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BIBLIOTHEEK UNIVERSITEIT UTRECHT
2912 846 3
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RAPPORTO
DEI
VETERINARI COMMISSIONATI
DALLA
DI SAIVITÄ
PER LO STIDIO OEL TIFO PESTILEmiE BOVI^O
UIBETXO
A SUA ECCELLENZA REVERDSDISSIMA
MONSIG. SALVO M. SAGRETTI
VICE-PRESIDENTE
ROMA
riFOGRAFU DELU REV. CAM. .ATOSTOUCA
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(JU öua fLcceüeuza Sxcvetexx^dsiitta
MOOSIG. SAORETTI
VICE-PRESIDENTE
DELLA CONGREGA.ZIONE SPECIAIE
DI SANITA* EC.
Eccellenza ßeicrcndissima
xX fine di cooperare quanto meglio od il meno imper-fettamente ehe ne fosse possibile alle provide e savie disposizioni assunte e pubblicate da codesta S. Congre-gazione Sanitaria intorno alia vigente epizoozia, noi sot-toseritti, come avemmo giä l'onore di prevenirne l'Eceza quot;V. Rma nella nostra risposta al di Lei riverito ufficio N.0 7589. dei 10 Febbraro p.quot; p.0; recalici in Cisterna presse il sig. Francesco Piacentini e consoej, nella cui amplissima tenuta, abbondantemente fornita di bestie bo­vine e bufaline travagliate e perlte dal morbo, non tar-dammo a praticarvi le indagini di arte, nella doppia mira ehe si prefisse la lodatissima Congregazione Sanitaria, e cioe, di rinvenire il metodo piü efßcace a combattere il malore, e circoscriverlo.
Percorrendo adunque i varii luoghi o quarti del te-nimento, ove trovansi gli animali di cui si tratta, vale
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;i dire i sospetti, i nialali e gli cstinli ilal morbo, pro-vammo al meno la compiacenza di vedere dovunque te-nulo il piü accuratamenlc laquo;he desiderar si possa 1c di­scipline sanitaria, igienico-preservative e di polizia, senza risparmio di sagrificj d' ogni sorta, come avemmo I'onore, di manifeslarlo a V. Eccza in altro rapporlo; c pero non lt;i occorse di suggerire Inigliori e piü energiche misure rispetto a quest' argomenlo; se nonche, nella presunzione ehe il malore fosse esclusivo alia sola razza bovina, ed altresi in difetto di animali cavallini o mulini da tiro pel trasierimento dei cadaveri, quei sigg. affittuarj si valse-ro, sin da bei principio, d' im suföciente numero di bu-fali; i quali, per buona sorte rimanevano ancora illesi dal morbo, sebbene vi soggiacessero tant'altri Individui della medesima specie; circostanza da noi giä notata c sulla quale dovrein tornare, attesa la sua importanza.
Circa gli studj sul modo onde combatlere, e vin-eere la malattia, se mai fosse lecito il giungcrne a capo esporremo or ora le prove ehe inlraprendemmo, sebbe­ne con isfavorcvole prcvenzione; poiche da oltre un se-colo e mezzo, tutti i lentativi di cura rlmasero presso-che vani; talmenteche i piii csperti ed accrcditati autori, inentre non lasciano d'indicare mezzi terapeutici e chi-rurgici varj, a norma dei gradi o stadj morbosi, e della intensitä o mitezza della malattia ecc. concludono col sug­gerire quäl piü carlo eel economico partito per troncarc il morbo, in principio,quello di accerchiarlo per arrestarne il corso, e soffocarlo in qualche modo al suo esordire; e cioe coll' uccisione c seppelliinento degli ammorbati, e raquo;•olla macellazione eziandio dei sospetti pel consumo di
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hocca.— Pur tultavolta, c per obbedire alle ingiunzioni failed, e nella debole speranza dl rinvenire fra i rimcdj i piu raccomandati, e quelli ehe il proprio noslro cri-lerio fosse per suggerirci, qualche agente alto a mitigare almeno racerbila del flagello, e meno facilmenle lo ren-desse mortale, procedemmo in prima collo studiare I'aspel-to del morbo, merce la sintomatologia; e le sue conse-guenzc colle cadaverlche ispezioni; d' onde dovemmo con-chiudere il malore da noi rinvenuto nel possedimenlo di Cislerna, essere ad evldenza la fatale pesle tifoicia bo-vina; sebbene irregolare o disordinata nel suo corso ( d' onde si meritö 1' epiteto di atassica) ed offerenle a' nostri occhi varic differenze sintomatiche non perö essen-ziali, e net gradi o periodi, colle descrizioni ehe negli autori si leggono, in ispecie in quelli ehe 1' hanno sco-lasticamente trattata.
In questo nostro convincimento ehe esclude, non la coincidenza (*), ma 1' essenza e molto piü la degene-razione carbonchiosa; poiche i contagi sono seminii od enti specifici, i quali si comportano come le nova ed i semi; per cui, puta, dall'uovo dell'uccello non nasce serpe, e dal seme del rezeda {o amorino) non sorge la cicuta; noi abbiamo diretto da una parte coatro il prin-cipio contagioso, sebbene d' ignota natura, i farmaci si-nora stimati quai migliori antidoti dei contagi in gencrc, tali ne appajono i mercuriali ed i solfurei: non abbiamo
(•) La coincidenza di allro malanno col tifo pestiienziale bovino, ehe puo talora accadere, come succede in altre emer-genzc di mali contagiosi, epi/oolici o sporadic!, non e corn-parsa in queste nostre osscrvazionf.
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irascurato fra gli anti-miasmatici (*) la china e I'arse-nico. Abbiamo del pari procurato, ora di cccitare le fun-zioni natural!, ora di moderarle; tenlato di attivare la vitalitä o di richiamarla sia all' interno sia all' esterno co' stimolanti; di attrarre al di fuori o spostare 11 nc-mico, cio6 deviarlo coll' ajuto dei rivellenti i piü po­tent! ccc.
ASPETTO DEL MORBO
Ciö premesso cccoci a render conto, in prima, dei fenomen i raorbosi esterni, vale a dire della sintomatolo-gia quale 1' abbiamo raccolta ed osservata: quindi, e circa gl' indizi commemorativi, apprendemmo dai proprietär! del bestiame e dai respettivi custodi, ehe Tanimale col-pito dal malore epizooticcopy; tifoideo cessa dal mangiarc e dal ruminare, ed accusa un certo torpore; ehe pochissi-m! individu! mostrano, furore non giä, ma aspetto mi-naccloso, con velleitä al furore; abbassa la testa, e le orecchie , sbavacchia scarsamente , e poche lagrime gl! scendono dagl! occhi sulle guance. La dissenteria con premiti ed inarcamento del dorso, o la diarrea senza te-nesmo, precede o succede all' infossamento degli occhi, ehe per altro non e generale. La respirazione frattanto e alterata, frequente; le oripirazion! tegumentali ed !1
(*) Chi sa ehe le differenze osservate da no! nella tenuta di Cisterna, circa i sintomi, il corso, la durata del morbo non siano dovulc alia posizione topografica od alia natura telluri-ca de'pascoii scmipaludosi? !
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rabbuffamcnto dei peli non sono costanli. L* andatura e irregolare, ondulante e talora accompagnata da rigidezza dell' uno de' membri posteriori di prefcrenza , come se fosse preso da granchio; le orine pressoche naturali e non abbondanti; I'affanno, i brividi convulsivi, il gemito, lo appoggiare il capo alia spalla ovvero il tenerlo steso al suolo appoggiato sulla mandibola posteriore precorrono davvicino la morte, la quäle avviene tranquillamente. E ciö in particolare rispetlo alia specie bovina, in cui le femraine pregnanti abortlscono facilmente e le lattajuole perdono tos to, per gradi, e talvolta immediatamente il latte; e questi ultimi fenomeni sono pure comuni anche alle bufale, con altri sintomi secondari.
L'uno di noi, in un incontro anteriore ebbe ad osservare in cinque vaccine, lo scuotimento rapide del capo a frequenti riprese, sin nel principio del male, ed assierae colla inappetenza e la cessazione del ruminare; il respiro accelerato , tosse secea tracheale con gemito; oripilazioni cutanee ed arricciamento del pelo; raoti con­vulsivi nelle membra anteriori; polso piccolo irregolare, frcquente, indi intermittente; stridor dei denti a quando a quando; assenza della lagrimazione, occhio chiaro, di aspetto pressoche sano, e fino a malattia inoltrata. Le dejezioni da prima compatte e con mucositä. In due soli di quegl' individui, scolo nasale mucoso ed abbondante, fi-lante c viscido, bava pure viscida; ma a malattia inol­trata. In tuttle, sete moderata; e nei due ultimi giorni di vita, diarrea fetida. Nell' una di queste due vaccine ed in un' altra fralle cinque, varj enfisemi, circoscritti ma estesi sul dorso e sopra i lornbi; in niuna, cisposM
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laquo;gli occhi: due vacche pregne, Tuna di 8, I'altra di 3 mesi, non abortirono: la seconds, coll'ano quasi sempre aperto, assalita da frequenti premiti, in seguito di ehe, l'espulsione rumorosa di aria dal retto. Sporgeva ad ogni conato la vagina fuor della vulva; ed esplorata per assi-curarsi della gravidanza, fe sentire l'antro vaginale freddo, il muso di tinea permettendo appena I'introduzione del-I'apice del dito: una tale freddezza si sentiva due giorni prima della morte, ehe ebbe luogo come si disse senza I'aborto . Tutti e cinque quegl'individui morirono tran-quillamente. Un fenomeno sorprendente fu, ehe tutti que-gl' individui, alcuni anche nel principle della malattia, subirono 1' applicazlone del trocisco cosi chiamato reggia-tura, colla radica di elleboro nero, alia giogaia; nonche il setone animate con eantaridi ed euforbio, e finalmen-te, il fuoco sopra e sotto-cutaneo, senza ehe ne risultasse il minimo effetto, non solo, ma ne anche 1' indizio di sensibilita, come se si fosse agito su eadaveri .
Relativamente a vaccine, esse pure addomesticate, crediamo non vano il qui riferire una descrizione ehe ci comunicö il Signer Galletti, veterinario provinciale in Velletri, il quale avendo avuto a trattare durante 1' ul­tima settimana di nostro soggiorno in Cisterna, varie vacche nella cilta, ha potuto darsi a delle minute e fre­quenti osservazioni, ehe il tempo c la selvatichezza delle bestie, unili alle distanze da pereorrersi ci hanno vie-tale; facendo egli uso di rimedi vanlati come efficaci, e dei quali parleremo in seguito.
laquo; In sequela di quanto 1c accennai, scriveva il Sig. Galletti ad uno di noi due, il giorno 26 Febbraro, mi
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fö un dovere di comunicarle Tandaniento delle tre vacche gnucche, ossiano bastardo svizzere, sospette dell'epizoozia. La prima,-Domeaica, alle ore due pomeridiane - cessazio-nedal mangiare, orine scarsissime, sanguigne, a gocce, con prurito, senza poterle ernettere; orecchie fredde, pal­pi to al cuore, polsofrequente (90 pulsazioni al minuto); tremiti non forti, sensibilitä alia splna dorsale nel pre-mervi sopra, poca stupiditä, soppressione del latte e delle evacuazioni alvine. - Lunedi - ore 8 antimeridiane gran calore della pelle, orecchie fredde, alzare e calare il piede anterior sinistro, barcollare qualche volta, respiro un pö accelerato; non rumina dal di precedente; corre addosso a chiunque; stridor del denti, scuotimento della testa, orine ugualmente sanguigne epiü scarse: alia sera, abbattimen-to e stupiditä maggiore, pochissima bava; mai bere ne mangiare.
laquo; Martedi; segue uguale andamento; alia sera si colca molto abbattuta.
Mercoledi, alle 8; occhio piu vivace; latte ritornato in piccola quantitä, di color verdognolo; mangia lenta-mente, rumina un poco, alquanta sete, evacuazione unica fetida. Alle ore 2 pomeridiane, orina piü chiara, minore difficolta ncllo emetterla. II di seguente e gli allri due consecutivi, evacuazioni alvine molto abbondanti, orine piü chiare e copiose; un po di appetito, e mangia poca gramigna ammollata e un pö di malva fresca; sete mag­giore, rumina poco, orecchie caldc, febbre quasi nulla.raquo; Con tutlo ciö, al nostro passaggio per Velletri la bestia era raorta. - Lc altre duo. presentarono a un dipresso
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i niedesimi sintomi, e dopo un* apparente miglioramento perirono quietamente come la precedenle.
laquo; Mentre io scrivo, soggiungeva il medesimo Vete-rinario, due Vacche Svizzere, la prima, gravida, non mangia nh rumina, le scola dalle nari muco denso, abbon-dante, lagrimazione densa, simile a muco, scuotimento del capo, affanno grave, orine torbide, feccie scarse e liquide. - La seconda, con sintomi uguali, meno la lagrimazione . . . . raquo; Queste due vacche dovetlero in-contiare la sorte delle tre precedenti; poicM nel recarci alia slazione della via ferrata vedemmo prepararsi la fossa per Tuna; ed il Signer Galletti ci aveva detlo la sera precedenle mancargli 11 coraggio di piü vederle, partendo egli per altri suoi interessi.
Questi ed i precedenti casi noi riferiamo, onde si scorgano le differenze sintomatiche tra questi, quelli da noi annotati, e quelli nei varj luoghi stampati; e si rilevi in particolare la fallacia dei pretesi o vantali metodi em-piricamente praticati; tra i quali, certe canine di arcana composizione ehe vennero propinate indarno, negli Ultimi giorni della nostra dimora in Cisterna. 11 Signor Galletti fece uso della pomata mercuriale unita al rabarbaro per l* interno, e delle frizioni colla pomata stessa, mezzo preteso sanatorio, vantato in un giornale.
Relativamente alia razza Bufalina, v' ha qualche particolarita sinlomatica; per esempio da prima, sciolta di ventre fetida e sanguigna a quando a quando, con inarcamento della spina dorso-lombare, e colie membra ravvicinate verso il centre di gravitä; gemito, prima c dopo le cvacuazioni, c ciö per poche ore; contempora-
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neamente schiuma e bava dalla bocca; poi diarrea fetida di solo stereo, per circa 24 ore; indi stereo quasi na-turale; poscia, scolo mucoso nasale e lagrimazione; ru-miaazioae intermittente; leggiera stupiditä, con occhio smorto, orecchio pendento, sete sufficiente, piü della bo-vina; morte placida, eolla testa costantemente rivolta sulla spalla. Comunemente il corso della malattia e di 48 ore o poco pin: i bufalini da latte per altro rauo-jono la maggior parte entro o poco dopo le 24 ore.
Abbiamo poluto verificare in Cisterna i sintomi ehe enunciammo, si rispetto ai bovini, ehe riguardo alia razza bufalina; come ancora, il respire frequente, 11 gemilo, il volgere la testa verso gl' ipocondri; di rare la tosse e lo scuotimento del capo, 1' ariditä del muso e talune lievi abrasioui alle labbra, piü particolarmente nei bo­vini, ed in alcuni soggetti, lo sgrollar del capo, lo stridor dei denti, 1' infossamento degli occhi, col grondare delle lagrirae, come spremute spasmodicamente per la trazione del globo oculare e raggrinzamento delle palpebre rove-sciate all' indentro.
Ora, confrontando la sintomatologia di questo morbo quale T abbiamo riferita, colla descrizione ehe ne riporta il Professore Lessona nella sua succinta opera del tifo bovino ehe ha regnalo epizooticamente in Egitto negli anni 1842-43. sulla specie bufalina pur anche, sulle gazelle ed una giraffa; ed in altra sua operetta sul sub-bietto in quistione slampata nel 1845. (la succitata es­sende del 1844): con quelle ehe ne scrissero, il Prof. Leroy, nel compendio teorico pratico di Veterinaria pei cast di epixoozie ( Milano 1815 ); Rigoni, nel traftalo
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di patologia speciale Veterinaria, 2/ edizione ( Firenze 1860 ) opere ehe abbiamo sott' occhio e qualcun' altra ancora; ne sembra ehe sia facile il ravvisare (e lo con-fermeranno le osservazioni necroscopiche ehe a momenti riportercmo) la epizoozia denominata Peste ungarica Bo-vina, lifo conlagioso de' buoi, febbre pestilenziale dal-matina ec.;secondo i varj autori ed i paesi divcrsi; tut-toche ne' suoi caratteri esterni, nelle sue fasi e nella durata del suo corso, si presenti irregolare o disordinata. Ora veniamo alle conseguenze morbose ossia ai disordi-ni cadaverici:
NECROSGOPIA
Nulla di rimarcabile avemmo da osservare all' e-sterna superficie dei corpi privi di vita, salvo lo inal-zamento della cute piü o meno limilato ovvero esteso sul dorso ed i lombi in alcuni pochi; in niuno, I'ombra persino di esantema; niuna tensione deU'addome o gon-fiore apparente. Sotlo la cute, talora una moltitudine di piccole ampolle nel tessuto cellulare, contenenti aria; e nei luoghi ove 1' enfisema fu piü marcato al di fuori, ampolle piü ampie ovvero piü moltiplicate. - Nella ca-vitä addominale, 1' omento echimosato in pochi soggetti, ma in molli punti e come petecchie; il tubo gastro-en-terico dall' abomaso ( volg. quaglio ) al retto, offerente alia sua superficie notabili alterazioni di tinta, in ispecie nella porzione iliaca, seminata di macchie piü o meno estese, distanti o prossime fra loro e di forme varie ( echimosi ) di colore dal roseo carieo al rosso ed al
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paonazzo persino. Nei tre Ventricoli Runiine, Reticolo ed Omaso, niente in cccesso od in quauto ad ariditä circa la massa alimentare: talvolta un pö di rossore in alcuni punti, raschiandosi la mucosa. Nell' Abomaso e nel tubo intestinale, poche materie fecali melmose e di linta oscura. La mucosa dell'Abomaso e degl' intestini, sino al retto, ed in taluni cadaveri, sino all'ano, di un rosso piu o meno acceso, ed in piü punti livido, par-ticolarmente nell' Ileo, e nel quarto stomaco ; ed in tut-ti poche esulcerazioni della membrana stessa, d' altron-de nou resistente in tutto il tratto gastro - enterico sotto I'azione delle dita. Nei crassi la stessa membrana piü o meno considerabilmente alterata e facile a lace-rarsi, lasciando scorgere sotto di se ( come pure in va-rii luoghi dell'Abomaso e del tenui ) la membrana mu-scolare rosseggiante, non perö esulcerata. Le alterazioni prenotate furono piü evidenti nel fondo del Ceco ed in buon tratto del Colon, non esclusa talvolta parte del retto. II Colon ed il Ceco d' altronde, sempre osser-vammo raggrinzati a pieghe longitudinali, e ridotti al diametro ordinario del Retto od anche minore. Rare volte la mucosa gastro-enterica ne apparve in pochi punti di tinta plumbea: scarse erano le mucositä sparse tra le materie fecali; e lungi dalla meteorizzazione; niuno svi-luppo di gas in tutto I'alvo. Non dobbiamo scordare le ghiandole meseraiche ehe trovammo ingorgate in parte ed alcune anche rossastre. Le carni in generale un pö piü rosse delle sane, e talvolta anche di colore cupo.-Nel fegato, - rnai nullo di morboso die fosse recente, solo la cistifelea qualche volla zeppa di bile a un di-
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piesso naturale; una sola volta rigurgilata sulle vicine parti, come per trasudamento. - La Milza, i Reni po-teron dirsi in condizione normale, come anche la ve-scica orinaria ed il sue contenuto, sempre in poca o mediocre quanlitä.
Nella cavitä loracica, nulla di morboso ehe meri-lasse speciale eonsiderazione se non fu un limitato in-gorgo polmonale sanguigno scuro, ed un grumo di atro sangue friabile , ossia non coagulato. Dappertutto altrove il sangue piü o meno fluido ed oscuro. Nella cavila del cranio, i vasi eerebrali e particolarmente il plesso coro-ideo , injettali c rossi piü del naturale. Nei ventricoli, poca sicrositä sanguigna, e fralle meningi, piü scarsa ancora, pure intorno al midollo spinale.
Per calcolo approssimativo fatto sui malali e morti in questa tenuta di Cisterna, sei od al piü sette indivi-dui sopra eento avrebbero risanato naturalmente.
Da quanto abbiamo narrato circa la sintomatogra-fia e la necroscopia, e ehe verificammo noi slessi, nulla ne fu dato ehe desse sentore di carbonchio, e nemmeno 1' enfisema crepitante osservato sul dorso ; poiche ivi non si trovö sotto la cute, ehe bolle acrifere o gazose senza la minima alterazione dei sottostanti tessuti; d' onde pos-siam ripetere col Dott. De-heo ( in Lessona, op. cit. ) raquo; La perfida malallia . . . fu il Tifo, il quale non ma-sehero il voluto carattere carbonchioso .... Questo Tifo, dice altrove Lessona, non isviluppa spontanen ehe nella specie bovina . . . ed il virus di lui non produce ehe il Tifo. raquo; Quindi, diciam noi, non puö produrre il Carbonchio. ne questo degenerare in quello, e ce lo in-
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segna fra gli altri il celebre Dott. Giulio Sandri, nella filosofica sua guiia allo studio del contagi, provando ehe i contagi sono morbi speciflci ( pazienza se lo ripetia-mo qui) i quali possono beasi assoeiarsi ad altri malori, senza perö mai confondere con essi la loro nalura. Ora veniamo ai tentativi da noi fatti per curare il morbo.
TENTATIV1 DI GUARIGIONE
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laquo; Come tutte le epizoozie di carattere eminente-mente contagioso, esprirae ancora Lessona, il tifo bovino nella sua irruzione . . . con si violenti sintomi si aa-nunzia e con un' andamento si rapido, ehe resiste ai piü ragionevoli metodi di cura ; cd fe solo a misura ehe si propaga e si estende, ehe perdendo di sua ferocia ed attivitä pel passagglo di organismo in organismo, e pos-sibile di ottenere qualche successo. raquo; E questo e per lo appunto la base dell' inoculazione del tifo stesso ehe qui pure oggi si propone, e ehe vediamo in Delafond (Traitfe sur la police sanitaire des animaux domestiques ) essersi da molti anal, ed in varie parti europee sperimentata or quot;quot;-^nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp;con dubbio, or con avverato vantaggio. Comunque sia,
inviati noi a studiare ed a sperimentare sul tifo una serie di cure terapeutiche, chirurgiche, c non rneao pro-filattiche se vi fosse luogo, non potemmo trascurare di istituire variate prove in un dato numero di animali a tal' uopo confidatici dai proprietär!; ed affrontare con coraggio c scevri di presunzione, gli ostacoli molti e varj ehe ci si pararono diaanzi ad onta dclla volontaria c
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premurosa cooperazione dei conduttori ed inservienti del­ta tenuta : fra i quali ostacoli, il primo c di assai grave peso e quello di essere costretti d' atterrare e violentare i malati seml-selvatici, locche non puö se non aggrava-re, momentaneamente almeno, il loro male : d' altronde medicati ehe siano, convien lasciarli alia merce della li-bera atmosfera, di notte come di giorno; e sovente, atte-so le dlstanze, senza poter rinnovare la medicazione nelle 24 ore, come occorrcrebbe.
Pur tuttavia, conformandoci possibilmente alle pre-scrizioni ehe raccomandano gli scrittori piu rinomati; ai metodi e mezzi suggeriti da cerli pratici del giorno, ehe ne promisero vantaggiosi risultati; e non senza guidarci qualche volta col proprio nostro criterio ; abbiamo suc-cessivamenle posto ad esecuzione, colle debite DISTIN-ZIONI e rispetto all' apparenza sintomatica, alia fase , all' intensitä del morbo, ed a proporzionate dosi, i ri-medj e le medicazioni come appresso.
1.deg; Sopra un tore ed un giovenco bufallni ehe al giungcr nostro sui luoghi stavano sotto 1' influenza del fuoco superficiale, aggiungemmo la cauterizzazione mede-sima sottocutanea alia fronte ed alia regione sternale; trattandolo internamente coll' acido solforico diluto i' acqua comune.
2.deg; Ad altro giovenco di specie medesima propinam-mo tintura di arnica diluta in infuso aromatico, atteso la grave sua spossatezza.nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; r^l
3.deg; Ad altro, canfora diluta con genziana in polvere.
4.quot; Ad una vacca, demmo china in polvere con in-
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fuso di cammomilla; e le applicammo un vasto vesci cante sotto 1' addome.
5.deg; Ad altra vacca, acetato dl ammoniaco dilungato all' esterno, frizioni irritantissime addominali.
6.deg; Ad altra vacca, con violent] premiti, ed altrcs freqaenti, demmo I' olio comune solo.
7.deg; Due bufaletti da latte, ebbero la chiaa.
8.deg; Un' altro bufaletto, 1' etiope minerale e zolfo.
9.deg; Un' altro prese il tartaro emetico.
10.deg; Un'altro, il calomelano.
11.deg; Altro la tintura spiritosa e diluta di brionia.
12.deg; Due buoi ingojarono acido solforico dilungato.
13.deg; Altro bue, china in polvere , ed applicazione vescicatoria all' addome.
14.deg; Altri tre bufalini presero 1' etiope.
15.deg; Due altri bufali, la china.
16.deg; Tre vacche, china e vescicante.
N. B. Una sola di queste tre vacche guari; il resto degl' individui sovraccennati ebbe a perire, senza ehe mostrassero notabile miglioramento.
17.deg; Altre due vacche si trattarono con china e ve­scicante, nonche colla cauterizzazione attuale alia nuca.
18.deg; Due bufalini presero il calomelano.
19.deg; Due altri, 1' etiope e zolfo.
20.deg; Una vacca, la china ed il vescicatorio.
21.deg; Tre vacche, medicate con china, vescicante e ^1nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; cauterizzazione alia nuca, delle quali, una, in condizione
di mezza came, guari ; le altre due morirono alia fine del 5.deg; di. — Degli animali adulti sovra citati niuno ehe mori oltrepassö il 5.deg; giorno di malattia. Dei raedi-
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cinali da noi usitati in questo incontro, si ripeterono ic amministrazioni ncl giorno stesso e nei seguenti, per quanlo si pole ; eccelto a quei (bufalini in ispecie) ehe perirono in 24 ore.
22.deg; Un hue caulerizzato in fronte, sotto la cute, ed al petto, ebbe internamente il calamo aromatico con infuso di arnica, subi eziandio la reggiatura o trocisco con radlci d'elleboro nero. Esso mori prima delle 24 ore.
23.quot; Altre due vacche curate come Tultimo bue si lasciarono da noi sotto cura e ne attendiamo I'esito.
24.deg; Altro bue, trattato con infuso di arnica e ca­lamo aromatico, reggiatura e frizioni irritant! allo sterno, lasciammo pure, ma in grave condizione.
25.deg; Avevamo scordato di notare tre individui, uno bufalino , gli allri vaccini ( una vacca ed un giovenco) cui si diede 1' acido arsenioso dilute ; i quali per altro morirono.
Inline gli animali ehe trattammo nclla tenuta di Ci-sterna furono in tutto 41 dei quali due sole vacche sa-narono.
PROFILASS1
Circa il traltamcnto preservative, ehe potemmo e potremmo noi suggerire oltre le precauzioni adottate in questa tenuta ed in altre piu o mono esattamente prati-catc e praticabili ? Qui, oltre le cautele prescritle dalle disposizioni Superiori Sanitarie, si abbeverano possibil-
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menle tutli gli animali sani, malati e sospetti, in separati recinti e fra loro il piü lontano possibile coU'acqua con-tenentc sal marino, gettandosi in copia questo farmaco negli abbeveratoj. Tutti gli altri mezzi profllattici rac-comandati da gli scrittori essendo impraticabili nelle no-stre campagne, ci pare frustraneo enumerarli. Ovvero ci appiglieremo noi al salasso, ehe ueeide piü presto i ma­lati ? Mentre se si fosse dato di rinvenire un rimedio valido a fugare o ad annientare il male , quello sareb-be pure il piü idoneo a preservarne. Altrimenti sug-geriremo noi gli acidi-minerali, raccomandati da princi-pio , e riconosciuti poi di niun effetto , o gli alcali, i quali assottigliano il sangue ehe nell'emergenza attuale , depravato di sua natura, si manticne fluido al di lä della vita ? Forse i mercuriali, i solfurei ? ... ma a migliaja d' individui poco meno ehe selvaggi ? ! I setoni, i ve-seicanti, i trocischi ec. ? Ne parve in si oscuro dubbio di attenerci al preectto del savio, eioe di rimancre nell'ina-zione, piultoslo ehe arrisehiare di suggerire eose nocive anziehe proficue (*).
Avendo noi avvertito di volcr tornare sull' argo-mento della esenzione dal morbo nei bufali impiega-ti al trasporto dei loro simili e dei bovini morti , perehe coneepimrao la lusinga ehe avendo essi superato il life loro proprio eonosciulo sotto Tappellazione volgare
(*) Appreadiamo ora ehe un tale Veterinario, digiuno di fjjnbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp;cognizioni teoriche e pratiche di questo tifo, abbia azzardato
ripromettcrsi il salvaraenlo degli animali sospetli, merc^ un suo secreto trocisco applicato alia partc anteriore del colio come sarebbe la reggialura ): e chc n'fe risultalo ? ehe que-gli animali si ammalano amp; inuojono in onta sna.
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di Barhone, un tal tifo fosse atlo a preservarli da quello regnante; ma delusi siccome fummo poi dal sapere ehe altri bufali adulti abbiano incontrato la cooseguenza fa-tale della peste bovina, i quali diconsi avere subito l'in-nesto di quel Barbone ; ne rimane da verificare se la comraunieazione del virus sia stata praticata come per 1' addietro, e cioe colla superposizione della pelle di bu-falo ancora fresca, o se coll' inserzione in qualche punto dell' animale sano di una materia raccolta e conservata ad hoc, ma facilmente deteriorata, e ehe non suole pro-durre altro ehe un turaore, il quale passa in suppura-zione od altrimenti si comporta a guisa di quelli pro-venienti dall' inserzione di materie corrotte puramente. D' altronde, ehe animali inoculati ovvero abbiano sofferto naturalmente un contagio tornino ad esserne assaliti , e cosa nota; ed avenue ultiraamente in Cisterna I'esem-pio di una vacca guarita naturalmente dal tifo, ehe dopo 40 giorni torno di nuovo ad assalirla e la uccise ; cosi ci fü riferito almeno.
In quanto al sistema d'innesto, ne sovviene di avere in uno dei nostri precedenti referti fatto menzione e mosso un dubbio intorno a quello ehe proponevasi in Roma; ed era ehe mediante 1' inoculazione del tifo bo-vino non si avesse ad introdurre tra noi c rendere in-digeno o naturalizzarvi un morbo estero, il quale non ci viene recato fuorchc a lunghi inlervalli; e ehe in oltre un tale innesto, alteso il tempo necessario, onde giungerenbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; nbsp; k
ad indebolire al grado voluto il virus tifoico, non si ren-desse inutile, potendo in questo mentre estinguersi la malattia di per se medesima; ed un tal dubbio o timore, scevro da spirito di parte, non meno ehe da pretensione,
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esternavamo in senso puramente prudenziale. Ora, dato (e da noi non concesso) ehe il tifo bovino fosse una maniera ovvero una degenerescenza carbonchiosa, quale piü d' uno lo ha definite o caratterizzato; non e egli vero ehe merce il progettato innesto s' incorrerebbe nel gravis-sirao rischio di propagare e tifo e carbonchio, ovvero questo sotto I'aspetto di quelio, anche alia umana specie; essendo indubitato il carbonchio avere la triste proprietä di comunicarsi a tutti i viventi a sangue caldo ? N6 si ü da obbiettare rispetto all'uso delle carni come alimento, ehe la cozione distrugga eostantemente il virus conlagioso di qualunque sorta, come molti lo pensano, se vero £, e lo asserirono autori degni di fede (*) ehe la virulenza del vajuolo, della idrofobia e del carbonchio medesimo resista all' ebollizione, e come io stesso, mentre trascrivo questo rapporto mi sovvengo di una famiglia di eontadini morta di carbonchio, per aver mangiato la testa di un giovane bovino in tempo ehe fui incaricalo daU'autoritä governativa di studiare questo morbo e di contraporvi le risorse dell' arte nella provincia di Cremona, nell' esta­te 1828.
Esponemmo ancora, nel primo nostro rapporto, ehe le alterazioni viscerali da noi rinvenute nei cadaveri, avrebbero potuto essere sanabili dall'arte, ove fossero state libere o sporadiche, ma non gia nella presente cir-costanza in cui tai disordini sono sostenuti da un'agente permanente e quot;specifico, ignoto di sua natura; ed altresi
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(*) V. G. Sandri, Guida allo studio dci conlagi cc. 130 cdiz. del 1853.
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dalla lesione primaria esercitata da esso sulla innervazione j e ci sembra doverlo dedurre anco dalla inefficacia o di-remmo dall' inerzia del rimedj e mezzi tutti sperimentati, i quali non arrecarono evldentemente alcuna mutazione nell' organismo infermo, sia in bene o sia in male; in parllcolare dal debolissimo o pressoche niun'effetto dei rivellenti esterni, comprese la reggiatura, e la cauteriz-zazione a fuoco sottocutanea!
Per assodare la nostra opinione o diremo meglio forse, la convinzione nostra attuale suU'argomento, tro-viamo a proposito di citare nuovamente il ch. G. Lessona, tantopiü autorevole ehe fu uno dei piu recenti ehe abbia irallato la maleria ex professo, e eommendevole in par­llcolare fra i distinti cultori filosofi dell'arte nostra.
a II life bovino, dice egli, non consiste nella gastro-enteride, le cui lesioni variabili, leggiere, o poeo osser-vabili, secondcopy; il grado, la violenza, la durata della malattia e le disposizioni degli animali, sono I'effetto della reazione febbrile, delle flussioni sanguigne, delle conge-stioni..........................
laquo; Non consiste neppure primitivamente cd essen-zialmente nell'alterazione del sangue, eontemporanca a quella del sistema nervoso, della nutrizione e delle se-crezioni.........................
laquo; . . . . Quando lo sviluppamento del tifo bovi­no e il risultato dell' azione del virus o prineipio con-tagioso ( ed e appunto il caso presente) I'alterazione del sangue , delle secrezioni c della nutrizione, nonche la reazione febbrile, sono manifestamente la conseguenza della lesione delle proprietä vitali e dell'innervazione;
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perche detto virus esercita la sua azione morbosa diret-tamcnte sul sistema nervoso; lo prova in modo evidente il periodo piü o meno lungo ehe impiega dopo la sua introduzione neireconomia . . . (periodo d'incubazione) ............................raquo;
laquo; Se {in vece) il virus contagioso del tifo cagio-nasse direttamente 1' alterazionc del sangue, 1 fenomeni morbosi ehe ne derivano sarebbcro prontamente svilup-pali, senza il periodo della incubazione; come aecade allorche s'introdueono nel sangue putride raaterie o di azione deleteria..........raquo;
Dice ancora il medesimo professore, laquo; II tifo bovine k malattia febbrile, prodotta primitivamente da uno state morboso od irritazione del sistema nervoso, ehe reagisce sul vascolare, e ehe, secondo le disposizioni ed organi-che cireostanze, 6 accompagnato da esaltazione flogistica, o tende alia adinamia, o leggera e fugace, tende spon-
taneamente alia guarigione.....raquo; Per nostra parte,
dietro le osservazioni, ehe facemmo in Cisterna, e prima d'allora, non abbiamo di ehe poter credere ad uua vera esaltazione flogistica, atteso (nel caso nostro) la mitez-za dei siutomi in generale, e delli disordini cadaverici, ehe sogliono caratterizzarla; e crediamo piü presto, stän­de ai fatti ehe ne caddero sotto gli occhi, ad una stasi di depravato sangue, passiva per affievolimento mu-scolare, e suscitata o determinata unicamente da tumulto o perturbamento nervoso ossia vitale; dunque ad una pseudo-flogosi.
Tornando per un'istante suU'opinionc di Lessona, e di altri molti, ehe la causa del tifo bovino eserciti pri-
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mitivamenle sul sistema nervoso la di lui azione deleteria, non vogliamo lacere lo avere incontrato I'opposizione di piii d'uno, die pretendono I'allerazione del sangue dover precedere il nervoso disordine e cagionarlo. Fra questi il signor Ledezano, medico-veterinario, il quale appog-giandosi alle teoric d'uomini preclari in umana medicina, lo dichiara in un breve discorso riportato nel giornale di medicina veterinaria pratica di Torino, ( anno 1863 fasc. di decembre ). Non essendo nostro divisamento, per ora almeno, e per la natura dello scritto ehe noi ver-ghiamo, lo addentrarci nell'analisi di questo duplicc ar-gomento, ci rcslringiamo a confessare ingenuamente ehe, comunque il fatal morbo, di cui pure cotanto ne interes-serebbe il potere svolgerc 1' intreccio, si comporti nella sua jntimitä, la scienza ed arle medica rimane purtroppo al disolto della prepotente di lui malignitä, non meno di tutte le pesti, ehe in ogni tempo regnarono sugli uomini e sovra i bruti. Ciö solo cbe ne conforta in questo lot-luoso frangente si e I'opinione conforme in tutti gli scrit-tori, ehe le carni degli animali raorti del tifo bovino siano innocue alia salute umana, come lo sono del pari a quella degli animali domestici suscettibili di nudrirsene; sia ehe le spoglie di quei bruti si maneggino in qualunque ma-niera, sia ehe servano di alimento; il ehe non escludc perö in modo assoluto lo attenersi alle prudenti e savie leggi sanitarie in vigore, e beuche leggasi in Hurtrel d'Ar-boval, ehe un solo caso, siasi dato o rimarcato (non prima del 1814) in cui due persoce avendo mangiato carni di bestia infetta di tifo eontagioso bovino, soffrirono una afTezionc la quale inoströ una qualche analogia sol-
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tanto con osso, D'allronde pochissimi esempi si hanno ehe il lalle, ed i prodotti di vacche ammalate dal tifo, ahbiano cagionato disordini piü o meno gravi e non pericolosi, sia in bruli, sia in uomini ehe ne fecero uso. Di piü sono tanto meno da temersi gli effelli dclle sostanze di ehe parliamo, il latte non fluendo piü, come rimarcammo, a malattia dichiarata.
In fine, moltc cose interessanti sotto I'aspeUo della comunicabilila e della non Irasmissibilita di questo pe-stilente malanno ad animali di moltc differenti specie, sia per le vie natural!, sia con metodi artificiali, leggonsi in varie opcre, e nolamente in quella eruditissima, giä cit. Traite sur la police sanitaire des animaux domesliques; ove pure sia scritto laquo; I fatti di non contagione ( ben laquo; inteso per gli animali non afflni alia specie bovina) laquo; sono dunque i piü numerosi, piü positivi; d'onde e da laquo; conchiudersi ehe il tifo non e contagioso agli animali laquo; domestici nella immensa maggioranza delle circostanze; laquo; ehe se alcuni animali hanno contralto il tifo, deve laquo; quesla trasmissionc considerarsi quale eccezionale raquo;. Come pure in conformilä di un cenno ehe demmo e ri-petemmo in quesla slessa relazione, troviamo nel mede-simo trattato, laquo; . . . . buon numero di osservatori ed laquo; uno assai maggiore di compilalori hanno confuse le
laquo; malallie cpizooliche.....La dove taluni hanno
u descritlo una epizoozia tifoide, altri non hanno veduto
laquo; se non una epizoozia carbonchiosa..... raquo; locche
noi stessi abbiamo sotl'occbio nella presente peste tifoica,
in diversi scrilti tesle usciti alia slampa......Ma
non essendo scopo nostro il voler comparire eruditi; ed
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un rapporto, per quanto esteso e complicato, non potcndo, no dovcndo formarsi in un trattato od in un'opera ex-professo, poniamo qui un termine al nostro lavoro, ris-petto all' attuale commissione ehe ricevemmo dalla giä lodata Autorita Superiore; a Lei pertanto lo rassegniamo umilmente, rammaricati di non aver potuto, con tant'altri fln'ora, attingere dalle nostre invesligazioni ed opere una piü soddisfacente risoluzione.
Roma 18 marzo 1863,
ROBERTO CAV. FAUVET pubblico professore di medicina Veterinaria; Veterinario superiore nel~ le armi pontificie ec. ec.
ERMETE GAROFANI medico Veterinario in capo delle scuderie pontificie, e Diretlore di sanitä del pubblico Stabilimento di maltazione.
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