-ocr page 1- -ocr page 2- -ocr page 3-

'’ '.v

X

¦gt;

.- /


t-.


-1


\'v-


''''¦¦*/ '¦. ¦ ¦

-V


3;:;'.


a; ,


Av


' nbsp;nbsp;nbsp;A-x


M

1 \

= '7


.. 1'


: -'iV. a;


• i ^¦'


lf7


r ' ^

‘V i ¦


' . X ¦' . A x!' '¦'.- ' nbsp;nbsp;nbsp;^''

' --_ nbsp;nbsp;nbsp;- Xc, 'nbsp;nbsp;nbsp;nbsp;' ' '

' ^ nbsp;nbsp;nbsp;'^- XA?S..-'nbsp;nbsp;nbsp;nbsp;.:.; .

X *- ' nbsp;nbsp;nbsp;V - . - '•' A


:, /- . ’quot;

y--


N X ’¦ “ ¦

'¦ ¦r---quot;'-V.


V ¦¦


A'quot;'


,\a- .7 '...


xN.' /

.. ^,A-


aXW,


quot;V;y-

-.' nbsp;nbsp;nbsp;¦quot; Ia x-V’


'X nbsp;nbsp;nbsp;A.^ *'


7 ^.x


W. A;-.


/.


. gt;

¦' A -. :

y X


¦X-


¦ ':—¦ yX-

-XA.


-X


A -N-¦ r-


IA-


y s- ^-.vr .


-J


ik


'/Xy '

x'l : ' ' .

j nbsp;nbsp;nbsp;,nbsp;nbsp;nbsp;nbsp;¦

Xx-A.-,-'' '¦;-

Ai,-- 1 .-


¦.,v


x:aa


X:.


... --


-Xx'quot; -

j^-J:;rX-.X;v..

ATx'xy-

AtAx ^

P®7 •

X

Wiè


¦V-r',,


x.x^gt;--r • A


;.a; . X


A,-


/s


yx


¦quot;A;?x?fX7A'XXAxA;^ A x/-.lt;.x-.-'-AAxAyAAyixxy:.-,..x.A nbsp;nbsp;nbsp;..x.A-



-ocr page 4- -ocr page 5-

LE CAMERE LUCIDE

MEMORIA

DEL SIGNOR INOEGNERE

GIO. BATTISTA AMICI

PROFESSORE Dl MATEMATICA NELL’UNIVEKSXTA Dl MODENA. MEBIBRO DELL’ ACCADEMIA DEI J.E SCIENZE Dl NAi'OLI,nbsp;DE’ GEORGOFILI Dl FIRENZE,

E Dl DIVERSE ALTKE SOCIETA SCIENTIFICHE D’ITALIA.

BOLOGNA 1819

DALLA STAMFERIA Dl ANNESIO NOEILI Con Approvazlone.

fS


-ocr page 6- -ocr page 7-

S o P R A

LE GAMERE LUCIDE

yj

_l.Ja Camera Lucida, ingegnosa invenzione del Sig. Wollaston gretario della R. Soci^ta delie Scienze di Londra, è una Macchinanbsp;utile tanto ai piü periri nell’ arte del disegtio, quanto a quelli die nonnbsp;ne conoscono i principj, e clie per motivo di studio, o di dir^ertimen-to brainano di prendere i cootorni di un Quadro, o far 1’ abbozzo dinbsp;un paesaggio, o di qualsiasi altro prospetto. Quantunque pero «[uestonbsp;«emplice strumentu sia per piu ragioni superiore a quanti altri furononbsp;finora iminagimti onde tracciare sulia carta una figura simile a quellanbsp;clie presenta all’ occhio dello spettatore un dato oggetto, pure nell’ usonbsp;pratieo dello stesso s’ incoutra un’ inconveniente, il quale benchè ven-ga sremato coll’ esercizio , rende pur non Ostante meno pregevole 1’istru-mento medesimo . Questo difetto consiste nell’alternato apparire, e spa-rire della punta del Lapis nel delineare 1’irnmagine la quale sembra di-piota sulla carta. Per vedere corae cio aecada si osservi la ( Fig. i.)nbsp;ove A B G D rappresenta il prisma quadrangolare di vetro clie costi-tuisce la Camera l.ucida. L’occliio situato in O inediante Ie due ri-fiessioiii prndoite dalle faccie DC, CA scorge un oggetto posto in Q,nbsp;e lo riferisee in P nella direzione de’ raggi riflessi dalla seconda su-perficie, come è indicato nella Fig. stessa. Gollocaudo quindi, comenbsp;si usa, la pnpilla in prossiniita deila costoia A del prisma in niodonbsp;clie dalla medesima venga bipartita, si vede nel tempo stesso 1’oggetto projettato sopra un piaim in P, e la punta del Lapis destinata »nbsp;segnare i contorui. Da cio qui idi si rende manifesto che quant’è mag-giore il segmeuto della pupilla elie mua clirettnmente il Lapis, que-tnbsp;sto si mostra piu eliiaro, mentre 1’imraagine da copiarsi indeboliscenbsp;di luce; ed al contrario questa con piu forza risplendc, e si ofluscanbsp;qu'^llo, se una maggior porzione di pupilla sta sopra il prisma. Unnbsp;piccolo movimento aduiique deii’ occliio toglie la presenza dell’ iinm»-

1

-ocr page 8-

gine o del Lapis, lasciando in una continua incertezza', é stancando Ia vista ariche di clii ha pratica di tale istrumento,

Neir Autiumo del nbsp;nbsp;nbsp;fü acquistata in Parigi per nso del Ga-

binetto fisico di questa Universita uoa Camera Jucida costruita dal Sig. Doumotier. Fa dopo d’aver veduto quella Maccliinetta, e dopo dinbsp;aver avuto ragionaraento intortio ai pregi, e difetti della incdesimanbsp;con Ie LL. AA. RR. i Sapientissimi, ed Egregi Principi Massimiiiano,nbsp;e FercUriando d’ Austria d’ Este, che io tentai di migliorarla.

Pensando frattanto come togliere si potesse il difetto del quale ho fatto cenno, mi si presente 1’ idea di una nuova costruzione, oh’ essendo stata tosto eseguita nel mio Laboratório ha corrisposto perfetta mente alia mia aspettativa, mostrando una sensibiiissima superiorita alianbsp;macchinetta clie comuneraeute «i fabbrica . Essa-consiste semplicementenbsp;in uno specchio di metallo A B C ( Eig. 2,) la di cni superficie puli-ta A B è inclinata l33 gradi alia superficie piana D C di un cristallonbsp;DG FE a faccie parallele. Qui i raggi Rïï di un oggetto che si vuo-le copiare incontrando lo specchio sono dal raedesimo riflessi contro lanbsp;superficie anteriore del cristallo, il quale gP invia nella duiezione POnbsp;perpendicolare alia primitiva E M, cosiccliè 1'occhio situato in O vedenbsp;1’oggetto lontano, e lo riferisce in Q sopra un foglio di carta nel quale puo essere disegnato con somma fucilita, poicliè chiaramente si scor-ge attraverso il cristallo.

E come la pupilla rimane in tutta la sua estensione sopra questo cristallo, non ha iuogo l’incomoda, e svantaggiosa alternativa del nio-strarsi, e nascondersi del La]jis, il rjuale nel nuovo ordigno, anchenbsp;movendosi un poco 1’ occhio, si presenta sempre colla stessa distinzionenbsp;e chiarezza, in modo da potere sf gnare con somma franchezza Ie piunbsp;minute, e delicate parti dell’irnmagine .

T^^ella nuova costruzione come nella usitata si esigp una lente con-cava o ¦convessa per la simultanea visione distinta della mano prossima air occhio, e delF irnmagine dell’ oggetto situato in distanza maggio-re. Se si fa uso deila concava conviene collocarla davanti 1© specchionbsp;metallico, affinchè i raggi che vengono di lontano prendano quella di-vergenza che hanno i vicini provenienti dalla mano . Se si adopra lanbsp;convessa fa duopo di porla al dissotto del cristallo verso la carta ondenbsp;diminuire la divergenza de’raggi che partono da questa. Si nell’uno,nbsp;che neir altro caso è poi necessario per 1’ esattezza del disegno di al-zare o abbassare convenientemente la macchinetta sopra Ja carta. Lanbsp;regola per conoscere la giusta distanza si è di fissare nella carta sot-toposta un punto distinto dell’iramagine, e portarvi sopra la punta delnbsp;Lapis: quindi di niuovere F occhio in diverse direzioni , e vedere senbsp;per questo canibitmento la punta del Lapis si scosta dal Iuogo sopranbsp;cui da prima sembrava coincidere. Non essendovi alterazione di posi-zione, 1’apparato è ben disposto, ed al contrario 1’istrumento sarebba

-ocr page 9-

troppo soïlevato, o troppo Basso, esisfcendó parallasse ossia cambiaado di posizione il Lapis, rispetto al punto laarcato, 23ei divcrsi moviuien-ti deli’ occhio.

Puo sembrare a taluno clie per questa circostanza non sia possibi-Ie copiare che in una certa diinensione un dato oggetto, ma se si ri-flette non essere, per la visione simultanea sufdcientemente distinta, necessaria una perfettissiina uguaglianza di divergenza de’ rispettivdnbsp;raggi; cbe possonsi adoprare Lenti di diversi fuochi, e che inoltre lanbsp;Macchinetta si pub gradatamente appressare, o rimnovere dali’ogget-lo, apparira chiaro essere permesso di formare disegni clie portino va-ï’ie proporzioni colla vera esfcensione degli oggetfci, non solo riducen-doli dal grande al piccolo, ma copiandol-i secondo ia (juaJita de’me-desiini anche della grandezza loro naturale, oppure trasportandoli in-una dimensione maggiore della vera.

Nella prima di (jueste due ultime applicazioni non fa dnopo di al-cuna Lente, anzi sarebbe del tutto nociva, poichè dovendo trovarsi r oggetfco lontano dall’occhio, ({uanto qnesto lo è dalla carta, i ragginbsp;deli’ uno, e dell’altra hanno gia per se stessi una eguaie divergenza.

Nella seconda suddetta^applicazione converrebbe cambiar posto alle Lenti cioè la convessa disporla dirincontro allo specchio, e la cou-cava accomodarla convenevolmente di «otto al cristallo».

11 migliore eftetto deli’ istrumento non solo* dipendè dalla giusta-ilisposizione delle Lenti, ma deriva sopratutto dal ben proporzionato grado di luce della carta, e dell’immagine in essa projettata.

Un oggetto troppo risplendenüe lascia la carta nell’oscurita, e to-glie di vista il Lapis. Al contrario questa soprabbnndantemente illu-miaata iatorbida 1’immagine, ed anche del tutto 1’offusca. E necessaria quindi una cura particolare per regular bene 1’illuminazione. A' tal fine se s’ tratta di delineare oggetti esistenti in una Camera, come sarebboro Qiiadri, Statue, Macchine, o di flir ritratti, il migliornbsp;modo è di esporre (juesti oggetti alia maggiore luce diretta della line-stra, e situarsi ia guisa da tenere rivolte, e vicine Ie spalle alia line-stra medesima. In tal posizione lo spettatore col piegare il proprionbsp;corpo, e coil’ajuto della inano libera, puo lasciar eadere sulla carlanbsp;quelia quantita di luce che basta per iscorgere bene nel tempo stessonbsp;e- r immagine , ed il iiapis. Per Ie cose esterne poi , a cagione d’ esein-pio facciate di Palazzi, Paesaggi ec. veduti da una linestra, se ne re-gola la luce col portare pin viciao, o pin lontano la maccbinetta dallas linestra stessa. Ma siccome per Ie diverse posizioui del Sole accadenbsp;che la prospettiva eccede in isplendore, cosi vi ho agginnlo un Vetronbsp;colorito da porre davanti lo specchio per isceinarne aïl’ opportunita ilnbsp;lustro. Qnesto vetro che è trasportabile anche sotto il Gristallo, giovanbsp;pure in alcune circostanza per toglier luce alia carta. Egli e psro gener aimente preferibile un piccolo eccesso di chiarore neiia carta poi-

-ocr page 10-

'Li

4 ^

chè puo la rnedesiraa dal disegnatore ombreggiarsi dno a (Juel grado clie si desidera col portare successivaineate la mano sinistra in vici-nanza di qnelle parti ove la punta del Lapis è troppo cliiara in con-fronto deir immagine da deliiiearsi. Quest’ artificio si rende necessarionbsp;a motivo della diversa luce trasmessa dalle differenti parti deli’ ogget-to, secondo che si trovano in ombra, o no, o secondo il coiorito clienbsp;banno.

Per chi bramasse di costruire maccliine lucide simili a quelle che so-no state da me latte eseguire pongo sott’occJiio Ja figura (Fig. 4.) che Ie rappresenta della grandezza naturale, e siccome dalla sola ispe-dizione della medesiina se ne rilevano Ie diverse parti, cosi faro men-zione solainente di aicune avvertenze necessario pel migliore eftettonbsp;deir istrumento .

E primieraraente fa duopo osservare che lavorandosi il Cristallo a faccie paralelle, con molta difficolta Ie superflcie riescono tali, e sanbsp;qualche Beiichè inenoma inclinazione portiao fra loro, ne nascono su-hito due ridessioni, cioè queila dclia superixcie anteriore, e f altra della posteriore, Ie quali non combinando assieme, turbano d’ assai Janbsp;distinzione delf oggetto osservato. Per evitare un tale inconveniente nelnbsp;«lodo piü facile, e meno costoso, ho usato vantiggiosamente de’fran-tumi dl cristalli da speech) di Francia, che sono assai limpidi, e ba-lt;nbsp;stantemente piani pel hne a cui debbono servire,

In questi Vetri, attesa la loro grossezza di circa trè linee, si puo togliere del tutto la seconda riflessione col rendere opaca lino ad un cer-to luogo la superficie posteriore del cristallo. Infatti A B (Fig. 3.)nbsp;rappresenti il fascio di luce che parte dall’oggetto lontano, e viene ri-percosso dallo specchio S contro il cristallo in G. Quivi porziune dinbsp;esso si riflette in CH, e parte si rifrange per CD, ove incontrandonbsp;la seconda superlicie , di nuovo si riflette, ed esce per la direzione FG-,nbsp;la quale sarebbe paraleJla a GH neli’ipotesi del parelellismo dellenbsp;faccie del cristallo, e percio Je impressioni de’due fasci luruinosi sul-r organo coinciderebbero per fissare la posizione del punto lontano;nbsp;ma poichè si vuole escludere qui la supposizione deü’ eguale inclina-zione de’ raggi che arrivano all’ occhio trasinessi dalle due superficie,nbsp;egli è nondirneno chiaro che restando il fascio FG in qualche distan-za dall’altro GH per la grossezza del cristallo, si puo togliere delnbsp;tutto il cattivo eftetto del primo appannando la porzione di cristallonbsp;D M che a nulla serve.

Questa operazione si eseguisce con precisione quando la macchi-netta è gia terminata, poichè guardando da qualche distanza il cristallo, si veggono in esso due iminagini dello specchio metallico, una piu luminosa, e piu avanzata, che è quclla apparteuente alia superficie anteriore, e 1’altra meno lucida, e posta piu indietro che provie-ne dalla superficie posteriore; ed è appunlo questa che coaviene levij.-

-ocr page 11-

Tê i loccliè si fa smeriglianclo quella parte di superficie clalla quale viene trasmessa, avanzando il lavoro a poco a poco, e ripetendo f os-servazione affinchè 1’appannamento non si estenda olüre il bisogno.

10 nbsp;nbsp;nbsp;Iio detto che i raggi riflessi dalle super£cie paralelle di un cri-etallo coincidono per fissare la posizione di un punto lontano, cioè pro-ducono la stessa sensazione rapporto alia posizione del punto osserva-to, dimodoccliè 1’occhio riferisce questo punto nello stesso luogo tantonbsp;se lo vede pei raggi riflessi dalla sola superficie anüeriore, (juanto se

10 nbsp;nbsp;nbsp;riguarda mediante i raggi ripercossi dalla snperflcie posteriore . Cionbsp;si deve intendere soltanto nell’ipotesi di una tal lontananza deU’og-getto alFoccliio, per cui i raggi siano sensibilmente paralelli. Infatti

11 nbsp;nbsp;nbsp;cilindro lucido proveniente da un punto lontano dopo diverse infles-sioni ricevute incontrando il cristallo si risolve in due fasci cilindri-ci paralelli i quali non possono formare, come è evidente sulla retina che una sola immagine del punto che li trasmette . Ma se 1’ ogget-to osservato ha tal vicinanza da mandar raggi divergent!, la cosa ènbsp;diversa poichè i due cilindri luminosi si trasformano in due coni chenbsp;hanno gli assi paralelli; onde se 1’ occhio è disposto in maniera da veder distintamente 1’oggetto vicino, ciascuno di quest! coni, o parted!nbsp;essi formera una particolare immagine del punto radiante, Ie qualinbsp;immagini non si sopraporranno, non potendosi riunire i raggi divergent! ove s’incontrano i paralelli. Ui qui apparisce dunque la neces-sita di escludere come ho indicato la riflessione della seconda superfl-cie del cristallo, quand’anche Ie di lui facce fossero perfeütaraente tranbsp;loro paralelle .

11 nbsp;nbsp;nbsp;cristallo deve avere tutta la lunghezza FD come nella (Fig. 2.)nbsp;per due ragioni ; primo perchè lo specchio metallico essendo rica-vato da un prisma isoscele rettangolo, il piano C B si addatta perfetta-mente all’altro CD, dal che ne risulta Fangolo ABD di i3ó®; ed i duenbsp;pezzi cosi uniti si possono congegnare bene nella incassatnra di otto-ne; secondo perchè se il cristallo fosse troncato nel luogo ove incontranbsp;lo specchio, i raggi che mostxano il Lapis non arriverrebbero all’ occhio quando ([uesto guarda molto obliquamente nel cristallo per iscor»nbsp;gere gli oggetti pin alti.

Applicando la pupilla alF istrumento apjmnto quando si osservano gli oggetti che nel campo di vista occupano i posti pin elevati, si vede nello stesso tempo 1’ immagine dei niedesimi rovesciata per la solanbsp;riflessione dello specchio. Questa immagine invertita internandosi nellanbsp;diritta la rende sparuta, cosicchè è impossihile il delinearla. Per sepa-rare adunque queste due impressioni è utile una lajninetta A B di ottonenbsp;annerito come è raarcata nella (Fig.nbsp;nbsp;nbsp;nbsp;l''*' qufile ,si estende so-

pra il raetallo , oude impedire 1’arnvo in esso de’raggi superior! che di-rettamente rifletterebhonsi contro 1’ occhio ; per altro questa laminetta non deve avanzarsi di troppo mentre toglierebbe poi parte del campo

-ocr page 12-

6

ili visione. Egli è facile eolla esperienza di determinare Ia precisa lun-ghezza della raeclesima facendola 2^ri™a maggiore del dovere j ed ao-t'orciaadola io seguito colla lima.

In questa lastra è praticato un foro al lt;juale si pone 1’ occliio. La forma sua è quadrilanga. II lato miaore supera la largliezza della papilla 5 ed il maggiore è tulto quello che si ricliiede per vedere la pianbsp;grande estensione degli oggetti dal basso^air alto, cioè comiacia ovenbsp;la lastra tocca il piano saperiure del cristallo, e termina avanzando nelnbsp;luogo da cai non si pud pia scorgere, a causa della sua obliquila, 1’im-inagine dello specchio nel oristallo.

Non voglio ora tacere che il celebre Sig. Wollaston concepi l’idea di conibinare un crislallo con uno specchio stagnate inclinando 1’ uuonbsp;all'altro 3 35“, e che anzi questo fü il pjrincipio che lo condusse poinbsp;alia scoperta del prisma cui diede la preferenza.

Cio si puo vedere nelia di Lui Memoria inserita nella Biblioteque Britannique, Memoria che mi era ignota all’epoca de’miei tentativi;nbsp;Ma una tale idea fu abbandonata lino dal suo primo nascere, e forsenbsp;gli Artisti non hanno seguito quella costruzione per 1’ apparenle difli-eolta di escludere tutte ie sepiarate imroagini che turLano ia dislinzio-n© degli oggetti, poichè adoperaudo lo specchio stagnato si hanno duenbsp;imrnagini dello stesso originale, Ie quali si convcrtono in quattro pernbsp;Ie seconde riflessioni dolle superficie deil’ unito cristailo, J j mi lusingonbsp;quindi d’aver fatta eosa utile coii'eseguire, e descrivére la iniglioratanbsp;Camera Lucida ,

Sono tl’ awiso che se 1’ ingegnosa prima idea del Slg. Wollaston fosse stata messa in pratica con quelle avvertenze che ho esposte, Lg'linbsp;stesso non avrebbe esitato a presentarla corae la pin ))ropria. La riües-sione interna del suo prisma quadrangolare tramanda in vero mnggiornbsp;quantita di luee di quella che vien ritlessa esternamente dalla sup'-rli-cie di un cristailo , ma la pupiüa dal prisma non riceve che uo biscionbsp;di raggi corrispondente al piccolo di lei segmento che vi sta sepm,nbsp;mentre nel cristailo la pu2')iila stessa- agisce con tutta ia propria esten-sione; onde questa circostanza unita alia riüessione molto ohliqua chenbsp;si eücttua nel medesimo cristailo, fa si che g'i oggeiti non inanchinonbsp;di sufficiënte splendore quando si osservano colla ha ad ora non usita-ta macGliinetta: anzi 1’esperienza mostra che il pin delle volte nol co-piare Paesaggi quest! eccedono in chiarezza por cui occorre di sceraar-ne la luce coll’ interposizione del vetro colorato .

lo aveva gia fatta la descrizione di questa prima Camera Lucida-, quando altre indagini sopra tal genere di lavoro mi hanno n)ostratonbsp;che diverse comhinazioni di cristalli, di prismi, e di speochj t-ffrononbsp;nlteriori vantaggi si per la maggiore estensione tlid cam])o di vista ch©nbsp;acquistano Ie nuove Camere Imcide, come per Ie piu facili, ed utilinbsp;applicazioni che delle medcsime se ne possouo faro. Sexubrandomi quin-

-ocr page 13-

di che non sia per riuscire discaro il conoscerle xlaro fj[ui (jualchc ceii-Tio di quelle specie che ho eseguifco.

Ed in primo luogo facoio riflettere che in vece di congiungere il cristallo con lo specchio inetallico ad angolo dinbsp;nbsp;nbsp;nbsp;come preceden-

temente, è disposizione migliore -quella di unirli ad angolo di soli qua-rantacinqne .gralt;li, e rivolgere il cristallo dalia parte dell’ oggetto per cili i rnggi emergent! prima di arrivare allo specchio debbano attra-versare la grossezza del cristallo medesimo, nel quad passaggio perdononbsp;pocliissimo della loro attivita. In tal guisa il campo di vista dall’altonbsp;ai basso si amplifica assai piü ed è iacile vederne il percbè senza ul-teriore esame.

La (Fig. 5. ) rappresenta la sszione di questa seconda specie di Ca mera -Lucida. In essa si vede che il raggio R M il qual parte dall’og-g°tto R da capiarsi dopo di avere atfcraversato il cristallo A BDC in-oontra in M la. superficie liscia del metallo F G-E D la cjuale fa connbsp;Bn 1’angolo costante BF G di 4'5-'’ Piegandosi quindi esso raggio innbsp;N giunge al piano BED da cni viene riflesso per N O in una dire-syone perpendicolare alia R.M: 1’occhio adunque stando in O vede ilnbsp;punto B, projettato in X, e per mezzo il cristallo scorge ancora lanbsp;¦mano sottoposta che deve agire .

N'dla Eig. 5. si è fatta la lunghezza BD del cristallo molto mag--giore dell’altezza FG del piano metallico. Una tale lunghezza pre-senta la sua. utilita mentre permette che 1’ occhio osservi molto obli-quamente nel cristallo medesimo, nel qual caso riceve una rnaggiore quantita di raggi.

JJ riflettere che fa il cristallo piü o meno luce secondo Ie inclina-zioni diverse de’ raggi che lo perouotono è una circostanza anzichè no-c-iva piuttosto favorevole, procurandosi cosi senza 1’ajuto di vetro co-lorato, ma solo col semplice ruotare della maccJiinetta, quelio splen-dore che si desidera nell’oggetto. E giacchè la Ince gradatamente di-minuisce nelle parti piü elevate che si osservano, giova questo per di-segnare piü facilraente un paesaggio, od una fahbrica nella somrnita delle quali cose il Lapis si perderebbe di vista pel troppo splendorenbsp;del cielo col quale conflnano.

sion i .

varsi coll’ appannarlo venendosi in tal modo ad impedire 1’ entrata ai raggi che devono giungere all’occhio, ma si puó per altro escluderenbsp;dalia pupiila col fare di una conveniente grossezza ii cristallo.

Per rendere i piani del cristallo perfettamente paralelli, nel qual caso, come bo gia dettó, gli oggetti lontani non si raddoppiano, honbsp;flrtto un prisma triangolare di vetro, il quale es.sendo poscia stato se-gato in due parti, Ie ho riuriite in paralejlepipedo facendo corabacia-re Ie faccie corrispondenti. E girando pianpiano i due prisini 1’ uuo

Anclie nella costruzione presente il cristallo produce Ie due rifles-e Ja seconda cioè quella proveniente dal piano A G non puö le

-ocr page 14-

8

sopra r altro ïio trovato facilmente guella posizione in cui Ie superfi-cie opposte non portano alcuna inclinazione fra ioro.

E qui giova osservare che il piano pnsteriore di questo parallele-pipedo non riflette Ie immagini, o lo fa debolinente ed in una xnanie-xa che non offende la distinzione dell’oggetto vicino, il clxe deriva dalla forma prismatica data ai due pezzi che costituiscono il paralle-,nbsp;lepipedo .

II cristallo di cui si è qui parlato puo essere snpplito da uno spec-, chietto piano, il clie forma una terza specie di Camera Lucida a duenbsp;speech] metallici inclinati I\0. gradi tra loro. Questo secondo specchionbsp;di forma ellittica deve costruirsi un poco minore della pupiila, soste-nendolo con un sottile filo d'acciajo che lo isoli. Mediante cio i tagginbsp;deir oggetto da delinearsi, liberamente arrivano ai maggiore specchio,nbsp;che li riflette contro il piccolo sopra il quale sta 1’ occhio a eni ènbsp;permesso di vedere anche la carta. A questa costruzione si potrebbenbsp;ximproverare il difetto stesso attribuito alia prismatica . Cib è vero,nbsp;ma egli è ah£uanto diminuito perchè il Lapis si vede per mezzo di unnbsp;anello esterno della pupiila , ecl un movimento deli’occliio, per (jua-lunque senso , cho nou sup''-ri la larghezza di (j uest’anello, lascia libera la medesima estensione di pupiila per osservare la inano.

llalla combinazione di un prisma di vetro con uno specchio di me-tallo ottengo poi una quanta Camera Lucida. Ecco sopra quali priuci-p] ella è costruita, ABC (Pig. 6.) rappresenta un prisma di vetro isoscele reltangolo in B. La faccia BCè para Hela allo sp-ccluo pianonbsp;metallico MN che sta un poco discosto dalla medesima. Questo specchionbsp;nella direzione longitudinale MN ha una fessnra nel mezzo, la ijuaie ènbsp;larga meno del diametro ordiuario delta pupiila. I raggi adumjue del-r oggetto lontano Q eiitrando per la faccia A B sono riüettuti dal pianonbsp;AC, oude sortendo per la faccia BC varmo ad incoutrare iasuperlicienbsp;levigata dello specchio, il quale li rialza in P. Quindi 1’occhio situa-to in P vede 1’ oggetto lontano projettato sulla carta X nel mentre chenbsp;per la fessura dello sjreccljio pub vedere la mano che deve disegnare .nbsp;Or qui si riraarca che il difletto risenutrato nella C; mera Lucida di Wollaston vi ne alquanto scemato; poichè se R S (Fig. 7.) rappresenta la pupiila sopra la fessura XY dello specchio, egli ë chiaro chenbsp;r’occhio pub solirire un piccolo movimento laterale a dritt i, e a sinistra senza che si cambj sensibilmente la chiarezza deli’oggei 10, o dellanbsp;carta; il movimento poi nel senso XY non altera in alcuna mani-ranbsp;lo splendore dell’uno, e deii’altra. Ma quand’anche il diiieHo lossenbsp;di poco diminuito pure ella sarebJie preferihiie per la grandezza delnbsp;campo che ci somministra , come per 1’ applicazione la pui vantaggiosanbsp;che se ne pub fare al Microscopio, ed al Ttdescopio usandula princi-palinente come Micrometro, della qual cosa mi propougo di panarenbsp;in altra occasione.

-ocr page 15-

lo ho adriottato nn prisma triangolare di vetro, piuttosto che uno specchio di metallo, ed lio fatto cio per rendere il campo di visioaenbsp;piii esteso. La ragione è facile a concepirsi se si considera che uiionbsp;specchio di metallo piano dovrebbe stare in luogo della base AG delnbsp;prisma per produrre il medesimo eftetto.

Ora questo specchio cesserebbe di riflettere quando il suo piano fosse parallelo al raggio incidente. Al contrarie la base del prisma peenbsp;la rifrazione del piano AB seguita a riflettere non solo quando si tro-va parallela al raggio che parte dairoggetto, ma anche dopo d’ essersinbsp;inclinata a quello in sense opposto della primitiva inclinazione.

Poichè un prisma triangolare di vetro isoscele pub fare Ie veci di uno specchio piano metallico, anzi è a quest’ ultimo preferibile per lanbsp;maggior copia di luce che riflette, e per la sua inalterabilita, lio pen-sato di combinarlo con un cristallo a faccie parallele da cui ne risul-ta una quinta macchinetta anche piü pregievole della prima che ho de-scritto 5 ove uno specchio piano di metallo si univa ad un cristallo pure a faccie parallele.

La Fig 8. rappresenta il profilo della medesima. ABC indica' il prisma di vetro isoscele ove la base A B è inclinata 45.° alia super-ficie del cristallo MN. Quivi il raggio incidente P entra pel piano AG,nbsp;e poscia riflettuto da A B esce per 1’ altro piano G B per essere traspor-tato all’ occhio in O dopo 1’ incontro della superficie M N. Egli è be-,nbsp;ne che nella combinazione presente il prisma non sia rettangolo in G-,nbsp;poichè F occhio avanzandosi in R vede una seconda irnmagine dirittanbsp;dello stesso oggetto prodotta dalla riflessione interna de’ piani del prisma. Ma col fare l’angolo G un poco minore del retto si esclude questo inconveniente. Coprendo poi con una lamina di ottone la parte su-periore GN, e lasciandovi la sola fessura per la quale F occhio guardanbsp;s’ intercettano cosi i raggi estranei che incontrando direttamente la superficie anteriore del cristallo si rifletterebbero verso F occhio.

Nel mio ultimo viaggio portava raeco un istroraento di quest’ ultima specie3 ed ebbi occasione a Firenze, a Roma, ed a Napoli di confrontarlo con altre Camere Lucide costruite in Inghilterra, ed innbsp;Francia sul principio di Wollaston. Il risultato si è che le tante per-sone, fossero elleno abilissime nel disegno oppure imperite in quest’arterie quali istituirono il paragone sempre colla mia macchina, potero-no eseguire con somma facilita, ed esattezza un disegno che none mainbsp;riescito loro cosi adoperando le prismatiche quadrangolari.

All’ occasione che M. Laford all’ Atcademia delle Scienze in Pa-rigi esegui il disegno di una Statua col suo nuovo Pantografo ch’ egli preferiva alia Camera Lucida di Wollaston, M. Arago rimarcö chenbsp;quest ultimo apparecchio ha una qualita preziosa nella piccolezza delnbsp;suo volume ma è poco impiegato perchè non se ne sa far uso, ed esigenbsp;un certo studio .

i

-ocr page 16-

ÏO

10 nbsp;nbsp;nbsp;sono deir opitiione stessa di M. Ara,go; ma bisngn* pnr conve-nire alie qae^ta s^ur!io o pratica non si pub etigore dalla inoggior parte clelle persone clie abbisognano di servirsi della Camera Lucida . Eglinbsp;è percio clie avendo tulto nelle nuov.e costruzioni mio de’ piu grandinbsp;ostacoli al facile uso dell’istrumento, mi lusingo che piü universalmen-te verra addottalo; anzi è per me motivo di compiacenza il vedcre chenbsp;iti diverse Citia d’ Italia si fabbricano ora delie Gainere Lucide dei-r ultima forma die ho indicata, e specialmente se ne costruiscono coanbsp;siagolar perfezione in Napoli sotto la rlirezione del Prof, do Gonciiiis.

A mio credere la Camera Lucida supera q^ualuni]ue Pantografo , non solo pel poco posto die occupa, ma l.* percbè col Pantografo ilnbsp;Lapis non segna con quella precisione, e con quella delicatezza chenbsp;la sola mano dell’abile operatore pub efFettuare; 3.® percbè il Pantografo non da che i contorni dell’oggetto senza mostrarne le tinte^manbsp;colla Camera Lucida 1’ osseryatore vede tutto il colorito, e le ombrenbsp;cosi che pub giungere a fare una copia dipinta die sia in tutto similenbsp;all’ originale . Non dico che si possa dipingere la copia tenendo sem-pre 1’ occbio sopra la Camera Lucida, ma ai preparati contorni si pos-sono dare quelle tinte die 1’ artista crede convenienti, e poscia il pa-re.gone prossimo di questo lavoro coll’ irnmagine vera dell’ oggetto pro-dotta dalla machina fara subito rimarcare se vi è la benchè minimanbsp;discordanza di tinte, o di ombre, o di somiglianze qualunque.

Questo pregio della Camera Lucida è proffittevole al paesista , al xitrattista, al disegnatore di oggetti di Storia Naturale, ed in sommanbsp;a tutti quelli che ancbe Maestri nell’ arte si propongono d’ imitate lanbsp;stessa natura .

Le Camere Lucide possono essere andie di un grande sussidio ai Litografi per disegnar prontamente sulla pietra stessa la copia di unnbsp;qualunque originale che intendono di stampare con soilecitudine, e connbsp;poca spesa.

11 nbsp;nbsp;nbsp;vantaggio sara anche pin grande, se, in vece di queste Camerenbsp;Lucide a due riflessioni che raddrizzano gii oggetti, si servano piutto-sto di una riflessione sola prodotta dalla superficie di un grosso cristal-lo a faccie parallele, o da un piccolo specchio metallico di un diametro poco merio della pupilla, oppure da uno specchio con fessuranbsp;Hel mezzo. Con questo artificio i disegni sulla pietra prenderanno quella disposizione inversa che si desidera alBnchè la stampa riesca in tuttonbsp;simile, e similmente posta come 1’ originale .

Ma qui per facilitare la pratica del disegno conviene distinguere due casi secondo che gli originali da copiarsi sono rli natura tale danbsp;potere capovolgere o no. Se sono della prima specie la pietra in cuinbsp;si devono disegnare, e stampare pub stare orizzontale od ohliqua; manbsp;se sono della seconda specie convien disporla verticalmente. In fatti sinbsp;supponga un quadro capovolto appeso ad una parete di una Camera e

-ocr page 17-

11

In pietra parallola nlV orizzonte; se gi inclina Jo sppccJiio o il crislal-lo a 45- gr-'t'li tanto sul piano orizzoritale clw sopra il vei ticaie, 1’im-irngine del (jnadro si projettera nelia pietra in posizione dirifct;a per rapporto ai Lasso, e all” alto, ma in posizione rovesciata e qual si ri-eliiede dalL incisore per riguardo aile parti laterali; che se il quadronbsp;non pofcesse eapovolgersi la disposizione precedente non sarebbe favo-revole . In aliora situando la pietra verticalniente ed in modo da farenbsp;angolo retto col piano del quadro, il quale gia si snppone verticale,nbsp;si avrebbe F lotento stesso pui chè lo specchio portasse la inedesima in-clinazione sopra i due nominati piani del quadro, e della tavola; rnen-' tre in tali posizioni la riflessione dello specchio non altererebbe 1’ imma-gine nella direzione delf altezza, ma lo invertirebbe solo nel sensonbsp;della di Jui larghezza .

Non è assoluta merite necessario die la pietra stia orizzontale o fac-cia angolo retto col piano in cui si trova 1’ oggetto da copiarsi , ma ella vi puo fare anclie un angolo acuto; anzi usando della riflessionenbsp;di un cnstallo giova assai pin quest’ ultima maniera poicliè in tal cas'Onbsp;superficie del cristallo medesimo trovandosi molto obliqua all’ og-getto trasmette una maggior quaiitita di luce. Gonviene pero avvertirenbsp;per non fare figure deformi che 1’ obbliquita del cristallo dev’ esserenbsp;regoiata in modo che il raggio perpendicolare al piano del quadro, ilnbsp;quale arriva al detto cristallo, venga projettato perpendicolarmente alnbsp;piano della pietra.

-ocr page 18- -ocr page 19-

R O




\ \


A


u


-ocr page 20- -ocr page 21- -ocr page 22- -ocr page 23- -ocr page 24-