-ocr page 1-
-ocr page 2-
/
-ocr page 3-
#9632;MMI
-ocr page 4-
BIBUOTHEEK UNIVERSITE1T UTRECHT
2855 738 1
.
^
-ocr page 5-
WMi*vHa^MHavBquot;^^^*aquot;-VMagt;
CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO ^^^ ,
DELIA
SPONTAHEffi^öIRABILITi
DEL
MOCCIO 0 MORVA
DEI SOLIPEDI OSSERVAZIONI E NOTE CLINICHE
PEB IL PROF. OAV.
LORENZO BRUSASCO
Direttore di CLinica raedica
alaquo;Ua R. Scuola Superiore di Medicina Veterinaria
di Torino.
i
TORINO
riPOGRAi'IA G. BRDNO E COMP. 188Ü.
3422
^
-ocr page 6-
*m^mm
-ocr page 7-
n, 9
SPONTANEITA e CURABILITÄ
DEL MOGGIO
Per iZ Pro/-. L. Bkusasco.
i
mmmm^^^^^
-ocr page 8-
—s^-—^—raquo;^-
laquo;M
-ocr page 9-
Spontaneitä e curabilitä del moccio.
Un nuovo scritto sulla spontaneitä e curabilitä della morva?.... Misericordia! Ma se son giä comele cavallette d'Egitto!... Ma se re-centemente un illustre cultore la zooiatria (1) scriveva: laquo; Toutes raquo; les tentatives de guerison, faits dans des conditions et sur des raquo; sujets differents, avec toutes les precautions, ont ete vaines, et raquo; comme Bourgelat, Dupuy le professaient dejä,. la morve doit raquo; etre regardee comme incurable! raquo; Ma se questo stesso scrittore non esitava a dire con Bouley ehe: raquo; si on est guerisseur en raquo; fait de morve, on devient suspect non pas d'erreur volontaire, raquo; de tromperie ou de charlatanisme, mais au moins d'illusion! raquo;
Su queste gravi parole ho meditato non poco, ma nel pen-sare, essendomi venuta alia mente la massima del Malgaigne: raquo; la science est avant tout l'oeuvre du temps, et, a ce titre, raquo; eile est l'oeuvre de touts; raquo; e quella del Simon: laquo; ne rien raquo; recevoir en sa creance qui ne paraisse clairement at ^vi-raquo; demment vrai raquo;, e pur convinto ehe noi non dobbiamo ras-segnarci, per le molte delusion! avute da' nostri predecessori, a stare colle mani in mano, considerando senz'altro come incu-rabile tale malattia, ma invece con maggiore insistenza fare tentativi e pubblicarne i risultati, confidando ehe il progresso della scienza ci condurrä un di certo allo seopo desiderato, cioe a scoprire se non uno specifico, almeno un metodo curativo speciale
(1) Zundel. Dictümnaire de midecine, de Chirurgie et d'hygüne vite-rinaires, ecc. Paris, 1874.
-ocr page 10-
----------------------quot;^-^#9632;Wquot;P
4nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp;ii
per domare questa grave malattia, mi sono deciso (1) di offrire al pubblico il risultato di osservazioni, da me con molta atten-nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp;'
zione raccolte, e di alcuni raiei esperiraenti, ehe, senza essere in tutto e per tutto nuovi, meritano, credo, di essere presi dai cultori la scienza zooiatrica in maggior considerazione di quello ehe si pratica generalmente. Una lunga esperienza, aggiungo, mi ha pero imparato a diffidare delle scoperte, ehe d'un tratto pretendono cangiare lo stato delle cose; e sono ora persuaso ehe il progresso reale non puo realizzarsi ehe lentamente, es­sende necessario ehe le esperienze, ehe conducono ad affermare fatti, in tutto od anche solo in parte nuovi, possano essere e siano realmente riprodotte da altri esperimentatori. La spon-taneitä pure delle malattie contagiose in genere, ed in parti-colare del moccio, ha formato oggetto di elaborate dissertazioni e di sennate discussioni da parte dei piü autorevoli cultori delle scienze mediche, ma finora ad ogni modo i patologi sono ben lungi di accordarsi al riguardo.
lo quindi senza lasclarmi punto trascinare dalla corrente della moda, e senza pretensione esporrö alia buona, non volendo am-maliare con frasi altosonanti, le mie osservazioni, il risultato dei miei esperiraenti. E prirna, della spontaneitä del moccio.
Tra le malattie considerate da non pochi scrittori di medicina veterinaria, come esclusivaraente attaccaticcie o contagiose, cioe ehe si ingenerano e diffondono solamente per contagio o virus, merce il contatto mediate od immediate con un animale malato dello stesso morbo, od in altri termini, per virus fisso o vola­tile (1), noi troviamo annoverata la morva o moccio dei soli-
(1) Ed anche in parte per soddisfare al desiderio manifestatomi da col-leghi, ehe ebbero oecasione di visitare e riconoseere in preda a moccio, alcuni dei cavalli da me söttoposti a speciale trattamento curativo, e di riyiaitarli dopo e confermame la guarigione.
(1) I contagi vengono divisi in fissi, volatili ed anfigeni. Chiamansi fissi quelli ehe hanno un veicolo solido o liquido, dunque visibile, muco, pus, sa-
-ocr page 11-
pedi. Anzi, si puö aggiungere, ehe ci sono pur molti patologi, di certo stimabilissimi, i quali, attenendosi alia moderna teo-ria parassitaria, affermano addirittura ehe tutte le malattie at-taecatiecie., tutte le malattie degli animali suscettibili di essere inoculate, sono da considerarsi come puramente contagiose, nel sense eioe ehe la loro evoluzione e persistenza e solo da attri-buirsi alia propagazione, alia trasmissione ehe ne avviene da un animale malato al sano, per mezzo di un principio — virus — il quale ha appunto il potere di determinare nel nuovo or-ganismo con cui viene a eontatto in uno dei modi indieati, mediato od immediate, una malattia identica a quella dell'ani-inale malato da cui proviene, negandone cosl assolutamente il loro sviluppo primitivo, eioe indipendentemente da eontagione.
Ciö essendo, essi ritengono come tali la peste bovina, la febbre aftosa, il vaiuolo, non solo, ma anehe il moccio, la pol-monea, la rabbia canina, l'antrace e via dicendo.
Se si fossero limitati, questi contagionisti, a ritenere, ad esem-pio, come semplicemente contagiosa per I'Europa occidentale, la peste bovina, non vi sarebbe a ridire, perche e provato ehe detta malattia non si sviluppa mai nell'Europa occidentale, mai presso di noi primitivamente, e ehe quando vi regna, e sempre il prodotto della eontagione; ma una tale idea, troppo assoluta
'
liva, croste, squame epidennoidali, ecc, — il virus rabido 6 un contagio fisso; volatili invecc quelli clis hanno per veicolo l'aria atmosferica, e sono quindi contenuti nella esalazione polmonare, nella respirazione cutanea, nei va-pori ehe si elevano dai secreti ed escreti provenienti da animali infetti, ecc.; cioö, stanno i virus, coai detti volatili, sospesi nell'atmosfera, nella stessa guisa ehe vi stanno gli altri corpi solidi tenuissimi e capaci quindi di essere trasportati a qualche distauza, e produrre le loro conseguenze infettive, nou dovendosi certo i virus volatili paragonare ad un olio essenziale qua-lunque volatile, esempio, il virus pneumonico 6 alituoso; anfigeni inline diconai quelli ehe ponno inerire tanto ad un elemento fisso, quanto ad un elemento volatile, tale ad esempio, il virus del vaiuolo ovino, poiehö questo trovasi tanto nel contenuto, siero, della pustola vaiuolosa, quanto nella perspirazione cutanea, ecc.
#9632;
-ocr page 12-
*^m
e generale, suscitö una reazione a discapito della serieta delle scientifiche discussioni degli antispontaneisti, vale a dire, ehe la teoria dei contagionisti non restö immune dalla sorte cui si sobbarcano tutte le cose ehe sanno di nuovo, e sorsero, o piut-tosto altri cultori la zooiatria continuarono a viemaggiormente coinprovare e cosi sostenere, appoggiati a fatti particolari, ehe le malattie virulente si possono pur sviluppare spontaneamente. #9632;— Se non ehe gli spontaneisti negando addirittura Tomogeneitä, la speeificitä de' morbi contagiosi, errarono attribuendone lo sviluppo primitivo alle eause generali o comuni, oppure am-mettendo I'eterogenia degli agenti contagiferi.
Ma con buona pace di quanti serbano siffatte opinioni, e per quanto sia grande il valore ehe io posso dare alle obbie-zioni degli stimabilissimi contraddittori non sono tali da farmi desistere dal mio proposito — io continuo ad essere dell'avviso contrario, cioe, credo ehe le malattie attaccaticcie non sono il risultato esclusivo della contagione, pur riconoscendo ehe la spontaneitä, nel sense ehe veniva inteso aleuni anni or sono — mezzo secolo circa — non puö piü essere ammessa ai nostri giorni.
E per dimostrare non aceettabile tale opinione dei contagio­nisti, non e nemmeno neeessario partire dal principle incontro-vertibile, ehe rimontando nella serie delle eta, troviamo, anche per tutte le malattie ehe sono credute puramente contagiose, un prime animale, il quäle necessariamente non avrä ricevuto il eontagio da alcun altro, per cui si dovrebbe ammettere ehe tutte indistintamente le malattie s'ineontr'arono una prima volta spon­taneamente, e non respingere la possibilitä di un'origine au-toctona, ripetentesi ai nostri giorni (tali raziocinii del resto sarebbero inutili); ma basta considerare spassionatamente e senza idee preconcette i fatti di spontaneitä stati bene osservati e riferiti da moltissimi zooiatri, per eonvincersene. E questo e si vero, ehe per alcune delle malattie ritenute dagli stessi anti­spontaneisti come puramente contagiose, si ammette da ben
-ocr page 13-
7
7 maggior numero e non meno stimabilissimi patologi, lo sviluppo Bpontaneo anche oggidi (1), e ciö basta pure per dimostrare ehe la questione dellä, spontaneita e contagione e ben lungi dall' es-sere risolta.
Certo ehe se egli e difficile stabilire ehe una malattia viru-lenta ha preso sviluppo per eontagione, egli e ancora sicura-mente piü difficile stabilire, di una maniera ineontrovertibile, il sue sviluppamento, allo state attuale della scienza, primi-tivo, spontaneo. Perö se fosse vero ehe le malattie virulente non possono nascere primitivamente negli animali — ehe la morva non nasce ehe dalla morva — basterebbe evitare la contagione, o. meglio uccidere e sempre tutti gli animali am-malati e sospetti, e proeedere addirittura alia cremazione dei lore eadaveri, per far eessare, per far seomparire tutte le ma­lattie virulente, la morva, in un tempo piü o meno lungo, senza curarci di tutte le preeauzioni igieniche e di tutte le cause ehe si credono valevoli, se non a determinarne lo sviluppo, a predi-sporne di certo almeno I'organismo, eondizione questa indispen-sabile, senza di cui, cioe, gli elementi del virus non potrebbero produrre la loro azione, determinare lo sviluppo del morbo, poiehe anche penetrando neU'organismo, giusta la teoria pa-rassitaria, lo pereorrerebbero senza dar luogo a si funesti effetti.
Una tale e si assoluta credenza dei eontagionisti, io credo, potrebbe avere in ogni case dannose conseguenze sull' igiene generale e sopra la profilassi, ed assai deplorevoli conseguenze, sia cioe ehe si ammetta ehe la materia generatrice del moccio e
(1) La peripneumonia contagioaa, o polmonea, ne oflfre un esempio cio£ si opina dalla maggioranza de' patologi potersi si grare aflezione eviluppare, come altre malattie attaccaticcie, sotto 1' influenza di condi-zioni determinate in coincidenza con una causa specials, essendo malattia specifica, non ancora ben nota. II Magne, invero, ultimamente in una sua comunicazione alia Socioti Centrale di Medicina veterinaria ha provato ehe questa malattia neu h solamente dovuta alia contagione.
rfl
-ocr page 14-
i.inu.ii.. I.*-:1,nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; 'nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; 'I11 !#9632;' '^
8
tin principio virulento, oppure un germe organizzato, od in altri termini, sia ehe si voglia applicare alle malattie virulente ed alia morva in ispecie, le idee del Pasteur, la teoria parassitaria, sia ehe si creda, come dice Decroix, ehe laquo;il s'opere dans I'organisme, dans raquo; les matieres secretees, un changement ineonnu dans son es-raquo; sence, mais qui a pour resultante la formation d'un principe raquo; virulent, egalement ineonnu dans son essence.raquo; Invero, zooiatri attenendosi scrupolosamente a tale opinione, potranno ben facil-mente lasciarsi illudere, e non giudicare moceiosi solipedi, ad onta ehe presentino aleuni de' fenomeni morbosi pur inerenti a questa malattia, solo pel fatto ehe loro non risulta dagli ante-cedenti — anamnesi — ehe siano stati posti in eondizione da peter contrarre da altro solipede moeeioso si terribile malore. E chi puö calcolare i danni ehe ne potrebbero eonseguire, se quei cavalli non giudicati moceiosi, pel motive suaeeennato, appar-tenessero specialmente ad un proprietario di un grande stabi-bilimento di cavalli?
Laonde, sebbene oggidi sia, ripeto, da moltissimi negato lo sviluppamento indipendentemente da contagione del moccio., e tutti i easi ehe accadono sogliono essere attribuiti a questa, e quand'anche il maggior numero di essi abbiano, se non mani-festamente, almeno verosimilmente, una tale origine, con tutto ciö lo sviluppamento ehe si usa chiamare spontaneo non deb-b'essere negato solamente perche raramente suceede. Altro in-fatti e l'ammettere ehe le malattie contagiose si ingenerano e propagano il piü frequentemente col mezzo di un agente spe-cifico, virus, proveniente direttamente da un organismo malato, altro e il negarne assolutamente I'evoluzione spontanea, dando perö a questo vocabolo l'unico significato ehe si riferisee alia loro naseita, all'infuori delle condizioni esperimentali o di ino-culazione accidentale.
Non havvi dubbio, pur io ammetto, ehe la parte dells, spon-taneitä sullo sviluppo della morva sia minore, poiche questo viene dimostrato dalla giornaliera e spassionata osseivazione
-ocr page 15-
1
f
ii #9632;ji
9 clinica. Ed io cio posso appunto affermare, poiche dalle rigorose inchieste alle quali mi sono dato per riconoscere I'origine del moccio in circa trecento cavalli ehe ebbi a riconoscere afietti da si grave malattia., ho potato accertarmi ehe in 250 aveva avuto luogo la trasmissione per contagione, poiche poco tempo prima dello sviluppo della malattia, detti cavalli erano stati messi in eontatto, inavvertentemente, con cavalli mocciosi, ecc. ehe in 40 era dubbio se lo sviluppo fosse spontaueo o da con­tagione, e ehe infine nella minima parte, cioe in 10., lo svilup-pamento era da ritenersi indubitatamente spontaneo, eioe indi-pendente da contagione. E vero ehe noi non siamo ancora in grado di dichiarare in modo inconcusso il vero elemento del virus moceioso, — ehe noi non possiamo ancora quindi dimostrare scientificamente un tale sviluppo spontaneo, ma perö, non po-tendo nemmeno ancora dimostrare ehe come tale non appaia, non dobbiamo negarlo, tanto piü ehe si hanno fatti speciali ehe lo corn-pro vano; — non si deve dare aleun valore a quest'osservazione degli antispontaneisti: ehe nessuno e capaee di far svolgere a piacimento il moccio, senza ricorrere airinoculazione, alia con­tagione.
Io accetto dunque volentieri ehe sopra cento casi di sviluppo di moccio, ben piü di novanta siano da attribuirsi a contagione vera, ma tuttavia credo conveniente riferire easi di sviluppo primitive da me osservati a cagione della loro importanza, per comprovare ehe i cavalli ponno prendere i germi del virus moceioso all'infuori di un animale malato.
Prima perö di procedere oltre, credo indispensabile a scanso di equivoci, di spiegarmi meglio sul significato, nel sense ehe attribuir si deve aU'alloeuzione moccio spontaneo, al vocabolo spontaneitä.
Affermando ehe il moccio puö svilupparsi spontaneamente, non intendo di affermare ehe possa svolgersi, ehe possa nascere senz'altro sotto I'inliuenza delle cause general! o banali; ma solo ehe non e sempre ed esclusivamente il risultato della
I
-ocr page 16-
gt;nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp;#9632;#9632;nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp;•^^^^^^^^^f^mm
10
con|agione, cioe die il principio morboso non proviene sempre direttamente da un solipede affetto da moccio, e della quale mar lattia esso fu causa e prodotto ad un tempo. Per me sottoscrivo aH'opinione di coloro ehe credono ehe in alcuni casi I'agente morboso primitivo delle raalattie virulente o contagiose, e del moecio in ispecie, proviene dal di fuori, non direttamente cioe da un animale malato. Non voglio dire di eerto ehe la spon-taneita procede dal niente, ma solo affermare ehe questa merita la nostra considerazione, quanto la contagione; cioe essere in-dispensabile di ricercare, e di rieonoscere, come per la contagione, ove, ed in quale stato si trovano i germi infettanti, e per quali vie essi penetrano nell'organismo per dar luogo allo sviluppo cosi detto spontaneo, o primitivo.
Oggigiorno, va infatti guadagnando maggior terreno la teoria del contagio vivo a discapito della vecchia teoria, eon cui si inse-gnava ehe i virus o contagi consistevano in corpi chimiei alituosi o fissi, aventi il potere di sviluppare processi fermentativi negli umori e nolle varie parti dell'organismo; per cui si. deve ritenere ehe le malattie virulente non sono giammai spontanee nel sense letterale della parola, essendo ognora necessario pel loro sviluppo il concorso dei 'germi del virus medesimo. Devonsi indieare cioe solo come spontanee, o dirsi di sviluppo spontaneo quando il loro sviluppo avviene indipendentemente da contagione, quando se ne verifica I'evoluzione in un individuo di una Stella, di un branco, eec, senza ehe vi possa essere il menomo sospetto di trasmissione da altro animale malato. Accettando la teoria parassitaria, del contagio vivo, bisogna pure accettare tutte le sue legittime conseguenze.
Qui si presenta, bisogna ammetterlo, una grande questione, ma ehe e a sperare, non terra divisi per sempre gli scienziati d'Europa, quella voglio dire, della natura, del modo di nascita, di sviluppo, di moltiplicarsi, di agire, e via via di questo contagio vivo, di questi minimi organismi.
Vi furono pure e vi sono scienziati., pochi oggidi perö, ehe
. i
-ocr page 17-
. I
11
sostengono in genere ancora la generazione equivoca o spontanea, ossia la eterogenia per esseri organizzati, cioe ehe negano la provenienza di tutti gli esseri organizzati da germi antecedent)'. Ma ad ogni modo la generazione spontanea, ammessa quasi senza contestazione fino in questi ultimi tempi, perche ebbe dotti e famosi sostenitori, e ad onta dalle Harveiane dottrine riassunte nel famoso dettato laquo; omne vivum ex ovo raquo; la merce le con-cludentissime esperienze del Pasteur, venne, in questi ultimi anni, posta in grande discredito; e noi ammettiamo appunto, checche ne dicano i sostenitori dell'eterogenia raorbosa ehe Vomne vivum ex vivo debba ritenersi come vero per gli elementi di tutti gli esseri organizzati (1).
Ed e, ripeto, giusta la teoria del Pasteur ehe bisogna tenere quindi come dimostrato ehe la natura, nella stessa guisa ehe il piü abile dei chimici non e capace di creare un globulo di sangue — nella stessa guisa ehe dai crogiuoli del chimico o dal laboratorio del fisiologo non si e capaei di far uscire, di produrre una povera cellula di muco od una monade microscopica, ad onta del superbo pronuneiato di troppo fiduciosi filosofi moderni ehe sperano poter addirittura uscirne un di I'uomo! — quantunque piü potente di tutte le scienze, non puö produrre indipendente-mente da germe anteriore delle specie viventi, vegetali o animali, medesimamente le piü elementar!.
Or bene, posto questo principio come incontrovertibile, ed accet-tando come provato, quantunque vi esistano tuttora malattie infettive, nelle quali non e ancora stata bene dimostrata la pre-senza di parassiti (2), e siano ancora neeessarie nuove investi-
(1)nbsp; Al Pasteur amp; ancora dovuta la dimostrazione ehe la causa di tutte le fermentazioni i rappresentata da minimi organismi vivi ehe svolazzano nell'atmosfera.
(2)nbsp; Secondo la maggior psu-te dei patologi, questi iufimi organismi, sci-zomiceti o batterii altrimenti detti, sarebbero di differenti maniere, e meglio di differenti specie o famiglie, a seconda delle differenti malattie infettive, cioamp; le differenti malattie di infezione deriverebbero da tipi specific! diffe­renti di scizomiceti. L'Hallier perö erede ehe i diversi tipi di batterii de-riyano da un solo stipite, e ehe la varietä delle forme dipenda dalla di­versity delle sostanze in cui vivono.
-ocr page 18-
r***tBmmmm^mFamp;^^mm~ .nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp;•^^^^PHP^p
12
gazioni (1), ehe gli agenti specifici contagiosi — virus — siano esseri parassitari, germi vivi capaci di moltiplicarsi prodigiosa-mente e atti colla loro vita e moltiplicazione a decomporre ra-pidamente le sostanze organiche in cui vivono producendovi cangiamenti chimici profondi, non si puo a meno di ammettere, ed in questo debbono accordarsi tutti i patologi ehe sottoscri-vono a questa teoria parassitaria, ehe le malattie contagiose
(1) Pero, quantunque la teoria parassitaria abbia ancora bisogno di conferme sperimentali, non sia ancora dimostrata in modo incontroverti bile, come dice il Decroix, ehe € les virus soient des fitres organises, se raquo; reproduisant par germes ou par males et femelles raquo;! die si tratti di corpi vivi e non di corpi chimici viene pur dimostrato dalle stesse propriety dei virus o contagi, cioö: dalla loro tenacitä, conservando il loro potere virulento per un tempo piü o meno lungo e non alterandosi per I'azione auche di alte temperature — dalla esiguitä, di dose sufficieute a destar I'in-fezione — dalla propriety ehe hauno di venire piü o meno facilmente assor-biti, trovando soluzioni di continuity — inoculabiliti — dalla loro rapirta riproduzione e moltiplicazione; laquo; celi eloigne I'idee, dice il prof. Touissaut, raquo; que l'agent de la contagion puisse etre ou un gaz, ou un poison. jgt; Sr-condo questa teoria parassitaria, giusta I'Hallier, anche i miasmi non sona ehe morfe, ciod, spore di microfiti ehe possono penetrare per differenti vie noU'organismo; per cui la differenza fra contagio, o virus, e miasma, non consiste in altro ehe nelle differenza specifiohe dei microfiti da cui pren-duno origiue le indicate morfe, e nella non attitudine in quelle ehe for-mano i miasmi di comunicarsi da un animale affetto da essi ad un ani male sano; i miasmi non sono quiudi inoculabili, e non operano ehe a dose eonsiderevole. Pare per di piü ehe si estingua completamente nello stesso primitivo orgauismo il potere morbifieo dei miasmi.
I morbi virulenti quindi o contagiosi, quali la peste bovina, la febbre aftosa, la morva, la rabbia, ecc, sarebbero prodotti da spore di microfiti ehe non solo sono capaci di vegetare e riprodursi nei tessuti durante la vita del medesimo organismo in cui trovarono un terreno propizio, ma ancora di propagarsi e contagiare altri animali, talmente ehe in alcuni morbi, il contagio e diretto od iramediato, fisso nei liquidi normali o pa-tologici, non ehe mediato, volatile, e sfugge completamente alia nostra osservazione, esempio: tifo bovino, febbre aftosa, ecc.; ora completamente fisso, esempio: rabble, cioö per la contagione rabida e uecessaria la mor-sicatura od il trasporto diretto del veicolo del virus, saliva, ecc, sopra pic-cole sealfitture epiteliali od epidermoidali, cioi il virus rabido ha bisogno di essere inoculato, mentre il virus della polmonea si trasmette in modo particolare per I'esalazione polmonare.
HBMMHB
#9632; #9632;i
-ocr page 19-
wmm
13
non solo possono svolgersi per I'intervento dell'agente morboso laquo;pecifico, virus, proveniente direttamente da un animale della medesima specie o di specie differente, ciö ehe si avvera piü di rado, in preda alia stessa malattia, ma ancora essere deter-miaata primitivamente per la penetrazione nell'organismo dal di fuori degli eleraenti o germi del virus medesimo, ehe si trovano nell'atmosfera, nel suolo, ecc, in condizioni non ancora ben determinate (1), ad onta delle belle esperienze del Pasteur sulla preesistenza appunto dei germi, acquistando questi sotto carte condizioni, sotto determinate circostanze il potere di ger-mogliare negli organici tessuti laquo; II est absurde d'admettre que raquo;. rien puisse engendrer quelque chose. raquo; Questo e troppo ovvio, #9632;ed io al riguardo faccio punto.
Di tutte le cause in conseguenza, o gruppi di cause, annoverate
Tali morbi attaccaticci o contagiosi, a seconda ehe prendono nascita presso di noi, cioe ponno avilupparsi preaso di noi primitivamente, oppure lt;quando dominano, sono sempre effetto della contagione, si possono distin-guere in esotici, naturalizzati ed indigeni. Esotico quindi per I'italico suolo laquo;, ad eaempio, il tifo bovino, ehe sua culla ne sono le contrade orientali. Fra i naturalizzati, noi dobbiamo annoverare il vaiuolo peeorino, il quale originario verosimilmente, come il vaiuolo umano, delle Indie, della China e dell'Etiopia, dacchd fu portato nell'Europa occidentale e nelle altre re­gion! europee, non esclusa 1'Italia, si e fatto morbo comune, enzootico deU'Europa stessa, diverso in ciö da altri morbi, quale, ad esetnpio, il tifo bovino, ehe portato dal luogo di sua origine, steppe dell'Europa Orientale, in altre regioni, vi infierisce, ma dopo un tempo piü o meno lungo scorn-pare, ed 6 necessaria una nuova importazione, perch^ regni in quei luoghi stessi, dove infieri, ma fu vinto e distrutto, non trovando il contagio vivo di si terribile malattia, uu sustrato favorevole presso di noi, nell'Europa occidentale in genere, alia sua conservazione ed evoluzione fuori dell'or-ganismo.
(1) Sestano a trovarsi le condizioni delle malattie virulente spontanee, ie condizioni della morva spontauea, od altrimenti di riconoscere I'origine, ove, ed in quale stato si trovano, o come si conservano i germi del virus infettante e per quali vie di certo essi penetrano nell' organismo degli animali ehe infettano. Le malattie contagiose ehe noi indichiamo come spontanee, procederebbero dai germi del virus ehe da luogo al loro svi-luppo esperimentale o ad artificiale inoculazione.
I
f
-ocr page 20-
----------s—?—-^Braquo;
14
dagli autori come fonti del moccio spontaneo, catarro nasale
cronico, mal del garrese, della talpa, ecc., le piaghe cro-
niche suppuranti, fimatosi, chiodo di strada e ferite dei piedi
in generale, carcinoma del piede, cimurro mal gettato, infezione
:
purulenta od iniezione di pus nel sangue, lavori eccessivi e
prolungati, scarsa alimentazione e non in rapporto col lavoro,
alimenti alterati da muffe, agglomerazione di cavalli in anguste
scuderie, le perfrigerazioni cutanee, le alterazioni deH'am re-
spirata, ecc. ecc, nessuna di certo sara capace ad ingenerare
i germi, o gli elementi del vints (giusta questa teoria parassi-
taria) moccioso; ma tutte potranno solo indicarsi come cause
predisponenti. E di queste alcune agiranno debilitando I'orga-
nismo, altre determinando una malattia per cui vien modificato
I'organismo e predisposto, nell'uno e nell'altro caso, a contrarre
il moccio, cioe, acquistera per la loro azione le condizioni favo-
revoli per lo attecchimento, sviluppo, ecc, degli elementi, dei
germi del contagio moccioso; ed altre infine dovrebbero cousi-
derarsi come tali, perche sono capaci di oflrire ancora una vianbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; {
di penetrazione ai germi suddetti, i quali, trovando un sustrato
favorevole germogiiano e si moltiplicano. Partendo da questo
principio possiamo affermare ehe il moccio spontaneo e prodotto
dai germi del virus moccioso stesso; ma dove si trovano questi
piccoli organismi?....
Solo in questo senso si puö parlare di moccio spontaneo; cioe, ammettiamo ehe nessuna causa ordinaria puö produrre il moccio, ma non ammettiamo ciie per avere il moccio, sia neces-sario il moccio; bastano i germi del virus moccioso.
Ma a riguardo perö della diffusione del moccio per conta-gione, mi piace ancora affermare, avermi lattentaosservazione addimostrato, ehe la facilitä colla quale la morva si tra:mette in conseguenza di coabitazione e piuttosto limitata, e molto meno grande di quello ehe si crede general mente, e, special-mente, allorche l'atfezione e allo stato cronico, oppure si tratta del cosi detto moccio secco, moccio con poco o punto di scolo
-ocr page 21-
15
nasale. Io vidi in varie occasion! solipedi sani restare per molti giorni in vicinanza di cavalli in preda a moccio a corso lento, e non contrarre tuttavia si terribile malattia, ad onta ehe non siavi dubbio, per me, ehe la trasmissione di questo morbo possa pur aver luogo per virus volatile. Io sono convinto cioe ehe il virus moccioso puo elevarsi nell'atinosfera e svolazzando nel grembo di questa, essere portato a contaglare animali sani posti in vicinanza. E perö bene ricordare ehe vi sono solipedi ehe si mostrano refrattari all'azione del virus moccioso (1).
non pertanto la piü grave affezione dei solipedi e pur sempre il moccio o morva nelle sue varie forme. Questa malattia puö dar luogo a perdite materiali assai considerevoli, e specialmente quando si lascia prendere, non ricorrendo ai noti provvedimenti di polizia sanitaria, una grande diffusione in cavalli d'un grande stabilimento. L'esperienza ha inoltre dimostrato ehe tale affe­zione e pur suscettibile di trasmettersi non solo ad altre specie di animali, ma ancora all'uomo, nel quäle riveste pressoche sempre un carattere di estrema gravitä terminando il piü so-venti inevitabilmente per la morte.
Ciö premesso, eecomi a riferire aleuni dei casi di moccio pri­mitive cioe indipendente da contagione, da me osservati, .espo-nendo perö sommariamente, per brevitä e per non annoiare il lettore, le particolaritä inerenti ai medesimi.
I. Nel mese di novembre — anno 1863 — fui richiesto dal signor A. V. di F. su quel di Alessandria (in tale frat-tempo mi trovavo appunto nella invidiabile condizione dei miei
(1) Un mulo, d'anni 8..., appartenente al siguor D. di Gassino Torinese, non contraase il moccio ad onta ehe siasi trovato in contatto con altri muH mocciosi coi quali aveva comuni i finimenti, l'abitazione, eec., per circa sei mesi. II proprietario aveva tre muH, due si amraalarono, li condusse alia scuola, ma riconosciuti tnocciosi, furono uccisi. II D. comprö nell'interval lo di sei mesi altri tre muH e questi tutti, non avendo avuto ricorso ai prov­vedimenti di polizia sanitaria ricordatigli, contrassero il moccio, mentre erano tenuti nella stessa stalla, cioe nelle stesse condizioni del suddetto, ehe si moströ assolutamente refrattario all'azione del virus moccioso.
•-
-ocr page 22-
n^mxammmBmmamBemmß^^m^mmmmammmmmmmmm
16
colleghi veterinari condotti) per visitare un cavallo da carretta ehe da aleuni giorni, dicevami, non mangiava ehe pochissimo, erasi fatto triste ed aveva ahbondante scolo nasale sanguino-lento, per cui era stato da un empirico giudicato affetto da mal del verme ed ineurabile. Alia visita fatta il giorno dopo, eonstatai trattarsi di un eavallo di razza comune, d'anni sette, di mantello baio-eastagno con balzana destra posteriore e Stella, in mediocre stato di nutrizione, il quäle aveva ahbondante scolo nasale, spesso, grigiastro e sanguinolento, — tumefazione delle pinne nasali — ulceri profonde, irregolari, con bordi tumidi e tagliati a piceo, e sporgenti dal fondo ehe era ineguale e co-, perto di poltiglia sanguinolenta, sulla pituitaria e speeialmente della cavitä nasale destra con in vicinanza aleuni noduli moc-eiosi — i ganglii sub-mascellari tumefatti, voluminosi ed alquanto dolenti, e sei bottoni farcinosi alia faccia interna della coscia sinistra; la respirazione sofflante, celere, il polso frequente — 70deg; — e la temperatura a 41deg; centigradi. Da questi sintomi non esitai a dichiarare detto solipede in preda a moccio aeuto, ed a consigliarne al proprietario la pronta ueeisione. Fu ac-eettato il mio consiglio, ed al domani, fettolo condurre in luogo remotp ed appartato, ed ueeidere, rilevai alia necroscopia, le note earatteristiehe della diagnosticata malattia. - Or bene, da quanto potei sapere sugli antecedenti, posso conchiudere ehe questo cavallo non ha di certo avuto il virus da altro solipede ammalato, poiehe da due anni, dacche il pro­prietario l'aveva aequistato (1) non era piü uscito, si puö dire, dal suo podere, servendosene egli solamente per arare e tra-sportare il letame, le derrate, ecc, dalla casa di abitazione dello stesso podere ai campi e viceversa. Si noti per di piü ehe in quei paesi e quasi sconoseiuto il moccio. II signor A. Y. pos-sedeva pure un altro cavallo, di cui si serviva speeialmente
(1) Fu solo ammalato di catarro bronchiale due mesi prima dello svi-luppo del moccio.
mm
-ocr page 23-
TTsraasTErr
j
17
per la carrozza, il quäle perö ad onta cho abbia coabitato con quello di cui e caso fino al momento della mia visita, aven-dosi avuto solo la precauzione di tenerlo alquanto distante, non contrasse il moccio.
II.nbsp; ün secondo caso lo osservai nel niese di luglio — anno 1868 — sopra una cavalla, di razza padovana, d'anni 15. Mi assi-curava il proprietario A. D. ehe, dacche la possedeva, ed erano 15 mesi, non era mai piü stata in contatto con altri solipedi, ma solo con i suoi bovini nella stalla dei quali pur la trovai al momento della mia visita. Era in cattivo stato di nutrizione, e presentava i sintomi caratteristici del moccio a decorso lento. Ne consigliai pronto abbattimenlo, ed all'apertura cadaverica rinvenni tutte le lesioni proprie del moccio nasale cronico ed aleuni noduli mocciosi ai polmoni. DaU'anammesi ehe ho po-tuto avere dal signor A. D. e dagli uomini di servizio mi ri-sultö ehe il moccio ha avuto sviluppo spontaneo anehe in questo cavallo, servendosene il proprietario solo pei lavori agrieoli in una cascina ben distante da altre.
III.nbsp; II 29 dicembre — anno 1869 — fui richiesto per vi-sitare un cavallo del signor C. C. di Torino, il quäle da tre anni, ehe lo possedeva, se ne era sempre servito per la car­rozza. Da aleuni giorni — 10 circa — mi dieeva : ha presentato scolo nasale e tumefazione dei ganglii intermascellari. Alia mia visita eonstatai trattarsi di un cavallo d'anni 10, di razza prus-siana, in buono stato di nutrizione, — ehe lo scolo nasale era piü abbondante dalla narice sinistra e piuttosto in quantitä con-siderevole, verdastro, aderenle alle pinne del naso, ove aveva giä formate croste giallo-brune, — ehe le ghiandole sottomaseellari erano tumefatte, dure, indolenti, bernoecolute ed aJerenti all'osso mascellare; inoltre esplorando, la meree l'uso di uno specehio le cavitä nasali, trovai una piecola ulcera caratteristica alia narice sinistra sotto la pinna nasale con in vicinanza aleuni noduli. Ap-poggiato ai suddetti fenomeni morbosi dichiarai l'animale in preda a moccio cronico, e, vista la gravita del caso, ne consigliai
.b
-ocr page 24-
fmmmmm
18
T abbattimento. II giorno dopo, condotto detto solipede in uno squartatoio di questa cittä ed ucciso, ho potutu all'autopsia con-fermare la non dubbia diagnosi.
Anche in questo cavallo non si puo ammettere lo sviluppo della malattia per contagione, poiche da tre anni ehe era divenuto pro-prieta del signer C. C. aveva sempre abitato la stessa scuderia, e non era certamente stato in contatto con solipedi malati da moccio come mi assicuravano il cocchiere ed il proprietario; anzi questi in sulle prime, per tali considerazioni, ebbe a manifestarmi alcuni dubbi sulla diagnosi fatta (1).
IV. E un cavallo d'anni 7, di razza svizzero, di mantello baio castagno con Stella, ehe forma oggetto di questa mia interessan-tissima osservazione.
Fui richiesto per visi1p,rlo e curarlo, nel mese di febbraio — anno 1877. — In principio e per alcuni giorni non presentava ehe i sintomi di corizza a deeorso lento con ingorgamento indolente dei gangli linfatici intermascellari. L'animale venne perö subito isolate, e curato convenientemente. Ad onta della cura perö, lo seolo nasale si fece piü abbondante e specialmente alia narice destra, visehioso, grigiastro, alquanto fetido, ed aderiva alle ali del naso, — il tumore del canale intermascellare, formato da un am-masso di gangli linfatici, andava pure ingrossandosi, restava sempre duro, indolente, ed aveva gia acquistato, dopo otto di, il
(1) Alcuni altri cavalli appartenenti......... ehe da anni ed anni erano
tenuti in speciali scuderie e ehe non avevano al certo avuta comunieazione diretta con cavalli malati di si grave affezione, come mi risultava dagli antecedent!, ebbi pure a riconoscere in preda a moccio, dal 1870 al cor-rente gennaio 1880.
In uno di questi cavalli la malattia si era iniziata con zoppagine del-I'arto destro posteriore, cui segui, dopo 25 giorni, lo scolo nasale, e si manifestarono di poi i sintomi del moccio e farcino a deeorso lento; i bottom farcinosi si svilupparono allo stesso arto, da cui si era uotata dap-prima la zoppia.
In tutti questi casi per quante inveatigazioni abbia fatte, non mi fu possibile nemmeno aver dati per poter dubitare di contagione mediata od immediata.
/quot;*'
laquo;
#9632;M
il
-ocr page 25-
^rtsssm*. —ij uu.AJ--j*#9632;
19
volume di un uovo di gallina, ed aderiva alia superficie interna della branca mascellare destra. Ad onta di ciö l'animale conti-nuava a mangiare con buon appetite, e non presentava fenomeni morbosi general!.
Fu solo dopo dodici giorni ehe all'esplorazione delle cavitä na-sali la merce uno specchio — notando ehe tale esame veniva fatto tutti i giorni — constatai una pieeola uleera del diametro poco piü della testa di uno spillo sotto la ripiegatura dell'ala interna della nariee destra con in vicinanza tre piecolissimi noduli.
Giudieai l'animale indubbiamente moccioso e proposi alia di-rezione dello stabilimento di cavalli cui questo apparteneva, di farlo ricoverare a questa R. Scuola di medicina veterinaria.
II 19 febbraio, conseguentemente, fu il cavallo in questione ritirato in queste infermerie. Venne da me ancora sottoposto a trattamento curativo; ma, ad onta di questo, si aggravö tal; mente, acutizzandosi, in pochi di la malattia, e localizzandosi ai polmoni, ehe non essendovi piü aleuna speranza di guarigione, fu, dietro consenso della sullodata direzione, abbattuto addi otto marzo suecessivo. Ne feci tosto praticare l'apertura eadaverica, ed a questa potei far vedere agli allievi di questa scuola le note caratteristiehe del moccio nasale e polmonare.
Non havvi aleun dubbio quindi ehe anche questo cavallo non fosse in preda a moccio.
lo fui incaricato dall'egregio signer I. B. F., direttore della Societä.... cui apparteneva il cavallo in discorso, di indagare, d'investigare e rieonoscere possibilmente quali potessero essere state le cause o la causa dello sviluppo della malattia, e di pro-porne all'uopo tutti quei provvedimenti ehe avrei creduti del caso, poiehe trattavasi di un deposito di ben piü di cento ca­valli. Accettai ben volentieri l'incarico, ed eeco quanto ho po-tuto accertare :
1deg; Che da due anni dacche il cavallo di cui e questione apparteneva a quel deposito non era mai stato malato, avendo solo sofferto, un anno prima, una non grave congiuntivite;
-ocr page 26-
za^*!as~^ss!*m**^^tmeamp;^mmmmmmm
' #9632;#9632;
Et-
30
3deg; Che nessuqo dei cavalli appartenenti al medesimo de-posito si era negli anni antecedenti trovato in preda a morva confermata, e nemmeno a moccio sospetto (1).
3deg; Che il cavallo in parola, come pur gli altri, erano te-nati in ottime scuderie, e, se non a lauta, a convenientissima alimentazione; ed infatti li trovai pressoche tutti in buono stato di nutrizione: — in breve potei cioe convincermi, ehe quei ca­valli ricevevano nelle condizioni, di certo, le piu convenienti, gli elementi necessari per supplire alle perdite inerenti al la-vpro cui erano destinati; erano tenuti nelle piü soddisfacenti con­dizioni igienico-dietetiche (2);
(1)nbsp;Qni nil habet nibil potest dare.
(2)nbsp;II suliodato direttore ebbe anzi in alcune circostanze a ripetermi cbe Una lunga esperieuza I'aveva couvinto cbe non bisogua dare ai cavalli ehe la nutrizione cbe loro e aasolutamente indispensabile per poter fare ih modo conveniente il servizio loro richiesto, curando nello stesso tempo perö ehe sia sufficientemente riparatrice, .. -n dovendosi considerare i ca­valli come una semplice macchina.
Ed infatti egli procurando di far dare a quei cavalli una buona ali­mentazione ed in quantity relativa al aervizio ehe da loro si richie ^va, riuaciva nel suo intents, eise aveva tutti i cavalli od in buonc stsio od in stato abbastanza buono di nutrizione, non curandosi di avere cavalli molto grassi, e cosi realizzava il non plus ultra deU'uomo intelligente, pra-tico ed industriale.
Ed in questo io credo ehe la pensasae ottimamente, poiche non i certo necessario ehe i cavalli siano molto grassi per fare un buon aervizio ai tramways ed alle pubbliche vetture in generate. II grasso invero non e aorgente di forza muscolare............
Da quanto ho potuto riconoscere, mi si permetta la digreasione, la So­ciety, cui alludo, era ed e tuttora diretta con molta abiliti da un inge-gnere molto intelligente, capace e ben al corrente dei progresai ehe si vanno ognora facendo su tutto cio di cui ha I'amministrazione. Fa trat-tare come ai deve i cavalli, e procura nello stesso tempo di ottenere da loro la maggior forza, il maggior aervizio posaibile, per averne cosi il piü grande profitto in rapporto colle loro condizioni.
Ed io credo appunto col suliodato ingegnere ehe acopo di chi amp; alia di-rezione di un grande atabillmento di tramways, di vetture pubbliche in genere, ecc. ecc, debba essere appunto quello di arrivare ad ottenere il maaaimo del beneficio industriale dai cavalli, aenza oifendere I'occhio degli amatori di cavalli o dei zoofili.
!
T
----------
-ocr page 27-
4deg; Che pel servizio speciale cui erano applicati questi eavalli non s'installavano mai fuori dello stesso deposito, non venivano giammai posti in contatto diretto con eavalli a quello estranei, e ehe anzi persino ciaseun cavallo dello stesso stabilimeato aveva i proprii iiniraenti, eec.;
5deg; Che nessun cavallo estraneo alia stessa amministrazione nor: solo non poteva esser rieüverato nelle scuderie di quel deposito, ma nemmeno condotto neiia corte attigua alle mede-sime scuderie e ehe i eavalli degli stessi fornitori erano hene ispezionati prima di entrare nello stabilimento a portare il fo-raggio, o ad esportarne il letame, eec.
Dal risultato quindi avuto dalle fatte indagini, io non potei a meno di dichiarare al sullodato direttore essermi convinto ehe lo sviluppamento del moccio nel cavallo di eui e discorso, non poteva assolutamente essere attrihuito a contagione. Ciö essende, soggiungeva, io credo trattarsi di un easodi moccio spontaneöj tutt'affatto aecidentale, appunto perche nelle mie investigazioni aveva trovato tutto quanto coneerneva i eavalli di quel deposito — alimentazione, scuderie, eec. — in ottime eondizioni; nulla si poteva ridire al riguardo; e lo assieurava ehe sarebhero hastate le precauzioni giä prese — disinfezione della posta oecupata dal detto cavallo, distruzione dei suoi finimenti, eec. — per evi-tare la diffusione di si terribile malattia.
Ed in ciö affermare mal non m'apposi, poiche da quell'epoca in poi, sono trascorsi circa 3 anni, non si e mai piü verificatb aleun ease di moccio nei eavalli di quel deposito.
Ora domando io, come si pud mai invoeare in simili casi la contagione? Non sono forse i surriferiti casi valevoli a dimo-strare in modo incontrovertibile, lo sviluppamento primitivo della morva? Per me credo la contagione assolutamente non ammessibile in simili casi; poiche o bisogna accettare i fatti colle loro rigorose conseguenze, o negarli affatto; ed in questo ultimo case si negherebbe di certo lo sviluppamento indipen-dentemente da contagione della morva in virtü di idee precofi-cette, di un principio.
-ocr page 28-
#9632;#9632;
Non dissimulo ehe coloro i quali negano la spontaneitä del moccio, potrebbero opporre sul valore degli ultimi fatti da me narrati ehe i cavalli suaccennati, cioe sui quali io fondo in parte la mia opinione, lavorando in una grande cittä, ove ad onta della sorveglianza della polizia, o piuttosto a causa deU'insuffi-cienza del servizio di polizia sanitaria, eavalli moeciosi possono pur fare il servizio pubblico e speeialmente alia notte, hanno potuto trovarsi in rapporto con un animale moccioso. Ma a tanto e si gratuito diniego assai piu effleacemente, di inutili discussioni e speeiose supposizioni, rispondono, io credo, i primi casi da me esposti e quelli riferiti da molti colleghi. Del resto, anche ammettendo ehe un cavallo sia passato, o per alcuni momenti stazionato in vicinanza di un cavallo moccioso, od in luogo prima occupato da questo, resta perö sempre a dimo-strare ehe quelle sia stato contagiato; eio e piuttosto proble-matico. Sappiamo invero ehe in molte esperienze non si e nem-meno pervenuti colla coabitazione prolungata per molti giorni a trasmettere la malattia; fatto questo per cui alcuni pratici hanno appunto per anco negata la contagione della morva, e speeialmente cronica, fino a questi ultimi anni.
Io potrei ben addurre altri fatti e ragioni in appoggio dello sviluppo, indipendentemente da contagione, della morva, ma persuaso ehe pressoche tutti i veterinari pratici avranno'osser-vati e raceolti casi identici a quelli da me esposti, essendo per questi colleghi appunto ehe io scrivo.
Conehiudo:
1deg; Che non puossi negare, pur rieonoscendo non accettabile la teoria chimica ed ammettendo la teoria del contagio vivo (1),
(1) E appunto questa teoria del contagio vivo ehe si ammette oggidi, — teoria artificiosa e seducente, ma ehe non e uno dei trovati moderni, quantunque solo in questi ultimi anni sia stata meglio studiata, ed addi-mostrata accettabile, la merce Tuso del microscopio, venendoci appunto da antichi scrittori le prime idee del contagium virum, seu animatum. Varrone e Columella giä, accennarono invero ehe organismi infariori viventi peoetrando nel corpo producevauo processi morbosi.
-ocr page 29-
~SgWSBmfJ..L. - A_.......-........... UUJJ^
lo sviluppo, indipendentemente da contagione propriamente detta, del moccio, poiche, se gli argomenti ehe si adducono in favore di questa meritano di essere presi in considerazione, non sono valevoli pero a distruggerne i fatti positivi e ben osservati riferiti da moltissimi distinti clinici (1) (non voglio certo asse-rire ehe lo sviluppo indipendentemente da contagione proviene dal niente, ma solo affermare ehe questo sviluppo — ehe lo svilupparsi del moccio in un cavallo di una data scuderia senza ehe vi possa essere il minimo sospetto di trasmissione da altro animale malato — merita la nostra considerazione, quanto la contagione stessa; eioe esser indispensabile di ricereare e rico-noseere I'origine, ove ed in quale stato si trovano, come si eonservano e disseminano, eee., i germi del vines infettante, e per quali vie. quindi penetrano nell' organismo per dar luogo allo sviluppo cosi detto primitivo o spontaneo del moccio; poiche la spontaneitä nel senso ehe veniva intesa aleuni anni or sono — mezzo secolo circa — non devesi assolutamente ammettere ai nostri giorni, — come non devesi piü credere all'eterogenia degli agenti contagiferi, ma ritenersi come vero per gli elementi di tutti gli esseri organizzati, e conseguentemente anche per quelli, Vomne vivum ex vivo);
2deg; Che quindi non devesi considerare la contagione come causa unica di sviluppamento e di propagazione della morva, ad onta ehe il piü grande numero dei casi di moccio sia il risultato della medesima, per cui si arriverä sicuramente, come del resto l'osservazione l'ha giä messo fuor di ogni dubbio, eombattendo saviamente questa, a rendere la malattia molto meno frequente;
3deg; Che non potendo essere messo in dubbio lo sviluppa­mento, indipendentemente da contagione, della morva, come.
(1) Non si puo accettare il seguente assioma: lt;pour donner la morve, il faut la morve;raquo; poiche si vede sviluppare il moccio in iscuderie senza ehe la contagione possa essere dimostrata e neanco sospettata.
___'
-ocr page 30-
msssssssmmmm
wmmm
24
ripeto, viene dimostrato dai fatti ^iä cosi bene rilevati e precisati, si dovra procuinre di renderlo ancora il meno frequente pos-sibile, evitando pun tm;te quelle cause ehe vennero indicate dagli spontaneisti come aeterminauti, ma ehe in realta non sono ehe predisponenti, avendo la causa speciale, cioe i germi del virus moccioso, bisogno per produrre infezione e dar luogo allo sviluppamento del moecio, di certe peculiari condizioni, la mancanza delle quali li fa restare privi di ogni eöetto e per eonseguenza I'organismo non ne risente noeumento di sorta (1).
La curabilita del moccio e del farcino non puö essere contestata.
Alcuni anni or sono, discorrendo laquo; nel mio Dmonario tera-peutico ragionatö di patologia medico, e chirurgica, e di spedalitd, Torino, 1876 raquo; il trattamento curativo del moccio e del fareino, dope di aver accennato brevemente a' prineipali farmaci e rae-todi eurativi cimentati, aggiugneva:
laquo; Egli e dall'acido fenico usato sia internamente ehe per inie-zioni nolle cavita nasali, ed in inalazioni la merce il nebuliz-zatore, alternandone I'uso coll'essenzadi terebentina amministrata in bolo od in elettuario, ed adoperandola contemporaneamente per inalazioni, ehe noi abbiamo ottenuto la cicatrizzazione di uleeri moceiose alle cavita nasali non solo, ma in tutti gh animali curati anche un eonsiderevole miglioramento generale, per cui nel moccio a corso lento e locale, o con lievi lesioni
(1) Bisogna fare una scelta intelligente degli animali a aeconda dei vari servigi cui derono essere destinati; tenerli in convenient! condizioni igie-nico-dietetiche, curando ehe la nutrizione sia in rapporto col lavoro ehe da loro si esige: cioe avendo in vista, naturalmente, nel determinarne la razione da därsi al cavallo c nel fissargli il lavoro, di farlo produrre tutto ciö ehe puo dare senza preeipitare la sua ruina e senza alterar profonda-raente la sua sanitä., ecc, come visne insegnato dai trattatisti di pato­logia e di igiene.
1 #9632;quot;''#9632; '#9632;~quot; #9632; -#9632;'-
tfifa
BMM
-ocr page 31-
mu #9632; .pi,..,i... v*l_i—
25
interne, consigliamo di tentare un simile trattamento curativo, appunto perche i risultati da noi ottenuti sono di certo tali da legittimare nuovi esperimenti, avendo per di piü coi detti far-maci ottenuta perfeUa guarigione di parecchi cavalli sospetti, ricoverati nelle infermerie di questa Scuola Veterinaria, dei qijali due avevano pure ulceri sulla schneideriana colla parvenza delle mocciose............
laquo;II farcino e certo curabile, quando il virus non e ancora penetrato nel sangue, e non vi coesiste quindi infezione moc-ciosa, e si presenta con andamento lento, non molto esteso e sotto forma di noduli, bottoni, tumori, corde farcinose o di limitato ingorgamento. In questi casi conviene l'apertura e la cauterizzazione col ferro scaldato a bianco dell'eruzione farci-nosa, onde distruggere addirittura il virus............
laquo; Le ulceri saranno curate col cloruro di calcio, col nitrato d'argento, coll'acido fenico — acido fenico, grammi 3-4 — alcool, grammi 10-20 — acqua, grammi 100 — sciogli; coll'a­cido citrico, e quindi con polveri disinfettanti ecc.
laquo; Alle ghiandole linfatiche si faranno frizioni di pomata mer-cariale iodata, cioe con unguenti irritanti e fondenti varii. Si avvalora un tale trattamento curativo con un buon governo della mano, coll'aerazione delle scuderie, con foraggi abbon-danti e di buona qualitä, e coU'amministrazione interna di fer-rug'mosi, della noce vomica, dell'assafetida, dell'arsenico, dell'a-cido ffc^iico ecc.
laquo;E inraquo;urabile il farcino acuto, e quando si presenta sotto forma di e^esi ingorgamenti agli arti.
laquo; Provvedvh.enti di polizia sanitaria. — Isolamento e sequestro dei solipedi sos^tti di moccio, onde impedire ehe i medesimi siano adoperati ä lavoro e condotti sui mercati, dovendosr i medesimi ognora ^nsiderare come fuori di commercio; pronta uccisione degli anim^j riconosciuti affetti da una forma incu-rabile di moccio; — !raquo;ppellire i cadaveri a conveniente pro-
-ocr page 32-
^^w5!v^^^W!^^raquo;?^f^^^^S?^^^^^^^!^^ff
immmmmm
26
fonditä, onde non siano utilizzate (senza speciale autorizzazione) le carni e le pelli; — disinfettare le scuderie e lasciarle aperte ed esposte alia circolazione libera dell'aria per qualche tempo, prima di introdurre in esse animali sani, e pulire con conve-nienti soluzioni disinfettanti gli oggetti tutti, ehe furono a contatto con equini malati; ma al riguardo io credo coll'amico Rivolta sia bene: levare I'intonaco dalle pareti, — mutare la rastrelliera e la greppia se sono di legno, e se di ferro o di pietra lavarle piü volte con liseivio bollente, — mutare Tam-mattonato del pavimento delle scuderie stesse, e se questo e fatto di terra, scavarlo a certa profonditä e rinnovare la terra e distruggere addirittura i finimenti; — infine proibire ehe persona dormano nelle stalle di solipedi mocciosi, e far cono-scere ai proprietarii ed alle persone di servizio la natura con-tagiosa del morbo, dando loro le necessarie istruzioni, onde evitino la contagione raquo;.
Or bene, d'allora in poi io ho sempre continuato, allorche me se ne presentava favorevole occasione, a fare nuovi espe-rimenti di cura sopra solipedi in preda a si grave affezione, — moccio, farcino — ricorrendo primitivamente, per quanto m' era possibile, a tutti quei mezzi e procedimenti ehe la scienza ci addita per fare certa diagnosi delle varie localizzazioni e del-l'entitä delle lesioni. Ed ora sono ben lieto di poter affermare, senza tema di essere smentito, appoggiato a' risultati avuti in aleuni cavalli, ehe il moccio ed il farcino non sono maldttie necessariamente ed assolutamente mortali, ma ehe invoke sono curabili, — ehe la guarigione eioe, quantunque rara, - di certo possibile, e ehe le probabilitä sono tanto piü in f^ore quanto piü il morbo e recente ed a corso lento; solo r^n sono cura-bili certi loro gradi e stadi di special! localiz^ioni, come ciö del resto puö affermarsi per pressoche tutte ö malattie. Od in altri termini, i risultati degli esperimenti d' me laquo;itti m' hanno eonvinto ehe e curabile, ehe puö guarir1 quot; moccio nasale a corso lento ed il moccio polmonare inaMente od al primo pe-
ÜHM^Mi
-ocr page 33-
imB***K***^l!^r'--}-~--*rJ~-:*^**a'—^,-_^--^—-#9632;------#9632;.——-
27
riodo (con pochi noduli) pur a decorso lento (1); e di certo il moccio cutaneo o farcino locale, circoscritto; cio affermo, checche altri abbia potato in contrario affermare.
Ed in pruova di questo mio asserto., farö un breve rendi-conto clinico relativamente ai solipedi ehe vennero ricoverati nolle inferraerie di questa Scuola di Medicina Veterinaria, perche in preda ad una delle varie forme di moccio, o solo sospetti, dal primo giorno in cui fu a me affldata la direzione della clinica medica, cioe dal mese di novembre 1868 a tutt'oggi, 31 dicembre 1879. — Indicherö quindi sommariamente il nu-mero :
a)nbsp; Dei solipedi mocciosi, sospetti e farcinosi in tale frat-tempo ritirati in queste infermerie;
b)nbsp; Di quelli abbattuti iramediatamente, e di quelli curati,
—nbsp;ehe furono cioe sottoposti a trattamento curative, specificando nello stesso tempo di questi la sorte loro toccata.
Ed inline farö conoscere, ciö ehe credo di somma importanza, la storia, in modo sommario pero., di aleuni dei cavalli curati in questi ultimi quattro anni con esito favorevole, e di aleuni altri in cui Tesito fu infausto. — lo credo appunto ehe questo sia il miglior modo di eoncorrere alia risoluzione di si ardua que-stione, ed in ogni caso piü giovevole delle semplici cattedratiche discussioni, non curandomi delle vive denegazioni ehe questo mio asserto laquo; la eurabilita del moccio e del farcino non puö essere contestata raquo; poträ sollevare. Quando i fatti confermano un dato principio, la teoria deve tacere.
Dal 1deg; novembre 1868 al 31 dicembre 1879, nelle infer­merie di questa R. Scuola di Medicina Veterinaria di Torino
—nbsp; sezione clinica medica — si ricoverarono:
(1) Incontrai pure all'apertura eadaverica di cavalli uccisi perchö in preda a moccio, dopo di essere stati sottoposti per 15-20 giorni a cura, la calcificazione di preaaoche tutti i noduli polmonari; ed in altri incontrai pure traccie di processi mocciosi polmonari in riparazione per cicatrice.
-ocr page 34-
^
#9632;i
w
a)nbsp; Centocinquantanove cavalli inviati perche riconosciuti in preda a moceio confermato;
(Di questi 159 cavaili, come mi risulta dai riassunti annuali, 42 furono trovati alia prima visita in preda a moceio polmonare acuto, eppercid si fecero immediatamente abbattere; 117 affetti da moceio a decorso lento, cioe 92 malati di moceio polmonare grave — estesa polmonite mocciosa — per lo ehe vennero pur fatti uecidere, o lo stesso giorno di entrata o pochi giorni dopo, senza essero stati ad ogni modo sottoposti ad alcun trattamento eurativo; e 25 vennero curati, cioe dieciotto perche giudicati solo in preda a moceio nasale eronico e sette anehe a moceio polmonare, ma ineipiente od al prime periodo; — di questi 25 cavalli sottoposti a speciale trattamento eurativo, 9 solamente guarirono, 2 morirono, e 14 vennero ueeisi dopo alcuni giorni di cura — 10-20,, — eioe sei perche ad onta della eura non presentavano importante miglioramento, ed 8 perche i rispet-tivi proprietarii, coll'ineertezza di averne esito favorevole, nön volendo piu sopportare la spesa della pensione, ne fecero Fop-portuna dichiara di abbattimento).
b)nbsp; Ventiquattro cavalli sospetti mocciosi cioe in preda a catarro nasale sospetto o corizza sospetta; di questi, uno venne immediatamente fatto uecidere, perche riconoseiuto affetto da estesa polmonite mocciosa, e 23 furono tosto messi in eura. Ma di questi 23 cavalli in preda a moceio nasale sospetto, solo 12 guarirono, ed 11 vennero abbattuti; — 6 perche ad onta della cura continuata per alcuni di non solo non presentavano mighoramento di sorta, ma si resero pur ben manifeste tali complieazioni moceiose da farli ritenere di eerto ineurabili; e cinque, perche chi li aveva inviati non permetteva ehe se ne continuasse pin a lungo la cura essendone ineerto I'esito;
c)nbsp; Ventiquattro cavalli in preda a farcino; cioe 14 affetti da farcino aeuto e diffuse, per eui se ne consigliö pronto ab­battimento, e 15 da farcino limitatu, o eircoscritto agli arti posteriori od anteriori, aH'addorae, od al petto e cello, eon
T U:
#9632;^
-ocr page 35-
r
pp|gpp^^5^-3!3(Braquo;BS^laquo;3aB!aTO=*ä=S5raquo;5i^-vrv*--t3~T^
alcuni bottoni in altre parti del corpo. Questi ultimi 15 cavalli farcinosi furono tutti sottoposti a speciale trattamento curative; ma se ne ottenne semplicemente completa guarigione in 10, mentre 5 si uccisero dopo alcuni giorni di cura, visto I'anda-mento poco favorevole ehe prendeva la malattia — fatto inerente alia forma deiraffezione stessa, esteso, freddo ed indolente in-gorgamento farcinoso ad una delle due estremitä posteriori, all'etä avanzata dei malati, ed a complicazioni da parte anche degli organi digestivi;
d)nbsp; Venticinque muli mandati perche affetti da moccio acuto od acutissimo, i quali furono immediatamente uccisi;
e)nbsp; Undici muli sospetti di essere in preda a moccio a de-corso lento — corizza sospetta; — di questi due si uccisero lo stesso giorno, perche trovati affetti da grave moccio polmonare e 9 si sottoposero a cura, perche non si constatarono alia prima visita in essi sintomi inerenti a lesioni polmonari. Ad onta di questo perö 3 soli guarirono (anche con materia del getto nasale perö di questi muli abbiamo sempre fatte inoculazioni a conigli, ma in un solo di questi si svolse il moccio; per cui era dubbio se si trattasse negli altri due muli di moccio o solo di corizza cronica), 4 si uccisero dopo alcuni di di cura, e 2 raorirono dopo ben piü d'un mese di cura, noa avendo voluto i proprietarii permetterne I'uccisione anche quando si era loro dichiarata i'infausta tine.
/) Tredici muli in preda a farcino; dei quali tre si fecero immediatamente uccidere, perche riconosciuti giä in preda ad estesa polmonite mocciosa, e 10 si curarono. Ad onta perö del pronto trattamento cui vennero sottoposti, si otlenne la guari­gione completa solo in sei, e quattro si dovettero uccidere, essendosi sviluppate, dopo 12-15 giorni, gravi complicazioni pol­monari.
-ocr page 36-
.-#9632;-------_ij . iin,. usnmmmmmmmmmmmm
quot;p
30
Cio premesso, veniamo a dire in particolare di alcune osser-vazioni.
la Osservazione. — Cavallo d'anni 16, appartenente al signor L. (1), ricoverato in queste infermerie addi 5 maggio 1876, e registrato al numero d'ordine 116 del diario di clinica medica, perche in preda a moccio nasale cronico, come al pro-prietario era stato dichiarato dal distinto veterinario ehe l'avea curato gia per venti giorni senza averne ottenuto miglioramento di sorta.
Era in cattivo stato di nutrizione, ed aveva getto nasale bilaterale, ma piu abbondante dalla narice sinistra (2), di colore verdastro, attaccaticcio, ed alquanto fetido, — presentava ingor-gamento nodoso dei ganglii linfatici sottomascellari, duro, indo­lente ed alquanto aderente al bordo sinistro della mascella po-steriore. Esaminando con un rinoscopio le cavita nasali, si trovo ehe la schneideriana era di color azzurrognolo e ehe presentava cireoseritte abrasioni a bordi irregolari e sinuosi sul setto della stessa narice sinistra con in vicinanza piccolissimi noduli. Un esteso ingorgamento edematoso, pressoehe indolente, presentava pure questo cavallo all'arto destro posteriore, ma perö non eravi sul
(1)nbsp; Per motivi facili a comprendersi, ma indipendenti dalla nostra vo-lonti, non indicheremo ehe con una iniziale il nome dei proprietarii dei eavalli, dei quali verrä. qui brevemente discorso; cio del reato non ha, secondo noi, nessuna importanza.
(2)nbsp; £ vero ehe a seconda della localizzazione, della sede delle lesioni, o della loro predominanza, uel moccio nasale, il getto puo essere unila­terale o bilaterale o solo piü abbondante da una gt;arice ehe dall'altra, ma 6 erroneo il credere ehe abbia un'importanza diagnostica in favore del moccio il getto, allorquando si avvera solo dalla narice sinistra, o da questa solo ö piü abbondante; come pure 6 erroneo il credere ehe unila­terale si not! piü frequentemente da questa narice ehe dalla destra; sopra 200 eavalli in preda a moccio nasale cronico od acuto, ho notato in 100 lo scolo bilaterale, in 60 unilaterale destro ed in 40 laterale sinistro. Al riguardo mi place riferire ehe alcuni giorni or sono discorrendo col collega ed amico Berto, capitano veterinario, di tale credenza, egli pure mi ha detto avere notato piü volte lo scolo unilaterale destro ehe awiatro.
I
-ocr page 37-
JW..-..1..quot;.-...
31
medesimo traccia di noduli o bottom farcinosi. Gli occhi erano cisposi, e la congiuntiva iperemica; la respirazione, le pulsa-zioni e la temperatura normali. DaU'esame fisieo potemmo accer-tarci viemaggiormente ehe i polmoni erano ancora sani.
Diagnosi: moccio nasale cronico. — Prognosi: riservata, cioe non assolutamente infausta.
Cura: acido fenico internamente, per iniezioni nelle cavitä nasali e per inalazioni la merce Tuso di un nebulizzatore; frizione risolvente-vescicatoria (sublimato corrosive, ioduro di potassio, cantaridi e grasso) sulla ghiandola, e sulla estremitä destra po-steriore. La merce questa cura, dopo 10 giorni, si notava gia miglioramento, e, dopo 35, era cessato affatto lo scolo nasale, eransi cicatrizzate perfettamente le ulcerette della pituitaria, e questa aveva acquistato il suo colore normale, roseo. II tumore intermascellare, passato in parte a suppurazione, si era aperto e curato pure coll'iniezione di acido fenico e ripetute frizioni di unguento mercuriale e ioduro di potassio. Questo cavallo usciva, mostrando tutte le note di una compiuta sanitä, da queste infer-merie addi 16 giugno, cioe dopo una permanenza di 41 giorno (1).
(Dal diario clinico redatto daU'allievo Torretta).
Questa guarigione fu stabile, come ho potuto sapere ancora un anno dopo dal proprietario.
Osservazioni 2a e 3a. — Due muli in mediocre stato di nutri-zione, uno di anni 14 e I'altro di anni 16, di proprieta del signg;' B. (2), si ricoverarono in queste infermerie addi 24 gen-naSi 1877 — numero d'ordine 70-71 — perche affetti da farcino.
(1)nbsp; Avendo colla materia di scolo fatto moculare tre conigli, un solo di quest! coutrasse il moccio, come potemmo accertarci dai sintomi e dalle lesioni riscontrate aH'apertara cadaverica.
Se I'inoculazione nei conigli non puo avere yalore negative assoluto, quando non si ottiene in essi lo sviluppo del moccio, ha perö di certo un valore positive quando gli inoculati contraggono tale malattia.
(2)nbsp; Vedi nota 1 a pa^. 30.
-ocr page 38-
j;:;;.''quot;^'—----'^'''''--quot;^^^
II mulo di anni 14, ehe chiameremo A, aveva tre tumori farcinosi alia parte anteriore del petto, ed al lato destro del cello numerosi bottoni ehe formavano eome corde nodose; due soli di questi bottoni gia si erano aperti lasciando un'uleera a bordi gonfi, sordid!, rovesciati., ed a fondo fungoso e sordido, coperto di sanie corrotta e filante, ehe attaccandosi ai peli aveva formato croste. I ganglii linfatiei intermascellari erano tumefatti, e si distinguevano bene tre tumoretti, duri ed indo-lenti, della grossezza di una nocciola ordinaria, ehe perö non aderivano ai bordi della mascella.
AU'opposto il mulo di anni 16, ehe indieheremo eolla lettera B, presentava numerose ulcere e molti bottoni fareinosi all'arto sinistro posteriore e solo una eorda fareinosa alia faecia interna della coseia destra. Nello spazio intermascellare vi esisteva solo un tumoretto della grossezza di una noce ordinaria in vicinanza della branea destra, cui perö non era aderente.
Nessun fenomeno morboso potemmo rilevare dal piu attento esame, tanto nell'uno ehe nell'altro mulo, inerente a lesioni polmonari.
Diagnosi: farcino a corso lento. — Prognosi: riservata.
Cura: apertura dei bottoni e tumori farcinosi (1) eol bistori, e loro distruzione col ferro incandescente; leggiera eauterizza-zione delle giä esistenti ulceri, — frizioni risolventi — vescieatorie sui ganglii tumefatti; — cadute le escare prodotte dall'appli-cazione del fuoeo, medieazioni delle ulcere con acido fenico diluito — acido fenico grammi 3-4, alcool grammi 20, acqua grammi 100. — Nel mulo B, di tanto in tanto apparivano qua e la altri bottoni e piccoli ascessi, per cui si fu costretti ad abbatterlo piu volte per ricorrere alia loro apertura e eau-terizzazione. AU'infuori di questo accidente il miglioramento fu
(1) Noi non usiamo ricorrere all'estirpazione dei bottoni e tumori fiir-cinosi per gli inconvenienti cui e mestieri esporci per tale, quantunqne facile, operazione, specialmente quando quelli sono numerosi e molto briosi ed irritabili gli operandi.
in
-ocr page 39-
MM^^^^^^^i^^M
33
continuo; internamente venae prima amministrato acido fenico, e poi solfato ferroso.
La merce un si pronto trattamento curativo il mulo A ve-niva ritirato da queste infermerie il 1deg; marzo, ed il mulo B solo addi 27 stesso mese, ma tutti e due in perfetto ristabi-limento.
(Dal diario clinico redatto dall'allievo Ragni).
4a Osservazione. — Cavallä da sella in mediocre stato di nutrizione, indigena — Grosseto — d'anni 5, appartenente.... (1), passata a questa Scuola addi 1deg; febbraio 1877 e registrata al numero d'ordine 80, perche affetta da farcino. Era stata rico-nosciuta farcinosa solo pochi giorni prima.
Aveva molti bottoni farcinosi, duri, indolenti, e di volume variabile alia spalla destra, ed alia parte anteriore di questa un tumore farcinoso della grossezza di un pugno, pur duro ed indolente; noduli cioe piccoli bottoni farcinosi aveva pure al lato destro della testa, dalla base dell'oreccbio all'arcata soprorbita-ria, ecc, della grandezza di una nocciola in forma di cordicine farcinose.
Dall'esame generale deH'ammalata potemmo accertarci dhe -non aveva lesioni mocciose ne alle cavitä nasali, ne ai pol-moni.
Diagnosi: farcino locale a corso lento. — Prognosi: fausta.
Terapia: apertura col bistori dei noduli, bottoni e tumore far­cinoso, e loro distruzione col ferro incandescente; medicazione quindi delle piaghe risultanti alia caduta delle escare prodotte dall'applicazione del fuoco, con una dissoluzione di acido fenico al 3 0[0 con q. b. di alcool; amministrazione interna di acido fenico e quindi di solfato ferroso.
Si svilupparono dopo pochi giorni altri noduli farcinosi ed
(1) La provenienza ed il numero di matricola di questa cavalla si tro-vano regiatrati presso questa segreteria; si crede inutile indicarli in questraquo; acritto.
-ocr page 40-
11
34
ascessi in vicinanza dei giä aperti bottoni, ma vennero tosto anche questi aperti e trattati col ferro incandescente e medicati dappoi coll'acido fenico.
Dopo 55 giorni di si attiva cura, questa cavalia era perfet-tamente guarita.
(Dal diario clinico redatto dall'allievo Giolito).
Fu questa cavalia adoperata pel servizio della Scuola fino addi 18 dicembre 1879, e poi fu venduta senza ehe in si lungo frattempo abbia presentato il menomo sintomo di recidiva di mocciosa affezione.
5a Osservazione. — Cavallo da sella in cattivo stato di nutri-zione, indigene — appartenente.... (1), inviato a questa Scuola il primo febbraio 1877 e registrato al numero d'ordine 79, perche affetto da farcino. Si era giä curate da distinto veteri-nario per sei giorni.
Presentava, al memento in cui I'abbiamo visitato per la prima velta, ai lati del cello cerde farcinose con bottoni giä aperti e cauterizzati, ed altri non, ed un voluminöse tumore farcinose alia parte anteriore del petto, dure ed indolente.
Nessuna lesiene meccio-farcinesa constatamme in altre parti del corpo.
Cura: si ricerse teste alia cura di cui giä si tenne parola nella precedente osservazione. Dopo otto giorni perö si fu costretti ad abbattere una seconda velta queste cavallo, poiche accanto al prime tumore, ehe giä era in via di guarigione, erasene sviluppate un altre della gressezza di un ueve di polio; si spaeeö e si trattö col fueco, e quindi coU'acide fenico.
Queste cavallo era perfettamente guarito verso i primi giorni di aprile.
Venne infatti vendute addi 8 delle stesso mese.
(Dal diario clinico redatto daH'allievo Drage).
lo vidi detto cavallo dope otto mesi e lo trovai in buonissime
(
(1) Vedi nota 1 a pay. 33.
-ocr page 41-
mmmmmm^t i
35 condizioni; di piü il proprietario mi assicurava ehe dal momento ehe l'aveva acquistato, era quello sempre stato in buona salute.
6a Osservazione. — Cavallo savoiardo d'anni 7, appartenente al signer C. (1), rieoverato in queste infermerie addi 15 feb-braio 1877 e registrato al numero d'ordine 89 — perche in preda a pneumonite cronica.
Stato presente: cattivo stato di nutrizione, pelo scolorato, occhi cisposi, scolo muco-purulento, grigiastro, ma poeo abbon-dante ed alquanto vischioso dalle due nariei; schneideriana pal-lida, ma senza abrasioni e noduli; respirazione frequente, irre-golare, espirazione forte e prolungata — intercisa; — I'infenno affannäva se costretto a trottare; piccolo tumoretto ghiandolare situato molto in alto pressoche, per cosi dire, sotto la parotide destra, indolente e quasi immobile; ghiandole tiroidee ingros-sate (2); fenomeni fisici di lesioni circoscritte ai polmoni, e di catarro bronchiale cronico, cioe subottusitä diffusa e disseminata in diverse region! toraciche, rantoli sottocrepitanti fini e secchi specialmente nell' atto dell' inspirazione, rombi teraporanei e soffio bronchiale mediocre in punti sparsi dei polmoni, — qua mormorio vescicolare debole ed indistinto, lä aspro e duro; pulsazioni 45, temperatura 39.
Ci assicurava il proprietario ehe detto eavallo zoppieava di tanto in tanto or dall'arto destro ed or daU'arto sinistro ante-riore, e ehe aveva profonda e stentata tosse.
Diagnosi: pneumonite disseminata, sospetta mocciosa, e catarro bronchiale a corso. lento. Prognosi: infausta. II proprietario perö ad onta dell'infausto presagio, insistette perche detto cavallo fosse sottoposto a trattamento curative.
Cura. — Inalazioni prima di catrame, e poi di essenza di terebentina e di aeido fenico; internamente acido fenico, quindi
(1)nbsp; Vedi nota 1 a pag. 30.
(2)nbsp; Egli h specialmente nei muli in preda a moccio, ehe noi trovammo frequcntemente ingrossamento delle ghiandole tiroidee; anzi tale fatto ha importanza per confermare la diagnosi di moccio in casi dubbi.
1
-ocr page 42-
.'
36
ioduro di potassio e solfato ferroso; frizioni vescicatorie sal tomore ghiandolare, ed eccitanti su tutta la superficie del corpo.
Ma non osservandosi notevole miglioramento dopo 28 giorni di cura, il proprietario accettö la gia piü volte fattagli proposta dj abbattimento.
AU'autopsia praticata immediatamente dopo I'uccisione, 30 marzo, si pote appunto confermare la diagnosi di moccio pol-monare. E degno di nota il fatto ehe mentre trovavansi qua e la nei polmoni, noduli calcificati, e centri purulenti, si nota-vano pure traccie di processi mocciosi in riparazione per ci­catrice. Dal diario clinico redatto dall'allievo Garetto.
7a Osservazione. — Cavallo da sella in assai cattivo state di nutrizione, d'anni 6, indigeno, appartenente.... (1), passato a questa Scuola addi 23 febbraio 1877, e registrato al nurnero d'ordine 97, siccome in preda a farcino cronico. Questo cavallo era gia stato trentatre giorni nelle infermerie di.... per tumori farcinosi all'arto destro posteriore e curato convenientemente da distinto veterinario. Ma ad onta della cura il male si aggravö, svilupparonsi cioe bottoni farcinosi anche all'arto sinistro poste­riore, si ingorgarono i gangli linfatici intermascellari, e cominciö a manifestarsi scolo grigiastro dalla narice destra.
Stato presente: aveva voluminoso ingorgamento, duro ed indolente, all' arto destro posteriore disseminato di ulceri e bot­toni farcinosi confluenti; bottoni farcinosi allo stato di cruditä si, notavano pure all'arto sinistro; nello spazio intermascellare esisteva un tumore della grandezza di una noce ordinaria in vicinanza del bordo destro, duro ed indolente; dalla narice destra eravi scolo grigiastro, vischioso, e sotto I'ala interna della stessa narice notavansi piccoli noduli mocciosi ed un'ulceretta cajatteristica.
Di piü dalla respirazione ehe era un po' frequente ed irre-golare, e daU'esame fisico, ascoltazione e percussione, fummo
(1) Vedi nota 1 a pag. 33.
JEM
^MHMB
-ocr page 43-
wmm^^~w~~imi*- ,#9632;. puh. .. ! -......gt; • #9632; -
i#9632;^^-#9632;
37 portati a diagnosticare Tesistenza di circoscritte ma disseminate lesioni mocciose ai polmoni — noduli disseminati — cioe dalla generale diminuzione del rumore respiratorio senza respirazione bronchiale, e dalla sonoritä un po' Variante di intensitä e di timbro in certi punti, senza vera ottusitä, non potendosi riferire questi fatti a semplice pneumonite lobulare — in punti mol-tipli e circoscritti — tenuto conto del moccio cutaneo e nasale cui era indubitatamente in preda questo cavallo.
Diagnosi: morva cronica farcinosa. Prognosi: infausta. Ciö malgrado se ne tentö la cura.
Terapia: le ulceri, i bottoni farcinosi vennero curati col fuoco e coU'acido fenico, come gia venne indicato per gli altri cavalli. Si amministrö internamente 1' acido fenico, e si adoperö pure per inalazione col nebulizzatore e per siringazioni nelle cavitä nasali, e si praticarono frizioni risolventi-vescicatorie sul tumore gbiandolare. Ad onta perö della cura fatta, non essendoSi ot-tenuto notevole miglioramento nel grave ingorgamento farci-noso dell' estremita destra posteriore, poiche del resto lo stato generale di nutrizione era migliorato, la respirazione erasi fatta piü regolare, ed eransi di certo pur ammansati i fatti polmo-nari, 1'undici aprile se ne propose 1'abbattimentö, ehe venne approvato da questa Direzione. AU'autopsia venne confermata la diagnosi di mocöio polmonare; i polmoni cioe erano sparsi di noduli mocciosi, dei quali una grande parte erano gia in via di goarigione per calcificazione.
(Dal diario clinico redatto dall'alunno Buronzo).
8a Osservaziom. — Oavallo svizzero in mediocre stato di nutrizione, d'anni 12, di proprietä del signor B. (1), ritirato in queste infermerie add! 9 aprile 1877 e registrato al numel'o d'ordine 131, perche affetto da farcino all'arto destro posteriore.
Stato presente: Non voluminosissimo ingorgamento edomatoso ma indolente a tutto il detto arto conn qua e lä piccoli bottoni
(1) Vedi note 1 a pag. 30.
. s
#9632;
i
-ocr page 44-
^•1
'
38
farcinosi, duri, indolenti, in forma di corde nodose ed a riprese pur bottoni esulcerati, coperti da un materiale invaso da de-composizione e ehe appiccicava i peli. Tumore ghiandolare nocchioso ed indolente della grandezza di un uovo di polio ma non aderente; schneideriana pallida e scolo poco abbondante, giallastro e vischioso dalla narice destra. Col piü attento esame non potemmo diagnosticare lesioni mocciose ai polmoni, ne noduli od ulceri alia pituitaria.
Diagnosi: farcino circoscritto. Prognosi: fausta.
Terapia: Venne sottoposto al trattamento di cui gia si tenne parola nell'osservazione 4a, e per di piü alle inalazioni di acido fenico; si pratico pure conveniente frizione risolvente-vescica-toria sul tumore ghiandolare.
La merce questa cura, detto cavallo veniva ritirato da queste infermerie, addi 25 maggio, perfettamente guarito,
(Dal diario clinico redatto daU'allievo Benedetto).
9a Osservazione. — Cavallo ungherese d'anni 18, appartenente ad S. (1), ricoverato in queste infermerie addi 11 giugno 1878 — e registrato al numero d'ordine 117 — perche in preda a farcino a corso lento. I bottoni farcinosi trovavansi special-mente all'arto destro posteriore, il quale era pure del doppio piii voluminoso del sinistro per ingorgamento duro ed indolente; alcuni bottoni eransi di giä esulcerati; all'estremitä sinistra eravi solo una corda farcinosa alia faccia interna della coscia, con bottoni pur duri ed indolenti.
Diagnosi: farcino a corso lento. — Prognosi: riservata.
Cura: apertura e cauterizzazione dei bottoni ehe trovavansi alle due estremitä, compresi gli esulcerati; medicazione, cadute le escare, delle ulcere coll'acido fenico al 4 0\0 e quindi al 3 OfO; amministrazione interna di solfato ferroso e di acido fenico, frizione sopra tutto Tarto destro posteriore, dopo 30 .giorni, con pomata risolvente-veseicatoria.
(1) Vedi notraquo; 1 a pag. 30.
Ä
ft
-ocr page 45-
f^
5^___#9632; __.,.
39
Apertura e distruzione di altri bottom e noduli ehe nel frattempo si svilupparono alia faccia interna della coscia sinistra.
Ad onta di si attiva cura, fu solo dopo 80 giorni ehe si pote dichiarare questo cavallo in istato di ristabilimento.
Usciva da queste infermerie guarito addi 4 settembre.
(Dal diario clinico redatto dall'allievo Valsania).
Ho potato avere notizie di questo cavallo per circa un anno, ma in tale frattempo non recidivo si grave affezione.
10a Osservazione. — Cavalla cremonese, d'anni 8, apparte-nente ad S. B..., ritirata in queste infermerie addi 14 giugno — e registrata al numero d'ordine 119 — perche affetta da farcino.
Stato presenter cattivo stato di nutrizione, — ingorgamento edematoso ed indolente a tutta l'estremitä destra posteriore con corde farcinose specialmente alia faccia interna della coscia; alcuni noduli e bottoni eransi gia aperti, ed al lore posto ve-devansi ulcere a bordi callosi, rovesciati, piene di materiale fetido, in istato di decomposizione.
Anche in questa cavalla la cura fu pronta ed energica; apertura, cauterizzazione ed acido fenico; dopo 15 di, frizione risolvente-vescicatoria sopra tutto l'arto, il quäle, ad onta ehe le piaghe risultanti dall' apertura e cauterizzazione dei bottoni tendessero a cicatrizzazione, non si detumefaceva. Anche in questa cavalla la cura fu coronata da felice risultato, e pote venire ritirata il 14 agosto, perfettamente ristabilita.
(Dal diario clinico redatto dall'allievo Salvetti).
Da quanto ho potuto sapere nei seguenti primi sei mesi anche in questo solipede non si risviluppö il farcino.
11a Osservazione. — Cavallo ungherese, d'anni 6, apparte-
nente......(1), passato a questa Scuola addi 10 ottobre 1878 da....
perche giudicato afietto da moccio cronico.
Era gia stato curato per alcuni giorni neH'infermeria di.....
. i
:
(1) Vedi notraquo; 1 a pag. 33.
-ocr page 46-
*quot;
40
Stato pr^ente: cattivo stato di nutrizione., pelo lungo e privo di lucentezza, occhi cisposi, getto nasale unilaterale, cioe dalla narice destra, verdastro, vischioso, alquanto felido ed essiccantesi in croste aderenti ai peli delle ali del naso, — piccola ulcera a margini frastagliati, a fondo ineguale e plena di secrezione-saniosa sul setto all'entrata della stessa narice, e piccoli noduli sotto 1'ala interna, — tumore ghiandolare duro, indolente e nodoso in vicinanza del bordo destro, ma ad esso non aderente — schneideriana, specialtnente della narice sinistra, pallida, — respi-razione un po' irregolare, ma, facendo I'ascoltazione al torace,. non si udivano ehe rantoli a grandi e raedie bolle, — alia percua-sione, cioe col plesimetro, non si ebbe ehe un risultato negativo,
—nbsp; 11 polso era normale, come pure la temperatura. Diagnosi: moecio nasale cronico e catarro bronchiale a corso
lento (1).
Cura: cauterizzazione colla pietra infernale dell'ulcera e no­duli ; inalazioni di catrame prima, e poi di essenza di tereben-tina — iniezione, caduta Tescara, nella cavitä nasale destra di acido fenico al 4 0\0, e, dopo sei giorni, al 3 OjO — ammi-nistrazione interna di aoido fenico e di ioduro [di ferro dopo
—nbsp; frizione risolvente-vescicatoria sul tumore ghiandolare. Questo cavallo dietro tale energico trattamento curativo, dopo
circa un mese di cura, mostrava tutte le note di un complete' ristahilimento.
(Dal diario clinico redatto dall'allievo Proto).
Rividi detto cavallo dopo sei mesi, e lo trovai in soddisfa-centi condizioni di salute.
12a Osservazione. — Cavallo cremonese, in cattivo stato di nutrizione, d'annni 14, appartenente.... (2), ricoverato in queste infermerie addi 5 gennaio 1879, e registrato al nuuiero i'ot^ dine 42, perche affetto da farcino.
(1)nbsp; Arendo colla materia del getto nasale inoculati tre conigli, due contrassero U moccio.
(2)nbsp; Vedi nota 1 a pag, 30.
:
g^^
-ocr page 47-
mm
41
Anamnesi: era da 15 giorni ehe trovavasi in preda a farcino, si erano giä aperti e cauterizzati alcuni bottom, ma se ne erano sviluppati altri non meno voluminosi.
Stato presente: numerosi bottoni farcinosi in forma di rosario aH'estremitä sinistra posteriore, ed alcuni isolati — ulcere di cattivo aspetto, piü o meno estese, risultanti dai bottoni farci­nosi stati prima aperti — la stessa estremitä era molto piü voluminosa della destra in conseguenza di indolente ed ede-matoso ingorgamento — tumore intermascellare risultante da un ammasso di ganglii, duro ed indolente, bernoccoluto ed alquanto aderente alia branca sinistra deU'osso raascellare — non sintomi inerenti a lesioni polmonari.
Diagnosi: farcino a corso lento. — Prognosi: riservata.
Cura: si procedette immediatamente all'apertura dei bottoni e corde farcinose, ed alia lore cauterizzazione col ferro scaldato a bianco — si prescrisse: acido fenico gr. 35, alcool gr. 100 ed acqua gr. 1000 per medicare le ulcere farcinose ed anche per praticare siringazioni in .seni fistolosi esistenti in alcuni punti; la pomata di ioduro di potassio, sublimato corrosivo e cantaridi per far frizioni sul tumore intermascellare. Addi 11 non essendosi ancora ottenuto notevole miglioramento — non diminuzione cioe dell'ingorgamento dell'estremitä ecc, si ordinö tosto 1' amministrazione interna di acido fenico in bolo, e la giä indicata pomata di sublimato corrosivo, ece., per fare frizioni sopra tutto ¥ arto, nel mentre ehe si inculcava di continuare la medicazione delle ulcere colla stessa soluzione di acido fenico.
Dietro quest'ultima medicazione, giä dopo 10 giorni si aveva ottenuto un considerevole miglioramento; e addi 31 veniva dichiarato in convalescenza, poiche era scomparso il tumore intermascellare, si era detumefatta 1'estremitä, non si erano piü sviluppati ne noduli, ne bottoni, e le ulcere farcinose eransi pressoche tutte cicatrizzate.
Si permise eonseguentemente al proprietaries a soanso di maggiori spese (trattandosi di un carrettiere) di ritirarlo al
\i
mm
-ocr page 48-
^
1
42
1deg; febbraio, a condizione pero ehe continuasse a medicare le poche restanti piaghe, non perfettamente guarite, coll' acido fenico, giusta la nostra prescrizione, e ehe lo riconducesse dopo 15 giorni di nuovo a questa Scuola, all'ora della visita di eliniea medica, desiderando noi rivisitarlo per accertarci della perfetta guarigione. Ottempero I'Alberto a quanto sopra, e noi lo po-temmo rivedere addi 16 febbraio perfettamente ristabilito ed in buono state di nutrizione.
(Dal diario clinico redatto dall'allievo Proto).
Questo cavallo fa ancora presentemente servizio in questa cittä; non presentö piü in si lungo frattempo sintomi di moc-ciosa aflfezione.
13a e 14a Osservazione. — II signor capitano G. inviava a questa R. Scuola di Medicina Veterinaria, due sue cavalle addi-7 febbraio 1879, e registrate ai numeri d'ordine 55-56, diehi a rate in preda a moccio da un distinto veterinario, e solamente affette da catarro nasale da altro egregio collega, desiderando di avere al riguardo il nostro parere, non avendo noi potuto, per motivi indipendenti dalla nostra volontä, portarci a visitarle in Alessandria, ove ci aveva chiamati il sullodato G.
Per brevitä noi indicheremo le due cavalle colle lettere ae b.
La cavalla a, di razza romana, d'anni 6, al momento della nostra prima visita trovavasi in buono state di nutrizione e presentava i seguenti sintomi: scolo poco abbondante, ma assai tenace, di materia giallo-verdastra dalla narice destra, due pro-fonde ulcere della grandezza di 12 millimetri circa sul setto nasale, all'entrata della narice stessa, di forma oblunga, con tumidi bordi tagliati a picco, e shiuositä, ehe si inoltravano nella mucosa sana, eon fondo eoperto di poltiglia grigiastra, e sparse di piccoli rialti di color bianco sudieio; queste ulcere erano eireondate da piccoli noduli, — un tumore della grandezza di un dovo di gallina, bozzoluto, duro, indolente ed aderente alia branca destra dell'osso maseellare, formate dalla tumefa-zione e riunione di ganglii intermascellari; coll'esame fisico non
#9632;
-ocr page 49-
43 si pote constatare alcuna lesione importante agli organi cen­tral! della respirazione.
Diagnosi: moccio nasale a corso lento. — Prognosi: Si no­tified al proprietario la diagnosi fatta e I'ineertezza di poterne avere anche col piu attivo trattamento un esito favorevole; ma laquo;he ad ogni modo noi ne avremmo ben volentieri intrapresa la cura, desiderando ulteriormente esperimentare I'uso dell'acido fenico, ecc. contro si grave affezione.
Nella cavalla b, dell' apparente eta d'anni 19 circa, in mediocre stato di nutrizione, constatammo ehe il getto nasale era pure unilaterale — narice sinistra — ed assai leggiero, cioe in po-chissima quantitä, di materia densa e grigiastra. Fatta quindi pulire I'entrata della narice da tale materia di seolo e dalle crosticine giallo-verdastre, ehe ivi assai aderenti si trovavano, si presentraquo; tosto ben apparente sul prineipio del setto nasale, un' uleera della grandezza di 18 millimetri circa, assai profonda, di forma irregolare, con fondo ineguale, cioe presentante avval-lamenti e sollevamenti con piccoli rialti, eoperto da poltiglia rossiccia e con i bordi tumefatti, sporgenti e tagliati a piceo. Gontinuando I'esame, la merce I'uso di uno speechio, potemmo assicurarci ehe delta uleera era cireondata a breve distanza da pieeole pustole. Esaminato lo spazio intermascellare, trovammo due tumoretti della grossezza di una noee ordinaria, duri, indo-lenti ed alquanto aderenti alia branea sinistra dell'osso mascel-lare, risultanti da tumefazione di ganglii.
Nel frattempo di un tale esame questa cavalla ebbe a tossire per ben tre volte — tosse profonda e stentata.
Esaminammo immediatamente e eon molta attenzione tutto I'apparato respiratorio, e da questo esame potemmo convincerei ehe questa cavalla era pure in preda a moeeio polmonare e ad enfisema. Al riguardo faeeiamo osservare ehe, siccome i noduli mocciosi, circondati da parti sane e permeabili all'aria, non modificano notevolmente il suono di pereussione, ma solo quando sono conglomerati alterano piü gravemente la sonorita normale.
-ocr page 50-
44
la quäle alterazione per altro, non avendo niente di specials inerente ai noduli mocciosi, qualora venisse considerata isola-tamente potrebbe far diagnosticare di noduli mocciosi mentre si tratta solo di focolai circoscritti di pneumonite lobulare, o viceversa, e solo tenendo conto della tosse secca, stentata, pro-fonda ed abortiva, della respirazione frequente, irregolare ed intercisa, della generale diminuzione del rumore respiratorio,. senza respirazione bronchiale e senza assoluta ottusitä, ma solo subottusita alia percussione, e tenendo conto del corso del morbo nel suo insieme, e di tutti gli altri fenomeni superior-mente indicati, — getto nasale, state della schneideriana, ul-cera, dello state dei ganglii linfatici intermascellari, ecc. ehe noi fummo autorizzati a far diagnosi non solo di moccio nasale, ma anche di moccio polmonare a corso lento.
Prognosi: infausta.
Consigliammo 1'abbattimento immediate di questa cavalla, avuto riguardo alle gia esistenti lesioni polmonari, ed all' eta della malata cavalla. Ma il signer capitano G., pur dichiarando essere pienamente convinto della giustezza della diagnosi da noi fatta circa la malattia da cui credevamo affette le sue cavalle, ci pregava pur non pertanto caldamente a voler tentare un qualche trattamento curative, non solo nella cavalla a, ma anche nella cavalla b, poco importandogli, diceva, qualora non se ne avesse avuto ehe un risultato negative; ad ogni modo, sog-giungeva, avrö il piacere di poter affermare ehe nnlla lasciai di intentato per poterle conservare in vita.
Annuimmo yolentieri al desiderio del generöse capitano, e ne ineominciammo il giorno 8 il trattamento curative, ehe qui sommariamente esporremo.
Gura: amministrazione di 6 grammi di acido fenico al giorno in bolo a ciascuna cavalla — cauterizzazione colla pietra infernale delle ulcere, ed iniezioni pure di acido fenico in soluzione nelle cavita nasali nel rapporto di 4 di acido fenico, 20 di alcool e-100 d'acqua, raccomandando di iniettare il liquido direttamente-
^M
-ocr page 51-
#9632; iquot;nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp;...nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp;^*-mmm
45 sulle ulcere. II giorno dopo si ordino una frizione risolvente-vescicatoria sui ganglii linfatici intermascellari tumefatti delle doe cavalle.
Ad onta di tale medicazione, continuando le ulcere a spro-fondarsi e ad estendersi, si ricorse alia loro cauterizzazione la merce I'uso di special! cauteri, fatti appositamente costrurre, scal-dati a bianco (1), e si aumentö la dose dell' acido fenico, dato in-ternamente, a grammi 10 al giorno (2) addi 15 dello stesso mese.
Si ripresero le suddette siringazioni sopra le ulcere appena caduta I'escara., cioe addi 19, ma portando la dose dell'acido fenico al 5 0[0, e la dose da darsi internamente (3) fu pure ele-vata a 15 grammi al giorno per ciascuna cavalla.
Non avendosi, ciö malgrado, alcun miglioramento, addi 24 si cominciö ad aumentare la dose dell'.acido fenico per uso interne di due grammi al giorno per ciascuna cavalla.
Ma addi 12 marzo, vedendo ehe ad onta della cura fatta le ulcere non solo non tendevano a cicatrizzarsi, ma ehe si face-vano ognor phi grandi aprendosi le pustole ed i noduli in vi-cinanza, malgrado ehe lo state di nutrizione si, dell' una ehe dell'altra cavalla lasciasse ben poco a desiderare, cioe non solo non peggiorasse, ma migliorasse, si fece scrivere da questa Direzione al capitano G., ehe le speranze di un esito favorevole andavano ognora perdendosi, per cui lo si consigliava a farle abbattere, od almeno a far abbattere la cavalla b.
II capitano G. perö insistette per la cura.
Si continuo I'uso interne dell'acido fenico, sempre aumen-tandone perö progressivamente la dose di due grammi per
(1)nbsp; Perö come e facile comprendere, questa non pote essere fatta ehe ineompletamente.
(2)nbsp; L'acido fenico viene da noi dato in boli fatti con q. b. di polrere di liquirizia ed awiluppati in carta sugante: ogni 10 grammi circa di acido fenico ne risulta un bolo.
(3)nbsp; Si deve tener conto ehe nella cavalla A di tanto in tan to si no tava rigetto delle sostanze alimentan dalle cavitä nasal!.
-ocr page 52-
•^ J:.1
^
mm
f
46
giorno per ciascuna cavalla; ma si ricorse contemporaneamente all'uso deU'acido timico sotto forma di nebbia col nebulizzatore ideato e fatto costrurre dal dottore Devecchi, nelle cavitä nasali. La soluzione di acido timico da noi adoperata veniva fatta, come ancora presentemente la facciamo, con grammi 6 di acido timico ogni mille grammi tra alcool q. b. per scioglierlo ed acqua — cioe 6 grammi di acido ticuico, 600 grammi di alcool e grammi 400 d'acqua.
Ma il giorno 16 marzo la cavalla b fü trovata al mattino in istato di grande abbattimento, e con sensibilitä molto scemata, — non si curava di chi 1'avvicinava — era triste, inappetente, aveva forte salivazione — bavositä schiumose, assai abbondanti, le uscivano dalla bocca, ehe teneva pressoche sempre semi-aperta, e mucosita spumose pure in considerevole quantitä colavano dalle narici, — aveva frequente incitamento al vomito ed accusava forte stringimento alia gola con impossibilitä quasi assoluta alia deglutizione — aveva gli occhi grandemente aperti e fissi, iniezione della congiuntiva oculo-palpebrale e della mem-brana detersoria; sguardo fisso, le pupille dilatate ed insensibili alia luce, quasi immobili — la respirazione pure piü frequente e stertorosa — tremori pressoche generali — polso piccolo frequente ed irregolare — la temperatura misurata nell' inte-stino retto era di 40 centigradi, mentre fredda ne era la su-perficie del corpo. Questi fenomeni erano dovuti senza dubbio, in parte all' azione irritante, ed in parte all' azione tossica del-1'acido fenico.
L'ultima dose di acido fenico data a questa cavalla era di 58 grammi — ed in tutto il tempo della cura (36 giorni) questa cavalla aveva gia presi grammi 818 di acido fenico.
Dope 6 giorni, scomparsi i detti fenomeni morbosi, si riprese I'uso deU'acido timico sotto forme di liquido polverizzato.
Nella cavalla a, i suddetti fenomeni d'inizio di attossicamento si presentarono solo addi 23 dello stesso mese; la dose deU'a­cido fenico era di 70 gram., ed in 43 giorni a questa cavalla erano giä stati amministrati 1210 grammi di acido fenico.
-ocr page 53-
mmm^
mmm^^^*—~w*r-^~
47
Anche in questa cavalla, dopo cinque giorai, erano comple-tamente cessati i predetti fenomeni di attossicamento, e si ri-prese tosto I'uso dell'acido timico sotto forma di nebbia.
Non havvi dubbio ehe questi fenomeni morbosi osservatisi in dette cavalle non siano inerenti alia quantitä amministratasi di acido fenico.
Addi 8 aprile, si voile tentare una seconda volta I'ammini-strazione dell'acido fenico, ma si dovette tosto sospenderne I'uso, essendosi ripresentati, subito dopo la prima dose, i medesimi fenomeni e specialmente abbondante salivazione, e sforzi di vomito.
Fin dai primi giorni in cui si ricorse all'uso dell'acido timico sotto forma di liquido polverulento col nebulizzatore Devecchi, le ulcere cominciarono a farsi di bell'aspetto, e quindi a cicatriz-zare tanto nell'una quanto nell'altra cavalla.
L'undici aprile si incominciö a dare a ciascuna cavalla un gramma di acido arsenioso (1) e se ne continuö l'amministra-zione, con due giorni d'intervallo di tanto in tanto, sino addi 13 maggio.
La cicatrizzazione delle ulcere predescritte continuö regolar-mente in modo ehe addi 2 giugno erano perfettamente rimar-ginate, per cui si cessö I'uso dell'aeido timico.
Addi 15 giugno dette cavalle vennero ritirate dal proprie-tario, signer capitano G. — Erano in buono stato di nutrizione, le ulcere erano perfettamente cicatrizzate, non eravi piü scolo di sorta, ed i tumoretti esistenti nello spazio intermascellare pure si erano dileguati.
La cavalla b perö dava sempre di tanto in tanto qualche colpo di tosse, continuava ad avere la respirazione intercisa, ed all'esame fisico si poteva riconoscere I'esistenza di enfisema pol-monare e di circoseritti punti pneumonitici.
(1) Non si propino a queate cavalle il iodnro di ferro, percM non era piü possibile loro amministrare boli.
-ocr page 54-
Mi' quot; im m ', 'quot;*raquo;
*fm
48
Ricoverate dal G. dette cavalle alia Veneria Reale, si por-tarono bene per alcuni giorni; ma la cavalla a venne ricon-dotta, addi 20 giugno, a questa Scuola, perche creduta in preila a faroino. Alia visita perö si constatö solo un tumoretto del volume di una noce, ma appiattito — forma di un ponfo — al lato sinistro della groppa, ehe aperto si riconobbe, come giä si era previsto, non essere di natura farcinosa. Infatti conte-neva siero — sanguinolento, e guariva, mediante una seconda apertura praticata dopo 3 giorni, senza medieazione di sorta.
Ad ogni modo detta cavalla si era molto dimagrata, perche aveva da alcuni di, ci assicurava il proprietario, grande difficolta, come potemmo accertarci del resto fin dal primo di ehe venne riportata a questa Scuola, a deglutire gli alimenti si solidi ehe liquidi; la maggior parte delle sostanze ehe tentava inghiottire, venivano rigettate per le narici. Fu da noi giudicata dai sintomi raecolti da un attento e ripetuto esame, in preda ad angina subaeuta ed a stenosi esofagea a poca distanza dalla faringe, un de-eimetro circa. Si deve tener conto ehe in questa cavalla di tanto in tanto, fin dai primi giorni ehe venne ritirata in questa infer-meria — mese di febbraio — si notava giä rigetto di sostanze alimentari dalle cavitä nasali.
Si ricorse a tutti quei mezzi ehe la scienza insegna come piü convenienti in simili circostanze, ma tutto fu inutile, e addi 5 luglio verso le ore 9 antimeridiane moriva.
All'apertura eadaverica, praticata lo stesso giorno verso le tre pomeridiane., non si rinvennero ne noduli, ne altre lesioni mocciose ai polmoni; non ulceri nelle cavitä nasali, ma solo le cicatriei delle giä su descritte.
L' esofago perö nel suo estrerao superiore, cioe alia distanza di 14 centimetri circa dalla sua apertura naturale, presentava un grande rigonfiamento, duro al tatto e per la lunghezza di 10 cehtimetri, ehe andava perö diminuendo di volume verso il suo estremo inferiore. Apertosi tale rigonfiamento si riconobbe ehe si era formato un grave stringimento esofageo, cui aveva
#9632;#9632;
ii
-ocr page 55-
T
mmmmm**
49
conseguita una dilatazione sacciforme superiore per I'arrestarsi di sostanze alinaentari, ed ove trovammo appunto ehe avevano formato come un turacciolo od obolo duro e resistente — si poteva difficilmente disfare — di assoluto impedimento al pas-saggio di qualunque sostanza, non solo solida, ma anche liquida.
Pare ehe tale stenosi esofagea dovuta ad inspessimento e retrazione eicatriziale sia stata conseguenza di infiammazione ulcerosa — un'abrasione esisteva ancora in vicinanza del punto ristretto — cui consegui poi la indieata dilatazione.
Questo stringimento e dilatazione esofagea valgono per ren-derei ragione del rigurgito di sostanze alimentari ehe si notö in questa cavalla, ripetentesi di quando in quando, fin dai primi di ehe fu rieoverata in queste infermerie. Laonde si puo rite-nere ehe tale lesione esofagea era antica, ma ehe si aggravö probabilmente pel passaggio dei boli di aeido fenieo.
Si trovarono pure le note earatteristiche di angina subaeuta.
Per quanto si riferisce alia cavalla b, nulla posso aggiungere se non ehe seppi dal proprietario ehe questa cavalla mori nel mese di luglio, ma non pote indicarmi' per quale malattia, non essendosene praticata I'apertura cadaverica; forse per farcino?
Non havvi aleun dubbio in conclusione, ehe la cavalla a sia guarita dal moccio nasale cronieo, e ehe anche nella cavalla b sia sia ottenuto, se non una guarigione completa, di certo la cieatrizzazione dell'uleera nasale ed un ammansamento delle lesioni polmonari.
löraquo; Osservazione. — Mula francese, d'anni 8, appartenente al signer D. (1), inviata a questa Scuola addi 24 febbraio 1879, e registrata al numero d'ordine 73, perehe affetta, da circa 20 di, da farcino. Aveva noduli e bottoni farcinosi poco dolenti, spe-cialmente all' estremitä sinistra anteriore, ehe era pure non poco ingorgata, ed alquanto dolente; due bottoni eransi gia aperti, per cui vi esistevano due ulcere ehe si videro a bordi
(1) Vedi nota 1 a pag. 30.
-ocr page 56-
laquo;laquo;w
ww
mmmm
raquo;-*'—*——-
50
rovesciati ed a fondo elövato pallido, dopodi averle fette'poiireh däl pus decomposto: ehe Iff copriva ed appiccicava; i vicirir peli.
Diagnosi: farcino a decorso lento. — Prognosi: riservata;
Gnra: si procedette immediatamente all'apertura di tutte Br efflbrescenze fercinose e consecutiva Ibro distruzione medianfe' il ferro incandescente, ed alia medicazione delle giä esistienti uTceri con acido timico — soluzione giä indicata. Si sviluppa-rono dope alcuni di altri noduli farcinosi a breve distanza dai giä aperti, ma vennero anche questi trattati col bisturi e col ferro incandescente. Si ricorse all'amministrazione interna di acido fenico per alcuni giorni.
Alia caduta delle escare, conseguenza della cauterizzazione; le piaghe risultanti si medicarono pure coll'acido timico.
Ad onta di tale medicazione perö non tendendo queste a pronta cicatrizzazione, addi 10 marzo, si incominciö a medicarle-col giä indicate polverizzatore dei liquidi del dottore Devecchi, adoprando la stessa soluzione timica. E si fu appunto mediante quest'ottimo spediente, ehe addi 26 marzo se ne aveva giä potuto ottenere la guarigione e permettere al proprietario D. di ritirarla da queste infermerie.
(Dal diario clinico redatto dall'allievo Salino).
Alcuni mesi dope mi assicurava il proprietario, ehe in detta mula non si era piü sviluppato si grave affezione.
16a Osservazione. — Cavalla francese, d' anni 8, appartenente
al reggimento.....(1), inviata a queste infermerie addi 5 maggio
1879 — e registrata al numero d'ordine 128 — perche in preda a moccio eronico.
Era in istato abbastanza buono di nutrizione, ma il pelo aveva perduto la sua lucentezza. — Aveva scolo dalla narice sinistra, vischioso, verdastro, ehe aderendo ai peli delle ali del naso, li aveva agglutinati, e disseecandosi formate croste giallo-brune di varia grandezza. Fatte pulire queste parti, la merce
(1) Vedi nota 1 a pag. 33.
__7*^J
#9632;h^i
- - -#9632;
-ocr page 57-
m^wiMraquo;quot;quot;quot;^-------------'
51
1' usd di un rinoscopio potemmo rlcönoscere ehe la pituitaria, speciaimehte della stessa narice sinistra, era di colors non uni­forme, ma variegato, e per la maggior parte grigio-plumbeo, e ehe sul setto della stessa nariee sinistra vi esistevano due li-mitat'e abrasioni, a bordi irregolari, ed una piü profonda, ma piccola ulcera della grandezza ben piü di un seme di lenticchia, eircolare, con bordi alquanto sporgenti e rovesciati ed a fondo ineguale, alia ripiegatura dell'ala interna.
Esaminate le ghiandole sotto-mascellari, si rihvenne un tumore della grandezza di un uovo di polio, duro, indolente, bernoe-eoluto, ed aderente alia branca sinistra dell'osso masbellare posteriore. Ne ulcere, ne noduli si constatarono alia narice destra; ma si notö Taccumulo di un secreto mucoso e vischioso agil ängoli interni degli occhi.
La respirazione era alquanto frequente ed irregolare, inter-eisa, — all' ascoltazione non si avevano ehe pochi rantoli a medie bolle, e si constatava una generale diminuzione del rumore respiratorio, e come delle interruzioni in certi punti; il plessimetro ci ha dato un risultato quasi negative (1). La tosse era piuttosto secca ma stentata.
Diagnosi: moccio nasale cronico con pochi noduli ai polmoni — pneumonite mocciosa incipiente (2).
Cura: amministrazione interna di acido fenico alia dose di 6 grammi al primo giorno, ed aumentandola sempre di due grammi ciascun di successive. Si pratico addi 7 una frizione fondente-vescicatoria sul tumore ghiandolare, ma non avendone con questa ottenuto conveniente risultato, vennero prescritti dopo 10 giorni, 30 grammi di topico di Terrat, e da questi si ebbe il desiderate effetto.
Nello stesso tempo si adoperö fin dal primo di I'acido timico
(1)nbsp; Vedi oaservaztone 14raquo;.
(2)nbsp; Questa diagnosi di moccio venne confermata dall'esperimentazione, cioe avendo colla materia del getto nasale inoculati tre conigli, due di questi contrasse il moccio.
._
-ocr page 58-
----- -.....- #9632; i~ #9632; ,^*r~^^*mm—^mmmmmm
52
sotto forma di nebbia, cioe col gia piü volte indicate nebulizzatore
Devecchi, ricorrendo sempre alia soluzione superiormente indicata.
Sotto I'influenza di una tale medicazione, acido fenico e timico, giä dopo 15 giorni, si era di molto diminuito lo scolo nasale ed in via di cicatrizzazione si presentavano le abrasioni e I'ul-cera mocciosa su descritte.
Accrescendo sempre la dose dell'acido fenico di 2 grammi al giorno, si pervenne fino addi 15 giugno — dose 82 grammi — senza ehe questa cavalla avesse manifestato il menomo feno-meno di attossicamento, anzi aveva sempre mangiato con buon appetito, e si era di molto migliorato il suo stato di nutrizione. Perö ad onta ehe a quest'epoca potesse ritenersi come rista-bilita in salute, poiche piü non si notaya il colio nasale, ed erano perfettamente guarite le lesioni della schneideriana, come pure piü non esisteva il tumore ghiandolare, tuttavia si Tolle ancora continuare 1' uso interne dell' acido fenico puramente per esperimento, ende cioe meglie riconoscere la resistenza di questa cavalla contro I'azione tossica di tale farmaco. E fu solo dopo altri otto di, cioe addi 24 — dose 100 grammi — (in tutto aveva giä presi grammi 2250 di acido fenico) ehe manifesto fenomeni di attossicamento, analoghi a quelli notati nei due solipedi di cui e parola nelle osservazioni 13a e 14a; perö in questa cavalla si presentarono fin dal principio piü gravi i tremori generali e per di piü dolori colici, come mi venne riferito dall'allievo Pollovio, ehe trovavasi appunto alia Scuola in tale frattempo. A questa cavalla venne solo amministrato infuso di fieri di camomilla ed olio di oliva per domare tali fenomeni. Dopo 5 di, ogni fatto morboso era scomparso.
Nell'intendimento di rendere piü stabile la guarigione otte-nuta, venne pure amministrato a questa cavalla, per venti giorni consecutivi, cominciande da tale epoca, un belo composto di 6 grammi di ioduro di potassio e 9 di solfato ferroso.
Detta cavalla usciva da questa infermeria, con tutte le note di una compiuta sanitä, addi 2 settembre.
i—*
ii
-ocr page 59-
^
53
(Dal diario clinico redatto dal vice assistente Signorile e dagli allievi Pollovio e Saletta).
Perö questa cavalla venne ricondotta a questa Scuola addi 28 ottobre successive da chi I'aveva acquistata, perche, diceva questi, trovavasi di nuovo in preda a moccio.
Conseguentemente questa cavalla fu oggetto da parte di coloro ehe non vedono niente di buono e ben fatto se non quanto fanno essi stessi, di gratuite asserzioni e poco lodevoli insinua-zioni a mio riguardo, Volendosi far credere ehe io avessi dichia-rata guarita una cavalla ancora mocciosa. Mi affretto perö a dichiarare ehe a questi toccö la sorte dei pifferi di montagna.
Infatti ritirata detta cavalla nelle infermerie di questa Scuola, fu visitata da me e da altri professori, ma riconosciuta in perfetta salute.
Fu perciö rivenduta addi 6 novembre, ed ancora attualmente, 15 marzo, sta benissimo, e fa servizio alia carrozza per una casa signorile di questa cittä — Torino.
17a Osservazione. — Mula d'anni 15, appartenente al signer M. (1), ricoverata in queste infermerie addi 17 giugno — e registrata al numero d'ordine 157 — perche in preda a farcino a decorso lento.
, Aveva grave ingorgo farcinoso all'arto destro posteriore, dal pastorale fine alia parte superiore della coscia, freddo, indolente, duro, qua e lä disseminate di indolenti bottom farcinosi di varia grandezza ed in forma di corde nodose alia faccia interna della coscia, e di alcune ulcere pallide e fungose a margini rove-sciati e callosi, risultanti dall' esulcerazione di noduli far­cinosi, ehe separavano un materiale tenace, decomponentesi facilmente al contatto dell'aria per cui mandava un fetore carat-teristico.
Era in cattivo stato di nutriziene, ma non presentava fene-meni morbosi inerenti a gravi lesioni polmonari,
(1) Vedi mota 1 a pag. 30.
.L
-ocr page 60-
-,...-.......quot;.^
#9632;p
#9632;^Pi^^iPIWWPi
#9632;PH
Diagnosi: farcino cronico. — Prognosi: infausta, ben aven-doci dimostrato I'osservazione clinica;, ehe serapre gravissimo, pd. il j95 per P[0 incurabile, si e il {axciqp, quando I'ingQjpga-mento e grave ed invade tutto I'arto, e questo ha giä acqui-stato, come nel caso attuale ^veva, pressoche il triplo del volume normale.
Inoltre noi furaino pure guidati if el fare si infeasta prognosi dalla considerazione ehe nei muli piü difficilmente ancora ehe nei cavalli si ottiene la guarjgione, anche in casi meno gravi ehe in questi.
Aderendo peri) alle istanze del proprietario sottoponemmo tosto tale animale, ad onta del cattivo stato di nutrizione in cui trovavasi, a trattamentp curatiyo.
Cura: apertura e eauterizzazione dei bottoni e nqduli farcinosi — medieazione dellp ulcere giä esistenti e di quelle risultanti dalla eaduta delle escare, coll'acido timico, mediaijte il nebuliz-zatore — amministrazione jnterna di acido fenico — frizipne vescieatoria-risolvente, al 15deg; gi^ornp (ji cura? sppra tu$tp I'arto.
Ad onta perö di si attiva cura^ I'arto andaya acqui^tando maggior volume, e di quando iij quando appariyano altri noduli e piceoli ascessi alia coscia od all'inguine. E addi 10 luglio si iqcomineio a notary colio nasale siefo-mucoso, ehe di giqmo in porno si faqeva piü denso e di eolor ver4astro; a iqgpr-garono i ganglii linfatici intemascellari, e Tanimale dimagrava a vista d'occhio. Inoltre dai sintomi ehe presentava I'ainma-lato, potendosi senza teraa di errare, diagnosticare lo sviluppo di noduli pure ai polraoni, e addi 20 luglio, essendosi per di piü trovati noduli alia nariee sinistra, se ne propose per la seconda volta rabbattimento come indubitatamentc incurabile. Ma fu solo addi 24 ehe il proprietario si lasciö indurre a far la dichiara di vjceisione. AH'apertura eadaveriea praticata lo stesso giorno 24, si rinvennero appunto anche numerosi noduli ai polmoni.
(Dal diario clinico redatto dall'allievo Loy).
i8a osservazione. — Gavallo d'anni 17 appartenente al reggi-
:
;
--
-ocr page 61-
55
mento.....(1), passato a questa Scuola addi 20 settembre 1870 e
registrato al numero d'ordine 232, perche affetto da raoccio.
Stato presente: mediocre stato di nutrizione — scolo poco abbondante dalle due nari, ma verdastra ed assai vischioso, per cui aderiva fortemente alle ali del naso, cui ne truvammo dis-laquo;eccato in forma di croste di varia grandezza; tumore interma-vwellare della grossezza di un grosso uovo di polio, duro, in-dolente e formato da piccoli noduli ehe ben si distinguevano al tutto, e alquanto aderente al bordo sinistro dell'osso mascellare. Fatta quindi pulire I'entrata delle cavita nasali, esaminammo quests anche coll'aiuto di uno specchio, e da tale attento esame constatammo all'entrata della cavitä nasale sinistra sul setto un'estesa, irregolare ed assai profonda ulcera, cioe estendentesi sino al pericondro, con bordi tumidi, infiltrati e tagliati a piece laquo;on fondo coperto di croste, e tolte queste, si riconobbe ine-guale e sparso di rialti; attorno a questa estesa ulcera, ehe giudicammo risultare dall'aprirsi di piü pustolette mocciosesvi-luppate le une vicine alle altre, si vedevano a brevissima di-stanza altre pustole, ed alia ripiegatura dell' ala del naso nu­mero si noduli. La mueosa em di colore azzurrognolo. Agli an-goli degli occhi trovammo accumulate un secrete mucoso assai ,viachioso. DaU'esame fisico potemmo arguire ehe non vi esiste-vano lesioni polmonari, aU'lnfuori di enfisema, per cui si aveva respirazione intercisa.
Diagnosi: moccio nasale cronico (2).
Cura. — Amministrazione interna di aeido fenico, comin-eiando dalla dose di otto grammi ed aumentandola di 2 grammi ^1 giornq, sino addi 2 ottobre. Ma in tale giorno, dose 32 gr., presentö, poche ore dopo I'amministrazione del medicamento, i medesimi fenomeni morbosi ed ancora piü acceatuati di quelli laquo;be manifestarono i solipedi di cui fu parola nelle osservazioni
/(I) Vedi nota 1 a pag. 33. (2) Questa diagnosi renne confermata daU'esperimeatazione.
^
-ocr page 62-
-i^y*quot;'- r*quot;
^mm^^
^mm^^mmmmmm^mmmi
' ! I
56
13a e 14a; erano specialmente violenti gli sforzi di vomito. Anzi
mi venne riferito dal capo scuderia, avere questo animale ri-
gettato per la bocca e per le narici dell'avena ehe poco prima
aveva mangiato. Dope sei di erano scomparsi questi sintomi di
attossicamento.
Addi novc si amministrarono di nuovo otto grammi d'acido fenico, ma si ripresentarono tosto i medesimi sintomi, per cui si tralasciö assolutamente I'uso di tale farmaco. E solo addi 24 si comincio I'amministrazione del giä piü volte indicati boli di ioduro di potassio e solfato ferroso.
Ma siccome questo cavallo si dibatteva allorche si procedeva a tale amministrazione, e addimostrava di provar dolore alia deglutizione dei boli medesimi — tossiva ripetute volte, e no-tavasi pur contrazione esofagea — dopo tre di si tralasciö anche I'uso di questa medicazione per dargli 10 grammi di ioduro di potassio al giorno sciolto nell'acqua.
Fin dal primo giorno di cura vennero praticate le inalazioni di acido timico col giä piü volte indicato nebulizzatore Devecchi, ehe si continuarono ftno addi 24 ottobre, e tralasciandone, s'intende, I'uso nei giorni 2, 3, 4 e 5 ottobre perche I'animale presentava i fenomeni superiormente indicati, giä noti di attos­sicamento per acido carbolico. Giä dopo otlo giorni di tale cura, I'ulcera era fattasi di bell'aspetto, ed erasi avviato il lavoro-neoformativo — il fondo coprivasi di granulazioni e di bottoncini carnei, e addi 24 ottobre la cicatrizzazione era completa, ed al posto dell'ulcera trovavasi una cicatrice oblunga, irregolare, di colore bianchiccio. — Le pustolette vicine ed i noduli gt; indi­cati si esulcerarono nei primi di per cui ne risultarono semplici abrasioni ehe in pochi giorni guarirono, lasciando appena traceia della loro esistenza.
II tumore ghiandolare intermascellare guari dietro frizioni risolventi-vescicatorie praticate nei primi giorni di cura.
Questo cavallo usciva da queste infermerie perfettamente gua-rito addi 6 dicembre.
-gt;^ '-^-—#9632;
^ #9632;
-ocr page 63-
57 1 E certo ehe i boli di acido fenico hanno cagionato in questo cavallo irritazione alia mucosa esofagea, regione superiore, come veniva reso manifesto dai suindicati fenomeni ehe l'ani-male presentava allorehe gli si amministrava qualche bolo; e ehe manifestava anehe di quando in quando allorehe mangiava fieno eon un po' d'ingordigia.
(Dal diario clinico redatto dal vice-assistente Loy, e dagli al-lievi Pollovio e Saletta).
i9a osservazione. — Cavalla Maremmana, d'anni 6, apparte-nente al reggimento.... (1), passata a questa Scuola addi 8 ot­tobre 1879 e registrata al numero d'ordine 444 perche in preda a moecio.
Era in mediocre stato di nutrizione, aveva searsissimo seolo dalla narice destra, verdastro, vischioso, per cui, aderiva con te-nacitä all'apertura nasale, ove eransi perciö formate croste scare assai aderenti. Esportate queste, e ben pulita la cavitä na­sale, eonstatammo tosto sul setto un'ulcera della grandezza di un doppio centesimo,. assai irregolare e profonda, interessante cioe anehe il tessuto della sottomucosa, a margini arrovesciati e come corrosi, arrossiti e tumidi ed a fondo ineguale, coperte di secrezione saniosa, con in vicinanza alcuni noduli della gran­dezza varia di un seme di miglio ad un seme di canapa con eolorito giallo-grigiastro ; la mucosa per quanto poteva essere osservata la merce I'uso di uno specchio, fu trovata alquanto tumefatta e di colore rossastro con parvenza plumbea. Nello spazio intermascellare trovavasi un tumore della grossezza poco piü di un uovo di polio, nodoso, duro, indolente, formate da ua ammasso di ganglii, ed aderente alia branca destra. Non si poterono diagnostieare lesioni polmonari.
Diagnosi: moecio nasale cronico. Prognosi: riservata (2).
Terapia. — Inalazioni due volte al giorni di acido timico eol
(1)nbsp; Vedi nota 1 a pag. 33.
(2)nbsp; Anehe questa diagnosi renne confermata dall'esperimentazione.
•; .
ii
-ocr page 64-
#9632; r
5B8
nebulizzatore, come gia si disse anteriormente; frizione risolvente-vescicatoria sol tumore ghiandolare, ed amministrazione di acido fenico a dose sempre cresoente di un gramma al giorno cominciando da 9 grammi addi 9 ottobre.
Ma addi 31 ottobre, la dose era di 31 grammi ed in tutto aveva giä presi grammi 460, presentö come i solipedi di cui ^ cenno alle osservazioni 13raquo; e 14a, salivazione abbondante, sforzi di vomito, ecc, cioe fenomeni di attossicamento, ehe ces-sarono perö presto.
Anche a questa cavalla si amministrö da poi per alcuni glorni consecutivi ioduro di ferro.
Dietro tale medicazione si cicatrizzö Tülcera, cessö lo scolo nasale, si dileguö il tumore ghiandolare, per cui addi 30 no-vembre fu ritirata da queste infermerie e condotta in un vicino paese, e dope alcuni giorni adoperata alia carrozza.
(Pal diario clinico redatto dagli alunni Pollovio e Saletta).
D'allora in poi, io la vidi varie volte ed ancora pochi di or sono, e sempre stata in ottima salute; presentemente fa servizio in pariglia con altra eavalla, per una signorile famiglia di A...
20a Osservazione. — Cavallo d'anni 9, in cattivo state di nutrizione, appartenente al reggimento.... (1), passato a questa Scuola addi 22 ottobre 1879, e registrato al numero d'ordine 22, perche in preda a moccio confermato.
Aveva scolo verdastro e vischioso dalla narice sinistra, due ujcere e noduli caratteristici sul setto della stessa narice, ed un tumore ghiandolare della grossezza di una grossa noce, duro, indolente, ed aderente al horde sinistro della mascella posteriore.
Perö oltre a questi sintomi ehe giä abbastanza ci rendevano convinti come detto solipede fosse in preda a moccio nasale cronico, altri pure ne potemmo avere dall'esame fisico, ehe appunto ci persuasero come lesioni moeciose si andasaero pur gia svolgendo ai polmoni.
(1) Vedi nota 1 a pag. 33.
.rsJssL.
'-gt;v-^=
#9632;-.js
ite.
-ocr page 65-
sect;9
,Ad onto di ciö non fecimo subito abbattere detto solipede, m$, avutane autorizzazione, lo sottoponemmo aH'uso dell'acido timico. Veniva .questo amnfiinistrato internamente, gd uaato esternamente in forma di nebbia nolle cavita nasali. La dose fu di otto grammi nel primo giorno, e si auinentava di due grammi al di ^^ si giunse cosi ad amrninistrare fino 30 grammi al giorno. Dietro tale cura si aveva ottenuto lieve miglioramento ^ä nello stato generals ehe nelje lesioni polmonari, — le ulqeri jpurie tendevarip a.cicatrizzarsi; maper motivi indipendenti dalla nostra vplontä, non abbi^mo potuto continuare qyesto e^ieri-;mento, e I'anini^le c^e ne era oggetto venne wciso.
Airapertura cadavepriGa si constotö cbe le ulcefi deUe qavita na-.sali erano pijintio in via di cicpitriz^azioße, e cbe ai polmoni si ave-y^no pure p^o,cessi .mo.cciosi in via di riparazione per cicatrice.
(Dal diario cliijiqo i;edatto dagli allievi Ppllovio e SaletJta).
^ppena ci si pre^efttera favorevole occasione, e uostrp inten-diwento di espepime,nt?ire pure 1'^mrmjiistraziojie interna di guesto farmaco, .ftcido timico, eontro il moccio; poiebe e a,?pe-rarp ehe, come giov^i indubitat^inente per guarire le ulcere jspeciose sil p.asp, e le ulcere farcinose megjio dell'acido fenico,* se ne potranno pure avere vant^ggi per doruare le le.sioni mocciose ^i polmoni. Giä fin d'ora pero possiamo djre ehe ß,wßji(JLo}q adoperato p^recchie yqlte eontro greivi ^.flfezioni catar-r^li semplici dßlle vie respiratorie, sia sotto forma di inalazioni ehe dandolo internamente sotto forma di bolo, ne abbiamo sempre fivjjti ifavprevpli ri.sjdtati; ha questo acido un'.aziono speciale sulle membrane mueose.
21a Osservazione. — Cavallo d'anni 14, in mediocre stato di nutrjzipne, appartenente al reggimentp.... (1), ipviato a questo Spedale, a4di 9 dicen^bre 1879, e pegistratp al numero d'^-dine 42, dietro parere del consiglio d'amministrazione, perche afletto da farcino a decorso lento.
(1) ye,di no*raquo; 1 raquo; pw. p.
m
#9632;#9632;:#9632;#9632;:#9632; .#9632;•:-#9632;
-ocr page 66-
rr^citrriTa^
=
60
Aveva numerosi bottoni farcinosi al lato destro deH'addome e del torace; un tumore farcinoso ben piü grosso di un pugno alia punta della spalla destra, ed un altro alia parte posteriore ed inferiore deH'addome.
Oora: addi 10, apertura e cauterizzazione dei bottoni e tu-mori farcinosi, ed amministrazione di grammi 10 di acido fenico in bolo. Si continuö nei di successivi l'uso dell'acido fenico, ma aumentandone pero giornalmente la dose di due grammi; e cadute le escare, prodotte dalla causticazione, se ne medicö le piaghe colla giä indicata soluzione di acido timico. Ma addi 19, dose totale dell'acido fenico grammi 190, questo cavallo mani­festo, poco tempo dopo d'aver presa 1'ultima dose di tale far-maco (grammi 28) salivazione abbondante, conati di vomito, ecc. come i cavalli di cui e questione alle osservazioni 13* e 14* , ma pero tali fenomeni non erano cosi accentuati.
Non si prescrisse alcun farmaco ne addi 20, ne addi 21; e addi 23 era scomparso ogni fenomeno morboso, ed il malato appetiva di nuovo l'alimento. Laonde addi 24 si cominciö l'am-ministrazione dei giä specificati boli di ioduro di potassio e solfato ferroso, ehe si continuö fino a perfetta guarigione, cioe fino addi 20 febbraio 1880.
Questo cavallo si dovette perö di nuovo abbattere, addi 23 dicembre, per aprire e cauterizzare aleuni altri ascessi e bottoni farcinosi ehe eransi sviluppati allato destro deH'addome e del torace, ed un altro tumore farcinoso alia parte anteriore del petto a poca distanza da quello ehe giä erasi distrutto.
Anche le piaghe risultanti dalla caduta di queste escare vennero medicate eoH'aeido timico.
La merce questa attiva eura, il miglioramento fu continuö, lo stato di nutrizione si faceva di giorno in giorno piü soddi-sfacente, e addi 20 febbraio la guarigione era completa.
(Dal diario elinico redatto dagli allievi Pollovio e Saletta).
Si incomineiö ad attaccarlo al carretto pel servizio della Scuola addi 22 febbraio, e dopo aleuni giorni alia vettura; e
^:''
#9632;a^^m
-ocr page 67-
!#9632;
61
presentemente, 20 marzo, si adopera appunto per il servizio di questo stabilimento; il suo stato di salute nulla laseia a desi-derare.
Dai fatti ehe io ho superiormente riferiti risulta indubitata-
mente ehe:
laquo;La curabilitä del moccio e del farcino non puö essere contestata raquo; (1).
Il trattamento curativo trovato da me piu efficace contro il moecio nasale a decorso cronico e polmonare al primo periodo od ineipiente pur a corso lento, consiste:
a) Neiramministrazione deiracido fenico cominciando da pie-cola dose = 6-8-10-12 grammi — ed aumentandola gradatamente di uno o di due grammi al giorno fino a ehe i malati pre-sentino i fenomeni suindicati, cioe inerenti all'azione irritante e tossiea di tale farmaco, cosi salivazione abbondante (ptialismo), sforzi di vomito, costrizione alia faringe, eec., come venne no-tato anteriormente (2); eppero si dovranno attentamente sor-
(1) Ad ogni modo, se egli 6 certo ehe la morva pnö guarirsi, non 6 pero conveniente fare tentativi di cura ne'reggimenti, e dapertutto ove si trovano riuniti molti cavalli, quando i malati non possono tenersi conve-nientemente separati dai sani. Laonde se in questi casi i moccioai solipedi non si possono o non si vogliono inviare in una scuola di veterinaria, amp; molto meglio ucciderli addirittora , essendo purtroppo moltissimi i modi con cui puö effettuarsi la trasmissione di si grave malattia dai malati ai sani equini. Diventerebbe invero bene illusorio il vantaggio ehe si po-trebbe avere guarendo, ad es., un cavallo, quando nel frattempo ehe se ne fa la cura, venisse, la merce questo, il moccio a trasmettersi ad altri equini! Cio del resto ehe si dice dei cavalli in preda a moccio puö eziandio riferirsi ai bovini affetti da polmonea, da carbonchio, e via dicendo. E assolutamente necessario, in breve, isolare i malati e prendere tutte le opportune cautele per evitame la trasmissione ad altri solipedi ed alTuomo stesso, allorquando se ne vuole tentare la cura.
(2) Dagli esperimenti ehe io fatto, ho potuto riconoscere ehe l'acido fenico viene tollerato, dato internamente sotto forma di bolo, a dosi assai elevate. E il presentarsi di fenomeni di attossicamento nei cavalli in cui viene dato l'acido carbolico a dose sempre crescente, mi pare debba essere in rapporto craquo;l suo lento riassorbimento, per cui se ne ha da poi la sua azione cn-mulativa.
Al riguardo mi place riferire ehe avendo fatto ad un cavallo ammini-strare cento grammi di acido fenico in otto boli, di questi, ucciso il ca­vallo 5 ore dopo, se ne trovarono ancora intatti nel ventricolo.
Ji
-ocr page 68-
I #9632; #9632; #9632;#9632;:;#9632;quot; -
62
vegliafe', allorche e giä da alcüni giorni ehe si e iniziata lä'
cura, i malati;
b) Nell'uso dell'acido timico sotto forma di nebbia la merce im nebulizzatore a getto molto forte (noi abbiamo adoperato il
i ,
Del resto, dando l'acido fenico in forma di bolo ad uu niulo per espe-rimento alia dose di cento grammi al giorno per otto dl cousecutm, non giunsi ad ottenerne la motte per attossicamento!
Una cavalla alia quäle feci amministrare al mattino cinquanta grammi di aeido fenico sciolto in poco piu di un litro d'acqUa con q. 6 di aledol non present6 ehe pochi tremori; ma avendogliene dati altri 50 grammi verso sera, cioö con sole sei ore di interrallo, appena pochi minuti dopo si no-tarono: tremori generali, barcollamento, sadori profiisi, sguardo fisso ma' stupido, l'ammiccar delle palpebre, contrazioni cloniche alle labbra, — costretta a camminare alzava molto le estremitä e si locomoveva con moltraquo; difficolfci ed eaitazione, — polso piccolo e frequente, e, dopo dodici1 mi­nuti, la temperatura era a 41deg; centigradi.
Tali fenomeni morbosi dovuti all'azione irritante e tossiea, cominciarono1 ad ammansarsi dopo circa 20 minuti, e nel termine di due ore l'animale appetiva giä, l'alimento. Ucciso il giorno dopo questo solipede, si trovarono gravi lesioni al rentricolo prodotte dall'acido fenico stesso non sufficientlaquo;-mente dilnito.
All'opposto non ho trovate mai noteroli lesioni al ventricolo dei oavalli sottoposti da me all'uso dell'acido fenico in bolo a dose sempre crescente, ed immediatamente uccisi appena ehe manifestavana i primi fenomeni di attossicamento. In tutti pero rinvenni abrasioni piu o meno estese, ed in due anehe ulcerazioni piuttosto profonde, all' esofago a poca distanza dalla sua estremitä, superiore, cioö circa 10-15 centimetri dalla faringe. Anzi in un mulo non solo ho trovato a tale parte ulcerazioni, ma ho nn-yenuta aderente alia stessa mueosa esofagea esulcerata la carta ehe avea seryito di involto a boli, ad onta ehe l'animale fosse stato ucciso 48 ore dopo l'ammiuistrazione deU'ultima dose.
L'osservazione addimostra perö ehe, adoperato esternamente quest'acido fenico, agisce piü prontamente, ehe dato all'interno sotto forma di bolo.
Vidi fenomeni di attossicamento in uu mulo nel frattempo ehe si i me­dicate per 5 giorni consecutiri, percM in preda a rogna, con una solu-zione di aeido fenico al 30 per mille tra alcool ed acqua, consumandone un litro ogni di.
Questo mulo presentava, e cio deve essere preso in considerazione, alle parti ove veniva medicate, esooriazioni.
Da tutti gli esperimenti da me fatti ho potuto accertarmi ancora ehe non tutti i solipedi hanno la stessa tollerauza per un tale farmaco.
Onde evitare le lesioni ehe sempre piü o meno grari abbiamo ragione di credere si produeono alia parte superiore dell'esofago dandc 1' aeido fenico in bolo, e specialmente quando non se ne tralascia immediatamente l'uso appena ehe gli animali cominciano a presentare abbondante saliva-ziono ed uscita di bava schiuinosa dalla bocca, stiamo facendo alcnni esperimenti sopra cavalli, nei quali adoperiamo questo aeido per iniezioni ipodermiche facendolo sciogliere nella glicerina. Abbiamo esperimentato an gramma di aeido fenico ogni 4 di glicerina — la dose era di 5-6-7 gr. di aeido fenico per ogni sednta, ma ci siamo couvinti ehe tale rapporto non
. j
'-^raquo;S^-.U^r--^--^-
^ quot; - -^
t-_a
mmm
-ocr page 69-
•TV''--
es*
nebuUzzatore del döttör DöveccM (l1) coiitinuatlftfonö I'uso abfto A
perfetta cessazionc del getto nasale e completa cicatrizzazione delle abrasion! ed ulcere; facendbne üna soluzione' al1 6' per mille' mediante s. q. di albool per averne cünvenientequot; soluzione (2);
c)nbsp; Nell' amministrare, appena ehe rammalatö si e riavuto dai fenomeni di attossicamentö, ii ioduro di ferro, cioe gr. 6 di ioduro di potassio e 9 di solfato ferroso, tutti i giomi fino a perfetta guarigione;
d)nbsp; Nel praticare frizioni con una pomata risolvente-vescica-töria (sublimato corrosivo, ioduro potassico, cantaridi) sui ganglii linfatici intermascellari ingorgati;
Contro il farcino circoscritto pur a decorso lento, consiste:
e)nbsp; Nello spaccare con un bistori e distruggere col cauterio scaldätö a bianco tutti i noduli, bottoni e tumori farcinosi, nön risparmiando perö quelli ehe si sono giä esulcerati, e toccando pure col cauterio attuale le ulcere farcinose giä-esistenti;
f) Nel praticare all'uopo frizioni colla pomata giä indicata, attorno alle ulcere e piaghe consecutive, e sulle estremitä quando
6 coureniente determinaudo ancora I'acido feniclaquo; azione locale troppo ir-ritante se non addirittura caustica, per cui e necessario portare la dose delta glicerina a 8-10 grammi ogni gramma di acido. Si sviluppano ape-cialmente ascessi se s'adopera nei rapporti px-ima indicati, ed in ogni caso partieolarmente quando piantando I'ago queste seguendo non conveniente via o per altro motivo si ha anche lieve emorragia; laonde quando questo succede, in tali punti non si deve piu fare iniezione di sorta.
Fin d'ora perö dichiariamo ehe I'acido fenico puö essere adoperatlaquo; eon vantaggio contro il moccio sia per iniezioni ipodermiche, ehe amministran-dolo per I'atrio della bocca in bolo, avvertendo ehe quando si da, in que-st'ultimo modo amp; necessario di tralasciarne subito I'uso appena si nota un po' di salivazione, I'uscita di bava schiumosa dalla bocca, oppure sforzi di vomito.
Noi abbiamo ben provato a dare I'acido fenico misto alia crusca, sciolto nella bevanda ed in elettuario , ma purtroppo dobbiamo confessare ehe, dovendosi amministrare questo farmaco per averne il desiderate effetto ad alta dose, i caTalli rifiutano d'ordinario e l'alimento e la beranda cui ai unisce.
(1) Fra tutti i nebulizzatori ehe noi conoseiamo questo del dottor De-vecchi e il migliore; ^ quello ehe deve preferirsi ad uso veterinario, riu-nendo in se tutti i vantaggi ehe si possono desiderare.
(2; Cioamp; acido timico gr. 6, alcool gr. 600, acqua gr. 400. — Ho ben esperimentato delle soluzioni meno concentrate — 2-3 per 1000 — ma mi sono convinto ehe con esse non si ottiene il desiderato effetto.
-ocr page 70-
'.' quot; ' :I:,V
64
vi esiste ingorgamento edematoso e specialmente se indolente;
g) Nel medicare le ulcere e piaghe, risultanti dalla caduta delle escare prodotte dall'applicazione del fuoco, colla giä indi-cata soluzione di acido timico, e meglio adoperando addirittura per tale medicazione il nebulizzatore di cui giä fu parola (1);
A) Neil' amministrazione interna dell' acido fenico e quindi dell'ioduro di ferro come venne indicate pel moccio;
S'intende ehe un tale trattamenlo curativo del moccio e delfar-cino deve essere avvalorato con un buon governo della mano, col-l'aerazione delle seuderie, con foraggi abbondanti e di buona qualitd.
Sono necessarie, appena le condizioni dei malati lo permettono, le passeggiale.
Riassuaiendo:
GH esperimenti da me fatti addimostrano ehe 1'acido timico sotto forma di liquido polverulento (ut supra) e 1'acido fenico dato internamente, od usato per iniezioni ipodermiche, hanno eerto azione per cicatrizzare le ulcere mocciose della pituitaria e cutanee, per arrestare lo sviluppo di lesioni giä stabilite ai polmoni, per promuoverne la loro metamorfosi retrograda e per favorirne la guarigione, nel mentre migliorasi lo stato gene-rale di nutrizione dei malati; e ehe la guarigione, quando si puo ottenere, e stabile.
quot;1
Torino, Scuola Superiore di Medicina Veterinäria Marzo 1880.
(1) La medicazione delle ulcere e piaghe fatte col nebulizzatore ä molto piü attiva deU'ordinario per motm a tutti noti, e specialmente se seguita dall'applicazione di stoppa tagliuzzata, e se s'adopera un apparecchio, come 6 quello del dottor Devecchi di Torino, ehe butta eon molta forza ed a considerevole distanza il liquido polrerizzato.
-quot;#9632;quot;#9632;i-..
H
-ocr page 71-
-ocr page 72-
^^MHH
^Kks
#9632;*' ..quot; r=
-ocr page 73-