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NET. SUO SESTO CENTENARIO STUDII
DEL
M. R. P. AMBROGIO MAR1ANI M. 0.
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TIPOGRAPIA DEL VOCABOLARIO diretta da G, Polverini
DOTTORE CARÜIMLE VESCOVO
FRANCESCANO
STUDII
DEL
M. R. P. AMBROGIO MAR1ANI M. 0.
DELIA PROVISC'A SERnF'C»
FIRENZE
TIPOGRAFIA DEL VOCABOLAPaO dlrcll;» il i (J. Pigt;!veri «
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Proprietd Letteraria.
Io son la vita di Bonaventura Da Bagnoregio, che ne' grandi uffici Sempre posposi la sinistra cura.
Dante. Cant. XII del Paradiso.
Valoroso pciuio italianc etl estcre, calloliche e in-credule a diverse riprcse inlrccciarosio al Serafico Üoüorc S. Bonaventura un scrLo di onore c di gloria. Impcrocchè ciii con f'orbito stile c briliante dire ne descrissc ie nobili gesta deila sua vita,eii propose a imitazione qua! lumiuare di pieta e di scienza. Chi ferinossi a considerarlo nelle sue subiimi dignita di Generale dell Ordine del Povcrcllo d' Assisi, di Car-dinale, di Vescovo, c amrairando il suo zelo, la sua prudonza, ia sua formczza, congiunta ad una sapienza sovrumana, ii proclamö iaiparcggiabilc. Chi inlra-prese a rovistare le sue opere scicntifichc, e su di ([uelle meditando ii disse proibndo filosofo, leologo sommo, mistico contcnipiatore delle cose divine. S. Bonaventura è stalo sempre encomiato da ogni lingua,
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da ojrni penna : scmpre è stato risguardalo come uno f!e'piü fulgidi luminari della Chiesa d'Occidente; come uno de'primari ornamenli deH'Ordine Serafico; siccome uno de'piii gran santi del suo tempo, che sempre ha formato rammirazione degli uomini grandi.
Quello, ehe per S. Bonaventura c slalo falto nei secoli che furono, vuolsi fare al presente, e fursc su piü vasta scala, nelia fausta ricorrenza del seslo cen-tenario dalla sua morte. Anzi a dir vero di gia dotte penne hanno posto la mano all'opra, e mentre an-nunziano non pociii la\ori, luüi pregievolissimi, in-lorno al medesimo, alcuni di gia li hanno resi di pubblica ragione con lode e ammirazione d'ognuno. Si abbiano le mie congratulazioni, i miei piü vivi rin-graziamenti le penne non serafiche, che animose in quesli tempi di miscrcdenza e di materialismo con-corrono ad esaitare il dotto, ma umile figlio di Francesco, Bonaventura ; e quelle, che aH'Ordine Seralico appartengono, in santa amista di fratellanza si ab-braccino colia mia, a fine di porre sul capo del medesimo una corona smaitata, quanto di vari fiori giu-sta la capacila d'ognuno, altrettanto ammirahile, e cara.
In questa miriade di scrittori e di pubblicisti, che inneggiano al Dottor Serafico, mirasi un vnoto, e vuoto grande, qual' è quello, die le masse popoiari restano sempre nella ignoranza di si gran santo e dotlore. Imperocchè tutte relucubrazioni che fin qui si sono posto in luce intorno al medesimo, e quelle molte die si porranno, come rilevasi dai pubhlici diari, o ri^guardano alcuni sommi capi della sua dottrina, ovvero sono lavori voluminosi o coslosi Per il die.
aiui ch' esser dirctti a correre por Ie mani del popoio, Lisognoso di lurae; sembrano destinati ad esser letti o da quei poehi, che natura forni di lumi e fortuna di mezzi, oppure a riuianer ricoverti (ii polve, abbandonati sopra di qualche lavolo, o in qua!-elie bibiioteca.
Queslo vuoto mi adretto io a riempirlo per quanlo mi possa, coila pubblicazione di quesli studii, in cui prendendo a considerare S. Bonaventura nei vari stali della sua vila mortale con un dire alia portata di lutli ; conlido che, nell' allo, in cui il renderó caro ad ognuno, tutti lo potranuo apprezzare, e cosi il vuoto restera ricolmo. Non corrisponderö forse all'al-tezza do' tempi, ma siccorae tutti non siamo dotti, nè sapienti, questo pensiero mi è di non poco conforto. Anzi il conforto maggiore me lo presenta la lettera circolare, in data del 10 marzo del corrento anno, del mio superiore generale llev.,no P. Bernardino da Portogruaro, in cui esortava ognuno de'suoi suddili e ligli a concorrere nel modo che li fosse dato, in en-comiare il Saralico Dottore nel suo sesto centenario.
Nel reudere pero di pubblica ragione quesli studii intorno alle gloriose gesla di S. Bonaventura nella fau-sta ricorrenza del sesto centenario dalla sua beata inorte, mi trovo qual pilota, in mezzo ad oscuro, tem-pestoso mare, che non sa come dirigere la nave, come guidarla al sicuro porto, incontrando ovunque scogii, secche, pericoli. In cotal guisa, diceva, mi trovo io, volendo con questa pubblicazioue encomiare il mio santo confratello, Bonaventura da Bagnorea, e ad uu tempo portarlo alla cognizione, sopra tutto, del po-polo; aflinchè il ravvisi, e lo apprezzi.
Di vero: tralasciamo che si ha da spingcre il no-stro pensiero in epoca si rcmola, vale a dire al di Ia di sei sccoli. Ma, per seuteuza de' dotti Bollandi-sti, è cerlo che pocliissimi sono gli slorici che ab-biano narralo la vita di S. Bonavenlura , c qucsli poc'-ü l'banno narrata sommariainenle. Una vita cotu-piuta del medcsimo non si ha ; essendochè pria del Concilio di Lione, avanti la traslazione del suo corpo, avvenuta 100 anni dopo la raorte, nessuno pose menie alle sue gesta. Causa, per cui, concludono i cilati Büllandisli, mancando cioè la storia dclla sua vita, la canonizzazione do! medesimo vennc porlala al di la di due sccoli (1).
Avverlono i Bollandisti (2), ch'esiste una storia della vita di S. Bonavenlura, conlenuta in un lihro, chianiato « Vinea S. Francisci » scritta in idioma del Belgio, e stampala in tedesco ad Anvcrsa nel 1518, ma non merita fede. Imperocchè vi sono narrate dellc cose, le quali sono ignorato dagli altri sto-rici, e che non sono conformi alia cronologia. üï-fatli: ivi ê narralo eome S. Bonavenlura ponendo ii suo cingolo neile piaghe di Gesu Cristo atlingessc quella gran dollrina, di cui era fornilo; die la sua dotlrina fosse tutta inspirata e divina; die ricevesse il viatico miracolosamenle per ii petto; che S. Tom-maso in visitarlo vedesse uscire daüa sua cella raggi di luce; che il primo fosse confessore di Lodovico Vlll re di Francia, e il secondo, cioè S. Bonavenlura, dclla regina Bianca,esimili. Or, dicono i Büllandisli, quanto è detto di Lodovico e della regina Bianca c faiso ,
(1) Acta SS. 14 Jul. — (2) Ivi.
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mciilrc Lodovico niori nel 1226, e quiudi i due santi erano in culla, c quanlo è narrato del viatico se fosse slato vero, Gregorio X avrebbe avulo un porlento sufficiente per riporlo nel numero de'santi, il che non fece. Quindi c a concludersi co' medesimi Bol-landisti, che tali narrazioni sono o favole, o al piü pil elogii, ma csagerati a cui non devesi prcslarc al-cuna fede, come non devesi a coloro che scrivendo di S. Bonavenlura si sono altenuli alia « Vinea Sancti Francisci » (1).
Percorrondo dipoi gli storici di S. Bonavenlura, fino al Concilio di Lione e alia traslazione del suo corpo, quasi in tutti si scuopre una qualcbe diver-sita cronologica intorno ai vari avvenimenti delia sua vita, ossia per mancanza di documenti, come si è detto, ossia secondo il Baronio (2), confermato da Rohrbacher (3); percliè i francesi principiando a quei di a contare 1' annc dalla Pasqua, ne siegue cbe men-tre Roma fin dal gennajo coutava ex. gr. 1222, la Francia era sempre nel 1221, ovvero, perchè chi prin-cipiava l'anno dai 23 marzo, e chi dai 23 dicembrc (4-). Quindi in tanta oscurita di cose, con si scarso numero di scrittori, in si poco accurata cronologia, se non è difficile, almeno è cosa assai ardua pervcniro folice-mente al porto.
Non ostante il tcntarne la prova non mi sembra fuori di ragione. Per cui dopo aver fatto Ie piü minute ricerche, rovistando accreditatissimi storici c annalisti, mi provo nel migiior modo possibile a lar conosccre
(1) Acta SS. 14 jul. — (2) Ann. Eccles. ad ann. 1273. — (3) Stor. Univ. T. XVIII, pag. 575. — (4) Chron. XXIV Gen.
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ft stimarc S. Bonavcnlura. Quando non corrisponda, o Icttore, alia tua piuta, o alia tua dotlriua, ti prego di attribuirlo non al mio buon volere, ma bensi a quanlo fin qui li ho esposlo.
Animalo da quesli ritlessi; poggiato nel possenle ajuto di Colui che la disserte le liugue dei pargo-letti, con umil preco supplicato Bonaventura ad iui-partirmi un raggio della sua celeste luce, un dardo della sua divina carita, mi affrello a porre la maim all'opra.
CAPO I.
S. Bonaventura nello stato secolare.
Lotte politiche e religiose, scientifiche, letterarie e artistieke si succedevauo, e si coz-zavano tra di loro in Italia e nella parte piü viva e civile d' Europa sul tramonto de' se-coli barbari, sail' esordire del Medio-Evo, quasi come cbi lotta fra la morte e la vita. Impero e Papato, autorité, pontificale e imperiale battagliavano fra di loro ; essendovi chi scorgeva la salute e grandezza d' Italia nell' Impero, e chi Ia mirava nel Papato, come quegli die soltan to poteva dargli iricli. pendenza e unita politica, primato morale e civile sulle moderne nazioni. Quinci Ghibel-lini e Guelti, appoggiando i primi 1' Impera-tore Federico Barbarossa, e i secondi il Romano Pontefice, venuti a tenzone sui campi di Legnano, i secondi avendo sconfitto il fe-
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roce Tedesco, in quel giorno salvavasi 1' onor d' Italia e quello della cattolica Chiesa!
Le scienze e 1' arti, per quanto princi-piassero a deporre le tenebre da cui erano state involte, pur si trovavano tra nuovi eeppi per cagione delle grandi e continuate escursioni di gente salvatica e nemica, clie aucor non cessavano in Italia e in altre re. gioni d' Europa. Per il che panteismo e sen-sismo troviamo nella filosofia ; errori ed erosie, o almeno non rette idee nella teologia, e nelle arti un misto di paganesimo e di sacro. La morale poi era fatta in pezzi quasi in ogni sua parte ; imperocchè la simonia, il concubinato, il libertinaggio, il vizio, ponno raffigurarsi a tempestosa bufera, che abbatte i cedri del Libano, i gigli del cam po, le rose di Gerico, i deserti di Cades, i potenti cioè e i grandi, i poveri e i ricchi, la comunita de' f'edeli e il relt;ral sacerdozio.
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Tristi furono per 1' Italia e per una gran parte d'Europa gli ultimi giorni del sec. XII, e i primi del sec. XIII. Imperocchè il san-gue umano fu versato a torrenti ; la Chiesa fu colpita nel cuore coll' aspro pugnale del-1' eresia ; la morale fu conculcata. Se i troni dei re vacillarono sotto il peso delle ribel-lioni, spargendo per questo amare lacrime i grandi della terra, 1' industria si trovó inari-dita dall' egoismo; mentre il popoio sempre
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vittima, perchè senza piü fede, era palleg-giato nelle periodiche rivoluzioni, o restava seduto all' ombra di morte. Queste, per ta-cere di tante altre, erano le lacrimevoli, or-rende cose, che di quei tempi turbavano, non che 1' Italia nostra, una gran parte d' Europa.
Ma Iddio ba fatto sanabile ogni nazione ; non vuole lo sfacelo totale dell' umanita; non permettera giammai che la sua Obiesa per quanto sia travagliata da tempeste furi-bonde resti sommersa. Per cui quali erano i disegni della Provvidenza di mezzo a cotali lotte cbe agitavano la Cbiesa, 1' umanita, la societa ? « La Provvidenza, rispondero con » Prudenzano, la Provvidenza cioè, infalli-» bile ne' suoi disegni, veniva cosi creando » uomini e tempi nuovi cbe rigenerar do. » veano per la seconda volta la vita morale » del mondo. E siccome quaranta secoli dopo » la creazione sceglieva 1' Oriente a culla di » Colui che riscattar doveva il genere umano, » cosi dopo il giro di altri dodici secoli la » benedizione del cielo cadeva sull' Italia. E » dal suo seno, quasi novella voce del de-» serto usciva la gran voce d' umilta e di » pace, la quale blandir doveva il cuore ina. » ridito e selvaggio dcgli uomini, come la » rugiada del mattino ristora 1' arida e Ian-» guente campagna (1).
(1) Fran. d'Assisi, Cap. Ill, pag. 49.
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In sullo scovcio del secolo XII nasceva in Assisi Giovanni, claiamato poscia Francesco, bello per leggiadria, per venusto sem-biante, ainato per ricchezza, ammirato per largo spendere e lusso di vestire. Si diede a nn vivere che aveva del mondano, ma o-iam-mai corse dietro alle concupiscenze della car-ne; essendochè la Provvidenza non avrebbe mai destinato alia rigenerazione del mondo cristiano un uomo carnale e di natura vi-ziata. Questo uomo ne' disegni della Provvidenza era il trascelto a rinnovare la societa, a rafforzar la Chiesa, a purificare 1' umanita dai depravati costumi, a far rifiorire nel mondo la giustizia, la probita, il buon costume, la religione, la pace. Nè dubbio al-1' elFetto ; imperocchè fatta sopra di Lui la mano del Signore, si spoglia di tutto fine alle vesti, e mentre coll' esempio e colla pa-rola esorta, avvalora ognuno al disprezzo del mondo, all' amor di Dio e del prossimo, alia riforma dei costumi, alia pace; ecco che isti-tuisce tre grandi Ordini, quasi tre grandi bene ordinate falangi per gittare i semi della novella umanitaria e sociale rinnovazione, che a suo tempo ha da effettuarsi. Tanto è; Francesco, e i suoi Figliuoli non solo gitta. rono il seme che fruttar doveva a gran bene della Chiesa e della umanita, ma per essi a
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vero dire la Chiesa, 1' Italia, 1' Europa, il mondo cambiarono le loro vesti lagubri.
Or, mentre si veniva svolgendo il gran dramma serafico, ristoratore della Chiesa, della famiglia, della societa, Bagnorea; o meglio, B:i-gnarea (1), piccola citta della Toscana nello stato ecclesiastico era in festa e gioia per Ia nascita d' un bambino, che al battesimo rice: vette il nome di Giovanni. Volgeva l'anno di nostra salute 1221. Sao padre e sua madre, amendue comraendevoli per nobila e per piëta, chiamavansi Giovanni Fidanza e Maria Ritelki. Esultö il loro spirito in mirar coronato il casto loro amore d' un frutto si caro, e ne ringrazia. rono il Signore.
In eta di quattro anni fa colto da malat. tia si pericolosa, che i medici disperarono di sua salute. Per cui la pia genitrice, vedendo tornar vano ogni rimedio dell'arte salutare, ricorse alle preghiere di S. Francesco, ancor vivente ; anzi vuolsi che andasse a gittarsi a suoi piedi, supplicandolo ad impetrarle da Dio la guarigione d' un figlio ch' erale si caro, promettendo che 1' avrebbe consacrato al di. vino servizio nell' Ordine da Lui istituito. S. Francesco, mosso a compassione, prcgo istantemente Iddio, e ottenne la guarigione
(1) Wadd. Ann. Min. T. 2. pag. 34 ad an. 122!. P. Clia-lippe, Vita di S. Fran. T. 1. L. 4. pag. 315. Pasini. Voc. Prudenzano Fran, d'Assisi e altri.
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del figliuolino. II Santo maravigliato per la quasi istantanea, e miracolosa guarigione, ri. volto al fanciullo esclamö : Oh huona ventura! Da qui il nome di Buonaventura, che fu dato al nostro santo, Anzi si vuole che il Serafino d' Assisi con tale esclamazione, con profetico spirito le predicesse tutte le grazie, di cui lo colmerebbe la divina misevicoi-dia, e che un giorno sarebbe stato un uomo insigne nella Chiesa, e che da Lui 1' Ordine suo avrebbe ricevuto incrementi particolari di santita e di dottrina.
Cosi ebbe principio il nome di Buonaven. tura, o Bonaventura nel nostro Giovanni di Fidanza. E certo pevö,'che secondo il Wad. ding (1), e i continuatori del Bollando (2) non fu il primo di tal nome. Egli peró vi aggiungeva quasi sempre il nome di Giovanni, perchè o nome del battesimo, o perchè cosi chiamossi il prediletto discepolo di Gesü Cristo. Da alcuni viene altresi appellato Eu-stathio od Eustaehio, o per errore, ovvero perchè attendendo alia derivazione dal greco, significa felice, ed e il medesimo che Bonaventura.
Guarito prodigiosamente e perfettamente Bonaventura per la fervida preghiera di San Francesco; cosicchè da quell'istante non provó
(1) Annal. Min. T. 2, ad an. 1221. — (2) Act. SS. Vit. S. Bon. 14 Jul.
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piü alcuno incomodo fino al giorno, in cui piacque al Signore di chiamarlo a sè ; crescendo nell'eta, veniva altresi crescendo nella pieta e nella divozione. Imperocchè sua ma-dre, piena di gratitudine, avendolo con voto consacrato al Signore, non si restava di ri-cordargli la sua miracolosa guarigione, la te-stimonianza di ció che ne faceva il suo nuovo nome, d' inspirargli sentimenti di pieta, di distacco dal mondo, di umilta e di obbedien-za. E Bonaventura avendo un cuor tenero, uuo spirito vivo e penetrante, una natura formata per la virtü, sensibile ai beni rice-vuti, tali ricordi e istruzioni arrecandogli mai sempre una dolce impressione, corrispondeva a tutte le mire della madre. Per cui senza curarsi dei divertimenti puerili, prevenuto dalle piü dolci benedizioni del cielo, fin dai primi anni della ragione apparve acceso del-1' amor cli Dio il piü ardente, desiderando co. noscere per quanti tltoli gli appartenesse, e cercando di piacergli con tutti i mezzi. L' a-more dipoi per la purita, una divozione te-nerissima per la Regina delle vergini fin dalla cuna formarono il suo particolare cai'attere: purita, innocenza di costumi, fervore di divozione che conservó in tutta la sua vita.
Dotato Bonaventura di si belle doti di spirito e di virtu, non è punto da fame le maraviglie, se mentre progrediva in moclo
straordinario nella scienza de' santi, facesse grandi progress! negli studii da restarne am-ir.irati i maestri, e vieppiü innamorati i suoi genitori. Imperocchè se il principio della sapienza è il santo timor di Dio (1), e la scienza non peuetra in un' anima cattiva, non abita in un corpo soggetto, macchiato da peccato (2); anzi siccome ricorda lo stesso Cicerone per progredire nella scienza fa me-stieri star lungi dai lubrici piaceri, i quali sconvolgono le intellettuali facolta, e le af-fievoliscano (3) ; quai progressi non doveva fare Bonaventura, che aveva un cuor pu-rissimo, e infiammato d' amor di Dio e della sua divina Madre ? Egli nauseava quanto sa-per poteva di carne e di mondo, e quindi sebbene abitasse nel mondo non gustö eiam-
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mai delle sue effimere delizie, anzi nemmeno le conobbe. Per il che progredi seza fallo e nelle scienze nmane, e nella piëta : scienza la piü necessaria di tutte, e la piü degna d' un cristiano.
Gioventü! Sostegno delle famiglie, speranza della patria, decoro della cattolica Cbiesa : Deh! specchiati negli anni giovanili di S. Bo-naventura, e da Lui imparerai che tutti i tuoi sforzi per apprendere la scienza riusrd-ranno o a poco o a nulla, quante fiate non
(1) Psal. 110, v. 9. — (2) San. I, v. 4. — (31 M!ssmni. La Sup. Mor. Cap, XLIV, pag. 204.
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procuri di conservare il tesoro inapprezzabile della innocenza, non cerchi di arnare e ser-vire a Dio, da cui discende ogni ottimo dono (1) e la gran Vergine Maria, appellata della Chiesa, sede della sapienza.
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CAPO IL
S. Bonaventura nello stato religioso.
La pia Ritella, la madre di Bonaventura neir atto d' esser sanato dalla sua infermita dal Poverello d' Assisi, non solo promise di consacrarlo al Signore ; ma fece voto di ascriverlo al suo Ordine allor nascente. Sic-come , giusta il detto de' libri santi : è me-
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glio non far voti, che poscia non adem. pirli (2), pervenuto Bonaventura all' eta di anni 21 determinö di mandare ad efFetto il voto di sua madre. Nell' anno 1242 essendo impertanto superiore generale dell' Ordine il celebre P. Aimone, inglese di nascita, dot. tore parigino, revisore del breviaiüo e delle rubriche della Chiesa romana per commissione d' Innocenzo III, approvate quindi da Gre. gorio IX, e da questi inviato nunzio a Costan. tinopoli, entro nell' Ordine Minoritico Bona, ventura, e dalle mani del medesimo Generale
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(1) Jacob. I, v. 17. — (2) Eocl. V, v. 4.
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ricevette 1' abito con santa esultazione di spi-rito. Ignorasi il convento, iu cui Bonaven-tura vesti le lane seraiiche, ma è certo, che le assuuse nell' Alma Provincia Romana. In quanto all' anno perö alcuni sono di parere, che corresse 1' anno del Signore 1243, e quindi Bonaventura contasse circa 22 anni di eta, o almeno fosse in quelli (1). II che a dire il vero sembra piü certo, non conoscendosi precisamente nè il mese nè il giorno della sua nascita, e della sua religiosa vestizione e d' altronde cosi sta scritto appresso i Bol. landisti nella notata orazione di Ottaviano de Martinis, e le lezioui del Breviario dicono che di 22 anni abbracciö 1' Ordine de' Minori nella Provincia Romana (2), sebbene il P. Wadding dica ch'entrasse nell'Ordine de'Mi-nori di 23 anni (3), non mancando chi dica di anni 47, essendo Ministro Generale Fr. Blia da Cortona (4).
In questo nuovo stato di vita con quanta alacrita di animo fin dal noviziato intra-prendesse la carriera della perfezione, per la quale era gia stato prevenuto di tante grazie dal Signore; come attendesse alle piü su. blimi virtü della umilta, della poverta, della obbedienza, della castita ; come si andasse di
fl) Orat. Octav. de Martinis apud Bolland. — ;2) Lect. Brev. — (3) Ann. Min. T. 3. — (4) P. Gaspare da Monte Santo, Gesta ec. di S. Bonav, P. 1, cap. 3.
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giorno in giorno aumentando quel fuoco di carita che gli ardeva in seno, non staro qui a ricordarlo. Diro solo, che fin dai primi giorni del suo ingresso neH'Ordine di S. Francesco, Bonaventura eva un rnodello di virtu e di perfezione per fino ai piü provetti reli-giosi, i quali in Lui vedevano un so che di grande e di straordinario.
Compiuto 1' anno del noviziato si trasse Bonaventura, circondato da nobil corona di religiosi, innanzi all' altare di Gesü Cristo in Sacramento, ed emise la sua solenne profes, sione. Legato a Dio co' solenni voti di po. verta, di obbedienza, di castita, pose tutta la sua cura per osservarli esattamente, per farsi un ricco tesoro di tutte le virtu proprie d'un religioso. !Nè in ciö venne meno al suo desiderio. Imperocchè animato dallo spirito del Patriarca de' poveri, questi vedevasi ri-vivere in Bonaventura, possedendo la mede. sima annegazione di se stesso ; il medesimo zelo per 1' osservanza della regola professata; il medesimo distacco da tutte le cose; le medesime penitenze e austerita. Si, Bonaveru tura nello stato religioso osservö rigorosa. mente le promesse fatte a Dio; ridusse in servitü il suo corpo ; gustö la mirra d' un amara penitenza; 1' orazione, la meditazione, 1' umilta, la pieta, gli furono compagne indi-visibili col seguito di tutte quelle virtu che
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formano e sono 1' ornamento d' un perfetto religiose. La cosa non poteva esser altri-menti; imperciocchè lo stesso S. Bonaven-tura, nel prologo clella vita di S. Francesco, ci fa sapere, cli' entró nel suo Ordine e vi fece i voti in riconoscenza d' avergli il santo ottenuta con le sue preghiere la conserva. zione della vita, risoluto di servir Dio con tutto il fervore cli cui sarebbe stato capace.
Se santo di poi non s' incontra, il quale non abbia nutrito una tenera divozione inverse Gesü Cnsto nell' adorabile Eucarestia, la sua Santissima Passion e, e la sua divina Madre; S. Bonavertura in cio ne ha forse pochi cbe il pareggino, come apparira in se-guito. Infrattanto dirö die tale e tanto era il suo amore inverse 1' eucaristico Sacramento, che passava delle intiere ore avanti del medesimo, struggendosi in lacrime. Tutte le sue delizie pria d' esser sacerdote erano di comunicarsi spesso. Un giorno peró compreso da pari umilta e timore si astenne dall' acco-starsi alia sacra mensa ; ma Dio fece un ini-raeolo per calm are i suoi timori e per ricom-pensare il suo amore. Mentre ascoltava la messa e meditava la passione di Gesü Cristo, questi mise nella sua bocca pel ministero di un Angelo una parte dell' ostia consacrata, che il sacerdote teneva fra le mani. Questo favore lo inebrio d' un torrente di delizie;
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cosicchè in appresso procure di comunicarsi piü di frequente, gustando sempre le piu dolci consolazioni di paradiso.
Per ramore che portava a Gesü in sacra-mento, se per un lato qual cervo assetato anelava di ascendere al sacerdozio, per altro lato la sua umilta lo riteneva lontano. Xon ostante dopo esservisi preparato col digiuno e colla orazione, vi ascese. Con quai sentimenti di piëta e di fervore salisse il sacro altare, cel dicono e le lacrime che versava, e il rossore che irraggiava il suo volto, e 1' orazione che premetteva, e che seguiva 1' incruento sa-crifizio. Per riuscire in ciö con la maggior divozione possibile, meditava la vita e la morte del Salvatore, componendo apposita-mente delle meditazioni per ciascun giorno della settimana, e delle orazioni o preghiere vocali, ma cotanto sublimi, toccanti, piene di unzione, che fin d'allora meritö il titolo di Dottore Serafico ; in quanto che mentre le sue orazioni illuminavano lo spirito, infiam-mavano altresi il cuore. Per ringraziamento dopo la messa infra le altre orazioni compose ancor quella che incomincia: Transfye, clul. cissime JDomine, di cai la Chiesa raccomanda la recita. Quindi è, che con tali disposizioni accostandosi al sacro altare, da questi ne riceveva nuove forze per ricominciare ad agire con novello vigore.
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Nella sua qualita di sacerdote, non solo attese alia propria santificazione ; ma ancora a quella del prossimo, vuoi colla confessio. ne, vuoi colla predicazione, in cui con pari forza clie unzione mirabilmente riusciva ad accendere negli uditori il sacro fuoco onde ardeva egli stesso. Per agevolarsi i mczzi di bene adempiere questo importante ufficio, scrisse i] libro intitolato Fharetra, che è una raccolta di pensieri assai commoventi cavati dai Padri della Chiesa, non clie vari opuscoli morali. Per cui S. Bonaventura fu un per. fetto religioso, un santo sacerdote, cbe pen. sando all' anima sua, non dimenticava 1' al. trui. Piaccia al cielo che abbia imitatori e nel chiostro, e nel ceto ecclesiastico ; affinchè tutti compiendo i propri doveri santifichino se stessi e il prossimo.
S. Bonaventura nell' universita di Parigi.
Esisteva da qualche anno in Parigi una societa di ecclesiastici, che vivendo in comu-ne, e possedendo le cose necessarie alia vita, attendevano allo studio, e all' insegnamento gratuito, a cui accorrevano da ogni parte gio-vani per apprendervi le scienze, fondata dal pio, dotto, ma povero sacerdote Roberto di
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Sorbonne, da cui il nome poscia di Universita della Sorbona ; la quale cominció ad esistere legalmente fra il 1252, o il 1253, quando San Luigi ed altri la incoraggiarono con generose elargizioni, e il suo fondatore, die la diresse per 18 anni, ne formo gli statuti. A questa üni-versita venne inviato S. Bonaventura per stu-diarvi teologia, e compiervi gli studj. Era allo-ra professore di teologia e di diritto canonico il piü famoso dottore, cioè Alessandro d'Hales inglese, il quale fin dal 1222 aveva abbracciato 1'Istituto de'Frati Minori, e cbe per la va-stita del suo sapere era appellato Dottor ir-refragabile, Dottor de'Dottori, Fontana di vita. Compose un gran numei'o di opere sopra ogni sorta di materie, fra le quali si ammira la Somma, in cui per ordine d'Innocenzo IV, ridusse in forma metodica le materie teolo-giche. Questa è stata la prima, cbe sia stata fatta : ba servito di modello a tutte le altre, commendata altamen te col suo Autore da Alessandro IV, Sotto la direzione di questo gran Dottore, e suo confratello attese Bonaventura a studiare nella citta e Universita di Parigi; di cui ammirandone il singolar cando. re, e l'innocenza de'suoi costumi, soleva dire: Pare die il peccato di Aclamo non sia passato in Bonaven'ura. Ma mancato ai vivi Alessandro d'Hales nel 1245, gli successe nella cat-tedra un altro Minorita, Giovanni de la Ro-
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chelle, o di Galles, soprannomniato 1' Albero della vita, sotto cui terminö Bonaventura i suoi studj.
In questa celebre ümversita diede S. Bo. naventura prove luminosissime del suo ta. lento, della sua scienza, della sua virtü. Mo-stró qual fosse il suo talento; imperocchè nelle piü sottili materie non appigliavasi se non a quanto era necessario, o utile almeno, per sciogliere la verita dai sofismi sotto i quali cercavano di opprimerlo cavillosi av-versarj. Palesö la sua scienza, divenuto abi-lissimo nella cognizione della scolastica filo-sofia, e nelle piü sublimi parti della teologia e della scrittura. Si fece nota la sua virtü, mentre, se incessantemente pregava, meditava, tutto ripeteva da Dio, dal Crocifisso, a cui tutto riferiva; arnava cosi la ritiratezza che non perdeva la piü minima particella di tempo, e del continuo cliiedeva a Dio che lo pre-servasse dal veleno della vanita e della su-perbia. Per questo non distoglieva mai la sua attenzione da Dio, invocava il suo lume al cominciar d' ogni sua azione, al medesimo si rivolgeva con frequenti aspirazioni, e la me. moria delle piaghe di Gesü Cristo la teneva cosi fissa nella sua mente, che ne vedeva il nome in quanto leggeva, e accendendosi di amore gli si colmavano di sovente gli occhi di lacrime.
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Se di poi apparivano straordinarie le sue austerita per tenere soggetta ]a carne allo spirito, somma era la sua umilta. Per cui in pubblico non producevasi, se non quando fosse stato necessario, o l'avesse richiesto la carita. Volentieri sottomettevasi ai meno eru-diti di Lui; serviva gl' infermi, e non rifug-giva gli xafficj piü bassi e nauseanti, espo-nendo talvolta la propria vita al pericolo di deperimento con assistere a malattie conta-giose. Di sè altro non faceva scoprire che ira-perfezioni e difetti ; studiavasi nascondere checohè avrebbe potuto attirargli 1' altrui ri-verenza; e quando lo splendore della sua virtü tradivalo, sottoponevasi a maggiori umi-liazioni per fortificarsi contro il solletico della vanagloria e dell'ambizione, riputandosi sem-pre il piü indegno de' peccatori, che non me-ritava di respirare 1' aria, nè di ealcare la terra. Eppure ch' il crederebbe ? Bonaven-tura cosi umile, si mortificato, scarno nel viso, ossa e pelle, spirava una interior gioja tranquilla e profonda da far conoscere esser verissima qucsta massima che di sovente ri-peteva : La gioja spirituale è il segno piü certo della grazia di Dio che abita in un' a-nima (1).
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Queste virtü, i rari suoi talenti gli acqui-
(1) Specul. discipl. par. I, cap. III.
starono cotale universale ammirazione, che in capo a sette anni dalla professione, toccando appena trenta anni di eta, venne scelto a leg. gere pubblicamente filosofia e teologia in quella si celebre Universita di Parigi. Vi spiegö Pietro Lombardo, dottore, vescovo di Parigi, soprannominato il Maestro delle Sentenze ; per aver in nn corpo raccolto qnanto sa di teologia, e distribuito con metodo le que-stioni, tutte provate e difese con sentenze o passi di Scrittura e di Padri, con tanta pro-fondita di dottrina; da dirsi con tutta ra. gione che, 1' Universita di Parigi debba non meno da S. Bonaventura, che da S. ïom. maso d'Aqnino riconoscere la fama che acqni. stossi nel secoio XI[I. Mentre insegnava cio che si deve credere, mostrava nel tempo stesso col suo esempio ciö che si ha da ope-rare : il suo fine principale era, che i suoi discepoli divenissero non meno santi che dotti,
Per amore di verita si avverta che, sic-come gli storici disconvengono intorno al. l'anno dell'ingresso di Bonaventura nell'Or-dine de' Minori^ cosi avviene in quanto alia sua andata a Parigi, e a cio che ivi avvenne. II Wadding sembra inclinare che vi fosse in-viato fra il 1243, o il 1244 (1), altri in quel
(!) Wadd, Ann. Min. ad an. 1221, et sequent.
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torno, soggiungendo olie Bonaventura prin-cipió gli studii sotto Alessandro d' Hales nel 1244, sotto la cni direzione stette circa tre anni e cosi sarebbe giunto a Parigi nel 1243; morto Alessandro, il rimanente de' sette anni di studio li compi sotto de la Roebelle. Verso i 30 anni di eta nell'anno 1250, sette dal suo ingresso nell' Ordine Minoritieo spiegö il Libro delle Sentenze, e nel decimo anno di relijrione ascese la cattedra magistrale nell'Ü-
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niversita di Parigi (1). Forse questa diver-sita di anni procédé dal diverso modo di computarli, cbe in allora facevasi in Francia, e nel rimanente dell' Europa, come fu avver-tito (2).
Al fulgido splendore del suo sapere, cbe risplendeva per ogni dove, ai tanti bei pregi, cbe lo fregiavano, si mossaro in verso Bonaventura i piü gran sapienti, e Prelati d' Eu-ropa; a fine di bevere a quel limpido fonte la verace dottrina colle piü esimie virtü. Que-gli poi cbe in singolar modo stimo S. Bona, ventura, fu il Re S. Luigi, il quale non sde-gnando la societa del povero fraticello, di sovente lo ammetteva alia sua mensa regale, e lo consultava in ogni suo grave bisogno. Sollecitato dal piissimo Principe il giovin Dottore compose per il medesimo un' uffizio
(1) Acta SS. 14 Julii. — (2) Ne! Proemio.
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della passione di Gesü. Stese per la sua so. rella B. Isabella e suo monastero una regola di vivere. Ad istanza di altre persone di corte pie e devote scrisse il Governo déïl' anima, le Meclitazioni per ofjni gior no della settim ana, e altri opuscoli di cristiana piëta. In tutto vi domina un' unzione clie intenerisce i cuori piü insensibili. Ogni parola racchiude non po-chi sentimenti i quali, mentre quale scintil-lante lucerna illuminano la mente, accen-dono il cuore de' piü ardenti affetti.
Se tanti di coloro die son posti a reggere la cosa pubblica; se molti di quei che ten-gono cattedra d'insegnamento ; se quanti fre-quentano i licei, le universita, le scuole, non sdegnassero il sacerdozio cattolico, 1' umil fra. ticello, tocclierebbero con mano, che di tutta la scienza acquistata, ne son debitor! all'uno, e all' altro clero, secolare cioè e regolare.
Imparerebbero da S. Bonaventura, che i consigli meditati aH'ombra del santuario sono ottimi per i sommi imperanti; che la scienza senza la carita, disgiunta dalla virtü, dalle opere, torna inutile per la eterna salute. Ap. prenderebbero, che il solo Spirito Santo, in-vocato coll' umile orazione, puö iniziarli alla cognizione de' grandi veri, ed imprimerli nel cuore l'amore delle sue santé massime. Spec, chiatevi in S. Bonaventura, o saputelli del secol nostro; e mentre il rossore si spargera
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sulle vostre gote, in vedervi cotauto piccini a suo confronto ; conoscerete clie senza la pu-rita de' costumi, senza lo studio del crocifisso, senza una vita morigerata e mortificata è af. fatto impossibile il fare grandi progressi nelle scienzee nelle cristiane virtü, che valgono piü che tutte le scienze del mondo.
CAPO IV.
Amiciziadi S. Bonaventura conS. Tommaso.
L'uomo, nato per vivere in societa, na-turalmente è tratto a dividere co' suoi simili il doppio retaggio de' beni e dei mali. Percui cerca amici, consiglieri e consolatori da prima nella propria famiglia, e poscia procura strin-gere parentela e amicizia co' cittadini; onde dividere seco loro i suoi pensieri, e i suoi af-fanni. Clie pure ove abbia luogo fra gli uo-mini una intiera concordia. e scambievole co. municazione di afFetti, è opera dell' amicizia. Oh amicizia bene supremo e massimo della vita! Oil quanto a r agio lie disse 1' Ecclesia-stico ; di mille amici prendine uno per tuo consigliere e chi trova un amico fedele ha trovato un tesoro ! (1). Questo sincero, vero, santo amico trovo S. Bonaventura in S. Tom-
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Eccl. Cap. VI, v. lü.
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maso in Parigi, come di gia uu tempo S. Gre-gorio Xazianzeno incontratosi con S. Basilio nella dotta antica Atene, con questi rimase legato della piü salda amista.
A non entrare in questioni all' uopo non necessarie, se cioè cosi fatta amicizia i due santi la contraessero, frequentando amendue le lezioni di Alessandro d' Hales, per cui vi sono ragioni in pro e contra; diremo dove e come si conoscessero, la storia non ce lo dice precisaraente (1). Non ostante par certo, che per qualche circostanza, o meglio per un interno imp also, die molto dice senza parole, si stringessero della piü salda ed affettuosa amicizia in Parigi, ove di gia si trovava S. Bo-naventura, quando verso la fine del 1245 vi giunse S. ïommaso col suo maestro Alberto Magno inviativi da Colonia per ordine del loro superiore generale. Questa grande amicizia, aggiungeremo, trovo la sua base in quella che passó tra S, Francesco e S. Domenico, e che ha trovato sviluppo e perpetuita tra i Francescani e i Domenicani. Entrambi frati, entrambi italiani, dottori, santi, luminari dei giorni loro, restauratori dolle scienze e della societa, chiamati allo stesso concilio, morti nell'istesso anno, non potevano costoro non essere amici ; tanto piü che 1' amicizia loro
(1) Vita di S. Fran, del P. Chalippe, T. 1, I. 4, pag. 247, e ia nota ivi.
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esser clovea d' eseinpio agli uomini, onde irn-parassero come rispettare un tal nome, come vivere in grembo a tal santa virtü (1).
Per mostrare come si amano i santi, per nostra istruzione di questa santa amista pas-sata fra S. Bonaventura e S. Tommaso ne riferiremo i fatti piü importanti. S. Tommaso fatta amicizia con S. Bonaventura, poscia per alcuni anni si allontano da Parigi, morto AL berto Magno, vi fe ritorno nel 1252, e fu surrogate al medesimo nella cattedra di quella üniversita. Per cui, se la prima sua cura, fa di visitare S. Bonaventura, tenendo ambedue cattedra nella nuova Atene tlella dotta Pa-rigi, la loro amicizia si strinse di vantag-gio : da questo momento si visitarono spesso nelle loro povere celle rese si celebri e po-tenti.
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Quanto possa 1' invidia, 1' astio, cel dice il seguente fatto, che merita d' esser narrato ad erudizione di molti, il quale strinse di vantag. gio ramicizia fra S. Bonaventura e S. Tommaso. Nel secoio XIII qual fulgido sole risplendeva. no l'Ordine di S. Benedetto, antesignano della scienza cattolica; quello di S. Francesco, nuovo focolare della carita cristiana ; quello di S. Do-nico, gran maestro della parola evangelica. II mondo, la cliiesa, apprezzavano perö nou
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(1) L'Eco di S. Franc. An. II, Fase. 4.
poco il frate dalla figura austera, dalla rozza tonaca, dal fare umile e dimesso , il quale, sebbene contasse pochi anni di vita, pure di gia occupava cattedre e universita, e tuonava alto dai pergami contro il vizio. Cosi dal suo labbro peudevano re e popoli, dotti e insi-pienti. Questo dispiacque a certi spiriti ma. ligni, e fu segnale di lotta.
Nacque nell' Universita, forse arcbitettata da chi nou doveva, un' altercazione tra gli studenti e i bidelli. A questo i dottori secolari sospesero le loro lezioni, ciö che non fecero i dottori regolari. Da qui la guerra contro i frati, che con decreto dell'llniversita vennero esclusi da quella, e privati delle loro catte-dre. Si appellarono alia S. Sede, e Innocen-zo IV diede loro ragione. Ma i dottori secolari interposero un insidioso appello presso lo stesso Pontefice, il quale venuto a raorte, il suo successore Alessandro IV tenue fermo in favore de' frati, incaricando i vescovi d' Or-lèans e di Auxerre a fare eseguire le date disposizioni, pena la scomunica, del suo an-tecessore Innocenzo IV, cioè di reintegrare i frati nei loro diritti. Con tutto ciö, sebbene vi s'interponesse ancbe S. Luigi IX Re di Francia, la lite non termino. A Hora Alessandro IV con sua bolla del 18 Giugno 1256 stimo bene di punire i principali autori di tal ribellione agli ordini della S. Sede, e fra que-
sti Guglielmo di Sant' Amore, caporione dei rivoltosi, con privaidi de' loro benefizii, cat-tedre e dignita. Nè anche per questo la lotta fini; imperoccliè Guglielmo di Sant' Amoi'e fra 1' invidia e 1' odio scrisse un libi'o terribile: Dei pericoli degli ultimi tempi, in cui senza no. minare alcuno, con figure e termini assai chiari si scagliava contro gli Ordini religiosi, e so. pratutto contro i Francescani e i Domenicani, dipingendoli quai falsi profeti, come la sor-gente di tutti i guaj che tribolavano la Chiesa e la societa, aizzando contro popoli e Vescovi e accusando il Vaticano d'avere sbairliato nel-
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1' approvare i loro Istituti.
In cotal guisa L' JEco di S. Francesco cl' As-sisi , periodico illustrato sacro-francescano, narra la lotta rilevante, cbe verso 1' anno 1252 ebbero i Frati coll' Universita di Parigi, cbe occupó Papi e Vescovi, e fu terminata ap-pena nel 1260, non cbe il motivo per cui Gu-glielmo di Sant'Amore armó la sua mano della penna infamatoria contro i religiosi mendi-canti(l). E potra ancor essere cbe da ciö aves-se principio; essentlocbè i frati Predicatori e i Minori non vollero sottomettersi all' uso e al regolamento dell'Universita di sospen-dere cioè tutte le lezioni, di cbiudere tutte le scuole, quando aveva o credeva d' avere a la-
(1) Ann. II, Fase. IV, pag. 98, e Fleury Stor. Eccles. L. 84.
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gnarsi del suo governo. Avvenuto il ricordato litigio, i secolari dottori stimandosi offesi stet-tero pel regolamerto, cessando dalle lezioni, ciö die non fecero i dottori regolarl; il die sem-bra accennarsi ancora dal Rohrbaclier (1). Ma a dive il vero, il litigio nato fra gli studenti e gli uoraini di guardia fu piuttosto un pretesto, una causa secondaria. Imperocchè il menzio-nato Rohrbaclier dice: « La vera cagione; per cui i Domenicani e i Francescani furono al-lontanati dall'Universita, per cui i vecclii dottori giurarono co' loro scolari, di non ri-cevere i religiosi mendicanti nel corpo uni-versitario, predicarono contro la poverta re-ligiosa, e linalmente il dottore Guglielmo di Sant' Amore pubblicö il libello difFaniatorio contro i medesimi religiosi mendicanti ; fu la gelosia degli antichi dottori in teologia, veg-gendo die i dottori Domenicani e Francescani attiravano maggior numero di scolari intorno alle loro cattedre (2). »
Questo empio libro, condannato solenne-mente da Alessandro IV in Anagni, fu ca-gione die di vantaggio I'amicizia stringesse Bo. naventura e Tommaso. Imperocchè se per lo innanzi si erano visitati spesso, allora con. vennero insieme sul modo di corabattere e
(1) Stor. Univ. etc. T. XVIII, pag. 574, Ediz. di Mi-lano 1853. — (2) Ivi.
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vincere. Per il che, mentre entrambi li vedo cliiamati in Roma da Alessandro IV per di-fendere la causa de? loro Ordini contro i loro nemici, ove ne ottengono luminosa vittoria, li miro impavidi scrivere di comune accordo quei due opuscoli pii e dotti, che saranno sempre la difesa degli Ordini mendicanti: S. Tommaso: Contra impugn antes Dei cultum et rdigionem, cui fece seguito 1' altro : Contra pestiferam doctrinam retrahentiicm homines a re. ligionis ingressu; S. Bonaventura : Be pauper, late D. N. J. C. Dopo ciö si amarono viep-piü non solo, ma li prese altresi ad amare te-neramente S. Luigi, per cui piü d' una fiata s' incontrarono alia sua mensa, non che con-siglieri nelle piü grandi necessita.
Eiportata si splendida vittoria su i detrat-toi'i de' loro Ordini, terminata cosi la discor. dia fra 1' üniversita di Parigi e i Regolari, reduci a quella capitale, furono insime fre-giati della laurea dottorale (1), S. Bonaventura come piü avanzato di eta, e di cattedra do-veva riceverla il primo, ma tanto insistette che S. Tommaso fu costretto acconsentire di aiidare avanti pel primo, e cosi il Minorita trionfo ad un tempo di se stesso e del suo amico. Vuolsi qui per amore di verita, no-tare una cosa. Convengono gli storici che i
(1) Galesini in vit. cap. VIII, Acta SS. 14 Jul.
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due santi amici ricevessei'0 insieme il grado di dottore, ma disconvengono nell'anno.
Alcuni con Richard e Giraud pensano che ne andassero fregiati I'anno innanzi di recarsi a Roma, cioè nel 1255 (1). Altri stimano dopo riportata la vittoria sopra i detrattori degli Ordini mendicanti, e quindi nel 1256, come il Rohrbacher (2), il quale pero, forse senza ricordarsene, aveva poco innanzi scritto, die S. Tommaso ricevette il grado di dottore ai 23 di ottobre 1257 (3), e cosï un anno ap-presso dopo il ritorno da Roma a Parigi. Questa sembra la vera opinione da tenersi, vedendola ricordata dal Fleury ed altri (4). Non ostante, noi non ci fermeremo intorno a queste diver-genze cronologiche, ma paglii di averle avverti-te, diremo che sempre fu e do vette esser grande 1' amicizia passatatra S. Bonaventura e S. Tommaso, essendo per fino insieme stati decorati del berretto dottorale.
Proseguendo i due santi dottori a dimo. rare in Parigi, c quindi a visitarsi scambie-volmente, un giorno il Domenicano visitando il Francescano gli domandó in quai libri ap-prendesse tanta fervida scienza: Ecco, rispose, mostrandogli il Crocifisso, ecco la fonte oncV io at. tingo le mie cognmoni: studio Gem, e Gesii era.
(1) Diz. Univer. T. II, L. B. — (2) Stor. Univ. T. XVIII, pag. 533. — (3) Ivi, pag. 527. — (4) Stor. Eocles. Lib. 84. num. 43.
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cifisso! E un altro giorno, Tommaso trovando Bonaventura incurvato sul suo tavolino tutto assorto nello sci-ivere, disse sommossamente al compagno : Lasciamo die un Santo scriva alia gloria cl' un altro Santo, e si ritiró. Stava Bonaventura scrivendo appunto le glorie di un santo, la vita cioè del serafico Padre S. Francesco. Oli come s' intendevano bene questi due cuori !
E proprieta di tutti coloro, clie verace-mente si amano, di assimilarsi fra di loro ne' costumi, e non essendo tali cercano di-venirlo. Xon diro quindi che S. Tommaso e S. Bonaventura lo erano tra di loro nella giovinezza, nello ingegno. Non ricorderó clie in essi si ammiravano il medesimo amore a Gesü e Maria, la medesima piëta, il medesimo disprezzo del mondo, e di quanto non sapeva di Dio. Tralascero che entrambi crocifigge-vano la carne e la riducevano in servitü, non che tutta la loro scienza la ripetevano dal crocifisso Signore. Dirö perö, come S. Tommaso amö sommamente la Croce, chiaman-dola sua certa salute, la quale sempre adorava, e sempre seco la portava qual suo continuo rifugio : Crux mild certa sahcs, Crux est quant semper acloro, Crux Domini mecum, Crux mihi refuyium, cosi S. Bonaventura compose divoti versi suil' augusto segno della nostra Reden-zione, i quali suonano cosi : Salve o degna
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Croce sopra tutti i legni henigna! Tu mi segna, onde non muoja della cattiva morte, ti prego Dio omripotente che pendi dalla Croce, affichè mi conceda una mente che vo. glia sempre amarti. Questi nella lingua del Lazio sono quattro esametri concepiti ne termini seguenti:
Salve Crux digna super omnia ligna benigna,
Tu me consigna, ue moriar morte maligna,
In Cruce pondentem rogo te Deum omnipotentem, Ut mihi des mentem te semper amare voientem (1).
Tali erano gli uomini del Medio-Evo tenuto in poco conto da tanti moderni saccenti, che tutto disprezzano quanto sa di frate, o di antico; tali i santi della Chiesa cattolica, che condasse il mondo a civilta col mostrare agli occhi di lui la vera luce scientifica e morale.
Vi sono alcuni, i quali per maggior ri-salto dell'amicizia passata fra S. Eonaven-tura e S. Tommaso, siccome il Gaume (2), riferiscono, come ai due santi Dottori essendo stato ordinato di comporre 1' uficio del corpo del Signore da Urbano IV, venuti alia sua presenza, e inteso Bonaventura quanto pel ritmo e la dottrina fosse bello quello compo-sto da S. Tommaso, facesse il suo in minu-tissimi pezzi, mostrando cosi anche una volta
(1) Laudism, de Cruce inter Oper. S. Bonav.
(2) Catech. di Pers., T. YI1I, pag. 207, nota.
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come amasse S. Tommaso, e quale stima ne facesse. Questo fatto dicono i Bollandisti ai 14 di Luglio e ignorato alFatto dagli storici e solo si vede raccontato nel libro intitolato Vine a S. Francisci, il quale come di gia fu osservato nel Proemio, merita nessuna o poca fede.. Dunque è a concludersi die simil fatto non sia vero, tanto piü die 1' immortal Pon-tefice Benedetto XIV nella sua dottissima opera: « De Festis D. K. J. C., et B. M, Yir-ginis » lo dice composto da S. Tommaso, senza fare alcuna menzione di S. Bonaventura (1).
Questi due Frati, luminari della Chiesa, padri della scuola, maestri in divinita, di-fensori degli Ordini mendicanti e della morale, martelli del vizio, dovevano pria di morire in-contrarsi anche un'altra volta nel Concilio Generale di Lione 1'anno 1274, chiamativi dal Pontefice Gregorio X. Ma, siccome e in mano di Dio la vita e lamorte; partitosi Tommaso da Napoli, ove era stato attaccato d' apoplessia, giunto a Fossa Nuova di Terracina nel mo. nastero de' Cisterciensi, aggi'avatosi il male gli convenne arrestare il viaggio; ove poscia dopo alquanti giorni in eta appena di 50 anni, a5 7 di marzo del 1274 rese la sua bel-1'anima a Dio, andando cosi, diro, a preparare il luogo al suo santo amieo, il quale dopo 4 mesi e 8 giorni doveva incontrarlo nel beato (li KJit. Patav. 1751, pag. 2:4.
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soggiorno per non disgiungersi giammai piü dal medesirno. Gioite pure, o Tommaso, o Bonaventura, nel seno di Dio ! La vostra amicizia fu santa, vi strinse nel mondo con nodi quanto affettuosi, altrettanto pii. La rnorte la recise, ma non per altro, se non per stringere tra di voi nn' amista di eterna gloria.
Secolo ! die rigettata la carita, Famista di Gesü Cristo, superbo a quella hai preteso di far sottentrare la filantropia , 1' amor della uraanita; ma per vero non osservi ne 1' una, nè l'altra, altro non mirandosi che disprezzo, e nn freddo egoismo : deh ! spec, chiati Heil' Angelico ïommaso, nel Serafico Dottore, e da questi due veri amici impara in die consista la vera amicizia, il sincero affetto, 1' amor di Dio e de' fratelli.
CAPO V.
S. Bonaventura Generale dellquot; Ordine Minoritico.
Toccavano appena i trenta anni, da che il Patriarca de' poveri pagato il tribute alia natura, era volato a fruire di Dio nella ce-leste patria, che I'Ordine suo, niente essendovi di perfetto in terra, trovavasi turbato da interne dissension!. V' era nell' Ordine, chi ri-
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goroso all' estremo, attenevasi inflessibile alia osservanza della regola, biasimando ogni spie. gazione, e dicbiarazione della medesima; vi si trovava cbi ne domandava mitigazione e si atteneva alle spiegazioni, alle interpretazioni fatte dai papi e dai dotti. Da qui il risoal. damento degli animi tra i Frati. Papa Ales-saudro IV per porre fine ad ogni litigio, non avendo potuto accbetare gli emuli del B. Giovanni da Parma, Generale dell' Ordine Mino-ritico, volle cbe si convocasse il Capitolo Ge. nerale, pregando ancora, secondo alcuni, il suddetto Generale di rinunziare a tal dignita quando fosse rieletto, e di proporre il successore ; affincbè venendo eletto qualcbe per-sonaggio insigne per prudenza, piëta e dot-trina, 1' Ordine Serafico riprendesse il suo primiero aspetto.
II Capitolo Generale venne convocato a Roma in Araceli nel 125G, e il B. Giovanni da Parma dopo essorsi ben giustificato ri-nunzió al generalato. Insistettero pareccbi Padri, onde non venisse accolta tale rinun-zia ; ma pure venne accettata, e pregato dal Capitolo a proporre un altro soggetto per suo successore, propose Fr. Bonaventura, cbe allora insegnava teologia a Parigi, il cpiale venne eletto a 13 anni dall'inoresso nell'Or-
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dine de' Minori (1) in eta di 35 anni a voce
(lï Orat. Octav. de Martinis apud Bolland. 14 Jul,
unanime Generale dell'Ordine Francescano, che subito confermo Alessandro IV, nel giorno della Purificazione di Maria SS. Non gli giovarono nè lacrime, nè sospiri, nè scuse : dovette accettare la gran dignita, e tosto porsi in viaggio per recarsi a Roma, essendo troppo necessaria la sua presenza in Italia. Elevato a Superior Generale del gran. d' Ordine del Poverello d' Assisi, nella cui qualita lo rosse per 18 anni, vedremo come lo illustrasse colla santita della vita, colla saviezza delle leggi, con zelarne la regolare osservanza, e con maraviglioso e altissimo sapere.
Posto Bonaventura a risplendere qual lu. cerna sopra del candelabro, a capo dell' Ordine Minoritico , ritornato a Parigi fu sua cura a di 23 aprile 1257 scrivere a tutti i Provinciali e Custodi, additando loro la causa dell'oscuramento dell'Ordine, e i rimedii d' ap. plicarsi, affincliè ritornasse a rispletidere. Infra i quali si vedono raccomandata la poverta, ban-dita l'oziosita, allontanata l'imprudente (listri-buzione delle cariche religiose, esortati i supe-riori a non ricevere troppi religiosi, e di non affidare ad alcuno la predicazione e la confes-sione se non dopo un rigoroso esame (1). Cosi 1' Ordine non sar a di aggravio, va dicendo, ad
(1) later opuscola S. Bonavent.
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alcuno ; ma spargendo cl' ogni intorno buon odore di virtu, di santita, di sapere, acquiste-rassi ]' afFetto e 1' ammirazione dell' universo.
Al santo Prclato non bastö questa let-tera circolarc. come non rrli aveva bastato la
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visita, fatta ai vari convcnti, die incontrö
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per via nel suo viaggio da Roma a Parigi; ma stimo bene di celebrare -un Capitolo Ge-
nerale; onde conoscere lo stato di tutto I'Or-dine, e cosi adjuvato ancora dai lumi altrui,
arrecarvi quelle riforme, die erano necessa.
rie. II Capitolo fu tenuto a Narbona nel 1260.
Quivi d'accordo co'Padri convenuti, diede una nuova forma alle anticbe costituzioni, vi ag-giunse alcune regole cbe credette necessarie,
e ridusse il tutto a dodici capitoli con asse-gnare ai Frati una determiuata forma di ve- f !l
stiario, alquanto vaga fino a quel tempo.
Pregato dipoi assunse 1' impegno di sorivere la vita di S. Francesco, nel cbe riusci mira.
bile, attingendo quanto gli abbisognava da al-cuni discepoli del medesimo ancor viventi,
e dai luogbi in cui aveva dimorato il Sera.
fico Padre, i quali quasi tutti vennero visi-tati da S. Bonaventura nelle varie sue pere-grinazioni. Chi legga quella vita riieva cbe S. Bonaventura era pieno dell'eroicbe virtu,
cbe avevano risplenduto nel santo suo Padi'e.
Nel medesimo Capitolo Generale di Xar-bona da S. Bonaventura fu ordinate 1' uffi- 'Mi K
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zio della SS.ma Trinita, col precetto, dice il Wadding, di recitarlo in tutto l'Ordine nel. 1' ottava della Pentecoste, in cui ora si recita in tutta la Chiesa (1). Verso quell' epoca o almeno in quel torno, essendochè il Wadding il riporta all'anno 1260, S. Bonaventura rior-dinó il Breviario, e il Messale, levandone al. cune rubriche, ed altre aggiungendovene (2). Questo fatto è accennato ancora da Ottaviano dc Martinis nella orazione recitata dal me-desimo avanti Sisto IV per la Canonizzazione del S. Dottore, la quale trovasi ne' Bollandi-sti. Anzi è detto olie a ció fare il S. Dottore venne mosso da Clemente IV, le quali ru. briclie cosi corrette da Kiccolö III furono stese a tutta la Chiesa (3). II olie se ritorni a gloi-ia di S. Bonaventura, stimo che non possa esservi chi non lo conosca.
E poichè siamo in discorso di rubriche, e di uffizio divino, aggiungasi, quantunque non se ne sappia 1' anno, che S. Bonaventura compose 1' orazione : Sacrosanclce et Individuco Trinitati etc., che dicesi in fine clell' ore cano-niche. Ottavianio de Martinis di poi aggiunge, che oltre ad aver composto S. Bonaventura l'uffizio della Passione del Xostro Signore Gesü Cristo per S. Lodovico IX re di Francia, compose ancor quello della Croce, il quale senza
(1) Man, de Frat. Min. pag. 251. — (2) Ivi e Act. SS. 14 Jul. — (3) Ivi e Act. SS. 1. c.
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alcun cangiamento è stato ricevuto dalla Chie-sa, e si recita in quella solennita. II mede-simo Ottaviano conclude, che S. Bonaven. tura compose 1' nffizio solenne di S. France, sco (1), sebbene vi siano di coloro, i quali stimano clie tutte 1' uffizio di S. Francesco, fuori della leggenda istorica, e de' fatti isto-rici in versi, fosse composto da Fr. Giuliano Teutonico, precettore alia corte di Francia col consenso o per orcline del medesimo Generale S. Bonaventura (2). Ma o 1' abbia composto S, Bonaventura, o ne abbia composto una parte, e quindi dato ordine a Fr. Giuliano di fare il rimanente e di ordinarlo, mi sembra cbe possa dirsene il compositore, es-sendochè dietro al suo impulso venne cio cf-fettuato.
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Stando all' autorita del sopra ricordato Ottaviano de Martinis, nel Capitolo di Nar. bona avrebbe S. Bonaventura diviso 1' Or. dine in Provincie e Custodie ; ma siccome, come di gia si è detto, fin dal 1257 avendo diretto a tutti i Provinciali e Custodi del. 1' Ordine una lettera circolare, fara mesticri dire cbe 1' Ordine di gia fosse diviso in Provincie e Custodie, e cbe solo venissero me-giio costituite, ordinate prescrivendo a ciascu-
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(I) Act. SS. 1. c, — (2) Wadding, Ann. Min. T. 2, ad ann. 1228.
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na il suo limite (1). Com1oattè perö da forte contro i detrattori dell' Ordine Minoritico, e diede ai Frati salutari avvisl, con trac-ciaidi la via da tenersi; affinchè i loro ne. mici non avessero appigii per calunniarli e vilipenderli. Anzi il medesimo Ottaviano rac-conta, die essendo venuto alia luce un li-bello infamatorio del Maestro Giraldo de Ah. hatis Villa, coine si stima, contro i Minori, S. Bonaventura il confuto. Ma Dio perö non lascio senza castigo il suo autore. Tmperoccliè ricoverto di lebbra, attaccato dalla paralisi, mori miseramente ; mostrando cosi Dio e a tutti i detrattori e persecutori degli Ordini religiosi, e massimc di quello del Poverello d' Assisi, che li attende un pessimo fine (2).
Ricomposta fra i Frati la concordia colla celebrazione del Capitolo di Ivarbona, e assai piü colle esortazioni del medesimo S, Bona, ventura, piene di forza e di dolcezza; vendi-cato l'Ordine, ordinate, stabilite tante si belle cose, intraprese il viaggio per l' Italia, recan-dosi sul Monte dell' Alvernia. Questo è quel monte, che maestoso e severo si alza nel Ca-sentino toscano, detto a ragione il Calvario Serafico, i cui massi tiensi che si spezzassero nella morte del Redentore. Sulla vetta di que. sto Monte ritiravasi di sovente S. Francesco,
(1) P. Gaspare da Monte S. Gesta ec. di S. Bonav. part_ ï, Cap. X, ediz. di Macerata 1793. — (2) Acta SS. 1. c.
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onde meditarvi la passione, e la morte del. 1' Uomo-Dio. Fu ivi una notte, in cui Fran cesco immerso piü del solito nella medita-zione, fra 1' estasi e lo stupore ricevette nel
sno corpo la miracolosa impressione delle piaghe del Salvatore. In questo luogo, dopo aver assistito alia consacrazione della sua Chie-sa, la domenica infra 1' ottava dell' Assunta 1260, si ritiró Bonaventura per conversare con Dio. Lunga fu la sua orazione, sublime la sua estasi. Qui fu. ove scrisse uno de' suoi
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capolavori, cioè 1' Itinerarium mentis ad Demi,
aspirazione purissima ed elavata dell' anima a Dio, fonte d' ogni sapienza e d' amore.
JSelIo stesso anno 1260 a' 3 ottobre av-venne la solenne traslazione delle reliquie della primogenita figlia di S. Francesco, vale rv'I J I
a dire di S. Chiara d' Assisi, dalla Chiesa di S. Domenico, posta fuori della citta, alla Chiesa di S. Giorgio, or di S. Chiara entro la citta medesima. S. Bonaventura volle es.
servi presente. Per cui partitosi dall' Alver-nia, recossi ad Assisi, ove coll' intervento di varj Vescovi, e con decorosa solennita ebbe la consolazione di venerare i sacri mortali resti dell'inclita sua consorella, S. Chiara, e di assistere alla solenne traslazione dei mede-simi (1).
Pochi anni appresso, cioè a' 7 di aprile
(1) P. Gaspare 1. c. Cap. XI.
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nel 1263 facendosi in Padova un' altra tra-slazione, quella cioè delle reliquie del tau-maturgo suo confratello S. Antonio alia nuo-va Basilica, 32 anni appresso dope ]a sua raorte, S. Bonaventura volle venerarle. Al-l'aprirsi impertanto deH'ürna, vedendo il cor-po ridotto in polve, ma la lingua, strumento di una parola stata si accetta a Dio, fresca e vermiglia come d' uomo vivo,, Bonaventui'a se la recó in mano intenerito, e stupefatto sclamö: 0 lingua hencdetta, che sempre hai lodato il Signore, e lo facesti benedire da ognu-no, or manifhstanientc apparisce, qmnto sei pre-ziosa inmnzi al suo cospetto! e imprimendovi devotissimi baci, comandö di collocarla in una preziosa teca, separatamente dal rima-nente del corpo (1).
Infrattanto da Padova recossi a Pisa, ove nel medesimo anno 1263 tenne il Capitolo Generale dell' Ordine, e precisamente nel con-vento di citta, or soppresso, appellato di San Francesco. In questa generale assemblea piü coll' esempio che colla voce insistette per 1' osservanza della regola, del silenzio e del ritiro, ove il Signore suole piü di sovente parlare al cuore. Vi dicde prove luminosis-sime della sua tenera divozione verso Maria SS.™' imperocchè, se fin dal memento della sua elezione a Generale pose 1' Ordine Sera-
(1) Wadd. Ann. Min. T. 4. Orat, Ottav. da Martinis, Lect. Brev. S. Ant.
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fico sotto gli auspicii della Madre di Dio; se si tracció de' pii esercizj ; se compose il Sal-terio Mariano, e lo Speed do di Maria, amorosa e fragrante poesia delle grazie, delle virtu, dei privilegj, di cui Maria era stata favorita dal cielo ; se in mode commovente parafrase la Salve Regina; nel Capitolo di Pisa istitni la festivita della Visitazione di Maria Vergine a S. Elisabetta, la quale dipoi nel 1389 fu ordi-nata in tutta la Chiesa da Urbano VI. Tutto ciö è confermato da Benedetto XIV nella sua opera: De Festis D. N. J. C., et B. M. V. (1), ove parlando appunto di questa Festa dice : « Fin dall' anno 1263 celebravasi nella Keli-gione de' Frati Minori, come dai loro annali raccoglie il Gavanto soprn le Rubriche del Bre-viaro Romano cbe scrive cosi : Apui Ordinem Minorum celchratum fuif (festum Visitationis) ab anno 1263 (2). Di piü nel medesimo Ca-pitolo di Pisa per sempre maggiormente ono-rare Maria SS.nia ordinó cbe il Gloria Tibi Dornine, qui natus es de Virgine etc., oggi Jesn Tibi sit gloria etc., fosse nell' uffizio divino recitato dalla Nativita di Nostro Signore Gesü Cristo fino all' Epifania, come gia recitavasi infra 1' ottava della medesirna Nativita (3), ed a prima delle ore canonicbe : Qui natas es de Virgine etc. (4), cbe dipoi venne seguito da
(1) Part. 2, pag. 276, edit. Patav. 1751. — (2j Man. da Frat. Min. pag. 250 — (3) Acta SS. 14 Jul. — (4) Wadd. Ann , Min. T. 4, pag. 218 ad aim. 1263. 4
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tutta la Chiesa. Se ció non mostra il suo af. fetto inverse la gran Madre di Dio, non so qual'altra cosa possa addursi, a fine di com. preudere che come S. Bonaventura n' era amantissimo, cercava altresi di destare ne'cuori altrui il piü tenero affetto verso la medesiraa gran Madre di Dio.
Non starö qui a descrivere nè 1' origine, nè 1' uso, nè la liturgia del Cero Pasquale (1), dirö perö che significa la risurrezione di Gesü Cristo, e nel medesimo tempo rammenta ai fedeli cli' Egli è la luce del mondo. Sta ac. ceso all' uffizio del Sabato Santo, alla Messa e al Vespro di tutta la settimana di Pasqua, e poi alla Messa e al Vespro delle domeni-che e feste fino all' Ascensione. In questo giorno dopo il Vangelo della Messa solenne si toglie dal suo luogo, poichè figura il mo-mento, in cui il Salvatore, lasciando la terra, risale al cielo. Ma chi è stato l'autore di ri-tenerlo esposto fino all'Ascensione, e di accen-derlo nella Messa ? Questo rito fu introdotto dal Serafico Dottore nel ricordato Capitolo di Pisa, come narra il Wadding, e conferma il Gavanto nella pocanzi citata sua opera sulle Rubriche (2). Dunque a tanto Dottore, la Chiesa, il cattolicismo devono la gloria, se con un segno visibile di mezzo al sacrifizio
(1) Gaume Catech. di Pers. Vol. VIII, pag. 98. — (2) Man, de Frat. Min. pag. 255.
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dell' Altare per quaranta giorni coinmemora la gloriosa, e trionfante i'isurrezione del suo autore Gesü Cristo.
Nel medesimo Capitolo di Pisa, oltre ad essere stata istituita da S. Bonaventura la festa della Visitazione di Maria SS.'quot;'1 alla sua cognata S. Elisabetta per le aecennate ragioni, il P. Luca Wadding dice : venne co. mandate che nell' Ordine fossero ammesse le festivita della Concezione di Maria, di S. An. na, madre della medesima, e di S. Marta Ver. gine (1). Da ciö alcuni, come il P. Gaspare da Monte S., hanno forse preso abbaglio, dicendo che: S. Bonaventura istitui nell'Or. dine la festivita della Concezione— estesa dipoi a tutta la Chiesa (2). lianno preso ab. baglio : imperoccbè Benedetto XIV, parlando della istituzione della festa della Immacolata Concezione di Maria Vergine, dimostra che la Chiesa (Mentale assai prima del 1153 la cekbrava. In quanto alla Chiesa Occidentale fu S. Anselmo di Cantuaria (Cantorbery) che per primo ne, ordino la celebrazione in tutta la sua Diocesi. Conclude che in Horna prin-cipiossi a celebrare da alcuni tal festivita ai tempi di S. Bonaventura (3). Quindi diremo
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Ann. Min. T. 4. pag. 218 ad ana. 1263. — (2) Ge-sta ec. di S. Bonav. part. 1, Cap. XVI, ediz. di Macerata 1793. — (3) De Fest. D. N. J. C. et B. M. V. part. 2, pag. 323, Patav. 1751.
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che S. Bonaventura, come amante di Maria Vergine, volle che 1' Ordine Minoritico ono-rasse 1' Immacolato Concepimento della me-desima introdncendone la sua festa, ma non ne fu 1' istitutore.
Dipoi per onorare il Serafico Padre, S. Bonaventura nel Capitolo Generale di Pisa or-dinö che in tutti i conventi una volta la setti-ma in giorno non impedito da solennita, da festa, si celebrasse almeno una Messa del me-desimo Santo; non che permise di celebrare la Messa a chi volesse nel giovedi Santo, vietan-dolo perö nel sabato Santo, eccettuato 1' ebdo-madario (1). Con questa ordinazione manifesto qual fosse la sua divozione in verso il suo gran Padre S. Francesco, e qnale gliene do-vessero nutrire tutti i suoi figliuoli. Moströ altresi, che se per 1' affetto all' Eucaristico Sacramento, nel giorno, in cui s' istitui, chi volesse, poteva celebrare, non cosi nel sabato Santo; perchè aspettandosi la risurre. zione di Gesü non v' era luogo a gioire, fino a tanto che, vincitore del peccato, dell' in. ferno, della morte, glorioso e trionfante non fosse risorto da morte.
Appresso la celebrazione del Capitolo di Pisa, da dove inviö ancora non pochi evan-gelici operari in barbare terre, e sopra ar-
(l) Wadding, Ann. Miu. T. 4, 1. c.
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(lenti spiaggie, il santo Generale inviossi alia volta di Roma per pregare il sommo Pontc-fice Urbano IV di due cose, a concedergli cioè xjn Cardinale per Protettore del suo Ordine e a sgravare i suoi religiosi dalla direzione spi-rituale delle Sucre di S. Chiara, riguardan-dola come contraria allo spirito di S. Francesco, tenendo fisse in mente le parole clie un di disse il medesimo : Dio ci ha privato delle mogli, ma temo assai die il demonio voglia so-stituir loro delle Suore per tormcntarci. II primo 1' ottenne accordandogli per Protettore il Cardinale Giov. Gaetano Orsini, ma non il secon-do come bramava ; poichè il santo Padre non volendo privare le figlie di Chiara d' uu tanto aiuto spirituale, gli dichiaro non esser i Frati Minori tenuti per giustizia alia loro direzione, e quindi non avere Eileno alcun diritto, ma solamente per carita, e perciö sebbene al presente non li liberasse da cotale direzione, gli notificö clie ogni volta i Frati l'avessero giu-dicato espediente, potevano liberamente sca-ricarsene senza aver bisogno di ricorrere al-l'autorita del Papa.
Tanto stava a cuore del santo Generale il decoro dell' Ordine Serafico, clie non pago di quanto aveva fatto per il medesimo ne'due precedent! Capitoli un altro ne tenne a Pa-rigi nel 1266, in cui, tra 1'altre molte cose, dopo aver ordinate il canto della Salve Re.
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gina in tutti i sabati dopo Compieta, istitui il primo i Circdli scólastici, detti comunemente le conclusioni, divenute in appresso comuni e fre-quenti non solo neH'Ordine del Poverello d'As-sisi, ma in tutti gli ordini Regolari conosciute sotto ilnome di pubbliche solenni Dispute (1). Con queste Dispute arreco senza fallo un gran. d'incremento alle scienze, massirae filosofiche e teologicbe. Imperoccbè è chiaro, che proporre una tesi, una verita, e dilucidarla, e sostenerla con argoraenti e ragioni, dedotte dalla Scrit-tura, daiPadri, dai Concilii, da altri fonti, non è una cosa difficile a chi sia versato in cosi fatte dimostrazioni; ma sentirne le difficolta, le opposizioni, se da un lato ciö apre 1' in-telletto, dall' altro venendo opposte, esami. nate, sciolte le difficolta die oscurano la tesi questa riraane cosi dimostrata, che niente piü resta a desiderarsi. Apparisce ciö dai nemici del vero, i quali antichi e moderni aborrano da si fatto metodo, detto ancora Scolastico, nella dilucidazione e difesa della verita ; es-sendochè in fine si trovano costretti ammet-texda, ovvero ad ammutolirsi. Gli ordini ira-pertanto Regolari, e soprattutto il Serafico, i grandi uomini, ah ! si, son debitori a S. Bo-naventura; perchè attenendosi al suo metodo di disputare hanno fatto progressi meravi-
(Ij Pietro Galesini. Acta SS. 14 Jul. e Man. de'Frat. Min,, pag. 317.
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gliosi nelle scienze, specialmente razionali e sacre.
Un altro Generale Capitolo celebrö S. Bo. naventura, il quale fu tenuto in Assisi nel 12G9. In questa veneranda generale assem-blea S. Bonaventura si distinse pel suo af. fetto, per la sua tenerissima divozione verso Maria SS.quot;'a Imperoccliè rinnovö 1' ordina-zione gia fatta dal Patriarca S. Francesco di cantare cioè nei sabati la Messa solenne della Madonna (1), costume lodevolissirao conser-vato sempre nell' Ordine Francescano, al-meno ne' grandi e numerosi conventi. Di-spose altresi cbe i Frati dassero, ed esortassero anche dai pulpiti i fedcli a dare colla cam. pana la sera un segno, al quale tutti reci. tassero tre volte 1' Ave Maria, ossia 1' Angelus in memoria dell'Incarnazione del Verbo; essendocbè si teneva da S. Bonaventura, cbe verso le ore 24 della sera la Vergine rice, vesse 1' annunzio dall' Arcangelo Gabriels d'essere stata fra tutte le donne trascelta a Mad re di Dio. II B. Cberubino da Spoleto vi ottenne poi da Sisto TV 1' indulgenza di 50 giorni, e in appresso Callisto III ordinö cbe lo stesso segno della campana della sera, si dasse pure al mezzodi (2). Cosi dagli umili campanili francescani passo questo saluto della
(\) Seool. Seraf. pag. 34. —(2) Ivi e Man. de'Frati Min., pag. 214.
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^ ergine Maria alle superbe torri delle piu illustri metropoli, e dall' Italia si diffuse in tutte le nazioni della terra.
Si muove pero questione, se S. Bonaven. tura sia stato veramente 1' istitutore di que-sta pia preghiera, e se ne dasse 1' ordine nel Capitolo di Pisa o di Assisi. La prima deriva clie scrittori francesi volendo alla Francia attribuirne 1' istituzione, ne parlano oscura-mente, la dicono benedettina, ovvero si con. traddicono come Men. Gaume attribuendola in un luogo a S. Bonaventura (1), e in un al-tro au Urbano II nel coucilio di Clermont del 1095 (2). La seconda procédé dal vedersi nell' Ecu di S. Francesco detto essere stato ciö ordinato nel Capitolo di Pisa (3), e dal Rohr. bacher in quello di Assisi (4). Rapporto alla prima questione, per quanto la sua origine si perda nell' antichita come avviene di tante cattoliclie pratiche; non ostante, la sua solen nita alrneno col suono della campana non puó negarsi a S. Bonaventura; stando per Lui il breviario romano, Ottaviano de' Mar. tinis nella orazione recitata innanzi a Si-sto IV (5), senza cbe alcuno il contradicesse, e il consenso unanime della Cbiesa. Anzi io sarei di parere cbe S. Bonaventura ne fosse
(I) Cateob. di Persev, Vol. KI, pag. 510. — (2) Ivi vol. VIII^ pag. 120. - (3) An. II. Fase. V. — (4) Stor. un. T. XVlIlI pag. 537. -- (5) Acta. SS. 14 Jul.
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1' istitutore e in quanto al suono della cam-pana, e in quanto alia recita dell' Angelus. Imperocchè il citato Ottaviano il dice sen-z'altro autore (1) e i Secoli Serafici hanno : « Da quel tempo, cioè dall' anno 1269, s'in-trodusse, e si ritenne nella Chiesa questa santa costumanza di salutare la Vergine alle ore 24 di sera (2) », il che viene confermato dal P. Flaminio da Latera nel suo Manunle de' Frati Minori, stampato in Roma nel 1776, dedicato al S, P. Pio VI, approvato ed en. comiato da due Teologi francescani, e da due alri Teologi di altri Ordini. Anzi il P. Fla. minio affenna assolutamente che « S. Bona, ventura nel Capitolo del 1269 celebrato in Assisi, ordinö che alle ore 24 si suonasse tre volte la campana, e si esortassero i popoli ad inginocchiarsi per salutare la Vergine con tre Ave Maria (3) ». Quindi con tutta pace dell' J?co, staremo con coloro i quali dicono, che 1' Angelas venne o istituito, o alraeno or. dinato col suono della campana nel Capitolo d' Assisi, e non in quello di Pisa, e cosi dal-1' Italia si è propagato dall' orto all' occaso, dal settentrione al meriggio.
Quindi esortiamo tutti a salutare la Pe-gina de' cieli al mattino , al mezzodi , alia sera, anzichè perdersi in vane disc^uisizioni,
(1) Ivi. — (2J Secoi. Seraf. pag. 3-1. — (3) Man. da' Frat. Min., pag. 244.
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suil' esempio del Serafico Dottore, di San Carlo Borroraeo, principe del mondo e della Chiesa, die al suono dell' Angelus non arros. siva di scendere di carrozza o da cavallo e di esercitare sulla pubblica via questa santa pratica. Sia lode a quei fedeli che cosi ono-rano la loro madre celeste ! Ke sperimente-ranno la sua protezione, e lucreranno le in-dulgenze annesse a tanto saluto dai romani Pontefici Giovanni XXII, Callisto III, Pao. lo III, Clemente X e Benedetto XIII.
Quantunque S. Bonaventura avesse fatto per onorare la Regina dei cieli quanto siamo venuti fin qui esponendo, pure alia sua ardente fiamma di carita, che gli ardevain cuore verso la medesima, non bastö. Diede uno sguardo alia societa, e mirando da quanti mali fosse assa-lita ; da quanti vizii fosse inondata; quanti odii la lacerassero pensö di porvi un rimedio con associare gli uomini sotto la protezione di Maria. Si, vidde come questa era atta ad inspirare sentimenti di pace e di concordia, di purita e di santita, e si accinse all'opera. JSel 1270 fondo Bonaventura in Roma nella Chiesa d' Araceli la Confraternita del Confa-lonr, sotto I'invocazione di Maria Assunta al cielo, di cui ne compose altresi le regole (1). Cosi veniva a porre sotto la protezione di Maria I'umana famiglia, da cui ne avrebbe
(1) Man. de' Frat. Min., pag. 234.
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ritratto ogni bene, come il ritrasse e il ritrar-ra mai sempre, essendo Ella la dispensatrice delle grazie. E siccome questa è stata la prima societa di secolari o confratcrnita , quindi S. Bonaventura pnö dirsi autore dl tutte le altre istituite dipoi ; perchè quella del Con-falone d'Araceli n'è stata il modello (1), nel che convengono ancora i Bollandisti di-cendo ; « Sembra che da S. Bonaventura ab-biano avuto principio le confraternite, avendo dal medesimo avuto principio in Roma quella del Confalone (2). » Deli ! adunque uomini e donne, quanti militate sotto qualclie pia confraternita, a Bonaventura inalzate le vo-stre pupille, ringraziatelo d' aver istituita la prima confraternita, d' aver dato norma e re-gole per istituirne in appresso, e coll' umilta del cuore supplicatelo ad impetrarvi da Gesü e da Maria un dardo di quel divino amore, di cui ardeva il suo tenerissimo cuore.
Oltre i tre ricordati Capitoli Generali ne tenue un quarto in Lione nel 1274, durante il Concilio. Imperoccliè eletto Cardinale nel 1273, come vedremo appresso, da Gregorio X, questi gli ordinö di proseguire a tenere la dignita di Ministro Generale dell' Ordine Mi-noritico con tutti gli onori ed oneri annessi, fino a tanto che mediante la celebrazione
— (1) Ivi. — (2) Acta SS. 14 Juli.
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d' un Generale Capitolo a ció non si provve-desse. Quindi S. Bonaventura volendo de. porre 1' ufficio di Ministro Generale, ai 20 di Maggio celebro in Lione nel 1274 il Capitolo Generale, in cui venne assunto a Generale del. 1' Ordine do' Minori Girolamo d' Ascoli, uno de' religiosi inviati a Costantinopoli all' im. peratore Michele Paleologo, avanti clae ginn. gesse a Lione cogli ambasciatori del medesimo imperatore, il quale fu poscia Cardinale, e quindi Papa col nome di Nicolao IV (1). S. Bonaventura vedendosi libero dalla cura d' un Ordine si grande, qual' era il France, scano fin da quei giorni, gioi in cuor suo, e ne rese grazie al Signore.
Eppur cbi lo crederebbe? San Bonaven. tura. Generale d' un Ordine si vasto ; di mezzo a tante occupazioni di studio e d' insegna. mento, di visite, di viaggi e di Capitoli non rallentasse i suoi esercizii di piëta ! Eppure non li dismesse, nè l'interruppe giammai, se non voglia anzi dirsi che li raddoppiasse. Tanto è : Bonaventura attese del pari alla orazione ed alla contemplazione ; osservo con esattezza i professati doveri ; zeló 1' onor di Dio e della sua Cbiesa ; si moströ sempre umile e sottomesso, non sdegnando di occu. parsi ne' conventi nei piü umili uffici, come
(1) Wadd. Ann. Mia. T. 4. ad an. 1274.
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di servire i malati, di lavare nella cucina i piatti. Con tanto Padre a capo 1' Ordine Mi. noritico in quei fortunati tempi rifulse d'ogni intorno di uomini grandi in lettere e in scienze^ in virtü e santita.
Quanti Die pose a regime altrui, se si po-nessero innanzi gli occhi Bonaventura e i suoi aurei scritti, apprenderebbero con qual zelo e prudenza, animati dalla carita, congiunta alla scienza si debba presiedere. Conoscerebbero che non sono i molti comandi o leggi, ma i pochi e i buoni quelli che rendono ben re-golata una comunita, e sopratutto clie l'esem-pio è il raiglior comando, a fine di animare i sudditi alla osservanza de' propri doveri. I sudditi poi avranno in S. Bonaventura un perfetto osservante delle regole ; un uomo distaccato da tutto ; un umile profondo, cbe quanto è piü elevato , maggiormente si ab-bassa; un clie ama Gesü e la sua divina Ma-dre, senza cui siamo un nulla, della fiamma piü viva del suo innamorato cuore.
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CAPO VI.
S. Bonaventura Dottore.
II divin Redentore ai suoi Apostoli e loro successori disse : Voi siete il lume del mondo;
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Voi siete il sale clella terra (1) : lume, che do. veva dissipare le teuebre deH'ignoranza, sale che do veva disseccare fine i germi del male nel seno dell' umanita. A questo divino ordi-namento si attenne Bonaventura, cercando colla parola e colla virtü d'illuminare gli uo. mini, di svellere dai cuori il vizio , e d' in. nesturvi il bene. Siccoine poi grande innanzi al cielo e alla terra è colui, che allo inse. gnamento unisce in se me-desimo le opere con-formi (2). Bonaventura a questo non manco. Sempre fu veduto operare come insegnava. Per il che gia Dottoi-e dell' üniversita di Pa-rigi, e tanto piü, come vedremo, per l'unione de' Greci colla Chiesa Latina nel Concilio di Lione, non pago d'ammaestrare e di fare, scrisse altresi e non poco ; affinchè i suoi in-segnamenti, le sue opere, illuminatrici dclle menti, infiammatrici de' cuori restassero non periture fino al tramonto de'secoli.
E qui volendo chiamare ad esame i suoi scritti, che illuminano ed infiammano, per cui ha meritato il bel titolo di Dottore Serafico, con. fessodi trovarmi come in un mare senza spiagge, non sapendo nè da dove dar principio, nè ove sia per incontrarmi , nè clove debba appro, dare. Non ostante per darne un' idea ai let-tori mi accingo all'ardua impresa, in cui solo
(1) S. Matt. cap. 5, t. 13, 14. — (2) S. Matt. Cap. 5, V. 19.
qual'ape andró qua e cola suggendo i migliori fiori; tanto piü che forti genii di gia hanno piü d'una fiata rovistato gli scritti di S. Bona-ventura, e ne hanno fatto gustare a cliicches-sia il vero, il bello, il buono. Quel jooco perö, che verró spigolando , spero che bastera per fare apprezzare 1' umile Francescano qual Dot-tore, e Dottor sommo della Chiesa cattolica.
Degli scritti o opere di S. Bonaventura ue sono state fatte varie edizioni o per in-tiero, o spartitamente, ma a tralasciare la mo. derna francese fatta da Louis Vivcs in 10 vo-lumi, qui ci atterremo all' antica roraana fatta a'giorni di Sisto V, in 8 volumi nell'an. 1588. II 1 0 contiene de' commenti sopra alcuni libri dell' antico Testamento, cioè una prefazione intorno ai principii della sacra Scrittura; trentatre sennoni sulla creazione del mondo; e alcune postille ai libri de' Salmi, dell'Ec-clesiaste, della Sapienza, e delle Lamentazioni di Geremia profeta. II 2.° comprende l'espo-sizione sul vangelo di S. Matteo, di S. Luca, di S. Giovanni, e varie conferenze intorno a quest' ultimo. II 3.° racchiude dei sermoni di stagione, e di santi. II 4.° e il 5.° contengono i commenti su' quattro libri del Maestro delle sentenze, ossia di Pietro Lombardo voluto di Novara, ma non è certo, fondatore della Teo. logia scolastica. II 6.° diviso in due parti, la prima contiene i seguenti opuscoli: Della ri-
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duzione delle arti alla Teologia; il Brevilo-quio; il Centiloquio; il Turcasso; la Dicliia-razione dei termini della Teologia;il principio compendiato dei quattro libri delle Sentenze ; quattro libri di sentenze in versi; delle quattro virtü cardinali; dei sette doni dello Spirito JSanto; de' tre ternari dei peccati; sulla re-surrezione del peccato alla grazia; la dieta della eterna salute; e della gerarcliia eccle. siastica. Quelli contenuti nella seconda parte sono : il soliloquio ; le meditazioni sulla vita di G. Griste; il libretto delle meditazioni; delle cinque feste di Gesü bambino; l'ufïizio dellaPas-sioue; l'elogio della croce; il legno della vita; lo specchio delle lodi della Vergine; la corona della Vergine; la corapassione della medesima; l'usignolo della passione del Signore, applicato alle sette ore ; le sette parole proferite da nostro Signore in croce ; il gran salterio della B. M. V. ; il piccolo salterio della medesima sopra la salutazione angelica, e la Salve Be-gina. II 7.° comprende la terza parte degli opuscoli morali, i quali si versano : sull'istru-zione della vita cristiana; sul regime dell'ani-ma ; sullo specchio dell' anima; su i dieci co-mandamenti; su i gradi della virtü; 1' Itine. rario dello spirito incamminato a Dio; sulle sette vie dell' eternita; il pungolo dell' amor divino; l'incendio dell'amore; l'arte di amare; illibro degli esercizii spirituali; il fascicolario;
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i venticinque mernoriali; il ccmfessonario; sulla maniera di confessarsi ; sulla purita di coscienza ; sulla preparazione del sacerdote alla celebrazione della messa; 1' esposizione della messa e sulle sei ale dei Cherubini e le sei ale dei Seraüni. L'8.° volume contiene gli opuscoli che si riferiscono ai Religiosi, ai Novizii, alle suore Clarisse, alla spiegazione della regola minoritica ; vi si trova un'apo-logia de'Frati Minori, un tratto sulla poverta di Gesü Cristo, e un altro diretto a dimostrare che Gesü Cristo e gli Apostoli camminarono a piedi. A questi opuscoli succede un' appen-dice che contiene il compendio della teolo-gia, alcuni trattati sopra 1' essenza, 1' invisi-bilita ed immensita di Dio, non che la rai-stica teologia, la vita di S. Francesco, e al tri scritti minori.
Sono queste l'opere incoinparabili uscite dall' aurea penna del Dottore da Bagnoroa nella lingua del Lazio nel volgere poco piü, o poco meno di 25 anni : cosa meravigliosa, ma vera ! Sono opere di scrittura, di teologia, di filosofia, di morale, di mistica ; opere alcune delle quali, o in parte, o in tutto sono state ancor tradotte in varie lingue, che il. laminano le menti, divampano di am ore, a cui hanno fatto ricorso i piü forti ingegni, i quali pieni di ammirazione sono usciti in lodi entusiastiche inverso S. Bonaventura. Sono
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opere piü clie sufficienti per farlo conoscere per un gran Dottore, il sesto cioè dopo Gi-rolamo, Ambrogio, Agostino , Gregorio Ma-gno e ïommaso d'Aquino. Se oltre le citate opere altre n' esistano inedite, non possiamo dir nulla di certo. Avvertasi solo, come or son pochi anni essendo stato pubblicato un discorso degli Anlt;reli e una eonferenza del medesimo S. Dottore, tratti dai Coclici Va-ticani (1), non è improbabile che in qual-che biblioteca possa ritrovarsi alcun die del medesimo inedito. Se vi sara, forse verra alia luce nel giro che di questi giorni fa per tutte le biblioteche d' Europa il M. R. P. F. Fana M. Ü. per ordine del R,.'quot;0 P. generale Bernardino da Portogruaro; onde ef-fettuare una compiuta edizione delle opere di S. Bonaventura (2).
Sarebbe nostro pensiero far gustare ai let. tori un saggio delle opere del Serafico Dot-tore. Ma cio, oltre a che darebbe luogo a di. lungarci dalla brevita propostaci , essendo stato fatto ne' passati secoli, e nel presente essendosi intrapreso a farsi da piü valenti penne della nostra, noi ce ne passeremo so. pra, paghi di avvertire quanto appresso. Da un lato si avra cosi un saggio del suo sapere filosofico, e dair altro, se fu un oculato , e
1) 1265, pag. 4. — (2) Unita Catt. Marzo 1'874.
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imaginoso precursore d' uu qualche moderno sistema, apparira che lo è in senso affatto op. posto dagli odierni saputelli.
Infra i moltiplici sistcmi filosofici del Secoio XIX deve annoverarsi ancor quello di Lavater e di Gall, morto questi a Parigi nel 1822, detto Frenologia, o Craniologia, o Cra-nioscopia, ed anclie Cerebroscopia. Questo sistema pretende dimostrare che, tutte le ten-denze, le passioni, e le facolta dell' uomo de-rivano da certe escrescenze e protuberanze, ovvero dalle varie depressioni del cranio, o meglio, secondo altri, dalle diverse circonvo-luzioni del cervello. E questo un sistema, clie tende a propagare il materialismo e il fatali. smo , principj sovvertitori dell' ordine reli-gioso e sociale. Imperoccbè rende 1' uomo un puro automa, privo d' idee, di raziocinio, di giudizio, di liberta, mentre quanto opera o pensa, il fa necessariamente per natura secondo le sue varie cerebrali depressioni. Tutto cosi trovandosi in questo sistema sottoposto all'impero fatale della fisica organizzazione, è evidente non darsi nè vizio, nè virtü, nè premio, nè castigo, e doversi lasciar corae senza rimnnerazione le piü buone opere, cosi senza punizione i piü grandi delitti. In con-seguenza religione, morale, umanita, societa. riduconsi a un nome e nulla piü.
Questa dottrina craniologica sembra trarre
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la sua origine da S. Bonaventura laddove nel suo Compendio clella Teologica veritd (1) accenna die dalle diverse complessioni, sic-come dalla diversa conformita del volto, del corpo, delle parti del medesimo, e del sesso altresi puö supporsi, o conoscersi quali siano le felici o non felici disposizioni delle facolta morali, i vizj, le virtü, le passioni dominanti. Ma S. Bonaventura non è stato nè un ma-terialista, nè un fatalista, nè tampoco ha aperta la via a cotali assurdi. Tali conse-guenze sono unicamente d'attribuirsi alia su-perbia de' patrocinatori della frenologia o della cerebroscopia, i quali non lianno posto mente alle parole del Serafico Dottore, che seguono la sua esposizione fisionomica, parole piene di sapienza, parole che condan-nano quanti hanno sacrilegamente abusato della sua dottrina; eccole: « Ma, sovratutto, « bisogna ricordarsi che le forme esteriori « non improntano menomamente di un sug-« gello di necessita i caratteri interiori che « lor corrispondono; esse non saprebbero mai « distruggere la liberta dell' anima, della « quale non fanno che indicare le tendenze. « Ed anco il valore di cositfatti indizj non è « che conghietturale, e talora incerto; laonde « sarebbe temerario formar sovra essi soli
(1) Compendium Theol. verit., lib. II, cap. 58-59.
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« definitivo giudizio : 1' indizio puó trovarsi « accidentale ; e, se è mera opera di natura, « ben puö cedere alio ascendente di un' abi-« tudine opposta, e raddrizzarsi sotto il freno « moderatore dellaragione (1). » Non so cosa possa desiderarsi di piü chiaro a condanna de'falsificatori della dottrina di S.Bonaventara.
Quando non bastasse, preghiamo tutti i moderni filosofi, die puzzano di materialismo, di fatalismo, di ateismo, o che di troppo con Goëthe e Feverbach innalzano 1' uomo, fa-cendolo eguale a Dio in santita e beatitu-dine, o die di troppo lo avviliscono con Epi-curo, riducendolo ad un bruto, e ad aver con lui comune la vita e il fine; a notare alcune altre parole del S. Dottori?, desunte dal sue Breviloquio (2) cbe qui riportiamo. Dice Egli impertanto nel citato luogo : « L' inse-« gnamento psicologico riassumesi in pocbe « sentenze. L' anima dell' uomo e una forma « Esistente, Viva, Intelligente, Libera; Esi-« stente non gia per se come emanazione « della essenza infinita, ma per 1' operazione « divina, cbe dal niente la fè trapassare ad « essere; -— Viva, non di una vita mortale, « e presa a prestanza dal mondo esteriore, « ma di una vita sua propria; — Intelligente, « peroccbè concepisce le cose create e lo
(1) Ivi, — (2} Breviloquium, Cap. V.
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« stesso Creatore, di cui porta in sè la im. « magine ; — Libera, cioè esente da qualsi-« sia necessita nell'esercizio della sua ragione « e della sua volonta. »
Lo svolgimsnto di tai dommi lo fonda sulla felicita. Imperoccliè soggiunge : « II Primo Principio, sendo sovranamente felice e buono, vuole ntdla sua bonta che le crea. ture sieno pur' elleno felici. . . . e non sola-mente gli spiriti puri, costituenti gli an-gelici coi'i, ma altresi lo spirito unito alia
materia, ch' è 1' anima umana.....II pos-
sedimento della felicita non è glorioso che a titolo di ricompensa, e ogni ricoinpensa suppone merito, e non vi puó esser merite senza liberta, cosi fu mestieri dare al-1' anima umana una liberta cui niun vin-colo valesse ad inceppare : in fatti, ella e invincibile agli attacchi dal di fuori, con-siderati in se stessi; si è indebolita mercè la prima colpa che la rese inchinevole al male. E carattere della vera felicita di non potersi perdere, acquistata che sia; in con-seguenza, ció ch' è felice è immortale. — E, finalmente, ritraendo ella la sua felicita da una cagione straniera, ed essendo niente di meno immortale, trovasi dipendente e mutabile nella sua essenza; gli è dunque dalla operazione creatrice che ricevette la esistenza. — Cosi la felicita considerata come
« fine supremo dell' anima esige da lei Tas-« sembraraento di tutti gli attributi compresi « nella defiuizione teste proposta. E per ispie-« gare di nuovo il primo termine, die forse « parrebbe oscuro, dicasi die Fanima dotata « d' immortalita puö separarsi dal corpo mor-« tale die abita, die s' ella è chiamata forma « non e per altro una Astrazione, sibbene « una Healta, ne è appaiata al corpo come « 1' essenza, ma come il inotore alia cosa mos-« sa (1). » Da questo qnanto sublime, al-trettanto dotto brano psicologico cliiaro ri-sulta, die S. Bonaventura non e nè materia-lista, nè fatalista, nè altro, e die nel mede. simo si trova la condanna di quanti menano vanto di materialismo, tli panteismo, di fata-lismo, come di coloro clic abusarono della sua dottrina, stiracchiandola a perversi sensi.
Nel secoio XIX per somma sventura, po-nendo in non cale la rivelazione biblica, la retta ragione, e con arrogante cipiglio di. sprezzantlo la veneranda antichita, abbiamo uomini e libri, die pensano ed insegnano 1'uomo discendere dalla scimmia, o da altri sucidi animali, per do appunto die nelle sue membra, o lineamenti porta alcun die di simile. Questo sistenia irreligioso, irrazionale alcuno potrebbe crederlo, o almeno supporre
(1' Brevil., Cap. V.
clie disceudesse dalla dottrina del Dottore Se-rafico, e precisamente dal suo Cornpcndio cldla Teólogica ver it a, ove, siccome abbiamo detto, parlando delle disposizioni del corpo, argo-menta potersi ricavai'e alcun che delle disposizioni dell' anima ; asserisce : « Potersi « dire con Platone, che sovente i nostri li-« neamenti recano somiglianza di un qual-« che animale (1). » Se fosse cosi diciarno a cotali sapientoni di ponderare bene le parole che il santo Dottore tosto soggiunge : « del « quale (animale) nei nostri diportamenti ri-« produciamo i costumi (2). » II che viene a dire, che 1' uomo non discende dagli ani-mali, per quanto porti in se stesso de' linea-menti; ma che a causa de' suoi vizj, delle sue passioni, cui soddisfa, si rende in qualche modo simile ai bruti, ovvero alcun che di ciö si ravvisa ne' suoi lineamenti. E questo è verissimo, non solo ancora giusta i Sapienti della gentilita, ma piü secondo il detto del Reale Profeta : L' uomo posto in nobile con. dizione non ha avuto discernimento : è stato paragonato a' giumenti senza ragione, ed è divenuto simile ad essi (3).
Per quanto vi siano degli uomini, che abusano de' lumi a noi trasmessici dai grandi genii, e sopra tutto da Frati, chequot; fiorirono
(1) Compend. Theol. verit. lib. II, Cap. 58-59. — (2) IvL - (3) Psal. XLVIII,-20.
nel Medio-Evo, pure è un fatto ch' eglino furono i precursori di tutte le niaraviglie scientifiche del secoio XIX, e ne gittarono i semi, i principii. Delia Fisionomia e Frenolo. gia 1' abbiamo veduto in S. Bonaventura, e delle macchine a vapore, delle strade ferrate, delle leve a ruota, delle campane de' palom-bari, dei ponti a fil di ferro, de' teloscopj, de' microscopj, delle lenti concave, del fuoco grcco, della polvere da cannone, dell' elet-tro-magnetico, degli specchi ustorii, e che mi so di altro, si hanno in Rogero Bacone, altro Minorita, conternporaneo del Serafico Dotto-re (1). Dunque di che insuperbirvi, o mo-derni sapienti ? Voi non siete stati per verita gl' inventori, ma solo avete applicato quanto di gia era stato conosciuto, o delineato come in embrione. Siete debitori a' Frati di quanto or sapete e conoscete : deh! siatene alrneuo ri. conoscenti. Non li disprezzate, e non li tenete col secoio XIII per lor cl are, siccome diceva Voltaire colla sua consueta impudente calun-nia, mentre son gemme; essendo pur troppo per molta parte lordure le gemme che al secol nostro attribuir si vogliono.
Se nell' Ordine Serafico fin dai suoi pri-mordj fiori un Dottere si grande ne conse. guita che il suo fondatore non condanna la
(1) Dandolo. Monach XXII.
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scienza, che i Frati non sono una flotta d' i-gnoranti. Si, S. Francesco vuole nequot; suoi Frati spirito di piëta, di orazione, di umilta : inse-gna che la scienza senza la carita non vale a nulla, ma non la riprova, nè la condanna, e tanto piü quando è unita alia carita, è di. retta alia gloria di Dio, alia santificazione propria ed altrui. Non cantava di poesia, non leggeva la Scrittura Egli steso ? Non impo-neva ai suoi Frati di predicare, e come pre-dicare senza la dottrina? Xon inviava S. Antonio da Padova a Vercelli a fine di studiare la Teologia sotto 1'Abate di S. Andrea, e poscia lo istituiva a leggere la medesima fa-colta in Montepellieri e indi in Bologna? Non ispirava ad Alessandro d' Hales di rimanero nel suo Ordine, allorchè sul punto di uscirne gli compariva carico di croce, e volendo aju-tarlo a portarla lo respinse con sdegno qual debole ed incapace, a cui comprese di la. sciare il pensiero di tornare al secoio (1) ? E S. Bonaventura, e Giovanni de la Rochelle e Eogero Bacone, e Scoto, per tacermi di mille altri, tutti Francescani, non sono una lumi. nosa prova contro quanti vanno brontolando aver S. Francesco proibito ai suoi Frati lo studio, ed esser Ecrlino una turba d' i^no.
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ranti, e nulla piü ? Detrattori, calunniatori (1) P. Chalippe. Vit. di S. Franc. S. I, lib. 4, pag. 246.
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del monachismo sia in voi un poco piü di Tduoii senso !.v.
Se da alcuno non si airivasse a ccnnpren-dere come S. Bonaventura in mezzo alle tante sue gravi occupazioni, e in eta si giovanile potesse trovar tempo per comporre tanti li-bri e trattati, quanti piü innanzi ne abbiamo registati, e tutti varii per varieta di assunti; per togliere alraeno in parte la maraviglia, giova osservare che, oltre avere il Santo ri-cevuta da Dio una straordinaria facilita di scrivere, teneva conto per cosi dire di tutti i piü piccoli momenti di tempo, senza per-derne neppur uno in ozio. A cio si ag. giunga, che accoppiava alio studio la fervente orazione, per mezzo della quale acquistava quella celeste unzione, di cui sono ripiene le sue opere. Cosi qual maraviglia che ab. bia scritto opere filosoficlie e teologiehe, commentarii sul vecchio e nuovo Testamen to, eccellenti trattati di pieta, di divozione, di regolare disciplina e un numero* considere-vole di sermoni ? Dio è il fonte della sa. pienza, è presto a chi lo invoca, e da 1' in-telligenza per fino agli stessi pargoletti.
I)i mezzo a tanto sapere, quando è poi che Bonaventura ne meni vanto ? Egli non solo amava sottomettersi all' altrui sapere, e apprezzava i consigli degl' inferior!; ma senza punto gonfiarsi della sua scienza, faceva uni-
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camente stima del dono della carita e del-1' amor di Dio ; laonde preferiva a qualunque Dottore, die fosse privo di questo dono, qual-sisia ignorante, il quale ne fosse ai'riccliito e cosi fosse piü grato agli occhi di Dio. Di fatto: ungiorno il B. Egidio Laico francescano disse a S. Bonaventura : Dio ha dato un gran talento e scienza a voi alfri dot tori, per cui po-tete servirlo ed amarlo; ma noi poveri ignoranti cosa possiamo fare per piacergli ? S. Bonaventura gli rispose : Voi potete amare Iddio al pari e plu ancora di qualunque dottore, e questo è V unico mezzo di esser gradito a Bio (1). Per il che Fr. Egidio si pose tutte allegro a gri-dare : Sentite, sentite ignoranti voi potete esser piu santi, e piu graditi a Dio di Bonaventura, se lo amate di piu. Quincli chi non resta ma-ravigliato a tanta umilta, congiunta a tanta scienza ? Ah! è verissimo il detto dello Spi-rito S. che ov' è umilta ivi è sapienza (2). Fu quindi sapiente Bonaventura, perchè urnile.
Cuopritevi per rossore la faccia, o falsi sapienti del secoio! Voi non volete sapere nè di orazione, nè di piëta, vi gonfiate quai nu-vole gravide d' acqua per sapere spiegare un fenomeno, per trovarvi elevati sopra del po-polo : ma che ? la superbia vi accieca, 1' amor
(1) Richard e Giraud. Diz. univ. L. B. — (2) Prov. XI, v. 2.
proprio vi tradisce, gli onori vi affascinano, e cosi in luogo del vero, del buono, del bello, spargete nel popoio 1' errore, il cattivo, il brutto, che se avvilisce 1' uomo, besteramia Die, insulta alia religione, reca danno alla societa.
S. Bonaventura Cardinale Vescovo.
Questo luminare del secoio XIII, questo fulgidissimo sole della Parigina üuiversita, questo, dirö, secondo Padre e Istitutore del-1' Ordine Francescano non poteva nascon-dersi agli occlii de' successori di Pietro. Per cui se Alessandro IV, e ürbano IV ebbero in somma stima S. Bonaventura, non minore n'ebbe Clemente IV successore di ürbano. Xon era ancor passato un anno, da cbe aveva salito la cattedra di S. Pietro, che norainava e pi'ecisamente in Perugia il giorno del santo Natale del 1265, S. Bonaventura all'Arcive. scovato d' Yorck in Inghilterra, eb' era uno de' piü ricchi, e distinti d' Europa; non du. bitando punto che la sua scelta non fosse per tornar gradita. II Santo appena ne fu infor. mato supplicö caldamente Iddio a liberarlo da si gran peso, formidabile agli Angeli stessi. II Papa voleva usare della sua auto.
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rita, e costringere S. Bonaventura ad accet. tare tal dignita. Si vidde quindi obbligato a recarsi a Roma per gittarsi ai piedi del Santo Padre e pregarlo di esimerlo da si fatto carico, die giudicavasi inetto a portarlo. Vi andó, si prostró ai suoi piedi, e colle lacrirae agli occhi pregö, supplicö con tanta forza, che il Papa accondiscese alle sue istanze e preghiere, dirigendogli queste parole dell'Ec-clesiastico : State dunque fermo nell' osser-vanza del testamento che vostro padre vi lia lasciato; fatene il soggetto cle' vostri studii; e invecchiatevi nell'esecuzione de' suoi pre-cetti (1): e lo accomiatö.
Se a tanto gioi S. Bonaventura, non fu certamente lunga la sua gioja. Imperocchè mancato ai vivi Clemente IV nel 12G8, i Cardinali raccolti in Viterbo per la elezione del successore, non potendosi accordare sulla scelta, secondo Rohrbacher diedero il com-promesso a tal'effetto a sei di lore (2), o giusta Richard e Giraud determinarono di unanime consenso di rimettersi alia elezione che avrebbe pronunziata S. Bonaventura (3). II fatto sta, che la cosa avvenisse nell' uno o nell' altro mode, dopo che da quasi tre anni era vacante la cattedra Apostolica in. tor no ai primi di setterabre del 1271, senza
(I)Eccl. XI, v. 21. — (2j Storia Univ. T. XIX, pag. 17. — (3j Diz. Univ. L. B.
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averlo gia'nmai conosciuto ; venne eletto Te. baldo arcidiacono di Liegi, nato a Piacenza, della famiglia de' Visconti che allora tvova-yasi nella Palestina crociato, il quale assunse il nome di Gregorio X. S. Bonaventura in-tesa la elezione del nuovo Papa, temendo non volesse innalzarlo alle dignita ecelesiastiche, toste abbandonö 1' Italia, e si porto a Parigi, eve si pose a scrivere intorno alia spicga. zione delle opere do' sei giorni della Crea-zioue.
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II novello Papa avendo ricevuto 1' atto di sua elezione nel cuor dell'Inverno s'imbarcó a Tolernaide, ossia a San Giovanni d'Acri alia volta d' Italia, ove giunse felicemente al porto di Brindisi il 1.° gennajo 1272. II suo arrivo rieinpi di gioja tutta 1' Italia, e tutta la eri-stianita. II suo viaggio fino a Viterbo, ove per allora volle recarsi, sedendo ivi i Cardi-nali e la corte di Roma, fu un vero trionfo accolto ovunque con tripudio e festa. Alia sede di S. Pietro venno consacrato nella basilica Vaticana a' 27 marzo del ricordato anno 1272 con straordinaria pompa (1). Due giorni appresso con lettera circolare ne die contezza a tutti i Vescovi dell'orbe cattolico; e con bolla dell' ultimo marzo del medesitno anno convocava un Concilio Generale per il 1.° mag-
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1 Rohrb. 1. c., pag. 20, ediz. ili Milano 1854-55.
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gio 1274; riservandosi a indicarne il luogo in tempo opportuno ; per causa dello scisma Greco, del cattivo stato di Terra Santa, e de' vizj e degli errori che si moltiplicavano nella Chiesa, siccome il S. Pontefice si espri-meva nella menzionata bolla.
Intimato il concilio San Gregorio X fissö gli occhi sopra diverse persone che avevano fama di scienza e di pieta, e perche avessero maggiore autorita, e stimolo d' impiegare i loro talenti pel bene della Chiesa di Dio, sta-bili d' innalzarle alle prelature e al cardina. lato della Chiesa romana. Cinque furono i Cardinali, che dietro a ció, tutti commende-voli per merito e dottrina furono creati da Gregorio X nel 1273. Fra questi rifulsero un Domenicano e un Francescano ; il primo era Fr. Pietro di Tarantasia, Arcivescovo di Lione, che divenne Cardinale Vescovo d'Ostia, e po-scia Papa sotto il nome d' Innocenzo V, dot-tore, e successore di S. Tommaso a Parigi, il secondo Fr. Bonaventura da Bagnorea, Generale de' Frati Minori. Ecco cosi di nuovo un Domenicano e un Francescano legati in-sieme per la piü alta amista della sacra por-pora, amista che solo divise la tomba, come vedremo.
S. Bonaventura a tanta notizia, ricevuta a Parigi, pianse, si nascose, si mostró in mille e varie guise inetto a tanta dignita. Ma non
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riusci a nulla. Imperocchè Gregorio X meno pieghevole di Clemente IV gli spedi un or. dine assai risoluto e preciso, che tosto lo fece porre in viaggio per 1' Italia, a fin di rice. vere le insegne cardinalizie, ed esser consa-crato ATescovo d' Albano, a cui era stato no-minato. Spedi al tempo stesso due Nunzj, che dovevano incontrarlo per via, consegnargli il Cappello Cardinalizio colle lettere pontifiuie, colle quali veniva eletto altresi a Vescovo d' Albano.
A si fatto ordine, alzati gli occbi al cielo, Bonaventura piegö il capo, e si pose in viaggio per 1' Italia. Giunto al convento de' Fran, cescani, or cliiamato dal suo nome, di S. Bo. naventura del Bosco di Mugello, a quattro leghe distante da Firenze, luogo sommarnente amato dal medesimo, da cui soleva di fre. quente transitare nei suoi viaggi; raentre se ne stava occupato, quantunque Dottore Pari-gino e Ministro Generale di tutto il Serafico Istituto, nel lavare gli utensili della cucina, ricevette il Cappello Cardinalizio, e la di.
o-nita di Vescovo d' Albano trasmessigli da Ö ö
Gregorio X. A tanto onore e dignita punto non si commosse Bonaventura, anzi non volle ricevere prima i Legati pontiticj d' aver com. piuto il suo umile officio, ordinando infrat-tanto d' appendere il Cappello Cardinalizio
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ad un ramo d' albero ivi prossimo (1). Ter-minafco 1' umile officio, prende il Cappello Cardinalizio, va a raggiungere i Legati che passeggiavano nell' Orco, rende loro i dovuti onori, e quindi con essi continua il suo viag. gio alla volta di Roma.
E detto da Rohrbaclier, che lo stesso Gre-gorio X si movesse da Orvieto, recandosi a Firenze incontro a S. Bonaventura (2). Se fosse vero, mostrerebbe la stima grande, clie aveva del povero Francescano. Richard e Gi-raud dicono, che S. Bonaventura giunto in Roma, venne con onore accolto dal Papa, e per quanto resistesse, Egli stesso lo volle con-sacrare Vescovo d' Albano, ordinandogli di prepararsi sopra le materie da trattarsi nel gia intimato Concilio Generale, di cui ne do-veva esser 1' Oracolo (3). Ma per quanto possa esser vero, l'esser consacrato Vescovo dal Papa stesso, ed essergli state ordinato di prepararsi pel Concilio, non v' è alcuna probabilita, nè verosomiglianza che Gregorio X si recasse ad incontrare Bonaventura in Firenze, e quindi facesse ritorno a Roma. Imperocchè rAmmi-rato (4), il Villani (5), il Muratori (6) con-cordemente dicono, che Gregorio X parti-
(1' P. Gonzaga. De Orig. Seraph, relig. — (2) Stür. Univ. T. XVIII, pag. 538. — (3) Diz. Univ. L. B. — (4) Stor. Fior. L. 3. — (5) Cron. L. 7, Cap. XIII. — (6) Ann. d'Ital. an. 1273.
tosi Ja Orvieto il 18 giugno 1273, giunto in Firenze prese dimora nel palazzo del ricco mercadante Mozzi, ove si vede tuttora la camera in cui dormiva, e posta la pietra fondamen-tale d' una Cliiesa sotto il titolo di S. Gregorio per gli stessi Mozzi, e fin dal 20 giugno resti-tuita con sua bolla : Slcut magni a Pisa la di. gnita dell' Arcivescovato toltale da Clemente IV, e cercato di rappacificare i cittadini guel-fi e gliibellini, dopo essere stata conclnsa la bramata pace li 10 luglio, colla Costituzione Bonumpacis, passati appena quattro giorni ve-dendola di nuovo infranta, disgustato il Papa, dopo aver sottoposta la citta all' interdetto, se ne parti, recandosi in Mugello dal Cardinale Ottaviano degli Ubaldini, ove dimorö fino alia tine della Estate, cosicchè il 27 settembre fu a Piacenza e di la passó a Milano proseguendo il viaggio per Lione. Quindi è chiaro, che dato ancora che Gregorio incontrasse S. Bonaventu-ra in Firenze non ritrocedette a Roma, ma pro-segui il viaggo per Lione.
Questo anacronismo, se non andiamo er-rati, nasce dalle varie opinioni che sono negli storici rapporto all' anno, in cui S. Bonaven-tura venne innalzato alia dignita di Cardinale e Vescovo d'Albano. Fu in verita S. Bona-ventura elevato a tal dignita nel 1273 sic-come abbiamo detto, e quando ? Alcuni pen. sano che cio avvenisse nel 1274 nello stesso
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Concilio di Lione, ma questa opinione è co. munemente rigettata col Bellarmino ; perchè nella prima sessione celebrata il 7 maggio, si vede S. Bonaventura Cardinale presente cogli altri (1). L' Ughelli (2), Tolomeo Luc. chese (3), e il Muratori (4) asseriscono che S. Bonaventura fosse fatto Cardinale e Ve. scovo d'Albano nel 1272, ma se questo anno non si prenda per il Gallicano corrrispon-dente al 1273 Romano, non puö dirsi esser quello, in cui S. Bonaventura venne sublimate a si fatta dignita. Imperocchè, come avverte il Baronio, si ha del medesimo Santo una lettera in data di Parigi 20 aprile 1273, in cui si appella semplice Frate, il che non sarebbe, se di gia fosse stato Cardinale (5). Dunque cosa è a concludersi ? Che forse venne nominato Cardinale e Vescovo sul finire del 1272, o in quel torno, ma non fatto ne' quattro tempi di' dicembre . 1273, come pensa il Bellarmino (6), ma bensi nelle ferie di Pentecoste del medesimo anno in Orvieto, siccome dimostra il Wadding (7). Imperocchè si ha appresso il citato Wadding, che il Corio, accuratissimo scrittore delle cose della sua patria Milano scrive : « II giorno 8 ot-tobre 1273 passö per Milano Gregorio X con
(1) De script. Eccl. —(2) Italia Sacra, T. 1. — (3) Apud. Baron. Ann. Eccl. — (4) Ann. d' Ital. an. 1272. — (5) Baron. Ann. Eccl. — (6) Loc. cit. — (7! Ann. Min.T. 4, ad ann. 1273.
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Bonaventura Cardinale e Vicedomino de' Vi-cedomini altro Cardinale Minorita, figlio di sua sorella. Quindi è certo che S. Bonaven. tura fu fatto Cardinale e Vescovo in Or-vieto, ivi stando il Papa prima del Concilio, e avanti che il medesimo si ponesse in viaggio per Lione, e siccome lo troviarno a Milano I'S ottobre, si fa manifesto, o che S. Bonaven. tura raggiungesse il Papa nel suo viaggio , o che con esso partisse da Orvieto, dicendo gli storici che parti con tutta la Corte alla volta di Lione, e cosi invece di dire come il Rohrbacher, il Papa si porto a Firenze ad in-contrare Bonaventura, debba leggersi, ambe-due transitarono nel giugno del 1273 per la citta del Fiore.
Esaminate le varie opinioni storiche in-torno allo innalzamento di S. Bonaventura alla dignita di Cardinale e di Vescovo d'Al-bano, e cercato di conciliarle, vogliamo espri-mere im nostro pensiero intorno a ciö, il quale sembra contenere tutta la probabilita, considerata 1' umilta del medesimo. II P. Mariano appresso il Wadding riferisce : il B. Gre-gorio X, veduta la prudenza e i meriti di S. Bonaventura nel 1272 trattó co'Cardinali di annoverarlo nel loro numero. Inteso ciö da S. Bonaventura, di nascosto ritornö a Parigi, e sequestrate da tutto si occupö de' suoi scritti, e segnatamente in scrivere i sermoni intorno
alle opere de' sei giorni della Creazione. Ma il Papa gli scrisse che subito facesse ritorno in Italia, e si recasse alia sua presenza. Bo. naventura obbedi, e interrompendo ogni suo lavoro prese la via per 1' Italia. In questo frattempo il Papa nelle ferie di Pentecoste del 1273, come dice la vita ms. del medesi-mo, in Orvieto creó cinque Cardinali Vescovi, e quindi intraprese il viaggio per Firenze. Se dunque il Papa creó in Orvieto pria di par-tire cinque Cardinali Vescovi, e precisamente nelle ferie di Peutecoste, cadute in quel-l'anno nel giugno e dipoi, come abbiamo detto, secondo il Corio S. Bonaventura Car. dinale 1' 8 ottobre passö da Milano col Papa; è cbiaro il tempo, l'anno, in cui venne su-blimato a Principe di S. Cbiesa. L' oscurita di questo fatto, e quindi la diversita di opi-nioni dipende da che l'Ebulo nel la lettera di-retta dal Papa a S. Bonaventura lascio l'anno e il giorno della data (1).
Essendo infrattanto S. Bonaventura in viaggio per 1' Italia, par die in questo men. tre venisse creato Cardinale e Vescovo d'Al-bano, e quindi secondo il costume subito gli fosse trasmesso il Cappello Cardinalizio. S. Bo. naventura giunto al ricordato Convento del JBosco di Mugello, in cui tuttora si conserva
(ly Wadd. Ann. Min. per omnia, T, 4. pag. 376 e seq.
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la sua camera, convertita in divota Cappella; ricevette la nuova d' essei' stato fatto Cardi. nale, e tanta fu 1'allegria de'Frati, clie es-sendosi dimenticati di dire la compieta, San Bonaventura ordinó di suonarla e di andare a recitarla, quantunque fosse mezz' ora di notte. Questo costume osservasi anche al pre sente, suonandosi cioè a mezz' ora di notte la campana, il clie volgarmente è detto: La Compieta di S. Bonaventura (1). Quivi si con-serva in sacrestia un pezzo di legno, che vuolsi del Corniolo, a cui appese il Cappello Cardina-lizio S. Bonaventura, stando occupato in la-vare gli utensili della cucina (2). E vero, clie il Gonzaga dice albero, come abbiamo piü sopra ricordato ; ma clie questo albero, a cui appese Bonaventura il Cappello Cardinalizio fosse un Corniolo, oltre la tradizione il dice Bartolommeo Pisano (o), e il P. Wadding, soggiunge cl' aver JEgli stesso veduto gli avanzi dell' annoso Corniolo (4). Yi si vede altresi una stanza con un dipinto, rappresen-tante 1' incontro de' Nunzj pontificj e S. Bonaventura. Da tutto cio puó rilevarsi quasi con certezza, che ricevuta al Bosco di Mu-
P. Gaspare, Monte S. Gesta ec. di S. Bonav. part. I,
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gello Ia nomina di Cardinale e di Vescovo d'AL bano, partitosi s' incontrasse in Firenze con Gregorio X, e proseguendo il viaggio per Roma, onde esservi consacrato Vescovo, lo raggiunse di poi in via per Lione.
In qualunque modo cio avvenisse , ecco impertanto 1' umile fraticello del grand' Or-dine del Poverello di Assisi, non ostante la sua renitenza, il dispiacere provato nel dover cambiare le funzioni del cliiostro colla porpora, coll'infula, col pastorale, sublimato a Principe della Chiesa cattolica, a Pastore d' uua nobil porzione della medesima. Che fara mai Egli, si dotto, si pio, si santo ? La illustrera colla sila dottrina, la guideï-a ai pascoli di salute, e col zelo e colla pru-denza, infiammata di celeste carita, dara opera ; affincbè quanti sono lungi dalla medesima ritornino ai suoi amplessi, a riposarsi nel suo seno.
CAPO VUL
S. Bonaventura nel Concilio di Lione.
I Concilii, quantunque non siano assolu-tamente necessari, essendochè errori e vizii, abusi e corruttele possono esser condannati dal Romano Pontefice, e dai Vescovi nelle loro sedi, in parecchie straordinarie circo-
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stanze divengono in certo modo necessari. Sorgono, e serpeggiano alcuna fiata eresie e scismi, che invadono Vescovi e Prelati, po-poli e nazioni; abusi e immoralita universali che difFondonsi per ogni dove, ovvero devonsi trattare cose somme, concementi la religione; in questi e simili casi i Concilii sono in quaL che modo necessari; onde sentito il parere di tutto 1' episcopato, mercè 1' assistenza del Santo Divino Spirito, arrecare una riforma universale, anatematizzato 1' errore, stabilito il domma, rifonnati i costumi. L'esempio lo abbiamo in S. Pietro cbe mediante un ple-nario apostolico Concilio risolvette la que-stione allora nata intorno alla osservanza della legge raosaiea ; la Cbiesa ce ne fa testi-monianza, die con Concilii Generali condannó Ario, Nestorio, Eutiche, Macedonio, e via di. scorrendo ; e la ragione cel persuade, poichè ne' Concilii Generali colla presenza di tanti uoniini insigni per dottrina e per virtü la verita e la mox-ale meglio si esaminano, si ventilano per 1' una e 1' altra parte, e cono-sciute si decretano con irrefragabile autorita per la divina assistenza dello Spirito Setti-forme loro promessa da Gesü Cristo (1), cliiudendosi cosi la via a chiunque di con-trad ire.
(i) Matth. XVIII, 20.
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II Concilio Ecumenico, intimato da Gre-gorio X il 31 marzo 1272, e quindi con sua lettera del 15 aprile 1273 stabilitane la ce-lebrazione a Lione, per cui è detto il secondo Concilio Generale di Lione, fu nel modo spie. gato necessario ; a fine di estinguere lo sci-sma Greco, di ricuperare Terra Santa, di con-dannare errori e vizii che si moltiplicavano nel campo della Chiesa. Appresso i Greci fin dal 640, o in quel torno si vuole che per opera di Teodoreto principiasse a dissemi-narsi 1' errore die, lo Spirito S. procédé da Dio Padre, ma non dal suo divin Figliuolo. Sebbene questo errore, o questione venisse ne' secoli seguenti ventilata, pure non per-venne allo scisma, alia divisione della Chiesa Greca dalla Latina fino al 863, mossa dallo intruso Fozio Patriarca di Costantinopoli, e quindi compiuta dal suo succesore Michele Celurario Patriarca. I romani Pontefici non si stettero colle tnani a cintola alzarono la loro voce, celebrarono Concilii; ma perchè lo scisma disparisse una volta per sempre, e sta-bilita la pace fosse in modo solenne confer, mata, an cor ad istanza dell' Imperatore greco Michele Paleologo, si stnno bene adunanre tin plenario universale Concilio, a cui tutti i Ve-scovi della Chiesa Greca e Latina collo stesso Imperatore, Re e Principi cristiani, il Re di Ar. menia e perfino i Tartar! vi fossero invitati. II che avvenne nel Concilio di Lione.
Le crociate in Terra Santa non andavano favorevoli, e quanto prima non si fossero dai varj regni cattolici d' Europa, e delle Repub-bliche d' Italia arrecati valorosi rinforzi, cor-reva pericolo di cader per sempre quella be-nedetta Terra, santificata dallo Uomo_Dio, sotto il barbaro dominio della Mezza-Luna. L' eresia de' nuovi Kicolaiti, di Berengario, de' Petrobusiani, di Pietro Abailardo, di Ar-naldo da Brescia, di Gilberto Porretano, di Folmaro Tancbelino, di Pietro Waldo, degli Albi gesi, rotto ogni argine, inondava co' Fra-gellanti ogni piü bella contrada d' Italia, e d' Europa. Non poche auguste leggi della Cbiesa risguardanti la disciplina erano a viso aperto calpestate colla simonia, colle regalie, col concubinato, con altri vizii che meglio è tacere. Dunque era in alcun modo necessario uu Generale Concilio per condannare senza appello le varie eresie, che allora serpeggiavano nella Cbiesa; per animare Principi, Re e Repub-bliche alla difesa di Terra Santa ; per attri. buirli a cio rendite, decime e legati di beni ecclesiastici, per dare il bando alla simonia, alle regalie, a quanti vizii deformavano la im-macolata sposa di Gesü Cristo, la Cbiesa. E, se cosi avvenisse nel secondo Concilio di Lione, lo vedremo in seguito.
Posta fuor di dubbio la necessita respettiva d'un Generale Concilio, questi convocato a Lio-
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ne pel 1.° maggio 1274, a quella volta mosseil S. Pontefice Gregorio X, accompagnato dai Cardinali, dagli ufficiali. della sua corte, da Carlo, Re di Sicilia, e da Baldovino, Impera-tore titolare di Costantinopoli, che mori al cader dell' anno 1273. II suo viaggio da Tloma a Lione, traversando le piü belle citta d'Ita-lia^ come Siena, Firenze, Piacenza, Milano, Torino, fu una continua ovazione, o meglio un continuato trionfo. Giunto appena a Lione am-maló per i disagi sofFerti nel viaggio ; cosic-chè non potè assistere alla messa solenne nel giorno 18 di novembre, sacro alla dedicazione di S. Pietro di Roma. Ben presto si riebbe, e senza piü si pose a disporre quanto era ne-cessario all' uopo.
Infrattanto Prelati e Ambasciatori giunge. vano da tutte le parti a Lione pel decimo. quai'to Concilio Ecumenico, presieduto dal me. desimo Pontefice Gregorio X. V'intervennero mille Padri fra i quali 15 Cardinali, due Pa-triarchi il Costantinopolitano cioè, e l'Antio-cheno, 70 Arcivescovi, 500 Vescovi, 70 Abati ed altri dignitari (1) ; non mancando chi dica, senza particolarizzare, die i Vescovi furonooOO, gli Abati 70, il resto de' Prelati mille (2) ; cogli ambasciatori dei Re di Francia, di Ale. magna, d'Inghilterra, di Spagna, di Sici-
(1) Charm. Theo], de Cone. ~ (2) Berti, Brev. Hist, Eccl.
lia, e di diversi altri Principi, e piü tardi quelli dell' Imperatore greco Michele Paleo-logo, e gli altri in numero di sedici del Ivhan Abago, nipote di Gengiskan, Re de' Tartari. Cosi tutto il mondo allo ra cono-sciuto era rappresentato al secondo Conci-lio di Lione; essendocliè i Tartari signoreg-giavano una grandissima parte dell'Asia, coin-presa la Cina e la Corea.
Essendo tutto in pronto, e col digiuno solenne di tre giorni essendosi il Papa e i Padri preparati, si apri il Coucilio e si tenne la prima sessione il di 7 maggio 1274 con tutte quelle solennita e forraalita volute dai sacri canoni, e dal Pontificale, in cui il Santo Padre predicó, prendendo a testo ; lo ho de-siderato ardentemente di mangiare questa pasqua con voi (1), e spiegate le ragioni della convocazione del Concdlio, la riunione cioè de' Greci colla Chiesa Latina, il soccorso di Terra Santa, e la riforma de' costumi, e in-dicata la seconda sessione, la prima resto chiusa. Durante il Concilio non venne osser. vata fra i Padri la premineza del grado, avendo il sommo Pontefice, disposto che ia seduta non recherebbe pregiudizio alle loro chiese. Per cui vediamo il sommo Pontefice Grego. gorio X occupare il primo posto, e quinci e
(i; Luc. XXII, V. 15.
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quincli i clue Patriarch! Latmi, Pantaleone di Costantinopoli, e Opizzone di Antiochia, e S. Bonaventura, Vescovo cl'Albano, e Pietro di ïarantasia, Vescovo d'Ostia, sebbene gli ultirai elevati alia dicmita cardinalizia, e al
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regime delle due suburbicarie Chiese. Anzi per quanto spetta S. Bonaventura, non po-tevagii esser contrastato in niun modo un luogo dope il Pontefice, da clie questo lo aveva incaricato di far come da presidente del Con. cilio in sua assenza, e di apparecchiare le ma. terie che vi si dovevano trattare.
Celebrata la seconda sessione il 18 ma^sio,
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mentre attendevasi la terza, il sommo Pontefice ricevette lettere da Fra Girolamo d' Ascoli, dipoi papa Mcolao IV, e da Fr. Buonagrazia di S. Giovanni, poscia Generale dell'Ordme, due de'quattro Frati Francescani (gli altri due erano i Frati Rairaondo Berengario e Bona-ventura di Mugcllo), inviati a Costantinopoli nel 1272 per la riunione dellaChiesa Grecacolla Latina all' Iraperatore Michele Paleologo; che gli partecipavano il loro arrive in Roma coi Greci Ambasciatori, i quali tutti ben presto sarebbero giunti a Lione per efFettuare la riu. nione della Chiesa Greca colla Latina. A si felice annunzio tutti i Padri si raccolsero con Gregorio X nella chiesa di S. Giovanni,- e S. Bonaventura in cappa cardinalizia tenne un discorso quanto fervente, altrettanto pio.
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prendendo a testo queste parole del profeta Baruch : Sorgi, Gcriisalemme, e sta in alto, e (jira gli occhi all' Oriente, e mira raunati i taoi figli dull' Oriente fino all' Occidente (1). Quindi furono lette le lettere dei due Francescani.
La terza sessione fu tenuta il 7 di giugno, in cui sermoneggio il Domenicano Pietro di
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Tarantasia, Cardinale e Vescovo d'Ostia; so-pra questo passo d'Isaia: AUa all'intorno il tuo sguardo, e mira: tutti costoro si son ran. nati per venire a te (2). Indi pubblicate va-rie costituzioni intorno l'elezione de' Vescovi, e le ordinazioni de' cherici, e fatta facolta, ai Padri di allontarsi da Lione fino a sei leghe, la sessione fu chiusa.
Giungevano infrattanto a Lione co' due menzionati Francescani il 24 giugno gli Am-
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basciatori Greci, cioè due Prelati, Germano antico Patriarca di Costantinopoli, e Teofane Metropolitano, diversi Senatori, il principale dei quali era Giorgio Acropolita, Logoteta, o primo ministro dell' Imperatore, rappresen-tante del medesimo. Vennero accolti con tutti gli onori lore dovuti, e presentate le lettere imperiali, dissero come erano venuti a ren. dere ogni obbedienza alia santa Ghiesa ro-mana, ed a riconoscere la sua fede. Per il che nel giorno dei santi Pietro e Paolo, 29 giugno,
(l) Baruch, V, 5. — (2) Is. L X, 4.
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pontificando Gregorio X, letta 1' epistola e il vangelo in latino e in greco, S. Bonaventura predicó, mostranrlo con forza e soavita di dottrina il dovere di porre fine ad ogni dis-sensione, e confessare la fede della processione dello Spivito Santo non sol dal Padre, ma dal Figlio altresi. Intuonato allora il sinibolo in latino, terminate die fu, venne il medesimo solennemente cantato dal Patriarca Germano con tutti gii Arcivescovi Greci di Calabria, e due penitenzieri del Papa 1'uno Domenicano, l'altro Francescano, periti della lingua greca. Tutti ripeterono tre volte l'articolo dello Spi-rito Santo : Che procédé dal Padre e dal Fi-gliuolo. Finito il simbolo, gli A mbasciatori e gli altri Greci intuonarono nella loro lingua un cantico in onore del Papa e stettero in piedi presso l'altare fino al termine della messa.
La quarta sessione, che fu tenuta il 6 di luglio , si aggirö principalmente sulla riu-nione de' Greci alia Chiesa romana, intorno a cui parlö Pietro di Tarantasia, Cardinale e Vescovo d'Ostia, La sospirata riunione fu ottenuta. Imperocchè confessarono la fede della Chiesa romana per vera, santa, cattolica, or-todossa; riconobbero il primato della mede-sima; ammisero papa Gregorio esser grande, eccellente Pontefice della sede apostolica; pro-fessarono la fede nello Spirito Santo: Che pro-
cede dal Padre e dal Figlimlo, e di tutto cio colla obbedienza dovuta alia Chiesa di Roma. Giorgio Acropolita rappresentante 1' Impera-tore, in nome di questi n' einise solenne giu-ramento. Cantato quindi 1' inno solenue di lode e di riugraziamento al Signore, non che il Simbolo in latino ed in greco, ripetendo per ben due volte I'articolo dello Spirito Santo : Che procédé dal Padre e dal Figlimlo, la ses-sione fu assoluta, la unione della Chiesa Greca colla Latina era concbiusa. Sebbene: abi! non passarono 4 anni, cbei Greci si disunirono dalla Cbiesa di Roma, mostrando cosï, siccome di loro dice Girolamo cbe nella fede sono molto dubbi, e quindi poca o niuna fede loro si deve.
Le altre due sessioni, vale a dire la quinta, in cui dal Vescovo d' Ostia alia presenza de-gli altri Prelati ricevettero il battesimo uno degli Arabasciatori del Kban Abaga e due altri Tartari, fu celebraia il 1G di Luglio, e la sesta, con cui fu cbiuso il Coucilio, si celebro il giorno appresso, cioè il 17 colle volute ceremonie e solennita. I decreti, le costituzioni del secondo Coucilio Generale di Lione, ri-sguardanti la fede, 1' elezione del Papa, la collazione de' beneüzii, il numero esorbitante degli Oruini Religiosi, massime Mendicant!, non compresi i Frati Predicatori e Minori pel vantaggio cbe arrecavano alia Cbiesa, il diritto di regalia, ed altre consimili cose di
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disciplina, colla professione esplicita che: II Santo Spirito procédé eternamente dal Fad re e dal Fifjliuolo, non come da due principii, ma come da un solo; non da due spirazioni, ma da una sola: die ... la sania Glnesa romana è madre, e maestra di tutte le CJnese ... e du per sentema de' Fadri e Dotfori ortodossi tanto Latini, quanto Greci (1) ; questi decreti, o co-stituzioni, concementi le ricordate verita, ed altre consiraili vennero emanate nel Concilio secondo Generale di Lione, le quali in numero di 39 furono pubblicate il primo no-vembre del medesimo anno 1274.
Da quanto siam venuti dicendo apparisce quanto i Francescani e sopra ogni altro S. Bonaventura operassero nel Concilio di Lione per la riunione de' Greci co' Latini. Fin dal 1272 vennero inviati da Gregorio X quattro Minoriti all' Imperatore Michele, i quali con la dolcezza de' loro modi, e piü con 1' efficacia delle loro ragioni ottennero che esso Imperatore si risolvesse ad abban. donare lo scisma , e ad inviai'e al Lionese Concilio i suoi Ambasciatori per implorare tale unione (2). Due Francescani accompagna-rono gli Ambasciatori Greci al Concilio, un. Francescano penitenziere del Papa canto coi Greci in loro lingua il simbolo, attestando
(1) Raynald, an. 127i. Labbo torn. XIV, Venet. 1781. Mansi torn. XXIV. — (2) Secol. Seraf. pag. 33.
cosi al Concilio la professione di fede de'me-desimi intorno alia processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figiiolo. S. Bonaven-tura, o, secondo alcuni, parlasse nella se-conda e terza sessione (1), ovvero infra l'una e 1' altra, siccome abbiamo detto, secondo al-tri (2), è certo perö, clie tenendo uno dei primi posti dopo il Papa, anzi avendolo co-stituito suo rappresentante, e incaricato delle materie piü ardue da trattarsi, a cui per assistent! dallo stesso Gregorio X furono de-putati i Vescovi di Rouen, e di Tripoli, am-bedue del pari Francescani, per i loi-o me-riti innalzati all' episeopato (3), dovette non solo quelle due volte parlare, ma sempre, e quando fu necessario, fino a che potè pre-sentarsi a quella veneranda assemblea, sia esponendo le materie, sia difendendole da cavilli, sia animando i Padri alla concordia, alia unita della fede e della morale. Clie la cosa sia tale, ei vien conformato dagli sto-rici, i quali ad una voce, parlando del se. condo Ecumenico Concilio di Lione, sono tutti concordi nell' asserire che S. Bonaventura fu 1' anima cli tutte le conferenze; rifulse infra i Padri qual fulgido sole; da' Greci e da' Latini si ritenne per un uomo de' piü santi,
(1) Croiset vies des Saint, 14 Juillet. Richard Giraud Diz. L. B. — (2) Rohrb. Stor. Univ. torn. XIX, pag. 93. — (3) Orat. Ottav. de Martinis Acta SS, {4 Jul.
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de' piü dotti, che di quei di illustrassero la Chiesa, e che si affaticasse, sopra d' ogni altro per la riunione de' Greci. Anzi il P. Berti scri-ve, che tutte le cose per comando del medesi. mo Pontefice Gregorio X, presidente del Coii-cilio, furono dirette da S. Bonaventura (1), e il Burio soggiunge, che 1' unione della Chiesa Latina colla Greca fu opera di S. Bonaven. tura (2). Si conclude impertanto: « Fu cosi » protbnda e salutare la sua dottrina, che la » Navicella di Pietro, pericolante in alto e » burrascoso mare, veniva dalla sua fortis. » sinia e santa parola ajutata; epperö secondo » la proniessa di Cristo. veniva da Dio tratta » vigorosamente a riva. — La Provvidenza » aveva serbato si gran lume della sapienza » e della grazia ad uno de' figli magnanimi » di Francesco (3). »
Ma, se tanto S. Bonaventura rifulse nel Concilio di Lione, dir dobbianio per amor di verita, che a Lui Minorita non fu disgiunto il Domenicano , onde 1' amicizia di questi due grandi Ordini, sempre piü si consolidasse. Ira-perocchè col Francescano penitenziere si uni il Domenicano nel canto del Simbolo, e col Dottore Cardinale, Vescovo d'xVlbano S. Bo. naventura si congiunse il Dottore Cardinale, Vescovo d'Ostia Pietro di Tarantasia in so-
(1) Brev. Hist. Eccles. — (2) Rom. Pontif. Brev. Hist. — (3) Prudenz. Fran, d' Assisi cap. VI, pag. 100,
stenere le ragioni clella Chiesa di Roma, lt;3ella riunione de'Greci, della difesa della Palestina. Un serto di gloria adunque insieme intrec-ciato sia posto in capo a questi due grandi Ordini Francescano e Doraenicano, che sorti di mezzo agli sconvoljnmenti del Medio-Evo,
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sempre ci e dato incontrarli assieme e nelle scuole e nelle universita, e ne' pergami e nelle vie, ne' palagi e ne' tuguri, nelle piü eminenti diimita ecclesiastiche e nelle vene-
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vande assemblee della Cliiesa, padri, pacifi-catori, sostenitori del domma e della morale, legislator! supremi. Ah! se i presenti studias. sero la storia; consultassero i monumenti; ascoltassero la ragione, conoscerebbero che i Preti e i Frati, e specialmente Predicatori e Francescani, furono sempre il valido soste-gno della cattolica Chiesa ; i difensori della dottrina e della scienza; i pacificatori di Prin-cipi e di popoli; i riformatori della umanita e della societa, in cui colla voce, cogli scritti, coll' esempio diffusero il balsamo salutare, cu-ratore d' ogni male, ed apportatore d' ogni bene.
CAPO IX.
Morte di S. Bonaventura.
La morte è un gran tributo ! Tutti senza eccezione, o presto, o tardi, dobbiamo pagarlo
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alia natura; il so; ma certi genii, certi ^^OTnini, sarebbe desiderabile, che non soggiacessero giammai alia falce micidiale della morte, o almeno fruissero d'una lungua vita, per quanto il comporta il presente stato, lieta e felice, non amareggiata da quei mali che tanto abbattono le forze dello spirito e del corpo; affinchè lasciassero ai posteri un piü abbondante pa-trimonio de' loro lumi, del loro sapere. Ma vediamo per lo piü succedere il contrario. Im-perocchè questi uomini grandi per ingegno e per sapere, d'ordinario vengono rapiti alia scienza, alle speranze nella fresca loro eta, sia perchè gia logori per lo studio, sia per-cbè Dio stimi toglierli alia vita per render loro il dovuto premio, o perchè non si cangi il loro intelletto, ovvero per ricordare a tutti, che nelle scienze, nelle cose di quaggiu v' è un limite, cui non lice oltrepassare. Le vie del Signore sono incommensurabili, impene-trabili ad umano intelletto; adoriamole e non cerchiamo altro !
S. Bonaventura, anima, oracolo del secondo Generale Goncilio di Lione piü non doveva rivedere 1'Italia, Roma; ma eclissarsi; estin-guersi in suolo straniero sulle sponde del Ro-dano. O giudizii di Dio quanto siete incom. prensibili! Dopo la terza sessione del Con. cilio tenuta il 7 Giugno, San Bonaventura sentissi non troppo bene; gia la morte veniva
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logorando quel la vita si cara. Non ostante, infiainmato com' era d' amor di Dio, della sua Chiesa, e del prossimo , non curando il male, assistè anche all a quarta sessione, ce-lebrata il 6 Luglio, nella quale il Logoteta, o il gran Cancelliere di Costantinopoli abiurö lo scisma, fu stabilita 1' unione fra la Cliiesa Greca e Latinu. Ebbe cosi il Santo, prima di morire, la consolazione di vedere ferraata la pace in fatto di dom ma e di morale infra i Greci e i Latini, per cui principalmente era stato adnnato il Concilio; e per cui aveva fa. ticato tanto.
II giorno appresso, che fu il 7 di Luglio, venne assalito da un forte, mortale svenimento, e quindi da un vomito continuo, che in poche ore avendogli tolte tutte le forze, non solo il costrinse a rimanersene in lette, ma ben co-nobbe che a gran passi si approssimava l'ul-tima ora del suo terreno pellegrinaggio. Per cui da questo istante d' altro non si occupö che dei suoi esercizii di piëta, e ad apparec-chiarsi al passaggio da questa vita alia eter-nita.
Perchè poi la sua morte fosse da Cardi. nale, e insieme da Religioso, ordino che ve-nisse dispensato ai poveri quanto aveva di necessario alia sua condizione di Cardinale, riserbandosi il Breviario da rimettersi dopo la sua morte al Ministro Provinciale della
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Proviucia Romana, dove aveva assunto I'Abi-to dell'Ordine di S. Francesco (1).
Quale fosse il dispiacere, 1'afflizione del santo Pontefice Gregorio X, di tutti i Padri del Concilio è cosa piü facile immaginarlo che descriverlo. Non si tralasciarono fervide preci al Signore, non si omisero consulti, i rimedii tutti dell' arte salutare ; ma tutto tornando vano, e piü veloce d'un cursore avanzandosi la morte, gli vennero amministrati tutti i conforti della cattolica Chiesa, e in fine il Sacramento dell' Estrema Unzione, che glielo amministrö il Papa medesimo, siccome ricor-dava fino al 1731 una iscrizione, che si ve. deva nella camera, in cui mori. Infrattanto, mentre tutti erano amareggiati dal piü vivo dolore, pallidi, attoniti in viso, S. Bonaven. tura ilare, sereno in volto, tranquillo nello spirito, comperso d' un anticipate gaudio di paradiso, cogli occhi fissi nel crocifisso Signore esalö la sua bell' anima, andando a ri-cevere in Cielo il premio apparecchiato ai giu. sti. Vi sono di coloro che non sanno preci-sare il giorno della sua morte, dicendo che avvenisse il 13, o il 14, o il 15 di Luglio del 1274. Ma, a dire il vero, avvenne intorno al-1' aurora del 15 Luglio, giorno di Domenica nel 1274, correndo dell'eta sua I'anno cin-
(1) Baptis. de .ludie. L. 1. de Canoniz, S. Bonav.
quantesimoterzo, ovvero di poco oltrepas-sato, trovandosi nel 54.° (1). Anzi vi sono sto-rici, che lo dicono morto nel 1275, e perfino nel 1283, ma i primi forse prendono abbagiio dalla diversa computazione degli anni, che vigeva appresso le diverse Nazioni, come di-cemmo (2) ; e rapporto ai secondi è da tenersi per nn errore tipografico, e nulla piü (3). La diversita de' giorni deriva prohabilmente da che Siste IV volle celebrata la sua me. moria nella seconda Domenica di Luglio in qualunque giorno occorresse. II che ha dato senza piü raotivo agli storici della varieta del giorno della sua morte (4).
La morte di S. Bonaventura, in qualche rnodo profetizzata da Fr. ügone da Dina in una lettera scritta da Orvieto al B. Giovanni da Parma (5), oltre alle grandi fatiche so. stenute nel Goncilio, viene attribuita da al-cuni ad una influenza maligna e pestilen. ziale, che in quel tempo regnando in Lione, porto alia tomba molti Prelati, e xin numero grande della sua popolazione (6). Questa influenza, o la debolezza delle forze illangui-
(1) Waddinp:, Ann. Min. T. 4, ad ann. 1274, pag. 399. — Uijhelli Ital. Sacr. T. I. Bellarm. de Script. Eccles. —
(5) Proem. — (3) Wadding, l. c. pag. 401. — (4) Ivi 1. c. — 15) Waddig, Ann. Min. T. 4 ad ann. 1274, pag. 401. —■
(6) Aut. Anonim. della Storia del Conc. di Lione appresso Labbe, T. 14, Venet. 1731.
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disse lo stomaco di S. Bonaventura, è certo, ch' Egli non poteva ritenere piü alcuna cosa. Per cui vedendosi impossibilitato a ricevere Gesü in Sacramento, non un Angelo, come dicono alcuni, il comunicö miracolosamen-te (1) ; ma secondo il Wadding, e Monte S. pregö di recarsergli il SS.quot;10 Sacramento, e di porgli la pisside sopra del petto. Cid fatto gli si apri il petto qual rosa vermigiia, e per questa apertura penetrata miracolosamente la sacra particola nel cnore tosto gli si ri-chiuse (2). ]SToi non staremo a discutere in-torno a ciö ; imperocchè Dio volendo poteva farlo senza dubbio, come lo ha fatto con al-tri santi. Kon ostante avvertiremo anche una volta co' dotti Bollandist! che se non è una favola, è un fatto molto incerto. Imperocchè si vede raccontato senza autorita alcuna dalla Vinea S. Francisci, e dal Wadding, che 1' ha desunto dalla medesima Vinea, laddove Ot-taviano de Martinis nella orazione avanti Si-sto IY per la canonizzazione di S. Bonaventura 1' ha taciuto affatto, non che Pietro Ga-lesini nella vita del medesimo con quanti altri scrissero delle sue gesta (3), Per cui concluderemo non v' e ripugnanza, ma la cosa è molto incerta; tanto piü che se fosse vera
(l) Eco di S. Franc. Ann, II. Fase. XI. — (2) Wadd. 1. c. Gaspare da M. S. Gesta S. Bon. part. I, pag. 136 ediz. di Macerata 1793. — (3) Acta SS. 14 Jul.
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non sappiamo renderci ragione, come storici contemporanei 1' abbiano taciuta.
Da tutto il Concilio fu compianto ama-ramente per la sua dottrina, per la sua elo-quenza, per le sue virtü e maniere cotanto amabili, cbe guadagnava il cuore di quanti lo accostavano. Tl dolore de' Padri, del sommo Pontefice fu sommo, e tanto piü allorchè lo stesso Pontefice non peritö di asserire a' Padri chö : la Chiesa di Dio per la morte di S. Bonaventura aveva fatta una gran perdita. Sicchè per initigare alquanto cotanto dolore volle il Papa, il Concilio, cbe se gli celebras-sero solenni funerali, i quali con pompa straor-dinaria vennero celebrati nella Chiesa de' Frati Minori di Lione, nella stessa Domenica, uffi-ciando in persona Gregcrio X, assistito e circondato da tutti i Padri del Concilio in. sieme con tutta la corte di Roma. Pietro di Tarantasia , Cardinale, Vescovo d' Ostia, dell' Ordine de' F rati Predicatori, poscia Papa sotto il nomc d' Innocenzo V gli celebrö la prima messa, e fu il trascelto a ridirne il funebre cdogio. II disse formandolo sopra queste parole di David : lo ti piango, fra-tello mio, Gionata (1) ! E tale e tanta fu la vena del suo dire, la veernenza del suo af-fetto, cbe commosso fino all' intimo del cuore
(1) 2 Reg. I, v. 26.
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die in dirotto pianto, le cui lacrime mesco-landosi con quelle dell' uditorio resero a S. Bo. naventuva 1' ultimo tributo del suo afFetto assai piü del suo improvvisato eloquente discorso. Cosi 1' amista, die lego Bonaventura e Tommaso, che dopo la morte di questi pro-segui con Pietro di Tai'antasia, questi la sug. gellö sul freddo cadavere di Bonaventura; aspettando di riaccenderla nella pace de' giu-sti, nella vita immortale di gloria per non estinguersi giammai piü. Celebrati cosi i so-lenni funerali, lo stesso Pontefice comando-che nella sera della stessa Domenica fosse data sepoltura al suo cadavere; onde evitare ogni disordine, che poteva nascere da trasporto di popolare divozione (1).
Era ben giusto, che S. Bonaventura avendo sostenuto immense fatiche per la fede, per la Chiesa nel Concilio di Lione, anzi forse per cagione di ciö avendo incontrato la morte; fosse la sua anima, per quanto pura e santa, snffragata da tutto il cattolico mondo. Ne par. tecipö quindi Gregorio X la funesta notizia a tutte le Chiese dall'orto all'occaso, dal me-riggio all' aquilone, ordinando in pari tempo che 1'anima di Bonaventura venisse suffra-gata da tutti i Prelati, e Sacerdoti cattolici colla celebrazione d' una messa; affinchè se
(1) Ap. Ciaccon. in Greg. X, T. 2.
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ii(■ 1 transitare per questa terra avesse contrat-to alcun che dalla medesima, quanto prima purificata pervenisse a frnire della beatilica visione di Dio, che sempre, qual cervo asse-tato, aveva ardentemente desiderate».
Compiuto ogni mesto nfficio, nella sera stessa della Domenica, 15 Luglio, come fu ac-cennato, venne dato onorato riposo alle mortali spoglie di Bonaventura in luogo distinto nella Chiesa dei snoi Confratelli di Lione (1). Altro non si ha nella sua morte, se non che il B. Francesco da Fabriano per superno spirito avendola conosciuta, prorompesse in questo lugubre canto :
O lugubris Eoelesiae plantus, et plaga dura Defunctus est fons gratiae Bonaventura etc. (2:.
Quindi dicono i Bollandisti, che la sua memoria resto sepolta col corpo, e solo prin-cipiö a parlarsi del medesimo 1G0 anni dopo la morte, vale a dire nel 1434, quando i suoi Confratelli di Lione, avendo inualzata una nuova Chiesa in onore del lor Patriarca S. Francesco, or di S. Bonaventura, a questa vennero traslatati i mortali resti del medesimo, a' 14 marzo del ricordato anno (3).
Ed ecco come in tal circostanza si prin-cipió a parlare di S. Bonaventura. Aperto il sepolcro per effettuarsi la traslazione delle sue
(1) WaiW. Ann. Min. T. 4, ad ann. 1274. — (2) Ivi. Acta SS. 14 Jul. — i3J Ivi.
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reliquie, mentre, altro non vi si rinvenne che aride ossa e polve, la sua testa fu ri-trovata incorrotta, intiera, fresca e vermiglia co' capelli, denti, lingua, labbra, guancie fre-sche, e con ogni parte si colorita, che sem. brava d' uomo vivo (1) ; anzi il P. Wadding aggiunge clie ancora il cuore era incor-rotto (2), e Bartolomeo Pisano dice che la sola lingua fosse incorrotta (3). Ma in quanto al cuore e alia sola lingua non vedendosi ricordato no da Ottaviano de Martinis (4), nè da altri storici deve stimarsi non esser vero o al piü essere una notizia data dalla Vinea S. Francisci, che non merita alcuna fede, o poca come di gia abbiamo avvertito secondo il pa-rere de'dotti Bollandisti. Dicasi impertanto che Dio conservando incorrotta e vegeta la testa di S. Bonaventura di mezzo alla corruzione del sepolcro, volle manifestare al mondo di qual merito fosse innanzi a Lui quella testa, che in vita aveva meditato i divini arcani, e che di queste sue meditazioni ne aveva eloquentemente parlato di mezzo ai popoli colla predicazione, nel Concilio alla presenza di quel venerando consesso, e ne lasciava ai posteri aurei scritti.
A questo portento si alzo una voce di mezzo al popoio, che lo acclamava santo e
(1) Ivi. — [2) Wadd. Ann. Min. 1. c. — (3) Col. 2, pag. 89. — (4) Acta SS. 14 Jul.
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beato non solo, ma vi fu chi ricordó, come invocato Bonaventura ottenesse un felicc parto e an cor vivente gli richiamasse a vita un pargoletto morto (1). Infrattanto, riposte le ossa in nna ricca cassa, e la testa in un pin ricco ed elegante reliquario, fra la gioja e 1' esultanza venne fatta la solenne trasla-zione. Da qui principio a tributarsegli culto e venerazione, e se pria invocato operó pro-digii, tanto pin strepitosi ne operó appresso richiamando a vita un altro pargoletto morto, liberando ossessi, risanando un zoppo, soc. correndo periclitanti, e partorienti, da cui 1' origine del la gran divozione che in Lione le partorienti lianno a S. Bonaventura (2). Si, i fedeli potendo contemplare e venerare piü d'appresso i mortali avanzi di S. Bonaventura, Dio principio a manifestare la sua gloria con portenti e prodigii d' ogni ge-nere.
Non pertanto, non essendo tali prodigii sufficienti prove della sua santita, e d' altronde come ricordano i Bollandisti non aven-dosi una vita compiuta delle sue gesta; es. sendochè non si principio a parlare di S. Bonaventura se non dal Concilio di Lione, e dalla sua traslazione (3), passarono piü di 200 anni pi'ima die si. pensasse ad ascriverlo
i) Wadding-, Ann. Min. T. 4. Acta SS. 14 Jul. —
(2) Ivi. _ (3) Ivi.
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nel numero de' santi. Di vero, veduto quanto fosse cattolica la sua dottrina nel Concilio di Basilea, e quindi di Firenze, infra i Padri principió a trattarsi di canonizzare S. Bona-ventura (1), ma poscia non se ne fece niente. Iddio, si vede die ancor nol voleva, e ne suoi altissimi decreti il riservava ad altro tempo.
Dopo 48 anni dal Concilio di Firenze, ai 9 eioè di Agosto del 1471 saliva la Cat-tedra di S. Pietro un Francescano sotto il nome di Sisto IV. Questi era lo scelto da Dio a riporre nel novero de' santi Bonaven-tura da Bagnorea. Dai primordi del suo pontificato rivolse il pensiero a tanto divi-samento, ma mancandogli prove irrefragabili non volle precipitare la cosa. Quindi, men-tre Ottaviano de Martinis ne raccoglieva le gesta e le virtu in una orazione recitata alia, presenza del medesimo Pontefice, spontanea si elevö una voce di mezzo al mondo cattolico, il quale tutto unanime per i suoi sommi im-peranti domandava a Sisto IV la canonizza-zione di Bouaventura. Tanto è : Federico re de' Romani, Lodovico di Francia, Ferdinando di Sicilia, Mattia d' Ungheria, i Duchi di Calabria, di Venezia, di Milano, di Savoia, le Ducbesse di Calabria e de' Borboni, i ,Fio-
(1) Acta SS. i-l Jui.
rentini, i Senesi, i Perugini, i Lionesi, la Citta di Bagnorea, 1' Ordine de' Minori col P. Giovanni d' Aragona, postulatore delle cause de' santi, domandavano la santificazione del Dottore Serafico (1) al Romano Ponte-fice Sisto IV.
Al fulgore delle virtü e della dottrina di Bonaventnra, alia universale domanda della sua canonizzazione commosso fine all'intimo del cuore Sisto IV, ravvisando in ció il vo-lere di Dio con tutta pompa e solennita ai 14 Aprile 1482 ascriveva colla sua bolla Superna ccelestis patria, fra i regnanti con Cri-sto il suo Confratello Bonaventura nell' anno XI del suo Pontificato, assegnando per la celebrazione della sua festa, qual Confes. sore, Vescovo, Dottore, per tutta la Chiesa, la Doraenica seconda di Lugiio, con questo che nell' Ordine Francescano fosse di rito doppio coll' ottava (2).
Perchè tutti i fedeli dipoi celebrassero la festa di S. Bonaventura con csultazione di spirito si degnava Sisto IV colla stessa bolla di aprire i tesori della Chiesa, concedendo le seguenti indulgenze. Nella ricordata Do-
O
menica elargiva a tutti i fedeli 7 anni di indulgenza, e 7 quarantene, e nelle altrc do. meniche 100 eiorni, cd a chi assistesse nel
(1) Ivi. Ort. de Martinis. — '2) Acta SS. 14 Ju .
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giorno della festa, o nell' ottava ai divini uffizii, consimili indulgenze, e remissione de' peccati, come gia concesse per altre feste. Inol-tre annoverava fra le feste del sacro Palazzo la festa di S. Bonaventura, come quella di S. Tommaso con le medesime indulgenze fra i Domenicani e i Francescani. In fine in vista della santa amista passata sempre tra gli Ordini Domenicano e Francescano, fra S. Tommaso e S. Bonaventura concludeva Sisto IV la sua bolla con decretare die i Frati Minori nell' Universita di Parigi debbono godera e servirsi liberamente de' medesimi privilegii concessi ai PP. Domenicani in grazia di S. Tommaso (1).
Non bastö, 1' essere annoverato Bonaven. tura nel catalogo de' santi, alia Cattedra di Pietro, ed aver per lui concesso indulgenze e privilegii, ma volle riporlo nel novero de' Dottori della Chiesa,' come di gia era stato riposto S. Tommaso da S. Pio V. Raccolte di nuovo tutte le gesta di S. Bonaventura da Pietro Galesini Milanese, pronotaro apo-stolico, e recitate alia presenza di Sisto V, altra gloria dell' Ordine Francescano, a' 14 di Marzo dell'anno 1587, III del suo pon. tificato, emanava la bolla Triumphantis Hieru-sakm, colla quale ; dichiarando che di gia
(' Acta SS. 14 Jul.
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per diritto S. Bonaventura era stato ascritto fra i Dottori da Sisto IV ; JSroi, soggiungeva,
10 ascriviamo tra i principali e primari Dot-tori che fiorirono in Teologia, e vogliarno die come tale sia onorato. Cosi Sisto V an-noverava S. Bonaventura fra i primarii Teo-logi e Dottori, assegnandone, e fissandone la festa nel giorno 14 Luglio ; sia perchè troppo vaga la seconda Doinenica ; sia percbc il 15, come dicono i Bollandist!, era di gia fissato per S. Enrico Re, santo piü vecchio di S. Bonaventura (1). In tal congiuntura colla medesima bolla per eternarne la memoria concedeva a Bagnorea, patria del santo, che
11 14 di luglio fosse festa d' intiero precet-to, non che 1' indulgenza plenaria, la quale cstcndev.a a Lionc, nl legio di S Bona, ventura di Roma, fondato dal niedesimo Pon-tefice , e contro ogni diritto soppresso nel 187.quot; dal o-ovcrno Italiano (2), e alle altre Chiese de' Minori elargiva 10 anni e 10 qua. rantene d' indulgenza (3). II che manitesta quanto i successori di S. Pietro, la Chiesa abbia avuto ed abbia in onore 1'umil figlio di S. Francesco, Bonaventura da Bagnorea, in onore del quale piü tardi, vale a dire ai 13 Giugno 1G93, e ai 17 Luglio 1694 con due ue-creti accordava altresi all' Ordine Minoritico
(1) Ivi. _ (2'| Eco di S. Franc, ami. 11, Fasc. 1. — (3) Acta SS. 14 Jul.
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di poterne celebrare 1' uffizio una volta al mese.
Pria che S. Bonaventura venisse noverato fra i Dottori della Chiesa, avveniva un caso che merita d' esser ricordato ; onde si cono. sea anclie una volta quanto possano 1' eresia, lo scatenamento delle passioni a danno della religione e della societa. I Calvinisti, i Protestanti francesi, conosciuti sotto il nome di Ugonotti, col ferro e col fuoco volevano sulla meta del secoio XVI introdurre in Francia la religione di Calvino, della Svizzera, fab. bricata a Zurigo 1'anno 1517, sostenuta ca-dente dai municipali di Berna l'anno 1529, e introdotta per forza a Ginevra nel 1533. In questo non è a dirsi come menassero strage non solo di sacerdoti, di religiosi, di uomini e di donne d' ogni ordine e condi-zione ; ma se la presero altresi colle Chiese, colla croce, colle immagini, colle reliquie, colle spoglie mortali dei Santi, e tutto lace-rarono, trascinarono per le vie, incendiarono e ne dispersero le ceneri per 1' aria, ovvero le gittarono ne' fiumi. Questo sagrilego fine toccó alle reliquie del nostro Santo nel 1561 ann. Gallicano, nel 1562 ann. Romano. Impe. i'occhè i Calvinisti invasa la Chiesa de'Fran, cescani di Lione, estratte le venerande ossa di S. Bonaventura, le bruciarono su pub-blica piazza, e le ceneri le gittarono nel Ro-
dano. II suo capo peró fu salvato per la in-vitta costanza d' un suo confratello religioso, il quale lo involo a tanta sagrilega distru-zione, e per quante minaccie e torraenti po-nesssro in opera contro il medesimo i furi-bondi Ugonotti, non giunsero giammai a strappargli di bocca ove aveva nascosto la preziosa raliquia. Gloria allo invitto Minori-ta, ignominia, ed onta alia Francia, che van-tando la fede de'Pipini, de'Carli Magni, dei Luigi, per seguire una forsennata eresia giunse a fare un faló delle cose piü auguste e sacre.
Essendo impertanto stati traslatati i mor-tali resti di S. Bonaventura nel 1434, e nel 1562 abbruciati e dispersi dagli Ugonotti, di-cono rettamente i Bollandisti, cbe del me-desimo non si hanno altre reliquie, se non quelle, die in tali circostanze vennero estratte e salvate. Quindi si lia la testa in Lione, e un osso d'un braccio nella Cattedrale di Ba. gnorea, portato in Italia in occasione della sua canonizzazione dal R.quot;10 P. Francesco San-sone Ministro Generale de' Minori, precipuo divoto del medesimo. Si vuole venerata a Pa-rigi, o a Fontaineblau una mascella, ed a Ve-nezia un osso mediocre del suo corpo, ma non v' è cliiarezza intorno a chi vel trasferisse (1).
(1) Acta SS. 14 Jul.
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Come sua reliquia si ha in Nantes, ove scrisse una quinta parte delle sue opere, una pietra, la quale dicesi che servisse al Santo di ori-gliere, conservata sotto una grata di ferro. E giacche siamo a parlare di reliquie, di cose appartenenti a S. Bonaventura agghmgiarno per ultimo, che la sua casa paterna di i5a-gnorea venue convertita in una grande e ma. gnifica Chiesa, dedicata al medesimo da Antonio Pucci Cardinale (1).
Se di P. Bonaventura esistano altre in-signi reliquie, nè 1' aifermiamo, nè osiamo negarlo. Prestando fede al P. Gaspare da Monte S., altre reliquie insigni si venerereb. hero del Serafico Dottore nelle Chiese Fran, cescane di Carpi, di Corte Maggiore, di Fer-rara, di Reggio, di Rimini, e segnatamente una costola in S. Maria Xuova di Napoli, e la sua tonaca nella Basilica de' SS. dodici Apostoli di Roma (2), e stando all' Eco di S. Franccsco cV Assisi, periodico illustrate, presso i PP. Conventuali di Pisa, si conser-verebbero il Brevario, ia Mitra e il Bacolo del Santo (3). Con buona pace noi non lo contradiremo, ma avvertiamo peró che di ció non trovasi vostigio alcuno, nè appresso
(1) Acta SS. 14 Jul. e Wadding, Ann. Min. T. i, ad an. 1221. T. 2, ad an. 1232. — (2) Gesta di S. Bonaventura part. I, pag. 136, ediz. di Macerata 1793. — (3) Anno II, Fase. XI.
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il P. Luca Wadding, nè appresso i dotti PP. Bollandisti, nè il P. da Monte S. nè V Eco accennano a quai fonti abbiano nttinto quanto narrano. Senza altro noi perö le venereremo; perchè tali oggetti o sono fatti a somiglianza di qnei cui usava il S. Dottore, o perchè contengono qualche reliquia del medesimo, e la Chiesa ce li propone alia venerazione. Accenna in fine il P. W adding die esistono due Bibbie MS. del Santo, della quale una qual reliquia, con ogni cura conservasi a Ba-gnorea, e 1' altra almeno ai suoi tempi si tro. vava nella Biblioteca Borromei (1). Niente altro conoscesi delle sue reliquie.
Sul porre line a quanto siamo venuti stu-diando intorno a S. Bonaventura, ad onore di Dio e del suo servo, notiamo contro quanti puzzano di protestantismo, o di razionalismo, die i Santi non sono ingrati, non sono sordi alle preci di eld 1' invoca, e pia, santa, gio. vevole è la loro invocazione. Di vero ; i Cal-vinisti di Francia sulla meta del secoio XVI disonorarono, incendiarono, dispersero le ossa, le ceneri di S. Bonaventura; meritavano adun-que castigo e castigo inesorabile. Ma cbe ? II castigo forse arrivó ; allorchè quasi un secolo appresso, vale a dire nel 1628, Dio flagello, desolö Lione con orribil peste. Sotto la mano
fit Ann Min. T. 4, ad anti. 1274, pag. 404.
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possente di Dio Lione pianse il suo fallo, e ricorclandosi di S. Bonaventura, a questi ri-corse, porto in solenne processione alcune re-liquie del medesimo, e incontanente il fia-gello cessó i suoi guasti. Quanto Dio, per intercessione di S. Bonaventura, ebbe operato in Lione, operó ancora in altre cittii, e infra 1' altre in Jaca citta di Aragona nella Spa-gna, liberandola alia sua invocazione da pub. blicbe spaventevoli calamita, in memoria di cio, per veto emesso, ne celebra ogni anno con solennita e processione la festa (1) Ció fia suggello per confondere quanti bestemmia-no la invocazione de' Santi, e per confortare le anime pie a supplicarli nelle loro necessita.
La scienza congiunta alia piëta, all' amor di Dio, alla divozione di Maria Vergine, da cui Bonaventura ripeteva il dono del suo sa-pere, ba fatto del medesimo un Santo, un Dottore della Cbiesa. A cosa giova la scienza disgiunta da tali prerogative, il genio, lo spi-rito? A fare de' superbi, de' lumi erranti, cbe conducono al precipizio, all' errore. S' è un tesoro inestiinabile, uno scienziato santo, niente v' è di piü inutile, di piü dannoso al mondo, d' un dotto poco cristiano. Poichè il primo è luminare di verita, e dato cbe ancor alcuna fiata deviasse dal retto sentiero, non
(1) Acta SS. g Godescard, 'I I Luglio e Wadding, Ann-Min. T. 2, ad an. 1246.
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è difficile die vi ritorni al ridestarsi dellc buoue idee, impresse nella sua mente ,* ma il secondo comecchè superbo, disprezzante, privo di buoni principii, diffonditore di tenebre, ol-tre a cagionare mali immensi alle anime, alia societa, alia Chiesa, se non è perduto, poco vi manca, o almeno difficilmente si ri-durra ad operare il bene. Chiunque tu sia, speccliiati in S. Bonaventura, te lo proponi a modello, e allora avverra die, com' Egli, ancor tu sarai grande innanzi a Dio e al mondo.
CAPO X.
Elogii di S. Bonaventura.
Xell'intessere qui un serto di elogii, di encomii a S. Bonaventura non intendiamo di raccogliere quanti gliene tributano scrittori e storici; percbè a cio fare ei mancherebbe il tempo e il modo. Ma, come il giardiniere qua e la cogliendo i piü bei fiori, ne forma un mazzo odoroso, una corona varia e bella; cosi noi cogliendo qua e la 1 piü bei encomii, tributati a S. Bonaventura, insieme riu-nendoli, e intrecciandoli a guisa di corona, ci avanziamo a depositarli ai suoi piedi. Per cotal guisa megiio sara stimato, e conosciuto S. Bonaventura e la sua dottrina.
Per distinzione chiamasi S. Bonaventnra il Dottor Serafico: « Perchè tutta la sua dot-» trina, siccome tutta la sua vita spira fuoco » di carita. Egli è una lucerna die arde e ri. » splencle (1). Infiarama nell'istruire: qua-» lunque verita Egli esponga, il tutto riduce » a Dio per via d' amore ; e a ben descri. » verlo biso^nerebbe dire, ch' Egli è il Dot. » tor Serafico e Cherubico » (2). Cosi parla Gersone Caneelliere dell' ünivei'sita di Pa. rigi, il cbe vien confermato per autorita di Pon-tefici e di dotti asserendo : S. Bonaventura esser il Dottor Serafico, poichè, mentre i suoi scritti leggendoli , illuminano lo spirito, in. fiammano il cuore d' amor celeste.
E risguardato da tutto 1' Ordine de' Mi. nori qual secondo Fondatore. Imperocchè eletto Generale, formö qnanto sapienti, al-trettanto prudenti costituzioni sopra il modo di governare, sopra I'uffizio divino, sopra la regolare disciplina, die sono state la base e il fondamento di tutti gli statuti, o leggi die dappoi si fecero, o saranno per emanarsi nell' Ordine del Povcrello d' Assisi. Motivo per cui allo stesso Patriarca S. Francesco viene alcuna volta comparato (3).
Si appella 1' Oracolo, 1' aniraa del Gonci. lio secondo di Lione, il primario Autore della
(1) Joan. V, 35. — (2) Gersoa. Epist. de Laud. Bonav. pag. 553. — (3) Chalippe, V. di S. Frances, lib. 4, pag. 317.
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riunione de' Greci co' Latini; in quanto che ne' preparö le materie, vi parlö, tenne il se-condo luogo dopo il Papa, ne fu legato, e mercè sua vennero inviati a Costantinopoli de'Nnnzii, all'Irnperatore Michele, la cui arn-bascieria avendo riportato nn ottimo sup-cesso, si vide riunita la Chiesa Greca col la Latina (1).
Altri elodi non meno grandiosi cli sono
O o C
tributati, come di soramo; del piü illustre figlio di S. Francesco (2) ; di Magno, di Pla-tone del Medio-Evo, nscito dal cuore di Francesco, e generato dalla mente di S. Ago-stino e di S. Anselmo; di Teologo sublime, divino, salubre, soave, pio, santo (3), fecondo di civili e morali commozioni ; in quanto che rigettate le dialetticbe aride disquisizioni delle scuole del Medio-Evo, la sua ïeologia ba del divino, poggiata sopra la Scrittura e i Padri, massime S. Agostino e S. Anselmo, motivo per cui si tiene da alcuni qual Padre, Fondatore della scolastica ïeologia. Encomii tutti, che con altri molti gli si vedono confer-mati e da Sisto IA7, e da Sisto V nolle bolle di canonizzazione, e di Pottore della Chiesa, non che da S. Pio V, predecessore di Sisto \r, il quale comandando che si studiasse bene, es'iu-
(l)'Croiset, les Vies des saint, 14 Juliet. — (2) Daudolo Monach., XXI, pag. 262. — (3} Prudenzauo Fran, d' Assisi, C. VI, pag. 152.
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tendesse la dottrina di S. Bcnaventura, onde non andasse in dimenticanza (1), mostró al mondo in qual pregio si abbia da tenere, siccome Clemente IV ancor vivente gli por-tava la piü gran stima e venerazione (2).
A gloria di S. Bonaventura possiamo i'icor. dare, ohe Gio. Gersone in considerare quando venne elevato nella universita di Parigi nei suoi primi anni di studio al grado di Bacel-liere, e quindi alia Cattedra Magistrale, in. torno a cui in vario sense disconvengono gli i storici rapporto all' anno (3), come altresi fu piü sopra da noi avvertito, non cbe l'induL genza usatagli, dispensandolo per tal motivo dalle leggi della Universita, quasi dir volesse cbe ottimaraente aveva operato 1' Universita, i lasciö scritto : Non so, se lo studio di Parigi abbia mai avuto un Dottore simile a Bona-ventura (4). E cosi eccolo anteposto a quanti. Dottori fiorirono in quella si celebre Universita. Ah ! si, S. Bonaventura è uno de'primi, se non 1' unico luminare di quella Universita. Imperocchè per Lui non si osservarono le leggi accademiche che proibivano d' insegnare ïeo-logia, senza averla pria studiata per otto anni. Diremo quindi con Tolomeo di Lucca, Dome-nicano, discepolo, e poi confessore delFAngelico
(1) Acta SS. 14 Jul. — (2) Wadding, Ann. Min. T. 4, ad ann. 1274. — (3) Wadding, Ann. Min. T. 3, ad an. 1253, pag. 310. — (4) De libr. legend. Consid. 5, part. 2.
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S. Tommaso che S. Bonaventura fa gran Mae. stro in Teologia, e altresi predicatore egrc-gio, (1), e soggiungeremo collo storico del Concilio di Lione, come leggesi appresso il Wadding, che oltre alla dottrina risplende, vano in Lui tutte le piü belle virtu, tutte le piü amabili doti di buono cioè, di benigno, di modesto, di eloquente, di verecondo, di umile, di mansneto (2), e quante mai vedonsi ricor-date nell' officio divino della sua festa.
A tutti questi e consimili encomii per. sonali elargiti a S. Bonaventura da Bagnorea} cosi ancor appellate per il luogo della na. scita, alcuni or ne vogliamo aggiungere, spet. tanti la sua dottrina : « Se mi si domanda » prosiegue Gio. Gersone nel luogo poco anzi » citato, se mi si domanda, quale tra tutti i » Dottori scolastici sia, senza pregiudizio al. » trui, il piü abile ad insegnare, rispondo : » S. Bonaventura ; perchè è sodo, sicuro, » esatto ed insierne divoto; perchè dalla sua » Teologia sbandisce le quistioni stravaganti, » non inserendo ne' suoi trattati dottrine » profane di dialettica, o di fisica, palliate » col velo di termini teologici, come fauno » molti, ma quanto è in soggetta materia ; » per il che studiandolo illumina 1' intel. » letto, ed eccita aftetti di piëta e di reli-
(1) Hist. Eccl. Nov. Lib. 25, Cap. 22. — (2) Ann. Min. T. 4, ad an. 1274, pag. 399.
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» gione. Solo i ïeologi indevoti, di cui è » maggiore il numero, pormo rendere ne-» gletta la sua dottrina. Quanto a me, dope » che nella mia vecchiaja mi sono messo di » nuovo a studiarla, quanto piü mi avanzo, » tanto piü resto confuso, e dico a me stesso: » Ohe giova tanto parlare, e tanto scrivere ? » Ecco una dottrina, die basta ; altro non » fa di bisogno die trascriverla, e spargerla » da per tutto (1). » S. Antonino soggiunge: « Tutte le opere di S, Bonaventura danno a » conoscere la perspicacia del suo ingegno » a coloro, i quali cercano e rispettano la » scienza divina piuttosto die le aristoteliche » novita. » E 1' Abate ïritemio, gloria del-1' Ordine Benedettino cosi conclude, esal-tando a cielo i talenti di S. Bonaventura: « Egli è profondo sei\za esser verboso, sot. » tile senza curiosita, eloquente senza vana-» gloria, le sue parole sono accalorate senza » esser gonfie (2). »
Ma che piü? Si puo aggiungere in genere che oltre i ricordati elogii il sopra menzio. nato Arcivescovo di Firenze, sant' Antonino chiama S. Bonaventura uomo di tanta bonta di cosi buona indole, che il grande Alessau-dro d' Ales, gli diceva alcuna volta, Adamo non aver in Lui peccato (3). Sisto da Siena
(1) Gerson, Epist. de Laud. Bonav. T. 1, pag. 553 e seg. — (2) Richard e Giraud. Diz. Univ. L. B. — (3) T. 3, tit. 24, C. 8 id princip.
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soggiunge che scrisse molte cose, in cui con-giungendo una somma erudizione colla pietü, insegnando ammonisce il lettere (1). L'ü-ghelli riprende che Bonaventura fu uomo di cosi nota santita e dottrina, die se alcuno volesse prender la penna per intessergli una corona di gloria, si troverebbe come colui che volesse misurare il vasto Oceano (2). II Baronio lo appella Lume (3), e il Bellarmino in fine uomo santissimo, e dottissimo che molto scrisse, di cui era amicissimo S. Tommaso (4).
Quindi qual meraviglia, che le opere di S. Bonaventura ed Egli stesso riunendo in sè tanti pregi di scienza e di pieta , di fer. vore e di chiarezza in ogni tempo siano stati tenuti in graustima, e consultati dagli uomini chiari per dottrina e per pieta. Qual mera. viglia che la Chiesa sempre abbia tenuto in alto pregio la sua dottrina; che nel Concilio Generale di Fii-enze 1'anno 1439 abbia gio-vato a spiegare non poche difficili cose; e che Vescovi e Pontefici sommi 1'abbiano ingem-mata con nobili titoli, raccomandata calda. mente, come atta non solo a spiegare cose astruse, a illustrare la Chiesa , la cattolica unita, dissipando gli errori e 1' eresie ; ma come dottrina che nell'atto, in cui illumina ja mente, infiamma la volonta (5) ? Si, che
(1) In Bibl. L. 4. — ,2) Ital. Sacr. T. 1. — (3) Ann. Ec-cles. a(i ann. 1273. (4) De Script. Eccles. — (5) Lect. Brev-
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meraviglia ? Meravigliamoci di noi, che si poco sappiamo apprezzare i santi, e illumi-narci alla loro dottrina.
Non solo la Chiesa, i cattolici, corae nota il Tiraboschi hanno cncomiato il Dottor Se-rafico e la sua dottrina; ma ancora protestanti e increduli. Per brevita stirao che ba-stera riferirne uno per ciascun lato. Avver-tendo perö, che lo stesso Lutero, come leggesi in Micheaud, il quale chiama S. Bonaventura un Dottore caro a Dio e agli uomini, gli at-tribuisce il nome di eccellentissimo, scrivendo Bonaventura prcestantissimus (1). Fra i protestanti adunque basti Gian Giacomo Bruker pastore in Augsbourg, il quale sulla meta del secoio XVIII, seguendo i principii della sua setta, quantunque acremente riprenda S. Bo. naventura per aver col suo zelo troppo ec-ccssivo promosso il culto di Maria Vergine, non ostante lo esalta per la sua esimia dot. trina. Imperocchè, oltre ad aver riprodotto in una chiara e precisa maniera il tipo della filosofia del S. Dottore, faceudosi quasi un compendio del piccol trattato: De redudionc artiurn ad fheolofjiam (2) ; confessa che S. Bonaventura deve annoverarsi tra i raigliori scolastici e gli si dee gran lode; perchê, veg-gendo le sterili paglie e il vil loglio che da
(I) Biograpli. univer. T. 4, L. B. — (2) S. Bonav. Opus, T. 1, p. 1: aeg.
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£)gni parte infettava la Teologia, sforzossi di scrivere cose piü solide e piü vantaggiose (1). Questa lode in bocca d' un protestante, che rigetta Padri e Dottori non è poca, come non poco il rimprovero che gli seaglia in viso per aver di troppo promosso il culto della Ma-dre di Dio ; essendochè si fatto rimprovero torna a gloria del nostro S. Dottore, tenen, dosi dagli stessi protestanti come autore, o pro-motore principalissimo del culto di Maria SS.quot;'a, di cui non so, se possa esservi cosa piü glo. riosa e cara.
L' incredulo, che intesse a S. Bonaventura un serto portentoso di gloria, è Pietro Le-roux, rivoluzionario francese, famoso progres-sista del secoio passato, Egli, dopo aver detto che S. Tommaso e S. Bonaventura stanno fra di loro nelle stesse relazioni che Bossuet e Fénélon; l'uno 1' uomo della intelligenza e dell'elevazione, 1'altro 1'uomo del cuore e dell'affetto; chiama S. Bonaventura: il Dot. tore piü popolare del suo tempo. E con ra. gione : essendochè avendo S. Bonaventura la-sciato di parlare in mode astratto, e bandito dalle sue opere ogni vana, superflua disqui. sizione, la sua dottrina fu intesa da ognuno e massime dal popoio, bisognoso piü d'ogni altro d' istruzione. Dipoi proseguendo il pa-
1) Brucker, Hist. crit. phüos. T. III, pag. 811, scg.
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negirioo di S. Bonaventura Pietro Leroux soggiunge f'ra le altre cose : « Le diverse opere « di Bonaventura in favore de' poveri, come « si appellano i discepoli di S. Francesco, non « sono solarnente interessanti per la storia di « questa epoca ; ma sono altresi sotto l'aspetto « di veduta filosofica, perchè questa questione « della poverta religiosa in fondo non è che « la questione della proprieta (1). » Quasi dir volesse: se S. Bonaventura lia encomiato, ha difeso la poverta de'seguaci di S. Francesco, è manifesto che non è nn male; ma siccome non potrebbe esistere la poverta senza la proprieta; poichè senza questa è inconcepibile la prima, la quale dice non possedere cosa alcuna, e ri-cevere pel necessario mantenimento da chi ha, ne consegnita non esser cattiva cosa il posse, dere, nè esser riprovata da Dio.
K vero perö, che Leroux nella sua enci-clopedia vorrebbe fare di S. Bonaventura il capo de'Socialisti per la sua poverta , come S. Tommaso il capo de' liberali per le sue opere sopra il governo. Ma qui erra il Sig. Leroux : imperocchè come S. Tommaso ritiene per buona ogni forma di governo, senza pro-clamare il moderno liberalismo, quante fiate non siano conculcate le leggi di natura, di Dio, della Chiesa, anzi con questo condanna
(I) Eacyclop. nouvelle, T. 2, pag. 784. e seg.
il liberalisme; cosi S. Bonaventura tnagnfi-cando la poverta di Gesiï Cristo e degli Apo-stoli, e difendendo quella professata da' figli di S, Francesco, non condanna la proprieta, anzi indirettamente la sostiene ; mentre non riprova chi possiede, ma solo difende che non è male il farsi povero per amor di Gesü Cristo. Cosi non è nè socialista, nè comunista, nè capo di costoro; ma nn umil povero, che senza imprecare a chi possiede, senza porre a soq-qnadro famiglia e societa, difende, esalta, encomia chi guidato dallo Spirito del Signore, per suo amore abbandona le terrene dovi-zie per formarsi nel cielo un tesoro che nè la rnggine, nè il tempo divorano, nè i ladri derubano.
Grande, sommo, inclito Figlio del Sera-fino d'Assisi, e mio dolcissimo Confratello, porporato S. Bonaventura! Ai piè della tna augusta, dolce, amabile figura, depongo questo serto di fiori raccolto qua e la, nel vago giardino di qnanti estatici contemplandoti in-neggiarono alla tua gloria. E troppo umile, il so ; ma deh ! compatisci alla mia pochezza, e se non son riuscito ad encomiarti secondo il merito, attribuiscilo, ti prego, al mio limitato intelletto, alla ristrettezza del tempo, e rice-viti il mio buon volere ! La passione di Gesu Cristo fu il continuo pascolo del tuo spirito, fu ed è il mezzo da te proposto ad ogni condizio-
ne di persone per giungere a salute, in una alia considerazione della compassione della sua di. vina Madre. Ebbene ! Innamorato Dottore di Gesü e di Maria, m' impetra dal Padre delle misericordie, che si fatto ricordo sia il con. tinuo mio pascolo ; il porto in cui mi rico. veri nelle terapeste del mondo; il domicilio in cui mi racchiuda ne' pericoli della vita; il riposo in cui mi addormenti nell' ora estrema, per quindi svegliarmi nella visione intuitiva di Dio nel cielo.
CONCLUSIONE
II secoio XIX passera alla posterita me-laorando ! Secoio che non s' incontra, e forse non s' incontrera giammai nella storia, in cui siansi avvicendati, o siano per succeclere co-tanti avvenimenti, tutti grandi, tutti sommi nel bene e nel male, sicoome nel secoio XIX, appellate per antonomasia il secoio della luce, della civilta, del progresso! Gittati i semi di principii anticattolici, e antisociali fin dal secoio XVIII, dopo esser stati alcun tempo sepolti, come la semente sotto la terra, rigo. gliosi cresciuti a robustezza hanno sfidato la Chiesa, 1' umanita. Ia societa a battaglia.
Quante accanite lotte di popoli e di nazioni: quante ribellioni, e rivoluzioni non novera il secoio XIX! Quanti troni secolari non ba rove-sciato nella polve; quante corone non ba infran-to; quanti cambiamenti politici non ba sostenu. to! Percorrete l'universo da dove nasce il sole fino a dove tramonta, dall'aquilone gelato fino alle riarse spiagge, recatevi al nuovo mondo,
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penetrate nella Oceania, e ogni popolo vi presenters. del secoio XIX una dolorosa pagina!
II mondo altro non ha raccolto che vento e tempesta; ha incontrato la pallida morte, ahi quante fiate ! su i oampi di battaglie ster-minatrici, la quale non ha desistito con pe-stiferi morbi di perseguitarlo ne'palagi e nelle capanne, coll'aggiunta della lurida fame e delle procelle piü tempestose. Si il mondo avendo dato ascolto a f'urbi rag^iratori è caduto
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sotto 1' incubo della Massoneria, del razio. nalisrno, del comunismo, del socialismo, che gli promettono e minacciano la ghigliottina e la mitraglia, le torpedini e i cannoni Krupp, lo stiletto e il revolver, il fuoco e il petrolio, stragi e rovine. Oh mondo cieco e ingannato, quando chiuderai le orecchie al sibilo avve-lenato di cotali serpenti, e le schiuderai per ascoltare chi vuole la tua felicita ! Fai senno, se non vuoi senza pro piangere la tua totale rovina.
Le sette, e 1' errore, non menano uno seal-pore infernale ? Questi mostri, senza produrre niente di nuovo, ma rimpastando, ricopiando, rimbellettando quanto da Simon Mago fino al moderno razionalismo dissero, fecero i nemici di Dio e della Chiesa, colla voce e colla stampa hanno attaccato e bestemmiato quanto havvi di piü augusto in cielo e in terra. Iddio, Gesü Cristo, Maria Vergine, i
Santi, il paradiso, 1' inferno, il purgatorio, 1' eternita, 1' immortalita dell' anima, le opere buone, la grazia, il peccato, la Chiesa, i suoi riti, il Papato, l'Episcopato, il sacerdozio, i sa-cramenti: si, tutto è stato attaccato, calunnia-to, calpestato in modo il piü indegno, giun-gendo perfino ad atterrare croci e immagini, a prof'anai-e vasi e luoghi sacri, a disperdere al vento il Sacramento dellquot; altare. Tale è la baldanza de'moderni protestanti e valdesi, dei liberi pensatori e solidari, della Massoneria e razionalismo, che vogliono tutto distruggere per tutto riedificare, e in luogo di Dio vogliono innalzare un' ara a venere e al demo. nio riconducendo cosi i popoli al paganesimo. Da qui la guerra ad oltranza intimata a Dio e alla proprieta da tutte le massoniche sette; affinchè ridotto il popoio sul lastrico, ed el-leno impadronitesi di tutto, il dominino a loro voglia. È possibile tanta cecita di mente? E pos. sibile; imperocchè quando l'uomo ascolta le sue indomite passioni, chiude le orecchie alia voce del cuore, e gli occhi alia luce, che d' ogni intorno gli rifulge, riesce un forsennato.
Si proclamö la restaurazione morale. Ma ahi ! II suo efFetto sono forse 1' esecranda be. stemmia, il lurido libertinaggio, il matrimo-nio civile, la conculcazione d' ogni diritto sa-cro e civile coll' insegnamento laico, con una iegislazione senza Dio e religione, che, men-
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tre percuote Vescovi e Sacerdoti, religiosi e öacre vergini, spogliandoli d' ogni tempora-lita, converte i loro asili in caseraie e pri-gioni, in manicomii e che so di peggio ? Se questa è morale, il dica chi ha senno.
Chi non conosce il disprezzo, il rifiuto dei sacramenti, del Sacerdote nell' ora estrema della vita, le associazioni civili de' defunti, e 1'apoteosi dell'apostasia e della incredulita sulla pietra sepolcrale de' medesimi ? E quelle innumerevoli falangi di operai d' ogni condi-zione e grado che sotto 1' orpello di mutuo soccorso e lavoro, legati con infernali giura-menti, o ciecamente obbedendo ad un gero. fante, stanno attendendo im suo cenno per far man bassa sopra la vita e le sostanze dei pacifici cittadini ; saranno fior di moralita? E 1' abbandono del Papato a se stesso, e la proscrizione del cattolicismo, e la persecu. zione, 1' esilio, il martirio clie si vien prepa-rando qui e cola ai fedeli è moralita ? Quante brutte paginc verghera la storia del seco-lo XIX !
Opere grandi e colossali presenta il secoio XIX, non puó negarsi! Vapori, tele, grafo, pantelegrafo, fotografia, in ogni ramo di scienza ha mirabilmente progredito, svL luppando i principii, posti in gran parte • da Rogero Bacone de' Minori. Ma tutto il pro-gresso è materiale, il quale se abbella l'uomo-
nel viver sociale, lo ha degradato nel morale, e nell' esser suo. Imperocchè, superbo di se stesso il secoio XIX per tanto progredire, spingendo la ragione al di la de' suoi limiti, ha preteso di conoscere che 1' uomo è un di-scendente e parente della scimmia. Cosi dopo tanto progresso, è finito per far dell' uomo una bestia, o poco meno. Per cui non vi è da maravigliarsi, se l'uomo ridotto a si fatta condizione, dimentico di Dio e dell' anima, altro non cerchi che saziare le sue voglie al presente, non attendendo alcun che al di la del sepolcro.
Di mezzo a questa colluvie di mali s'in. nalza una figura augusta e veneranda, rag-giante di angelica soavita, fresca nel viso, giovane nel cuore, brillante nell' occhio, dal cui capo discende una canizie che gli aggiunge maesta e grazia. Questa figura è Pio IX, il Pontefice della Immacolata, il Pontefice Se-rafico, o sia comecchè appartenente al terzo Ordine del Poverello d' Assisi, ovvero perchè il suo cuore a guisa di quello del suo Pa-triarca S. Francesco arde d'amor di Dio, e della salute degli uomiui. Questo uomo e Pontefice, vestito di giustizia e di santita, li. brato fra il cielo e la terra, che amano i buoni, temono i governi, e non possano non ammi-rare gli empi; questo uomo, che la rivolu. zione vorrebbe morto, avendo sulle spalle
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82 anni, e che Dio forse riserba al piü gran, trionfo della Chiesa ; si, questo gran Ponte-fice, innanzi cui la morte resta sbigottita, quanto di bene non ha operato, ed opera di mezzo alia sua prigionia ; affinche la fede si conservi immacolata, pura la morale, e sor-gano giorni piü belli a risplendere sopra della Chiesa e della societa ? La storia contempo. ranea e li per ricordarlo ad ognuno.
Nel suo lungo potificato, a non ricordare quanto abbia fatto per Roma e suoi momi-menti, ha condannato errori ed eresie, libri, fogli pestiferi e le societa segrete ; ha ripro-vato le usurpazioni de' beni ecclesiastici, e 1' espulsione de' regolari dai loro pacifici chio-stri; ha ammonito, esortato Re e Imperatori, governi e governanti, da 1' uno e all' altro confine dell'universo ha fatto udire la sua irrefragabile parola di amore, di pace, di concordia; onde abbandonata la via della iniquita, la giustizia rifulgesse in tutto il suo splendore. Tralasceró la condanna di tutti i moderni errori, mediante il Sillaho. Passerö sotto silenzio il Concilio Vaticano, in cui con. dannati il deismo, il panteismo, il raziona-lismo, e dilucidate alcune verita intorno alia Chiesa, queste colla infallibilita del suo Capo vennero definite domma di fede. Ricorderó peró che qual Figlio di Francesco non poco esaltö 1' Ordine Minoritico, sia con elevare
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non pochi de' suoi Confratelli alle piü gran. di dignita della Chiesa, sia con presiedere alle loro adunanze, sia che la maggior parte de' Santi canonizzati appartengano all' Ordine di S. Francesco, sia die con solenne dom. matico decreto definendo : Maria tntta pnra, tutta bella, Immacolata, immune fin dal primo istante di sua concezione dal peccato originale, venne cosi a porre il suggello a' voti di tutta la scuola Francescana, che sem. pre sostenne, e celebró in Maria dietro la scorta de' suoi Dottori cotal singolarissimo privilegio.
Quanti Concordati non ha stretto con Principi e governi, e poscia fatti in pezzi ! Quante lacrime non ha versato sopra i mali della Chiesa e della societa ! Quante preci nou ha iunalzato a Dio ! Quanti generosi soc-corsi non ha profuso ! Ha eretto Arcivescovati e Vescovati, Chiese e Prefetture apostoliche, ed ha ristabilito la Gerarchia cattolica in In-ghilterra e nell' Olanda, affiche a tutti i po-poli del mondo conosciuto pervenisse la ve-rita e la fede. E di mezzo a tutto ciö, quai flutti tempestosi non ha mirato investire la Kavicella di Pietro, e dissiparsi in pari tempo qual polve innanzi al vento, astutissimi ne-mici della Chiesa e dell' umanita ! Salve, o Pontefice augusto, grande, unico nella storia per aver oltrepassato gli anni di Pietro!
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Salve ! Dio sia con te, e ti conservi a luuga vita a fine di vedere il mondo in pace, la Chiesa in trionfo, la tua parola sorgente d' ogni felicita mnanitaria e sociale.
A tacere gli anniversarii, i giubilei, i cen-tenarii di nascite, di guerre, di rivoluzioni, cliefino al presente ha celebrato il secoloXLX, di mezzo a tanti avvenime.lt;ti religiosi e politici, non dobbiamo passare sotto silenzio quei die risguardano uomini somrni, o santi. Rovistando la storia ha fissato lo sguardo sopra i trapassati, benemeriti delle scienze e delle arti, della patria e della umanita, e con feste e luminarie, con musiche ed accademie, ne ha ricordato il loro nome, come per proporli alia imitazione e gratitu-dine de' loro compatriotti. E quindi eccoti Galileo, Dante, Ariosto , Alfieri, Petrarca, Wasingthon , inneggiati ne' loro centenarii; onde i nipoti fra i palpiti del cuore si riac. cendessero di lor virtü e valore.
La Chiesa aneor ella non è venuta meno al suo compito. A non sembrare meno accorta de' figli del secolo ha celebrato, ed altri centenarii forse celebrera tutti grandi e gloriosi fino al tramonto del secolo; a fine di de-stare ne' suoi figiiuoli lo spirito di pieta e di coraggio nelle battaglie del Signore. E cosi, ecco il centenario di Maria SS.quot;1,1 del Rosario, del Principe degli Apostoli, di S. Gre-
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gorio VII, di S. Pió V, di S. Maria Mad-dalena de' Pazzi, di S. Giov. Gualberto, di S. Tommaso d' Aquino, di S. Bonaventura, per aniraare i fedeli alia virtü, a seguirne i luminosi esempi ! . . .
Si, a giorni ! il 14 Luglio 1874, piü bello, piü fulgido sorgera suil' orizzonte del catto-licismo, messaggio e nunzio dei sesto cente-nario della sua beata morte, del gran Dottore S. Bonaventura da Bagnorea, gemma, gloria, onore dell' Ordine Sanfrancescano. Chi non sente scuotersi Ie fibre del cuore a tanta novella ? Un Dottore, qua! è S. Bonaventura, umile, povero, popolare, pio, devoto, spirante d'amorper Gesü e Maria; un Dottore ohe ceroa colle sue dottrine illuminare l'intelletto, in-fiammare il cuore, chi non 1' amera, nol salu-tera ? Ogni lingua, ogni popoio il saluti, il benedica, e renda grazie all' Altissimo per aver dato in S. Bonaventura alla Teologia un luminare, alla Chiesa un Dottore, all' u-manita un ristoratore.
Ordine del gran Patriarca de' Poveri esulta e mena festa innanzi all' ara di S, Bonaven-tura, tuo secondo Padre, tuo Maestro in di-vinita ! Volgono tempi tristi e calamitosi, e tu ancor ti trovi nella dispersione delle genti. Questo è un grand' ostacolo per solennizzare condegnamente il sesto centenario di S. Bonaventura. Ma: deb ! celebralo come puoi, e
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Dio accettera la buona volonta. Su, dunque tutti Figli di S. Francesco, e nella esultanza di spirito si celebri come meglio si puo tanto giorno ; a fine di ringraziare il Signore che ei diede un Dottore secondo il suo cuore, e di supplicarlo mercè il medesimo a do. narci la grazia di seguirlo nella sua dottrina, d' imitarlo nelle sue virtü, per raggiungerlo quando che sia nel soggiorno, ove non an-notta giammai.
Tutti gli alunni dei tre Ordini, e quanti inai soiio Figli e Figlie del Serafico Patriarca S. Francesco con divota, religiosa pornpa de-vono festeggiare la ricorrenza sei volte se-colare dalla morte di S. Bonaventura. II do-vete si , ancor Figlie di Chiara, e quante a Lei appartenete, essendochè S. Bonaventura, per quanto volesse liberarsi sotto Urbano IV dalla vostra direzione, assunto al Generalate dell' Ordine Minoritico, la riassunse non solo; ma vi assegnö visite e visitatori, e prescrisse Ie regole da osservarsi in ciö (1). Deh! Animate dallo spirito del medesimo un inno a Lui intuonate di gloria e di ringrazia-mento.
Direi die il sesto centenai'io di S. Bonaventura deve ricordarsi dai Figli d'Agostino, di Domenico, di tutti gli Ordini religiosi,
(Ij WadJ. Ann. Min. T. 4, ad anu. 1264, pag. 30 et seg.
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specialmente Mendicanti. Imperocchè S. Bo-naventura, o venne incaricato da Alessan. dro IV, o il pregö di dare ai seguaci del gran Vescovo d'Ippona una forma d'abito, che li distinguesse dai Francescani (1), e fra questi e i Domenicani compose ogni litigio, concernente le sacra Inquisizione (2), e in fine nel Concilio di Lione non tralascio di difendere gli Ordini religiosi, ed in specie Mendicanti contro i detrattori de' medesi-mi (3) ; cosicchè di Lui lascio scritto il S. Ar-civescovo di Firenze Antonino : Fu dato da Dio, perche colla sua sapienza in quel Concilio difendesse contro molti e grandi avversarii le Reli gioni Mendicanti (4). Deh! tutti adun-que vincolati per amista di santa fratellanza offriamo al Serafico Dottore il dovuto ornag-gio di riconoscenza, di devozione e di aiFet-tuosa gratitudine.
La scsta centenaria solennita di S. Bona. ventura deve nel migliur modo possibile ce-lebrarsi da ogni Nazione, da ogni Popoio, da ogni Universita ; poichè non pochi de'loro figli, e discepoli ascoltarono il Santo nella Universita di Parilt;n, e studiarono le sue dot.
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trine. In modo dippoi tutto speciale 1' hanno
il) Wadi). Ann. Mir,. T. 4, ad ann. 1274, pag'. 309. — (2; Ivi ad arm. 1266, pag. 261. — (3; Ivi ad ann. 1274, jjag. 399. — (4) Tit. 24, cap. 8, apud Wadd., 1. c.
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da coramemorare i Komani, i Lombard!, gli Spagnuoli, i Tedeschi; giacchè secondo que-ste, in allora principali Nazioni, istitui Eeg-genti nella Universita di Parigi; onde pre-siedessero ai loro connazionali studenti in quella si famosa Universita (1). Su dunque, o popoli della terra, onorate, amate S. Bo-naventura, e con nobile slancio celebratene la sua memoria.
Ma che pin ? II sesto centenario di S. Bo. naventura concluderö col Cav. Bartolomeo Veratti: Esser deve per gl' Italiani tutti e in specie per gli uomini di lettere e di studio una festa religiosa insierae e nazionale (2). Gl' Italiani , e massime letterati nel fondo sono cattolici, basti ricordare Azeglio, Dan-dolo, Manzoni, Tommasèo , Cantü : dunque di lor fede non hanno d' arrossire in darne pubblica testimonianza. Quanti sono, e sono stati dotti e letterati in Italia, tutti hanno attinto e attingono del continuo alle opere di S. Tommaso e di S. Bonaventura. I loro scritti, i loro libri, le loro poesie, il testifi-cano. Su dunque, Italiani tutti, onorate Bonaventura nella ricorrenza del suo sestc centenario ; onde professargli un senso di rico-noscenza e di gratitudine de' tanti lumi che
(l) Wadd. Ann. Min. T. 4, ad ami. 1269, pag. 296. — (2) Serit. pubb. a Modena 1874.
vi ha lasciato in eredita nelle sue auree opere.
Dev' esser per tutti gl' Italiani il sesto ceu-tenerio del Serafico Dottore una festa nazio. nale. S. Bonaventura non è Italiano per na-scita, non ha dimorato in Roma, non ha piü d' una volta traversato 1' Italia, toccando le sue piü belle provincie il Piemonte, la Lom. bardia, la Toscana, 1' Umbria, transitando per le sue monumentali citta Torino, Milano, Bo-logna, Firenze, Siena, Perugia, Viterbo nelle sue moltiplici peregrinazioni da Parigi in Italia, da Italia a Parigi ? Non è una gloria Italiana, che un suo figlio abbia illustrato TU-niversita della Sorbona; che insignito della porpora e della infula episcopale tanto abbia faticato nel Concilio di Lione per la riunione della Chiesa Greca alia Latina, e ne conse-suisse 1' effetto ? Non è un somnio onore per 1' Italia, che un suo genio abbia tanto scntto, e scritto si bene, che consultato da ortodossi ed eterodossi, sia ammirato, lodato e attin-gano al suo sapere lumi per lo intelletto e fiamme d' amore per la volonta ? . . .
O Italia, quanto sei bella, grande, invidia. ta da tutti! O patria de' grandi e degli eroi, quanto non rifulgi agli occhi delle nazioni nelle scienze e nelle arti! Italia, oh quanto sei cara a tutti per la cattedra di Pietro, pel Romano Pontefice, unica e singolare tua gloria, che
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ti costituisce centro e sede della religione verace ! Tu giustamente hai celcbrato, e celebri in mille guise e varie la memoria de' grandi, che in te fiorirono, cantandone le lodi, scri-vendone le gesta, intrecciando innanzi a loro un serto di luminarie e di fiori, e innalzan-doli statue, obelischi, colonne, momimenti; e tal fiata non meritati; onde nel bronzo, e nel marmo, trasinetterne alia piü tarda po-sterita la memoria.
Ebbene : di mezzo a questa smania di fe-steggiare i tuoi eroi, sorgi, Italia, per tribu-tare ad un tuo patriotta, Santo, Dottere, Car. dinale, Vescovo, Bonaventura da Bagnorea un inno di lode e di ammirazione nel sesto centenario dalla sua beata morte. S. Bona, ventura e S. Toinmaso Italian! furono il Pla. tone, 1' Aristotile del Medio-Evo, die per al-tezza e profondita di pensieri non solo. irn^ per cbiarezza ancora vinsero non solamente i piü rinomati Sapienti dell' antichita, ma an-cbe i piü celebi'i tra i moderni pensatori, quali Bossuet, Fénclon, Malebranche, Pascal, i quali sembra aver tolto da loro quanto banno di piü bello, ed averlo ancbe talvolta alte. rato. Questi due genj Italiani furono la scintilla di tutto quel sapere, di tutta quella ci-vilta cbe si diffuse ne'secoli appresso,'e pro-seguira a diffondersi fino a tanto cbe il sole non traraonti per sempre. Qual riconoscenza.
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qual gratitucline non devi professarli! Come dunque festeggiasti or sono poclii mesi il sesto centenario dell'Angelo delle Scuole, or fe-steggia quello del Serafico Dottore ; affinchè come in vita furono legati della piü pura e santa amista, cosi insierae intreceiati mirando II loro centenarii esultino dall' alto de' cieli e preglano per te.
Inclito Eroe d' Italia, gloria dell' Ordine Francescano, anello di santa amicizia fra l'Or-dine di Domenico e quello di Francesco, de-coro, ornamento della cattolica Chiesa ! Ecco innanzi all'ara tua ogni cuore Italiano. Ognu-no t' invoca, ti supplica, ti, ammira, ti rende mille azioni di grazie. Deh ! dal soglio di tua gloria volgi benigno lo sguardo sopra di que-sta a te cara patria, sopra la societa, sopra la Chiesa e il suo augusto Capo, prigioniero in Vaticano, e impetra da Dio all' Italia il dis-sipamento di quelle tempeste, da cui è mi-nacciata ; alla societa, al mondo il suo rior-dinaraento, la pace; alia Chiesa l'abbonac-ciaraento di quei marosi flutti , da cui è circondata; al gran Pontefice, a Pio IX, tuo Confratello In S. Francesco fortezza e co-raggio, animo impavldo e tranquillo nella gran tempesta che minaccia la Xavicella di Pietro; onde quando che sla fatta bonaccia in. tuoni al Signore 1' inno solenne di gloria e di riugraziamento. S. Bonaventura, Dottor
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d' amore : deh ! prega per noi tutti il gran Padre delle misericordie; affinchè combat-tiarao da forti nelle battaglie della vita, e amando Dio e il prossimo, chiudiamo in pace gli occlii alia luce mortale per riaprirli ne. gli spiendori eterni. Sia !.... Sia !...- Sia !....
FINE
Un verso di Dante. Vari aspetti sotto cui è stato encomiato S. Boaaventura. Quello ohe 'vien facendosi nel suo sesto centenario. Vuoto di ció. Proposta per riempirlo. Difficolta di riuscirvi. Mancanza d' una storia eompiuta. Ghe dirsi delia Vinea S. Francisci,
D'onde la diversita di date cronologiche. Prova di far conoscere S, Bouaventui'a col divino ajuto . . Pag. 3
S. Bonaventura nello stato secolare
Lotte Italiane nell' esordire del ]\Iedio-Evo. Cenno sulle soien/.e, arti, morale. Tristi giorni d'Italia e d'Europa ne'see. XI! e XIII. Dio suscita Francesco d'Assisi. Per Lui e suoi Figli principia un'era novella. Nascita di S. Bonaventura. Malattia e guarigione del medesimo. Cambianiento del nome, e varie sue deno-minazioni. Suoi primi anni giovanili. Suo progresso nella virtü e nella scienza. Esortazione alia gioventü di imitai-lo nelle sue belle virtü
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CAPO II.
S. Bonaventura nello Stato religiose
S. Bonaventura entra nell' Ordine Minoritico. Novi-ziato, professions religiosa. Sue virtu. Suo amore a Gesii Sacramentato, alia sua Passione, ed alia sua di-vina Madre. E comunicato per mano d' un Angelo. È ordinato sacerdote. Attende a santificare se stesso e il prossirao. Abbia imitatori .... Pag. 17
CAPO III.
S Bonaventura nell' Universita di Parigi.
Origine della Sorbona. A questa invio di S. Bonaventura. Alessandro d'Hales primo maestro del mede-simo. Giovanni de la Roebelle secondo di Lui maestro. Progressi scientifici di S. Bonaventura. Sue virtü , austerita, umilta, allegria. Eletto Professore dell'Universita di Parigi. Discepoli da ogni parte accorrono a a Lui. S. Luigi re di Francia ama, consulta, ammette alia sua mensa 1' umil fraticello. Consiglio ai politici ed ai sapienti a non disprezzara il Sacerdozio cattolico, e i Frati........»22
CAPO IV.
Amicizia di S Bonaventura con S Tommaso
Naturale tendenza dell' uomo per 1'amicizia. Come fra S. Bonaventura e S. Tommaso si stringesse ami-
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cizia. Si stringe di vantaggio. Come era caro i! Frate. Guerra contro i Frati neirUniversita di Parigi. Pi inci-pale autore Guglielmo di Sant' Amore. Vera cagione del litigio della Sorbona. S. Tommaso e S. Bonaveatura difendono gli Ordini Meudicanti. Sobo insiemo lau-reati. Visite scambievoli. Simili nella virtü, nell'amore alla Croce. Cosa è a dirsi dello Uffizio del Corpo del Signore. Doveano incontrarsi ancora nel Concilio di Lione. S. ïommaso muore. 11 secoio imparl ad amare da questi due Santi amici ..... Pag. 29
S. Bonavenlura Generale deir Ordine Minoritico.
Dissenzioni nell'Oi'dine Seraflco. S. Bonavenlura eletto Generale. Sualettera-circolare. Capitolo Generale di Narbona. Assume 1' incarico di scrivere la vita di S. Francesco. Ordina 1' Uffizio della SS. Trinita. Rior-dina le rubriche del Breviario e del Messale. Compone il Sacrosanctce, 1' Uffizio della Passione, della Croce, e di S. Francesco. Divide 1' Ordine in provincie e cu-stodie, o meglio le riordina. Combatte contro i de-trattori dell' Ordine Minoritico. Castigü di Dio contro un detrattore. S. Bonaventura all' Alvernia. Cosa vi scrisse. Assiste alia traslazione di S. Chiara. Si reca a Padova alla traslazione delle relique di S. Antonio. Va a Pisa, e vi celebra il Capitolo Generale. Divozioae a Maria SS.quot;1» Istituisco la festa della Visitazione. Ordina che il Cero pasquale stia esposto fino all' Ascen-sione, e si accenda nella Messa. Se debba dirsi isti-tutore della festa della Concezione, di S. Anna, di S. Marta. Messa di S. Francesco. Giovedi Santo e Sa-bato Santo. Si porta a Roma per ottenere da Urbane IV il protettore dell' Ordine, e la liberazione da dirigere le Suore di S. Chiara. Celebra il Capitolo Generale in
Parigi, ove istituisce i Circoli Scolastici, e oi'dina il canto della Salve Regina ne' sabati. Celebra il Capitolo Generale in Assisi, in cui ordiua la recita dell' Angelus e rinnova l'ordinazione di S. Francesco di cantare ne' sabati la messa solonne della Madonna. Questione intorno all'istitutore dell' Angelus. Almeno col suono della campana è S. Bonaventura. Esortazione alla pra-tica dell' Angelus Domini. Istituisce in Araceli la Con-fraternita del Confalone. S. Bonaventura primo istitutore delle Confraternite. II Capitolo Generale di Lione. Non si rista dagli esercizii di piëta. Superiori e sudditi ne seguono l'esempio . . .... Pag. 40
CAPO VI.
Insegna ad opera. Difflcolta in dare un saggio del suo sapere. Rassegna delle opere di S. Bonaventura. Niente sappiamo di certo s' esistano altre sue opere. Pernicioso sistema della Frenologia. Sembra de-rivato dalla Fisionomia di S. Bonaventura. Nou è Egli nè panteista, nè materialista, nè fatalista, nè altro. L' uomo discendente dalle scimmie, se alcuno 1' attribuisse a S. Bonaventura, dicesi ch'Egli rassomiglia alle bestie I'ucmo per suoi costunii. IFrati precursor! delle iuven-zioni del sec. XIX.S. Francesco non coadanna la scienza. 1 Fratinon sono una turba d'ignoranti. S. Bonaventura non stava mai in ozio : pregava, meditava, e cosi ap-prendeva. Ei'a umile nel suo sapere. Arrossiscano i rno-derni vani sapienti. ,.....» 61
OAPO VII.
S. Bonaventura Cardinaie Vescovo
Stimato dai romani Pontefici. Nominato Aroivoscovo di Yorck, rinunzia. Eletto Tebaldo a Pontefice, che
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prende il nome di Gregorio X, per opera, o no di S. Bo-naventura, ritorna subito a Parigi per timore di venir innalzato alle dignita ecclesiaaliche. Arriva dalla Palestina in Italia il nuovo Papa. È oonsacrato a S. Pietro. Ne da contezza a tutto l'Episcopato, e intima un Generale Concüio. S. Bonaventura nominato Cardinale, e Vescovo d' Albano, gli conviene porsi in viaggioper l'I-talia. 1 Nunzii pontifioü col cappello carJinalizio lo incontrano al Bosco di Mugello. Questione se s'incon-trasse in Firenze con Gregorio X. Lo riceve con onore, lo consacra Vescovo, e gli ordina di prepararsi pelCon-cilio, dovendone esser l'Oracolo. Quando fosse fatto pre-cisamente Cardiuale. Varie opinioni e loro conciliazione. Nostro pensiero intorno a ciö. Cosa fara, in questo nuovo stato...... • . Pag. 77
CAPO Vlll. S. Bonaventura nel Concilio di Lione.
I Concilj generali non sono sempre necessarj, e quando in qualche modo lo siano. Necessita del Concilio Ecumenico di Lione. Gregorio X va a Lione. Suo ■viaggio. Si ammala, ma presto risana. Padri e Amba-sciatori giungono a. Lione. Apertura del Concilio e l.a sessions. Dopo la 2.' sessions giungono le lettere de'Le-gati inviati a Costautinopoli, al cui arrivo S. Bonaventura predica. 3.a Sessioue, in cui sermoneggia Pietro di Tarantasia. Arrivano a Lioue i Greci co' Legati. Pontiflca Gregorio X il 29 giugno, in cui predica San Bonaventura, e si canta dai Latini e da'Greci il Sira-bolo, con ripetere tre volte che: lo Spirito Santo proeede dal Padre e dal Figliuolo. 4.quot; Sessione, riunione de' Greci alia Chiesa Latina. L' altre due sessioni, Chiusura, e pubblicazione del Concilio di Lione. Quanto
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fecero S. Bonaventura, e suoi Confratelli nel Concilio di Lione. la ciö i Dorneaicaiii non furono da loro di-sgiunti........ . Pag. 88
CAPO IX.
Morte di S. Bonaventura
La morte tribute di natura. S. Bonaventura s'in-ferma. Pensa a prepararsi alia morte. Dolore di tutti i Padri. Riceve i conforti della religione. Muore. Alcune oircostanze concernenti la sua morte prima o dopo. Tutti lo piangano. Solenni funerali. Orazione funebre fino alle laorime. L' anima sua suifragata da tutte il mondo cattolico. Tumulazione. La sua momoria riman sepolta, Traslazione e portento della testa di S. Bonaventura. Miracoli, canonizzaziono domandata da tutto il mondo cattolico. Posto nel novero de'Dottori della Chiesa. In-dulgenze e privilegj. Gli Uïonotti di Francia. Bruciano i mortal! avanzi del Dotiore Serafico, e li gittano nel Rodano, il Capo è salrato meroè un religioso. Reliquie del medesimo, 1 Sanfi non sono ingrati. Peste in Lione. Jaca percossa da calamitè, Cessa il flagello per in-tercessione del Sauto. Come sla buona Ja scienza colla pieth, e corae pessima priva della medesima . » 101
CAPO X.
Elogii di S Bonaventura.
Impossibilita di tutti ricordare gli elogi tributati a S. Bonaventura. È cluamato il Dottor Serafico. II se-
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coudo Fondatore dell' Ordine de'Minori. L'Oracolo del Concilio di Lione. Altri divers! eucomj. Elogi della sua dottrina di Gersone, di S. Antonino e del Tritemio e di altri. Nessuna meraviglia dell' apprezzamento della dottrina del medesiino. Lode dsl Santo o sua dottriua di Brucker protestante. Di Leroux incredulo. S, Bona-ventura non è il capo dequot; socialisti, nè S. Tommaso de' liberal). Si depone ai piè del Santo il serto di fiori............. Pag. 121
11 secoio XIX inemorando pel bene e pel male. II mondo sotto l'incubo d' ogni male. Le sette a tutto in-sultano. Effetti funesti della proclamata restaurazione morale Progresso materiaie e regresso morale. Figura ammirabiie di Pio IX. Oesta gloriose di Pio IX, e so-pra tutto quelle attiuenti all' Ordine Francescano. Al-tre gesta del Francescano Pio IX. Cenno di Centenarj di alcuni grandi, e di avvenimenti politici. La Chiesa celebra alcuni centenarj. II 14 luglio 1874 sesto cen-tenario di S. Bonaventura. Invito all' Ordine Francescano a celebrare il centenario in discorso. Alle Figlie di S. Chiara e loro attinenti. Agli Ordini religiosi, e sopra tutto Agostiniano, Domenicano e Mendicanti. A tutti i popoli, e specialmente Rcmani, Lombardi, Spa-gnoli, Tedeschi. Tutti gl'Italiani devono solennizzare il centenario di S. Bonaventura. E una gloria Italiana. Dunque dev' essere una festa religiosa e nazionale. Encomio d' Italia. Invito all' Italia a festeggiare il sesto centenario del Seraflco Dottore. Tutta I' Italia iu-nanzi all'ara del medesimo. Apostrofe e fine degli
Veudesi in Firenze alia Libreria Alfieri di Cesare Bettazzi, Piazza del Duomo, al prezzo di L. it. 1, 30.
Del medesimo Autore. Narrazione Storico-Teologica del Miracolo del SS. Sacramento, detto volgarmente di S. Ambrogio di Firenze al prezzo di cent. 40.