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iliili.......■
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IN FIRENZE. M. D. L.
Appreflo Lorenzo Torrentino ImprefTor Ducale.
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ALLO ILLVSTRISSIMO
ET ECCELLENTISSIMO
SIGNORE IL SIGNORE
COSIMO DE MEDICI DVCADI FIRENZE.
Onfiderando quanto Voflxa.-Ecccllenza fi
fia fempre dilettata di tutte le Virtù, & di tutte le buone arti, Se particularméte della Architettura; & vedédo con quanto ftudio Se diligétia ella fempre fi fia ingegnata che coloro, che hanno hauuto a mettere ad ef- fetto le molte,gràdi, Se varie muraglie,che per tutto lo flato di quella,parte per fornii catione,parte per bifogno, Se parte per or- namento ha fatte fare, conofeeismo il buo- no,& andafstno quanto più poteuano ritrouado quelle regole miglio ri,&quefmodi più yen,che già vfarono,i Romani Antichi;hora efor tandoli ad efaminare diligenteméte le cofe fcritte da Vitruuio, hora a mifurare & a cófiderare quelle Reliquie, che ancora ci reftano del la gradezza dello Imperio Romano,hora moftrandoli co la viuacità & prótezza del fuo diuino Ingegno, no folaméte quelle cofe, che da per loro fìefsi non conofceuano ma quelle ancoraché ne da gli fcrit ti di Vitruuio, ne da le muraglie Antiche haueuano fapute cauare; Applicai l'animo' a volere tradurre l'Architettura di Leonbatifta Al- berti^ quale ella mi riufeiffe dedicarla a V. E. non perche quella haueffe a imparare da effa cofa alcuna, percioche, che cofa può im- parare di quella nobili/sima arte, chi Se per molto ftudio,cx: per lun- ga efperiéza, Se per naturale inclinatone,& per acutezza d'ingegno e in quella efìercitafsimo ? Ma più tofto perche effendo ella già Itata dedicata da Bernardo fratello di Leonbatifta alla felice memoria del Magnifico Lorenzo de Medici, in lingua Latina, mi pareua che in quella noftra lingua ancora fé le afpettaffe lo vicir4 fuori fotto il no- me della Eccellenza Voftra : ad vtilità comune di coloniche non ha uerado notitia della lingua Latina,fi dilettano di quella nobili/sima ar te,accioche e' fi potefsino godere le belle fatiche di Leonbatifta;le lo- di del quale no fa meftiero raccontare,percioche oltre alle molte, Se belle,ó<: vtili opere,che Se nell'una Se nell'altra lingua di lui fi truoua no,à me pare che quella fola della Architettura fia tale che lodi à ba- a ii
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ftanza il bello Ingegno, l'a*molta dottrinala accurata diligenzia, la
gran" fatica, &; il lungo ftudio di quello : Se che chi vorrà fpogliato ai tutto di pafsione giudicare il vero,conofcerà queftafui fatica nò fola mente eilere ftata Se bella Se vtile, ma neceffaria ancora.Concioiìa che egli aperfe largamente quelli afeofi fegreti,che negli ofeun fentti di Vitruuio erano rinchiuf ì,& infegnò molte cofe,che egli andò con fiderando,mifurando,&: conietturàdo da gii antichi edifitii, grande- méte necefTarie alla vita fiumana, lequali non fi ritrouando ne in Vi- truuio ne in altri ancora, mi accefono di ardentifsimo defìdeno di ca uarlein luce^Et per madarle fuori quanto piùpoteuo corrette, andai raccoglievo quanto più diuerfi tefti poteuo,& mi fono ingegnato par te feruedomi di efsi,parte accordando il Tefto con il Tello fteffo,fè codo che dalla intétione,o da gli fentti dello Autore ho faputo,o pò tuto cóietturare,di correggere quelli errori, che no pochi fi ritroua- uano ne Tefti Latini; anzi tanti,cx: di tanta importàza che più volte mi haueuano quafi che sbigottito, Se fattomi ritirare dalla imprefa, fé nò che purnnalméte confortato da la buona memoria di M.Fran cefeo campana,mi mefsi a darli fine,aggiugnédoci m difègno le Pian te,i Proffili, Se le Faccic de varii edifitn deferitti da lo Autore, parte difegnati come egli fteffo apunto gli defenue j parte ancora come a me e parfo che egli ne habbia voluti defcriuere alcuni che nò era pof libile di metterli mediate i fìioi fentti cosi a pieno in difegno: del che potrei forfè da alcuni eilere biafimato, coli come mi potriano anco- ra dànare dello efìermi meffo,qua{ì troppo animofo a tradurre vno Autore,che no folo e difficile mediante la materia, di che egli tratta, ma mediate, i nomi no pur latini antichi Se approuati,ma nuoui Se da lui fteifo comporti. Nondimeno io pur mi perfuado anzi tégo per certo, che quelli miei ftudii non folo fi libereranno da vn* tale biaf i- mo,ma che fenza troppo nuore potranno comparire infra gli altri, nel confpetto di ciafcuno,difefi folamente dalla ombra di. V, E. La quale farà contéta di accettarli non come Dono conuemente alle re gali doti dello animo fuo,ma come pofsibih al baffo potere Se al po- co faper'mio che ad immitatione di querGreco,che prefentado Cefa re Auguft o diffe facra Maieftà quello mio prefente no é fecondo la granTortuna,Cx: le molte qualità tue,ma è fecondo il poter'mio, che ih più hauefsi,piu ti darei,Ne fò dono a V. E. pregadola folaméte che infra le fue tante grandezze, fé la domanda no é però troppo altiera alcuna volta fi ricordi di me, come di fuo fedelifsimo feruidorc. p, U\ Illitjìrtflmd &* Eccellemifima Signoria.
Humilifimo <? demtipmoferuidor<L^*
.Qfmo'Barthoru
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LEON BATISTA ALBERTI DELLA ARCHITETT VR A.
PROEMIO.
L I antichi nofìri ci hanno lafciate molte & varie arti,
chegiouano a bene,& comodamente viuere, acquifla- te da loro con grandissima induflria,& diligenzia. Le- quali anchora che da per loro fleiTe tutte dimoflrino quali che a gara di andare à quefìo fine; cioè di giouare grandemente alla generatone humana : nientedimeno noi conofciamo che eli'hanno vn certo che,mediante il quale ciafcuna da per fé pare che ne prometta particu- lare & diuerfo frutto. Imperoche noi certo feguitiamo alcune arti per la ne- V cefsità ; & alcune approuiamo per la vtilita, & alcune fono in pregio, perche mediante lo operare di quelle, fi viene in cognitione delle cofe che dilettano ; & quali fiano quelle arti,non fa mefliero che io dica; imperoche elle fono ma nifefle. Ma fé tu andrai bene efaminando infra il grandifiimo numero di tut- te le arti; non ve ne trouerai pur vna,che ( {prezzati gli altri ) non confideri & *« vadia dietro ad alcuni fuoi particulari & propii fini. O fé finalmente ne trouer rai alcuna, laqual fia tale che tu no polla, ò in modo alcuno mancarne, ò che ella pure daper fé ti arrechi vtilita,congiunta con dilettatone & grandeza; no debbi ( fecondo il mio parere ) dal numero di quelle tor uia la Architettura. Imperoche ella aIcerto,fe il tutto andrai diligentemente efaminando, & pu- »< blicamente & priuatamente alla humana generatione,e' commodifiima & ol- tra modo gratifiìma:Et per dignità no infima infra le prime.Ma inanzi che io proceda più oltre, giudico che fia bene dichiarare chi é quello che io voglio chiamare Architettore : Percioche io non ti porrò inanzi vn legnaiuolo che tu lo habbi ad aguagliare ad huomini nelle altre fcienzie elTercitatifiìmi; colui 30 certo che lauora di mano ferue per inflrumento allo architettore. Architet- tore chiamerò io colui il quale fapra con certa & marauigliofa ragione & re- go!a,fi con la mente et con lo animo diuifare; fi con la opera recare afine tutte quelle cofe, lequali mediante mouimenti di pefi congiugnimene di ammafia menti di corpi, fi pofibno con gran dignità accomodare benifiìmo allo vfo $< degli huomini. Et à potere far quello bifogna che egli habbia cognitione di cofe ottime & eccellenti/Time ;& che egli le polTegga. Tale adunque farà lo Architettore. Ma torno a quel che io lafciai. Sono flati alcuni che hanno detto, che la acqua, 6 uero il fuoco furono le
cagioni principali che fecero, che gli huomini fi ragunaflero infieme : Ma a 40 noi che confideriamo la vtilita & necetfita delle coperture,& delle mura; facil mente farà perfuafo che quella fia fiata la cagione principale di conciliare & ragunare gli huomini infieme. Ma non per quella fola cagione fiamo obliga- ti allo architettore, ciò é, perche e' ne habbi fatti i cari & ficuri luoghi, doue polliamo rifuggendo, defenderci dalo ardore del Sole,da i freddi,& dalle té- pefle. (auegna che ciò fia beneficio non piccolo ) ma per quella ancora,cio è, a iii
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6 PROEMIO
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perche egli ha trouato molte colè priuatamente & pubicamente fenza dub-
bio vtilijfime; di allo vfo della vita fiumana fommamente accomodate. Quante honeftiffime famiglie haurebbon' perdute, & la noftra et le altre Cit- tà del mondo, rouinate del tutto per la ingiuria de' tempi : fé le paterne habi- tationi non le haueflero ( quali come riceuute nel grembo de loro antichi) di- s fefe & fauorite . Dedalo ne luoi tempi fu grandemente lodato,per hauer fatto appretto de i Selinuntii vna flanza in volta, nella quale fi raccogliefle vn vapore tanto tiepido &piaceuole; che mouefie i corpi a mandar fuori gra- uiiTimi fudori : & gli fanaffe con grandilTima dilettanone . Ghc dirò io degli altri che andarono inueftigando molte cole fimili à quefte ; atte à gioua io re alla fanita : come luoghi da farfi portare, da notare, le ftufe & altri limili. O à che racconterò io,i carri & gli altri inftruméti da portare, i Mulinagli ho riuoli,& fimili cofe minute : lequali niente di meno fono al viuer noftro di gra diiìimo momento ? A che le abbondanzie delle acque cauate de più fccreti et ripofti luoghi; & efpofte à tanto varie & efpedite comodità degli huomini ? i* A che i Trofei ? i Tabernacoli : gli Edificii facri, le Chiefe & limili, trouate per il culto diuino & vtilita de poderi ? A che finalmente le tagliate Ripe, i fo rati Montile ripiene Valli,i riftretti Laghi gli sboccati Paduh nel mare, le fa- bricate Natii, i dirizati Fiumije aperte Foci,i piantati Ponti,i fatti Porti, non folamente prouedendo à le comodità degli huomini per à tempo : ma apren io doli la via da potere andare per tutte le prouinciedel mondo. Onde e" nàto che gli huomini fcambieuolmente hanno inficine accomunato luno alaltro le /vettouaglie le fpetierie, le gioie, & le notitie, & cognitioni delle cofe, & tutto quello che e vtile alla falute & al modo della vita. Aggiugni à quello gli In- ftrumenti & Machine da guerra; le Fortcze, & quelle cofe che fanno di bifo- *s gno à difendere la liberta della Patria,& à mantenere fhonore,& ad accrefee re la grandeza della Citta : & ad acquiftare & à ftabilire vno Imperio. Io certo mi penfo che fé fi dimadafTero tutte quelle cittaje quali dapoi inqua che è memoria degli huomini fon venute per attedio , {otto lo imperio daltri ; da chi ette fufiino fiate foggiogate & vinte; elleno certo direbbono,dallo Archi- so -lettóre : Et di efTere ftate {officienti afprezare facilmente lo armato inimico ; ma non già di eilere ftate poflenti di durare contro alia forza dello ingegno ; & alla grandeza delle Machine, $ allo impeto de gli inftrumenti bellici; co le quali cole lo Architettore le ftrigneua,le infeftaua,& le rouinaua. Et coli per il contrario diranno quelle che fono ftate attediate, di non fi efTere difefe con J$ alcuna altra cofa, più che con lo aiuto & con le Arti dello Architettore^ Et fé tu andrai efaminando le fatte efpeditionijtrouerrai forfè che la maggior parte delle vittorie fi fono acquiftate più tofto per le arti j & per le virtuti de gli Architettori : che per i gouerni,ò per le fortune de Capitani ; Et che lo ini mico e' flato più volte fuperato & vinto dallo ingegno degli Architettori, fen 4° za le #rmi de Capitani? che dalle armi de Capitani, fenza l'ingegno degli Ar- chitettori . Et quel che grandemente importa,e' che lo Architettore coti po- ca gente,& fenza perdere i foldati,vince. Hor fia quanto alla vtilita detto aba ftanza. Ma quanto ilpenfiero&ildifcorfo dello edificare diletti, &fià fìtto dentro neglianimidegl'liuomini, fi vede da molte eofej& da quella ancora, |
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PROEMIO y
che tu non trouerrai nelTuno purché egli habbia il modo, che non habbia den
tro vna certa inclinatione di edificare qualche cofa. Et che fé egli hara col pé fiero trouato cofa alcuna appartenente allo edificare,volentieri da fé fteffo nò la dica,& non la manifefti allo vfo degli huomini; quali che sforzato dalla Na * tura. Et quanto fpeffo accade,che fé bene noi fiamo occupati in altre cofe,nó poffiamo fare che con la mente,& con lo animo, non ci immaginiamo di fare alcuni edificii. Et guardando le altrui muraglie,fubito con diligentia confide riamo tutte le proportioni & mifùre,& le effaminiamo, & fecódo le forze del lo ingegno noftro, ricerchiamo che cofe vi fi potè/fero aggiugnere, leuare, & >° mutarerEt auertiamo inokre,in che modo elleno fariano più compiute,ò più
belle. Et fé alcuno edificio farà ben compartito & perfettamente finito, chi fia quello,che no lo rifguardi con dilettatione et letitia grandilTima ? Ma a che racconterò io quanto & in cafa,& fuori, non folamente habbi giouato & dilet tato à cittadini la Architettura ; ma gli habbi ancora grandemente honorati ? »? Chi farà colui,che non fi reputi ad honore,lo hauere edificato ; effendo repu-
tato ancora à gloria l'hauer fatte vn poco accurataméte le propie cafe ouegli habiti ? Gli huomini da bene approuano,& infieme fi rallegrano, che tu co lo hauer fatto vn muro b vn portico belIiffimo,& poftoui ornamenti di Porte di Col5ne,& di coperture,habbi fatto il fatto tuo,et il loro; per quello certo più *o che per altro, eh e e' cognofeono che tu hai accrefeiuto con quefto frutto del-
le tue riccheze a te al Cafato,à defcédenti, & alla citta tua molto di honore & di dignità. Il Sepolcro di Gioue diede principio a nobilitare la Ifola di Creta,ne Delo era tenuto tanto in pregio,per lo Oracolo di Apolline ; quan- to per la forma & belleza della citta, & per la maiefta del tempio . Quan ii ta autorità habbia arrecato lo edificare allo Imperio & nome Romano non
accrefeerò io co il mio dire, più che quella che noi per i Sepolcri, et per le Re liquie della Antica Magnificentia,fparfe per tutto," ueggiamo hauerne data ca gione che fi predi fede, à molte cole dette dalli Hiftoriografi, lequali forfè al- trimente farebbono parute incredibili. Lodaua Tucidide oltramodo la pru 30 dentia degli antichi; che haueiTmo talmente adorna la lor citta di ogni forte
di edificii; che mediate quegli la pofianza loro apparirle molto maggiore che non era. Et chi e flato quello infra i gradinimi & prudentilfimi Principiane tra le prime lor cure,ò penfieri di perpetuare il nome, & la pofterita fua, non fi fia feruito della Architettura ? Ma di ciò fia detto abaftanza. Quefto final- x mente fia vero,che per bifogno,per (labilità, per dignità, & per ornaméto del
Publico , fiamo gran didimamente obligati allo Architettore : Ilquale faccia che noi polliamo nella quiete, con tranquillità, allegreza & fanita ; nel traua- gliare,con vtilita,& guadagno;& nelluna & nellaltra,fenza perico!o,& con di- gnità ritrouarci. Non negheremo adunque che egli non fia da cffer lodato 4^ & tenuto in pregio,& da effer pofto fi per la piaceuoleza, & per la marauiglio
fa grafia delle opere; fi per la neceffita, & per gli aiuti,& forteza delle cofe tro uate da Iui;fi per il frutto della futura etate,jnfra i primi huomini che habbino meritato quali (i fiano premii & honori. La onde hauendo noi confeiute que- fte cofe efier talmente fatte, cominciammo per diletto dell'animo noftro ari- cercare co più diligenza,de la arte & de le cofe loro. Et da che principii elle- |
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8 PROEMIO
no deriuaÌTero,& di che parti fuffino compofte, & finite. Et hauendole troua
te varie di generi; di numero quafi infinite; di eiTentia marauigliofe ; di vtilita incredibili ; inmodo che taluolta non era manifeflo qual conditione di huo- mini,b qual parte di repub.b quale (lato di cittajfuffe più obligato allo Archi- tettore; anzi allo Inuentore di tutte le comodità; II publico,b il priuato; le co- fe fiicre,ò le fecolan, lo fbrfi,ò il trauagliare, i particulari,ò pur tutta la huma na generatione,deliberammo per più cagioni,chequi fariano lunghe araccon tarli di raccorre effe medefime cofe,che in quefti dieci libri fono fcritte. Nel trattare delle quali terremo queflo ordine. Noi certo habbiamo confiderato che lo edificio , è un certo corpo fatto fi come tutti gli altri corpi di difegno, & di materia, l'uno fi produce dallo ingegno, la altra dalla natura : onde allu- no fi prouede con applicamelo di mente & di penfiero, all'altra con apparec chiamento & fceglimento . Et habbiamo ancora confiderato, che nel'uno ne l'altra daperfe,non è baflante,fenza la mano d'uno efercitato Artefice, che fappia far componimento della materia con debito difegno. Et effendo va- rio lo vfo de gli edificii bifognò andare inueftigando, fe.vna medefima forte di difegno fi conueniiTe a tutte le maniere delle edificii. Et per quefìa cagio- ne habbiamo diftinte le maniere de gli edificii. Nellequali conofcendo noi che era di grandiffimo momento,il modo & il componimento delle linee in- fra di Ioro,dal quale poteffe nafcere vno comporto,di ecceffiua belleza : Co- minciammo per queflo ad efaminare, che cofa fuffe belleza : & che belleza fi conueniiTe à ciafcuno edificio . Et auenga che in tutte quefte, fi trouaiTero al- cuna volta difetti : andammo inueftigando in che modo fi potefìino rimedia re,ò reftaurare. Ciafcun libro adunque,é fegnato con il fuo titolo,fecondo la varietà delle cofe : percioche il Primo Libro tratta de Difcgni,ii Secondo de la Materia, il Terzo de l'opera, il Quarto di tutte le opere in vniuerfale, il Quinto de le opere in particulare,il Setto de li ornaméti, il Settimo del ador nare gli edificii facri, lo Ottauo del adornare gli edificii publici & fecolari, il Nono del adornare gli edificii particolari & priuati, il Decimo de la reftau- ratione degli edificii aggiuntoci vna varia hifloria delle acque, &come fi truouino,& quello che nelle facende gioui lo Architettore. |
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DELLA ARCHI
TETTVRA DI
LEONBATISTA
ALBERTI. |
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LIBRO PRIMO.
Ve difegni & della poftanzj,, & Regola loro.
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fa* 1-
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io
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Avendo à fcriuerc de Difegni de gli edifitii, noi'
raccorremo,& porremo in quella noflra opera tut- te le colè miglioria più eccellenti, che da noftri An tichi conofceremo eiTerne fiate fcritte; & quelle an- cora che gli offeruarono nel fare dette opere, & a quelle aggiugneremo fé con j! penlìero, ingegno, b fatica noftra harem' trouato cola alcuna, che ci paia da cilere vfata. Ma defiderando nello fcriuere fimil* io cofe difficili,certo & afpre,& in la maggior*parte ofcurifsime.diefTere aper tifsimi,& il più che fi pub facili & efpediti. Secondo il collume noflro di- chiareremo che cofa fia quella,allaquale noi vogliamo dar* principio, Per- ciochc da quello appariranno in fonte gli origini di quelle cofe, che dire li debbono,da non eflere inuero difprezzati. Onde l'altre cofe,con più piano t? flile fi diranno. Comincieremo adunque in quella maniera. Lo edificare confitte tutto in difegni & in muramenti. Tutta la forza & la regola de difc gni confifle in fapere con buono & perfetto ordine adattare & congiugne- re infieme linee, & angoli, onde la faccia dello edificio fi comprenda & fi formi. Appartienfi certo,& e officio del difegno inueftigando ilabilireal- |
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Jo
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Ii edificiì,& alle parti loro luogo atto,numero determinato,maniera bella,
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& ordine ^ratiofo,accioche poi tutta la forma di elfo edificio in efsi difegni
fi ripofi. Ne ha il difegno in le incinto di feguitare la Materia, ma è tale che noi conofeiamo che il medefi,mo difegno e in infiniti edifici, pur' chemoi veggiamo in efsi vna medefima forma cioè pur chele parti loro, & il fito, 3 & gli ordini di quelle fiano in tutto fumili infra loro di linee,& di angoli; Et ci farà lecito con la mente & con l'animo terminare intere forme di cdiii- cii,feparate da ogni materia,ilche ci verrà fatto con notare & terminare co certo ordine,i dirizzamene,& i congiugnimenti delle linee,& delli angoli, / y ilche coli efiendojfarà il difegno vna ferma,& gagliarda preordinationc co /&efintàtffnJ?jtferw* |
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e (
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40
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ceputa dallo animo,fatta dilinee,& d'angoli,& condotta da animo, & da in ^
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gcgno buono.Ma fé noi vorremo cófiderare che cofa fia daper fé elio edifi
tio, & tutta la muraglia farà forfè a bifogno noftro cófiderare da che princi pii comincialTero le habitationi,che e'chiamano edifitii,& cocheprogrefsi crefcelTero,del che certo fé io no m'inganno, pofsiamo rifolucrci in quella maniera. |
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u.
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O DELLA ARCHITETTVRA
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Ve U occafione del fare gli edijìtii, & in quante parti confjla tutto il modo dello edifi-
care & quali e ofe fieno utili a et a/cuna di ejte parti, Cap. IL PRocacciaronfiglihuomini da principio in alcuno ficuro paefe luoghi
doue fermarli,Et hauédo quiui trottato (ito comodo & grato à bifogni loro,in tal' maniera vi fi alloggiarono,che Le priuate,& le publiche cofe non vi fi hauefsino a fare in vif luogo medefimo ; ma che alcroue fi dormilTe, al- troue fi facciTe fuoco,& altroue fi collocando l'altre cofe al rimanete de lo- ro bifogni neceiTarie.Di qui poi cominciarono a péfare di porre le copertu re, accio che co effe fi difendefiero dal Sole,& dalle pioggie, ilche acci o rìu fciiTe loro feciono le facciate delle mura/opra le quali fi pofafiero le coper- ture.Perciochc in quello modo conofceuano douer'eflerepiiificuri dalle fredde té'pefle,& da gelati veti.Finalmente nelle facciate delle muraaperfo no da batto ad alto vani & fineflre, onde potefiero & entrare & vfeire, & a più chiari tépi riceuere dentro lumi & vcticelli, Et onde hauefiero comodi tà di madare fuori acque & vapori ragunatifi per auétura nelle cafe.Et per- ciò chiunche egli fi foue o la Dea Vefla figliuola di Saturno,© vero Eurialo & Iperbio fratello Gellio,o Trafone,o il Cyclopc Tifinchio, che ordinai' fé da prima tali cofe, finalméte io mi credo che cofi fatti fofTcro i primi prin cipii, & di poi eifere quella cofa,& per lo vfo & per l'arte crefeiuta infino à tato che trouate varie maniere di edifìtii fi e ridotta ad efler* quafi che infini tà.Imperoche alcuni fene fanno publici,alcuni priuati,alcuni (acri, alcuni fé colari,alcuni feruano all'ufo & alla necefsità,& alcuni feruono allo, ornamén- to della CittàJ& aicuni alla bellezza de TépiijMa non perqueflo farà perfo fìa,cke nieghi che tutti nò fieno deriuati da quelli principicene noi habbia- mo detti;lequali cofe efsédo cofi,è manifefto che tutta l'arte dello edificare cóftile in lei cofc,lequaii fon quefle,laRegione,il Sito,lo Scompartimcto, le Mura,le Coperture & i Vani. Et fé quelli fond améti farano da principio coprefijS'intenderanno più facilménte quelle cofe.,che noi dipoi dobbiamo defcriucre.Dimniremole adunque cofi i La Regione aprefTo di noi doue fi habbia a edificare farà vno ampio & aperto luogo per tutto. Vna parte del- la quale farà il Sito. Ma il S ito farà vn' certo fpatio determinato del luogo,il quale farà cinto intorno di muro a v fo,& à vtilità.Ma fotto il nome di Sito. Verrà ancora ogni fpazzo di efib edificio, il quale noi premeremo (palleg- giando co le piante de piedi.Lo Scompartimcto è quello, che diuifa tutto il Sito dell'edificio in Siti minorila onde auiene che di eoli fatte, & adattate mébra infieme,pare che lo edificio fia di minori edificii ripieno; Muro chia miamo noi ogni muraglia,che mouendofi di terra fi alza in alto a reggere il pefo delle coperture,Et quella muraglia ancora che e tirata allo intorno del io editìcio,pér ricingere il voto di quello;Coperture no chiamian' noi quel le folamente che nelle più alte parti delli edificii flanno efpoflc a riceuere le pioggie,Ma copertura e ancora tutto quello,che in lungo & in largo fi diflé de fopra il capo di chi fpa{Teggia,infra le quali fono i palchi,le volte à meza botte,& le volte ordinarie, & altre fimili. Vani chiamiamo noi tutti quelli Aditi,che fono per tutto nello edificip onde pofsino entrare & vfeire tutte le
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LIBRO PRIMO. lì
le cofe,che fanno dibifogno a chi vi ha da (lare dentro. Di cjuefti adunque
parleremo,^ delle parti di ciafcheduno,fe prima noi racconteremo alcune cofe,Iequali,o fiano pur' principilo veramente anneftate,& nate con i Prin cipii di quefta noflra incominciata operarono certamente molro a propo- sto.Imperoche hauédo cofiderato fé fi truoui alcuna cofa,che gioui à qual* fi voglia di quelle parti,che dette habbiamo. Tre cofe trouiamo da non le lafciare certo in dietro;le quali inuero & alle coperture, & alle mura,& alle altre cofe limili molto fi conuengono. Et fon' quelle. Che ciafeuna di loro fia commoda, & fopra tutto fana, quanto al fuo determinato , & desinato vfo.Sia intera,falda,& perpetua,& quafi che eternajquanto alla {labilità ; fia ornata,& compo(la,& per dir' coli in ogni fuaparte,quanto alla gratia & al la piaceuolezza bella & vezzofa. Gittati quefti quali come principii & fon damenti delle cofe che dire fi debbono, tiriamo dietro alla imprefa. %>e la Regione delQelojt ttero xJ.YÌaJelSole& de VentttcbeuarUnoT^Arid.Cd.III.
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GLi Antichi vfauano diligentia quanto più poteuano grandifsima,di ha-
ucre vna Regione nella quale non fufife cofa alcuna nociua & fuiTe ripie na di tutte le commodità ; & fopra tutto guardauano con ogni diligentia di to non hauerei'Aria graue ò moietta, con fauio inuero & maturo configlio. Acconfentiuano certo che fé la terra & l'acqua hauelTero in loro alcuno di- fetto^ poteuano con l'arte & con lo ingegno correggere. Ma affermauano che l'Aria non fi potcua mai ne con aiuto alcuno di ingegno, ne con moltitu dine alcuna di huomini correggere,^ rifanare tanto che badaile. Et certa- mi mente il fiato dello alito col quale folo noi veramente conofeiamo mante- nerli & nutrirfi la Vita.Sarà molto ottimo alla falute,fe egli farà fommame- te puro.Okra di quello quanta forza habbia l'Aria nel generare,producerc nutrire,^ mantenere le cofe non è nefTuno,che nò lo fappia? Conciofia che e' li conofee che fono di maggiore ingegno coloro", che fi nutrifeono di più JO pura aria,che quelli,che fi nutrifeono di più grofia^ numida. La qual'cofa fi penfa,che fufie la cagione che gli Atheniefi fufsino di molto più acuto in- gegno che i Tebani. Noi conofeiamo che l'Aria fecondo il fito & politura de luoghi.ci pare hora d'una maniera,& hor dWaltra.Le cagioni dellequa li varietà parte ci pare di conofeere, parte ci fono del tutto nafeofe & inco- s5 gnite per la feura natura loro.Ma diremo prima delle cagioni manifeile, di poi difputeremo delle più occulte, accio che noi pofsiamo eleggere Regio- ni commodifsime & in quelle viuere fanifsimamcnte.Gli Antichi Teologi, chiamarono l'Aria Palladé.Quefla difie Homero,che era Dea,& fi chiama uà Glaucope, che lignifica Aria pura che di fua natura dia lucidifsima. Et « a certo fi vede chiaro quella aria efiere fanifsimajaqualeèpurgatifsima & pu nfsima;& che con la villa fi può facilmente penetrare,lucidifsima,& leggie rifsima,& turta fempre à vnJ modo & non varia. Et per il contrario afferme remo in quel'luogo efiere Aria peflifera, douefliano ragù nate continoua- mete groiTezze di nebbie,& di puzzolenti vapori,& che quafi fi flia fempre come vn' certo pefo fu gli occhi, Et che ti impedifea la villa. Che quefle co- |
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fé coli fatte, fieno ne 1W modo, & nell'altro, mi penfo io che accaggia da
molte altre cagioni,ma più che da alcun'altra d a Soli,& da venti.Ne qui {la > remo a raccotare quelle cofe naturali,cio è in che modo i Vapori per la for- za dei Sole fi lieuino dalle più intime & fé crete parti delia-Terra et s'inalzi-
ci arme /i/€^uù d) no al Cielo.Doue ragunati in gran'mo Iti tudine nello ampifsimo fpatio del ? a PAria;o vero per la loro grandissima mole,o pure che riceucndo i raggi del
■yt*f * sM *&«* Soje aa quella parte,che rarefatti lì fonojCafchino;& con il cader' loro fpin
ghino l'Aria,et eccitino i venti,et dipoi gittadoil da per loro nello Oceano
cacciati dalla fete fi tuffino;bagnati finalmente nel Mare,et pregni dì humo- re,aggirandofi nuouamente per l'Aria,flretti da venti,et quali come fpugne xo premute diflillino etpiouino a gocciola àgocciolalohumore,ondcfien' cagione che fi creino nuoui vapori. O fiano quefte cofe che noi habbiamo dette vere,o che cgh è pur' vento,et vna lecca fumofltà della terra,o vnacal da euaporatione molla da freddo che la fpinga,o vero fiato di Aria, o vero |
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pura Aria, molla dal moto del módo,ò daiicorfo et raggiare delle flelle, b
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vero lo fpirito(che genera le cofe)mobile per fua naturalo fia pur altra cofa,
che n5 in fé flefTa,ma nell'Aria più preflo cófifla,guidata dalla calda polfan za dellapiu alta parte della Aria,ò dalla infiammatione fatta nell'Aria mo- bile, o fé alcuna altra ragione,et opinione di altri nella difeufsionc da farli e più vcra,o più antica;io giudico che fia da lafciarla in dietro come che non faccia àpropofìto.Da quello veramente fé io non m'inganno,fi potrà inter pretare onde venga,che noi veggiamo alcuni Paefi del Mondo efler'fi fatti, che fi rallegrano dell'Aria lietifsima,metre gli altri a loro vicini,et quali pò Hi nel medefimofeno,per l'aria più trilla et perii giorno quaflmeflodiuéta no fchifi et lordi. Quello credo io che accaggia non per alcun'altra cagione più che per non hauere conuenienza con i venti,et con il SoIc.Cicerone vfa uà dire che Siracufa era talmente pofla,che gli habitatori di quella in ciafeu di dell'ano vedeuano il S olejcofa inuero rara,ma da eifere dellderata, et da bramarfi(certo)fopra tutte l'altre cofe,doue la necefsità o la oportunità non te la vieti. Debbefi adunque eleggere di tutte le Regioni quella,dalla quale la forza delle Nebbie, et la grolTezza di ogni più fpeffo, o grofTo vapore a {lia lontana.Hano trouato coloro che attendono à quelle cofe,che i rao-gi et gli ardori del Sole/anno maggior'impeto foprale cofe più ferrate etdenfe, che foprale rade/opra l'Olio più che lopra l'Acqua/opra ilferro,piuche fo pra la lana.La onde e* di cono l'Aria efTer' più graue et più grolla in quei luo ghi,doue ella maggiorméte fi rifcalda.Gli Egizzii cótédédo della Nobilita co l'altre geti delMódofigloriàuano di effere flatii primi huomini, chefuf fero flati creati nel M6do,et che non era flato bifogno di procreare gli huo mini in altro luogo,che doue e' fufsino poffuti viuere fanifsimi,et diceuano eifere flati dotati dalla benignità de gli Dii quali di perpetua Primauera, et d'Aria fempre d'una medefima maniera marauigliofaméte più che tutti gli altri.Et Erodoto fcriucche infra gli Egizzii,quelli mafsimaméte che so voi tiverfo la Lybia,fonopiu di tuffigli altri fanifsimi,perche quiui mainò fi va rianoipiaceuolivétkelli.Et certo e'mi par* vedere alcune Città fi della Ita lja,fi delle altre genti, non per alcuna altra cagione più che per vna fubita intemperie
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L I B R O P R I MO lj
fntempcrie dell'aria, hor calda, & hor fredda, diuentare inferme, & piene di
pefte.Per tanto fi debbe auuertire,& non lènza propofito,quanto,et quale So le habbia ad hauere il Paefè, accio non vi ila, ne più SoIe,ne più ombra,che fi bifogni. I Garamanti bertemmiono il Sole quando efi leua,& quando egli va 5 lotto : perciò che e'fon auuampati dalla troppa continuatione de raggi. Altri fono Pallidi per hauere qua/i vna continuata notte, & che coli accaggia, non interuiene tanto per hauere il polo più baflbjO più alghembó,ancora che que- flo faccia aiTai,quanto che per efiere i luoghi pofti con la faccia,ò a riceuere il Sole,& i Venti, ò afchifarli. Io più pretòo vorrei, i venticelli piaceuoh & pie- io coli,che i venti,& più torto i venti,ancor che crudi & meno che modelli, che
io non vorrei la aria immobile, &grauifiima . Le Acque ancora dice Oui- dio,fi guaftano,fe non fi muouono . L'Aria, per dire cofi,inUerita fi railerena grandifiimamente per il moto. Percioche io certo mi penfo che i vapori che fi lieuano di terra, ò fi rifoluiuo per il moto, ò vero rifcaldandofi per i moti fi i? maturino . Ma io vorrei che querti venti, giugnefiino cotti dalli opporti mon
ti,& felue,b rtracchi da vn loro liigo viaggio. Vorrei che da i luoghi donde e' pafiano,no códucefiìno a noi mala impreflione. Et per querto fi debbe auuer tire di fuggire ogni cattiua vicinanza, donde ne efea cofa alcuna nociua : Nel numero delle quali cofe è il cattiuo odore, & ogni grolle» vapore, de luoghi *o padulofi, & malli me delle acque corrotte,& delle folle. I naturali tegono per
certo, che ogni fiume che erefea per le neui, meni aria fredda ,■& grolla : Ma nefluna farà infra tacque più cattiua^ò brutta,che quella,che non agitata da al- cun moto fi marcifec. Et quella corruzione di fi fatta vicinanza,fara tato più inferma, quanto ella farà più e (porta vi venti men fani. Dicono ancora, che i ,{ veti rio fon tutti per lor natura tali,che eglino arrechino fanita, ò malattie.Ma
Plinio,fèguendo Teofrarto,& Hippocrate,dice che Aquilone è accomodatif fimo a rertituire et conferuare la fanita,et i naturali tutti affermano,cheOrtro è più di tutti gli altri nociuo, alla humana generatone. Et in oltre fi penfono che i beftiami, foffiando Ortro, non rtieno ne pafcoli fenza pericolo, & han- J0 no ofieruato che méte tal vento tiraje Cicogne non volano mai,& che i.Del-
fini fofFiando Aquilone, & andandoli à feconda, fentono le voci, ma tirando Ortro,le fentono più tardi,& non le fentono ie non rapportategli dal dirinpet to : Et che fofFiando Aquilone,vna anguilla viuera fei giorni, fenza acqua,ma tirando Ortro,non durera,per hauer querto vento infe,tanta gróffeza,& tanta j< forza di fare malattie, di maniera che edicono, che fi come Comando Ortro
gli huomini diuentano catarrofi & fi ammalano,cofi lòffi andò Maertrale,tof- fono : Biafimono anche il mare Mediterraneo, per querto relpetto mafiima- mente , che e* par loro che il paefe efporto alla reflefiìone de raggi patifea di duoi foli,che l'uno l'abbrucia dal Cieio, & [altro dalle acque : Et cognofeono 40 nel tramontare del Sole faruifigrandirtima mutatione d'Aria,poi che lom-
bre della fredda notte, compariicono . Et fono alcuni che penfano,che i fiati occidentali, & le reflefiìoni de raggi ribattute, ò dallaeque & dal mare, ò da i monti, fieno più dall'altre molerte : Percioche per il continuato Sole di quel giorno, rendono il già rifcaldato luogo più cocente per la foprauenuta afa : radoppiata dalle reuerberationi de raggi. La onde fé auucrra che infieme co |
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querti foli,i Venti più graui habbino lentieri aperti da poterli liberamente co
durre da te,qual farà cofa più molefta ? b meno da fopportarfi? Le brezze an- cora della mattina à buona hora,che leuandofi ti raprefentino i vapori crudi, fi debbono certamente fuggire. Habbiamo detto del fole, & de venti, me- diante i quali fentiamo la aria variarfi, & diuentare fana,& inferma,& ne hab- 5 biamo parlato breuiflìmamente quanto ci pareua che qui fulTe abàrtanza : & di queftì a loro luogo fene difcorrera più dirtintàmente . Qud Regione fi a più commoda, &* <jual meno nel collocare gli
Edificii. £ap. UH. ii
NEllo eleggere la Regione farà conueniente, che ella fia tale, che gli habi-
tanti da ogni parte Te la habbino a trouar buona, fi con la natura delle co fé, fi con la fpecie & confortio de gli altri huomini. Ne io certo edificherò in alcuno afpro & in acceflìbile giogo delle Alpi vna citta, fi come haueua ordì- iS nato Gallicula, & non conrtretto da vna ertrema neceflita : fchifero anche vn diferto folitario, fi come dice Varrone,che era quella parte della Francia che egli troub di la ben adentro dal Rheno,& come defcriuc Cefare eflere fiata la Inghilterra ne tempi fuoi. Ne mi piacerà fé quiui come in Egina, fi harà fola- mente a viuere, di vuoua di vccelli : b di Ghiande, come in alcuni luoghi di %o jfpagna fi viueua à tempo di Plinio. Vorrei adunque che non ne mancafle co fa alcuna,che fufle di bifogno ad vfarfe. Per querto,piu che per altro fece be- ne Alelfandro à non voler por la città fui monte Ato : fé bene per la inuen- tionc, & difegno di Policrate Architettore doueua eflere marauigliofa : per- cioche gli habitanti non harebbono hauuta abbondantia delle cofe. Ad Ari- %% fiorile poteua forfè piacere quella Regione, malTimo nello edificare le citta- di , nella quale difficilmente fi potefle entrare. Et truouo che fono rtate alcu- ne genti,che hanno defiderato oltra modo,che i loro confini dalla lunga fieno abbandonati, & quafi fatti diferti per tutto : folamcnte per dare fcomodita a nimìci. Se le ragioni di cortoro fono da eflere approuate, b no, ne difpute- JO remo altroue.Et le querto gioua pubicamente cofi, non ho perche biafimarc lo inftituto loro, Ma nel porre gli altri edificii mi piacerà molto più quella regione : la quale hara molte & varie vie,per le quali & con le naui, & con i ca ualli,& con i carri,& di ftate, & di verno comodiflìmamente vi fi pollino por tar tutte le cofe neceflarie . Et fé tal regione non farà numida per abbondan- 5< za di troppe acque,ne arida, b afpra per troppo fecco,ma atta & infieme tépe rata. Et fé ella non fi trouerra cofi apunto,come noi la vorremo, eleggiamo- la anzi che no, vn' poco fredda & fecca, più torto che men calda, & numida più che il bifogno : impero che con le coperture, con le mura, con le vefli, con il Fuoco, & con il muouerfifi vince il freddo, Nepenfanoche ilfecco 4» riabbia troppo in fé cofa alcuna,per la quale porta nuocere grademente à cor- pi, b à gli ingegni de gli huomini: fé bene e'penfano, che gli huomini per li alidori fi rifecchino, & per i freddi forfè diuentinc alpri. Ma e' tengono per certo che tutti i corpi, per la troppa humidita fi corrompino,& per il caldo fi rifoluino : Et vedefi che gli huomini,fi ne tempi freddi/i per habitare ne luo- |
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LIBRO PRIMO 15
ghi freddi Hanno più fani & più fenza malattie. Ancor che e' concedino che
ne luoghi caldi gli huomini fono di migliore ingegno & ne freddi di miglio re corporatura. Io ho Ietto ancora in Appiano hiflorico che i Numidii vi - uono aflaùperche egli hano gli inuerni fenza gran freddi.Quella regione fa- * ra più dellaltre migliorejaquale farà anzi che no humideta & tiepida,percio che in quella fi genereranno huomini grandi begli & non melanconici. Se- condariamete quella regione farà commodilnma,che eflendo tra prouincie neuofe, hara più di fole che laltre. Et tra le prouincie aride per il fole quella che hara più di humidita & di ombra. Ma non fi porrà edificio alcuno,& fia io qual fi voglia in nefluno luogo peggio ne più fcomodo,che fé fi porrà nafeo-
fo tra due valli:percioche lafciado in dietro quelle cofe,che fono manifella- mente apparenti, gli edificii podi in tal luogo non hanno alcuna dignità ftan do nafcon,& la veduta loro interrotta non ha,ne piacere, ne grafia alcuna . Ma che dire noi ilche in breue accadera, che (arano guadi dalla rouina delle t* piogge & ripieni IpeiTo dalle acque, che intorno h piouono,&fucciato no pò
co humore,cotinuamente flaranno fradici,& fempre sfumeranno affi duo va pore,nociuo grandemete alla fanita de gli huomini. Non faranno in quel luo go gli ingegni eccellenti, dfendoui infermi gli fpiriti,ne vi dureranno i corpi. I libri infradiciate le legature fpuzzerano,le armi & tutte quelle cofe che farà *o nonemagazini fi infradiceranno,& finalmente per la foprabbondanza della
humidita vi fi corromperanno tutte le cofe. Et fé ancora vi entrerra il Sole fi abbrucieranno per la fpeffa reuerberatione de raggi,che da ogni banda quiui rifaltano,& fé il Sole non vi entrerra diuenterano aride per la ombra,& fi rag granelleranno. Aggiugni à quelle cofe, che penetrandoui il vento, quafi che »< riftretto per canali, vi farà maggiore OC più crudel furia,che non fia cóuenien
te. Et fé non vi entrerra,quella aria in groffatafi diuentera ( per dir cofi ) qua- fi che vn fango. Vnacofi fatta Vallata polliamo noi nona torto chiamare vn'lagaccio, & vno (lagno della aria. Per tanto la forma del luogo, nel qua- le vorremo edificare, debbe effere degna & piaceuole, ne in modo baila che jo iìa quafi che fotterrata, ma fia alta & quafi falcone che guardi per tutto, &
da qualche fiato di lietifiima aria fia continuamente agitata . Oltra di quello, habbia abbondanza di quelle cofe che bifognano, & allo vfo & al piacere de gli huomini, come Acqua, Fuoco, & cofe da cibarfi. Ma in quello fi deb- be auuertire & procurare,che da cofe fimili non accaggia à gli huomin i, cofa 3< che nuoca alla fanita loro. Debbonfi aprire & affaggiare i fonti,& con il fuo
cofarpruoue delle acque, accioche non vi fia milchiato punto di mucido, di vifeofo, & di crudo,onde gli habitatori fene ammalino. Lafcio (lare quel- lo che dalle acque Ipeflb procede, come diuentar gozzuti, & hauere la pie- tra , lafcio tutte quelle più rare marauiglie della acqua, che raccolfe dotta - -* 40 mente & elegantemente Vitruuio Architettore. Egli e fententia di Hipo -
crate (ideo, che coloro che beranno acqua non purgata, ma graue & di cat - tìuo fapore, diuenteranno con la peccia affannofa & enfiata, & nelle altre , membra del corpo, come nelle gomita, nelle fpalle & nel vifo, diuenteran - jtyw&j & ^S|? no , dico al tutto ellenuati , & oltramodo lottili . Aggiungiui che per b ii
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lo DELLA ARCHITETTVR K%
difetto della milza, induritoui ilfangue, cacheranno in varie fpetie di ma-
lattie &pefli, nella fiate per il fluflb del ventre, & per il mouimento della collora, & per il rifoluere de gli humori mancheranno, oltra che in tutto lo anno haranno continue & graui infermitati, come hidropifia, afima, & do- lori di fianchi. Igiouani perii humori melancolici impazzeranno . I vecchi * per accendergli gli humori arderanno : le Donne difficilmente ingrauide- ranno, & difficiliffimamente partoriranno ogni feffo & ogni età : finalmente cadrà inanzi al tempo di morte non ragioneuole, tirataui & confumata dal- le malattie : Ne haranno giorno alcuno, nelquale non fi fentino melancolici, b {limolati da cattiui humori, & veiTati da ogni forte di perturbatione. Ol- w tra che efagitati dellanimo, faranno femprein meftitia& dolore . Potreb- bonfi dire più cofe delle acque, notate dalli antichi Infiorici varie & maraui- gliofe, & efficaciflime allo flar fano, & allo flare ammalato de gli huomini : Ma elle fon rare certo ,& feruirebbono forfè più àmoflrare di fapere che ai bifogno; Oltra che delle acque àlorluogo,piu lungamente fi parlerà. Quei- ,< lo certo non è da fprezzare,ilche è manifefliilimoicio è che della acqua fi nu- trifeono tutte le cofe che crefeono le piante, i femi, & tutte quelle cofe che hanno l'anima vegetatiua, de frutti & della abbondanza delle quali cofe gli huomini fi rinfrefcano,& fi nutrifeono. Se queflo è cofi, certo e bifogna eia minare diligentemente che vene di acque, habbia quella regione ,doue noi zo vogliamo habitare. Diodoro diceche la India ha in gran parte huomini grandi gagliardi, & dotati di acuto ingegno, perche e' fono in fanimma aria & beono faniiTime acque. Ma quella acqua chiameremo noi ottima,che non hara fapore alcuno, & quella hara buon colore, laqual non hara punto di co- lore , di forte alcuna . Oltre che efi chiama quella acqua ottima, la quale è l? chiariflìma lucida Sfottile, & che poflafopravn candido telo non lo mac- chia^ cotta non fa pofatura, & quella che non Iafcia il grembo donde ella efee mufeofo & macchiato, & mamme 1 falli che ella bagna. Aggiugnefi quel- la acqua effere buona,con la quale cotti i legumi diuenton teneri, & quella an- cora con laqual fi fa buon pane. Ne con meno dihgentiafidebbe efamina- JO re & auuertire, che la regione non generi cofa alcuna pefiifera ò velenofa:ac- cio che quegli che vi hanno da flare, non fileno in pericolo. Lafcio indietro quelle cofe cheappreflb àgli antichi fon celebrate, ciò e che in Coleo fi di- filli dalle frondi de gli arbori vn mele, che chi lo ghufìa,cafchi per vngiorno intero & quafi fenza anima,fia tenuto per morto. Et quel che e'dicono efier JS jnteruenuto nello effercito di Antonio, delle herbe, le quali mangiate da fol- dati, per careftia di pane fecero che impazzati fi agitauano flando fino à tanto intenti a cauar pietre, che commoffa la collora cafeauano & moriuo- no, non trouando nefiuno altro rimedio, contro à quella pefle fecondo che fermePlutarco, che il bere vino . Quefle fon cofe notiflimc. Che diro io dì 4° quel che appreflb la Puglia in Italiano Dio buono ne noflrì tépi,che incredibi le forza di veleno fi è defla ? che per il morfo di alcune Tarantole terreflri gli huomini cafeano in varie fpetie di pazzie, & come diuentano in furiati, cola marauigliofa à dire. Nefiuno emfiato, neffuno liuido, che appanfea in alcun lato
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LIBRO PRIMO 17
lato del corpo, dallo acuto morfo ò ago, della velenofa befliuola fatto fi ve-
de. Ma lubito perduta la mente attoniti fi lamentano, & fé non e'porto loro aiuto fi muoiano,medicano quella malattia con la medicina di Teofraflo,che diceua che quegli che erano morfi dalle Vipere,fi guariuano con il fonare de Pifferi. I Mufici adunque con varii fuoni mitigano tale malattia, & quando poi peruengono à quel modo di fonare che e' loro proprio, fubito quali de- ttili, fi rizzano & per allegreza, fecondo che è il deiiderio loro, con ogni sfor zo di lor ncrui, & forze, fi esercitano in elfo fuono : Percioche tu vedrai al- cuni coli morfi, esercitarli faltando, & alcuni cantando, & alcuni effercitan- 10, doli & sforzandoli in altre cofe, fecondo che il defiderio, & la pazzia loro
gli guida, inlino à tanto, che per ftracheza non pollino più. Et fenza fermar- li mai punto, fudare più giorni, & non per alcuna altra cagione, racquiIla- re la lor fanita, più che per la fatieta della principiata, & conceputa pazzia . Et habbiamo letto vna cofa limile a quella, efier accaduta appreffo degli Al- 15 bani, che con tanto sforzo di cauagli combatterono contro a Pompeio : per
cioche e' dicono eiler folito di generarli in quel luogo certe ragnateli, da qua li effendo gli huomini tochi, altri erano forzati à morire ridendo, di altri per lo oppofito à morire piangendo. |
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Qmquali inditii&conieBttre fthahbi*ainueftigarela Commoditadella
Regione. Qtp. V. |
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NE quelle fole cofe badano ad eleggere la Regione, le quali per loro flef-
fe n veggano,^ fono manifefle, ma bifogna ancora confiderare ogni co a< fa notando con lo animo più fecreti inditii. Percioche faranno buoni inditii
di ottima aria,& di acque perfette,fe quella Regione farà in abbodantia frut- ti buonijfe ella nutrirà molti huomini,& vecchifsimi,fe la giouentu vi farà ga- gliarda & bella, fé continuamente vi fi genererà, aggiuntoui fé i parti faran- no naturali & fenza monftri. Io certo ho vedute alcune città,lequali non vo- |
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JO
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glio nominare, rifpetto a tempi,nelle quali non è donna alcuna che no fi veg-
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ga in vn medelimo inflate eflere diuetata madre di huomo et di moftro. Vna
altra citta ho veduta in Italia, doue nafeono tanti Ghobbi /Guerci, Zoppi, & Biflorti,che e' non vi fi moltiplica famiglia alcuna,che nò habbia alcuno món co ò alcuno florpiato. Et certamente il vedere fi lpeffe,& grandi difaggua- J? glianze da corpo à corpo, & da membro a membro ; ne auertifce,che ciò in-,
teruenga da difetto di Cielo , & di aria, b vero da alcuna altra cagione più fecrctadi corrotta natura. Nefiafuor di propofito, quel che e'dicono ciò è che nella aria grolla habbiamo più fame, & nella lottile più fetc, & manco fi difeonuengha che dalle forme, & effigie de gli altri animali fi polli coniettu- |
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rare che corporature vi debbino hauerc gli huomini:Percioche fé vi fi vedrà
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no i beftiami & le pecore gagliarde, grandi,groffe,& affai, i\ potrà non à calo
fperare di douerui hauer figliuoli limili. Ne farà fuor di propofito,fe noi pi- glieremo inditii dellaria & de i venti, da altri corpi, ne quali fia fpenta la ani- ma vegetatala : percioche dalle vicine muraglie de gli ediricii, polliamo con- fiderare, che fé elleno farano diuentate rugginofe & ronchiofe, dimoftrerran b iii
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no che quiui concórralo influenze maligne. Gli Arbori ancora, quali come
daccordo tutti da vn lato medefimo piegati,& rotti, dimoftrano di hauere ce duto à noiofe, & molefte furie di venti : & gli (lem vmi falli nel proprio luo- go nati,ògli altri condottiui, fé faranno più che non douerebbono nelle fom- mita delle feorze loro, alterati, dimoftrano Io ftemperamento del luogo, per $ la aria che hora è di fuoco & hora di ghiaccio. Et perciò quella Regione do uè quefti furioli affalti di tempi, & tempefte lì aggirano, più di alcuna altra, li debbe fchifare : Percioche fé i corpi de Mortali, fono preoccupati da crude<- liflima forza di alcuno freddo, b caldo che li percuota, fubito tutta la malia del corpo, & le cógiunture di tutte le parti,fi guaftano,& fi rifoluono,& cafeo « no in malattie diuerfe, & in anzi tempo vecchiezze . Dicono che quella cit- ta che polla à pie de monti, pende inuerfo il tramontare del Sole, é inferma, più per quella, che per altra cagione, cioè perche ella fente poi fubito i fiati delle notti troppo più gelate. Egli e ancora cóueniente riandando le cofe de tempi pailati, fecondo che le hanno olTeruate i faui, elaminare, & antiuedere, i* con ogni dihgentia,cofe più rare, fé alcune vene fono : Percioche e'fono alcu ni luoghi, che hanno di ior natura afeofo in loro vn certo che, che conferifee alla felicitai alla infelicita. In Locri, & in Cutrone, dicono che non fu mai Pelle. Nella Ifola di Candia non Ha mai animale alcuno nociuo . In Francia nafeono di rado monftri, in altri luoghi i Filici affermano che nel mezo della *° eftate ,& nel mezo dello inuerno,non tuona mai : Ma in Campagna,fecondo che dice Plinio,fopra quelle città, che fon polle amezo di,in detti tempi tuo- na : Et dicono che i Monti preflb ad Albania fon chiamati Ceraunii, dal ca- derui continuamente faette. Oltra quello perche nella Ifola di Lemno ca- feonp continuamete faettejdice Seruio,che ciò ha dato cagione à Poeti di di- t* re, che Vulcano cadelfe in quel luogo . ApprelTo allo ftretto di Galipoli, & infra gli ElTedoni, non li fon mai ne ferititi tuoni, ne veduti baleni. Se in Egit to pioue, e tenuta cofa prodigiofa. A preifo lo Hidafpe, nel cominciar della eftate, pioue continuamente. Dicono che in Libia fi muouono i venti tanto di rado, che per la groiTeza della aria, fi veghono in Cielo uarie fpetie di va- $© pori:Ma per il cótrario nella maggior parte della Galatia, forila di ftate il ven to con tanto impeto,che in cambio di tirare in alto la rena,vi fpinge le pietre. In Spagna vicino allò Ibero, dicano che il uento Maellro loffia talmente, che dà la volta à Carri ben carichi : In Etiopia fi dice che no foffia O Uro : Et gli hiftonci dicono che in Arabia preilo à Trogloditi, quello medelimo vento, $5 abbrucia ciò cheei vitruoua di verde :& Tucidide fcriue che Delo none mai fiata moleftata da i tremuoti, ma fempre fi è Hata falda, fopra ilmedefi- mo fallo, anchor che le altre Ifole à lei vicine, fieno Hate aliai volte rouinate da tremuoti. Noi veggiamo,che quella parte di Italia che è dalla Selua dello Aglio,fotto Roma,per tutta la maneggia de colli di capagna di Roma,inlino 4° à Capua,tormetata e da continui tremuoti, & quali rouinata del tutto. Alcuni penfano che Achaia,fia cofi detta, da fpefle inundationi di acque. Io truouo che Roma e fempre Hata febricofa, & Galeno penfa,che tai febbre fieno vna nuoua fpetie di terzana doppiatila quale vari!, & quali contrarii rimedii, in varie bore, fi debbino applicare. Egli è ancora appreffo de Poeti antica fa- uola,
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uola, che Tiphone fotterrato nella Ifola di Procida, fpefle volte fi riuolge, &
che di qui nafce,che bene fpeflo la Ifola triema tutta da fondamenti. Di que- llo cafo hanno coli cantato i Poeti, perciò che la Ifola e veiTata da trcmuoti, & da bocche, che gettano in modo, che gli Eritrei, & i Calcidefi, che già in 1 quella habitarono, furono forzati à fuggirfene. Et di nuouo poi, coloro che vi furono mandati da Hierone Siracufàno, accio vi edificalFcro vna nuoua città,per la paura del continuo pericolo, & di tale mifèria fé ne fuggirono.Per tanto tutte le cofe, coli fatte, fi debbono riandare con lunga oiferuatione, & notarle,& farne comparationi, aflomigliandole ad altri luoghi, acciocheper *• qucfto fene acquifli buona,& intera notitia. Vialcunepiù occulte commodìtadij& incommoditadijdell<i Regione Je quali da Sauii
debbon ejjère ricerche. Qtj>. VI. 11 * ~"\Ebbcfi ancora ricercare diligentemente, fé quella Regione e folita ad ef-
1—^fere moieflata, da alcune incommodita più fecrete. Platone penfaua che in certi luoghi fufle, & infpirafle alcuna volta certa terminata potenza di fpi- riti,Iaquale fufle hor moietta, & hor propitia à gli habitatori. Sono certame te alcuni luoghi, doue gli huomini facilmente impazzano, alcuni doue facil- t« mente da loro fteflì fi procacciano danno, alcuni doue con lo impiccarli, b
con il precipitarfi,ò con ferro,ò con veleno faciliflìmamente fi tolgono la vi- ta . Aggiugni a quefto, che egli e ancora di neceiTita efaminare diligentilTi - mamente da più occulti inditii di Natura tutte quelle cofe, che fanno à quc- fto propofito. Era antico coiìume trouato infino a tempi di Demetrio, che m non folamcnte nel porre le Città,& le Cartella, ma nel porre ancora gli allog-
giamenti de gli efferati, per alcuni giorni fi guardammo le infettine delle pe- core, che in quel luogo fi fuflero pasturate come dentro fteflìno ; & che colo- re haueflero. Nellequali fé per forte haueflero trouato difetto alcuno, dice- uono che quello era luogo da fuggirlo,pereiTer mal fano.Varrone di ce, che fa 10 peua certo,che in certi luoghi volauano per aria alcuni minuti animaluzi, pie
coli come atomi,i quali riceuuti con il fiato infieme dentro al polmone, fi ap- piccauono alle intefl:ine,& rodendole caufauatio malattie crudeli & corrotte, & inoltre pefte, & morti. Ne fi deue lafciare indietro,che e fi truouano alcu- ni luoghi,che di lor natura non haranno, ne incomodità, ne pericolo alcuno, 5, ma faranno talmente collocati, che da i foreftieri che vi capitano,vi farà bene
fpeflo condotta pefle, & miferia. Et queflo non accade folamentc per venir- ti adoflb efferciti armati à volerti fare ingiuria, come interuiene à quelle ter- re , che fono efpofle à Barbari 6c à gli efferati. Ma per riceuerli ancora ami- cheuolmente, & alloggiargli, nuocono oltra modo. Altri per hauere hauuti 40 vicini defiderofi di cofe nuoue,hanno portato pericolo mediante ildannQ, et
la rouinadi quelli. Pera in fui Mar maggiore colonia de Genouefi conti- nuamente e tormentata dalla pefle, perche in quel luogho fon riceuuti ogni giorno Stiaui,fi infermi dello ammo,fi dal continuo lezo,& fporcitia,fradici, & confumati. Dicono ancoraché egli e cofa da faui, & da huomini di buon configlio,andar ritrouando da gli augurii,per ofleruationc del Cielo, eh e for- b iiii
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tuna fi habbìa ad haucre in la Regione, Le quali arti; pur che elleno conuen- ■
ghino con la religione, io certo non difpregio . Chi negherà, che quello che coftoro chiamano Fortunata pur quel che ella fi voglia,non polla molto fo- pra le cole de gli huomini ? No affermeren' noi, che la publica fortuna di Ro ma poffette affai ad accrefcere lo Imperio. La citta di Iolao in Sardigna,fat- 5 ta da il nipote di Ercole,fe ben fu,& da' Cartaginefi, & da i Romani, affai vòl- te affaltata con le armi, Diodoro niente di meno fcriue, che ella fèmpre Ret- te in liberta . Horcredian noi, che il tempio appreffodi Delfo, già prima da'Flegias abruciato, dipoi al tempo di Siila ardeffe la terza volta, len- za particulare difgratia di quello fteffo luogo . Che direni'noi del Campido io glio ? quante volte e abruciato & ha inalzate le fiamme . La citta de Sibariti, effendo più & più volte tormentata, & dipoi abbandonata,& finalmente Ipen ta in tutto, vltimamente rimafe diferta : & a coloro che quindi fi fuggiuono, correuono pur dietro le difauenture,ne per andarfene à ftare altroue,& lafcia re lo anticho nome della citta loro,poffetton mai difenderli dalle calamitadi, 1 j & dalle miferie : percioche fopragiunti loro adoffo nuoui habitatori, tutte le più antiche,& principali famiglie loro con ferro,& morte,infieme con gli edi ficii facri,& con la citta furono fpenti,infino da fondamenti. Ma lafciamo ho ra mai ftar quefte cofe, delle quali fon piene le hiftone . Quefta appreffo di noi Ila la foftanza, che egli e cofa da huomo prudentiffimo, il cercare di met- to terfi à fare tutte quelle cofe, mediante le quali la cura & la fpefa dello edifica- re, non habbia a rarfi indarno : & che effa opera debba efferc eterna & fana. Et certamente, il non lafciar cofa alcuna indietro nel mettere ad effetto tanto gran cofa, è officio di huomo confideratiffimo . O non è ella cofa di grande importanza à te & a. tuoi,metterfi à vna imprefa,che habbi à giouare,che con i; ferifea alla falute,& che conuenga à viuere con dignità, & dilettatione, & che ferua allafciar di fé nome & fama. Quiui harai tu da attendere ad ottimi ftu- dii,quiui ti farano cari i dolci figliuoli,^ la famiglia,quiui harai i giorni da tra uaghare & da quiete,quiui fi confumeranno tutti 1 difeorfi de gli anni tuoi,tal- méte che io non penfo,che e' fi poffi trouar cofa alcuna in tutta la vita appref- }<> fo la humana generatione, ( eccetto che la virtù ) alla quale d debba più atten dere con ogni cura opera & diligentia, che a cercare di potere con la tua fa- miglia habitare bene & comodamente . Et chi è quello che affermi ài poter bene habitare, fprezzate quelle cofe, che noi habbiamo dette ? ma fia di loro detto à baftanza. Rettaci à trattare del fito. j5 Velfito j&Je le fòrti delle lìnee. Cap. VII.
NElIo ftabilire il fito,fi debbe offeruare,tutto quello che noi habbiamo óet
to della regione : percioche fi come la regione è vna terminata, & fcelta 4». parte di prouincia,cofi il fito è vn certo terminato & deftinato fpatio della re- gione : ilquale fi occupa nel porre Io edificio,& per quefta cagione tutte quel- le cofe,che poffono ò giouare ò nuocere alla regione, cofi ancora poffono fa- re il firn ile al fito . Ma ancora che quefto fia cofi, quefta difcuffione, & quefta confidcratione ha certi precetti i quali foli pare che fi affettino, propiamen- te a |
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mente al fito.Et alcuni ancora che non pare fi affettino al fito,cofi propiamen
te,ma in gra parte alla regione et fono quelli.Egli e di neceifita cófiderare,che opera noi ci mettiamo a fare,publica b priuata facra o fecolare & le altre fimi li,delle quali à luoghi loro diftintamente diremo.Percioche altro luogo & al- 5 tro fpatio fi debbe dare al mcrcato,altro al teatro,& altro al luogo doue li gio ca alle braccia,& altro a vno tepiojla onde bifognera hauere rifpetto,fecondo che ricerca la qualità & lo vfo di ciafcuno edificio nel Situarlo & dargli la for ma.Ma perfèguitare,fi come in quello luogo cominciamo di parlare general- mente,tratteremo folamete di quelle cofe, che noi giudicheremo neceffarie : io fé prima pero raccóteremo alcune cofe delle linee, che farano molto apropo
fito,ad efprimere il fatto.Percioche hauédo à trattare del dilegno del fito egli e cóueniente,che noi trattiamo prima di quelle cofe co le quali fi fa detto dife gno.Ogni difegno adiique li fa di linee et di angolije linee fono quello vltimo difegno, che chiude intorno lo intero fpatio del fito.La parte della fuperficie, 15 aggetta à queflo difegno,che e contenuta da due lineeche fi toccano luna lai
tra,il chiama angolo.Percioche dalla interfecatione di due linee luna con lal- tra fi fanno quattro angoli.De quali fé qual fie luno, faravguale à vno per vno à tutti tre gli altri,fì chiamerano à fquadra,& quelli che farano minorali chia- meranno fotto fquadra,& i maggiori fopra fquadra.Le linee ancora,alcune lo io no diritte & alcune torte,delle linee achiocciola & delle auuolte,nó fa qui me
ftiero che io racconti.La linea diritta e vn filo tiratoda vn punto ad vno altro, talméte che e' non vi fene polla tirare altro minore. La linea torta e vna parte di vn cerchioni cerchio e quel difegno fatto da lo vno de duoi punti,& girato talmente in la medefima fuperficie, che in tutto il fuo aggìramento,nó fia mai »s ne più preifo,ne più lontanò,da quello immobile del mezo,che è fi fuiTe,quati
do e* cominciò da prima à girarteli intorno . Ma à quefte cofe il debbe ag- giugnere, che la linea torta, la qual noi dicemmo che era parte di vn cerchio, appreilo di noi qui Architettori, per via di fimilitudine fi chiamerà arco. Et quella linea che da i duoi punti della linea torta fi parte & va diritta/i chiame 3o raper la medefima limilitudine corda . Et quella linea che partendoli da il
punto del mezo della corda, & che lafciandon da ogni lato angoli vguali, an- drà infino all'arco fi chiamerà faetta. Et quella che partendolidaj punto im- mobile che e* dentro al cerchio, andrà per infino alla linea torta del cer- chio fi chiamerà raggio. Et queiìo punto immobile che é dentro nel mezo 55 del cerchio fi chiama centro.Et quella linea che paiTando per il centro,tocche
ra da amendue le bande il giro del cerchio li chiamerà diametro. |
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Gli archi ancora fono differenti, percioche alcuno cinterò alcuno è feemo,
& alcuno è cópoiìo. Intero e quello che occupala metà di vn cerchio, ciò e |
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quello che ha per corda il diametro del cerchio intero. Lo fcemo e quello
che ha la fua corda minore dun diametro,& è ancora queflp arco fcemo par- te divn mezo cerchio,. Lo arco comporto, fi fa di duoi archi fcemi,& pe- ro , per il congiugnimento che fanno i duoi archi feemi interfecandofi insie- me fa nella fornita vno angolo, ilche non interuiene ne allarco intero, ne allo * fcemo. Conofciute quelle cole procederemo in cjuefta maniera. De le forti defiti, deh forme & figure loro, & mali peno le piti utili., e£* le più
pM. ff. Vili
lo
Ifiti alcuni fono accantonati,^ alcuni tondi ; de gli accantonati ne fono alcu-
ni tutti di linee diritte, & alcuni di linee diritte & di linee torte,mefcolati in- fieme. Ma io non mi ricordo già di lìauerne tróuato nefluno accantonato, ne gli edificii de gli antichi, fatto di più linee torte, che non vi fia intrometta alcuna linea diruta; Ma in ciò (i deboe auuertire a quelle cofe,che mancando l<i in tutte le parti dello edificio, fon biafimate grandemente. Et effendoui ren- dono lo edificio gratiofo & comodo. Ciò è che i cantoni le linee & tutte le parti incerto modo habbino varie forme, ma non pero con troppa frequen- te varietà, ne troppa rara,ma talmente collocate fecondo che ricerca la belle- za & lufo,che le intere parti alle intere,& le pari alle pari corrifpondino. Co- 10 modifsimamente fi vfano gli angoli à fquadra:gli angoli fotto fquadra,non fo no flati vfati da alcuno, ne anche pure ne piccoli & poco (limati lìti, fé no per forza,& conftretto dalle qualità & modi de luoghi,b da il rifpetto di fare i fiti più degni. Giudicarono che gli angoli fopra fquadra fufiero aiTai conuenien ti, ma guardarono* che è non fufiero mai di numero fcompagnati in nefiuno *5 luogo . Ilfito tondo dicono che e più di tutti gli altri capaciflimo & di man- co fpefa a chiuderlo di argine, ò di muro . Il più vicino a quello dicono che é quellojche ha molti canti,ma bifogna che e' fieno al tutto canti fimili & cor- rilpondentifi & vguali per tutto il fito. Ma lodano più delle altre quelle pian- te,che e' conofcono che alzino le mura più comode à bene ftatuire le altezze ?» della opera; come è quella che ha fei,& quella che ha otto cantoni.lo ho vedu ta vna piata di dieci angoli,cómodifiima,& che ha maieflà.Puofiì ancóra fta- bilirne bene vna di 12.angoli & di i6\ancora:& 10 veraméte ne ho veduta vna di 24. ma quelle fono radi ili me. Le linee de fianchi,debbon efier pofle talme te,che quelle che le fono aricótro fieno loro vguali, ne d deue già mai in tutta s* vna opera applicare linee lunghifiime in vn filo a canto à le cortifiìme : Ma fia infra loro, fecondo la rata delle cofe, vna conueniente & ragioneuole propor tione. Vogliono che gli angoli (1 ponghino di verfo quel lato,donde ò dal pe fo della ripa, b dallo impeto & forza delle acque, b de i venti fopraflanno i pe ricoli & le percoffe : accio che la ingiuria, & la Mole, che vicn à percuotere 40 ne l'edificio fi fenda etd diuida in più parti, combattendo, ( per dir cofi ) con la gagliarda cantonata delle mura, non con la déboleza delle facciate contro 3 tale moleflia. Et fé gli altri lineamenti dello edificio ti vieteranno, che tu noi! pofia vfare queflo angolo in quello luogo, come tu vorrefli, vfa le linee torte : concio fia che la linea torta e vna parte di cerchio, & elfo cerchio fe- condo |
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L I BR O PRIMO 2J
condo i Filofofi è tutto angolo. Il flto dipoi farà, ò in piano,ó in colta ò inci-
ma de móti,fe farà in piano e' bifogna alzarti da terra, & far quali che vn pog getto : percioche oltra che quello fito in piano lì conuien molto alla dignità, fé tu non lo farai,tene refulteranno incommodita grandifTime. Perche lo al- i lagar de fiumi & le pioggie fogliono ne luoghi piani arrecar fango : onde ac- cade che elfo terreno li va apoco apoco inalzando, oltre che fé per negli- genza de gli huomini,non fono portati via i calcinacci^ le ribalderie che tut to il giorno li lafciano,i piani facilmente li inalzano. Frontino vfaua dire,che Roma à tempi fìioi fi era alzata di colli, per le continue arfioni. Ma noi veg- »° giamo quella medefima in quelli tempi eller quafi tutta fotterrata, dalle roui-
ne, & dalle ribalderie. Io ho villo nel ducato di Spuleto vno antico tempiet- to pollo in piano fotterrato pure in gran parte, per lo alzaruili che ha fatto il terreno : di {tendendoli quella pianura inuno fotto i monti. Ma à che raccon to io quelle cofe che fono fotto i monti ? Lungo le mura di Rauenna quel no- 15 bile tempietto che ha per tetto vna tazza di pietra di vn pezo folo ancor che
e fia vicino al Mare, & affai lontano da mónti, e' fotterrato più che la quarta parte dal terreno per la ingiuria de tempi. Ma quanto quello poggetto deb- effer alto à ciafeuna pianta li dirà al fuo luogo : quando nonfommariamente come qui,mapiu dipintamente di ciò tratteremo. Debbe certo ciafeun fito *• effer fatto, b dalla natura, b dalla arte faldilTimo . Et però io penfoche fi deb-
ba primieramete fare à modo di coloro:che ne ammonifeano che noi elimi- niamo con vna; ò più folle lontana luna dalla altra quanto vaglia, b fia buono, il terreno con l'elTere fpefTo, b raro, b tenero à reggere il pefo della muraglia. Percioche le ella fi porrà in fpiaggia, li debbe auuertire, che le parti di fopra « co io aggrauare no fpinghino:ó che le parti di fottOjfe per forte li mouelTcro,
non fi tirino laltre adofTo. Io vorrei che quella parte dello edificio, che ha & eiTere bafa à tutta la opera,fulIi fermifiima & da tutte le parti grandemente af fortificata. Se il fito farà nella fommita di vn monte,ò egli vi li douerra hauer adalzare da qualche banda,ò vero fpianando la punta del monte,li hara a pa- $o reggiare. Qui e da confiderare,che noi douiamo eleggere di far quello,( ha-
uendo pur rifpetto alla dignita,)che fi polli fare co manco,& più modella fpe fa & fatica, che lia poffibile. Forfè farà à propofito fpianare vna parte della cima,& vna parte del pendio allargandolo accrefeere . Per ilche fu molto fa- uio quello Architettore, chi egli fi fofTe,che diede perfettione ad Alatro,Cit- j5 ta di campagna di Romapofla inliilfalTofo monte. Percioche egli procuro
che la bafe b della forteza, b del tempio,la quale hoggi fola vili vede, efTendo rouinati tutti gli altri edificii che vi erano, fulfe murata, & afTortifìcata di fot- to con i pezami sfelfi, & flacchati dallo fpianato della cima del monte. Et é in quella opera quel che io lodo grandemente : ciò e che egli pofe lo angolo 4c della pianta da quel lato,onde il monte pende più repente, & anortificb quel-
lo angolo co grandiUimi pezzami ammaliati luno fopra laltro,de i frammen- ti oltra modo grandi,& opera nel congiugner le pietre con modella lpefa,che lo edificio apparile ornato. Piacquemi ancora il configlio di quello Archi* tettore,che non hauendo pietre à baflanza, fece per reggere il pefo del mon- te, vna fcarpa di IpeiTi mezi cerchi, mettendo il dorfo delle linee torte, entro |
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nel móte.Laqualc muraglia oltra che ella e Bella a vedere,è ancora gagliardif
lima & ha rifpctto alla fpefa. Perche ella fa certo vn muro non fodo tutto, ma tanto gagliardo, come ie e'folle fodo per tutto co tanta larghezza quanta fo- no iui le faette delle linee torte. Piacemi ancora la oppenione di Vitruuio, la quale io veggho effer ftata offeruata da gli antichi architettori inRonia per ? tutto ; & maffimo nella muraglia di Tarquinq,che vi iien fatti l'otto barbaca- ni,ma non offeruaron già in tutti rluoghi,che iun barbacane fuffe-difcofto dal lo altro quanto era laitezza dieffa (carpa : Ma fecondo che bifognaua alla faldeza b alla debòleza dei monte ^gli faceuano hor più fpeffi, <5Chora più ra- di. Ho cotifiderato ancora che gli Architettori antichi non fi contentarono l<> di vnafolafcharpa vicina alloro fito, mane vlarono più quafi come gradi, che infino alle più baile radici del monte ,faceifero forte & gagliarde, le ripe di elfo monte . Ne mi fo certo beffe de parer loro. A Perugia quel Rìuo che pafTa infra il monte Lucino & il colle della citta,per cauare continuamente ro dendo le radici del monte, fi tira dietro tutta la pendente machina che gli fta n fopra : Donde gran parte della citta fi disfa & rouinali adoffo . Io certo lodo grandemente molte capellette, le quali fono adattate intorno alla pianta della chiefa grande in Vaticano:Percioche di quefte quelle che fon polle nel caua- to del monte, congiunte alle mura della chiefa ; giouano affai & alla fortezza, & alla comodita,conciofia che elle foftengono la machina del monte,che con *° tinuamente le aggraua, <3t raccolgono la humidita che feorre giù per il pen- dìo del monte,& le impedifeono la via da potere andare nel tempio : Onde il principal muro della chiefa retta più afciuto& più forte. Et quelle capelle che dallo altro lato,nel più baffo del pendente monte fon fatte,fermano con i loro archi tutti il fatto piano di fopra : & raffrenando tutte le motte del terre- ** no che fuffero per cadere,poffono facilméte fopportarle. Et ho cofiderato an cora che quello Architettore, che fece in Roma il tempio ài Latona, molto cófideratamente prouuedde alla opera & alla fcarpa : Per'ciochecgli colloco talmente lo angolo della pianta adentro nel monte, che fopra gli fedeua; che due diritte mura reggono la fopraftante forza del pefo : & con hauerli meffo 30 arincontro il detto angolo,diuife & feomparti la moleffià che gli Ita fopra.Ma poi che noi habbian cominciato a celebrare le lodi de gli antichi,che editìcha rono con fauio configlio, io non vo lafciare indietro quel che mi fouuiene, & che fa molto à quefto propofito . Nel tempio di S. Marco,vno ordine d'uno Architettore molto vtile, hauedo egli affortificato molto il fuolo del tempio, JS lo lafcio pieno di molti pozzi, accioche fé per forte fi generammo alcuni fiati, evapori fotto terra e'trouaffero facilmente vìa da vfcirfene . Finalmente tut ti quei piani che tu farai, coperti di alcuna copertura, è di neceffita che tu gli pareggi à vn piano : ma à quelli che hanno da reftare allo feoperto, non fi ha à dare più pendio, che quel che baffi a fcolare le pioggie,ma di ciò fia detto à 40 baftanza, & forfè pin che non fi ricerca in quefto luogo. Percioche la mag- gior parte di quefte colè , che noi habbiamo dette s'afpettano alle mura. Ma e? ci è auuenuto,che quelle cofe che fon quafi per lor natura congiunti,noi an- cora nel parlarne, non le habbiamo feparate. Reftaci à trattare dello feom- partimento ♦ De Io
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LIBRO PRIMO. 25
tlJ)elofcompartìmentoì& onde fa nato ilmodo dello edificare, Caf. IX*
COnfumifi tutta la forza dello ingegno,& ogni arte da edificare muraglie
& tutto il faper' infieme,nello fcópartimento: Perciò che le parti di vno \ intero edifizio, ci per dir' cofi,tutte le intere habitudini di ciafcuna delle par- ti^ tutta la vnione;& il congiugnimento finalmente dì tutte le linee;& di tut- ti gli angoli,in vna opera (hauutofi rifpetto alla vtilità,dignità, & piaceuolez- za)fono mifurate da quefto folo fcompartimento?Percioche fé la Città fecon do la fentenza de Filofofi t* vna certa cafa grande, & per lo oppofito cffa Ga- io fa è vna picccola Città ; perche non diren' noi, che i membri di efla^on quafi Cafipolejcome e il Cortile,le Loggie,la Sala,ii Portico,& fimili. Et qua! farà cofa,che fia inqual s'è l'uno di quefti,tralafciata per negligentia,o per trafcura tagginejche non nuoca alla dignità,& alla lode della opera. Debbefi hauere molta cura, & diligenzia, nel confiderare quefte cofejche fi afpettano, & gio- ii uano a tutto lo editìzio:Et fi debbe proccurare, che ancora le minime parti, non fiano,& dallo ingegno,& dalla arte disformi. Conuenghoii molto a fa- re ciò atta & comodamente, tutte quelle cofe, che noi riabbiamo dette di fb- pra., della Regione, & del Sito : Et e ragioneuole, che non altrimenti che le membra,in vn' corpo,cornfpondono l'una all'altrejcofi ancora, corrifpondi- *o no le parti,allaltre paradello edilìzio:Onde fi dice,che i Grandi edifizi ; vo- gliono gran'membri. Laquaf cofa in vero,talmente offeruarono gli Antichi; che e' fecero fi le altre cofejfi ancora i mattoni a Publici, & grandifsimi edifi- ziijmolto maggiori che a Priuati.Et perciò a ciafeun' membro, fi debbe con- tribuire, luogo atto;& (ito accomodatomon minore che la dignità fi richìeg- •* giajnon maggiorenne lo vfo fi ricerchino in luogo impertinente, & che non ftia benejma in fuo luogo, & talmente propiojche ei non fi pofia porre altro- uc,piu comodamente. Ne fi deue porre, la parte che dello edifitio ha da ef fer' la più honoratajin luogo abbandonatene quella che deue effere la più pu blica; in luogo afcofo:ne quella che deue efiere priuata; in luogo troppo feo- }o perto. Aggiugni ancoraché e' fi debbe hauere rifpetto, alle ftagioni de tepi; perche e'fi debbe attribuire altre cofe,nc luoghi caldi ; & altre ne freddi:Per. cioche altre,altri fiti,& altre grandezze ricercano . Se i luoghi per la State,fa- ranno fpatiofi, & larghi;& quegli dello Inuerno raccolti;non faranno biafima ti:Perche ne caldi fi ricercano le ombre, & i venti ; & ne freddi i Soli. Et in j* quefto bifogna auertire,che non interuengha,agli abitanti di hauere ad vfei- re di vn' luogo freddo ; & andarfene in l'altro caldo & affanno fojfenza intra- mettere aria contemperata : O vero che di quefto caldo non fene vadino in Pakro,per i freddi,& per i ventì,nociuo:perche quefto nocerebbe,piu che al- tra cofa,alla falute de corpi loro. Et bifogna che e' conuenga Tun'membro, 40 con laltrojpcr ftabilire inueme & comporre,la bellezza,& la lode comune di tuttala opera: Accioche nel preoccupare l'uno tutto il bello; non refti tutto il brutto aadofio a quell'altro. Ma liano infra loro talmente proportionate; che paino vno intero, & ben'finito corpo:piu tofto che ftacchate;& femina- te membra.Di poi nel dar' forma a quelle membrajbifogna immitare la mo- deftia della natura: Per cioche noi/i come nelle altre cofe; cofi ancora in que- c
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ila non tanto loderemo la modeftia, quanto che noi biafimere mo ancora lo
flraboccheuole appetito,dello edificare.Bifogna che le membra fieno mode fte,& neceffarie a quel che tu vuoi fare : Percioche tutta la ragione dello edi- fìcare,fe tu guarderai bene,è nata dalla neceisità,nutrita dalla commodità,ab bellita dall'ufoil'ultima cofa, è fiata, il riguardare alla dilettatione ancor' che ? efifa dilettatione fempre fi fia difcoftata da le cofe non moderate.Sia adunque lo edifitio tale che e* no vi fi defideri più membra che vi fi fiano,& quelle che vi fono,nó fieno per conto alcuno da effcr1 biafimate. Ne io vorrei pero che 10 edifitio fuffe per tutto terminato da vn' medefimo tirare di linee,che e* pa-
ia che elleno nò variino in cofa alcuna infra di loor: Percioche alcune co l'ef- i« fere maggiori ne diletterano,& alcune con lo edere minori,& alcune co l'effe re infra quefle mediocri. Adunque piacerami che vna parte fia terminata da linee dintte,vn'altra da linee torte,&vn'altra fìnalméte dalle torte &dalle dirit te infieme ^pur che tu offerui quelche io ti ho detto ipeffe volte, ciò è che tu
no calchi in quello errore,che e'paia che tu habbi fatto vn' monfì:ro,con fpal I$ le, o fianchi difugualijla varietà è certo in ogni cofa vn'condimento di gratia, quando ella congiugne,& mette infieme, le cofe vgualmente difcoflo,con pa ri ragione, Ma farà certo cofa bruttifsima fé elleno faranno fcompagnate & infra di loro difuguali ; Percioche fi come in vna lyra /quando le voci graui corrifpondono alle acuti, & le mezane rifuonano accordate infra tutte que- i* ile, fi fa della varietà delle voci vna fonora, & quafi marauigliofa vnione di proportioni,che grandemente diletta,& intrattiene gli animi de gli huomini: 11 medefimo ancora interuiene in qual fi voglia altra cofa, che ne commuoua
& diletti gli animi noflri. Finalmente quefle cofe fi debbono effeguire fecon- do che ricerca,ol'ufo,o la commodità,o veramente vna lodata conluetudine tf de gli huomini, che fanno:Percioche, o il repugnare alla conluetudine toglie il più delle volte la gratia,o Io acconfentire arreca guadagno & fa bene : con-
ciona che gli altri approuatifsimi Architettori, parche habbino con il fatto acconfentito,chequeflo fcompartimento,o Dorico, o Ionico,o Corinthyo, o Tofcano, fia più di tutti gli altri commodifsimo ; non che quafi forzati da J0 leggi douiamo accollarci a loro, in trafportare in quella noftra opera, ì loro difegni;ma douiamo sforzarci(ammaeftrati da loro)di mettere innanzi nuo- ue cofe trouate da noi,per vedere fé gli fi può acquiftar' pari,o maggiori lodi di loro. Ma di quefle cofe a lor luoghi più diftintamente parleremo, quan- do noi andremo el'aminando in che modo fi debba collocare vna Città, e' le $ membra fue,& tutte quelle cofe, che fono ad vfarci neceffarie. Veh Colonne^ delle Mwra& delle cofe che alle Colonnefiaffettano, Qtp. X.
HOra ci refla a trattare fommariamente del difegno delle Mura. Ma io 4*
non vorrei che e' fi lafciaffe in dietro in queflo luogo, quel che io ho no tato appreffo de gli antichi ; ciò e che eglino grandemente il guardarono di non tirare neffuna vltima linea della pianta, talmente diritta, che lunghifsima & fola nò ruffe intraprefa, o da alcuna concauità di line torte, o da alcuno in- terfecamento di Angolijóc è manifeflifsimo che quei prudentìfsimi huomini fecion1
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fecion'queflo'per fare che il muro quafi che aggiutoli appoggi,* quali fi acco
s fti,diueniffe più gagliardo . Nel trattare de modi delle mura il debbe comin- ciare dalle cole più degne.Queflo luogo adunque ne auertifce,che noi douia mo trattare delle Colone, & di quelle cofe,che fi aipettano a effe colónejcon- * ciofia che efsi ordini di Colone non fono altro, che vn'muro aperto & feffo in più luoghi. Et giouandone di diffinire effa Col5na,non farà fuor di propo- fito, fé io dirò che ella fia vna certa ferma & perpetua parte di muro, ntta a ó t fate* /& fó**^ pióbo da'l piano del terreno ali alto, atta a reggere le coperture, Oltra di que fio in tutta l'arte dello edilìcare,non trouerrai cofà alcuna, che quato alla ope io ra,alla fpefa,& alla grada,tu la anteponga alle colonne. Ma hanno effe colon-
ne vn'certo che in loro,mediante il quale,elle hano vna certa diffomiglianza. Noi in quello luogo no pretermetteremo la loro fimilitudine,perche fi afpet ta allageneralita:ma della diffomiglianza loro,appartenendofi alla fpecìe, ne parleremo altroue al fuo luogo; ma per cominciare come fi dice da effe radi- 15 ci,a tutte le Colonne fi fanno,& metton'fotto i fondamenti ; pareggiati i fon-
damenti al piano dello fpazzo, vfarono porui fopra vn'muricciuolo, il quale noi chiameremo zoccolo,altri forfè Io chiameranno Dado, fopra il zoccolo poneuano la bafa,& fopra ia bafa la colonna,& fopra la colonna il capitello,Ia proportione loro era che dal mezo ingiù elle fufiero alquato più groffette, & EO dal mezo in fu fi andaffero alquato riftringédo, OC che ella fuffe ancora dapie
de,alquato più groffa,che la più alta parte da capo.Et io mi péTo che da prin- cipio la colóna fuffe trouata per foftenere le coperture . Dipoi gli ingegni de gli huomini fi come noi veggiamo, fi eccitarono a cofe degne; & fi sforzaro- no che le cofe,che loro mortali edificauano,rimancffero quafi eterne, & irci- 15 -mortali;& per quefto pofero colóne,& traui,& intauolature,& coperture tut
te di Marmo. Et nel porre quelle cofe gli Architettori antichi,imitarono tal- mente la natura di effe cofe, che e' non vollono parere di efferfi punto difeo- flati dall'ufo comune degli edifitii ; & infieme pofono ogni iludio che le ope- re Ioro,fufsino,& atte,& (labili ad vfarle,& gratiofe alla villa. La natura cer- ■p to ne porfe le Colonne da principio di legno, & tonde; & dipoi nelfufarlefé
auenuto,che elleno in alcuni luoghi fi fiano fatte quadre.La onde fé io ne giù dico bene, vedendoli nelle Colonne di legno certi anelli,& cerchi di Bronzò colato, o di ferro porti da piedi,& da capo, accio che per il continouo pelo, che elleno doueuano reggere,non fi fendeffero: Auenne che poi gli Architet - $ tori lafciarono nel piede delle colonne di Marmo, vn'CoIIarino a fi militudi-
ne d'una fafcettajGnde auiene che per Ui fi difendono dalle gocciole,che ri- rifaltano. Et da capo ancora lafciarono vna fafciuola piceola,& fopra vi por fono vn'mazzocchio; Coni quali aiuti ella pareffe loro vna Colonna di le- gno afforzificata . Ma nelle Bafe delle Colónne, offeruarono che nella loro 40 più baffa parte,fufsino di linee dritte,& d'Angoli a fquadra:& nella fuperficie
di fopra di effe, vollono che effa bafa fufsi della groffezza del giro della Co- lonnajEt offeruarono che quella bafa da ogni lato fuffe più Iarga,che alta. Et vollono che ella fufsi più larga che la Colonna, vna determinata parte di (e fleffa;Et la fuperficie di fotto di effa bafa volfono ancora più larga, che quella di fopra, & vollono che il zoccolo fuffe vna certa determinata parte più lai*- ,<:> C ÌÌ
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go che la bafa,& il fondamento altrefi più largo, che il zoccolo,di determina
ta parte.Et tutte quefle coi! fatte cofe,che e' meffono l'una fopra l'altra,le col- locarono a piombo fopra il cétro del mezo.Ma per foppofito tutti i capitelli conuengono in quefto, che le parti loro difotto, imitano le loro colonne, & quelle di fopra finifcono in fuperficie quadrajperche veramente la parte di fo s pra del capitello fempre farà alquanto più larga che quella di fotto : Quefto baili quanto alle Colonne . Ma il muro il debbe alzare con pari proporlo- ne alle colonne, accio che fé egli hara da eiTere alto,quanto la colonna con il fuo capitello, la fua groffezza fia la medefimache quella della Colonna da baffo. Et offeruarono ancor' quefto, ciò e che non fuffe alcuna colonna, o io bafa, o capitello, o muro, che non fuffe al tutto fimile in ogni conto alle altre cole del medefimo genere;& di altezza,^ di larghezza, & finalmente d'ogni forte di (compartimento & figura. Effendo adunque errore l'uno & l'altro,fa re il muro più fottile,o più groffo, & più a!to,o più baffo,che la proportione, & il modo non ricerca; Io niente dimeno vorrei più prefto peccare in que- ì% ita parte,che più tofto fene poteffe leuare,che hauerui ad aggiugnere. In que» fio luogo mi piace di non lafciare in dietro gli errori de gli edificii,accio che noi ne diuegniamo più accorti. La principal' lode,è che e' non vi fia difetto ~ neffuno.Et io ho confiderato nella Chiefa di Santo Pietro in Roma,quel che *A-i/*Jt* **jé^i^ ^atto ^a Pcr^*e ^e^° dimoflra,effere fiata cofa mal confìgliata,che e'fuffe ti- *«> fh&JEHfflìÉm^ ^^^rato fopra,i continouati & fpefsi vani, n'muro molto lungo, & molto largo, fenza haucrlo afforzificato con alcune linee torte,ne con alcuno altro afforzi ficamento. Et quel che meritaua più confideratione, e che tutta quefla Alia di muro, la quale ha fotto troppo fpefsi, & continouati vani, effendo tirata molto in alto,fu efpofla per Berzaglio alli impetuofi fiati di Greco. Laonde %% digia,c auenuto, che per la continoua moleflia de Ventilila fi fia piegata dal la fua dirittura più di tre braccia. Ne dubito punto,che in breue,o per poca fpinta,o poco mouimento non rouini. Ma che piu,fe ella non fuffe rattenuta dalle trauate de tetti,farebbe digia per il fuo incominciato piegarfi,certamen te rouinata. Ma e' fi debbe alquanto manco biafimare lo Architettore, che jò effendo forfè ito drieto alla necefsità del luogo, & del fito;fi penso forfè per la vicinità del monte,d effer affai ficuro da,i Venti, il qual monte foprauanza al Tempio. Io harei voluto nientedimanco,che quelle Alìe da tutte due le bande fuffero più afforzificate. |
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Vi quanta utilità fieno JTetti,& alli habitatori3& ali altre partì degli edifitìj >&che
èfònoìarij di natura, pero $ hanno a fare dhariefòrti. Ca¥' ^ ?• ' LA vtilità delle coperture, é la principale, & la importantifsima. Impero
che non {blamente conferifee alla fatate de gli habitatori,mentre che ne 40 difende dalla notte,dalle pioggie, & più che altro,da il caldifsimo Sole. Ma difende ancora tutto lo edificio.Leuate via le coperture fi putrefa la materia fi pelano le mura,fi aprono le facciate, finalmente, tutta la muraglia a poco a poco rouina. Efsi fondamenti ancora, il che apena crederrai dalla difefa delle coperture fi fortificano . Ne fono rouinati tanti edifica da ferro fuo- co, |
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co,o guerra, di moltitudine di nimici;& da tutte le altre calamità, quanto eh e
per effere flati lafciati fpogliati & feoperti, più che per altra cagione dalla ne- gligenza de Cittadini. Sono certo le coperture contro le tempefle,contro le ingiurie,& cótro gli impeti,le armi delli edificii. Le quali cofe poi che coli fo * no, mi pare che i noftri Antichi faceifero egregiamente, lì nelle altre cofe, fi in quefla,che e vollono attribuire tanti honori alle coperture,che in adornar le confumarono quali che tutta la maeilria del fare ornamenti.Percioche noi veggiamo alcune coperture di Rame, alcune di Vetro, alcune d oro,& altre con traui d'oro,& impalcature dorate,& di cornici di fiori, di flatue egregia- io mente adornate. Le coperture alcune fono allo feoperto, & alcune no; /co-
perte fon quellc,fopra le quali non fi può caminare; ma folamente fono polle a riceuere le pioggie . Quelle che non fono allo fcoperto,fono le impalcatu- re^ le volte,che fon mefle infra il tetto & i fondamenti; onde pare che fia pò ilo vno edificio,fopra vn'altro . In quelli accadera che ella flefla opera,che a *s membri di lotto farà copertura,farà ancora Ipazzo de membri di fopra, Ma
di quelle tali impalcature, quella veramente che noi haremo fopra il capo, fi chiamerà palco;ilquale ancora chiameremo Cielo . Ma quella., che nello an- dare noi calcheremo co piedi, fi chiamerà Ipazzo. Et fé quelle vltime co- perture che Hanno allo feopertojeruono per pauimento, o no, ne difputere- 10 mo altroue. Ma le coperture,che Hanno allo feoperto ancor che le fieno for-
fè di fuperficie piana, non debbono effere pero giamai col pauimento difo- pra,difcoilo vgualmente dal pauimento che elleno cuoprino difotto:Ma fera pre debbono pendere in alcuna delle parti,per fcolare le pioggie. Ma le co- perture, che fono coperte bifogna che fiano di fuperficie piana per tutto Ion- ti tana a vn modo dal pauimento. Egli é di necefsità che tutte le coperture fi ac
commodino con le linee,& con gli angoli, alla figura & forma del fito,& del- le mura che elleno debbono coprire. Et fuccedendo quelle cofe infra loro variamente, perciò che alcune fono di linee tutte torte, alcune di linee tutte dritte, & alcune mefcolataméte di amendue,accade che le coperture ancora 10 fon'varie & di molte forme. Ancor chele coperture naturalmente da per lo-
ro fon di varie fortijper ciò che alcune fono a tribuna,altre con quatro archi, altre a meze botti,& altre compofle con volte di più archi,& alcune,che flan no a pendio funa verfo l'altra, & alcune a capanna pendono da duoi lati; ma habbifi a fare qual fi voglia di quelle forti, e' bifogna che ogni copertura fia js fatta talmente, che ella cuopra, & difenda con la fua ombra il pauimento,&
rimuoua via ogni acqua, & pioggia, difendédo tutto lo edificio fopra il quale ella è polla per copertura. Percioche la pioggia fempre, è apparecchiata a nuocere. Et giamai e che ella non pigli ogni via, benché minima,per far ma- le : Conciofia che ella con PefTere fottile penetra & fora, con la humidità mav 40 chia & guafla, con la continouatione infracida tutti i nerui dello edifitio:& fi
nalmente corrompe & rouina ogni muraglia infino dafondaméti.Et per que flo,i faggi Architettori, offeruarono diljgenteméte che le pioggie hauefsino libero pendio,donde fcolare; & fi guardorono che la acqua no fi fermaffe in luogo alcuno,o andafTe in lato,doue ella potefie far danno.Et per quello vol- fero che ne luoghi neuofi,lc coperture & mafsimo,i tetti a capanne,hauefsino e iii
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gran' pcndio,alzandofì ad angolo fotto (quadra, accioche non vi fi poiTendo
troppo fermare la neue, ella non vi multiplicaile, & fcolafie più facilmente; ma ne luoghi più flaterecci(per dir cofi) pofono le coperture manco repenti. VItimamente, e da procurare il più che fi pub, che hauuto rifpetto a lumi, & alle mura,tutto lo edificio fìnalméte fia coperto di vna ftefla copertura vgua- 5 ,./r . le, & quafi d'un pezzo, in modo che cafeandofene l'acqua per le grondaie,
\aMivmJL fra**» • -1 . . X . * _. ., . air ***** non macchi, o bagni alcuna parte delle mura ; oltra quelto biioffna porre in
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modo elle coperture, che e non ipioua 1 un tetto tu 1 altro . Gii ipazzi anco-
ra de tetti, doue debbe correre la acqua, non debbono eiTere troppo lunghi, o grandi fuor di mifura; perciochelepioggieperla fouerchia abbondanza io delle acque ne canali de gli vltimi tegoli, ftornerieno a dietro , & piouereb- bon dentro nello edificio ; laqual cola farebbe all'opera grandifsimo danno. Doue farà adunque il piano grandifsimo, bilogna che il tetto fia feompartito in più pendii,& pioua in diuerfe parti, Et quello arreca feco parte commodi- ta,& parte ancora bellezza; fé egli accadere in alcuno luogo porre più coper 15 ture,aggiunghinfi talmente l'una,a Paltra,che coloro,che vna fiata fono in ca- fa,pofsino andar per tutto al coperto. Ve 'Pani degli edifoi] ciò efineJlre:iporti,& degli altri che non figliano tutta Ugrof-
fez&t delle mura,®* delnumero, <? della grandeza loro. Qtp. X1L to |
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Edaci a dire de vani,i vani fono di due forti,percioche altri feruono a hi
mi, & a Venti,& altri allo entrare & vfeire dclli habitatori, & di tutte le |
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cofe neceflarie per tutto lo edifitio. A lumi feruono le fineftre,alle cofe le por
te,le fcale,& gli fpatii tra le colonne : & quelli ancora,onde le acque, & i fiumi t? fene vanno,come pozzi,fogne,o per dir cofi,gole di cammini, bocche di for ni,& truogoli^ acquai,!! chiamano ancora vani. Et debbe ogni flanza dello edifizio hauere fineflre onde l'aria rinchiufa fene pofla vfeir via,& per a tem- |
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po rinnouarfij perche altrimenti fi corromperebbe & farebbe cattiua . Rac-
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%i<HU4/dhj tdtèffo conta Capitolino hiftorico che in Babbilonia nel Tempio di Apolline fu tro p
A, j(J JjL uata vna Caflettina d'oro antichifsima,nel rompere della quale,ne vici vn fra f M<v crwo&vV gore di aria corrotta per la lunghezza del tempo, & talmente velenofa, che
lpandendofi non folamente ammazzò quelli,che erano quiui vicini, ma cor- roppe di crudelifsima peiìe tutta l'Afia infino a Parti.In Ammiano Marcelli- no hiflorico riabbiamo letto,che ne Tempi di Marco Antonio & Vero; In 55 Seleucia doppo che fu fpogliato, & rubato il Tempio,& tranfportata in Ro- ma la Immagine del Conico Appolline, eflerui flato ritrouato da Soldati vn* piccolo buco,futo prima riturato da Sacerdoti Caldei. Il quale poi aperto da detti Soldati, come auidi di prede, gittò vn fragore tanto perlifero & tanto crudele,^ canto deteftabile, che da i confini di Perfia, infino in Francia ogni 40 cofa diuenne infetta di crudele,& miferabil morbo. Tutte le fbnze adunque debbono hauere fineflre. Et quelle fi per hauere,i lumi,fi perche vifi rinnuo- ui l'aria,& debbono veramente efiere accommodate fecondo il bifogno,& (e condo la grofiezza delle mura ; accioche le non riceuino ne piu,ne meno lu~ me,ne fieno più fpefle,o più rare che il bifogno,o l'ufo non ricerchi. Oltra di queflo
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quefto fi debbc proccurare a che Venti effe fineftre debbino elTer volte; per-
cioche e' ne farà lecito fare quelle, che guarderanno in verfo aure fa'utifere molto aperte per ogni verfo . Et gioueracci di aprirle talmente, che il fiato dei vento vadia intorno a corpi de gli habitatori;& quefto h farà facilmente, » fé le fponde delle fineftre fi lafceranno tanto bade, che e' fi pofsi de efler vedu
to,& vedere coloro, che padano per le ftrade. Ma quelle fineftre che faran- no volte inuerfo i Venti, di Regioni non cofi del tutto fane,fi debbono fare in modo,che le riceuino i lumi non minori,che conuenienti; ma ne anco tan- to grandi.che e'fi potefsi fare con minori, & quelle fi debbono porre alte,ac io ciò che il muro da rincontro rompa i Venti,, prima che e'tocchino,i corpi:
Percioche a quefto modo fi haueranno i venti,mediante,i quali l'aria vifi nn nouera,ma interrotti; & pero non altutto mal fam. Debbefi ancora auertire quai foli debbino entrare dentro nelle cafe, & fecondo diuerfc commodità, far le fineflre più Iarghe,o più ftrctte. Nelle ftanze per la fiate fé le fineflre fi 15 porranno verfo tramontana, elleno debbono farli per ogni verfo grandi, Et
fé le fi porranno verfo,i Soli di mezo di, farà vtile fare le fineftre balfe & pic- colejconciofia che quelle fono più fpedite a riceuere le aure ; Et quelle faran- no offefeda minore quantità di raggi folari, & hara aliai di lume quel luogo per il continuo aggradigli intorno del Sole ; nel quale gli huomini fi ragune- »o ranno più per hauerui ombra,che lume . Ma per il contrario nelle ftanze da
verno,riceueranno meglio la fpera del Sole,fe le faranno grandijma non rice ueranno coli i Venti,fe le h porranno fu alto., & per ciò i Venti non offende- ranno di prima giunta gli habitatori,che vi ftan' dentro. Finalmente hauen- do a pigliar lumi da qual fi voglia luogo,e' bifogna pigliarli in modo, che e' fi *« vegga liberamente il Cielo. Et tutti quei vani che fi lafciano per riceuere 1 lu-
mi,non e lecito in modo alcuno di lafciarli bafsi:Percioche, i lumi fon vedu- ti dagli occhi,& non da i piedijoltre che in limili luoghi accade, che interpo nendofi vno huomo a vno altro, fi interrompono i lumi ; & tutto il refto del luogo diuenta poi buio, la quale feommodità non accade fé i lumi vengono %o da alto.Le porte debbono imitare le fineftre,cio è fieno maggiori, o minori,,
piu,o manco, fecondo la frequentia & il bifogno del luogo. Ma io veggo che gli Antichi offeruarono di lafciare ne gli Editìtii publici.afiaifsimi vani,fimi- li a quefti,di amendue le forti. Di quefto ci fanno fede i Teatri, i quali fé noi bene efaminiamo fon tutti pieni di vani,fi di fcale, fi ancora di fineftre, oc di # porte. Et quefti vani fi debbono collocare talmente,che in mura grofsifsime
non fi lafcino vani piccolifsimi, & nelle facciate piccole delle mura,non fi \a- feino maggiori del bifogno. In quefte forti di vani, altri,altri difegni hanno lo- datila i buoni Architettori no gli han 40 no vfati,fe non quadri,& di linee diritte.
Tutti finalmente s'accordano a quefto, che fecondo la grandezza & forma del- lo edifitio,fi accommodino,& fiano egli no come fi vóghno ... Appreffo e dicono chei vani delle porti , debbono effere e fili
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)I DELLA ARCHITETTVRA
fempre più alti che larghi ; & di quelli,i più altj,ficn quelli, che riceuino duoi
cerchU'unTopra laltro, & i più baisi habbino la altezza della fchianciana di quel quadrato che fi farebbe della lunghezza della foglia. Et è conueniente porre le porti in quei lati,che ne conduchino più che fia pofsibile commoda damente in tutte le parti delli edifitii. Et bifogna yfar' ancora diligenza in 5 dar gratia a limili vani, con fare che da delira & da finiftra fi correfpondino con le medefime grandezze. Vfarono di lafciare le fineflrc & le porte,in caf- fo, ma talmete che le parti dalle bande li correfpondeifero par pari,Et quelle del mezo fullero alquanto maggiori. Et procurarono grandifsimamente di hauer rifpetto alla gagliardia degli edifitii.La onde lafciauano i vani difcoflo 1° da canti,& dalle colonne,ne luoghi delle mura più deboli, Ma non però tan- to deboli,che non fuiTero ballanti a reggere il pefo . Et auertiuano che quan- te più parti delle mura fi poteiTe,andaHero diritte a piombo,& quafi d'un' pe- zo fenza alcuno interrompimento,da i fondamenti per infino al tetto. Egli è vna certa forte quafi di vani,che con la formai con il fito imitano le porte «s & le finellre,ma non penetrano tutta la grofieza del muro, ma come zane la- feiano belli & commodi fpatii,& luoghi da (rame & da pitture. Ma in che luo go quefte,&quanto fpefle, & quanto grandi fi debbino lafciare,lo diremo più diftintamente,allhora che noi tratteremo degli ornamenti degli edifici], & giouano non dimanco coli allo (pendere poco come alla gratia dell'opera: 10 Percioche nel murare fi confuma manco pietre,& manco calcina. Quella fia la foilantia, che nel lafciare quelle zane bifogna lafciarle di numero com- mode.non di troppa grandezza,& di forma ragioneuole. Accio che con l'or dine loro imitino le fineftre . Et fieno quelli tai vani come fi vogliono . Io ho confiderato nelle opere degli Antichi che e' non vfarono mai lafciargli mag- ** giori,che eglino occupifsino più che la fettima parte della facciata. Ma ne an- che minori,che ne occupaiTero meno che la nona. I vani tra le colonne,fonó da eiTcrc connumerati infra i primi vani,& debbonfi lafciare varii fecondo la varietà degli edifitii. Ma parleremo di quelli più dipintamente a lor luogo, & mafsimamente quando noi ragioneremo del fare gli edifitii facri. Sia in J* quello luogo abaflanza hauerne auertito, che quelli vani fi debbono lafciare in modo,che fi habbia quanto più diligentemente fi può rifpetto alle colonne che fi debbono porre a loftenere le coperture : & primieramente che non fie no dette colonne troppo più lottili, & troppo più rare, che elle non pofsino reggere & commodamente il pefo,Et ne più grolTe,o più fpeffe che non laici- ii no talmente nello fpazo delpiano,aditi, & vie a lo vfo delle cole, fecondo i tempi aperte, di accommodate. Finalmente altri faranno i vani, quando le colonne faranno fpefTe,& altri quando le faranno rade, percioche fopra le co lonne rade fi pongano gli archi. Ma in tutti quei vanijopra i quali fi ponga- no gli archi, fi debbe procurare, che quello arco non fia minore del mezzo ©4 cerchio,aggiuntaui la fettima parte del mezo diametro . Perciò che i più ef- ferata» hanno trouato che quello arco folo,è più di tutti gli altri commodif fimo a durare quafi eterno. Et penfano che tutti gli altri archi fieno afoflenc- re il pefo,piu deboli,& pronti & efpofti al rouinare. Penfafi oltra di quello che il mezo cerchio fia quello folo,che non habbi bifogno,ne di catenine di r ~' alcun |
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LIBRO PRIMO. ' 33
alcun altro affbrzificamento. Et tutti gli altri fé tu non gli incatenerai,o non
li porrai pei! all'incontro che gli contrapefino, fi vede che per il pefo loro, fi pelano,& fi rouinano. Iononlafcerò qui indietro quel che io ho notato ap- pretto degli Antichi,cofa certo eccellente & degna di lode;I buoni Archiret- » tori pofono Umili vani, & gli archi delle volte ne tempii, talmente che fé tu leuafei loro diiotto tutte le colonne da baffo, refterebbono niente di manco i vani degli archi, & le volte delle coperture, & non rouinerebbonorper effer tirati gli archi fopra i quali flanno le volte, infino in terra, con artificio mara- uighofo,& conolciuto da pochi;che lopera fi regge da perfe,pofatafi folamen io te fopra de gli archirpercioche hauendo quelli archi per loro catena il faldif- fimo terreno,non e marauiglia che gli ftieno da per loro faldifsimi. • 'Delle Sedie& delle/òrti loro, deglifcaglionì,che debbono ejjere in caffo, cÌt* della quan-
tità loro. De pianerottoli, delle gole de cammini, da mandar Via il fummo . Degli ac- i s quais altri condotti da mandar via le acque, & del collocare ipczzj,<sr le fogne in fui com- modi* CdP* XllL NEI porre le fcale,e tanta la briga,chc tu non le potrai mai porre bene fen
za maturo,& esaminato configlio. Perciò che in vna fcala vengono tre »o vani,vno,è la porta,per la quale tu vuoi entrare a falire per le fcale.,l'altro,è la
fineflra onde ha auenire il lume,che tu potta vedere lo aggetto de gli fcagho- ni,il terzo vano,c quello che fi fa nel palco , per il quale noi andiamo fopra il piano di fopra, Et per quello dicono che e' non è marauiglia che le fcale im- pedifchino i difegni degli edifìtiirMachi non vuole effere impedito dalle fca *< le,non le impedita. Stabihfchino quelli tali.vn determinato & proprio fpa-
tio del fito, per il quale fi potta andare in fu & in giù liberamente, infino alle coperture,che fono allo feoperto . Ne ci increfea che le fcale occupino tanto del fito ; percioche elleno ci arrecheranno aiTai commodita , non arrecando incommodita alcuna all'altre parti dello edifitio. Aggiugni che quelle voltic jo ciuóle & vani che rimarranno fotto dette fcale, feruirano a commodita gran
difsima.Le fcale appretto di noi fono di due forti : Percioche delle fcale, che s'appartengono alle efpeditiòni da guerra, o amunitioni non parlerò io in quefto luogo . La prima forte, è quella, che non ha fcaglioni, ma fi faglie per vn* pendio a fdrucciolo,& l'altra,è quella, per la quale fi faglie per gli fcagìio- rt ni. I noftri Antichi vfarono quelle,che erano a fdrucciolo farle più dolci [ &
con manco pendio,che poffeuano,& fi come io ho confiderato ne loro editì- tii,penfarono che quella futte attai commoda,la quale fuffe condotta talmen- te , che la fua linea che cadette a piombo, dalla fua maggiore altezza, corri- ipondeffe per la feda parte alla lunghezza della linea che giaceffe. Ma Iodaro 40 no il por*gli fcaglioni in caffo & mafsimo ne Tempii: percioche e' diceuono
che cofi accadrebbe che noi metteremo prima inanzi nel Tempio, il pie rit- tojilche penfauano che giouaffe alla Religione. Et in quefto ho io confidera- to che i buoni Architettori,non meffono mai continouamente in vn filo, più che fette,o vero noue fcaglionijCredo che imitaffero,o il numero de pianeti, o de CieliiMa alla fine di quefli,o ver fette,o pur noue, quai fi fuffero fcaglio- |
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ni,cofiderarifsimamé"te vi pofero vn' piano,accio che chi era ftracco,o debo
le per la fatica del falire,hauefTe alquanto di inframmeffo da ripofarfe. Et fé per forte aueniffe già mai che nel falire cadeiTe qualcuno, haueffe fpatio doue fermare la foga della caduta,& fi poteffe rattenere & rihauerfi.Et io lodo gra demente che le fcale fieno fpefTo interrotte da loro pianerottoli, & che le ile- s no alluminate,& fecondo la degnita del luogo ampie, & fpatiofe : Ma i gradi delle fcale non vfarono ne più grofsi d'un' quarto di braccio ne più fottili che vno fefto, di le lor larghezze nò voleuano che fulTero manco di vno piede & mezo,ne più d'un' braccio. Quato maco fcale farano in vno editino, & quan to manco fpatio di elio occuperanno,tanto faranno più commode . Gli eliti io de fumi,& delle acque,bifogna che fieno efpedifi & in modo condotti, che e* non vi fi multiplichino dentro,non macchino, non offendino,& non arrechi- no pericolo allo editino . Di qui bifogna collocare le gole de cammini Ionia- *> '> ne da ogni forte di legnami, accio non s'accendeiTero, o per alcuna fcintilla,o per infiammationeje traui, o i correnti che gli fuffero appreifo . I condotti i* delle acque,che debbon' correre, bifogna conducerli ancora talmente,che e' fi mandino via le fuperfluità, & nello andarfene,ne rodendo, ne macchiando non faccino Iefione alcuna allo edifitio. Imperoche fé alcuna di quefte cofe noceiTe,ancora che ella nuoca pochifsimo, auiene che con lunghezza di tem pò, & continouatione del far' danno, fa poi nocumento grandifsimo ; & ho *■» coniiderato che i buoni Architettori hanno offeruato nei códurre quelle ac- queti farle cadere con doccie che fportino infuora,in lato che chi entra nel- lo edifitio,non il bagni. O le raccolfono talmente ne cortili,o ne c5dotti,chc ragunate nelle citerne,fène feruiuano a loro bifognho vero le raccoglieuano, & mandauanle a verfarfi in alcun'luogo,doue le lauailero le immonditie ; ac- *< ciò che gli occhi & i na(I de gli huomini no ne fufsino offeii. Et m'e parfo che fopra tutto auertiifero, di difeoftare & rimuouere dallo edifitio ogni acqua piouana,fi per altri conti, fi ancora perche il piano dello edifitio non fi innu* midifTe, & mi pare che egli auertiifero di lafciare i vani in luoghi accommo- datifsimi, donde facefTero allo edifitio commodità maggiori. Et a me piace 30 grandemente che i pozzi fi ponghino nella più publica & larga parte della ca fa,purche vi fieno pofli a ragione,con degni {patii, & che non occupino il tut to. Et i naturali affermano che le acque allo fcoperto fono più fincere & più 5 5 purgate. Ma in qualunche parte dello edifitio fieno, o pozzi affondilo fogne laftricate, o donde habbino a gittarfi acque, o humiditati, quiui bifogna che \$ fieno i vani fatti in tal modo, che vi pafsi grande abondanza d'aria,accio che le numide efalationi,fi cauino fuora del pauimcnto, & purghinii per il paffare de Venti,& per il ripercotimento dell'aria.Habbiamo a baftanza infin qui raccolto infieme i difegni delli ediiitii, che pare che fi appartéghino alle opere generalmente ; notato daperse ciafeun' genere delle cofe, ... o*
che dire fi debbono. Hora ci retta a trattare dell'opera,
& del muramento delli edifitii, Ma tratteremo
prima della Materia,& di quelle Cofe,che
bifogna apparecchiare per
la Materia.
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LEONBATISTA ALBERTI,
LIBRO SECONDO, NEL QJ/ALE
SI TRATTA DE LEGNAMI. , (he é'non/tdebbe cominciare )>no edifino a cofi, ma btfogna hauere molto tempo prima
** immaginato,& riuoltoper lo animoich>ente,& quale debba riufcire V»' tallauoro, Et che jìdebbc bene confederare., & efimtnare con il parere di hmmini intelligentijutto loedifitio infet& eia/cunaproportione & mi/ara di qualunque parte di quello> nonfilamente con ha uerlo Sfegnatoyo dipinto„ma con hauernefatti modegli, & e/empi,o diaffè,o di qualche al- tra cefayaccioche murato poi non ti penta di quel che harai fatto. Cap. L O nonpenro,cheleopere&Ie Ipefedegli edifitiifl
debbino cominciare a cafo;fi per mol/e altre cagioni, fi ancora perche il far' quello non nuoca,ne allo hono re,ne alla riputatione. Percioche fi come vna opera ben£,& compiutamente fatta,arreca lode a tutti colo- ro,che hanno pollo in lei ogni loro fapere fatica,^ flu diojcofiancora fé vi farà cofa alcuna nella quale tu de- fiderafsi che Io Autore hauefle hauuto in cóto alcuno alquanto più arte,o fapere,nocerà molto alla (uà lode, & riputatione.Et fono « certamente manifelle,& quafi che in fu gli occhi le lodi,& i difetti degli edifi- tii,& mafsime de publieijne quali (io non fo in che modo)quello che vi,e che non fègti conuenga,tira gli huomini a difpregiarlo, più follo che quello,che vi è di bello & ben fatto, & compiutamente finito, non gli induce a maraui- glia. Et e certo cofa marauigliofa.perche fia cofi, che per in (tinto di natura, i© o dotti, o ignoranti, tutti fentiamo invn fubitoin le arti & ragioni delle co- fe, quel che vi fia, che flia bene, o male ; & in cofi fatte cofe hanno certo gli ©cchi,vno conofeimento più di tutti gli altri acutifsimo. Onde auiene che fé e*ci viene inanzi cofa alcuna zoppa, o corta, o che non vi faccia niente,o che non vi habbia gratia,fubito ci fentiamo commuouere, & desideriamo che el- 3? la vi fia più bella. La cagione perche cofi auenga non fappian' noi tutti,nien- tedimeno fé noi ne fufsimo dimandati, non faria nefiuno che non dicefie che ella fi potrebbe rimediare,& correggere. Ma non faprà ognuno già trouare il modo da rimediami : Ma folamente coloro che faranno in ciò pratichi, & efercitatifsimi. Egli e offitio di huomo fauio hauerii da principio nello ani- 4° mo & nella mente fua penfato & recatoli a fine, ogni & qualunque cofa. Ac- cio che poi,o nel fare la opera,o nella già fatta, non s'habbia a dire io non vor rei quefto,o io vorrei quello altro. Et e certo cofa marauigliofa che di vna opera mal condotta,fopportiamo non leggierifsime pene. Percioche in pro- grello di tempo finalmente ci aueggiamo che noi non confiderammo, quel che pazzamente & fenza configlio, ci mettemmo a fare di principio. Onde |
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accade che fé tu non lo disfai,& racconcilo,tene penti continouamenre,per la
offefa dei difetto; o (e tu lo getti in terranei biafimato per conto della (pefa & del danno,& acculato di leggierezza,& di ih (labilità d'ingegno. Suetonio di ce che Iulio Cefarc haucndo cominciato da fondamenti vno edilìtio in Ne- morefe, & finito con grandifsimafpefa; perche egli non (taua per tutto coli i apunto,come egli l'harebbe volutolo disfece tutto. Della qual* cola certo an cora infino da noi polveri è da efferne biafimato; o fi perche egli non antiued de a baftanza,quelle cole che gli bifognauano,o fi forfè perche dipoi, per er- ror di legerezza hebbe in odio quelle cofe,che ftauano bene. Laonde io cer- to lodo iémpre grandemente,lo antico coftume delli edificatori, che non fo- 10 lamente con difegno di linee, & con dipintura, ma con modegli ancora, & efempi, fatti di afsicelle, o di qual'altra cofa fi voglia,!! elàmini,& penfi, & ri- peniì,piu & più volte con configlio di huomini efercitatifsimi, tutta la opera, <3c tutte le mifure delle parti fue, prima che noi ci mettiamo a far' cofa alcuna alla quale fi ricerchi & fpefa, & cura. Nel fare i modegli ti fi porgerà occa- %% fione di vedere & ben confiderare la ragione & la forma, che debba hauere il fito,nella Regionejche fpatio fi debba dare al fito,che numero & ordine al- le parti, come debbino efier fattele facciate delle mura, che (labilità & fer- mezza habbino ad hauere le coperture : Et finalmente tutte quelle cofe, che nel libro difopra habbiamo racconte. Et in quelli potrai tu fenza pena,libera *o mente aggiugnere, diminuire, tramutare, rinnouare, & riuoltar' finalmente ogni cofa (otto fopra, infino a tanto che ogni & qualunche cofa dia come tu vuoi,& fia da lodare. Aggiugni che tu efaminerai,& faprai(il che certo non fi dee difpregiare)il modo, & la fomma della futura (pefa,la larghczza,la altez- za,la groffezzajl numeroja ampiezza,Ia forma, la fpecie,& la qualità di tut- »5 te le cofe come allo flar' bene habbino da ejTer'fatte,& da quali artefici : Per- cioche e' fi faprà più chiara & esplicata la ragione & la fomma delle Colonne de capitelli,dellc bafe, delle cornicile fronti(pìcii,delle impiallacciature, de pauimenti,delle (latue,& di fimili altre cofe, le quali fi appartengono, o a fta- bilire,o ad adornare vno cdifitio. Non giudico fia da pretermettere che il 50 far' modegli lifeiati, & per dir' cofi arruffianati da dilicatezza di pittura, non s'afpetta a quello architettore che fi vuole ingegnare di infegnare la cofa; ma è officio da Architettore ambitiofo, ilquale Ti sforzi allettando gli occhi, OC occupado l'animo di chi gli riguarda, nmtiouerlo dalla difeufsione delle par ti,che fi debbono confiderare,& inducerlo a marauigliarfi di lui.Per il che io 55 non vorrei che i Modegli fi finifsino troppo efattamente, ne troppo dilicati, ne troppo terfi,ma ignudi & femplici, ne quali fi lodi più lo ingegno dello in- uentore,che la arte del maeftro . Tra il difegno del dipintore, & quello dello architettore, ci e quella differentia, che il dipintore fi affatica con minutifsi- me ombre,& linee, & angoli far rifaltare di vna tauola piana in fuori i rilieui: 4« & lo architettore non fi curando delle ombre, fa rifaltare infuora i rilieui me diante il dilègno della pianta,come quello, che vuole che le cofe fue fieno ri - putate non dalla apparente pro(pettiua,ma da verifsimi fcompartimenti,fon dati fu la ragione.Per tanto bifogna fare in tal modo i Modegli,& efaminarli teco fte(To,ck iniieme con altri,tanto diligentemente; & riuederli di nuoup & da
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da capo,che e' non fia nella tua opera cofa alcuna, fé ben minima, che tu non
fappia & cliente, & quale la fia,che luoghi & quanto fpatio debba occupare, & a che vfo feruire: & mafsimamente più che tutte l'altre cole il debbe conli- derare la ragione da fare le Coperture efpeditifsime.Impero che le Copertu * re certo per la lor natura Te io credo bene,infra tutte l'altre cofe, che edifica- rano i Mortali, furono le prime, che arrecarono loro quiete ; di forte che e' non fi negherà che per conto delle Coperture, non folamente fi fiano troua- te le mura,& quelle cofe, che con le mura fi tirano in alto & ne confeguono, ma efTerfi trouate ancora le cofe, che fi fanno, fotto il terreno, come fono i «o condotti, & i canali & i riceuìmenti d'Acque piouane,& le fogne,& fimili. Io
certo più che efercitato dall'ufo di cofe tali,so quanto e'fia difficile,condurre vna opera che in lei fieno le parti congiunte con degnità,commodità, & gra- nario è che elleno habbino fi le altre cofe da efierne lodate,fi ancora vna va- rietà di ornate parti,qual' fi ricerca alla conuenienza,& ragione delle propor * tioni; è certo quefta,o Dio, cofa grande,ma il coprire tutte qnefte cofe, con
coperture accommodate, desinate, conuenienti, & atte,io giudico che non fia opera fé non da fauio & làgace ingegno. Finalmente quando tutto il Mo- dello & la inuentione della opera piacerà grandemente & a te, & a gli altri di ciò efercitatifsim,in modo che tu non vi habbia dentro dubbio alcuno,o che %o tu deliberi che e' no vi fia cofa alcuna,che fi pofia meglio efaminare.Io ti auer
tifco,che tu non corra a furia, per defidcrio di edificare,a cominciare la ope- ra,rouinando muraglie antiche ; o a gittare i grandifsimi fondamenti di tutta la opera,il che fanno gli inconfiderati, & i furiofi ; Ma fé tu farai a mio modo foprafiederai per alcun' tempo, tanto che quella approuata inuentione diuen « ti vecchia. Come quello, che finalmente ti rauedrai di tutte le cofe, quando
non tirato dallo amore della tua inuentione, ma da le ragioni del difcorfo,ne giudicherai più confideratamente.Percioche in tutte le cofe,che fi hanno da Fare, il tempo ti moftrerrà affai cofè, che tu contrapeferai & confidererai, le quali fé ben tu fufti accuratifsimo,ti erano fuggite. Che altri non fidebbe mettere a ìmf>refe,chefieno oltre alle forze fue3 ne contraffare alla
natura^®* che ìfi debba confi derare nonfolo mei, che tu f offa ^ ma quel che tificonuenga, & m che luogo mei che tu harai a far e . faj?. II. 3* "N TElriefaminarei Modegli, e di necefsità che infra le ragioni da efami-
1 \l narfi ti fi faccino innanzi quefte cofe. Primieramente che tu non ti met ta a cofa, che fia fopra la pofianza de gli huomini, & che tu non ti accinga a far5 cofa, che e' fi habbia a combattere del tutto contro alla natura delle cofe. Et fé bene alcuna volta fi contrafta contro la forza della natura con qualche 40 mole,o con qualche forza fi ftorce, ella pure,e tale che ella faprà fuperare &
gittar'via ciò che fé gli contrappone, & limpedifee ; & ogni repugnantifsimo oftaculofper dir coli) di tutte le cofe,che fé gli oppongono,con la (di giorno in giornojcontinoua perfeueranza, col tempo,& con la abbondanza, rouina & getta per terra,il tutto.Quante infinite cofe fatte dalle mani degli huomini leggiamo, & veggiamo noi,non efTere durate j non per altra cagione, fé non |
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perche elleno contendeuano contro alla natura delle cofe, chi non fi riderà
di colui che fatto vn' ponte fopra le Naui, nel Mare haueua difcgnato di ca^ ualcarlo?o chi non harà più tolto in odio la pazzia di quello infoiente? Il por to di Claudio lotto Hoftia,& appretto a Terracina il Porto di Adriano, ope re certo per ogni conto eterne. Niente di manco noi veggiamo, è già gran ì tempo,che per hauer' ferrate le bocche dalla rena, & ripieni i feni, fono inte- ramente mancati,per lo afsiduo combattimento del Mare , che fenza ripofo percontendoli, più l'un giorno che l'altro gli vince . Che penfi tu adunque, che e' ti habbia a interuenire in quelli luoghi, doue tu ti farai deliberato di contraftare,o di rimuouere del tutto gli impeti delle acque, o il grandifsimo io incarco delle ripe che rouinano ? Ilche poi che é coii,bifogna che noi non ci mettiamo a far cofe, che non fi conuenghino apunto alla Natura delle cofe; . di poi fi debbe auertire di non fi mettere a fare cofa , che nel farla fi habbia a
mancare a fé ftelTo,rimanendo ella imperfetta. Chignon harebbe biafimato Tarquino Re de Romani,fe gli alti Dii non haueffero porto fauore alla gran i* dezza della Città, & fé nel crefcerc dello Imperio, non fi fufiero aumentate ricchezze badanti a tanta principiata Magnificentia, che egli haueffe gittata via tutta la fpefa della futura opera,nel gittare i fondamenti del tempio ? Ol- tre che egli è da confiderare,& non infra l'ultime cofe,non folaméte quel che tu polTa,ma quello ancora che ti fi conuenga. Io non lodo Rodope di Tracia «> quella celebrata Meretrice,& memoria de fuoi tempi,che fi facelfe fare vn' fé polcro di fpefa incredibile : Et fé bene ella con il fuo meretricio guadagno fi haueua procacciate ricchezze regali,ella pero non fu degna di Sepolcro Re- gale . Ma per l'oppofito, Io nojiiiafimo già Artemifia Regina di Caria, per haucr'fatto al fuo Carifsimo & dignilsimo conforte ilfuntuofifsimo fepol- ** ero. Ancora che io in quelle cofe,lodo certo la modeflia. Oratio biafimaua Mecenate che egli impazzale nello edificare: Io veramente lodo colui,il qua le fecondo che dice Cornelio Tacito, fece il fepolcro ad Otone, modello, ma da durare gran tempo.Et fé bene nelle priuate memorie fi ricerca la Mo- deflia, & nelle publice la Magnificentia. Le publiche anchora fono alcuna j? volta lodate per elfere modelle come le priuate . Noi lodiamo & ci maraui- gliamo del Teatro di Pompeio, per la egregia gradezza & dignità della ope , ra. Edifitio degno veramente di Pompeo^ di Roma Vittoriofa.Ma la paz-
zia dello edificare di Nerone, & la furia di recare a fine le opere fmifurate, non e lodata da ognuno.Oltra quefto chi rion harebbe voluto che colui, che J5 con tante migliaia di huomini forò il Monte appreiTo a PozzuoIo,hauefle du rata tanta fatica, & confumato tanta fpefa, in qualche altra opera più vtile ? Chi non biafimerà la prodigiofa pazzia di Eliogabalo ? egli haueua penfato di piantare vna grandifsima Colonna per entro della quale fi falifie fopra la ci ma, accio vifiponefle fopra lo Dio Eliogabalo,al quale ei fiera ordinato, di 4© adorare.Ma non hauendo trouata Pietra fi grande, fattone cercare infino in Tebaide,fi tolfe dalla imprefa. Debbefi aggiugnere ancora a quelle cofe che e'non fi debbe incominciare cofa alcuna, fé bene per altro ella e degna & vtile, ne però al tutto difficile al farli, aiutandola le facultadi & le oportunità de Tempi, che ella fia tale che in breue debba mancare, o per negligentia di |
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ehi fuccede,o per tedio delli habitatori. Io biafimo il follo à che haueua fat-
to Nerone nauigabile dalle Cinqueremi, dallo Auerno inlino ad Hoflia, li per altre cagioni, fi ancora perche a mantenerlo, pareua che defideraffe per- petua^ eterna felicità dello Imperio,& de Principi di tal cofà continouame * te fludiofifsimi. Lequali cofe poi che cofi fono,fi debbe hauer confi deratio- ne a quelle,che noi di fopra riabbiamo racconte,cio è che cofa Ila quella, che tu voglia fare,in che luogo tu la vuoi fare,& chi tu fia che la faccia,& lo ordi- nare il tutto fecondo il merito, & l'ufo della cofa j farà certo cofà da huomo confiderato,& di buono configlio. IO
Che considerato diligentemente da ciafchuna delle farti de SirCodegli^ tutto l'ordine detto
edifitiò;fidebbe chiedere/opra di ciò coniglio, aglihuomini intelligenti3&fini, & manzi
che e'fi cominci a murare,nonfolamentefarà bene falere donde hanno a v/cire i danari per
lajjefa, ma bifogna molto innanzi hauerfroueduto tutte le co/è necejfarie per dar fine ad
15 ^natale of era. £ap III.
NOtate & auertite quefle cofe,fi debbe andare guardando l'altre intorno
fé ciafcuna,é finita perfettamente,& a luoghi fuoi còmodamente diilri- buita. Il che accio che ti ricfca, è di bifogno che tu ti prepari in modo, che *o nel riuedere qualuche di quefl cofe tu ti perfuada di hauere per cofa brrutta,
fé tu non confeguiterai il più che tu puoi,che e' nò fi polla in neffuno altro luo go rifguardare più ài voglia,o maggiormentelodare,nefTuna altra operacene con fimile fpefa,o con fimile opportunità,fi fiapofTuta condurre. Ne balla in quefle cofe no effer' fpregiato,ma è cofa conueniente,l'efferne primieramen- a< te lodato, & di poi ancora effere imitato. Laonde ci bifogna eflere lèueri, &
più che fi può diligenti efplicatori delle cofe,Et è da auertire,fi che e' non vi fi mefcoli cofa alcuna, che non fia eccellente & lodata grandemente ; fi ancora che tutte le cofe fcambicuolmente infra loro concorrino con dignità & gra- tia,infino a tanto,che tutto quello che tu vi volefsi aggiugnere,o mutare, o le jo uarc,vi fleffe peggio;& foffe maggior' mancamento. Ma di quefle cofe io te
lo ridico dinuouo & da capo, fa che e' ne fia moderatrice. La prudenza & il configlio di coloniche di ciò fono più ammaeflrati,che Thabbino ad appro- uare con alcuno retto & lincerò giudizio. Perciò che da il fapere & da gli or dini di cofloro, ti auerrà,o che tu farai cofe ottime ,-o vero fimili alle ottime; j5 più toflo che dal tuo priuato fenfo,& volontà. Finalmente Io effer lodato dal
la voce di coloro che fanno,èinuero cofa bellifsima, & lodano affai, & pur troppo appruouano coloro,che non mettono inazi cofe migliori. Laonde tu hai ancora quello piacere,che e'non farà nell'uno di quei che fanno, che non conuenga teco.Et gioueratti lo Ilare a vdire,perche taluolta accade,che quei 40 che non s'intédono di fimili cofe,ne dichino alcune,che quei che fanno, non
fene fanno beffe; quando tu harai ben guardato & riueduto, & efaminato da tutte le parti del modello,la proportione dello edifitio,in modo che e' non vi fia rimaflo cofa alcuna in dietro in alcun luogo,che tu non l'habbia confiderà ta, & notata, & che in tutto & per tutto ti farai rifoluto di edificare in quella maniera,& che tu faprai, onde nanrio da vfeire i danari per reggere commo- d ii
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damente le fpefe ; Apparechierai le altre cofe necefTarie a mettere ad effetto
effa opera;accioche nello edificare, non ti manchi cofa alcuna che ti tenga in dietro da finir'l'opera con preftezza. Percioche hauendo tu bifogno di più cofe a condur 1 opera,& conciofia che qual' fé l'una che vi manchi,ti pofia im . pedire & fareoMfettuofa tutta la muraglia, ti fi afpetterà di non ti efier' fatto $ beffe di cofa alcuna che effendoui ti gioui,o mancandoui ti nuoca. Gli Re de Giudei Dauid & Salamoile, quando riebbero a fare il Tempio in Ierofolima hauendo ragunato gran' copia di. òro, di argento, di bronzo, di legni, di pie- tre & di fimili cofejaccio non vi mancaffe cofa alcuna che conferiife al rare l'opera facile & preflamente,fecondo che (fcriue Eufebio pamphilojrnanda- i© rono a i Re vicini per parecchi migliaia di Maeftri & di Architettori. Il che io grandemente lodo,percio che arreca certo degnità all'opera, & rende la gloria di chi l'ha fatta maggiore ; perche quella opera, che e fatta con grande arte & condotta preftifsimamente e appreffo degli fcrittori celebrata. Rac- conta Curtio che Aleflfandro Macedone appreffo al Tanai, in fare vna citta i* non piccola,non confumò più che fette giorni:& Iofepho hyftorico dice che Nabucdonofor fece il Tempio a Belo, in quindici giorni & che il medefimo pure in quindici giorni cinfe Babbillonia di tre circuiti di mura.Et cheTito fé ce vn'muro di poco maco che di cinque miglia,& che Semiramis preffo a Ba- bilonia fece per ogni di vno ottauo di miglio di grandifsime mura; & che el- *o la fece mura di véticinque miglia molto profonde, & molto larghe in no più che fette giorni per riftrignere il lago . Ma parleremo di quefto,altra volta. (he cofijihabbino a prouedere per lo edìfitio.Quai Jhfaeflri fi habbino a eleggere, & in
che tempo Jecondo il parere delli ^Antichi fi debbino tagliare i legnami. (ajh 1111. ** LE cofe, che fi hanno da apparecchiare fon quefte certamente, Calcine,
Legnami, Rene, Pietre oltra quefte Ferro, Bronzo, Piombo, Vetro, & Umili. Et fopra tutto giudico che e' fia da eleggere Maeftri che fappino, che non fieno leggieri,ne inconftantija quali tu habbi a dare in commefsionc jo & a raccomandare che ti faccino fubito il bene difègnatoediiìtio, & che lo conduchino dandoli perfettione con preftezza. Et nello approuare tutte quefte cofe,ti giouerà argomentare., & conietturare dalle altre opere più vici ne che fono in effere ; mediante le quali, auertito, ti delibererai di ciò che tu habbi a fare nel cafo tuo. Percioche [notando tu in quelli, le Iodi & i difetti, j? potrai penfare che nel opera tua vi pofsino accadere cofe fimili. Nerone Im- peratore hauendo difegnato di dedicare in Roma vna ftatua grandifsima in honore del Sole di feffanta braccia,mediate la quale egli fuperaffe la grandez za,& la Magnificentia delli fuoi paffati,fecorìdo che fcriue Plinio,volle prima che egli allogaffe tal opere a' Zenodaro in quei tempi celebrato & eccellente 40 Scultore,vedere quanto ei valefle & fapeffe, in fare tali opere, il quale in On- uernia di Francia haueua fatto vn' Coloffo di pefo marauigliofo, Et coli deli- berate quefte cofe pafsiamo alle altre. Noi veramente nel trattare quello che fia commodo alle opere delli edifitii,ridiremo quelle cofe,che ci hanno info- gnate i noftri più dotti antichi, Et mafsimo Teofrafto, Ariftotile, Catone, Varrone,
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LIBRO SECONDO. 41
Varrone, Plinio, & Virgilio, percioche per vna lunga ofleruatione, molto
più che per alcune arti di ingegno,fi conofcono,accioche elle fi piglino da co loro,che con fomma diligentia l'hanno ofieruate.Seguiteremo adunque rac- cogliendo quelle cofe,le quali gli Approuatifsimi Antichi in più & vani luo- 1 ghi trattarono,& aggiugneremoci ancora ficome e il noftró folito,quelle che dalle opere de noftri maggiori,& dalli auertimenti delli huomini efercitatif- fimi,haremo auertite, fé alcune cene faranno, le quali in parte alcuna confe- rifehino alle cofe,che dire fi debbono . Et io certo credo che e5 fi farà molto bene.fe feguendo effa natura delle cofe, comincieremo da quelle ftefle cofe, 10 le quali furono primieramente vfurpatefi da gli huomini,per feruirfene a que
fta arte dello edificare; che furono fé noi non ci inganniamo gli Arbori da ta gliarfi,& i legnami delle Selue;ancor'che apreiTo de gli autori,io truouo alcu- ni , che fopra di ciò fono di varii pareri. Alcuni dicono che gli huomini da principio nabitarono nelle fpelonche,& che clsi,& i beftiami loro,furono di- »* fefi da vna medefima copertura,& per ciò credono quel che dice Plinio, che
Gellio Tafsio foffe il primo,chc ad imitatione della natura, fi facefle vno edi fitio di loto. Diodoro dice che Vefta figliuola di Saturno,fu la prima,che trouò le cafe daTiabitare.Eufebio Pamphilo eccellente inueftìgatore delle co fé antiche,da teftimonii de pafiati, dice che i Nipoti di Protogene, furono i *o primi che penfarono di far' le cafe a gli huomini, le quali fi tefleflero di foglie
di canne,& di Giunchi. Ma torniamo noi alnoftro propofito. Gli Antichi adunque,& prima Teofrafto,dice che gli arbori fi debbono tagliare, & mafr fimo lo Abet©, la Picea, & il Pino, fubito che eglino han' cominciato a man- dar fuori,& fpuntare certe vermene; accioche per la fopr'abbondanza dello *< humore,tu pofsi leuarne più facilmente la fcorza.Ma che e' fono alcuni Albe
ri,come lo Acero, lo Olmo,il Frafsino,il Tiglio,, che tagliati doppo la Ven- demmia , faranno più commodi. Et fé le Roueri fi tagliano di State,dicono che fi intarlano; ma fé fi tagliano di Verno non pigliano difTetto alcuno, ne fi aprano.Et faccia a noftro propofito,che eglino auertirono che i legnami,che 30 fi tagliauano nello Inuerno, mentre tiraua Tramontano s ancor'che fuflero
verdi,ardeuano benifsimo,& quali fenza fumo : la qual cofa dà manifefto in- ditio,che e'fono fugofi di humore non crudo,ma digefto. A Vitruuio piac- que che i legnami fi tagliafiero dal principio dello Autunno,infino a tato che non cominciaua a tirare Zeffiro. Et Efiodo dice che quando il Sole con mag 3* giore impeto pende fopra del capo noftro, & gli huomini diuentano di colo^
re più bronzino,che allora fi faccia la ricolta,ma quando a gli arbori cafeano le foglie all'hora fi taglino i legnami. Catone modera tutta la cofa in quefto modo,vuole che le Roueri fi taglino quando farà il Solftino,perb che flnuer no è fempre fuor' di tempo,gli altri legnami che hanno feme, taglinfi quando 4° ei farà maturo,quelli che non hanno feme,quando ti pare, Quelli,che lo han
no maturo & verde a vn'tratto,taglinfi quando ei cafca,ma li Olmi quando li cafeano le foglie. Et dicono che egli importa grandemente,a che Luna fi ta- glmo:percioche e' penfano tutti,(5c mafsimo Varrone, che nel toccare fimili cofe con il ferro i lunari pofsino tanto,che coloro ancora che fi tagliano i ca- pelli a luna fcema,fubito ne douentino calui. Et per quefto diceuano che Ti- d iii
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berio , offeruaua igiorni da tagliarfei capelli. Gli Aftrologi dicono che tu
harai Tempre lo animo malinconico,fe tu ti taglierai le Vnghie,o i capelli ef- fendo la Luna oppre(Tata,o mal conditionata. Quefto faccia a propofito che e' dicono che le cofe che hanno a efìere mobili per Tufo noftro douerriano ef fer' tagliate , & fabricate quando la Luna e nella Libra, o vero nel Granchio; % Et quelle che hanno a Ilare faIde,o vero immobili, il debbon'cominciare & trattare, quando la Luna, e in Leone.o in Toro,& limili. Ma che i legnami fi debbino tagliare a Lunafcema,Tutti i faui ce ne auertifcono ; percioche ei tengono per rermoyche ai'hora ila molto rifecca quella flemmatica grolTeza, che è pronta ad empierli di prefta putrefattione, & tagliati a quefta Luna e «» certo che non fono moleftati dallo intarlare. Di qui e che tu debbi mietere a Luna piena, le biade che tu vuoi vendere;percio che ai'hora fon molto pie- ne: Ma quelle che tu vuoi ferbare,mietile a Lunafcema. Egli e chiaro anco- raché le frondi degli arbori, colte a Luna fcema,non fi corrompono. Et Co- lumellapenfa che per tagliare gli Alberi, fien buoni quei giorni che fon dai ij venti a trenta di che la Luna s'inuecchia, a Vegetio piace che e' fi taglino da quindici a vétiduoi di.Et di qui péfa,che nafceffe la oiTeruaza che quanto a la eternità, celebrano folamente quefti giorni; percioche tagliati in quefti gior- nijdurano grandifsimo tempo . Aggiungono che e' il debbe ofTeruare la Lu- na che vadia fotto. Ma Plinio penfa che ila bene tagliare gli Alberi quando la *° Ganiculanafce,& che la Luna e congiunta con il Solejil qual giorno fi chiama Interlunio;& dice che egli è bene afpettar' la notte del medeilmo giorno,fino a tanto che la luna fia fotto terra.Gli Aftrologi dicono che la ragione dì que- fta cola è che per vigore della Luna lo humore di tutte le cofe fi commuoue; Tirato adunque, ò lafciato lo humore inuerfo la Luna alle più baiTe radici > il *t refto de legnami rimane più purgato . Aggiugni a quefto, che e' penfano che e' fieno per effere molto più fedeli,fe e' non il getteranno coi! di fubito in ter- ra : Ma fé il andranno intaccando a torno a torno talmente, che reflandofi in fui ceppo il fecchino. Et dicono che fé lo Abeto(nó pero al tutto fermifsimo contro allacontagione dell'humore) fifeortecciaa Luna fcema,gli auiene p che mai il corrompe per le Acque.Sono alcuni, che affermano che fé la Ro- uere & la Quercia legnamigrauifsimi,che per lor1 natura nell'acqua vanno al fondo,Di pnmauera il intaccheranno intorno,& il getteranno a terra doppo chele haranno perdute le foglie, diuenteranno in modo , che pernouanta giorni noteranno fopra le acque. Altri vogliono che gli Alberi cofi lafciati in $s fu lor'ceppi i fi intacchino intorno infino a mezo il midollo ; accio che diftil- landoil la marcia,& ileattiuo fugo,fene efea via. Et aggiungono a quefto,che gli Alberi che tu hai a fegare,o a piallare tu non gli mandi a terra, infino a tan to non habbino fatti i loro frutti, & maturati i loro femi [j gli alberi cofi ta- gliati, & mafsime quelli che fanno frutti, ne ammonifeono che fi debbino 4° mondare, perche facilmente, mentre ftanno coperti dalla feorza fi guaftano- fotto la buccia. . |
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LIBRO SECONDO. 4)
Ve l (jnferuare i legnami poi che faranno tagliati , & dello impiajlrarli, & de rìmedij
contro le loro infermitadi'1<& del collocargli commodamente. Cap U. POi che i legnami faranno tagliati, bifogna riporgli in luogi doue non fie-
no S'oli potenti,o fiati crudeli di Venti;& mafsimo quelli che cafcano da per loro,bifogna che al tutto fileno difeli dalla ombra. Anzi & per queflo vfarono gli Architettori antichi,imbouinarJi. Et Teofraflo dice, che quello fi fa perche hauendo riturati atorno atorno tutti gli eliti, la flemma ragunata uifi dé'tro»& la immoderata forza de vapori,fi infilili & refpiri a poco a poco »° per entro la midollajonde auiene, che l'altra ficcità del legno fi condenfi, lec-
candoli vgualmente per tutto. Et penfano che podi ailare capo piede, fi fec- chino più commodamente. Oltra di quello,danno varii rimedii contro allo inuechiarfi,& alle infermità che gli pouono interucnire.Teofraflo penfa che per il fotterrargli,i legnami fi condenfino grandifsimaméte.Catone dice che vnHtfub >' mtwkà l* i legnami tagliati fi intridine di Morchiajaccio che ne tigniuole ne Tarlinoti
nuochino loro . Et fi sa che i legnami,che fono offeli dalle acque fi difendo- no con la pece. Et raccontano che i legni che fono macerati nella morchia, ardono fenza alcun tedio di fumo.Plinio fcriue che al Laberinto di Egitto,vi fon5 polle molte traui di fpina d'Egitto impiaflrate d'olio . Et Teofraflo dice io che i legnami,che fono impiaftrati di pania non ardono.Ne lafcerò queflo in
dietro , che apprelfo di Gellio nelli Annali di Quinto Claudio fi truoua che per hauere Archelao Prefetto di Mitridate dato a vna Torre di legname al Pireo,piu couerte di Allume,combattendola Sillabila non arfe. Sono oltra di queflo alcuni Alberi,che fi condenfano, & fi fortificano,contro le tempe- »5 fle in varii modi.Imperoche e' pongono fotto terra i legnami Cedrini, & gli
impiaflrano di cera,per (ette giorni,& con inframefTo d altrctanti, gli fotter- rano fotto monti di grani;onde auiene,che e' ne diuengono,fi più gagliardi,/! più commodi alle opere;perche cofi fé gli Ice ma grandifsima parte di pefo. Et dicono ancora, che acquiflano quella loro durezza, feccata in Mare,den- jo fifsima & incorruttibile . Il caflagno e certo che fi purga nelle acque dd Ma-
re. Plinio fcriue che il Fico di Egitto fi fotterra nelle acque, accio che egli fi fecchi & diuenti leggieri,che da prima va al fondo. Noi veggiamo che i no- ftri legnaiuoli fotterranno i legni nell'acqua & nel fango, & mafsimo quelli che è vogliono che fi lauorino a tornio, per trenta giorni;perche e' penfano, $* che leccandoli più preflo,fiano più facili a farne ogni cofa. Sono alcuni che
affermano che a qualunque legno tu vuoi,accade che fé tu lo fotterrerai mé- tre farà ancora verde, durerà eternojmà ferbato o ne bofehi, o fotterrato,o impiaftràtoj faui fon tutti di quello parere,che e' non fi debba toccare fé no paifati i tre meli . E* bifogna che il legname li allodi, & che e' pigli quafi vna 40 certa maturità di fermezzà,inanzi che e' fi metta in opera. Poi che tu harai
coli i legnami,Catone comandatile e' non fi cauino fuori,fe non a Luna fee- ma,& doppo mezo di,& della Luna feema, danna gli quattro giorni, doppo la quintadecima:Et ne auertifce, dicendo che non fi cauino fuori mentre tira Oflro. Et quando pure fi tireranno fuori,non fi tirino per la rugiada,ne fi piallino,o feghino,che fieno rugiàdoli, o freddi, ma fecchi per ogni conto» d iiii
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44 DELLA ARCHITETTVRA
Quali legnami fono più commodi alle fabbriche dell'i edifittjì& juafjta la loro Natura,
la loro Utilità 3 & come fi debbino mettere in \fc& a qual parte dello ediftio ciafcunojìa più atto. ■ Qtp, VI. TEofraflo fi pela che i legnami no fiano ben fecchi da farne Affe,& tnaf- $
fimo per Porte,innanzi a tre anni. Alle opere de gli edifitii eilimarono queftialbericommodifsimi.il Cerro, la Quercia, laRouere,laIfchia,rAlbe ro,il Tigliosi Salicone,lo Ontano,il Frafsino,il Pino,Io Arcipreffo,loVliuo faluatico & domeftico,il Callagno,il Lariceti Boffolo,& il Cedro, & lo Eba- no ancora,& altrefi la VitejMa tutti quelli hanno varia natura, pero fi debbo io no accommodare a varii vii. Perciò che alcuni fono più degli altri migliori a (lare allo feoperto ; alcuni fi mantengono più al coperto ; altri fi fanno belli della ariajaltri diuentano fempre più duri nelle acque; & fotterrati fono eter- nit per quello alcuni fon buoni per tauole fornii,& per le fculture 3 & opere de legnaiuolijalcuni altri per correnti,& traui:altri a reggereTerrazzi feoper n ti,o Tetti fon più laidi : & lo Ontano per palafitte da farfi per fondamenti in fiumi,o in pantani,foprauanza ogn'altro albero,& fbpporta patientemente lo humore & il medefimo alla Aria,o al Sole non dura.Per lo oppofito la Ifchia è impatientifsima dello humore. Lo Olmo alla Aria,& allo feoperto fi raffo- da tuttauiajaltroue fi apre & non dura . La Picea,& il Pino fé fi fotterrano,lb- tQ no eterni. Ma la Rouere per effere lpeffa,& neruofa,& ferrata,& piena di pic- ciolifsimi fori,che non riceuono lo humore è attifsima, a qual tu ti voglia fot terraneo edifitio;& commoda a reggere grandifsimi pefi;& quafi colonna va hdifsima.Ma hauendo la Natura datoli tanta durezza,che ella non fi polla fo rare fé non bagnata; Affermano nientedimanco,che fopra terra, ella e incon- £ llante & diuenta ritrofa, & fi torce, & la medefima facilmente fi corrompe dalle acque del Mare.Il che ne alio Vliuo,ne al Leccio,ne all' Vliuo faluatico, che nelle altre cofe conuengono con la Rouere, nò accade,che nelle acque fi macerino.La Quercia nò Ti confuma mai per vecchiaia,perche ella è di den- tro fugoia,& quafi come fé ella luffe verde.Il Faggio medefimamente & il Ca }(a (lagno non fi corrompono dalle acque, & annoueranli infra gli primi Alberi che fi fotterrano, Il Sugero ancora, aferuire per colonne,^ il Pino faluatico, & il Moro, & lo Acero,& lo Olmo, non fono difutili. Teofrallo penfa che il • Noce di Negroponte,fia alle Tranate,& a correntami vtile, perciò che auan ti che egli fi rompa,nc fa fegno con il fuono,& che pero già nel bagno di An- dro auéne,che tutti coloro,che vi fi trouarono,fuggirono a faluamento,dalla Mm j jCh foprauenente rouina detetti.Ma lo Abetoc più di tutti gli altri migliore:Per- Jm>t>lt,^¥M S™* cioche effendo effoA per grandezza, & per groffezza infra primi Alberi,da vn' fuo naturale rigore contenuto,non fi piega cofi facilmente,fotto i pefi che gli llan'fopra,maiìà diritto &fenzalafciarfi vincere. Aggiugni che egli eage 4„ uole,& co il fuo pelo non e poi molello fopra le muraja quello folo fi attribui feono grandifsime lodi,& dicon' che prefla di fé grandifsime vtihtadi; niente di manco,non niegano che egli ha vn' difetto,cio e che facilmente e lottopo- ilo allo ardere, & offefo grandemente da i fuochi. A quello non fi pofpone nel fare i palchi delli edifitii Io Arcipreffo, albero per certo di forte che infra li noflri
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LIBRO SECONDO. 45
li noftri primi alberici vfurpa la principale & precipua lode. Gli Antichi lo
annouerauano infra gli eccellentifsimi alberane vltimo da il Cedro, & dallo Ebano.In Indialo Arcipreflo eannnoueratoinfrale Drogherie,^ certo me- ritamente^ lodi pur chi vuole la Thuia Ammonia,o Cirenaica,la quale Teo- •* ff arto dice che e eterna:Percioche,o vogli tu in quanto allo odore,o alla bel- lezza,o alla fortezza,o alla grandezza,o alla dirittura,© alla eternità,o a tutte quelle lodijquale arbore metterai tu a paragone dello arcipreffo?EgIino affer mano che lo Arcipreflo, non patifee punto ne di Tarli ne di vecchiezza, ne mai dapersc fi fende.Ne e marauiglia fé per quello, Platone voleua che le leg *o gi & li naturi publici, fi defcriuefsino in Tauolelle facre di Arcipreflo ; per-
che^' penfaua che elleno doueflero effere più durabili,che di Rame. Quello Juogho ne auertifee che io racconti quelche io miricordo di hauer'letto,& ve duto di eflb ArcipreiTo. Affermano che in Efefo le porti del Tempio di Dia na,effendo di Arcipreflo durarono quattrocento anni ; & che mantennero la *5 bellezza talmente,che pareuano del cotinouo nuoue.Io in Roma nella Ghie-
fa di San Pietro,ho veduto nel raflettar'le Porte che fece Papa Eugenio, che doue le mani degli Inimici no li haueuano fatto ingiuria, per fpogliarle de l'ar gento,del quale erano coperre,che elle fi erano mantenute falde, & intere più di cinquecento anni ; percioche fé noi andiamo annouerando bene gli annali *« de Pontefici di Roma,tanti ne furono dal tempo di Adriano Papa Terzo,
che le fece, infino ad Eugenio Quarto. Et per tanto nel fare le Impalcature lodano lo Abeto, & antepongonli io Arcipreflo ; per quella fola forfè cagio- ne,che egli è più eternojma e più graue che Io A beto.Lodano il Pino,& la Pi cea,penfano che il Pino fia della medefima fpecie che lo Abeto, quanto allo *$ sforzarfi contro al pefo portogli fopra:Ma infra lo abeto, & il Pino ci fono fi
altre differentie, fi ancor' queftajche Io Abeto e manco offefo da Tarli, per- ciò che il Pino è di più dolce fugo che Io Abeto.Io penfo che il Larice nò fia da pofporre ad alcuno Arbore, perche io ho veduto che egli ha retti pefi di edifitii fermifsimamete & Iunghifsimaméte foflétati, fi altroue,fi in Venetia jo ancora in vna antichifsima opera del Mercato,Et tégono per certo,che e'pre
fti di fé tute le vtiìitadi come gli altri alberijegli e neruofo,matien'Ie forze,fer mifsimo contro le Tempefte non è offefo da Tarli;Et e openione antica,che contro le ingiurie de Fuochi,duri inùitto, & quafi lenza alcuna lefione : che piu?che e' comandano che da quel'lato,onde fi dubiti che il fuoco non venga 35 a nuocerti,tu vi contraponga Affé di Larice. Ma io l'ho vitto accefo ardere,
ma talmente però, che e* par' che gli fdegni le fìamme,& che e' le voglia fcac- ciar'via. E vero che egli ha vn' fol* difetto, che per le acque marine diuenta facile allo intarlarli. Alle tràui dicono che e difutile la Rouere, & Io Vliuo, per effergrauiA che fi piegano fotto il pefo,& quafi da per loro fi torcono,ol 40 tre che quelli Alberi, che fono più atti allo fpezzarfi, che al fenderfi fono per
Traui,difutili;come e luliuo & il Fico,& il Tiglio,& il Salicone, & fimili. & cofa marauigliofa quelche e' dicono della Palma, che ella fi sforza contro al pefo,che ella ha adoffo,& fi piega all'infufo:Per le trauate,che hanno aftar'al- lo fcoperto,& per tutte le coperture lodano grandemente il Ginepro ; & Pli- nio dice che egli ha la medeuma natura che il Cedro,ma e più fodo. Dicono |
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46 DELLA ARCHITETTVRA
ancora che lo Vjiùo dura eternamente, & infra i primi annouerano il Bollo
Lo : Ne ricufano per quefto i Caftagni, ancor che il fendino & aprino ; per le opere che s'anno dà fare allo feoperto . Lodano fopra tutto lo Vliuo falua- tico per la medefima cagione che lo ArciprelTo, che ei non intarlar mai, nel qual' numero fono tutti li Alberi, che hanno infufi dentro Sughi vntuofi& 5 gommo(i,& mafsimo fé fono amari.Nelli Alberi di quefta forte,non entrano Verni i,& è manifeflo che e? non accettano gli humori,che di fuori li venifie- ror. Contrarli a quefti penfano, che fiano tutti i Iegni,che hanno fughi di dol- ce fapore,& che ardono facilmente;ma ne eccettuano però Io Vliuo dolce & ilfaluatico. Dice Vitruuio che il Cerro,& il Faggio, fon per natura deboli 10 contro le Tcmpefte, & che no inuecchiano.Plinio dice che la Quercia infra cida preflo . Ma lo Abeto & quello mafsimo, che nafee nelle Alpi di Italia, per le altre opere di dentro nelle cafe,come per Porte, per Letti,per Tauole, per panche,& per limili cofe,è ottimo ; perche quello Albero,e di lua natura molto fecco & tenace delle colle . La Picea & lo Arcipreffo fono molto buo- \% ni a limili coi'ejl Faggio per altro,è fragile,ma per cafie,& letta,e vtile; & fi fé ga in ade (ottilifsime,& il Leccio ancora fi fega commodifsimamente.Per fa- re Alfe dicono che fono inutili il Caftagno, lo Olmo, & il Frafsino, perche fi fendono facilmente,^ fé bene fi fendono adagio,fi fendono pur ageuolmen- te;& affermano che il Frafsino in ogni opera,c obedientifsimo.Ma io mi ma- io rauiglio che apprefio de gli Antichi, non fia troppo celebrato il NoceiCon- ciofia che fi come fi pub vedere.ei fia & alla maggior parte de Iauori, & per far ade molto trattabile,& buono. Lodano il Moro (\ perche dura gran tem- do,fi perche per la antichità diuenta in procefio di Tempo, più nero & più bello. Teofrafto racconta che i Ricchi vfauano fare le porti di Loto, di Lee- n cio,& di Boflolo . Lo Olmo perche egli riferba faldifsima la fua durezza, di- e ono che e buono per fare ftipiti da Vfcijma bifogna voltarlo capo piede, che la radice fia di fopra. Catone dice che le Manouelle fi faccino di Agrifo- glio , di Alloro,& di Olmojlodano il Corniolo per fare Cauicchiuoli, vfaua- no gli fcaglioni delle fcale,di Orniello,o di Acero . Scauauano il Pino, la Pi- so cea>& lo Olmo per Doccie d'Acquejma dicono che fé non (\ fotterrano, in- uecchiano preftifsimamente . Finalmente dicono che hanno trouato il Lari- ce,la femmina(dico)che, è di color' limile al Mele nellì adornamenti delli edi fitii,& per Tauole da Dipintori efiere immortale ; & che non fi fende mai di feiTo alcunojOltra di queftojpcrche non ha le vene fue lunghe,ma corte, fene 55 feruiuano a fare le Imagini de gli Dei,& oltr' a quefto vfauano il Loto, il Bof- folo,il Cedro, & lo ArciprelTo ancora,& le più grolle radici de gli Vliui, & il Pefco di Egitto,che dicono che,e firn ile à Loto . Se haueuano bifogno di fa- re a Tornio cola alcuna Iungha,& tondajvfauano il Faggio,il Moro,l'Albero che fa la Trementina, & fopra tutti gli altri il ferratifsimo Boflolo,& che ec- 4° eellentemente fi tornia;& per cofe fottilifsime,vfauano l'Ebano.Ne difpregia «ano per far ftatue,o pitture lo Albero,il Gattice,il Salicone il Carpinoci Sor bo,il Sambuco,& il Fico. I quali Alberi, parte fono vtili per la loro liceità, & vgualità, a pigliare,& a mantenere le collc,& i lineamenti de Dipintori,parte ancora ad elprimere le forme fono ageuoli,& facili dltrà modo.Ma,c chiaro |
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LIBRO SECONDO. : 47
che il Tiglio e più trattabile che alcuni di queflirfono alcuni,che per fare fh-
tue tolgono il Giuggiolo . Contraria a quefti, e la Rouere, conciofia che ne feco fteiTa,ne con altri legni fimili, fi pub mai accompagnare, & difpregia al tutto le collegi medefimo difetto dicono che hanno tutti gli Alberi,che fono i lacrimofi & crefpi,cio è che fcacciano ogni fpecie di colla.I legni che fi rado- no facilmente,& che fono ferrati,maluolentieri fi ferrano con le colle,& que- gli ancora che fono di natura diuerfa, come la Ellera, lo Alloro, & il Tiglio, che fon caldi ; con quelli,che nafeono ne luoghi numidi, che fon tutti di natu ra freddi ; incollati infieme non reggono molto. Lo Olmo,& il Frafsino,& il io Ciriegio,perche fon fecchi, non conuengono con il Platano, & con Io Onta-
no,che fono di natura humidi;& guardarono gli Antichi di non incollare in- fieme quelli alberi che non fi confaceuano di natura,& erano contrariane fb- lamente di non gli incollare infieme, ma vietarono ài ammalarli accortati in fieme. Et per quefto auertifee Vitruuio che e' non fi debbono congiugnere M l'afTe della Ifchia con quelle della Quercia.
Velli billeri ancora/ommdridmemc^., Qtf. XJ IL
MA per parlare di tutti(in quefto Iuogo)fommariamente.Tutti gli Au-
tori dicono che gli Alberi, che non fanno frutto, fono più faldi & fer- ircene quelli,che fanno frutto:& che i faluatichi non cultiuati da mano, o da ferrojfon più duri che i dimeftichi ; & Teofraflo dice che i faluatichi non ca- fcano mai in infermità che li faccia feccare. I dimentichi, & quelli che fanno frutto,fon fbttopofli a grauifsime infermitadi;& infra quei,che fanno frutto, m quelli, che lo fanno più prefto, che quelli che lo fanno più fèrotine ; & i dol-
ci fon più deboli,che i forti;& infra li acuti & afpri, penfano che fiano più fo- di quelli,che fanno più di rado,& più acerbo il frutto. Quelli che fanno frut- to de duoi anni l'uno, & quelli,che fono del tutto fterili, hanno più nodi, che quelli che fanno frutto ogni anno .Et di quefti quanto ciafeuno, e più corto; |
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j? tanto,e più difFicile;&gli fterili crefeono piti che i fertili.Et di più dicono che y% t
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Aiflu
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.quelli,che crefeeranno, allo fcoperto,fenza efTer' difefi da alcun Monte, o fel- /^'^v1
uà; ma agitati da fpefsi Venti,& Tempefte farano più fermi,& più grpfsijma A^ più corti,& più nodofi,che quelli,che crefeeranno infra due Valli,o in luogo ìiciiro da i Venti. Penfano ancora che gli alberi nati in luoghi numidi &"om- 31 brofi,fieno più teneri, che gli crefeiuti in luoghi più aperti, & più afeiutti : Et
che quelli,che nafeono diuerfo il Vento Tramontano,fiano più atti,che quel |
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li,che nafchono verfo Offro. Et gettano via come feonciature gli alberi,che
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nafeono in luoghi contrarii alla loro natura, & quelli, che nafeono di uerfo
mezzo di,fon molto duri,ma fi torcono nel midollone fon diritti, o vguali a 40 metterli in opera.Oltra di quello quelli,che fono aridi per loro natura,& tar-
. di al crefcere,fon più forti che quelli,che non fono aridi,& che crefeono pre-
-fto,& Varrone fi penfaua che altri alberi hauefsino natura di mafchio,& altri
di femtnina:Et che i legni bianchi,fuffero manco ferrati, & più trattabili,che
gli altri,doue fia qual fi voglia altro colore; & fonò certo tutti i legnami graui
più ferrati & più duri che i leggieri, & quanto vno e più leggieri, tanto è più
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fragile;& quanto fono più crefpi,tanto fono più forti.Et a quelli a cui la natu-
ra ha dato che viuino piu;gli ha dato ancora che tagliati, fi corrompino più tardi.Ogni legno ancora quanto manco ha di midolla,tanto e d\ più gagliar- da & robuila natura . Quelle parti, che fono più vicine alle midolle fono ve- ramente più dure chele altre, & più ferratc;quelle che fono più vicine alla j fcorza, fono di più gagliardo neruo:Percioche e' fi tiene che ne gli Alberi li come negli animarla fcorza fia la cotenna;quello,che cfotto la fcorza, fiala carne;& quel che,c intorno alle midolle,fi tiene per le offa; & Annotile penfa uà che i nodi nelle piante follerò in cambio di nerui. Di tutte le parti del le- gno , tengono per la più trilla, rhumor' che lo nutrifcc, fi per altre cagioni, i © il per cfier' molto fottopoflo aTarh.Aggiugni a quefte cole che quella parte de gli Alberi,che era (eifendo efsi ritti) volta a mezzo giorno, farà pm arida che le altre,fottile & eflenuata:Ma niente di manco più ferrata. Et da quello lato farà la midolla più v icina alla fcorza. Et quelle parti ancora che faranno più vicine al terreno & alle radici.faranno più graui,che tutte le altre;& ne fa- 1$ rà fegno, che malageuolmente noteranno nelle acque, & la parte del mezzo di quàlunche Albero, farà la più crefpa . Et le Vene fiano come fi voglino • quàto più faranno inuerfo le radici,tanto più faranno auuolte & piegate; tutte le parti dabaffo, niente di manco (I penfa che fieno più collanti, & più com- mode che l'altre.Ma io truouo fcritte dalli ottimi fcrÌttori,alcune cofe molto io marauigliofe: Percioche e' dicono che la Vite fupera la eternità de fecoli. A Tempi di Cefarein Popolonia ( vicina a Biombino) fi vedeua vna llatuadi Gioue,fatta di Vite,eiTerfi mantenuta per infinità d'anni, incorrotta ; & tutti dicono che e* non è legno alcuno più eterno.In Arriana, Regione della India fon Viti tanto groffejecondo che racconta Strabone,che duoì huomini, ab- n braccieriano a gran'pena il pedale.In Vtica dicono eiTer' durata vna coperta 4i Cedro anni:mille dugento fettantaotto . In Ifpagna nel Tempio di Diana, dicono ellerui durate Traùi di Ginepro,da Dugento anni innanzi lo eccidio di Troia per infino a tempi di Annibale. Ma il Cedro ha certo natura mara- uigliofa,fe come dicono e' non tiene 1 chiodi. Ne Monti preifo allago di Gar jo da,è vna forte di Abeti,ehe fé tu ne farai vafi,non terranno il Vino, fé tu non gli vgni prima con 01io,hor badi infino a qui delli Alberi. eDelle'l) tetre ìmìuerfàlmente 3 quando fidebbino cattare, &* quando mettere in opera,
quali fieno piùfaedi,<& quali più dure, 0 migliori, opiu durabili. £ap. UHI. » HAnnofi ancora a ordinare le pietre, che hanno a feruire per le Mura.
Quelle faranno di due forti, Alcune feruiranno per ordinare & fare le Calcine ; & alcune per alzare l'edifitio, & di quelle tratteremo prima ; ma fi per effer breue.fi ancora perche elleno fon cofe molto note,ne lafceremo ai- 4° fai in dietro . Ne {laro qui a difputare,quelle cofe naturali,che de principila degli origini delle Pietre fi dicono. Et fé quei principii vifeofi per la commi- flione deH'Acqua,& della Terra;prima in fango, dipoi in Pietra fi indurifeo- no;o quel che fi dice delle Gemme, fé le fi fieno ranodatc & crefeiute perii calore, o forza, o raggio del Sole, o perche e' fian' nella Terra più predo il come
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LIBRO SECONDO. 45^
come delle altre cofe,certi femi naturali delle Pietre. Et fé nelle Pietre auen-
ghino i colori da vn' determinato mefcolamento di liquida acqua,con minu tifsimi corpi di Terra ; o pure da vna certa cónaturale forza del fuo proprio feme,o da vna imprefsione riceuuta da raggi del Sole. Et perciò tutte quefte n cofi fatte cofe,ancor* che faceflero forfè a propo/ìto, per adornare il fatto no ftro,io pure le lafcerb in dietro. Et feguiterb di parlare de modi dello edifica re,come che infra Artefici approuati per lo vfo, & per la arte ; trattandone più liberamente ;& piufcioltamente, che non ricercherebbero forfè quelli che efattifsimamente filofofaffero. Catone dice che le Pietre fi cauino di Sra- 10 te,& fi tenghino allo feoperto, & non fi mettino in operaie non paflati i duoi anni:di State, accio che le pietre non auezze, fi affuefaccino,, a poco,poco,a Ventila diacci,& alle pioggie,& alle altre ingiurie de Tempi : Percioche fé le pietre fubito cauate della caua,prcgne del natiuo fugo & humore,fi pongono a Venti crudi,& a fubiti diacci^ fendono & fi rifoluono.Tenghinfi allo feo- *5 perto,accio che e' fi vegga la bontà di ciafeuna Pietra, & quanto ella fia forte contro alle cofe, che la moleflanoja quefto modo quali che faccédo efpcrien za di quanto elleno fieno per durare, fene faccia pruoua. Non fi mettino in opera fé non doppo duoi annijaccio che quelle, che per loro natura fono fra li,& che arrecherebbero difetto nella opera,non ti fieno afeofe ; & accio che t* tu le fepari dalle migliori : Percioche infra tutte le forti delle Pietre, è certo che lene truouano alcune, che infra loro fon varie. In modo che alcune alla Ària diuentano dure,& alcune bagnate dalle brinate contraggono certa rug- ginc.,& fi disfanno & fimili:Ma quali quefte fiano,fccondo la varietà, & la na~ tura de luoghi,dall'ufo,& dalla efperienza,fi conofeono benifsimo ; & in mo- ti do.-, che tu potrai più torto imparare meglio il valore & la virtù di ciafeuna pietra,dalli Antichi edifitiijche dalli fcritti & ricordi de Filofofi. Niente di- meno,di tutte le forti delle pietre, per parlarne fommariamente, fiane lecite* deliberarne in queflo modo ; ogni pietra bianca, è più tenera che la rofsigna, |
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la tranfparente,c più trattabile che la feura, & quanto più lepietre imiteranno £ -^
JO il Sale, tanto manco faranno trattabili. Quella pietra che parrà fpartoui fb- § jJ?**** 7m Wt
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prarena che luftri, farà afpra : Se vi faranno mefcolate fcintille quafi che di
oro,farà difobbediente,fe vi faranno come dire punti neri,non fene potrà ha uere, quella che farà macchiata di gocciole accantonate, farà più falda che quella che le harà tonde,& quanto le gocciole faranno minori,tanto farà più jj dura,& quanto harà colore più purgato,o più limpido, tanto farà più cternay & quella pietra,che harà manco vene,farà più intera,& quanto le vene faran- no più fimili al vicin* colore della Pietra>farà più vguale per tutto : Et quanto harà le vene più fottili,tanto farà più bella, & quanto farà di vene più attorte? & più interrotte,tanto farà più auftera, & quanto farà più nodofa, tanto farà 4P più cruda. Delle vene,quella,c più atta a fenderfi,chc ha nel fuo mezzo vna li nea rofsiccia, o di colore di Ocria, atta a corromperfi. Vicina a quefta farà quella, che farà mifliata hor' di color bianco, & hor' di colore di herba per tutto,piu di tutte l'altre,c difficile quella,chc parrà Vn'diaccio torbidiccio.Le affai vene dimoflrano che le pietre fono inconftanti,& atte allo aprirfi,& *jda Jo faranno più dirittc,tanto più fieno infedeli,tiel disfar' le pietre, quanto pra |
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Cottili,& più putiti tagli vi vcrranno,tanto faranno più ferrate; & quella pietra
che nel romperla harà la feorza manco afpra, farà più trattabile, che quella, che l'harà fcabrofa ; Ma le pietre fcabrofe,quanto faranno più candide, tanto faranno manco obbedienti.Et per il contrario qualunche pietra nera^uanto più harà le fue fcabrofità minute, tanto manco obbedirà al taglio del ferro, f Tutte le pietre ignobili quanto più faranno fpugnofe,tanto faranno più dure; & la pietra che bagnata totalmente quanto più fi rafeiuga tardi, tanto più, è cruda ; & ogni pietra quanto più é graue tanto è più falda ; & piglia meglio pulimento che la leggiere; & tutte le più leggieri, {impicciandole,»" disfanno più facilmente che le graui;& quelle che battute fuonano meglio, fon più fer- »• rate che le forde,& quella pietra che ftropicciata, o fregata fortemente faprà più di zolfo,farà più forte, che quella che non ne faprà punto ; & finalmente quanto più faranno refluenti allo fcarpelIo,tanto faranno per ciò più collanti cìc più rigide, contro le ingiurie delle Yempefte, Dicono che quelle pietre, che fi matengono in maggiori pezzi in bocca delle caue,fon'contro le Tem- i j pefle più ferme che le altrejogni pietra ancora e" più tenera, quando ella fi ca- ua della Caua,che quando poi ella è fiata allo fcoperto:Et bagnata da humo- re,o molle da Acqua,e più trattabile dal ferro,che quando e afciuta;& ciafeu na pietra di quanto più humido luogo della fua caua farà cauata,tato farà poi rafeiuta più ferrata : & penfano che le pietre fi lauorino più facilmente tiran- *• dò 0ftro,che quando foffia Tramontano, & quando tira Tramontano fi fen dono più facilmente che tirando Oftro. Ma fé e' ti piacerà far la pruoua dei come debbino per Tauenire riufeire le pietre,tene auedrai da quefto.Se quel- la, che tu bagnerai nella acqua.crefcerà di affai pcfojella fi rifoluerà per lo hu- mido . Et quella, che tocca dal fuoco,& dalle fiamme fi disfarà; non reggerà »j pe a Solatie a Caldi ; Ne penfo che in quello luogo fia da lafciare in dietro al- cune cofe degne di memoriale quali raccotano gli Antichi di alcune Pietre. (fa.gli lAntichi ci hanno lafciate alcune cofe delle f tetre degne di memoria^ Cap. IX,
io
NOn farà veramente fuori di proposto, intendere quanto elleno habbi-
no in loro di varietà,& di marauiglia;accio che ciafeuna fi poffa più con uénientemente accommodare all'ufo fuo, Intorno a Campi di Bolfena ,&dì Stratone,dicono che e* vna Pietra accpmoditifsima a tutte le forti de gli edifì tii,alla quale ne fuoco,ne ingiuria alcuna di tempi non nuoce raai,& cne que- $5 fla fteffa, è cotro le tempefte altutto eterna, & incorruttibile,& mantiene più che alcuna altra i lineamenti delle ftatue, Senne Tacito,chc quando Nerone raffettaua la Citta guada dalla arfione, che egli fi ferut delle pietre da Albano &da Gabinio,per traui;percioche quefta Pietra non cede al fuoco, Nel Ge- uoucfe,& nel Venetiano,& nel Ducato di Spuleto, & nella Marca Anconita- *• na,& appreffo la Borgogna, fi truoua vna Pietra bianca, la quale fi può facil- mente fegare con vna fega a denti,& piallare ancora; & fé non che ella per al- trove di natura debole,& frale,farebbe nelle opere di ognuno vfeita fuori; ma dalle brinate, dal diaccio, & dalle ipruzzaglie,fi rompe, & no è gagliarda co- irò i Venti di mare, La Iflria ha vna Pietra che fi auomiglia affai al Marmo, :i ma |
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ma tocca daVapori,o da fiamme fubito fi ipacca,& fene va in pezzi; il che di
cono che medefimamente auiene a ogni pietra forte, & mafsimo alle Selici bianche,& alle nere; che no poiTono fopportare punto il fuoco.In campagna di Roma, e vna Pietra limile alla cenere nericcia, nella quale pare che fieno ? mefcolati & polli carboni ; la quale é tanto leggieri,che tu non telo penferefti
mai,& e facile a lauorarla con il ferro,& falda altutto, & da durare, & contro a fuochi,& contro a le Tempefte non debole; ma e in modo arida & fitibon- da,che fubito abbrucia & inghiottire le humiditati delie calcine, & lafcia le calcine abbruciateci vane, nò altrimenti chcpolucri:La onde aperte/I le con « giunture la opera preflo pela,& in oltre rouina. Ma le pietre tonde,& mafsi-
mo quelle de fiumi fon'di contraria natura a quefla,percioche fon'fempre hu midiccie,ne fi accodano mai alle calcine,che cofa è quella,che eglino han'tro uato,che i Marmi nelle cauc di marmo crefeono. In quelli noftri tempi fi fon trouati in Roma minutami di pietre Treuertine Ipugnofe, etfere crefeiuti, & ■« diuentati vn'pezzo folo,mediante il nutrimento(per dire coli)datoli dal tem
po,& dal Terreno.Tu vedrai al lago di pie di Luco da quel' lato donde cade la acqua dallo feofeefo precipitio,nel fiume dellaNera,che il labbro fopra del la ripa e crefeiuto di giorno in giornojn modo che alcuni hano ftimato, che mediate quello ingroilare & crefcere delia pietra, quella valle riferratafigli la " bocca,fia diuenuta lago. Sotto la Bafiiicata non difcoflo dal Fiume Siiari, da
quella parte, doue cafeono dalle alte ripe le Acque inuerfo Oriente, fi vede ogni giorno crefcere grandmimi pezzi di congelate & pendenti pietre.in tan ta grandezza,che qual' fi e l'una pefa parecchi carrate. Quella pietra frefea & molle del materno fugo, é molto tenera, ma quando ella fi rafeiuga diuen- »5 ta durifsima,& accommodatifsima a tutti i bifogni. Io ho veduto accadere il
limile di alcuni Aquidotti i fianchi dell forme de quali,hauédo contratta vna certa gomma.paiono incrollati di pietra. In Romagna fi poffono vedere in quelli tempi due cofe certamente molto degne di memoria:In quel' di Imola. e vna ripa di vn' Torrente molto alca, nella quale ogni giorno hor qua hor'là jo in fpefsi luoghi efeono fuori, molti & grandi fafsi tondi, generatili nelle intj:
me vifeere della Terra : Ne Campi di Faenza in fu la ripa della corrente La*- mona,vi fono molte lunghe pietre, & grandi per lor' natura • che ogni giorno gettano fuora,non poca quantità di Sale ; & fi penfa che con fpatio di tempo diuenti pietra. In quel' di Firenze in Tofcana appretto al fiume delle Chiane H è vna Pofiefsione nella quale i duri fafsj, che in quantità vi fieno fopra Iparfi;
ogni fette anni fi rifoluono in zolle.Piinio racconta che apreffo a Spiga,& in- torno a Caflandrea le zolle di terra,fi conuertonò in fafsi in quel 'di Pozzup lo fi genera vna poluere,che mefcolata Con l'acqua del Mare, indurifee & di* uenta pietra. In tutto il lito da Oropo infino in Aulide ciò che e bagnata dal 40 Mare indurifee & diuenta Pietra. Et Diodoro fcriue che in A rabia le zolle
(canata la terra)hanno odori fuaui, & che colate con il fuoco come i Metalli; fi conuertonò in pietre.Et aggiugne di poi che quelle medefime pietrc,fon ta li,che quando fopra di loro cade acqua piouana, le gli illiquidirono le con- giunture , & tutto il muro diuenta di vn'pezzo. Cauafi in Affo di Troade il Sarcophago,chc fi congiugne per le fue vene atte al fenderli* fé in quella pie^ e ii
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tra fi fotterrano corpi morti,fi cófumano tutti eccetto pero che i denti innati
zi a quaranta giorni; & quel' che ti farà più marauigliare è che ì calzari le ve- rte & tutte le altre cofe, che con i corpi vi fi mettono, fi conuertono in pietra. Contraria a quefla è la pietra Chernite, nella quale fu fepolto Dario, perche conferuai corpi interi gran'tempo,Ma di loro fia detto a baflanza. t Onde ìenifie l'ujanzg de Mattoni, & in che tempo fi habbino a farebbeforma habbino
ddhauerequante fieno le fini loro& detta Milita de triangoli,, ù* brevemente de lamri di tetra. fy. X. IO
E Gli è certamente manifeflo che gli Antichi in cambio di Pietre vfarono
molto volétieri i mattoni. Io certo credo che da prima gli huomini fufle ro fpinti ad vfurpare in cambio di Pietre il fare i Mattoni per li edifitii,media te la careflia,& la necefsità delle cofe ; ma veduto poi, quanto quella forte di muraglia fia facile alle opere,commoda all'ufo,atta alla bellezza,conltante & i* ferma alla eternità,feguitarono di fare fi l'altre cofe, fi ancora gli edifitii Re- gi i di Mattoni; Vltimaméte poi o pure a cafo o per induflria,che e'fi fofTe,co nofcendo,quanto il fuoco valefle a raffodare & a fare forti detti mattonijPer feuerarono hor'quà hor'là ad inalzare ogni muraglia con detti mattoni cotti. Et per quanto io ho confederato ne gli antichi edifitii, Io certo ardirò di dire *° queflojche e' non fi truoua cofa alcuna più commoda,a qual'tu ti vogli vfo di edifitii,che il mattone non crudo,ma cotto:doue pur' fia vfata ragione & mo do nel cuocerlo.Ma diremo altra volta le lodi delle opere di terra cotta. Sia a noftro propofito che nel fare i mattoni bifogna lodare quella terra che tiene di creta & biancheggia.Lodafi ancora la rofsiccia,& quella,che fi chiama fab *f bione mafchio.Debbefi fchifarc la renofa,& quella, che altutto è fabbionofa; & più che l'altre la pietrofajpercioche nel cuocerli la cofi fatta fi torce,& fen- fle;<3C troppo cotta,da perfe fi confuma.Non penfano che fia da fare i Matto- v tt**-& fubito cauata la terra, ma comandano che la Terra fi caui nello Autunno, & per tutto lo Inuerno fi lafci macerare infieme ; & nella pnmauerà poi, che $° fene faccia i mattoni : Percioche fé tu gli farai di Inuerno, e cofa manifelìa che per i diacci fi fenderono; & fé tu gli farai nel mezo della flate.nel feccarfi fi fenderanno in pelle in pelle per il gran caldo. Ma fé per necefsità pure ti bi- fognaffe farli di Inuerno, a gran' freddi, cuoprili fubito di rena afciutifsima; & fé nella più calda fbte,cuoprili con paglie humidr-Percioche tenuti in que j* fia maniera,non fi fendono,& non fi torcono. Sono alcuni,che vogliono che i mattoni fi inuetrino, fé pure tu gli vorrai cofi, bifogna auertire che e' non fi faccino di terra fiabbionofa,o troppo magra, o troppo arida : Percioche e'fi .j j fuccerebbono il Vetro, ma bifogna farli di terra che biancheggi, & che fia moruida ; & bifogna che fi faccino fottili ; percioche que' che fono per forte 4» troppo grofsi,fi cuocono malageuolmente;& raro e che e*non fi fendinojma fé ti bifognerà pur farli troppo grofsi, prouederai a quefla incommodìtà in gran parte, fé tu farai loro infino a mezza la loro groflezza con vn' fufcello, vno o più buchi accioche quindi fi pofsino meglio rafciugare,& cuocerfi,an- dandofene il vapore & quafi che fudore per quefli buchi. I Vafellai mettono fopra
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fbpra le ftouiglie il colore di creta bianca, onde auiene che il Vetro fatto li-
quido, vi fa lbpra vnapelle vgualifsima; queftomedefimo giouerà anco- ra al fare de mattoni. Io ho confederato negli edifitii delli Antichi, che ne mattoni è mefcolata vna certa parte di Rena,& mafsimo della rolla : & truo- * uo che e' vi mefcolauano terra rofTa,& marmo ancora. Habbiamo prouato '* » che d'una medefimaterra,faremo mattoni più {aldi, & più duri le noi ne por remo a lieuitare prima vna mafTa,come fé volefsimo far pane, # di poi la ma neggeremo,& dimerremo più volte,che ella fia quafi come cera,& purgatifsi ma da ogni fafTolino.Diuentano i mattoni nel cuocerfi in modo duri,che per 10 la molta fiamma fi cóuertono in durezza di pietra,& fanno vna corteccia fo-
da,o fia per il fuoco,mentre fi cuocono o venga pure dalla Aria,mentre Ci ra- fciugono,il che medefimamente auiene al pane.Sarà adunque bene il farli fot tili,accio che habbino più di corteccia,& maco di midolla. Et in quelli fi pub fare efperienza che fé fi faranno lifci,& puliti, dureranno affai cótro alle tem *? peftejll medefimo aduiene ancora a tutte le pietre pulite, che non fono man-
giate dalla ruggine;& penfafi cheimattoni fi debbino ripulire, & arrotare molto bene o fubito che fi cauano della fornace, prima che fi bagnino ; o ba- gnati innanzi che e'fi rafeiughino; perciò che bagnato vna volta, & poira- fciutto,indurifce in modo, che confuma & guafta il taglio al ferro; ma noi gli *o arrotiamo più commodamente quando fon'nuoui,& che ancora cuocono.
Tre furono le forti de mattoni apreffo delli Antichi, Il primo era lungo tre quarti di braccio, & largo mezo braccio, Il fecondo era di cinque ottaui di braccio per ogni verfo.il terzo era di mezo braccio per ogni verfo. Noi veg giamo ne gli edifitii & mafsimo ne gli archi, & nelle commettiture, mattoni «* larghi vn" braccio per ogni verfo. Raccontano che gli Antichi non gli vfaro-
no d'una medefima forte né gli edifitii publici,& ne priuati,mavfarongli mag giori ne gli edifitii publici, & de i minori faceuano gli edifitii priuati. Io ho auertito & in altre muraglie,^ nella via Appia ancora, che vi fono varie forti di mattoni maggiori & minori, & mi penlò che gli vfaffero variamente, &. jo che e5 faceffero,non folamente quelche fofle ad vtilttà,ma tutto quello che ve
nifie loro in fantafia,o che e' penfafiero che faceffe a bellezza.Ma per no dire coli ogni cofa, Io ho veduti mattoni che no fono più lunghi di fei dita ne più grofsi di vno; ne più larghi elitre, ma con quefìi faceuano il più delle volte gli g J^ ammattonati per coltello afpiga. Io lodo più che gli altri i triangolari, che e' v^f*~ 2^
35 faceuano in quefìo modo; Faceuano vn' mattone per ogni verfo di vn' mezo jj <JèT
braccio, groflo vn' dito & mezo, & mentre che egli era frefeo lo fendeuano \,' \ « f f
co due linee a trauerfo, da l'uno angolo oppofito all'altro,in fino al mezo deL- > J**w Soì '^\»^
la fua grólTezza. Et di qui haueuano quattro triangoli uguali; quefti mattoni C^y^r^r^Sr haueuano quefte commoditadi,e'vi andaua manco creta, afTettauanfi meglio ? ? 40 nelle fornaci, cauauonfene più commodamente, metteuanfi in opera con più
abilita, come che in vna mano fene teneuano quattro , il Maeftro nel murare con poca percofla gli diuideua l'uno da l'altro, & con le tefte di quelli, faceua -> j apparire gli ordini della muraglia di fuori di mezo braccio, mettendo lo An golo allo indentro; Onde la fpefa era minore", la opera fene rendeua più gra-^j /" « V s tiofa,& la muraglia più fermajpercioche parédo che nel muro non fufle mat- Stiut** '* &%
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Fatti i Mattoni non vogliono fi mettino nelle fbrnaci,prima che fieno fec-
chilsimi ; & dicono che e'non fon'fecchi,fe non in capo a duoi anni ; & affer- mano che e' fi feccano meglio all'ombra & al Sole;ma di quefìi ancora fia det to a baftanza,fe già tu non ci aggiugni,che eglino àuertiranno, che a fare que 3° fte opere, che fi chiamano lauori di Terra, infra l'altre e eccellente la Terra Samia; la Aretina; & la Modonefejin Hifpagna la Saguntea;& la Pergamea in Afia. Ne per efier'breue lafcerb quello in dietro,che tutto quello,che io ho detto infin' qui de Mattonici medefimo fi debbe offeruare ne tegoli per i tet- tane gli embrici, & nelle doccie; & finalmente in ogni opera di Terra cotta, ì5 & di lauori di Terra.Habbiamo trattato delle Pietre,Reftaci a trattare della Calcina. t
spella natura della patema 3 & del (jefiòjelufi, & detta fin e loro3 in quel che elle con-
uengbinoinfieme ,&* in quel che elle fieno differenti & dalcun altre cofi degne di memo* 4* ria, (ap. XI. CAtone Cenforino biafima la calcinarne fi fa di Pietra varia,& non vuo
le che quella che fi fa di felice fia buona ad opera a!cuna,oltre che a fare la calcina/c molto inutile ogni pietra, che fia efaufta & arida, & che fi disfac- cia, |
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eia, & che nel cuocerla il fuoco non vi truoui che cófumarejcome fono i Tu
fi, & le pietre bigiccie, & pallide, che fono prefTo a Roma ne Fidenati, & ne campi Albani. Bifogna a volere che la calcina fia lodata da quei, che fanno, che ella pefi il terzo manco,di quel'che ella pesò cruda:Oltre che la pietra an * cora,che per natura e troppo fugofa o troppo numida, fi inuetria di modo al fuoco,che non e vtile a farne calcina. Plinio dice che la pietra verde ciò -è il Serpentino refifle al fuoco grandemente; ma noi fappiamo certo che il Porri do,non foio non fi cuoce per le fiamme, ma flando in vna fornace non lafcia mai cuocere i faffi,che gli fono intorno à baflaza.Ne vogliono ancora le pie- io tre che tenghino di terra,perche la calcina poi nò riefee fìietta.Ma gli A rchi- tettori antichi, lodano grandemente la calcina, che fi fa di pietra molto du- ra & molto ferrata, & maffimo bianca, & penfano che quefla non fia fcom- moda, & a tutti gli altri vfi, & nel fare le volte ancora forti fuma. Nel fecon- do luogo lodano quella calcina che fi fa di pietra leggieri in vero,ò atta a pu- >5 trefarfi, ma fpungnofa, & penfano che quefla per lo intonicare fia la miglio- re^ più trattabile delle altre,& che renda le opere più fplendide. Et io ho ve duto in Francia che gli Architettori non hanno vfata altra calcinarne quella che fi fa di frombole (raccolte de fiumi) nericcie & molte dure, che tu direfti che fuffero felici. Et niente di meno egli e certo che ella fi nelle opere di pie- t» tra,fi in quelle di mattoni ha matenuto gran'tépo eccellete fermezza, Io truo uo apprcfTo di Plinio,che la calcina che fi fa delle pietre da fare macini,è mol to comoda ad ogni cofa, ma io ho vifto per efperiéza, che di quella pietra da Macine,che pare che fia machiata di gocciole di fale,per efTere più roza,& in oltre più arida, n5 ne fuccede queftojma di quella,che no e macchiata di fale, tj che è più ferrata, & che quando fi lauora con ferro fa la poluer'piu fottile ne luccede benifsimo. Hor fia la pietra come fi vogliaja di caua farà molto più vtile per fare calcinarne quella,che fi raccoglie,& migliore farà quella,che fi cauerà di caua ombrofa & numida,-che quella che fi cauerà di vna che fia ari- da,piu trattabile di pietra bianca, che di nericcia. In Francia preffo alle Re- so gioni marittime delli Edui,per careflia di pietra,fanno la calcina di Oftrighe & di cochiglie. E ancora vna forte di calcina di GefTo,che fi fa ancor' eflo di pietre cotte,ancora che e' dichino che & in Cipri,& in quel' di Tebe, il GefTo fi caua delle Caue, cotto da'! Sole nella fuperficie della Terra.Ma ogni pietra che fene fa GefTo e differente da quella,che fene fa calcinarperche ella e tene- 55 riffima, & atta à disfarfi {Impicciandola, eccetto che vna che fi caua in Siria, che è duriffima. In quefto ancora è differente, che la pietra per GefTo no vuo le più che venti hore,& quella per fare calcina non vuole maco di fefTanta ad efiere cotta. Io ho cofiderato che in ItaIia,fon'quattro forti di GeiTo,due che trafpaiono & due nò,di quelle che trafpaiono l'una^fimile alle zolle dello Al 40 lume,ò più tofto dello Alabaflxo, & lo chiamano cipollato,per efTere fatto di fottiliflimi fcogli,congiunti l'uno fopra l'altro. L'altra è ancora fcagliofa,ma più prefìo fi afìbmiglia à Sale nericcio,che allo allume . Quelle forti che non trafpaiono,fi afTomigliano amedue alla creta, molto ferrata,ma luna e alquan to bianchiccia,& pallida,Taltra ha mefcolato co quella pallidezza,colore rof figno,quefte vltime fono più ferrate, che le prime. Infra quefle vltime,quel- e iii i
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5^ DILLA ARCHITETTVRA
h forte che è più rofsiccia è più tenace . Infra quelle prime, quella che e più
pura,ferue ne le opere di (bacchi à fare ftatuette,& cornici più bianche . Pref (o à Rimini fi truoua Geilo fodo, che tu crederefli che folte Marmo ò Alaba ftro,di quello ho io fatto fegare con la fcga à denti,Tauole per impiallaccia- ture commodifsime . Accio che io non lafci in dietro cofa alcuna,ogni GeC- i fo,è- di nccefsità romperlo,^ tritarlo con martelli di legno, tanto che e'fi con uerta in farina, & ferbarlo amontato in luogo afciutifsimo, bifogna adope- rarlo predo, & datali l'acqua, fubito metterlo in opera. Ma la Calcina per lo oppoiito non bifogna peftarla,ma bagnar' le Zolle con" intere, & bifogna cer- to che ella li fpenga aliai tempo inanzi,& con gran' copia d'A cqua.prima che » • tu la metta in opera, & mafsimo per metterla ne gli Intonichi : accio che fé e* vi furie alcuna zolla che non folle dal fuoco coli cotta à baftanza, con lo ilare affai in molle fi rifolua & fi liquefaccia : Perciò che quando ella li mette di fu bito in opera,non bagnata ò fpenta à bifogno, ella ha certi faiTolini in fc afeo- fi,crudi,che con il tempo fi corrompono, & gettano per ciò di poi certe eoe- *s eiuole,onde il iauoro non viene pulito . Aggiugni che alla Calcina non bifo- gna dar' vna gran'eopia d'acqua a vn'tratto,ma bifogna fi ipenga à poco à pò eo,bagnandola,& ribagnandola più & più vo!te,infino a tanto,che ella al cer- to iene fia inebbriata : dipoi in luogo anzi che no humidetto,& all'ombra, fèn za mefcolarui cofa alcuna,!! debbe ferbare ilietta, coperta folamete di fopra, *© con poca rena,iniino atanto che per lunghezza di tempo,piu liquidamentc il w* lieuiti. Et hanno trouato, che la Calcina con quello fuo lungo licuitarfi ,ac- quifta grandiiTima virtù. Io veramente ne ho veduta per antichifsimi& ab- badonatiflimi fentti di quella,che è fiata Iafciata abbadoriata(come per mol- te conietture fi vedeua manifeilo ) per più che cinquecento anni; Et poco fa u ritrouata, la veddi numida & liquida ( & per dire coli ) in modo matura, che di gran' lunga fuperaua la liquidezza dei mele,& del midollo delle oiTa.Et no e certo cofa alcuna, che fi poifa trouare più di quella commoda, à qual' ti vo- glia vfo : Vuole più rena il doppio fé tu la torrai coli, che fé tu la torrai difubi to, In quelle cofe adunque la Calcina & il GeiTo non conuengono : ma nelle jo altre li bene . Lieuala adunque fubito dalla fornace & mettila all'ombra, & in luogo afeiutto, & poi ti bifogna fpegnerla, perche fé tu la ferbafli,ò nella for- nace {leifa,ò altroue al vento,b alla Luna,ò al Sole,& mallimo di Hate,fi riiol- uerebbe preiliiTimaméte in cenere,& diuenterebbe difutile,ma di loro fia dee to à baftanza. E ne auertifeono che le pietre non il mettino nella fornace, fé >s elle non fi fpczzano in pezzi non minori che zolle, lafciamo ilare che elleno più facilmente fi cuocono,eTi e" trouato che nel mezo delle pietre,& maiTimo delle tonde,fono alcuna volta certe cóncauitati, nelle quali rinchiufa l'aria,ar reca danni grandiifimi : Perciò che accefo il fuoco nella fornace, egli auiene mediante, b il fuoco, b pure il freddo, che va allo indentro, che eifa aria fi ri- 4» ftringa,ó pure che rifcaldandoii finalmente ella pietraia medeiima aria fi co- uerta in vapore ; Et e certo che egli rigonfia, & rompendo per ogni verfo la prigione in cui fi truoua, con feoppio, & impeto grandiftimo fene efee, & di- fturba & manda fozzopra tutta la malia della fornace, & fono alcuni che han no yifto nel mezo di fimili pietre eflerui animali viui;fi di altre diuerfe forti,iì ancora
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ancora vn' Verme, che ha la fliena pilofa, & affai piedi, i quali certo fogliono
arrecare alle fornaci molto danno. Et foggiugnerò in quello luogo alcune co fé degne di memoria, veduteli à tempi noflri, perciò che noi non fermiamo quelle cofe folamente alli artefìci,ma alli iludiofi ancora di cofe degne,per il- i che ci gioua di mefcolarci alcuna volta cofe,che dilettano, pur che le non fie- no fuor' di propofito,ne difcoflo dalla intentione noftra. A, P P. Martino fu |
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portata vna certa ferpe, trouata in Latio dalli fftarpellini nelle caue, che 11 vi- .éi/sf ft*T£aJ*~
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ueua in vn' certo gran* fallo voto dentro, & chiufo intorno intorno fenza Ipi-
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raglio alcunojfoniì limilmete trouate alcune ranochie, & granchi, ma morti.
io Et io fò fede che in quelli tépi fi fon'trouate in mezo d'uri bianchiilìmo mar-
mo, frondi di alberi.ll monte Vellino, che diuidegli Abruzzefi da Marfi,al- tifiimo più di tutti gli altri,c in tutta la fua cima caluo per vna pietra bianca,& viua : Quiui dalla parte,che guarda vero l'Abruzzi fi veggono per tutto pie- tre fpezzate, piene di immagini limili alle cocchiglie Manne, non maggiori ** che tu n5 le potefii tenere fotto la palma della mano.Che cofa e quella?che in
quefdi Verona fi raccolgono ogni giorno pietre, che fono per tutto in terra, intagliate con la forma del €inquefoglìe,con linee terminate & vguali,fcom- partite attiflimamerite & elettamente finite,& polle Puna fopra l'altra co tan- ta mirabile arte della Natura, che certamente non e alcuno mortale, che pof- »• fa imitare coli apunto la fottigliezza della opera, & quel che è più da maraui-
gliarfi é,che non fi truoua fallo neffuno di quella forte, che non ilia fozzopra & che non cuopra quella fua fcultura. Onde penferai facilmente,che la Na- tura non habbia fatte tali fculture,con tanto fuo artifìcio per fare marauiglia- rc gli huomini,ma per fuo fpaffo. Hor' torniamo à propofito. Io non bade- »j rb qui à raccontare come e' bifogni adattare la gola della fornace, & la voltic
ciuola,& la bocca,& più adentro la fedia del fuoco,accio che la fiamma rifcal datafi,refpiri,& accio che ella fi Ilia quali che in certi fuoi confini, & che tutta la polfanza & vigore del fuoco,concorra,& alpiri folamente à cuocere l'ope- ra . Ne feguiterò di dire in che modo fi debba accedere à poco a poco il fuo 30 co,& non lo tralafciare mai,infino à tanto che dalla cima della fornace,efca la
fiamma pura,& fenza punto di fumo ,& che gli vltimi falsi fieno diuétati qua- li di fuoco. Et che la pietra non è cotta fé non quado la fornaciata per le fiam me gonfiata,^ apertafi,farà poi calata,& riferratafi infieme. Marauigliofa cd- fa è a vedere la natura del fuoco, percioche fetu Ieuerai il fuoco di fotto alla 35 cotta, diuenterà la fornace à poco à poco tiepida dabailb, ma fopra da alto
farà ancora di fuoco. Ma perche nel fare gli edifitii habbiamo bifogno non folamente della calcina,ma della Rena ancora,dobbiamo al prefente trattare della Rena. |
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oVi' -fTAAM, ejtt*.
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40 Welle tre fini) <? delle tre dijferentie delle Rene, & della diuerja materia di che ffanno le
. ' muraglie in diuerfi luoghi. £af>. XII. DI tre forti fono le Rene,di Caua,di Fiume,& di Mare,la migliore di tut-
te quelle è quella di Caua, & e quella di molte forti : nera, bianca, rolla, incarjaonchiata, & ghiaiofa, ma fé alcuno mi dimanderà che cofa è Rena, |
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DELLA
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ARCH1TETTVRA
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Io forfè gli rifpoderó,che ella e quella che fia fatta ( rotte le maggiori pietre )
di minutifsime pietruzze. Ancora che à Vitruuio parefle che la Rena, & maf fimo quella,che in Tofcana li chiama incarbonchiata, fuffc vna certa forte di terra abbrucciata, & fatta diuenire non più foda che la terra cotta,& più tene ra,che il Tufo,da i fuochi rinchiufi fotto i Monti dalla natura delle cofe. Ma $ lodano fopra tutte quefte Rene il carbonchio . Io ho confiderato,che in Ro- ma egli vfarono ne publici ecfifitiì,non però ne minori la roffa. La più cattiua di quelle di Caua e la bianca. La ghiaiofa nel riempiere i fondamenti e com- moda,ma infra le migliori,nel fecondo luogo tengono la ghiaia fottiIe,& maf fimo la cantoluta,& che non ha in fé punto di terra,come équella che fi truo- i° uà appretto i Vilumbri, Doppo quella lodano la Rena di fiume, che fi caua, leuatane difopra la prima fcorza, & infra quelle de fiumi,quella de Torrenti, & infra quefte è migliore quella che è infra monti,doue le acque hanno mag- giore pendio . Nello vltimo luogo vien' la Rena, che fi caua di mare. Et in- fra quefte Rene marine,non biaflmano al tutto, la più nera, & inuetriata. Nel *$ Principato prelTo a Salernitani, non pofpongono la Rena che e'cauano del mare,à quella delle Caue,ma non lodano che ella fi tolgha in ogni liro di quel la Regione;percìoche egli hanno trouato,che ella è più che altroue cattiua in in quei litiche fon volti à riceuere Oflro,ma no è cattiua in que3 liti, che guar dano verfo libeccio:Ma delle Rene di mare, e certo che la migliore é quella, iG che é fotto le ripe,& di granaglia più groffa. Veramente chele Rene fono in- fra loro differenti,percioche quella di mare,fi rafciuga difficilmente,& diflo- lubile fta humidiccia,& fcorre per la fua falfedine,& per ciò maluolentieri,ne mai fedelmente foftienei peli. Quella de fiumi,è ancora vn'poco più humi- diccia, che quella delle Caue, & per quella cagione e più trattabile & miglio- ** re per gli intonachi. Quella di Caua,per la fua grauezza e più tenace,ma fen de,& per quello fene feruono a fare le volte, ma non à intonacare:Ma di cia- fcuna fua forte farà quella Rena ottima,che fregata con le mani,& flropiccia- ta,ftriderà,& raccolta in vna vefta bianca, non la macchierà ne ui lafcerà pun to di terra : Per l'oppofìto quella farà cattiua,la quale per fc farà moruida, no re punto afpra, & con il colore & con lo odore fi aflomiglierà alla Terra rofsic- cia,& che miftiata & rimenata co l'acqua la farà torbida, & fangofa,& che la- fciata in lo fpazzo, fubito producerà l'herba : Non farà ancor* buona quella, che già vn' pezzo cauata,farà fiata affai tépo alla aria,al Sole,al lume della Lu- na,©^ alle brinate : perche ella fi conuerte quafi in terra & putrefafsi. Et di più i% quando e atta a generare Arbufcelli, o fichi faluatichi, à lhora e'pefsima per tenere inficine la muraglia. Noi riabbiamo trattatole le gnami,delle Pietre, delle Calcine, & delle Rene,che fono lodate da gli Antichi, ma no ci farà già concetto di trouare in tutti i luoghi,quelle cofe comode, & apparecchiate co ine noi ordiniamo. Cicerone dice che l'Afìa per la abbondanza de Marmi 4» fempre e fiata florida di edificii, & di flatue ; ma non fi truouano i Marmi in ogni luogo . In alcuni luoghi o non vi fono pietre di forte alcuna,o fé pure ve ne;fono, non fon' buone ad ogni cofa. In tuttltalia, dalla parte che guarda a .mezo di,dicono che fi truoua la-rena diCaua,Ma dallo Appennino in qua no (eiK truoua. Dice Plinio che ì Babillonii vfarono il Bitume, & i Cartagine^ il Loto,
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LIBRO SECONDO. c^
il Loto. Altroue per non hauer* pietre di forte alcuna murano con graticci>&
con Arzilla. Herodoto racconta che i Budini, non fanno ne le priuate, ne le publiche muraglie, d'altro che di legno, talmente che apprefTo di loro, & le mura delle Cittadi,& le Statue de gli Dii,tutte fono di legno. Mela di- 5 ce che i Neurii nò hanno legne di forte alcuna, & in cambio di ardere legne,
fon forzati ad ardere le offa. In Egitto matengpno il fuoco co Io fiere© delle beflie : Di qui accade che altri,hanno altre & diuerfe habitationi, fecondo la. necefTità,& opportunità delle cofe. In Egitto fono alcuni che fi fanno Palaz- zi regali di Canne.In India con le coitole delle Balene.In Carri cartel!' di Aru io bia,fanno le mura & le cafe di mafie di Sale, ma parlerenne altra volta. Et pe-
rò in ogni luogo non e fi come habbiamo detto la medefima abbondanza di Pietre,di Rene,& di Umili cofe,ma in diuerfe luoghi fono diuerfi ragioni,mo di,& nature delle cofe, però bifogna vfare le più commode che vi fono, & in effe bifogna hauere diligenza,di vfar* primieramente quclle,che fono più abi » * li,& che più commodamente fi pofsino fcerre & apparcthiare da noi, fecon-
dariamente di poi,che nello edificare vfiamo le più atte/compartendole tut- te à loro luoghi diligenufsimamente. ; . ^ Sé la ojjèruatione del tempo gioui nel principiare gli eJijttij^Qual*fìa il tempo con/tenie»*
*o tejcon che preghi,®* con quali ^Auguri] shahbiaa fngliar'e in' tal principio, (ap, XllJ^
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REdaci apparecchiate le eofe,che noi habbiamo detteselo e Legnami,,Pie
tre, Calcine, & René, che hora noi pafsiamo a trattare dèlia ragione, $C[ del modo da fare gli edifitii.Percioche a prouedere ferro*rame,piombos ye- *< tro,& altre cofe fimili,non hai bifogno di maggiore induflria* che di conifc^
rarli,& di mettergli infieracinfino a tanto, che nel fare l'opera non ti marjcM nojancor' che dello fceglierli,& del di{lribuirli,ne diremo àlor'luoghi.Je^ija li cofe concorrono à dare fine alla opera, & ad adornarIa.Et noi come fé prò, prio hauefsino a fare,& ad edificare quefla opera di noftrainàno propria*c,Of jo minceremo la cpfa da efli fondamenti. Ma qui bifognà che io ti auertìfea d|
nuouo,ehe e'ti conuiene confiderare i tempi, hauere rifpetto alle cpfe pubJÀ che, tX alle priuate noftre,& de noflri, quali elleno fienojacèioche noi non ci mettefsimo a fare alcuna e ofa,che pereflcreeattiui temporali» ci arrec^fei^ uidia addofTo, perfeuerando nel murare; » ehirrecauWannofé fi femjatìf \\ ìs murare.. Aggiugni che principalmente bifogna hauere rifpetto alle ftagJQnj.
de tempi,perche e'fi vede chesquelle muraglie, che fi fanno d'inuerno,$ $#! fimo ne luoghi freddi,diacciano:Et qucllc,ehefi fanno io luoghi caldi, o^m^ fimo nella flate,diucntano aride,prima chehabbino fatto là prefa.Per <f*G&$ cagione, ne auertiua Frontino Architettore,chc a fare ynao^ra, bifo^jy^ 40 che le ilagioni de tempi fudero accomrriodate, che fon' buone dal principe
di Aprile infino al principio di Nouembrejtralafciando però il maggiore ira peto della calda fiate. Ma 10 flabilifco che e'fi debba affrettare o indugiare, fé condo la varietà de luoghi,& fecondo il Ciclo ; Et però fé tu farai a ordinati, con queflc cofe,fi con le altre,che difopra habbiamo rà^qonmti'bifog^e.rftwl' timaménte difegnare lapianta della opcra,che tu vorf rifate nei te:rr^|fe^ |
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6o DELLA ARCHITETTVRA
gnando gli fpafii con la loro mifiira,degli angoli, & delle linee. Et alcuni fo
no che ne auertifcono che e* fi debba nelle edificationi, offeruare o afpettare buon'punto,& dicono che importa grandifsimamente il punto, nel t)uale qua lunche cofa debbe cominciare ad hauere da prima, lo effere;& fi dice che Lu ciò Tarutio ritroub il Natale di Roma, per hauere notati i fucccfsi della for- % tuna.I fauifsimi Antichi, raccontano che quefto momento del principiare le cofe,hà tanta poffanza nelle cofe che hanno da fuccedere, che Iulio Finnico Materno, racconta che e* furono alcuni,che diffono di hauere trouato il pun- to , nel quale hebbe principio il Mondo, & di ciò hauerne fcritto accuratifsi- mamentc ; percioche Efculapio, & Annubio,& Pctofiro,& Necepfoj che fé- »» guirono coftoro,dicono che il fuo principio fu nelfufcire fuori dell'Orizon- te la Luna in mezo del Granchio,effendo il Sole in Leone, Saturno in Capri- corno,Gioue in Sagittario, Marte in Scorpione, Venere in Libra, & Mercu- rio in Vergine;& veramente fé noi ne giudichiamo bene, i tempi poiTono af- fai nel più delle cofe:Percioche;che cofa e quella che dicono?che nel minore l< dì dello anno, il Puleggio arido,fiorifce;le Vefciche gonfiate fcoppiano;le fo glie de Saliconi, le granella delle Mele fi torcono & fi voltanojle minute ve- nuzze de fegati delle Cocchiglie,crcfcono,& feemano, fecondo che crefee o fcèma la Luna. Io certamente fé bene non credo tanto a profeflori di que- fèa fcienza,& offeruatori de Tempi, che io penfi,che con le arti loro poffino *° datfe vna determinata fortuna alle cofe; non penfo pero fia da di(prezzarli,fe é? deputeranno alcuna volta che i prescritti fi fatti tempi^mofìrandolo il Cie^ lopoffono mólto ne l'una, & nell'altra partc.Ma fiala cofa come fi voglia, Lo ofterùaré quello che e' ne auertifcono fé gli é vero, o giouerà affai ; o eflendo fà1|o,nocerà po^hilTimo . Io aggiugnerei qui alcune cofe da riderfene,ma no ** iotVéi che elleno faflmointerpetrate in altro modo che fi flia il fatto,& vera- &mt&è egli è ite riderfi di coloro, che vogliono che e'fi cominci con buono augurio fi le altre cofe,fi ancora il difegno della pianta.Gli antichi attendeua- tiìo tatitò a qtieto faperftitionc,<jhe nel deferiuere delli Eferciti,non voleuano èlle il primo foldato hauefle in! ponto alcuno, nome infelice ; oltre che nel ri- sa tì«éiferè la CÓÌonia,& gli eferd'ti,elcggeuano nomi buoni ; & còfi faceuano di èfcì-éfoueua* condurrei beftiamiperi faci*ifitii : Et i Genfori nel vendere dio fficììrÈtQle gabellè,&i dazzi, voleuano che il Lago Lia crino fuffe il primo,per U felìtìta'dél fuo nome ; oltre cfoecommoiFdal cattiuonome di Epidanno, i"é&$Mòh fi diceite che coioroìchevì;muipuano>vi aridaffero in dannayvòl« * . JBéoche e' f\ehiamaffe Dirrachio :Etffimilmpmsé fecero di Beneuento, che ÀHft&fi chiamàua Màleuento. Io m'ene rido in quello kogò, & mi piace di agognerei parplé buone,& preghi ancora. Et alcuni fono, che affermano, éhé le parole delljhuomini poffono tanto, che elleno fon: vdite dalle fiere, &> dàlie cofe mutole. Làfeio quello 'di Catone, che i Buoi ftracchi per le parole *. degli huomini fi finfrancono ; & dicono che gli huomini erano (oliti Supplii caridb con parole, & con preghi,di ottenere dal paterno terreno,cheegli nu- frifie àlberi foreltieri,& non folitijEt che quelli Àlberi fi poteuano pregare di lkciàrfi condurre ia-Terreno a lorofqreftierb,^- di crefeere. Ma pòi che ri- cordilo le fci0chés«(t d'altri habbiamo cominciato ad effere feiocchi, notf lafcerb
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LIBRO SECONDO.
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lafcerò in dietrofper haùere di che ridere) quel che dicono,che il genere deU
li huomini è tanto vdito, che la rapa crefce fmifuratamente, fé quando ella fi femina fi prega,che a fe,alla famigliai alla vicinanza conferifca,& gioui be- nignamente;ma poi che quefle cofe fono coli ? Io non intendo perche alcuni * fi penfino che il Bafiìlico con quanta più villanie,& maladitioni fiièmina tan-
to faccia frutti più lieti ; ma lafciamo ftare quefle cofe. Io finalmente mi pen- fo che e'fia bene che fprezzata ognidubia fuperftitione di opinioni, noi ci mettiamo a dare principio a eiTa cofa con mente lincerà & pura. filane principio o JfrCufe l'alto (jiouc ip ùafcuna cofafia colma & (jiouc_,. ■
Adunque con animo puro,& nctto,adorato fantamente,& deuotamente il fi
crifitiojne piacerà dare principio a fi grande opera, hauendo mafTimamente fatti quefli preghi a Dio,mediante i quali fi ricerchi che ne dia foccorfo & a- iuto alla opera;& fauorifca le principiate imprefe,fino a tanto,che elle fucce- »* dino felicemente^ profperamente : & Ila con falute, & fanita fua, & de fuoi
abergatori,con (labilità delle colè,con contentezza di animo,accrefcimento di fortuna, & frutti delle induflrie, & acquilìamento di gloria, & eternità, & fuccefsione di tutti ì beni,& di loro ila detto a baflanza. IO
DELLA ARCHITETTVRA
DI LEONBATISTA ALBERTI
XJ LIBRO TERZO. DELLE OPERE.
in che confìtta la Ragione del mur arenali fieno le parti delle Muraglie, & diche cofe
3° hahbino di hifogno. Che il fondamento non e parte di muraglia& quale fa il Terreno buo- noper li edifitif. Qtp. I, VTTA la ragione dello edificare il riuolta intorno a
quella cofa fola, ciò e che ammaliando con ordine più cofe infieme, & con arte congiugnendole; o fiano pur* pietre quadrate, o pezzami, o legnammo qual'altrafo- da cofa tu ti vogli, e' fi faccia di elle quanto più fi pub, vna falda,& intera,& vnita muraglia. Intere & vnite,fi chiameranno quelle cofe,le parti delle quali,non faran- no dalle altre partane {piccate, ne difgiunte ; & che po- lle a luoghi loro,fi accoderanno infieme, & Seguiteranno tutto l'ordine delle linee.Bifogna adunque confiderare nella muraglia, quali in effa fiano le parti principaii,& quali fiano le linee,& gli ordini delle parti. Ne fono nafcofle le parti della muraglia,che fi ha a fare : Impero che le parti da alto, & quelle da baffone da deflra,& quelle da finiftra,le vicine,& le lontane, & quelle,che nel f
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él DELLA ARCHlTETTVRA
mczo di queflecflremitati fi ritruouano,fono daperloro flefle manifefle. Ma
quel* che ciafcuna habbia in fc da natura, & perche fieno infra loro differenti, non fa cofi ognìiuomo;Imperoche il condurre vno edifitio, non è come pen fano gli ignoranti,»1 porre l'una pietra fopra l'altra; o il murare hitf pezzame fopra l'altrojma ciTendo le parti molto diuerfe hano ancora bifogno di molto % cofe,& di diuerfa induffria.lmperoche altra cofa fi afpetta a fare a fondamen tijaltra al ncinto,& alle cornici;& altra alle càtonate,& a labri de vanijóc altra alleviarne pelli;& altra alli ripieni,& alli ingroffaméti di dentro.Ha noi ci in- gegneremo di dimoltrare quel'che aqualle l'uno fi afpetti.Nel trattare adun que di quefh, ci cominceremo da effi fondaméti imitado come dicemmo co io loro,che doueflerTare vno edifitio dilor'mano. Il fondamelo fé io no mi in- gano.no'c parte della muraglia,ma è il luogo,& la fedia, fopra la quale fi deb be porre & alzare effa muragiia:Percioche fé e fi trouerrà per auétura vn'fìto del tutto faldo,& flabiie,di pietra,forfe come appreffo de Vei fene truouano alcunl;che fondaméti vi harai tu a gittare?nó altri ccrto,che cominciare ad al 15 zarui fopra la muraglia. A Siena fi veggono machine gradifsime di torri,po- fle fopra effo primo,& ignudo terreno; percioche il mote è fotto tutto pieno di tufo-Dei fondare aduque ciò è dello andare a fondo,& di fare le fone,ti fa rà bifogno in quel'luogo;doue tu harai a cercare del Terreno fermo & ftabi le con il cauare, & fare vna fofia ; il che è di necxfTità che fi faccia in la mag- %o gior' parte di tutti i luoghi.de quali tratteremo di poi. Sarànnoci ìnditii ma- nifefli che il Terreno douerra effere commodo,quefte cofe;cio è fé e' non vi farà fopra herba alcuna, di quelle, che fogliono nafcere ne luoghi humidi ; fé egli non genererà alberi di forte alcuna,o quelli folaméte che nafcono in ter- reno molto duro, & molto ferrato;fè tutte le cofe allo intorno vi (arano gran t$ demente fecche,& quafi dei tutto aride;fè ei farà luogo fafTofo,di fàfsi non mi nuti,& tondi,ma accantonati & fodi,& mafsimo di felici ; fé fotto di fé non vi nafceranno fontanelle vi palleranno riui di acquejpercio che la natura de fiu mi,c o di portar' via continouamente, o di imporui per quanto dura il moto loro:Et di qui auiene che i luoghi piani, che fono preffo a doue corrono fiu- J0 mare, non ne preftano mai faldezza di Terreno, infino a tanto che e' non fi fcende fotto il letto del fiume.Innanzi che tu cominci punto a cauare i fonda mentije' ti bifogna dinuouo & da capo notare, & confiderare diligentifsima- mente le cantonate de Siti;& tutti i diritti de lati,quali e' debbino effere ; & in quali luoghi fi habbino a porre. Nel porre di quefle cantonate ci è bifogno j* di vna fquadra non piccola, ma molto grande ; accioche le linee de diritti ne fuccedino più certe. Gli Antichi faceuano la fquadra di tre regoli diritti, con giunti iniìeme in triango!o,de quali vno era di tre cubiti, l'altro di quatro, & l'altro di cinque.Certamente gli ignoranti non fanno porre quefle cantonate fé e' non leuano prima tutte le cofe,che gli occupano il fitojafciando il terre- 4« ti)»*%uUy**y&.' no netto & fpianato del tutto. Et per quello, fubito pigliate furiofamente le Martelline,vi mettono guaftatori a rouinare,& a fpianare ogni cofa:Ilche cer tamente con più modeftia farebbono ne campi de loro nimici. Lo errore de quali,fi debbe correggerejPercioche & la ingiuria della fortuna, & aduerfità de tempii il cafo,ÓC la necefsità,pofTono arrecare co loro molte cofe, che ti auertifchino,
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auertifchino,& ti vietino,che tu r|5 feguiti l'opera incominciata. Et in quello
mentre ei fi difdice certo, il non perdonare alle fatiche delli Antichi, & non prouedere a que'commodi de cittadini,chc e'pigliano di quelle loro pater né habitationi, in le quali fi fono afluefattijperoche il rouinare & gittare per ter- x ra & fpianare infino a fondamenti tutte quelle cofe,douunche elleno fi fieno, fi può far fempre a tua polla. Et péro io vorrei che le colè vecchie,fi mante- nefsino intere ; infino a tanto che le nuoue non fi potefsino più fare fé quelle non fi rouinano. w (%e ifondamenti fi debhon' principalmente Spegnare con linee & con quali Inditijjtco-
nofia la/aUez&à del terreno, « • , > < Cap. J L
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Jkstruvu, ifmu/t*
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NEI difegnare i fondamenti, bifogna che tu ti ricordi che i primi princi-
pii delle mura, & i Zoccoli,che e' chiamano fondamenti,debbon' eiTe- is re vna determinata parte più larghi che il muro da farfi; a imitatione di colo-
ro,che vano per le neui fu per le Alpi di Tofcana i quali portano in piede cer ti graticci facci di funicelle,& di Vmchi,tefluti per quello vfo proprio; con la larghezza de quali,fi difendonp dallo sfondare.Come effe cantonate fi diflri buifchino,non farebbe facile il raccontarlo coli a punto, folamente con paro lo Ie;conciofia che ilmotlo del difegnarle^fiatratto dai Matematici; & riabbia
bifognojdi efifempio dj litiee. Colà fuori della intention'nofl:ra,della quale trattammo in altro Iuogo,ne Conienti delle cofe Mathematice.Io niéte dime no mLprouerrò,& mi sforzerò per quanto a quello luogo fi afpetta, di parla- re in mocìojchefe tu farai ingegnofo,intenderai facilmente molte cofe, onde |
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dapoi da teileito, poiTederai il tutto. Quelle cofe adunque che per auentura
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ti parriano ofcure,fe,tu le yorrai pure fapere apunto,le imparerai pigliandole
da efsi comenti.Noi veramente difegnando i fondamenti,fiamo foliti a diriz zare alcune lineeje quali chiamiamo radici,in queflo modo.Dal mezo della facciata dinazi della opera io tiro vna linea infino alla parte di dietro,nel me- |
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A.
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3°
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zo della lunghezza della quale, io ficco vn' chiodo in terra, a trauerfo della
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quaP linea,per via di Geometria io tiro vna linea diritta ; & cofi tutto quello,
che fi ha a mifurare, io riduco a quelle due linee, tutte le cofe ne fuccedono benifsimo.Sonui pronte le linee equidiftantj,colgonfi giuflifsime le cantona- tc,corrifppndono le parti alle parti,& fi conformano commodamente. |
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DELLA"ÀRCHirETTVRA
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facciata di dietro
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Ma Te per auentura fcàdefté che per efTerui intefpofte mura di edifìtii vec- **
chi,tu non pòteTsi con il faggio della veduta efp editamente notare il punto,o la Tedia da porre la cantonata, Tu hai a tirare linee equidiftanti dalia parte, che più eTpedita & libera ti fi moftra. Di qui Tegnàto il punto della jnterTeca- tione,con il tirare & del Diametro,8c dello Gnomone, & con il tirare ancora altre linee equidiftati,aggiuftatelè conlaTquadra,otterfemo beniflìmo il deli »i de rio noftro,& Tara coTa commodiTsima, terminare con vna linea i raggi del la veduta,ne luoghi.che Toprauanzano, accioche diquiui piombatoui con il fi lo,fi polla pigliare la dirittura,& procedere più innanzi.DiTegnate le dirittu- re, & le cantonate delle folle, bisognerebbe hauere ne gli occhi vna forza, o veduta tanto acuta, come fauoleggiando dicono, che in quefti tempi ha vn' jo certo Spagnuolo, che difcerne le intime vene delle acque che vanno Totto la terra,non altrimenti che Te egli le vedeiTe correre allo Tcoperto. Tante coTe non conoTciute accaggiono Totto la Terra, alle quali tu non puoi ficuraméte dare a reggere il peTo & la TpeTa delli edifìtii. Et certaméte e' biTogna fi in tut- to lo edifrtio, fi principalmente ancora in efìi fondamenti, non fi far' beffe di $ cofa alcuna,nella quale Ti pofla deTiderare la ragione, & la diligenza di vno ac curato & circunTpetto edificatore : Perciò che Te pure nelle altre coTe fi Tara fatto alcuno errore,nuoce manco,& più facilméte vi Ti rimedia, & fi pub più £.' , commodamente comportare che ne fondamenti, ne quali non fi debbeam- *'mettere TcuTa alcuna degli errori.Ma gli Antichi vTauano dire caua con buo- 4« na ventura i fondamenti infino a tanto,che tu truoui il terreno Todo, impero che la terra ha Totto filoni doppi,& di più Torti,alcuni Tono Tabbionofi, alcuni renofi,& alcuni TafToTi & fimili Totto i quali co ordine vario,& incerto, Ti truo uà vn' pancone ferrato et TpefTo,gagliardiflÌmo a reggere gli edifìtii. Il quale ancor* elfo e certamente vario, ne fìmile punto in alcuna coTa, alle altre coTe del
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tmtn
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LIBRO TERZO/ éf
del Tuo genere; perche altroue è durifsimo,& quali inelpugnabile dal ferrojal
troue è più graffo;altroue più nero,aItroue più bianco; Il quale da' più e tenu- to il più debole di tutti gli altri,aItroue tiene di creta,aItroue di Tufo,altrouc di certa forte di Arzilla, mefcolata con ghiaia, de quali non fene può dare al * cuno altro più certo giuditio, che quello foIo,cio è che il tenga per migliore
quello^che difficilmente fia offefo dal ferro, & che meiTaui dell'acqua, non il rifolua. Et per quella cagione, non penfano che fi polla hauere faldezza al- cuna di Terreno migliore,ne più certa,o {labile che quella, che fi truoua nel- le vifeere della terra,fotto al nafeere delle acque . Ma noi penfiamo,che e'lia 10 da cofigliarfi con i dotti & faputi paefani,& circunuicini Architettori. Iqua-
li certo, & con lo efempio delli edifitii antichi, & per efler* (oliti di collocare ogni giorno bene limili edifitii, hanno potuto facilmente comprendere,quar fla il terreno della regione, Si quanto ballante a reggere il pefo . Atentare & a cognofeere la fermezza del Terreno, ci fono quelli Inditii ; ciò è che doue f^$'«Jt?u/$> '* tu voltolerai per il Terreno alcuna cofa graue t o la lafcerai da alto cadere in ******>
terra, & non vi tremerrà fotto illuogo,o non vifi dimenerà la acqua meffaui in vn1 catino,non faràmarauiglia, fé in quello luogo ci prometteremo la lai- dezza & la fermezza del Terreno.Niente dimanco,tu non lo trouerrai lem- pre fodo in ogni luogo, ma rifeontrerrai in vna Regione come e prelTo ad *• Adria, & prelfo a Venetia, doue tu non trouerrai il più dèlie volte niente al-
troché fango fciolto pollicelo & ammaflatoui fotto. Qjelefirti de luoghi fino uarìiy^ pero nonfidebbeprefiarecofi al primo fede a ne(Jùn9
luogo,fi prima tu non uiharai cattate,ofogney o citerne o pozzi • ma ne luoghipaludefi con*
aj ficchinfipertiche, <&*pali abronzati capopiedi,con mazji leggieri,ma co colpijpefiij &* con*
tinouatiinfino a tanto che e*fieno tutti confitti, Cap. ///. >
DIuerfamente adunque harai a operare nel fare i fondamenti, fecondo li
diueriità de luoghi, de quali alcuno ne è rileuato,akuno baffo, alcuno é jo mezano infra quefli,come fono le fpiaggie ; Vn'altro ancora farà lécco & ari do,come il più delle volte fono i gioghi, & le cime de monti,aIcun' altro farà tutto humido & pregno,come i vicini al mare, & agli flagni,o quelli, che fon polli infra le valli. Vn altro e pollo in modo, che egli non e pero lecco del tutto, ne fempre anco flà bagnato, come di loro natura fono i Pendii, come # quelli,che le acque non vi li fermano, & non vi li corrompono, ma cadendo
alquanto fene fcolano. In nellun'luogo non è da fidarli coli difubito tro- uato il pancone, che recufì il ferro : Percioehé quello potrebbe elTer'in vna pianura, & elTere infermo, onde ne feguirebbe poi gran' danno, & rouina di tutta l'opera. Io hb veduto vna Torre prelfo à Meflri caflellode Venezia- 40 ni,la quale.doppo qualche anno che ella fu fatta, forato per il fuo pefo il ter-
reno,fopra del quale ella era pófla,fottile, & debole ( come dimoflrò il fatto) rfb^>*******
lì l'otterrò infino quafi alle merlature.Per il che li debbono bialimare coloro, che poi che la natura non gli ha dato o porto fotto vn'li fatto pacone,faldo & ballate a reggere mafTimamete edifitii, i quali hauendo trouata alcuna rnuric- cia,di antiche rouine,nó la ricercano fotto diligenteméte^uale & quanta ella f iii
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66 DELLA ARCHITETTVRA
fia.ma alzano fopra di efia inconfideratamente altiffime muraglie, & per ad-
dita dello {pendere manco, gettano via, & perdono di poi tutta la muraglia : bene adunq. fieno auuertiti,che la prima cofa,cauino i Pozzi, & quello fi per le altre cofe,fi ancora per che e' fi vegga manifefro, qual fia ogni filone del ter reno atto k reggere gli edifitii, o a rouinare ; Aggiuntoci che & trouata l'ac- ? qua,& quellojche di elfi fi cauerà,giouerà molto alle commodità di fare mol te cofe, Aggiuntoci ancora che aperta di qui tale refpiratione arrecherà allo edifitio fermezza ficura, & da nò e/Tere ofFefa dalle efalationi di fotterra. Per tanto o per il fare d'un pozzo o di vna citerna, o fogna, o quafaltra folTa tu ti voglia,conofciuti i filoni,che fotto terra fi nafc6dono,fi debbe eleggere quel- i » lo, che fia comodiamo più che gli altri, alquale tu debba fidare la opera tua. W^ f* ^ ^c nc luogh' aperti,& in qualunche altro luogo donde l'acqua fcorrendo pof- Viu^f**^"^"' fa fmuouere, esportare via alcuna cofa, ti giouerà certo molto il farui vna profondifsima folla. Et che per la continouatione ailidua delle pioggie, efli monti fi dilauino,& fieno ron dalle acque, & fi confumino l'un' di più che fai- ij tro,ne fano fede le Cauerne, & gli Scogli, che fi veggono di giorno ingiorno più efpeditamente,i quali per efierui prima interpofto il mote, non fi feorge- ima'-merde' *Jl uano MonteMorello,che e fopra Fircnzc,a tempi de noftri padri,era verde wy£<oo ^ - per l'abbondanza di molti Abeti, & bora e ri maflofpogliato, Malprò s'io no m'inganno,per le dilauationi delle acque. Ne fiti a pendio comandaua Iunio t©
Columel!a,che noi comincia/lìmo i fondameli dalla parte di fotto,& dal luo- go più baflo,fauiamenre certo : Percioche oltra chele cofe gittateui & mura- teui,flaranno Tempre falde & labili ne luoghi loro,refifleranno come vn'ga- gliardo pignone contro a quelle cofe, le quali fé dipoi ti piacefii di accrefeere l'edificio, fi applicheranno alla parte difopra. Accadratti ancora che forfè \% quei difetti,che fogliono alcuna volta feguìre in fi fatti cauamè*ti,per Io aprirli del terreno, o per lo fmottare, non ti fiano afeofi, & non ti noceranno. Ne luoghi paludo/i,bifogna fare le foiTe larghe,& bifogna affortificare le Sponde di qua & di la delle fofle, co pali,con graticci,con tauole con Alga,& con fan goacciochenon ui feorra acqua, Di poi fi debbe attignere &cauarne leac- J0 que,fe infra dette armadure ne fuifero . Debbefene cauare ancora la rena, & nettare ben'dentro nel fondo il fangofo letto,fino à tanto,che tu truoui da fer mare il piede fopra il fodo. Nel terreno che tiene di fabbione,fi debbe fare il medefimo, infino a tanto, che ricerca il bifogno, Oltra quello ogni piano di qualunche fa(Ta,fi debbe fpianare nei fondo a piano, accio non penda in luo- $$ go alcuno,da alcuna delle bande, & che le cofe,che vi fi hanno apor fopra,fie- no bilanciate dì vguali pefi. Hanno le cofe graui per loro naturale inftinto di aggrauare fempre, & premere ,i luoghi più bafsi, Sonci ancora quelle colè, che ci comodano che fi faccino circa alle muraglie in Acqua.ma n apparten- gono più al modo del murarcene a quello del fare i fondamenti, e' comanda 4» no certaméte,che e' fi faccia quefto,cio é che abronzate le piante, di molti pa Ji,& di molte perù che, fi ficchino capo piede, accioche la punta di quella ope ra fia il doppio più larga,che no debbe efiere il muro,& i pali fieno lunghi no punto maco,che la ottaua parte della altezza del futuro muro, & fieno m tno : do grotfi, che corrifpondino alla duodecima parte, & non manco della loro lunghezza*
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LIBRO TERZO.
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lunghezza. Finalmente conficchinfi tanto fpeili, che e* non vi refti più luogo f
alcuno doue metterne. Gli inflrumenti da conficcare i pali fieno come fi vo J&jff ti bytià
glino, non bifogna che habbino ì loro mazzi grauifsimi, ma che dieno Ipefiì , colpi ; Perciò che i troppo graui, eflendo di pefo ftraordinarii, & di Impeto < intollerabili, infrangono del tutto i legnami,malo fpefieggiarc continouamc tc,doma & vince ogni durezza & perfidia di terreno. Tu lo puoi vedere qua do tu vuoi conficcare vn'chiodo lottile in vn' legno duro, che fé tu adopere- rai vn' martello graue,non ti riufcirà,ma fc tu ne adopererai vn' piccoIo>& ac comodato lo farai penetrare. Balli de cauamenti quel che ne riabbiamo det- to to, fé già non e da aggiugnerci queflo,che alcuna volta,o per rifpiarmo della lpefa,o per fchifare la rouinofa debolezza del Terreno, ti giouera di fonda- re non con vna fola continouata foiTa,tirando la muraglia cótinouata per tut- tofa tramezzando Jafciati interualli, come fé hauefsi a piantare folaméte pi ladri,o colóne, onde tirati poi archi da l'uno pilaftro a f altro,vi fi rizzi fopra k il refto della muraglia,in quelli fi hanno a ofieruare le medefimc cofe,che noi habbiamo racconte di fopra, ma quanto più vi hai apor' fopra peli maggiori, tanto più larghi, & più gagliardi pilafln & zoccoli vi ti bifogna tare, Hor fu detto di quelli a baflanza. |
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' Della Natura, Forma, & halntudìnt deh flettetdeh intrifi della calcina,® Mripie
no& de legamenti. Cap. 11 IL |
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R Ertaci a dar' principio alla Muraglia,ma depcndendo tutta lartc del Mac
flro, & il modo del murare, parte dalla Natura, & forma & habitudine delle pietreparte dallo incollamento della calcina, & del ripieno, & da lega- menti,douiamo trattare prima di quefte cofe,& breueméte di quelle che fan 40 no a noftro propofito. Delle pietre,alcune fono viuc & forti, & iùgofè,come fono le Selici i Marmi, & fimili, lequali da natura hanno lo e/Terc graui, & fo- nore. Alcune fono efaufte leggieri & forde,come fono quelle che tengono di Tufo, & di Sabbione. Pelle pietre ancora, ne fono alcune di fuperficie pia- neti linee diritte, & di angoli vguali, le quali fi chiamano pietre riquadrate, Altre fono di fuperficie,di linee,& di angoli di più forti & varie, quali fi chia- £ iiii
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4$ DELLA ARCHI TRTTTVRX
jnano'rdze.Delie pietre ancora alcune fono molto grandi do e che non'pof-
fono effer' maneggiate allor* voglia dalle mani delli huomini fenza carruccio |
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*paÌo;rullo,o dfar7& fimili altre~cofe:AJcune altre fono mi nute le quali come
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più ti piacerà^con vna fola mano,fi poilono alzare & man eggiare. La terza
forte di pietre infra quelle, che di grandezza & jdi pefo faranno mezàrie, fi Aiimano giuftcBifogna che ogni Pietra fia falda, &■ no Iotofa,& bagnata |
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ne,fe ella farà falda o fella, telo dimpflrerrà il fuono che ne vfeirà dal percuo
terìair Non fi bagnerà in luogo alcuno meglio che in fiume. Et è cofa chia- ra che le pietre mezane,non fon bagnate dalle acque à baftanza, fé non in ca- |
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delle pietre . Veramente che e' biafimano la Calcina ,# dicono che ella'non
e,per elTere gagliarda nelle operei,quJella dico che portata dalla fornace nò fa- rgli zolle intere, ma disfatte oC^u?fi come poluere. Lpdano quella che pur n gara dalle fiamme biacheggia|& che è leggiere.% (onora, & che quando tu la fpegni, con aliai fcpppifaccjagran' fummo & forte, & che fene vadia in alto. A quella di fopra per non effere ella troppo poffente, è cofa chiara che bifo- ra dare manco rena: Ma àquefh più gagliarda ne bifogna dar' più. Cato- ne ordinaua che à ogni duoi piedi fi delle vn'moggio di calcina & duoi di Re 10 |
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na. Et alcuni altri altrimenti. Vitruuio & Plinio comandano, che la Rena il
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mefcoli in quefto modo, ciò e che per ogni fìaio di Calcina, fi dia tre ftaia di
Rena di caua,& di quella di fiume & di mare,duoi. Vltimamente doue fecó- do la qualità & natura delle pietre ( come difotto diremo ) la materia harà da effere più liquida,o più trattabile, Vagliti la Rena con vaglirma doue la mate- ** ria harà da effere pm ferrata, all'hora fi mefcolino per metà con la Rena, & ghiaia, & minuti perzami. Affermano tutti che fé tu vi mefcolerai la terza parte di mattone pefb,farà molto più tenace, ma mefcoladola come tu ti vo <rlja,e* ti bifogna rimenarla bene di nuouo & da capòjniìno à tato che i minu tifsimi pezzolini fi mefcolino,& fono alcuni che per far' cib,& mefcolarla be- J° ne la rimenano aiTaifsimo tempo,& la peftano ne mortai, & fia della Calcina ancora detto a baftanza,fe già a quello,che noi habbiamo detto,non vi man- ;w ** £«Vw* ca metto, eroe che la Calcinala m^l^mpreia;cpn le fte pietre, & mafsimo |
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U. m
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e?c)ie fpnpi delia medefima Caua,che con le forefhere, ;
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*,fàlfxreì%t<ànn^ duuertmenti Mi
plichi] A l rj-tnr/! i\. fiuitWl tlluboni:?; . nni;fr< M < 'W* M*- ■
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"jVilEl farei Ricinfijtja.b^ infln fufp al piano
i^ldel Terrenp, non trupnpcq^a^Anochegli antichi ci infegnino, faluo 4<
cW vna,cioe che quelle pietre,eh er faranno frate come dicono alla Aria duoi anni & che haranno feoperto manca.mento, fi debbono cacciare ne fondarne ti* Perciò che ft come in l'arte delfoldo gli infingardi & i debòli che non pof folio fopportare il Sole, & Jappluere, ne fono (tìonfenza vergogna ) r^manr! fati a caia loro, ^pfi ancora «jucAe pietre;enere&ie»zanerup^ ributtano: accio
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accioche ì'gnobili'itripofìno nelloròbcibpfiniierov#fiellalorovfata^Srt*-
bra. Ancor che io truouò appreffo glt hiftòrici, che- gli Atitichi d>ftu maro- rió nel piantare 1 detti fondamenti nel Terreno, &fi sfer^ar^tìéj^on ogni lo- ro indultria& diligenti aVehé'la1 muragli a fuffe quiui p^rrbgf>i èWtito quato più * lì potéui'feldimma,come in tutto il réfe dell'altre mura9 Ailte-Re delli Ègit- tìì figliuolo di Nicèritib, chefece quelli te^ge che!cHifefté,p^{b per debito, SMMptmè le olla dèi Padre: Hauena,b!#fàre<VÌrtS Piràm'ide1tfiMattoni, nel • fare i fondamenti,ficcb nel Padule Traui/fe tóp¥à^vi f tifai Mattoni. Eviì^k? ancora che Tefifo quello ottimo, che edifico il celebrato Tempio di Diana ió; irBfofojh^uendofi eletto vn5 luogo piano & purgatoci quale doueffe 6»alm£
té effere ficuro da Tremuotiiaccioche i fondamenti di fi gran5 machina non fljgittaflmo a cafo in quel terreno teneio & poco ftàbile, che egli inazi tratto vi fece nel fondo vnJlupJo di carboni calcati.Et truouò oltra quello che vi fo no flati pieni gli interualli fra pali & pali, diuélli, & difpeffi carbonì,& pillati, ii & che vlti|mamente vi fon* ftatè diftefe pietre quadrate con lunghimme con-
giunture. Truouo ancora appreffo di Ierofolima ne fondamenti delle opèrfc publiche,effer flati alcuni che vi pofbno piètre lunghe quindici braccia ne meno alte che fétte & ftiezo. Ma io ho auertito che in altri luoghi quelli anti- chi efpertìffimi nelle opere molto grandi, tennero in riempiere i Fondamen- %o ti vario ordine & regola. Al fepolcro degli Antonii vfarono nel riempiere
i fondaménti pezzami di durifsimi fofuynon maggiori che quelli, che empio- no la mànb/& gli feciotio notare nella calcina. Nel Mercato Argentario di. pez^afrii d^ghi forte didietra^ lpezzata,appreilb al Cdmitio di pezzami co* mezólle di pietra ignòbile. Ma a me piacquono molto coIopoìì quali ■ itami* »{ taròno là Natura,preffo a Tàrpeia, & maffimo con lauoro ^ccommodatifsi*
mb alle Colline : Perciò che fi come ella nel fare de moti mefcola infra le du* re pietre le materie più tenere,cofi coftorO vi pofon'fotto vn'filare di pietre ri quadrate,quato più poteuano falde,di duoi piedi.Et fopra quello feciono an cora qUafi vno fmalto di calcina & pezzami > & cofi dipoi co vn'altro ordine j0 di pietrè,& co vn'altro di fmalto,riempierono i fondarrieti.foho veduto ani
Cora altroue che gli Antichi fecero opere di fondaméti fimili>có ghiaia di ca uà & co fafsi ragunaticci, &muraglie ancora faldifsime chefono durate gran tépo.Disfacendoli a Bologna vna altifsima & faldifsimaTorre,fi trouarono i fondameti ripieni di fafli todi, & di creta, quali che inilno à quatro braccia & |
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mezo. Le altre cofe erano murate à calcinarper il che in quelle cofe e varia la
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ragione., & quel'che io più lodi di quefte,nó dirò io cofì facilméte trouand©
che 1 una & l'altra forte e durata gran' tépo,& fermiffima & faldifsima. Ma io j^n/UCl '&>&&*&. giudico che fi habbia rifpetto alla fpefa, pur che tu non vi cacci calcinacci & ^Jim$:
cofe atte a, corromperli.Sónciancora altre-forti di fondhméri,vnafiafpetta a Portichi,& a quei luoghi,doue fi hanno à mettere ordini di colonne : l'altra fi afpetta a quèilo,che noi vfiamo ne luoghi marittimi, doue noti fiiià modo edi trouare o fcerre come tu vorrefli la faldezza del Terreno v Deltacofé Mark time ne tratteremo alhora quando tratteremo del Porto,& dielfMolo dalcoi- locarfi nella profondità del Mare : Percioche queflo veramente fi afpettanó alla opera di tutti gli edifitii, della qual'cofa noi parliamo iti queflo luogoluo- |
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DELLA .ARCHI XETTViR A
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go,maa vna eerta ■particolare parte della,città, della quale^, tratteremo infie-
me con le altre cofp rfetfuo genere, quando membro per,membro trattere- mo di fimili opere publiche. Nel fondare fptto gli ordini delle colonne,non fa meftiere tirare adilungovna fofla tutta cotinquata ripiena di muraglia,m.a7 è cofa cónueniente fortificare prima il luogo doue tu vuoi porre le fedie & il $? letto di effe colonne:& da l'uno a l'altro:gittare poi a^chi voltando ijiclpi*(b di quahe l'uno vèrfo il profondo,-di naodo che il ricinto ;& lo fpazzo delprinajc^ piano,ierua per corda di detti Archi, j - rnirbrtòii òist |
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Percioche flando eofi,farano manco pronte a forare il Terreno jnynluo
go folo,po£loui fbpra & di qua & di là più peli, per i fortificamenti de gli $3^ chi che in queflo modo fé gli cpntraporranno. Et quanto le Colonne fieno atte à forare ilTerreno,& quàto elleno fieno perÌGOlofèT& agrauate da i peli poftiui fopra,lo dimoftra la cantonata del nobile Tempio di Vefpefiano,che ** è volta verfo l'occidente eiìiuo . Percioche haucndo voluto lafciare fotto vo tala via publica, da poterai pattare, che ueniua occupata dalla cantonata, in- tralafciando alquanto di fpatio della pianta,& adattata alla muraglia vna vol- ta , lafciarono ella cantonata quafi che in modo d'un'pilaftro allato alla via, & la afTorzzificarono con faldezza di opera,& con aiuto di vn' barbacane. Ma i° quefta finalmente sforzzata dalla grauezza di fi grande edifitio,, & mancan- doli fotto il Terreno,fi pelò,& di quefti fia detto a baftanza. 1 -, :, Che e'ft debitori lafciare Sfiatatoi aperti nelle muragrojjè, da baffo 3 ad alt 0^ che diffe-
renzafa imrailmuro, & il fondamento s& quali fieno le parti principali delle mura. de 3? tre modi del murare & della materia^ della forma del primo ricinto a fiano. (fap. XJI. i . .. ; -, ■ ...... . '
frittati i fondamenti, ne fegue" dipoi il muro efpedito,Ne qui voglio lafcia-
Vjre in dietro quello che fi appartiene,!! a riempiere i fondaméti ,fi à finire ancora tutte le mura. Perciò che ne gli edifitii grandi douela mole della mu 4° raglia ha da efiere molto grolla,!! hanno a lafciare nel mezzo delle grolTezze delle Mura,da fondamenti infino al difopra,sfogatoi aperti, & fpiramenti no molto lontani 1W da l'altro, per i quali pollino liberamente efalare fenza al- cun danno della Muraglia, i vapori che fi fuilero generati, & ragunati fotto il Terreno, fé alcuno per forte ve né fune. Gii Antichi in certi luoghi fimib, fi per
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LIBRO TERZO. yt
}>er amor'di quella flcfTa cofa,fi ancora per la commodità, accio il poteffe fa-
ire da baffo ad alto dell'edifitio, & forfè ancora per (pendere manco vi face- uano dentro vna fcala a chiocciola. Ma torniamo a propofito,infra il fonda- mento & il muro fchietto,vi e quella differeza, che quello aiutato da lati del- i le fofepuò eifere fatto di ripieno fblo, & quello altro fi cópone ói molte par ti come io diro dipoi. Le parti principali del muro fon*quelle da bafTo,che fu bito fi cominciano ad alzare fopra il ripieno de fondamenti. Quelle fé e' ci farà lecito chiameremo il primo ricinto tirato a piano,o vero il ricinto rileua to da Terra. Le parti mezane che cingono & abbracciano il muro, le chia- io meremo il fecondo ricinto : Le parti da alto cioè quelle, che tengono le viti-
me impalcature finalméte chiameremo cornici. Infra le principali parti delle mura.o voglian'dire pure le principali,fono le cafonate, & le adattateui o po- fleui piIaflrate,o Colone o qual'altra cofafimile fi voglia, che in cambio di co lonne fieno polle in luogo da reggere le trauatture, & gli archi delle volte, le * ? quali cofe vengono tutte fotto nome di offami. Sonci ancora gli ilipiti di qua
& di là de vani,che fon'quali della natura ócììc cantonate,& infieme delle co lonne. Oltra di quello le coperture de vani,cioè i cardinali o fiano pur dirit- ti,© pur tirati in arco, fi annouerano ancora infra le offa. Perciò che io dirò che Io arco non è altro che vna traue piegata,& la traue no e altro che vna co *o lonna pofla intrauerfò. Ma quelle parti che fono interpone ,& fi truouano
infra quelle principali, fi chiameranno ragioneuolmente i ripieni. In tutto il murovi fono ancora alcune colè che fi conuengono a qualVe l'una delle parti che noi habbiamo racconte,cioe il ripieno di mezo del muro, & le due icor- ze,o vogliamo dire corteccie daamendue le parti, delle quali, l'una di fuori »? ha a riceuere i foli & i venti, l'altra di dentro ha a nutrire l'ombra della piata.
Ma la regola delle corteccie,& de ripieni é varia, fecondo la varietà delli edi- fìtii. Le maniere delli edifitii fon quefte. Lo ordinario,Io ammandorfato,& lo incerto, & qui farà alquanto a propofito il detto di Varrone, che dice,chc i Tufculani foleuano fare le muraglie da Villa di pietre, ma in Gallia di mat- jo toni cotti, infra i Sabini di mattoni crudi, in Spagna fi faceuano le mura di
Terra & di pietre.Ma di quelle ne tratteremo altroue. La muraglia ordina- ria e quella nella quale le pietre riquadrate,o vero le mezzane,o più pretto le molto gradi,fi murano in modo,che elleno fieno polle con le loro faccie per ordine fecondo il regolo, fecondo l'archipenzolo, & fecondo il piombino, ji la qual' muraglia è la più ferma,& la più confante di tutte le altre. La mura-
glia ammandorlata è quella, nella quale le pietre riquadrate o vuoi mezzane, o più preflo minute fi pongono non adiacere fbpra vn'lato, ma flando fopra vn' canto.efpongono la fronte fecondo il regolo,& il piombino. La muraglia incerta é quella nella quale le pietre roze,fi congiungono in modo, che qual* 40 fé l'uno de lati per quanto e' poffa, con la fua faccia fi accolli il più che pub a
lati delle altre pietre,che gli fono a canto,quefli fi fatti accoflamenti di pietre % vfian'noi nel laflricare delle flrade. Ma quelle maniere fi debbono in varii luoghi vfare variatamenterPercioche al primo ricinto tirato a piano fopra il Terreno, non faremo le corteccie fé non di pietre riquadrate molto grandi & molto dure^peroche hauendo ad efferc la muraglia quanto più fi pub inte- |
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ra&faldajn tutto effomuro,non è luogo alcuno, douebifogni ne maggiore
faldezza,ne maggiore (labilità che in quello, anzi fé tu potrai hauere vna fo- la pietraio fermerai con effa,o veramente con quel' numero di pietre,che ila più che fi può vicino alla integrità,^ perpetuità d una fola pietra. Come il maneggino omuouino le pietre grandi, afpettandofì ciò alle maniere delli 5 ornameli, ne tratteremo aliùo luogo.Ma tira dice Catone la muraglia di pie tra dura & calcinammo a tanto,cheT'editino efca fuori del Terreno vn piede, & l'altra parte della muraglia non ti vieta, quando bene fi fac^ffe di Mattoni crudi. Et è manifefto che ^oftui fi metteua a fare queflo, perche le gocciole delle acque piouane, che calcano da tetti, rodono quella parte della Mura- io glia. Ma quando noi riefaminiamo gli edifitii delli Antichi & veggiamo fi al- troue in molti luoghi,le parti da baffo degli edifitii ben fatti,cffer'fatti di du- rifsime pietre;fi ancora appreffo di quelle genti, che non hanno paura delle ingiurie delle piogge,efferui flati,cioc in Egitto,chi vfaua di fare le bafe lotto le Piramidi di pietre nere durifsime, fono forzato a ricercare la cofa più lar- 1* gamente : Percioche fi come jnteruienc nel ferro, & nel bronzo & in altri fu mili metalli, che fé fi piegano più & più volte in qua & in là, a contrario 1 una dell'altrajaffaticandol^aperti alla fine fi rompono . Cofi ancora le altre mafie offefe da fi fatte feambieuoli offenfioni, grandemente fi guadano, & fi cor- rompono,la quaf cofa io ho eonfiderata ne ponti & mafìimo di legnami:Per *o cioche quelle parti, che perla varietà de Temporali,fon hor'fecche da raggi del Sole, & da fiati de Venti, & bora numide per i noturni vapori,o per Tac- que noi le veggiamo certo confumate preftamente,o intarlate del tutto.il me idefimo fi pub vedere in quelle parti delle muraglie, che fono vicine al terre- no,che per le feambieuoli alterationi delle polueri,& delle humiditati s'infra- »< cidano,& fi rodono. Per il che io delibero cofi, che tutto il primo ricinto dello edifitio tirato a piano,fi debba fare di dure faldiffime & grandiffime pie tre, accioche e'relìi ficuriffimo contro le fpeffe offenfioni delle cofe cotrarie Squali fieno quelle pietre che fono durifsime, le raccontammo a baldanza nel fecondo libro. 3° (jome fi generino le pietre jorne lejtcommettino &> comiunghino infeme3& eguali fieno le
ftu gagliarde,ù* gitali le più deboli. Cap. V IL E Gli importa certo grandemente con quale commettitura, & con quale 35
collegamento fi mettino effe pietre in opera, ili cotelìo o in altro luogo: Percioche fi come nel legno,cofi nelle pietre ancorarono & vene, & nodi, & altre parti più deboli,anzi,c manifeftiffimo, che i Marmi fi fendono & fi tor- cono. Sono nelle pietre poffeme & laccate ài materia putridaja quale mate- ria col tempo rigonfia ( fi come io penfo ) inzuppatali di humidità dell'aria, 4=> che ella ha fucciata, onde ne feguitano più graui pofteme, & guaffamenti di colonne. Perfidie, oltre a quelle cofe che delle pietre a lor' luogo di fopra trattammo, è di necefsità conofeere che le Pietre fono ( fi come noi veggia- $W rno) create da la natura,ftando effe bocconi,di materia come efsi affermano, liquida, oc fluffibilejla quale effendo a poco a poco crefeiuta & indurita,rifer- * uà effa
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ua ella mafia le prime figure delle Tue parti. Di qui e che in effe pietre le parti
di fotto fono di corpicelli più graui,& maggiori,che quelle di fopra; Et vi in- tracorrono vene,fecondo che la materia polla fopra l'altra materia, fi flrinfe infieme.Quelle cofe,che dentro a le Vene fi truouano, o fieno effe veramen- s te ftiume della prima congelatafi materia mefcolata infieme con le faccie de
la fopraggiuntaui materia : o fiano pure qualaltracofa fi vogIino,non hauen- do permeilo la Natura che cofi diferepanti s'unifsino del tutto infieme, non è marauiglia che fieno atte al fenderli nelle pietre.Oltra di queflo fi come il fat to daperfe fleffo dimoflra, & e manifeflo per la ingiuria de Tempi ( per dir' 10 cofi ) accio che noi non andiamo ricercando cofe più recondite, tutti i corpi
comporti & ammaliati fi disfanno, & fi rifoluono : Cofi ancora nelle pietre, quelle parti,che fono efpofle a fofferire le tempefte fono più atte a macerarli & a putrefarli. Le quali cofe efifendo cofi, vogliono che nel collocare le Pie- tre n auuertifca di porre contro le offenfioni delle cofe contrarie, quelle fac- f5 eie delle Pietre che fono faldifsime, & che non fono atte ad efiere cofi prcflo
confumate, in quelle parti mafsimo delio edifitio, che debbono eiTere le più gagliarde.Non lì porrà adunque la Vena per ritto,accio che per i cattiui tem porali le Pietre non fi feorteccino : Ma metterai» a giacere diflefa, accio che aggrauata per il pefo delle difopra,non apra mai in luogo alcuno. Et la faccia io che nella caua era più afcofa,lì debbe collocare in modo, che rcfli allo feoper
to:Percioche ella e più fugofa,& più forte. Ma in tutta la pietra di Caua, non fi trouerrà faccia alcuna più atta al fopportare che quella,che fi fiaccherà no per il filone della caua, ma che taglierà a trauerfo la lunghezza della giacente mafia. Oltra di queflo le Cantonate per tutto lo edifitio, percioche elle deb- 15 bono efiere oltra modo gagliardifsimc t fi debbono fare di muraglia faldifsi-
marConciofia certamente,che fé io ne giudico bene, ciafeuna Cantonata e la metà dei tutto dello edifitio. Pero che il mancamento di vna cantonata non pub fuccedere fenza il danno di amenduoi gli lati. Et fé tu confideri quello, Tu trouerrai fenza dubbio che quali nefiuno edifitio è cominciato a rouina- 30 re per altro,che per il difetto delle Cantonate. Confideratamente adunque
vfarono gli Antichi di fare le Cantonate più grofTe che le mura ; & di aggiu- gnere ad elle, alie più ferme ne portiera doue fono le colonne. La faldezza della Cantonata adunque,non fi defidera perche ella regga la copertura (Per cioche queflo e più tolto offitio delle Colonne,che delle cantonate) Ma prin jS cipalmente perche^ le mura fi mantenghino infieme a fare gli offitii loro ; <§C
non fi pieghino da alcuna delle bande dal filo del piombo.Sarà adunque que fla cantonata,di pietre lunghiflime,& duriffime,che fi dilatino per la lunghez za delle mura a guifa di braccia, & di mani ; & fiano larghe quelle pietre fe- condo la larghezza delle mura; accioche nel mezononvifia bifognodiri- 40 pieno alcuno. Egli e cofa conueniente ancora, che nelle mura, & ne lati de
vani,fieno oliami limili alle cantonate,& tanto più faldi, quanto che haranno a Ilare fotto a pefi maggiori : Et fopra tutto bifognalafciare morfe, cioè alcu- ne pietre di qua, & di là, che fportino infuori da l'uno ordine fi, & dall'altro no ; delle pietre;quafi che aiutamenti, & appicamenti, a foflencre il rellante dello altro muro. &
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Pelleparti de fimmcnti,delle corteccie Je rifienit& delle forti loro. fy. Vili.
LE parti de finimenti fono quelle che noi dicemmo che communicanoà
tutto il murOjCioc le corteccie,& i ripieni ; Ma le corteccie, alcune fono da lato di fuori,& alcune al cótrario da lato di dentro,fe tu farai quelle di fuo 5 ra di pietra duriffima, ti giouerà molto quanto al durare eternamente. Ol- tre à quello in tutti i finimenti, fiano di qual' opera fi voglino, o a mandorla- ta,© di pietre roze,io non ti ripréderò, pur che tu metta rincontro à failidio- fillì mi,& nociuifiìmi,© vuoi Soli, o molefìie di Venti,o veramente a i fuochi, o alle brinate quelle pietre,che perlorosnatura fono gagliardiflime a refiilere io all'impeto, al pefo & a la ingiuria, & in que' luoghi mafiimo, fi debbe porre materia al tutto robuilifsima,donde nel cadere daCanali de tetti,o dalle gron daie le pioggie maggiori fieno da Venti sbattute nella muraglia, vedendoli per tutto ne gli edilìtii antichi,per la ingiuria di limili fpruzagliejefio Marmo ( per dir coli ) eflferfi grandemente rofo,& quafi confumato del tutto . Anco- «* ra che quafi tutti gli Architettori intendenti, per prouedere à quella ingiuria, vfarono di ragunare le acque de tetti, & nftringendole in canali,condurle, & leuarle via. Et che più ? gli Antichi noftri auertirono che ogni anno nello Au tunno, le foglie de gli alberi, cominciano a cadere prima da quella parte che è volta ad Oftro,& a mezo di:Noi habbiamo confiderato tutti gli edifitii co- *° fumati per la VecchiaiajefTere cominciati a rouinare di verfo Odro. Et la ca gione perche cofi auenga,è forfe,perche lo ardore & lo impeto del SoIe,men tre che l'opera era ancora in piede confumò troppo pretto il neruo della cai cina. Aggiugnefi che per i fiati d'olirò, in humiditofi più & più volte il muro, & per gli ardori del Sole ribollito,marcitofi alla fine fi corrope.Cótro a que- *? ile adunque,& a limili altre ingiurie, fi debbe efporre materia atta,& gagliar- difiima . Quello penfo io che principalmente fi debba olTeruare, cioè ti- rare per tutto lo andare della muraglia, gli incominciati filari vguaimen- te,& non con difaguaglianzaalcuna, acciocheella nonj fia da mano delira di pietre grandi, ÓC da finittradi piccole : Perciò che e'dicono chela mu- jo raglia per l'aggiunta di nuoui pefi fi ferra infieme, & la calcina nel racciugar- fi per il troppo aggrauamento, non falaprefa: Ondec di neceiTità che ne la opera fi fcuopnno varii difetti. Ma io non ti vieterò già, che tu non fac- ci la corteccia di dentro infieme con tutta la facciata del muro di pietra più tenera, ma faccedo qualcorteccia tu vuoi, o di dentro o di fuori, ella fi deb- 3* be tirare in modo, che ellafia dillefa & finita fecódo la fua linea & il fuo piom bo. La fua linea farà quella, che corrifponderà pari per tutto,al difegno della pianta, talmente che ella in alcuna delle fue parti, non fporti in fuora, ne in alcuna fi tiri in dentro, non fia in alcun luogo à onde, ne in alcuno luo- go non diritta, & bene adattata, & perfettamente finita. Se nel murare 40 & mentre che la muraglia e frefea tu l'arriccierai, ti auerrà dipoi, che quaP fi voglia intonico o imbiancatura, che tu vi aggiugnerai,farà vn'lauoroda non fi confumare mai, Duoi fono i generi de Ripieni, l'uno è quello me- diante il quale e' riempiono il Vano, che retta tra le Corteccie, di calcina & pezzami alla rinfufa : L'altro è quellOimediante il quale con pietre ordinarie, ma
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ma rozc, murano più toflo che e' riempino. L'uno & l'altro fi vede che e
flato trouàto per mafieritia ; conciofia che fi metta ogni minuto & piccolo fafìb in quefla parte delle mura. Ma fé egli auerrà che e' vi fia abbondanza di pietre grandi & riquadrateci farà quello che fpontanamente fi voglia fer * uire di pezzami & di minutami? Et cèrtamente in quefla fola cofa fono
differenti gli oliami delle muraglie , da finimenti, che infral'una& l'altra corteccia di quelli, fi riempie di quai* fi voglia fpezzato & guado fallo, quali come con opera amafiata a cafo,& tumultuariamente fatta ; Et in quelli altri, non fi mefcolano alcuni o pochifsimi fafli rozi, ma tutti & in ogni luogo infi- »o no dentro, fi murano di opera ordinaria. Io vorrei più tolto che e'riempiet-
fino il muro per tutto,con tutti gli ordini di pietre quadrate, accioche egli du rafie eterno,niè*tc di meno,fia qual* fi voglia vano infra le corteccie delle mun ra,che tu habbi ordinato di riempiere di pietre,auuertifciquato più puoi,chc i filari fi tirino per tuttovguali. ; Et oltra queflo farà bene che dalla facciata *5 di fuori à quella di dentro, fi metti no non troppo rade, alcune pietre ordina-?
rie, che abbraccino tutta la giófle zza del muro infino alle corteccie,& chele» leghinofcambieuolmente infieme;, accioche igittatiuiripieni non fpinghino n^ / ^ le fponde delle corteccie. Ofieruarono gii Antichi nel pittare i ripieni,di no c^w*+ ■
gli gittarè ( con vna fola continouata gittatura)piu alti che cinque piedi, & di »o ragguagliarui di poi fopra con yn'filare, Onde la muraglia veniiTe quafirU
flretta, & ricinta di nerui, & di legature, accioche fé cofa alcuna p per difetta del Maeflro,o per altro accidente, cominciafie in tutta quella gittatura ad au- uallare, non habbia à tirarfi fubito addofib ilpefo dell'altre cole, che di fopra l'aggrauano,ma habbino le cofe difopra quafi vna nuoua bafà, da fermarmi!. »* Vltimaméte ne auertifcono,il che apprefib di tutti gli Antichi, veggo io mol
toofieruato, che ne ripieni no fi metta pietre,che pallino di pefo la libra,per- cio che e* penfano che le minute, fi vnifchino più facilmente, & fi pareggino meglio alle congiunture, che le grandi. Et faccia à queflo propouto quello, che apprefib di Plutarco fi legge del Re Minos; Perciò che hauédo cofìui di- jo uifa la Plebe in arti, teneua per cofa certa, che ogni corpo in quante più minu
te parti fufli diuifo,tanto più facilmente,& più à fuo piacere fi potelle maneg- giare^ trattare. Non peofqgia che fia dammare poco, che tutte le conjea- uità fi debbono riempiere, & che e' bifognSper tutto in ogni minimo luogo, rinzaffare,fi per altri conti» (i ancora per che gli ani mali non vi pollino entrai I? re a farfi nidio,& che ragunateuifiribalderie & femi, nafehino per le mura fi-
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chi faluanchi.Egli è cofa incredibile a dire,quate gran' moli di pietrc,& quaji
mafie io ho vifle fmofle da vna fola radice d'una piata.Tutte quelle colè adiw |
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quc,che tu hai a murare fi debbon', & legare, & riempiere diligétifiìmamétè;
4© Ve Kicinti di pietraie! legamento, & del fortificamento deUe cornici, & in che modo fi
ferrino infime molt epietre>,fcr faldez&a del muro. Céf. 1X. INfra i ricinti oltra di queflo fi mettono alcuni legamenti di Pietre maggio
ri,che legano infieme le corteccie di fuori,con quelle di dentro, & allaccia- no gli oflami,có gli altri offami, come' fon quelli,che noi dicemmo,che fi do g »»
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ueuano mettere a ogni cinque piedi. Sono ancora altri ricinti di Mura,&
quefti in vero principali, che fi tirono per tutta la lunghezza delta muraglia, per abbracciare le cantonate, & per afforzificamento della opera : Ma quelli vlumi fi fanno più di rado , & in vn' muro folo, non mi ricordo hauerne mai viiìi,in alcuno luogo,fe non dùoi,o alcuna volta tre. Et il Sito & la principa- f le lor fedia,è in l'ultimo della muraglia^ come cornice di eiTa, a renderla quafi immune, di quelle più Ipeffc congiunture ; eflendo tutti i detti ricinti vguali, di cinque piedi l'uno ; & non fi difeonucrrà fé ci faranno le pietre fottili. Ma in quelli altri ricinti,che noi chiamiamo cornici, quato elleno fono più rade, & quanto più d'importanza j tanto più grofTé,& più gagliarde pietre bifogna io metterai. Defiderafiin amenduoi fecondo il genere loro, pietre lunghifsi- mejarghifsime, & faldiflìmc, Ma quelle minori fi collocheranno in modo, che elle conuenghino a piombo, & fecondo il regolo,infìeme con l'altre cor- teccie del muro : Ma quelle altre, imitando le cornici, fporgeranno la fronte |
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mfuora, Quelle cofi fatte Pietre,molto lunghe,& molto larghe,fi pongono
con l'archipenzolo, & fì congrungono con i filari benifsimo, quafi che come f>bfloui fopra vn'pauimento, fi euoprino le cofe murate di fotto. In quello
uogo la commettitura delle Pietre, quando e* fi pone di fopra quol'-fi voglia vltima pietra,!] adatta & commette talmente infieme>che il mezo diefliven ga apunto fu la commettitura delle due difdftoj contrapelàta la fualunghez- *© za da amendue le bandev •L |
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~£ fi^ualé commettitura di pietre, non e/Tendo daeflere fprézWtà per tut-
ela muragljajfi dèue mafsimamcrite oiferuare ne ricinti. Io ho auérf ìtò,che gli Antichi vfarono nelle opere amahdorlate, tirarui-H ricinto, che;fulle dì cinque ordini di mattonando non punto menódi tre,& che tutti/ó-ìlVri|ihc'o 3* vno ordine, fulTe di pietre, non più grolle cheiaifre, ma bene piùlungìiè, & più larghe. , ^ ' ' bfàt ■ <• . ;--'•<'■■■■'-■ £ i une iùcì m -r - JVfa
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Ma nelle muraglie ordinarie di mattoni, Io hb veduto a ogni cinque pic-
10 d^etTere flati contenti in luogo di legatura, di vno ordine di mattoni, di gran
dezzadidaòipiedij; ,
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Ho villo ancora chi ha Iparfe per le mura piaftre dì piombo ymolto lun-
ghe & molto larghe;fecondo la groifezza del muro : Accio faccino legamen to ,r Ma rielmurare pietre molto grandi, io veggo che e' fi fono contentati di ricmti più rari,anzi quali folamente delle Cornici. Nel fare le Cornici,per- ii che quelle ancora ricingono là muraglia, con fermifsima legatura ; bifogna ìionfi far beffe d'alcuna di quelle cole, che noi riabbiamo dette inlino a qui di elfi ricinti ; cioè che in quelle non fi metta pietra alcuna che non ila lungJVif ilma^arghimma, & faldilfima; & fi adattino con commettitura conrinouata, & bene comefia ; fpianati i filari fecondo l'archipenzolòi & ridottili,& pareg 4° giatili co il regolo ; cialcuno fecodo il fuo bifogno ; Et.tanta maggiorerai diligéntia in aò debbi porre; quanto che le ricingono Popera, in efio luogo, più attoarquinare. I tetti ancora hanno fuffitio loro nelle mura; & di qui è che e' dicono alle mura di mattoni crudi, fauni vna cornice di mattoni cotti; accio che dalla fine del tetto,o dalle grondaie fe:acqua alcuna vi eadelle, non gli nuocajmafieno difefe daUolportareinfnQta d'ella cornice. Et per que* g iii
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fla, cagione,fi debbe in qual' fi voglia luogo di tutto il reflo dei muro, auucr-
tire chela cornice gli flia quafi che per tetto,ben murata ; & fluccata per tut- tofacelo che ella fcacci via tutte le ingiurie delle piogie. Bifogna considerare ancora, con quale afforzificamento, & con quali foflegni fopra vna faldezza di muro, fi ritenghino ; & fi mettino inficine molte pietre. Et certo quando i io confiderò^' mi pare che a fare quello, la principaF cofa habbian' bifogno della calcina. Ancora che fecondo me,non fi debba congiugnere ogni pietra con la calcina:Perciochc i Marmi nell efiere tocchi da la calcina, nò folamen te perdono la cadidezza loro,ma fi macchiano di brutte, & fanguinofe mac cine: Tanta grande é la fuperbia della bianchezza nel Marmo, che a gran' *• pena pub fopportare altro che fé fteflb; che peni! ? i fummi fdegna ; tocco da olio diuenta pallido ; bagnato da vino rofib, diuenta pagonazo ; fé è tocco da acqua cauata del legno del eaflagno,infin'dentro,diuenta nero,& li guaita talmente,che dette macchie i non fene vanno per raderlo che fi fàccia. Per que fio gli Antichi vfauano di mettere i Marmi nudi in opera quanto più pò- 11 teuano,fenza punto di calcina; ma di quefli,ne diremo di poi. "Deluero modo del murare^ della conuenientia. che hanno le pietre con
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HOra appartenendoli a officio di pratico Maeflro, non tanto fcegjiere Jc
cofe più commode, quanto d'ufare attamente,& commodameritè quel- le che gli badano ; Noi feguiteremo difeorrendo in quella maniera. Tu hai da fapere, che quella calcina e cotta a baftanza ; la quale bagnata, & poi dop- po il caldo fpenta,inmitando la fchiuma del latte,ingroflando tutte le zolle ri *$ gonfia. Di non efiere fiata in macero a baflanza, tene daranno inditio,i faf- iblini, che nel mefcolarla con la rena vi trouerai. Se tu gli darai più rena che il bifogno, per la afprezza fua » non farà prefa. Et fé tu gnene darai manco, che non ricerca la forza & la natura fua ; reflerà come vna pania per la liqui- dezza, cattiua ;& ti obbedirà mal volentieri. Metterai la calcina non bene # ipenta del tutto, & per qual che altro conto più debole, con maneo^annò ne fondamenti, che nelle mura ; & ne ripieni che nelle feorze. Ma dalie canto- nate, & dalli offami, & da i ricinti, bifogna leuar' via ogni calcina cheh&ueile difetto alcuno, benché minimo j & ne gli archi mafiimo, fi debbe mettere fi* datifsima. Le cantonate & 1 offa & i ricinti,& le cornici,ricercano la rena più u :minuta, più fottile,& più pura,& mafiimo doue fi mettono pietre pulite!.! I ri pieni non ricufano la materia più ghiandofa. La pietra arida di fuanatora;& fitibonda,non ha mala conuenienza con la rena de fiumi. La pietra nùmida |
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per natura & aquidofa, amerà molto la rena di caua. Non vorrei che la re-
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na tolta del mare,fi metteffe di uerfo Ofiro, Forfè che ella più comòdamen- 4{»
te fi efporrà a Venti Tramótani. A qual' fi voglia pietra minuta,!! debbe da* re lo intrifo più magro ; alla pietra cfaufta,& arida,fi debbe dare piugràfib. Ancor' che gli Antichi penfafiino,cheper tutta la muraglia, vn'fi fattóintrifo alquan to graffetto,fuffe più tenace che il magro. Alle pietre maggiori,non & »W/«4>ponTotto fé non intrifiliquidijfic flufsibilij quafi.per ripieno,accipche fimil' materia
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matèria vi paia pofta più per letto moUibile,fopra il quale le s'hanoo a pófaré
che per altroiOnde mentre le fi adattano,fon' certo più facili ad eflerc molle dalle mani de gli Artefici,che per congiugnerle infieme le maneggiano. Ma giouerà certo molto il metterui fotto alcun' Ietto fimile,quafi che vn' mòrui- * do guanciale : accio che le pietre, fotto il grauiilimo peto, non fi infanghi-
no . Sono alcuni, che doue e' ueggono hor'quà hor' là nel'li edifitii antichi, pietre grandi commefle infiemc, che fra le loro congiunture parche habbi- no terra roiTà;fi penfàno che gli antichi la vfaflero in cambio di calcina.Que {lo non mi pare verifimile, & maflime per quefta cagione, che io non veggo io amendue le loro fuperficie,ma vna fola intrifa di tal materia. Accade ancora
circa le mura alcuna altra cofa, da non fene fare beffe. Imperoche e* non fi debbefare vn' muro con ruriofa preftezza ; & ammaliarlo quafi con mano tumultuaria, fenza leuarne le mani : Ne fi deuc ancor'jincominciata l'opera, mandarla in lungo con 'pigra infingardaggine- ; che e' paia quafi che tu muri |
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«f maluolentieri ; ma fidebbe feguitare il lauoro, con modo, & ragione, che vi
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Ila vna certa preftezza > congiunta infieme con.maturo configlio, & diligen- J^
za. Quei, che fanno \ vietano lo alzare dello edifitio,fino a tanto che quel- la parte, che era fatta prima,non habbia fatto bene la prefa : Imperoche il la- uoro frefcò,& tenero,efrendo ancora debole, & refolubile ; nò potrà mai fop *« portare quello,che tu gli murerai addofio. Puoffi certamente vedere che le
Róndini ammaeftrate da la natura, quando fanno i loro nidi ; non pongono mai a cafo le prime loro impiaftraturc, ne palchi ; le quali feruano per fon- damento & bafa dell'opera loro ; ne pongono ancora a cafo, le feconde im- piaftraturc addoffo a quefte ; ma intralafciando l'opera, fino a tanto che i lo- m ro primi impiaftramenti fi fieno fccchi ; maturamente, & fenfatamente di
poi edificano * Dicono che la calcina ha fatto la prefa, quando ellahàgit- ^ ^v,^^ tato fuori vna certa lanugi ne, o vero vn'fiore, conofeiuto da Muratori. {&**.. ^ Di quante in quante braccia fi habbia a intralafciare il lauorarc, cene auuer-
tirà la grofiezza di elfo muro,& la temperie del luogo,& del Cielo. Quando io tu giudicherai da douerfi intralafciare, coprirrai la fommità dello edìfitio co
Strami, aedoche il vento, o il Sole, non confumi il ncruo della Calcina, & la fàccia più tofto diuentare vana, che rafeiugarfi, o far' prefa in debito tempoL Quando tu ricomincerai à,murarui, gettaui molta,& molta acqua chiara ; fi- no cV tanto ,che la fi inzuppi bene : Et che le poluerì j fi mandino con l'acqua 11 via j àccioéhè non. vi rcftino fomenti da generare fichi faluati chi ♦ Non e co-
fa alcuna che più facda4'òpera foda,& ftabile,che il bagnare le pietre co mol |
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TùjtrC ^g?****
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ta acquai;. Et dicono che la pietra non e ben' bagnata/e rompendola,nó truo
ui leTacicie fue in fin' bene adentro, numide & quafi diuentate nere per tutto. Aggiugni à qjuefte cofe,chénel murarc,in tutti i luoghi,ne quali forfè alcuno, '«• poteffe defiderare,o per varie còmmoditàti dello edifitio,o per fuoi piaceri ;
altri vani, giù per lo andaredclle mura ; bifògna tirare archi,fotto i quali fca- uato dipoi il murojhabbia l'arco ficùra & nata con efib lui fedia,da ripofarfi. Ne fi pub dire quato la forza, & i nerui della muraglia fi indebolifchino, tol- tane via alcuna volta vna pietruza ben* minima. Et certo, mai ci verrà fatto che noi attacchiamo vna muraglia nuòuàjad vna vecchia 4 talmente che non |
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8© DELLA ARCHITETTVRA
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fi oprino l'ima da l'altra. Et per cjueftji magagnanoq fij>uò dire,quanto il mii
xqjndebolito,diuentipronto airquina^e. IlMurogroflb,nonha bifogno di ar.madure,o ponti,conciofia che per lafualarghezza,dàoccafione a. Maeftri da poterui ilare fopra. ; *x! ummtfi » i i ì • ■ .'.' ì * * 5 > ^ .; ■,,•■*.■;':..■•■<.''■. * .' .*■■.-. ■ ' ' . .'.'.'■■! J r
Ipelftr* le murd con Udrìe cofe -, delm$do dello wtohic4rles<klkJpranghe ,&dc rimedii
|£'' loro s&* della'amìcbipma legge MUkrcUtfttQriJ& é rime dìicUfibifare tferieolidelle •$JHte. .:■-; j n . s'ìMiyjJ jfhnjr-;.; ìli: ib (Gtfi*:-' XI* ". :; ;
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y i]VT Oi habbiamo trattatole! legittimo modo del murare ; con che: pietre *<>
i:NI certo fi innalzi; & conche calcina fi muri; Mahauendofi a maneg-
giare diuerfe forti di pietre,, alcune le quali non fi murino con la calcina, ma con lo (lucco ; & alcune altre, che fi cómettino infra loro fenza intrifo di for- te alcuna ; Et fieno oltra di quello alcuni altri modi di edificare, che con i ri- pieni foli ; & alcuni che con le corteccie fole fi finifehino, & fimili ; ne tratte- ij remo breuiflìmamente. Le pietre che fi hanno a murare con terra jbifogna che fianò & quadre^ molto aride,& a quefto,non e cpfa alcuna più commo- da che i mattoniiO cottilo più pretto crudi ben' fecchì i II muro fatto di mat- toni crudi, è molto atto alla finità de gli habitatòri ; & eflendo contro à fuo- chi ficuriffimo^non q anco molt.o commoflb da Tremuoti : Ma il medefimo» •• fé e5 non fi fa groiro,non regge alle impalcature. Per qucfto comandaùa Ca- tone,che e' vi li tiralTino alcuni pilaftrj di pietra, che reggeflino le Traui, So? no alcunijche defiderano che il loto con che hanno a murare, fia fimile al Bi- tume ; & credono che quello fia ottimo, che meflb nell'acqua fi rifolue ada r gio; & che maluoleptieri fi fpicchi dalle mani ; & che fi riferri molto,quand4 »f ii.fècca . Altri lodano più il renofo, per che egli e più trattabile. Queflo/ifaf to f4u0.ro bifogna di fuori veflirlo d'una crofla di calcina, & di detro,fé ti pia ce di gefio ,p di terrà bianca. Et per che quefta più adattamente fi accolto, fi «debbe nel murare,mettere nefelli delle congiunture,alcuni pezzuoli di mat? Ioni;hor in Quello; luogo» & hor' kiqueffo altro, che iportinò in fuori, come j» dentelli ; àccio1 cherla corteccia'] meglio vj fi attenga. Le pietre ignude * deb- bono efee; # qua'drate& maggiori che l'altre, falde, & fermifsìme* nel mpr rare quefte*non accadonoàlcuniripieni ? Ricercano gli ordini giuftifiìmi cp commettitura perpetuai vi fi deibifeno; mettere legamenti fpeifi di fraghe* & dj perni, Lefpcàpghe fon,', quelle .che congiungono le pietre adPe a^ue^ 3$ vguaimentc porte:; & chele vnifcdnb per ordine .1 Perni fon' quelli,,Cjhè fit- ti nelle pietre,& di fottP*& éifàpxfyjp$pccmomo che per auuenturagli ordina .delle pietre,nó efehino runQ^roppóffuoridell'altro : N6 biafimano le Sprap gkfitéL. i Perni ài ferrò; Ma io ho cofideratoiiegli edlfìtji de gli Antichi; che il ferro (1 guafla ; & non dura, mailìlkame dura, & quafi fèmpre fi mantiene 4f «terno. Oltre a che cip ho atìertitd che i Marmi pei" tófuggine del ferro, (y guaftano,&:a torno ad eflb,fi rompono. Veggonfi Ancora Spranghe di legno -mciTe nelle pietre delle antichiflinie muraglie^le quali io giudico, che non fi -debbino pofporre a quelle dì fercoli Le di Rame *& di ferro d fermano coti piombo ; quelle di legno,fonq àfi&ierme per la forma loro^perche e'le piai- |
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'LIBRO TERZO.
lano & accocìano in modo,chc per la fomiglianza, fi chiamano a coda di roti
dine. Debbonfi collocar le Spranghe talmente, che le gocciole delle piog- gic,non vi pollino penetrare. Et penfano che quelle di Bronzo,!! faccino fer mifsimc contro a la Vecchiaia,fe nel gittarle vi fi mefcolerà delle trenta partì t vna di (lagno ; & temeranno manco la ruggine, fé le vgneranno con bitume, V*J
g con Olio . Affermano che il ferro fi tempera nella biacca, geffo, & pece li-^**V'*^,
quida ; acciò non arrugginita. Le Spranghe di legno,vnte di cera pura,& di */**** morchia j non fi guadano. Io ho veduto doue egli hano meffo nel capo del- le Spranghe troppo piombo,& molto caldo ; che le pietre fotto vi fono fcop w piate. Et trouerrai ne gli edifitii de gli Antichi,mura tirate molto fermiilime
per tutto, folamente di ripieni ; quelle fi tirano come quelle di terra. Et vfa- uano in AfFrica;& in Spagna,adattàdo da l'un Iato,& l'altro due tauole,o gra- ticci,in cambio di Sponde,tcneruele per cortcccie, tanto che lapoiìaui mate ria,faceffe la prefa. Ma fono in quello differenti, che qui vfano metterci vno «" intrifo di calcina & pezzami liquido, qùafi che ondeggi ; & quiui calcano co
i piedi, & con i pali da ipianare, vna terra vifeofa fatta trattabile con hauerla inhumidita, & rimenata affai. In quello luogo ancora per collegamento vi mettono ad ogni tré piedi,quafi come pezzami Certe pietre maggiori,& maf fime ordinarie,© veramente (pezzate a canti viui; perciò che le pietre tonde, *o fc beri' fono Contro le ingiurie robufte ; fé non faranno cinte intorno di molti
aiuti,faranno in ciafeuna muraglia molto infedeli. In quello altro luogo,cioe* nelle mura di Terra,della Affrica,mefcolano con il loto la ginèftra, o il giun- co marino; opera da farfi marauigliofa. Perciò che ella fi mantiene incor? rotta da venti,& da le pioggie. A tempi di Plinìo,fi vedeuano fopra i gioghi •* de Mónti Torricelle di terra, & luoghi da fcoprire paéfè, fatte infino tempi
d'Annibale. Noi facciamo le fopradette croflc ( per chiamarle più torto co fì,che cortcccie ) con graticci & rtuoie fatte di Canne, non frefche ; opere no magnifiche certo,ma vfate per tutto dalla antica Plebe Romana. Impiaftroti fi i graticci infieme con loto rimenato tre giorni con le paglie ; dipoi ( come jo poco fa ti diffijfi vedono di calcina,o di geffo : Finalmete fi adornano di Pit-
tura i& di Statue.Se tu mefcolerai per terzo,co il geffo la terra cotta; & pefta; terriera manco le fpruzzaglie. Se tu lo mefcolerai con la calcinale* diuétapiu gagliardo : Ne luoghi numidi, alle brinate, & a freddi » il geffo e difutile del tutto. Rellaci quafi come vno epilogo,che io racconti vna legge appreffo de « gli Architettori antichifsima; la quale io giudico, che fi debba ofieruare, no ,, ,
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altrimenti che le rifpofle delli Oracoli. Et e quella. Poni lotto le mura fon
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damenti fermifsimi ; Fa che le cofe di fopra,fheno a Piombo fopra quelle di
fottovfcpra il mezzo del Centro ; Ferma le Cantonate, & li oliami delle mu- ra , dabaffo infino ad alto di Pietre fortifsime & faldifsime ; Spegni bene le 4o calcine ; Non mettere le pietre in opera fé non bagnate perfettamente ; Mct*
ti le più dure di uerfo que' lati onde pdffono venire le offenfioni : Tira la mu- raglia a filo con l'archipcnzolo & co il piombo : Proccura che fopra le com- mettiture delle pietre di fotto,véga il mezo della pietra difopra ; metti ne gli ordfni le piètre intere, & nel mezo del muro riempi di pezami ; Lega i filari con fpeffe dómittiture di pietre ; Et quello balli hauer' detto delle Mura ; Io |
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8l DELLA ARCHITETTVRA
vengo a dire del Tetto ; ma no vorrei pretermettere quello, il che dagli Ari
ticln intendo effere flato grandeméte offeruatojlntra le cofe naturali ne fono alcune, che hano certe proprietà da no fé ne far' beffe, come e che e' dicono, che la faettà nò ferifee mai ne lo Alloro, ne la Aquilane il Vecchio Marino. Sono alcuni,iquali forfè pelano, che fé quelle cofe fi mettono nelle muraglie, * Je non faranno percoffe, & no fentiranno iaette. Ame certo pare,che e' fi poi* £a fperare quefto>alpari che credere quello, che e dicono della ranocchiaia : che ritichiufa in vn* vafo di terra, & Sotterrata nel mezo d un* campo ; fcacci dalle femente gli Vccelli; & che fé il frutto Olirò fi mette in cafa, rende ipar- ti difficili ; & che chi il mette in cafa le frondi dello Oemonio di Lesbo; fa ve io nirefluffodi Ventre,& vota tantoaltrui,chc neconduceàmorte. Horator- no à propo(lto,qui bifogna raccontar'quelle cofe» che noi raccogliemmo in- fieme,quando trattammo de lineamenti de gli Edifitii, Ve Tetti di linee diritte t delleTrum, decorrenti^ delcongiugnereinfem «$
gliojjkml , vj/ .(tf. ■ Xll.
r/ r>'.,' • ' '.:■■ ■ : > f^oL'i oli'. ■ ..;,..
LE coperture adunque.nefono alcune allo fcoperto,& alcune al coperto;
& alcune di queile fon' fatte:di linee diritte,alcunc di linee torte, & alcu- ne mefcolate di amendue. Aggiugnerai a quefl:o,ilche non farà fuori di prò- io polito, che le coperture il fanno, o di legnami, o di pietre ; Comincieremo a parlarne prefo il principio da quello^cne noi deliberiamo effere vn'certo che che s'appartenga propio al difeorfo yniuerfaie d'ogni copertura,& fia di que- lla maniera. A qual' tu ti voglia palco, o tetto noi diremo efferui &. òffa, & nerui,& finimenti, & corteccie o croile, nonaltrimenti,che nel muro j nicn- h jediitieno,che quello fia cofi confideriamolo dal fatto fleffo. Primieramen- te per cominciarci da quelli,ché e'fanno di legname,& di linee diritte. Vera- mente nel porre le coperture, bifogna mettere da muro a muro gagliardifsi- mc Traui,& non negheremo (come poca fa diceuamo) chele fieno colonne poiìe per il trauerfo. Le Traui adunque, faranno in cambio di oliami ; che jo fé e' ne Riffe lccito,non hauere rifpetto alla fpefa; chi non defidererebbe hauc re la muraglia (per modo di parlare ) tutta di offami,& faldifsima ; cioè com- porta & afTortificata con continouatc colonne,& congiunte traui? Ma noi an- dian* dietro alla poca fpefa, penfando che fia fuperfluo tutto quello,che(rifcr- b.ata la labilità dello edifitio ) fi poffa leuareuia ; & per quello fi lafciano fra $j fraue & traue interualli.Onde poi fi mettono le piane datraue a traue, & vi fi aggiungono i riquadramene che corrono,& altre cofe a quelli fimili, fé alcu-r ne ve ne fono:lequali cofe, non è vergogna penfare che fieno legamenti.Final mente fbpra queile,adattate & congiunte affi, & tauole maggiori, che mara-* viglia ? fé faranno in cambio di finimenti ; & per la medefima ragione dire- *• mo, cheilpauimento&i Tegoli fieno la corteccia di fuori ; & il Cielo del Tetto,o palco, che ci ila fopra il papo, non negheremo che fia la Corteccia di dentro. Adunque fé noi lappiamo che la cofa è cofi, andiamo inuefligan? ' do fé egli e cofa alcuna che s'appartenga a qual* fé l'una di quelle ; accio che ricognofciutolapiù facilmente, fajppiamo quaji cote fi copuengbino^lle co- perture |
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LIBRO TERZO.
perture di Pietra. Di quelle cofe adunque difcorreremo breuiilimamcnte ;
Ma faccia quello a noftro propoli to . Io non lodo gli Architettori di quelli tempi, che per fare i palchi, lafciano in efsi oliami delle mura, larghinomi fquarci di buche ; ne quali poi habbino finite le mura a mettere le Tefìe del- * le Traui : Onde il muro diuenta più debole, & lo editìtio ne diuiene, mal' fu curo dal fuoco ; per eiTer'in que'luoghi aperte le vie al fuoco, da penetrare facilmente ne l'altre ftanze. Per la quaP cofa, mi piacciono coloro infra crii Antichi,chc vfarono mettere nelle mura,fermifsime menfole di pietra/op^a le quali come ho detto. pofauano le tefle delle traui ; che fé tu vorrai con le io traui incatenare le mura, non ti mancheranno fpranghe & catene di bronzo
& tacche,che efehino fopra le menfole, le quali a fimili cofe vferei commoda mente. La traue debbe ellere altutto intera, & molto netta ; & fopra tutto per il mezo della fua lunghezza,non debbe hauere difetto alcuno. Pollo l'o- recchio al'una delle tede di elfa, fé percoflapiù volte dall'altra nceueraile 15 percome fordc,& ottufe ; farà inditio che dentro vi lìa afeofa infermitate. Le
traui nodofe,iì debbono molto fchifare,& mafsimo fé i nodi faranno fpefli & aggruppati in vn monte. Quella parte del legno che e più vicina alla midol- lari piallerà ; accio che nella opera ella ftia difopra ; ma quella parte che deb be Ilare difotto, piallifene folamente per la fuperficie, nulla altro che la feor- io za ; & di quella quafi, o niente, o vero quanto fene pub manco . Ma in qua-
lunche de lati, che per il trauerfo vi fia difetto alcuno ; ponlo in modo, che egli flia difopra ; fé per auentura per il lungo della traue fuile alcuno feiTo,n5 lo mettere mai dagli lati, ma ponlo, o di fopra,o più follo difotto. Se tu hai per forte a bucarne aIcuna,o a farui intaccature, non la forare mai nel mezo; ij & non fendere mai la fuperfìcie difotto. Et fé come vfarono nelle chiefe fi
porranno le traui a due a due ; lafcerai infra loro fpatii di alquante dita, me- diante i quali le efalino, acccio che non fi guadino ribaldando l'unalaltrajóc farà molto vtile,ad ogni coppia,porre effe traui alcótrario luna dell'altra; ac- cioche le tefte di amendue non fileno fopra vn' mede/Imo pofare, ma doue jo luna ha la tefla,habbia l'altra inquel' luogo il piede.Impero che,in queflo mo
do,con la fortezza della tefla,fi fouerrà fcambieuolmente alla debolezza del piede. Etbifognache effe traui fieno parenti, cioè duna medefima forte di legnami,& di vna medefima felua crefeiute, & efpolte fé glie pofsibile à la me defima regione del Cielo : Stagliate in vn'medefimogiorno : Accioche co j5 vguali forze di natura,faccino vguale officio. Fa che le porte delle Traina-
no ben' fpianate.talméte che qual' fé l'una,fia falda & fermiflima; guardati nel porre delle traui, che il legname non tocchi punto di calcina; & lafciali intor no intorno fpiragli liberi & aperti, accio che non fi guafli per efier' rocco da cofa alcuna,o rinchiufo s'infracidi. Per letto delle traui.diftendiui fono o la |
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jr%+*:i l*r ^f^''''^*-
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felce nerba molto alida ; o carboni ; o morchia più tolto co Sanfa. Ma fé gli
Alberi faranno in modo corti, che tu non polla d Wfolo troncone fare vna traue d un pezzo, commetterane infieme più d una, talmente che habbino in loro maggiore forza : cioè che la linea difopra della anneflata traue,non pofl fa per aggrauamento di pefo mai diuentare minore. Et per l'oppofito la linea difotto,non polla diuentar' più lunga : Ma flia quafi come vna corda,con ner |
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neruofo legamento a fermar' gii adattati tronchi.ch* fi Spingono con le tefte
l'uno contro 1 altro, |
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Le piane poi, & tutto il redo del legname, farà lodato & approuato dalla
iincerità & dalla laidezza delle Traui : Perciò che e' fi fa di Traui fegatc. No penfano che le afsi di legnami troppo ferrati fieno comode; perciò che quan do le cominceranno à torcerfi, gitteranno via,i chiodi,& le afsi fottili, & maf fimo nelle impalcature, che hanno aftar'allo fcoperto,vogliono,che fi confic M chino con chiodi doppiamente,cani quali fi fermino i cantij mezi,& i lati Io ro. Vogliono che gli Aguti, che hanno a reggere pefi per il trauerfo, fi facci- no affai grofsi ; Ma non biafimano gli altri fé faranno fottili, magli vogliono Ama, cU>rii& piu lunghi, & con il capo più largo . Gli Aguti di Bronzo allo fcoperto,& al- lo humido, durano grandifsimo tempo ; cjue'di ferro nelle opere al coper- J° ito, & allo afeiutto truouo io che hanno piu neruo . Doue fia fi fatto il coftu- me fi fono dilettati di fermare le impalcature con perni di legno. Et quelle cofe che noi riabbiamo dette delle impalcature di legname/i debbono anco- ra ofleruare nelle traui di pietra . Impero che quelle vene, & que'difetti che fono per il trauerfo fi debbono lafciare Mare, per lo vfo delle traui, per fare le J* colonne : O fé e' faranno difetti non molto grandi & leggieri, i lati della pie- traie quali appariranno ; quando fi metteranno in opera, fi riuolteranno al l'infufo . Le Vene, che vanno per lo lungo, in quaf tu ti voglia traui, firanno piu tollerabili,che quelle che vanno per il trauerfo . Le tauole o afsi di Pietra ancora fi per altri conti,fi per amore della grauezza loro,no fi debbono por- 4° re troppo groiTe. Finalmente le Afsi, i Correnti, o le Traui, che fi mettono nelle Impalcature, o di legno o di pietra j non fi debbono metter' ne in modo fottili, ne in modo rare, che elle non fieno badanti à reggere & fé ftcile, & gli altri pefi : Et per l'oppofito, non anco tanto groiTe, ne tanto l'una fotto l'altra, che le faccino l'opera men' bella, & disforme ; Ma della forma & grafia della opera
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LIBRO TERZO. 8e
opera ne diremo altroue. Et per tanto delle Impalcature di lince diritte
fia detto a baflanza. Se già non ci manca, che io ti auucrtifca di quello certo che io penfo fi debba in ogni opera offeruare. Hanno confideratoi Fifici,chela Natura nel'f ormar'i corpi degli animali, vsò talmente di fi- 5 nire l'opere Tue, che ella non volfe mai che le offa in alcuno luogo fufsino
lontane, o {eparate dalle altre offa, cofi noi ancora appiccheremo le offa alle offa, & con ncrui& legature le confermeremo beniflìmo : accioche l'ordi- ne & il collegamento delle offa, fia quello folo, mediante il quale fé bene vi mancaffino le altre cofe, rimanga l'opera quafi come finita, con le fue mero- bra & fortezze.
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'Delle Impalcature 0 Tetti di linee torte ; degli circhi, & loro dijferentia,& del modo
delfarli& del mettere infume le pietre degli ^rebi. Qif, X11L VEgnamjo a parlare delle Impalcature di linee torte, & quelle certamen-
te confidereremoje quali in tutti i loro affari,corrifpondono picnamen te alle impalcature di linee diritte. Il Palco di linee torte Io fanno gli archi,& noi dicemmo che l'arco era vna traue piegata, Intracorronci ancora in que- »o fio luogo legamenti, & ci fi aggiungono cofe da riempiere i Voti,ma io vor-
rei effere intefo più apertamente nel dire,che colà fia effo arco, & di che par- ti e' fia comporto. Imperochc io penfo che gli huomini imparaffino a gitta- re gli Archi da queflo . Ciò è che e' vedefsino che due Traui aggiuntatefl in- fieme con le tede, & allargatefi di piedi da baffo in diuerfe parti, fi poteuano *5 per la loro anneflatura,& per i pari pefi, fermare luna contro l'altra commo
damente; piacque loro quella tale inuentione,& con queflo modo,comincia rono a porre i tetti,che piouefsino in diuerfe parti. Doppo queflo non poten do per auentura coprire,come forfè harebbono voluto,vnofpazzo maggio- re,per non hauer' traui tanto lunghe,pofono infra le tciìe de le Traui,nel me 30 zo,vn' legno a trauerfo difopra, talmente che elle fuffero quafi come appref-
fo de Greci e la lettera p, & quelIo,che e1 vi meffono chiamarono forfè Co - nio ; fuccedendo da queflo la cofa bene, multiplicatiui conii, {guardando la fatta effigie di cofi fatto arco,fatisfece lororEt trasferendo la medefima rego la di fare tali archi,nelle opere di pietra,aggiugnendoui fempre Conii, com- 6 pofono l'arco intero; talmente che e' bifogna confeffare che effo arco,fia fat-
to del congiugnimento di più conii infieme ; alcuni de quali Hanno dabaffo con la tcflà fotto farco,& fi chiamano le moffe de gli archi ; alcuno flando fo pra nel mezo,fi chiama il ferraglio ; gli altri da i fianchi, finifeono il redo del l'arco a guifa di coflole.Nc fia fuori di propoli to,il raccontare dinuouo quel 40 le cofe,che nel primo libro dicemmo. Gli Archi infra di loro fono differen-
ti , impero che egli e l'arco intero,il quale e fatto d'un'mezzo cerchio, la cor da del quale (\ dirizza per il centro del cerchio,Enne ancora vn5 altro,che tie ne più di traue che di arco, & lo chiamiamo minore di mezzo cerchio ; per- che egli non e vn' intero mezo cerchio ; ma è vna certa determinata parte mi |
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DELLA ARCHITETTVRA
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norc di effo ; la corda del quale è fopra il centro, & da quello lontana . Ecci
ancora l'arco compoflo,da alcuni chiamato angulare, & da alcuni chiamato arco compofto di duoi archi minori del mezo cerchio ; & ha nella fua corda duoi centri di due piegate linee,che s'interfecano l'una l'altra fcambieuolmé- te, Che l'arco intero ila il più fermiamo di tutti gli altri., oltre a che il fatto % da per fé fteffo lo manifefWi pruoua ancora per ragioni,& argomenti. Et io non veggo in che modo,egli fi poffa fpontanamente diffoluere; fé già l'un'Co nio non è fpinto dell'altro ; dalla qual' villania,fon' tanto lontani,che in cam- bio di difaiutarii,piu predo porgono aiuto l'uno a l'altro. Ma che più? quan- do e' cominciaflero a volere ciò fare egli e vietato loro dalla Natura de pefi ><> a quali o elTi ftano fotto,o de quali e' fono ripieni. Di qui è quel detto di Var rone.che dice,che nelle opere fatte in volta non fi reggono manco le cofe da deflrà, mediante le da fmiftra, che fi faccino le finiftre mediante le dalla de- flra. Et quefto fi può vedere,impero che il Conio fuperiore del mezo,il qua le feruirà Iblo, per ferraglio, In che modo potrà egli mai fccaciar'via , i Co- i$ nii de gli lati ? o quando potrà egli premuto da quelli ftefsi,effer' mai fcaccia- to del Tuo già prefo luogo ? & quei Conii,che per fpalle da lati gli fono vicini, per il giudo contrapefo impodoli daranno facilmente fermi nello officio lo- ro ; Vltimamente i Conii che daranno fotto ad amendue le tede dell'arco,co me fi potrano efsi muouer',facccndo gli officii loro,quelh che gli fono fopra? «> adunque non habbiamo bifbgno di corde ne gli archi interi,difendédofi per loro medefimi ; ma ne gli archi meno che interi,habbiamo bifogno d'una ca- tena di ferro, o gli affortifichiamo di mura di qua & di là, che habbino forza di corda,& defideriamo che effe mura fi tirino tanto lunghe, che in effe il pof fa reintegrare l'arco minore che l'intero, infino alla fua integrità. Ilchevfa- %% rono fempre fare gli Architettori antichi,& doue e' poterono reintegrarono ne fianchi delle mura tutti gli archi fcemi. Oltre à che egli ofTeruarono dili- gentemente,doue haueuano la occafione,di tirare gli archi fcemi fopra di di- ritte traui ; & fopra de gli archi non interi, vfarono di tirare archi interi, che porgeiTero aiuto à non interi che gli haueuano di fotto, & intraprédefsino le jo moledie de pefi. ApprefTo de gli Antichi non fi veggono archi compodi; fo no alcuni che dicono che egli è bene vfarli ne vani delle Torri ; accio che quafi come Prue,fendino i troppo grauifsimi pefi,poftili fopra ; ancor che fi- mili archi compodi,fon' più predo confermati, che opprefsi da Umili pefi pò itili addoffo. Io vorrei che le Pietre,delle quali io haueffe a fare vno arco,fuf J5 fero d'un' larghifsimo,& grandifsimo faffo,quato più fi puote maggiore; Im- pero che la parte di qualunche corpo, che e creata, & infieme vnitadala Natura, e meno refolubile, che quella', che da le mani de gli huomini e infie- me ammaflata, o congiunta. Et bifogna che le Pietre con la faccia con la grandezza,& con il pefo,& con fimile cofe,fiano fcambieuolmente vguali co 4« me biìanciate,& da dertra & da fmidra. Se tu harai à fare vna loggia & tirare fopra.i Vani infra cotinouate colonne,da effe, o da capitelli più archi; fa che le moffe de gli archi,fopra le quali gli duoi,o più archi fi debbono pofare,no fieno di duoi pezzi, o di quanti faranno gli archi; ma d'un'pezzo folo ; & fia del
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LIBRO TERZO. 87
del tutto intero, che tenga infieme le tette di tutti gli Archi. Ma le feconde
pietre ad arco, che a canto à quefte il innalzano, fé faranno di pietre grandi, auuertifci che amendue accortine* le reni Futi* ali altra con linea a filo. Le Terze pietre ad arco, che anderanno fopra à quefte feconde, adattale come nelle mura ti infegnammo con lo archipenzolo, con pari commettitura, in modo che feruino ad amenduoi gli archi,& con laprefa loro /ferrino le pie- tre ad arco di amenduoi gli lati. Fa che per tutto lo arco gli accoramenti, & i ferramenti delle congiunture fi dirizzino al fuo centro. |
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Gli Intelligenti vfarono di porre Tempre il ferraglió di vna fola pietra intc
ra & molto grande ; & fé la groiTezza del muro farà talmente grande,che tu non vi polla porre vn' fimile ferraglió d'un'pezzo, quella tal' muraglia final- mente comincierà ad eflerenon vno arco, ma più tofto vna volta, la quale $ noi chiameremo a meza botte . Qje le ìoltefeno di yarìe fòrti,& in ^uet che le peno differenti fra leroj con che lìnee le fi
JìUbili]rctiinoj&tjttdl Jìailmodo dello allentarle. Qtp. XIIII. 19 \ 7 Ani fono i modi delle volte, & e bene andare inueftigando in quel' che
V le fieno differenti, & di che linee le fi faccino ; e' mi bifognerà, formare * nuoui nomi, accio che io fia in quelli miei libri fi come io deliberale^ facileóc aperto.Ne mi è nafeofo che Ennio Poeta, chiamò il cerchio delCielo, Vol- ta grandifsima ; & Seruio chiamo Cauerne le Volte fatte a guifa di Carine ; * Ma io chieggio quella licentia, che e' fi tenga in quelli miei libri per ben' det-
te, tutte quelle cofe che attamente, & apertamente, &a propofito dette fi faranno. I modi delle volte fono quelli, a meza botte, a Ipigoli, & a cupola •tonde,& fé alcune altre ne fono, che fieno di alcuna determinata parte di que Ile. Quelle a cupola tonde, non fi pongono per loro natura mai,fe non fopra io mura, che fi alzino fopra dela pianta loro incerchio ; Le a {pigoli .fi pongono
fopra le piante quadrate; Le a meza botte fi pongono fopra piante di quat- tro angoli, fieno effe, o lunghe, o corte,fi come noi veggiamo ne portici fot* terra. Quella volta ancoraché farà fimile ad vn' monte traforatoci chiame- rà fimilmente a meza botte ; farà adunque quefto come fé tu accoftafsi vno t5 o più archi infieme, l'unoa canto all'altro ; o come fé tu diftendeflì molto, o
allargafsi del tutto,la larghezza d'una piegata traue. Per il che auerrà che fo- pra il capo ci darà per coperta vn' muro piegato. Ma fé a quella taf volta a botte forfè tirata da Settentrione a mezo di, fene attrauerlèrà vn'altra tirata da Leuante a Ponente, & la interfegherà con pari linee,chè a guifa di piegate j*> corna concorreranno ne gli angoli,quefta chiameremo noi Crociera, Ma fé
più archi , & vguali fi interfecheranno fcambieuolmente nel punto del mezo "dellafommita, faranno vna volta fimile al Cielo,& pero ci e piaciuto chia- marla a cùpola perfetta. Quelle Volte,che fon'fatte diparti di queile,fono di quella maniera, fé la natura co diritta diuifione & a piombo diuiderà il mezo 35 cerchio del Cielo in due parti dallo Oriente allo Occidente; ella ti farà due
volte,le quali certo co i Vani a vfo di Zane ti feruiranno per tetto. Ma fé dal- lo angulo di Oriente,allo angolo di mezo di ; & da quello di mezo di, a quel lo di Occidente; & da quefto a quello di Settentrione; & da quefto ritornan do al primo d'Oriente ; la Natura con pari ragioni renderà il Ciclo interrot- to to,& mutilato ; ellalafcerà alhora vna volta nel mezo,la qual' noi a fimilitudi ine d'un velo gonfiato chiameremo vna cupola a vela. Ma quella volta doue concorrino infieme più parti di .volte a meza botte, fi come noi veggiamo «che fi fa fopra le piante di fei & d'otto fàccié* la chiameremo Tribuna a fpie- -chi. Nel fare delle volte fi ofleruerà la medefima regola, che nel fare delle : mura ; rileuerànqolfi gli oflami interi infino alla fommità della volta, difuie h iii
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50 DELLA ARCHITETTVRÀ
offa delle mura : Et fecondo la regola di quelle, fi tireranno quelle altre offa
in quello luogo, & infra loro faranno alquanto lontane di certa determinata parte, Ma da offa ad offa fi tireranno legature, & fi riempieranno i vani del mezo. Sono certo le volte in quello differéti dalle mura, che nelle mura,tutte le pietre, & i filari fi compongono, & ammaliano infieme dirittamente à filo f fecondo la fquadra & l'archipenzolo; Ma nelle volte i filari fi tirono con linea torta, & le commettiture delle pietre fi dirizzano tutte al centro del loro ar- co . Gli x\ntichi non vfarono quali mai in luogo alcuno, fare gli oliami d'al- tro che di mattoni cotti ; & gli faceuano il più delle volte liighi di duoi piedi, & ci auertifcono che fi finifchino i ripieni delle volte di pietre Ieggierifsime ; ■• accio che no fieno le mura per quefto dal troppo gran pefo affaticate. Io mé- te di meno ho confiderato, che alcuni coflumarono di non tirare femprc o£- fami, faldifsimi per tutto ; ma in cambio di offa, hauerui meffi hor' qua hor* là, mattoninoli le tede congiunti l'uno a l'altro a pettine ; come fé alcuno con le dita della mano deflxa,flrigneffe intraprendédo le dita della finiflra; & vfa- i$ rono di riempiere gli intramezi di pezzami ragunaticci, & maffime di tufi; la quaf forte di pietra, e fecondo il dire di tutti, per fare le volte la più como- da. Ma a volere fare,o Archi,o Volte,habbiamo bifogno di armarle. Le Ar- madure fono certe centine, fatte cofi alla roza di affi,& come per breue tem- po ; fopra delle quali fi pongono per pelle, o fcorza graticci, o canne,o fimili *» altre cofe vili ; per reggere l'ammaffaméto della volta, tanto che la habbia fat -ta la prefa. Niente dimeno infra le volre,ne è vna,la quale fola,nó ha bifogno d'armadura ; & quella é la Tribuna tonda ; conciofia che ella non fia fatta (o~ lamente di archi,ma di andari come cornici. Et chi potrà raccontare o pen •fare già mai,quanto l'uno & l'altro ài efsi ( che fono innumerabili ) che fi acco « ftano IW a l'altro, & fi interfecano ad angoli pari, & non pari ; quanto dico, fieno commodi ? Di maniera, che in quai' fi voglia luogo di tutta la volta,che tu metterai vna fimil pietra,o mattone,tu conofcerai hauerui meffo vn'ferra- glio di più archi, & di più cornici infieme; & chi murerà l'una cornice fopra 1 altra,o vn' arco fopra l'altro,quando bene voleffe rouinarejdonde comince- jo ra egli ? andado tutte le pietre ad arco maffimamente con le loro linee ad vn' centro,con vguali forze & aggrauamento. De la {labilità di quefla volta,cer ti de gli antichi fene fidarono tato,che egli meffono folamente cornici fempli ci di mattoni,in alcuni determinati piedi,&finirono il reflo della volta di pez zamì pofliui fenza ordine. Ma io lodo molto più coloro, i quali in fare tali $5 opere,proccurarono che co quella arte che le pietre fi collegano nelle mura, con quella medefima ancora in quefli lauori le cornici di fotto, fi collegllino con le cornici di fopra vicine : & gli archi ancora fi colleghino in moltiffimi luoghi, & maffimo fé non vi farà gran copia di Rena di caua, o fé la muraglia fi porrà efpoffa a venti Marini,o Auffrali. Potrai ancora volgere fenza alcu- 4« na àrmadura la Tribuna a {picchi ; purché tu volga détro nella fuà fleffa grof ièzza vna cupola a mezo cerchio perfetto. Ma qui hai tu bifogno grandifsi- mamente di tegature,con le quali tu leghi ffrettiffimamente, le parti più debo li di effa, alle parti flabiliffime di quefta. Ma ti bifognerà niente dimeno ha- uer' meffo fotto l'uno, o fotto i più filari di pietra, che tu harai murati, alcune fpranghe,
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LIBRO TERZO. 51
fprangbe,o perni non graui ,* a quali, poi che i fatti filari haranno fatto la pre-
fa, tu accomandi tanto di armadura, che fia badante a foftenere i filari, che vi fi debbono porre fopra,di altezza di alquanti piedi,infino a tanto, che effi fac cino la prefa. Et dipoi quando quelli filari haranno fatto la prefa, potrai tra- * fporre,quefti ordigni o aiuti della armadura, in tutti gli altri filaria fornire le
parti di fopra,fino a tanto che tu finifca l'opera del tutto. L'altre volte, quelle a fpigoli,& fimilmente quelle a botte, é di necefsità, che fi tirino con qualche armadura, poftaui fotto ; ma io vorrei che i primi filari, & le tette de loro ar- chi,fi piantafsino fopra faldifsime fedie. Ne mi piacciono coloro, che innati w zi tratto tirano in alto tutte le mura,lafciando folamente murati, i peducci de
capitelli, fopra de quali dipoi a certo tempo gettino le volte ; opera che è ve- ramente debole,& che non dura. Per il che le faranno a mio modo,gettera- no quette volte infieme co 1 filari delle mura,alle quali le fi appoggiano vgual mente;accio che tal' lauoro con più ferme legature che è poffibi!e,diuenti co u me tutto dW pezzo. Ma i fianchi rimarti infra gli archi delle volte & il di-
ritto delle mura alle quali s'appoggiano chiamati da muratori le Cofcie delle vo!te,fi hanno a riempiere non di terra, o di calcinacci vecchi, ma più pretto di muraglia ordinaria & ftabile,collegata pur' di nuouo & da capo alle mura. Et mi piacciono coloro, che per non caricare le volte, hanno meffe nelle co- io feie delle Volte,orcia feffe,& volte fozzopra, accio che no tenghino le humi ditati ; fé alcuna vi lène adunaffe ; & difopra vi hanno pofti pezzami di pietre non molto graui, ma fodi. Finalmente in ogni volta, fia ella come fi voglia» noi andremo imitando la Natura, la quale alhora che lacongiunfe l'offa al- l'offa , andò con nerui inteffendo le carni j attrauerfandole per tutto conlc- « gature,introdotteui per la lunghezza , per la larghczza,per ì'altezza,& circu
larmente . Io giudico che quefto artificio della Natura, fi debba da noi imi- tar nel commettere de le pietre, per fare le volte. Finite quette cofè,ci retta il coprirle ; cofa in tutta la Muraglia principalifsima, & non manco difficile, che neceffaria ; nel confeguirc della quale, & in darli perfettione, fi fono più ?° & più volte affaticati tutti gli huomini ; ponendoci ogni loro cura, & diligen
tia. Di quette cofe douiamo noi trattare,ma prima mi piace di inferirci quel- lo che principalmete s'appartiene all'opere in volta. Impcroche nel fare del- le volte,ci fono alcune differétieiCóciofia che quelli arcni,& quelle volte che hano armadura fotto per tutto ; e di necefsità finirle prefto,fenza intralafcia- J1 re mai il lauoro ; ma quelle che fi fanno fenza che habbino armadura per tut
to,bifogna intralafciare il lauoro quafi di filar' in filare,tato che i filari già fat- ti,faccino la prefa ; accioche le vlume parti foprapotte alle prime,che non ha no forfè fatta ben la prefa,nó rouinaffero. Et oltra di quetto alle volte arma- te per tutto, poi che elle fon ferrate con i loro ferragli, giouerà fùbito,per dt- *• re cofi,allentare i puntelli, fopra i quali fi pofano dette armadure. Et quefto,
non folamente accioche le pietre adarcocommeffefrefeamente nelaopc- ra,non nuotinone letti,che hanno fotto, & nello intrifo della calcina ; ma ac- cio che calando ancora tutta la volta; ella tutta fi ferri infieme contrapefato il pefo per tutto,& che ella fi ripofi fopra gìufta (cdc. Altrimenti il lauoro mc£ fo inheme,non fi farebbe ftretto come ricerca tale opera ; ma nel pofarfi poi |
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^2 DELLA ARCHITETTVRA
lafcerebbe feflure. Ef péro faccifi in quello modo,non fi leuino via afatto le
armadure,ma di di in di fi allentino a poco a poco; accio cbe nel leuarie inan zi tempo,non tene riufciffe l'opera cruda. Ma doppo alquanti giorni,fecon- do la grandezza dell'opera ; rallentala alquanto più, & cofi va feguitando,fi- no a tanto,che le pietre ad arco fi affettino per la volta infra di loro, & che lo 5 pera faccia prefa.U modo dello allentarle e quefto,quando tu harai pofta lar- madura fopra i capitelli ; o fopra quel' che più hara fatto per te ; poni primie raméte fotto le tefte delia armadura,biette di legno auzzate a guifa di conio; quando poi tu vorrai allentarla, caccierai con vii martello fuori appoco ap- poco effe biette, fenza pericolo; fin a quanto tu vorrai. Io finalmente deli- is bero^he le armadure non fi debbino leuare via afatto ; fino a paffatolinuer- no intero ; & quefto fi per altri rifpetti; fi ancora,accio che per il dilauare del le pioggie, l'opera fneruata, Si disfattaci non rouini, Ancor' che non fi pub fare maggiore vtilit^alle Volte,che dar' loro tanta acqua,che elle fene polli- no abbondantemente inzuppare ,$ che le non patifchino mai di fete; ma fia 11 ili loro detto àbaftanza. ! ,; ■ |
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, Velie Q>necm de Tetti > delU, lorA utilità, & delleforti de Tegoli, & della forma loro
& diììmttcheJtfaccino, -.■>■,] •. .,. . fef* XV <> tri "fi • ;"'-.— ."*■•- ■■■. ' ■ r.....r,v ■ ',.-- ■/. .'-,;-,■■■ ,- - • • * ì ,-^ * *■ '!• ! -' -"' tQ
ÌO. torno al coprire de Tetti ■ Certamente fé noi andremo ben'confideraii-
do,e' non é cofa alcuna in tutto vno edifìtio più vtile,che lo hauere vn'luo %o doue tu poffa rifuggire, a difenderti da rouéti Sdli,& dalle Tempèfte>che -cafcano dal Cielo l< Et che queflo benefitio ti fia eterno ? non tre fono cagio- ni le mura,non lo .(pazzo, non qual'altra cofa di quelle tu ti voglia ; ma prin- M dpalmente per quanto fi pub vedere Ja fola vkima fcorza del Tetto; la qua- le la induffria & l'arte de glinuominijfatto efperienzà d'ogni CQ;fa,non ha per ancora faputo trouare gagliarda & ballante contro le ingiurie de tempi, fe- condo che la necefsità della cofi ricerea. Ne io ho fede, che ella fi poffa tro- uare cofi facilmente. Imperoche conciofia che non folamente le pioggie,mà jo i diacci, & le gran' vampe, & i VentLpiu d'ogni altra cofa moleftì, non reflir -rio mai di danneggiarle in ogni luogo ; che cofa e quella, che poffa più hora- 'itìai in luogo alcuno fopportarc,i tanto contmoui, o più tofto crudeli inimi- ci ? Di qui nafee che alcune coperture, fubito fi infracidano ; & alcune fi dis- fanno,altre aggtauano troppo le mura, altre fi fendono,fi rompono ; altre fi *? dilauano ; di maniera che i metalli, per altro conto inuitti contrp le ingiurie delle tempefle, non poffono in quefli luoghi durare contro le tante fpeffe of- -fenfioni. Ma gli huomini non li faccendo beffe delle cofe, che e' potevano -hauere abbondantemente fecondo la Natura delluogo ; prouedderoaliane .ceffità il più che poterono; & di qui nacquero vani modi di coprire gli edifi- 40 tii. Dice Vitruuio che que' di Pirgo copriuano gli edifitii con Canne ; & que'di Marfilia còri terra battuta & rimenata con paglie. I Telofagi appreffo de Garamanti (come dice Plinio) cuoprono le fuperficie de Tetti di cortec- ce.Gradiffima parte della Magna vfa afficelle. In Fiandra & nellaPiccardia, ifegano in effe la Pietra bianca,piu facilmete che il legno ; la quale adoperano 1 ; i * ■ /! in |
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LIBRO TERZO. «^
in cambio d'embrici, I Genouefi & i Tofcani adoperano nel coprire le cafe,
laftre Ipiccate da fcagliofe Pietre. Altri hanno efperimétati gli fmalti de quali parleremo di poi.Fatta finalmente efperientia d'ogni cofa,non trouarono pe rò mai gli ingegni o rinduftrie de gli huomini; cofapiu commoda che gli 1 Embrici di Terra cotta.Impero che i lauori di fmalti, per le brinate diuenta-
no fcabrofi,fi fendono,& fi rouinano.il Piombo dagli ardori del Sole fi lique fa. Il Rame fé e Ti pone groffo,cofta affai ; fé egli è fottile e alterato da Venti, & dalla ruggine fatto fottile, fi guada, Dicono che vn' certo Grinia di Ci^ pro.figliuolo d'un' contadino fu il primo che trouò il fare i Tegoli,i quali fo- ie no di due forti,l'uno è largo & piano; largo vn'piede & lungo tre quarti di braccio con fponde ritte di qua & di là fecondo la nona parte della fua lar- ghezza,che fi chiama Embrice,L'altro è tondo & fimile a gli ftinieri da arma re le gamberetto Tegolino,amenduoi più larghi donde hanno a riceuere le acque,& più ftretti donde le hanno a verfare. Ma gli Embrici piani cioè le «> Gronde fono più commode, pur che le fi congiunghino l'una appo l'altra a
filo,& conl'archipenzòlo che le non pendino da alcuno de lati, & chele non rimanghino in alcun'luogo come catini,o in alcun'altro come poggiuo- li rileuati ; accioche non vi fia a trauerfo cofa alcuna, che impedifea l'acqua nel corfo,& che non vi fia intralafci'ata Cofa alcuna non coperta. Se la fuper- »o ficic del tetto farà grandiffima, ricerca Embrici maggiori; accioche e'non
trabocchino, non fendo fufficienti a riceuere le gore delle pioggie. Io vor- rei accioche i furiofi Venti non portino via i Tegoli,che e'fi fermafsino tut? ti con calcina & maffimo ne gli edititi publici : Percioche nelli edifitii priua* ti,bafterà fermare contro la furia de Vcnrije Gronde;oltré a che fé e'fi gua- a< fUffero,piu facilmente fi racconciano douee'fanno danno. Quefl:o per al-
tro commodiffimarciente fi farà in queflo modo, conciona che fé ne Tetti di legname in cambio di Affi, fi metteranno per la lunghezza de correnti pia- nelle di Terra cotta ; con geffo ;•& fi difenderanno fopra le dette pianelle gli embrici, fermandoli con calcina ; queflo Jauoro farà ficuriffimo contro a jo fuochi ;& abifognidegli habitatori accommodatiffimo;& farà di mino*-
re fpefa, fé in cambio di pianelle, vi metterai canna greca , & la fermerai con calcina. lo non vorrei che tu adoperaffi gli embrici, & manìmó quelli, che tu vuoi mettere a calcina nelli edifitii publici ; fé e' nò fuffero flati prima duói anni a fopportare i diacci, & i Soli : Percioche fé e' vi fi porranno che e'noti j* fieno fufficienti, non fi leueranno di tale muraglia fenza fpefa non,piccola * :
Souuiemmi che io racconti quel' che io ho letto in Diodoro Iftorico dece* lebrati orti di Siria in palco ; inuentione nuoua, & nondifutile , Percioche fopra le traui, vi pofono canne impiaflrate di Asfalto ; & fopra vi meffono duoi fuoli di mattoni cotti, 1W fopra l'altro, fermi con geffo ; nel terzo luo* 40 go vi meffono Embrici di piombo in modo fatti, & congiunti infleme>che a
primi mattoni non poteua penetrare già mai humidità alcuna. |
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94 DELLA ÀRCHI.TETTVRA
&e Patimenti fecondo toppenione di "Plinio & di Vitruuio, & fecondo hpere delti
antichi ; & (\uali fieno i Tempi buoni,per cominciare &* terminare le
variefortidelle oper<z_j. (af, XVI,
TRatteremo bora delli fmalti, i quali fono ancora della naéra de tetti. 5
Di quelli alcuni ne fono allo fcoperto ; alcuni ne fono df trauate ; & al- cuni no ; amenduoi bifognacbe habbinovn piano finito, tirato fecondo le . fue linee, fopra il quale fi ponghino. Quelle fuperficie che faranno allo fco- perto,bifogna che fi rileuino in modo,che almeno a ogni dieci piedi, habbi- no di pendio due dita;& onde l'acque pollino fcolandofi,raccorfi nelle Citer .» ne,o nelle fogne. A quefte fogne le elle non fi potranno mandarlo in mare o in fiumi, caua loro pozzi in luoghi commodi, infino che tu truoui l'acqua viua, & riempi intorno la foffadi ciottoli. Et fé finalmente non potrai fare quello, dicono che fi faccino folle capaci, & vi fi mettino carboni, dipoi fi riempino di Sabbione,che fi fucceranno, & inghiottiranno la fuperfluità del 15 lo humore . Vltimamente fé il piano farà fatto di materia ragunaticcia, fi mazzanghereràaccuratifsimamente;& vi fi difenderanno fopra pezzuoli di falfyaflbdandoli con la Mazzeranga. Ma le il piano harà fotto, la impalca tura, alhora fi attrauerfi con vn' altra impalcatura di Alle ; & poi vi fi metti- lo i pez2Uoli de Mi alti vn' piede, & fi battine, & s'afiodino con la mazze- "> tanga. Et fono alcuni,che perifano che fotto i pezzuoli de falli, fi debbino di- fendere gineflre & felci ; acciochejl legname non fi guafli tocco dalla calci- na .Se i pezzuoli de falli faranno nuoui, alle tre parti diafene vna di calcina; fé faranno vècchi,aggiunghifi alle cinque parti, due ; & cofi mefcolato fi fac- cia diuenire férrato,con batterlo eccellentemente con bafloni. Sopra quelli M s'aggiunga vna poltigliagrofiàfei didd,di terra cotta trita,che alle tre fue par ti,&mefcoiafa vna^atte di calcica. Vltimamente ponghinuifi fopra,oam- mattonati in cerchio,© altri mattoni cóttnafpinapefce ; o vero mezane a fila & fecóndo il rególo.Sara il lauoro più fairo,fé infra la materia battuta, & la poltìglia , fi congiugneranno infieme embrici & tegoli con calcina rimenata J° tòri olio.Gli fmalti,che non hanno aliare allo fcoperto,perche fon' molto lo datife fono aridi, & lecchi v Varrone comanda che fi faccino in quello trio- *do-i Cauifi duoi piedi di Terrenoic^mazzeraghifi molto bene,&pongauifi fot>ra,o vn* fuolo di falTolini,o di mattonami ; lafcinuifi sfogatoi^oqde l'homo re polla diftillarfi per i fuoi canali, mettinuifi fopra de Carboni * &>fp'iaìnati & a pcfti bene i pongauifi fopra vn' luolb groilb di mezo fie4e, quafi cotttevni diacciata meicolaadi fabbione, calcina,& cenere; Quelle cole che infino a qui habbiamó détte » le riabbiamo tolte da Plinio ; Et principalmenteda'Vi* tfuùio . Racconteremo per laduenirefcjuelle, che io confomma cura,'& dili- £éutia ho raccolte circa gli fmalti vdainedifitii delli Antichi ; da quali io con 4° fello hauere imparate molto più cofe^che da gli fcrittori ^ Et comincier&dal la corteccia di fopra, la quale e molto difficile, a fare che ella non fi guafli, o nò fi fenda:Percioche effendo ella pregna di humore,diueta humida; Tocca poi dal Sole,& da Veti aduiene che ella in pelle in pelle fi rifecchijper la qual' cofa,come dell'altra creta molle veggiamo,che aduiene, fi riflrigne la feorza di fopra,
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di fopra, & apre feffurc che non fi poffono rimediare; perciò che quelle par-
ti,che faranno diuentate aride,non fi rirtringono infieme per arte alcuna,& le parti humide cedono facilmente & vanno dietro a chi le tira. Io veggo che gli Antichi pofono le vltime corteccie,o di Terra cotta,o di pietra,& i Tego * li veramente doue non fi vadia fu con i piedi, ho io vidi porti larghi per ogni
verfo tre quarti di braccio congiunti con calcina rimenata con olio. Et il veg gono Mattoncini minuti,groiTi vn'dito,Iarghi duoi, & lunghi quattro ; com- meffi per illato a fpinapefce. Poffonfi vedere in molti luoghi laflricati di pie- tre,fatti di tauole di Marmo grandinarne, & di fegate in più minuti pezzi, & io di quadretti. Oltra di queflo fi veggono ammattonati o {malti antichi, fatti
d'una fola materia ; ciò e calcina,rena,& matton' pefto,mefcolato per quanto io pollo conietturare per terzo. Io ho trouato che querti fmalti,fono più fer- mi,& più fortijfe vi fi aggiugne la quarta parte di Treuertino perto . Sono al- cuni,che lodano grandiffimamente per fare tal lauoro la poluere di Pozzuo- '? lo,che e' chiamano Rapillo.Gli fmalti, che di vna fola materia fono compo-
rti,bifogna efperimentarli con batterli fpeflìffimo ; & che con il batterli fpef- fo e* il guadagnino l'un di più che l'altro, & lo effere ferrati & la durezza loro tal' che fieno quafi più duri che la pietra.Et e chiaro,che fé tali fmalti fi bagna no con lauatura di calcina, & con olio di lino ; acquirtano vna durezza fimi- io le al vetro, & che non è mai confumata dalle tempefte. La calcina rimenata con olio, dicono che ne gli ammattonati non riceue mai cola alcuna nociua. Sotto lo ammattonato^ fmalto io veggo efferui porta materia di calcina, & di pezzuoli di mattoni minuti,& rotti ; groffa due,o vero tre dita, Sotto que fta, il truoua quafi come vn' ripieno, parte di pezzami di mattoni ; parte di »< fcaglie di pietra, come quelle, che gli fcarpellini leuano con le fubbie ; & la
groffezza di quella, è quafi di vn' piede. Altroue infra quella di fopra & que- fta,trouo efferui dirtefi pezzami di mattoni cotti ; vìtimamènte nel più baffo luogo,fi truouano faffi non più groffi che vn" pugno. Veggonfi ne fiumi Saffi che fi chiamano mafchi,come fono quelli,che fono tondi, che tengono di fe- jo lice,& di Vetrina, che fubito fuori dell'acqua fi feccano.,ma il matton' cotto,
& il Tufo, & fimili riferbano Inumidita gran tempo. Perla qual'eofa fono molti,che affermano che la humidità, che efee della Terra ; non penetrerrà mai alle corteccie dello ammattonato, che harà fotto vn' fuolo di tale Saffo. Habbiamo vifto ancora chi fopra piccoli Pilaftri di tre quarti adattati fopra ss il fuolo del Terreno,con ordine quadratola vfato di por'tegoli di terra cot-
ta,con i quali feciono l'ammattonato o fmalto che noi habbiamo detto. Ma queffa forte di fmalto s'afpetta principalmente a Bagni ; de quali diremo a luogo loro. Godono gli ammattonati della humidità,& della aria numida, mentre che e' fi fanno ; & ne luoghi ombrofi, & numidi, fi mantengono più 40 fermi,& più interi; & a gli ammattonati nuocono principalméte la infermità
del Terreno ; & vna fubita difeccatione.Percioche fi come piouuto & ripio- uuto più volte, la terra alla Campagna fi riferra, cofi i pauimenti inhumiditi abbondantemente,diuentano di vna fola & falda durezza fimile al ferro.Do uè il pauimento habbia a riceuere Tacque che cafeano da le grondaie de Tet ti j bifogna farlo di pietre molto grandi,& molto faldejaccioche egli(per dir |
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cofi ) per la malignità delle continoue gocciole, che da alto impetuofamcnte
addotto gli cafcano ; non fia forato,© guado . Oltra quedo,il pauimento, che fopra legname,o impalcature fi didende ; bifogna hauer'cura che le offa, dal- le quali deue effer' fodenuto,fieno di forze gagliarde, & infra loro vguali. Il che quando cofi non fuffe < come fé gli aueniffe che alcun muro,o traue vi fuf * fé polla fotto, molto più gagliarda che l'altra ) Il pauimento in quel' luogo fi guaderebbe & fi fenderebbe : Imperoche non tenendo il legname fempre il fermo,ma mouendofi fecondo la varietà de tempi, che per li numidi ingrof- fa, & per li alidori fi rifecca & fi ridrigne, non e marauiglia fé per queda ca- gione , lo ammattonato fi fende, durando fatica, & cedendo al pefo le parti io più deboli. Di quedi fia detto a badanza. Ma io non vorrei pretermettere quel' che è molto a propofito; Imperoche altri tempi,altri annuali,& altra da gione & qualità d'aria/i afpetta al cauare de fondamenti,altra a riempierli;al tra ad alzare le mura;altra a fare le VQlte;& altra al mettere delle corteccie. Imperoche i fondamenti fi cauano commodiffimamente mentre che il Sole i* è in Leone, oc in efib Autunno, effendo terreno afeiutto : Ne impedendo le troppe acque le foffe. Molto accomodatamente ancora, fi riempiono certo nella primauera;& maffimo doue e' fono molto profondi:Percioche e fi farà no affai difefi dalli ardori della date, mediante il terreno che vi era poffo at- torno quafi come per difenfore; ma molto più commodamente fi riempie- *o ranno nel principio dello Inuerno ; pur' che quella tale Regione,non fia fotto il Polo,o in fimili luoghi,taldhe in vn'fubito egli habbino a diacciarui,piu prc fto che a fare la prefa. Le Mura ancora hanno in odio i caldi ecccffiui, & i freddi crudeli, & i fubiti diacci, & più che altro,il Vento Aquilone. Le Vol- te infino a tanto che habbino fatto la prefà,defiderano più che altra muraglia v ftagione vgualiffima, & téperatiffima. Le corteccie porremo noi a tépo mol to commodo, fé le porremo al nafeere delle delle chiamate Gallinelle ; & in que'giorni finalmente, che haranno foffiato affai & inhumidito i Venti Au- ftrali. Percioche fé non farà humido del tutto, ciò che fi harà a intonicare.o a imbiancarejnon vi fi attaccherà cofa.che vi fi metta,ma feffe & fpiccate Tu- p na da l'altra,cadranno, & faranno per la fcabrofità loro, il lauoro men' bello. Ma delle corteccie,& delli Imbiancamenti, più diffufamente ne tratteremo a luogo loro. Hora hauendo finiti i modi delle cofe,che fi doueuano dire,paf (iamo allaconfidcratione delle altre cofe,piu didimamente. Et primieramen te, tratteremo di quante forti & varietà fieno gli edifitii, & di quello, che a 3* flual'fiè f uno fi afpetti, Dipoi de gli ornamenti de gli edifitii. Vltimamente difeorreremo come fi poffino rimediare i loro difetti, che auuenuti li fono, per colpa del Macftró,o per ingiuria de Tempi. |
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DI LEONBATISTA ALBERTI
LIBRO QVARTO. DELLE OPERE VNIVERSALI.
(he gli edifitiì, ofieno fitti fatti per la necefitta della Vita, oper ? opportunità de Info-
gni, oper dilettatione de Tempi ; Filmo non dimeno ordinati 3 per cagione degli buomini. Della uaria diuifìone delle Repub. apprejjò diuer/e nationi3 che thuomoper la ragione ,&• per la cognitione che ha delle ^rti, è differente dalle bejìie3per il che fi di/cerne dìffèrentia, & diuerfitàj in/ragli huomini, <<rparimente infra gli Edifitii. Cap. I, G LI e cofa manifefta,che gli Edifitii fono (lati fatti per
cagione de gli huomini : Perciò che fé noi andremo bé confederando, gli huomini incominciarono a fare vna opera,mediate la quale difendefsino loro ftefsi,& le co fé loro da tutte le male qualità de Tempi. Àttefero ài poi ancora, che, non folamente quelle cofe,che funere» neceffarie alla falute loro : Ma che tutte quelle ancora, che giouaffero a quaf il voglino efpedite commoditati, non il lafciaffero in maniera alcuna in dietro. Oltra quefto auuertiti & allet- tati in modo da la opportunità delle cofe, vennero a quello, che eglino anda- rono efaminando,di fare gli edifitiì di maniera, che con efsi potefsino adem- *i pier' i loro diletti,& i loro piaceri. Et qucfto coftumarono 1W di più che l'ai tro ; in modo che fé alcuno diceffe cofi ; ciò è che gli Edifitii fufTero flati fat- ti,alcuni per la necefsità della Vita,alcunì per la opportunità de bifbgni,& al- cuni per i diletti de gli huomini,fecondo i tempi ; forfè direbbe il vero,& be~ ne . Ma quando noi andiamo guardando per tutto,la grande abbondanza 8i J° varietà delli edifitii,facilmente cognofciamo, che tutti gli edifitiì non fblame te fono flati fatti per quefti bifogni ; o preparati più per quefta cagione, che per quella altra ; ma ci auueggiamo, che le varietà & le tante forti loro.fono principalmente nate da la varietà de gli huomini . Dimodoché fé noi vor- remo diligentemente efaminare ; fi come ordinammo le forti loro,& le parti » di efsi ; douiamo farci,& incominciare ogni noftrainueftigatione da quello; cioè che noi douiamo primieramente confiderare molto accuratamente. Le Nature de gli huomini ; & in quello che fieno differenti infra loro ; per ca- gione de quali fi fanno gli edifitii & per Tufo de quali, fi variano; accio che quindi riconofeiute tutte le cofe, fi tratti di loro più didimamente. Raccon- 40 tiamo adunque per quefla cagione, quei* che dello fcompartire la multitudì- ne delli huomini intendeffero i dottissimi antichi Fondatori delle Repub. & delle leggi. I quali con ftudio,cura,& diligentia, nel riefaminare & difeorrere fimili cofe,fi affaticarono acquiftando gradifsima lode delle cofe da loro tro- uate. Dice Plutarco che Tefeo diuife la Republica in huomini che creaffe- ro,& efponeffero le leggi Immane & diuine, & in altri che attédefiero ad efer- ì
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citii manuali. Solone diftribui i fuoi Cittadini,fecondo il modo & la quanti-
tà dell' E (timo, & delle ricchezze loro; in modo che chi non ricoglieua dalle fue poffefsioni trecento Staia, n5 era quali dalui annouerato infra, i fuoi Cit- tadini . Gli Ateniefi tennero nel primo luogo,quegh huominijche erano or- nati^ pieni di dottrinai dello vfo delle cofe ; & nel fecondo luogo,gli ora- s tori,& nell'ultimo gli Artigiani. Romulo fèparò dalla Plebe, i Caualieri,& i Patritii. Ma il Re Numma diuife la Plebe fecondo le Arti. In Francia era la Plebe quafi come ftiaua,glialtri dice Cefare che erano,o Soldati,o dediti al la Relligione,b à gii ftudii di fapienza,i quali fi chiamauono Druidi. Appref fo à Pantci,i primi erano,i Sacerdoti,i fecondi gli AgricuItori,& i Terzi era- io no i Soldati,con i quali erano i Paftori,& i guardiani de Beftiami. Gli Inghi- lefi fi diuidcuano in quattro ordini, i primi erano quelli de quali fi faceuano i Rc,gli altri i Sacerdoti ; nel Terzo luogo i Soldati ; & nell'ultimo la Plebe. Gli Egitth diedero,il primo grado a Sacerdotijil fecódo a Re,& aPrefetti;nel Terzo luogo pofero,i Soldati ; & la moltitudine altrefi diuifono diuerfamen ti te infra Agricultori,& Paflori, & Artefici ; & come dice ancora Erodoto in- fra Mercénarii,& Barcaruoli. Raccontano,che Ippodamo diuife ancora egli la fua Repub, in tre parti, Artefici, Agricultori, & Soldati. E'pare che Ari- ftotile non biafimafie coloro,che fepararono dalla multitudine alcuni huomi ni più degni ; che con il configlio ; con i Magiftrati ; & con i giuditii ; hauef- »« fino adelTer'foprade gli altri ;& che diuifero ilreflante della Plebe, infra Agricultori, Artigiani,Mercatanti, Mercennari, Caualieri,Pedoni,& Turba Nauale. Non troppo quafi disfimile a quefla,fecondo che di Diodoro hiflo rico fi caua,fù la Republica de gli Indiani ; perciò che egli hebbono 1 Sacer- doti, gli Agricultori,i Paflori, gli Artefici, i Soldati,i Prefidenti,& quelli,che n erano fopra i Configli publici. Platone di/Te che vna Repubhca era hor'pa- cifica & defiderofà della quiete,& del ripofo ; & hor' armigera,& volontero- si , fecondo che erano gli animi di chi la gouernaua, Et diuife tutta la molti- tudine de Cittadini,da le parti de lo animo ; vna parte fece di coloro,che có- ragione,& configlio moderauano il tutto ; & l'altra di coloro,che con le armi jo rimoueuano le ingiurie. Et la Terza di coloro,che ne porgeuano & miniftra- uano,i nutrimenti ; con i quali i Padri,& i Soldati fi foflentauano. Quelle co fehaio breuifsimamente raccolte, cauate da molti fcrittidegli Antichi; le quali mi pare che mi auuertifchino, talmente, che io habbia a conofeere che le cofe,che io ho raccolte, fon' tutte parti di Republiche ; & che io debba an- $ co giudicare che ciafeuna di loro,debba hauere il fuo particolare modo del- li Edititi!. Ma accio che fecondo il coflume noftro, noi'trattiamo di ciò più diflintamente ; haremo piacere di difeorrere in quefla maniera. Se alcuno haueffe a feparare in alcune parti, il numero de Mortali ; la prima cofà,che ca drebbe in la mente di coflui, farebbe quefla. Principalmente e' conofeereb- 4« be che e'non è il medefimo,confideraregli habitatori di alcuna prouincia co me tutti infieme ; & il confiderargli come feparati & didimi in parti ; Secon- dariamente,contemp!ando egli la Natura loro, non fi auedrà egli in qual' co- fa,e' faranno più che in altra differenti ; onde quindi porta pigliare le occafio- ni del fepararli in parti ? Ma e' non è cofa alcuna, per la quale lliuomo fia più differente
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differente da rhuomo,che quella fola, mediante la quale egli e molto lontano
dal genere delle beftie; cioc la ragione,& la cognizione delle buone arti; & ag giugnici fc tu vuoi, la profferita della fortuna. Delle quali tutte Doti,pochi fono infra mortali, che ne fieno interamente dotati, & in effe eccellenti. Apri- 5 raccifi di qui adunque la noftra prima diuifione, cioc che noi ne fcegliamo di tuttala moltitudine alquanti,alcuni de quali fieno Illufori, mediante la loro fa- pienza,configlio,& ingegno, Alcuni altri approuati mediante Tufo & la noti-r tia delle cofe,& altri fieno celebrati per la copia delle ricchezze,^ per la ab- bondanza de beni di fortuna. Et chi negherà, che à coftoro non fi debbino io dare à cura le principali parti della Repub. Alli huomini egregii aduque che
faranno di gran' configIio,fi debbe dare la principal'cura,& poteftà di mode- rare le cofe . Coftoro co Relligione ftatuiranno le cofe facre : Et giudi & ra- gioneuoli,conftituirano co le leggi gii ordini,& moftrerano la via di bene & felicemente viuere . Vcglieranno per difendere & accrefcer',l'un' di più che 15 l'altro,l'autorità & la dignità de loro Cittadini. Et doue per auentura eglino
haranno preueduto cofa,che fia per effere commoda,vtile,o neceffaria,effen- do efsi forfè (tracchi da gli anni,talmente che più predo voglino effere occu- pati nel contemplare delle cofe, che in metterle ad effecutione, le commette- ranno a quelli che in effe fono pratichi per lungo vfo,& efpediti, & atti a met- to terle ad effetto : accioche e' vadino continouando con i portamenti loro, di ben meritare della Patria. Et quefti altri, prefo il negotio fopra di loro, & in cafa con grandifsimo ingegno, & follecitudine; & fuora con la fatica & con i difagi,proccureranno il fatto diligentemente,daranno fèntentie, guideranno efferciti,eferciteranno fé ftefsi, & la multitudine, & la induftria de loro. Co- »y nofcédofifinalmétc,che fi affaticheriano indarno, a voler'dare perfettione al
le cofe,fenza le facultadi;quelli,che feguono doppo coftoro, bifogna che fop perifehino co le ricchezze loro,o dalla agricultura, o mercatura che fele hab bino . Tutta l'altra multitudine de gli huomini, debbe fecondo che ricerche rà il bifogno,vbbidire & porgere aiuto a quefti principali. Se quelle cofe fan 30 no affai a propofito, noi certo veggiamo che le qualità de gli edifitii, altre fi
affettano al Publico,altre a Cittadini principali, & altre alla Plebe. Et a prin cipali ancora, altre fi afpettano a quelli che hanno il pondo di penfar' alla Cit tà & a Configli; altre a quelli, che h efercitano in le faccende, & altre a quelli, che attendono a ragunar'Ie ricchezze. Di tutte le quali cofe certamente, re- 35 ferendofene come riabbiamo detto vna certa parte alla necefsità, & vn' altra
parte alla commodità;fiane lecito a noi,che trattiamo de gli edifitii,rhauernc concefsi alcuni per diletto dello animo,menrre che in cambio di premio,noi flatuiremo che i principii di fimili diuifioni, fi debbino ricercare da primi do cuméti de Filofotì. Di quelli aduque douiamo noi trattare, quel che ad vno 40 edifitio publico fi afpetti.quel' che all'edilitii de Cittadini, principali, & quel*
che alli edifitii della Plebe fi conuenga. Ma'donde comincieremo noi a dar' principio a fi gran' cofe ? Comincieremo noi fi come interuenne a gli huomi- ni, nel procacciaci di giorno in giorno fimili cofe, dalle piccioie cafuccie de poueri priuati ? & dipoi palleremo fi come noi veggiamo, a quefti grandifsi- mi edifitii de Teatri,delle Terme, & de Tempi. Egli è certo co fa manifcfta, i ii
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che le genti del Mondo fletterò gran diffamo tempo fenza cinger' mai le Cit-
tà di mura. Gli Hiftorici fcriuono,che andando Dionifio per la India ; non trouò apprefso di quelle genti alcuna città cerchiata di Mura. Et Tucidide fcriue, che già la Grecia, non era cinta di alcuna muraglia. Et per la Francia fino a tempi di Ccfare, non era popolo alcuno in la Borgogna,che ftelTe ne le 5 Cittadi; ma ftauano fparfi in Borghi. Che più ? Io truouo che la prima Città fu BibIo;occupata da Fenici,la quale Saturno haueua accerchiata di Mura in torno alle fue cafe. Ancor' che Pomponio dica di loppe edificata inanzi al Diluuio. Dice Erodoto che occupando gli Etiopi Io Egitto, non puniuano alcuno, che errafle, di pena capitale ; ma li faceuano alzare la Terra intorno i<, a Borghi, che eglino habitauano . Et di qui dicono fi cominciarono a fare le Città in Egitto. Ma parleremo di loro altra volta. Perche hora fé bene io veggo che tutte le cofe che naturalmente fi fanno,nafcono da principii debo- li, mi piace nondimeno cominciar* dalle cofe più degne. »$
■ 'Della Regione 3del luogo,& del Sito commodo &jcommodoferie Qtt a,fecondo iharer
delli %0Anticbi,& fecondo il parer dello autore. £kp . / /. A Tutti i Cittadini fi appartégono tutte le cofe Publiche,le quali fono par
ti della Città . Se noi terremo per cofa certa,che la importanza,^ la ca- 10 gione di fare vna Citta,debba fecondo il parere de Filofofi efiere quella;cioè che gli habitatori vi viuino in pace,& quanto più fi pub fenza incommodi, & liberi da ogni moleftia ; E' bifognerà certamente confiderare, & di nuouo & da capo riefaminare,in che iuogo,in che fito, & eó quaP circuito di Iinee,ella fi debba porre. Di quefte cofe ci fono frati varii & dmerfi pareri.Cefare feri- »$ «e che i Tedefchi fi arrecauano à grandifsima lode, l'hauere intorno à loro confini,diferti & folitudini gradifsime : Et quefto interueniua,perche e'fi pe- fauano,mediante efsi diferti,efTer'ficuri dalle fubite feorrerie de Nimici. Gli Hiftorici no penfano che SefoftriRe delli Egittii,reftafse per altra cagione di condurre lo Efferato in Etiopia, che per ellerfi sbigottito dalla Careftia del- }Q le Vettouaglie,& dalla difficultà de luoghi. Gli Afsirii dìfefi da diferti,& da luoghi padulofi,non fopportarono mai alcun* Re foreftiero. Dicono che gli Arabi medefimamente per non hauer' ne acqua,ne fruttano hanno mai pro- uato ne l'impeto ne la ingiuria de Nimici. Plinio fcriue che la Italia,no è fia- ta moleftata per alcuna altra cagione dalle Armi Barbare,piu che per il dilet sj to del Vino & de fichi. Aggiugni che la grande abbondanza di cotefte cofe, che folamente affettano aldiletto,nuocono come diceua Crate,& agiouani, & a Vecchi; perciò che quefti ne diuentano crudeli,& quelli efFeminati. Ap prefìb li Americi,diceTito Liuio,è vna Regione fertilifsima;la quale fi come il più delle volte luole interuenire a paefi grafsi, genera huomini non gagliar- 4« di,& effeminati. Perl'oppofito ne Ligii per habitare in luoghi fàffofi, emen- do forzati continouamente ad efercitarfi,& a viuere con extrema mafferitia; vi fono gli huomini induftriofifsimi, & robuftifsimi. Il che ftando in quefta maniera,auuerrà forfè e he alcuni non biafimeranno i luoghi cofi afpri,& co- fi difficili per farui le Cittadi ; & alcuni forfè per il contrario. Perciò che e' defidere-
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defidereranno certamente godere di tutti i beni,& di tutti i doni della Natu-
rajtalmente che no vi fi pofla arrogere più cofa alcuna : & quato alla necefsi- tà,& quanto à piaceri,& che i beni fi vfino rettamente,!! può ordinare per leg gi & per ftatuti de Padri. Ma di quelle cofe,che giouano alla Vita.certo che i ibnomoko più gioconde quelle che fono in cala,'che quelle che fi hanno a
procacciare di fuori. Et defidereranno certamente vn'terreno, quale e ap- preso di Memfi, come fcriue Varrone, che gode di Cielo tato benigno, che non pure tutti gli Alberi,ma le Viti ancora,non vi perdono le foglie in tutto l'anno o quale fotto il Monte Tauro,in que'luoghi,che guardano verfo Aqui io Ione. Doue Strabone dice, che i Grappoli delle Vue vi fono di vn'braccio
& mezo,& che di ciafeuna Vite fi ricoglie mezo barile di Vino; & di vn'fico folo,hbre cento quaranta di fichi. O quale è quello,che habita l'India, o Tifo la Hyperborea nel mare oceano, del quale terreno fcriue Herodoto, che e* ricolgono il frutto due volte l'anno. O quale è quello di Portogallo, che 15 da i femi che cafeano fanno più & più ricolte. O più preflo quale e il Tal-
ge, nel monte Cafpio ; il quale campo ancor' che non lauorato, genera da le le biade. Sono quelle cofe rare, & più torto da efler' bramate che trouate. Et però quelli eccellentifsimi Antichi, che fendono di limili cofe j o prefe da altri, o pure da loro trouate, Dicono che la Città fi debbe talmente colioca- » 0 re,cha ballandole quello,che ella ricoglie nel fuo (per quanto fopporta la ra-;
gione, & la conditione delle cofe humane) ella non habbia bifogno di andare fuori per alcuna cofa necefifaria : & fia afforzificato in tal'modo il circuito de fuoi confini, che dal nimico non vi fi polla entrar' cofi facilmente ; & che ella polla à fua polla mettere fuora efercitì, nelle prouincie d'altri, & contro alla 15 voglia del nimico » Impero che egli affermano che vna Città cofi collocata,
può difender' fe,& la li berta fua ; & allargarli molto d'Imperio. Ma che dirò io qui ? Quella lode principalmente è attribuita alle Egitto, cioè che egli fia da ogni banda oltre a modo affortificato,& quafi del tutto inaccefsibile ; con ciofia che da vn' lato habbia oppofla la Marina,& dallo altro vn' diferto gran 30 difsimo;dalla delira ripidiflimi M6ti;& dalla fini/Ira Paludi larghifsime. Ol-
tre a che la fertilità del terreno vi e tata; che gli antichi difibno che lo Egitto era vn'publico granaio del modo.Et che gii Dii erano folitl rifuggire in quel' luogo, per recreatione & falute de gli animi loro.No auenne niente di meno fecódo che fcriueGiofefo,(benche quella regione fufle tato forte,& tanto ab 35 bondate che ella fi gloriafie di potere dare da mangiare a tutto il Módo,& ri
ceuere & albergare, & faluare efsi Dii ) che ella fufle però in ogni età libera. Benedicono aduque coloro il vero, che fauoleggiando dicono che le cofe de Mortali nò fono ficure,fe bene in grembo à efio.Gioue.Et però ci piacerà im mitare quella rifpofla di Platone, il quale eflendo dimandato in qual'Iuogo fi 40 potria trouare quella preclara Città, che egli s'era immaginata ; Noi rifpofc
nò fiamo iti dietro a queflo,ma fiamo iti inuefligado, in qual' modo lene po- tette fare vna migliore di tutte l'altre. Tu anteporrai quella a tutte l'altre, che maco fi difcoflerà da lafimilitudine di quella.Cofi ancor'noi, quafi che addii cedo efempi, deformiamo quella Città,la quale da gli huomini dottifsimi fia per effer'.giudicataper ogni conto, da douere eflere cómodifsima : accómo- i iii
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dandoci nelle altre cofe,a! tempo,& alle necelfità delle cofe, Terremo quel-
la oppenione di Socrate,di giudicare che quella cofa,che da per se flia di ma niera che ella non fi polla mutare fé non in peggiora veramente la migliore. Et per tanto, noi deliberiamo che la Citta debba edere talmente fatta,che e* non vi fia incommodita alcuna,di quelle,che noi raccontammo nel primo li- ? bro ; & che non vi manchi cofa alcuna, che alla necefiità della Vita fi defide- ri . riabbiala campagnafaniiTima, larghiirima,varia,amena, fertile, forteti- piena , & ornata d'ogni abbondanza di frutti ; & abbondantiiTima d'acque . Sianoui Fiumare,laghi,aperta la via di Mare, donde commodifiimamente fi pollino condur dentro le cofe,che mancano,& madar' fuori quelle,che auan io zano. Tutte le cole finalmente porgeranno aiuto,allo ftabilire,& allo accre feere eccellentemente,^ le cofe Ciuili, & le Armi ; con le quali ella Città pof fa porgere aiuto a fuoi, ornamenti afe flelTa, diletto a gli Amici, & a Nimici fpauento . Et crederrò che quella Città la faccia bene, che a difpetto del ni- mico pofia coltiuarc vna gran' parte del fuo Terreno . Bifogna finalmente n che la tua Città fia collocata nel mezo della Campagna,in luogo^ che la pofia fguardare allo intorno il fuo paefe per tutto, & difeernere le cofe opportune; & etfere jprefb doue la ncceiTità Io ricerchi ; Donde il Contadino & lo Ara- tore polla continouamente vfeire a lauorare, & tornare ancora in vno Inflan te dal Campo, carico di frutti,& di ricolte. Ma importa grandifiimamente, *• porla, o nella Pianura fpazzata, o fopra il lito,o ne Monti ; Conciofiache in qual' s'è l'uno di quelli luoghi,vi fono alcune cofe,che ti andrebbono allo ani ttio ', & alcune ancora, che non ti piacerebbono . Nel condurre Dionifio lo eflercito per la India,fe gli ammalò per il caldo ; onde lo ridufle a Monti; per il che,prefa in vno infrante di quella Aria fanifiimajritornò fubito fàno.Que- ** gli che primi collocarono le Città fu per i Monti, pare che lo facellino, per- che e' conofceiTino di douere Ilare in fimil luoghi, molto più che altroue ficu ri ', ma egli vi hanno careflia delle acque : La Pianura ti prefterrà commodi- tà granditfima d'acque, & di Fiumare ; ma ella e coperta d Aria più grolla ; onde la State vi faranno caldi (temperati, & lolnuerno freddi grandinami : jo Et e" contro a gli impeti manco gagliarda. I liti per condurre Mercantie fon' molto opportuni; ma come fi dice,ogni Città di Mare e troppo vaga, & trop pò fi diletta di cofe nuoue ; & eccitata & velTata troppo continouamente dal la forza & dal maneggio de faccendieri, va del continouo fluttuando ; & e efpoftaa molti pericolo!! cafi & accidenti di Armate foreftiere. La onde io 35 delibero in quello modo, che ponendo tu in qual' fi voglia di quelli luoghi, vna Città ; Ti douerrai ingegnare, che ella partecipi di tutte quelle commo- ditati ; & che ella non habbia feommodità nell'una : Et vorrei ne monti fare le fpianate; & ne piani rileuarmi da Terra,in quei'luogOjdoue io volefie por re la mia Città . Et fé ciò non potremo cofi confeguire a punto a voglia no- 4« {Ira, per la varietà de luoghi ; Argomenteremo per hauere le cofe necefiarie in quella maniera. Non fi lafci nelle Regioni Marittime,fe elle faranno pia- nure,la Citta, troppo vicina al Mare j & fé faranno monti,non fi ponga trop- po difcodo . Dicono che i liti fi mutano,& che in certi luoghi,alcune Città, ■$l nella Italia ancorala Città di Baia e ibramerlà nel Mare .11 Fare» iti Egitto, : che |
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LIBRO QUARTO. IOJ
che già era attorniato dal Mare, fi truouaai prefentenon altrimenti che il
Cherfoneffo in Terra ferma. Il medefimo ancora fcriue Strabone di Tiro &di Clazzomene : Oltra di quefto dicono che già il Tempio di Annone, era fu la Marina, & che per efierfi difeoftato il Mare, fi ritruoua al prefente i molto infra terra. Et ne auertifcono pure, che le Città fi ponghino,o fopra
elfo lito,o lontane affai dal Mare. Percioche e' fi vede che i fiati Marini/ono per la falfedine loro graui & afpri. Et però quando e' giugneranno ne luo- ghi non molto lontani dal Mare,& maffimo nelle Pianure,tu rifcótrerrai qui ui l'aria humidiccia, liquefaccédouifi la humidità che ella ha prefa del mare; io ne e marauiglia che T Aria vi diuenti grofTa & quafi mucida ; di maniera che
in alcuni luoghi fi fatti, fi vegghino alcuna volta raggiraruifi per l'aria alcune ragne, come quelle de ragnateli ; & dicono che il fimile interuiene alle arie, che alle Acque : ciò è che mefcolate con l'acque falate fi guaftano talmente* che con il loro puzzo ti nuocono. Gli Antichi & mafifimo Platone, lodano u quelle Città,che fon'pofle dieci miglia difeofto dal Mare.Ma fé tu no potrai
porla tato lontana,Pongafi in quel'fito,nel quale i detti fiati nò pollino ardua re,fc non rotti,ftracchi,& purificati ; collocandola di manierarne infra ella, & la Marina,fieno interpoli Monti, che interrompino ogni nociuo influfib, che veniffe dal Mare. La veduta della Marina di fu L ito è molto diletteuo- %o le ; & è cerchiata ancora d'Aria faniilima . Arilìotile crede che quelle Re-
gioni fieno fanifiime, doue rifpirano fempre agitandouifi continoui Venti : Ma è daguardarfi,che in fimil'luogo non fia il Mare erbofo,con li to bailo, & ricoperto appena da l'acque ; ma fia profóndo,con ripe fcofcefe,di Pietre vi- ue,ripide,& afpre. Lo hauere collocato ancora effa Città (come fi dice) fo- li pra le fuperbe {palle del Monte, conferifee grandiifimamente, fi alla dignità, & alla amenità ; fi ancora principalmente alla fanità, & alla falute dell'Aria. Ne luoghi doue i Monti fopraftanno alia Marina,vi è fempre il Mare profoti do : Oltre a che fé e' vifi leua alcuna groflezza di vapori, dal Mare, nel falere all'alto fi confuma ; & fé da alcuna moltitudine dì tuoi inimici, ti fufle in vn* jo fubito fatto alcun' danno ; fi preuede più pretto, & fi ributtano con più falute
tua. Gli Antichi lodano quella Città fituata nelle Colline, che fguardi ale- uante ; lodano ancora ne Paefi caldi, quella che é battuta da Venti Grechi. Altri forfè loderanno quella, che penda verfo Occidente, indotti da quefto, che gli haranno intefo,che i Terreni coltiuati fotto quella faccia di Cielo, fo- J5 no più fertili. Et certamente fotto il Monte Tauro, quelle parti,che guarda
no verfo Greco,dicono che fono molto più falutifere, che l'altre ; {blamente; per qùcflojche elle fono più fertili,come dicono gli Hiflorici. Vkimamen-. te fé il haràa collocare in alcun'luogo fopra i Monti alcuna Città, fi debbe principalmente auuertire ; che e' non vi interuenga, quef che il più delle vol- 4° te fuole interuenire in fimili luoghi,& malfimò hauendo allo intorno Colline
più alte di se; ciò é che vnagraue & continoua mafia di Nebbie, non ne fac-; eia continouamente il giorno ofeuro, & folco, & incrudelifca l'aria. Deb- befi àuertire oltra di quefto, che il furiare OC la fmifurata moleftia de Venti, ; non faccia troppo crudelmente danno a quel' Sito; & maiTimo\Jc Venti Gre ci. ConciofiacheilGreco,comedice Efiodo,rattrappa& ftorce ognuno, i iiii
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& maffimo i Vecchi. Sarà quel' Tito fcommodo,doue la Città harà fopra a ri
doffo alcuna Ripa,che rimanderà allo ingiufo, i folieuatiui vapori dal Solevo quello, nel quale alcune profondiffime Valli, fuaporeranno all'intorno aria crudeliflima. Altri ne auertifcono,che i fianchi delle città fi debbino termi- nare con luoghi prccipitofi. Ma che i precipitii quafi tutti non fieno di lor' na * tura badanti a durare contro a i motiui,& a gli accidenti de Tempi,lo dimo- ftrano in affai luoghi molte Caftella,& in Tofcana Volterra. Rouinano cer- to i luoghi cofi fatti in proceffo di Tépo, & fi tirano dietro ciò che tu vi pon' fopra . Bifogna grandemente ancora auertire,che tal' Sito non habbia attac- cato alcun'monte aridoffo, che preoccupato da gli Inimici, ti habbia a effere io( di continoua moleffia; & che fotto la Città non vi ila tanto di pianura ficura, che il nimico vi fi poffa nafcondere, pigliandouicon l'efercito Alloggiamoti, & farui di poi Trincee^ ordinare gli fquadroni per venirti ad affrótare.Noi habbiamo Ietto, che Dedalo pofe la Città d'Agrigenta, hoggi Gergento, fo- pra vnadifTicilifsima pietra, con vna entrata flrettifsimaj di maniera che ella i*; era guardata da tre huomini foli ; fortezza certo commodifsima, purché e non ti poffa effer* riferrata l'ufcita alle armi,con aitante perfone,con quante (I difende la entrata. I pratichi nelle cofe da guerra, Lodano grandeméte Cin- goli , fatto da Labieno ne la Marca ; fi per molte altre cofe, li ancora, perche quiui non interuiene quello che ilpiu delle volte fuole interuenire alle Terre *o di Montagna,che poi che tu vi ila falito, vi ila il combattere pareggiato : Có- ciofia che i nimici vi fono ributtati da vna altifsima, & precipitosa ripa ; Ne vi pub lo Inimico co vna fola (correria dare a fuo piacimento il guafto al pae fé, & predarlo ; ne riturare tutte le vie infieme ad vn' tempo ; ne ritrarfi ficu- ro a gli alloggiamenti ; ne mandare mai a fare cornaggio ; o per legne o per »f, acque fenza pericolo. Il cótrario interuiene a que' di dentro ; percioche me- diante i Monti che egli hanno fotto, collegati infieme da più bande ; & me- diante le interpoileui Valli, hanno da poter* vfeire in vno fubito a moleflar* gli Inimici,da poterli all'improuifo affrontare, & dar'loro la carica ; fecondo che fé gli porge quaì' fi voglia preda occafione, & fperanza. Ne danno mi- p nor'lode a Biffeio Caftello de Marfii fortiffimo mediante le tre fiumare che quiui da diuerfe bande concorrono; & diffkiiiffimo ad andarui mediante gli flrettiffimi paffi delle Valli ; alzandouifi all'intorno afpriffimi & inacceffibi- li Monti : Di maniera che gli Inimici, non hanno luogo doue poruifi ad affé- dio ; ne poffono guardare tutte le sboccature delle Valli;commodiffime cer; j*E taméte a que' delCaftello, da poterui metter'dentro foccorfi, & vettovaglie,, & da nuocere a nimici; Mafia de Monti detto a baflanza. Mora fé tu collo- cherai vna Terra nella Pianura, & come il più delle volte fi fuol' fare in fu la, 6umara, talmente che ella forfè paffi per il mezo della Terra, auuertifci che detta fiumara non venga da Auftro o corra verfo Auftro': Perciò che quindi 4<»> la humidità, & quinci la frigidità,multiplicate per 1 vapori della fiumara,arri ueranno più molefle & più nociue. Ma fé la fiumara pafferà fuori del circui- to delle Mura,bifognerà confiderare la Regione all'intorno ; & donde i Ven ti haranno campo più aperto, alzar' da quella banda le murasdietro a le quali habbia a paffare detta fiumara. Nell'altre cofr farà apropofito quei cjieteivj gono,
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gono i Nauiganti, cioè" che i Venti per Ior'natura Cogliono feguitare molto
jl Sole, & le breze Orientali : Et 1 Medici dicono, che quelle della Mattina fono più pure, & quelle della Sera più numide. EtperloppofitOjlebreze Occidentali al leuar' del Sole fono più fpefTe, & al tramontare dì effo più Jcg- s gieri. La qual' cofa Te coli c,non Tarano mai biafimate quelle Cittadelle quali la fiumara entrerrà di uerfo Leuante, & vfeirà in uerfo Ponente : Perciò che quella breza, o Venticello, che fi lieua col Sole, o veramente manderà via i Vapori fuori della Citta/e alcuni vene faranno cattiui ; o ella nel ilio arriua- re,non gli accrefeerà punto. Finalmente io vorrei più torto che i Fiumi i La- »o ghi, & umili, fi rtendefsino verfo Borea, che verfo Auflro ; pur che la Terra non ila porta a Bacio,fotto vn' Monte ; che e il peggior' fito,che eiler' pofla. Lafcio le altre cofe, che habbiamo difputate di fopra ; E' fi sa che Aurtro cer to e molto graue, & di natura tardo ; talmente che piene le Vele de Nauili della fuagrauezza, quali come opprefsi da vn'grandifsimo pelò, fi affonda- li no. Ma Borea per il contrario,par' che faccia & il Mare, & i Nauili leggieri: Pure qual' fé l'uno di quelli,e bene che ti rtia iontano,piu torto che riceuerlo dentro tale che e1 batta, o fi appicchi alle facciate delle mura ; & biaiimano grandemente quelle fìumare,che corrono infra ripe molto fcoCceCcy co gran* fondo,fafTofo,& ombrofo; perciò che le acque fue fono nociue a bere ; & fa- io ria fopra vi è mal* fana. Oltre a quello il porli lontano da Stagni, & Paludi, d'acque morte,& fangofe ; è certo cofa da huomini faui,& confi derati. Non replico le infermità dell'Arianne in quello luogo fi raccozzano. Hanno cer to da natura limili luoghi, oltre a tutti, i falìidii della fiate ; come fono i feto- nte pulci,& altri fchifi animali, & limili ; che quando tu penfi che l'aria vi fia »< purgatifsima, & netti/lima; e'non vi ti manca quel*che noi habbiamo detto, che interuiene nelle pianure;che nello Inuerno vi fono ecceffiui freddi;& nel la State ribollimenti rtemperatifsimi. Vltimamente e'bifogna hauer'vna ertrema cura & diligéza,che o monte,o ripa,o lago,o padule, o fiume, o fon- te,o qual' altra di quelle cofe tu ti voglia, non vi rtia di manierarne ella pof- jo fa rendere forte il nimico, o difenderlo ; & arecare a fuoi Cittadini da alcu- na delie bande, incommodità veruna. Et quello bafli della Regione, & del Sito delle Città. T>el circuito s dello [patio, & della grandezza delle fitta, ; delle ferme & figure delle
il Terre3 <& delle Mura, & del cojlume, delle cerimonie 0* cjjeruatiom delli antichiJn di' fegnar le Qua. (af. / / / . NOi deliberiamo che e' bifogni variare il circuito di ella Ckù ; & il mo-
do del dirtribuire le parti,fecondo la varietà de Juoghi;cócioiia che al- io cuna volta, fi vede che e' non fi può ordinare ne Monti vno difegno di mura- glia,© tonda,o quadra,o di che altra forma tu ti penii che iia buona; con quel la facilità che in vna pianura aperta. Gli Architettori antichi, nel cerchiare le Terre di muraglia, biafimarono le cantonate che efeono fuori de diritti delle Mura; credendo che elle giouaffero più agli nimici nel dare Io afTalto, che a Terrazzani nel difenderfi ; & che le rullino debolilTime a reggere con- |
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tro a le percofle delle Macchine da guerra : Et certo,per tradimcnti,& per ti-
rare le rreccie,le giouano non poco a gli nimici, hauendo efli maffimo com- modità di poter5 feorrere la campagna & di ritirarfi. Nientedimeno le fo- no alcuna volta di grandiflìmo aiuto, nelle Città di montagna, effendo polle a rifeontro delle flrade . A Perugia celebratiflìma Città, per hauere ella i 5 Borghi fparfi fu per i Colli,non altrimenti che le dita delle Mani, che fi fpor- gono in fuori/e inimici vorranno dar5 l'aiTalto alla Cantonata, poi che vi fa- ranno andati con molta gente, non haranno donde allattarla ; & quafi meffifi lotto vna fortezza, non faranno ballanti a foftenere l'impeto delle colè, che gli faranno tratte, & la carica che verrà loro adoflb. Et però non fi deue te- io nere il medefimo modo di cerchiare le Terre di Mura,in tutti i luoghi. Ol- traquedo dicono gli Antichi,che le Città,& le Naui, non douerriano per al- cun' modo eflere tanto grandi,che vote barcollaifinojo piene,non badaffino. Ma altri hanno voluto la loro Città picna,& pinza ; penlàndo per quedo,che ella fulfe più ficura . Altri promettendo^ vna ottima fperanza,nelle cofe che u haueflmo a venire, il dilettarono di hauerui grandinimi (patii. Altri forfè proueddono con configlio, alla fama, & al nome de Poderi. Impcroche la Città certo del Sole, edificata da Bufiride ; la quale chiamano Tebe, fecon- do che io truouo nelle Storie de gli Antichi,girò venti miglia. Menfi diciot- to miglia & lèi ottaui. Babbillonia quaratatre miglia & fei ottaui. Niniuc mi *o glia feìTanta. Et furono alcuni, che rinchiufono tanto di Terreno, che den- tro al circuito della Città ricoglieuano da viuere per tutto l'anno. Quinci loderei io quello antico prouerbio che dice, in tutte le cofe fi debbe feruare ordine,& regola ; & fé e* mi piacefTe di gittarmi da vna delle parti,mi gitterei più predo a quefta, che potem commodamente riccuere la accrefciuta mol- ** titudinc de Cittadini ; che a quella che non pub riceuere i fuoi commodiffi- mamente . Aggiugni che la Città non debbe effer' fatta folamente per lo vfo & per la necemtà de Tetti ; ma debbe e/Ter' fatta di maniera,che oltre alle cu re ciuili, vi rimanghino grandinami luoghi, & fpatii per piazze;per correrui con le carrette ; per Orti ; & per fpaffeggiare ; & per notare ; & per fimili or P namenti & dilicatezze. Raccontano gli antichi, Varrone,Plutarco,& altri, che i pailati loro erano foliti di difegnare le mura delle Città con religione, & ordini facri. Perciochejiauendo prima prefi lungamente gli Augurii,mef fi ad vn' giogo vii' Bue, & vna Vacca; tirauano vno aratolo di Bronzo,& fi fa ceua il primo Solco ; con il quale difegnauano il Circuito delle Mura, dando tt la Vacca dallo lato di dentro,& il Bue dallo lato di fuora. I vecchi Padri,che douieno habitare la Terra, feguitauano lo Aratro, & rimetteuano nel fefTo Solco,le fmonre,& fparfe zo!le;& raffettadouele dentro,acciò nò fene fpargef fé alcuna; quando arriuauano a luoghi delle porte, fodeneuano lo aratolo con le mani : Accioche la foglia delle porte rimanefle falda, & perciò diceua 4° no che eccetto le porte,tutto il cerchio, & tutta l'opera era cofa facra; & non era lecito chiamare le porte facre. A tempi di Romulo,dicc Dioniso Alicar- nafeo,che iPadri antichi,nel principiare leCittà,erano foliti,fatto il facri fido di accendere il fuoco inanzi a loro Allogiamenti.Et per elio far5 paifare il Po polo,accio che nelpaflarcper le fiamme,gli huomini fi purificammo & fi pur- gaifino:
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LIBRO QVARTO. 107
gallino : Et penfàuano che a coli fatto facramento,non doueffmo intervenire
quelli,che non erano puri & netti. Quelle cofe diffono colloro. In altri luo- ghi io truouo, che feminando vna poluere di terra bianca, che e' chiamano pura, erano foliti di difegnare la linea per luoghi delle Mura. Et Aleffandro * in cambio di quella Terra bianca, mancandoli ella nei difegnare la Città dei Faro, tolfe della farina. La qual' cofa diede occaflone alli Indouini, di po- ter'predire le cofe future : percioche notati certi prefagii limili, mediante i giorni natali delle Città, Penfarono che e'il poteffe predire lucceffi certi del- le cofe future. Apprello i Tofcani ancora da libri de le loro offeruationi era io no aramaéflrati,Quali doueffmo effere i fecoli futuri, dal giorno natale della
loro Città. Et quello non da offeruatione del Cielo, del che di fopra nel fe- condo libro dicemmo ; Ma da i prefi argomenti & conictture delle cofe prc fenti. Cenforino racconta che efsi fcriffono in tale maniera, Gli huomini che nafeeranno in quello fleffo giorno che fi conffituifeono le Citta loro; u quelli dico, che harannovita lunghiffima, daranno con il giorno della Jor
morte,fine al modello del primo fecolo della Città loro : Quegli ancora che da quel' giorno in là rimarranno nella Citta; & che viueranno più tempo che gli altri,di inoltreranno il termine del fecondo fecolo, con il giorno della lo- ro morte ; Et coli feguendo fi andrà terminando il tempo de gli altri fecoli. »o Sono da gli Dei mandati portenti, per i quali fiamo auuertiti, in che tempo
qualunque fecolo finifca.Quelle cole fermerò cofforo. Et in oltre aggiungo- no che i Tofcani feppono con quefte argomentationi molto bene i loro fe- coli ; concioha chee'lafciarono fcritti di quella maniera; che i loro primi quattro fecoli doueuano durare Cento cinque anni l'uno ; il Quinto cento n ventitre; il Sedo cento diciannoue; & altretanto il Settimo ; lo ottauo elTer*
quello,nel quale fi ritruouauono al tempo delli Imperatori ; & che il Nono, & il decimo gli haueuano ad auanzare, & da quelli Inditii penfàuano non ef- fere cofa afcofa,il fapere quali doueffmo effere i fecoli futuri. Et feciono con- iettura, che Roma doueffe hauer' l'Imperio del tutto da quello, che in quel' jo giorno,che ella fu collocata,vno de nati nel medefimo giorno s'acquiflò l'Ini
perio di lei. Et quello trouo che fu Numma.Imperoche Plutarco racconta che a diciannoue di di Aprile fu polla Roma, & nacque anco Numma. Ma quelli di Lacedemoniafi glonauano di non hauer' la loro Città cinta di Mu- ra : Perciò che confidatifi nelle armi,& nella fortezza de loro cittadini,!! pe- $5 fauanoeffer'affai fortificati dalle leggi. Gli Egittii,&i Perfiani,per il contra-
rio, penfarono che e' fuffe bene cingere gagliardamente le loro Città di Mu- ra . Conciofia che & glialtn, & Niniue, & Semiramis ancora, vollono che le mura delle loro Città fufsino talmente groffe, che in cima di quelle potefsi - no paffar' duoi carri a vn' tratto; & le alzarono tanto alte,che paffauano brac i« eia fettancacinque. Arriano racconta che le Mura di Tiro, erano alte braccia
cento dodici & mezo; Et fonfi trouati di quegli,che non (1 fono contentati di effere cinti di vn' folo circuito di muraglia. I Cartaginefi cinfono la città lo- ro di tre circuiti di mura : Et Erodoto fcriue che i Deiocei cmfono la Città Cebetana,ancor' che ella fuffe polla in luogo rileuato,di fette circuiti di mu- ra. Ma noi che conofeiamo trouarfi in effe mura difefe gagliardifsime,pcr di |
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fendere la falute,o libertà.Efsédoci fuperiori gli inimici,o per numero,o per
fortuna ; No approuiamo pero il parere di cofloro,che vollono le loro città fpogiiate di Mura;ne il parere di coloro ancoraché pare che ponefsino ogni loro fperaza di difefa nelle mura della città.Io méte di meno.accófento vi Pia tone; effendo naturalmente qualunche città in ogni momento di tempo,fem * pre efpofta a pericoli d'effere fatta fuggettajpoi che dalla Natura,o da coflu- tni de gli huomini è dato,che neffuno ne in publico, ne in priuato habbia mai pollo termine all' ingordo deridercene fi ha, dello hauere,& del poffedere, più che quello,che fi pofsiedejdalla qual' cofa principalmente,c nata ogni In- giuria d'armi. Si che chi negherà che e' non fi debba aggiugnere guardie al- io le guardie, & forzifkamenti a forzificamenti ? fecondo che altroue riabbia- mo detto. Quella città farà più di tutte l'altre capace, che farà tonda. Sicu- rifsima quella che farà cinta di mura interrotte hor in dentro, & hor' in fuo- ri,come dice Tacito che era Hierofolima : Percioche e'tengono per fermo, che non fi poffa fenzapericolo entrare infra due parti che fportino infuora;, i* ne con certa fperanza fi pofsino accollar' le Macchine da guerra alle Tefle ; auertiremo niente di meno.a pigliar* le commodità,che ci fi offerifcono a be nefitio di efTo caftello,o Terra. La qua!'cofa habbian noi notata,che fecero gli Antichi,fecondo la opportunità, & fecondo la necefsità de luoghi. Con- ciofia che Antio antica città de Latini,per abbracciar' il feno del lito median *° te le relliquie delle antiche rouine,fi dimoflra effere fiata molto lunga.ll Cay ro fulNilo dicono ancora che e molto lunga.Palumbrota città della India,in Grafii,fcriue Metaflene che fu lunga fedici miglia,larga,tre,diiìefa à feconda de la fiumara.il circuito delle mura di Babbillonia,dicono che fu quadrango lar'. EtMemphi dicono che haueua le Mura fette a modo di vno D. Final- ** mente qualunche difegno di circuito tutti approui, Vegetio fi penfa che e' fia affai a baldanza, per necefsità della cofa, fé tu farai le mura tanto larghe, che duoi Soldati armati flandoui alla difefa,pofsino rifeontrandofi J'un'neH'altro parlare facilmente fenza alcuno impedimento : Et fé le farano tanto alte, che accolìateui le fcale,n5 vi fi poffa falire,& fé le fi faranno con la calcina,& co il jo murare tato fode,chc le no cedino alli Arieti,& alle macchine. Le macchine certaméte fono di due forti; vna è quella,có la quale percotendo,& battédo fi gettano a terra le muraglie;L'altra e quella,mediante la quale accofladofi alle mura,le fi fcalzano fotto,& fi rouinano.Prouederaffi a l'una & a l'altra in gran' parte,non tanto con vn* muro,quamo con vna foffa. Conciofia che in quefl 31 luo20,non lodano la muraglia fé ella non e fondata infino di fotto all'acqua,o fopra di vn' faldo mallo . Ma vogliono che effa foffa fra oltra modo larga, & oltra modo profonda : Perciò che effendo cofi,impedirà allaTefluggine an- dante, & alla Torre, o a Umili altre Macchine, il poterfi accoflare alla mura- glia. Et ritrouata l'acqua,o il faffo,farà certo fatica indarno,il volerui far'fotto 4° Mine. Difputafi infra gli huomini di guerra,qual' fia più vtile cofa,o che i fof fi flieno pieni di acqua,o vero afciutti;& fi rifoluono che primieraméte lì deb ba proccurar'allo ilare fano delli habitanti. Dipoi lodano affai quei fofsi, ne quali fé per l'impeto del trarre, vi fia dentro caduto cofa alcuna ; ella li poffa leuare via in vno fubito 3 purgando detti fofsi commodifsimamente ; acciò quindi
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LIBRO QUARTO. j0*
quindi ripieni,non ne preflino la via alli Inimici.
Velie Mur^Merlature, Torri, Corraci, & Torte,*? lor Legnami, (ap. II//.
jV/l A torniamo alle Mura. Gli Antichi ne auertifcono che le Mura fi fac-
i 1V icino iti tal'modo, Interpolo vno fpatio di venti piedi, faccinuifi duoi muri dallo lato di dentro, & infra loro vi fi getti le terra, che fi caua de fofsi. # pillili con f tanghe. Et di maniera fi tirino quefte mura, che dal piano del- a Citta come quafi per gradi fi poffa montare, con vn' dolce pendio fino al- le merlature. Altri dicono che la Terra che fi caua de fofsi ,fi debbe met- «o tere fuori della muraglia,oltre a fofsi accioche ferua per argine;& che dal pia
no de fofsi fi innalzi vn muro tanto groffo,che gagliardifsimaméte poffa reg gere il pefo della detta Terra che vi fi aggraua. Lontano da quefto ancora fi debbe tirar5 nella cittade vn'altro muro,piu alto,che il panato ; & per non pò co fpatio fia dal primo lontano; ma tato difcoflo che l'armate fquadre vi pof ij fino in ordinanza hauere fpatii efpediti da combattere. Oltra quefto fi tiri fi-
milmente a trauerfo da le mura principali a quelle ài dentro, altre mura,mc- diante il collegamento & aiuto delle quali, le mura principatcongiunte'infie me fi leghino con quelle che le hanno dietro ; & più attamente fopportino il grauifsimo pondo della interpoftaui terra. Ma noi veramente oltre à quelle, io lodiano quelle mura collocate di maniera che fé pur alla fine, per forza di
batteria fufsino gittate a terra, habbino a piedi loro vn' piano doue le fti eno quafi come vn'argine,& che con la loro rouina non riempino i fofsi Nell'al- tre cofe mi piace affai Vitruuio, che dice che le mura fi dehbino fare in que- fto modo,cioè che per il trauerfo della lor1 groffeza fi mettino tauole di Vli- n uo abbrózate molto fpeife,accio che luna facciata & l'altra delle Mura quafi
collegate con fpranghe d'Afte durino eterne. Vno cofi fatto muro, raccon- ta Tucidide eiier (tato fatto da i Plateenfi in loro defenfione contro a quelli della Morea; da quali come da nimici erano affediati : Conciofia chee me- fcolafsino legnami con mattoni, & gli fermafsino gagliardifsimamente. Et jo Cefare afferma che nella Francia, la maggior'parte delle mura fono fatte in
queffa maniera. Rizzano Traui per il lungo de la muraglia, & le incatena- no infieme,Iontane parimente luna dell'altra, & con grandmimi fafsi le riem piono, di maniera che luna Traue non tocchi l'altra : Et con ammaliar or - dini cofi fatti, fornifcono vnaragioneuole altezza di Mura, Quefto cofi k fatto lauoro, non e brutto a vedere ; & per difenfione è molto forte ; perciò-
che le pietre lo difendono dalle arfioni, & il legname dalli Arieti. Quefte fi fatte mefcolanze,non fono molto approuate da alcuni; Perciò che e' dicono che la calcina,^ il legname,non conuengono infiemc lungo tempo ; concio- fia che il legname è confumato & abbruciato^ dalla falfedine,& dallo ardo- 40 re della calcina. Oltre a che fé per forte la muraglia rouinerà per batteria; dicono che e' ti auuerrà,effendo tutta la muraglia, come dWpezzo,che fcof fa, la fi commouerà, & farà inclinata a rouinar' tutta ad vn* tratto. Ma noi penfiamo che le Mura, contro le ingiurie de colpi fi fermino molto bene in quefto modo. Faccinfi Barbacani fuori del diritto delle mura, aguifa di Triangolo,con vno angolo volto a nimici,difcoflo l'uno da l'altro fette brac |
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eia & mezo, & poi da l'uno.4 l'altro tirinuifi archi in volta ; Et i Vani, che
quiui come zane rimangono, il riempino di Strame & di Terra , pillata con dangoni. Et di qui ti auuerrà, che la forza delle Macchine ,& gli impe- tuósi colpi, faranno dalla tenerezza del Terreno ingannati, &ie Mura dalla continouatione della batteria.,no fi debiliteranno, fé non qua & là fparfamen ? te ; & quelle bacheche vi fi faranno,fi potranno riferrare in vn' fubito. In Si- cilia giouerà grandemente la abbondanza delle pomici ; a far' quel' che noi cerchiamo, in quello luogo. In altri luoghi in cambio di Pomice, & di Ter- ra, non fenza commodità il feruiranno di Tufi. Ne in fi fatto lauoro ricufe- remo il GciTo. Finalmente fé di quelle cofe,alcuna ne farà per auuentura,che to fia polla a rincontro delli humili venti audrali,o de Vapori notturni; vedali, & cuopraiì d'una feorza di Pietra;Et inanzi ad ogni altra cofa,ti giouerà gra demente, fé tu farai che la ripa de folli di fuori, dia a pendio ; & che l'argine "del follo fia alquato più alto che il redo del Terreno : Perciò che i colpi del- li Inimici non toccheranno le Mura ; ma palleranno di fopra. Et alcuni ci fo n rjo,che credono che quel' Muro fia più che glialtri gagIiardo,contro le batte rie ; le linee del quale,s'aiIomiglino a denti delle Seghe. Lodo in Roma quel- le Mura, che hanno nel mezo dell'altezza loro vno andito con certe Bucoli- ne in luoghi commodi, d'onde gli arcieri pofsino offendere afeofamete il tra fcurato,& feorrente Inimico . Et quelle Torri ancoraché ad ogni trenta (et- io te braccia & mezo fi congiungono alla muraglia,quafi come barbacani,rifal- tando tonde allo in fuora, & auanzando con l'altezza loro, l'altra muraglia ; accio che chi fra loro,fi volefse accodare alla muraglia,efponga alle Saette il fianco difarmato,& vi rimanga morto. Perciò che in quella guifa,le mura da il fiancheggiare delle Torri,& l'una Torre da l'altra farano difefe. Da quel- « la banda che le Torri, {guardano verfo la Terra, fa che le fieno fenza mura. $: aperte ; accio che le per auentura, i nimici v'entraflero dentro non vi die- no licuri. Le cornici alle TorrÌ,& alle mura oltre a che le arrecano ornarne to & dabilità con la lóro legatura, proibifeono ancora il falire, dalle podeui fcale. Sono alcuni che per le mura, & vicino maffimo alle Torri, vogliono jo che vi fi lafci precipiti! interpodi ; & gli fortificano con ponti di legno,che in vno fubito fi pofiono & alzare, & abballar' fecondo il bifogno,& fono vtili & buoni. Gli Antichi vfarono,da ciafeun' lato delle Porte, piantarui due gran' Torri gagli ardiiTime per tutto,le quali come due braccia,faccendo fauore al feno,& alla apertura del la entratala defendeuano. Nelle Torri non debbo- j$ no edere alcune danze in volta, ma Impalcature d'alfe ; accioche ad vn' bifo- gno, fien' più facili a leuarfi, o ad abbruciarfi. Et i detti tauolati delle Torri non vogliono che fieno confitti con chiodi altrimenti ; accioche vincendo il nimico, più facilmente fi pofsino disfare. Coperture & danzinone vi man chino, con le quali cofe lefentinelle pofsino dalle brinate del verno, & da fi- 4« mili ingiurie de Tempi difenderfi, Nelle merlature che fportano in fuora, fianoui piombatoi da quali fi poifino auentare a nimici, & pietre & fuochi,OC acqua ancora, fé per auentura hauefsino attaccato fuoco alla Porta ; & dico- no che le porte coperte di cuoio & di ferro fi difendono dal fuoco,& di loro fia detto a badanza. Della
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LIBRO OJARTO. HI
!DeH4grdndezZ.**F°rmdJ& Regolabile Vie maeJìre,& non maeflre. Qtp. V.
DEbbefi auertire nel fare le porte,che le fieno apunto tante, quante fon le
flrade maeflre ; Cóciofia che alcune flrade fieno maeflre,& alcune no. 5 Io non vò qui dietro,a quel' che dicono i legifli, che il baffo d'una flrada fer-
uendo perle beftie fi dimandi la battuta,& il rileuato per gli huomini,fi chia- mi il cammino : Ma io dico che col nome di flrada s'intende il tutto. Le flra de maeflre fon veramente quelle, per lequali noi andiamo nelle prouincie, & con gli elTerciti, & con le bagaglie : Adunque le flrade maeflre bifogna che io fieno molto più larghe che le altre ; & ho confiderato che gli Antichi coflu-
niarono di farle di maniera, che le non fufììno manco di fei braccia in alcun* luogo; Mediante la legge delle dodici Tauole deliberaron' che le flrade, do- uè Tandauano diritte>non fufiin' manco di fei braccia, & doue landafTino ag- girandolo è torcendofi non fufTin'manco di otto braccia. Le non Maeflre, 15 fon' quelle^er le quali noi andiamo, partendoci dalle Maeflre, o in qualche
Villa o in qualche Cartello ; o vero a ritrouare qualche altra via maeftra ; co me fono per le ville i Viottoli, & i Chi all'i per le Terre, Sono ancora altre forti di Strade,che tengono di Pia^za,come fon' quelle che fi fanno a feruire a certi bifogni determinati ; & maflimamente publici, come verbigratia quel 1 o le,che ti guidano al Tempio ; o al luogo del corfo de cauagli ; & a luoghi do
uè fi rende ragione. Gli andari delle flrade maeflre, non bifogna che fieno & fuori alla campagna, & dentro nella Città,fatti ad vn' modo. Debbefi al tutto procurare che fuor' della Cittade le fieno fpatiofe & aperte da potere ben' fguardare all'intorno per tutto ; che le fieno libere & clpeditifiìme da o- 15 gni impedimento,© d'acqua,o di rouine. Non vi fi lafcino per niente nafcon-
degli,o ritirate di forte alcuna, doue gli AfTafTini pollino flando a gli agguati farti villania ; Non vi fieno da qual' banda (\ voglia hor' quà,hor* là aditi aper ti,atti alle prede .Finalmente debbe efiere diritta & breuifiìma; farà più di tut te l'altre breuifTimà non quella,come fi dice, che farà la più diritta, ma quella 30 che farà la più ficura. Io la voglio più toflo alquanto più lunga,che men'com^
moda ; Sono alcuni che credono che la campagna di Piperno, fia più d o- gn'altra ficura,efTendo ella fegata da vie profonde,come fcauate foffe, ambi- gue nell'entrarui; incerte al camminarle;& mal ficure,per le fopraflante ripe, dal difopra delle quali pub facilmente efTere il nimico acciaccato. I più prati $ chi penfano che quella fia la più ficura ; che pareggiata, fi tira fu per la ftiena
delle collinette. Doppo quefta,feguita quella,che fatta fopra vno argine, fi di rizza per la campagna, fecondo il modo antico ; Anzi gli antichi, per quefla cagione la chiamarono Argine . Et certamente che la coli fatta preflefrà di fé molte commoditati ; conciofia che fi alleggerirà molto la fatica, & la mole 40 Iliade viandanti; mediante il piacere del guardare allo intorno mentre cam-
mineranno fopra il rilieuo dell'argine; Oltra che grandemente importa il ve dere l'inimico da lungi, & l'hauere commodità o da potere, con poca molti- tudine,fare ritirare indietro il moleflo inimico ; o da poterji cedere fenza al- cun' danno de tuoi, fé per forte e' vincefie. Et tornici a proppfito, quel'che io ho notato nella via che va a Porto. Conciona che concertendoui d'Egit- |
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t©,d* Affrica,di Libia,di Spagna, della Magna,& delle Ifole, vna moltitudine
infinita di huomini,& vna grandiffima quantità di Merci, vi feciono la ftrada doppia, & giù per il mezo vi era vn' filare di Pietre rileuate a guifa di vn ter- mine,che foprauànzaua vn' piede; accio che da 1W lato andalTero, & dall'ai tro tornaffero,fchifando il darfi noia nel nfcontrarfi. Tale bifogna che fuo- 5 ri della città de fi a Li ftrada maeftra,efpedita,diritta & ficuriffima. Quando ella arriuerà nella Cittade, fé la Città fia nobile & potente, e ben' giufto che l'habbia le vie diritte, & larghiffime 3 che arrechino alla Città grandezza & Maeftade : Ma fé ella farà vna Terricciuola,o vero vn' Cartello, ne preverrà ficurifiima entrata, fé ella non andrà cofi a dirittura alle Porte, Ma girando hor' da deftra hor' da finiftra preffo alle mura, & maffimo infino fotto a Tor rioni delle mura. Ma dentro alla terra poi non fia diritta, ma come vn' fiume 10 torcendoli più & più volte in verfo l'una parte,& l'altra ; farà cofa più conde- cente . Percioche,oltra che nel parere ella più lunga, accrefeerà in quel'luo- o,l'oppenione della grandezza fua ; & certamente taf cofa gioua molto alla ellezza,alle commodità dell'ufo, & alle opportunità & necefiità de Tempi. Ma non farà quefto affai, che a Viandanti fi fcuoprinoadogni paflbnuoué u foggiedi edifitii;& che lufcita,& la facciata di qualunque cafa,fi addirizzi quafi che al mezo della larghezza della ftrada ; accìoche eiTendo ancora in alcun' luogo effa troppa larghezza fgratiata,& mal' fana; ella in quefto noftro cofi fatto luogo più tofto fia fana & diletti. Scriue Cornelio che la Città di Roma allargata di flrade da Nerone,diuenne affai più calda, & per ciò man- « co fana, In altri luoghi oue le vie fon' ftrette,vi è laria più cruda, & nella frate vi farà fempre ombra.OItra di quefto non vi fia Cafa alcuna,che e' non vi en- tri dentro il Sole, in qual'che hora del giorno; ne farà mai fenza piaceuole ventoIino,che mouendofi donde fi voglia,non truoui in gran'parte diritto & efpedito caminojonde paffare. Et la medefima non fentirà mai venti faftidio 15 fi,conciofia chefubito faranno rotti dalle facciate delle muraglie , Aggiugni che fé vi entrano i nimici, vi rumineranno non manco ofFefi da lato dinanzi, che da i fianchi,o da lato di dietro . Hor fia delle vie maeftre detto a baldan- za . Le ftrade non maeftre, faranno limili alle maeftre,& fé già infra di loro, non fuffe quefta differentia,che quefte,fe le faranno diritte a capello, conuer- 5o ranno meglio con le cantonate delle mura, & con Icjparti delli edifitii : Ma io truouo che gii antichi vollono che nella terra vi fuffino alcune vie ineftrica- bili,& alcune che no haueffero riufeita ; nelle quali entrato il nimico per nuo certi, ambiguo, & diffidatofi di fé fteffo;vi habbia a ftare fofpefo;o fé pure e' perfeueraffe di volerti fare danno,e' poffa in vno fubito effer' rouinato del tut $ to. Ne farà fuori di propofito,che vi fieno ftrade minori, no lunghe ; ma che terminino nella prima ftrada, che le attrauerfa : che e' non fia come vn' cam- mino publico,& efpedito,ma corno vn' tràgetto,che vadia a trouare vna cafa poftali al dirimpetto ; conciofia che per quefto le cafeharanno più comodi lumi, & impediraffi a nimici il non potere correre la terra cofi a loro voglia. 4« Curtio fcriue,che Babbillonia dentro era piena di Borghi fparfi,& non conti nouati. Platone per l'oppofito non folamente non volle i Borghi fparfi, ma volle ancora che le mura delle caie fuflino attacate luna con l'altrajóc gli piac |
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que che vn'Iauoro di fi fatta manieragli icruiiTc per muraglia della Cittade.
*De fonti dilegno,&* dipietra,®* delSituargli. delle Tiletfoltti^LrchisCdntonate/u
fé ferragli, Spranghe Jattricawrds&rilieuo loro. Qu> Uh Il Ponte certamente,e parte principalifTima della Strada. Ne farà ogni luo
go commodo a farui Ponti, Percioche, oltra che e'non è conueniente la- fciarlo fitto in vna eflremità d'un' rinchiufo cantone,per comodità di pochi ; ma bifogna che fia nel mezo del paefe per i bifogni dello vniuerfale ; egli cer i° tamente fi debbe fituare in fito facilifsimo da finirlo con non grandissima foe
fa; & dafperare,che gli habbia quafi ad eflerui eterno. Debbefi aduque eleg gere vn' guado che non fia de più profondi, ne de più feofeefi ; che non fi va- dia variando, ne mouendo ; ma fila vguale fempre, & da durare. Debbonfi fuggire i ritrofi delle acque, gli auolgimenti, le voragini & cole fimili, che ne 15 cattiui fiumi fi truouano. Debbonfi ancora principalmente fchifare, i go-
miti delle ripe, & gli auolgimenti delle acque; fi per molte cagioni, ( e/Tendo le ripe certaméte in quello luogo molto fottopofle al rouinare) fi ancora per che,i legnamì,i Tronconi,& gli alberi,che della campagna leuati,fon portati giù dalla piena ; non pofibno paffare perefsi gomiti adiritto, per cammino io elpedito : ma fi attrauerfano & fi auiluppano, impedédofi l'uno l'altro ; & ac-
coftatifi alle Pile, fanno vna grandifsima mafia, onde riturate le vie,gli archi de Ponti vanno fotto ; di maniera che tale edifitio per il pondo delle impc- tuofifsime acque fi guafta & fi rouina. Ma de Ponti,ne fono alcuni di Pietra, alcuni di legname. Diremo prima di quelli che fi fanno di legno, come più ij facili a metterli in opera: Di poi palleremo a trattare di quegli che fi fanno
di Pietra. Bifogna che amenduoi fieno fortifsimi. Quello, che fia di legna- me adunque fi affortifìcherà con grande & gagliarda abbondanza di legna- mi ; & che tal' cofa fi cofeguifea eccellentemente; ne darà grandifsimo aiuto il Ponte di Cefare. Il quale ne infegnb il modo di farlo in quella maniera. 30 Egli congiugneua infieme duoi legni difcoflo l'uno dall'altro duoi piedi, (mi
furati alla altezza del fiume ) grofii tre quarti di braccio, & auzzati alquanto da baffo ; Quelli metteua egli nel fiume con certi Inflrumenti ficcandoli a ca flello, non diritti a piombo a guifa di pertiche ; ma a pendio, ritirandoli al- quanto difopra che pendeffmo fecondo il corfo del Fiume. Rincórro a que- jj fti dipoi ne ficcaua duoi altri, congiunti infieme nel medefimo modo, con
interuallo dabaffo di quaranta piedi ; volti contro la forza & l'Impeto della acqua; fitti l'uno & 1 altro di quefti,cofi come noi habbiamo dettogli congiu gneua infieme,mettendoui fopra traui groffe duoi piedi ; lunghe, quanto era la ditlantia di efsi confitti legni. Quelle cofi pofleui traui erano dalla parte 40 di fuori foftenute da due legature, le quali aggirate attorno, & in la contra-
ria parte ripiegate, era tanta la fortezza della opera , & tale la natura di tali cofe, che quanto maggiore vi fifufle incitato limpeto delle acque, tanto più ftrettamente le traui pofteui fopra fi ferrauano infieme. Sopra quelle, pofleui altre legne, fi intrecciauano, &vifi faceua fopra vn* piano diper- tiche & di graticci. In vn medefimo tempo fi metteuano dalla parte di fot - k iii
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to del fiume, alcune traui più fottili a pendio ; lequalì pofteui in cambio di
Ariete,& congiunte con tutto lo edifitio,refiftefTmo all'impeto del fiume. Et fi metteuano altre traui ancora con mediocre interuallo da lato di fopra del Ponte, che auanzauano di poco l'altezza del fiume ; accioche fé da i nimici fufsino mandati o Tronconi di arbori o naui giù per il fiume, per rouinare * detto Ponte, fi fcemafle mediante la defenfione di dette traui la violenza de le dette eofe,& non potefiìno nuocere al Ponte, Quefte cofe ne infegnb Ce- lare . Ne farà fuor di propofito, quello che e' cofhimarono preflb a Verona, di laflxicare i Ponti di legno di Verghe di ferro, & maflimo da quella parte doue hanno da pa tiare le carrette & i carri. |
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Rettaci a trattare, del Ponte, che fi fa di Pietre,le parti del quale fon' quelle.
I fianchi delle ripe.le Pile,le volte,& la laftricatura ; Infra i fianchi delle ripe, & le Pile, vi e quella differenza, che i fianchi bifogna che fieno oltra modo gagliardilTimi,attinonfolamentea fottenereil pefodegli archi poiliui fo- s pra, come le Pile, ma che fieno molto più gagliardi a l'ottenere le tefte del Ponte,& a reggere contro al Pondo de gli Archi ; di maniera che non fi apri é no in luogo alcuno. Debbonfi adunque andare fcegliendo le riue,o più pre-
fio le ripe di pietra,conciofia che le fono le più ftabili,alle quali tu debba fida re le Tette de Ponti;& le Pile fi fanno più, o meno, fecondo la larghezza del i° fiume . Gli archi in caffo,oltre a che e' dilettano per il numero,giouano anco
ra alla ttabilitade;conciofia che quanto il diritto del corfo del fiume e più loti tano da fianchi delle ripe,tanto è più efpedito;& quanto è più efpedito, tanto più veloce & più pretto Corre via : Quello adunque fi debbe lafciare molto efpeditoJ& aperto ; accio che con il combattere, percotendo nelle Pile non «' faccia loro nocumento. Et dette Pile fi debbon' porre in que' luoghi del fìu-
me,doue le acque (per dir' coli) corrono più lenti & più infingarde. Et gli in- ditii onde tu polla conofeei e quelli luoghi,tegli moftferanno le piene.Quan to che no,ten'auedrai in quell'altra maniera . Imiteremo veramente coloro, che gittarono le noci per il fiumcdelle quali gli attediati ragunandole fi ciba- lo rono ; Gitteremo nel cótinouato corfo del fiume, difopra quali mille cinque cento palfi & malfimo quando il fiume farà groffo,alcune cofe limili, che va- dino a galla : Et quel' luogo, doue limili cofe farano in gran' parte ragunateil infieme, ti feruirà per fegno , che quiui fia il maggiore impeto delle acque . Nel fituare adunque le Pile fuggiren' quello luogo,& piglieren'quell'altro do *< uè le cofe gittate fi condurranno più rare,& più tardi. Il Re Mina, quando e' •#** J2i
delibero di fare il Ponte a Memphi, cauò il Nilo del letto fuo, & lo mando c - in altri luoghi fra certi Monti, & finita la fua muraglia, lo riconduife poi nel propio letto. Nicore Regina de gli Affini hauendo mefib in punto tutte quelle cofe,che gli faceuano meftieri a fare vn' Ponte,fece cauare vn' grandif jo limo Lago,& volfeui il fiume; & mentre che il Lago fi empieua, feccandofi il
letto del fiume,murò le Pile . Quefte (\ fatte cofe feron' coftoro . Ma noi fe- guiteremo il fatto noftro in quella maniera. Faccinfi i fondamenti delle Pi- le nell'Autunno,che Tacque fon' più batte ; fattoui prima attorno alquanto di riparo . Et il modo da farlo e quefto,Ficchinfi duoi filari di Pali folti & fpef- J* fi,che con le tefte auanzin' fuor' deU'acqua,quafi che come vno Argine;met-
tinfi poi dallo lato di dentro verfo le Pile,nel circuito de filari de Pali, gratic- ci ; & i vani di detti filari fi riempino di Aliga & di loto ; & con il mazzapic- chiarli fi condenfino, di maniera che l'acqua non vi polla più entrare in mo- do alcuno.Quelle cofe di poi, che dentro allo argine fi ritruouono,o acqua,o 4° oltre all'acqua fango,o rena,o qual'altra cofa fi voglia, che ti dia impedimen
to, bifogna che fene cauino . All'altre cofe poi fi dà perfettione in quefmo- do che noi t'infegnammo nel parlato libro. Cauafi infino fulfodo, o più pretto vi fi fa vna palafitta di Pali abbronzati, per tutto il terreno, foltiffi- ma. In quello luogo ho io confiderato, che i buoni Architettori vfarono di farui vna continouata bafa,di tanta lunghezza apunto, di quanta effer* vi de- t iiii
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ue il ponte. Et ciò feciono non con il ferrare con vn' folo Argine tutto il ria
me ad vn' trattoria fattone prima vna parte,paiTarono a far' l'altra, & a con- giugnerla poi, con la già fatta : Conciofia che egli è imponibile rimuoue- re, & ritenere ad vn' tratto, tutto l'impeto delle acque. Debbonfi adun- que mentre noi muriamo ne fiumi lafciarli foci aperte, per le quali palli via i \impeto delle gonfiate onde. Quefle foci fi lafceranno aperte, o in elfo guado, o quando più faccia a proposito, faccinuifi doccie di legname, & Canali,che ftieno folleuati in Aria,per li quali l'acqua che foprabbonda, fcor rendoui (opra, pafsi via. Ma fé la fpefa ti parefli troppa, farai a ciafcuna Pila vna bafa femplice folamente, fatta & finita a guifa di vna Naue, con vno An- io colo in la Poppa, & vno nella Prua,dirizzandole a filo fecondo il corfo delle acque ; accioche l'impeto delle acque nel diuiderfi,fi fcemi.Et bifogna ricor- darfi chele onde nuocono molto più alle Poppe, che alle Prue delle Pile. Il che da quefto ci fi manifefta,che dalle Poppe delle Pile vi fi aggira molto più copia di acque,che dalle Pruejoltra che in quel' luogo fi veggono aggiramen i? ti d'acque,cne le fcauano infino nel fondo, & le Prue flanno faldifsime emen- do rincalzate dal letto del fiume,ripieno di Rena. Il che efiendo cofi,e di ne- cefsità, che quefle parti per tutto l'edifitio fieno gagliardifsime & fortifsime a reggere contro gli impeti delle acque j farà dunque molto apropofito, che effo edifitio fia molto a fondo,& con gran' fondameli da ogni banda ; & maf *o fimo verfo la Poppa,in fino a tanto, che per qual' fi voglia accidente, andata- fcne vna parte del fondamento,vene reftino tante,che fieno badanti a regge- re il pefo delle Pile. Et inanzi tratto giouerà grademente,ancor' che da pria cipio tu habbi cominciato a fituare leBafe nella più alta parte del letto del fiu mc,che le acque,che vi padano fopra, non vi cafchino rottaméte come in vn' »? precipitio; ma sdrucciolino facilmente, come per vn' dolce pendio. Per- cioche l'acqua,che cade precipitofamente, commoue il fondo,& di qui fatta più torbida, porta via le cofe fmofle, & continouamente caua fotto tali luo- ghi . Faremo le Pile di Pietre lunghifsime, & larghifsime, che di loro na- tura refiflino a Diacci, & che non infracidino per Tacque ; ne per altro acci- p dente facilmente fi rifoluinojne fotto il pefo fi fiacchino : Et fi mureranno co ogni diligentia fecondo il Regolo, il Piombino,& Tarchipenzolo, non pre- termettendo per lo lungo alcuna collegatura,^ per il trauerfo con commet- titure che fcambieuolmente leghino Tnna l'altra ; lafciando da parte ogni ri- pieno di fafii minuti. Aggiugnerannouifi ancora molto fpefsi, & perni, & j5 fpranghe di Bronzo, appiattate & acconce, di maniera ne luoghi loro, che le Pietre per effe buche non diuentino deboli ; ma con fi fatte fprangature ftie- no ferme . Et tirifi tale opera in alto con amendue le tefte eleuate angularmé te & da Prua, & da Poppa ; di maniera che le fronti delle Pile, foprauanzino Tempre le piene maggiori. Sia la groflezza delle Pile,per la quarta parte del- 40 l'altezza del Ponte. Et fono (lati alcuni, che non hanno terminate le poppe, & le Prue di cofi fatte Pile co angoli ; ma con vn' mezo cerchio,credo io,per conto della venultà di tale lineamelo. Et ancor'che io habbia detto che il cer chio habbia forza di angolo, Io appruouo più tofto in queflo luogo gli ango li ; pur che e' non fieno tanto appuntacene fpuntati da ogni piccola moleftia fieno
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fieno guafti. Piacerannomi ancora quelli,che faranno fatti in cerchio/e e* fa
ranno talmente {puntati, & biftondati ; che e' non fieno lafciati ottufi di ma- nierarne fi cótraponghino alla molcfla preftezza,& impeto delle onde. Ha ranno le Pile ragioneuole cantonata fé ella farà i tre quarti d'uno angolo ret- « to i & fé quefla non ti pìacefsi, fa che ella n'habbia duoi terzi. Et queflo ba-
lli quanto alle Pile. Se per natura del luogo noi non haremo, i fianchi delle ripe cofi fatti, come defidereremmo ; faremoli nel medefimo modo delle Pi le ; & all'ultimo delle ripe, faremo altre Pile, & tireremoui alcuni archi nello fleflo afeiutto terreno ; accioche fé per auuentura per la continouatione del- io le onde,& delle piene,in fuccefTo di tempo, fi leuafie via parte della ripa ; con Thauere allungato il Ponte nel terreno,ti rimaga pur' libera la flrada. Le Voi te & gli archi, fi per conto delle altre cofe, fi per i crudeli & continoui intro- namenti de Carri, bifogna che fieno fortifsime & gagliardifsime. Aggiugnì che alcuna volta hauendofi a tirar* fopra detti Ponti pefi fmifurati,di Colofsi, i{ o di A guglie, o fimili ; Non ti interuenga come interuenne a Scauro nel far'
tirare quella foglia di Pietra ; che i Miniflri publici, habbino ad hauer paura de danni fatti. Et per queflo conto il Ponte, & di difegno,& di ogni forte di lauoro, fi debbe accommodare in modo contro le fpeiTe,& continoue {coffe de carri,che e' duri eternamente. Che i Ponti vorrebbono effer' fatti di pie- to tre molto grandi,& faldifsime; ce lo dimoflra facilmente la ragione,con Io ef
fempio della ancudine ; la qualefé in vero e molto grande & graue,foffrene facilmente,i colpi de Martegli;ma fé ella e leggiere,rifalta per i colpi,& fi co- muoue Noi dicemmo che la Volta era fatta di Archi,& di ripieni; & quel* lo arco effer' il più forte, che era d'un' mezzo cerchio : Ma fé per la difpoft- »t tione delle Pile, il mezo cerchio fi rileuerà tanto, che tale rilieuo ti offenda,
vferemo l'arco feemo ; afforzificati i fianchi delle ripe, con farli più grofsi. Qualunche arco fi voglia finalmente che harà a flare per tefla di effe volte,bì fogna che fia di Pietre durifsìme, & grandifsime ; non altrimenti che quelle, che tu harai pofte nelle Pile. Et in detto arco non vi faranno pietre più fotti- jo li, che almeno non corrifpondino con la loro grofiezza,a la decima parte del
la fua corda. Ne farà la corda più lunga, che per fei volte quanto e la grofTez za della pila,ne più corta che per quattro. Et commettinfi infieme quefle pie tre ad arco con Perni, & fpranghe di Bronzo gagliardifsime. Oltra di que- flo l'ultima pietra ad arco,che e' chiamano ilferragIio,farà ridotta dallo fcar*- 35 pello alla mifura delle altre pietre ad arco, & ancora da l'una delle tefle farà
lafciata alquanto più grotta ; accio non vi fi pofla mettere fé non perforzza, & con mazzapicchiarla leggiermente. Perciò che in queflo modo > le altre pietre ad arco di fotto, più riflrettamente ferrate infieme,gagliardamente & lungo tempo daranno nello officio loro. Tutti i ripieni dentro f\ murino di 4» pietre,di maniera che non fene poffa trouare alcuna più falda ; & di commet-
titure di forte,che non fene truoui alcuna più {erettamente cógiunta. Et fé nel fornire i ripieni, tu non hauefsi tanta abondantia di pietre forti,non ricuferb delle più deboli in cafo di neceffità; pur che per tutta la fliena della volta non fi mefcoli ne ferragli cofa alcuna, fé non Pietre forti. Rettaci a laflricare tal* lauoro. Nò fi debbe manco affodar' il terreno a ponti, che alle vie da durar' |
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cterne;& il debbe alzare di ghiaia fino alla altezza di tre quarti,dipoi diften-
derui fopra le pietre,con riempitura di Rena pura di Fiume,o di Mare. Ma il vano fotto il laflrico de Ponti ; fi debbe riempiere & pareggiare di pezza- mijilno alla altezza de fuoi archi,doppo quello,quel* che tu vi lalìricherai fo pra affetteralo co la calcina. Nelle altre cofe che reftano,fi deue hauere vgua s le rifpetto a i'una che all'altra ; conciona che dà gli lati con fortìflìma mura- glia^ affortificheranno,& fi laftricheranno con pietre ne piccole ne fronbo- k atte a voltarfi,che con ogni poco di fpinta fi fmuouino ; ne anche con pie- tre tanto grandi,che le beftie habbino come fopra cofa lubrica cominciando ui a fdrucciolare, prima che le truouino feflure doue poffino fermare liighia io acaderui. Et veramente importa molto di che pietre fi laftrichino, hor' che penfitu che auengha per il lungo & cótinouato confumamento delle ruote, & delle beftie ; poi che noi veggiamo che le formiche in effe fèlici,con il paf fare de lor* piedi,vi hanno ancor' effe fcauato il loro cammino?Ma io ho con fiderato che gli Antichi in molti luoghi, & nella via ancora che va a Tiboli, i* laftricarono il mezo della flrada di Selici, & i lati da le bande, coperfono di ghiaia minuta. Et quefto fecero, accio che le ruote vi faceffero manco dan- no^ i piedi delle beflie vi fi attaccammo meglio. In altri luoghi & maflimo fu per i Ponti,accanto alle fponde feciono andari con pietre,rileuati, che fer- uiuìno per i pedoni;& la parte del mezo lafciarono a Carri,,& alle beftie. Fi- *° ualmente gli Antichi in fimili opere lodarono molto la Selice, & infra le Se- lici , quelle , che haueuano più buche, o più fefìì ; non per che le fujfino più dure, ma perche manco vi fi fdrucciolaua fopra. Vferemo adunque qual' fi voglia Pietra, fecondo che ne haremo abbondanza, pur che fi fceglino ìt più dure; con le quali almeno fi laftrkhi quella parte della via, la quale è *? più battuta dalle beftie; &là più battuta da quelle, èia più pari, conciofia che fempre fugghino quelle parti che pendono. Et pongafi, o vuoi felice, o .qual'altra pietra fi voglia grolla tre quarti di braccio, & larga al manco vn* piede con la faccia di fopra piana, congiunta l'una con l'altra, che non vi fia fefTura alcuna,colmandoui la ftrada, accioche raccoltcui le pioggie fcorrino $° via. Il modo di colmare le ftrade é di tre forti ; conciofia che 1 pendii faran no fatti o inuerfo il mezo della ftrada, il che s'afpetta alle ftrade più larghcjo vero da gli lati,che impedifcono manco le vie più ftrette ; o veramente per il diritto della lunghezza della ftrada dal principio alla fine. Quefti veramen te fi vanno accommodando, fecondo che è più commodo, o che torna me- is glio a le sboccature delle fogne, & de Rigagnoli, nella Marina, o ne laghi, o ne fiumi. Quella colmatura farà rafgioneuole, che ad ogni braccio & mezo, farà vn' mezo dito. Io ho confiderato i pendii de gli A ntichi,con i quali fali uano al monte,che gli vfauano alzare vn' piede ad ogni trenta piedi. Et in al- cuni altri luoghi, come verbigratia alle tefte de ponti fi veggono alzati tali 4» pendii ad ogni cubito vn' palmo ma quefti fono talméte coniche vna beftia carica,con vno sforzo folo li paiTa via, _ ? • ii '. ' ........ : ■' , . . ' '■ >, "■ ■ • • ■
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Veto
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LIBRO QVA1TO.
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*Pefa Fogne s dello ufo > & firma loro., & de fumi, & Mefite d"acqua, chfiruono
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E Si penfa che le Fogne fi afpettino al Iauoro delle flrade ; concio/la che le
il debbino fare fotto le ftrade,giu per il mezo ; & che le giouino molto al coprire, al pareggiare, & a rendere più nette le flrade ; & per ciò non ci fare nio beffe di quelle, in queflo luogo. Et veramente che altra cofa diro io che fu vna Fogna,fe non vn' ponte, o più toflo vn' qualche arco molto largo. Ne cmarauiglia fé per queflo nel far'firn ili Foghe i fi debbino oiTeruare tutte o quelle cofe apunto, le quali poco fa dicemmo di efsi Ponti. Et certamente Jli Antichi (limarono tanto l'ufo delle Fogne,che e' non fi vede che eglino fi cefsino mai fpefe maggiori,in finire qual' altra forte di muraglia fi voglia ; ne in alcun' luogo vfafsino maggiore diligétia; & infra le marauigliofe muraglie della Città di Roma, fi tiene che le Fogne fieno le principali. Io non fio qui h a raccontare quante commodità arrechino con loro le Fogne, quanto le reti dino la Città più dilicata,quanta pulitezza arrechino a priuati & a publici edi fitii ; & quanto le giouino a mantener' l'aria fana,& fincera. La Città di Smir na,nella quale trouandofi attediato Trebonio,fu liberato da Dolobella; feri-» uono che & per la dirittura delle ftradc, & per gli ornamenti delli edifìtii,era io tenuta bellifsima ; ma per non hauere ella Fogne che potefsino, raccoglien- , do le brutture, portarle via, ofFendeua grandemente con il puzzo gli habita- •/W) <) M
tori. Siena citta in Tofcaua,pcr non hauere ella Fogne non è punto dilicata; %^t^> onde gli auuiene che non folamente nel principio o nella fine delle notti, ne* quali tépi fi gettano dalle tìneflre,i vafi delle raccolte bruttur', ella tutta fpuz- n zi ; ma alcuna volta fi vede fporca & fracida per le molte humiditati. Sono le Fogne di due forti,dell'una delle quali fon' quelle, che portano via le brut- ture^ ne fiumi,o ne lagnilo nel Mare : De l'altra fon' quelle,che fatto vn'poz zo profondo nel Terreno, fmaltifcono le brutture nel ventre della Terra. Quelle che portano via, bifogna che fieno laflricate di laflnco apendio, & a jo sdrucciolo,faldifsimo ; per il quale polTa la humidità feorrere liberamente;^ 4 che quelle cofe,che vi fono murate,per la continoua humidità non fi infraci- dino . Quelle medefime ancora, bifogna che fieno folleuate dal fiume ; ac- cioche per le piene nò fieno ripiene dal fango, ne riturate da la mota. Quel- le che hauefsino a ftare feoperte, fiamo contenti fenza laflricarle dello ignu- 3* do Terreno,conciofia che i Poeti chiamano la Terra,ilCerbero,&iFilofo- ^ ,*0n. |
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fi,il Lupo de gli Dei ; perciò che ella confuma ogni cofa,& ogni cofa diuora.
Quelle fporcitie & brutture adunque,che vi fi aduneranno,mangiandofele il terreno,fi confumerano ; & non efaleranno puzzolenti vapori. Vorrei ben' che le Fogne,che hanno a riceuere l'orine/i collocafsino djfcoilo alle mura : 40 Percioche da gli ardori del Sole, fi marcirono, & fi guaftano marauigliofa-. mente. I Fiumi oltra queflo ,& le folTe da acqua ;& quelle mafsimoper le quali hanno a pattare le Naui, Io penfo che fi debbono annouerare infrale fpetie delle vie : Conciofìa che e' pare a molti, che le Naui fieno4petie di car- ra ; non cttendo alla fine altro il Mare naturalmente, che vna larga & fbatiofa flrada. Ma di quelle cofe, non s'afpetta parlarne più alla lunga in quello luo- |
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J^O DELLA ÀRCHITETTVRA
go. Et fé per auentura egli auerrà che quelle cofe non baflino a bifogni de
gli huomini,fi doueranno alhora,& con la mano,& con l'arte rimediare,i di- fettile alcuni per auentura vene fufsino; & aggiugnerui quelle comodità che vi mancafsino, il modo delle quali cofe tratteremo poi nel luogo loro. Vetta commente muraglia de forti ; & de luoghi commodi }fer le Tiazz§
nelU Qtta. Caf. Vili. HOr fé egli e parte alcuna della Città, che fi confaccia con le cofe che noi
douiamo trattare in quello luogo . Il Porto veramente farà quel* dello, io Effendo certamente il Porto,non altro che quafi vn' termine nel corfo de Ca uagli,dal quale,o tu ti muoua a corfo ; o al quale arriuado,finito il corfo ti fer mi,& ti ripofi. Altri forfè diranno che il Porto fia la Stalla delle Naui,fià pu re egli come tu ti voglia,© termine, o Stalla, o ricettacolo ; certamente fé la proprietà di qualunque Porto e di ri ceuer dentro a fé le Naui,ficure dall' im- 15 peto delle tempefte ; egli e di necefsità che e' le difenda : Sianoui fianchi ga- gliardifsimi, ci alti ; & oltra quello bifognà che vi fia vna larghezza adattata 3i maniera, che le Naui pollino, & grandi, & cariche, commodifsimamente f accoruifi, & ficuramente ripofaruifi. Le quali cofe fé ti fi rapprefenteranno da la opportunità del luogo, non barai da defiderarui altro ; fé già non ti au- «> uenifsi come ad Atene,la quale haueua fecondo che fcriue Tucidide tre Por ti fatti dalla Natura;che tu habbia a Rare in dubbio,quale di tanti tu ti voglia eleggere per il meglio,doue tu voglia andare a prender' Porto. Ma egli è cer tamente cofa euidentifsima,mediante quelle cofe, che noi dicemmo nel pri- mo libro., che e fono alcune regioni doue non poffono tutti i Venti : & alcu- *f ne doue alcuni di loro fono molto faftidiofi & cótinoui, Anteporremo adu- que a gli altri quel' Porto nelle bocche del quale fpirino i Veti più benigni & più quieti; & nel quale tu poffa co buona grafia de Venti entrare & vfeire (cn za hauergli molto ad afpettare. Infra tutti i Venti dicono che Borea e il più benjgno,& che il Mare commoffo da Greco,ceffato il Veto fi quieta fubito ; i° Ma fé bene ceffono i Venti Auflrali il Mare dura non di meno a fluttuare gran' tempo. Ma fecondo la varietà de luoghi fi debbono elegger' quelle co- foche fono & più commode,& più efpedite a bifogni delle Naui. Defidera- uifi vn' fondo grandifsimo, fi nella Foce, fi nel mezo,& fi alle ripe del Porto ; il quale non rifiuti le Naui da carico, graui per le cofe portate : Et è conuenié « te che il fondo fia purgaro,& che non vi fieno herbe in alcun luogo , Ancor* che taluolta le fpeile,& intricate radici delle herbe,arrechino gradifsima vti- lità a fermar' le Ancore ; Io niente di meno vorrei più toflo il Porto, che no generaffe cofa alcuna, che haueffe a contaminare la purità dell'aria,o a nuoce re alle Naui,come fanno le Alige,& le herbe,che nafeono nelle acque, Con- 4° ciofia che le eccitano a Nauilii Vermi moleflifsimi,Tigniuole,& lombricuz zi,& per il marcjffi di tai liti,vapori pefliferi. Faranno ancora il Porto infer mo & malTano/e vi fi mefcoleranno acque dolci ; & mafsimo quelle,che pio uute dal Cielo vi caleranno da Monti ; Vorrei non di meno che egli haueffe a canto, & vicino, fontane, & Riui, donde fi polla prendere acqua chiara, & commoda
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LIBRO QVARTO. £*!?
cottitnoda,a mantenerli tie Nauilii. Etche gli hauelTe vfcite efpedite,& dirie
te, & certe,non vi fi variaffe il fóndo,fuiTé libero da gli impediméti,lÌcuro da gli agguati de Nimici, '& de Corfali. Oltra di quello hauelTe fppra capo alcu ne fommità di altifsimi Mpnti, da vederfi di lótano, & notabili ; a quali i Na- s> uiganti poflino come a luògo determinato dirizzare il loro nauigare. Den-
tro al Porto fi debbe tirar' vna ripa, & vn' ponte ; accio quindi il habbia più commodità dello fcaricarele Naui. Quella forte di muraglia vfarono gli Antichi variamente,delle quali varietati non é tempo da parlare alprefente. Conciofia che tale diforfo il debba riferbare, alhora che noi parleremo del i,? raflettàre i Porti;& del codurre tal' macohina.Debbe oltra di quello il Porto
hauerui luoghi dà pofleggiare,& vn' Portico,& vn' Tempio, doue pofsino al quato fermarli quelli che efcono de Nauilii. Ne vi debbono mancare Colon ne,Spraghe,& Campanelle di ferrò,alle quali il pofsino legare i Nauilii. Fac- cinuilì fpeiTe volticciuóle, fotto le quali fi mettino al coperto le cofe portate. 15 Murinuifi ancora in fu le boccheTorri alte & gagliarde; acci oche della lanter
na di eiTe,li vegghino venire le Vele ; & quindi la notte co fuochi moflrino a Nauiganti il cammino ficuro ;& con le loro merlature difendino i Nauilii de gli Amici ; & mettinuilì a trauerfo Catenc,che tenghino fuora gli inimici» Et dal Porto al diritto mezo dellaGttà,dirizzifi vna ftrada maeftra,& vi co- 1 e corrino aliai Borghi ; accio che da ogni verfo fi polla in vnJ fubito aiTalire la
infoiente armata de nimici ; & habbia più adentrò alcuni Seni minori,doue i Nauili indeboliti fi pofsino raiTettare . Ma non fi lafci quello indietro, appar tenédofi egli mafsimo al Porto,che furono & fono Città eelebrate,neure più per queflo,che per altro ; cioè per hauere le boeche,& in luogo delle bocche n l'entrata incerta ; & le diuerfità de Canali conofeiuti apena da chi vi nuota.,
mouendouifi il fondo d'hora in hora. Queiìe fon' quelle cofe che ci éparfo di dire,de gli Edifitii Publici,dello vniuerfale; fé già non ci fi aggiugneile,chc dicono che fi feompartifehino le Piazze, che alcune feruino a poterui ven - der5 le cofe, che nella pace vi faranno fiate portate ; alcune feruino per che la *>: giouentu vi fi eferciti ; & alcune che nella guerra feruino a riporui le--y- f
gnami,flrami,& altre cofi fatte cofe; che t'habbino a feruire a potè > sn re fopportar TafTedio. Ma il Tempio, iluoghi facri, & il luo godarédereragione,&illuogo da recitaruifi Spettaco- '■> li,& fimili, fono più toflo luoghi comuni,& propri,
e r • di non molti; & quelli fono o Sacerdoti, opu- » re Magiflrati,& pero tratteremo
di efsi a luogo loro. ?
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DELLA ARCHITETTVRA
DILEONBATISTA ALBERTI
LIBRO QVINTO. NEL QVALE SI TRATTA DÈLLI EDIFITII
PARTICOLARI. ;; 2>^ Fortezze,& Me babh attorti che hanno a ferme per i Re&fer l Signoruet delle » °
loro Jifferemie & parti1 , '''■** £**/. /. iSPVTAMMOnel pattato libro che egli e di necefsi-
tà accommodare variamente gli Edifitii ; & nella Cit- tà, & nelle Ville,fecondo i bifogni de Cittadini, & de i5 gli habitanti ; & dimoftrammo che altri Edifitii s'afpet tanoala vniuerfità de Cittadini, altri a Cittadini più degni,& altri a più ignobili : Et finimmo il ragionarne tò di qùèlJijche alla vniuerfità fi afpettauano. Ordine- rafsi adtique quefto Quinto Libro, accio ferua a la ne- io cefsita, 6t alla commodità de particolari, Nella qual' cofa certo & varia, & grande,& difficile ad efplicarfì ; ci sforzeremo per quanto farà in noi di inge gno & di Induftria ; che e' fi habbia a eonofeere, che noi non habbiamo volu to Wtiaré indietro cofa alcuna, che in qualunqueluogo fi vogliamotele fa- ré a propbfito,o che potefle hauere ad eflere defiderata da alcuno ; ne aggiu- xi éhèrcene ancora alcuna, che gioui pài, ad abbellire il parlar'noftro, che ad mettere ad effetto la noftra Intentione. Gomincieremoci adunque dalle co- fe più degne . Degnifsimi fopra tutti gli altri fono coloro, a cui è dato la Au- torità, & il freno in mano del moderare le cofe. I quali ò veramente fono pa- recchio pure vn' folo . E' bifogna che cofìui (è farà folo,fopra tutti ; fia anco j<* ra fopra tutti gli altri,il più degno. Andremo adunque confiderando quelle cofe,che per rifp^tto di coftui,che farà folo, fieno da farfi. Se prima però noi delibereremo, il che molto importa, quale habbia da eflere coftui,o fimile a vno,che con Integrità & Iuftitia comandi a coloro, che da lui vogliono effer' comandati ; & non fi muoua tanto per lo intereflb fuo propio, quanto per la $j falute,& per la commodità de fuoi Cittadini j o fimile a quello, che voglia ha uer' ordinate le cofe con i fuoi {ubiditi di maniera, che e' pofla comandar'lo- ro,ancor' che e' non voleffero. Conciofia che e* non bifogna che e' fieno fi la maggior* parte de gli edifitii, fi ancora effa Città fatta in vn' medefimo mo- do per coloro,che fon diuentati nuouamente principi afibluti; & per coloro. 4« che polTeggono,& difendono vno gouerno,nel quale fieno entrati come che in vno Magiftrato datogli per a tempo , HabbinoiRe le Città loroafTorz- zificate grandemente,molto più da quella banda,dalla quale pofsino {caccia- re gli Inimici,che gli veniflero adoflb. Et quelh,che nuouamente fon' diuen tati Principi affatati, hauendo per Inimici non manco i fuoi, che i foreftieri, i bifogna |
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A LIBRO QJ IN T O ■.''■■. 12}
bifogna che afforrichino la Città loro non meno contro a fuoi ; che cotìitrò4
Foreftieri; & talmente debbe efiere afforzificàta.che e'poiTà a vn' bifogno vi lerfi dello aiuto & de fuoi ; & de Foreftieri ancora contro a fuói. Nel paca- to libro dimoftrammo come fi haueua a fortificare vna Città contro agli Ini i mici foreflieri ; confidereremo al prefente quel' che ella voglia hauerecòn-i tro a nimici Terrazani. Euripide tiene per cofa certa, che la moltitudine ria turalmente fia vno inimico potentifiìmo y ficàie fé ella vorrà ridurre vrfita* mente infieme le fraudi, & gli inganni, diuenterà certamente ineipugriabilé ; Ifauifsimi Re del Cairo in Egitto,città di maniera popolatifsima, che e'peni «o fauano che alhora ella fteffe iana,& bene; quando e' non vi monuano più che
mille huomini il giorno : la diuifono con fofle d'acqua tanto fpefle, che ella non pareua di già vriafola Città, ma molte picciole Terricciuole congiunte infieme : Et quello credo io che e' facefsino, accio chela comodità delli Im-i peti fune diuifa & fpàrfa, Et per quefto otténero facilmente^che innanzi trai «* to non hauieno a temere degli importanti motiui della moltitudine ;&:feco
dariamente di potere reprimere con facilità, i detti motiui fé pure ne nafeefi fero ; non in altra maniera che auerrebbe^fe di vno coloilb grandifsimo,fefle facefsino due,o più ftatue,piu trattabili,»: più portatili. I Romani non man- dauano in Egitto alcuno Senatore, con autorità Proconfolarc, ma difiVibui-» »o nano a ciafeun* luogo huomini dell'ordine de Caualieri. Il che dice Afriano
che efsi faceuano, accioche vna Prouincia tanto dedita alla innouatione di fluoui tumulti,non fufie gouernata da vn* folo. Et confideranno nefluna Cif tà eflere fiata fenza difeordie de Cittadini più che quelle, che o diuife da la natura,come che fé vi paffafie vn' fiume per ilmezo, o doue fufsino colliner- *< te feparate in più parti; o che veramente pofte parte in piano,& parte in col-
le , fufsino diuife da alcuna muraglia commodifsimamenre ; & tal' diuifione non penfo io che fi habbia a tirare come vn* Diametro a trauerfo d'una piani ta ; ma come rinchiudere vn* circuito in vn' altro : Conciofia che i più Ric- chi come quegli, che vorrieno il paefe più largo, fopporteranno faciljneftj 30 te denere lafciati fuori del primo cerchio ; & lafceranno volentieri alle Bec-
cherie , & alle altre Botteghe, & a Trecconi, il mezzo della Citta perii Mer- cato ;& la poltrona Turba del Terentiano Gnatone, cioè Pizzicagnoli, Beccai, & Cuochi & fimili arrecherà più ficurtà, & manco fofpctto, che fé1 ella nò fune feparata da Cittadini più nobili. Ne fia fuori di propofito,quei* h che fi legge ne gli fcritti di f erto, che Seruio Tullio comandò a Patritii, che
andafsino ad habitare nel Borgo ; accio che fé egli haueifero cerco habitan- do in quel'luogo di fare innouatione,flandouÌ egli fopra a ridoiTo, egli potef fé opprimere in vn'fubito. Quefto muro dentro alla Terra bifogna murarlo» di maniera, che pafsi per tutte le regioni della città ; & di grofiezza & dogni *° altra forte di lauoro bifogna alzarlo gagliardifsimo, & aicifsimo, fino a tanto
che foprauanzi a tutti i Tetti degli edifitii priuatù Et bifognerà forfè ancora' afforzificarlo di Torri,& di merlature, & di fofie ancora da ogni banda ; ac* QÌoche i tuoi Soldati nel flarui dentro mediante quelle difefi & ficuri, da per utto lo pofsino difender*; Bifogna chelefue Torri non fieno aperte dallo lato di dentro, ma chiufe di muro per tutto j & bifogna che le fieno efpoftc a 1 ii
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luoghi coli verfo i fuoi,comc verfo i foreflieri,a quelli,mafsimo,dico,a quali
fono addiritte le ftrade, o gli altifsimi tetti de tempii. Non vorrei che nelle Torri fi falifle da alcuno altro luogo,che per Io fieno muro,& allo fletto mu- ro non vorrei che fi faliffe,fe non da vna via coceffa da il Principe. Dalla for tezza a la Città non vorrei fi camminale per (Irade che vi fufsino alcuni ar- % chi,ne lafciateui Torri in alcun luogo> Debbefi ancora auuertire,che non vi fieno ne agetti di terrazzi, ne Piombatoijdondc pofìa effer'dato impedimen tojcon il tirare de fafsi & delle freccie, a Soldati, che corrono a fare gli offitii loro. Vltimamente e'fi debbe di maniera ordinare tutta quefla muraglia,& di fi fatte cofe, che tutti i luoghi, che fono a caualiere, fieno in podeilà di chi io regge. Et che nefluno polla impedire i fuoi dal potere fcorrer'la Città libe- ramente per tutto. Et in queflo le Città di coloro, che fono nuouamente di- uentati Principi, fono differenti da quelle de Re . Et forfè in queflo ancora fono differenti, che a Popoli liberi fon' più commode le Città nelle pianure ; & a quelli, che nuouamente fi fono acquiftato vno Imperio, più ficure nelle »t Montagne . Gli altri edifìtii di cofloro, doue habbino ad abitare & i Re, & quei Principi che di nuouo fi hanno acquiftato vno Imperio, no pure fi fomi- gliano infra loro ne la maggior' parte delle cofe, ma cóuengono ancora in al cune con gli edifìtii Plebei de Priuati. Diremo prima in quefche e' fi fomi- glino: Dipoi quel che ciafcuno habbia perfua proprietà. Queflo genere "> de gli edifìtii,dicono che futrouato per la necefsità; niente dimeno e' ci fono alcune altre partì,veramente tanto commode, che per l'ufo, & per la confue- tudine del viuere,par' che le fieno al tutto diuentate neceffarie; come è il Por tico,il luogo da palleggiare, il luogoda farfi portare,& fimili ; le quali cofe ef fendo noi perfuafi,cofi dalla fcienza & da la ragione dello edificare, no le di- ** ftingueremo già di maniera, che noi diuidiamopero le cofe commode da le neceffarie ; ma in taf modo, che fi come nelle Città, cofi ancora in coli fatti cafamenti, altre parti fi afpettino alla vniuerfalità di tutti, altre alle commodi tà di pochi,& altre a quelle d'un folo. VelTortico, antiporto, androne, Salatale Veroni 3 Vani. Torte didietro. Tti-
fofliglifegreti 3 fsrftanzs nafcoje^ in quello che fi ano differiti le cofe de Principi,da quel- \e deTriuati', & de gli appartati & injteme congiunti appartamenti del principe & del- la fùa Donna. (ap. / /. NOi certamente non penfiamo che il Portico,& lo Antiporto fufse fatto
folamente per comodità de Serui, come dice Diodoro ; ma per cagio- ne ancora della vniuerfità de Cittadini : In cafa poi i luoghi da palleggiare, la Corte, lo Androne, la Sala, ( la qual' credo io che fia chiamata cofi dal fal- tare.che in quella fi fa nel celebrami!! l'allegrezza delle Nozze & de Couiti) 40 non fi appartengono alla vniuerfalità, ma più tofto a gli abitanti propii. Le Stanze da flarui a mangiare e cofa certa che alcune feruono per i padroni,& alcune per i Seruidori -, le Camere da dormirui feruono per le Matrone, per le Fanciulle,per i Foreftieri, & quafi per ciafcuno appartatamele. Della vni- uerfale diuifione delle quali, per quanto s afpettaua a parlarne generalmente, ne
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LIBRO QVlftTO. %tf
ne trattammo nel primo libro de Difegni ; hora è ncce/Tario feguitare di dì-
re,quante elle debbino effere, come grandi, in che fiti fi debbino porre J che ciafeuna fecondo il bifogno vi ftia accomodatamente. Il Portico & lo Ami- porto fi adornerà con la entrata. L'entrata fi adorna, fi della ftrada verfo la* J quale ella ftà aperta ; fi ancora della maieftà dell'opera, con la quale farà fini- ta . Le danze poi da mangiare più adentro, & quelle douc s'banno a riporre* le robe, & fimili, fi debbono collocare in luoghi atti ; accioche le cofe, che vi fi hanno a riporre,vi fi mantenghino commodamente, hauendoui aria, Ven- ti^ Soli,conuenienti ; & fieno accommodate fecondo i bifogni, & fieno di- io ftinte di manierarne nel conuerfare, o de forefticri,o de gli abitanti proprii, nondiminuifchinoacoftoroladignità,lacommodità,& il diletto ;& no ao crefehino anco a coloro il defidefio, & la fete di cofa non conueniente . Et fi come il Mercato & le piazze nella Città non debbono efiere in luoghi ripo-- fh,o nafcofi,o ftretti ; ma in luoghi aperti, & quafi nel mezo ; cofi nelle Cafe ìJ ancora, la Sala, & il ri cetto,& l'altre cofe firn ili, debbono efiere di maniera
in luoghi commodi, che tutte le altre membra vi corrifpondino fopra corno difsimamente : Conciofia che in quefte fi debbono terminare,i vani delle fea le & de Veronijn quefte ancora i ricetti doue que' di cafa falutano, & nfeon trano con allegrezza gli inuitati a Conuiti. Non debbe la Cafa ancora hauc- »o re fé non vna vfeita ; accioche fenza faputa del Portinaro, non polla alcuno
entrare,& portar'fuori cofa alcuna. Guarderenci ancora che i Vani delle fi- neftre,& de gli vfci,nó fieno efpofti ne alle commodità de ladri,ne a Vicini 5 accio che non interrompino,vegghino,o conofehino quel' che fi fàccia in ca- fa,o quel' che vifi porti. Edificauano gli Egittii le cafe priuate di manierarne »< dal lato di fuori non appariuano alcune fineftre. Defidererebbe forfè alcu-
no hauere vnaporta di dietro per la quale fi conducefsino dentro le ricolte, portate,o dal carro,o dalle beftie ; accioche la Porta principale non fi imbrac tafie, & vi aggiugnerebbono vn'altro Vfciolino più fecreto per ilquale fenza faputa della famiglia.il Padron* lolo potefie riceuere dentro i caualiari fecre- jo ti,& que' che gli portafsino auifi,& vfeire fuori a fua pofta,fecondo che ricer-
cano i Tempi,& lo efiere delle cofe. Io non biafimo già quefto,ma io defidc ro ben'grandemente, che vi fufsino nafeondegh & riportigli nafcofifsimi, & fecretifsimi ; & ftanze da rifuggimi copertifsime , che apena le fapelTe il Pa- drone ; ne quali luoghi per i cali finiftri, fi potefsino riporre le Vefti,gli argé h ti, & fé e' bifognafle per mala difauentura egli vi fi falualle ancora fé fìefib.
Nel fepolcro di Dauid erano ftatifatti alcuni nafcondegli, per nafeonderui dentro, i Tefori della Eredità Regia ; con vno artifitio tanto marauigliofo, che egli era impofsibile accorgetene in modo alcuno ; Dell'uno de quali di- ce Iofefo, che Ircano Pontefice doppo mille trecento anni ne cauò tre milia 4» Talenti doro,cioè mille ottocento migliaia di feudi per liberare la Città dal*
lo attedio di Antioco . Oltra quello dicono che affai tempo doppo, Herode ancora ne cauò di vn'altro vna gran' quatita di Oro. In quefte cofe adunque conuengono le Cafe de Princìpi,con quelle de priuati : Ma vi e principalmen te quella differenza, cioè che luna & l'altra di quefte hano innanzi tratto vn certo che,di lor' natura propria; Conciofia che in quanto a quelle parti che fi 1 iii
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n6 DELIBA ARCHITETTVRA
hanno ad attribuire allo vfo di molti, dette parti debbono efler* & più & mag
giori ; & in quanto à quelle che il hanno ad affegnare a gli vfi de pochi, deb- bono dette parti efler' più tofto alquanto più ornate che tanto grandi. Euuì quella altra difTerentia ancora, che nelle cafe de Principi bifogna che que' ri- cètti che fon'defbnati all'ufo di pochi,habbino ancor' efsi del grande, con" be- $ ne come quelle parti, che fono desinate all'ufo di molti ; conciofia che tutti i luoghi delle càiìc de Principi s'empiono fempre di moltitudine. Ma nelle altre cafe priuate, quelle parti, ch'hanno a feruire all'ufo de più, giouerà porle di maniera che le fieno non altrimenti che quelle de Principi. Et gli appartamenti fieno al tutto didimi per la Moglie, ci per il Marito & per i mi- io niftri, di modo che tutti non pure fomminiflrino per tutto al bifogno,ma alla Maieftà ancora, & non vi refulti alcuna confusone dalla moltitudine di quegli di cafa. Quefta cofa è veramente molto difftcile,& mal' volentieri da poterfi far' fotto vn' folo Tetto ; & pero a ciafeuno membro fi debbe dare la fuaregione, &ilfuo Sito, &ilfuointero fpatiodel Tetto, &lafua mura- n glia ; ma debbonfì congiugner' di maniera, & con le coperture, & con i Ve- roni, che la moltitudine de ferui, & di que' di cafa, mentre che s'affrettano dì fare le faccende,non habbino a venirui come chiamati di vna altra cafa vici- nala vi fieno pronti & pretti. Et i Fanciulli & le ferue & lo ftrepito del refto della famiglia che fempre cicala, fiano feparati da icommertii de Patroni; *o & coti'fi fepari ancora ogni men' dilicata pulitezza de ferui.Le Staze de Prin cipi doue hanno a (tare, a mangiaufi debbon' porre in luogo dignifsimo. Il porfi alto arreca feco grandezza, il vederfi come fotto a gli occhi la Marina, le Colline, & vna Regione grandifsima, li arreca medefimamente grandez- za . Tutta la Cafa della Moglie farà feparata al tutto dalla cafa del Principe *f fuo marito; eccetto pero che l'ultimo appartamento & le ftanze del letto Ma trimoniale debbono effer' comuni a l'una & all'altro. Vno folo Portinaro fer rerà & guarderà con vna porta fola, amendue le lor' cafe. Le altre cofe, nel- le quali quefle fieno differéti dalle altre,fi afpettano più preflo come lor'pro- pie alle cafe de priuati, che a quelle de Principi. Diremo adunque di quelle so al luogo loro. Le Cafe de Principi conuengono ancora tra loro ftefTe in que- flo,che oltre a quelle cofe che fi afpettano a gli vfi priuati loro ; Bifogna che eli' habbino l'entrata fopra la via maeftra, & mafsimo fopra il Fiume, o fopra il Mare; Et in cambio di Antiporto,bifogna che habbino ricetti grandifsimi, che fieno capaci a riceuer'le Accompagnature de gli Imbafciadori, o de Ba- ji toni portati da Carrette, o da Barche,o da caualli. *De Ha ragtoneuole Muragitaj del Tonico, ^Androne 3 Sale da fiat e & da Verno , del-
la Torre, Cr della Fortezza, 0* della proprietà delle (afe "Regali 3 & di quelle de "Principi nuotti. £ap. 111. 4° IO vorrei che e* vi fufle il Portico & le coperture non folamente per amore
de gli huomini,ma per rifpetto ancora delle beftie ; accioche vi fi potefsino difendere dal Sole, & dalie pioggie. Acanto allo Antiporto leloggie,il luo- go da paleggiare, & da farfi portar' & fimili, hanno molto del gratiofo ; do- ue la |
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LIBRO QUINTO. \IJ
uè la giouentu fìando ad afpettar' i loro vecchi che tornino da negoziare con
il Principe,fi poffa efercitare con faltar',con fare alla Palla,con trar'la Pietra, & con far' alle braccia. Più adentro poi vn'grande Androne,o vna grandifsi ma SalajDoue i Clientoli pofsino afpettando i lor' Padroni, fìare a dilputare; f & doue fia preparato il feggio da ftarui il Principe a dar' le fentétie.Piu aden* tro poi vn' altra fala,doue i principali dello flato fi ragunino infieme a faluta- re il principe,& a dire il parer' loro di quel'che e fono domàdati.Et farà for- fè conueniente farne due. Vna per la ftate,& vna per la Vernata : & fopratut to fi debbe hauere riguardo alla antica & flracca età de vecchi Padri che vi 11 10 ragunano ; che e' non vi accaggia loro niente di cofa, contro la loro fanità, Se
che e'pofsino flarui a difputare,& a deliberare delle cofe fenza alcuno pur mi nimo impedimento,fino a tanto che ricerca il bifogno & la necefsità. Io truo uo appreilo di Seneca che Gracco primieramente, & poi Drufo ordinarono di non dare audienzaatutti in vn'medefimo luogo; ma di hauere la Turba ij fegregata, & riceuere alcuoi in parte più fegreta ; alcuni con molti ; & alcuni
con la vniuerfalità,per dimoftrare in quel'modo, quali erano i loro primi; & quali i loro fecondi Amici. Se quefto in vna cofi fatta fortuna, o ti e lecito ò ti piace, Potrai fare più & diuerfe porte,per le quali tu gli poffa riceuere da l'u na,& da l'altra parte ; & mandarne quegli, che harano hauuta audienza,o te- »o ncr'fuora fenza contumacia quelita cui tu non la volefsi dare. Sia nelle caie
vna Torre rileuata,dalla quale in vn' fubito fi pofsino vedere tutti i motiui. Et cofi in quefte cofe,& in le fimili a quelle conuengono infieme; Ma in quel- lo che le fieno differenti fon' quefle.Perciò che le Cafe de Re,ftàno bene nel mezo della Città, che fieno facili allo andarui,ornate dilicatamente,& leggia »* dramete più tolto che fuperbamente : Ma ad vn'Principe,che nuouamente fi
fia acquiftato vno ftato,fì:à meglio vna Fortezza che vn' Palazzo, la quale fia & dentro & fuori della Città. Alle Cafe de Re flà bene che vi fia congiun- to il luogo da recitarui gli Ipettacoli; il tempio ; & alcuni belli Edifitii anco - ra di Baroni. Vn' Principe quale habbian* detto, è di necefsità che riabbia $o la fua Fortezza fpiccata per tutto allo intorno da ogni forte di edifitio,orna-
tifsima & conueniente ; & giouerà ancora all'uno & all'altro quella muraglia, (che effendo vn' Palazzo Regio) fé e' non farà fatto tanto sbandato,che e' no fene poffa facilméte fcacciare chi volerle fare infolentia : Et effendo vna For- tezza, fé ella farà fatta di maniera, che ella non parrà manco vna habitatione h di vno dilicato Principe, che vna Prigione. Non vorrei lafciar' già in dietro
in quefto luogo che a Principi nuoui fono comodifsime nelle groffezze del- le mura alcune occulte & fccrete feffure, dalle quali pofsino di nafeofo inten- der' quel' che,o i Foreffieri, o que' di cafa infra loro ragionino. Ma effendo officio propio della Cafa Regale, Peffer' quafi in tutte le fu e cofe, & mafsimo 40 nelle Principali, diuerfa dalle Fortezze, farà bene coniugnere alla Fortezza
il Palazzo Regale. Gli Antichi coftumarono di far'le fortezze ne la Città. Per hauere & efsi, & il Re, doue rifuggire nelli accidenti contrarii,& doue la Pudicitia delle Matrone,& delle fanciulle fi difendeffe co la Santità delle co- fe facre. Feffo racconta che appreffo de gli Antichi,le Fortezze erano con- favate alla Relligione,& che elle fi foleuano chiamare Auguriali, & che egli |
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era folito faruifi dalle Vergini vn* certo facriticio molto occulto, & remoto
grandemente dalla notitia del uulgo . Et per quello tu no trouerrai fortezza 'alcuna delli Antichi, che non habbia il fuo Tempio. Ma i Tiranni occupa- rono le Fortezze & riuoltarono la Pietà del luogo, & la Relligione, conucr- tendo l'ufo di effe alle fcelleratezze, & alle crudeltà i & quel' Santo refugio * dele calamitadi,adoperarono per vn' fomento di miferie . Ma torniamo ap própoiito.La Fortezza di Ammone era accerchiata attorno al Tempio con tre circuiti di mura, la prima fortificatione era del Principe,laltra delle Mo- glie & de figliuoli, & l'ultima era la ilanza de fuoi Soldati. Accomodato la- uoro in vero ; fé già e' non ferue più a difender' fé, che ad offendere altri. Et »* io in vero, coli come e' non mi piace il valore di quel' Soldato che nò fia buo no ad altro che a ributtare gagliardamente vn'fuo nimico,che lo affronti; co fi ancora non lodo quella Tortezza, che oltre allo effer' baftante a difenderli, non e tale, che ella polla offendere i nimiei : Et niente di manco qualunche fic luna di quelle cofe,fi debbe procacciar'in fi fatta maniera,che paia che tu i$ habbi cerco grandemente di quella fola, & che quello ci venga fatto,ne farà 'cagione il Sito del luogo,& il modo delle Mura. u\:,\ ■ ■ ' ■ C : ' '*:■-:■:.'■.• Velia commoda Muraglia, Sito&Forzjficamento /un* Fortez&tj o in piano3o in M<w-
teìù*delRicwtoicPianoì Mura,FofiJ(Ponti,&Torridieffa, (ap. UH. *• IO veggo che gli efercitati nelle colè della Militia dubitano in che modo e'
fi pub fare vna Fortezza inefpugnabile poffa in Monte,o in Piano. Le Col- line veramente non fono in ogni luogo di maniera,che tu non le poffa,o affé- diarc,o minare.Ne a piani ancora fé faranno ben' murati vi ti potrai accofìa- ti re lenza pericolo. Io non difputo di quelle cofe . Perciò che e' bifogna che il tutto fi accommodi fecondo la opportunità de luoghi, di maniera che tut- to quel!o,che noi dicemmo del collocare vna Città,fi offerui nel collocare le fortezze . La Fortezza bifogna che habbia fopra ogni altra cofa llrade dirit te & efpedite , donde fi polla feorrere addoffo a nimiei, a Cittadini, & a Tuoi jo Terrazzani, le per alcuna feditione, o perfidia bifognaffe . Etchee'fi poffa metter' dentro aiuti,& de fuoi,& de Foreffieri liberaméte,& per terra, & per Fiume, Lago o Mare . Saràcommodifsimo quel'difegno della Fortezza, che come vn', o tondo fi congiugnerà a tutte le mura della Città ; & le mura grandi fi congiunghino con ella, come vn* C con corna piegate non laaccer- j$ chiando intorno;o veramente quello dal quale fi partino più raggi,come per andare alla circunferetia; & in quella maniera quel5 che poco fa dicémo che bifognaua, non l'aria la Fortezza ne dentrone fuori della Città. Et fé alcu- no voleife con breuità defenuere la Fortezza,non errerà forfè adire che ella ila la Porta di dietro della città,affortificata da ogni banda gagliardilsimamé 40 te . Ma fia ella come e' (1 voglino, o il capo principale, o pur la chiaue della muraglia ; e' bifogna che ella porga fpauento, fia alpra & rigida, perfidiofa & inefpugnabile,& quanto farà più piccola tanto più ficura : Percioche la picco la,hà bifogno della fede di Pochi ; & la grande ha bifogno dell'officio di mol ti. Et come dice Euripide, e' non fu mai moltitudine che non fulfe piena di cattiui
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cattiui ingegni,& però in limili luogo farà manco dubbiofà la fede ne pochi;
che cattiua ne molti. Il Ricinto della fortezza fi debbe porre faldo, di Pie- tre grandi,con linea dal lato di fuori a fcarpa ; per la quale le fcale,che vi fu£ fino pode,diuentino deboli per l'hauere a dar' troppo a pendio : Et accioche * quelloinimico,che accodatomi!ilattacchafTeàliemuranópofTafchifarei faf
fi,che di fopra gli fuffero auentati. Et accioche le cofe,che dalle Macchine de nimici vi fufTero gittate non colpifchino inpiena, ma fmuccino per il trauer- fo. Il Piano dallo lato di dentro per tutto ha ladricato di duoi, o tre fuoli di larghifsime Pietre ; accioche chi vi è allo attedio, faccendoui forfè fotto mi- v> ne,o trincee, non vi polla entrare di nafeofo. Il redo della Muraglia fi debbe
alzare altifsima,faldifsima,& grofsifsima,infino alli vltimi cornicionijaccio- che pofsino gagliardaméte rifiutar' l'impeto & le colè tratte delle Macchine; &per quanto noi pofsiamo,non vi fi polla aggiugnere con fcale.o equiparare con argini. Le altre cofe fi faccino nò in altra guifa, che delle Mura delle Cit ij tà dicemmo. Potentifsima ragione farà veramente, nel difender'le mura o
d'una Città, o d'una fortezza le tu harai cura, che il nimico fopra ogni altra colà non ti fi polla accodare fenza fuo pericolo. Et quello fi farà fi con fare i fofsi larghi & profondijCome ti dicemmo ; fi ancora co lafciare nafeofe lot- to le baleftriere ( per dir cofi ) nella grofiezza di elio ricinto,dabilite felfure, io dalle quali métre che il nimico fi cuopre co Io feudo d'alle offenfioni che gli
végono difoprajpofTa eiTer' ferito per fìaco da quella parte che li refta feoper ta. Quedo modo di difefa,e fopra tutto il principalifsimo. Quinci pigliano occafione più ficura di ferire il nimico, Danneggianlo più dappreffo, & raro traggono indarno al nimico, il quale non pub difendere la fua corporatura *5 per tutto. Et fé la faetta paffa fenza offendere il primo nimico, rifeontrerrà
nello altro, & taluolta ne ferirà vno,& duoi & tre. Quelle cofe, che di fopra fi auuentano, non fi gettano fenza pericolo ; perche appena colgono vno, il quale le può preuedere,& in poco di momento fchifarle, & con ogni piccola rotella ributtarle. Se la Fortezza farà fu la Marina, vi fi debbe ficcare attor- }<> no Pali,& Safsi,perche il guado no fia ficuro,& che le Macchine da guerra di
fu le Naui non vi fi pofsino accodare. Se ella farà fu la Pianura, fi debbe ac- cerchiare d'una fona d'acqua : ma accioche ella non vifi marcifea, faccendo- ui cattiua Aria fi debbe cauar' fino a tanto che fi truoui l'acqua viua. Se ella" farà in Monte, fi cerchierà di precipiti, & doue ci farà lecito ci feruiremo dì 35 tutte quelle cofeinfieme. Ma da que' luoghi, donde le batterie pofsino far*
danno,vi fi addirizzeranno mezi cerchi, o più tofto Cantonate di Mura acu- te come prue. Ne mi è nafeofo che molti efercitati nelle cofe da guerra,di- cono che le mura troppo alte, fono contro le batterie pericolofè ; conciofia che la loro rouina riempiendo i Fofsi,porge a nimici il cammino efpeditifsi- 4° mo nelli affalti. Quello non accaderà fé fi offerueranno quelle cofe, che noi
habbiamo dette di fopra. Io torno al primo ragionamento. Nella Fortez- za fi debbe alzare vnJ Torrione principale,faldifsimoper tutto & gagliardif- fimo,quanto ad ogni forte di muraglia,& fortifsimo per tutto ; più alto che il redo dell'altra muraglia, difficile allo andarui, & che non habbia alcuna en- trata, faluo che da vn' Ponte leuatoio. I ponti leuatoi fono di due forti, l'uno |
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c.0n alzarlo' (erra l'ufcita \ l'altro con ilmandarlo fuori,& con tirarlo dentro,
cene feruiàmo : Doue titolo 4 Veti crudeltà feruiàmo di quello vltimo più accommodatam^nte. Quelle Torri,che potrSno tirare inuerfo quello Tor rione>da quella parte, che effe lo sguardano, bilbgna che fieno aperte, o mu, rate di fottilifsimo muro. s 3:> 3<fifl OLÌ ! .1 » - ; >• MO'J :'i ' • '',<'.'> !P VI
-iJSbAègU dell* Fortezza j dotte i Soldati hanno a far le guardie,. ù* doueeglihanno a
fiate a combattere. Ve Tetti di detta Fortezza, & come fi debbino afforzificare, & delie
altre co/e necejfarie alla Fortezza, o di uno %eyo d'uno Principe mouo. (ap* JJ J
■ ' ■ " ' ..-il! .'■"!..:■ viuii b rr, il •-.- riii .7 nco /jojHì.. . u *<*
J luoghi' doue ì Soldati hanno a ilare a far' le guardie, & a difendere la mu-
raglia, fi debbono diftribuire di maniera, che alcuni habbino a guardare le parti da baffo della fortezza, & alcuni quelle da alto ; & altri fieno declinati a varie cure, & offici*, La entrata finalmente & la vfeita, & ogni appartamen- to debbe effer* cofi ordinato & afforzitìcato,che no poffa effere ofrefo,ne dal ij la perfidia de gli amicane dalli inganni o fraude de gli Inimici. A Tetti del- ia fortezza,accioche nò fieno rouinati da i Pefi delle Macchine, fi debbe dar fine con vno angolo acuto, o con vn' gagliardo lauoro, & fi fermeranno con* fpefsime traui,dipoi mettauifi la coperta, & iniquella le doccie fenza calcina, ©iterra alcuna,per le quali fene vadia l'acqua raccoltaui.Dipoi fi cuoprino di ** pezzamidi tèrra cotta,o più follo di Pomici alzandouele vn'braccio & me- zo; & cofi nò haranno paura ne; de Pefi, che gli cadrano fopra, ne de fuochi. Infomma vna Fortezza fi debbe far'nó altrimenti,che fé tu hauefsi a fare vna piccola Citta : Affortifichifi adunque con vguale lauoro & arte che vna Cit- tà,& vi fi àccoramoderanno l'altre cofe che faccino a bifognó. Non vi man*, m chi lacqua. Sienui luoghi a baftanza da poterui tenere & mantenere i Solda- ti,le Armi,i Grani,le carni falate,& lo aceto,& inanzi ad ogni altra cofa le le- ghe. Et in detta Fortezza quello Torrione che noi chiamammo principale, farà quafi come vna fortezza minore, nel quale non deue mancar cofa alcu- na di quelle che fi defiderano in vna fortezza. Debbe hauere la Citerna,& i jo ripofhgli di tutte le cofe, mediante le quali egli fi poffa abbondantemente nu trire,& difendere. Debbe ancora hauer' vfeite onde e'fi poffa affaltare anco ra i fuoi medefimi a lor' mal' grado,& d'onde fi poffa metter' dentro foccorfi. Non vò lafciare indietro quello, che alcuna volta le Fortezze fi fono difefe mediante le foffe coperte da acqua : & che alcuna volta le Città fi fono prefe j* per le fogne. L'una & l'altra di quelle cofe giouano a mandar' fuori aduifi. Ma e' bifogna hauere cura che limili cofe pofsino nuocerti poco, & giouare affai. Faceinfi dunque comodifsime,vadino torte, sbocchino in luoghi pro- fondifsimi, dimaniera che vno armato non vi cappia, & che vno disarmato non poffa fé non chiamato & intromeffo dentro,entrare nella fortezza. Ter 4« mineranno commodaméte nelle fognejo più predo in vn'luogo arenofo ab- bandonato^ no conofeiuto; o nelle fecrete Tombe,o fepolture de Tempii. Oltra di quello non fi douendo mai far' beffe delli accidenti & de cafi Fiuma- ni, certamente che ti giouerà grandemente hauere vna entrata nella più inti- ma parte della fortezza, che tu folo la fappia ; dalla quale quando mai acca- deffe
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deffe che tu ne filisi ferrato fuori, tu polla in vn* (ùbito correrui con i tuoi ar-
mati & entrarui ; & giouérà forfè a quello, hauere vna certa parte di muro afcofifsima,che non fìa murata a calcina,ma con terra folamente. Hora riab- biamo dato fine a quelle cofe che fon'necclTarie a fare per rifpetto di vn* folo, 5 che comandi alli altri, o ila egli Re, o pur Principe nuouo, quale di fopra dicemmo. 'Dì che cofe fa confertata la Republìca : In che luogo, & in che modo debbino efjer fat-
te le (afe di <jtte\chegommano le Rep. & in che modo quelle de Votefici. Ve Tempiiprin io cip ali >& de mediocri. Velie Cappellette, & de Tabernacoli3 Cap. XJ L RErtaci a trattare di quelle cofe,che fi appettano a coloro,eh' fono no pur*
vn'folo,ma più infieme,a vn gouerno,Coftòro,o egli haranocome vnTo lo Magirtrato che habbia totalmente la cura di tutta la Rep.autorità afloluta; « o la detta autorità farà distribuita in più parti.La Rep.e vn' cóferto di cofe fa
cre,mediate le quali adoriamo Dio:delle quali ne hano la cura i Pontefici;& di cofe fecoIari,mediante le quali fi mantiene infieme il comertio,& lafalutc delli huomini,la cura de quali hanno ne la Città i Senatori,^ i giudici ; & fuo ri,i Capitani delli eferciri,& delle armate,& fimili. A qual' s e l'uno di quelli, »o fi affettano duoi modi di Abitationi,l uno che s'appartenga al Magiftrato,in
che e* fi truoua. L'altro doue gli habbia a ftare egli rteflb con la fua famiglia. Debbe ciafeuno veramente hauere la fua Abitatione fimile a quella vita che e'vuole tenere ; o da Re,o da Principe nuouo, o pur* finalmente da priuato. Concio fia che fono alcune cofe, che molto fi conuengono a quefta forte di »i huomini,& ben' dille Virgilio, che la Cafa di Anchife era in luogo feparato,
& coperta da gli Alberi ; intendendo chele cafedegli huomini principali, per fuo rifpetto, & della fua famiglia, debbono efler'lontane dalla ignobilità del Vulgo,& dal romore de le botteghe,fi per amor' delle altre cofe,& per la delicatezza,& commodità,di efière al largo,delli Orti,& de luoghi ameni ; fi jo ancora,accioche infra fi gran1 famigliaci tante forti,tanto varia, la licentiofa
Giouentù, attefo che la maggiore parte de gli huomini fi guaftano più torto del Vino di fuori,che di quel' di cafa ) non vadia eccitado i cordogli de Ma- riti . Si ancora accioche la maladetta Ambitione di chi venga a vifitare, non tolga la quiete a padroni. Et ho vifto che i Principi faui, no folamente fi fon* h porti fuori del concorfo del vulgo ; ma fuori della città ancora; accio che i
Plebei con la loro afsiduità non gli fieno molefli, fé non fpinti da vna neceft fità grandifsima. Et certo che gioueranno a cortoro le loro tante ricchezze, fc e' non potranno alcuna volta flarfi in ozio, éV in ripofo ? Le Cafe nientedi- meno di cortoro,fieno qualmente elle fi voglino,bifogna che habbino rtanze 4* càpacifsime,doue fi riceuino coloro, che uengono a uifitarli ; & la ufeita & la
ftrada che uà a Palazzo non uuole effer' ftretta ; accioche que' di cafa, i Glien toh,& que' di Cortei & quelli che per far'più numero poi ui fi intromettono/ nello affrettarli dello accompagnare il Padrone ; non fi pertino Tun l'altro; nel fare confufione. Ma quali fieno gli edifitii doue i Magiftrati habbino a efercitare i loro officii,fi fanno. I Senatori nella Audienza dd Palazzo,i Giù- •!
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dici a Tribunaii,& al Palazzo. Il Capitano delli eferciti in Camp.oyo vero fu
tarmata. Ma che diren' noi del Pontifice ? a coftui s'afpetta non folamente il Tempio,ma i Chioftri ancora, che feruono come per alloggiamenti de Sol-, dati ; Conciona che il Pontefice, & quelli che fono fotto pofti al Pontefice, a miniftrare le cofe facre, fi efercitano in vna acerba & faticofa militia, quale e 5 quella che noi raccontammo in quel Libro, che fi chiama il Pontefice ; cioè della virtù contro a vidi. De Tempii ne fono alcuni gradi,come quello,nel quale, il fommo Pontefice fuole celebrai folennemente alcune determinate cerimonie & facrificii folenni. Altri ne fono inaura di Sacerdoti minori,co me per le regioni delle Città fono le chieficciuole,& alla campagna,! Taber- «« nacoli. Il Tempio principale farà forfè più commodo nel! mezo della città, che altroue : Ma fèparato alquanto dalla fpeffa moltitudine, & frequehtia de Cittadini farà più honorato ; harà più degnita pofto in collina ; ma in Piano farà più ftabile & fìcuro da Tremuoti. Finalmente il Tempio fi debbe col- locar' in quel5 luogo,che e' vi habbia a ftar' con fomma reuerentia & maieftàj 1* Et quindi fi debbe al tutto difeoftare ogni forte di fpurcitia di brutture, & di lordezze : Accioche i padri, le Matrone, & le Vergini, che v'hanno a orare, jjon fieno da effe offefè, o s'habbino a tornare a dietro dallo ordinate loro in-: cominciate Deuozìoni. Iotrouo appretto di Nigrigeneo Architettore che icriife de Termini,chegli Architettori antichi pénfarono che que' Tetti del- *ft li Diiilefsino bene,che voltafsino la fronte allo Occidente. Ma a coloro che y£nono di poi, piacque di riuófrare quefta vfanza, & pénfarono che la fronte del Tempio,& i Termini dieffo, fi douefsino voltare verfo Leuante ; accio-» che vedefsinofubito il Solecpado fileua : Niente dimeno io ho auertito che gli Antichi nel collocare le chiefe minóri, o Tabernacoli, ofleruarono che e! ** voltafsino la fronte o alla Marina,© alla fiumara,o ad alcuna via maeftra. Fi-? nalmènte e' bifogna che quefto tale edifitio,fia talmente fatto, che egli alletti que' che fon' lontani ad andarlo a vederejdiletti que' che già vi fono,& gli in- trattenga c5 la marauigliofa& rara arte,con la quale egli è fatto.In volta farà più fìcuro dal fuoco,con palchi più ficuro da Tremuoti : ma contro alia vec- p chiaia farà il primo più robufto che quefto; Pure quefto quanto alla gratia fa- rà più gratiofo, che l'altro : & fia detto a baftanza de Tempii. Conciofìa che molte cofe,che paiono da diruys'appartengono più alli ornamenti, ch'alfufQ de tempii,de quali ne parleremo altroue. I Tempii minori, & le Cappellette, fecondo la degnità del luogo, & il bifogno, andranno feguitandólordine del j? Tempio principale. Qieglialloggiamenti de ^Ponteficifino iQ)iojlri\ qttafjid l'officio delToMeficé.Òftdn
te fieno le finì de Q)ioHri& Jone sgabbino a collocare, £ap. V fì, GLi Alloggiamenti de Pontefici fono i Chioftri, ne qua!i,o per eftere Rei- 4°
ligiofi, oper attendere alle virtù fi ragunano gli aliai :xome fon'quelli che fi fono dati alle cofe facre ; & quelli che hanno fatto voto di Caftità. So- no i Chioftri de Pontefici ancora quelli, ne quali fi efercitano gli ingegni de gli ftudiofi, circa la cognitione delle cofe humane & diuine ; Perche felo ok fido del Pontefice è di condurre la moltitudine delli huomini per quanto e; può,
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pùÒ,ad vna vita quanto più fi può* perfetta; qucftó non farà egli mai pervia
alcuna meglio^che per quella della Filofofia . Conciofia che effondo nella na- tura de gli huomini due cofe, che ci poiTono dar' quefto, cioè la virtù & la verità, quando auerrà che quefta ciinfegni quietar* & leuar'via le perturba* 1 tioni dell'animo,& quella ci dimoftri & ci communichi le ragioni, & ifecre-
ti della Natura,per le quali cofe,lo ingegno fi purgherà da la ignoranza, & la mente da la contagione del corpo ; non farà marauiglia che mediante que- fta entriamo in vna vita beatifsima, & diuentiamo fimili alli Dii. Aggiugni quel' che s'appartiene a gli huomini buoni,fi come debbono efTere,& vogho- »° no effere tenuti,i Pontefici; ciocche debbono penfar' a quelle cofe,ftudiarle,
& andar' lor' dietro,che e' conofcono efier' bene che egli huomini faccino in- uerfo gli altri huomini; cioè di giouar'& porger'aiuto alli infermigli Impo- tenti^ alli abbandonatilo far' buoni officii verfo di loro,benefìcarli, & vfar li mifèricordia. Quefle fono quelle cofe, nelle quali il Pontefice debbe efer- 15 citare fé & i fuoi. Di quelli fi fatti Edifitii appartenenti a maggiori, o a mino
ri Pontefici douiamo noi trattare, & pero comincieremoci da MuniflcrL I; Muniftèri fono di più fortì,o e' fono riferrati di modo che e' no fene efce mai in publico, fé non nell'andar' forfè nel Tempio, & alle Procefsioni. O altri? non flanno pero cofi riferrati,che e' non vi fi pofla pero mai entrar' per néiTu>i »o no. Di quefti ancora altri feruono per le Donne, & altri per gli huomini, ;|t
Munifteri de le Donne,nongli biafimo che e'fieno dentro ne la Città. Negli? lodo ancora grandemente che e' ne fieno fuori. Conciofia:che fuori la folk tudine farà che e' non faranno molto frequentati ; ma chi vi frequenterà ha- rà più tempo, & più licentiofamentc vi potrà fare qualche fcelleratezza, è£ ij fendoui pochi Teftimonii. Ilche non fi può fare doue fono affai Teftimo-
nii,& affai,che ne pofsino da ciò fcófortàre. A l'uno & all'altro fi debbe pro- uedere certamente,che e' non vogliono efTer'dishonefti; ma principalmente che e' non pofsino. Per il che fi debbe,di modo ferrare tutte le entrate,che e* non vi poffa entrare perfona; & guardarle di maniera, che non vi fi polla ag*: 3» girare alcuno attorno per tentare di entrarui fenza manifeftifsimo fofpetto
di fua vergogna. Ne debbono effere tanto afforzificati gli alloggiamenti di alcuna legione di fteccati, o di fofsi ; quanto i circuiti di cofloro fi debbono» accerchiare di altifsime mura, intere fenza porte, o fìneftre, o apertura alcù^ na; per le quali non pur gli efpugnatori della Caftità, ma ne pur incitamenti 35 d'occhi,o di parole,pofsino penetrare dentro a incitare & a maculare gli ani-:
mi di quelle. Habbino i lumi dallo lato di dentro,da vna corte feoperta. In- torno alla Corte ; fi debbono collocare le Loggie, i luoghi da patteggiare^ Camere, Il Refettorio, il Capitolo,& quelle cole, che vi fanno di bifogno, in luoghi commodi, fecondo la regola delle cafe de priuati. Ne vorrei che vi 40 mancafsino fpazii per Orti, & per Pratelli, i quali giouano più a recreatione
de gli animi,che a nutriméto di piaceri. Le quali cofe effendo cofi fatte,aucr rà che non fenza buon configlio faranno remote dalla frequentia de gli ha* bitatori. I Monafterii dell'una & dell'altra forte,fe e'faranno fuori della Cit- tà,farà bene ; conciofia che quella afsiduità loro, dedicata alla fantimonia, & quella ripofata Relligione dell'animo, alla quale fi fono intcrametc tutti dati, |
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fài?à manco moleftaib da la frequentia di coloro,che gli vanno a vifitare. Ma
gli edìfitii di coflora»Q fieno Donne,o pur huomini; vorrei io,che fufsino pò fìii in luoghi più che fi pub fanifsimi ; accioche i riferrati nel Muniftero,men- tre che folamente attendono all'Anima, non habbino con i corpi loro per i gran' digiuni, & vigilie indeboliti, a viuerui oppreffati da più infermità che il « douere. A quelli finalmente che fono fuori della Città, vorrei io che innanzi tratto fufsi confègnato vn'Sito fortifsìmo di fua natura ; accioche la forza de Ladri, o lo fcorréte inimico con poca moltitudine non lo potette ad ogni fua voglia faccheggiare ; & per quefto afforzifichifi di Argine,& di Mura, & co- modamente d'una Torre, che non fi difconuenga a vn'luogo relligiofo . Ma io i-luoghi doue hanno aitare rinchiufi coloro, che hanno congiunti con la Rei ligrone,gli fludii delle buone arti ; accioche fi come egli cloro obiigo e'po£ ftnO'piu coramodamente configliare le cofe de gli huomini, non debbono ef fere a punto nel mezòdello ftrepito & del tumulto delli Artigiani, & ne an- cora molto lontani dal commertio de Cittadini. Si rifpetto alle altre cofe, fi ij incora perche fono aliai in famiglia,^ fi perche vi concorre molto popolo,a vdirli predicare, & difputare delle cofe facre : Onde hanno bifogno di Tetti riot*piccoB i Collocheranno fi molto bène vicino alli edifìtii delle opere Pu- blibhe,del Teatro,de Cerchi, delle Piazze, doue la moltitudine volonraria- menteper fuopiacereandando, poffapiù facilmenteeffere con laperfuafio- io nb,&cbnfortÌ,&auuertimenti di co fioro, ri ti rata da vitii,& indiritta alle Vir tudi*& dalla ignorantia alla cognitione delie cofe ottime. -Sf; H13" ■:...:.-■.,:: ;:;:.: ? >:i ; 11 ci t'-frl-;.,»*• j ■ ì'ìK'ì . :•■'■;■ .»
~:fQilk$dle&tetStudij,& ScuolefyMcbeìSftedalìda alloggiare,& da Infermi cofiper
iJrfttfihitcDmeperlediome. '■ Cap. Vili. tj -01 rj ^ ìi di > i : / •:;■.-- ■ |j ; ,; r [ì, :■. ;.;■/ . .
COftumaronogii Antichi, & maffimo i Greci collocare nel mezo della
Città quelli edifitii,che e'chiamauano PaIelìre,doue quelli che attédeua no alla fiIofofia,haueflìno a ritrouarfi alle difpure. Erano in quel' luogo vera- mente luoghi capacitimi pieni di fineftre ; & vna bella veduta di aperture, & jo gli ordini da federe ; oc vi erano Loggie,che accerchiauano attorno vnVerdc & fiorito prato. Vn' cofi fatto Iauoro fi conuiene affai a quefta forte di Relli- giofi : & vorrei che coloro che fi dilettano delli ftadii delle buone lettere, ftefiino affidui a canto a loro precettori con grandiffimo piacere, & fenza fa- flidio alcuno, o fatietà delle cofe a loro prefenti. Et per quefìo io ordinerò j* incoteito luogo di maniera & il Prato,& le Ioggie, & fimili cofe,che per tuo diporto non vi desidererai più alcuna altra cofa. Riceuino nella Inuernata i Soli benigni, & nella State ombra & Vcntolini, il più che fi può piaceuolifiì- mi. Ma delle diiicatezze di quefti edifitii, ne tratteremo più didimamente al foo luogo : & fé e' ti piacerà porre gli ftudii, & le fcuole publiche, doue fi ra- 4° gunino i faui,& i Dottori,ponle in quel'luogo, che le fieno commode vgual- mente a tutti gli Abitatori. Non vi fieno ftrepiti di Fabbri,non puzzi,o feto- ri cattiui,non fia luogo che vi habbino ad andare per lor piacere gli otiofij fia anzi che no foiitario,Iuogo veramente degno di huomini graui, & occupati in cofe grandi & rarifsime j & habbia in fé più toflo alquanto di Maiefta che di
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LIBRO QVINTO. I}5
di dilicatezza. Ma il luogo per gli Spedali poi doue il loro Spedalingo hab-?
bia a eilercitare loffitio della pietà verfo i Poueri, & gli abbandonati; fi deb- be fare vario,cV collocarlo con grandiflima diligentia; conciofia che in altro luogo è neceflario alloggiare i Poueri abbandonati, & in altro ricreare & rifa \ nare gli infermi. Et infra gli infermi, ancora bifogna hauere cura che per vo
leruene tenere alcuni pochi, & difutili ; che tu non nuoca a più che fono atti ad eflcre vtili. Sono fiati alcuni Principi in Italia, che non hanno voluto che nelle loro Città vadino a vfcio a vfcio a chiedere lalimofina, certi poueracci {tracciati,& florpiati ; & però fubito che vi capitauano,era fatto loro cornati io damento che non fufTmo veduti in detta Città ltarfi fenza fare qualche arte,
più che tre giorni; non e (Tendo nefiuno tanto ftorpiato che no potefie in qual che cofa giouare a gli altri huomini con la fua fatica.Che più ? I Ciechi gioua no ancora a girare il Filatoio a funaiuoli,fè non ad altro. Ma coloro che era- no oppreili del tutto da alcuna Infermiti! più graue,erano dal Magiflrato de i$ gli ammalati foreflieri, diilribuiti per ordine,& dati in cura a Spedalinghi di
meno autorità. Et in quello modo i detti non chiedeuano indarno aiuto a Pietofi vicini ; ne la Città reflaua offefa,dalla loro puzzolente malattia. In Tofcana per amor' di quella antica veneratione della fàntità, & della verifli- ma relligione ; della quale fempre portò il vanto; fi veggono Spedali maraui- io gliofi,& fatti con incredibile (pefa ; ne quali a qual'li voglia cittadino,o fore*
ìliero,non manca colà alcuna, che e' conofea appartenerli alla fua fanità. Ma eiTendo gli infermi di varie forti,come fono ile6brofi,& que' eh' hanno le pe ilejche con loro fimili Veleni di tali malattie ammorbino i fimi ; & altri, che per dir' cofi fieno atti a guarire. Vorrei che gli edifitii di colloro fufsino di- ij ftinti. Gli antichi dedieauano ad Efculapio, ad Apolline, & alla Salute loro
Dii fimili edifitii,conle Arti,& fornita de quali penfauano che gli infermi re- cuperalo & manteneflcro la loro (anitàcedificandoli in luogo del tutto fà- niflimo, doue fpiraffino Venti faluberrimi, & fufiìno copie d'acque purga-. tilTime ; accioche gli infermi condoli jnfiifàtti luoghi non tanto per Io aiu- 39 to degli Dii, quanto ancora per la benignità di tali luoghi, fi rifanaflino più
pretto ;& non b maravigliale fopra ogni altra cofa noi defidereremo che i luoghi doue s'abbino a tenere gli ammalati,© publicamente, o priuatamente, fulTino faninrimi,& a quello effetto faranno forfè a propofito i luoghi afciuttiV & fafirofi»& agitati continouamente da venti,& non abbruciati da Soli, ma ih 35 luminati di Soli temperati ; conciofia cheìglihùmidi fieno fomenti di putre-t
dine. Ma ellaii cofa mani fella, eh e la Natura ih ogni cola gode del tempera-* mento, anzi non è altro la fanità che vno temperamento di complefiìone, & le cofemediocri fempre dilettano. In l'altee cofegli infermi de le infermità, che fi appiccano, fi debbono tenere non folamente fuori della Citta* ma lon-i 40 tani ancora dalle ftrade maeflre ; Gli altri fi tenghino nella Citta. Le ftanze
per tutti£Qiì:oro,fi debbono feompartire & diflribuire in modo, che altroue? ffienogli infermi da guarire;^ altroue, que'che tu riceueflìpiu tofto.per: guadargli che per guarirgli, fitto a tanto che durailloro dettino, come fono i decrepiti,&i pazzi. Aggiugni che in altri luoghi debbono ilare ieDonne,& in altro gli huomini, & coli, o vuoi gli infermi * o pure coloro ,che gli gouer- |
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I36 DELLA ARCHITETTVRA
nano, vogliono hauer' flanzc feparate. Aggiugni ancora che fi come a Ser-
uitori,cofi ancora a cofloro bifogna che fiano adattate ad altri,altre flaze, al- cune più fecrete,& alcune più comuni, fecondo che ti moflrerrà il bifogno & il modo del gouernare , & dello abitare infieme. Delle quali cofe none no- ftra intentione trattar* al prefentc più lungamente. Queflo folo faccia a prò- « polito,, che tutte quelle cofe, in tutte le loro parti debbono efiere diffinite da bifogni de priuati. Et di loro fia detto a baflanza. Seguiteremo al prefente quel' che ci reità con quello ordine,che noi haueuamo incominciato. pi.
VelTatazzoprincipale, de Senatori 3 del Tribunale delle Senternie, delTempio 3& del 10
Tataro dotte fi amm'wifira fottuta, & che cofe mjlieno hene,& còmode. Qtp. IX, HAuendo noi detto che le parti della Repub. fono due, cioè vna Eccle-
fiaftica, & l'altra Secolare ; & eflendofi trattato della Ecclefiafb'ca a ba- flanza ; & della Secolare ancora in gran'parte,in quel'Iuogo,doue noi difpu- I5 fammo che fi haueua a ragunare il Senato, & doue fi haueuano a dare le Sen- tente in le Cafe del Principe 5 Raccóteremo al prefente in queflo luogo bre uifsimaméte quelle cofe,che ci paiono nccefiarie di aggiugnere a quelle. Di- poi paleremo a trattare delli Alloggiamenti de Capitani per Terra ; & delle Armate per acqua ; & alla fine poi tratteremo delle cofe de Priuati. Gli An- « tichi vfauano ragunare il Senato nelle Chiefe; Dipoi venne vna fanza,, che fi fagunafle fuori della Città.Vìtimamente rifletto alla Maieflà, & al giouar' itile cofe,che fi haueuano a fare, vollono che fi edificafiero Edifitii a queflo ef fettó folo ; Da quali i vecchi padri, ne per là Ior lunga età fi fpauentanero, ne tfifpetto alla incommodità del luogo fi ritcneflerOjdi non vi andare contino- 2* uamente, & di non vi badare afiai ; & per queflo collocarono in mezo della Città il Palazzo Principale j & aliatoli il Tribunale delle Setcntie ; & il Tem pio ancora giudicarono che vi flefle bene vicino; non folamente per queflo, eioe,perche coloro che vanno dietro alla ambinone ; & coloro che fono oc- cupati intorno a litigii, pofsmo-con più commodìtà fenza perdere tempo, o j« occafione alcuna,attéder' a l*una cofa, & a l'altra. Ma per queflo ancora.cioé che efsi Padri (come fanno femore coloro che fono più Vecchi, efsédo mol to più che gli altri dediti alla Relligione ) entrati prima in Chiefa a loro deuo tioni, fi pofsino trasferire fenza intermifsione di tempo comodamente alle faccende. Aggiugni che fé alcuni Imbafciadori, o Principi foreiìieri ricer- j* cafsino di voler' audienza nel Senato,egli e vtile della Repub. l'hauer' vn'luo gò doue con degnità & de Foreflieri,& della Città, tu gli pofla riceueremen tre che eglino allettano d'efiere chiamati,o intromefsi. Vìtimamente in cofi fatti pubhci Edifitii, fi debbe non fi far punto beffe di alcuna cofa,che fi appar tenga > a poter' commodamente riceuere la moltitudine de Cittadini, tener- <• uela honoratamente,& opportunamente rimandamela. Et fopra tutto fi deb be \\wct auertenza- che e' non:vi manchino per conto alcuno tutte le com- modità pofsibili degli andari, & desumi & de luoghi larghi, & di altre fimili cofe. Ma al Palazzo doue fi miniflri Iuftitia,doue molti cótendono infieme, bifogna che vi fieno aperture piu,& maggiori,&piu pr-onte che nelTempio, |
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LIBRO QJIN T O. I57
p nel Palazzo principale. La entrata nel palazzo principale detto Senato, e
di necefsità che fia afforti|i<;ata, noti sttyenQ cj?e honeflamete. Et quello fi per rifpetto delle altre cofe^fiancpr^acdpjcljtevn'tumulto temerario di pazzi della fciocca Plebe,conciùt0 daqualchefed|tiofo,non pofla a fuapofla afla- 5 lire i Senatori,^, far- Jorpà^ann^ Jinpìper quefto più che per altro vi fi deb
bono far1 loggie,luoghi,da ]>a$e^ ; doue i feruidori,i Clientoli, & la famiglia, che fiatino ad afpettare ilor padroni, ne fubiti accidenti pofsi-
no eiTer' loro in aiuto * Non vò lafciar' quello in dietro,che tutti que' luoghi, ne quali fi ha ad afcoltarela vóce,o di chi recita,o di chi canta,o di chi difpu- 10 ta, non iìà bene che fieno in volta ; perche le voci rimbombano, ma i palchi
di legname flanno meglio perche rendono la voce più fernetta. Che gli atteggiamenti de Soldati per Terra fino di tre fòrti, & come e*pdehhino affor*,
tificare\& come altri altrimentigli ajfortificam* Caf. X. N~r El porre gli alloggiamoti delli eferciti, fi debbe certamente riandare 3t
rjefaminare tutte quelle cofè,che ne pàfTati libri difeorremmo nel collo care le Cittadi. Gonciofia che tali alloggiamenti fono come femenze delle Citradi; & trouerrai che e'fono fiate collocate non poche Città in que'luo- » e ghi, doue gli eccellenti Capitani da guerra haueuano prefi con i loro Eferciti
gli alloggianienti.Nel por' gli alloggiamotela prinàpafeofa è fapere a che fi-, ne e' fi piglino. Non fi piglierebbono gli alloggiamenti,fé non fuflino i fubiti accidenti; delle armi, ci fé non fi hauelle paura della forza de nimici più ga- gliarda ";& crederebbono che tal'lauoro fuffi altutto fuor di propofitojót i? per queflo bifogna hauere coniideratione a nimici. I nimici alcuni fono che
di armi,& di numerosi fono vguali, Alcuni altri fono più prefli & più gagliar di:& per queflo noi diremo che il modo dello accamparli è di tre forti, l'uno è quello,che fi fa per a tempo, & che ad ogni momento è mutabile, il quale fi vfa nellhauerfi a maneggiare, & nello hauere a combattere contro a nimi- 3» ci a te vguali; parte per tenere i tuoi Soldati al ficuro ; parte per adattarti, &
procacciarti la occafione, mediante la quale tu rechi eccellentemente a fine la tua incominciata imprefa. L'altro modo e quello, doue tu ti affetti a flar* fermo,per premere cX offendere il nimico, che diffidatofi del fuo efercito fi eV rifuggito in alcun' luogo forte . Il Terzo modo farà forfè quello, doue tu ti jj farai fermo ad afpettare il Nimico,che ti viene adolTo, lino a tanto che fatia-
tofi di offerderti, & flracco dal prouocarti li vadia con Dio. Nel proccurare bene a tutte quefte cofe,Ìnnanzi tratto bifogna auertire,che fi accommodino per ogni conto talmente,ehe di tutte quelle cofe, che fono neceffarie per falli te,per fofferire,per difenderfi,& per rompere il nimico, non vene màchi pur 4« vna. Et per il contrario che il tuo nimico,per quanto tu potrai, non habbia
alcuna cofa commoda, mediante la quale,o egli ti poffa far' danno , o flarui cfTo fenza fuo danno o perìcolo. Et però innanzi tratto fi debbe pigliare la opportunità del luogo,nel quale vi fi pollino trouare in abbondanza le vetto uagìie & i foccorfi, & eiTcrui condotti efpeditamentc, & riceuuti a tua volon tà.Non vi manchi per conto alcuno l'acqua ; Paflure,& legne non fieno mol- ai iii |
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1^3 DELLA ARCHITETTVRA
to lontane ; Fa di poter tornare liberamente verfo i tuoi;& di potere vfeire a
tua polla contro i nimici : Al nimico per il contràrio,!! lafci ogni cofa diffici- le,& piena di impedimento. Vorrei che tali alloggiamenti fuflìno collocati di maniera alti, che e' vedefsino tutto il paefe all'intorno del nimico ; accio- cché e' non tenti, o non dia principio a far cofa alcuna, che tu nonlapreueg- % ga '& conofea in vno Cubito: Affortifichnì a torno largamente il luogo co pen- dii,con ripe fcofcefe,difficili, & con precipitiì \ àccio che il nimico non poiTa co gran' moltitudine accerchiarti,© darti lo affatto da parte alcuna,fenza fuo gran3 pericolo .Et accioche fé pure e vi fi accoftaffé fihaiméte^nOn pofla nuo certi con le Màcchine da guerra liberamente,o fermàruifi fenZa fuo grauifsi- t. mo dannò. Se quefte cofe fcadranno vedi d'efler il primo a pigliare le oppor tunità de lupghi,altrimenti ti bifogna confiderai, & quali alloggiaméti,& in duali luoghi tu gli debbi pigliare per fare il fatto tuo.Conciofia che gli allog- giamenti da volerui dar' faido; Bifogna che fieno alquanto più fortificati che quegli,che fi pigliano per atempoj & nella Pianura hanno bifogno di più lar- %% glie imprefe,& di maggior'lauorò,che nelle colline. Noi comincieremo da duelli per atempo,pèrche erti1'fi vfano più frequentemente che gli altri. Oltre a-che il mutare gli alloggiamenti ha giouato afiaifsime volte alla fanità delli efferati. Ma nel por' gli alloggiamenti ci fouuerra forfè che noi fliamo in dùbbio, fé egli è bene porgli fopra il fuo,o pur fopra quel5 de inimici. Dice- « ila Senofonte che nel mutare gii alloggiamenti, fi offendeuano gli nimici,& fi giouàùa a fuoi : fenza dubbio farà cofa honorata,& da huomini forti, pofarfi fopra quel' de nimici,& farà molto commodo & ficuro il pofarfi nel fuo. Ma ordiniamo in quefla maniera, prefupponghianci che tali fieno gli alloggia- menti a tutto il paefe che è lor fotto,& che gli obbedifee, quale è ad vna Cit- « tà la fortezza la quale è neceffario che riabbiale ritirate vicine verfo i fuoi,& le vfeite pronte & parate verfo i nimici. Vltimatamente nello afYortificare gli àlloggiamentijfi tengono variati modi. Gli Inghilefi con pali di dieci pie- di, abbronzati,^ appuntati fi fanno atorno vno fteccato,con vna delle Tette fitta & rincalzata nel Terreno ; & l'altra fopra terra,& rileuato di modo, che j» fguardino verfo i Nimici. I Franzefi dice Cefare, che erano foliti di porre diuerfoi Nimici per argine i carri, Il che dice che vfarono ancorai Tradì contro di Alexandro.Que' di Tornai,per impedir'maiììmo i Caualli,tagliati teneri arbufcelli,& ripiegatili, & intrecciatili infieme 1W con l'altro, & con fpeifi rami rilegati (\ faceuano vna fiepe atorno. Amano racconta che quan- # do Nearco Capitano dell'Armata di Alexandre nauigò per il Mare dell'In- dia che e' cinfe gli alloggiamenti di Mura per effere più ficuro da Barbari. I Romani haueuano per cofhime, di hauere proueduto fempre in qualunche cafo, o di fo rtuna, o di tempo, che mai in luogo alcuno fi haueffmo a dole- re di loro ftefli ; & efercitauano i loro Soldati non meno nel fortificare gli 4* Alloggiamenti, che in ogni altra forte di cofa appartenente alla guerra. Ne ftimauano tanto il nuocere a loro Nimici, quanto che e'cercauano che i loro fi poteflìno difendere egregiamente ; & penfauano finalmente che fuffe non piccola parte della vittoriani potere refiftere al nimico, & refluen- doli farli cadere la fperanza del vincerei mandamelo per mala via, Et per quefto
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LIBRO QJINTb. Ijjgj
quefto fi vfurparono di abbracciare tutte quelle cofe, che ila qtmls*èI'unoVó
raccontare" o penfare, fi poteUano,& effeguirk fecondo i cómodi,& la fàlufiè loro. Et fé e'vi mancauano luoghi rileùati,& feofeefi gliimmitatiano co prcU fondissime foffe,& Argini rilcuati, & gli accerchiavano di {leccato , & dì graticci. iu:jsì ' t °w>f" Del commodo Sito.
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Vegli alloggiamenti fer Terra* & dajlarm affai t & della grandezza, della forma,
i° & delle farti di efi. £af. XI. ,u |
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SEguiteremo gli ordini di cofi fatti alloggiamenti in quefta maniera. Noi
ci fermeremo in luogo > non folamente còmodo ; ma in tale che per quel- le cofe, che noi vi haremo a trattar* allhora non vi fene polla trouare alcuno •* più accomodato. Et oltre a quelle cofe,che noi riabbiamo racconterà que-
fio luogo afeiutto di natura, non fangofo, ne molestato in pane alcuna dalle piene ; ma talmente collocato, che e* fia da ogni parte a tuoi efpedito, & a ni- mici non porga di sé alcuna ficurezza. Non habbia appreiTo Acque putride, ne le buone ancora troppo lontane. Faccia di hauere dentro a gli Alloggia- 40 menti purifsime fontane,o riui di Acque, o vegha di hauere vna fiumara per
Argine ; Et fé ciò no fi potrà fare,proccurifi di hauere vicina qualunche fi vò glia commodità di A equa. Oltra di querto non debbono effere gli Alloggia menti fecondo la moltitudine de Soldatini grandi, che e'non fi pofsino guar dare dalle guardie fecondo gli ordini de contrafegni; & che e' non fi pofsino '< difender1 con lo fcambiarfi de Soldati ; da vna fola parte di loro ; fenza loro
flracchezza. Et cofi per il contrario non debbono effer' tanto Miferi,o rtret- ti che e' non vi fia luogo neceffario per gli affari de Soldati. Licurgo penfàua che le Cantonatefufsino difutili nel fituare gli alloggiamenti, & gli fituaua iti cerchione già e'nonhaueffc hauuto dietro a fé vn* Monte,o vn'Fiume,o Mu- Jc raglie. Altri lodarono porre gli Alloggiamoti in forma quadragolare,ma nel
porre,o fituare gli alloggiaméti,ci andremo accomodando alla codinone de Tempi,& alla Natura de luoghi, fecodo che ricercherà il bifogno delle cofe da farfi, o dello flrignere il nimico, o dello afpettarlo . Tireremo vna foffa tato grande che ella no fi polla népiere.fe non co vn'grande sforzo,& in mol » to tépo, o più torto faccinfi due foffe, lafciando vno fpatio nel mezo fra J'una
& l'altra. Credettero gli Antichi,che in quefle cofe ancora fi haueife ad haue re rifpetto alla Religione, con vfar'il numero caffo ; & vfarono di far' detta folla larga quindici piedi cioè braccia fette & mezo & fonda noue,cioé brac eia quatro & mezo. Faccifi la foffa con le fpopde feofeefe a piombo,che el- *° la fia tanto larga nel fondo,quanto ella e nella bocca ; ma doue il terreno fmo
taffe, faccifi vn' poco afearpa, riftringendofi alquanto nel fondo. Nelle Pia- nure, & ne luoghi baisi riempinfi detti fofsi di acqua condottaui a porta, ca- uata del fìume,del lago,o del Mare . Et fé tu non potrai far'quefto,feminerai di punte di ferro, & di triboli il fondo,& ficcheraui in diuerfi luoghi pah, & tronconi mondi & appuntati, accioche nuochino alli nimici. Fatte & affet- ti! iiii |
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W? DEL l^x ^ fyCH I<T IOTlTiV R A
£at£ le foffc, lì^E^fif lo 4*g'^|$p>grotto,cbeìe' non polla effere disfatto da
9giii minjr^a^a^liina jda guerra, & tanto altOjCne non-pure le falci vi polsi-» fip arriuar'^ Jieu^TnVR11 ■•Soldati, ma non che altro* nonvi pofsino effere tr;atfq feeccie,oaltrpmanuatmente,copfacilita perfpauentar'iSoldati-:$tkcola molto opportuna,che quel* che fi càua delle folle, fi ammonti fufo perche e' y ferua per argine. Al fare quello lauoro lodarono gli Antichi grandemente le Piote delle praterie con l'erba, difbj&a-, coniugate fotto con infinite Barboli- ne . Altri mefcolano infra elsi ramufcelli di Salci verdi,che affortilìchino co il loro germugliare,& con il loro abbracciare de rami* il fatto Argine. Per i labri delle folle di dentro,& nell'ultimo dello argine vi fi mettono fpineypun- w te diritte,& punte a oncini à & fi fatte cofe,accio non vi pollino falire i ramici £ol* pretto ..La parte dello. Argine difopra fia cinta da paloni gagliardiffimi fermatiiu.,glj altri atra^erfo,aguifa drCornici^e congraticci & terra melfa pi dèntró,&,pigiataui; accomrr\odinuilì le m£rlatijrse,& auanzinui iopra tron coni aguifadi Corna di Cerui. Vltimaracnte adattinfi tuttele cofe in il fat- ti *o faqorOjtnediante le quali,egli fia manco atto a effere minato,, o a effere ta- gliato,© a poteruifi/alire ; & fiail Soldato mediante tale afForzificamento piU; coperto,^ più licurp. Faccinuifi a ogni cento piedi in fu margini Torri, &,maffimo di verfo i luoghi doue fi ha a combattere,piu fpeffe,& più alte,ac- cioche elle polfinp, nuocere gagliardiilimamente al nimico, che fuffe entrato *• Neutro a gli Alloggiameli. Facciafi che il Padiglione del Generale,& la Por- tacche guarda verfo i ramici ,& quella dal lato di dietro,che già fi chiamaua- jfi Porta Qu.intana,& porta Decuraana,fieno in luoghi fortillìmi,& efpedi- tjflìhie a mettere fuori m vn' fubito l'effercito, a metter' dentro le Vettoua- glie, & ariceuere,& a recuperare i Soldati, & quelle colè certo fi conuengo- *i no più a gli alloggiamenti da {lami affai, che a quelli, che fi fanno momenta- nei . Ma elTendo bene hauer' paura di ogni euento, che ti polla arrecare,o la ,forruna, o i tempi ; In elfi alloggiamenti momentanei ancora, non fi debbc far' beffe di quelle cole, che noi habbiamo dette, per quanto ricerca il bifo- gno . Ma quelle cofe che fi appartengono a gli Alloggiamenti da flarui affai $« tempo,prefi maffimo per afpettarui lo alledio, fon'molto fimih a quelle co- fe,che noi dicemmo della Fortezza del nuouo Principe. La Fortezza e vna certa Ipetie di Muraglia da effere affediata, conciofia chei Cittadini hanno contro di lei vno odio eterno & immortale;& è vn' crudeliffimo modo di af- fédio,vegliarlafempre, & hauere vn'defiderio continouamente intenfo di pi j* gliare in ogni momento la occafione, mediante la quale tu polla fatisfare al- l'ardente odio che tu hai di rouinarla. Et perciò ( h come noi dicemmo ) fi debbe auertire che ella Ila poffente,gagliarda, flabile,pronta a difenderfi, & ad indebolire & a fcacciarc il nimico,& da ogni impeto & oflinatione di affé dio ficura & illefa. Vltimamente in quelli alloggiamcnti,ne quali tu hai a Ila- 4° re a tenere rinchiufo,& a moleflare il nimico, non debbi offeruare con mino re diligentia alcuna di fi fatte cofe . Et dicono bene alcuni,che dicono,che il fatto della guerra flà coli, che chi affedia è ancora egli in gran' parte affedia- to . Per il che non folamente fi debbe procurare il modo da ottenere quel- che tu cerchi, ma guardarli ancora di non effere oppreffato o dallo ardire & induflria
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LIBRO QVINTO. 14I
induftria de Nimici,o dalla trafcurataggine de tuoi. Per ottenere quel che tu
cerchi ti giouerà il combattergli, & lo attediarli. Et per non ettere oppretto ti gioueranno medefimamente due cofe,il difenderli, & Fettcr' ben'fortifica- to ; tutto lo sforzo de lo affaltare non cerca far' altro, che di entrare in vna i Tcrra,o in vna fortificatone. Io non parlo in quello luogo delle fcale,fij per
le quali tu habbia a falire a difpetto de nimici,non delle mine,non delle Tor- ri che vanno, non di quelle Macchine che tormentano le muraglie, non di qual' fi voglia altra fpecie di Macchine da ofTendere,che noi vfiano,o con fuo co,o con acqua,o con qual' altra abbondantia di cofe naturali; non è dico luo io go quefto da parlare di fimili cofe, che altroue più didimamente parleremo
di fimili Macchine da guerra ; ma faccia quefto a noftro propofito, che e* ci auertifcono che a rincontro delle batterie,!! debbino mettere,Traui, Piane, Parapetti di legnami grotti,graticci,Canapi,Fafcine,Sacca piene di lana,d'A ligaj& di fieno ; & fi debbono porre in modo che le ftieno penzoloni, & che 15 le ondeggino. Et a ricontro de fuochi bagna quelle fimili cofe, & maflimo
con aceto,o fango,& cuoprile di mattoni crudi,a ricontro dell'acque, accio che i mattoni non fi disfacciano, diftendiui fopra coiami ; di nuouo contro à le batterie perche le pelli non fi forino,o guaftino ; aggiugniui pannacci lani bagnati bene & pregni. Gli argini intorno alle mura attediate, perpiu ca- io gioni fi debbono far* loro vicini,nonfenza configlio ; percioche conTettere più corti di circuito.con manco fatica de Soldati, & con manco materia & manco fpefa fi finiranno,& finiti haranno bifogno di manco guardiejma non fi debbon'anco ficcarli tanto fotto le mura,che i Terrazani con le Macchine da guerra di fu le mura, poffino far' danno a tuoi dentro alle Trincee ; che fé »< fi fanno gli arginijaccio che e' fi vieti a gli attediati il poter' hauere di fuori &
foccorfi & vettouaglie,certamente che quefto ti verrà commodiffimamente fatto ; fé volendo che quefto ti riefca fecondo il tuo difegno,tu preoccuperai & ferrerai loro tutte le vie, o vuoi con sbarrare i Ponti ; o leuando altroue i guadi,o con fare attrauerfo alle ftrade vna fiepe di Traui & latti ; o vero fé tu jo attrauerferai con opera continouata gli ftagni, i laghi, le paludi,i fiumi, & le
collinette ; o vero le tu ti ingegnerai che vi multiplichi & crefca abbondan za d'acqua,in modo che ella allaghi & riépia i luoghi voti, Debbefi aggiugnere a quefte cofe quelle che fon' buone a bifogni del difenderfi, & del fortificarli gagliardamenteiConciofia che e' bifogna fortificare gagliardittimamente le il fotte,gli Argini,& le Torri, & fimili ; & diuerfo que' della Terra, & diuerfo
quelle prouincie,che con moltitudine gli potettino foccorrere:accio che quel li non ti pollino nuocere con hifcir' fuori, & quefti con il correrti adofio & affalirti. Et oltre a quefte cofe ponghinfi in luoghi conuenienti Velette & Torri,mediante le quali i Soldati,^ i cauagli pollino andare più ficuri, più lì-1 V« berì,& con più commodità,per acque,per legne,& per vettouaglie . Ma non
fi feminino le bande tanto lontane Tuna da faTtra in varie parti, che elle non pettino vbbidire a vn' foi' cenno del Generale *, combattere con forze vnité tutteinfieme ; & vnitamente in vn'fubito porgere foccorfo lunaal'altra. Piacemi in quefto luogo raccontare quel' che dice Appiano, cola certo de- gna di memòria; Conciofia che attediando Ottauiano Lucio in Perugia,fece |
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vna foffa lunga fette miglia fino al Teuere larga quindici braccia, & alti-tran»
to fonda ; Oltra di quello vi aggiunfe vn'alto muro, & mille cinquanta Tor- ri di legno,che foprauanzauano braccia trenta; & di maniera affortificò tal'la uoro,che gli alTediati non erano da elio tanto rinchiuii,quanto che efclufi del tutto di non potere offendere l'efferato da luogo alcuno;& fia detto a baflan f za de gli alloggiamenti per terra ; fé e' non ci manca già, che e' bifogna eleg- gere vnìuogo digniffimo,& approuatiffimo,doue fi habbino a collocare con grandiffima maicftà, gli flendardi della Repub.& doue le cofe diuine fi cele- brino con grandiflima reuerentia. Et doue i Capitani,& gli altri Soldati con- ditionati fi ragunino chiamati ai Tribunale,& a Configlio. w Velie Natii, & parti loro ; Et degh alloggiamenti Marittimi, & loro
fortificatione Cap, XII, SAranno forfè alcuni, che negheranno che le Naui fieno alloggiamenti i*
Marittimi, & diranno che vfino le Naui, quali come Liofanti aquatici, reggendoli con i loro freni ; & che i Porti fono più toflo alloggiamenti Ma- rittimi , che le Naui. Altri per il contrario diranno che la Nauc non e altro, che vna certa fortezza che camina. Noi lafcercmo in dietro quelle cofe, & diremo cofÌ,che due fon' quelle cofe,con le quali queflo noflro difcprfo & ar ** te dello edificare,partorifce la falute & la vittoriana Capitani dell'Armate pei? acqua, & alla loro moltitudine j la prima confifte nello abbigliare bene i Na uilii, la feconda nel fortificare bene i Porti ,.q vadi tu ad affrontare i nimici, .o fia pure l'affrontato... Hanno principalmente j^er yfanzaj Nauilii di porta re te & le cofe tue .Secondariamente che e' ppfsino guerreggiare fen2a peri- fi jcolo. Et i pericolilo e'nafeeranno daefsi Nauiliiscome che fieno incorpora- ci & innati in e,(si,o vero ti auerranno di fuori. Quelli di fuori fono gli Impeti de Venti, il rompere deH'onde,gli fcogli, & lo incorrere nelle fecchejequa- Ji cofe tutte,con la efperieza delle cofe marittime,^ con la cognitione deluo ghi & de Venti,& con la fcienza fi fchiferanno affai per tempo. Ma i Peri-: $»£ coli incorporati & innati in efsi Nauilii, nafeeranno o da difegni,o da legna- mi ; a fi fatti difetti ci bifogna prouedere. Biafimano tutto il legname atto a fenderli, fragile, grauifsimo, & atto a putrefarli., ^Antepongono i chioui, & le fpranghe di bronzo, o di rame, a quelle di ferro. Io ho confiderato me- |
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diante la Naue di Traiano, la quale a giorni pafat^nientre che io difledeua #
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le cofe che io haueua cópolìe,u caub del lago delU Mccia;doue ella era^ fiata
ìafeiata, & fommerfa fotto l'acque più che milletrepéto anni che il leg?no del f™, c J'-cpia*** pjno,& dell'Arcipreffo,era durato in effa egregiamente,ElÌa era fattala, lato» 9w£a f ieo..A. di fuori dì tauole doppie, & impeciate di pece Greca, con pezzami di panni lini, & fòpra vi haueuano fatta vna feorza dipiaflre 4ipiombp fermadoleco 4*
chiodi di bronzo. Prefono gli antichi Architettori^ii difègno da fare, i Na- uilii dapcfci;& di quella parte.ch e ne;pefciè la flieno;,ne Nauilii fene feriro- no per Carina, & quel'che ne peXciera il ca,po?jpeJIj4Jaujlji fu la.prua^&jper la coda ferui il Timone ; & in cambiodi branche, o ^i(aliettfe vfarori© \ ]&emi. I Nauilii fono di due forti,o e'fono 4acarieo,o,purje da feorr^p^ji Natili lun: ghi
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LIBRO QjrNTO. 145
ghi gioueranno molto allo fcorrere la Marina,& mafsimo par diritto; ì corti
vbbidiranno più al Timone. Non vorrei che le Naui da carico fufsino man co lunghe che per le tre volte della loro larghezza, ne quelle da fcorrere fufc fino più lunghe che perlenoue. Noi riabbiamo trattato lungamente in al- « tro luogo de modi delle Naui in quel libro che è intitolato il libro delle Na- ui,ma in quello luogo ne habbiamo detto quel'tanto che ci bifogna. Le par- ti de Nauilii fon' quelle la Carina, la Poppa, & la prua,& i fianchi da améduc le bandi ; aggiugnici fé ti piace la vela,il Timone, & l'altre cofe,che apparten gono al corfo ; il vano della Naue fofìerrà altanto pefo delje pofleui robe io quanto farà il pefo dell'acqua di che ella fi potette empiere fino in fommo ♦ h
La Carina bifogna che fia piana,tutte l'altre cofe fi affetteranno a guifa di go- mito con linee torte. Quanto la Carina farà più larga,tanto più reggerà peli maggiorila farà allo fcorrere più tarda ; la Carina flretta & ridotta farà più veloce,ma fé tu non la empierai di zauorra vacillerà in qua & in là ; La Cari- > n na larga ne luoghi non fondi, farà più atta, ma la flretta in alto Mare farà più ficura : I fianchi & la Prua rileuati,& efpofli al franger' delle onde,faràno olii nati,ma fono fuperati da Venti più graui ; la punta della Prua quanto più fa- rà acuta,tanto più farà il Nauilio atto & pronto al correre. Et la Poppa quan to più farà fottiIe,tanto più terrà il diritto ne cominciati Solchi marini. Bifo *o gna che gli feudi della naue^& i petti fieno gagliardifsimi,& alquato più pro-
ti; accioehe per lo sforzo delle vele,& per lo fpignere & per lo impeto de reJ mi i fendino l'onde ; fotto poi verfo la Poppa fiala naue più fottile accioehe quafi fpòntanamente con vn' fuggire lubrico, voli via . Il numero de Timo- ni accrefee fermezza alle naui,ma le fa maco veloci : La medefima lunghez- « za farà quella delli Alberi & quella delle Naui. Lafcinfi indietro l'altre cofd
minute che fanno di bifogno & all'ufo delle Naui, & all'ufo della guerra, co- me fono i Remi,Ie Ancore,le Funi,i becchi de Nauìliije Torri,i Ponti,& al- tre fimili minuzie ; & faccia quello a noflro propofito, cioè che le Traui, & le piane, che pendono dalle fponde, & da i fianchi, oc che fportano fuori de 30 becchi delle Nauì,feruono per fortificamento contro gl'impeti de nimici; &
le traui ancora ritte in luogo diTorri,le Antenne & le fcafe,o Gaggie ritte fìi le Antenne,fono molto a propofito in cambio di ponti. Gli Antichi vfarono mettere fu le Prue quelle Macchine da guerra che e* chiamauano Corui; i no Uri nella Prua & nella Poppa allato a gli alberi hano imparato a rizzare Tor « ri,& a pomi pannacci grofsi,& funi, & lacchi, & altre cofe fimili, che fcruino
per fleccato,& difenfione ; & impararono diligentemente a vietare la falita a que',che montauano alla volta loro fu per le funi, con metterui fopra vna re- te . Et noi altroue penfammo & deferiuemmo in che modo i Tauolati delle Naui,fu per i quali fi cammina/i potefsino in vn mométo nel mezo del com 40 battere empiere per tutto di pungentifsime punte, fpeile & ritte, di maniera
che il nimico non vi pofTa muouere fopra punto il piede,fenza rimanerne fe- rito ; & per il contrario quando bifognaffe, in manco fpatio di tempo, come fi poteife léuar' via qual' fi voglia fi fatta ofienfione : Ma no e qui luogo da vo lerle riandare; balla che io ne ho voluto auertire i buoni ingegni. Oltra que- llo trouai vn' modo con il quale io poteuo con vn' leggier' colpo di martel- |
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Io,mandar fózzopra tutti i Tauolati, & tutta la moititudine,che vi fuffe (ali-
ta fopra : Et dipoi in vn' fubito con poca fatica rimettere in afletto il tutto,fe- eondo il bifogno. Nee da raccontare quelle cofe, che io andai inueftigando, per affondare & abbrucciare le Naui de nimjei, & per mandare male & am- mazzare con mòrte miferabile,la ciurma Nauale. Di effe fene parlerà forfè ? altroue. Ma non fi lafci in dietro quefto,che e' non fi afpetta la medefima lun ghezza altezza, & grandezza di Nauilii iti tutti i luoghi. Nel Mare Maggio- re infra gli (betti delle Ifolefi Nauilii che hanno le Carine larghe,de quali no puoi fare à tuo modo fé n5 con gran' numero d'huomÌni,la fanno male,quan do i venti fono punto gagliardi più che il douere : Per il cotrano alle Colon- i» De d'Hercole doue il Mare fi allarga,! Nauilii che hanno le Carine ftrette, vi li fommergono. Appartieni! ancora alle cofe Nauali difendere il Porto, o impedirlo. Quello ci verrà fatto commqdifsimamente, con hauére affon- data qualche grandissima Macchina, & con hauere fatto attrauerfo, o argini, o pofteui catene, ò altre fimili cofe, delle quali trattammo nel libro di fopra : i? Ficchinuifi pali,gettinuifi impedimenti di fafsi, oltra di queflo vifi affondino caffè di Tauoli,ò( celie dì vimini,& cofe vote fimili,piene di còfe graui. Ma. fc la Natura del luogo,o la grandezza della fpefa,non comportaffe queffo,co Aie verbi gratia fé vi fuffe, vna fanghiglia che fi moueffe fempre, o Vna altez- za troppo profonda,farai in quefto modo ; mefsi dogli per ordine, o cógiun »p tiinfieme ; adattaui traui & piane per il diritto,& per il trauerfo, collocando^ le l'una a trauerfo dell'altra j aggiugniuì che da foderi delie trauate fportino yerfo i nimici puntoni, & becchi grandifsimamente a puntati, & pali con le punte di ferro quali chiamano paloni ferrati. accioche alcuna naue de nimi- ci fpalmata, non ardifca veniread affrontare il luogo a piene vele o a trapaf- »* farlo. Copri ì foderi dalla violenza de fuochi con terra, & ponui attorno per fleccato,graticci, & parapetti di legname groffó,fauui, in luoghi commodi Torri di legname, & fet male con affai Ancore ir» luoghi ffabili contro l'im- peto deironde,& nafeofi a nimici.Giouerà condurre tal'lauoro a onde, vol- tando l'arco verfo l'onde; accio che egli più facilméte le fopporti,& habbino s'ó, le Ancore manco bifogno dello aiuto di fuori,& di loro fia detto abaflanza. , *Dt commeffar'ù, Camarlinghi], & Rifioritovi publici; & dififatti Magi/Irati; 4 qua*
li bifigna fare il tjranato la [amera del (jmune 3 la Camera dell'arme., ti Jtfercato Mi ^Ar^analiy & le falle ; & delle tre forte delle prigioni 3 & del modo t luoghi, (ir forma n loro. Caj>, XIII. HOra accadendo che nell'hauer' a fare tante cofe, tu habbi bifogno di vet
touaglie,& di fpefe affai,bifogna trattare de Magiftratì,che habbino cu- ra di fimili affari ; come fono, Commeffarii,Camerlinghi,& rifeotitori publi 4° ci & fimili ; per i quali fi debbono fare edifitii fi fatti. Il Granaio, la Camera da tenerui i danari ; Quella da tenerui le. Armi ; Il luogo per il Mercato ; lo Arzanale ; & le ffallc da Caualli ; Poche fon' quelle cofe, che in quefto luogo ci paiono da dirfi,ma da non fene fare inuero beffe. Conciofia che egli è af- fai manifefto,che il Granaiola Camera del Comune* & la Camera delle Ar- mi, |
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LIBRO QVINTO. 14*
mi,fi debbono collocare nel mezo della città ; & in luogo celebratifsimorac-
cioche le fieno più ficure & più commode. Gli Arzanali poi,vogliono effer' ppftì lontani dalle cafe de Cittadini, per amore delli incendii. Ne h debbe tar' beffe,che e* bifogna mefcolarui in varii luoghi Muri interi, che dal piano i del Terreno auanzino infin fopra i Tetti ; i quali difendino l'una flanza dal-
l'altra dalle ardenti fiamme ; & vietino a fuochi il potere attaccarfi da 1W tet to all'altro. I luoghi per i Mercati, fi debbono flabilire fu la Marina,fu le boc che de fiumi, & ne nfcontri di più vie maeflre. Gli Arzanali bifogna che habbino ghomiti & ricetti o golfi di acquetacelo che i Nauili vi pofiino effer' io tirati dentro,& raffettati ; & eh e quindi ancora fi polsino varare nel mare.
Ma bifogna auertire che in quello luogo l'acqua vi fi agiti fcmpredel conti- nouo. I Nauilii fi infracidono per i venti auflrali ; Apronfi per i caldi di me- zo giorno ; & fi conferuano per il leuare del Sole. Oltra di queflo^ual' fi vo glia Granaio,che fi faccia per mantenere le cofe, egli e cofa chiara, che e'go- 15 de di luogo,& d'Aria afeiutta. Ma parleremo di quelle cofe più lungamente,
quando noi tratteremo delle cofe de Priuati, all'ordine delle quali, fi afpetta tal' ragionamento,eccetto però che de luoghi,per tenerui il Sale. Perciò che le flanze per tenerui il Sale, le farai in quefla maniera. Metterai fopra il ter- reno vn' fuolo di Carboni alto vn' cubito.cioc trequarti di braccio, & pillalo »o bene per tutto ; dipoi fpargiui fopra fabbione dibattuto con creta pura, alto
tre palmi; òt fpianalo bene,dipoi lo ammattona con mezzane cotte fino a ta* to che fieno cimentate nere. Farai i lati delle Mura dal lato di dentro, no ha uedo abo.idantia di fi fatto lauoro,di pietre riquadrate non di tufo ne di pie- tra viua, ma d'una pietra che fia infra quefle di natura mezana ; pur' che ella « fia molto dura,& tal' lauoro riftrignilo dalle mura allo indentro per fpatio di
vn* cubito; & fauui attorno vn'tauolato di p»ane con chiodi di bronzo,o più toflo con fpranghe;& riempi il vano,che refla fra il tauolato,e'l muro di can- ne ; & giouerà grandemente l'hauer'vnto il legname con creta macerata con morchia,& meffoui dentro gineflre con giunchi {pezzati. Finalmente gli edi 30 fitii publici cofi fatti,bifogna che fieno fortificati gagliardifsimamente di mu
ra,di Torri,& di munitioni,contro a qualunche infidia, malignità, o impeto di ladri,di nimici,o di Cittadini feditiofi. Parmi hauere trattato affai abbon- dantemente delli edifitii publici, fé già non ci refta quel' che fi afpetta, & non per vlrima cofa,a Magistrati; cioè che noi non ci facciamo beffe che egli hab 35 bino luoghi,doue egli habbino a tenere coloro,che egli haranno condennati
per contumacia,perfidia, & malignità. I trouo che gli Antichi haueuano tre forti di Prigione,la prima era quella doue erano tenuti gli fcoiìumati,et i ma le alleuati ; accioche la notte fufsino ammaeftrati,& che falsino infègnate lo- ro da dottifsimi,& approuatifsimi profellori delle buone arci quelle cofe,che 4» s'alpettauano a buoni coflumi, & a vna vita da huomo da bene . La feconda
era quella,doue fi teneuano i debitori, di quelli che bifognaua raffrenare dal- la liccntiofa vita in che erano trafeorfi. La terza era quella, nella quale per macerarli con le Tenebre,& con la fpurcitia, fi mandauano coloro, che era* no crudeli,& fcelerati,indegni del Gelo,& del commertio de gli huomini, & che haueuano a morir'prefto. Se quefla vltima forte di prigione farà alcuno n
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che ordini,che ella fi faccia limile a vna fpilonca fotterranea; o a vna horren-
da fepoitura,coflui certo rifguarderà molto più alla pena del Reo,che non il conuiene fecondo la legge,o fecondo la natura de gli huomini. Et fé bene gli huomini di malifsima vita per le loro ribalderie meriteranno qual' fi voglia vltimo fupplicio e'farà oftìcio d'una Repub . &divn' Principe pendere al- 5 quanto fempre inuerfo Io effer' pietofo. Et pero fia a baflanza l'hauer' forti- ficato fimili edifitii con mura, Vani,& volte,talmente che colui, che vi e den- tro nnchiufo,non ne pofla da per fé fteilo vfeire giamai di luogo alcuno; alla qual' cofa giouerà molto la groffezza,& la profondità,^ la altezza di tal' mu raglia fatta con pietre grandi & durifsime, collegate l'una con l'altra con fer- i« ro & con bronzo. Aggiugnici fé tu vuoi,le rìneflre ferrate afprifsime quafi di Traui o di cofe fimilijancor' che quelle cofe fono altutto di poco valore, & «no reggono,dimanìera che il prigione ricordeuole della libertà, & della falu te fua; no le poffa rompere facilméte,pur che tu gli lafci mettere ad eiTecutio ne le forze, porteli dalla natura & dallo ingegno fuo.Ma e' mi pare che colo- 15 ro ne auuertifchino eccellentemente/che dicono che l'occhio vigilante delle "guardie è vna prigione adamantina. Ma feguitiamo noi nelle altre cofe,i co- ftumi,& gli ordini de gli antichi. Siaci quello a propofito,che nelle prigioni bifogna che vi fiano i deflri,& i cammini da poterui far' fuoco fenza fumo, o puzzo. Oltra di quello a parlare d'una prigione interamente bifogna ordi- « narla coli. Cignerai di Mura gagliarde & alte,fenza che vi fieno alcune aper ture vn' tuo fpatio in vna parte ficura,& non fuor' di mano della tua Città; & affortificheralo co Torri,& con ballatoi. Da quello muro allo indentro ver fole mura, doue hanno a {lare i prigioni iìaci vn'vano di due braccia, & vn' quarto, per il quale le guardie camminando la notte pofsino vietare il fuggi- H re de congiurati prigioni. Lo {patio che refla nel mezo di quello circuito, fcompartifcilo in quella maniera f In cambio di Antiporto ordiniuifi vna Sa la allegra,doue fieno mandati a flare per forza,coloro che hanno bifogno di imparare a viuere:doppo quella, le prime entrate infra il cacello,& gli {lecca ti,fieno abitationi & luoghi per le guardie armate. Dipoi liaui vna corte allo 3° fcoperto,& di qua & di là adattati portichi,ne quali fieno più fineflre da potc tere vedere in più flanze. In quelle flanze i falliti ,.& que' che hanno debito, fieno ferrati non tutti infieme ; ma difperfe fi ferreranno,in tefla vi fia vna pri gione alquanto più flretta,doue s'abbino a ferrare quei che hano peccati leg- gieri,piu adentro poi li ferrino,i prigioni per la vita in flanze più fecrete. M Velli Bdifittipr'mati^ loro differentìe ; Velia Villa J & delle cofe da offeruarfi'nelcol
locarla, <& murarla, Cap. Xllll. IO vengo hora a trattare de gli edifitii priuati. Io ti difsi altroue che la cafa
era vna picciola Città. Bifognaadunque confiderarenel farla quafi tutte 4° quelle cofe,che fi afpettano circa il far' di vna Città;che ella fia fanifsima,hab bia tutte le cofe, che gli bifognano,porga di fé tutte le cómoditati, che gioua- no,a viuerui con quiete, con tranquillita,& con dilicatura. Quali fieno tutte quelle cofe di lor' natura, & quali habbino a effere, & come fatte,mi pare in gran'parte hauerne trattato ne.paflatilibri.Ma in quefto luogo prefo il prin- cipio |
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LIBRO QUINTO. 147
cipio d'altronde^omincieremo la colà in quella maniera. Egli e cofa mani-
fella che la Cafa priuata fi debbe fare per amore della famigliarcelo che ella vi pofia (lare dentro commodifsi marciente. Non farà commoda a baflanza quella cafa,fe in quella flella non vi faranno tutte quelle cofe,che cofloro hdn 5 no di bifogno. Grande e il numero delle cofe, & de gli huomini in vna fami
glia ; il quale non potrai a tua voglia diftribuire vgualmente nella Città,& nel la Villa. Conciona che nelle muraglie della Città, ti accade che vn'muro d' vn' vicino,vna grondaia,vna piazza publica, vna flrada, & fimili cofe, quali tutte ti impedifcono che tu ti polla fatisfare a tuo modo; il che alla Villa non w ti auiene ; percioche tu hai in Villa ogni cofa più libera,& nella Città più im-
pedita. Adunque fi per altre ragionali ancora per quefla,mi piace diflingué re la colà in quella maniera : Ciò e che altrimenti fieno le abitationi nella Cit rà,& altrimenti quelle dalla villa; peri priuati,in amendue quefle, altrimenti debbono eiTer quelle,che fi affettano a Cittadini minuali,& altrimenti quelle 1$ che s'afpettano a Cittadini più ricchi ; conciofia che i minuali murano fola-
mente per loro necefsità;& i più ricchi tritirano per diletto,& fatisfattione de defiderii loro. Ma noi racconteremo quelle cole, che la modeflia de gli huo mini fauii, approucrra in qualunchc forte di Edifini ; & però mi pare da co* minciare da le cofè più facili. Le abitationi nelle Ville fono più efpedite,& ì » Cittadini fono più inchinati alla fpefa., alle Ville che dentro . Ma raccontia-
mo prima breuifsimamente alcune poche cofe, chegiouano molto a princi- pali bifogni delle Ville, & fon quelle. Bifogna fuggire l'aria cattiua,& A Ter reno cattiuo; Bifogna edificare nel mezo d'una Capagna alle radici del Moti te,in luoghi che vi fieno acque ; luoghi ameni, & paefi fànifsimi, & del paefe *< in la parte più fana. L'aria trilla & mal'lana dicono che cagiona, fi tutte l'al-
tre incommoditadi, ( delie quali trattammo nel primo libro ) fi ancora felue più fo!te,& mafsimc piene di arbori,che hanno le foglie amare ; cociofia che l'aria in quel' luogo non agitata, ne da Sole, ne da Venti, vi diuenta cruda ; fi ancora vi cagiona il Terreno Aerile, & mal* fimo, dal quale alla fine fé tu cer- 30 cherai cauarne cofa alcuna,faranno felue. Io giudico che e'fi debbe hauer'la
villa in que1 luoghi, che fieno più conuenienti alle cafe del Padrone che fono dentro nella città. Dice Senofonte che alla Villa fi vorrebbe poter* andare a piede, per fare efercitio, & tornarfene poi a cauallo : Et però no farà molto lontana dalla Città ; & la flrada non farà ne difficile ne impedita ; ma atta & 35 accomodata allo andarui,& al faruifi portare,o di State,ò di Verno.ò voglia
ciò fare pervia di carretta ò da tuoi picdi,ó forfè per naue;& farà moto a prò pofito/e ella non farà fuori di vna porta dellaCittà a te difcoflo,ma della più vicinajaccioche tu polla più comodamente, & più efpeditamente,lènza trop pò grade apparato di veftimeti, & fenza tefhmonianza di tutto il popolo, & *° cóla moglie,& con i figliuoli andare & tornare ipeifo dalla Villa alla Città,&
dalla Città alla Villa a tuo piacere. Egli e' cofa cóueniente hauere la Villa in que'luoghi,che andandouifi da mattina i raggi di leuate no ti dicno moleilie a gli occhi;& i raggi di ponente da fera no dieno ne gli occhi a chi fene torna alla Città. Oltra di quello debbe eiTer'la Villa in quel' Iuogo,che non fia ab- bandonato del tutto,non abietto,non ignobile ; ma tale che ui fi abiti co fpe- n ii
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ranza di ricorui della roba . Et allettati dalla amenità dell'Aria, & dalla ab-
bondantia delle cofc,& dalla piaceuolezza della Vita, & fenza alcuno peri co lo. Ne deue ancor' effer' polla la uilla in luogo troppo celebrato, congiunto, o alla Città, o alla uia maeflra, ò al Porto ; doue concorrino una infinità di Nauilii ; ma fia polla commodamcnte, che non ui manchino di fimili piace- s ri; ma che non ve ne fieno ancor' tantoché la tua famiglia fia troppo molefla- ta dalla frequentia de foreflieri che paffano. Dicono gli Antichi che ne luo ghi uentofi non fi ìncarbonchiano mai le cofe, ma ne luoghi numidi, & nelle Vallate,che no ui efalano i uenti,ui accaggiono fpeffo fimili difetti. Non mi piace già quello,che e* dicono in tutti i luoghi, che la Villa fi debbe edificare i« in modo che ella fia uolta uerfo illeuare del Sole mentre che e l'equinottio: (Cpnciofia che quelle cofe, che fi dicono de Soli, & de Venti ; e cola manife- sta che fi mutano fecondo le Regioni, di maniera che non auuiene che fem- ore Greco fia leggieri, ne i Venti auflrali mal' fani in ogni luogo . Et diceua bene Celfo Medico che tutti i Venti,che uengono dal Mare,fono più ferrati, 15 làaqueili che fi leuano di Terra, fon' fempre più leggieri ; Et giudico che fi debbino fchifare per amor' de i Venti, le prime foci delle Valli. percioche in que' luoghi ui fono i Venti troppo freddi, fé e' uengono di notte, b e' fono troppo caldine e' uengono di giorno, rifcaldati dalle troppe repercufsioni de Raggi Solari. *o . (he le (afe di Villa fino dì dueforti 3<& del collocar e tuttele loro partì commoda-
mente appartenenti parte agli buominì, parte a gli animala parte atti altri inUrumenti, & parte a bifogni delle cofe necejjfaric^. (ap. XV. *f
A effendo l'abitationi delle Ville alcune che feruono per i Padroni; &
alcune per i Lauoratori ; & alcune di quefle fatte primieramente per vtilità, altre forfè per diletto dell'animo. Parleremo prima di quelle,che ft afpettano a lauoratori. Non bifogna che le cafe di cofloro fieno molto di- $«» fcoflo da le cafe de padroni ; accio che hora per hora fi vegga'quel'che cia- fcun di loro faccia, & che e' fappino quello,che fia bifogno di farfi . Appar- tieni! a cofi fatte cafe per loro proprietà, che le robe che dal campo (1 poffo- no condurre,!! affettinoci raccolghino,& fi ferbino in effe. Se già quelìo vl- timo officio,cio é di ferbare le ricolte, tu non penfi che fi afpetti più toflo al- j? le cafe de Padroni, & a quelle ancora che fono nelle Città, che a quelle della Villa ; a quefle cofe darai tu perfettione, con la moltitudine de gli huominl, & con la abbondanza delli flrumenti,& più che con altro con la induflna, & con la diligentia del lauoratore. Gli Antichi voleuano che la famiglia del la- uoratore ruffe di quindici perfone,per amor' di cofloro adunque bifogna ha 4° uere doue rifcaldargli quando fa loro freddo,o doue riceuerli partitifi dal la uoro per i mah temporali ; accio che e' vi poffino flare a mangiare a ripofarfi & a ordinare le cofe,che egli haranno di bifogno.Et però facciauifi vna gran' Cucina,non buia,& ficura da pericoli deli'abbruciare,col forno,col focolare col pozzo,& con l'acquaio. Di là da la cucina vi fia vna camera doue flieno le
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LIBRO QJINTO* J ' 1451
le perfonc più qualificate, la rafia del pane,Ia carne falata,& i lardi da ferbarfi
per i bifogni di giorno in giorno. Gli altri fi diftribuifchino di modo,che eia feuno fia fopra le cofe fue,& pronto ad eiTeguirle.II fattore di Villa ftia a can to alla porta principale,acciochc non pofla alcuno fenza fua faputa vfcir'fuo- 1 ri la notte,o portar via cofa alcuna. Que' che hanno ad hauere cura delle bc ftie,ftieno prefib alle ftalle,accio che per la diligentia loro,non refti a farfi co fa alcuna,cne fcaggia, Et quello baili quanto al numero de gli huomini. Gli Inftrumenti alcuni fono animati,come i beftiami,& alcuni fenza anima come fono i Carri, & i ferramenti, & fimili ; per amor' di fi fatti finimenti faccifi a » canto alla Cucina vna gran* capanna fotto la quale fi riponga il carro,la Treg
gia,lo aratolo,il giogo,le certe da fieno & fimili altre cofe,& fia detta capanna volta a mezo diaccio che la famiglia neli'Inuerno vi fi polla ilare a paifarfi al Sole i giorni di fella. Al Fattoio, & allo Strettoio bilogna dare vno fpatio grandifsimo,& nettifsimo. Siaui ancora vn* magazino, doue fi riponghino* u & fi ferbino lo flaio,le paniere grandi di Vinchi,! panieri piccoli,le funi,i Sar
chiegli,i beccaftrini,& altre fi fatte cofe. Sopra i legni,che attrauerfano le tra ui j nelle capanne diftendinuifi graticci, & fopra vi fi riponghino pali perti^ che, afte, vergoni,fermenti,& frafche,fagginali, per i buoi,& canape, & lini non conci,& fimili altre cofe. I Beftiami fono di due forti,vna forte lèrue a. la »o uorare come i buoi & i cauagli ; & l'altra forte ferue a fare frutto come fono
le troie,le pecore, le capre,& ogni armento. De Beftiami da lauorare dire-i moprimajconciofiachee'feruinocomeper inftrumenti ; poi tratteremo di quelli,che feruono a far' frutto, che s'afpettano alla induftria del Fattore. Fa che le dalle per le beftie vaccine & per i Caualli non fieno l'inuerno fredde; *« fa le Mangiatoie gagliardejaccio non gettinVia quel' che tu gli dai da mangia
re.Fà che i cauagli habbino gli ftrami fopra da alto ; accio che non ne polsi- no hauere fenza fatica,ftando con la tefta alta;percioche e' ne diueranno con le tefte più afciutte,& più agili di ftiena.Per il contrario,da gli l'orzo & l'altre biade,che e' l'habbino a cauare come giù baflo d'una foiTajpercioche egli ha? J° ranno manco occafione di inghiottirlo tutto a vn'tratto,& non manderanno
giù le granella intere, & oltra quefto diuenteranno di mufcoli,& di petto,piu gagliardi,& più robufti. Sopra tutto bifogna guardarli che il muro della man giatoia,doue ha a Ilare volta la fronte del Cauallo, non fia humido;il Cauallo ha il Craneo del ceruello fottile, che no pub fofferire nel'umido ne il freddo, H & però guardati che per le fineftre non vi entrino i raggi lunari. La Luna fa
diuentare gli occhi bianchi, & induce grauiflìma tona, alle pecore inferme i raggi della Luna fono come pefte. a Buoi pon' le mangiatoie più balle, che pollino ftando a diacere rugumareiSe i Caualli guarderanno il cammino,di- uenteranno horridi. Ti Bue hauendo al dirimpetto gli huomini fi rallegra.La 4° Mula che ftà in luogo caldo, o ofcuro impazza. Sono alcuni, che penfano
che la Mula fia affai coperta dal Tetto, fé ella harà coperto il capo, ài l'altre parti non dà noia che fieno efpofte al fereno ,.& al freddo. Lo fpazzo lòtto i Buoi laftricalo di pietrejaccio che per Io fterco & per la ribalderia, non feli infracidi le Vnghie . Sotto a Cauagli farai vna folla nello ammattonato, & cuoprila di alfe di leccio, & di rouerc i accio che e' non vi fi generi per fori- n ili
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ne vna fanghiglia, ne per il troppo zappare de piedi fi guadino 1 unghie & il
pauimento. Che la ìnduflria del fattore à Villa (t Me esercitare tanto circa i Befliami, quanto
circa le Ricolte >& àrea il far't^i*-,. Cap. XV L * T""X Tremo breuemente che la induflria del Fattore, non fi efferciterà fola-
JL/ mente in raccorre le cofe, che fono ne campi;ma innanzi ad ogni altra cofa,fi ingegnerà che i Befliami,gli Vccelli,& i pefei gli fruttino. Poni le Hal- le per gli Armenti in luogo afciutto,& non humido,lieuane ogni minimo faf- » fo di fotto,& fa che le pendino ; accio che le fi pofsino votare, & nettare facil mente ; cuoprine vna parte di loro,& vna parte ne lafcia allo feoperto, & or- dina che i Venti Auftrali, o qual' altro Vento humido fi voglia,non percuo- ta la notte le pecore ; & che non vi tirino ancora altri Venti troppo molefli. I luoghi,doue hanno aliare rinchiufi i Conigli,fauui vn muro di pietre riqua n drate infino al fondo dell'acqua^ lo fpazzo fauui vn' fuolo di Sabbione ma- flio,lafciando in più & più luoghi alcuni monticelli con terra da fapone. Fa che le galline habbino nel Cortile loro vn' portico volto a mezo giorno, fpar touifottodi molta cenere ;& fopra detto portico il luogo per i Nidii, & le flàttghe da dormirai fopra la notte. Sono alcuni che vorrebbono che le Gal »o linefitenefsino rinchiufein vn'gran'circuito che Me voltoaleuantejma quelle, che fi tengono per hauerdeHuuoua, Sede pulcini,fi come le fono più fcllegre per la libertà, cofi ancora fono più feconde, L'uoua nate allo feuro, & in luogo rinchiufo fono più feiocche. Porrai la Colombaia, che la vegga l'acqua,& nò la porre troppo alta, ma cofi a modojaccioche i Colombi flrac ** chi dal volare » quafi con l'alie fcherzando liete, s'allegrino sdrucciolarui ad àliechiufe. Sono alcuni che dicono che le colombe prefi i femi della Cam- pagna,quanto più fatica & viaggio harano a fare a portarli a lor'figliuoli,tan- to più gli faranno grofsi ; Et quello perche i femi portati nel gozzo per nu- trire i figliuoli.con lo flarui affai,diuenteranno mezi cotti ; & per quello pon v> gono le colombaie buone in luoghi altifsimi. Et forfè penfano che gioui af- fai che le Colombaie fieno lontane dalle acque, accio che giugnendoui, i Co- lombi non raffreddino l'uoua con i pie molli ; Se alla cantonata della Torre tu vi rinchiuderai vn Gheppio diuenterà taf Colombaia ficura da gli Vccel- li di rapina. Se tu nafconderài in fu l'entrata vn' capo di lupo,gittatoui fopra \% del Cimino rinchiufo in vno orcio fefTo,che getti fuori puzzo,per tal' colà vi concorrerano vna infinità di colombi. Se tu farai lo fpazzo della tua colom baia di creta, & lo bagnerai & ribagnerai fpeffo co la orina delli huominija- feiando gli altri colombi le fedie de loro Antichi, ti fi multiplicheranno gran difsimamente. Fuori de le fineftre fa che vi fieno Cornici di pietra., ò Tauo 4° le di Vliuo che fportino fuori vn' cubito ; fu per le quali, i colombi habbino da fermarfi nello arriuare, & dalle quali habbino a pigliare il volo nel partir- fi. Gli uccelletti minori rinchiufi per il uedere delli A lberi,& del cielo fi mar cifeono. I Nidii & le flanzette perii Vccelli, bifogna farle in luoghi caldi » Ma a quelli, che più tolto camminano che e' uolino, bifogna collocarli bafsi, iitu & in |
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'l Libro quinto;, iji
& in elfo Terreno jalli altri bifogna porli in luoghi più alti, Tutti habbino le
fponde di qua & di la per amor'di ritenere ruoua,& i figliolini,che no cafehi no : Per far* i Nidii è più comodo il loto che la Calcina, & la Calcina più che il GefTo. Tutte le forti di pietra viua fono cattiue, i Mattoni fon' più vtili che f il Tufo, pur* che non fieno troppo cotti. I legnami, ò di Oppio b di Abeto,
fono vtihfsimi. Tutte le ftanze per gli Vccelli vogliono effere pulite, pure, nette, & mafsimo peri colombi. Anzi fé il beftiame ancora di quattro piedi flarà in luoghi brutti diuenterà fcabbiofo. Et però faccinfi in volta arriccia- te,intonicate,& inbiancate per tutto, & turifi ogni minimo bucolino ; accio- io che le Fainle Donnole, & le lucertole b Umili beftiuole non pofsino far1 dan
no all'uuoua, aPippioncinì, o alle mura. Aggiunghinuifi le Tramoggie da beccare,& gli Abbeueratoi. Et pero faccifi intorno a la Villa vn1 foiTone,do- ue l'Anitre,i Porci,& le beftie vaccine, vi fi pofsino & lauare & gittaruifi den tro; & quado tu dai loro da mangiare,o fia buono>o ila cattiuo tempo, fa che 15 le ii fatollino . I Beccatoi,^ gli abbeueratoi per gli vccelletti minori nelle lo-
ro ftanze,(Ì mettino in canali lungo il murojaccio che e'non gli pofsino fpan- dere con i piedi ; ne imbrattare le cofe che tu vi dai loro. Fa che quefti hab- bino alcune canelle da lato di fuori,da le quali tu pofsìporgerui détro il Vit- to loro. Nel mezo fa che vi fi a vn' lauatoio,doue pofla {lare affai acqua chia *ò ra ; Farai il Viuaio in terreno cretofo, & tanto fondo, che e' non habbia a ri-
bollire per i raggi del Solere addiacciarli per il fouerchio freddo, Oltf a que fio da gli lati faraui alcune cauerne ; accioche il pefee habbia doue rifuggire fé fubitamente fentiffe intorbidarli le aque,& non fi marcifea sbigottito dello animo. Il Pefce fi nutrifee del fugo della Terra, patifee de gran1 caldi, & per 15 i diacci fi muore : A foli di mezò giorno fi rallcgra,& fcherza. Credono che
alcuna volta fia bene che e' vi entri dentro le piene fangofe che vengono,dàl- le pioggie,ma no fi deuono riceuere le prime doppo i giorni Canicularijper- che fanno come di calcina,& ammazzano i pefci,& di poi no fi debbe metter uene dentro, fé non di rado : percioche elle nuocono con il mufehio puzzo- io lente,& all'acqua & al pefce. Ma bifogna auertire che l'acqua continouamen te vientri,& cóntinouaméta fene vadiajvenga ella, o da fonte,o da fiume,ò da lago,ò da Mare.Ma de Viuai,che fi fanno d'acque marine,ne infegnano com modaméte più alla larga in quello modo.Ne le regioni fangofe fi nutrifeono i pefei ftiacciatijCome fono le Sogliole.Ne paefi arenofi le cocchiglie,gli altri * fi nutrifeono meglio nel Mare,come le Orate, & i Dentali,fra fafsi fi nutrifeo
no meglio,* Tordi & le Merlc,& gli altri,chc infra fafsi fon' nati. Vltimamétc dicono,che quello ftagno e ottimo per colerne di pefci,che farà collocato in modo,che l'onda del Mare, che di nuouo vi viene ripercuota in quella che vi erainnazi;& che non lafei impigrirmi! détro l'acqua,che vi era prima;& dico 40 no che quelle acque diuétano manco fane,che fi rinnuouano pur troppo ada-
gio. Hor' fia detto a baflanza della Induflria, & della diligentia del Fattore circa molte cofe. Ma molto fi loda quel' che gioua grandemente al rafTetta- re,& al riporre le ricolte per amor'delle quali, bifogna ordinare l'Aia,efpofla a Soli,& a Venti; non lontana da la cap5na che noi ti dicemmo poco auanti; àccio che nelle pioggie fubitane tu poffa in vn' mometo riporrei i lauorati, *-■;„. n iiii |
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||f DELI-A ARCHITETTVRA
& effe ròbe'al coperto ; doue tu vuoi fare l'Aia, fpianaui il terreno non a pia
no, ma corretto coli leggiermente, dipoi vangalo, dipoi gettaui di molta morchia,^ lafcianela bene inzuppare; dipoi disfà bene k zolle ; dipoi pareg giallo con il Cilindro, o con l'erpice, & battilo con le mazzeranghe. dipoi gettaui di nupuo fopra della morchia,& quando ella farà rafciutta ; ne Topi, t ne formiche non vi faranno nidio, ne diuenterà fangofa -, ne vi nafeerà erba ; a co fi fatto lauoro la Creta arrecherà gran' faldezza. Et ila detto a.baftanza delle abitationi de laboratori. t(ylf:'\ i Ve la Villa de Tddroni,& Me perfine nobili, & di tutte le fartifue/fr del luogo loro *«
ammodo. .1 C*p. XV IL E cafe di Villa per i Padroni,fono alcuni, che credono che e' ne bifogni
___vna per la fiate, & l'altra per l'Inuerno ; & k diffinifeono in qucfla ma- niera , che le Camere per la fiate vogliono che fieno volte a leuante dinuer- u no;& le Sale volte a occidente equinottiale ; & le Camere per lo inuerno vo- gliono volte a mezq giorno, & le Sale a leuante diucrno. I luoghi da pafieg- ffiare,volti a mezzo di nello Equinottio. Ma noi penfiamo che fecondo le va rietà dell'Aria, & del paefe, cofi s'abbino ancora a variare limili cofe, di ma- niera che le cofe caldfe con le fredde, & le fecche con le humide fi temperino « infieme. Vorrei che le Cafe delia poffeffione de Nobili, non fuffino pofle nella più graffa parte della Campagna; Ma bene nella più d'egna,donde fi pof fa pigliare ogni commodità i& ogni piacere Iiberiffimamente di qualunche Vento,fole,o veduta ; feendafi quindi facilifsimamente nelle poffeiiioni, ricc uà i foreftieri che vi capitano in luoghi conuenientementc fpatiofi,fien' vedu u te,& vegghino la Cittàje Terreni Mare,& vna diflefà pianura,& le conofeiu te cime delie Colline, & de Monti : riabbia porti quafi fotto gli occhi dilica- tezze di giardini,& allettamenti di pefeagioni, & di cacciagioni. Et concio- Uà che fi come noi ti dicemmoje parti de le cafe altre fi appartenghino a tut- to lo vniuerfale, & altre a più pedone infieme & altre a vna o più perfone fé- ì<* paratamente. In quefle, quanto a le parti, che s appartengono allo vniuerfale imiteremo le Cafe de Principi; Innanzi alla porta fianui pratelli grandinimi, da poteruifi correre con le carrette,& da maneggiami caualli,che fieno mol- to più lunghi che il Tiro de giouani de Dardi, o delle Afte. In cafa poi per le parti ,che feruono a più, non vi mancheranno luoghi da paffeggare ; da farfi $$ portare; da notare;& pratelli ; & corti!i;& loggie;& alcune in cerchio,doue i Vecchi, l'Inuerno a benigni foli poffino flarea ragionare ;& la famiglia vi habbiaa flare a fefteggiare, & a goderfi la fiate dell'ombra. Etècofama- nifefla che nelle cafe alcune cofe s afpettano alla famiglia, & alcune a quelle cofe,che fon' grate alla famiglia. La famiglia farà quefla, il Marito la Moglie *° i figliuoli, & i parenti, Oc que' che per bifogno di cofloro vi flanno infieme, que' che haranno cura delle cofe i Miniflri i famigli,oltre a che i foreflieri an eora fono nel numero della famiglia. Bifogna per amor' della famiglia ha- uerui le cofe per vÌuere,come fono le cpfe da mangiare, & le cofe che feruo- »o per i bifogni, le Vefti, le Armi.i Libri,& i Cauagii ancora. La principal* i $ parte |
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LIBRO QVINTO. Itf
parte di tutte e quella,la quaIe,o Cauedio, o Atrio che tu'ti dica, noi Io chia-
meremo il Cortile con le loggie. Doppo il quale, fono le Sale & più a den- tro le Camere,& finalmenteTAnticamere ; l'altre danze mediante le lor colè fi conofcono. Et però il Cortile farà là parte principale, fopra il quale corri « fponderanno tutte l'altre membra minori ; come fé fuflì vn' publico mercato della Cala; del quarcortilepbn folamente fi cauerà commodità della entrata, ma de lumi ancora cómodifsimamente.Etdi qui fi vede che ciafcuno vorreb be hauere vn' Cortile fpatio.fo, grahde,apertó, bello, & accomodato. Ma al- cuni fi contentano di vn' fol' Cortile. Alcuni ne hanno voluti più, & quefli o io egli li hano cinti tutti a torno di altifsime mura,, o ne hàno cinto una parte di
alte& una parte di più t?affc.Et uollono chein aldi luogo fufsino coperti,&in alcun' luogo fcoperto, <3f in alcun' luogo una parte fcoperta,& l'altra coperta, & in alcun'luogo ui fecionologgie da un'Iato folo,ìn alcun'altro da più lati, & in alcun'altro da pertutto* & in alcun'luogo le feciono co palchi, & in alcuno ij co uolte.Circa a quelle cofenq ho più che dire, faluo che e' s'habbia rispetto
a paefi,& a tempi,& a bifogni & ad ogni commodità; di maniera che ne paefi freddi fi rimuoua la crudèzza del uento Greco,& l'horridezza della Aria,& del Terreno,& ne luoghi caldi fi difeaccino i moleflifsimi & ardétifsimi So- li.Riceuafi lo fpirito del Cielo gratifsimo da ogni parte,& quella abbódantia io della gratifsima luce che fi ricerca;& auuertirafsi che non vi arriuino vapori,
fuaporati da Terreni humidi che yi habbino ad arrecare nocumento,& che i nugoli venutali da luoghi più àlti,non vi fi fermino fopra.Et farà in mezo del Cortile l'entrata & Io antiporto honorato,no {lretto,nó malageuo!e,non feu- ro.Et nel primo rifcótrpfiaui vnjuogo dedicato a Dio con i'altare,accio che n i.foreflieri che verranno incomincino l'Amicitia co la religione. Et il Padre
della famiglia chieggaa Dio la pace della cafa,& la traquillità de fuoi;in que- llo luogo abbraccerà egli chi verrà a vifitarlo; Et (è egli harà caufa alcuna ri mefia in lui da gli amici, le efaminerà diligentemente in quello luogo,& altre cofe fimili a quelle. Con quelle cofe fi confaranno molto, le fine/Ire di Ve- jo tro,le loggie,& i Terrazi, dalle quali polsino infieme riceuere con diletto, &
i SoIi,& i Venti,fecondo le flagioni de Tempi. Dice Martiale,che le fineflre volte a mezo giorno riceuono i Soli puri, & il giorno chiaro ; & gli Antichi credettero che fufle bene por5 le loggie volte a mezo di : Perciò che andando la State il Sole più alto, non vi entrano i raggi fuoi, doue l'inuerno v'entrano. j$ Le Vedute de Monti che fono a mezo giorno, effendo i Monti da quella par
te,che e* fi veggono coperti d'ombra,& caliginofi per il biancheggiante vapo re dell'Aria non fono molto gioconde, fé e' fono lontani. Et fé i medefimi ti fono più apprelTo,& che quafi ti cafehino in capo, ti daranno le notti piene di brine & freddifsime, ma fé ti fono coli comodamente vicini, fono gratiflimi 4« & commodifsimi per che e' ti difendono da Venti Auflrali. Il Monte uer-
fo Settentrione perche rinuerbera i raggi del Sole, accrefceil caldo; alquato più lontano è dilicatifsimo; cóciofia che per la chiarezza dell'Aria,che fotto tal regione di cielo continouamete ui Ila ferena, & per lo fplendore del Sole, da cui fempre è illuftrata, è molto bello a vedere. I Monti a leuante & coli quelli a ponente ti daranno le hore innanzi giorno fredde, & l'aurora rugia- |
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dofa,fe ti faranno vicini ; ma amenduoi fé ti faranno alquanto lontani, faran-
no lietifsimi. Similmente & i fiumi & i laghi non fon' commodi quando ti fo- rio troppo appreflo, ne piaceuoli fc troppo lontani. Et per il contrario fé la 'Marinane lontana mediocremente vi fono Soli & Venti cattiuifsimi : Ma ^uandotièvicinifsima t'offende manco jconciofia che e'vi perfeueri Aria « più agguagliata. Da lontano ci e ancor quello che e' cofa gratiofa,che ella ac tènde'ilddlderio di fé fleffa. Importa nietitd di meno da quaf parte del Cic lo ti fi dimoflri ; conciofia che fé tu hai la Marina aperta da mezzo di, ti ab- ferudàjfedaLewanretiinhumidifCejfedaPortenteti fal'aer^caliginofa; Se da Settentrione ti da freddi grandifsimi.Del cortile fi entrerrà nelle fale,chc io faranno fecondo il bifogno de tempi alcune buone per la fiate, & alcune per lo Inuerno,& altre per dir cofi per mezi tempi. Le fale per la fiate vorrebbo no acque, & verzuf e di giardini ; Quelle per lo Inuerno vorrebbono effere calde,& hauere il dammino. L'una & l'altra vogliono efler'grandi, allegre,& dilicatci Sonci ihditii per i quali facilmente ci perfideremo che appretto »s degli antichi furono i camini, ma non cornei noflri; percioche eglié vno eletto Antico che dice che fummicauano le fommità de tetti.Qucflo medefi Tito eccetto che in Etruria,& in Lombardia veggian'noi che fi é ofTeruato in- fitto à tempi nbflri per tutta Italia,che e' non era nefiWcammino con la gola che vfcilTe fopra i tetti J Diceui Vitruuio che nelle Tale per lo Inuerno non è « fcofa vtilc il dipignere fottilmcnte le Volte, perche dal fummo del fuoco & Sigli fpefsi lumi d guaflano i Anzi tigneuano la Volta fopra il focolare con in'chioflrójaccio che quello feuro fattoui dalla'pitturà pareffe fattoui dal fum- mo . Altroue trouo che gli vfauano legne purgate, & che fufsino fenzafum- tàoM qua» ^ chìamauono carboni ; & per queflo conto i legifli non voglio- n rio che i Carboni fieno fpetie di legne jaccioche tupofsi penfareche eglino vfauano i Caldani di ferro, & di Rame doue e' faceuano fuoco fecódo che il cafo & la dignità ricercaua.Et forfè che chi andaua al Soldo,& che era auez- xb fu la guerra, fico me tutti erano infieme ad vna,non vfauano Cammini. Ne ci concedono! Medici che noi fliamo continouamente a gran'fuochi, jo Dice Ariflotile che gli animali hanno le carne fode mediante il freddo; Et aùucrtirono coloro che fanno profefsione di fimili cofe, che i lauoranti, che attendono alle Fornaci, diuentano quafi tutti in vifo, & nella pelle, crefpi et erinzofr, et dicono che ciò auuiene da queflo che le carni tirate et drflefe per il freddo, perdono quel' fugo del quale fi genera la carne,perche e fi diflilla $* mediante il fuoco,et fene va in Vapori. In Lamagna, et fra Colchi, et in al- tri luoghi,doue è di necefsità valerfi del fuoco,per difenderà" da freddi, vfo- no le flufe : delle quali fi tratterà a luoghi loro. Torniamo a cammini che bifogna fien' fatti a queflo modo per feruirfene. Egli è di necefsità,che il Cam mino fia pronto,che vi cappino intorno afTai,fia luminofo,non vi tiri Vento, «• habbia niente di meno onde efea il fummo, che altrimenti non falirebbe fufo ad alto ; & pero non fi faccia in vn' cantone, non troppo fitto dentro nel mu- ro,non occupi ancora lo apparecchio principale; non fia moleflato da Ven- ti di fineflreo di porte, non efea in bocca troppo fuori del diritto del mu- to,habbia la gola grande, & larga da delira in finiftra, & diritta a piombo, alzi
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LIBRO QUINTO. ICC
alzi la Teda fopra qualunche altezza della Muraglia, & quefto fi perche fi
fugga i pericoli dello abbrucciare ; il ancora accioche raggirandomi il Ven- to per il percuotere in qualche parte del Tetto, non ritardi l'ufcitaal fum- mo^ non lo rimbocchi ingiufo. Il fummo di fua natura per effere caldo fa- i glie ad alto, ma poi per il calore delle fiamme, & del cammino fi fpigne con
più velocità, riceuuto adunque nella gola del cammino ; fi ferra come per vn' canale, & per l'impeto delle fiamme, che lo fecondano, e(ce non altri- menti che vn'fuono d una Tromba. Et fi come auuiene che la Tromba fé ella è troppa larga, non rende il fuono chiaro per il riuoltaruifi dell'Aria; «o cofi interuiene ancora del fumo. Cuoprafi la tefta dei cammino per amor*
delle pioggie, & faccinuifi all'intorno Nafelli, che fportino in fuori, con alic dalle bande, accio rimuouino le moleftie de Venti, & infra Talie, & i nafelli fi lafcino le buche per l'ufcita del fummo, & doue tu non pofsi faPquefto, farai vn parauento che vorrei ftefie fitto fopra vn* perno ritto . Il para- li uento è vna cafTetta di Rame, larga di maniera che abbracci le bocche della gola dei cammino ; habbia quefta medefima fopra come per cimiere vna lama di ferro , che guidata come vn* Timone volti la tefta a Venti che foffiano : Grandifsima commoditàtiarreccheranno fé in cima de Cammi- ni metterai allo intorno alcuni corni di bronzo, o di Terra cotta > larghi 6C »o aperti con la bocca larga volta nella gola del cammino allo ingiù ; per la
quale i riceuuti fumi da la bocca più larga, efehino di fopra per la più ftret- ta a difpetto de Venti. Alle fale bifogna accommodarui le Cucine, & le di- fpenfe doue fi riponghino le cofè,che auanzano dalle cene,& i vafi, & le To- uaglie. La Cucina non vuol* efier' ne fu gliocchi de conuitati, ne anco trop- *i pò lontana; accio che i conuitati pofsino hauer*Ie viuande che gli fon' porta-
te ne troppo calde,ne troppo fredde; & farà abaftanza che no fentino lo ftre pito de guatteri, delie padelle, & de catini, ne la loro fpurcitia i, Doue s'hà a pattare con le viuande,bifogna che vi fia l'andare accommodato, non vi pio- Ua,non vi fia cola fporca, & che fi prouegga che fé viuande non fieno disho- 30 nettate da fimili cofe. Di fu le falc,fi va nelle camere,appartienfi a gii huomi
ni dilicati & grandi,che nonfieno le medefime le fale per lo Inuerno,& quel- le per la ftate. Souuiemmi il detto di Luculio che e* non bifogna che vn' huo mo nobile fia peggio attonito che le grue, o le rondini. Ma noi raccontere- mo'quello, che appruoua in qualunche cofa,iI difeorfo delle perfone mode- 35 rate. Appretto di Emilio Probo Hiftorico,io mi ricordo hauer*letto,che ap
pretto de Greci le Moglie non compariuano a Tauofa, fé non ne cornuti de parenti.' Et che le ftanze doue ftauano le Donne,erano certi luoghi.doue no andaùa mai neffuno, faluo i parenti più ftretti. Et certamente doue hanno a (lare le Donne, io penfo che bifogni che fieno luoghi non altrimenti che fé e' 40 fufsino dedicati alla Religione, & alla caftità. Oltre à che io vorrei che fimi
li flaze dedicate alle fanciullc,& alle Vergini,fufsino dilicatifsime ; accio che i tenereili animi loro,in fi fatte ftanze con manco tedio di loro flette vi fi trat tenettero. La Madre della famiglia, ftarà meglio in quella flanza, onde ella pofTa facilmente intendere quel che ciafeuno faccia per cafa. Ma noi andre- mo dietro alle vfanze fecondo i coflumi de luoghi, li Marito, & la Moglie |
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debbono hauere vna camera per vno,non folamete perche la Moglie nel par
torire,o alquanto indifpofta,non dia moleftia al Marito ; Ma accioche anco- ra la fiate polla dormire quai' fi fia di loro, fenzà effere offefo da l'altro ; cia- fcuna camera haràlafua porta principale, Et oltra queftavifara vn vfcio, che andrà da Tana camera all'altra ; accio fi pofsino andar' a trouare l'un l'ai- < rro, fcnza teftimonii ; della camera della Moglie vadiafi nella danza doue fi ripongono le vedi ; & di quella del Marito in vna danza doue fieno i libri. Il òadre^di famiglia,effendo molto vecchio.per hauere bifogno di ripofo, & di quiete habbia una camera calda, fafciata intorno, rimota da romori di que' di cafa & di que'di fuori. Et principalméte habbia la allegrezza di uno carni- io netto,& l'altre cole di che hano bifogno gli infermicci, fi per amore dell'ani- mo,fi ancora per amore del corpo;della camera di coftui fi entri nella danza dóue fi ripógono gli Argenti.In queda ilieno i figliuoli Et in la dàza delle uc di le figliuole,^ le fanciulle; & uicine a loro dieno a dormire le balie. I fore- flieri metteremo in quelle camere,che farano uicine allo antiportojaccio che i j e ui pofsino dare,& riceuere chi gli uiene a uifitare,piu Iiberamente,& dieno manco noia al redo della famiglia. I figliuoli di fedici o diciafette anni, deb boriò dare al dirimpetto, o non troppo lontani da foreftieri ; per acquidare conefsi dimedichezza & trattenerli. Della camera de foreftieri fiuadiain una danza doue e' pofsin' riporre,& ferrare le cofe loro più fecrete,& più ca- >• re ; & cauarnele a loro piacere. Di camera de figliuoli di fedici, o diciafette anni fi entri in una danza doue dieno le Armi. I Maedri di cafa, i minidri, i famigli fieno in modo appartati da Nobilitile ciafeuno habbia un5luogo co ueniente,fecondo 1'effercitio fuo. Le ferue a & i camerieri ciafeuno nelle fue flanze,non debbono effere tanto lontani,che e' non pofsino fentire a un' trat- »$ io, & édere pronti a far' quanto gli é comandato. Il Credenziere uorrebbe Ilare pretto alla uoka,& alla difpenfa. Quelli che hanno cura de caualli,uor- rebbon' dormire a canto alle dalle ; i caualli,chc feruono per i Padroni,non é bene che flieno con que'che portano la Soma; & fi terrano in luogo,che non offendino coi puzzo la cafa ; & non fi faccino danno con lo azzuffarii, o non ,o gli polla nuocere il fuoco per accidente alcuno. Il Grano, & tutte le biade fi guadano per la humidità,diuétano liuidi per il caldo, affottiglianfi per i Ven ti,& tocchi da la calcina fi corrópono.Doue tu gli uorrai riporre adunque, o in cauerne,o in foffe,o in arche, o uero amontati foprauno fpazzo, auertifei che il luoo-o fia afciutifsimo & quafi nuouo . lofefo afferma che e'fi cauarono 3$ grani interi & buoni di folle appretto a Sibali,datiui più di cento anni. Sono alcuni,che dicono che gli orzi tenuti in luoghi caldano fi guadano, i quali in capo a uno anno fi guadano pretto. Dicono i Medici che i corpi per la hu- midità fi preparano a corromperfi,& mediante il caldo poi,fi corrompono. Se tu farai vn' molo nel tuo granaio di loto fatto di Morchia,& di Arzilla co 4° gineftre infracidate,& paglia trita, battuto di gran' vantaggiosi fi metteran- no le granella fodifsime & intere, & durerannoti più tempo, ne ti noceranno i gorgoli, ne ti ruberanno le formiche. Que' granai che fi fanno perifemi, farano migliori di mattoni crudi; a riportigli di tutti i femi, & di tutti i frutti, è più amico il Vento Boreale, che lo auftrale ; & per i Venti,che vi arriuino, che
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che venghino di luòghi numidi donde fi voglia ', fi guadano per i gorgon", &
s'empiono di bacolini. Inoltre i legumi,che da qual'fi voglia gran'Vento con tinouo fon' tocchi inuietano. Fa a tuoi granai vna erotta di cenere & di mor- chia,& mafsimo doue tu hai a riporre le fauc.Tieni le mele & fimili intauola 5 tiripoftiffimi&freddi.AriftotilepéTauachelefìmatencfsjnovn'annoinotri
gonfiati .Tutte le cofe fi -guadano per; la mutafitme deli'Aria!;& per ciò rimuo uafene ogni fiato. Anzi penfano che le diuentinp grinze per il Vento Greco.' La volta per il vino lodano quella.che è fotrerra & ripodajancor'che fieno al cuni vini che al buio fuanifcono.il vino,che feme i Venti,che tirano da Lcua. » te o da mezo di,& da pQiufte*ÒX éiafsimo nel Verno o nella Primaucra fi gua:
da.Se ne giorni caniculari è tocco ancori da Venti Grechi, fa mutationejSé? da raggi del Sole diuéta forte,Se£la faggi della Luna,diuéta groflb; fefi rnuo uè punto indebohfce,& fuanifcejriceue il Vino ogni odore,guadafi per il puz- zo,& fneruafijdando in luogo afeiutto & freddo, che dia fempr* a vn modo, ».» dura molti anni. Il vino dice Columella quato più farà fréddo,tanto più darà
meglio. Porrai aduque fa volta per il vino,in luogo dabile,& che no fenta re* mori di carraji fuoi tìcchi & i lumi voltali da Leuate inuerfo Greco.Brutture & tutti i mali odori,humidità,vapori groiTufumijipiraméti d'òrti,& odori di cipolle gli dieno lòtani,cauoli, fichi domedici,et faluatichi,fieno al tutto Iòta 10 ni & efclufi per ogni còto.Smaltaui lo fpazzo della volta,& nel mezo lafciaui
vn'eatino doue corra tutto quello,che per macaméto delle botte fi vcrfaiTe;& quindi fi ricolga.Sono alcuni,che fanno le botti di ducchi ,& di materia mu- rate co calcine.Ma le botti quato faranno più gradi, tanto terrano il vino più viuo,& più potente.Le celle per l'olio amano l'ombre caldea hano in odio i *< Venti freddile fi guadano per il fumo,& per la filiggine. Lafcinfi in dietro le
cofe fporche che e' diconojcio é che e' fi debbé tenere il litame in duoi luogi, vno doue fi metta il nuouo,& l'altro oue fi tenga il vecchio, & che e'gode del Sole,& deirhumido;& che diuéra arido & vano per i Veti.Faccia quedo a no dro propofito, quelle cofe che temono del fuoco, come i luoghi per gli dra- 30 mi,& quelle cofe che fono fporche a vederle & ad odorarle,fi debbono fepa->
rare & mettere difeodo l'una dell'altra,dello derco de buoi nò nafconoje fer pi.Quedo no penfo io che fia da lafciare in dietrorPercio che, che poltrone- ria è queda Noi vogliamo che alla Villa fi póghino gli derchi in luoghi fepa- rati & ripodijaccio che nò offendino con il loro puzzo punto la famiglia del » lauoratore, & nelle nodre cafe,& quafi a cato al capezzale,nelle camere pria
cipali(doue noi diamo a pigliare ogni nodra quietejnoi vogliamo hauerc i de dri priuatijcio è i ripodigli di moledifsimi fetori.Se l'huomo firà malato più còmodaméte fi feruirà della predella^ d'una catinella, Ma da fani nò veggo io per che caufa tu nò giudichi che e'fia bene rimuouere tale naufea.Et è bene 40 guardare fi gli altri Vccelli, fi ancora principalméte le rondini,con quato du,
dio cerchino d'hauere i lor figliuoli in vn'nido pulito.E cofa certo marauiglio fa di quel'chc ne auuertifcala natura.Còciofia che i Rondini fubito che hano affodate per la età le membra loro, non efeono del corpo fé non fuori del ni- dio ; fonui i Padri & le Madri che per difeodare più detta bruttura k portano via con il becco le cacature de figliuoli. Io penjb adunque che e' fia bene ob- bedire alla Natura,che ne auertifee bene. .... o
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158 DELLA ARCHITETTVRA
(he differenti*, fta infra le cafe della, Villa, e^ f uè He della fìttaje ricchi. Et che le eafi
de manco ricchi ft debbono aflomigliare a quelle de più riccht,fecondo pero le ricchezze loro. Et cheftdebbe murare per la fate più che per flnuerno, Qip. XV1 IL |
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A le Cafe per la Villa,& quelle per la Città,de Ricchi,fon' differenti in j
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quefto,che la Villa per i Ricchi ferue per vna cafa per la flate;& vfano
le Cafe della Città,per difenderli più comodamele dallo Inuerno. Et per ciò pigliano di Villa ogni dilicatura ci piaceuolezza di lumi,di Venti, di luoghi fpatioiì,& di vedute.Ma nella Città vanno dietro alle più piaceuoli dilicatez ze delle ombre.Et per quefto è abaftanza, che nelle cafe den tro alla Città vi » fieno tutte le cofe necefiarie alla ciuìlità.eon dignità,& fanità, & per quàto la ftrettezza de luoghi,& l'abbondanza de lumi ce lo cóporta fi vfurpino tutti i piaceri,& tutte le delicatezze da vilia.Harano certaméte oltre alla larghezza ilei cortile? ancora le loggie, luoghi da farfi portare, da patteggiare, & dilica- tczzc di orti,& fimili .Et fé quefto no (i potrà fare in vn'piano fblo, facciafi di 1$ fopra,adattado ftaze fopra ftanze,fecódo i mébri loro.Et fé la natura del luo go te lo concederà^ cauinfi luoghi fotto Terra, doue ftieno i vini, gli oli,le le- gne,& la famiglia pariméte,fopra delle quali fi edificherà con più maicflà. Et fopra quefte ancora fi aggiugneranno altre danze, fé vene farà di bifogno,fi- no a tanto che fi fia proueduto al bifogno della famiglia abbondanteméte.Le «> principali parti il diftribuiranno a principali bifogni, & le più degne a più de- gni.Finalméte fi pròuederà che i luoghi fieno ordinati & fcompartiti; ne qua li & le rico!te,& i frutti,& gli Inftrumenti,& vltimamente tutta la mafferitia fi poffa riporre. Non vi macherà doue fi habbino a riporrete cofe che feruino a facrihtii, ne doue quellc,che feruino alle dóne.Senui ancora danze che fer- M nino a riporre le vedi per i di delle fefte,& al veflire de gli huomini ne giorni folenni,& per le armi da difendere,& da offendere, & per quelle cofe che s'a- fpettino al far' de le tele di Iana;& per quelle,che fcruono al parteggiare, & al- la venuta de foreflien,& per quelle ancoraché feruono & fono dedicate a ra ri vfi,& bifogni de tépi. In altri luoghi debbono edere quelle cofe,che fé n'ha j» bifogno vna volta il Mefe; in altri quelle che fé n'ha bifogno vna volta Tanno; & in altri quelle cofe,che fé n'ha di bifogno ogni giorno. Ciafcuna delle quali fé bene non potranno edere tutte in loro ftanze appartate ; bifogna auuertirc almeno,che le fieno in luoghi accommodati, che tu le polla vedere in vn' fu- bito,& quelle maggiormente che fi adoperano più di rado . Conciofia che i* quella cofa,che fi vede ogni giorno,teme manco le infidie de ladri. Le Mura- glie delle perfone manco ricche per quato comportano le loro facultadi,deb bono aflomigliarfi alle delicatezze delle cafe de ricchi ; & imitarle non dime- no con quefta moderatione,che e'non voglino fpendere per loro diletto,più che e' no poffono.La villa di cofloro adunque,rifguarderà a buoi, & al beltia 4° me poco manco che alla Moglie.Et vorrà la colombaia,la Pefchiera,& fimil' Cofe non per delicatezze, ma per cauarne frutto . Adatterafsi niente dimeno la villa alquanto meglio,accioche la Madre della famiglia vi vadia più volen- tieri^ fi auuezzi a gouernare la cafa diligentifsìmamente,ne fi debbe hauerc tanto rifpetto alla vtil|tà,& al cauarnejquanto che procurare alla fanità innan zi a tutte l'altre cofe. Quando t u harai bifogno di mutare aria, Dice Celfo |
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che fi faccia dìnuerno. Percioclic noi ci afTuefacciamo con manco perico-1
lo a fofFerire la grauezza dell'aria nello Inuerno,che nella fiate. Ma noi andia ino di fiate in villa,piu che d'altri tépi ; & però fi debbe auuertire che ella fia- fanifsima . Nelle cafe dentro alla Città bitogna hauerui fotto la bottega, più j ornata che la fala, fecondo finalmente che lhuomo fi penferà che conferifca
alle fue fperanze,& a fuoi defiderii;& in vn'cantone di tre vie,piglierà la can tonata,Nel Mercato,pigIierà la Teflajnella via maeflra,pigliera quella parte, che e più vedutale fi harà altro penfiero maggiore,faluo che ella fia talmen- te cfpofla che ella alletti i comperatori. Nelle muraglie da lo lato di dentro w non farà feonueniente l'ufare mattoni crudi,graticci,legnami,& creta battuta
& rimenata con paglia. Ma le parti di fuora perche fempre non fi hanno i vi- cini buoni & da bene,fi debbono murare con muraglia più falda, & che refi- fta contro alle ingiurie de tempi,& de gli huomini ; & i chiafTolini,che fra l'u- na cafa & l'altra rimarranno,o gli lafcierai tanto larghi,che fi rafeiugheranno, *f in vn'fubito da Venti,o vero tanto flretti>che amenduc le grondaie fi raccor
rano in vna fleffa doccia,& per efla fi maderano fuora le pioggie. Quefli tali chiaiTolinijche riceuono l'acque da due biandc,& le doccie ancora,fi faranno che habbino gran' pendio, accioche l'acqua non vi fi fermi & non vi traboc- chi ; Ma fene vadia per la più corta via che fi può. Vltimamente tutto quello, *o che di quelle cofe mi pare che fommariaméte fi debba riandare infieme coti
quelle cofe,che noi trattSmo nel primo libro e1 quefto.Quelle parti de gli edi fitii,che e' vogliono che no portino pericoli degli accidéti de fuochi.Quelle che fono per effere efpofle a non fentire ingiurie de téporali.Quelle,che deb bono efiere più ferrate. Quelle che no debbono fentire romori,bifogna che *< fi faccino in volta* Tutte le abitationi a terreno fi debbono fare in volta,le di
fopra fono più fané co palchi di legname.Quelle flàze che hanno di bifogno di buono lume la mattina a buon nora,o la fera al tardi,come fono i Ricetti i luoghi da pafTeggiare,& la libreria mafsimo, bifbgna che guardino verfo Le- uate equinottiale.Quelle flaze,che hano paura delle tigniuole,deirimpallidi J° re,del mufFare,& dello arrugginire,le vefli, i libri,le armi i femi & tutte le co*'
fé da magiare,ferrinfi diuerfo mezzodi, & di verfo occidente. Se e' fi haueiTe bifogno di lumi,che no variafsino come interuienc a Pittori,a gli Scrittori,<3t agli Scultori,& a fimi!i,dagnene diuerfo fettentnone.Finalmente volgi tutte le flanze per la fiate che riceuino i Venti Grechi,quelle per lìnuerno voltale u a mezzo giorno, quelle per la primauera,& per Io Autunno voltale a leuate;
Fàche le flufe,& le fale per la primauera voltino verfo Ponente. Et fé tu non puoi far' quello, cofi come tu-vorrefli ; fopra tutto accommodati di flanze, principalmente per la flate,& fecondo me,chi mura muri per la flare,fe egli è fauio. Percioche a lo Inuerno fi prouede facilmente & e a baflanza il ferrare *° & accendere il fuoco. Contro al caldo bifognano molte cofe, ma elle non
giouano già fempre a baflanza, & perciò fa che le flanze per lìnuerno fieno j5iccole,bafTe,& con piccole fineflre, & le flanze per la fiate tutte al contrario fieno larghe,aperte,fpatiofè, & fa che riceuino i Venticelli freddi ma nò ven trino ne i Soli ne le vampe loro.Gran'quantita d'Aria nnchiufa in vna flanza Grande,a fimilitudine d'una gran' quantità d'Acqua,pena affai a rifcaldarfi, i O ii
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DI LEONBATISTA ALBERTI
LIBRO SESTO. s.\ ih. ,'
IDeìla dijficultà & della ragione della ìmprefa dello autore, donde e raccoglie quanto
ftudio,faticaJ&* indttttria egli babbiafotta infcrimre quette cofe_,. Cap. I, E Cinque pattati libri habbiamo trattato de difegni., & io
della materia delle opere.,& della moltitudine de Mae flri,& di quelle cofe,che pareua fi appartenendo a be ne ftabilire gli edificii publici & priuati,& i facn anco- ra, & i fecolari ; di maniera che egli hauefsino a eflere atti da poter'reggere contro le ingiurie de tempi, & ac »f commodati ciafcun'di loro,a loro officii,fecondo che ricercano i téporaIi,i luoghi gli huomini, & le faccen- de : & ne parlammo con quella diligentia,quale tu puoi uedere in detti libri, talmente che nel trattare di limili cofe non la defidererai molto maggiore. Co fatica,o Dio più grade,che io certo alcuna uolta,poi che haueuo prefo ta w le attunto,no harei forfè uoluto. Occorreuómi certo continoue ditticultadi, & dello efplicare le cofe, & del ritrouar'i nomi, & del trattare della materia, che mi sbigottiuano,& mi faceuano ritirare in dietro dalla Imprefa. Dal'al- tro canto quella ragione che mi haueua inclinato a dare principio alla opera la medefima mi richiamaua, & mi confortaua a feguitarla. Perciò che e' mi ** fapeua male,che tante gran' cofe, & tanto eccellenti auuertimenti de gli fcrit- tori,fi pèrdefsino per la ingiuria de tempi; di maniera che a pena vn'folo di fi gran' naufragio ciò è Vitruuio ci fufle rimafto ; fcrittore veramente che fape [tiUttl Viéoui**. ita ogni cofa, ma per la lunghezza del tempo inmòdoguafto che in mol- ti luoghi,vi mancano molte cofe, & in molti ancora molte più cofe vi fi defi- p derono. Oltra di quefto ci era ancoraché egli non haueua fcritto molto or- natamente . Conciona che egli parlaua di maniera, che a Latini pareua che e parlafle Greco,& a Greci pareua che egli parlatte Latino ; Ma la cofa fletta nel dimoftrarcifi fa teftimonanza,che egli non parlo ne Latino,ne Greco ; di modo che egli e ragioneuole, che egli non fcriuelTe a noi, poi che egli fcrifle Jf di maniera,che noi non Io intendiamo. Reftauanci gli efempi delle cofe anti che ancora ne tempii & ne teatri, dale quali come da perfetti Maettri fi pote- uano imparare molte cofe,ma io le vedeuo non fanza mie lacrime confumar {i di giorno in giorno.Et vedeuo coloro,cbe per auentura edificauanò in que fli tempi,andare più pretto dietro alle pazie de moderni, che dilettarti della 4» verità delle opere lodatiflime. Per le quali cofe,non era nettuno che negatte che quetta parte della vita,per dire cofi, & della cognition' non futte per fpe- gnern* del tutto in breue tempo. Et però ettendo le cofe cofi, Io non poteuo fare che io non andafle penfando fpettb,& più & più volte meco efamìnando di deferiuere dette cofe. Et nello andare efaminando cofe tanto grandi, tan- to degne |
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to degne,tanto vtile,& tanto neceffarie alla vita de gli riuomini, non giudica-
uo che e' fuffe da farli beffe,delle cofe,che a me , che voleuo fcriuere mi fi fa-, cefsino fpontanamente incontro. Et penfauo che fufsi officio d'huomo da be ne &. iìudiofo, lo sforzarfi di liberare queiìa fcientia, la quale fempre 1 più fa- i ui antichi {limarono affai,dalla fua annichilatione & rouma. Et cofi flauo in
dubio & non mi fapeuo rifoluerc,fe io tiraffe dietro alla Imprefa, o pur mene toglieffe giufo . Vinceuami molto al fine lo Amore di tale opera,& la carità di tali fludii,et a quel1 che non fufsi flato a baflanza lo Ingegno mio, fopperi- ua vno ardente lludio, & vna incredibile diligentia. Non era cofa alcuna in » alcun' luogo delle opere antiche che vi rifplendefTe alcuna lode,che io fubito
non andafsi inuefligando fé io da effa potefsi imparare cofa alcuna. Andaua adunque inuefligando,confiderando, mi furando, & difegnando con pittura ogni cofa, non ne lafciando alcuna indietro in alcun'luogo, fino a tanto che io hauefsi conofciuto interamente & poffeduto tutto quello che da qualun- 15 che ingegno o arte in fi fatti cdifitii fuffe flato meiTo in opera;Et in quel' mo-
do alleggeriuo la fatica dello fcriuere con il defiderio & con il piacere dello imparare. Et veramente che il raccorre infieme, & raccontare con dignità, & collocare con ordini ragioneuoli,& fcriuere con accurato flile, & moflra- re con vere ragioni tante varie cofe, tanto difuguali,tanto difperfe,, & tanto »o aliene dall'ufo, & cognitione de gli huomini, era al tutto offitio di huomo di
più qualità,& di maggior' dottrinarne io in me non conofceuo.Non mi peti to,& non mi dolgo punto di me flcffo fé io ho pur' confeguito quel' che io ha ueua ordinato che coloro, cioè, che lcggieranno habbino più caro, che nel mio dire io riefca loro più toflo facile, che troppo eloquente. Laqual' cofa *< quanto fia difficile nel trattare limili cofe lo conofcono più facilmente colo-
ro,che ne hanno fatta efperienza,che non lo credono coloro che non hanno efperienza alcuna. Et fé io non mi inganno, le cofè, che noi habbiamo fcrit- te,le habbiamo fcritte di maniera, che non fi negherà che le non fieno fcritte fecondo le regole di quella lingua,& intenderanoli ancora affai bene. Que- 30 fio medefimo in quelle cofe, che feguitano ci ingegneremo di fare per quan*
to potranno le forze noftre. Delle tre partì,che fi afpettauano a tutte le for- ti de gli edifitii, accioche quelle cofe,che noi murafsimo fufsino accommo- datc fecondo i bifogni, faldifsime per durare gran' tempo,& gratiofifsimc & piaceuolifsimc, efpcdite le prime due j ci refla a efjpedir'la terza dignifsima 15 più che tutte l'altre,& molto neceffaria.
Vella'Bellezta^ dello ornamento, & delle e o/è f che da efjè procedono> & delle loro Sf~
ferernie & che eglifi debbe edificare con ragioni ueretet chi fa il padre & lo ^yilumm del- le ^sirti* Cap. II, PEnfano veramente,chc lagratia, & la piaceuolezzanon deriui daltronde
che dalla Bellezza & dallo ornamento, indotti da quello, che e' non fen- tono che fi truoui alcuno tanto maninconico,tanto groffo,tanto rozo,& tan- to villano, che non gli piaccino grandemente le cole belle, & che non vadia dietro, lafciate tutte le altre,ale più addome* & che non fia offefo da le brut- o iii
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te,& che non fcacci via le non ornate & abbiette,& che non fi auegga del ma-
camento di qualunche cofa,& che non confefsi che gli manchi vn' certo che, che fé quella tale opera lo haueffe farebbe più gratiofa,& più degna. Bifogna adunque fcerre,& andar' principalmete dietro a vna dignifsima bellezza, & Coloro mafsimo che vogliono chele loro cofe fieno grate. Quanto i noflri s niaggiorijhuoraini prudétifsimi (limarono che fi doueffe hauer'cura a queiìa eofajo dimoflrano,fi le altre cofe,fi ancora le leggila militiate cofe facre, & tutteie cofe publiche. Veramete egli è cofa incredibile a dire quato e*s'affati carono di farle ornatifsime,come fc gli hauefsino voluto che e'fi fuiTe credu- to che lcuati,di fi fatte cofe(fenza le quali appena potrebbe Ilare la vita de gli t« huomini) gli apparati & la Pompatile fiirebbono fiate come vn'certo che di fciocco, & di fcimunito . Nello alzar'gli occhiai Cielo, & nel rifguardare le marauigliofe òpere di Dio, ci marauigliamo più di lui, mediante le cofe bel- liche noi veggiamo,che mediante la vtilità,che ne fentiamo. Ma perche vb io dicendo fimi! cofe ? La Natura fleffa delle cofe, ilche fi pub vedere per tut « to,non reità mai l'un'di più che l'altro di fcherzare con lafciuia,dietro al trop pò piacere delle bellezze. Lafcio l'altre cofe indietro, & quei' che ella fa nel dipignere 1 fiori, che fé limili bellezze fi desiderano in cofa alcuna. Lo edifi- tìo veramente e vna certa cofa, che non pub Ilare fenza effe in modo alcuno, talmente che & coloro, che fanno, & gli ignoranti ancora non ne reflino offe «> fi. Che cofa e quella,che ne faccia muouere per vna gran'mafia di pietre mal formata, & male acconcia i Se non che tanto quanto ella è maggiore, tanto *più bìafirniamo la fpefa gittata via?& vituperiamo l'incófiderata libidine del- le ammontate pietre ? i'hauer' fatisfatto alla necefsità e cofa leggiere & di po- co momento, Ihauer' hauuto riipetto alla commodità,non è cofa gratiofa do *f iie la bruttezza dell'opera ti offenda. Aggiugnefi che quefla fola della quale parliamo arreca non piccolo aiuto,& alla commodità,& alla eternità.Percio che chi farà quello,che nieghi, che non fia molto più commodo lo abitare in vno edifitio ben' fatto & adorno, che raccorfi detro a muraglie brutte, & ab- biette ? O qual' cofa fi pub fare da neffuna arte de gli huomini tato iìabile,che J» fia affortificata a baflànza, contro alla ingiuria degli huomini ? Et la bellezza fola impetrerrà grafia da gli huomini ingiurio!!, che e'modereranno le fliz- ze loro,& offeriranno che no le fia fatto villania.Ma io voglio ardire di dire queiìo.Neffuno lauoro per neffuna altra cofa pub già mai effer'piu ficuro dal le ingiurie de gli huomini,& parimente iIlefo,quanto che per la dignità & ve- a nulla della fua bellezza. In quello fi debbe porre ogni cura, & ogni diligen- tia,& a quello referirfi ogni fpendio j di maniera che quelle cofe,che tu farai, fieno & vtili & comode,& ancora principalmente ornatifsime,& perciò gra- tiofifsime,talmente che chi le rilguarda habbia ad hauer1 caro che e' non fi fia fatta in alcuna cofa maggiore lpefa che in quella. Ma che cofa fia Bellezza, 4? & ornamento da per fé, & che differentia fia infra di loro,forfe lo intendere- mo più apertamente con Io animo, che a me non farà facile di eiplicarlo con le parole. Ma noi per effe** breui la di friniremo in quello modo, & diremo, e/ £? jfjxhth Bellezza e' vn'confetto di tutte le parti accommodate infiemecopro- UU> fé poffione 6t difcorfo, in quella cofa, in che le fi ritruouano, di maniera che e* |
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non vi il polla aggiugnere,o diminuire,o mutare colà alcuna, che non vi tt.cC-
fe peggio. Et è quella certo cofa grande , & diuina:Nel dar' perfettione alla quale fi confumano tutte le forze delle arti,& dello ingegno ; & di raro è co- ceiTo ad alcuno, ne ad ella Natura ancora, che ella metta inanzi cofa alcuna, t che Ila finita del tutto,& per ogni conto perfetta. Quanto è raro ( dille colui appretto di Cicerone ) vn' bello Giouinetto in Atene. Intendeua quello fcru tatore delle bellezze,che a co!oro,che e1 non lodaua,mancafsino,o auanzafsi mo alcune cofeje quali non fi affaccendo alla fomma,& intera belIezza,pote uano s'io non m'inganno acquiflarfi per via de gli ornamenti con lifeiarfi, & 19 con il coprire fé eglino haueuano cofa alcuna brutta ;o con pettinarli & pu- lirti le cofe più belle, accio che le colè meno gratiofe offendettero manco, & le gratiofe porgeffero più diletto. Se quello li crederrà cofi,farà certo lo or- namento vna certa luce adiutrice della bellezza,& quali vn'fuo adempiméto. Mediate quelle cofe penfo io che ila manifeflo,che la bellezza è vn'certo che i$ di bello, quali come di fé Hello proprio & naturaIe,diffufo per tutto il corpo bello,doue Io ornamento pare che fia vn' certo che di appiccaticcio, & di at- taccaticcio,piu toflo che naturale,o fuo propio.» Di nuouo ci retta adir que- llo. Coloro, che murano di maniera cnevoglino che le lor'muraglie fieno lodate, il che debbono voler' tutti i fauii, cofloro certo fon' mofsi da vera ra- to gione. Appartieni! all'arte adunque il far* le cofe con ragione vera. La buo-* na & vera Muraglia aduque chi negherà che li poffa fare fé no mediante 1 arT te ? Et veramente quella fletta parte che li riuolge circa a la bellezza, & circa l'ornamento, effendo la principale di tutte non farà gran' fatto le ella harà in fé alcuna potente ragione & arte,che chi fene farà beffe farà fciocchifsimo. »5 Ma è ci fono alcuni che non appruouano limili cofe, & che dicono che ella é yna certa varia oppenione,con la quale noi facciamo giudicio della bellezza & di tutte le muraglie ; & che la forma degli edifitii fi muta fecondo il dilet- to & il piacere di ciafcuno,non fi riftrignendo dentro ad alcuni comadamen ti della arte. Comune difetto de gli Ignoranti^ il dire che quelle cofe, che e* j« non fanno loro, non fieno. Io giudico che e'lia da leuare via quello errore, non piglio già affunto,che io giudichi che e' fi vadia dietro ad efaminare lun- gamente da quali principii venifTero le Arti, da quali ragioni fuffero ordina- te^ per quali cofe crefeeffero. Non ila fuor' di propofico,che il padre delle arti fu il cafo, & il conofei mento : Lo Alunno di effe fu Tufo & refperimen- 35 to,& che le crebbono mediante la cognitione & il difeorfo. Coli dicono che laMedicina fu trouata in mille anni,da mille migliaia d'huomini,& cofi l'arte del nauicare,&quafi tutte l'altre arti effere crefeiute da piccolifsimi principii. (he l'architettura comincio in *Àfa. Fiori in (jrecid, & in Italia è uenuta a perfet-
to tioneaffiroHatipma. (of. Ili, LArte edificatoria per quato io ho potuto comprendere da letofe de gli
Antichi fparfe(per dir'cofi)la lafciuia della fua prima adoIefcétiainAfia. Dipoi fiori appretto de Greci. Vltimamente acquiflò la approuatiffima fua maturità in Italia.Cóciofia che a me pare cofi verifimile.Poi che i Re di quel o i i i i
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tepo per la gran' copia delle cofe, & per la abbondanza dello otio, poi che e
ponderarono fe,& le cofe loro, le ricchezze, la Maieflà dello Imperio, & la erandezza,&che cTi accorfero che egli haueuano bifogno di cafaméti mag- giori , & di più adorne mura, Cominciarono ad andar' dietro, & a raccorrc tutte quelle cofe,che a ciò facefsino a propofito ; & accio che e' potefsino ha t uer* maggiori, & più honorati edìfitii, fi prefono per vfanza di por' le coper- ture co legni grandifsimi,& di fare le mura di pietre nobili. Vn'cofi fatto Ia- uoro dimoflrò grandezza & marauiglia,& apparfe molto gratiofo.Et di poi hauédo fentito che forfè le muraglie gradifsime erano lodate.Et péfando eh1 il principale officio di vn' Re fufTe il fare quelle cofè,che non potefsino efler' i, fatte da priuati. Dilettatili della grandezza delle opere, cominciarono efsi Re a contendere infra di loro con più fludio,tanto che trafeorfono infino al- la pazzia di inalzare le Piramidi. Credo veraméte che l'ufo del murare hab- bia porto occafionelper la quale eJ fi fieno accorti in gran' parte, che difTeren tia ìiatrarhauer'ordinato che le cofe fi murino con vno ordine più che con 15 vn'àltro, & fimilmente del numero » fito, & faccia di efie^ impararono da queflo pigliato piacere delle cofe più gratiofe, a lafciare flare le meno grada- te. Succede dipoi là Grecia,la quale fiorendo di buoni ingegni, & dihiiomÌ-1 riièruditi,& ardendo di defiderio di farfi addorna, cominciò a fare fi le altre cofe, fi principalmente il Tempio. Et di qui cominciò a guardare le ope^ h rè degli Afsirii,& degli Egittii con più diligentia,fino a tanto che ella conob be che in fimili cofe fi lodaua più la mano de gli artefici, che le ricchezze re^ galijConciofia che le cofe grandi poilon'eiTere fatte da Ricchi. Ma quelle co fc/che non fieno biafimate fon veramente fatte da gli ingegnofi, & da quelli, che- meritano d'efler lodati. È per queflo la Grecia fi pensò che fé le doucf- t$ fé àppartenere,che prefo tate afiuntd,ella hauefle a sforzarfi,poi che ella non potéua equiparàrfi alle ricchezze di coloro, almanco di fuperargli per quan- to ella poteua di prontezza dingegno. Et cominciò fi come tutte le altre ar 'fi cofi atìcora a ricercare quefla dello edificare dal grembo della natura, & a canaria in luce,& a maneggiarla,^ a conofcerla tutta, confiderandola,& con ja trapelandola con fàgàce induflria,& diligentia. Ne Iafciò cofa alcuna in die- tro in ricercare che differétia fuiTe infra gli edìfitii lodati, & infra i meno lo- dati .Ella tentò ogni cofa,andando,riueggendo,& repetendo le pedate della Natura,mefcolaodo le cofe pari alle impari, le diritte alle tortele aperte alle più ofeure, confideraua inanzi, quafi come che e'douefie della congiuntone jj infieme del mafehio, & della femina refultare vn "certo che di terzo,che defsi <li fefperaza^aftar'benejperildeflinato officio . Nereflò ancora nelle cofe minutifsime di confiderare più & più volte tutte le parti, in che modo flefsi- no bene le da deflra con quelle da la finiflra, le ritte con quelle da addiacere, le vicine con le lontane,aggiunfe, leuò via, ragguagliò le maggiori alle mino 4« ri,le fimili alle difsimili,le prime alle vItime,fino a tato che ella dimoflrò chia -ràméte,che altra cofa fi lodaua in quelli edìfitii, che haueuano a invecchiare, porti come per flare femprc eterni ; & altra in quelli, che fi fabbricauano co- me che non hauefsino a feruire quafi a cofa alcuna, ne fatti per alcuna gran- <«le;zza,o maieftà.Quelle cofe feeiono i Greci. La Italia in que' fuoi principii liauendo
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hauedo folo rifpetto alla parfimonia, deliberaua che ne gli edifitiì douefsino
eflere le membra come ne gli Animali. Si come verbi gratia nel Cauallo, ella giudicaua che di raro auieneche eflb animale non Ha commodifsimoa quelli flefsi bifogni, per i quali lì loda la forma de fuoi membrija onde fi peti * laua che la gratia della bellezza, non fi trouafle mai feparata], o^fclufa dalla
giudicata commodità de bifogni. Ma acquiftatofi poi l'imperio del Mondo, ardendo di defiderio non manco che la Grecia di addornare fé & la fua Cit? tà,inanzi che paflaflero trenta anni,la più bella cala della Città di Roma,non che ottenevi il primo luogo,ella non ottenne pure il centefimo.Et abbondati io do di vna incredibile copia di ingegni, che in tal' cofa fi efercitarono, truouo
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che in Roma fi trouarono a vn' tratto infieme fetteceto Architettori, l'opere | / ^ /
de quali per i meriti loro,a gran'pena lodiamo tanto che balli. Et fopperedo 7^ o Jl l/\&"'
le forze dello Imperio a baldanza a qua!' fi voglia marauiglia di muraglie,di- cono che vn' certo Tatio fpendendo fidamente del fuo,donò a que' d'Hoftia 1$ ftufe murate con Cento Colonne Numidice. Et eflendo le cofe di quella ma
niera, piacque loro di congiugnere la grandezza de potentifsimi Regi, infie- me con la vtilìtà antica ; di modo che la poca fpefa non detraefle cofa alcuna alla vtilità,ne la vtilità non perdonafle alle ricchezze; & che fi aggiugnefsi ad amendune tutto quello,che fi potefle inueftigare in alcun luogo, che arrecaf- »o fé feco dilicatezza,o venuftà. Vltimatamente non fi eflendo lafciata indietro
mai in alcun'luogo, qualunche cura, & diligentia dello edificare, ne diuenne tanto eccellente quefta arte edificatoria,che ella non haueua cofa alcuna tan- to fecreta, tanto afcofa, & tanto ripofta del tutto, che non fi inuefligafle, non vfcifle fuori,& nò venifle a luce,mediante la volunta di Dio,& non repugna- *j te efla arte ; Conciofia che hauendo l'arte edificatoria il fuo antico feggio in
Italia, & mafsimamente appreflb de Tofcani,de quali fuor di que' miracoli* che fi leggono de i loro Re, & ancora de laberinti, & de Sepolchri, fi truo- uano alcuni feruti antichifsimi & approuatifsimi, che ne infegnano il mo- do del fare i Tempii fecondo che gli vfauano i Tofcani anticamente. Ha- jo uendo dico il fuo antico feggio in Italia,& conofeendofi d'eflerui ricerca con
grandifsima inftantia ; E' pare che quella arte fi sforzafle quanto più poteua, che quello Imperio del Mondo, che era honorato da tutte l'altre virtuti,dkic tafle mediante gli ornamenti di se flefla ancora molto più marauigliofo. Adunque ella diede di fé ogni cognitione & notitia. Tenendo per cofa brut- k ta che il Capo del Mondo,& lo fplendore delle genti,potefle eflere pareggia
to per gloria delle opere da coloro, che egli hauefle d'ogni altra lode di Vir- tù fuperati. Et a chefare racconterò io più i Portieri Tempii,i Portici Tea- tri^ le grandifsime opere delle Stufe ; nel far' delle quali cofe fono flati tan- to marauigliofi, che alcuna volta quelle flefle cofe che fi vedeuano in eflere, 40 fatte da colloro, I dottifsimi Architettori foreltieri negauano che fufle po£-
fibile il farle. Che più ? io non vò dire,che nel far' delle fogne non fopporta- rono che vi mancafle la bellezza,& de gli ornamenti fi dilettarono di manie- ra, che per quello cóto folo pare che e'tenefsino per cofa bella, fpédere pro- digamele le forze dèlio Imperio, cioè nello edificare per hauere doue com modamentc e' potefsino aggiugnere ornamenti. Si che per li eflempi de paf |
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(àti,& per quel che ne infegnano, coloro che fanno, & per il continouo vfo fi
e acquiftata intera cognitione di far' le opere marauigliofe ; dalla cognitione fi fono cauati precetti approuatifsimi, de quali non debbono finalmente per conto alcuno farfi beffe coloro,che non vorrano ( il che douiamo volere tut ti ) nello edificare ciler' tenuti pazzi. Quelli, come per noftra imprefa,hab- biamo noi a raccorrc,& efplicare fecondo le forze dello ingegno noflro.De gli ammaeflramcnti di quelle cofe,nc fono alcuni,che comprédono l'uniuer- fale bellezza,& gli ornamenti di tutti gii edifitii, & alcuni comprédono quel- la delle parti membro per membro. I primi fono cauati del mezo della Fi- lofofia,& adattati a indirizzare,& a cóformare il modo,& la via di quella ar- te ; Gli altri poi,della cognitione, la quale noi dicemmo ( per dir coli ) pulita a regola di Filofofia.produffono l'ordine dell'arte. Dirò prima di quelli, ne quali apparifee più l'arte ; & de gli altri, che abbracciamo il tutto in vniuerfa- le,mi feruirò per Epilogo. |
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-' Cbeyo dallo ingegno, o da la mano dello ^Artefice fi inferi/ce il decoroj & l'ornamento in
Wtttlecofèydelld Regione & del [no, & di alcune leggi fatte da gliantichifercagione de iTempti}&' dalcune altre co/e degne deffir notate, Ma difficili a crederp. Qtp. Il IL . Vei che nelle bellifsime,8Cornatifsirne cofe arreca fàtisfattione quel'cer &
to nafee, ò dalla fantafia, & difeorfo dello ingegno ; ò dalla mano dello Artefice,ò vero einferto in effe cofe rare dalla Natura. Aliò ingc«» gno fi apparterrà la elettione,Ia diflributione,& la collocatione,et limili altre, cole, che arrecheranno dignità all'opere . Alla Mano lo accozzar' infieme, il mettere,il leuare,il tor*via,il tagliare atorno,il pulimento,& l'altre cofe fimi „ li]che rendono l'opere gratiofe. Alle cofe é inferto dalla Natura la grauezza, la leggerezza,la fpeffezzajla purità,cotro rinuecchiare la Virtù, & altre cofe limili che fanno l'opere marauigliofe, Debbonfi quefte tre cofe fecondo l'u fo & l'officio di ciafcuna àccommodare alle parti. Le parti da notarfi fi con fiderano diuerfamente. Ma in quello luogo ci pare che io edifitio fi habbia ,0 a diuidere in queflo modo,ò in quelle parti per le quali tutti gli edifitii conué gono infieme,b in quelle,per le quali fon' l'un' dal'altro differéti. Nel primo libro, vedemmo che quali fi voglia edifitio haueua bifogno di Regione di li- toidi ScompartimétOjdi Mura,di Coperture,^ di Vani, in quelle cofe adun que contengono infieme. Ma in quelle altre fono differenti,che alcuni fono # Sacri/alcuni Secolari<alcuni Publici,alcuni Priuati,alcuni fatti per necefsità, alcuni per piacere,& fimìli. Cominciamo da quelle cofe,ne le quali e' conuen gonoùnfieme. Quel1 che la Mano, ò lo ingegno del huomo poffa arrecare di gratin, ò dignità alla Regione, apenafi difcerne ; fé già non gioua Io andare imitando coloro, che vanno efaminando que' fuperflitiofi miracoli delle fab 4« briehe,che fi leggono li I quali non dimanco non fono biafimati da gli huomi ni faui,fe quelli tali fi faranno mefsia fare cofe commode ; e' non ne fono lo- dati fé elle non fono ncceffarie, & bene veramente. Perciò che chi farà mai tanto ardito di promettere,fufsi egli chi fi voglia,ò Staficrate come dice Plu- tarco, o Dinocrate, come dice Vitruuio di fare del Monte Ato, la effigie di AleiTandro
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AlefTandro in la mano della quale fufle pofla toa Città capace di dieci mila
huomini ? Ne loderò io certaméte la Regina Nitocri per hauer' ella con gra difsimi fofsi sforzato l'Eufrate a girare attorno alla medefima Città delli Af- firii tre volte con molto viaggio; fé bene per la profondità delle fofìe ella ren i de la Regione fortifsima, & fertilifsima per l'abbondantia delie acque. Ma
dilettinfi i Potétifsimi Re di quelle cofe,cogiunghino, i Mari,a Mari, taglino lo fpatio, che e infra l'uno & l'altro ; pareggino i Moti alle Vallijfaccino Ifolc di nuouo;& cogiunghino le Ifole co laTerra fcrmajnó lafcino cofa nefluna a gli altri da potere eflere imitati ; & co fi fatti modi lafcino memoria di loro a i» Pofleri. Veraméte che quato più fi uedrà che le opere loro fienovtiIi,tato più
farano lodate.Coflumarono gli Antichi di arroger'dignità aluoghi,& alIeRe gioni co bofehi facrati a gli Dii,& co la Religione.Io ho letto che tutta la Si- cilia era confacrata a Cerere, ma lafciamo andare quelle cofe. A me piacerà grandeméte che la Regione fia dotata di alcuna cola marauigliofa, che fia in- ij fra le cofe rare vnica,& di Virtù miracolofa,& nel fuo genere eccellete; come
per modo di dire,fe ella per auuétura farà d'Acre téperatifsimo,piu chetutte l'altre, & continouato d'una vgualità incredibile, come dicono che è Meroe, doue gli huomini viuono quato e' vogliono;ò come fequellaRcgione produ cera alcuna cofa non villa mai altroue, & da effer* da gli huomini deiiderata, io & falutifera.quale è quella,che produce l'Ambre,la Cannella,& il Balfamojb
come fé in lei farà qualche forza diuina come è nel Terreno dell'Ifola Eu- boia,che dicono che nò produce cofa alcuna nociua. II fitOjefTcndo egli vna certa determinata parte della Regione, il farà bello di tutte quelle cofe, che adornano la Regione. Ma la Natura delle cofe preflerrà più commodità,&; »$ faranno più atte a fare molto più celebrato il Sito,chc la Rcgione,Percio che
e' fi truouano cofe, che in molti modi arrecano marauiglia grandifsima coi- rne fono Promontorii,Pietre, Montagne altifsime feofeefe & ipiccate,cauerr- ne d'acque, Antri, Fonti, & fimili, vicino a quali meglio che altroue fi fabrica rifpetto alla marauiglia,che di fé rendono. Ne ci mancano alcune vefligie di 50 qualche antica memoria, inuerfo le quali la conditione de tempi, delle cofe,
& de gli huomini,ha caufato, che tu non puoi voltare ne gli occhi,ne la men- te,fenza marauiglia.Io lafcio Ilare il luogo,oue fu già Troia, & i Campi L cut trici macchiati di fangue, & i Campi predo a lago di Perugia, & mille altri (\- mili. Ma quanto le mani & l'ingegno de gli huomini giouino a quella colà s? non dirò io coli facilmente. Lafcio l'altre cofe più facili. I Platani portati
per mare fino nclllfola del Triemito per adornare quel'fito,& le pofte Colo ne da i gràdifsimi huomini,g!i Obelifci,gli Albergaccio che da Pofleri fieno riguardati con veneratione. Come lunghifsimo tempo fi mantenne nella foc tezzadi Atene quello Vliuo piantatoui da Nettunno & da Minerua. Lafcio 40 le cole mantenutefi lunghifsimo tépo, & da Vecchi date manualmente a Po-
deri, come appretto di Chebrone dicono dell'Arbore, che produce la Tre- mentina , ilquale duro dal principio del mondo infino a Tempi dì Iofefo . Giouerà certo grandifsimamente ad adornare il fito,quel che e' dicono, ( in- uentione eccellente certo, & molto afiuta ) cioc che per leggi proibirno che nel Tempio della Dea Bona non potette entrare neffun mafehio, ne in quel' |
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di Duna nel Portico"Patritio ; Et apprefìb a Tanagra che neffuna Dona po-
teffe entrare nel bofco facrato, ne manco più adentro ne penetrali del Tem- pio di Ierufalem ; & che neffuno,faluo che Sacerdote,& folamente per facrifi tare fi poteffe laùare nel Fonte vicino a Panto ; Et che neffuno in quel'luogo che e' chiamauano Dolioli preilo alla fogna maggiore di Roma, doue fono $ l'olla di Pompilio, poteffe fputare. Et fopra alcuno tempietto fcriffono, che e4 non vi fi menane alcuna cantoniera. In creta nel Tempio di Diana non fi poteua entrare,fè non a pie nudi ; Et nel Tempio de la Dea Matuta non fi pò teùa menare vna ftiaua. a Rodi nel Tempio di Orodione non poteua entra- re il Baditore, a Tenedo nel tempio di Tennio nò poteua entrare il Sonato- i» re de Pifferi. Del Tempio di Gioite Alfiftio no era lecito vfeire fé prima no fi facrificaua : In Atene nel Tfpio di Palladc,& à Tebe inquel' di Venere no Vi fi poteua portare Ellera.Nel Tempio di Fauna nò era leciip non che altro nominare il Vino .Et ordinarono che la Porta Ianuale in Roma non fi fer- rane mai fé non quando era guerra ; ne che il Tempio di lano s'aprifse quan- t; do era pace ; & vollono che il Tempio della Dea Horta fleffe fempre aper- to. Se noi vorremo imitare alcuna di quefle cofe faria forfè bene che li fa- cefse vno editto che le Donne nò potefsino entrare ne Tempii de Martiri ne gli huoraini in quegli delle fante Vergini;01tra quefto quella è certo cofa di- gnifsima, pur che ella fia fatta dallo ingegno de gli huomini,che quado la leg i» giamo non ci pervaderemo già mai che ella poteffe effere cofi fatta, fé noi non vedcfsimo in alcuni luoghi ancor' hoggi alcune cofe effere fimili. Sono alcunijche dicono che per arte de gli huominie flato fatto,che inCóftantino poli le Serpi nò nuocono a perfona,& che intra leMura no vi volano le Mula chie. Et in quel' di Napoli non fi fentono Cicale. In Candia non vi fono Ci- t* nette. Nell'Ifola Borirtene nel Tempio d'Achille non entra Vccello alcuno, In Roma preilo al Foro Boario nel Tempio d'Hercole non entra ne mofea, ne cane . Ma che cofa marauigliofa e quella., che a Tempi noftri fi vede che in Venetia nel Palazzo publico de Cenfori no entra forte alcuna di Mofche? Et a Tolledo nella publica Beccheria in tutto l'Anno non vi fi vede mai più ?o che vna Mofca,& quella notabile certo,per la fua biachezza . Tali cofe mol te certo & infinite che lì leggono, farebbe qui lunge a raccòtare tutte,& fé el- leno fono fatte,ò dalla Natura,ò dalla Arte no so io per hora ridire ; Ma che più ? co qual' Natura, b Arte fi potrà dire che fia fatto quel' che in Ponto del Sepolcro del Re Bebrio raccontano, che effendoui vno Alloro,dal quale fen # e leuato ramo alcuno, & meffo in vna Naue ; non vi fi fermano mai le conte- fe,fino a tanto che non fi getta via detto ramo. In Pafo,fu lo Altare del Tem pio di Venere non pioue mai. Nella Frigia minore intorno al fimulacro di Minerua,i facrifìcii,che vi fi lafciano,non fi corrompono mai. Se dal Sepol- cro di Anteo e portato via cofa alcuna, comincia a piouer' da Cielo, ne refta 4« mai perfin'che non fi riempie il luogo doue era flato fcauato. Ma e'ci fono alcuni finalmcte,che affermano che quefte cofe pofsino effere fatte da gli huo mini artifitiofamente con immagini, la qual' arte e digià perduta, & le quali immagini gli Aftronomi fanno profefsione di fapere. Io mi ricordo haue- re letto appreffo di colui,che fcriffe la Vita di Appollonio,che in Babbilonia nelle
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nelle ftanze principali del Palazzo Regio , alcuni magici haueuano legato al
palco quattro Vccelli doro chiamati da loro le lingue de gli Dii, & che egli haueuano forza di concliare gli animi della moltitudine ad amare il Re. In oltre Iofepho Autore graujfsimo dice hauere veduto vn' certo EJiazaro, che s in prefenza di Vefpafiano adattato vno Anello al nafo de fanciulli gli libera-
ua fubito dal mal* caduco. Et dice che Saliamone fece certi Verfi,per ì quali fi mitigano le malattie ; Et Eufebio Pamphilò dice che Serapi appreifo de gli Egittiijche noi chiamiamo Plutonc,ordinò certi cótrafegni, co i quali fi fcac ciono i mah fpiriti,& infegnò il modo con il quale,i Diauoli prefe forme d'A w nimali bruti ci fono molcfti. Et Seruio dice che gli huomini erano foliti a
portare adofló alcune confecrationi,mediante le quali fufsino ficuri dall' Im- peti della fortuna > & che e'non poteuano morire, fé e'non fi fuife prima dif. fatta tale confecratione. Se quefte cofe fonVerc. Io crederrò facilméte quel1 che fi legge in Plutarcho, che egli era appreffo de Pelenei vn' Simulacro che i$ Icuato dal Tempio per il Sacerdote, da quella banda,che egli fguardalTc em-
pieua ogni cofa di fpauento & di grandissimo difturbo ; & che non fi troua- uano occhi, che guardafsino inuerfo lui per la paura. Ma fieno quefte colè dette per diletto dello animo. De le altre colè, che giouino a far' bello il fi- to generaImente,com* è il circuitoci difegno attornoCefierfi rileuato alquan io to,l'hauere fpianato,& lo flabilimcnto, & l'altre cofe fimili non ho io più che
dire,faluo che tu le vadia a pigliare di fopra & dal primo,& dal terzo libro. Honorata certamente farà quella pianta, laquale ( Come noi ti dicemmo fa- rà fecchifsima, vguale & aflbdata,& che farà ancora attifsima, & expeditifsi- ma a quello, a che ella harà da feruire j & giouerà grandemente fé ella farà »j fmaltata di Terra cotta,del qual'lauoro parleremo dipoi,quando tratteremo
delle Mura. Faccia ancora a noftro propofito quel' che diceua Platone, che }n la Autorità del luogo farà più degna, fé tu gli pórrai vn'nomefplendido ; & . '¥#«*'#&&>*' chequefto grandemente piaceiTead Adriano Imperatore Io dimoftranoil Lieo, il Canopeio, la Accademia, le Tempe, & altri chiarifsimi nomi fimili, io che egli pofe alle fue Sale della Villa di Tiboli.
Del ragioneuolefeompartimento, & dello adomare le Mura, & il Tetto, & quale or*
Sne^modùfihabbia a tenere nel metter le cofe infume accuratamente . Cap. XJÌ ii A Ncor* che nel primo libro fi fia trattato dello feompartimento quafi che
xYa baftanza,nientedimeno, lo riandremo breuifsimamente in quefta mai niera. Il principale ornamento in qual' fi voglia cofa e che non vi fia feonué neuolezza alcuna. Sarà adunque ragionevole, quello feompartimento, che non farà interrotto,con£ufo,perturbato,fciolto,compofto di parti feonuene- 40 uoli,& che non harà troppe membra, non troppo piccole, non troppo gran-
di,non troppo difeordanti, & deformi, non quali feparate, & fiaccate dal Te- ttante del corpo . Ma vi faranno tutte le cofe/econdo che ricerca la Natura; la vtilità,& il bifogno delle faccende, che vi fi hanno a trattare talmente ter1- minate,& talmente condotte a fine, con tale ordine,numerOigrandezza,coI- iocatione,& forma, che noi dobbiamo conofeere che di tutta quefta fabricà, P
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non è parte alcuna fatta fenza qualche nccefsità, fenza molta commodità, &
fenza vnagratifsima leggiadria dì tutte le parti. Impero che fé certamente con quefte cofe fi confarà bene, qual'fi voglia fcompartimento, in effe anco- ra, oltrachc la leggiadria & lo fplendore delli ornaméti vi torneranno bene, vi rifplenderanno ancora più chiari. Se egli non vi fi confarà, non vi potrai T certo mantenere dìgnitate alcuna. Et però e' bifogna che tutto il comporto delle membra fia ben' guidato,& perfettamente condotto ; di maniera che e* paia fatto quafi per necefsità,& per commodità,talmente che non folamcntc ti diletti che vi fieno quefte, & quefte altre parti, ma che quefte fteffc, in que- llo luogo,con quefto ordine,in qucfto fito,con quefta aggiuntalo quefta col „ Jocatione.con quefta forma,fieno pofte egregiamente. Quanto ad adorna- re le Mura, & i Palchi, tu harai certo molti luoghi, da fpiegarui le rarifsimc doti della Natura,& la feientia dcU'arte,& la diligétia dello Artefice, & la for za dello ingegno . Ma fé per auentura tu hauefli commodità di potere immi tare quello antico Ofiridc, il quale dicono che fece duoi Tempii d'oro, Vno M à Gioue Celeftc,& l'altro à Giouc Regio; o che tu poteffi alzare in alto qual- che grandiffima pietra fuori dell' opinione de gli huomini, come quella,chc códuffe Semiramis da Moti di Arabia,che per ogni uerfo era groffa quindici braccia,& lunga cento dodici & mezo, o fé tu hauefsi tal gradezza di pietra, che tu ne poteifi fare alcuna parte dell'opera d'un folo pezzo,fi come dicono, » che era in Egitto quella Cappelletta al Tépio di Latona,larga in faccia quara - ta Cubiti,& cauata in vn'faflo di vn' folo pezzo,& cofi coperta d'uno altro faf fo,pur' d'un pezzo folo; quefto certo arrecherebbe all'opera marauiglia non piccola ; & tanto più fé il faffo foffe foreftiero,& condotto per cammino dif- (icile^ome quello,che deferiue Erodoto effer' ftato condotto da la Città Eie i$ fantina,largo in faccia più di quindici braccia, alto vndici & vn quarto, con- dotto in termine di Venti giorni fino a Sui. E cofa appartenete ancora egre- giamente al genere de gli adornamenti,che qual' fi voglia Pietra degna di am miratione fia pofta in luogo nobile & honorato; A Chemmin Ifola in Egitto, querTempietto,che vi è non è tato marauigliofo per effer'coperto d'una pie j# tra d'un'folo pezzo quato per effer' detta pietra di cotanti cubiti,pofta fopra mura di cotanta altezza; Arrecherà ancora ornaméto lo effere detta pietra rara & eccellente; come verbigratia fc ella fuffe di quella fpetie di marmi che fono puri, candidi & trafparenti ; di modo che ferrate tutte le porte paia che détro vi fia rinchiufa la luce,della qual' forte dicono che NERONE fece nel # fuo Aureo Palazzo il tempio della Fortuna. Tutte quefte cofe finalmente faranno bene, ma qualunque elle fieno, faranno cofe inette, fé nel comporle infieme non fi vferà ordine, & modo più che diligente ; conciofia che ciafeu- na di loro fi ha a ridurre a numero, di maniera che le pari corrifpondino alle pari, le da deftra,a quelle da finiftra; le da baffo,a quelle da alto ; non vi intra- «• ponendo cofa alcuna,chc perturbilo le cofe,o gli ordini ; aggiuftando tutte le cofe a determinati angoIi,con linee fimili & vguali. Puosfi certamente vede- re che alcuna volta,vna materia ignobile per effer' maneggiata con arte,arre- ca feco più grafia, che vna nobile in altro luogo confufamente ammaffata. Chi direbbe mai che quel' muro di Atcne,che Tucidide racconta che fu fat- to l ■':■"■:,
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to tanto tumultuarìaméte che vi meffono fino alle flatue leuate da Sepolchri,
fuilc per tafcafo bello?cioè per effer'pieno di ilrage di flatue?Cofi per il con- trario ne diletta di riguardare le alzate mura de gli antichi edifitii contadine- fchi,fatte di pietre incerte di minute, & di ragunaticci doue gli ordini danno $ conguagliati, & dipinti a vicenda di colori bianchi & neri ; di maniera che e*
pare che fecondo la piaceuolezza dell'opera, es non vi fi poffa defiderare più altro. Ma cjuelìo fi appartiene forfè più a quella parte delle mura,che fi dice lo Intonicare,che allo alzare laverà faldezza delle Mura. Finalmente tutte quelle cofe, che fono affai fi debbono diflribuir' di maniera,che e' non vi fia. io cominciata cofa alcuna,fe non quelle, che furono da prima desinate dalla ar
te,& dal configlio ; non vi fia accrefciuto cofa alcuna oltre a quelle,che ricer- ca la ragione delle cofe principiate ; non vi fia lafciata cofa alcuna per finita, che non fia con grandifsimà cura,& diligentia finita,& perfetta. Ma il princi pale ornamento delle Mura & delle coperture, & mafsimo delle Volte e effo ij intonico. ( Io ne eccettuo fempre i Colonnati ) Et può certaméte quello In-
tonico effer' di più forti, o e'farà bianco filetto, o e'farà pieno di flatue & di Stucchilo di pitture,ò di intauolati,ò di cofe cómeile a piano,ò ài Mufaico,ò d'un' mefcuglio di tutte quelle cofe. to fon che modi le Macchine, & ipejìdegran&fìimifaftìfimuomno da luogo a luogo, o[t
Jollieuino inalto. Cap. VI. DI quelli riabbiamo a trattare, quali e' fieno, & come fatti, ma da che noi
riabbiamo detto del muouere le pietre grandifsime,queflo luogo ne au- ti uertifce,che noi raccótiamo prima in che modo tato gran'macchine fi muo-
uino,& in che modo,eIle fi ponghino in luoghi difficilifsimi.ScriuePlutarco che Archimede in Siracufa tiraua per mezzo la piazza vna Naue da carico carica, con la mano, quafi come vn' Cauallo per la briglia, ingegno Matema- tico, Ma noi andremo folamente dietro a quelle cofe, che fi accommodino a 30 bifogni. Dipoi ne dichiareremo alcune altre, onde i Dotti & acuti ingegni
potrano da per loro fenza ofcurità conofcere quefla tal' cofa. Io truouo che Plinio dice che la Aguglia condotta a Tebe da Fenice, fu condotta per vna foffa tirata dal Nilo, metta detta Aguglia fopra Nauilii carichi di Zauorra, accio die fcaricata dipoi detta Zauorra,portaffe via il folleuato pefo. Truo- 35 uo in Ammiano Marcellino vria Aguglia effere (lata condotta per il Nilo co
vna Naue di trecento remi,& polla fopra curri prefib a Roma a tre miglia,ef fere fiata tirata in Circo Mafsimo per la porta che va ad Hofba;& che nel riz zarla durarono fatica.parecchi migliaia di huomini, effendo tutto il Circo ri pieno di inflrumenti di grandifsime Traui,& di canapi grofsifsimi. Leggia- 40 mo in Vitruuio che Ctefifone & Metagene filo figliuolo códuffono in Erefo
colonne & architraui prefo il modo dal Cilindro, con il quale gli Antichi in-» fegnauano pareggiare il terreno,cóciofia che egli impiombo in ciafcuna del* le tefle delle Pietre vn' perno di ferro, che vfciua fuori,& feruiua per fufo,& mene ne detti perni di qua & di là alcune ruote tanto grandi, & tanto larghe, che dette pietre ftauano folleuate fopra di efsi perni; Dipoi col girare delle |
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ruote furono fmode & portate via. Dicono che Chemminio Egittio nel far*
la Piramide per eflere opera alta più di fci ottaui di miglio, condufle quelle Pietre grandifsime l'una fopra l'altra con hauerui fatti di mano in mano mò- ti di Terreno. Scriue Erodoto che Cleopa figliuolo diRafinite haueuala- fciatodal lato di fuori in quella Piramide, nel far' della quale affati co molti * anni Centomila huomini certi gradi,fu per i quali con piccoli legni,& indru- menti accommodati,facilmentc fi conduceuano le grandifsime pietre. Tro uafi fcritto ancora oltra di quedo che in alcuni luoghi furono fopra grandif- fime Colonne podi Architraui di pietra di fmirata grandezza in quedo mo- do ; fotto detti Architraui,aputo nel mezo vi metteuano duoi baggioli a tra- té uerfo,che fi toccauano l'un l'altro, Dipoi all'una delle tede de gli Architraui appiccarono vna moltitudine di certe piene di rena, per lo aggrauo, & per il pelo delle quali l'altra teda ouc non erano cede fi folleuaiTe alla Aria, & l'al- tro baggiolo ne redaua lènza pefo alcuno ; leuate quindi poi le cede,& mede all'altra teda già foileuata,in gran' quantita,hauendo prima pero alzato il bag tf giolo,che era lenza pefò,metté*doui fopra da quel'lato che fi poteua altri bag gioii più alti; & cofi fegucndo a vicenda venne lor' fatto che quafi a poco apo co detta pietra vi faliifeda fua poda. Quede cofe raccolte cofiinfiemc fotto breuità lafciamo noi che fi pofsino imparare più adilungo da efsi Au- tori . Finalmente fecondo l'ordine dell'opera nodra, e' bifogna raccontare t* fùccintamente alcune poche cofe,che fanno a nodro propofito. Ne vb per- der' tempo in raccontare che il pefo ha da natura lo aggrauare fempre,& che òdinatamente vadia cercando de luoghi più bafsi, & che con tutto il Ilio po- tere cótradi di non fi lafciare alzare,ne fi muti mai di luogo fé no come Vin- citore , o fuperato da vn' pefo maggiore, o da alcuna poffanza contraria che u lo vinca. Ne darò a raccontare che i mouimenti fieno varii cioè da bado ad alto ; da alto a bado ; & allintorno del centro ; & altre cofe eflere portate altre tirate j altre fpinte & fimili ; di quedi difcorfi ne tratteremo altroue più alungo, Teniamo pur' noi quedo per fermo,che i pefi nò fi muouono mai in alcun'luogo, più facilmente che quando vanno allo ingiù ; perciò che vi van- jo no fpontanamente ; ne mai più difrkilmétcche quando vanno allo infu, per- ciò che di lor' natura accio repugnano;& che egli é vn' certo mouiméto mez zano infra quedi, & forfè che terrà del vno & dello altro, il quaf certo non fi muoue di fua natura, ne anco contradice alfobbedircfi come e quando i pe- fi fi muouano a piano,& per vie non impedite. Tutti gli altri mouiméti,che 5j fono più vicini,ò a quedi,ò a quelli,fono,ò tanto più facili,© tanto più diffìci- li . Ma in che modo i grandifsimi pefi fi pofsino muouere pare che la defla natura delle cofe in gran' parte l'habbia dimodro. Pero che e' fi pud vedere che i grandifsimi pefi che fi pongono fopra vna ritta colonna fono perturba- ti da piccola percofira,& quando e' cominciano a muouerfi per cadere, non fi 4« podbno con forza alcuna ritenere, Puofsi ancor vedere che effe colonne tò de,& le ruote,& le altre cofe da girare fon' facili a muouerfi,& maluolentieri fi fermano fé cominciano a rotolare, & fé fi tirono di maniera che non ruoto lino, non camminano cofi facilmente. Oltradi quedo fi vede manifedo che j grandifsimi pefi delie Naui fi muouono fopra Tacque ferme con pocofpi- |
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gnerle Te tu continoui di tirarle ; Ma Te tu le percoterai di qual'u" voglia gran-
difsimo colpo non fi móueranno coli fubito, come vorreffi. Et per il con* trario con vn' fubito co!po,& con vna furiòfa fpinta fi muouono alcune cofe, che giamai fenza vna ftraordinaria forza di pefi grandifsimi fi fariano poffu- » te muouere. Sopra il diaccio ancora i grandifsimi pefi non repugnano a chi gli tira. Veggiamo ancora che quelle cofe,che pendono da vn'lungo canapo per alquato di fpatio fon pronte ad effer'moffe. Il cófiderare le ragioni di que fle cofe,& lo imitarle farà apropofito,noi ne tratteremo fuccintaméte.Bifo- gna che il difotto del pefo fia fai difsimo & vguale, & quanto e* farà più largo io tanto manco confumcrà il piano ordinatoli fotto,ma quato e' farà più {ottiie
tanto farà più efpedito,vero è che e' farà folchi nel piano, & afFonderauui, fé nel difotto del pefo vi fàrano angoli, fene feruirà come di vgnoni ad afferrar fi nel piano.,& a refiftere al viaggio. Se i piani faranno Iifci,gagliardi, vguali, forti,non pendendo da a!cun'Jato,nó fi alzado da alcun'altro, no affondado ?j da alcun' lato,che impedifcajquefpefo certamete non harà cofa alcuna che 11
cotrafli, ò per il che recufi di obbedire eccetto quefla fola cofa, cioè che effo pefo di fua natura è gradifsimo amico della quicte,& però tardo & lento. C5 fiderando forfè Archimede a fimili cofè,& efaminando più profondamente la forza delle cofe, che noi babbiamo dette, fu indotto à dire, che fé e' fi tro- te uaffe bafa di tata gran' macchinarne gli darebbe il cuore di tramutare il Mó> do.Lo ordinare il fondo del pefo, & il piano fopra a che fi ha a tirare, il che noi qui cerchiamo ci verrà fatto commodamente. Diftendmfi Traui tante, & tanto grofTe, & tanto gagliarde,che fieno ballanti al pefo,falde,vguali,lifcc congiunte pari infieme ; infra il fondo & il piano, vi è di bifogno d'un* certo ij che di mezo, che faccia il cammino più lubrico, il che fi fa con fapone,ò co
feuo.,0 con morchia,ò forfè con belletta . Ecci ancora vn* altro modo di fa- re il camino lubrico, cioè con curri mefsìui fotto a trauerfo, i quali fé in que- fio luogo faranno aiTai,difiìcilmente fi acconcieranno diritti,a linee vguali & detcrminate al difegnato viaggio; il che e di necefsità che fi faccia,accio non j» dieno noia,& non conduchino il pefo a l'una delle bande ; Ma che ad vna fo-
la fpinta faccino tutti bene l'offìtio loro. Et fé e' faranno pochi,certo che du rando fotto il pefo fattica,ò fi confumeranno,ò fliacciatifi fi fermerano, ò ve ro con quella vna fola linea con la quale toccono il fondo del pefo,fi fichera- no & fi fermeranno quafi come vn' faglio nel pefo,ò nel piano. Il curro e co ij pofto di più cerchi congiunti infieme,& i Mathematici dicono che il cerchio
non pub toccare vna linea retta più che in vn' punto,per quefto chiamo io ta- glio del Curro quella linea fola del curro che dal pefo e aggrauata ; a quelli curri fi prouederà bene fé fi torrà legnami fodi, ferrati , & con il dileguare & dirizzare le linee fecondo la fquadra, 40
Velie Ruote3 Terni; Stanghe, 0 JnfanoueUe/Taglie & della grandezza,forma&fìgtt-
raloro> (/p. VII. ' ■ "' ';■'' 'j\ 3';' ..'....' ì
MA efTendoci oltre a quelle molte altre colè,buone a bifogni noftri co-
me fono Ruote,Taglie, Viti,& Staghe,douiamo di effe trattare più ac^ P "*
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curatamente. Sono, certamente le Ruote in gran* parte molto fimilì a Cun
ri,pe,rcio che Tempre da vn1 fol5 punto a piombo premono allo ingiù j Ma ec- ci quella differétia che i curri fono più efpediti, & ieruote per l'infragneruifi dentro il perno, fanno lo offitio loro più tardo. Le parti de le Ruote fono tre,iÌ circuito maggiore di fuori di ella ruotaci Perno del mezzo,& quel'bu- * co,doue entra il Perno. Quello* Perno alcuni forfè lo chiameranno il polo, maa noi perciò che egli in alcuni inllruméntiila faldo, & in alcuni altri1 lì gi- ra,fialecito il chiamarlo Perno. Se la Ruota fi girerà fopra vno Perno grof fo,fi girerà con fatica ; fé intorno ad vn' lottile non reggerà a pefi,fe il circui- to di fuori di ella ruota farà flretfo,fi come dicemmo de Curri/i ficcherà nel u piano ; fé farà largo, andrà vagellando hor da.vna parte,& hora dall'altra ; & le per àuuentura leruote fi hàranno a fuolgere,ò da dellra,ó da finiflra,obbe diranno malageuolmente ; fé il cerchio in che fi gira il Perno farà largò più qheilbifogno,rodendoeglifen'efce,fetroppolìretto,n6gira,infrail Perno, $ il Cerchio incheei fi volge bifogna che fia vn'mezzano che lo lubrichi, u pèrche l'uno di quelli ferue perii piano & l'altro per il fondo del pefo • I Gur rj,6j le Ruote fi fanno d'olmo,& di leccio,! Perni d'Agrifoglio & di Cornio- lojo più preflo di Ferro, il miglior cerchio di tutti;gli altri in cui fi gira il Per no,(Ì fa di Rame mefcolatoui vn' terzo di ftagno ; Le Girelle fono ruote pie <«ole,le flanghe,o Manouelle fono della fpetie de razi delle Ruote. Ma tutte *• quelle cofe qualunque elle fieno i oliano Ruòte grandi volte da gli huomini qon lo andarui dèntro,òfiano Argani*òViti,nequali inftrumenti le flanghe, © ^.uote piccole ò quaf fi voglia colà limile, fono la importanza, la ragione del farle certo tutta nafee da principi! della Bilancia . Dicono che Mercu- rio per quello più che per altro fu tenuto diuino, che fenza far'gello alcuno « di,mani,pronuntiaua con le parole fole,quelle cofe,che ei diceua,di maniera, che egli era intefo larghifsimamente ; & le ben* io dubito di non potere fare quello, io mene sforzerò non di meno quanto più potrò ; Conciofia che io mi fono deliberato di parlare di quelle cofe,non come Mathematico,ma co- me vno arder & non dire fé non quello, che a me paia di non potere lafcia- p re in dietro ; Fa per imparare quefto di hauere in mano vn dardo , Io vor- rei che in efib tu vi confiderafsi tre luoghi, i quali io chiamo punti, i duoi extremi capi cioè il ferro, & la impennatura ; & il terzo illacciodel mezo ; et i duoi fpatii che fono infra duoi eflremi capi et illaccio io gli chiamo ràg- gi . Non voglio difputare perche cofi fia , Perciò che il fatto farà chia- jj ro da Jaexperiéza . Conciofia chefe il laccio farà collocato nel mezo del dardo ,& il capo della impennatura corrifponderà al pefo del capo del ferro, daranno certamente amendue letefle del dardo fcambìeuolmentc vguali & bilanciate: Ma fé per àuuentura la tefta del ferro farà più graue, l'al- tra della impennatura farà fuperatajnon dimeno in elfo dardo fi trouerrà vn' 4» determinato luogo più vicino alla tefla più graue, nel quale riducendo tu il laccio i pefi fubito fi bilanceranno l'vno 1 altro ; & quello farà quel'punto dal quale quello raggio maggiore foprauanza tanto il minore quanto quello pe- fo minore e auanzato dal maggiore. Percioche coloro, che vanno dietro à quelle cofe * hanno trouato che i raggi difuguali fi aggiuntano con pefi difu- |
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a k vn mxx$ H&ti&t ot a -\ 2 a i^
guali,pur che i numeri delle parti,che fi multipliclno iniiemc,da il raggio,&
da il pefo del lato deftro,corriipondino ad altretanf i contrarii numeri del la- to fmifl:ro,perche fé il ferro pelerà tre,& la impennatura due, il raggio, che è dal laccio al ferro,bifogna che ila duej^pelto cji| e dal laccio alla impenna tura,bifogna che fìatreé:Pte.il.eh<p.corri^p^eQ.do..quefto numero di cinque all'altro cinque di pari,aggiuftate le ragióni ót ae ràggi, et de pefi daranno bi |
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lanciati & pari. /j j /
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Ti
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3 A V ^ 3
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Et fé i numeri non corrifpondcrannp, non daranno pari, ma l'uno capo
if alto & l'altro baffo, |
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Non vò lafciare quefto in dietro, che fé dal medefimo laccio alle tede fa-
ranno i raggi vguali, mentre che e* fi gireranno le tede faranno nella aria cer- chi vguali ; ma fé detti raggi non faranno vguali difegneranno ancora cerchi *< difuguali. Dicemmo che le ruote il fanno di cerchi. Et per tanto fi é dimo-
ftro che fé due contigue ruote,meffe in vn'fol perno fi moueranno di vn'fblo & medefimo mortalmente che moffa I'una,l'altra non fi dia,& fì:ando/i l'u- na l'altra non il muoua, cognofeeremo dalla lunghezza de ràggi in amendue che forzafìain qual' fi e luna di effe : la lunghezza de raggi bifogna che tu J° Ihabbia notata dentro al punto di mezo del Perno. Se quefte cofe s'inten-
dono a badanza la regola di coi! fatte machine che noi cerchiamo e affai ma nifefta, & maffime delle ruote,& delle Manouelle. Nelle taglie douiamo noi confiderare vn' poco più cofe, percioche & il Canapo meno nelle taglie, & effe carruocole nelle taglie feruono per il piano, per il quale il ha a fare il mo- » to mezano,il quale noi dicemmo, che era infra il più facile & il più difficile,
per effer' quello che non faglie & non feende, ma fi tira a piano vgualmentc difcoflo dal centro. Ma accioche tu intenda come ila la cofa, piglia vna da- tua di mille libre fé quefta penderà da vn' troncone d'uno albero legata con vna fune ibla,egli e cofa certa che queda fola fune foderrà mille intere libre. |
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Lega di poi vna taglia alla ftatua, & metti in efla quella fune,per la quale
pendeua la ftatua,& ritorna detta fune al troncone, di modo che detta fhtua penda fofpefa da due funi, egli è certo che il pefo d'e/Ta flatua e retto da due funi, oc la taglia nel mezo bilanciatamente reità ftretta. Andiamo
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A LIBRO SESTO.
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Andiamo più auantì,aggìugni ancora al Troncone vn*altra taglia,& met-
ti ancora in ella detta fune. Io vò fapere da te quanta farà la portione del pe- cche quella parte della fune tirata in altp, & poi mena nella Taglia fofterrà cinquecento dirai. Non ti accorgi tu adunque che a quefta ièconda Ta- glia non ù può dare maggior' peib da efla fune, che ella fi habbia,et eltòne ha cinquecento non ne parleremo più adunque. |
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Infine a qui* mi penfb hauere affai dimoflro che il pefo fi diuide con le Ta
glie ; & che per quefto i pefi maggiori uengono molli da minori ; & quanto più fi adoppieranno fimili inanimenti, tanto più fi diuiderà ilpefo, per il che auuiene cjie quante più carrucole vi faranno^tanto più commodaméte fi ma- neggerà il pefo,quafi /partito & diuifo in più parù. |
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LIBRO SESTO. ijy
peìld Vite, & de finì?ani 3 in che modo ipefi fi tirino, ftpor tino t &fi
fanghino. ftp. Vili* |
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«uv».,i quali veramente fon* quelli,che pigliono fopra di loro a reggere il p<_
fo ; fé quefti pani, b Anegli fufsino interi, & non tagliati, in modo che la fine de l'uno non fuffe il principio dello altro, certamente che il pefo, che' regge- rebbono fé bene e* fi mouefie non anderebbe mai ne in fu, ne in giù ; ma an- ,o drebbe atorno vgualmcnte fecondo lo andare del pane;c forzato adunque il
pefo ad andar' in fu, ò in giù dalla forza de le Manouclle giù per i pani delle Viti. Dinuouofc queftì pani fufsino piccoli ,& fi auuicinafsino al centro quanto più potefsino certo che con più piccola manouella,& con minori for zc mouereui i pefi. Non tacerò qui di dire quel' che certo non penfai d'ha- I5 uer' a raccontare,cioé che fé tu ti ordinerai di maniera che il fondo di qual' Il
voglia pefo da muouerfi, non fia (per quanto però potrà la mano, b l'arte del maeflro ) più largo che vn'punto, & che fi muoua talmente fu per vn'piano {labile & fodo,chc nel Muouerfi non faccia folco alcuno in detto piano ; io ri prometto che tu mouerai la Naue d'Archimede ; & ti riufeirà qual' tu ti vo- to glia cofa,fimile a quefta ; Ma di loro ne tratteremo altroue. Qual s'è l'una di perfe di quefle cofe, che noi habbiàn' dette é molto gagliarda a muouer'pefi, ma fé elle s'accozzerano tutte inficme,faranno gagliardifsime. Nella Magna trouerrai tu in molti luoghi la giouentù fcherzare fu per il diaccio con certi zoccoli ferrati, che di fotto fono fottilifsimi, i quali poi che fi muouono non k altrimenti che vn'leggieré pcfce,sdrucciolano fopra il diaccio con tanta velo
cità,che non fopportano d'efler' fuperati dal volo di qual'fi voglia veloce vc- cello. Ma conciofia che i pefi b e' fi tirino,b e' fi fpinghino,ò e' fi portinoci- remo, che e' fi tirano con le funi ; fi fpmgono con le flanghe ; & fi portano co le ruote &confimili inftrumentij&inquarmodoci pofsiamo feruire a vn io tratto di tutte quefte cofe infieme,è maniteflo. Ma in tutti quefti fi fatti mo-
di,bifogna che ci fia vna qualche cofa,che ftando ferma,& immobile, fcrua a* far' muouere l'altre cofe. Se il pefo fi harà a tirare,bifogna che vi fia vn* altro pefo maggiore, alquale fi leghino gli inflrumenti, che tu harai ad adoperare, & fé tu non harai taf pefo, metterai vn' palo di ferro di tre cubiti gagliardo, js ben' adentro nel terreno ben' pillato, b fermatolo con tronconi attrauerfati.
Dipoi lega alla teda del palo,che efee fuori del terreno leTaglie & gli Arga- ni . Et fé il terreno farà renofo diftendauifi traui lunghe fopra delle quali fi tiri il pefo, & alle teile delle traui ad vn' buon' chiodo leghinfi i vofiri inflru- menti . Io diro cofa che gli inefperti non l'acconfentiranno,fino a tanto che e' 4o non habbino intefo il càfo come egli fia ; cioè, che per vn'piano fi tirano più
commodamente duoi pefi che vno, & quefto fi farà in quefto modo . Mof- fo il primo pefo infino alla fine della trauata che egli harà fotto, lo fermerò con biette & comi, in maniera che no fi muoua di niente, & vi appiccherò,o legherò lo inflrumento con ilquale harò a tirar' l'altro pefo,di maniera che fu per vn'medefimo piano auerrà che il pefo moi)ile,dallo altro a lui vguale,ma |
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che flarà fermo, Tara vinto & tirato. Se il pefo fi hara a tirare ad alto, ci fer-
uiremo molto accommodatamente d'una traue fola, o vero d'uno albero di naue ma gagliardo. Rizzando quello albero lo fermeremo da piede a vn'pa lo, b con qualche altra cofa ftabile tu ti voglia; dalla teda da capo fi leghino non meno che tre canapt,i'uno che ferua da deftra,& l'altro da finiftra per Ve f ti, & l'ultimo, che venga giù per lo albero dirtelo. Dipoi alquanto difcoflo dal pie delio albero fi fermino le taglie,& l'argano in terra,& meffo quefto ca napo nelle taglie,corrcra per ene,& jmentre che ei correrà, tirerà feco la tefta dello albero che è fu alta. Ma nói dall'una parte & dall'altra con que' duoi Venti, quali che come cori dua redinirlb modereremo, di maniera che egli w ftia quato noi vogliamo ritto,&chèet penda da quellaparte,clie più bifogna, per collocare il pefo nel deftinato luogo . Qsefti duoi Venti dagli lati,fe tu non harai peli madori a chi tnglipo$a aceommandare,fermeralì in quefta maniera. Gauifi nel terreno vnafofla'quadrata & mettati nel fondo a giacer' vn* troncone al quale fi leghino vno,o piii lacci, che venghino ad auanzare fo i* jteMJ terreno/ppra il troncone poiii diftendirioafsi a trauerfo, dipoi fi riem piala folla di terreno, $t£ pilli, & mazzapicchi forte i & bagnandola diuen- tpjrh più graue. L'altre co fé tutte fi faccino in quel'modo, che dicemmo del pianOida tiracui fèpraiipeli-,percio die alla tefla deliatraue, & al pefo ancora qifqgna legare le) loro jtagUe » & appreiTo al pie della traile bifogna fermare lo to Argano,© q^'altroinftrumétoùi voglia> che riabbia fé forza di Manouelle. tAyysAf,i;ùM.'jiUìMyyy<: ;r;£onntó^jnoilniorni?ot:?.r,- . /.', •-•. :«..;>■ |
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In tutte queftc con" fatte cofe, per metterle in opera, bifogna auuertire nel
muouere,i pefi grandifsimi,che tutti quefti mezi, che scanno ad adoperare nò fieno troppo piccoli,& che non ci feruiamo di lunghezza debole nelle fu-. ni,& nelli ftili,& in qualunche mezo, che noi vfcremo per muoucre; Percio- % che egli hanno del debole, conciofia che la lunghezza di fua natura è certa- mente congiunta co la fottiglezza.Et per il contrario le cofe corte hanno del • groflb, fé le funi Tarano lottili raddoppine" nelle carrucole, fé elle fanno troppo grolle, bifogna trouare carrucole più grofle, accio che nelle car l0 rucole ftrette le funi non fi taglino ; I perni delle carrucole vogliono effere di ferro, non meno grofsi,che la fefta parte del mezo diametro del- la (uà carrucola, ne anco più che la ottaua parte di tutto il diametro j le funi bagnate fono più fi- li cure dallo-abbruciarli, ilche per il foffregarfi & muoucrii taluolta auuiene;& fono più atte a fare girare le carrucole, & meno fgufciano & è me- glio bagnarle con aceto che con aqua; & fé pure co acqua,quella di mare é la migliorejfc elle fi ba tà gnano con acqua dolce, & flieno al Sole caldifsi mo,fi infracidano prefto; auuolgere le funi infie me e molto più ficuro,che annodarle; fopra tut- to bifogna hauere cura che Tuna fune non feghì l'altra. Gli antichi vfauano vno regolo di ferro, n al quale egli accomodauano le prime legature delle funi, & delle Taglie, & nel pigliare vn* pe- fo & mafsimo dì pietra vfauano vna forbicia di ferro. La forma di efla for- bicia,o tanaglia era cauata dalla lettera X . che con i rampi di fotto, era vol- ta all'indentro co i quali quali come vn'granchio ftrigneflero mordédo il pe- lo fo. I duoi rampi di fopra erano bucati & per efsi buchi meffaui vna fune, SC fattoui vna legatura ftrigneua il tratto di efTa forbicia, o Tanaglia. Io ho vifto nelle gran' pietre & mafsi-
mo nelle Colone, ancora che elle fufsino m finite del tutto, lafciatiui certi dadotti,
che efcono in fuora, quafi come mani- chi , alli quali fi legafino le legature ac- cio n5 ifcorrefsinojvfafi & mafsimo alle cornici di fare certe buche nelle pietre, 4» dametterui le vliuelle, che fi fano in que
fio modo, faccifi vna buca nella pietra a ftmilitudine d'una fcarfella vota, gran- de fecóndo la grandezza della pietra, the iia flxetta in bocca, & larga nel fon- do . Io ho vedute buche di vliuelle f on- |
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fìe vn' piede ; empionfi quefte di conii di ferro; i duoi "de quali d3 gli Iati fon*
fatti a fomigliaza della lettera D . quefti fi mettono i primi per empiere i fran chi della buca, & il conio del mezo poi fi mette l'ultimo infra l'uno & l'altro. Hanno tutt a tre quelli conii i loro orecchi che auanzano fuori del pari fora ti,nel qual'foro fi mette vn' Perno di ferro,che piglia con loro infieme vn'ma j Òico che auanza fuori al quale fi lega la fune che--corre, per le taglie che l'ha a tirare. Io lego in quefto modo le.CoIonne,& gli ftipiti delle porte & fimili pietre
che fi hanno a pofare per douere rimanere ritte. Io ho fatto fare o di legno, odi ferro vna cintura gagliarda fecondo la grandezza del pelò con la quale t§i ho cinto intorno in luogo accommodato la colonna o altra pietra, & con cer ti coniettì iottilì & lunghi dandoli col martello leggiermente rhcWèrrata& ferma, dipoi ho aggiunto a detta cintura vnalegatura di fune come vna bra- ca ; & in quefto modo noti ho offefo ne la pietra con ferrarui dentro vliuelle, ne dato danno a canri viui delli ftipiti, o fimili con cignerli di funi ; Oltre a j{ che cjuefto modo di legare è il più efpedito,il più atto, & il più fidato di tutti gli altri. Racconteremo più diftefamente altroue molte cofe, che acciò fi affettano . Ma hora bifogna Solamente trattare, che gli frumenti fono quafi come corpi animati,& che hatjno mani molto gagliàrde,& che e'muouono i pefi non altrimenti, che noi huòmini ci facciamo con le mani. Et pertanto *« que' medefimi diftendimenti di membra,& di nerui, che noi vfiamo nel rilaf fare,fpignere,raccorre & transferire, quelli ftefsi bifogna che noi imitiamo nelle macchine. Vna cofa ti yò ricordare che e' farà bene,che quando tu ha- rai a mouere in qual' fi voglia modo,qualche imifurato pefo,che tu vi ti met- ta fenfatamente cautamente > <3t con maturo configlio, rifpetto a varii incerti »j & inrecuperabili accidenti OC pericoli., che in cofi fatte faccende,fuor d'ogni o-ppenione fogliono auuenire,ancora a più pratichi; perche e' non tene fucce derà mai tanta gran'lode, ne gloria d'ingegno fé ti riufeirà bene quel' che tu ti farai metlb a fare che e' non fia molto maggiore il biafimo, & l'odio della tua temeraria pazzia,quando il fatto non ti riefea. Di quefti fia detto a ba- jo ftanza,torniamoalli Intonichi. % Che le corteccie,chefì danno dì calcina, alle mura 3 debbono e/Ter* tre, Vi che cofa fideh
bino fare, & a quet che elihabbim a feruire. Velli Intonichi& delle lor Varie forti ,&co~ me fiha a ordinare la calcina perfarli, & delie fiat ne di baffo riliem & delle pitture con j* che saddornano le murtu. Cap. 1X. IN tutte le corteccie bifogna almanco tre forti di intonichi,il primo fi chia
ma rinzaffare, & l'officio fuo e di attaccarfi ftrettifsimo alle mura, & reggere bene fopra di se poi gli altri duoi Intonachi ; Lo officio dello vltimo 4« Intonico, e i! pulimento, i colori, & i lineamenti che rendono l'opera gra- tiofa, l'officio dello Intonico di mezo, che hoggi di fi chiama arricciare, e di rimediare che ne il primo ne l'ultimo intonico non faccino difetto alcu- no . I difetti fon quefti, fé li duoi vltimi ciò e lo arricciato, & lo Intonicof ' faranno acerbi, & per modo di dire mordaci delle mura fi come fi appartie- ne |
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ne ad ciTere ai rinzaffato fcopriranno per la crudezza loro nel rafciugarfi inrl
nite fetture. Et fé il rinzaffato farà dolce come s'appartiene di edere allo In- tonico, non fi attaccherà tanto che batti alle mura ; ma fene cadrà a pezzi ; quante più coperte feli daranno tanto meglio fi puliranno,& contro alli acci- i denti de tempi farano più durabili. Io ho veduto appretto le cofe antiche,chc e* ne mettono l'una fu l'altra fino a noue. Le prime di quelle bifogna che fie- no afpre & di rena di fotte, & di matton petti ma non troppo,ma grofsi come ghiande, o pezzi come dita, & in qualche lato come vn' palmo ; per Io arric- ciato e migliore la rena del fiume, & manco fi fende, quefto arricciato anco- ro ra bifogna che fia ronchiofo ; perciochc alle cofe lifee non fi attaccano fopra le cofe,che vi fi pongono. L'ultima di tutte farà candidifsima come marmo, cioè che in cambio di rena fi tolga pietra pefta candidifsima, & è a baftanza che quetta fia grolla vn' mezo dito ; perciò che faccendofi grotta, maluolen- tieri fi lecca. Io ho veduti alcuni che per non (pendere nò la fanno più grot- ta fa che vn' fuolo di fcarpa. Lo arricciato, fecóndo che è più vicino, o a quel- le, o a quefto fecondo fi modera. Ne mafsi delle caue di pietra fi truouano certe vene molto fimili a vn'trafparente Alabaftro, che non fono ne marmo, ne getto ; ma d'una certa natura mezzana infra l'uno & l'altro. Le quali fon' molto atte a disfarli, quefte fi fatte vene pefte & mefcolate in cambio di rena %o moftrano certe fcintille come di fplendido marmo. In molti luoghi fi veg- gono aguti mefsi per lemura accio ritenghino li Intonichi, & il tempo ne ha* infegnato che e' fono migliori di bronzo che di ferro. Piaccionmi affai color ro che in cambio di chiodi hanno metto fra l'una pietra & l'altra per le mura certi pezzuoli di laftruccie, che efehino fuori, ma con vn' martello di legno; m Et il muro quanto farà più frefeo, & più ronchiofo, tanto più forte riterrà il rinzaffato,rarricciaro,& Tintonico ; Per il che fé nel murare & mentre che fi fa l'opera tu la rinzafferai,benché leggiermente ; farai che lo arricciato & lo intonico vi fi attaccheranno fortifsimamente,et da non fi fpiccharc mai; dop pò che hanno tirato i Venti Auftrah farà bene farte ogn'una di qual'ti voglia jo di quette cofe,mafe quando tirano tramontani, & che e'fono o gran freddi, J* o gran' caldi, tu vorrai intonicare ; Tintonico fubito diuenterà fcabrofo. Le viti me corteccie finalmente fono di due forti ; o le fono appiattiate & di:- ftefe,o le fono di cofe aggiunteui & adattateui. Diftendefi il getto & la calci- nala il getto non è buono fé non in luoghi afciuttifsimi ; a quaf fi voglia fqr 3i te di corteccie, lafcprrente humidità delle mura vecchie, e inimicifsima, quelle che fi commettono fono pietre & vetri & limili. Le corteccie dirtele & appiaftrate fon' quette,Ie,bianche fliette,le difigure di ftucchi,& le dipinte^ ma quelle che fi commettono fono gli intavolati -, gli sfondati ,& i tafiellati> Tratteremo delle prime, perle quali la calcinali ordinerà in quetta manje- %a ra. Soengafi la calcina con acquachiarain vno truogolo coperto, & contm ta acqua, che di gran' lunga gliene auanzi; dipòi con la marra fi nmenerà af- fai7afciandola,& piallandola,come fi fa a legni ; & che ella fia bene fpentaot macera ne darà legno fé la marra n^n farà offefa da alcuno fattoli no, o pie». J 3 truzza ; non credono che ella &z matura abaftanza,innanzi a tre meli. Bifo- ghaiche fiamoito morbida & #iqlto vifcofa j quella che è da lodare ; perciò- |
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che fé il ferro n'ufcirà afciutto,c fegno che ella non ha hauuta tata acqua, che
fia (lata abaftanza afpegnerli la lete ; quando tu rimenerai con la rena, o con alcuna cofa pefta.rimenala dinuouo & da capo di gran' vantaggio, & rimena la tanto che quafi faccia la ftiuma. Gli antichi vfauano peflare nelmortaio quella, che e' voleuano adoperare per gli intonachi, & temperauano quella f miflura in manierarne mentre la dauano non fi attaccale al ferro. Sopra la già porta corteccia,mentre che ella è cofi foppafla & frefca fi metta l'altra ; & auuertifcafi che in vn'medefimo infrante venghino a rafciugarfi inficine tutte quelle cortecriejpulifconfi & fcrronfi infieme co appianatoie, co pialletti & con cofe fimili, mentre che le fono foppaffe. L'ultima pelle di bianco ftietto t. fé ella farà {Impicciata diligentemente rilucerà come vno fpecchio. Et fé la medcfima poi che farà quafi afciutta,tu la vgnerai con vn' poco di cera & ma ftico liquefatti con vn' poco poco d'olio,& cofi fé le mura cofi vnte fcalderai co vno fcaldaletto di carboni accefi,o co vn caldano,di modo che ella fi fuc- ci quello vntume vincerà di biachezza il Marmo.Io ho fatto experienza che 4 fimili intonichi non fcoppiamo mai, fé nel farli fubito che fi veggono appari reque' feffolini,c* faranno maneggiati co certi falcetti di vergette di Maluaui fchio,o di gineftra faluatica. Ma (è a Vn' bifogno tu harai a intonicare nel Sol iione, o in luoghi caldifsimi,pefla & taglia minutamente funi vecchie,& me- fcolale con lo Intrifo . Oltra di quello fi pulirà dilicatifsimamente fé tu vi ». pitterai fopra vn' poco di fapon' bianco, disfatto con alquanto d'acqua tiepi- da,& eflendo troppo vnto diuenta pallido, Le figurette di ftucco efpeditifsi- tnimente fi caleranno da caui ; & i cauifi formeranno da rilieui gittandoui fòjtfàgeffo liquido ; & quando elle faranno rafciutte, fé le faranno vnte con quello vntume che io ho detto, faranno vna pelle come vn' Marmo. Quelle tJ figurette fono di due fortigna di tutto rilieuo,& I-altra di bailo rilieuojin vn1 muro diritto Hanno bene quelle di tutto rilieuo, ma in vn' cielo d'una volta ftanno meglio i bafsi rilieui ; perche quelle di gran- rilieuo per il pefo loro ha uendo a (lare fpenzoloni,fi (laccano & cafcano facilméte ; & fono pericolofe di dare in tefla a chi vi fi truoua fotto. Bene auuertifcono che doue ha da ef- »# fere affai poluere non vi fi metta adornamenti di cauo,o di molto rilieuo; ma bafsi & di poco rilicuo,accio fi nettino più facilmente. Gli Intonachi dipinti altri fi fanno in frefco ; & altri fi lauorano afciutti; a quelh,che fi fanno in fre- fco fi confi ogni colore naturale,chc procede dalla Terra, dalle miniere o fi mili ; ma i colori alterati & mafsimo tutti quelli,che mefsi a fuoco fanno mu- # tàtiohe,defiderano cofe afciuttifsime, & hanno in odio la calcina, la Luna, & Ì Venti Auflrali ; hanno trouato nuouamente che tutti i colori fi mefcolano con olio di lino;& durano eterni,contro le ofFefe dell'Aria, & del Cielo ; pur che il muro,doue fi mettono fia afciuttifsimo,fenza punto di humidità; anco racheiotruouo chei pittori antichi vfàrono nel dipignere le Poppe delle 4« Naui in cambio di colla,cera liquida, Et fé io mi ricordo bene io ho villo nel le opere delli Antichi colori di Gemme appicati nelle mura con cera o forfè <onilucco bianco, diuentatr per il tempo tanto duri, che ne con fuoco, ne con acqua fene pofibnofpiccare ; Dirai che fia Vetro abbruciato, & ho ve- duto che alcuni con il candido fiore della calcina, hanno attacati colori alle p mura; |
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mura ; & mafsimo Vetrini mentre erano ancora frefche,ma di loro flà' detto
abaftanza. %)elmo do delftgare i M'armi, &* che rena fa pereto migliore della conuenienzjt & difi>
f fereritta del Mujaico Sriliem s & del Mufaico piano j & deUoJlucco con che fi hanno a mettere in operai. £ap. X. MA nelle corteccia commeffe, o attaccate d'intauolaturc, o pulite,o di
sfondati ; fi vfa iti tutte il medefimo modo. Evcofa certo marauigliofà ««» a raccontare la diligentia,che gli Antichi vfarono nel fegare le tauole di mar
mo, & nel pulirle. Io veramente ho vedute tauole di marmo lunghe più di tre braccia larghe vn' braccio & mezo, ma groffe apena mezo dito , & con- giunte infieme con vna lìnea piegata a guifa d'una onda,accioche i riguardati ti rimanefsino più facilmente ingannati nel non il accorgere della commet- 15 titura. Dice Plinio che gli antichi lodarono affai per fegare marmi, la Rena
di Etiopia,& che quella dindia fé li auicinaua j ma più morbida effere la egic tia ; & finalmente migliore de le noftre ; pur' dicono che in vn' certo guado del Mare Adriatico ne fu trouata vna, che gli Antichi fene feruirono. Noi di fu liti di Pozzuolo cauiamo vna forte di Rena non pero difutile per fi fat- te ti lauori ; la rena cantoluta prefa di qua!" fi voglia Torrente e vtile, ma quan- to ella e* più groffa,tanto fa le fegatur e più larghe,& rode più forte;& quanto ella va più leggiermente leccando,tanto più s'auuicina al pulimento. Il puli- mento comincia dalle vltime fcalpellature,& finifee più tolto leccado che ro dendojLodano nel pulire & ftrpppiciare i fnarmi affai quella di Tebe ; loda- 15 no ancora le pietre da arrotare,& lo fmeriglio .che cvna fpetie di pietraia poi
uere della quale e perciò eccellentifsima. La Pomice ancora per dare gli vi- rimi pulimenti e molto vtile, la ftiuma dello ftagno arfo & la biacca abbrucia ta,& più di tutti il geffo di Tripoli, & fimili,pur'che fi pettino fottilifsimamen, te in più minuta poluere cjie non fon' gli 4rùm* ^a mordaci,fono vtilifsimi. 30 Per fermare le tauole,fe le faranno grolle ficchinfi neUe.murao perni di fer*
ro,o fpranghe di marmo,che efehino fuori4el Muro, alle quali il accomandi dino le nude tauole, Ma le le fauole/a^OPP Rottili, doppo fa arricciatorir* cambio di Calcina torrai cerajpece;,ragija*n^^ voglia gomma liquefajttacqfi j>5emè^lan>efcolata ; ;^Tcal4a a poco a pò cq 35 la tauola acciò che per la troppa forza del fuoco fé per auentura lene, defs)
a vn5 tratto,non venga a /copiare. Nel fermare le tauole farà cofa lodata fé da la commettitura à ordine lorà,nenafcerà-vna vedutagratiofa ; debbono* accommodare le macchie alle macchie i colori a colorì,, & le cofe Umili alle limili ; di modo che l'olla renda rakrargr$iòfa. Mi piace mo!to fa aJCCOE- *° gimento delli Antichicchefaceuanoquelle cofe che doueuanoftare, |>ijU viti
ne a gli occhi,nitidifsime,&pltramodopulitp; & nelle altre, che haueuano$ ftare lontané,& fufoad alto* no durauano tanta faticajanzi le metteuano non che altro in alcuni luoghi,fenza pulirle^douendo effere a gran pena guardate; da ricercatori curiofifsimi .Il Mufaico di rilieuo & quello, che fi fa piano> conuengono in quefto,chc in amenduni imitiamo la pittura con varii color} q iii
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di pietre,di V<ctri,& di nicchi, con vn' certo accommodato componimento.
Nerone dicano che fu il primo,che faceffe fegare i nichi delle perle, & me* ->> fcolarli nel Mufaico. Ma in quello fon1 differenti l'un' da l'altro, che nel Mu- faico di rilieuo mettiamo pezzi di pietre maggiori che noi pofsiamo; ma nel Mufaico piano non fi mettono pezzi quadri, maggiori che li fia vna faua. Et T quanto e' fono più minuti pezzuoli,tanto più rendono lo fplendore'fcintillan te,riuerberando quelle faccie i prefi lumi in varie parti. Sono ancora in que- llo differenti che nello attaccare quelle, e più vtile lo ftucco, che fi fa di gom me ; Et a quelle in piano é più vtile la calcina, che vi ila mefcolato treuertino peflo come poluere. Sono alcunì,che al Mufaico piano, vogliono che fi ba- i, gni la calcina più & più volte con acqua bollita ; accioche lafciata quella falfe dine fia più moruida & più paftofa. Io veggo che nell'opere del Mufaico di riIieuo,fono fiate pulite alla ruota pietre durifsime. Nel Mufaico piano s'ap- picca l'oro al vetro con calcina di piombo; la quale diuenta più liquida che quaFii voglia Vetro. Tutto quello che noi habbian detto delli intonichi, ò ,5 cortecce, fa quali appropofito de pauimenti, de quali habbian' promeflb di trattare, faluo pero che ne pauimenti non fi fanno fi belle pitture, ne fi belli Mufatci,fe già tu non vuoi che fi chiami pitturaci fare vno fmalto di varii co- lori,& con ordine diftinguerlo in fpatii determinati fra marmo & marmo ad imieatione di pittura.Falsi di terra rotóndi matton' cotti, di pietra & di ftiu- »• taa di ferro,& tale fmalto quando e afciutto bifogna che fi fchiumi,il che fi fa in quello modo,habbi vna pietra vitià,o più toflo vn' Piombo di cinque peli, the habbia la faccia fpianata & con funi da luna tefla & da l'altra fi tiri innan- zi di! in dietro tanto & tanto per il pauimento, gettandoui fopra rena grolla ®C acqua, che quàfi radendo il pauimento lo pulifea grandemente ; & non fi »< pulirà fé le linee & i canti delli intauolati non faranno vguali & conformi ; fé farà vnto & mafsimo con olio di lino,farà vna pelle come vn' vetro, & é mol to5 commodo vgnerlo con morchia , & con acqua ancora, nella quale fia fia- ta fpcntà calcina ; gìoùera affai fé tu lo bagnerai più & più volte. In tutte que fleeofe, che tìoihabbiamo racconte,fi ha da fuggire, che in vn* medefimo ,» luogo non fia troppo fpeffo vn' medefimo colore ; ne troppo {pelle le mede- fime forme ; ne meffe infieme troppo a cafo . Fuggali ancora che le commet titure non fieno troppo aperte,tutte le cofe adunque fi faranno,& fi metteran fro infieme con gran diiigentià ; accio che tutte le parti d'un' tal' lauoro mo- ftrino d'effer* finite egualmente. ™ « Pelle coperte de tetti* & Me yolte & de LaHricHfcopenì\ che cuoprono
gfedifitìj. (kp. XI. E coperture ancora hanno le loro ricchezze & bellezze delle impalca-
J-^ Predelle Volte,& de pauimenti feoperti.Sono àncora hoggi nel Porti *• <j0 co di Agrippa Impalcature con traui di Bronzo,Iunghe quaranta piedi,ope- r a certo nella quale non faprai di che più fia da marauigliarfi, o della fpefa, o dello ingegno del Maeilro .Nel tempio di Diana Efefià,come altroue dicem «Ho,duró grandifsimò tempo vn*palco di Cedro . Racconta Plinio che Sa- lau ce Re di Colchi, poiché egli hebbe vinto Sefoflre Redi Egitto, hebbe traui
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traui d'Oro & d'Argento. Veggonfi ancora alcuni Tempii coperti di tauolc
di Marmo,come quelle, che dicono che erano gradifsime nel Tépio di Hic rofolima,& fplédidifsimc & di candore marauigliofo; talméte che chi di lon tano rifguardaua quel Tetto,gli pareua vedere vna Montagna di neue. Catu fc lo fu il primo che in Roma meiie d'Oro i Tegoli di Bronzo di Campido-
glio. Trouo oltra di quefto che la Ritóda in Roma era coperta di Pia/tre di Rame dorate. Et Papa Honorio,queIlo(dico)al tempo del quale Maumetto ordino allo Egitto & alla Libia nuoua Relligione, & nuoui iàcrifitii,coperfe la chiefa di San' Pietro tutta di Tauole di Rame. La Germania rifplende per ,0 i Tegoli inuetriati. In molti luoghi vfiamo il Piombo,opcra certo atta a du-
rare afTai,& fopratutto ha del gratiofo, & non é di grande fpefa,ma e'fi arre- ca dietro quefte incommodità, che fé egli fi mette in calcina per non potere refpirare da lato di fotto, ribollendo quelle pietre fopra le quali egli e pofto, per il femore del Sole, fi ftrugge. Faccia quefto a noftro propoiìto del che i, pofsiamo fare efperienza. Se fi mette vn' vafo di piombo a fuoco pieno d'ac-
» gua non il ftrugge ; ma mettiui vna pietruzza dentro, fubito per eiler* tocco
il liquefa & fi fora. Oltre a che non eilendo egli confitto o iprangato per tut- to , è facilmente confumato da venti. Oltre a quefto ancora fi confuma & il guafta prefto dalla falfedine delle calcine ; ma fi accommodera meglio in ili »o legnamele già tu non hai paura del fuoco; ma in quefto luogo fono feommo
difsimi i chiodi, & mafsimo di ferro, conciofia che ribollono & s'infiamma- no più che le pietre,& fi confumano all'intorno di ruggine : & per quefto fo- pra le volte debbono eiTere le fpranghe & i perni di piombo, accioche col fai datoio di ferro rouente iì fermino nelle piaftre di Piombo ; bifogna che vi fi »{ faccia fotto vn* piano di cenere di falci, lauata, mefcolata con terra bianca ; i
Perni di Rame manco il infiammano, ài manco offendono con la ruggine. Il Piombo imbrattando»* di fterco,fi guafta ; & pero bifogna auertire che no vi fieno luoghi doue gli vccelli pofsino commodamentepofaruifi, o fé pure vi fi hanno da ragunare vccellami,mettaii materia più ferrata doue il ha a ra- jo gunare lo fterco. Dice Eufebio che in cima del Tempio di Salamone, era-
no ftate meiTe certe catene, dalle quali fpenzolauano quattrocento campanet te di bronzo,per il fuono delle quali gli vccelli fi fuggiuano.Ne Tetti ancora fi adornano i frontifpicii,& le gronde di le cantonate, mettendomi! Palie,Fio ri,Statue,Carrette,& iìmil*cofe,delle quali membro per membro tratteremo » a luogo loro. AI prefente non ci fouuiene d'altro, che fi afpetti a trattare de
gli ornamenti in genere,fe non che fecondo l'opere il mettino in luoghi acco modati quelle coliche più fé gli confanno. Che gli adornamenti de )>ani Siettano affai3ma che hanno malte &■ itane incommodità,
4» & diff eulta ; <& che i y>ani finti fono di due forti, et quel che fi confaccia a tana et a laltreu. fap. ' X IL
GLi adornameli de Vani arrecano all'opera & dilcttatione & grandezza
no piccola,ma hanno molte graui, & grandifsime difficultati ; alle quali no fi prouuede fenza grandifsima diligenza del Maeftro, & groifa fpefa:Per- <J iiii
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cioche egli vi e di bifogno di Pietre grandi intere, vguali, eccellenti, rare le
quali cole non il truouano cofi facilmente tutte, ne facilmente fi maneggia- no,dirizzano,lauorano,o mettono infieme, fecondo il tuo parere a punto . Cicerone vfaua dire che gli Architettori diceuano che e' non fi poteua pian- tare vna Coionna,che.fteffe a piombo, il che ne vani è oltra modo neceffario t< fi quanto alla ftabilità,fi ancora quanto alla grafia^ Sonci ancora delle altre m commodità, ma a tutte per quanto fi difenderà l'ingegno noftro prouuede- remo. Il vano naturalmente e aperto,ma alcuna volta fi fa dietro ad vn' vano vn' muro, come s'appicca la pelle ad vna vefte,& fi finge yn' vano, non aper- to , ma chiufo ; il quale non male perciò chiameremo vn vano finto, quefta w forte di ornamento fu fi come la maggior' parte di tutti gli altri ornaméti per far' l'opera più gagliarda,& per fpender'manco,primicramente trouata da le gnaiuoli,& feguitado quefte pedate gli fcarpellini arrecarono alle fabbriche gratia no piccola. Quai fic IWdi quefti farà più bello fé farà d'offa intere d'u na fola pietra, & vicino a quefto farà quando tutte le parti faranno infieme in n rnaniera congiunte,che le commettiture non fi vegghino. Gli antichi vfaua- no di rizzare & fermare le colonne,& altre pietre,che feruono per oliami ne vani finti,& ferrmale nelle loro bafe,auàti che e faccfsino le mura, fauiaméte certo,perche più efpeditamentefi poteuano valere delli inftrumenti, & me- glio le poteuano collocare a piombo. La Colonna fi pianterà fu la fua bafa a io piombo in quefta maniera,noterannofi, & nel dabaffo & nel da capo della co lonna i centri de collarini; nel centro della bafa fi impioberà vn' perno di fer ro & farafsi tanto buco nel centro del da pie della coIona che riceua il perno che efee fuora del centro della bafa .Sopra il capo della colonna fi noterà vn' puntoci quale accodando il filo del tuo piombo farai che egli cafehi apunto *< fui mezo del perno della fua bafa a dirittura ; ordinate quefte cofe non ti farà difficile, fare pendere fecodo il bifogno la tefta della colonna talmente, che ella pofi a piombo nel mezo fopra la bafa. Io ho imparato dalle opere delli Antichi che i Marmi più teneri fi poffono fpianare con quelli fteffi ferri co i quali ^ fpiana il legname. Vfarono ancora gli antichi di murare le pietre ro- *?, ze,che hauefsino folaméte lauorate le tefte, & i Iati mediate i quali fi potefsi- no murare luna co l'altra, & fatta che era l'opera poi lauorauano & puliuano quel che vi era rimafto di rozo ciò e le facce, & credo che e' lo facefsino per *fporre al pericolo delli inftrumenti, da adoperaruifi maco fpefa che eJ pote- uano . Pcrcioche molto maggior' dano harebbon' riceuuto fé per difgratia fi 35 fuffe rotta alcuna pietra lauorata & finita del tutto; che e' no harebbono rice- uuto delle incominciate a lauorarfi:oltre a che eglihaueuano grandifsima au uertenza al tempo,percioche altra ftagione ricerca il murare, altra il veftire le rnuraslie,& altra il ripulire. D.uoi fono i modi de vani finti,l'uno è quello doue le colonne,o i pilaftri (ì accoftano talmente al muro, che il muro ne na- 4c feonde vna determinata parte, & vn'altra parte ne lafcia fuori ; l'altro e quel- lo doue tutte le colonne efeono fuori dei muro, parendo quafi che fi vogli imitare vn' portico, quel primo fi efeà baffo rilieuo ,,& queft'altro fi chiame- rà tutto nlieucal mezo rilieuo s'afpettano le colonne tonde,o i pilaftri, le co lonne tonde non vogliono yfeire^e più ne merf fapri che me£Z£, . |
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LIBRO SWSTÒ, i$h
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Piatita del vatìò^utfo
di bailo rilieuo con
infzecdIolBttc;
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DELLA ARCHITETTVRA
I pilaftri non più che la quarta parte della fua larghezza ne meno che la fefia.
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LIBRO SESTO. f$I
: Nel modo di tutto il rilieuo le colonne non vogliono vfcir fuori del muro
più che la larghezza della bafe,& il quarto più. |
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}0 DELLA ARCHITETTVRA
Ne meno mai in alcun' luogo che tutta la colonna & la bafa cica fuori del
muro. |
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A il V tMUCO ti $ESTOi J -l :: ci i^t
Ma quelle che vfcfrannò fior* del murò per la larghezza tfellfc bafa & il
quarto più, é di neccfsità che habbino nel muro il lor pi Whro cjuadro dibatf- J io rilieuo che gli corrifpònda i nel modo di iuJttò rillctior tìònj fi difténderàti l'architraue per il lungo del muro ma partendoti in ifcjuadra dal pilaftro, an- drà rifaltando a trouare la tefla della colonna j& il fregio & la cornice, che adornano l'architraue faranno ancora il limile. |
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omciddjiH
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'J4'' DELLA» ARCHITETTVRA
] i Ma nel mòdo di mezo rilieuo ti farà lecito far' come tu vuoi, o veramen-
ttm&tcl'&chimm& le cornici a diritto per la lunghezza del myro,o vera- mente con vn* poGp4i ridlto fopra i piliftri, andrai con li aggetti imitando il modo di tutto'il riUeuo. ' |
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Habbiamo
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LIBRO SESTO.
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Habbiamo trattato dclli ornamenti che fi afpettano a quelle parti delli edi
fitii, ne quali ornamenti tutti gli edifitii conuengono inficine; ma di quelli ne quali non conuengono diremo nel libro, che fegue : percioche queftoe grande a baftanza. ma hauendo quello libroprefofopradisèa difcorrerc quelle cofe, che fi appartengono aiii ornamenti di quefte parti, nonfilafci perciò in dietro niente,che fia per giouare a tal cofa. v,c,;r;. ti
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ìjG DELLA ARCHITETTVRA
'Delle (ohimè & loro ornamenti, che cofafano ipiani 3 che il centro delfufo} la centina,
gìiZÀggettiyi ritiramentiJl Ventretil mazzocchiot& il collarino. (ap. XI IL IN tutta l'Architettura il principale adornamento certo confitte nelle colon
ne \ percioche le molte pofte infieme adornano le loggie, le mura & cjual fi % voglia torte di Vani ; & vna fola ancora ha del buono,percioche ella adorna vn' nfcontro di ftrade,vn' Teatro, vna piazza, ferba 1 Trofei,ferue per me- mòria delle gran* cofe^ha gratia,recafi dietro dignità, & è cofa diffìcile a dire quanto fpendefsino gli Antichi in quelle, per elTere ornamento eccellentifsi mo , Percioche non badando ad alcuni che le fufsino di Marmo Pario.Nu- » midico, & Alabaflrinoót fimili, vollono che alcuni Scultori eccellentifsi- mi vi facefsino dentro ftatue & imagini, il come dicono che nel Tempio di Diana Efefia vene erano più di cento venti. Altri vfarono i Capitelli & le ha fé di'Bronzo indorate, fi come in Roma nel portico doppio il vede _, il quale e'feciono nel coniblato di quello Ottauio che trionfò di Perfeo . Altri fedo i* no le Colonne tutte intere di bronzo,& altri le veftirono di Argento, ma la- fciatHo ilare quefte cole. Egli e di necefsita che le colonne fieno lifce, & ben tonde /Io truouo che vn' certo Theodoro & Tholo Architettori in Lemno haueuano fatto certi Tornii nelle loro botteghe,& haueuanui di maniera co trapefate dentro le colonne, che elle fi tondauano girate intorno da vn' fan- »« ciulletto folo,Greca hiftoria. Quefto faccia al propofito nofìxo . Nelle co- lonne noi confederiamo due linee lunghe giù per il fufo, l'una fi può chiama- re il centro del fufo, & l'altra la centina; ma le linee corte che noi confideria- mo nelle colonne fono i vari diametri di que' cerchi, che in varii luoghi cin- gono eua colóna; & di cofi fatti cerchi notifsimé fono le due fuperficie, l'una *s dalla teffca,& l'altra dal pie della colonna. Ma il centro del fufo e quella linea, che per entro al mezo della colonna fia tirata dal centro del cerchio della fu perfide piana di fopra,al centro del cerchio della fuperficie piana di fotto, la quaf linea ancora fi chiama il piombo del mezo della colonna,in quella me- defima linea fi appuntano i centri di tutti i cerchi ; ma la centina é vna linea ti j» rata, dallo aggetto del collarino di fopraper lo lungo fino allo aggetto del collarino di fotto. Et è quella nella quale terminano tutti i diametri, che fo- no nella grofiezza della colonna, & non è fola ne va a dirittura come quella del centro del fufo,ma e fatta & comporta di molte linee parte diritte & par- te torte come noi ti diremo . I diametri de cerchi, che fi hanno a confiderà- a re in più luoghi giù per la colonna,fono cinque gli Aggetti i Ritiramenti & il Ventre ; gli Aggetti fon duoi l'uno in cima,l'altro in pie della colonna, chia- mati aggetti,perche fi gettano più in fuori che il redo de la colonna ; i Ritira menti ancora fon duoi,che fono a canto a gli Aggetti da capo,& da piede, & chiamonfi cofi perche fi ritirono da gli aggetti al (odo de la colonna ; il dia- 4° mètro del Ventre fi nota dal mezoiingiù della colonna; chiamafi Ventre perche e'pare che in quel'luogo la colónna gonfi alquanto . Gli aggetti infra loro fono differenti, percioche quello che è dabaflo e fatto del collarino & d'un poco di piegatura, mediante la quale fi ritira dal collarino.al fodo della colóna,ma lo Aggetto,che è in cima della colpna,ha oltre al collarino & alla piegatura,ancora il mazocchio.Nel vltimo la linea della Centina fi ordinerà in quefto
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in quello modo.Nel pauimento,o in qual' disfaccia piana dun'muro,il qual*
luogo io chiamo il disegno fi tiranna linea diritta, lunga quanto ha da eiTerc lunga la Colonna,che dalla caua habbiamp a rare venire, quella linea lì chia- ma il centro del fufojDiuideren&o adunque quello centro in alcune determi , nate parti,fecondo che ricerca Iaj ragione & Ugualità della muraglia,& delle
colonne che sfaranno a fare; ddlla quale ragioneremo a luogo fuo;& fecon- do le dette parti fi tirerà con ragione il diametro della pianta da piede, con vna linea piccola in fquadra a traueriò de cétro dei fufo in detto muro.Que fio diametro dmideremo in veniiquatro partii, vna delle quali diamo alla al- 0 tezza del collarino, la quale altezza notiamo nei muro con vna lineetta pic-
cola,dinuouo pigliamo tre delle ventiquattro parti & fecondo quella altez- za ponghiamo nel centro del fufb,vn'punto che habbia a feruire per il ritira- mento,& da quello punto tiriamo vna linea equidillate alla linea del Diame tro della pianta, Iaquale farà il diametro, che farà la fettima parte più corta, ,j che la linea del diametro delia pianta.Segnate quelle due linee,cio e il diame
tro del ritiramento & il collarino,tiriamo dalla punta della fine del collarino alla punta del diametro del ritiramento vna linea piegata, verfb il fufo della colonna,pm dolce & più grata che e polsibile i il commciamento di quefta li nea piegata farà il quarto d'un' cerchio piccolo, il mezo diametro del quale l0 cerchio farà l'altezza del collarino. Doppo quello diuido tutta la lunghez-
za del fufo in fette parti vguali, & fegno con alcuni punti effe diuifioni. Nel quarto punto cominciandomi ad annouerare da piede fermerò io il centro del Ventre,atrauerfo del quale fi tirerà il fuo diametro, la lunghezza del qua le fia vguale al diametro del ritiramento dabafìb. Il ritiramento poi & l'agget l5 to da capo fi ordinerà in quello modo.Percioche fecondo la grandezza del-
la colonna,del!a qual'tratteremo al fuo luogo,il diametro del collarino di fo- pra fi cauerà del diametro della pianta dabaiTo,& fi difegnerà in cima alla co lonna nel tuo difegno, ilquale diametro poi che lharai difegnato diuideralo in dodici parti vna delle quali parti feruirà per l'aggetto del collarino & del je mazzocchio,& di poi di quello ne darai duoi terzi al mazzocchio & vn'ter-
zo al collarino, ma da quello aggetto ritirerai per ritiraméto all'ingiù per il fufo vna parte & mezzo delle dodici & il diametro di effo ritiraméto farà mi nore del diametro maggiore dell'aggettoja nona parte dì elio . Dipoi tirerai la linea piegata come ti infegnai tirare l'altra di fotto. Vltimamente poi dife- 55 gnati nel tuo difegno gli aggetti i ritiraméti, & le piegature & il diametro dei
Ventre,tirili vna linea retta dalla tella del ritiramento di fopra, & coli dal riti ramento di fotto al diametro del Ventre,& in quello modo con quello dife- gno farà finita la linea che noi chiamiamo Centina della colonna, fecondo la quale linea faremo vn'regolo, cóli quale gli fcarpellini pofsino finire & dare t« forma a la colonna.La fuperficie dapie della colonnare la colóna farà tonda
bene ad angoli vguali dal piombo del mezo,fi aggiuflerà benifsimo,con tira- re vn' fellone che fia appuntato nel cétro del cerchio della fuperficie della co lonna da capo. Quelle cofe non ho io trouato che fieno fcritte dalli Antichi, ma le ho notate con diligentia,& con lludio dalle opere de buoni Maellri.Le cofe,che feguiterano fi apparterrano per la maggiorparte a modi di coli fatti difegni, & faranno cofe molto degne & vtilifsime per dilicatezza de Pittori. |
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DELLA ARCHITETTVRÀ
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DELLA ARCHITE TT V R A
DI LEONBATISTA ALBERTI
LIBRO SETTIMO.
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DELLI ORNAMENTI DE TEMPII SACRI.
£he le Murai Tempi],le Saflichefenoconfecrate a Ili Vijjella Regione della CittA/fr
10 delftOfBt defaoi adornamenti principali. •• Qtp. L OIHABB IA M O detto che il fabbricare fi fa di più
parti , & che de le parti alcune fon' quelle, per le quali tutte le fpecie di qual'fi voglia edifitio cóuengono in- fieme,come é il fito,le coperture,& limili, & alcune ne fono,mediante le quali gli edifìtii fono infra loro diffe renti ; infino a qui riabbiamo trattato de gli ornamenti che a quelle prime fi affettano, al prefente tratteremo delli adornamenti di quefle altre,& queflo difcorfo ha te rà tanto grande vtilità in fé, che non che altro i dipintori accuratifsimi inue- fugatori delle cofe belle, confefferanno che e' non fia bene mancarne in mo- do alcuno.Sarà ancora tanto piaceuolc,non vò dir'pìu,bafta che non ti penti- rai d'auerlo letto,ma io no vorrei che tu biafiniaffi, fé eflendoci proponi nuo ui fini cominceremo a trattare la cofa da nuoui principii. I primi principii & ii le vie adunque ci fi dimoftrano affai bene,mediante la diuifione,il difegno, & la annotatione delle particelle quali la cofa in fé cófifte,Percioche fi come in. vna ftatua fatta di brozo, doro,& dargento cofi alla rinfufa,il Maefìro vi con fiderà altre cofe circa il peiò,& lo flatuario altre circa il difegno, & altri forfè altre cofe diuerfe;cofi noi ancora dicémo altroue,che quefte medefime parti jo dell'architettura bifogna che fieno talmente diuife,che habbino vn' ordine af fai comodo accio fi pofsino raccotare quelle cofe,che faccino a tal'eofa apro pofito. Daremo dunque hora fine a quella diuifione che principalmente con ferifee più alla leggiadria & alla gratia delli edifitii,che alla vttlita, o alla (labi lità loro. Ancor' che tutte le coli fatte lodi, talmente conuenghino infra di 35 loro, che vna che ne manchi in qual' fi voglia cofa, l'altre in la ftefla cofa non fieno lodate. Gli edifitii adunque fono o publici o priuati. Et i priuati & i pu- blici,fono,o facri,o fecolari. Tratterò prima de publici. Gli antichi coiioca- uano con grandifsima religione le mura delle citta dedicandole a vno Dio, che di loro haueiTe ad hauere la tutela.Ne penfauano che fi potefie mai fècon 4Q do il difcorfo humano da alcuno moderare tanto le cofe de mortali, che nel commertio & confortio delli huomini non fi ntrouafTe la cótumelia & la per lìdia ; & credeuano che vna citta,o per negligenza de fuoi,o per inuidia de vi cini/ufsi fempre vicina alli accidenti,& fottopofla a pericoli, non altrimenti eh' vna naue nel Mare. Et però credo io che eglino vfafsino fauoleggiando di dire che Saturno per prouedere a bifogni delli huomini,haueua già propo r iiii
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SOO DELLA ARCHITETTVRA
fli alle CtttH per capi alcuni Semidei, & baroni /che cori la prudcn'tia loro le
difendefsino, Conciofià che noi non folamente habbiamo infogno di mura, per difenderci ; ma habbiamo necefsità grandifsima del fauore delli Dii, & dicono che Saturno vsò di fare quello, accio che fi come ad vno armento di pecore non fi propone vna pecora, ma vn' pallore, cofi fi intendere che a gli t huomini ancora bifognaua proporre vn'altra forte di animanti, che fuffedi maggiore fapientia,& di maggior'virtùche gli huomini ordinarli; & però fo no le mura confecrate alli Dii. Altri dicono che dalla prouidentia di Dio ot timo & grandifsimo, b auuenuto che lì come gli animi de gli huomini hanno i Iorogenii fatali, cofi ancora gli habbino, i popoli., Non e marauiglià adun- i» que fé le mura dentro alle quali fi ragunauano & defendeuano i Cittadini^era no tutte confecrate. Et fé effendò per pigliare alcuna Città affediata,per non far'cofa alcuna contro alla Religione, inuocauano & cercauanodi placare con certi himni facri,gli Dii defenfori di efepregandoli che fi contentaffero di venirfene volentieri nel paefe loro. Chi è per dubitare che il Tempio non ij iìafacro,(i per rispetto d'altre cofe,fi per quella più che per altra che in elfo fi rende vna douuta reuerentia & honore a gli Dii, di tanti infiniti oblighi che la generatione humana ha con elfo loro. La Pietà è vna delle principali parti della giuftitia, & chi farà che non confefsi che effa Iuftitia daperse è dono di pio : & è ancora vna parte di Iuftitia congiunta alla difopra,degna & eccelle »• te & molto grata alli Dii,& perciò facratifsima, quella che noi vfiamo verfo gli huomini per conto di pace,& di tranquillità,métre che noi vogliamo che ciafeuno fecondo i meriti fuoi fia rimunerato. Et perciò per qual' fi voglia ca gione giudicheremo che i luoghi doue fi miniftri Iuftitia fieno confecratì al- la religione. Che diren' noi delle memorie delle gran' cofe che dedicate al- ^ la Eternità,!! lafciano a pofteri ; diremo certo, s'io non mi inganno,che tutte attenghino in qualche modo alla Iuftitia & alla religione. Habbiamo adun- que a trattare delle Mura,de Tempii de luoghi doue fi miniftra Iuftitia,& del le lafciate Mem orie ,fe prima però che noi ne trattiamo, diremo breueméte alcune cofe di effe cittadi da non fi douere lafciare in dietro. Renderà molto p gratiofa la regione & il fito,vna abbondantia di ediiìtii ben'diftribuiti,& ben' collocati in luoghi commodifsimi. Platone lodaua che la pianta & il fito du- na Città fi fcompartiffe in dodici parti,& in ciafeuna collocaua il fuo tempio, j& le fue chiefe minori. Ma noi ci aggiugneremo luoghi doue concorrino af- fai ftrade, & luoghi per altri magiftrati più minuali, fortihcationi,luoghi da 35 correrui,& per piazze,& per giuochi,& fé alcune altre cofe fono,che co que- jfle fi affaccino, pur che il fito da ogni banda fiorifea di abbondantia di cala- menti . Ma le Città certamente ne fono alcune grandi, alcune minori, come fono i Cartelli, & i Caftelletti. Gli fcrittori antichi hanno oppenione che le Città pofte in piano,non fieno molto antiche ; perciò fieno di manco autori- 4° tà che l'altre, perciò che e' credano che le fieno fiate fatte affai gran'tepo dop pò il Diluuio . Ma veramente che le Città in luoghi piani & aperti, & i Ca- melli in luogh i afpri & difficilijianno più del gratiofo & del diletteuole : nien tedimenoio vorrei che in quefte fi viaffe quello contracambio, che quelle, che fono nelle pianure fi rileuafsino alquanto da terra fopra vno colletto per \ . ritpetto |
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SETTIMO.
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rifpetto delle fporcitie, & delle immonditie ; & quelle che fono nelle mon-
tagne vorrei io che fufsino collocate in luogo piano, & vguale rifpetto alle ftrade & alli edifitii. A Cicerone pareua che Capua fuffe da anteporfi a Ro- ma,perche ella non era impiccata fu per i colli,ne interrotta dalle valli, ma i piana & aperta. AlefTandro lafciò di fornire la incominciata Città nell'lfola
del Faro, luogo certo per altro forte & commodifsimo,ma conobbe che el- la non vi fi poteua allargare di fpatio da diuentare grande. Ne penfo che qui fi riabbia da lafciare in dietro che il grandifsimo ornamento della città,èla moltitudine de cittadini. Io ho letto che Tigrane quando egli edificò la città io Tigranocerta, coftrinfe vnagrandifsima moltitudine d'huomini ricchifsimi
& honoratifsimi,ad andare con tutti i lor* beni ad habitaria, hauendo manda to vno editto,che tutte quelle cofe,che e'non vi conducefsino & fufsino ritro uate altroue, fufsino applicate al fifco . Quefto medefimo faranno volentie- ri da per loro i conuicini,& gli altri foreftieri,quando e'faperanno d'hauerui i$ aftàr'fani,& dilicatamente ci abbondantemente,^ infra gente ben coftuma-
ta. Ma arrecheranno principalifsimo ornamento alle Città, efsi fiti delle lira de,delle piazze,& di ciafcuno altro edifìtio,fe faranno condotti, conformati & collocati tutti commodamente & bene ciafcuno fecondo il bifogno : Per- ei oche tolto via l'ordine dalle co fé, non farà certo cofa alcuna, che dimoftri io d'ellere commoda,grata,o degna. Ad vna ben' coftumata & ordinata Città
dice Platone bifogna prouuedere per via di legge che non vi fi introduchino le delicature de foreftieri ; & che nell'uno cittadino fé non finiti i quaranta ao, ni, poiTa andar' fuori. Et che i foreftieri che per attendere alli ftudii faranno flati raccolti nella Città,poi che haranno fatto profitto, fene rimandino a ca- li fa loro . Et quefto fi fa perche egli accade che per contagione de foreftieri i Cittadini fi fdiméticano di di in di,di quella parflmonia, con la quale furono alleuati da lor' padri, & cominciano ad hauere in odio quelle vfanze & coftu mi antichi. La qual' cofa e potifsima cagione,che le Città vadino peggiorati do. Racconta Plutarco che gli Epidauri hauendo auuertito che i loro cittadi }9 ni diuentauano cattiui per il commertio che egli haueuano co gli Illirii, & im
parauano co i loro peruerfi coftumi ad innouare fempre qual' cofa nella loro città.infofpettiti per tal' cóto elefTono fra tutta la loro moltitudine vn'Cittadi no per anno Jiuomo graue & circófpetto,che andafle alli Illirici,& cóperaffe, & conduceffe tutte quelle cofe, che qual' fi voglia cittadino gli commetteffe. 35 In fomma tutti i fatui conuengono in quefto eh' e' vogliono, che e'fi habbia
vna grandifsima cura & diligentia,che la citta non fi corrompa per il corner* tio de foreftieri che vi capitano ; ne io penfo che e' fia pero da imitare colo- ro.che non vogliono che vi capiti alcuna fortejO qualità d'huomini. Appref- fo de Greci fecondo il coflume antico era vfanza di non riceuere dentro 4o nella citta; que'popoli che non erano in lega infieme, ne per quefto anche
inimici, fé taluolta e' veniflero armati per auentura a cafa 1W de l'altro, ma ne anche Scacciarli, & pero gli alloggiauano lungo le mura, non lungi dal Mercato delle cofe da venderfi,accio mediante quelle i foreftieri fi potefsino rinfrefeare, fé di cofa alcuna hauelTero di bifógno, & i cittadini potefsino fta re fi curi da pericoli. Ma io lodo veramente i Cartaginefi,percioche e' riceuc |
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9M DEtLA ARCHITETTVRA
uano dentro i foredicri ma non voleuano pero che egli haueffero cofi ógni
cofa a comune con i cittadinirl'altre drade per andare alla piazza,o al merca to erano comuni con i foredieri ; ma i luoghi più ripodi della città come gli Arzanali & limili non gli lafciauano non che altro vedere. Noi adunque ammaestrati da tali efempii, diuideremo la pianta della nodra Citta talmen- s te che non folo i foreftieri vi habbino le loro habiture feparate & commo- de per loro, & a Cittadini non feommode; Ma in modo ancora chei cit- tadini pofsino infra loro conuer£are,negociare, & habitare bene commoda- mente & con dignità fecondo il bifogno & grado loro.Renderà certo la cit- tà gratiofa, fé diuerfe botteghe d'artieri daranno in diuerfe drade & regioni t® in luoghi conuenienti & accomodati. Percioche nel mercato daranno be- ne gli Argentieri,i Dipintori gli Orefici.Oltra quelli gli Speciali, i Sarti,& fi- mili,& quelhjche fanno gli efercitii più onorati,ma ne luoghi pia lontani deb bono ftare le arti più fporche & più lorde ; il fetore de Coiai fi manderà ad dare lontano & verfo iettentrione, percioche da quel'luogo i venti vengono v di rado nella città,o tanto furiofi,che più predo volano che è pafsino. Saran- no forfè alcuni a chi piacerebbe più todo che le habkationi de Nobili fufsi- no tutte infieme libere & purgate dal mefcuglio della plebe. Altri vorrebbo- no più todo che tutte le regioni della città,fufsino cofi ordinate che per tutto fitrouaffero quelle cofe,di chefipub hauere di bifogno,&per quedo non re- to cufano che le botteghe ben' vili fieno mefcolate con le caie de Gmadini più hónorati,Ma di quedo fia detto a badanza, altra cofa fiafpetta alla vtilità, & altra alla dignità. Io torno al nodro propoftto. i %>i che pietre,<& come gr offejt debbino fare le miirtu. Et chi furono i primi a fabbri* **
care i Tempi/. Cap. IL Lodarono gli Antichi & mafsimo i Popoli di Tofcana che le pietre per
le mura fufsino grandifsime & riquadrate. Ilche gli Atheniefi ancora fé condo Temidocle vfurparono nel loro Pireo. Vcggonfi Cadella antichifsi- i° ine in Tofcana,& in quel' di Spuleto,& appreffo a Piperno in Campagna,mu rate di grandifsime pietre rozc, il qual' lauoro certo a me piace grandifsima- mente, perciò che tal'forte di muraglia, dimodra vna certa rigidezza della antica feuerità, che arreca alla antica citta non piccolo ornamento. Et io certamente vorrei che le mura delle Città fufsino tali,che fguardate dallo Ini a mico,e' fène fpauentaffe, & diffidatoli d'effe fene partiffe. Arrecano ancora feco maiedà i fofsi larghifsimi & profondi accodo alle mura, che habbino le ripe feofeefe, come dicono che erano que' di Babbillonia, che erano larghi cinquanta cubiti regii,& a fondi più di cento. Accrefce maiedà l'altezza & la gronezza delle mura "limili a quelle,che fi dice che fece Nino,Semiramidc & 4° Tigrane & la maggior'parte di tutti quelli, che hanno hauuto l'animo incli- nato alla Magnifìcentia. Nelle Torri & ne corridori delle mura di Roma ho io veduto pauimenti dipinti a Mufaico,& mura intonicate di cofe honoratif- fime,ma tutte le cofe non danno bene in qualunche Città. Le dilicatezze del le cornici,& delli Intonichi non fi ricercano nelle mura delle città,ma in cam bio
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bio di cornici efchino fuori alcune pietre alquanto più lauorate che le roze,
lunghe pofte a corda,& con Tarchipenzolo ; & in cambio di Intonichi ancor che i'afprezza della faccia fì dimollri alquanto più rigida, & quali minacce- uole, vorrei non dimeno che le pietre vi fufsino talmente congiunte infieme < fu canti,& con vguali linee di maniera, che murate non vi fi vegga mai alcu- na fé (Tura. Quello ci verrebbe commodifsimaméte fatto,fe noi ci feruifsimo del Regolo de Dorici,fimile alquale vfaua dire Ariflotile che bifognaua fuf- fi la legge : Percioche egli era di piombo & fi piegaua, Conciofia che hauen- do efsi pietre durilsime & difficili a maneggiarle,perdonando alla Ipefa, & al «° la fatica non le lauorauano tutte in fquadra, ma le murauano con ordini in-
certi,purche ciafeuna pofafle bene,perche ell'era cofa faticofifsima oltra mo- do il maneggiarle & porle apunto come tu voleui ne luoghi conuenienti.Ser viuanfi adunque di quello regolo che fi piegaua, & 1 accollauano & con elfo cingeuano il canto & i lati della pietra già murata,alla quale haueuano ad ac- iS collare l'altra, & del regolo coli piegato fi feruiuano per centina de falli che
poteuano riempiere i vani,de gli altri già murati, per conofeere con facilità i luoghi, ne quali potefsino commodamenté mettere le pietre che alle già mu- rate s'haueuano ad accodare .Oltra ài quello per rifpetto d'una certa reuere tia & dignità, vorrei io che & dentro & fuori atorno alle murafufsi vnalar- 10 ghifsima llrada,& che ella fi confecrafle alla publicalibertà; la quale non pò-*
tefTe eflere impedita da homo di qual' fi voglia forte,ne con follo, ne con mu ra,ne con fiepe,ne con arbucello alcuno, fenza gran1 pena. Hor torniamo a Tempii. Il primo che fabbricafTe Tempii, trouo io che in Italia fu il Padre Iano ,& però gli Antichi haueuano per vfànza di cominciare Tempre da la- m no ì preghi de loro facrifitii. Et Alcuni fono, che dicono che in Creta Gio-
ue fu il primo che fabbricafle Tempii, & per quello haueuano openione,che Gioue fulfe il primo Dio da eflere adorato. In Fenicia dicono che Vfone fu il primo che rizzafle fimulacri al fuoco & al Vento, & che edifìcafle Tem- pii .Altri dicono che Dionifio ciò e Bacco andando in India, nuouoóc fo- }• reitiere»nontrouandoin quelle Regioni alcune cittadi, poi chevihebbe
fatte le Città, vi fece ancora i Tempii, & vi ordino certi modi di religione. Altri dicono che in Achaia,Cecrope fu il primo che edificafle il Tempio al- la Dea Opi,& gli Arcadi l'edificarono a Gioue . Et raccontano che Inde, la quale ancora fu chiamata Dea Legifera, per eflere fiatala prima infragli 35 Dii,che haueiTe ordinato che fi viuefie mediante le fue leggi * fu la prima an-
cora che fece Tempio a Gioue & a Giunone fuoi progenitori^ che pofe Sa cerdoti alla cura di quelli. Ma come fatti in quella età apprelìb a guài'fi vo^ glia di colloro fufsino i Tempii,non fi sa cofi bene. Io crederrb facilmente che fufsino Umili a quellojche era nella Fortezza di Athene,o a quello, che a 40 Roma era nel Campidoglio.Conciofia che elTendo ancora la città florida, e*
l'haueuano coperto di paglie & di canne ; efprimendo in queilamodo quel la priflina parfimonia de loro antichi padri .Ma poi che le ricchezze de Re, & de gli altri Cittadini gli perfuaderon'che fufsi bene che egli honorafsino le flefsi, & le città Ioro,con la grandezza delli edifitii, parfe loro cofa brutta che le cafe delli Dìl non hauefsino ad auanzare di bellezza in qualche colà j |
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le habitationi delli huomini;& fece in breue tépo la cofa tanto progreffo che
ne fondamenti d'un* Tempio,effendo la Cittade per ancor' maffaia & flretta nello fpendere,il Re Numma confumb quattromila Libbre d'Argento.Io cer to grandemente lodo l'imprefa di con* fatto Principe, percioche egli hebbe coniideratione & rifpetto-,& alla dignità della Città,& attribui molto alla re- , uerentia,chc fi deue alli Dii,da quali certo domarne riconofeerc il tutto. An- cor che e' ila fiata openione di alcuni, che fono (lati reputati (aui, che e' non fuffe bene confecrare ne dedicare Tempii alli Dii, & dicono che andando dietro a tale oppenione Serfe abbrucio i Tempii della Grecia,parendoli ma- le che i Greci haueffero rinchiuil gli Dii entro alle mura, a quali debbono Ie effere aperte tutte le cofe,& a quali il Mondo ha aferuireper tempio, ma tor niamo ai noitro propoli to. Con franto ingegno,cura, &diligent'uft dehha collocare>n Tempie, &*adornare ; a
quali %>if& domfiha a porret& de yartf modi defacrifitij. (jtp* III. %i IN tuttal arte del fabbricare no è cofa alcuna doue bifogni funere maggio-
re ingegno,cura,indu(lria,& diligentia,che nel porre & adornare vn'Tcm- pio,perche lafciando (lare che vn' Tempio certo benfatto, & bene adorno Sa veramente il maggiore & il principale ornamento che habbiavna Città, t9 egli certo e pur* veramente la cafa de gli Dii. Et fé noi adorniamo., & paria- mo diiicatifsimamcnte le cafe doue hanno ad habitare i Re& gli huomini, grandi, che faren'noi a quelle de fuperni Dii?i quali vogliamo che inuocati venghino a noftri facrifitii, & efaudifehino le noftre preci & le noflre orario- ni ; che fé bene gli Dii non (limeranno quefle cofe caduche, da gli huomini ^ (limate affai, (1 moueranno non dimeno dalla purità delle cofe fplendide, & da quella veneratione & reuerentia,che (1 harà verfo di loro.Certamente che per indirizzare gli huomini alla pietà,fono molto a propodto i Tempii i qua li dilettino Sommamente gli animi & gli intrattengnino con gratia, & mara- uiglia di fé lleffi . Vfauano di dire gli Antichi che all'hora fi rendeua honore ,e alla Pietà quando che (i frequentauano i Tempii. Et perciò vorrei io che nel Tempio fuffe veramente tanto di bellezza che e' non fene poteffe imagi- tiare in alcuno altro luogo alcuna maggiore, & vorrei che e' fuffe da ogni par te cod ordinato che e' porgeffe a que' che vi entrano dentro flupefatti,fpauen to ; per la marauiglia delle cofe degne & eccellenti ; & che a gran'pena fi ri- jj tcneffero, che non dice (fero con marauiglia alzando la voce quelle certo è- luogo degno di Dio. Strabone dice che i Milefii feciono il Tempio tanto grande che per lafua grandezza non lopoterono coprire di tettoniche io non approuo.l Samii fi gloriauano d hauere vn'Tempio maggiore di tutti gli altri. Non mi difpiace già che e' (1 debbino collocare talmente che à granfa 4« tica (1 pofsino accrefeere. L'ornamento certo è vna cofa infinita, & tempre ne Tempii ancor'piccoli rimane qua!' cofa che e' ti pare che & vi fi poffa, & vi fi debba aggiugnerc. Nondimeno a me piacciono affai quei Tempii che iècondo la grandezza della Città, tu non gli defiderereili maggiori, & infra l'altre cofemi offendeaffai la fmifurata grandezza de Tetti. Ma fopra tutto defidero
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defidero che nel Tempio fia queflo ciò e che tutte quelle cofe che ti fi appre
Tentano dinanzi agli occhi, fieno talmente fatte che tu habbiaad hauere dif- ficulta a deliberare le e' farà da lodare più l'ingegno & l'artificio dd Maeflro, o Io fludio de Cittadini,in hauere ordinato, & dedicate in elio Tempio colè < fingularifsime & eccellentifsime . Et fé le medefìme cofe fi affaranno più alla
grafia & alla Ieggiadria,o pure al douere eflere eterne,alla qual'cofafi in tutte raltre fabbriche & publiche & priuate,fi mafsimamente nell'edificare i Tem pii,fi debbe di nuouo & da capo hauere cura oltra modo diligentifsima.Perm- eile egli e certo ragioneuole che le tante fatte fpefe,fleno fortifsime da regge ,0 re contro a tutti gli accidenti accio che elle non fi perdino.Et credo io che la
antichità non arrechi manco autorità, che fi faccia l'ornamento degnitàa Tempii. Magli Antichi ammaeflrati dalla difciplina de Tofcani,non giudicarono che e'fuffe beneflatuire in ogni luogo Tempii a tutti gli Dii, perciochegiudicarono chefufsi bene che dentro al circuito delle Murali : jj douefsino collocare i Tempii a gli Dii della Pace,& della Pudicitia, & alli al
tri che fufsino auuocati & Tutori delle buone arti. Ma à quelli Dii auuocati de Piaceri,delle Inimicitie,& delli Incédii come Venere, Marte.,& Vulcano, giudicarono che fleflìno meglio a collocarli fuori delle Mura. A Vefla, a Gioue,& a Minerua (da Platone chiamati i Defenfori delle Città) gli colloca *• uano in mezo del Cartello & della Roceha,a Pallade auuocata delauorati,&
a Mercurio alquale facrificauano i Mercatanti di Maggio,& ad Ifide gli collo cauano nel Foro; a Nettunno fopra il Lito del Mare, & a Iano in cima de più alti Montijad Efculapio collocarono il Tempio nellìfola del Teuerejpercio che e' giudicauano che la principal' cofa, di che hauefsino ad hauere bifogno 15 gli ammalati fufTe l'acqua ; In altri paefi dice Plutarco che egli erano foliti di
collocare il Tempio a quello Dio fuori della Città, per efTerui l'aria miglio- re. Oltra di queflo penfauano che a varii Dii,fi hauefsino a fare, & conuenif- feno varie forme di Tempii : percioche lodauano che al Sole & a Bacco era bene di farli tondi. Et Varrone diceua che il Tempio di Giouc era bene che jo in alcun- Iato fuffe fcoperto,conciofia che egli e quello, che apre i femi di tut-
te le cofe. Alla Dea Vefla penfando che ella fufle la terra faceuano il Tem- pio tondo come vna Palla. A gli Altri Dii fuperni fi poneuano con gli edifì- tii foileuati alto da terra. Alli Dii Infernali gli faceuano fotto Terra,& a Ter reflri gli poneuano a piano. Auuenne ancora accioche io cofi Io interpetri 55 chea varie forti di facrifitii trouarono varie forti di Tempii. Percioche altri
bagnauano gli altari di Sangue,altri con Vino, & con vna Torta faenficaua- 110 . Altri di giorno in giorno il dilettauano di nuoui modi. Poflumio fece aprcifo de Romani vna legge che fopra il tuoco con che gli abbruciauano i corpi nò fi fpargciTe Vino,& perciò gli Antichi no erano foliti fàcrificare co 40 vino,ma co latte.Nel Mare Occeano nellìfola Hiperborea doue dicono che
nacque Latona, era la Citta Regale confecrata ad Appollineji Cittadini del- la quale per effer' foliti a cantare ogni giorno le lodi del loro Dio,erano quafi tutti fonatori di lira . Truouo in Teofraflo Sofifla che nella Morea erano fb liti fàcrificare al Sole & a Nettunno con ammazzare vna formica. Alli Egit- tii non era lecito placare i loro Dii con alcun'altra cofa dentro alle lor' città |
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faluo che con le orationi,& per poter'facrificare a Saturno, & a Serapi con le
pecore,collocarono i lor Tempii fuori della Cittade. Mai noftri comincia- rono apoco apoco a feruirli delle Bafiliche,per facrifìcare, & feciono quello fi perche e' fi erano auuezzi da principio a ragunarfi&a ritrouarfi infiemc nelle Bafiliche de Priuati ; fi ancora perche in quelle fi collocano gli altari fu- fo alto in cambio del Tribunale con gran' maieità & attorno a gli Altari an- cora s'accommoda eccellentemente il Coro. Il reflante della Bafilica come fono le Naui, & il portico parte lìauaiK) apparecchiate a feruire a chi pafleo-- giaua, & parte a chi ilaua attento a facrirltii .^Aggiungeuacifi che la voce del Pontefice mentre che egli parlaua fi comprendeua meglio in vna Bafìlica co ipalchi di legname, che non faceua ne Tempii in volta, Ma di quelle cofe tratteremo alrroue,faccia hora a noftro propofitó che e' dicono che a Vene- re^ Diana,alle Mufe, alle Nimphe,& alle Dee più dilicatefi debbono dedi- care Tempii,che con lo effer' loro vadino imitando quella Virginale fchict tezza, $ quef fiore della loro età giouenile, Ma ad Ercole,a Marte,& a gli al- tri Dii maggiori, fi hanno adedicare Tempii di forte che fi habbino ad arre- care dietro per la grauità loro Autorità, più tolto che gratia per la loro bel- lezza. Vltimamente quel' luogo doue tu barai a collocare vn' Tempio, bifo- gpa che fia luogo celebrato,Illuftre ( & come fi dice ) fuperbo,& expedito da ogni contagione di fecolari ; perciò habbiadinazi vna fpatiofa & deo-na piaz ;za,& fia accerchiato di ftrade larghifsime,o piuprefto di piazze grandifsime lalmcnte che da ogni banda fia bello a vedere, |
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pelle pani firme & figure de Tempij^ de le Qtppeìle, & doue fi debbino
collocar^, Qtp, Il 11. |
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E parti del Tempio fono due,il portico, & la parte di dentro ; ma fono
in quelle molto differenti. Percioche i Tempii alcuni fono tondi,a!cuni quadrati, & alcuni finalmente di più ùccc . Vedefi manifefto che la Natura ,o fi diletta delle cofe tonde,conciofia che le cofe che fi conducono,!! venerano o fi fanno mediante la Natura fon tonde. Ma che bifogna che io racconti le ftelle,gli alberagli animali,^ i nidi loro, & fimili altre cofe di quello mondo, da che ella volle che tutte fufsino tonde. Veggiamo ancora che la Natura Ci e dilettata delle cofe che hanno fei facce. Percioche le Pecchie i Calabroni, # & ogni altra fpetie di Vefpe che tu ti voglia,non hanno imparato a fare quel- le loro ftanzette ne loro Teatri, mai d'altro che di fei facce. Termineremo convn'cerhio vnofito tondo dW Tempio ; Ne Tempii quadri vfarono gli Antichi che la pianta fuile vna meza volta più lunga che larga. Altri Iu- faronoil terzo più lunga che larga. Et altri volfono chela fulTe luno-a due 4* larghezzejma in quelle piante quadrate farà grandifsimo difetto di bruttez- za le le cantonate non faranno tutte in fquadra. Gli antichi nel farli di più facce, gli faceuano, o di fei, o di otto, o veramente di dieci facce ; Di tut- te quelle cofi fatte piante è dinecefsità, che i loro angoli fi terminino den- tro ad va'cerchio & da quello, e forza fi tirino diritti, percioche ilmezo diametro
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diametro di coli fatto cerchio, farà vna faccia delle fei che in detto cerchio
noflbno entrare |
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Et fé tu tirerai dal centro linee diritte, che taglino apunto nel mezo tutte
le fei faccie della fatta pianta,vedrai manifeflo, che modo tu habbia a tenere a fare vna pianta di dodici faccie, & dalla pianta delle dodici faccie,il modo da farla di quattro,& da farla di otto ancora. |
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Ecci non dimeno vn'altro modo molto più facile a diiègnare le piante di
otto faccie, Percioche difegnato vn quadro di lati vguali,,& ih fquadra,tirerò i diametri da qual* s'è l'uno de canti di quefto quadrato, & dal punto doue fi interfegano in mezo tirerò vnJ cerchio aprendole fefte per quanto porta il mezo diametro che abbraccierà per tutto i Iati del quadrato jdiuidérò poi vno de lati del quadrato & tirerò dal centro per efTa diuifione vna linea nella f ii
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circunfcrentia del cerchio , che da ella alla cantonata del quadrato ti darà a
punto la ottaua faccia,chc può entrare in detto cerchio. |
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Caueremo ancora vna pianta di dicci facce dWccrchio in quello modo.
Difegnercmo duoi diametri in vn' cerchio che fi interfeghino fun l'altro in {{quadra, 6^ dipoi diuideremo vn* mezo di qual' fi voglia di quefti diametri, jfr^arti due v£uali, & da quella diuifione tireremo vna linea diritta allo info- ia alK tefta dell'altro Diàmetro, che verrà a fchiancio ; fé di queda linea a fctóatido tutte Ietterai tantó.quanto è il quarto d'uno de fatti Diamctri,il re- dante di detta linea farà la decima facciata che pub entrare in detto cerchio. |
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porta. Et fé pure ti piacerà di farui dalle bande più cappelle, ne Tempii qua-
dranguli non daranno certo male,in quelli che faranno il doppio più lunghi che Iarghi,& in quedi non fenc debbe fare più che vna per lato. Et le pur tu ve ne volefsi più, faranno più conuenienti che le vi fieno in caffo che in pan. Nelle piante tonde,& coli in quelle che faranno dunoltc facce (fé però mi e > lecito |
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lecito chiamarle con") vi il faranno molto commodamente gran'numero
di cappelle, fecondojlnumero delle facce, collocandone vna per faccia,o in vna lì, & in vna no, a ricontro l'una de l'altra. Nelle piante tonde fo- rammo molto bene lei cappelle & otto ancora. Nelle piante di più faccie < bifognaauuertirechele cantonate fieno conformi, & corrifpondenti l'una
a l'altra. Le cappelIe,o elle haranno del quadro,o elle haranno del tondo. Se in teila d'un' Tempio fi haràafare vna cappella fola, farà molto lodata quella che farà meza tonda,& doppo quefta quella che farà in i/quadra. Ma fc tu harai afare gran'numero di cappelle, farà certo cofa molto gradata 10 Te elle fi faranno vna parte quadra, ci vn'altra parte tonda, che a vicenda il
corrifpondino con le faccie l'una a l'altra. L'entrate delle cappelle difegnale in quello modo.Qiiando tu harai a fare vna cappella fola in vn' tempio qua- drangulare, diuidi la larghezza del Tempio in quattro particelle quali ne la fcierai due per la larghezza della cappella. Et fé pure tu vorrai vno fpatio 15 maggiore,cliuiderai la larghezza ti difsi in fei parti, & lafcerane quattro alla
larghezza della cappella.Et in quello modo quelli adornamenti che ci il han no ad applicare come fono colonne,fineflre,o fimili, fi accomoderanno a lo- ro luoghi cómodifsimaméte.Et fé atorno a quella pianta tu harai a fare mol- te cappelle,potrai volendo fare quelle che verranno nelle faccie da lati, della ao medefim^grandezza che la cappella principale.Ma io vorrei haucrriipetto
alla dignità della principale, péro mi piacerebbe che ella fufie maggiore del l'altre la duodecima parte. Ecci ancora quell'altra differenza nelle piante de Tempii quadrangulari, che fé la cappella principale farà fatta di linee vguali ciò è quadra apunto,non farà biafimata, ma l'altre cappelle vogliono effere il n doppio più larghe che non fono dal petto alle rene. Il fodo delle mura cioè* -^
quelli oliami dello edificio che nei Tempio diuidbno l'una cappella da l'al- tra ,non vogliono efiere punto men'grofsi che perla quinta parte del vano, che infra di loro rimane, ne più grofsi ancora che per il terzo,o quado tu gli voleri fare molto grofsi per la metà . Ma nelle piante tonde,fe le cappelle fa- j1 30 ranno fei, farai che il fodo ciò cTofiame che refta tra l'una cappella & l'altra
fia per la metà del vano, & fé vi haranno a efiere otto cappelle fa che^infra lo ro & maxime ne Tempii grandi tanto fia il (bdo,quanto il vano della càppel, I; | la;rna fé vi haranno a efiere più & più faccie,faccinfi per il terzo del uàno dcl='-*"*** le cappelle. In alcuni tempii fecondo il coflume de Tofcani,fi hanrto a fare $ da gli lati alcune non dico naui grandi, ma al quanto minori, che fi fan^io in
quello modo.Egli vfarono di fare vna pianta che fufle vn' fello più lunga che larga,della lunghezza di quefto Tempio airegnauano due delle fei parti al portico che feruitle per antiporto del Tempio, il refiante diuideuanointre parti che hauefsino a feruire a tre larghezze delh andari o cieli delie volte ; 40 diuideuano ancora la larghezza del tempio in dieci paniere delle quali aiTe-
gnauano da mano delira alla naue minore,& tre a quella della mano fimflra, & le quattro altre parti afiegnauano allo ipatio del mezo per palleggiami. In teila del Tempio, & cofi ne mezi di amenduo gli lati jJcIle naui aggiggneua- no le cappelle,& le mura rincontro alli andari, o cicli delle volte faceuano grolle per il quinto del vano del loro interuallo. s f iii
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Velie Loggu, & Vortìchi del Tempio, delle entrate delBJcaglioni,. & de Vanì & delìi
Jjiatijdiefi. {/$. V. H Abbiamo infino a qui trattato delle piante di dentro; ma i Portici inan
zi a Tempii quadrangulari, o e' faranno alla facciata dinanzi, o vero a quella di dietro & a quella dinanzi a vn* tratto, o e' faranno per tutto allo in- torno . Da quella banda che la Tribuna fportaiTe infuora non vii! farà por- tico . In neffunluogo certo fi debbe fare il portico più corto ne Tempii qua- drati che fi fia l'intera larghezza del Tempio & in nefiW luogo ancora più io Iargo,che per il terzo della fua lunghezza. Ne portici che fono dalli lati del
Tempio, difcoftinfi le colonne dalle mura della volta per tanto fpatio quan- to è da colonna a colonna.ll portico di dietro imiterà qual'tu ti voglia di quc fli,che noi riabbiamo racconti. A Tempii tondi o noi gli faremo il portico atorno atorno,o veramente gli faremo vno fol' portico dalla parte dinanzi, ij in qual' fi fia l'uno quanto alla larghezza, terremo lo ordine che fi cauerà de
Tempii quadrati,& queiti non fi fanno mai in neiTun'luogo fé non di quattro faccie : ma la lunghezza loro farà, o quanta tutta la larghezza della pianta di dentro,o cederà della ottaua, o finalmente non farà mai in luogo alcuno più corta che il quarto . Haueuano gli Ebrei anticamente per la legge de loro pa »o dri ad hauere vna citta facra & principale in luogo opportuno & commodoj
& in quella vn'Tempio folo,& vn'folo Altare di pietre non lauorate amano, ma come le veniuano ragunate,pur*che fufsino bianche,& pulitifsimejno vo- leuano che nel Tempio fi fallile per gli fcaglioni, & perche vn' popolo co vn* folo confenfo, & con vn'medefimo modo & ordine di religione dedicata a k vn5 folo Dio,da quel1 folo era faluato & difefo ; Io non lodo neTuna,ue l'altra
di quelle cofe , percioche la prima è cofa molto aliena dall'ufo, & dalla com- moditàdeglihuomini,& mafsimo di quelli, che vanno Ipefio nel Tempio come fono le Vecchierelle,& gli Infermi,& quefla altra fi difcofta molto dal la Maiella del Tempio. Ma quel che io ho vifto in alcuni luoghi come a 30 Tempii facri fatti di poco da noftri vecchi padri, a quali fi falga alla foglia
per alquanti gradi,& quindi poi per altrettanti i\ fcenda al pauimento del pia no facrato, non diro che fia vna fciocchezza ma non so già vedere perche fé lo faceffero. Ma al parer' mio vorrei che la pianta de portici & di tutto il tem pio, conciofia che cio,e molto degna cofa ruffe dal refto del piano della citta $5 alquanto rilieuata. Ma fi come in vno animameli capo & il piede,& qualun
che membro fi hanno a rapportare a l'altre membra,& a tutto il reflo del cor po,cofi ancora in vno edifitio, & mafsimo in vn' tempio fi hanno a conforma re,& a corrifpondere tutte le parti del corpo,talmente,che elle fi corrifpodi- no,che prefa vna di quaf fi voglia di eiTe., tutte l'altre parti con eifa fi pofsino 40 mifurare commodamente. In quefto modo truouo che la maggior parte de
buoni Architettori Antichi fi alzarono con l'altezza della pianta del tempio fecondo la largheza di elfo Tempio : Percioche e'diuifonola larghezza in fei parti, vna delle quali poi ne adeguarono all'altezza della pianta o del rilie uamento da terra. Et alcuni furono che ne Tempi maggiori volfono che ella fi alzaffe per la fettima parte & ne grandifsimi per la nona. Il portico di iua f iiii
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natura e fatto dWfolo comiitouato muro, & da gli altri lati con i vani aperti
concede di fé largo paflaggio. Et perciò bifogna confiderare di che forte di vani tu ti vuoi feruire.percioche egli ci é vna forte di vani di colonnati, doue le colonne lì mertono alquanto più diffranti,& alquanto piularghe;& vn'altra doue l« fi mettono più vicine & più ferrate l'una con l'altra.In qual s'è l'una di * quelle forti fono alcuni difetti. Percioche ne colonnati più radi ,rifpetto a gran'vani fé tu vi vuoi mettere vn' Architraue e'fi fpe zza nel mezo;& fé tu vi vuoi fare vn' arco,non fi accommoda cofi facilmente (oprale colonne;ma ne colonnati più folti, & più fpefsi s'impedifeono le vie, le vedute, & i lumi, & perciò fi è ritrouato vno altro certo modo infra quelli mezano, che fi chia- «a ma eccellente,che prouede a difetti di quelli, ferue alla comrnodità, & è più che gli altri lodato. Et pofsiamo di quelle tre forti rimanere fati sfatti, ma la indulìria delti Architettori,^ de Maeilri, medefimaméte ne ha aggiunte due altre forti, dellequali io in quello modo ne giudico. Porle che mancandoli quantità di colonne per la larghezza della pianta fi difcoiìarqno da quella ot «s tima mediocrità,& imitarono i vani più larghi, & quando per auentura haue uano abbondantia di colonne,parue loro di metterle più folte, che quella al- tra volta, fi che cinque fono le maniere delii intcrualli tra colonna & colon- na,! quali chiameremo in quello modo radojfpeiTo^eccelIentejmenVado^piu fpelTo, Oltra di quello credo ancora che egli accadefle che per non hauerc ** efsi Maeflri in alcuni luoghi comrnodità di lunghezza di pietre fulshio forza ti a fare le colonne più corte, & conofeiuto che quella loro opera cofi inco- minciata , non haueua del gratiofo, feciono fotto dettexolonne muricciuoli per hauere quella altezza dell'opera che fufle condecente. Percioche dalla confideratione & dal rifguardare delle fabbriche haueuano ritrouato chele »t colonne ne portici non hanno grafia fé elle non fono (late fatte con propor- tionata mifura di grofiezza & di altezza : & infegnano in quello modo quel che bifogni per far' quello.i vani fra le colonne vogliono eiferc in caffo, & le colonne non le por'mai fé non pari; quel vano che ha a corrifpondere alla porta, fallo alquanto più largo che gli altri ; doue i vani hanno a edere mino j» ri,mettiui colonne più fottili; ne vani più larghi feruiti delle più grolle; Et pe- rò andrai moderando le groflezze delle colohne,da gli interualli;& gli inter- valli dalle groflezze in quella maniera mafsimo. Perciò ne colonnati fpefsi, fa che i vani fra luna colonna & l'altra non fianopiu flretti che vna volta & mezo per lagroflezza della colonna, ne colonnati radi non fieno più che tre }* groflezze & tre ottani della tua colonna. Ne colonnati eccellenti due grof- (ezze & vn' quarto, & nelh più fpefsi due, nel manco radi tre. Ma que' vani, che faranno infra luna colonna, & l'altra nel mezo de loro ordini,faccinfi al- quanto più larghi che gli altri, ciò e più il quarto,che cofi ne infegnano loro. Ma noi habbiamo conofeiuto dalle mifure delli edifitii antichi,che quelli co- <p fi fatti vani del mezo,non fono (lati polli da ogni banda con quelle regole. Percioche ne colonnati radi nefluno de buon' maeilri gli fece mai il quarto più larghi ; anzi la maggior*parte gli feciono per la duodecima parte più,con fauio configlio inuero accioche vn' dishoneflo architraue, nò fi reggendo da per se per la fua lunghezza non fi ipezafle. Molti finalmente ne gli altri co- lonnati |
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lonnati la pofono dun'fefto più,& in oltre non pochi d'una duodecima parte
più & mafsimo ne colonnati che noi chiamiamo eccellenti. Pelleparti de (olonnati & de CdpiteUii&t delle forti lord, £dp. TJI.
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POi che faranno fermi i vani,fi hanno a rizzare le colonne,dalIe quali hati
no a cflere rette le volte, o le coperture. Grandifsima differentia certo è fé tu hai a rizzare Colonne,o veramente Pilaflri, & fc fopra i vani tu ti vuoi feruire d'architraui o pure di Archi. Ghi archi & i Pilaflri Hanno molto be- io ne ne Teatri ; & nelle chiefe ancora non fono difeonuenienti gli Archi ; ma
nelle opere de Tempii più eccellenti che l'altre, non fi veggono mai portici fé non con gli Architraui. Di queflo habbiamo a trattare. Le parti de Co- lonnati fon' quefle,il Zoccolo dabaflb, & fopra quello la bafa,fopra la bafa la colonna,dipoi il capitello,& poi farchitrauc, poi il fregio con il quale lì ven- 15 ga a terminare & a coprire le tede de gli architraui, nel l'ultimo poi è la cor-
nice . Giudico che fia bene cominciare da capitelli mediante i quali fi varia no grandemente i Colonnati. !n quello luogo prego io coloro che copia- no quello mio libro,che e'fieno contenti fcriuere i numeri che noi adopere- remo con lettere a queflo modo ciò è dodici,venti,quaranta & non con i ca- io ratteri X11. X X. X L. La nccefsità ne ha infegnato porre i capitelli fopra le co lonne, accio che fopra di loro i pezzi delli Architraui fi congiunghino infie- me.ma pareua brutto quel'legno cofi rozo da riquadrarfi, Furono adunque da principio apreflb i Dorici fé noi crediamo pero ogni cofa a Greci,alcuni, che andarono inuefligando,che e' fi doueffe imitare vn' certo che fatto a tor- »* nio,che parefle quafi vna tazza pofla fotto a vn' coperchio quadro & perche
ella pareua loro troppo diacciatala folleuarono allungatola alquanto di col lo. Gli Ionici veduto il lauoro de Dorici lodarono la tazza nel capitello,ma n5 piacque già loro vederla cofi fpogliata ne con il collo tanto lungo, & per queflo vi aggiunfono due feorze d'albero che pendeuano di qua & di là, & jo rauolgendofi a guifa di cartoccio abbracciauano i fianchi d'efia tazza. Succcf
fono dipoi i Corinthii,& di ciò fu inuentore Cailimaco,alquale non piacque come a cofloro le Tazze fliacciate,ma hauendo veduto ad vna fepoltura d'u na fanciulletta vn'vafo molto alto,coperto & pieno atorno di foglie nateui di Acanto,gli piacque molto, Tre adunque furono le maniere trouate de capi- $! telli. Il Dorico ancor' che io truouo che queflo medefimo haueuano pri-
ma in vfo i Tofcani antichi ; il Dorico dico lo Ionico & il Corinthio. Et che altra cagione credi tu che fia del f itrouarfi vn' numero infinito di capitelli va rii & che non fi fomigliano,fe non che con grandifsima cura, & diligentia fo- no {lati fatti & trouati da coloro, che fi fono ingegnati di ritrouare fempre 4* cofe nuouc. Niente di manco non fene vede neiìuno che fia meritamente
da eflerc lodato più di quelli, eccetto però che quel' folo (accio che noi non dichiamo pero d'hauere hauuto ogni cofa da foreflieri ) che io chiamo To- fcano,o vuoi compofito, percioche alla bellezza di quello de Corinthii vi fi aggtunfero le dilicatezze delli Ionici,& in cambio di manichi vi fi mefiWcar tocci auuolti che pendono,opera molto grata, & molto lodata. Le Colonne |
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poi che hauefsino a corrifpondere alla eccellentia del lauoro le faceuano in
quello modo. Percioche e* didono che a capitelli Dorici fi conucniuano co lonne,che fufsino lunghe da alto a bailo fette volte quanto era la colonna da baffo. Alli Ionici che la fuffe lunga per otto tede. Et a capitelli Corinthii meffono fotto colonne, che fufsino per noue tefte quanto è la loro groilezza * dabaffo . A tutte quelle colonne piacque loro di mettere le bafe d'una me- defima altezza,ma di di(cgno,& di lineamenti variate,che piu?elle furono di lineamento difsimile in tutte le parti niente dimeno nel modo de le colonne furono molto limili. Percioche il difegno delle colonne,del quale trattam- mo nel palTato libro, & gli Io«ici,& i Corinthii & i Dorici lodarono & con- w> uennono in quello che fi doueffe imitare la Natura, ciò òche il dacapo delle colonne fempre fuffe più fottile che il da piede ; Furono alcuni, che diffono che le fi doueuano fare il quarto più grolle da piede,che da capo. Altri co- nofeendo che le cofe vedute perdono fempre di groilezza, come tu ce le di- feofti d'una occhiata,vollono & certo con gran configlio,che le colonne, che ij hanno a effere molto lunghe fi facefsino alquanto più groffette da capo che le corte,& le dileguarono in quello modo.La groffezza dabaffo della colon- na quando ella ha da effere quindici piedi fi ha a diuidere in (ci parti, cinque delle quali hanno a feruire per la groffezza da capo. Ma la colonna che ha a effere lunga da quindici a X X. piedi, diuidendoiì la fua groffezza da piedi in io tredici parti, diafene vndici alla groffezza da capo;& quelle che hanno a paf- fare da X X. piedi a X X X. debbotf dabaffo effer grolle lètte parti, & da capo fei,a quelle dipoi da X X X. a X L. delle X V. parti del baffo della colonna ne affegnerai XIII. alla groffezza da capo;finalmente quelle, che arriuano a L. piedi fiano da piede otto, & da capo fette parti, & coli fi debbe difeorrere & »* con proportione ordinarle,chc quanto la colonna farà più lunga, tanto fi la- fei da capo più groffa, fi che in Ci fatte cofe le Colonne conuennono tutte in- fieme,ma io non truouo già nel mi(ùrare,che io ho fatto delli edifùii,chc quc ile cofe fufsino da Romani coli apunto offeruate, 1)e lineamenti Mie colonne & delle loro parti, Ve la ba/k, Malocchi, cduettijbaftonci*
ni,eDddo,& deldifègno de membrifafeid,grado, baHonetofune3 funicella\canalettoto vuoi cauetto goletta &ondtu. CaP. Vii. REplicheremo adunque quafi quelle medefimc colè del difegno delle co- a
lonne, che fi trattarono nel paffato libro ; non con quel' medefimo ino- dorila con vn* modo certamente vtile . Io piglierò adunque vna di quelle co- lonne che i noftri antichi vfarono di mettere nelle fabbriche publiche,laqua- le fuole effere la mezana infra le grandi,& infra le piccole, che la ffatuifcono dfXX X.piedi,Il maggiore diametro di queffa pianta adunque diuiderb io in 4° noue parti vguali, delle quali ne adeguerai otto al maggior' diametro del col larino da capo, farà adunque la proportione di quefle come è dal noue allo ottojaquale i Latini chiamano fefquiottaua ; & conia medefima proportio- ne faro io che fia il diametro del collarino dabaffo al fuo tiramento ; percio- che la pianta farà noue, & il ritiramento otto : dinuouo farò ancora che dal diametro
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LIBRO SETTIMO. 215
diametro del collarino di fopra al Tuo ritiramento fìa la proportìone che i La
tini chiamano fefquifettima ciò e da otto a fette. Hor vengo a lineamenti de membri in quello,che fono difTerentiati,nelle bafe fono queflì membri,il da- do,i mazzocchi, & i cauetti, Il dado è quella parte quadra che ftà da baffo, la , quale io chiamo coli perche ella e per ogni verfo quadra come vn' dado iìiac ciato ; i mazzocchi fono que' guancialetti fopra 1W de quali fi pofa la colon- na,*^ l'altro pofa in fui dado ; il cauetto è quella parte cauata in cerchio all'in dentro che ftà tra duoi mazzocchi comme la girella nella carrucola; tutto il modo,& lordine del mifurare quelli membri lo cauarono dal diametro del- ,0 la pianta della colonna,& i Dorici da principio l'ordinarono in quefla manie ra. Feciono la bafa alta per la metà della groffezza della colonna dabaffo, & voltano che il Dado fuffe da ogni bandalargo quanta vno diametro & me zo della colonna da baffo il piu,& il meno vn* diametro & vn' terzo : Diuifo- no l'altezza di tutta la bafa in tre parti,vna delle quali ne affegnarono all'altea ,t za del dado. Fu aduquela altezza di tutta la bafa tripla alla altezza del dado, & la larghezza del dado ancor tripla alla altezza della bafa, oltre al dadodi- uifono il redo della groffezza de la bafa in quattro parti, delle quali la parte difopra affegnarono al mazzocchio di fopra,dinuouo quefreflante che rima neua infra il mazzochio di lopra & il dado di fotto, Io diuifono in due parti, »o l'una delle quali dettono al mazzocchio di fotto,& l'altra di fopta fcauarono per cauetto che reffaffe fbppreffato da l'uno mazzochio & da l'altro j il cauec to è fatto d'un'canale incauato & di due intaccature che accerchiano atorno a torno il cauetto ; all'intaccatura affegnarono la fettima parte,& il refto inca uarono. In ogni edificamene dicemmo che bifogna auertire che quelle co- sti l'esche fi murano pofino fu!fodo,Non faràfodofeil tuo piombo cadendo dal pie de la polla pietra trouerrà nel fuo diritto alcuno voto daria, o alcuno vacuo ; & perciò nel fare i cauetti hebbono confideratione di non gli cauare tanto a dentro, che nello fcarnarli troppo offendefsino i diritti de le pietre, che vi fi haueuano a piantare fopra; i mazzocchi vfciranno fuori per la metà j0 della loro groffezza, & vno ottauo pili ; & il maggiore aggetto del cerchio del mazzocchio cadrà apunto fui piombo del dado in quello modo le dife- gneranno i Dorici. |
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2l6 DELIA ARCH1TETTVHA
Ma a gli Ionici piacque la Altezza come quella de Dorici, Raddoppia-
rono i cauetti, & meiTono duoi mazzocchi in mezo a ometti, (\ che e' fecio- no le baie alte per la metà della groffezza della colonna dapiede ; & diuifono quella altezza in quattro parti,vna delle quali alTegnarono alla altezza del da do; Ma alla larghezza del dado aiTegnarono vndici di quelle quarte . Fu % adunque tutta la altezza della bafa-quattro, et la largheza vndici. Difegnato il dado diuifono il reftante della altezza in fette parti, due delle quali aflegna rono alla groffezza del mazzocchio di lotto, & quei' reftante ancora della a! -tezza che rimale oltre al dado &al mazzocchio, diuifono in tre parti,vna del ih quali allegnaroiao al mazzocchio di fopra,& le due del mezo adeguarono i» i duoi cauetti, & ali duoi baroncini, che infra l'uno mazzocchio & l'altro ilanno quafi come in foppreiTo ; i quali cauetti,Oc baroncini, feciono in que- So modo . Diuifono lo fpatio che era infra l'uno mazzocchio & l'altro in ieaie parti delle quali ne alTegnarono vna pervno abaftoncini.,& l'altre diuife per metà feruirono per i cauetti, in quanto a gli aggetti de mazzocchi offer- ij Piarono il mede/ìmo che i Dorici ; & nello fcauare de cauetti hebbono rifpet tot a piombi delle pietre che fopra yi li haueuano a pofare, ma le intaccature ■feciono della ottàua parte de loro cauetti. Alcuni altri giudicarono, che ol- ire al dado la altezza de la bafa Q hauèiTe a dmiderein lèdici parti, le quali chiameremo modelli, di quelle ne affegnaron'quattro al mazzocchio di fot- tQ tOy&i tre al mazzocchio di fopra, & al cauetto di lotto tre & mezo , & tre & anezoaquerdifopra, & gli altri duoi modelletti alTegnarono a baroncini , che haueuano a Aare in quel' mezo, in queftò modo gli vfaron'adunque gli 4onÌCÌ,.' •■>i.-j ;,;,.. ,;.,
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Ma i Corinthii lodarono la bafa Ionica & la Dorica, & indifferentemente
fi feruirono dell'una,& dell'altra, Anzi in quanto alle colonne non aggiunfo- 4° no cofa neffuna le non il capitello. Dicefi che i Tofcani vlàrono di mettere fotto alle colonne il dado non quadro, ma tondo,ma quella forte di bafe non hd io mai trouato nelle opere delli A ntichi, Ma ho bene comìderato che ne portici che accerchiauano atorno i Tempii tondi gli Antichi vfarono di por wi le bafe col dado cótinouato che giraffe atorno,accioche c'fufsi d'un'pezzo continouato
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LIBRO SETTIMO. 217
continouato come compagno mcflo fotto a tutte le colonne, fecondo quella
altezza, che apunto al dado fi conuiene. Credo certo che e' facefsino que- llo perche e' s'accorgefsino che le cofe quadrangolari non rtauano bene con le tonde. Io ho villo alcuni, che ne coperchi de capitelli haueuano diritte le t linee al centro del mezo del Tempio.il che chi lo faceife nelle bafe,forfe non
farebbe da riprendere,nientedimeno non ne faranno molto lodati. Ma e' mi piace d'intramettere in quello luogo c5 la grafia di Dio alcune cofe,le Mem- bra de gli ornameli fon'queflejla Fafcia,il Dentello,il Bottaccio,o vero Tuuo uolo,il Bottaccino,o vero baroncino, il canaletto o vero lo intauolato, Ton- io da o Vero la gola ; quaT fi voglia Tuno di cofi fatti membri é tale che e' fi rilie uà & Iporta in fuora, ma con vario difegno; percioche il difegno della fafcia fi afibmiglia alla lettera L. Et e la fafcia il medefimo che la intaccatura o vero il pianuzzo ; ma alquanto più larga : Il Dentello ha molto piti aggetto che la fafcia : Il Bottaccio, o vero vuouolo fletti io già in dubbio fé lo voleuo chia ij mare hellera,percioche ella vi fi accorta diflefa, & il difegno del fuo aggetto
come vnJ C. niello fotto la lettera L . a quello modo ^. & il Bottaccino, o vero balconcino é alquanto minore, ma quando quefla lettera e. fi mette a rouefeio fotto la lettera L. a queflo modo ^. ella fa il canaletto, o vero gu~ fcio,Ma fé fotto alla medefima lettera L. fi mette vn's. in queflo modo fi »o chiamerà la goletta, o vero lo intauolato ^. percioche ella fi afibmiglia al
gorgozzule deirhuomo,ma (è ella vi fi mette a diacere, & a rouefeio in que- llo modo \. dalla fomiglianza del fuo piegarli fi chiamerà onda,o vero go- la . Quefli membri ancora, o e'faranno Aietti o veramente ci fi intagliera dentro qualche adornamento. Nella fafcia intagliano Nicchi, Vccelli, & M caratteri, di lettere,nel grado fanno il dentello,che fi fa in queflo modo ; faf-
fi largo per la metà della fua altezza, & il voto, che refla tra 1W Dentello & raltro,hà due delle tre parti della larghezza del dentello.Nel Bottaccio alcu- na volta fanno gli Vuouoli, di alcuna volta lo vertono di foglie ; & gli Vuo- uoli alcuni gli fanno interi, & alcuni li fanno mozzi di fopra, del Bottaccino 30 fanno coccole quafi infilate in filo, la Goletta & Tonda non intagliarono mai
ma le vertirano di fogliami ; le intaccature fempre feciono rtiettein tutti i la- ti. Nel congiugnere infieme quelli mébri ci è quella regola,che fempre quel- li che fon di fopra habbino più aggetto che quelli di fotto . Le intaccature fon'quelle,che diuidono Tun* membro dallo altro, & feruono per cimafa fo- 3^ pra detti membri ; percioche la cimafa e queT liniaméto che rtà fopra a quel'
tu ti voglia membro. Giouano ancora quelle intaccature che co hauere la te Ila lifeia ài pulita,diuidono l'afprezza delli intagli de l'altre mébra, & fannofi larghe per la fella parte di queT membro alle quali fi pongon' fopra, o fieno Dentelli,o pure vuouoli,ma nella goletta fi fanno per il terzo. T>el Capitello borico^hmeo3(or\mhìoj^ Tofiano. fitp. TJllL
TOrniamo hora a capitelli, i Dorici feciono il loro capitello alto quanto
la bafa ; & tutta quella lua altezza diuifono in tre parti,la prima diedero alla cimafa,la fecoda al bottaccio,che e fotto la cimafa, & la terza lafciarono t
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per il collo del capitello, che e fotto al bottaccio; la larghezza dell a cimafa
era per ogni verfo quanto la groffezza da baffo della colonna & il duodeci- mo più ; quella cimafa fi diuide in duoi membri ciò è in vna goletta, & in vn dado.mala goletta è due delle cinq; parti di tuttala cimafa; il labbro del bot taccio con la fua linea difopra cigneua apunto le linee del dado apie del bot- , taccio, Altri vi feciono atorno tre minuti anelletti, & altri vna goletta, accio haueffe più grafia, & quello fi fatto adornamento occupo non più che la ter- za parte del bottaccio, il Diametro del collo del capitello ciò e la parte piìi baffa di effo, non tu mai talmente groffa, che eccedeffe la groffezza da capo della colonnari che fi offerua in tutte le maniere de capitelli. Alcuni altri fé- (« condo il difegno, che io ho cauato delli edifìtii antichi, feciono il capitello Dorico alto tre quarti dèlia groffezza della colonna dabaffo, & lo diuifono in vndici parti, delle quali ne affegnarono quattro alla cimafa, & quattro al bottaccio, & tre al collo del capitello ; dipoi diuifono detta cimafa in due parti, delle quali ne affegnarono l'una di fopra alla goletta, & l'altra di lotto ^ a vna fafeia, il bottaccio ancora diuifono in due parti, la più baffa delle quali aliegnarono a gli anelli,o a d'una goletta, che accerchiafsi di fotto il bottac- cio . Et nel collo altri intagliarono role, & altri fogliami, che fportafsino in fuori. Quello e il modo de Dorici. Il capitello Ionico faremo in quello modo, tutta l'altezza del capitello farà per la metà della groffezza da baffo t0 della colóna, diuideremo quella altezza in dicianoue parti, tre delle quali ne daremo alla Cimafa, alla groffezza del cartoccio ne daremo quattro, & al bottaccio ne daremo fei, & l'altre fei dabaffo lafceremo alle riuolte de car- tocci che di qua & di là faranno i cartocci nel pendere giù a baffo ; la larghez za della cimafa da ogni banda farà quanto il diametro da capo della fua co- &* lonna,la larghezza del cartoccio che farà dal dinanzi al didietro del capitel- lo farà vguale alla cimafa; la lunghezza di effo cartoccio cadrà da Iati & Ipen zolerà accartocciandoli a guifa di linea a chiocciola, il punto del cartoccio del Iato deliro fia difcollo dal punto del cartoccio del Iato finiffro trentadue parti,&dalla più alta parte della cimafa fia difcollo le dodici parti,il quale car $• toccio fi faccia in quello modo,dal punto di detto cartoccio difegna vn'cer- chiolino piccolo,che il fuo mezo diametro fia vna delle dette parti ciò e l'oc- chio del cartoccio, & a rincontro fegnane vn'altro di fotto,& di poi difopra ne fegna vn'altro altretanto lontano, & coli ne fegna vn'altro dal Iato di fot- to . Poni dipoi nel punto notato fopra l'occhio vn' pie delle felle fermo & h apri le felle fino alla linea di fopra della cimafa, che è termine infra la cimafa & il cartoccio, & gira dal lato di fuora del capitello talmente le felle, che tu facci vno intero mezo cerchio,& finifea apunto a rincontro al punto dell'oc- chio da lato difotto ; & quiui poi nllrigni le felle & metti il pie fermo di effe nel punto di fotto a locchio,& il pie mobile fino alla cominciata linea riuolta 4° ciò è a quel' mezo cerchio già fatto,& fagli con effo al difopra infino a che tu tocchi il labbro di fopra del bottaccio ; & cofi con duoi mezi cerchi difugua li,harai dato a torno a torno vna volta intera. Dipoi ricomincia a ripigliare, il girar' cofi fatto,& il cartoccio,& gira a quello modo infino all'occhio, ciò è infino a quel'cerchio piccolo dei mezo, Al labbro del bottaccio fi darà tato aggetto,
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aggetto > che con la fua tefta efca fuori del cartoccio due parti,& dalla parte
dilòtto fia apunto quantoegrofi'ala colonna da capo; dritirarfi dentro de cartocci doue fi congiugne il cartoccio dinanzi a quello di diètro, ne fianchi del capitello, fi ridurra talméte che e' fia quanto il bottaccio & vna meza par i te del dicianoue dette ; alla Cimafa fi aggiugnerà per ornamento vna goletta
d'una di dette particella grolTezza del cartoccio fi farà vn'canaletto per vna mcza delle dette parti, & a quefto canaletto la intaccatura che vi farà, farà larga per il quarto di detto cana!etto,nel mezo della fronte per jI canaletto fi intaglieranno frondi & femi in;quella parte del bottaccio che apparifee fuo- io ri nelle tede dinazi del capitello,fanno vuouoli,& fotto gli vuouoli delle eoe
cole, & ne ritiramenti da gli lati de cartocci intagliano foglie, o fcaglie,cofi fatto adunque e il capitello Ionico. |
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LIBRO SETTIMO, * 221
Ma il capitello Corinthio e alto per vna groffezza della colonna da baffo,
tutta quella altezza il diuiderà in (ètte parti, alla cimala fene affegnerà vna di dette parti, il reflante è occupato dalla altezza della campana che da baffo è apunto tanto larga quanto e il da capo della colonna fenzagli aggetti,& il lab 5 bro di detta campana con la larghezza da capo fua e vguale alla maggior
groffezza del da pie della colonna. La larghezza della Cimafa è dieci delle ailegnate parti ; ma i canti fi fpuntano da ogni banda vna ftieza parte, le ci- niafe delli altri capitelli fono di linee diritte, ma quelle de Corinthii s'incaua no alio indentro,tanto quanto é larga da piede la loro campana. Diuidono I0 la groffezza della cimafa in tre parti, i'una delle quali ciò è il difopra fìnifeo-
no come il dacapo delle Colone con vna intaccatura, & con vno bottaccino, vedono quefta campana di duoi ordini di foglie ritte;& in ciafeuno di quelli ordini fanno otto foglie,fanno le prime foglie lunghe due parti, & cofi le fe- conde foglie, & le altre parti affegnano a Viticci che efeono delle foglie, & jS falgono fino alla cima della campana, & gli fanno fedici, de quali nelegano
quattro in ciafeuna fronte del capitello, duoi dal finiflro da vn' fol nodo, & duoi dal deliro Iato da l'altro nodo;partédofi ciafeuno talmete dal fuo nodo che gli duoi vltimi fanno conia cima loro cartoccio, appunto fotto le canto nate della Cimafa.Ma quei duoi di mezo la fronte,/! cógiungono medefìma i* mente infieme accartocciandoli ; fopra quelli nel mezo apunto,s'intaglia nel
la campana vn' bel fiore,non però più alto che la Cimala ; La Groffezza del labbro della campana,che fi fcuopre doue nò fono i viticci è per vna parte fb la ; le foglie che il piegano H diuidono in cinque dita,& non in più che (ette le pur ti piace,le cime delle foglie fportano infuori vna meza parte,honoratifsi n ma cofa e certo, che & nelle foglie (ì fatte de capitelli, & in qualunche altro
intaglio lì trahgghino forte a dentro quaf fi voglia forte di linee, cofi fatti adunque fono i capitelli de Corinthii. |
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LIBRO SETTIMO,
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I Tofcani trasferirono ne loro Capitelli tutti gli ornamenti che e'potero-
no trouare ne gli altri4& tennono il medeiimo ordine nel fare la campana, la 40 Cimafa,le foglie, & il fiore,che i Corinthii, ma in cambio de viticci feciono certi manichi che vfciiTero fuori fotto le quattro cantonate della Cimafa,che haueuano d'aggetto due parti intere. Ma la fronte del Capitello ritrouan- dofi per altro ignuda, prefe i fuoi adornamenti dalli Ionici,percioche in cam bio de viticci ella manda fuori que' manichi a cartocciati,& ha il labbro del- la campana pieno d'uuouoli,& fottoui le coccole. |
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Oltre a quefte forti di capitelli fene veggono affai,compo{li di difègno me
fcolatamente, & delle dette parti accrefciuti o diminuti, ma da chi intende non fono molto approuati. Et cjueiìo bafti de capitelli, fé già non ci manca che eglino vfarono di porre fopra la cimafa ordinaria del capitello vn' altra $o pietra quadrata più Cottile, ma molto larga nel lauoro, perla quale pareife che il capitello alquanto refpiraile, & che non dimoftraffe di eilere affogato dallo Architraue,& che nel murarui poi fopra quelle parti, che vi erano più fottiIi,& più belle portafsino manco pericolo. « fDeìlit>4rcbìtrauiyde Capitelli\dè correnti,*) ìuoifregijelle TauoU>menfile o JxCenfoloni%
tegoli,, embriciJcandliJ& altre fimit co/è appartenenti alle colonne^», {ap. 1X. POfli i capitelli a luoghi loro, vi fi mette fopra l'Architraue,fopra l'Archi
traue il fregio,la cornice,& cofe fimili,che a fare il Tetto fi appartenghi- 4« no. In tutte quelle cofe,& Tutti, & gli Ionici ancora fono molto differenti da Dorici,ancor' che in alcune di dette cofe conuenghino tutti irifieme. Per- ciochegli ordinano l'Architraue in quefto modo, vogliono chela fualar- ghezza da baffo non fia niente più larga che il fodo da capo della colonna, & la larghezza da capo di detto Architraue,non vogliono che ecceda la grof fezza del da pie della colóna.Le Cornici fon' quelle,chc fi pofano fopra il fre- |
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gio,&cbe con i loro aggetti efcono fuori,in quefte ancora offeruarono quel-
ìo,che noi ti dicemmo giacche era neceflario in tutti gli aggetti,ciò è che egli no vfcifsino tanto fuori de diritti quanto era la loro altezza ; Vfarono anco- ra di fare,che qucfto lauoro delle cornici,fi ponciTe che e' pendeffe per la duo decima parte indietro^ feeiono quefto perche e' conoboono clic que'mem * bri pareuano membri arrouefeiati, fé eglino iportauano fuori ad angoli ret- ti . Qui chieggo io digratia a coloro, che traferiueratmo quefti miei libri, à. neli prego 9i nuouo,& da capo, che i numeri de quali noi ci feruiremo, fle- 110 da loro fcritti con lettere diftefamente,& non con caratteri da abbaco,ac cioche ci fi faccino manco errori. I Dorici adunque feeiono il loro Archi- i« traue non punto men' grono che la metà della colonna da baffo,& in effo po- fono tre fafee, fotto la prima di fopra delle quali fono diftefi alcuni regoletti, da quaf s'è l'uno de quali fpenzolano fei chiodi confìtti dal difetto del rego- lo perche vadino aritenere i correnti, le tefte de quali efeon' fuori fino a efsi regoli, & quello accioche detti correnti non rientrino in dentro. Tutta la v groffezza di quefto architraue diuifono in dodici parti con le quali fi diuido no tutte l'altre parti che feguono,Innanzi tratto affegnarono quattro di dette parti alla prima fafeia dapiede,& fei ne affegnarono all'altra fafeia fopra que- fta che è quella del mezo, & l'altre due Iafciarono alla fafeia difopra, & delle fei parti della fafeia di mezo, vna di fopra fu lafciata a regoletti, &. l'altra a i» chiodi, che fpenzolaffero. La lunghezza di detti regoletti fu dodici parti, & i vani che furono lafciati puri tra regolo,& regolo furono per diciotto par tijfopra lo architraue pofono per fregio i correntie tefte de quali fatte di ri- lievo a piombo efcono in fuori vna meza partejla larghezza di quelli corren ti farà quanto la groffezza dell'Architraue ; & l'altezza vna meza volta più, u tanto che l'arriui a diciotto parti ; nella fronte dinanzi di quefti correnti s'in- taglino per Jo lungo tre folchi infra loro con fpazii vguali incauati con ango- li in ifquadra, tanto che la fua apertura fi aprirà per vna delle aflegnate parti. Et i canti viui dalle bande fi fcantonano per la metà d'una delle dette parti ; i vani tra 1W corrente & l'altro fi riempiono di tauole larghe vgualmente; do p uè fi habbia a fare qualche bella opera ; & pongono i correnti che col piom- bo loro pofino fopra il fodo delle lor' colonne. Et le tefte de correnti efco- no fuori de le tauole per vna meza parte, & i piombi delle tauole battono apunto con la fafeia più baffa del pofto Architraue. In quefte tauole vi inta- gliano dentro tefte di ton,bàcinv,ruote, & cofe nmili ; fopra ciafeuna di que- jj fte fafee & di quefti correnti fi mette in cambio di Cimafa la fua fafeia larga due delle già dette parti. Fatto quefto vi fipon' fopra vna cimafìna groffa per due parti con difegno a guifa di canaletto. Sopra quefta Cimafìna, fi di- fende ( che cofi lo chiamo ) vn'pauimento groffo tre parti,che fi adorna con vuoua piccole cauatc forfè (s'io non m'inganno) dalla imitatione de fafsi,che 4» nel pauimento efeon' fuori del ripieno della calcina. Sopra quefto pongono le Menfole larghe apunto quanto i correnti,& groffe quanto il pauimento, & ciafeuna fi mette di maniera che corrifpondaa correnti che ell'ha fotto, & iportano con li aggetti tanto, che efcono fuori dodici parti. Le tefte delle quali fi fegano a piombo, & vi fi pori' fopra la cimafa, fopra le menfole fi la vna
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LIBRO SETTIMO. 22/
vna gola.de tre quarti d'una parte,ma ne vani,che apparirono fotto fra l'una
menfola & l'altra s'intaglia vna rofa, o vn' fiore di branca orfina. Sopra le menfole fi pone la fronte dell'opera ciò e il gocciolatoio & la gola con lo inta uolato, la quale contiene in fé quattro parti, & quella fronte è fatta d'una fa- , fcia d'una^cimafaJ& d'una gola, percioche la gola è vna parte & mezo. Se a
cofi fatto lauoro fi harà a porre il frontilpicio, in elfo fi trasferifcono tutte le membra di efia cornice ; OC in qual'fi fia l'una fi ipigliano^tutte le partì di cia- fcuno membro apunto fecondo il determinato difegno, accioche elle corri- Ipondino apunto a lor piombi & venghino terminate dalle ftefle linee. Ecci I0 quella differenza infra i frontiipicii & le prime cornici chefempre ne fronti-
ipicii fi mette foprale cornici il grondatolo, che appretto de Dorici è vna Cimafa con vn'onda grò fia per quattro parti;& detto grondatoio, o Cimafa, non fi mette mai fopra le corniciane hanno ad hauere adoflb il frontifpicio, ma fopra quelle,che non hanno a riceuere fopra di loro frontifpicio, fi mette l{ fempre. Ma de frontiipicii tratteremo di poi j & quelle furono le cofe, che
vfaronoi Dorici. |
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xA' Ondalo uero gold.
B. Goletta o uero infamiate.
,C. Gocciolatolo^ tierofronti.
D. Menfole.
E. Sottaceto,o uero utiottolo.
F. Goletta^ uero intavolato.
0. Fafcia.
H. Correnti. 1. Regoletti.
JC. chiodi. £. Fafcia, M. Tauole. |
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O cretto fratto, e quanto fi hk
apporre le cornici che pendino all'indietro &coJifi uedra nel U altre cor mei fequenti. |
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LIBRO SETTIMO. 22£
Ma gli Ionici giudicarono & non fenza buon* configlio che fopra le colon
ne maggiori fi douefsino porre Architraui più grofsi; la quaf cofa non fenza* ragione farà bene offeruare lì come fi è fatto ne Dorici.- Et per quello effet- to giudicarono che fi hauelle a ordinarle in quello modo. Quando e'il hab- , bia a fare vna colonna alta venti piedi, l'architraue debbe efiere alto la tredi- cesima parte della lunghezza della colonna; ma quando e s'habbia a fare vna colonna lunga venticinque piedi faccia/i alto l'architraue per la duodecima parte della lunghezza della colonna. Et fé finalmente la colonna hauefle a efiere lunga trenta piedi,faccifi alto per lundicefima parte di detta lunghez- io za, & con quella regola fi proceda poi bifognando alle altre. Lo Architraue
delli Ionici fuor' della cimafa e' fatto di tre fafee, & lo diuifono tutto in noue parti,due delle quali ne afiègnarono alla cimafa,& difegnarono la cimafa con vna goletta;il rimanete dipoi lotto la cimafa diuifono in dodici parti,Trc del le quali afiègnarono alla fafeia di forto,& quattro alla fafeia di mezo, & cinq; is alla fafeia di fopra,che viene aputo lotto la cimafa. Furono alcuni che a dette
fafee non feciono cimafa alcuna, & alcuni ve lafeciono,& di quelli furono al cuni,che feciono vna gola della quinta parte,& alcuni che della fettima parte della tua fafeia feciono vn'baftoncino.Trouerrai oltra di quello che nelli edi fini delli Antichi fimili difegni & liniameti furono trafportati & mefcolati di io uerfamente da vno ordine ad vn'altro, che no ti parranno pero da biafimarc.
Ma fopra tutti gl'altri: pare che lodafsino quello Architraue,nel quale no era più che due fafce,il quale io credo che fiaDorico,leuatone quei duoi regolet ti & quei chiodi. Quello difegnarono in quello modo . Diuifono tuttala al- tezza in noue parti, vna & duoi terzi delle quali ne afiègnarono alla cimafa; « Et fotto quella ne afiègnarono alla fafeia del mezo quattro &vn'terzo,ma al-
la fafeia di fotto lafciarono l'altre tre intere. La cimafa di quello architraue da lato di fopra haueua della meta del fuo fpatio vn* canaletto,o vero gufeio co vna intaccatura;& della altra,vno baflócino;ma alla fafeia del mezo fotto la fune detta,fu afiegnato per cimafa vno bafloncino della ottaua parte di tut !» ta la falcia, & a l'ultima fafeia fu afiegnato per cimafa vna goletta per il terzo
della fua larghezza ; fopra l'architraue pofono i correnti, ma le tefle di efsi non appariuano fuori come in quelle de Dorici, percioche e' le fegauano al piombo del fodo dello architraue, & feciono vn' lauoro coperto d'una tauo- la continouata che io chiamo Fregioja larghezza dei quale e tanto quanto é « alto lo architraue che egli ha fotto; vfarono di intagliare in quello luogo o va
fi & altre cofe appartenuti a facrifìtii, o tefle di toro fcópartitc di vanoin va- no;dalle Corna de quali pédeuano refle di Pomi & di frufte;fopra quello fre gio pofono per cimafa vna gola non mai più alta che per le quattro parti, ne più baila che per le tre ; fopra quella pofarono per pauimento il dentello al- 4° to per quattro parti,il quale da alcuni fu intaghato,& da alcuni fu lafciato tut
to lodo ; fopra il denteilo pofono il bottaccio, o fiapure vn' fedile atrauerfo dal quale poi efehino fuori i mcnfoloni, alto per tre parti, & vi intagliaro- no dentro,gli vuouoli,& fopra quello pofono i menfoloni che coperti da di- fiefe tauole fportafsino infuori ; ma l'altezza di quella Tauola che ritta feruc in cambio di gocciolatoio e alta quattro parti, ci quella che adiaccre cuoprc |
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3$a DELLA ÀRCHITETTVRÀ
imenfoIoni,élarga (ci parti & mezo; fopra qucflogocciblatoio fatto di'men
foloni,pofono embrici alti per due parti,& vi intagliarono dentro o vn' bado, ne, ovna goletta; nell'ultimo luogo poi vi era vnaonda per tre parti ,o ìc pur' ti piace di quattro. In quella onda & gli Ionici & i Dorici intagliaci, no capi di Leoni, che come doccie mandauano fuori le raccolte Acque. Ma fi guardauano che cofi fatta acqua non potelle bagnare chi entraua nel Tempio, ne che ella potefle ancora entrare a bagnare dentro il Tempio, & pero turauano le fauci di quelle Tefle,che corriipondeuano fopra le porti & fopra le fineilre. ; ;, |
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éltftó SfeTTÌMO.
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V li
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DELLA ^J!lpjH{IT>E1'T;y^A
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l I Corinthii non
^aggiuntano cofa alcuna a qucfte forti di lauori , d'Architraui & Fregi & cornici, accetto <|«efto fé io bene mene ri- cordo,chee*non <• meflbno i menfo Ioni coperti dina -zi, ne tagliati an- co a piombo co- rnei Dorici, ma s> ignudi con vna forma , limile a vna onda , & li meflbno difeo - fto lun' da l'altro, *• altantoche cole tefte Fportauan' fuori del diritto, ma nelle altre co fèfeguitaronogli 15 Ionici. |
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LIBRO SETTIMO* T TCT 23$
Bafli hauer5 detto infino a qui de colonnati, che hanno ad hauer* fopra gli
architraui. Ma delle colonne fopra le quali sfaranno a voltare gli archi trat- teremo quando diremo della Bafilica. Reftanci alcune coie appartenenti a {\ fatti colonnati da non le lafciare certamente in dietro. Conciofia che egli , è manifefto che quelle colonne,che hanno a rtare allo fcoperto, paiono fem-
prepiu Cottili che quelle colonne che hanno a fbre al coperto. Et quanti pm canali farai in vna colonna, tanto apparirà più grolla. Et perdo ne inlegna- no in quello modo, facciafi che le colonne fcanalate, che hanno a fbre allo fcoperto riftrette intorno intorno dalla veduta, fieno alquanto più grofFe, o l0 veramente accrefeafi il numero de canali. Ma i canali fi fanno, o diritti per
il fufo della colonna, o vero a torti, che aggirano ella colonna, I Dorici gli fanno diritti per il lungo della colonna > quelli canali da gli Architettori fur- no chiamati Strie, oc appreflo i Dorici erano Vcnti,gli altri ne vfarono far* ventiquatro. Altri diuiibno querti canali con vn'pianuzzo fral'iìno & l'altro, „ il quale fi fa non meno che la terza, ne più che la quarta parte del vano del ca
nale,& fi incauano i canali a mezo cerchio. I Dorici fanno,i canali l'empiici fenza la diuifione del pianuzzo ; alcuna volta piani,o più torto incauati per il quarto d'un' cerchio,& finifcono detti incaui cótinouati in vno àngolo. I can nali della terza parte della colóna, che vengono da baffo quali tutti gli riern- l0 pierono di cannclli,accio che la colonna fuffe più gagliarda & manco atta ad
efTere offefa dalle percoiTe & da le ingiurici canali,che fono tirati per il lugo della colonna fanno parere la colonna a gli occhi di chi la rifguarda più grof fa che ella in fatto non e. Ma quei canali,che fi auuolgono atorno alla colóna fi variano,ma quanto manco fi fanno fuolgere dal diritto della colonna tan- n to pare la colonna più groffa. Le Volte,che dauano i canali atorno alla co?
lonna non mai ne vfaron* più di tre,ne manco di vna. Il canale qual fi voglia che tu ti faccia da ballo ad alto bifogna che fia tirato con vguale & contino- uata Iinea,accioche gli fcaui fieno giurti per tutto, la regola dello incauarh pi glieremo dal canto della fquadra. Hanno i Matematici vna linea, che da jo qual1 fi voglia punto tirata nella circunferentiadun'mezo cerchio alle tefte
del diametro di detto mezo cerchio,la chiamano angolo retto , o a fquadra. Incauati adunque i lati de canali fi hanno ad affondar'tanto nel mezo, che in fi fatto sfondamento termini liberamente il canto della fquadra, toccando i labbri : ma da qua!1 tu ti voglia de le due tette della colonna incanalata li ha a j, lafciare vno fpatio conueniente, mediante il quale fi dirtinguino i uoti de ca-
nali da collarini , che atorno atorno gli ferrano, & di loro fia detto a ba- ftanza. |
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LIBKO SETTIMO. jtf
Dicono che a Menfi vfarono intorno al Tempio di feruir/i in cambio di
colonnc,di fhtuc di dodici cubiti ciò e di braccia noue. In altri luoghi po- fono colonne co il fodo auuolto veftite di Pampani, & piene di Vccelletti di rilieuo. Ma in quanto alla maieflà, fon* più conuenienti a Tempii le colon- ne pulite & ftiette ; Mettono* infierne certe mifure che à mettere le colonne jn opera, arrecano a maeftri facilità grandifsima : Percioche fi annoverano le colonne, che fi hanno a mettere in vna fabbricai dal numero di quelle fi caua la regola del metterle in opera. Et i Dorici per cominciarmi da loro fé haranno a mettere in opera quattro colonne diuideranno la tefta delia pia ta dello edifitio in ventifettc parti ; fé vi fene harà a mettere in opera fei fi di- viderà, in quarantadua parti,& fé otto in cinquantafettc, & di quelle parti fc- nc aiTegneranno due alla groffezza di ciafeuna colonna • |
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Ma nelle fabbriche Ioniche,doue fi harà a mettere quattro colonne,*! diui
derà la tefta della pianta in vndiei parti & mezo ; ma doue fi harà a metter- ne fei,fi diuidcrà in diciotto ; ma fé vene harai a mettere otto, diuiderala in vintiquattro parti & mezo,delk quali ne affegnerai vna paris fola alla groffe fa di qu al' s'è luna Colonna * |
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,> LpK.p SETTIMO* 237
Velp Aumento dèi TempioJe gliJj>atìj didentro del luogo dello ^Itarey de le mura&
de loroaddorn Amenti. Qtp. X. SOno alcuni,che Iodano,che nel pauimento del Tempio, & negli {patii di
dentro fi habbia a falire per alcuni {taglioni ; & vogliono che il luogo do- ue fi harà a collocare lo altare per i facrifitii ita molto più rileuato. 1 Vani 6X le entrate delie tnbune,che fono dagli lati, furono da alcuui lafciati aperti fenza ferrargli con muro di forte alcuna,& da alcuni vi furono mefle due co lonne,& fopra tiratoui medefimamente gli Architraui i fregi, & le cornici in ,0 quel' modo, che poco fa raccontammo de Portici. Et quel'refto del vano
che auanzaua fopra le cornici lafciauano aperto per porui fopra ftatue & can dellieri. Alcuni altri ferrauano l'entrate a coli fatte tribune,con duoi muri fatti vn' di qua & l'altro di là. Chi penfa che per arrogere dignità ad vn' Tem pio Ci debbino far'le Mura grofsifsimefi inganna. Percioche chi è quello, u che non biafimafle quefcorpo,che haueffe qual che mébro enfiato oltra mo-
do ? Oltre a che per fare le mura troppo grolle fi impedifeono le commodi- tà de lumi. Nella ritonda quello ecceUentifsimo Architettore hauendo bi- fogno di muro groiTo,fi ferui folamente de gli ofTami,& lafciò Ilare gli altri ri ripieni, & quei vani,che in quefto luogo i poco accurati harebbono ripieni» to occupo egli con zane ,.& altri vani ; & inquefto modofpefe manco,reflc la
moleftia del pefo, & fece l'opera più gratiofa. Il muro vuole pigliare le fue' groflezze da le maniere delle colonne,cfo -è che l'altezza fila corrfponda al- la groiTezza come fanno le colonne. Io ho confiderato che gli antichi nel tempio vfarono di diuidere la teda della pianta in dodici parti, o doue e' bi- „ fognafle farlo gagliardifsimoja diuifero in noue,& per vna di quefte parti fc
ciono grolTo il muro. Il muro ne Tempii tondi,non fu mai fatto da alcuno men' alto che per la metà del diametro del fuo vano, molti lo feciono per le due delle tre parti del fuo diametro, & alcuni per le tre delle quattro parti di efib diametro,con le quali altezze alzarono il muro di dentro infino al prin^ jo cipio del voltare della cupola .Ma i maeflri più faggi diuifono il giro di que-
fta pianta circulare in quattro parti,& fecondo vna di queRe parti, diftefono vna linea,& fecondo la lunghezza di quella alzarono il muro di dentro, che corrifponda come vndici a quattro ; la qual'cofa da molti, & ne Tempii toni di,& ne quadrati,o in qua!' fi voglia altra forte di edifitii inuoita è flato imita K to. Ma doue oltre al muro hanno dà edere di qua, & di là nella pianta del tuo
edifitio altre naui,acci oche in quei1 luogo klarghezza delio fpazzQ paia a ri guardanti maggiore, Alzarono alcuna volta le mura altanto della larghez- za della pianta : Ma ne Tempii tondi non farà l'altezza delle mura di dentro quanto quella delle mura di fuori,percioche il fine delle mura di dentro, farà 4* apunto doue comincierà la volta, ma il fine delle mura difuori bifogna che
fi alzi in fin'fotto le gródaie . Quefta parte adunque occuperà di tutta l'altez- za della volta che è porta {oprale mura,il terzo ; fé il tetto farà fatto a fcaglio ni ; ma fé il tetto farà fatto piano col fuo pendio ordinario, occuperà al'hora il muro difuori in quel' luogo la metà della altezza della cupola. Il muro nel Tempio farà molto commodo fé farà di mattoni, ma Ci veftirà di varii orna |
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Jnentì > Dello adornare le mura deicmpài facri,altri altrimenti hanno giu-
dicato^ Spiga in Afia, furojso alcuni che addprnarpnò le mura del Tempio con pietre pulitifs ime, & nelle commettiture fra i'una& l'altra meflbno oro maisiccio f fe* Elide al tempio di Minerua dicono che il fratello di Fidia fe- re vno intoaico eoo calcina ipeota con zafferano & latte. I Re di egitto cin- % fono atorno il Sepolcro Simaodio per fotterrarui le còcubine di Gioue,dW «cerchio doro alto yn'cubito ciò ètte Quarti di braccio, & di circuito di cu-ì jbitttrccento feiraotacinque,accioche io (jual's^ l'uno de cubiti fufsi infcritto >ynp giorno dell'anno. Quelle cofe feciono coftoro, & altri fecìono al con- trario . Cicerone feguendo l'openione di Platooe, giudico che ei fufle bene » auùertire con legge i fu oi, eh e laftiata da parte ogni forte, & ogni dilicatezza 4i addornaméti ne tempii, fi ingegnammo di batterlo innanzi tratto candidif limo. Niente di manco diffe facciali bellifsimo. A me certo fi perfuaderia facilmente che aDio ottimo fune còfagratjfsima la purità & la (implicita del eoferr, fi tome gli e la purità della vita, Et non e cofa conveniente che ne i< Tempii $ìcù$Xq& , chefolleuino gli animi de gli huomini da penfieri della Religióne, & gli voltino a varìf piaceri & dilfttationi de fenfi. Ma io penfo feerie che colui farà molto lodatevi quale, & nelle colè publiche & ne Tem- {)ìifac,ri,pur' che non fi dimoiti pupto dalla granita, voglia che & le mura, óC
è volte, & il pauimeoto, fia con ftgtti induftria & artefatto & adòrno,eccel- io J'èntiftitnameote bene, $L principalmente da dpuer' durare quanto più è pofsi bjle, perilche gii iotooichi di dentro fotto i Tetti faranno molto lodati di marmo, o di yetrp/o piani, 0 di rilieuo, che (i allettino, Ma la cortéccia di £Jòri,fecòodo'cheyfarooogli Antichi, farà lodata fé la farai di Calcina Se di figureVcV: oe l'una & ne l'altra harai aupertéza grandissima di porre & le tauo- *$ Jfe^C le figure in luòghi & feggieonueoienti. Etne portici fi accommodano nialto eccellentemente in Pitturale memorie delle gran'cofe feguite. Ma dentro nel Tempio a me piacciono più le tauole dipinte che non mi piace il dipignere le facciate delle mura, anzi mi piaceranno più tojfto ftatue che pit- jure,fe già péraueotura elle non fufsino come quelle due,che giaCefare com j» pero millequattrocento feudi per adornare il Tempio di Venere Genitrice. Et io ftarò a riguardare vna pittura, delle buone, dico, perche egli è vn' im- brattare le mura a dipigne rui le cattiue, forfè con non manco piacere d ani- mo che io mifàa a leggere vna buona biftoria; l'uno & I altro è pittore, l'u- no dipinge con le parole, & l'altro col pennello, l'altre cofe fono ad àmen- « duòi pari & comuni, ne l'una & nell'alra fi ha di bifogno di grandifsimo in- gegno , & di incredibile diiigenna, Ma io vorrei che ne tempii & nelle mu- ra & nel pauimeoto non fuife cofa alcuna che non fufle tutta Filofoiìia>. Io truouo che in Campidoglio erano Tauole di Bronzo intagliateui dentro le leggi/con }e quali reggefsino l'Imperio, he quali quando arie il Tempio fu- 4° rono poi rifatte da Vefpafiano Imperatore fino al numero di Tremila. Di- cono che nella foglia del Tempio di Apolline in Deb erano intagliati yerfi, che infegnauanoagli huomini, che compofitioni di herbe hauefsino ad via- re contro a quai' fi voleile veleno. Et io giudicherò che (la bene porui quelli auertimenti mediante i quali habbiamo ad imparare ad eiTerpiugiufti, più modelli,
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libro sèttimo: '* %
«ìodéfti,più vtili, più ornati d'ogni virtù, & più grati a Dio ; come fono quei
detti che fi leggono,fà d'elTer tale,quale tu vuoi efier' tenuto, Ama & farai a- matò,& fimili. Et vorrei che il componimento delle linee del pauimento fuf fé tutto pieno di linee & di figure appartenenti alle proportioni, & alla Gco- i metria ; accio che da ogni banda fufsino eccitati allo efiercitamento dello animo. Gli antichi vfarono di porre ne Tempii & ne portici per addornarli cofe rare & eccellenti, come nel Tempio di Ercole furono quelle corna del-* le formiche arrecateui infino dalla India, o come quelle corone di Canella, che Vefpafiano condufie nel Campidoglio, o come quella Tazza d'oro che i« Augufta pofe nel Tempio principale del Monte Palatino dentroui vna gran'
barba di Cinnamomo,o cannella. A Termo in Etholia debellata da Filip- po,dicono, che erano ne Portici del Tempio meglio che quindici mila pez- zi d'arme, & per adornare il Tempio meglio che dumila ftatue, le quali fe- condo che racconta Polibio furono tutte disfatte da Filippo, eccetto che 15 quelle,nelle quali era, o fcritto il nome di alcuno Dio,o che rendcuano fimi-
glianzaalli Dii,& non e forfè daconfideraremancola gran'quantità, che la varietà di fi fatte cofe. In Sicilia dice Solino furono alcuni, che faceuano le ftatue di Sale,& vna dice Plinio ne fu fatta di Vetro. Et certamente chefi- mil' cofe faranno rarifsimè, & oltra modo degne fuor' della oppenionc della *• Natura,& de gli Ingegni de gli huomini. Ma parleremo altroue delle ftatue.
Mettefi delle colonne nelle mura,& fi applicano a Vani. Ma non con il me- defimo ordine che ne portici. Et ho confiderato quefto ne Tempii grandik fimi che non hauendo forfè colonne, che feruiflino a baftanza a tanta gran- dezza di fabbrica,^ dettono tanto di diritto alle molle delle volti,che quella »5 faetta,che dalla fommità delli Archi delle volte fi tirafle fino al piano rincon
tro alle mofTe delle volte fufie vn* terzo più lunga del fuo mezo diametro la qual'cofa ancora accrebbe bellezza alluperà perche rileuandofi la volta al- quanto più in alto diuiene(per dir cofi)alquanto più agile, & più expedita.Ne penfo che in queflo luogo fia da lafciare in dietro che nelle volte,le molle del \* li Archi hanno ad hauere oltre al mezo diametro, tanto di diritto al manco,
quanto ne tolgono gli aggetti delle cornici a coloro che ftando nel mezo del Tempio alzano gli occhi all'infufo. :;.> perche cagione e bene che■/tettideTempij penoìnìolt<u* Qtp. XL
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JO vorrei che i Tempii fi perche fi arrecano dietro maggior dignità,fi a»-
cora perche fono più durabili & eterni,fufsino quafi tutti in volta;& non so veramente d'onde fi proceda, che e' non fi truoua quafi alcun' Tempio cele- brato , che non fia caduto nella calamità del fuoco. Io ho letto che Cambi- 40 fé abbrucio tutti quanti i Tempii di Egitto.,& che ci ne porto l'oro & gli ad- dornamenti a Perlepoli. Eufebio racconta che lo Oracolo di Delpho fu tre volte abbruciato da Tracii, il medefimo truouoio appreflb di Erodoto efiendo vn'altra volti da perfe abbruciatole fu da Amafo reftaurato . Al- troue ho letto che ci fu abbracciato da Flegias in quel'tempo nel quale Feni- ce aggiunte alcuni caratteri di letter'per i fuoi cittadini j & arfe dinuouo vn'al |
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140 DELLA ÀRCHITETTVRÀ
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tra volta "regnando Ciro, pochi anni doppola morte diSeruio Tullio Re de
Romani, & e chiaro che egli arie ancora vn'altra volta intorno a quelli anni; che nacquero quei chiarifsimi lumi di ingegno, Catullo, Saluflio, & Var- rone . Il Tempio Efeiìo fu abbruciato dalle Amazone regnando Syluio Po- flumioj&dinuouofu abbruciato nel tempo che Socrate in Athenebeuueil t veleno . Et appreiTo delli Argini capitò male per il fuoco il Tempio, in quello anno che Platone nacque in Athene, regnando in Roma Tarquino; che diro io de facri portici di Hierolblima ? che del Tempio di Minerua a Milelio ? che del Tempio di Serapio in Alexandria ? che in Roma della Ri- tonda ? & del Tempio della Dea Velia ? & di quello di Appolhne ? nel qua- «• le dicono che abbruciarono i verfi della Sibilla ? Tutti gli altri Tempii quafi dicono che fono caduti in fimilc calamità. Diodoro fcriue che foìamente queIlo,che era dedicato a Venere nella citta di Erice in Sicilia fi era mantenu to illcfo datalcalamitàfino a tempi fùoi.Et Cefare fcriue che Alexandria no arie per edere ella inuoka, pigliandola egli per forza. Hanno certamente le ji volte i loro addornaméti. Vfarono gli Antichi di trasferire nelle cupole tut- ti quelli addornamenti, che gli Orefici faceuatio nelle Tazze de facrifìtii, & quelli,che fi vfauano nelle coltre che fi tengono fu per le letta,gli trafportaro «io nelle volte afpigoli & in quelle a botte; & pero fi veggono feompartimen- ti di quattro & di otto facce & fimili tirati per la volta co angoli vguali,& con i» linee equidiflanti,& con diritture di linee,& con cerchi/compartite tanto bc ne, che e' non è pofsibile aggiugnerci cofa alcuna per farle più granate. Et faccia queflo a noflro proposto che gli addornaméti delle volte fenza dub- bio fono cofa dignifsirna, fi quelli, che in molti altri luoghi quali per tutto fi veggono,fi quelli mafsimo, che fono nella Ritonda fatti di sfondati,i quali in « sàie- modo fé li facefsino non fi truoua fcritto. Io gli ho vfati di fare in queflo triodo» con poca fatica & con poca fpefà. Io difegnoi lineamenti delle forme che io voglio fopra l'armadura della volta, di quattro di (ei, o di otto facce , & doueio voglio che le volte sfondino, alzo infino a quella deter- minata altezza di mattoni crudi murati con terra in fcambio di calcina, i° fi che murate quelle cofe come monticelli fopra il dorfo della armadura, vi getto poi fopra la volta di mezane cotte & di calcina ; vfando diligentia che 3oue farà la volta più fottile, mediante quelli sfondati ella fi congiunga bene, & fi meni legata con le parti della volta più grolle, & più gagliarde. Fatto che la volta ha poi la prefa,& che e' fi lieuano le armadure, io cauo del làido jf della volta quei monticelli di loto & di matton'erudi, che io vi haueua da pri •ma accommodati ; & in queflo modo mi riefeono le forme de gli sfondati in quella maniera che io haueuo difegnaro. Torniamo hora al propofito noflro. A me piacerebbe grandemente quel'che fcriue Varrone che nella volta fune dipinta la forma del Cielo,& vna flella mobile, che con la fua lan- 4« cetta dimoflraue qual- hora fufTe del giorno, & che Vento ancora tiraffe dal lato di fuora ; certo che fi fatte cofe mi piacciono grandifsimamcnte. Dico- no che i Frontifpicii arrecano tanto di grandezza alle Fabbriche, che le ce- lefli cafe del gran* Gioue,fe bene lafsù non pioue mai,non pofìbno flar' bene ìfenzail Frontifpicio,volcndo mantenerfi vna certa grandezza, i Frontifpicii fi pongono
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fi pongono (opra le volti in quefto modo, pigliali non più che la quarta parte
ne meno che la quinta, della larghez za della facciata douc è il tuo cornicio- ne & quefta ti fcrue per il più alto punto del mezo, dal quale habbino a pen- dere le grondaie del frontifpicio. Et (opra quella fommità fi pongono certi , Zoccoli per metterui ibpra ftatue. Quei Zoccoli, che fi hanno a porre alle
fini delle grondaie fieno altri quanto il fregio & la cornice, ma quclIo,chc ha a Ilare fopra la punta del mezo, fia l'ottaua parte più alto che quelli delli illa-^ ti. Dicono che Buccide fu il primo che vfaffe di por'le ftatue ibpra i Fron- tiipiciiper adornamento, & che egli le fece di terra cotta rolla ,& di poi fi <• vsò di mettcruelc di marmo con tutte le tegole & l'altre cofe di marmo.
Ve vaniJe tempij Me fine tire, porti, v/cì, & de membri &
ornamenti loro. Qif% XU. J Vani delle fìneftre ne tempii e* di bifogno che fieno piccoli & alti, peri
quali tu nò pofla riguardare altro che il Cielo ; accio che & quelli,che facri ficano,& quelli, che intorno al facrificio ftanno attenti, non fi fuaghino per effe punto con la mente. Quello horrore,che dalla molta ombra è cccita- «• to, accrefee di fua natura ne gli animi de gli huomini vna certa veneratone,
& la aufterità in gran' parte e congiunta con la maieftà ; oltre a che gli acceli fuochi che ne tempii fono neceffarii, de quali non hai cofa alcuna più degna, per honóre & ornamento della religionc,nclIa troppa luce,perdpno affai. Et perciò non e marauiglia fé gli Antichi alcuna volta fi contentarono d'una fo- »5 la apertura della porta. • Ma io certo loderò grandemente che la entrata del
Tempio fia per quanto fi può chiara & ornata, & che il didentro doue fi pak feggia non fia maniconico. Ma il luogo doue fi ha a collocare Io altare vor- rei io che hauclle più tofto Maieftà, che leggiadria. Torno hora a vani de lumi, e bifogna ricordarli di quel' che altroue dicemmo,che i vani fon' fatti i» del voto de gli ftipiti,& del cardinale, gli Antichi non mettono mai ne porte
ne fìneftre fé non quadrangolari, ma tratteremo prima delle porti. Tutti i migliori Architettori,oDorici,o Ionic^oCorintii fecion'fempre le porti più ftrette da capo che da piede la quattordiccfima parte di fé fteffa. Al cardi - naie diedero quella groffezza,la quale eglino trouarono in tefta dello ftipite, n & feciono le linee de loro addornaméti vguali & fimili a l'uno & l'altro ; & le
congiunfono infieme augnate, & l'ultima cornice, che ftà fopra il cardinale della porta, vollono cheandafTe alta infinoaipari del difoprade capitelli, che fono ne Portici; Si che in quefte cofe tutti offeruarono quel', che noi riabbiamo detto, ma nelle altre cofe furono molto differenti l'uno da l'altro. 4e Perciochci Dorici diuifono tutta quefta altezza, ciò e dal piano del pal-
mento fino al palco,in ledici parti, delle quali ne affegnarono alla altezza del vano, da gli antichi chiamata il Iume,dieci parti, & cinque alla larghezza & vno alli ftipitijin quello modo gli feompartirono i Dorici,Ma gli Ionici diui fono quella prima maggiore altezza che e infino al difopra de capitelli delle colonne in dicianoue parti, delle quali ne affegnarono dodici alla altezza del x
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lume, & Tei alla larghezza, & allo flipite vna. Ma i Corinthii le diuifono in
ventiuna parte,fette delle quali ne augnarono alla larghezza del vano,& per la lunghezza raddoppiarono detta larghezza, & la larghezza dello ftipite fiì per la fettima parte della larghezza del voto,in cjual' fi voglia di quefte porte gli ftipiti furono Arehitraui. Et fé io non mi inganno gli Ionici fi dilettaro- 5 "no di adornare j loro ftipiti di tre falce come gli Architrauij& i Dorici ne le- garono i regoletti & i chiodi ; & tutti poi per fare le porte più adorne aggiun tono fopra il cardinale la maggior parte quafi di tutte le leggiadrie delle loro cornici. Ma i Dorici non melTono fopra lo archirraue i Glifi, ma in quello (cambip vn' fregio largo quanto gli ftipiti dell'ufcio.& fopra il fregio aggiun .. (o no vna cjmafa,vna goletta, & fopra quefb vn' regolo ftietto ciò e dentello, & fopra cji poi gli vuouoli,dipoi i menfoloni coperti con i loro aggetti,& con fa loro cimafa , & nehrlximo luogo vna ondetta,hauendo olTcruate in quefte parti le mifure fecondo quello ordine di quelle cofe, che noi dicemmo nelle Architrauate de dorici. „ |
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Gli Ionici per i! contrario non vi mcflfon' fregio, come nell'altre loro Ar-
chitrauatejma in cambio di fregio vi mettono vn'feftone di verdi frondi gon fiato .legato con certe fafce di grolTezza il terzo manco che l'architraue, Co- pra del quale pofono vna cimafa,& vn' dentello, & gli vuouoli & i menfoloni grofsijCoperti con vna fafcia,nclla fronte,& la fua cimafa, & poi di fopra nel- fultimo vna otidetta.In oltre pofono a qual'fi e luna de le Tede fuor'de gli (h piti fotto il gocciolatoio (per chiamarli cofi) certi orechi,chiamati cofi da be gli orechi de canario e menfole,& fu il difegno di quefti orecchi fimile a vna S. maiufcula lunga.chc fi accartoccia nelle fue Tefle in quello modo S. & la grolTezza di quelli orecchi da capo fu quanto il fedone de le frondi, & da piede più fottile il quarto, la lunghezza di detti orecchi arriuò fino al princi- pio del voto. |
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246 DELLA ARCHITETTVRA
I Corintii nelle loro porte trafportarono tutti gli addornamenti de Colon-
nati . Addornonfi ancora le porte,& mafsimo in quei luoghi doue ell'hanno a Ilare allo fcoperto, per non hauere aridire più quefte cofe altroue,con vn* portichetto attaccato nel muro in queflo modo . Polli che tu harai gli ftipi- ti & il cardinale,metterai da amendue le bande vna colonna tutta tonda o al- , cuna volta vna meza, le bafe delle quali fileno difcoflo luna da 1 altra tanto che gli ftipiti infra luna & l'altra pofsino (lare agiatamente, la lunghezza del le colonne con i capitelli ha da efTere apunto tanto, quanto è dal canto della bafa deflra, alcanto vltimo della bafa finiflra, fopra -quefte colonne fi pone Tarehitraucii fregio.il cornicione & il frontifpicio,con quelle regole che di- n cemmo ne portici delle quali trattammo a luogo loro. |
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Furono alcuni che mettono dalli illati delle porte, in cambio di ftipiti or-
namenti di cornici, per il che feciono il vano della porta più aperto, Jauoro certo più conueniente alle dilicatezze degli edifitii depriuati& mafsimo delle tìneftre,che alle porte de Tempii ; Ne Tempii grandi, in quelle porte < mafsimo doue non fono altri vani,fi diuide l'altezza del vano in tre parti, l'u-
na di fopra delle quali fi lafcia per fineftra & vi fi fa la ferrata, & il reftante ri- mane per la porta. Le porte ancora hanno Ior' diuerfi modi, & lor' diuerfe parti.Infra quefte parti la principale è il cardine che fi fa in duoi modi. Per- cioche,oacantoa gli ftipiti fi mettono arpioni di ferro ò vero da cantoni w delle impofte da capo & da piede efeono certi perni lbpra la punta de quali
fi bilicano gli vfci,& il aprono & ferrano . Le porte de Tempii che per du- rare quafi fempre fi fanno di bronzo,& di pefo grandifsimo,piu ficuramente fi voltono su bilichicene su gii arpioni. Io non ftarò qui a raccontare le porte che appreilo gli hiftorici,& appretto i poeti io ho letto veftite d'oro,d'auorio 15 & di ftatue tanto graui, che non il poteuano aprire fenza vna gran' moltitudi
ne d'huomini,& con lo ftrepito loro metteuano altrui fpauento. Io certo in quefto lodo la facilità dello aprirle, & dèi ferrarle. Sotto la punta adunque del perno,o bilico il metterà vna Ralla fatta di bronzo,& di ftagno,& quefta Ralla fi fcauerà bene a dentro,fcaueratti ancora la punta del bilico,che regge »• la importa a guifa di catino, talmente che infra il bilico & la Ralla ftringhino
inficine vna palla di ferro ben'tonda,& ben'pulita;ma quato al bilico di fopra che è in tefta alla impofta,bifogna che fia nel cardinale impiobata vna fpraga di ferro che habbiavno anello molto pulito,& molto lifeio nel quale entrado etto Bilico fi muoua.& coi! auerrà che la porta nò farà mai refiftétia nel muo 11 uerfi,& co ogni poco di fpinta andrà doue tu vorrai.Ad ogni porta fiano due
impofte, che vna il apra vedo vno illato 8i l'altra verfo l'altro . Sieno quefte impofte grolle la duodecima parte della loro larghezza,addornail co feorni ciature che pofte fopra l'impofte accerchiano atorno la grandezza di quelle, & mettefene quante tu vuoi,o due o tre l'una fopra l'altra, o pur vna fola fem- j» plice ; & fé quefte feorniciature faranno due, mefte a giacere quafi come fca-
glioni luti' fopra l'altro/à che fra tuttedue piglino della larghezza della por- ta non più che il quarto, ne meno che il fefto ; & quefta vltima che e pofta a ftare fopra l'altra più eminente, fa che ella fia il quinto più larga che quella di fotto,ma fé elle faranno tre fcorniciature,oiTeruerai in elle le mifurc delli Ar- si chitraui Ionici,Ma fé atorno vi andrà vna fola feorniciatura, facciafi non più della quinta, ne meno della fettima parte, sfonderanno le feorniciature allo indentro con vna goletta. La lunghezza delle impofte fi debbe diuidere con le feorniciature per iltrauerfodi maniera che gli fpatii da alto occupino i duoi quinti di tutta l'altezza de vani de gli vfei. Ne Tempii s'addornano le 40 fineftre non altrimenti che le porte ; ma i vani di quelle, perche egli occupa-
no vicino al cielo della volta la più alta parte delle mura j & con i loro angoli terminanonel tondo Cielo delle cupole, per quefto fi fanno tonde al contra- rio delle porte,percioche elle fono il doppio più larghe che alte,& quefta lo- < ro larghezza diuidono con due colonnette, pofteui con quella regola,che fi mettono ne le loggie.ma quefte colonnette fono la maggior* parte quadrate. x iiii
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i Difegni de le Zane nelle quali fi hanno a collocare o Tauole dipinte, o fta-
tue,fi fanno fecondo il difegno delle porte,& con la altezza loro occupano il terzo de loro muro, Alle fineftre de Tempii vfauano porre in cambio di iuuetriate Tauole di Alabaftro trafparenti, che fufsino gagliarde contro alle brinate & contro a Venti, o vero vno ingraticolato di bronzo o di marmo, t & i vanj di tali ingraticolati rkmpieuano non di fragu" vetro,ma di pietra tra iparente cauata di Seguenza cartello inllpagna, o di Bologna di Piccardia; -quefte piartre rare volte fono più larghe d'un piede, di geiTo trafparente & lu adissimo, al quale la Natura ha dato vn' dono particolare ciò è che ei non iuuecchia mai, 1© IDefo ^AhdrejCommknes Lumi& CdndeHieru Ctf, XIII.
DOppo querto farà bene quanto alle cofe de Tempii collocare lo Altare
fopra il quale lì hanno a fare i iàcrifitii in luogo molto degno, & (tara 51 molto bene in niezo alla Tribuna. Gli Antichi feciono lo Altare alto Tei pie di & largo dodici,fopra il quale collocauano le rtatue.ma fé egli, e bene che in vn' Tempio fieno più altari per fare i facrifitii,o non, lafcieremo giudicare ad altri. Appreiìo a noilri Antichi in quei primi pnneipii della nortrà reli- gione gli Jiuo mi ni da bene, & buoni conueniuano infieme alla cena, non per »». empiere il corpo di viuande, ma perche pigliando infieme tutti quei'cibo,di uentafsino più manfueti, & più benigni, & empiendo gli animi di buoni am- maeftramenti fene tornafsino a caia zecefi & infiammati del defiderio della virtù. In querto luogo adunque gufiate più torto che mangiate quelle cofe, che moderatamente erano ordinate per la cena, fi leggeua,& fi haueuano ra- ^ gionamenti delle cofe diurne. Ardeua ciafeuno di zelo di carità verfo l'altro per la falute comune, & per il culto diuino. Finalmente ognuno fecondo la f>ofsibilità fua, metteua a comune quafi come vn' cenfo douuto alla pietade,
a roba per rtipendio di coloro,che veramente meritauano.& dal fommo fa- cerdote,erano tali cofe dirtribuite a coloro,che ne haueuano bifogno. Tutte jq le cofe adunque in quello modo erano infra di loro comuni, come infra fra- telli amantifsimi. Doppo querto tempo poi che i Principi accofentirano che ciò fi faceffe pubicamente, deuiarono certo non molto dallo antico cortu- me,ma concorrendola maggiore numero di popoli,vfarono più fobriamen- te cenare . Et que' fermoni che in quei tempi faceuano i dotti Vefcoui,fi pof # fono ancora vedere nelli fcritti de nortri Antichi padri. Si che haueuano vn' folo altare in quei tempi,doue fi ragunauano a fare vn'folo facrifitio per gior no. Succedono di poi querti tempi ne quali voieffe Dio che fi leuafie fufo al cuno huomo di grauità ( & fia con pace de Pontifici) che giudicarti che fuile bene,di emendarli,i quali Pontefici per mantenerli vna certa loro reputano- 4« ne fi lafciano affatica vedere dal Popolo vna volta l'anno, & hanno talmente ripieno ogni cofii di Altari,& alcuna volta,hor' fu io vò rtar' cheto. Ma dico bene querto che e' non fitruouacofi alcuna appreflo de Mortali, ne fi può imaginare che fia più fanta, o più degna del facrifitio, & io non credo che fi truoui nelTun' fauio che voglia che le cole tato degne fi auilifchino con farne troppa
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troppa abbondanza. Sonci alcune altre forti di addornametì non flabili con
i quali fi addorna & honòra il facrifitio. Soncene ancora di quelli con i quali fi adorna ancora il TempioJ'ordine de quali fi appartiene allo Architettore Et li cerca qual'fia più beila cofa di tutte quefle,o vn'luogo doye concorrine , moire f trade, pieno di vna fcherzante giouentù,o vn' Mare pieno di Nauilii o vna campagna piena di foldati armati,& di infegne vincitrici, o vna piazza piena di vecchi padri togati & fimili,o vn'tempio lieto perla quantità & alle- grezza di molti lumi. Ma io certo vorrei che nel Tempio i lumi hauefsino vna certa maieità la quale in quefle piccole fcintille de lumi che hoggi di noi ,. viiarnononfintruoua. Haranno certo gran'leggiadria, io nonio nieeo fé
fi accommoderanno con quaf che ordine di linee, fé le lampane fi difende- ranno fecondo gli ordini delle cornici. Ma ame piaceuano afTaì gli antichi che fopra i candelieri metteuano alcune baccinelle alquanto grandotte pie- ne di odorifere fiamme. Diuideuano in fette parti la lunghezza de candel- ,s lieri,due delle quali ne affegnauano alla bafa,& era la bafa triangolare più lun
ga che larga * & da piede era più larga che da capo * il fufo del candeliere fi nzzaua in alto co vafi flrozzati nel collo porti luno fopra TaItro,& in cima vi fi metteua vna tazza concaua piena di gomme & di legni odoriferi,Troua fi fcritto quanto balfamo per ordine del principe fi ardeffe per ciafcun'gior- .. no folenne in Roma nelle chiefe principali a fpefe del publico.che furono lib
bre cinquecento ottanta. Et quello baili de Candelhen. Hora vengniamo alle altre cofc,con le quali fi adorna eccellentemente il Tempio. Io ho Ietto cheGigedonòal Tempio di Appolline Pithio fei tazze d'oro mafsiccio, che pefauano libbre trétamilia,& appretto a Delfo effere flati vafi d'oro maf- m liccio & di argento,ciafcun' de quali teneua fei anfore & vi furono alcuni,che
(limarono più la inuentione & la fatturarne non flimarono l'oro. ApprefTo a Samii nel Tempio di Iunone dicono che vi fu vna tazza intagliatoui all'in- torno certe figurette di ferro, la quale già gli Spartiani haueuano mandata a prefentare a Crefo, tanto grande, che teneua trecento anfore ciò é 15 5 o o. 3« libre. Ho trouato ancora che i Samii mandarono già a donare a Delfo va
vafo di ferro,nel quale erano intagliate con artifìcio grandifsimo certe tcfle di animalUl quale era retto da certe flatue alte fette cubiti, ciò è braccia cin- que <St vn' quarto, che ginocchioni lo fofleneuano. Marauigliofo certo fu quel' che £ece il Sannitico Egittio al Tempio derDio Api.ornatifsimo di va- 15 rie colonne, & di varie ftatue , nel quale era la immagine del Dio Api, che
continouamente fi volgeua,a fguardare verfo il Sole . & quella ancora fu co- fa più marauigliofa che la freccia di Cupido nel Tempio di Diana in Efefo, flaua fofpefa fenza eiìerc legata in alcuno luogo con legame alcuno. Ne so io che mi dire di fi fatte cole, fé non che e\k fi debbono porre in luoghi con- 40 decenti, di maniera che elle fieno guardate con marauiglia,& con Reuc-
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renza.
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2jo DELLA ÀRCHITETTVRA.
f)e princìpi] Me <Bdftlicbe,j£ fonici.Mepdrti della mvrdglidt& in quello», che eìlejìd
no differenti <L Tempij: Cdp. XIIIL E Gli è manifefto che le Bafriiche da prima erano luoghi,ne quali, i Magi-
ftrati della Città fi ragunauano a rendere ragione ai coperto,a quefto luo * go per darli più Maiella lì aggiunfe il Tribunale. Di poi per farla più larga non badando le coperture principali, la circondarono di qua & di.là da Iato di dentro di portici larghi,innazi tratto d'un folo,dipoi gli feciono anco dop pi. Aggiuntatili dipoi al trauerfb del Tribunale vnaNaue, la quale noi chia- miamo caufidica,percioche in qeul'luogo cócorreuano Notari, Proccurato i« ri,5c Auuocati,& congiunfono infieme quelle Naui afimilitudine della lette ra T. Doppo quello dicono che furono ordinati per cagione de feruitori i portici,di fuori,fi che la Bafilica e fatta di Naui o luoghi da palleggiare, & dì logge . Ma perche la Bafilica pare che fia della natura del Tempio,ella fi e at- tribuito in gran3 parte tutte le forti delli ornamenti del Tempio, ma fé le è at $i tribuite di maniera che pare che più tofto ella habbia voluto imitare che pa- reggiare gli ornamenti de Tempii. Solleuerannofi col piano da Terra co- me i Tempii ma l'ottaua parte manco di quell'altezza , che s'afpetta al Tem- pio ; accioche mediante quella, ceda con rcuerentia al Tempio come a cofa più degna, tutte l'altre cole che vi li metteranno poi per addornamento non »• hanno ad hauere mai quella grauità, che quelle che li mettono ne Tempii. Ecci oltra di quello ancora infra la Bafilica & il Tempio quella differentia, che e bifogna che ella fia di andari fpedita,& che ella habbia le fìnelìxe molto luminolè per la frequentia de quafi tumultuanti litiganti,& per la necefsità di riconofcere & di fottoferiuere le fcritture ; & farà lodata/e ella farà ordinata ir di maniera, che quelli, che verranno a cercare,o de loro Clientoli,o de loro Padroni,pofsino alla prima giunta vedere doue è fono; & perciò fi debbono in quelli luoghi por' le colonne più rare,& molto a proposto vi ftarano quei le, che reggono gli archi ma non recufano ancora quelle che reggono gli ar- chitraui. Ma noi daremo alla Bafilica quella diffinitione, & diremo che ella j* certo e vn5 luogo da palleggiare molto grande,molto efpedito, coperto di tctto,con logge di dentro : perciò che quella che è fpogliata di logge, penfo io che più tofto lia vna muraglia, che s'afpetti alla curia & al fenato che alle Bafiliche,della quale parleremo al luogo fuo . La Pianta della Bafilica bifo- gna che fia più lunga il doppio, che larga,& e cofa conueniente che ella hab- # biala nauc del mezo principaie,& la nauc a trauerfo,che dicemmo caulìdica libere & fpedite da poterui pafeggiare. Ma fé per auentura ella harà ad haue re folamente vn' portico folo dalle bande lenza la naue caufidica, li termine- rà in quello modo . Diuidafi la larghezza dalla pianta in noue parti,cinque delle quali fene affegnino alla naue di mezo,& due a ciafeuno de portici. La 4» lunghezza di poi fi diuida medelimamente in noue parti, vna delie quali li af fegni al vano,che è dal petto alle reni delia Tribuna, & due alla larghezza della entrata della Tribuna. |
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Facciata di dentro della Bafilica lènza la naue caufidica.
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uiderai la larghezza della pianta in quattro parti, due fene daranno alla nauc di mezo, & vna per vno, dipoi a portici ; la lunghezza ancora iì diuiderà in quefto medefimo modo perciò che il feno della Tribuna piglierà allo inden tro con la fua curuatura la duodecima parte della fùa lùlfignezzàvina il vario "*1 * della entrata farà duoi dodiceilmi & mezo, & la Naue caufidica reflerà lar- ga la fefta parte della lunghezza della pianta. |
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Faccia della Bafilica di dentro con la Natie catifidica;
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Ma fé vi haranno a eiTere infieme con la Nauc caufidica ì portici doppi,di
uidafi la larghezza in dieci parti, quattro delle quali né aiTegnerai "alla Nauc di mezo,& l'altre tre di qua & di là diuife in parti vguali feruirano per i porti cijma la fua lunghezza fi diuiderà in veti particelle quali iene aflegnerà vna , & mezo al cauo della Tribuna,& tre & vn'terzo all'entrata di effe tribuna^l-
la larghezza della nàuecaufidicafcneaiTegneranno folamente tre parti. Le Mura de le Bafiliche non farano grotfe come quelle de Tempii,percioche ci le non fi fanno per hauere a reggere i pefi delle volte,ma per reggere le Tra- ui & i caualletti de Tetti:Faccinfi adunque grotte per la vigefima parte della I0 loro altezza,& faccinfi alte folamcnte vna volta & mezo per quanto è la fua
larghezza dinanzi & non più mai in alcun'luogo.Nclle cantonate delle Naui dapafTeggiare efehino pilaflri fuori del viuo del muro con difegno per il lun- go del muro,fecondo l'ordine del colonnato,grofsi non meno che per due, ne più che per tre grofiezze di quel muro. Sonci ancora alcuni che per fare „ l'edificio più gagliardo faranno vn'pilaftro ancora giù per il diritto del filare
de le colonne infra le colonne. La larghezza de quali o ella è per tre o alpm per quattro groiTczze d'una colonna, i colonnati ancora non hanno mai ad hauere quella grauità che hanno quelli che fi mettono ne- Tempii»pér il che & mafsimo fé noi vfcremo colonnata con li architraui, ne difeorreremo in l0 quefto modo. Se le colonne hanno a efiere Corinthie leuifi della loro grpf.
fezza la duodecima parte, & iè Ionice la decima parte,& fé Doricejieuifene la nona parte, nel mettere inficme poi l'altre cofe ciò è capitelli, Archittaui, Fregi,cornici,& fimih fi andrà feguitando l'ordine de Tempii. |
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^58 DELLA ARCHITETTVRA
Ve colonnati con gli ^Architraui, & con gli ^Archiji che forte Colonne p h abbino a tneu
tere nelle cBafliche,& che cornici 3 & douefi h abbino a collocare ; della
„Altez£*& larghez&a dellefinejlre ; deploro ferratecele
impalcature3l& delle Porte delle eBa(ihchei Cr de
modi loro. Caf, XV. %
A Quelle cofe,che noi imitiamo gli Archi, bifogna che vi fi mettino co-
lonne quadrate,percioche fé noi vi mettefsimo colonne tonde,farebbe illauoro direttolo ;concioiia che letefledc gli Archi non pofcrebbono fui fodo della colonna che vi è fotto ; ma quanto il quadrato della tefta dello ar- t* co eccederebbe il cerchio, che dentro a se fi rinchiudevamo poferebbe in va no. Per riparare a quello difordine i buon' maeflri antichi meifono fopra i capitelli delle colonne vn'altra cimafa quadrata grolla in alcun5 luogo per il quarto , & in alcun' altro per il quinto del diametro della fua colonna, la lar- ghezza di quella cimafa fu vguale cóvna ondetta alla maggior'larghezza del M capitello da capo.gli Aggettifportarono tanto quanto la loro altezza,in que- llo modo le tefle & li fpigoli degli archi hebbero ledili più efoediti & più (la bili. I colonnati con gli Archi come quelli con gli Architraui fono infra lo- ro differenti,percioche alcuni fé ne fanno radi,& alcuni fpefsi,& fimili, ne gli fpefsi l'altezza del voto farà tre larghezze & mezo della fua apertura ; ne ra- »• di farà l'altezza fua per vna larghezza & duo' terzi ; ne meno radi la lunghez za farà per due larghezze, ne più fpefsi la larghezza farà il terzo della alttez- za. Altroue habbian' detto che lo arco è vna Traue piegata ; Darannofi adunque quelli ornamenti alli Archi che fi darebbono alli Architraui fecon- do a che colonne fi mettono fopra ;oltra quello chi volerle che l'opera fuiTe M ornatifiima, metta fopra le cime di fi fatti archi a filo Architraui,fregi,& cor nici, quali ei conofeerà appartenerli a colonnati le arriualTero a quella altez- za . Ma elfendo le Bafiliche alcune accerchiate di vn' Ibi' portico, & alcune di duoi,farà per tale conto il luogo delle cornici fopra le colonne,^ fopra gli archi differente. Percioche in quelle,che fono accerchiate di vn'fof portico j« prenderanno le cornici, diuifa che tu harai l'altezza del tuo muro in noue parti, le cinque parti; o diuidendola in fette,ne pigleranno le quattro, Ma in quelle, che hanno ad hauere i portici doppi, fi porranno le cornici alterzo della altezza del muro al manco,ne punto più però,che a tre ottaui. Mette- ranno!! ancora per leggiadria d'addornamento & per vtilità fopra le prime jj cornici altre colonne,&mafsimopiIaflri, che pofino apunto fui centro del mezo di quelle di fotto . Et gioua veramente aliai perciochc mantenendo la gagliardia & la fortezza delli oflami,& accrefeiuta la maieilà del'opcra, fi al- leggerirà in gran' parte il pefo & la fpefa del muro ; & fopra quello colonato ancora fi metteranno le loro cornici con i loro aggetti lècondo che ricerca 4« , la forte del lauoro , Oltre a che nelle bafiliche che haranno duoi portici,!! 1 metteranno tre colonnati l'uno fu l'altro da alto a baiìb,& nelle altre due. Ma doue tu metterai tre colonnati, diuiderai in due parti quello Ipatio che e dal- le prime colonne infino al tetto, & in quella diuifione flnifchino le feconde cornici ; infra il primo & il fecondo corniciato ferbaui il muro intero & addornalo
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LIBRO SETTIMO. 2cp
addornalo di varie forti di intonico, & di lauoro ; & nel muro che è fra le ie-»
conde & le terze cornici farai le fineftre che ti feruino a dare ì lumi, & faran- nofl le fineftre ne le Bafiliche,che corrifpondino fopra i vani de colonnati tut te ad vn' modo,& corrifpondenti l'una l'altra. La larghezza delle quali non , ila più ftretta che i tre quarti del vano che è infra colonna & colonnajma fé la
loro altezza farà per due de le fue larghezze, farà commoda ; & con il loro cardinale andranno al pari della cima delle colonne, non però del capitello, fé elle l'arano quadrate ; ma fé le fineftre faranno tonde,ti farà lecito co l'arco loro andare fino quafi a fotto l'architrauc, & più abafTo piacendoti di dimU io nuire l'arco, pur che gli archi non pafsino l'altezza della colonna che gli farà
a canto. Mettafi fótto la fineftra vn' dauanzale con vna cimafa go!etta,& vuo uoli, faccinfi ne vani delle fineflre le ferrate, ma non fi ferrino con tauole di o-eilo come quelle de Tempii : ma ben' habbino con che pofsino prohibirc a gli impetuofl vcnti,& alle tempeiìe l'entrare détro, accio non vi fi fenta mo i, lcllia alcuna.da l'altra parte egli e di necefsità che di continouo & liberamen
te pofsino refpirare, acciochc la poluerc che per il paffeggiare fi lieua di ter- ra non nuoca a gli occhi & a polmoni. Et però a me piace grandemente che in quefto luogo fieno alcune piaftre di bronzo, odi piombo, quafi dipinte (per dir'cofi)con molti & fpefsi buchi,per i quali entri il lume & gli fpiriti per te il moto de l'acre fi rinfrefehino. il Tetto ouero palco farà certo molto hono
rato.fc da lato di dentro fi farà vn' cielo a vn* piano con riquadramenti d affé ben' comméfsi,& vi fi intrametteranno con mifìire accommodate cerchi gra di mefcolati con altri feompartimenti ad angoli, & fé quelle riquadrature li diftingueranno membro per membro con fpetic di cornici, & mafsimo con ti gole,con vuouoli.con baccelletti, di con frondi, intrapofte l'una ne l'altra, &
fé fi faranno gli (patii infra sfondato & sfondato, ornati di vn' fregio a guifa di gemme con aggetti proportionati, infra i quali rifplendino fiori celebrati, o di branca orfina o d'altro, i piani de quali rifplendino per i colori hauutì da pittori con ingegno & con maieftà fingulare. Plinio vfaua dire che lo oro jc fi attacaua molto bene a legname con vno intrifo, che fi fa in queflo modo.
Mefcolanfi infieme meza libbra di Senopia Pontica ciò e Bolo. & libbre die- ci di ocna lucida, & libbre due di melino Greco, & triti fi tengono inflemc per dodici di. Il maftico illiquidito con olio di lino, & mcfcolato con Bolo della ciba abbruciato bene/à vna colla,laquale non fi diftacca mai.La altcz- js> ji za della porta nelle Baiiliche fi rapporterà alle loggie,fe da lato di fuori fi ag-
giugnerà per fpogiiatoio vn' portico fia alto,& largo quanto il portico ó't den tro . Il voto, & gli ftipìti, di fimil' cofe delle porte fi faranno con le regole di quelle de Tempii,ma la Bafilica non harà mai l'impofle di bronzo. Faccinfi adunque di legno di cipreffo,di cedro,& fimili, Òi adorninH con bullettoni di 4» bronzo, & acconcifi tutto vn5 lauoro cofi fatto, che habbia del gagliardo, &
dello ftabile.piu tofto che del dilicato, o fé pure e' fi ha da attendere a delica tezza,o maieftà non vi mettere cofe troppo minute con le quali fi va imitan- do la pittura. ma più tofto vi fi intaglino bafsi riheui con non molto aggetto che addornino il LuoroA fi difendino facilmente.Hanno ancora comincia- to a fare le Bafihche t jnde, in quefte la altezza del ricetto del mezo è tanta y i i i i
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iCq p^ua àrc-hitettvrà
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quanta eia larghezza di tuttala Bafilica. Ma il portico & i colonnati, & le
porte,& le fineftre fi termineranno nel medefimo modo che quelle delle Ba- iliche quadrate,& di quefle fla detto a bastanza. Vefègnipftiper memoria deUegranUofefatte f>Mt'amente, & in ejjè ejfteditioni delle j
guerre & ncUe Vittwie ancora da Romani &da Cjreà. £ap. XTJJ, IO vengo hora a trattare delle cocche fi pongono per memoria & fegno
delle vittorie,& per diletto d'animo mi piace in quello luogo effere alquan- to più piaceuole,che io non fono ftato in neilun'altro luogojmentre che tutto t* H parlar5 noftro fi-riuolterà circa le mifure & circa i numeri, ma faro quanto io potrò nel dire corto & breue.I noftri pattati,naétre che fuperati gli Inimici eercauano con le forze & con le virtù loro di allargare i confini del loro Im- perio, collocavano ftatue Stermini mediamele quali cofe defsinoinditio di quanto era ftato il eorfo nella lor'vittoria,& cofi feparauano, & diflingue- I? uano le già fuperate campagne dalle altre,Di qui fon' nate le Piramidi,le Co lonne,& limili altre cofe,che feruono per fegno delle cofe pallate. Dipoi vo- lendo riconofeere Dio per le hauute vittorie, confecrarono vna parte della preda aÌli Dii,& diedero in protezzione alli Dii le publiche allegrezze,don- de ne nacquono gii Altari, le Capelle,& cofi fatte cofe lequali faceflero a tal' » propofito. Deliberarono ancora che e fufTe bene prouedere al nome,& alla pofterità, & fi affaticarono di contraffare le effigie degli huomini talmente, the fi eonoeefsino,& che fi raanifeftafsino le virtù loro appreilb la generano ne humana.Diqui andarono ritrouando le fpoglie,& le il:atue,& i Titoli, & i Trofei ; acciockefcruifsinoafpanderc per il mondo la fama loro. Gli »< altri defeendenti poi non pur'folo quelli , che iaalcunacofa hanno gioua- to alla patria lorojma i felici & i più fortunati, per quanto egli hanno potuto dimoftrarfi, fecondo il potere delle loro ricchezze gli fono iti imitando:Ma nel far'quefte cofe diuerfi diuerfamente con diuerfi modi fi fono affaticati. Bacco nella fine del fuo viaggio nella India pofe per fuoi termini pietre mol- ,» to fpeffe per ordine,& alberi grandifsimi con i pedali veftiti di ellera. Vicino a Lifimachia era vn' grandifsimo altare poftoui da gii Argonauti, nel pattare che di quiui feciono . Paufania a Hippari fui Mare maggiore collocò vn'Va- fo di Bronzo grofio fei dita che teneua libbre 225. Aleifandro oltre al Mare Occeano vicino al fiume Alceffe rizzò dodici Altari digrandifsime pietre g riquadrate^ vicino al fiume dellaTana einfe tutto Io (patio delli allogiaméti del (uo efferato di muro, opera di feilanta ftadji ciò e miglia fette & mezo. Dario efiendofi accampato preffo alli Orrifii fui fiume Artesroo comandò a fuoi foldati che ciafeuno gittaffe in diuerfi cumuli yn'faiTo 1W fopra l'altro, i quali effendo affaifsimi & grandifsimi veduti poi dapofteri glihauefsinoa 4» inducere a marauiglia. Sefoffre nelfùo guerreggiare honorando coloro, che come huomini valenti fé gli cótrapponeuano drizzaua in loro memoria vna Colonna, aggiugnendoui con magnificentia 1 nomi loro,ma fuergognaua & vituperaua coloro,che come Vili fenza combattere fé gli arrendeuano, con fare intagliare nelle pietre, òl nelle colonne per taf memoria fefsi femminili. lafone
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lafone fi faceua Tempii a fé fletto in tutte quelle regioni, donde ei pattaua,i
quali dicono che furono tutti disfatti da Parmenione, accio che in que' luo- ghi non rimanere memoria di nome alcuno,faluo che di Alettandro. Que- lle erono quelle cofe,che cofloro faceuano mentre che combatteuano. Ma % acquiflata la vittoria ,.& pacificate le cofe,cominciarono a far' poi quefle al-
tre . Nel Tempio di Pallade Solerte^attaccarono fofpefi quei ferri de piedi con i quali furono legati i Lacedemoni]". Gii Euiani non foiamente faluarono nel Tempio quella pietra,có Jaquale il Re Fimio percòtte & ammazzò il Re de Machienfi,ma la adorarono ancora come vno Dio . Gli Egineti dedica- la rono al tempio i becchi delle Naui,predate alli Inimici. Auguiìo feguendo le pedate di cofloro>poi che hebbe fuperato lo Egitto, fece quattro colonne de becchi delle Naui, lequali dipoi da Dominano Imperatore fumo colloca te nel campidoglio. lulio Gefare ancora he arrofe due a quefle,poi che per # M are hebbe fuperati i Peni, vna fu la Ringhiera, & l'altra innanzi alla curia. i$ A che racconterò io in quello luogo le Torri,i Tempii,le Aguglie,le pirami
di,i Laberinti & firjnili cofe ? che hanno raccolte gli Sfiorici. Venne certo a tale lo fludio di celebrare fé fietto co fimili opere, che e* collocarono ancora le cittadi per tal'conto, & gli impofono i loro propriinomi per effere noti a poderi. AleiTandro per lafciar' gli altri di gran' lunga in dietro, oltre a quel- f la Città,che ei fece imponendoli il nome fuo proprio, ne fece ancora vna,&
li impofe il nome di Bucefalo fuo cauallo. Ma a mio giuditio fu più conde- cente quel' che fece Pompeio,il quale hauendo metto in rotta Mitridate,edi- ficò in quel luogo, doue ei Io fuperò la Città di Nicopoli nella Armenia mi- nore . Nondimeno e' pare che Seleuco fuperatte tutti cofloro, perche ad ho- ij nore della moglie fece tre Città dette Apamie, Ad honor della Madre ne fe-
ce cinque Laodicce,& in honore fuo nefecenoueSeleucie,& in honor'del Padre fece dieci Antiochie. Altri fi hanno procacciato nome appretto a po- deri non tanto con la grandezza della fpefa, quanto con alcuna nuoua inuen tione.Cefare delle coccole dello Alloro, che egli portò nel Trionfo fece fè- j« minare vna felua,& la confacrò a futuri Trionfi. Apprettò ad Afcalo in Sy-
ria era vn5 celebrato Tempio, nel quale era collocata la flatua di Dercete, che haueua il volto humano & il reflante di pefce, per ederfi di quel» luogo precipitata nello {lagno, & fuui oltra di quello ordinato che qualunche Sy- rio guiìaffe pefce di quel' lago Ji futte vietata l'entrata del Tempio,il fuoco,& # l'acqua. Appretto al lago de Marfi i Mutinii popoli finfono Medea ammaz-
za ferpenti, fecondo l'effigie d'un' ferpente; perche con lo aiuto fuo fi libera- rono dalla ingiuria de ferpenti. Simile a quefle colè £u la Hydra di Hercole, la Vaccaja fiera Lernea, & 1 altre cofe che gli Antichi Poeti-dipinfono ne lo roVeriì; le quali inuentioni molto mi piacciono, purché elle habbinorin- 4« chiufo in fé vn' certo che di virtuofo, ficome è quel che fu fculpito al fepol-
cro di Symandio ; percioche e' vi è fcolpito vn' Giudice con alcuni de Magi- ftrati principali/vefliti a guifa di Sacerdoti, dal collo de quali Ila pendente al petto la verità,che con gli occhi chiufi accenna,& nel mezo vi e vn' monte di libri,& vno Epitaffio che dice. Quelli fono i veri medicamenti dell'animo, mahifanza delle flatue fu la più egregia di tutte.conciofia che elle fono buo- |
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ne per adornare gli edifitii facri, & i fccolarì,& i publicì & i prillati ; & ferba-
no con loro vna rimembranza marauigliofa,& de gli huomini, & delle cofe. Et certamente che e' dicono che e* fìi di grandifsimo ingegno chi trouò le fta tue, & che le nacquono infieme con la Religione -, & tengon'per cofa certa che gli Inuentóri delle ftatue fufsino i Tofcani, Altri credono che i Telchinii * Rodiani fufsino i primi che fabbricafsino ftatue delli Dii,& fcriuono che el- le erano lolite con le loro magiche religioni far* tornare i nugoli, & le piog- gie,& cofe Umili,& mutarfi fecondo che più piaceua loro in varie forme d'A nimali. Infra i Greci fu il primo Cadmo figliolo di Agenore che confecraf- fe nel Tempio le ftatue de gli Dii. Trouiamo in Ariftotile che le prime fta- >« tue che furono collocate fu la piazza di Athene,furono in honore di Hermo doro & di Ariftogitone,per eflere ftati i primi a liberar* la citta dalla Tiranni de. Et Arrianno hiftorico raccóta che quefte ftefle ftatuefurono di Sufa(do- ue già Serie l'haueua trafportate)ricondotte in Athene da AlefTandro. In Ro ma fu tanta gran' moltitudine di ftatue,che e il diceua che eui era vivaltro pò 15 polo di marmo . Rapinate antichifsimo Re di Egitto rizzò ilatue di pietra a Vulcano alte braccia diciotto & tre quarti, Sefoftre Egittio fece vna ftatua per se òl vna per la moglie alte braccia ventiquattro. Amai! appreflo a Mentì collocò vna ftatua a federe, la grandezza della quale era quarantafette piedi ciò e braccia ventitre & mezo& nella fua bafa vene era due altre alte venti «• piedi. Al fepolcro di Simandio vi erano tre ftatue di Gioue di mano di Mem none,opera miracoIofa,intagliate in vna pietra d'un' pezo folo; vna delle qua li (edendo era tanto grande, che il piede fuo era più di braccia cinque,& vii quarto,& oltre alla arte del Maeftro,& alia grandezza di il gran'pietra era co fa marauigliofa che iti fi gran'pietra non era ne vn' pelo,ne vna macchia . Et »5 non trouando di poi i poderi faldezza ne grandezza di pietre fecondo quel- le grandezze che cercauano di voler5 fare le ftatue, cominciarono a farle di bronzo di cento cubiti,ma oltre alle altre cofe, Mancando a Semiramis vna pietra di quella gramezza che ella defideraua, & battendo in animo di fare qualche cofa molt^ Mggiore che nò il poteiTe fare di bronzo vicino al mon ,e te di Media, che fi chiama Bagifbno, fece fculpire la fua propia immagine in vna pietra di diciafettc ftadii ciò e miglia due & vn'ottauo alla quale facrifi- cafsino con alcuni doni, cento huomini. Io non penfo che fia da Iafciare indietro quel che dice Diodoro delle ftatue, ciò e che gli ftatuani di Egitto erano foliti di effere tanto ecellenti con l'arte & con lo ingegno loro, che e' fa # ceuaaó vna (tatua d'un' coraaJi varie pietre lauorate in diuerfi luoghi, con le cot^metti^re delle parti talmente finite, che lepareuano fatte in vn'mede fimo luogorS da vn' medefimo maeftro ; & con cofi miracoloib artifitio di- cono che fìi fatta quella celebratitstma ftatua d'Appolline Pithio apprefib a Samii : la metà della quale fu fatta da Thelefio, & l'altra metà fini Teodoro 4» in Efefo . Quefte cofe ho io dette per dilettatione degli animi, lequali fé be- ne fanno molto a propofito,io vorrei non dimeno che elle fi fufsino raccon- te come accatate in prefto dal libro che fegue,nel quale tratteremo delle me morie de Priuati.alla qual' cofa quefte fi afpettauano. Percioche non fi la- feiando i priuati cofi facilmente iuperarc da Principi in quanto allagrandez za
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za delle fpefe & ardendo di desiderio della gloria,& de/Iderando per quanto
épotefTero di fpandere la fama del nome loro J non perdonarono però ( per fino a quanto poteronp)a fpefa alcuna>& con ogni loro fludio preoccuparo- no tutto quellojche poteile& l'arte ,&h forza degli ingegni & de maeflri. s Contendendoli adunque & di difegno, & di conuenientia di lauori, di efTere vgtiali a Re, Ottennero fecondomedifuongli efTerein taf cafo molto infe- riori . Et però riferbinfi nellibro,che viene. Et prometto queflo, che lì fat* te cofe arrecheranno quando faranno lètte ad altrui piacere, ma non lafcia- mo qui indietro quel che fa a noflro proposto. -■Sé e'Jtdebbotì'metìerleflamemTemfijt&sdichc cofkpdebbon fare pia commoda-
tnéncc-*. ;t- ììteho Cap, XV II. SO no alcuni,che non vorrieno,che ne Tempii fi mettefsino flatuc, & dico
no che il Re Nummanon volle chenè Tempii li mettefTefimulacro alcu- no, feguendo la difciplina di Pittagora. Et però Seneca fi ridcua di fè,& de fuoicittadini,fcherziamo diceua come i bambini con le bambole, ma quelli che impararono da noflri antichi adducédone la ragione difeorrono in que- fio modo delle cofe de gli Dii. Chi farà tanto feioccho che non fàppia che le •• cofe degli Dii fi hanno a cófiderare con la mente & non co gli occhi.Et è co
fa manifefla che e' non fi può dare alcune forme con le quali fi polla in alcu- na parte ancor' che minima _, imitare,o formare vna cofa di tanta grandezza come e Dio ;& fi penfa certo che gioui grandifsimamente a potere confe- gmre, che ciafeuno potrà fecondo le forze lue intédere & conofeere & eiTcr* »* capace della natura del primo motore,& delle fùperne intelligentie, fé non vi
faranno alcune flatue fatte manualmente. Et coli in quello modo più pron- tamente honoreremo il nome della Maiella diuina. Altri la intendono per il contrario.Perciò che e' dicono che certe forti di huomini furono connume- rati infra gli Dii, con ottimo certo oc fauio configlio, j*hp che gli animi de }t gli ignoranti più facilmente Ieuandofi dalla loro mafa^R, fi riuoltafsinoa
doue fufsino le flatue, & andando ad adorarle, penfafsino di andare ad ado- rare gli Dii. Altri credettero che e' fufTe bene porre in luoghi facri & doue hauefsino ad efTere veduti l'effigie di coloro, che hauéfsino meritato affai da gli altri huomini,o che e'penfafsino che e fufsino da douere efTere confacra- 3? ti per Dii,accioche honorati da poderi gli accendeffero di zelo di gloria
cercando di imitarli. Ma egli certo importabili quali flatue, & mafsimo ne Tempii.m quai luoghi,come fpefTe,& di che materia vi fi pogighJnowPer- ciochee'non vili hanno a mettere flatue da far'ridere, come quelle cheli mettono ne gli horti, per fpauentacchio de gk vcdjegli, ne come quelle che fi fe 40 mettono ne portici de foldati,& limili. Ne giucco che fia bene metterle in luoghi fìretti, & in luoghi che non fieno honorati, Ma tratteremo prima di che materia fia ben' farle, & dipoi dell'altre cofe. Dice Plutarco che gli an- tichi faceuano le flatue di legno, fi come in Delo fu la flatua di Apolline > & in Popolonia, vicina a Piombino vene fu vna di Vite confecrata a Gioue, la quale molti raccontano che fi mantenne falda lungo tempo, & come quella |
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1&4 DELL'AC" AftjCHlTfetTVRÀ
di DiatìaEfefiajGW alcuni dicono che era di Èbano,& Mutianò dice che ella
era dì Vite,Peras <shef*ce il Tempio di Argoiica, & vi confecrò la figliuola per Badefià vi fece va* Gioue d'un' troncone dWpero. Furono alcuni che pròhibirònòcheglrljii fi fculpifsinoin pietre, perciò che elle fono dure & Crudèli i Rirìutauafré ancora forò ,&fargènto perche nafceuano di Terra j fterile,& infelice,&pereh'e haueuanoim colore pallido dainfermij & il Poe ta dice quelli verfi. ; . ; - g/Sph Staua ilgratftytticinfipicciolo albergò* V '
„ Zitto agrdrfpend& nettadtMmjnano >
,, ^/iko renetta in fulmine di terra-*. «j
ÀpprefiTo a gli Ègizziì furono alcunpcheii penfarono che Dio fufle di fuoco.
& che egli habitafle nello elemento del fuoco, ne potere effere comprefo dal (ènfo degli huomini,& pero feciono.gli Dii di criftallo, Alcuni altri fi penfa- rono che fuffe bene fare gli Dii di pietra nera penfando che Val-' Colore fu/Te incomprenfibile ; Altri finalmente di oro per confarfi il colore alle ftelle, ma , j io fon ftato fofpefo di che cofa fia bene fare le ftatuedelli Dii, Tu dirai Certa niente che quella materia in che fi ha a intagliare la immagine di Dio , bifo- gna che fia oltramodo degna ; accoltali alla dignità quella cofa,chè e più che l'altre raramente dimeno io non fon'tale,che io le voglia fare di fak,fi come dice Solino che erano foliti di farei Siciliani ; ne come dice Plinio anco di ™ Vetro,ne di oro mafsiccio,ne di argento ancorajnon perche io la intenda co me coloro che dò recufauano,per efiere nato di terra Iterile, & dì color'pal- lido. Ma ci fono molte cagioni che acciò mi muouono,infra le quali ci èque fta,che io mi perfuado che e' fi appartenga alla Religione, che quelle ftatuc, che noi porremo da douerfi adorare come Dii fieno per quanto più fi pub fi !: mihaefsi Dii; giudico adunque che gli huomini mortali le habbinoafare quanto più polTono Immortali, o qual' dirò io che fia la cagione perche fi fti^ mi tato vna nceuuta oppenione da noftri maggiori di cofi fatte cofe? che e' fi tenga per certo,che in quello luogo vna dipinta Immagine d'uno Dio ci efau difea, & in quefto altro vna ftatua del medefimo Dio,non efaudifea non che 0 altro le orationi,& i Voti de gli huomini giudi ? che più, fé tu tramuti le me- defime ftatue da luogo a luogo,alle quali il vulgo foleua portare grandissima reuerentia,non trouerrai chi più gli creda,o gli faccia voti,come fé elle fuci- no fallite ; bifogna adunque che elle habbino i luoghi loro /labili, propii, & dignifsimi. Dicono che e non ci è memoria alcuna infra gli huomini che di oro fi fia vifto lauoro alcuno eccellenrifsimo, come che il principe de metalli fi fdegni di elfer'troppo honorato dalle mani de gli Artieri, le quello è cofi, non è bene fare le iìatue de gli Dii che noi vorremmo fare conuenicntifsime di Oro. Oltre a che alcuni tirati dal defiderio def Oro più facilmcntcfonde- ranno tutta la ftatua,che iblamente la barba efièndo d'Oro. Piacerammi mol 4« to di bronzo,fc già non mi diletterà più il candore del bianchifsimo marmo. Ma nel Bronzo vi farà vn5 certo che* che io primieramente loderò rifpctto al durare affai, purché noi le facciamo tali, che e'fia maggiore il peccato nel guaftarle,che il guadagno nel fonderle,per farne poi altro. Sieno veramente tali come fé noi le hauefsimo fatte con il martello, o di lamine fottihfsimc fondute,
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fondute, che paia fatta a punto la pelle . Scriuono che fu fatto vn* fimula-
cro d'Àuono tondo, grande, che a gran' pena capiua fotto il tetto del tem- pio , a me non piace. Percioche e5 bifogna che e* Ila conueniente, di gran- dezza^ forma,di difegno , & di conuenientia di parti, & forfè non flanno f bene infieme, le facce de grandi Dii feueri di barba, & di ciglia,con l'effigie
più dolci delle Vergini. Oltre a che fé gli Dii faranno più rari s'io non m'in- ganno accrefceranno la reputatione & la reuerentia. Sopra vno altare vi lene porranno commodamente duoi, o non più di tre, Il numero & moltitudine de gli altri fi ponga nelle nicchie in luoghi accommodatifsimi. Io vorrei che io Iofcultorefi ingegnale quanto più può di efprimere nel fare qualunque di
quelli Dii con habito,& con gefti da huomini grandi,qual' fia fiata la vita & i coflumi loro, Io non vogl io il che e* tengono per co fa bella che e' paia quafi vn' hiftrione,o vno fchermidore, ma voglio che & dal volto & da tutto il re- tto del corpo moflri di fé vna certa grauità, & vna Maiella degna, certo di 15 Dio. Et che e dimoflri quafi col cenno & con la mano di exaudire, & fpon-
tanamente riceuere coloro,che lo vanno ad adorare, Cofi fatte vorrei io che fufsino le flatue che fi ponefsino ne Tempii & l'altre fi lafciafiero a Teatri 6X agli altri edifitii fecolari. |
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n DELLA ARCHITETTVRA
DI LEONBATISTA ALBERTI
LIBRO OTTAVO. »
io Veli"ornamento delle Vie maeBre dentro ofieri della Città, dotte fi hahbin a/atterrare
o abbruciare i corpi morti. Cap. /. N altro luogo riabbiamo difcorfo,che gli addornamen
ti che fi applicano alle opere giouano grandifsimamen te alla Architettura, & è aliai manifeìto che i medefi- miaddornamenti non fiatino bene in tutti gli edifitii; Percioche e' fi debbe vfare ogni arte,ogni induflria, & ogni fatica in fare che le opere facre & mafsimo publi che fieno ornatifsime, come quelle che fi fanno perii Dii ; doue le fecolari non ii fanno fé non per li huomi- ni . le cole men' degne adunque debbono cedere alle piti degne,non dimeno effe ancora fi addorneranno delle lor parti, de loro addornamenti ; & riab- biamo nel pafiato libro racconto come ha bbino a efìer'fatti gli editìtii facri publichi, & con che maniera ; hora ci refla a trattare de gli edifizii fecolari; andremo efplicàdo adunque quali addornaméti fi debbino afiegnare a qual z
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sve l'uno di loro, Primieramente io penfo che la flrada fia cofa Publica con-
ciona che ella e ordinata per cagione de cittadini; & per commodità ancora de foreftieri-.ma perche de Viandanti ne fono alcuni, che vanno per Terra, & alcun 1 che fi fanno portare per acqua,tratteremo di améduoi. Vorrei che tu ti rìcordafsi che altroue ti diisi, che de le flrade alcune ne fono maeflre, oc , alcune no,& in oltre che altrimenti haueua a efferr la flrada nella città, & al- trimenti nella campagna; la flrada maeftra nella campagna riceuerà gran- difsimo ornamento da ella campagna,nellaquale ella fi trouerrà,fe detta Cam bagna farà cultiuata,feminata, piena di Vi'Hagi, & di abitazioni,* fé ellafarà abbondante di molte cole piaceuoli,fe vi farà hpra il Mare,hora i monti, ho- lo ra vn' fiume Jiora vn' fonte.hora va' terreno arido,* vna rupe, horavna pia- nura , hora vn' bofeo, ò vna valle.; non farà piccolo addornamento s'ella non farà alla china,o difficile alfaiirla ofporca,ma per dire cofi,lè ellafarà vaga& piana, & fpatiofa, & aperta per rutto ; & die non feciono gli antichi ? per ot- tenere quelle tal» cofe. Io non fio a raccontare che e' lailricarono flradedi „ cento miglia con pietre durifsime, alzandoui fotto vn'piano di grandifsime pietre. Laflricarono la via Appia da Rpma fino a Brindili. Vegnenti in mol- ti luoghi per tutte le flrade inaeftre Rupe di pietra tagliata, Monti fghemba- ti,colline forate, Valli ripieni con incredibile fpefa, & miracolo delle opere; lequai cofe certo fon' tutte,& vtili & honoreuoli.Oltra dì quefto arrecherai x. no ornamento grandifsimo, fé vi faranno cofe che a Viandanti, che per effe palleranno porghino occafione di difeorfi, & mafsimo di cofe degne. Vno Amiamo Compagno che fappia ragionare di aliai cofe (diceua Laberio)fer- Mt quafi per vna lettiga in vn viaggio; & certamente che nel ragionare fi fee- ma affai del fallidio,che l'huomo bà nel caualcarc. Per laqual'eofa, haUendo M io fempre molto riuerita la prudentia de noflri maggiorici in tutti gli altri lo ro ordini.fi ancora gli lodo grandifsimamente , per hauer' trouato quel', che noi diremo adeffo (ancorché la intention'loro haueffe rifpetto a cofe di moi to maggiore importanza) ciò e il dilettare i viandanti. Diceua la legge del- le dodici tauole no fptferrare & non abbruciare alcuno homo nella citta,Ol- iC tre che eglera vna legge antica nel Senato che e' nonfipoteffe fotterrare al- cun' morto dentro alle mura della citta,faluo le Vergini vertali, & li Impera- tocene ppn erano comprefi da taT legge .Dice Plutarco, che i Valerli, & i Fabricii per loro honore poteuano eiiere fotterrati in fu la Piaza, ma i loro poderi, hauendoli mefsi incotal 'luogo fubito datoui con la fiaccola il fuoco, J5 gli portauano via, volendo dimoflrare che ppfeuaup ciò fare, ma per mode- flia non voleuano . Perilcht accomodauano il lor' fepolcri alla campagna in luoghi accomodatijungo la ftrada,& faceuano per quanto portauano le ric- chezze loro, & l'arte delli Architettori, che e' tufsino quanto più poteuano pieni,& colmi d'ornamenti ; erano per quefto murati con difegno grandifsi- *• mo, ne vi mancaua gran' copia di colonne, rifplendeuonui le corteccie delle facciate,rendeupnui dilicatezza,le flatue,& le fcultureJ& le tauole dipintele deuanuifi le tefte fatte di brpnzp & di marmo con artifizip ecccllentifsimo ; con laquale vfanza quanto quelli huoroini prudentifsimi certo giouaffero, & ;ailaP,epub.& abboni cpftumi,ftria cofa lunga a raccontarla. Diro con brcujtà
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breuità folamente quelle cofe cheTanno a noftro proposto, chepenfi tu che
facefsino i viandanti fé alcuna volta pallauano per la via Appia, o per qual- ch'altra via maeiìra tu ti voglia trouandole tutte piene marauigliofamente d'una moltitudine di fepolchri ; non credi tu che è n'hauefsino piacer' gran- 1 difsimo ofFerendofeli inanzi a gli occhi hor* quefto hor' quello, & poi quel-
l'altro^ più la vn'altro,ornatifsimi oltre a mifura ; mediante i quali ricono- fceuano i nomi, & le effigie de famofi Cittadini. Che dirai adunque ? non ti par'egli che da fi gran'moltitudine di indizii delle cofe antichc,nafcefTe gran de occafione da potere ragionare de le gran1 cofe fatte da gli huomini gran- 10 di,& dì potere alleggerire il faftidio del viaggio, & da accrefciere dignità al-
la città di Roma? ma quefto era il manco . percioche egli era molto più d'im portanza che con quefta cola fi prouedeua molto bene al bene& alla fatate della Patria,& de cittadini. Infra le principali cagioni che i ricchi ricufarono la legge A graria racconta Appiano hiftorico fu che e' tennero per cofa im- i$ pia che i fepolchri de loro maggiori fi hauefsino a transferire in altri. Quan-
te grandi hereditadi credian' noi che peruenifsino falue ne nipoti, folamente per quefb reuerentia,& ofieruatione della carità o Pietà o Religione,che fa- rebbono da prodighi,daI giuoco,& da fallimenti fute mandate male?01tre a che quefta era vna cofa che,& alle Cafate, & alla città faceua ornamento non 10 piccolo dando nome di sè,& de fuoi antichi ; per il che ipofteri fi hauefsino
a eccitare di nuouo, & da capo, a volere imitare le virtù de gli huomini de- gni di grandifsima lode. Che ti pare finalmente di quefto con che occhi, fé mai per auentura fulTe accaduto credian' noi,che eglino hauefsino poffuto riguardare l'infoiente, & furiofo inimico, che fefteggiafie infra fepolchri de •J loro maggiori ? chi faria mai tanto fciagurato, o tanto dappoco, che fubito
non àrdeife d'ira, & di defiderio di vendicarli, & per conto della Patria, & per conto dello honore ? & quanta farebbe la audacia, & la fortezza, che o per la vergogna,o per la pietà, o per il dolore che di ciò hauefsino ; fi eccite- rebbe negli animi degli huomini ? Per tanto gli Antichi, fono certo da efTe- J» re lodati, non dimeno io non biafimo anco i noftri che fotterrano i morti lo-
ro dentro alla città in luoghi facri,pur* che non mettinoi corpi nel Tempio doue i Padri,& i Magiftrati fono chiamati a facrifitii,Talche alcuna volta in- teruenga,che la purità del Sacrificio fi venga a contaminare dal vapore di al- cuno corrotto puzzo,ma molto più commoda era lufanza di coloro,che ab j* bruciauano i corpi.
Z>cì>arìj modi de fepolchri & delJeppellire, Cap. II.
E' Mi gioua certamente di non lafciare in quello luogo indietro quelle co-
fc,che mi pare ci fieno da dire circa i modi de fepolchri ; conciofia che e pare che quafi ei fi accodino allo effere edifizii publichi, per cioche è fi confa erano alla religione . Doue tu hai a fotterrare i morti dice la legge,fà che vi fia l'aerato & noi facciamo la medefima profefsione, ciò e che le cofe de fe- polchri fi appartengano alla religione.Per tanto douendofi la Religione an- teporre a tutte l'altre cofe, io penfo,che fia bene,ancor* che le fiW cofe appar z ii
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.....ì,.^ì.
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tenenti a priuati,trattar, prima di loro,che pafTarc a trattare delle cofe publi-
che fecolari. Ei non è flato mai in aleun'luogo gente tanto efferata.che non habbia giudicato che e' fia bene vfare i fepolcri.eccetto che alcuni Ichtiofagi, dequali fi diee,ehe erano foliti a guifa di Barbari , nell'ultimo della India git- tare i corpi de morti loro nel Marejaffermado che egh importaua poco che ? i detti corpi fi cófumaffero eolfuoeo,o coni'acqua.gli Albani ancora teneua no che e fu (Te cofa brutta tener'cura de morti, & i Sabei teneuano cura d'ecor pi morti come dello fì:erco,anzi vfauano gittare ne luoghi delle brutture an- cora i corpi de loro Re.I Trogloditi legauano il capo,& i piedi del morto in fieme,& eó celerità lo conduceuano fuori ridendo & fcherzando,& fenza ha i» uer rifpetto più ad vn' luogo,che ad vn'altro lo fotterrauano,& poneuali a la teflayn' corno di capra.Ma chiunebe bara dell'umano,nó loderà coitoro;aI- tri fi apprelTo de'Gred,come ancora appreflo degli Egizziivlarono di fabbri care fépolcri nÓ pure a corpi degli amici loro,ma anomi ancora, laquaf pie- tà veraméte e lodata da ciafeuno. Ma io penfo che principalmente meritino n più lode appreflo degli Indiani coloro, che diceuano che quelle erono rimé- branze eceellentifsime lequali fi manteneuano lafciate nella memoria de Po- fieri; & coloro ancora che celebrauano i mortorii degli huomini lodatifsimi non con altra cofa,che con il cantare le lodi di quegli. Ma io giudico che fia bene che s'abbia a tener'cura ancora de corpi morti per rifpetto di coloro, », che rimangono invita. Oltre a che egli è manifefto che i fépolcri giouano grandemente a dare notizia a pofleri delle cofe pallate. I noflri Antichi vfa- rono di fare (lame & fepolture a fpefe del Publico, in honore di quegli che haueuanq fparfo il fangue,& meffa la vita per la Repub.per rendergliene con degno guiderdone, & per inanimire gli altri a vna fimil'gloria di virtù ma x% forfè feeiono flatue a morti, & fépolcri a pochi ; perche é conofceuano che quefli li guaflauano,& rouinauano per lo inuecchiarfi, La fantità de fépolcri jdiceua Cicerone e talmente congiunta con ella Terra, che per cofa alcuna non il può,ne feancellare,ne muouere. Percioche hauendo l'altre cofe fìne,i fépolcri come cofa faera durano eterni ; & confacrauano i fépolcri alla Reli- ?0 gione, hauendo s?io non mi inganno in confiderarione di fare,che la memo- ria di quello huomo.che ei dauano in protettone alla muraglia, & alla {labi- lità del Terreno,fuiTe difefa dalla riuerenzia, & dalla religione delli Dn ac- cioche lungo tempo fi mantenefFe ìliefa dalla violenzia delle mani degli huo mini. Di qui nacque che mediante la legge delle dodici tauole non fi pò- jj teua vfurpare il veftibolo ne la entrata de fépolcri per vfì propii, oltre a che gi era la legge per la quale era adegnatagrandifsima pena a chi viplaffe i cor- pi abbruciati, o faceUe cadere, o rompeffe pur vna Colonna de fépolcri, fi- nalmente appreflo a tutte le nationiben'coturnate, e fiata lavfanzadifa- * « /j re ifepolcrj; fu tanta la diligentia& la cura de fépolcri appreflo degli Athe- 4« AewP )H, w71^ &/1-' viek, che fé alcuno Capitano Generale non haueiTe proccurato che coloro,
$• 1- J$hd/c che fucino morti in guerra, non fi fufsino fotterrati honoratamente gliene
V&fcie// * andaua la Tefla. Appreflo a gli Ebrei era vna legge che ordinaua che fi fot-
1 ?ilcx4r\> • terrafsino ancora gli Inimici. Raccontonfi molti modi,& molti d'emortorii
£c de fépolcri, che lo gndar' lor' rfietro farebbe fuor' di proposto 3 fi come e
quello
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quello che fi dice degli Scitiche erano foliti per fare honore a morti di man
giarfeliin compagnia delle altre loro viuande;& altri nutrire cani, accio- che morti poi fufsino da efsi deuorati, ma fia di ciò detto a baldanza. La maggior' parte quafi di coloro,che vollono, che lalor' Repub. fufsi ordina- 5 ta di buone leggi, procurarono la prima cofa, che & i mortorii, & i fepol- cri non fi facefTero troppo funtuofi. Secondo la legge di Pittaco, fopra il Tumulo della Terra del morto, non era lecito porui cofa alcuna faluo che tre colonnette, non più alte che vn'cubito, b che vna mifura, conciofia che è penfauano, che e' fuiTe cofa conueniente, che in quella cofa in laquale io la natura di tutti era comune , non vifi haueffe ad hauere difTerentia alcuna
ma che le co fé fufsino vgualmente comuni cofi alla Plebe, come a Ricchi fe- condo il collume antico adunque fi ricopriuano cofi,folamente di zolle, & penfauano che quello fteiTe molto bene,percioche efTendo il corpo di Terra lo riponeuano quafi nel grembo della Madre.Et ordinarono che nefluno po- ft tefTe fare fepolcro lauorato di maniere,che vi andaife pm tempo che quello
vi confumailero dieci huomini in tre giornate. Ma gli Egizii feciono più che tutti gli altri i lor' fcpolcri con curiofità grandifsima. Conciofia che egli vfa uano dire che gli huomini raceuano errore a fabbricarfi le cal'e tanto dilica- tamente,lequali haueuano ad eflere ftanze per breuifsimo tempo, & a non te *° nere troppa cura de fepolcri doue haueuano a ripofarù* tato lungamente.Ma
a me pare che quefto cófuoni più alla veritàXe genti in quella prima loro an tichità, ordinarono che in quel luogo doue e'fotterrauanoi corpi morti, fi mettefTe per fegno la prima cofa vna pietra o forfe(come dille Platone nelle fue leggi)vno arbore,& di poi cominciarono ad amaffarui fopra,& allo intor *5 no,alcune cofe,accioche le beftie con lo fcalzare o con lo fmuouere no vi fa-
cefsino bruttura alcuna, & ritornando poi quella medefima flagione dell'an- no,ritrouando quercampo,o fiorito,o carico di ricolte,come era arhora,che i loro morirano, non era gran' fatto che fi deftafTe ne gli animi loro il defide* rio de loro carifsimimorti;& ch'egli andaffero infieme al prefatto luogo rac io contando,& cantando i detti,& i fatti di quelli,& addornando con quelle co-
Te che e' poteuano la memoria del morto.Di qui forfè nacque che tutti gli al- tri , & i Greci maximo vfarono di adornare i fepolcri di coloro,& di farli fa- crilizii,a quali eTitrouafierogràdemente obligati.Ragunauanfi dice Tucidi de in quel luogo con habiti appropriati a queilo,& vi arrecauano le primizie 35 de loro frutti, la qual'cofa certo pelarono che filile molto cofa pia & relligio
fifsima il farla pubicamente.Onde auiene che io voconietturando che egli- no pofono nò folamente a loro fepolcri terra amontata ò colónette per rico primcto,& per fegno,ma vfarono di porui ancora alcuni Altaretti, per hauer ui luoco da poter'celebrare taj facrifitio honoratifsimaméte. Per la qual'cofa 40 proccurarono,che eTufsìno cóuehientifsimiJ& ornatifsimi per ogni cóto,ma
furono varii i luoghi doue e' collocarono fi fatti fepolcri,fecódo la legge Poti fida no era lecito porre i fepolcri in luoghi publici. A Piatone parue che l'huo mo doueua efTere tale,che ne viuo.ne morto hauefsi ad efTer molefto al cofor zio degli huomini,& per quello voleua chVfi fotterrafsino fuori della città & in terreno flerile.Quelto andarono imitado coloro ch'aiTegnarono a fepolcri |
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vn* luogo fcoperto determinato,& feparato dal commerzio degli riuomini, i
€juali io lodo grandifsimamente. Altri per il contrario ferbauano i corpimor ti in cala rinchiufi in lale, o ingeffo. Micerino Re degli Egizzii haueua rin- chiufo il corpo morto della figliuola in vn' bue di legno,& lo ferbaua appref- fo di fé nel palazzo regio, & commandaiia a coloro che haueuano la cura de ? facrifizii che gli facefsino il rinnouale ogni giorno . Racconta Seruio che gli antichi foleuano collocare, i fepolcri de figliuoli Nobilifsimi & Eccellentifsi mi, fopra i monti molto rileuati & molto alti. QtJei di Alleffandria al tempo Strabone hyftorico haueuano ferragli, & horti dedicati a fepellire i morti. Nella vicina età de noflxi Antichi vfarono di murare a canto a Tempi prin- io cipali alcune ftanze facrate per metterui,i fepolcri;& per tutto il Lazio fi veg gono Cimiteni delle cafate intere, fatti fotto terra, & polii per ordine nelle mura i vali pieni delle ceneri degli abbruciati corpi, & vi fono ancora certe piccole memorie & nomi del Fornaio,del Barbiere,del Cuoco, dello Stufai uolo,& di funili che erano cónumerati infra il numero de la famigliai della »f cafata; ma nell'Vrne douc e fotterrauanoi piccoli fanciulletti, che fogliono eifere il follazzo delle madri,formauano»in quelle l'effigie loro di geffo ; & le effigie de gradi,& mafsimo de Nobili faceuano di marmo. Quella era la vfan za loro ma noi non bialimeremo coloro che harano ordinato di fotterrare i morti doue più fi voglia, pur'che in luoghi degni & honorati habbino defcrit l«? ti i nomi di quegli, Vltimamente le cofe che grandemente dilettano in li- mili fepolcri fono quefle,il difegno di elio, & lo epitaffio . Qual' forma giu- dicaiTero gli antichi, che fuiTe più di tutte le altre degna per i fepolcri non Io faprei io dire cofi facilmente.il fepolcro di Auguflo in Romafiì fatto di mar mi riquadrati,& coperto d'Arbori che fempre teneuano le foglie verdi, & in n cima vi era la lìatua di Auguflo. Nelflfola Taurina non lontana dalla Car- mania.il fepolcro di Eritrea fu vna gran' malfa di Terra feminatoui fopra pai me faluatiche. Il Iepolcro di Zarina Regina de Sacri fu vna Pyramide di tre faccie & incima vna ftatua d'oro. ad Archacheo luogo tenente di Xerfefìi fatto da tutto lo effercito vn' iepolcro di Terra amontata, ma e mi par'vede- $o re che tutti hauefsino quello per vfanza, di voler' variare l'uno da lo altro nò per far' Vergogna a fepolcri daltrui, ma per allettare con la lor' nuoua inuen- tione gli animi degli huomini a riguardargli ; & dalla tanto fparfa vfanza de fepolcri, & dallo fhidio dello hauer' trouato 1W di più che l'altro fempre nuoui difegni, vennono a tale, che e'non fu pofsibil5 trouarepiu cofa alcuna $< che prima non fuiTe Hata fatta & eccellèntcmente,da altri : OC tutte finalmen- te fon5 fatte di maniera, che fono grandemente lodate y ma in tutti quanti ho io coniiderato,che altri non attefono ad adornare altro che quella parte, che teneua il corpo, di altri hauer' cerco più oltre,cio è di murare qualche altra cofa doue potefsino con difegno accomodare gli epitaffi, OC la memoria del- 40 le cofe che egli haueuano fatte invita,addunque quegli o lì cótentarono d'un folo calfone di marmo,o pure vi aggiunfono fopra vn'poco di Tabernaco- letto per quato fopportaua la religione di vn'tal luogo . Ma quelli altri o mu rarono in quel luogo vna colonna o vna Pyramide,o vna MoIe,& cofe limili : con lauoro grandifsimo, non con intentione principale di fepellirui il corpo j ì ma |
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ma più tofto, per Jafciare il nome di quelli celebrassimo apreflb de Pofte-
ri. Non lontano ad Afone di Troade vi è vna pietra chiamata Sarcofago che in vn'fubito confuma,i corpi.in vn'Terreno ragunaticcio, & douefono affai pezzami, fi confuma predo lo humorc. ma io non andrò più dietro a t fimili minuzie. 1' . v ".'.•'.,.. .-...",_ ....... ' ' '
Velie e appesene a de Sepolcri, dellefyr'amidi, [olonne, ^Altari., &•
Molc^. Cap. III. io 1 ^\ A poi chej fepolcri degli antichi fono lodati, & io vegho in alcuni luo-
±-J ghi porte per fepolcri cappellette in altri Pyramidi,in altri Colonne, & in altri altre cofe come fono le Moli, & limili, penfo di hauere a trattare di tutte quefte,& prima delle cappelle . Vorrei che quelle cappellette fufsino come piccoli modelli di Tempii,ne recuferb fé tu ci agiugnerai difegni prefi «1 o cauati da qual' tu ti voglia forte di edifizii, purché eglino habbino del gra-
tiofo,& dello ftabile. Se egli e ben' murare quelli fepolcri che noi desideria- mo che fieno eterni, di materia nobile o vile, non e ancor' ben' rifoluto, me- diante le ingiurie che fon' fatte loro da chi traporta via le cofe; ma gli addor namenti certo dilettano grandifsimamente, de quali fi come altroue dicem- »® mo non è cofa alcuna più commoda, per mantenere le memorie delle cofe
ne poderi. De fepolcri che certamente furono eccellentifsimi di C. Cefare, & di Claudio che furono fi grandi Imperadori, ancoraché vi fufsino molte cofe eccellenti non veggiamo rimaftone in quedi tempi? altro che certe pic- cole pietre quadrate di duoi cubiti, nellequali fi truouano fcritti i nomi loro, *5 &fe quelli epitaftìi,s'io nò m'inganno fufsino flati fcritti in pietre maggiori fa
rebbonovn'pezzo fa mancati; perche farebbono flati leuati via,& disfat- ti infieme con gli altri addornamenti. In altri luoghi fi veghono fepolcri antichifsimi, non guadi da pedona, per effer'fatti di Lauoro ammandorla to,o di pietre da non fene potere]cofi feruire ad altri bifogni Che facilmente 1° fi difendono dalle mani de vogliolofi ; onde ne nafee quefto, che io giudico
che fia bene di auertire coloro che vogliono che i lor fepolcri fieno perpetui che egli murino, non di cattiue pietre,ma non anco di tanta eccellenza, che ogni homo cofi facilmente le habbia anco a defiderare o alleuarnele via con poca fatica. Oltra di quefto penfo che è fia bene vfare in tutti quelli vna eer- M tamodeftia fecondo, i gradi, & le qualità di chi e'fono, di maniera che io
biafimerei ancora vna ftraboccheuole fpefa fatta ne fepolcri de Re, & fenza dubbio io biafimo quelle monftrùofe opere che feciono per loro ftefsi gli Egizdt, lequali a cfsi Dii ancora non credo io che piacefsino, conciofia che neilun'di loro fia fatterrato in fepolcri di tanta ftrafordinaria Pompa. Lo- 40 deranno forfè alcuni i noftri Tofcani che non cedefsino di troppo,In quan-
to alia magnificentia de fepolcri a gli Egizzii,& infra gli altri Porfenna il qua le fifabbricò vn' fepolcro lotto la città di Chiufi di pietre riquadrate, dentro ala bafa,del quale,alta cinquanta piedi era vn'Laberinto che in modo alcu- cuno non fene poteua vfcire,& fopra;èifa baia cinque Pyramidi una nel mez zo,& una per una fu per i cantoni, la larghezza da pie delle quali era fettan- z ini
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tacmquc piedi & incima di ciafeuna di effe era vna palla di rame, dallcquali
pendeuano legate a certe cathene,alcune campanelle,che commoffe dal ven- to , rendeuano il fuono molto da lontano, & l'opra cofi fatto lauoro vi erano altre quattro Pyramidi, alte cento piedi, & {opra quelle confeguentemente delle altrejncredibili non pure di grandezzata di difegno ancora . Io cer- s to no lodo quelle cofe tSto prodigiolè.ne accomodate a neffuna buona vfan- xa. Fu lodato quel che fece Cyro, Re.de Per.fi ,& giudicato che la fua mode- Illa fune da enere antepolla a tutte le vanaglorie di fi fatte & di fi grandi ope re. Percioche appreffo a Pafargadi in vn'Tempietto inuolta piccoletto fatto di pietre quadrate con vna porticeila appena di duoi piedi era rinchiufoil io corpo di Cyro^in vna Vrna cforo/econdo che fi richiedeua alla dignità Rc- gale,allo intorno per tutto di quello Tempietto era vn'bofchetto di tutte le forte di frutti, & oltra quello va' largo prato verde,pieno di fiori, & di rofe per tutto, cioche vi era pareua che rendeffe odore,letitia,& piaceuolezza, & confaceuafi a quelle cofe lo Epitafio che vi era fcritto il qua!' diceua, i? Qudltu tifa Iettar o diqudlpdrtt
Ben fdpeud io che qui yenire doueui Io fon quei Cyro che già tdlto Impem fpndai de ferjt^deb non dggid inuidìa Ctihorjìfoco terrerì qui mi ricuopr^ Ma torniamo fiora mai alle Pyramidi, fono alcuni,chc forfè hanno vfato dì
fare le Pyramidi di tre faccie,& gli altri tutti di quattro,& parue loro di farle tanto ake quanto erano larghe, è {lato iodato colui che nel fare la Pyramide ha faputo congiugnere le pietre infieme di maniera che le linee, o cómettitu * re di quelle no riceuino ombra dal SoIe,la maggior' parte degli huomini han no fatte quelle Pyramidi di pietre riquadrate, & alcuni ancora di mattoni. Le colonne alcune furono atte a lèruirfene per li edifizii come per tutto lene veggono aliai. & alcune altre furono tante grandi,che no fon* buone ne atte a bilbgni ciurli: ma furono folamcnte trouate a mantenere ne poderi la memo jo ria delle cofe panate ;& di quelle riabbiamo a trattarci membri delle quali fon' quelli,incambio di pianta, & di imbafamento che fi folieui da terra, vi fi mettono fcaglioni che fi rilieuano dal piano del terreno,& (òpra quelli fi met te W zoccolo quadro, & fopra quello vn altro zoccolo nò minore che il pri mo . Nel terzo luogo la baia della colonna, di poi la co!onna,& foprauj il j< capitello, & nello vltimo luogo la flatua, polla fopra vn' zoccolo . Sono alcuni, che infra il primo, & il fecondo zoccolo lotto la bafa mettono va certo che, come vn' dado.in cambio di vn' rilieuo, accioche la opera fi ale- nane più alta, & con maieflà. I dilégni di tutte quelle parti fi caueranno dal diametro da baffo della colonna come nel fare de Tempii ti dicemmo . ma 40 quella fi fatta bafa.douefi haràa farevn'opera grandifsimahà dahauere vn' mazzocchio folo, & non duoi come le altre colonne, diuidafi adunque lagroffezza della bafa in cinque parti, due dellequali ne aflégnerai al maz- zocchio^ tre al dadojla largheza del dado per tutti i verfi farà per vna parte Mitera?& vn' quarto del diametro, ma i piedi Halli fopra i quali poferanno le |
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bàfe faranno fatti con qucfti membri, nel più alto luogo di efsi piediflalli vi
farà vna cimafa conifuoi aggetti, laqu al'co fa fi afpettaa tutti i membri di quai' fi voglia forte d'ornamenti, & da baffo vi farà vn* zoccolo o vn' dado; io chiamo coli per la fomigfianza che egli ha, quello ornamento che fporta * infuori o fieno fcaglioni, o fìa fatto a guifa di onda o di gola, ilqualc certa-
mete fìa come propia baia di alcuna parte. Ma di quefli piediflalli habbiamo a trattare alcune cofe,lequali lafciammo in pruoua nel paffato libro,come ri- ferbate a porta per raccontarle in quello luogo. Difsi che alcuna volta era accaduto che egli haucuano vfato di murare a dilungo muricciuoli fotto a le w colonne,ma hauendo voluto di poi gli andari più liberi,& efpediti, leuati via
que'muricciuoli che correuano da vna colonna alfaltrajafciarono folamen- tc quella parte del muricciolo che baflaua a reggere & a foflenere le colon- ne . quello muricciuolo coli lafciato chiamo io piediflailo. A quello pie- di flallo fu dato per di fopra per ornamento vna cimafa con vna goletta, o 15 ondetta,o qual' il voglia altra cofa tale; da piede di poi gli cornfpondeua pa-
rimente il dado con quelli duoi addornaméti, adunque accerchiarono il pie diflallo, & feciono ella cimafa per la quinta parte della altezza del piediflai- lo , o per la fefla, & il piediflailo non fecion mai più fottile che fi fufsi la lar- ghezza della bafa della colonna, accioche il dado della bafa pofloui fòpra *° pofaffcful lodo. Altri per far'l'opera più gagliarda feciono il piediflailo
più groffo che il dado della bafa vno ottauo di effo dado, vltimamente la al- tezza del piediflailo fuori della fua cimafa, & del fuo dado,o ella fu alta quan to largha,o il quinto più, fi che cofi fatti ho io trouato che appreffo delli ec- cellenti maeflri furono i piediflalli, & i muricciuoli fotto le colonne. Tor- ti niamohoraalla colonna. Sotto la bafa della colonna fi collocherà il pie- diflailo che corrifponda come poco fa dicemmo commodamente alle mi- fìire della bafa, quello piediflailo harà in luogo di cimafa vna intera corni- ce , il più delle volte Ionica, i membri dellaquale ti puoi ricordare che fieno cofi fatti, da ballo farà vna gola, poi vn' dentello, poi vn' bottaccio, poi il ?• gocciolatoio, & nell'ultimo luogo vna onda convn'bafloncino, & conia
intaccatura con ieteflede membri che pendino allo indietro ; metterafsi vn'altro piediflailo fbtto a quello primo che corrifponda al paffato co me- deflmi difegni talmente, che e'non vi fìa di poi murato alcuna cofa fopra, chenonf!afuIfbdo,mafottodi quello dal piano del terreno fi metteranno # o tre o cinque icaglioni, & di altezza, & di aggetti infra loro non vguali, &
quefli fcaglioni non faranno tutti infieme, ne più alti che il quarto, ne più baisi che il fello, della altezza del loro piediflailo , & nel piediflailo che gli hanno fopra vili aprirrà vna porticciuola con addornamenti o Dorici o Ionici, come ti dicemmo di quelli de Tempii ; ma in l'altro piediflailo più «o alto, fi collocherano gli epitafrii & fi fcolpiranno vna moltitudine di fpoglie,
ma fc e' fi metterà cola alcuna infra l'uno piediflailo & l'altro, fi farà alta per il terzo della fua larghezza, & in quello fpatio fi fculpiranno di baffo nlieuo flatuc come fono quelle Dee allegrerà Vittoria,la Gloriala Fama,la Abbondantia , & Umili , Furono alcuni che incro flarono il zoccholo |
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di fopra d'una coperta di rame dorato; finito il piedifhllo,& la bafa vi fi riz-
zerà fopra la colonna alta per fette de fuoi diametri ; fé la colonna farà gran difsima facciafi dalla teda di fopra il decimo piuftretta, che dalla teftada baffo, nelle altre minori fi tenga quella regola che noi infegnamo nel pattato libro . Sono (lati alcuni che hanno fatto colonne alte cento piedi, & le han- t no intorno intorno adornate di ftatue,& di hiftorie , & dentro vi hanno la- fciate leale a chiocciole da potere per effe falire fino in la cima. Sopra coli fatta colonna melìono vn' capitello Doricojeuatone laggiunta del collojfo- prala cimafa del capitello nelle colonne minori, pofono lo Àrchitraue,il fre gio, & la cornice, atorno atorno pieno di addornameriti ; ma nelle co- i» lonne grandi quelle cofe fi lafciano Ilare, conciofia che non fi trouerebbono pezzi di pietre fi grandine cofi facilmente vi fi porrebbon* fopra . Alle pic- cole,^ alle grandi fopra il capitello fi mette vnJ Zoccholo che ferua per poli re,& per imbafam£to fopra il quale habbia a (lare la (tatua.Se quello zoccho Jo q jmbafamento farà per auentpra vn' zoccholo quadrato non ecceda per u piente con i fuoi canti la grofiezza della colonna.ma fé e' farà tondo,non var cjii con la fua groflezza le linee di detto quadrato.La grandezza della ilatua iàrà per il Terzo della fua colonna,& delle colonne ha detto a ballanza. |
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Nel fare delle Moli gli antichi le difegnarono in quefto modo, Primiera-
mente fi rileuauano da Terra con vno imbafamento quadro,aguifà di quelli del Tempio , di poi alzauano le mura non manco che per il fé fio, & non più che per il quarto della lunghezza della piata, no fi addornauano quefte mura s fé non o da alto,o da baffo,o alcuna volta fu le cantonate, o veramente fi face uano oltre a quelli certi colonnati nelle mura attaccati. Ma quando non fi metteuano ornamenti fé non fu le cantonate,al|Jhora tutta l'altezza del muro fi diuideua.cccetto pero i rilieui de gradi in quattro parti, delle quali fene af- fegnauano tre alla colonna con il capitello , & con la bafa, ma quella parte io vltima di fopra fi affegnaua a gli addornaméti ciò e allo Architraue, fregio &
cornice,& quefta parte fi diuideua di nuouo in fedici parti,cinque delle quali fene affegnauano allo architraue,& cinque al fregio, & fei alla cornice con la fua cimala a onda, ma quello che rimaneua fotto l'architraue fino allo imba- famento,fi diuideua in venticinque parti,tre dellequali fene alTegnauano alla «5 altezza del capitcllo,& due ailaltezza della bafa, ci quel' che reftaua nel me-
zo alla altezza della colonna,& nelle cantonate fempre fi faceuano fimili co- lonne quadrate, alla bafa faceuano vn'folo mazzocchio grolTo della metà della altezza di tutta la bafa . La colonna da baffo in cambio di collarino ha- ueua i medefimi difegni ne fuoi aggetti che il dacapo , la larghezza della co- *e lonna in quefte operc,eraper il quarto della fua lunghezza. Ma doue il mu-
ro era pieno di ordini di colonnati, al'hora quelle colonne quadre che erano nelle cantonate erano grofTc perii fedo della lor'lunghezza; Ma dell'altre colonne giù per il filo delle mura & de i loro adornamenti fi cauauano le mi- fure da difegni di quelle de Tempii. Infra quefta forte di colonnati, & quella m altra, che poco fa dicemmo ci e quefta differentia che in quella prima forte,
da cantonata, a cantonata della muraglia, fi tira per il lungo del muro fotto l'architraue, il collarino,& il mazzocchio del da capo della colonna, & del dapiede ancora : ilche non fi fa nell'ordine doue fieno molte colonne che di baffo rilieuo fportino infuori, Ancor' che è ci fieno alcuni che volefsino che jo in quefto luogo ildifegno delle bafe fi tirane continouato per tutto come
ne^Tempii. Sopra quefto quadrato imbafamento di mura,fi rizzauain alto vna muraglia tonda, opera certo eccellente, alta più che le già pofte mu- ra non meno che per la metà del fuo diametro,nc più che per 1 duoi terzi ; & la larghezza di fi fatto tondo,non pigliaua manco che per la metà del diame ìì tro maggiore di effa pianta quadratale piu,che per i cinque fefti, Aliai ne oc
cuparono i tre quinti,& Auicenda metteuano vn'altra muraglia quadrata fo- pra quefta tonda,& fopra l'altra tonda,vn'altra quadrata,con il medefimo or dine, & con la medefima regola, che io ti ho detto infino a che ne faceuano quattro l'una fu Taltra,& le addornauano come riabbiamo detto. Non manca 40 uano dentro ad effa mole fcale comodifsime,& luoghi facri,cV colonnati,che
per le mura da baffo ad alto fportauano in fuori, & infrale colonne,ancora ftatuc,& Epitaffii,pofti,& collocati in luoghi ragioneuoli & conuenienti. A
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ARCHITETTO II A
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Vegli Svitaffìje gli fcritti,& delle immagini che [t mettono ne fepolcri. Cap. Uff,
MA io vengo hora mai a ragionare degli Epitaffi, i quali apprefib degli
Antichi furono,& varii, & infiniti, conciofia che non gli viàuano fola- mente nelle fepolture „ ma & nelle chi e (e, & negli edifìzii priuati. Dice Si- maco che e' metteuano nel frontifoizio de Tempii il nome dello Dio, a chi e' lo haueuano confecrato . I noftri vfano di fenuere fopra le cappelle il no- me de Santi,& lo Anno nel quale fono fiate loro dedicare, il che fommamen te mi piace.& non fia quello fuor' di noflro propofito,che eifendò Crate Filo fofo arriuato a Spiga,o ver Zelia, di hauendo trouato quali per tutto fopra le porte de priuati-queili Verfi. * Hercole il forte Nato del gran* Qiouc^
Habita in queB'^Albergho^hors'allontani
Quindi ciochegià mai nuocer ne f?ojpL*>.
Sene rifc,& perfuafe loro che più torto vi douefsino fcriuere, Qui habita la pouertà perche quefla molto più prontamente, & più gagliardamente che',, Hercolc manderebbe a terra qual'il ila forte di monflro . Ma gli Epitahi fa- ranno o ferirci,! quali ei chiamauano già epigrammi,o veramente notati con flatue, & immagini. Platone vfaua dire che ne fepolcri non vorrebbono ef- fere più che quattro verfi ; ma e' ci fu chi difTe. Scritti il mio cafijnmezp alla colonna-,
JKa breuefì> ciò in trapalando legga/?.
Et veramente che vna troppa lunghezza,!! in altri luoghi, fi mafsimo in que- lli è cofa odiofa, o fé pure farà alquanto lunghetto,bifogna che tale Epitaffio fia del tutto elegante,^, che e gli habbia in fé vn'certo che damuouere a com |
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pafsione, & a mifericordia,& fia granato, & che tu non ti habbia a dolere di
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hauerlo letto, & che ti piaccia di hauerlo imparato a mente, & di recitarlo
fpefio, lodali quello di Omenea. _ £ alma per alma comfenfarlafciafft_j.
Il crudofato^ ftpoteffe viuo
Tornare altrui con lafuapropia morte^,
Ogni tempore fritto al yiuer mio
'Per te e afa Omenea fleto darei;
Jrfa poiché ciò non pòjfojl Sole ,&1)Ìq
ZJ erro fuggendo perfeguirti laffò
Con affrettata morte, a i Ttegnifìigij. ty altrouc~>
guardate o (ittadin lImago &tZJrna-,
yy Ennio j dehoflro Secchio tche cantando
Scrijfe detoo/ìri amichi ifatti egregi/ >
Nejjurì ed pianto lamia morte honori, j
0 mi facèta tejfejuifyerciò ch'io
Tur viuo ancor jra l'honorate lingue^,.
A fepolcri di coloroxhc morirono a Termopile, i Lacedemoniivi fcriitono quelle parole. O viandante fa intédere a Lacedemonii che mentre facciamo quel che^e ne commefibno, fliamo qui ad giacere : ne ci difpiacdrà fc alcuna volta cgl| harà del piaceuole ftraordinariamente come quello che dille. iqp*«i.i!n. jiinu*—w^MHkM.....mmmmtm*** mm '—T- inirimiiiriii'iiiniìmi.........iiBp jn
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LIBRO OTTAVO. 2$t
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^Ud dita marduiglid ilpdjjòfermai
0 XJidtor\ejuinon contende infiemc^ Moglie,& Maritofm ;/òr/è Vorrefli Sdper e hi fimo ? io noidireigid mai. i Vienqudy ZJientfud, ch'io tei diro ben io, Quello mio "Belbo T$dlbo3Ebbraj>er J}ebbra-, JHicbtdma', jihdonnd Ancor' mortd contendi ? Siiti il* cofe certo mi piacciono grandemente. Gli antichi vfauano di dorare i caratteri delle lettere ne marmi. gii Egizzii fi feruiuano di immagini & di co »° fé in quello modo.Sculpiuano vn'occhio, & per eilb intendeuano Dio. Vno
Auoltoio, & per eflb intendeuano la natura, per vna Pecchia vn' Re.per vn' cerchio il tempo, per vn'bue, la pace, & altre cofe Umili. Etdiceuanoche ogni natione conofceua (blamente i fuoi ftefsi caratteri,& che egli auerrebbe che tale cognitionc fi fpegnerebbe del tutto fi come e interuenuto a noi delle i$ lettere Etrufche. Per la Etruria mediante le rouine delle città delle cartella,
& de cimiteri ho io vi fti fepolcri di Sotterrati con Epitaffi! di lettere fecon- do il giudicio vniuerfale. Etrufche,i caratteri dellequali fi affomigliono & a quei de Greci, OC a quei de Latini. ma non e pero neifuno che gli intenda. & però penfauano che a gl'altri ancora furie per auenire il medefimo ma il mo- *° do dello fcriuere che vfauano in fi fatte cofe gli Egizzii potrà efTere per tutto
il mondo da gli huomini dotti (a quali e bene che fieno comunicate le cofe eccellenti ) facilmente interpetrato. Alcuni irnmitando quefle cofe, inta- gliarono ne fepolcri varie cofe. Ai fepolcro di Diogene Cinico vi era vna colonna ritta, nellaquale haueuano meffo vn' cane di marmo Pario. Cicero- l* ne Arpinatefivantauadihauer'ritrouatoaSiracufailfepolcro di Archimc
de,abbandonato per la antichità, come coperto da pruni,& non conofeiuto da fuoi Cittadini,prefa coniettura da vno Cylindro, & da vna Sfera piccola, che ei vedde intagliata in vna certa colonna molto alta. Al fepolcro di Si- mandio Re degli Egizzii vi era fcoJpita in vn'marmo di venti cubiti laMadre i° con tre corone Regali fopra la teda, per denotare che ella era fiata figliuola
moglie & madre di Re. Al fepolcro di Sardanapa!o,Re delli Afsirii pofono vna flatua,che infegno di aliegrezza,ù batteuale mani infieme,& vi haueuan' pofto vn'Epitaffio,che diceuajo feci Tarfò.,& Archileo in vn'folgiorno,ma tu o amico mangia,& bei con piacerei con allegrezza, conciofia che l'altre J* cofe che fono degli huomini nò fon'degne di quella allegrezza.Si che fi fatte
erano le infcrittioni & le ftatue loro . Ma a Romani noftri,, e piaciuto di efpri mere i gran' fatti degli huomini grandi, con Thauer'fatto intagliare vnahiflo ria di marmo ; Di qui le colonne,di qui gli archi trionfali, di qui i portici fu- rono ripieni di hiftorie.di pitturai di fcultura.ma io no uorrei che con que- *° fle cofe fi facefle memoria alcuna,fe non di cofe di grandifsima importanza.
Ma di loro fia detto a baftanza . Habbian' detto de le flrade per Terra,ma le ftrade per acqua goderano di quelle medefimc cofe,che fi lodano per le Ter reftre.ma afpettandofi alle ftrade Marittime, & a quelle per Terra ancora le Torri in luoghi rileuati fiamo forzati a trattare alquanto di loro, A iii i
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l8zi DELLA ARCHITETTVRA
VeUeTorrij&lorodddornamenti. Cip* ZJ.
Dicono che il principale ornamento delle Torri, e che elle fieno porte in
luoghi cóuenienti,& fatte con bonifsimo difegno.& quado elle faranno aliai infieme prederanno di loro marauigliofa veduta: non dimeno io non T lodo quella età,che fu dugento Anni fono,la quale par' che hauefle vna certa maladittione comune nel murare delle Torri,fino ne Caftellucci,talche e' no pareua.che a neffun* padre di famiglia fufTe lecito il non hauere la fua Torre, onde quafi per tutto il vedeuano Selue, & Torri. Alcuni fono che pendino che gli animi degli huomini fi vadino variando, fecondo gli influssi de cieli; '• trecento, o quattrocento anni fono fu tanto grande il feruore della Religio- ne , che e* pareua che gl'liuomiiii non fufsino nati per altro, che per edificare chiefe, & Tempii : Non dico altro, In Roma hoggidi fé bene la metà degli i Edifitii facrì fon*rouinati,ìo no dimeno vi ho vitto meglio,che duomiiia cin- „. quecento Chiefe.Machecofaequefta: che noi veggiamo, tutta la Italia an- •*. darfi a ghara rinnouando:Quante Città vedeuamo noi mentre erauamo fan ciulli fatte tutte di Affé, lequali hora fono fiate fatte di marmo ? Torniamo alle Torri ? Io non voglio qui raccontare quefche fi legge appreflo di Erodo to che nel mezo del Tempio di Babilonia vi era vna Torreja bafa dellaqua- le per ogni verfo era vno intero ftadio,cio e vno ottauo di miglio, èc era di ot *• to impalcature pofteluna fopra l'altra, ilqual'lauoro certo io loderò molto nelle Torri,perche le impalcature in quefti luoghi eflendo sfogate, & alte ha ranno delgratiofo,& dello ftabile,pur che gli incatenamene fi affettino nelle volte di manierarne etenghino le mura infieme eccellentemente. La Torre farà o quadra,o tonda, inquaP fi fia di quella e di necefsità che la altezza con l< rifpondaa certa determinata parte della larghezza. La quadra hauendo a ef- fcre fbttile fia larghaper il fello della fua lunghezza : la tóda farà alta quattro de fuoi diametri, quella che fi harà a faregrofsìfsima,fe ella farà quadra nò fi farà più largha,cbe per il quarto della fua lunghezza, & fé tonda farà lungha per tre diametri; alla groffezza delle mura fé ella farà alta quaranta cubiti,nó jq affegnerai mai manco che quattro piedi ; ma fé ella harà da efTerc cinquanta cubiti farala di cinque piedi,&C a quella di feilanta cubiti farala grolla, lei pie- di .& cofi andrai di mano in mano fequendo co quefto ordine,ma quefte co- le fi affettano alle torri pure,& femplici. Ma e' ci fono flati alcuni,che hanno aggiunto da lato di fuori a meza l'altezza della Torre vna loggia co le colon $< ne fiaccate & ci fono flati di quelli, che hanno fatta quefta loggia achioccio- la a torno a torno,& alcuni che le cinfono di loggie,pari a torno a guifa di co rone di alcuni che le empierono tutte di effigie di animali. Il modo di fare quefli colonnati non farà differente da gli altri delle opere publiche,ma farac ci lecito pendere con ogni cofa nel fottile,rifpetto al pefo della muraglia. Ma 4» chi vorrà fare vna torre ficurifsima contro alle ingiurie de Tempi & piace- uole anco a riguardarla, metterà fopra il primo piano quadrato vn'altro pia- no tondo, & fopra quello tondo vn'altro quadrato, & farà di mano in mano il lauoro più fottile,fecondo l'ordine che fi oiTerua nelle colonne, Defcriuer- ronne vna quale io penfo che farebbe conuenientifsima. Inanzi tratto dalla pianta
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LIBRO OTTAVO. 2%}
pianta quadrata fi rilieui da terra vno imbafamento, l'altezza della qual' Ha
per la decima parte del tutto dell'opera dal capo al piede la larghezza fia per il quarto di quella ftefia altezza, nel mezo di ciafcuna facciata fopra quello imbafamento, fi mettino due colonnc,& vna colonna perciafcuna cantonata s diflinte con i loro addornaméti,come poco fa ti dicemmo ne fepolcri. Et in fui medefimo imbafamento fi ponga di poi il quadrangolo fatto, come vn* Tempietto ; la larghezza del quale fia per due altezze dello imbafamento,& la altezza fia quanto la larghezza, & cifi metteranno dallo lato di fuori tre, quattro, & cinque gradi di colonne come quelle che noi dicemmo ne Tem- ic pii,iòpra quello quadrato fi porranno i Tempietti tondi. Saranno adunque
quelli tempietti tondi fino a tre di numero, 1 quali noiprefala fimilitudine dalle canne chiameremo nodi. La lunghezza di qual fi voglia di quelli nodi (àràquanto è la Ior' propria larghezza aggiuntoui vno duodecimo di efla, li- die vogliamo ferua per imbafamento.Ma la larghezza fi cauerà da quel* tem iì pietto quadrato che noi ponemmo fui primo imbafamento in quello modo
ciò è. Diuidafi la faccia di quello Tempietto quadrato in dodici parti,undi- ci delle quali alligneremo al primo nodo; Diuidafi di poi il Diametro di detto primo nodo in dodici partile undici delle quali fi a/legnino al fecondo nodo,& il terzo nodo Umilmente farai più fottilela duodecima parte che il »o fecondo.& con quello ordine ci uerrà fatto che cofeguiremo quelche i buo-
ni maeftri antichi lodarono nelle colonne grandifsimamente;cne la parte del fufo di fi fatto lauoro da bailo, farà più grolla il quarto che la parte di fopra. Intorno a quefh nodi fi debbono applicare colonne co i loro addornamenti non più però che otto ne anco manco di fei. Oltra di quello a qualunche di / 15 quelli nodi & al tempietto quadrato fi aprino fìneflre in luoghi conuenienti,
& ui fi accomodino zane con ornamenti a loro appartenenti ; il lume della fi neftra non farà più che per la metà del uano, che refta tra colonna, & colon- na. Il fello ordine di cofi fatto lauoro che fufo da alto in quelle torri fi ftabi- lirà fopra il terzo nodo,farà quadrato;& fi ordinerà che la fua larghezza oda 30 fua altezza no pigli più che i duoi terzi,di elfo terzo nodo; per luo addorna-
mento feruiranno folamente pilaflri quadrati appiccati nel muro,fopra i qua li fi gitterà la volta in archo,farannoui ancora gli architraui & i capitclli,& li- mili addornamenti, ma infra pilailro & pilailro farà la metà del vano aperto da poterui pafiare. Nel fettimo & viti mo grado fi rizzerà vna loggia tonda, j5 con colonne tonde &i folate da poterui pattare per tutto, la lunghezza di
quelle colonne con gli ornamenti fia quanto il diametro di fi fatta pianta. & elfo diametro farà per i tre quarti del tempietto quadro che gli è fotto,fopra quella loggia tonda fi porrà vn' tetto a cupola tondo. Ma in quei tempietti che faranno,di linee rette & quadrati fi nleuerano fu le vltime cantonate cer- 40 te crede di muro alte quanto è lo architraue fregio,& cornice,che egli ha fot
to. Nel primo tempietto quadrato, I Iuoto del didentro fopra lo imbafamen to farà per cinque ottaui di tutta la fua larghezza di fuori. ■■•...' •
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Ma appreilo degli antichi quclche fece Tolomeo nell'lfola del faro mi
piacque grandifsimamente,ilquale per vtilità de Nauiganti meile per conto della notte ineima della Torre fuochi grandifsimi 3 che flauano foipefi & ca- minauano continouamente, acciochc da lontano le fiamme non fufsino tenu te in cambio di (Ielle ; & immagini mobili ancora, che moftrauano che ven- 9 to, ò da qual' parte del mondo tiraffe, & in qual' parte del Cielo fufie il Sole, & quanto egli haueffe confumato del giorno, & fimil' cofe, che in limili luo- ghi faranno molto a propofito, hor5 fia di loro detto a baflanza. Velie /Ir ade piti principali della Qtù, & comeftadornino le porte, i Torti,®* i Tonti, io
glt^rcbiiRifcontridipiit}>ie,GrlacPiazg.a->. (ap. VL H Abbiamo da qui inanzi adentrare nella Cittade, ma eflendoci alcune
ftrade molto più degne,& dentro, & fuori della Città, che non fono le ordinarle di loro natura,come fon' quelle, che ne conducono al tempio, alla u Bafihca,ò allo fpettacolo, Parleremo adunque prima di quelle ;■ Io ho letto che Eliogabalo haueua laftricate quefte coi! fatte ftrade più larghe, & più de- gne che 1 altre,di marmo Macedomco,& di Porfido. La flrada che in Buba- fti Città d'Egitto andaua al Tempio e molto lodata da gli fiorici ; conciofia, che ella paiTaua per il Mercato & era laflricata di pietre eccellentifsime,larga »o quattro Iugeri, ciò e quattrocento ottanta piedi,& di qua, & di là vi verdeg- giano Arbori grandifsimi. In Hyerofolima racconta Arifleo, erario per la Città alcuni andari ftretti ma molto eccellenti, per 1 quali,i padri, & i più degni camminauano con maggior'maeflà; & queflo più che per altro pri- mieramente accioche le cofe facre,ch'eportauano,non fufsino(con l'elfer toc m che da fecoiari ) contaminate. Platone ancora celebra grandemente quella flrada.che piena d'Arciprefsi andaua da Gnofio,infino al Antro, & al Tem- pio di Gioue , Io truouo,che appreilo de Romani furono due flrade Umili, molto eccellentifsime,& molto marauigliofe,vna da la Porta infino alla Chie fa di S. Paulo di circa quindici fladii ciò e vn' miglio & fette ottaui, & l'altra J0 da Ponte fino alla Chiefa di S. Pietro,di dumila cinquecento piedi, coperte di loggie con colonne di Marmo, & con tetto di piombo. Qyefla forte di addornamenti fon' molto conuenienti a fimili flrade. Ma torniamo hora alle ftrade maeflre, Delle flrade maeflre o dentro o fuori della Città fé io non m'inganno il capo & quafi il termine principale e quello a quelle di Terra, la $< porta,& a quelle di Mare il Porto, Se già ella non ruffe vna flrada fotto terra, come dicono che erano quelle di Thebe in Egitto, per le quali i Re poteua- no conducere efferati fenza che neiTuno della Città lo fapeife,o quali ancora io truouo che ne erano affai in Latio prefio a Prenefte, cauate fotto Terr3 dalla cima del monte fino alla pianura con artificio marauigliofo. In vna deU 40 le quali dicono che mori Mario aifediatoui drento. Io truouo che colui che fenfie la vita di Appollonio, racconta vna flrada certo di memoria molto de gna,conciofia che ò dice che vna Donna di Media in Babilonia muro vna flrada iargha di pietre, & bitume fotto il letto del fiume, per laquale a p ied afciutti,fi poteua andare dal Palazzo, alla altra cafa pollali alincótro oltre ali fiume.
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LIBRO OTTAVO. 287
fiume.ma fiaci lecito non credere però coli ogni cofa a gli hifloriografì Gre-
ci . Torniamo al noftro propofito. Le Porte li addorneranno non altri- menti che gli archi trionfali, de quali parleremo più inanzi. Il porto fi addornerà con farui atorno larghissime loggie, & rileuate da Terra,& con f vn'Tempio celebratifsimo alto, & bello 3 & inanzi al Tempio piazze fpa- tiofe& in effe bocche, ftatue grandifsime, fi come Tene veggono in molti luoghi,(ì come ancora fon'quelle tre che in fimil luogo fono in Rodi, meffe- ui fecondo che e' dicono da Erode. Dagli Hidorici e celebrato il Molo di Samo, che nel Porto dicono era alto cento venti piedi, & che fi diftendeua io nel mare per duoi ottaui di miglio . Si che quelle cofe addorneranno il por- to fc elle faranno fatte eccellentemente, & di materia non vile, Ma la ftrada dentro alla Citta, oltre a che e'bifogna che ella fia beri laftricata, & pulita grandemente, diuenterà molto bella fé vi faranno i portici fatti per tutto ad vn' modo, & cafamenti di qua, & di là tutti tirati ad vn' filo, & non alti più 15 l'uno che l'altro. ma le parti di efla ftrada che fi debbono addornare fon' que (le. Il Ponte, il rifeontro di più ftrade, & lo fpettacolo, il quale fpettaco- lo non è altro che vna piazza con gradi atorno. Comincierommi adunque dal ponte eflendo egli principalmente vna poti fsima parte di ftrada, Le par- ti del ponte fono le Pile, gli Archi & il laftricatOjSono ancora parti del pon- *o te,la ftrada del mezo, per laquale padano le beftie,& quei piani di qua, & di là rileuati, fu per i quali panano i Cittadini con le velli, oc le (pondi ancora, & in alcun' lato i tetti Come era già il ponte più di tutti gli altri eccellentifsi- mo della Mole di Adriano, cofa per dio degna di memoria. Le Reliquie del quale per dire cofi,foleuo io (guardare non fenza gran' reuerentia. Con- %i cioiìa che egli era coperto d'uno tetto che era retto da quarantadue colon- ne di marmo, con architraue,fregio,& cornice,copertodi bronzo,& addor- nato marauigliofamente. Faremo il Ponte vgualmente largo quanto la via le pile fi faranno infra loro di numero, & di grandezza vguali, & faranno grolle per il terzo del vano Le cantonate o punte delle pile,che fporgeranno jo incontro allo impeto delle Acque/ienoper la metà della larghezza del pon- te , & liano tanto alte che fopr'auanzino alle piene delle acque. Le punte delle pile che fono fecondo il corfo delle acque {'portino infuora altrettanto, ne fi difeonuerranno no dimeno fé elle faranno fpuntate, o quali biftondate. & mi piacerà che per fo(lenimento de le tede, o cofeie de ponti dallo lato di « fopra, Seda quello di fotto fi rilieuino barbacani per reggere più gagliarda- mente le tefte del Ponte, la grolTezza de quali da bailo non occupi manco che peri duoi terzii della larghezza della pila. gli Archi de vani con tutte le tefte daranno fuori della acqua, idifegni dequali fi caueranno dallo Ar- chitraue Ionico, o più predo Dorico, & fi faranno grofsine ponti grandi 40 non punto manco che per la quindigefima parte di tutto il vano dell'arco. Per fare la fponda del ponte più gagliarda feompartirai a linea & a piano alcuni feompartimenti quadri , fopra, i quali fé e ti verrà anco bene po- trai rizzare Colonne , accio polsino bifognando reggerui vn' tetto , la altezza delle fponde con il Zoccolo , & conia cimala farà due braccia |
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& infra l'uno zoccolo, & l'altro, o vero fra 1W piediftallo Se l'altro mette-
rai laftroni per ritto, o ver muro, l'uno, & l'altro di quefti habbia per cima- fa vna goletta,o più torto vna ondetta,tirata per tutta la lunghezza della fpon da,il zoccolo da piede corrifponderà parimente alla cimafa. Saranno quei duoi andari di qua, & di là, che mettono in mczo la ftrada di mezo del Ponte fatti, perche vi vadino le donne, & i pedoni, duoi fcaglioni più alti, che querta via del mezo ; laquale per amore delle caualcature fi laftrichera di Selici l'altezza delle colonne con gli ornamenti farà quanto la larghezza dei ponte. |
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LIBRO OTTA VO. 289
Il rifcontro delle vie,& la Piazza fono differenti folaméte ne la grandezza
conciofia die il rifcontro delle vie, non e altro che vna piazza piccola. Co- mandaua Platone che ne rifeontri delie vie, vi fuifino fpatii & larghezze ac- cio vi fi ragunailino le balie,con i putti,& vi ftefiino infieme.Et credo che ciò s fulTe,fi perche i putti {landò alla aria diuentaflìno più gagliardi, fi accioche le
balie vedendoli l'una l'altra diuentafiero più pulite & più dilicate,& fuilìno manco negligenti ad errare ritrouandofi infieme tante che ofieruauano vna medeilma cofa. Certamente,che di nella piazza,& nel rifcontro delle ftrade farà ornamento non piccolo fé vi farà vna bella loggia, fotto lacuale i vecchi «• padri (frenò, b fedendo,^ paleggiando il giorno, ò a fati! fcambieuolmentc
feruitii l'uno all'altro.Oltre à che la prefentia de padri fpauenterà, & rafTrenc rà la fcherzante giouentù nel refto della piazza,da ogni malignità, & da ogni feiocchezza in che trafeorre la età giouenile. La Piazza ne farà vna doue li maneggi oro,& argento,l'aItra per li herbaggi,faltra per i befframi,& vn'altra i$ perlegnami,& {lmili,allequali fi appettano nella citta & luoghi, di ornamenti
determinati,ma quelle doue fi ha à maneggiare l'oro di l'argento,bifogna che fia eccellentiffima fopra tutte le altre. I Greci faceuano il mercato quadrato,& lo accrchiauano con logge gran-
diflìme,& doppie addornandolo con colonne,& architràùi di pietra,& fopra *° le logge faceuano Terrazzi da palleggiare. AppreiTo à noftri Italiani il mer-
cato era vri' terzo più lungo che largo. Et perche fecódo l'ufanza delli antichi in tal' luogo fi vedeuano exercitarfi i giuochi delia Schermavi fi metteuano le colonne più rade,& intorno alle logge erano gli Argentieri,& i banchi di fo- pra il primo piano fi faceuano i terrazini fuori del diritto delle mura da poter m vedere gli fchcrmidori, di i magazzini che hauefiìno à feruire per la entrata
del Publico. Quelle erano quelle cofe,che egli vfauano difare. Ma noi lode- remo ancora quel' mercato,che fia il doppio più lungo che largo, di e conue- niente che la ioggia.che vi fi farà atorno conrilponda con alcune mifure alia piazza,che vi refla allo fcoperto,accioche ella non paia groppo grande^fien- jo do le logge troppo baffe, b troppo piccola fé le logge fuilìn'come vna fiepe
troppo alte . Sarà quella altezza de gli edirìtii intorno al mercato molto co- modale ellafaràper il terzo della larghezza del mercato,b niente maco,che per il fello, Vorrei che le logge fi rilcuaffino còti vn'pianoJda terra:per il quin tp della loro larghczza,& che la loro larghezza fufie quanto e alta la colóna 1 s< Il difegno de colonnati cauifi da quello de le bafiliche, ma in queflo il difegno
delle cornici, fregio, & architraue iufiemcvprrei-^he fuffitfiito ftr'A quinto della colonna. Et le fopra il primo piano^ tu vorrai rizzare yn'aljrp colonna, tò, queftetali colonne fi faranno più fottljì, & più corte cl)qque|lei di lotto;*} quarto,& fi metterà lor' fotto in fcambio cu' imbafamento v^'Zoccolcchefia ao alto per la metà di quel'primo imbafamento di lotto.
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2^2 DELLA 'AkèHÌTETTVRA
Ma e' no e cofa alcuna che addomi più le piazze, & i rifcontri delle ftrade
che gli archi,podi in tefla di effe fìrade. Conciona che vno arco non e altro che vna porta che flà Tempre aperta. Io credo certamente, che l'arco fufl fé trouatb da coloro che allargarono i confini de loro Impcrii. Conciona che colloro fecondo che dice Tacito anticamere vfàuano di allargare il luo * go lungo le mura della Città :.il che dicono che fece Claudio ; Conciona che accrefciuta la Città giudicavano che fufle bene che fi mateneife la porta vecchia,rifpetto alla vtilità,fi per molte altre cagioni., fi forfè ancora perche tali porte fufsino vna ficurtà piti a ribattere l'impeto de ninnici, che ne defsi- no la carica, di poi perche tal' muraglia era in luogo celebratifsimo per que- ,0 fio appiccauano quiui le Ipoglie arrecate de nimici, & le infegne delle hauute vittorie. Di poi fi comincio ad addornare il detto Arco,aggiugnendoui epi- taffii,flatue,& hiflorie . Comodifsimamente collocheremo vno Arco doue la via finirà nel mercato o nella piazza, & mafsimo nella via principalifsima, che coli chiamo io quella via nella Città, che e la più degna di tutte l'altre ; & ** lo arco no altrimenti che vn'ponte harà tre vie,perle quali fi poffacaminare, quella del mezo feruirà per i Soldati, & le due dagli lati feruiranno per le ma dri,& per i Cittadini,che accompagneranno il Triomfante efercito che fene torna a reuerire infieme con lor' 1 patetmDii., & che andatigli incontro fi ral legrerranno con quello,& gli faranno feiìa.Hauendo tu ad edificare vno Ar- 10 co,fà che la linea della pianta» che vàper il lungo della fìrada,fia per la metà apunto della linea che s'attrauerfa alla lìrada da Deftra a Siniflra disdetto Ar co ; & la lunghezza di quella linea atrauerfo non farà mai manco di cinquan ta cubiti,quefta forte di edifitio e molto limile a Ponti, ma é di quattro Pile, & di tre Archi, & non di piu;della più corta linea della pianta, cioc di quella t1 che va per il lungo della flrada, ne fia lafciata l'ottaua parte diuerfo il merca- to,^ altrettanto da lato di dietro, che feruiranno per piante fopra lequalifi haranno a rizzare le colonne, per gli archi. ma quella altra linea più lunga che fi attrauerfa alla flrada fi diuiderà in otto parti, due dellaquali fene afle- gneranno al vano c\\ mezo, & vna per vno poi à dafcun'pilaflro}& a ciafeun' *° vano, Ma i lati di mezo infra pjlaflri,i quali fi murano a piombo per reggere l'arco del mezo infino alla molla di detto arco, fi fanno alti per due di dette parti & vn'terzo & la medefima regola terrai nell'alzare i fianchi dalle bande ne duoi archi delli illati, percioche e' fi ridurranno a loro ipatii con la limile mifura. La volta fotto gli andari farà a meza botte,gli addornamcti che fono <J in cima delle pilaflrate fotto lo arco, & fotto la meza botte faccinfi che immi tino il capitello Dorico,ma in camb io di bafione & di cimala habbino corni ci con i loro aggetti, che efehino fuori, co opera Corintia o Ionica.OC fotto la cornice a guifa di collo riabbia vn'fregio efpedito,& fotto quefto vn'baflonci no,& vn' collarino come fi fuol 'fare nelle tede delle colonne. Tutti quelli ad ^ dornaméti cofi raccolti infiemc,far5no per la nona parte di tutta l'altezza del la pilaftrata.Quefla nona parte fi diuiderà vn'altra volta ancora in noue parti minorijdellequali ne afiegnerai cinque alla cornice di fopra, tre al fregio, & vna al baroncino & al collarino.Lo arco ch'é infronte fi volge fopra la pila- strata no farà mai più groiTo che per la decima parte del fuo vano,ne più fot- tile
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LIBRO OTTAVO. 295
tile che perla duodecima.Lc colonne che fi mettcrano in faccia,rincotro alle
pilaftrate hanno a effere legittime, & cfpedite,& fi farà, che con la tefta loro da capo,ficno alte quato la altezza dello arco,& fieno lunghe quanto è lunga la larghezza del vano del mezo,fotto la colonna fi metterà la fua bafa, il fuo i dado,<5c il fuo piediftallo,& in cima alla colóna il capitello o Corinthio o To
fcano,& fopra quefto farchitraue,il fregio, & la cornice Ionicao Corinthia, & tutte quelle cofe fi faranno con i loro difegni & fecondo i loro ordini, co- me ti dicemmo di fopra. Sopra fi fatti colonnati nel più alto lor luogo fi aIzerannocertealiedimuro,alteperlametà dì tutto il prima fatto lauoro, io cominciando»" dal primo imbafamento fino al piano della cornice di fopra.
& la altezza di quefto muro dal primo piano in fu fi diuiderà in vnàici partì, la più alta delle quali fi affegncrà folamente a vna cornice femplice fenza fre- gio o architraue, & vna parte & mezo da baffo fi affegncrà a vno imbafamen to che farà vna ondetta arouefciata per il terzo della fua altezza. Le ftatue 15 fi poferanno efpedite fopra le teiìe delle traui che fopra le colonne rifaltano
fuori del muro.per ritener' quali le colonne, & haranno fotto i piedi vno im- bafamento grotto quanto è la colonna da baffo : La altezza delle fiatile con tutto il fuo imbafamento piglierà le otto parti delle vndici di cofi fatto mu- ro di fopra. Nella vltima fponda di poi di tutto quello lauoro , & mafsimo « di verfo la piazza o il mercato, fi intaglieranno carrette con quattro cauagli,
& flatue maggiori, & animali,& effigie, & fimuiacri di cofe cofi fatte; mctte- rafsi per zoccolo a quelle, fopra il quale fi pofino alquanto di muro, alto per tre volte la cornice che gli è lotto & vicina ; le flatue principali che noi collo cheremo in quello vltimo & più rileuato luogo,faranno più alte che quelle di 15 fotto,lequali haueuamo di già porte fopra le colonne, non più che il fello, ne
manco che i duoi noni. Nelle facciate delie mura, & in luoghi conuenienti fi metteranno gli epitaffi,^ le hiflorie di rilieuo in luoghi determinati,& deter minati lpatii,fieno eglino o cerchio quadrati ; fotto l'arco ; dal mezo il mu- ro in su fopra il quale fi volta l'arco, fi accomoderanno le hiflorie di rilieuo jo molto eccellentemente,ma dal mezo in giù rilpetro alli fchizzi non vi flaran
no già bene; Alle pilaftrate per imbafamento fi darà vno fcaglione alto non più che
vn'cubito,& mezo,& acciochc il fufo delle ruote non lo fcantoni,fi farà fpun tato con vna ondetta a roucfcio, & la ondetta farà per il quarto della altezza n di detto imbafamento,& di loro fia hora mai detto a baftanza. |
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Vello addornaregliJ^ett acoliJ Tcatrt,iluoghi da correre, & quanta[ìa la Vti
litaloro. Cap. VII. VEngo hora a trattare degli Spettacoli.Dicefi che Epimcnide,quelIo che
dormi in quella cauerna cinquantafette anni nel murare chefaceuano gli Atheniefi vno Spettacolo,diceua villania a quei Cittadini,dicé"do voi non fapete ancora di quante morti fta per efler' quello luogo cagione ? che fé voi lo fapefTe, lo sbranerete con i denti. & io non ardifco di biafimare i noflri Pontefici, & quegli che hanno a dare efempio ad altri, che con buono confi- t« glio habbino leuato via la vfanza degli Spettacoli. Lodono Moyfe che vole-
ua che tutti i fuoi popoli li ragunafsino in vn' Tempio folo,ne di Soiemni; & che in certi detcrminati tempi mangiafsino tutti infieme. A che dirò io che coftui haueffe riguardo? volle veramente che gli animi de fùoi Cittadini nel ragunarfi infieme, & mangiare infieme diuentafsino più benigni, & più 15 s'interiTafsino di amicitia l'un',con l'altro, I noflri antichi credo io, che con
quefla medefima intentione ornafsino nella Città gli Spcttacoli,nó tanto per conto de piaceri, & del fefteggiare, quanto ancora per conto della vtilità.& certamente fé noi andren' bene efaminando la cofa, ci foucrranno molte co- fc,per le quali ci dorremo affair affacene vna vfanza tanto eccellente,& fan « to vtile fi fia già e tanto tempo difmeiTa. Conciofia che effondo flati trouati
gli Spettacoli alcuni per fèruire a piaceri nel tempo della pace & del ripofo, & alcuni per poterli efercitare nelle cofe da guerra, & nelle faccende, l'uno de quali ferue ad eccitare & a nutrire la fottiglezza,& la bontà dello'ngcgno, & della mente ; & l'altro accrefee marauigliofamente la gagliardia & la con- •5 ftantia dello animo, & fa le forze robufle ; hanno nondimeno Puno,& l'altro
vn* modo fermo, & certo per il quale giouano marauiglioiàmente alla falute & allo ornamento della patria.Gli Arcadii fi dice che furono,! primi che tro uaiTero i giuochi,& lo feciono per mitigare,& addomefticare gli animi de lo ro Cittadini. Che erano di vita auftera & feuera,& quegli che tralafciarono !• di poi tale vfanza fecondo che fcriue Polybio diuentarono di animi fi crudi,
che per tutta Grecia erano tenuti abbomineuoli. Mainuerola memoria de giuochi è. molto anticha,& varii fi crede che fieno gii inuencori di efsi. Per- cioche e* dicono che Dyonifio fu il primo inuentore de balli, & de giuochi. Trouo ancora, che Hercole fu il primo che ordinafie il giuoco della fcher- « ma. Dicono oltra di quefto che gli Etolii, & gli Epei poi che furono tornati
dallo eccidio di Troia, trouarono la inuétione del luogo per i giuochi Olim pici, Dicono ancora che appreflo de Greci, Dionifio Lemneo, ilquale fu il primo che trouò i cori delle Tragcdìe.fu anco il primo che murafTe il luogo per gli Spettacoli. In Italia dicono che Lucio Mummio fu il primo che nel 4« trionfo introduce i giuochi Teatrali dugento anni inanzi, che Nerone impe
rafle:& gli Iftrioni vennono in Roma di Tofcana. I giuochi de caualii furon* trouati da Ty rii,& quali tutta la varietà de giuochi che ci fono rimarti furon condotti & trafportati della Afia,in Italia. Io credo che in quella prima anti- chità delle genti,quando e' cominciarono afcolpirelano in bronzo facilmen te fi ffcefTe a vedere i giuochi fotto vn faggio, o fotto vn'olmo, Dice Ouìdio. B iiii
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Komd tu primo aUhorJi cure emp'ufti
Jgiuochi, eh' ilSabini'lefiglie vidc^, ^4. i vedovi Roman gioconda predai. Non ornaua Theatro ancora il Marmo Ne vela omhrafaceali : e tfuoi fuggefli Non face a r ottemperato (foco, lui eran fiondifiolo ; in quella guifiùu (Jje/empiici thauea prodotte il lofio 5 Era fendane ancor fatta lafcend-. Se de uà il popò f /opra i gradi fatti J)i ver ài 0$iy& difendea dal Solc^* L'afiro capei\con quat'fi Vogliafronde^* Dicono nientediimnco che lolao figliuolo di Ipficleo fu il primo che nella Ifola di Sardigna ordinafie gradi da federe, quando e' riceue le Tefpiade da Ercole. Ma da prima anticamente fi faceuano i Teatri di legno . Anzi bia- 15 Rimarono Pompeio,perche egli haueua fatti i gradi dello fpettacolo fermi, & non da poterfi leuare,come prima era l'ufanza. Di poi venne la cofa a tan- to che dentro alla citta di Roma erano tre grandifsimi Teatri, & Amfiteatri infiniti ; & quello ancora che era capacifsimo di meglio che di dugento mi- la perfone ; & quel'luogo che e chiamauano Cerchio mafsimo i quali tutti *• erano fatti di pietre riquadrate,& addornati di colonne di marmo. Oltre a che non contenti di fi fatte cofe, feciono ancora fpettacoli per attempo pieni di marmi,& di vetri,& di vna infinita moltitudine di Statue ; il maggiore fpet tacolo infino in quei tempi & più di tutti gli altri capacifsimo, arfe a Piacétia citta di Lombardia per la guerra di Ottauiano Ma di quelli fia detto a baftan t< za. De gli fpettacoli ne fono alcuni buoni per la quiete,& per l'ocio, & al- cuni per le faccende. A quelli che fon' buoni per l'ocio, fi confanno bene 1 Poeti i Mufici, & li Iftrioni che dilettano ; ma a quelli che fi afpettono alle co fé da guerra,fi confà ilgiucare alle braccia.il far'alle pugna.lo fchermire,lef- fercitarfi nel tirare,il correre, & fé alcuno altro giuoco o effercitio d'arme fi »« truoua fimilc a quelli. Le quali cofe Platone voleua che ogni anno fi facefsi- no,percioche giouauano molto allafalute& allo ornamento della città. & hanno queftì bifogno di varie forti di editìtii, & perciò hanno ancora varii nomi. Conciofia che eflendone alcuni ne quali fi efiercitano i Poeti Comici • & i Tragici, & limili; quefti per amore della degnità loro gli chiameremo n Teatri. Ma quegli altri doue la Giouentìi Nobile fi eserciterà correndo con carrette di duoi, & di quattro Caualli fi chiameranno Cerchi. Gli altri finalmente ne quali rinchiufeui le fiere fi faranno caccie, chiameremo Amfi- teatri. Quafi tutti gli fpettacoli vanno immitando vn' campo d'arme,che mef fofi in ordinanza da duoi corni, voglia venire alle mani. Et fon'fatti prima *• d'una piazza nellaquale i desinati per il giuoco o fchermidori, o carrette, & fimili Ci habbino ad efercitare, di poi di Gradi atorno fuper i quali fegghino gli fpettatori,ma fono difsimili,& differenti del difegno della piazza,percio- che di quefti,quelli che hanno la forma quafi fimile a vna luna che già comin- cia itdinuechiare fon chiamati Theatri j ma quando e' fi diflendefsino con le tette
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tette per lo lungho il chiamano cerchi, perche in quelli con le carrette di
duoi,& di quattro cauagli fi va nalgiucare accerchiando, Raggirando a tor- no a i pofliui termini & piramidi. & in quelli ancora fi faceuano com battio menti & giuochi Nauali condottaui dentro la acqua o di qualche nuo, o di 5 quella degli aquidotti fecondo i luoghi. Sono alcuni che dicono chegli an- tichi erano lolitidi faretaigiuochi incirco inter enfesóc fluminacio e nel cerchio infrale fpade & lacqua. & pero efier'chiamati giuochi Circenfi, & che lo inuentore di quello giuoco fu vii' certo Monago in Elide di Ada. ma quello fpatio che fi richiudeua infra le fróti di duoi Teatri che fi atteflafsino ià infiem e chiamauano cauea, lo edifitio tutto in fé chiamauano Amfìteatro.
Bifogna che i luoghi per gli fpettacoii principalmente li eleghino in bonifsi- ma aria, accioche non fieno offefi da Venti ne da Soli,ne da le altre cofe che noi raccontammo nel primo libro ; & il Teatro màfsimamente bifogna che . fia difefo dal Sole,& coperto dei tutto,conciofia che il popolo cerca le dilica f$ tezze de Poè'ti,& le leggieri & ombratili delitie degli animi,nel Mefe di Ago
fio. & fé nel circuito della muraglia riuerberafsino in cerchio i raggi del So- levi calore cocerebbe i corpi,& rifcaldatifi gli humori,cadrebbono facilmen te in infìrmitati,& malattìe.bifogna ancora che il luogo fia fonoro,& non ro* co.& e conueniente che vi fieno loggie o congiunte con lo edifitio o quiui vi >• cine doue il popolo polla in vn' fubito ricorrere a fuggire le furiofe pioggie,
&letempefle. A Platone piaceua chi i Teatri fi facefsino nella Citta. Le parti del Teatro fon' quelle la Piazza efpedita nel mezo allo feoperto, & in-r torno a quella piazza i gradi da federe,& a rincontro delle Tefle di detti gra di il Palco rileuato,ful quale fi hanno ad accomodare le cofe appartenenti al* *j la fauola da recitarti" ; & nella più alta parte fopra i gradi, loggie, & volte che.
riccuino le voci de recitanti,& le faccino dhientarepiu fonore. MaiTeatri de Greci fono differenti da quei de Romani in quefto, che i Greci produce- mmo i chori, & gli hiiìrioni feenici fu la Piazza & pero haueuano bifogno di minor' palco, ma i Romani recitauano tutta la fauola con tutti gli hiltnoni io fui palco, & per ciò vollono i palchi maggiori. Ma furono in quello tutti dac
cordo,che da principio nel dileguare vna fimii5 pianta fi feruirono di vn* me- zo cerchio.& difenderono di poi le corna del mezo cerchio; ma alcuni con li nee dìritte,& alcuni con linee torre. Quelli che fi feruiuano delle linee di- ritte le tirauano infra loro equidiftanti ialino a tanto che aggiugncfsino alia v quarta parte del Diametro del mezo cerchio; Ma quelli che li feruiuano del-
le linee torte difegnauano vn' cerchio tódo,& ne leuauano di poi il quarto de la l'uà circunferentia,& quelche rimaneua.reflaua per il Teatro.Difegnati di collocati i termini della pianta fi daua ordine a gradi per federe, di la prima cofa deliberauano della altezza di efsi gradi, & dalla altezza loro andauano 40 elaminàdo quanto fpatio e' fufsino per occupare da baiTo.La maggior"parte
faceuano 1 Teatri alti per quato era la piazza di mezo perche e' fapeuan' cer to che ne Teatri più bafsi le voci fi perdeuano di non fi fentiuano, ma ne più *: alti fi ingagliardiuano & fi fentiuano più forte, ma infra gli eccellenti furon' quelli ne quali furono alzate le mura per i quattro quinti della larghezza del- la piazza. Di coli fatto lauoro non occuparon'mai i gradi manco che la me- |
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tà, ne più che 1 duoi terzii. Igradi da federe alcuna voltagli fcciono alti
quanto egli erano larghi,& alcuna volta alti per i duo' quinti ; Io ne difese- ro vno come io penferò che egli fleiTe bene,& che e fuife approuato da o^n'u no. Gli vitimi fondamenti de gradi ciò è delle mura.nellequali harà a finire il più alto grado da federe, fi gitteranno tanto difeofto dal centro del mezo 5 cerchio,per quanto farà il mezo diametro della fua piazza,& più vn' terzo di ciTa . I primi gradi da federe non comincieranno giù abailo nel mezo della piazza, ma in tal' luogo fi alzerà vnJ muro, alto ne Teatri grandi per la nona parte del mezo de! diametro dellapiazza di mezo, accioche da queflo co- mincino i gradi da federe,& vadmo falendo ad alto, ma ne Teatri minori al- 1. zerai queflo muro non manco di fette piedi.i Gradi farai alti mi piede & me zo & larghi duoi «SCmezo. Infra quelli gradi fi faranno feompartite in volta, parte certe entrate per andar' nella piazza,& parte certe fcale per falire adat- to che vadinò a trouare i gradi da ièderc,che faranno più alti, lequali entrate, & fcale faranno tante,& tanto grandi quanto parrà che ricerchi la grandezza ì\ del Teatro . Ma di quefte entratene faranno fette principaliche faranno ad diritte al centro, & efpedite per tutto; & vgualmente lontana l'una dell'altra, & di quefte ancora ce ne farà vna più largha che l'altra, laquale verrà nel me- zo del mezo cerchio,, & la quale io chiamo entrata maeftra. cóciofia che per effa palla la via maeftra ; vnaltra poi, ne farà nella te/la del mezo cerchio da iè man' ritta & vn'altra nell'altra tefla da mano fianca a ricontrole, & infra que- fte poi & la entrata maeftra faranno feompartite quattro altre entrate,due da ogni banda : Sarannoui ancora altre aperture & altri vani tali, & tanti, quali & quanti ne comporterà il circuito dei Teatro. Tutti i gradi da federe ali antichi ne teatri grandi gli diuifono in tre parti,& a ciafcuna di quelle diuifio M ni faceuano atorno atorno vn' grado il doppio più largo che gii altri, il quale diuideiTe i gradi di ibpra da quei di fotto,qua(ì come vna piazzetta deftinata in quei' luogo . Sopra quefli pianerottoli,per chiamarli cofi arriuauano le fca le in volta por le quali fi faliua a detti gradi.Io ho confiderato che i buoni Ar chitettori, & valéti ingegneri proueddono che a ciafcuna principale entrata ,0 frifsino dallato di dentro,di quà,& di là due fcale da falire, per l'una dellequa li più ritta,confalitapiù continouata & più prefla vi potefsino falire i più vo- lóterofi,& i più efpediti,quafi come volado ,& per l'altra fcala che era alquan to più larga & più dolce,& neilaquale erano pianerottoli più fpcfsi & più fpef fé fuolte potefsino falire leMatrone,e i più vecchi co loro agio & comodità di # ripofarfi più fpeilo nel falire,quefle fono le cofe appartenenti a gradi. Vltima mente rincontro alle tede del Teatro, fi faceua A palco per la feena & per °-li hiftrioni che h aueuano a recitare, & in quelli luoghi erano foliti di federe in luogo detcrminato & molto adorno i Padri, & i magiftrati feparati dtfìla Pie be,come farebbe a dire, fé nel mezo dellapiazza fi fufsino acconcie alcune <*• fedie per loro da federe, molto honoreuoimente. & allora fi faceua il palco della feena tanto grande che & gli hiftrioni, & i Mufici & quegli che guidaua no la fauola, non lo harebbon' defiderato molto maggiore. Il piano di elfo palco veniua infino al centro del mezo cerchio, & fi alzaua da terra non più She cinque picdi,accjoche i Senatori che fedeuano nella piazza,potefsino di • fu
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fu quel'piano difcernere bene tutti Ì gefti delli hiftrioni & delli altri.Ma quan
do i Senatori non poteuano cofi (lare nella piazza del mezo, hauendo ella a feruire alh hiflrioni & a rnufici. Il palco della leena fi faceua minore,rileuan- dofi alcuna volta da terra il più alto fei cubiti, & fiaddornaua quefta parte * con duoi colonnati,& due impalcature luna fopra l'altra,fecóndo la immita- tione delle cafe che fi haueuano a difegnare; & haueuano porte & fìneftre in luoghi accomodati,& nel mezo vi era vna porta principale co addornamen ti Umili a quelli de Tempii,quafi come d'un' Palazzo Regio & a canto a que- fta erano altre cafe,& porte,per Iequali gli hiftrioni potefsino entrare,& vfei- «• re,fccondo che gli atti della comedia haueuano di bifogno. Et effercitandoil
nel Theatro tre forti di Poeti il Tragico per cui fi recitano le miferie, & le in felicità de Tiranni. Il Comico che efplica le faccende & gli affanni de Padri delle famiglie, & il Satirico per cui le piaceuolezze della villa, & i Paftorali Amori fi dimoftrano, non vi mancaua vna Macchina, laquale volgendofi fo Pi pra vn' perno, moftraua in vno inftante a gli fpettatori vna facciata talmente
dipinta che fembraua hora vna feena Regia da Tragici, hora vna feena di ca fé ordinarie da Comici, & hora vna felua per i Satirici fecondo che ricerca- ila la qualità della fauola che fi doueua recitare. Si che in quello modo era fatta la Piazza,& i Gradi,& i Palchi degli hiftrioni, & degli altri. Io ho detto *• che vna delle principali parte del Theatro è la loggia trouata per ritenere, &
per far' apparire le voci,& i fuoni maggiori,& che ella era pofta fopra gli viti mi gradi da federe,& che con i vani da colonna,& colonna guardaua lapiaz fca del mezo nel Teatro ; di quefta adunque fi ha a trattare. Haueuano gli Antichi intefo da fiIofofi,che la Aria per la repercufsione della vocc,& per il »i ribattimento del fuono fi moueuacircularmente,non altrimenti che fi faccia
la acqua quando in vns fubito efee fuor' di lei alcuna cofa agalla, & conofee* uano che fi come in vna lira, & come infra due valli, quando mafsimo fono piene di bofeaglie, la voce & il fuono diuentauano molto più fonorc, & più chiare,poi che i gonfiami cerchi dell'aere per dir'cofi ripercofsi rifeontraua- t* no in qualche cofa che fermaffe & rimandaffe indietro i raggi della voce vfei
ti dal centro a guifa di vna palla ribattuta dal muro ; dal qual ribattimento fi caufaua quei cerchi più fpefsi, & più gagliardi. Per quefta cagione adunque giudicarono quei primi antichi che e' fuffe bene fare i Theatn incerchio ; 6t accioche la voce non haueffe in qucfto mentre oftaculo alcuno che là impe- ji dille tal' che ella non potette andar' fubito liberamente a ferire ne più alti luo
ghi del Theatro,Collocarono,! gradi di maniera, che tutti, i canti batteuano ad vna medefima linea,& fopra l'ultimo luogo de gradi,accioche molto gio % uaffe vi collocarono la loggia, volta come io difsi verfo la piazza che era in mezo del Theatro : I Vani dellaquaMoggia dalla perte di dentro voleuano 40 che fufsino liberi, &efpediti,quanto più fi poteua. Ma da la parte di dietro
di ella loggia voleuano che rincontro a uani del colonato fuile tirato vnmu- ro che la turaiTe bene per tutto , Oltra quefto, fotto le colonne murauano quafi vna fponda che ièruiffe per piediftallo alle colonne,doue fi ragunafsino i gonfiati cerchi delle voci,lequali riceute dolcifsimamente in effe loggie dal la aria affai quiui condenfata 3 non fufsino percotendouiin piena ribatutte da |
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queila'intere,mapiuprcflo rattenuteui,& raffermate . Aggiugncuanci oltra
di quello li per difenderli dal Sole, fi per rifpetto ancora delle voci,per cieio del Theatro,vna tenda pollicciajaquale dipinta a (lclle,& diftefa (ufo adalto fu canapi copriua con l'ombra fua & la piazza di mezo, & i gradi, & gli fpet- tatori. Ma quella fi fatta loggia era certo molta artificiofa,conciofia che per < reggere quella fola loggia,!! faceuano fotto di lei altri colonnati, & altre log- gie aperte, & volte verfo il lato di dietro del Theatro, & ne Theatri grandi il faceuano doppie,accioche fé alcuna voita,per alcuna furi ofa pioggia, o tem- pella vi fufsino ricorfi al coperto gli fpettatori, non fi bagnafsino; & erano i colonnati,& i portici porti fotto quella prima loggiato come quelli de Tem i« pii,o delle Bafsiliche,ma di Pìlalìrate fode OC mura flabilifsime, con difegno limile a quello delli Archi Triomfali ; Tratteremo prima adunque di quelli portici di fotto,che fi fanno per rifpetto della prima loggia difopra. La rego la de vani di quelli portici e quefla,che a qualunque ft voglia entrata che va- dia nel mezo della piazza del Theatro, fi ponghinp a rincontro alcuni vani, if & è di necefsità che quelli vani,& quelle entrate fieno accompagnate da altri vani con ordini determinati, & che tutti fieno alti, & larghi a vn' modo, tutti habbinoimcdefimi difegni, & fi corrifpondino di difegno & d'ornamenti lWalakro.Bifogna ancora che la larghezza per la quale fi va per lo lungo di ella loggia fia ancora di larghezza quanto e il vano trapilaflrata,& pilaflrata, «• &econuenientechcle pilaftratein quello luogo fieno murate per la metà del lordano che e infra dì loro : Lequal' cofe bifogna che tutte fieno oiTerua- te con grandifsima diligentia, & con induflria marauigliofa. Vltimamentc non vili metteranno colonne intere ifolate come nelli Archi Triomfali, ma nel mezo della faccia delle pilaftrate fi metteranno meze colonne nel muro, tj éc fi metteranno piediiìalli fotto le colonne per il fello della altezza del co- tonnato, gli altri addornamenti vi d faranno come ne Tempii. Ma la altez- za delle colonne con tutti i loro addornamenti & cornici, farà per la metà del piombo de gradi di dentro,tal che quelli di fuori faranno duoi colonnati l'uno fu l'altro, il fecondo de quali con la fua volta farà vguale a l'ultimo gra- «• do da federe, allaquale altezza àncora fi pareggerà a feda il piano della log- gia Vltima che io difsi,che guardaua verfo la piazza di dentro nel mezo del Theatro. Il difegno della piazza dir mezo fi alTomiglia ad vna forma im- prelfa dal pie di vno Cauallo; finite quelle cofe muriuili difopra la vltima log già, la faccia & il colonnato deliaquale, non come quelle che ella harà difot- # to che noi habbiamo poco fa detto, che riccuono i lumi da lato di inori, ma al contrario come dicemmo di lei nel principio farà volta verfo la piazza che e in mezo del Theatro. Quello fi fatto lauoro fendo egli fatto perche è fia cagione che le voci non fi perdinò, anzi fi ragunino inficine & fi Tentino più picne,cbiamerò io,vn' Serraglio atorno,la altezza del quale farà per vna 4« volta & mezo della altezza del primo colonnato che, è da lo lato difuori, & le parti fue faranno quelle, Quel' muricciuolo che ha da e/Ter' fotto le colon- ne,ilquale fi pub chiamare Suggeflo,o fponda, farà di tutta la altezza di que- Uo ferraglio chc,c dal piano del vltimo grado da federe infino a doue (\ cuo- prc tic 1 ultima altezza il T^atrq, non più che il terzo ne Theatri grandi, & ne
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ne piccoli non meno che il quarto, fopra quefta fponda fi rizzeranno le co-
lonne lequali con la lor bafa, & con il capitello faranno lunghe per la metà di tutta la altezza di quefto ferraglio;fopra quefte colonne fi porranno i loro addornamenti,& in oltre vna alia di muro tirata fopra le colóne,come ti dif- , fi nelle bafiliche,laquale alia di muro occuperà la fefta remanente parte di tutta l'altezza del ferraglio.Le colonne in quefta loggia faranno ifolate tratte dal difegno di quelle delle bafiliche,& faranno apunto tante,quante fon'quel le de portici di fuori lequali efcono mezo fuori delle pilaftrate,& fi colloche ranno rincontro a punto fu le linee di quelle che fi poffono chiamare razzi, i. cóciofia che io chiamo razzi quelle linee diritte,che da) centro dei Theatro vanno a trouare le colonne di fuori. Ma nel muro della loggia di dentro che è fotto le colonne il quale chiamamo fponda fi aprirranno certi vani, corri- fpondenti a punto a vani delle entrate di fotto nel Teatro, con i lor' piombi, |
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& in cofi fatti luoghi fi faranno zane vguali & accomodate l'una a l'altra, nel
i* le quali piacendoti collocherai volti con la boccha allo ingiù vafi di rame,ac cioche riuerberando in efsi le voci diuentino più fonore. Io non ftarò qui ad andar' dietro a quelle cofe di Vitruuio, lequali fon' cofe che fi cauano dalle diuifioni, & da cóponimemì de Mufici,fecondo le regole de quali,ei yoleua che ne Theatri fi collocafsino i prefati vafi a proportione che corrifpodefsi- »• no alle voci più graui,alle mezane, & alle più acute; cofe forfè certo facili a dirle,ma in che modo fi potefTe fare vna cofa fimile lo sa chi ne ha fatta efpe- rienza.Ma non mi difpiacerà gia,fi come ancor' pare ad Ariftotile il credere che i vafi voti diche forte tu ti voglia &ipozi ancora giouanoa rifonarui dentro le voci. Ma torniamo alla loggia di dentro del Theatro,quefta log- li già harà il fuo muro di dietro intero per tutto, il quale fa attorno Serraglio, accioche le voci arriuando quiui non fi perdino ; nella corteccia di fuori di quefto muro del Teatro che rifguarda verfo coloro che vi arriuano,fi ago- gneranno gli addornamenti delle colonne,che faranno tante,cofi alte,talmen te à piombo,& con fimili & fi fatte membra & parti,che conrifpondino à co- li lonnati,che elle hanno fotto di loro nella facciata dinanzi de portici. Per le cofe che noi habbiam* dette fi vede manifefto in che cofe i Theatri grandi fie- no differenti da piccoli, percioche ne grandi il portico di fuori da baffo è doppio,& in quefti altri é fcempio,in quelli ancora fi pongono tre colonnati dallo lato di fuori l'uno fopra l'altro,& in quefti non fene pone fé non duoi. jì Sono ancora differenti in quefto, che in alcuni Theatri piccoli non fi fa la logcr a di dentro,ma fi mura folamente il ferraglio con vna corteccia di mu- ro,meffeui le fue cornici,accioche egli in quefto luogo habbia forza quali di loggia a fermar1 le voci ,fi come ne Theatri grandi rha,& il muro,& la loggia inheme,ma in alcuni Theatri grandifsimi quefta loggia di fopra è doppia. 4» Vltimamente quei piani che reftano in cambio dilettone Theatri fi fanno di fmalto.ò vi fi fa vna fcorza,& fannofi à pendio,di maniera che l'acque giù peri gradi pofsino feendere à baffo.ma i canali che riceuon' le acque che vi li adunano le conducono,& le mandono ne gli angoli delle mura per doccio ni coperti in fogne coperte; Intorno alla più alta cornice dallato di fuori dei Theatro,fi accomodano menfoloni,i quali feruonoà reggere arbori fi- *' Ci
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mili a quelli delle tiaui,ordinati con canapi,& legarnctìti,chc feruono, & ten-
gono diftefe le tende per addornamcnto d'è giuochi publici. Ma hauendoil adinalzare vna fi gran' manchina di muraglia ad vna altezza ragioneuole,bi- fogna che la groflezza del muro fi faccia recipiente à poter' reggere vn* tan- to pefo. Faccifi adunque il muro di fuori d'eprimi colonnati groflb per vna delle quindici parti dello fpatio, che ha a feruire per tutta l'altezza dell'epe- * ra. Ma quell'altro muro che (ara in mezo^ra lWportico,& raltro,quando, ì portici faranno doppi fia più lottile il quarto, che quello di fuori. Quelle mura finalmente che fopra di quefte fi haranno à fare, haranno da eflere più fottih che quelle di fono vna duodecima parte. |
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Vello ^AmfiteMYOy delQrchioJe luoghi JlapaJfeggUre,degradi da federe, &> depor-
tici de giudiciminm,& de loro addornamentu £ap. XJ III. H Abbiamo infino à qui Trattato de Teatri,rettaci da qui inanzi à trattare
del Cerchio,& delh Amfiteatri,tutti quetti fono difcefi dal Teatro, per- \ cioclie il Cerchio certamente non e quafi altroché vh' Teatro che fi fia ditte- fo in lungo con le tefte,con linee equidittanti Tuna da l'altra, ma non ha di fua naturafeco portici,& Io Amfìteatro è fatto di duoi Teatri congiunti infieme, con le tefte,& con i gradi da federe, con circuito continouato, & fono in que- tto differenti,che il Teatro certamente,e quafi vn' mezo Teatro, & in quetto io ancoraché lo Amfìteatro ha la piazza del mezo libera,et efpedita da Palchi de gli Iflrioni,ma nelle altre cofe,et mafTimo ne gradi da federe, et nelle Log- ge anchora,et nelle entrate,et in fimili altre cofe fono molto conformi: Io ere do che lo Amfìteatro principalmente fufTe fatto per feruire alle caccie,et che per quetto piacefTe loro di farli tondi: A ccioche ferrata, et {limolate le tìere in u coil fatto luogo,non trouando in nenW luogo alcun5 cantone doue rifuggire, fuflino da combattenti più facilmente aizzate, et fatte muouere ; conciofia che e'vi fi metteuano huomini,che con modi miracolofi combatteuano con- tro le ferociffime fiere, intra quali alcuni con il faltare, et con lo aiuto d'una afta,eleuandofi in alto ingannauano vn5 Toro che veniua alla volta loro; Altri *• armati di punte come quelle delle Canne, fi offeriuano à lafciarfi maneggiare da gli Orfi,invna Arca di legno ; b aggirandouefeli atorno, Altri gli affalda- no contenti folo di vna Cappa,et di vna Accetta, b mazzaferrata. Finalmen- te fé alcuno haueua trouata cofa alcuna che con lo ingegno poteffe ingannar' le fiere,b fé egli fi fentiua tanto gagliardo.b valente di forze,et di animo che é H poteffe fottentrare al pericoloni offeriua là nel mezo . Secondo che ciafeuno haueiTe deliberato di acquittar' premio,b lode. Trouo anchora,che ne Tea- trini negli Amfiteatri,i Principi erano foliti di gittarui Pomi, età lafciarui andare Vccellami,per eccitare fanciullefche quettioni di chi prima fé gli po- teffe pigliare. La Piazza del mezo dello Amfìteatro,anchor' che ella fia acer- jo chiata da duoi Theatri,congiunti infieme,non pero fi dee fare tanto luuga,co me ella verrebbe fé fi congiugnemmo iniieme duoi Teatri con le braccia, b te fte dittefe ; ma bifogna che la larghezza conrifponda proportionalmente alla lunghezza.Furono alcuni appretto à gli antichi,che feciono la lunghezza ot- to,et la larghezza fette parti,et Alcuni che la feciono tre largha,et quattro lu- <j ga,l'altre cofe feciono come ne Teatri. Conciofia che gli feciono 1 portici di fuori ; et fopra gli vltimi gradi da federe,fecjono la loggia di dentro, laquale chiamammo Serraglio. Rettaci a trattare del Cerchio . Dicono che quetto fii fatto ad immitatione delle cofe del Cielo, percioche fi come leCafe del cielo fon5 dodici, cofi quetto ancora, ha dodici porticciuole da cntrarui, et 40 con* come i pianeti fon fette,cofì quetto ha fette termini, Vno de quali e potto alla parte di Oriente, & l'altro à quella di Ponente affai lontani l'uno dall'ai- tro,Talmente che le Carrette di duoi,& di quatti o Cauagli giù perii mezo de gli fpatii del cerchio,potefTino feorrendo combattere,comc fa il Sole & la I^una per il Zodiaco,ct fare in xxiiii.hore vèti quatro volte tai giuochi. I gio- catori |
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catori medefimamete erano diuifi inquattro fquadre.Ciafcuna de le quali era
vefhta del Tuo proprio colore,alcuni per lignificare la primaùera il veftiuano di verde,per la eftate di roflb,per il Pallido Autunno di biànco,& per la trilla inuernata di Tane fcuro.La Piazza del mezo de cerchila era liberai efpè- 1 dita come quella degli Amfiteatri.ne come quella de Teatri occupata da pai
chi,ma per il dritto dello lungo diuifono la piazza in diioi corfi*, b in due lar- ghezze rizzandoui in luoghi accomodati le Mete,ó i Termini intorno a qua li giucando correuano i Cauagli, b gli huomini ; i Termini principali erano tre,de quali quello del mezo era il più degno di tutti,& era quadro grolto, & w andaua tutta via aflbttigliandofi verfo la cima,& per quello alTottigliamento
lo chiamauano obelifco,hoggi Aguglia.gli altri duoi termini erano due gran didime ftatue,ò due erette, b vero altezze di muro con le tefte molto alte, fat te in quel' modo che più era parfo al rnaeftro conuenicnte,à far* che ell'hauef fero del gratiato,& del grande ; ne mezi di quefte,metteuano due, b colonne «5 b Aguglie minori da ciafcuna delle bande. Io truouo che il Circo MaiTimo
di Roma fecondo gli hyftorici era lungo tre ottaui di miglio,& largo vno,iI- quale à mio tempo e rouinato,& non fì vede per alcuna coniettura pur' picco la,come fi fufTe fatto. Ma in altri luoghi truouo per le mifure di fi fatti lauori che egli erano coli fatti. Soleuano gli Antichi fare la piazza del mezo de cer »• chi,larga almanco fefiarita cubiti, cioè braccia xl. & tanto lungha che la lar-
ghezza vi entrafle dentro fette volte ; la larghezza fì diuideua in due partì vguaIi,tirando per lo lungo vna linea giù per il mezo,fopra dellaquale fi collo cauano le Mete,b i Termini in quello modo ; Diuideuano quella lunghezza in lètte parti,vna ne aflegnauano alla riuolta che occuperebbono, i giucatorì ti intorno alla vltima meta,nello andare correndo dalla delira nella finiflra ; dì
ftribuiuano poi l'altre Mete fu per la medefima linea di rhaniera,che nella lun ghezza del cerchio fufiino vgualmente lontane luna da l'altra,& occupaflero di tutta la lunghezza cinque lèttimi,& era congiuntal'una meta con l'altra co Va' piano rileuato da terra no meno di fei piedi,che fcparaua talméte di qua, {• & di là gli duoi {patii dei corfo,che b foli,ò accompagnati,i Caualli che giuca
uano,ancor' che e fi voltafieno, non haueuano donde potettero attrauerfare . Et di quà,& di là,a lati de cerchi,fi faceuano gradi da federe non più che per il quinto.ne manco che per il fefto di tutta la larghezza della piazza di mezo & 1 gradi da federe cominciauano appunto alla vguale altezza,^ al piano del j5 rilieuo bimbafamentOjfoprailquale erano collocatele Mete,accioche gli
huomini non portaflìno fi come non faceuano anco ne gli Amfìteatri, perico lo alcuno dalle belile. |
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Infra le opere publiche fono anchora i luoghi da patteggiare, ne quali la
gìouentùfi efferati à giuoare allapalla,à faltare,& à maneggiarle armi;oc do ue,i padri fi effercitono paffeggiandoui effendo infermi; o facendofi portare, ripiglino le forze. Diceua Celfo fìfico,che lo effercitio è molto migliore allo < feopcrto che all'ombra, maacciocheeipoteffino efercitarii più commoda- mente all'ombra,vi faceuano atorno portici,co quali accerchiauano a torno la piazza, & la piazza da alcuni era laflricata di marmo, alcuni la faceuano verdc,la empieuano di mortella,di ginepri,di cedri,& di cipreffi ; in cofi fat- to lauoro faceuano le loggi da tre Iati fcempie,& talmente grandi, che erano t* i duoi noni maggiori che le logge del mercato, ma nel quarto lato che guàr- daua verfo mezo giorno fi faceuano le logge fpatiofiffime, & doppie.In la fac ciata dinanzi vfauano colonne Doriche,alte fecondo la larghezza delle log- gie,le colonne dinanzi con le quali fi diuideua il primo portico dal fecondo, voleuano che fi faceffino più alte,che quell'altre prime il quinto, per reggere 1* i comignoli,& per dare il pendio al Tetto. Ne è marauiglia fé per quello voi lono che le fumno Iòniche.Cóciofìa che le Ioniche di lor'natura fono più lun ghe,che le Doriche. Ma io non vegho già perche caufa in quelle logge non fuffe Ior' lecito fare il cielo del tetto vguale,& piano da l'una banda come da raltra,conciofia che certamente egli harebbe hauto del gratiofo, ma in àmen »• duoi quelli colonnati la grofTezza delle colonne era di quefla maniera. Nelle Doriche la groffezza da piede era due delle quindici parti di tutta la fua altez za col capitcllo,& con la bafa,ma nelle Ioniche,& nelle Corinthie fi daua alla groffezza da baffo della Colonna vna parte & mezo delle otto parti, che era l'intero del fufo della colonna,L'altre cofe fi faceuano come in quelle de Tè*- tj pìi,& accomodauano al lato al muro del Portico gradi da federe honoratiffì mi,accio feruiffino a gli huomini graui, & a filofofi a difputare delle cofe ec- cellentiffime,ma quelli gradi da federe alcuni feruirono per la cflate, & alcu- ni per lo inuerno. Conciofia che da quella parte doue poteua Borea, o A qui- Ione vi faceuano i gradi per la efiate & da quella banda donde veniuano i So $• li lieti,& doue non poteffe il vento, gli faceuano per lo inuerno, & per quefto j gradi per lo inuerno erano rinchiufidaalredi muro intere, & quelli per la cflate leuate le alie delle mura da gli lati che reggeuano le tetta erano diuerfo borea aperti con alcune fineflre,o più toflo colonnati che guardauano libera mente verfo il mare,o verfo i monti,o verfo il lago, o verfo quaPaltra dilìca- j5 tezza tu ti voglia di luoghi,& riceueuano dentro maggiori lumi che fi potef- fe. Ma nella loggia da deflra, & in quella da finiftra de luoghi da palleggiare fi accomodauano medcfimamente altri gradi da federe diiefi da venti di fuo ri,iquali riceueuano dallo (coperto del cortile, il Sole da mattina, & quello dopo mezo giorno,& i difegni di cofi fatti gradi erano di variate forti,percio • che alcuni fene faceuano a mezo cerchio,alcuni con linee diritte, amenduoi corrifpondenti al conile,& alle loggie con proportione determinata, la lar- ghezza di tutta quefla opera era per la metà della fua lunghezza, laqual1 lar- ghezza fi diuideua in otto partirei delle quale fene affegnauano al cortile feo pcrto,& vna per vno a ciafeuno de Portici.ma doue e' faceuano i gradi da fe- dere in mezo cerchioni loro diametro pigliaua alhora per i duoi quinti del |
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Cortile, ma il muro di dietro del portico fi faceua aperto con alcune entrate
da poterai pailare per andare a federe. La altezza del mezo cerchio di que- lli gradi da federe,nelle opere grandi, era quanto la fua larghezza, ma nelle òpere minori era alta per vna larghezza & vn quarto.Sopra il tetto della log- gia rincontro al mezo cerchio, & de gradi da federe, fi apriuano in alto fine- \ Kre per lequali entraua il Sole & i lumi molto gagliardi nel mezo cerchio . Ma fé i gradi fi r'aceuano quadrati alhora li faceuano il doppio più larghi che il porti co. Et la loro lunghezza,era per due delle fue larghezze. Io chiamo in quello luogo lunghezza quella,che va giù per il lungo della loggia, di modo che a coloro che entrano da man5 delira in quelli gradi da federe verrà la lun i© ghezza di quelli gradi a efìerli dalla iiniftra : & ad quelli che v'entrono dalla iiniftra ad eilerli dalla delira. |
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Infra le opere Publiche ancora s'intende la loggia de litiganti, de Giudici
minori,laquale faceuano in quello modo . La fua grandezza era fecondo la dignità della Città,& del luogo affai gràde & eranui giù per le loggie appica te per ordine alcune camere, nelle quali fi daua fine alle raccende fecondo il parere di quei che vi ftauano dentro. Quelli ediritii che io ho racconti inii- no a qui pare che fieno veramente i Publici,conciofia che & la Plebe,& i Se- natori infieme liberamente per tutto vifi poteuano ritrouare, & interuenire, Ma de Pubhci cene fono ancora degli altri, che non fi afpettano iè nona Cittadini principali,^ a quei eh? gouernano lo flato,come è il luogo doue fi raguna il configlio, la curia, & il Senato, de quali dobbiamo trattare al pie- IO fente. t- i V*s - " "■
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Vello addornarej luoghi hi con(tglio,& le cur\e\de 'Bofchijeìle Citta Je luoghi da notare,
delie Librerie ,delle Scuole Jelle Stalle Jegli ^Jrzanali, <& deglijìmmenti
matematici. Cap. IX,
PLatone, voleua, che il luogo doue s'haueua a ragunare il configlio fuffe
vn Tempio . i Romani haueuano vn* luogo determinato, che lo chia- mauano Cornino. A Ceraunia era vn' bofeo folto facrato a Gioue, doue gli Achei fi ragunauano a difeorrere le cofe dello fiato loro ; molte altre Città M faceuano i lor' configli nel mezo della Piazza. A Romani non era lecito ra- gunare il Senato , fé non in luogo determinato dalli Augurii, & il più delle volte fi ragunauano ne Tempii. Di poi vfarono di fare le curie,& Varrone dice che elle erono di due forti, vna doue, i Sacerdoti attendeuano alle cofe Ecclefiafliche, l'altra doue il Senato daua ordine alle cofe fecolari.Della prò ,? prietàdi quafscl'unadi quelle non ho io cofa certa ma noi pofsiamo bene andare conìetturando che quella fuffe fimile al Tempio, di quella più limile alla Baiilica . La curia de Sacerdoti adunque farà in volta & quella de Sena- tori farà col palco . In Amendune gli huomini da configlio,hanno ricerchi, a dire il parer' loro,& per ciò bifogna hauere rifpetto a modi delle voci, per ì9 tanto bifogna che e' vi fia alcuna cofa che non lafci fpargere in alto le voci, & mafsimo nelle volti accioche rimbombando non rintruoni negli orecchi, ne farà marauiglia fé per farle più gratiate,& per vtiiità ancora vi li metteranno nelle mura alcune cornici. Io ho confiderato mediante le muraglie degli anti chi,che e. faceuano le curie quadrate . Alla curia in volta faceuano il muro J? alto fei fettimi della larghezza della facciata, & faceuano la voltaa meza hot te,rincontro alla porta a quei che entrauano dentro fi ofTeriua la tribuna lar- girla cui faetta era per il terzo della fua corda la larghezza della porta coi fuo vano occupaua il fettinio del fuo muro . Intorno alla metà della altezza dei fuo muro,& vn'ottauo più di detta meza parte/fi mettono con loro agget 40 ti, architraui,fregi,cornici, & colonne, lequali da alcuni fono Hate mefle più fpefTe,& da alcuni più rade fecondo che fi fono dilettati d'hauerle più folte o più rade,fecondo il difegno de colonnati,& delle loggie de Tempi. Sopra le cornici da delira, & da fìniflra cqllocauano in certe Zane fatteui nel muro, & flatue, & altre cofe attenenti alla Religione, ma nel muro della facciata di tefla
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tefta apriuano alpari della altezza delle Zane vna fineftra il doppio più larga
che alta, con due colonnette nel mezo che reggefsiiio il Cardinale di fopra. Si che in queftò modo farà la Curia de Sacerdoti. |
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Ma la curia de Senatori (i farà in quefto altro modoja larghezza della pia
ta farà i duoi terzi della Tua lunghezza, l'altezza fino alle traui del tetto farà quanto e la larghezza della pianta,& vn'quarto più di detta lunghezza. In- torno alle mura vi fi metteranno cornici in quello modo. Diuidafi da baffo « ad alto in noue parti, vna delle quali fé ne dia allo imbafamento o zoccolo
che ferua per rileuarfi da terra alle colonne, & quefta parte del fodo fèruirà per fpalliere delle panche da federe. Quel che da quiui infufo poi vi refla di- ti iderai in fette parti,quattro delle quali ne darai al primo colonnato fopra il- quale porrai di poi l'altro colonnato,fopra iquali porrai gli architraui, il fre- 1C gio & gli altri addornamenti che feguitano,& cofi il primo come il feconda
colonnato harà le fue bafe,i fuoi capitelli, & le fue cornici, & l'altre apparte- nenze in quel* modo che noi dicemmo che fi afpettauano alle bafiliche, gli in terualli loro cofi da delira, come da finiftra nelle mura fopra tutto bifogna che fi faccino in caffb,& che i vani vi fieno vguali,ma nelle tette non fieno gli i$ interualli più che tre,de quali quel' del mczo farà il quarto più largho che gli
altri,infra ciafeuno de vani o fieno diuifi con colonnc,o pur con menfole che fieno fopra le Cornici del mczo facciuinfi le fincftrcconciofia che quelle cu- rie hanno bifogno di grandifsimo lume,& fi metteranno fotto le fineftre, i da tianzali nel modo che noi di cerno a quelle delle Bafiliche,& gli addornamétì «o delle fineftre,che vfeiranno fuori del diritto del muro,non palleranno [con la
loro altezza,raltezza delle vicine colonne fenza i capitelli : ma la altezza del vano delle fineftre fi diuiderà in xi.parti fette delle quali fene aiTegneranno al la tua larghezza,ma fé e' ti piacerà lafciando ilare di metterui le colonne,por ui menfole in cambio di Capitelli,alhora ci feruiremo di quei difegni che nel *1 le porte vferebbono gli Ionici,cioeharanno quefle fineftre da gli lati alcuni
orecchi come quelle porte, che fi faranno in quello modo, la larghezza di quefle menfole ha da elTere quanto farebbe da capo il viuo della colonna, la- fciando da parte gli aggetti del collarino & del bailone,& fiano lunghe quan- to e la lunghezza del capitello Corinthio fenza la cimafa, lo aggetto di que- 10 ila menfola non farà più che fi fia quello della cimafa del Architraue fregio,
& Cornice. |
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Hcbbono ancora in molti luoghi alcune altre forti di edin*cii,che & per ne
ccnTìd,& per loro diletto ancora riccueuano addornamenti, & rendeuano la città più Magnifica. Dicono che appretto alla Academia di Atene era vn* bo * fcoconfacratoalliDii molto bello, il quale fu tagliato da Svila nel fare vna Trincero Baftione contro ad Atene, Aleffandro Seucro aggiunte alle fuc Terme,o bagni vnbofco,& alle Antoniane arrofe molte egregie ftanzeda notare,Gli Agrigentini per la vittoria che hebbeZclone contro a Carcedo- nii muraron'vn*luogo da notare lungo (ette ottaui di miglio,affondo veti cu- te biti,del qual'Iuogo ne cauarono di poi certo datio. Io mi ricordo hauer'lct to che a Tiboli vi era vna Libreria Publica molto celebrata. Pyfiftrato fìi il primo che in Atene fece vna Libreria Publica,Iaqualc fendo di vna moltitudi ne di libri infinita,fu da Serfe poi trasportata in Perfia,& dipoi da Seleuco ri codotta in Atenei Re Ptolomei hebbono in Egitto vna Libreria di fettecen- to miiia volumetria perche ci marauigliamo noi delle Publiche ? nella Librc- D iii
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ria de Gordiani trouo io che erano.lxii. milia volumi. Nel paefe di Laodi-
ceainfieme col Tempio di Nemefi era celebrata grandemente vna grandifsi ma fchuola di Medici .ordinata da Zcufidc. Scriue Appiano che vicino a Cartagine era vna dalla di trecento elefanti,& vna di quattrocento caualli,& vno Arzanale per le naui,che vi flauano dentro dogéto venti naui & altri luo * ghi da armi,& da grani,doue vno efferato,poteua riporre, & ferbare le cofe da viuere. Ne la citta del Sole che fi chiama Thebe, fi dice che erano cento Halle publiche tanto grandi che in quaf se l'una flauano dugento caualli. Nel llfola Zelia nel Mare di Propontide erano duoi porti , & nel mezo Arzanali perle naui,lotto i tetti de quali capriuano dugento Nauilii. ApprelTo al Py- io reo era vnJ luogo da armi celebratifsimo fatto da Filone che vi era vn' luogo honoratiifimo & capace per quattrocento nauilii. Dyonifio al Porto di Sy- racufa fece Arzanali fcompartiti con cento feflanta edifitii, fotto ciafcuno de quali poteuano Ilare duoi Nauilii,& vn' luogo per armi,doue in pochi giorni vi ripofe più di cento venti milia feudi & vna infinita moltitudine di fpade. In i« Sy tico lo Arzanale de gli Spartani era diuifo in più di cento feffanta flanze . Si che a quello modo varie truouo io che fono fiate le cofe apprelTo di varie nationi,ma in che modo elle debbino efTer' fatte,& con quaf ordine, & dife- gno non ho che raccontarne cofa alcuna che fia eletta, fé non che io vorrei, che in fi fatti ìauori,tu cauaiTi per quelle cofe che hanno a feruire quanto al bi l6 fogno, il difegno dalle cofe priuate, ma per quelle cofe che hanno à feruire quato alla grandezza,& allo addornaméto,é bene pigliare i difegni dalle ope re publiche. Non lafcierò quello indietro che lo ornamento grande delle li- brerie principalmente fono i Ijbri,& gli afTai,& i rarifsimi,& mafsimo raguna ti di quella dotta antichità. Sono ancora addornamento gli inflrumenti Ma- t< thematici,& tutti gli altri & quegli mafTimo che faranno fimili a quelli che fe- ce Pofsidonio, ne quali, i fette Pianeti fi moueuano ciafcuno fecondo il fuo proprio moto:o fimile a quello di Ariflarco,che dicono che haueua in vna ta uola di ferro deferitto tutto il mondo,& tutte le prouincie con artificio eccel Ientifsimo,& ben fece certamente Tyberio che dono alle librerie le immagi ni de Poeti antichi, A me pare d'hauer'dato fine quafi, a tutte quelle cofe clic fi pofTono trouare per addornare gli edificii publicrii,habbiamo trattato delli edifitii facri,de fecolari,dc Tempii,delle Bafiliche, de Portici, de fepolchri, delle flrade, de porti, de concorfi delle flrade, delle piazze, de ponti, de gli Archi,de Teatri,de luoghi da correre, delle curie, de luoghi da federe.de luo < ghi da efTercitarfi,& da pafTeggiare,& fimili, di maniera che e'non mi pare che mi relli da trattar d'altro che delle Tcrme,o bagni. Velie Terme o hdgni, & delle loro commodua & dddorndmenti. faP, X.
SOno flati alcuni che hanno biafimate le Terme.,dicendo che elle fanno gli
huomini effeminati. Alcuni altri le hanno tato lodate che fi fono lauati in fife fette volte per giorno . I noflri vecchi medici per fanare i corpi mediante ì bagni murarono detro nella citta infinite flufe co fpefa certo incredibile. In fra gli altri Eliogabalo fece flufe in infiniti luoghi, ma non fi volle lauare pia |
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che vna fol volta per ciafcuna ftufa, & dipoi Iauatofi le disfece per non fha-
uere ad vfare. \ Io non fono ancor* refoluto fé quelli forte di edifitio e pri- uata,o publica. Certamente,che per quefto io ho potuto comprendere, egli e vno edifitio mefcolato dell'una forte, & dell'altra ; conciona che e' vi fono i moke cofe cauate dal difegno delle cofe publiche, & molte ancora dal dife-
gno delie cofe priuate. Lo edifitio delle ftufe hauendo bifogno di grande {patio di terreno per fuo fito,non è bene farlo ne luoghi principali,^ più fre- quentati della città,ne ancora vorrebbe effere troppo fuori di mano, concio- na che quiui concorrono,i Senatori,^ le Matrone a lauarfì,& a nettar/!. Fan- i* nofi a torno, atorno alle ftufe piazze, le quali fono accerchiate di mura non
battane fi può entrare in dette piazze,fe non da certi determinati luoghi, ma nel mezo delle ftufe quafi come centro dello edifitio fi fàvn' falonegrandifsì mo & magnifico con le volte, & con difegno del Tempio che noi chiamam- mo Tofcano. In quefto falò ne il entra di vn1 certo andito principale, la fac- i* data del quale guarda verfo mezo di,di maniera che coloro che entrano per
l'andito guardano verfo fettentrione, di fu quefto andito principale grandif- {imo fi va in vno altro andito più ftretto,o più prefto vnJ androne, per entra- re in quel falonc grandifsimo. Quefto falonc verfo fettentrione ha vna vfei- ta aperta larga fopr1 vna gran' piazza feoperta ; dalla deftra & dalla finiftra, »• della qual'piazza vi e vna larghifsimafpaciofa loggia. Dietro alla qual' log-
gia vi fono le ftufe fredde da lauarfi. Ritorniamo vna altra volta dentro nel falon' principale,nella facciata deftra di quefto falone verfo Oriente fi diften deua vno andito molto fpatiofo & largo,con tre andari di volte da quefto la- to, & con altrettanti che li corrifpondeuano a rincontro. Da quefto andito « di poi fi andaua in vna piazza feoperta laquale io chiamo Sifto attorniata a-
torno di loggie. Ma di quefte logge quella che moftrala fua faccia,et e aperta diucrfo lo andito, ha di dietro a le luoghi da federe affai capaci, ma in quella loggia che riceue il Sole da mezo di, vi fono ancora le ftufe & luoghi freddi da lauarfi come dicémo appiccati & aggiunti a le loggie di quella gran' pìaz- j«> za feoperta ; & vi fono ancora alcuni fpogliatoi, ma l'altra loggia rincontro a
quefta apunto ha* dietro afe le ftufe tiepide, lequali riceuono i Soli, & i lumi da mezo giorno. Sonui ancora in luoghi accomodatifsimi nelle cantonate del Sifto per entrate, alcuni anditi minori per i quali fi può vfeire in quelle piazze grandi che accerchiano intorno intorno le ftufe . Tale, & fi fatto j5 farà lordine delle cofe che fi diftendedaldcftro lato del falone, & fimili a
quefte fi hanno a far* le cofe dell'altro lato finiftro verfo occidenre, che alle dette corrifpondino, & lo andito con quelli tre andari di volte, & oltra que- fto con quella piazza feoperta con le loggie fimili a quella altra, & con i luo- ghi da federe,& con gli anditi minori nelle cantonate de! Sifto. 4© Io ritorno vn'altra volta a quello andito principale di tutto quefto edifitio
il quale dicemmo che era verfo mezodi, verfo la deftra del quale fu per la li- nea che va verfo Oriente fono tre ftanze luna dopo l'altra; & dalla iìniftra ancora fu perla linea che va verfo Occidente,ne fono tre altre; accioche que fte feruino per le donne & quelle altre per gli huomini. Nelle prime ftanze adunque fi fpogliauano,nelle feconde fi vgneuano, & nelle terze fi iauauano, |
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& alcuni per più magnificcntiavi feciono la quarta llanzadouehaucfsinoa
flare ve ititi i compagni & i ferui di chi fi lauaua ad afpettargli. In quelle flanze da tlufarii entraua il Sole di verfo mezo di,per granditsime fineftre. Infra quelle llanze, & infra quelle di dentro,che noi dicemmo che erano a taccate alle mura delli anditi di détro.i quali anditi andauano dal Salone ini! 5 no alla piazza con le loggie atorno,chc noi chiamammo iftflojfi lafciaua vno ipatio fcoperto , dal quale il lato di mezo di delle flanze di dentro che fono cogiunte col Salone nceuefsinoi lumi. Accerchiauano tutta quella machina di cofi fatti tetti,come io ti difsimolte (patiofe piazze tato che fufsino ancora àbaftanza a giuochi da correrete vimancauano in luoghi accomodati Me- 1© te,& Termini,che fufsino attorniate dai giucatori aggirandole . Nella piaz- za di verfò fnezo di,che feruiua come vn'vellibulo a quello edifitio fi face- , Uà vn' mezo cerchio in verfo mezo di,nel quale fi accomodauano gradi da fé dere fimili a quelli del Teatro , & le mura in cerchio fi alzauano fufo ad alto accio defendefsino altrui da Soli di mezo di,& tutte quelle fi fatte piazze era i| fio ferrate come vno callello da vn'muro continouato, & in quello yltimo muro fi faceuano alcune flanze da federe, molto honorate, o in mezo cer- chio.o quadrate,che guardauano verfo i tetti principali delle flufe . In quelli luoghi da federe flauano, i Cittadini al Sole, & all'ombra,© da mattina, o da fera,o in quaf altra hora più ti piaceua. Oltra di quello & mafsimo verfo (et- l9 tentrionc dietro a quello vltimo circuito delle mura, fi faceuano piazze fco- perte,d'altezza mediocre, più lunghe,che larghe con difegno a guifa d'una li nea piegata in arco, quelle piazze haueuano atorno vna loggia incerchio chiufa di dietro dal fuo muro,laqual' piazza non vedeua niente altro, che vn' poco di Cielo. Et cofi da quella fua piazza feoperta, infra il circuito del} M muro principale & maggiore, & infra quella loggia incerchio rimaneua vn refugio per la (late bonifsimo,percioche il Sole,& per la Grettezza della piaz za,cV per l'altezza delle mura vi entraua a gran' pena nel folllitio della e fiate, nelle cantonate del circuito delle mura maggiori. ancora vi erano Tempiet ti ne quali puritìcatefi & purgateli le Matrone, erano folite facrificarea loro ,0 Dii. Si che quella era la fomma delle parti di che eran' fatte le tlufe,& i dile- gui di quelli fi fatti membri fi pigliauano da quelle cofeche noi habbiamo racconte di fopra, & da quelle ancora che ci reftano a raccontare, fecondo che più li confaceuano,o a quelle o a quelle,cio è o alle Publiche,o alle Pnua te,& la pianta di tutta la opera teneua più di vndici mila piedi quadri. 5< |
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(he ejidehbe hauer ri/petto in tutte le cofe& mafsimò nella ^4rchitetttiratah
la utilità,®* alla ^arfimonia, & degli adornamenti della ca/a Re- t galeìSenatoria& (onfèlare. Saffi, I. G L i è di necefsità che noi ci ricordiamo che de gli edi
ridi de priuati, alcuni feruono per habitare nelle città & alcuni per le ville ; & di quelli ancora alcuni fi ap- partengono a cittadini di più bada mano,et alcuni a cit tadini più nobili & più fplédidi,& noi habbiamo a trat- tare dello addornare tutti quefti,ma prima voglio che noi difeorriamo di alcune cofe che fanno à quello prò pofito, Io veggo che appreflb de noflri antichi a gli 15 huomini prudentifsimi,& modefbfsimi piacque grandemente, fi in tutte l'al- tre cofe,& publiche & priuate, fi ancora in quella cofa del murare la tempe- ranza^ la parfimonia 9 & truouo,che e' giudicarono che e' fufsi bene leuar* via & rafrenare ne cittadini per tal' conto ogni ftrabocchcuole, & fouerchio fpendere,& che eglino proueddono a quella cofà,& per via di leggi,& pervia «• di comandamenti con ogni induftria,& diligentia, fi che appreflb di Platone erano approuati coloro che hauefsino ordinato per legge, quel1 che io difsi altroue,che nefluno conducete pitture di nefliina forte che fuflìno più belle, che quelle che li trouauano ne Tempii de gli Dii dipinte da gli antichi,& noni volle che il Tempio il addornaflie d'altra pittura che di quella vnafola, che *j vn' fol* pittore potefle fare in vn' fol*giorno,& voleua che le ftatue mcdefima mente delli Dii fi facefsino folamente,o di legno,o di pietra,& che il bronzo o il ferro fi lafciafle peri bifogni della guérra,della quale erano ìnllrumenti. Demoftene lodaua molto più i coftumi de fuoi Atheniefi antichi, che e' non faceua quegli di coloro che erano al tempo fuo ; Conciofìa che e' diceua che jo egli haucuano lafciati loro vna infinità di edifìtii publichi, & mafsimo Tem- pii tanti,& tanto magnifici,& tanto bene addornati,che e' non gli era rimafto luogo da potergli fuperare. Ma feciono gli edifìtii priuati con tanta modeftia che le cafe de più honorati cittadini non erano molto difsimili da quelle de cittadini più mediocri,di maniera che infra i mortali par che eglino ottenef- j* fero di eller' quelli che fuperafsino la inuidia,con la gloria.Ma a Lacedemonii non pareua già che coftoro fufsino da eller' lodati,conciofìa che egli hauefsi- no abbellita la lor città più tolto mediante la mano de gli artefici, che median te la gloria delle cofe & gli pareua di meritare più lode di loro, perche gl'ha- ueuanoaddornata la città loro,di virtù più che di muraglie . Non era lecito 40 appretto di loro fecondo le leggi di Licurgo hauere i palchi lauorati altrimen ti che con la fcure,& le porte con la lega. Hauendo Agefilao vedute in Alia alcune traui riquadrate nelle cafe, fé ne
rife,& gli dimando le per auuentura rufsino di lor' natura nate quadre, e l'ha- rebbono fatte tonde,& bene certo. Conciofìa che ei penfaua fecondo quella antica modeftia de fuoi., che le cafe de priuati fi douefsino edificare fecondo F
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la necefsità,& nò fecondo la Maiefta o le diiicatezze.Nella Germania à tem-
pi di Cefare fi haueua auertenza che e' no fi edificafTe,& mafsimo in villa trop pò accuratamente,accioche di quiui non nafcefie, intra i cittadini alcuna dif* fcnfione per il defiderio di vfurpare le cofe d'altri. Valerio hauendo in Ro- ma vicino a Monte<:auallo,vna altifsima cafa.la disfece per fchifarc & fuggi- % re la inuidia,& la rimurò giufo nel piano, li che quella buona antichità andò fluitando quella modcftiaJ& in publico,& in prillato, fino a tanto che gli fu permeilo fecondo i buoni coftumi. Ma accrefciuto di poi lo Imperio crebbe tanto in la maggior' parte de glliuommi quefto appetito funtuofo del mura- re(eccetto che in Gttauiano)conciofia che gli pareua tanto graue lo edificare io fùntuofamente,clie egli disfece vna cafa in villa murata co troppa funtuofità. tanto dico crebbe quefto ftraboccheuole appetito nella citta,che ci furono al cimi in la famiglia de Gordiani,infragli altri, che per la via che va aPaleftri- na murarono vna cafa con ce. colonne di vna medefima groffezza ,.& gran- dezza in vnJ filo,cinquanta delle quali erano Numidice,cinquanta Claudiane i, Cinquanta Simiade,& cinquanta Tiftce fecódo che io mi ricordo d'hauer let to: Ma che cofa ancora e quella che racconta Lucretio che per le cafefi tro- uauano ftatue di Giouani d'oro,che nella man'deftra teneuan'torce accefe, accioche i lumi foppenfsinoalleviuande della notte. Ma a che racconto io quefte cofe,accioche io cófermi per la comparatione di eneCquel' che io dilli »„ poco fà)che e' mi piace che le cole fi moderino,ciafcuna fecondo la fua degni ta,& fé tu farai a mio modo,io vorrei più tofto,& mafsimo nelli edifitii priua ti,che gli huomini più fplendidi vi denderafsin'per addornamenti alcune co- fe che io non vorrei che gli huomini moderati, & comporti vi riprendefsino da neiTuna banda la troppa funtuofità. Ma poi che tutti acconfentiamo di ha- %\ uere a lafciarc appreiTo de poderi fama,& di fauii, & di potenti,per quefto co to dico come diceua Tucidide, muriamo funtuofifsimamente accio dimo- ftriamo a pofteri la grandezza noftra. Per ilche ancora quando che non me- no per honorare la patria., & la cafata noftra che per dilicatezza addolcere- mo alcune cole noftre, chi farà quello che non dica che ella e cofa da homo jo da bene? Nefarà marauiglia che mi piaccia colui che vorrà che quelle parti della cafa, mafsimo che hanno a Ilare in publico,& che hanno ad efìere le pri- me,per riceuere gratamente quelli che vi verranno ad alloggiare,com'é la fac ciata della cafa,l'antiporto,& iimili,fieno molto honoratifsime, & fé bene io ten°o che coloro fieno da elTere biafimati che efeon' troppo fuori de gli ordì # ni, Nondimeno io credo che e' fieno da efler' vituperati coloro, che haranno edificato con fpefa grande in fi fatta manierarne la lor' muraglia non fi polla addornare,molto pia che coloro che nelle loro muraglie hanno voluto ad- dornameti di maggicre fpefa, maio mi rifoluo in quefto modo,chi vorrà be- ne auuertire,& confiderarc il vero,& certo addornamento de gli edifitii : co- 4« nofeerà certamente che e' no confifte principalmente nella fpefa della opera ma nel difegno che dallo ingegno fi caua. Credo che chi farà fauio non vorrà nel murare le fue cafe priuatejarle con troppa funtuofità differenti da le altri & fi guarderà di non fi prouocar cótro inuidia per la troppa fpefa, o per trop pa oftentatione. Ma benvorrà per il contrario colui,che farà fauio, non eiTer' |
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LIBRO NONO. p£
fupcrato in alcun' luogo da neffuno,ne di diligenza di Artefice,ne di cófiglio,
ne di giudicio,mediante lequai cofc tutto lo fcompartimentoJ& la conuenien tia del difcgno fia grandemente lodato,ilcjual' modo di addornar'le muraglie e il principale,^ il più eccellente,ma torniamo al fatto noftro. t La cafa Regale,& di colui che in vna citta libera farà ò Senatore,o capo di quella. Sarà la prima che tu desidererai che ila la più bella, & la più addorna di tutte le altre. In quella cafa in quanto a quella parte con laquale ella fi afTo- . miglia a gli edifitii pubhchi,io ho detto di fopra come ella fi ha ad addorna- rc. Ma hora ci àpparecchieremo ad addornare quelle parti che fi afpettano al i* Tufo de priuati. Io vorrei che lo antiporto fuife fecondo il grado di ciafeuno
honeftifsimo,& fplendidifsimo,fianui dipoi bellifsime Ioggie, ne vi manchi- no fpatii magnificili, & finalmente di tutte le altre cofe piglinfi i difegni dalli edifitii publichi, per quanto però la flefTa cofa ne permetta; di tutte quelle cofe che la pofTon fare ornata, & degna,aggiuntaci pero quefta modeftia,che ij e' paia che ella vadia più tofto dietro alla gratia, & alla maeflà, che ad alcuna
fnntuofità,& per quefto fi come nel pattato libro delle opere publiche, gli edi fitii fecolari cederno per quanto fu conueniente alla dignità de gli edifitii fa- cri,cof «n quefto luogo gli edifitii priuati,fopportino di cfTerc alquanto fupe- rati di eccellentia di addornamenti,& di quantità da gli edifitii publichi.Non w fi faccino a quefte cafe (del che fu biafimato Camillo)Ie porte di bronzo, o dì
auorio,ne rifplendino i palchi ditroppo oro,o di troppo vetro,ne riluca però ogni cofa di marmo himetrio,o pario. Conciofia che quefle fon cofe appar- tenenti a Tempii,ma feruafi delle cofe mediocri con eccellentia,& delle cofe eccellenti con modeftia. Contentili di ArciprefTo,di larice,& di Boffolo., fac- M eia le incroftationi o cortcccie delle mura di figurette di gefTo bianco,& le ve
{la di pitture più femplice,faccia le cornici di marmi o più tofto di treuertini. Ne recuferà anco però del tutto le cofe più eccellemmo non fene feruirà, ma fi feruirà di poche come di Gemme in vna corona mettendole in luoghi ho- ratifsimi.Ma fé tu vuoi che io ti difTinifca il tutto breuemente,io delibererò in i» quefta maniera.Bifogna addornare gli edifitii facri di manierarne e'non vi fi
poffa aggiugnere cofa alcuna che gli pofTa darepiu maieftà,ne più marauiglio fa bellezza;ma le cafe priuate,bifogna per il contrario che e*non vi fene polla leuare,o tor1 via cola alcuna,che non vi fia congiunta con eccellente dignità. Alli altri come fono a publici & a fecolari pélo che fia da attribuire la medio- $* crità che e infra quefte,fi che ne priuati fia feuerifsimamente continente, non
dimeno vii in alcuni via più libera. Conciofia che fé in quefto luogo vi faran- no per auentura le colonne di corpo alquanto più fottili,o forfè di ventre più grofTe,o fotto il collarino più fottili che quelle che fi fanno fecondo le mifure delle opere publiche^non farà pero quefto,o difetto,o cofa Jbiafimcuole, pur 4« che elle non habbino punto deì disforme,o che non fiano deprauate del tut-
to. Anzi quello che nelle opere publiche ; non fi concede che elle pofsino di feoftarfi punto dalla effattifsi ma legge, & grauità de gli ordini loro, taluolta nelle priuate,fi arrecha dietro del gratiofo. O quanto era cofa honorata, & degna,quel' che vfarono gli huomini più giocondi,il mettere, cioè in cambio di ftipiti, alle porti de Ile fale ftatue di ferui che reggefsino il cardinale di fo- F U
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328 DELLA ARCHITETTVJIÀ
pra con la te{ta,& il por colonne,& mafsimo nelle logge de gli horti Iequalì
parefsino quafi che o tronconi di alberi leuatine, 1 rami, o vero vno faftello di rami legati infiemc con vna fafcia,o veramente come le auolte & piene dì palme,o come le piene di frondi,di vccelletti, & di canaletti ; o doue è volef fino che l'opera fuiTe robuftifsima metteuano colonne quadre a canto viuo 1 alìequaliaggiugneuano vna meza colonna tonda diquà,& vna mezadilà, che fportaisino in fuori,& oltra quello in cambio di capitelli,vi poneuano,o caneftre piene di (penzolanti grappoli d'uue,& di frutte.o vna palma che al- zaua verdi le fue foglie, o vn* gruppo di ferpi annodatoli variamele infieme, o aquile che con le alie facefsino legno di allegreza, o Tette di Medufa, con t« ferpi che contendefsino infieme,& cofe fimili che farieno lunghe a racconta re,ma in cofi fatte cofe, lo Architettore hauerà cura quanto e' potrà maggio re, di mantenere le forme di fimil' cofe dignifsime dentro a termini delle li- nee , & degli angholi, tirati fecondo la arte, & vorrà che paia che il ìauoro non fi fia defraudato della fua conueniente proportione delle membra : Ma tf che chi vedrà fimil' cofa habbia più prefto a conofcere che egli habbia fcher zato con leggiadria intorno a quei luoghi, & che più prefto habbia a dare lo ro piacere mediante la gratia di vna tale inuentione, ci eflendo le fale grandi, & gli anditi,& i ricetti,altri comuni,& altri più ripofti, & quafi fegreti,a quei prima feruirà vno fplendore ciuile, con la publica Pompa della Città non ct punto odiofo. Ma quefti più riporti ti farà lecito di farli alquanto più lafci- ui fecondo che più ti piacerà. pegli adornamenti degli edifitij della città & di quelli della UiHa->. Cap. IL
MA elTendo le cafe de priuati alcune nelle cittadi,& alcune fuori, difcor-
riamo degli addornamenti a loro conuenienti. Infra la cafa della cit- tà , cV la cafa della villa ci è" ancora oltra quelchc noi habbian'detto ne paflati libri quefh differentia, che gli addornamenti per le cafe della città bifogna che habbino molto più del graue che quelli per le cafe delle ville,ma a quelle |
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delle ville fi afpetta ogni forte di allegrezza, & di piaceuolezza. Ecci ancor4
quefta differentia, che nella città ti bifogna moderare molte cofè,rifpetto a quel* che ti vieterà il tuo vicino,il che potrai tu più liberamente vfare alla vil- la . Bifogna guardarcene il r jleuarfl troppo alto col piano,non habbia trop pò più del fuperbo che non ricerca lo accoftamento che hai a fare con lo edi fitio vicino t Le logge ancora fecondo la lunghezza del muro a chi elle fi ap poggiano pigiieranno la proportione della loro larghezza. La grofTezza, & la altezza delle mura in Roma non fi faceua come ben' veniua a chi mura- ua,Conciofia che per la legge che vi era antica non era lecito farle più grolle, che vn' certo che, Ordinò ancora Iulio Cefare refpetto a pericoli del roui- nare, che dentro alla città non fi alzafiero in alcun" luogo mura fopra il pri- mo palco,a quelle leggi uon è fottopofta la Vjl|a. A Cittadini di Babillonia era cofa gloriofa che nelle cafe loro fi habitafle il quarto palco. Aelio Ari- stide Oratore lodando >n vna fua pratione in publjco la città di Roma, tene- uaper cofa marauigliofa, che i Romani hauefsin* murato fopra grandifsime cafe,
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LIBRO NONO. $29
cafe, altre grandifsime cafe (grandifsima adulationc certo) ma Iodaua molto
più la grandezza del popolo,che ei non faceua il modo delle muraglicDico no che di altezza di cafe Roma f u fuperata da Tyro,&che per tal'conto, mancò poco che ella non rouinaffe tutta per i Tremuoti. Saranno molto 1 commodi,& fopra tutto gratiofi,quegli edifitii,nequali non fi harà niente più che la necefsità a falire o a fcendere, & certo che coloro dicono bene,i quali dicono che le fcale fono gli fcompigh degli edifitii. Da quali fcompiglijo ve gho che gli antichi fene guardarono affai. Ma e1 non ci e necefsità veruna che ne sforzi che in villa fi pongha gli edifitii l'uno, fopra l'altro ♦ Concio - f fia che pigliandofi fpatio più largo,fi faranno conuenientifsime ftanze,con le
quali fi fouerrà ad vn* piano alle commodità luna dell'altra, il che nelle città ancora pur che io poteffi, mi piacerebbe affai. Ecci ancora vna forte di edi- fitii priuati,nellaquaie fi ricerca infieme la dignità delle cafe delle città,& i di letti,& i piaceri delle cafe della villa ; dellaqual'forte di edifitii non trattamo «» ne paffati libri, come riferbatiei per trattarne in quefto luogo,& quefti fono,i
Giardini intorno alla città, de quali non penfo però fia da tenerne poco con- to,sforzerommi di effer' breue, del che quanto più poffo m'ingegno. Con- ciofia che io efplicherò ad vn5 tratto quel* che a qual' s'è l'uno et quefti edifitii fi afpetti, ma prima bifogna dire alcune cofe de Giardini, da non le fafeiare *• certo indietro. Coloro che appreffo degli antichi diceuano, chi affetta ben/
la Villa,venda la Cafa della Città,& quello,che ha a cuore le cofe della Città, non ha meftiero delle cofe della Villajforfe lo diceuano per quefto ciò è per che e credeuano che if Giardino fuffevnaeofa commodifsimajl medici ci comandano che noi ftiamo alla aria più libera, & più purgata che fia pofsibi- tj le. Io non niego che in vna Villa porta fopra vns rileuato colle,non ti fia per
riufeire quello,dall'altra parte vn' padre di famiglia rifpetto alle faccende del la Città,& a negotii ciuili,hà gran5 bifogno d'effere fpeffo in piazza,in Palaz- zo, & nelle chiefe,& a far* quefto comodamente gl'ene darà grande occafio- ne la Cafa dentro nella Cittàtfi che le Ville impedifeono le faccende, & que- ?• fle della Città non conferifeono alla fanità. Vfarono,i Capitani degli effer-
ati mutarfi di alloggiamenti accioehe non fufsino offefi da puzzi cattiui O che penfi tu che habbia ad interuenire nella città,nellaquale fono tante im munditie,& ragunateui in fi lunghi tempi che da ogni parte fuaporano? le qual* cofe effendo in quefto modo, io giudico che di tutte le muraglie che fi jì fanno per commodità de bifogni degrhuomini.la principale, & la più falliti-
fera fia il grardino,il quale & non t'impedifea da le faccende, & anco non fia fenza qualche parte di aria bonifsima. Proccuraua Cicerone che Attico gli prouedeffe i Giardini in luogo celebratola io non gli vorrei in luogo tanto frequentato, che e non mi fuffe mai lecito, rtarui fu la porta fenza effere ad- 4» dobbato . Io vorrei che egli haueffe quelle comodità che diceua colui ap-
preffo di Terentio,il qual' diceua. „ Ne la Qtù,ne U UiHa mincrefez_>
Et km dpprfjjo di Marziale^ |
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J5© DELLA ARCHITETTVRA
,j JU che pur ìuoifaper quel ch'iofo in Uilla-,
-, &^> e/?' W* mangioJhor "Beo, hor canto,hor giuoco
ai Hor mi lauo,& hor ceno,<& talhor dormo,
j, Hor legghojoor de fio affolloJter Mufe incito.
Et dilettano affai le cofe fimili, & i luoghi da ritirarmi! facilmente vicini alla
cittade,doue ei ti è lecito di far1 tutto quello che ti vien' bene, Se il luogo farà vicino alla città.fe e vili andrà per ftrada aperta, chiara, & luminofa,fe il pae- fe farà diletteuole, all'horafarà quel' giardino celebratifsimo . Diletterom- mi di habitare in quello fimi!' luogo fé quefta muraglia a chi efee fubito della città li dimoftrerrà tutta in faccia lieta,come fé ella allettaffe, & affrettaffe gli huomini ad andarui; & per quefto vorrei io che ella fuffe alquanto rileuata,& che e vi fi fallile tanto dolcemente, che coloro che vi vanno non fene accor- gefsino,fe no quando fi truouano in fu il luogo,c5fiderando che di quiui fcuo prono affai paefe, ne vorrei vi mancafsino fiorite praterie & campi molto aprichi,& ombre di frefche felue,& limpidifsime fontane & chiari riui,& luo ghi da notare, & le altre cofe che altroue dicemmo appartenerfi alle Ville,il per diIetto,come per bifogno. Vicinamente io vorrei,che tutta la facciata, & tutta la maifa di tutto f edifltio ( il che conferifee molto all'eifere granato ) fuiTe da ogni banda luminofifsima, & molto aperta, riceueife dal largo cielo lumi grandifsimi,grandifsimi foli,& gran' quantità d'aria faluberrima. Non voglio che e' vi fi veglia in alcun' luogo cola neifuna che con ombra manen- conica offenda altrui. Rida,ót fi rallegri ogni cofa alla venuta de foreftieri. Stieno coloro che di già fono entrati in cafa in dubbio, fé e' vogliono per di- letto dello animo loro,paffare più inanzi o pur' fermarfi quiui doue e' fono; |
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quali prouocati della allegrezza,& dallo iplendore delle cofe . Vadiafi delle
ftanze quadre,nelle tonde,& delle tonde dinuouo nelle quadrate,& di quefte fi vadia in altre ftanze,, che non fieno ne tutte tonde ne tutte quadrate , 6c nel paffare più adentro nelle più fecrete ftanze della cala, fa che è non vi fia pur' vno fcaglione che tu habbia à feenderc, ma infino nelle vltime ftanze fa o di |
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andare a piano o che le foghenon vi fieno troppalte .
Che le partirlemembra, degliedifitij fono infra loro differenti,dicHatura}<& difj>etiey
ÒL che elle fi debbono addomare in uarij modi. QtJ>. 111. MA effendo i membri de gli edifitii molto differenti infra di loro cioè di <l
natura,& di fpecie. Io penfo che è fia bene difeorrere di tutte quefte co fe,lequali lafciamo in dietro come riferbate a quefto luogo. Conciona che e" fono molte cofe,lequali non importa che tu le faccia o tonde, o quadre, pur' che elle ti feruino bene al tuo bifogno, ma importa bene grandeméte quanto |
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elle fieno di numero,& in che luogo tu le metta,& alcune di quefte, è neceiia-
rio farle maggiori,come fono j cortili delle cafe, & alcune hanno bifogno di manco fpatio come fono le carnere,& tutte le altre ftanze più fecrete. Alcune altre fono mediocri come fono le fale,& il veftibolo. Altroue habbian detto come habbia ad effer' fatto quaf fi voglia membro della caia, & come quefte membra
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LIBRO NONO. 531
.membra fieno di larghezza di fito differenti,non ho io che raccontare. Con-
ciofia che elle fono intìnite,fecondo che più ti piacerà,& fi mutano dando lo- ro variati luoghi fecondo il coftume del viuere. Gli antichi faceuano inanzi alle cafe o il portico,o i gradi da federe,ne fempre faceuano l'uno o l'altro di j linee diritte,ma di torte ancora a guifa di Teatro,a canto al portico faceuano
il veflibolo,quafi tutti,tondo,Di poi era lo andito che ne conduceua nel cor- tile,& l'altre cole che à luoghi loro raccontatilo^ difegni delle quai cofe fé io andafsi dietro farei troppo lungo. Ma quelle cofe che fanno al bilogno noflro fon' quelle. Se la pianta farà tonda fcompartifcafi fecondo il difegno del Té- »• pio,fe già non ci è quefta differentia che l'altezza delle mura hanno in queflo
luogo ad eilere più alte che nel Tempio,il che perche fia cofi lo vedrai al pre- fetite. Et fé ella farà quadrata vi faranno allhora alcune cofe per le quali ella farà differente dalle cofe che noi raccontatilo de gli edifitii facri, & dalle pu- bliche de fecolari,nondimeno vi faranno ancora alcune cofe per le quali con- 1$ uerranno con il luogo del configlio,& con la curia fecondo il pceuuto coflu-
me de gli Antichi. Lo andito farà largo per i duoi terzi della fua lunghezza; o veramente la fua lunghezza farà per vna intera larghezza & duoi terzi,oue ro fene darà alla lunghezza vna larghezza intera, oc duoi quinti. A qual' se l'una di quefle proportionijparejche gli Antichi ordinafsino di alzar' le mu- *« ra in alto,tanto che la terza parte della lunghezza della pianta fi defse quattro
volte alla altezza. Io per hauer' mifurati affai edifitii ho trouaro che le piante delle danze quadrate ricercano altre altezze di mura doue s'habbia à far'in voka,& altra doue s'habbino a fare i palchi;& che altra cofa bifogna prouede re per gli edifitii grandi,& altra per i minorijconciofia che è non è vguale prò ** portione de gli fpatii nell'uno,et nell'aItro,daI punto dell'occhio di chi rifguar
da all'ultime altezze vedute ; ma di quelle cofe tratteremo altroue. Termi- neremo le grandezze delle flanze fecondo il tetto, & il tetto fecondo le lun- ghezze delle traui,con lequali riabbiamo bifogno di coprirli. Dico che quel* tetto e mediocre,alquale per foflegno di fé fleifo,bafli vno albero,o vna traue jo mediocre. Et ci fono ancora oltra quelle che noi habbiamo racconte molte
altreproportioni, & conrifpondenrie di linee conuenientifsime,lequali ci sforzeremo di efplicare co più breuità,& più chiaramente che noi potremo, in queflo modo,fe la lunghezza della pianta farà il doppio della larghezza, la altezza de palchi alhora farà quanto la larghezza,& la fua metà più;ma fé na- if rà a effere in volta aggiugnerai alle mura il terzo della larghezza, Queflo ti feruirà per le muraglie mediocri, ma per le grandi/e harano a effere inuolta, l'altezza alhora da alto a baffo farà per vna larghezza,& vn quartojma doue fi habbino a far' palchi farà per vna larghezza,& duoi quinti; ma fé la pianta fa- rà lunga per tre larghezze,hauendoui a far' palco,aggiugniui i tre quarti della 40 fua Iarghezza,& hauendouifi a far'la volta fia l'altezza per vna volta & mezo
la fua larghezza. Ma fé ella farà lunga per quattro larghezze, hauendofi a fa- re inuolta,piglierai la metà della fua lunghezza,& fé vi barai a far' palco diui- derai la larghezza in quattro parti ,& ne darai alla altezza vna intera, & tre quarti,& fé ella farà lunga per cinque quadri farai la altezza come in quella de quattro quadri mavn'feflopiudieffaaltezza,&feella farà di fei quadri F iiii
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33* DELLA AUCHlTETfVKA
facciali come nella paffata,& aggiugniui non il fedo come in qtiella,ma il quin
tò. Se la pianta farà di lati vguali hauendo a effere inuolta,auanzì per l'altezza come ti dilli di quelle de tre quadri,ma hauendo ad hauere il palco non auan- zerà,anzi nelle piante alquanto maggiori farà lecito abbaffarfi talmente, che la larghezza fu peri l'altezza del quarto. In quelle piante che la lunghezza fo- s pr*auanzerà la larghezza della nona parte di fé fteffa, facciali medefimamen- te che la altezza fi a auanzata da la larghezza per la nona parte,ma quefto non fi vfa fé non ne palchi. Quando la lunghezza farà per vna larghezza, & vii* terzo alzerati per vna larghezza &vn* fefto doue habbino a effere i palchi, ma fé tu vi harai à far'le volte fa che ella fia alta a punto per la fua larghezza *• aggiuntouivn'fefto della fua lunghezza. Quando alla lunghezza faràaffe- gnato vn' quadro & mezo, farai che la fua altezza fia quanto la larghezza, & vii* fettimo,nelie impalcature, ma hauendoui a far* la volta farala alta quanto la fua larghezza,aggiuntoui la fettima parte della lunghezza della pianta. Se finalmente ella farà fatta di linee che vna ila lungha fette,& larga cinque,o vii* ir altra larga tre,ct lunga cinque eternili, fecondo che farà flato di bifogno per la necefsità del luogo o per la varietà deHinuentioneso per il modo de gli ad- dornamenti,congiugnerai infieme amendue quefte Iinee,etla metà del tutto affegnerai alla altezza. Io non vb già qui lafciare in dietro quefto, che e' non bifogna che gli anditi li faccino in alcun' luogo più lunghi che per il doppio ** delia loro larghezza, le camere non debbon' mai effer' tanto lunghe che elle non fieno almanco larghe per il terzo della loro lunghezza. Le piante di tre quadri,& di quattro per lunghezza, & l'altre di quefta forte, fi appettano alle loggie,lequali ancora non hanno à parlare i fei quadri.Nelle mura fi lafciano i vani per le fineftre,& per le portc,lè la flneftra fi harà a far' nel muro della Iar- M ghezza che per fua natura e fempre più corto,che quello della lunghezza del la pianta,non vi fene farà fé non vna,& farà certamente fatta di maniera, che ella farà più alta che largha,ò per il contrario che ella farà più largha che alra, iaqual' forte di fìneftre fi chiamano fineflre adiacere. Se la larghezza adun- que farà come quella delle porte,alquanto minore,ordinerai alhora che il va j© no della larghezza del lume non fia più che la terza parte del muro di détro, ne manco che la quarta,et il dauanzale non fia più alto dal piano dello ammat tonato che quattro noni di tuttala altezza, ne manco di duoi, L'altezza del vano della fineftra farà vn' quadro & mezo,fì che quefto e il fuo ordine, fé le fìneftre faranno più lunghe,che larghe ; ma fé la fineftra farà più largha che al ^ ta,alhora di tutta la lunghezza del muro di dentro non affegnerai al vano del lume della fineftra manco che la metà,ne più che i duoi terzi,La fua altezza fi farà ancora nel medefimo modo, o per la metà della larghezza o per i duoi terzi,ma vi fi metteranno due colonne per reggere di fopra il cardinalejma fé fi haranno a collocare fìneftre in vn' muro lungo,vi fé ne faranno piu,& in nu 4« mero caffo. Io veglio che gli antichi lodarono aliai m quefto il numero terna rio,& facciafi in quefto modojtutta la lunghifsima linea del muro fi diuiderà in fette parti il più,& in cinque il meno,delle quali piglierane tre, & in effe di- stribuirai vna fineftra per vna, & alla altezza del vano darai vna intera lar- hezza^ tre qu artj,o vnalarghezza,& quattro quinci:& fé pure vltimamen- |
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LIBRO NONO. m
te ti bifognafsi più fineftr^eflendo alhora vn* tal lauoro quafi della natura del
le ioggie,pigIierai le mifure de vani da dette loggie, & marsimo da quelle de Teatri fecon do che ti dicemmo a luogo loro.I vani delle porte fi faccino co- me di quelle che noi dicemmo appartenere alle ftanze del configlio & alle cu J rie. Addornerai le fineftre di opera Corinthia. La Porta principale di lauo- ro Ionico.Le porte delle fale,& delle camere di lauoro Dorico,& quelle cofe per quanto fa di bifogno al difcgno,fieno à baftanza. (on (fuaifitmre.con chefmm& concai forte dittarneft debbino addornare le co/e
«• de frittatiJ fatiimentijelo^geje altre Stanzia i giardini. Cap, UIL SO nei oltra di quelli ancora altri addornamenti per accomodargli alle cafe
de friuati da non gli lafciarc però indietro. Dipigneuano gli antichi ne pa- rimenti delle Logge,Laberinti,quadri,& tondi,per iquali,i fanciulli fi eflerci- XS ta(Tero,io ho veduto ne gli ammattonati dipinta della herba campanella, con
le cime à guifa di onde molto fparte allo intorno. Vedefi chi ha finto nelle ca mere di intarlatura di marmi tappeti diftefi,altri le hanno fparfe di ghirlan- de & di ramucella,lodafi la inuentione di quello Ofi che ammattonò il pal- mento a Pergamo nelquale appariuano i rimafugli,che erano auanzati advna *• cena,lauoro certo non inconuenientc in vna fala. Giudico che Agrippa fa-
ceffe molto bene,ilquaie ammattonò i pauimenti di terra cotta, io ho in odio la funtuofità,& mi diletto di quelle cofe che fono inuentione d'ingegno, che habbinodelgratiato,&del dilettcuole i nelle corteccie delle mura non vi fi mette applicamene nefluno di pittura più grata,ne più da vederfi volentieri, ** che quella che ne dimoftri colonnati di pietra.Tito Cefarc haueua raeffo per
le mura delle loggie,per lequali e* foleua palleggiare pietre Fenicie che con il loro fplendore riuerberauano tutte le cofe come vno foecchio. Antonio Ca- racalla Imperadore dipinfc nelle fue loggie le cofe memorabili, & i Triomfi del padre. Seuero ancora fece il limile. Ma Agatocle non vi dipinfe le cofe *• del padre,ma le fue proprie. Appretto de Perfiani non era lecito fecondo la
loro antica legge dipignere o fare fculpire cofa nell'una faluo le vecife fiere da i loro Re. Et certamente che le gran' cofe & degne di memoria fatte da fuoi cittadini,^ le effigie di quegli ancora ftarano,& ne portici et nelleloggie mol to bene,& molto conuenientemente. C. Celare poie nella fua loggia, & ne fu ?* molto lodato da ogn'uno le ftatue di tutti coloro che haueuano accrefciuta la
RepubIica,coftoro certo mi piacciono allarma non vorrei però che il muro fufife pieno per tutto o di ftatue,o di immagini, o quafi che tutto occupato da vna hiftoria. Quefto fi può vedere nelle gemme,& mafsimo nelle gioie!, che fé e' fé ne mette molte infieme non hanno gratia,& per ciò io vorrei che f\ ap 40 plicafsino incerti determinati conuenienti,& honorati luoghi al muro,aIcuni ornamenti di pietra,doue fi hauefsino ad accomodare & le ftatue & le tauo- le, fimili a quelle che Pompeio condufie nel fuo Triomfo,Nelle quali fi vede uano dipinte le lodi delle gran* cofe,che egli haueua fatte per mare, & per ter ra. O vorrei che più torto ci fufsino quelle cofe che hanno finto i Poeti per in dirizar'gli huomini a buon coflumi,corae quelle di Dedalo che à Cuma nel- |
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554 DELLA ARCHITETTVRA
le porte,£nfe Icaro che volaua,& cflendo,& la Pittura & la Poefia varia, cioè
altra quello che efprime le gran' cofe fatte da gli huomini gradi, degne di me moria;Sc altra quella che esprime i coftumi de cittadini priuati;& altra quella die efprime la vita de gli agricoltori; Quella prima che ha in fé maieftà fi apli cherà alle opere publiche,& de gli huomini grandi,& quefta vltima farà mol s to conueniente alli horti,& a Giardini, per elTere la più lieta di tutte. Ralle- gronfi oltra modo gli animi noftri nel veder'dipinti paefì diletteuoli,&porti, ÒL Pefcagioni,& cacciagioni,& notationi & giuochi dapaftori,& cofe fiorite, & piene di frondi;faccia ancora a noftro propofito quel' che ffece Ottauiano Imperadore,ilqualeponeua nelle fue cale per addornarle alcuni ofTami di ani f mali non più veduti di grandezza fmifurata,Nelle grotte, & nelle fpelonche vfauano gli antichi di farui vna corteccia di cofe afpre, & ronchiofe commet tendoui pezzuolipiccoli di pomice o di fpugnc,di treuertini, laquaie fpugna e chiamata da Ouidio viua!pomice,& ho veduto chi vi ha meffo cera verde, per fingere quella lanugine di vna Ipelonca piena di mufehio . Piacquemi i$ grandemente quel-cheio veddigiaadvnafimilefpelonca,donde cadeua vna fontana è' Acqua,conciofia che evi era vna feorza fatta di varie forte di nic- chi,& di oftnghe marine Altre arrouefeio, & altre bocehoni fattone vno fcó partimento fecondo la varietà de loro colori,con artifìtio molto diletteuole. Ma nelle camere doue i padri delle famiglie hanno a dormire con le lor' mo *• glie,auertifcafi che non vi fi dipinga fé non volti di huomini, odi Donne bei lifsimi,& honorati, & dicono che quefto importa grandemente quanto allo itigrauidare,delie Matrone, & quanto alla bellezza della futura progenie. A coloro che hanno la febbre gioua grandifsimamente il veder' dipinte fon tane,& riui di acque viue che calchino, dei che fi pub fare efperieriza che fé »? alcuno tal3 volta non potrà nella notte dormire ftandofi nel letto,poi che egli harà cominciato a riuoltarfi per la fantafia alcune limpidifsimc acque,o fon- tane che altra volta harà vifte in alcun' luogo, o qualche lago fi in humidirà fubito quella ficcità dello ftar' defto, & ne verrà il fonno, tanto che fi addor- menterà dolcifsimamente. Sarannoci oltra quefto & le delicatezze de frutti j» §C degli hortaggi, & le loggie fu l'orto nelle quali tu pofia ftare & al Sole, al- . l'ombra. Siaci vn' pratello allegrifsimo cafehino di molti luoghi fuor'di fpe- ranza le acque. SienOji viali terminati da frutti,che tenghin' fempre le fron di verde, ót da quella parte che e' fon' difefi da venti accerchierah di boflbli perche il boilolo allo feopcrto & dalla fpuzzaglia mafsimo che e(ce della ma $$ rina,é offefo,& fi infracida, ma ne luoghi più efpofti al Sole, fono alcuni che vi mettono la mortella,laquale di fiate dicono diueuta molto lieta. Ma Teo- frafto dice che la mortella lo Alloro,& la Eliera amano affai l'ombra^ però infegna che ella fi pianti folta, accioche con l'efTer'folta fi mantenga verde mediante l'ombra che ella il faccia con le fue fteffe vermene, ne qui manchi- .*• no arciprefsi veftiti di eliera. Faccinfi oltra di quefto cerchi fecondo quei difegni che delle piante de gli edifitii fono lodati d'allon,di cedri,& dì Gine- pri intrecciati, amluppati, & rimefsi l'uno nell'altro. Fifone Agrigentino hebbe nella fua cala priuata Trecento vafi di pietra,che qual' s'è l'uno di loro tcncua cento Amfore. Simili vafi per le fontane ne giardini fono addorna- mento
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mento grandifsimo. Gli antichi vfauano di coprire i viali con pergole di viti
che fi reggeuano fopra colonne di marmo, la grofTezza delle quali era per la decima parte della Sia lunghezza,con ordine Corinthio.Gli,alberi,o per me glio direi frutti fi hanno a porre per ordini diritti vgualmente difeofto l'uno t da l'altro,&: che e5 corrifpondino l'uno a l'altro come fi dice rinterzatià filo,
lo hauere affai herbe,& rare,& quelle che da medici fono apprezzate affai fa- ranno'fempre il giardino verde. Gratifsima cofa era quella certo che vfauano i giardinieri antichi,adulando a lor padroni con deferiuere i nomi loro con* lettere di boffolo,& di altre herbe odorate fopra il terreno;per far* fiepe fon' io buoni,i rofai incatenati con melagrani,& con cornioli,ma il Poeta dille.
„ Corniolipianterai'Snjtni,& Vepri. „ Et le merde & i Leccì3ahi&fecondi Jt Faran pafiolo algreig\eìalfignor> ombra. Mafimilicofe faranno forfè più conuenienti alle Poffefsioni da cauarne
«? frutto chea giardini. Ma quel che e'dicono di Democritojcioè che chi li fer
ra a torno di pietre o di muraglie non fa fauiamentemon biafimerò io già chi queflo.faccia, conciofia che e'bifogna rimediar*a danni che ne poffonfare op-ni hora i troppo vogliolosi. Non biafimo anco che ne giardini fieno ftatue che incitino à ridere,pur che non habbino punto del difonefto.Talméte cer- to to debbono effer' fatti i giardini,ma nelle caie dentro alla città le mura den- tro delie Camere,& delle fale non cedino punto quanto ad allegrezza,alle M . ze de gli horti,& de giardinr,ma nelle mura manco fecrete come fono quelle della loggia,& del antiporto non ti curare di tanta allegrezza, accioche ei no paia che tu ti fia difmenticato troppo della conueniente grauità. Anzi le log- tj gè de cittadini principali è ragioneuole che fieno co architraue,fregio & cor
nice fopra le colonne;& quelle de cittadini di più baffa mano, con gli archi fo prale colonne,maruna,& l'altra inuolta,gli addornamenti & dello Architra- uc & delle cornici che fi pongono fopra le colonne, fieno per il quarto del va no,tra la colonna,& colonna:& fé fopra le prime colonne, fi haranno à porre jo altre colonne,faccinfi le feconde il quarto minori che le prime ,* & fé ancora
vi fi metterà il terzo ordine fopra,faccinfi quefte più corte il quinto che quel- le che gli fono fotto;à qua! s'è l'una di quefte,i piediftalli.& le fponde,o dauan zali che vi fi metteranno fotto,faranno alti per il quarto della lor colonna,ma doue fi harà a fare vn' colonnato iblo,accomoderati de gli ordini delle opere jj pubhche fecolari. Non ù faccia il frontifpicio nelle cale d'e pnuati di manic-
ra,che in alcun'modo vadia imitando lamaieiìà di quello de Tempii.Nondi meno fé lo antiporto farà con la fua fronte alquanto rileuato,et a guifa di fró- tifpicio ancora,farà molto honorato. Il reffantc del muro da amenduc le ba- de non alzando troppo la tefb,fi addornerà di corniciami & haràgradifsima 40 gratia.fe le principali cantonate dello edilìtio fi rileveranno alquanto più fu-
perbette che le altre mura. A me non piacciono coloro, che nelle cafe de pri uati hanno fatte,& Torri,& merlature; conciofia che quelle fon" cole da Si-, gnori,& da fortezze; cole aliene da quieti cittadini,& da vna Repub.bene or dinata:percioche quelle cofe dimoffrano vna comune paura,o vno eficr' lem pre apparecchiato à farJvillania,ad altrU'opera de ballatoi nella facciata del- |
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tf6 DELLA ARCHITETTVRA
lo edifitio farà cofa gratiofa,fe e* non faranno troppo grandinò troppo larghi,
b troppo fconuenienti. ^be tre fono le e ofè principali che fanno gli edifitij bcgliì&gratìofìiltNumero delle mem-
brdJaFormd&ilStto. Cap. £A \ HOra ritorniamo a quelle cofe che io promefsi di dire, nelle quali cond-
ite vniuerfalmente tutta la bellezza, & tutti gli addornamenti,o più to- rto dalle quali è nata ogni bellezza, & ogni addornamento . Inueftigatione certamente difficilifsima. Conciona che qual' fi è l'uria di quefte cofe, che fi i© .habbia da cauare,& da fcerre dallo vniuerfai' numero,& dalla natura di tutte le parti, o habbiafi ella a compartire a tutte, con certo & giufto ordine,o pur' fi habbia a far tale, che congiunga,& tenga infieme in vna maffa,& in vn' cor pò più cofe con bnona vnione, & ftabile congiugnimento, al che cerchiamo noi in quefto luogo alcuna cofa fimile, egli è di necefsità che quefta fteffa co- «* fa che noi cerchiamo partecipi,& contenga in fé della forza, & quafi del ner- uo di tutte quelle^alle quali o o ella fi congiunge,o con effe fi mefcola,che al- trimenti per la difcordia,& per le ìnconuenientie combatterebbono infieme, & rouinerebbono j ilquale fceglimento & laquale inuefligatione, effendo fi nelle altre cofe non molto pronta ne molto efpedita, fi ancora mafsimamen- «* te in quefte cofe delle quali habbiamo a trattare la più dubbiaci lapiuperi- colofa di tutte,per hauere in fé l'arte della Architettura tante parti,& tante va rie forti di addornamenti, che qual' sé l'una di effe parti come tu hai veduto ha di bifogno che tu ne facci contograndifsimo .Ma noi fecondo il coftume noftro per quanto potranno le forze del noftro ingegno feguiteremo. Non *i raccontando le cofe per quella via, per la quale dal numero delle parti fi caui la vera cognitione del tutto.Ma cominceremo da quello che fa a noftro prò- pofito,notando che cofa fia quella,che per fua natura faccia le cofe belle.Sia- mo auertiti da buon' maeftri antichi,& lo hobbian' detto altroue, che lo edi- fitio e quafi come vno animale,!! che nel Finirlo, & determinarlo bifogna ini JO mitarelanatura. Andiamo dunque inueftigando, onde nafca,che ne corpi prodotti dalla natura, alcuni fono bellifsimi, & alcuni men' belli, & alcuni brutti,& deformi. Egli è cofa manifefla, che in tutti quelli, che fono tenuti belli non fon1 tutti,i membri fatti a vn' modo,Talmente che e' no fieno pun jo infra loro differenti,anzi conofeiamo che egli e impreffo,& infufo in quel <$ la parte mafsimo nella quale non fi fomigliono vn' certo che,per il che fé be- ne e fono difsimili, no dimeno noi gli tenghiamo l'uno & l'altro per gratiofi. Sarà alcuno che desidererà di hauere vna fanciulla che fia dicorporatura dili cata,& magretta, & colui appreffo di Terentio anteponeua alle altre fanciul- le quella,che era di carnagione pm foda, & più compreffa, a te forfè piacerà 40 di hauere vna moglie che non paia ftrutta, come gli ammalati, ne anche tal- mente compreffa di membra, che paia vn' contadinaccio tozzo da fare alle pugna. Ma vorrefti che fi trouafse in lei vna conueneuole forma, fecondo che conuenientemente fi potrebbe fare, fé fi arrogeffe alla prima quel' che fi potria leuare o torre alla feconda, che dunque? per quefta cagione che è ti piacerà
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LIBRO NONO. $57
piacerà più quefta che quell'altra ? giudicherai tu pero che l'altre non fieno
belle, o gentili ? No. Ma che quefta ti piaccia più che l'altre lo potette cau- fare alcuna cofa, laquale non vò ricercare come ella fi ftia. ma il giudicare che tu farai,che alcuna cofa fia bella no nafcerà dalla oppenione, ma da vno 1 difcorfo,& da vna ragione che haraì dentro nata infieme con l'anima, il che
fi vede effer* così;conciofia che ei non e neiTuno che guardando le cole brut- te & malfatte, non fi fenta da effe fubito offendere, & non le habbia in odio* Donde ancora fi defti, & onde venga quefto conofcimento dello animo, non ricerco io cosi profondamente. Ma confideriamo,& efàminiamo io quei* tanto che faccia a noftro propofitodalle cofe che per loro ftefie ci fi o£-
ferifcono. Conciofia certamente che nelle figure & nelle forme degli edi- fitii,e' vn' certo che di eccellente, & ben' fatto naturalmente che in vn' fubito fregiagli animi, & fi fa conofcere. Io credo certamente chelamaieftà, la bellezza, & la dignità, & quaf ti voglia fimili altre cofe,confida in quelle « cofe,che fé tuie leualsi, o le mutafsi, diuenterebbono in vn' fubito brutte, &
mancherebbono. Se noi ci pf rfuaderemo quefto, non ci parrà cofa lunga trattare di quelle cofe che fi pofsino leuar' via, accrefcere, o mutare ; & maf- fimo nelle figure, & forme : conciofia cheogni corpo,e comporto di certe parti fue,& determinate ; delle quali certamente fé ne leuerai alcuna, o la ri- to durrai che fia maggiore, o minore, o la tramuterai di luogho, a luoghi non conuenienri, Ti auuerrà che quel' che era bello, o ftaua bene in fi fatto cor- posi ftarà male ;& farà guafto. Per laqoal'cofa noi pofsiamo deliberare, acciocheiononfiapiu proliffb nelle altre fimili cofe, che tre fono le cofe principali, nellequali confifte il tutto di quelche noi andiamo cercando. *j II numero ciò é ci quello che io chiamo il finimento,& la collocatone. Ma
e' eie di più vno altro certo che, che nafee da tutte quefte cofe congiunte, & collegate infieme,per il quale tutta la faccia della bellezza rifplende miraco- lofamente, ilche apprefto di noi d chiamerà leggiadria; laqnale certamente noi diciamo che èia nutrice d'ogni gratia, & d'ogni bellezza, & èTofTicio io della leggiadria,& fé li appartiene il mettere infieme, i membri, che ordina-
riamente fono di natura infra loro differenti di maniera che corrifpondino fcambieuolmente l'uno allo altro al far'la cofa bella. Di qui nafee, che quando,o per la vifta,o per lo vdito o per quaf altro modo, ei fi rapprefenta allo animo alcuna colà, fubito fi conofee la leggiadria. Conciofia che natu- 35 Talmente defideriamo le cofe ottime & con piacere a quelle ci accolliamo :
ne fi truoua la leggiadria in tutto il corpo,o nelle membra,piu che in fé fteffa, & nella natura, talmente che io dichiaro che ella è congiunta con l'animo & con la ragione & ha larghifsimo campo, per il quale ella pub effercirarfi, & fiorire, & abbraccia tutta la vita & tutti i modi degli huomini $ & viengli per 40 le mani la natura di tuttele cofe. Tutto quello certo che produce la Natura,
tutto fi modera fecódo gli ordini della leggiadria.Ne ha ftudio alcuno mag- giore la Natura, che il fare che le cofe che ella harà prodotte fieno perfetta- mente finite.Ilche non verria fatto le fene leuaffe la leggiadria, cóéiofia che il principale cófenfo delle parti che opera,mancherebbe;ma fia dettò di quefte colè abbaftaza.Lequali le fon'ehiare abbaftaza,pofsiamo hauer'deliberato in , G
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338 DELLA ARCHITETTVHÀ
quello modo-Chc la bellczza,é vn' certo confenfo,& concordanza delle par
ti,in quaffi voglia cofa che dette parti fi ritruouino,Ia qual'coeordanzia fi ha hauuta talmente con certo determinato numero,flnimento, & collocatone, qualmente la leggiadria ciò e,il principale intento della natura,ne ricercaua. Quelloé quel che vuole grandeméte la Architettura.Con quello fi proccac- » eia ella dignità, grafia, & autorità, & per quello è impregio. Per il che co- nofeendo i noftn Antichi dalla natura delle colè, che tutto quello che io ho racconto di fopra, era in fatto cofi,& non dubitando punto,che faccendofi beffe di fimil* cofe,non potcua in modo alcuno intcruenir' loro di far' cofa al cuna che fufie o lodata, o honorata giudicarono che e' bifognaua che e' cer- »• cafsino di immitare la Natura ottima artefice di tutte le forme, & per que- fto andorno raccogliendo per quanto poffette la induftria de gli huomini, le leggi, le quali ella haueua vfate nel produrre le cofe, & le trafportarono alle cofe daedificarfi. Confiderando addunque quel che la natura vfaffe circa il corpo intero,& circa quaf s'e l'una delle parti conobbono da primi principi! <« delle cofe, che i corpi non erano comporti fempre di parti o membri vguali, per il che interuicne che i corpi fono prodotti dalla Natura alcuni più lottili alcuni più grofsi, & alcuni mediocri. Et confiderando, che vno edifitio era differente daH*altro,mediante il fine a che egli era fatto,& il bifogno a che ha ucuaaferuire,fi come ne partati libri raccontammo bifognaua per quello «» che fi facefsino variati. La onde auertiti da la natura trouarono tre manie - re di addornare le cafe & gli impofono,i lor' nomi,cauati da quelle cofe, del- le quali o quefti o quelli fi dilettafsino, o per auuentura dalle cofe, fecondo che le trouauano, vno di quelli fu più pienamente atto alla fatica,& al durar' quafi eterno il quale ci chiamarono Dorico,vn'altro più lottile, & piaceuolif ** ftmo,&lo chiamarono Connthio,& vno mediocre quafi comporto dell'u- no^ dell'uno, & dell'altro, & lo chiamarono Ionico. Si che intorno a vn' corpo intero andorno efaminando cofe limili. Doppo quelle cofe hauen- do confiderato che quelle tre cofe che noi raccontammo conferiuano mol- to & mafsimo a conseguire la bellezza, ciò è il numero, il finimento,& la col- jo locatione, & Come quelle tre cofe fi hauefsino ad vfare,trouarono dal com- penfarele opere della natura, cauatii principii fecondo ch'io mi penfoda quello. Perciodie da elfo numero,conobbono la prima colà che egli era di due forti,ciò e il pari & il caffo, & fi feruirono dell'uno, & dell'altro, ma in vn* iato del vno,& in vn' lato dello altro, imperoche nelli oliami delli edifitii <j feguitorno la Natura,cio è nel porre delle colonne, & delle cantonate, & li- mili, non le pofono mai fé non impari, conciolìa che tunontruouerraimai animai' nefiuno che llia fermo.o che vadia con i piedi in caffo . Ma i vani per il contrario non polbno mai fé non in caffo cóciofia che egli è maniferto che Ja natura anchor? ella ha fatto il limile, percioche alli animali fecie ella vno 40 orecchio di qua, & vno di là,duoi occhi, & duenare del nafo vgualmente. ma nel mezo ppi collocò vn' vano fplo & largo : & quello fu la Boccha. Ma ' infra quelli numeri, o parj,p caffi cene fono alcuni che alla natura fono pìu famigliari che gli altri, & più celebrati apprefib de faui, che gli altri. I quali fono flati vfurpati da ^ii Architettori come loro peculiari. Per quello
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LIBRO NONO. ffl.
quello conto mafsimochee'par cheglihabbinoin loro vn'certo che, per
il quale fono (limati degnifsimi. Conciofia che tutti i Filofori afferma- no che la natura da principio contifle in numero ternario, & il numero qui-
nario quando io vb efaminando le tante cole, tanto varie, & tanto ammi- i rabili,che oiTeruano in loro il numero del cinque, oche fono difcefe dal numero quinario, come fono le mani de gli huomini. Non fenza ragione acconfento di dire, che fia cofa diuina, òi confegrata alli Dii delle arti, & a Mercurio principalmente, & è cofa ma ni fella, che Dio ottimo grandifsimo fi diletta grandifsimamente del numero del fette, hauendo egli polle in Cie- lo lo fette Stelle erranti, & hauendo voluto che dell'huomo fua ricchezza & delitie, il crearfi, il farli, il crefeere, & il confermarti, & fimili altre cofe, fi riduchino tutte , & habbino riguardo a quello numero fettenario. Anilotile dice che gli Antichi non imponeuano nome al figliuolo, che fuffe lor'nato fenon in capo al fettimo giorno , quafi e beffino al quel* giorno if non fufTe desinato alla falute. Conciofia che il feme nella Matrice, & il fanciullo poi che e nato portono grandifsimo pericolo, lino al fettimo gior- no . De numeri in caffo celebrano ancora il noue, fecondo il qua!' nume- ro , la artifitiofa natura fece lefpere del Cielo, & i Medici dicono che egli e cofa manifefla che la Natura fi è contentataci vfare, & di feruirii di vna no- to na parte d'un' tutto nelle còfe grandi. Conciofia che il Quaranta fia circa la nona parte dì tutti, i Di dell'Anno fecondo il corfo del Sole, & Hyppo- crate dice che in Quaranta giorni la Creatura piglia la forma nel ventre del- la grauida. Oltra di quello noi veggiamo che quafi in tutte le malattie gra- ui fi torna alla fanità in capo a Quaranta giorni. In fimil* tempo reflano di *j purgarti quelle che ti fono ingrauidate, fé fono grauide di Putto mafehio, & poi ancora che elle haranno partorito vn' Putto mafehio, in capo a Qua- ranta giorni cominciano a purgarti di nuouo, & dicono che il putto da che egli e nato mentre llarà dello non riderà mai ne mai gitterà lagrime fé non in capo a Quaranta giorni. ma che bene dormendo ti è villo che fanno, l'il- io no,& l*altro,& quello balli de Numeri in Caffo. De numeri pari ci fono flati alcuni infra i Filofofl cheditibno che il nu-
mero quaternario era confecrato alla Diuinità & per quello hanno voluto che fegli prefti,& aggiulti grandissima hdc, & dicono che il numero del fei $5 infra irarifsimi, e molto perfetto come quello che ti là di tutte le fue parti |
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2. 4. 3. 3.
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G ii
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340 DELLA ARCHITETTVRA
Et é cofa chiara, che lo otto ha vna grandifsìma forza nella natura delle
cofe. Noi non veggi amo faluochein Egitto chechinafce nello ottauo mcfe viua, anzi la Madre che vi partorifce nell'ottauo mefe,& fé le muoia il parto, dicono che ha a morire ancor' effa, & che fé il padre vferàconla moglie nell'ottauo mefe diuenterà il fanciullo pieno di fcabbia, & haràla % contenna brutta, & fcabrofa & molto fchifa. Credeua Ariflotile che il nu- mero del X . fulTe più perfetto di tutti gli altri forfè per quello che e'dico- no che il quadrato luo fi adempie dal ragunare infieme quattro contiuoua- ticubi, fi che da quelle cofe li moffono gli Architettori a feruirii di quelli numeri, ma non hanno già palfato quanto al numero pari, il quale ei deili- »o narono a vani il numero del. X. & quanto a caffi il numero del. y . & mafsi- mone tempii. Hora ci refla a trattare del finimento. Il finimento appreffo di noi e vna certa corrifpondentia di linee infra di
loro, con lequali fon' mifurate le quantità, che vna è la lunghezza, l'altra la larghezza, & l'altra la altezza. La regola del finimento fi cauerà corno- 15 difsimamente da quelle cole per le quali e' fi è conofeiuto & veduto efprcffa- mente, che la Natura ci fi moftra marauigliofa, & da efiere considerata. Et certamente io affermo più 1W di che l'altro il detto di Pittagora, che egli é fimile a fé in tutte le fue cofe,cofi Ila la cofa. Quei rnedefimi numeri cer- to,per i quali auiene che il concento delie voci appare gratifsimo ne gli orec- « chi degli huomini, fono quegli iìefsi che empiono anco ,& gli occhi ,& Io animo di piacere marauigliofo. Caueremo adunque tutta la regola del fi- nimento da Mufici,a chi fono perfettifsimamente noti quelli tali numeri ; & da quelle cofe oltra di quello, dallequali la natura dimollri di fé alcuna cofa degna,& honorata : ma non andrò dietro a quelle cofe fé non quanto farà di H bifogno al propofito dello Architettore. Lafciamo a dunque quelle cofe che fi appartenghono, a gli ordini di ciafeuna voce, & a modi de Tetracor- di . Ma quelle cofe che fanno a noflro propofito fono quelle, Noi riabbia- mo detto che la Armonia è vna confonantia delle Voci, fuaue a gli orecchi; de le voci ne fono alcune graui,& alcune acute. La voce più graue viene da JO corda più lunga, & le acuti da corde più corte,dal vario fcompartimento di quelle voci rifultano varie Armonie. Le quali Armonie gli Antichi caua- rono dalla fcambieuole confonanza delle corde con certi numeri determi- nati . I nomi delle quali confonanze fon5 quelli. Diapente ciò è quinta la quale ancor' fi chiama Sefqui altera. Diateffaron' ciò e quarta che fi chiama <j fefquitertia,& di poi Diapafon ciò è ottaua che fi chiama doppia, & Diapa- fon Diapente ciò è duodecima che fi chiama triplicata, & Difdiapafon ciò e quintadecima che fi chiama quadrupla. A quelle aggiunfono il tuono il qual" fi chiama fefqui ottauo ancora. Quelle fi fatte confonantie che noi riabbiamo racconte a volerle comparare alle corde, Hanno in quello modo. 4o La fefqui altera fi chiama cosi J perche la corda maggiore, contiene in le la corda minore in tera, & la metà più conciofia, che in quello modo ìnterpre- tian' noi quel che gli Antichi chiamarono fefqui. Nella fefquialtera adunque alla corda maggiore fi afiegnerà tre,& alla minore due. 5 ooo
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tIBRO NONO. . jai
attera. ^
3 ooo [►fefquièefzfa
z oo j
La fefquitertia e quella che harà la corda maggiore lunga quanto la mino
i re,& vn' terzo piu,farai adunque la maggiore Quattro & la minore Tre. I 4 o o o o {►fèfcjuiterzia
3 ooo J |
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IO
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Ma in quella confonantia che fi chiama Diapafon,i numeri fi corrifpondo
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no l'uno allo altro adoppio,fi come e il dua al vno,& il tutto alla metà. Nella
tripla, i tre medefimamente corrifpondono allo vno come il tutto alla terza parte di fé fletto. Z OO 3 OOO
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<j
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Diapafon Dupla j> Tripla
i i o
Nella quadrupla il quattro corrifpondeaefiavnitàjcome li tutto corrì-
iponde alla quarta parte di fé medefimo. 4 o o o o 0q\ Quadrupla
Finalmente efsi numeri muficali fon quefli,vno,dua, tre,quattro, & il tuo-
** no fi come io difsi,b quello la corda maggiore del quale lupera la minore, di vna parte delle otto di detta minore. 1. Z. 3- 4. > ';' 8 OOOOOOOO
Numeri muficali \> 9 oooooooo,o[ Tuono
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Di tutti quelli numeri fi feruono gli Architettori comodifsimamcnte,pre
figli a duoi a duoi come nel difegnare,il mercato, le piazze & gli fpazzi feo- perti,nelle quali qgfe fi confiderano folamente duoi diametri la lunghezza,^ la larghezza, ancora gli pigliano a tre a tre, & fene feruono nel difegnare il 35 luogo da federui publicamentc & la fala del configlio,& finnli.Ne quali fimil mente fanno corrifpondere la larghezza alla lunghezza,& alluna & ali1 altra di quelle vogliono che la altezza corrifponda a proportione conueniente. Velia corriffondenza de NumeriJelmifitrar le piante& del modo de la Regola del
! 0 terminare che non e naturale, ne delle armonie ne de Corpi. £ap. XJL
DI quelli adunque habbiamo a trattare. ma prima di quelle piante nelle-
qualii Diametri fi adattano a duoi a duoi, le piante fonbo piccole, o grandmo mediocri .la niinor'di tutte è la quadrata,dellaquale qual'tu ti voglia G iii
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342 DELLA ARCHITETTVRA
Iato è lungo a vn' modo,& corrifpodonfi 1W a f altro,con angoli tutti a fqua
dra, La più vicina a quella e la fefquialtera; & la fcfquitertia ancora fi anno- uererà infra le piante minori. Quelle tre li fatte corrifpondentie adunque lequaii noi chiamiamo ancora fempliri, fi conuengono alle piante piccole. A le piante ancor5 mediocri,fene conuengono parimente tre altre, la ottima t di tutte e la Dupla,& la vicina a quella e quella, che fi fa della fcfqui aitera du plicata,laquale fi fa certamente in quello modo:Difegnato il minor5 numero della pianta, come s'è a dire quattro,li allunga la prima fefqui altera, & farà fei,aggiugni ancora vnaltra volta a quella l'altra fefquialtera di quella fefla,& diuenterà noue. Eccederà adunque la maggiore lunghezza in quello luogo m la minore,per il doppio,& vn Tuono più di elfo doppio. |
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9 00000 0000
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[ fcfcjui altera
}» fefqui altera H
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Alle mediocri ancora li appartiene quella, nella quale piglierai due volte
la fefquiterza col medefimo ordine come nella pallata. Sarà adunque la li- nea minore di quella riprefa produttionc, come s'è a dir' noue, & la lunga Tedici. mi 9 opooóooìoo \> fefcjuiterzia
iz oooooooooooo
16 oooooooooooooooo \ fefquiterzia
Adunque quella linea maggiore e fuperata dal doppio della minore man- **
co vn' tuono, Nelle piante maggiori fi tiene quella regola conciolia che 3 o è fi accozza la dupla co la fefquialtera,& fafsi tripla, o è li accozza alla dupla lafefquitertia,& diuentano gli vltimì numeri come tre & otto, o veramente è fi pigliano, che i diame tri cor rilpóndino l'uno a l'altro per il quadruplo . Habbiamo detto, delle piante minori nelle quale i numeri corrilpondono jo vgualmente l'uno a l'altro,© come dua a tre,o come tre a quattro;& delle pia te mediocri, nellequali,i numeri li corrifpondono per dupla, o come il quat- tro al noue, o come il noue al fedici. Nel vltimo luogo Gabbiamo trattato delle più lunghe & maggiori, nellequali i numeri li corrifpondono per triple o per quadruple, o come il tre allo otto. Congiugneremo iniierpe i diame- <$ tri di qua!' fi voglia corpo interzo per dir' cofi con quelli numerici quali fono o innati o congiunti con elTe armonie,o ueramente preli d'altronde,con cer- to ordine & regola determinata. Nelle armonie fono i numeri delle corri- fpondentie.de quali fi fanno le proportioni di quelle,come nella dupla, nella tripla & nella quadrupla. La dupla certamente fi fa della fefqui altera fem- 40 plice,allaquale ancora li aggiunga la fefquitertia,& l'elTempio è quello. Sia il numero minore della dupla due, aggiugni a quello fecondo l'ordine della la fefquialtera il numero ternario,& da quello ternario ancora,fecondo lafefqui tertia producerai, & harai il quaternario, ilquale medefimo numero è dop- pio ai numero del due. |
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LIBRO NONO.
oo J> fefqui altera
Dupla <j ooo
. oooo ^ fèfcjui tertia
* O veramente fi fa il medefimo in queflo modo, Sia verbi gratia il minor
numero tre,io gli aggiungo per vna fefquiterm,& diuenta quattro: aggiungo a queflo quattro vna iefqui altera,^ diuenterà fei,iiquale refcrendofi al tre fa apunto vna dupla. *• f ooo }. fefqui tertia
Dupla i o ò o o
„ ooo ooo y fefqui altera
La tripla ancora fi fa della doppia & della fefqui altera congiunte inficme
i$ Sia verbi gratia il numero minore in queflo luogo due queflo addoppiando- lo diuenterà quattro,aggiungo à quello vna fefqui altera, & diuentcrà vi. il- qual* numero del {ci rifponde al dua per Tripla. f oo [ duplicata
t# Tripla ì oooo
L oooooo \ fefqui altera
O veramente il medefimo Ci fa in queflo modo, poflo il medefimo nume-
ro del due per minore,pigIia la fesqui altera, & harai tre, raddoppia dipoi il tJ numero tre,& haremo fei ch'in terzo corrifponde al due. |
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[> fefqui altera
\ addoppiata |
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oo
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Tripla i
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Con quelle flefle eflenfioni fi produce la quadrupla con lequali fi compo-
ne la dupla,aggiunto a quelle l'altra dupla,conciofia che quella fi fa della du- pla addoppiata laquale fi chiama anchora difdiapafon,& lì fa ni queflo modo Sia verbi gratia il minor* numero in queflo luogo il due addoppio queflo & diuenta Diapafon ciòe,quattro che rifponde come quattro à due,$raddoppio ancora quello altro,& diuenta difdiapafon,nel qual'riiponde l'otto al due. |
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[ Diapafon
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Quadrupla <
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oooooooo [• Difdiapafon
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Quefla quadrupla fi compone ancora,aggiunto alla dupla vna fefqui alte-
ra^ infieme vna fefquitertia, & come queflo fi faccia fi vede manifeilo per le cofe che dicemmo poco fà,ma accioche vega più efplicata, porremola più aperta,poflo verbi gratia il due per la fefqui altera diuenterà tre.ilqual tre per |
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344 DELLA ARCHITETTVRA
vna fefqui tertia diuenterà quattro, il qual' quattro addoppiandolo diuente-
rà otto . f oo
| ooo \ fefcjui altera
Quadrupla { oooo \ fefqui tertia / *
' ^ oooooooo } addoppiata
O più tofto in quello modo, percioche pollo il numero tre dallo addop-
piarlo diuenta fei,al qual' fei aggiugnerai l'altra parte di fé fteffa, & diuenterà noue,aggiugnici a quella vn'terzo,& diuenta dodici, ilqual dodici corriipon i° de al fuo minimo che e il tre per quadrupla. ' " ./ : ' G. 0 ' '■■■ ' : - \ " ' • ■
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s •[ oooo oo \ addoppiata Quadrupla \ ooooooò oo } rinterzata m
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Di quelli numeri che noi gabbiamo racconti fi feruono gli architettori no
confufamente,ne alla mefcolata ; ma in modo che corrifpondono & consen- tono da ogni bada alla Armonia,come fé alcuno volefle alzare le mura d'una »' flanza forfè che fuiTe il dóppio più lunga che larga, feruafi in quella non di quelle corrifpondentie con lequali fi fa la tripla ma folamente di quelle delle quali fi compone ella dupla,6c il medefimo fi faccia della flanza che ruffe lun- ga per tré larghezze feruendófi ancor in ella delle fue corrifpondentie,& non vfi altro che le fue proprie. Sì che terminerà i diametri con numeri rinterza- »§ ti come dicemmo ; accioehe e5 s'accorga che nel fuo lauoro e'verranno più accomodati^ nel terminare i diametri ci fono ancora certe naturali corri- fpondentie lequali non fi poffono mai terminare con numeri, ma fi pighono dalle radici,& dalle potentie loro. Le radici fono i lati de numeri quadrati, & le potentie fono le piante di efsi quadrati.Dello accrefeere delle piante fi fan- ?0 no i cubi ; il primo de cubi la radice del quale e lo vno,c confecrato alla diui- nità,conciofia che effendo prodotto dallo vno, & da ogni parte, & per ogni verfo vno;aggiugnecifi che e' dicono che eglie il più flabile di tutte le figure, & confante & da dpuere parimente Ilare in ogni imbafamento ; Ma le effo vno o vnità noni numero,ma e quello o da cui nafeono, o che in fé contiene J$ tutti i numeri, ci farà forfè lecito dire,chc la dualità ila il primo numero. Da quella radice fi fa la pianta in quattro, laquale chi la harà ritta in alto, al pari della fua radice farà il cubo ottonario,& da quello cubo coli fatto fi cauano le regole delle determinationi. Percioche manzi tratto in quello luogo ci fi offeraeffo lato delcubo,chefi chiama radice cubica. La pianta delquale in 4« quanto a numeri e quatcro,& il pieno.o lo intero del cubo e otto,à quelle co- fe ancora ci (raggiunta la linea, che va da vno angolo à l'altro diritta, laquale diuide in due parti vguali la pianta del quadrato, & fi chiama il diametro : & quanto quella Ila per numero non fi sa.Ma fi sa bene che ella è la radice d'una pianta che per ogni lato e ot£o,&ec$i oltra quello il diametro del cubo, ilqua le noi
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le noi fappiamo certamente che é radice della pianta che per ogni lato è
dodici. |
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VItimamentc è fi truoua vna linea maggiore in quel* triangolo che habbia
l'angolo a fquadra, del quale vno de lati minori che fanno l'angolo retto fi a la radice della pianta che per ogni Iato è quattro,& l'altro lato fia la radice del la pianta che per ogni lato è dodicijaqual' linea maggiore diftefa rincontro al lo angolo retto,farà la radice della pianta che per ogni Iato è fedici, |
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24.6 DELLA AftCHITETTVRA
Tali quali noi Gabbiamo racconto adunque nel terminare i diametri fono
le naturali^ proprie corrifpondentie de numeri, & delle quantità, & ii deb- bon tutti queftivfare in quefto modo che la linea minore lerua per la larghez za della pianta,& la maggiore per la lunghezza ; & la mezana per la altezza, ma alcuna volta fecondo la commodità de gli edifitii fi tramutano. Ma ho- i ra riabbiamo da trartare della regola della determinatione, che non è natura- le,ne congiunta con le a/monÌe,& con i corpi,ma prefa daltronde, laquale fer uè à congiugnere infieme 1 diametri,in terzo. Certamente che è ci fono cer- te annotationi molto commòdé dell'accomodare in opera,i tre Diametri; ca uate fi da Mufici,fi ancora da Geometri,^ dalli aritmetici, iequali ci giouerà io di ricognofcere. I filofofi le chiamarono mediocritati. La regola loro e mol ta,& variai di molte maniere.Ma del pigliare le mediocritati fono appretto de faui tre,i tnodi,ilÌfine di tutti e die poftr i duoi eflremi, il numero mezano fi debbe porre correfpondcnte a già cWoi porti con certo determinato ordi- ne & regola.cioe per dir lofi che egli habbia inficme vna certa parentela, in i* quefta difcufsione ricerchian' noi tre termini/uno de quali fia da quefto lato erandifsimo,& l'altro dall'altro lato minore, & il terzo fia infra 1 mezo d'am- be duoi,corrifpondcng,ó alfuno,& all'altro di pari interualli, & ne quali que- flo interuallo del mezo col fuo numero ftia egualmente lontano dall'uno, & dalÌ'altro,Delle tre maniere,lequali i filofofì lodano più che le altre, la medio »• ere e facilìfsima ad efler'trouata, laquale è chiamano Aritmetica, che dati i duoi eftremi termini de numeri,cioè fia di qua ii maggiore, verbi gratia otto & arrincontro jl minore, verbi gratia quattro,raccogli quefti infieme faranno dodicUaquaf fomma diuifa in due parti,ne piglierò vna,laquale farà lei. 12,
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Quefto numero del fei dicono gli Aritmetici,che èia mediocrità, laquale
polla nei mezo infra il quarto,& lo otto,ftà parimente lontana dall'una,& dal la altra.
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Ecci l'altra mediocrità,che e' chiamano Geomctrica,laquale fi piglia in que {lo modo,Il numero minore verbi gratia quattro,fi multiplica per il fuo mag- gior numero che fia verbi gratia noue;di quella multipli catione ne refulta.36 La radice della quai' fomma come e' dicono, cioè il numero del lato multipli cata in fé ftelTa debbe ancor' ella fare,& arriuare al numero.36. farà adunche quefta radice fei, conciona che mulriplica,to.6.vie.6.ne rifulta.^. 4. vie 9. yS
di vie 36. 4« Quefta mediocrità Geometrici e molto diffìcile a ritrouarla per tutto co
i numeri,ma per via di linee fi efplica molto bene, delle quali non mi accade parlare in quefto luogo. La terza Mediocrità che fi chiama Muiìcale e alqua to dìu faticofa della Aritmètica, nondimeno fi diffinifee benifsimo per via di numeri. La prqportione/fn quefta che è dal piccolo al grande de termini po- rti » |
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LIBRO NONO. 547
fli,bifogna che corrifponda à le diflantic dal minore al mediocre, & dal me-
diocre al maggiore,et eccone lo efempio. Sia per efempio il numero mino re trcnta,et il maggiore feffanta,quefti in queflo luogo fono per il doppio l'u- no all'altro. Io piglio adunque i numeri che nella dupla non poiTono elTer mi t nori,iquali fon quefli da queflo lato runo,et da queflo altro il dua,che cógiun
ti infieme fanno.^.Diuido dipoi tutto quello interuallo che frì infra il nume- ro maggiore che fu feifanta,et il minore che fu trenta,in tre parti,fara dunque qual fi è l'una di quelle parti dieci,et per ciò ne aggiugnerò vna di quelle che farà dieci alla parte minorc,et diuenteranno quaranta,et quelli farà la medio to crità muiicaic che fi ricerca.
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io 30. 40. 6"o.
*• Laqualc farà lontana dal numero maggiore per il doppio di quello inter-
uallo,per ilquale effo numero della mediocrità e lontano dai numero mino- re,et haucuamo prefupollo che il numero maggiore doueiTe corrifponderc al minore con quefla proportione, Con quelle mediocrità gli Architettori, et circa tutto lo edifitio,et circa le membra di quello,hanno trouato molte co ** fé eccellenti,che farieno lunghe a raccontarIe,et fi fono molto feruiti di que-
lle fimili mediocrità per diametri della altezza. Ve l modo del por le colonne3detta mi far a e> delld eoltocdtwne loro. Qtp. VII.
jo Q A rà certo cofa beila intendere la regola del porre le colonne, et la mifura
Olorojequai cofe e' diuifono in tre maniere fecondo le tre varietà de tempi, confiderando adunque le fattezze del huomo,andorno ghiribizando di far* le colonne à fimilitudini di quelli,& coli cominciando à mifurarc le membra de gli huomini, trouarono che da 1W fianco à l'altro vi era per il fedo della K lunghezza,& che dal Bellico alle Rene vi era il decimo della lughezza, ilche
coniiderando i noltri facri Teologi diifono che la Archa di Noe ; per con- to del diluuio,fù fatta fecondo quella mifura del huomo. Con quefle mifurc adunque forfè feciono le colonne, che fufsino alcune per fei tanti della bafa, & alcune per dieci tanti. 40 Ma da vno inflinto di natura,& da vn' fenfo,che naturalmente è ne gli ani-
mi,mediante ilquale noi dicemmo,che fi conofecua le cofe gratiate & leggia dre,conobbono, che in quello luogo non flaua bene tanta groflezza, & che per il contrario in queflo altro non flaua bene tanta fottigliezza, & però auer titi leuarono vialuna,& faltra,&penfarono finalmente, che da quelli duoi termini troppo vitiofi, fi haueffe à cauarne vno mediocre & buono, & pero |
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andando manzi tratto dietro alli Aritmetici congiunfono quei duoi numeri
ìnfieme & dipoi diuifono quella malia in due parti,per ilche quella cola, che flauacon numeri vguali,infra il fei,& il dieci trouorno che era 1 otto, & piac- due loro & per quello diedero alla lunghezza della colonna otto diametri della bafa,& la chiamarono Ionica. Ma lordine delle colonne Doriche, il- , nuale e quello che fi afpetta à gli edifttii più mafsicci,feciono efsi con le mede fune rceolcchc le IonicheXociofia che e raccolfono il numero minore che fu il feimiieme co lo otto,che fu la mediocrità Ionica,& ne refultb la fomma di quattordicijaqual fomma diuifono iSparte vguali,& nmafe il fette fecon- do ilqual numero feciono la colonna Dorica,che finii lunga per fette Diame io tri della colonna da baffo ;Oltra di quello ne ordinarono vn'altra maniera delle più fottili,& le chiamarono Connthie,fattole della mediocrità di quella fomma maggiore cÓgiunta,con la fomma della Ionica, & accozzati i numeri ìnfieme,diuidendolaper il mezo,percioche il numero b.fomma della Ionica fu otto,& la fomma maggiore fu dieci,che congiunti infieme fanno diciotto „ La metà delle quali parti é noue, & in quello modo voltano , che le colonne corinthie fufsino lunghe,per noue volte il diametro da baffo della colonnaJe Ioniche per otto,& le Doriche per fette, & di lor' fia detto à baflanza. Re- ttaci à trattare del collocarle,^ del fituarle. Il fituare fi afpetta al fito, & alla fede delle parti ; laquale fi conofee molto meglio quando ella è male accomo « data, che non fi fcorge da per fé il modo da faperla ben collocare. Conciofia che effa in gran' parte fi referifee al giudicio naturacene e inferto nelli animi delli huommi, & in gran' parte ancora fi confà con le maniere de finimenti, Nondimeno alla cofa della quale fi tratta fien quelli come fuoi generi o vero maniere,le parti ancor' che minime che fono per il lauoro a luoghi loro fan- M no belleza à vederle,ma le pofleJn altro luogo non degno, ne à loro conue- niente,fe elle fono eccellenti diuentano viIi,quanto che no fi vituperano. Et ecco il medefimo nelle opere della natura,come per modo di dire fé al Cane fuffe appiccata nella tefla vna orecchia di Afino,ò le alcuno caminaffe co vn piemagcrior'che l'altro,b con vna mano grande,& l'altra picco!a,coilui certo ?o farebbe feontrafatto, & il vederefi infra i cauagli ancora vno che habbia vno occhio ghazino,& l'altro occhio nero,e cofa brutta; tanfo è cofa naturale,che le cole da delira debbinoci pari corrifpódere à quelle da finiflra.Per laqual* cofa offeruereno inanzi tratto che tutte le cofe,ancor' che minutifsime flieno à vn' piano,& à vn diritto connfpondentefi di numerici forma,& di faccia. n Talmente che le cofe da deflra,à quelle da finiflra,le alterile baffe le vicine al k vicine,le vguali alle vguali vgualmente conuenghino & corrifpondino allo ornamento di quel* corpo,del quale elle hanno ad effere parti. Anzi,& le ila tue,& le Tauole,& tutto quello che di bello fi applicherà^ di necefsirà che fi accomodi di maniera che elle paino nate in quelli luoghi, & come forelle; 4* Gli Antichi hebbono tanta auertenza a quella correipondentia delle cofe, che e voltano nel porre,non che altro le Tauole di Marmo, che elle fi corri-, fpondefsino efatifsimamente, di grandezza, di qualità,di finimento intorno di iito,& di colori. Io ho veduto cofa certo eccellente appreffodegli Anti- chi,nclla quale io mi foglio marauigliare della eecellentia della Arte,concio- fia che
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fia che in alcuni IuoghÌ,egli auertirono nel porre delle ftatue,& ne' frontilpì^
cii de Tempii,che le cofe che e poneuano da vno lato,non fufsino ne di diiè- gno, ne di materia diferenti da quelle dello altro lato in cofa alcuna benché minima. Noi veggiamo carrette di duoi,& di quattro cauagli, & flatuc di s chi le guida, & di chi vi è attorno. Talmente limili l'unaà l'altra che è fi pub dire che la arre habbia fuperata la Natura,nelle opere della quale non veggia mo pur' vn Nafo fimile all'altro Nafo,fi che fia horamai à Ballanza l'hauer di moftro che cofa fia la bellezza,& in quel' che ella confida & con che numeri, & con quale finimento i noilri antichi collocafsino le cofe. |
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Vi alcuni più tyam difetti della architettura.
Cap. Vili.
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T> Edaci che io raccolga,& metta infieme alcuni breui aucrtimenti,& alcu-
IVnc fomme di cofe.Lequah cofe,c di necefsità che fi offeruino come quali W?i,in ogni forte di addornamento,& in ogni cofa bella,& in tutta l'arte del la-Architettura,& farà ancora à quello propofito quel' che noi promettemo, cioè di riepilogare.Et primamete perche noi dicemmo che tutti i difetti,per » iquali le cole nufcifsino brutte erano grandifsimamctc da effer' fuggiti.Trat- teremo adunque al prefente di quelli,& mafsimo de più graui. I difetti nafeo- no,ò dal Conliglio,o da la Mente,come e il giuditio,& la elettione;o alcuni ai tri nafeono da le mani delli Artefici come fono verbigratiaje cofe che fi fan- no manualmente.Gli errori,& i difetti dei configlio,& del giudicio fono qua v to alla lor'natura,& quanto al tempo i più importanti. Et in le Uefsi ancorai più graui,& fon tali che fatto lo errore fono maco emendabili. Si che comur cieremoci da quelli. Sarà certamente difetto fé tu eleggerai per porre il tuo- edifitio vna Regione mal fana,inquieta,llerile, infelice, malenconica, & che fia piena,& tormentata da infiniti malUfcofi,et palefi. Sarà ancor' difetto fé jo tu dileguerai vna pianta mal' atta, et male accomodata. Se tu aplicherai membra à le altre membra,per vfo de gli abitanti, che non conuenghino , et non corrifpondino àlor'bifogni. Seei non fi farà prouedutoa quanto fia conueniente con dignità alli ordini di ciafcuno,ct à tutta la famiglia libera, et de ferui et delle matrone, et delle fanciulle, et dchWommodità di quei del- 55 la Città,et di quelli della villa.et àie commoditati anchora di chi venilTeadal loggiar'teco,etdichivenifsiàvifitarti. Se tal'muraglia farà troppo gran- macchinacela, o troppo piccola ancora, o fé ella farà troppo aperta o trop- po riporta, et chiufa, o troppo rillrctta infieme o troppo fparta o che e' vi fa- ranno molto più cofe,o molto manco che il bifogno (\ ricerchi, fé e' vi man- ie cheranno llanzc,mediante lequali tu non pofla difenderti dagran'caldi,o da errati' freddi,fenza moleflia; le eJ non vi farano (lanze,nelle quali tu ti polla ef fercitare.et pigliar' piacere quado farai fanojet Hanzc ancoraché per effe pof fa fchifare le offenfioni della aria per gli infermici che non fi fentono bene . Aggiugnici fc ella nò farà affai ficura,et gagliarda per difenderà" ne cafi formi ti,et fubitani dalle ingiurie de gli huomini.Se le mura farano o tato fottili che H
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elle no fi reghinoper fotteriere il tetto,o più grotte che il bifogno perreggerfi,
& ftar* fenne,fe i tetti cótenderanno,(per dir'cofi)con le lor grondaie Tun co l'altro. Se dette grondaie guferanno lo impeto delle loro acque nelle mura,ò nelle entrate. Se tu porrai tale muraglia troppo baffa,b troppo alta, Te i vani, & le finettre riceueranno venti mal'fani,guazze moiette-, b foli importuni, b per il contrario,fe faranno tato ftrette che ne induchino troppa ofcurità odio fa,fe non baranno hauto riguardo à gli oliami delle mura, fé le entrate faran- no da cofa alcuna impeditele mottreranno cofe brutte,& fporche,& fimili al |
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tre cofe.lequali ne pattati libri efplicammo. Ma i difetti che inanzi à tutti gl
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altri bifogna hauerein odio per conto delli addornamenti fienquetti. Co-
nte fé nelle opere della natura fi vedette per auuentura cofa alcuna potta al contrario,ò arrouefcio,b mancalo troppa, b fé per conto alcuno ella~haueffe mala forma. Perciò che fé quefto,è imputato a mancamento nelle cofe della natura, & è tenuta per cofa monftruoia, che fi dirà egli d'uno Architettore che fi fia feruùo delle parti delle cofe inconuenientemente ? & fé le par- «t ti che fi vfano intorno alle forme fono linee angoli eftenfioni, & fimili, dico- no adunque bene coloro, iquali affermano chee'nonfitruoua difetto alcu- no di contrafatto, più brutto, ne più detettabile che il mefcholare infieme, b angoli.b lmee,b fuperficie che non fieno, & di numero,& di grandezza, & di fito fimili l'un'a l'altra vguaii, & congiunte infieme con diligentia, & accu- *t ratezza grandifsima. Et chi farà quello che nonbiafimi grandemente co- Jui,che doue e' non fia ttato forzato da alcuna necefsità, habbi tirato mura in quà,& in là limili à vn' lombrico, fenza ordine alcuno, & inconfideratamen- te,& alcune più lunghe,& alcune più corte, con angoli difuguali, & con con- giuo-nimento fenza forma che buona fia, & le medefime cofe mafsimo b in m vna pianta, che da l'un' lato fia troppo ottufa, & da l'altro troppo apuntata, con regola confufa,con ordine tramutato, & con configlio non preueduto, ne efaminato. Sarà ancora difetto hauer' tirato in modo la muraglia che fé bene guanto à fondamenti ella non ftia pero cofi male,le mura nondimeno ftieno di maniera,che ancora che elle defiderino gli ornamenti, non polsino i<> per modo alcuno diuentare più ecceilenti,b più garbate per leggiadria d'ad- dornamentijcome fé e* non fi fuffe curato nelle mura di cofa alcuna, faluo di farle per reggere, i tetti ,nonhauendo lafciato cofa alcuna in alcun1 luogo doue fi pofsino accomodare conuenientemente, & con ordine dittinto b la dignità delle colonne, b lo ornamento delle ftatue, ò la maiettà delle tauo - j* le, & la bellezza delle pitture, bla delicatezza delli intonichi. Simileà quefto mancamento & quafifuo congiunto è quetto, quando altri nelle co- fe che fi hanno à fare non dura il più che pub fatica di vedere che con la me- defima fpefa elle fi faccino oltra modobcllifsime,& che habbino maieflà erandifsima.Conciofia che certamente nelle forme,& nelle figure de gli edifi 4° tii fi truoua vna certa eccellentia,& vna certa gratia di naturarne dettagli ani mi de gli riuomini, & fi conofee fubito fé ella vi c\& non vi eifendo vi fi defide ra^randifsimatnentej&gli occhi mafsimo per lor' natura conofcono,& defi- derano il bello,& la leggiadria,^ in quella cofa fon diffìcili,& fattidiofi à con tetarfi.Ne sb io,dóde fi proceda,che e'pare che e' defiderino molto più quel. le cofe,
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LIBRO NONO. J5I
}e cofe,che vi macano,che ci non lodano quelle che vi fono di buono, perciò
che cotinouamente cercano quel' che vi fi poffa arroggere,per farla cofa più fplédida & più gratiofa,& reftano offefi,fe no veghono che vi fi fia pofta tanta fatica,& tata induftriadi arte,quantahabbi pofTutoporui vno accuratifsimo, s accortifsimo,& diligentifsimo maeflro.Oltra di queflo no fanno dire da che cofa reftino alcuna volta ofFefi,fe non da queflo folo che e' nò hanno da potè re fatiare totalmente, ne adempire lo sfrenato defiderio, che egli hanno, dì Vedere vna fmifurata bellezza. Lequali cofe effendo cofi, farà certamen- te bene di sforzarfi per quanto noi pofsiamo,con ognijftudio,opera .& .?• diligentia, che quelle cofe che noi muriamo fieno ornatifsime, & quelle mafsimo che ognW defidera fieno addome ; nella quale fpecie fono le Mu- raglie publiche, & mafsimo le facre, percioche e' non farà neffuno, che pof- fa fopportare, che elle flienoignude di ornamenti . Sarà difetto ancora fé gli addornamenti, che fi afpettano à gli edifitii Publici, tu gli accomo- iS deraiàpriuati,ò quelli che fi afpettano à priuati,tu gli aplicherai àie mu- raglie Publiche,& mafsimo fé nella loro fpecie faranno cofe minime, fé elle faranno da non douer'durare come fé alcuno ne gli edifitii publichi appli- cale pitture mal fatte, caduche, & fracide, conciofia che le cofe publiche hanno à elTere etterne. Et e ancora difetto affai graue, ilche veggiamo ac- *° cadere à certi fciocchi,che non hanno à fatica cominciata vna muraglia, che la dipingono,^ vi mettono ftatue,& addornamenti,in quantità, onde aduie- nechequefle fimil'cofe fon guade &rouinateauanti che fia finitala mura- glia^'bifognahauer'finito cofi ignuda tutta la tua muraglia auantichetula vefla di ornamenti , & l'ultima cofa farà lo addornarla. Allaquaf co- lf fa l'occafione d'e tempi, & delle cofe, & la facultà ti fi preverrà allhora nel- la fine da poterlo farecommodifsimamente,&fenza alcuno impedimen- to . Ma io vorrei che gli addornamenti che tu ci metterai fufsino in gran parte talmente fatti, che vi fi fufsino affaticate diuerfc,&piu mani di me- diocri artefici. Ma fé pure tu ve ne volefsi alcuni più eccellenti & più ra- jo ricomeftatueJ& Tauole,come fumo quelle che di Fidia & di Zeufi, per effer' tenute rarifsime, e bene collocarle in luoghi rarifsimi, & honoratifsi- mi. Io non lodo quello Dioceo Re de Medi, che accerchiò la Città' Ebbatana di fette circuiti di mura,& gli fece di variati colori, che alcuni fuf- fsinorofsi, alcuni giallici, altri coperti d'argento ,& altri d'oro ancora, ho rt in odio anco Gallicula che haueua la llalla di marmo, & le mangiatoie di auorio . Le cofe che edificaua Nerone erano tutte coperte d'oro, & com- inelle di gemme . Eliogabalo fìi più pazzo che amattonò le ftanze di oro, & fi doleua che non le poffeua amattonare di Ambra. Et non è gran'fatto fé quefti pazzi oflentatori, per dir'cofi, di fi fatti lauori, anzi più tofto di tale 40 pazzia, fono da elTere vituperati jgittandoefsi viale fatiche de mortali, & i fudori de gli huomini, in quelle cofe, che non fi vfàno ne fono conuenien- ti alla principiata muraglia ; & in quelle ancora, nelle quali non fi vegha co- fa alcuna che ne faccia marauigliare di ingegno, ne doue fi habbia à lodare la inuentione . Io dunque auertifeo di nuouo,& da capo che fifchifinofimili difetti,
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352 DELLA ARCH1TETTVRA
& inanzi che tu ti metta à far* opera alcuna confiderà, & efamina teco molto
bene il tutto,& infieme conferitalo alli intendenti ; fattine ancora i modelli. Da quali io vorrei che tu riandafsi con tempo continouato, & tal volta met- tendo tempo in mezo,due,tre quattro,fette,& dieci volte,tutte le parti, et me bra del futuro edifitio;fino a tanto che dal baffo fino alla cima dell'ultimo te- j golo, non vi fia cofa alcuna coperta, b fcoperta, grande, b piccola in tut - ta la opera da farli , che tu non la habbia penfata molto, & lungo tem- po , et ordinatala , et deteinato di che cofe, in che luoghi, con che ordine, con che numero e" fia conueniente, et flia bene hauerla collocata, congiun- ta infieme et datoli fine. io QualJta lo officio diun buono architettore & quali ferì le cofe
che faccino gli adornamenti Eccellenti.
Cap, IX.
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IN quefto modo adunque farà vn' buono Architettore, cominciera à dar'
principio alle cofe,ordinatamente, et accuratamente, Imparerà le forze et la natura del terreno, doue harà a fabricare, et auertirà fi da li edifitii dei- li antichi, fi da la vfanza,et confuetudine degli habitatori quel'che fotto U quel' cielo doue egli harà da murare vaglia qual' fi voglia forte di pietra, co- me fia buona la rena, come la calcina, come i legnami prefi di qucfti luo- ghi. Et quel che vaglino le cofe condotteui da altroue, contro alle ingiu- rie de tempi. Terminerà la larghezza,et la altezza de fondamenti et de pri- mi principii,et dipoi andrà elaminando che cofa,ò quale fi cuuengha alle mu tj ra,alle corteccie,et aripieni,et à Iegaméti,et alli offami,et riandrà ancora quel' che fi afpetti à vani,qucl' che al tetto,quel' che alli intonichi,quef che a vn'am mattonato feoperto, et quel' che al lauoro di dentro, et andrà terminando i luoghi, le vie, et i modi, per iquali fi leuino, fi forzino, et fi mandino via le fuperfluità, le cofe nociue , et le puzzolenti, come fono le fogne , da JO mandar' via le pioggie , & le fogne per rafeiugare gli ammattonati, del- le ftanze^rdinijcV: preparamenti da farle afciutte,& prohibire le humiditati ; & come fono quelle cofe che ne defendino, & vinchino il pefo d'una mole, che fia per douerti venire addoffo, oda vna ingiuria di rouinofi venti, b di impetuofe acque. Affegnerà finalmente termine ad ogni cofa.Non lafcerà co J? fa alcuna indictro,aliaquale non affegni la fu a legge,et il fuo ordine.Tutte qua fi quelle cofe, ancor' che principalmente paia che elle fi appartenghino alla ftabilità,& allo \fof nondimeno preferifeono di fé quello, che fé altrui fé ne fa beffe, fi arrecano dietro vn' difetto grandifsimo di contrafatto . Quel- le cofe che fanno gli ornamenti Eccellenti fono quefle. Bifogna, che lo or- 4o dine, & la regola dello addornare le muraglie fia terminatifsima , & libera, & efpedita del tutto, che le cofe Illufori , & eccellenti non vi fieno meffe infieme troppo folte, non calcate, & ammontate quafi in vna malfa, ma di- flribuite, & collocate talmente, & con tal determinatione, che chi le volef- fe mutare altrimenti, conofea che fi guafta tutta la gioia della leggiadria, &
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LIBRO NONO. .tf}
& bellezza. Oltradi quefto non fi haà lafciarc cofa alcuna in dietro da
banda nefluna , che il Maeftro non l'habbia addornata : ma non bifogna anco però che tutte fieno addornate vgualmente con ornamento grandif- fimo ; ne le vorrei anco tutte piene di ricchezze^ma vorrei che altri fi feruif- j fi>non tanto della abbondantia,quanto della varietà delle cofe. Colloche- rà le cofe eccellentifsime.ne luoghi principali; & le mediocri, ne luoghi me- no principali; & le più minuali, & di manco ftima collocherà ne luoghi più humili. Et in cjuefto guardia* grandemente di non congiugnere infieme alle cofe eccelleritifsime le molto friuole ; ne alle grandifsime le molto picciole ; «• ne alle pin corte, & più flrette, le molto larghe & altifsime ; ma quelle cofe
che infra loro faranno difuguali di dignità,& non fimili di genere fi aiuteran- no adaggiuftarfi con l'arte & con lo ingegno,& con il darli la forma,accioche ciTendo alcune cofe,che per fé hanno del graue,& del grande, & alcune altre del piaceuole,& del giocondo; fi debbe affettare l'ordine, & la regola di tut- i$ te,di manierarne non folamente faccino à ghara ad addornare la tua mura-
glia,ma che e1 paia che quefte non pofsino ftare fcnza quelle,ò ch'elle no pof- fino mantencre,à bafìanza la loro dignità:& gioucrà che in certi luoghi n me fcholino alcune cofe alquanto più neglette,accioche lo iplendore delle più no bili dalla comparatone di qucfle,diuenga più chiaro, & più noto. Ma fopra, *e tutto guardifi di non peruertire gli ordini de difegni, il che auerrebbe fé alle
cofe Corinthie,fi mefcolafsino le Doriche,come iodifsi, ò fé con le Doriche fi mefcolafsino le Ioniche,& fimili. Allo ordine ancora fi allegneranno le fue membra, accio non vi fi femini cofa alcuna interrottamente, & con confo iione^ma che ciafeuna flia al fuo luogo determinato & conueniente. Le coiè ** del mezo fi mettino ne mezi;& quelle cofe, che vgualmente faranno lontane
da mezi,fi bilanceranno del pari,& tutte le cofe finalmente faranno mifurate, ordite,& applicate,con linec,con angoli guidate, congiunte,^ collegate, in- fieme non accafo ; ma con certo ordine determinato; & dimoilrerannofi tali che,& doue fono le cornici,& doue elle no fono,& per tutta la facciata di fuo jo ri,& per tutta quella di dentro della muraglia, corra Iibero,& volentieri lo
fguardo de gli huomini moltiplicando il piacere per il piacere perle cofe fimi h,& per le difsimili,& che a coloro che le rilguardano,non paia d'haucrle tan to guardate,& riguardate,ne efferfi tanto marauigliati,che nello andarfene an cora non fé ne voltino indietro à riguardarle. Et che hauendo ben'eonfi- # derato il tutto non truouino in tutto il lauoro cofa alcuna in neflun'luogo,
che non fia vguale,& correfpondente,& che non conuenga con tutti i nume- ri alla gratia, & alla leggiadria. Si che quefte cofe li penferanno, & fi caue- ranno da Modelli. Ne folamente e di nccefsità preuedere^ & ordinare da detti modelli quelle cofe che tu hai ad incominciare, ma quelle ancora che 40 tu hai ad hauer' di bifogno, nel mettere in atto: Accio che dato principio alla
muraglia tu non habbia à dubitare, a variare, b a foprafedere ; ma preuedu- to il tutto prettamente, & con vn' certo ordine determinato fupplifchino quelle cofe,che raccolte,^ meiTe.infieme, fono atte, promte, & accomoda- te. Si che quefte fono quelle cofe che e' bifogna che lo Architettore habbi premeditate con configlio,& buon giudicio. I difetti che nafeono dalle cofe H iii
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fabbricate manualmente no accade replicarli,ma auertifca.che i rriaefrn ado
perino benc,i lor'piombi,i loro Archipenzoli,i lor Regoli,& le loro fquadre. Murino in Tempi conuenienti,& in tempi conuenienti fi ripofino,& attempo ritornino al lauoro,fcruinfi di cole pure,nó corrotte.non mefcolate,falde, fin cere,commode,accomodate,gagliarde,&fcompartilchinlein lor'luoghi at- * ti,et conuenienti,accioche elle ftieno ntte,adiacere, bocconi, con la fronte, con il fianco,o aperto,o largo,fecondo che,ctl'ufo,et la natura di ciafcuna co fa ricerca . Che cofefieno quelle, che principalmente habbia bifogno di confi derare uno i •
^Architettore,® che cofe fia di necepta,che eifappia.
Cap, X. MA accio che lo Architettore,neI proccurare,ordinare, et mandare ad
erTetto,que{le cofe,fi polla portare egrcgiamente,et fecondo fé li afpet- M ta;ci fono alcune cofe da non fé ne far' beffe . Egli ha da eiuminar' bene che pefo e' fi piglia fopra le fpalle,che profefsione e' taccia, che huomo e* voglia efier' tenuto,à che imprefa ei fi metta,et quanto di lode,quanto di guadagno f quanto di gratia,quanto di fama aprelTo a poderi, e' fi farà guadagnato ogni volta che egli habbia ben'fatto l'ofTitiofuo.-Et per il contrario fé egli hauerà » incominciato cofa alcuna ignorantemenre fenza configlio, ò inconfiderata- mente,a quanto vituperio,a quanto odio e fi fottometta, quato e' dia che dire quanto fi motòri aperto,mamrefl:o,continuo,il telìimonio della fua pazzia ap prelTo alla generatione humana. Gran' cofa certo è la Architettura,ne 1U be- ile che ogn'uno fi metta a tanta imprefa, bifogna che fiadj grandifsimo inge- M gno,ftudiofifsimo,habbia ottima dottrjna. Et e di nccefsità che fia efpenmcn tato aiTai,er fopra tutto che habbia purgato giudicio,et maturo configìio, co- lui che ardifca di far' profefsione di Architettore. Appartieni*! alla Architet- tura et e fua prima lode il giudicare quel* che ad ogni cofa fi conuenga. Con- ciofia che lo edificare e cofa necelTaria.ma lo edificare commodamente,é ca- ,o uato et dalla necefsità,et dalla vtilità. Ma lo hauere edificato di maniera, che gli fplendidi te ne lodino,et che i miferi ancora non te lo rinfaccino, non pub nafeere fé non dal lapere d'un' confiderato et valente,et dotto Architettore. Oltre a di quello il fare quelle cofe che fieno commode fecondo il bifogno, et delle quali non fi habbia à Ilare in dubbio,che,et in quanto a quel che fi era n dehberato.et in quanto alla facultà delle ricchezze e' fi polla dar'loro perfec- tione,c offitio non tanto d'uno Architettore.quanto di vno muratore.Ma l'ha uer' preueduto,et deliberato con la mente,et co il giudicio quel' che per ogni Conto debbe elfere perfettamente finito, et terminato s'appartiene à quello vario,et folo ingegno che noi ricerchiamo. Dallo ingegno adunque la inuen- 4« tione ; Dalla efpenentìa,la cognitione ; Dal giudicio,la elettione ; Dal confi- glio,la compofitione , è di necefsita che proceda ; et con la arte poi fi rechi k fine quei' che altri fi mette à fare. Il fondamento delle quai tutte cofe, credo che fia la prudentia et vn' maturo configlio: Concioiìa che le altre virtuti,co- me è la humanità,la benignità,la modeftia, la bontà,non le defidero più in co ftui
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ftui che io mi faccia nclli altri huomini, dediti a qual' fi voglia forte d'arti.
Conciofia che quefte fon' cofe,che chi non le ha, non credo io non che altro che fia da reputare per huomo. Ma fopra tutto bifogna che egli fenili la leg- gierezzaja oftmatione,la boriaja intemperantia,& fé alcune altre cofe ci fo- s no che appi-elfo de cittadini gli pofsino diminuire la fua buona gratia,o accre fcerli lo odio. Vltnnamente vorrei che fi portafle come fanno coloro che danno opera alli lìudii delle buone lettere: Conciofia che e* nò e' neiluno che penfi d'hauere ftudiato tanto che gli bafti. Se e' non harà letto & veduti tut- ti gli auttori, & di quei che non fono ancor* buoni i quali trattino o habbino «° fcritto alcuna cofa di quella faculta nellaquale e' fi efercita.Cofi in queflo luo
go confidererà diligentifsimamente tutti gli editìtii che comunemente làran no lodati,& approuati da gli huomini,difegneralli con linee, & numeri, vor- rà farne modefli,& efempii,& hauerli appreffo di sc,& cofi cognofeerà & efa mmeràjo ordine,! luoghi,! generi, & i numeri di ciafeuna delle cofe ; delle- ■* quali coloro fi faranno feruiti ; & mafsimo di chi harà fatto cofe grandifsi-
me,& eccellentifsimejde quali fi pub fare coniettura., che fufsino huomini egregii. EiTendo (lati moderatori di fi grandi fpefe. Ne farà moffo da vna gran* macchina di muraglia, talmente che in quella pofi lo animo,Gran' cofa difie colui, e certo quella che ha fatta Colono. Ma la prima cofa andrà rin- *° uenendo quanto artifitio fia in qualunque cofa preueduto, & fecreto, o quel
che vi fia eccellente, & mirabile mediante la inuentione ; & fi auuezzerà che nulla vi fia lodabile ne da eiTere approuato,fe non quelle cofe che vi fieno del tutto Eccellenti, & degne di ammirationi d'ingegno, & cioche in qualunque luo^o truoua di lodabile attribuita alle cofe fue,accio habbia ad eilere immi m tato,& quelle cofe che e' conofeerà poterfi fare molto più dilicate, con l'arte,
& con il moderartele correggerà & modererà, & quelle che non faranno pe rb cattiue affatto, fi sforzerà con le forze dello ingegno migliorarle, & fem- pre con vna fottile,& continoua inueftigatione di cofe ottime, defiderando fempre cofe maggiori cferciterà& accrefeierà lo ingegno fuo, & in quefto i° modo fi raccorrà, & riporrà nello animo tutte le lodi, non folamente fparfe,
& feminate,ma nafeofte, & ripofte per dire cofi nelle intime vifeere della na- tura,Lequali lodi introduceva con grandifsimo frutto di lode & di gloria nel le onere fue ; & fi rallegrerai di hauer'meiTo inanzi alcuna fua bella inuentio ne, dellaquale gli huomini s'habbino a marauighare, come per auentura fu »5 quella di colui che fece il Tempio fenza alcuno ferramento . O veramente
come quella di colui che códuife a Roma il ColofTo fempre ritto,& fofpefo, nel qual1 lauoro faccia ancor'queflo a noflro propofito,fi feruiua di ventiquat tro Elefanti. O come quella di colui, che nel cauare di vna caua vi lafcierà fatto vn' laberinto,o vn' Tempio, o qual' altra cofa tu ti* voglia che ferua a bi- 4* fo^ni degli huomini fuor' della oppenione d'altrui. Dicono che Nerone fi
fcruì certo di Architettori prodigiofi, a quali non cadeuamai cofa alcuna nclloanimo , fé non quelle che erano quali impnfsibili a farfi da gli huomini. Io certo non lodo quefli tali Ma io vorrei,che e' fufsino, & fi apparecchiaife- ro di eifer> tali,che e' paia che egli habbino voluto in ogni cofa attendere pri- ma alla volita & al bifogno che ad altro,& fé bene egli harà fatto tutto quello H iiii
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che hara'fatto per addornamcnto,io nientedimeno vorrei, che tu non negaf
fi che e' paia che e' l'habbia fatto principalmente per vtilità,& loderò fé alle nuoue inuentioni vi faranno inferti, i lodatifsimi ordini delli Antichi. Et fé a quelli non mancheranno nuoui trouati di ingegno. Si che in queflo modo ecciterà le forze dello ingegno fuo,con l'ufo, & con la effercitatione delle co * fé che giouino a acquifere quella feientia, o arte con molta lode, & penferà che lo officio fuo fia di non hauer' foiamentc quella faculta, laquale* non ha- uendo fi trouerrebbe non effer' quello, quale ei fa profefsione di eflere. ma il armerà della cognitione,& ornato di tutte le buone arti, per quato farà a fuo propofito,& ci diuenterà prompto,& efpedito,Ta!mente, che in quella cofa io non defidererà maggiori aiuti di dottrina, & fi delibererà di non hauer' mai àtorfi ne àcceiTare dallo fludio,nc dalla induflria, fino a tanto che e* fi cono- fca eflere limile a coloro,alle lodi,de quali non fi può arrogere cofa alcuna. Ne penferà di hauer* mai fatisfatto a fé fleffo, fé e' farà colà alcuna in alcun' luogo 3 che per verfo alcuno li pofsa giouare, da poterla ottenere con arte,o '? con ingegnose egli non l'harà comprefà, & non fene farà totalmente infigno ritoi& non fi farà con tutto il fuo potere sforzato, che in lui fleffo fi ritruoui il cumulo,& la fomma vltitna della gloriaci hauer' condotto al più pregiato fine,qual' fi voglia genere, fpecic,o forma,delle co fé. Ma quelle cofe che gio- uano,& quali delle arti fieno ad vno Architettore neceffarie, fon' quefle. La ei Pittura,^ le Matematiche,nell'altre non mi affatico,chc fia dotto,b no. Con- ciofia che io non preiTerrò fede a colui che dice, che a vno Architettore s'a- fpetta di eflere Dottore di Legge accioche e'fappia rendere ragione del ri- muouere le acque. Del por' termine infra,i confini, & del non incorrere in Lite, & controuerfie & fimili,come ne lo edificare bene fpeffo interuiene. ** No mi curo anco che e' fiaperfettifsimo Aflrologo in quello affare.perche egli habbia a fapere,che le Librerie fi fanno diuerfo borea,& che le flufc,flan no bene verfo Occidente. Ne confefferò anco che e' fia di necefsità l'eilere Mufico per hauer' a porre ne Teatri,i vafi di Rame o di Bronzo che rifuoni- no. Ne mi curo anco,che Ha Rettorico,perche egli habbia a faper' ben' rac jo contare inanzi, quel che egli habbia a fare per moflrarfi a chi volefsi feruirfi di lui : Conciofia che il penfiero,Ia Scientia,il configlio, & la diligenza gli fa- rà a baflanza per potere efpnmere con parole quel che faccia al fuo proposi- to accomodatamente,^ bene. Ilche nella eloquentia, e la cofa principale^ importantiisima. Non vorrei già che e' fuffefenza lingualeche egli haueile <j gli orecchi tanto fordi,che ei non conofeeife Tharmonie. Sarà bene a baflan- za fé ei no edificherà per il Pubhco,quando egli edificherà per il priuato che e' non nuoca ad altri,con,i lumi,con le grondaie,con doccioni,o guidaménti di acque, o non impedirà viaggi a Serui fuori del confueto. Se e' faprà quali Venti da qual' parte del mondo tirino,& come fi chiaminoci quale fé ne farà 4c infor'matifsimo non lo biafimcrò . Ma della pittura,& della Mathematica bi- fogna che non ne manchi non altrimenti che no pub mancare il Poeta del fa- pere bene le voci,& le Syllabe,& non so fé egli,e a baftaza, che di quefle due cofe e' ne fia mediocremente inflrutto. Faro ben' di me tal' profeisione,chc mi fono rapite volte entrate nella mente affai conietture, & penfieri di mura- si |
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glie,che io harei grandifsimamcnte lodate, & quando io le hb poi difegnatc
con linee,hb trouato in quella parte che più farebbe piaciuta, molto graui er rori,& da correggerli aflai,& quando poi io hb ripensato, a quelche io haue- ua me ilo in difegno,& che io haueua cominciato a determinare, conobbi la f mia indiligentia,& la riprefi. Finalmente hauendone io fatti modelli,& efem
pi,& alcuna volta andando repetendo tutte le parti,accadde che talvolta che io conobbi che nel numero ancora mi ero ingagnnato. Ma io non voglio già che ila Zeufi nel dipignere,ne Nicomaco nel maneggiare de numerane Ar- chimede nel trattare degli Anguli,& delle linee, ma farà abaftanza fé da libri io della pittura,^ del difegno che noi fcriuemmo, faprà cauare,i primi princi-
pi^ fé delle cofe Matematiche ne cauerà quella notitia che fi fu penfata alla mefcolata degli angoli, de numeri, & delle linee, come fono quelle cofe che del mifurare i peli, le fuperficie, & i corpi ci fono, lequali,i Greci chiamano Podifmata& Embada;conquefte arti aggiuntoci©: ftudio& diligentialo if Architettore fi acquiila gratia,ricchezze, gloria & fama appretto de poderi,
^ chi lo architettore debhe comunicare il fio configlio, &* t opera fia. £aP. X /.
E Mi piace che in quefto luogo non fi lafci indietro,quel'che fi appartiene
allo Architettore.Tu non hai a andare fpotanamente cofi a feruire ogn'u no che dice di volere edificare. Il che, i leggieri, & i boriofi più che il bifo- gno, fogliono fare. Io non fo fé egli e da afpettare che e' tene richiegha più & più volte. Bifogna che da per loro ti credino, & che eglino habbin' fede in te,chi fi vuol' feruire de la opera & del configlio tuo,o perche vorrò io of- ij ferire le mie degne & vtih inuentioni fenza hauerne frutto nefluno,a fare,chc
ovnojovn'altro ignorante mi creda? Merita per dio certamente premio non mediocre il farti con gli auertimenti miei più e(perto,in quella cofa nel- laqualc io ti rifpiarmi grandifsima ipefa,& gioui oltra modo,& alle commo- dità,& a piaceri tuoi, è cofa da fauìo il faperfi mantenere la reputatione, & e io a baftanza dare fidato configlio, & difegni lodatifsimi a chi tene ricerca ; che
fé per auentura tu piglierai il lauoro ibpra di te, & che tu vogli efierne fopra- ftante,& quello che ne diafine,durerai grandifsima fatica afehifare, chetutti i difetti di altri,& tutti gli errori,o per ignorantia,o per negligentia commef- fi,non fieno a te folo imputati. Quefte fon* cofe da commetterle a fopraftanti 55 diligétijaccurati^rigidi, feueri, che proccurino il modo con il quale le cofe fi
habbino a fare,con ftudio,induftria,& diligentia,& afsiduità. Vorrei anco- ra per quanto e pofsibiie, che tu auertifea di non ti impacciare fé non con per ione fplendìde & con i Principi delle Gttadi,cupidifsimi di quelle cofe.Con ciofia che le tue fatiche date a chi fi voglia che non fieno pedone qualificate 4o diuentano vili. Quanto penfi tu che ti gioui,la authorità de gli huomini gran
di,a quali tu ti fiaprefuppofto dhauere a feruire, inquanto alla gloria. Io fo- no vn' di quelli, che (oltre a che a la maggior parte de gl'huomini non so per che alcuna volta pare,che gli huomini grandi habbino miglior4 ghufto,& mi glior giudicio al parere del vulgo che in effetto non hanno ) Io dico che fono vno di quelli che vorrei, che a lo Architettore fufsino date prontamente,^ |
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in abbondantia tutte quelle cofe, lequali fono di bifogno a mettere a defFetto
tal* muraglia. Qucfte cofe gli riuomini di baffa mano, il più delle volre per- che non poilono, non vogliono ancho farle. Aggiugnici,il che fi può facil- mente vedere, cbeanchor'chee'fienoduoimaeftri, di ingegno ci di indu- flna vguali, & che habbino a fare vn'opera vguale, alcuna volta fi arrecherà % più gratia dietro,l'uno di loro,& più abondantemente mediante la valuta, & la eccellenza delle cofe,dellequali fi harà a feruire che non farà l'altro . Vlti- mamente, ti auertifeo che per defiderio di gloria tu non ti metta feioccamen te ad alcuna imprelà in neftun'luogo di cofe in vfitate,o non mai veduterfa di hauere efaminate, & confiderate molto bene infino ad ogni minima cofa, le i« imprefe che tu metti inanzi. Il far' dar' fine con le mani d'altn,alle tue inuen tioni,& immaginationi é cofa grande,& faticofa;& il volere fare {pendere ad altri, i danari fecondo il tuo parere ; Chi e quello, che non fappia che e cofa fempre piena di cordogli,& di ramarichii? Oltre a di quello io vorrei,che tu fcacciafsi molto lungi da te,qucl' difetto comune, per il quale fpeiTo auuiene i% che il più delle volte non è neifuno edifitio infra grandi, che non habbia gra- pifsimi difetti, & da vituperarli grandemente, percioche chi farà quello, che non defideri grandemente d'hauer* a efifer' Cenfore,correttore,& emen- datore della vita tua,dell arte,de coftumi,& delli ordini tuoi ? Conciofia che a quaf fi voglia grandifsima muraglia rare volte auiene che gli fia dato fine,o «t per la breuità della vita deglhuomini,o per la grandezza deffopera, da quel' medefimo huomo,dal quale ella farà (lata principiata. Ma noi che reitiamo inuidiofi,év importuni ci sforziamo,& ci vantiamo di hauerui innouato alcu ria cofa, Onde auiene,che le cofe bene incominciate da altri fi deprauino, & fi guadino,& fi fìnifehino male. Io giudico che fia bene di douere (lare a quel m le detcrminationi di coloro, che ne fono frati inuentorr, che le hanno lunga- mente efaminate <3t confiderate. Percioche quei primi inuentori pofietton' effere mofsi da alcuna cagione,Laquale forle/e tu efaminerai diligentemen- te il tutto,& la considererai con attentione,& cura.non ti farà nafcofla. Non- dimeno io ti auertifco,che tutto quello che tu ti delibererai di innouarui,non JO Io fare,fe non configliato, & più torto comandatoti dal configlio di huomini Élpertifsimi, & approuatifsimi.Imperoche in quefto modo prouederai bene a bifogni della muraglia cV ti difenderai da morii delle male lingue. riab- biamo trattato delle cofe Publiche, delle priuate, de gli Edilìtii facri, de fecolari,delle cofè,che feruono a bifognijdi quelle, che feruo- <j no alla Maieflà,& ài quelle che feruono a diletti,& a piace-
ri . Hora diremo quelche ci refla ciò e in qua? modo fi polsino riparare & correggere i difetti i qua- ndo per ignoratia de Tempi,& de gli huo mini, o per cafi auerfi,o non penfati 4<5
accafeono negli edihzii ; pre-
fiate olitterati fauorea qucfti ftudii. |
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DI LEONBATISTA ALBERTI
LIBRO DECIMO. Vt 'Difetti detti edifiij,onde na/chino^tialifieno quelli, chejtpofino correggere & qua no,
dalli ^Architettori, & quai cofefierì quelle, che faccino cattiua
ari*-,,. Cap. L
m '•
E D A Qjy I inanzi noi riabbiamo a disputare de difet
ti,da emendarfi,delli edifitii,é bifogna confiderare qua li fieno certamente quei difetti che fi pofìono dalle ma- ni delli huomini emendare. Percioche i Medici in queflo medefimo modo giudicano, che nel conofeere la qualità del male d'uno infermo, confitta, la lomma de rimedii da guarirlo. I difetti delli edifitii, & publi- ci & priuati alcuni fbn'nati,& caufati dallo Architetto- re, & alcuni vi fono Itati portati d'altronde ;& di quelli ancora ad alcuni fi i» pub riparare con l'arte,& con lo ingegno,& ad alcuni altri non fi può dare ri- medio alcuno. Dallo Architettore procedono quelli,che noi dicemmo nei paffato libro quafi inoltrandoli a dito, Conciofiache alcuni fono difetti dello animo,& alcuni delle mani:dcllo animo fono,Ia elettionejo feomparti- mento,la diflributione,il fìnimento,mal fatto,difsipato,& confufo. Ma i di- ti fetti delle mani fono lo apparecchiamento delle cofe,il prouederle,il murar- le^ metterle inficme poco accuratamente & à cafo & umili, ne quai difettai poco diligenti,& mal' confiderati facilmente incorrono. Ma i difetti, che procedono d'altronde,apena penfo io che fi pofsino annouerare, tanti fono, & tanto varii,infra i quali ci è quello che e' dicono,che tutte le cofe fono fupe i© rate & vinte dal tempo, & che 1 tormenti della vecchiaia fono pieni di infidie & molto potenti,ne pofifono i corpi sforzarli cotro a patti della natura di no inuecchiare, talmente che alcuni penfono che il Cielo fleflo fia mortale per queflo folo che egli e corpo , & lappiamo quanto pòffà lo ardore del Sole; quanro i diacci; quanto le brinate,^ quanto i venti. Da quelli tormenti veg- j5 aiamo i durifsimi fafsi confumarfi,aprirfi,& infracidarfi;& col tempo fpiccar il dalle alte ripe,& cadere fafsi oltra modo grandifsimi,talméte che roumano con gran' parte del Monte.aggiugni a quefte le villanie,che fanno gli huomi- ni, Cofi mi guardi Dio,come alcuna volta io non pollo fare che e' non mi ven ga a (tomaco, vedendo che per flracurataggme di alcuni ( per non dir1 cofa 4o odiofa) che direi per auaritia,e'fi coniente di disfare quelle muraglie,allequa li ha perdonato mediante la loro maieflà il barbaro, & rinfuriato inimico,^ alcqualiiltempoperucrfo & odinato dissipatore delle cofe, acconfennua che ancora fteilero eterne . Aggiugnici i cafi repentini de fuochi, delle faet- te, de tremuofi, & delli impeti delle acque,& delle inondationi, & delle a!trc molte cole,che di giorno in gior no/impeto prodigiofo della Natura ne pub |
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arrecarejUpnpiuvditejfuor' d]oppenrone,incredibiii ; mediafìte le quali cofe
fi rouina,& fi difetta qual' ff voglia ben' ordinata & be' fatta muraglia da qual' fi voglia Architettore. Pldtoné diceua che la Ifola Atlantca non.minore che Io Epiro fene era ita in fumo. Mediante le iflorie fappiamo noi che Bura, & Elide,vna da vna apertura delta Terra, & l'altra dall'onde furono fa m merle, * & che la Palude Tritonide dilparue in vno flante,& per il contrario apprelfo alli Argiui eiTere in vn' fubito'apfarfa laPaiude Stinfalida,& àppreiTo a Tera mene nacque in viV fubito ynà Ifola con acque calde,& infra Tyrefia,& The ra nacque nel Mare vna fiamma, che duro quattro di interi ad abbruciare, & ad ardere il mare tutto,& dipoi rimanerui vna Ifola di dodici(ladii, nella qua * lei Rodùiii edificarono il Tempio a Nettunno Defenfore, & in alcuni altri luoghi eifere multiplicati tanto i Topi, che dipoi ne fucceile la pefley& dalli Spagmuoh fumo madati Imbafciadori al fenato,i quali chiedefsino foccorfo contro le ingiurie de Coiiigb',& molte altre cofe fimili a quelle, che noi racco gliemmo in quello opufcolo,che fi chiama Theogenio ; ma non tutti i difet- i* ti che procedono d'altronde fono però inemendabili, ne anche i difetti che nafeono dallo Architettore fon' pero tutti atti a poteri! emendare, conciona che le cofe guafte totalmente, & deprauate per ogni conto, non fi pofTono emendare. Quelle ancora,chc Hanno di manierarne non fi pofìono miglio- rare,fe non fi riuoltono fozzopra tutte le linee,efTe certo no fi rimediano; ma et più predo fi rouinano per faruene di nuouo delle altre. Ma io non attendo 3 quello. Noi aiidren' dietro a quelle, che mediante la mano fi pofTono mi- gliorare , & fare più commode, ci inanzi tratto attenderemo alle Publiche, delle quali la maggiore & la più importante,è la Città,o più preflo fé e* ci, e le cito il dir' cofi la Regione della città, la Regione nellaquale il mal'diligente *$ Architettore bara polla la fua Cittade, harà forfè quelli difetti da effere cme dati. Percioche,o ella farà mal ficura mediante le fubite feorrerie de nimici, o ella farà fot.to vn'aria cruda,& poco fana ; & quelle cofe, di che fi harà bifo- gno non vi fi genereranno a baflanza.Tratteremo a dunque di quelli. A par- tirli di Lydia per andare in Cilicia vi è vn' cammino molto furetto fatto dal- JO la natura infra j monti, di modo che tu dirai che ell'habbia voluto fare vna porta alla prouincia. Nelle fauci del giogo, da Greci chiamate Porte, vi è ancora vn* viaggio,che tre armati lo guardano, con vna via feofeefa da fpefsi riui di acque hora in qua, hora in la,cbe cafeono dalle radici de monti,limili a quelle fono nella marca le Rocche feofeefe che il vulgo chiama FofTo ora- <j brone,& molte altre in altri luoghi. Ma fimili pafsi non fi truouano per tut- to fatti doue tu vorrefli dalla Natura. Ma e'par' bene che in gran' parte fi pofsino fare imitando la Natura. Il che in molti luoghi fccionoi faui anti- chi. Perciocheper render'ilpaefeficuro dalle feorrerie de nimicali ordi- narono in quella maniera. Racconterò alcune cofe delle grandi, fatte da 40 huomini ecccllentifsimi, con breuità,lequah faranno a nollro proposto. ArtaferfeprefToallo Eufrate fece infra fé & il nimico vna folla larga feifanta piedi, & lunga diecimila pafsi ; i Cefari tra quali vno fu Adriano feciono vn' muro per Inghilterra lungo ottanta miglia, col quale e' diuideffero, i campi ijc Barbari da quelli del popolo Romano. Antonio pio, ancora, fece nella medefima
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LIBRO DECIMO. « fa
medefima Ifola vn' muro di Piote. Seuero doppo coftui a trauerfo della
Ifoladalun capo allo altro fino al Mare fece vno Argine di cento ventiduo mila pafsi. Appreflo alla Margiana prouincia della India, Antioco Sotero, doueegli edifico Antiochia, cinte la prouincia intorno di vn'muro lungo. % i^oo.itadii. Et Selbfe lungo Io Egitto verfo la Arabia fece vn'muro, da Pe-
Juiio fino alla citta del Sole, laquale ei chiamano Thebe, per luoghi diferti di fladii medefimamente 1500.1 Neritoni appreilo a Leucade conciofia che ella fufle già terra ferma tagliato il Monte, & introdottoui il Mare la feciono diuentare Ifola. EtiCalcidenfi,&i Beotii feciono vno argine nel Canale ,0 mediante il quale Tlfola di Negropontc fi congiugnefsi alla Beotia, accio che
elicli foccorrefsino l'una l'altra. Vicino al fiume Ofsio Alefiandro vi fece fette terre,non molto lontane l'una da raltra,accio ne gli accidenti fubitani de nimici fi potefsino foccorrere l'una l'altra. Chiamauano Tirfe certi alloggia- menti,che e' faceuano afforrificati di argini & {leccati alti,fimili a Cartelli, de 15 quali per tutto fi feruiuano contro le feorrene de nimici. I Perfiani ferrate
le cateratte impediuano il fiume Tigri, acciò per eiTo non potefle falire nefTu- na Naue come Inimica. Le quali da Aleffandro furono diffate, & guaite di- cendo che eirerano cofe da animi vili & poltroni, & gli perfuafe che più tolto fi difendefsino con la Virtù delle forze Sonci alcuni,che hanno fatto il loro •• paefe fimile a vn1 palude, con il condurui le acque in abbondanza come fi di-
ce che fi faceua la Arabia,laquale mediante le Paludi, & liflagnichcperlo Eufrate vi fi caufauano, dicono che era fortifsima contro la venuta de nimi- cì,con quelli affortificamenti adunque renderono,i paefifortifsimi contro le ingiurie de nimici, & con le medefime arti feciono il paefe dellì Inimici più *5 debole. Ma quelle cofe, che faccino l'aria cattiua raccontammo noi affai a
lungo nel fuo luogo conueniente,le quali cofe fé tu andrai raccogliendo, tro- uerraicheperilpiù faranno di quelle maniere, Perciò che, oda le troppo grandi sferze de Soli, o da le troppo ombre, o da fiati cattiui & grofsi, che ven^hin d'altronde, o da cattiui vapori, che efehino della terra fi corrompe- !• rà l'aria ; o vero da perfe (Iella l'aria fi arrecherà dietro qualche difetto : che
l'aria quando ella è cattiua o corrotta pofia emendarli da alcuna arte degli huomini,non e a pena alcuno che il creda, fé già non gioua quel che egli fcrì- uono, che placati gli Dii, o per configlio delli Dii, come fé fi furie confitto il chiodo per il Confolo,fi placarono alcuna volta pelli crudelifsime. Contro ss alle troppo grandi sferze del Sole,& de Venti per gli habitatori di alcuna ter
ra,o delle Ville,non mancheranno rimedii che giouino,ma il volere rimedia re a vn1 paefe,o prouincia intera, non so io già come ci faremo, ancor che io non niego,che i difetticene in gran' parte procedono & vengono portati dal- la aria no fi polsino rimediare, doue accagia che 1 vapori nociui della Terra 40 fi leuino via, per la qual' cofa io non ho da andar' dietro a vedere, fé o per la
pofianza del Sole, o per il conceputo ardore nelle intime vifeere, la Terra efali, & mandi fuori quei duoi vapori, l'uno che folleuandofi in l'aria fi con- uerta perii freddo in pioggie & in neui, l'altro è il vapore fecco, per il qua- le fi muouono,i Venti . Siaci folamente noto a. noi che l'uno & faltro cfala&efce delia Terra, & fi come quei vapori, che efalano fuori de corpi |
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delli animali Temiamo che fanno di quello odore , di che e quel' tal' corpo,
ciò e che di vn' corpo peflilente ne efee puzzo peflifero,& di vnJ corpo odo- , rofo ne efee fuaue & fimili. Alcuna volta ancora fi vede che accade ma- nifeftamente,che quel* fudore,& quel' vapore, che in quanto a fé non è mole- fio di fua natura, nondimeno per il fudiciume delle velli infettato fpuzza. * Cofi interuiene nella terra . Percioche quella campagna , che non farà ben* coperta di acqua,& ne ancora afeiutta abaflanza, ma quali come vns loto, & vna fanghiglia, quefla certo per più cagioni efalerà nati nociui,& infetti; & faccia queflo a noftro proposto, che doue noi fentiamo il Mare profon- do vi trodamo le acque fredde, & doue non e molto fondo le trouiamo tic- n pide, & dicono, che ciò accade perche i raggi del Sole non poffono pene- trare , ne paffare fino al fondo, & fi come fé tu mettefsi vu' ferro rouente, & ben' candito nelÌ>olio,& quello olio fuffe poco, fubito ecciterebbe fumi forti & torbidi, Ma fé vi farà affai olio che foprauanzi al ferro fpegnerà fubito quclJ calore, & non farà fumo alcuno. Ma tratteremo di quelle cofe con i* quella breuità, che noi riabbiamo incominciato. Eflendo fiata rifecca vna palude intorno a vna eerta terra, & efiendo per tal'conto fucceifa Japefle, fcriue Seruio che andorno a chiederne coufiglio ad Appolline, & che gli ri- fpofe che la feccafsino affatto. Vicino a Tempe vi era vno flagno d'acqua molto largo,&Hercole fattoui vna foffalo feccò.Et feccò anco la Hydra dal « qual'luogo,i rompimenti delle acque guaflauano la Città propinqua come e* dicono ; onde auuenne che confumato lo humore fuperfluo, & fatto diueni- re il terreno fodo&afeiutto Icuarono viairiui delle acque fopr'abbondan- ti. Già il Nilo eflfendo vna fiata crefeiuto molto più che non era fuo foli- to, donde oltre al fango reftarono molti & varii animali,che rafeiuttofi poi il u terreno fi corroppono ; fu cagione che di poi fucceife vna grandifsima pelle. La Citta MazzaraprefTo al Monte Argeodice Strabone abbonda di buone acque, ma fc la fiate elle non hanno donde feorrere, vi fanno vna Aria mal fana& peflilente. Oltra di queflo in Lybiaverfo fettentrionc fi come in Ethiopia ancora non pioue, onde i laghi fpeifo diuentano perii feccofan- J0 gofi,& perciò abbonda ella duna moltitudine di animali nati di corruttio- ne,& mafsimo di gran* copia di locufle contro a fi fatti fetori & puzzo fi cru- dele , l'un' rimedio & l'altro di Hercole, faranno commodi faccendoui vna foiTa,accioche per il fermaruifi de le acque, non vi diuenti il terreno fango- fo,& di poi fi apra la regione a Soli, & cofi fatti credian'noi che fufsino i fuo- <j chi di HercoIe,& gioua aliai riempierui di fafsi, di Terra ; Ma in che modo tu polla facilmente riempiere vno flagno concauo,di Rena del fiume lo dire mo a luogo fiio. Diceua Strabone che a fuo tempo la Città di Rauenna per e fiere inondata da affai Mare,era folita a fentirc fiati puzzolenti,nondimenot la Aria non vi era cattiua, & fi marauigliano onde queflo accaggia fé già non 40 auiene per quello,che e' dicono,che accade alla Città di Venetia, che per agi taruifi femprc le paludi da i Venti, & dal fiotto della Marina,non fi quietano mai. Simile a quefla ancora dicono che fiì Alelfandria, Ma la State i cre- feimenti del Nilo,ne hanno di quel luogo leuato tal* difetto. Siamo adunque amiertiti dalla Natura di quello chehabbiamo a* fare, Conciofia che e' fa- rà buono |
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LIERO DECIMO. }fy
rà buono & giouerà, o feccare le paludi a fatto, o veramente far* che vi fia
di molta acqua di Riui, di fiume, o di Mare, tirataui dentro, o veramente cauarle tanto a fondo, che fi truoui l'acqua viua . Et di quelle fia detto a baftanza. j ., i.-. - , .
(he tacque principalmente Jone necejfarifiime & Ji Varine
finì. Cap. II. PRouediamo al prefente che e' no ci manchi cofa alcuna della quale pol-
liamo hauere di bifogno. Et quali fieno le cofe necefTarie non flarò io a raccontare troppo lungamente ; perche elle fono manifefte. Le cofe da mangiare le veilimenta,i Tetti, & principalmente l'acqua. Talete Milefio vfaua dire che l'acqua era il principio delle cofe,& della congiuntionc Fiuma- na . Ariftobolo dice, che haueua veduti più di mille borghi abbandonati,. !S perche il fiume Indo fi era volto aitroue. Et io non negherò che l'acqua
non fia a gli animali quafi vn' nutrimento di calore, & vno alimento della vi- ta ; o perche ilarò io a raccontare le piante ? o l'altre cofe, de le quali fi Temo- no i mortali ? io mi penfo coli,che quelle cofe, che crefcono, & fi nutrifcono fopra de la tcrra,tutte, fé tu gli leuerai l'acqua diuenteranno & fi conuertiran- «.© no in niente. Appreflb allo Eufrate non lafciono pafcere i beftiami quanto
e'vogliono, percheeglino ingranano troppo, mediante le Praterie troppo buone del che penfano ne fia cagione la troppa abbondantia deli'humore. Dicono che in Mare fono pefci grandifsimi , perche dall'acqua ne e porta grandifsima copia & abbondantia di nutrimenti. Dice Senofonte che a Re ** di Lacedemoniaeradato per maggior'grandezza che inanzi alla cafa vici-
no alle Porte hauefsino vno (lagno di acqua. Per coflume antico nelle noz- ze,ne Sacrificii>& in tutte quafi le cofe facre,adoperiamo l'acqua, le quai cofe tutte fanno fede,& fono inditio della flima,che feciono,i noflri Antichi della acqua. Ma chi negherà chela abbondantia di quella non gioui molto, & j» aiuti in molti modi a la generatione humana, di maniera che e* non è mai da
penfarèchein qual' fi voglia luogo ne fia modefhmente, fé non quando e' ve ne farà abbondantiagrandifsima per tutti i bifogni. • Dalla acqua adunque co mincieremo Temendocene noi come e' dicono & fani & infermi ; I Mafiage- ti aperto in molti luoghi il fiume Aragofeciono la Regione Aquidofa . 3* ABabbillonia perche ella era edificata miuogo arido furono condotti &il
Tigre & lo Eufrate. Semiramis introduce nella Città Ecbatana vno Aquidot to, forato vn'ako monte pcrfladii 2 5. con vnafofia larga quindici piedi. 11, Re Arabodal fiume Coro di Arabia fino a quei luoghi deferti & aridi, doue egli afpettaua Cambi fé ( fenoi crediamo ogni cofa, ad Erodoto ) condufle 4* l'acqua , hauendo fatto il condotto di pelle di Tori. Appreflb a Samii
infra le opere rare era per marauigliofa tenuta, vna fofla lunga fettanta fia- dii tirata per vn'monte alto cento cinquanta cubiti . Marauigliauanit ancora di vno condotto fatto da Megaro, che era alto venti piedi, median- te il quale fi conduceua il fonte nella Città. Ma a mio giuditio la Citta di Roma fuperò di gran'lunga tutti coftoro,& di grandezza di muraglie, i :\ l ii |
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^4 DELLA ARCHITETTVRA
i5c di artifitio del condurle, & della grati'copi a delle acque condotte den-
tro • Ncfempre faranno apparecchiati, o fonti, o fiumi, de quali tu pof- fa cauarc le acque. AlefTandro per poter* hauer' dell'acqua per la Arma- ta lungo il Mare, & il lito Perfico,fece cauare de pozzi. Dice Appiano che Bannjbalc quando era flretto da Scipione alla Citta di Glia nel mezo della i campagna per nonvieflcre acqua prouedde alla necefsita de Soldati, con farui fare de pozzi. Aggiugnici ancora che ogni acqua che tu truoui non è buona ne commoda a bifogni de gli huomini. Percioche oltre a quello,che alcune fono calde, & alcune fredde, & che alcune fono dolci, alcune afprc, alcune amare, alcune purifsime, alcune fangofe, vifeofe, vntuofe, & alcune i» tenghono di pcce,& alcune, che fanno le cole, che tu vi metti dentro,comc fafsi, & alcune che fcatunfchono parte chiare t & parte torbide, oc in alcuni luoghi nel medefimo fonte fono,& qui dolci, & qui falfe & amare . Sonci ancora molte cofe degne di memoria, per le quali le acque infra di loro fo- no & di natura, & di poffanza molto differenti, lequah conferifcono mol- n to & alla falute & al danno de gli huomini. Et fiaci lecito ancora raccon- tare alcuni miracoli delle acque, che ne dilettino. Il fiume Arfinocin Ar- menia gualcale velli, chefifauano con elfo , L'acqua della fonte di Dia- na prcifo a Camerino, non fi vnifee col Vino . A Debri Caflcllo de Ga- ramanti vi è vn fonte, che di giorno è freddo & di notte e caldo. Ap- m preilo de Segeftani lo Helbefo nel mezo del corfo fubito fi nfcalda. Il fon- te Sacro di Epiro, fpegne le cofe , che vi il mettono accefe , & accende quelle, che vi fi mettono fpente. In Eieufina il fonte che vi è, falta & fi ral- legra al fuono delle Tybie ♦ Gli animali forefticri quando beono del fiu- me Indo fi mutano di colori. Nel lito del Marc Eritreo ancora vi é vn' fon- u te, dd quale fé le pecore ne beono,fubito fi muta loro la lana in colore ofeu- ró v A fonti Laodiccnfi tutti i beftiami di quattro piedi, che vi nafeono vi- cini, fono di colore gialliccio. Nella campagna Gadarenaviè vna acqua, la quale fé il bcfliame ne bee, perde fubito & la lana,& le vnghie. Preilo al Marc Hyrcano vi e' yn Iago, nel quale tutti coloro, che vi fi lauano diuen- f • tanp Rognofi, & fi guarifcpno folamente con olio, A Sufa, è vna Acqua, [che fa cafeare i denti, PrcfToallo (lagno felonio è vna fonte della quale chi bec diuenta flerile , & ven' é vn'altra che chi ne bee torna feconda. Et in Scio ne vna » che fa diventare pazzo chi ne bee, & altroue vna, che non fo- Jamente beuta, ma a fatica guflata fa morire altrui ridendo, & fi truoua vna s1 jacqua ancora, che fé tu tilauafsi coneffati faria morire. Et in Arcadia ap- prenda Nonagio vie vna forte di acqua, purifsinra per altro; ma e tanto yelenofa, che ella non fi pub tenere in Metallo di forte alcuna . Et perii cpntrario ci fono acque, che rendono ad altrui la fanità come fono quelle di Pozzuolo, di Siena, di Volterra, di Bologna, & quelle che in varii luo- «♦ ghi fpnq celebrate per la Italia . Ma è maggior'quello, che della acqua di Corfica fi racconta, che raflbdaua le offa rotte, & conia quale fi fanaua- nq pefsimi veleni, & in alcuni luoghi ne fono, che fanno altrui buono inge- gno^ quafi indouino. In Corfica ancora è vn'fonte molto vtile per gli oc- iphi f fealcunp hdro negheràgcpn fagramentp il furto in prefentia del furto & fi Iauerà
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LIBRO bÈCIMO. / £ff
fi lauerà gli occhi,fi accecherà Cùbito. Di quelli fia detto a baflanza. Vi-
tina Jinentc in alcuni luoghi non fi trouerrà acqua ne buona,ne cattiua. Et pe ró & mafsimo in Puglia vfarono di ferbare le acque piouanc nelle Citerne. (he quattro fino le co/e da confederare circa alla co/a dellacftta 3 & donde ella
fi generi, o donde ella nafia > & dotte ella, corrtu. fap. HI. |
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Vattro adunque fono le cofe,circa alli affari de le acque,che fanno a no
ftro propofiro5che elle fi truouino,che clic fi conduchino,che die Ci fcel *— ghino,& che elle fi matenghino.Di quelle habbiamo a trattare. Ma habbimo prima a raccontare alcune cofe, che lì afpettano all'ufo vniuerfale delle acque. Io non penfo che l'acqua fi poiTa tenere fé non in vafi, & confen- to a coloro,che mofsi da quello, dicono & affermano il Mare edere vn' vafo 15 grandifsimo,& a limile fomiglianza dicono il fiume eflcre vn' vafo lunghifsi- mo ancora, Ma ci e quella differentia,che in quelli le acque di lor' natura cor rono,& fi muouono, fenza che alcuna forza di fuori ci fi adoperi, & le altre ciò e le del Mare facilmente fi fermerebbono fé elle non fufsino agitate dallo Impeto de Venti. Io non andrò qui dietro alle cofe de Filofofi. Se le ac- *• que vanno al mare, quafi che a luogo di quiete, & fé e* nafee dal raggio della Luna che il Mare per fpatio di tempo crefca,& per fpatio di tempo feemi. Conciofia che quelle cofe non conferifeono punto al noflro propofito.Non è già da lafciare indietro il che veggiamo con gli occhi noflri, che la Acqua di fua natura cerca di andare allo ingiù, ne pub patire che la aria in nefiW *s luogo, flia fotto di lei, & che ella ha in odio il mefcolamento di tutti i corpi più leggieri, & di tutti i più graui dì lei, & che ella defidera di empiere tutte le forme delle cócauitati, nelle quali ella corra; & che ella fi sforza con tutte le forze fue quanto più te gli contrapponi, di far'forza & di contendere con più perfidia,^ contumacia, contro di te ; ne mai fi ferma fino a tanto che fe- }o condo le forze fue ella confeguifca& ottenga di andare alla quiete che ella defidera.. Et giunta al luogo doue ella fi ripofi fi contenta folamente di fc ileiTa, & fprezza tutte le altre cofe mefcolate,& pareggia con l'ultime fue lab- bra a la vltima fuperficie fé ftefia ad vguale parità di altezza, & mi ricordo di hauer' letto in Plutarco quel* che fi appartenga alle acque. Cercaua Plutarco $ fé cauato il terreno la acqua furgeiTe fufo come fa il fangue ne le ferite, o più predo fé come latte generato a poco a poco nelle poppe delle Balie,fcaturil- fé fuori. Sono alcuni, che affermano cheleacque,che corrono fempre,non efeono di vnVafo come raccolte in elfo, ma che di quei luoghi, onde elle na-= feono cotinouamente vi fi generino di aria,non dogni forte aria,ma di quella 4o finalméte,che fia più atta a diuétare vapore,& che la terra & mafsimo,i Monti fono come vna fpugna piena di Pori, per i quali l'aria conceputa diuenta più ferrata perii freddo & fi vnifee infieme ,& penfo che quello accalchi fi per gli altri inditii fi per quello che e'veggono che i gran'fiumi nafeonone gran* monti. Alcuni altri nòia intendono cofi,ne Hanno contenti alla oppenione di coftoro Percipche e' dicono che molti altri fiumi & che il Pyramo mafsimo I iii
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3<56 DELLA . ARCH'ITETTVHA
non piccolo ( conciofia che egli è nauigabiìe ) non nafce perb ne monti, ma
nelmezo della pianura. Perilche colui che dirà che la terra Tuccia gli hu~ mori delle pioggie,i quali mediante la loro grauezza& la loro fottighez- za penetrano , & fi diflillano, & calcano ne luoghi concaui,farà forfè da non effere biafimato. Percioche e' fi può vedere che le Regioni, doue fono le < pioggie rarifsime,mancano di acque.La Libia dicono che e detta quali lypi- gia perche e' vi pioue di rado,hà adunque mancamento di acqua : & che do* uè e' pioue aliai fi truoui grandifsima abbondantia di acque, chi farà quello che lo nieghi ? fa ancora al proposto da confiderarfi che noi veggiamo che chi caua i pozzi non truoua la acqua inlìno a tanto che egli non è al piano del io fiume. Preilo a Volfconio Montano cartello di Tofcana in vn3 profondia- mo pozzo fcefono abballo auanti trouafTero alcuna vena d'acqua 20. piedi l'acqua non vi fu prima ritrouata fé non quando e* furono al piano delle ron- cane, che de lor' luoghi, dallato del Montefeaturifeono ; & conofeerai che il medefimo interuiene ne pozzi di monte quali per tutto . Noi riabbiamo prò m uato che vna fpugsia diuenta humida per la humidità dell'ana,& di qui cauia- mo vna regola dapeiàre,con la quale noi pefiamo quanto fieno graui,& quan to fecchi,i Venti & l'aria. Et io certo non negherò chei'humidità della notte non lia fucciata dalla fuperficie della Terra, o che daperfe nò entri ne pori di eiTa,& che facilmente fi polTa couertire in humore;ma io nò fon* già rifoluto *• di quel che io debba tenere per cofa ferma trouando io appreifo delli fcritto- ri tanto varie colevamo diuerlè, & infinite che vengono innanzi a chi confi- derà fimili cofe. Et e manifeflo che in molti 1 uoghi, o per tremuoti, o pur* fpontaneamente vi fono nate fontane di fnbito,& flateui aliai tempo, & in va rii tempi elìer' mancatela! che alcune fi fieno perfe nella fiate, & alcune nella 15 Inuernata ; & alcune altre fonti dapoi che fi fono fecche eilergli tornata virai tra volta grandifsima abbondantia di acqua, & che le fontane di acqua dolce non folamente nafeono nella Terra ma in mezo dell'onde del Mare, & affer- mano che le acque efeono ancora da elle piante . In vna certa Ifola di quelle, che e' chiamano fortunate dicono che crefeono le ferule alla altezza d'uno al *o bero,delle quali di quelle che fon' nere cauano vn' fugo amaro, & delle bian- che (i difhlla vna acqua purifsima.molto commoda al berne, & molto mira- bile . Ne monti di Armenia il che fcriue Strabone molto graue authore , lì truouano certi Vermini nati nella neue,che fon' pieni di acqua ottima per be re. A Fiefole & a Vrbino ancor' che fieno Città di Montagna fon' l'acque # aliai commode a chi caua i pozzi. Et quefto perche quei monti fono psetrofi & le pietre vi fono congiunte con la creta. Et vi fono ancora certe zolle, che conia pelle della loro tunica tengono acquapurilsima per il che ellendo !e cofe cofi fatteci conofeerne la Natura non e così facile,ma e cofa molto djf- fkile,& ofeura. ( 40 Q)e inditìj ci fino da trottare t^4c<jua nafcojìa^. £ap. ì ìli.
TOrno hora a propolìto.trouerai co quelli inditii le acque nafjofle.Sarat
tene indicio la forma & la faccia delluogo,& la ione dei terreno,doue tu habbia
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LIBRO DECIMO. J$^
habbia a ritrouare la acqua,& alcune co fé che ha trouate la induflria,& la dì-
ligentia de gli huomini. Naturalmente il fatto flà coli,che quel' luogo, che è, come vn' feno & Umile a vn' luogo concauo,pare che egli fia quali vn' vafo ap parecchiato à ritenere la acquajin quei luoghi, doue poffono affai i foli, per * che gli humori vi il rifeccano da raggi fuoi,fi truouano poche vene d'acqua,
o neffuna,o fé pur' ne luoghi campefln fé ne troueranno alcune, faranno cer- to graui & vifcofe,& falfe.Ne monti verfo Settétrione,& doue è ombra ofcu- nfsima,ti fuccederà prontamente il trouarui l'acqua. I Monti, che flanno a£ fai tempo coperti dalla Neue^danno di fé gran* copia di acqne. Io hb conllde io rato quefto.che i Monti,che nella lor* cima hanno praterie piane,non manca-
no mai di acque.Et trouerrai che quali tutti i fiumi non nafcono daltronde, fc non doue egli hanno fotto di loro,o allo intorno il terreno faldo & fodo,& Co pra di loro,o vi farà vna pianura adiacere,o e' laranno coperti di terreno ra- ro & fciolto, di maniera che fé tu efamini ben' la cofa, non negherai che l'ac- i? qua ragunata vi cafchi quali da vn'lato d'un catino rotto. Et di qui e che il
terreno più ferrato ha manco acque , & non vi fi truouano fé non in pelle in pelle.Ma il terreno più fciolro ha più humore, ma non vi trouerrai lacqua fé non giù ben'adentro.Plinio racconta che in alcuni luoghi poi che vi e fiata ta- gliata vna felua,vi è nato vna acqua, Scriue Tacito che quando Moife anda- >o uà peregrinando per il diferto, oc che per la lete fi trouaua amai* partito, che
e'trouò le vene dell'acqua folamente dalla coniettura del terreno pieno di herbe.Emilio hauendo lo efercito preffo allo Olimpo,hauendo careflia di ac que,le trouò auuertito dalla verzura delle felue. Nella via Collatina vna certa Verginella moilrb à certi foldari,che andauano cercando della acqua,alcune t5 vene,dietro allequali andando efsi cauando fcoperfono vn' fonte abbondan-
tifsimo,& al fonte accommodarono vna caletta, & vi dipinfono la memoria del feguito. Se il terreno auuallerà con facilità fotto le piante de piedi,& fi ap piccherà a piedi,dimoflra che fotto vi e l'acqua. Sono ancora inditii più prof fimi dello efferui l'acqua fotto,doue nafcono quelle cofe,& crefcono che ama io no le acque,o che nafcono per le acque,come il Salicone,le cannuccie, i giun-
chi,& la ellera,& quelle cole, che non poffono fenza gran* nutrimento d'hu- more cffere peruenute à quella grandezza,alla quale fono peruenute. Quel* terreno dice Columella,ilquale nutrifce le viti piene di frondi, & quello maf- fimo,che produce il Lebbio,& il Trifoglio,& i Sufmi faluatichi, e buono ; & jv ha vene di acque dolci. Oltra di quello la abbondantia delle ranocchielle
& de Lombrichi,& delle Zanzare,& le caterue de Mofcherini,doue aggiran- doli volano,ne danno inditio che fotto vi fia delle acque. Ma gli indim.che la ;;altezza dello ingegno ha ritrouati fono quelli confiderarono gli inuefliga- tori li ogni forte di terreno,fi ancora che i Monti fon* fatti di fcorze, quali co- 40 me di cartellarne più ferrate,alcune più rade,& alcune più fottili;& confide-
ranno che i Monti erano farti di quelle fcorze polle funafopra l'altra & am malfate,talmente che da lato di fuori,gli ordini di quelli filari, o fcorze , & le linee delle congiunture fono tirate a piano da delira a iiniilra. Ma da lato di dentro diuerfo il centro dei Monte dette fcorze fi chinano allo ingiù con tutta la fuperiicie di fopra,che vgualmente pende, mano con tirare & andar' I iiii
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di fé ftelTa continouato fino adentro. Percioche ad ogni cento piedi quafi fi
fermano con certi gradi dallo fcendere a trauerfo,rottafi la fcorza . Et dipoi con fimile interrempimento di ordini,corrono con pari forte di gradi dal'vn* lato & l'altro del Monte fino a centri del monte. Vedute adunque quefte cofe gli huomini di lottile ingegno hanno facilmente potuto cognofcere,che le ac r tjue fono, o generate ; o veramente che le pioggie fi raccolgono infra quefte fcorze,& congiunture de filari,per ilche le parti intime del Monte diuentano humide. Di qui prefono argumento da poter' hauere le ripofte acque forato il Monte di quel'luogo mafsimo.nel quale corrono a cotigiugnerfi l'uno con l5altro,i filoni,& gli ordini delle linee,che vanno abafTo^lqual' luogo è molto i» pronto doue i Mufcoli de Monti congiugnendofi funo à l'altro faranno qual- che fcno . Oltra di quefìo le pelli del terreno moflrano chiaro eilere infra loro di varia & diuerfa natura atte o à fucciarfi le acque o a dartele. Percio- che 1 falsi Rofsi il più delle volte fono aquidofi, ma fogliono ingannare ; per- cioche le acque infra le vene delle quali tali fafsi abbondano fé ne vanno. Et r? la felice pietra tutta fugofa & viua che nella radice del Monte fia rotta ài mol- ta afpra, ne porge facilmente la acqua. La terra fottile ancora facilmente ti darà occafione di trouare la acqua in abbondantia,ma farà di cattiuo fapore, Ma il fabbion* mafchio cV la Rena,che fi chiama carbonchio,ne porgono con certezza,le acque molto fane,& eterne. Il contrario interuiene nella Creta, et che per efier' troppo fpefia non ti dà acque. Ma mantiene quella, che di fuori li viene.Nel fabbione fi truouano molto fotti!i,& fangofe; & nel fondo fanno potatura.Della Arzilla efeono acque leggieri,ma più dolci che le altre.Dei tu fo più fredde,del terreno nero più limpide.Ma ne la Ghiaia,fe ella farà fciolta o minuta,vi fi cauerà co fperanza non certa. Ma doue ella comincicrà ad eilc h re ferrata più a baffo, non farà fperanza incerta il cauarui, Ma trouataui l'ac- cjua,oue ella fi fia,o ne l'una.o ne l'altra farà fempre di buono fapore. Et e ma- tlifeflo che aggiuntoci la diligentia della arte fi cognofce quello luogo fotto il quale e la vena; Et ne infegnano in quello modo.Effendo il Cielo fereno pon- ti la mattina adiacere a buon'hora col mento in terra, dipoi va riguardando J0 per tutto il paefe allo intorno, & fé in alcuno luogo tu vederaileuarfi vapori di terra, & falire crefpi in Aria come nel freddo inuerno fuoi' fare il fiato de gL huomini.penfati che quiui non manca l'acqua. |
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tIBRO DECIMO. rég
Ma accìoche tu ne ila più certo caua vna foiTa affonda & larga quattro cu-
biti,& mettiui dentro intorno al tramontare del folco vn' vafo di terra caua- to di frefeo della fornace,o alquanto di lana fudicia,o vn vaio di terra cruda, o vn1 vafo di Rame fozzopra vnto di olio>& cuopri con afsicelle la folla & ri* 1 cuoprila di terra,fe la mattina di poi il vaio farà molto più graue che non era prima,fe la lana farà bagnata/e il vaio di terra cruda il farà inhumidito, fé al vafo di Rame vi faranno gocciole attaccate,& fé vna lucerna lafciataui accefa non harà confumato troppo olio,o fé fattoui fuoco la terra vi farà fumo, cer-* tamente non vi mancheranno vene di acqua. Ma in che tempo il debbino far' f« quefte cofe non hanno ancora ben* dichiaratola apreifo gli Scrittori in alca ni luoghi truouo quefto. Ne di canìculari & la terra & i corni delli Animali diuentano molto humidi, onde auicne, che in quei giorni gli alberi fotto le feorze fi inhumidiicono molto,per la efubcrantia dello humore, oltra quefto in quel' tempo a gli huomini viene flutto di ventre, & per la troppa Immetta- ti none de corpi fon'moleftati da fpeiTe febbrc,Ic quali in quel' tempo fogliono più che il folito hauer* forza. Teofrafto penfa che le cagioni di quefte fieno, che alhora tirano i venti Auftrali.che di loro natura fono humidi, & nebulo-, fi. Ariftotile afferma che il terreno e forzato a mandare fuori i vapori media te il fuoco naturalejlquale e mefcolato nelle vifeere del terreno. Se quefte co »• fc fono coil farebbono buoni quei tempi,ne quali quefti fuochi fono o più ga gliardi,o meno opprcirati dalla abbondantia dello humore>& quelli ancora ] ne quali effo terreno non Me pero del tutto arido & abbrucjato.Ma io lode- rò certamente quefti Tempi,la Primauerane luoghi fecchi, lo Autunno ne luoghi ombrofijConfermata adunque la fpcranza da quefte cofe,che noi hab •t biamo dette cominciamo a cauarc per Pozzi * , *Ddcattarej&murarei?ozzt,&tcondótti^iSottini Cdp. XJ.
IL cauare de Pozzi il fa in duoi modi > o e' il caua il pozzo giù per il diritto
del fondo,o e' fi fa vna fona per lo lungo, quelli che cauano i pozzi alcuni volta portano pericoli,^ quefto accade.o per il cattiuo vapore,chcindi nafee o vero perche i lati del pozzo rouinano. Gli Antichi mandauano gli ftiaui condennati per qualche malefìcio,a cauare nelle caue de Metalli, ne quai luo-? ghi per lapeftilentia della aria in breue tempo veniuanoGonfumandoil. Con ss tro a vapori ci è infegnato che noi mouiamo di continouo l'aria^ vi mettia- mo lucerne ardenti,aecio che fé il vapore per auentura e" leggieri, il confumi dalle fiamme,& fé gli, e graue habbino coloroche vi ftano a cauare,onde aiu- tati pofsino più temperatamente fchifare il nociuo male, perciochc contino- uando il vapore graue fi fpegnerà la fiamma. Ma fé i vapori ingroiTcranno & 40 perfeuereranno,caua,dicono di qua & di là, da dcftra & dafiniftra sfogatoi, per i quali il mal' vapore póiTa liberamente vfcir'fuora. Contro al pericolo del rouinare farai l'opera in quefto modo, nel primo fuolo del terreno doue tu ti farai rifoluto di fare il pozzo fauui vii filare a vib di vnJ cerchio,o di Mar mo,o di materia gagliardifsjma,ranto largp^quanta tu vuoi che ila la larghez- za del pozzo. Quefto ti ieruirà per bafa dcJl'opcra,che tu barai a fare,Murcy |
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rai adunque iti quello i Iati del pozzo alti tre cùbiti, & lafcèfali rafciugare. «
Quando quefbo (ara rafciutto caua dentro il pozzo,& cauane quel che v'e de tro,& ti auuérrà che guanto andrai in giù col càuare,tànto vi murerai atomo; infino al fondo,tu di pòi hor' con il cauare;& hor' con il murare andrai fi cura mente tanto allo ingiù quanto tu vortai. Sono alcuni,che vogliono chele mu y ra del pozzo (I faccino lenza calcinarcelo non il ferri la via alle vene. Alcu- ni altri vogliono che vi fi facci tre feorze di muro,accioche l'acqua venga ad iiìiliare da baffo più nitida.Ma egli e d\ma grande importanza il luogo doue tu habbia a cauare.Percioche hauendo il terrenòcerte feorze o filari vani pò fìì l'uno fopra raltro,accade che alcuna voltà,Ie acque piouane fi truouano cf »« fer' mantenute fubito lotto il terreno pofticcio,nel primo fuolo fodo del ter- reno, Et quella per non effere pura no i apprezzeremo molto,& alcuna volta Mteruerràil contrario,che trouatal'acqua,& volendo cauare più adentro tal', vòlta fi perderà,& ti fi fuggirà dinanzi a gli occhi. Et quello accade perche tu foàrai forato il vafo,che la teneua. Per ilche molto mi piacciono coloro,che *? murano i pozzi in quello modojcome fé egli haueffero a fare vn* vafo,egli ac cerchiano il di dentro del già cauato pozzo con duoi ordini di cerchi di le- gno & di affe,di maniera che infra lurio ordine & l'altro, vi refla vno fpatio di vn'cubito,& quelìo voto che reflaytraf una fcórza,& l'altra del legname riem piono di vn' getto di ghiaia groffa,o più predo di pezzami di felici,& di mar- « mi mefcolati con Càlcinà;& lafciano che per lèi meli quello lauoro infra dee te feorze lì lécchi & faccia prefajquefto fi fatto lauoro, è come vn' vafo inte- ro,dal fondo del quale,& non d'altronde fungendo vna acqua leggieri, & pu- rificata zampilla-.Sc tu farai condotti di acque fotto terra, offeruino coloro , che gli cauano le medefime cofeebe bòi habbiamo raccóte contro a vapori. *t Et accio che doue tu harai cauato 1 condotti il difopranonti rouiniin capo faraili in vòlta ? magie per i Condotti faccinuifi fpefsi sfogatoi parte à piom- bo , & parte con linee oblique, non tanto perche egli habbino a rimuouere i cattiui vapòfi,fna principalmente accioche vi fiano diuerfe vfeite & più efpè- dite,per le quali fi polsino tirare (ufo, & cauar' fuori le cofe tagliate, & che Vi Ja rufsino fot t'entrate. A coloro,che cercano delle acque fé nel cauare nò fé li of feriranno continouamente zolle di mano in mano più numide, & che i ferra- menti non canino più facilmente il terreno rimarranno certamente inganna- ti dalla fperanza deltrouarl'acqua, IPeRoufidelle ^cfkJfédlìfltMfiufdnes<& migliori^ copqud* •
li fieno più cattitiiV'ì - Qip, VÌ. 5 TRouate le Acqueto vorrei che èlle non fi accommodafsino a cafo a bi-
fogni de gli huomini, Ma defiderandofi per le città gran copia diacqua «o non tanto perche e ne polsino gli habitanti bere; ma perche e' polsino lauarfÌ àncora,& perche elle fopperffchino abbondantifsimamente agli orti,a coiai, a Purgatori,alle Fogne,& accioche Con elle li polla riparare in vn'fubito alli impeti delle arfiònijnondimeuo fi ha da eleggerne vna,che fia ottima, che fer tta per berne,l'altredtfòì accpmtóodinfi in quei modi fecondo che elle gio- uano
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uano più à ciafcun'bifogno.Teofraflo diceua che quanto l'acqua era più fred
da,tanto era migliore alle piante,& che la fangofa & torbidiccia,quella mafsi mo,che fcorre da terreno fertile rende il terreno più gagliardo. I cauagli non fi dilettano di acque purifsime,& ingranano per le acque, che téghino di Mu~ $ flio,& tiepide, i Purgatori (limano aliai le acque crudifsime, Truouo che i
Fifici dicono che la necefsità delle acque per mantenere la vita & la fanità de gli huomini e di due forti ; vna che eftingua la lete, & l'altra che come carro porti i nutrimenti nelle vene de cibi che faranno con elTa cotti, accio purifi- cato quiui,& cotto il fugo di quelli,lo applichi alle membra. Et dicono che la w fete e vn' certo deftderio, che il ha principalmente dello humore freddo ; &
penfano che le acque fredde & mafsimo doppo cena,a quelli che fono fani in- gagliardifchino lo flomaco,ma quelle che fono alquato troppo fredde a quei che fi fentano ancor' bene induchino ftupore, percuotino fpeflo le interine, fcuotino Ì ncrui,& con la crudezza loro fpenghino quella virtù, che cuoce il ij cibo nello flomaco.il Fiume Oxo per erler' femore torbido perciò non è fa-
no a berne. Gli habitatori di Roma lì per la fpeiia mutatione dell'aria, lì per i vapori notturni del fiume,fi ancora per i venti,che vi traggono doppo mezo di,fono occupati dagraue febbre. Percioche quelli venti nella efiate fu la no- na hora del giorno, nella quale i corpi fentono il gran' caIdo,tirano freddi, & «• fanno oiìupefattioni nelle vene. Ma al parer'mio & le febbre, & la maggior*
parte di tutte le infìrmità cattiuc in gran'parte nafeono da le acque del Teue- re,beute da la maggior parte fempre quali torbidiccie.Ne Ila fuor' di propo- sto che i Medici antichi nel curare le febbre Romanefche,ne comàdano che noi vfiamo lo Aceto fquillitico & gli Incifiui.Torno a propolito. Andiamola ** uefligando vna Acqua,che liaottima. Celfo Filico dille quello delle Acque,
che la piouana era leggerifsima,nel fecondo luogo poi era quella delle Fonta ne,nel terzo quella de Fiumi,nel quarto,quella de pozzi,nel quinto & vltimo luogo quella che fi liquefaceua,o della Neue,o del Diaccio. Più graue di net funa di quelle era quella del Iago, & la pefsima fopra tutte l'altre quella delle )• paludi. La citta di Mazzara fotto il Monte Argo abonda di buone acque, ma
perche la date elle non hanno doue feorrcre diuentano mal fànc,& peflifere. Tutti quefti,che fanno lono di quello parere,che e" dicono che l'acquaci fua natura e vn' corpo non mcfcolato & femplice,che ha in fé & frigidità & humi dita. Diremo adunque che quella fia ottima, la quale non fia punto aliena & X deprauata da la Natura di fé flerTa.Perilche fé ella non farà purifsima,.& al tut
to netta da ogni millionc & da ogni fapore,& da ogni difetto di odore, fenza dubbio ella nocerà molto alla falute,facceìidooflupefattioni come e* dicono per i pori intrinfèchi delli Inteflini,riempiendo o rifluccando le vene,& rifer rando & fuffocando gli fpiriti,minifrri della vita. Et di qui auicne che e* dico- no no che la pioggia quando ella è minuta di vapori fottilifsimi,e la migliore che fia di tutte,pur' che ella non habbia quel' difetto che ferbata,facilmente li cor- rompala puzzi,& diuentata più grafia induca durezze ne corpi. Hanno det- to alcuni che quello auiene perche elle fono attinte da nugoli di troppo varie & diuerfe mefcolanze d'acque infiememon altrimenti che interuicne del Ma- re,nelquale sbocca & fi aduna ogni forte di acque & che e' non e cofa nefluna |
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pm atta,nc più pronta a poterti* preflo corrompere che vno cofufo mcfcuglio
dicofedifsimili,ilfugodi molte vue meiTo confufamente infieme non dura mai ttroppo. Appreilo gli Hebrei era vna legge antica, che nenW poteua fè- minare femi alcuni fenon femplici & fcelti giudicando che la Natura abbor- rifìe del tutto il mcfcuglio delle cofe difsimili. Ma coloro,che feguitano A-ri- % ftotile,iquali péTano che i vapori leuatifi di terra faliti in quella parte dell'aria, che e fredda,per il freddo principalmente fi ferrino infieme come nugoli, & di poi fi rifoluino in gocciole. La intendono altrimenti . Diceua Teofraflo che i frutti coltiuati & domeflici cadeuano più preflo in infermità elici falua- tichi. Et che qucfli effendo rigidi,& di durezza non domata, refi Ho no più ga- t« gliardamente alle imprefsioni che gli vengono di fuori,& quelli altri per la lo ro tenerezza non fono gagliardi a potere refiflereper efTer' domati fecondo il voler' tuo con la tua difciplina. Et cofi limili malattie fi inducono nelle ac- que,quanto più l'harai a tenere(per vfare il detto fuo)tanto più {arano atte ad alterarfi,& di qui dicono che accade che l'Acque cotte & mitigate dal fuoco tj li freddono preflifsimamcnte,cV: preflifsimamente di nuouo fi rifcaldano.Ma della pioggia ha detto a baflanza.Doppo quelle ciafcuno loda le fontane,ma coloro,che antepongono i Fiumi alle Fontane,diconocofi,che diren'noi che il fiume fia akro,fe non vna efùberantia,& vn' concorfo di più fonti congiunti infieme,maturato dal Sole,& da venti,& dal moto.Dicono ancora che il Poz « zo e vna Fonte,ma profonda.Et fé noi non neghiamo che i raggi del Sole gio uino in parte alle Acque;quale di quelle Fonti fiala più cruda fi vede manife do,fe già noi non aceonfentiamo che nelle vifeere della terra fia vnofpirito ài fuoco,dalquale le acque fotto terra fieno cotte. Le Acque de Pozzi dice j^riflotiie,che la fiate doppo mezo di diuentano tiepide. Sono alcuni,che af- %% fermano chele acque de Pozzi tiellaftate non fono fredde ma che le ci paio- no a comparatione della caldezza dell'Aria. Ma per il contrario fi pub vede- re la antiquata oppenione di molti, che l'acqua fubito attinta non appanna il vetro,nel quale ella fi mctte,fe quelvetrò farà pulito & nò vnro,Ma effendo in fra primi principi!, da 1 quali tutte le cofe hanno lo effere fecondo il parere jo mafsimo de Pittagorici,duele cofe Maflie,il calore & il freddo, & la natura & forza del calóre fia ilpenetrarejil rifoluerejl rompere, il tirare à fe,& luc- ei arfi ogni humore. Et la natura-del freddo fia ferrare,riflrignere,& indurirei & confermare. Da l'uno & da l'altro non dimcno,in qualche parte, & mafsi- mo nelle Acque,nafceqùafiilmedefutio effetto. Seci faranno immoderati, o # più afsidui che il bifognojpercio che l'uno & l'altro inducono vguali confuma menti delle parti fottilifsime. Onde ne diuentano per la aridità adufle. Et di' qui interuiene.che noi diciamo che i frutti fono diuentati abruciati per i gran caldi,6i per i gran'freddi ancora. Et quello perche noi veggiamo che confu- mate & fpente te parti più tenere dal gielo, & da il fole , i legnami diuentano 4« più fcabrofi}& più abruciati.Si che per le medefime ragionile acque per 1 So- li diuetano vifcofe,& per il freddo cenerognole. Ma infra le acque lodate ci è ancora vna altra difTerétia. Percioche egli importa molto in che flagione del lo anno,in che hora del giorno,quaipioggie,& tirando quai venti. Tu racco- glierai le acque piouane,& in che liiogo ancora tuie riporrai, & quato tempo tu
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tn ve Fhabbia tenute. Penfano che le Accjue piouane doppo il cuore del-
lo Inuerno venghino più graui di Cielo. Le raccolte nella Inuernata, dico - no che fono più dolci, che quelle, che fono raccolte nella State. Le prime pioggie doppo i di Caniculari fono amare & peflifere, per ciò che elle fi cor , rompono mediante il mefcuglio del terreno adulto, & dicono chela terra perciò e amara, perche ella è fatta adulta da gli ardori del Sole. Et di qut nafee che e* dicono che egli e migliore quella,cheli piglia da tetti, che quella, che fi piglia dal Terreno, & di quella che fi piglia da tetti, penfa- no che la più fana fia quella, che fi piglia doppo che i Tetti fon'lauati dal- ia la prima pioggia. I Medici, che fcnlfono in lingua Carthaginefe dicono quello. La pioggia, che cade laftate&mafsimo tonando non è pura &c, per la falfedme nociua . Teofrafto penfa che le pioggie di notte fieno mi- gliori che quelle di giorno . Et di quelle penfano che fia più fana quella, che cade tirando Aquilone , Columella penfa che la acqua piouana non fia ,5 cattiua s'ella fi conduce per doccioni in citerna coperta , percioche ella fa-
cilmente allo feoperto &à foli fi corrompe, & ferbata invafo di legno lt guaita prefto. Le acque delle fontane ancora fono infra loro difTcrcnti,deÌle quali Hyppocrate penfaua che quelle, che nafceuano alle radici de colli fufsino le migliori. Ma delle fontane gli Antichi diceuan* quello, infra le te fontane lodauano primieramente quella, che fufie volta a Settentrione ,o
che guardali verfo il leuaredel Sole, nello equinottio ; & teneuano che la più cattiua fufsi quella, che fufse a mezo giorno. Et le più vicine alle mi- gliori,quelle che fono a Leuante d'Inuerno, & non biafimano però anco del tutto quelle, che fono ad Occidente,ilqual'luogo fuole elìere molto hu- %t mido di molta rugiada & leggieri, che ne fuol1 predare acque fuauifsime;
perche la rugiada non cafea fé non in luoghi quieti, puri, & di aria tem- perata. Teofrafto penfa che l'acqua pigli del faporedel terreno, non al- trimenti che interviene del fugo de frutti, delle viti, & delli alberi, iquali tutti, fanno di quel'terreno dal quale pigliano l'humore,&di tutte quelle I* cofe , che fi congiungono con le loro radici. Gli antichi dilfono che egli
era tante forti di vini, quante eran*le forti de Terreni, doue fi piantavano le vigne , I vini di Padoua(diceua Plinio) fanno di Saliconi, a quali eglino ma- ritano le Viti, Catone infegna doue fi medicano le viti con lo Elleboro ner- ba per muouere il corpo fenza pericolo , gittando fafeetti di quella herba j< alle barbe delle viti quando elle fi fcalzano. Et di qui nafee che e' penfano
che quelle acque , che efeono dal fallo vino , fieno migliori che quelle , che efeono dal fangofo. Ma penfano che quella fia di tutte le altre migliore. Laquale nafee di quel' terreno , del quale fé tu ne metterai in vn'catino me- fcolato con acqua per farne loto , fubito che tu reiterai di rimenarJo , ei 40 fé ne vadia al fondo, & lafci l'acqua di colore , di fapore, & di odore^pu-
rifsimojPerlamedefima ragione penfaua Columella chele Acque, che fi riuoltauano periprecipitii -SaiTofi fufsino ottime, per che elle non fi gua- dano per i mefcolamenti che di fuori gli venghino. Ma non ogni acqua, che corra infra falsi, e tale, che io la lodi affai,perciò che fé ellacorrclfc K
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374 DELLA ARCHITETTVRA
per vn' Ietto profondo, che hauelfeleripc molto ombrofe & afFonde ] ella
diuenteria cruda, & fé ella correrà per vn'letto troppo aperto alhora facil- mente contento ad Ariftotile,percioche per lo ardore del Sole confuma- tefi le parti più lottili, diuenta più gralTa. Gli Scrittori preferirono a tut- ti gli altri fiumi il Nilo, per quelle cagioni .prima perche egli ha molto % gran'corfo, & perche e'fende terreni purifsimi ,non difettofi d'alcuno vi- tio di putredine,o vitiati dalla contagionc di nociuo fecco, & perche e* corre à Settentrione , & perche il letto fuo s e fempre pieno d'acque, & pur- gate : Et non fi pub negare che le acque, che hanno più lungo corfo, & più tardo, non fieno manco crude, & non fieno per la ilracchezzapiu elle- ►• nuate,& pero dmentano ben* purgate,lafciara la foma delle brutture nel lungo co rfo . Oltra qucfto conuennero ancora tuffigli Antichi in que- (lo , che le acque non {blamente fon' tali, quali fono i Terreni, come pò - co fa diceuamo, nel calai" luogo elle li mantengono come in grembo di lor* Madre, ma diuentano ancor' tali,quali fono i Terreni,per iquali elle cor M rendo palfano ; & quali fono i fughi delle herbe,cheelle lauano, nonfolam.cn te perche nello (corrercene le vadino leccando; quanto per quello conto mafsinio, che la pefhfera herba mefcolerà in effe 1 fudori di quello peftifero terreno, nel quale ella è crefeiuta. Di qui auiene che e' dicono che le cattiuc herbe ne dano acque mal' fané. Sentirai alcuna volta la pioggia che puzzerà» u & forfè farà amara, Et quefto dicono che auiene dalla Infettione di quel' luo- go^dónde queF fudore primieramente fuaporb fuori del Terreno. Et dicon" che il fugo del terreno,doue egli è ài natura (malato & maturo,produce leco (è dolci,& per il cótrario doue egli è indigeno produce & fa tutte le colè ama re allcquali ir applica.Quelle acque,che corrono verfo Settentrione,dirai for M fé che fieno piucórnodevperche elle faranno più fredde,percioche lefuggono velocemé*te,i raggi del Sole,& da lui fon' più rollo vifitate,che abbruciate;per il contrario fon* quelle^che corrono verfo Auflro,pcrcio ch'elle fi gettano da per loro quafi nelle fiamme. 'Arillotiié diceua che il fpirito focofo,che dalla ISlatura è mefcolatone corpi, era ributtato dal vento Borea , efiendo ef- ,e fo freddo, & firiicrraua dentro, accio non fé ne andarle in fumo, perilche le acque ne diuentano più cotte, Ère manifefto che quello fteffo ipiriro fi difgrega, & fi difunifcedallo ardore del Sole. Seruio conia auttoritàdi quei che fanno diceua che i Pozzi, & i Fonti delle Acque (otto i Tetti non mandano fuori vapori, & quello auuicne per che quello Alito fottile vfeito J5 del Pozzo non pub fenderete penetrare,ne rimuouere quella aria raccozza ta infieme & groifa che fi e adunata infra il muro & il retto. Ma efpofto al Cic lo {"coperto & libero, penetra più facilmente, & quafi vapore fi nfolue & fi purga . Et di qui auuiene che e lodano il pozzo , che (là allo feoperto molto più che queIlo,che cai coperto. Nelle altre cofe fi defiderano quafi tutte quel 4* le cofe ne Pozzi che fi ricercano nelle fontane. Percioche il pozzo, & la fontana fono quafi congiunti di affinità infieme , ne fono in cofa alcuna differenti, faluo che nel moto del correre dell'acqua anchor'che fi trouino moki pozzi ne cjualf vi corre , & fi muoue grolla vena. Et affermano che
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LIBRO DECIMO. 575
che quelle Acque, che durano affai, bifogna che habbino moto. Ogni forte
d'acqua,che non fi muoua fia oue fi voglia, è inferma, che fé e' fi attignerà di vn' pozzo continouamente di molta acqua,farà certamente quello tornato & diuentato come vna baffa fontana. Et per il contrario fé effa fontana non tra s boccherà,ma ftarà ferma & quieta,fara quella certo vn* pozzo poco profon- do,piu tofìo che vna fontana. Sono alcuni, che penfano che e' no fi truouino acque alcune che fieno continoue OC eterne,lequali non fi muouino di moto li mite quali al corfo d'un fiume, 6c di vno Torrente . Ilche certamente credo . Appreffo à Iurifconfulti fi fa differétia infra il lago & lo fbgno,che il lago ha m le acque continoue & lo (lagno le ha per a tempo & ragunate ne lo Inuerno. Il lago è di tre forti,vno,che Ila fermo per dirlo cofi , che contento delle ac- que fue Ila fempre a vn' modo,ne sbocca mai in alcun* luogo, l'altro che co- me padre di vn* fiume sbocca in alcun' luogo,& l'ultimo è quello, che riceuc le acque d'aItronde,& quelle,che gli auanzano ancora le manda via a guifa di ij fiume. La prima forte dì fi fatto lago è fimile ad vno ftagno, Il fecondo e fo- migliantifsimo ad vna fontana,il terzo fé io non m'inganno, e vn fiume allar- gatofi in quel' luogo. Si che non fi hanno a ridire quelle cote che noi dicem- mo de fonti,& de fiumi. Aggiugnecifi quello che tutte le acque coperte per la ombra fono più fredde,& più chiare,ma fono più crude,che quelle, che fo- to no battute da Soli. Et per il contrario le acque cotte dal molto Sole fono fai- fé & vifcofe,lo effere fonde gioua a l'una forte,& all'altra, perche a quelle per la profondità fi lcua via lo effer troppo calde, & a quelle fi ripara fenza in- commodità che non diaccino. Vlrimamente non giudicano che lo ftagrio fia pero da effere totalmente biafimato. Percioche doue nafeono le anguil- la le penfano che le acque non vi fieno pero cattiue del tutto, più di tutte l'altre acque di (lagno dicon' quella effere cattiua,che genera le mignatte, & quella, che (là ferma come fé vi fuffe fopra diflefo vn' panno, che offenda per il puz- zo il nafo,che harà colore nero & liuido, & che in vn' vafo fi manterrà groffa gran' tcmpo,Et che diuenti vifeofa & graue per molto mufchio,& quella,con )• la quale fé ti lauerai le mani tardi fi rasciughi. Ma per fare vn' fumo di quel- le cofe, che fi fon' dette delle acque, e* bifogna che l'acqua fia leggierifsima, limpida,lottile, & trafparente, A quelle cofe fi hanno ancora ad arrogere quelle, che noi toccammo leggiermente nel primo libro. Oltre a quelle cofe farà a propofito fé tu vedrai che le pecore, che ne habbino beuto parec- X chi mefi, & Iauatefi più volte in quella acqua, che noi dicemmo, che era mi- glior'dell'altre llieno bene del corpo & della fanità loro per tutto, & che le flien'bene & fieno fané lo conofeerai dalla qualità de fegati. Perciò che e* dicono che tutto quello, che nuoce, nuoce in tempo, & non e gran* fatto che quelle cofe, che fi fentonopiu tardi,pofsino nuocere più gra- 40 uementc . |
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37^ DELLA ARCHITETTVRA
Ve!modo deil condurre le ^cqite.Gr come elle ftpo/sino dccommnUre
Ahifognìdeglibmm'mu Cap. VII. TRouata finalmente l'acqua,& prouata che fia buona s bifogna pronedere
che ella fi conduca eccellentemente, & che ella fi accommodi à bifogni $ de gli huomini commodifsimamentc. Duoi fono i modi del condurre le ac- que^ elle fi conducono per vn'folco,& per vn' canalejo veramente elle fi fan- no gonfiare per cannelle & doccioni. In qual fi e l'uno di quefli modi, l'acqua non fi mouerà, fé il luogo doue tu la vuoi condurre non farà più baffo che quello,onde ella fi ha a muouere. Ma ci è quella difFerentia che l'acqua che <• il conduce per canale bifogna che continouatamente vadia allo ingiù col fuo pendio,ma queila,chc fi fa gonfiare in qualche parte del viaggio fi pub fare fa lire qualche poco.Di quefle habbiamo à parlarc.Ma bifogna raccontare pri- ma alcune cofe che fanno a propofito. Coloro, che vanno inuefligando queflecofe, dicono che laterraè sferrica,ancor'che in molti luoghi ella tf fia afpra di Monti,& in molti altri veflita dì Mari, Ma per il gran' circuito di quella.a fatica fi conofee la fua afprezza,& che egli interuiene come nel vuo- ilo ilquale fé bene è ronchiofo nondimeno nella grandezza del fuo gran1 cir- cuito non fi confiderano,& non fi ftimano quei piccioli rilieui, che vi fono. Et è cofa certa,fccondo Eratoflene che il grati' circuito della terra, è dugento »• cinquanta dua milia fladii,& che e' non fi truoua monte neiTuno tanto alto,ne acqua neffuna tanto profonda che il loro piombo pafsi. 15000. cubiti non il Monte Caucafo ccrtamente,in la cima del quale batte il Sole fino alle tre fio- re di nottc.Egli è in Arcadia vn'grandifsimo mote chiamato Cylleno, & chi ha mifurato il fuo piombo dice che e' non paffa.XX.fladii. Etpenfano che il fc| Mare fia fopra il terreno quafi che vna coperta,fi come fopra vn' pomo la ru- giada di fiate. Sono alcuni che per ciancia dicono che il creatore del Mondo fi ferui de la concauità del Mare quafi che come di vn' fuggello,quando fece i monti. A quefle cofe aggiungono i Geometri,iIche faccia molto bene a prò polito. Se e'fi tira vna linea retta,che tocchi il globo della terra che dalpun- ,0 to nel quale ella tocchi il terreno fi diflenda mille pafsi per lo lungo egli au- uerrà che quello interuallo che farà infra lei, & il gran* circuito della terra no farà mai più che dieci dita,& pero l'acqua non vi andrà mai per i canali, ma che ella fi fermerà aguifa d'uno flagno, à ogni otto fhdii adunque bifogna che ella fia più baffa vn' piede intero che non fu il luogo doue prima fu taglia J5 talaRipa,& trouata l'acqua ; Il qual'luogo, i legifti chiamano Io Incile, det- to cofi dalla incifione,che fi fà,o nel fafTo,o nel terreno per cagione del códur re l'acqua ; & fé ad ogni otto fladii egli harà più di lei piedi di pendio, penfa- no che la rapidità del corfo fia per le naui incommoda, Et per vedere Jfe dal piano dello Incile,la foiTa fornata, che ha à condur' l'acqua, e più baffa o nò, 40 <& quanto habbia di pendio fi fono trouati certi inflrumenti & vna arte mol- to vtile. Quefla cofa dai Maeflri che non fanno -, e conofciuta con il mettere vna palla in eifa foffa, laquale rotolando fa lor'credere che l'ac- qua vi habbia ad hauere affai ragioneuole pendio, gli Inflrumenti di quei, che fanno fono la Liuella, l'Archipenzolo, & il Regolo, & oltra queflo tut- 14 te |
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te l'altre cofe fimili , che fono terminate con vn* angolo retto , quefta è
vna arte alquanto pmfecreta,ma non la efplicheremo fc non quanto ci faccia in ciò di meftierojpercio che ella fi rà con lo iguardo & con la veduta,lequali cofe noi chiamiamo puti.Se doue lì harà a códurre vna acqua vi farà la pianu 5 ra efpedita,bifogneràin duoi modi dirizzar'la veduta. Percioche, ò nò mol-
to lontani fun' da l'altro,o pur lontani aliai fi porranno certi termini, & certi legni,& quanto gli virimi punti de gli interualli faranno infra loro più vicini, tanto manco fi difeofterà la dirittura dello Iguardo dal circuito della terra. Ma quanto gli Interualli faranno più lunghi, tanto fi trouerrà il circuito & lo i« fpazzo del Terreno effer'piu baffo dalla dirittura de Ialinea della Liuclla, in
quelli fi fatti,oiferuifi che ad ogni mille pafsi ti abbafsi fino a dieci dita. |
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Ma fé e' non vi farà vna pianura efpedita,ma vi farà qualche collinetta,alho
ra in quelli ancora ti bifognerà fare in duoi modi, l'uno che tu pigli la altezza dallo Incile,& per il contrario ancora dallo emiffario.Lo emifTario chiamo io quel luogo deftinato doue tu vuoi che l'acqua arriui,donde l'acqua polla vfei re,o continouamente,o a certi bifogni. In cofi fatti luoghi fi conofeono le al- tezze nel tirarui gradi di mifùre,chiamoIi gradi perche e"fon limili a queigra di,per iquali fi faglie nei Tempio. Vna linea de quali,è il raggio della veduta, che efee dallo occhio di chi rilguarda,fecondo la pari altezza dello occhio, il che fi fa con la liueIla,o con rarchipézoIo,& col regolo.Et l'altra linea è quel- la laqualc cafeherà dallo occhio di colui,che guarda fino a fuoi piedi a piom- bo. In cofi fatti gradi noterai da lor'piombi la portione della linea che auan- zerà l'una laltra,qual fia,o quella che tu pigliarti dallo Incile, o per il cótrario quella altra,chc tu pigliarti dallo emiliano. |
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#3 BELLA ARCHITETTVRA
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Ecci ancora vn'altro modo che tu tiri le linee dallo Incile fino alla cima di
quello colle,chee in quelmezo,& di quiui poi tirerai le linee fino allo émifla- \% rio,& noterai gli Angoli retti per via di Geometria che cóuenientia habbino mfieme. Ma quefto modo è molto difficile à faperlo vfare,& non molto fede le al farlo, percioche in vn' grande interuallo lo errore dello Angolo, che il caufa dallo occhio, di chi riiguarda fé bene egli e piccolo, nlieua pur affai in quefta faccenda. Ma farannoci alcune cofe, che fi affaranno a quefta maniera %• come di poi diremo,delle quali ci feruiremo molto bene,per hauere le dirittu re:fe per auentura e' farà a condurre nella terra vna acqua traforandoui il Mo te. Ilche fi farà in quefto modo,nella fommità d'un monte,donde tu poffa ve- dere da vno lato lo Incile & da l'altro lo emiffario diiègnerai nel terreno fpia- nato vn' cerchio largo dieci piedi,queiìo cerchio fi chiama Orizonte, nel cen M tro del cerchio ficcherai ritta vna afta,che ftia a piombo. Fatte quelle cole, il maeftro, che vorrà pigliare quefte diritture ftando fuori del cerchio andrà confiderando intorno,cercando in che luogo la linea della veduta, intenta ad vn* capo della acqua da condurti vegga effo termine, & doue da bailo quella afta fitta nel centro batta nella circunferentia del cerchio, hauendo trouato il {0 maeftro quefto luogo certo in quello Orizonte del cerchio,& hauendolo le- gnato^' tirerà vna lineacene pafsi per il deferitto punto & per il centro,che fé gherà di qua & di la la circunferentia del cerchio. Sarà certamente quefta li- tica il diametro d'effo cerchio quando paffando ella per il centro interfegherà adiritturala circunferentia del cerchio da amendue le bande.Et fé quefta me ÌS idefima linea vgualmente riguardata da vn' lato, & da l'altro tirata in lungo à dirittura,guarderà da quefto Iato lo Incile^ da quefto altro lo emiffario, ella ne prederà per condur l'acqua il corfo diritto. Ma fé quefte vedute non ti j-ifeorttrerranno in quefto modo,& altroue batta il diametro,che guarda lo In cile,& altroue quello,che guarda lo emiffariojalhora da la interfegatione, che 4« efsi diametri fanno alla afta che è nel centro,fi vedrà la differentia,che e infra effe diri«ure;Io mi feruo dello aiuto di coti fatto cerchio,» leuare le piante de le città,& delle prouincie.,& à difegnarle & à dipignerle, & accommodatifsi- mamente ancora à fare le mine,& Je 1 ripcee fotto terra, Ma ài quefte tratte- nerlo altroue. i
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A qual' riuo fi voglia pe* cui Pacqu>u" conduca o poca per bere o aliai per
che ferua a nauicarui, ci leruircmo di quelle diritture che noi habbiamo rac conte infino a qui, Ma no fora il medcfimolauoro il farei canali perhaucr '• gran' copia d'acqua, & quello per hauerne poca. Noi in queflo luogo diren
prima quelle cofc come habbian' cominciato, che bifognano per la acqua da bere. Et poi paleremo a trattare dell'acque da nauigare. Il lauoro di coli fatto riuo,o e' farai murato,o pure farà foiamente vna foifa. La foffa fi farà di due forti,o ella fi farà in piano per la campagna, o veramente patterà per cn- *' tro vn' Monte,il che chiamano mina,o canali fotto terra . In tutta duoi que-
ftj,douc tu trouerrai, o fafsi,o tufi,o terreno più ferrato, o cofa alcuna fimile, chefia tale, che reggendofi da fé fteflb non impedifca il corfo deiracqua,non harai bifogno di murami. Ma doue il Terrcno,o i fianchi della folla non fa- ranno fodi,a l'bora bifogna murarli, fé la mcdefima foffa fi ha a cauare per le *• vifccre dentro del terreno. Ella fi caua in quel'modo che di fopra ti difsi.
Nel fare i condotti fotto terra a ogni cento piedi faccinuifi pori, & sfogatoi fopra,fecondo che il bifogno del terreno richiede & faccinfi murati. Io ho vifti pozzi appreffo de Marfi la doue cade l'acqua nel Lago di pie di luco, murati eccellentifsimamente di mattoni cotti alti fuor' dell'oppenione degli s1 huomini. Nella citta di Roma per infino a 441. anno da che ella fu fatta non
vi fu condotto nefiuno di acqua che fufsi murato,di poi venne la cofa a quel lo.che e' vi conducono i fiumi per aria. Et dicono che per Roma erano tan- ti condotti di acqua murati in vn* tempo, che per efsi tutre le cafe di Roma abbondauano di acqua. Ma da prima cominciarono a murare 1 condotti fot |
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to terra il che haueuapiucommodita: Percioche il lauoro cofi nafcofoera
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manco fottopofto alle Ingiurie, & perche e' non erano cfpofti a diacci, ne a
caldi rouenti del Sol Leone,ne conduceuano le acque migliori & più fredde, ne poteuano eiTere interrotte o guade, o volte altroue dalli Inimici, mentre fcorrcuano il paefe. Di poi venne la cofa in tanta grandezza che per hauer' l'acque che falifsino in alto per le fontane de gli horti, & per le flufe comin- |
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380 DELLA ARCHITETTVRA
ciarono a condurre per aquidotti fatti fu gli archi con muraglia in alcun' luo
go alta più di centouenti piedi,& lunga più di feiTanta mìlia pafsi, del che ha- ueuano ancora quelle commodità. Percioche & altroue, & in Tranfìeueri macinauano con l'acqua di quello aquedottole biade &i grani, il qual' poi disfatto dalli Inimici,cominciarono a fare i mulini fu per le naui. Aggiugni j che per la abbondanza delle acque lo afpetto della città & l'aria ne diuenne più pura,& più purgata. Aggiunfonui ancora gli Architettori alcune cofe,le quali facefsino a proposto a certe hore,& in certi tempi a bifogni ciuili, con grandifsimo* piacere delle cofe,chc quiui il moueuano, percioche alcune fla- tuc di bronzo le quali andauano inanzi alla facciata della fonte rapprefenta- %• uano i giuochi & la pompa de Trionfi. Vdiuanfi ancora organi muiicali & armonie,& concenti di voci molto fonore, & molto fuaui, caufate dal moto della acqua. Gli Aquidotti murati copriuano eglino di vna volta alquanto groila accio che l'acqua non rifcaldafse per i Soli. Et dallo lato di dentro li ar ricciauano & incroflauano d'una corteccia Umile a quella conia quale di- n cemmo ammattonarli gli (pazzi, groila almanco feidita. Ma le parti degli Aquidotti murati fon' quelte,allo Incile il fa vn' ricetto, dipoi giù per il con- dotto il fanno le conièrue della acqua, ma doue fi rifeontraife in terreno che fuile troppo alto fi caua nel terreno vn' bottino : allo sboccatoio, donde s'hà a verfare l'acqua il aggiugne le cannelle. Qiiefle co fé da legiiìi fon' dichiara- « te & terminate in quello modo. Il riuo è il canale,per la lunghezza del quale fi conducon' lacque;il ricetto è quello, che il applica allo Incile per auuiare l'acque;le conferue fon' quelie,che ferban' l'acqua publica. Il Bottino è quel- lo,che e cauato nel terreno con ripe atorno, dal quale fi pub vedere le acque; io sboccatoio è la fine del condotto,donde li verfano le acque. Tutte quelle »« co fé é di necefsità che fi faccino di muraglia fcrma,con fondo (labile gagliar difsimo,& con mero {lamenti faldi,& che non verilno per conto alcuno. In bocca del condotto fi fa vna porta, per la quale tu polla ferrandola vietare al le accjue torbide l'entrare per il condotto, & che tu polla quando mai ti bifo- gnafse ra{fettare il códotto fé il fulTe guado in alcun*luogo,a tuo piacerc;fen ;« za che l'acqua vi ti habbia a dare impaccio j & vi il metterà vna grata di Ra- me per la quale l'acqua poiTa entrare nel condotto più chiara, & più pura,la- feiando fuori & rami & frondi,& altre eofe brutte,che vi cafcailero. Ad ogni cento cubiti per il condotto fi fanno le conferue, & coli di mano in mano ad ogni altri cento cubiti, o vna conferua, o vn'bottino largo X X. piedi, lungo <j XXX. fondo fotto il canale x V.piedi,& quello fi fa accioche il mefcuglio del le acque, che cafeono dal terreno,o che per quello vi fono portate impetuo- famente trouato yna Cede da ripoiàruiil fùbito vi il fermino, & dieno luogo all'acqua vi uà da poter' correre più ilillata,& più pura. I buchi delli sbocca- ci il varieranno per verfare le acque fecondo il concorfo dell'acqua che vie- <o ne,& fecondo i doccioni. Percioche quanto più l'acqua farà prefa da vn'lar- go & veloce fiume, & quanto ella farà condotta per canali o vie più efpedite, ài quanto ella farà più per effe ilretta inileme^tanto più biibgnerà allargare il modine da verfare. La cannella che farà meiTa a piano & diritta,mànterrà il mpdine, <Sc hanno, trouato che detta cannella per lo attignere, per dir coli, il confuma
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cor lima dalla acqua,& non e metallo alcuno che più fi difenda che l'Oro. Et
fia detto a baldanza del modo da condur' le acque,& per le foffe, & per i con- dotti Ma l'acqua fi farà gonfiare con canelle di piombo,o più tolto con doc- cioni di terra, perciò che i Medici dicono che i canali di piombo inducono 5 efeoriatione dclli Inteflini fimile difetto ne nafeerà ancora dal rame Je acque, che fi hanno a bere, & quelle che fi hanno a mangiare i fimi dicono che elle fono migliori flando in vafi di terra cotta, & più faporite ; perciochc e' dico- no che la terra è (ede naturale da ripofaruifi bene.fi l'acqua,fi l'altre colè, che produce la tcrraji canali di legno in certo fpatio di tempo danno all'acque vn i. certo colore,& vn' certo fapore non grato. Bi fogna che le cannelle fieno fer~
mifsime^i vafi di rame caufano il mal' caduco,il cancro, dolor' di fegato & di milza. Al diametro del vano della cannella bifogna che corrifponda la grofc fezza dell'intorno della cannella non manco che per il quarto^on commetti titure mafliettate. I doccioni cntrerranno l'uno ne l'altro,& fi commettcran- 15 no con calcina viua,& con oho,& fi rincalzeranno atorno & fotto co gagliar-
difsima muraglia, & fi fermeranno con metterui infieme fopra pefi grandifsi- mi ; & mafsimo doue tu harai a fare il condotto che volti l'acqua., o doue ella trouandofi abaflò hàrà a falire o doue nel volgerla faccedo gomito le diuenti più flretta. Percioche da il pefo della fpignente acqua, & dalla mole, & dallo «• Impeto del corfo i doccioni facilmente fi folleuerebbcno & fi feoppicrebbo-
no. I buon'maeflri per fuggire queflo pericolo, & mafsimo nelle inginoc- chiature fi feruiuano di vna pietra vìua,& mafsimo della roda traforata per tal bifogno. Io ho villi marmi lunghi più di X11. piedi forati da capo a piede» d'un' buco largo vn' palmo; il che io facilmcte pofletti per manifeuifsime con i5 ietture & inditii di ena pietra conofecre effere (lato fatto con vna cannella di
rame,& con rena al Tornio, ma perche tu fugga il pericolo dello feoppiarc, raffrenerai il corfo della acqua,con fare che efia fi vadia piegando, non pero inginonchiata a fatto,ma piegata modcflamcnte, talmente che bora fi pieghi fu la delira, & hora fu la manca; hora fàlga & hora feenda più volte. Aggiun- to gafi ancora a queflo alcuna cofa, che fia in vece di bottino, o di conferua, fi perche l'acqua in elio fi purifichi, fi ancora perche e' fi pofla più facilmente fé e'vi nafecffe difetto alcuno veder' manifeflo in che modo, & in che luogo bi- fogni riparare,ma non fi ponga la conferua nel più baffo luogo della valle, ne doue l'acqua s'habbia a far' falire a lo infufò, ma pongali doue l'acqua ferbi il $5 corfo fuo più vguale continouatamente. Et fé per auentura tu harai a fare vn'
condotto che pafsi per vn'lago,o per vno flagno,fi farà con pochifsima fpefa in quello modo. Farai d'hauere Traui di leccio & per il lungo di quelle fca- uerai a guifa di doccioni vn' folco largo & lungo, & in quello folco adatterai i doccioni, & commetterali con la calcina, & fermerali con ipranghc di Ra- 40 me faldifsimamcnte. Doppo queflo meffe a filo per il lago quelle traui, con-
giugncrai,& annetterai coli fatti legni l'uno a l'altro in queflo modo, fa di ha- uere cannelle di piombo grolle quanto i doccioni, & lunghe tanti piedi, che doue biiogni fi pofsino piegare commodamente. Quelle cannelle fi com- metteranno ne doccioni ( fiami lecito dir* cofi) & le commettiture risucche- rai con calcina fpenta con olio,& le fermerai con fpranghe di rame,& in que- |
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382 DJ2&LA ARCHITETTVRA
fio modo le metti infame, & diflendi detti condotti, che pendino da foderi
talmente che arriuino da luna riua a l'altra, & che le tefte reflino in fecco da . l'una& l'altra ripa, Dipoidoueillagoèpiufondoprimietamente lafciaui andare fino in fui fondo a poco a poco, & quali vgualmentc queflo fi fatto Ja- uoro di legname & di doccioni, andandoli dietro quali che aiutandoli tutto \ il redo di quefta mafia. Doueauuerràperloaiutodelefuni che le cannelle di piombo fi piegheranno fecondo che bifognerà, & illauoro del legname & de doccioni fi collocherà & poferà fui fondo commodifsimamente. Ordina ti in queflo modo, i condotti col metterui la prima volta l'acqua mettiui an- cor' dentro della cenere, accioche fé ne doccioni non fufsino cofi rifaldate le io commettiture per ella fi intafino . Et darai l'acqua a poco a poco accioche da ta in vii' fubito nello inghiotirfi per i doccioni non fi auiluppi il Vento ne co- dotti , Egli è cofa incredibile quanto fia la poffanza & la forza della Natura quando limili doccioni piglino vento & che l'aria fi riftrigne in vn'gruppo. Io ho trouato appreilo de Medici che l'offa de gli flinchi degli h uomini fono 1* d oppiate dal romperli che ha fatto il vapore, che vi fi era dentro rinchiufo. Quei che attendono a condotti dell'acque forzano l'acque falire d'un' vafo in alto,con hauer' rinchiufo l'aria infra due acque. V&e Qterm& deftufQ&ìtilùaloro* fif. Vili. , «»
IO vengo a trattare delle Citerne. La Citerna e vn* vafo alquanto maggio-
re da acqua, che nò ev vna conferua non difsimile pero da quefla,e' bifogna che di fondo, & per tutto ella fra ben' fatta falda,& che tenga benifsimo. Et quella fi farà doppia,vna,che ti icrua per berne laltra,che ti ferua per gli altri *s bifogni, come per ammorzare vn'fuoco & limili. Quella fi come gli Anti- chi la chiamauano per vfato coftume Argento da cibare, cofi ancora noi la chiameremo Acqua da bere . Ma l'altra che folamente fi farà per ferbare ac- que di qua! fi voglia forte,& che farà lodata quanto più farà maggiorerà chia meremo la conteniamo bottino della Citerna. Egli e d'una grande importan- JO za che la Citerna dell'acqua da bere, tenga buoua acqua,o cattiua. Nell'una citerna,& nell'altra bifogna proccurare che l'acqua ci fi códuca bene,ci fi con ferui bene,& bene fi feompartifea a bifogni. Egli,é manifeflo che nelle Citer- tie fi mettono l'acque de fiumi & delle fonti per i condotti,^ le pioggie de tet ti,& de piani, de terreni ancora hanno vfato per tutto, ma a me piacque affai <, lainuentione di quello Architettore,il quale fece all'intorno di vnagrandifsi ma & rileuata pietra,pofla in cima del Monte,vna foffa affonda dieci piedi, la quale come vna corona poftaui all'intorno raccoglieile, dalla ignuda fbnulli- tà del Monte tutta la poggia che vi cadefle,& in luogo alquanto più baffo fot to il colle in piano, fece vna conferua di acqua da poterui andare per tutto.di «q mattoni & di calcina alta trenta piedi,Iarga quaranta,^ lunga quaranta ; & in quella condufa per condotti di doccioni fotto terra l'acqua coli raccolta dal la foifa. Et era quella foffa pofta in molto più alto luogo,che non era la coper ta della conferua, o bottino dell'acqua. Se tu farai nella citerna vn' fùolo di ghiaia cantQluta,o di rena del fiume groffa ben* lauata, o vero ne riempirai vna
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LIBRO DECIMO. 4-A
vnaparte dellaCiterna come dire finoalfaltezadi tra piedi ella ti daràvna
acqua, pura,fincera,& fredda ; & quanto quello fuolo farà più grolla , tanto farà l'acqua più chiara. L'acqua della citcrna alcuna volta fene va per le aper- ture del mal' murato & fello bottino. Alcuna volta fi corrompe per le brut* 1 ture. Et certo che egli è cofa difficile il voler' tenere ferrata l'acqua in vna pri gione di muraglia,fe la muraglia non farà faldifsima ; & fopratutto fia fatta di pietre ordinane. Et fopra tutto bifogna,che vn'fimile lauoro fia afciuttifsimo auanti che tu vi metta dentro l'acqua,percioche ella per la grauezza fua pnc- me la muraglia,, & per le humettationi getta fudori, & trouati, i pori gli apre l# con flillare in quelli fino a tanto che iène va poi come per cannelle più larghe
liberamente. Gli Antichi per riparare a quella incommodità vi prouedeua- no & mafsimo nclli angoli delle mura con farui più & più intonichi l'un'fopra l'altro»& faceuano vnafeorzacongrandifsima diligentia diIntonicofimilc al Marmo. Mae' non fi riparaua in modo alcuno meglio à fimili verfamenti ,5 di acqua, in quello luogo con cofa alcuna, che con il riempiere di creta infra
il muro della Citerna & il lato della folla di detta,pigiata & mazzapicchiata, o pillata gagliardifsimamentt . Io ho comandato che egli adoperino in que- llo luogo cretaafciuttifsima,& trita aguifa di poluerc. Sono alcuni, che pen- fano che fé tu torrai vn3 vaio di vetro & lo empierai ài fale, & lo turerai con M calcinafpenta con olio bene,talmentc che non vi pofsi entrare dentro acqua,
& porrai quello vafo,che ilia fofpefo in mezo delle acque della citerna, e' t'a- uerrà che le acque di quella Citerna no fi corromperanno mai per gran'tem- po che elle vi flieno. Aggiungono alcuni ancora lo Argento viuo. Et alcuni penfano che fé fi toglie va vafo nuouo di terra pieno di Aceto fortifsimo & lf turatobenifsimo cometidifsi,& mettali nella citerna,preflifsimo rifanerà
vna acqua,che fia mucida. Dicono che l'acque della Citcrna & del pozzo di- ucntano più purgat e,& mettendouifi dentro de pefciuoli, percioche e' penfa- no che i pefei fi nutrifehino & fi pafehino della mucidaglia dell'acqua, & della humidità del terréno. Dicefi quella fentemia di Epigenio. Quella acquacene jo vna volta fi farà corrotta & fi purifica in fpacio di tempo & di nuouo torna
buona,quella dice non fi corromperà mai più; Quella acqua che harà corniti ciato a puzzare,agirata aitai affai,& trafporrata & commolfa, lafcerà il puzzo il che e chiaro ancora che auiene al Vino,che tiene di mucido,& all'Olio. Di ce Iofefo che eifendo Moylè arriuato in vn' luogo arido,& non vi eficndo al* n tra acqua, che quella d'un' pozzo amaro & brutto, comandò eh* e* fene artì-
gnefie,il che hauendo fatto, i fuoi Ibldati, con dibatterla, & con il dimenarla in il fatto modojdiuenne buona a bere ; Egli è manifeiìo che le acque fi purga no nel cuocerle, & nel diflillarle. Le Acque ancora che tengono di finnirro & di amaro dicono, che fi mingano meiioui dentro vna fliacciata d'orozo 40 fritto,ài maniera che fra due hore tu ne potrai bere . Ma alle Citerne da bere
oltre alle dette cofe,accioche l'acqua vi fia più purgata, fi aggiugne vn' pozzo piccolo accerchiato di fue proprie mura,pofle in luogo commodo,che fiaal- quantopollo col fondo più bailo che la Citerna. Et harà quello pozzo nel fuo fianco alcune fineflrette rimurate con fpugne,o pomici, acciochc lacqua non polla penetrare della Gflerna in quello pozzo, fé non ben' purgata & di- |
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fhiiata da tutte le gramezze. ApprelTo a Tarragona in Hyfpagna fi truoua
vna pomice bianca piena di pori, minutifsimi,per i quali l'acqua fubito fi {lil- la limpidifsima. Diflillerafsi ancora Te tu ferrarai l'entrata per la quale ella ha rà da venire con vn' vafo forato da ogni banda di fpefsifsimi bucolm,& ripie no ài rena di fiume.di modo che l'acqua penetri per la rena fottilifsima, Ap- > prelìb a Bologna hanno vn' Tufo gialliccio che tiene di rena, per il quale l'ac qua a gocciola a gocciola fi dilìilla chiarifsima. Sono alcunché fanno il pa- ne con l'acqua del Mare, la quale e più atta che alcuna altra a corromperli. Tanta pofianza hanno le fi ratte iìillationi che noi riabbiamo racconte, che fanno la detta acqua,fana & buona. Dice Solino che fé l'acqua di Mare fi co- Ie la per la Arziila,ella diuenta dolce. Et fi e* trouato che doue ella fi cola più & più volte per la fottile rena di alcuno Torrente ella lafcià la fua falfedine. Se tu metterai in Mare vn'vafo di tetta ben' turato e' fi empierà d'acqua dolce. Et non fia quello fuor' di propofito che in quei vafi, ne quali e' poneu'ano l'ac qua del Nilo,che fuile torbida, fé e' fregauano intorno il labro, & il margine t* dell'acqua con mandorla in vnJ fubito diuentaua chiara. Et quelle cole fieno a baftanza.Se per auentura,i condotti de doccioni, o cannelle cominciafsino a riturarfi per fango,mettiui dentro,o vna gallozola, o vna palletta fatta di fu ghero legata a vn5 filo lottile & lungo, & quando la corfiua harà condotta la palla con il filo per il condotto fino all'altra tella : lega a quello filo coi! fot- «e, tile.vn'altro filo più grolTo,& finalmente poi vna fune di herba . Dipoi con ti rarla manzi & in dietro più volte fi caucranno fuori quelle cofe che vi haue- uano fatta faccata, Del por le Uhi nel prato 3ry in che modo le/èlue ere/chino ne luoghif>adulo fit &> l%
come fi rimedi] alle Regioni che fono mole fiat e dall'acque Gap. IX. VEgniamo hora all'altre colè. Dicemmo che gli habitatori hanno bifo-
gno di cofe da mangiare,& dì veflimenti,queiìe cofe ci faranno date dal y, la Agricultura, & lo andar' dietro a quelle arti non é nollra intentione. Non dimeno hanno alcune cofe gli Architettoniche giouano allo Aratore,^ que flo,è che fé vno campo,o per la troppa aridità, o per la fouerchia abbondan- za dell'acqua,fàrà tale che altrui non fene poifa feruire per cultiuarlo, di que- lle cofe ci giouerà dire breuemente,a!quanto . Farai in vn'prato,&: in vn'luo ,1 go humido vna Vigna in queflo modo, Diuerrai da Leuante a Ponente a di- rittura con linee difcoiìo parimente l'una da l'altra folle più afonde che tu pò trai,larghe nouc piedi &xv. piedi difcollo l'una da l'altra, & il terreno, che tu cauerai delle folfe ammonterai in lo fpazzo, che ti relìa tra l'una folla & l'altra di modo che col pendio riccua il Sole di mezo di co qnello ordine far *© te quelle collinette la Vite farà più ficura,& più fertile . Per il contrario in vn, colle arido farai il prato in quello modo. Farai vna folla lunga, che non riab- bia pendio, ma che l'acqua vi fi fermi nella più alta parte con li argini pareg- giati & fatti a vn' piano con la Liuella.Et in quello condurrai l'acqua delle più vicirie fontane, & quella sboccando da gli lati vgualmente annafferà la cam- pagna, |
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pagna,che ellaharà fotto.Nella capagna di Verona piena di ciottoli,& ignu
da & magra del tutto,hano fatto che in alcuni luoghi, per Io fpcffo darui del- l'acqua vi fi e fatta vna feorza di ce(pugh& vn' prato lietifsimo.Se tu vuoi che in luoghi paludofi crefea la felua,fenderai il terreno co Io aratro,& e/lirperai 5 infino da le radici ogni cefpuglio.Doppo queflo,diuerfo leuatc fpargiui ghia
de di Roueri co quella forte di feméta diuenterà il luogo pieno di abbòdan- tia di piante, dallequali l'hurnore iuperfìuo in gran' parte farà fucciato, oltra quello c^per il crefciméto delle barbe,& delle foglicene cafcano & per Io ac cumularuifi de rami diuéterà il terreno 1W di più che l'altro alquato più fol- io leuato.Se tu annaffierai ancora co acque torbide perche le vi fi fermino farai vna eroda all'altre acque,ch'vi fon'fotto,ma parleremo di quelle cofe altrbue Ma fé là regione farà moleflata dalla abbòdatia di troppe acque, fi come noi veggiam'cheinteruienedel Pò in Lòbardia,ocòe veggiamoin Venetia,ci fo no molte cofe da cófiderare,percioche elle impedirano,o co lo efiere troppe !j o co il moto loro,o vero co l'una cofa & co l'altra:Di quelle cofe tratteremo
breuifsim amóre. Appretto del Iago de Marfi CIaudio,forò il Mòte,& coduile l'acqua,che gli auazaua alla riua del fiume. Et forfè per la medefima cagione M.Curio fece che l'acqua del Iago di pie di Luco fuperfìua, fen andafle nel fiu me della Nera,& veggiamo il lago della Riccia forato il Mòte efiere flato co so dotto nel lago Lauréto:Dalche ne e nata quella Amenità de giardini, & quel
le bofeaghe, che vi fono fotto il Nemorefe per efler'rimaflo il paefe libero dal le acque.Cefare haueua ordinato che fi faccfsino molte fofle preflb a Lerida, con le quali voleua diuertire vna parte delle acque,del fiume Sicoro. Il fiume Erimaro per efier'ftato piegato in più luoghi,è talméte cofumato dalli habita 2J tori in adacquare! capi,che quelle acque,che gli auanzano sboccano in Marc
fenza che habbino nome alcuno.Ciro diuife il Gange co hauerui fatti più co- doni, i quali Eutropio dice,che furono quatfrocéto feflanta,& che e'lo riduf- fe tanto piccolo,che e' fi paiTaua a piede afeiutto. Appretto ai Tumulo di Ha- liatte in Sardigna,il che in gran'parte feciono le fliaue vi e vn' Iago fatto a ma jo no per ritenere le acque piouane.Myri cauò vn'lago pretto.a Mefopotamia fo
pra la citta,il qualegiraua di circuito $6o.fladii,& era cinquanta cubiti a fon- do , nel quale voleuano che sboccatte il Nilo, fé alcuna volta venitte troppo grotto. Allo Eufrate accioche e nò porti via le tetta della Città,oltre alle Mu- raglie dalle quali era detenutoci aggiunfono certi laghi i quali feruifsino per K reprimere l'impeto del fiume. Aggiunfonui ancora feni cauati di grandezza
flraordinaria,ne quali meiTa l'acqua a flagnare & aliar' quieta, gli feruitte per argine cótro rimpetuofe onde. Habbiamo adunque detto delle acque doue elle auanzano,& in alcune parte doue elle fon'mole fle col moto. Et fé ci re- tta adire cofa alcuna, che faccia a quello propofito, lo diremo non molto 40 doppo,quando noi tratteremo del fiume,& del Mare.
Pelle jlrade\,o vero viaggi per Terraglie vie per acqua,et dello ^Argine. Cd?. X,
SEguita che la regione che daperfe non e ballate a generare tati nutrimenti
che ballino a fuoi habitanti,ellagli habbia d'altronde con più commodità che e pofsibile.Farano a quello propofito le flrade & i càminiji quali bifogna che fieno tali che per efsi còmodamente & con facilità fi pofsino ne Tempi L
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opportuni portare tutte le cofe necelTarie . Le forte di viaggi fono due (il che
dicémo altroue al luogo loro)quello per terra,& quell'altro per acqua,che la flrada no da fangofa,ne guada dalle carra,oltre allo alzarla(nel modo che noi dicémo)bifogna auertire che vi poffa affai il Sole,& i Véti;& le ombre poco. Appreifo al bofeo di Rauenna a quelli tempi per hauer'i paefani co tagiiarui % delìi alberi allargata la drada,& fatto che v'entra il Sole,di catiuifsima,c diue tata molto buona. Quello fi può vedere fotto gli albericene fono lugo la lira da,che,percheil terreno in quel'luogo fi rafeiuga più tardi dadoui affai Tom bra vi fi tanno dal calpedio delle beilie alcuni laghetti, o pozzanghere,! qua li raccoglievo le pioggie,fempre danno humidicci & fempre fi allargano.Ma »o il camino oflrada per acqua farà di due forti, l'una che fi potrà mettere m ca- nali,come vn' Fiume,o una foffa d'acqua;l'altra che no fi poffa far cofi,comer e il Mare.Et parmi di poter* dire che ne fiumi fieno alcuni difettano altrimen ti che ne vaii,doue per auentura eglino habbino il fondo,o i lati rton atti,non faldi,o no commodi. Conciofia che per reggere,^ portare le Naui ci fia bifo i? gno di nò poca acqua quella fé ella no ha le ripe falde, che la tenghino,sboc- cherà & guadado le poffefsioni fi dilaterà,& fi perderà lpargédofi,talmente che guaderà ancora le drade per terra che no tene potrai valere.OItra di que do fé li fondo andrà torcédo in qua & in là chi dubita?l'onda veloce rifiuterà la Naue,che nò potrà il contro all'acqua. Aggiugnici ancora che le dal fondo *° vi farà cofa alcuna fcabrofa, & che fi rilieui col dorfo allo infufo, impedirà le Naui. Nello hauer1 portato lo Obelifco di Egitto a Roma conobbono che il Teucre era più atto all'effer* nauigato che il Nilo, quello hauer' il fondo più largo per la maggior' parte, & quedo altro elfere più potete per la profondita delle acque. Ne per quedo affare delle Naui,habbiamo tato bifogno della ab h bondaza delle acque quato de fondi. Ancor che e' ci gioui aliai lalarghezza, percioche l'acque diuentano più tarde per le Ripe.Quando il letto del fiume no farà dabile,nó haràanco quedo fiume le Ripegagharde,ogni letto di fiu- me e quafi indabile filino che quello,che noi dicemo,che era buono per collo carui fopra vna muragha,cio è che quel terreno per la fua fodezza difprezzi JO il ferro,et farà al tutto mutabile quel letto,che harà le fue ripe di creta, et che correrà fui piano della capagna,che harà fotto il terreno pieno di rileuati et che le cole vi rullino fopra. Quel fiume che harà catriuefpóde,harà ancora il fondo a fcaglioni doue alto,et doue baffo,et farà impedito,dalli efereméti del le rouine,et de tróconi,o delle pietre,o delle machine che fé li attrauerferano ^ quelle ripe farano del tutto cattiuifsime et mutabili in ogni mométojequali vi farano date pode dalle pienejda quedo firiottar'delle ripe ne fèguitano quelle cofe,che fi dicono del fiume Meadro & dello Eufrate.Perche per fender'quel lo vn' terreno debole fi muta ogni di diletto hora in quà,& bora in là . Et a lo Eufrate fpeffo fi ritura il canale del fuo corfo, per lo fmottare delle fue ripe,a f$ fi tatti difetti delle ripe i nodri antichi prouedeuano co fare la prima cofavno argine,et il modo del fare vno argine fi referifee a glialtn modi del far5le mu raglie, percioche egli è di grade importaiia il fapere co che modo di linee tu fhabbi a tirare,o co che forte lauoro tu l'habbia a fare,a fermarlo.Quello ar gine che fi farà co linea diritta fecondo il corfo del fiume no farà certo disfat to dalfonde.ma quello argine,che farà fatto a traùerfo del fiume fé e' farà de bole,
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bole,farà dal fiume gittato per terra,o fé e' farà baffo il fiume vi pafferà.Quel
lo argine che in cotetto luogo non farà gittato a terra , diuenterà maggiore più 1W di che l'altro fino nelfondo.Perche il fiume vi porrà quelle cofe.che egli harà condotteui, & ammontandomi! quafi per falirui, fi alzerà di letto I & lafciate qui quelle cofe, che e* non potrà portare, o fpignere più auanti, fi volterà altroue. Se con l'impeto,& con la forza fua e' gitterà l'argine a terra, a l'hora farà lo sforzo fuo in quel'modo che io ti difsi,riempierà i luoghi vo- ti mouerà in diuerfe parti il letto,& fene porterà feco tutte quelle cofe,che fé gli attrauerferanno.malafceràle cofegraui,& quelle che maluoletieri fi muo io uonofandando pian piano)infieme co la furia del corfo,& di quìi è che le pie-
ne nelle bocche doue elle rópono ne campirvi lafciano la rena più grotta nel- la parte più alta, di poi fi truoua lo accrefcimento del terreno più leggieri, & più fangofo,Ma fé la piena fupererà lo argine,& li pallerà fopra al'hora fi có- mouerà il terreno fchernito per la caduta delle rouinanti onde, & le cofe co- ti molle dal corfo dell'acque faranno portate via fino a tanto, che cauatoui fot- to vna folTa,fcalzato detto argine rouinerà.Ma fé la onda certamente correa do fi rifcótrerrà in un' argine ne diritto,ne anche a trauerfo del fuo corfo,ma cofi per fianco, moleflerà & nocerà per il piegar/! & per la larghezza del fiu- me l'una & l'altra ripa,nó meno quetta dallaquale ella e riceuuta che quella al *© tra nellaquaie ella fi percuote. Et vn' piegamento è quafi il medefimo che vna
cofa atrauerfata,per il che patirà delle medefime offcnfioni,lc quali fono mo- iette alle cofe attrauerfate,& infieme rouinerà per l'impeto de l'acque,Iequa- li certamete faranno tato più impetuofe,& tanto più moiette, quato più vi fa- ranno in quel' luogo ritrofi veloci,& più torbidi(per dir' cofi)che vi gorgogli u no;il ritrofo & lo aggiramento delle acque e come vn* fucchiello ne fiumi, al
quale no e durezza alcuna,che lungamente gli poffa refittere.Et quetto fi pub vedere fi atorno de ponti di pietra, quato dalla parte di fotto fieno fcauati & afondi di Ietto;fi ancora atorno a quei luoghi,del fiume,doue egli ttretto dal- le ripe sbocca in luoghi più larghi;quato l'acqua cadendo & aggiradouifi con io fumi & diuori cioche di ripa fé li oppone. Io ardifeo di dire che il ponte di
Adriano in Roma e il più gagliardo edifìtio che mai fia ttato fatto da gli huo mini,no dimeno le piene l'hanno ridotto a tale,che io dubito che ei no pofia refittere molto tempo . Le piene ogni anno caricano le pile di molettie, de pedali & de rami de gli alberi che elle lieuano via della campagna, & in gran' $5 parte hanno riturati, i vani de gli archi. Perla qual' cofa aduiene che le acque
gonfiano,^ per quetto cafeano da alto ritrofi daque precipitofamente,& mo letti che quiui fi raggirano , adunque fcauano fotto le poppe de le pile,& fan- no danno à vna tanta machina. Infino à qui batti de fianchi de fiumi. Trat- teremo hora del fondo del fiume. Scriue Erodoto che Nicotrice pretto a 40 Mefopotamia ritardo il corfo dello Eufrate che andaua troppo veloce con
farlo andar'piegato et torto, et certamente che e'ne feguitadi ciò quetto che lacquafi mantien'piu, doue ella corre più tardi, et e quetta vna cofa fimi!e,come fé alcuno feenda da vno alto monte per vna via non precipitofa, ma hora per vnTentiero fu la man'manca et hara iu la dettra.Et che la velocità del fiume fia caufata da lo hauere il fondo a pendio/e affai manifetto . Il corfo |
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dei fiume troppo veloce & ancora il troppo tardi è nociuo all'un3 bifogno &
all'altro,perche quello caua fotto et fa rouinare le ripe, et quell'altro genera facilméte l'herbe, & facilméte diacci, chi riflrignefsi vn'tìume harebbe forfè maggior'fódo , et chi abbailafsi il letto del fiume,harebbe le acque più baffe, nello abballare il letto del fiume & in leuar'via gli impcdiméti,et in nettarlo,!! y tien'quafi il medefimo ordine, et la medefima regola,dc quali ne diremo di- poi; ma lo abballare il letto in quello lato fi farà indarno, fé già il fondo di- uerfo il Mare non feguiterà parimente ballo che Tacque vi pofsmo correre. spello addornare le fife,che e non manchi la ahbondantia delle ^eqne, & che ella non
Jta impedita^* Cap. XI. IO vengo a partare delle fofTe,egli e da defiderare che labbondantia delle ac
que no manchi,& che ella non ila impedita dal fuo determinato ordine; che ella no manchi riabbiamo duci modi, il primo che donde noi pigliamo la ac- qua ella fia aliai.Il fecódo che hauédolaprefa ellafi matenga alTai.Códuceraf- ti il vn' códotto nei modo,che di fopra ti dicémo,& che l'ufo della già condotta nò flaimpeditOjOtterremo noi co l'hauerne cura et diligé*tia,fe noi ciocia net teremo fpellojet ne caueremo fpeilo quelle cofe,che vi li fufsino códotte.Ma e' dicono che vna folla da acqua é vn' fiume addormctato,et però fé gli appar tengono tutte quelle cofe,che a vn'fìume,& innazi tratto ha bifogno di fàldez 1 o za & fermezza di fondo,& di fianchi,accioche ella nò li fucci, o no verfi per alcune felfurele acque.che ella riceueràjetmedcfimaméte bifogna che ella fia più affonda che larga, fi per poter' reggere le naui,fi perche ella fia manco ra- iciutta da Soli,& maco generi herbe. Furono tirate molte folle dallo Eufrate nel Tigrc,perche l'Eufrate e di letto più alto, la Lombardia parte d'Italia che n e intorno al Pò, doue egli è più ballo et intorno allo Adice lì nauiga tutta per le folfe,ilche in quel*luogo è coceifo dalla pianura. Dice diodoro che Ptolo- meo vfciua del Nilo per vna lolla che egli apriua nauigando, et nauicato che egli haueua la ferraua. I rimedii per quelli difetti so quelli,il rilìrignere,il net tare,il chiuderci fiumi fi flringonocógli argini,fa che la linea degli argini no JO fia repéte ma (Iringa & ferri apoco apoco i fianchi.Ma doue da vn' luogo ftrec to tu barai a lafciare vfeire vn'fiùme in vn'iuogo più largo et più aperto no ve lo lafciare cadere a viftratto,ma allungato il canale, fa che dipoi il fiume apo- co apoco torni co allargarli con l'onde alla fua primiera larghezza,accio che egli no offenda et so faccia danno con i fuoi importuni ritrofi et auolgiméti, Jt cercando la hcétia fubita della fua libertà.Metteua il fiume Mela nello Eufrate et Artanatrice Re, indotto forfè da defiderio di acquiflarfi fama,gli riturò lo efito,et inundò per tutto il paefe, non molto doppo la gran'machina,della im- pedita acqua roppe con tanta furia,et con tanto impeto delle onde,che ella ne portò feco molte pollefsioni, et guailò gran'parte della Galacia et della Fri- 4e ljia.il Senato códannò l'infolétia di quello huomo in trenta taléti, et faccia ap |
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qual'nume pana fotto il M5te,et riefee ne gli Argiui,ma lafciòflare p<
uméto fattoli da Gioue, Lequali cole cllenjp cosi ev bene auertirne in quella maniera.
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maniera. Farai il lauoro de gli Argini gagliardifsimo, & la gagliardezza tela
darà la faldczza del Iegname,& il modo & Ja gradezza di taHauoro,da quella parte che l'onda paffando fopra harà a cadere, fa che ella non cafehi a piom- bo da lato di fuora,ma fa che ella vi vadia con dolce pendio, di modo che el 1 la vi corra adagio, & fenza ritrofo, o auuolgiméto d'acqua alcuno,che fé nel cadere ella comincierà a cauarui fottcriempiui fubito non con legname mi- nuto,ma con fafsi grandi,ìnteri,flabili,& accantonati, giouerà ancora il met- terui faftella di ftipe,accioche l'acqua non arriui fui fondo fé no rotta & Arac ca.In Roma veggian'noi il Teuere effere flato riflretto dalle muraglie in mol io ti lati .Semiramide non contenta di fare gli argini di mattoni,aggiunfe a gli ar
gini Io asfalto groffo quattro cubiti, & vi fece ancora mura lunghe molti ila- chi,di altezza che erano alpari delle Mura della citta. Quefle fon' cofe da Re Noi faremo cótenti d'uno argine di terra,!! come Nicotrice li fece di Terra apprelTo li Afsirii, o quali noi veggiamo per la Lombardia, doue veggiamo it grandinimi fiumi quafi (lare in Aria talméte che in alcuni luoghi foprauanza
no con il loro piano,le altezze delle capanne . Et faracci affai fé noi murere- mo il ponte di muraglia (labile. Sono alcuni che per fare li argi ni lodano le piote piene di herba leuatc dal prato,& à me ancora piacicono affai conciona che mediante quelle barboline diuentano fortifsimi, pur che fi affodino con »« batterli affai. Tutta la malfa de gli argini cert améte, & mafsiroo quella parte
che e bagnata dalle onde bifogna che fi affodi & fi faccia durifsima, & ferrata grandifsimamcnte in modo che nò li poffane penetrare ne rouinare.Sono al cunì,che inteffono ne gli Argini alcune pertiche dì Vimini, lauoro certo fer- mifsimo.ma di Ina natura fatto per a tempo, percioche effendo le pertiche at 15 te facilméte a corromperli,accade che i raggi delle acque entrano & occupa
no i luoghi del legname infracidato, & di quiui incominciado a paffare accre fciuti,i canali de pori,ne feguitano riui maggiori. Di quello haremo noi man co paura fé noi ci feruiremo di pertiche verdi. Altri piantano giù per le riue ialiconi,ontani, Pioppi, & altri Alberi,che amano le acque, co ordini molto 10 fpefsi.E certamente quello molto cómodo.,ma è ancor effo fottopoflo a quel
difetto eh' noi diceuamo delle pertiche, perche infracidatili alcuna volta per la vecchiaia i piedi delli Alberi già morti, verfano per li (traforamene & per le buche che per ciò vi rimaghono. Altri,il che mi piace grandeméte platano in fu le riue virgulti,& ogni forte di herbe.che ama le acque,che produca più li barbe.che ella non fa rami,della quale fpecìe e il falcioni giunco,le canuccie,
& principalmcte le Vetrici.percioche quella multìplica di affai & molte bar* be,& fpande molto lunghc,& molto viuaci barboline, & per il cótrario fa ra m4 più baisi, & più fìcfsibili, che fcherzano con l'onde, & non fé gli con- trappongono^ quel che gioua affai quella pianta per il dcfiderio che ella ha 40 dell'acqua continouamente fi va a ficcare nel fiume. Ma doue l'argine farà
fatto fecondo il corfo del fiume, bifogna che la ripa vi ila ignuda & netta ac- cio che ei non fi rifeontri cofa alcuna, per la quale fia irritata la piaceuolez- zadel corfo . Ma doue lo Argine fi contraporrà al fiume per voltarlo, perche in quello luogo e' reMa più gagliardamente, aflfortifichifi con tauo- ■lc. Ma fc tu harai a fcacciarc, o a reggere tutto il pondo delfiume con vno .li ìli
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argine attrau'erfo,alhora nella fiate quando le acque faranno più baffe manife
flandofi il letto del fiume,fà vn'fodero, o vero vn' graticcio co congiugnere infìeme pedali di Roucre molto lunghi, & congiugni & incatena bene infie- me con fpraghe queflo fodero, & metti,i pedali per il diritto del letto del fìu me che co le tede fcaccino la corrente,& ficca per quanto il terreno telo coni % portjjtieila profondità del letto pali auzi peri buchi fatti in detti foderi.Fat- to queflo fodero diftendiui (ufo altri legni a trauerfo & fopra queflo fodero metti vna gran5 machina di fafsi,& murala con calcina,o doue tu non polla fa re la fpefa,legale infìeme con fafei di ginepro intrarnefcolati con efsi fafsi.Di qui auuerrà che l'acqua non potrà muouere la fmifurata grandezza del pefo, i* ÒL la laidezza del fodero, & fé l'acqua co fuoi ritrofi cercherà di fcauarui lot- to il terreno,giouerà,& aiuterà al bifogno tuo,perche ella ne darà vtilità che aggrauandofi il detto fodero & andandofene fui fondo, trouerrà il taf pefo fede,da fermaruiu* fermifsima, Ma fé il fiume farà pieno continouaméte d'ac que & profondo in modo che tu non polla metterui quelli foderi,feruirati di n quei modi con i quali ti dicemmo che tu facefsi le pile de Ponti. Con quali ^rginifi ajforti fichi il Lito del JfrCarejn che modo fi faccia forte ti Torto^
le entratefait&* con che artificio fi ferri l'acqua3che non fine ì/adia^. (jtp> Xll. t o
AFfortificherafsi ancora il lieo del Mare co Argini,ma no fatti come quel
li de fiumi,perche Tacque de fiumi nuocono con le loro ingiurie,ma non per quella via che fanno le onde del Mare.Percioche e' dicono che il Mare di tua natura e quieto & tranquillo,ma che e' h muoue per eifere lpinto sforza- lo da Venti, & di qui auiene che le onde per ordine funa doppo l'altra cóten *i dono con il iito,doue fé e' fi metterà loro per argine à rincontro alcuna cofa àtrauerfo,& mafsimofcabrafa&afpra&pilofa,elievi iicótraporranno con tutte le forze loro & ripercolfe falteranno in alto romperanno!!, & cafeando coti rotte da altro fmouerano il fondo,& cauerannolo con la loro afsidua tuo leflia,& rouineranno ciò che fé li contraporrà. Et che queflo auuiene cofì,lo ì9 dimoflrano l'altezza de i tondi che fi truouano alle riue della manna.Ma fé il litto farà cofi verfo il Mare con dolce pendio battuto dalle onde, non hauen- do perciò ilMare co mollo che combatta co londe rifcaldate,il mare lafcia lo irnpeto,& con onde più quiete,& più benigne ritorna in fé fleifo,& fé egli ha- rà prefo,o portata cofa alcuna per il commuouere delle rene egli le lafcerà <S( j« poferalle in luogo più quieto,per il che noi conofeiamo che j liti, che in que- flo luogo fportano in Mare,di poco terreno l'un'di più che l'altro crefeono al lo adentro yerfo il Mare . Ma doue il Mare percoterà in in vna punta d'un' mome,& che e'vi farà la linea del luto torta a guifa di cerchio, o d'arco,qui- ui il Mare andrà ratto fecondo il litto,& vi correrà, & vi fi aggirerà,onde au- 40 uiene,che in fimili luoghi per tutto,lungo il lito vi fono canali profondi,Altri dicono che il Mare di fua natura ha il fluffo & il refluita, & hanno confidera- to che rhuomo non muore mai,fé non quando il mare feema, quafì che que- fla cofa dia di sé argomento che e/To mare habbia alcuna anima,o moto co- mune & corrilpondente alla Vita de gli huommj, & di quelle cole fia detto abaftanza.
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àbaftanza. Ma il crefcere& lo fcorrere del Mare, é cofa manifefb che
in alcuni luoghi ji varia. Il Mare di Negroponte ogni giorno fi vana fei vol- te alle onde. A Coftantinopoli non il varia fé non con lo andare n el Mare maggiore. Nella propontide il Mare di fua natura getta al lito tutte qucl- s le cole, che vi fono condotte da fiumi, però che quelle cofe, che fi muouo- no mediante le agitationi poi che eli' hanno trouata la fede da quietarli,!! fer- mano . Ma veggendo noi che la maggior' parte de liti gettano vna quanti- tà di rena,& lafciano ancora de fafsi,e'mi piace di raccontar'quelle cofe, che io truouo appretto de Philofophi. Io ho detto altroue che la rena e fatta di io fango,rafciutto dai Sole.poi che il calor' del Sole l'harà diuifa in minutifsimi
corpicelli. Dicono che le pietre fon'gcnerate da l'acqua del Mare percioche e' dicono che l'acqua diuenta tiepida per il Sole & per il moto fi fecca, & per- ciò fi ferra infieme,confumate dal caldo le parti più fottih,& conducefi a quel lagroffezza,perche fé il Mare alcuna volta fi quieta vn'poco, fa a poco a po- 15 co vna fcorza mucida,& quafi fangofa,& rompefi di poi quella fcorza, & gua
ftafi per i moti,& per le ripercufsioni diuenta come zolle,& vno certo che,fi- mile alle lpugne,& quelle zolle fono gittate fui lito,neI qual'luogo elleno pi- gliano le rene commoffe,& fé le applicano, & applicatefele in quella maniera per la forza del Sole,& del Mare fi rifeccano, & fi ferrano più infieme, oc iti *• proceffo di tempo indurifconotalmente,chediuentano pietre. Quelle cofe
hanno dette coftoro. Noi nodimeno veggiamo che alle foci de fiumi per tut to i liti crefeono affai,& mafsimo fé quei fiumi fono di quelli, che corrino per campagne fciolte ne quali mettino molti altri fiumi. Perciò che e' ragunano & gettano in fu le foci al lito del Mare di qua & di là affai rena,& affai fafsi co- lf me quafi vno Argine,& fanno il litto più adentro verfo il Mare,ilche Io dimo lira che cofi e lo Hiflro & il Faffo de Golchi,& molti altri & mafsimo il Nilo, Gli Antichi chiamarono lo Egitto cafa del Nilo, & affermano che già era ri- coperto fino alle Palude Pelufie, dal Mare.Et dicono che alla Cilicia fu aggi ti to vna gran'parte dal fiume. Ariftotile dice che il moto delle cofe e continuo, i* & che in proceffo di tempo auerrà che il Mare fi fcambierà di luogo con i
montijdi qui diffe colui. „ Qo the fòt terra m procedo di tempo. f, Si [coprir r a p ale/e ,<& uerrafu ori, „ Et le cofe [coperte andran'fot terra. # Torno bora a propofito . Oltra di quello l'onde marine hanno ancora in le
quefta natura.che vrtando in vna muriccia di fafsi oppofla loro, la battono & gli fanno forzai partendofene quanto più d'alto cafeano le acque commof- le,tanto più cauano fotto la rena. Quello fi pub vedere, che alle ripe , & a gli fcogli doue e il mare profondo,egli vi fi ripercuote più forte, che doue ei non 40 ha con chi combattere faluo che con vn' lito piaceuole & piano, le quai cofe
effendo cosi,farà certamente vna grandifsima induftria, & da homo di gran- difsimo ingegno che tu raffreni l'impeto & li fpiriti del Mare, Percioche il ma re ingannerà in gran' parte & le arti & la mano deili huomini,& non facilmen te farà vinto dalle forze di quegli. Giouerà certamente il farui le bafe de i fori damenti in quei modi, che noi dicemmo altroue che s'afpettauano à ponti. L iiii
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592 DELLA ARCHITETTVRA
Ma fé e' ci farà di bifogno che per aflfortificare il porto e' fi habbia a fare vii'
Molo nel Mare, cominceremoci da la terra ferma & dallo afciutto : & di pò produceremo la muraglia in mare non tutta ad vn' tratto,ma prima vna parrei & poi vn'altra,& la prima cofa proccureremo che quella muraglia fi poca iti terreno quanto più fi pub ftab)le,& ponédolo doue tu ti voglia e' bifogna am- * Biadarla di pietre quanto più fi può grandifsime.Di modo che la muraglia de fafsi ftia contro a l'onde quafi vn' poco a pendio, accio che il pefo dell'onde, che vengono(per dir coii)& le lor'minaccie fi ammorzino, & non trouando doue dar'di petto in piena,ritornàdo in dietro,non rompino ma fé ne rifcorri no piaceuolmete.Perciò che in queflo modo fondarne ritornerà verfo il Ma io re.riceuerà &ritarderà,le altre onde,chedoppo lei veniuano a proda, e'pare che a le bocche de fiumi fi debba ofieruare i medefimi ordini,che ne porti,co ciofia che le naui al tempo delle tempefle fi rifugghino in quel' luogo. La pri- ma cola io vorrei che le foci de fiumi fi affortificafiero, & fi flrigneflero con- tro le onde del Mare.Diceua Propertio fia vinto,o vinci altri, quella è la ruo- ,f ta di Amore,cofi interuiene in cotefto luogojpercioche continouamente o le foci fono fuperatc da lo impeto del Mare, che non refla mai, & fono ri tu rate da la renaio per il contrario conia loro afsiduità & con la pertìdia del vincere fuperano l'impeti del Mare.Per il che mi piacerà afiai,fe tu sboccherai vn' fiu- me in Mare con duoi rami pur che le acque fieno a badanti. Et queflo non fo- »• io perche alle Naui mutatofi vento fieno più pronte l'entrate, ma fé ancora fi fi contraponefsi alcuna forza di Tempefle o che l'una delle bocche per auen- tura tirando Auftro fufie riturata,gonfiate le acque per le piene, non isboccan do allaghino il paefe,ma che vi fia via aperta da potere efiere riceuute nel Ma re. Di quelle fia detto a baftanza. Rettaci a dire del nettare & votare. Celare l? pofe vna gran'eura nel nettare il Teuere. Era certamente ripieno di pezzami & di ribalderia. Sono ancora & dentro & fuori della citta non difcoiìo dal Te uere monti non piccoli fatti di pezzami di terra cotta cauati del fiume, no mi ricordo d'hauer' letto con quali artifini cauafiero tanta materia di vn'fiume tanto pofTente. Ma io mi penfo che e'facefsino (leccati, coti i quali mandato ,0 da parte il tìume,& cauatone l'acqua^' cauafsino di poi gli impedimenti, che vi erano. Gli fteccati fi faranno in quefto modo,ordmerai traui piallate per Io lungo , & da 1W capo à l'altro farai nella grofiezza de gli lati canali di qua & di là affondi quattro dita;Iarghi fecondo la grofiezza delle tauole, delle quali ti harai a feruire per tal' bifogno,& apparecchierai tauole vguali di grofiezza J? & di lunghezza,ordinate quelle cofe,ficca le tue traui,che ti dicemmo, che el le fileno a piombo con ragioneuoli Ipatii infra di loro, fecondo la lunghezza delle ordinate tauole,ficcate le traui & bene ordinate,metti le tauole fu da al- to da le f efle,& fa che elle feendino fino nel fondo per i canali delle traui. Vn' lauoro cofi fatto il Vulgo lo chiama catheratte, ma tu metti fopra le dette fa- 4« uole,aItre tauole, & ferrale che elle fi cogiunghino bene infieme,fcompartifci poi in luoghi commodi & opportuni trombe torte datirar'ful'acqua,trombe diritte,fchizzatoi,et (ècchie,et ogni inflrumento dacauareacque,et aggiuanj uivna moltitudine di huomini, che in vn'fubito fenza ripofarfi rnai,ointra- fnetter' tempo m raezo,cauino l'acqua dentro da lo flcccato, et fé e' ve ne en- * traile
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LIBRO DECIMO. 55^
traile da banda alcuna,rituraui con panni et ti nufcirà il Iauoro come tu cer-
chi .Infra quella forte di {leccato da acqua,et quell'altra di che noi ci feruim- mo nel murare de ponti ci è quella difTerentia,che quella bifognò che Riffe fh bile,& dadurare allattino à tato chele pile no pur'rufsinofinite,ma che finite 5 hauefsino fatta la prefa,& aflodatefi. Ma quella qui c,perà tempo, & il di di- poi che tu harai cauato il fango Tharia a leuare via & portarla altroue. Io ti au uertifco di queflo,o netti tu il fiume con quello {leccato, o pur voltando il fiu me in altra parte,guardati di no cóbatterecon tutta l'abonclanza & co tutta la forza dell'acqua in vn' medefimo luogo a vn' tratto, ma fa li tuo Iauoro in più io volte. Prima vn'membro & poi vn'a!tro,quei lauori,che fi farano contro il pe
{o,òl contro l'impeto delle acque,fe faranno fatti co vno arco che volti il dor fo vedo l'impeto delle acque,refifleranno più gagliardamente. Farai a fondo il fiume fé tu li farai vno argine a trauerfo in modo che l'acqua fi habbia ad ak zarc fufo altò,& che ella fi sforzi a gófiarc aflai,verrati ancor5 di qui fatto que 15 Ilo che l'ondacene pallerà di fopra colla fua caduta vi cauerà vna folla, & an-
cora quanto dalla parte inferiore del fiume tu fcauerai più a fondo,tanto il let to del fiume fi fcauerà fino al fuo fonte;percioche l'acqua nello Ipignerfi com muoue & perturba continouamente il terreno & lo porta via.Purghecai anco ra vn' riuo.,& vna folla in quello modo mettendoui dentro bufoli, ferrala che *o l'acqua vi fi alzi;Di poi fa che il beiìiame con correrui & agitarmi! fpeflo fac-
cia l'acqua torbida & fubito da la via a l'acqua, che ella fé ne vadia precipite- rai che ella Iaui. Et fé per auentura farà cofa alcuna fotterrata nel fiume, o fittaui che li dia impediméto,oltre all'altre machine che fanno fare i Maeflri, quella é attifsima che tu vi conduca vna naue carica,allaquale legherai fortif. tj {imamente quai'cofa fi fiaquefla,o paIo,o qual'altra cofa fi voglia che tu hab-
bia afuerre.Di poi fcarica la naue del pefo di che era caricaci qui nafeerà che alleggeritati" di pefo aizadofi fopra delle acquetila fuerrà & fino dalle barbe, quel che tu gli harai legato,giouerà molto le nello alzarfi la naue, tu aggirerai il palo come fi fa vna chiaue.Io ho veduto nel paefe di Palellrina vna creta hu 30 mida, nella quale fé tu vi ficcherai o vn'palo o vna fpada non più affonda che
vn*cubito,non farà mai pofsibile che con forza alcuna di mano tu ne la polla cauare,ma fé nel volerla cauare tu la girerai vn'poco, come fanno coloro,che vogliono forare con fucchielli ti riufeirà il cauarlapiu facilmente. ApprefTo à Genoua era vno fcoglio afeofo l'otto le onde,che impediua le entrate del Por- $ to,trouofsivn'huomo atempinofln dotato dimarauigliofa arte & natura,
che lo fcemò,& aperfè largamente detta entrata. E {partali vna fama che co- ftui flaua fotto le acque alfai,& che e'non veniua fuor dell'acque per rihauere il fiato fé non doppo lungo tempo,cauerai il fango del fondo,có vna rete grof fa & roiichiofa drentoui vn' facco,perche llrafcinandola fé ne empierà, caue- 40 ralo ancora doue il Mare non farà molto fondo con vno inflrumcnto di pala.
Fa di hauere due barcotte,in vna delle quali rizza vno flile in fu la poppa, nel quale giuocolivna.antenna lunga: non altrimenti che fi faccino vn'par'di bi- lance ne loro fufo,in i'una delle tefle di quella antenna, che pende dalla naue fiaaccommodata vna pala larga tre piedi,& lunga fei,i manifattori affondan- do que{la,cauerannò il fango t & lo guferanno nell'altra barca quiui apparec- |
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§5>4 DELLA ARCHITETTVRA
dilata. Da quedi principài fi potranno fare molte cofe fimili,& più vtili, che
farebbotio coie lunghe a raccontarle. Badi infino à qui di quedi. Rettaci il chiuder Tacque. Sererrafi il corfo dell'acque con Iecateratte,ferrerafsi anco- ra con li (leccati. L'uno & l'altro ha bifogno di canali di pietra faldifsima, co- me ti dicemmo che fi faceua nelle pile. Alzeremo il pefo delle cateratte,fen- s za pericolo de gii liuomini,aggiugnendo al fufo che lo tira alcune ruote con denti.le quali noi moueremo come quelle de gli horiuoli, adattati i déti d'un altro fufo a tale lauoro,& a tal moto,Ma commodi fsim a più di tutte l'altre fii- rà quelk cateratta,che fopra il mezo di fé della harà collocato vn'fufo a pi5- bo.ilquale fi volti,appicchcrafsi al fufo la cateratta quadrata, che dia tefa co- io me vna vela quadra da didefa in vnanaue dacarico,che dalW Jato & dall'al- tro polla efiere girata, & da poppa & da prua, ma i lati di queda cateratta, o porta non debbono efiere vguali perche da piede ella farà alquanto più dret- ta quafi che tre dita che da capo; & di qui auuerrà che fi aprirà da vn' fanciul- letto folo,& perii contrario ancora fi ferrerà da fé defla.virtcédolailpefodel ij lo lato più lungo di fopra. Farai due cateratte,rinchiufo il fiume in duoi Jatija feiatoui vno fpatio per quanto è lunga vna Naue,accio che fé eVi harà a fal/re vna nauepoi chela vi farà arriuata chiughafi la cateratta difotto,& aprali quella di fopra, ma fé ella harà afeendere per il contrario ferrifi quella ài fo- pra A aprali quella cjifotto. Etcofi lafciata andare la naue con queda parte « del fiume farà portata dal fiume a feconda. Et il redo della acqua farà mante- nuta dalla cateratta di fopra. Non lafcerb in dietro quel che s appartiene alle Vie per non replicare quede,Farafsi la drada ben netta & ben'puiita nelle città non-la alzando di pezzami,ilche è mal fatto, ma più todo leuandone, & fpia- nando per tutto allo intorno,^ portando via,accio che gli fpazzi, &fi piano »j della citta non venga forterrato dallo alzaruifi delle drade. Del rimediare ddalcune cofe^ delrafet t arie generalmente, fap. XllU
HOra andremo dietro a trattare delle altre cofe più minute che fi pofiono ,o
rafletrare con più breuità che noi potremo. In alcuni luoghi per cflerui- (i condotta l'acquaci paefe vi è diuentato più caldo, & in alcuni per il contra- rio più freddo.Prefib à Landa in Tenaglia vi era la campagna coperta di ac- qua morta & tarda,& perciò vi era l'aria groiTa,& caldiccia ; Dipoi cauatone l'acqua, & rafeiutta la campagna diuctò la regione più fredda, di maniera che gli Vliui da quiui innanzi che prima vi erano in abondantia tutti allo intorno vi fi feccauano. Per il contrario apprefib a Filippici per ederuifi come dice Tcofrado cauato l'acqua, &rafciutto il lago, auuenne che hebbono manco fìridori. Et fi crede che la eaufa di quede cofe venga dalla aria che vi fpira pu- ra^ non pura: perciò che e' dicono che l'acre grofio fi muoue più tardi, ma 40 che mantiene più le impressioni calde,© fredde. Ma Pana fottilc e più atta al freddarfi,& predo ancora fi rifcalda da ragjp del Sole,& dicono che vna cam pagn a non coltiuata & abbandonata,caufa l'aria più grolla & meno benigna . Doue le felue crefehino ancora folte talmente che e' non vi entri Sole, ne vi penetrino i Ventavi farà certo f aere più crudo, Al lago Auerno erano le fpc- i> lonchc
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LIBRO DECIMO. • ^
lonche delle felue tanto folte che il zolfo efàlando per quei luòghi ftretti am
mazzaua gli vccelli, che vi volauano fopra. Cefare tagliate le felue fece che di vna aria petti lente diuenne benigna & amena. Preliba Liuorno Cartello marittimo dì Tofcana erano gli huomini fempre ne giorni caniculari oppref i fati da grauifsime febbre, ma fatto gli Abitanti vn' muro rifcontro al Mare il mantennono poi fani, ma di poi mettaTacqua ne fofsi per far l'edifitio più fì- curo, fon'tornati di nuouo ad ammalarmi! ; Scriue Varrone che hauendo Io ciTercito prelTo à Corfù & morendoli quali tutto di pelle ; fèrro tutte le fìne- ftre che verfo Auttro erano aperte,& a quello modo capò lo efercito. A Mu- lo rano patifcono rare volte di pette,fe ben Venetialor'citta principale neèmo Iettata attai,& grauemente,& penfano che quetto accaggia per la grande abbo danza delle fornaci de vetri, perciò che egli e cofa manifetta che l'aria fi pur- ga marauigliofamente da fuochi,& che i veneni habbino in odio il fuoco ne é inditio,chc egli hanno auuertito che i corpi morti degli animali veleno!! non 15 generano vermini come gli altri,per quello che la Natura del veneno e di am
mazzare,& ettmgucre dei tutto ogni forza di vitajma fé i medefimi fono toc chi dalla faetta,alhora generano vermi, percioche il veneno loro è (pento dal fuoco.Et che i vermi fon'generati ne corpi morti degli animali non da altro, che da vna certa potentia ignea della Natura,che muoue quello humido, che ao e in qucIIi,atto a (piriti vitali, lo ipegnere de quali fi alpetta propio al veleno
doue egli fia fuperiore,ma doue egli e* fuperato dal fuoco non vi può niente . Se tu fùerrai herbe velenofe,& mafsimo la fquilla, ti auuerrà che quel' cattiuo nutrimento della terra farà attratto a fé dalle piante buonc,& prefo tal' nutri- mento fi guaderanno. Giouerà piantare vna ielua,& mafsimo di frutti verfo ì »< venti nociui,perche egli importa grandemente da qual' ombra di frondi,o fo
glie tu riceua l'aria. Dicono che la felua de gli arbori,che fanno la pece, gioua grandemente a Tifici,& à coloro, che per lunga malattia non polfòno rihaue re le forze.Ma per il contrario quelli alberi,che hanno le foglie amare,percio che elle ne prettano arie peftifere.Se alcun'luogo farà humidiccio,paludofo, jo & pantanofo.giouerà molto allargarlo,& far' che v'entri aliai aria,percioche 1
puzzi & le nociue bettiuole,che vi nafeono fi fpegnerano pretto perla aridità & peri venti. Appretto ad AlefTandria vie vn'luogo publico nel quale Impon- gono & non altroue tutte le brutture,& tutti gli auanzaticci de pezzami della città,& di giàhanno fatto vn' monte tanto alto,che porge molta opportunità 3* à nauiganti per entrare in porto,piu facilmente adunque i luoghi baisi & voti
mediante vna legge limile fi riempieranno. A Venetia(ilche io lodo grande- mente^ tempi mia,con i nettamenti della città hanno ampliato infra le Palu- di piazze grandifsime. Coloro che cuftiuano i campi pretto alle Paludi dello Egitto dice Erodoto, che per fuggire & fchifare la molettia delle zanzare & 40 delle Mofche,dormono in Torri altifsime. In Ferrara fui Pò dentro alla terra
non fi veggono troppe zanzare. Ma fuori della citta a chi non vi e auezzo fon cofaettecrabiJe,penfano che elle fi caccino della cittàper la abbondanza de fuochi di de fummija Mofca no (ik volentieri ne all'ombra ne al freddo ne in luoghi ventofi,& mafsimo doue le finettre faranno alte. Sono alcuni,che dico no che le Mofche non entrano doue fia fotterrata vna coda di lupo, & che le |
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396 DELLA ÀRCHITLTTVRA
cofcvelenofe fi" cacciano via con impiccar'in aria vnafquilla.Inoftri Antichi
cótro il gran' caldo vfauano affaifsimi rimedii,infra i quali dilettauano i porti chi fotto terra & in volta,che non hanno lumi le non da lato di lopra.Diletta- uano ancora le fale che haueuano gran' fincflre,& dalla contraria parte di me zo di.Et quelle mafsimo,che riceueuano li ombrofi venticelli da altre danze * che fufsino medefimamcnte coperte ; Metello nato di Ottauia ibrella di Au- guro coperfe il foro di tende, accioche i litiganti vi potefsino ftare più fani ; ma che^errinfrefcarfi vaglia molto più il vento che l'ombrarlo conoscerai dal coprire i luoghi con le tende 3 che non vi poffa venir venti. Plinio raccon- ta , che nelle cafe fi foleuano farei ricettacoli delle ombre, ma e5non defcriffe io già in che modo fulTero fatti. Ma fieno come fi voglino, e' bifogna imitare la Natura, e' fi pub vedere che quando tualiti con la bocca affai aperta tu man- di fuori il fiato tiepido, ma quando tu aliti con le labbra alquanto più Orette, lo mandi fuori alquanto più freddo,cofiin coteflo luogo nello cditìcio, doue il vento venga per luogo più aperto,& mafsimo veduto dal Sole egli e più cai n do,ma doue e'venga per cammino più fl:retto,& più ombrofo egli vi c& più veloce & più freddo,fé l'acqua calda fia da vna cannella condotta per vn'altra che vi fia paffata !a fredda fi raffredda. La fimile ragione certamente farà del la aria,cercano della cagione per che fi auuenga che chi cammina al Sole non diuenta nero,& chi vi ftà fermo fi,ella è cofa manifefta, perciò che per il mo- to to fi muoue la aria,da la quale e impedita la forza de raggi del Sole, Oltra di quello perche la ombra fia da perfe più geIata,,giouerà molto fare ftaze l'una fopra l'altra,& mura dietro alle mura. Et quanto quefte faranno più lontane l'una da l'altra, tanto farà l'ombra più gagliarda che il caldo, fino a tanto che vn' luogo cofi coperto, &cofi accerchiato non fi rifcaldi. Percioche quefto n fpatio,che é fra 1W muro & lalrro,hà quafi la medefima poffanza,che hareb- be yn' muro di groffezza vguale, ma e miglior' di quello,percheil muro fi fpo glia più tardi di quella vampa.che egli ha prefa dal Sole,& tiene ancora più lu gamente il freddo che egli bara prefo. Infra quefte mura doppie,che noi hab- bian' detto fi mantiene vgualmente l'aria temperatale luoghi,doue gl'impeti J0 de foli offendano affai,vn'muro fatto di pomice non piglia cofi prefto il cal- do^ manco lo ritiene. Se le porte delle camere faranno con vfei doppi ciò e, s'elle fi ferreranno con vnJ vfeio di dentro, di con vno altro di fuori, talmente che infra l'una porta & l'altra fi rinchiugga tanto d'aria,quato vn' cubito, auer ra che coloro,che parleranno dentro,non potranno in modo alcuno effere in ., tefi da chi farà fuori.
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Che alcune cofi pia minutegiouano à fu/o del fuoco.
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HOra fé noi haremo à edeficare in alcu paefe,che fia troppo frcddo,ferui
remocì del fuoco. Vfafi il fuoco in uarii modi.ma quello ufo farà più di tutti gli alari commodo,che farà in luogo fpatiofo,& luminofo,percio che fé tu farai fuoco in luogo che tu non poffa mandare uia il fumo,o,in luogo fer- rato in uolta,ne darà aria mal'conditionata che ti farà gli occhi cifpofi , &ti, indebolirà
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LIBRO DECIMO. 397
indebolirà la uifta. Aggiugni che la ueduta delle fiamme & del chiarore del
fuoco uiuo e uno allegriamo compagno a uecchi che fi ftanno al fuoco a rà gionare; ma nel mezo della gola del cammino da lato di fopra bifogna che ui ila vna porticciuola atrauerfo di ferro, è la quale poi che fene farà ito tutto il 5 fumo, & che la brace bene accefa harà cominciata a couare fé ftefTa,tu dia la volta,& chiuggali la gola,accio che per quella apertura,o vano non poffa pe- netrare alcun' fiato di fuori ; Il muro di felice,o di marmo é, & freddo & hu- mido,concioiìa che col fuo freddo ridrigne l'aria, & la conuerte in fudore, quello che e di Tufo & di mattoni è più commodo,poi che e'farà afeiutto del io tutto;chi dormirà dentro a muraglia numida &nuoua &mafsimo fé ella fa-
rà involta, incorrerà ingrauifsime infermità di doglie, & di febbre, per la flemma & peri catarri ; Sonfi trouati alcuni, che hanno per tal*conto perfo il vedere,& chi s'e rattrato di nerui,& alcuni che hanno perfo l'animo & la men te,& fon diuentati pazzi. Maperche fi rafeiughino prefto fi ha à lafciare i va- 15 ni aperti aventi che fcorrino. Migliore di tutti gli altri quanto alla fanità farà
quel' muro,che fi farà di matton' crudi rafciutti già di duoi anni; la corteccia fatta di gefTo per effere troppa ferrata fa l'aria mal fìma,& è fpefTo nociua a poi moni. Ma fc tu farai atorno alle mura vn* tauolato di Abeto, o di Albero fa- rà la fhnzapiu fana, & ncll'inuerno affai ben'tiepida,& la (late non farà molto io calda,ma farà forfè faftidiofa per i topi & per le cimici,queiìo fchiferai tu fé tu,
riempierai i vani di Calamo,o vero fé tu riturerai tutti 1 bucolini & tutti i luo- ghi doue limili beftiuole fi potefsino rifuggirejriturerannofi benifsino co ere» ta con rapillo pefta & dimenata con morchia,pcrcioche quella forte damma li effendo generati di corruttione hanno in odio del tutto l'olio. In che modo le Tarantolet le Zanzare Je fintici, le Mofchet 1 Topi,
le "Pulci'j le TignMle&Jìmilifìfpenghino, &fi
mmdinuia. Qtft. XTJ.
10 \ A A dapoi.che noi fiamo caduti in quefto difeorfo e* mi piace di raccon-
1V J tare in quefto luogo alcune cofe,chc io ho letto apprefTo di Authori gra ui. Egli è da defiderare che vno edifìtio nò habbia in fé moleftia alcuna.CWl li del Mòte Oeta faceuano facrifkio ad Ercole,perche egli gli haueua liberati dalle zazare,& 1 Meliunti perche egli haueua fcacciati i bruchi da le vignejGli j? Eolii facrificauano ad Appolline per la abbódanza de topi. Benefitio grande
certamete,ma e' no hanno già infognato in che modo e'facefsino quelle cofe. A ncor' che apprefTo di alcuni io truouo quello.Gli Afsirii co vn'polmonc ab- brózato,& co la cipolla fquilla ancora che peda dal cardinale dell'ufcio péfaua no che fi fcacciafsino tutti gli animali velenofi.Dicc Ariftotile che tu caccerai 40 fuor* di cala tutti gli animali,che vano col corpo per terra ferpeggiado, co lo
odore de la ruta: Et rinchiuderai in vna pentola fé tu vi metterai de la carne, la moltitudine delli vefpi;& con zolfo,& co rigano faluatico,melTo ne buchi del le formiche le efterminerai.Sabino Tyro fcrifle a Mecenate che elle fi leuaua no via fé con loto di mare,o co cenere fé li riturauano i buchi. Plinio dice che clic fi madauano viacól'herbagirafole,& che quefto è rimedio cfficacifsimc/ M
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398 DELLA ARCHITETTVRA
Altri penfano che l'acqua con laquale fi fia lauati mattoni, fia loro molto ini-
mica, metta ne loro buchi. Appretto de gli Antichi affermano quello che fra alcune cofe,& fra alcuni animali fono infra loro innate & crudeli inimicitie dateli dalla natura, talméteche fono pernitiofi l'uno a faltro,& fi dano morte. Donde auuiene che la Donnola per il puzzo d'una gatta abruciata,& i ferpéti i per l'odore del Leopardo fi fuggono,& dicono che fé tu appiccherai vna cimi ce al capo duna mignatta,quado per auétura ella farà troppo forte attaccata a qualche mébro dTi corpo humano.che ella fubito fi fpiccherà,& cadrà mal códitionata,& per il cótrario per il fumo d'una mignatta abruciata fi fcaccia- no & fi cauan' fuori le cimici di qual' fi voglia intimi refugii che eilliabbino. io Dice Solino che chi fpargerà la poluere prefii della Ifola Adiamo che e in In- ghilterra,fubito fi fuggiranno tutti i ferpenti.il medefimo dicono gli Hiilori- ci che fa la terra,che fi piglia in molti altri luoghi, & mafsimó nella Ifola Eu- butta.Ma quella che fi piglia dellìfola Galeonade Garamanti ammazza gli fcorpioni & i ferpenti. Dice Strabone che in Lybia per paura delli fcorpioni i, quando gli huomini vanno a dormire,che e' fon1 fohti di sfregarli i piedi &i letti co lo agi io.In che modo eli ammazzino le cimici lo defcriue Saferno co quelle parolc.Metti fotto l'acqua vnJ Mellone di quelli, che i latini chiamaro- no Gucumer anguinus,& gettala doue tu vuoi che elle non vi fi accolleranno mài,o veramente vgni il letto con fiele di Bufolo mefcolato con aceto. Altri »• vogliono che fi turino i buchi con la feccia del vino.La barba del cerro dice Plinio e molto nimica alli Scorpioni,& cótro a limili nociue bcftiuole,& maf fimo contro a ferpenti il Frafsino,hà vna polTanza miracolofa . I ferpenti non fìanno mai fu le foglie delle felci,manderannofi i ferpenti via con lo ardere ca pelli di dóne,o corna di capra,o di ceruio,o feorze di cedro,o lacrime diga! »j bano,o di Silero.o Ellera verde,o ginepro, & quelli che fi vngono di feme dì Ginepro fon' fempre ficuri dalla ingiuria de ferpenti.L'hcrba Haxo inebbri a con lo odorato gli afpidi,& s'addormentano tanto che diuentano pigri, con- tro i bruchi comandano che ne gli orti fi ficchi vna teila di Cauallaincima d'un* palo. I Platani fon' nimici de Pippiftrelli. Se tu annafferai con acqua i0 nella quale vi fiiia cotto fiori di Sambuco tu ammazzerai tutte lemofche, ma quello fi farà meglio conio elleboro; Ammazzeranno!! ancor5 lemo- fche con la cocitura dello elleboro nero . Udente canino infiemecon la co- da & co piedi fotterrato(come fi dice) in fala, lieua via la moleflia delle mo- fche, I ramarri non poiTono fopportare lo odore 6eì zafferano, il fumo de lupini abruciati ammazza le zanzare. I topi dallo odore dello aconito an- cor* che da difcollo faranno ammazzati. Oltra quello i topi & le cimici han- no in odio i fumi del Vetriolo.Le pulci tutte fé ne andranno fé tu annafferai le danze con cocitura di colloquintida,o di calcatreppolo, ma fé tu annaffe- rai con fangue di becco le vi correranno à monti, fcaccionfi con lo odore del 4o cauolo & molto più con quello dello Oleandro , mefsi invadi luoghi vafi di acqua per le danze fi impegneranno facilmente le pulci faltandoui dentro. in- confidcratamente. Le tignuole fi manderanno via col feme dello Attentio& dello Aneto , con lo odore della fauina. Dicono che quella velia non fa- rà tocca dalle Tignole che faràiu le funi, ma fia detto di quelle a ballan- za.
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LIB R <J> D E Cifri O. W9
za.Lequali forfè fono fiate molte più che non harcbbe ricerco vn* considera-
to lettore,ma pcrdonerammi poi che elle non fon' cofe fuor* di propofito per rimuoucre gli inconuenienti dalle danze. Ancor' che contro la moleftia di l'o 5 diofaafsiduitàdicofifatte,&faftidiofeperti,nonfiacofanc(Tuna,chepaiache pofsigioùare tanto che batti. Ve luoghi delle c<tfe da/caldarftdr da rinfrefcarfi& Jelio emendare i difetti
delle mura & ralenarli, Cap. X U1, io '-r-'Orno à propofito, e cofa marauigliofa perche cofi fia, che fé tu parerai
vna fala di panni di lana,diuenterà il luogo alquanto più tiepido, & fé tu
la parerai di panni lini diuenterà più frefeo , fé il luogo farà troppo humidie- .
ciò cauaui fotto fognc,o pozzi,& riempigli di pomici, o di ghiaia, accio che
l'acqua non vi fi corrompa, dipoi dittendiui fopra vn'fuolo di carboni alto
ij vrì piede,& fopra qucflo dirtendiuì del fabbione,o più preiìo mettiui doccio
ni & ammattonaui poi di fopra.Giouerà certo grandemente fc l'aria fotto al pauimento potrà rcfpirare,Ma contro allo impeto delli ardori del Sole & co tro alle crudi tempefte dello Inuerno farà molto bene,fe il piano peraltro no vi farà humido ma fccco. Fa che lotto lo fpazzo della tua fala ella fia cauata *o fotto fino à-fei braccia, & fagli per ammattonato folamente vno afsito di le-
gname ftietto,lo fpazzo non ammattonato,*!* diuentar' dentro vna aria fred- didima molto più che tu non credererti,talmente che chi ha ancora le pianel le in picde,ii fente raffreddare i piedi da legname ftello non che altro, fenza che vi fia amattonato di forte alcuna,faluo che di tauole;ma la coperta di det ti ta fala fopra il capo falla in volt a,& ti marauiglierai quanto la fiate ella fia frc~
fca,& lo Inuerno tiepida.Et fé per auucntura accadrà quello di che fi duole il Satirico, che il paflar' delle carrette per luogo flretto delle vie, ne lieuino il fonno & rintuonino le villanie delle importune rtiere,donde Io Infermo mo- Iettato dallo ftrepito patifca,a querta incommodità impariamo dalla epiftola io del più giouine Plinio,in che modo noi ci habbiamo à rimediare benifsimo,
„ co quelle parole, A quefle flanze è congiunta la camera della notte & del fon
„ no,ne fi fente in quella le voci de ferui,non il mormorio del Mare, non il mo-
„ to del téporale,non il lume de Baleni,ne cfTo giorno ancora,fe non apri le fine
flre,tanto è riporta & fecreta. Et la ragione e che vno androne porto infra il » muro della camera & quello dell'orto, gli fepara l'uno da l'altro, & inqueJ
fio modo fuanifee mediante querto fpatio , ogni fuono & ogni romorc. Vegniamo hof a alle Mura, i difetti delle Mura fon' quefli, o elle fi pelano i p elle s'aprono, o gli oliami fi rompono, o elle fi piegano da lor* diritti: Va^ rie fono le caule di quefli difetti, varii ancora iRimedii de le caufé, alcu- 40 he ne fono manifefte & alcune più occulte , & non è cofi maniferto quafeo-
fafigiouifenondoppoilriceuuto mancamento. Et alcune oltra quelle non fono molto ofcure,ma forfè non vagliono tanto à danno delli edifitii, quanto fi fono perfuafi gli huomini per la loro negligcntiajècaufe maniferte nelle mura faranno quelle, come per modo di dire fé il muro fufle più fottile, fé e nonfuffe ben conlegato infieme, fé fuile pieno di vaninociui, o finalmente fc non haueife oliami battami & gagliardi contro le ingiurie de temporali. M ii
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400 DELLA ARCHITETTVRA
Ma quelle cofe, che di nafcofo o fuor' di fpcranza accaggiono, fon queftc, il
mouimento della terra,le faette,la inconftantia del Terreno & di tutta la na- tura , ma inanzi a tutte quefte cofe nuoce principalmente a tutte Tuniucrfali parti dello edificio,la ncgligentia,& la trafeurataggine delli huomini, difTe co lui che il fico faluatico è vno ariete fordo contro le mura,ne e cofa da creder- 1 la a dir* quanto io habbia veduto pietre grandifsime.fmofTe & cauate de luo- ghi loro,per la forza,& quafi per conio di vna barbolina nata infra le congiu- ture.laquale fé alcuno da principio ThauelTe fuelta via,il lauoro fi faria mante- nuto eterno da tal peftc, Io lodo grandemente gli Antichi che foldauano le famiglie che hauefsino ad hauere cura alli edifitii publichi,& li difendefsino. i° Agrippa per tal* conto ne lafciò pagati dugento cinquanta. Ma Cefare. 460. & lanciarono alli edifitii quindici piedi vicini che ftefsino liberi intorno alli Aquidotti.accioche i fianchi & le volte delli Aquidotti non fufsino intrapred da alcuna radice di Alberi che gli rouinafTero,quefto medefimo pare che fa- cefsino ancora i priuati, in quelli edifitii,che e1 vòleuano che fufsino etterni, n percioche ne le muraglie de loro fepolcri,fcriueuano quante braccia di terre- no lafciafsino confegrate alla religione.altri quindici & altri venti,ma per non raccontare quefte cofe,e' penfano che li arbori crefeiuti fi fpenghino & fi leui noviadeltutto,fein que' giorni che il Sole entra nella canicula e'fi tagliano a vn' mezo braccio & fattouivn* foro fi metta nella midolla olio petronio-me m fcolato con poluere di zolfo,o veramente fé della cocitura de fermenti delle faue abronzate fi annaffierà abbondantemente. Dice Columella che tu eftir- perai vna felua col fiore dei lupino & col fugo della cicuta, commacerato per vn giorno, & afperfone nelle radici. Dice Solino che vno Albero tocco dal meftruo delle Donne perde le frondi,& altri dicono che elle fi feccano. Dice tj Plinio che li alberi fi feccano tocchi da la radice della paftinaca marina. Tor no hora alle cofe di fopra . Se il muro farà più fottile che il bifogno, alhora o noi applicheremo al vechio vn'altro muro,tal che e* diuentino vn' muro folo, o veramente per fchifare la fpefa,vi applicheremo folamentc ofTamijdoè o pi laftri, o colonne a guiia di traui, & fi applicherà 1W muro all'altro in qucfto j o modo. Nel muro vecchio fi metteranno in più luoghi alcune morfe gagliar- de di pietra ma viua, & (\ fermeranno che efehino in fuori,di maniera che en trino nel muro che tu harai a fare di nuouo, & che fieno quafi per legatura infra l*una corteccia & l'altra del muro ; & il muro nuouo in quefto luogo non fi de fare fé non di pietre ordinarie. Applicherai nel muro vn' pilaftro in $ quello modo, difegnerai con la matita la fua larghezza nel muro vecchio , dipoi da elio fondamento incominciandoti forerai il muro con vna fineflra, la larghezza della quale fia alquanto maggiorenne quella che tu difegnafti co la matita nel muro.Ma la altezza della fineflra non farà molta. Dipoi riempi detta fineflra con pietre riquadrate con eftrema diligenza & con filari vgua- 4« li, & in quefto modo auerrà che quella parte del muro, che fu lafciata den- tro al fegno della matita, farà intraprefa dalla groffezza del pilaftro & il mu- ro farà diuentato più gagliardo. Di poi col medefimo ordine che tu hai alzata quefla prima parte del pilaftro,alzerai l'altre parti di fopra fino à che tu ne venga a l'ultimo fine del lauoro . Della fottigliezza fia detto a ba- flanza.
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LIBRO DECIMO. 401
ftanza. Ma doue mancheranno incatenature , vferemo catene, o fpran
ghe di ferro, o più prefto di rame. Ma bifogna auertire che li ortami, non fi debilitino con l'hauerli a forare. Ma fé per auentura il pefo della fopra ftante terra fpignerà alcuno de gli latino con la humidità gli farà danno,fà lun < go il muro vna forta larga, fecondo che ricerca il bifogno, & muraui alcuni mczi cerchi,i quali certamente riceuino la forza del pefo dell'aggrauante ter reno,& aggiugniui in alcuni luoghi nafelli,o doccie, per le quali fene fcoli, & fi purghi lhumore che vi dirtilla, o vero dirtendeui correnti per piano, che con le terte loro piglino & tenghino il muro fpinto dill'aggrauante terreno, to & a quefti legni ne conficca alcuni a trauerfo,& caricali poi di terreno portic- elo. Giouerà certamente querto, percioche il terreno porticelo fi aflbdcrà,& fi rtrignerà infieme, auanti che il neruo dei legname fi confumi. Vi quelle cofe3aìle aitali non (tpuoprouedere, ma chejtpofono doppo il fatto
•* emendare^, £ap. XÙli. JO vengo a quelle cofe, alle quali non fi pub prouederc,ma che doppo il fat-
to fi poffono emendare. I peli nelle mura,o vero il pendere da fuoi diritti al- cuna volta nafeerà dalle volte perche gli Archi frigneranno le mura, o per- *o che non faranno badanti a reggere il troppo molefto pefo : Ma i difetti grauì
quafi tutti f\ fatti non vengono fé non da fondamenti ; ma fé e'verranno,o dal tronde,o da fondamenti cene auuederemo da tali lnditii.Percioche i peli del le mura per cominciarmi da querti inuerfo quella parte, che nello andare in su fi piegheranno ti dimortreranno che fotto a quella,è la caufa del loro difet •5 to.ma fé il pelonon penderà in alcuna delle parti, ma fé ne andrà fufo a dirit-
tura & da capo fi allargherà coniìdereremo di qua oc di là gli andari delle pie tre percioche quegli, che noi vedremo che penderanno dal piano; da quella parte donde e' penderanno ti dimortreranno che quiui fotto,il fondamento e cattiuo.Mafe dallo lato di fopra il muro faràintero,& da baffo vi faranno più 10 & più peli in pm luoghi,! quali nello andare allo in sii, h tocchino con le terte
l'uno l'altro, al'hora dimolìxano che le cantonate delle mura rtanno falde, & che il difetto é nel mezo giù per la lunghezza del fondamento, ma fc vi farà vn' pelo folo fi fatto,quanto egli farà da alto più aperto.tanto più ti mortrerrà che le cantonate han'fatto mutatione& pertanto bifognaprouedere a loro js fondamenti. Al'hora fecondo la grandezza della muraglia,& fecondo la fer-
mezza del terreno cauerai lungo il muro vna fofTa,o pozzo rtretto, ma pro- fódo, tato che tu truoui il fodo & il fermo, & quiui cauato il terreno di fotto al fódaméto da baiTo rimuraui prertaméte di pietre ordinarie,& lafciali far'la prefa,quando tal* muramento harà fatta la prefa, fcauerai fimilmente vrfaltro 40 pozzo in altro luogo, & mureraui fotto nel medefimo modo, & lafcialo far'
prefa . In queflo modo adunque con hauer'fatte querte forte, metterai tu fot- to vn' fermamento al muro. Ma fé tu non harai come vorrerti faldezza di ter reno . Alhora fatti certi pozzi o fofle in alcuni determinati luoghi poco di- feorto dalle cantonate,& vicino alle radici del muro,da 1W Jato,& da l'altro ciò, e dalla banda che e' al coperto, & da quella che e a lo fcoperto, ficchinfi M iii
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402 DELLA ARCHlTUTTVRA
nel terreno pali foitifsimi & didendkufi correnti per ogni conto gagliardifsì-
mi °"iù per il lungo del muro. Dipoi mettinfi a trauerfo traui grolle & molto gagliarde per il trauerfo delle radici del muro : talmente che dieno fopra 1 di deh correnti,& con la diena loro quafi faccendo ponte,rcgghino il muro . In tutte quede reltaurationi, che io ho racconte bifogna prouedere, che quello v lauoro nuouo che tu ci aggiugni non fiaper conto alcuno troppo debole,che e' non poffa lungamente & bene reggere il riceuuto pefo, percioche in vn' fu- bito tutta la macchina del muro gittandollinuerfo quella parte più debole ro uinerebbe; Ma in fimil'luogo i fondamenti fi faranno fmofsi nel mezodel muro, & le parti di fopra fenza elTcre ofFefe daranno in piede. Difcgnerai a io Hiora con la matita nel muro vno arco grande fecondo il bifogno, ciò e che e' pigli fotto di fé tutto quel muro, che fi è fmolTo,dipoi da Funa de le tede di detto arco incominciandoti fora il muro da banda a bandadi vna buca apun to tanto grande,che badi fola à poterui mettere vna pietra ad arco,la qual'pie tra ad arco noi akroue dilaniamo Conio, & allctta di maniera quedo conio «5 che con le lue linee dirizzi il ilio raggio al centro. Doppo quello apri vn'al- tra buca vicina & contigua a quella & riempila dWaltro conio iimile,& coli di mano iti mano fuccelsiuamente va finendo lo arco, & ti riufeirà quelche tu cerchi fenza pericolo alcuno. Se vna colonna,o alcuni oliami faranno debi- litati, radeteteli in queflo modo. Fi fotto Parchitraue del tuo lauoro vno ar- *» co gagliardo di tegoli & di gerì"o,meiioui fotto ancora pilaflri murati con gef ifo a tal' cola accommodati, accio che quello arco che ci fi fa nuouamcnte fot to riempiatene i vecchi vani, & queda taf muraglia facciali con preflezza grandilsimà fenza intralafciare mai il lauoro. La natura del gelfo e che nel ra&iugarfi crefea. Adunque quella nuoua muraglia con le fue fpalle per quan ** to ella potrà folleuerà il pefo, che ella fopra dife ha prefo dei vecchio muro, & della volta. Tu apparecchiato quel' che ti farà di mefliero, leuerai di quiui la difertofa colónna & in quel'luogo ne metterai vn'altra falda. Et fé e' ti pia cera di afTortifkarlo con legname,& sforzarlo per altezza con traui,fauui fot to vnadadera di traui, & la parte più lunga di elle caricherai difporte pie- 30 ne di rena le quali alzeranno il lauoro a poco a poco egualmente lenza alcu- na fcolfa. Ma fé il muro fi farà piegato da fuoi diritti acconcerai piane, o le- gni che flieno accodati al muro,aggiugni a ciafeuno di quedo i fuoi putelli di legname ben gagliardo, con piedi da baffo difeodo dal muro. Di poi con danghe, o vero con conietti drignili a poco a poco talmente che sforzino il $< muro,& coli con quedo sforzo didnbuiti i colpi vgualmente per tutto. Si ri- durrà il muro a la fua dirittura, & fé tu non potrai far' quedo fermeralo con afTortificamento di traui nella faldezza del terreno, & impecerai le traui be- ne di pece, & d'olio,accio che elle non lì guadino per toccare le calcine. Di poi mureraui barbacani di pietre quadrate, talmente che fi veda l'af-fortifica- io mento fattoui di legname.Àccaderà forfè chevtvcoloflb, o vno Tempietto con tutta la bafa iene andrà fur vno illato; afhora,otu lo alzerai da quella banda che egli rouina, o gli leuerai di fotto materia da quella banda che dà più alta,lauoro audace certamente l'uno & l'altro. La prima cofa ferra & ci- gni atorno benifsimo & le bafa &.tutte quelle cpfe, che fi pedono daccare di fiemc
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LIBRO DECIMO. 40J
fieme per il mouerfi, con trauicelle,& con ogni forte di legnamento : Il mo-
do da cignerla commodo e il ferrarla bene con cerchi flretti& con comi; folleueranla dipoi melTouifotto vna trauea guifadi manouella, il che noi chiamiamo la fladera, leuerali alcune cofe difotto con farli a poco a poco i vna foiTa,& fi farà in quello modo, comincerati dal mezo del lato fottoale
radici del fondamento da baiTo, & quiui a fondo cauerai vno vano non mol- to largo, ma alto tanto che tu polla metterui fotto a tua volontà pietre ordi- narie faldifsime ; nel riempiere quello vano^non lo riempiere in iin' da capo, ma lafcerane alcuni palmi voti, i quali tu riempierai di coni dirouere non te molto rari, con fi fatto lauoro afTortificherai tutto il lato del tuo tempietto,
che tu vuoi che vadia più abaffo. Poi che il pefo farà tutto fu quelle colè tu fmouerai accuratamente & bene efsi conii,o biette, & ridurrai il tuo muro, che pendeua a fuoi piombi giufli, quei vani poi che reftano infra i conii riem pierai tu di conii, o biette di pietra durifsime. A Roma alla Chiefa mag- 15 giore di San'Pietro perche l'alie delle mura, che fon* fopra le colonne pen-
dendo da loro diritti minacciauano ruina al tetto . Io haueua penfato di ri- mediami in quella maniera ciafeuna di quelle parti che pendeua,che da qual* fi voglia colonna era fo(tenuta, io m'era refoluto di tagliarla di di leuarla via, & di rifar' quel' muro che io haueiTe Ieuato di lauoro ordinario a piombo, la- to feiando nel murare di qua & dì là morie di pietra,& fpranghe gagliardifsime, alle quali fi applicaiTe il reflante della nuoua muraglia. Vltimamente al Tet- to io harei accomandata la traue fotto la quale fi haueua a leuare quella parte del muro, che pendeua, à certe machine ritte fopra il Tetto che fi chiamano Capre, fermati, i piedi di dette Capre & di qua di là nelle parti delle mura & *s del tetto più {labili. Et quello harei fatto fopra quelle & fopra le altre colon-
ne,fecondo che fufle (lato il bifogn.o . La Capra è vno inflrumento nauale di tre legnije tede da capo de quali congiunte infieme fi fprangano & fi annoda no, & i piedi fi collocano-in triangolo. Di quello inflrumento aggiuntoui taglie & carrucole ci feruiamo noi commodifsimamente ad alzare,i pefi ag- JO giuntoci le taglie,& i verricelli. Se tu harai a rimettere vna corteccia di nuo-
uo avn'muro vecchio, oà riammattonare vn'piano, Japrima co fa bagnaui bene con l'acqua chiara & con liquido fiore di calcina mefcolataui poluere di marmo con pennello & bianco, coli terra li Arricciati & gli Intonichi. Ne laflrichi allo feopertofe vi faranno fefsi,, vi rimedierai con cenere vagliate,& r, dibatutte con olio, & mafsimo di lino, mettendole in dette feiTure, o peli, a
quello lauoro farà commodifsimo la creta, mefcolata con calcina viua ben* nella & ben'cotta nel forno, & fubito fpenta con olio, hauendo prima netto bene da ogni poluere dette feiTure, il che fi farà con nettarli con penne , o cofe acute,& con il foffiare affai de Mantici, & non ci faccian' beffe di accon- 4<5 ciarla diligentemente ; fé le Mura per auuentura faranno alte fuor' di mifura
mettiui appiallrate nel muro,o cornici,o diuifioni di pitture, che diuidino in luoghi conuenienti dette altezze . Et fé il muro farà troppo lungo mettiui da capo a piede colonne non molto fpeffe, ma alquanto men' che rade,percio- che la veduta fi fermerà & fi ritarderà come fé ell'haueffe trouati alberghi do uè fermarfi,accio che manco fia offefa dalla troppa lunghezza, quello faccia |
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404 DELLA ARCHITETTVRA
ancora a proposto. «Molte cofe certo per efler* pofte in luogo tròppo baffo,
& per eiler'cinte di più baile mura, che non fi conueniua, parraunopertal1 conto & minori & più ftrette,che in verità non fono . Et per l'oppofito mol- te cofe poi che elle fon1 fatte più larghe, accommodate poi al pauimento, & al muro vedute da lontano fon* maggiori,che non pareuano prima, Et e certo chele Sale, & le ftanze fi riducono ad effere più degne & molto più eccellenti hauendo,i vani accommodati, & ìa porta porta in luogo più aperto, & le fineftrc in luoghi delle Mura più alti- IL FINE.
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TAVOL A DELLE COSE
P I V NOTABILI.
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Acqua di Mare 384,12.
Acqua di Nilo 384,12.
Acque veloci come fi ritardino 381,26.
387,40.
Acqua falfà come diuentì dolce 384,12. Acque per canali & doccioni 376, io. Acque che corrono a Settentrione, 374,25.
Acque feoperte 374,39. Acqua corre in molti pozzi 374,45.
Acqua come fi dia a condotti 382,8.
Acque come fi chiughino 3945 3*
Addornamenti 170, n. 187,43.249,1.265,33.
326,27.352,39.353,3.& -5.
Adriano Papa 45,20. Adriano Imperadore 169, 28.
Agatoclc 333,29«
Aggetti 196,42.
Aia i^r, 43.
Agricultura 384,30.
Agrifoglio 46,28.
Agrigenta pofta da Dedalo 104,14.
Aguglia condotta a Roma 171,36.
Aguglia di Thebc 171,32,.
Aguglie 307,11.
Acuti 84,27.
Alatro citta in Campagna 23i?4-
Alabaftri 248,4.
Albani morfi da ragnateli 17, 14.
Albani non tcneuano cura de morti 268, 6.
Albero che fa la pece gioua a Tifìchi 395,27. Alberi varii buoni a gli edifìzii 44,7. Alberi che male fi incollano 47,4.
Alberi & loro qualità, & proprietà 47,18.
& 43.
Alberi mafehi & femine 47,42. Albero 180,2.
Alberefè buono per calcina 55, 23*
Alberi ne moti preflb al lago d^Garda 48,30.
Alberi tagliati doue fi debbino ferbare 43,4. Albero che fa la trementina 167,41. Alcefte 260,35.
Alefiandro M: perche non pofc la citta nel
Monte Ata 14, 23.
Alefiandro M: nel difegnare il Faro 107,4.
Alefiandro M:non forni il Faro 201,5. Aleffandro M. rizzò dodici altari 260,35.
Alefiandro Seuero 317,36. Aleffandro Macedone 4,15.
Aleffandria perche non arfè 240,14.
Alexandria 362,43.395,32.
Alleggerimenti de viaggi 266,23.
Alloggiamenti degli eferciti 137,16.
N '
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ABbcueratoi
BbondantiaDea Abeto Abeto arde facilmente
Abitatione de pnuati Abitazione de Nobili Accademia di Athene Accamparne ad afTedio Achaia |
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151,15.
275>45-
41,25. 44> 43-
131,22. 201,16.
3-7-34-
I37^34-
18,42. |
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Acero 41,26.44,33.46,30.
Acque continoue fempre nociue 66,14.
Acqua come fi fani 11,20. Acque che non fi muouano fi guafìano 13.11.
Acque fi debbono affaggiare 15,35. Acqua ottima • 16,23.
'* Acqua difcoflo da gli Edifìzii 34,22.
Acqua nuoce più alle poppe che alle prue de
ponti 116,13.
Acque & loro cadute 116,26.
Acque che cafeono 334,32. 373,42- 389> ì-
Acqua . 363,19.374.1.& per tutto Acque di diuerfe forti 364,8. per tutto ,
Acqua Gaderana fa cadere la lana 364, 28. Acque varie producano varii effetti 364,30 per tutto.
Acqua come fi generi 365,37.366.1.372,5. Acque ne pozzi quando 366,8. Acqua di piante 366,29.
Acqua di ferule 366,30.
Acqua di vermini 366,34.
Acqua di fiefole 366,35-
Acqua di vrbino 366,35.
Acqua ne terreni più ferrati & ne più fciol-
ti 367>"r
Acqua nata dal tagliare di vna felua 367,19.
Acqua vergine Acqua della Arzilla 368,24.
Acqua del tufo 368,24.
Acqua della Ghiaia 368,25.
Acqua trouata perche fi perda tal volta
• 37°) -4-
Acque come fi debbino accomodare 370,39
" Acqua fredda a che buona 371,1.
Acqua calda a che buona 371,1.
Acqua torba a che buona 371'1,
Acque di fette forti & loro bontà 571,25.
Acqua cotta ^ 372>15-
Acque piouane quando fi ripóghino 372,47
Acqua pi glia i fipori de terreni 373,27.
Acquea quando condotte in Roma 379*35-
Acqua da Gonfiare . 381,3.
Acqua di Citerna come fi rifani 383,35,
|
|||||||||||||
s
|
|||||||||||||
i-
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||
T A V
Alloggiamenti in luoghi alti 138,5-
Allogginmentiperatempo 138, 16.
Alloggiamenti degli inghilefi 138,2&
Alloggiamenti de Francefi 138, 31.
Alloggiamenti de Romani 138, 38.
Alloggiamenti per affai tempo 139,11.
Alloggiamenti di Nearco Capitano di Alefi
M. 138,36.
Alloggiamenti di Ligurgo 139,27.
AIJoggiamenti di Alleis. 260, 38.
Alloggiamenti a bene mutargli 328»3°-
Alloro 46,28.168,35.334,38. Altare 248, 14.
Altari a fepolcri 269,3$.
Altera de fondamenti 352, 24.
Alzare di pietre grandifsime 172,10.
Amafb 239,43.
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||
OLA
Architettori Iodati 355, 45.
Architettura acrebbe autorità a Romài 7.24
Architettore chi fia 5,30.356. 22. Architettura comincio in Afia, fiori in Gre
cia,& venne per fretta in Italia 136, 43.
Archi de ponti 115,10.117,23. Archiburierc & cannoniere. 129, iy.
Architettura ibrmonta 164,5.
Architettura nata in Tofcana 165,25.
Architettori 700.3 vn'trattoin Roma 165,11
Archimede diife che mouerebbe il mondo 171,27.173,18.
Archi & pilaftri per i teatri 213,9. Architram ne Tempii 213, ir. 225, 38.
Architettore lodato 238-, 18.
Archi fi douerriano leuare di fu pilaftri258,8
Architettura che cofadefideri 338, 5. Architettori perche fiferuirano de numeri
340, 10.
Architettori come fifèruiranno de numeri 344.&
Architettore che defideratn 352,17.354,16.
Architettura SW4> Archipenfolo 354, 2.376, 45.
Architettore 36,41.335,25. ^6,18.357, ,&
Archimede 8c fuo fepokro 281,25. Archi che fi reggono fènza colonne 33,6.
Architraue lodato dallo autore 229, 23. Architraue Dorico 226, 10. Architraue Ionico 229,10.
Archipreflb 44,45.45,13. & 15.327,24.
Arco intero,fcemo,& compolìo 21,40. |
||||||||||||||||||||||||||||||||||
Amenci
Amfueatro Ammattonati per bagni
Ammattonati d'Eliogabalo Ammi.mo Marcellino Andari de Monti Andito delle ftufe Andito quanto largo Andito quanto lungo Andro bagno Androne Anello delle porre Angoli doue fi debbino porr |
100, 39.
297,10.306,15. 9h 37-
35*> 37-
3°>34-
367,40.
319,18.
331,6. & 16.
33i,6.& 16.
44>35
124,38. H7> 23-
22.38. |
|||||||||||||||||||||||||||||||||
Angoli afquadr|i fotto,& fopaafquadra 21,
j8.22,20.
Anguilla viue fèi giorni fuori della acqua |
||||||||||||||||||||||||||||||||||
Arco come debbe elTere
Arco onde nato Arco è fatto di più conii Arco intero fortifsimo Arco a quinto aguto Avco che fia Arco di fronte Arco Trionfale & fua pianta Argano Argento ciò è acqua
Argenti |
32,40.
8=;, 22. 85, 36.
86,5.
86,31.
258,23.
242, 44.
292,1.
l80, 21.
382, 27.
156,13.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||
Ammaluzzi pome atomi 19
|
*>>v
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||
.
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||
Annibale 8n, 26.
Annubio 60, io.
Antenne 143,31.180,2.
Antio citta lunga 108,19,
Antiporto JH'3^- 126,44.
Antiporto de palazzi 327, io.
Antonio Caricala 333,27.
Api Dio 249,34.
Appartamenti per il Marito & per la Mo. glie 126,9.
Appiano hyftorico 15.3.
Aquila non è tocca dalla fàetU 82,4.
Aquile ne capitelli 328, jo.
Aquidotti 380,13.
Arabia 18,35.100,32.
Arabo 363,38.
Aragof. 363,24.
Arca di noe di che legnò fufle & come 347, 36.
Archacheo 270,29.
Archelao 43, 22.
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||
Argini 140,1.361,2.387, 2. .388, 41.
Argonauti 260, 32.
Aria come G pefi ■;& 366, 15.
Ananonfinfana 361,30.
Aria come fi lani n, 20.
Ana grolTa genera grofsi ingegni & la finti-
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||
le lottili
Aria Palladc& Glaucopc Aria pura Aria cattiua & fuoi legni
Aria &iuoi difetti Aria & fua natura Aria quanto gioui |
II, 28.
ir, 39.
11,40.
30,27.
11. 42.
229,24. 329,24. Aria |
|||||||||||||||||||||||||||||||||
*J*^-K
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||
**>fe_
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||
^^.
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||
^
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TAVOLA
|
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Aria come fi purghi 295, io.
Ariftotile che Regione amafle 102,20.
Ai iftotile 4858. 98,18.154,30.340, 6.391,29.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bafilica fènza la Naue caufidica
Bafilica con la Nane caufidica Bafilica con portici doppi Basilicata Battone Baftoncino Beccatoi Becchi delle naui Bel'ezza difende le muraglie |
25t,T.
*55> *•
51, 20. a»7>9-
217,9. 151, 15.
261,10.
162,51.
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bellezza che fia 162,40.163, 5.338,1.
Bellezza onde nclca 33 6,7. & 27.
Bellezze varie che piacciono 337>r«
Beneuento 60,36.
Benignità 354>45-
Befliami di due fòrti 149, 19.
Beftiami perche non pafehino quanto vo-
gliono 363,20! Biade per vendere & per fèrbare 42, iu Biade !^s ^1. Bianco colore per lo autumno 307,3. Biafimi dt chi mura 36,1. Biafimo degli Architettori Antichi 83, 2. Bilancia & Tuo cfempio 174, 35. Bilichi 247, 11. BiiTcio cartello lodatifsimo 104, 31 |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bitume
Bocca
Bocche o foci de fiumi
Bontà de terreni
Bontà degli huomini
Borgogna non haueua città
Bona
Boria rouinagli Architettori
Bofco facro
|
58> 45-
338, 40. 391,21.392,13.
101,1.
354> 45-
100,5.
355>3-
35». 7- 3*7> 54*
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Boflblo 46,1. &26.327,24.334,35.
Bottaccio 217, 8. 229Ì 42.
Bottaccino 217,9.
Bottega come, 159, 4.
Botti 157,22.
Bottino 380,23.
Braccio Fiorentino e duoi piedi antichi.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
B
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Branca orfina
Brindili
Bruchi
Bucefalia
Budini hanno cafe di legno
Buoi fi rinfrancano con le parole
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
259,28.
266, 17. 397» 34-
2ÒÌ,2C.
59,2..
60,40.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Abbilònia , 30,30. 40,18.58,45.108.
24.ni,V 363>3S-
"abbilonia gira 43. migi.& Tei ottaui 106,20 |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bacco inuentoi e de Tempii
Bacco & Tuo termini
Baia
Pali e
Balfamo
Barbacani
Barbe fon' nociue nelle muraglie
|
203,29.
260,30. 102,45. 289,6. 249, 19. 24,7. 75> 36-
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
'Accie negli Amfiteatri 306,15.
,Cadmoinuentorediftatue in Grecia
262,9. Cagione perche le citta s'infermino 13, r.
12,45. N ii
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bafa di vna colonnagrandifsima 172,40.
Bafa 27,18 & 39.214,44. 215, io. 216,1.
Baie de ponti "5> 4*-
Bahhce coucifein chiefe 206^3.250,4.250,16
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
TAVOLA
|
|||||||
Capitelli 27,19. 217,43.
Capitelli perche 213, 21.
Capitello Dorico 2i7j43-
Capitello Tofcano o compofito 213,^ 3.2 23,1
Capitelli adorni variamente 328,13 Capra inftrumento 403,26.
CapuadaanteporliaRoma 201,3.
Cappelletta HhW*
Cappelle 208, 38.209, 6.237,9.
Cappellettepcrfcpolcri 271,11.
Carboni 154.^25.
Carboni ne fondamenti 69,14.
Cardinali 71,17.
Cardini 247, 7.
Carità 133,12.
Carina de Nauili H3»?*
Carne degli alberi 48, 8.
Carri hanno le cale di iàle . 59, 99.
Carrucole 175, 32.
Carrette con quattro cauagli 293,20.
Cartaginefi 58,45 107,42.201,45.
Cala che fia 25. 9, 146, 40.
Caladi Anchile 131, 25.
Cafa per il contadino 148,41.
Cafa dentro & fuori della citta 328,26.
Cafa nella citta 335, 20. Cafe degli Egizii 125,24.
Cafe di villa peri nobili 152,13.328,30.330,9.
Cafe de ricchi 158,5 335,41. Cafe degli Dii 203, ^5.
Cafa Regale come fatta 327,5".
Cafe di Babbillonia a 4. palchi 328, 42.
Cafe in che conuenghino con gli edifizii pub. 331,14. Calaluminofà 330, 19.
Caffandiea 51,37.
Cadetta di oro 3°i3r*
Caitagno 43,30. 44,30.46,18.
Caftel fan to agnolo 287,22.
Catene come fi rimettino 401, r.
Cateratte come fi maneggino 394,5.
Catene di ferro doue bilognino 86,22.
Catone 41,37.43,14.46, 28.49, 9.68,19.
Catullo 240,3. Cauagli 149,26.
Cauea 297, io.
Cauedio «? Im
Cecrope inuentore de tempii 20}s32.
Cedro 43,25. 45, 45.48,26.334,42.
Centro 21,35.
Centro del fu lo della colonna 196,23.
Centina della colonna 196, 30.
Cenfonno del dsfegnare le terre 107, 13.
Cera liquida in cambio di colla 184,40. Ceraunii hanno affai faettc 18.23. Cerchio 21,24.
Cerchio
|
|||||||
Cagion'del fare le citta joo, 20.
Cairo citta lungha 108, 21.
Calcina di che pietre fia buona 54,43.
Calcina & fuo pefo 55,3.
Calcina di frombole 55, 17.
Calcina di Alberele „ 55,20.
Calcina di Oftrighe 55, 30.
Calcina come s'haafpegnere 56, 8.
Calcina cotta a baftanz.a,bene o male (penta
78,23. Calcina quando ha fatto la prefà 79,26.
Calcina (penta con olio 55, 20.
Calcina per gli intonichi 183, 39. & 45.
Calcina fpenta con zafferano & latte 238,5.
Calcina & fue lodi 68,13,
Calcina per il Mufàico 186,9.
Calcidefifì fuggiron* da Procida peri tre-
ni uoti l9*4$ Caldo louerchio rilblue Hi 44*
Caldi grandi nelle pianure 105, 27.
Calore &fua natura 372i3r«
Cambile abbru-ciatore de Tempii 239,39.
365>39-
Camere 124,38.330,42. Camera de danari 144, 42.
Camere per il marito & per la moglie 156,1.
Cammino o ftrada per acqua 387, io. Cammino 154, 38.
Campagna ha tuoni d'ogni tempo 18,21.
Campagna ha aliai tremoti 18, 40. Campanile ne muniften 134, io.
Campana del capitello 221, 22.
Campagna 362, 6.
Campidoglio arfo 20,10.
Campidoglio già coperto di bronzo 187,5.
Canale 379,22. Canaletto 217,9.
Canali dorici 233,16.
Canali auolti 233,23.
Canali quanto affondi 233,33.
Canali di piombo 3815$.
Canali dirama 381, 5.
Canali di terra 381,5.
Canali di legno 381, 5.
Candelieri 249,14.
Caneilrc in cambio di capitelli 328, 8.
Cani non entrano nel tempio d'Ercole
168,27.
Cannella de condotti 380,20. Cannoniere 129,20.
Cannuccie 389, 36.
Cartonare 62,32.71,12.73,24.per tutto
Cnpi di Leoni nelle cornici 230, 4.
Capitello 28 3. 2i8j 19. 221, 1.
Capitolino h.ii. 50,30.
|
|||||||
T A V O L A
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Citta in piano 104,37,200,3$.
Citta tonda fària capacifsima 108,12.
Citta di vn' Re 122,42.
Citta di vn' Signore nuouo 122, 44.
Citta & Naue,ne grande ne piccola 106, il.
Citta 27. fece Scleuco 261, 24. Citta damigliorarfi 360, 24.
Citta come fatta 102, 4. 106, 27.
Ciuette non fono in Candia 168, 25.
Claudio forò vn* monte 386, 16.
Clazomenc 103, 3.
Cocchtglic 151, 34.
Cognofcereil bello onde nafea 337, 2.
Cognitionc 354, 41. 356, 9. Colchi 154., 36.
Collarino della colonna 169, 43.
Collocatone 337, 25.
Co'mo delle ftrade 118, 31.
Colombaia 15 o, 24.
Colonna 27, 4. & 30.
Colonne per fepolcri 271, irj
Colonne di più maniere 3285 i.
Colonne & loro offeruationc 229, 4.
Colonne oc loro proportionc 197, 9.214, io. pertutto.
Colonne fpcffc fòpraui architraui 32, 37. Colonne rade fopraui archi 32, 38. Colonne fon' atte a forare il terreno 7 o, 23.
Colonna no fi può piantare a piombo 188,5. Colonna quando fi rizzi 188, 16. Colonne & loro proprietà 196, 5.
Colonne di bronzo 196, 16.
Colonne allo (coperto 233, 5.
Colonne fcanalate 233,8.
Colonne con il fodo auolte 235, 3.
Conne doriche & loro proportione 235, 8.
Colonne proportionatamente feompartite nelle fabbriche Ioniche 236, ».
Colonnati diuerfi 258, 18:
Colonne di 50. braccia 274,51
Colonne fioriate 274, 5;
Colonne di ftatue difegnatc% 274, ^i
Colone della loggia di decro del teatrojoijé
Colonne ne luoghi da paffeggiare 309, 20. Colonne per le fincflre 332,39; Colonne fèmpre in pari 338, 36.
|
||||||||||||||||||
Cerchio d'oro 138, 7.
Cerchio Mafsimo 306,4. 307, 4, & 15.
Cerro 46> ">• Ccfarc 109,30.39.2,25,395,2.
Ccfarc fecefeminarevna felua di lauri 261,29
Che cofa renda la Regione graziofa 200,30. Che i faui debbo offeruarcìc regole dcllar- chitettura 166,2
Chcrnite Pietra 51,4.
Che e* non fi dcbbc al primo gittare a terra
le muragli antiche 62, 40.
Che non fi debbe murare foprail vecchio
fènza efaminare bene i fondamenti 66,1.
Che fi cauino i pozzi auati a fondaméti 66,3 Che cofa offenda le muraglie 72, 23. Che le cofe fi debbono riporre feparatamen
te ^M-
Che e' fi vadia in villa di verno 159, r.
Che chi dice che l'Architettura non fi può
ofleruarc a piacimento, non feue intende
163,29.
Chiaflblìni & tetti infra cafa & cafa 159,16. Chiane f in tofeana 51, 34. Chielà di Vaticano 24, 18.
Chiefa di S. Marco in Venezia 24, 34.
Chiefa primitiua 248, 26. Chiodi di ferro cattiui 187,2r.
Chiodo confitto per il confolo 361,34.
Chi camina al Sole non dìucnta nero ma chi fta fermo 395»lo*
Cniufi . *7,>4i-
Cicale non fi fentono in Napoli 168, 24.
Cicerone m 188,4.12,26. Cicogne non volano foffiando oltro 13,30.
Ciechi fon buoni a girare 1 filatoi 135,13. Cilleno Monte 376> 24- Cimafina # "6, 38.
Cimice ai capo di vna mignata che faccia
19h 7-
Cimiteri *7°> »• Cingoli >04>l8-
Cinnamomo 239,11.
Ciro . .M<M-
Circuito della citta 105,38.
Citerne giouano a fuggire i pericoli de tre.
muott ^-> 7'
Citerne 130,30.393,i7.382,22.& 45.383.1.
per tutto.
Citta come fi debba collocare 101, ip.iovf • Citta di montagna 103,24. Citta volta a vani venti 103,32.
Citta ben* ordinata. 99, 4.
Citta dt Platone 101,39.
Citta (oprailini 102,31.
Citta di Iolao femprc libera 20.5.
Citta di marina 102,40.
|
||||||||||||||||||
Colonne come fi piantino
|
||||||||||||||||||
347, 30:
|
||||||||||||||||||
Colonne Doriche 214, 2. 348, 5;
Colonne Ioniche 214,4.346, io;
Colonne corintc 214, 4. 348, 12.
Colonna come fi rimetta fotto vna mura-
402^0.
|
||||||||||||||||||
Col
|
nncperlecafc 327,36.
|
|||||||||||||||||
Colori 49,2.
Colori appropriati alle quattro ftagioni del-
lo anno 3°732. N iii |
||||||||||||||||||
TAVO LA
|
|||||||
Corniolio 46,29.
Coro 363,38.
Corona di cannella 239,8.
Corpi morti {erbati 270, 2.
Corpi morti della giouentù nobile 270,6.
Corpo comporto 337,18. Corridoro di roma 202, 42.
Corfo della acqua come fi raffreni 381,27.
Corteccie di dentro & di fuori delle mu- ra 74,35. Corteccie quando 96,26. Corteccie di due forti 183,32. Corte 124,38, Cortile 153,4.330,41. Coruì inftrumentì *43>33- Cofcie delle volte 91,16. Cofe che fi affettano al murare n, 6. Cofe da apparecchiarfi per murare 40,27. Cofè create dalla Natura fono più durabili che le ordinate dalla arte 86,36. Cofe nobili & eccellenti come fi hanno ad vfarc 327,27. Cofe brutte fi hanno a noia 337, 6. Cofè cccellcnti,& fri u ole 353, 6. Cofe che nuocono alle muraglie 359,45. Cofe tramutate 337, 20. Cofe neceflàrie ' 363,8. Corta di Oropo ad aulide 51,39. Coftume antico nel porre le citta 19, 23. Coflume de gli antichi nel deferiuere gli et ferriti 60,28; Coftume de gli antichi nel vendere le gabel- le allo incanto 60,32, Coftume antico nel gittare i fondamen- ti ' 69,2. Coftume antico delle muraglie 100, r.
Coftume de Tedefchi 100,25,326,1.
Coftume de Greci 164,15,201,39.
Coftume de gli Italiani 164,45.
Coftume de gli Hebrci 211,19.
Coftume di Perfia 333>29'
Coftume de gli hebrei nel fèminare 211,19.
Cotenna de gli alberi 48,7.
Crate 100,37.
Creatura in 40 giorni 339, 22.
Credenziere doue 156,26.
Creta da che nobilitata 7, 22.
Crefo pi efentato dalli Spartiani 349,29.
Creta di Paleftnna, 393) 29«
Ctefifone 171,40.
Cubito Regio è il cubito doppio
Cubito è tre quarti di braccio fiorentino
Cubo che fia 344, »j.
Cucina doue ftia bene 155,24..
Cupola di.s.Reparata come fia fatta 90,43.
Curie di due forti 312, 23.
Curia
|
|||||||
Coloflb in Roma 355,36.
Columella 42, 14. tfh 14.
Come fi debbino principiare le cofe 61, 11.
Come fi pofsino tirare le diritture oltre alle
mura 64, 10. Come fi incatenino le mura con le traui 83,
io. Come fi conofchino i fecoli futuri delle cit-
tà 1075 J5- Come fi faccino i luohi da difeneerfi dal cal-
do 395 » lz' Comico coro 299, io.
Cornino 312,18.
Commodita del murare in villa 147, io.
Commodita delle cafe 126,17.
Commodita vniuerfale di vn'palazzo 136,
39-
Comparazione 15,18.26,19.68,44. , 72, 16.138, 24.
Comparazione diqual' fifia cofa più bella
249, 4.
Compofitione 3HS42" Comunione antica _ ^ 248,17.
Conofccre il bello onde nafta,' 337,3.
Conigli 150,15.360,14.
Condotti di Roma 363, 44.380,1.
Condotto da acqua di pelle di Tori 363,40.
Condotto alto 20. piedi 363,43. Condotto per vn* lago come 381,35.
Condotti come fi nettino 384, 17.
Condotti d'acque fotterra 370,24.380,21.
Confèrua delle armi 144,42. Conferue d'acque 380, 22. 381, 32.
Confideratione da volere edificare 21,2.
Confideratione da chi vuole murare 5 9, 30.351,45.
Confideratione nel porre gli cdifizii 25,30. Confideratione 358. 27. Configlio di fare i ModegJi 36, io.
Configlio fi ragunaua ne Tempii 312, 2 2.
Configlio de gli antichi 338,8. Configlio da f#.iio 20, 19.
Coperture 28,39. 29,3 & 8, & 29 & 4 5 91,
27 io, 28.
Corda 21,30. Cori delle Tragedie 29^37-
Cornelio Celfò 309, 4.
Cornelio Tacito 38,28.
Cornici 76,6. 71,34.78,35. no, 28.
"5v45-
Corniciame Dorico 228,1. Corniciame Ionico 231,1.
Corniciame Corinto ' 2.32., 1.
Corna di formiche 239, 8.
Cornici incambio di ftipiti 2475x«
Cornici nelle bafiliche 258, 30.
|
|||||||
TAVOLA
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Difegno delle molte de gli archi 8 8, t
Difègno che fia 9,29.& 41.
Difegno di che fi faccia 21,13.
Difegni delle lìufe 321,1-
Difegno de luoghi da pafTeggiare 311,1.
Difegno del cerchio 308,1. Difegno de fèpolcri 270,22.
Difegno delle Moli 278,1.
Difegno delle Torri ouero fpecule 284,1.
Difegno del ponte di Cefare 114,1. Difegno del ponte 288.1.
Difegno del mercato 290,1.
Difegno dell'arco 294j r-
Difegni del Teatro 303 304 305.
Difegni delle curie 313314316317.
Diferti notabili 14, 17.
Difgratia di m.antonio 16,35.
Difordini cheauengono agli edifitii porti
infra due valli 15,14.
Diuerfi modi da fepellire i morti 268,1.
Diuifione della architettura 9,25. Diuifione delle Repub; 97,44.99,4.
Diuifione et appartameli de gli artieri 202,9
Doccioni quando piglino vento 382,13. Donne de Greci non compariuanone con- uiti 155,35.
Dorici 213,23,
Dormire dentro a muraglie nuoue quanto
fianociuo 397,13.
Dupla che fia 341,15.
Drufo come daua audienza 127,13.
|
|||||||||||||||||
Curia Ecclcfiaft ica 312,28.
Curia de Senatori 512,25,215,1.
Curro che fu 173,27. & 35.
Curzio 4°> *5*
Cutronein bafsilicata non lenti mai di pe-
fte 18,18.
|
|||||||||||||||||
D
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|||||||||||||||||
DA che procede il non fi fàtiarc 5^1,7.
Danni delle fornaci 56, 42. Dario 54,4.260,38.
Dauitte _. 4°3 7
|
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Dedaloinuetorc delle ftufe 6,6.104,13,333,45
Defenfionc de porti 144, 1$. |
|||||||||||||||||
13,30.
18,36. 19, ^4. WS-
Dentello 217,8.229,39. Defideronfi quelle cofe che mancano 350,
4S*
Defideronfi cofe ottime 337,35- Deftri fono da fuggirfi 157» 37-
Di,minore dello anno 60,15.
Diametro del cubo 344i45-
Diametri delle colonne I96s35-
Diapente che fia 34°>34-
Diapafon che fia 34°> 34*
Diateflaron che fia 340,34.
Diapafon diapente che fia 340,34.
Difetti che fi poflfon & non poflon correg-
gere 359» n. Difetto de gli edifizu 28,16. Difetto in fanto Pietro di Roma 28,18. Difetti nel pigliare i lumi 31, 26. Difetti del tempo de lo autore 160,39. Difetti delle pietre 72»37- Difetti della arte 35°^- Difetti della architettura 349,15.6^ tutto Difetti delle arie ™h10- Difetti delle mura 4°W: Differenzia della citta divn Rea quella di vno Signore »24>I2- Differenza dalle mura alle volte 90,4. Diletto de viandanti 266,29. Diligcntia 357»'• Dihgentia dello autore i&)>3- DioceoRcdemcdii 35H2- Diodoro 16,21.20,7.41,17. Dione alicarn del cominciare le citta 106,42. Dionifio trouò i cori delle Tragedie 295,37. Dipintore 36> 3°* Dirrachiogiaepidanno 60, p. Disdiapafon che fia 34°> 34- |
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ÌD
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|||||||||||||||||
ERrei & loro fepolcri 268,43.
Ecbatana citta 363,36.
Eccelletia nelle ftatue & ne gji edifitii 337,12
Edificare bene & prefto 40,12.
Edifitio vorria efiere commodamentc va-
rio 26,8. Edifitii fono di 7.forti _ 10,22.
Edifitii grandi vogliono gra membra 25,20.
Edificare è nato dalla necefsità 26, 4.
Edifitii perche rouinati 29,1.
Edifitii confumati per laf vecchiaia verfb
mezzo di 74,20. Edifitii perche fatti 97,15.
Edifitii per rendere ragioni 131,44.
Edifitii in che conuenghono 166,32.
E-difitii in che fieno differenti 166,32.
Edifitii di quante forti 199,27.
Edifitii prillati 325,8.
Edifitii moderati 326,22.
Edifitii Comodi 329,5.
Edifitio è quafi vno animale 336,30.
N iiii
|
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TAVOLA
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Euiani 261, -f.
Eurialo inuentore delle cafè 10,17.
F.ufebio 40, io. 41,18.187,3°*
Euripide 123,6.128,45.
|
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Edifitii di quante forti io, 20.
Egineti 261,9.
Egitto cafa del Nilo 391,27.
Egitto de fue lodi 101,27.
Egitto granaio del mondo 101,31.
Egitto non ha pioggie 18,27.
Egitto ha aere tcmperatifsimo 12,40.
Egizzi 98,14,107,34.
Egizzii hanno palagi di canne 59, 9.
Egizzii credono effere i primi huomini crea
ti da Dio 12,36.
Egizzii mantengono il fuoco con lo fterco
delle beftie 59>*>.
Elettione onde nafea 354,41.
Elbefof. 364,20.
Eliogabalo 38,38.351,37.
Embrici 93,12. & 15.93,32.
Emilio Probo 155,35.
Emiflario che fia 377,30.
Enone vifle di vuouadi vccelli i4,i9«
Entrata del Tempio 241,26.
Entrate ne Teatri 298,16.
Epei muétori de luoghi per i giuochi Olim
piaci *95>35-
Epidamno hoggi Dirracchio 60,36.
Epigenio delle acque 383,29.
Epitaffi! de fepolcri 270,22.
Epitaffio del Sepolcro di Cyro 272,16.
Epitaffii 281,1.293,26. Epitaffio di Omenea 280.28.
Epigramma di Ennio 280.35.
Epigramma di Belbo & di Bebbra 281,1.
Epilogo di ben' murare 81,36.
Epimemde 295,4.
Eratoftcne 376,20.
Eraflìo f fecco con le fpugne 388,43.
Erice 240,13.
Ercole inuentore della fcherma 295,34.
Erimantof. 386,24.
Erithrei popoli 19,4.
Erodoto 59,1.36^,39-387,39. Errori ne fon^mcnti non fono feufabi -
li 64,38.
Efàlamenti 361,4r.
Efculapio 60, io.
Efclamatione contro a vefcoui 248,40.
Efiodo 41,34.103,45. Efiti de fummi 34,10.
Eflempio della bellezza 336,38.
Eflèrcito infermo come campaffe 395,8.
Efferato di dionifio come guariffe 102,24.
Efercitationc 356,5.
EfcrcitiideGiouani 127,2.
Etiopia non fente Oftro 18,34.
Eufrate 363,36.
Eugenio 45)20
|
|||||||||||||||||||||||
FAbbrizii fipotcuanofòtterrarc in piaz-
za 266,34. Facciata di dentro della bafilica 352,1.
Faggio 44,30.46, io.
Fama Dea 2.73,43.
Famiglia del lauoratore 148,39.
Famiglia de Nobili 152,40.
Fango come fi caui di vn fiume 393)38.
Faro 102,45.107,4.
Falcia 226,18.
Faflbf 391,26:
Fattore di villa 149,3.
Febbre in Roma caufàte dalle acque del Te-
ucre 371,20. Felci a che buone 94,22.
Fenice 239,44.
Ferrara molefiata dalle zanzare, 395,40.
Ferro con che fi temperi per non arruggini-
re 81,6. Femore di religione 282,11.
Fiamma in Mare 360,9.
Fianchi delle volte 91, if.
Fianchi de ponti 115,3.117,8.
Fianchi delle citta 104,4.
Fico fàluatico nociuo alle muraglie 400,5
Fico di Egitto 43)3i-
Fidenati philofbphi 55, 2.
Figure di ftucco 184, 22.327, 24.
Filari ^ 367,43.370,19.
Filippica 394,37.
Filippo 239.13.
Filoni del Terreno 64,42.
Filoni de monti 367,43.
Fimio Re 261,8.
|
|||||||||||||||||||||||
Fineftre ne Teatri
|
|||||||||||||||||||||||
310,5.
|
|||||||||||||||||||||||
Fineftre grandi o piccole,alte o bafìe 31,1.
Fineftre de Tempii 241,16.247,39.248,3. Fineftre delle Bafiliche 259>3* Fineftre delle curie 313,1.315,20.
Fineftre delle cafe 332,24.
Fineftre adiacere 332,35.
Fineftre {compartite 332., 42..
Fineftre adorne d'opera corintia 3333 5.
Fineftrafbpra tetto 3i°5)4.
|
|||||||||||||||||||||||
Finimenti
Finimento |
75)5-
337,25.340,13. |
||||||||||||||||||||||
Iìitone 334)43-
Fiuriu che crefeono per leNeui generano
cattimi
|
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TAVOLA
|
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. eattiuaaria 15,20.
Fiumare & loro paflaggio per le Cit -
ta 104,49. Fiumi quando buoni I54j2.
Fiumi cauarfi de loro letti 565,14.
Fiumcèvn'vafo 365,14.
Fiume che fia 372,18.
Fiumi che con due bocche sboccano in ma-
re 392>*9- Fiume come fi faccia affondo 595,12.
Fiume come fi voti quando e ripieno 595,22.
Flegias 239,44.
FlulTb & refluflb 590,41.
Foderi 382,2.
Foglie delli alberi cafeono prima quelle che
fono verfo mezo giorno 74,18. Foglie de Capitegli 221,15.
Fogne quanto vtili 119,25.
Fogne 119,4. ii9^4-
Fogne delle fortezze *3U?43*
Fondamenti fotto colonne 70, io.
Fondamenti a bologna 69,33.
Fondamenti fino al piano del terreno 68,39.
Fondamenti in acqua 66^ 38.
Fondamenti fi debbono fpianarc 66,35.
Fondamenti diuerfi in diuerfiluoghi 65,28.
Fondamenti nefiti a pendio 66,20.
Fondamenti ne pantani 66,27,
Fondamenti 27,15.62,11.63,13.69,22.96,15.
Fondamenti come fi rimediino 401,55,
Fondo di vna cofa chepefi affai-come debba
cflèr fatto 179,14. Fontane di acque 334,16.& per tutto
Fonte di Diana a camerino 364,18.
Fonte freddo & caldo 364,19.
Fonte Sacro 364,22.
Fonte che falta 364,23.
Fonte che fa variare la lana 364,25.
Fonte nato in vn* fubito 366,24,
Fonte che fia 372,20.
Fonte a Settentrione 373,20.
Forbiciainftrumento 181,25.
Forefticri doue fi tenghino 156,14.
Forma di donna conueneuolc 336,45.
Formiche confumano le pi etre coni piedi ,
118,13.
Fornace fi fredda prima da baffo che da alto
Fortezze 123,59- «7> 34-l1^ 6-
Fortezza che fua 140,32.
Fortezze in piano & in monte 128,12.
Fortezze piccole più vtili • u8,45.&3i.
Fortezze di mare • 129,29. Fortezza & citta fono fimili 130,23.
Fortezze prefe & difefe per le fogne 150,41.
Fofla , 379,22.388,12, |
|||||||||||||||
Foflb di Nerone
Fofsi lodati
Fofsi de gli alloggiam
Fragore d'aria corrott
Francia ha rari monftr
Francia & fue repub.
Francia fènza mura
Frasfino
Fregio
Freddo & fua natura
Freddi grandi nelle pia
Frondi in mezo alle pi
Frontifpitii
Frontino
Frutti
|
fi-
losi 43. 30,31 #39.
18,19. 98,7-
100,4.109,30, 41,26.46,18.
226,23.229,34.
572,29.
105,26.
57,10.
227,6.240,42.335,35.
59>39-
334,30.335,4.
|
||||||||||||||
Frutti abbruciati dal caldo & dal freddo
Frutti domestici hanno manco vita che i fai
|
|||||||||||||||
uatichi
Fune nelle carruccole Funi con che 11 bagnino Funi meglio auuolte che annodate Fuoco Fuoco alle fornaci |
|||||||||||||||
372,8.
181.14.
181.15.
i8t, 21. 396,41.
|
|||||||||||||||
C>ASSe. , . ,.„. r45>3^
J Qalatia ha venti grandifsimi 18,3r. Culee H3i3«
Galline 150,20.
Gange f fu diuifb da Ciro 586,26.
Garamanti 13, 4,
Garzoni di ftalla J56,27.
Gellio inuentore delle cafè 41,16.43,21.10,18.
Gemme 48,44.
Genouefi &lor tetti 93,1.
Gergento 104,14;
Gefsi di 4.forti 55,3i.&38.
Ceffo fbdoappreflb di rimini 56,3.
Geflbcomefideeacconciai% 56,6.
Geflb mefcolato con calcina 81,31.
Ceffo di Tripoli 185, 28Ì
Gheppio alle colombaie 150,34.
Giardino di Cicerone 329,37.
Giardinieri 355» 8.
Giardini 329,16.
Gigc 249,23.
Ginepro 45,44.48,28.554$ 42.
Gineftra 81,22.94,2^
Giorni caniculari per i pozi 369, n.
Gioue inuentore del Tempio 203,26.
Giouanetti doue fi tenghino 156,17.
Girelle 174,19.
Gittaturc di ripieni 75,18.
|
|||||||||||||||
T AVO L A
|
||||||||||||||
Huomo differente da bruti perche 99,1.
Huominidi baffa mano non poffon murare 358,2. |
||||||||||||||
GG
|
307.1.
47,2.
81, 22.
295,32.
295,42.
306314.
297,4.
297,7.
■ :-----.....t,".........---- 306,15.
Giuochi di Statue di bronzo alle fontane
. .380,7. plaucope H, 39,
Gloria rouìna gli architettori 358,8.
gloria 273)44.
VoccioJat.010 227,3.
Gordiani & loro muraglie 326,13.
Gracco come deffe audienza 126,13.
Gradi del teatro 297,38*.
Gradi da federe 298,7.309,25.
Gradi in tre partite 398,25.
Gradi ad vn'filo 299,37.
Gradì per lo inuerno 309,30.
Gradi a mezzo cerchio 309,45.
Granaio 144,41.156,40.
Granchi trouati in mezo alle pietre 57,9.
Grano tfa ?I. Grandezza del populoRom. 32952.
Grate di rame 380,31.
Gratis & piaceuolezza delle opere donde de
■ rim 161,41.
Gratia onde nafea 336, 6 Grecianon era cinta di mura 100,4. Greci onde haueffero l'architettura 163,20. Grinia inuentore de Tegoli 93,8. Grondatoio 227511.24r, 4. GrofTezza delle pile de ponti 116,40. Grotte 334,11. Guardarobe di armi 318,6. Gufcio 217, £ |
|||||||||||||
I
|
||||||||||||||
IAno inuentore del Tempio 203,23.
Iafone 261,1.
Ichtiophagi gittauano i morti nel mare
268,2.
Icaro 324, r, Ierofòlima 40,*.
Imàgini delli Dii di che fi fanne* 46,35.
Imbafamento delle pilaftrate 293,32. Imporle & loro feompartimento 247,17.
Incanti a gli alberi,al terreno,alle rape al Ba- filico 69,42. Incile che fìa 376,36.
Indiani & loro repub. 98,24.101» 14.
India ha begli huomini & d'ingegno 16,21.
Indiani hanno le cafe di coltole di balene Indo fiume volto altroue 363,15.
Indizii da trouare le acque 36-^ 28.
Indizii di buona aria ^j2?*
Indizii del terreno 62,21. 65,14.
Indizii da trouare l'acque 366, 44.370,31.
375334-
Ingl^fi 98,11.
Intacchature 2I7>33-
Intauolato 2,7j9>
Intemperanzia 355? 3*
Intonichi 182,38.183,2.184, n. & 14, & 32.2383 22.
Intonichi di ftuccho 238,24.
Intrifò magro & graffo 78, 41.
Intrifo peri pauimenti 94,23.
Infìinto di conofeerc il buono dal cattiuo delle eofè 35,2.9.
Inftrumentidi villa 140} 8.
Inuenzione lodata ^*5 2r.
Inuenzione onde nafea 354,40.
Iolao trouò i gradi da federe 296,13.
Ionici 213,27.
loppe edificata auanti al diluuio ioo, 8. Iofefo 40,16.101,34.
Iperbio inuentore delle cafe io, 18.
Ippodamo 98,17.
Ifchia 44, iS.
W*k 203,33.
Ifòle Iperboree 101,13.
Ifole fortunate """366,29.
Moria & pittura fon limili 238, 34.
Iftria 5o,45.
Italia perche molelUta dalle armi 100,34.
Italia
|
||||||||||||||
ti
HErbe rare & affai 335, 6.
Herbe nociuc 16,36.
Herbe cattiue danno acque mal fané 374,19.
Hermodoroprimo che haueffeftatueinGre eia 262, ir. Hydafpe ha fempre pioggie nel principio
, della State 18,28. Hydra 261, 37.362.20.
Hyerone Siracufàno 19,6.
Hyppocrate 13,26.339,21.373,18.
Hyrtrpf 391,26.
^umanità 354? 45*
Humidofoucrchio rifolue 14,14.
|
||||||||||||||
te .
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
TAVOLA
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Italia rinnouarfi
Iulio Cefare lulio formcio |
182,15.
36,4. 60,7. |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Liuio
Liuorno perche mal (ano
Locri preflb a cauo di fole
Locufte
Lodi delle traui
Lodi de gli antichi circa i fe
Lodi de Morti
Lodi di Moife
Lodi della Pittura
Lodi del Sacrificio
Lodi delle colonne
Lodi & difetti de gli edifizi
Loggia de giardini
Loggia del mercato
Loggic del teatro
Loggie di dentro.
Loggic di' fbtto
Loggia de litiganti
Loggia di Gaio Cefare
Loggie de nobili
|
too, 30.
18,18.
362,32. 8^, 12.
267,29. 268,19. 195, io. *&$*•
248, 44.
27,8. 35>*5-
334> Jb
189, 27.
299,20.
299,40.301,24.
300,6.
312,1.
533» 34-
335» **• |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
J
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
LAbcrinti
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lacedemonii
o di pie di Luco Laijo che fa venire la rogna Lago della riccia LagodiSardigna Lacro di Mefopotamìa Lago dello Eufrate LagoAuerno Laghi quando trifti |
107,33.261,7.
51,16. 364, io. 386,19. 386,29. 386,29. 386,34. 595.1-
154» *• |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Larghezza de fondamenti 352, 24.
Larice 45,27. & 30.46,32.327,24.
Lari Afa 394» 33-
Laftrico de ponti 118,5.
Laftrichi fcoperti come fi raffettìno 403,34.
Lauatoi I5I'I9« Leccio 44,27.46,25.
Legature nelle mura 75,14.
Legatura da oflà ad ofla 90,3.
Legatura delle colonne 182,8.
Leggerezza 355,3.
Legge agraria perche recufata 267,14.
Legge di Iulio Cefare 52.8, ^9.
Leggi & oiTeruazioni varie 167,45.
Legge come fi dee maneggiare 203,8.
Legge di Afite 69,5.
Legge delle xu tauole 268,35.
Legge Pontificia 269,41.
Legge di Pittaco fopra i fèpolcri 269, 6.
Leggiadria 337,28.&37. Legnami quando fé echi 44^5*
Legnami quando fi debbino cauare 43,39.
Legni G fotterrano,perchc fi ficchino 43,33. |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Loto o terra in cambio di calcina 59,1.80,22.
Loto albero 46,25.
Lucio Tarutio 60, 5.
Lucio Mummio trouòi giuochi Teatrali
295,39.
Lumi fempre da alto J^H* Luoghi freddi fono più fani 15, r.
Luogo perii tempio jo6,i8.
Luoghi per gli fpettacoli 197,11.
Luogo del Configlio 312,17.
Luogo da notare ne bagni %l7iV7*'
Luogo da federe ne bagni 320,18.
Luoghi da patteggiare $°$>i*
Luoghi da ritrarfi 330,6.
Luoghi per le ftatue 333,4.
Luoghi da difenderli dal caldo 399,20.
Luoghi da ponti 115,16. Luoghi douc fi habbino a vdirc le voci
137,11.
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Legni fi fbtterrano verdi
Legumi Lemno Ifola nel mare Egeo
Libia non ha pioggie |
43>37-
157,2. - 18,24.
362,29.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
M
MAdre di famiglia
Maeftralc vento fa tofsire Magazini Magna 92,44,
Maicfta de tempi ofeuri
Malattie per conto delle acque Malattie caufate da vicini Malattie in quaranta giorni Maluauifchio x Maniere de gli edifizii
Maniere de gli Interualli Maniera Dorica Maniera Ionica |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
»55>43-
13,36. 130,30.
154,36.
241» 2r.
15,38. «9* 34-
339» 23.
184,27. 71,27.
206,18. 338,25.
338,26.
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Libia ha venti di rado 18,29.
Libri 156,7.318,1.
Librerie 317,42.^8,(24.
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Licurgo &fiioi alloggiamenti
Ligii
Linea diritta & torta
Lifimachia
Litami
Liti del mare come crelchino
Liti come comodi per le citta
Li uè Ila
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
139,27.
100,41.
21,11. 260,31.
157^3-
390,37. 102,31.
376' 45-
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
377, io. & 28.378,15.
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Liuellare
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
H
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
TAVOLA
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
jkdaniera Corinti 358,26.
Manouelle 174,20.
M;antonio&vero ?°>35*
M:Curuo sboccò iL lago di pie di Luco
586,18. Mare mediterrano patifce di duoifoli 13» 37.
Mare è vn vafo 565,14.
Mare fopva la terra 376; 27.
Mare di Kegroponte fi varia.6. volte il gior-
no 391,2. Mare della Propontide 39*32-
Mario doue morifle 286,40.
Marina 154,6.
Marmi crefcono nelle caue 5I114.
Mai'mi in quantità Tempre in Afia 58,40.
Marmo come fi fegaife anticamente 185,15.
Marmi 80,41.327,26.
Marmo roflo e confumato dalle fpuzzaglie
. 74>*5-
Marmili machiano dalla Calcina & da le al-
tre cote r ' ; 7%y$' Marmi come fi mettino in operi 78, l£ì J^armp di braccia fei forato \^HH |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Menfble 229,42.
Menfolonì (òtto le antene del Teatro 229,
42.301,45.
Mercato de Creci & de Tofcani 289,1S. Meriti d'uno architettore 357, 26. Mercato 144,42.
Merle 151,36.
Metagene 171,40.
Metalli non durano ne tetti 92,36.
Metello 394,6.
Mete de Cerchi 307,26.
Mezzi da muouereipefi 181,2.
Meze colonne ne teatri 300,25.
Micerino Re di Egitto 27°j3'
Mina 115,25.379,23.
Miniftri pagati per conto de gli edifizii
400,11.
Minos j 75,14. Mifure di Colonne 214,37.
ModeiUa de gli huomini 354,45.
Modeftia nel murare 26,2,
Modegli & loro vtilità 36,15 & 30.353,38.
■ 357>5-
Modo antico Romano era quaranta otto . libbre.
Modi di murare pozzi 370,17.
Modi da condurre acque 376,1.
Modi di cauare pozzi 369,42.
Modo di allentare le armadure- 92,6.
Modi da cominciare vna città 106,33. Modine da verfar'acque 380,44.
Moli per fepolcri 271,12.277, per tutto
Molo nel mare 392, 2.
Monte di pozzuolo forato 38,36.
Monte morello perche fènza legnami 66,18.
Monti comeifatti '367,37. Monti da mezo di,daleuanteda Setténtno-
. ne 153,35.
Monte Tauro ha vuegrofsifsime 101, 9.
Morfe . 73H5* Mortella 334,37,
Morti doue fi fòtterrauano anticamente
, 266,29. t
Morti nel tempio come & doue 267,30.
Moro; > , 44» 33. Mofca di Tolledo 168, 29.
Mofche come fi ammazzino 393,40.
Mofche non entrano nel tempio di Ercole
168,^29.
Mofxri & ftorpiati caufati dalla aria 17,30. Mofe lodato 295,10.367,19.383,34. Molfe de gli archi 85,37.
Mouimentodepefi 172,26.
Mulini di Roma antichi 380,3.
Mulacchie no entrano in Cóftatinopoli 168.
tyuli 149,40. Munifteri
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Marsilia ha tetti di paglia
Mafsageti t ' Mafhco & olio dj lino ;« oi,
Mastio4elle Fortezze* V v Matematica |
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Mattoni f 5Z 3n.
Mattoni quando fi,debbino fare . 52., 31.
Mattoni d'inuerno & di fiate 52,34 & 35.,
Mattoni inuetriati ' 152,36.
gattoni grofsi | 52,41.:
Mattoni fottili ,;, 53,9.
Mattoni quando fi arfuotino 53,19^
Mattoni quando fecchi ; 54,26*
Mattoni Antichi^ 53,25 per tutto,; Mazzara ,362,27.
Mazzi da conficchare pali 67,2.
Meandro f. , * 386,38.
Mecenate -<--■' 38,26.
Medea amazza fèrpenti 261,35.
Medicina come trouatà : 163,36.
Mediocrità U.j : 346, jj. & per tutto. Mela 59,5.
Melaf. .:, 388,36.
Mele di Coleo 16,33.
Membra delle cornici 2l7ìb'
Membra intagliate 217,23.
Membra della cafa 33°>45*
Memfì dotato di buona aria *oi57«
Memfi giraua 18 miglia & lei ottaui io<?, 19. Memfì come fatta 108,25.
Memorie lafciate a polteri 200, 25.
JVJemorje delle vittorie 260,8.& 42.
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
/-
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
TAVOLA
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||
MuTiiftcri 132,40.133,17.& 20, & 43.
Mura alte a proportionedelle ftanze 331,33.
Mura come fi debbino fare 79, n. 331,18. Mura confegrate a gli Dii 100,8. Mura di Babbillonia 202,38.
Mura della Città fecondo l'autore 2.02,34.
Mura in affrica &!in Spagna 8i, ir. Mura della Plebe Romana 81,28.328,37.
|
Natura 337^40.338,11. &4Ó.
Natura gode del temperamento ^hy^-
Naue di Archimede 179,19.
Nane caufidica nelle bafiliche 250,9.
Naue è vna fortezza che vi 142,19.
Naue di traiano nel lago della Riccia 142,35.
Nauì graui come fi muouino 172, 45. Naui fono alloggiamenti di foldati. 142,15.
•Naui & loro difègno donde prefò 142,41. Naui da carico & loro proportione 143,2. |
||||||||||||||||||||||||||||||||
Mura che habbino in odio
Mura delle citta famofc Mura d'una città Mura lodate Mura di Francia |
96,23.
107,39. 109,4.
109,43. 109,30 |
||||||||||||||||||||||||||||||||
Naui fbnofpeciedicarra
Nauiliidiuerfi in diuerfimari Nearcod'Alefs. m. Necepfb |
«9^4?
i44> 7-
138,36. 60,10.
|
||||||||||||||||||||||||||||||||
Muraglia gagliarde contro le batterie 110,15.
Mura de Teatri quanto grotte 302. 4. Muraglie de Gordiani 3^,13.
Muraglie grandi che non fi pofsino addorna
refonobiafimate 326,35. Muraglie di Eliogabalo 35r>37-
Muraglie di Nerone 35I>3^-
Muraglie mai finite da chi le ha dilegnate
358>T9-
Muraglie come fi rafciughino con preftczza 397>H- .. .
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||
Nerone & fuoi architettori 50,37.355,40.
Nerone dedicò vna ftatuaal fole 40535- Nerui delle muraglie 9Ii23« Neurii non hanno legne 59i5*
Nicchi 334,17.
Nicopoli fatta da Pompeio 261,23.
Nicori Regina , 115,28,.
Nigrignco Architettore 132,19.
Nilo ^ 362,24.374,5.
Niniuegiraua.6o. miglia 106,20.107,37.
Nipoti di Protogene 41.19. Noce 46,2r.
NocediNegroponte 44» 34*
Nome a figliuoli quando 339,14.
Noue numero ?3931^-
Nugoli come fi generino 12,5.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||
Muraglia ordinaria
Muraglia Amandorlata
Muraglia incerta
Muraglia di baflb
Muraglia vgualc per tutto
Muraglia quanto debbc ripoiarfi
Muraglia quanto ripigliarla
|
7M"
71,36. 7M9-
72,3. 74^7-
79> 29- ?9i 33' |
||||||||||||||||||||||||||||||||
Numa
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||
*°7>3r'
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||
Numero 337,25.338,33.339,3. 339,33.340,
6- 344» 34-
Numeri muficali 341,29. Numidn perche viuino aflai , 15,2.
o
QE>io de Cittadini contro alle Fortezze
r4°'33- i abbruciarli nel tempio in vndi fòlo libre 580. 249,21» Offitio del difegno 9,29.
Offitio dyhuomo configliato 35,39.
OfTitio del Pontefice 132,44.
Olmo 41,26.41,41.44,19.44,33:46,18.46,28.
Ontano 44,16. Onda .217,9,387,16.391,35.
Openione de primi habitatori 41,13.
Openione dello autore del Tempio. 211,33.
Orate 151,35. Ordine & re gola in tutte le cole 106,22.
Ordini del terreno 368,9. Ornamento che fia 163,14.240,-17.
Ornamento della citta 20i> 8.204,20.
Orniello ^6,30.
'-' 1
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||
Muraglia quando &come attacharfi alla vec
chia 79,45.
Muraglie di terra 80.16.
Murare con configlio di buon'maeftro 39,33
Murare in che confida 61,33.
Murare da fàuio 326,42.
Muricciuolo fotto le colonne 300,42.
Muro 27, 2. 28,7.71,6. io, 27.
Muro del Tempio 237,26.
Muro quanto alto & per tutto 237,27.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||
400,26.
400,31, 402,30
110,17.
185,44. 186, 4.
186,4.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||
Muro come fi ingrofsi
Muro come fi aftortifichi
Muro come fi dirizzi
Muro doppio di Roma
Mufaico
Mufaico piano
Mufaico di nlieuo
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||
N
NAhucdonofòr
Natale di Roma 60,5 Natale d* 1 mondo
Natura fi diletta delle cefè tonde |
|||||||||||||||||||||||||||||||||
40,17.
,107,32.
60,11.
206, J2.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||
T A VOLA
|
||||||||||||||||
Ornamenti dell* cupole £40,16.& 39.
Ornamenti della Ritonda 140,25.
Oro per cannelle 381,1.
Oro massiccio per le cornettiturc 238,3.
Oftrofaamalare 13,35. Offa de gli Alberi rihtW*
Oliami di mattoni cotti ...... 903^«
Oliami 75,5.78,55-89,45,91,14.96, 4.
OfTamid' animali 534,10. Olla & colonne in pari ,-.; 338, 56.
Òfltiaationc , 355,5,
pftrighe .,.,. 334^7-
Ottaiuano Aug: non murò funtuofamente
, 32^ia3.H»9-
Qjco ffempre torba 371,1$.
|
Pelle del Terrena ^68, ir.
Pendio delle Strade n8,31.
Penfàrc alle acque fa venir* voglia di dormi-
re 334, 24. Pera 19,4L
Perche chi ila al fuoco diuenti grinzo 154,32.
Pericoli de Nauilù ..... 142,26.
Perle polle in Mufàko 186,2.
Perni 80,36.117,33.174,17.181,10.187,23.
, & 27.188,22.247, Pei Mani I07s 35'
Perfii & loro citta 107,35.
Pertiche ne gli argini 389, 23.
Perugia 24,13.106,5.
Pefchiere da pefei 151,20.
Peli fopra il diaccio J73»$-
Peli come fi tirino, & duoi più facilmente
chcvno 179,27. Pefi grandi fi hanno a maneggiare fenfàta -
mente 182,23. Pefo & fua natura , 172,21.
Pelle femprc in Pera perche .19» 42.
Petofiro .;.■■,. 60,10.
Pianta di 24 angoli t ( 22,31.
Piantediuerfe ;>, 22,31.
Piane & altri legnami peri tetti , ; 84,21.
Piano di vn'pauimento 94,16.
Pianure hàno gran caldi & grafreddi 105,26
Piani da tirarui fbpra.pefì 175,13.
Pianuzi 217,33.
Pianta del Tempio 206,37.
Pianta del cubo 344,40.
Pianta della Bafilica 251,1.
Pianta del ponte 288,1.
Pianta del Teatro 297,35.
Piante d'alberi come fi fecchino 400,19.
Piaflre di pióbo per legature nele mura 77,31
Piaflre di bronzo forate in cambio di ìnue-
triate 259,18. Piazza dello Amfiteatro 306,30.
Piazza del Cerchio 307,19.
Piazza del Teatro 300,33.
Piazza delle fUife 520,9.
Piazze diuerfè 289,13.
Picea albero 41,23.44,20.45,24.46,30.
Pie di Hallo 273,6.
Piede è la lunghezza d'un* piede de l'huomo
cioè mezo braccio Piene 387,13.
Pietà,relligione,& dcuotione 204,24.&.27#
Pietre ne fondamenti di Icrofòlima 69,17.
Pietre & loro origme 4&>37«
Pietre quando fi debbino cauare 49>9-
Pietre quando mettere in opera 49,17.
Pietre atte a fenderli 49,41.
Pietre che durano aflài 50,14.
Pietre
|
|||||||||||||||
i'
|
||||||||||||||||
P
|
Adiglione del Generale de gli efiercitt
140,21. |
|||||||||||||||
Palazzo di vn' Re 127,32.
Palazzo di vn'Signore 127,22.
Palazzo del Magiflrato 131,20;
Palazzo Principale in mezzo la terra i36„27.
Palazzo douc s'aminiftra ragione 136,44.
Palazzo forte 137,2.
Palchi, ft 82,14.332,8.
Palco, del Teatro , ,. 297,24.
Palco della Scena , 298,37.
fcali per fondare in acqua 6$, 43.
Palla del bilico delle porte 247, n.
Palma fa arco contro al pelo 4^43«
Palude Stinfalida 360, 7.
Palumbrota lunga 16. miglia 108,22.
Pancone che recufi il ferro non e tutto buo-
no per fondarui ibpra 65,36. Pan e con acqua di mare 384,7.
Pani delle vite l79->7»
Parauento de cammini *J$j*|/
Paramenti lani & lini 399,10.
Parole intagli?'$ nella fòglia d'un tempio
238,42. Parti mezane del muro 7!5 9«'
Parti & membra delle porti 247,8.
Parti del Teatro 297,21.
PartideNauilii , 145* 8.-
Parti del Tempio 206,28.
Patritii habitauano in borgo 123,36.
Pauimento o piano del[e cornici 226,39.
Pauiroenri delle loggie 333,12.
Pautmcnti vani 333,16.
Pauimento fopra ilquale /piouino i tetti
Paufania 1260,33.
Pcu4ellcMur* -4015*3..
|
||||||||||||||||
TAVO
Pietre di bolfena $05^«
Pietre da Albano & da Gabinio 50,58.
Pietre di Campagna 51,3.
Pietre in romagna & preflb ad Imola 51,28.
Pietre di faenza 51,32,.
Pietre in torno alle chiane 51,34.
Pietra chernite 52,4.
Pietre nelle fornaci come fi debbino mette-
re 56,35. Pietre & loro natura 49,26.
Pietre concauc dentro 56,38.
Pietre fimili alle cocchiglie 57,14.
Pietre di Verona intagliate come il cinque
foglie 57,16. Pietre di varie Corte 67,40.
Pietre quando bagnate a baflanza 68,8.
Pietre murate vna volta non piglionobene
la Calcina la feconda volta 68,11. Pietre come create 7i>44-
Pietre come fi mettino in opera 7$, 14.
Pietre per ripieni 75,25.
Pietre grandi come fi murino 78,43-
Pietre o mattoni ben bagnati 79»37-
Pietre non vogliono il piombo troppo cal-
do 81,9. Pietre per le pile de ponti 116,29.
Pietra grandifsima condotta dafemiramis
170,18. Pietre che rendono lume 170,24.
Pietre grandifsime come Ci alzino 172,19.
Pietre roze 188,30.
Pietra che fia 20028.
Pietre per le mura della citta 202,28.
Pietre fenicie 333,26.
Pietre 352>2r-
Pigliare diritture 378, 26. 4
Pilalìrate 300, il.
Pilalìri fopra le cornici 258,36.
Pile de ponti 115,5.115,32.
Pino 41,23.44,20.45,24.46,30.
Pino faluatico 44» 32.
Pioggia femprc nociua agli edifizii 29,37.
Piogge come fi cremo 12,5.
Pioggia minuta 371, 40.
Pioggie di notte 373,12.
Piombo fi guada dallo Aereo 187, 27.
Piombo del mezzo della colonna 196,29.
Piote H°- 7-
Pipcrno & fue fìrade Iti, 31.202,31.
Pipiftrclli come fi fcaccino 398,30.
Pirramo nella pianura, 365,45.
Piramidi 259,16,271, n. 271, 22. Pirgo 92>4I-
Pittagora della Natura 340,18.
Pittaco&fua legge 269,6.
Pittura lodata 334.20.
|
||||||||||||||
L A
Pitture de tempii fecondo Platone 325,201
Pittura varia per tutto 334v- Pittura 334,6.356,20.
PlateenfiòV loro muro 109,27.
Platone de gli/piriti d'aria 19,16.
Platone & fua repub. 98,26.
Platone & fua oppenione per confcruare
vna città 108,4.201,20.
Platone de fèpolcri 26 9,23.
Platone de gli epitaffi 280,18.
Platone voleualeleggiin tauole di arcipref
Platone nacque regnando 1 nrquino 240, 7.
Platone & fua opinione de morti 269,43.
Plinio 13,26.41, 15. 43, 18,68, 21. 81, 24.
94.38. Plinio del ricettacolo dell'ombra ;$ 5, 9.
Plurarco infegnò inmedii contro all'herbe
velenofc 16,40. Plutarco 75->29«
Plutarco del disegnare le Città 106,3r.
Plutarco de gli Epidaurii 201,29.
Policrate Architettore 14,244
Polnere di Pozzuolo 51,38.
Poluere nuoce a gli occhi etapolmoni 259,16
Pompeio i7,i5.
Pompeio perche biafimato 39615
Pomi fi gittauano ne Teatri 306, 28.
Pompeo fece Nicopoli 261,23.
Pomponio 100,8.
Ponte 113,6.
Pontefice & {uà habitazione & per pontefi-
ce fintende ogni capo di Religione 132,2. Pontedi Cefàre 114,1.
Ponte di Verona 1x4,8.
Ponte di pietra 115, *•
Ponte fopra il Nilo 115,26.
Ponti kuatoi 130,1.
Ponte di Adriano 3^7->3''
Poppa de Nauilii 143,7.1.
Porfido nelle fornacenólap-ia cuocere 55,7.
Porfenna 271,41»
Porta lanuale 168,14.
Porta del condotto 380,27.
Porta della Bafilica 7.5 9,35.
Porte 31., 30.
Porte doue fi debbino porre 32, 4.
Porte di dietro 115,25.
|
||||||||||||||
Porte fe^rete
|
||||||||||||||
125, 25.
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||||||||||||||
Porte & fineftre quadrangulari 241,31.
Porte & fineftre iti catto 32,8.
Porte più ftrette da capo 2.41,33.
Porte Doriche 241,40.
Porte Ioniche i4I)4>«
porte Corinte 242,1.
Porte come fi addomino 333,6.
o a
|
||||||||||||||
TAVOLA
|
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Porte di bronzo non fi conuengono alle ca-
lè. 3.17,20. Porte delle cafe 333 ■> 3- Porte antiche »°>33- Porte d'oro d'auorio di {lame 147,14. Porti, 392>IZ- |
|||||||||||||||||||||||||||
159,27.
Quaranta numero molto notato 339,20. Quelche debbonfare coloro che vogliono che le loro muraglie fieno lodate 163,17.
Quercia nuota per quaranta giorni 42,34. Quercia 44; 29. Qnindicimilia pezzi d'arme in vn'tempio
|
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Porti herbofi cattiui
|
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120,
|
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39-
|
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Portico 124» 5& 2II> 45- 33£j '•
Portici de tempii 4IM«
Porto di Claudio 38, 4,
Porto di Adriano 3^4-
Porto che (la 120,12.
Porto come buono 120,26.
Porto (limile al Molo di Napoli 121, 5
Polfelstone da flutto 335,14.
Potenzie che fieno 344,29.
Pozzi prelTo a lago di piediluco 37 9,34.
Pozzi 34,30.66,7.364.2.369,22.369,29.372.20 Pozzo affondo 100. braccia 366,11.
Praterie in vn' colle arido 384, 41.
Pratello 334,32.
Precetto de gli antichi 47, io.
prigioni di più forte 145,36.
Principi propolti alle citta 200,1.
Procida a continoui tremuoti 19,1.
Proportione della porta Ionica 244,4.
Proprietà di luoghi diuerfi 19,20.
Proportione delle colonne *7>*o.
Proportione deli? porte 31. 40.
Proportione delle porte corintie 246,4.
Proportiene delle torri 282,17.
Proportionc delle logge de teatri 300,17.
Proportione delle colonne de Colonnati da palleggiare 300,27. 309,20.
Proportione de colonnati per le cafe 335. 25. Proportione per le danze 346,3.
Profpettiua ' 299. 6.
FruadcNauilii 14.3,7.
Ptolomeo come vfciua del Nilo 388. 27.
Puglia &fue tarantole 16,41.
Pulimento 185, 22.
Punta del BilieJ 247,19.
Puntelli fi allentino 91,40.
Punto daofferuarfiindar principio alle co- fe 60,1.
Purità grata a Dio 2,38,13.
Putti come fi allieuino 138,16.
Putti in 40. giorni 339,28.
Putti fcabbiofi 34.0,5.
^-xVadrupla 341.21.
v^^uah itanze fìen'meglio in volta 159,21.
Quali lianze da chiuderà" verfo mezodi |
|||||||||||||||||||||||||||
R
|
|||||||||||||||||||||||||||
Radice della pianta del cubo 344,4.
Radice de numeri chefia 344,29. Raggi del fole fanno maggiore impeto (b-
pra le cole ferrate & denfe che fopra le ra- de u, 32. Raggio 21,40.
Ralla 247,18.
Ramarri come fi (caccino 39^>35'
Rame 80,40.93,8.
Ranocchie in mezzo alle pietre 57,9.
Ranocchiaia fcaccia gli vccelli dalle femen-
te 82,7. Rapillo 397>2-3«
Rauenna ha fiati cattiui 362,38.
Regione aperta a foli 362,35*.
Regione che fia 20,40.10,28.
Regione da feerfi n, 17,
Regione da migliorarli 360,25,
Regione lodata 167,14.
Regolo de dorici 203,7.
Regoletti 226,20.
Regolo 354,2.376,45.
Religione &fuo femore 282,13.
Renadi caua, di fiume, di Mare, 57,43.58,
1. & 2.58,11 per tutto 58,44.6$019.391,10 Rena di Tebe 185,24.
Repubhca bene ordinata 99o4
Reperculsione della voce 399>3r-
Rete fu perle funi delle naui 143,37.
Ricinti 75j4378^5j
Ricchi in qual porte della citta 123,28.
|
|||||||||||||||||||||||||||
Riceuere de foreftieri
Ricetto di acque Riempiere per tutto le mura Rilcuarfi da terra del tempio Rileuarfi delle volte Rimedi! contro al freddo |
201
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44-
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380,17.
211, 41.
239,25.
|
|||||||||||||||||||||||||||
14,39.
Rimfcdii che le fcalc non nuochino a gli edi.
fizii 32,24. Rimedii contro allo inuecchiarfi 43,12.
Rimedii contro alle Mine 108, 40. Rimedii contro alle Batterie 141,14,
Rimedii & ordini di allòdio 141,25.
Rimedio al male Caduco 169,5*
Rimedio
|
|||||||||||||||||||||||||||
*
|
||||||||||||||||||
TAVOLA
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Rimedio alle citerne che non fi corrompalo
383,22.
Rinnouale delliantichi 269,33. Rinzzafato 183,2. & 27.
Riparo per murare ne fiumi 1 ie, 34.
Ripe de fiumi 386,30.
Ripieni delle mura dx due fòrti 74, 43.
Riportigli per le cafe 125,33.
Riportigli da armi 318,6.
Riquadrature di sfondati ne palchi 259,21.
Rifcontri delle vie 289,1. Ritiramenti della colonna 196,38.
Ritonda di Roma &fue mura 237>J7é
Riuo come fi purghi S9h1^'
Rodopc Meretrice 38,20;
Rogna come fi guariffe 364,31;
Roma Tempre febbricofà 18, 42.37 j, 16.
Roma alzatafi di piano 23,9. Roma perche più fredda 112,21.
Romani perche mandauano in egitto più
huominialgouerno. 123.18.
Romulo & fua Repub. 98,6.106,42.
Rondine come fa il fuo nidio 79,20.157,42.
Rodò colore per la ftate • 307,3. Rouere 41,27, 42,3444,21.45. 38.47,2.
Ruote 174,4. |
||||||||||||||||||
Scauro n7)r^
Schizzatoi 392,42.
Scoglio nel porto diGenoua come fi leuò
e V'a* j- 1 „ • , W,?1'
òcommodita nel murare nelle citta 147,8.
Scompartimento 25,4^125,7.169,35.186,
30.10,27.
Scontraffatto 348,27.
Scorniciature delle impone 247,30.
Scorpioni come fi ammazzino 398,22.
Scorze del terreno 370, 9.
Sdegno dello Autore 359) 3^
Secoli di Roma 107., 22.
Secchie 392,42.
Segni da trouarc l'acque 369,2.
Seleucia 30,36.
Selcuco fece 27. citta 261,24.
Sclinunziipopuli di Sicilia l$->>9-
Selici 51,2.368,15. Sclua {dell'aglio tormentata da tremuoti 18,39.
Seluc di Torri 282,9Ì
Selue come fi ftirpino 400,22.
Selue ne paduli come fi faccino 386,3.
Semi ramis 40,19. 262,28.363,36.389, io. Senato fi ragunaua nelle chiefe 136,20.
Senatori doue ne gli fpettacoli 298,38.
Senofonte 363524.
Senteritic varie 238,2.
Sepolcro di Simandio 238,6.281,28. Sepolcro di grande fpefa 38,22.
Sepolcro di Ottone 38,28.
•Sepolcri de gli Antonini 69, 20.
Sepolcri quanto addomi 266,39.
Sepolcri per le ftrade che caufàuano 267,5. Sepolcri fatti fblamcnte a Nomi 368,14.
Sepolcri à pochi fìatuc à molti 268,26.
Sepolcri Sacrati 268,29.
Sepolcri de gli Egizzii, 269,15.
Sepolcro di Augurio 270,24.
Sepolcro di Eritrea ' 270, 27.
Sepolcro di Arccacheo , * 270,29.
Sepolcro varii 270, 40.
Sepolcro di C. Cefàre iy r, 2'r.
Sepolcro di Claudio 371, 21.
Sepolcri come fatti per non efìerc rouinati Sepolcri de Tofcani 271,40.
Sepolcri di Cyro 272, 6.
Sepolcri di Sardanapalo 281,31..
Sepolcri Tempre 268, ;8.
Serpe trouata nnchiufà in vn fallo 57,8.
Serpentino refirte alle fiamme 55, 6. Serpi in conftantinopoli 168, 23.
Serpi ne capitegli »■ • 328,9.
Serraglio 85,38.306,38.
O in
|
||||||||||||||||||
\
SAbei non curauano de morti 268,7.
Sabbion* mafehio 368,19. Sacrifizi diuerfi ao5>3S-
Sale pei la ftate Se per lo inuerno 174,38.
1,4,11.330,44.
Salamone 40,7. Salone delle ftufe ^if.
Saluftio . ì4°'3-
Samii & loro Tempio 249, 27.Sc 30; 363,40.
Sanare vn'paefe che'patiica delle acque 386,12.
Santità de fepolcri 268,27. San Pietro di Roma coperto di Rame 187,9.
Sarcofago pietra 5!, 45.271,2. Safsirofsi 368,14.
Salsi mafehi 95,29,
|
||||||||||||||||||
Satirico poema
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10.
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*99
|
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Satisfatuonc delle cofe belle ondenafea
166,20.
Sauii come debbino murare 326,42. Sboccatolo delle acque 380,24.
Scaglioni 34,6.273,35.
Scale. 33,18. & 31. per tutto
Scale de Teatri 296,31.
Scarpa a mezi cerchi 23j45'
Scarpe ne monti 24,11.
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+
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T A V O L A
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Stalle per le beftie vaccine 149,24.
Stanghe 17412.0.
Stanze & loro grandezze 3315*6.
Stanze per il iàle 145,17.
Stanze frefche 399,19.
Stanze che non fèntono romori di ftrade 399>26-
Statue nel tempio, 263,36.
Statue di Dio le è ben'farle 263,20.
Statua di vite trouata iPopolonia 48, 22.
263, 44.
Statue doro. 264,15.326,17. Statue negli archi 2.93.13.
Statuani di Egitto 262,34.
Statue quanto fi fieno buone 261,45.
Statue in cambio di colonne 235,2.
Statue del fepolcro di Simandio 261,41.
Statue a molti fepolcri a pochi 268,26.
Statua di Dercete 261,31.
Statue in cambio dilli piti 327.45.
Statue dumila in un tempio 239,13.
Statue fòpra le colonne 274,17.
Statue ne tempi 263,15.
Statue infinite in Roma 262,15.
Statue di che 263,43,325,26. Statua di vita 263.43.
Statue di Ebano 264,1.
Statue di Pere 264,3.
Statue di Crifìallo 264,13.
Statue di pietra nera 264,14.
Statue di fale 239,18.
Statue di vetro 236,18.
Statue non di oro ne di argento 264, 20. &
per tutto
Statue di Pompeio. 333,42.
Statue di Giardini 335)J^*
Statue grandilsime , „.,,.... 262,16.
Sterchi '57? 3?-
Steccate ' - 393,30.
Steccati .vL i 361,14.
Stipiti 71. Ì5.
Stiumadifìagno 185,27.
Strada per terra & per acqua 266,1.
Strada fuori della città m, 22.
Strade dentro alle città 394.23.
Strada.per che argine 111,37.
Strade delle terre piccole 112, 9.
Strada torta" 112,513.
Strada lènza riufeita 112,35.
Strada maefìra diritta al porto 121,19.
Strada lungo le mura ., 203,20.
Strada d'Eliogabalo 286, ij*
Stradalarga 240. braccia 286,21.
Strada piena di arcipreti 286,27.
Strada di San Paulo 286,30.
Strada di San Pietro di Roma 286,31.
Strada
|
||||||||||||||||||||||||
Serraglio del teatro 200, 40.
Serfe abbruciò i tempi di Grecia 204, 9.
Serue& camerieri J56,24.
Seruio Tullio. 240, 1.
Sefoftri Re degli Egizii 100,29.260,41.
Scfofe 361,5.
Sefqiiialtera 341.5.
Sefquiterzia 341, 5.
Sefsi femminili intagliati ne le colonne
. 260,45.
Sete che fia 371, io.
Sfogatoi per le muragli 70,42»
Sfondati nelle volte come fi faccino
240, 26. Sguardo nelle muraglie ?5?^3°-
Sibariti infelicifsimi fempre 20, lU
Sicilia confecrata a Cerere 167,13.239,17.
Siena fporcha perche 112, 22.
Siena fi mura lenza hauer a far fondamenti
62,16. Similitudine di ftatue 348,44.
Siracufa in ciafeun di dell'anno vede il So-
le 12,26. Siflo delle ftufe o Terme 319, 25.
Sito 20,39 & 4L 22, n & 26.23,1. & per tut
to 167,22. io, 27.103,14.204,18. Smalti 94,31. 95j 8.186,20.
Socrate 102,2.
Soprastanti delle Muraglie 357,34.
Spagna a tempi di Plinio viueuadi ghiande
Spagna ha grandinimi venti 18,34.
Spartiani 249,28.
Specula o vero Torre 282,40.
135,1.
|
||||||||||||||||||||||||
Spedali marauighofi in Tofcana 135, 19
Spedali già dedicati ad Efculapio & ad Apol |
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* l
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||||||||||||||||||||||||
line *
|
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Spelonche
Spettacolo degli Ateniefi
Spefa grolla del Re Numa Spiga Citta Spina di Egitf Spiriti in aria Spirito Igneo Sp9gl|? "
Spogliato
Sponde
Spranghe
Squadra antica
|
334,11.
204,3.
.2385 2. 4^J9-
\9>n- 374,29.
260,24. 3'9>45-
143,7.300,43. 80,35.81,3,
fai !?2*
|
|||||||||||||||||||||||
2.
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||||||||||||||||||||||||
Squadra 354,
Stabilità delle volte acupola 90,32.
Stagioni da murare 59>4°«
Stagno inanzi a le calè de Signori 363,26,
Staila per 300 elefanti^' 318/4;
Stalle in volta i;, 151,8;
|
||||||||||||||||||||||||
9
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/
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TAVOLA
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Telofagi ■ ■> ' 92,42.
Tempio di Delfo 239,41'.
Tempio di Delfo ario tre volte 20,8.
Tempio nel D. di Spunto fotterrato 23, ir.
Tempio di Rauenna tilper tetto vna tazza
di pietra di vn' fòlo pezzo 23,14. Tempio di Latona * %i27-
Tempio di Diana in Efefò 69,9.^6,12.
240,4. Tempio di Vefpafiano s 70,25.
Tempio Principale 132, 11.
Tempio in volta 239,37.
Tempio inuolta ficuro dal fuoco 132,29.
Tempio di Iano 168,15.
Tempio di Ierofòlima 187,2.
Tempio antico non fi la come 203,38.
Tempioantico in Atene 203,39.
Tempio in Campidoglio 203,40.
Tempio dentro alla citta & fuori 205,14.
Tempio a Nettunno douc 205,22,
Tempio tondo a chi 205,28.
Tempio fecondo lo Autore 211,33.204,43;
Tempio ad Efculapio 205,^23.
Tempio de Milefii 204,37A
Tempio de Samii 204,39.
Tempio alli Dei infernali 205,33.
Tempio alle Mufe & alle Nimfc 206,13.
Tempio quadro 209,22;
Tempio tondo 205, 31.
Tempio Tofcano antico 209,34.
Tempio fecondo Cicerone 238,10.
Tempio de gli Ateniefi 325,30.
Tempio de Lacedemonii 325,35.
Tempio fenza ferramenti 355,35.
Tempio che fi piegafle inuerfb vna delle par
ti come fi addirizzafle 402,4L Tempio di Venere in Erice di Sicilia non ar
fé mai 240,13. Tempe 362,19.
Tempera del ferro 362,13.
Tenda de Teatri 300,3.
Teodoro architettore 196,18.262,40.
Teofrafto 13,26.41,22.4* -3.46,25.373,12.
Teofrafto infegna guarire i\ morfò della vi-
pera 17,3. Tcogenio opera dell'Autore, 360*15,
Termine di tutte le cofe 352)35«
Termco bagni ' 317,37.318,41.
Termini 307,8.
Terra come fi fini n, 21.
Terra per mattoni 52,24.
Terra Samia 54- 3r«
Terra Aretina : 54-31*
Terra Modonele 54, -ju
Terra Saguntea 54,31.
Terra Pergamea 54,31»
O iiii
|
|||||||||||||
Strada di Tebe 286,37.
Strada fotto vn' fiume 286,45.
Strada V 'in,28.386,42.
Strada di Rauenna perche & come flmiglic
rafie iophi 386,5. |
|||||||||||||
Strami
|
|||||||||||||
-57-3°-
|
|||||||||||||
Stretto di Galipoli non ha tuoni ne baleni
18,26,
Strumenti che fiano 182,17»
Strumenti matematici 318525.
Stucco fimile al marmo 0 1B4,10.
Stucco per mettere d'oro «259,30.
Studiare Tempre - . 356,11.
Studio in tutte le cofè 355, 7.
Studii & kuole pub 134, 40.
Studianti doue debbono (tare 134,33.
Stufe & fale perla primaucra 154,36.159,36. Stufe di Eliogabalo 319, i.
Stufe tiepide 9^9» 31*
Sughi di acque ,16,19.
Sugo del terreno 3745 22.
Sugero 44>32*
|
|||||||||||||
T Acito 50,37.
Tagliatura & fattura delle cof* mobili
& inmobili 42, 3. Tagliatura de gli alberi 41,22.42, j.8l 23,
Taglie 175,32- Talge 101,15.
Tanè colore fcuro per lo inuerno 307,4.
Tarantole & tarantari di Puglia 16,42. Tarpeia 69,25. Tarquino 24,x^-
Tafsio 4»»l6:
Tauolati delle naui cadere & rimetterli fubi
to H3>38-
Tauole di marmo come fi murino 185,32.
Tauole 229,43. Tauole di pittura . *$*¥}*
Tauole due di Cefare coftorono affai 238,30
Tauole di bronzo in Campidoglio 238,38. 7'auole di Pompeio 333» 42. Tazza di oro 239,9.249,23.
Tazza di ferro 249,28.
Teatro fecondo l'autore 298,2.
Teatri 31,33.297,21. & 26.301, 31.
Tebe gira 20 miglia 106,18.
Tegohno 93>I3-
Tegoli murati 9h2ì'
Tegoli mcfsi d'oro 187,5.
Tegoli inuetriati 187,10.
Tegoli di piombo 187, io.
Telefio ftatuano . 262, 40.
|
|||||||||||||
TAVOLA
|
|||||||||
Traui di leccio 381,37.
Traui 82,30.
Traui come «"debbino conciare 83,17.
Traui come affettare 83,20.
Traui a due a due come pori! 8^,25.
Traui come anneftarfi infìeme 83,32.
Traui come commetterò" 83, 40.
Traui come metterfi 84,41.
Tre fono le cofe principali nelle quali con fi-
tte la bellezza 337,23. Tre armati foli ^"guardare là entrata di vna
prouincia, 360,32. Treuertini crefeiuti in Roma 51,14.
Tre.iiertini 317,26-
Tnbunc a fpicchi fenza armadure 90,41.
Tribune o vero cappelle 2,37,8.
Tribuna per lo Aitare [241,27.
Tripla che fia
Trogloditi & loro vfànza circa i n orti
Trofei 260,25.261,6.
Trombe 39^42.
Tucidide 100,3.109,27.
Tufi commodi per le volte 90,16.
Tuia albero 45->4«
Tuono nella mufica 341, 29.
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Terra perche Cerbero ò Lupo 119,55.
Terra ruffa in fra le commettiture delle pie-
tre grandi antiche 79,8. Terra che ammazza gli (corpioni 3 98,14.
Terrazzi o'pauimcntìHcoperti 943?«
Terre pofto abaciopeggior'che le altre
10$ 11. Terreno come per fondami iopra 63,14.
Terreno ?52»lS-
Terreno fottile e, 368,17.
Tefifo ^9,9*
Tefoii trouati nel fcpolcro di Dauid 125, j&
Tefìc di marmo o. 260,22,
TeftediMedufa 328,10.
Tede di tori 226,34.
Tetto ficurifsimo 95,34.
Tetti de Tempii £37,41.
Tetti 77,42.82,1. & 14.92,26.92,41.
, per tutto 93,5.130, i6.f
Tetti de teatti 301,4^
Tenere più nauigabile che il Nilo 386,24L
Tcuere netto da Cefàre 392j25«
Tiberio Celare 4*5 45-
Tiglio 41,26.
Tigranc 201,9.
Tigre f. 361316.363,36.
Tignuole come fi fpenghino 398,44.
TifinchioCyclope io,18.
Tifone 19, !•
Timoni HhH'
Tiro hebbe cafe altifiime 329V 3.
Tirfe 361,13C
Tito 40,18.333,25.
Titoli 260,24.
Titoliuio 100,39.
Toledo ha vna mofea fola in Beccheria
168, 29. Tolo architettore 196,18.
Topi in gran" moltitudine 360,12.
Tordi o-i - 151, 36.
Torre di Babbillonia » 3 282,18.
Torre di legname coperta di Allume non
. arfe 43, zi. Torre foderatali quafi tutta 65,41.
Torri come fatte 110,35.282,3.
Torre , 127,21.282,24 & per tutto
Tofcani inuentori delle fìatuc 262,5;
Tofcani & loro tetti 93,1.
Tofcani come difegnauano le terre 107, 9,
Tofcani impegnarono a gli antichi 205,12.
Tofcani antichi vfàron 1 Capitelli che vfaro
, poi i Dorici 213,35. Tragico poema 299,6.
Tramoggie yd 151,11.
Trafone inuentore delle cafe 10,18.
T«uidioro & 187,1.
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VAlerìi fi poteuano fèppellire in piazza
266,33. Valerio disfece ;la fua !cafà in Roma 326,4. Vani per i vafi de teatri 301,12. Vanitreinvnafcald 53,19.
Vani tra le colonne 32,26.
Vani quel che egli occupino 32,24.
Vani che fiano 30,22.188,8.
Vani douc (1 debbino lafciare 32,10.
Vani ciechi o finti 32,14.188,39.
Vani de lumi 341,28.
Vani del mezo alquanto più larghi 212,38.
Vani in eaffo ■ 212,28.10,28. Vani per finefìre & porte ÌPr^K
Vapori cattiui *•■'• -\ 369534* *
Varietà de gli edifizn donde "97) 33*
Varietà è il condimento delle cofe 26,16. f
Varrone 14^17.19; 28.41,43.106,31.240,3. Vaiò di piombò pieno d'acqua a fuoco non fi fonde 187,15. Vafo marauigliofo 249,30.
Vaio di bronzo di libre 225.8 260.
Vafi trenta in vna cala < 334,44.
Vafo di vn Pozzo 370,23.
Vaio di rame o di bronzo rie teatri 301,15.
Vafo di terra ben' turato in mare s'empie dì acqua
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"* ■■■ ■ :.
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TAVOLA
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Viticci de Capitelli 22r, 14.
Vite dura affai tempo 48,21.
Vite che fia *79,5*
Vittoria dea 273, 44.
Vitruuio & fue opere 24,4.41,32.46,9.
68,21,94,38.109,23,160,30.
Viuai 151,2Ò4 Vliuelle 181,40.
Vliuo faluatico & domeflico 44,8.45,
39,46,3.
Vliuo in atene 167,39* Voce doue meglio fi lenta 206,10.
Volte a mezza botte lotto gli Archi 292,35.
Volta da vini 157,7. & 16. Volte a meza botte a cupola a {pigoli 89,17.
per tutto 3325i°«
Volta a cupola auela 89» 41*
Volte fenzaarmadura 90,22.
Volte armate & non armate 90,24.91*34.
Volte quando fi debbino gittare 91, y. Volte & archi de ponti 117, u,
Volte a cupola perfetta &W$l
Voluta del capello ionico >' " 218,32.
Volterra ... 104,7%? Vi ne 270,16.
Vfanza antica de camini 154,20.
Vfo quanto fia vtile c 356,5.
Vf ohe ihùentore del Tempio' ; 203^27^
Vtica, 48,26. 'Vtilitade gli Spettacoli CI 295, le.
Vtilità della Architettura 6,34.
VllOUOlo 2!7,9.
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acqua dolce 384,12.
Vccelletti pìccoli J503 43-
Vccelh non entrauano nel Tempio di Achil
le 168,26.
Vcceilami fi gettauano ne Teatri 306,29.
Vecchio marinò non è tocco da Saetta 82,4. Vecchi doue 156,8. Vedere acuto di vno Spagnuolo 64,30.
Vegetio delle Mura 42, 16.108,26. Velette HM9-
Velli ne fondamenti 69,14.
Vena di pietra bianca . 183,17.
Vene delle pietre 73,4.
Vene del legname & delle pietre 84,38.
Venezia 24*H- Ventre della Colonna 196,40.
Vento che fia 1255.12,13.
Venti douerrian'giugnere rotti 13,15.
Venti & fiati cattila 13,41.
Venti come fi pefino 366,18.
Venti da fuggirli nel porre le citta 103,45.
Venti graui& leggi eri 105,13. Verde colore,per la primauera 307, 3.
Vermi rinchiufi nelle pietre 56,44.
Verità ne guida al bene 133, 4.
Verona ha praterie artifiziate 196,1.
Vefta inuentrice delle cafe 41,18. io, 17.
Veftibolo ' J .520,11. Vefcoui 248,35.
Vcftimenti doue fi riponghino 156,6,
Vetri perche non appannino 372,28.
Vetrici 388,36.
Vfrìzio del fattore di villa 150,7.
Vgualità & corrifpodenza delle cofe 348,33.;
Via da Roma a Porto ; ^H41' ViadiTiboh '■■"'" 118,15.
Viaappia 266,17.267,2.
Viali coperti 334,32.335,1.
Vie maeftre & non tnaeftre- , ....... m, 3.
Vigna in luoghi numidi » 384,35.
Villa doue 147,30.148,10.
Villa de manco ricchi 158,37.
Vìlumbn nel ducato di ìpuleto 58, io.
Vino 157,15.
Vini pigliano fapori del terreno 373,30.
Virtù ne conduce a ben fare 133,3. Vitigrofs.isime 48,25.
Viti con lo Elleboro 37*« H*
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m -i
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' r, iv ! Qt
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ry Aflferano fpegne le calcine 138, £»'
^Zane 32,21.248,1.
Zanzare come fi fcrjifino 39^ ^.0#
Zanzare come fi ammazzino con fumo di Iti
^?,ni. a 598,3^
Zelonio ftagno , 264,32.
Zenodaro Icnctore celebratifsimo 40,40.
Zoccolo 27,17.28,1.
Zoccoli (opra il Diaccio 170,24.
Zolle di Caifandrea diuentano pietre 51,37.
Zolle di Arabia 51} ^0#
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TAVOLA
TAVOLA- DELLI ERRORI PIV NOTABILI. |
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imare.l.tìmore 4,29. cotti, 1.rotti 13.15.
piente, l.mencre 13,30- Et.l. fc 14,16. piombino .1. piombino 48, 22. opera .1. operò 23,42- de .1. del 24,13. Marco yno.l.marcoò vno 24,34. tiumi.l.fammi so, 25. lonnc radc.l.lonne fpefle fi pongo- no le traui & fopra le colonne 32,39. vero .l.verfb 57,13. di molto cofe.l.di molto di verfecofe 62.85. piante.), punte 66,41. punta.l.pianta 66,42. facce.l.feccie 73,5. yn'moggio.l. vna mina 68,20. fiail pm fermifsimo.t.fiafermifsimo più 86,5. in efle.1. in afle 92, 45. hannole .1. hannola {35,21. fanza .1. vlànza 136,21. bandi.l. Vande 143,8. le faine donnole.l.le faine le donnole 151,10. diceui.l. dice 154,20. Sottilmente.1.leggiadramente 154, a. iRondini.l.i Rondinini 157,42. le fieno .1. elle fieno 158,34. fàrebbe.l. fàrebbono 1:68,32. o le fono.l.o elle fono iS^i.8c^. fu rimenerai.l. tu la rimenerai 184, 2. $te.l.de 182,1. le, 1. elle 196.10. ella vi |
fi accorta di ftefa J.egli vi fi accoda di ftcfo
217,15. del dicianoue.l. delle diciannoue 219,5. il canaletto o vero lo intauolato.l. il canaletto ouero gufcio ,la goletta o ve- ro lo iotauolato 217,9. altn.l.alti 241,6. amorti.l.a molti 268.26. al tempo ftrabo- ne.l.al tempo di ftrabone 370,8. Selue & Torri.l.felue di torri 282, 9. oinafswo.l. ordinammo 295,16. Difcreto lettore nel di/ègno del cerchio
doue fono tre aguglie & due colonne, vi do ueuano eflerc tre aguglie & quattro colon- nc,fcompartite vgualmente l'una dall'altra lefufsino.l.eilefufsino 309,16. cheperque fto.l.che per quanto 3193. che egli è.l.che ella e 340,18. Cafe.l.cofc 341,33. Impedirà viaggi a ierui.l.arrechi con i viaggi icruitù 356,39.
pori.l. pozzi 379,31. da altro.l. da alto 590,29. alle onde.l. dell'onde 391,3. Ì'haria.l.rhaiai 393,6. |
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a b e d e f g h i K 1 m n o p q r f t v x y z
À B C DEFGHIKLMNO
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Tutti fono terni,eccetto A quaderno per le due figure chi fi
attacchino E vna figura fola,& M duerni. |
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CON PRIVILEGIO
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* , • -v
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Oi:
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