ILA PERFETTIONE
DEL CAVALLO LIBRI TUE
DIFKATiCESCO L1BERATI ROMANO. 40"
Nel Vrimoß tratta del mantemmento del Cauallo^ e delle ojjer-
uatiofti circa lageneratione->ebuongouemo dießo.Hel Se-
condofi difcorre dellefue infer mittlre eure. Nel Terz,o
fi dimoßrano le qualita delle Razz,e anflehe 3 e
moderne-) de'Merchi-, e della natura dey
Caualli haliani 5 eßranieri.
ALL"ILLVSTRISS. ET ECCELLENTISS.
PRINCIPE IL SIGNOR
Dt GIOt BATTISTA
BORGHESE
PRINCIPE DI SVLMONA.
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IN ROMA ■ Per MicheJe Hereole. 1669. Con litenza de'Sup.
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ILLVSTRISSIMO,
ET
ECCELLENTISSIMO
SIGNORE.
HIVNQVE haurä riguardo allate^
nuitadi queft'Opera giudicherä me per temerario in hauerla dedieata al nome di Voftra Eccellenza.Io all'in* contro mi reputerei per infano, qua» do fott'altri auipicij la facefll com- parire alla luce del Mondo. Ella e douuta per ragion della materia ä Voftra Eccellenza, ch'el'idea de'piu eccelfi Caualieri, e Signori d'Europa: e fra graltri fuoi pregi fpecialmente per la nobil vaghezza, che prende nel regio nudrimento di tanti si varij, e si fa- mofi Deftrieri tutti fingolari per viuace agilita, ed ec- ceiliua grandezza: la maggior parte de'quali deftina l'Eccellenza Voftra alle piü generofe Madri, e piü bel- le delle piü eelebrate razze d'Italia: trä cui quelle di Voftra Eccellenza, benche non molto lontana da' fuoi principij, giä produce Corfieri di ftraordinaria viuaci- |
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tä^egrandezza* efränonmolto doura auanzarfi di
gran lunga Fopra tutte l'altre piü rinomate. Douuta e parimente ä Voftra Eccellenza queft'Opera in riguar- dö alla forma, perche efiendo ella l'idea della gentilez- za fi degnerd di gradire, non quel che per fe fteflo me- rita pregio, ma quel ch'io per me ftefib maggiormente apprezzo: imitando anche in quefta virtü Iddio," il quäl riceue in grado che gli doniamo l'oro,e l'argento, non perche quefti non fieno vil fango, ma perche ä noi fon cari piü d'ogn'altro oggetto terreno. Per tai rifpetti adunque, io non hebbi liberta di fcerre altro Perfbnaggio che Voftra Eccellenza, ä cui poteffi pre- fentare quefte mie fatiche qualunque eile fieno : Ne cid mi duoie,hauendo io inteib, che 1'effer priuo del- la liberta d'oprarmale.e la maggior perfezione della medefima liberta : oltre che io haurei impofta a me fteflö vnasidolce necelfitaper fodisfare alle mie im- menfe, ed antiche obh'gazioni, alle quali si aggiungo- no al prefente quelle d'Antimo miö Nipote, che gode l'honore di feruire Voftra Eccellenza neU'injfigne Gap- pella di Santa Maria Maggiore; Ed alFEccellenza Vo- ftra frä tanto con ogni maggior'offequio pjrofondiffi- mamente m'inchino . Roma li io. Agofto i tftf o. Di V.Eccellenza r
H.umihTs .Diuotifs.&; obligatifs.Seruitorc
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Francefco Liberatj.
AI
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-Li
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AI Benigne Lettöre."
XÄ' dall'annomille feicento trenta nouela pri*
ma rvalta publicai alle ßampe il Trattata della Perßettione del Cauaila, $fcomeall'hö- rn hebbi penßero di apportare in ejfo aleuna uülita alpublico con le fatiche miedi molti anni negl'impiegbi' datimida'Padroniin queßa Corte, doue perla njarieta de Principe & Signorinatiui, e foraßieri .che <vi concorrono d'ogniparte •> fi njeggono , & nji ft efercitano le Ra^Zepiübelle,co'& hebhifor-tuna di confeguire il ßne pro- poßomt y ejfendoßato riceuuto .con gradimento njniuerjale. Imperoche il trattato e riguardeuoleper la nobiltk del fog- .getto, & per Injfo continuo, nel qualeßrende necefßario ap- prejfociaßuno, hauendouiraecolto malte .oßeruationi da me fatte con lunga{pertenso, in diuerjitempi, (g£r occaßoni Prat- ta.fiprima in eßb diaumto appartiene al -buon mantenimento delCauallo^allafuageneratione^mali,cure,& albuon po~ nemo della Stalla. Dopo fi dimöftrano fepiratamente le qua- Mtadellera^e antiche^e moderne, che fono in diuerfe regio- ni d'ltalia,e fuori ne'Paeßßram'eri con li nomi, j& merebi piuinßgni di molti Principe & Caualieri, che ßno wenuti allamiacBgnitione, Laondeinbreue tempodopo la publica- tione,hauendo l'opera confeguito felice eßto > tni propoß nel- Vanimo di rißamparla^ come hauerei fatto ,fe da altre wie oecupationi non nefofpßato rhardato,fen%a hauerpotuto ap- plicarmi adarle megltor formale per fett tone . Ma hora ßimo-
t ■ , :■■.,• a latonü |
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Utone dalPißan^e fattetmne in tet/po, chefono mancaü glt
efemplari) ho njoluto fodisfare ccn queßa nuoua iwpreßene ,, nella quäle amohecofe ho dato tniglior forma, & molte di nuouo ne ho aggiunte^ paftttwnandoilTrattato ccn le oßer ua. tionicoß intorno ilmmtenimemo del Caualla, come del- lanotitia delle Ra%%e 77 dono dunque; Caro heuere, vn Camllopiüperfetto. delprimo\&> come ieper compictcem non ho riguardato a fatica r& a dfpendio^pcrauan^armi nel} ßeruirtiycoßancorada te nonnchieggio altroprernte ->che U t.ua, beneuoleuolen^a., V iui felice . |
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1-NDICE-
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INDICE
De'Capitoli, che fi contengono
nel prefente Volume. L I B R O PRIMO.
CAp.I. Lodi, e generofita del Cauatto, e de'molti perkolhche
liberal1 Huomo. tagina X Cap.II. Qomefi deueprincipiare vha razza-, e le Giumeme+the
fihanno da mettere alla Monta dicht qualitk deuono ejfere* 5
Cap.UI. Come deuono ejfere i Stalloni re di che eta. 7 Cap.IV. Lo Stallone comeß deue gouemare-, e quando feparata-
mentee darimetterfh e de i mali* <che ne procede. 9
Cap.V. Qome-> e quando ß deuefarela Monta■,edicketempoh
Qaualle vanno in amore-, e che concepifcono di vento. I o
Cap. VI. G^iantc Gitmenteß deuono dare per Stallone -, e dal-
Vimaginatioxie quaxdo<fi fk U monta qucl »he ne nafee» 13
Cap.VII. Qome ß ha da conofcere Ji la Gtutnenta egramda., a no-> e come .Ji ha da gouemare 3 e li riguardi, che le ß derits
hauen. 14
Cap.VIII. Qome ßpojfa fare prefagio-,fe la Giumenta hd da^,
faremafchio-> 0 fimna, e qttel eheß deuefare. 16
Cap.IX. Qapo Qauallari-,0 Polledmri, comedeuono ejfere-, eloro
qualita. 17
Cap.X. Cheß deuefare > che i Polledri vengano rohußi, e gran-
di. 18
Cap.XL Qome deuono ejfere le giumeme-, che hanno da feruirz_j
alla gener atione delle Mule>>e del dolore* che fentono in allat-
tarli. 19
Cap.XH. Qome deue ejfer faßno* theh'a daferuireallamonta .
pagin a ,20
n 2 Cap."
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Cap.XlII. 11 Polledro achiß ha du füre' allkttare, e che i Midi
pofsono gener are-, e fino a che eta fogüöm campare. 2 1
Gap.XIV. Natura delli Aßnix & altri anmalt vili. 2 2
Cap. XV.. Quali deuono ejfcre le bellez'^e ■> efattez,ze d'vn Pol*
ledro - 23
Cap.X VI. Di che etaß deue rimettere il Pelledro. 24
Cap.XVIi. Corneaequando fideueallacctare il Polledro*. e\iel
mododi prepararlo alla. b'ardella. 24
Gap.XVIII.. Come deuono ejfere i Cozzoni- clor qualmte quel
che ne procede. 28
Cap. XIX. Che il Trotto e vtiliffimo a'Caualli* cjr ilmodo* cheß
deue tenere aperfettionarli. 31;
Cap.XX, 11 Qauex.z,one quandoßdeue adoperare 5 e come deue
ejfer.fa.tta--, g?
Cap* XXI. 1> Polledrißdeuono lafciar'andare gran tempo sfir-
rath.e quandoß deuonoferrare* efuo auuertimento. 36
CapiXXII. Ferrarecomeßdebbano i Caualli-> ei chiodi di.che
forma ßrickieggono* 37 Gap.XXIII. De'Pelh ouero M'antelli* & altri fegni*. che nelli:
Cauallifono lodati. 41
CapiXXIV. Eta del Cauallo comeß conofie. 45;
Cap.XXV. iL'eta del-Cauallo a quantofuoParrJuare. 46
Cap.XXVL Comeß deue njedere -vnperfetto CauallOyfe' efano^
coßumato? fenz,a vitij- & altri auuertimenti. 47
Cap.XXVII.. Di cheforte diCaualli iPrincipt debbanofomire
le loro Stalle. 40.
Cap.XXV"III, Delle>qualita>&oblighi del Maeßrodi Stalla-^i
Gap.XXIX. Perchei Caualh beuunopiktofloacquetorbide-che• le chiare-.ffraltre offer 11 ationi. za.
Cap.XXX. Corneae quando ß deue purgar-eilCauallö*. edell'in-
fermita. del Polßno- e fuo rimedio. 55. Cap.XXXI, Le Mangiatore-. e Raßeiliere de'Cauallicome deb-
bano effere* e comeß debbano porre i Caualli ad e(fe. 5 ßj Cap.XXXII. 11 mangiar del Cauallo come debba ejfer prepara- to>.
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to. E dl ehe mifura 1$ biada ß deue dare. 5 7
Gap.XXXIII. Aequo, per beuerß dal Gauallo quäle dtbba ejfe-
re-, & auutrtimento perfarlo bere copiofameme. 5*9
Cap-XXXlV. Dello ßrigliare del Gauallo* & auuetimento>a
quellh che tagliano codä, crwi->& örecchie delCauallo. 60
Cap.XXXV. Coda-) e crini come> e quando debbono lauarß. 6z Gap.XXXVI. he gambe del Gauallo con che } e quando ß deb- bono lauare-) e ddl'attuffamento di ejfö fino al ventre. 6$ Cap.XXXVII. Lumey efuoco comeß debbatener nella Stalla* e come debbano fiar lecofe? che appartengono all'v/o della Stalla:
Che la Stalla non deue reflar fola-, e de'-prmcipalifegw delicto,
fanita del Gauallo. 64
Cap-XXXVIII. Lettiera al Gauallo comedebhafarß* e quando
gliß deue metter la ßa ooperta. 66
Cap.XXXIX'. 1 Cattaüi deuonogouemarß con amoreuolezza ye
diligenza. 66
Cäp-XL« QheilC,auallohabbiaPvditowfenfoperfem->e del
progrefforfkefa. ßttovrtefpertoGauaüere. 67
Cap.XLI. De ifegni delGamllo ->che maßicailffeno -> e fua_>
fchima.- HO
Cap.XLII. Oiiolungo e cagione dimoltimali' alCa»al/e>3e dal-
P efercitio fuo quel che ne procede. ja
Cap.XLUI. Che hcchiodel Fadrone ingraffa HGdualb> e che'l
'preßaride digrandifsmodannoi 72p
Cap.XLiV. DeWauuertimento del benferrare 3 e delk qualita
del Manefcalco. 73:
Cap.XLV. Uefercitio dd Gauallo deue farß con atttterten&a^ r
äquale. 74^
Cap.XJLVI. Delle qualita, che deue hauenr Vf» Gau altere per
ndurre a perfettiomvn Gauallo* j$
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EIBRO
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1.I3R0 SECON DO.
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CAp.I. Della doglia del capod'wtemperiecalda. 79
Cap. 11. Della. PalAtim* efua cura. 8 o
Cap.III. DelBifreddore^e Juorimedio. 81
Cap. IV. Dellafehrc,efua cura. 82
Cap.V. Auuertimenti circa iltauarfangue. 82
Cap.VI. Auuertimeato fe a qualixauallinonßdeut cattarj"an- gue^e a diß deue dare ilfuoco. %%
Cap.VI l. Delli Dolors e fua cura, 87
Cap.VIII. Del Bolß, e fua cura. 88
Cap.IX. Della rogna, efua cura. 89
Cap.X. Per botta. d'occhio in tvnfubito<) che habbia. fatt» pan-
no .pag, 90
Cap.XI. Delle grattature-,0 inßammagiomdeglioechu 90
Cap .XII. Della Morfea-ießorimedio. 91
Cap.XIII. Dellimalh&vlcere-iiheveMgoMnellagda* 91
Cap-XIV. DellaToffe^efuorimedio. 92
Cap.XV. Delle Viuole* efua. cura. 94
Cap.XVI. Mocci delnafo dimoftrano i malt del cap$. 94
Gap.XVJf. DclQapdgaWi efua cura. 99
Cap .XVIII. Del Tiro, efua cura. 96
Cap.XIX. Gauallo ßanco per il troppo caminare-> 0 altro. 9 7
Cap.XX. Morfo di Cauallo, efolmoncelloperprewtara difella-> efua cura. 99
Cap'XXI. Dello Spallato, e fuo rimedio. 9^
Cap.XXir. Del Vermevoiatitto-) efua cum, i0o
Cap.XXIII. Dei Verm'hefua cura. 101
Cap-XXIV- Della Biprefsione^e fua cura. 102
Cap.XXV. Per Botta, 0 doglia alla Grajfdla, 105
Cap.XX VI. Dell'Hernia, efua cura. 105
Cap.XXVH. Del Heruo Attinto-iC fua aura, 107
Cap.XXVIII. Del Prorito della Coda. 107
Cap.XXIX. Delle Störte de'Nerui, tf»a cura, 109
Cap.
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Cäp.XXX. DeWlnCäpeßratura, efue rimcdie. 109
Cäp.XXX I. Della foprapoßa, e ßa cura. 11 o
Cap-XXXII. Della Storta delle paßore,,a gambeyc fuo rimedio.
pagina in
Cap.XXXIII. 'Delle Galle, eßa cum. 112
Cap.XXXIV. Della Tormella,e fua cum. 115
Cap.X XXV. Del Soprafo, e Schwelle, e fua cura. 114
Cäp.XXX VI. Delhi lardoni,, efua cura. 115
Cäp.XXX VII. Delle Rappe,, efua cura. 116
Cap.XXXVIII. Delh SparagagWiCfua cura.. 117
Cap.XXXIX. Del CappeltettOy efua cura. ri8
Cap XL.. De iVefciconiyche vengano alteGinocchiay t' fuct-»
cura., [ 119
Cap.X LI. Delle Crepaccieferpentwe,eßo>rimedio.. 120
Cap.XLII.. Della Spedatum, efua cura. 12 2
Cap.XLIII. Delle Grepature de fettoni,c fua cum.. 122
Cap.XLIV. Delle Refie, e fua cura. 123
Cap.XLV. Delli R'tccioU,eßa cura. 124
Cap.XLVI. Del Ghtouardo, eßa cura. 12 4
Cap.XLVII. Delle Setole, efua cura. . 125
Cap.XLVIII.. Dell'inchiodatnra y e sbroccatura, e laro rime~
dij .pagina 126
Cap.XL7X. Coweßdeuoßü curare y e conferuare levngfne del
Cauallo..
LIBR O TER Z O.
CAp.L. Della nafcita, e natura de7Cauallißranieriycon li
Nomine Merchidellemeglioriraa&ed'ltalia. 129 Caualli Turchi.CaualU Verßani'.. Caualli Indiani. Caualli Bar-
bari. Caualli Arabi. Caualli Morefchi\. Caualli Follacchi. Caualti Vngheri. 130., Caualli Frigioni.. 131 CapJL Caualli Italianiye fue razze.. 131
Merchide'Re. 133., Merchi de"Prencipi r e G^rdinali. 134
Merchide'Duchh& Altezze. 144. Merchi de' Marcheß. 157 ConthBaronh&c. 168. Vefcoui,Abhatte, Hofvedalh&c. 213 Impri-
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Imprimatar ü videbitur Rettcrendiß.P.Mag.Sac.Pal.Apoft.i
hac die 15,Vcbr. 1668. >M,Efi/c.Arimm Viceffr
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w&amivui&&*<ei»<sw*&&toW9mxB&
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herum Imprimatur,.
Er.Hyacinthus Ijbelius'Sac.Pat Ap.Mag.
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ARGOMENTO
del Prirao Libro.
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TRatrafi in quefto Primo Libro molti auuertimenti oecdTarij al btioa_<
^oueriiOj e mantenimento d'vna Sulla, con difcorrerci fopia il modo non folo di conofcer la natura, factezze, & cca de'Caualli, mä an che co- me fi debbano preparar alla bardella, cibarli,abbeiierarli3ffngli3rli, fer- rarli> e pulirli: aggiungendofi in oltre come fi dsbba fare vna perfecta-. geaeraeione, & infieme l'obligo del Maeftro di Stalh, L I. B R O I.
jjodi 51 gemroßtk del Cauallo ■> e de'molti perudi , che
libera VHnomo. CaPitolo 1. ''SENTENZA commune di quelli, che molto
intefero, che nefTuna cofa creata fia ftata in_> vano prodotta dalla Natura, anzi tutte le co- fe prodotte da lei, ella quafl prodiga difpen- fiera a beneficio dell'Huomo ha riferito.S'em, piono i M onti, e le Selue d'animali, accioehe fommtniftrino vtile, diietto, e eibo all'appetito humano. Guizzano i Pefci nel Mare,ed ella in fimil'vfo pur li conuer- te. Volano per l'aere gli Vccelli,e non e aleuno, che aH'hu- iiune voglie non ferua, 6 con foaue armonia , 6 con prodiga copia di fe fteflo, e della propria vita. Epilogo tiittauia i\\_>- vna fpecie fola d'animali quanto a ftio pro il cuore humano sa de/Iderare , anzi quanto di vago, e d'ammirabilc in tutti gli altri fi vede, non potendofi negare, che a merauiglia nort contenga il Cauallo tutte le virtü>e vaghezze, che ne gli aU A tri
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•f • 'V*
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TVTTE LE INFERMITA CHE PO SSANO VENIRE ALOWALLO CON LI SOI TU MED II
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* Della perfetmae del Caudio
tri bruti fi mirano fparfe . Egli ne'tornei fä pompa di quel
yalore, che nelle battaglie ä miglior v'fo dimoftra : e non_» menogÜ occhide'riguardanti alletta, diquel5 che aiuta ä conquiftar la palma i vincitori. Onde non fenza ragione fi fauoleggia, che'l Carro del Sole non Cn condotto da akri anitnali, che da'Caualli, poiche al Dio piu chiarode gli al- tri, ü minifterio anche d'ognialtro piü nobile animale con- uenina. Di-qiiefto Marte anche nel fuo carro G. valejpoiche viuo fpecchio del fuo valore lafcorge. Mä per far paffag- gio daTentjmenti Poetici all'euidenza delle Storie, chi farä > che nieghi la fingolare attitudjnc, che poffiede il Cauallo , in aprir la ftrada allo fcampOj anzi alla vitd de gli huomini > da lui fommamente amati 5, la doue alcuna humana forza_j nonVale. Ne viddero gli antichi fecoli infinite proue : cj mirabile fopra ogni altra fu quellaj che dimoftrö il Cauallo Bucefalo d'Aleffandro il Magno . Quefto generofo animale, benche in vna batt.aglia. foffe reftato da faette, ed. hafte in_> mille parti mortalmente ferito,. vioicntando tuttauiala natu- Uj per leuar di pericolo AlefTandro, c'haueua nel dorfo3 ä tutto corfo in. fuga ü" moffcs ne prinaa ft fermo •> che quando vidde d'hauer condotto il fuo. Signore in ficuro :ne si tofto in ficuro-il vidde, che rilaflando quella virtü generofa> cho ipinto dairamore ch'haueua.al cuor marauigliofamente ri- ftretta-,. cedette alla morteirreparabile delle piaghe, e fini in feruitio d'Aleffandro quella vita? la quäle ä lui folo haueua dedicata, poiche non haueua permeffb d'effere mal da. akri caualcato. Eilende ftato -vccifo Antioco nella battagiia>ofan- d.o rveeifore dicaualcare ilfuo Cauallo»prouo per opera di quel generofo animale quella Vendetta 5Ia quäle egli nojo_> temeiia da vn'efTercito intieroinimico , aH'hora quando dau, Uli preeipitar fi vidde per altiffime rupi -. Scriue il Comineo, che Carlo Ottauo Re di -Francia ritor-
nandofene da Italia con poca gente, eifendogli contrapofta i'efetcito del DueadiMilanoconnumero aflai maggiaro* men-
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Di 'Brancefco Jjbtrati. Ubro Vrimiy> 3
mentre che i nemici difordinati attendeuano alla preda de'ca,
riaggijcheegliferendocon fuoi caualli ordinatamente gli ruppe , & fegui ioro mal grado il fuoviaggio: hauendo poi ä dire molte voltechela vittoriae procedura principalmen- te da vn'eccelentiflümo cauallo, che Carlo Duca di Sauo&j gli haueua donato di mediocre ftatura, di pelo morelio, vil- lano di Spagna cieco d'vn'occhio, e di venti guattro anni, ä cui nelreftante dellafua vitaconcedutoli ripofo, & nella_? morte gli fü dato fepolcro con mölto honore. Li noftri tem- pi non meno abbondanti di naturali marauiglie, di/imilief- iempi fono continuamente fpettatori. Enon fono molti an- ni, che vn valorofo cauallo del Signor Duca di Paliano,Grati Conteftebile del Regno di Napoli Don FILIPPO COLON- NA ne fece ammirabile teftimonianza . Veniua quefto Prencipe partito da Napoli, alla volta di Roma per compia- cer'alla Signora Donna Camilla Colonna, la quäle di cid in- ftantementel'haueua pregato, e benche da numerofa Corte föfle feguito, non prima giunfe nel territoriodiSezza,chc improuifamente affaiito da Piditillo Capodi cinquanta Fuo- rofciti, vidde feriti,& vcciii dall'archibu/ciate molti de'fuoi»-
c la fua propria perfona in euidente pericolo di morte* S'ac- corfe il fuo valorofo cauallo del gran pericolo 5 nel quäle il fuo Signore fl ritrouaua,e rifoluto cö ogni potere di faluarlo, vfci con veloce corfo fuori di ftrada, precipitofamente, paf- so macchie, falto foffi, fall monti in guifa tale, che in ficu- ro luogo lo riduffe . Onde quel generofo Prencipe, non de- generando anche vcrfo gli animali irragioneuoli da quella_, roagnanimitä,per cui s'e refo appreflb ogn'vno glorioio,eref- fe in Paliano quafi in Trofeo , l'effigie dell'amatiilimo Mo- iellino> che tale il nome eradi quel degno cauallo, Iofe no- drire con efattiflima diligenza, fenza dargli alcuna forte di fatka, gli fece aggiuftare i denti, che per l'ctä graue gli s'e- rano molto allungati» actio che potefle commodamente., mangiare>e molto al fine fi dolfe della morte di queH'anima- A 2 le.j
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4 Della ferfettione del Gauallo
le, da cui riconofceua Ia vita>benche trentadue anni vMato
fufse,e con ragxone,poiche fi fono veduti anche molri caual- li, come Alberto magno afserifee, nella morte de'ioro Si- gnori piangere. Ma qui non e giä terminata l'vtilita del cauallo, poiehe non folo la vita, ma l'honoreinfieme confer- tia, da'Generofi afsai piü della vitaftiinati i anzi in tal guifa l'augumenta,che molti dalle brutture della plebe a gli Sogli Rcali dal valorede'lorocaualli fono flati inalzati. Quefto pienamentefi fcorgene'cimenti delle battaglie, doue quail in proprio centro tutta la virtü fua raecoglie . Quiui non_> meno de' Caualieri ä tutta forza contendono la gloria , o non meno di loro s'attriftano, 6 fi rallegrano quai'hora vir- tuoij, ö vinti, fe ne vanno, fe dobbiamo preftar fede a JLat- tantio. E veloce, robufto, e generofo il Leone, ma non do- mabile, ne prudente come il cauallo>il quäle anchc fecondo Ariftotile, di generofitä>e d* forza i'auanza . Non minor inarauiglia apporta il fingolare affetto, che quefto animaltu* generofo verfo l'huomo dimoftra , poiehe non purla vita, e l'honorecrefriufogliconferua, ma tal'hora alThonore, ed alla vita mtentöylo nodrifee, e fi fono vedute caualle con_, materno amore egualmente ad huomini, e donncinfigni, & a'proprij figliprefrar delle fue poppe l'alimcnto^ Dotöan- co la Natura quefto genorofo animale di fommo affetto ver- fo la fua prole, acciö, perche effendo l'arnore caufa eflicacc_> della generatione,eperconfequenza della conferuationo della fpecicqiiella dilui fopra'Ognialtrafipropagaffe.Con- ferma quefta veritä Eliano con quel famofo efernpio di Da^- rio, il quäle nelle battaglie ü valeua fol ddle caualle, che_? haueuano di frefco partorito, accioehe frimolate dal defide- rio di riuedere ifrgli,c'haueuano lafeiati, maggiormenteim- piegaftero il proprio valorcperaprirfi con Ja vittoria l'adi- to al defiderato ritorno : e non s'igannö in quefto ingtgno- fofentimento, poiehe all'hora quando fii fconfltto il fu© Campa dal valore d'vna fimil Caualla, con ftiroolo taJo |
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Di Vramefto TJberaü. Jjbrofnmo . 5
fpronata, riconobbe la vita . Con fimile affetto fi vedc ki-
fihme congiiinta in materia della generadone, honefta■■> zj> rifpetto talcrche le madri, ed i figli ofTemano ä vicenda,che piü tofto arnmirabile , che credibile fi rende. Leggonfi in. Pltnio, Sc in Varrone di ciö memorabili efcmpi, E la Cittä di Ried in quefti fecoli vidde vccifo va huomo davn caual- lo,che egii baueuaisdottoconingannoacongtungerii con la madre, hauendoli ricopertoil volco ► Game ß deue prinäpiare v^tt raz^Ay e le Gintnente > che
fi.htxnno dlmzttsre alla Mj;ita-, di che q.uali
ta deuono eifere. Caß,. 1L
LA bonta della tazza fuol procedere da piü cofe, come
daltemperaincnto dellaere,dallecoiumodita del Pae- fe 3 e da'buoni, e pratdchi Maniftri, e finalmente dalla buo- aa feieka delle giumente:; e d'hanerii grau confiderationejr nelle giumente, che ii hanno da mettere alla montä, deuono cfier di buona grandezza» ben formate,di habito quadro, di bello afpetto, di groppa lata? di flanchi grandi, e di ventro ampio, e Iungo , acciö che fiano piueapaei al coneepire ■> &
al nudrire de i polledri, i quali nafcono , e crefcono di for- ma-grande, neruofi, e di robu/tacoraplefiione : & ancora e ^neeeifario , che le madri fiano läne, e ben proportionate di mtte membra, ä fine > che ümWi corrifpondano i figliuoli > ne'quali quanto impoiti Ja qualiri matenia , e dafarfi o^nt anno la fcelta, e fi cacciano dallirazza ie fkrili, e lebrutrc, e quelle , che fono d'eta graue, e ehe patifchino d'infermica; ne fono da tenerii quelle,,che conrinuamente flanno nell'ac- qua,,percheifigli loro farebbero rillefio, per ü quäl vitio fonchiamati Agofhnbpercheal piii fogliono nafcercd'Ago- fio, percioche tali catülie nel piii caldo tempo ifcli' Eftattj s'impregnano,come 1'alinc per la Srcdezza della lorö iftefia^ natura: non refta perö che'i gettarli il cauallo y o caualla al- i'aequa, non.fogiia'cflere akima volta per actidentepi" che per
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6 ■■■ Delta perfetiione. äel Caucillo *
per natura quando egliper auuentura fuße per fouerchio
caldo» 6 da Tete, 6 daaifanni,- 6 da fatica afflitto: il che non ü deue alPhora come vitio rifurare, perche tolta la caufi >'c tolto l'effetto . Pinalmente neJIe caualle generofe e da färfi confideratione di tutte quelle medefime eccellenze, che ne- gliitalloui fi richiede, perche cosi dellVni, come degli alrxi proccde tutto 1'erfere della razza, ne mal la natura iuole da vna catrina materia altro, che cattiua cofa formare , rare_-> voke auuiene, che li fjgli non nafcano d'ingegno, e di corpo iimilealpadre, e madre . Piarone dice, che per färe vna_, perfetta razza n" deue congiungerele giumente con i ftallo- n-i, cioe i mafueti con i furiofi'; & offeruando in fomma vn_> tal temperainento , che poffiamo fperare douer fuccedercl? ne i polledri quella mediocrirä, che fa fempre lodatiffima in tuttelecofe, guardando al vino gagli«ardo, che quando e caftigato, emoderarocon l'acqua e beuanda vtiliflima al corpo hu'mano, alfrimente vi bolle con molti danni. Nön.^ c dubbio, che pafläti i due anni la caualla pud debitamentc ingrauidare t e perche fi come e piii prefta alla perfettionej, cosi e piü prefta ancora al mancamento; elia poi paüati i dieci non e piü atta ä generare cofa che vtile, e buona iza , Columella dice il medefimo, chele caualle alli due annf poflbno concepire, ma arriuatäpoi ,al decimo firä troppo vecchia, e non puo far figli buoni, che ricfcirebbero pigri, debolij e difaftrofi . Arirtotile fcriue> cosi la femina , come il mafchio vfando il coito di due anni fa i polledri flofci , o piccoli , ma dalli tre innanzi, efler l'vno , e l'altro idonei a perfetta generatione infino alli venti. Anatolio, cosi al ma- fchio 5 come alla femina fcriue, che P etä vera di mettcrli «al- - la generatione deue eifere di cinque anni fino alli quindeci, perche fe ß mettono in qtieili primi anni efTendo piene di vigove, & vanita per la fmifurata materia , e caldezza , rare volte fon'habili a concepire, difhuggono con la fouerchia_, lulTtiria gli ftalloni innamorati; pero e d'aimertire di non 1c mette-
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Di ~Erance[co liier aü. rJJbro Wimo. 7
mettere ä que/1'etä le caualie qüando ü hanno dit mettefe
alla Monta, auuertire, che fi ritrouino honeframente in ear- ne, & efsercitate, accio che con maggior attitudine di rice- uere, ie ritenere il ferne ,r incontinente s'impregnino; msu, quanto deuono eifere del corpo magrette piü tofto,che trop- po graife, auuertendofempie, che Fvno, e l'altro fouerchio di pari offefa fia, che ne procederebbe cattiuo effetto, e par- ti piccioli, e deboli, perche delletroppo magre non £ puo riceuere il debito nummenta , e nelle troppo grafse non fi puo ben dilatare Ja materia infonnata, per lo quäle effetto, volendoalcunifcemare i fouerchi hnmori allegiumente de- ftinate alla monta fanno lor cauar del fangue, mä Pefercitio e piü lodeuole, per quefto e buono l'arecon far loro eferci- tar, ma moderataniente, perche il troppo e nociuo , non fo- lo per la finita loro, quanto per il pollcdro. Gofne deueno ejfere i Stallom-, e di che eta .. Cap. 11L.
SI deue hauer gran riguardo a i caualli 3 che hanno da^
feruire per padre5 perö hifogna 5 cheJo ftallone {ia di ctä mezzana, che non fia vecchio , ne troppo giouane, con-
_trp l'vfanza di coloro ? che nelle razze mettono i caualli piü vecchi, 6 pure infermi, a cui manca il feine, bifogna confi- derare, che lo ftallorie come non e giouane ,.e fano> vienej ä ftrapazzare le giumente,,e con darli ancora troppo fatica ; e da quello auuiene, che fanno ifiglt piecoli, flolei, e di po- ca compleffione, efempre li vien loro:qualche infermitä■»II cauallo vecchio h*. deue deftinare ä feruitij di poca fatica, e non ad vna fattione tanto grande,,che richiede caualli. i piü forti, e robulli, che fi ritrouano.,.■ Mi ha piü volte dettavno eccellente in. quefta profefllone > di hauer piü volte meflb caualli alla.monta, che quando fono ftati per fmontare. dt fopra dellagiumentafon caduti in terra morti. II Signor Prencipe BORGHESE diede al Signor Don FRANCESCO PE-
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8 Dettaperfetitont *del Caualb
PERETTI vn Corfiero della razza di Acquauiua,di bdfcifh-
me fatcezze, ma vccchio per h monta j quäle dopö hauer montato ad ogni giurnenta, Q lafciaua per debolezza cadere inmodoj cheä penain piedi ü reggeuavfinalmente arriiuto in nitro il rempo a montare orto giumente, fii menato a ca- fa, e di Vi a pochi giorni rnorfe» mm oftante i buoni.gouemi, che gli fi iaceua; perö quetfo non e mefticro da vecchio , e non baftadi dire, che fia ftatobuöno 5 e bello quando.era_, giouane, perche quefto e fimilead vnadonna, che bella jia ftata, e defiderata da molti, che poi venuta in vecchiezza e aborrita-, e fchiuatä daturti. lo per rae dirci, che fi feetteir fero i flalloni apprefTo aili fette anni ,all'hcra parendo•, che habbiano intieramente pofta la forza , c la perfona s pcrchc_> eilendo yera Ja regola,che dal pocoperfettonon puö fe non cofa poco perfecta nafcere. Bifogna , che per generare 10- bufti rTgli, il padre fia robufto in quelPeta , & habbia la per- fettione delkmembra , ela virtü in tale ffcu» 3'-che fenza^ mancamentoalcuno le poffa vfare :e cosi s'egli farä di buo- na cornpleffione, .ben gouernato, e ben trattaco durerä all'e- fercitio della monta vna quantita d'änni, e fara Egliuoli per- fetti, e vigorofi ; ma facendofi alrrimenti, per il piu faranno infermi, fiacchi, e fneruati. E fi come le giumente 3 che bi- fogna trouar/i alla tnonta deuono effer grafFe , & alleuat^j, cosi e di meftiero i -ftalloni, & in particolare qudli,che han- no da feruire alle razze in Regno di Napoli, hannoda eife- re röbufti» giöüani, gagliardi, e bene'in carne, perche fono paefi freddi, afpri, e difaftrofi , e poco da mangiare , che fe foflero vecchi, e magri, farebbero i figli flofei, picciohVe di poca complcffione, ouero non potriano refiftere , che ver- rebberofäcilmenteariioite.. In quefti no/tri paefi hanno d'hauere le fudette qualitä> dall'erler troppo in carne in poi» perche qui fono pianure abbondantitfirne s calde, e pafcoli cfquifiti, che farebbe facile il non poter generare, ouero i fi- gli farebbono flofei? carichi d'hiirnore, e mal fani, |
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Di francefco Likrati. tilro Xr'mo.. 9
J_o Stallone cotnefi den? gouemare, e quandofeparatamente c da
rimctterfi-, e de i mall , cheneprocede. Cap.l V. E Perche i caualii nonhanno tcmpo alcuno determinato
j alla libidine , e non cefläno mai dal coico in ßn chc_j viuono , come Ariftotile dice, perö bifogna, che il giudi- tio delFhuomo gü raffreni, con tenerli legati, ouero fepara- ci da gli akri, percheil defiderio loro non manca mai.Con- uiene dunque inrcruallatatnentc farli congiungere, accioche ne vengano i polledri migliori,e piü durabili: fi deue dun- que rimettere i ftalloni dtie, 6 tre mefi innanzi, che fia da.. far la monta in ftalla feparatamente dalli caualii maichi, ß come anco dalle fem ine, e tenerlo fortificato con buoni cibi, come ceci, orzocapato, e grafß beueroni, e con tal foftenta- mento fi troua forte , c gagliardo alle veneree imprefe, per- che da padre magro, e debile, non potria fe non ftupidi, e_> fiacchi figli progenerare, ma auuertafi, che non fi lafciaffe in otio totalmente 5 macon moderato efercito c da confolarlo piu tofto, che d'aflänarfi, perche Ja fonevchia fatica difccca-,
Fhumiditä, debilitala virtü,e vota gli ipiriti;perd bifognan-
do, che ii ferne fia temperato, temperatamente forä da efer- citarn" lo ftallone, perche Ü moderato efercitio defta il calo- re naturale, aiutando la virtü digeftiua, fortirlca li fpiriti, o le virtü, onde il fangue viene ä trouar/i piü puro, e cosi tem- peratamente ancora farä da farfi graffb, perche la materia_> - eflendo fouerehia impedifee il calore, e la virtü diicretiua a purifTcarla, edarle forma, enel meglio della fua operatione lafeia oppreffo. AlFincontro effendo poca, non e bafteuolc alla generatione, che'l calore non ritroua il■ fuggetto ä fe_> conueniente, e cosi per Fvno, come per l'altro eccelTo,molti morbi natural] ne vengono, concio/iaeofä, che per lo föuer- chio della materia, doue foprabonda lo fperma, e'l fangue, il fogliono i membrr aecrefeere oue inforrna, quando alcu^ — B no |
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io Bella,pcrfetthne del Cauallo
no tcco.dc nell'animale U fua douuta proportiorie, ouero in
numeronafcendocon diietefte,d con due code, e fomi- glianti cofe,come gia io hö veduto in ftalla dell'Eminentif- iimSignor Cardinale BARBERINO, vn cauallo con Otto piedi, de'qiiali i quattro ftior dellVfo naturale quantunque piccioli,era:i compolti in mezzo dellepaftore dictro ad ogni gamha, tal'hora ff fatta abondanza, ö del ferne del mafchio, ö del tangue della femina , corae cofa non naturale ff tran- sforma in rnali humori, che producono fcroffole , giarde , galle 5 vefliconi> & alrri mall, ma per mancamento di mate- ria fliole auuenire. chel'animale nafca manco di qualcho membro, ö in tutto, come nafcendo con vn teirieolo,b con vn minor deH'alcro, ö vna gamba piu corta , del quäl difec- to ff chiama distombato, parendojdie nel caminare il lom- bonerefti oitefo, Qomc-, c tjuando ßdeue fare la monta-, e di che tempo le
Cauallc vAnno in amore^ e checoncctufce-
wdivento. Caj/^V.
LA monta efblito darff due voke il di 5 cioe la mattina ■>
e la fera, la fua ftagione vera e la Primauera, cioe dal- li quindici di Marzo, fln'ad alcre tanti di Giugno, ä (in ch<i_> ilparto venga ad vfeire in luceverfo la piu temperata> e_> dolee ftagione : in certi paeff freddi ff deue fare il mefe di MaggiO) perche il finiile venga ä venire il parto, imperoche la caualla porta il parto vndeci me/I, e diece giorni 5 perö la monta ff deue fare la Primauera , perche gli humori in_» tutti gli animali ff trouano piu che in altro temperati col fangne» e con tutto il corpo :. e la terra ancora pH» che roai riueirita di verdb e fiorite herbette ff vede,la cui tenerezza_, ä i teneri polkdri corrifpondendo, auuiene di paflfb in paflb> „che crefcendol'animale, e piu duro facendofi , e piu robu- ÜO) crefee infieme9 &indurifce l'herba ond'ei ff nutro,, |
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Di Iranccfio Uberati. Libro Trimv. 11
oltreche la medefima cagione falemadripiü di latte ab-
bondeuolc . Ariftotile fcriue , che le giumente portano ü parto dodeci mefi: &HierocIe dice , che non porta piü di diece meß , e dieci giorni; e Plinio fcriue,che quefti anima- Ii portano il ventre vndeci med, e non piü . Anzi molti Fi- lofofi rendono quefta ragione della lunghczza del parto CauaMino, dicendo , che come la caualla partorifce affai piü taidi, che la Donna,cosi manco poifono viuere icaualli,che gli hominis eflendone caufa la durezza del ventre > perchej» ü come vna terra fecca , tardi le fuc ftcrpf nutrifce, cosi la. natura delle caualle elfer dura piü tarda aH'informarc, & al nudrire del parto fuo,ne per altra ragione vedo, che la Na- tura ha date duefole zinne alla Donna, &alla caualla , fe_> non che non fono folite di partorire piü d'vn folo figlio, ha- uendone date piü ä gli altri animali, che piü ne partorifco- noin vn tratto,cofne alle ferofe, & allecagne,& altri a que- fto propofito. Ariftotile fcriue, che le caualle domate fen- tono doi mefi prima delle altre il diletto della monta . A- firro dicc, dopö il parto. Columella riferifee non e/Ier dub- bio? che in aJcuni pacfilecaualle s'infiammino cantQ del dc-
fiderio della monta, che fe bene non hanno il mafchio, f?gu~
randofi eile /reffe Tatto venero coneepono di vento, come_> fpeflo fi e veduto nel Tagro monte di Spagna, che fi ftende in Occidente preifo l'Oceano le caualle fenza coito hauer partoritoil parto, &aIIeuarlo,iI quäle non campo piü di tre anni. Varone fä del medefimo fede effer'vna cofa incre- dibile in Spagna, ma pur vera,che nella regione di Porto- gallo, doue ela Cittä di Lisbonaal detto monte Tagro cer- te caualle coneepirono di ventq,e che i lero parti /ennero ä lucQi ma non vitfero piü di tre anni. Plinio afFcrma, che in Lituania le caualle riuolte al fiato di ZerTro s-ingrauidan s c che il parto riefee mirabilmente, ma che di vka non t,a fano piü di tre anni. Hippocrate fcriue, che le caualle . an ■ do ftanno piene di lurTuria,i venti che tirano da mezzo gior. B 3 no
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12 Dell* perfettione del Caimlla
no porgono Ioro grau diletto , & in quel tempo e moko fi-
■curo il rar Ia monta, & hauerci molto rigüardo, perche fuole alle volte auuenire di hauere vn bei cauallo di fpirito, e vir- tnofo , volendone flu- razza, e che nonfufse della grandez- za della caualla, e che \i auanzafse, farä bene metter \ti in_, vnafofsa di maniera, che egli troisandoh* corrifpondent<u>> non habbia a trauagliarc, ma fcocchi al dritto , & in quefto modo farebbe da menar/i il cauallo con vn capezzone di ca- nape lungo, e poi farlo accoftare alla giumenta, che Ja pof- fi annafare, e con la bocca toccare tanto, che afficuratofi Fvnq con l'altro5ella fealdata dalla libidine gli voita la grop- pa, & airhora con maggior lentezza della f'une , ü lafcera loro prendere i fuoi piaceri - Alcuni piu tofto lodano , che menmdo vn ftallone dentro vn ferraglio, doue ftiano tutte le giumente^ ehe d Uli deftinate iiano > fi Iafciaranno in fuo arbitrio di pigliarn" quella. che piü li piace, £acendogliele flare tutte dauantifeapule, perche con maggior diletto egli ü accenderä piü la libidine . Ofseruafi anco quefto ordine, che fattoftare con efse iibero vn /tallone per fpacio di otto höre al piü, ve fe ne poträ poi mettere in fuo luogo vn'akro, auertendo, che ognun di loro piü tofto refti con de/iderio . che ftufato, e cosi ogni giorno per otto, o diece di verrano tutte le giumeatea reftar ben piene, efi andararmo confer- tiando la ftalloni temperatamente, e dando il ferne piu vifco- fo , c caldo> produrranno änco robufti figli: anzi per far buoni alleui ii deue mettere ogni otto » 6 diece anni nella_, razza per padire vn Frigione, ma che tia ben netto di gambe fenza mal nifsuno> che fiano afciutte, e noncarnofe,che co- si veranno i polledri piü robufti,gagliardi, ben fondati, e di hello incontro, e la razza fi viene ä fare di tutta perfettfone. Scriue Eliano, che nella Miifia, quando fi fa la monta deÜQ caualle itanno certi ä cantare, & ä fonare, che a quel canto s'ingrauidano piü facilmente, e che producano belliflimi garti, e s'incitano tanto piü alla libidine. Dice Afirto,. che per .
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Di Francefco Uberaü. LibroVrimo- x5
per far *° ftallone fi muoua ä lufsuria, li G deue bagnare il
membro genitale,& i tefticoli di vino, in cui fia melcolara_> poluc di coda di Ceruo brugiata,e pifta, e quando bifognaf- fe raffrenare ilfouerchioimpeto di lui furiofo» vngerli di olio. Qu&nte Giumentefi deuono dare per Stallone, e dal-
l'imaginazione quandofifala monta quel che ne Mafte. Cat?* V I. CJ» Criue Ariftotile, che ad ogni Stallone fipofla daretren-
i,3 ca caualle . Strabone dice, che non fe ne deue dare piü di venti, veramente G vede, che ä quei tempi le compleffio- ni erano piü forti di quelle che d'hoggidi: & ä quefto pro- pofito Plinio dice, che non fe ne deue dare piü di quindeci caualle . Varrone dice, che non G deue dare piü di dieci per ilallone. Palladio veramente dichiara, che non ii puol dar norma di vgual numero ,. ma fecondo il vigore, e la forza_j dello ftallone piü, e meno, e cosi färä piü durabile. Pur'ad vn cauallo giouane, e di forza, e difpofitione eccejlentenon
piü di diece,ouero dodeci giumete gli h" deuono dare,perche nonfono tutti eguali di forza « Circa l'imaginatione, fcriue 'Opiano, che di qualfiuoglia coJore ii farä ftare. coperto lo ilallone innanzi alla caualla vn pocO prima,che Ga da venire al coito , ü che ella inüfammata lungamente contemplando quella deiiderata egli G benecon gli occhi,ecö Ja forteima- ginati.one neH'animo le s'imprima di quello fomiglianza_>, che cosi nafcera colorito il polledro fenza punto degenera- re, il che non e da parere incredjbile, quello, che i Filofon" dieono, che alla fantafia del generante,d coneipiente il par- ro ftraflbrniglia-, la quäl fy^afia G viene ä prendere folo eon ü guardofTrTb, come giä G racconta eilere auuenuto ad vnadonna, e marjto bianco,produife vn riglio nero,foiamen- te perche nella camera flaua attaccato vn quadro? che ci era dipin-
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I4 Dcl'il pirfettiöne del CaualU
dipinto vn Moro, alla quak neü'opera del coito adrizzo , c
fcrmö la viftaa quello; anzi a que/lo effetto il Signor Prin- cipe PERETTI, Signor generofb, e di gufto molto efquifi- to intorno a'caualli, che fi pregiaua di tenere vn'a delle piü Göritc razze d'Italia, haueua fatto dipingere vn belliffimo cauallo, fiero, /piritofo, & ardiro , di nobil manto foprso vna gran tela, faceuala fpiegare auanri alle giumente,quan- do ü faceuano montare, c da quefto ne veniiiano bellifsimi pollcdri. Non e molto tempo,che mi ha detto il fartore del Signor Don FRANCESCO PERETTI,chimato Santo Alö, huomo molto prattico, e delli primi di quefta profeffiontu» che ogni volta, che voleua rar venire fteilato in fronte vn_* polledro vfaua mettere in fronte allo ftallone vna ftella bian. ca prima che veniffe alPatto vencreo, e che non li falliua_, mai: pero fi deue auuertire, che nella razza, quando ü ha_» da fare la monta, che non ä fiano caualli di cattiuo manto;, 6 brutti colori, e mala fanitä, 6 altro difetto, da i polledrari fia ofleruato, perche potriaho facilmente infettare la razza , nonfolocon montare legiumente, come giä auuenir fuolc, raa coll'eflere in quefta occafione del concepire riguardato. Comeß hd da conofcerefe la Giumenta. egrauida > o no> e
comefiha. dagouernare,e lirigttardi^ chele
fideue hauere. Cap. VII.
PEr conofcere Jfe Ja caualla fia grauida» in campo-all
dieci giorni gli fi accoftera di nuouo lo ftalllone ■> fe lo rifiuta, ü leuarä via, e poi alli quindeci li fi rimenera di ntio- uo,e fe ella non l'accettaffe, farä da ftimarfi grauida;fuol co- nofcerfi anco al pelo, che lo cangia di colore, diuenta piü roffo» e piü luftro, e pieno, all'hora fi deuono mettere fepa- ratamente, non folo da' ftalloni, e garagnoni, ma da tutti i caualli mafchi,auuertendo, che dopdche ha conceputonon fi trauagli in modo alcimo, ne patifca troppocaldo, ne ec- ccffiui
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DiTrancefcoUberati. Xibro "Primo. ij
ceßiui freddi, perclo cheil freddo molto nuoce alle prcgne 5
c che non patifcanofame, ne anco troppo empirir, raa con.j jperfetti cibi fiano nudrite, e mutargli herbaggi, menoche fk poflibile, /1 come anco le acque per bere l'Eftate , ü deuono tenere in colline, che fbno herbe piü frefche, e ripara loro dal (öle troppo caldo, ü auuertirä dinonli far bere aequo paludofe. L'Inuerno e da tenern* in ottimi, c gra/K pafcoli, nondicampagne aperte, ma di feine rinchiufe,che liaaero temperata, di fito buono, che il Solepofli diffeecare li cattiiü vapori: auuertafi, che non fia fo'ggetto ä venci freddisne tan*, to afpro di faffi, ö fterpi, che faeeife loro difficileil pafeero, e'l caminare, che I'vnghie venilfero ä mollificare, che faria_> lorfcaufa di molti inali. Alberto dke , che molto riguardo deuefi hauere, ehe fbtto buono, e temperato clima G. tenga_> la razza, perche da quelloprocede la bontä , sl dell'acque, come dell'herbe, nelle quali confifte Falimentoimportantif- iimo a glianimali: ma feper auuenturaperlafredda ftagio- ne>eneue mancaflelor I'herba, airiioraii deuono metterej al couerto in ftalla, che lia afciutta fcnza alcima humiditä, e caldo , con tener chiufo FeneOtre , e porte, che non ftiano
flrette, chel'vna infaftidifca l'altra; e che tra loro haueflero
ha combattere: perche da fi fatti ftratij, c contefe, e da ogni " 'louerchiafaticah* fconciarebbono, non fenza pericolo delle madri, perö vi fon da fare tra loro i ripartimenti, gittando di fotto abbondante paglia,che piü commodamente poffino ripofare, cibandole conbuonfieno,che loro e fuaujflimo: o fe pur neue ftalle accadeffe di partorire , fi deue eibare di herba tagliata, 6 di fleno feeco, 6 di orzo macerato s 6 di al- tri cibi leggicrh e foftantiofr, abbeuerandole poi due volte_* il di d'aeque frefche : & edd tenern* diligente guardia con- tra lupi, che non Ü aeeoftino in quelle parti, perche il feriue per cofa certa, che vna catialla grauida calpeftando non folo la pelle,ma le pedate di vnlupo, ii fconcia , e diuien anco rabbiofa ; ma ancora e da guardarii di far ftare fra le güi- nicnte
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i 6 Bella ferfettlone äel Catialh
in'ente grauide gli a/ini, perche fe la montaftc farebbe ca'uia
di kic ur/i per iagranfreddezza del fuo ferne corrompo il concepuco cauallino •. raa non cosi auuienc, fe vn ftallone m itaüe vna fomara pregna. Scriue ancora Piinio , che la..., c illa pregna toccata da donna, che habbia il meftruo le fa io fconciare, tanto piu fträ cattiuo> fe quella purgatione fuffe in eta verginale, 6 prima, ö dopö la verginitä, pero fi ha d'auuertire, che le giouane in quel tempo non vadano' trä le giomente, ne ehele caualchino, 6 altro . Come ß po/Jk fare prefaggloy fe la giumenta. ha da. fare
mafchio-, hfemixch e quel che fideue fare . Gap. V 111. Qiche diiieriiaunertiraenti/i fono dari circa la monta,
non fara male, che fi venga ä raggionare,come fi pofia far prefaggio di quello,che vna caualla graüida habbia ä pra- durre . Vi e alcimo che dicc , che fe la Giumenta hauerä la mamella deitra piü foda, e piü piena della ilniftra, alfhora.., fara fegno, che il parto fira mafchio, perche il mafchio fi genera fiel dc/tro lato, perche nel detto lato correndo la_, virtu per nutrirlo, viene in quell'atto a far/i la durezza . Pii- nio afterma, &ancorafoggiunge, che per conofcere fe Ia_j giumenta habbia da partorire mafchio , ö femina» auuerten- do lo ftallone, quando li ftä fopra, fe fmonta da parte de- irra, c chiaro fcgno , che habbia generato mafchio, fe fmon- ta da finiftra, fara femina. Columella racconta eiler ftatsz» fentenza d'Atiflotile moltoapprouata,che legandofj il tdti- colo finiftro dello ftallone generara mafchio , e fe ii legherä il deftro verra femina, c che il detto fegretö fi puol fare an- cora nelli cani, &altri animali ä noftroarbitrio : la ragione c quella, che poco prima habbiamo tocca , che il ferne con lo Ipirito generante, come alla parte, che refta (cioka-, & iui accoglie il fuo vigore, il fimile e nella madre, che'l ferne ca- |
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Di Erancefco liberatl. Uhro VrimO . 17
de alla de/h-a parte della madrice, iuiii gehera jnafchio » ef-
fendo qtiel luogo il piii caldo , & operando alla generatiönc del mafchio il caldo. Akri dicono 5 che k'l ferne del padrc predominaj & auanzail materno, ne viene mafchio, ecosi alPincontro viai femina ; Akri fono d'öpiniöiie, che facen- dofi la giumenta montare tre giorni innanzi al plenilunio farä mafchio, e fefi fara montare tre giorni dopo j farä fe- mina. ' 4
Capo Cauallari) 0 Pollcdr ort i come deuvno effere 5
e loroqualita.Gap.lX* •■■■■..■■'■:■ . ; »TJ.Öra per l'cfecutione delle^cofe fudette eneceflario ha,
JtX uere il Gapo Cauallaro, che fia giuditiofo, pfatico •> c da bene, cioe che fappia, e vogiia dirittamente fare ä iuo inefticro, portandon* fedclmente > amoreuolmcnte , e dili- gentemente in gouernare l'armento a fe confegnätOj il quä- le eglilodeueraitenef dife(odal gran caldo, ficome anco dal freddo coirceFhauerä abbeueracij e paiciuti beneali'ho1- re fue» che cösi crefceraiino bettele razze . Deuerä ,poi col foo gfudirio mifurare ie forze de'fuoi ftalloni»tanto in nort farli piu del dotiere afrannare nel coito} quanto in dare poi loro quel ripofo, &alimento, che conuerrä alle lor fatichei vfando in fomma tntta quella diligenza > e prudenza, chcL» ad ottimo Agricoltore s'appartengono:& in vero non credo che fi trouino huomini piu prattichi v & intelligenti dello razze di queili, che ha il Siguor Don FRANCESQO PE- RETTI, Abbate, e Prencipe generofiffimo, chefi diietta di tenere la piu bella razza, che hoggi fia in Itaiia , che e tenur ta in buona cura, e con efattiffima'diligenza, ehe i fuoi pol-, kdii vengono di mrrabil beliesza, che non ci e Prencipe, c Caualiero,che non defideri d'hauere in fua ftalla caualli di quefta razza . Vero e, che quanto la perfona e piu nobile* Piu patente? e piu gentile> tanto con maggior $uCto : 5c-aß. C fetto„i
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i S Bella perfettitne del Gaualle
fecto, & indufiria fi dilctta, c fi gloria di caualli belhVne giä
quefto coftume fi e introdotto modernamente>ch'c dVfo an. tichiilimo. Cheßdeuefüre-, chei Volledri veng&no robußi^ e
grandi. Gap.X. ! .- :' .;. ' ' : . ;.■ | j <
SCriuc Varrone » per far> che i polledri vengano robufti,
e grandi, non fi deue far la giumenta ingrauidare ogni anno, ma vno su e Paltro no; e che le fi deue dare il fuo ri- pofo, come fi fa alli terreni, che fi femina granoj cosi ü con- ferma anco da Columella, ä caualle di ftrapazzo 5 ö di pre- coio fi fa figliare ogni anno, ma non alle nobüi > e generofe, tanto pih fi deue fare ä quelle, che rtotrifcono mafchijä fin- che copiofo, e puro Iatte dia maggior forza ä i parti- loro : quando i polledri proiperamente faranno vcnuti a luce fi auuerca» che in niun modo fiailO toccati con mano>percho ognileggieriirimapremituraglioffenderebbe. Gli fi detlo haner cura > che ftiaia ltiogo ampio, e»caldo,. e fi tengano cön lelor madrij acciö che poifino fucchiare il latte ä fua_> pofta5e che fia riguardato dalfreddo, fi come anco dal trop- po caldo, e ftianoin ftalle grandi,beneaftricate , chcli-fsL k vnghie Tode: e che fi tengano politi, e netti ; quando poi ü faranno fatüi piü fernii di raembra>faranno ck rrienarfi con commoditä in luochi pietrofi, ma non troppo afpri .11 Ruf- iioicriue3che e vtiiiffimacofa, che ipölledri nafcano in'lira- ghi duri»e montagnonVperche chiara cofa e , che l'animale cosi fi fuefa,fa buon'vnghia, e viene piü fanosondc ilandö 'm iuoghi tenerive'paludofi > e molli i piedi fi vengono ä man- tenere di quelle mollezza>e'tenerezzaj:r7che poi nel bifogno del caminare fentira fempra dolore* e detrimento* pero i ca- uallj di Regno fön cosi flimati piu d'ogni altro, ftando. in_» quelle afpre montagnc > che per voler mangiar loro vn boc- <;one d'herba» bifogna 3 che caminino vn grau lungo paefej», |
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V
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Di Trance fco Liberati. Libro Frwto . 19
cosi anco del bcre> fono rhenati poi in quefti noftri p&fcoii
abondantiflimi di herbe, e buoni iieni. Fanno leuate gran- dxflime, che fanno reftar ftupiti chi poco prima li haueua v.c- duti. Scriue Plinio5 cheil polledroj dopo ch'e natofta tro> giorni ä toccar la terra con la bocca. E Varrone dice, cho in capo ä i dieci giorni ü puol cacciare a pafcere con la ma- dre, per la cui fodisfattione, non fono mai da fcompagnarii fino al fecondo mefe , ouero al terzo; fi deue la madre al- quantopiu del folitofare c/Iercitare, accioc&e in lei fi facti il latte piu perfetto, Sc il polledro feguendola Ci viene ad al- leuare, enonfaindigcftionedelmoltocibo. II polledro ß deue tenere fino alli treanni in difparte dallegiumentej o tenerli in buoni pafcoii. Ariftotile dice, che il polledro c lurTuriofiffimo per il bolloredel frefco iangue,che foprabon, da? e viene dalla copia, e bonta de g\i herbaggi, Comincia^ ad eifere ftimolato dalla cieca, & ardente Venere, liehe bi-» fogna Jeuarglil'occafione, che fenon verrebbe facilraento al coito, c per h poca foftanza delh compleffione ancora_, non fermas e per la molta di^ettationc, chericeuono di qucl- l'arto, fe ne ftringerebbe , che maipiü ne verrebbe>in dato di perfetto cauallo. Comedemno efseretegttttntnte» che hämo da. feruire alla. gwe*
rationedelle Muk» e del dol$r, chefentonö
in allattarlL Cap.XI
PEr farela razza delli Muli, 6 Mule» ü fol rar coprir l£>
gnimente da' Somari > conciofia cofäche da caualla,& afino Ci genera il mulo; e da cauallo» & a^na Ü Burdoncche cosi e chiamato da huomini della profeffione. Alberto lcri~ ue, che il Mulo rapprefentala voce dell'Afino, il Burdono del cauallo, ognun di que/H piglia piü della voce del padre» c'he della madre. Le mule non poflbno coneepire per la lo- r°troppogran caidezza ;oltre di quefro non porriano ri- c 2 dürre
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Ddlaperfettione del Catialla
dürre il parto a fine per Iamadricepicciola, curta,riftretta, e
rorta,che c in loro,come fi fono vedute in molte anatomie >e la Iormadricenonfi apre,neallargamai;bifogna,che le ca- ualle a ciö deftinate non fiano minor di quattro anni ,. ne che pa/fino diece;pcrchei parti di quefti animali fono molto piü difficili, chenonequellodelcauallino; perö che fiano Je_> giumente di corpo grande, di offa diire, e ferme * di bel.la forma, e fopra tutto, che fiano patienti 5 e manfuete, e nonu, di cattiua intentione, perche quefti animali föglionö nafcere di lor natura vitiofa, fenza che ci fia quelio del padre, e del- lamadre, che vengonopoiindomabili 5 ereftiui. Ariftotile fcriue,cheperil gran dolore, che fente alle zinne la giumen- ta sfugge di allatcarli, e tira lor calci > e non vuol palfir piü di fti mefi. Plinio fcriuer.all'afina dolelepoppe fubito.par- torito, perö allata il parto fette mefi fbliyc poi il ririuta, e
nö e da marauigliarfi, perche fe la fomara la möta il fomaro, il fuo parto non li da niilun patimento, ne faftidio, cosi e la giumenta coperta dal cauallo, perche e fuo naturale: & ä quefto propöfito Eliano Icriue, che qriefti animali non fono opera di natura, mafurto, & efaifTficato,perche vn'Afino di Media hauendo sforzato vna caualla,e la ingrauidö* e ne na- cqueil mulo, hoggidi li huomini l'hanno ridotto in vfanza , Come deue efferVAßno^che hkda. feruire
alla monta. Gap' XI7. L'Afino, che il ha da deftinare per la monta nen ha d'ha-
uere meno di cinque anni, ne piu di dodeci, ü fca dä_> fcegliere di grande difpOiilione,di membra qtiadratcdi gran« diffima tefta, e faccia, di mafeeile, e di labra grandi, di oc- chi non cauati> ne piecolb di nafche fpafe, e larghe, orecchie grandi, ma non cadute, di collo largo? e non curto , di petto 3puro,ampio,elaceuofo,e forte afoffnrei calci delle caual- Cjdi fpalle grandi> & alte, e delle parti5 che fono quelle fot- topoße
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Di 'Brancefco Liberän, Ubro Vrimo. 21
topofte grofTe, carnofc, robufte , & afTai larghe > actiochc
meglio la femina ampiamente poffi abbracciare, di fchjena_. Jarga, non peroinfellato, e che tiri vna fotriJe, .& dritta Ii- nea, con l'oflb largo , e pieno,. & alquanto lungo , di fianchi piccioli, di ventre non gonfio, di colte late, di cofcie eguali, grande ,ferme ,e ben concatenate, e chiufe tra loro,di grop- pa non acuta, ne ftretta ., di tefticoli grandi, e pari, di ginoc- chia grande» di gambe neruofe, e non carnute, di coda cor- ta, di piedi non torti in dentro, ne bafli, di calcagni ne trop- po alci, e l'vnghia ben dura, & incauata: ü lodain lui il pclo lußro, che tiri al morello, ftellato in fronte . Viliflimi fon_, quelli, che hanno illoro rnantello cenerino, ouero del colo- re del topo, come e folito di vederfi, che fon bruttiflimi. 11 Tolledro a chifi ha da fAre allattare , e che 1Muli pofse-
no generare^ eßno a che eta fogliom
campare. Caf.X 111,
EQuando ü faceffe montare la fomara dal cauallo,e che
hauera poi partorito, per far buono, e robutfo alleno, Ü deue fär allattare dalla caiialla, perche il latte caüallino e aflai migliore di quello della fomara > ma perche la caualla^ fron glielo vorrä dar volentieri, c di miftieri per Otto 5o die- ci giorni d'ingannarla con coprirli la te/la»ouero farlo allat- tare allo fcuro, fino che vi fia aifuefatta, perche elia-poi. ßi- mandolo iiglio proprio,continuera di amarlo , e di allattar- lo. Plinio fcriue, che il mulo nato di caualla, e fomaro, fär-- ü allattare alla fomara, che ditiicn piii nentofo, e gagliardo :; anzi di nuouo Plinio fcriue, che i muli nati dicaualla, e fo- maro 5 in capo alli fett'anni poffono generare, benehe di na- tura calda aflai fia, raäquel che generafleio faria ginno, cioe di picciola ftaturai come gü Jiani delli huomini. II muJo ha molte fattezze come l'Afino, cioe l'orecchie Junghe,ie fpal- leincrocciate ? i piedi piccioli, il corpo macitae, e lealtre |
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s a Ttcüayerfctüonc dd Caualb
paiti conie il eauallo . AI mulo e di gran riftoro quancfo e
tornato flracco, il lafciarlo vokoJare neJla polue} onero pa- glia,non akrimente che gioua all'Aimo.Imuli viuono moi- to piu che i caualli, perche Joro non fono idonei ä frequen- tare il coito, ma molto piii le mule. Hierocle fcriue , che gli Athenie/i,volendo edificare vn Tempio ä Gioue>fecero vn'E, dittOj che tutti i muli del Contado fi conduceffero alla Cirta, i\ trouo vn Villano, che per paura dell'Editto meno vn ftio mulo vecchio di ottanta anni,il quäl mulo il Popolo per ho^ norarelavecchiezzadeliberornoj che fufle eflente di mai piu hauere ä lauorare, e che niun venditore di biade , her- baggi, 6 altre robbe mangiatiue lo difcacciaflero, c che lo lafciafleto mangiare quanto tot voleua>e cosi vifle anco mol. to tempo . Gli Egitij per dinotare vna donna fterile dipin- geiuno vna muJa.
Natura delli Aßni 3 <jr ahri animali •vili , Cap.XIV.
L'AHno e di natura malinconica» epero ha gli orecchi
grandij facendo lafua natura malinconica abondanza di materia fredda» e fecca, della quäle eifi orecchi fon gene- iathchefacilmente in materia d'oflo trapafsarebbe 5 e di qui auuiene* che egli fouente drizzandoli prefägifca il tempo' piouofo3come anco fanno molti altri animali pur malinconi- ci j quali fono rane■> delfini > cornaehies barbagianni5 e pipi- ßrellij e l'iftefla malinconia cagionando durezza > fa che fia- no pigri, poco fenfitiui delle battiture, vili s e timorofi, Ja^. quäl paura alcunkengonoopinione» che fia cagione di far JLpro j quando beuono, lentamente abbafTare Jatefta nell' .acqua, e folamenteconi'eflrernitä delle labra toccarla, te- mendo forfi di affogara* 5 ouero che habbia ä cauar loro gli occhi quella cofa, che rapprefenta Ia grand'ombra dellej lunghe>e fmifurate orecchie, che col cader inanzi, par che vadano drietamente per ferirlo alla faccia, o veramente per- che |
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Di Bfdncsfce Liberati. libro Prwa ... 2 j
chela freddezza della low natura gli fa eifere poco ftimola-
ti dalla fete, e poca delettatione fentono nel bere,il che fan- no mede/imamente i muli, i quali per hauer origine di quel- la ftefsa fpecie fanno il mede/nno. Quali deuono ejfere le Mlezze, efatte&z, e,
d'vnPolledre. Gap. X V. N'.ElIi polledri fecondo il merito deil'eta ü pua ottima-
mentefarelaconfiderationc. Si deue prima auuer- dre, che habbiano bellifsimo afpetto , e che fiario allegri, fpiritofi, viuacij e deftri. Quanto dunqne al fegno del cor- po, il quäl fi richiede neniofo, arguto, e giande. II Caual- lo viioPhauere il capo fcarnato, e fecco, la -fronte grande, e che tivi al tondo, gli occhi grandi, negri, e rifplendenti , le orecchie piccole, e dritte, le mafcelle delicate, e fpatiofe, le narici grandi, e che moftri.no il rofso di dentro; la bocca_> piu prefto grande , che picciola, Ja lingua lunga, e fottile, la barba piccola,; e iecca , il coilo difcarico, & aq.iiilino,li cri- ni pochiy e gcntili, il garrefe aeuto > e dritte», talmentc;di/le~ [o, che vi ü veda il difpartimento delle fpalle,corto di fchie- na , il budello gforTo, e. tondo, il petto palornbino,& vfci- toin fuori, la groppa tonda, & accannellataja coda finita., di peli, li garetti afciutti,le gambe, e gionture grofle,e cortc» ma ncruofe, e non piene di carne, hauendo vn poco. di bar- betta e fegno di fortezza %i\ cornodelFvnghia nqro »fecco > elifcio, tondo, &ineauato, ^in-iommailcorpo conuen-ze^- te alle fue gambe, &ä i pie-di, & il coll,o,&M capo aquefte due parti corrifpondente, epiüalto di dietrp, che nonil ca- pocerro dauanti, hauendp del Ceruo agilitä> e leggierezza, coiffa fua debita pröportiohe di tutte le membfa iniieme'. '■':■■■.■
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24 "DdlaferfetüoneäclCdudle
Di che etißdiUi rlmettere il -Falicard. Cap{KVl.
NE1 ftabilir l'etä>chc deue hauere il cauallo, quando fi
deue rimettere, fono diuerfi gli Autori, che hanno fcritto fopra di quefto, anzi fi legge, che Federico lmpcra- dore,che non voleua, che ni(Tun polledro fi facefTe domare per la fua perfona,che non fufle ftato di quattro anni, tenen- do ferma opinione, che cosi venilfe il cauallo ä conferuarfi piu fanno, e piu fobufto,'con le gambe afciutte, e nette (en- za timöre di galle, ne di altra infermita> 6 difetto.Dell'iftef- faopinione eil Signor Don FRANCESCO PERETTI , di non far'ällacciare, e domare i fudi pölledri corfieri, fino che tion häbbiano compito li quattro anni, fe bene molti Ton di opinione, che di quefta eta fia malegcuole il doraarli per la troppq forza, e durezza di membri, e facendofi di due anni, eile non farebbono in quella perfettione di robuftezza, che fuffe atta ä foitentare i trauagli -> che vi bifögnatfe. L'etä ve- ra de! rimettere i pölledri e di tre anni, la veritä c, che hog- gidi in Roma cosi fi vfa ; e veramente c etä affai giufta di non tiroppo forza, ne troppö tenerezza il polledro , che al- i'hora verrä cori piii obedienza, e farä piiidomabile:queito si,che fi deue andare con auuertenza di nöi'affannare trop- pö, e non voler, che in tre gioini fia maeftro, ad ögni cofa_, cf vuol ilfäö tempo, & ancora gouernarlo con eibi leggieri,
e non in Vh fubito volerlo abbottare Con biadä, oaltra rob- bä'calidaVperchefafebbepoi caufadi venirgli fuböllitione di iänguey che genera rogna, feabbia, humori nelle gambe> & altri niali perniciofi. Qomiy e qu&hdoß deitc allacciarcil Folkdro-, e dd modo di
prepararfo aUa-Urdella. Cap.XVll. IL polledro fi hä d'allacciare piaceuolmente con vna" fune
ben poftaj e lunga; fi facci per quattro, 6 cinque giorni feauez-
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Di Trance fco Liberali. Lihro Wims. 2 5
fcauezzare liberamente da fe iwedefimo> fenza piü toccarlo»
actio che venga perdendoil tiraorea pocoä poco della fo- lica libertä ä domelricar/I, & ad imparare la fofferenza dclia noua foggettione5 &andarconmoka auuertenza, che in vo- lerlo rimettere nella ftalla,non ü sbafta, con farfi rnale,comc piü volte ho viflo per Ja poca cura de'cöduttori3che i caualli? che ü fono afsai sbattuti,& affannatiVche in pochi giorni (i ibt no morti;&e d'aimemrejche-que/iofi dcuefare nel principia di Maggiojacciöche nö ü afrannije ü diffecchi,6 pur ü oifeu« deffe dentroiin alcro modo lara bene fchiuareil tcpo caldo* Perö bifogna prima ben domefticarlo 5 e färio piaceuole al toccare prima,che ü venghiall'atto del porre labardelLuchc fe nö>fi metterebbe in difpei\irionc,e precipitarfi lui,& il coz. zone,fi caccierä prima cö vna lunga cauezzafuori deliuogo, doue fol pigliare il cibo, e poßagli la bardella in doffo , la_* quäle e da batterfi pian piano,e da leuaril, poi da rimetterrl vn'alrra voltajpoträ poi cingerlo non molto iletto;e fe non e ben domefticato nö 11 caualchi la prima voka,si ben /i hfcie. rä cosi vefiito ialtcggiareä fua pofla, e poi fenza fdegnarlo püto,rimenandoloä rnano piaceuolmentealla fua ftaJJa gli (i leuerä la bardella, accarezzandolo con la -mano leggiera di fopra il doffo3Ia mattina feguentepoi gli fi poträ mettere ef-, ■ fa bardella nel luogofuo iolito :auuerraii, che qnando gli fi comincia ä mettere la bardella,non gli ü deue mettere akrov che ilcauezzone, e con quello domandoio di molti giorni ■> il quäle poi nel caualcare Phauerete a tener con tutte doi lo mani, difgiunte perö IVna dall'altra, e verrete ä correggere Ücauallo .-farete, che fopra quello ftia vn'aitro cauezzo^o ben groflb,elungo, circa Cei paffi, il qualehabbia ä teiiero. in mano vna perfonaben'efperta, che lo guidi, e tenga forte"V auuertendo, che tutti doi i cauezzoni fian fatti,e pofti di mo» do nella teßa, qhe'l polledro non ne habbia a fentire trä I'o- reechieofFefaalcuna, onde veniffea prendere tale fdegno-; che poi nulamente fopDortaife di lafcjariunettere fimil coiq |
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2$ Della terfetuone del Cauallo
nel capo . Fatto quefto con fomma diligenza fi procurera,
ch'al caualcare vi venga ageuolmente,e pero quefta fara la prima cofa , che al polledro gli fi ha da far fare ; fi fara co'l iiniftro fiancoaccoftare dalla banda deftra al montatore,nel quäle voi commodamente farete pofto,facendo,che vi ü me- ni con carezze, 6 bifognandojvi fi fpinga da'circonilanti con mani, e con minaccie, e fe pur fuffe incorrigibile,e maligno diaglifi con vna bacchetta in qualche parte dd doffo piü commodo vi venga, fuor che nella tefta per rifpetto ddli oc- chi, che fempre fono da fchiuarfi: giouerebbe ancora farlo ftare contro al Sole, acciö chefpauentato dalla maggiof ora- bra 5 che voi fate, egli deponga il fuo grande ardire, fi come giuditiofamentefecc Alellandro Magno , perche il cauallo generalmentc häla viftapiü vantaggiofa de gli al tri, hauen- de la prudentiffima Natura per farli domahili ordinato, cho le cofe materiali parefter loro aflai piü grandi, che in effetto non fono , perche fe le vedeffero de la propria forma5efIi CO-"" me fuperbiflimij poca ftima farebbono de gli huomini, e de gli ftrumenti, che in vfö loro s'adoprano : e cosi come egli finalmente fi fara aeeoftato, andar doleemente raflicuran- dolo con Ja manö , battuta piü, c piü volte h bardella v' in- gegnarete di montar sü con tutta quella deftrezza > che fia_> pofsibile, e caualcato lo terrete fermo vna buona pezza,par- te nel cello come 11 faaccarezzandolo,parte raftettandoui la perfona, e i veftimenti, poi s'egli vorrä dafe caminare, Ia- fciatelo andarepian piano alquantipafli,poi fermateui vn'al- tra volta, e dopö vn picciolo interuallo paflate oltra > noiu mancando di dargli temperato foecorfo conle parole, cön le gambefenzafpronheconalcune leggiere battiture piace- uolmente» ma fe con tutto cio non carnihafle,fate che la gui- dail tiricon quel cauezzone, ch'egli tiene, portandolo cosi feimo, ch'l polledro non pofla tralcorfere fuor del dritto? o fe pure fi trafportaffe, egli auuertendo» che la fua fune frä k gambe di hü non fi attrauerfij vadagli di rimpetto douun* quo
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Di Vrancefco tUeraü. Uhro "Frimo. 2 7
que fcorra-.potrafli ancora färe da qualch'altro battere nella
groppa j e non baftando tutto quefto ä farlo andare, vfiui/i> come detto habbiamo Ja forza per ogni verfo,/inch'egIi vin- to fi conduca in quella parte» che voi volcte; e larä bene dr condurio doue G. ha da fare il maneggio, perche il polledro ogni volta, che giunge alla .fcuoia vftta, ü viene a ricordare de'buoni ordinünfegnatilbe ditutti i caftighi hauuti>quando egli haneua errato; e cosi megliorando di giorno in giorno con merauigliofo profitto verra ad vnbelliffimo grado del- la fua difciplin.i iicuro, e fermoin poco tempo, beuche al- cuno fia piü veloce afl'imparare >.& alcuno piü tardo, fecon- do che trä gli huomini ancora gl'ingegni fi trouano differeti. ti , E perche la premura della bardella confifte in mantene- re il polledro läldo del colio? e della tefta, e ben auuezzatö per lo dritto, e dj me/lierOj che'l Cozzone porti il corpo alquanto indietroj & ipugni habili, ben pofti, fermi, e ftrecti di iotto ä quella» fichepofla con facilta ouiarlo, e con piace?- uolezza ridurlo ä ritenere? e dandogli moderata fatiga ■> per f.no ä Ottobre ü poffapoi faticare vnpoco piu; e mentre che dilti I'Eftate ß pafeerä Ieggieramente, dopö li rimetterä Vn_» canoncino fenza redine per Otto 3 6 dicci giorni, ii rimetterä poi le redine al cannone, glie fi vngerä prima di qualche co- fä, che diletteuole faporevenga ä portarli, fiche egli con_» fiio molto piacere il maftichi, e vi faccia fchiuma: molti io~ glionopigliaremiele3epolueredi liquiritia, onde vnso il rrenopiii volientieri l'accetterä. Per volergli faeiimento far'accettare la briglia, primieramente vi aeeoftarete al Cini- jfl-ro lato del cauallcpoi pofaretele redini sü ie fpalleitenen- do con la. mano deftra alzata la teftiera} con la manca gli ü aeeofti il morfo della briglia, jl qUaIe s'egli accettera nella_, bocca, gli li potranno aeconciare le redini in su'l collo con_, molte carezze, dalle quali conolca di hauer fatto bene ad eC ferfi lafciato imbrigliare; ma s'egli non aprifle la bocau,* l'huomo tenendoil freno appreflato ä i denti, metterä il de^ Dz tO
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"28 DelUperfettione delGauaUo
to groflfo dclla mano tra le mafcelle deli'animale 5 che con_,
tal modo fogliono aprir la bocca: oltre di cio e da tenerii ben'in memoria, che fubito , che hauerete ridotto il polle- dro ä caminare volentieri, 6 condotto da altro hiiomo, 6 ac- compagnato da altro cauallo ■> 6 folo, il che e meglioj deue- xetc fempre portarlo di trotto» e non di paffoj ma eccettuan- do quando il menafte ö nella ftalla5ö per la Gittä,volendolo afficurarej 6 accarezzare» Gome deuano ejfere i Co&zonh ehr qualita > e quel che
neprocede, Gap. X V 1 IL COftoro fon chtamati Cozzoni , perehe eozzano, econ»
traftono con i polledri, caualcandoli in bardella,& an- co in feMa infino ä tanto, che li habbiano di tefta ben fermi , nel che veramente fopportono gran trauagli, e gran pericoli perla fierezza, e diuerfe fantaüc de'polledri, li quali hannö d'hauergiuditio di conofcere,douepiuinclinak natura del- Fanimale, che gli fta fotto, pero fi deuono dare ä perfona^ efperta». e giiidkiofa, denono eifereperfone ben proportio- n'ate di corpoj agili, gagliardi, robufti>$: animoii, e fopra_, tuttoconfiderati > fauij, & intendenti, fiche habbiano bnon_> giuditio di conofeere la compleffione, rinclihatione-.>l'a"ttitu- dine,e tutto l'eflerdel cauallo. Certamente fe i caualii n* inettefFero ä- quello folo, che la natura li hä inclinati, eiafeu- m riufcirebbe nella fua operatione eccellentiffimo. Ma quäl
ragione approuerä, che vn barbaro nato atto ä correre come vn vento, noi voglümo, che radoppi, e fpari calci faltando jnaria :vndelirier di tagliavada di portante, vno appro- jpriato all'andar piaceuole, e quieto, "trottij 6 corra femprej? quefloe vnforzarlanatura oltrelafuapoffibilta, non e al- tro, chevn voler metter'ad vna fragile nauieella vtle mag- gjori di quel che gli conuiene, hauendo la Natura diuerfa- «ßente dißribniti i meftierilorocome per efempio a'buoui Tara-
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Dl Fnvicefco Über au . Ubro Vrimo. 29
l'arare> a'ea-ni il cacciare, a gli huomini l'operare,e'l conrem-
plare, mä diuerfiffime fono le fpecie, perche ü come de'ca- n'h qual'c piu atto a iepri, qual'a quaglie, qual'a cingnali;co- si de'caualli» benche fiano tutti appropriari al correro? &al portare, nondimeno quäFe piu idoneo ad vn modo,che ad vn'altro, perö fommamente e neceflario , che prima fi conofca bene tutto l'eifere intrinfeco, & eftrinfeco di quello* chenöi prendiamoad ammaeftrare ■> e poi fecondo la fua_> propria habilicä gli ü dia la dottxina, e l'eflercirio con fatica^ tolerabile , e conuenienti caftighi : e gia veggiamo , che per colpa d'ignoranti ■> & inefperti Cozzoni vn polledro ipefiffi- mevoltee dibiionaintentinneloranna venire cattiuo, o fconcertato, menrreche tutti indifferentemenre gli ammae- ftrano- ad vn modo fempre gridando , battendoli, e tirando il cauezzone hör quä-> hör Ja 5 fenza mifura, ne fermezza, on- de il polledro vien rorto di collo, e di bocca, come tra Ca- uallarizzi fi vfa dire , Di qui pofTono poi riconofcere Ter- ror loro quei, che fimettono ä lacerare con terribili sbri- gliate la bocca d'vnfier polledro, e rantolo sbigottifcono5& zccecano con te bartiture, e /pronate , e con gl'importani, e_j difordinati corii,che pure non confeguono punto di quello, che vogliono, mä con brutto fpettacolo incorrono fpeflo ä ftrani pericoli 3 e difordini,che viene poiäprenderetantb0 tali cattiui vitij, che tutti i miglior maeftri del mondo non_> fono bafteuoliä racconciarli, come hauer vedutovn polle- dro del Signor PrencipeSauelli, della razza dc'Portanti del Signor Abbate Peretri belliflimo, hauerlo sbardellato vn' ignorante Cozzone , che lo rouinö, ä fegno ■> che il Signor Mario de Maffimi hebbc che fke ä farlo ridurre ad vna de- cima-parte di quello, che li haueria infegnato, fe prima l'ha-' ueffe hauuto in mano; pero fon ßjdli in apprenderele catti- ue impre/fioni, che foa poi- difficili a leuargliele * Eleggan* dunque cosi il Cozzone, come il Cauallarizzo giuditiofo, prudente,epratico,il quäl foppia si fattamente adopra/behe il
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3 o Delta perfcttlone dtl Cauatlo,
il Cauallo intenda il voler fuo-, c che l'ami,(per dir cosije te-
ma infieme , bifognando che I'vno conofca 1 altro, akriinen- te non faranno loro d'accordo mai: fopra tuttofiapariento, c manfueto, non colerico, ne ftizzofo, perche Ia colera piii delle volte difsegna cofe,nel quäle poi ne viene il pentimen. to,ne mai da vn colerico'fi puol far cofa buona, maffimamen- te fe per aiuientura gli viene alle inaili vn cauallo fuperbo, e generofo, il quäle riceuendo fouerchia ingiuria , facilmento cade in difperatione, s'infoca, fi fa sboccato : fe'l Cauallo fufiepigro, e di poca lena, egli certamente col bitterelo fa- ra piü vile, ouero prefto lo condurrä a morte, volendo cho in vn momento faccia ogni cofa, fenza dargli tempo. Seno- fonte da per principalercgo'a nel meftier Cauallarefco , che non fi vada maicon ira, ne fuperbia al cauallo, raa fempre con carezze di voce, e di mano , ö che fia di fuori, 6 nella^ ftalla, ne mai e da comportarfi, ch'egli fi batta, ne che fi gri- di3 fe non quando viene il bifogno per caftigare, 6 riprender re qualche vitio; pero fi deuetoccarfpeffo con mano piace- uolmente» hör il capo, horil dofTo>hor la groppa,hor'il ven- tre, hör le gambe, & hora i piedi, alzandogli fpetfö, e net- tandogli,ebattendoglialcuna volta; le quali cofe danno giouamento per l'imbriglare, infellare, ftriglkre, ferrare, e medicare; e finalmente accarezzandolo in tanti modi, ch'egli vengaa prendere amicitia, e dimefrichezza non folo del fuo famegiio, mä di qucllo , che l'hä da caualcare, conofeendolo non folo alla voce , ma all'odore, come giornalmente ü ve-
de; fichenon folamente fi fpauenti, mä che fi rallegri , e che fopporti di farfi maneggiarein tutte leparti, e tutte le nouitä repentine,e violenti fono contrarie allanatura ,perd volendo riftringereinferuitü vn'animalenatolibero, eferoce jnella_> Campagna, edimiftierihauerriguardocome5e quando cid fia da farfi, & e d'auuertire, che fia. di eta matura, che non_» fiatroppogiouane. |
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Che
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Di ~Ereime fco Uberati. TabraTfrimo . "3 r .
Che il Trotto e vtilijfimo a'Caualli, & il modo-, chefi deue tenera
a perfettionarli . Cap. X 1 X> ESfendo chiariffima cofa, che i corpi violentati alle fari-
che5 e drfciplinati contra Ja lor naturale inclinatione, & attitudine» non fono pur impedici al crefeere, ma diuen- gonoaffattoinhabiHall'operarc, cerramente refercitio do gli animali e da regolarn* fecondo quel che vediamo auue- nirdel fci-ro, che cosi dairerTere adopraro piü del douerc_? ü v'iene ä confumare, come non adoprandofi la ruggisie il corrode; quefti due ecceffi 6 di troppa fatica, 6 di troppo otio fpeffe volte ci han fatto vedere, che aleu ni caualli ha- «endodata bella dimoftratione, e grande fperanza dell'ef- fer loro in qiiei primi anni> quando poi crefeiuti in etä do- ueuanomoftraremaggiorpoflanzali fono trouati incredi- bilmentefiacchi ■> 6 poltroni ■> douerä dunque il prudents_i maeftro fopra tutti gli altri aecorgimenti neH'eflercitar de* fuoi caualli riguardare alla ftagione, & all'etä 5 alla difpo/I- tione, & aüa lena di ciafcheduno , e fecondo queJle feema- re, acrefeere, & variare i modi e iluochi> perche h coirio l'efercitio rooderato con grandiflimo giouamento aggiungo ardirej fortezza, & agilita airanimale, cosi di fouerchio oltre che opprime, e fpegne quel vigore > che la natura gli ha dato il fa diuentare ü pigro» e vile, chepoi ne a quello* ne ad altro vale; veggiamo le piante prima produr le frondjj poi i fiori, & indi i fruttis e niuna cofa in vn tratto pu6 con- feguire Ja fua perfettione: cosi impoffibile e/Tendo > che va.« polledro ü aecommodi in vn ftibito ä i moti violenti, fe pri- ma non fia fgrolTato in aleuni piu doki e tolerabili fatiche, pero il trotto elTendo quel primo documento, che ü ha da_, dare, comefondamento di tutte le virtu, che al cauallo pof- fono appartenere, coneiöfiaeofa, che il trotto diCcioglie le membra, e le giunture, alleggierifce le parti baife, ra/Ietta^s efer-
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5 2 toetta. yerfett'tone dcl Ca na IIa
e ferma la teßa, e'l collo, & finalmente vnike le vimi ci
tutto il corpo,mentrechei polledrö coftretto di mou'erß con le braccia, e con le gambe ordinatamente, e con mirabil mi- fura, non giä a sbalzi, come nel corfo viene ä fare,gli bifo- gna,per non difconcertarfi raccoglie bene con tutte le mem - btti e con il capo faldo ,& aiutarii con la propria forza , e les;gierezza: & in veritäquantodilficilefiaqueftomoto del notcare, cosi al Cauallo, coiiie al Caualiere, puö da quel- ]o confidcrarfi, che da Senofonte s'afferma, che gli e piü ar- tificiofo , che naturale» perciochc il Cauallo di fua natura e inclinato al correre, come fi vedc di quei polledri,che fmar- riti nelle Campagne , vdite per auuentura annitrir le.madri, con arditöcorfo vanno ä trouarle; onde i ruftici per prouer- bio fogliono dire, che correre , e caminare ogni Cauallo Io sä fare : e cosi veggjamo aflai , che volendo tentare vn pol- ledrö, egli fubito cerca di porfi al galoppo ; cioe ad vn cor- fo non troppo veloce , e diftefo, e per ridurloal txotto ordi- näre vi bifogna trauagli.o di arte, & anco forza ad alterare la fua natura : meglioriegno per6 fi ftima > che da paffo inco- minciando, fi venga al trotto, che non quando con fatica_» dal trotto e daridurfi al galoppo, perche quelli fono auuia- rnenti naturalis, come fi vede negli augelli, che da terra fi muouono per volare, edall'altro modo fi puö comprende- re, che'i cauallo fia graue, e fconcertato, ma fia quanto effer fi vogliacardo, poltrone ,e vitiofo , che -facend.olo trottare luno-o tempopermanod'huomo confiderato, &intendente ne cauarete pur buon coftrutto, ecol trotto folo fenza mai adoprarloinaltr0 5ridurreteognicauallo,pur che non fia_, d'imperfetta natura, o di moltaetä, ä competente perfettio- ne di agilitä, di lena, e di gagliardia - Con il trotto certa- mente fi togliono le malitie, e le cattiue intentioni» col trot- to (I pigliano tutte Fotthne difciplince col trotto poifi con- feruanoleapprefe:veroe, che quando il cauallo giä pro- uetto d'anni e in parte ammaeftrato,fi conofcefse afcofo, & arden-
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Di Ermcefco Liberati. Ubro Vnmo. 3T •
ardente & vano, che non haueffe appoggio alcuno-, pone&r-
dogli vn freno piaceuole, & auuinto, gli faria piü vtiJe il ga- loppo con vnamifura Ienta, e lunga per farlo acquetaie> & appoggiare, ma ä tucti nouellamente domati, il trotto e ne- ceflario; &a quelli, che non diftendono, ne aggiiingono bene legiunture, eglilungo» eprefto (l deue domare. II contrario a quei, che fono tardi ä leuarn" ■> dinanzi, onde R vengono poi a palpare, cioe ad amuarfi, e ioiierchiamente ftendendofi a guifa di camello Ci fanno lunghi 5 quelli tali deueranno tvottarCi ben raecolti, Ziehe vnifeano il corpo s il quäl neruofo, & aeconcio paia; nondimeno a chi molto ve- nire ä fdegnoil trotto5gli ü potrebbe dare piü temperato5& Infegnaregiiordinidelle volte tal'hor ful paffb ■>. actio che conla piaceuolezza, e col continuoftilebuon.a,& eflercitio» egli difciogliendo ogni hora piü Ie giunture, & allegerendo le membra veniffe di giorno in giorno ad auuanzar/i di di- fciplina, e di lena> fenza le quali difficilmente gli eflPetti del- laforz'a ü poflfono adoprare,bifognaandar con molta auuer- tenza di non li dare fouerchia farica> conciofiacolaj che dal- l'efferefaticacolbiiarchiamcnte nella prima giouentu ü fö~ glionocagionare le iarde, le formelle, le fchinelle, lerefte, lefeiatiche,iquartü Iepodagre, ledlfcorrenze,e mille ältri mäli,e/i veggiono fderenati>altri rotti di bocca3 6 di piedi > altri arli dentro, e rari fon quelli Caualli,. che feuza difetto giungano alla loro fiorita, e perfetta etä di fei anni. II Gauezz,oxc quandaß deue adoprtire, e co~
me deue efserfatta. Cap. X -X. IL Cauezzone ordinariamente ü adopra in tutti i caualß
prima fi comincia dolee, e poi piü afpro >il cauezzone dolee ü fuol far di ■fune, 6 di cuoio, e poi di ferro di diuerfe fatture,fecondo che la neceffitä il richiede> e molti lodano» che fi faccia portare infino, che va al maneggio, fe bene fc- §uitafleandare otto, 6 diecianni, & ancorapiü, fe bifogna j E al
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ji. 'Delta perfettione del Cauallo
al qual'erfetto egli certamente e gioueuole oltra modo, fen-
za dare alla bocca quelle oftefe , che fogliono cagionare le falfe redini, onde il piü delle volte le gengiuc si fattamente ü vengono a tormencare, che poi diuenute quafi adormen- tate, callofe, e du're, hifogna poi adoprare briglie mulefche, e difpcrate per raffrenarlo, & oltra cid fe gli faceffe portare fino alli quattro,ouero cinqueanni,come fuffevenuto al ie- fto anno bifögnana cangiar luogo > e moto alla mano delle redini, volendolo tcner fotto, che col möftaccio non giffe a tena tirando il braccio fuor di mifura, il quäl vitio fi dice impettare,che gia non per altro le mule fogliono eifere sfre. näte, che per lo continuö portar delle fiüfe tedini,dalle qua- ü incallitifi le gengiue, nö puo etfer si gagliarda Fimbocca- tura, che lorfi mette, che quandoalle volte prendono pau- ra, non isforzino il padrane a fuo mal grado, tili pur quan- to egli puo .Seruono dunquele fulfe redini per correttionc di qualclie vitio di vn cauallo giä farto , & vflnfi con gran_» temperainento, Sc artiricio : ma per ammaeftrare vn cauallo giouanc non fi muti il cauezzone, il quäle a'Corfieri', & a' Frifoni ftan bene di ferro; a'Caualli di mezza tacca, a Gin- netti, & ad altri fimili di corda>ouero vna maglia di ferro» ch'e piü piaceuole, quando efli fon piii allegieriti, e meglio ferrnati> ficome vi nefcono le difpofitioni del polledro, qxiando ptimicramente s'ha-nrio ä caualcare , cosi vario do- uera euere il portamento del Cozzone, 6 del Caualiero > perche quelli,i quali diabolicamente con fommi sforzi s'in- gegnano di buttare a terra, chi fta lor fopra, 6 che fi colca- no, 6 che s'inalborano, 6 che non vogIio.no andare inanzi, & altri atti ribaldi,e vili>conuerra che teribilmente fiano cafti- gati, e sforzati con repentine, e violenti carriere > gridi > e_> battiture, & in tutti i modi, flnalmente fifaccia , che efli nel- la loro peruerfita non rimanghino vincitori. Alcimi, cho per vigorofo, & arditofpirito, fanno certinon brütti motiui difotza, qd.ik$$Mezza>knza perö dimoftrarci punto di poltro-
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Di Trance fco Überall 'LibroVrimo • SS
poltronaria, ne dl cattiua in.tentione, non fono da batterfi j
ne itraccarfi,ma fokmence fon dacorregerfi con la voce>tan- to che fi riducano ä conofcere,che voi non temendo diloro* volete in ogni conto» che facciano ä voftro modo>e con que- fti in fomma c da terierfi vn certo ordine di mediocrita, cho non fi auuilifcano, ne infuperbifcano, percioche di tal natu- ra alla fine diuengono eccellentiffimi, quando alle belle doti naturali farä in loro aggiunto l'adornamento dell' idonea_, maeflria, la quäle ficome c atta ä fupplirc molte parti ■> che per auuentura mancaflero» cosi e di mirabile eificacia ä dc- ftar i fenfi, e le virtü oeculte deU'animale . Altri ve ne fono di minor animo, e piü timidi, verfo i qüali e da vfarfi mag- gior arte con patienza, e con carezze} facendoli con diuerfe cfpericnze accertare» che non hauete fantafia di batterli, ne gridarli: ma generalmente eifendo bene in tutte le cofe> che prima che fi venga aH'arme> fi fperimentono i configli > & ogni altro modo prima della forza> douerä tentarfi per fog- giogare quefti animalij i quali con l'humanitä piü tofto > che conla fupeibia fogliono all'huomo humiliarfi ; ma perche quefto vitio di gittarla teftacon atei bmtriflimi, c pericolo- fi,procedeil piü dclle voltedalla paffione,che'l Cauallo feil- te nella gengiua> 6 nella lingua, ö nel palato, 6 nel nafo > ö nel barbozzale, bifogna effere aecortiffimo ä confiderare ogni cagione, conciofiaeofä, che tali offefe fogliono auueni- re 6 per durezza di pefo,6 mufarolar 6 di barbozzale^ ö per troppo gagliarda montata, 6 per guardia troppo ardita, 6 pure afprezza di mano nel maneggiare,öfinalmente per non andarfi fecondo la natura deU'animale, alla quäle fopra tut- to e d'hauerfi riguardo fetnpre ■> non correndo fubito a i ri- medi difpiaceuoli, che fi faeeifero venire in dflperationejma facendoogni cofa moderatamente,econ Fordine fuo ; & in veritä douendofi vn poiledro tirare alconofeimento di quel- lo> che meno intendc)& ä quella effercitatione? che piu Faf- E 2 ränna
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5 6 Dellaperfettione del Gtualfo
fanna, e di miftieri, che vi fi conduca per ia piü facile , ö
fpedita via, che fi pofla fare. 1 Volledriß deueno lafcictr'andare gran tempo sferrati>
equando fi deuono ferrare , e fuo auuer-
timento. Cap. X X h
IPolledri fi deuono lafciar'andare gran tempo sferrati ,
perche tanto piülVnghielorocon piü durezza verranno ä crefcere , rnaHimamentefacendofi pafcokrein faflbfe ,'• & afprecollinc: & e d'auucrtire diferrareil cauallo , piii tar- di, che fiapö.'Iibile, che quanto piü gioiiane fi ferra vn ca- uallo, tanto piü tenere , e fiacche ff trouano l'vnghie; fi co- nle i piedi fon quelli, cheportanoil corpo,e fopportano \r_, fatica, cosi comüene "Hauer curad'efficon ogni polfibile di- ]igenza,maffime nelPätto de! ferrare,nel qualcbenche ogni feriaruccio prefuma difaper'efTere, edisfugghe lacondan- natione, che legitimamente gli foprafta di pagarele fpefe^, che bifögnano ä curare il cauallo inchiodato, ö di pagaro tüttoilprezzo diquellö, chenemoritfe, nondimeno il ca- ualiero tarä bene, come ai feguentecapitolo fi dira , a noH_- mettere il fuo cauallo in manö di perlbna , che non fia pra- ticil & auueduta di tutte quelle cireoftanze, cheneceflaria- mente fi deuono in tal meftiero eoirfiderare , concioffacöfa_, che grandi errori in danno dell'animale poträ commettere chi noh'fappia la dirTerenza de i piedi dinanzi da quei di dietro, effendo quefti comes'e detto,piü fenfibili nella pun- ta,e qnelli piii rie i calcagni; alle quali parti piü fenfitiue non fi deuerä aeeofiare con i chiodi, mafi mirerä di tenerle for- tificateco'l ferro pofto in buon nodo. Si deuono ferrarc pri- ma i piedi dinanzi, raa piü tardi, che fia poifibile, e poi di li a molto tempo fi faranno ferrare quelii di dietro, afficuran- ddo prima bene, perchefe fi incominciafle ajpigliare vitio di non
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Di TrMCefco Uberati. Utbro Vrimo s 37
non ü iafciar ferrare, difficilmentcpoi gli fi potrebbe leuare,
e sfuggire il rrauaglio , & altri ßromenti da violentare il ca- uallo>perche non necauaria mai piii buon coftrutto>che fern- ere farebbe rirrofo in lafciarfi toccare le gamjbe . 'Eerra.re eomefi debbano i Ca.ua.lli ■> e i chiodi di che
formaßrichieggono. Cap.XXTL LI piii eccellenti Mancfcaichi di Roma vogliono, che a'
j polledri poiche /bno fhati rimeffi nelle ftalle li ü met-* tano fern ben gro/fi, e graui, e li ü faccian loro portare circa
v'n mefe, per farli piu leggieri di braccia ; poi toki quelli li ü mettano delli piii fottili di mano in mano. Ma ordinaria- mente ammonifcono li fteffi Manefcalchi, che fi facciano tot- ti i fern ßretti di verga, quei dauanti corti e tondi , quei di dietro puntuti alquanto nella cima con la ferratura sbugiata verfoi feftoni, perche ne i piedi di dietro il viuo fta verfo la punta, ftando al contrario in quei dauanti. Si loda, che l'ac- conciatura delFvnghia & £kcda tagliando,6 aggiußando con Hncaftro<]ud che fia di bifogno, per aflettar giuftamente il ferro, e che s'aprano' bene i quarti incominciando da i fetto- ni in SU, noncauando JYnghia, a ctii in niunÜüödo c d'acco- ikrli. In quei Caualii, che da-lla parte di dietro foflero fini- flri, ö come fuol dire il volgo, mancini , vogliono , che col coltellofi taglii vrighia contraria ,'in manierache ellapaia_j. t>cn dritta a gli occhi. II vero ordine equefto,che le mani delcauallo conueneuolmente fi taglino con Pineaftro dalla_> parte di mezo in siV verfo Ja punta, fempre alzando h mano fenza toccare il molle , ne il fuol del piede, e fei calcagni fuflero a0äi piii aki di quei che fiTichiede»abbaffinfi tagliä- dola doue flauem da federe iJ ferro , ma guardifi di toccar nelle parti interiöri, perche f] leueria lafortezza della mano guaftandoil proiicdimento, che la natura ha quiui fatto-, il quäle eiafeunoil (fcue piu toffo ingegnare di manrenero,, maflfi-
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Jo Bella perfetthne del Cauallo
maffimamentc che dal tagiiar dentro la fola, e ne i feftoni ,
aflbttigliando l'vnghia fouerchiamente, ü fbgliono cagiona- re falfi quarti, & altn mali; e perö non fi deue tagiiar tanto con l'incaftro, fenon la punta, e ranto d'intorno, quanto per l'ailettatura del ferro e necetfario , e quando fi vegga efferfi con l'incaftro feemato alfai, non fi comporti> che vi ,fi tagli col cortello, col quäle fi verrebbe ä feemar piü per etfer men fatica . Li ferri dinanzi non fiano molto larghi di verga_,.» perche la fortezza loro non ha da confiftere in ampiezza,ma si bene in groflezza , la quäl douerä eflere eguale cosi nel calcagno, come nella punta, e cosi cgualmente ancora fian tondi ftampati in punta al piii che fi puö imburniti verfo lsu> (bla,e ben battuti, & intauolati dimodo, che labanda di fuori fieda per tutto eguale , e giufta , che -neifuna parte di eflb balli, 6 fi rououa, ne fi veda luftro, ne tocchi sü i calca- gni, perche confumarebbono ilorquarti,ma ficome conuic- ne, che l'vnghia fi tagli in punta , cosi in punta fi facciano ftare aflettare Je ferrature anterior! 3> che in quefto modo il cauallo verra a ftar'appoggiato col forte della mano in terra, tenendo le braccia diritte, e le vnghic ficure da ogni danno. Ne i pie di dietro , quando la perfona poteffe con vna_»
parola efTere intefa, direbbe, che l'vnghia fi doueffe tagliare al contrario di quella delle mani dauanti; ma per dar la cofa piu chiara ad jjntendere e da faperfi,che ella poco fi deue ab- baffere, &c afloctigliare, perche il pie di dietro tiene tutta la forza, e'l morto dell'vnghianel calcagno, e nella puntaha iL
viuo afsai vicino. Perö conueneuole cofa efsendo, che fi prouegga a quella parte? che meno e forte, deue il ferro frar tanto afsettato in punta, che non bifogni co cortello tagliar- ne niente . II ferro loro fia in maniera, che cuopra egual- mente la punta, e i quarti de i calcagni, puntuto, c grofso nella punta, fottile, e ftampato nelli calcagni fenza rampq- ne, nonlia troppo ftretto, ne troppo largo , ma pofi egualo per tutto? c maffimamente ne i calcagni} i quali eflendo pro- uifti
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Di ~£rai?cefco liberati. Libro "Frmo. 39
tiifti in s* bei modo , aiutaranno il cauallo a farlo andarc di
miglior paffo, e con piü vigore » I chiodi cosi delle tnani, comc de'piedi deuono efserelar-
ghi, fottili elunghi, larghi accioche habbiano k fortezza_> che non pofsono hauer di grofsezza > fottili accioche pofla- no prendere baona pofbb ne vengano apremere al viuo »jie a rompere,e far gran bugio, lunghi accioche auanzando af- fät il taglinoapprefso al forte in modo , che la ribattitura_, efsendo forte e corta i chiodi fi manterranno ben fermi , Sc il Cauallo non ü verraper viaggioa disferrare:n" deuono met- tere in queffo modo, che il chiodo fi accoffialla ftampatura del ferro verfo la banda difuori, e che per diritro fi metta > accioche la paftura vada per la fcorza, e per il forte dell'vn- ghia, fenza päiira d'inchiodare,ne di sferrarfi,perche i chio- di mefli per il dritto, e tutti eguaiifanno maggior forza ,ne pofsono danneggiarc,come farebbono mettendogli dicofia- to; vero e che nel mettere bifogna > che il chiodo vada vn.« poco piegato con la punta che guardi in fuori. E per queffo eflretto Giordan RufFo , e Pierro Cre/centio lodano i ferri»
che ü confäccianö'alla tondezza dcJI'vnghia,e che Peitremi- tä del circuico e giro loro fia ffrctta, che cosi l'vnghia ücö~
ferua con piü fortezza, e crefce maggiormertte. Per quefto effetto iferri voghono efsere ben battuti, eleggieri, accio- che l'animale non impedito da tal grauezzapiü Jeggiermen- te ii viene a folleuare con i piedi.Diro ben queßo5che quan- doil Cauallo ha quel difetto di tagliarfi onde riceue nei nerui gran paflione , all'hora conuengono i ferri piü groffi delFordinario per rimediare a tal difetto. Certamente si come i piedi fon quelli,_che portano il corpo, e fopportano la fatica, cosi conuiene hauer cura di efli, con ogni poflibile diligenza, maffimamente nell'atto del ferrare. II ferro per lo pie dimnzi il Fiafchi loda, che dal mezzo auanti habbia piü toffo del fodo, che del puntuto , e dal mezzo m dietro tiriallunghettOjbiafimandorvfo di farlo con quelli rampo- |
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4<> Dett& perfetttotte äel C (wallt)
ni, che fi faol fare inquei di dietro, perche mettendo ii jntv
de in terra difegualc fi vengono ad oftendere i ncriii deÜcj» braccia, maffimamente quandofi vada per luoghi montuofi? ö pietrofb si che non potendofi col rampone attaccare aj faüiil piede sfugge, e'l calcagnoriceuegfan dolore.I chio- di per tutti i piedi okra efsere honeftamente larghi,fottili5 e liinghi? ii riciüede, che non fiano sfogliofi, ne troppo duri, & a'caualJiordinari fe ne mettono otto,ö noueperogni fer- ro 3 a'Corfieri, e Frifoni dieci ö vndici ■> e tal'hor piu in al- ctmi altri tal volta baftano fei 6 fette . Auuertendo 5 che.; quando fono difparijla maggior. parte di effi ha da efser mefsa dallabanda difuori, perche non e cosi fenfitiua q lie- ft a parte come quella di dietro. Ma molto piu e nccefsario d'auuertire quando auuiene,che vn medefimo chiodo s'hab-
bia piü volte a mettere, e ricauare, che non ii faccia qual-
che trata mefsa peggior della inehiodatura, sfogliandofi il chiodo ö con la punta toccando il viuo , e perö apra ben gli occhiil Maneicalco^naffimmete quando il pie del cauallo e ben nudrito, ne mai comporti, che Fvnghia auanzi il ferro 5 perche quefto fi guafterebbe, ma quando ella fiaferrata , e fi vegga qiialche pochetto auanzar di fuori fi taglia col col- tello, e poi fi polifee con la rafpa ; molti fi fogliono ingan- narc, che la ferratura iia grofsa 5 accio duri afsai5non accofV gendofische l'vnghiacrefce afsai, e il ferro viene a ripofiue SU Ü polfi,aftiigcndoli di maniera, che faria prefto creparc_?
vn quarto fe ritardafse a mutarloj peröquefta tnutatura di
ferro fi deue fare ogni quindici giorni> 6 venti al piü; c pen- dle quando quefti piedi giaccioli, 6 vetrioli non (on ferrat,i come C\ deuonoj e i ferri vengono loro a ftringere le calca- gna fi fa nell'vnghia dal rriezzo a dietro, incominciando dal- la Corona, e tirando al bafso vna crepatura , che volgarmen- te fi chiamafalzo, quanto e dafaperfi, come in talcafo e di bifogno, che al piede fi ponga aiuto con ferrature fatte di modo, che lafeiandofcoperta quella parte doue Tvnghia e crepa-
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Di Tranccfco Liberati. Ubro Vrimo. 41
crepata,accioche ful malenonvenga cofache piü l'ofFend'a^
alla crepatura, & iui fian piü grofktte dell'ordinariojpqi co- iiico pervntione,o per fefteffa la crepatura fi farä ricon- giunta e calata al baffo,fi poträ rimettere il ferro intiero di quella maniera, che meglior parerä; fopra tutto e d'auuerti- re di non dar fouerchia fätiga aU'animale, e di tenerlo guar- dato dal mezzo adietro, mailime quando di lor natura fi veggono deboli e fogetci a tal male,e fogliono farfi talipie- di alti di calcagni come quellide'muli, e chiamanfi piedi cocogni, all'hora in tal cafo fi deuonoaprirc i talloni, e ab- baffar tanto quanto fi conofce effer di bifogno per darli la_, fua proportione, eattendendo poi a tener morbida piü che fi puö. Quefti mali fogliono venire per il piü a' Caualli nutriti in luoghi paludofi 6 fangofbperö quando qucfte par- ti fi veggono troppo molli, richiedono per alcuni mefi fer- ratare con certi mezzi ferri, che fi dieono a lunetta , perchc andando dal mezzo in dietrocosi sferrati R verran quiui ad indurire» cii auuezzaranno nello fteffo tempo a folleuare le braccia? e fpallc con piü agilitä . De7Pell ouero Mantelh & altri fegni cheneüi
Cauallifonolodati• Cap. XX 111. MOlti fono gli huomini di quefta profefsione, c'hanno
parlato di ben conofcere vn perfetto cauallo al man- to, & ad altri fegni, & in quefta maniera io hö praticato, & efperimentato. E queflo deriuada quattro humori, cioe dal fängue, dallaflemma, dalla colera, e dalla malinconia . II colerico dunque ü fä firmle al fuoco, il flemmatico all'ac- qua, il fanguigno all'aria, & ü malinconico alla terra ; laon- de fotto cotali quattro humori intendo hormai di moftrar con breuita,e facilitäla diffcrenza de'peli,& i manti lodetio- li, l'effettodelleBalzane, & altri fegni. Hora venendo a raccontare diftintamence i n omi, che del pelo del cauallo, F quali
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42 Delta perfcttione del Cauatld
cjuali d'Antichi, hora da Moderni fonchiamati > quali fcno
iei, i piu lodatij e nobili :i priscipali e Bianco, Leardo,Mc- rello , Baio, Sauro, e Falbo, i quali fotto loro ne reftringono molti altri. Noi quefto medefimo ordine fegukaremo : o prima fi parlera del Baio Caftagno. II Baio Caftagno hall temperamento fänguingo : tat Ca-
liallo riefce per lo piu bnomffmo,, vaiorofo, vigorofo, & ar- dito, nc per ferite,, dfpargiraento, di fangue fifpauenta:. dara efpreffb, feg.no di gran perfetnone, s'hauerä le gambe nere, C ftellate, efefaräintaccatoalmoftaccio,, e liIIato di nero neüa fchiena.. Se hauera nel finiftro la balzana, farä d'intie- fci perfettione? tanto piu. quando fara picciola . II Baio indorato e d'vna viuace,& accefa. natura, ma bifo-
gna, che habbiail doffo di mofche, e dibianchipeliSi loda- uo piu le parri eftreme nere, che d'altra forte: a tal Cauallo «ton. fi conuengono i crini aeri,e deue hauere ii inoftaccio in qualchc luogp.bianco; e quefto fara huon fegnale .
ü Baio chiaro fi conforma con il Leardo ruotato, nondi-
ineno gli conuiene d'hauer la fronte ftellata per la balzana_, dellVno, e dell'altra piede;, di tal pelo riefcono caualli alle- gri, maneggiatori, e ialtatori., 11 Sauro abbrugiaro e di conditione accefa, Schauer non_,
deue fegninelle parti didietro, come arminij, balzani, & al- tri fegni. Buoniffiino.fegno farä, fe per il doffo, hauera mo- fche,,ouqro peü canuci, fe hauera i crini folei, viuaci, e roffi, & il capo,.c le gambe nere, e di tal m.aniera trouandofi ■> /ari flimato colerico ,fIero, e di battaglia» di gran neruo,& attif- ßmo alle fmifurate fatiche.. II Sauro chiaro, bifogna che haubi'a liftato il doflb,! crini
rQffi,,ebiondi,Iacodadi pelineri, e tinti, e iia infafeiata s al- trimente vengono di mal fenfo, e ftupidi ^ U Sauro indorato iodafi con i crini bianchi 5 il do/Tb- Cölo-
*ito,e rofTo, coriiquattrö piedicalzati; tal cauallo, e. faltaco- se3 di/poftiffimoj ma b^zarrö5e_ fiero.. |
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Di Tpgmefci Liherati. libro Trimo . 4 3
II Saurobruno e di ixempcrata natura , Ü deue sfuggire,
perche c Cauallo cattiuo, ramingo , e vitiofo, e fuole auilir- fiper le punture, e rare volte auuiene ,che hauendo tencra !a pelle, foffrifca-le botte dello fprone , conciofiacofa che il cauallo, il quäl nön fopporta fprone, giamai buono non rie- fte , riputandofl indifciplinabilc, peruerfc>,& oftinato - II Morello partecipa di malinconia,e di fiemma-.non vor-
rei hauerlo cou fegnali» s'egli haueffe nelle parti fuperiori alcuni-peli bianchi, non molto fpefli, & afperli, e cosi ne' fianchi, non lo terrei per cattiuo; egli e atto a far coruerte_>» ha Vi peli folti, corti, Sc humili, non affanna la gamba,ne im- bratta le calze per lo camino« II Leardo e fanguigno > flemmatko, e fi defidera di mö-,
fche nere,le quali hauendo eflb fparfe per il doffo,f uole riu- fcir cauallo di gran lena, e di trauaglio, corridore neuiofo > fenfitiuo, e di lunghiffima vita, & al caftigo non ben difpo- fto .
II Leardo ßornello, £ di calda» & humida natura, con gli
anni gli vien mancando ii vigore»c ü rafredda , e vien vile» debole, e sboccato. II Leardo chiaro e di fangue puro, e compofto dl gran_*
vigore, e percio e di lungavita, iuole riufcir digran perfet- tione,alquäle fe Teftrema bianchezza la vifta non debilitaf- fe, & il cartiuo humore Pvgna cattiua non cagionaffc fareb- befra tutti riputatö il migliore. Il Melato ho fempre ftimato per lo piu cattiuo, e compo-
fto d'humore indigefto, e debole : dcue dai/i ä Donne per le Carozze, dicui linditijcattiuifono lemembra baffe,o poca la forza, l'animofita, & il vigore. Del morello mal tinto direi il medefimo, che h6 detto
del Melato. II Falbo ecolenco,e malinconico- lo fempre ho Himato
biioni i caualli di tal manto,effer deue benliftatonelh fchie. na, & affai ben vergato nelle parti baffe, Sc eftreme, e fe ha.ru F 2 uera
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44 Della. ffrfeitwm del Cauallt
«erä nero il capo fiträ tanto migliore, e maggiorraente fe il
iuo manto tirafTe al pelo ceruino, liiol'eiTer velocifiimo, e di gran lena. II Falbo Lupino e di inaggior trauaglio, e di men Iunga^
vita 3 perche vn poco calore non puö lungo tempo durare_- in cosi granfreddezza . II Falbo difcoloriro e di piü vita, di gran Jena» e velocitä ,
non c molto defiderato? perche ha cattiua vifta,e da huomi- ni valoroflgii hö fentiti biafimare. II Saginato e differente dalio StornellöjViioPefleT di gam-
be nere, mofchato ne i fianchi, rabicano nella coda 5 e con_< la tefta'nera. II Saginato rofficio, con la tefta roflä, 6 del color della^
rofa difcolorita ■> fuol* eifere floicio , debole, vitiofoe tradi- tore: e cosiTaltro col pelo roffo. II Pezzato ha le parti bade, debilitate per la gran balza-
na5 la vifta debole per le gazze, e bianchi giri5 e per la difu- guaglianza degli humori fuggir fi deue > perche fuol' eue- re la maggior parte bizzari, deboli, e dilaflro/i, traditori, e reftiui. De' Pezzati manco cattiui fono quelli, che hanno le liftepiüfolte, eipeffe,che riranoal brunojpiii che al nero. II Baio caftagnoj per non efferepiü in quefta materia £a-
iKdiofo, & il Leardo ruotato , s'accoftano piü al tempera- mento, onde frä tuttü peü ragioneuolmente fon'amati, cfti- mati. Nel Leardo ß richiedono le gambe vergate3afciutto-. c l'vgna nera. Nel Caftagnola ftella, il pie finißro bianco, e calzato, e non ü loda la Balzana della deftra 3 la quale_? tiebilitar fuole quel membroj oue fia appoggiato. II Leardo argentino, hauendo Ja eftremitä del collo, le
orecchie, e Ja piü altaparte del capo di moiche nere, moftra di effcr di buoniffimo ternperamento . Finalmente il Leardo e di real natura : molte vokc perl'humiditäjche egli ha,ge- nera IVgna camoüij picna, e di mala compofitione, 6 come anco
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DiTrancefio Uber&ii. LibroFrimo. 45
anco il Falbo» & il Saginatoper hauer l'vgna arida 5 vitrio-
Li,e fecca,perche ne cauallo con mal piede, ne cafa con mal fondamentolungo tempo non p.iio durare. LeBalzanefonotutte perfe ftefle cattiue, perche come
ho gia dettOjdebiliüano lc membra oue s'appoggiano.Quefto viene dahumoreindigeftoje corrotto; ma perche acciden- talmente diffeccano Li fuperfluitä de' membri bafli fono ri- puratebuone. L'Armellino po/fiamo dire, ch'e di ciafcun colore per fua
imperfecta purgatiane 3 e dinota parimente catciua condi- ti one. II Remulinolodafi nclle anchc , nel collo, nella tefta, c
nelle parti fuperiori, & eminenti, petd e sfuogo, & imper- fettione di natura. Eta del Cauallo comeß conojce. Cap. XXIV«
L'Etä del Cauallo h* conofce da molti fegni, & in parti-
colare dalla mutatione de'denti. La fua mura la fä cre volte in circa, cioe £niti i trenta mcfi , e poi finitO ll terzo
anno nc mura quattro altri, due di fopra, e due di fotto , & alle volte nel quarto anno ne cangia quattro altri,nel mede- fimo modo vicini alli primi quattro mutati, frä li quaii tem- pi muta ancora, come piu volte ho vifto 5 alcuni mafcellari di fopra,che alla fimilicudine di quelli dell'huomo fono pic- cioli, efenzaradice ,egiunto al quinto anno muta fimil- mente gli altri vltimiquattro,nel quäl tempo i polledri per lo piu cominciano a mutare i denti canini, e paflato il quinto anno non mutapiü alcun dente,bcn'e vero, che nel feftogli vguaglia tutci,e nel fettim0,6 nelPottauo gli ha rinouati, & vguagliati tutti;non pero.f^mpre ofTerua la natura l'iftefo or. dine in. ciö5 cadendo-» e rinafcendo i denti, & i peli> hör piu prefto, hör piu tardij fecondo la diuerfitä dellecompkffio- ni, elagagliardia dcli'alimento poftonell'ofla,e nellapelka dalla qu'ale ßäfconoi denti 3 &ipeli. Jb-eta
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$6 DelLi perfetmnt delCäualla
L'etadelGatialloa quaittofuolarr'tnirt.Cap.XXV*
ASirto , fcriue che Otto anni li conferua nella fua forza
il cauaüo, che habbu il piede molle, e dieci chi l'ha piü duro ; doppo di quefto tcmpo färä unpatiente delle fa ti- efte, & chi e di picde fiacco, non viue piü di venti quattro anni: chi l'ha fodo dal principio fino alla vecchiaia viue fi- no alli venti otto e venti noue, pur difficil'e che paflafle i trenta, pero fono diuerfe lopinioni degli, Autori,circa all'eta dcl Cauallo, volendo alcuni, eparticolarmente Ariftorile_>s ch'egli viua dicidotto anni. Altri, che paifi !i venti, & ar- liüi alli venticinquc, e trenta . Certo e, che non fi puö pre- függer termine commune alla vita di quefto animale, dipen- dendo la lunghezz^o breuita di ki dalla qualita del Clima, dalla compieilione, dal buono, 6 dal mal gouerno, dalle fa- tiche, dalli patimcnti. A'cempi noftri fi fono veduti Ca- ualli Italiani arriuare all'eta di trenta, e piu anni, come hab- biamogia derto dcl Cauallo del Signor Conteftabile Don.., Filippo Coionua, e la Santitä di Noftro Signore Papa Viba- no Ottauö haueua vn Cauallo della razza della Nuntiata_» di Sulmona nominato Briofo,di manto Stornello fcuio, che poi venne Leardo chiaro, di bellülime fattezze.era vno de' leggiadri pafteggiatori, che fufle in quefta Cittä, deftrifllmo nel corbettare, e nel galoppare molto pofato, 8c in fomma_» ornato di tutte quelle virtu, che al feruitio d'vn tanto | Pren-
cipe conueniuano. Di quefto fi valfe laSancitä fua nel tem- po della Prelatura ■> e del Cardinalato, eflendo peruenu- to poi al Sommo Ponteficato, ricordeuole del buon fer- uigiopreftatolisilungo tempo, ordinos che ä quefto caual- lo non fi dalle alcuna forte di fatica, e fofle da'famegli ben_» trattato j onde facilmcnte giunfe all'eta di trentadue anni. Tanto ha potuto in benefTcio di quefto animale la grata ri- rnembranza dVn'ottimo Principe, il quäle nelli piü teneri |
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DtFr-amefco über-ati. Librofrimo. 47
anni da'fuoi Nobili progeniterieducatointutte le virtü Ca.
uallerefche, pafTato con progreili noti al niondoad cferciti; pin graui, fi e refo degno di federe al gouerno della Chiefa di Dio, dotie a qualfiuoglia fi e moftrato gratiffimo, e bene- ficentiflimo Principe. Vifleanco lungo tempo yn Cauallo del Signor Principe Peretti, che fü origine della fua famo- fiffima razza, vfeito da quella del Serenühmo Gran Buca di Tofcana, e detto Baio Duca. Quefto andaua a.capriole,an- dauain terra, corbettaua bene> e pafTeggiaua leggiadro :fti terribiliifimo, c fieco, e chi noa cra piü> che penco nell' e- fercitio del caualcare, non poteua valerefene fenza granpe- ricolo, ferui venticinque anni in circa a quefto Principe , il quäle poilo dondalla razza della Santa Cafa di Loreto,nel- la quäle vifle poi anche molti anni, e fece de'belliflimi allie- ui, i quali fforifcono fTn'al prefente giorno . II Signore Pro- ipero Baui Cauallarizzoprincipaliffimo di quefta Citta, e_? di grandi/fimo merito, ha huuto vn cauallo della razza di S. Spirito di Roma, il quäle viffe trent'anni. Quefto era Lear- do mofcato di bdliiJTme fattezze, e moltO CCCellente liello
capriolc, & ammaeftrato a tal fegno da tutti i tempi, ch'era Maeftro ad ogni debole fcolaro. Venendopoi alle giumen- te^ poffono viuere venticinque anni, ma aleune a quaranta^ he fono gionte:quelli, che G alleuano alle flalle viuono man- co di quelJi, che ftanno alle razzej credo certo, che fia per le continuefatiche^ e per li morbi, a i quali piü fon fottopo- fte . I mafchi crefcono fino alli Cd anni, e le femine fino alli cinojue, come piu volte ne ho fatto l'offeruatione.. Comtßdeue <vederc vn perfetto Cauallo ->fe efano->
coßumato fenx,a ititfy & altri auerti--
menti. Cap. XX VI*
IL Cauallofi deue vedere ignudo» e trä Paltrecoüfi*^*
rationi;& auuertenza > mirar all'eta, perche Ia. vecchinh e fot-
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4§ Delhi perfetnmcdel Cauallo
efottcpofk a molte infcrmitä , principalmente fi conofco
alla mucatioue de'denti, & ancora tirando k pelle della_> mafcella, la quäle fe facilmente fi lieua, faciimente ancora_* ritorna, e fegno di giouentü> e fe pur reftaffe crefpa, e fegno di vecchiczza, fipuö far'anco l'iftefb alla punta delle fpalle, fi conofce anco, che rilafciano il labro di ibtto, Ü occhi in- cvaati, i'orecchie panne, Je ciglia canure, e pelofe,e tutto in- i'ieme rilaflato, e debole. Circa h fanitä,fe ii vedra il caual- lo fermarfi dal principio fopra rutci effi piedi, & in partico- lareinqueidinanzi, tenendogli gran rempo congiunti,e pa- ri, che non alzi, ne ftenda l'vno dauanti ali'altro, ne che con l'vno piu leggiermente dell'altro appoggi in sü la terra , al- l'hora e certo fegno 5 ch'egli fia fano; poi fe nel caminare fe tocca vn piede conl'altro,c fegno di mala operatione,ouero di rilaflatione di renl. Auuerti, che nelli piedi, ö gambo non ci habbia veificoni,cappellerti,rappe, galle, formellem, fetolc, chiouardo, falfi cjuarti, & altri fimili mali, che in (all luoghi fogliono venire, che fanno brutto vedere, e malage- uoli da fanarfi. Cattiuiflimo fegno quando muotie conti- nuamente le gambe, ouero mena la coda in sü, & in giii. Si detie mirare poi a i fianchi, che mouendoli fpeffo dinota in- fermitä di polmone, che ha i tefticoli grandi, e la vergafem- prein fuori pendente,fuoI riufcirruftico,mirar poi alle orec- chie, che le butti in dietro, e fegno di efTer fordo, e cosi an- co di eflfer muto in fuo genere , ouero vitiofo; auuertir 3 che le narici del nafo fiano larghe, aeeid che poili reipirare 3 che
fia vigilante> e timorofo ai fifchio della bacchetta: auuertire, che non fiacieco3 farneproua conla mano, ouero con Ia_» bacchetta, mä che non la fenti, che ü rnouerebbe al rumore, e non alla viüm che fia facile al parare, e che volendo il Ca. ualiero fia prefto ä ripigliare, eche fia obedientc allo Ipro- ne. Chiari/fimo inditio di bontä, quando il cauallo trouan- dofiin atto violente di corfo,6 Fuga? per minimo cenno del Caualiero fifermi. E molto necefiario ancora 3 che fia_, faci-
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Di Trance fco Lihtrati • Librö Vrimo m 49
facjle ad accetare la briglia in bocca>e che iia manfueto a Ja-
rciar/imontaresü'ldoiToii C-iualiero ; e cattiui/Iimo fegno .quando ilrifiutra, e che non idiofo con Vi altri Caualii, & ancora con li huomini. li cauailo vuoi'hauere il paflo
leggiadro, e lcuato, il trotto fciolto, il galoppo gagliardo , la carriera veloce y il parar leggiero, i falti aggruppati, & Ü maneggio h*curo> e prefto :fia obediente, alle volte, che va- dicimato , e bene aggtufhto, e fermo di te/h, che non Giu. fpauentoCo, che camini per 3a ftnula /Icuro, e poiato faldo ; che non IIa raftidiofo in ydirginmente; che infuriandofi con quei fpedi, & imporruni annicriti, che ftordifcono tutto il mondo; finalrnente in poche parole, il caualio vuol'eflero fpiritofo, corhimato,obediente,e manfueto, leggiero, agile, veloce , che pofla, eche voglia etfercitarfi, effer piaceuole a corregerh", e tutto n* conformi co'l volere del Caualiero di cfercitar/i. Deuehauerbocca piaceuole percorreger/i,.for- ti piedi, ä foftener/i, erobuftilomhi a iatigarn, e atti/limo ad ogni Principe, e Caualiereper apportargli in ogni luoco buona falute. Sc honore. |
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Biehefortedi CauaB, i Vrincipi deUaw f
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leloro Stalle. Cap. XXVIL
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LAS talla di vn Principe deue cfler fornita di diuerfe,
fortz di Caualh, ma fopra tutto e d' auuertire, che üT no fani di mente, e di corpo, che non habbiano viti ,0 catti- ua mente, perche vediamo giornalmente effere vn cauailo nato di buona razza,beIlo,e ben DroDorrion.m Aiu lo, benfegnalato,edabuon cXZlZZltat01' PI~ tofto da quakhemna o fpmto diabolico, prende si fct^
*wa all improuifo,che fenza conofcimento d'alcun oericS ''cauallifonodicattiua natura, & entragna, che quando
G Philo- '
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5o Bella perfettione del Caualh
l'huomo fi penfa hauerli domi, all'hora piü ftrani che mai
fono vitiofi» indomiti, e bizarri „ Perö la bellezza del caual- lo fi richicde in tre cofe, nella caglia della perfofia» nella., proportione delle membra, e nel color del mantello.Agi- litä ne comprende tre altre, che fono la lerui, la leggierez- za> l'attitudine : & in tre altre fi puöconofcere il coraggio * che il cauallo nonli adombri nella vifta delle cofe repetine , ne fi fpauenti divdir gli ftrepiti, ne fchiui timidamente gli fco ntri,, e le percofse „ Vn cauallo per far viaggio3o correre pofta> fi richicde piii
che velocitä,robuftczza> e forza-,e volendo fäeghere vn'ani- male valorofa, & idoneo a trauagliare» deue hauere il petto lato», fqarico di c.ollo,, dl nafche aperte, di fpalle alte,di gam- be dritte* e gionture corte,. di piedi non torti, di ventre non piccotoi e di fchiena non curta « Ga.ualli per le Carrozze deuono, eflcre di bello incontro >
deue eßere ftefO) alto da terra »che vadi cimato^pafseggi bene,, dibuona trauerfa, e buona gamba*di buon piede,cor~ to di gionture,. di belli crini,, di codapiena,con groppa fcan- nellata,, che intendi labriglia, eche diabene in dietro. Caualli per le Cäccie,. deuono. eiler coraggiofi nell'aflal--
tare leficre, veloci nel feguire, agili nel voltarfi ad ogni ma- no>, e ro.bufti nel refiftere a gli affanni, che vadi cimato cojvj ieorecchie dritter e fpiritofo,,occhifpleadenti»,agile di fpal- Je> dt bei; manto> che sbtuffi. fpella, che dal nafb fpirino fu- manti vaporiynemai tenga fomo.il piede , e che per tutta
fi; veggia vna intrinfeca virtü a.nimofa, con moner lor le me- mbra per fimili efercitiji fono meglio i mafchi,,che le femi- ne,. ouero tenerle in difparte, accio che non muouano i ma- fchi adanniitrirese mettanale; fTer^^ „ fuor del- Terdine difegnato. Auuertafi* che non fTafpauentofo, ma^ che arditamente faltifoifi,, pafft äninwlaitteöte acquc % e fo- pta tutto»che fiabene. aggiultato, di tefta 5> e della bocca-,* ehe leut bene % e vadi di buon paifo? comodo > & in. verita |
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pi Vrämefco Ubtrati. IJbro Prima. 5 x
nel viaggiogniSignored'autoritä deueadare fopra vnbuo-
no»e perfettocauallo,non fapendo quello, che egli poffi in- teruenife, e nelle caccie e diletteuole fommamente in ritro- uar/i fopra vn cauallo buono, & ardito. Caualli per Cktä da pafleggiare deuono effer vaghi, di
leggiadro manto, e di belle fattezze, comiien chefiaho leg- giadri, e fciolti, veloci alla carriera, e ficuri, & ordinati al parare, checoriietti bene, che radoppij in diuerfe guife* 6 a terra,6 in alto, 6 ä mezz'aria. Altri piu atti, e piü leggiert deueranno /äkar con calci da fermo a fermo, 6 con galoppo gagliardoj o con due pafli, & vn fälto , fi che dell'agilitä del cauallo 3 e della difpontione del Caualiero, fi porga con di- uerfi maneggi, che dia gran piacere a i riguardanti. Percorrerla lancia, deuehauere vna carriera falda , e tri-
ta con bei parare, fenza moftrar timore, ne fdegno di fotto airarme, anzicon ardita allegrezza partirfi dal capo della.» cela, e con gagliarda lena cominciare il corfo. Delle qualita, er oblighi del Maeflro di
Stallet. Cap. XX VII f. Piü voltehointefodiredamoltiProfeflbridiqueftono-
bile, & honorato efercitio di conferuare i caualli, o di ammaeftrarlifannoprofe/fione, che la cura di e/fi depen- de grandemente dal Maeflro di Stalla; ü che deue auuertir- ü diligentemente di ritrouarlo huomo da bene, timorofo dl Dio, che habbia eofeienza, & honore, che ha valorofo, & atto alFefercitio della Stalla, accio che non folo /appia com- mandare, ma alle volte infegnare con la propria perfona al- lifamegli 5 quel che loro ü appartiene di fare intorno a tal gouerno, & hauendolo trouato di cosi fatta bontä, & attitu- dine, gli fi deueconcedere dal fuo Padrone fuprema potetfä non folo del vitto, e falario de'Cochierij e Farn egli, ma del Ferwro, SeUaro, Briglaro, e Spetiale, cd'altri Artitfi, chea G 2 lui
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ji DelUperfettiwedel Cxuallo
Ini appartengono : i quali. tutti habbiano d'and'ar da liri'ßci
lor biibgni, si per non faftidire il Padrone , comc per rico- nofcerequello per fuperiore ■> accioche ad ogni fno com- mando fia obedito, ehe .iltrimente il Padrone" farcbbe mal feruito , & alcuna volra per tardanzadelle cofe necefsarie_5 porr ebbono pcncolare li caualli, come piü volte ho viito; & häuendo quanta potefta fe gli conuiene circa queftö officio. Deue principalmente fpartire i caualli trä i fämegli in modo» ehe non paffino qnattro per ciafcuno,' efsendo perd caualli di rifpetto, che de i polJedn fe ne ponno dar cinque , defli- nando fempre i megliori caualli a i piü pratici famegli, c ßia foprä a quelli meno efperti: e poila tnattina abuon'hora le- uate lelettiere veggalecafsette, ö mangiatoie, fei caualli banno lafciato biada la notte, mirando»che non iia per irifir- mitä, rafreddamento, ö altro male aecidentalc, che in tai cafo fi deue fubito rimediare ; e non manegiandola per fuo cattiuo coftume, io farei di parere, che mai non gli fi Jafciaf»
fe datianti, perchefi auuezzano a quefta poltronaria,e fem-
pre lentamente la mangiera; okre che fi darä commodirä al fameglio di rubbarla :e perd vorrei, che fi auuezzafsero i caualli a tencr la biada auanti poco piü d'vn'hora , e non_> mangiandola fi leui via, acciö che maggiormente non l'ab- borrifcano,ma con defiderio I'appetifcano , che in tal modo s'auuezzaranno di mangiarla per tempo: e quefto ho conti- nuarnente efperimentaco- Aunertaancora la fera dopo Fat-
te le lettiere, che qualche cäuallo non fiatroppo corto lega-
tö, che nonpotefsecolcarfila notte, che farebbe' di gran- diffimo danno. Querto auuiene alle volte quando i caual- li fonoallegri, e fpiritofi, che voglia ruzzar con il compa- gno, &i famegli per la poltronaria, li legano corti, epoi fi fcordano la fera di fcioglierli, & il poueroanimale bifogna,. che tutta la nottc ftia in piedi, perd il Maeftro di Sulla, pri- ma che vadi a letto deue riueder tutti i fuoi caualli, e far da- •re il fuo douere della biada a tutti li caualli, e vedere cho alle
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DiTt \v/ict'fcoÜber-aü .libroVrimo . %$
alle mangiatore gli ih roeffo il fieno a baftanza. Vero e,che'I
fieno a caualli, che haueffero i! moto, Sc Ü fiato grofiö non c gioueuole j'pcrö iä paglia e buona per ogni forte di caual- li» maffimamenre quando föno giunti ad eta perfetta, ehe_? richiede i cibi fecchi»e moderati,i quali non ingraffano mol- to5 ma mantengdno l'animale in vn competenre ftato, & in^ maggiorrobuftezza; peroil Maeftro'di Stalte deue fapere tnttequefte cofe, & in particohre di farle prouifioni atem- po3 e faper conofcerela biada, il fieno, paglia, e tuttoquel- lo, che bifogna . Vn canallo fottofopra confuma trä giorno, e notte trenra libf e di fieno, e dnquanta libre di paglia la_, 'Settimanä per far lettiera, & altro. Si fuel far prouifiono di trentadue fome di fieno per cauallo , e della biada, cioe l'Inuerno orzo, e l'Eftate vena. A'Caualli ordinari; fe ne_> fuol dare tremifure; a'Corfieri'quättro,& aleum* fono, che ne danno Ceiy che ogni mifura fä rubbia quattro,e fcorzi tre, e mezzo l'anno ;■ e qüefta deue euere fua ctira particolare, e detre ftare fempre vigilante, e dar gli ordini,che vanno dati, & cffere folleciro' al feruitio del i"uo Principe , & hä da eüev
pratico in conofcere Ia qualitä, & infermita de'caualli, efe_j>
fopeffe vn poco c'aua'lcare farebbe molto megliore ; ne par- tirfi fin che non habbiano finito di mangiarela biada, dar rocchioj che fiano ben ftrigliati, e politi li caualli y guardar le briglie, e felk0 acciö non vi manch! cofa alcuna. Auuer- tire il Cocehiere, che tenga ben coftodito, e ben coperto il Cocchio, 6 Carozza di rifpetto, eche ogni feralo cuopiu con vna tela , accid il conferui nuouo, e hello , e fiia prouifto ddheofe neceffarie» e fia diligehte, pratico » äfsiduo , e fe- ereto, ' '■ ' : t |
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Mwfo
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$$ Deüaperfetthne del Catsall*
Verein i CatialU bcnonoplu toßoacque torpide >
che le cbiare-, & akre offeruMo- ni . Cap. XXIX. ICaualli s'attufßmo dentro Pacque infino a gli occhi, per
efTerdi natura fanguigna, che li fä animofi>& audaci mtuttele atrioni, oltre, che la calda loro compleilione) fä che si ingordamenteappetifchino il bere,che fenza offeruar' aleun termine, vi fommergono mezzo il capo, ma dond^j auuiene, che fi dilettano, come aiferma Ariftotile, che tut- to il giorno veggiamo piü tofto che beuono l'acquc torbide, che le chiare,al contrario degli animali buouini.AIcuni ren- dono quefta ragione, che effendo ftato dato il bere per re- frigerio del calor vitale, acciö che non venifle tanto ad in- fiammarfi, che diftrugerebbe l'humido fofrantiale del cuore, al che la natura prouidde, che per due altre vie ancora fi fouuenifie dalle parti vitali, attrahendo l'aere per l'arterie, e dal polmone, che äguifadimantici riceuendo Taere per la canna li foffiaal cuore, e di qui procedendo, che aleuni animali non habbiano polmone,altri lo tengono grandiffimo» e gagliardo, alcuni altri picciolo, e debole, recandola mol- fa^ 6 poca, ö nefllma neceflitä del refpirare. Ragioneuol co- fa e, che quelli, che hanno il polmone debole, quaii fono i buoili, « Ic vacche, non potendo prendere tanto di aere » che
loro bafti neceflariamentej bramino l'acquafrefca , e limpi-
da, che a tempo ftipplifca al bifoguo del cuore, eflendo I'ac- qua tanto piü penetratiua» quanto e piü chiara, ma il caual- lo hauendo il polmone largo, e forte, donde tanto aere at- trahe,che con grandiffima lena refifte al caminare, & al cor- rere, beue piü volentierilatorbida, come quella,che piü gli rie nnie le vene, onde per naturale iftinto conofeendo i bruti , quel che giofta, e quel che nuoce loro, fi veggono i CauallicolpiezappareneH'acqua per turbarla> &ibuoui con
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Di Trance fco über an. TJbro Trimo . 5 5
con il collo ftefo, e con Ia fbmmitä del mufo, quafi leccando
beue> perche tre fbno le parti principali > che tutto ii corpo del cauallo gouernano,il ceruello» il cuore, & il fegato ; trä le principali ff poilbno metrere ancora i tefticoli; anzia que- fto propofito vnabella confideratione, che e ftata fatta , che nel doffo del cauallo non furna pofte quelle tante ofla. mi- nute, che tiene il bue di numerocento venti dalla cima del- h tefta alla coda, perche al bue come animale di Campagna bifognaua poter co:i la lingaa comrnodamente giungere ad ogni parte delcorpo fuo, & al cauallo hauere il doffo piti duro, e forte* con iegamento di lpefft nerui, da poter refifte- re a i pefi > & alle fauche, alle quali fu deftinato, e da poter ancora far curare facilmente i garreff, e gli altri accidenti di rompiture > alle quali ff tronano quefti luoghi aflai foggetti., Corneae quwdofi deue furg&re il Gauallo-> e del-
linfermita del Yolßno-> e fuo ri-
medio. Gap. X X X..
IL purgare il cauallo ff pud far tre volce Vannc». Perciö
vrilifllmacofa, anzi neceflariafaiä 5 che ff purghi almeno vna voltal'annojchecosi viuemeglio,.e piü lungo tempo , "e quafi ringiouinilce,perd il megliore quello della Primaue- ra, che ff da la ferraina, che fa ainbedue gli efretti con piu commoditäficuramente. E cosi diremo ,chcil cauallo fin che non e pcruenuto all'etä perfetta, cioe al fettimo anno y non ff cleue in ciafchedun'anno defraudare deirherba füst_>, poiche veramentehferraina difcaccialamalinconia, puiiff- ca il fangue * accrefce ta perfona, aumenta le forze, ringio- uenifce la compleffione,abbelliice il'pe!o,e fana moltimor- bi interiori. \fegetio fcriue * che la ferraina purga il ventre piu facilmente,, e tiraabbaflbicattiui humori;afferma> anzi ordina dotier/? dave la ferraina allafine d'Aprile, fe pero II tempo lo permette, e che ff debba dare almeno; diece gior- |
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$6 Dellaperfettwni delGauallo
m affolutamente fei>z>iltro cibo. Scriue il Rufüo,che dando-
fi al Cauailo per qumdeci di, lo purga molto meglio ; pol dandoii per piü tempo gioua ad ingraffarlo. Paofsi purga- re ancorail cauallo ilmefe di Agofto al tempo de'meloni, fi come io ho fempre vfato facendogli dare a raangiare ta- gliati minutainente con femola rnifta infieme. Quefti pur- gano a merauiglia , maflimamente per via dell'orina, c poi anche ingrafiaao, e rinfrefeano . Altri ancora ho vifto dar- gli i fichi in abbondanza. Sono ancora raolti, che han pur- gato i lor caualli del mefe di Ottobre, con dargli a mangiare per quindeci giorni dell'vua,e mel'hanno molcoben lodato, dal che dicono, che oteimamentefi purga, e s'iografla l'ani- rnale ,Efe il cauallo patiffe dell'infermitä dettaPolfino,no» fi troua roiglior rimedio, che farli copiofamente mangiare_> di tal vinacce fenza entrare in beuande, e medicine - Le M&ngiatore-, e Raßelliere de'Ca.uaHi come debbunn
eßere> e com? ß debbano yorrre i Caitalli ad efse. Gap. XXX L LA raftelliera deue eifere di giufta altezza fecondo la_,
difpofitione del cauallo, non piü alta del douere, ac- ciö che non s'aftanniaüo ftendere del collo , ne tantobafTa_, che gli toccaffe la tefta, egli occhi. Si fanno le raftelliere per due cagioni,l'vna che non fi confumi afsai flrame, l'altra
per far cafcare la polue del fieno, ö della pagliajma per che
tal polue puol facilmente andare perle iurici3 e tal volta nel« li occhi del cauallo non fenza pericolo; oltre che fanno ftar fempre i crini brutti, & incompofti, a me non piace nel mo- do, che s'vfa in Italia, che fono piü per l'oftarie che per ftal- le di Prencipi:difse vn Caualiero di hauer vifto in Parigi nel- la ftalla dell'Eminen;Mazerini vn bellifiimo modo di raftel- lierafatee comequefte d'Italia', ma pofte;dritte>Iarghe pero doipaimi dal muro da piedi con i fuoi regoli fotto» che pof- ■
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Di Trance fco Liberati. Uhro Vrimo. i j 7
ü cadere il ferne con facilkä fenza ofFender punto if caualio?
&in qnefta forma giä fi e cominciato a viarein Roma nel- Ic ftalle de i Prencipi, che da tutti fono anche accettate co~ inecofa vciliffima per caualli. Cosi anco Ja mangiatoia fia~» alta-j accio che i caualli giä venuti a perfeteione non venga- no ad incapefirarfi, Sc 1 polledri coftrettj di pigliire il cibo guardaudo in su ü auuezzano a tener'il capo alro, il che e di grandiffima vaghezza al generc cauallinoDe pero l'epiteto d'alti diede Virgilio alliprefepij; giouerä bene afar ch'effa rnangiatoia fia cupa , accioche il CaualJo per prendere il ci- bo di dentro vcngaad incarcare^e fottigliare il collo, oltitj» che per tale agitatione, € trauaglio egli viene meglio a ma- fticare la biada > e prepararfi meglio a digerire . Deuefi te- nereil cauallo nella ftalla in quefto modo,come il Caraccio- lo deferiue, che gli fi metta la cauezza dimorbido , e forto fuatto» e fi leghi con doppie redini alla mangiatoia > cht ch'efTendo la cauezza diuifa in due corde , il leghino nelJi due anellij che ftanno affiffi nella mangiatoia 5 & in quefto modo non verrä ad intenerirfi» 6 indurire il collo piu da vna» mano 7 che da vn'ahra., mä >i ii manterrä fernpie vguale , q_j> giufto, oltre a cid i piedi dauanti fono da legarfi a vno di quei di dietro, con vna paftoiä fatta di fuatto, e foderata di Jana, accio che non pofla andare innanzi in aleun modo, e_> quefta vfanza per la fanitä ddle gambe e gioueuole fom- mamente. llmangiar del Cauallo come dehla ejfer preparato . E di,
che mifura la biada fi deue dare, C*/- XXX IL EMolto neceflario, & importante,cio e a che modo qae-
fto cosi vtile 5 e generofo animale fi deue mantenerc la fanita: quefto fi fa in due rnodi, pVno coi couferuargli k~- fanitä prefente efTendo a molti mali fottopofto non raen chz I-I rhuo-
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58 Della ftrf'ettiom del Cauallo
l'huomo, l'altro col liberarlo da quelle, che vi fufle giä m-
corfo; conciofia eofachcla negligenza del gouemo'bafta^ a corrompere* & a guaftare ogni cauallo, quantunque eccel- lentilfimafia. Ecertarnente eflendo ad ogni genere d'ani- maii ftato dato dalla natura il fuo nutrimento piü famigliare, il come. Gale.no, dice,, la cicuta a gli ftorni, l'eüehoro alle co- turnici,le carni crude a'leoni, le cotte e'l pane di fromento ak;huomo>s'viä a'buoui la paglia5ilfieno e 1'orzo.fonproprie c famigiiari, a'caualli ; fopra. tutto, e da faperfi: ,. che cosi il mangiare »come il beuere. del cauallo quanto e piü netto , e piü fincero ,,tanto e. migliore; pero bifogna. metterci buona cura., che fe ne toglia ogni bruttezza . D.eueff; diligente- mente nettare. la mangiatoia,: fi come ancorala caffetta. do~ ue fi'ha. da m.ett.ere la biada,la quäledoueräeflere prima ben criuellata, fcelta, e pura; chenon fial'orzo muffäto,. 6 dal- kvecchiezzacorrotto,onerotcoppofrefco ;&;ilfieno pa- nmente, 6 fia pagliar non lono daporilmnarizi al cauallo >
comefiportadal fe.nile,maii doueräsbatter bene,chen'efca la poluere,ele fporchezzccoiiciaftäcolachela poluere co-- si del fieno, come dell'orzo ,,o dell'auena > 6 di altra biada, fuollfäcilmente generare tofle, e cfifeccare gl'interiori;la_» quäle infermitä e quafi ineurabile, & ogni poco di fieno cat- siuo fuolfareall'animalequellicflEetti,chefail veleno ; e ne. i viaggi non eda darfiraolta biada nel mezzo giorno , que- fto: fi.lCdia.di tmon fieno, la fera e da gpuemarfi prefto > ac-
cia pitt prefto» pofli ripofäre: rT ha da fapere di che mifura la
biada fi deue dare, dice il. Camerario, che non fi puö cosi di certo.peeferiuete. ,,non a tutti conuiene vgual mifura, tutta_» via la commune pare che fia di tre ö quattro mifure, cioc qwaii quanto feivolte fi; puol prendere col cauo delle duej mani; ma,e ben d-aiuieEtiriiche fecondo la fatica la perfo- Bafi deue trattareiaimejctaßche noafifaeeimai nel fudoro bere, ne mangtareil:cauallo in contoalcunor per dache ha- fcfindoperlafatiea fparfo il calore naturale nelle. parti di fuori
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DiTrancefcoLtherati* UbroTrimo» 59
fuori e reftatoncpoco dentro fegue che'l rnangiare che egli
facetfe in quel tempo gli caufarebbe riprefsione , ödileg- giero ü corromperebbe, e da quel bere gli verrebbe quafi vn veleno a fcorrere alle gambe, e facilmente puö incorre« re fubbitamente a morte. Aequo, per heiterß dal Caualla quäle debba eJfere->& auuertimen-
toperfarlo bere copioßimente. Gap. X XX 11 L L'Acqua conueniehte al bere del cauallo 9 fi richiede al-
quanto falfa} maflimamente per 1'inuerno, e che fia_» piaceuolmente conente, 6 vn poco torbida, perche tali ac- que fono calde, e groffette, e piü nutrifcono» ma le freddee le veloci aflai meno ; tuttauia quefte ne i tempi caldi fipof. fono concedere per temperarc il gran calore, & all'hora fo- no piii vtili3efTendodolci3percherinfrefcando & humettan- do reftringono il calore, e reprimono la iiccita5ma in tutto c d'hauerfi riguardoalTvfanza in che fi troua alleuato l'ani- male, Ja quäle Je per auenturafbfle cattiua, non fllbitamen-
te ■> ma a poco, a poco ü ha da mutare,perche Ja natura non fopporta mai le fubitanee mutationi.NeH'inuernocertamen- te fi vfi a far heuere il cauallo doppo che fi ha mangiato la_, biada, fi come ancoranell'eftate, nel quäl teropo gli fi da an- che nel mezzo giorno l'acqua frefca 3 e perche il cauallo fc non beue copiolamente di buona voglia *> non puö metter carne5 giouerä lauargli la bocca dal di dentro > e fregarglila con fale, e vino, che cosi piü auidamente man- gierä, ebe- uerä. t |
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[ H 2 Eelb
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6 o De Ha perfettione del Cauallo
Dello ßrigliaredel Cauallo > & auuertimemo a qual'h cht
tagliano coda* cr'mh & oreccbia del Ca- uallo . Cap. XXXlllL LO ftrigiare il cauallo vuorefTer fatto con grau diligen-
zä, e policia ; chi ha da far quefto miftiero, auerta che non fia-perfona pigra,o poltrone,perche di qui dipende tut. ta la cura dell'animale, e fi auertirä,che non ü gouerni cooj le fpalle volte verfo la mangiatoia, perche farebbe molto pericolofo di farfi male, perö fi deue voltare al filetto: e pri- ma che faccia altro appoggiarä vna mano ful toifo dclla co- da, con l'altra fecendogli icorrere la ftriglia per tutto il dof- fo,e deue prima incominciare per contrapelo sii per la grop- pa con braccio difciblto>non paflando quella parte che pri- ma ben netta nonrimanga, e poi auanzarfi auanti a poco, a poco per lafchiena, toccundö leggiermente lofpino defcen-
deiidb perle eofte a bafio verfo la panza, pavfando poi infi-
no alla.mafcclla, doue malamente adoprerä la ftriglia , nia_» folo la ptmta di quella, la quäle deue tenere piü eorta in_» quefto,la quäle ftriglia deueeflere lunga5cben fermadilä- ma, e che non moltomordenti fianö i denti; & cosi fatto, e ritomato di nuouo ad appannarlo , poträ per lo fteflb luogö cambiar mano, e ritornar dalla tefta verfo la coda fenza rnai
flnire, finchetutraquellaparte inuerarnente non refti ben_». netta, e dapoi che l'haiierä bene zppmmto n-el modo pre-
detto,deue farae altrcttanto per Taltro kto> e fatto ciö , &' ^ appannato, e nettatOa deue con vn ltreffiane > che fia durif- ftmo, hauendolo bagnato, e ben battuto, acciö che l'acqua-» fe ne cada,, ftruffinarlo bene dall'vnce 1'altro canto, e con_< vn'altro ftruffione far lo fteflb nella tefta, e per quelle parti doue la ftriglia non hauerä potuto girare, appannandolo poiconvnaappannatoio dilanaapelo, e contrapelo sbat- tendola* e fcotendola fpefloj & anco alla fine bagnandofo ■: con |
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Dilrancefcöljherati* Ub'rö Vrima. <5i
con la fpugna lepiante dellemanipalmeggiarlocon quelle
c con la punta dcllc dita cauar fuora i peli per tuttoil doflo, eofa che non folo fa il pelo del cauallo bello, ma ancora lo fa ingraflare , e fa diuenire la carnc piü fbda, e dura , e poi Iauargli bene la coda, egambefecondo il tempore la itagio- »e; cioe l'eftate lauarle di foprail ginocchio , e gittarli del- I'acqua ne i teflicoli; la quäl cofa dee fimilmente ofTeruarfi il di nell'eftate, quando fente il cauallo grancaldo , 6 perla fhigione, ö perche fia la ftalia calda, e rinuerno dt fotto il ginocchio,facendo in tal tempo queflo piti per leuarli il fan- go dalle gambe, e dalli piedi, che per rinfrefcarlo;e ncl me- defimo tempo d'inuernofi deealpoffibile con la fpogna a- feiutta, e con la pannatoia di lana rafeiugar queiracq.ua dal- le gambe, acciö che per quella huraiditä,e maßlme fe farä di notte nonglifoprauengaalcun maie»notando cheneH'inuer- nata in quei tempifreddi di ghiaccio, 6 tramontana non fi deuono lauarle gambe,ma baftera di ftrufinarle bene con lo ftruffione & appannatoia, pur che non vi fia terra, 6 fango, ö altra iordura , ma fopra il tuttoil membro genitale e da far. gliii tener netto con äihgezfka, perche ftandöpien di Iordu- ra fpeflo auiene, che l'orinare gli fi impedifee, parimeiate e da lauarfi bene la'coda, il ciuffbj e i crini»fargli la fnabona faponata, difponendoli poi col pettine aeconciamentej e con tali gouerni procurando che fi facciano quartto piü fi pöfTo- nolunghi, siper commoditä dell'animale, edel padrone^5 comeper bellezza, della quäle non pur fi dilettanoi riguar- danti; ma efli fteffi naturalmente ne fentono gran - piacero. Gioachin Camerario dice marauigliarfi della ragione di co- loro, che tal hora bellifTimicaualli con troncar loro la coda, c i crini rendono fozziffimi a vettere & e quafi con nota di in- famia disformatb auenga che fia da lodarfi dairalt.ro canto rofTeruanzasdiepoi han tenuta imaggiori noftri>qnali con legareaqüffftLsi tofaticaualli altrechiome ßfaniere fi fcno ingegnad di riftorarc il colto ornamento* in fomraa nog % |
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6i DeUaperfettio/iedclCaualb
dafarfimaivnatantaingiuriaal cauallo, fe non per qual-
che accidcntc ^ che per forza, il richieda ^ 6 per voler fare_> vnadimoftrationeailegenti di acerbiffimo lutto, come fi legge appreilo Plutarco, hauer fatto Aleflandro Magnonel- la morte diEfeftione,cheperfegno del fuo graue doloro fece tofar tutt'i caualli, e muH che fitrouauano nel fuo efer- cito, ma hoggi in niun conto fi coftuma il ragliardella coda , fe non qualche rariffima volta alli rozini aflai piccioli, ü vfa_. bene di tagliar le orecchiea quei cortaldi »> che haueffero il collo grofiö, il petto largo, e la fronte fpatiofa; 6 veramen- te,che haueflero le ifteflc orecchie aflai lnnghe. Vegetio di- ce bene, che ne i caualli non folamente fi deue confideraro l'vtiltta, mail rifpetto dellabellezza,e pero chi vuol taglia- re dal collo icrini,e la coda deue farloconbona diligenzsu, > che'l cauallo nc venga a comparire adorno e vago. Coda , e Cr'mi come-, e quando debhon» lauar-
ß. Cap. XXXV. NE1 lauar della coda deue ftar molto atteto il fameglio,
che in vece di lauarla nonla imbratti, ponendo del- l'acqua fopra la coda non aprendola, ne diuidendo le cioc- che di quella, nettando il torfo d'efla, dal che auiene > che quclla ibzzura che vi fta dentro,el'acqua di fopra fanno co-
me il luto , eda quefto poi vengono i proriti» Carle, caticri > & altri mali. oltre che in cambio di volerla fofficienteraen-
telaitare,enettare,laftriganoalcunifamigli fenza alairu vedere, e rompono i peli con quelli loro ftraecupero vi Ci ri- chiede molta diligenza, & auertafi » che quefto lauar di co- da debba Farfi di mattina, £ la fera gli ü pettinarä in quefto modo - II mozzo pigH vn palmo da baffo vicino la punta, c con la mano molto ftretta, e ferrata, la tenga dandole vn ri- uolto fopra il dito, e con vn pettine vnto di oglio ftando pe- ro impicciata, e maltrattata, vacU molto ben pettinandolju apo-
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Di Trance fco Überall. TJbro Vrlmo . 63
a poco a poco infinoa tanto, che habbia molto ben feparato
pvn pelo dalPaltroj e fakndo. piüad alto vada facendo il fi- mite finxheir pcttine corra d'alto ä balTo, & airhora farä fegno,che fia ben difcioka,e poi la lifci con la fua pannatoia. Ätuiertafi, che d'eftate non fi v/i oglicperche vi fi attacche- rebbe la polue. Non minor diligen zavfar fi deue sie' crini, efTendo quefte dueeftremitäquafi le maggiori bellezze del Cauallo. Dico cosi,, percioche quell' animaleleggiadro» c bello (i dimoftra quandoben trattatifi manterranno cosi i peli della coda, come quegli de icrinifomiglianti ai capelli della Donna, che per effer lunghi, e biöndi Ion tcnuti li piü belli, cosi quer del Cauallo» percid deue il Mozzo con mol- to. accorgimemoadoperarfi neli netrardei crini ,ne i quali non vorrei ü adoperaiTe altra cofa, che: il pettine di buiTo, o di ferro, il quäle piü di ogn'altra cofa farä netto il crine , ej> cosi anderä pettinarrdogli con la mänodeggiera,h©rapaflan- dogli per vna parte, & hora ripatfändögli per Faltra, e poi lcggiermente con vna pezza:dilana anderä ricercandogli per dentro, compartendo iciinh e nettandoli bene piü volte ap- pannati; deue poi dacapo a piedi con Japanrratoianettar be- ne il doffo, & il Cauallo contento di si buon gouerno fi ri- uolterä alla mangiatoia con grandiffima fuaallegrezza>con metterglifopra la.fua coperta... Legambe del Cauallo com che, e quandofi debbono laua-
re , e deW attuffatnemo dt effb fino al ven- ire . Cafi.XXXVL AMaeftro Lucaecceli'enteManefcalco non piace,e biaf-
ma fortemente, che glißhuino le gambe, percioche con niuna vtilitä faiebbe dannofoalle vgne, & alle gambo quelcontinuolauare, e hti^ettare,. per© dice efier meglio, fi freghinocon;lemani,,ouerocon la pannatoia. II Camera, riotuttaukgiudicaeiTere troppoardire affennai- queft'or-j. |
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£X Bella ferfetnom de l Canalh
dinc contra Pvfanza di tutti gia inuecdiiara,che ogni gtömo
fi manclino i Caualii a Cirifarfi dentro d fiume infino a! vcn- tre, maffiinamente che gli antichi ancora fokuano lauar lo bruttczzc del ventre, e delle gambe-, perö ii fuo parere dicc euer quefto, che tal'vfo di lauare non ha da ferfi l'inuerno, e mai non ü faccia in tempo, che ii Cauallo ha troppo fudato, 6 troppo caldo,ne in conto alcuno quando fofle m fofpct- tione d'inferrmtä, ö quando s'haueife a medicare con beuan- da, 6 chirugia, ma nel reßo euer benea färfi.Quanto ai ven- tre alcuni pongono quefta diftintione , che i Caualii magn non fi faccino attuffare infino al ventre,con dire,che raffrcd- datofi il ventre non fentirebbono I'alimento; ma 1 pui grafsi piü fpeflb, e piii profondamente vi fono da far'andare, accio che non inTaffino fouerchiamente, im fi confcruino x\ corpo intiero, e fano. Veramente dice hene Ehano, ehe 1 Caualii fi dilettano del lauare, e degli vnguenri; perö alcuni dtcono molto giouare a'nerui, che di quando in quando fi vadano lauando le gambe con vino caldo, 6 con feccia . Alm le la- ßatio la fera, e la mattina con quell'acque di cucina, con che fi fiano lauate le fcudelle, ficome io ho fempre fatto, e rm e riufcito moko ottirao rimedio. Lume, eftmo comeß debba tentr nella Stalla, e come debbano
fiar le cofe-> che appartengono aWvfo della Stalla • Che la Stallet non dette reflar fila , e de' prin-
cipali fegni della faniü del Cauallo*
Cap.XXXVIL NOn fi puo in tutto vietare al famegiio > che non porti
alla Stalla fuoco accefo per quelli gouerni, che la_, nottebifogna farfi, mafi auuerte, che cautamente vx^fi por- ti, e vi fi tenga il lume, attaccandolo m parte, che iiaionta- niffimo dal neno, e dalla paglia, e da ogn'altra mmj«^ ad acccodcrfi fadlmentcfolcndo fpeflb vna fauilla muouere |
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Di Trance'ßd Uibcnxü . \jlro fr'rmo • f>5
grande inccndio, come piü vokc ho vifto. Per queilo il
meglioiarä vfarhnterne, ele fralle pero fi lodano fatte a_i volta i e di giornofar che fiano bcn nette le lampade 3 affin- che facciano maggior lume ; vi fia poflo dentro il folito •> c debit'oglioj e che non fia defraudato da i famegli, 6; da chi tien conto di darlo ; e quefto acciö che ritengano il lume in. Jlno alla mattina, e poi in e(& ftalle deuono con dcbito or- tiinc ftar difpofti i luoghi, doue acconciamentc fi pofsaao nporre, ecollocar le cofe , che appartengono all'vfo de' Ca- uallij come feile 3briglie5 e fornimenti 3 i quali tum hanno a ftar difcofti da gli animali > percioche moki fe ne tröuanto, che il mettono a rodere ciö che poffono toccare, & arriuarc con li denti 3 tal'hora diuorano i pezzi di fuatto, e corami; perö non fono da buttarli a cafo in ogni luogo il pettine, Ia_> ftriglia 5 e la pannatoia ; ma il tutto ordinatamente fi ha da cunferuare alla fua cafletta con riguardeuole diligenza. Se- nofonte dice douerfl hauer buona cura alla ftalla 5 che iioa^ '-fia aperta fenza il fameglio .» si per la biada, che non fia rub- bata, come anche per faperc fe il cauallo l'habbia .mangiaca bene : & a queftopropofito dico, che diie fono i fegni pi'in- cipali della finita, vno dentro la ftalla,s'egli volentieri man- gia, e ben digerifee •> l'altro fuori, fe la bocca gli abbonda_> d'humore, e di fchiuma. Hanno da effer di piü nella ftalla_, ben diftinte le caffette della biada vna dall'altra, checiafeun cauallo pofla mangiar la parte fua 3 che dal compagno non_- gli fia tocca, percioche quefti animali auidifsimi fono al mangiare , flehe diuorata preftamente la parte fua , fi met- tono a confumare quella del compagno ; e vi fono anche ai quelli, che per natural fäftidio fono piü tardidegli altri ai mangiare5 e fe Iorofeparatamentenon.fi difendelaparte !o- ro, in breue diuengono magri, |
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66 Bella perfettione äel Gattälh
Lettiera alCauaUe< come debhafarßye quando gliß deue
metter lafita coperta . Cap. XXXV111. IL lerto, che ü ha da farc al Cauallo per il ripofo della^
notrc, doura eifere di paglia,e non di fieno, alto fino alle ginoccbia, che ad ogni dehole animale^e d'apparecchiarfi il letto ben'alto > accioche piii molk vi ü ripofi ; conuiene che IIa piii pieno l'inuerno, che l'eftatc, perche la notte piü [Un- garn ente l'animale flä coricato, e non meno dal calore , chej dal fred'do. n* fuoie offen dere,benche all'vno, & alFaltro il n"- 10 della ftalla puo riparare; raa quando akrimenti fu{fe,e di meftieri prouederci con la ragione» e eonFartirTcio, facendo aH'animale tenere l'inuerno vna coperta, che gli ftringa be- ne il petto* & il ventre per ripararlo dal freddo, ficome l'e- ftate dalle mofehe, che grandemenK loro fon contrarie, tan- to piii, che la dignitä di quefto gencrofo animale richiede,; > ehe gli fia conferuatäla falute con tutte quelle indufhie , e diligenzcj, che fia.no poffibilü t Caualli deuonogouemarß con amoremlez&a >
t diligenza ., Cap. XXXIX. BIfogna dunque tutta la cu ri- de i Caualli fai-fi con vna tit-
le amoreuolezza» che l'animale aecorgendöß negli ef- fetti di effere amato dalPhuomo> e tenuto caro, non pur non
s'induca ad odiado5 & a fchiuario>ma lo riami piü tofto > e lo ricerchi da fe fkffo, e lo defideri a tutee Fhore,come per na- turale i/Knto.fiiok hauei-eyperche gli effetti amoreuoli con- iTitonofopra ogn'altro nel'-rim-ouere tutte quelle cofe, che fbglionoofiendere gli antrnali» come lafame, lafete»&il •freddonel verno^ & ilcaldo, e lemofehenell'eftate, ele hu- mide, e puzzolenti lordure delle fialle; e confiftono ancho seile carezze grandi s maneggiar di quelle parti j che loro e graa
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Di Francefco tiherati. Libro Vrims. 6j
gran diletto ad effer tocche, come il collo, il petto, e tutto ü
doflb : e quefto tal'accarezzare si con la niano ■> come con la voce farä idoneo, & efficace a rendere piaceuole, manfueto, e coftumato ogni Caualloj che fofTe feroce, 6 di natura ma-« ligna; oltre che non e da dubitarfi, che tra gli altrLgouerni,, che appartengono a'Caualli, vtiliffimo loro c, che due volte il giorno fiano con le" mani diligentemente palmeggiati, pe- rö la pelle fi viene a dilatare3 & a crefeere in grafTezza, no»^ altrimenti, che fuol tal cura giouare all' huomo , come dicc bene Columella, da cui fi a.ffcrma, che piü giouaal Cauallo hauergli con le mani premente fregato il doffb, che fe larga- mente glifia dato a mangiare, al che corrifponde quel > che fi feriue dal Camerarioj che i Caualliquandomeno diligen- temente fon gouernati non folo nel mangiare , ma nell'altrc eure loro necefTarie diuengono fiacchi, magri, e brutti , non altrimenttjche fe in manifefto morbojö tal'hora oeculto lan- guore fi ritrouafleroj il che non auuiene a quelli» che a tempt idonei fon menati alla mangiatoiaj aU'acqua, & all'efercitio, e che principalmenre o con la flriglia, 6 pur con la mano fon ben palmeggiathincredibil cofa efsendo quanto & alla falu- tej& allaleggiadria dcl Cauallo fia vtile queftacura del pal- meggiare, la quäle fi troua preffo gli antichi eifere flata vfati per fingolar rimedio di animali eftenuati j perd conueneuole cofa fia, che ogni giorno prima che il Cauallo fi meni a bek- liere fia ftrigliato, e palmeggiato per il doflb,e perle gambe» e per tutte le altre membra. Che il Cauallo kabbia Vvdite in fettfo fetfettOt e del progretfo-) che
fafittovn'e/pertdCaualiere. Q/.XXXX. CHe il Cauallo habbiailfenfo deliVdito perfetto, feri-
ue Galeno conofeerfi da queftojehe fempre volge le, orecehic al fuono, & alla voce, quafi dalla natura ammae-, ßrato deli'vib delle fue parti; e da Plutarco s'aiferma, tkq * I z del
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68 Dell*perfettione del Gauallo
del fuono delle fampognce de' pifari C\ dilectano i Caualli, ü
che non deue parere incredibile quel che Plinio narraT & Al- berto Magno de'Sibariti, Popoli giä della Calabria fcriuo» che häiieüero ammaeftfati i loro caualli di ballare a fuono diSinfonia,eflcndoilcaualloanimale dodlifttmo ad inten- dere e l'efortationi, ele minaccie, e finalmcnte ogni moro , & affetto 'dell'huomo ; e quel che pare miracolofo , a cono- fcere i tenipi, e lc mifure nelle ftie operationi. Confifte pe- ro in gran parte la bontä del cauallo nella periria di colui > chelo man-eggia, perchea guifa dVnbuonpadroneforma-» Vn perfetto feruidore , vn'efperto Caualiere rende vn caual- lo, che per altro non fia molto buono, attiuo, & ececliente. Äleflandro Magno feppe domare il Bucefalo piu con l'inge- gno, che con la forza , tirando il cauallo verfo quella parte » döue eflbnon vedeua l'ornbra propria, eflendoh Äleflandro accorto,cheil cauallofi fpauentaua per l'ornbra. Narra^ lo ScoKafte di Pindaro, chedoiiendo Giafone porre fotto il giogo in Coleb i Tori, che fpirauano ftioco, e fumo dallo narici, gli tiraua femprein parte, doueil vento haueflej fpento il fuoco, & il fumo innanzi, per non eflerofFefo,6 im- pedito. Dal che fi raecoglie la neceflitä della peritia de'ci- tialli. E certamente io ho veduto il Signor Diacinto del Bu- falo, Caualire di quella qualita > che ogn'vno sä in quefta-» Cittä di Roma, ammaeftr r cosi bene i fuoi caualli, che pa- rea , che fotto di lui non fofTero piü quelli, che ü erano ve- duti di prima : e so, che fono alcuni reitati marauigliati in_>
vedergli mutar talento, e natura fotto di lui, equafi cho io ftimaffero piü de gli alrri riempirfi di vna infolita, e ma- rauigliofa generofita. H medefimo poffo dire delS.ig. Mario de Maffimi, Caualiere pur principaliflimo di qüefta Cittä > che ha rendtiti icaualli con laperitra deH'efercitio, ehe per akroerano medioeri > afegno tale» che hanno paffato gli altridigrandiffimaitima, echeiono ftaricomprati poi ^ frezzo di fette in ottocento feudi l'vnov Dal che apparifeu. |
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Di Trance fco Über ml. Tdbro Vrimo . 69
che quel che dicono, che in Roma non fia piü chi iappia di
quefto meftiere e falfifllmo, e Pefperientia.ee lo dimoftra_> ogni dipiü, auengache quei foraftieri,che fi ftimauano per tanti Caftori a maneggiar caualli» quando poi fono ftati a_> fronte de'Romani fi fono aueduti > che quefti U vincouo di gran lunga, e che in effetto non poilono metterfi incontro loro al paragone <VE ben vero, che vltimamente le commo- dita delle carrozze fono crefciute in quefta Cittä>ma non ha per quefto diminuito punco il valor de gli huomini infigni > chehoggt piü che mai fivanno efercitando in Roma negli impieghi Cauallerefchi. Ma tornando all'attiuita del Ca- uallo, giä fi legge appreflb Dione di Traiano fcriuendo,che ne'confini di Armenia gli fü portato dauanti vn cauallo , si fattamente ammaeftrato , che adoraua il Re» picgando \zj> gambe anterior!, e trä quellechinando il capo. Nclla venu- . ta della Regina Maria d'Inghilterra, maritataa Lodouico XII-Re di Francia fcriuono, hauer veduto vn cauallo fecon- do la volontä del caualiero* horainginocchiarfi, quafi falu- tando Madama* hor.-i conyelocifiimo falto all'aria folleuar- ß . Hora pure e da crederfi quel che Plirüo-riferilösX che fi fiano trouati caualli, liquali raccokole hafte a terra Jparfe, le hanno quafi porgendo rendute a'loro Padroni. Hö-gia piü volte veduto eorrere i Caualli foli, i quaJi fornitoil cor- fo fi fermauano. Elianocoafe^ma 5 i caualli euere prontiffi- mi ad imparare» ne mai delle cofe imparate dimenticaiii. Ariftotile diee pero non conftituirfi mai trä loro armenti al- cun I>uce, come gli altri animali hanno in coftume, perche fono di natura nobile, e fuperba, che non fopportano impe- tiodi pari loroje benehe di loro naturali, e propra ornarrten- ti s'iuf lperbifcono, vedendofi di grandezza di' corpo, d'al- tezza di tefta5 di velodtä; & agilirä di gambe effer piü degli altri eccellente, tüttauia inolto piü quaFhora di belli formt- menti fi veggono adornati, s'allegrano, e ne gioifcono > fa^ cendone«P/1 frequentebattereil piede fegno euidenn'/ifimo s e con
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7o Della perfettiotti del Cauallo
econ l'orecchie alzate, e coa lenarici gonfie, parendo con_,
ardcnte defiderio afpettar il caualier, che al coriö i'inuiti, Ja quäl cofa vagamence egli efprime. De ifegnidel Cauallo* che m&ßicä il freno , e fua, fchiu-
ma, Cap. XXXXL COn gran lode da eccellenti profcflbri mi fü dctro, cho
il cauallo dilettandofi di mafticareil freno» e facendo fchiuma in bocca dinota gran fierezza} e gran valore; e pe- rö Vergilio in piü luoghi per honor del cauallo aggiimfe al freno l'epiretto de'fehiumanti; ma quel mafticarnoii doura eifere in modo} che rodalabriglia, parendo ingegnarfi di fpezzarla,ne chefe la vadabeuendocon certi cattiui motiui, peiche l'vno e fegno di otio graue»e malinconico » l'altro d'indocile, e di ribaldo > ma fia il fuo rnafticare con legge- rezza della mano del Caualier®, c con si bello appoggio, che esji fteflb ne dimoftri allegrezzä; la fchiuma non fia li- quida,perche quanto piü hauera delfermo>piü dinoterä cal- da la compleffione, oade procede l'agilirä, e la forza,ne fia di color pallidoi ma piütoftocandidovrofl[egiante,qual de- ue efTere ancor la bocca , dandolegno di poco fiato, e valo- re la bocca» e lalingua, o nera,6 pallida, benchetal voka il fiato groflb, & anfioib ne fia cagione. Dinota certamente» Pabbondanza del fiato grande ardimento , e mol-ca forza_> • perö ottimo fegno e,quando fuperbameme il cauallo sbruf-
fä, Otto Istngo e cagione di molti mili al Gaualh, e äaWefenhio
fuo quel che neprocede-. Cap. X XXX11. L'Otiolungo e d'infiniri mali cagione al cauallo, effendoi
fi giä per lunga efperienza veduto,« vedendofi tuet© il giorao j che ogtü bello, c brauo cauillo fi vkne a perdere od
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Di Iranceft» likrAti - Ulm Trirm • 71
nel ripofo 5 & veriffrmo e quell'o, che piu volte hö intefo di-
re > che piü fono quei caualli, che fi guaftano nelle ftalle,che quei che patifcono alle campagne, conciofia cofa che quan- to piü il cauallo e gagliardo, e generofo 5 tanto piü mal vo- lontier! fopporta d'elfere-lungam-entc tennto alla italla,defi~ derando per fua natura di correre,e falteggiare. Quefto piü volte ho letto hauer bene offcruato col fuo valorofo ingegno il Re Eumeno, il quak affedlato da Antigono in vn Caftel- lo , e nonhauendo luoghi fpatiofi da efercitare i fitoi caual- li, accio che cosi Itando non haueffero prefb reprenfione» e_> pigritia > &altri vitijjcome auiene, hebbe cura di fare ap- pendere con le funi alquante tauole al traueifo per di fotto al petto loro 5 le quali pol faceua aizare in tal modo , che i caualli con la parte dinanzi fi'folleuauano alquanto dalla_, terra, la quäle effi sforzandofi di toccare,enon potendo ve- niuano in quegli sforzi ad efercitarfi con tutto ilcorpo, & a fudare. E di meftieri adunque, che il cauallo fi tenga efer- citato 5 e che (I caualchi fpeflb con dritti, e trauerfi cosi per montate > come perifeefe. Ilcaualcare dunquedella mat- tiaa nelle due alcre ftagioni piü temperace e il piu vtile , &
opportuno per tutti rifpetti. Perö rimcFiandofi il cauallo dal-
l'eferckio, deu-eri il curatore con vn buon ftruffione di fie- no ben torto * e netto fregargli tutto il corpo, e piüdiligen- temente le gambe» & il ventre, rafeiugando con molta cu- ra il fudore, & ogni altrah-umiditä, auertendo fopra il tutto di non gli lauar le gambeconl'acqua» ch'e di grandiifimo danno»fin che nonebene rafeiugato . Prima che fi leghi alla mangiatoia ü palmeggierä molte volte> gli fi ftaccherä bene la pelle dalle cofte, e ridotto pofatamente all'effer fuo <:on deb.ito intemallo ü riuolterä con; darli fieno, o paglia.* prima che gli fi dia labiada, epoi fi m-enerä a bere, con al- lettarlo cof fifchio, per farlo bere piü volentieri, indi rime- aato allaftailaj gli fi darä piü largamente il eibo fuo. |
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CÄe
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7 2 Deüa perfettione da Cauälh
Che l'occhio del Vadrme ingraß"ail Cauallo-, e che'l pre-
(larlo e di grandijjimo danno .
Ca». XXXX111.
i.
IQpofio Ben dire, che non la diligenza fola de i cilü *m-
porta alla canferuatione de'caualli, m.a g'z altri tratta- nicnti ancora fono con molta diligenza da o(Ieruarfi,chc ap- partengono alla loro conditione,de'quali non e da ihvfi con molta confidenza de'feruitori, 6 famegli di ftalla> che per la piii parte non folo non riguardano, ne riparano al danno de' lor Padroni, ma per auentura jfe ne rallegrano, e vi singe- gnano a fommo ftudio. E cosi auiene quel, che Ieggiadra- mente rr?i fu raecontato, che vn certo Gentil'huomo graflfb di perfona, hauendo magroil fuo cauallo gli fu domandato * della cagione, rifpofe : Non e da marauigliarfi s'egli fteffe - di miglior habito del cauaIlo,perche egii fi gouernaua per fe medefimo, ma il cauallo era gouernato d>l fameglio . Eta queftö propofito ancora da Ariftotile ii racconta,che vn cer- to dimandandogli , qualletame foffe megliore per li campi; rifpofe eifere quello, che vi lafeiafiero i piedi del Padrone ; e di nuouo richiefto, qual cofapiü giouaffe ad ingraflare vn cauallo > dirfe, l'occhio del Padrone . Perö vtiliffima cofa_, fia> che il Padrone, oucro Maeftro di ftalla fi ritroui fpetfo. prefente nell'opere iiec.eflarie a'iuoi eaualli , come nel dar
loro abere, & a mangiare, nel farli nettare, ftrigliare, e por- re in ordine, che gia non altro fignifkato quell'aureo detto di Piatone, che la fronte e migliore dell'occipitio, cioe del- la parte deretana della tefta, fe non che mal vanno le cofe della cafa , quando il Padrone ha volto le fpalle: & a quefto erf etto fi loda da Senofonte, che la ftalla fia edificata nel Pa- lazzo, fe pofsibil fofse in tal fito, che ü Signore frequentif- fimamente vengaad hauereauanti gliocchii fuoi caualli . Scriue il Camerario, che bifogna tenerfi con quellacura, e guar-
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Di Traace/co Liberati. Libro Vrimo. 73
gnardia 5 con che fi tenganolemoglie, che ü come>mariti>
che moltole amano,fannobencanon mandark tra le trä- niere congregationij de'conuitb e dellefefte, perche fempre fe ne ritornano con opinioni■> e coftumi noui; cosi quando vno'ha trouaro vn cauallo fecondö il fuo guito3fe mai lo pre- fia ad altrii tenga per certo 3 che o poco piu, 6 poco meno, ma cangiato certarrtente in qualche cofa gli torneia fempre peggiore. Etin fqnimafi puö dir queftocon veritä, che il Principe, che vfa negligenza ne i fuoi caualli, e negligente an.cora di fe medefimo, poiehe ü vede maRifeftamente } che il cauallo ne i pericoli prende U perfona del Padrone come in depofitOjda rendere fidelmente. Perö il vederlogouer- nare fpefso, oltre che apporta quefta grande vtilta *> ch'egli non venga ad efsere defraudato del fuo gouerno 5 gioua an- cora mirabilmente, accio che non prenda la conofeenza di altro, onde viene a nafeere taFamore, che reca diletto infi- rn'to, & incredibil'vtilitä ne gli aeeidemi. Dell' CLUtiertimcntO del ben fer rare, e delle qtialita. del
Mareßako. Gap. XXXXF2. E Molto necelfario lacura del ben ferrare,ma molto piu
la conferuatione dell'vnghia (fe benne parlaremo quando fara il tempo) quando anche Fvnghia all'incontro habbia bifogno d'eifere humettata, e nutrita, fi come auuie- ne tal volta per ingnoranza dc'Ferrari,i qualifouerchiamen- te aprendo i quarti, & aflbttigliando l'vnghie,la fanno itrin- gere, e difeccare, onde il cauallo refta non pure disforma- to con i piedi lunghi a guiia di mulo, ma graue., e dogliofo con cerchi > fete j chiouardi, & altri mali. Brutta e l'vfanza di coloro,chemettono5 tal volta certi anellettaVcome piu volte ho vifto neiferri de j piedinanzi, con dire5 che il ca- uallo alza meglio le braccia, & imbrandirce le fpalle, e non s'accorgono,che quella preftezza j che tal'hora fi moftra e K cagio-
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74 Della J>effittio»e del Caualla
'cagiönata' dalla paffione, che per quelli fi fente, non da aiir-
to, die fe ne prenda, fi'comenel trottofi puo federe, chej> quanto pik faticoFo e*I tcrrenö tänto piü tofto ü eauallo , quantun^rae debole, alza le braccie per fuggjre queltapena ehe ne patifee. E percio ehioko importante , e neceflfäria_, e la cura, che ü deute hauerc, che 'A eauallo fia ben ferrato> conciofiache dal ferrarlo malamente naicono non folo i gia. detti mali, raa altfi ancorä" pericolofi, e difficili da curarfi 5 i quali fpeßb rendono difiitile al Padrone Tamaro eauallo ; e peroio cohfJglio a ehiunque ha caro il fuo animale, che ne> dia la cura di ferrarlo a Marefcalchi efperti,che habbiano lungo tempo efercitato il meftiero, ma fopra tutto, che fia- no huomini da bene j e di buona conicienza, non ingordi al gitadagno 3 che per völerne in poco tenapo ferrar molti, per Ja prefeia poca induftria vi adopraflero, oueramente ne daf- fero la cura a Garzoni ignorantt, Sc inefperti, e per ciö farä fempredaelleggeriipiü volentieri vn Marefcako amico, che vno /traniero? benche di pari fuificienza iia.» Uefercitisdel Gau&lla deaefarß cm auuertenzciy e
quak. Cap. XX XX V. MA non manchem tuttauia di ricordäre vn'altravolta ■,.
ch'ogni efercitio e da farfi con aiuiertenza, e difci-e- fione, ne con vn certo impetoinfano , e temerario, con che fbgliono trauagliar'i caualli gl'incon/iderati, e vani Staffieri, t quali in affenza de'loro Pad'roni contendeado con i com- pagnigli fanno correre, e fudarfenza mifura, e con pemer- fa impatienza non folo con lebacchette, ma con gli fproni atrocemenre li batsono, e non li lafciano rirTatare, come an- eheatraenne al Signor Cardinal mioSignore, mandando vn eauallo al maneggio del Signor Proipero Boui Cauallarizzo principaliffimo di Roma, per vnjuo fämeglio di Stalla, non fCam egli tkota diligenza in infegnarlo5- quanto era danneg- giata
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Di Franceß-o Ij-hcraü'■■. UibroVrhm» 1%
giato dal medefimo famiglio, volendoci efso venire a cafa_,
a cauallo . Er e d'hauer'ii molta-auuertcnzui. che li ta.u3.lli non fianocaualcaii da quefra forte di gente, ch&miferamen- teindebolifcono lorö le forze,e corrompe ogni buona difci- plina, e coft'ume, che haueß'erö mai appreTo. Grandemen- te ü veggono ancora in do peccare i Cozzoni ignoranri , . c friocchi > Sc altri giouani rharefpei-ti? e prefcrttuofi, i quaji iäcendo poco conto, di quei, chefannoae noncurandotidi&- pere piü oltrtv ycngono con Petä a cpefcere nelja loro igno- rarizav & immodeftia . AI che l'accorto Prencipe, ö Mini- ftro deuerä mirare, non fidando i fuoi caualli ad altre mani, che d'huomini amouetioH, e difcretij e che fappiano mangg- giarlive conofchinö i mali» che. da si iniqui trattarnenii pro- «engono .JE benche inogiii ccmpo eQmiengaj che l'efercitio fiamodeiäto,pur'inquelleitagioni, chejordinariamence ..fo- no, trpppo calde, e troppo fredde,;bifogna eoapiu. diligen- za fuggire gli eftremi, perche fe il cauallo ne i giorni eftiui, rrrafsimamente di mezzo Luglio3 fin'al iine d'Agorrofi fara faticarie alla difperata, facilmente egli ü. poträ difeccarc di dentro j fcalmare come'fi dicei douendofi all'.höra pju tofto tenere in frefchi luoghi con frefchi cibi5c;h.eaggiiingere al caldo ParTanno, ela ftanchezza. Pariment'e fe ncll'afprez- za del Verno, come farebbe il Pecembre}& iL Gennaro egli fi.facefse moko affannare> fcaidandou*,e fudandö,di leggie- ripigliarebbequalchegraueye'perniciofo rajfreddamento j e per queftarägione,ancorailm-auagliar deilafera none lo- deuole , percioche alla fatiea, & al fudore foprauenendo il freddo dellanottfisfixome all'hora faria fopraprefo.da quel- lo dclla ftagiones e nonipotendon* bafteuohnente afciugarej verrebbe a raffreddarfi, oltre che non gl» fi potrebbe dar Ja-» biadasfecondo il folito, perle ragioni fUdette■■•- K l'i""..... Delle
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Dellaperfettione del Qaua.Uo
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, Delle qttaliUy che deue bauere W Caualiere per ridurre
a ferfettione vn Gauallo. Caf.XXXXVI. ILSignore Pafqual Caraccioü. GaualiernobiXiTsimo bla.-
politano diccche quanto piü marauigliofe fbno le prc- rogatiue,ohe ai caualli con prodiga mano la natura compar- tc , altretanto maggiori, e ftupende efTerdeuano le parti, & eccellenze di quel Caualiere, che coalodctroi deliberationc la cura di reggei'lij e difciplinarli intraprende ; efTendo che.j nonpuoal mond'o trouarfi arte, in cuisi viuamente riTplen- da la maggioranza, e fburanitä, che tieneTüuamo fopra le_s cofe create, aL pari di qu efta, per mezzo della quäle egli go- de 5 TottomefTo: al fuo iraperia vn'anirnale si fierä> e genero- iblj con vederlo a femplice puntura dt.fprbne , di fcuoterfi inmilleregolate guife,e.leuar/iad.vniftretta di b,riglia„, 5 intimorirfi ad vna alzata di bacchetta, rincoraril ad vn ccn- no di manOj e di voce, e finalmtnteal mouimento dVn fötti* liTsimo £lo, conförmandp i fuoi moti, dar legge a fe fiefTo, e con fpogiiarfi dellanatia fierczza, infuperbiriemprepiti nel- la raofT;ra:pömporad'vn'acquiftata manfüetudine, Sc vbbi-. dienza. Deue dunqiie colui, che a si nobil efercitio s.'ap- piglia ,. efTer primieramente dotato non meno di belliisimc. iattezzcyed'vrt ottimadifpoficione delcorpo,mali faanche moltopiudi meftieri tcouarfi vn antmo'. ben compofto >, Sc. vn inteletto^lliiftrato di molte Tcienze, e difcipHne.
Poichechipotii'negarechenecefsadflimo prima d'ognii
qjtßö non lifo illu nie della Filofofeper penetrare f<xidata- mentela natura, quali^ä, e compleffione de'caualli,, quali dalla Varia paiticipatioae degli elementi in maggior', 6 mi- nor grado,vanno cosi fenfibiiraciue variändo nelleloro ope- ratiorn,che pare per Pappunto fino ne' lor naturali principij totalraente contrarij»efTendo che gli vni dal predominia «Jella. terra, vedendofi efTer malinconici» grauofi > e. pieni dl viltä;,
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Di France fco Liberati. Libro'Primo. 77
viltä; gli altri per l'abbondanza dell'aria apparir fanguigni,
allegri, agili, e di moto temperatiflimo. Queftiper lafouer- chia participatione deiracqua hauer delflemmatico tarda ■> e molle, quelli per la fuperioritä del fuoco efler di natura, co- lericixleggieri, fpiritou", e faltatori, ne folo dalia iniftura_» di quefti elemenri , e loro qualitä piii intefe, 6 piü rimefle fi diuerfificanolecomplefsioni, maanche daefla ne deriua_» lavarieticosi grande de'mantelli,cheio qui a bello ftudio tralafcioj hauendone parlato a baftanza di fopra, bartando- mifoloadeflo toccar leggiermente la necefsitä, che tienej della Filofbfia chiunque in queft'arte defidera venire alla_, perfettione ., Ohre il lumedella Filofofia>cht non vede ancora: quanto
neceflariali fia vn'efatta cognitione della Mediana, della_» quäle feegli per difauuenturane foffe priuo ,, come poträ negli aeeidenti sifpeffi di repentiney e pericolofe infermitä porgerglifaluteuolrifloro, e fouuenimento, 6 pure nello ftato medefimodifalute con efficaciilimi preferuatiul farlo goder il firntto d'vna-bencontinnäta fanitk- • Ne foloe bafteuolelo ftudio di qtiefte due feienze> ma_j ancora fi ricerca: viia notitia molto perfetta della Cofmogra- fia, con hauer iuprontola diuerfita de'paefio e loro parti- colar temperarnento, la.varietäde'fiti,e delClima, facen- dofi giornalmente l'efperienza: conofeere quanto influifchi- nö queiti nella generatiöne, b edueatione loro», & infiemoj ancora quanto nel modo deli'öperare preuagliono;. Keceffarijflimapanmeutc e la cognitione della mufica^ s
douendo perniezzodi eh^iconipartir il rempo>; Seil moto neirammaeflrar'i caualli, fiafi;nelpa/Ib eleuato,b pure nel trotto difciolto, nel galoppo gägliardö r 6 ne'falti aggroppa- tir nelle cariere veloci 5 o ne'torni fpezzadr nel parar leggie- ro, e nel volteggiar regölato,,nelFandar a cerchio:■,,nel (er-, peggiare, nel raddbppiare,:ne'contratempi, nel föccorrer- lo con la voce > oconil gefto i nel fpronarlo > imbrigliarlöy sbac^
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7 8 T5elhpeyfetihne MCanalU
sbacchettarlo quandofä di bifogno , dandolile fue poiate
con aggiuftatezza conueniente} e regolata . Oltre che ß vcde giornalmentecaualli belli/fimi afTuefattt
allefinfonie andarcon tanto garbo, & in tal maniera confor- mar'i lor paffi aliecadenze, e note muffcaii, che pare per Fappunto gareggino in cid quafi diffi con I'humano intendi- rnento: d'onde manifeftamenre G. fcorge,-che ienzail poffef- fo di quefta, e d'ogni altra difciplina non puole l'huomo far'in conto alcunoacquifto di queJJa efperienza , e perfet- tione, che ne'ftioi Caualieri hoggidi Koma patria commune de gli ingegni eleuati gloriofamente riconofee , mentrej nelli publichi maneggi, 6radunanze, e fontuofe caualcato pafee non meno gli oochi, che la mente de'fuoi Cittadinij e con rinnumerabil multitudine di ben'accoftumati caualli, e_? con l'efquifite finezze dell'arte 3 con Ja qualc fi veggono quegli animali ferod arteggiarc in modo, che l'humana fa- uella par folamente li manchi. Quindi c che fbpra tutte Ie_* altre Cittä del mondoRomaragioneuolmenre ancora fi.pre. gia vederfi arricchita di fuperbiifime Stalle 3 doue con ma- gnificenza Realemantengonfi gli operatori piü rari dellVni- uerfo, auuenga che fe fi riguarda quella induftria e. Vigilanz* del Signore Domenico Cinqtiini, Caualiere di tanto valore» & efperienza nellecofe Cauallereichejche fenz'ombra alcu- na d1ingrandimento fi puö di Uli afFermare,che nel noftro fe- COlo fia egli ftato VApolllo di quefta nobiliflima profe/Iione;
poiehe nö fe gli e prefentato cauallo cosiferoce, & indomi-
co,che fotto di Uli non habbia fatto ad yn crarto acqifto d'v- na marauigliofa manfuetudine, & vbidienza5ne fi e trouato profeffore cosi nell'arte prouettojehe Volontariamente notu habbia ceduto,& ämiratoinfieme laIeggkdria5& il garbo eo cuiacauallo fi reggeua,hauendolo io vedutotal volta ca- ualcarecö tanta faldezza,che fe trä laftaflfa>&il piede,d pu- re trä lo ftiuale,6 la fella frapoftaie li foffe qualfiuoglia fot- tililfima cofajnon fi farebbe punto veduto muouere. II Firn del l4bro Frime. |
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19
A H G O M E N T O
Del Secondo Libro.
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TRattafi in quefto Secondo Libro della cura, che G. deiie hauere de'Ca-
ualli infermi; con defcriuerfi Je principali infermitä , nelie qualifo- glion-o per lo piü incorrere3 appiieandafi a ciafeuna di e/fe i fuoi rime- dij approuatij e dandofi infeme akime regole > & olTeruationi circa al cauarli fangue • L I ß R O II.
I)ettadogliadelcapo d'imemperie calda, Cdf. 1.
SSENDOSI nel precedente libro trattato dei
modo cö che ü ha da gouernar ilca-ualloper conferuarlo in lanitä? & in buono,e bello fta- tojconueneuole cofähora mi pare,che fi tratti
come da quei morbi, ne'quali fufse egli giä incorfoliberarfipoflaimtendeiido perö dei piü notabili, & importanti, e che da htiomini di quefta pro- feiHoneintendenti fono ftati ofFeiuati • Per cid che fe k> vo- leffi trattar di tutti quei mali> che gli poflono auenire, oltre ehe troppo fmifuratamente crefeerebbe quefto mio difcorfo3 tenterei vna imprefa difuguare alle mie forze, trapaflando i termini della mia profefTione. Farö dunque 5 e meritamente prineipio dalla tefta, per hauer ella frä tutteraltre membrau in ognifpecie diänitn-äli per forte hauutoil principato5erTen- do ftata pofta nel piü eminente luog§ del corpo con tanta_> dignitä, che dei cinqtie fenfi d'ati dalla natura a gli animali ella netiene quuttrcb cheibno i'odoxato, la vifta, rvdito,, e'I §ufto,
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^•iHMMlt^l
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So Dellaperfettime del Cauallo
g ufto, hauendo anche il tatto-comune con l'akreparti. DifK-
cile e di conofcere il dolor dej capo di vn cauallo, non po- tendofi far giuditiofe non per via di congerture di quefto, per non hauer dato Ja Natura ä gli animali bruti, & irragio- neuoli ia fauella, 6 i cenni, coni cjualipoteffero /igni/icare_? il lor male. Si curcranno dunqiie i dolori prodotti da intern - perie calda, femplice, e pura, tenendo/iil Caualloin luogo frefco, &in ripofo, ecibandoiiparcamente, & applicando- glifi fopra il capo medicamcnti, ehe rinfrefchino, come fono oglio ofagino, & .aceto incorporati in/ieme, l'oglio violato,e l'oglio rofatomilk) con aceto, öcon alquanto d'acqua rofäi 6 con acqua di portnlaca, 6 di zucca , ouerocon oglio rofa- to, e con l'aceto melcolate con fugo di fempreuiua,e di por- caccia, facendoii fempre eguale in quantitä l'oglio, e l'ace- to; e rimpiafixo fatto di foglie, e di radiche di mandragora ■> di farina d'orzo, il quäle e buono a leuare ogni doglia , che viene nel capo . Dke Mae/lro Carlo , che per fcaricare Ja^ tefta al giumento G pöga vna cimetta di Sauina alla frenella.o che mirabilmentegioua. De IIa ValatwA , e fuacura. Gap. 11.
LA Palatina e vn'enfTagione ,che vine nel palato appref-
fo alli denti dinanzi, Li quäle s'ingrofla, e s'inalza tan* to, chefupera l'akezza de'dcnti, e toglieil mangiare al ca- uallo . Viene quefto tumore per lo piü da caldi e freddi ec- cefliui > e da humori, che calano in quella parte. Si cura in piü modi, ma io ho fempre vfato quando mi e venuto il bi- fogno in queita maniera. Si laua l'enhagione con aceto, e_> fale groffb, e 11 fregatanto gagliardamentcehe n'efca il fän- gue, & alle volte ü taglia minutamente con rafoio; 6 con al- tri ftrumenti» e fi fa vfcire premendo conla mano fangue a baftanza, & alle volte fi cuoce, e taglia con ferro caldo, o doppo i taglifi frega con aceto, e fale, & alle volte con vn_, corno
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Di Tmncefio Über du. Ubro. Scc/wdo . 81
corno di camozza , o di ceruo , 6 di capriuolo > ß fora , e
rompc. Del Rifreddore->efuo rimedio . Cap. I IL
GErtamenre bifogna con molta diligenza rimediareallo
freddure, lc quali apprefe in cafa, ö pur di fuori, le ü vcngono ad intrinfecare nelle vifcere lungamete,producono diuerii mali perniciofi, prima gli 11 sbrufferanno le narici col piu gagliardo vino che hauete, e poi pigliare vn poco di vi- tabio ,il quäle fi ritrcua d'eftatc, e d'inuerno nelle fiepi, o pefrarlo bene con vnä pietra fin che fia ben ammaccato, lo porrete dentro vn facchetto,e pongafi nella tefta al caual- io ad vlänza di mufarola, cioe cinque dita fotto gli occhi, auertendofi, che il rimedio gli ftiadue palnü lontano daliej narici, ältramente per la fua acutezza offenderebbe ie narici, &iuiper ifpatiodi vn'quarto d'hora fi lafci, e dopoi gli sbruffarete di nuoiio le naricidell'ifteiFo vino, e cosi anchej la bocca, facendogli poi il beuerone con vn poco di mielo ■> C fe fara d'inuerno con due, 6 cre ßla di zarfrana , fe pero il
cauallonon ftdTe molto grafio,che in tal cafoil zaffrano iä~
rebbe dannofo, perö infieme con beuande5 ö beueroni non fi manchi d'adoprare,come Vegetioci configlia - L'vntioni ap- propriate a rifcaldare, delle quali vna poträ comporfi coä- bache di lauro, cipreßb, falnitro, galbano, e folfo vitio ana_> oncie vna, cera, e gomma di pino,e trementina ana libre vna c dua d'afTogna. Vn'altra detta alimatica ? Peiagonio ordi- na per lo fteflb effetto , ponendo gomma di pino, gomma_, fccca^ gomma golofonia, e gomma termentina, midolh di ceruo galbano, ö popanace, oglio di lauro,e cera di pari pe- fo, liquefatüi in vna pila con carboni di fotto leggierment-^ accefi, tanto che vengano ad vnirfi, e ftringerfi , e poi fe nc» fregherannoLetempie, e le reni dciranimale. |
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L '&tlh
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tz Bella perfettionc del Caualh.
Bella febra-> efua. cura. Gap. 1 V»
LA febre Ü conofce nel toccarel'orecchie,6 con accoflare
la mano al lato fottola piegatura della fpalla , che 11 fentirä vna trafmtttatione del caldo naturale, e natiuo dell' animale in vn caldo di fuoco non naturale,il quäle ü accede nel cuore, e per l'arterie, c per le vene fi fparge, e ii diffonde per tutto il corpo,horala cura deue eifere tale,che ii caui sa- gue dalle tempie,,ö dalla faccia per alleiüare la materia,che aggraua, effendo il capo quello, ch'e piü foggetto alia for- za di quefto male. II primo di s'afterrä di mangiare, ma fo- lamente glifia datoil beuerone fatto di farina, ouero pafta, poi negli altri di,gli ii potria dare vn poco di fei«ola,graniic- cia, radiei, ö altra robba /Imile, non mancandofi poi di paf- feggiario alcimavokapiaceuolmente3ed'inucrnofi terra co- perto benc in luogo caldo, crefeendo il raorbo ü deuono a-
doprar'akrr medicamenti, i quali, per noneifer lungo trala- (cio, rimettendomi a gli Autori. Auuertimenti circa ii\cauar ilfangue. Gap-, V.
IL cauar del fangne ü trona vtilifsimo a moke cofe,e prin-
cipalmente fuol farfi per cinque intentiöni 6 per diuer- mle materie da vna all'altra parte,6 per diuertirei mali che ü temono 5 e conferuare h fanitä,d per rinfrefear il fouer- chio calore intrinfeco, per diminuire il fouerchio fängue , ö per purgare in vniuerfale gli humori peccanti in quäl chej» modo : ma perche poco vaglionoli medici fe prima non ii conolce la ragion della cura, e la caufa, e la qualltä del ma- le, e neceffario fare molte con/iderationi quando il fängue s'e da- cauare, per cio che in eflö confiftendö la vitale virtir degli animali,fe egli al tempo fuo, e col debito modo non_t fara trattOjnon folo non giouera,ma poträ apportare grandif- |
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Di Franceßo Uhtrüti. iJbrö Sccßfiäo, 83
firni pericoli, primieramente quanto al fanguinare per due
intentioni fü trouaro da'Medici, J'vna per . diu ertirc cauando fangue dalle parti remore, l'altra per cuacuare trahendone dalle proffime ; e primieramente volendofi preferuare il cor- po da quelle infennita, che poteffero accadere, approuo,che nella primauera, e nell autuno fi tocchi la vena del coilo, dalla quäle dipende l'vniuerfalepurgatione, di verno fi toc- chi la vena de'fianchi, e delle eigne per defiare il langue, di eflate facciaiiil rilafTo nelleparri efti-eme eleuate de debid vafi per prohibirle corrotioni, che potrebbe caufäre i'arfura di quella ftagione, nella quäle e d'auuertirfidi non fälaffare caualli iauri,ö morelli, 6 fei natijö falbi, eccetto fe per qual- che neceflita fi richiedelTe; per cio che effendo predomma- ti da humori nero,e abrugiaro, inalcuni d'eifi, s'eftinguereb- he il calor naturale, & in aleuni con gran diltemperamento, e dannos'accenderebbe,peroe di molta confidcratione il cauar langue a'caualli principalmente . Dunque e da guar- datß. al poffibile, che l'aria non fia corrotta , e nuuoloia , fi farä prima caminare il ginmenro per rileuare la virtii clegli fpiriti, e dcgli humori, ma non tanto che venga a rifcaldar- fi, ahziil giorno innan/i e d'aftenerlo dalla fatica, e da fo- fientarlo con leggieri, 6 parchi eibi, acciö che fi troui rego-^ lato di corpo,enon turbato per indigeftione. Il miglior tempo da cauar fangue s'intende quandoglihumori iono m moto, e che il corpo per l'humiditä, e caliditä della ftagio- ne fi troua apparecchiato all'aumentare, il che e <Iel mdkj d'Aprile, infino alla fine di Maggie, Molti dicono , che a_. preferuare il cauallo da molte infermitä, gli ü deue almanco trevolteTanno cauar fangue, vna citcail mele d'Aprilcper- che all'hora cominciail fangue amoltiplicarfi; vn'akra circa il prineipio diSetrembre, accio che il fangue, che ü troua_, accefo per la difternperanza del caldo fuapori fuori; la terza circa la meta di Decembre,acci6 vadi fuoriil fanguecoadu- nato. II che tnttauia e da olferuarfi, 6 da mutarfi, fecondo la , L 2 qualitä
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84 Dellaperfenione del Cauallo
qualka degli animali, e delluogo ouefi troua . IlRufio,
e'l Creleentio vogliono, che in tutte quattro le ftagioni del- Fanno fi caui fanguc dalla vcna confueta del collo, per mantenereil cauallo fano. AI che aggiunge il Caraccioli •> che di quefti quattro ogni volrae da cauarfi saanco fangue > & approua che Ci fchiui di far falaflb nella fronte , 6 nel pet- to , 6 neue cofle, oiier ne i fianchi, fe qualche neceffita non aftringefle, perehetali luoghi richiedono poi vfanza di fre- qucntarlo . Hierocle riferifee, che ne Affirto,ne Eumelo ap- proua, che fenza neceffita ficaui fangue a'caualli fani,accio- ehe l'Vfanza del eauare, fe poi ü tralafciaffe in qualche tem- po non offendeffe in alcun modo? come fuorauenirc, oltrcj che diceuano, che il cauar del fangue induce bollinie'nto>& concita raorbi ageuolmente. Ne in veritä fi puo negare,che non faceiadiiventar l'animale timorofo, e di corta vifta ■> e_> • ne'caualli colerici, ö ftizzofi, genera bizzaria, -5c altri iniqui ctkttii perö neiom'indunei a farlo fe non per manifefto bifogno . Ipocrate fcriue> che importaaflTai che fi eonfidert la natura, e la difpofitione dell'animale; percioche aleuni fo- no di profpera compleffione,alcuni di cattiua foggetti a mor- bi, fcarmiemacilenti> occosiil fangue non in tutti e quel medefimo ne pur fi troua fimile in tuttii vitij,ma inciafeuna malatia e differente di colorejeonciofia cofo che il fanguo de i ben difpofti e temperato copiofbi e roffo , a i quali per preferuarli da infermitä fi puo feemace . Di quelli che fbn_i
tnalaticci, & fi trouano in langnore il fangue e nero e fchiu-
inofo. Di qüelli che fon riprefi e vifcofo, e nero .Ferö il ca- uallo primieramentefarä da ricrearfi di verde eibi como ferraggine, fronde di canna, di fellari, lattuca, gramiccia.^» o airre robbe fimili» la quäle generi nelle vene il fangue fre- fco e notrifca le forze di modo che ne diuenga piü robufto : auuertafiichedoppohauerglicauato fangue che per tre_j bore fi faccia ftar il cauallo col capo legato in sü, & che poi, per vn ghomo> &. vna notte non gli fi dia a mangiare cofe du- re j,
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Di 'Francefco Überall * Ubro Secondo • 8 5
re, che faceflero diftiorrela venariftretta, oltra quefte eofe
e moko gioueuole fommamente, che fubbito fatto il falaflb quel fangue fi mefcoli con aceto, e fal groflo , e fe ne vngsL.» tanto il giumento, a modo dt defenfiuo ; regola, approuatif- funa, ehe gioua a tutte forte d'infermitä. Se la Luna fi troua in Ariete, 6 in Toro, non fi tocchi il
eapo, e'i collo del cauallo con ferro, 6 fuoco. Se in gemini, 6 in Canero, non fi tocchino le fpaile , e le_>
coflc • Se in Leone, bin Vergine il ventre, i lornbi, ne la fchiena.
Se inScorpione, nonfi tocchila groppa ..
Se in Sagittario, in Capricorno, in Acquario, & in Pefce;
aon fi tocchino le gambe,ne i piedi,ne le eofeie . Quando la Lima va a quefti fegni, fi poträ vedere all'AI-
manaeco cortente,,ouero domandarloa gente della profef- fione. Äuntrt'wientoßa qaaü caualli nonfi deuc ca.uarfa.ugue.
e a chifi deue dare il fieoco . Gap. V 1. TT* Molto da auuertire, e tutri deuono fipere,che a'caualu
fj li caftrati non il deue cauar fangue in modo aleuno, perche refterebbero indeboliti,e meno habili allcfatighe,ol- tre che il colpo della lancetta genera infiammatione, e vera- raentehauendo egli perduto i tefticoli>& infieme di moltju. fbrza quando-poi-d'aiiarataggio vengono effer votati di fan- gue reftano fneruari, effendo col mancamento del fänguej» crefeiuto inlorola fragilitä, ü veggonoin e/fi Je vene ftenua- te, e per quefla cagionc non fi caua fangue a afini,ne a- muli, perche natural mentene hanno manco, e le vene loro fon_j piu deboli che delli altri,fi p0(Tono falalar nellevene del pa- lato,e della coda, doue che fenzapericolofe ne vede gio- wamento per conferuatione della falute ma non altroue - Similmente gli fialloni non deuono efler fanguinati» per che
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$6 DellapeyfettionedelCaualU
che nel coito la natura digerifce parte deJ iängue e deilo
forze, ecosi ftando il corpo intento al generale Ja doppia_>
cu-ra il verrebbe a difeccare; ma quandonon faceffero piu tal
meftiero fe ogni anno alla primauera nonfaranno rinfrefcau,
6 purgati dd fangue diuentaranno ciechi,perche qucllo che
doucuaferuire per ilcoitocorreloro alli occhi. Ancora e
da faperfi che a caualli vecchi non ü deue cauar fangue, e ai
polledri che non paßmoil terzo anno e grandiffimo crrorej
a cauarli fangue, perche a quefti ü toglie la virtü del crefccrc
e delle forze,eecetto fe nelli vni 6 li altri qualche importan-
te neceffitä lo richiedeffe; eifendo ftata gran quiftionc tra
maeftri di qaeßa profeflione quäl cofa piu importaffe 6
cauar fangue non bifognando , 6 non cauarlo bifognando,
molti conclufero,che quefto piu di quello reca terribili aue-
nimenti, contierteiidofi in mortal veleno l'vmor corrotto .
Molti nel cauar del fangue hanno auuertimenti alla Luna_> ?
concordando il motu di lei con l'etä dell'animale in quefto
modo, che a'caualli di tre anni infino alli fette appropriano i
gioini Lunari, dal fccondo infino al quartodecimo con dirc,
che in quel tempo crefce l'humiditä, e quel pianeta ha piu
dominarione all'hora nelli corpi giouani ancor crefcenti, co-
me all'incontro corrifpondeil rimanente a i corpi, che gia
declinano ; ma oltre alla Lima conuiene etiamdio hauer ri-
guardo ai fegni cclefti, de'quali altro corrifponde ad va_»
membroalPaltro,comeal fopradetto capitolo ü e dimoftra- to. II dare il fuoco alle gambe a'caualli e remedio molto
iicuro per conferuado fempre fano, come dice il Rufio, che Jo preferua 4a tutti i mali, che fogliono lor venire, come giardoni, vefcigoni, refte,formelle,cappelletti, fpauento, & altri fimili mali,(l deue molto bene auertire che detto fuoco fia dato da vn maftro molto perito, aecid non tocchi loro i nerui, fe a i polledri fi darä loro il fuoco di doi ö tre anni prima che fi leuino dalle polredrare, dato il fuoco fi poflono laiciarandarliberamenteperilpafcolo fenza farii medica- mento
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Di France fco Ijberaü. JJbro Secowlo . 87
mento neffuno perlecotture, le quali cosi da fe meglio fi
guarirannofenza reftarfegno neffuno > perche larugiada_>
mirabilrnente guarifce l'aduftione,e togiie il prorito: e
d'auuertire di non dar mai il fuoco quando il giumento itia
in doglia di quäl che tumore fopradetto>che il fiioco ha que-
fta proprietär che come troua, cosi lakia; perö fi deue dar
fempre con perfetta falute : tii piu fr ammonifce -, che ogni
volta che fi da nelle gambe fi deuono far le linee per dritto,
e per trauerfo fecondo ftä ilpelo, che fcendein giü , per che
vengono poi tale cotture ad eiler meglio coperte ä quefto
modo, efe per auentura fi venife a toccar qualche nemo
meno fi offenderebbe. II Colombo dice che tat fuoco fi deue
dare con ifh'omenti infocati, cioe di verghedi rame 6 d'oro
per effer metallo di amorofii natura} & non maligno come e
i! ferrojbifognando far vnguento per la cottura,fi pigli meza
libra di ceru/a, cioe biacca , & altrettanto di fandice con_,
dieci chiare d'voua,& olio rofaro, e fugo di folatro quantofi
ftimerä douer baftare.
Belli Dolori, efua cura . Cap. V11.
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Ei doleri fono caufati da vermi •> il cauallo fpeffo fi ri-
uolta, il veatre ffgonfia, (peile volte fi guardai fianchi |
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e toccafi il venw.e co la boccaje moire volte auieneper trop-
paripienczza, 6 hauer patitoetcefiiui fredüi, [6 altri acci- denti, che fogliono auenite. Si cm eranno qucfti dolori vni- uerßiJmenteparlandoinqüeftaguifi;.fubitoche fi vedrä il cauallo hauer male , ü coprirä bcne, e mettendoci il filetto in bocca, fi gli trarra dal fondamento 1® fierco con mano vn- ta d'oglio tepido,e tutte quelle cofe, che ferrano il budello, maneggiando piaeeuolmentela veflica per farlo vrinare, po- fcia fubito fe glrfiu'ä vir creftiero non-troppo caldo d'acqua, e d'oglio, ouero eon femmola, e con acqna bolh'ta infieme , accio che hxbito fi votij-e: fi farä riceuere pianamente ■> ren- |
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S 8 "Dilta perfmhne del Qatudlo
dutoil creflieroj fegline farä viraltro piü gagliardo con-*
decottione di malua, di raercorelia, di madre > di viole , di bieda5di ciafchedun'vna brancata,di anifi oncie fei, &altret- tanto di fien greco, & orzo due fcudelle, & vna brancata di rata aggiuhtaui, colata, che lärä la decottione, oncie fei di niielc, vn bicchiero d'oglio di ruta, ouero oncie tre di fugo di pan porcino, che farä meglio, & oglio commune quanto bafti, il quäle ha virtü , e valore di fpiccare gli humori dal- le budeile, e rifcaldare gl'interiori, e rifanaregli animaJi. E poi vnto il venire con oglio caldo, fi farä fregare da due_? htiornini per vn graiide fpatio vno da ogni lato con vn flro^- fione di fieno bcntorto,incominciandofempre dalla parte-? dinanzi dalla fpalla,ecaminando in fin'a qnella di diecro del ventre ; fbopicciato, e fregato bene il cauallo, fi leuera la-» iloppa dal ibraine, e fi caualcherä, ö muoucrä finche gern il creftiero: e renduto il detto creftiero, e noneeffando il dolo- re fc nepotranno far de gli altri,fregando bene il ventre con le mani, ö con gli ftrufljoni,come s'e detto di fopra,e richic- dendo il bifogno, fe gli poträ trar fangue dalle nari, foran- dole con vna lancetta fottile da vna parte all'altra, e dipoi da tutti due ifianchi - Da ßolfo e fua enni . Cap. V 11L
BOlfi fono veramente quelli caualli, i quali hauno i pol-
moni rotti, & vlcerati, e quando il male e nuouo, e le rotitire fono fenza marcia, fi poflbno fanare, vfandoui pre- ftezza, e diligenza nel curarlo . AI bolfo benchc fia mala- geuoleil curarii,tuttauianon manca luogo alle medirine,trä le quali e molto vtile dar per le narici mezza libra di folfo » e mezza di mirra, con due oncie di oglio, e cinque oncie di buon vino ; e fe con quefti aiuti non fi liberafTe l'animale,bi- fogna fotto le ali, 6 feaglie delle gambe dinanzi fin'alla pan- cia tirar vna linea di fuoco, tenedo la mano fofpefa in modo» che
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Di Trancefce 1J.bera.tl. Uhro Secondo. 89
che il ferro non fi fpingeffe dentro fouerchiametej€purgato^
che fia di marcia il luogo, la coctura poträ fanarfi c@n oglio cera, epece» oueramenrc poluere diiölfo viuo infufa con_» vin dolce>molti rni hart detto,che valea tutt'i morbi degl'in- teriori5e grauezze di refpirare; alcuni ltquefatto il folfo s e pofcia trito ne danno mefcolati con la biada tre, 6 quattro •denari, maqu-efto.fi conve affermanö egregia-mente curaro tutti i mali nafcofti de.giiimentiy fe fucceda bene, cosi, an- dando in contrario la fortuna5 dicono apportar fubito morte: pero"il. Caraccioh non vuol che ü adopri & non in <jnalche itretta neceffitä,ancoi-a ordina a buttar per «re -di col cornet- to giü perlagola mezza libra difarina di faue, tenuta a_, molloincinque libredivino cotto,e poimefcolatocon vna libra di graflödi becco,e trent'vn vaco di pepe trito, .ogni cofa agitate infieme; vno della profeflione mi hadetto, & ha prouato, che feannato vn ^orchetto lattante , il fangue caldo come vfcirä,incontinente fimittiin gola al polnaoaario ? che e attitno rimedio. Della. rogna-> efua cura,. Qap. IX.
LArogna e infermitä bmtta ne i giumenri, la quäle ren-
de la pelle ruuida, afpra, feagliofa, piena di crofle, o corrode la pelle, & e conrigiofa. Per curadella qual,e per tornar lä pelle dell'animale a purrtezza bifogna,' che fi caut fangue a baftanza dalla vena confueta del collo, poi fi laui« no molto bene i luoghi feabiofi, c con via buon ftruffiono» ouero canauaccio groffo fi ftroffini taato l'animale, che but- ti fangue, poi rafeiugato ogni humore, ü mettaal Sole, 6 appreffoalfuoco, & iui due volteil giornocon vntione fac- ta di folfo viuo, tartaro, fale, d'egual mifura ben pefti, ccon fortiffirno aceto, & oglio incorporati infieme j ouero con^ folfo viuo, oglio commune, vn poco d'aeeto, e di fale, fuli- gine, fterco di porco» ccalcina viua, e pefto quelloche e da M jpcftarfi
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g 6 . 'Ddla.-perfettioneäelCaualh
peftar/i,ogni cofa fia fätta boiiire infieme,i& vögafi nel Jiio-
go infetto. Dice Maeftro Luca,che per guarir Jaro^na B pH gli afugna di porco libre vna, e meza,argento viuo vn giulio, pepe once tre, pefto ogni cofa infieme, & incorporato>fi vn- ge vn di fi y el'altro no»fin die fia Garn . Per hotta d'occhiaw vnfuhito-> che h&hhim\fatto
patmo. Caf. X, LA prima cofa e rafrefcarlo con acqua frefca, e dopoi
vfargli vn commune rimedio, & vtilcponendogli nel- la fontane-Ua fopra dell'occhio quanto vna nocchia di lardo lauatoa noue acque; ma per eifere cofa da nie fperimentata lafciando ogni altra cofa vorrei, che gli ii gettäfle. ndl'oc- chio vn poco di fale fottilmente fpoluerizzato in vn de'duo
modi, d con vn cannello. di carina foifiandouelo , ouero po-
nendolö fopra la pianta della man finiftra, & accoftatola al- Tocchiccoa la deftra dädo vna zeccatanel fale,e di la a me- z'hora li ü buttera dell'acqua chiara, efrefca, e queft'e cofa fperimentatiilima al panno dell'occhio» Delle' grattatare, b infiammagtoni de gli
aeßbi. Cajj. X L SVol venire a' cattalli vn male , che £1 chkima iniiamma-
gione de gli occhi* öcome daaltri s'interpretalippitu- dine, la quäle auuiene,,« per bollimentadi fangue, ö per troppa copia di alimento,e perd bifogna curarla col trar fan- gue dalle tempie, gocciolando/i negü occhi per tre giorni latte mefticato con miele* 6 faeendofl vntione conmiele, & epatica, perche ribatte fortemente l'humore> appropriate pur con quefto collirio* cioeincenfo, farina di amido,e mc- rolla d'agnello dramma vna per forte, con .vn oncia dl oglio rofatoj & vn bianco cf vouoa q farina di amido» e fpigonar* |
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Di Francefco Uberati. Ubn Secondo. 91
do aaa-dräme due con vna di zaffrana incorporato con mie- le, 6 fugo di finocchb e fugo di foglie d'edera attaccata allo muraglie, latte d\ifina,d di cagna,fangue di colombo dome- fticoj e ruggiada di cauoli con miele ottimo. Vella Morfea efuo rimedh . Cap. X IL
SVol venire a'cauallfvn ccrtotnalechiamato morfea,pref.
Co ä gli occhi per lo piü,e pelle palpebme taluolta pref- tb al nafb5 & alla bocca, e'l riraedioloro efTer, che ü prenda radice dibionia-, cocomerofaluatico, celidonia, vicitella, af- fodelojfkmnuila, & aro, e fe ne caui fugo, con due parti delle quali fi mcfcoli vna d'aceto5 e bollendo infieme feno faccia confumar'il terzo,poi aggiuntoui polue di litargiiio3e colata la miftura li riduca a forma d'vnguento,con aggiun- tionediolio lorino,ecera? & vn poco di argento Tiuo ; & affermando tal'vntione eifere prouatiffima a lcuare la mor- fea infalibilmente. . Dellimalt* & vlcerlyche njmgonö nella, g9-
l(L->;. Gäp.X 111» MA quanclo i mali, & vlcere nella gola fon generato 5
onde ranimale fi vede afpramente toffireje, fchiuare il cibO) vogliono che gli fia data beuanda-d'acqua,ndla qua» ie.fiano bollite tre libre,e quattro oncje, di fichi, e,mefcpla- te due voue,ö fugUh d'orzo con vn'vpuo. Se nella gola la- ta qualche rottura,. egli fi vedra con le veneafciucte, e corL» la bocca piena d'alcQla,grauemente tirare il fiaro» roncheg- giare, buttare per lo nafo humorimarciofi, battere i fianchij tremar cön le gambe, e zoppkare, non [afqandofi toccar la_» carne, e faltandogli i tefticoli fpeflö fiiori, bifbgnera prefta- mente curarlo» dandogli per feflanta giorni beuande di due Jparti di vino xiolce 7*q«cmque d'acqua mefcolata confottilif, M * finu
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g£ DMaperfmime delCauaü*
übtt poli;e d'orobi, i quali fiano ftati tenuti a mollo irr arqua
duc di je due notti, erafciugati dapoi, e pefti. Pclagonio a nl male ordina, che fi dia per il nafo incorporato con vino quefta miftura, miele, e draganti ana libre vna, rairra , e zafc fraio ana oncie tre, fpigo di Soria,termentina, armoniaco, e pepe bianco ana oncie quattro, con duedi fpigo nardo,vna, e mezza ii cinamomo,e quattro e mezza d'incenfo mafchio, ouerarheilte prendafl vna libra di ferne di lino brufcolaro, venti oncie di pignoli, & altretante tJVaa paflacon tre oncie di pepe, e dieci di mirra, epoiche liquefatte le cofe lique- fabili vi faran mefeplate le polui, facciafene con miele vn&_> mafla bene agitata in pillole grandi quanto vna noce > delle quali fe ne dia vna alla voltaper otta giorni. DeÜA tojpi e*fuo timedto. Gap. X II11.
LA tofFe evn mouimentoimpetuofo degli ftromenti del-
la rifpiratione,col mezzo de'quali la natura cerca per la virtü efpulfiua di fcacciar le cofe, che fopr'abbondano, e che li nuöcorio, & e di due forti» vna detta toffe fecca , e_j> fcütrahumida • La fecca e, quandoil cauallo toflendo non caccia cofa veruna fnori dalle nari, 6 dalla bocca . L'hnmi- da e quando tofiendo per lo nafo, o per h bccca bntta liqui- di, o cohgelati, a mareidi humori. La cura vniuerfaJe di quefto noiofo,« perico5oft>morbc> c teuere il cauallo in ftal-
Ia,&inaerecontrrarit>äliriaIeve moüerio innanzi il cibo
temperaramente, & ädoprar rimedi/s e crbi a lui contranj» hauende fem prebifognoil male di cofe-a lui oppofk,e con- trarie,auertendo dinoricauargli fangne in quefta forte di male, eccettofe il' dettörnale non proeedeffe per confen- timento dell'infiämtnariöne delle parti interiori det ventre^ ne dargli a bere äcqua fredda; pero fnbito, che fi vedra ii cauallo tofsire-pef purgarl'i il eorpo, e renderlo piü atto , o ^ifpofloaTiceuerla virtü degli akri »edicamenti. Maftro Luca
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Di Trcincefco Vfberati. Ubro Secondo . 93
Luca diee, che ottimo farä dargli paflarina, e miele ana 011-
eie fei di ciafcuna con vna mifura di femola mifli ogni cofa infieme, e cotta la paflarina, e'l miele dentro vna pila nuo- ua dategliela per dodicüo quindeci mattine a digiuno,e poi il fuobeuerone fatto con vna pagnotta di pafte . E fe queflo non giouaflTe gli ü darä per otto giorni continui mattina, ej> ferä nella femola, d nella biada aflai quantitä di radiche di cocomero faluatico, tagliato minutamente in pezzi, e pefti eon alquanto di falnitro, e non foluendo quefti il ventre, fe gli gitterä per la goia col corno la mattina a diginno il fugo delli radica del detto cocomero mefcolato con ottimo vino dolce, purgato, & euaciiato il Cauallo, ie gli fara mangiaro cöntinuamente ftando egli col capo chino, legato aU'vna_> dellegambe dinanziconorzo, &orobi il dragante tagliato minutamente, 6 con paftoni di femola, poluere di regolitia , e d'agarico , e miele, e fe gli daranno a bere beueroni tiepi- di con farina. Se la toffe fecca procederä per hauer patito il cauallo freddi efteriori,e beunto acque fredde, ü terra egli in flulle remperatamercce caldce ü e/ercitara modeiYltamen-
tc, e ft nutrirä di cofe, che fealdino , e nettino come fono paftoni di femola con miele, ceci roffi, fieno inaffiatö con ac- -qua melata , orzo con fiengreeo, e polne di regolitia,e for- mento cotto incorporato con miele,ii quäle dato per alcuni giorni la mattina folamente, e da fe bafteuole a fanar queflo male, pur che non fiainuecchiato ^ e fegli daranno a beuere beueroni tepidi con farina di formento, e miele, ö acqua_j ■> dentro la quäle fiano bolliti datrili, genfoIe,fTchi, vua paft% e regolitia., oueramente acqua d'orzo con miele. Per leuar poi la toffe fe gli darä per alcuni giorni la mattina inanzi ä eibo labeuandadi decotrionedi cauoli, & oglio,& ygtial mifura di vino dolce. Vfano i barbari contro la tofle vn ri- mediö efficace,chee quefto; feccata allombra, e tritata la^, radice dell'herba enula, che molti Campana dicono, e di quellapolue metfi a mollo tre eucchiari in venti oncie di v: no
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94 Delfoperfctthnt del Qasuxllo
no vccchio 3 Japoj che I'haiino bene agit-ata atturano il vafo»
accicche non jfuapori i'ödore falubre-Til di leguente il dan- no per bocca all*animaIe>cosi facendo per molri giorni.Hip- poerete controla rotte dcl giumenco ordina a dar mefcolaio con orzo, e con orobi il dragante ugliato minutamente , o il mcdelimo per tre giorui macerato jndkeeoneie divino iu- re inghiottire con oglio mißo, 6 nel medefimo modo, la ra- dicc dclh ruta decottain diece oncie d'acqua.Teoneilo feri- uecommouerrlla tolle maggiormenre ne'polledri quando cominciano adimbriglar/7, perche effendo coflrtttidi tener la boceaaperta piu dell'vfäto,vengono i loro petti araffred- darrT) edi piünella errate aecolgonopolue 5 la quäle cecu- pando rarten'e del polmone cagjona la tofle con molta no- Lh pero e di molta importanza la follicitudiue della fua_» cura. IHM* Belle vwole>efuacura, Cap. XV.
ALtre ghiandole fono da ambedue 5 e dal RulTio ancora
chiamate vuole,o viuole, che nafeendo trd il collo>& il capo fogliono parimente per fbprabbondanza d'humore_? crefeer >tanto> che il pouero cauallo non petendo inghiotti- re ne re/pirare3 aflfannato da gran calore, e da gran fete, tut- to quello che gli fi pone dauanti getta a terra 5 sbatte conti- niiamentcl'orechie, e tal volta trrema . Perö bifbgna , che_?
comefi veggono efler viuole alquanto grofTette ,iiano pro-
fondamente infocate con vna punta di ferro ardente,ö fiaiu per lo lungo tagliate con Ialancetta inflno al fondo, eftirpa- te nel modo che proflimamente s'e ricordato. Puoffi pur farelacura loro in altro modo , che dalla vena dcl collo,«_? da qnella ch'e fotto la lingua fi caui fangue, pot fopra il ma- le ü metta impiaftro di malua vifchio? e di lerne dl. Uno, poi s'vnga col butiro, & vnguento d'akea»ecominciandoa mol- lificarfi, vi fi facciano con vno ftilo d'argento infuocato- al- quanti
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Di Trrmcefco XJberati. libro tecmdo . 9 5
quanti pertugi 4 & in ciafcmio dl quelli fi metta vno ftoppi-
no. Alcuni per gtiarir le viuole cauan fangue non pur di fot- to la lingua, ma dietrol'orecchia deftrain giufo alla mafcel- la prefTo il collo, doue tocca l'eftremitä di eflä orecchia 5 ta~ gliano la pelle, e ne cauano i vermicciuoli ■> 6 le granelle di quefte ghiandole» Alrrificcanoal nafo alcune cenere ver- ghette di corioli,m maniera che ne fanno vfcir fangue, e poi vifpargonoacquafalfa . AI tri dicono trd le narici apparir certevene limde, dalle quält gioua di eauar fangue, frc- gandoleconle ditafpinteindentro, quanro piu ü poträ > e quel fangue che ne dtfcorre gli fi ra leccare, non lafciandofi ftar l'animale in 1 uogo fermo. Altri gli danno a bere il me- ftruo delle donne, afferman Jo ch'egli mat piu non farä ten- tato daquefto male. Mocci del nafo dimofirano i mali det capa.
Caj>. XV L E Neceffario di confrderare la diuerfitä de'mocci» per-
che la forte del male ü pu6 conofcere in quefto modo, che fe efli humori fi veggono vfcir dal nafo chiari, e trafpa- renti fon cofe ordinarie5e folite per vn giorno fenza dar pun- to da fofpettare. Sc fon piu groifi» e piu bianchi difcendono dal ceriiello, & ammonifcono.douerfi' rimediar preftamente alla tefta,i piu fpe/H,e di cölor di faua,procedono dalle ghia- de,chepcraueiiturafi fonogenerate neJIagola,i graffifchiu- mofi, e pallidi dinotano- infermitä nel polmone; i Ieggieri,e gialli fofchi minacciano febre ; i fottilb e roffeggianti dimo- firano vecchia infreddaturas onde bifogna» l'animale con-» calde beuande efler curato. Quefti fegni fenza varietä al- cunafono da Vegetio confermati, il quäl foggiunge,cheper fardainafodifcorrerequeirhumor verde, ö pallidöache nel capo fuol raunar& ottimo rimedio e a ftillare perle nari- |
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9$ Bella perfetttoite del Camlb
ci fkrco di huomo 5 ö di caikone con ogJio rofcto, e vino
mifto ; ii che afrerma alla fanitä del poimone ancora gioua- re. Pliniodke alle paffioni della tefta de'giumenti effero gioueuoli la vite nera, e la brionica,e per la reuma, 6 fcorii- menco catarrofo mettere nell'orecchia vn fugolo di grcta- 110, ö di eleboro nero jleuandolo poi nella raedeilma horsu* il di.feguente. Del capogwo •> eßtA ctira« Qaf. XV 1L
SI conofce il cauallo ofFefo da qucßo male dallo ftare > de
andare con la tefta aka, folleuata, e tutto paurofo. Per rimediare a quefta irafermitä* prima di ogni altra cofa, fi ca- ui fangue dalle vene della centura, 6 dalle eofee iiella banda di dietro per diuemre» poi rafoil luogo ofFefo s'intacchi coa rafoio per eftrinfecare gli humori corrotti, e fregatogli falc %
vi fi aggiunga vnguento fatto coa raacedonica pialione, & a- grippa ana oncie vna, edue di dialtea» vngendo eiafeuna,,.
parte dell'enfiagione;e fe quefto nö giouafTcjadoprafi vn'al. erö vnguento compofto con oglio di Iauro, aflbgna d'orfo* grafFo dimelogna, vitriolo,e polue di cantaridi. Potraffi an- cora foccorrcre il pouero animale dandogli vn bottone di fuoco al piu carnofo > e piaao della guancia, medicando poi quelia parte cö penne bagnate d'oglio, e fregando tutc'il cx~
po vna volta il di con fchiauina, e eenere bollita in vino biä-
eo> ma paflato il terzo giorno in luogo del vino farä l'aceto infino al fetrimo> tra il quäle fpatio fe egli non volefle man- giafe non importa, ma ftando piu oltre egli verrebbe fenzs aleun fallo a perke verfo il quartodeeimo. Deltirotcfuacura. Cap. XV111.
IL tiro eflTendo vna pericolofa inrermitäV che retira i nerui
dipendenti dal capo cagianata per fouerchia rafreddatu- |
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Di Trance fco Uberati. LibroSecondo l 97
ra, o fcaldatura . II rimediö e, che eflendo-ü cauallo fcarna-
to, e magro, giüi faccia vn caueiiro di fuoco accefo per quelle parti, ouelacauezza di corame gli ha fegato, dan- dogli vn bottone sü la fronteal tnpo, & in ciafcuna partes de'iianchi, e delle fpalJe, vngendo poi le cotture eon oglio di viole , ne ü manchi difärgli fempre tenere in bocca ilfT- letto vnto di lardo, ö. pure la briglia vnta di miele, accio che eon quel contmuo meuirnento deile mafcelle i neruife aiu- tano al rifoluerfi, perio qual'effettö giouerä dargli a inan- giare bifcotto, f'aue, e crUica mefcolata eon fieno greco, tal volta paglia, e qualche poeo d'orzo, guardando in fomma, ch'cgli non refti fenzamangiare; e mentreche il mafticare per auentura gli föffe impedito,almeno fia eon beueroni fo- ftantiali fortificato, ne per quaranta giorni h~ faccia -vfeiro dalla fua flanza, la quäle flacalda, fenz?altro, lume che di Iucerna,e per rre di farä bene eon crefHered'acqua di remo- la, e d'oglio commune deftar la natura, bifognando poi eon-. fqrtare i nerui, gli ü farä vn'impiaftro.dri gomma?draganto5 cera. nuoua, pece nauale, e termentina congiunti infieme -
Cauixüofla-ncofer il tropf 0 camino? 0 altra •
Caj>. XIX. SVando il cauallo fi ritroiia ftanco, gli & farä vna gran-
de, e buoniifirnalettiera, aue ftia moltoben ripolato. :auailo ftefle molto grafTo, ö in buona carne> ü farä fta-* rc dodeci höre; & eflcndod eftate f? farä irare in Iuogo fre- fco, ma auertafi, che non füa al ferenos & all'hora quando: parrä bene dargli da mangiare, gli il dia lametä della quan- titä, che folena bere, e fia in beuerone, e fe ftä bene al Coli- to, non gli date piü che vna mifura di brenda bagnata,cioe> sbruifata d'aequa frefca, onero intieramente bagnata,e fpre-0 mutacon le mani dentrovn maftello, la quäle gli fi dia per pafto, e la fteffa acqua a bere3 eon che non fia quanto il foli- N to3
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9 8 VelinperfetnonedelCauallo
to,e neafacendo Camino,, vedendo che non megliora>fi fan-
guinera ai collo, cauandogli quella quantitä di fiingucche vi mouxara effergü di bifogno , hauendo perö auertimento allagroflezza di quelIo>e fe fara cauallo piccolo, 6 grande, & .andaraffi crefcendo il fuo vitro infino. al folito , e potraffi anco fargli fopra i reni vna gretata. con aceto,greta, & voua. Affirto ancorabenfaggiamenteciamonifce5 che quando il cauallo ritorna ftracco> e fudato dal Camino, che batte i fian- chi, e fofpirando fchiuail cibo, fi faccia per vn'hora. pofarejr poi gli fi mettano. in bocca.'fron.de. dicanne, 6 gramigna ver- de* 6 lattuche bagnate d'aceto per rinfrefcarlo del gran ca- lore, poi meflb dalla fera a maecrai e in ac.qiu.ana. oncie ven- ti di pignolicon vn oncia dl zaifrano3& vn'altra. di draganti* la mattina venente ogni cofa minutarnenre fi rviti in difpar- te s.indi mifti infieme, ana oncia venti di vino perfettOi c tre oncie di fugodi portulaca, e ftemperate con icquafredday che iia a baftanza> fe ne dia. per tre giorni beuanda , patca-
inente vfandofiTorza..
Miorfo di caualfa t'polmoncello per premitura difell&r
tfua., cura. Cap.. X X. QVända vn cauallo, ha morficato-Faltro la ferita fi deue
curare con falimara,6con acet<xiafalatO^fi come. Hie- **■ rocle fcriu.eD ma.quelli morsche s'imptimono ne i nerui5facilmentemuouono. lacollerayefi fannoconl'altea. II Signer. Giordan; Rufio dice,xhe fbmmamente gioua .per Ü pohnoncdlo, ö.altra piaga fatta ful doifo del cauallo piglia- re vna bifcia, e fattone pezsi grofsi fi infilzano nella fpido,e fi faccia arroftirce come il graflb comincia a colarescosi. cal- do fi lafti colare ful polmoncello , 6 alla piaga, chefuol. na- fcere sü la fehena dell'animalcmirabilmete il difecca & am- jnorferäiauueitendo pero, chele goccie non tocchino altra partes ^ De: |
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Di Tranceßo Jjberaü. Jjhro Secondfi. 99
Dellofpallato eftto rimedio, Cap. X X 1,
IGiumentifpallati,cioe chehannoie fpalle fmofle dal
luoco loro ftiol venire di dtie maniere, Tyoo chimato mtraperto, il quak procede dasfilatura di carnc per isfalca- ture di piedi, 0 per falti, ö per altri tali difaftrofi mouimenti, che dilatano i mufcoli ,. e i legami di quel mcmbro , & fkn menare la gamba larga, e quafi a falce; l'altro > che ipalla.to ii nomina, viene, e per fciuolatura , e per cadute, e per vr~ tature 3 ö per battiture, ö per calci, ö per altri colpi, & acci- denti, e fa ftrafcinare la gamba tutta eguale con appoggia- re folamentc sü la punta dellVrighia, e cosi nell'vno, como nelPaltro modo, il fangue, e l'hnmore ch'iui concorre, non potendofi ritrar fuori, pokhe fi troua in quelle concauiu rinferrato, vi ficorrompe, &effendoinluogopienodi mu- icoli» e di nerui, cagiona vn gran dolore, fi che impedifce la naturale operatione,come s'e detto, il che ü conofce,che nel f errarfi getta Ja gamba innanzl, e la cien fblieuata ; e p.erche
tal dolore il piü delle voltefi viene ad alleuiare quando fi
fälda nel caminare, e poi ripofando,fi famaggiorevfpeflb ac- cade,che'l marefcako poco accorto ritrouandofi incerto del che poffi effer (lato, credendofi che il male fia nelle parto baffe giiafte arTattol'infelice anirnale 5 non applicandoi 'ri- mcdi douebifogna :habbiafi dunqueauuertenza a ricono- fcere prima il male, c poi fi curi in queßo modo: che fc'l cauallo e intraperto fia pojflo a terra e Iegatoin vna ftanga di modo, che tenga i pic rileuati in sü, e fcarnato leggermcnte con ferro il petto & la fpalla ofFefa, vi fi metta vn laccio che comraciando dal capocerro efca dell'altra banda dello fcon- tro,e l'vn de ftioi capi legato fia fu'l collo,l'altro;al lato del- Ia fune: fatto quefto fi fomenterä la fpalla ofrefa con acqua_> oue fia bolJita faJuia, e fatiinella, e timo con vna matafia di ßlato crudo, poi.fcioltoj e folleuato effo cauallo debbafi im- N 2 pafto-
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ioo Bella perfettitme del Gctualfo
paflorare ben corto, e ftretto, ne fi faccia muouere dal fuo
luoco per quindeci giorni, emouendo matiria e fera il detto laccio,il quäl poi gli fi metterä con l'acimatura quel ftrertoio che fi fuolmettere, & cosi in quaranta giorni farä guarito ; le fpallature venute femplicemente per vrtatura, 6 per per- cofse fi cureranno con cauargli fangue dall'vna e daH'altra_, banda del collo con applicare al luogo offefo vn ftrettoio compofto del fangue proprio del cauallo, nel quäle fia mifti- cato con forte aceto,fiäno diftemperate dieei vouacon tutte le cocce, due once di fangue di drago, tre d'armoniaco, Sc qua tiro di farina fottüe, fenza toccarlo per cinque di. E fe cotal medicamento non ß vedefle giouamento per no- tie 'giorrri; farä poi benfargli per otto di mattina e fera quel bagnolorifo'lutiuöV'che fi fit con äffen tio, faluia, rofmarino > fcorfa di olmo3 midolk di fcorfa dipino, e ferne dilino bol- lite infieme.
Nc mancando il male con tucto qnefto fiu-ä berre fargli
mettere vn ferro al pie della banda fana chiamato zoccolo,e
cosi farlö caminare,che bifogna per forza fi appoggi ful pic che fi troua ofrefo, infino a tanto che ü rifcaldi, perche con quel moto violente ü moueranno glr humori eoncetrati nel- hi fpalla, i quali accioche fi vengano ad eftrarre per le parti vicine, poiche per le rimote non Ci fon potuti dinertire, bi- fo^nerä poi negli fcontri aprirgli kvene .
Del Verme whtiuo •> efm eura . Cap. XX1L
IL Colombro trä i moii>iconragiofi mettendo.il vermzj
volatiuo dice il fegnö di lui efTer Ia fcorrentia verde , 6 pallida per l'enfione del capo, e dei fianchi, delle giuncure,e delle gambc, e che-fottilmente si veggiono pertugiate,i pie- di torti, & Farterie alterigiate : per rimedio ü pone,chc dalle folite venc di quella banda , oue il male (i dimoftra B caiu tänto fangue, quantola virtii dell'animalepoträ permettere,. e que-
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Di Trancefco Liberati. Libre Secondo. ig r
e qtie/lo s'intende prima che fia vfcita Ja veffighettaiChe fuoi
venire,e quanro piu prefto fi antiuedcräil morbo con caüar- gli fubito fangue folameute dal collo , tanto megüo fara per nonfar correre in piu kioghi Khumore: doppo Te/trattionej> del fmgue fi medichera col feguente medicamentocompofto da huoinini peritiffimi per quefto morbo» ficome anche per il fico, e porrofico, fetole, pelo, che fogliono venire a piedi de'giumenti. Rifogallo giallo oncia mezza, olio Iaurino on- cia vna, olio da bezzo oncia mezza > olio commune oncia., mezza, cllcbo.ro nero quanto bafti: il rifogallo va fatto ia_> poluere, & incorporato con le fudette robbe fenza mai far- I? vedere al fueco, e quandofi vnol toccare il Cauallo > fi mefticacon vn:Zeppo,ecol medefimozeppo fipone nella_> bocca del verme, aiuiertendo non ne mettere aflai » ma vn&_, fol volta per ciafcheduna bocca . Come ßfactio. Pvnguento roffo.
L'vnguento foffo fi compone con verderame, armoniaco, -poluere d'incenfcgaibano, e fangue di drago, ana once vna, maftieein polueie, e miele arnt once due ■> c quattvo di tTC-
bentina, con vn cerzo di mim •> diftemperato ogni colä con
forte aceto, e fattole cuocere infiemein pignatto nuotio, m fin che'l miele fi veggia roffo. De i vermi eß& cura. Cap. XXUL
PErfmarqueftomale.fi terra il cauallo a regulato viue-
rc&auantj ß eibi fi hauerä cura,che fia digerito quel- lo che gli c ftato dato a mangiare, eche non ß lafci paffaro l'hora ordinaria per dargli la fua prebenda, perche i digiuni fono piü tormentati da quefti animalucci, i quali quando mancail folko nutrimento» ü mettono ad offen dere le parti vitali, & a fär piaghe per lo ftomaco>pero bifogna euer mol- to foüecito a curargli. Hippocrate dice.il mal de'vermi non eifere facile ad efpugnarfi con medicamenti; e coriofeerfi quando
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t-o 2 Delhi perfettionc del Caualio
quäßdo il cätiallo Ci butta In terra, e fi riuolge, e nitriice, <^>
mandafuori della bocca cattiuo odore. Approua molto dar- gli per lo nafo il fugo de'cauoli con oglio, e falnitro, ouera- men-te miftura di fichi fcechi, e fior di rame ana oncie quat- tro, e tre di fcheggia,e fquamme di rame con aceto,& oglio a ba/hnza . II Caraceioji dice-, ch'accorgendofi, che vno de' fuoi caualli fi rimiraua fouente a i fianchi-5 conobbe Iui fen- tir paffione per vermijpreftamente gli faceua dare a bere tre goccie di fugo di Fronde di perfico,ö di fugo di au*enzo,o di menta, e fe vedeua, che egli haueffe perdutoil mangiarcgli da-ua brendo cotto, e mffreddato, 6 beueroni di farina cotta, e tornatogli i'appcrito, gli daiia rorzoxotto a guifi di gra- no> örifo in tempo d'eftate, vfando l'iuuerno il germano, 6 d frumento cotto, e paiimente poi ratTreddatto. I vermi egü diceua crearfi nel corpo del caualio in tre luoghi, edi trej» maniere,nel ventre, lunghi, groffi, e bianchi,nella goIa,cur- ti, rotondi, e groffi, i quali palfano ancora in giü , e van- no a metterfi nel cefTo.La terza fpecie e di quelli,che fi fan«. no trä le coftate, lunghi, e fottili come fila, e fon chiamati fcorferi > 6 filandre,e perla cura di tutti s'vfa di dare a man- giarel'herba, che perficaria, ötrabouara e nominata,che fa_> le frondi come il perfico, & il fuflo nel doflb e roffo, e nafee in luoghi acquofi, e noi la chiamiamo falcio, la quarherba^, fe colta di frefco non haueiTc ilgiumento volentieri man-
giata, il primo giorno gliela daräjil fecondo,d il terzo quan- do era alquanto mofeia c piu faporita, non dandogli fra tan-
to a mangiare altro che paglia, e perche il verno queö'herba non fi troua,fi coglie nel mefe di Maggio gran quantitä , o feccata fi conferua, dandone poi nel bifogno vn'oncia in_, polue a beuere , oueramente peftandola molto bene con tre parti d'aequa, & vna d'aeeto, fe ne catia tanto di fugequan- to in tre gotti capito foffe, e prima che Ci dia tal beuanda fi faccia ftar l'anrmale infrenato per fpatio di due,6 tre hore_r» acciochefifolTebendigeritoquelchedentro lo ftomaco fi troua
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Di Tnwceßö Uberati • Ubro Setondo • 105
erotu,& altretanto fi faccia ftar dopoi>accioche non ü impt-
difcai'opcrationediquella. Zfe//dTiiprefiitwe,eßa cnra,. Gap. XXIV-
QVefta infermitä quantunque fotto vn'ifteflo norae fia
terminata da'profefrari>viene da concorfo,oueramen- - te difcorfo d'humorinelle parti baiTe,, dipendendo da abborrdanza di fänguejcfla ripreflione qual'hora auuenif-
fe per fatica fmifurata,, efouerehia, & indigeftione fucceden- do per fouerchia hiada , per 1 e qualicofe giäche rare volto accade fenza concorfo vengono i cerchi necelTariamente, & iui termina il male, e per tal cagione a curar I'vnghia ,. & a_> prohibir, che al fjn non ficorrompa artende folamente, pe- tendo intrauenire ancora per premirura di ferri,a della ptan- ta> incontrando per difäuentura pietre,, 6 altre raaterie noio- fe3 e dure, & effendo che niuna di queft'e forte di ripreifione ienza febrepuoteauuenire, mena.il Cauallo diqueft'öfFefi> ifuoi fianchi, impaJale gambe, tien fredde l'örecchie,& non giunge i piedi nel caminare. La miglior cofa, che poffa: farfi sit queito malefarebbe cauargli fangiie da.Ua vena commune da tre libre prima che altxacofä /ifaccia,diuertendoperque.
ßa. ftrada ilconcorfo degli hlimori, facendolo dimorar per tre giornifenzaalcuncibo,eprendendofubitodiquel fan- gue, che gli e cauato libra vna, fterco d'huomo oncic tre , o eiafeuna di que/le cofe diftemperatecon buon vino bicchie- re vno, e fugo di cipolla bianca bicchiere vno fi dara a bere^ al Cauallo, e fatto quefto fi allacciara con due fafeette fopra le vene sü le ginocchiaanteriori,. legando iui duc piumac- ciuoliyche vengano a ftringer bene ul luogo, incretando fi~ mlmente le gambe, le fpaüe,.& i tetticoli, con cretarifolura nell'aceco forte, facendo lo fteffo effetto nelle gambe di die- tro,.e fi deue l'animale pafleggiar di notte, e di giorno fenza intermiifione, accioche il fangue iui concorfo non fi addor- menti,;
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104 IDelhferfetüone del Cauallo
menti, e niortlfichi; e tal rimedio e molto approprjato per
le ripreffioni» nellequali fi ritrouail concorfo anche aecop- piato . Ne ciö giouando, lauar fi deuono le gambedel Ca- uallo con lifcia tepida, e forte tre volre il giomo, vietandoli, come li e detto il ripofare s e fe pure il ripofo conceder gli fi voleiTe 3 gli fi darä non su lettiera di paglia > 6 fieno, ma di pieirc, facendogli di mattina, e di fera crettieri con la decot- tionedi rnalua, herba di muro, & oglio commune oncie fe- dici) e cotal medicamento e molto celebrato dLi huomini ec- cellenti di qtiefta profeffione s nondimeno Maeftro Luca lo- da a Cauallo ripreftb caiurglifi fangue da gli leontri in con- iKiienole quantitä» e farlo caminare per tre höre in luoghi» oue aon fiano pietre, ma terreno moffo, ouero arena, facen- do bagnar di mattina, e di fera al Cauallo offefo k gambej coa aceto forte bollito con malua,non dandogli da mangiare per quarant'hore, e trouando iui d'appreflb acqua corrente vi fi farä dimorare, ilche fatto, fuori cauar fi deue, accioche camini per luogo, come fu detto , non pietrofo, prohibito da'profetfori aecorti j cagionando il dolore il concorfo degli humori; fi doura per vltimo rimedio, le ciö non gioua, farlo dimorare in parte, doue acquafredda, e limofa ü troui , e_* tanto migliore, fi vi foffero magnatte, 6 fanguifugheje quali attaccate alle gambe-votarebbono gli humori iui raecolti per le parti vicine, e fi lafcieiä. ftaie nell'acqua di due in due \\0~ vc infino al petto, tanto di notte, come di giorno , facendo-
gli fempre caminare quello fpatio, chedeli'acquafi troua^ fuori, per quattro giorni non dandogli altra cofa da mangia- re, che crufea temperata, ö radica di gramigna vna volta il giorno , oflTeruando tal'ordine infin che fia guarito , e perfe- uerando il male infino al nono , fi manderä all'acqua di ma- rina, lä doue farä bene che dimori fenza farlo vfcir fuori per cinque giorni fe poffibil foffe fenza cibarlo ■> perche puol vi- uere, mentre che fia giouane. |
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Per
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Di ürmcefco UherAti. Uhra Setindt * 105
Her Bma-, 0 Doglia alla Grajfdla. CaP.XXV.
LA dogiia della graflella e dolore della parte riletiara_» >
e groffa della cofcia, ö deH'anche, offefa -forma ta dal- lamoltacamed'vnmtifculogrande, ed'vn piccolo o/ficel- lo fimile ad vn raggio, che ftandogli fotto inalza, e fb/h'ene > la quäle groflezza e chiamata graflella. Viene queiro gran male per eifere, oper calci, 6 per batticure^ epercofJe am—
maccara-,ela cerata quella parte moltonemofa, tendinofäje fenfitiua di quel mufculo. 5i cura ellendoil male nel prin- cipio, cauandogli fangueda tutti due lifianchi, pereuacua- re> e ditiertire gli humori,e mettendofopra P enfiagione,e£- fendo perd noiieilo, ö con la pelle intiera5 6 folamence icor- zata, actio che non vi concorra nuoaa materia, attorno at- torno il fuo difenfiuo; dipoi per leuar il dolore, erilbluero l'enfiagione fi faranno fpeffi bagnoli caldi conaceto bollito col folfo, 6 col vin© bianco bollito con le foglie del cipref- ibi del fämbuco3e del tamarifo . Ma fe l'enffaggione non_>' ii rifoluefTe, ma che veniffe a capo, e che fzceffc la marcia_»
fegli 4aiä con la lancetta, 6 con rafoio vn taglio nella pitr bafla parte di qiiellaie dipoi fattaglilafua ftoppatacon chia- ra di vuoua, e fale fi atreriderä a moliificarla, & a confoli- darla, come habb/amo deccofarfi ne i tumori del dofio. E fe per h grandezza del male, e del dolore il cauallo fpafi- matfe, unzala grafTezzi, e leparti circoniiicinecon oglio di cofto, ö di euforoio, ö di tremenrina ftiliaca, 0 di oglio d« rombrice fi vngeranno ? ceflato il Jpafimo fi curera come % e detto* DeWEernla■> efka cura. Ca/>. XXVI* '
Slgonffanoalcun^voltelcoorfe de'te^.'.o'i Tema eß&t
pofkniati? perche fi trouanc pkix di &ätbi& di••■' fytJb» %J »Käs
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ioö Bellaperfettione delCaüallo
fitäj 6 di carnofitälädentrocrefciuta contro Pordine di na-
tura. Quefta forte di gonfiezze chiamano hernia cojoro,chc hanno cura delle inrermitä de'caualli,di ciafcuna delle qua- li farä tale la fua cura. NelPhernia ventofa fi tiene il Caüal- lo paflionatoaregolatacura» efi adoprano rimedij locali» che gli fpiriti a (Totti gliano, e rifoliiono quelli vapori groß!, che fono celati nelle horfe de'tefticoli 3 il che ü faquando fi fomentano fouente le borfe con le fpugne> che ftano ftate a raolloin Hfcia, aceto, e nitro holliti infieme, 6 in vino,den- tro il quäle ruta> aniff, e cimino fiano cotti > 6 in decottioni tepide di parietaria, e di ferne di anifi* di finocchio> di ruta, e di bacche di lauro, e sVngano poi con oglio irino> Iauari- no i e di aneto mefchiati infieme5 o con oglio di ruta 3 e di coftoidi caftoreo> di euforbioj e di bacche di lauro > ouero s'impiaftrei-anno co fterco di bue» polue di cimino, e di bac- che di laiiro»e farina di formento a baftanza, e bollite,& in-
corporate iniieme. II Signor Palqual Caraccioli dice che_» Penrlagione de'tefticoli fuol procedere da indigeftione, per- che mangiandoa e beuendo quefti animali ogni cofa indi- ftintamente fi vien di leggieri in Ioro a generare fuprfluitä, che per li propij meati ii riduce a quella parte . AI che egli fi pol rimediare tenendo il cauallo matina e fera per vn gran fpatio dentro' Pacquafredda corrente> checuopra efsi tefti- coli, a'quali fi fara anco giouaracato fe vi fi metta due ■> 6 tre volteil dicretabianca pefta, e ben mefticato con forte aee- to,mefcofatoui ancora del fal minuto:d veramentc empiaftrc» di fane eotte con afTugna nuoua; o lardo diporco. ben dime- nate> alle quali potrebbe aggiungerfi farina di grana,, maf- fimamente fe l'enfiagione procedetfe da ventofttä 5 il che fi conofce per lo tatto, eflendo molto fenflbile il dolore ■>. ben_> che per tat.cagione vi ß porTa parimente .appljcare vn'empia- ftro tepido compofto di querciola giouane % cimino > e dieci rofsidVouale0e,mefcoIaticon fugod'aniMj e di flnocchi; ö veramente compofto di porri, 6 di cipolle cotte fotto la^ bragia
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DiTrancefcoI-iherati. UhoSecondo. 107
bragia', e poi con aflenzobollite in acero forte: ma fe la du-
rezza del tatto,e Ja feniibilitä del maggior dolore dimoftraf- fe che la gonfiezza fufle per humori quiui rinchiufi, bifogna primieramente alterare e difpurgare effi humori con cmpia- ftri freddi, comc farebbeil compofto di branca vrfina,craflii- la, cimbalaria, e fempre viuo pefteiufieme, & in capo di tre di metterui gli impiaflri difopra dettiper maturare,e fgöRz- re, facendo qualche vntione calda ne i Juoghi infermi.Auer- tendo perö, che fempre e da cauarfi prima fangue da quel- la gamba ch'e da preffo al teßicoio enfiaro : & maturata,chc fia l'enfiagionee da pungerfi con vn ferro acconcio a tal'ef- fetto , accioche Ja marcia fe ne efca fuori. DelMerito Att'wto, eftta.cura. Cap. XXV11.
PEril nemo attinto G togiierä vna pila della mifura dVn
mezzo, e ne erripirete la metä d'aceto,ponendoui quat- troonde di miele,e doppo hauerlo bolJiro infieme,vifi pon- ghino oncie quattro di cimino pe(lato, e non ba/fcmdo, ü ag- giongerä vn poco di färina mefcolandola fempre, peixhe nö
s'indurifca, ma che refti a modo dVuguento, fipiglierä vn*_, pezza di tela* ouero ftoppa, e diftefoui il rimedio a modo di vn'empiaftro fi ponerä foprail luogo tanto caldo,quanto po- trete voi foftrirci la mano, e non hauendo cimino, tanto fara buono il rofmarino pefto; poi la mattina fi potra far camina- re, con andar rinfrcfcando Pempiaftro fimilmente caldo, nel quäle fi metta vn poco di aceto , 6 vino, accioche non fi ab- brugi, e poi gli fi andara conrinuando vn bagnolo fatto con_> vino, rofmarino, faluia, & vn pugno di fale, e bottoni di ro- fe, mortella, lentifco, fln che fia fanato. Del Prorito della. Coda. Cap. XX V11I.
PRima ü fanguinerä effendo groffo, e gli fi dannno ^
mangiare cofe frefche, cioe cicoria, grarmgna, o fron- |
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iioS E>eüüferfettionedelCmaUa
de di canna>e poi fi lauerä con il fopradetco rimedio di tafifö
barbaffo, e poi nel.di feguente gii ü poträ vfare h lifcia fac- ta con radica di canna, ponendouiflrifi , fecondo la quantita della lifcia, auertendofia che doppofattala lifcia.» fi lafei ri- pofare, e colata, con quellacaldafilaui, auertendofi ancora,.. che non fia troppo gagiiarda,che in tal cafo farebbe dannofa., Dice Maeitro Luca, che fuol nafeere tal volta nel troncon^ della eoda, e nel collo, & ancora nel capocerro vn certo pro- ritOj.clie dal continuo fregare 9 che vi fi baß fcortica tutto, e vi nafcono certe ainpollette,cadendone a-ffatto i peli; il Co- lombro dice,cheper conofcerela cagione del prorito della_» coda 3 6 altro , debbacercar/i conlamano. doue. il Cauallo; habbiapiü voglia d'eifer grattato ; e trouandofi, che fia nel- la vergaperbrumireche yjfiano, fara da. lauarfi qiieiluoghi con fapone e lifcia : fefoffe per le 7ecche afferrate in fra le_> eofeie», ö fotto la coda, che mordono di continuo ,■ vi Li far$" vntione con oglio caideve con l'vnguento abbi-ügiariuo,, che di cantaride ü compone:fe quando poi fi vede,che i peli va- dino cafeando fenza che proceda da cagione manifefta» fi> vngera prefto illuogp fpelato con medicamento caldo fatto di.fpigpnardo, -Scvua paflä, pefte re cotte con aceto; il cho fu prima, ordinato da Pelagonio, iL quäle tra i valentiffimi ri- mediper lapelarella aflFerma efTere5 che vi fi mettä butiro cö' carta abbrugiata, ö cenere di 1 upinj, 6 di.faua franta56 di. te— fia di Ganejoueramentc fpelfo vi fi laui con deeoctione di fe- menza di lino, adi fien, greco fatta, invino, che Ii farä pre~
fiamente rifanare. Et chi voleflej.ehe ci-efceffero preftamen-> teipeli»abbrugivnateftüdinecon-farmenri, e ridotta ince-? nere, l&mettadentro vna pignatta di terra nuoua, mefcolani- dorn treoncie di alumecrudo, equanto parra baftante dl medblla di ceruo trira in, vino,; g queito, continoui per molti giorni» che vedii effetti belliflimi * '.'•■,. '■;-.. -■ y t ' ii '-• '■'
Delle
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N,
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Di 'Brancefco lib&ati. Uhro Suondo. 109
Delte Störte de'N.eruh ejua cum. Caj>. XXIX.
SE per qualche finiftro che faccia il Cauallo nel muoncr-
ü 6 per percoffa, ö per altra cagione i nerui delJe giun- ture il ilorceffero, e percid il Cauallo ftntifli dolore, e zop- picaffe» fchirfänd© l'acqua ö calda, ofredda, che ella fi fia_> come iuimrca, ü appüeherä fopra Ia parte offefa per fanarla il maiuauifchio cotto, 6 li frutri con le foglie di agnocafto, 6 Jefoglie.di maggiorana pe/te, e di/lemperate nell'acetoje per confortare i nerbi ü faräilfeguente bagno. Si piglia meli-. loto, camomilia di ciafcuna vna brancata 5 e bottoni di rofo con vn boccal di buon. vino hollito ogni cofa infieme. DeWlmaPtßratura^eßo rimedio. Gä^.XXX..
HOr per rimediare all'incapeffratura di frefco auuenuraj
bifognache fi faccia vn tortanello di lana fuccida,tan- to grofToy che poflh ciagere cutca Fincape/iratura, & azzup-
patolp benein fugo di caproneliquefatto, vi fi leghf a guifa
d'vnapaftoia alquantoftrettOjche tofto guarirä , guardando che il piede non ü bagni in acqua, ne h* allordi. Vn'altro ri- medio efiicaci/fimo,il quäle e fpenmentäK), & vtiliffimo non folo a quefto male, ma a tutte le crepatiGce^ogne3 rotture, e piaghe, oltre che fe al Cauallo per qualche infermita folfe viemocome cofa pericolofa I'entrameJl'acqua5d il bagnarü iJ J-uogo del male,egli legataci vna pezza vnta di que/to vn- guenro, dico porerfi andar ikuramenre per l'acqua, perche non faranno bafteuoli apenerrare. La compofitione confiite in vn'oncia di oglio commune,, e due, ö tre di trementina», conynpocodicerabianca quantü bafta, diftemperare in~ fiemcal fuoco*.
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11 o T>eÜAferfeui<me del Cauallt
D^lla Soprapofla, efua cura.. Qap, XXXI.
MA riella foprapofta, la quäle altro non e, che 1'ofFen-
fione träla carne viua , e l'vnghia sü la corona , che rompe la carne, chiamataSoprapofh, 6 foprapiede , pcrche fi cagiona dal porfi cafiialmente vn piede fopra l'altro , ogni volra che fi vegga efsere ratta piaga, bifogna tagl ar con la_» rouinetta tanto nell'vnghia intorno, e prefso ad efsa piaga? che non vengapoi l'vnghia apremere, 6 toccare la carnej viua, perche mentre cid fofse, la piaga mal non fi faldarcb- be, fatto quefto, lauafila piaga con vino caldo > 6 con ace- to , epoi fi medichicon vnguentiappropriati a faldar l'vn- ghicguardandole bene frä tanto da ogni humidiriUe da ogni lordura- Maeftro Lucaapproua molto,che fela foprapofta non ftif-
fe afsai grande, fi allefsi vn'vouo, e fi faccia duro, fi fpacchi per lo mezzo, e poi vi fi metta fopra del pepe pifto , 6 pol- uere di calcina viua, e fatto ben caldo fubitamente fi ftringa forte su'l male, vi Ci lafcierä ftare fin che dura il calore, e ri- nouandolo due> 6 tre volte vn'iftefsogiorno, e fatto quefto leghifi fopra il male ben caldamente foligine di forno, 6 di fucina di ferraro pefta con vn poco di fale,e bollita in oglio, e querta vntione seza reiterare la cottura dell'vono, fi contl-
nui fin tanto chel'animale fia fanato, pofendo frä tanto ado-
perare il fecondo di. Altri diconoj ehe ß puö curare la So- prapofia5pigliandovnacoticadi porco fpargendofi fuligi- ne ben pefta con fale, 6 afsugna folamente con il fale ben_> arfo, e trico alquanto tepido, & in termine di tre giorni ri- mane fanata . E fe la carne offefa per auentura auanzafseil cuoio» vi ü poträ per confumarla legare di fopra poluere di rafura di corno di Ceruo > oueramente di bue con fapone.» vecchio. Dclla
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Di Fratfcefco TJberan« Ubro Seconfo. 11 r
2>//ä Sterta, delle paßoreyb ga,mbe-> efiie, rimedh«
C*>. XXX17. IL mal della ftorta fuol venire per diuerl? accidenti, & m
particolare per darfi impenfatamente de gli fproni al ca- uallo quando egli non l'afpetta, e qualche volta fe ne torce il nemo, nel quäl cafbgli fi fäccia alzare il pie fano del ca- uallo facendo che vn'altro con il pie gli h* calchi sü lo frinco offcfo, poi s'infafcicrk con empiafrro fatto di bren da, ftrutto, rofmarino pefto, & aceto, cosi continuando per due di due volte il giorno, e fe non giouatfe ral rimedio,gli fi vfala fo- mentatione de i fali detta dt fopra con IVnrione del feuo di becco, ö di capretto, non trauagliandolo in nienre per .quäl- che giorno. Hippocrate Ccriue i fegni dd pie dislocato efTe- re quefti, che il giumento camina con Iä punta dellVnghia, e non poggiando q uella gamba, fal ta, e tira a f e il pie Je of- fcfoy il quaienella congiuntura non.dafermo di fotto , ma_» fugge, eleparri vicine all'vnghie- s'inalzano; ondc fc glilia. ftrectaFvnghia con Jamano, egli ß. vedrä grandemente do- lere ; all'hora egli vuole, che datigiia gtiifa di cancellf alcu- ni piccioli tagli attornoil dislocato, vi fileghino con iftec- che di pino fpugne bagnatein aceto per fette giorni, e fe_, quefto non gioiiafTe, metterafii per ki giorni empiaftro fat- tocon ffen greco,iI quäle dapoi che fia itato a mollo tre di nel vinoiia pe/k>,e bollito , e dimenatocol miele* Altri ca- uato./angue dalla Corona del pie dislocato, e fregatolo con_» fale-,Sc aceto mettono su Ja congiuntura del vnghia. vna ftop- pata di Jana con vino,& oglio, hcendom ipeffi bagnoli d'ac- qua ca!da per dieci giorni, e parendo cheincomincia riua- lerii, fregatovn'altra volta il piedeinfermo, vi legano con^ corame hm fiiccida bagnata in oglio, fale, e vino, legger- mcnte ftringendo il legame,acci6 che nonci venifle inßatn- «lagion« ma feeio non gioualfe all'hora for?ati dalla necef- |
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f 12 Dello. perfettione del Cauallo
ficä fi tagliera l'ynghia di fotto con l'incafiro» fchiuando di
toccar l'oflo, e fattone vfcir fangucs'impiaftrera mttx> il pie- decon lo fterco del medefimo giumento incorporato con_> oglio, aceto, e fale, ben trito, epaffatoaxe di con acqua cal- da. fi leuerä, e fe la carne crefcefle troppo, vi fi adoprerä fti- tichi medicami, fpefse volte purgando Fvnghia, tagüandola d'ogni intorno in maniera che crefca vguale,ma fe ancor non guarifse, non potendofi &r di manco , vi fi darä ilfuoco ■» e_s poi fi cureranno le cotture- Del'.e Galtet efuacura. Cap% XXX 111-
LEgallefono humori teneri,e molli a guifadi vefsichet-
te di pefce» grofse come nocchie, e come noci, per lo piu tenza dolore; cosi dctte per eiser rnolto fimi-Ii alle gai- ie frütti della qnerci.i,c vengono tanto nelle gambe dinanzi, quanto in qudte di dietro fopra le mazzole» trä il mufcu- lo mieftro dell'ofso dello ftinco hora dal deftro, & hora dal finiftro lato» & alle volte ancora da tutti due i lati dello ftin- co, e quefte fono dette galle doppie, e trafitte» e fpefse vol- te generano,dolori. L'enfiagioiii prodotfe dal vento firifol- uerannovtenendoil Cauallo afciutto, e netto» efercitandolo ßioderatamente>c nutrendolo di cibi che difecchino,elauan<. fi poche volte le gambecon acqua feraplice calda,che difec- ohi, e rifolua . Le gaHe>che il cauallo ha hereditäre da'fuoi
genitori, e che procedoiiö da humori, ü cureranno applican-
doui fopra raedicamenti actuahnente caldi tempcratamencc, i quali fiano di foftanza fottile, di natura caldi, & atti a pe- netrar i porige che habbiano valore»e forza di rifbluere quei- h ventoiität e quegli humori, e di potere ftare tempo bafte- uole fopra il tumore, al che faranno buone le fomentätioni con vna fpugna noua ftata a molle nella lifcia bollita con ni- tro , fale 5 & aceto > ouero rafo il rumore» e fregato, e ftro- piceiato beae legartti^ & infafciarvu fopra con vna fafiria vna fpugna
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Di Franceßo Überall. Uibro Secoväo, i%'$
fpugna ftata a mollo in acqtia di fapone nero , 6 in acqiu di
calcc, leuandola quando e fredda, erinouandola piü voltö? effeßdoil freddo nociuo a quefH mali > 6 vngerlo cbn oglio di euforbio, e di pepe, oucro applicargli Tcmpiaftro dibac- che di lauro, ö di feine di fenape, o il ceroto di oglio ane- tino , di cera, d'hifopo fecco, 6 quello di pegola nauale , di rafina, di termentina^diciaicuna parte vguale facti con graf- fo di leone, 6 di toro;, ö altri fimili, e fe quefti non gi-o.ua £- fero, fi ficeiano fomentatioei con fpunghc, oglio , & altri ■medicamentiapropofito, «gli ü dia anche il fuoco bifo- gnando. Bella Tormella, e Jna cum. Cap. XXX IV*
LA Formella e vn tumore carnofo, e duro > che nafco
nella parte dinanzi nella paftoia fopra quelli due ten- t-krä incrocicchiatijche vi fono,e fcende r7no alla Corona del- iVnghie, e ii fcende effendo curata per tntto il piede, e &_» dolere alle voke, c zoppicare il Oiuallo . M'auenne Jl&ifö- gno dieurar qu-efto male, e lo guarijcol prefente ordine_?-, cheinfegnail Caraccioli, il quäle quando faceua medicaro le formelle le curaua come il Soproflo, venute perö di fte-, fco sü la giontura.Vi fi leghi dtinqne l'empiaftro quanto pia caldo fi puate, fatto di farina, e miele 5 con foglie teuere di afTcnzio5 parietale branc'orfina,aggiuntaui alfognadipor- co vecchia, peftateinfierae, cbencotte^il quäle empiaftro mol'lificato fpeffo, e rinouato sü'l inale, fi puo vfare a- tuttej» h gonfiezze de'piedi, 6 di gambe» che auengono per coa~ tufione,ö per qualche colpo. Dice ancora lo jfteflb Autorc valere a cöfumare la caIlofitä,-l'empiaftro di radiche di mal nauifcOidel giglio? e del tafso barbafsoconaflbgnapefte9 6 cotte,oueramente fatte con cipollaarroftitapefta con Iom- brice terrefte,e cotta con oglio^mutandouelo ben caldo due} ß tre volte il giorno . Dice ancora 5 che al primo di queili P cmpia-
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i r 4 Bella perfcttionc del Cau alle
empiaflii s'aggiungono ancora fron de d'appio; e di »iü clice»
che quando fi fa l'impiaftro folamcnte conl'herba detM ap~ pia< di lifo» che fia ben pcfta, il Soproffo in vna notte diuen- u difeccato, ö fia tagliatoda ogniparte,ch'egli fi potra con l'vnghia cauar fu-ori •>. inducendoü poi in quel cauo Ja caroe, ci pelicon i mcdicamcnri approuati > eche, tal'herba potra firnilmente feruir nelle fcroffole,, e nelle galle. Maeftro Lu- ca. Reiche ottimo farä dar il fuoco. ben. farte sü la coronel- la kg ifpeloje rvnghie, e poi fa.re fopra io ftrettoio di cima- tura>epece* J>eiSoproJ]'o-) eSchindle', efua <?«ni_> «
Ca?. XXX V. IL Soproffo c vn tumore callofo? d;ur©> renitente-, e fc»aä
dolore,di grandezza di vn cece,& e alle volte coine vna- noce.Se g-üt faranno dunque nelprincipio fpcile vntioni cal- de, e fe gÜ applicheranno fopra medicamenti di cofe che le- nifchtno, e mQlli.fichi.no > eche rifbl uano alquanto,comf fb-* ho le cipollefrefche> ei gratfi non falati dt- varij, ediuerfi a~ nimalis e Pempiaftrofatto di butirc, d'oglio kurino, di agrippaje didiajtea, di marciat-on anaonciedue, e di cipol- la arroftita ben peile* e raefcolate con le dette cofe rinouan- dolo ognigiornA vna- volta, tanto che vengaa maturare>& a lOmperfi da fiia pofta - Mollificate beniffimo quelle durez-
zcperdifföluerleafattofegliporra fopra per fpatio di vn
giorno witicro l'enjpiaitro di farina di luppini cotti nell'ace-
to> e Vstffk feticra difsolutain aceto melato>d inacqua>o pu-
fo > le qtiali hanno virtü< di rifbl uere ogni gran durezza > e_*
dipoinoii efsendo ben difsolutili foproffi, fe gli ritorneran-
no fopra i mollificatiui, &india molti giorni qudJi che ri^
folijono tanto che fi dileguinoj e fe con quefti non fi dile~-
guafsero'lifoproffijj e Ied'urezze mollificate per il tumore-' >.
ts'ongeripcr molti giotm con Tarmoniaco grofso inteneryro»,
edaP
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Di Tranccfto Liherati • lihro ^sconäo • 115
e difsoluto nell'aceto fortiffimo, ö con il lenimenco fatto di
armoniaco, diferapino ana parti eguali, difsoluti aeil'accto , li quali fogliono rifoluere ogni poftema dura,ö con alcun'al- tro de'medicamenti pofti nella cura de'Vefcigoni. Se il So- profso farä frefco, e nuouo, & in luogo ofseo primo de'ner- ui, e mofcoli fi potra difsoliiere ponendoiu fopra cotica di carne falata cal diffusa, rinouandoia piu volte, ouero vngen- doloogni di raatrina,:e fera con oglio laurino , e dipoi fre- gandolo benecon vn'cannone di canna, tanto che fia del tut- to liquefatto, ouero ftiljandoui dentro rafo il pelo, & intac- cato rainutamenre con rafoio il Soprofso > e .fpremuroui il fangue con ftecca di legno, oglio di ginepro caldo due, 6 tre volte in fufficiente quancitä-> e dipöi pafseggiando il Caual- lo, ö infafciandoui fopra5 rafo il tumore > vn limoncello, o \n1V0u© dtiro,partitoperlomezzo, afperfo di polue d'eu- forbio, ö di arfenico, continuando fido che fia fanato . I piü cccellenti Marekalchi dicono, chele fchinelle £ cnrano nel- riftefTomodo, chefi fa nel ioprofso dicendo non efsere dif- fcrenri in nitro da. i foprofsi fc non che cjuefti propriamcru.e nafcono nelle frontiere, e quelle nelle fchine delle ganrb&j. Maeftro Luca poiche haueuarafo le fchinelle,e •minutamen- teintaccate vi fregaua Tale finche fifufse confumaro, e po- iiiui vna fcorfa di lardo ve la faceua ftareper quattro dhe j*m vi metteua la foligine fenza altro. DellilardoHhefuacura,. Gap. XXX VI.
LA larda e vna poftema foda molro, e renitente al tatto ,
e con dolore, e non e altro al principio, che vn tumo- re freddo j teraero, molle, e fenza dolore, e q«afi l'iftefso verficone fatto di materia flemmatka , e vifcofa fimile al bianco dellViioiio fi conoke dal tatto, e dalla fua grandez- za; nel principio, e mentre fon teneri, e molli, fi pofsono cu- rare,feguendofi rordinepofto nel ragionamento de'vefftco- P 2 ni,
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116 Bella, perfettlone da Cauallo
m eisend© vn male iftefso, ö.poco nel principio difrerente.
Si taglierä per ü lungo la Iardanel luogo piü baflb , e decli- iie dell'infiammagione, accid chequella materia radurma ii polfapiücommodamenteefpurgare, feperoin quel luogo, ii@» vi foffero nenn, tendini, 6 vene,& artene, le quak itn- pedifTeroil taglio,che in tal cafo deue fa-re il taglio nel luo- go piii atto ad efpurgarfi la poftema . Lapoftemä non s'ha- uerä da votare affatto Ja prima voka,maa poco, a pocojini- peroche inflemc con gli humori vfciria cfopia grande di fpi- riti, e s'indebolirebbe la virtu dell'animale. Cauatone dun- quebuona partes la prima voltaii metterä nel principio la_> tafta di ftoppa con chiara dVouo,e fopra il rumore per leua- re il dolore fatto dal taglio, ii bianco, e roflb-dellVoiio be- ne sbätmri,in£afciandogli; il feguente giorno ii fcioglieran- no le fafcie, e leuera la tafta, ekuata, il «maaente ii cure- m con medicamenti, che digerifchino, rifohuno, e nettino le: rcliquie, che vifufferoreftate, legandoui fopra l'empiaftro fatto difarina di foraiento, di-fugod'appio ,e di mielc m- corporati infieme; netti, e difciolri gli,humori fi faldera la_> piaga con medicamenti difeccatiui, con i quali ü fogliono curare l'vlcere ; faidatala piaga, e quah" afciuttala Iarda^,, per difeccare, econfumare ogni rifiduo , e forcificar quella_,. parte ü cauterizerä la larda con ferri dritti,adoprandoui pol. l.o ftrettoio fatto di fangue di drago,, bolarmeno, di pece_s greca, di pece negra, e di ftoppa trita bollici, e litjuefatti al fiioco con1 la cimatura*.
BelleRappe,efuacura. Cap* XXXV 1 t,
LE Rappe fono quelle feffure ruuide della pelle con i
labri dkm, e callouV e dicolor cenericcio-, che fifanno per lotrauerfo nellepiegature delle ginocchiatanto di die<- troj quanto dinanzi. Si curerann o tenendo il Cauallo in ri* pofoyeioe nel principio, eli terrano nette quelle giontur.e3, & Vllr
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Di Frame fco Uberati. "Libro Secondo. t 17
8c vngendole due volte il giorno, Rn che guarifcano , cogj
medicamenti > che inorbidifcono,al che fara buono il feuo di caftrato frefco peftöin modo d'vngueiito, & applicatoui ibpra fredda rvntione,che fi componecon- trementina laua- ta noiie volte nell'acqua,& altretanto feuo di caftrone lique- fatto, & alquanto d'oglio commune. Sara buono anche vn- gerleconiumachepefte, 6 con farcocola incorporata con_j miele, ouero impiaft'rarle con fterco humano. Puoßi ancora adoprare vn'altro rrfedicamento per lo medefimo effecto,pe- ftan-dofi inffeme in vn mortaioffor di coriandoli, rame bru- giato, aloe mezza libra per cofa, vna di polue, [ncenfo , vn' altra di fcalogne Megarefi, e due di buouoli ■> 6 chiocciolo baibarefche concinquevoua. Efequefto non giouafle fi fara quefl'altro rimedio piü efficace; fi prenda alume di roc- ca, mifi, calcite, fori, fior di rame, verderame , vnroncia per cofa, e tre di fcorze di pomi granati, & incorporatili infieme ie ne faccia vntione, lauando prima il luogo con orina, e per tre di non Ci tocchi,e poi facciafi galoppar', e correre , e poi vn'altra voltalauatoui con orina, vi fi mecta l'ifteflb vngnen- to, che vi habbiaa ftare tre altri di, e Ja cura fara finita,: Dello Sparagagno-, cßa cura. Cap. XXXV1 IT,
IL Sparagagno, 6 Sparauano e vn tumore freddo»e fodo
a guifa d'vna mezza noce, 6 d'vn'vouo , che fi genera_» per concorfo d'humori freddi poco fotto il garrettone > ce lo danno a conofcere l'enfiaggione apparente, il zoppicar del- Panimale, & il tener'egli nel ripofo il piedc alquanto ritira- to in alto per il dolor grande che fente. Se procedeper di- fjtto naturale^ la cura c-, allacciatogli la vena maeftra,come> fi e detto parlando de'vefficoni, cauterizzarlo con ferri ar- denti, e dipoi vngerlo con oglio violato due volte il di finu. che fia guarito, non mancando d'affaticarlo, perche tal do- lore quanto piü fi trauaglia deftramente,piü vienc a manca'- re;.
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11S. Vella perfettione M Caualb
vc: ma fe viene daH'cflere il Cauallo olrre modo frsto affari-
catOj non e/Tendo egli inaecchiato, perche in rale ftato fänar non fi piio. D^/ Cappellato> e/ua cura . Gr/. XX X1X.
IL Capellerto £ vn tumore fenza dolore prodotto da mn-
teria fredda,che fi genera nelle ginocchia di dietro fopra i'oflb del garrettone fimile al callone deU'huomp, cioe nel- Ja parte di fuori verfoia cima, doue e qitel grofso tuberco- lo , che occupa la cima di quelFoffo, e doue il fecondo mu- fculodel ginocchio, che abraccia quafi tutto il garrettone ? fa qnel coperchio, che ß chiama Capclletto . Quando que- fto tumore e picdolo, e nuouo, ü fana facilmente, ma quan- do e grande, & inuecchiato e iacürabile; la cura e rifbluer- lo fenza taglio, e fenza flioco con medicamenti gagliardi , che mollifichino, e rifbluano, e fianoattualmente caldi,6 fia- no bagni, 6 vntioni, empiaftri, o ceroti. Bifoni faranno i ba- gnoli condnui facti con aceto fortifsimo, dentro il quäle fis- no difloluti il fal nitro, il fal armoniaco , il fal gemma ■> il fal commune, il vitriolo Romano, Fahime di rocca , & altre. E poilafua vntione d'armoniaco, e di farapina, di ciafcuno parte yguate,-«Jin©liiti con oglio laurino . Doppo V vntione fi faccia l'empiaftro di fterco di vacca cotto con maluaiü- fchio3 öcon aereto, 6 mefcoiato con diaquilon, e quello di pece nailäle» e di raggia. di pino, di flereo di capra, di artlio»
niaco,di garbano,di graffo di porco,e di Cauallo, rinouädo-
li finchc il .tumore fia difsoluto, & il cerotx» che fi ha a fare> ü piglia galbancarmoniacoj di ciafcuno mezza oncia-, pece nauale oncie due, raggia di pino, trementina, pece greca_. i bedelio ana oncie vna,vitriolo Romano pefto>manna di in- cenfo , bitume giudaico, ana oncie vna e mezza,« difsolute ie gomme in aceto fi mefcolano infieme al fuoco tanto chc_» venganoin forma di ceroto chefia tenacifsimo,il quäle vale ancora a rifoluere knatte3 e le formelle. De
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Di Irancefco Ijberati. hihroSecondo . 119
De i Vefckon'h che vengono^alle Ginoccbhi, efua
cura,. CaP. XX XX» IL Vefcicone e vn tumore freddo, laflb , e molle, e fenza
dolore,cosi dettoper la fimiglianza,che ha cö le vefllchc piened'acquofitä, il quäle vkne nelle ginocchia di dietro, hora nel lato difuori, horain■■ quellb che riguarda l'altro garrettone, & hora aella banda dinanzi,edi dietro, & alle volte aneorain vn mcdefimo tempo, o poco dipoi, ü fcuo- pre nellVno, e nellaltralatodiden.tro,edifuori, per quefto e nominato Vefcicone trafitco, c doppio. Per fanarlo fi ter- ra il Caualloa regulato vitiere, dandoglifi cibi afciutti, cor- tne orzo,paglia5e ceci, ü eferciterä moderatamente, auiuan- do il moto temperato, il calore naturalem confumando ima- ii humori, e quando il tumore farä in vn fol lato del ginoc- chioj e neilaparte di dentro verfoJe mani, e farä nel princi- pio,il che difiicilmente negli anirnali irragioneuoli fi puo co~ ßofcere non G auedendo per lo piu 1 ctiratori I-oro de i mali -, ehe lor'auengono, fe non quando con lafua grandezza fe_s gli danno a vedere. Per rifoluerlo infenfibiluiente fe gli fa- ranno ogni giorno fpefsi bagnoli, facendogü dipoi paffeg- giarefin cheiiano afciutti con lifeia, & aceto, dentro i quah" fia difsoluta buona quarititä di falc, di aJume di rocca > e di nitro,. 6 con acqua, aceto, nitro, alume di rocca di eiafeuna parte eguale , ouerodegliporrä fopra due volteil giorno il leniinento di bolo armcno,dinoce di eipreflb, e di alurae di rocca poluerizzati, e mefcol'ati con acqua, & aceto . Non_, giouando quefti, oucro efsendo il male nell'augumento 5.fi bagneranno fpefsole gonfiezze con cofe, lequali rifokiono, e difeccano, come fono laualania de'Vaccinari:, l'acqua mae- (Iradcliapone, Sdilbagno, perla ciii compofitione fi farä- con due calci tri di aceto dilbluere in vn vafo di rame ftagna- £Q> faj geaama, fal nitro, fal. arfn-oniaco,., di eiafenno oncie fei, vitrio-
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12 0 Dellaperfettiom del'-Cüvallo
vitriolo , alume di roccacru da, e fiile commune ana libro
doi, mefticando bene con vn baftone ogni cofa infieme , lo quali cofe dopoi chefaranno difsolute R rouerfciaranno in_, Vn pignatto nuouo, e calde temperatamente fi adopreranno, ouero rafa I'enflaggione, e fregatola alquanto,e leggiermen- te ogni voita, che fi medicherä, a Bne di aprire i pori, e di ageuolare l'enrrata a i medicamenti, e i'vfdta a gli humori, fi bagnera fei, 6 fette volte ogni giorno, fin che fia difeccata con vna fpogna niioua, che in fe ha Urtk di nfoluere,acqui- ftäta dal mare, che fia ftata a molio in cofe , che ripercuota- noj-rifoluano, e difecchino, corae fono lalifcia forte•> dentro la quale fiano difsoluti nitro,fal commune, faJ gomma , e la valonia mefcolata con acqua di nitro-, fugo di mirto, e fale, & il bagno che fi compone in quefta guifa. Si h bollire im, dne calcedri di aceto, di alume di rocca, e vitriolo , polue di galla, di mirto, e fale di ciafcuni libre dne, e fal gemrnrna, e fale armoniaco, faluedrio, nitro ana oncie cinque , & ar- moniaco, timiama oncie due, fin che fiano difsolutce dipoi fi getta, come ü e detto in vn pignatto, & allVfo ll ferba_>, ouero ü fanno bollire le dette cofe in vn calcedro, e mezzo di vino bianco, e di valonia tanto che fiano difsoluri,poi ag- giontoui altretanto di decottione,di galla,di balaufti,di mir- telli, di rofe fecche, di Rori di camomilla, di cime di razze, di fien =gceco,fi ritornano a bollire alquanto,e fenza colarli ü ferbano-, ecalde fi adoprano, il qua! bagno ha viixü grande , c valore di riibluere,e di difseccarei Vefsiconi, pur che non fiano inuecch-ati, etraflStti, fi comemihapu volte moftrato l'efperienza, 6 fia il male nel principio, 6 neH'augumento, ö nello ftato, 6 fua declinatione. Delle Grepaecie ferpenüne->efm rimcdio. Cap-XKXXL
LE Crepaccie5J&ogni forted'humoreconcorfoalpiede,
oltre a cid in ogni male, chefufseperuenuto per pre- mitura,
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Di Fraxceßo Uberati. libro Seton do . 121
rn-itura, o«iorfic.mira>e ferita con grandifsimo giouamento»
diceil Caraccioli,che niuno douerebbemai ftarfenzail pre.
fente vnguento, & io l'hö trouato buonifsimo. Preia vna-.
fciidella di rhiele , e ranto diaceto forte quanto capifle in_>
vn quarto di vn bicchiere , e mifriinfieme con vn pochetto
d'oglio, & vn pochetto di jfeuo di caprorfe ben pefto, fi fac-
cia bollirein vn pignattino fopra vn poco di bragiafuor del
fuoco 5 menandogli bene con vn baftoncello5pQi come fi ve-
de la decortione arroffita vi fi aggiunge vn baiocco di ver-
derame , emezo di vitriolo rkiotto ia fotti Li fsima pol ue, o
fempre agitando fi faccia cuocere, fin che l'vnguento fia ve-
nuto alla fua perfettione, il che fi conofce dal vederlo rof-
fb, e che gittandone conla p-imta del baftoncello vna goc-
ciolastsla pictraincontinente fi vedra quagiiare. Poi quan-
do volete medicare le ferite, 6 morficature., ö prcmiturej»
prima filauano quelle con vino bianco bollito col rofmari-
no, poi rafciugatele fe ne vngeranno due volte il-dj. Le cre-
paccie, e gli humori fi lauano con acqua calda netta, poi ra-
fciutte con ßanno netto ß faccia la detta vntione con ia Ria-
no 5 Jenzametterd akra lcgaccia . NelFinchiodatui-e, o fole
marcite, 6 fterponate di legno, o di ferro, o di oflb , che il
cauallo hatiefFe dentro il piede riceuute, lauafi la piaga con
fale, & aceto caldo, & allargafi illuogo sf, che l'vnguento
vipofsi ben penetrare. I Chiouardi pfjmieramente fi faccia-
noTompere9& impiaftrandogli con vn poco di fterco huma-
no frefco, pofcia per ammarcire, e tirarcle radici, vi fi met-
ta la pulrriglia, oueramenre vn pezzetto di verderame ac-
concio a guifa d'vn ftigillo ,£ conie la piaga farä fcoperta^.
s'allargarä, e purgata alquanto fi mettera nel bugio vna tafia
di ftoppa bagnata di queflo vnguento, facendolo poi con_,
pe/zajil quäl tafto ogni tre giorni fi vada impicriolendo per
far chiudere il bugio a poco a poco,ma prima che vi fi met-
ta la ßoppa vnta> ogni poco vi fi faccia lauagione con fugo
Q &
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1.2 z' bell&yerfettione delCauallo
di celidonia, e cosi fi curano quefü mali, che giä fon molto
pericolofi d'infißolirfi.« !>//# Speatura-> e fua cura . Ca/>. X X X X IL
IPiedi confumati dal caminare, Vegetio dice, che debba-
no lauarfi, con acqua calda,& vngerfi con afsugna vec- chia j e poi leggiermcnte fi difccchino per tre giorni con_» oglio, e folfo trito, poftaui lana calda di fopra. Ma fe vi fof- fe percofsa , fi deue cauargli fangue dalla Corona, la quäle fomentata con acqua calda, fi vngerä con afsugna mefcola- ta con aceto ■> e ftcrco di porco3benche q.nel di capra credo- no molti cfrermeglio. Etiofoggiungo,ehe quando per la hitica del viaggio venifse al Cauallo fuffufione > o fcapuc- ciamento ne i piedi, non e da cauargli fangue mentre e eal- do > ma dopoi che farä ripofato» dandoglifi quefta forte di beuanda. Piglifi vna libra di fronde di caprifico, tre oncie di formento, 6 leuito, ö da far pane, vna dramma di zaffe- rano, e due d'incenfo mafchio> con vinticinque granelli di pepe, le qtuli cofe ben trite diuidanfi in tre par'ti, per dare in tre giorni a bere in vino caldo d'inuerno,e ffeddo di efta- t-e, e s'egli caminafle tardi, mettafi nell'vnghia alquanto di femola , e di rafina calda, fin ch'egli camini bene, e fe cio non giouafle gli fi caui fangue competentemente dall'vn- ghia, CUraildofi la piaga dclla lancetta con Tvnguento Oldi-
nario da ferite.. Delle Crepature de'fettoni, efua cura •
Caj>. XXXX11L LECrepaturede'Fettoni fonofeffurelunghe, e largh<u>
che feendendo giu per lo lungo nel mezzo de'calcagni tanto dinanzj quanto di dietro,aprono} & offendono la fo~ ftanza
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Di Itr&ncefco Liberati. Ubro Secmdo. 123
ftanzä del fettone, & alle volte fi fanno piaghe vlccrofe, e_>
catciue. Per fanarle? fe le crepature faranno cagionate dalla rroppa ficcita 5 e non vi farä dentro putredincbairarä tener- le ncrte, e lauarle con aceto, e morbidir'il cauo del piede>& i fettoni,ma fe in quelle fefsure gli fi vedräla marcia, venga il male da quäl cagione fi voglia interna, ö efterna, fi latiera due volteil giorno, e nettera d'ogni putredine, fin che fia_, guarito con la ftoppa, & aceto fortiffirao, dentro il qjjalo iianobollice cofe,ch'e vagliono a difeccare,ecöfumare quel- la putredine, come fonobalaufti, mirto>galIa, fummacchi,& altri fimili, epoi fi riempiranno quelle crepatnre con polue fottilifllma di vitriolo, di galla, d'alume, di talTo barbafso, e di fuligine, legandoui fopra vn piumacciolo bagnato in det- to aceto, accio che vi ftiano fermi i medicamenti. E fc que- fto rimedio non fara bafteuole a fanarle, fi addpraranno ac- qua forte , il folfo viuo, il rame brugiato , & altri medica- menti, li qualiio ho pofto nella curatioue delle fetole. Altri han guarito le crepature con hauer lauatobene con acqua_j> cakla e ben lVifciucraro, epoi ü piglia lana bagnata d'olio bollito con feuo di becco,e trementina lauata,e fe tutti qüc- iti rimedi non giouaisero, fi pigliera l'acqua forte ? e dipoi liii darä ilfuoco. Delle Keße, e ftai cum. Cap. XX XX IV.
DElle ReTre ne h6 guarite molte in quefta guifa. Dop-
poche io le haueua fatte rädere, vi faceua porre fier- cofiefco d'huomoper cinqe giorni, poi per cinque altri le vngeua con fapone liquido mifto con oglio, e cosi le fanani & ancora buono farä fare il medicamento nel capitolo fe- <niente feritto de i Riccioli. Altri han guarito le refte, che fono humori antichi con legar nei luoco prima rafo,e netta- ta vna cotica di lardo bollita in aceto fenza altrimente toc- carui per tre giorni? poi vna vokail di vi flmetterä vnguen- Q_ ? to
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124 -Bette perfettiwe äel Cauallo
to fatto con Iardo vecchio fquagliato 5 ritargilio, maftice3
verderame, e fuügine di camino, diftemperato ogni cofaia- Jicme con laztc di cagna ► Belli Tkiccioliy efna eara. Ca.XXXXV.
IRiccioli e infermirä 5 ehe viene nelle corone dcllViigfaie»
& a guifa di rogna, 6 di tigna minuta, e fa rizzare i peli3 dal che e ftata cosi nominata. Si curano gli humidi in que- fia guifä, purche fianonuoui 3 che cosi io ne ho guariti; ß. vngeranno due volte il giorno con oglio di ginepro,e facen- do l'ogli-Os come e fuo cofbme» le crofte fi freghcranno tan- w con la■■'man-Oj. che cadino 5 e fe per cio la pelle oltre modo s'inriamrnaffe, per mitigare quell'ardore, a'vngera 1'a.nimale due> 6 tre volte con feuo di ca-ftrone, e dipoi 11 ritornerä al- l'vfo dell'cglio> ouero lauato prima il male con lifcia bollita. con lupini, & afciutto bene fi vngerä due 5 ö tre volte con_» acqua di vita di piu cotte,mefchiata con /rerco giallo di gal- lina, ouero rafi i peli ß ongera due56 tre volte il di,fin che fia fanato con l'vntione attuale fveddj.-, la quäle fi compone con ©ncie due drvetro pefto, & oncia una di biacca,. e due bic- chieri d'oglio commune, e ü B. böllire tanto,che diuenti ne- m. Sara anche buono, rafo il luogo,adoprarc il rimedio fa- pra fcritto per le reffe«. Del Chbuurdm e-fua cum. Caf%XXX WL
IL Chroiiaido,eomel0chiamanoakuni^fi genera ne i
piedidel Cauallo preflo laradice deliVnghia ^ maffinu- mente neValcagnirnon e altro che vn'vlcera antiea fordida,© fiftola conun poco di virolenza,emarciafoftile >.e cosi det- ta 5 perche a guifa d'un chiodo penetra con le me radki fino alPoffo} &afrligge> e tormcnta il pouero Cauallo 5 6 perche a guifa di chiodo il male purgala carne. Si curcra queft'vl- cera
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Di francefco Über an. TJbro Secondo. 1: 2 j
cera nelFiftefla maiaiera, che fi curano le Crepaceie , come_?
habbiamo parlato di fopra, & aggkmgoui di piii, far bollire vna tnifura d'oglio cö un poco di feuo di canYato,& vn mez- zo baiocco di fapone liquido, poi fcoftato dal fuoco vifi ag- giungerä un'oncia d'argento viuo rifoluto , eine di verde ra- rne, e tre di calcina viua , e mefcolato ogni cofa vi fi metterä vn'oncia di cera biartca per far h compoikione quagliaca,e fi medichera fin che ßa fanato. Delle Sendet efuaeura. Cap.XXXX VII-
LA Setola e infermitä mcurabile,& e qitaado I'vn-ghia fi
viene di dentro a fendere,e partire per io mezzo hVai tuello, e taluolca incominciando daIJa corona Ci ftendc per il lungoin giüfinoalJa punta deH'unghia., mandaado fänguo viuo per la fiffura, e ciö auuiene , quandoil Cauallo effendo ö per etä, ö per natura tenera, c frale di piedi ha percon*o56 ealcatoin parte dura, fi cheil tuelioinfriafeco ne rimaneu grauementeoffefo. IafoggiungopateHi■prouare qu£ßVn- guento dapoiehe l'vnghia fia ftata fearnata infmo al viuo>pi- gliafi galbano, fagabelo, pece greca, olibano, maftice, oglio commune, e cera bianca, oncie due per ciafcu.na> con vnali- bra di feuo di beeco,e pefti, e meffi infiemc al fuoco i-n vn^ vafo nuoiio fiano bene agkari, & incorporati,oueramente li<- quefattoil feuo dcl capronecö ftamola» efumofterna fi but- ü in quella feffhra per quattro giorni polue di galla>ö d'offa di dattoli, e di cerufia, difremperati con cera liquida,o radi- ee di cnprinella, e di taflb barbaflb pefii con aifugna vec~ chia, feguitandofi con quefto fin chefia fanato. Siehe Bifo^na ßirpar si fatto male prima che inuecehiando di-
lienga ittcurabile^i offenfi con bell'ordine del Crefcentioin eercär le radici fue verfo eflo taiello vicino alle radicidella^ corona trail viuo, eil morto dell'vnghia,tagIiandol'vnghia di fopra con laioiüncttafin che ü vegga ad infangiiinare_?} poi
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12 6 Bella pcrfettione del Cauallo
poi ir.cuoil a bollire in vna pila picna di oglio vn ferpe mi-
nuramentc tagliato, gittato perö via lacoda, e il capo,e fat-
colotanro cuocere, che lacarne rcfti feparata daH'oiTo, ma
iiqiiefatca a guif? di vnguento, di quello tepido fe ne vnga-
no le radici della fetola duc volte il giorno fih che i'vnghia
iia riftorata; fratantoil Cauallo üa aftenuto da mangiare.,
herbe, Sc airre robbe ftmili, & anche fi riguardi da fargli col
pie toccare acqua , 6 brnttura alcuna; fi puol fare unMltro
vnguento in queft'altro modo, prendendo fugo di meIo,ter-
ragnio, olio commune, terbentina, e cera bianca, once una_,
percofa,e vna mezza di olio di camomilla,due di diakea,fei
di feuo di cairrato, & orto di fanguc di drago , ß adopri iirtö
che iia fanato, che in otro giorni fe ne vedrä 1'efFeto.
V>elSlnchiodatnra , e shroccatura , e loro
rimedtj. Ca?. XXXX Vll 1. L'Inchiodatura, eSbroccatura fono vna perforatione con
maccatura dcl morto, e del viuodelpiede, prodotta_> l'vna dal cafo, l'altra dal mal ferrare . L'ho curare fempre» fatte di ftefco fenza produr matcria, fubiro leuato il chiodo fenza toccare akrimente I'vnghia, facendopigliare oglio di pertorata, Sc oglio d'abezzo midi in/ieme caldi, eli buttauo nelbugio, oueramente metteuo nel bugio dou'era ftato il chiodo im pezzo di zuccaro candido, al quäle accoflando vna verghetta di ferro infuocata, uela faceuo liqucfare, e fender dentro, e poi ripieno, e coperto il detto bugio con Te- no, tornauo a ferrare il Cauallo ; e douc non fi troualfe il zuccaro, vi h* puo porre del miele. E fe Tinchiodatura farä vccchia,eui fira del dolore aMai,ui ü firä Ja pultriglia d'or- zo cotto con vino, e afllingia ben pefto infieme, c poi calda quanto la poffi foffrire, e fi rinouerä due, 6 tre volte,e poi fi fcoprira finoal male, che ü trouera la marcia, afciugatala_, bene con floppe c poi ui fi faräla fua chiarata dVoua, c fale ben
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Di ~Er ante fco Uberati • Ubro Secondo • 127
ben peftofm'all'altro giorno, e poi fi tornerä a medicare con
ogiio di pcrforata, & oglio d'abezzo nuTti infieme bencaldi dneo tre volte, fatto quefto fi fegiutcra a medicare con vn- guento roffo finoche fiaguarito . Come fi' deuono curare-, e conferuarebvnghie del
Cauallo. Cap. XXXXIX. LOdano alainjv,& e vn verifsjmo rimedio5che nettate le
vnghie ogni iera per ordinario, fi metta nel cauol'em- piattro feguente, cioe lettame frefco di bue, e feccia d'oglio incorporati infieme. Altri vogliono,che cid fi faccia vn gior- no si, e Paltro 116. AU'incontro vi fono degli altri* che non pur l'approuano, ma lVngono, & empiono il ca.no di feuo, 6 di affugna. Altri vi mettono il detto /lercobouino,ö caual- lino con vn'uouo frefco dibattuto, e cenere calda mefticati infieme. Affirto loda, che vi fi frequenti lo fterco frefco di bue bollito con ongano, con oglio, & aceto,e che vedendofi cominciare il Cauallo a mangiarfi i piedi, ui li metta di con- tinuo Pempiaftro fatto di fterco di cane liquido conforti/Ii- mo aceto . Dice Maeftro Luca3che Pvnguento fatto di feuo di capra libra una, miele di Spagna libra una, cera gialla on- cie quattro, liquefatto ogni cofa infieme e ottimo per info- darle , e farle crcfcere ontandole ogni di vicino alla corona, Impiafiro per far -venire a capo le Poßeme . Radiche di maluaiüfchio,cipolle doi di gigii bianchi,bcl- lito ogni cofa con lifeiaccio, c poi fcolarlo , e piftarlo bene , e rimetterlo dentrola pila conaffugnia di porco quäto bafti Impiaßroper mollificare. Malna,femmola,& affugnia meffo ogni cofa infieme den- trovnapila di lifeiaccio piena . Tafioniper~Paßore.
Miele, farina, & oglio rofato, bollito ogni cofainfiemo dentro una pila. ?er
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128 DellaperfetnonedelCaualb
Per ßorta, o doglla alla Vafiora.
Oglio d'ipericon oncie due, oglio rofoto onc.vna emeza, oglio digigü bianchi onc.una e meza , oglio di camomilla_* onc.una, poluere di mortella , e di xofe onc.una e meza mi- üo ogni cofa infiemeal fuoco dentro un pignatco con una_, pagnotta grattata > e poi con ftoppa meffo fopra il male. Mediana per il ciamorro-> e cat&rrodi Maeßro Sana Marefcalco. Lardo libre due, agarico ana oncia vna 5 aloe patico ana oncie due, fena ana oncie una, Tai gemma ana oncie tneza , miel rofato refolutiiio, ana oncie fei , con farina qiuinro bafti- Vtf<ra Mediana per l'ifleflo Male compoßa da
Maflro Carlo Marifcalco. Lardo ana libre due e meza, aloe fucotrino ana onc. due>> agaricoiino ana oncia una , fena in poluere ana oncia una^, conferua damafchina ana oncie tre, fciroppo rofato foluti- uo ana oncie k'b olio di mandoladoleeana oncie quattro>fa- rina di fien greco quanto bafti.. Aauifo dellinomi delle mifure •> e pefi-> che nelli
medicamemi ß adoprano. Seftariofono oncie 20
Emina fonö oncie 10
Accetcabolo fbno oncie 2
ynciatto fono oneie 1 Calcedri fono oncie grani 24
11 fim del Secondo Uhr0<
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AR-
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1.2 9
ARGOMENTO
del Terzo Libro.
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T Ractafi in quefto Terzo Libro dell» naturaj e proprieta d' alcunt-»
Razze di Caualli ftranieri, con difeorrerfi fopra Je principali d'Italia con iHoftrarloro ä ciafcheduna di efse il fuo mercoper riconofcerle . LIBRO III.
Della Nafcita-, e natura de'Cattalli firanierl con U Nomine Mer-
•cht delle migliori ra&ze d'Italia * Cap. L AVALLI Turchi fono per Ja piü parte bian«
chi>forfe auiene dal Clima di quei paef], ben- che ne vengano alcuiia volta Sauri, e Bai, ma Morelli affai di rado> ecertamentei Caualli Turchi fono di grau bontä3e difpoßi di corpo, altieri, e fieri di anirao > e forti di mcmbra > e di nerui, e gentili di bocca . CAualli Per/Tani non differifcono molto da gli altri di fla.
tura,e di pofitura,ma folo di caminatum, perche han- no il pa(lo minuto • .Sono fuperbi di animo, efe non fonö fogoio^ati perla fatica difficilmente ü pofTono domare,van- no amdmm e danno gran diktto al caualiero in pafTeg- giare. ■ • r |
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R Ca-
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i_jo Delli Nomhe Merchi de'Caualli
CAualli Indiani fono molto agili a faltare,e veloci al cor-
fo, e vannotantoprecipitofamente, che non ü pofso- no -ritenere, nc raffrenare il loro ardire le non co-n lunghez- za di tempo 3 e con dargli gran fatica, Aualli Barbari »che tutti fono di ftatura non molto
grandi, ma vaghi, & agili fluni al corfo , e tanto vbi- dientis che (i auezzano afeguire le veftigie del Padrone 3 ü
fanno reggere folo con la bacchetta .
Aualli Arabi fono velocifsimi fopra ogni altro, e mai fi
ftraccano, fono delicati, e magri, e foffrifcono volcn- tieri ogni ftrapazzo, e negligenza de i loro Padroni, i quali mai non gli ftrigliano > nc rifanno il lor lettcne danno biada mai,fubito ch'e fatto il lor viaggio leuano la fellaj e li man- dano a pafccre'alla campagna. C Aualli Morefchi fono eccellentisTimi a fopportare i Ion-
ghi codi? c le durefatiche) e molto animofi 3 e non ci c cofa che gli fpauenti. Aualli Pollacchi fono buonifsimi per efser la Polonia
parte della Sarmatia Europea vicino alP Afiatica afsai lodata, & aflai fimile a'Caualli Barbari. CAualli Vngheri fono aflai affuefatti alla fatica della_,
guerra» con fofrerenza del freddo, e della fame.Hanno la tefta adrigha, e grande, gli occhi cacciatiin fuori ,le nari- ci angurte5le mafcellelarghe, ilcollo fcarico, i crini pen- denti fino alle ginocchia, le cofre grandi, fono afläi infellatii hanno la coda folta,le gambe fortifsitne^ fono corti di gion- tu'reihanno vnghicpiene,i fianchi incauati» la ftatura piu longa, che alta, la magrezza in loro e grata? fi che fono in^ tutta la perfona agili. Ca-
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Di Trance fco Uberati. libro Terzo. 13.1
CAualli Frigioni per lo piü ß trouanograui, e pigri , che
trottano,e vanno a fahhdi natura vitiofa, poltrona, o doppia,e tanto piü quando ß eomporta Ja Joro poItronaria_>, e perö con efsi e da procederfi con afprezze, percotendoli fenza rifpetto per cauarne buon profTtto, perche non tenen- doli timorofi ogni di crefeerebbe la loro nialignitä .E ben_> puo glonarfi vn Caualiere, quando aicuno di tai Caualli haurä ridotto ä buon termine,percioche oltre J'euere di due cuori , hanno le factezze dinanzi cosi cattiue , che peggio-1 rano le altreparti buone,e, che in efsi foflero , non giouan- do altrö la forzaloro, che a quello in che giü fe ne feruono in quei paefi di trarne carri, portar facchi, e di farli ancor arare, come noi carrette e carrettoni. Sono quefK la mag- gior parte di corta vifta , e quefto auiene per le continouo neui che vi dimorano in quei paefi, & hanno l'vnghie blan- che, e molli nelle regioni che fono acquofe, e fono durißimi dibocca , ß per lafouerchiaferocitä, come per la grauezza delle labra, cheimpedifconoil dominio del freno,onde fo- gliono i Gennani metter lorolepiu a/pre, e /haue brigliz_? ? che ß potelsero mai vedere, altiffime d'oechi per rileuarli di teila, e tanto alte ancora di dentro, che la guardia del mez- zo del la briglia vä poco meno alla radice della lingua a toc- care . II fimile conuienea'Caualli di Francia, che di natura fono quafi fimili, ma ne riefcono alle volte aleuni buoni da^, feil3) aflai migliori di quelli di Alemagna. Caualli Italiam-i e fue raz,zz_i.
Cap. 11. PEro non fono da paragonarfi alle razze Italiane quelle
de'foraftieri, e di qualfiuoglia parte del Mondo ,chej föflcrocelebrate. Inflniti efempi ß potrebbono addurre in quante guerreimportantiffime da i Komani, & airre fatte in diuerfi luoghi fopra della Cauallaria Italiana haue/Te illuftri R 2 vitto-
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' 13 a Belli Nomi ■> e Merchi de' Gtudllh
vittorie confeguite. Ma veramentefe la bontä delle razze
fnol procedere da piu cofe>corne dal temperamento dell'ae- re5 dalla commoditä del Paefe , e dclla buona fcelta dello Giumente,e finalmente della cura degli habitanti delle Pro- uincie , che di sl fatto efercitio ü düetcano, incredibile non dene eifere, che queßa magioranzafiorifca nelPItalia.Quaa- to im berwgiio il Clima, quanto opportune, & ameno il fito fopra tum gli akri dell'Vniuerfo, e cofa chiara > fenza con- tradittioneveruna fi approua daogrä gente, effendo ftata^ l'Italia p«r la fua felicitä defiderata ferapre da varie Na- tioni, epero conrinuamenteinfeftata da guerre,e fecondo le volubiliforze dclla Fortuna diuerfamente fignoreggiata, dalla quäle varietä eflfendoui introdotte varie qualitä di ca- ualli, cotrte di fopra accennai5fi c venuto a perfettiifime raz- ze di eemperati humori per virtü dell'aere > di robufta com- pleffione per la natura de luqghi > di vaga bellezza, per 1jl_, mefcolanza d'el&ti progepitori,. e di mirabil'attkudine per la dottrina d'eccellenriffi'mi CauallieruDi tutte le quali par- tim Roma, &il Regno di Napoli, e Tofcana>& altre Prouiri- de d'Italia fiorifcono* |
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Belli
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Di Trance fco TJberati. Jj.br o Terzo
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33
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Belli Nomh Qognomh Titolh e Bignita delli Vadroni deile Razze,
delle quält nella prefente operaßfa menüone
per ordtne d'Alfabeto.
Merchide'Re.
]
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xMerco deTorfieri della raz-
za dcl Re fonotenuti in diucril luoghi con grandüiima diligen- za,e cura. Fanno di bellte grä- di CauaJJi di diuerfe förti per j'efquifitezza delle Giumente , ficomeartcora dc'Padri.I Mcr- chi ü ridueonoin tre forti, di Corficri, di Portanti,c di Gian, netti.La detta razza e in Puglia. |
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Merco de'Giannettf della raz
za dcl Re, & e buonifsima, ej vengono Ieggiadri, e fpkkoü Caualli,e detta razza rrä in Ca- labria. |
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*w
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Merco de'Portanti della raz-
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Merco della razza del Pren-
ioniffima,e |
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:a dd Re. Sono'leggiadrinTmi .a°eggiatori,e di vnshiifimo a- cip
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z
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perfo^detfa razza e in Calabria ' vengono belli Cauaili.
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I
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Merco"
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ÜelU Nomine Merchi de'QaualU
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124
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Merchi de'Prcncipi ] e CardlnälT
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Merco della razza del Pren-
cipedi BifsignanoA e buonif-
fima razza täto di Corfieri, co-
me di Porta nti., e'la detta ftä. in
Calabria .
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Merco della razza dell'Emi-
1 nentifs.Card.Barberino,e buo- l niilima per le buone giumente I per madri, che ha procurato di ' hauere, e padri efquifiti,e gran« di. Sono belli pafleggiatori,Ieg- giadri, & ad ogni cofa docici. |
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Merco della raxza deH'Emi*
nentifs.Card.Pio,e buonifsima, c vegono formofi pafleggiatori e di bellifsimo afpetto;ela detta fta ful Ferrarefe,& e teniita con gran cura. _________ |
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Merco della razza del Prin-
cipe di Cariati, & e buonifsi- ma, e riefcono braui, e di bello afpetto . la fudetta ß ritroua in |
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Regno.
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(Vi cre o
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^j^nfeftölEerati, Uhr* TerziT
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LI?
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Mrrchi de'Prencipi, e Cardinali.
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> Merco della razza de'CorU
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5ö
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Merco della razza de' Gian*
netti del Principe di Conca, & e buonifsima,,, e vengono belli pafteggiatori, vbbidienri, elcg- j giadri. |
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.
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ri del Prencipe di Conca:, & e
buonifsima, e ne hö veduti de' belli, e grandi C«iuaIIi,c di gran bizzarria: Ja dctta e in Regno. |
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JÜsöS^
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Merco della razza dd Pren-
cipe di Gallicano, la quäle e buonifsima, e riefcono fpiritofi Caualli,grandi ? e di bellifsimo afpetto:ho?gi la godeil Signor Prencipe di Carbognano. |
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Merco della razaa del Pren-
cipe D.Lorenzo de'Medici,&e buonifsima, e vengono grandi, fpiritofi , e leggiadri paßeggia- rori, e di mirabil leggierezza^: hoggi Ja godeil Gran Dnca di Tofcana, fta in Regno.___ |
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I
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Merco
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Delli Uomu e Merchi de* Caualli______
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i36
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Merco della razza del Pren-
cipedi Molfetra Gonzaga,e ftä in Capitaniata>& e buoniisima razza, c vengono Cauaili buo- ni, e di gran Jena . |
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Merco della razzi dcl Pren-
cipe di Melfi,Ia quale e buonif fima,e vengono di belli Caual- li, e afsai leggiadri : La detta e in Regno. |
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Merco d'vna razza di Regiio
buonifsima,della quale non ho potutofapere di chi fia ; so be- ne, che di quefta razza neho veduti aleuni bellifsimi Gaug- uin diueife ftalle di Prencipi • |
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Merco della razza del Pren-
cipe di Nola, & vien bella, e di buoniisima intentione , leggia- dn pafseggiatori: Ja detta c in Regno. |
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Met-
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Dl Fr an tefco Liberaü. fahre Terzo. 13 \
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Merco della razza de* Portanti
del Prcncipe di Peleßrina3 vcn- gono leggiadri, e- di bella pre« ienza, abbondain tutti i man- telli, & in particolare ne' ßor- nelli. |
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Merco della razza del Pren-
i cipedi Peleftrina Barberino, e | buoniflima,etenuta con gran I cura3fono belli, eleggiadrfCa- | ualJi,di bello aipetto,e di grän_> [ lena,piaceuoIi cü boccä.cö vb- bidienza incredibile di briglia |
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[ Merco della razza del Pren-
ieipe della Ricüa, e rie/cono | belli Caualli, e ftä nel Conta- j do di Molife: vcngono fpkito- \ fi y e di buona lena. |
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Merco della razza del Prcn-
cipe di Rouito , & e büonifs;- ma . e nq ho veduti de' btjoni Polledri, eper larnaggior par- te itornelli . |
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Mcävo
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6
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Belli ~Nwht'liierxbi "de'Caualli
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i38
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Merco deüa razza.de' Porta-
t\ del Prencipe PercttLQucfta e ftata bonifsima,le Madri l'heb- be dalla razza di AnsjC per Pa- dre hauuto vn Sauro di Gra- uinadaD.Virginio GrHno vec cliio.. Quefla razza. abbonda di tuttl i mantel!i,ma fiorifee par- ticolarmete haggi ne'Storrjelli. hoggi 1c gode rEuiin.. Saueili.. |
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. Merco della razza<te*C.orfie-
ri del Prencipe Peretti.Ia quäle c ftata ftimata la niigliore per- la ?.ran diligegza} che vi fi via-! |
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ua..
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Merco della razza del Fren-
cipe di S.Seuero Sangro * & e biionifsünarazza , e fa di belli Caualli y e riefcono. Ieggiadri pafleggiatori, e. portanti.. |
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Mercodella razza del Pren-
cipcdkrurazzano.&cbuo- ni&ma,. fta in lUgnodi Nagoh ■"— ~~~ Merco |
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"^^^cefcJU^lTTTÄ^W
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erz,o.
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*39
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Merco della razza del Pren-
cipe Card, di Sauoia - La detta fta in Regno di Napoli,fi 6 po- |
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Merco della razza del Pren-
apc Sant' Agata di Cafe Fer- |
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fta Ssu-nüouamente con er
|
Du- be • Caualli,fpiritofi,ac ^igiii ad
1 ogm ■Operationen |
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diügenzä. hoggl Ja gode k
ca di Sauoia. |
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Merco della razza del Pren-
eipe di Scalea, fi ritroua in Ca- labria vlrra, e vengono ipiriro- fi,& ione ho vedute faelliffime •Chinee*.
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Merco della razza del Prin-
cipe di Scilla , e vengono buo. nifsimi Caualli, c di gran ipivi- ro,& vbbidienn di brigiia . la_. ietta e in Rceno . |
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mw
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Merco j
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vS 2
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"belli Npmhe Merchi de'Caualli
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Merco delTa razza de' Gian-
netti del Prencipc di Squillace, e vegono belli paßeggiatorr, af- fai leggiadri % & vbbidrenti di tnano. |
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Merco delia razza de'Cor-
fieri del Prencipc di Squillace, & e buoniffima, e vengono , o-randi,e maeftoü\e di gran for j za.la detta e m Regno. t |
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Merco delia razza de' Giari- ]
aetri del Prencipc di Stigliano, & e buonifsima.Stain Bafilica- t&fij vengono aflai fpiritofi,e di buonifsinaa intentione» |
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Merco delia razza de'Corfie
ri del Prencipc di Stigliano., & e buonifsinaa, e Öi in Bafilica- ta, c vengono grandi, di belle aQ?etto,cdigranlena. |
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Merco
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VhVraniefcoZiberaü. LibroTerzo.
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141
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Merco divn'altra razza del
Duca di MaiTa.daBa quaie efco
no Caualli di belio incontrosdi.
buona vitaiCvan cimati, & atti I
adogni buon feruitio, riefcono '
di fpinto.e lena. Ia detta ftä a_>
xMafla Lombarda neIJa Roma
gna. |
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Merco della razza de' Cor.
fieri del Duca di Mafia, e buo- niffima,e riefcono mirabii niete fpiritofi.e deflri al maneggio c\ I natura,ftnzaalcuntimore. Di
queftoifteflo merco vic amo qudlade'Caualü ricci. la detra ua in Agniano • |
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Merco della razza dcl Duca
di Maflä,e buoniffima, c vegc- no Caualli di piü feile, e di bo- niffima intentione.Ia detta ftä a Medelana nel Ferrarefe. |
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Merco della razza del Signor
GirolamoGaudi,e buoniffnna razza, e vengeno belli Caualli. ia detta ßä in Regno di Napo li. |
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S 3
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:jtco
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Delll Nomi,. e Merchi de'Caualti
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14^
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Merco della razza de'Signo-
ri Maluicini,& e b uoniflima, c vengono di gran lena. la detta LtainRegnotuNapoU. |
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Merco della razza del Pren-
cipc di Farnefe Gtiigi>& e buo- niiIima,cabondain tutti i man- telli, 5c in. particolace. ne' ftor- nelli .
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Merco-della1 razza del Signor
Agoftino Colerta, e buonifsi- ma, e vengono belli Caualli» e ftä in Campagna di Roma. |
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Merco della razza di Tolla_*
cauallo de Auiella:di qiiefta ne hö vifto di beliiftimi Caualli nelle Stalle deirEccellentifsimi Signori Rofpiglioiu la detta ftä in Regno in Terra di lauoro. |
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Merco
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J^^J^^€fc^JLj^trun . Libro Terzo. i^"?
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Merco della razza del Mar-
chefe del Vaflcuvengono groffi e di bell'afpetto. la detta fta in Regno di Napoli * |
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Merco dclla razza del Pren-
cipe di SrroncolW biioniffima, vengono leggiadri, e fpiritofi. e fta in Regno di Napoli - |
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Merco de$a ram del Signor
Pietro Nappi, e vria delle piü fiorite di Löbardia per Je buo- ne giumentoe padri,che hanno della razza del Ouca di Graui- na.edel Prencipe della Ricda'. vengono di fmfturata grandez- za,e°di bel'o afpetto,e docili ad ogni operafione; e& detta fta fui f crrareie. |
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Merco-della razza del Signor
BenedettoPiorauamiJ& e buo- nifs ima , v* fi v/a gran diligen- za in hauer belle giumcme, e grandi ftallom, abonda in tutri i nwntelli, Sc in parricolaro ne' flornelli . la detta fta hei tmiroriodiAfpello.. |
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Merco
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Belli fiomi, e Merchi de'Catfalli
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144
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Merco della razza de' Co1'"
fieri dcl Prencipe Borghefe, _e buonifsum per le belle gmme- re.che vi fono, e buoni ftalloni, che gli fi danno.e fono di proto ingegno,edi mirabile agilua, e alfai dociUnell'andare. la detta ftäl'inuerno alla Gapo cotta_,, l'eftatc a montagna in Regno., |
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Merco della razza de' Gia-
netti del Prencipe ßorghefej, & e vna delle nobili razze, che fiveda: vengono docühc fpiri- tofi ,e di buoniffima intentio- ne, e la dettaTinuerno ftd alla Capo Cotta, l'eftate fi tengono a Celano in Regno. |
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R.
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Merco della razza de' Signo-
ri Ridolfi,e buoniffima, e ven- gono brauifsimi faltaton , e per iL piu caueza di moro, che fono gagliardi,eforti:la detta fiane. rerritorio di Corneto. _Merco r
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Merco della razza del Signor
Falgani,& e buonifsima,e ven- gono leggiadri, enobih,eper il piü fono portanti: la detta li ritrouanel terriroriodi Cornc- |
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to
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Di 'Brancerco IJheraü . "Libro Terzo . 141
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i
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Merco della razza dei Preii-
cipe di Sulmona Borghefe,& e buonifsima per la diligenza_,, che vi fi via inhaiiercginmen- te belIifsime,ficome anco Cor- fieri per padri. vengono di hel- lo afpetto, <5c abbonda in tatti i manteJii,c mafsime ne'flornclli |
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Merco della 'tatet cid Pren-
cipe di Tarfi, &e buonifsima,e riefcono fpiritofi,e belli Caual- li, c di grao Icna; c la detta fta in Regno. |
||||||||||
I
1
I i Merco de'Portarui del' Pren
| cipe di Venofa Lodonifi, & e Merco della razza dc'Corfiel buonifsima. la dettae in i\^ ri del Prencipe di Venofa. La_ j gao ad Principato extra. tienecongrandißima curat, C vengono belli Caualli>e fti uel Principato cirra._____.______ ......_________
Merco
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Delll Nomi-, e Merchi de'Caualli
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I42
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Mercodi vna buoniffima^
razza di Regno,non ho potuto fapere il nome, so ben, che ne |
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Mcrcodclla razza del Pren-
cipedi Troia d'Auolos, & e buonifsima,e vengono grandi. Li dctca ftä in Regno . |
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hö vedu'i de'
pafleggiafori |
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belli, e leggiadri
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Mcrco de'PorTantl delPren-
cipe Santo Biiono, vengono veloci, e belli. la detta fta in_>
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Merco della razaa del Pren-
cipeSäto buono.e buoniflima, e fa belli ciualli; e in Abruzzo, «iöno da due feile . |
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Puglia
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M
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erco
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I
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Di Ira?t:efco Liberati. Ltbro Ter&o
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Mi
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Mcrcodclla rajza de'Gian-
netti de! Preadpe Panfilio, & c I buooifsima•; eiadetcaii tiene ' l'eftate in montagna , e vengo- no leggiadn paüeggiatori.. |
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Merco'dclla razza de' Co-
ficri dcl Prencipe Panfilio.vcn.- gono grandi, e di bella prefen- |
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za,
telli
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& abbonda iu tutt'i man-
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4Ka5;
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Merco cfella razza de' Por-
tantidcl PrencipePanfi!u>, &j> quefti vengono. veloci. c nigran |
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Mcrco deH'a razza del Pren-
cipe Bodo d'Efk , e vengono grandi, c'bcllij cla detta esü'i I Modenefe,. |
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f
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\MJ3
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Belli Nomu e Merchi de7 Caualli
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144
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l~
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Merco della razza di Man-
toua> Ja quäle e buoniffima, e ne hoveduti de' belli Caual- |
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_ Merco della razza dei Pren-
cipe della Torella Caraccioli>e buonifsima,e docili ad ogoi co fh.ft.i in Rcgno di Napoli- . |
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Duchi, & Akezze.
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Merco della razza del Duca
di Acerrenzaj e buonifsima, ne ho veduti di grandi, e belli Ca- naille di gran fpirito. la detta, fü in R.egno. |
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Merco d'vna razza del Duca
d'Andiia , & e buonifsima , e_j fa belli, c grandi Caualli. la^ fudetta razza firitroua in Re- |
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gno
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AI er-
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Di J?r.*n.cefco. Liberati. LibroTer&o.
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*45
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Mcrco della razza del Duca
d'Atri di cafa Acquauiua , & e buonißirt» , e fa belli Caualli, ä fti in Terra di Bari.. |
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Mcrco della razza del Duca
Altemifi , & e buo.niffima per la diligenza, che vi fi vfa in ha- ue r belle Giumeate.. |
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\
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Merco della razza del Duca
di Bracciano Orfino, e buonii- fima,c tenuta con gran cura, e vengonovdocifsitni portanti, perle buone,e megliori giurne- tc, che ha hauuto della razfc&-» di Grauina- |
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Merco dellarazza de'Corfie
rl del Ducadi Bracciano Orfi- no > & e buonifsima : vcngono grandi» di pronto ingegno, e di mirabilc Icggierczza, e fpiritoG pafleggiatori ,e fiodfce partieo- larmcnte nei SrorneLü. |
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Delli Homh e Merchi de'Caualli
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146
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Merco della razza de) Duca
Bonelli & e buonifsima, cfono beJJi per la buona icelra dello Giumeate, che ha . |
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Mcrcodclla razzadel Duca
di Grauina Oriino,& e buonif- sima,e riefcono veloci portan- ti, e fta in Bafilicafa • |
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Merco della razza del Duca
di Bouma, la quäle e buomfsi- ma.e vengono di buoni Caual- li, e di gran ipiriro, la. detta fta inRegno. |
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Merco della razza del Duca
di CandiäMalcomere.Riefco- no buonifsimi,e per lo piü van no in Spagaa, e Ja detta ftä in-> Sardegna. |
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mM*
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M Ci
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rco I
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»3 i
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Di Trance fco Überaus Jjbro Terzo
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147
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Merco detla razza de'I Buca
dclla Caftelluccia, & e buonif firaa , docili ad ogni operatio- ne.la dctta fta in Regno . |
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Merco della razza delDuca
di Celeza, e buonilsima,e ven- gono boni -öperatori, eleggia. dri paileggiatori.ßa in Regno. |
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Js&zad
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Merco dc'Giannetti dei
cadi Paliano Conteftabil lonna, vengono leggiadri feggiatori. |
Du
Co-
pai- |
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Mcrco ddla razza del Duca
di Paliano Conteflabil Colon- na , vengono grandiisimi, c di hello afpetto, e docili ad ogni operatione. la data fta in Re- guodiNapoli • |
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%m
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v$2
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14-8
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D eilt Nomhe Merebi derCauatti
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Merco-della razza delDuca-
di Ceri, & e buonißitna , non inolto grandi, ma di buon&» iatcmionc.
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Merco della razza del Duca
di Cafoli, & e bnonifsima , e_> vengono dibelli, e leggiadcj Caualli. |
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M erco-deif a razza dc'Corfi c
ri dd Duca di Alodenare buo- nifsirna, e vengono di bcJJo a- fpetto, c di fmifurata grandez- za, eabbonda in tutt'i mäfelli. Je derre Hanno in diuerfi Iuo- ghi del Modencfe; |
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Merco della razza del Duca
di Ferandina, & e buonifsima, e vengono belli Caualli.docili ad ogni Operation c • ftäin.Re- gno. |
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LCO
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MM
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Di FranccfcoUkrati'iijyo Terzo. 149
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Merco della razza del Duca
di Gruma della Tolfa,& c buo niiilma razza, & anco £a belli Caualli • |
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Merco della razza del Duca
di Laurenzana Gaerano , ric- fcono fpiritofi, e leggiadri pa£ |
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feggiatori.
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Mercö della razza del Duca
di Matalona, & e buonifsima, Sc anco vengono tlociü ad c- ? gnieofa* |
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Merco della razza del Duca
di Martina Caracciolo, & e buonifsima , e fi ritroua. nel Pancipato citra * |
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I
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Mercci
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Delli Nomine Merchi de'Caualli
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IJO
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Mercoddia razza de'Cor-
, fieri dcl Duca di Mantoua. La I dcttae ftata foraiouTsmia per tuttoil modo per la-lor bellez- za,egrandezza,c per caufa dclle guerre era andata a male, hog- oj fi rimette in piedi con gran- aifsima cü'ra. |
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Merco dclla razza de'Canal-
ii Giannetti del Duca di Man- toua , e riefcono leggiadri, e_? belli pafleggiatori. |
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i
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\
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«s*
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Mcrco dcHa razza de'Caual-
li Gubinij dcl Duca di Manto* ua> riefcono buonifsimi. |
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Merco della razza dc'Caual-
li Barbari del Duca di Manto- ua.riefcono veloci,e braui- Merco
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m
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Merco della razza de'Caual-
!i Villani del Duca di Manto- ua, riefcöno fbrti,. e robufti. |
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Merco della razza de'Caual*
Ij Turchi del Duca di Manto- ua, nefcono agili, e veloci ai corfo. |
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Merco della razza del" Duca
di Monrecalui'Gagliardi, & e buonifsima^ docilifsimi ali'itn parare-, e ia detta fi ritroua in.». Puglia -.. |
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Merco della razza del Duca
di Monralto , & e buonifsima . Sono Caualii ben fatti,c riefco- no corritori > e la ciexta-ftä ixu> Siciüa • |
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•SS38*
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Merco
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Delli. Nomu e Merchi de7 Caualli
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152
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Merco della razza del Duca
di Monteleone Pignatel!o,eftä in Calabria vlrra , e vengono formofi.e leggiadri Caualli. |
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Marco della razza cid Duca
ddla Mirandola, vengono bel- lifllmi Caualli, & afsai leggia- dri nell'andarc.. |
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Merco ddla razza del Duca
di Nardo Acq.ua uiua,& e buo nifsima raz%.a, e fa di belli, o buoni Caualli • |
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Merco dVna razza dd Duca
di Nocera de'Pagani, & e buo- nifsima, e fa belli Caualli, e fta in Calabria vitra. |
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M
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er-
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Di Irancefco Über Mi. Ukro Terz,» . i ? 3
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Merco della razza del Duca
delle Noci, & e buonifsima, e vengoao ieggiadri, e belli CaualU. |
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Merco della razza dcl Duca
di Parma.La razza 6 buona, fe bene al rempo delle guerre fu trafcurata. Hoggi di nuouo fi rimette in piedi con grandifsi- ma diligenza,e ftä in Altamura |
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Merco della razza del Duca
di Parma de* Giannetti, e \tu detta fi ritroua nello ftato di Caftro, & e buoniflima. |
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Merco della razza del Duca
di Parma .la detta fta sulo fta- todi Caftro.c vengono fpirico- ß, e braui maneggiatori. |
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Meico
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Dälu Nomi-, e Merchi de'Gaualli
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i?4
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Merco della razza pde! Duca
della Saländra>& e buonifsima, e riefcono lpiritofije leggiadri.. La. detta ftä in, Regno. |
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Merco della; razza del! Duca.
di Monte Gallo ,,& e buoniili- ma, c vengono di bello- afpet- to,e fpiritofiUa detta: fta. neL Re> gno di NapolL |
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Merco della razza dei Duca
della NuearaOrTreda.&e bua nifiima,c vengono bellte graa- di CaitaüL |
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Merco della razzadei Duca
Saluiati,& e buonifsimi,eneho: veduti de'belü Caualli, vcngo- no leggjadri,e fpiritofl, abbon- da in tutti i manrellij & in par- ticolare ne'Stornelli.. mm*.
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Merco
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Merco della razza del Duca
di S.Nicandro^non fono gran- di,ma belli, e di gran fpirito, e h detta il iitroua. in ftegno. |
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Merco cfeila razza del Dnca
di S Donato,& e buonifsima,e fa belli Caual1i,vengono'gran~ di.e di gran lena.la detta ftain t\ e^no. |
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Merco della razza del Duca
di Santo Pietro, e ftä in Terra d'Otranto, & e buonifsima, e_? fono <ii gran fpinto . |
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Merco della razza del Duca
Strozzi,& e ftata seprebuottifsi- ma razza,per Ja diligcnza , che vi ü vfain hauer bnone giu- mentc, e padri bellifsimi. ven*- gono di tutti i mantelli, & in_- particolare ne'Stornelli. |
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N. ci
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V
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ii
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DelÜNomhe MerchidfCau&üi
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/ Merco della razza dcl Duca
di Termoli, & e buonifsima ,c vengono leggiadri, e belli. Ga- uaUi „ejadetta ftä in Gapita~| |
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Mercadelle duerazze del'Du-
ca di:Sermonetta,fono baotxiC* fime,e tegon fi con-grandifsima .cur*-,-. Riefcono-fpiritofi, cdi buonifsima intenrione. Abbonr da in.tutt'i mantefli > c fpecjal- mentene'Stornelli. |
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j Mercodellärazza del1 Duca
di Terra NouadiSiciiiajricfco » no belli pafleggiatorJ,eforaioß; läuatori« |
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Merco dellä razza de! Duca
della Tribalda ,Ja qual'e buo- nifsimaye fa belli,e Iegoiadri «a- ualii.la detta fla in Exgno- |
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/
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Di Trance fco Liberati. Libro Terzo. \ 5:7
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Mcrco dellä razza del Duea
di Torre maggiore, e riefconö fpiritofi Caualli, ela detta flau in Puglia. |
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Merco della razza del Gran
Duca di Tofcam.e buonifiima e tenuta in gran ftima, vegono grandi di Otto palmi:e tlro piü |
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c buona, quanro ha hauuto le_;
meglio Giumete ddla razza di Grauina,che fono ftimare dellc migliori di Regno, & in parri- colare i Portanti, e de' Corikn ne ho veduti grandi aflai. Marchefi.
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Merco dellä razza del Marclie
fe di Anfi S.Lucito.e buonifsi- |
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Mcrco della razza del Mar-
chefe Albcrgjtti, defquifita, ftä |
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nei üoiogndce fa hdli caualli [ma,e vengono buom,<
|
belli.
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Merco
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I p ' •
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158
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Delli NomU e Menhi de7 Caualli
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-*-,
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Merco della razza del Mar-
chefe di Bagno,i"iefcono buoni, e fta in Romagna, e vengono grandi per li buoni padri ; che gühannodati. |
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Merco ddla razza cfcl Mar-
en efc d'Airena in Calabria Vi- tra, & e buonifsima , e vengo- no belli.e Ieggiadri . |
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Merco d'Vna nzza del Mar-
chefe di Brienza, & e buonifsi- ma, e vengono leggiadri,e bel- li Caualli, e la detta fta in Re- |
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Merco dclla razza del Mar-
chefe Afraiii.e buonifsima per le buone giumente , che fono, & anco belli Sralloni, c l'cftatc fi tiene in Regno . mm
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iM er-
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Di Vranceßo "Liberati»Lihro Terzo. 159
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Merco della razza del Mar-
chefe Capponi, & e buoniiii- ma,e ftain Romagna , c ven- gonqgrandi», e dt buona tra- ue rfa .. |
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Merco della razza del Mar-
chefe di Capurföin Puglia, & c buonifsiraa, e vengono fpjri- tofi Caualli, e fanno gran riu~ fcita • |
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Mercö della razza del Mar-
chefe di CerchiaraJ& e buonif- sima razza, la quäle ftä in Bati- licata, c ne ho veduti veloci» portantL |
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Mercö della razza- del Mar-
chefe di Caftel Vetere in Cala- bria, fono 1 eggiadri Caualli, c digranlena.. |
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/
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Merco
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Dilti Nsm->e M.?rchi de'Gam'M
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I&3
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CC
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Merco della razza del Mar-
chefe di Gongiiaao delli Mon- ti.la detta (ti in Puglu, vengo- no gcan.di, e di belio aipetta. |
Merco della razza del Mar-
chefe Calcagni, & e buonifü- ma, e vengono belli Cauaiii. la detta LU nd JSerrareie. |
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Merco della raz2a del Mar-
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Merco della razza. del Mar-
chefe Fulcaldo , & e buomlsi- ma,e vengono di gran lena, e fpiritofi; e ftä in Äegno. |
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chefe Facchinetti di Bolola detta e ful Bolognefc,
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'5'
e rie-
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fcono fpiritofi, e belli.
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Merco
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Di Fraucefco Uberati.. libro Ter&o . TöT
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Merco della razza dd Mar- |
cheie Dofsi, e buonifsima, o }
vengono belli Caualli,e wandi
perlagrandiijgcnza,chevj ü
via. |
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Merco dclla razza del Mar-
chefe di Catnpo lato,& e buo- nifsima , e vengono fpiritofi Caualli, la dctta IIa in Puglia . |
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Merco dclla razza del Signor
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I Merco delJa razza del Mar-
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Alfonfo Sanges Marchefe di chefcd'Il»ciroMinabaI]o.Det-j
Grottola>(rairi Bafilicafa,e<ve-| ta razzaää in Puglia,.e fa fpiri- gono belli Ca nalli, c dociü ad j tofi Caualli, e di molta Icggk- |
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ogm operatiojie
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jezza
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M erco
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Dclli Nemk e Merchi de* Caualli
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i6z
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Merco dell'a razza, d cl Ma r-
chele di Lauello, & e buonifsi- ma, e riefcono belli Caualli, e forti,e dibuoua Jena • |
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Merco, deiia razza, del Mar-
chde di Larino Ikanci» fite buo.nifsima.,. e vengoiia lpm- toih e kgäiadri,e ftä in. Regno. |
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Merco. delli}: razza del Mar-
chefe Maitei/hoggi Duca, & i buonifsima razza , e fa belli, e gfandi Caualli. |
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Merco.ddla razza: del Mar-
chefe: Maiatefta,e.ftiin llemar pna,c rieicono buoni Caualli,e di ailai buonavita.. 4IM
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Met- \
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Di Trance fco TJberati* Lihro Terzo
I
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rC
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t^sSLuLX*
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. Merco dclla razza del Mar-
chefe Obizi, & e buoniflima,e vengono belli Cauaili, eitä ful Fcrrarefe ♦ |
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Merco della razza del Mar-
chefe dl Oria, & e buenifsima, e riefcono Cauaili di-belli fsinio afpetto, la detta ftä in Rcgno. |
|||||||||||||||||||
xMercö della razza del Mar-
chefedi Pefcara, & e buoniisi- nia, e riefcono ipiritofi, e leg* giadri Cauaili , e per il piu ne_- iioTCduti Portanti. |
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Merco della razza del Mar-
chefe di Padula , Ja quäle e huonifsimarazza , e vengono di belli Cauaili, e.groffi,la det- ta IIa in Regno. |
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Merco
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X
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i>dli'Nom'h e Mercfrpde'Cauaüi
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i54
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Merco della razza del iMair-
chefedi Petra Catiello, e buo- nifsima, e vcngono agilUeggia. dri,vbbidienti ad ogni opera- tione.la detra Ha in llegno. |
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Merco della. razzadel'Mar-
chefe Patritii» «Sc e buoniflima razza, c vcngono. di belli Ga- ualli,
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Merco della.razza deJ Mar-
chefe Strozzi, & e buoniflnna, e vengono grandi.. Ja detra fiä ful Pcrrarele. |
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Merco della razza del Mar-
chefe Riaiio:quefta fti ad Imo la inRomagna, ?< e buonifsi- ; ma,e vcngono grandi Caualli. |
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M
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O'TO
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, Mcrco dellarazza del Mar-
chefe di Spaccatorno.Sono Ca ualli di buona tacca, c ben fat- ti,..& habili.al maneggiarc, e la detta ftä in Sicilia . |
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Mcrco deJIa razza de' Corfic-
ri del Marchefe di S. Eramo. . Vcngono belli Caualli, egran- } di, e docili ad ogni cofa . la~> 1 detta e inRegno. |
|||||||||||
Merco della razza de' Gian-
neiti del Maicliefe di S.Eramo, e vengono buoni, e ne ho> vc- dute bellifsime burcilc.' |
|||||||||||
Merco.-deila razza del Mar- 1
chefe di-Spcnnazznolo , e btio- I mfsjma,e vcngono fpiriroß, & j vbbidienri maneggiatori. |
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M er.cö
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Y:
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Delli Nom'he Merchide'Caualli
\
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Mercodclla razza del Mar-
chefedi Trcuico, la quäle fri in Principaro vltra,& e buonif- ] .siuia , e vengono belli Caualli |
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Mercoddiaraz;:.a dcl Mar-
chcfe delJa Terza, & c buonif- iima.e ita in Terra d'ütrantOjC fonoaflai lcggiadii • |
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**& lt»*
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Mcrco del la razza dcl Mar-
chefe della Vaile,e btionifsmia e ftä in Bafflica'ta , e vengono vcloci po tanti,e noblh . Mercd
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Mercodel'a uazza dd Mar-"
chefeTaffi,c buonifsiim. e ve- gono belli; c per il piü vcloci portanti3abonda nc' £rornelli. |
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H -
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Di Vrancefco Liberati. Ubro Terz
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E6'7
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Merco- della, razza- del Mar-
chefe Sacehcttr, vengono Ca- ualli di buona tagüa Te di bello afpetto,e leggiadxi paffeggiatori |
Merco della. razza del Mar-
e liefe del VaftO:, & e buonifsi- ma ■■> e frä in Bafilicata, e ven- gono veloci ponanti,e nobili. |
|||||||||||||||
Merco del/a razza del Mar-
chefe di Vico,& e buonifsima,, c fta in Puglia nella Mötagna di Sant'Angelo> e fanno- gr<m riufcira • 40$
|
||||||||||||||||
Merco della razza de'Carac-
cioli, la quäle e buonifsima , e vengono fpi'ritofi , & agili ai maneggiare: e la detta ftä in-' Regno. |
||||||||||||||||
M
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erco
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"DelliNomhe Merchi de'GaualU
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"i68
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Conti? Baroni j & altd Caualieri
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Merco della razza del Con-
te de Aliffe , & e buonifsima, c di bello afpetto, e fpiritofi. la detta fta in Regno • |
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Merco della razza del Cötc
Aleflandro BetiuogIi,& e buo- nifsima, e fa belli Caualli, c fta (ül Bologncie • |
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Merco <lellä razza del Con-
te di Conuerfano,& e buonifli- ma,e riefcono fpiritofi Caualli, Sc habili al maneggiarc. la det- ta ftä in Regno. |
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Merco della razza del Con-
te Conduianne Matullo, della quäle vengono belli, e leggta- driCauälli, ela deftafta m-> Regno* |
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mm
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Di Trancefco tlhra ti<■ Uhre Tlerz o . J6$
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Merco cfella razza del Baron
Caftelletti, & e buonißima, o vengono grandi, e di bcJio a- |
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Merco della razza del Cöte
di Carpegna , e buoniffima per 'a'bcllezza deile Giumente, c |
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SfaIloni,che vi fi ticne, la detta ] Jpetto. la detta üi in Re^no
ftä fu le mötägne di Carpegna. I <*» Napoli t ° |
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Merco della razza del Con-
te Giouanni Pepofija quäle e buonifsima.e vengono di buo- na taglia, e di bclloafpetto :1a detta fta ful Finale-di Ferrara. |
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Mei-eö della razza del Gon-
te Odoardo Pepoli, e buoniisi-1 ma,e riefcono leggiadri Caual- j li, e la detta razza ilä ful Bolo- gnefe. |
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crco
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^^Sfariw —*r-
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Belli Nom'he Merchide'Caualli
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IJO
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Merco del!a razza delßaron
Caraccioli>& e buonifsima,e vi ü vfa.gran diligenza . Ia detti_> ; ftd in Regno,dLNapoIi. |
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Mercodelia razza del Baron
Laurcnzi, & e buoniffima , ?-> vengono belli, e grandUa det- ta fta in.Sefla . |
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Merco della razza de1 Gian-
netti del Conte di Potcnza, & e in Bafilicata nel Regno di Napoli.riefcono buoni Caualli *g»
|
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Mercodelia razza del Con-
te di Pacento Orfinojfli in Ba- filicata,e verrgono bflJi pafleg- giatori,e doeili ad ogni eofa. |
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muco
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Di'Brdncefco JJbemti,.TJbroTer™ .
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171
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Merco della razza del Con-
te Mofti,& e buoniflima.e ven gono belli Cauallivia derta ftä |
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Merco della razza de'Si»no-
vi xMafciarelli, e buonifsinia, e vengono grandi, e di bello in- icontro.ladcttaiJäin Regno. |
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\ in Ferrara.
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Merco -della razza de'Cör-
fieri del Contc di Pofenza , ftä in Bafilicafa nd RegnodiNa- poli, c riefconobuoni, fi come ancolatazza de-Gianetti. |
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Merco della rszza del Con-
yte della Saponara di Cafa S„Se~ uerina, & e in Baiilicata , e fä_ belli Caualli, e lcaojatfrj paf- |
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gi aTori
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V<3?<$
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-Y
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Merco
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Belli Nomu e Merchi df Caualli
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172
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Merco della razza cid' Conr
te di Simmcre inCalabria Vi- tra^ buonifsima,e vengono di gran lena, e leggiadri. |
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Merco della razza del Mar-
chefe Serra. & e buonifsima_>, |
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c vengono fpiritofl 7 e
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leggia-
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dri Caualli.
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Merco d'vna-razza. di Re- Merco d'vna razza di Re-
^no,ne hö potuto fapeie di ehi gno buonifsima, non mi e mai fia,i'hö per buoniTsima, perche ihto pofsibile fapere il nomo, |
|||||||||||||||||||
piu volte ne hö viito di bellif-
fimi Caualli. ' mm
|
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ma ne hovcdnca dc'buoni Ca
ualli.. |
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Mer-
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Di France fco Uberati . Libm Terz,o
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l73
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Mercodella razza dd Baron
del Nero, & e buonifsima >. e vengono belli Caualli di ogni pelamc, c ben gouernata. |
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Merco delli razza del Ba- ,
ron Sciefe, e vengono Portan- ti di belfo afpctta. Ja dctta fia ] inPoggia. . | |
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Merco delTa razza del Conte
di Triuento, c ftii in Abruzzo vltra,& e buoniTsima.e & belli Caualli, e grpfsi per je buono giumente, che vi fono . •Sa W
|
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Mercodella razza del Conte
Sant'Angelo, primogenito del Duca di Montdeone , che fti in Principaro vltra, e riefcono fpirito.fi, e leggiadri. |
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AI erco
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Belli Ncmhe Mercbi dJCaualli
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174
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Merco della razza dcl Baron
di.Scfchio& e buonifsima, e fa belli Caualli, e riefcono leggia- dri paffeggiatori la detta fta in_> Regno cü Napoli. |
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Merco della razza del Baron
Saiefe , & e buonifsima > e_> vengono leggiadri, < nobili. la detta e in Puglia . |
||||||||||||
Merco della razza di Rota_>
Baroni di Beluedere ä Mala- pezza> & e buoniflirna . |
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Merco della razza del Barone
deli'Aluidona di Caftracucchi, & e buonifsima, e vengono grofsi,e di granforza. la detta flä in Rcgno. |
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Di France fco Uherati. Libro Terz,». \ 7 ^
|
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Merco de!!arazza dclSig. Si-
mon Raggi,& e buonifsinva, e vengono grandi, e di belio a- fpetto • la detta ftain Regno. |
||||||||||||||
Mcrco divna razza di Lom
bardia, & e buonifsima , e ne j ho veduto di belli,, e leggiadri Caualli. |
||||||||||||||
Mcrco delia razza del Baron I Merco della razza cfei Baron
di Cornito,& e buoniflnna , e I Furietti & e buonifsima > c no |
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fta in Eafilicata , e vcn------
2rofsij«e di nobil manto.
|
,ono [ho veduto dclli grädiorro paf-
mi a diuerfi Principi, c ft± ^ |
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Regno.
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Merco
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*7*_______'Ddli Nfiim, e Merchi de'Caualli
I
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Merco della razza del Conte
Sartorio. e buonifsima, vengo- no fpiritofi , e leggiadri pafseg- giatori^e ftä ful Modenefe. |
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Merco della razza del Baron
di Palma, & e buoniflima, e_? vengono di belli Caualli. la~» detta ftä in Regno di Napali. |
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Merco della razza del Signor I Merco della razza del Signor
Bartolomeo Caracciolo in_> f Ferrante Caracciolo, & e buo- |
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Principato vltca, & e buonifsi
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nifsima > e vengono di nobil
manto > la detta fl riüoua in-» R cgno. |
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ma, e di bella traucxfa , e leg-
giadria. |
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Merco
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Di Vrämefct Ubemti. Ubro Terzo .
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177
|
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Merco di vna razza di Re-
gno,della qualenon ho potuto faper«dichi fia.Pho per buo- nifsima,hauendone vifto fpefiö -bellilHuji Caualli. |
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Merco della razza del Baron
ddla Torrella Caraccioli,even gonodi belli Caualli. la detta ftä In Regno di Napoli. |
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Merco dcl/a razza del Si-
goor Giouanni Caracciolo in Bafilicata, & e buoniffiiua , e_> vengono Corfien'; e belli.
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Merco della razza de'Carac-
cio'iJa quäle e buoniffima, e_r vengono leggiadri Caualli.vb- bidicnti ad ogni virtü, e fiä in Regno. |
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Meüo"
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i78
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Belli Nomine MmM diCattalti.
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Mercodellarazza delSignor
Gio:Tomafo Caraffa, & e buo- nifsima,. e vcngono bellifsimi pafleggiatori,, c docili ad ogni Operations.. |
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Merco della razza del Signor
Vincenzo Caraffa.fono grandi Caualli, e huoni, e vengono di otto palmi.la. detta ftä in CapK taniata • |
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Merco della razza del Signor
Ruberro. Caraffa. la detta ftain Calabria, e fa belli Caualli» e ipiritofi pafleggiatori. |
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Merco d'vna razza buonif-
fima, della quäle nöho potuto fapere di chi fia , che e di Re- gno,e ne ho vifto belli Caualli |
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Me
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reo
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Di Trance fco Liberati. Ubro TerzT. T79"
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Mcrco della razza del Sienor
Luigi Pignatelli in Terra di Ba ri, & e buoaifsima, e vengono grofsi, e di nobil manto . |
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Mcrco della razza del Signor
Antonio Pignatelli in Bafilica- ta, fono grandi CauaIIi,e di hel- lo afpetto, e delicati di bocca. |
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Merco della razza del Signor
Cefarc Pignatclli,& e buomffi- ma , eladetta ftä in Puglia, ej> vengono da due feile. "
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Merco deHarazza del Signor
Pardo Pappacoda , & e buonif- sima , e ftä in Puglia, e vengo- no belli Caualli. |
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Mcrco
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JL z
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Belli Nomine MerjbiJeC^ualVt
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i8o
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*1 ff
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Merco della. razza delSignor
Vinccnzo d'Ifiria:queftae la- piü celebre>e famofa razza,che ii troui, di gran forza, e per lo piü vengono faltatori, leggia- dri, e dcftri. la detta ftä in Sar- dcgna... |
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Mereo di vna razaa di Lcm-
bardia, & e buoniffima » e ne_? ho vifto piü volte di belli, e vi- uaci Caualli. |
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Merco dellä razza delSignor
Ferrante Pappacoda, & e buo- niffima,e vengono belli paOeg- giatori,cflobaiJadcöaflaiiu Regno -
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M erco della razza- def Signor
Bernabö Caraccioli, la dettau (Id in Principaro vltra, c ven- gono beliifsimi Caualli & an- |
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cograndi >■
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Merco
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Di Trance fco JJberatt. Lihro Terzo . x 87
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Merco della razzade'Signori
Gauotti, e buoniffima razza_,, vengono belli, e grandi, & ab- bonda in tutt'i mantelli, patti- colarmente ne'Stornelli.la dct- ta ftä in Terracina . |
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Mereo della razza del SigBor
Andrea Baduero> Ia quäle ftä üd Polefenc nelio Stato dc'Ve- netiani, & e buonifskna*e iono grandi* |
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Mercö di vna razza buonif-
fima,della quälenon ho pom- to fapere di chi na, ch'e di Ke- „no, e ne ho veduto de' belli |
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Merco della razza de' Sjgnori
de Angioli in Airamura > 5c e buonifsima, e ne ho veduti de' molti fältarornn Roma, e ric- fconograndi,c fpiritofl caualU |
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I cauaÄi
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Me
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?Co
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Belli Nomh e Merchi de'Cauallf
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182
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Merco della razza del Signor
Angelo d'Arone.& e buonifsi- ma, e^vengotio /piritofi Cauai- li, e formofi leuatori. la detta ftä in Regno . |
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Merco della razza del Signor
Angelo Camata, «Sc e buoniffi- ma,c vengono di buona inten- tionc,leggiadri ,enobili. 1*^» detta fta in Regno. |
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EIEflHBBB
c
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Merco della razza del Signor
Cefare della Marra, & e buo- nifsima , e vengono di belli Cauaili. fta in Bailetta. |
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Merco della razza de'Signori
Marulli di Badetta, & e buo- nifsiraa,e vengono leggiadri Cauaili. la dctra fta in Regno. |
||||||||||||||||
Merco
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Merco della razza dd Signor
Altier MozzanighUa quäle fta ful Polefene ncl Venctiano , e buonifsima^e fa belli Cauaiii. |
Merco della razza deirAUii-
dona di Regno , & e buonifsi- ma, e di bello afpctto, ieggia- dri, egrandi.. |
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Merco della razza del Sjgnor
Aniello Minopolj,& e buonif- fima, e fa belli Caualli, e Ja_, dettaftäia Regno. |
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Merco della: razza dcl Signor
Antonio>detro Tonno Meri di S. Seuero,e riefcono fpkitofi Ca ualli, c belli paßeggjä ton. |
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m&
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AI er-
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Deüi Nomi- e Merchi de1 Caualti
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184
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Merco della razza del Signor
Antonio Monfolino in Con- tadodiMolife,& e buonifsi- ma, e per il piü vcngono Seor- nelli.
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Mcrco della razza dc\ Signor
Antonio de'Ruggien: non fo- no grandiCaualli, ma nefco- no buoni,c fpiritoß. Sta m Ba- filicata.
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I
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Merco della razza del Signor
Archileo Gambacorta . Sri in Capiraniata,& e buonifsima. e vengono grandi, e 4i bello iPr contro • |
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Merco della razza del Signor
Antonio Muri. La detta ßa ful Polcfene nel Venctiano,« e buonifsima, e vcngono afsai |
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grandi
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9»
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$»
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MW
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Mcrco
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Di Trance fco Li&erati. Libro Terzo. ^gj*
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Merco della razza de'Signori
Vannini, e buonifsima , e ven- gono grandi Caualli, c di hel- lo afpetto,la detta ftänelli cafa- li di Roma . |
|||||||||||
Merco della razza de'Signori
Vaini, & e buonifsima , e ia_» detta fi ritroua ia Gampagna di Roma. |
|||||||||||
Merco della razza del Signor
Aurclio Criipo, fono belli, cj> buoni Gauallii e Ia detta fta ia Calabria, e riefcono dl graB-» Lena • |
|||||||||||
Merco della razza de'Signori
Aurclio, c Carlo Maluezzi, e ftä fu'l Boiogocie, e fa> di belli Caualli,
|
|||||||||||
Delli Nomiy e Merchi de'Gaualli
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i86
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Merco della. razza del Signor
■ Bartolomeo Moro.ladetta ftä
• ful Polefenenel Venetiano-, &
e fauoniffimajc-vengono gtädi.
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Merco della razza dei Signor
Bartolomeo Pifano-di Lucera, vengono belli•Caualli.e /pirito- fi, la detra ftä m Regno . |
||||||||||||||||
Merco della razza de'Signori
Eorromei,c riefcono buonifli- mi.Hoggi e ia piü celebre, che fia nello ttato di Milano. |
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Merco della razza di Brancia
in Foggia, e riefcono buonifsi- mi, & habiii al maneggiare, &. ad ogni Operation e. |
||||||||||||||||
M
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creo
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Di France fco TJherati. JJbro Ter.z,o. \ 87
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Mercod'vna razza buonifsi-
maneJ Regno di Napoli, non ho poiuto iapere di chi fia, ma ne ho veduti bellifsimi Caualli |
|||||||||||||
Merco della razza del Signor.
Popa Cola di Nocera di Pu' glia , e vengono belli, e fpiri tofi Caualli. |
|||||||||||||
Merco della razza de'Signori
Capani in Bafilicata, & e buo nifsima, e vengono gtandi, e di bello afpetto. |
|||||||||||||
Kferco della razza de* Cam-
polonghi di Silun, & e buonif- ijma, e vengono fpiritofi Ca- ualli , e la detta ftain,Regno. |
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miß
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Aa
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iS8
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JMljJtoinZe Menbfd?Caualti
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Merco della razza del Signor
Carlo Vici in AJtamura, & e buonifsima, e vengono di belli CauaUi,grofsi,e di gran nerbo, |
|||||||||||||||
Merco della razza de Cafa_»
CaPua,& e buonifsima,e ne ho veduti belli Caualli,egrofsi- Ja. |
|||||||||||||||
deua ftä in Regno
|
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Merco.dellä razza de'Signori
Ceccn di Sam' 'Angelb in Pu- glia>&e buonifsima, e ven- gono Gauaili di gran Jena,. o foul,.. \ |
|||||||||||||||
Merco della razza del Signor
Cefare Balio,& e buonifsima,e vengono CauaJii di buona ra- glia,e dimolta be!i'ezza,efti /ul Finale dJ-Besraea. |
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Mei\o
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Di T?rQ.noefco tiberati. Ijbro Terzo . 189
|
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Merco delia tazza di Cola de
Tarn* in Conuerfäno,& c buo- nifsima,e riefcono fpiritofl Ca- ualli.e di belloafpetto, cdocili ad ogni. cofa • |
||||||||||||||
Merco della razza del Signor
Cefare di Galluccio.Stäin Ter- ra di Lauoro,& e buonifsirn*, e fa buoni Caualli, c förti.. |
||||||||||||||
Merco deliä razza de'Signo-
ri Crucolli > la quäle e buonii" fima , c vengoao Caualli di o-ran lena > e fta. in Calabria ci- tra. |
||||||||||||||
Merco della razza del Signor
Vincenzodi Ciuira Nnoua_, . Detfa razza fia nel Contado di Molife, e vengono belli Ca- ualli.. |
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mv*
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"Merco
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Merco della razza del Signor
Donato Maria la Forza d'Alta- mura . Quefta e la migüore di quella Prouincia , e vengono bellifsimi paffeggiatori , e xizj Ion ftati venduti da fette in ot- tocento feudi l'vno . |
||||||||||||
Merco della razza del Signor
Donato Aurelio Barone in AI tamura , & e buonifsima , e fa belli Caualli, grofsi, e forti. |
||||||||||||
Merco della razza del Signor
Fcderico SalernoA e buonifsi- rna » e ne riefcono fpiritofi Ca- ualli . |
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Mefco della razza de'Signori
Falconieri, & e buonifsima, e vene fono anche de' Portan- ti. |
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»mm
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Merco 1
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Di Tranceßo TJberati.ÜbroTerzo. 191
|
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i
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|||||||||||||||||
Merco della razza del Signor
Flauio Caftelli in Alcamura, la quäle e buonifsima>eiono bel- li Caualli, e grandi. |
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Merco della razza del Signor
Pafchafio Nouelli, e buonif- fi'tiw» e la detta razza fti 'inj Cicoli. |
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Merco della razza def Signor
Francefco Grifone in Ptjgh'a . Vengono grandi, e di bcilifsi- mo afpettojdocili ad ogni cofa 40k
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Merco della razza deKSignor
Felice Antonio Viti, & e buo- nifsima , e vengono fpkkofi Caualli.
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■^ t
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Merco
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"Delli NomfiTMenhi d?Cäualtf
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I<?2
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Merco della razza del Signor
Dottor Francefco Corradi in_» Akamura, non fono molto grandi, ma bisoni, leggiadri, c rorti. |
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Merco della razza del Signor
Fräccfco Gakotta Gcntii'huo- ffio NapoIitano,e riefcono bra ui Cauälü, e tta in Terra di Bari. |
|||||||||||||||||||
M erco della razza del Signor
Giannotto^ Ventura Tromba Vengono Caualli di pronfo in- gegno, e leggiadri pafleggiato- rJ, e la detta fta ful Finale, |
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Merco della razza del Signor
Francefco Piccinino, e vengo- no bellifsime Chinee > e docili ad ogni cofa^e leggiadri paf- |
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afeggtatori
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^<iW*ß
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-£€!&
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Merco
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Di Trance fco TLiber.ati. Li ho Terzo. 193
|
|||||||||||||||||
Merco della razza dd Signor
Gio-Angelo Cörradi in Alra- mura, e ricfcono buorii , e di bello afpetto , e leggiadri paf fcggiatod. |
|||||||||||||||||
M erco della razzadel Signor
Gio. Andrea Mirti in Aitamu- raivengono biaui, e fpirriofi, e di buona intentione, .e Jeggieri di briglia. |
|||||||||||||||||
I
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Merco della razza del Signor
Capirano Caftellucci,& e buo-
niffima, fo belli Caualli, edo-
•cili ad>ogni cofa. !a detta ftä.in
|
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Merco della razza'de! Signor
Carlo Cauiffe in Regno,e fa belli Caualli, ipiritofi H c di buona lena . |
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i -&e?no.
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£§33»
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w
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M<
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Delli Nomi- e Merchi de' CattalU
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194
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Mereodella razza del Signor
FrancefcoParauicino, e buo- nifsima,efa belli Canalli, cj> grandi, e per il piü vengono., Stornelli ... |
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Mercodella razza; del Signor
Francefco Manzi, non fono. grandi Caualli, ma fono fpiri- tofi, e leggiadri. la^dettaftain |
||||||||||||||||||
I
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Rcgno.
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||||||||||||||||||
Mercodellarazzadel Signor
Gio.Batrifta,.efraielii de* Gril- lenzoni, & e buomfsima.» e lo- no Cauallidibuona racca,ed, hello afpetto.la.detta fta fuLFi- nale.Ferrarefe: |
||||||||||||||||||
Mcfco dellä razza del Sjgnot
Gio.Battifta,Continifio in Al~ tamuta, & e buönifsimai e ric- fcono ae-ili al maneggiare,, e_? fonodigranncrbQ.. |
||||||||||||||||||
Merco
|
||||||||||||||||||
Di Trancefco "Liberati.TihroTerzo. ig<$
|
|||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||
Merco della razza del Signor I
Gio. Battifta Maluezzi, e fti ful ßolognefe, e buoniffima^, |
|||||||||||||||||||
Merco della razza del Signor
Gio.Battifta Baccolini ,e buo- nifsima, e vengono Caualii di |
|||||||||||||||||||
e rkfcono.fpiritofi Caualii, o I niolta bellezza, c di granlena,
forti, | e la detta ßa ful Finale- |
|||||||||||||||||||
Merco della razza de'Signori
Mofca; quefta e buonifsima , e vengono grandi, e docili,e per il piu ne ho viüi de'bai feuri. la detta IIa in Regno • |
Merco d'vna razza di Re-
gno buonifsima , della qiialej non hopotuto öpere jj nonie, roa ne hoveduti di bucni Ca- ualii . |
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M crccT
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Bb
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Delli Nömit e Mercki de'Caualli
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ig 6
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||||||||||||||
Merco detta razza de' Gn-
maldi in Sicilia . Sono CaualU di mezza tacea , e di forza , *-> belli maneggiatori ad ogm o- peratione. |
||||||||||||||
Merco deitä razza de! Signor
G io.Belardino Carboni. Sta m Principato citra, & e buoniiü- ma,evengono dibello alpctto, e!e2S?iadn*
|
||||||||||||||
Merco della razza dei Signor j
Gio.Battifta Rauafchieri. Det-j-
ta razza fliin PugtfaA e buo-i
nifsima,e vengonofpmtofi,^ leggiadri.
|
||||||||||||||
Merco della razza del Signor
Giouaimi Grimani, &e buo- nifsima, e..fa belli Caualh, ©Ja .detta fta luiPoIcfcne.de'V.ene,- tiani. |
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Merco 1
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i&i
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Di Fratrcefcä Liberati. Libro Terzt
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X97
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Mcrco ddJa razza dci Signor
Gio. Luigüdi Sangro. !a derra
min PuglKi, e riefconoleggia-
! ein, e di. b.cllo afpetto-, e foiri«
tou .
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Mcrco deliä razza del Signor
Gio.Giacomo Denrice.Derra_ razza ftä in Terra di Bari, & e öuoniflima3 e vengono gro 111,0 dibelloafpetto. |
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Mcrco della razza del Signor Mcrco della razza del Siafior
Girolamo Diedo . La detta fta Giofeppe Ferri, e Sanfonefri &
:ful Polefcne nel Vencüano, & U buonifsima , e fa• CaualJi di
e buonifsimn ?. j-buon* tag!ia,edi molta Lena. Ia
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ifcrtaffäin Regno.
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HS»
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I
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M'erco
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"Belli Nomine Merchi dfCauaüi
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Merco della razza de'Signon
Giuliano Palombo, & e buo- nirsima, evengono belli Ca- ualli, e la detta flä in Calabria. |
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Merco della razza del Signor
Gio. GirolamoMari in Alra- mura , & e buoni^itua, e ven- gofiö belli paflfcggiatori. |
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Merco della razza deSignori
Guaragni da M.urano,e buo- nifsima, cfa belli Polledn.o kggiadri pafleggiatori.
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Merco dßlla razza dcis.gnor
Girolamo Prluli. La detta fra ful Polcfencnel Vcnenano, Ä e buonißima,e-vengoao groia |
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Merco
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~Di~£ra,ncefco JJberati. UbroTerz,o . 199
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Merco dellkrazza rfel Signor
Giorgio d'Annoi, & e buonif- sima,e riefcono grarjdüa data. (Hin Puglia.. |
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Merco dellä razzadel Signor
Girolamo di Tomafo, e buo- nißima, e fa Caualli di gran 1&- na-la dctta fta.in Puglia.. |
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Merco dellarazza del Signor
Gio. Antonio Sabini in Alra- mura, riefcono buonifsimi, o forti,e docili ad ogni cofa... |
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Merco dclla razza d'Abruz-
zo, e buoniffima, c nc ho vi- fto belli Caualli, nobili, e di granfpirito. |
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Merco
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Pellt Hom^Mernhi dJCauM
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200
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Merco della razza del Signor
LuigiMorofini. La detta ftä ful Polefene nel Venetiano> & e buonifsima, e vengono gran- di. |
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Merco della razza del Signor
Lorenzo Loredani .La detta_> Ha (ül Polefene n.el Veneriano, & ebuonifsima , e vengono di belli Caualli- |
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Merco della razza del Signor
Luigi Acciapaccia. Sta in Ca- pitaniata,& e buonifsima, efa belli CauaUi, aflai leggiadri, o fpiritofi. |
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Mcrco della rr.zsa del Signor
Lodouico Carlo, & e buonii- sima razza, e vei^gono belli operatori, deftri, & arico Tpi- rirofi. mm
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JV; erco
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Di Franeeßo Zibewti/ljhröferzo.
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'■ox
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Merco della razza de'Signori
di.Lucera,e buonifsima, e ven- gono Caualli di buona tacca., rortäe fpiritofi. M in Regno. |
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Merco ddla razza del Signor
Luigi di Capua,e buonifsima , e vengono gradi, e di bello a- fpeuo.fti in Terra di Lauoro , |
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Merco'fdellaiazza di Cola^
figliodiRegno.e buonißima, evengottobelli Caualli, |
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Merco dclla razza del Signor
deRuuere, fa belli, efpiritofi caualliJa detta fta in Abruz^o |
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^3
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^Cc
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Merco
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"hcillNomUe Mtrchi de'Cauallf
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'■0.2:
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Merco d'vna razza di Re-
gno buonifsima., della quälsj non ho potuto fapere ilnome, ma piü volte ne ho veduto di bellUsiuii Gauaili. |
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Merco dellä razza del Signor
Marco Lagnani. Sta in Terrae di Otrantc, &.e buonifsima , e di buona taglia, e vcngono grofsi. |
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Merco della razza de'Signori
Marrori,e buonifsima, e ne ho vjfti fotto al Signor Fiorauanti Caualli di mirab'il leggierezza, leggiadriisimi pafleggiatori. |
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Merco della razza dd Signor
DottorManzi, e buonifsima, e vengono grandi > e belli Ca- ualli, c di buona lena. la dctta ftäinRegno.. |
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*£f§l*
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Merco
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I*
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.Merco cfella razza del Signor
u Mtr^ucci' * buon.fsimaTefa beliCauaiIifpint0{j,edeftri,ia ^ttaftamRegnodiisfapoIi. |
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Merco delte razza del Signor
Mafsimo di Adonralro, e buo- i nifsima , fton grandi, aia-belli I pafleggiatonVe lU in Regno. I |
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I
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^ÄÄS^ Ä ddia:razza **teJ
I detta ftä fuJ Venctian©.
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li__
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Belli Nomu e Merchi de' Caualh
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2 04
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Merco della razza de'Signori
di Monte Pelofo,& e buonifsi- ma,e vengono Caualü di buo- na taglia,e,di gran Jena, la det- ta.flä in Regnö. |
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Merco della razza de'Signori
Nicola Venieri, e buonilsimaj. e vengono Canalli digranfor- za,edi bello afpetto. la detta-j> fta nello ftato de'Venctiani. |
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Merco della razza del Signor
OttauianoCampanilein Alra- mura»e buonifsima.e vengono buoni Caualli,e di gran lcna. |
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Merco della razza del Signor
Pietro dell'Offreda.. Stä in Ca- pitaniata, & e buonifsima, o vengono belli Caualü v |
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Merco
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"Z3 France fco T iberati .Jjvro Terz? . 205
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Mercodella razza de'Signori
Pähgani,& e buonifsima, e ftä in Teira d'Otranto, e vengono grandi, e belli .. |
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Merco dcIJa razza di'D Pao-
lo Caftdui in Sügo di Sarde- gna,Procurator Regio , e buc- nrsuua3e ra belli caualli.- |
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Mcrco dellä razza del Si^nor
^öuonißmia, e vegono Bei- |
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Merco della razza delSignor
Placido df Sangro,& e buomf- fima, e vengono belli Caualii, e doaü ad ogni co/av mm
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J 2°6
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Delli Nom'he Mercbi defCaualU
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Merco della razza del TurTo
in Alramura, e buonifsima, e_? vengono leggiadri pafleggiato- ri, öc anco doeiii ad ogni ope- ratione. |
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Merco della razza del Signor
Palcharclio di Vh«o,& e buo- aiflima, e vengono Caualli d< graa lern, e di bello afpetto. la cletta ftä in Jctra di Bari.. |
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Merco della razza diD. Pe-
dro Rauani da Tenete di Mac- ftro Rationale in Befsuli di Sar de^na^engono braui faltatori. |
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Merco dellä razza dcl Signo-
ri Rafporti di Rauenna, & e buonifsima,e riefcono facili al- l'imparave. |
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ä»'"-'
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Merco I
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Di Irmcefo T iberati. Ukro Terzo.
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207
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Merco della razza della Ri-
uiera dell'Aquila.vengono bel- li, e grandi Canalli, e fono bi- zarri, e fpiritcfl. |
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Mcrco della razza della Ro-
ta nel Contado di Melife, & £ huon,mim,e vcngono di bdlo afpettoJa data iUin Resno. |
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Merco ddJarazza dd Signor
Roberto Qaeda inAltamu- • ra.&cbuanißima, e vcng0_ noCauaiJJdisranJen 9 titou. *• |
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Mcrco ddla razza de'Signori
Riu»era,e buouifsima, e Ja det- taftä in Abrnzzo aila Monta gna ddi'Aqu//a, e veng0no r~ perbi, e braui. mm
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Delti Norni-, e Merchi de'Caudli
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208
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msä
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Merco d'vna razza di Rc-
gno,la quäle non ho.potuto fo- pere di chi fia, l'hö per buonif-; fim«, hauendone fpeflb veduti bcllifsimi Caualli« |
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Merco della razza de'Signon
de'ilofsi in Alramura.La detta e buoniftiraa,,e vengono gran- di Caualli, Sc pÄ »l P-ü lear- di.. |
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Merco della razza de'SJgnori
Saracini, la quäle e buonifsi*- ma,e vengono Caualli di gran fpirito, c docili ad ogni epera- tione. |
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Morco della razza del Signor
Saluator pilo,non fano molto grandi.ma buoni. Lametta fta a Caftello Aragonefe in Sar- degna•
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Merco
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DiFraacefco Uberati. 'TjbroTer.&o'",
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209
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Merco della razza de'Signoti
Sara Bonorua>e buonifsima, e riefcono Caualli di gran iena>c la dctta fti in Sardegna.. |
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Merco della razza dei Signor
Älfonfo Mannanza,fa belli Ca- naille grofsi>edi gran Jena, la detta ltäinRegno. |
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OO
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Merco 4ella razza del Signor
Scipione da Somnia, ebuonif- fima , e vengono Caualli di mirabil leggierezza.la detta .fta in Terra di Bari. |
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Merco dcl/a razza de'Signori
■Minimi, & e buonifsima, o ridcono belli Caualü ,1a detfa ita in Regnen |
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Belli Nomhe Merchi de'Caualli
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2tO
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Merco della- razza de'Signori
Seliaruoli in Pnncipato citra, e bBonifsima» e vcngono Caual? li di buona.tacca. |
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Mcrco del Ja: razzas del' Signor
Scbaftiano.ßeJüedere,6ce buo- niffima,e vengono/.Cauallidi grau lena..Ia.dertaili.ia*Puslia |
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Merco della; razza de'Signo-
ri Spadafuora,& e buonifsima. | Vengono Caualü grandi, e di
bello afpetto., ladettaftä ü*-> ; Regno .-
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Mcrco della razza del Signor
Pietra Nerli»& e huoni/sima>e vengono grandi, di buona for- za.l'as.detta;fli in. Campagn&di Koma, |
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iVierto
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£15
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Di France fco Tiberati. Likro Tcrzj.,
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211
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Mcrco della razza de'Signori
Spatari,& e buonifsima.vengo- no Caualli afläi piaceuoli di bocca.la detta ftain Calabria. |
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Mcrco della razza -del Signor
Domenico Caluanefe , fa belli Caualli , e ila detta iti in Pu- glia« |
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Merco della razza del Signor
Raggio, e buonifsima, e ven- gono grandi,edi bello aipetto, e docili ad ogni cofa. Ja detta fta in Regno. |
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Mcrcodellarazzadel Signor
Pktro Laurenzi, & e buonifsi- ma> e vengono belli CaualU. ia detta flä in Puglia» |
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Cc 2
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M er co
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Tg£^
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Merco della razza de'Signöri
Vifconti, & e buonifsima, e-* vengono bellifsimi paflcggiato- ri,e ftä, su io ftato di M ilano. |
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I Merco dellä razza de'Signöri
Villani3e buonifsima,e vegono Caualli di buona taglia,e belli. la de craiUiiv Puglia. |
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Merco di vna razza buonifsi-
ma nel Regno di Napoli, non hopoturo fapere di chi fia, nia piü voltc ne ho veduti beilud mi Caualli. |
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Merco delia razza delSignor
Vincenzo d'Eboli, e buonifsi- ma, e vengono grandi, e belli Caualli, e di buona lena . l&-> detta fta in Puglia. |
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Merco
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Di Francefco Tiberati. Ubro Terzo . 21
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Vefcoui,. Abbazie, Hofpedali, & altrlReligiofi .
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Merco della razza di Mon-
fignor.Scrfäle Arciuefcouo' di Bad > Sc e buonifsima > e ven- gono de'buoni, e belli Caual- li-. |
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Merco della razza di Monfi-
gnor Torregiani Arciuefcouo diRauenna,e buonifsima.eve- gono belli polledri per labonta delle giumentc, che ha hauuto il fiore della razza di Monrai- tOiqualeeßata la piü famofa_> dltalia, Sc abonda in tmt'i inä- telli „ |
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Merco della razza di Santa..
Maria del Monte di Cefena , Monaci Cafsinenfi, riefconc agiii, e lpiritofi. Mtrco
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Merco della razza del Ve-
fcouo di Nocera,e bi onifsima, e vengono Caualli afläi belli, c foraiofi paflfeggiatori. |
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DeWiyomh e Merchi de'CaZdU
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214
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Merco d'vna razza dell'Ab-
batia di S.Maria di Forno Ca- nonici Rcgolari, e buoniffima, e fta in Romajgna. |
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Merco della razza dell'Ab-
batia diClafle Monaci Camal - dolenfi.Riefcono buonifsimi>e di buona ihtentione,e belli paf- feggiatori. ftain Rauenna. |
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Merco della razza di S. Gio-
uanni Euangelifta di Rauenna, Canonici Lateranenfi, la quä- le e buonifsima • |
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Merco della razza dell'Abba-
tia di S. Vitale, Monaci Cafsi- nenfi,riefcono brauifsimi, e ve- loci al corfo.Sräin Romagna_ nella Diocefi di Rauenna. |
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Merco
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Merco della razza del Mo-
naftero di S. Angela, di- Monte Scagliofoje buonifsirna, e ven- gono grandij e di gtan lern. |
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Merco delfa: razza dell'Äb-
badia di Porto dr Rauenna^ „ Canonici Lateranenü,, & e buonifsirna ... |
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Meteodellau-azzaddla San-
ta Ca fadi toreco», la qxjalc e buoniffimi, e vengono belli C'aualli,e la:detta fta nella Man- ca <>■ |
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Merco della razza di S.Bene
dettc & e buonifsirna , even- goRO.Gäüalli.di gran Ifna , e_> mofti neriefeono Corrirori. lä detta ftä a Monte Cafinö* |
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Mer-
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1 2 16
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Belli Nomu e Merchi de' Caualli
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Merco della razza dd Signor
Don Iacomo Mura Bonorna, no vengono mo'lro grandi, ma di gcan lena, e fpiritofi • la det- ta fta in Sardegna . |
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Merco della razza dell* Hq-
fpedalettodi Siena, e buonifsi- ma> e licfcono belli Caualli» e leggiadri pafleggiatori • |
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Merco della ra2ZadiS.Lo-
renzo della Padula, c buonifsi- ma>e vengono grädi,e di molta forza.la detta fta in Bafilicata. |
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Merco della nzza di S.Leo-
nardo, & e buoni(sima,e ven- gono grandi,e digran Jena, e ladettaftainPuglia. |
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Merco
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Merco della razza del Prete
di Grauina, & e buonifsima, e vengono;CauaHi di buona tac- ca , e(piritoü, eper il piu por- tanti. |
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Merco della razza del Signor
Don Gio.Maria Solina in Be- iüdi > e buonifsima , non fono molto grandi, ma buoni,e rau detta fta in Sardegna . |
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.Merco della razza de'Frati di
S.Maria di Tremito, e buonif- fima, vengono Caualli grandi, c di molta forza , e la detta ßä in Abruzzo Vitra. |
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Merco della razza del Mb*
nafteio di Santa Lucia di Ma- rera, e buonifsima,, e vcngono belli Caualli. |
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Merco
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Ee
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Delli Nonth e Merchi de'Gaudli
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Merco della razza de* Padri
C ertoilni di Ferrara, & e buo- niffima, e vengono belli,e fpi- ritofi. Caualli. |
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Merco deila razza di S.Marti-
no di Napoli dell'Ordine de* Ccrtoiini, & e buonifsima,e-» vengono grandi Caualli,, e la detta fta in Baülicara .. |
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Merco della razza del Mona-
ftero di Monte Oliueto di Na- poli, e buonifsima, e vengono Caualli di. buona. tacca, e fpirir tofi. |
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Merco dellarazza; de' Padri
Oliuetani di S. Giorgio di Fer- rara, e buonifsima ,. e vengono belli. Caualli ae digranlena..
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Merco
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DiHrancefco Überall. JLibroTerzo.
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zi9 \
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W
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Merco dellaa-azza di S.Barto-
lomeo di Tritaldi Certofini in Regno, e vengono di gran Je- na, e di nioltafortezza . |
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Merco della razza de' Padri
Ce'eftinlÄ e buonifsima, e fo- nodi gran fpirito. iadettaifta in Regno di Napoli. |
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Merco della razza di Dott-|
Giacomo Maria Bonorua di Regno, & e buontfsima,e ven- gono belli Caualli. |
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Merco della razza de' Padri
di S.Bcnedetto di Ferrara, & e buonifsi razza, cmoltobente- nuta • |
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Merco 1
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Belli Nomine Merehi'■ de'Caualti
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2 2.0
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iMcfco dellä razza de' Padri
Gefuiti del Collegio Romano, &e buoniffima,e vengono ro- bußi^eforti.. |
Merco della razza del Col-
legio Germanico di Roma , e buonifsima, e vengono gcandi, edi.belloai'petto. |
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Merco dellä razza de'Signo-
ri della Pofta, & e buoniisima, c vengono belli Cauaüi.la det- ta fta in Puglia. |
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Merco della razza di S.Ma-
ria di Capua,& e büonifsima^, e ne ho vifti belli Caualli. !&_. detta fta in Regno . |
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Merco
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Di ~£rancefco Uberati. Ubro Terzo . 221
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Merco della razza del Capi-
tolo di S.Pietro di Roma, & e buonifsima, e fono di gran le- na.,la detta ftäia Sabina» |
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Merco della razza del Santo
Offltiö di Roma,& e buonifsi- ma , e riefcono Caualii di gran Jena. |
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Merco della razza delliMo-
naci di S.Paolo di Roma , & e buonifsima per Ja buona fcelta dellegiuraente, ehehanno di Regnol |
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Merco della razza di San->
Giouanni di Matera in RegnOj laquäle e buoniffima , e ven- gono belli Cauallü |
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Merco
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Delli Nomine Menhi de'CaualU
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222
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Merco della razza della Nun
tiata di Sulmona, & e buonifsi* ma, e vengono Caualli di buo- na tacca,dx molta bellezza,e di gcan lena . |
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Merco della razza delli Padri
di S.Nicola dclla R.ena,e buo- nifsima, e vengono Caualli di buona taglia,e fpiritou",e formo (1 icuatorUa detta fta in Sicilia |
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Merco delia razza di S. Ni-
cola della Certofa, e buonifsi- ma, e vengono grandi > e di moltaforza,e fta. in Bafilicata. |
Merco della razza di S. Ste-
fano del Bofco > & e buonifsi- ma, e vengono Caualli gran- di, di bello afpetto, e fpiritofi. |
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i$»
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Merco
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■-■■-,. ■-'• t
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Di France fco Jjberati* Ubro Terzo
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223
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Merco della razza di S. Spi-
ritodi SluImona,e buonifsima» Jfonograndi,edi belloafpetto,. |
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Merco della razza di San_>
Spirito di Roma, & e buonif- sima,etenuta in piü luoghi coa gran diligenza. I Cor.fieri.vcn- gono grandi, e di bello ictcon- tro. I Giannetti vengono di buona tacca> cdi molta bel- lezza, di gran Jena „ di mirabil leggierezza, leggiadrifsimi paf- feggiatori, di: pronto ingegno, & ad ogni cofa. docili, Ve ne ibno ancora: veloci por-
tanti, e fiorifcono in
tutti li man-
telJi.
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Merco della razza di S. Vin- %
cenzo de! Bofco^e buonifsima, cfta in CapitaniatainRegno». |
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IWBim del.Terzo ? & vltimolUbro
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Merco-
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aUtff
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