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Gl\ SBGHin-ARIO 1)1.1. KMO P. CLSTOH!. 1)1 TKURA SAN'TA COMMISSMllO ATTCAI.I-: Dl THRRA SAX1A IN' I OSlt;,A\.\.
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LETTORE GIÜB. MISS. APOST. M. O. ■GIA SEGRETARIO DEL RMO P. CUSTODE Dl TERRA SANTA COMMISSARIO ATTUALE Dl TERRA SANTA IN TOSCANA.
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TIPOGRAFIA DEI l-RATELLI MONALDI Via drlle Tre Tilr,
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Si oblitus fuero tui, Jerusalem, oblivioni lietur dextera mea.
Psalm. i)6.
L'amore de'Luoghi Santi di Palestina ha dettato questc pagine, che io vi presento, o Lettori amatissimi. L'avere io visitati i Luoghi Santi con prolungata dimora in quelle contradc fo si che io non possa dimenticarii; e sarebbe per me senza dubbio una colpa se non ne parlassi, e caldamente non ne raccoman-dassi a tutti la conservazione ed il culto. E come mai, dopo averne conosciuto la storia, la importanza, la necessita ed il merito, come potrei tacermi? No; non potra accadere giammai! Percio ripeteró col Pro-feta: « Sc io mi diinentichcró c iion scrivcró di te, o Ge-» rmalcmmc, siit posla in diincnticciii^a la mia destra; se » io nou parlero di te, resti mnta Ia inia lingua » — anzi lo scriverne, il parlarne col piü acceso affetto forme-ranno sempre .la mia piü gioconda e piü cara occu-pazione.
E siccome a me la conoscenza pratica di quei Santuari rende lacile il trattare de' medesimi, cosi a voi, benigni Lettori, è una sicura guarentigia di trovarc
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in questi cenni esprcssa la verita, scbbene ristretta dai. limiti impostimi di un brcvc compendio. Nutro poi ferma fiducia die, avendo io dettate queste paginc con scntito affctto, esse serviranno di salutare c non in-gralo nutrimento alia vostra fede cd alia vostra pieta, facendovi meglio conoscerc quanto credibile e degna di amore sia la Religione nostra santissima. Prcgo il Cielo che sia questo il frutto della mia tenue flitica, e che per sua bonta vi doni Iddio ogni vero bene con la pienezza della sua grazia.
P. Rhmigio Buselli M. O.
ARTICOLO I.
I SANTUARl Dl PALESTINA.
Poichè la materia di questo articolo è di per sc stessa sto-rico-religiosa e descrittiva, e porta naturalmente il pensiero a visitare quei SS. Luoghi con pia meditazione, perció non isde-gneranno i lettori di tenor dietro al religioso affetto di chi scrive, e far con esso una specie di pellegrinaggio spirituale.
È cosa certa infatti che i luoghi piü celebri e sacri, vene-rati dalla nostra Religione santissima, sono precisamente quelli ove compironsi i grandi misteri di nostra Redenzione, abitati un tempo dal Figlio di Dio fatto uomo e dalla sua divina Ma-dre. Ora questi luoghi sono precisamente quelli ricordati dal S. Vangelo in tutta la Palestina, la quale, con vocabolo tutto a lei proprio. Terra Santa è chiamata. II perche di questa santa terra e dei suoi santuan puó dirsi rispettivamente: qui dunque è dove Iddio man dó 1'Angelo Gabriele ad annunziare la Ver-gine nazarena; qui è dove I'eterno Verbo prese per noi umana carne: quivi, su questi monti della Giudea, è il luogo, ove si recó la Vergine Madre a visitare S, Elisabetta; dove pronunzió il suo profetico cantico, il Magnificat; dove nacque il Battista, da dove egli si ritiró nel deserto fino dalla fanciullezza per dis-porsi a predicate il battesimo della penitenza, per preparare le vie del Signore.
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Sullc medesime montagne della tribu di Giuda, quattro mi-glia incirca dalla patria di S. Zaccaria, trovasi la CittA di Da-vidde, Betlemme; dove nacque, dove fu ravvolto in poveri panni, dove fu collocato nella niangiatoia il Figliuolo di Dio. Quivi gli Angioli lo annunziarono ai Pastori, i quali furono i primi suoi adoratori e le primizie de' nuovi credenti. Quivi lo trovarono i Re Magi, guidati dalla misteriosa stella ; e questa pure è quella terra imporporata dal sarigue dei primi martiri, gl' Innocenti, fiuti scannare dal crudele Erode, che in essi volle uccidere il Figlio stesso di Dio. Qui, sopra la prossima collina, è un' altra spelonca, dove dimoró per qualchc tempo la s. Faniiglia uscita dal Presepio, e vi lasció perpetua memoria di sè in quella pietra miracolosa, detta ancora la grotta del lalt,' della Madonna, la quale polverizzata soccorre tanto mirabilmcnte le madri, che mancano o scarseggiano del latte per allevare i loro pargoli. Qui adunque, lo si puó asserire con certezza, qui dimorarono la Vergine, il suo castissimo sposo S. Giuseppe, e con essi il S. Bambino Gesü.
Sennonchè in questo rapido cenno oli quanti Santuari ab-biamo gia ricordato, quanti cari misteri di nostra fede, quante soavi e tenere memorie dei piu dolci oggetti dell' amore cri-stiano! Gertamente chi ha vera fede non puó sentirsi ricordar questi cari e santi Luoghi senza essere trasportato dal piu vivo desiderio di vederli coi propri occbi, di poter pregare in quelle beate grotte, dove si sente viva la presenza dei personaggi che le santificarono, di poter baciare quella benedetta terra e riscal-darla coi sospiri e colle lagrime dell' amore. E di fatto chi vi è stato puó appena accennare le ineffabili emozioni che vi si pro-vano, i teneri affetti che vi si risvegliano, i virtuosi propositi che vi si formano, gli inesplicabili slanci amorosi dell' anima che vi si sentono! II pensiero certo di poter dire: io son qui, dove nacque il mio Salvatore, dove cantarono gli angioli, dove abitarono s. Giuseppe e Maria, dove il paradiso discese a corteggiare il celeste Bambino.... a questo pensiero 1' anima si solleva al Si-gnore, e piena di amore esclama: qual sa ra il mio contento quando entreró in Paradiso? — Oh come sono ricompensate le spese e i disagi del viaggio di Palestina! Gome si vorrebbe che
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fossero con noi a parte tli questc consolazioni le persone a noi piii card... Che sari il Paradiso in ricompensa del nostro virtuoso pellegrinaggio su qucsta terra: entrare nei tabernacoli del Signore, essere felici per sempre e gloriosi coi Santi?!
Visitate cosl rapidamente queste memorie locali deH'amore di Dio per gli uomini, distacchiamocene un momento per accom-pagnare la sacra Famiglia in altre localitA non mono preziose e same. Prima peró di partire imprimiamo nuovi baci d' amore su questa beatissima terra e sul sepolcro dei Ss. Innocenti, pel quale sparsero tante lagrime di dolore le madri betlemitane; consideria-'mo la gloria di questi fanciulli, i quali su in cielo vezzeggiano dinanzi al trono di Dio colle palme e le corone dei fiori im-mortali. Imprimiamo ancora un bacio sulla s. tomba di s. Gi-rolamo, di s. Paola, di s. Eustochio sua liglia e di s. Eusebio» abbate. Questi santi e quelle nobili matrone, lasciate le pompe e le grandezze di Roma, elessero di vivere presso il Presepio, presso quello morire ed esser ivi sepolte, per non res tar mai separate da Gesü Bambino e dalla sua Ss. Madre.
Non potendo accompagnare la s. Famiglia nel suo lungo e scabroso viaggio in Egitto, le terremo dietro con rcligioso af-fetto, trattenendoci nella vicina Gerusalemme e visitando intanto quei luoghi da essa innanzi, e dopo tal viaggio santificati. Non si divaghi peraltro la nostra mente dai santi pensieri, poichè via facendo dalla cittA di Davidde a Gerosolima s' incontrano molte sacre memorie atte a dare un utilissimo pascolo al nostro spirito, Infatti possiamo considerare come tutte queste valli, e il sottoposto piano, il campo di Boo^, c le vicine vigne di En-gad di, e i circostanti inonli degli aroml, e la prossima valle del giardino rinchiuso e del fonte segnato, come dovettero risplen-dere di celesti splendor!, come echeggiare di divine armonie quando, nella beata notte del s. Natale, gli Angeli a schiere a schiere per 1'aria cantarono: Gloria in altissimis Deo, ct in terra pax hominihns honae volnnlatis!
Con queste considerazioni in mente, cammin facendo, incon-treremo il sepolcro di Rachele, e piii innanzi una memoria del Profeta Elia; poi la cisterna detta dei Re-Magi, dove questi di nuovo rividero la stella, e cosi percorrendo quella strada potremo
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provarc contiiuui consolazione, pensando che per essa piu volte dovettero passare la Beatissima Vergine, s. Giuseppe e Gesü!
Adesso entriamo in Gerusalemme per visitare i suoi San-ruari. Si rattrista il cuore vedendo la gran chiesa della Piirifi-caxjone di Maria fatta ora moschea! Vedere la casa, ove mori la Ssma Vergine, totalmente distrutta, proibito nel Cenacolo il culto cattolico, profanata e distrutta la chiesa AcWAscmsione del Signore sul monte olive to, usurpata dagli scismatici la chiesa del sepolcro della Madonna; e cosl dicasi di tanti altri luoghi sacri e me-morandil Cosi, e non altrimenti, sarebbe pure avvenuto degli altri Santuari, che ora visiteremo, se i nostri Religiosi France-scan i non li avessero con tanto zclo custoditi e conservati per 600 e piü anni al culto cattolico, anche a costo della loro vita, •come vedremo in appresso! Questi nostri Santuari, custoditi ed uffiziati dai Frati Minori in Gerusalemme e dintorni, sono: 1'Orto del Getsemani; la Grotta dell'agonia, ove il Redentore sudó vivo sangue; il luogo ove fu tradito da Ginda e catturato; la Chiesa della flagella^ione al Pretoiio; il luogo ove fu crocifisso sul Cal-vario; quello ove stava la Vergine presso la Croce; la pietra del-l' un^ione, o imbalsaniazione del Corpo di Gesü; il 5. Sepolcro; la Gappella, nel cui luogo comparve alia divina Madre risuscitato; quella, ove apparl alia Maddalena; la Gappella di s. Elena, il luogo ove la madre di Gostantino Imperatore ritrovó la Grocc; ed altri luoghi di particolare memoria presso il Galvario e il s. Sepolcro.
Visitare questi santi luoghi si puo; ma raccontare ed esprimerc cio che, visitandoli, si prova neil'anima penetrata dalla fede, e perció dall'amore, non è possibile a labbro umano, non puó fi-tnulo la penna! Ghi mai potri ridire come invade il cuore la vista del Getsemani nella Valle di Giosafat, dove si conservano tuttora verdeggianti quelle stesse piante di ulivi, che furono testimoni della preghiera di Gesü prima della sua passione?... E come sar;\ possibile raccontare il sense di religiosa pietA, che ispira quel luogo, ove ti pare di sentire il respiro del buon Gesü, affan-noso e insieme soffocato dal dolore, mentre lo contempli disteso su quella terra, agonizzare e sudar sangue?... Ah che quivi ti senti tirato a terra con Lui, e baci tanto volentieri quel suolo
e quelle pietre, sulle quali è cosi doice e doloroso ad un tempo poter mescolare le tue lagrime a quel niisterioso sudore san-guigno, che non potresti, senza un grande sforzo, negar questo tributo di affetto al tuo agonizzante Redentore! Che se poi ti rialzi di la, e lo accompagni al luogo della cattura, e . lo seguiti, passato il Ccdron, per l'erta scoscesa dol montc Sion fino alla casa di Ca if a, allora potrai avere im'idea degli strazi da Lui sostenuti, indeholito com'era per la sofferta agonia!
Dov'era la casa predetta non vi è chiesa, chè tutto è stato distrutto; ma non si distrugge peró il Vangelo, il quale ci ricorda le villanie ivi sofferte, gli sch.'/iffi e gl' insulti sopportati per una intera notte, e somministra ben vasti argomenti di meditazioni profonde.
Visitato questo luogo, traversiamo, scendendo, la citta per recarci al Pretorio. Quella divota chiesa, edificata e custodita dai nostri Religiosi, paria eloquentemente col suo stesso nome di Chiesa della ftagella^ioue, e vi ricorda come qui il Re della gloria fu schernito qual re di derisione. Ma piu che schernito, ci rammenta che fu qui flagellato nelle sue santissime membra, venne cinta di spine la sua fronte, pesta e lordata la sua faccia, e il Divino Signore fu ridotto ad esser tutto una piaga, a segno tale chc Pilato giudicó che solamente a vederlo si sarebbero mossi a piet;\ gli stessi suoi accaniti nemici! Qui dunque fu versato in gran copia il suo Sangue divino; e chi non baciera quel Santuario consacrato coll'aspersione del Sangue del nuovo Testamento? — Che se con tanto rispetto e devozione si venera in Roma quella Scala, meritamente chiamata Santa, trasportatavi da Gerusalemme, perchè per essa sail e discese il flagellato Gesü tutto grondante sangue, argomenti ognuno con qual venerazione si visitano quel luoghi, dei quali essa non è che una porzione, e che furono il teatro dei suoi patimenti!
Per queste medesime ragioni anche la via che il buon Gesïi percorse carico della croce dal Pretorio andando al Calvario, e che chiamasi Via dolorosa, puó dirsi un santuario continuato. Ogni pietra antica che vi s'incontra, ogni avanzo delle antiche chiese distrutte, ogni memoria, che ci ha conservato la tradizione, è un testimonio della nostra Fede, è un ricordo che ci paria di
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Gesïi, chc qud cd prcsenta ansante, che 1;\ lo rammenta sfinito e cadentc, clic qui ccl dipinge straziato nell' incontro colla sua Ma-dre santissima, piü innanzi asciugato dalla Veronica, e via dicendo, finchè non si giunge fuori dclla Porta giudi-inrin sopra il ferale scoglio, su cui dobbiamo contemplarlo immolato qual vittima innocente per tutte le colpe e le iniquitA degli uomini.
Siamo al Calvario!... Siamo adunque sul luogo della Crocifis-sione; siamo nel piü prezioso Santuario del mondo, santificato dal Sanguc e dalla morte del Figlio di Dio! Questo luogo ci ricorda la preziosita dell'anima nostra, mentre ci pone sott'occhio la gravita delle colpe umane, per lavar Ie quali fu necessaria una vittima di valore infinito! Qui adunque il Figlio di Dio fu disteso ignudo sopra la croce, e in quella inchiodato; qui innalzato sopra quel patibolo; abbeverato di aceto e fiele; qui agonizzava e mo-riva alla presenza e sotto gli occhi della piü amante, della piü pura, della piü santa delle madri; perció della piü afflitta, della piü straziata, trapassata nell'antma dalla spada del dolore, la piü dolce delle creature, Maria! Chi mai potra ascendere su questo santo luogo e posarvi il piede, senza sentirsi ricercare da un sacro fremito di riverenza e di dolore, che invita a piegare sul suolo le ginocchia ed il volto, e a chiedere a Dio piëta e perdono, assai meglio col pianto clie colla voce? A non piangere, biso-gnerebbe avere proprio in petto un cuore piü duro di quella rupe stessa, su cui fu piantata la croce, e clie alla morte di Gesü Cristo si squarció in senso contrario alia sua venatura, e cosi squarciata la si ammira tuttavia dal devoto pellegrino.
La mattina del Venerdl santo, quando io era in Gerusalemme, e dovetti cantare il Passio in questo santissimo luogo, nel ricor-dare col diletto Discepolo tutte le circostanze della crocifissione, le ultime parole di Gesü, e la morte in presenza della Regina dei martiri, ah ch' io credeva di vedere ivi il moribondo Signore e la straziata Madre appiè della croce! Tanto fu vivo il senso della compassione da me provato che, tutto tremante della persona, mi sentiva venir meno la voce, il pianto mi velava le pupil-1c; piü volte fu interrotto il canto, perchè invece di canto era il pianto del cuore! Quando poi dovetti andare dinanzi al foro, ove fu piantata la croce, per cantare ivi genuflesso: et iiiclinato
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va pile, hie Iradidil spiriliiiii piu che genuflettere caddi, piu che cantare piansi, c quanti si trovavano cola presenti non meno di me erano commossi! Care memorie dei Luoghi Santi, quanto profondamente vi stampare nel cuore di chi ha vera fede; e quelle auguste fun/ioni, fatte con tanta solennita e devozione in quel Santuari, come restano impresse nella mente e nel cuore, e specialmente quelle della Nat i vit A del Signore e della Setti-mana Santa!
Ma cosa diremo noi del S. Sepolcro? O tempio santo di Dio, o Santuario dei Santuari del Signore, tu sei il vero saiicla san-ctonitii della nuova alleanza. Quella gelida tomba, oh come mi-steriosamente riscalda ogni cuore! Quel muto sasso, oh come riempie I'anima di santi e di sublimi pensieri! Si bacia e si piange; si piange e si prega; ci pentiamo e speriamo tutte le volte che vi si entra; e la gioia si mescola col dolore, e il dolore fa nascer la gioia... Si vorrebbe restar sempre la dentro, 1A dentro vivere e morire, per risorgere di li\ con Gesü. II cuore vi si riscalda, chè I'amore lo accende, la fede lo sublima; è la grazia invisibile di Dio, che opera in quel santo luogo questi mirabili trasporti nell'aninia. Per la qual cosa non vidi mai entrarvi alcuno, che non mostrasse di provare piü o meno questi sentimenti, e non ne uscisse profondamente commosso, ed anche convertito.
In questa tomba augusta, ove fu posta la salma dell'Uomo-Dio, ebbero termine tutti i patimenti e gli obbrobri della sua pas-sione; e perció da questa tomba doveva aver principio, come frutto di essi, la gloria. Laonde dopo aver sospirato sovra di essa per dolore, solleviamoci alia speranza della beatitudine immor-tale. — Sopra questo Sepolcro leggesi un' iscrizione, che non è linguaggio terreno, ma celeste; piu non si dice: qui gicicc, qui riposa, come sta scritto sulle tombe degli uomini; ma bensi con quattro parole dettate da un Angelo è formato un epitaffio, che non leggesi altrove. Uditelo: Surrexit, non est hic 2. Risnscilv, non ê qui. Stupisci, eloquenza umana! Risiisciló: dunque è desso il padrone della morte e della vita; vinta è la morte, vive la vita. La morte è dominata da Lui; essa non piió
2 S. Marco XVI. 6.
1 S. Giov. XIX. 30. —
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dominarlo '; hi corruzionc del sepolcro non era per Lui II miracolo di Giona, die ne fu figura, è il segno del cielo dato da Gcsu alia Giudaica nazione prava e stolta, se pur vuole avere occhi per vederlo, mente per intenderlo, fede per adorarlo Rrsuscn'c), non è qui: e voi, o giudei, lo vedeste; e perche non vi rlmanesse scusa, voi stessi vi procuraste i testimoni nella numerosa guardia che vi poneste intorno, la quale ve ne rese innegabile testimonianza 4: Risuscito. Compiuta 6 la profezia d'Lsaia: Il sepolcro di lui sara glorioso s; glorificato dalla sua risurrezione, glorificato dagli angioli, glorificato dalla con-venerazione di- tutti i secoli, mentre da ogni parte del mondo traggono colA pellegrini di ogni nazione:
« II gran sepolcro a venerar di Cristo. »
Voi li vedete numerosissimi, uoinini e donne di ogni ceto e condizione, Vescovi, Principi, Ecclesiastici, Cavalieri, poveri e ricchi, dall'Europa, daP' Asia, dall'Africa, dall'America muo-versi di continuo a questo santissimo Luogo, neJ quale ve-desi ogni giorno verificata I'altra profezia: omnes gentes vc-nicnt, ct adorabunl 6. A questo pellegrinaggio non alletta la facilita del viaggio, nè 1' amenita del paese, nè la salubritA del dima; non le comoditA della vita, non il guadagno; sola-mente la fede, la quale attrae con forza e soavita da un estremo all'altro del mondo a questo misterioso centro, e al solo scopo:
« II gran sepolcro a venerar di Cristo. »
Fuori di questi celebri Santuari gia ricordati, ed altri di minore importanza di cui non facciamo menzione per amore di brevita, poco o nulla resta da ammirarsi, fuorcliè la CittA deicida. Eccola 1A povera, desolata, spogliata della sua grandezza e ricchezza, mesta, coperta di polvere e di squallore, come 1'aveva giA preannunziata, piangendo, Geremia: Quo modo sedel sola civitas plena populo: facta est quasi vidua domina gentium etc. 7 Si vede in essa verificato letteral mente quest' oracolo, con tutte le minute
1 Rom. VI. 9. — 2 Psalm. XV. 10. — j Mattli. XII. 39. — t Matth. XXVII. 66. — 5 Isaiae XI. 10. — 6 Psalm. LXXXV. 8. — 7 Thren. I. 1.
particolarita annunziate da Isaia, il quale cc nc ha fatta una precisa dcscrizionc, die, per i suoi contorni cosi esattamentc marcati, io sono ardito di chiamarla una vera fotograf a. Pren-diamolo in mano questo ritratto, e confrontiamolo col suo ori-ginale, per poi gittarlo in faccia agli ebrei, e colle parole del Profeta dir loro: riinirate la vostra terra (oggi) deserta, incendiate le vostrc ciltci, Ie possessioni vostre sotto gli stessi vostri occhi sono di-vorate dagli stranieri, e devastate come snol devastare unnemico. E ri-marrd lafiglia di Sion, Gerusalemme, come una capanna in una vigna, e come un tngnrio in un cocoineraio, e come una citld espugnata per for^t
Chi non è stato mai in Gerusalemme, e brama vederla, la contempli in queste treinende parole, e sappia ch' esse si sono letterahnente verificate : chi poi vi è stato e 1' ha veduta, non mi potra certamente smentire; vi troverA invece l'avveramento reale di queste e di tutte le altre profezie, e segnatamente di quella di Daniele, che eolpisee subito lo sguardo e lo rattri-sta: Stalnta desolatio 1. Desolazione permanente, stabile, conso-lidata, irrevocabile: Statuta desolatio! Sóno passati quasi 1880 anni dell'era cristiana; si sono arricchiti a dismisura gli Ebrei che sono quasi padroni dell' Europa, anzi del mondo e che hanno il favore dei monarchi terreni; Gerusalemme oggi è in mano del piü debole dei Governi; ma gli Ebrei sono stati, sono e saranno impotenti a rialzarla dallo squallore, a sollevarla dalla polvere, a renderle vita e bellezza. Eccola qua invece solitaria come ve-dova, oppressa dall' amarezza e nell' amarezza: et ipsa oppressa amaritiidine 3 come profetizzo Geremia. Questa oppressione e quesia amarezza invariabile non è che la ripetizione della stessa divina sentenza: Statuta desolatio. Dal momento in cui Gerusalemme flagelló Gesü Cristo, fu essa flagellata: Ia corona di spine dal capo di Lui passó sul suo capo; e dacchè incominció 1'agonia di Gesü, essa agonizza sotto la tremenda imprecazione degli Ebrei: Sanguis eins super nos, et super filios nostros 4, e seguita a bere il fiele e 1' aceto della sua passione. Ebrei, gentili, cristiani, maomet-
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tani, cretici di ogni setta, sono tcstimoni di queste veriti, come le guar die del Sepolcro lo turono della sua risurrezione; tutti vedono sopra di essa raftermato il castigo: Statiila desolatiol Tutta la gloria di Gerusalemme e del suo tempio è passata al Sepolcro di Cristo; Gerusalemme non è conosciuta, fuorchè per questo monumento. Invano si cerca la sua grandezza; questo monu-mento solamente è grande, è prezioso, glorioso: cl eril Scpul-chrum eins gloriostini. Lo squallore attuale di Gerusalemme è una prova di fatto, storica, monumentale, eloquentissima, clie Gesü Cristo k Did, Cui rendono testimonianza le profezie e il loro compimento, il mondo tutto e i suoi stessi nemici!
De' dintorni di Gerusalemme accenniamo, senza intrattenerci a parlarne, il Monte Oliveto, Betania, Siloe, l'Aceldama e tante altre localitA ricordate nel s. Vangelo; troppo lunghi sarem-mo se volessimo far parola d' ogni luogo memorabile. Dicasi altrettanto di Gerico, del Giordano, di Nazaret, di Tiberiade e del Tabor; ci basti sapere che tutti questi luoglii santificati dalla presenza e dalle meraviglie di Gesü Cristo parlano con eloquenza irresistibile della verit;\ di nostra santa Religione e della immensa carit;\ di Dio in procurare la salute del genere umano.
la storia ecclesiastica e le bolle pontieicie che riguardano i luoghi santi.
Dopo di avere visitato nel precedente articolo i piü celebri San-tuari della Palestina, converrA ora renderci ragione del mode, col quale essi sono stati conservati e venerati ne'passati secoli. La storia della Cliiesa e le ordinazioni dei sommi Pontefici ci sommi-nistreranno gli argomenti i piü sicuri per concludere: i0 l'autenticita dei luoghi: 2.0 lo zelo della Chiesa Cattolica nel venerarli e custo-dirli; e 3.quot; finalmente quello che far devesi anche presentemente per assicurarne la conservazione e il decoro.
Non vi ha dubbio clie, dal principio della predicazione di nostro Signore in poi, non mancarono. mai in quelle contrade
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i veri credenti, e segnatamente in Gcrusalemme. E se al tempo della Passione molti si sbigottirono e si nascosero, tuttavia è certo che appena fortificati gli Apostoli daila virtü dello Spirito Santo nel dl di Pentecoste, essi divennero intrepidi nel confessarc la fedc di Gesu Cristo, anche dinanzi al Sinedrio, come ne fa testimonianza il libro degli Atti Apostolici. Fu visto allora s. Pietro predicate pubblicamente la divinita di Gesu Cristo, e in due sole prediche convertire ottomila persone, e in appresso moltissimi si unirono a questi Ecco intanto formata la Chiesa di Geru-salemme, ed ecco altrettanti testimoni dell'autenticita del Pre-torio, del Calvario, del Sepolcro e degli altri luoghi da noi citati. Parimente fu dall'ApostoIo s. Pietro costitnito primo Vescovo di Gerusalemme s. Giacomo, detto il minort, al quale succedette s. Simeone; e quella cristianita era sempre piïi in aumento, e fiorente di uomini santi. Dopo s. Simeone dal tempo di Tiberio fino ad Adriano Imperatore lo storico Eusebio ci da i nomi di altri 15 Vescovi di quella citta, con serie non interrotta. E seb-bene nel tempo di Adriano fossero stati espulsi da Gerusalemme tutti gli ebrei, ancorchè fatti cristiani, vi restarono peró quelli che non erano di stirpe ebrea, ed eranó moltissimi. Primo Vescovo di stirpe gentile fu Marco, ed il medesimo storico nu-mera e nomina anche i successori di questo, fino al tempo di Diocleziano Imperatore 2. Sicchè possiamo asserirc che nei primi tre secoli della Chiesa non mancarono mai i cristiani a custodire gelosamente que' Santuari, e che i sommi Pontefici provvidero sempre quella sede di santi pastori.
Sul cominciare del quarto secoio avendo Costantino con-cesso liberta e pace alia Chiesa, sempre piïi si risveglió lo zelo pel culto dei Luoghi Santi. E non è da dubitarsi che s. Elena fosse sollecitata a recarsi in Gerusalemme dal Somino Pontefice romano; essa giunse cola I'anno 327, essendo Vescovo di Ge-rosolima s. Macario. Fu questa pia donna, che riedificó le Chiese del Ss. Sepolcro, del Calvario, del Monte Oliveto, del Presepio di Betlemme, del Sepolcro della Madonna nella Valle di Giosafat, ed altre molte; e ritrovata la vera croce, sulla quale mori il
1 Act: II. 4. — 2 Hist: Hcc. lib. III. c. 35.0 lib. VI. VII. c. 5. 2 28.
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Salvatorc, nc lasció una gran porzione in Gerusalcmme, e l'altra la porto a Roma, ed ivi pure edificó una Chiesa per custodirvela.
In quel medesimo secoio s. Girolamo, Dottore Massimo di s. Chiesa, si ritiró in Palestina presso il Presepio, ove giunse ranno 385. Egli descrisse minutamente i Santuan tutti della Palestina, raccogliendo tutte le memorie di quella santa terra, e parló di quanti l'avevano illustrata colle loro virtü, vcscovi, martiri, uomini sommi nelle scienze ecclesiastiche, i quali si erano recati ad adorare Gesu Cristo in quei luoghi, dove incominció la promulgazione del Vangelo t. Ci assicura poi questo s. Dottore chc in quei tempi accorrevano a Gerusalemme pellegrini devoti da ogni parte della terra, dall'lndia, dall'Etiopia, dall'In-ghilterra, dall'Irlanda e dall'Europa tutta, e che nelle diverse loro lingue sentivansi cantare le lodi di Dio intorno al s. Se-polcro. Anzi aggiunge di piü che tutti i fedeli del suo tempo facevano a gara nel far colletta in tutti i paesi e portarne coli il prodotto, affinchè servisse a rendere sempre piü splendido il culto del Calvario e delle altre chiese di Palestina, le quali erano tante, chc nella sola citta di Gerusalemme sarebbe stato impos-sibile a chiunque visitarle tutte in una sola giornata. In questo medesimo secolo si recarono in Palestina anche quelle sante matrone romane s. Paola e s. Eustochio, delle quali parlammo nel precedente articolo, e vi edificarono diversi monaster!.
Nel quinto secolo 1'Imperatricc Eudossia, moglie di Teodosio il giovane, per ben due volte fece il pellegrinaggio di Gerusalemme; vi edificó parecchi monasteri, e alia fine vi si ritiró permanentemente, compiendovi in odore di santiti i suoi giorni.
Nel sesto secolo, come attesta s. Gregorio di Tours, gid vi era un grandioso Ospizio per accogliervi i pellegrini, che da ogni parte vi accorrevano numerosi.
Nel secolo settimo è celebre il fatto di Eraclio Imperatore, quando vinto 1'esercito di Gosroc re di Persia, e riscattata la Groce di nostro Signore, voile portarla lo stesso Eraclio sulle proprie spalle ad esempio del Redentore, per riporla nuova-mente al suo luogo, essendo Vescovo in quella sede s. Zaccaria.
1 Epist. XVII. ad Marcel.
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Fu in qucsto medesimo secoio tanto ncfasto ai cristiani, che si vide divenir piü fervente in essi l'amore per i Luoghi Santi; peroccliè sebbene si trovassero esposti alle piii dure sevizic e tirannie, tuttavia nulla valse a sbigottirli, e niente essi lasciarono intentato per preservare dalla distruzione il s. Sepolcro c gli altri principali Santuari allorchè la santa citt;l cadde in potere dei maomettani.
È cosa poi a tutti nota quanto fu lo zelo dei Sommi Pontefici nell' epoca delle Crociate per ritogliere dalle mani dei nemici del nome cristiano i Santuari di Palestina. Cosa non fecero essi per muovcre tutta la cristianitA a quella santa impresa? Riscaldati dalle loro allocuzioni, dall'Encicliche e Bolle Apostoliche, si videro i popoli dell'occidente armarsi tutti come un sol'uomo, e col grido unanime « Dio lo vnole » lasciar tutto, e tutti ansiosi crocesi-gnarsi e intraprendere il viaggio verso la Terra Santa, per arri-vare a sciogliere il loro voto di sangue sulla tomba del Nazareno!
Peraltro fu assai breve il trionfo di quei valorosi, poiche non arrivó neppure ad un secoio la durata del Regno latino in Gc-rosolima, chè di nuovo la santa citta fu invasa ed oppressa dalla forza nemica, e questa oppressione, per giusto giudizio di Dio, dura fino al presente.
Sia pero sempre benedetto il Signore, che sceglie Ie cose deboli e inferme a confusione delle forti secondo il giudizio del mondo perocchè Dio destinava alla custodia de' suoi Santuari una nuova milizia, e questa inerme bensi, ma peró munita dell'ar-matura spirituale della fede e dell'amore, che posta come vigile sentinella sulle mura della santa citta non avrebbe cessato notte e giorno di lodare il nome del Signore 2. Questa nuova milizia sono appunto i figli del Serafino di Assisi, che scalzi e povcri,sen-za beni di fortuna, senza protezioni nè armi, seguendo Ie orme del loro santo Condottiero, fino dai primordi del loro Ordine si sta-bilirono presso il Sepolcro di Cristo. Da quell'epoca in poi eccoli hl sempre instancabili nel soffrire pene, prigionie, percosse, sevizie di ogni sorta e la morte stessa, ma sempre invincibili, per conser-vare il culto cattolico in quei Santuari. Dove nulla poterono le
1 Corinth. I. 27. — 2 Isaix LXII, 6.
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arnii, valse la loro costanza; dove non riusci l'uinana politica, servi ad esuberanza la loro carita; e dove non furono sufficienti l'argento e l'oro, bastó unicamente la loro pazienza! Figli di colui, die fu immagine viva del Crocifisso, e nati, piü clie in Assisi, sull'Alverna, non fu mal possibile che si distaccassero dalla sacra rupe del Calvario. Figli del Serafino d'amore, generati dalle Sti-mate di s. Francesco, era impossibile che il bastone e la scimitarra potessero discacciarli da quella terra, alia quale li portava na-turalmente la loro stessa vocazione. II monte Alverna, Calvario Francescano, non è die un riflesso del Golgota; e la Religione Minoritica, la quale non è che la scuola di Gesu povero, di Gesü penante,quot; porta necessariamente i suoi discepoli alla brama innata di andare ad erudirsi col;\, dove Tamore si accese, dove si consumóil sacrifizio dell'amore; perocchè non si puó esser France-scani senza esser contemplativi dei misteri del Presepio e del Calvario. Lo spirito Francescano cesserebbe senza questo ereditario e natural carattere, che lo ha sempre contraddistinto e lo con-traddistinguerd mai sempre. Ai Francescani adunque, in modo speciale, si apparteneva la preziosa Missione di Terra Santa; ad essi particolannente spettava questa gloria; ed essi sono stati sempre solleciti a vendicarsela, e nulla hanno mai risparmiato per mantenersene in possesso. Essi l'hanno sempre riguardata siccome la piü preziosa fra tutte le Missioni, in quanto che ha lo scopo di propagar la fede; ha la direzione e cura delle anime come le altre; ha peró di piü cio che nessun'altra puó avere, la cu-stodia cioè dei piü santi, dei piü preziosi Santuari del mondo.
Per queste grandi ragioni i Francescani non solamente non cessarono mai di dimorare in quei santi Luoghi, accorrendovi vo-lentieri da tutte le parti di Europa e da tutte le provincie dell'Or-dine; ma per di piü voi li vedete andar limosinando da per tutto allo scopo di mantenere solenne il culto in quei Santuari, per avere di che soccorrere i pellegrini, di clie curare gli infermi, di che sovvenire i poveri, e per poter continuare a diffon-dere in quelle contrade la Religione, la scienza, le arti, i me-stieri e la civilta cristiana. La storia ce li presenta in quei luoghi, per lo spazio di seicento anni e piü, operai instancabili, pensare ai bisogni di tutti, e l'ultimo pensiero averlo per sè
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stcssi; sfidare la peste, il cholera, rinflucnza del clima, soflrir privazioni di ogni genere e menar vita stentata; ma pure scm-pre content! di poter cantare le lodi di Dio in quei Santuari, anche a costo di dovervi star rinchiusi quali prigionieri, come avviene anche oggidi nel s. Sepolcro.
Egli è appunto in forza di questi grandi servigi resi dai Frati Minori alia Chiesa e alia Cristianiti che i Sommi Pontefici pubblicarono moltissime Bolle, Costituzioni e Dccreti in favore di essi e della loro Missione, e in mille maniere li protessero e li raccomandarono ai Regnanti, agli Arcivescovi, ai Vescovi, ai Pa-triarchi, e ordinarono a tutti di far raccogliere limosine da man-dare a' Francescani di Terra Santa, concedendo ai loro benefattori larghissime indulgenze. Non si possono riportare in questo sunto di notizie le Bolle dei Pontefici per amore di brevitd; basterd per altro citare la Bolla di Benedetto XIII del 1727, che incomincia: Loca Sancla Palaestinae, nella quale quel Sommo Pontefice richiama in vigore e nominatamente conferma ben scssaiitaquallro Costituzioni de'suoi Predecessori, approvandole, ed ordinando che siano da tutti fedelmente osservate in perpetuo Nè meno zeianti di lui furono quelli, che gli succedettero, e segnatamente BenedettoXIV, Pio VI e Gregorio XVI. Quest'ultimo, ciie per molto tempo era stato Prefetto della S. Congregazione di Propaganda, e percio aveva ben conosciuto quali erano state le preziose cure dei Frati Minori per quei santi Luoghi, volle renderne loro speciale testi-monianza colla Bolla: In supremo Episcopalns cuhnine. In essa, dopo aver detto essere suo strettissimo dovere di mandar dovun-que operai evangelici, cosi si esprime rispetto alia nostra Missione di Palestina: « Questa nostra special cura la richiedono quelle « contrade, che sono affidate ai Frati Minori di s. Francesco della « Terra Santa, l'opera dei quali è certamente conosciuta da tutti; «imperocchè ad essi, perchè siano tenuti come conviensi, sono « affidati in primo luogo i Santuari, consacrati da Gesu Cristo « colla sua presenza e colla sua passione; ad essi è commessa la « cura dei cattolici di rito latino, e talvolta fu data loro anche la « direzione dei fedeli di rito orientale. E finalmente essi devono
i Bullarium Tcrrac Sanctac,
« faticare continuamontc c con ogni impegno affinchc arrivino a « conoscere Ia via della veriti gli scismatici, gli eretici, e gli in-« fedcli, cd entrino ncU'unico ovüe di Cristo, ch'è la Chiesa « cattolica. »
Siccomc poi al disimpegno dl qucstc gravi incombcnze Ia povcrtA francescana è mancante dei mezzi temporali, per questo inotivo furono emanate le altre Bolle pontificie, affinchè i fedeli fossero generosi in soccorrerli colle loro limosine. A dimostrare questc pontificie sollecitudini basterd riportare qui, tradotta fedel-mente, Ia Bolla Inter coctera delta Santita di Pio VI, che ri-chiama e conferma le precedenti, la quale e del tenore seguente:
PIO VESCOVO SERVO DE'SERVI Dl DIO A PERPETUA MEMORIA
«Era i reconditi arcani de'divini giudizi, clic dalla mente « umana non si possono investigare, vi è pur quello, da non « potersi ricordare senza lagrime, che la Terra, la quale un giorno « fu detta scorrere latte e miele, e fu tanto celebrata pe'singolari « portenti e per gl'insigni benefizi largamente compartiti al po-,( polo ebreo, resa poi piii avventurosa e degna per 1'ineffabile « opera della umana redenzione compiutavi dal Verbo incarnato, « vada tuttora soggetta alla potestA degl' infedeli, e che inutili « riuscissero gli sforzi de'nostri Predecessori e di tanti Principi « Cristiani per liberarla dalla loro dominazione.
« Se peró i nostri Predecessori videro mancar di successo la « loro speranza di ricuperarla, ebbero tuttavia ogni cura e solleci-« tudine affinchè almeno i monumenti della Passione del Signore « non venissero defraudati del debito culto; e con l'efficacia delle « loro Lettere Apostoliche ora ne affidarono la custodia a Fami-« glie Religiose, ora col mezzo delle santé Indulgenze a quelli, « che li avessero visitati, condonarono la pena delle loro colpe, « ed ora ai fedeli sparsi per tutto il mondo caldamente racco-
« mandarono chc co' loro sussidi cd elemosine concorressero a « provvedere alia conservazione dcgli stessi santi Luoghi.
« Compresi ancor Noi da non minore sollecitudine, e viva-« mente desiderando die in que' santi Luoghi venga esercitato « il divin culto col decoro convenientc, e sia provveduto ai biet sogni de' Religiosi addetti alia loro custodia, e ad altre pie opere « di Cristiana cariti, abbiamo determinato di rinnovare ed am-« pliare quanto fu all'uopo concesso da'nostri Prcdeccssori. •
« 11 diletto nostro figlio Vincenzo Belda, Sacerdote professo « dell'Ordine de'Minori Osservanti di s. Francesco, e Conimis-« sario Generale di Terra Santa, Ci espose teste, die Ie Chiesc, « i Conventi e le Case, state gul da gran tempo erette colle pie « largizioni de' fedeli ne' piü insigni e sacri Luoghi di Palestina, « e affidate dai Romani Pontefici nostri Predecessori ai Frati di « quell' Ordine, sono in miserabile condizione, e ogni giorno piü « vanno deteriorando per le ingiurie del tempo; e che, siccome i « Religiosi addetti a quelle Chiese non solo vi esercitano il divin « culto, amministrano i Sacramenti, e procurano con ogni potere « di diffondere la religione Cattolica; ma eziandio ricevono i Pel-« legrini negli Ospizi, attendono alia cura degli infermi, inse-« gnano con assiduiti i rudimenti della Religione Ortodossa e le « lettere ai fanciulli Cristiani, assistono con convenienti sussidi le « vergini perchè si collochino in matrimonio e tutelano la loro « onestA, redimono non di rado i Catt'olici dalla schiavitü, ali-« mentano e aiutano in penuriosi tempi i poveri, anche infedeli, « e sogliono esercitare e frequentare altre opere di misericordia; « cosi Ci fece conoscere ch' essi si trovano nell'impotenza di « sostenere tanti carichi, se non siano aiutati da piü copiose elar-« gizioni ed elemosine, e se non s' impedisca che quelle destinate « a tale scopo vengano falcidiate, oppure distratte ad altro uso.
« E sebbene il Sommo Pontefice Urbano VIII di felice me-« moria rinnovando il tenore delle Lettere de'suoi e nostri Pre-« decessori Sisto V, Paolo V e Gregorio XV, per provvedere alla « manutenzione de'Luoghi Santi ne spedisse altre somiglianti « date in Roma sotto 1' anello del Pescatore presso S. Pietro nel « 18 Giugno i^44, ventunesimo anno del suo Pontificato, a tutte c « singole le persone dell'uno e dell'altro sesso, di qualunque di-
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« gnitd, stato, grado, ordine e condizione fossero; e in virtu di « santa obbedicnza, c sotto pena di scomunica maggiore latae sen-« tentiae, dalla quale non potcsscro essere assolutc se non da Lui, « o dal Romano Pontefice pro tempore existente, fuorchè in punto « di morte, ingiimgesse loro e strettamente ordinasse, die qua-« lunque siasi dono, spettante ai Santi Luoghi, non ardissero o « presumessero, sotto qualsiasi pretesto, motivo od occasione, di « ritenerlo presso di sè, ma realmente ed effettivamente lo resti-« tuissero a que'santi Luoghi, o ai loro Agenti.
« E quantunque posteriormente Innocenzo X, inerendo a « queste medesime Lettere di Urbano VIII, altre pur egli ne « spedisse, date in Roma presso S. Maria Maggiore sotto l'anello « del Pescatore il 19 Settembre 1^45, anno 1. del suo Ponti-« ficato, colle quali commetteva e comandava a' Patriarchi, Arci-« vescovi, Vescovi, ed altri Ordinari locali, del pari die a tutti e « singoli i Generali d' Ordini, Congregazioni e Istituti Regolari, « che almeno due volte all'anno, nell'Avvento, cioè, e nella Qua-« resima, tanto nelle prediche de' Sacri Oratori, quanto negli atti « e funzioni pubbliche del culto raccomandassero e fiicessero « raccomandare l'elemosina per la conservazione dei monumenti « di Terra Santa; e aggiungesse inoltre di esigere che i Paft triarchi, gli Arcivescovi e Vescovi nella relazione dello stato « delle loro Chiese, quando venivano ad limina, facessero men-« zione di avere obbedito all' ingiunzione sua e a quella di « Urbano VUL
« E finalmente, sebbene Benedetto XIV, dopo di avere con « somiglianti sue Lettere spedite nella forma di Breve in data di « Roma, presso S. Maria Maggiore, sotto l'anello del Pescatore, «nel di 10 Gennaio 1751, anno 1. del suo Pontificato, confer-« mato quelle di Paolo, Innocenzo e altri Romani Pontefici nostri « Predecessori, dirette a promuovere il culto di Terra Santa, e « di nuovo comandato, che i Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi « nella visita ad limina facessero espressa menzione nella loro « relazione sullo stato delle rispettive Chiese di avere osservato « le prescrizioni contenute nelle ricordate Lettere del nostro « Predecessore Urbano, pubblicasse anche altre Lettere, in eguale « forma di Breve, nel 20 Agosto 1753, anno 3. del suo Pontifi-
« cato, colle quali commettcva c imponeva ai medesimi Patriarchi, « Arcivcscovi e Vescovi, cd agli altri Ordinari locali, comc a « tutti e singoli i Generali degli Ordini, Congregazioni e Istituti « Regolari, che almeno quattro volte all' anno, cioc nei tempi di « Avvento e di Quaresima, per mezzo de' Sacri Oratori, cosi « ne' loro sermoni come in ogni altra azione e funzione pubblica, « raccomandassero e facessero raccomandare 1' elemosina pe' bi-« sogni di Terra Santa. E che di piu i Rettori delle Parrocchiali, « e gli Amministratori delle altre Chiese deputassero una o piü « persone di fiducia a raccogliere in detcrminati tempi queste « elemosine nelle Chiese stesse; e cosi raccolte le trasmettessero « con mezzo sicuro ai propri Ordinari dopo passato 1'Avvento « e la Quaresima; e che poi i detti Ordinari procurassero di con-« segnarle e depositarle presso i Sindaci delle loro rispettive « Diocesi deputati a ció dal Commissario Generale, conservata « nel resto la forma e la disposizione Apostolica delle sue prime lt;( Lettere.
« E quantunque ancor Noi pocanzi eccitassimo la religione c « la piet;\ della Nazione Spagnuola, la quale concorse con gene-« rose oblazioni per rilevare 1' opera devotissima della Custodia di « Terra Santa, gravata di debiti per causa de' tributi straordina-« riamente imposti e riscossi specialmente in tempo di guerra « dai Turchi; ció nondimeno tante esortazioni o meglio ordina-« zioni de' nostri Predecessori, com' è a nostra notizia, non otten-« nero da per tutto, come si era dato a sperare il Commissario « Generale di Terra Santa, un felice suceesso; ed anzi, quel ch'c « peggif, sembra che si revochi in dubbio se 1'elemosine desti-« nate per Terra Santa possano convertirsi in altri pii usi.
« E poichè frattanto tuttora continuano le solite gabelle e tri-« buti, e si accrescono ogni di in quella regione altri gravami « imposti alle Chiese, ai Sacri Ministri, e ai Fedeli specialmente « Latini, a segno che moltissimi vi siano, a'quali per l'estrema « povertd, in cui si trovano, sia necessario somministrare alimenti « e vesti affinchè perseverino nella Fede Cattolica; nè per altra « parte puo tollerarsi 1' abuso, che 1' elemosine, dedicate dalla Cri-« stiana Religione a quell'opera, vengano convertite ad altri usi; « percio dal detto Commissario Ci fu umilmente supplicato af-
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« finchè Ci degnassimo di rinnovare 1' enunciate disposizioni ed « ordinazioni de' nostri Predecessori, e di provvedere cosl, come « piü sotto faremo, al culto e alla manutenzione degli stessi « santi Luoghi.
« Noi adunque con cffusione di cuore e con animo umile con-« fessando con s. Bernardo dinanzi aU'Onnipotente Signore, ciie « per causa de' nostri peccati i nemici della Croce presero ardire « e devastarono col furore della spada la Terra di promissione, « finchè Iddio placato non avnl esaudito i voti e i sacrifizi nostri, « crediamo di non dover nulla tralasciare affinchè, quanto è in « poter nostro, a' Religiosi Figli di s. Francesco, i quali dopo i « disastri avvenuti ai Cristiani in quella regione si assunsero la « custodia de' sacri Luoghi di Palestina a loro affidata, e in quella « costantemente si mantcnnero, non ostante le contumelie e le « sevizie loro fatte dagl'infedeli, le frodi e le insidie degli scisma-« tici, non manchino gli opportuni sussidi per conservare ed accrete scere il culto delle Chiese, e assistere i Cristiani di quelle « contrade privi di tutti i beni, e quasi ridotti allo statodi schiavitü.
« Per conseguenza coll' Apostolica nostra autorita conferee miamo nel loro tenore, loro aggiungendo perpetuamente e « inviolabilmente la validitil e la forza della nostra Apostolica « sanzione, le dianzi riferite Lettere di Urbane, Innocenzo, e le « due di Benedetto, nostri Predecessori, comprese pur quelle di « altri Romani Pontefici, die Ci precedettero, con tutto lo spe-« cifico contenuto di esse confermato dai suddetti Predecessori « nostri Urbano, Innocenzo e Benedetto.
« In forza di che ingiungiamo e comandiamo, anche in virtïi « di santa obbedienza, ai Ven. nostri Fratelli Patriarcifi, Arci-« vescovi, Vescovi e a tutti i nostri diletti Figli Ordinari dei « Luoghi, non che a tutti e singoli i Generali degli Ordini, « Congregazioni e Istituti Regolari, ai Rettori delle Chiese Par-« rocchiali e agli Amministratori delle altre, - che per la vene-« razione, che devono professare e professano ai santi Luoghi « di Palestina, e per la difesa della Religione Cattolica, i Pa-« triarchi, cioè, gli Arcivescovi e Vescovi, e gli altri Ordinari « locali, almeno quattro volte all'anno, in tempo di Avvento e « Quaresima, sia nelle prediche loro o de' sacri Oratori, sia in
« ogni altra azione e funzione pubblica; i Rettori poi dclle Parte roccliiali e gli Amministratori dolle altre Chiese nclla spic-« gazionc del Vangelo durante la celebrazione della Messa, « anch'essi quattro volte all'anno procurino di esporre con ef-« ficacia lo state miserevole di que' santi Luoghi, e di que' Cat-« tolici; ed eleggano persone di conosciuta probid a raccogliere « 1'elemosine, che verranno tosto depositate presso gli Ordinari « de' luoghi, o per loro incatico presso i Rettori delle Chiese, « e finalmente dagli Ordinari saranno trasmesse quanto prima « ai Sindaci Apostolici legittimamente deputati, da' quali si far;\ « la quietanza del denaro ricevuto.
« Inoltre, giusta le menzionate Lettere di Urbano, Innocenzo « e Benedetto nostri Predecessor!, Noi ordiniamo che i Pa-« triarchi, gli Arcivescovi, i Vescovi e gli altri Ordinari locali, « che hanno un proprio e separato territorio, nel venire ad Li-« inina attestino nella relazione, che presenteranno sullo stato « delle loro Chiese, di avere eseguito quanto da Noi e dai « nostri Predecessor! venne comandato.
« Al pieno effetto poi delle cose premesse strettamente or-« diniamo e comandianio, seguendo 1'esempio de'nostri Prede-« cessori, in virtïi di santa obbedienza e sotto pena di sconumica « maggiore latac sententiae da non potersi assolvere che da Noi o « da! Romano Pontefice pro tempore esistente, fuorchè in punto « d! morte, a tutte e singole le persone dell'uno e dell'altro « sesso, di qualunque dignitd, stato, grado, ordine e condizione « esse siano, che i ben! di qualunque genere, e le somme di « denaro raccolte da' fedeli, e spettanti ai santi Luoghi, non « ardiscano o presumano di ritenerle presso di sè sotto qualunque « pretesto, causa od occasione, ma effettivamente e nella loro « integriti le restituiscano ai medesimi santi Luoghi, e per ess! « ai Sindaci deputati.
« Quanto poi sia discordante da quella intenzione, colla quale « le persone pie danno le loro elemosine, 1'impiegarle in us! divers! « da quell! prescritti, quantunque urgent!, non vi è chi nol vegga. « A togliere pertanto un si detestabile abuso, che Paolo, nostro « Predecessore, colle sue Lettere de'22 Gennajo 1618, Anno 130 « del suo Pontificato, non mancö sotto gravi pene di rimuovere
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« dai Superiori c Rcligiosi Francescani, col tcnorc dcllc prescnti « Lettere dichiariamo, che I'elemosine, le quali furono date per « Terra Santa ai Frati Minori dell'Osservanza di s. Francesco « non possano convertirsi in altri usi, benchè piïi urgenti e piü « pii di quelli prescritti, dovendosi tenere per certo che il Ro-« mano Pontefice pro tempore esistente, a cui e data soltanto « la potestA di commutar l'uso delle elemosine, non sar;l mai « per servirsene in detrimento di Terra Santa. Perció non solo « ai Superiori deli'Ordine, sia Ministro Generale, sia Commis-« sario, ma anche ad ogni persona ecclesiastica o laica espres-« samente e segnatamente interdiciamo e vietiamo, che sotto le « pene inferite ed inflitte, e perció da incorrersi issofatto, dal « nostro Predocessore Paolo contro i detentori di Beni spettanti « a Terra Santa, e sotto l'obbligo di redintegrazione da farsi « subito, non ardiscano, o presumano convertire o distrarre in « altri usi, quantunque pii ed urgenti, I'elemosine destinate, o « lasciate da qualsiasi persona a favore di Terra Santa. Confi-« diamo nel Signore che ognuno, memöre della nostra dichia-« razione e ordinazione , provvederi da qui innanzi alla sicu-« rezza di sua coscienza, e non dispregieri la legge salutare da « Noi fatta e 1'ecclesiastiche censure.
« A dar finalmente un nuovo impulso, e per eccitar mag-« giormente la religione e la pietd di tutti i fedeli, la quale altra « volta tanto fiorl pel corso di molti anni da far patire di buon u grado a' Crociati tanti travagli, angustie e pericoli di vita per « ricuperare Terra Santa, li esortiamo nel nostro Signor Gesü « Cristo affinchè, riflettendo a ció che fu scritto su questo pro-« posito da s. Bernardo, cioè « F ede quel grand' occhio della « diviita Provvidenza, e dissimnla, aspettando di vedere se vi i « alcmio che inlenda o ricerchi Iddio, se vi i alcuno, che si dol ga « del sno dol ore, e che gli restitnisca 1'er edit a sua, » non ricusino « di donare dei beni loro dati da Dio qualche parte, anche pic-« cola, per conservare ed ampliare il divin culto in que' Luoghi, « per sovvenire i sacri ministri, e alimentare que' miseri cri-« stiani, allo scopo che perseverino nella fede Ortodossa, e per « mantenere altre opere di pict;\ e di misericordia. Parimente « esortiamo i Notaj, che nel rogare gli ultimi atti delle volenti
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« raccomandino a' Testatori che dei liberi loro beni lascino « qualche clemosina in vantaggio di Terra Santa.
« E Noi costituiti da Dio a dispensatori dell'inesausto tesoro « delht Chiesa, colla pienezza della Nostra potest;\, e nel modo « che possiamo, facciamo parte a tutti i fedeli, che lascieranno « qualche porzione de' beni temporali loro concessi dalla Prov-« videnza a questa pia e santa opera di caritil cristiana, di tutti i « frutti spirituali e rneriti provenienti dai santi Sacrifizi, ora-« zioni, digiuni, penitenze, fatiche, pellegrinaggi, e altre religiose « opere, che faranno non solo i Religiosi addetti alla custodia « di que' santi Luoghi, ma anche i Cristiani che vi abitano, e « tutti coloro che colla benedizione del Signore andranno a « visitarli e venerarli; e li aggreghiamo aU'unione e comunione « de' medesimi frutti e meriti in espiazione de' loro peccati, e « pel conseguimento deU'eterna gloria; sperando indubitatamente, « che i fedeli ammessi a cosi copiosa e santa comunione vi per-« severeranno costantemente con gaudio, ringraziando il Signore « di averli fatti degni di esserc ascritti a partecipare della sorte « de' Santi.
« Vogliamo poi che le presenti nostre Lettere con tutto il « loro contenuto non possano mai per qualsivoglia causa tac-« ciarsi di surrezione, ovvero orrezione, di nullit;\ o di difetto « d' intenzione od altro mancamento; nè impugnarsi, rescindersi « sospendersi, limitarsi, o in. qualche cosa derogarsi; nè com-« prendersi sotto qualsivoglia contraria Costituzione, revoca, soft spensione, limitazione, derogazione, modificazione, decreto o « dichiarazione generale, ovvero speciale comunque fatti; ma deb-« bano le medesime ritenersi sempre eccettuate, valide, ferme « ed efficaci, aver sempre pieno ed intero effetto, e doversi « sempre e irrevocabilmente osservare da tutti, a cui spetta o « spetteri; ed a coloro, a cui favoriscono, debbano suffragare « sempre e pienamente in ogni tempo; nè si possa dai Commissari « e Deputati o da qualsivoglia altra Autorité, per cio che riguarda « tutti e singoli i mentovati favori, mai molestare, inquietare, impe-« dire alcuno, e cosi da tutti, si debba ritenere, cosi giudicare e deft finire da qualunque Giudice ordinario o delegato di qualsiasi au-« toriul e potestA insignito, siano Uditori delle Cause del Palazzo
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« Apostolico, Cardinali di santa Romana Chicsa, Legati a Latere, v Vicclegati, Nunzi dcüa s. Scde, ai quali tutti togliamo ogui « fiicoltA e autoriti di giudicare e d'interpretare altrimenti. E « se accadesse die scientemente o ignorantemente qualcheduno « si attentasse di forlo, Noi dichiariamo irrito e nullo il suo « operato.
Non ostante, se occorra, qualunque Apostolica Costitu-« zione, ovvero Ordinazione generale o speciale de' Romani « Pontefici, nostri Predecessori, anche quelle pubblicate nei « Sinodi, e nei Concili Provinciali ed Universali, non ostanti gli « statuti di qualunque Clüesa, Ie consuetudini, quot; privilegi e gl'in-« dulti corroborati da giuramento, confermazione Apostolica e « qualsivoglia altra sanzione, e cosi pure non ostanti le Lettere « Apostoliche concesse e da concedersi pel mantenimento e « propagazione di Opere Pie, alle quali tutte e singole, an-« corchè ne venisse fatta particolare ed individuale menzione, « non per clausole generali, e sebbene fosse usata un'altra spe-« ciale forma, tenendo nelle presenti nostre Lettere per suffi-« cientemente espressi ed inseriti i loro tenori, come se qui « fossero riportati di parola in parola, e nella forma data e osser-« vata, rimanendo tüttavia quelli nel loro pieno valore, Noi spe-« cialmente ed espressamente vi deroghiamo, per questa volta « soltanto, ad effetto della validita e perpetua conferma di tutte « e singole le cose premesse.
« Affinchè poi le presenti nostre Lettere pervengano a no-« tizia di tutti in ogni luogo, ove sar;\ di bisogno, vogliamo e « colla Autoriti nostra decretiamo che alle loro copie, anche « stampate, sottoscritte dal Commissario Generale e munite del « suo sigillo, debba prestarsi giudizialmente ed estragiudizial-« mente la stessa fede, che si avrebbe a queste originali, se fos-« sero mostrate e presentate.
« A nessuno pertanto sia lecito rescindere, o temerariamente « impugnare queste Lettere di conferma, approvazione, rinno-« vazione, sanzione, aggiunta, cornmissione, mandato, statuto, « precetto, dichiarazione, interdetto, proibizione, esortazione, de-« creto, derogazione e volont;\.
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« E sc alcuno presumenl di attentarvi, sappia clic incorrerA « nclla indignazione dell' Onnipotente Iddio c de' suoi Beati Apo-« stoli Pietro e Paolo.
« Dato in Roma, presso S. Maria Maggiore, l'Anno della « Incarnazionc del Signorc 1778 — nel giorno antccedentc alle « Galende di Agosto (31 Luglio), nell' anno quarto del nostro « Pontificato. »
A Card. Pro Dalario G. Card, de'Conti
Fis to
Dalla Curia - G. Manassei Luogo del Piombo
D' Eugknio Registr. in Segreteria de' IS rev i
Riassumendo quanto abbiamo detto in questo secondo arti-colo, troviamo die la storia ci ha fatto conoscero come i Luoglii santi sono stati sempre in venerazione dall'epoca della morte di Gesii Cristo fino a noi, perchè sempre sono stati numerosi i cristiani in Palestina, sempre furono que' sacri Luoghi visitati da innumerabili pellegrini di ogni nazione, da uomini santi, Ve-scovi, Imperatori e Imperatrici. Dunque questi sacri Luoglii sono realmente autentici, cioè sono quelli propriamente nei quali si compirono i misteri della vita, passione e mortc di Gesu Cristo, e cio per testhnonianza di tutti i secoli. Parimenti la storia ci ha fatto conoscere come, e da quanto tempo sono officiati e custoditi dai Francescani, e quanta è stata in ogni. tempo la devozione dei fedeli e dei Pontefici nel soccorrerli. Finalmente Ie Bolle Pontificie c' invitano ad imitare l'esempio dei fedeli del tempo di s. Girolamo, raccomandandoci di far limosine pel mantenimento dei Luoghi santi.
Quale poi sia l'uso di queste limosine verra detto ncll'ar-ticolo seguente.
l' uso dkllh limosine pei luoghi santi
Ella è senza dubbio una soddisfazione scambicvole, e per clii chiede 1' altrui soccorso c per chi lo da, quando il primo rende esatto conto dcll' uso che ne ha fatto, e non nc temc rimpro-vero; c I' altro giunge a conosccre quali vantaggi siano derivati dall' obolo della sua carid. E sebbene per chi fa limosina sia piü che sufficiente conforto ció che insegna il Salvatore, vale a dire, die da noi, senza curarci di altro, si cerchi di piacere a Dio, e se ne speri da Lui solo la ricompensa tuttavia, e per animare sempre piü al bene, e per rendere ragione della propria condotta davanti a chicchessia, e doveroso e consolante insieme il poter dire, ad imitazione del servo fedele lodato nel Vangelo: Benefattori, voi mi avete dato cinque; or eccovi altri cinque di piü, acquistati per mezzo vostro coll' uso che io feci de'vostri cinque 2.
Applicando questi principi al caso nostro, siamo sicuri di far cosa gradita ai benefattori, rendendo conto dell' uso che si fa delle limosine, ie quali si raccolgono per Terra Santa, e cl augu-riamo con ció di eccitare vie piü la devozione di tutti a favore di questa importantissima fra tutte le Missioni del mondo. Per-tanto, oltre a quelle, che ne hanno detto i Sommi Pontefici nelle citate Costituzioni, ne diremo qualche cosa piü dettagliatamente in questo terzo articolo.
Conviene peró premettere per maggiore chiarezza che le condizioni, nelle quali trovansi i Religiosi, i Santuari, i fedeli, Ie scuole, i pellegrini in Terra Santa, sono del tutto diverse da queste nostre di Europa; il perchè s'ingannerebbe a partito chi s' immaginasse che il vivere di quei luoghi sia presso a poco simile al nostro. Inoltre è bene ricordare che i Religiosi Fran-cescani nulla hanno di proprio in tutto il mondo, e da per tutto vivono col lavoro e colle limosine. In quei luoghi peraltro non possono questuare, si perchè sono in mezzo agli infedeli ed agli
1 Matth. VJ. 4. — 2 Matth. XXV. 20.
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scismatici, come anche perchè in generale quelle popolazioni sono povere, e segnatamente i cristiani, ai quali, invece di rice-vere da essi, bisogna chc i nostri Frati diano spesso da vivere, c molti de'cristiani sono mantenuti afïatto da' Religiosi. Sicchè mentre in Europa i Francescani vivono limosinando, in Palestina al contrario debbono avere i mezzi necessarii per poter fare essi medesimi continue limosine.
Premesse queste veritA, esaminiamo quale uso si faccia delle limosine, incominciando dal culto dei Santuari officiati dai nostri Religiosi. Qui peraltro è necessario osservare che alcuni di quest! Santuari in ore diverse, sono officiati puranco dagli scismatici greci, armeni e cofti, i quali, o perchè ricchi di vaste possessioni, o perchè largamente soccorsi dai loro doviziosi correligionari, cd anche dal governo Russo, sogliono far pompa di grande sfarzo nel culto esterno, con sontuosiul di parati, di sacri arredi, di lumi, ceri e lampade ricchissime; come puó vedersi nel s. Sepolcro, sul Cal-vario, nel Presepio e nelle loro chiese. Ora è certo clie noi Cattolici non dobbiamo restare inferiori a costoro nella magni-ficenza del culto latino, e ció non per vanita, nè per gara mon-dana; ma bensi per vero zelo, sincera devozione e viva fede; poichè quanto noi sianio maggiormente certi della verita di nostra santa Religione, tanto piu dobbiamo dimostrarlo nelle opere spettanti il culto di Dio. Inoltre, se i popoli orientali, clie tanto attendono al culto esterno, non vedessero farsi da noi con eguale, ed anche con maggior pompa di quella usata dagli scismatici, le nostre sacre funzioni, essi si allontanerebbero sempre piü dalla nostra santa Religione, e terminerebbero col disprezzarla total-men te.
E poi da un altro lato è bene osservare che noi ci troviamo non solamente di fronte agli scismatici, ai turchi cd ai cristiani di Oriente, ma benanco a tutto il mondo. Infatti se vi è un centro, ove tutto il mondo converge, questo non è che Gerusalenime, dove arrivano di continuo visitator! di tutte le nazioni della terra. Se tutti questi o devoti, o curiosi, o studiosi che siano, vedessero per parte dei Cattolici trascurato lo splendore del culto nei Santuari, e se vedessero piü zeianti i nemici della Chiesa Cattolica, e piü trasandati, meno diligent! e meno premu-
rosi i di lei figli, noi ne saremmo svergognati innanzi a tutto il mondo, c si darebbe da noi una occasione, un pretesto per met-tcre in discredito la santa Religione Cattolica, Anzi gli stessi buoni Cattolici potrcbbcro giustamente muover querele contro di noi c farci dc' rimproveri, quando non conservassimo, come da noi si deve, quesli cclcbcrrimi Santuari.
Non vogliamo peró fermarci a queste sole riflessioni di cio, che noi saremmo dinanzi agli uomini; dobbiamo valutare soprat-tutto il nostro dovere dinanzi a Dio. Quale colpa non sarebbe la nostra nel divino cospetto se da noi si perdonasse a ptemure, a spese, a disagi nel promuovere la sua gloria? Dove il Figlio di Dio prese per noi umana carne, dove nacque bambino, dove agonizzó penante, dove fu flagellato, crocifisso e sepolto, in questi ed altri luoghi si santi, si potnl forse da noi lasciar de-siderare la solenniti dell' apparato, la grandezza e maesti del culto, senza farci rei d'ingratitudine mostruosa ed inescusabile ?
II perchè e la santitA dei luoghi, e lo zelo della religione, e il dovere sacrosanto della coscienza, e la dignitA del Cattoli-cismo, e il confronto cogli eretici, tutte queste cose ci obbligano a mantenere in quei Santuari maestoso, venerando, splendido e solenne il culto Cattolico. Perció la ricchezza dei sacri arredi, la nitidezza e preziositA degli ornamenti, il numero delle lampade continuamente ardenti, la solennitA delle sacre funzioni di giorno e di notte, è certo che assorbiscono una gravissima spesa annua, la quale non puó, nè deve aver confronto con quelle che si spende nelle nostre piu insigni e piü uffiziate chiese della Cri-stianitA. Questo intanto è uno, e il primo degli usi, che si fo delle limosine di Terra Santa; uso, per quanto si crede, eviden-tcmente giustificato, ed approvato dai benefattori.
Dopo il culto di Dio viene la cura delle anime. I Religiosi Francescani della Missione di Palestina amministrano trenta par-rocchie, le quali non sono provviste di rendite, com' è presso di noi; invece i parrochi sono i padri dei poveri, i loro benefattori. In Palestina essi devono pensare a pagare i tributi al governo per i loro parrocchiani, affine di esentarli dal servizio militare; a for restaurare le loro abitazioni, a pagare a mold le pigioni, e tutto deve uscire dalle collette, che si fan no per Terra Santa. Sovente
bisogna rivestirli, pensare a dar loro di clic vivere, e fare gratis, a suffragio de' defunti, i funerali, e provvedcre poi al mantenimento degli orfani e delle vedove. Sono questi in Palestina gl'lncerti dei parrochi, e tutto questo è un altro degli usi delle limosine.
Ma ció, che assorbisce un' altra gran quantitd di esse, è la cul-tura intellettuale e morale dei fanciulli di ambidue i sessi. — Primi nd aprire in Palestina e in tutta la Missione di Terra Santa le scuole sono stati i Francescani. Questo benefizio immenso da essi recato a quei popoli era per l'innanzi sconosciuto aft'atto, e quanti sacrifizi ed incomodi sia costato a' Religiosi non è cosa si facile a raccontarsi. Intanto in quelle vaste contrade sono aperte vcn-tisci scuole per i maschi, un Collegio convitto pei giovanetti, e ollo scuole di bambine dirette dalle Sucre di s. Giuseppe, dette Dell'Appari^ione, sostentate anch'esse colle comuni limosine. (Non si comprendono nel suddetto numero le scuole affidate dai Francescani ai Frafclli dclla dottrina cristiana in Alessandria, nè quelle delle Terziarie Francescane del Cairo). Le dette scuole sono aperte per tutti; cattolici latini o greci, maomettani o scismatici, tutti sono ammessi allo stesso insegnamento, e a nessuno si nega il benefizio dell'istruzione, purchè siano assidui ad intervenirvi. In esse s' insegna a leggere e scrivere nelle lingue araba, italiana e francese; l'aritmetica, la storia, geografia ecc. ed il catechismo cattolico. Ogni anno si tengono pubblici esperimenti, ai quali s'invitano i Consoli e le altre AutoritA, ed è cosa consolante vedere il profitto che fanno quei figli degli arabi. A questi fanciulli, oltre aU'insegnamento affatto gratuito, si somministrano gratuitamente libri, carta, penne e quant'altro occorre. A questo oggetto la nostra tipografia, colla fonderia dei caratteri, lavora molto tempo dell'anno per provvedere tutto il necessario per le scuole. E sebbene i direttori e maestri scolastici siano sempre alcuni dei nostri Religiosi, pure vi sono ancora assegnati dei maestri secolari, specialmente per la pronunzia della lingua araba, col relativo stipendio.
Queste scuole, che complessivamente non contano mai meno di ntillcseicenlo fanciulli, e settecento bambine, richiedono per il mantenimento una somma ingente; tanto piïi che, oltre alle predette somministrazioni, essendo tutti poveri, ricevono
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gli scolari giornalmente dal Religiosi il pane in quantitA sufficiënte per ciascuno. In vista pertanto del gran bene, che fanno queste scuole, si ha fondamento a credere che i benefattori di Terra Santa vorranno raddoppiare di zelo per concorrere colle loro limosine a mantenerle.
Terminati gli studi elementari, parecchi fra i giovanetti ricono-sciuti idonei sono ammessi nelle officine ad apprendervi le arti ed i mestieri. Alcuni infatti sono impiegati nella tipografia, altri nella fusione dei caratteri, altri a rilegare i libri. Alcuni apprendono il mestiere del falegname e dell'ebanista, alcuni altri si mettono come apprendisti nell'officina del fabbro-ferraio; altri poi nella calzoleria, nella sartoria, nella cereria, cd altri lavorano coi muratori, col tin-tore, pittore e via dicendo; e tutti i maestri sono sempre Religiosi Francescani, abilissimi artisti. Appreso che hanno il mestiere, vengono i giovani inviati qui e li ad esercitarlo, e ne sono usciti de' capacissimi maestri.
Un gran numero di orfani dell'uno e dell'altro sesso sono pure mantenuti colla stessa cassa delle limosine di Terra Santa, ed anche questi in media non sogliono esser meno di un mezzo migliaio; e i poveri, che si soccorrono, sono sempre in media piu di tremila cinquecento, i quali non avrebbero altrimenti con che vivere e vestirsi.
E i poveri infermi da chi ricevono il vitto, 1'assistenza, i medicinal!, il medico e quant'altro loro bisogna, se non dalla cassa delle limosine di Terra Santa? A quest'oggetto abbiamo in s. Salvatore una ben provveduta Fannacia col relativo laboratorio, due Religiosi farmacisti e due altri medici, provveduti di una ricca collezione di ferri chirurgici. Alia nostra fannacia, a' nostri medici ricorrono con gran fiducia gli stessi turchi, ai quali ancora vien data gratuitamente l'assistenza del medico e si somministrano i medicinali occorrenti. Da questa fannacia vengono provveduti lo spedale dei secolari e la infermeria dei Religiosi, che dai diversi Conventi ed Ospizi sono portati in s. Salvatore di Gerusalemme per esser curati nelle loro infennita.
Altre gravissime somme vengono assorbite daU'Ospizio dei pel-lcgrini, i quali dijcontinuo si recano alla visita dei Luoghi Santi. II numero di questi è vario secondo le circostanze; ma 'peraltro
ogni anno aumenta in proporzionc delle facilitazioni, che si hanno nel viaggiare tan to per mare che per terra. Ogni pclle-grino o visitatore è alloggiato e aiimentato per un mese nei diversi Ospizi e Conventi della Palestina e Galilea, spartito questo mese in varie stazioni. E siccome il numero dei pellegrini suol essere in media piii di settemila all'anno, perció la spesa pel loro mantenimento ascende ad una cifra notabilissima. È vero peró che non tutti sono a carico della cassa di Terra Santa, giacchè molti lasciano spontaneamente a titolo di limosina con che com-pensare Ia spesa del loro mantenimento; ma è vero altresi che a molti altri conviene talvolta pagare anche il viaggio, affinchè possano ritornare in patria.
Un'altra spesa non indifferente richiedono le provvisioni e i trasporti dei generi, che bisogna far venire dall'Europa, non potendosi trovare in quei luoghi: un'altra ne occorre per i lun-ghissimi viaggi, che, per dovere del proprio ufficio, i Missionari sono costretti a fare di sovente. Aggiungasi il mantenimento delle fabbriche, l'acquisto e l'invio degli oggetti di devozione per i benefattori in corone, croci, medaglie ecc.; ed in fine la dota-zione annua a S. Eccza Rma Mons. Patriarca latino di lire ireu-tascttemila, assegnatagli dalla S. Congregazione di Propaganda sulla cassa delle limosine di Terra Santa, ed avremo cosi un'altra cifra di uscita grave assai, senza contare i jjoo franchi all'anno, che si devono pagare per la Missione di Terra Santa nel Basso Egitto.
Riuniti insieme tutti questi usi, e tutti questi titoli di uscita, nei quali sono impiegate le limosine, che si raccolgono per Terra Santa, e considerato che cio che in Italia si fa con un franco, in Palestina non si fa con cinque, sara ben facile argomentare due cose: 1.0 quale enorme somma si richieda ogni anno indi-spensabilmente: 2° quanto sia giustificato c santo I'uso, che si fa delle limosine, e cosi i benefattori dovranno rimanere con-vinti di quanto sia preziosa, vantaggiosa, umanitaria e santa la loro carita. Nel medesimo tempo, da tutto questo sara loro dato di poter eziandio inferire quanto giustamente sia racco-mandata quest'opera dai Sommi Romani Pontefici, e quanto sia meritoria dinanzi a Dio per i benefattori Ia loro limosina, come meglio vedremo neU'articolo che segue.
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ARTICOLO IV.
IL MER ITO DELLE LIMOSINE PER TERRA SANTA.
Come prova una vera consolazione e chi di e chi ri-ceve la limosina, quando vien reso conto dell' uso utile, chc n'è stato fatto; cos'i ancora diviene un motivo di grande conforto il poter dimostrare, ch' è stato maggiore il gua-dagno per chi ha dato la limosina che per colui che 1' ha ricevuta. Semhrera strana questa dottrina agli occhi del mon-dano e dell' avaro; ma pure non è men vera, considerata in sè stessa e nel fatto, essendo ancora dottrina rivelata da Dio. Infatti diceva 1'Apostolo s. Paolo che Gesïi Cristo insegnava: esser maggior ventura il dare, che il ricevere : Beatins est magis dare, qtiam accipere '. Ed è appunto questa la pii'i bella e vantag-giosa maniera d' impiegare il denaro, insegnataci ripetutamente dal Vangelo: Date, e vi san't dato 1; fatevi dei tesori nel cielo, dove so 110 sienri da ogni pericolo e 1' usura, che ce n' è pro-messa, è del cento per uno 4, mentre anco un bicchiere d'acqua fredda non restera senza ricompensa s. Mallevadore poi di tut-toció è quel Dio, che ritiene come fatto a sè stesso, quanto in suo nome sari 'fatto al piü piccolo dei suoi fratelli 6.
Ella è al certo cosa facile ad ogni ricco chiudere i suoi tesori in una cassa forte e guardarseli; posseder beni terreni e goderseli, come faceva quel detestabile ricco del Vangelo 7; ma qual conforto e qual merito in tutto questo? Fatti bene i conti, quelli che operano cosl sono servi infelici delle loro ricchezze, sono freddi egoisti, maledetti da Dio ed esecrati dagli uomini. Al-l'opposto, soccorrere il bisognoso, aiutare 1'impotente e 1'in-fermo, togliere dall' ignoranza, dall' avvilimento e dal peccato una creatura, sollevarla a condizione migliore, asciugare le la-grime all' orfano e alia vedova, far si che con queste opere il proprio nome sia venerato, amato e benedetto dal povcro; è
XIX. 29. — s Marei. IX. 40. — Matth. 6 XXV. 40. — 7 Lucae XVI, 19.
questa una consolazionc cosi preziosa, chc non ha, nc puó avere confronto con tutti i piaceri, con tutti i tesori della terra.
Ora i Benefattori di Terra Santa hanno veduto nell'articolo precedente quale uso si fa delle loro limosine, e sono sicuri di questo uso, perchè le limosine non sono maneggiate nè da spe-culatori di guadagni, nè da persone avide di ricchezze; ma da poveri F rati Francescani, i quali hanno rinunziato financo alia speranza di possedere i beni di questo mondo per dedicarsi to-talmente ad opere di piet;\. Sono perció sicuri clie le loro limosine non sono ad altro uso impiegate fuorchè per queste opere, poichè i poveri Frati Francescani in Terra Santa a queste opere si sono espressamente dedicati, talc essendo la loro missione e il loro ufficio. Ma non sono soltanto i poveri Frati Francescani, che fannoin Palestina tuttoquel gran bene, che siè ricordato; essi non ne hanno che la parte direttiva, amministrativa e personale: la parte pero finanziaria, quella che somministra i mezzi, l'aiuto, la forza, tutta la si deve a coloro, clie danno le limosine; e in questo senso puó dirsi, che sono in gran parte i benefattori, che fanno in quelle contrade il bene da noi ricordato. Sicchè sono i benefattori, che mantengono splendido il culto nei San-tuari, che aiutano quelle parrocchie, che fanno istruire quei fanciulli, clie fanno loro apprendere le arti, che mantengono quegli orfanelli e quei poveri, che provvedono agl' infermi, che ricoverano i pellegrini, che sostengono nelle loro santé fxtiche i Missionari. Dunque sono essi, i Benefattori di Terra Santa, quelli che hanno una grandissima parte nel merito di tutte queste buone opere dinanzi a Dio ed alia Chiesa; ed ecco qual'è il merito, quale il frutto immenso delle loro carita. Certamente questo gran merito non 1' ha, nè puö averlo, chi tiene rinchiuse le sue ricchezze negli scrigni; chi, a somiglianza dell' iniquo servo del Vangelo, tien rinvolta la sua moneta nel sudario 1; chi per con-tentare il suo egoismo e le proprie passioni lascierebbe tutto il mondo nella barbarie, per conservarsi barbaro esso medesimo. II tenace e l'avaro, chc non sa dare, non sa neppur godcre; perció non sa intenderc quella gran verit;\, che abbiamo dianzi ricor-
Lucac XIX. 2o.
data; che, cioè, c piü ventura e fortuna nel dare, die nel ricevere.
Oitre a questi vantaggi, accennati cosl in generale, ve ne sono tanti altri speciali del tutto per i Benefattori di Terra Santa, e 11 accenneremo con brevitd. In primo luogo essi par-tccipano spirituahnente a tutte le sacre funzioni, che si fanno in quei Santuari nel corso dell' anno, a tutte le salmodle, pro-cessioni e visite di quci Santuari, a tutte le mortificazioni, penitenze e digiuni di quei buoni e santi Religiosi, a tutte le loro fiuiche, prediche cd orazioni. Hanno parte perció nel merite di tutti i pellegrini che alloggiano, di tutti i malati die curano, di tutti i bambini che battezzano, di tutti gli infedeli die con-vertono, insomnia di tutto il gran bene die fanno in quei luoglii i nostri Religiosi, ai quali soccorrono col!' obolo della loro carit;\.
Per di piü, grati semprc ai loro Benefattori, que'zelanti Religiosi li tengono sempre presenti nell' esercizio di tutti gli atti di religione; e per essi applicano dalle diciotto alle venli-qiMttroiiiila Messe all'anno. Ne sembri esagerata questa gran cifra, peroccliè dii scrive è in grado di assicurarla verissima, avendo registrato egli stesso per vari anni il numero delle Messe applicate a questo scopo. Laonde possono ripetere i nostri Benefattori: anchc per mc si prcga in quei Santuari ogni giorno, anchc per me si of re il cliv'm Sacrifizjo nel luogo stesso, ove tno-riva per we il Figliuolo di Dio!
Per lo stesso sentimento di religiosa gratitudine sogliono que' buoni missionari e parroclii inculcare a que' nostri cristiani di pregare per i loro benefattori. Ed è pur bello il vedere come ogni maestro di scuola, o di mestiere conduce ogni niattina i suoi alunni alia cliiesa ad ascoltar la s. Messa, e cosl pure la sera alle preci vespertine, e com' è edificante e devoto il con-tegno, com' è fervente la preghiera di que' giovanetti per i loro benefattori! Fa veramente commozione il vedere quei poveri cristiani, quei bambini, quelle banibine e quegli orfanelli come in-nalzano le loro mani al cielo e pregano per chi li soccorre. Ora queste preghiere animate dalla caritA per ricompensare la carit;\, ch' essi ricevono, sono preziose certamente nel cospetto del S ignore.
Oltrc a questo gran merito, vollcro i Sommi Pontcfici arric-chire di santé indulgenze c di spcciali fovori i benefattori dei Luogln Santi in vita, in morte e dopo morte, rendendoli parte-cipi delle opere dei viventi. Di fotti tutte le innumerabili indulgenze, die sono concesse a chi visita colle debite disposizioni i Santuari di Palestina, i quali sono visitati giornalmente dai nostri Religiosi e dai cristiani di quelle contrade, sono per dispo-sizione apostolica applicabili alle anitne dei defunti, tra i quali sono compresi specialmente i benefattori. Si è detto innnine-rahili indulgence, perocchè non si puó stabilire' il numero pre-ciso delle indulgenze, che si lucrano nella visita dei Luoghi Santi, come non si puó determinare quante siano le concesse al pio esercizio della Via-crucis. Cbi tuttavia bramasse conoscerne le principali, potrebbe vedcrle notate nel principio del Bollario di Terra Santa, colle indicazioni delle plenarie e parziali, ed anche le moltissime annesse agli oggetti di devozione, come corone, croci, medaglie ecc., benedette in quei Santuari, che . dai Religiosi si mandano in dono ai Vescovi e collettori delle limosine, da distribuirsi ai benefattori.
In virtü adunque di questa spirituale partecipazione al bene che si f;i in quei luoghi, ogni benefattore che per la sua posi-zione non puó lasciare la sua casa e i suoi affari per portarsi in persona a visitarli, potra nondimeno visitarli spesso colle sue limosine. lo non posso recarmi in Palestina, puó ripetere ognuno di essi, e se vi potessi andare oh! quanto volentieri ascolterei una Messa in Nazaret, nel Presepio, sul Calvario, ovc fu offerto la prima volta questo gran Sacrifizio, sul s. Sepolcro e altrove, dove ebbero compimento i divini misteri! Quanto volentieri farei che vi si accendesse per conto mio una lampada, un cereo, in testimonianza de' miei religiosi afifetti per quei santi Luoghi! Ma sebbene io non possa andare in Terra Santa, ció non ostante anco da lontano posso pur fare qualche cosa. Per me colA tutti i giorni quei buoni Religiosi celebrano le Messe; per me le ascoltano que' ferventi cristiani, quegli innocenti fanciulli, quei poveri orfa-nelli, che io soccorro. Per me pure ardono quei cerei, per me risplendono quelle lampade; colle mie limosine io Ie alimento, colle mie oblazioni coopero alla devota manutenzione e uffizia-
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tura di quei Santuari! — Oh quanto adunquc sono preziosc qucste limosine, quanto bene sono impiegate, quanto merito fanno acquistare presso Dio, e quante opere santé con esse si fanno! E chi mai sari, che non si voglia arricchire di questo tesoro immenso di meriti spirituali?
Per conoscere semprc meglio il vantaggio di queste limosine, il loro uso e la loro estensione, daremo una statistica delle cose piü rimarchevoli di quella missione, desunta dai Prospetti uf-ficiali della s. Custodia di Gerusalemme pubblicati nei passati anni dalla nostra tipografia, facendone argomento di un altro articolo.
ARTICOLO V.
statistica della missione di terra santa.
Le notizie chc si danno in questo articolo si desumono dalle pubblicazioni fatte negli anni precedent!, e segnatamente dalle informazioni avute nell'anno 1877. Si avverte pero che le cifre dei pellegrini, dei battezzati e convertiti aumentano ogni anno, e con esse aumentano pure le spese. Ció non ostante, per esser piïi sicuri di quanto diremo, e per evitare ogni taccia di esa-gerazione, ci atterremo a quello che da tutti è gii conosciuto, o fiicile a riscontrarsi.
luoghi di dimora dei religiosi.
Gerusalemme. S. Salvatore. Convento, sede del Rmo P. Custode, ch'è il Superiore de' Francescani di Terra Santa. La re-ligiosa Famiglia che vi abita, è la piïi numerosa di tutte, poichè si comprendono in essa i Padri del Discretorio, gli Ufficiali di Curia, dodici Penitenzieri in altrettante lingue diverse, i maestri delle scuole, gli artisti, medici, farmacisti, infermieri, i custodi della chiesa della Flagellazione e del Getsemani, i magazzinieri, la tipografia, la Procura generale, i Parrochi, lo studio della Teologia, gli inservienti alla foresteria dei pellegrini ecc. ecc. II numero dei sacerdoti, compresi alcuni chierici studenti, è di circa quaranta, e vi sono altrettanti religiosi laici.
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Nkl s.Sepolcro vi stanno permanentcnientc dodici Religiosi, vale a dire sei sacerdoti e sei laici, che di notte e di giorno at-tendono alia officiatura del Santuario. Nelle funzioni piü solenni v' intervengono tutti quclli di s. Salvatore.
Betlemme. Convento con dodici sacerdoti ed altrettanti laici, con foresteria, scuole maschili e femminili, e cura d'anime.
S. Giovanni in Montana. Convento con sette sacerdoti, altrettanti studenti e otto laici, scuola per i fanciulli e cura d'anime.
Ramle, antica Arimatea. Ospizio con tre sacerdoti e sei laici, con cura d'anime, scuola e foresteria pei pellegrini.
Giaffa. Ospizio con tre sacerdoti, otto laici, scuole per maschi e femmine, cura d'anime e foresteria.
Nazarev in Galilea. Convento di noviziato, con cura d'anime, scuola, foresteria, undici sacerdoti, altrettanti laici e quattro novijsi. Custodiscono il tempio del Monte Tabor ed altre cappelle.
Tiberiade. Ospizio con im sacerdote ed un laico, scuola.
S. Giovanni d'Acri, antica Tolemaide. Ospizio con due sacerdoti, due laici, cura d'anime, scuola per ambidue i sessi.
Sur, antica Tiro. Ospizio con due sacerdoti, un laico e scuola pei fanciulli.
Saida, antica Sidone. Ospizio con due sacerdoti, un laico, cura d'anime, scuole per ambi i sessi,
Berutti. Ospizio, con tre sacerdoti e tre laici.
Arissa, sul Monte Libano. Ospizio, studio della lingua araba pei Missionari, con quattro sacerdoti ed un laico.
Damasco. Ospizio con quattro sacerdoti, con cura d'anime, studio di lingua araba, e due laici.
Tripoli (citt;l). Ospizio, due sacerdoti ed un laico, cura d'anime.
Tripoli (marina). Ospizio, due sacerdoti ed un laico, e scuola pei fanciulli.
Latachia, antica Laodicea. Ospizio con due sacerdoti ed un laico, scuole per i due sessi, e cura d'anime.
Aleppo. Convento con sette sacerdoti e sei laici, cura d'anime, c Collegio convitto.
Maraasc (nell'Asia minore). Ospizio con due sacerdoti ed un laico, con cura d'anime in aiuto degli Armeni cattolici.
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Larnaca (nell'isola di Cipro). Convcnto con cinque sacer-doti cd altrettanti laid, con cura d'anime e scuole.
Nicosia (Cipro). Ospizio con due sacerdoti e due laici, cura d'anime e scuole.
Lamaca (Cipro). Ospizio con un sacerdote cd un laico, e cura d'anime.
Alessandria (Egitto). Convento con sedici sacerdoti e dodici iaici, con cura d'anime. Questa cura è numerosissima, formata di cattolici di tutte le nazioni di Europa; perció i sacerdoti pos-sono dirsi altrettanti parrochi per i fedeii di diverse lingue. In ogni Domenica vi 6 la spiegazione del Vangelo in lingua Araba, Maltese, Francesc, Tedesca; predica e cat,echismo in lingua Ita-liana. Le scuole sono affidate ai Fratelli della Dottrina Cristiana in un locale ben vasto fondato dai Francescani.
Cairo. Convento con dodici sacerdoti e cinque laici, con cura d'anime, come quella di Alessandria. Le scuole femminili sono affidate alle religiose Francescane.
Cairo vecchio, o Menfi. Ospizio con un sacerdote ed un laico, cura succursale di quella del gran Cairo.
Bolacco. Ospizio con due sacerdoti c due laici, cura succursale come sopra.
Rossetto (Egitto). Ospizio con cura d'anime, due sacerdoti ed un laico, scuola.
• Damiata (Egitto). Ospizio con un sacerdote ed un laico, e cura d'anime.
Mansura (Egitto). Ospizio con due sacerdoti e due laici, con cura d'anime.
Fajum (Egitto). Ospizio con un sacerdote, con cura d'anime.
Caer-Zajat (Egitto). Ospizio con due sacerdoti ed un laico, e cura d'anime.
Porto Said (sull'imboccatura del canale di Suez). Ospizio con tre sacerdoti ed un laico, con cura d'anime e scuole ele-mentari.
El-Guisr (sul detto canale). Ospizio con un sacerdote cd un laico, cura d'anime.
Ismailia (sul detto canale). Ospizio con due sacerdoti e due laici, cura d'anime e scuole.
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Costantinopoli. Ospizio, Commissariato di Terra Santa, con due sacerdoti e due laici.
II totale numero dei sacerdoti è ordinariamente di 160, ed altrettanti sono presso a poco i Religiosi laici. Inoltre vi si contano 24 chierici Francescani e 12 novizi.
In questa statistica non si riportano molte cose giA indicate nei precedenti articoli, come sarebbe il numero dei pellegrini, ricordati in media circa 7,000 all'anno, il numero dei fanciulli delle scuole, parimente gii indicato, ed altre simili particolaritA. Chi poi volesse conoscere il numero dei fedeli di tutta quella Missione, potrebbe ritenere che non è inferiore ai 70,000, ed ogni anno va aumentando per le conversioni che si verificano e per i fanciulli abbandonati die si battezzano. Stimando di fare cosa assai utile e gradita a' nostri Lettori, daremo in fine di quest'opuscolo un breve, ma esatto prospetto dello stato della Missione di Terra Santa alia fine dell'anno 1877.
Dal fin qui detto si puó rilevare la grande estensione di questa Missione, che comprende il Patriarcato Latino di Gerusalemme, la Delegazione Apostolica del basso Egitto, quello della Siria e in parte la Diocesi Armena di Maraasc. Questa grande estensione porta seco necessariamente molte spese di viaggi e trasporti di generi, e giustifica sempre piü la necessitA dei soccorsi per parte dei benefattori, da' quali riceve incremento e forza questa grandiosa impresa Cattolica.
CoNCLUSIGNE
In questi rapidi cenni, che abbiamo presentato a' benefattori di Terra Santa, siamo sicuri di aver detto la verit;\, e ció uni-camente a scopo religioso. Ora riassumiamo in poche parole ció che abbiamo detto finora.
Nel primo articolo abbiamo cercato di metter quasi sotto gli occhi de' benefattori que' Santuari, nei quali si è fatta una specie di pellegrinazione spirituale, ricordando le pie impres-sioni che vi si ricevono, le emozioni ch' essi cagionano, e i sentiment! religiosi che ispirano, da' quali 1' anima rimane penetrata e grandemente commossa. Dallo stato poi de' San-
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tuari di Gcrusalcmme e della stcssa dal verificamento in-negabile delle profezie, noi abbiamo argomentato la DivinitA di Gesü Cristo, e la nostra fcde, dcrisa stoltamente dagli incre-duli, nc ha ricevuto un salutare conforto.
Nel secondo articolo abbiamo veduto, aiutati dalla storia, quale sia stata la continua e non mai interrotta venerazione di que' santi Luoghi, e ci siamo assicurati della loro nutenticid; per conseguenza, soccorrendoli con limosine, non si fa altro che continuare l' opera dei cristiani di tutti i secoli sempre zeianti del decoro di Terra Santa. Si è veduto puranco che Iddio, se ha pennesso che rimangano nel dominio degli infedeli, ha tuttavia reso evidente la sua protezione, dandoli in custodia ad inermi e poveri Francescani. Vedenimo inoltre lo zelo dei Sommi Pon-tefici per la loro conservazione, e ci fu dato conchiudere facendo vedere quanto sia grande la importanza e la necessiti delle limosine, che si danno pei Luoghi Santi.
Nel terzo di questi articoli ci rendemmo conto dell' uso che si fa delle suddette limosine, e qui pure toccammo con mano quanto esse siano santamente impiegate, e quanti bei vantaggi producano, avuto riguardo a' vari scopi, per i quali vcngono spese in quella vasta e preziosa Missione.
Passati al quarto articolo ragionammo del merito di tutte quelle opere religiose, morali, umanitarie e civilizzatrici che si fanno in Terra Santa, e conchiudemmo facendo rilevare che questo merito per la massima parte spetta a' benefattori, che coi loro soccorsi somministrano alle suddette utilissime opere 1' alimento e la vita. Perció è immenso il merito loro; essi parte-cipano a tutto il bene, che vi si opera; vengono per loro applicate tante migliaia di Messe; inoltre essi lucrano tante indulgenze ed hanno in quei Santuari chi per loro prega di giorno e di notte.
Nel quinto articolo la statistica ci ricorda i luoghi, ove si operano tutti questi vantaggi, le scuole che vi si tengono, il numero delle Parrocchie, e dei Religiosi che le assistono.
Da tutto questo è onnai cosa evidente non esservi bisogno di fare piu calde esortazioni a' fedeli affinchè essi si muovano a for volentieri la limosina a Terra Santa, e ricordarsi nei loro testamenti con qualche pio lascito a favore dei Luoghi santificati
dal Divin Redcntore e dalla sua Santissima Madre Maria. Qual bisogno vi sara di altrc esortazioni, quando parlano da sè questi fatti, e mostrano a tutti che non ci puo essere opera piü bclla, piü meritoria e piü santa di questa, tra tutte le opere di carita religiosa? Concorrcre infatti a mantenere il culto nei piü santi di tutti i Santuari del mondo, coopcrare a diffondere in quelle vaste contrade il lume della vera fedc, erudire que' miseri fan-ciulli e toglierli dall'ignoranza e dall'inerzia, aiutare quei poveri cristiani, che vivono in mezzo agli infedeli, alimentare quegli orfanelli, curare quei malati, aiutare quegli uomini apostolici nelle loro santé fatiche, formarsi di tutti questi altrettanti inter-cessori presso Dio, aver col;\ chi benedice il proprio nome, e procurarsi tanti altri preziosi vantaggi, e tutto questo con far limosine per Terra Santa;' chi è mai che possa aver bisogno di venirvi esortato ? A chi è veramente Cattolico deve bastar la sua fede animata e viva, il suo amore verso Dio, la sua speranza dell' eterne ricompense, che Dio stesso proraette ai caritatevoli: Beati miscricordcs, quoniam ipsi misericordiam consequentur Per-tanto chiunque ama veramente Gesü Cristo sia generoso in far li-mosina pei Luoghi Santi di Palestina, facendola recapitare in mano al proprio Vescovo con questa destinazione, per mezzo del Ve-scovo al locale Commissario Francescano di Terra Santa, e nc aspetti la sicura centuplicata ricompensa in questa vita e nell'altra.
1 Mattli. V. 7.
/f r .
STATO DELLA CUSTODIA Dl TERRA SANTA
ALL A FINE DELL'ANNO 1877.
A. Locali*
Case pe' poveri..............84
Spesi nel 1877 per il culto, compresi i restaur! . . fr. 36,000 Affitti di case per i poveri........ » 31,000
B. Scuole
Scuole pei fanciulli..............26
Scuole per le fanciulle............34
Maestri Religiosi..............27
Maestri secolari...............34
Maestre Religiose..............19
Maestre secolari..............6
Spesi nel 1877 per le scuole........fr. 22,227
Stipendio agl'impiegati, servi e lavoranti nelle officine
delle arti e mestieri.........» 41,214
C. Cura d'Anime
Parrocchie..............................27
Cattolici sotto la cura I di rito latino....... 47,55«
dei Francescani | di vario rito....... 1,671
Nel corso dell'anno iSyy
cj Battesimi • • j di ;ldulti.........23
c) Riconciliazioni..............6
dj Orfani.................171
cj Matrimoni...............218
fj Morti................1,260
Famiglie secolari povere a carico di Terra Santa . . . 460
Persone che le compongono.........1917
Limosine a' povéri in denaro, medicine, vesti, pane,
minestra ed altro durante il 1877 . . . . fr. 100,284
D. Ruligiosi
Mission an lt; r k • •
non Missionari Im,iam ' ; ......54
Chierici professi..............24
Totale 350
E. Pellegrixi
Pellegrini nell'anno 1877..........7213
Numero complessivo de'giorni di ospitalitA loro data. 18,520 Spesa per il mantenimento de'pellogrini durante il
suddetto tempo...........fr. 54,460
Laici professi
Novizi
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A' DEVOTI LETTORI..................Pag. 5
Auticolo I. — I Santuari di Palestina...........» 5
M II. — La Storia Ecclesiastica c le Bollc Pontificic che ri-
guardano i Luoghi Santi.........»14
» III. — L'uso dellc limosine pei Luoglii Santi.....»30
» IV. — II mcrito dellc limosine per Terra Santa .... «36
» V. — Statistica della Missione di Terra Santa .... »40
Conclusione....................»4?
Stato della Custodia di Terra Santa alia fine deU'anno 1877 ... »46
IMPRIMATUR
Fr. Raph. Arch. M. Salini, Ord. Pracdic. Sac. Pal. Ap. Mag. Soc.
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