ritornando, Ce-
co al iervigio di quel Re conduÌTe il Vignola,
il quale ivi con grandifflma lode s* adoperò e che nel fuo Gabinetto fra gli Architetti
nei gettare di bronzo le dette Statue, e in co- noi efponiamo, folo al Vignola '
fé d' Architettura. Ma volle fciagura, che in " ^ - -
fuperabih impedimenti s' attraverfaiTero alla
pm bella occafione , che ivi gli s' ofFeriiTe di
fari! onore , e per la quale avna potuto m
quel llegno dimoilrare a pieno V eccellenza
dell ingegno e faper fuo; poiché avendo quel
gran Re una generofa idea di fare un Palaz-
zo , et un luogo di delizie, co! quale fuperar
poteiTe e per 1' eccellenza dell' arte e per la
magnificenza i più fontuofi e deliziofi luoghi
da qual fi fia Principe avuti mai per Γ a die-
tro; gliene furono dal Vignola, cui lì aveva
commefll, fatti i difegni, e i modelli, Γ efé-
cuzione de' qualidalle note guerre,che di nuovo
icforferg, fu interrotta. Per lo che dopo due
anni fe ne ritornò il Vignola a Bologna, do-
ve Γ emulazione, e Γ invidia d'altri Valent'
Uomini non leggiere inquietudini gli cagionò,
ma pofcia altro non ottenne, che renderlo mal
grado loro piìi gloriofo, Ciò fu, che dati egli
Già tutti fanno eiTere del Vignola la Citta-
della di Piacenza ; ma fra molt' altre riguarde-
voli Opere di lui paiTar non fi dee fotto filen-
zio il Klazzodi Caprarola,lontano da Roma
40. miglia,fatto per lo Cardinale Aleflàndro Far-
nefe. Meritevoli fono d* effer lette le belle ^ef-
crizioni, che ne fecero il Vafari, e Ί Danti,
di cui quefte parole addurrò. Il che ha fatto
ammirarlo da chiunque Ρ ha veduto , per il piti
artìficiofoy e più compiiametiie ornato , e comodo
palazzo del Mondo, et ha con defiderio tirato a
veder le meraviglie fue da lontane parti Uomini
molto giudiciofì y e quel che fiegué. Quanto be-
ne in que' tempi potevano i gran Signori il
lor danaro impiegare ! leggaii a cagioh d* e-
ffempio quanto lodato fia quefto luogo di Ca-
prarola dal Vafari, non fòlo per le meravi-
glie deir Architettura, ma per le Fontane ,
Giardini , Profpetdve , Pitture^ Statue , c
Stucchi, tutto beniflimo adattato , e alluden-
al Co. Filippo Pepoli i difegni per lo rinova- te con beliiifime Favole, Storie , ed altro ο
«I lii^rr/'k η i CìrTnrkt'i Ti
al luogo, ο a Signori Farnefi. Il libro de'cin-
que Ordini del Vignola va per le mani di tut-
ti. Dell' altro fuo libro delle regole inventate
da lui di Proiettiva, e dottamente cemen-
tate dal Danti, il medefimo Danti così feri-
mento di S. Petronio, di cui non fi fèce al
tro, furono quefti biafimati per invidia da al-
tri Architetti, che molti altri difegni a quel
Signore offerirono,Ma perchè tra que"difegni,
che tutti erano belliifimi, era malagevole il
dar fentenza, chiamati furono Giulio Roma- ve: invenzione nel vero degna dell* if^egm fttOf
no,eCriftoforo Lombardi, da'quali duegrand* et alla quale neffmQ (wrivò mai col penero pri-
Uomini dopo lungo e maturo efame quelli del ma di luì. Mori d'anni 65. nel 1573, i^^g"®
Vignala per eccellentiifimi fVa tutti gli altri figlio di lui fu Giacinto, eccellente anch'eflb
con publica fcrittura furono giudicati. Nulla- nell* Arti del Padre. Un* altro Barozw per
dimeno altro non fi fece, come dicemmo , di nome Francefco fioriva in Bologna appunto
Filippo II. per mezzo di Berardino Mar tira-
no, che fn buon Poeta Italiano, e gran Ma-
tematico di que' tempi, di molti fuoi lodatif-
fimi Edifici in varie parti d* Italia , legganG
il Vafari, il Danti , e Fiorenzo le Comte,
- " . - - - - fenile de
ordì-
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ORDINE TOSCANO
D E L
S A Ν Μ I C Η E L I
CAPO XII.
POfciachè con qucfte notizie , che abbiam raccolce, e che dalla memoria de' libri da noi Ietti ci fiiroiio, iuggerite, abbiamo in parte moftrato a' I^ettori noilri il merito Sanmicheli, poi di Vitruvio,e degli altricin" que Italiani Autori, onde quanti precetti e re- gole fi leggeraano in qiieft* Opera fono prefi, e poiché avanti abbiamo a baftanza de^li Or- dini in generale ragionato, egli è ormai tem- po, che in particolare delle jparti, e diverfe niodinature degli ftefs* Ordini, qnali in varie guife dagli indetti Autori maneggiati furono, a parlare difcendiamo. E per ciò fare ordina- tamente , e come quafi dagli Autori tutti fu praticato, da quell Ordine incomindaremo, che fra tutti gli altri è*l più robufto, e più fodo, e che da* Tofcani fu Tofcano denomi- nato , Di (^uefto poco ci lafciò fcritto Vitru- vio, poiché dopo aver diflintamente dichiara- te le proporzioni della 5aie, Colonna, e Ca- pitello , confufanjente poi et in breve dqlle tre altre parti ragionò, cioè dell' Architrave, Fre- gio, e Cornice. Ma trattandone egli folamen- te in rigiiardo agli Edificj rurali, e dovendo in tah Edifici fecondo lui quelle parti farfi di legno, viene a lafeiarci affatto all' ofciiro,co- me effer debbano, allorché di pietra fi voglia^ no forrnare. Quindi è nato, che quelle reli- quie delle Romane Fabriche, le quali ci fon rimafte forfè di queil" Ordine, da pochi fono ftate a queft* Ordine attribuite,e da molpiper Vofcane rifiutate, e per eifcre alquanto alle Doriche fuTiili, con le Doriche confufe. β che ciò fia vero, 1* Arena di Verona, il Tea- tro di Fola, la Mole d' Adriano,!' Anfiteatrp di Nimes, e nioltifìTime altre antiche Fabri- che dal Palladio, dal Serlio, e dallo Scamoz- fono ilare ottimamente a mio giudici© ri·? cevute per Tofcane, da quelle prendendo parr te deliefagon^e, che ne' libri loro fi veggono, la dove da n?oki altri sì Francefi , come ita» liani, non furono tali giudicate. Il Vignola afferma di non averne iia le Antichità di Ro-^ ma efempìQ alcuno ritrovato ^ onde a fuo mo- do Io va formando; con che dà chiaramente » divedere non aver egli creduto la fopradetta Mole d- Adriano eiTer Tofcana, IJ Alberti nè pure Io nomina^proponendoci^li altri quattr' |
Ordini fola mente. Dell* Opinione di quefti ultimi giudico io foiTe il noftro Sanmjcheli, pofciachè veggo, che oltre Γ averlo egii rarif- fime volte meiTo in ufo, per lo più Γ ha mef- colato col Dorico, ponendo più volte fotto Colonne Doriche |a Bafe Tofcana, ed altre volte fptto Capitelli Dorici Colonne di pro- porzion Tofcana, Credo però eh* egli dall' o- pinione preoccupato, che ne' fuoi tempi era comune, qualora del Tofcano ha dovuto fer- virfi, tutto formato l* abbia di fua invenzio- ne, nè a quel Sopraornato, che nell* Arena Veronefe è rtato dall' ammirabile Marchefe Mafifei ora con tanta dia gloria difcoperto, nè ad aicnno degli altri ponendo mente, che in Italia e ancora fuori di eÌTa fparfi ne reftaro- no, Ma qui mia intenzione è folo il riferire e con difegni moftrare, come il Sanmicheli nell' Opere file ( già che fcritti fuoi non fi ritrova- no ) e gli altri Autori, che fono per efporre abbjan formati li cinque Ordini ne' libri loro, e non già delle antiche Fabriche ragionare , che fuori farebbe dell' imprefa noftrà, e che già da' molti con accuratezza ed erudizione mag- giore di qello, eh' io far potelfi , efeguito il vede. Pico adunque,che il Sanmicheli doven- do far Colonnati femplici e compoili co* fiioi Piedcftalli, ha divifa tutta 1* altezza in vent' una parte ed un diciottefimo,d* una delle qua- li ho io formato il Modulo , da me divifo in parti dieciotfo, come ho fatto fucceiTjvamente in tutti gli altri Ordini ed Autori , per non recare ο con la divifipne troppo minuta, ο con la diverfità dell* uno dall' altro confufione- Di due di quefl:i Moduli ho fatto il Diametro delle Colonne in fondo, del qual Diametro fi ferviremo fempre per defcrivere le proporzioni di tutte lè para; oflervandofi però, che def- crivendo quelle jparti, fempre fi comincierà dal- le più baife, ordinatamente afcendendo fino al- la fommitè delle Cornici . Ma ciò detto per buona regola di chi legge ^ ritorniamo al San- micheli. L,a larghezza della luce degli Archi farà quattro diametri et un duodecimo, e 1' alte?j?aottoed un fello,eh' è dne volte quanto Ja larghezza, ί Membretti ο Alette faranno me?zodiametro, e cosile Impofteegli Archi- volti , i quali faranno fchietti e fenza membro
alcu- |
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TIV
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ordine toscano.
alcuno,cosi a qiieft' Ordine convenendofi. Alta quattro diametri e quafi un terzo farà la luce della Porta, e la larghezza nella metà di queft' altezza farà comprefa lin diametro ed un feilo farà Γ altezza dell' Órnamenjo , c im fefto meno quella del Frontifpizio. Grin- tercolonnj j fe avranno gli Architravi di legno, fi facciano pure larghi a piacimento, pofciachè li noftri antichi Maeftri, i quali a tutto con ogni accuratezza ebbero riguardo, e niuna cofa han fenza ragione ordinata, vollero che di le- gno foiTero gli Architravi di queft' Ordine , fervendo effi per Edifìcj rurali, e per eflì paf- far dovendo Carri, Aratri, ed altri Ordigni neceiTarj all' ufo di Villa , Se però di pietra fieno per a ventura gli Architravi, eccedere non dovranno tre diametri ; ma di quefto più diffuiàmente parleremo nel Cap. XViII., do- ve fi porranno le fagome dell' Ìmpofte. Ora veniamo alle particolari parti, i nomi delle quali faranno nella feguente Tavola contraiTe- gnati con quefte lettere, A Cornice.' Fregio, Architrave, Capitello. Bafe.
Pitdeftalloj. Orlo. Scima. Corona.
Cimacio del Fregio, r Orlo ο Cimacio dell' Architrave. f g Fafcie,
h Orlo ο Cimacio dell* Abaco, Gola roverfcia. Abaco.
Gola in luogo del Bottaccio, Aftragali. Collarino. Aftragali, Cimbia. Toro. Plinto. |
In vece di Piedeftallo il fa dal Sanmicheli un muricciolo, che gira ibtto le Colonne conti- nuato, dov' egli adopera Intercolonnj; il che fi vede in Vitruvio anco gli Antichi aver fat- to, avanti che foifero Piedeftalli, quali muri- doli però j facendofi Archi, fi devono divide- re, e refteranno come Dadi, che faranno in que/V Ordine 1' ufficio de' Piedeftalli. Quefti, che far fi devono fchietti e midi , tanto alti fa- ranno, quanto larghi, onde l* altezza loro fa- rà un diametro e quattro noni. Dentro quefto Dado è la modinatura dell* Ornamento della Porta, Architrave, Fregio, e Cornice.L'Ar- chitrave è alto poco più di tre ottavi di diame- tro , avendo cinque membra : una Gola rover- fcia, una Fafcia, un Liftello, un* Ovolo , e Γ Orlo. Il Fregio ha d* altezza quanto Γ Ar- chitrave, e tanto pure avrà la Cornice, le membra della quale faranno fei : una Guicia, un Liftello , la Corona , un* altro Liftello , la Gola diritta, e Γ Orlo. L' Agetto è quafi un terzo di diametro. La Bafe farà mezzo dia- metro, con due membra; il Plinto, e Ί To- ro ; avendo di fporto poco più d* un fefto di diametro per parte. Alta fia la Colonna fei diametri con la Cimbia e gli Aftragali^ e fi fminuifca quafi la quarta parte della groiTez- za. La forma del Capitello , che farà mezzo diametro, è molto bella, e molto alla modi- natura di quello dell* Anfiteatro di Nimes fi raifomiglia. Ha otto membra ; il Collarino , un Liftello, un Tondino, una Gola diritta, un altro Liftello, V Abaco, una Gola rover- fcia, e Γ Orlo. Ha di fporto poco più d* un quinto di diametro per parte. L* Architrave è alto mezzo diametro ed un diciottefimo con tre membra: due Fafcie e l' Orlo; e cinque fefti il Fregio. Poco meno di tre noni di dia- metro è Γ altezza della Cornice, che ha cin- que membra : una Gufcia, un Liftello, la Co- rona, ο Gocciolatojo, una Gufcia, e I' Orlo. Ha di fporto poco più d* otto noni di diame- tro. L* Architrave, Fregio, e Cornice ecce- dono d* un mezzo diametro Ja terza parte del Fufto della Colonna ; e quando dirò Fufto, efcluderò Bafe e Capitello , quali non volen- do efcludere dirò Colonna. Il Piedeftallo poi, ovogliam dir Zocco, èpoco minore della quar- ta parte del fudetto Fufto. Quefte fono le proporzioni,che dell* OpereTofcane del San- micheli ho io con la maggiore accuratezza , che m* è ftata poflibile , rilevate . Ora con maggior brevità, come abbiamo promeiTo , queft* Ordine medefimo fecondo la mente pri- ma di Vitruvio, poi degli altri cinque Autori pafleremo a confiderare. |
Ordim
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i»*? ORDINE TOSCANO.
Ordine Tofcano di Vìtruvìo» CAPO XIII. |
Enchè riponga Vitruvio in ultimo luogo __ Ordine Tofcano, noi però per non al- terare il metodo propofto, e a tutti gli Auto- ri comune , gli Ordini de' quali fiamo ora per unire, e compilare, a quefto primo luo- go lo riporteremo, e quanto egli n' ha fcrit- to, nel miglior modo, che a noi poifibile fia, ci ftudieremo d* interpretare. Die* egli adun- que, dopo avere degli altri tre Ordini da'Gre- ci inventati ragionato, che la Bafe , alta mez- zo diametro, avrà tre membra: il Plinto, il Toro, e la Gimbia, la quale in queft* Ordi- ne folo è parte della Bafe, eiTendo negli altri parte della Colonna. Il Plinto vuole fia fat- to a feila, cioè non quadrato come tutti gU altri, ma rotondo;fe bene il Serlio fi diligen- te oflervatore delle antiche Fabriche, afferma non aver in effe un Plinto rotondo veduto mai. Qiianto poi debba quella Bafe aver di fporto, da Vitruvio non è {piegato = Al Tronco della Colonna fon da lui dati diametri fei, volendo fi fmmuifca la quarta parte della groffiizza da* piè nella fommità. La medefima altezza, che ha la Bafe, vuole egli che abbia altresì il Ca- pitello , Γ Abaco del quale tanto largo fia quanto è groffa la Colonna in fondo. Cinque iono le membra d' effe Capitello : il Collari' |io, un Liftelìo, un Tondino j un'Ovolo, e Γ Abaco. In tre pai ri il medefimo Capitello è divifo da Vitruvio, che d' una fa il Plinto, così adeilb chiamando egli Γ Abaco per dino- tare con ciò dover tal' Abaco effere fchietto, fenza Cimacio ; aiTegna la feconda all'Ovolo, ο fia Bottaccio; (a) tla (fono parole di Vi- truvioj d Coliamo, con /' Ajìragalo^ e l'Afielh; il che credo io voglia dire , che fatto il Bottaccio fi debba porre oltre f Anello ancora un Tondino, e non Γ Anellofolo, come incendono il Barba- ro, il Palladio, il Serlio, il Vignola, e tant* altri. La ragione a me par manifeila, poiché scegli aveffe volutoT Anello folamente fottoil Bottaccio, detto non avrebbe: fi dia la terza al Collarino con V Aflragolo, e V Anello ; ma più tofto:/^ terza al Collarino con /' Ansilo.Όή non interpretarfi in tal guifa quefto luogo è nato, che molte Fabriche , ove fono tali Capitelli, non furono Tofcane giudicate , onde que- fta maniera di Capitelli all' Ordine Do- rico fu adattata, come qui appreffo fi mo- ftrerà . Potrebbe alcuiio in altra guifa que- fto luogo interpretare, e dire, come vuol Filiin dro, che Vitruvio dell'Aftragalo intende, chq va {òtto il Collarino , il quale , abenchc negli altri Ordinifempre fia parte del Fufto,e non del Capitello, come fimilmente veduto abbia- mo effer la Gimbia parte fempre della Colon- na , è però in queft* Ordine fecondo lui parte della Bafe; la qual*interpretazione non fareb- be da fprezzarfi, quando non s* offervaffe, che ì Capitelli delle Colonne Trajana, e Antonina , le quali da tutti per Tofcane fono ricevute, così appunto fon difegnati, come è qui da me di- fegnato quello di Vitruvio, Ma agi' infegna- menti di Vitruvio ritornando, vuole egli, che fopra le Colonne ponganfi gli Architravi di legno,fatti di travi incatenate affiemejdimo- ftrando ancora la maniera d'incatenar queile travi, che a motivo di brevità tralafcio di ri- ferire. D* effe travi infegna poi qual debba effere la groffezza , eh' eguaglierà la groffezza della Colonna in Gma,ma nulla ftabilifce dell* altezza loro, dicendo folamente, che (1>) tanti modali alte effer devono, quanti la grandezza dell* Opera, dove faranno pofle, richiederà. Poi (c) fopra quefli travi e fopra lì muri ^ tralaiciando di parlare del Fregio, pone egli certi menfolo- ni, che fportano la quarta parte dell' altezza della Colonna, nelle tefte de'quali vuole fia- no infiiligli adornamenti. Qiiali però gli ador- namenti efser debbano, non con altro a noi lo dimoftra, che con la parola antepagmenta, la quale in quefto luogo vien prefa per ador- namenti. Dice però in altro luogo; ador- nano gli Frontifpicj loro con figure di terra cotta y dorate alla maniera de'Tofcani; onde fi dichia- ra la cofa un poco più , fe bene non piena- mente. Ma fi può per avventura credere vi fofsero altresì la Corona ,e l'altre parti com- ponenti un'intiera Cornice, fe fopra vuol Vi- truvio, fenza altro interporvi, fia il Timpa- no collocato . Tralafcia egli parimente di pref- crivere mifura di quefti adornamenti, ond' io difegnata ho la Cornice fenza numero alcuno di proporzioni. A Vitruvio nella Tavola di queft' Ordine non fi vedrà, come nelle fufse- guenti, unito Γ Alberti , che di tal' Ordine non trattò, come fopra abbiamo accennato. |
(a) Tertta Hypotratitlio ^ eum Aflfagaio ^ & Apopb^gt.
(b) L. 4. G. 7. Sim ahitudinis meditlis Hi , qtù a magnitudine operis pofiulahamur .
(c) Supra trabet , & fupra parìetes .ìbidem.
(d) L. 3. G. 7. Qrnanique fgnis f^iiihs imuratis earum Fafligia Tufemico mare.
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5« ORDINE TOSCANO.
Or dm Tofcano del Palladio, CAPO XIV,
ORa eh' abbiamo confiderato, quale intor- no air Ordine Tofcano fofle l'intenzio- ne di Vitruvio, rilevandola nel miglior modo eh* abbiam potuto, da quelle poche parole, eh* cgU cilafciòjpafferemoa coniiderare anco quel- la de* noftri moderni Autori, i quali da' fon- damenti del loro j^aeftro Vitruvio non difco- ftandofi, di proprio ingegno nel modo, che loro fembrò migliore, fò lo andarono forman- do . E veramente non folo in quefto, ma negli altri Ordini parimente, operarono tutti, come apparirà, con ottima iimetria, e quel chetali confiderazioni più profittevoli ed utili renderà, tutti uno dall' altro diverfi e di proporzione , e di forme, ma tutte belle, tutte piene di gra- zia , tutte compofte con leggiadria, onde farà Jibero a' Profeifori di queft' Arte ad uno ο all' altro Autore indifferentemente appigliariì, e non folo fodisfare al genio , ma anco alli varj accidenti, che nell*operare occorrono,ac" comodarfi . Poflibile non mi fu , come fopra abbiam detto, oifervare ordine cronologico , ij che troppo impedita avrebbe Γ intenzion mia , Ìa qual fu , cheque' due Autori,quali più tra loro ila no fomiglianti, per maggior comodo degli StudioiQ aiTieme accoppiare. Ora venen^ do al Palladio, egli due maniere di fagomein queft* Ordine ci propone; ond'io quella n'ho prefa, che più elegante ho giudicata, e più di- veifa da quelle degli altri &tori. In vece di Piedeftailo pone un Dado, come nel Sanmi· cheli veduto abbiamo , che farà alto un dia- metro, e groifo più della fua altezza quattro decimi. La Bafe farà mezzo diametro, e avrà due membra ; il Plinto, e Ί Toro ; lafciando (diverfamenteda Vitruvio ) la Cimbia al Tron· co della Colonna, eh' egli fa di fei diametri, fminuendolo ,come prefcrive Vitriivio, la quar- ta parte nella fommità. Il Capitello pure è la metà dej diametro , ed ha fette membra; ϋ Collarino, un Liftello, una Gola, un' altro Li" ftello, I' Abaco, una Gufcia, e Γ Orlo. Lo fporto èunfefìo di diametro, L* Architrave, che avrà d* altezza un duodecimo più di mezzo diametro, farà di due Fafcie compofto con 1' Orlo. Il Fregio è riftretto, poiché queft' Ordine cosi mafficio non richiede intagli , et ha d' altez- za fette duodecimi , La Cornice , eh* è di molto belle parti, e aflài maeftofa e feda, è alta due terzi et un diciottefimo, con fette membra ; una Gufcia, un Liftello, un' Ovolo, la Corona, un'altro Liftello, la Gola diritta e l'Orlo . il fuo Agetto fi pareggia all'altezza. L* Architrave, Fregio , e Cornice fon minori del' la quarta parte di tutta l'altezza della Coloti na.L'altezza del tutto fi dividerà in parti dieci- novene mezza, manco un terzo di diciottefimo, c d'una di quefte fi formerà il modulo divifo ì« parti dieciotto, come nella Tavola VII. |
Ordine Tofcano delio ScamozV · CAPO XV.
ECco quanto dagli altri diverfo è 1* Ordine Tofcano dello Scamozzi, il quale molto più degli altri Autori ornato lo va formando nella Cornice, nel Fregio,e nell'altre fue parti. Fa egli il Piedeftalìo alto due diametri meno un* ottavo, dividendolo in tre parti. Baiamente , Dado, e Cimacia. Il Bafamento, alto mezzo dia- metro , è fenza membri. Il Dado ha d* altezza un diametro, e- di larghezza un terzo più. La Ci- macia è tre otta vi di diametro, avendo di fporto quafi un' otta vo di diametro per parte, con q uat- tro membra ; una Gufcia, un Liftello, la Coro- na, e Γ Orlo. Quefta Corona ne* Piedeftalli tut- ti per I' avvenire ritroveremo , pofciachè eiTen- do la Cimacia quella parte, che dalle acque di- fende il corpo de Piedeftalli, così aver deve la fua Corona e Gociolatop, come hanno le Corni- ci, onde tutto l'Edificio riman difefo. La Bafe è alta mezzo diametro noe comprendendovi egli Ja Cimbia; et ha di fporto un fefto di diametro per parte. Due fono le fue membra; Plinto, c Toro. Il Tronco della Colonna con le Cimbie, e 1» Aftragalo è fei diametri, e ancora, quando fi voglia, fei diametri e mezzo. Si diminuifce un quarto di diametro, come infegna Vitruvio. II epitelio,alto mezzo diametro, ha fei membra; il Collarino, un Liftello, un Tondino, un' Ovo- lo , ][' Abaco, e Γ Orlo, ο Cimacio .Tanto largo fa- rà 1(' Abaco, quanto la Colonna da' piè, cioè un diametro,e fuori di queft'Abaco un poco di fpor- to avrà il fuo Cimacio. Mezzo diametro, e mez- ZÓ duodecimo è alto l'Architrave, che ha quattro Sembra; due Fafcie, un Liftello,elOrlo. Il Fregio, comprefa la lifta, che ferve di Cimacio , alto è poco più di due terzi di diametro. Di que- ft ο Fregio d ice Γ A utore : è piano, et a dirittura del mezzo delle Cólome fi mettono certi piamzzi > de* quali fi può dire che intendeffe Vitruvio parlando della prima maniera de* Tempj di quefl* Ordine. La Cornice è alta quafi due terzi di diametro, con dieci membra : una Gufcia ,un Liftello,un' Ovolo, una Gufcia, un Liftello, la Corona, un Liftello, la Gola diritta,un'altro Liftello, e i' Orlo. Il fuo fporto è pari all'altezza. Il Piedeftal- ìo è alto la quarta parte della Colonna,come pa- rimente Γ Architrave, Fregio, e Cornice. Tutta l* altezza fi dividerà in parti vent'una ,e cinque f^fti,e d'una di quefte fi formerà il Modulo di- yifoin parti dieciotto, come nella Tavola VII.
Ordine |
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i»*? ORDINE TOSCANO.
Ordine Tofcanò del Sevito ,
CAPO XV I.
A ^ Oltopiufchiettoefemplice diqu9Πί , che' j Vj abbiamo inanzi veduti, è queft' Ordine Tofcano del Serlio, effóndo formato di poche parti, ma grandi e maflTiccie. Egli nonpalefa da quale antica Fabrica 1* abbia preio, e non dice pure d' averlo efso inventato. In molte cofe accordai! con Vitruvio, in molte altre da lui s'allontana. Fa ilPiedeftallo di tre parti, Bafamento, Dado,e Cimaccia,ma tutto qua- dro e fchietto e fenza membri. Vuole il Da- do tanto largo ed alto, quanto largo è Plinto della Bafe, e da ciò la proporzione di quefto Piedeftallo egli nomina quadrata. Il Baiamen- to e la Cimacia faranno la quarta parte d'eiTo Dado, cioè così Γ uno, come l'altra quafi tre ottavi di diametro. Sopra quefto Piedeftallo fa- rà la Bafe alta mezzo diametro, comprefa la Cimbia. Avrà tre membra; il Plinto il Toro, claCimbia.il fuo fportoin quefto mòdo lì ri- troverà . Sia fatto un circolo d* un diametro, e pofto quefto circolo inunquadrato pur d'un dia- metro, formifi un'altro circolo,che tocchi l*e· llrcmità degli angoli del quadrato ; e quefto pari- mente pofto in un altro quadrato, quel quadra- to appunto , che da quefto circolo rifulterà, farà, la larghezza e lunghezza del Plinto. Neil' al- tezza del Fufto è Ί Serlio da tutti gli altri di- verfo, perchè detto Fufto fecondo lui non de- ve efler maggiore di cinque diametri, venendo così ad eflère fei diametri cori Bafe, e. Capi- tello vQiiefta proporzione die'egli eifere unifor- me alla proporzione, che ha il piéde umano eoi rimanente del corpo, eh' è d'eiìb la fefta parte. Una grande utilità da tale proporzione derivi, .cioè fodezza e robuftezza maggiore, la qiiale^piii che in ogni altr'Ordine in quefto fi defidera, come quello, che fotto gli altri è.col- locato. II Capitellò^farà alto n^ezzo diametro, con quattro membra: il Coliarihp, un Lriftel- lo, Γ Ovolo, e l'Abaco. L'Abaco ha di fporto un'ottavo di diameti-oper parte, venendo così a riuicire quale fi vuole da Vitruvio, cioè tan- to largo, quanto è grofsa la Colonna da piedi. Dell' Architrave , che molto è fodo , Γ altezza è mezzo diametro,e due fono le mem- bra: una Fafcia, e Γ Orlo. Eguale è Γ altez- za del Fregio, un quarto di cui farà la Fafcia, che ferve diCimacio . La Cornice , alta pari- mente mezzo diametro, ha tre membra : una Fafcia, la Corona, et un Bottaccio, che ferve per Scima. L' Architrave, Fregio , e Cornice fono la metà della Colonna. Dividefi turta 1' altezza in parti diecinove, e due diciottefimi c mezzo, e d' una di quelle fi formerà il Mo- |
dulo divifo 10 diciotto parti, come nella Ta- vola Vili.
Ordine Tofcano del Vignola. CAP Ο XV Π.
SI protefta il Vignola non aver nelle An- tichità di Roma Fabrica alaina ritrovata d* Ordine Toicano, da cui ritrar potefse re- gola certa per formarlo, però fuori di quel po- co, che ne lafciò fcritto Vitruvio, egli fi di- chiara averlo tutto di propria idea lavorato. In fatti riefce molto bello, la grazia con la fodez- za accoppiando, e ciò che β più ai propofito noftro, da tutti gli altri differente; impcrciò che non credo poterfi ricavare dagli Studiofi maggior giovamento, che dall' ofservare la di- vermà, ch^e pafsa tra buoni Autori, e le diver- fe loro buone maniere, imbevendo con ciò la mente di belle e variate idee, e prendendo fa- cilità di mutar partiti , per adattarfi fecondo occorre a' fiti, e a tant'altre neceifità, che pof- fono a chi opera apprefentarfi. Ma per veni- re alle particolari parti di queft'Autore,il Pie- deftallo è alto due diametri e un terzo , ed è largo un diametro e tre ottavi. Ha tre parti: Bafamento , Dado, e Cimacia. Il Bafamen- to ha due membra; un Zocco, e un Liftello ; et ha d' altezza un quarto di diametro. Il Da- do è alto un diametro e cinque fefti, e la Ci- macia un quarto , come il Bafamento, della qiiale parimente due fono le membra ; una Gola roverfcia, e Γ Orlo. La Bafe in tutto è all'altre fomigliante, e avrà d' altezza mezzo diametro con iaCimbia. Il Fufto della Colon- na farà fei diametri, e fi fminuirà poco me- no d' un quinto di diametro. Alto quanto la Bafe firà il Capitello, che avrà cinque mem- bra : il Coiiarino, un Liftello, l'Ovolo, 1 A- baco, e l' Orlo . L* Abaco farà largo un diame- tro ed un fefto j e più mezzo duodecimo di dia- metro farà la larghezza dell* Orlo. Mezzo dia- metro farà Γ Architrave, con due membra : una Fafcia,e l'Orlo. L'altezza dei Fregio, che fa- rà fempre fchietto, c fenza intagli , fupererà d' un duodecimo di diametro Γ altezza deli* Architrave. La Cornice è alta due terzi di dia- metro , et ha di projettura tre quarti, della qua- le fei fono le membra: una Gola roverfcia, un Liftello, la Corona, un'altro Liftello, un Ton- dino, eun Bottaccio, ch'è la Scima, come nel Serlio abbiam veduto. Il Piedeftallo è la terza parte della Colonna ; e l'Architrave, Fregio, e Cornice fono la quarta parte. Si divide tutta l'altezza in parti ventidue et un fefto, e d' una di quefte fi forma il Modulo divifo in parti dieciotto, come nella Tavola Vili. |
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Ο R D I Ν E Τ Ο s e A Ν Ο.
DegV Intercolonn'jl Archi, et Impofie . ^ iiell' Ordine Tofcano.
I ^
F CAPO XVIII. |
C inque maniere d*Intercolonnj ci fono da * Vitruvio infegnate, che d" efse favellan- do adopera i nomi Greci, de* quali per efse- re ormai ciò comunemente in ufo apprefso tut- ti gli Scrittori, io parimente fon coftretto fer- virmi. La prima chiamafi P^c»o/]f3//oj",et ha di larghezza un diametro e mezzo ; la feconda fìdiceSyβyίos, et è di due diametri. Gì* Inter- colonnj di quefte due prime maniere Vitruvio chiama νΐζ^οβ per efsere troppo angufti, Euji^ los è chiamata la terza maniera , benché egli in uki^no luogo la ponga, quale è di due diame- tri et un quarto ; et c da ui la più bella ed e- legante fra tutte Γ altre reputata. Diaflyhs è la quarta, eh*è di tre diametri; e Tultimas* ape la Areofiylos cioè una diilanza libera a pia- cimento ; e quefta più, che qualunqu* altra, è, com* egli ancora avverte, all' Ordine Tof- cano convenevole, nel quale facendoli ( come abbiam già detto) gli Architravi di legno, po- tranno efli anco in maggior diftanza pofti reg- gere aiTai bene. Una cofa però notar qui fi de- ve, ed è, che quando Loggie fi facciano di più Colonne, lo fpacio di mezzo eiTere dove- rà fempre degli altri alquanto maggiore, così per iichivare, che dalle Colonne occupate non rimangano le Porte, e gli ornamenti loro, come perchè ciò facendofi,r afpetto della me- defima Loggia aflai più graziofo verrà a riufci re . Ma per difcendere a* noftri Autori , ri- trovo, che tutti nel fare gli Architravi di le- gno della maniera AreoflylosCi fervirono. Quan- do però gli Architravi fi facciano di pietra, vuole il Palladio, che non eccedano la maniera Ditf fiylosy cioè tre diametri; come pure adoperano la medefima maniera Diaflyhs lo Scamozzi, e *1 Vignola, con quefta differenza, che li fan- no ancora di due diametri ed un terzo. Ter- minate le proporzionidegl' Intercolonnjjquel- Je ancora degli Archi di queft' Ordine aiÌegne- remo- Vitruvio non pària in luogo alcuno di tali Archi ornati con Colonne, ma bensì par- la de* Portici della Bafilica, della Paleftra , e d* altri, de' quali a* noftri tempi foverchio fa- rebbe il ragionare. Dal Palladio però comin- ciando, egli vuole la luce d*eifi Archi alta fet- te diametri, e due terzi, ma circa la larghez- za, io tengo per cerco, che nella prima edi- zione del Francefchi cadeffe errore, dalla qua- le fi trasfufe ancora nella feconda del Garam- pello, per cui le medefime tavole fervirono. Notanfi in quefte tavole fei diametri, e cin- que duodecimi di larghezza, il che facendcfi , così nano e fproporzionato Γ A reo rimarrebbe , che parmi impoffibilefofle mai tale Γ opinio- ne d*Autor sì grande, e in ogni cofa sì rego- lato, Ma ciò più chiaramente fi manifefta mi- furando i medefimi difcgni, co* quali nonpof- fono certamente le fegnate mifure accordarfi , altra larghezza in eiìì non capendo, che di quattro diametri e cinque duodecimi, fecondo la qual mifura convenevolmente larga efia luce riufcendo, e affai bene alla notata altez- za corrifpondendo, fi vede chiaro quefta ef- fere ftata dell* A utore Γ intenzione . Notato ciò, che pur era neceffario avvertire, le mi- fure del Palladio profeguiremo , La larghez- za del Pilaftro è un diametro, ed un trente- fimo più di cinque felli ; il che non arriva al- la terza parte della luce d* effi Archi . I Mem- bretti fono larghi un terzo, e un decimo di diametro , e sii Archivolti un poco meno . Dall' altezza de* Membretti quella fi prende- rà delle Impofte, che fporgeranno poco più d' un quarto di diametro. Ne propone egli due fagome,le quali hanno fette membta per ciaf- cheduna. Nella prima fono una Fafcia, una Go- la roverfcia, un Liftello, la Corona , una Guf- erà , un Liftello, e 1* Orlo ; e nella feconda una Fafcia , una Gufcia, un Liftello , una Gola diritta,un Liftello,una Gola rovericia, eTOr- lo. Veniamo allo Scamozzi. Secondo quefto Autore la larghezza della luce è quattro diame- tri, ed un terzo ; e Γ altezza otto diametri, e mezzo, ed un trentefimo di più. I Pilaftri fa- ran due diametri ed un terzo, cioè più della metà dell' Arco , le Alette due terzi, gli Ar- chirolti poco meno di mezzo diametro. Fa egli la Serraglia dell' Arco alta cinque fefti, e lai - ga un terzo et un duodecimo nel più baffo. Due Maniere d* Impofte fempre ci propone ; una la chiama maggiore, e l'altra minore. Di quefta fi fervi negli Archi fenza Piedeftiillo, dell*altra,quando pone il Piedeftallo. Ciò fu a mio credere un'ottimo penfamento, perciò che fenza Piedeftallo il Membretto certamen- te farà di minore altezza, onde un* Importa più baffa e più gentile vi fi richiede. Dove ali* incontro ponendovifi Piedeftallo, maggiore ver- rà ad effere Γ altezza del Membretto, da che ne ri fu Ita , che fimilmente più ricca e più al- ta Impofta farà convenevole- La maggiore è alta poco più di due terzi, et ha nove mem- bra: due Fafcie ,una minore, e 1* altra mag- giore, una Guicia > un Liftello , una Gola diritta, un'altro Liftello, la Corona, un* al- tro Liftello, e Γ Órlo ; ha di fporto un quin- to di diametro. La minore ha parimente no- ve membra: un Liftello, e un Tondino, che fono gli Aftragali del Membretto > il Collari· |
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i»*? ORDINE TOSCANO.
no, un LìÌlelÌOjuna Gola diritta, un Liftel- lo, U Corona, un' altro Uftello, c Γ Orlo. Ha di rporto un fedo di diametro, et è alta nove ventefimi.GIi Archivolti fono larghiam- bidue, il maggiore quafimeizodiametro, e il minore un terzo , et un decimo, avendo am- bidue le fteiTemembra, che fono quattro; due Fafcie, un Uftello, e Γ Orlo. Altri due Au^ tori ci reftano a vedere: il Serlio, e Ί Vigno- la. II primo fa li vani degli Archi di due lar- ghezze, i Pilaftri la metà della larghezza d' cffi Archi, e Ί Membretto 1* ottava parte, doc mezzo diametro ; poiché vuole, che dt fluatcro diametri fieno gli Archi. Altre Impo· ile non fa che quadre | e fenza membra . Finalmente il Vignola fa le Impofte con tre fole membra; un Liftello, la Corona , e l* Orlo. Alte le vuole quanto i Mcmbretti,cioè mezzo diametro; ma negli Archi fenza pie» deftallo fa cosi li Membretti, come le Impo^ ile, che fono fchiette, alte folo un quarto di diametro. Non ho parlato d' intagli, che a queft'Ordine,il qualeeiTer develifcio e fchiet- to, fàrebbono fconvenevoli . Negli altri quat- tro a' quali membri efli intagli conrengaaof uot^rjemo diftintamence. |
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ORDINE DORICO
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S A Ν Μ I C Η E L I
CAPO XIX.
PEr continuare l'ordine, che dalla robufter-
za maggiore delle Colonne abbiamo prefo ,
daremo il fecondo luogo ali*Ordine Dorico,il
quale dopo il Tofcanoè di tutti gli altri Η pìii
maificcioè *lpiiifodo. Di tal* Ordine affai fre-
quentemente il noftro Autore fi fervi, che vera-
mente l'ha con grande felicità adoperato. Nega-
re non fi può, che per Porte di Città, Cortili, e
Loggie e fimili cofe non fia di tutti gli altri il più
adattato'e Ί migliore, eifendo robufto aifieme ed
ornato, pieno di grazia e di maeilà in tutte le fue
parti, ma nel Fregio particolarmente, dal quale
molta vaghezza alle Fabriche deriva, con diletto
infieme e meraviglia de* riguardanti. Dell* origi-
ne di queft* Ordine , come di tntti il più antico,
è affai malagevole, cofa alcuna llabilire . Vitru-
yio (-») lo attribuiice a Doro figliolo d'Elleno e d
Optica Ninfa, Re fecondo lui dell* Achaja e del
Peloponnefo jOggi dette Livadia, e Morea, che
primo di tutti alzando in Argo un Tempio a
Giunone dì quefta maniera, in eilà il nome traf-
fufe . A ir incontro i noftri Italiani Scrittori, fu
moke autorità de' Greci fondandofi, vogliono
che fuffetal* invenzione pofta in ufo da'popoli
Dorici in tempi affai lontani da quelli del Re
Doro. Quanto a me per quello, eh* ho potuto
da Scrittori antichi raccogliere , pare eh' erraflè
Vitruvio (fia detto con buona pace d" Autor fi
grande ) e in creder quel Doro Re del Peiopon-
nefo,ech'ivi alzato egli aveffe quel Tempio,
onde fecondo lui ebbe il nome ΓΟ idi ne Dorico,
qual giudico foffe di quel Tempio pili antico af-
fai. In fatti antichiffimi effere flati i Popoli,
che Dorici ο Doriefi nomati fnrono da Doro fi-
gliolod* Elleno, ricavo da Tucidide, il quale dice
nel I., chele genti condotte da Elleno e da'fuoi
Figlioli fi chiamarono foli Elleni, cioè Greci, e
che non tutti i Greci con un cognome folo chia-
mati furono da Omero, ma i foli difcendenti di
coftoro, che vennero di Ptiotide con Achille ;
ed Erodotto nella Clio nomina come delle più
antiche di Grecia la gente Dorica e TJonica, Che
pofcia i Doriefi iludiofiffimi fuffero d' Architet-
tura, fi legge in Stabone nel 14. (^) Quel Do-
ro poi, del quale parla Vitruvio, non potea mai
edificare in Argo un Tempio a Giunone, fe fo-
lamenteaffai tempodopo, lui il Peloponnefo oc-
cupato fu da que*popoli, i quali ufciti da* Regio-
ni della Teffaglia, come fi legge in Erodoto nel
I. eia Strabone nel 8., prima di fermare in Pelo-
ponnefo 1* abitazione e *1 Regno loro, qua e la
peregrinarono,.ora altri cacciando, et ora da al-
tri vinti e cacciati, come oltre licitato libro d*
Erodoto fi trae da Platone nel 9. delle Leggi fC da
Tucidide in un'altro luogo del i. libro, ove
fcrive folo 60. anni dopo la rovina diTroja ave-
re i Dori la Morea poffeduta . Ma fe quelle
genti dal fudetto Doro apellate fuffero Doriche
ο Doriefi, trovo in ciò difcordi Erodoto, e Stra-
bone. Dice quefti parlando d' eflò Doro e de*
OorìeCi: e quelli, che a fe fopraviffero, così da fe
chiamati ìafciolli. {e)Bt ali* incontro afferma E-
rodotojche que*popoli folo dopo effer venuti
nel Peloponnefo nominati fuffero Dorici, aven-
do poche parole avanti fatta già menzione dì
Doro figliol d' Elleno ,che ancora fecondo lui
veniva ad effere flato Re loro molto tempo a-
vanti, cioè mentr*erano ancora in Teffaglia, po-
nendofi da Erodoto quel Regno di Doro in
Iftiotide fotto i monti Offa, et Olimpo. Ma di-
cendofi altresì da Vitruvio, che quel Doro era
figliolo d'Elleno ,e veggendofi ne' Greci Au-
tori, e fcrivendolo apertamente Strabone, ιΌ
chequeir Elleno era figliolo di Deucalione, ne
fiegue, che non poteva Doro, il qual vifse molti
fecoli avanti, aver regnato in Peloponnefo, né
ivi aver fabricato quel Tempio a Giunone, dal
quale vuol Vitruvio, che Γ Ordine Dorico a-
vefse il nome, e Γ origine. Che che fia di ciò, pa-
re a me quafi certo, che s*inventafse il Dori-
co (qualunque fufse il tempo, ο Γ Autore di tal*
invenzione) per lo divinculto, e che il primo
Dorico Edificio fofse un Tempio ficuramente;
sì perchè molti famofiffimi Tempj de* Greci
leggo in Strabone, in Paufania, e in Vitruvio ef-
fere flati d'Ordine Dorico, sì perchè ne Fregi
di quefl' Ordine, come fi vede negli antichi mo-
numenti, fifcolpivanocofe,lequahfolo a* Sa-
crifici
(a) Prims & amiqaim Dofitaefl mta ^ namque Aebajay Vehpomsfoque tota Dorut Hellenit, <Cf Opticot
NiHpù<e Piltut regnavi! } ifque Argii vetafia Civhate Junonit ttmphm adifieavittjutgtmrìt ^t. i. 4. c. I.
(b) Hoc in loco,. ·. fummum fiudium fuit cirta ArcbitiSlat,
le) Siéiquf fup^itet a fe vocatot reJiquit lib. g.
(d) Diasalionit filium HdUnum faijfe Uh, g.
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ORDINE DORIGO.
crificj appartenevano, come Patere, teilefpol- patedi Tori con ferti e ghirlande,· le quali cofe ftate così farebbono in que* tempi ad un profano Edifìcio, come ne* noftri ad un facro fconvenevoli. E veramente chi adefso una Chiefa cliqueft*Ordine a fabricare intraprendefse, in afsii biafimevole improprietà incorrerebbe, fa ne*luoghi al divino e vero culto deftinati cofe framifchiafse, cheolezzinodi Gentilefimo. In quefto peccò Bramante per la libertà di que* tempi, ne* quali troppo amore portavafi ali* antichità. Nulladimeno il noftro Autore nelle fagre Fabriche hacongrandiifimogiudiciofchi- fate tali fconvenevolezze fenza togliere alcuna delle grazieal componimento, come in Vero- na nel Campanile di S. Giorgio fi può vedere, dove con ottimo fopraornato Dorico ha la parte inferiore adornata .Quivi in vece di Patere e te- fte di Tori ha egli nelle Metope intagliati Calici, Manipoli, Turibuli, ed altri ilromenti , che ne*noftrifacri ritis*adoprano, in guifa tale,che con grandiffimo diletto e degl* ignoranti e di quei, che fanno , e tolta fi vede qualunque improprietà,eapparifceneU* Opera tale orna» mento e leggiadria, ch*eira può con la bellez- za delle antiche ftare in paragone. Da' Tempj pafsò queft' Ordinead eiTere per Teatri, ed An- fiteatri adoperato; pofcia indifferentemente per ogni forte di Fabriche fu porto in ufo, ma parti- colarmente per Arfenali,Zecche,.PortediCit- tà,Moli ed altri fimili Edificj , a neiTuno de* quali efib mai difconviene per lefue belle pro- porzioni e giufta fimetria, eper la robuftezza, che ha di foilenere fopra fe altri Ordini più dili- catijiquaiiaifaibenefempre col Dorico fi con' fanno. Far fi puiTono di queil'Ordine Colonnati femplici e compoili ancora, cioè con Archi, nelle quali due forti di Colonnati fempre avvertenza aver fi deve^che vengano i Triglifi a cadere fopra ie Colonne, come nella Tavola X. fipuò vedere. Negl* Intercolonni de* Colonnati femplici,fe- condo il Sanmicheli, fi ferverà la maniera Pyc· mfiyhsy e Diafiylos nell* Intercolonnio di mez- ro;iI che facendofi, giufti caderanno i Triglifi fo- pra le Colonne. Il Piedeftallo vuole egli alquan- to maggiore della terza parte delia Colonna, e Γ Architrave,Fregio, e Cornice un diciottefimo più della quarta parte, La luce degli Archi farà di cinque diametri in larghezza e dieci in altezza ; e in queftaguifa refterannoappuntoiTriglifi nel luogo ad eifi convenevole. Alta una volta più che larga farà la luce della Porta ; e la larghezza di poco eccederà tre diametri. Ùn diametro d* al- tezza e poco più farà tutto Γ Ornamento, cioè Architrave, Fregio, e Cornice. Dalla lunghez- za della Cornice dee trarfi regola per lo Fron- tifpizio ; imperciochè fatte d* eiTa lunghezza quattro parti e mezza, da. una di quéfte par- tì Γ altezza del Frontifpizio fi formerà. Le Alet- te ο Membretd faranno trequard di diametro , onde verranno a riufcire a baftanza maflìccie. I Pilaftri faranno larghi mezzala luce degli Ar- chi, e leColonne un quinto d* eiTa luce. Qui parlerei delle Impofle, fe più opportuno luogo per trattarne non credeiTi il C. 26 .dove quanto d' efle fi leggerà potrà con la Tavola rifcontrarfi. Ma ad una ad una le parti di queft* Ordine fe- condo il Sanmicheli poniamoci adefaminare. If Piedcftello ha tre parti , Bafamento, Dado, e Cimacia. Il Bafamento farà mezzo diametro, con cinque membra: un Zoccolo,dueLiftelli, una Gola diritta , et una Gufcia ; e farà il fuo fporto pocopìùd*un fefto di diametro.In- tagliare fi potrefcbono la Gola e la Gufcia ; e così andremo di mano in mano accennandole membra , che fi po0bno intagliare, non inten- dendomi però, che intagliar fi debbano tuttele membra da me fuggerite,ma il giudiziofo Ar- chitetto, ora Γ una andrà fcegliendo, ora Γ al- tra , ο a piacer fuo, ο dovendoli uniformare alla minore ο maggiore richezza dell' opera, che s* intraprende. Il Dado è fchietto ; et è groflb quanto è largo il Plinto; e farà alto un duo- decimo meno di due diametri. In eiTo Dado fono difegnati gli fpezzamentì della Porta, Ar- chi tra ve. Fregio, e Cornice. L' Architrave col fuo Cimacio ha d'altezza tre duodecimi e mez- EO di diametro; ed ha fette membra .· due Faf- cie, un Uftello, e Γ Orlo, una Gufcia , un Liftello, ed un Tondino. Il Fregio è alto tre ottavi di diametro, e alta poco meno farà la Cornice. Il fuo fporto è due noni e mezzo di diametro; et undici fon le membra: cinque Li- ftelli, unaFafcia, un'Ovolo, due Fafcie da un Liftello divife , che fervono per Corona, la Gola diritta , e 1* Orlo . La Cimacia del Piedeftallo fa- rà minore alquanto del Bafamento, ed avrà cin- que membra · una Gufcia , un Liftello, la Co- rona, una Golaroverfcia, e l'Orlo. Lo fporto farà due noni e mezzo di diametro. Ancora nel- la Cimacia intagliare fi potranno, come nel Ba- famento, la Gufcia, e la Gola. Gli Antichi» queft' Ordine non dieder Bafe, come da' Mo- numenri fi conofce,ilche grato all'occhio non riufcendo, fupplirono i buoni Moderni con la Bafe detta da Vitruvio Attica, ο Atticurga . Al- ta é quefta mezzo diametro, con fei membra : il Plinto, il Toro, un Liftello, un Cavetto, un' altro Liftello,eΊ Baftone ο Toro fuperiore. Avrà di fporto poco più di due duodecimi é mezzo; e fi potranno intagliare il Toro, il Ca- vetto , e *1 Baftone. Il Tronco della Colonna avràd*altezza, comprefi gli Aftragalie laCim- bia, fette diametri ; ma perchè deve adornarfi, e non così nudoe liicio rimanere, come nel Tof^ cano>s'adoprinoper adornarlo le fcanalature, |
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ίο ORDINE DORICO.
le quali fono li più graaiofa e regolata maniera d'adorna mento, che intorno ad una Colonna ufare fi poÌTa, fconvenevoli effendo tutte Γ al- tre, come da noi nel Capìtolo degli Ahufì s* è dimoftrato. Varj modi diquefte fcanalature ri- mafero nelle antiche Fabriche, e fono da Vitru- vioinfegnate, onde noi a ciafcheduno de* fuilè- guenti Ordini uno Tempre diverfo ne andrem ponendo ; e in quefta guifa fe non tutti, alme- no quafi tutti qui raccolti cotali modi verremo a dimoftrare.Sarà il primo , come appunto a queft* Ordine , che fra tutti è Ί più fodo, fi conviene, poco cavato;e la forma dell' incavo fi vedrà nella Figura a deftra del Piedeftallo, nel- la quale una punta del Triangolo fervirà per centro al circolo dell* incavo, che dovrà toccare ambedue l'altre punte del Triangolo con le fue eftremità.Qtiefticanali fono ventiquattro, come fi ha nella pianta della Colonna, e fono larghi poco più d'un duodecimo di diametro. Ma per defcrivere le proporzioni generali di que- lle fcanalature (già che in altro luogo non ne abbiamo ragionato ) diremo primieramente , che non dovranno in una Colonna effer mai meno di venti canali, ftèpiù di vent*ottp.Op· porre mi fi potrebbe,che ne permetta Vitruvio fin trenradue ; il che può farfi, lafciandofi i pia- nuzzi; ma co* pianuzzi e tanta quantità di ca- nali fi vede chiaro, fe le Colonne troppo per così dire fminuzzate verrebono a rimanere. Av- vertir fi deve,che da' canali, fe in minor nu- mero fono, e meno incavati, rifulta maggior fermezza, e fein maggior numero e più inca vati, maggior vaghezza e leggiadria ; onde più numeroii,e più incavati eflì fieno nelle Fabri- che più nobili e più adornate, ed ali* incontro nelle men nobili meno incavati e di numero minore. Li Pianuzzi, che fono tra canali, fa- ranno ο poco più del terzo d' eÌTi canali,© non mai minori della quarta parte. Diverfe maniere di queili canali ti veggono negli Edificj anti- chi, e ne'moderni ancora; imperciochè parte per tutta la lunghezza della Colonna, e parte fon cavati per due terzi fola men te , reftando la terza più baflà parte così ripiena, come fe dentro fuiTe un battone ; il che oltre il difen- dere li pianuzzi, che fcantonati non fieno e guaiti, apporta alle Colonne un grandiffimo adornamento. Quanto ora abbiam detto, fer- virà per general regola di tutti gli altri Ordini ancora, e paiTeremo intanto ad oiTervare il Ca- pitello, Architrave, Fregio, e Cornice. Otto fono le membra del Capitello, alto mezzo dia- metro: il Collarino ( dove fogliono intagliarfi quattro rofe, le quali fervono ordinariamente per diftinguere quell'Ordine dal Tofcano, po- tendo di leggieri avvenire , che per la troppa fomiglianza uno con l'altro confondafi) tre A- nelli, un* Ovolo, Γ Abaco, una Gola rovcr- fcia, e Γ Orlo - Di quefle membra fi pciTcno intagliare l'Ovolo, e la Gola roverfcia . La maggior larghezza dell' Abaco, con lo fpono del fuo Cimacio , ο dir vogliamo dell* Orlo, è un diametro ed un quarto. Mezzo diametro forma l'altezza dell'Architrave, e tre fono le membra; due Fafcie e l'Orlo, altrimente det- to Tenia, fotto il quale a diritto de* Triglifi facciafi un regoletto tanto lungo, quanto lar- ghi fono i Triglifi , con fei goccie pendenti , lequali fi mettono a perpendicolo degli fpigoli de* canali né* Triglifi incavati. Qiiefte goccie da molti fono chiodi nominate, e particolar- menteutili fono per gli Architravi, i quali per queile goccie (la dove per altro apparirebbono un poco nudi ) rimangono convenevolmente adornati. Trequarti di diametro formeranno l'altezza del Fregio, nei quale fi devonoi Tri- glifi e le Metope ripartire. Qiieili Triglifi al- tro non fignificano e fingono che le tefte de* Travi, che fporganofuori del vivo.S'intaglia- no in eifi due canali interi, e due mezzi ne* cantoni per far moAra, che in efll Γ acque (correndo, dall'ingiuria delle pioggie reftino i Triglifi ben difefi.Sono eflì alti quanto il Fre- gio, e larghi mezzo diametro. Di quefia lar- ghezza faccianfi fei parri, tre delle quali a* piani rinchiufi fra canali s' aiicgncranno, alli due canali di mezzo 1 altre due, e quella pofcia , che rimane, in due parti rompendofi, fra li due mezzi canali de* lati fi dividerà. In mezzo a' Triglifi faranno le Metope , cioè que* fpa- zj, ne'quali s'intagliano cofe alla Fabrica, ο a chi la fa coftruire appartenenti, come già fi diiTe nel principio di quéfto Capitolo. Saran- no fempre altequantoij Fregio, ed altrettan- to larghe, dovendo fempre da chi errar non vuole farfi quadrate. Una difficoltà ne rima- quale è, che nelle cantonate, dovendo fi |
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far Loggie con Colonnati femplici, nelle qua- li fem pre una Metopa, e non un Triglifo, por fi dee, qualora della folita fua grandezza facciafi quella Metopa, ο mezza di qua e mezza di là, non fi potrebbono più allora Colonne fottopor- re, ο più fovra la mezzaria dell ultima Colonna l'ultimo Triglifo perpendicolare non reilereb- be.Tal difordine fi fchiverà, quando l'ulrirpa Metopa tanto grande fi faccia, quanto è loHfpa- zio,che reftadal Triglifo al vivo della Colon- na. (a) Semimetopa fi dice quefta da Vitruvio, (fe bene alla metà della Metopa non può ar- rivare) quali Semimetope, fe fieno, come infe- gna Vitruvio,imfol quarto di diametro, fola- mente a' Pilaftri quadrati, che non fminuifca- no, fi deono fovraporre ; ma quando por fi
deb- |
(a) ttem fiirxtrimìt /ingulit Semimetopiajint imprejfa diifidia meduVt Ufitudtne. Lib 4. Gap. 3.
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à ο R D 1 Ν E DORICO.
debbano fovra Colonne, che fminiiifciino, al- lora Tempre Ja lorgrandezza al fovradecto fpa- zio, eh' è dal Triglifo al vivo della Colonna, dovrà pareggiarii. Sopra quefto Fregio corre una Fafcia , chiamata Capitello ο Cimacio de* Triglifi,alto un diciottefimodi diametro. La Cornice, alta cinque fefti di diametro manco mezzo dicìottefimo, avrà dodici membra: una Gufcia, un Liilello, un' Ovolo, un' altro Li- ftello, una Fafcia , (nella quale al dirittofo- prii i Triglifi fportano i Menfoloni , che pro- prj fon di queiP Ordine,e follengono ilGoc- ciolatojoj una Gola roverfcia, un LifteIÌQ,la Corona, un' altra Gola roverfcia , un altro LifteJlo, la Gola diritta, e Γ Orlo. Nel fof- fitto del Gocciolatojo fi formano diverfi ripar- timenti, ove diverfè cofe s'intagliano a capric- cio deir Architetto, di baiFo rilievo però fem- pre, acciò da quelle adornamento e grazia, e non confufione, all'opera ne derivi. Al dirit- to de' Triglifi fotto i Menfoloni vuol Vitru·» vio lib. 4. cap. 4. fi fcolpifcano deile goccie,le quali fiano fei nella larghezza e dodici nella lunghezza. Qiiefta Cornice avrà di fporto af- fai più deir altezza , e ciò per Io rnolto agetto de' Modigliónii quali così ajiitarpof- fono a foftener la Corona ; il che non folanien- te difende dall' acque, e dalje nevi le Fabri" che , ma le rende ancora più adorne e gra- ziofe, e fa parer maggiori le Cornici ; dove al contrario quando le Cornici poco fportano , mozza e con poco garbo l'Opera rimarrà. Lo fporto é ua diametro e due noni; e fi poiTono intagliare Γ Ovolo, e le Gole roverfce. Anti- camente nella Gola diritta detta Scinia , al dir di Vitrqvio iib, 5. cap. 3., tefte di Leoni inta- gli ^re fi folcano a diritto de' Modiglioni, dal·^ le quali le raccolte acque fuori fi mandava- no; nulladimeno ciò rare volte, ancorché riefca ottimamente, e dal Sanniicheli, e dasli altri buoni Moderni fu praticato: Ma effendoci noi propofto di neÌTuna tralafciare dì quelle co^ fe, che da faperfi fono più neceilàrie a chiuii- que varrà con lode quefta belliffima Profeifio- ne eferci tare, ora un penfieroin mente mi cad- de, che non avendo ne' Capitoli generali della diminuzione delle Colonne favellato, fi potreb'· be da taluno ragionevolmente giudicar man? chevole queft'Operecta,come priva 4'wn^ pat" te, fenza la quale ftare non può la buona Ar- chitcrtura ; imperciochè qwai bellezza, e qual grazia aver potrebbono le Colonne , che con bella regolata diminuzione dall' Architetto non fi formaiTero? Nori iftimo dunque eiferepotrà difcaro a'Lettori,fi come non inutile certamen- te, ch'io qui ne tratti,e parli delle due ma- niere, con le quali efla dimunuzione e dal San- michcli, ^ da tutti gli altri noltri zi da qualunque buono Architetto fu pratica- ta. Dalla men ufitata maniera cominciando, diremo, che fatte del Tronco tre parti, la prima parte quanto più s'inalza, di mano in mano s' accrefca e fi ^onfi, cosi però , che quefta gonfiezza maggiore mai non divenga d' un dieiottefimo ed un terzo di diametro. L'ai" tre due parti poi vadano fminuendo fino alla fommità della Colonna, dove fotto la Cimbia farà fegnato il fuo raftremamento. In cotal guifa quefta gonfiezza, come dal fovraftame pefo, onde premute fono le Colonne, cagio- nata, cofa naturale e propria (a che tutte Γ Arti tender fempre devono) raiTembrerà. L' altra maniera, che più coinunementc s' ado- pera, fpiegheremo brevemente, dicendo che fktte, conie detto abbiamo, le tre parti, la in' feriore refti a piombo, e Γ altre due fminuif- cano. Qiii fòrpaiTare non fi dee una diligen- tiiTima oiTervazione e diverfità, che lo Sca- mozzi intorno al dividere il Furto in parti vuo- le fia in ciafchedun' Ordine avvertita. I Fufti tutti fecondo lui in dodici jparti dividendofi , tre di quefte parti nelle Colonne Tofcane, tre e mezza nelle Joniche , e quattro nelle Corintie a piombo rimaranno. Non da così riftretti termini circofcritto nelle Doriche e nelle Compofite farà 1* operare dell' Archi- tetto , che quel numero di parti , per la- rdarle a piombo, eleggerà , quali fecondo a quefte proporzioni giudicherà più conve- nevoli. Qtianto pofcia far fi deggia , perchè nelle parti di fopra dilettevofee graziofa riefca la diminuzione, non m' affaticherò con altre parole a dichiararlo , avendo di ciò chiara e diffùfamente, e meglio affai di quello, eh* i© far poteflì, il Serlio, il Vignola , il Palladio, e lo Scamozzi trattato ne' Hbri loro, le rego- le de'quali per comodo, e profitto de* miei L,ettori nella vicina Tavola fi vedranno efe- guite con efàtezza, Ma non bafta porre tanra cura e diligenza perchè bene diminuifcano Γ inferiori e fuperiori parti, che fi deve ancora trovar modo, come la parte, che fminuifce con quella,, che refta a piombo, ο raftremaii air ingiù, congiungafi graziofa men te. Ciò fa- cilmente s'ottei-rà, quando formata la parte inferiore^ delle fommità di quelle due linee, che la racchiudono, fi formi un femicircolo, in cui terminando la parte inferiore, e la fu- periore cominciando ^ con leggiadra grazio- fa unione ambedμe congiunte reftino et anno- date. Efpofta quefta dottrina, che pretermet- terfi non dovea, per la quale più opportuno luogo non ho potuto ritrovare, profeguiremo lemodinature di queft'Ordine fecondo la men- tp degli altri Autori, |
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64 ORDINE DORICO.
Ondine Dorico dì Vìtruvìo. CAPO XX.
Molto chiaramente e più difFufamentedel fuo coftume è da Vitruvio dercritto il Dorico,cui perefporre fecondo la mentefua, quanta per me fi può diligenza ed efatezza maggiore, non ho lafciato d* adoperare. De* Piedeftalli non parlerò, già che Vitruvio non ci preferi ve determinata regola per formarne le proporzioni, dicendo folamente lib-1- cap. g. che compofti effer devono di tre parti,Ci- macia, Dado, e Bafamento,e che quello Ba- famento, e quella Cimacia s' adornano con Liftelli, Gufcie , Corone, c Gole, fenza punto venire alle proporzioni · Ragionando poi del Podio del Teatro, lib. 5. cap. 7, (il
3uale da molti fi crede Io fleffo , che *1 Pie eftallo^ dicech'eflb Podio alto fia la dupde" cima parte deir Orcheftra. Però certa rego- la trovar non fi può per farne giudi difegni, ond* io, che prefiiTo mi fono di non lavorare di fantafia ingannando chi legge, ma d'eipor·» re con ogni fchiettezzae fincerità la mente de" gli Autori, quale appunto la trovo nell* ope^ re, ο neMibriloro, ho cralafciati eifi Piede- ftalli, come pure n' ha tralafciata la dichiara- zione Γ Alberti, che qui unito con Vitruvio vedrà il Lettore. Come abbiam detto, Baie alcuna egli al Dorico non aiiegna, defcriven^ do in vece 1' Atticurga, della quale io pure mi fervirò, veggendola da quafi tutti i buoni Autori adoperata· Ma qui non accade più fa- vellarne , avendola io già defcritta nel Sanmi- cheli. U altezza del Tronco della Colonna farà fei diametri,e nella fommitàla fella par' te della groiTezza da piè dovrà fmmuire. In·· torno a quelle diminuzioni ci lafcia Vitruvio un belliiTimo ricordo, il quale fempre dovreb- befi porre in ufo. Dice che fecondo Γ altezza delle Colonne fi deve la lor diminuzione re- golare ; perochè nelle Colonne di molta al- tezza Γ oggetto all' occhio fi fminuifce, onde in que* cafi neceflarla non è ta^nta diminuzio' ne, quanta nelle balTb e corte àbbifogna. Però fe la Colonna alta fia da quindici fino a venti piedi, il fuo diametro fi divida in fei parti , e di cinque di quelle parti fi^faccia la groifez- 2a di cima, fminuita cosi rimanendo |a fefta parte. In quelle poi, che fono da venti fino ft trenta, il diametro fi dividerà in parti fette, di fei delle quali fi farà la groiTezza di cima, ond' effe fminuifcano un fettimo di diametro, Cosi in quelle da trenta fino a quaranta il dia' metro fi dividerà in fette e mezza ; in quelle da quaranta fino a cinquanta in otto ; e così ordinatamente profeguendo alla ma^iore 0 minore altezza proporzionatamente la α zione s'adeguerà. Il Capitc/io farà mezzo dia- metro, e avrà le membra medefime, che ab- biamo nel Sanmicheli vedute ; ma lo fporto egli non vuole fia più, eh* un ottavo di dia- metro; quale fporto dal Barbaro icarfoe man- chevole, e invero non fenza ragione, fu giu- dicato. Si potranno intagliare il Bottaccio e la Gola roverfcia. L* Architrave,alto mezzo dia- metro, avrà due membra : una Fafcia, e Γ Orlo, e pofcia le fue Goccie e *1 Regoletto. Il Fregio farà eguale al defcritto nel Sanmi- cheli; ma tre noni e mezzo di diametro alta farà la Cornice, con fette membra; una Go- la roverfcia , un Liftello , la Corona , una Gola roverfcia, un' altro Liftello, la Gola diritta , c 1' Orlo. Tre ottavi di diametro formino lo fporto della Corona ; e fra queftc membra fi poiTono intagliare le Gole. L' Ar- chitrave, Fregio, e Cornice poco faran mino- ri delia quarta parte della Colonna. Tutta 1* altezza fi dividerà in parti dieciiette, e due noni e d' una di quelle fi formerà il Modulo divifo iu parti dieciotto, come nella Tavola XIII. |
Ordirle Dorico dell' Alberti.
CAPO XXI.
QUeft' Ordine, che negli altri Autori è fecondo, farà il primo che in quefto Autore ci poniamo ad esaminare, il quale del Tofcano non ha trattato. La Baie, eh' elfo a- dopera,è l'Attica. Alto egli vuole il Fuilo della Colonna fette diiimetri ; ma nell' altez- za del Capitello, che fa di tre quarti, è ra- gionevolmente dal Cataneo prima biafimato, poi dalCambray, ancorché ne' difegni diqueil' ultimo Ja mifura fia di quella minore, che dall' Alberti fi preferiva . D' effo Capitello que- (lefette fon le membra;il Collarino, una Gola roverfcia, un Liftello, Γ Ovolo, 1 ' Abaco, una Gufcia, e 1' Orio.L' Orlo farà largo per ogni parre un diametro et un duodecimo; e di que- fte membra fi poiTono intagliare Γ Ovolo , e la Gola, U Architrave e Fregio fono fimili a' già veduti.. Quattro fefti di diametro fan Γ altezza della Cornice, in cui fono undici mem- bra ; una Gola roverfcia, un Liftello, un' Ovolo, i Modiglioni, un* altra Gola rovefcia, un Li- ilello, la Corona, pur un' altra Gola roverfcia, un Liftello , la Gola diritta, e 1' Orlo . Di tre quarti di diametro ed un' ottavo è lo fporto di (juefte membra , tra le quali fi pof- fono intagliare Γ Ovolo, e le Gole, L' Architra- ve, Fregio, e Cornice poco eccedono la quarta partedel Tronco della Colonna. Tutta Γ altez- za fi dividerà in parti diecinove e cinque fefti, e d'una di quefte fi formerà il Modulo divifo in parti dieciotto ; come «dia Tavola ΧΠΙ.
Ordine |
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64 ORDINE DORICO.
Ordine Dorico del Palladio.
CAPO XXIL
'Ordine Dorico di qiieft* Autore è in mol- te parti a quello di Vitruvio, e del San- micheli conforme, onde per non replicare le già dette cofe non molto ora s* emenderemo, IJ Piedeftallo egli fa di tre parti, Baiamento, Dado, e Cimacia, Due terzi di diametro vuo- le il Baia mento, che avri cinque membra: un Zocco, una Gola diritta , dueLiflelli, et una Gufcia» Lo fporto è poco più dHin quarto di diametro; e intagliare fi potrano la Gola, e la Gufcia , Il Dado è alto un diametro ed un terzo ; e la Ci macia , che poco è più d' un terzo di diametro, ha cinque membra : una Gu- fcia, un Liftello, un'Ovolo, la Corona, e 1' Orlo ; tra le quali Γ Ovolo s'intaglierà . La Bafe è 1*Attica, qual non occorre di nuovo dichiarare, perchè fe qelje proporzioni farà diverfa j fi potrà tutto conofcere agevolmen^ te da* numeri nella Tavola defcritti . Dolce^ mente attaccai! il Plinto all*Orlo della Cima- eia del Piedeftallo ; cofa con grandiilimo giu^ dizio penfata, e di moltp ornamento infieme ed utilità al Piedeftallo , ilqualecosì ehafom- ma grazia, e difefo refta dall'ingiurie dell' ac- que, che non vi fi poifono fermar fopra, nè iggiacpiandofi ofifenderlo , Il Fufto della Co- lonna, fe appoggiato a*Pilaftri,fecondoqueft' Autore, farà otto diametri e cmque dupdecimi, e fol fette e mezzo ο otto, fe ifolato. Lo adorna egli con ventiquattro canali, nella fommità la deci- ma parte della groiTezza da pie refttingendolo, Altoè'l Capitello mezzo diametro, e tutte le parti avendo da Vitruvio infegnate, foloinciò fi dìftingue,che nel Collarinooltre le Rofe ri- ceve quattro altri fiori parimente di baflb rilie- vo. Il fuQ fporto è poco più d* un quinto di diametro. Dell'Architrave e del Fregio che a* già defcritti faranno fomiglianti, altro non parleremo. Il Capitello de* Triglifi farà alto ìa npn^ parte del Fregio , cioè la duodecima d'un diametro. Mezzo diametro ed UP duo- decimo fanno l'iiltezz^ della Cornice, che ha otto membra runa Gufcia, unLiftelIo, un'O- volo , la Corona, una Gola royerfcia, un* ali? tro Liftello, la Gola diritta, e l*Orlo.Ìl fuo fporto farà dell'altezza maggiore, eÌTendo tre quarti di diametro, comprendendovifi però il picciolo fporto del Capitello de* Triglifi .· Le membra, che dar fi poflbno agi' intagli,fono l'Ovolo e le due Gole. Il Piedeftallo è alto quafi la quinta parte del Tronco della Colone na ; e 1* Architrave, Fregio, ο Cornice quafi la quarta parte di tutta la Colonna , Tutta 1' altezza fi dividerà in parti ventiiei^ (S d* lina di quefle fi formerà il Modulo divifo in parti dieciotto, come nella Tovola XIV. |
Ordine Dorico dello ScamoTizì. CAPO XX IH.
PArimente l'Ordine Dorico dello Scamoz· zi molto alli già defcritti negli altri Auto- ri uniformafijonde non molto di tempo nèdi fatica ci farà meftieri nel dichiararlo. Due dia- metri e poco pili d'un quarto alto fi vuole da queft' Autore il Piedeftallo, che in fei parti fi divìderà, due delle quali fi daranno al Ba- famento, tre al Dado, e la fefta alla Cima- fia. Il Bafamento farà alto tre quarti di dia- metro con fei membra ; un Zocco, un Bafto- ne, un Liftello, una Gola diritta, un* altro Liftello, ed una Guicia, il fuo fporto è po- co minore d' un quarto di diametro e atti per gì* infagli fono il Baftone e la Gola. L* altez- za del Dado, che farà Ìifcio, e fenza membro alcuno, da un diametro fi formerà e da treot- tavi; come altresì da tre ottavi,e non da più , come pone le Blond, quella della Cimacia, che avrà fei n?embra : una Gufcia, un Liftel- lo, un'Ovolo, la Corona,un' ahro Liftello, e Γ Orlo. Il fuo fporto farà poco più d* un quar- to di diametro; e non altro, che Γ Ovolo , può intagliarfi. La Bafe è ì Atùc^, Ventifei cana- li adorneranno il Fufto della Colonna,che fa- rà fette diametri e mezzo, fininuendofi un quin- to di diametro nella fommità; e Η Pianuzzo tra li canali farà d' efflla terza parte.Tre ma- niere di Capitelli infegna queft* Autore , la prima delle quali ha tre Anelli; la feconda ritien folo 1* Anello inferiore, facendo de'due fuperioriun Tondino; e la terza al Capitello neir Alberti yedutofi s* uniforma. Neil' altre parti il Capitello da quelli degli altri Autori non fi allontana. Lo fporto farà tra Ί q^uinto , e Ί fefto del diametro per parte. L'Arcnitrave è alto quafi tre quinti; nel rimanente, come il Fregio altresì, da quelli degli altri non fi diftin-
fue.Sette decimi di diametrofanFaltezza della fornice, di cui dodici fon le membra: una Gola jrovprfcia, un Liftello, il Dentello , del quale parleremo nell* Ordipe fuflèguente,un Liftel- lo ,la Corona, una Gola roverfcia, un Liftello , la Gola diritta, e Γ Orlo. Il fuo fporto è poco più di cinque fefti di diametro ; e intagliar fi potreb- |)ero le Gole roverfcie, la Gufcia, e Γ Ovolo . Π Piedeftallo è alto una delle tre parti della Co- lonna e tre quarti; e i' Architrave ,Fregio, e Cornice fono la quarta parte. L* altezza tutta fi divideràin parti venticinque e tre duodecimi e mezzo,ed'unad'eiTe fifórmerà il Modulo di- yifoin parti dieciotto, come nella Tavola XIV.
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τ XV
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64 ORDINE DORICO.
Ordine Dorico del Serlio. CAPO XXIV.
ANcora queft'Ordine , più che da qualun- qu* altro de'noftri Autori, ibdo e fchiet- tó formoiTidal Serlio, il quale fempre mai alla gravità più attefe e al decoro, che alla vaghez- za e agli ornamenti. Il Piedeftallo farà forma- to di tre parti: Bafamento, Dado, e Cimacia. Del Bafamento farà Γ altezza la quinta parte del Dado, cioè poco più di cinque duodecimi di diametro, e non già un terzo , come mi- fura le Blond, e quattro faran le membra ; un Zocco, un Baftone, un Tondino, ed unLi- ilello;tra le quali fi potranno intagliare il Ba- ilone, e Ί Tondino. L* altezza del Dado in quefto modo fi ritroverà . Fiflàta h fua lar- ghezza a piombo del Plinto della Bafe, fi for- mi un quadrato; indi tirata in queilo quadra- to la diagonale,la lunghezza di quefta farà Γ altezza appunto d' eflb Dado, la qual propor- zione è dair Autore chiamata dìagonea. Ù al- tezza della Cimacia pareggierà quella del Bafa- mento fecondo il vero tè& del Serlio, nè de- ve eiTer minore, come nota le Blond. Quattro fon le membra d'eiTa Cimacia, e non cinque, come fono dal fudecto Francefe difegnate; un Liftello, un Tondino, una Gola roverfcia, e Γ Orlo. Si potrebbero intagliare la Gola, e Ί Tondino. V Autore non ci dà regola dello fporto, ma fi può congetturare fia eguale all' altezza,come abbiamo difegnato. La Bafe è Γ Attica, il di cui fporto farà un quarto di diametro, alla qiìal mifura non arriva Cam- bray ,nè le Biond. Il Tronco della Colonna fa- rà fei diametri, adornato da venti canali. Il Ca- pitello in ciò fole farà da Vitruvio diflbmiglian- te, che potrà, come ftima il Serlio, la fua projet- tura arriyai-e al perpendicolo del Plinto della Ba- ie , nella qual cofa verameute ( fia detto con buo- na pace) parmi alquanto il Serlio eccedeiTe, nè faprei configliare alcuno ad imitarlo, fe bene afferma egli aver ciò nelle antich* Opere of- fervato. Diflè apertamente Γ Autore che corrot- to fofpettava il tefto di Vitruvio, ove parlafi d* eiTa p; ojettura, e per quefto egli una maggiore a fuo modo ne difegnò ; il che far doveafi dal Cam- bray volendo egli il Dorico del Serlio rapprefen- tarci, e non già, come fece, difegnare una pro- jettura fecondo il tefto di Vitruvio, in cui dal Serlioerror fi pretefe. Ma torniamo in via. L* Architrave,eΊFregio dalli già defcritti non fi difcoftano. Alta farà mezzo diametro e un poco più di mezzo diciottefimo la Cornice, che avrà fette membra .· un^ Gola roverfcia, un Liftello, la Corona, un* altra Gola roverfcia, un* altro Liftello, la Gola diritta, e l'Orlo ; delie quali fipoffono intagliare le Gole roverfde. Il fuo fporto farà quattro fefii, e poco più di mezzo diciottefimo. Un quinto della Colorna e poco più farà Γ altezza del Piedeftallo, e più d* un quarto quella dell'Architrave, Fregio,e Cor- nice. Tutta l'altezza fi dividerà inparti venti- tre, due terzi, e quafi un diciottefimo, e una di quefte farà il Modulo, divifo in parti die- ciotto, come nella Tavola XV. |
Ordine Dorico del Vignala.
CAPO XXV.
MOlto gentile e leggiadra, e in parte ancó- ra dall' altre diverft è la modanatura del Γ Ordine Dorico del Vignola, e degniiTima d* eirere,così da quelli, che meno fanno, come da* più intelligenti ben ricevuta. Il Piedeftallo fa- rà due diametri ecinqueduodecimi, e di tre par- ti, Bafamento Dado, e Cimacia. Il Bafamento è alto cinque duodecimi di diametro, con cinque membra: Un Zocco,un Plinto, una Gola di- ritta, un Tondino, e un Liftello. Ha di fporto unfeftodidiametro;e fi potrebbero intagliare la Gola, e'I Tondino. Il Dado ha due diame- tri d'altezza, e un quarto la Cimacia, che pure avrà cinque membra ; una Gola roverfcia, la Co- rona, un Liftello, una Gola diritta, e Γ Orlo. Tanto farà lo fporto, quanta è l'altezza; ed in- tagliare fi potrebbono le due Gole. La Bafe, che dalle altre è diverfa, è alta mezzo diametro, €<κι lo fporto d'un quinto di diametro e poco più, con tre membri: il Plinto, e il Toro, e un Tondino; il fecondo de' quali fi potrebbe inta- gliare. Il Furto della Colonna farà lungo fette diametri, e fminuirafll nella fommità la fefta parte della fua gioflezza. Sarà pure, come vuoi Vitruvio, da venti canali adornato. Il Capitello aito farà mezzo diametro,in ciò folamente da Vi- truvio diftinguendofi, che fotto il Bottaccio in vece di tre Anelli avrà un Anello folo ed un Tondino alla maniera, che oiTervata fu nel Tof· cano. Intagliar fi potranno il Tondino, il Bot- taccio, e la Gola fopra Γ Abaco. L' Architrave, e *i Fregio, che agli altri fono fimili, non dichia- rerò . La Cornice alta più di due terzi di dia- metro, ha nove membra: un Liftello, un' Ovolo , una Fafcia , dalla quale nafco- no i Modiglioni , una Gola roverfcia , la Corona,un' altra Gola roverfcia, un Liftello, una Gola diritta, e Γ Orlo. Il fuo fporto è un' in- tero diametro ; e intagliare fi potranno Γ Ovolo, e le Gole-Il Piedeftallo farà la terza parte ,e Γ Architrave, Fregio, e Cornice la quarta parte della Colonna. Si dividerà tutta l'altezza in parti venticinque, e d'una di quefte fi formerà il Mo- dulo divifo in parti dieciotto, come nella Tavo- la XV.
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64 ORDINE DORICO.
DegV Intercolonnj , Archi, ed Impofie deir Ordine Dorico,
CAPO XXVI.
COnfiiÌerato già qiieftOrdine in ogni par- ticolare Autore, refta ora, che noti così di- 'Ìlintamente ie opinioni de* med^fimi Autori tutti infìeme circa la formazionedegI*Interco- lonj, Archi,ed Impoftefi poniamo ad efami- nare, come fopra abbiamo fatto al fine del Tofcano, ecome faremo in avvenire al fine di ciafcuno degli Ordini fuffeguenti. Dovendofi dunque far Colonnati femplici di queft* Ordi- ne, adoprafinegl'lntercolonnjJa maniera P^c- Kofiylos, ο la Diafl'Jos, in che tutti gli Autori confentono, come detto abbiamo nel Capito- lo ΧίΧ., acciò riefcanoben regolati i Triglifi e le Metope. Circa le Impofte, da quelle del Sanmicheli quattro ne abbiamo fceite, chegra- ziofe e gentili a noi fembrarono fommamente. L'altezza della prima crefce un poco di cinque noni, e qualche poco ancora aggiungendovi, avremo l'altezza della feconda. Tre quarti e mezzo diciottefimo diede egli d' altezza alla ter- za, e all'ultima mezzo diametro. Le membra della prima fon* otto : due Fafcie, due Ovo- li, la Corona, un Liftello, una Gufcia, e 1* Orlo. L*agetto è tre ottavi di diametro;e fra le dette membra gli Ovoli, e la Gufcia s'intaglie- ranno. Undici fono quelle della feconda: un Liftello, un Tondino, il Collarino, una Go- la roverfcia, un' altro Liitello, e Tondino, una Gola diritta, pure un' altro Liftello , la Corona, un'altra Gola roverfcia, e 1* Orlo. Si potranno intagliare le Gole, e i Tondini: e lo fporto a due duodecimi e mezzo di diame- tro non arriverà. Otto, come quelle della pri ma, fono altresì le membra della terza ; due Fafcie, due Tondi ni, due Ο voli, una Gufcia, e Γ Orlo. Lo fporto è quafi due fefti; e per grintaglj fervir poffbno gli Ovoli, la Gufcia, e i due Tondini .La quarta finalmente ha fet- te membra: un Liftello, un'Ovolo, la Coro- na , una Gola roverfcia, un* altro Liftello, una Gufcia, e Γ Orlo ; fra quali per gì* intagi j s* ado- preranno Γ Ovolo, Ja Gola , e Ja Gufcia. JVTa dovendofi fare Archi fecondo il Palladio, la lu- ce d'effi Archi farà minore di due larghezze quanto farà lunga la Menfola ο Serraglia dell* Arco -1 Membretti faranno poco più 4i cinque duodecimi di diametro, e 1' Archivolto poco minore del Membretto. Due forti d* Impofte propone il Palladio, alte poco meno di cinque ottavi. La prima ha otto membra ; due Li- ilelli, un'Ovolo, un* altro Liftello,una Go- la diritta, un'altro Liftello, una Gola rover- fcia, e l'Orlo; delle quali fi potrebbero in- tagliare il Tondino, le due Gole , e l'Ovolo; e tutto lo fporto farà un quarto di diame- tro , Otto pure fon le membra della feconda, che un quarto di diametro fporgerà; il Colla- rino, un Liftello,un Tondino, una Gola di- ritta, un'altro Liftello, la Corona,una Go- la roverfcia, e l'Orlo; fra le quali fcegliere fi poflbno per gì' intagli le due Gole, e^l Ton- dino. Paifando allo Scamozzi: la luce degli Archi avrà di larghezza cinque diametri , ed un quarto, ed in altezza calerà di due quadri quafi un terzo di dismetro , La ferra- |
flia farà alta cinque fefti, e le Alette fette uodecimi e mezzo . L* Importa maggiore , alta quafi cinque fefti, fporge un quarto di dia- metro, ed ha nove membra; due Fafcie,una Gola roverfcia, un Liftello, una Gola diritta , un'altro Liftello, la Corona, una Gola ro- verfcia, e 1' Orlo; e tutte le tre Gole fi po- trebbono intagliare. Cinque duodecimi e mez- zo di diametro fanno Γ altezza della minore, che fporgendo poco più d'un fefto di diame- tro ha lette membra tutte fimili a quelle , che di fopra alla Gola roverfcia fono nella mag- giore. Reftano a vederfi il Serlio, e *1 Vigno- la. Uuole il primo la luce degli Archi raddop- piata in altezza alla fua larghezza ; e di mez- zo diametro il Membretto, e l'Archivolto. Ha lafciato egli di porvi Impofta fua , per fervir- fi di quella, eh* è nel primo Ordine del Tea- tro di Marcello, della quale come non bifo- gnofa difpiegazione,per eiTere così nota,altro non parlando, paiTeremo fubito al Vignola. La luce degli Archi fecondo queft' Autore fa- rà di due quadri, e Ί Membretto tre quarti di diametro. All' altezza dell'Archivolto,che farà mezzo diametro, fi pareggierà quella deli* Impofta, che avrà fei membra : due Fafcie , un Liftello, un Tondino,un'Ovolo,e l'Or- lo. Lo fporto farà un terzo dell' altezza; e s* intagiìeranno l'Ovolo, e'I Tondino. Avver- tir debbo, che fenza Piedeftallo gli Archi fa- cendofi,acciò l'Opere non reftinotroppo toz- ze e maiTiccie, fi fminuiranno i Membretti,!* Impofte, e gli Archivolti a proporzione della minore , ο maggiore altezza, in cui tolto il Piedeftallo Γ Opere rimarranno . Qiiefta per tutti gli Ordini, e per tutti gli Autori anco- ra farà regola generale, Ed eccoci con Γ efa- tezza e brevità maggiore, che abbiam potuto, al fine dell* Ordine Dorico pervenuti. |
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ORDINE IONICO
DEL
A Ν Μ I C Η E L I
CAPO XXViL
SE ài queiVOrdine, che del Dorico è men maeitofo e men fedo, ma più gentile e più delicato, e non però privo di quella gravità, che per appagare rimelietto richiedefi, inven- tori fuflTerogP Ionici dell'Attica,ο gli altri Io- nici , che paÌTarono neli^ AÌìa minore in quel paefe,di cui può vederfila defcrizione in Stra^ bone al principio del 14.5 e in Plinio al lib. 5. cap. 29., è difcordia fra gli Scrittori. Dice Vi^ truvio lib. 4. cap. i-, che niolte Coionie di que^ fti Popoli condotte da Ione figliuolo di Xuto, e di Creufà paiTando neir Aiìa minore ivi fà^ bricarono moke ampliflìme Città, e difcaccian- do i Carii e i Lelegi da Ione loro Duce quelle Regione spellarono ionia,dove Templi in onore de'loro Dii cominciarono ad inalzare. Soprai querto luogo fcrive il Barbaro eiTere fuperfluo i detti dì Vitfuvio con le autorità di Plinio, Stra- bone, e Panfania, e degli altri confermare , dove più toilo a quelli dare autorità fi dovreb- be con le parole di Vitruvio. A me pare, eh· ivi il Barbaro, agli architettonici pj-ecetti in- tento, foile poco accurato , poiché l'opinion di Vitruvio non veggo confermarfi, ma bensì diftruggerfi affatto dagli altri Scrittori . Per quanto da loro ritrarre ho potuto. Ione figlio- Io diXuto (qual Xuto fecondo Pauiània nell» Acbflja uno fu de' Figlioli d'EJIeno , dicuipa^ dre fu Deucalione; fè bene Stefano Bizantino chiama con altro nome il padre d'Ione nel li- bro delh Città) fu Re di quefti popoli aiTai tempo avanti,ch'eflì neir Afia fi trasferiifero. Scrive Strabone nel 14., che*! primo, ch^ im? |
Ione ivi ancora molto tempo Γ imperio tenne- ro, fino che difcaccìati furono dagli Achei; il che fi conferma anche da un luogo d' Erodo- to neir Euterpe , ( b) i| quale di quefto Ione figliolo di Xuto fece anche menzione nella Po- lima, e nell* Urania. Che poi queft' Ordine da quefte genti foflè pofto in ufo in Europa vedefi chiariffimo , in quel luogo di Paufania T\ell* Arcadia y ove fi parla dell' antichiifimo Tempio di Minerva Alea, di cui fcrive queft* Autore, che fuperava quanti erano Tempj in Peloponnefo, nel q^ual Tempio eflèndo tre or- dini di Colonne, quelle del terz' ordine fuo- ri d'eiTo Tempio erano ioniche. Quelle fo- no le opinioni degli Scrittori da me raccolte, quali circa Γ origine dell* Ionico difcordano molto da quanto fcrive Vitruvio. Non fi puòfcn- za dolore le rovine di tanti Edificj, che prodigi fu- rono dell* Arte, fatti dall'ingegnofiffìma Grecia, incontrare negli antichi Autori, che ο fi dicono apertamente, ο fi può congetturare foiferodi queil'Ordine, de'quali fe veiligj alcuni rima- iieifero , quanti belliillmi lumi fi rrarrebbono oltre Timmenfo diietto di contemplarli j Ma lafciando quello vano lamento proièguiremo Janofltavia, e fi porremo fubito a confide- rare 1*Ionico nel noilro Sanmicheli,di cui pp* che Opere ioniche s* incontrano, almeno importanza e grandi, che a lui con certezza poflàno attribuirfi Bensì veggonfi moki De- pofiti ed Altari d'Ordine Ionico fatti a'tem^ pi, ne* quali egli viveva, cui tengo per cer- to, che ο fuoi foifero, 0 fe non fuoi, alme^
------ -----------—"T J ■^»·.·' · -wi-v w XUUX ΐνι.λ,χν,', V iX- ,
peraiTe agl'Ionici η eli'Afia, fu non Ione, ma no di quelli ingegnofi Uomini, che qui non
Androclo, che viife molto dopo, eÌTeodo ila- pochi fiorirono della fua fcuolaj poiché fono
to figlio di Codro , Re famofo degli Ateniefi ; si graziofi, e pieni della di lui inaniera , che
le Plutarco in Omero citando Arinotele nella Jiulla più. Io però non da quelle, ma da quel-
Poetica vuole, chela Colonia ionica paifara le Opere, che fue fono con ficurezza , le mi-
««II' A £:_!· t^ j . 1______________. I _ · 1 /· · ___i:
-- * «Ulama Jii iii^ctvci cilCit. i.iaLV> a-iwi-iviiiin , u LUia tit-iiv, ij^uaii uinuv χι
il paflagio di quelli popoli in Afia aiTai dopo Modulo divifo come il folito in parti dieciot- lone, cui eiTo Paufania chiaramente fcriveef- to. Un terzo in circa della Colonna forpierà fere morto in Attica; e che gli difcendenti d' Γ akezza del Piedeilallo , fenza il Zoccolo ,
il
(a) H^ Civitates tutu Carat, ^ i,ihgsf ejectjfeitt ^ eaftt tevrés ffgiotiffft a [ìuce fue Ione apellaViTunt It-
ntam : ibique Tempia Deoram immorialium cortfiituentes cspenmt fa»a adificare .
(b) Acheomm^f qui tonai fed'hui futi exegerunt &{, Hcrod. lib. t
4leie Minerva vetus Templum Aleus edificavit .... facil» Tgmpla catera^ qua in Pehpgnnef» , fvnt fuperst ..t. tmiut e»trtf Teffsp'um , loitife cokmfit fum , Pauja/tiaf i/3 Arcadici ξ . |
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64 ORDINE DORICO.
il quale veramente <3el Piedcilallo non è par- un Liilello, due Tondini un' altro Liilello,
te; e quaii il quinto del Tronco quella dell* un altra Gufcia, un Liflello , ed wn Bafto-
Architrave, Fregio, e Cornice. La luce dell* ne; tra quali in Opere aÌTai delicate fi potreb-
Arco farà maggiore in altezza di duequadri;e bero intagliare ilBaftone,iI Plinto,ed i Ton-
mezzo diametro faranno i Membretti, come dini . Il fuo fporto di poco eccede il terzo dell'
altresì Γ Archivolto, c le Impofte. La'.luce del- altezza. Ventidue canali adornano il Fu ilo del-
la Porta larga fia tre diametri, ed alta fette ; la Colonna, che farà lungo otto diametri ed
e d'effe la quarta parte fia f Ornamento, che un quarto, e fminuiraffi nella fommità quafi
pendente avrà una Cartella dall' una e dall' la fettima parte dellagrcifezzada piedi. IlCa-
altra parte della Cornice. Più d'un feftodel- pitello degli altri fin' ora dichiarati è piùador-
la larghezza faranno l'Erte ο Pilaftrate ; e due no, onde riufcendo altresì più difficile, habi-
decimi di lunghezza della Cornice formeran Γ fogno di più difFufa dichiarazione. Secondo
altezza del Frontifpizio. L'Impofte fi dichia- quefto Autore,che gli fece il Collarino ,haot-
reranno al Cap. XXXIV., ove dalla Tavo- te membra, e fecondo gli altri folo cinque ;
la XXV. faran moftrate. Gì' Intercolonnj fa- ma nelle antiche Fabrichee nell'una, e nell'
ranno di quella maniera , che fra le già fpie- altra maniera fi vede . Le otto membra del
gate nel Capitolo XXVI. più tornerà , non Sanmicheli fono il Collarino, un Liilello,un
avendo queft' Ordinedi Triglifi, di Modiglio- Tondiuo, un Ovolo, una Fafcia, che forma
ni, ο d'altro veruna obligazione. Ma perdi- le Volute, un Liilello, una Gola roverfcia,
fcendere al particolare delle parti .il Piedeilal- e Γ Orlo. S'intaglieranno il Tondino, Γ Ο-
ίο tre ne avrà ; Bafamento , Dado , e Ci- volo, e la Gola roverfcia. Alcuni fotte il Ci-
macia. Il Bafamento, alto trequarti di dia- macio nella Fafcia delle Volute intagliano una
metro, ha fei membra : un Zocco, il Plinto, foglia,la quale infieme con l'Orlo fino alcen-
im Toro, un Liilello, una Gola diritta, ed tro aggirandofi, ivi forma un fiore , la cui
un'altro Liilello ; de* quali fi poiTono inta- grandézza pareggia, ο eccede di poco Γ occhio
filare il Toro, eia Gola. Nella fommità della Voluta, Il centro di queila farà il Ton-
el Dado, alto due diametri e cinque diciot- dino, intorno al quale avvolgendofi la Fafcia,
tefimi,faranno li fuoiAilragaJi, Entro queÌlo e affieme con l'Orlo, come fe pieghevolefof- |
Dado del Piedeilallo fono gli fpezzamentidel- fe, rattorcendofi, eifa Voluta verrà forman-
la Porta, l'Architrave della quale ha d'altez- do. Come queila Voluta fi giri, già lovedem-
za fette duodecimi, ed otto membra; tre Fa- me nel Cap. I., onde rimane ora da vedere ,
fcie, tre Tondini, una Gola roverfcia , e Γ come debba eifa al Capitello attaccarfi; c per-
Orlo; tra le quali le più atte per gl'intagli fo- chè ciò con facilità maggiore poiTa compren-
no i Tondini, e la Gola. Eguale all' altezza derfi da'miei Lettori , ho poila la faccia, Γ
dell'Architrave è quella del Fregio,in cui con ciTatura, la pianta, e'I profilo. Prima adun-
qualche maggiore libertà, ο per porvi ifcrizio- que di tutto formifi Γ offatura A , indi dall'
ni, ο per altro può Γ A rchitetto alle varie oc- eilremità dell' Abaco cader fi lafci una linea
cafioni, che gli s'apprefentano,accommodar- da Vitruvio chiamata Cateto, dalla quale avre- '
fi. Poco più oi cinque noni e mezzo è l'altez- mo il centro dell' occhio, che farà dove quel-
za, e un diciottefimo di più la projettura del- la linea taglierà per mezzo il Tondino.Intor-
Ja Cornice. Le membra (fra le quali s* inta- no a queiio centro un circolo, che del Ton-
glieranno Γ Ovolo, e le Gole roverfcie) fon dino non fia più grande, fi girerà, dentro cui
dodici: una Gola roverfcia, il Dentello, un per fegnar la Voluta iacciafi il quadrato, come
Liilello, un* altra Gola roverlcia,un'Ovolo, nel fudetto Capitolo già dimoilrammo . Da
un'altro Liilello, la Coropa , un Tondino, un*occhio poi all'altro tanto fpazio interpon-
pur un'altra Gola roverfcia, un JLiilelIo, la gafi, quanta è la larghezza delia Colonna in j
Gola diritta,e l'Orlo, La Cimacia,che fovra fondo,cioè un diametro. Di larghezza eguale
il Piedeilallo fi porrà,aver dee mezzo diame- farà 1' Abaco fenza gli fporti,chein novepar-
trod' altezza con fette membra: il Collarino, ti fi dividerà, cinque delle quali, tre fopra 1'
un Liilello , una Gola diritta, un' altro Li- occhio effendo e due fotto , ferviranno per Γ
ftello, la Corona, una Gola roverfcia , e Γ altezza, e quattro per la larghezza della Volu-
Orlo. fra le quali all' intaglio fi daranno le ta. Per averpofcia il fianco del Capitello,tro ί
due Gole. jLa Bafe è la ÌlelTa con que*mem- vifi la pianta B, ove le quattro Volutefaran- '
bri medefimi, ch'infegna Vitruvio, nellaqua- no fituate, e trovata altresì la mezzana del fi-
le , veramente con gr^n giudizio e dottrina da»· anco C, ivi facciafi come un nodo, che finga
gli Antichi compoila,fi vede la bella malage- tener le Volute all' Abaco fofpefe, le quali in
vola unione di delicatezza e gravità. Ha dieci quel luogo, come fe da quel nodo aggruppa*
membra: il Plinto, un Liilello, una Gufcia, te foiTero, fi reftringeranno formando dall'
una»
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una e dall* altra parte come un nappo ο bì- chiere. Indi s* ammantino effe di foglie come fi vede nel fudetto profilo C, le quali e infieme adornano, e quella leggierezza dimo- ftrano, che al propofito è convenevole . So- pra il Capitello farà Γ Architrave alto mezzo diametro, con cinque membra; tre Fafcie, una Gola roverfcia, e l'Orlo; tra le quali in- tagliare altro non fi potrà, che la Gola ro- verfcia . Ma trattando degli Architravi non fi dee tralafciare un' infegnamento di Vitruvio lib. 3. Gap. 3. per adattare Γ altezza alla pro- porzione delle Colonne, poiché non vale di- re, che dando ad eifi come per lo più fi vuole mezza la groifezza delle Colonne, alla gran- dezza di quefti fempre la lunghezza di quelle proporzionati corrifponderà ; a che ripugna, che quanto maggiore è della Colonna Taltez- za, tanto più l'Architrave dall'occhio noftro allontanandofi , fugge alla noftra vifta efifmi- nuifce, onde conviene ancora alterarne la pro- porzione, come delle diminuzioni trattando abbiamo avvertito. Ecco però le regole,che Ί Maeftro noftro prefcrive. Quando da dodici a quindici piedi farà la Colonna^ facciafi l'Archi- trave di mezzo diiimetro ; ma quando eiTa fia da quindici a venti, fi dovrà la fua lun- ghezza in tredici parti dividere, d'una di quel- le Γ altezza facendo dell* Architrave . Se poi quella fia da venti a ventìcinque , dìvideraifi in dodici parti e mezza; e così profeguendo fi dee fempre con quefie proporzióni all' altezza delle Colonne Γ altezza degli Architravi acco- modare. Stabilita quefta regola, paleremo al Fregio, il quale mezzo diametro,fefchietto, e un quarto di più farà con gl' intagli, ovefcol- pire cofe fi dovrebbono all'Edificio, che 5' ha per mano, convenevoli et adattate. Non ter- mina effo nel fondo a fquadra, ma dolcemen- te in fuori piegandofi con l'eilremità dell' Or- lo dell'Architrave fi congiunge, in quella ma- niera, che le Colonne s*unifcono alle Cimbie; il che però fchivarfi deve effendovi intagli, a* quali molto di grazia da tale unione fi fceme- rebbe.La Cornice,alta mezzo diametro e due noni, ha dieci membra , conrprefo ij Cimacio del Fregio: una Gola rovericia, il Dentello (che appreffo fpiegheremo ) un' altra Gola ro- verfcia , un Liftello, un Ovolo , la Corona , una Gola roverfcia, un* altro Liftello , la Gola diritta , e 1* Orlo . Sporge mezzo dia- metro ed un nono ; ed atte fono per in tagliarfi le Gole , e Γ Ovolo - Ma paffia- mo fubito , come prom'effo ora fu , a di- chiarare i Dentelli .Quefti fingonfiefTere le te- ile de* travetti, che ad altri più grcffi fovra- pongonfi, onde il nome venne a' Modiglioni ; perlochè riprende Vitruvio lib. 4. c. 2. il porre in una medefima Cornice DenteJlli e Modi- glioni , non eflendo naturai cofa , che fotto le travi grofle fien ο le picciole, già che non mai le maggiori cofe dalle minori, ma fempre all' in- contro dalle maggiori le minori fon fofìenu- te. Però tale ragionevoliflìmo avvertimento nelle Romane Fa briche, ancorché sì commen- dabili, talora non fu curato;il che forfècagion fu, che diceffe Vitruvio , avere i nofìri An- tichi biafimevole reputato (a) il far qualunque coià, che tale in fatto eflèr non poiTa, quale dall'Arte finta fi vede. Ora che direbbero i buo- ni Antichi, fe vedeiTero fi fovente nelle Fabri- che de'noftri tempi Γ Arte, che a bello Au- dio cerca d' effere non imitatrice ma diflrug- gitrice della Natura, a cui da qualunque più rozzo intelletto fubito eflère fi conofce affatto impoffibile ciò, che dall'altra ci viene rappre- fentato.' Ma per tornare a' Dentelli, faranno eflì larghi in fronte un duodecimo di diame- tro, ed il cavo ο fpacio fra l'uno e l'altro un diciottefimo . Sarà qui pregio dell' opera il trattare d'una regola, che fu da Vitruvio con ogni avvedimento infcgiiata, ma per quan- to ho potuto offervare da pochiflìmi efeguita. Quefta è, che tutte le membra piane degli Ar- chitravi, Fregi, Cornici , Timpani, e tutte quelle, che a' Capitelli fovrapongonfi, le qua- li fon dell'altre più alte,non fiano a perpen- dicolo , ma nella parte fuperiore fiano piegate in fuori la duodecima parte della loro altezza. In quefia guifa da terra riguardandole , oltre che minore farà lo fcorcio, che d'effe fatto fa- rà dalla linea vifuale , 1* occhio , al quale a perpendicolo fembreranno, intersmenteappa- gato ne rimarrà. Si dee però avvertire , che in Opere ,dove grande altezza non richiedefi,co- me a cagion d'eièmpio in Altari, Depofiti , ed altre fimili cofe, nelle quali l' occhio vede gli oggetti a fe vicini, non ha più luogo tal regola, che anzi cagionerebbe in Opere tali qualche moilruofità. Ma ormai fia tempo di con- iderare, come queft* Ordine maneggiato fof- fe dagli altri Autori. |
(a) ha qaod ho» pottfi im vtrìtati fieri, id non patavfrum in imaginibtis faÌìum poffe fertam ratio»em ha-
birt - · ν
Ordine
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78 Ο D I E IONI C O.
ve membra : una Gola roverfcia , un LiflcIIo, il
Dentcllojuiuvìtro LiiÌA'Ì'ro,là €-orona, un'al-
tra Gola roveifcia , pure un altro Liilello, la
Goladiritra, e l'C^do. Più dell'altezza Iporge- -
rà:eagrinca<JÌidÌir^ Je neGole , Si dividerà tut-
ta 1'altezza in pafti venti una, tre diciotteii-
mi e mezzo, e d'una diqucite lì formerà il Mo-
dulodivifo in dieciotto parti, come nella Ta-
vola XXI. V
Ordine Ionieq φΙΓ Alberti.
CAPO xix.
IN buona parte nella formazione dell* Ionico
èdiverfo da Vitruvio Γ Alberti, nella Baie
-particolarmente, Jaquale egli vuole iìa quella
mèt^efima, che gli altri al Corintio fottopon-
gono. Alta φ quella mezzo diametro, ed un
ottavo il Plinto, che dieci volte farà più lar-
go ; onde verrà la Bafe a fporgere poco più d'
uiileilo di diametro, Undici fon le membra:
il Plinto,il Toro, quattro LiilelJi , due Gu-
fcie, due Tondini, ed un Baftone ; e queil*
ultimo, ed il Toro ροίΓοηο inpagliariì . Otto
diametri formano Γ altezza della Colonna; e
un fedicefimo di tale altezza fa quella del Ca-
pitello, che in tutto a quello di Vitruvio fo-
proporzioni diqueftoCapitello altronde non fi migliante d'altra dichiarazione non ha meftie-
poironorilevare,chedallalarghezzadeir Abaco, ri. Negli Architravi vuole elfo pwre fi oiTervi
in parti nove e mezza da lui divifa. Da una quanto da Vitruvio fi prefcrive circa la gran-
p mezza di queite parti formafil' Altezza d' eifp dezza della Colonna. Uno qui n' abbiamo di-
Abaco, e quella delle Volute dall'altre otto, pi fegnato fopra una Colonna di venti piedi, che
quelle otto parti quattro (opra e tre faranno fot·? farà d' effa un fredicefimo, cioè cinque ottavi
to Γ Occhio : el* altra, che rimane, farà Γ Oc- di diametro, avendo fette membra ;due Fafcie,
chio, il quale vedraifi ftarp intorno al Tondino una Gola roverfcia, due Tondini, una Gufcia ,
della Colonna, Otto parti adunque avrà Γ altez-? e l'Orlo. All'Architrave il Fregio egualmente
za della Voluta, e fette la larghezza. Nelle mem- altofovrapongafi, dove cofe intaoliate fieno, che
brapoie negl'intagli è in futto fimile quello iall'antico culto ed a* facrificj apparteneano ,
Capitello ali* altro già dimoilrato nel Sanmi- come Patere, Vafi, Coltelli, e teite di Tori,
cheli. L'Architrave farà, come abbiara detto, a dalle quali refte di pomi e d'altre frutta in
proporzione delle Fabriche ο njaggiore ο minore, giù pendano vaganiente , La Cornice, alca
Una io qui n'ho difegnato alto mezzo diametro, pinque fefti di diaiTjetro , ha dieci membra :
ch'egli prefcrive doverfi alle Colonne di dodici ima Gola roverfcia, un Libello, il Dentello
)iedi fovraporre. Ha eiTo cinque membra: tre (il quale ho fchiettodifegnato,perchè non in-
"afcie, una Gola roverfcia, che pnòintagliarfi, e fegna Γ Autore quale proporzioni aver debabno
rO-iIo Ma perchè non èpoflibile 1' intenzione i vani e i Dentelli ) un altro Liftellp, un Ovo-
di Vitruvioal noftro Modulo accomodare, le me- lo, la Corona , un' ijltra Gola roverfcia , pu-
defi me fue parole ri porterò. (*) Il Cimacio dell* reun Lifiello,laGoIa diritta, e Γ Orlo. Spor-
Archìtravc fi dee favela fettimaparfe dell* altezza, ge»-à la Cor ona tre duodecimi e mezzo; e per
ed altrettanto wllo fporto/L* altra parte oltre il Ci- gl'intagli atte faranno le due Gole roverfcie ,
macioh dodici parti/ì dee divìdere, di tre delle qua-, e Γ Ovolo. L* Architrave , pregio, e Cornice
lifacctaft la prima Fafcia, di quattro, la feconda, eccedono d' un duodecimo la quarta parte del
eì* dtima di cinqite Λ\ ψ regio, ^ηΆΏάο s'ìntiigìi, Tronco. Tutta l· altezza fi dividerà in parti
farà maggiore la quarta parte dell'Architrave, ventidue, ed un duodecimo , e una d' efie
ma nudo rimanendo, minore la quarta parte, farà il Modulo divifo in parti dieciotto, come
La Cornice, alta poco più di cinque noni, ha no^ nella Tavola XXI.
Ordine
(*) C-tnaciwn Epiftylii feptima parte fua nltitudinls efl faciendum in^roje^ura tnntitmd.-m Reliqu^ <)a's tì'··^·
tei· ama iwn divtdìnda efl inpanes duodecimi <2 e a utn iriutn '^rim.i fafoa ^β fmenda ficundt ,/μ/λ-
ma quinqut .
Ordine Ionico dì Vitruvio'
CAPO XXVJIT.
E* C^ueftol'Orcline, di cui prima palio V'itru'
, vio, che Ί terzo luogo diede ai Dorico, e Γ
nltimp, come dicemmo, al Tofcano. Vuole egli
la Baie ionica alta mezzo diametro, e largo il
Plinto per ogni parte un diametro etreott,^vi j
pndequafi un quinto di diametro farà lo fporto
(d'efla Bafe, le membra della quale fono quelle
dieci medefime, cheijbbiam vedute nell'ionica
del San micheli, Q|-iel1a è la Bafe più dell* altre
all' fonico propria, e in eiTo frequentemente e
Antichi e da* moderni de* buoni tempi
collocata,avvegnaché alcune fiate in luogo fuo
Ρ Attica s'adoperaiTe. Opporre mi fi potrihbe,
ch'io fpendo inutilmente tempo e fatica in def-
criveretante maniere di Bai], quando rigettate
tutte Γ altre oggidì trionfa, ο convengali ο no^
Γ Attica fola, ma sì deformata e guafta , che non
più nèad Attica, ne ad aitra;,che buona fia,potreb-
be riferirfi. Ma ritorniamo a Vitruvio. Il Furto
della Colonna, che con ventiquattro canali S'a-
dornerà, ha d'altezza QUO diametri. Nel Capi·;
tellopjijperiti eiTsndo li difegni di Vitruvio,
malagevole cofa è l'interpretare la fua intenzio-
ne, e particolarmente nella Voluta. Tutte le
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64 ORDINE DORICO.
Ordìm Ionico del Palladio, CAPO XXX.
IL Palladioneirionico, da lui formato con gran leggiadria, vuole il Piedeftallo alto due dia- metri , e quaii due terzi. Il Bafamento, che fpor- ge un quarto, e quaiì tre n* ha d* alte^2a , ha fei membra;unZocco,un Baftone , un Liilello, una Gola diritta, un al tro Liilello, ed una Gu- fcia; fra le quali fervire trepoflbno per grintagli, cioè il Baftone, la Gola ,e la Gufcia. Il Dado è un diametro e fette duodecimi; e un terzo è la Cimacia,che ha fette membra: una Gufcia, un Lìftello, una Gola diritta, un altro Liftello, la Corona, una Gola rcverfcia, e Γ Orlo. Spor- ge come il Bafamento, e per gì* intagli riferba la Gufcia e le due Gole Non rifiuta il Palladio la Bafe Ionica, ma qui difegnò Γ Attica, ag- giungendo fopra il Toro fuperiore un Tondino, che però farà parte della Colonna. Otto diame- tri è'I Fufto; e a quello di Vitruvio è fimile il Capitello. Crefcerà più d*un duodecimo di mezzodiametro 1* Architrave, che ha fette mem- bra: tre Fafcie, due Tondini ed una Gufcia , che Π ροίΓοηο intagliare, e Γ Orlo. Minoredeir Architrave è*lFregio,che lafciarfi potrà fenza intagli, quando piano eflb non fi faccia ma cur- vo, quale è nel difegno del noftro Autore. Da tre quarti e poco più Γ altezza formafi della Cor- nice , della qual dieci fon le membra : una Gu fcia, un Liftelìo, un'Ovolo, i Modiglioni, una Gola roverfcia, la Corona, un' altra Gola rover- fcia ,un Liftelìo, la Gola diritta, e 1* Orlo. Le GoIes*intagIieranno, e l'Ovolo. Α1Γ altezza e- guale è lo fporto, ma non minore, come fi ve- de ne difegni del Cambray ,e le Blond, i quali non s' accordano con quanto mifurò , ne con quanto fcriflè Γ Autore, in cui leggono que- fte parole: Sporge tanto in fuori, quanto è grojfa. Il Piedeftalloèquafila terza parte del Tronco della Colonna ; e Γ Architra ve, Fregio, e Corni- ce poco più della quinta. Tutta l'altezza fi di- viderà in parti ventifei, cinque fefti, ed un deci- mo, d*una delle quali fi formerà il Modulo di- vifo in parti dieciotto, come nella Tavola XXII.
Ordine Ionico dello Scamo^Tj. CAPO XXXL |
FAre dovendofi Γ Ordine Ionico, come infe- gna loScamozzi, il Bafamento è trequar- ti con fette membra : un Zocco , un Bafto- ne, un Liftello, una Gola diritta , un Ton- dino, un Liftello, ed una Gufcia, che fi po- trà intagliare, come altresì la Gola, e Ί Ba- ftone. Lo fporto crefce d'un quarto, fe bene le mifure di le Blond il facciano minore aftài. Alto è *ì Dado un diametro,e tre ottavi laCi- macia, che ha fette membra ; e non più, come vuole le Blond : una Gufcia, un Liftello , un Tondino,un Ovolo, la Corona,una Gola ro- verfcia, e l'Orlo. Neil* agetto è più d* un quarto; e fi polTono intagliare l'Ovolo, e la Gola. La Bafe è l'Attica. Il Fufto ha d'altez'- za otto diametri, manco mezzo duodecimo,e fm inuirà la fefta parte della groflèzza ; ond' eifo fufto con Bafe e Capitello non è più d* otto diametri e tre quarti, e agli nove dia- metri, fecondo le mifure deli* Autore,arrivar non può, come falfamente notò Cambrty fe^uitato da le Blond. Nel Capitello dagli al- tri Autori molto lo Scamozzi s'allontanò,che in tutti gli altri per non bene intenderfi il te- fto di Vitruvio pretende errore. Egli però un Capitello apporta, che in parte imitò dall' antico,in parte toliè da Vitruvio, e nel rima- nente di proprio ingegno inventò. Eflò mol- to a quello ailbmigliafi, che chiamato è dal Palladio e dal Defgodetz Capitello angolare, dove effi defcrivono il Tempio della Fortuna Virile. Non potendo noi qui per l'anguftia del- la Tavola porre la Pianta, quale all'ultima traf- feriremo, più che fi potrà chiaramente ci sforze- remo dì moftrarlo con le parole . Formafi >fla pianta in un quadrato d* un diametro ed un terzo per faccia , nel quale tirate le fue diago- nali e diametrali, che incrocciaiio , lo divide- ranno in otto uguali parti, aiTegnandone il centro, onde s* avrà la circonferenza dellaCo- lonna, Liftello, e Tondino. Pofcia fu le dia- gonali dal centro verfoi quattro angoli per ogni lato fette ottavi di diametro fi tirino a fquadra, da* quali s* avranno Γ eftremità delle quattro corna, le cui punte a' lati del quadrato arrive- ranno .Indi fatto di quefte corna un triangolo equilatero, che a II* Abaco fegni il centro della curvatura, compiuta avremo la pianta del Capi- tello , che ancora con Γ Abaco quadro potrà for- marfi. Altro dir non occorre dell'Alzato, che tolte le Volute già dichiarate agli altri fi raffomi- glia. Paflìamo all'altre parti. Ù Architrave, al- to fette duodecimi di diametro, ha cinque mem- bra : tre Fa fcie, una Gola roverfcia, e Γ Orlo. Il Fregio alto fette quindecimi di diametro dall' Autore, perché non dimcftri debolezza, curvo non fi vorrebbe. La Cornice, alta fette decimi e non più, come fegna le Blond, ha dieci membra: cinque Liftelli, treGcJe roverfcie, una Fafcia ,i Modiglioni,la Gola diritta, e l'Orlo. L'agetto èmezzodiciottefimopiù dell* altezza; e le mem- bra per intagliarfi fono Γ Ovolo e le Gole. Il Pie- dcftalJo è ima di tre parti e mezza,e l'Architra- ve, Fregio, e Cornice fono un quinto della Co- lonna. Tutta l'altezza fi dividerà in parti venti- fei , d'una delle quali fi formerà il Modulo di vifo in parti dieciotto come nella Tavola XXII.
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ORDINE IONICO.
Ovdtne Ionico del Serlìo . CAPO XXXII.
N' Eli* Ordine Ionico più che negli altri il Serilp da Vitruvioailontanaii, dal quale alcune cofe togliendo, ed altre di proprio in- gegno aggiugnendo,lo altera, e tale il forma, quale ora cgn diligenza il riporteremo . Il Pie^ deftallo (chenelle Tavole di le Blond appor- tai! dair intenzione del Serliodiverfp) fecondo il folito fi formerà pur di tre parti, Bafà men- to, Dadp, e Omacia; ^ dalla lunghezza del Dado le altre due la proporzione prende- ranno : tanto poi largo far dpvendoiì eflb Dado, quanto il Plinto della Bafe, e alto la metà più. Si dividerà in parti fei, alle quali due altre par- XÌy unaperloBafamento, e l'altra per la Ci- ynacia, s'aggiungeranno. Queila proporzione è dall'Autore detta iefquialtera, II Bafamento ha fei membra : un Z^occo , un Battone, uo Liilello, una Gola roverfcia , un Tondiqo , ed un i-iiftello. Si ροίΓοηο intagliare la Gola, e Ί Bailone.La Cimacia pure ha feiniembra: unLiftello,una Gola diritta, un altro Liftel- lo, la Corona j una Gola roverfcia, e Γ Orlo, laC membra da intagliarii nel primo fono iì Tondino, e nella feconda le due Gole, Circa la Bafe egli dichiara e commenda quella di Vi- fruvio, ma ne altera molto le proporzioni | come dà^ numeri nefla Tavola notati fi può ri' conofcere. Alto farà il Tronco fette diametri, ed un fefto, e quando molto grande non fia, fminuirà il fefio della groflezza da piedi. Il Ca^ pitello β. quellodi Yitfuvio s'uniforma,fenon che I*Abaco, il quale fatto a Gola vogliono gli altri tutti, più tofto quadro a lui piacereb·;· be. Non fo perchè nell-altezza di quello Ca- pitello Cambray e le Blond comprendano gli Aftragali, contro la mente del Serlio, che in quel- ito fegiiito fu daljVignpla, Palladio, e Scamozzi. La Voiuta'perp e là regola di formarla, aflài dair altre diverfa, in queita maniera fi farà . Formato il Cateto altrove già ("piegato , che paffa per lo centro dell'occhio, dividafi in par- ti otto dall' Abaco in giù, una delle quali fia Γ occhio della yolμta , quattro rimangano fo- pra Γ occhio,e tre fottp quella parte, che nelP occhio è comprefa. Si dividerà poi queilo Ca- ieto in fei punti , che con numeri in tal modo porti fieno contrafegnàti. Al primp punr to di fopra fi ponga il numero i, al fefto il 2, al fecondo il 3 , al quinto il 4, al terzo i| 5, ed al quarto ii 6; indi fermata una punta del CJomP^iTo fui numero i, e Γ altra all' e- ftremità dell-Orlo della Voluta fino al Cate- to girandofi, formifi mezzo cerchio, così per lutti i numeri profegu^ndo, finché pervcngafi al numero 6 , il quale terminar dee nell' oc- chio della Voluta. Ma in quefta maniera,che vuole il Serlio, e che neir ultima Tavola Γι vedrà difegnata, nonriefce molto rotonda,nè a quello uniforme, che pare veglia Vitruvio nelle fue parole infoire^Qiianto ail'Architra- ve da Vitruvio non è difcorde, nè quanto aÌ Fregio, fopra cui un Cimacio fei volte meno alto fia collocato. Nove membra fono nella Cornice: una Gpla roverfcia , un Liftello , il Dentello , uiia Gola roverfcia, la Co- rona , una Gola roverfcia , un Liftello, la Gola diritta, e Γ Orlo, Si poiTono intagliare le Gole. Eccedente in vero è la projettuta, ma intenzione dell' Aupre fi fa palefe dalle fue parole: J^a projettura della C^ona col Dentkolo fia quanto Γ altHudm dd Fregio col [uo Cimacio. Tutta 1',altezza fidividerà in parti venticinque, fedici diciottefimi ed un terzo, d' una delle quali fi formerà il Modulo diyifo in parti die- ciotto, come nella Tavola XXIII. • ^ |
Ordine Ionico del Vignala.
CAPO XXXIIL
BReviifimamente ci ipediremp dal Vigno- la, tra'l qnale e gli altri Autpri è poca diverfità. Il Piedeftallo ha Bafamento, Da- do, e Cimacia, Un quarto di diametro è *1 Bafamento, di cui quattro fon le membra.· un Zocco, un Liftello , la Gola roverfcia y che s* intaglierà, ed un Tondino . Il Dado, che fotto è fopra ha le fue Cimbie, è due dia- metri e mezzo, La Cimacia eguaglia il Bafa- mento, con cinque membra: un Tondino, un Ovolo, una Corona , una Gola diritta, e l'Orlo, L'Ovolo, e la Gola s'intaglieranno- Alle già fpiegate fomiglia |a Pafe, e a quello di Vitruvio il Capitello. Il Fuftp è d otto diame- tried unfefto,edi cinqueottavi è Γ Architra- ve, ili cui fon le membra medefimej phe negli altri già dichiarati. Della Cornice alta un dia- metro manco un ottavo dieci fon le mem- bra.· una Gola roverfcia, il Dentello, un Li- ftello, un Tondino, un Ovolo, |a Corona, una Oola roverfcia, un Liftello, la Gola di- ritta, e Γ Orlo, Il fno fporto pareggia Γ al- tezza; e poffono intagliarfi le Gole, il Ton- dino, e l'Ovolo, Manca un feiTagefimonello fporto difepnatp dal Cambray ;e le Blond non Solamente hello fporto , ma nell* altezza anco- ra s' ingannò. I| Piedeftallo è la terza parte dell' altezza della Colonna, e la quarta fono Γ Architrave , Fregio, e Cornice . Tutta Γ altezza fi dividerà in parti vent· otto e mez- za, d' una delle quali fi formerà il Modulo divifo in parti dieciotto, come nella Tavo- la XXIII.
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ORDINE IONICO.
DegV Intercolonnj Archi ed Impofle deir Ordino Ionico >
capo xxxiv.
D Aremo principio a quello Capo con le quattro Impofte del Sanmicheli, delle quali nel Gap. : 9, promeiTa abbiamo la fpiega- zione . La prima alta mezzo diametro non comprefi gli Aftragali, ha nove membra,' un Liftello, un Tondino, il Collarino, unaGu- fcia, un Liftello, la Corona, un altro Liftel- lo , la Gola diritta, e Γ Orlo. Lo fporto è due noni; eia Gufcia, e la Gola s'intaglie- ranno. La feconda alquanto minore e più gen- tile, con Io fporto quafi eguale, ha d' altezza quattro noni, con otto membra : un Liftel- lo, un Tondino, un Ovolo, la Corona, un altro Liftello, un altro Tondino, una Go- ia roverfcia , e ;Γ Orlo; tra le quali s* inta- |
flieranno i Tondini, Γ Ovolo , e la Gola. / altezza della terza è mezzo diametro fenza gli Aftragali, e nove fon le membra: un Li- ftello, un Tondino, una Gola diritta, un al- tro Liftello, un' altra Gola diritta , pure un Liftello, la Corona, una Gola roverfcia, e Γ Orlo. Sporgerà tre noni e mezzo; e agi*inta- gli darà le Gole, e -1 Tondino. Alla terza e- guale d' altezza pur fenza gli Aftragali è la quarta, che ha dieci membra ; un Liftello , un Tondino, il Collarino, un altro Liftello, un Ovolo, un altro Liftello, una Gola diritta, pur un Liftello, la Corona, e Γ Orlo. Ha d' a- getco due noni; e con gl'intaglidelP Ovolo e della Gola affai graziofa riufcirebbe. Paffando al Palla'- dio,ne Colonnaticon Archi ed Impofte faràla luce degli Archi due volte altaquanco èlarga ;e fra la terza e quarta parte di quefta larghez- za farà il Pilaftro. Due impofte leggiadre infieme e maeftofe egf rnfegna. La prima, alta poco più di cinque ottavi e mezzo , non comprefi gli Aftragali, ha nove membra : il Collarino, un Liìlello, un Ovolo, un al' tro Liftello,una Gola diritta, pure un Liftel-- lo, la Corona, una Gola roverfcia, e l'Orlo. Agr intagli darà 1' Ovolo, e Je due Gole i e quafi un terzo di diametro fporoerà. Poco mi- nore è la feconda, ma più maiTiccia, che s'in- tagiia,e quafi anco fporge come la prima - Ha fette membra: un Liftello , upa Gola dirit- ta, un altro Liftello, un Ovolo, la Corona, una Gola roverfcia, e Γ Orlo.Gl' Intercolon- nj faranno di due diametri ed un quarto, fecon- do ia maniera I)iafl\los. Lo Scamozzivuol fet- te duodecimi maggiore di due quadrati la luce degli Archi; e fa due diametri, ed un fefto i Pilaftri ,con fette duodecimi di fronte per par- te della Colonna - La ferraglia dell' Arco,alta un diametro, tanto è larga nella eftremità, quanto Γ Archivolto, così di mano in mano allargandofi, come porterà la linea, che dai centro dell' Arco fi tirerà . Due fono le Im- pofte , la minore delie quali alta poco più di quattro noni lia fenza gli Aftragali otto mem- bra : il Collarino, un Liftello, un Tondino, una Gola diritta , un altro Liftello, la Coro- na , una Gola roverfcia , e Γ Orlo. Lo fporto è d* un fefto ; c s' intaglino le Gole e i Ton- dini. Nella maggiore l'altezza è cinque fefti di diametro, con lo fporto, d' un q uarto, e dieci fon le membra ; due Fafcie, una Gola roverfcia , un Liftello, un Tondino, una Gola diritta, un altro Liftello, la Corona, un' altra Gola roverfcia, e Γ Orlo ; e agi' intagli fi daranno le Gole . Due diametri e mezzo fono gl' Intera colonnj. IlSerlio, e'I Vignola vogliono am- bidue la luce degli Archi doppia in altezza alla fua iargheza, e i Membretti di mezzo diamc tro, e folo d* un quarto non facendofi Pie- deftallo. L' Impofta del primo è 1* Ionica del Teatro di Marcello, pofta da luì fenza nume- ri; e Γ Importa del fecondo ha d' altezza mez- zo diametro, ed otto membra; due Fafcie, un LifteJio, un Tondino, un Ovolo, la Co^ rona, una Gola roverfcia, e 1' Orlo. Sporge un terzo deli' altezza ; e agi'intagli riferva Γ Ovolo, il Tondino, e la Gola. GÌ'Interco- lonnj iaranno di due diametri ed un quarto , pome nel Palladio abbiamo dimoftrato . Ma già fatte fui* Ionico le dovute offervazioni, de- giialtri Ordini,che a confiderai: ci rimangono, è tempo di ragionare. |
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ORDINE CORINTIO
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S A Ν Μ I C Η E L I
capo xxxv.
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ΡEr quegli Ordini fin'ora fi fpaziammo,a* quali la gravità e la fodezza , particolari pregi lorojinfoinidono del maeflofoeperdircosì del fevero, avegnachè in uno d' effi col grave il gentile fia mefcolato ; onde forfè più dilet- tevoli riufciranno le oifervazioni, che faremo fu gli altri due, de'quali a trattare ci rima- ne , tutti delicati e gentili, e d' ogni leggia- dria sì ripieni et adorni, che quando ritrova- ti furono, potrebbe dirfi, come d'Anacreon- te e del Petrarca diflero alcuni interpreti,che con gli Amori le Grazie tutte,quafi miniftre et ajutatrici, a fianco ftavano degl' inventori. Il Corìntio, il quale adeiTo ad efaminare in- comincieremo, è da V^itruvio ad una Vergi- nella di frefca età raiTomigliato, che di leg- giadre e ricche ve iti le tenere delicate mem- B^ra ricoprerìt|o vigore accrefcealla naturale bel- lezza, la quale tra quegli ornamenti , come gemma in finiilimooro maeftrevolmente rinfer- rata, alletta ed invoglia con maggior forzala vi- ila e i cuori de* riguardanti. L* invenzione del Capitello è da Vitruvio attribuita ad un Cal- limaco Statuario, chea cafo in Corinto per una via paiTando , ov' era al fepolcro d* una Donzella un caneftro d'oblazioni confecrato , fiorir vide una radice d'acanto, la quale dal pefo premuta di quel caneftro da una tavolet- ta ricoperto cofìretta era i già prodotti gam- bi, che per ambo i Iati crefcevano, ripiegare , Sarà ftato quel Callimaco , che nominato fu da Paufania nell' Attica per occafione di ram- memorare una lucerna d'oro, in cui fempre ardente durava 1' oglio un anno intero, fatta ad una ftatua di Minerva da quefto Artefice, di cui fcrive il medefimo Autore fpfle il pri- mo , che forale i marmi ^ e che ad alcuni nel- la perizia inferiore, tutti nella diligenza fupe- rò; la qual lode di diligenza a lui fu data an- cora da Plinio lib. 54. cap. 8., che lo chiamò cdmnìatore dì fe flejo, cioè che non mai po- nendo fine alla diligenza ritrovava fempre che riprendere nell* opere fue. Ora veggiamo,che non fplo ne' Capitelli, ma ancora in tutte Γ altre parti,e per le varie fuefimmetrie,e per li diverfi ornamenti molto il Corintio dall' Io- nico, e dagli altri Ordini iì allontana; e pare che dopo il racconto di quella iftorietta lo af- fermafle Vitruvio lib. 4. cap. 1. dicendo, che da quel Callimaco a fìahilire s* incominciarono e a diflrihuire le fimmetris e le ragioni deW O- pere Corintie ; nulladimeno egli avea ciò ne- gato al principio di quel Capo, ove fcriiTe, che toltone il Capitello , affai dagli altri diver- fo, dair Ionico il Corintio non diftingueafi. Da quefto dedurre fi potrebbe, che le diverfi- tà neir altre parti, quali fi vedono nelle Ro- mane Antichità, folo ne' tempi a Vitruvio fuifeguiti cominciaiTero da' Romani ad intro- durfi. Il vero faper fi potrebbe, fe l'età per- donato aveflè ad alcuno de' tanti Scrittori Gre- ci , che di queft' Ordine avran trattato ficura- mente, de" quali oltre gli Scritti perirono an- cora i nomi ; imperciochè quelli, de' quali at- tefta Vitruvio nel belliifimo Proemio del libro 7. aver del Corintio fcritto, furon tutti Ro- mani; come tra gli altri Argellio, che trattò Simmetrie Corintieyt CoiTucio Romano, che fcriife del Tempio {'giudicato Corintio ) di Giove Olimpio, cominciato da quattro Ate- niefi Architetti fotto Pififtrato, e diigént'an- ni dopo dall' ifteflb CoiTucio con gran diligenza e fcienza fomma ridotto a perfezione fotto il Re Antioco; e C. Mucio, eh' edificò, eco'fcrit' ti illuftrò il Tempio dell' Onore, e della Vir- tù, tenuto dagli Antiquari e dagli Architetti per la delicatezza d' Ordine Corintio; del qua- le Edificio fece anco menzione Plutarco nel li- bro della Fortuna de^ Romani- Ma molto più certa notizia avremmo, che ne' tempi avanti Vitruvio foiTero in ufo pofte Γ altre differen- ze di queft' Ordine, ié Ί tempodiftruttenon aveffe oltre le tante antiche Fabricfie di Co- rinto, delle quali fe abondantifllma foife quel la Città,avanti che diftrutta fofle da L. Mum- mio, può leggerfi in Paufania ne Corintiaciy e in Strabene nell* 8., le altre ancora , che di queft' Ordine per 1' altre Greche Regioni fu- rono edificate , Per alcuna rammemorarne , che Corintia con fondamento pofia eiTere giu- dicata, dicoche prt-fcrivenrio Vitruvio lib. I. cap. 2. il quale moki de' fuoi precetti da* libri et Edifici della Grecia raccolfej che i Tempj di Venere far fi debbano Corintj , ne iiegue, che di queft' Ordine farà ftata una gran parte almeno di que'Tempi, che fi legge frequente- mente |
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ο R. D ί Ν E CORINTIO.
mente prefló gli Aatichi a quella Dea fuiTero dedicati ; tra quali due a me pajono i più fa^ niofi; quello antichiflimo in Pafo, che defcrit- to è da Tacito nel 2. delle Storie, e nel qua- le, per dinotarne l'immenfa grandezza ,pofero cento Altari Virgilio al i. dell* Eneide, e Sta^ zio al 5, della Tehaide; fe bene fopra ciò niun lume foniniiniftrano li due antichi Scoliafti: Servio, e Lutacio; e un altro in Corinto , magnifico fopra modo erìcehiJfmQ , ma che ad ufo indegno deftinavaii; come raccontano Strabo- ne neir 8., ed Ateneo nel lib. 13. cap. 11. de' fuoi Dìmofofifiìquale infame ufo trovo eÌTere flato la prima volta ne' publici Tempj introdotto da un Solone: come fi ha da Ni- candro CcHofonio , e da un fragmento di Fi- lemone , citati da Ateneo al Cap. 9. del detto libro. Di tale iniqua ufanza cagione farà fla- to per avventura il fòverchio eccedente luflb de® Corinti, che vituperato è da Platone nel Dialogo 3. dellaRepubììca, Ma ο Corintio, co- me perfuade ogni ragione a credere di que* po- poli celebrati da' Scrittori tutti per ingegnoiìf- iimi e ricchiflìmi 5 ο Romano foflè il ritrovato deir altre parti del Corintio, come pare infe- rire fi poÌTa da Vitruvio, fu quefto altre paro- le non fpenderemo, e direm folo, che trop- po farebbono fortunate quefte noftre fatiche, fe con eiTe indur poteflìmo gli Architetti dell* età noftra (i quali con ornamenti sì fregolati confondono e non dilettano gli animi non che de gr intendenti, ma degf ignoranti ftefli e de' plebei, che delle cofe giufte ed armoniche, anco nonfapendo il perchè, naturalmente s* appagano) a confiderare le tante bellezze d* un Ordine sì gentile ο fu veftigi delle Romane Fabriche, tante delle quali, e particolarmen" te il Panteon, oggi chiamato la Rotonda ,fono Corintie, ο fu le Italiane de* buoni tempi ; fra le quali comincieremo fecondo Γ iflituto noftroad cfaminare quelle del noflro Sanmicheli , che molto frequentemente e con grande felicità del Corintio fi fervi, in Verona, in Venezia, ed altrove, sì come può vederfi in molti de' iuoi Edifici, onde le fimmetrie e proporzioni abbiam prefe jcheadefcrivere comincieremo. La luce degli Archi è mezzo diametro maggiore in al' tezza di due larghezze, il Pilaftro quafi la ter- za parte delia larghezza della luce, ed i Mem^ fretti mezzo diametro, come altresì 1· Archivol- to . Le Impofle al luogo, dove fi vedranno diie- gnate, trafporteremo. GÌ* Intercolonni eccede- ranno d' un quinto e poco più due diametri, venendo in tal modo a cadere cinque Modiglioni fra mezzo a queMue, che fopra faranno alfe Co- lonne. Alla fefta parte della Colonna non arri- veranno Γ Architrave, Fregio, e Cornice, qua- lora nel Fregio non fieno intagli e fcolture. |
ma quando voglia il Fregio fcolpirfi, a propor- zione dell* Opera, come altrove avvertimmo, crefceranno ancor le mifure. La Porta è dal San- micheliprefaingran partedaun* antica, che fi vede circa un miglio lon tana da Spoleti, e che poi fu dal Serlio esaminata ed i]Iuflrata,e propo- fia nel lib. 4. per modello delle Porte Corintie . Le proporzioni di quefta Porta in tutto aquel- le non fon conformi, che ventilammo nel Cap. 3. ove delle Porte fi ragionò; nulladimenopo- trebbono, e non con molta fatica, ad eiTe con- formarfi , fenza punto alterarne le fimmetrie ,sì belle in vero ed eleganti, che in sì graziofo e gentil' Ordine meritarono di trovar luogo. L' altezza della luce fupera di mezzo diametro due larghezze; e 1- Ornamento é d* eiTa la terza parte. Un ornamento però sì alto fu al San- micheli neceiTario, per dar luogo nel Fregio ad una Ifcrizione; onde l'Architetto a piacer fuo potrà, quando voglia, fminuirlo, e alla quin- ta parte dell' altezza della luce eflb ornamen- to ridurre, come ne' fpezzamenti della Tavo- la 26. notato vedrà il Lettore. L* altezza poi del Frontifpizio una fia delle cinque parti, in cui la lunghezza dellaCornice farà divifa.Cir- ca il Piedeflallo, fatta in cinque parti la Co- lonna, elfo da due di quelle farà formato , Tutta l'altezza ho divifa in parti trenta due e cinque quarti di diciottèfimo , d' una del'» le quali ho fatto il modulo divifo conforme il folito in parti dieciotto. Ho feguita tale divi- fione, per non allontanarmi punto dalle mi- fure, che nel noflro Autore ho ritrovate; ma chi taledivifione troppo minuta e confufa re- putaffe, nella feguente diverfa maniera potrà regolandola fodisfarfi . Il Zoccolo del Bafa- mento potrà fare di parti tredici e mezza folamente, e dividendo allora tutta Γ altezza in parti trenta e due terzi , d* una di que- fte faccia il fuo modulo. Ora poniamoci a con- fiderare ogni parte a membro per membro mr- nulamente. Il Piedeflallo, come tutti gli al- tri fin' ora veduti, di tre parti fi comporrà ; Bafamento, Dado, e Cimacia . Il Bafamen- to ha fotto un Zoccolo, del quale , alla ne- ceifità de' fiti accomodandofi, a piacer fuo 1* Architetto potrà fervirfi. Le altre membra fon cinque; un Baflpne , un Liflello, una Gola diritta, un altro Liflello, eduna Gufcia; fra le quali s' intaglino il Baflone , la Gola , e la Gufcia . Tutto lo fporto non arriva a un quinto di diametro ; e Ί Dado un nono è mi- nore in altezza di due quadri. Vedrannofi in quello Dado gli fpezzamenti della Porta,cioè Architrave, Fregio, e Cornice. Nell'Archi- trave alto tre noni e mezzo fon fette membra due Fafcie con due Tondini, e due Gole ro- verfcie, che s' intaglieranno, e Γ Orlo . Al
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90 ORDINE CORI Ν Γ ί Ο.
Fregio determinata altezza non fi prefcrive , che dalle varie occafioni dipende, onde ricever dee norma il buon giudido dell' Architetto, Della Cornice Γ altezza è un diametro e po- co più di mezzo diciottefimo, e dodici fon le membra ; una Gola roverfcia > il PenteHo , wn Liftello, un Ovolo, i Modiglioni, im*al- tra Gola roverfcia , un a^o JLifiello ^ la Co-
,la Gola di- è Taget-
Vi·» ■vjujiii ivyvv-ixt^ia J WÌX ait-i-v JI-ÌÌI.IVJIX'-';
rona jpiirupLifl:eJ]o,vin Tondinojla ritta > e Γ Orlo. Di mezzp diametro e agf intagli fi diano fra
to; e agr intagli li diano tra tante membra le Gole roverfcie , 1' Ovolo, e Ί Tondi' jio· Nella Cimacia fono fette membra: una Gufcia, un Liftello^ un Tondino, un Ovo- lo, la Corona, una Gola roverfcia, ρ Γ Or- lo , Sporge quafi un terzo j e per gì* intagli ferba il Tondino, Γ Ovolo , e la Gola roverfcia t La. Bafe, che gran ricchezza ha di membra , di gentilezza e grazia non cede , con cui per- fettamente alla leggiadria di queft' Ordine cor- rifponde. he fue membra fon undici : il Pliu" to, il Toro, un Liftello, un Cavetto, un altro Liftello, due Tondini, un altro LifteL· Io, un altro Cavetto, un Liflello, e Ί Toro fuperiorev Le Gufcie, e li due Tori fi ροίΓο- no intagliare. Il Tronco di quefle Colonne ha altezza otto diametri e mezzo ; c tutto fi |
Nella fola Fig. A due maniere di profondarli dimoftrerò. Ma paffiamo finalmente a tratta- re del Capitello, che per la gentilezza per Ρ ornamento e per la maeftà lungo tratto e Ρ Ionico, e quanti fin' ora veduti abbiamo , fi lafcia a dietro . In vece di quattro, fono in cflb otto Volute, quattro maggiori negli an- goli, e nel mezzo quattro minori . Tali Vo'· Jute non (otto J* Abaco immediatamente, co- me neir Ionico, ma da' certi fiori chiamati Caulicoli nafceranno, i quali il gambo loro in mezzo delle foglie nafcondendo adorneran- no vagatnente tuttala campana del Capitello, Le due foglie poi, che faranno in que' Cau- licoli, con 1* eftremità delle Volute faran con' giunte. Sotto i Caulicoli in due ordini divife vedrannofi Γ altre foglie, che otto faran per ordine, e quelle d' Olivo ο diQiiercia ο d'A^ canto fecondo il dire dì Vitruvio imiterannot Difcendendo pofcia alle proporzioni, la Cam- pana ο fia Fufto del Capitello con Γ Orlo ha ύ* altezza un diametro intero ;e fi divide in tre parti. Ne rimane una alle prime foglie, una alle feconde, e la terza alle Volute, che nel' la medefima guifa girar fi devono , come in·^ fegnato abbiamo nelT Ionico. La piegatura poi delle £o^lÌ€ ila un quarto della loro altez' za, V Orlo della campana pAto una partccd un quarto di trentafei del Capitello aggirifi fotto Γ Abaco, che curvo e non quadro eiTer deve , come vedefi nella pianta.D'un Liftel- lo, ed un Ovolo comporto fia il Cimaciodeir Abaco, che tutto è poco maggiore della fetti- ma parte del Capitello. In mezzo dell* Abaco intaglifi un fiore che le fue foglie diffonden- do tutta ma fenza eccedere Γ altezza delf A- baco dee ripoprire. Le altte proporzioni fi pof· fono dalla pianta e dal profilo raccogliere chiaramente. Lo fporto delle foglie fi vede nel profilo, dove il Capitello in angolo è di fena- to, ed è tirata unà linea dal finimento del Ton- diiio fin al Corno ο fia cantone dell' Abaco, la qual linea non devon mai le foglie ο le Vo- lute oltrepaflare . L' Architrave alto mezzo diametro ha fette membra: tre JFaÌcie , due Tondini con una Gola roverfcia, che s* in- tagìieraiino, e F Orlo. ΑΙΓ altezza dell' Ar- chitrave pari è quella diel f regio , eh' io qui fchietto e fenza ornamenti ho difegnato ; e quando éiTo tale far vogiiafi, perchè riefca più gra^iofo, non fia tutto a piombo, ma fi pieghi'nel terminare, e rivolgafi per attèccar- fi ali- eflremo Orlo deli' Architrave, Non ef- clude però gF intagli e fcoltui^e di cofc all' in-
^ ' ------ --- ---------- --- - ^ ^ _ , .
gliato Fregio alquanto maggiore · Sia la Cor- nice fei noni di diametro con undi- ci membra ; una Gola roverfcia , un Den- tello, un Liftello, un Ovolo, i Modiglioni, un altra Gola roverfcia, la Corona, pur un altra Gola roverfcia, un altro Liftello, la Go- la diritta, e Γ Orlo, L* agetto eccede d' un diciottefimo I* altezza ; e fra le nominate mem- bra fcielganfi pergP Intagli V Ovolo, e le Gole. Ma veggendofi in quefta Cornice Mo- diglioni e Dentelli contro Γ opinione, co- me oifervatofu, di Vitruvio,potrà per avven- tura parere a molti il noftro Autore degno di riprenHone, che cofe da Vitruvio biafi- mate nelle fue Fabriche non «sfuggì . Con qual ragione dunque il noftro Sanmicheli efcufe- remo? non con altra certamente, che con Τ inveterata confuetudine ancora degli antichi Architetti, i quali nelle ottime Romane Fa- briche ciò tapto introduiTero e fi frequente- mente adoperarono, che lo rendettero fami' gliare,er oiliofonome d' abufo di mano in mano togliendoli, quel credito e quelT au- torità , che all' altre regolare coie fu data > a poco a poco gli conciliarono. Dopo il Co- rintio del Sanmicheli paifiamo fecondo il noftro iftituto a quello di Vitruvio,
Ordine
deve adornar di Canali, ora in maggiore ora traprefa Fabrica convenevoli ; quali per non in minor numero, come le intraprefe Fabri- confondere e fminiizzare , cfler d^ve Tinta- che ο meno ο più magnifiche richiederanno, |
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ORDINE CORINTIO,
Ordine Corìntio di Vitruvìo. difcoprirlo in alcuni luoghi de* libri fuoi. Nel %τ.
CAPO XXXVI.
lOcodelCorintioabbiamoda Vitruvìo,le cui _ , . --··,,
parole, come dicemmo, inducono a credere lazzi omatiirimi ragionò, nelle defcrizioni de
rrt np>fpmni Hnnn lui. trafmne il Caoitello » quali a me par certo di ritrovare Colonne, Fre-
gi, Corniciamenti, Triglifi e Metopejcome a
cagion d'efempionel 4. libro, dove fa meravi-
lie Telemaco con Pififtrato figliolo di Neilore
iziani tante milliaja d' Operaj mandarono in
ierofolima? come tanta fcienza e dottrina era
in quel Tirio Architettoposi lodato nel lib, 3. de
fi legge i
nalmente Γ ifteifo Vjllalpando
fuÌTero ne* tempi dopo lui, trattone il Capitello,
Jediverfitàdiqueft* Ordine invenzione de'^ Ro-
mani . Ma fe da Vitruvio è tolto a' Corintj il ri-
Érovamento dell'altre parti, fembra che ad efli
àfliipiù tolto fia dal dottiiTÌmo P. Vìllalpando delbelliifimo Palazzo di Menelao, paragonan-
nelf Apparato della Citia^ Tempio di Gierufalem- dolo alla Reggia di Qiove ; e nel 7., dove defcrit-
fecondo il quale pare la prima Fabrica di to èio moltiverfiedifFufamenre quello d* Alci-
queft* Ordine foiTe il Tempio di Salomone ,ch* noo; emeoVqnel 19. dov^ fi paria di quello
egli Corintio con Ρ autorità di Giofeffo giudicò, Uliife. Poi nel Tempio di Dagone, ove Sanfone
) E fe bene il tefto da noi addotto ha la parola perì, non eran Colonne ? e fe in altre Regioni a-
Z?0»j»w,daIconteftofi vede,ch* ivi non parlò il vantiSalomone ftate non foflèro bene architetta -
Villalpandode]laCafadell,ibano,madelTem^ te Fabriche,comepotea Salomone chiamar da
pio. Anzipare eh'elfo intenda foflequel Tempio Tiroeda bidone peritiiTimi Artefici, che fecero
la prima origine della buona Architettura ; (^) Colonne e Capitelli? Cornei Re Fenicj ed fi-
onde ne feguirebbe,che l'Ordine di tutti più an^ σί^ίθηί t^nte milfiflia d* Onerili mandarono in
ticp foife il Corintio, e che Corintio pi ù non fof-
fe, ma Ciiudaico, e che fol dopo quella Fabrica la
perizia e Ρ ufo della noftr· Arte a diffonderfi co-
minciaflè per 1* altre Nazioni, Per q uanto a me
ne pare, io nulla trovo ne* libri de* Re, de^ Para^ ^
lipomem, in Gieremia, e dovunque del Tempio fi quel To|no non chiamò, e aiTài fondatamente ,
i, onde con fondamento, ch'eifo foife Corin- Mosè pj^/wo maeflro e precettore dell- Architettura ?
Z'n^fT* flnUnì't^ra· λ^'ψΙ li.r^,'./'.,,.^ α l^noA MU^ T ηΓίαΐπ^ Attila ΠΓΛ^Ι-Γ' A nr\n nir /liinnil/*
damento fu Tragici e fu gli altri Poeti Gre-
ci , nè fu Poeti Latini > ne*quali fi leggono Delu»
bri e Palazzi con Loggìe, A trj, e Colonnati e in
Troja, eavuti da· vecchi Re Teùni, Argivi, e
Latini più antichi di Salomone; nè che ricavifi
da* Scrittori gravi foflfe prima di Salomone alzata
qualche Piramide Egiziana ; nè che altresì prima
tratti.
tio,fi poirafi;abilire;anzilemifure,cheieggone* V origine dell^ nortr' Arte non par dunque
detti luoghi, e in Giofeffo ^breo 1. c. nè debba al Tempio Gierofolimitano riferirfi; ma
al Corintio,nè ad alcun' altro de* noti Ordini dettodòcosì trafcorrendo, parliamo del Capi-
fi poffono ridurre , Se poi più.antico princi^ telloCprintiodi Vitruvio. Alto elfo facciafi un
pio che da quel Tempio la nobile e regolata diametro intero ; poi formifi nella fua pianta una
Architettura a veffe, non farò per afferirlo fon- diagonale, che lunga fia due diametri, per mez-
" "" " . . - . _ zo della quale e ugual}avremo le quattro faccìe,
egiufta la lunghezza dell* A baco, che curvo di ta-
le lunghezza eUer deve la nona parte, e alto la
fettima di quella del Capitello, Ngl rimanente
proceda eiTo Capitello ^conie i| defcritto nel San-
micheli. Avverto, eh*avendolo io difegnato fe-
pondo la mente di Vitruvio, v*ho aggiunto, per
Ordine Corintio dell* Alberti.
CAPO XXXVIL
mile, e nella Cornice, dove (e npn bene^ in
pofe i Modiglioni, dalle fim-
metrie ioniche s^ allontanò.
alcuni famofi Tempi «^e* Greci, calcolando fu non lafciario così nudo ,1 Architrave, Fregio
quanto fcriyono antichi profani Autori, fpffero Cornice Ionica, e la Bafe Attica.
Cominciati ; nè che fecondo efli il Dorico e Γ Io·;·
liicoinventati foflèroda* poco lontani difcenden^
ti di Deucalione, bensì falfamente confufo da^
Greei con Noè, come oltre Ovidio fi vede più
phiaramente in Luciano neiPialogo della Qea Λ Ltro dir nPn occorre dell* AI
•y^i^jmaperpancprafecpndppiù veri computi ΐ\ guìTopinipnedi Vitruvio; e folamente nei
inoltp a Salomone anteriore. Tutto cip fi for? Capitello, il quale a quello dj Vitruvipfece fi-
pain,e (i confiderin folo le autorità, eh' ora ac-
cennerò. Omero fecondo il Cronico Eufebiano
ρ coetaneo, fe non anteriore, a Salomone ; pure
a* fuoi tempi fi fapelTe ben fabricare, mi par
Ordine
ft) X>omum ^qufim ipfeipet ( Jofcphus )Jixer/7t Cofimiio optre faifetUhr^tam. VilUI· T-z. P. l- ^ ς. ig
(b) Ommt» Rornanorumaut Qr<eco>-unta>-ebit*ÌìanJi rati(in9m\aut ft qustft ali anobi itor t vtlvttufiiory ab buìut Fa-
hrit* ratitm tjafque idéif Jefumptam fuijfe . Villal. T.t. P. x.c. 13.
(c) S0HS tidìficata CÌvitatis, Homer. Iliados ii.
(<1) Enimuero mibi parìetei domorum « pukhraque intertignia ^
Abhgn^que traiti^ Ci (olumn^ furfum tendentet ^c. Honit Odyf. 19.
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94 ORDINE CORINTIO.
Ordne Corintio del Palladio, CAPO XXXVIU.
N' EI Corintio del Palladio l'altezza del Ba famenco è poco minore di due terzi di dia- metro, ed ha fei membra: un Zocco, un Ba- ftone, un Liftello, una Gola diritta, un al- tro Lifteliojcd una Gola roverfcia.S*intaglia- no il Baftone, e le due Gole ; e Io fporto a un quarto di diametro dee pervenire. Alto un dia- metro e poco pili di fette duodecimi è 1 Da- do, e non già un diametro e mezzo, come no- ta le Blond. La Cimacia, che s' inalza quaiì tre noni di diametro, e fporge un quarto, ha fei membra; una Gola roverfcia, un Uftello, un Ovolo, la Corona, un'altra Gola rover- fcia, e F Orlo; potendofi intagliare Γ Ovolo, e le due Gole, BelliiTima è la Bafe, la quale è air Attica fomigliante, Te non fé di mem- bra è più ricca, e fupera d'adornamento e va- ghezza quante fino ad ora vedute abbiamo. Come di tutte 1' altre,mezzo diametro è Tal- tezza^ed ottofonle membra;il Plinto, ilTo- un Tondino, un Liilello , una Gufcia,
ro
un Liftello, un Tondino, ed un Baftone, Il fuo fporto è tre quindecimi di diametro; e le membra da inta^liarfi fono il Toro e 'i Ba- ftone. Il Fufto della Colonna non arriva ad otto diametri; e Ί Capitello da quello del San- micheli non è diverfo. Dell' Architrave alto quaiì due terzi otto fon le membra : tre Fa- fcie, tre Tondini, una Gola roverfcia, e I' Orlo; e fi potranno intagliare i Tondini e la Gola. H Fregio, che minore è di mezzo dia- metro, non finifce a perpendicolo, ma finuo»· fo, come abbiamo veduto nel Sanmicheli.Nel- la Cornice, che s' erge due terzi e mezzo duo- decimo, e fporge poco più, oltre il Cimacio del Fregio, eh* è una Gola roverfcia ed un Liftel- lo, fono undici membra; una Fafcia, un I^i- ftello, un Ovolo, i Modigliani, una Gola ro- verfcia , un altro Liftelio , la Corona , una Gola roverfcia, pur un Liftello, la Gola di- ritta, e Γ Orlo . S'intaglieranno le Gole e Γ Ovolo. II Piedeftallo è il quarto, e 1' Archi- trave, Ffe^o, e Cornice fono il quinto della Colonna· Tutta Γ altezza fi dividerà in parti ventifette e quattro decimi ; d* una delle qua- li fi formerà il Modulo divifo in parti dieci- Otto, come nella Tavola ΧΧΧΙΧ.
Ordine Corintio dello Scamo^Zf.
CAPO XXXIX. |
A Lr ultimo luogo il Corintio rifervar vol- le lo Scamozzi, che di tutti gli altri Or- dini il più gentile ed ornato Io giudicò. Il Pie- deftallo fecondo (jueft* Autore ha d* altezza tre diametri ed un terzo, e fatte à' eiTo nove parti manco un ottavo, due faranno per loBa- famento, per la cimacia un' altra, e le altre tutte, che reftano,perii Tronco. E* dunque il Bafamento alto tre quarti, con fette mem- bra j un Zocco, un Baftone, un Liftello, u- na Gola roverfcia, un altro Liilello, una Gu- fcia, un Liftello, ed un Baftoncino . L' A- gettoè d' un quarto;e le membra,che ricever poiTono intaglio, fono i due Bafloni e la Go- la , Nel Tronco, che in fondo ha un Liftello, come in cima altresì, è f altezza di due duo- decimi e mezzo oltre due diametri, Nelle fron- ti fai' Autore un riparto con due LiiieIJi, che in mezzo prendono una Gola, la quale farà intagliata. Non dee tal riparto all' indentro incavarfi , poiché debolezza cosi moftrerebbe, ma facciafi rilevato in fuori. La Cimacia è tre ottavi, con nove membra: una Gola rover- fcia, un Liftello, un Tondino, un altro Li- ftello, la Corona, un Tondino, una Gola roverfcia, e 1' Orlo . Tutto lo fporto arriva a tre duodecimi e mezzo; e per intagliare pren- danii le due Gole e 1* Ovolo * La Bafe è bel- liifima, e quale già defpritta fu nel Palladio. Il Fufto s'alza otto diametri ed un terzo, e di fopra un ottavo della groifezza da piedi fi fmi- nuifce. Qiiefto Tronco dall' Autore fi vorreb- be ο fchietto, ο di fole fcanalature adornato, com'egli fcrivea chiare note nella P. z. l-6.cap. II. onde leggiadra idea fu quella di le Blond, che vi pofe le Colonne fpirali , quali ancora vanamente con un ramo accerchiò, adoflàndo al povero Scamozzi ciò, che appunto da lui fi condanna nel detto Capo, e ciò, di che non fi ve· de veftigio alcuno in tutti i libri, e difegni fuoi, nè in quante Fabriche ο per vifta ο per relazione fappiamo che furono da lui lafciate. il Capitello Hire, come la Bafe, a quello conformafi del Pai· adio. L'Architrave alto due terzi di diametro ha nove membra; tre Fafcie, due Tondini, due Go. le roverfcie, una Gufcia, e Γ Orlo. S'intagliano i due Tondini, la Gola, eh'è tra le Fafcie, e la Gufcia, Π Fregio fchietto ha d'altezza ottoquin·· decimi , ma con gl' intagli deve eccedere i tre quarti,. Della Cornice, che d'altezza e projettU' ra ha quattroquinti, tredici fon le membra : una Gola roverfcia,un Liftelló, un Tondinò, un Ovolo jiModiglioni,un'altra Gola roverfcia, un Liftello, la Coróna, un Liftello,pur un'altra Góla roverfcia, pur un Liftello, la Gola diritta, e Γ Orlo. Le tre Gole roverfcie e Γ Ovolo am- mettono Γ intaglio. Il Piedeftallounterzo, e 1' Architrave , Fregiò, e Cornice fono il quintó della Colonna. Si dividerà tutta l'altezza in par- ti trenta e due terzi, d'una delle quali fi formerà il modulo divifo in parti dieciotto,come nella Tavola ΧΧΙΧ.
Ordine |
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ORDINE CORINTIO.
Ordine Corintio del Serììo, capo xxxx.
'"^Rattandq di queft' Ordine piacque al Sejr^ X iioperquellOjChefpettaalCapitelIo, ie medefime veftigia di Vitriivio calpeftare, ma non già formando l'altre parti, nelle qualief- fo e dal parere di Vitruvio. e dalle fimmetrie Ioniche s aiiontanò. Non potendofi il Piede- ftallo con le dieciotto parti del Modulo a giu- itifiiraa mifura ridurre,da noi perp fecondo la di lui mente, che ne* fuoi libri e difegni indagare procurammo, farà fpiegato. Sia dunque largq quanto il Plinto della Bafe \ e fatte pofcia d'elfo Plinto tre parti uguali, indi a quefte tre ag^ giunte altre due, da tutte quefte parti Taltez» za del Dadoverràformandofi;laqualepoi divi- fa in fette parti due altre parti uguali à quelle fette fra la Cimacia e Ί Bafamento difpenfe- xk; venendo in tal guifa tutto il Piedeftallo a comporfi di nove parti, come pure vedremo dover fàriì della Colonna. Le membra mede- fime, che quella del Sanmicheli, ha la Bafe, quale h mezjo diametro, e fporge un quarto, dalle quali mifure deviando nelle fue Tavole il Cambray ,fu cagione che 'Ifuopogo felice com- pendiatore le Blond alteraiTe e ponfondeife iutce le proporzioni del Serliano Piedeftallo. Kè qui paiTar fi dee Cotto filenzig un* utiiif- fima regola del noftro Serlio, fi» la qualeefor- mandofi qiiefta Bafe e in qualunque altro cafo, fi dovià porre dall' Architettodiligentiinmaof- fervazione. Quando ila la Bafe all'altezza in piri- ca del noftro occhio, regolate faranno edotti' me le aiiègiiate proporzioni ; ma fe la Bafe in luogo fuperiore all' occhio de· riguardanti farà collocata, maggiori allora il facciano tutti que* membri, che da altri membri verranno per la diftanza ad eiTere occupati. Se poi, come ac- cade, un'Ordine air altrofovraponendofi, in maggiore altezza farà la Bafe, meno allora nu- merofe fieno le membra,che quanto di nume- ro fi fminuiranno, altretanto di fodezza mag- giore dovran formarfi · Il Fufto della Colonna abbia fette diametri, come quello deirionica. Nel Capitello s*attenne egli,come dicemmo, alla dottrina di Vitruvio ; nulladimeno con gran- diifima ragione, c per lo diligente ftudio da lui fatto fu le Antichità,neltefto di Vitruvio fofpettò errore, e volle non doverfi nell* alfe·' gnata mifura conprender Γ Abaco. Archi- trave, trattine iTondiniaggiunti in mezzo alle Fafcie, è nel rimanente come l'Ionico.IlFre^ gio è un ottavo maggiore dell* Architrave; nel- la qual mifura gli sbagli del Cambray furono pontualmente feguiti da le Blond. Di due Cor- jiici, ch'egli propone,quefia, che fti da me fciel- ta, ha poco più di quattro feftì d'altezza, e dieci membra ; una Gola roverfcia, un Dentello, un» iifraGoiaroverfciajUnIrfifteI10|Un Ovoìo^ U |
Corona, pur un altra Gola roverÌcia, un altro Liftello, la Gola diritta, e Γ Orlo. Lo fporto e- guagliraltezza,ela fuperi ancora,iè fi voglia; poiché quanto più fporge la Cornice , tanto ap- parifce ρϊμ nobileemaeftofa. Il Piedeftallo fia il terzo della Colónna ;e quafi il quinto fieno Γ Ar- chitrave, Fregio, e Cornice, Tutta Ρ altezza fi dividerà in parti vent'otjtoe in un ottavo di dici- otteiìmo, d'una delle qu^li fi formerà il Modulo divifo in parti dieciotto, come nella T, XXX.
Ordine Corìntio Μ Vignala. CAPO XXKXL
QUanto elegante ed ornato è Γ Ordine Co- rintio che nel libro del Vignola ritrovafi, ipero ,phe tanto farà per riufcire a* miei Lettori dilettevole la dichiarazione, ch'ora intraprendo. Veramenteconfiderando;ch'eifo,libro del Vi- gnola vada tutto di per le mani degli Architetti de* noftri tempi, fi vede il famofo detto di Me- dea prelTo Ovidio in loro avverarfi, che con sì belle idee e perfette modinature focto gli occhi vogliono a bella poftacon le irra|ionevoIi inven- zioni di fregolato corrotto gufto i loro edificj con» laminare. Ma fenza replicare altri lamenti, alla eofa difcendiamo. Il Piedeftallo fia di quattro dia·^ metri,© di due fefti il Bafamento in quefte cinque membra compartiti : un Plinto, un Toro, un Liftello, una Gola diritta, ed un Tondino ; tra le quali il Toro, la Gola, e Tondino fi poflono intagliare, il Dado ha nel fondo un Liftello, ed un altro nella fommità. La Cimacia, che non deve eguagliare, comedifegna le Blond, ma fu- perar d'un diciottefimo il Bafamento, ha otto membra : un Tondino, il Collarino, un Liftel- lo , un altro Tondino, un Ovolo, la Corona, una Gola roverfcia, e Γ Orlo. Sporge due noni ; e s* intagliano VOvolo ,eia Go a, La 3afee*1 Capi^ tello fbno conformi a quelli del Sanmipheli ; e Ί Tronco della Colonna è d*otto diametri ed un terzo. Neil* Architrave di trequarti di diametro fon 0^0 membra ; tre Fafcie, due Tondini, due Goleroverfcie,ciarlo. S'intaglieranno i due Tondini e le due Gole. Il Fregio neiraltezza pareggiafi all'Architrave, avendo nella fommi- tà un Lirtello ,ed un Tondino, La Cornice d* un diametro intero ha dodici membra / una Gola ro- verfcia, il Dentello^ un Liftello, un Tondino, μη Ovolo, i Modiglioni, una Gola roverfcia, la Corona, un' altra Gola roverfcia, μη Liftello, la Qola diritta, e Γ Orlo. Quanto s* alza, fporge al- trettanto , non comprefo però quanto fporge il Cimacio del Fregio ; e per gl' intagli, fcieìganfi Γ Ovolo, le Gole, e Ί Tondino. L* Architrave, Fregio, e Corniceegui|g|inola quarta parte della Colonna, qHal proporzione d' μρ fefto è fupera- tadal Piedeftallo.Tutta Ρaltez^ fi dividerà in parri trenta due, d* una delle quali fi formerà il Modulo divifQ in parti dieciotto come nella Ta·? volaXX^.
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ORDINE CORINTIO
DegT Intercolonn) Archi ed Impofiff deir Ordine Corìntio.
capo χχχχπ·
Ra le Impofte del Sanmicheli una, che a me fembra degantiiTima , ho fctelta da dichiarare . In effa è d* altezza mezzo diame- tro, di fportoun fefto, ed undici fon le mem- bra; unLiftclIo, un Tondino, il Collarino , una Gola roverfcia, una Fafcia, un altro Lì- fteìlo, un Ovolo, la Corona, pur un altro Li- llello, la Gola diritta, e l'Orlo. Le migliori membra per gr intagli fono Γ Ovolo, le due Gole, e Ί Tondi no. %Iendofi poi fecondo la mente del Palladio far doppj Colonnati , fi dovrà la luce dell'Arco (comprendendovi pe- rò l'Archivolto) far due volte e mezza in al- tezza , quanto farà in larghezza. Il Pilaflro farà due parti di cinque della larghezza dell* Arco. Una fola Impoila egli propone, la qua^ le alta un poco più di trequarti oltre gli Aftra- gali ha nove membra : il Collarino, un Liftello, un Tondino, una Gola diritta, un altro Li- ftello, un Ovolo, la Corona , una Gola ro- verfcia, e 1' Orlo, L'Agecto è d'un quarto; e ben farebbe intagliare quafi la metà delle fu- detce membra, cioè il Tondino, la Gola dirit- ta , Γ Ovolo, e la Gola roverfcia ; acciochè con Γ ornamento di tant'intagli bene Γ Opera alla leggiadria e delicatezza di queft' Ordine corrifponda. Ma facendofi Colonnati femplici, vuole queft' Autore s'adoperi,come nel Porti- co della Rotonda, la maniera Siflylos, Più a- domi fono e più. ricchi i Colonnati compoili dello Scamozzi. Poco meno di due larghezze c me?za eiTo fa la luce degli Archi , Ne' Pila- ftri off^rva ia proporzione medefima del Palla-» dio; ma per vie più adornarli, fa le Alecteln forma di Pilaftrini, fovraponendovi il Capi·' tello, indi l'Impofta quefta duefagome, fecondo Tufo fuo, una maggiore , ^ minore l'altra, fono da lui propofte. Alta è la prim.a undeci duodecimi con tredici membra : due Fa- fcie, tre Tondini, tre Liftelli, di|e Gole ro- verfcie, una Gola diritta, la Corona, elOr' Io. Intaglifi il Tondino, eh'è tra le JFafcie , con le treGole?La minore ècinque noni,e nel rimanente aflfài fomigliafi alla maggiore . GÌ* Intercolonnj fieno d'un diametro e mezzo fe- condo la maniera Pycmfiylos. Dopo quefli tre paflìamo al Vignola, il quale fa gli Archi un duodechno maggiori in altezza di due larghez- ze . Vuole i Pilailri il terzo d' eiTa larghezza con fopra la Impoila tanto alta, quanto font? larghi i Membretti, cioèfnezzo diametro.Con gli Aftragali nove fono le membra di tale Im' |
pofta: un Liilello, un Tondino, il Collari- no, un altro Liilello,un Tondino, un Ovo- lo , la Corona, una Gola roverfcia, e Γ Or- lo, Sporge eifa un fefto, e agi' intagli conce- de il Collarino, il Tondino fuperiore, l'Ovo- lo^ e la Gola, Ma negl'Intercolonnj una pro- porzione adopera il Vignola da tutte le pro- porzioni di Vitruvio molto diverfa , facendoli due diametri ed un terzo; il che alla maniera Euftylos più , che ad alcun' altra , s' avvicina. In queft'Ordineperòr Architetto a quella po- trà di tali proporzioni, che gli farà più agrado, applicare con libertà, Nullsdimeno fi dovrà porre avvertenza , che i Modiglioni delle Cor- nici vengano fopra le mezzarie delle Colonne a cadere. Pa quefti fin' ora efaminati Autori il Serlio nella luce degli Archi è moltodifcor- de; imperciochè quefta,fecondo lui,non fola- mente none di due larghezze, ο maggiore, ma minore affai, avendo eiib a tal cofa ritrovato quefto provedimento , Divide la larghezza in tre parti, e di cinque d'effe parti forma Γ altez- za; il che lafcierò eh' altri giudichi fe poiTa jn queft' Ordine dilettevole riufcire · Una di quelle tre parti è Ί Pilaftro ; e per Γ Impofta di- ce, che la proporzione del Capitello Dorico, purché differenti fieno le membra, poifa adope- rarfi. Ma perchè, come moke volte replicammo, è noftra intenzione e del buono invogliare i Fabri^ catori, e con l'efempio del buono fotto gli occhi ridurli a correggere il viziofo, e perchè li poco ftudiofi Architetti d'oggidì nefluqa cofa dal fu- rore di loro inezie intatta lafciarono,e per tutte leArchitettoniche parti fcorrendocome invafori, eimpreffipertutto lafciandoi veftigj di lor fac- cheggio, le bellezze legrazie, e le regolate fimme- triedevaftarono,e poferoin rovina ;ho creduto ancora neceflario il difegnare varie forme di Ba- lauftri, ο vogliamdire Colonnette, i quali da' noftri Italiani de'buoni fecoli ottimamente in- ventati , e perfettamente in ufo pofti, furono po- fcia corrotti e guafti e refi deformi dagli altri Ita- liani, che dopo viiTero. In niuno antico Scritto- re, eh' io fappia, né in alcun frammento d'anti^ caFabricafcorgefid'eiTi veftigioalcuno; onde ο non vi furono, ο fe vi furono, fin la memoria ne perì,atalechedenoftri ftudiofiffimi buoni Ita- liani è tutta la lode , che di quefto ritrovato, il quale taiita grazia e adornamento accrefce alle Fabriche, arrichiifero 1' Architettura. In tut- ti gli Ordini poiTono efli Balauftri con laude adoperarfi ; io però, come ornate cofe, gli ho vo- luti a quefto sì leggiadro Ordine rifervare. Ma col divino ajuto avendo a baftanza,per quanto noi poiriamo,e a quefto e a gli precorfi Ordini fodisfattoj ci andremo al fine delle noftre fati- che avvicinando, e dell'ultimo fra licinque Or- dini,che degl' Italiani è Ί fecondo, paiTeremo a ragionare. ORDÌ- |
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ORDINE COMPOSITO
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capo xxxxiil
ECco finalmente a quella perfezione, a cui . poffono i rirrovati degli Uomini un* arte ridurre, la noftra facoltà pervenuta, mercè 1' Oicdine Compoiìto q Romano,, che alcuni dif- iero Latino e Italica , dagli antichi Romani in- vitato, dopo il j^iialé ogtf induftna fin-o^^ vana, ed ogni fatica per aggiungere all'Archi tettura nuove bellezze; come quelli han fatto corìofcere, che appunto per ciò tentare , anzi checonfeguirlojia ftrada pur troppo aperfero ali* errore e al depravamento, In queft* Ordi^ ne accoppiate fi fono le; beilezze ^ le grazia tutte, onde i fuoi l^ingegnpfa Grecia adornò, le quali con tanta leggiadria e con sì mirabij giudicìo da* Romani iihite furono e mefcola' te, che cof? aifatto nuove e tutt* altre dalle già ritrovata poterono raifembrare, Ben dacÌQ non molto inferiori agP ingegni d^- Greci quel- li de· noftri Italiani poffono giudicarfi, e cer- to dì maggiore difcernimento ; imperciochè a me pare ficuramente, Ìe non di più ingegno, almeno opera di gmdicip maggiprc , un· arte da altri prodotta così accrefcer^ , migliorare, e pulire, che iìa creduto e0à a queir altezza e compimento eifer giunta, a cui le forze dell' umano ingegno et induftria già mai poffano follevarla. Pare a noi aver difcoperto in quali tempi il Compofito acquiilafle grido j ma chi ila fiato quel felice fpirito, che di queft' Or·^ dine i primi lineamenti produccfie, non fi può iti modp alcuno ilabilire; nè dove degli Ordi" ni Vitruvio ragionò, fece de| Gomppfitomen' zìone aicuna, dal quale anzi per lo naturale ampre di fua Nazipue farla dovea più diffufa C dii^inta; onde fondato indizio far fi può > pofteriore eiière (lato a* tempi di;Yitruvipuh fublime rifrpvamento, NuIIadimfeno da ιιη luogo dellib, 4. Gap. i. fi può coji^etturare, che ancora a*, tempj di lui aveife il Gpmpofitp qualche CQminciamento, ma picciolo ed im·? perfetto, nè tale, che fare ufo fe ne poteffe |
Ser l'intero ornamento d* uno Edificio , Dice unque Vitruvio parlando de' tre generi di Gp- lonne inventati da'Greci; Ma fono altre Jortì di Capitelli che fopra le Αφ Cohme ven^on pofii) nominati C0rf yar) vocaboli ^ le proprie firn' metrie de* quali e le maniere delle Colonne non poffiam nominare^ ma ben veg^ìmo, chei nomi d* ejjì fon c0mmfitatiy e tratti da* Capitelli Co- rintj y Ionici f e iporici y e le loro fimmetrie alla fottigliezza di nuove SffiltHre furone trafportate, Nella verfione del qua| luogo gravemente il Caporali inciampò, che nella parola Pulvim' ti y quale deve intenderfi per /o«V/, come fp· pra un altro lupgo di Vitruvip dimotlra il barbaro, equivocò cpn Puhinar·, qual fignifi"· ca guanciale, overo letto maritale,come pref· fo Giù venale nella Satp 7,, overP Origliere, co- me preffo Ovidio nel i. dell- A^te d^ amare ^ ο anche letto confegrato a' I)eì, come preffo Livio nel z^; onde il buon Caporali in vece d* Ionici traduffe pofli ne* letti- Ma tornando in iftrada, il fndetto luogo di Vitruvio è trapaf· fato con filenzio dal Filandro, e dal Barbaro, nè fopra vi fecero oflèrvaiione i noilri vecchi Architetti per altro intendentiffimi di Vitru' vio;e i primi furono, per quanto io mi ricordi, il Rufconi, e lo ^camozzi, che Ί detto luogo efaminando accprgeffero ivi effère accennati i principi, avvegnaché molto manchevoli,del Compofito, Ma dopo fu , che '1 nobiliifimo Romano Ordine fi ftabill e dilatò facendo al publico magnifica pompa di fue bellezze in Ba- filiche, Tempj, Terme, ed Archi Trionfa- li , de' quali ultimi , che far doveanfi oltre modo magnifici ed.ornati, la maggior parte, come da' nofiri eruditiifimi Autori con gran diligenza oiTervato ru> diqueft'Ordine fu inal- zata. Fuori d' Italia , oltre diverfi véftigj d* Archi e di Tempj, quella Bafilica in Nime? fatta in onore di Plptìnà , che chiamata ^ rabik da Sparziano In Adriano,fu Compofita, come aiferifce |p Scamozzi, che gli avanzi at- tentamente confiderò. Tengo per certo, fe debbo arditamente palefare l'opinion mìa,che •*1 Comppittp alla fua perfezione arrivaffe fola- mente dopo la morte di Vefpsfiano, e quan- do Tito folo imperò, a cui quell' Arco fu al- zato, che di tutte le bellezze ed ornamenti sì pieno è di queft» Ordine il più nobile efem- plare. Di quefto mio parere idubitata prova ricavo 4a Plinio, che nel Kb. 36, cap·, ^3· del- le Colonne, e degli Ordini favellando omife il Romano, di cui taciuto noh avrebbe ficura- mente,fequando egli ciò fcriflè, tale queft' Ordine fufie flato, qual fu pocodopp a' tem- pi |
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ORDINE COMPÒSITO.
pi di Tito,Opporre mi fi potrebbe,che'iCo- lifeo, che a" tempi di Vefpafiano il Marchefe MafFei nel lib. i. Gap. 4. degli Anfiteatri^ψο- va con grandiflime ragioni fi comincìaÌTe, da molti vaient* Uomini in parte Compofito fu creduto. Se Compofita foiTe quella gran Fa- brica ,non capace di fcioglimento farebbe Γ op- pofizione; ma il fatto è, che s* ingannarono ^elli, che così d* eiTa hanno giudicato. Su le Tavole del Colifeo ne' libri del Serlio, e del la Bafe Attica , la mifura
Defgodetz |
delle Colonne^'Corintia, e Gorintj i Capitel- li. Qiialche dubio rimarrebbe fu la Cornice, che quando anco foiTe Compofita, nulla fareb- be contro di noi ; imperciochè folo a' tempi di Tito eflfa VI fu porta, fotto cui fu ridotto a fi- ne queirincomparabile Edificio,come non fo- lo aiTerifce , ma prova incontraftabilmente il fovralodato Maffei . Da queil' Arco e dall' Anfiteatro prefero 1* idea del Compofito i no- ilri riiloratori di quefta facoltà, i quali flella formazione di qiieft' Ordine come in due fchie- re fi divifero. ^elli, che meglio avvifaronfi, e che per efemplare del Compofito fi propo- fero il detto Arco, ed altre Antichità , delle quali nel Capo 46. faremo noi menzione , vaghiffimo Io han formato e fopra tutti gii al- tri pien d'ornamenti,come appunto fi conve- niva; e quefti furono in numero affai marto- re, sì come e ne'libri e nelle Tavole d'elfi li- bri , e in Edifici d'ogni genere da noi fu offerva- to. Gli altri poi , che ne vollero per idea Γ Anfiteatro, la cuj fommità, non fo con qual ragione, giudicarono di queft' Ordine , più fodo 1' han refo e men ornato ; e quefti furo* no in numero affai più fcarfo , e forfè alcuni foli de' più antichi, che al riforgimento della migliore Architettura poneffer mano. Di que- fta feconda fchiera fuilnoftroSanmicheii, che però del Compofito non fece frequente ufo particolarmente nell' Opere delicate , in for- mar le quali effo più fovente il Corintio Or- dine adoperò. Nulladitneno alcune fiate egli fece molto adorno ancoqu.eft Ordine; ne'qua- li cafi le altre parti Corintieal CapitelloCom- pofito fovrapofe . Ma oramai tempo farà, che paffiamo a defcrivere le Compofite proporzio- ni, e ad una ad una le parti a confiderarne fecondo la mente del noftro Autore . Tutta l'altezza fi dividerà in parti trenta , quindici diciottefimi ed un quarto, una delle quali fervi- rà di Modulo, che fi dividerà in parti dieciot- to fecondo il confueto. Cominciando dal Pie- deilallo> che veramente formato fu dal San- micheli con niolta grazia e bellezza , effer de- ve fecondo lui maggiore della terza parte; e Γ Architrave, Fr^io, e Cornice quafi la fetti- ma parte «iella Colonna. La luce della Porta è nella larghezza quattro diametri manco ua duodecimo,ed otto e un nono nell'altezza. Di queft'altezza non arriva l'ornamento alla quar- ta parte; ma ben arriva il Frontiteio alla quarta parte della lunghezza della Cornice , che dall' una e dall' altra parte avrà penden- ti le fue Cartelle, come nell' Ionico e nel Corintio abbiamo veduto. L' altezza del fu- detto Piedéftallo, c' ha Bafamento, Dado, e Cimacia, fuperar deve tre diametri, e tre quar- ti. Nel Bafamento alto cinque duodecimi , e che qiiafi fporge un quarto , cinque membra fieno fchiette, cioè un Zecco, un Liilello, una Gufcia, ed altri due Liileili, e tre da ìntagliarfi, cioè due Tori , e una Gola dirit- ta. Il Dado s' alza tre diametri manco un no- no; ma in un Ordine tanto delicato , e d* a- dornamenti si ricco, farebbe ottimo penfamen- £0 con qualche riparto all'infuori, come det- to abbiamo,arricchirlo, il che dal Sanmiche- Ji e da tutti gli altri buoni fu praticato. Non fi potrebbe a baftanza efprimere , qual giova- mento ad un Edificio apportino cotefti ripar- ti, fe a luogo fuo e giudiciofamente fien po- ili, i quali particolarmente in facciate di Pa- lazzi , di Chiefe, e d' altre cofc, dove più fi richiede copia d' ornati,si bene riefcoiio , che mercè d' effi, e con rifparmio di fpefa , ric- chi , gentili, e maeftofi apparifcono gli Edi* ficj. A cagion d' efempio confiderando io di- verfe Fabriche del Territorio Vicentino, dove il Palladio quefti riparti di ftucco mefcolò con gli ornamenti delle pietre , fentia ra- pirmi da diletto e da meraviglia, in veggendo quanto effe belle, quanto leggiadre , quanto adorne con sì poca fpefa di chi fe coftruirle poterono riufcire. Sarebbe veramente defide- rabile, che li viventi Studiofi della noftr' Ar- te a tali fcomparti e dei Sanmicheli e dei Palladio e d' altri Autori de' buoni fecoli po- neffer mente, indi apprendendo a non più farli con tanta confufione a bifcia et a ziffere, ma più torto ad imitare quefti altri, vegg^n- doli sì regolati feguire m^eftamente gli ador- namenti delle Cornici, dell' Erte, e delle al- tre parti,alle quali vicini fi pongono, edibaf- fiflimo rilievo fenza membro alcuno per lo più, come fe far non voleffero di fe pompa alcuna , ma appunto per fervirea' Corniciamentifoffer fatti, e per dare ad elfi fenz' alcuna vana cr ftentazione rifalto maggiore. Non mi fu pof- iìbile il difegnare nel fudecto Dado quefti fcomparti, per dare in effo luogo agli fpezza- menti della Porta, de* quali ora parlerò. L' Architrave è due terzi, con dieci membra .· un Liftello, un Oyolo, un altro Liftello , una Fafcia, piwe un Liftello, una Gola ro- verfcia, e l'Orlo; fra le quali ìntagliarfi pof-
fono |
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ϊθ6- ORDINE COMPOSITO.
fono Γ Ovolo j e le due Gole , Ì1 Fregio , che dovrebbe per ogni modo incagliarij, na la medefima altezza, che Γ Archifrave; come al· eresila Cornice, la qu^Ie parimente ha dieci membra : un Liilello, un Ovolo, un altro Li- ilello, una-Fafcia, i Modiglioni, una Gola rover- fcia, Is Corona, pur un t,i dello, e Γ Orlo. Lo fporto di poco è maggiore dell* altezza, ed at- te per intagliarfi fono Γ Ovolo, e le Gole di- ritta e roverfcia. Ma per ripigliare il tr^lafcia- to filo, onde per quefta non jnufile digreifio- ne deviammo, Γ altezza del Bai^mento è di popò fuperata da quella della Cimacia , nella quale faranno otto membra ; una Qola rover- fcia, un I^iftello, un Tondino, una Gola di- fitta, un Liilello, la Corona - una Gol^ ro- verfcia, e l»Orlo. Sporge quafi quattro duQ^ decimi ; e fi potrà nelle due Gole rovefcie e nella diritta e nel Tondino intagliare . Più v^a e più gentil Bafe non abbiamo fin oran? in queftQ , nè in altri Autori veduta . Eflà dair Attica ha molte parti , ma 1* aggiunta de due Tondini fotto e fopra il Cavetto af- fai più graziofa e adorna |a rende, e a tutte V àltre membra accrefce incomparabilmente bellezza e leggiadria. L* altezza è mezzo dia· metro, e nove fon le membra: il Plinto» un Liftello, il Toro, un Tondino,un altro Li? ftello, un Cavetto, pur un Liftello , un al- tro Tondino, e >1 Toro fuperiore. Lo fporto unito a quello della Cimbia è due duodecimi e mezzo. Poco quefta Bafe d* intagli ^bbifp- gna la quale veramente a me fchietta e lifcia più piacerebbe. Nulladimeno fe intagliare air cuna volta fi voIeiTe, intagliar fi potrebbero il Toro e Ί Baftone. Il Tronco alto otto dia·;· tnetri e mezzo s* adornerà co|i ventidue cana^ li jcomedimoftra la Figura Α., che profonderan- |io la metà della loro larghezza facendo un femi·* circolo , come piire fi vede nella Figura La larghezza de' capali farà quafi un nono di diametro, e quella de* pianuzzi mezzo duor decimo. Nelle fcanalature poi delle Colonne abbia riguardo Γ Architetto alle varie oocafio- ni, come tante volte avvertito abbiamo, e a* varj cafi, che fempre nuovi e particolari gli fi poifono offerire, dovendo egli iempre avere per guida due cofe in fomjno grado a Ini ne- ceifarie, cioè ftudio e prudenza. Nella fijmmi- tà deve il fudetto Tronco fminuire un nonó di diametro. Il Capitello nelle proporzioni in tutto ai Corintio aiTomigliafi , ma non così nella forma, imperciochè trattane la lunghez- za della campana, e le aggiunte foglie, poco dall' Ionico s' allontana, e da quello partico- larmente, che al capo nello Scamozzi ab^ biam oifervato. Neil' Abaco poi e nelle foglie al Corintio s* uniforma, onde con giuÌla ra- gione compofto delle bellezze dell'uno, odell* altro fi può chiamare. Se ad alcuno,in veder- lo, fommamenteeifo non piaceiTe , colui per verità non dirò d'intelligenza , ma privO di fenno potrebbe giudicarfi · Ne/Γ Architrave, che d' altezza è mezzo diametro, fon cinque membra : tre Fafcie, una Gola roverfcia , e Γ Orlo. Lo fporto èd-un nono; e la Gol'a ro- verfcia fi puQ in tagliare. Nel Fregio, che mol- p da βη* ora veduti è differente , in voce d* intagli fon Modiglioni ; da* quali però non così fono efclufi gì* intagli, che non po/Tano effi nelle Metope, ό vogliam dire negl ί fpazj fra Γ uuo e Ρ altro Menfolone, per maggiore vagliezza dell' òpera trovar luogo . Hanno di fporto i detti Modiglioni un terzo di diame- tro non comprefo il Cimacio , il quale per facilità maggiore degli Studiofi unito abbia- mo a' membri della Cornice. Quefta Cornice ha cinque noni d' altezza , e fette membra : una Gola roverfcia, Un Liftello,la Corona , μη al|:roLiftello,un Tondino, una Gola di- ritta , e Γ Orlo. Lo fporto della Cornice fuo- ri del vivo farà più d* un intero diametro; e fi potranno in effa intagliare la Gola rover- fcia, e *lTonilino, Ma paifiamo agli altri Autori, |
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Ordine
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ϊθ6- ORDINE COMPOSITO.
Oràine Comporto del PaUadto. CAPO XXXXIV. ^
V ltruvio , che dovrebbe fuccedere , dtl Compofito, come dicemmo, non trac- tò; eT Alberti, trattone il Càpifiilo in pò- ' che parole da lui defcritto, non ci lafciò cofa d'importanza; onde fubito paiTerenlò al Pal- ladio, che formò queil*Ordine, qiialeii dovea, pieno di leggiadria e ricchiiTimo d'ornamenci. II Piedeftallo jeceegli molto più fvelto deiCo- rintio, e Io alzò tre diametri ed un terzo. Lo divife in parti otto, d' una hcQnào ii Bafa- mento , dell' altra la Cimacia, e 1' altre fei ' lafciando al Dado. Nel Bafa mento alto cin- que fefti, e che fporge un quarto, s'intaglie- rannó un Baftone è una Go|a diritta, e fa- ranno altre quattro membra : un Zocco , un Liftello; un Tondino," ed un altro Ltftello. Il Dado, che falfamente è difcgnato da le Blond tanto minore di due diametri, crefce di due diametri qm fi un duodecimo . Nella Ci- macia, che d* altezza ha poco più di cinque duodecimi, fono fette membra : un Li il elio , un Tondino, una Gola diritta, un altro Li- flello, la Corona , una Gola roverfcia , e l* . Orlo. S'intaglieranhó le due Gole ; e Io fpor- to a quello del Bafamento fia pareggiato . Permette queft* Autore fervirfi della Bafe At- tica , ma un* altra ancor ne propone affai mi- i'iiore, e molto ricca ed ornata, in cui le bel- ' ezze s* unifcono dell' Attica , e delf Ionica . Alta io la veggo mezzo diametro e mezzo diciottefimo, con un quinto di fporto . Ma tengo per certo, che nella Tavola del Palla- dio errore'iìa corfo ne* numeri ; imperciochè ilrana eflèndo Γ aggiunta di quei mezzo dici- ottefimo, e dair ordinario ufo lontana, fe ta^ le fofle ftata V intenzione di lui, n* avrebbe egli certamente addotta ne' fuoi difcorfi alcu- na ragione. Io però, quale l'ho trovata ne libri Uioi, tale nella vicina Tavola ho dife- gnata. Di quefta Bafe undici fon le membra: il Plinto, il Toro, un Liilello, un Cavetto, un altro JLiftello, due Tondini, un Lift elio, pur un Cavetto, un Liftello, ed un Baftone j fra le quali s'intagliano li due Tori, Il Tronco è d' otto diametri, e poco più d' un quarto; e *i Capitello è quello fteflòj che abbiam deferita to nel Sanmicheli. L* Architrave , eh' è due terzi di diametro, ammette gì' intagli in due Gole roverfcie,in un Tondino,e in una Gu^ fcia; et ha di più due Fafcie con Γ Orlo, ϋη poco più di cinque feili è -alta la Cornice» ricca di tredici membra, quali fono un Libel- lo, un Tondino , una Gola roverfcia, i Mo- diglioni , c' han due Fafcie , un Liftello, due Gole roverfcie, la CorpJia, un'altra Gola roverfcia, pur un Liftello, la Gola diritta, e Γ Orlo. Fra tante membra per gK intaglipren- danfi le Gole, I* Ovolo, e i Tondini; e lo fporto eguagli Γ altezza . Il i^iedeilallo è la terza parte della Colonna, e l'Architrave, Fre- gio, e Cornice fono la quinta .Tutta Γ altez- za il dividerà in parti trenta, fei diciotteilmi e mezzo, e d' una di queiie fi formerà il Modu- lo divifo in parti dieciotto, come nella Tavo- la XXXV. V |
Ordine Compofito delio ScJtmòzz^. CAPO XX XXV.
Ν molte parti al Palladio uniforme trove- ^ remo lo Scamozzi, il quale fe bene all' ul- timo luogo il Corintio riiervò , nulladimeno anche il Cgmpofijo formò ricchiffimo ed orna- tiifimo. Il Bafamento ha tre quarti d'altezza , e tre ottavi la Cimacia , e sì nell' uno come nell'altra aggiungendo unaG^ola roverfcia, che - s'intaglierà, fono le membra »medeÌìme , che - in qitelli del Palladio, La Bafe alla belliftìma del Sanmicheli molto fi raiTomiolia, in ciò fo- lamcnte diyerfa, che fotto il Toro fuperiore non ha Tondino. Otro diametri ed un duode- cimo'è'l Fufto; e 'I Capitello da' già veduti non è diiTimile. Alto è Γ Architrave quafidue terzi con otto membra: tre Fafcie , tre Gole roverfcie, un Tondino, e 1' Orlo.S' intaglia- no le Gole, e '1 Tondino. Il Fregio alzafi quafi fei duodecimi e mezzo, e nel piede gra- ziofamentecongiungefiall'Architrave. Sbagliò il Cambray nella proporzione della Cornice, e le Blond in quella ancora della proiettura ; do- vendo COSI l'una, come l'altra eiTere un poco meno di quattro quinti. E' ricca effa Cornice di fedici membra , fra le quali intagliar fi pof- fono tre Gole roverfcie, e due Ovoli ; e l'altre fono quattro Liftelli, tre Fafcie, un Tondi- no, la Corona, la Gola diritta, e 1' Orlo. Una parte di tre ed un quarto della Colonna fa Γ altezza del Piedeftallo ; ed un quinto fa quella deir Architrave, Fregio, e Cornice. Tutta l' altezza fi divide in parti ventinove, e due quinti, e d'una d'eflèfi formerà il Mo- dulo divifo in parti dicciotto, come nella Ta- vola XXXV. |
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ϊθ6- ORDINE COMPOSITO.
Ordine Oompofito dd Scrlìo.
capo xxxxvi.
POco nell' Ordine Compofito fi diffonde U
Serliojilqijale fodo e fchietto lo forma ,
proponendofi per efemplare Γ Architrave, Fre-
gio, e Cornice del quarto Ordine del Colifeo,
le quali parti egli Compofite giudicò, fcrivendo
cheda'Romani porte furono fopra li Capitelli
da lui bene ftimaci Corintj d' eiTò grande Edi-
ficio, per dimoftrare, che come in guerra efli
trionfarono dell* altre Nazioni, così 1* Ordine
loro quafi trionfatore teneva fotto i piedi gli
Ordini de· Greci; in che giuftamente riprefo
è quello Autore dallo Scamozzi. Quanto a me
non affermo, nè affolutamente niego, che le
dette parti d* eiToColifeofìen Compofite,ben
ardifco affermare, che non da quell'efempio
folo derivare fi doveano l'idee di quefl* Ordi-
ne, il quale così di tante delle fue belJezze fi
fcemerebbe, ma bensì dal nominato Arco di Ti-
to, da qiiello di Settimio Severo , dal Tempio
di Bacco, dagli due Archi Veronefi, e d'altri or-
natiifimi monumenti, iqualiper Compofici fu-
rono dal SerlioileiToconofciuti, che volle anche
Compofito Γ Arco di Coftantino, in ciòbiafima^
to dai Defgodetz. Ma paifiamo alle parti. il
Dado fecondo quello Autore è due volte al-
to, quanto è largo il Plinto delia Bafe, Indi
faccianfi dell'altezza parti otto, una delle qua-
li al Bafamento, un' altra alla Cimacia rimanen-
do, di tre diametri mteri eifo Dado farà forma-
to . La Bafe è laileifa ,che vedemmo nel Corm-
tio. Octo diametri e mezzo faran 1' altezza del
Tronco ie'l Capitello f )lo nella forma farà dal
Corintio differente, ma quelle medefime faran-
no le proporzioni. Dalla groifezza della Colon-
na In cima forniafi 1' altezza dell' Architrave;
ma circa la diminuzione della Colonna nulla qui
dicendofi dall'Autore, s'adoprino pure quelle
regole altrove da efio approvate, che per que-
lle diminuzioni apportanfi da Vitruvio. AH' al-
tezza dell' Architrave uguale è quella del Fre-
gio, adornamento del quale fono i Modiglioni
fatti aonda e fimili nella forma a quelli, che ve-
duti abbiamo nel Sanmicheii. Sportano eifi a mi'
fura deli' altezza loro, di cui la feila parte è 1 Ci^
paacio, Λ quefti Modiglioni fovrafii la Coronai
tanto alta, quanto il fregio; quale altezza in
due parti dividendofi, una al Cimacio, Γ altra
ad eila Corona dee rimanere.Il fuofportofuo'
ri de'Menfoloni pareggierà Γ altezza; e io fpor-
"to altresì del Cimacio dalla mifura dell' altez-
za fi prenderà. Il Piedeftallo è maggiore del
terzo delia Colonna; e maggiori del quinto 1'
Architrave, Fregio, e Cornice . Tutta Γ al-
tezza fi dividerà in parti trentadue, cinque di-
ciottefimie mezzo, e d'una d'effe fi formerà
il Modulo divifo in parti dieciotto, come nella
Tavola. XXXVI,
Ordine Compofito del Vìgnola.
capo xxxxvii.
IL Compofito del Vignola non è punto a
quello de' già veduti Aiitori inferiore,ο la
leggterezza fua, ο la grazia e leggiadria delle
i parti e de' membri voglia confiderarfi. Il Pie-
deitallo conferva le medefime proporrioni, che
abbiamo offer va te nel Corintio. Il Bafamento
ha cinque membra; nn Plinto, un Toro , un
LiÌlello, una Goia roverfcia,ed un Tondino.
Si poiTono intagliare la Gola, e Ί Toro Nel
Dado fon due Cimbie, una in fondo, e l'altra
nella fommità. Otto fon le membra della Ci-
macia : un Tondino, il Collarino , una Gu-
fcia, un Liilello, un Ovolo , che può inta-
gliarfi, la Corona, una Gola roverfcia, che
pur s'intaglia, e Γ Orlo. La Bafe poi fi come
nelle proporzioni, così nelle fue dieci membra
e negl' intagli accordafi con la Corintia . Π
Tronco parimente al Corintio di quello, e Ί
Capitello al Compofito s'uniforma degli altri
Autori. L' altezza dell' Architrave è tre quar-
ti, e fette fon le membra ; una Fafcia , una
Gola roverfcia,un altra Fafcia, un Tondino,
un Ovolo, una Gufcia, e Γ Orlo. Intagliarfi
poflRmo quattro membra; la Gola, il Tondi-
no, l'Ovolo, e la Gufcia, Di tre quarti è
pure il Fregio, in cui fon due membra : un
Liilello, e un Tondino, che può intagliarfi ;
come pure in un Ordine sì le22Ìadro inta^jli-
arfi dovrebbe il medefimo Fregio, il quale fi-
pifce attaccandofi dolcemente ali Orlo deli*
Architrave. Della Cornice, che in altezza è
un intero diametro,undici fon le membra;un
Ovolo , il Dentello, una Gola roverfcia, un
Liilello, un altrOvolo,che col Gocciolatojo
continuando forma una Gola diritta , la Co-
rona, un Tondino, una Gola roverfcia , un
Liftello, la Gola diritta, e 1'Orlo.Lofporto
eguaglia Γ altezza; e le membra, che fi poifo-
no imagliare, fono gli Ovoli, le Gole , e Ί
Tondino. Crefce il Piedeilallo del terzo della
Colonna, e Γ Architrave, Fregio, e Cornice
fono la quarta parte. Si dividerà tutta Taltez-
?arti trentadue , e d' una d'effe fi for-
Modulo divifo in parti dieciotto, come
nella Tavola XKKVL
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ΪΙΟ R D I Ν E C Ο Μ Ρ OS 1 Τ Ο
DegV Intercoknnj y Archi ^ ed Impone dell' Ordine Compofito.
capo xxxxviii. |
lamo già pervenuti Ja I>io mercè al fine deli' Opera noftra, folo reftandoci a trat- tar degl' intercolonni, Archi, ed Impofte, in che non molto queft' Ordine dal Corintio vollero gli Autori diiTimigliarjt?. Dal Sanini- cheli cominciando una fua Importa de feri vero, di cui 1* altezza è mezzo diametro, lo fporto cinque duodecimi, e nove fon le membra : il Collarino, una Gola roverfcia, una Fafcia, tin Liftello, la Corona, un altro Liftello, un Tondino, la Gola diritta , e V Orlo; tra le quali s* intaglino il Tondino e le due Gole. PaiTando al Palladio, gli ArchiCompoiìtihan- no fecondo lui due quadri e mezzo in altezza fin fotto il volto ; e la metà della luce d* eiH Archi s' alzano i Pilaftri. pue terzi e un tren- teilmo fQrio i Membretti , come altresì Γ al- tezza dell* Importe, delle quali propone 1' Au- tore una fola ^rma , che oltre gli Aftragali ha 4ieci membra : il Collarino , un Lijftello, un Tondino, un Ovolo, un altro Liftello, una Gola diritta, pur un Jl^iftello,la Corona > una Gola roverfcia , e Γ Orlo, Tutto loQpor- to èd' un quarto ;e quattro membra iìpoiiouo intagliare , cioè Γ Ovolo, il Tondino, e le due Gole. Ma far poi dovendofi Colonnati femplici, faranno gl* Intercolonni fecondo la maimcra. PycMofiylos un diametro e mejE^o, Ve- ramente di tal maniera io configlierei gli Ar- irhitecti folo in quei]:' Ordina alcuna iìata a fer? virfi, che iottiii ha le Colonne j ma negli altri non mai, ne*quali troppo anguftì a mio cre- dere gU fpazj riufcirebbono. Nello Scamozzi è incno fvelta,(d* alcune voci , che ufitate fo- no in quefta facoltà, fpero trovar efciifazione preilb gli eleganti Scrittori di noftra lingua) lalucedegh Archi, che nel Palladio, Vuole ciro,chedue larghezze e tre quarti di diame^ tro fia F altezza, e che fieno i Pilaftri una par"!> te di due, e due terzi della larghezza dell'Ar- co, cioè che dividendoci in parti otto la luce, tre di quelle parti la larghezza compongano de* Pilaftri. Α1Γ ufo fuo di^e maniere prefcri- ve d· Impofte, una maggiore per gli Archi co* Piedeftalli, e per gli Archi fenza Piedeflalìi una minore. Della maggiore è i* altezza un dia- metro manco im decimo, et undici fonlemem? bra: due Fafcie, un Liftello, una Gola ro- verfcia, un Liftello, un Tondino , una Go- la diritta, un altro Liftello, |a Corona , una Gola roverfcia, e Γ Órlo. Lo fporto è d' un terzo ; e intagliare fi pofsono le tre Gole.Dell' altra Γ altezza non forpafsa mezzo diametro,e trattand-Γ aggiunta di due Fafcie, quelle mede- fi me fon le membra, che ora nella maggiore abbiamo numerate. Finalmente ne' Colonnati femplici, d' un diametro e poco più di due ter- zi fono gì* Intercolonni. Ma prima di levar la mano della tavola, a public© giovamento un* altra regola, che pare a tutti incognita, difco- priremo, della quale folo fra tutti trattò lo Sca- mozzi liL 6 Cap. ma perchè del leggere, che del fapere è'i primo fonte, sì poco amici fo- no gli Architetti d*oggidì, da nefsuno vien pò- fta in ufoun^utiliifimaregola, chevi s'infegna. Noi però ne tratteremo con qualche diverfità, imperciojchè crediamo ad un metodo afsai più fa- cile averla ridotta . Occorre tutto dì, che far fi debbano nelle Cornici de* rifalti, odiryoglianfi rifalite, ma per farli, conviene,che l'eftremi- tà delle pietre diagonalmente fieno cagliati?, e non a fquadro, onde infieme fi pofsario efse pietre congiungere, come fi vede nella Pianta A· Per mancanza di regola certa inutilmente il tempo perde e la fatica un Tagliapietre, il quale una parte di pietra, che troncata efser deve e gettata, aftaticafi vanamentealavprare, non fa- cendo efso il detto taglio, fe non dopo compiu- ta la Cornice tutta lunga , come fe appunto a fquadro le fudette eftremità commette re fi do- vefsero. Per rifparmiare dunque una tal vana o- pera a*lavoratori, facciafi dall* Architetto an- che la Sagoma C. con le membra a quelle della Sagoma Β eguali, che fervir deve per la Cornice , ma con gli iporti maggiori. Acciocché pofcia ri- trovinfigiiiftamente quefti maggiori f^rti, fi laicino dalla fagoma B. cadere i perpendicoli i. 2. 3.4,,ecosiprofeguendo,fopraiqualifipri la diagonale c. d., che tapto dalla linea della fquadra s'allontani, quanto allontanar fi deve il taglio diagonale, che fi vede nella pianta A. Indi trafportandoalla Sagoma Cle miiure, dalle qua- li fopra la linea c. d. fegnate fono le interfecazio ni de'perpendicoli, s'alzino da quefteinterfeca- zioni altre perpendicolari, onde i termini degli fporti della Sagoma C.verranno ad aiTegnarfi. (^efta è la fagpma, cheal taglio diagonale, ο dir vogliamo a quarta buono, fatto fu la pietra non ancora lavorata applicar fi dee , dietro la quale fognando ritroveraflì il giufto rifcontro con la Sagoma A, che all'altra tefta della pietra ta- gliata a fquadro i lavoratori aj^refenteranno. Una tal regola non fo|o per le Cornici diritte, ma per quelle ancora, che girano cireplarmeji- te οfinuofe, può adoperarfi ; e in vero gratif- fima a' feguaci della corrente maniera riufcir dovrebbe, i quali non facendo mai una Corni- ce, che rettamente profeguifca un braccio, fre- quentiiììmi fono in quefti rifalti, che dagli antichi e da' moderni de' buoni tempi rare vol- te ufati, e con difccrnimentp, armonia,
gra- |
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IJl ORDINE COMPOSITO.
Γ
grazia, e gentilezza portavano agli Edificj ; ma come accoftumanfi da* viventi, che non già imi' tar VQglipiiio, ma caricare e deformare, e non già fpargere le grazie con la mano, ma verfar- Je col Tacco, diiTonanza arrecano e confufione. Della ftèiTa regola fi faccia ufo ne* tagli, che alle volte far conviene non perpendicolari, ma obliqui, prolungando così le membra , come ora infegnammo doverfi gli fporti prolungare. Avvertiamo, che in quefta ultima Tavola fi vede nella Figura N.la pianta del Capitello Io- nico dello Scamozzi ^ il quale fu da noi dichia- rato al Capo 31; e nella Figura S. la forma del girar la Voluta ftcondo il Serlio, di che abbia- mo parlato ai Capo |
Meglio terminare, che col fine delle oiTerva- zi'oni fopra quello belliifimo,ègentiliifimo Or- dine , non poteva l'Opera noftra, nella quale ab- biamo procurato, per quanto s* eftendono le no- ilre forze, d'illuftrare la più bella importante parte dell' Architettura, cioè li cinque Ordini, e con porre avanti gli occhi ottimi efempj ne' difegni, e con ragionamenti ricavati da' precetti c dalla pratica di quegli Autori, a'quali la me- defima noftra età, che non li vuole imitare, è però forzata a concedere di comune confenti- mento le prime Iodi. Veramente di molte altre Architettoniche cofe a trattare ci rimarrebbe, che agli Ordini appartengono; ma ferebbe un non finir mai, fevoleffìmo abbracciar tutto, ina- perciochè volendone una porre, dieci altre fubito occorrono, che fembra non dovrebbonfi tra la" fciare. A cagion d'efempio potrebbonfi fpiegare le fimmetrie e le forme di quelle Colonne, che nel Tronco ammettono figure di Femine( ben- ché fpefle fiate ancora di Mafchi) delle quali par- la ancor Plinio nel lib. 36. Cap. 5., e dette Caria- tidi , non da un alberodi noce, ove fall per paura d'una rovina un Coro di Vergini, come al 4. della Teb. v. 2^5.fcriiTel'antico Scoliate di Stazio, ma da una Città del Peloponnefo, come fi legge nelitdi Vitruvio, e ne' Mefemi di Paufania, e nel 6, d' Ateneo. Cosi parlar potreifimo di ciò, eh' è duopo avvertire,quando un Ordine fovra l'altro vuol cpllocarfi, e quali Ordini pof' ibnocongiungerfi, c quali nò; edimòilrare le varie forme per adornar Tabernacoli ο Nic- chie, Depofiti, e Camini; e ragionar d' altre non inutili cofe, delle quali forfè ad altro tempo noi tratteremo, fe i η qualche modo accetta al publico queft' Opera riufcendo, ci s* aprirà Γ adito di la- vorarla con più agio , e più forfè compiuta, ο per vero dire, meno imperfetta e aiTai meno impoli- ta mandarla fuori. Ma fe d* eifa richiefto mi foire,fperi io ne rifulterà quel fine,per cui la fcriifi,quale è ravvivare la buona Italiana manie- ra, che s'è perduta , e che potrei io rifpondere ? Che un libro di pochi fogli, e d' Autore non prima noto, e che nel publico letterario arringo i primi veftigj ora impreiTe, e perciò privo di queir autorità, che tanto vale preifo Γ umane menti perdifporle a credere alle ragioni, e rice- vere la verità, poiTa abbattere pregiudicj quafi u- niverfali, e cancellare quelle idee, delle quali fin dalla prima età imbevuti gì* intelletti troppo internarfi le lafciarono e radicarfi , è imprefa (particolarmente in breve tempo) d'impoifibi- leriufcita. Onde meta aiTai men difficile a" miei defiderj prefcrivendo, mi bacerebbe, che almeno la lettura di quelle carte operailè, che chiun- que ο per profeiHone, ο per inclinazione da tale facoltà non è alieno, come altresì chHtnquedi fabricare intraprende, fi poneiTe ( ma depofta ogni prevenzione) a feriamente confiderare la maellàjla vaghezza, le giulle fimmetrie di tut- te l'Italiane moderne Fabriche de' buoni tempi, di qualunque fpecie eife fieno, fe bene d' Ar- chitetto ignoto, e come furono da quegli Ar- tefici in ogni parte efeguite ; e pofcia con le prefenti (di quelle parlo, e di par are femprein- tefi,cbe fono della corrotta manieraj a parte a parte le andaiTe paragonando,Forfè da tal con- fronto aifai più, che da quanto io non bene avrà faputo dire, ο moilrare , a poco a poco quel buon effetto nelle Città Italiane deriverà , ch'io tanto defidero, non folo per lo ben publico, che per Γ onore di mia Nazione , che tanto ne* buoni fecoli sì in quella,come in tutte 1* altre belle Arti per confeifione ancora di mol- ti Stranieri allora viventi fi è fegnalata. |
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