NOTIZIE ISTOFJCHE
DELLE CHIESE FIORENTINE
Divife ne' fuoi Quartieri OPERA
DI GIUSEPPE RICHA
DELLA COMPAGNIA DI GESÙ
Accademico Fiorentino , e Socio Colombario
PARTE PRIMA
DEL QUARTIERE DI SARTA CROCE Tomo Primo.
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IN FIRENZE MDCCLIV.
Nella Stamperia di Pietro Gaetano Viviani.
COS. LICENZA DE' Stt.PI 8 IO* J.
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^raoc. Jule^rlrujc.
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PREFAZIONE
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felici progreffi, e molte altre pregevoli memorie,
che potrebbero di leggieri perire. Già tra i Fioren- tini fi fono trovati uomini di molte cognizioni, e di eloquenza forniti, i quali non isdegnarono d'impiegare la loro penna ponendo in ifcrittura le bellezze, i titoli, e i privilegj delle noftre Chie- fe, come Fra Domenico da Corella, TAlbertini, ^ il
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il Bruno, i due Borghini, il Cecchi, il Poccian-
ti, il Bocchi, il Cinelli, e per tale guifa molt5 al- tri. Uno però da commendarli con eterne lodi è fenza fallo Ferdinando Leopoldo del Migliore, il quale, fé morte per anco non toglieva al mon- do, dato ci avrebbe non un fol libro, ma quattro per compimento della fua Firenze Illuftrata . Né io fpero in altro Scrittore di trovare metodo più bello, notizie più copiofe, e lumi più antichi, an- corché dagli ftudiofi della Fiorentina Storia al- quanti sbagli di lui notati fi abbiano, disgrazia che addiviene a chi nella ofeurità de'fecoli lontani il cammino intraprende. Ma fé non ha Egli di tut- te le Chiefe favellato, ha certamente col fuo lau- dabile efempio incorraggiato altri a fare il fomi- gliante. Ed io appunto ad imitazione di così illu- ftre Autore, per quanto le forze mie fono bafte- voli, imprendo a fcrivere quefte Iftoriche Notizie, ma come l'effetto ne fegua, lafcerò ad altri il giu- dicare. E qui per dichiarar più largamente Y idea
di queft' Opera, che dividefi in dieci Tomi, dirò che io penfo in effa d'illuftrare delle Chiefe Fio- rentine i due pregj più notabili, i quali fono T Adorabile , e X Ammirabile intendendo per la prima di quefte due eccellenze non folamente la fantità dei noftri Templi, ma fabbondevolezza altresì delle Sacre Reliquie, che in effe (i adorano* e per Vwro dire fembrami affai convenevol cofa , il ra- gionare di que'Celefti Eroi una volta noftri Cit^ tadini, e Protettori fempre mai amorevoli. Quin- |
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di principiar mi piace dal moltiplice numero de*
Corpi Santi , che nelle Chiefe ripofano, de quali non pochi fono talmente interi ed incorrotti, che deftano in altrui la devozione j deferi vendofi qui pure lo ftupendo novero dell' altre Reliquie, còme Tefte, Braccia, Stinchi, Piedi, Cortole , ed altre Offa collocate in molti Reliquiarj, dei quali fac- ciamo rifaltarè ciò, che vi è di più eccellente o fi voglia nella rarità, o nella ricchezza, o nel di- fegno, col dare la meritevole commendazione a- gli Artefici, che al pubblico gli hanno efpofti > ed inoltre a piena iftruzione delle tante adorabili co- fe fi accennano le (blenni loro traslazioni , e le grazie più miracoìofe, che da i devoti fi fonò co- piofamente ricevute, acciocché veggafi quale reve- renza, e devozione alle Chiefe Fiorentine fi debba. Di grande ftupore poi fono a vederli dèlie medefime Chiefe Y architettura, degli Altari le ric- chezze, e la bellezza delle dipinture in Tavole da i maeftri eccellenti lavorate, e colorite, ficcome le fta- tue, i baffi rilievi o di bronzo, o di marmo, o di creta fattura di valentuomini, alle quali figure la favella per dimoftrarle vive folo manca, cofe, che per eflèr tante, e tali , recano altrui maraviglia, e sforzano chi le confiderà, a confefTare, che di merito a quelle e della Grecia, e di Roma pun- to non cedono. E quello è l'Ammirabile. Ai detti però due titoli ragguardeyoliflìmi mia obbligazio* ne ho creduto, che iia di premettere la contezza del- le fondazioni, degli accrefeimenti, e delle varie vi- cende di ciafcxma Chiefa, requifito primario di u- >J< 2 na
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IV
na efatta ftoria ,' Non mi lufingo di aver tutto
compito, fono però teftimonio a me fteflb di non avere per diffalta di ftudio lafciato notizia , che io itimafTì utile , onde foddisfare meglio, che io fapeva , a chi legge. Né dovendofi trafcurare que* materiali , ed efterni abbigliamenti , che 1' occhio appagano, mi è piaciuto adornare quefti miei li- bri di alquant* intagli in rame fcarfi di numero, ma baftevoli a dare un faggio degli edifìzj , de* fimulacri, delle ftatue, e dei marmi, i quali nelle Chiefe Fiorentine abbondando celebrano Firenze non men bella 9 che facra. Le notizie, che da me fi riferifcono, appog-
giate fono all' autorità degli Scrittori antichi , e moderni, e non di rado fopra la fede di mano- fcritti, che io mi fono avvenuto a trovare. Ma per- chè tra quefti documenti a penna, non pochi ve- ne fono meno efattamente copiati , e di errori certamente non ifcevri, e tra i primi trovanfì Au- tori niente efperti delle regole di una perfetta cri- tica , io non intendo di dare per infallibili le cofe da effi riferite , e da me accennate. Non ho però giudicato di tacerle, a riguardo di non tralafcia- re cofa rimarcabile, che fia fiata detta intorno al- le Chiefe Fiorentine, rimettendomi in tali citazio- ni al giudizio del faggio leggitore. E quefto fia detto in riguardo dell' idea prò-*
poftami in quefF Opera, nella quale due licenze io mi prendo, dirò così, perchè coftretto dalle circo- ftanze de'noti miei impieghi in Firenze, i quali non fono punto favorevoli a chi vuole fcrivere una Sto- |
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ria. La prima adunque e > che mi difpenfò dal
conformarmi ali* ordine dell' antica divifione de* Quartieri, non intendendo con ciò di recare pregiu- dizio alcuno a'diritti, che poffa avere un Quartiere fopra degli altri. Ed in fecondo luogo ho ordinate le mie Lezioni nella ftampa fenza offervare traile Chiefe quella diftinzione di precedenza dovuta o al- le Collegiate, o a'Capi di Quartiere, amendue difordini alquanto ftrani , ma per varj accidenti divenuti necefìarj, a chi fcrive in mezzo di un ma- re vafto, e di perle ricchi/Timo . Or paffando a due miei precifi doveri: primie-*
ramente in venerazione de'fupremi ordini de'Som-* mi Pontefici, io mi protesto, che circa i titoli di Beato , o di Venerabile dati da me a parecchi Servi, e Serve di Dio, ed alle loro Reliquie non per ancora riconofeiute tali dalla Chiefa Romana 3 come pure a1 racconti di avvenimenti miracoloni, non fi debba dare altra fede, che puramente u- mana, non già certa, ed infallibile, quale dovu^ ta è folamente a ciò, che dal Vaticano ci vien proporlo. Ed in fecondo luogo con tutto il ri- fpetto agli Eruditi di quefto fecolo fioritifiìmo, io mi protelto, che fé in leggendo Effi quefte mie Lezioni troveranno degli sbagli ( e pur troppo ne ravviferanno di molti ) quando con libertà vor- ranno darmene Effi un avvertimento , io me lo riputerò ad onore , promettendo , che non folo grado ne faprò a i miei Ammonitori, prontamen- te ne' Tomi feguenti pubblicando le gradite corre- zioni ., ma che eziandio ne renderò loro con fmee*, ra
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dimoftrazione i miei umili ringraziamenti 5 avve- gnaché tanto richiedali dalF amore della verità, og- getto principali/lìmo di mie fatiche. E rallegrandomi per fine co' Fiorentini, che
nati fieno in mezzo air abbondevolezza di Chiefe così magnifiche, e fioriti/fime di Sacre Reliquie, dirò di efli con Sant' Eucherio nelF Omilia di S. filandàia; Ecce nos popuhs SanBomm pojjìdemw, gau- deat Hbrenna Nutrix Qdefttum Militum, Sanclarum Tarens facunda Vmutum^ j£ tantorum dive* pignorimi merrìts » |
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NOTA DELLE CHIESE
DESCRITTE IN QUESTA PRIMA PARTE.
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Ezione i. La Madonna di Or San Michele Collegia-
ta di Preti. Pag. I. Lezione ii. Della mdtfm, .. . , i$.
Lezione ih. Della medefima. (- 24*
Lezione iv. Santa Ooc*? *fe! ÌW/7 Minori Con*
<ventuali> 35*
Lezione v. D«?//d medefima, 54*
Lezione vi. 2)*///* «2^dejìma « '•■■■* 73,
Lezione vii. De//*z medefima,, $6.
Lezione viii. Della medefima, X13.
Lezione ix. San Pier Maggiore di Monache
Benedettine. .1 124»
Lezione x, D*/ me de fimo . * "'*37»
Lezione xi. Del medtfimo - 15 2»
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Lezione xii. Del Tonte alle- Grazie* 1
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Lezione xiii. San Giufe^e de' Padri Minimi., 177.
Lezione xiv. Badia Fiorentina de1 Monaci Be»
ne de t tini. l8p«
Lezione xv. San Martino de*Buonuomini. 307.
Lezione XVI. Del me de fimo . 2Ig,
Lezione xvii. Del medefimo. n6.
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Vili
Lezione xviii. San Trmlo- de' Monaci Bene*
Mettivi» * *'. -Pag» 22?.'
Lezione xix. San Swope de' Monaci Bene»
dettivi , 244.
Lezione xx. San Remigio. 254.
Lezione xxi. San Iacopo tra9 loffi degli Agofti-
niani della Congregazione di Lombardia , 261.
Lezione xxii. San Salvadore a Tinti Novizia-
to de* ladri Gesuiti. 275. Lezione xxiii. La Nunziata di Orbate Ilo . "292.
Lezione xxiv. Santa Maria Maddalena de* Faz+
%i di Monache Carmelitane. goo.
Lezione xxv. Della medejìma * 214.
Lezione xxvi. Santa Teresa di Monache Cor*
meli tane Jrcalze * %%%•
Lezione xxvii. Della medefima . 344.
Lezione xxviii. San Salvi fuori della For~
ta alla Croce di Monache Valombrofane. 356.
Lezione xxrx. Del me de fimo » 367.
Lezione xxx. Del tnedefimo, 391.
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CI* Indici particolari delle Reliquie, degli Artefici , e delle Ifcri-
zioni coli' Indice nnjverfale fi daranno nella feconda parte 1 ' «lei Quartiere di Santa Croce» |
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NOTIZIE ISTORIGHE
DELLE CHIESE FIORENTINE.
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LEZIONE PRIMA
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DELLA MADONNA DI OR S. MICHELE.
I. ffisS^^^SSSSlOlte , e molte fono in Firenze le
miracolofe Immagini di Maria,
tra le quali la più gloriofa andò maifempre quella di Or S, Mi- chele o fi voglia per la moltipli- cirà de* {ecoli, o per la quantità de' miracoli , o per la qualità degli onori ; i quali tre privilegi mi piace di far vedere in quefta Lezione, Ma prima dir fi vuo- le del fuo fovrano Tabernacolo nella vaghezza del dife* gno, e nella ricchezza de*marmi forpaffante ogni umana eftima2Ìone : movendomi a ciò fare la mancanza di mol- te pregevoli notizie trajafciate da Francefco Bocchi, da Giovanni Cinelli, e da Filippo Baldinucci, i quali fcrif- fero di quefV Oratorio ; e più affai ne poteva fcrivere Giorgio Vafari nella vita di Andrea Orcagna ; tutta- Tom. I. Tart. h A volta |
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^aéterruzcolo chlia minacciosa Immagine de O nramsrUe/i&le
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volta principierò dal riportare quello , che fommaria-
mente egli feri (Té come appretto" ,, Poco poi avendo gli a Uomini della Compagnia di Or S. Michele meflì in» „ fieme moki denari di limofine, e beni itati donati a 5, quella Madonna per la mortalità del 1348. risolverono s, volerle fare intorno una Cappella, ovvero Tabernaco- j> lo non folo di marmi in tutti i modi intagliati , e di ,, altre pietre di pregio ornatiflìmo, e ricco > ma di mo- 3) faico ancora 5 e di ornamenti di bronzo, quanto più ,5 defiderare ù potere , in tanto che per opera , e per ma- 3j teria avanzarle ogni altro lavoro infìno a quel dì per », tanta grandezza itato fabbricato ; perciò dato carico di 5j tutto airOrcagna , come al più eccellente di quell'età, 35 egli fece tanti dilegni, che finalmente uno ne piacque »? a chi governava , come migliore di tutti gli altri ; on- j> de allogato il lavoro a lui , fi rimifero in tutto al giu- ,, dizio , e coniglio fuo , perchè egli dato a divertì mae- ,j fìrt d'intaglio avuti di più paefi, a fare tutte le altre j, cofe, attefe con il fuo fratello a condurre tutte le Fi-» 3j gure dell'opera , e finito il tutto le fece murare, e 3, commettere infieme molto confideratamente fenza cal- 3j cina con ifpranghe di rame impiombate,- acciocché i » marmi luftrati, e puliti non fi macchiafTero , la qual 3j cofa gli riufcì tanto bene con utile, ed onore di quel- 5) li, che fono itati dopo di lui, che a chi confiderà 33 quell'opera.» pare mediante tale unione, e commetti- si ture trovate dall'Orcagna, che tutta la Cappella ila „ cavata di un pezzo di marmo folo, E ancorché ella „ fia di maniera Tedefca, in quel genere ha tanta gra- 3, zia, e proporzione, eh* ella tiene il primo luogo fra „ le cofe di que'tempi, eifendo mafììmamente ilfuocom- „ ponimento di Figure grandi , e piccole, e di Angeli, 3, e di Profeti di mezzo rilievo intorno alla Madonna be- 3, niffimo condotti. E* maravigliofo ancora il getto de' ,, ricignimenti di bronzo diligentemente puliti, che gi« ,3 rando intorno a tutta l'opera la racebiuggono , e „ ferrano infieme di maniera , che efifa ne rimane non me- „ no gagliarda 3 e forte, che in tutte le altre parti bellif- 33 fima;
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„ {ima. Ma quanto egli (1 affaticalTe per moftrare in quel-
„ la età grofìa la fottigliezza del fuo ingegno, fi vede „ in una Storia grande di mezzo rilievo nella parte di 55 dietro di detto Tabernacolo, dove in figure di un „ braccio, e mezzo 1' una fece i dodici Aportoli, che in „ alto guardano la Madonna, mentre in una mandorla.- ,, circondata di Angioli faglie al Cielo, in uno de' qua- „ li Apoftoli ritraiTe fé fletto vecchio , corri* era , con la „ barba rafaj col cappuccio avvolto al capo, e col vifo 5, piatto, e tondo. Oltre a ciò feri (le a baffo nel marma „ quelle parole : Andreas Cionis Piftor Florcntinus Ora* ,, torti Archimagifier exftìtit hujur 1359.,, Sin qui il Va-* fari nulla dicendo della varietà de* preziofi marmi, e ra- riffime pietre , nulla delle tante belle figure , e itatue, e nulla deJ mifterj effigiati ne'baffi rilievi,* anzi egli accen* riandò quello della SS. Vergine Alfunta prende uno sba- glio , ove dice , che gli Aportoli guardano la Madonna falita in Cielo ; conciofiacofachè non uno, ma due fono i baffi rilievi qui divill in due quadri, nel primo de' quali in alto evvi la Vergine AfTunta circondata dagli Angio- li con appiè della Tavola alcuni alberi lavorati con rara finezza, e nel fecondo fpartimento da bailo , che nulla ha che fare coir altro divifato, vedefi la Madonna mor- ta attorniata dagli Apofioli, tra* quali, egli è vero , che T Orcagnà ritraffe fé lteffo, ma non già vecchio, come il fuddetto Scrittore diffe , avvegnaché il bravo Artefice moriffe nel 1389. di anni 6o, e però nel 1359. nel quale iv ni il Tabernacolo, dovea avere anni 30. fenza più. II. E principiando qui a fupplire nelle cofe , chtè fi
defiderano negli Scrittoli di quefta Cappella , notar mi piace in primo luogo , come un bellifTimo difegno dì quell'Opera con fue mifurc fatto di propria mano deli* Orcagna vedefi al prefente, dopo un cerfo di anni 400. bemffimo confervato nell* infigne Libreria degli antichi manoferitti, e fpogìi del già Senatore Carlo Strozzi , e noi mercè la correste del Signor Carlo Tommafo fuo degno Nipote ne diamo in rame la figura. Or venendo alla efatta deferizione, nell'angolo della Loggia verfo il A 2 mez~
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mezzodì il mìo Leggitore incontrerà una platea ornata di
varj maimi, alta quanto uno fcalino, e larga tre braccia , la quale ricorre intorno intorno al Tabernacolo coper- to da una tribuna a cupola, e circondato di ricca balau- strata , pofando fu d* una fcalinata pure di marmo , Ne' quattro angoli del cancello lavorato con arabefchi di bronzo veggonfi quattro piediftalli , che foftengono una colonna fpirale , fui di cui capitello evvi una fcatua rap- prefentante un Angiolo; quelle colonne fono alte braccia quattro ,. e tre quarti , e gli Angioli braccia uno, e un quar- to. Dentro poi a quefta nobile balaustrata fi innalza il tan- to commendato Tabernacolo retto da quattro pilaitri , eia- fcun de* quali ha nove colonne alte braccia tre, e un fe- llo, e grolle un quarto ^ tra 1' una, e V altra di effe veg- gendofi pietre dure rilucenti con abbondevolezza di la- pislazzuli non folamente ne' pilaftri, ma nelle bafi, e ne- gli archi della Cupola, podici fono i Profeti, quali alti un braccio, e mezzo girano full' architrave , avendo cia- feuno un cartello in mano efprimente le virtù di Maria Vergine, e fonovi quattro guglie lavorate allaGottica al- te braccia fei, e un ottavo fenza la bafe, le quali mettono in mezzo la Cupola alta braccia fei, e un quarto , e nel più alto di effa un Angiolo alto braccia due . Né dall' occhio fuggire ci debbono i vaghi arabefchi, e fogliami finiflìmi di marmo fparlì da per tutto in sì fatta guifa , che miracolofi piuttofto che rari fono riputati ; e per fine nelT imbafamento della Tribuna in baffi rilievi gra- ziofiffimi otto milteri fi rapprefentano , e fono la Na- tività di Maria, la fua Prefentazione al Tempio, lo Spo- falizio con San Giufeppe, la Nunziata , la Nafcita di Crifto , T Epifania , la Circoncifione , e neh" ottavo , giufta ì3 amica tradizione , Y Artefice effigiò un Angelo, che porta alla Vergine una palma quale annunzio di fua vicina morte . ; III. Nel mezzo adunque di così ragguardevole Tri-
buna fopra un ricco altare circondata da belliflìmi An- gioli di rilievo adorafi la Tavola tanto famofa nel Mon- do tutto deli' Immagine di Maria. Vergine > detta la Ma* don-
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donna di Or S. Michele potentiffima Avvocata de' Fio-
rentini , Ma perchè moderno Autore Tofcano per al- tro letterato , qual fi fu Giulio Mancini,in un fuo difcor- fo di pittura> che lafciò fcritto a penda» nega , che que- lla Immagine folfe dipinta da Ugolino Sanefe , io ripor- terò qui la dotta difefa dal Baldinucci fcritta nella vita dell'Orcagana, come fegue l & Soggiungeremo per ultimo, „ che lo Scrittor moderno > di cui parlammo pur dianzi» 5, ha creduto equivoco del Vafari j 1' aver affermato » che „ la facra Immagine di Maria Vergine ornata da que- 9, Ito Tabernacolo folle fatta per manodi Ugolino morto » nel i^4^.ed effendo 1*Immagine ftata dipinta nel 1284» t, non gli pareva verifimile , che in quel tèmpo » cioè del „ 1284. Ugolino avelie potuto edere ben iftruito in pit- „ tura» che potefie avere una tal'opera dipinta, e che la », maniera fi avvicinava più alla Greca s che a quella , che ,, allora ufavafi in Firenze; e finalmente che 1* Immagine j, è fopra a legno , e '1 Vafari dice, che folfe fatta da „ Ugolino nel pilaftro . Ma fé bene fi confiderà , non a- ,, vera più luogo il dubbio del foprannominato Autore » „ prima perchè il Vafari nella fua prima edizione dice » „ che Ugolino morì non già nel 1349. ma nel 1339. e „ tanto nella prima, che nella feconda edizione affermai „ che Ugolino monile in età decrepita ; ficchè fatto be- », ne il conto, egli nel 1284. potè elfere in età di 30. o 3, di 35.anni almeno, e conseguentemente nel più bel» „ lo del fuo operare . Secondariamente dice il Vafari ,, nella prima edizione3 e nella feconda ancora a lettere s, apertiflìme , che Ugolino operò di maniera Greca, an* » zi, che tale antica maniera volle egli fempre oftinata- 5, mente tenere , non ottante che da molti Pittori del », fuo tempo, e dallo fteflò Giotto fi operaiTe di affai mi- 5, glior maniera : ficchè per quello fteffb dobbiamo dire , „ chela pittura è mano di Ugolino.Che poi ella fia fopra 5, legno, o fopra muro, forfè potè e (Ter e, che Io Stam- 3) patore dell' opere del Vasari in luogo di dire : fece 1* „ Immagine di noftra Donna pr un plaftro della Log- li già ec. dicefTe:/* un plaftro, e quando anche così a- ,» vef.
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'jfVcfTe detto il Vafari, troviamo ancora, che il medefi-
it mo, e con lui molti di coloro , che hatano fcritte vi- si te de'Pittori, hanno ùfato dire, fece una tavola nella 5) tal Chiefa, e non per quefto s' intende, che quella ta- si vola fotTe fatta in quella Chiefa , ma per quella Chie- „ fa , non nella tal Cappella , ma per quella Cappella , a» cioè che dovea andare in quella Chiefa , o Cappella. 9J Cosi 1' aver detto il Va fari , Ugolino fece la Noftra ,) Donna nel pilaftro, non ci toglie il poter credere, che 3j egli volerle dire , che Ugolino aveffe fopra tavola far-- ,j ta V Immagine per rapportarli, e fìtuarfi poi nel pila- ss ite©, onde il dubbio par che fi riduca ad una mera ca- i5 villazione ,, IV» E così compiuto avendo air obbligo di rintrac-
ciare tutte le più notevoli cofe di quefta Cappella , paf- ferò io a ragionare de' privilegi Singolari della Santiflì- ma Immagine, E facendomi dalla moitiplicità degli an- ni , ne9 quali ella è a* Fiorentini in venerazione, ofìerva- re debbo, che 1* anno 1292. benché fia il tempo notato da Giovanni Villani, e dagli Scrittori, nel quale ftrepi- tofi erano i miracoli., non è però 1* epoca giufta , avve- gnaché io trovo ìa infigne Compagnfa della Madonna di Or S. Michele principiata nel 1291. il qua! anno ne» ceifariamente fuppone 5 che prima di qualche tempo fof- fe già in grande venerazione nel pilaftro la mìracolofa Ta- vola j onde fembra, che iì poifa ftabilire , che dopo al 1284. nel qua! anno fu fabbricata la loggia, ivi venifTe collocata la fantiffima Tavola. Onde farebbero già anni 460. e più,contando folamente dal 1291. principio della Compagnia .E piacemiquì fare non difpregevole rifleffione fopra una maravigliofa combinazione di due Santuarj nello ftelto tempo principiati, e diventati famofi in tutto il Mon- do: imperciocché in quefto tempo appunto, quando il Cielo aprì in Firenze nella noftra Immagine un fonte, o piuttofìo un fiume di grazie, gli Angioli portarono la Ca» fa di Nazaret dalla Paleftina neir Italia. E fé Pontefici , Imperatori, Re, e Principi rendettero magnifico il Tem- pio Lauretanoj la fola Repubblica Fiorentina, come po- feia
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fcia vedremo, non guardando a fpendere immenfi tefori,
fabbricò alla Madonna di Or S. Michele una delle più fplendide, e fuperbe Chiefe, come parlano i libri delle Riformagioni „ Ut fiat Beatiffìme Virgini Marie $. Mi- chael* r in Orto tem^lum fylcndìdifftmuM•> $ fupra modum fu^erbijfimutn. E fé alla S. Cafa di Loreto da rutte le parti del Mondo divoti Pellegrini fi portano , anche da di- verfe parti dell'Europa venivano i Popoli con larghiflGme offerte, e voti a venerare la noiìra Immagine, così fen- dendo la Signoria a Papa Urbano V. nel 1364. Ad quod fere coneuvrunt homines de <variis Mundi ^artihus, V. E dopo sì bella digreflìone tornando alla noiìra
Immagine, non debbo tralafciar di dire alcunché della Compagnia di Or S. Michele , come il più autorevole do- cumento dimostrante l'antichità della miracolofa Tavola: uè meglio io faprei farlo , che riportando fommariamen- te i Capitoli antichi della medefìma Compagnia ferirti di carattere del XIV.fecolo , e comunicatimi dall'erudito , e cortéfe Sig, Domenico Maria Manni , il prologo de* qua- li è come fegue ,, in nome del Padre, del Figliolo, e „ dello Spirito Santo. Amen. Ad honore, & ìeveren- 5) tia del Norlro Signore Gesù Chrilto, e de la fua Sanéìif- „ fima Madre Madonna Sanéìa Maria fempre Vergine , & „ del Beato Meffer Sanéìo Michele Arcangelo , & del „ Beato Metter Saneìo Lorenzo, & di tutta la Corte di „ Paradifo, & ad honore , e reverenda de la Santa Chie- ,, fa di Roma , & del Noftro Signore MeiTer lo Papa, & ,, de'fuoi Frati Segnori Cardinali, & di MeiTer lo Ve- „ feovo di Firenze, & ad flato, & honore , & manteni* fi mento de la Città dì Firenze , & del fuo diilretto, & „ ad bene & confolatione de'Poveri. Quelli fono i Ca- „ pitoli, & gli ordini di quelli, che fono, & faranno de „ la detta Compagnia, la quale fu cominciata negli an- „ ni de la Incarnatone del Norlro Segnore Iefu Chrifto, ,* MccLxxxxi. il dì di Beato MeiTer Saneìo Lorenzo dei >, mefe di Agofto „ VI. Quaranta fono i capitoli, quali io comprendo
in tre foli più che fufficiemi , onde viemaggiormeme cor-
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corroborare V alta venerazione de" popoli a queft* Immagi-
ne. E nel primo rammentare fi deve la maniera, che tene- vafi per confolare r immenfo popolo, che in folla chiedeva di e0ere afcrirtoalla Compagnia, la quale teneva appendia- te un Notaio obbligato in tutt' i giorni feriali, e folenni di ftare a defeo a regiitrare i nomi de* fratelli , e del- le forelle, che vi fi aferivevano, e perchè uno non reg- geva al concorfo de'devoti, fi prefe V efpediente, che gli ihanieri, e quelli del Contado fi facefiero fcrivere nel po- polo , del quale era ja Porta , onde eflì entravano in Città, e con raro efem pio trova fi nel capitolo XXXVII. che fi aferivevano alla Compagnia anche i morti, fol che u- no ne portaffe al Notaio iì nome del defunto , quale fcrit- to nel libro, fi faceva Vanima fua partecipe de*fuft'ra- gj ; delia qual grazia fé ne dava la poliza fegnata col fug- gello della Compagna avente per impronta la Nunzia- ta, ed intorno intorno fcritte quefte lettere: Sìgillum Sovietatis Virg. Marie $anBi Mich. in orto de Fhrentia* Al fecondo capitolo riftringo tutto quello, che la Com- pagnia faceva fottp le logge, dirò al facro Pilaftro, giac- che in qm* primi tempi non trovali ne3 capitoli nomina- to Oratorio. In ogni fera adunque fi cantavano le lau- di da i fratelli chiamati Laudefi, e con maggior folennità di canto nelle vigilie delle fe&e del Signóre , di Maria, degli Apolloji , e de' Santi Avvocati della Citta , fa- cendofi nella notte precedente a fimiglianti Felte una illuminazione generale ài tutta la Loggia. In tutte le Domeniche dell'anno ., ed in altri giorni folenni facevafì fare la predica nella Loggia per fufficienti Predicato- ri , fcelti o dal Clero,, o dalle Religioni, delle quali-pre- diche Torà era dopo il Vefpro, Quattro poi guardie in tuttala giornata aflìdue tenevanfi al Pilaftro , e due nel- la notte per ricevere le offerte di cera, di vefti, e di da- naro, e talora erano più copiofe le ìimofine , che face- vani! di notte * E finalmente al terzo capitolo pertinen- ti fono gli efempj di carità, e di pietà, che da*fratelli davanfi e per la Città, e per il Contado : devotiflìme e- xano due proceflìoni generali di tutta la Compagnfa in eia-
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ciafcun^nno a duetti-quelle Ghiefe;, S. Marco, S. Spi*
rito j S. Croce, S. Maria Novella , il Carmine, e la Non- ziata, ripigliando il giro ogni tre anni, coli*offerta per ciafcuno Fratello di una candela di un'oncia. Ogni Lu- nedì fi facevano celebrar fei MefTe in varie Ghiefe per i Fratelli defunti, ficchè a tutte dentro 1' anno toccava al- meno una Me{fa,alla quale affiiter dovea un'Ufizìale del- la Compagnia dando dodici foldi al Prete . Ma la cofa più plausìbile era una limofina generale , oltre le quoti- diane , la quale facevafi in tutti i Selèi di Firenze , e nel fuo Contado, e per vero dire era il giorno di tutto Tan- no il più lieto per i poveri, tra3 quali comprendevanfi tut- ti i Monafterj , Spedali, Prigioni , e Romiti, trovandofi ne* Libri della Compagnia avere importato famigliente carità talvolta 37000. lire s delle quali cofe andò viepiù crefcendo la fama della noftra Madonna di Or S. Miche- le , e della Compagnia a lei dedicata. E fé ho fin qui ra- gionato del Libro de* Capitoli , mi fi conceda di ripor- tare il tìtolo, che leggefi nel principio di altro Libro det- to il Gampion Verde, ed è come fegue: Codex honorum pi ifftma Socie tati s GlorioJlfftmA Virg. Maria S. Micbaelh in Orto ) merito in foto Orbe re et fama memoratiJJima , oh fuum dei)otiJJÌmum Oratorium fub famofo Tempio , ac Ju~ pramodnm Eminentiffìmo , e'tus nomine fundatum pariter & tonftruBum, VII. Ma avendo chiamata più fiate miracolofa quefta
Immagine , qui dir fi vuole i moltiplica miracoli a quel Pilaftro già corona facienti, e con tanta abbondevolezza, che Giovanni Villani arrestando il corfo alla fua Storia \ come a cofa infolitai e di grande itupore , ne fcriife le feguenti parole ,, Adì 3. di Luglio 1292. fi cominciò a 3, moftrare grandi,e aperti miracoli nella Città di Firen- )s ze per una figura di S, Maria dipinta in un Pilaftro a, della Loggia di Or S. Michele , dove fi vende il gra* >5 no, fanando infermi, e rizzando attratti, e fgombran- » do imperverfad viabilmente in gran quantità „ E lo fìefib afferma S. Antonino nella Terza Parte dì fua Sto- ria come appreflfo : Eodem anno (1292. ) minfe lulii fa* To m, I. Par. L B tra* |
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trata flint quadam miracula Florentiét ex quadam 'Figura
Virginis Glorio fa, qua erat in ^ariete pBa atrii , feu hor* ti $* Micbaelts , ubi tunc forum erat frumenti , ist aliorum hladorum. Nam concerta denjotione ab omnibus ad Figu* ram illam infirmis devote orantibus, ylures fanati funt ex >variis languoribus , claudi ereBi, contratti fanati > & oh- feffi a doemonibus liberati. E gli ireffi prodigj fi rammen- tano di quefto Santo Simolacro da Sozorneno Piftojefe nella fua Jftoria generale del Mondo, la quale in carta- pecora conferva/i nella libreria de'Canonici Regolari del- ia Badia di Fiefole, come fcriv.e nella fua Biblioteca Pi- ftojefe il Padre Antonio Zaccaria, che con gran diligen- za, e fomma erudizione ha dato alle ftampe , leggendoli nella fuddetta Iftoria come fegue : Anno \igi. die i.Men- fis Iulii Figura pBa B. Virginis Maria , qua erat in hor- to S- Michaelis fecit multa miracela fanando infirmos & claudof) unde fuit maxima de*votio totius popili & finiti* mortimi & tantum auBa eft, quo d fingali s annis diftribue- bantur fex mille libbra , & ufque ad hodiernum diem extat devotio . Ed in sì fatta guifa parlano tutti gli Scrittori Tofcani, niuno però,, che io fappia , avendo notato il più ammirabile di tutti i prodigj, che fu TerTere la ftefla miracolofa Tavola rimafa illefa dall' incendio in Firenze procurato da Ser Neri Abati nel 1304.,avendo per altro le fiamme arfe non folamente le cafe contigue , ma la Log- gia ftefla .Altri miracoli ancora fi polfono olfervare di- pinti ne* vetri delle Fineftre, le quali è irato creduto da taluno, che foffero le prime in Città a vederli dipinte 1 dopo che di Fiandra fu portato il fegreto a Firenze. In- tanto la quantità, e qualità di quelti miracoli produfle varj effetti, quali io non poiTo non rammentare , ed il primo derivato da sì alta cagione fu , che alcuni Religiofl Maercri in Divinità , non dando facilmente fede ai quo- tidiani prodigj, che raccontavano*, giudicarono in mate-» ria sì gelòfa di culto, e di fede, di fare alcuni efami fo- prala.,verità de'prodigj, e darne al popolo faggi avver- timenti, cofa che loro fufeitò una non piccola perfecu- zione della plebe > imputando loro ad invidia quello, che era
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"era puro zelo della gloria di Dio» e di Maria, come ne
fcrive Si Antonino nella Terza Parte della fua Storia > ri- gettando il detto mordace di Giovanni Villani, e di altri Scrittori, e le parole del Santo fono le feguenti : Fra' tres autem Tr&dicatores & Minore; , quia parum fidei da~ hant di Bis mir acuii s <> Vopulus <> qui lewiter morvetur , eis detrahebat , & obloquebatur contra eos , adfcribens invidi*) quod erat <ver& fietatis , Ma un altro effetto ben contra- rio al fuddetto feguì dalla ftupenda abbondevolezza de' miracoli, i quali, a tutte le ore tirando poveri infermi f, e concorrendovi moltiffimi curiofi ad eflère teflimonj di foprannaturali avvenimenti, e rifuonando l'aria di mille benedizioni, ne venne, che la Loggia desinata alla ven- dita del grano , era ad ogni ora ingombrata dalla folla de'divoti, onde fu eoftretta la Signoria a ferrare la Log- gia, e non ho ben certo Tanno, riducendola a Ghiefa , non fenza grave rammarico ed opposizione di parecchi Citta- dini del Gran Coniglio, cui fpiaceva , che fofle levata la bel- lezza alla più maeftofa fabbrica di Firenze , e che noi afuo tempo defcriveremo. Le fortune poi larghiflìme depofitate nelle mani de'Cuftodi del Pilaltro , ed i lafciti confiderà- biliflìmi, furono il terzo, e principal frutto delle tante miracolone grazie. Io però delle molte, e ricche offerte una fola per ora ne riferirò, e fu quella, che fecero i Fiorentini nel 1348. anno della gran perle, trovandoli ne' libri de* Capitani di Or S. Michele , che afeendeffe alla fomma di Fiorini d'oro 3^000. chiamata da Matteo Villa- ni teforo incredibile per lo valore della Moneta, che non fi legge un ìafeito così groflb tutto in un anno forfè fat- to giammai a neffun altro Santuario di que*tempi. VIIL Ma dappoiché di quella Immagine abbiamo
rammentati i pregj di fua antichità, e de*fuoi miracoli, ragion vuole , che parliamo degli onori ricevuti e dal Pubblico , £ da' Privati ; e per non iftare a narrare la lun» ga ferie delle ordinazioni fatte dalla Repubblica riguar- danti il culto di noftra Donna ì io me ne fono fcelte al- quante delle più memorabili, che fono contraffegni pre- giatiffimi di onorevolezza a quello Oratorio, rimettendo »éji B x ad |
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ad altra Lezione il porre in veduta le follecitudim della
Signorfa in volere adornata la Loggia delle più commen- date opere dell'Architettura , Scultura , e Pittura. Prin- cipiando adunque da quell'azione} la quale accrebbe di- vozione , e infiememente rifpetto grandiiììmo verfo il San- to Tabernacolo , non vi ha dubbio, che ella fu, 1* erTerfi prefa dalla Repubblica per Avvocata (pedale de5 Fiorenti- ni la Madonna di Or S. Michele a voce di tutto il po- polo convocato nella gran Piazza de*Signori ne'13. di A- gofto del 13*55. al fuono della Campana grolla , come èr* ra. folito a farfi in tutte le rifoluzioni gravi ; e correlati- va a quella elezione fu la Legge del 1366. colla quale ad ogni Cittadino tìatuale fi ordinava di mandare aNOr S. Michele un Drappellone ; e fé era Uomo di arme, una Targa ; ed a quelto rteflfo fine retto dalla pietà , che più defiderar non fi poteva verfo il Santuario , per altra Leg- ge del 1386. fi afpettava a* Rettori delle Chiefe, ed a'Su- periori delle Religioni nella Fetta dell'Affama di fare un* offerta a quello Altare, fui quale nello fteffo folenniflìmo giorno il Gonfaloniere fervendo di efempio a tutti , a mezza Merla offeriva qui un regalo di frutte . Ma au- mentandoli fempremai V. ardore in tutti di fare nuovi o- nori a Maria, inventò dipoi il Popolo Figure di uomi- ni ritratti al naturale alti quanto il vivo , colle tefte, e mani di cera colorita, con capelliere, velli, fogge, ed o- gni altro ornamento all' ufanza di que' tempi, e di fomt- glianti voti fé n'empiè talmente la Loggia, che per pro- verbio fi diceva, quando fi voleva lignificare una molti- tudine di cofe „ Sarebbon* elleno mai tante quanti i Bo- „ ti di Or S. Michele ? ,, de' quali parla pure S. Anto- nino nella Parte Terza della fua Storia così : é1 in froecf- fu tempori s e fi regIctus loeus imagimbus cereis . E tornan-. do alle fante Leggi della Repubblica riguardanti la ve-. negazione, e ftima di sì pregiatiflìma Immagine,, 1 non fi deve tacere quella , che obbligava gli uomini di governa a giurare full* Aitar venerabile di Or S. Michele diret- tamente amminiftrare le cofe del pubblico, ed attettano i Libri di Ricordanze di quei tempi, che nelfuno fi fa- reb-
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rebbe accodato con livida coscienza per farvi gitiraìnen.
to o pubblico , o privato, tenendofi per certo da tutti» che fé la^ intenzione loro non foffe iìata fincera i fi fa- rebbero veduti gaftighi efemplari ; e trovafi un'antico Statuto alia Rubrica 115; del Libro IL col quale nullo fi dichiarava qualunque giuramento., che non IbiTe. fiato fat^ to fu quello Altare : Multo modo rvahat. ymcpie ®fcjbwép&m$ < nifi tale iuramentum praeftitum fugrip corate J?\■:Yirgimì$ \ & Capìtaneis Orti S* Michaeìis . E da un Libro della Compagnia di Or S* Michele- coperto di affé fi h\ il fe- guente privilegio }, 1329* ordina la Repubblica «JPiorenti- „ na , che chi averle ammazzato alcun fuo parente^ o al- ,, tro congiunto, al quale avelie potuto Succedere il de- ,, linquente nella* Eredità > que&i ne, Ila spogliata, € la » terza pan? de' beni dell' ucqifo. vaclano alla Compagnia ,5 della Vergine Maria di Orto San Michele , ed il re- „ ftante al Comune di Firenze. ,, Si pensò ancora da* Signori ad accrescere con ifquifiti concerti di fuono , e canto il pregio , e concorfo alle Laudi, che fi dicevano all' Oratorio in ogni fera, avendo la Repubblica ordina- to con Legge del 1388, che i Mufici della Citta, ed i So- natori di pifferi j» e viole di Palazzo ne'Sabati^ e nelle Fe- tte folenni ve n mero ad Or S. Michele , coftume per ve- ro dire, che in qualche parte ancora in oggi fi conferva. IX. E qui mi fi conceda, benché fuori del fuo luo- go , di aggiugnere due partite di limoline fatte dalla Com-. pagnia di Or SI Michele , quali pofFono dar lume alla Storia Fiorentina, e che non feppi, quando fopra fcrif- fi de'Capitoli della Compagnia, avendole avute dal Sig. Domenico Maria Man ni,- che le trovò ne'libri della rne- defima, e fono „ 1306. limofina Fior. io. alla Giovanna „ Romita da Signa, portò Chele Lapi Laudefe da San „ Frìano.,, Quella è la Beata da Signa, e dice il Libro a carte 49. per fuo mantenimento, o per difpenfarla .Nel Libro del 1307. vi ha altra limofina, e dice a perfona , che ita fulle Folte della Porta dell' Alloro Otte ( cioè pi- gionale ) Giotto dì Bondone, quelli è 1* infigne reftaura- tor delta Pirtura. --H A X. E
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-nuQB E per fine in lòde di quert© Ontófio riporterò"
alcuni'verfi del celebre Fra Domenico da Corella Scrit- tore del Secolo XV. non meno celebre per le teologiche fue opere, che per la poetica arte , come nota il dotto Autore delle Delizie degli Eruditi nel fuo Tomo del 1742. ai quale abbiamo grado l'avere dato alle ftampe del fud- detto Autore il IV. Libro di Elegie fopra le Chkfe Fio. remine » dove dice come appreso : : -.-.v. ' *'Hr- »- -pjf-.....M .-'■■•■* .;-'- '-}■:. uuv'^.vr.: , e, s.i*.U x-.s-'-r s,r;i_i -»i
K Attàmén affaret tongc' fyatiojtozintuì^ ■'■
fulget ubi Santi* Matris jmago Dei. - •■■-■
Hanc miro candore nitens compie Bitur arcuiV SculftUibus -gollens undiqUe marmorei s^ *; ~ (Quorum com^ages tanta contexitur artes fu Ut fihi yix aliudfar wdeatur o]>us* |
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SEGUE LA CHIESA DI OR S. MICHELE.
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I.
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Motivi de* Grandi nell'ordinare fabbri-
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che affai magnifiche , fogliono effere il
genio di voler di inoltrare la loro pof- ianza , e ricchezza , ed infiememente il follecito impegno di aecrefcere orna- mento alle Città, e comodo a* Cittadi- ni. Ed appunto fomiglianti fini ebbe la Repubblica Fiorentina nella fabbrica maeftofa, e fplen- didiffima di Or S. Michele . Erano i Fiorentini faliti in gran potenza per mezzo del negozio, e volendo palefa- re a^li occhi di tutto il Mondo lo fplendor del loro fla- to felicemente confervatofi libero, e di più .far coftare ai Principi il fovrano potere fondato nel valor di molte ricchezze conquiftate dalle arti, alzarono quefto maravi- gliofo edifizio, anche in oggi uno de'principali ornamen- ti di Firenze, deftinato già alia conferva de*grani, e di- poi alla cuftodia della pubblica fede per Archivio Gene- rale. Ne debbo tralafciare un altro più nobile motivo de- rivato dalla pietà Fiorentina verfo il rairacolofo Taber- nacolo della Madonna di Or S. Michele , al cui onore vollero i Signori, che in quefto Tempio gareggiafTero le maraviglie dell'Architettura, della Scultura, e della Pit- tura, quali ravviferemo noi in quefta Lezione . E fa- cendomi dalla ordinazione fatta dalla Repubblica per il foprallodato fine, benché fé ne fia fmarrito l'originale , ne riporterò una imperfetta copia enunciata nel Campio- ne, o fia Libro Verde de* Capitani dì Or S. Michele al Gap. X. Templum in fi atura {$ forma Talatii cum 'volta fupra coopriente Oratorium, & alia dehteej/s , & tsBa 5 atquz^ for-
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formofis beccatelli f , uhi tabernaculum Nojlra Donna fplex-
didiffìrkmn, et jj*pr^ hodum fuperbiffìmùfy , net non miris njitris , porfido , & gemmis maximi <valori? fundatum fupcf Platea f ubi coufue^verat effe forum denominata™ Otto di S. Michele, cui erant confines a i. & lima , a 3. illorum de domo de Abbatibus , <& 4. de domo Caligartis , (b* f*/»/ conftruBio fmi commìffa per Confilium Ci<vitatis Arti Por- ta S. Marine y & fuit ordinatum, quod fierent 12. pilafira luterjwi) & in unoquoque ponendam fore ftatuam $. Ad" *vocatt fMufqm Arti* , "$■*" in media lateris dignioris Figu* r,4 Adwotati ÉàìVis Gutlfornin) cioè S. Ludovici , ut fic B. Virgo Maria difènderet & ùngeret Aftes & Uniwerfita* tei huiusC ivi tati* , ut apparet mentio de pr&di&is fati a per MeformatiOftém editam manu Ser Folchi Ser Antonii No- tarti Pvpuii& (Som. JFlor. àn. 1309: Me mtnfe Apriìis . II. Abbiamo adunque da così ■ autorevole Libro col
pubblico Decreto della nuova Fabbrica la deputazione orrevole dell'Arte della Seta ., detra di Por S. Maria , pe* la felice e grandiofà efecuzione , e V època certa della fondazione *, ò piùttofto della innovazióne di quefto Edi- lìzio*, cÌAè «1* anno i%c*éi A Taddeo Gaddi in quel remp® Architettò del Pubblico tocco a fare il difegrì© , che fé non prima del 1337. non principiò a rifondare i pilaftrU 1* impedimento fu cagionato e dall'aifedio di Firenze pò* itovi dall' Imperadore Enrico VII. nemico de* fiorentini iìn che ville , e .dalla guerra co* Pi fa ni , è LuccJiefi , e dal- le difeordie inteitinc. Ma ritornata la calma, ne* 2^. di luglio del iuddetto anno Te ne gettò la prima pietra dal .Gonfaloniere Strozza ài Roiio Strozzi, prefente la Signo- ria, tutti i Magiitrati% e feguitati da tutta la gerite, col- la "benedizione del Vefcovo Fiorenti no FranceicoSilvertri da Cingoli. Di cosi ^bienne funzione ne parlò Giovanni Villani nel tìbro XI. al Capitolo 66. che tralafciand© io di riferirei per non ripetere le cófe di fopra dette 1 piuttóito xiportero alquante circoltanze notate da Leo*- poldo del Migliore a pag^ 540. come fegue „ La funzio- ¥„ ne , che fi faceva a nome de* Guelfi , eh' eran quelli , » che dominavano la Città, mai ridottali in sì felice iig* |
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}) to quanto allora, fi accompagnò anche col getto dì
„ monete d'oro,e di argento, coniate da una parte con „ l'edili zio, e quefte lettere : Ut magnlfi^ntia Populi Fior. „ Artis, ér Artificum oftendatur, e dall' altra parte 1* ,, Armi della Repubblica, e del medefimo Popolo,e 11 ,, leggeva*. Reiy. & Foptili Honor & Dtcttt. Chi lo rac- ,, conta; che per avventura fu prefente, dice di pi$?co- ,, me anche FAmbafciatore. della Città di Arezzo, vi iv buttafle non fo che moneta piccola.. ,, E fin qui l'Au* tore della Firenze illuftrata. In quanti anni poi fofle la •Fabbrica ridotta alla fua perfezione e vaghezza, non è pofiìr bile il determinarlo ; condofiacofachè vi fi ravvifano traile pitture alquante di Iacopo da Cafentino,di Lorenzo di Cre- di, di Andrea del Sarto, e di Gio: Antonio Soriani j frai tondi, tre fé ne veggono di Luca della Robbia, e traile Statue parecchie di Donatello , e de'fuoi Difcepoli , che furono tutti Artefici del Secolo XV, Onde fa d'uopo il dire, che o vi foflero innovazioni fempre più belle, o che tardi affai fi defle \' ultimo compimento al nobile di- fegno . Avvi pure un'altro dubbio circa chi ne foiTe Y Architetto ; imperciocché in una cartella in Chiefa leg- gefi Autore Arnolfo di Lapo j Leopoldo del Migliore ne dà la lode ad Andrea Orcagna, ed il Baldinucci ne fa Architettore Taddeo Gaddi, Ma io credo,che tutti e tre dicano il vero, folo che dilìinguiamo i tempi , ftabilendo, che nel 1284, giufta tutti gli Scrittori, Arnolfo per or* dine della Signoria fabbricale la Loggia, in fecondo luo- go,, che nel 1337. Taddeo Gaddi ne rifondale i pilaftri, che erano él mattoni, rivedendogli di pietra, e ài mar- mi, e per fine morto il Gaddi nel 1350» giufta il Vafa- ri*-o nel 1352. fecondo il Baldinucci , vi lavorafle FOr- cagna, che appunto all'Altare della Madonna leggefi que- lli effe re flato Architetto nel 1359. Andreas doni? Tittor huius Oratorii Arcbimagifter 1359. Circa poi la fpefa , fcrive il Varchi, che arnvafle ad ottantafei mila fiorini di oro da (timarfi grandiflìma in ordine al valore della mo- neta di que-tempi, e ventimila in ridurla da Loggia ad ufo di Chiefa, come fi è detto di fopra ; e donde fi ca- -Tom. I.Par.L C va (fé |
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vaflfe quefro danaro, fenza aggravare il Comune di nuo-
vo dazio, io trovo ne'Libri di Provvifioni agli anni 1339. e 1350. che furono atfegnate all'Arte della Seta per prò- feguir la fabbrica certe gabelle chiamate delle fette Piaz- ze, della Mallevadori^ dell'Armi, e che il Villani le ad- dimanda Gabeilette, quafi che con quello diminutivo li- gnificar volerle, come il poco aflegnato , avefTe moltipli- cato tanto per la felicità del Commercio, da eflerfi po- tuta alzar Mole così eccelfa. Mi piace però rammentare un'entrata, che ha dell'incredibile, ma ella è regiltrata nel libro detto Campione a car. 14. ed inoltre dal Vil- lani è notata al Lib. XI. Cap. ^r. Quella entrata era la fpazzatura della Loggia di Or S. Michele , e preftatura di bigonce , dalla quale cavavano ogni anno 750. fiorini di oro , dovendoli ancora qui comprendere le ftunendc* limoline , che fi facevano dai divoti alla miracolofa Im- magine , porzione delle quali fi applicava al magnifico or- namento di quello fovrano, e ricchiflìmo Tempio. III. E veramente fi moilrerà convenirgli quella lode,
e molto maggiore ancora , per quel che diremmo in deferi- verne le qualità. La forma fua è quafi quadrangolare_» , lunga efiendo braccia 42. e larga 32. Si alza dal piano della ftrada alla cima braccia 80. tutta veggendofi incro- ilata di pietra forte riquadrata, di quella , che refiftendo all'acqua, ed a3rigori delle ftagioni, fé ne murarono » dice il Vafari, quafi tutti gli edifizj alla gotica , che fi fecero in Tofcana in que* tempi, della quale Architettu- ra barbara è anco quella Torre, febbene in effa fi vede un de'primi miglioramenti dell'Arte , nel ricominciar , che ella fece a rinvigorire, e pigliar forza, oflervandovi- fi gli archi, che lafciato il fello acuto fono girati ccm grazia a porzione di circolo, fopra a pilaltri principali della volta vi fono due ordini di Fineflroni adornati ne*vani di colonnette di marmo, veggendofi ne'triango* li de'frontefpizj principali ; le armi della Repubblica, e_, della Parte Guelfa reiterate in più luoghi, ed ancora fo- novi quelle della Cafa Reale di Napoli , che è uno feu- do dimezzato per lo lungo, da una pane pieno di gigli » dai*
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dairaltra di liftre in piano' per il Regno di Ungherfa,
pofleduto 9 allorachè quella Lòggia fi fabbricava , da Lo- dovico di Angiò figliuolo di Carlo, che fu tanto amico de' Fiorentini , Protettore , e fermezza del loro ftato in favore de3 Guelfi , e per fegno di gratitudine la Repubbli- ca vi alzò quelle armi , efiendo quefta la maggior bene- volenza , che profeflaffe mai Firenze verfo neffun' altro Potentato* Finifce la fabbrica con una corona di rofc traforate , che.fportando in fuori ,e retta con grazia fu cèrti beccatelli, vi rigira intorno a guifa di parapetto » o fponda . E venendo al terreno ricorre attorno un5 im- bafamento di pietra alto da terra poco più di quattro brac- cia fino alle nicchie, nelle quali fonovi le Statue de*San- ti Avvocati delle Arti, parte di metallo, e parte di mar- mo, di tutto rilievo ,; ellendo alte più del vivo, e per condurle a perfezione vi fi fiancò per dir così 1! induftria de'-primi Maefhi, e Profeflbri di que* tempi , fenza ri- fparmio di fpefa in ricompenfa del loro valore > parlan- dofene in un Libro alle Riformagioni fegnato F. come apprelìb „,Sapendoli quanto importi dar cuore a chi o- ,, perandb con induftria per mero parto dell' intelletto , j5 cèrea a lafciar di fé onoratiflìmo nome > e fama alla ,, Patria per mezzo di fatture rare: fi vuole , che larga- ,, mente fé ne ricompenfin quelli, che già fono flati e- ,y letti a far pompa del loro talento» e fapere intorno 5, alle Statue di Or S. Michelq. „ rSì.i à IV, E per dar ragguaglio di quefte Statue principi-
ando dalla, parte: di Levante a venire dalla via deJ Calza- iuoli , nella prima nicchia eyvi S. Luca, fegue S. Tom- mafo, e poi S. Gio: Batifta ; verfo Mezzodì la prima è di S. Giovanni Evangelica, di S. Giorgio la feconda, vie- ne S. Iacopo, e la quarta è di S, Marco : dalla parte del Magiftrato della Lana nel primo pilaftro incontrali S,Lò, dopo vedefi S. Stefano , ed in terzo luogo S. Matteo : e voltando a Tramontana la prima nicchia è vacante per un certo cafo , che poi diremo ; la feconda è de' quartro Santi , dopo la quale evvi S. Filippo, e nell'ultima San Piero. E ripigliando da S. Luca, ella è di getto fatta -> « C 2 da
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da Giovai Bologna per P Arte, de* Giudici e Notai ,r o j fi&
del Proconfolo 4 la cui arme è una ftella di oro, ch'em-. pie rutto il campo di argento , intagliata negli angoli della bafe * S. Tommafo è di Andrea del Verrocchio dir fcepolo di Donatello per non dire emolo del Maeftro .,;* tanto è vivo il Santo, che fembra camminare portato dal- l'amore a toccare la piaga di Crifto : fu fatto a fpefe dèlia -Mercanzia , che ha per imprefa una ftella rotta fo- pra una balla bianca: in virtù di un pubblico Decreto in queir a nicchia doveafi collocare S. Lodovico ; il per- chè fi recedeffe da quell'ordine non lo fappiamo; ben- sì per mercede dell'Artefice ho letto nel Campione Ver- de , che nel 1-485.1 fi ordina, che Andrea fìa di tal fattu-, fa, fodisfatto fino in1 800. fiorini larghi. Il S. Giovan Ba- tata fpetta ali* Arte de'Mercatanti,, già Confoli di Cali- mala■> che! portano un'Aquila di oro fopra una balla bi- anca in campo roflb: la fattura è del Ghibeui y il cui nome è ferino nel lembo dell'abito: ma convien confef- fare edere figura languida in comparazione delle altre fue opere maravigìiofe » Il Sta Giovanni Evangelifla an^ ch'egli di bronzo è opera di Baccio da Montelupo, che lo fece per .d'Arte della Seta con diligenza efìrema e fe- lice» della quale Arte 1*imprefa è una porta rofta in cam-r pò di argento. Segue il S. Giorgio, il quale prima fla- va nella fua nicchia a Tramontana molto proporziona-, ta alla fua grandezza, e pofeia diremo la cagione della traslazione ; la fecero fare ì Corazzai, e Spadai, che fatt- oio per arme un giaco, ed uno flocco : quefla figura è ftimata da tutti la più bella, ed oltre a quel che ne di- ce il Vafari, il Bocchi ne ha fatto un trattato intitolato L'Eccellenza della Statua dì S* Giorgio fatta da Dona* fello:-j che fu ftampato nel 1584. dal Marefcotti. Alla vi- cina nìcchia viene la. Statua di S. Iacopo dell'Arte de* Vaiai >i quali in; un campo di azzurro fanno per arme una pecora Liancaiveinodtii vakJ piace afsai la maniera di quello Santoi lavorato da Nanni di Antonio del Bianco * Di Donatello è il S. Marco, di cuiMìchelagnolo, dico- no, che dicefse.; „ che fé tale era il fembiante del Santo *• i) VÌ-
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il
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#av$voq gTBfi poteva'creder rìitt© quanto aveva» Scritto ,
)5i tanto -mòftr^ cera di galantuomo . Del ifoprallodato Nanni è San Lo lavorato per !• Arte de* Manefcalchi , co- me lo~dimoftrà l'Arme loro, che è uni pajb di tanaglie nere, ed appiè della Statua vedefi un bafso rilievo, di al- cuni occupati ad un'incudine*. Ammirabile è; il S. Ste- fano, degna opera del Ghiberti , in premio della quale ebbe anche la grazia di fare U altra che fegue di S. Mat- teo?, quella è dell'Arte della Lana avente per Arme una pecora bianca con banderola bianca, e croce rofsa in cam- po azzurro §1 quefta è dell'Arte del Cambio,, la cui di- vifa è un campo feminato di monete di oro; e nell'Archi- vio > $i detta Arte & conferva un^Libroj, «el quale ol- t*e il leggerfi l'allagazione; della ^tatuà^al fuddettb' Ohi-? berti, trOvàfioìl maneggio cH; /quei Gonfolì per ,ottenere quefta' Nicchi ^che era fiatai data per, Il avantijall* Arte def Fornai per collocarvi la figura di S, Lorenzo loro Brotet» tore : ma ftanite che:ellajerja Arte poveriflìma » "e che né di preferite, né per l'avvenire avrebbero potuto fare una grande fpefa| sia> Signoria ne* 21. vdi Giugno del r 141^ effendo Gonfaloniere Niccolò di Franco Sacchetti , còl cónfenfo def^medefimi Fornai concedette la Nicchia all' Ùnìverfità de' Cambiatori per farvi la figura di S. Matteo* per la quale ebbe Lorenzo 65©. fiorini di oro. Sono! an* che da ©tfervarfi fu quefta Nicchia due.ftatuette di mar* mo lavora te con lo de. da Ni ccolò Aretino* Dopo, quefta viene la nicchia vuota, Ove non, è ariniafo si che nella ba- re $in prodigiofo mezzo rilievo di JGXanatelloj rapjirefen- tante S. Giorgio , cheoccide il Drago » lodato *da Raffael- lo Borghinì-con quefte parole ,, fi può mirare, ma non „ imitare „ I quattro Santi fono del Nanni , fatti da quattro Arti di Maeftri, di feure, O-accetta, di fcarpek lo i, di^meftola ,' e di altri ftrumènti fabbrili % JLa inven* zk>nè* di coltOcarvéli,. che portava fa pere per la ftrettez- za del luogovpofé in-difpèrizionel'Artefice , ma il di lui Maeftro, Donatello collaHiola ricompènia: d'una cena, a forza di alcuni colpi ìnduftrìofi fcantonò di quelle Sta. tue a chi la fpalla, a chi le braccia , talché ponendo 1* una
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una per ìcosbdire/addogo ali? altra r lev commelìe* di mo*i
do , che nota folò coprì di errore i idei, discepolo , ma ri-, fcofleitima, e Maraviglia da tutti. Mon è:difpregevole iL SI Filippo, che gli è allato nell'altra nicchia, fatto dal rnedefimo Nanni alla Univerfìtà de'Calzolai, quali porta- no tre liflre nere in piano di argento, Ma di vero il S. Piero dell'Arte de*Beccai* quali alzano per arme un bec-i co rampante in camper di argento, è fatto da Donatello con tanto faperevxhe è renutb dal Vafàri opera mirabi-' le e rariflìma, dove è un panneggiare graziofiflìmo cor*? rifpondente all' attitudine del corpo, in guifa , che me- glio non iftanno i panni indoflb ad uomo vivente, ó £ì\^ V. Quello apparato dì Statue unire così^> ed efpoite- al pubblico lì vede; in poche Bìi!^^m4p^i^h^}^4tì:im$ di lontani paefi à bèlla porta per vederle,iconfeifandóitÌ4 fer loro parute .una! Scuola di cofe rarefa poMfene '■ pi« gliar copia con qualcheìrifervajì idi iper .cagione:i deliri-? ìpetto , che convenevolmenteipreteferoi i Fiorèntini j che, (ìporraffe^ sì preziofe.nicchicij abbiamo lo Statuto » che impone, pena a .chi om tiràile fan% jòifacefféMòro qual* che oltraggio. Bella veduta ancora'fannb il vanitegli Ai;^ chi tra un pilàftro,he l'altro, adornati idi quattro altif-. ilme colonne, fu, jcia faina, delie quali: pofa una Statua di un braccio e mezzo di altezzai, che in tutte fono qua- ranta , veggendofì i capitelli e de'pilaflri, e delle, colon- ne ornati ià ifogliaj di acanto fultima , ficcome vaghiflìmi fono i rabefehi $k$hé iempiono gli archi, reitando da of- fervarfì fopra le nicchie le pittìire «e'dodki tondi * total- mente guafìe ymcetm&Mtie cht fono di terra invernicia- ta di Luca della Robbia, rapprefentanti una Madonna col Bambino; in còllo fopra il pilaftro di S. Giorgio, P Ar- me della Repubblica fopra; S. Tommafo, e fopra S. Gio- vanni EvangelicaMa divtfa dell'Arte di Por Santa Maria ; Reflerebbemi a ragionare dell'accennata traslazione in Chiefa della : Statua della Madonna dalla nicchia della U» niverfità de*Medici? e Speziali, nella quale oggi fi vede collocato San Giorgio. Ma dovendoti in altra Lezione affembrare i moltiplici pregj rilucenti nell' interiore dei |
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Tempio > in cffa parleremo ancora della Srorìa di quefto
Simolàcro, riportando qui per fine in lode di taleìnara- violiofa fabbrica altri verfi del celebre Poeta Domenica- HO-, piotici Lfeguenti: ? r: ^''''" H - & l lì"-' ■ Nane ubi magna domns pracelfa turris ad inftar
Fertur in aereas altius una piagar •
Qua licet ex omni wdeatur splendida parte Sanftorum Statua* dum ferir ipfa tenet • ' ? Attamen apparet longe fpeciojtor ìntus -♦tutvóuq fulget ubi Santta Matris Imago Dei, |
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L E Z I Q N E
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SEGUE LA CHIESA DI ÒR S. MICHELE/
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I. I L ^ragionare degl'interiori pregj di que-
#a ChieB con ordine , non fi può qua-
fi fare fenza deferenza al prodigiofo Al- tare della Madonna di Or S. Michele già da noi defcritto nella prima Lezio- ne di queita Storia, dovendo qui ag- ,.: giugnerè ai ibpraddetti titoli , i laude- voli u& Iktti cTfùé grandi ricchezze-aifern^a.te nel flo- rido flato deHia Repubblica » ed il facro quotidiano fer- vizio a quell'Altare^ E per farmi dal primo »© noterò un folo ^j^^^ò"^^i|c^t^vri|r^ii^^ fpéfi jn ope- re pie dai Superiori dell* Oratorio ^ mtrceqhè^ tìaP|tani oltre .lo fpieWdìdo % e nobile mantenimenti della rChiefa , potettero f^mMiTrrare grandi fommè;4J 4W"* Per *e fabbriche de'Monafteq di Chiarite, dìLépo^ e di Saru Giorgio, i à3t$^^^o^^1^^t^^^tfxai ogni altro Monailero efemplare di Firenze, conitando querce fonda- zioni da'rogiti di Ser Michele di Ghirolfo da Lucardo 1342, e di Ser SalvetfroSalyerìri Ì405. nell'Archivio Gene- rale. Circa poi al feconda puntò riferir mi piace la istitu- zione fatta dalla Rep.neii:4i5,di una Collegiata di dieci Preti, e due Chetici, con un Capo loro cjhiamauv Propo- rlo ; la quale erezione trovali jregirtrata in un Libro co- perto di alfe nell'Archivio de*Capitani, ove fi legge an- cora? che fino a quel tempo l'Oratorio era flato ufizia- to da un folo Prete col titolo di Sagreftano. Quefìi Pre- ti hanno il privilegio del Cappuccio pavonazzo , e coli' intervento de' Mufici aflìftono alle folite Laudi di Maria nelle JFefte, ed in ogni Sabato allo fcoprimento della fa- <*HJ età |
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era Immagine col canto delle Litanie , nel qual tempo
ardono 2 5. candele con quefto ordine di 12, all'Altare , 6. a*viticci , ed otto alla ghirlanda, iìccome nella Merla alla Gonfacrazione fempre debbono accenderli due Ceri per legato di Luca di Filippo Carnefecchi Gentiluomo Fiorentino, il quale nel fuo Teftamento del 160 1. roga- to da Ser Antonio di Ser Chello dice „ Lafcio due dop- „ pieri di cera gialla di libbre 15. in perpetuo da accen- ,„ derfi alla Madonna di Or S. Michele nel tempo della „ elevazione dell'Ortia.„r ,< II, E parlando ora a rammentar quanto di facro* e
di bello avvi in querVOratorio dirò» che appoggiato al pilastro , che ita allato a quefta Cappella, trovafi un Cro- cifitto di legno in gran venerazione appreftò i Fiorentini, con tutto che (la mal fatto , di maniera antica, alto più del vivo . Credefi full* autorità di tutti gli Scrittori della Vita del Santo Arcivefcovo Antonino , che egli fuffe con- fueto andarvi ad orare , quando era fanciullo , che in quel- la età vedefi dipinto appiè della Croce. Non ci pare pe- rò di potete acconfentire a chi fenza autorevole documen- to diife, che quel Crocili db parlalTe più fiate al Santole, molto meno che fja lavorato del legno di quel!' Olmo fec- co, il quale rifiorì nella traslazione del corpo di S. Za- nobi, credo però al Rondinelli, che nel fuo Ragguaglio della pefte dice come fegue ,, I Frati di S. Marco molti „ Veneidì in proceflìone andarono al Crocififlb di Or „ S. Michele, al quale S. Antonino fanciulletto orava,, E ringraziar debbo que'Benefattori, i quali nell'anno 1714. fecero a quefto divino Simolacro un Tabernacolo di ricco intaglio attorno tutto dorato con baldacchino, e pendo- ni pavonazzi,e frangia di oro. Lì dirimpetto nel fecon- do pilaftro oilervail una figura a frefeo del buon ladro- ne , che fi troverà in pochi luoghi così dipinto all'antica, avendolo il pittore non folamente confitto in Croce co* chiodi, ma legate le gambe con funi , acciocché non il confonderle con Crifto Gesù > e così no.ò il Molano ef- fere fiata la Chiefa confueta di fare . Quefta pittura pe- rò fu qui collocata per la feguente cagione, notata 300. t Tom, L Far» L D an- |
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anni fono ne* Libri della Compagnia della Croce al Tem-
pio "j e ricopiata da Vincenzio del Corno Gentiluomo Fio- rentino amatore delle cofe antiche ne* fuoi Ricordi , e leggeiì negli Spogli di Leopoldo del Migliore, come fe- gue „ 1361. N. N. condannato alla forca, era di Fami- ,y glia più che mediocremente civile; poche ore prima di f, efifer condotto al pratello 5 parlò ad un Fratello della iV Compagnia de* Neri folita ad afttfrere que* da doverfene S$ fare pubblico fpettacolo , e diffegli come in fua cafa ,, appiè del Ponte Vecchio avea in un caiTone ripofta u- j, na fomma di danaro , e che la fua intenzione era di „ voler far dipignere in Or S. Michele al pilaftro vicino „ all' Oratorio una figura del buon ladrone, acciò pre- 5, gaffe Dio , che gli ufafse in quel breve refpiro quella j, mifericordia, che refe lui beato. Chi efeguì il Legato 5, ha fcritto quello ricordo. ,, Quella Immagine fu di- pinta da Iacopo Landini da Prato Vecchio detto il Ca- sentino , di lui effendo quafi tutte le altre > toltene alcu- ne poche, di cui faremo qui menzione. III. Di Iacopo adunque è la volta, ove rapprefentò
fedici tra Patriarchi e Profeti, i quali pofano .fui' un cam- po di azzurro oltramarino , colore che coito affai , per la frefca invenzione ritrovata di eftrarlo dalle preziofc pietre di lapislazzuli ; né mancarono Cittadini ftatuali di que' tempi, che ne mormorarono, paruta loro una fpefa butrata , anzi uno itrapazzo del danaro della Santiffima Im- magine : ma quello parlare ardito difpiacque tanto al po- polo, che ne volle , dice il Cambi,una pubblica fodisfa- zione all'onore oltraggiato di Maria con la-prigionia, di., uno di cafa Forabofchi. E tornando a Iacopo di Cafen- tino , fuoi fono parimente i moltifllmi Santi dipinti l'un fopra l'altro negli archi, tra un pilaftro e l'altro , e nel- le facce de' 16. pilaftri, fuori che alquanti pochi, come il S. Bartolommeo lavoro finiflìmo di mano di Lorenzo di Credi, e al fecondo pilaftro in un ovato S. Maria Maddalena portata in Cielo dagli Angioli di mano di Andrea del Sarco ; ile- come il S. Stefano traile due porte fu fatto dal Poppi , il quale fece ancora le due tavole, che fono in Coro, di Cri- ito , |
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&o, e dì S* Gioviti Batifta ; del Sogliam è il S. Martino
rimpetto a S. Stefano, e Tuo credei! il S. Agoftino in mezzo del Coro, benché va fia chi lo giudica dell' Al- bertinelli, Sotto l'organo Agnolo Caddi pittore in que' tempi di grido rapprefentò alla parete Crifto, che diSpu- ta in mezzo a' Dottori . Né io voglio tralasciare di rife- rire ciò che il Dottor Brocchi rammenta e {fere accaduto alla figura di Sr. Verdiana* la quale fi vede al pilaftro del- ia cantonata di,quella Chiefa riguardante il Mezzodì ac- canto alla immagine di S. Lucia. EfTendo ella per l'an- tichità affai guaita fu fatta rifiorire ne'noitri tempi, ma con grande difcapito della Iftoria , pofciachè il Pittore Scancellò la ifcrizione , che vi era Sotto Scrìtta a .caratteri gotici, e quello., che fu più ftrano,alla Santa mutato fi vede l'abito di Secolare, che avea, in tonaca ReligioSa, IV. ConSiderabile poi è la Cappella di S. Anna eret- tavi a SpeSe del Comune dalla banda di Tramontana, per dovervifi commemorare in perpetuo l'atto di un'azione la più importante , che .accader porla in una Repubblica libera, che fu la cacciata del Tiranno Duca di Atene » ed occupator violento del Dominio Fiorentino, Seguita., giuda tutti gli Scrittori, ne* 26.. Luglio del 1343. giorno di Sant'Anna , la quale venne per quefta grazia onorata fra'Protettori principali col titolo di Troptia yistFautrice iibertatis Gioitati* Èlorentittét ; e però , come appariSce alle Riformagioni Li.b. B. del 1349.. fi fece il Decreto del- la Signoria di Spendere tremila fiorini di oro per la e- re2Ìone in Or S. Michele di una Cappella ridotta nel 15 26. a miglior'ordine da'Capitani, yeggendof! Sull'Altare i- Solato la Santa figurata in marmo bianco più alta del vi- vo in atto di tenere in collo la Vergine Maria, che por* ta in Seno il Bambino Gesù, opera lodatiflìma di Fran- cefeo da S. Gallo, A* 26. di Luglio la Signorfa v* inter- veniva ogni anno a offerta con tutte le Capitudinì delle Arti, fi correva din palio, ed altre coSe di Somma alle- grezza facevanfi in quel giorno ^ordinate nello Statuto ratto nel 1343. ai 28. di Ottobre con quefta bella intro- duzione di parole : Pro honorc Reip & ad prptnam me* D 1 WO"
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moriant libertdtit Cirvìt dti s'È Urenti&<>& ut Óiwutn men-
tibus Jit infixum yqualiter die S. Anna de menfe lulii To* jrulus Fior, per Dei grati am^ & njirtutem honorum, a Ty~ rannide Ducis Athenarum liberatus cbV.Ed in una tavola della Chiefa leggefi , che in quefta Fefta fi efpone la Re- liquia della Santa, che fi dà a baciare alla Centuria de* Fratelli, e Sorelle della Santiffima Trinità. V. PaiTandofi ora ad altra Cappella, è d'uopo, che
io mi faccia a riferire quel tanto, che ho promeilb nel- l'antecedente Lezione, parlando della nicchia degli Spe- ziali , perchè una Madonna a federe col Figlio in collo ftandovi collocata, e lavorata già da Simone da Fiefole allievo del Brunellefco, fu trasferita in Chiefa , e mefsa ad una delle due porte grandi chiufa per formarne una Cappella; e la cagione di ciò fu la feguente. Nell'anno 1628. il popolo a voce di parecchi, che aderivano con giuramento di aver veduta quefta Statua muovere, e bat- tere gli occhi, corfe in grandiflìmo numero , ed in tan- ta folla di giorno , e di notte, che fi ebbe prima a sbar- rar le ftrade per isfuggire il tumulto , gridando ognuno mifericordia, che fu uno di que' preludj della pefte, che venne dipoi a Firenze nel 1630. Pofcia per deviare la gen- te devota, che non fi farebbe mai partita di lì , fi pigliò dal Granduca Ferdinando efpediente di trasferirla den- tro. Del miracolofo avvenimento fé ne fece procedo per ordine dell* Arcivefeovo Aleflandro Marzimedici, ed uno de* disaminati, che depofe ài aver veduta la Statua apri- re e ferrare più volte gli occhi, fu il Canonico Cavalie- re Giovanni Guidacci. A quefta figura di Noiìra Donna ftando fuori nella fua nicchia accadde un* altro cafo in tempo di Repubblica, che in due verfi incifo appiè del marmo anche in oggi fi legge ,e fu che un Marrano Giu- deo di bel giorno fenza tema di efier veduto la percof- fe con un ferro* ma il far ciò, e il vederlo morto, e_* ftrafcinato fu tutto un tempo ; e quefto Sacrilego fatto Viene anche ferino da Forefe da Ribatta ne* Libri di fue Ricordanze, nelle quali vien di più a quefto particola- re j che il corpo di colìui feiTe buttato per ultimo vili* pen-
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pendio nella fogna di S. Stefano. E le parole intagliate
nella bafe del marmo per memoria di quefto fatto fono le qui appreflb : Hanc ferro ejfigiem jetiit luàeus , {$ Index ,
I]?fe Jìbìvulgo dilaniatus obit MccccLxxXXlII.
VI. E conciofiacofachè in queite Lezioni fi abbia fre-
quentemente rammentato il titolo di Or S. Michele , non fia grave a chi legge, che io riporti l'orìgine di xjuefto nome, come contenente non ifpregevoli notizie, e fpe- cialmente dell* antichità, lo che non fo fé veramente lo di- cano le l'itone, che di O. S. M. favellano : e però difpenfan- domi dall'efaminare il dubbio, fé quivi già dal 750. vi fof- fe un*Oratorio dedicato al Santo Arcangelo, per cammi- nare fui ficuro con documenti autorevoli, dirò primiera- mente, che poco dopo il mille vi era una Chiefa Parroc- chiale, la quale contigua ad un Orto fu detta San Mi' chele in Orto, venerabile per vero dire più di ogni altra, che ne fofle in Firenze con fomigliante titolo , fituata ella effendo nel più nobilitato luogo della Città ; e che folTe Parrocchia è verità affai chiara dagli Strumenti an- tichiffimi, che la dichiarano tale, come in un Teftamen- to nell'Archivio di Badia n. 25. tra i Teftimonj leggefi : Filippa* Pieri Ranerii pop, S. Michaelis in orto 1100 . Ed in molti contratti vetulìi della famiglia de'Mozzi qui a- bitanti innanzi che paflaffero di là di Arno a S. Grego- rio, trovanti accennati populi S* Mich. in Orto . Come el- la poi pafìTaiTe a* Monaci Ciitercienfi della Badia di S. Sii- veltro di Nonantola, non mi fono avvenuto fin qui a tro- varlo: il vero fi è, che Papa Innocenzio III. in una fua Bolla data in Viterbo nel 1209. g*a efìftente preiloleMo- . nache del Paradifo, indicata dal Migliore a pag. 54Q. con- ferma a detti Monaci con molte altre Chiefe queita an- cora di S, Michele : Ecclefias S. Felici? , S. Martini in Mamma, & S. Michaelis intus Fio*-, La Repubblica pofcia per fuoi antichi diritti ne dovette riailumere il padrona- to , levandolo a' Ciltercienfi } per la qual cofa fegui qual- che |
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clie ójfgiifto Cóli Roma , trovandofi alle llifof magioni ti*
tìa. lettera del 1249. di Papa Innocenzio IV. veduta dal Migliore, nella quale efortafi la Repubblica a render là Chiefa alla Badia,di Nonantola, infieme col Cartello di S. Martino. E quali follerò gli effetti ài quefta esorta- zione fi può ravvifare dalle rifoluzionì della Repubblica. Conciofiachè avendo la Signorfa bifogno di una piazza per la vendita dei grano, e di ftanzoni per con ferva rio, e confiderato quefìo luogo molto opportuno, ne fece Spianare la Chiefa, ordinando di' darfi principio ad una Loggia, della quale parla il Migliore a pag. 530. cosi : ,„ Col difegno di Arnolfo l'anno 1284. che fi era fon- i, data fopra l'antica Chiefa di S. Michele,. „ Ma per* che non fi perderle la memoria di Chiefa così antica 4 debbo qui notare 5 come nello ftefib tempo volle la Re- pubblica "., che Arnolfo ne fabbricane un'altra riropetto alla nuova Loggia ; che è l'Oratorio preSente , detto S. Michele vecchio, ma in oggi S. Carlo per la cagione Se- guente. Si era di frefeo canonizzato S. Carlo da Paolo V. e penetratasene la fama di fua Santità per ogni dove» con riempierli di divozione al Santo le Città principali, e maffimamente Firenze, che in materia di Religione #u fempremai ferventiftima■:;'■■' quando il Cardinale Federigo ■Borromei Arcivescovo di Milano ricordevole dell* antico paffaggio da quefto Stato a quello di Milano, che fecero i Borromei, e del Soggiorno fatto in quetìaCitfà dal San- to , volle, che delle Reliquie, le prime che Sofferò por- tate fuori di Milano , fi mandaffero a Firenze,, die furo* 110 un gran pezzo della Camicia , ch'egli aveva addof- fo quando morì, e del fuo Sangue raccolto in una Spu- gna Sparato che fu, La Solennità nel riceverle fu gran- diffima al pari della già conceputa divozione nei popò* io , ma preyedendofi, che il luogo,, ove queite fi doyea- no collocare farebbe flato annuito affai per celebrarvi ia Sacra traslazione,eCofimo IL volendo anch'*egli dare un Segno al fuo Solito di divozione, e grato mofìrat/fi aik_# cortefi offerte del Cardinale, V Altezza fua SottoScriiTe un Memoriale alia Compagnia de* Lombardi., C4ii erano effe Re-
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Reliquie dirette j concedendo a* Fratelli 1* Oratorio di San
Michele, come luogo più capace della Chiefa di &. Mi- niato traile Torri, ove allora la Compagnia fi ragunava» trasferitavi già da S<* Pier del Murrone, oggi detto S. Gio- vannino in Via di S. Gallo, e volle Sua Altezza, che i Capitani di Or S. Michele,, a' quali fpettava il dominio dell' Oratorio, ne faceflèro la donazione per Decreto del 1616, contenente alcune condizioni $ cioè di non mai la Compagnia mettervi alcuna fua Arme, e dell'onorificen- za annua di un cenfo di cera da darfegli nel giorno di S. Michele. Allora fu levata dall'Aitar Maggiore, la tavo- la antiche ma dì Buonamico Bufalmaceo rapprefentante un Criito morto, venendo trasferita fulla porta al di den- tro, e fu collocata in fuo luogo là tavola di Matteo Rof» felli, ove è S. Carlo veftito da Cardinale in una gloria figurata lucida, e rifplendente con molti Angioli attorno» e fra eflì nel primo luogo S* Michele con le Aie infegne, fecondo i patti, fperando così i Capitani di confervare vivo il titolo di S. Michele, prevedendoli , come é fe- guito , che la nuova venerazione a S. Carlo aveva a far dimenticare P Oratorio di S. Michele, il quale è Irato il- luftrato da Papa AlefTandro VII. nell'anno nono del fuo Pontificato di una perpetua Indulgenza per i Fratelli nel- la Fefta di S. Carlo. La Tribuna dell'Aitar grande , co- me dimoftra l'Arme di ùria Colonna feminata di Vai af- fifla nell'arco con licenza de' Capitani, era ftata in anti- co eretta dai Pilli Famiglia Confolare , della quale, parla Dante nel Canto XVI. del Paradifo;. Grande era già la Colonna del Vajo .«
E nelle Scritture di Or S. Michele fi legge ,, Aitar Mag-
„ giore dell' Oratorio di S. Michele fatto in efecuzionc ,, del Testamento di Mefler Bindo de' Pilli nell'anno 137^. Ed a man manca entrando è oflervabile una Tavola di Fabbrizio Bofchi, avendo egli in efla effigiata con bel di- fegno e vivacità di colori la prefentazione di Crifto al Tempio. Nell'Architrave della porta in fegno del Pa- dro-
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dronàto de'Capitani vedefi fcolpita la loro divifa a ca-
ratteri di bronzò dorato, che fono le tre lettere O.S.M. Vili. E tornando finalmente alla Loggia di OxS. Mi- chele 5 the fi difle fofteneie con té. pilaitri la gran tor- re fatta per il grano ? e che pofeia dal Granduca Cofimo I. giudicata per luogo atto a poter larvare le fcritture dal fuoco» e dall'acqua fu deftinata per Archivio Generale f non polio tralafciare le lodi , che ne derivarono alla glo- riola memoria di ^uefto Principe. Si pubblicò adunque una medaglia coir effigie del Granduca, ed il fuo nome; e nel rovefeio la Porta dell'Archivio .aperta con molti li- bri in eiTa figurati per Protocolli con corona al Fronte^ fpizio, e lettere attorno > che dicevano: PtfUka Fideì . Bvvi ancora a caratteri di oro una Ifcrizione fulla Porta dell* Archivio funata in Calimala^ e dice; ' i ARCHIVìyM HOC PERPEtVITATl PVBnCORVM MONIMEN.
TORVM CONSERyANDAE DICATVM SERENISS, jCOSMVSMED. ■ EREX1T . QVAMPRIMyM MAGNVS DVX HETRVRIAE SALVTA- TVS REGJAQVE CORONA INSIONITyS EST MDLXIX. E fimilmente alla Porta., che mette nello Stanzone delle
Scritture, dove non fi ammettono fé non i Miniiìri fen- za lume , e fenza fuoco, fi legge pure a lettere indora- te . FIDEI TVBLICAE SERENISS. COSMVS MED. MAGNVS
DVX ETRVRIAE EREXIT KAX- NIARTIIS MDLXIX. '■■■■■ . v '';: I
E io quando miscredeva di avere <\\iì terminato le mie
Memorie Iiìcriche intorno .ad Or ;S. Michele , dtbbo a quelle arrogere una indifpenfabile notizia, fenza la qua- le chi legge potrebbe prendere un',equivoco fopra gli U- fiziali di Or San .Michele * Conciofiachè due Magi tira- ti eranyi ài fimigliante .appellazione, al primo àt' qua- li fpettava la cura ài detta Piazza, o Loggia circa la ven- dita -del grano^ .e delle biade , i quali durarono a così chiamarli fino a tanto, che i Signori non fecero chiuder la
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la loggia » mutata avendola in Chiefa > ed altrove trasfe-
rito il pubblico granaio; Al fecondo Magistrato appar- teneva il buon governo della Compagnia , e dell' Orato- rio della Madonna di Or S. Michele, con un ampia iu« risdizione fopra i beni donati alla SantifTima Immagine. E quella differenza di ufizj apparifce nella Camera Fifca- le alLibro fegnato 1344,contenente diverfe feritture, bi- glietti , e cedole de* Priori al Poterla di Firenze, nei qual libro fotto il dì 27. di Febbraio leggonfì eflratti per; Ufiziali della loggia del grano di Or S. Michele i feguen-r ti: Filt^t^s Rochi de Caffonibus \ Zenobius^ La fi Rifaliti % DominicHS Rizzivi Fagioli ,. fa Matthew Kofi Ili Fi flap Officiale* extra&i prò Comuni Fior, ad Ojficium Piate* O. S. M. prò termino , <b* tempore quatuor menfium, E con tale documento fpiacemi di dover notare fu queflo pro- posto lo sbaglio del chiariffimo Leopoldo del Migliore alla pag. 369. della fua Firenze Illuflrata, nella quale fi- gli fcrilfe, che il fuddetto Matteo da Rofello fu de* Ca- pitani della Madonna di Or S. Michele , nel Ruolo de' quali, che va copiato nelle mani di più ftudiofi , non 11 vede mai il detto Matteo. Ma fé quefti non trovar! al numero de* Capitani della Madonna, meritava però di efleie merlo da Giorgio Vafari nel numero de* Pittori , così denominato nella fopra riferita elezione . E traile opere di lui è confiderata la dipintura dell1 Inferno 5 che avea fatto nella Chiefa di S. Michele de1 Visdomini giu- fta il fuddetto Leopoldo del Migliore alla detta Pagina, dove dice come fegue ,, Dipinti al naturale erano in 5, quello 'nferno molti uomini trilli di quella età , fra sj quali il Duca di Atene co* fuoi feguaci, come tradi- „ tori della Signoria di Firenze nel più caro eh* è la ii- „ berta, o ladri, le male lingue, e quei che lì erano „ moftrati contrari al pubblico interefle , che chi gli a- „ vea conofeiuti diceva, quello è il tale , così bene vi „ erano fiate portate le fomiglianze loro dal naturale: 5, pafsò per proverbio finché la pittura flette in piedi , 5, il dirfi per Firenze, gli è ritratto in S. Michele, e fan- „ to baffi. Era quello lavoro flato fatto da Matteo di ,5 RofFello Pittore antico e civile . ,, Tom. I. far. I E Ma
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Ma tornando ai Capitani della Madonna di O. S. M.
non debbo tralasciar di avvertire, come quefti fono fta» ti pure aboliti, avendo il Noftro Imperatore data la fo- printendenza del Sacro Tempio ad un folo Gentiluomo, il quale prefentemente è il Sig. Domenico Baldigiani . E per modo di appendice rammenterò qui la Ven. Con» grega de* Preti detta della Vifitazione, la quale ricono- fce il fuo principio nel 1494. a dì 24. di Febbraio da al- cuni Sacerdoti della Collegiata di Or S. Michele, e que- fta Congrega compofta di 40. Preti fenza più fi aduna nella Chiefa di S. Michele in Palchetto, dove fulla por- ta leggeri il feguente titolo. CONGREGATIO VISITATIONIS PRESBYTERORVM .
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LE«
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LE ZI O NE IV,
E P R I M A
DELLA CHIESA DI SANTA CROCE
De* Padri Minori di $P francefco 9
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Agnifka certamente è la Chiefa di San*
ta Croce in Firenze» della quale feri* vendo Francefco Bocchi ditte come ap- preso j, Molte fono le Cartella famofe „ per fabbriche pregiate, le quali né ,, alla magnificenza, né alla grandezza „ della Fabbrica di quella Chiefa non „ arrivano >, Quindi è che dovendo noi darne la noria, quefta divideremo ir. parecchie Lezioni, in guifa, che 1' abbondevolezza delle ragguardevoli cofe, a chi legge fia Oggetto di maraviglia fenza punto pericolo di confon- derti. E però principiando dalla Piazza appellata di San- ta Croce dal Tempio, che fi vede in tefta verfo l'Orien- te , i fuoi moltiplic.i pregj a Memoreremo nella prefentc Lezione. II. Ed in una Piazza, che riconofee la fua maenà,
e fama dalla Chiefa dei Padri Minori, fui bel principio mi fi prefenta la venuta del Serafico S. Francefco a Fi- renze , e più che più 1' anno , nel quale i Figliuoli di sì gran Santo ebbero il pofTeflo di quefto luogo. Quindi non dilungandomi molto dall'argomento, dirò che San Francefco co* fuoi primi Compagni per buona forte de* Fiorentini venne a Firenze nell'anno 1.212-., che tanto affermano Luca Wadingo , ne' fuoi Annali Tom. I. 1* A- bate Ughelli nell' Italia Sacra P. 111. Ma Francefco Ha- E 2 roldo
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^-..........v-
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roldo Autore dell'Epitome Annalìum Minorum» vuole là
venuta del Santo a Firenze anche un anno prima,fieri* vendo in quefta guifa alla pag. 58. Anno 1211. B. JFr^»- cifeus J>er<venit Fiorettiate , #£/ extra Ci'vitatem accept a devoti* Cimbus hofptiolum juxtu &dtm S> Galli, ubi multos ad fuum fodalitium admiJÌt9 quorum pr&cijtMUs fuit Ioannes farens ex oppdo Carmignani : né mi è ignota la opinione di moderno Erudito Dottore Fiorentino il qua- le crede , che la prima venuta del Santo forfè neli' anno 1209. Da quel primo Ofpizio della Porta a S. Gallo paf- farono i Padri Minori nel 1221. o in quel torno a San- ta Croce , fé peiò prima di quello paflaggio trasferiti non furono in S. Stefano a Ponte, come parlano il Ron- dinelli, e Fra Serafino Razzi Aurore della Vita del B- Giovanni da Salerno a pag. 35. della Stampa di Firenze del T5$#. il quale ivi altresì dice, che i Padri Minori di S. Francefco venuti a Firenze avellerò per primo Al- bergo il Conventmo di S. Iacopo del Pian di Ripoli ce- duto loro da' Padri Domenicani già paflati ad abitare nello Spedale di San Pancrazio. E quefta afferzione del Razzi, quando foffe corredata di autorevoli documenti per vero dire diftruggerebbe quanto di fopra abbiamo ac- cennato . Tuttavolta appettiamo lo fchiarimento di tal punto alquanto dubbiofo, dalla Storia dell' Ordine de* Padri Predicatori, che fta Scrivendo la dottiflìrna e dili- gentiflìma penna del Padre Tornmafo Maria Mamachi, il quale non ha risparmiato a viaggi e fatiche per rin- tracciare notizie opportune, onde illuftrare le tenebre di quegli anni, ne* quali i primi Padri di S. Domenico vennero a Santificare Firenze» III. Qua! forfè poi la Chiefa di Santa Croce in quei
primi tempi è dubbio. Lionardo Aretino nel Libro 4. di Aia Storia ne parla così „ Era Chiefa piccola affai e mol- i, to diforme ^dalla magniiìcenza della nuova >, lo che conferma Berlfardo Bavanzati nella fua Storia Scritta a penna ,, «492. per idem ferme fem^us Bajìlica San&& Crucis in ed qua nunc eft forma adificari Fiorenti* coepta $fi) cum ]>rius breve admodum in eo loco ejfet Sacellum „ Ma
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Ma «on crederei , che foffe ftata cosi piccola quefta-.
Chiefa, quando però fi poterle pregiare intera fede a quel- lo , che fi legge nelle Riformagioni , ove tra molti con* fervanfi alcuni Libri, ne'quali regiftratil* fono le irruzio- ni , che la Repubblica dava ai fuoi Ambafciatori fpediti alle Corone. Quivi pertanto al Libro Z. dell'anno 1396. ai 29. di Settembre trovafi una irruzione per gli Ora- tori al Re di Francia, nella quale nominandoci i Benefi- zi , che la Repubblica avea ricevuti da Carlo Magno > cfprefìfamente fi annovera la fondazione di Santa Croce ( che è affai dubbia tradizione ) d'onde però fi ricavereb- be, che quella Chiefa foffe qualche cofa di più, che pic- cola affai . Né fi deve tralafciare di dire per compimen- to di quel poco, che abbiamo offervato finora circa il foggiorno de" Padri Minori in Santa Croce principiato > come fi diffe , nel 1221. o in circa > qualmente ne* libri del Proconfolo dell' Arte de' Giudici, e Notai ove è riferito 1* infigne Miracolo del Sacramento, accaduto in Sant'Ambrogio Tanno 1230, notafi, che nel ripor* tarlo dal Palazzo del Vefcovo alla Chiefa , vi erano iti Proceflìone i Frati Minori di Santa Croce. IV. Per quello però che fia antichità della nuova
Chiefa, la quale contribuire alla Piazza di molto or- namento , nota l'Ammirato Tom. I. Par. I. pag. 131., che effendo in Firenze Gonfaloniere Tingo Altoviti, Po- deftà Pino de' Vernacci da Cremona, Capitano del Po- polo Rinaldo di Manente da Spoleti , con tutta la Signo- ria fu gettata la prima pietra della Chiefa di S. Croce ai 3. di Maggio del 1294. col difegno ed opera di Arnolfo
famofo Architetto di qùe'tempi. E prima dell' Ammira- to Gio: Villani lib. 8. e. 7. così fcriffe „ Nelli anni di S) Chnfto 1294. il dì di Santa Croce di Maggio, fi fon- „ dò in Firenze la grande, & nuova Chiefa de* Frati Mi- gnon detta S. Croce, & alla benedizione della prima ,, pietra che fi miffe ne'fondamenti vi furono molti Ve-
4, •lcovi, Prelati, & Cherici, & Religiofi , & il Poteftà,
„ & Capitano, & tutta la buona Gente di Firenze, ho- 9> mini & donne con gran fefta & folennitade, & co- ,, min-
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,, minciaronfi i fondamenti, ^prima dalla parte di dietro
„ dove fono le Cappelle, perchè quivi era la Chiefa „ vecchia, & rimale all' ufficio de* Priori, & de' Frati, „ infino che furono murate le Cappelle nuove «' Ma di~ verfamente dice una lapida in Chiefa allato alla parete» alla Cappella de* Serriltoxi, ove leggefi così : * MCCIXXXXV. V. NON. MAH FVIT FVNDATA ISTA ECCLESIA
AP HONOEEM SANCTS jCRVCIS ET B. FRANCISCI. N'è per ora voglio entrarvi dentro, folo barrandomi of-
fervare al di fuori quanto dalla Piazza il può feoprire nella facciata, o fia di bello o di ammirabile,. Primiera- mente lotto l'angolo, o Ila comignolo evvi il Nome di Gesù tutto di pietra, collocato lafsù in alto da San Ber- nardino da Siena con licenza de* Signori, e con divota proctflione ài rmmerofo popolo nel 1437. anno di Pefti- lenza, come nota Leopoldo del Migliore nella fua Fi- renze Illuftrata a pag. 71. ed intorno intorno al Santiffi- mo Nome leggonfi queite parole in caratteri Longo- bardi : In mtr/ine le fu omne genufleBatur C&leftium Terrt- ftriutn <y infernorum. Sotto di quello vivifico fegno ve» deli una fineftra, o Ha occhio , che di diametro è brac- cia 14. dipinto da Lorenzo Gbiberti , il quale vi effigiò ne'vetri Crifto deporlo dalla Croce* Fra quell'occhio» «e l'Arco della Porta Maggiore in una nicchia è collocata una Statua di bronzo., che rapprefenfa Su Lodovico Ve- scovo di Tolofa. La Statua è opera di Donatello , il -qua- le parlando di queira fua figura., non la voleva nel nu- mero di fue opere migliori,jtuttavolta deve da noi. tener- fi in pregio* si perchè in cria feorgefi vivezza,* e, fa pere, sì perchè procede da uomo di raro valore *. A mano fi- mitra della Chiefa vedeii di marmi il principio di una for- ra , € dalla Porta Maggiore a manritta fino alla Porta del Chioitro ammirai! l'imbafamento del principio di una fac- ciata di marmi bianchi e neri, difegno del Cronaca. E mirabile opera farebbe fiata, fé Cafteìlo Quaratefi per di- fgufti nati con gli Operai della Chiefa, i quali gli nega- .< rono |
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rono l'onore di alzarvi l'arme propria, non abbando-
nava sì generofa e bella idea. Sulle Porte vi fono le Ai> mi e del Popolo, e della Parte Guelfa, lo che conferma, che ella fotte edificata per aiuto , e per ordine di quelli, che erano in quel tempo Rettori del Popolo Fiorentino. E querce fono le cofe, che mi è piaciuto notare, comec- ché vifibili nella facciata della Chiefa, e che riempiono l'occhio di dilette)) a chiunque le mira . V. Ma venendo alla Piazza, lunga braccia 288. e lar-
ga 152. fi vede circondata da Palazzi e Cafe , che la met- tono in mezzo a guifa di teatro, accrefeendovi vaghez- za e la fonte reitaurata l'anno 1673. col difegno di Pier Maria Baldi, e le pitture delle quali veggonfi abbelliti e il Palazzo della Famiglia dell'Amelia, e il Convento al di fuori dalla parte, che guarda il Ponente» E principiando da quefto, le figure tutte fono di Lorenzo di Bicci, il quale tenaciflìmo fino all'ultimo di fua vecchiaia della ma- niera Giottefca, quivi da giovane colorì a frefeo per la Famiglia Spinelli la Storia di S. Tommafo, che alla pre- fenza degli Apoftoli tocca la Piaga al Signore , ed ap- pretto a quefta dipinfe pure a frefeo con la più efatta proporzione la figura gigantefea di S. Criftofano alta braccia 12, e mezzo; e pofeia Lorenzo già decrepito ag- giunge a quefta facciata la Storia di Maria Vergine Af- funta, che fu creduta la migliore opera, che facefle il fuo pennello. Ma fé quefte pitture fono un faggio del mo- do di fare antico ne'tempi di Giotto; la facciata del Pa* lazzo dell' Amelia ci apre un' Accademia della maniera di dipignere, migliorata e raffinata , mercè lo ftudio ed eccellenza de' Maefìri fioriti in Firenze ne' due ultimi paf- fati fecoli. E giacché Filippo Baldinucci nella Vita di Giovanni da San Giovanni fa una minuta e dotta Storia delle pitture di quefta facciata mi varrò delle fue parole e favio giudizio, come appreflb ,, Era in quei tempi in „ iftato di unde'primiMinirtri della Cafa Sereniffima Nic- „ colò dell' Amelia Senatore* che fu anche Luogotenen- „ te pel Granduca neh" Accademia del Difegno . Quelli » avendo deliberato di far dipignere la facciata di fua „ Ca-
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„ Cafa in fulla Piazza di S. Croce, come amico che e-
„ gli era delle Arti noftre , e molto più della gloria e a* „ vanzamento de i noftri virtuofi Fiorentini, che molti n pure ve aveva in quella età, chiamati a fé Domenico „ Paffignani, Matteo Roffelli, Ottavio Vannini, Giovan- ,, ni da S, Giovanni , Fabbrizio Bofchi , Michelagnolo „ Cinganelli , Niccodemo Ferrucci, Andrea del Bello ,, difcepolo e Paefano di Giovanni, Michele Buflìni,Ton „ Guerrini /Filippo Tarchiani, Cofimo Milanefi, € Ste- ,, fano da Quinto, fece loro dar principio) con difegno ,, di Giulio Parigi, al bel lavoro; e quel che è degno ,, ài rifleflìone, fi è> che con efTere le Pitture quafi tut- „ te belle ^ e tanto ben lavorate, fino al preferite rem- 3, pò, dico dopo più di 130. anni, elle apparirono, co- „ me fé pur ora fuflero frate dipinte. Tutte furono fat- ,, te in tempo di giorni 20. cioè quelle, che occupano „ lo fpazio del primo ordine delle fineftre di quella Ca- „ fa , in giorni 15. dentro il Mefe di Maggio del 1619, „ e quelle,che al pian del Terrazzino occupano V altro „ fpazio delle inferiori fineftre, in foli giorni 5. dentro 3, al Maggio del lóto. Ma quantunque fra' Pittori da me 3, nominati , e Maeftri vecchi follerò uomini di gran ya- 3, lore, contjjttociò le pitture di Giovanni da S. Gioyan- >, ni riportarono la lode maggiore , e metterlo in tanto 3, credito , che non fi fece mai opera grande e degniflì- 5, ma a frefeo in Firenze, che non foiTe raccomandata al », fuo pennello. Ma perchè quella facciata contiene in s, fé non folamente il preziofo di molte belle pitture,, ma f3 il curiofO;» fé dilettevole altresì de* .concetti, co i quali 3, yi furono efprefle varie virtù , e Deitadi ; ed anche ,, percjiè defideiiamo di dar qualche lume delle maniere a „ frefeo di più Maeftri , che vi operarono, abbiamo per 3, bene il fare di quafi tutte un breve racconto 3 proteilan- 5, doci però che.lifpetto ai nomi delle dette virtù e deita- 3, di^ poffiamo in più d'una aver prefo qualche sbaglio, >, per non avergli trovati ferirti né prejTo alle figure, né „ in alcuna nota 3 o ri cordo, onde ci è bifogno il cavarli 3, da' Simboli, che elle hanno appreiTo. Incomincia no le |
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„ Pitture da uno fpazio, che è Copra una delle Porte
„ della Cafa, ove vedefi l'arme della Famiglia dell1 An- „ tella con tre puttini attorno in varie attitudini , opera 5, del noilro Giovanni belliffima. Venendo ora a deferi ve* ,, re il primo ordine di pitture, che nel più baffo occu- >y pa ì parapetti delle prime finefìre , e facendomi dalla ti parte della Chiefa, vedefi la figura della Fortezza con s, ifpada in mano , ed una fiamma appreflb , alludente^ 59 forfè al fatto di Muzio Scevola , e quella apparitelo* j, pera del Vannino; Segue la Religione , che vedefi gè- ri nuflefla, ed in mano tiene una candela aceefa. Àp- A pretto è la Dovizia» appoggiata fopra un faftelletto di s, Pomi, ed ha un fafeio di fpighe , né fappiamo noi qua- si li de'foprannóminati Maeitrine fofle l'Artefice , e non i,s è delle migliori. Seguita poi la ftupenda figura dell' „ Amorino, che dorme preflb ad un Cigno, e quella fé- „ ce Giovanni da S. Giovanni, il quale non ebbeJ diffi- „ colta di copiarlo da fimil figura, che oggi è nel Pa- ss lazzo Sereniflìmo , fatto per mano del Caravaggio , e non „ v* è chi dubiti, che data la parità dell' edere quello di ,s Giovanni a frefeo 5 e quel del Caravaggio a olio , non ,, fia migliore quello di quello . La figura della Dilezio- ss ne fi fa vedere apprettò , ed ha in collo il Pellicano, scoperà è quella del Rofleili. Viene poi rapprefentato ,, un Giovane con un ramo di quercia ghiandiferas e », fecelo il Paflìgnano pel fecolo d* oro . Vi è poi lo ,V fpazio , ove è fituata la Statua di marmo del Gran ss's"Duca Cofimo II. da i lati della quale è figurata in s, pittura a finillra , una femmina, che rapprefenta la Cit- „ tà di Siena , opera del pennello del Rofleili , il s, quale dovendole fare P accompagnatura della Lupa | „ per effere in dipignere animali poco felice , pregò ,, Giovanni , che gliela facefle : ed egli in un quar- „ to d' ora , e non più, dipinfe la bella tefla di dettaLu- 5, pa: la qual cofa oflervata dal Paflìgnano, che a mano ,, delira della Statua dipinfe la figura per la Città di Fi- V, renze, volle, che lo fteflb Giovanni dipignefle anche ,s per lui il Leone , arme di quella Città. Fecelo egli ? Tom, I. Far. L F „ e tan- |
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5, e tanto bene, che fembra fatto dal naturale. Dopa £
„ la fedeltà, figurata in una femmina con un cane in col-, „ lo, tutta fattura di Giovanni. Segue una vaga Donna jj con ifcettro, ed una chiave d'oro in mano, fatta da j, incerto Pittore per la ricchezza. AppreiTo è la finceri- „ tà , che nella delira ha un cuore, e nella finiftra una „ candida Colomba: il tutto fatto da Ottavio Vannini . ,, Allato a queito vedefiun Giovane, che tiene imbrigliato 5* un Lione,. ed ha nella delira un pugnale, e fu opera „ di Filippo Napoletano, che in quegli ultimi anni del* }ì la Vita di Cofimo , ne* quali per mala- fanità egli viiTe 5, per lo più obbligato al letto* e alla camera, fi tratte- 5, neva apprefib u quell'Altezza per fuo virtuofo follaz- 5, zo, dipingendole tuttavia di quei fuoi Paefi, con pic- 5, còlè belliffime figurine . V'è poi un'altra maraviglio- j, fa figura fatta da Giovanni, che è Cupido abbattuto : ), e dopo quefta fegue il terrazzino , e* pergamo , che ,, dir vogliamo, reitando finito nella parte baffa il pri- 5) mp ordine delle pitture. E notifi , che nel bafamento » fra l'una e 1* altra delle figure , che dette abbbiamo , 5, fono certi putti di chiaro fcuro , uno de* quali tiene u- 5) na lunga carta, in cui fono ferirti i nomi de'pittori , sì che in detto anno 161 g. vi operarono, che fono i da 5> noi l'opra notati . Evvene anche un' altro doppo lavir- s, tu della fincerità, che in altra carta tiene fcritto, che a, lo reftante della facciata fu cominciato da i medefimi ,, pittori agli ii. e fi finì ai 18. di Maggio 1620. Segue j, il fecondo ordine delle pitture, e primo delle fineitre: „ e frali* una e fra l'altra fineftra fon tutte figure quan- 5, to il naturale a chiarofeuro . Vedefi la pietà colle man „> giunte, opera del Vannino; la Scienza colla penna d' „ oro, che fopra una carta fcrive , ed è fattura d'in- „ certo. Siccome quella della Sapienza figurata in una ), Pallade colla lancia, e collo feudo: quella della Fede „ col Calice,e colla Croce ; e quella della Temperanza 1 i} che ha nelle mani un freno di Cavallo. Segue la Re» „ ligione, che con una mano foftiene un Tempio, e coli' „ altra tiene una chiave d'oro, che fu dipinta dal Rof* » felli»
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j, felli. Scorgevi poi la tàfìto famofa figura , fatta dal no-
,} ftro Giovanni, che rapprefenta la Giufiizia, con El- „ mo. Spada, e Bilancia, alla quale per efler viva non j, manca fé non la voce. La Femmina, che fi fpecchia , 5, che tiene in mano una freccia, ed allato un Cervio, » fu fatta pure da Giovanni ; ( io lo direi Simbolo del- », la Bellezza, che facilmente ferifce , e fugge qual Cer- j, vio ) . Quella che fegue dopo quefta rapprefentante n il Configlio, figura con due facce, una di giovane, », ed una di Vecchio, inghirlandate di fpighe , ed ha » nella deftra un timone, e chiavi d' oro nella finìftra, 53 fu dipìnta dal RoiTelli. Della Femmina con libro in „ mano , ed altro libro a* piedi fopra un* orivolo a poi- 5-, vere, ed appreflb una Gabbia dentrovi un Uccello, 3, che fu opera del tnedefimo , non fappiamo il lignifica- j-, to'. Appreflb è un' altra Femmina colla tefta alata , a » cavallo a un Orfa, che lecca i fuoi parti, è bella pit- » tura di Giovanni. Il Giove co'fulmini, e l'Ercole fu* « ron pure coloriti dal medefìmo. Nel terzo ordine del- 3> le pitture nel parapetto delle feconde fineftre, inco- 53 minciandofì dalla parte del Terrazzino, fon figure co* „ lorite. La prima, che è dì Giovanni rapprefenta la Pit- 53 tura . Segue dopo quefta l'Aftronomia, che apparifce „ fafciata dallo Zodiaco, e fecela il Roflelli. V' è poi „ la Contemplazione figurata in una Femmina giaceent j, in atto di aprirli il petto, e inoltrare il cuore, ma di }, quefta non fappiamo chi fulTe 1'Artefice. Un Giova- 53 ne armato, ed alato in tefta con arco tefo, è fattura 3, di Filippo Napoletano. Ha la figura, che fegue in at- „ to di ledere, che è la Meditazione, una candela acce- ,3 fa, e legge in un libro: e quefta è di mano di Giovan- „ ni. Una Femmina con una ferpe alla finì/tra . e nel- 3, la deftra una sferza, fi giudica di Andrea del Bello • ,3 Altra Femmina fedente fopra nuvola con ifcettro, e co» 33 ròna , ed un' Aquila appreflb fu fatta dal RoiTelli per s, ràpprefentare la Maeftà. L'altra giacente, che con la „ deftra ftringe una guglia,ed* incerto Pittore, ed è for- i3 fé la più debole cofa 9 che fia in queiV opera. Vedefl Jt E 2 », appref- |
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,V appretta la figura d'un vecchio ignudo , fedente fòpra
5, l'Iride, con fefte nella finiftra, archipenzolo, e fqua- „ dia nella delira, fi dice fatto per lo Tempo, né fap» ,, piamo da quale deJ nominati Pittori. Segue dopo que- „ ilo una figura con bilance nella deftra, ed un cornu» ), copia nella finiftra , forfè di mano del Tarchiani. Nel 5, Giovane armato, e con Elmo fiorito, volle il RofTelli s, rappreienrare il ripofo . Vi è finalmente la figura del- „ la Prudenza in atto di federe, nella deftra ha le fefte, jj e nella finiftra una verga, con appretta la Gru. Ve* « nendo al fecondo ordine de? Chiaritami e quarto del- i) le pitture fralle feconde fineftre , efacendofi dalla par- j, te della Chiefa vedefi una Femmina con lucerna, a* » piedi la Gru col'fatta» nella quale figurò il Roflelli la 3> vigilanza. li medefimo fece quella che fegue, con pal- 55 ma in mano, un mappamondo ai piedi, e fopra la te- j) ita un Sole : fìccome l'altra che tiene una lucerna, ed 3, un libro. La Femmina alata, coir afta pura nella de- ss ftra , e nella finiftra una laurea dorata, che rapprefen- ,) ta la Gloria, fece pure il Roflelli. Dipinfe Giovanni 3) quella, che è dopo quella, col petto da una parte i- 33 gnudo , con uno Scoiattolo in mano. Vè la Fama, „ con due trombe d'oro una pendente dalla finiftra ma- „ no, ed una dalla bocca in atto di fonare, che fu pu- », re opera di Giovanni. La Carità co' tre putti , fece il ,, Tarchiani . Vedefi appretta una Femmina, con Manto „ Stellato attorno ad una ara col fuoco accefo, ed evvi 3, una Tigre, che fu opera del pennello del noftro Gio- j, vanni. Seguono poi tre belle figure, che diconfi di n mano di Fabbrizio Bofchi : ciò fono, una Donna con ,, Ramo di ulivo nella deftra mano, ed uno Scudo nel- ài lft finiftra, e fu fatta per la Pace. Un'altra Donna con 3, orivolo nella deftra , ed ha una fafcia, o diadema rea- ,3 lei'ed un Giovane alato con fiamma nel petto, e pref- 3, fo a lui un Cervio alato, che fi crede rapprefentare 33 lo Zelo. Evvi una Donna colorirà per mano del Rof- 33 felli, che tiene una Croce d'oro, ed appretta ha un 3, pezzo di macia con ellera attorno. Dopo quefta ev- „ vene
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^rvene: un* altra coronata, fatta da Giovanniy che: tiene
„ ai piedi una pianta di edificio. Sopra queftò quarto ),* ordine di pitture, fegue il quinto , che fa compimen- „ to alla bella facciata, dove in figure colorite veggonfi „ rapprefentate diverfe altre Virtù, e Deitadi, in nu- », mero di tredici, che per fuggir lunghezza, non fi de* 5, fcrivono. Diremo però ffplamente, che nel bel mezzo 5, evyi un Venerando Vecchio, fedente in Abito Senato- j, rio, ed apprefTo un'Uccello notturno, Simbolo della jj Prudenza j e perciò dedicato a Pallade, e rapprefenta „ la figura, che è belliffima di mano di Giovanni, la per- „ fona di Donato dell'Antella, Senator Fiorentino Fa- „ dre di Niccolò, che quella bella opera con grande fpe- j, fa fece efporre al pubblico diletto de'fuoi Concittadi- 3, ni, e per ornamento eziandio di quella grande e no- „ biliffima Piazza, nella quale per ordinario, oltre al ,j bel giuoco del Calcio, le pubbliche, e più infigni fé- 3, ite foglionfi rapprefentare, „ VI. Così finifce il Baldinucci la fua Spiegazione . E
giacché quefti accenna per avventura le varie felle fattefi in quefto gran teatro, mi piace qui di notarle, dividen- done il racconto in due claflì di fefte, facre e profane . E per farmi dalie feconde, raccontano le Iftorie Fioren- tine, che qui furono rindiverfi tempi rapprefentate no- biliflìme Cacce, e Gioitre con apparati di mafchere, e di abiti non men ricchi, che di bizzarre, e di flravagan- ti invenzioni, trovate dal fottile e bello fpirito de i Fio- rentini , riufcendo mirabili agli occhi di tutti ; ed è par rere di uomini letterati > che l'Italia dopo la declinazio- ne dell' Imperio Romano non abbia veduto Gioftre fimi- li a quelle di Firenze , fempre magnanima nelle pubbli- che fefte . Delle più antiche, e magnifiche Gioftre a mia notizia fu quella, che nota la Cronica di Donato Vel- luti all' anno 1355. ove dice „ Vennero in Firenze i jv Marchefi da Ferrara, fi armeggiò a Santa Croce , e fi „ fecero gioftre ,, E nelì'anno 1371,. adì 29. di Feb- braio giufta la Storia dtl Buoninfegni, fu fatta gioftra per onorare le nozze di Maddalena di Carlo Strozzi con |
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Luchino Vifconti figlio del Duca di Milano. e furono due
brigate tutte a cavallo con fpade mozze e fenza taglio » fé pure non prefe abbaglio il Buoninfegni , giacché al- trove io leggo accadute quefte nozze nel 13-81. Vn* altra fimile fi fece nel 141P. alia prefenza di Papa Martino V, della quale parlano tutti gli Scrittori, e quelle, che fo- no qui per accennare * ìeggonfi in più libri di ricordan- ze» Nel 1429. due ne trovo fatte nel Mefe di Aprile per la venuta di D. Pietro figliuolo dei Re di Portogallo, ed ebbero 1* onore della vittoria Filippo Tornabuoni , e Bal- daffarre del Milanefe , e nella feconda Iacopo Bifcheri • Nel 1468. in altra gioftra , fìupenda fu la fplendidezza dell'oro. e delle gioie negli abiti con fopravvefìi orna- te di pietre preziofe, ed ebbero Sonore Lorenzo di Pie- ro de* Medici, e Carlo Borromei, ficcome in quella del 1474. riportò l'onore Giuliano di Piero de* Medici. E Melandone molte altre fatte rièll* antico, dirò, che tra le più folenni dei tempi del Principato , ammirata fu la glorerà per le nozze del Granduca Cofimo IL avendo da- to il difegno della Piazza, e della fefta Andrea Salvado- ri , il combattimento con nuova invenzione forprefe gli fpettatori , e più ancora piacquero i balletti di molti Gen- tiluomini a cavallo. Sino ai noftii tempi fi rapprefenta- va in quella Piazza con maeità ed'lipplaufo ogni anno per Carnovale il giuoco del Calcio , inventato da* Greci an- ticamente, e dopo profeguito tra gli altri giuochi coil, mólto ftuetio da'Romani, da*quali i Fiorentini imitatori à' ogni loro azione l'apprefero per tenere la gioventù feroce e gagliarda nella deprezza, ed efercizio della Per- fona. Di quefto giuoco chi defideralTe faperne, legga le iihuzioni ftampate da Giovanni Bardi de'Conti del Ver- nio , al Duca Francefco, di Orazio Capponi al Grandu- ca Cofimo Uhi il Boccalino ne* Ragguagli di ParnaiTo in un intero Capitolo, il Padre Ferrari Sanefe , che lo de- fcrive nel terzo fuo Dialogo con Giambatifta Doni, e le Memorie ftampate in Firenze nel 168S. perle nozze del Gran Principe Ferdinando diTofcana. Né mancarono re- lazioni dell" ultimo nobilitiamo giuoco del Calcio fatto nel
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nel 175J- pctr la venuta.a Firenze dei noftri Auguftì So-
vrani, nel qua.l' anno fu quella Piazza da'Gentiluomini Fiorentini diviil in due fquadre riccamente veftite } e gui- date dai Sigg. Alfieri, Marchefe Folco Rinuccini , e March. Bernardino Riccardi,fi giuoco con lode è di valore gran- de , e di fplendidezza fenza più, e tanto fé ne compiacque- ro le Maeità dell' Imperatore, e dell' Imperatrice , che la feria fu la feconda fiata replicata cou la medefima pom- pofa folennità, e fui fine della Lezione riportai! la nota de'Nobili Giuocatori in tale occafione. ^^VIL Finalmente paflfaado alle facre Funzioni, di cui
enfiata divoto teatro la Piazza ,. dovrei ricordare le fre- f * ■■■■ ■ ' „ ,
quenti Prediche x che dai più intigni e fanti Frati fulla
Piazza facevanfi-al popolo nelle felle frali* anno, e tal- volta per ordine de'Pontefici, de' Vefcovi , e della Si- gnoria, come nel decorfo della Storia avremo occafione di notare più fiate. Ed agevole cola mi farebbe fare il no- vero de'molti e ragguardevoli Oratori % ma per non ta- cere di tutti, uno fi rammenti, e fia, le quante volte S. Bernardino da Siena quivi con le fue Prediche accen- delfe i Fiorentini all'amore, reverenza e fiducia nel San- tiflimo Nome di Gesù y che fopra abbiamo veduto dal Santo collocato flabiimente nel più alto della Chiefa . Trovo altresì fu queita Piazza un'antico collume di farvi la fella di S. Bartolommeo, e lo deduco dalle Riforma- gioni Lib. N.7*,, 1471* Si ordina, che in fòlla Piazza di j, S. Croce fi faccia la fella di Sancìo Bartolommeo co- „ me era flato confueto farli altre volte, , a*" feriamoli fi ,, dia aiuto e denari ,,. Anche la Santiffima Vergine eb- be fu quella Piazza un, gloriofo onore nel 1633. a* 22. di Maggio , come fcrive l'Abate Giovambatifla Cafotti, ladddove racconta la venuta della miraeolofa Tavola del- l'Impruneta,. a motivo di ottenere la liberazione dalla pelle, cofa che fi trova avvenuta ancora altre volte. Nei terzo giorno adunque, ed ultimo di fua dolciffima dimora in Firenze nella mattina dei 23. di Maggio del 163 g. fu por- tata a S. Croce , nobilmente apparata ed illuminata : e qual folfe la ricchezza dell' ornamento della Piazza , e delle., Cafe,
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Cale, frpùo immaginare yfeà non efpnmereV Equi mi fi
condoni una ufcita da foverchia gioia procedente ; E quando mai i Fiorentini fu quefta Piazza teatro di fu- perbe gióftre, videro una più bella di quello giorno, nel quale la Madre delle Mifericordie'comparfa quivi in a. ria anch'ella di entrare in gioftrà, andò per noi vitto- riofa della Divina Giuftizia, pofciachè mitigata Tira di Dio, cefsò il flagellò , ed il Magistrato di Sanità andò a ringraziare la Immagine, lanciandovi firi dono diecimila feudi. ■..';; Vili. Trovò altresì nel 1711. altra dìvota gioftra di
due A portoli, da* quali fu" fantifìcata Firenze, e furono i Padri Paolo Segneri il Giovane, e Ignazio Goftanzo ve- nuti a purgare, ja Città, quanto forfè potàbile > da ogni macchia., gqji iiriafolenne\, ed ai Fiorentini del tutto nuo- va Miflìone , aperta fu queija gran Piazza f con qua! frut- to e devozione .leggiamolo nella Storia del fòprallodato Abate Cafottj a <;arte 254. *, Frattanto il giorno del Sa- ,, bato 23,. di Maggio entrarono fcalzi in Firenze per k ,, Porca a iS. Gallo1 in abito di pellegrino i due Miffiona- „ r| della Compagnia di Gesù l Alla Porta furono in- n coltrati ed accolti da Monfignor* Arcivefcovo Tomma* ,) io de'Conti della Gherardefca in Roccetto e Mozzet- lì/tjài fervilo dal Suddeeano Lodovico da Verrazzano, e n da' Canonici Cavaliere Ruggieri Minerbettì , Giovan- „ batiita Bindo Peruzzi ,e Conte Federigo Zefferini. An- p dò pur loro incontro la Venerabil Compagnia delle i, Stimate di S,. Francesco , che fomminiitrò a quegli O- 0, perarj Evangelici m tutto il tempo della Miflìone i ne- n cetfarj Coadiutori, e intervenne a tutte le Procetììoni. „ Ricevuto dalle marni di Monfignor Arcivefcovo il Cro- ,, cififlb, il Padre Paolo Segneri fattofi capo della Pro- „ ceiEone* invioilì verfo la Metropolitana, feguitato da „ Monsignor*Arcivefcovo, e da buon numero di popo- „ lo, Alia Porta della Chiefa trovarono tutti i Canoni- 3, ci, che gli appettavano, e condotti nel Coro , ed ivi j, fali to' Monfigflor, Arcivefcovo alla fua Refidenza fu 3, cantato P Inno Veni Creator Spritus ì Dopo di che il v Padre
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tf Padre Segneriy montato (opra un nudo , e femplice
fi palco appoggiato per queft'effetto a una colonna del- „ la Chiefa , e poftofeglr Monfignor'Arcivefcovo in fac- „ eia in un'altra Refidenza, intimò con infervorate pa? j, role , dettategli dal fuo dolciflìmo zelo la Miffione, e. à, ne preferiife V ordine e gli efercizj , a'quali avendo n dato cominciamento la mattina feguente , giorno di Do? j, menica , principio della prima fettimana del Santo 3, Giubbileo , non ceflarono mai per lo fpazio di dieci j, giorni con indefefla applicazione i fervorofi Miffiona- „ rj di ragunare il Popolo, quando in una, e quando in „ un'altra delle maggiori Piazze della Città a tutte Po* „ re per comodo di tutti. Quivi tutti iftruendo, e tilt- „ ti invitando a penitenza , ora colla rimembranza dsi 5, terribili giudizj di Dio» ora con porre in bella vedu- » ta le fue infinite Mifericordic, facevano una contino? 5, va guerra al peccato, cagione d* ogni male tempora- 3, le ed eterno » e minacciando i protervi , animando i 3, pufillanimi, fortificando i principianti, e nuovi ftimo- s, li aggiungendo ai provetti nella via dello fpirito} fi ftu- odiavano giuria il precetto, e 1* efempio datone dall'A* j, portolo delle Genti di formar Gesù Crifto in tutti co? „ loro, che gli afcoltavano. E chi ha letto nelle Sacre }, Carte, qual fi fé Ninivc alla predicazione di Giona , „ ha onde formare qualche concetto , qual comparirle 3, Firenze nel tempo della Sacra Miffione « Dal maffimo „ fino al minimo tutti commoffi e compunti fi arTolla- J} vano non folo ad udire gli zelanti Predicatori, ma a ,, dare pubbliche dimoftrazioni di un cuore veramente 3> umiliato e confrico, animati maffimamente dalla pre^ 5> fenza del Granduca, $cefo , dirò così , quefto Gran » Principe dal fuo Soglio, e deporte le infegne della fua fi reale grandezza , precede coli'efempio nell'efercizio 3, di tutte le Criftiane virtù a coloro, fopra de'quali fi* 3, gnoreggia con fovrana autorità di cornando. Non con- 3, tento ài affiftere fulle ore più calde alla Predica e al- $Ì le funzioni dì ogni giorno full a Fi azza di Santa Cro» 3> ce non pk teatro di paccveli gare tra Nobili Giovani % Tom. I. Far. L G 33 per |
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ì> per fine di onore» ma Ycuola di eterne verità per falu,
,, te delle unirne; volle altresì eiTer prefente alle frequen^ >, ti Proceflìoni di penitenza , che fi facevano fulla gran », Piazza» che per l'antico Palagio della Repubblica » fi V) dille de'Signori, e ora chiamali dei Granduca , Pref- k-fo alle 24. ore fi partivano i Miffionarj col GrocifilTa 11 della Metropolitana, ove prendevano dalla grande Av- » vocata dei Peccatori, d'avanti alla fua-Sacra Imma* » gine gli aufpicj per la grande opera. Dietro ad e/fi ve- 3» ni vano tutti i Padri della Compagnia di Gesù in abi- j> to di Penitenza, fenza Mantello, con canapi al collo >, incrocicchiati fui petto, e ravvolti a moki doppi lu* », fianchi, e colle corone di fpine in capo . Seguivano >» poi molte Compagnie di battuti, e dietro a quelle a » coppia in proceflìone le donne di ogni età , di ogni » grado, e condizione, e poi gli uomini alla rinfufa. » Tutta quefta ordinanza di Penitenti era metta in mez- » zo da due lunghiflìme file di Gentiluomini e Signori 5» del primo ordine con bianche torce alla mano, i qua» j» li giunti fulla Piazza chiudevano torto in un ampio cer- ai chio le Donne appiè del Palco , lanciandoli dietro in- » meramente feparari da quelle tutti gli uomini : ferviva- » no poi a dividere le due proceflìoni, una di uomini » », l'altra di Donne, che per due ftrade diametralmente » oppoiìe fi facevano fulla medefima. Piazza calcata di j» gente, e fi replicavano più volte, dopo fervorofe efor- s» razioni, con sì beli* ordine,, e con tanta quiete , fc 5» non quanto Paria rimbombava dello tìrepito di pefan- a» ti flagelli, che non era alcuno, che non fi fentilTe al- 5» tamente commuovere . Separavano finalmente con in- », credibile facilità le donne dagli uomini , finita la fa- 3, era funzione, ficchè quelle follerò per lungo tratto di M via fuori della Piazza, e fotto l'ampie Logge degli s> -Ufìzj prima che quelli foìTero in iitato di muoverfi , „ IX. Così 1* Abate Cafotti. Ed el&ndochè fi è parla- to di fopra anche a lungo de' giuochi profani efercitatj dalia nobil gioventù in quefta Piazza > mi fi conceda dj rammentar qui il bel documento di AieiTandrp Adima* |
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ri-, clic nella Tua Calliope è il trenfuhéfimoS nel quale
volendoci nella Palla a venro fulla Piazza di Santa Cro- ce moftrare un verace modello del contratto» che fanno tutti gli uomini per avanzarfi nelle felicità temporali , onde alla fine quello è il più vincitore del Mondo» che più lo percuote, e da fé lo fcaccia , in un Sonetto eie-' gantemente fi fpiega: Oh Voi, eh* in fen (Iella Città del Tfare
Nel fuol, che ha fuon di Croce, e di tormentof
Volgete urt* litro, ome è rinchiufo a ftentù Unfiato , che mi fembra aura d"onore. Queflo globo entro informe, e bel di fuore^
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E* del Mondo il model moto al contentai
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Seguiam tutti tin pallori, eh' è pien di mentot
Da ctii Jt tragge fol polve , e [udore. Ecco un amido il cerca > altri V attende »
Uno lo /finge , un V innalza ? aliti l' atterra^
Tofcia offeso è quei più , che più lo prende • Oh giuoco orma del mero ! Ognun fa guerra
Con fueJV Orbe mortai > ma chi l* intende j Li dà de'calci, e mia h caccia in terra. E qui per fitte porremo la nota de' Gentiluomini Fio-
rentini, \ quali nel 1739. furono fu quelta Piazza Atto- ri nel giuoco del Calcio » ed è la feguente • |
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SQJJADRA COLOR
\% DI ROSA. |
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SQUADRA DORATA
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Signori Mae/fri di Campo,
March. Scipion Capponi. March* Leonardo Tempi. |
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Jmanw'.
March. Bartolommeo del Monte
Gay. Fiero Carducci, Luigi Capponi.
Cav. Antonio Scrittori. G 2 SQUA- |
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Sig. Principe di Bovo.
March. Ipolito Bagnel, Amerigo SerifeIli.
Conte Carlo d'Elei. |
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fi
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SQUADRA DORATA', fi
G'o: Batifta Altovitu b o
Rob. Alefs. di Rob. Pitti.?
Giulio Miniati.
Gav. Fra Alefsandro Alamanni. Antonio Michclozzi.
Cav. Ferdinando Suarez. Lapo Niccolini, \ ■ > v
Cofimo Pazzi.
Cav. Carlo Sirigatti. Domenico Guidotti.
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SQJJADRA COLOR
DI ROSAi Francefco Gondi.
é-sìu Ricciardo Neretti. Gio; Gualberto Miniati»
Francefco Marucelli. y r
Ferdinando Pandolfini. .
Con. Neri Acciaioli. \ Glio: Batifta Uguccioni. Gio: dei Turco.
Francefco Alamanni.
Anto Francefco delTurco.
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Signor? Alfieri. '""
Cav,March.Folco Rinuccini, prior March.Bèrnardino Riccardi ,
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Scocciatori. /
Giovanni Bartolini. Antonio Pitti. 4*
Cav. Giufeppe Bonfi. ^ Marcii. Ignazio Coppoli.
Francefco Uguccioni.. Bar. Àgoftinodel Nero .. „
Cav. Moro Ubaldini. Cav. Ugo della Stufa .
March. MattiasBartolommei. Luigi del Turco .
Datori avanti.
Frane, di GiuCFrefcobaldi. Domenico Ba noli.
Cav. Lore nzo Ridolfi. ' Leone Montalvi,
Cav.Co.Bonif. dellaGherardefca * Ferdinando Montalvi •
Bernardo Manetti. Ottavio Mannelli,
'. ,\ u- J : Datori addietro .
Con.Benedetto del Maeftro. Cav. Giufeppe Segni. March. Andrea del Monte* Francefco Nerli. Cav. 8&* Leone Ricafoii.4, Carlo del Cav. Lelio Bonfi.
Giudici.
»$i r Senat. Federigo de' Ricci. March. Luca Caiìmiro degli Albizi.
Carlo Tomnafo del Sen. Aleflàndro Strozzi • |
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Proni*
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Tro<wedit6Ve'ti v;
Cav. Niccolò Strozzi, Mj/ttt del Tronti editar e * '
Con* Tommafo Federighi. Angelo del Turco. Affilienti alla, Marcia «
Lorenzo Strozzi.
Cav. Bernardo Serfelli. Cavalieri ajjlftenti alle Torte del Teatri *;
March. Donato Albergotti, March. Rollo Strozzi. ; March. Cofimo Ridolfi. < Prior Ricafoli Rucellai. Cav. Francefco Medici. Cav. Ottavio Tornaquinci,; Lodovico Àntinori.
Cav. Girolamo Aleflandri. |
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i
:
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LE-
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L E Z IO M E V.
DI SA NT A CROC E IL
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*• HB^^SJSP^WW tntr81 nella Chìefa di Santa
Grtìt* non può eflfere, che attonito non
ammiri la pietà,fiorentina» che ha po-
tuto trovare tanti ttfori fiée^lfarj > on- de innalzare un Tempio così ampio , sì ricco, e sì fornendo, E vaglia il vero, «inderebbero rncife in una lapi- da le fomme di oxóc di argento generofamente donate , e dal Pubblico, e dà privatiCittadini j( a riguardo di fa- re un fomigliahte edilìzio : ed agevole cofa mi farebbe in quel marmo il regifoare i nomi di molte Famiglie, le quali con lafcitf eopiofirfimi furono a parte del merito di quella Fabbrica, o fi voglia nel principiarla , o nei tirarla innanzi, o nel ridurla a perfezione , trovandoti nell'Archivio di Santa Croce annnoverati tragl* intigni Benefattori gli Alberti, gli Spinelli > gli Strozzi, i Pe- ruzzi, i Salviati, i Cerchi, i Mellini, i Morelli, i Bar- di , e cento altri. Ma dalla memoria non rni fuggireb- bero due grandi uomini Fra Giovenale degli Agli, chia- mato da Fra JSartolommeo da Pifa unus ex frincifaliori- hus .Fratrtbvf #d fnndmd^m $cclejtam $, Crucis de J*h~ ventiti) e Fra Arrigo de*Cerchi , che nel 1285. lafdò per la Chiesa eli Santa Croce da fabbricarli 2poo, fio- rini di orp, come nel fuo Tegamento , che da me il ri- porterà poi nella Lezione delja Chiefa di Capitolo, A ca- ratteri però rilucenti d'oro in primo luogo notare io dovrei P Augnilo Senato Fiorentino, avendo giyftamen- te il titolo di Fondatore per i parecchi decreti, e prov- vifioni liberali0ime jegifoate alle Riformagioni, e fatte in favore di quella Chiefa , pofeiachè dal fuo erario mol* te
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te fiate afTegnò migliaia di fiorini, applicando per lo rtefV
fo fine i beni conficcati ai ribelli j OJtredichè con legge penale obbligò molti Cittadini a fodisfare i pii legati la* iciati alla fabbrica di Santa Croce* e dagli Eredi dimen- ticati , né mai la Repubblica ha tralafciat© ne* tempi pò* fterìori di invigilare alla confervazione della Cbieu, co- ree nel 1441. ordinando» che a'Confoli dell*Arte di Ca» limala fi afperti il Governo della Chiefa, del Capitolo,e del Convento di Santa Croce s allora , e per i futun tem- pi; e la Medefima nel 1491. ai 9. di Agofto nomina 15, Cittadini per Sindaci e Procuratori di Santa Croce, tro- vandofi ancora per cinque anni una fegnalatiffima grazi* di due foldi per lira di ogni tafla , che fi ponefTe a'Cit- tadini . II. E tralafciando ora le fopraddette, ed altre fonti
copiofe di danari derivate alla Chiefa di Santa Crocei dalle quali fi ritrae per mio avvifo una fomma di Fiori- ni forpalfante ogni opinione di Uomo» vengo ai difegno dell'Architettura, che come fi ditte, fu di Arnolfo di Lapo. La Chiefa è una Croce, o fìvvero un Tau, lunga brac- cia 240. e larga -70* il corpo di quefta è divifo in tre Na- vate , le quali fono feparate da fette pilaftri per banda di otto facce , figurati a colonne » tutti di pietra beUiffima all'occhio, cui libero lafciano lo fguardo per ogni ban- da. Ma quanto fvelta, e graziofa vedefi la forma della colonna, altrettanto goffa è la maniera de'capitelli rufti- chi, anzi che nò,, e dimoftranti la ignoranza degli fcar- pelli di quei tempi. Su quefti Pilaftri pofano otto. Archi di fello acuto, regola ufitata in queir ordine, barbaro* e gottico , i quali archi benché fiano men gtati alla vi- fta, fanno però la fabbrica di maggior fortezza e ga- gliardi^ ; uno de* quali per parte pofando più alto degli altri nella parte della tettata, apre il luogo alla travet- fa della Croce » Ricorre fopra quefti archi un ballatoio per decoro maggiore e per comodo della Chiefa » retto da beccatelli di pietra forte, e fopra rifeontrano alla puli- ta di ciafehedun* areno fineftre lunghe e ftrette di vetri dipinti, le quali danno lume a tutta la Chiefa . E giac- ché |
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che Arnolfo per la gran diftanza de* pilaflri, ed altezza
di muraglia non giudicò a propofito di farvi la volta, vi fece il tetto a profpettiva. Ma la cofa più confiderabile in que'tempi, e che fi mantiene ancora in iitima, eiTendo imitata da' moderni, fi fu la invenzione ordinata quivi con molto giudizio per mandare via le acque piovane deli' alti/fimo tetto, e fu da pilaftro a pilaftro avere l'archi- tetto murate le docce, nelle quali fcolano le acque , che cadendo fopra i tetti delle due navate laterali paflfano fa- cilmente, e molto le difendono dalF infradiciarfi, la qua- le indurinola invenzione quanto allora fu nuova, tanto è utile, e degna di effere inoggi praticata nelle fabbri- che di grande altezza. Con quefta occafìone, in grazia della erudita pofterità io mi farò lecito di ricercare il quando fofTe terminata quefta Sovrana Chiefa, o almen ridotta in iftato capace di effere ufiziata, e fé io non mi fono avvenuto a trovarne fin* ora Tanno, ho però iru chiaro molti documenti indicanti certamente lo fpazio breve degli anni, nei quali il materiale della Chiefa re- ftò perfezionato, non potendo^ dubitare di lunghezza di fecolo, perchè tardi trovili forfè la funzione della Sacra, che folamente feguì nel 1442. avendola confaci ata il Car- dinal Beffarione alla prefenza di Papa Eugenio IV. pofcia* che egli è certo, che Giotto dipinfe quivi cinque Cap- pelle, e quefto Artefice morì nel 1335, Inoltre nella Cap- pella ài Sagreftia abbiamo le pitture di Taddeo Gaddi fatte nel 1330. alla famiglia Rinuccini, donde fi appren- de che fé fabbricata era in quel tempo la Sagrercia, affai prima dovea eflfere compita la Chiefa, nella quale io tro? vo altresì fatte efequie folenni a Gaddo Gaddi morto giufta il Baldinucci nel 1312., e a MaeftroDino del Gar«? bo nel 1327* ai 30. di Settembre. E più moverai a ere? dere la sbiigatczza di quefto edilìzio, la notizia, che Ar- nolfo flato fofle parimente V Architetto di una parte dei Convento. Quindi in mancanza d'indubitata e ficura au- torità parmi di potere fui fondamento degli accennati ricordi, ftabilire, che nel 1320.0 in quel torno , per- fezionata folle così maravigliofa Chiefa, cui però non man-
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mancarono innovazioni, © vicende, le quali mi piace
qui notare fecondo le memorie pervenutemi fin ora alle mani . III. E primieramente accennerò il lodevole órdine
della Repubblica, di levare via un numero confufiflìmo, di ftendardi, flocchi, fopravvefti, drappelloni, targhe , bandiere, ed altri fegni onorati di Nobiltà, e di Mili- zia , i quali fi erano adoperati nell'onoranza del morto- rio, e pofcia appefi ftavanfi fopra i fepolcri de* Nobili, e de' Capitani famofiffimi', in memoria dell' egregio ed in- vitto loro valore e fa per e : coltume principiato ne* Romani, de* quali il primo fu Appio Claudio, che le immagini de* progenitori; fuoi àppiccaffe al Tempio di Bellona, come offerva Vincenzio Borghini Parte 2. de* fuoi Difcorfì , paf- fato pofcia ai Fiorentini imitatori dellaufanze di Roma, fe qui nota Stefano Roffelli, che avea -più fepolture la Chiefa di Santa Crocè, che molte altre infieme delle maggiori Chiefe di Firenze,-onde non era gran fatto che ingombraffero la vifta . >La Signorìa adunque, che nel 1434. volle che fi levatferò, non le sbandì però di' Ghie* fa, ma le fece appiccare al ballatoio in alto V di dove pendenti facevano vaghiflìma ordinanza, che tanto leg- gefi nel Libro delle Riformàgioni fegnato L, delle quali bandiere e targhe ne daremo fui fine della Lezione una minuta nota trovata in un Libro della Chiefa dell'an-* rib. IV. Trovo altresì un lungo, e graviamo contratto
tra gì* Operai della Chiefa, è Benedetto da Majano a ca^ giorìey del difegno del Pergamo, il quale è da tutti mi- fato con ifpa vento , e lodato qual teforo della Città, e qual miracolo della Scultura, potendofi dubitare per la finezza del lavoro , fé fia di marmo, o purè di avorio, co- me'fi può ravvifare nelle figure B. G. Ejfendofi nella prima incifai una delle cinque facce del Pulpito, è nella feconda i barn* rilievi efprimenti alcune cofe della Vita di Si Francefco, come ilanno nelle quattro altre facce del jtnedefimo Pulpito . E dovendone qui parlare, non potrei io meglio fare, che col valermi delle'parole ftefiè deji Tom. I. Fan I. H Boc- |
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5§
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Bocchi nelle Bellezze di Firenze illunVatc dal Ginelli *
pag. 311. „ Pergamo di maravigliofo lavoro di mano di ,, Benedetto da Majano, è quefto di marmo bianco di „ Seravezza. E non è Artefice, che non lodi la bellez- », za, che vi è (ingoiare, e non ammiri. 1* artifizio , che ,, vi è rariflìmo. Fu fatto quefto Pergamo a nome di Pie» ,, Mellini , a cui nato così nobil penfiero per comodo 1, della Chiefa, non guardò a fpefa alcuna, quantunque ij grande, né a noja , che per tale opera gli venifle . E' „ bella l'Architettura delle Cornici, delle Colonne,che ^mettono in mezzo le figure pertinenti alle azioni di ,, S. Francefco, ma è belliflìma ciafcuna Storia, e fatta „ con difegno, e con pulitezza dimoftra il gran valore „ di quefto mirabile Artefice , che in ciò fenza dub» „ bio è da tutti riputato fenza pari , Si ved^ adunque „ nella prima faccia in figure di baffo rilievo , quando j, da Papa Onorio è confermata la regola di S, France» a fco, ed è divifata quefta iftoria con arte fingolare » 5, xonìe fi vede. Nella feconda è quando il Santo in pre~ „ fenza del Soldano paffa per lo mezzo del fuoco fenza » fua orTefa. Si vede quefto Principe, che fta ammirato „ in sì grancafo, ed i fuoi> uomini di Corte, nel vede- & r e il Santo di Dio ,' intenti al fine fanno vifta bellifli-p- n ma. Nella tèrza è ftato effigiato, quando riceve le SUt ,, mate nel Monte della Vernia, dove ha quefto .ottimo ,, Artefice efpreflb il Paefe afpro e fblitario eoa moka j> arte,:e SvErìaflcefco co^beUa grazia, e,eoa fornina di- ,, vociane. Nella quarta è, quando è morr?o S. Francefco ^ >,: e pec effer certo delle Stimate, fi vede, come un Geinr ,, tiluòmo fi fa innanzi, e gli tocca quella del petto con », sì;bella prontezza, che del tutto par vivo ; appreso il j,cvede*ro bellifsimoedifìzio con molta intelligenza ornar >, [tQ£. Mella quinta &?ftatja effigiata la. Storia de' cinque » OBmti clfrli? Ondine di S. Francefco j i quali in. una Citr M tàldelUa Mauritania, furono martirizzati;, JLconojee co? »V me vanno pronti,ed umili alla morte,, e,pieni di fan> », to affetto Sprezzano quello , che al fenfo umanOi è v tanto in orrore . Fanno viltà belliflìma fei colonne * ' 3h&8 .*. ...."'. .1 . )> le |
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,, le qmli metièno ifl mezzo le cinque Storie, di cui
,, fi è favellato* Sotto in cinque vani, che fono tra fei „ beccatelli, fi vedono fituate di marmo bianco cinque fi- >, gure a federe, dentro ciafeuna ad una nicchia di mar- fi mo rollò. Nella prima fi trova la Fede , che tiene in ,, mano la Croce, e il Calice con attitudine {ingoiare : „ nella feconda è la fperanza , la quale con le mani gi- „ unte mira difiofamente al Cielo,- nella terza è la Ca- „ rità con un fanciullino in collo: nella quarta è la For- „ tezza col fegno della Colonna : nella quinta è colloca- ci, ta la GiufHzia , che tiene il Mondo in mano: le qua- 5, li figure di cote bianco fanno nel rollo una viltà co- „ sì bella, e cosìvaga» che con parole efprimer non fi „ potrebbe. Io lafcio di dire degl*intagli bellifsimi , *l> ,, del difegno , il quale in terra ribattendo , ci morirà „ quello, che è in aria con accorgimento raro ed artifi- „ ziofo . Ma fopratutto è ftupenda riputata V intelligen- « za di quefto mirabile Artefice ; perocché dovendo bu» „ care la colonna, onde con una fcala nafcelTe al Per* yj gamo pofeia la falira > e forarla quafi d' ogni intorno, ,5 e perchè incalTati i marmi nel macigno fteflero più for* 0 ti , fi dice, che in contrario s* interpofero gli Operai* ,y<e con vive ragioni riprovarono il penfiero diBenedet* ,, to. Valeva molto in quelli il gran pefo de'due archi» n che foftiene quella colonna; la muraglia pofeia groA S} fifsima ed alta, che va al diritto fino al tetto, toglie- ,, va ogni cofa probabile nell'avvifo di quelli, che in- *, debolita per la buca del mezzo, e forata in molti luo- ii ghi non potette reggere un pondo intollerabile e gran* ,, difsimo,* ed in queito non farebbe fiato mai pofsibile , h che fi fpiegaiTero gli Operai a dar licenza , che già „ il pergamo fatto fi mettefie in opera , e fi muraiTe, fé ,, Pier Mellini non entrava Mallevadore > che neflun di- ,, fordine, e neiìun danno al Tempio interverrebbe , per» „ che con ordigni avendo fortificata la colonna , e rin- „ grotlàtala di pietre forti, non fenza maraviglia di chi i, fempre ne ebbe timore , conduiTe a fine V opera con_* » tanta bellezza, che mentre , che fi guarda al grand* Hi i, ar-
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,»'artifizio'» è cofa (ingoiare, e fieli* avvifo peregrino di
5) sì nobil lavoro fenza fallo ftu penda. », V. E dacché il Ghiarifsimo Scrittore ha qui accen-
nato il ragionevol timore degli Operai , non fla difcaro, che io rammenti la groffezza della Colonna avente non più di diametro» che braccia tre,e un terzo, di manie- ra » che allargatali V apertura per comoda falita al Pul- pito di un braccio, e due foldi, lafcia talmente fonile il reftante del fodo , che forza è maravigliarfi dell'ardire avuto da Benedetto, che ne fu i"inventore , ftimando nul- la il pericolo , che vi appariva manifesto di rovinare con danno notabile gli archi, che vi fi appoggiano , e pure fono quafi quattro fecoli, che falda ita la colonna, e bel- lo fi conferva il Pergamo. VI. Avvenne poi a quefta Chiefa difgrazia, cui il fa-
pere e valore umano non dà riparo , quella è riferita dai Nardi Lib. V. di fua Storia , e con più minute circoftan- ze dai Sig. Domenico Maria Manni ne' fuoi eruditi Sigilli Libro XI. pag. 113. che dice ,, Ricordo come adì 24. di „ Luglio del 1514. in Mercoledì a ore 20. venne un 1» vento grande con acqua e tuoni in modo , che fece s) rovinare il Campanile della Chiefa di Santa Croce , il ,, quale era fopra la Cappella Maggiore ; fi riboccò fo- „ pia la Chiefa, e fece rovinare fette cavalietti col tet- „ to, ruppe il Coro de* Frati, il quale era di legname di ,> noce intagliato, una cofa bella , antica, fatta di ma- ,, no di Manno de5 Cori, che l'aveano fatto fare gli Al- „ berti. „ Fin qui il Ricordo preifo l'Autore de* Sigilli, né poflb io tralafciare di dire , che una così improv-^ vifa rovina rifeofle compafsione univerfale da Firenze . Gli Alberti penfarono a riparare il Coro , e gli Operai ad un nuovo Campanile principiato, e non finito. VII. Quello poi che riguarda più d' apprefib la no-
ftra età, fi è il rimuovere che il fece il Coro di mezzo alla Chiefa, e però prima di abbandonare totalmente il racconto della ferie delle vicende, acciò non fé ne per- da la memoria, è neceflario che di quefta ancora in bre- ve fi narri per noi il tempo» e il modo. .11 Gran-Duca Cofi-
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Cofimo I., al cui fpirito nobile molto deve la Pietà Cri-
fìiana, avendo confiderato, che alla grandezza della fab- brica ) alla; quale mirabilmente rifponde una proporzio- ne di fvelta mifura, conveniente cofa foffe il ridurla ad altrettanto magnifico ornamento, in primo luogo ordi- nò che fi Jevafie il Coro collocato all'ufo antico nella «ave di mezzo, cioè fra i quattro pilaflri più vicini all' Aitar grande . Quefto Coro era flato fatto anticamente dalla Famiglia degli Alberti, vedendofi anche di prefente lo fpazio,che è fegnato di marmo attorno attorno con certe catene dentro intagliate, fegno del padronato degli Alberti, era quefto cinto di muro i al quale dalla parte citeriore erano appoggiati molti Altari , e Cappelle di diverfe Famiglie,che tutte andarono male, quando nelP anno 1566. fi venne alla demolizione ordinata da Cofimo per la quale reftò libero il tranfito dall'una parte all'al- tra , effendo itati tolti via anche alquanti di quei Depo- fiti, che alti ftavano alle pareti della Chiefa, e trasferiti nel Chioftro come quello del Patriarca Caftone, di Fran- cefco de'Pazzi, e dell'Alamanni. Comandò il Duca in fecondo luogo a Giorgio Vafari un nuovo belli/lìmo or- dine di Cappelle uniformi, le quali appoggiate al muro delle due Navi laterali face/fero ricchiflìmo adornamen- to . Ed avendo l'Architetto Aretino olfervato neil'acco- modarvele ogni eccellenza di buona regola ^adattata ot- timamente a tutto il rimanente della Chiefa , accrebbe al tempio una magnificenza notabile . Ciafcheduna delle Cappelle contiene in fé due gran colonne di pietra fere- «a del foflfato , con capitelli a fogliame d'ordine Corinto, fopra i quali pofando Architrave, fregio , e cornice della iteffa pietra nobilmente intagliata , termina fopra fcam- bievolmente in una di effe Cappelle a porzione di cir- colo , il quale nelP altra Cappella variato d'invenzione vien chiufo con frontcfpizio angolare . E* accompagnata la nobiltà di quefto lavoro dalla eccellenza delle pitture fatte dai primi Maeftri de'fecoli moderni, che ebbero famofo grido nell'Arte,- Ma di qucfte renderemo ragio- ne in altra Lezione 5 onde ritornando al materiale della Chic-
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Chicfa, oiTefvercmo là Sagreftià, accanto alla quale ve-
defi una lapida in memoria del Capitolo Generale fatto in Santa Croce nel 1565. dove inteiVennerO fopra mille Frati, e fi legge come fegue & CELEBERRIMVS FRANCISCAKl INST1TVTI
CONVENTVS , QVI FLORENTIAE , EO ANNO QVO
ERANCISCVS MEDICES FLOR. Et SENARVM PRINCEPS
IOANNAE MAXIMILTANI CAESARIS SORORI NV-
PSIT, HABITVS EST, VBI IP3I PATRES, INTER
QVOS TEOLOGI PROPE CCCGC* FVERE, ET TO-
TIDEM IN GYMNASIISAD DOCTRINAS CAPESSEN-
DAS CONSTITVTI SVNT , MVLTA PROBITATIS ET
ERVDITIONIS EXEMPLA EDIDERE , BENEFICENZA ,
COSMI DVCIS , ET FRANCISCI PRINCIPIA SVFFVLTI,
ANTONIVS SAPICVS AVOVSTEN. MIN. CON. PRAE-;
JECTVS, POSTERIS T.ESTATVM ESSE VOLVIT MDLXV,
IV. ID. IVNII SVB AVSPICIIS PII IV. PONTIF.
MAX, AC S. CAROLI EÒRROMÈI ET LVDOVICI
SlMONlftAE CARDINALIVM PROTECTORVM
IN HAC SANCtAE CRVCIS ECCLESIA.
Vili. Ed entrando in S&greftià ravviffamo Cubito la
Pietà di due ilìultri Famiglie Fiorentine Rinuecini ,e Pe- ruzzi, eilendofi da quelta feconda fatto fabbiicarc il gran vafo in forma di quadrato perfetto, con fineftre maettofe, ed è di grandezza tale, che da fé fola fembra una comoda Chiefa , ed anche moggi i Peruzzi ne fono riconofciutì i Padroni » Prende dia molto il lume dalla Cappella èei Rinuccini , i quali vi hanno la fepoltura, e tra' primi, che io trovo con folenni efequie feppelliti iti querca Cappella è Mtfier Francefco per cui defcrivcre mi varrò dello fteflb racconto del Borghini Par. 2. pag. 12. colle parole della Cronaca del Monaldi „ Mercoledì j> dice egli, a dì 2$. diAgoiìo 1381. a ora di terza fi fé *, refequie, e ripofefi in Santa Grocc Meiler Francefco „ Rinuccini , che morì Martedì a dì 27. di Agofto f -Eb-_ j, be grandiflìmo onore % cinquanta doppieri , ém cavala ss a bau-
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„ a bandiere, uno a pennoneello » e uno col cimìere,
„ ifpada e fproni,cd uno coperto di Scarlatto, il Cavai* >, lo, e'I fante che avea il Mantello di Scarlatto co* vai „ groffi per Mercatante, tutto il Coro dei frati pure a „ torcetti, e 'ntorno V Altare * e la Cappella fua della „ Sagreitia» otto fanti velli ti alla Bara, e drappelloni di u drappo d'oro, egli veftito di velluto vermiglio, ono- „ re grandiffimo,;e pianto da ogni geli te per lo miglior „ Cavaliere d'ogni bontà: ricco fi diflfe di 180000. feu- „ di d'oro. ,> j IX. Ma venendo alle Pitture di quefta Cappella , il
narrarle, nojilàftimo imprefa facile e da ufeirne così di leggieri> Sàiti. dire, che la fola tavola dell'Altare con- tiene fedicifr/artimenti.con dentro effigiati Santi e San* te;* nelrme^zoiveggendolì dipinta Maria col Bambino , e /otto nel!* imbafamenro varie iftoriette, opera di Tad- deo Gaddi ritoccata «dal bravo Agoftino Veracini di u- Ma maniera diligente, e imafavigliofa . Tutte le pareti fono dipinte a frefeo dallo ftefTo Gaddi, nella volta ha effi- giato qinque ^r^eril, e.^tel muro ?a faan finiftra la Vita di Maria Vergine» ]i a man ritta la Vita di Santa Maria Maddalena Penkerifte,, dividendo ogni facciata in cinque quadri. Alla finiftra nel più alto vedefi il Tempio di Sa- lomone con un mondo di donne, e di uomini tra loro feparati, ciafeuno avente fulle braccia un'agnello, edal- la Porta de] Tempio §an, Qiovacchinor in aito.umile ,*- a* vèndo,intefo;il Pittore troppo credulo a'raccanti; apo- crifi, .di^rapprefeutam Giov&qchinor cacciato dal Temr pio m perchè it^xik ; Sottoi feguono e lo fpofalizio di. Ma- tta-pieno di figure, &<ilt fogno di Giufeppe, nel quale 1* Angiolo gì'ordina di non temere della gravidanza di fua fpofa, e di non , abbandonarla,» : tavola piena di ca- pricci poetici. Nei terzo piano ewi lanafcita di Maria, eiba.( fuà prefentazione al Tempio;.. NeJie pitture a maa ritta; dadi!alto ha pretefc Taddeo di? dipingere liiConverr fione di Maddalena,; .en^iiiain^o pov/eja, "di convitati è la menXa del Farifeo, altrettanto bizzarre fono le vefti de* Commenfali. Sotto di quefta è ftat& ejEgiata Marta, che oiì t, accu- t * ».... *
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accufa la forella a Crifto , e la Refurrèzione di Lazzaro*
e neir ultimo ordine fi vede Criito ri Torto comparito a Maddalena, che vorrebbe baciargli i piedi, e finalmen- te la morte della Santa, la quale iitoria è divifata con arte {ingoiare, avendo iti prospettiva dipinta la Nave fen- za remi, fulla quale prodigiofamente , credcfi, che foffero approdati in Provenza fcazzero, Marta, e Maddalena, pofcia vederi più da vicino ìà terra il cadavere della San- ta, al cui tatto refufcita un morto bambino. Tutte que- fte pitture a frefco benché comparate alle moderne fie- no di poco pregio, tuttavolta fono degne di confidera- zione, e fono per il colorito maravigliofe, e per la di- vifa degl'abiti rdi quei tempi deliriofiiìimè. Notevole arn còra è'una intera sfacciata della Sagrestia dipinta a frefeo parimente da Taddeo, o da'Difcepoli di1 Giotto5, fono però fcalfitte le. pittore*,* o Avvero guaite dalli polvere ? e dall'umido, dipinto ivi è al naturale Criifto che por- ta la Croce, il medefimo che è CrociiiTo j e la fua Re-** furrezione. ov Mbii i'ibb i .;* olkb o^biì,,a ov. i'qi.fa X. Difpiacevole poi fu a* Padri^tf avvenimento di un
notabile furto accaduto^ iti qìiefta^ Sagreftia;-j 'il ^quale^ riferito da Bartolommeo di Antonie» Peruzzi= in un quà4 dernuccio di fuoi ricordi Mail*ainiio5 1529. come approdi» fo ,, Ricordo come dai Fondatori della Sagreftia di Santa s, Croce noltri conforti fu lafciato un concavo) o fepol- jjp tura in mezzo disdetta Sagreftia; che per ^'affèdiòi di „ Firenze fu dai Frati di detto luogo votato e- cavatele *,,TDrTa, enervi erano per fai vare ti dentro le ; argenterie 5, «della Ghìtfa, ed altre cofe preziofe, ma che mediante „ una fpia furono rubate tutte , 'né fi potette mai aver „ notizia del ladro per diligenza che fi facefTe da* Re* „ ligiofi in cercarlo, e iV un gran bottino.. ,, E qui non mi fia afe-ritto a maligno mio fofpetto, !ife confi? derando- io a quefto avvenimento ?inclinafTi a credere ,che ti a le tbfé rubate vi Me ancora il Corpo^ della B. Ghia* ra degli Ubaldini, la cui perdita ancora fi pianga dalle Monache di Monticelli ,non ottante tutte le ricerche. Im> perciocché queito Sacro Corpo? fu nell' atfedio. .trasfe* rito
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rito i« Cittì, eia tei f« deporto fPàèti di Santa Crocè
da' qualil'or le fbrcb^iìcco di gioje e di oro fu feppel- }it© con gli argenti della Chieià > onde congetturare fi pofla , che il facriìego ladro infieme col tefotfb de'Padri via portatTe anche le ricche fpoglie della Beata', ;rimafa la fola Urna di marma, ove da tre fecoli innanzi le Mo- nache aveano confervato il preziofo Depofito. s i;, XI. Vengo finalmente aite 16. Pitture dipinte negli
Armadj di quefta Sagreftfa da Giotto, il quale, giuria il Boccaccio, il cui fendmento» efprime il Cinelli, ebbe un ingegno di tanta eccellenza , che m'una cofa della natu^ ra fu, che egli col pennello non dipingere così limile a quella , che non limile r anzi piuttofto d'efla pài-effe; Ma in quelle fue tavolette volle egli dipignerealtra più lodevole e perfetta Somiglianza, voglio dire quel- li chic fece Eràncefco d'Affifi in le di Gesù Crilto > e pero nel primo ordine veggonfi 13» Ovati , ne* quali h& rapprefentato la Vita del Redentore, e fue divine a- zioni » e nel fecondo ordine 13. parimente Pitture^» contenenti 1$ Vitedi S, Francefco -di Affifì in altret- tanti; fatti del ■ Santo corrifpondc nti agli efempli di Qdftèy onde fi poù*bno chiamare lo fpecchio dì Ge- é&t Salvatore in Éràncefco di Aflìfiv E condofiacofachè non mi è-fembrato ie éon ben fatto V inlerire in quefte» luogo-una breve * ma fugofa notizia di querce pitture; quindi dirò, come della Vita di Crifto, principia Giot- to dalla Vifitazione di Santa Elifebettà ; fegue la Nativi- tà di Grido, venendo in terso* luogo l'Adorazione de* Re Magi, k quarta è la Oirconcifione, là Disputa co' Dottori è la quinta» nella fefta' vcdeii|? ii Battefimo del Signore, e nella Settima la Trasfigurazione , viene l'ot- tava , che è la Cena Sacra con gì' Apoftoli, pofei'a nell* ultime.cinque ewi di Gesù* la Crocififfione > la Refurre- zione , la {uà Apparizióne alle Marie* S, Tom maio, che tocca ]a Piaga, evia Venuta dello Spirita Salito, Della Vita di Sì Francefcp tredici parimente fonp le piccole fi- gure con grazia.mirabile divifate da Giotto*. Egli efpri- mè nella prima San. Francefco Giovanetto, ij quale^ alla prefenza del Vefcovo fi fpoglia gettando gli abi- Totn. L Far*. I. I ti |
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I^tp«p
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ti appiè dèi proprio Genitore» nella feconda iMfombk
nello Gesù 5 che nella Notte di Natale difcefe nelle brac«> eia del Santo, nella terza il medefimo Santo, che foftie- ne la fabbrica del LaterariOj nella quarta, e quinta è di* pinto genufleffo al trono del Pontefice, cui prefenta la fua regola» e.ne difende il rigore» dipinto è nella fefta predi- cante al Soldano,, nella fettima portato fopra un carro di fuoco».e nell'ottava avente le ftimate: la Rifurrezio- ne di un morto è la nona, nella decima un apparizione vedefi del Santo a molti Frat*, e quafi limile è la. unde- cima » nella quale dallo fpavento giaciono in terra tra- mortiti i Religiofi, nella duodecima ha effigiato un divo- to , che ricerca nel Corpo, del Santo collocato fui Cata- letto le ftimate » fc nell'ultima rapprefehta uno de' fuoi Compagni , che qual altro Giuda difperato. fi appicca . E quefte fono le tanto lodate figurine di Giotto, in cui lode:,.dirò folamente, che effendoftàte aichielle da' Per- fonaggiin vendita offerendo alla Sagreftia argenti, e pa- rati, e ricche altre compenfazioni, i favi Religiofi non vi hanno mai voluto ^acconfentire. Neil* andito di. quefta Sagreftia, che è af&i'vago i fi veggono affiife alle pareti alcune tavolette » in una delle quali difegnate fono le ar-r mi delle Famiglie, che hanno le fepoltùre in Chielk; ed in un* altra feruti fono i nomi de*. Santi, I e de'? Venera- bili Frati dell'-Ordine de' Minori» ma una nota fi desi- dera, che qui folle » cioè l'indice diqud Pontefici ,.in- cardinali, :che hanno concedute Indulgenze , é grazie al- la Chiefa di Santa Croce,: e tanto più che nel!' Archivio parecchie Bolle, e Brevi fi confervano .jQnde non di- sfaccia, che io rie riporti il funto di alquante .più. prc^! gevólJji e che per cortefia del Molto Reverendo Padre iBaccelHete Gaetano Betti mi è flato dato tutto il comodo, ecpiacerFdi nfeontrare 9 e fono in primo sluogo la Bolla autentica della Caruonizazione di Sr FrancefeO fidata, in Perugia ìKH.ùRuk.ùAtig.'Min.* j. Tontificatus Dammi £afa Ghegbmit IX.: principia ficut fhi ala awtà , e del riìeidefimo' Pontefice évyi altra Bblla il ?cui; principio è SasrafanBa dichiarando in e(Ta5 che fua Santità riceve fotto la prò-* "■:''•',. i Ol3ltfj2'l!J3 fìS.!':5;3'7i 11 '0Y& ":I? » "é">D '* SCI.-'1'.;:'. tG*-'< ' •■*
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felÉÌa#Ì^IS^^Ì^0^J^^ie#?% Padri di Santa
Crocè di -Firenze data pure in Perugia XVIII. Kal. O&o- hrisan. 2. Fontif.eà in ambedue quefte Bolle fi noti il mille/inio 122S. denotante il foggiorno dei Padri Minori già da queir anno in Santa Croce, e fin d'allora h Cbie- fa nelle Bolle appellata di Santa Croce ; Di Papa Niccolò IV. è un Breve d'Indulgènze per alcuni giorni feftivi da* tum apud Urhem Veterem Idìbus Iulii an. 3. Fontif* 'incipit Vit&Vcrennìs Gloria <&c. Eugenio IV. con Breve dà per il giorno della Sacra una Indulgenza . Dàtum Fior. Idìbus ja* nuarii an. Vontif. i2f.II Giubbiieo a chi vifita i tre Al- tari in quella Chiefa nell* ultima Domenica di Aprile è fiato conceduto da Papa Leone X. nel 151^0 confermato da Clemente VII. nel 152^. con Bolla data in Roma apnd $• Mariam Maiorem XIIL Kal. -Aùgiaiiì 3. Gregorio XIII. concede fupplicato dal Conte Pandolfo Bardi il privilegi® della Me fifa Gregoriana all' Altare della di lui Cappella con Breve Datum Romx an. 6. Ponti/, da Paolo V. i Pin* zocheri, e Pinzochere furono graziati della conferma de' Privilegi fatti loro: da' fuoi anteceiforiy e finalmente di Urbano Vili, fohovi tre Bolle, la prima è un perdono a chi vifita la Cappella di S. Francesco", che è di (uà fa- miglia nel giorno feftivo del £anto> data in Roma 1624. 19. di Giugno an. 1. fontìf: ed incomincia Splendor Va* terna Gloria <bv. nella feconda dichiara, che il fuddetto Giubbiieo non s* intenda mai fofpefo neil* anno Santo, e la terza pure è una Indulgenza dei fétte Altari ad in- alar B afili e & S. Tetri de Urbe <, Roma g. Mail 1635. an. 12* Fwtif. ìncipit ad augendutn cultum&c. E nello iteffo Ar- chivio abbiamo de' Cardinali le feguenti grazie „ Pietro Cardinale Legato della Santa Sede in Tofcana , conce* de Indulgenze nelle fefie di Santa Croce, di S. France- feo, e S. Antonio , e loro ottave dato in Bologna nel i2p£*Ue principia Capientes ut congrui s\honoribus Ecclc* fia Fratrum Min. Fior, frequentetur Del Cardinal Mat- teo Portuenfe parimente Legato Pontificio e Vefcovo di S. Ruffina, trovanfi due Brevi, concedendo nel primo In- dulgenze , e nei fecondo confermando la riforma dell' a- J 2 bito
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biro de/ Pinzocheri fatta? dal Vefcovo Flqrel^Km^Vnd
1297..\| per fine del Cardinal Gio: Diacono di $» 'ieoé,
e Legato di Giovanni XXII. leggefi il Breve facol- tativo a'Padri di poter ricevere Fiorini di oro mille di xoba di mai acquifto, mentreehè non fi fappia il Padrone: Sufplicajlis nobis de ali quo Juble^at ioni s reme dìo èpe. Da- nniti Fior* Nona* Junii an. XI. Fpntif* Domini Fa$# Joan* ycSCII. E qui daremo la nota delle Bandiere, Targhe,
e fopravvefte, le quali vedevanfi nella Qhieia , riferendo- le come mi è avvenuto di trovarle in un antico libro del- la Chiefa fcritto a' 6. di Giugno deiranno 1440. e fono come fegue ..,■■>: ; - bn^X ari •,.ma-»j(i tu ombtoimz> 2 1 \*t» èti'HJ'H'flt &)i»b àVibé jtolr>5 : ivbft 11?- 'U;' ■•■•• ■:■'.)■ 's>h NEL BRACCIO DELLA JS&G&ESTIA, Famiglia degli Obiz>i i Sèi bandiere di Lodovico , due
con Tarme fua , amo stendardo, ed un© quando era a Campo, con più infegne del Popoloy e.della Parte.» Guelfa , tre targhe, uno feudo, e tré fopravveite del fuo Cavallo - -• ;• i "sm tip *$ Famiglia de* Mufini, Due bandiere, due feudi con
Tarme fua. rèi iiub ? miiH fati r, nfhd *i :-v "- Famiglia irrighi. Cinque bandiere degli Arrighi ,
una dell' arme loro, due del Comune , due di Parte Guel- fa, una di Arezzo, fei targhe, e più fopravvefte. ì Famiglila Orlandi. Bue bandiere di Antonio di Ser
Ugo degli Orlandi,, e due targhe., v \ , Famiglia da Uzzane . Due Bandiere, due targhe, u#c*
feudo, :un elmetto, con asrme di Liocorno doralo, con una fopravvefte da Cavallo, due bandiere, e una del Po- polo , e una della Parte Guelfa, due targhe , e due fo- pravveÉe '* I , r%v, Famigliay aV C&fhUanì:. Dodici Bandiere, d:ue di. Par.
te, due dei Popolo', colla foprav velia , tre dell'* arme lo- io, targhe, e fcuéi, due arcieri $, una fpada , un paio di fpronì . *;. Famiglia de' BarmceiU-* Quattro bandiere dal lato
i t I di |
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di Piero Budinii chicfèpravVefte', due targhe, tm: feudi
ed un Cimiero. Famiglia de' Fèrttz%i. Di.ciotto bandiere con l'arme
loro, e di altri, ventiquattro tra targhe , feudi ed arcie- ri, e fopravvefte, . • <■. x Famiglia de* Magalotti* Due bandiere di Giova n
Francefco, con V arme fua, è di altri,, éae targhe, due fopravvefte, un elmetto, e un arciero .?, Famiglia de' Sfilacci ..Sette bandiere, fette targhe ,
ebe fopravvefte con 1' arme loro, e di Piftoja, di Cor- tona, e di altri. . i NEL BRACCIO VERSO TRAMONTANA*
Famiglia da Gubbio . Quattro bandiere di Metter Gio-
vanni, di Meflèr Conte da Gubbio, due del Popolo, e Parte, e una fua, e una di altri, fei targhe e feudi , tre foprayverte, e un arciero . Morì Capitano di Balia, ed è fepolto nella fepolrura del Conte di Battifolle. Famiglia feSalaviati. Una Bandiera di Simone e
una targa, dodici bandiere , di MeiTer Francefco, di MefTer Iacopo con 1* arme fua, e del Popolo , e della Parte Guelfa, e di altri, dodici targhe, un arciero, un# fpada e un paio di fproni. Famiglia de* Valori. Tre bandiere di Bartolommco,
una del Popolo , una di Parte, una fua, tre targhe, e una foprawefta . .<-,:>• Famiglia de*Covoni. Tre bandiere, una dell'arme
loro, due di altri, tre targhe, e una foprawefta. Famiglia de' Bardi. Sette bandiere dell'arme de*
Bardi, dell'anteceflòre di Bartolommeo di Gualterotto, e dti Difcendenti di Bàrtoluccio , fette targhe , e feudi, due elmetti con arme , fette bandiere dell'arme dei Bar- di dell' antecedo re di Ubertino de'Bardi, e arme di aU tri, fette feudi, e targhe con un'arciere, e un'etano. Famiglia de1 Ri e afa li. Tre bandiere di Albertuccio,
una dell'arme loro, altra dei popolo, una di Parte Guelfa, una fopravvefta , e uno feudo. NEL*
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iNBLLA NAVE A TRA^ONTAH^»
Famiglia de' SacchettiV Cinque bandiere di Meflfer
Tommafo, due del)* arme fua, una di Popolo, due di Parte, una fopravvefta , fei targhe» un'elmo, un'arderò, una fpada, un paio di fproni. ì'amiglta de' Benvenuti. Quattro bandiere di Nic*
colò di Lorenzo di Marco, due dell'arme di Citta di Caftello, altra di Piftoia, e due fopravvefte. Famiglia de1 Siri gatti . Tre bandiere , due dell'arme
loro, una di altre arme , tre targhe. Famiglia Orlandi. Due bandiere dell'arme loro, e
due targhe, i, h ; Famiglia degli Infangati, Tre bandiere con Parme
loro , e tre feudi ;T m_ Famiglia de* Lup da Tarma. Una fopravvefta di Mef-
fer Bonifazio, il quale morì a Padova, e là fu fotterrato, fu noftro Capitan di Popolo, e poi Capitano noftro di Guerra . . n m k Famiglia de' Donati . Una bandiera di Mefler Manno,
e due feudi. Famiglia de' Ceffini, Una bandiera ài Silveftro, e
una targa. NAVE DI MEZZO Df.
Famiglia de' Salviati. Sei bandiere di Mefler Fore^
fé, tre dell'*arme fua, una.de! Popolo, una della Parte Guelfa, una di Oltrarno» tre fopravvefte, fei targhe, quattro feudi , un arderò, una fpada » e un paio di fproni. Famiglia di Afli. Tre bandiere di MelTer Melano 3
cinque targhe, due fopravvefte dell' arme del Popolo 5 una di altri, una fpada, e un'elmo , un arderò, • Famiglia "Siticialbani * Tre bandiere con l'arme lo-
ro, tre targhe, quattro bandiere , due di un'arme con mezzo campo azzurro, e fopra rofTo , dentrovi un Lione che nel mezzo ha uno feudo, una fpada> e fproni. ■ ' ,..i I |4 Fa* |
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Famìglia de* Cawicciuli, Cinque bandiere di più ar-
me » quattro feudi e targhe . Famìglia de* Scr rifiorì. Una bandiera, una foprav^
vefta, e una targa, ni •„• : r 9 Famiglia da Panzana . Tre bandiere di Totto di Mef-
fer Luca, una dell'arme di Valdinievole, una di altra arme, due targhe. Famiglia de* Pierozzi , Una bandiera di Venanzio
Pierozzi da Camerino. ^Famiglia Machiavelli da Monte P uhi ano * Due ban-
diere, una coli' arme fua, altra di Montepulciano, due targhe. "v Famiglia T e dal di. Una bandiera, una targa.
itv Famiglia de'Baflari. Sei bandiere tre de' Baftari, u- Ila del Popolo, una della Parte, una di Città di Caftel- lo, fei targhe. £ Famiglia degli Spinelli. Due bandiere , due targhe. Famiglia de* Pazzi . Sei bandiere con Parme fua>
fei feudi, e lei targhe. V> Famiglia de* Cavalcanti, Otto bandiere dal lato di
Meflfer Giannozzo di Iacopo, cinque dell'armi loro,'.u* na del Popolo, una del Comune, ed una della divifa del Rè Carlo Vecchio di Francia , dodici tra targhe, e feudi . Famiglia de' Botoli ^ Una bandiera di Francefco, e
una targa . Famiglia de'Baroucelli. Quattro bandiere di Piero.,
una dell' arme fua, una del Popolo, una della Parte, una del Comune di Pifa, quattro targhe, una fopravvefta. Famiglia de* Zati. Tre bandiere di Metter Giovan-
ni, due dell' arme fua, una del Popolo, tre feudi, una fpada , un arderò , una fopravvefta. Famiglia degli Altorniti. Una bandiera di Giovanni
di Guglielmo, una targa. Famiglia de* Giugni. Tre bandiere, due dell'arme
loro, una del Popolo , tre targhe, una fopravvefta. Famiglia de* Bucelli* Cinque bandiere, quattro tar-
ghe j una fopravvefta. E ri-
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E ritornando ora in Chiefa , notar mi $> face come
il Pavimento dal mezzo in fu verfo F iUtar Maggio* re fi alza di uno fcalino , cofa vché ©flervaiì in altre antiche Chiefc, e per vero dire io fono iìato fòfpefo al* quanto fé doveva dirne la cagione, o piufctofio il mk> fo- fpetto, quafi che quei gradini ibfiero una divisone de- gli uomini dalle Donne, Ma debbo ora fénsa timore di sbagliò avvertire, che quello appunto, e non altro era il motivo di quell'altezza di pavimento , e $anto apparifcé dal feguente documento comunicatomi dal Sig. Giovan- ni Baldovinetti Patrizio Fiorentino, notiflìmo per la di* ligenza in afifembrare le memorie più antiche, e più fcel-* te della fuà Patria ; "t § $#£ D* Brandfcus Bruni fecit te fi, fedeli atur in tumulo faorumin Ecclefia $. Crmis Frstrum Minor&m de fiiorettfia iuxta portata., qu& e fi propinqua ChorOy & di'vidit locum homìnum a loco M^lkmm * Rog; Sei Àlbizzo Ài Mefler Filippo d* A ibi zzo Not* Fior. E per corredar tale opinione riporterò ancora quanto ha fcritto nel terzo Tomo de* fuoi eruditi Viaggi il Chiarif4; fimo Signor Dottore Giovanni Targioni dove a pag. 435. deferivendo il Pavimento della Chiefa Collegiata di Bar-, ga dice come appreso: $£ Uno di queftì piani $< più baik 3i fp, ftefo per tre quinti della Chiefa ,. ed: è 31 luogo „ in cui anticamente doyeano ftare le iole Donne », e poco dopo feguita „ In proposto dell' accennata fepara- „ zione deglJ Uomini, e delle Donne coerente alPanti- „ ca difciplina della Chiefa , leffi con piacere negli Sta- „ turi di Barga riformati Panno 1414.;la rubrica 46.- ), del feguente tenore; Cheneffuna Donna non pojfa, né j, debba fi are netta Chkfa di $, Cri fiofano quando fi dice « la Meffa da' Cancelli in fu, t chi contro avrà fatto •> fin ,» punita in foldi cinque $gm volta, », 1 rty t |
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L E ZI ONE VI.
DI SA NT A CROCE III.'...
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Ralle molte prerogative della Chiefa di
Santa Croce di comune confenfo degli Scrittori, una effendo il contenere in fé, effa fola più fepòlture , che molte altre infieme delle maggiori Chiefe di Firenze , piacemi di qui ricercarne al- cune, credendo, che non mi farà ciò aferitto peravventura ad importuna curiofità, movendo- mi io, non per altro a ciò fare , fé non per l'impegno di accrefcerc lume alla Sacra Storia, e gloria al Tempio medefimo : ove ravviferemo Ceneri Sante, Ceneri Sacre , Ceneri Profane, e Ceneri Erudite;, II. E per farmi dalle prime, non fì disdice, a mio
giudizio, che dovendo io parlare delle ceneri dei Santi, io dica alcuna cofa della Cappella , ove fi confervano, addimandata appunto la Cappella delle Reliquie . Quella primieramente fu de* Bellacci, pofcia dei Calderini, ed inoggi de* Marchefi Riccardi, fu dipinta già a frefeo da Taddeo Caddi, ma dato di bianco alle pitture affai {cai-, fitte , col difegno di Gherardo Silvani , fu rinnovata a forma nobile, e vaga, vedendoli tutta incroftata di mar- mi carrarefl con beli* ordine, e con ricco ornamento ài pitture -y La tavola dell' Altare , che dall' uno , e dall' altro lato ha due colonne fca aneliate dello iteflb marmo, rap- prefenta S. Elena in atto di adorare la Croce, opera di Giovanni Biliverti. Alle pareti laterali in due quadri mef- £\ in mezzo da quattro pilaftri per parte parimente fcan- neìlati, vedefi dipinto in uno $. Lorenzo, che difpenfa i tefori della Chiefa ai poveri, pittura del Cavalier Dome- nico Paflìgnani, e nellJ altro S. Francefco orante di Mat- |
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Tom. I. Fan, I.
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teo Rofclli. Sopra la cornice, che ricorre fu i pilaflrf,
fonovi^ tìorie aìiefco della Vita del S. Apoftolo Andrea, di mano di Giovanni da S. Giovanni, del quale è ancora opera , la volta riportata in cinque ftoriette, arricchite di arabefdìi, e grottefche lumeggiate d' oro , e tanta è la grazia , che moltrano le figure per la forza del colori- to, che parendo propriamente dipinte a olio , non è potàbile credere , di poter vedere in quel genere cofa mi- gliore . Sotto adunque all' Altare di quella nobil Cap- pella, dentro uno Stanzino capace di parecchi uomini in piedi, confervafi il preziofo teforo delle Reliquie} le quali potrebbero fare affai più vaga comparfa , fé di or- dinario legno, e di niun gufto lavorate non foffero le cuilodie. Debbo però eccettuare il Reliquiario della Ma- nina di un S. Innocente , mirabile comparendo per il di- fegno , che è tutto alla Gottica : la materia per vero dire è di rame, avente figura di guglia, e molti fono i gero- glifici, e (lamette di bronzo, che la rendono graziofiflì- ma : né credo di andare ingannato, fé giudico eflere egli dono della Repubblica, pofeiachè chi rifguarda al pie , vi vede 1* arme della Parte Guelfa, e ne' quattro angoli un Lioncino infegna de' Fiorentini » Un Caflello poi s* inalza quadrato, e retto dal piedestallo > che fembra la Cit- tà di Betlem , nel centro della quale crefeendo la mac- china, apre/i un Ollenforio di quattro facce , nel quale vedefi la Sacra mano fermata in un cerchio, ove leggefi Qnì $ro Chrifto occifus efi , con un millefimo nell' alto denotante la innovazione , o piuttotìo la indoratura rifatta a tutto il Reliquiario con quelle parole intorno intorno: JLsftauratur , ér innowatur an.ión.e, finalmente crefeendo l'intreccio di arabefehi, e di figurine, finifee il più fot- tile della guglia in una manina di argento, III. E feguendofi ora il raccontò della ferie di que-
lle Sante Ceneri , conteremo tre bulli di legno , due de* quali fono indorati, ed il terzo, il quale rapprefenta S. Griftofano j velìito vedefi di una fottiliflìma lamina di ar- gento battuto . In quello evvi un Offo notabile del San- to > ficcome nei due bufti dorati, racchiudefi un Offo di San-
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Sant'Anna » è nell* altro una tefta delle compagne di
S. Or fola Vergine, e Martire) Dei Santi Abdon e Sennen , fi adorano i due fucili di un braccio parimente colloca- ti in due braccia di legno, ed in fomigliante maniera è pure un adorabile fucile del braccio del B. Gherardo da Villamagna , ftato Pinzochero del Terz* Ordine, e Cava- liere di Rodi ; dono di Cofimo Pater Patria è il Reli- quiario avente Offa de1 SS. Cofma , e Damiano, con fo- pra una moneta , che il detto Cofimo ebbe dal Patriarca Greco venuto al Concilio Fiorentino, e fi dice eiiere uno dei 30. denari di Giuda traditore, ma noi ne fofpendia- mo il giudizio tanto più, che la moneta non è, ne Ebrai- ca , né Romana. In una ftatua d' argento di S. Franccfco vedefi un pezzo della tonaca del Santo, la quale mentre ebbe le Stimate fu forata ; Quefta Reliquia per maggior riverenza nel 1337. fu in quella Chiefa depofitata, o do- nata dalla Cafa Tedaldi, mentre Andrea di quefta Fami- glia la ebbe dal Conte Otto da Montauto, ciò che fi vede di- pinto nella Storia delChioftro dei Padri Zoccolanti d'An- ghiari, che ral fatto rapprefenta. Di Sant* Antonio da Pado- va, oltre un'Offbfi conferva il fuo Cordiglio , e del Som- mo Sacerdote Aron ; dice il Giamboni, un frammento del- la fua Verga. Dopo tutte quefte mi giova accennare due Reliquie infigni dì Gesù Crifto, le quali meritano il pri- mo luogo nel luminofo novero di quefte Sacre memorie, e fono un pezzo della Croce molto notabile., ed una Spi- na di fua Corona. Quefta fempre fta ehiufa nella Cap- pella della Famiglia degli Spinelli in alto nel muro dietro ali* Altare in ricco oftenforio confervata; Quella poi in una Croce di Criftallo alta un braccio, e due volte Tan- no fi efpone fulP Altare Maggiore, ove continuamente vedefi un* Urna dorata, nella quale ripofano le Offa della B. Umiliana, fplendore della nobil famiglia dei Cerchi, e della Chiefa di Santa Croce. Ma dacché molte furono le folenni traslazioni di quefto Sacro Corpo per le vicende deJ fecoli paflati, non farà difearo, che fé ne riporti il racconto fatto dal Chiariflìmo Dottor Brocchi, come ap- predò „ Crefcendo fempre più la devozione del Popolo a K 2 „ fio- |
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„ fiorentino verfo la B. Umilia na » per le contìnue gra*
„ zie» e miracoli, che fi degnava di fare il Signore a chi „ dì vero cuore fi raccomandava alla potente interceflìone », di lei , fu determinato, col confenfo del fopraecitato „ Vefcovo Ardingo della nobil Famiglia de'Forabofehi » „ di fare una folenne Traslazione del fuo Corpo , come ,, feguì il dì 7. di Agofto del medefimo anno MCCXLVI. ef- »» fendo fiato collocato fotto al pulpito della Chiefa vecchia », dal che ebbe principio il fuo pubblico culto, il quale 5, da indi in poi, fi andò fempre dilatando per diverfe V parti della Tofcana. In congiuntura pofeia , che fu »> determinato dalla Repubblica Fiorentina, di fabbricare », la gran Chiefa di Santa Croce, nella maniera, che ora », fi vede , dovendofi perciò demolire la Chiefa Vecchia, », fu quindi levato , e pofeia trafportato il Santo Corpo •5, fotto 1* Altare della Cappella de' Cerchi, detta di Fra- »? te Arrigo , il dì 4. Novembre MCCCXIV. di dove », pure, dopo al formidabile diluvio d' acque , che fom- 5> merfe nel!* anno MCCCXXXIII. quafi tutta Firenze »» ( del qual diluvio ita registrata la notizia fui Ponte ri Vecchio in due gran Cartelli di pietra) furono trasla* 5» tate , come racconta Giovanni Villani Lib. 2. Cap. I. le » Reliquie in Sagreftia , e dipoi nella ' Sopraddetta gran », Chiefa, e collocate dentro ad un* Altare a lei dedica- », t© ; a riferva della tefta , che fu polla circa V anno ?» MCCCLX. in un butto di argento, in cui fino al pre- », fente fi conferva , effendovi in elfo incife a caratteri »> Cottici » o vogliàm dire Longobardi le feguenti parole j» SanBa .Humiliana*de Circuiiìs. >{< Hoc fecit fieri j( Johann 5, nes Riccardi . de Circuiis . Ivi adunque ripesarono le fue „ Sante Offa fino air anno MDLXV. quando in occafionc „ di ridurre le Cappelle uniformi nella maniera, che fono », prefentemente, effóndo irato demolito il predetto Altare, », furono collocate le fuddette Reliquie in alcune caiTétte » di legno dorato, e ripofle poi trall* altre Reliquie de* >, Santi , efponendofi in Chiefa alla pubblica adorazione» », il giorno della fua Fefta. Oirenuto pofeia il Decreto del- » la Sacra Congregazione de* Riti, fopra il Culto imme- ^ft .;.; 5j inO-
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„ morabile della B, Umiliarla, approvato dalla Santità di
„ Noftro Signore Papa Innocenziò XII. fotto il 'di 24, Lu- „ glio MDCXCIV. furono le rnedefime Reliquie 1' anno „ feguente dal Senatore , e Cavaliere Àleffandro de1 Cerchi „ fatte collocare fopra l'Aitar Maggiore della predetta ., Chiefa di S. Croce, dove pure fino al prefentefi venera- „ no, eiTendo frate ivi riporre in una nuòva Belliffimacaf- jj fa, fatta fare modernamente dal Signor Senatore , e „ Cavalier Cerchio de'Cerchi. ,, IV. Quefto è quanto mi fovviene di poter dire del-
le Reliquie di Noftra Chiefa, non parendo però, che fia da taceriì di quelle Sante Ceneri fpettami ai Beati Reli- giofi de* Minori in Firenze defonti... Trovati adunque fot- to l'Aitar Maggiore mn grande ftanzone antico Sepolcro de* Padri , ove egli ècertoV che fottó una di; quelle tre lapide foffero feppelliti quei primi Santi Difcepoli, o Fi* gli di S. Francefco... Quivi ripofano il B. Accurfio Lai- co Infermiere di Santa Croce, che morì ai 1. di Gen- naio del 1270.Ì {Seppellito nella Chiefa Vecchia, e pofeia qua trasferito; il Beato Borromeo Borromei infigne nel dono delle profezie morto ai 14. .di Luglio deL 1290. Trovali pure quivi trasferito .dal Convento di S. Gallo ove morì ai 12. di Settembre .sii 5. il B. Giufeppe Alber- ti Nobile Fiorentino, e dèlia medefìma Nobile Famiglia ripofa quivi il B. Michele Difcepolo di S. Francefco, Uomo di gran fantità, e Confeflbre della B, Umiliana, morto ai 17. di Marzo del 1246.1 Di altri parecchi Bea- ti dell'Ordine fono coftretto a. tacere, elTendofktfmarrite le» loro memorie , difgrazia attribuita, al.tramutare 5che fi fece de* Depofti da un luogo all' altro\ì dalla Chiefa Vec- chia alla Nuova, ed ancora all'incendj, ed inondazioni, leuquali hanno fpogliaro 1 * Archivio, di 1 fomiglTanti ricor- danze .jiNsohj è però perdutai la memoria di Fra; Giuliano Varrocchi infigne Filofofo , Teologo, e Pio Religiofo» del quale fi .vede nelf mezzo* di «Chiefa itjfuofiiriOkcro di Marmo, con l'appreflb Epitaffio »ì 0. |
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, flR. IVLtÀNVS VARROi^CHIVS THIOLÒGVS
» • m | •, ; -., -. | HIC ■ SJTVS "-iST '
*R» ANTOMVS DE MEDICIS
BIVSDEM ORDINIS THEOL.ET PROVINCIALE MAGISTER NE IACERET INCVLTVS - *f iOVI AETATIS SVAE FVERAT DECORI t, , , n HOC MONVMENTVM P. VfXIT AN. XL1I. OmiT AN, MCCGCXIIL
. ■■■ | : ■'■ ■■&% ■ , '■■> »* ''si'*"*"... *■* J ' *£ ;?* ■ ■ '- "' i •■ ■ ■ ■ ,■ . , . , ":' ; ì ' ;
Ne debbo tacere i nomi di alcuni di quei molti Frati s
che in Firenze fiorito avendo in fanrità, e miracoli, altrove con fanto fine terminarono la virtuofa loro vita, e fono i Santi Bernardo j Pietro delle Torri da S. Gimi- gnano, Accurfio; Adiutoi.ed Ottone tutti cinque To- fcani, e'Protomartiri dell'Ordine di S. Francefco ; ii B. Giovanni Parenti Terzo Generale deJ Minori, e primo Fiorentino che abbracciale V Iftituto Francescano , il B; Monaldo Compagno del Santo Pàdrcf>i il cui Corpo in Arles di Erància è venerato ; Il B.Giovanni Bonelli al- tro Difcepoló di 10. Francefco, il B. Iacopo Ciuffagni Vefcovo, e Martire, il B. Francefco de' Malefici Apo- stolo in Corficà,iUB? Francefco Francefchi j che morì in Perugia, il B. Francefco Gori celebre Predicatore, il B. Bernardo Scarlatti,, il B/Bartolommeo Pucci infigne per i miracoli morto, in Montepulciano, e il B. Aldobran- dino Ammaniteti Martire in Pérfia nel 1284., le chi più ne defiderafle legga V Arturo , >il Mariano, ed il Terrinca . 1 VéiApprellb vengono ora a confiderarfi le Ceneri ri- fguardanti i Cardinali, Patriarchi , e Vefcovi , i quali Seppelliti fotte il pavimento di queita Chiefa vivono, o in una; ihpMa. dirnarmo', 40 in MaeftoE Depofiti yite que» ite foné4ejCeneri, i che ia.fchiamo Saere. E. primierameri* te vi, fono due Cardinalizi'Agnolo Niccolihi:, e Alberto degli AIhe!rti^OélpriniO ifir parlerà ,ì quando o/Ferveremo la magnifica Cappella di;quella Famiglia,; del fecondo leggefi l'Epitaffio nel mezzo della Chiefa appiè dell'Ai- tar Maggiore con le parole feguenti „ S I < V. O. M.
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Triitii'Tnìii&iiiiiiiltlliìÉii ìi ""-''•■■ ■-'■■■■■"■ ..■■in. ......' n" 11 .......TìlMhmii.iii '■ r'ni iiiiiiiiiiirT f.ì; ■ .nninfifilfr ai
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D. O. M.
ALBERTO ALBERTHIO EP. CAMERTING
AB EVGENIO IV. P. MAX. .... IN CONCILIO FLOR. EX LECTISSIMIS CHRIST. REIPVBLÌCAE VIRIS IN COLLEGIVM CARD, COOPTATO SACRI FOEDERIS SVB ^LADISLAO POL. ET VNG. REGE LATINAE CLASSI PRAEFECTO ROMANAE DIGNITATIS STUDIOSISSIMO PROPVGNATORI ALBERTHH GENTILI SVO OPT. MERITO MONVMENTVM RESTAVRARVNT. AN. MDLXXIII. OBIIT III, ID AVGVSTI MCCCCXLV. Debbo però notare, che parte ad fuo Corpo fu por*
tata a Camerino, di cui Egli tenne il titolo del Vefcova- do. Ed il Ciacconio fcrive > che altra porzione del Cor- po di quefto illuftre Porporato fia in S. Giovanni lu- terano di Roma col feguente Epitaffio „ HOC IN TVMVLO
SEPVLTA EST PARS CORPORI9
REV. IN CHRISTO PATRIS ET DOM. ALBERTI DE ALBERTIS
DE CIVITATE FLORENTIAE
S. R. E. TIT. S. EVSTACHII DIAC. CARDINALIS
QVI OBIIT IN ABBATLA CRYPTAE FERRATAE
TEMPORE DOMINI EVGENII PAPAE IV-
AN. DOM. MCCCCXLV. DIE VERO III. IDVS M. AVGVSTI
CVIVS ANIMA REQVIESCAT IN PACE AMEN.
Contiguo alla Porta del fianco verfo mezzo giórno fuo-
ri della Chiefa in fepolcro elevato da terra a diacére con itetua fopra in abito Vefcovile , nobilmente inragliato di figure piccole, ripofa il Corpo di Caftone della Tor- re Patriarca di Aquileja. E pofciachè non fi trova ifcri- zione al fepolcro, accennerò io i meriti di quefto Infì- gne Prelato benemerito del Popolo Fiorentino. Era E. gli Figliuolo di Corrado Signore di Milano, Famiglia così potentej che emulò con i Vifcomi quel Principato, Egli
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Egli adunque nel 1308, fu eletto da Clemente V. Ar*
civefcovo di Milano con univerfale allegrezza de'Cit- tadini , la quale però fu intorbidata dalle difgrazie^ de* fuoi Parenti, fino a vederfi il Pallore chiufo in una Prigione , e pofcia mandato ih efilio con tutti i Torriani.Nel 13n» nell*Ambrofiana Bafilica avea il No- fìro Arcivefcovo data la Corona Imperiale ad Enrico VII., ed a Margherita Moglie dell* Imperatore. Non fo fc fofle lode di Caftone, 1* effere egli flato, come fcrive rUghelli, Trincefs Quelforum, certamente per lui Ami- le impegno fu un gran merito co* Fiorentini, anzi col Pon- tefice Giovanni XXII, il quale conofcendo 1* impcflibilità di reftituirlo alla Chiefa Milanefe, lo promoffe al Patriar- cato d' Aquileja nel!" anno rgi<5. ed inveftito di così rag- guardevole Ecclefiafì ica dignità, non tardò a partire dal- la Corte del Pontefice, che in que* tempi era in Avi- gnone, e già rientrato in Italia il nuovo Patriarca fi era avvicinato a Firenze, quando quivi trovò la morte con fommo difpiacere de* buoni Cittadini : poiché cafcando egli di Cavallo fi fpe2zò una gamba , onde occupato dal- l' ecceflìvo fpafimofi morì Tanno 1317. ai 18/di Agofìo. Piacemi pertanto qui notare in grazia della erudizione le armi, e le figure fcolpite fui fuo fepolcro . Veggen- dofi nel dinanzi dell* avello 1* arme de' Torriani, e fono due baftoni gigliati in croce , e ne*beccatelli dell'arca Parme de* Bar ucci poftavi non ad altro fine , fé non per- chè Cacone morì in cafa loro , i quali facendogli que- llo Depofito, vi mifero anche la loro, chiamati perciò da Leopoldo del Migliore nella fua Firenze Illuilrata a pag. 427. „ Barucci gli onorati da Catione de* Torriani ,, da Milano Patriarca d* Aquileja , che morì in Cafa, ,, loro. „ E circa le figure delle quali va adorna la urna di macigno, oflervammo il Patriarca di rilievo gia- cente ,ed intorno intorno vi fono cinque bafiì rilievi rap- prefentanti nel mezzo la Refurrezione di Criflo > e dal- le bande le apparizioni del Signore a Maria , a Mad- dalena , ai Difcepoli di Emaus , e alle tre Marie. Un* Aquila full'altezza maggiore *kl Sepolcro fi crede da alcu-
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alcuni arms pure de* Torna ni , d«c alti-i infegna della
Parte Guelfa ». delta qu#Ie egli fu Gapo-.i-Ku i e ¥1. Nelr mézzo della tCh.kfa; tra V um*kflM altra porta del fianco trovai! un ladrone di « marmo?) Jnsuite ritratto abbigliato di tutti gli Abiti Vefcovili Giovanni CatricI* Inglefe Vefcovo Offonenfe quivi Sepolto , il quale portato dalla fama del fuo merito* e. per, il ^pru- dente maneggip degl* Aferi; politici al fommo favore ; del Re Enrico IV. 4': Jngljiltesraéi/ dai effa fpeditolk^Amba- feiatore a trattare-in Bire»zecQl Pontefice-j^fartino V» affari importantiflimi, eV iscrizione dice -..cosi, ; • HIC IACET DOMINVS IOANNES èÀTRICtf
EPISCOPVS QVONDAM OXONIENSE,; . ET AMBASCIAfOR SERENISSIMA REGIS ANGLlAE QVI OBIIT XXVIII. DIE DÈCÉMBRIS,'AN, MCCCCXIX. CVIVS ANIMAE PROPITIET DEVS. ;"DftJ><3 ' x ; i:maO\ - ' ; ; : lì \ , , ' . ''< ' A man ritta di quefto andando verfo la Porta del Chio- &ro- All' Altare antico intitolato della Nunziata della Fa^ miglia, de' Cavalcanti offervafi una cartella colla memoria) di Benedetto Cavalcanti Frate Minore > *§ Vefeovo .JRi-. pedano» con le feguenti lettere : Sefulchruw Re^rendjjpmi Di et D' Fratria Benedici de C'avvaleantìbus', $acr# Theo* logia Magiftri Ord. Min* Dei Gratta Epfcop Riplani » & - Ridulfihi , fa' Guidoni s F rat rum eius, &' de/tend. an. 1^51. reno'vatjtm a F rancifeo Matthai de Camalcfintibus an. 15 7-Q. : Convien dire v che in quefta lapida per inav-. vertenza di chi la fece, rinnovare legjuifle lo sbaglio del millefimo 135 r. conciofiacofacfrè Benedetta fotfe ordinar- io Vefcovo jiel 13 7.1. e morto circa il 1374» Rè della? fua ordinazione fi può dubirare, avendola noi nell'Aia chivio del Vefcovado di Fiefole, ove leggefi : Fiorenti* ex difpnfatione- jlpftolica BeuediBus de C amale antibus Ord. Fratrum, Mi'%- MunuZ confecratioms in Bp Ripol. accept ab Andrea ( Sant'-.Andrea Corfini ) Epfcop Fé- fui ano an. 1371. die 6. Apilis ». afftftentibus Lucio Ciuf e *> natenfi. & l'aula Calcedonenjì Epfcop s » E fra cOsUlIu* Tom. I. Part. I. L 'fili |
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Si
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fin Prelati meritamente fu dato luogo a Fra Francefco
Sanfoni da Brefcia Generale de' Minori i veggendofì ap- piè deal* Aitar Maggiore1 la fua effigie di mezzo rilievo in bronzo eoi fegueiitè Epitaffio- :: ' q ÌT!f!.S:?oÌD lì ÌOÌÌ"M I - : ''■ ' ìì'U i ih Z " Ù ;.-; :>-:l-. Silfi.?'il
■ SEP. FRANC1SCI SANSONIS BRIXIENSIS, QVV.rAinZì
[PROBITATE VITAE AC RELIGIONE DOCTR1NA&
GHRISTIANAE, MERVIT IN ORDINE GENERALATVS
HONOREM. FIDENTIAE VITA FVNCTVS EST,; 3>?
.7 ;i::i. TRANSÀCTIS iti EO tìONORE XXV. ANI v"f,: j -
SEPVLTVSQVE ÒMNlVMSVI1 ÒRDINIS FRATRIA
DESIDERIO, ET CIViyM INGENTI, QVI EIVS
MEMORIAE MONVMENTVM HOC P. P.
VIXIT AN. LXXXV. OBIIT DIE. XXVII.
OCTOB ' A, S. MDLXXXXIX.
VII. Ma pattando dalle Sacre Ceneri alle profane,
dimoftranti del Popolo Fiorentino la reverenza', é'ftima che avea egli a quefto Tempio, mercecchè la Repubbli- ca, e Privati qui le più folenni Ivfequie celebrarono, ora a Capitani valorofi, ed ora a Cittadini più benemeriti, loro innalzando e Marmi, e Depofiti * di cui la Chiefa di Santa Croce abbonda quant' altra mai , e però nulla dicendo de* più vetufti Sepolcri, che fono fenza nome } come tre nelle Cappelle de' Bardi, ricchi però di figure» e di baffi rilievi, oiTerverò in primo luogo alla Cappella de* Barberini fotto 1* Altare una lapida del famofo Fran- cefco da Barberino, Poeta, Canonica,ed Oratore. I ver- fi che inefa fi leggono, fono componimento di Giovan- ni Boccaccio celebratiffimo, e fono dagli eruditi ammira-. ti, e tenuti in pregio. Inclita flange tuos l aerimi $ V Uremia Cime s,
Et Tatribus tantis fundas orbata dolorerà , Djtm re de un t Domini F rancifeifunera mente De Barberino, et Nati: Nam Judicis omne Gefserat officium, fua. corda cadendo reatu > |
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ihihS'ed fatte eXteJttì^atuM^éfuid JotJuiiUtrogite'
Jufe fuìplgemtoryfed filo, filius uno\ : { 0 } t i&eijieetttm ìaujts ^pa funtei^ilik^ Petali :vt
:£&*c ,/**jti*jS^y lapide fòjttiì quìbus ultima cljàujtp Herfida mort oculos » fauci? dilata diebuj Strage fùb & quali, ^«^ tqtum terxuit orbem. j ► on a I» &/\r fenario t^uater auBo mille trecentisti oXìrrj Appreflò ai quefta Cappella, fegue il baffo rilievo di Mila-
no d'Afti figurato armato con quelle lettere. So Ilicitut, fidufyùetuis• Florentia guerrit
Armiger Aftehfis jacèt hae Milatfus in Urna Angufti cui nona dies>fufo ultima Vita Sex nowiefyue decem ter cent um milk fub annit* '"■" * ■• .-■« " * > .'■ '_"■ ■ *.
Quefti era flato per parecchi anni Marefcalco dei Fioren-
tini, come dice A' Ammirato Lib. 15. p; 571; e nafceva d'Arrigo dei Raftrelìi Famiglia |ìlu|lre dell^ Città d* Afti in Monferrato > Viene poi il Sepolcro di Gjovan Francefco Magalotti* uno degli Òtto di Balia, fatti dalla Repubblica per la Guerra contra Gregorio XI, i quali in Firenze dal Popolo erano chiamati gli Otto Santi, lo che faputofi dal Papa» loro pofe nome gli Otto Diavoli* Morì nel 1377. e con gl'onori più ftraordinarj a fpefe della Repubblica , jia quale volle , che jfì ponelfe nell* ar- me di lui a lettere d' argento Libertat, vi è cjuefto Epitaffio Alila lapida, HIC IACE7 PRVDENS ET VENERABUIS VlR
IQÀ^NES FRANCISCO DE MAGAI.QTTIS,
QVI DVM ESSET DE QCTO BALIAE PRO
I)EFENSIONE JPATRIAE IVSTE PVGNAVIT.
OBIlt ANNO MCCCLXXVII, MENSE IVLTI ,
CViys ANIMA KEQVIESCAT IN PAGE.
Da qUefta banda pure «el braccio della traverfa vedefi in
L 2 ter-
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terra f&»l£tt**ift JàpMk^effigtó^ì Biòtte* degtì tortini
d* Arezzo, che fu :ì'n K5ueréa Centrale de? Fiorentitw , in prò de* quali àVfendèVàlorófeìiiélite c^ffifeattut^ <^Ofitra i i^ilkni^ltaNWRJÉ^^RfelSNtó^i^ìSiJteCapitano, ^©¥de al corpo fuo mòrto nel 1358. ( l'Ammirato dice 5^. ) fu- rono fatte dalla Repiibbiiea orioiadffime Eftquie 'j 5con 1* appreflb ifcì&toftè-* *\&w sfàm m\m"^ omìrs^ tTvS si HKMÀCET CORPVS GENEROSI, ET EGREGII MllJTlS
«&HM XÌ0)(I)MlélIlM(ÌRIÌTlDE\^MR3^IIS ,■ ÒBILT/AfVrTÌEJ«fìl'ì:if-qà ANNO MCGCEVm DIE) FERO: TI. MENSIS AVG^Ttì, C CVIVS ANIMA PER MI5ERICORDIAM DEI
REQVIESGAT JN PACE . VBERTÌNYS DE.VRElt ; rTINIS CHITrGNANI ; PONDI Q^I C^MES , INSTAVAA^t OVRAVIT Mi.iD.QMV, MpLXX. \[ E in memoria del medefìmo, Biordo fonovi quefti verfi.
> v . ; 'Jnfignrs hello Miles i fidèiqtte njetttfrdt f ' f 0i
* £>#* vlarùm fyetimen^ mornfndecnf,Imlita Troiès
! • > e* sg^ jj^ertìnis i iBtò'rdui) t^ttil cult òr haneflì I • Qkìqtte {yvmes fùlatimts trai jfitb termine teBuì % Mie■ jmeiL 3 & ineriti faìna teieimntur honores. Di quefta famiglia, ci è fepoko ancora Gualtieri > gio-
vàrfe valorofo, il quale , come comptefo nel bando ge- nerale fatto cbntra la Famiglia degli- libertini » fu deca- pitato in Firenze"y e riferifce' 1* Ammirato Lib.' io. pag. 398. che portato coflui alla fepolturai non Orlante elfere in due pezzi partito , incominciafle a dibattere , e dri- collare per un tratto di baleftroidando tante forti fcofle alla Calìa, che portò pericolo di cafcare da ctofifo a colo- ro) che la portavano » Ma diamo, uri" occhiaia ad altro Bepofito àpprerfq la Cappella de* Serrìftoriv jrì elfo fotto Laftrone di marmo e%ndofeppellito Lodovico degli Obizzi da Lucca , in baffo rilievo fcolpita è la fua effigie con a- bitp Militare, effendo egli ftato uno dei famofi Capitani, the aveflero i Fiorentini , il quale, dopo un lungo , e^ fé*
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fedele fervizio , fpedito in foccorfo del Conte Alberigo
a Zagonara, ove rìmaiG'i PiorentiJiiifiirierati dalle genti del Ducaci Milano, Lodovico valorofamente combattendo vi "r£ftòc mottd mi 1424»e fopra alla fejjèltura alla parete leggeflV W$ hX*ì^ 1] .K.e-C «■"' i /()>'!.v;.* s *'" '10% -''iL'f''i/. jft. i\-} fjììjlJii':. TH'; imi Idilli' 'Jlì \
' NOBILISSIMO AC FORTISSIMO VERO LODOVICODf
OPIZIS CLARISSIMI EQVITIS LVCANI FILIO, QVI AB ADOLESCENTI^ SVA SENECTVTEM VSQVE EQVESTRI MILITIA VERSATVS, DIV FIDELISSIME, ET HONO- RIFICENTISSIME IN HAC CIVITATE MERVIT, ET TANDEM ApVd ZAGONARAM GALLIAE OPPIDVM 1 IN TLLA INFELICISSIMA PVGNA NE VENIRET IN HOSTIVM POTESTATEM VIRILITER OCCVBvtfr AETATIS SVAE L1V, |
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E moltiflìme fono altresì le lapidi indicanti le Ceneri di
uomini infigni nel Governo della Repubblica , come quella collocata nel pavimento della navata dimezzo, coli' effi- gie in baffo rilievo di Bartolommeo Valori , e ì' epitaf- fio dice . |
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GRAVISSIMO AC PRVDENTISSIMO GIVI
PERrOMNEM VITAM IN REIPVBL1CAE NEGOTIIS
LAVDABILITER VERSATO , SVMMISQVE HONORIS
GRADIBVS FVNCTO, BARTHOLOMEO NICOLAI
TALDI DE VALORIS. OBIIT DIE XI.
SEPTEMBRIS MCCCCXXVII,
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y f s * ' ■'■;■■;■ ■■- ■ . ■■■ >■-■ ■■ ... ». ■■■■.._, ^ ^
% di altri bravi Cittadini vengono Je feguenti Lapide
con iscrizioni. |
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A Vh
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Q^móUì «ki 0 lg& olir • si ni <-■ ?'-""• rfliafcnaì ifoM
, ; :!;/ ^ VIVIANO FRANCHI, - a. ì o ;
tibftuij&dusQ^ : ni£>n silo : '." .-■■'■:■•■■ '-^.;.- i t.'Otì'i ■".;/" ■■■ ,:..i- Ibfa VIVTAN! FRANCHI CINEREA, ATQVE ■ OSSA SEPVLCRVM HOC CLAVDIT, COELI COLIT ALTA SPIRITVS ARCE* HIC SEPTEM ET TRIGINTA ANNOS POFVLARIA IVSSA PRAESCRIPSIT, CVSTOSQVE HABVIT FIDVSQVE VlGflLQVE OBIlt",IÌKJyE AGITaNS; VRBS FVNÈJIÀ cl.ARÀ^EREGIT |
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A BOCCACCINO ALAMANNI,
BOCCACCINO ALAMANNI VIRO CLAR0,, AC BENE DB
REP. MERITO, FRANCISCI SFORTIAE ME^DIOL, DVCIS
CONCILIARLO, PIIENT1SSIMI FILII OpTIMO PARENTI,
AC SIBI, FACIENDVM CVRARVNT, VIXIT
AN, LXIII,
A FRANCESCO B ARTO LINI BALDELLI.
ù rimi: '.>-;; - - ■ ' : ' : 'A- "" U ' ' ' . ."T
FRANCISCO BARTOLINIO BALDELLO NOB. FLOR.
GENERALI TABELLARIORVM M AGISTRO , ET FERDINANDI
FRIMIM. DVCIS A SECRETIS IN PRIMIS CARISSIMO,
POSTERI EIVS HOC MONVM. 1NSTAVRARVNT
AN, MDCXLVI. *
E prima di favellare dell'ultime Ceneri.» non disdice
qui notare ciò che trovo nel Sepoltuario di Santa Cro- ce al numero" 137* ,1 Sepoltura di Mefler Ouido Forte- „ bracci da Montone „ la quale io ho cercato, * ricer- cato, e fpk> mi fono avvenuto a "trovare un laftrone di marmo col mille/imo 136&. ma nei fuddetto Sepoltuario di frefeo aggiunto leggeri „ Sepoltura del Conte Carlo, „ e della Sorella del Fortebracci da Montone „ e vi è 1* arme, che è una tetta d'Ariete. Nel detto Archivio però al numero 18. evvi il te/lamento di Lucrezia già fi- glia del celebre Fortebraccio, e dice come fegue ; £0- JJW-
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mina Lucrala fil. olim Magnifici & Getterò fi Militi $ Do-
mini Bracci de Montone pop SanBz Felicitati* Fior. Vxor primo q. Nicolai Vieri Aloifii de Guicciardini*, & poftea Ux.olim Baftiani Vguccioni* de Cappouibu* fecit teìlamentum &c. lafciò a Bartolo olim B art oli de Gianfi- gliazzi figliuolo di Donna Lodovica fua forella. Ego Pe- trus fil. olim Ser Ioannis Ser Anfelmi de S» Miniate Fior. i<. Novembri* 148& 1 'r A FORESE SALVI ATI CON BASSO
RILIEVO E ARME.
Jfof i& Sdiviati* in marmoreo monnmentQ
Militis Egregii Domini funt Offa Forefi*, Qui patria ferven* fuit , & fincerus Amator Chriìie tibi requiem, lucemque perenne precatur • VII. E venendo per ultimo le Ceneri erudite, ci Fa-
remo da quelle di Galileo Galilei famofo Matematico, ed Agronomo . Furono quelle confervate per lungo tem- po in luogo appartato nella Cappella del Noviziato fino a che fé gli facefle in Chiefa un proporzionato Sepolcro al fuo gran merito. In oggi adunque veggonfì trasferite nella nave a Tramontana, vicino alla Cappella de' Ver- razzani , con un vaghiamo Depofitp di marmo alla pa* rete. Il difegno è di Giulio Foggini Ingegnere, il butto è di Gio: Batifta Foggini , e le due Statue a* lati della Urna fatta con pulitezza , dimostrano il valore di due^* eccellenti Maeftri de'noflri tempi. Quella» che rappre- fenta TAfìronomia è di Vincenzio Foggini , e la Geo- metria di Girolamo Ticciati, ambedue di marmo bian- co nel color vario facienti una vifta belliflììna, eoo |fcri* 2Ìone, che è la feguente ; |
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GA-
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GAUtABVS GALILAEIVS PATRPCIVS FLOR,
GEOMETRIAE, ASTRONOMIAE, PHILOSOPHIAE MAXIMVS RESTITVTOR NVLLl AETATIS SVAE COMPARANOVS HIC BENE QVIESCAf
VIXITAK. LXXVIII, OBUT AN.cip, io. c.xxxxu.
CVRANTIBVS AETÉRNVM PATRIÀE DECVS
X VIRIS PATRICIIS HVJVS AEDIS PRÀEFECTIS
MONI^NTVM. A /VINCE^TIO VIVIANIO MAGISTRI CINERI
SIBIQVE SIMVL TESTAMENTO F, I.
HERES IO; BAPT. OLEm|nÉ NELLIVS IO. BAPT. SENAT. FIL. LVBENTISSIME ABSOLVIT i ,v
AR spi%, ID. AC. xxxyiu E fé degno -è queil* epitaffio , mi piace qui rapportarne
un'altro in lode del fuddetto Galileo, fatto dal Signor Giovanni Lami > .itampato nella fua dottiifima Differta- zione Ì?« TeBa Fatrum ;Nicanorumfide % ove dice: c. Mie etiam .audaei fenetrans e&leflia Temala m{ Ul
Intuita , patefecif iter .Steliantis Olyrnjti \ Vijìhus :humanis\ fragili's- ope molle metalli. Mm eHjzm ignotos deprendiì in Mhsrp mundos, . Jitque no<vis princefs fiellis no^a nomina feci>* Et rerum expJicuit toto miracela Coelo * Quid quod i$ igniferi radiantem lampada folin, ,v InfeBis iur^em maculi s ferrugini s etra Itidit fójjt $$wmim jlu]j>u£rmt facula monfirumM
Poi contiguo aiquerìp mi giova notare un altro Depofi-
tp parimente di niarrnp col ritratto } e ftatua di AlelTan- dro Galilei Ingegnere celebratiffimp in Roma , e in Fi- renze •.. Quella è diligentiflìma opera del foprallodato Tic- ciati , di cui è altresì il difegno, e leggefi queil' Epitaf- fio; |
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D. O.M.
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D. O. M.
ALEXANDRO GALILEI PATRICIO FLOR. MATHEMATICO
ET ARCH1T. CLARISS.
QVISEPTEMANNIS APVD BRITANNOS SVMMA CVM LAVDl'
VERSATVS
A COSMO IH. ET IO. GASTONE I. MAGNIS ETK. DVCIBVS IN PATRIA REGIIS MVNIMENTIS PRAEPOSITUS . : ( A CLEMENTE XII. P. M. ROMAM EVOCATVS
' -, FACIEM TEMPLI FLOR. NATIONIS '
SACELLVM CORSINIAE GENTIS IN LATER. BASILICA
AVGVSTAMQVE BASILICAE FRONTEM CVM PORTICV EXCITAVIT
QVIBVS VIX ABSOLVTIS MORTE PRAEREPTVS MAGNVM SVI DESIDERIVI
CIVIBVS EXTERISQVE RELIQVIT, OBIIT ROMAE XI, KAL> IAN. [ìi AN. MDCCXXXVII, AET« SVAE XXXXVI. - IBIQVE lACET IN ECCLESIA S. NICOLAI IN ARCIONE AD RADICES MO.NTIS QVIRINI
...GALILEVS ET ANTONIVS PATRI SVO OPT, MERITO- MOESTISS, POS VERE .viV-.n j
Allato a quello Depofito nel pavimento alla Cappella
degli Zanchini viene il Sepolcro del fpprallodato Lapo da Gaftiglionchio, nella di cui lapida leggefi : Domini Lap de Cafiilionchio J)ecretorum DoBoris 4$* fuornm mccc- xiv, ed eflendo certiflìmo; , che morì nell' anno igSo» fa d' uopo dire, che egli vivente fi facefle la Sepoltura, e che pofcia morto, dal Nipote follerò aggiunti i ver* fi feguenti; Si Tifo, quos patria, & niirtus tit^e maxima fafccs
Tradidit, exilio perdi di t insidia* , * i Mt tua non odium^ non mors, non tempora pojfunt
;Ferdere , qua reparat nomina darà Nepos , E chi volelTe fapere i gran meriti di quefto Inilgne Dot-
tore , e Scrittore, legga la vita di lui eruditamente fcritta dal Signor Abate Lorenzo Mehus con belliflìme notizie Tom. I. Par. J. M dal |
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dal rnedefimo raccolte i e fatte (lampare in Bologna 1753.
Dalla fìeffa banda parlata poi la porta del fianco s'in- contra il fuperbo lavoro di Derìderlo da Settignano , Maeftro, che ha fatto , e farà ftupire tutti coloro, che guardano le fue opere , e maflìme quefta , nella quale ve- defi diacente al naturale Carlo Marzuppini Aretino fo- pra la Gaffa con abito Civile , ed un libro. fui petto, il tutto;effendo di marmo mirabilmente intagliato, fono i fogliami condotti con ertrema diligenza, e grande oltre ogni ftima è rinduftria , che fi fcorge in due fanciullini, i quali di vero paiono vivi > fembrando di carne tefta } braccia, mani, e piedi: chi poi confiderà una Madon- na; che è di baffo rilievo fopra il Sepolcro in un ton- do, ed alcune erbe , che fanno ornamento ad una nic- chia appiè della Gaffa , dubiterà fé fìano di marmo, ef- fendo dal naturale poco , o nulla differenti. La ifcrizio* ne £ quefta: * h ,-;' Sifte>> mdes magnum qua ferwant marmora Fatemi
Ingenio cuius non fatis orbis erat
Qua natura, }>olus,qua mos ferat, omnia no^it Karoius atatis gloria magna ifux,, 1 r-
Jlufonia , àf Graia crines nunc folcite Mufa s i i Occidit heu zefiri fama, dccufquc chori .
Ma giacché ih Eoe ta-fi contentò di alcune lodi generali}
non credo , > che difpiacerà, fé di quefto Valentuomo rammenterò alcuni fuoi meriti . Tenne egli nella Repub- blica Fiorentina il pofto di Segretario dal 14.44. fino al 1453. anno della fua morte ; fu dottiffimo nelle Lingue, Greca, e Latina fuperando in eloquenza ed acutezza d' ingegno ogni virtuofo dell'età fua 5 e confervanfi nella Libreria infigne de* Medici alcune fue operej che danno vera teftimonianza de* fuoi ricchi talenti. Fu quello, che a nome di tutto il Popolo Fiorentino nel 1452. par- lò all' Imperadore Federigo III. venuto in Firenze, reci- k tando una bella ornata diceria alla prefenza di Cefare Bel Monaftero di S. Gallo . Morì ai 24* di Aprile deir anno
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anno fuddetto, e gli furono fatte dalla Repubblica ono-
ratiffime Efequie, ed incorpiiollo di alloro Matteo pal- mieri . Appiè di quefto Magnifico Sepolcro nel pavimen- to evvi un ladrone di marmo , nel quale fi vede fcolpi- to in baffo rilievo Gregorio Marzuppini in abito di Dottore di quei tempi) qua trasferito dalla Chiefa di S. Frocolo, per opera di Giovanni Marzuppini fuo figlio, il quale vi fece incidere queire parole : C GREGORIO MARZVPPINO CIVILIS , PONTIFlCIIQyE *
JVRIS CONSVLTISSIMO, ET QVI GALLICI REGLS
SECRETARIVS, IANVENSIVM VRBEM IVSTE;
PRVDENTERQVE MVLTOS ANNOS PRAEFECTyS REXERAT ,
IPA-NNES FIL» PARENTI OPT. POSTERISQVE , FACIVNDVM
CVRAYIT VJXIT 4N. LXXXX.
IX. A dirimpetto a quefto nella nave di mezzodì
appreffo alla Cappella de'Serriftori in un Sepolcro fimi- le appoggiato alla parete, vi è Lionardo Bruni Aretino, figurato fopra di un feretro di tutto rilievo , arricchito di rabefehi, fettoni, ed altri ornamenti lavorati con tut- *ta fquifitezza da Bernardo Roffellini Architetto, e Scul- tore braviamo. La Madonna però che fi vede in alto è di Andrea Verrocchio, tenuta in pregio dagli Artefici, ed ammirata » Fu Lionardo Aretino principal Segre- tario del Senato Fiorentino, nella* quale onoratiffirna carica fervi prima i Pontefici Innocenzio VII. Gregorio XII. Aleffandro V. e Giovanni XXIII. fino al Concilio celebrato in Coftanza , con fomma integrità, e lode. Di poi occupò il ragguardevole pollo 3i Cancelliere della Repubblica Fiorentina, della quale fcriffe una Cro- naca divifa in 12. Libri, in cui fono le Guerre d'Italia feguite fino all'anno 1404, fi morì nel dì nono di Marzo del 1443. e con nobiliflìma pompa portato fu a fpefe pubbliche a feppeliire , fpiegando le fue gefta con erudita orazione GiannozzoManetti famofo dicitore di quei tem- pi , dopo averlo incoronato di verde lauro folitoed onora- tiffimo contraflegno de' poeti di prima fama , parlano di M 2 lui
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lui il Sanfovino Libro» 14. Matteo Palmieri, nel fuo Li»,
bro de Temporibus <> ed un Epitaffiio incifo nel caflfone di marmo , eh* è il feguente : foBquaml^eonardus e mita migrami' ,
HiBoria luget, Eloquentia muta eft ^ i-y:^, ^Merturque Mufas tum Gracas , tum Latinas lacrima* tenere non potuijfe: X. Si vede pofcia » tornando alla porta maggiore
della Chiefa per la medefima Nave , il Sepolcro di Mi- chelagnolo Buonarroti , fovrano Artefice , e Maeftro del- le tre nobili Arti „ lv belliflìmo-( giufta il Bocchi) que- ,, fto Sepolcro e per l'Architettura , la quale è rara, e 5, per le figure, che fono di mirabile artifizio . Intorno ?, al Caflfone adunque fono tre fuperbe figure di marmo, & la Pittura, la Scultura,. 1* Architettura, nelle quali tutte „ fu Michelagnolo oltre ogni ftima maravigliofo. LaPit- 3, tuia è di mano di Batifta Lorenzi ftimata molto per ?, lo difegno , ove quefto Artefice molto valfe ; me- M fta vedefi : quefta figura nel ìembiante, ed abbandona- ,, ta dalla virtù del Buonarroti,. e perduto il vigore iru „ fue belliflìme fattezze , oltre modo moftra di eflfere af- 59 flirta 5 con fomma induftria è panneggiata, e. con tan- ,5 to giudizio nelle mani, nelle gambe,e nella tefta èla- „ vorata, che chi è intendente non ce(Ta di darle lode . 5, La Scultura/poi, che ha ili luogo del mezzo, che è di „ mano di Valerio Cioli, è tenuta in .pregio dagli Arte- » fici, la quale appoggiando* la tefta in fu la: deitra*aria- ,) no? moftra un ecceflìvo dolore. AppreiTo viene la figu- „ ra. dell' Architettura, che è di mano di Giovanni deli* ,, Opera , ed eccede nella bellezza le due Statue di fopra 9k.nominate. Molto è gentile nel fembiante , ed in fue fat- ,, tezze , fono graziofe le braccia , e la tefta, ed i pan* 5, ni così bene li-anno indoflb alla Perfona , che fa non Cl 5) doleflè per la morte di Artefice cosi raro., parrebbe, 3, che all'ufato lavoro voleffe por la mano . La tefta di j, Michelagnolo fopra il Sepolcro è di Batifta Lorenzi „ lavo-
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j/J lavorata con molto fapere g ed oltre la fomiglianza del
Vf vivo, che vi è {ingoiarey è giudicata da tutti nella „ difficoltà delle parti, che fia fatta con felice agevolez- ,, za. Le figure dipinte fopra il Sepolcro fono di mano 3. di Batifta Naldini, fatte di vero con induftria rara, e ,, commendabile. „ Sin qui il Bocchi. Ma perchè la ter- za Statua di Batifta del Cavaliere a rimirarla davanti pa- re, che dia indizio della Scultura ancor'ella, poiché tie- ne in mano un modello abbozzato, e chi riguarda appiè di detta figura dalla banda deftra vi vede pennello, fco- dellini, ed altre cofe appartenenti a pitture, io riporte- rò le parole di Raffaello Borghini a pag. 83. del fuo no- bile Dialogo „ Io vi voglio dire la cagione ( aggiunfe „ il Sirigatto) di quefte infegne, che due cofe pare, che „ dimoftrino. Egli fu ordinato da principio da Don Vin- ,, cenzio Borghini Priore degl'Innocenti , che fi mettef- „ fé la Pittura nel mezzo* e dove è oggi la Statua di „ Batifta del Cavaliere foffe la Scultura , e così furore ,, date a fare le Statue, e Batifta fu il primo a comin- „ dare a mettere in opera il marmo , e già avea alfai „ bene innanzi la fua Statua , avendole fatto in mano „ quel modello, che ora le fi vede; quando gli Eredi di ,, Michelagnolo applicarono al Gran Duca , che facef- ,, fé lor grazia, che fi doveffe mettere la Scultura nel mez- ,, zo, sì perchè Michelagnolo era ftato in quella più ec- „ celiente, che in alcuna delle altre: e sì perchè egli 1* „ avea fempre più ftimata , e più tenuta in pregio : e Sua ,i Altezza concedette loro quanto dimandarono ; onde ,', Batifta , -che avea già accomodata la fua figura, per „ darle luogo in fu quel canto, dove oggi- fi vede, non ,, potendo metterla nel mezzo, bifognò, che la fua Sta- >5 tua, che per la Scultura avea fatto infino air ora , tra- „ mutafle nejl& Pittura : e quefto fece con farle quei con- ,j traffegnij che ai piedi fé le veggono ;, né volle levar- „ le il modello dalla mano, del che ebbe ragione per „ non dar difgrazia alla fua figura , la quale avea già 3, quafi fornita in quella attitudine. Gli altri, che erano ss molto indietro colle Statue loro , facilmente fi acco- „ mo-
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„ modarono a quello, che fece di meftiero * Perciò non
„ vi maravigliate delia Statua di Batifta, fé nelle Infe- rì gne, che porta» pare , che due Arti accenni ,, E pri- ma di abbandonare affatto il Borghini , oflerviamo la nota» che il Chiariamo Canonico Bifcioni Bibliotecario dell'Imperiai Libreria di S, Lorenzo fa fui merito di Mi- chelagnolo in querce tre Arti . Dice adunque così: ,,, Molti Valentuomini , ed in quefte Arti eccellenti/fimi „ reputano» che 1*Arte, in cui più che in ogn* altra: „ Michelagnolo fu miracolofo, folle l'Architettura , per-j ,, che in erta fuperò i Greci, dove nella Scultura gli pa- „ reggiò, e nella Pittura rimafe inferiore forfè anche ad „ alcuni, che intorno al fuo tempo fiorirono ,, A così nobile Sepolcro fi legge il feguente Epitaffio ; ... -\ e : y\i . ■ :-©., :. Q, M. \ u e ir;. \
MIGHAELI ANGELO BONAROTIO •■:.
E VETVSTA SIMONIORVM FAMILIA
SCVXPTORI, PICTORI, ET ARCHITECTO
FAMA OMNIBVS NOTISSIMO
LEONARDVS PATRVO AMATISS. ET DE SE OPTIME MERITO
TRANSLATIS ROMA EIVS OSSIBVS , ATQVE IN HOC TEMPLO ■
MAIORVM SVORVM SEPVLCRO CONDITIS
EXHORTANTE SERENISS, COSMO I. MED. MAGNO ETRVRIAE DVCE
P. C.
AN.SAL.MDLXX. VlXiT AN. LXXXVTII, DIES XV. Segue un altro Depofito con la memoria di due illuftri
Perfonaggi di quefta Famiglia , come diconp le due I* fcrizioni qui appreflb; i ;: v; ,; > . D,' G. M.
FR. FRANCISCO BONAROTIO LEONARDI FIL. ; EQV. HIEROSOL.S.IOANNIS BAPT. IN FONTE COMMEND.
FRATRIS ANTONII DE PAVLA M. M. PRO LmGVA ITALICA A SECRETIS PRVDENTIA i FIDE , ANIMI CANDORE , INSTITVTORVM , t AC RERVM GEST. SVI ORDINIS ÈXIMIA COGNITIONE EXCELLENTI
MICH.
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9%
MICH. ANG. B. VT PENES OSSA MAIORVM
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VEL NOMINIS XOCVS ESSET. FR. SVAVISSIMO POSVIT.'
OBIIT MELITAE
IV. NON. OCTOB. AN. SAI. MDCXXXII. AETATIS SVAE LVITI. Quefto terzo Epitaffio è compofizione del Signor Dot-
tor Propofto Anton Francefco Gori a' letterati notiflìmo per le molte lodate fue opere pieniflìme di erudizione antica, e moderna» PHILIPPO BONAROTIO SENAT. FLOR,
MAIESTATIS ETRVSCORVM REGVM ADSERTORI
IVSTO, SAGACI, PRVDENTI,
, SVMMO ANTIQyiTATlS INTERPRETI, IVRlS SCIENTIA
HATVRAE ATQVE HISTORIAE COGNITIONE INGENII MONVMENTIS
SINGVLARIS MODESTIAE PROBITATISQVE EXEMPLIS CONSPICVO
FAVSTA MAL VOLTI A' VX. ET LEONÀRDVS HLIVS
MOERENTES POSVERE
VIXIT AN. LXXII. DIES XX. OBIIT VI, IDVS DEC, AN. CIO. io. CC. XXXIII. Allato a quefto viene il bufto di Pier Antonio Micheli
con Epitaffio degno del fuo merito, ed è il feguente ; PETRVS ANTONIVS MICHELIVS
VIXIT AN-LV1I. DIES XXII. IN TENVI RE BEATVS
OMNIS HIST. NATVRALIS PERITISSIMVS
MAGG. ETRVRIAE DVCVM HERBARIVS,
INVENTI? ET SCRIPTIS VBIQVE NOTVS
AC PROPTER SAPIENTIAM, SVAVITATEM , PVDOREM
OPTIMIS QVIBVSQVE AETATIS SVAE EGREGIE CARVS
OBILT IV. NON. IAN. MDCCXXXVH.
AMICI AERE CONLATO TITVLVM POSVERE *
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§6
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IONE VII.
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DI SANTA C R O C £ IV.
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Opo un* intero ragionamento delle Cé-
neri di Santa Croce , io non crederei che mi folle aferitto a colpevole filen- zio, fé io tralasciato abbia altre illuftri Sepolture,, che fono in quello Tempio; conciofiachè a tutti e noto, che io ferivo una Sacra Iftoria , e non un Se- poltuario , il quale per altro è flato con diligenza deferirto da Stefano Roffelli, ed in oltre i Padri Minori di S. Francefco dirimpetto alla Sagreflia loro, tengono collocata una tavola, *ove notate fono le moltijTime Sepolture „ Ad altra adunque ragguardevolez- za di Santa Croce yolgendo lo fguardo, ofiferveremo in quefta Lezione le maraviglie degl'Altari componenti per vero dire un'Accademia de* più bravi Pittori antichi > e moderni, rilevando iniieme con la faggi* feorta di lo- dato Cenfore alcuni difetti delle pitture fteffe, ma fic- come le ombre accrescono fplendore alla luce, così que- ite critiche pyTervazipni renderanno il tutto ancora più pregevole;. II, Jl porgere fui fcelprincipio un efatta ferie delle
Cappelle di Santa Croce farà a mio credere cofa curiofa non men che neceflaria, per dare opportunamente una guida, o flvyero lume nel lungo cammino delle noftre ofìervazioni, Imperciocché fé la moltitudine delle cofe fuole generare confusone, il narrare qui degli Altari la vaghezza, delle tavole il raro pregio , e di quefle gl'i ec- cellenti Autori, inevitabile farebbe certamente la ofeu- rità, e facil cofa a fmartirci nella folla, né da ufeirne cosi di leggieri. Baiti il dire, che 37. fono le Cappelle, che
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che io ììdiico a 3^., dovendone tralasciare una, la qua-
le eflendo da'Sacri Canoni condannata, farà dalla mia fìoria meritamente efclufa, non già in riguardo del Fonda- tore ., che fu Giovanni Zanchini da Caftiglionchio, famiglia, che diede a Firenze il famofo Iurifconfulto Mefler Lapo, che appiè della Cappella, come il è detto , ha un meritevole E- pitaffio, e da lui difcendente fu Bernardo Canonico Fio- rentino, Scrittore di una Cronica de*fuoi tempi > Ma noi riproviamo -quefta Tavola per la licenza dei Pittore Agnolo Bronzino, il quale per, inoltrare la fua perizia in dipignere ignudi, in quella Tavola volle rapprefentare varie figure di ogni feifo contra le leggi della modeftia » fino a fcandalizzare ^follino de* Pazzi nobile , ed inge- gnoso Poeta, di cui foao ifeguénti veri* Mutivi a que- ita Tavola: p-m < u; Scujt il Tittor chi gmrda, e fermi il fajfb »
Ter che Vintenzion fua fu di far quejlo , ,?,j Di formar Crifto, i Sfinti > e il refi® ,: ,f *ì : ì Ma egli sbagliò dal Yaradifo al éhìdjfpij *\ >;a;. Venendo adunque alla ferie delle Cappelle;, diremo, che
a man manca nell'entrare, la prima Cappella è della Fa* miglia de* Verrazzani, de* Medici la feconda , de' Berti la terza in oggi paflata a* Mafetti , la quarta de* Gui- dacci, e Rinuccini Conforti, la quinta della Famiglia de- gli Afini , e la fefta della Concezione iufpadronato de* Frati : dopo la porta éi fianco viene la Cappella de* Bif- foli, e voltato il canto della nave, principia l'Altare de' Rifaliti, e fegue la Cappella de* Duchi Salyiati : nella te- irata della traverfa la Cappella de'Baxdi vedefi unita alla Cappella de* Niccolini, e camminando per retta linea all' Aitar Maggiore, trovanti cinque altre * le due prime de* Bardi, de* Ricafoli la terza , de* Benci era la quarta,paf- fata al Senatore Ferrante Capponi, e l'ultima degli Spi- nelli . Nel mezzo s'innalza l'Aitar Maggiore degli Ala- manni j e vengono cinque Cappelle , che fono de* Bar- di, de'Peruzzi, de* Giugni, de' Galderini oggi de' Ric„- Tow. I. Far. L N car- |
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cardi § e de' Morelli è la quinta . Viene la Porta dell' an-
dito della Sagreftia, ove in facciata fcorgefi la Cappella di Cofimo de' Medici Pater fatriét, detta del Noviziato > e nella Sagreftia la Cappella de* Rinuccini; Tornando in, Chiefa * incontrai la Cappella de'Baroncelli, pattata ne? Giugni, fegue quella de* Pinzoeheri lufpàdronato de* Ca- fteliani, cui contigua è l'altra de'Barberini : rientrando poi nella Nave a mezzodì principiafi da quella' dé'Serri- ftori, e dopo la Porta del GhioftjrO vengono gli Altari de' Cavalcanti , de' Pazzi, de' Corfi, degli Za ti, de'Buo- narroti, e dell' Antella già degli Aìamannefchi, o fi vo- glia degli Adimari, e traile due Porte la Cappella de'Di- ni. Quefta è la pianta degli Altari con queir ordine» che fi trovano di ptèfente,: tfalafciandofi di notare le Cappelle neir antico, innanzi che il Duca Cófirno I. vi faceffe metter mano ad abbellire la Chiefa, la quale ol- tre un gran numero di Cappelle intornò intorno al Co- ro , avea tutte le pareti dipinte a.freico rapprefentanci i dolorofi mifteij della Paffione di Grifto, e^ benché a tut- to fofle dato di biancoi tuttavoka volle l'Altezza fua , che nelle nuove tavole ripartite ordinatamente giù per il còrpo della Chiefa, da valenti pittori fi effigiaftero i fat- ti più fingolari operati da GesùCrifto per la umana Re- aenzione . III. li principiando dalla Cappella de'Serriftori , che
è la prima nella Nave dalla parte di mezzogiorno, vede- fi in quefta tavola ; quando" il Signore fopra 1* Àfìna entra folènnemente in Gerufalémme , le figure per colorito, e difegno fono mirabili, efprimenti a puntino il concetto della Storia: un vecchio, che ride per fegno di letizia }' il non refpirare folamente lo dimoftra dipinto, e fé dob- biamo credere ài Cinelli, quefta Tavola fu principiata dal Cigoli, e terminata dal fuo più bravo difcepoloGiovan- ni Biliberti , poi reftaurata dal Salveftririi per aver pati- to dall'umido ; del Cigoli fono la tefta del Vecchio, quel giovanetto, che coglie i rami d'ulivo, e la figura di Gè* su Crifto. Alla Cappella de'Cavalcanti , che è fuor d' ordine j e di architettura diverfa dalle altre 5 Donatello con
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ti.
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con iflupendo artifizio lavorò di macigno la Nunziata $
dove la figura di Maria è panneggiata con tale intelligen- za , che 11 riconofce la Perfona a'panni , che le fono di1 fopra, e le attitudini fono graziole si della Vergine ,chc pare, che fi ritiri indietro, come dell'Angelo, mentre- che piega le ginocchia : il padiglione , che adorna la Cap- pella è pittura a frefeo di Aleflfandro del Barbiere , ed i Santi Giovambatifta, e Franeefco in un lato fono di An- drea del Cailagno, E tornando alle Cappelle moderne , a quella de'Pazzi, ove Andrea del Minga dipinfe la ora- zione neh" Orto ; fono gli Apoftoli di bel colorito > e* fprimenti mirabilmente gli affetti cagionati dal fonno » con quietare i fenfi alle eflrinfeche operazioni del cor- po , figurando pure arbori di vaga verzura, ed in lon- tananza nel buio delle tenebre notturne avvi Giuda Ca- po di fquadra, dimoftrante il timore, eia fpllecitudinc di un traditore. Nella Cappella de'Corfi vi è la flagella- zione, opera diAleflandro del Barbiere, che vi ha rap* prefentato un gran Cortile ben ordinato nelle parti del- l' architettura , apportando diletto all' occhio , che lo ri- guarda; il Crifto è divifato con molto fa pere > e tra'Mi- niftri tutti fpiranti rabbia ?è da oflervarfi quello, che Ila dietro alla colonna, ove non può eflere efprefTa con più vera attitudine la fierezza. Viene la Cappella degli Zati con una Tavola di mano di Jacopo Coppi fletto di Me- glio, ivi vedendoli quando Pilato morirà al popolo Gesù conforme a quelle parole Ecce homo, le figure fono co- lorite con forza, matTìrne alcune piccole, che appariro- no molto lontane dal primo piano f Appreffo vi ha nel- la Cappella de'Buonarroti una tela di mano di Giorgio Vafari, che vivamente morirà il portar della Croce di Crifto crudelmente vilipefo da un Miniftro, che tirando- lo con una fune, denpta in quell'atto fpirito di crudel- tà grande, parendo vero e naturale, e Maria qui non il può mirare fenza divozione , comparendo aflalita daeccef- fivo dolore, e come tramortita , ma foflenuta da S.Gio- vanni , e da una delle Marie . Segue all' Altare degli Ala- .mannefehi la Crociflflìone, una delle più pregiate opere N 2 .di
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di Santi di Tito , Gentiliffima effendo la carne del'Crocififlb,
ed all' incontro di carne rozza ha effigiato i due Ladroni, bella è la Maddalena, che abbraccia la Crocei, e colori» te co» molta ragione le altre figure . W. V ultima da quefta banda è la Cappella de* Di-
lli. Ma prima, che oiTerviniì le lodatiffime figure , mi piace di notare , che appiè dell'Altare fotto lapida di marmo ftà feppellito Agoftino di Francefco Dini , i cui meriti notò Ser Angelo Angini nel fu© Diario a penna , che confervavafì preflb il Dottor Matteo Mercati, e gli- ce *, <i54S. a dì 9. di Maggio morì in età di anni 83. „ Agoftino di Francefco Dini, il quale era de* Configlie- „ ri del Duca Cofimo I. Sotterroffi in Santa Croce, fu „ accompagnato da tutti i Magiftrati, ed ebbe tre filze ,, di drappelloni, era Uomo molto reputato, e fempre „ ne* gravi cari della Città, e fu danno univerfale , a di ,y i^vdi detto mefe fi fé l'onoranza con tutte le regole, >y è Capitolo di Santa Maria del Fiore, andò la bara „ dal canto degl* Alberti, Piazza del Grano, e Piazza ,, de*Signori: coftò V Efequie feudi 1500. e la cera te- ,rnea dall' Aitar Maggiore fino alla Porta. „ Ora tor- nando alla tavola, in quefta fi vede la Depofizione dal- la Croce dipinta da Francefco de*JRoffi appellato il Sai- viari: ella è maravigliofa, e rariflìmia per il colorito, gì* ignudi fono di mirabile induftria, tli fomma bellezza le braccia, le gambe , e la tefta del morte Signore , ed è firmata molto dagl' Artefici la figura quafi tutta ignu- da di quello , che da ujia- Scala foftiene Crifto, mentre che al baffo è calato % * w 'V. E paiTando alla Nave verfo Tramontana^ fenza
punto'badare alla- tavola del Limbo d* Agnolo Bronzino, ci fermeremo alla tavola di Crifto morto in braccio alle Marie , co*ladroni ancora in Croce, cheapparifeono lon- tani, il quadro1 è copiofo di figure vagmfllme , opera di Batifta Naldini , e fatta fare dal Gavalier Lodovico di Francefco di Bartolommeo da Verrazzano , Ammira- glio Generarle delle Galère della Religióne di' S. Stefano, e che nel corfo di dieci anni mai fempre glonofò per |
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le fue belle militari imptfefe in Levante ect afeovfe^ s
morì in Pifa Priore di Montepulciano? Fanno 164,7..', e di poi il fuo Cadavere fu portato a Firenze, e tumulato in Santa Croce, e fé fommo in quei tempi, che di ban- diere , e di targhe, e di drappelloni adornavanfi le Cap- pelle, onore dimoftrartte i meriti di quei che ivi feppel- livanfi i arrei un* abbondevolezza di qoefte cofe da illu- ftrare quefta tomba , né folamente con i parecchi ften- dardi tolti da Lodovico ai Nemici ? ma con quelli gua- dagnati da Giovanni di Pier Andrea di Bernardo da Verrazzano Scopritore dell* Indie } dette la Nuova Fr&nw eia» negl'anni 1523. 24. e 25. con acquifto notabile del- la Corona Francefe, con gloria dii* Nome Fiorentino > e con vantaggio^ di lioftra Fede. Ed a quefto facto Al- tare infiememente alle Bandiere Italiane aggiugnerei non poche cartelle rapprefentanti quelle terre ed ifole, che per confemone di tutti gli Scrittori Franeefi , Inglefi, ed Italiani, feoprì il noftro Giovanni. Appiè di quefto Altare fonovr però lapide onorevoli d'illuftri loro» An- tenati, che io tralafciando paflb alla Cappella de* Medici fondata da Fìrancefco Medici Canonico Fiorentino , e terminata da Monfignor Scbaftiano Medici, che tanto leggefi negli fpogli del Canonico Salvino Salvini preflb il Signor Fropofto Gori, cui fé il Mondo letterario tan- to, e tanto deve, io gli fono tenuto per avermi fatto Padrone della fua copiofa-, e rara Libreria. A quefta Cappella de' Medici fece Santi di Tito una vaghifEma tavola della Refurrezione di Crifto con arte grande, e naturalezza' nelle attitudini de'Soldati, e nel fembian- te loro fpaùtito, giacendo alcuni di eflì {tramortiti in terra. Alla Cappella de'Mafetti, fiata de'Berti, lo ftef- fo Maeftro ha dipinto il Convito di Emaus, ove con le maggiori ■ lodi offervano i ProféfTori la naturalezza di un Puttino in atto di ricevere da una fanciullina alcune ci- liege in un piatto . Nella Cappella de'Guidacci, il San Tommafo, che tòeca* la Piaga al riforto ~ Maeftro , fece Giorgio Yafari. Segue quella degl' Afini nella quale vie- ne lodata per opera belliflìma dello Stradano Fiammin- go |
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go PAfcenfonfc* Dopo quella iacomtafi una Cappella ir-
regolare intitolata la Concezione con una favola di Giot- to 5 che è miracolosa. Viene.-la Porta laterale, fopra la quale avvi 1* organo fatto da MefTer Noferi da Cortona, e principiò a fuonare ai 6, di Giugno del 157^..L'ulti- ma finalmente di quefta Nave è la Venuta dello Spirito Santo all'Altare de* Biffali ,Pittura del Vafari ammirata, per le tefte delle figure, e un Coro di Angioli di dolcif- iimo colorito, E prima di voltare nel braccio della tra- verfa ofTerviamo una Pietà di Agnolo Allori nel terzo pi- laftro a man manca fopra la Sepoltura de'Bartolini Bal- delli, ella è maggiore del naturale, e merita commenda- zione grandiflìma, ficcome ftimata dagl'Artefici , e da' divoti è venerata continuamente „Vna Vergine poi di baf- fo rilievo di marmo bianco fatta da Antonio RoiTellini è collocata alla Colonna dirimpetto al Depoiìto di Mi- ehelagnolo. Né debbo tralafciare due Grocifìffi dipinti full* alfe, fopra le Porte della facciata della Chiefa al di den- tro, uno di Cimabue , 1* altro di Margheritone d'Arez- zo , inventore di dorare, e di brunire le cornici de' quadri • VI. Voltando ora fui lato finiftro della Croce alla Cappella de'.Rifaliti fi trova fubito una fhipenda Pittu- ra del Cigoli, nella quale ha effigiato la Santiflìma Tri- nità in atto di pietà, vedendofi Crifto morto in braccio del Padre fuo : i requifìti, che fi ricercano per cofKtui- rc una rara eccellenza di pittura, vi fono tutti in quefta Tavola, vi fi vede ottimo difegno accompagnato da co- lorito alquanto gagliardo, ma diminuito con tal dolcez- za e maniera ne'lontani, che dà al figurato un rilievo mirabile, operando di forte, che un ginocchio del Cri- fto fopra al quale batte il primo lume 3 pare giustamen- te fuori del quadro , Appretfò è la Cappella de' Duchi Salviati abbellita col difegno di Gherardo Silvani. Que- lla Cappella veniva ingombrata dal Sepolcro di Lo- renzo Salviati , che in oggi dal Duca Vivente è flato collocato alia parete dalla banda dell' Epiftola, ed in tale occafione effóndo fiata aperta la caffa , fu trovato intero, il Corpo di Lorenzo dopo 120. anni, che egli era mor- |
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to, la Tavola, che vi fi moftra è il martirio di S. Loren-
zo , effigiato da Iacopo Ligozzi, tutto effendo condotto con diligenza 5 e lodatirTima prelfo gì* intendenti è la di- fpofìzione di molte figure fpettatrici del barbaro tormen- to. Ma perchè di quefto commendati/lìmo Artefice né il Vafari, né il Baldinucci, né il Ridolfi , né verun altro ha dato luogo a lui tra le Vite de'Pittóri, ed io avrò foven- te occafione di ammirare le tante lodevoli lue dipinture) riferbandomi nel Tomo IV. di queite mie Lezioni a dar* ne copiofamente la Vita : per ora qui riporterò quel fo- le, che ne fcriffe nella Ve/ona illuftrata il Sig. Marchefe Scipione Maifei Cavaliere di univerfale intelligenza , ed eziandio Fautore delle belle Arti. Leggefi adunque nella Parte III. della fuddetta eruditiflìmà Opera al Capo 6. co- me appreso ,, Ho ritrovato con piacere, come dalla Scuo- „ la del Caroto ( Gio: Francefco ) venne anco* Giacopo „ Ligozzi, del quale non molte fatture abbiamo, perchè „ viffe aifai tempo fuori, e fpezialmente a Firenze , dove „ il Granduca FerdinandoI. lo dichiarò fuo Pittore, e gli s, diede la fopraintendenza della fua Galleria. Perciò il % Baldinucci lo chiama Ncftro celebre Vittore nato in Ve- „ rona . Riufcì a maraviglia anche nell' intaglio, e nel- „ le miniature, onde lo iteffo Autore lo diffe Miniatore ,, rinomatissimo, e altrove Vittore uninìerfalijfimo, fuppo- „ nendo egli però, che in Verona altro fonte di eccel- ,5 lenza in quell'Arte non fofle , che Paolo Cagliari, fuo ,i Scolare il diffe . Aprì il Ligozzi Scuola in Firenze, é ti buoni allievi vi fece , di alcuno de' quali mette elfo „ Baldinucci la Vita „ In tefìa pofeia della traverfa ita coperto un CrocififlTo full* Altare de*Bardi, che l'eccel- lente Maefìro Donatello nel fiore deir età fua lavorò fui legno alto quanto al naturale , il quale , fé fu biafima- to dal Brunellefco con dirgli, che avelfe merlo in Croce un Contadino ; tuttavolca da' Savj è ammirato . Verreb» be la Cappella de'Niccolini, ma per eflTere un vafo aven- te molti tefori, vi entreremo nel feguente Ragionamen- to I Tacerò parimente delle cinque Cappelle verfo 1' Ai- tar Maggiore, fiate dipinte a frefeo dal Caddi, e da Giot* to,
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to, delle quali in oggi una parte è imbiancata ; la terza
però di quelle è dedicata a S.Antonio da Padova , e da* divoti frequentata in ogni Martedì , ed appunto in tal giorno nel 169%, feguì la caduta di un pezzo di menfo- la di macigno dall' akiflkno tetto djella Chiefa , pofto a piombo fopra il liminare della Cappella, fenza lefiont* delle Peripne, che in gran numero iì trovavano nel po- rto medefimo, ove piombò h pietra di pefo libbre novan- ta, rigando ..fole a una fanciulla la fuperficie del drap- po, facendo il Santo cpnpfore; il pericolo , ma iena* alcun minimo danno, 21 luogo, dove posò il faffo, è in oggi fegnato con un taifello di marmo bianco, ove leg- gejfi „,Qui cadde il faujo^*7.^1 Ottobre del ì$g8.„ Al* 1' Aitar gra-nde il Ciborio alto 13. braccia è difegno del Vafari, intagliatp da JDipnifio Nigetti a -fpefe del Duca Cofimpl.cli^ro eflindovi ilCoxo de'Padri, ove fi confer- vano alle pareti )e pitture a frefeo di Agnolo Caddi, che rapprefentò la Storia dell' invenziorie della Santa Croce • Altre cinque Cappelle a man ritta s'incontrano parimen- te dipinte dagl'antichi Artejkf. Nella prima è rimafo il vero ritrattodi §ì FraJicefco fatto da Cimabue, e della ricca, fi maetto.fa Cappella de'Riccardi fé n' è favellato in altro luogo. Ne ci difpiaejeia alla sfuggita di entrare per .l'andito della jSagrefìia nella Cappella de'Medici, o- ve Fra Filippo Lippi dipinfe la Tavola di Gesù e Maria , e de'.Santi Coiìnip e Pamiano^con predellina piena del- le .Storie del martirio di quetfi .Santi, fatte dal Pefellinp con tale artifizio, che niuno fi fazia di lodarle . Qyefta Cappella chianiafi del Noviziato, fatta jcol difegno di Mi- chelozzo da Cofimp de'Medici, appellato con mplta ra- gione il Magnifico; avendo egli in Firenze, ed altrove e- retti grandiofi ediiizj per decoro maggiore del divin cul- to , e della pubblica utilità. La porta , che conduce in que#a Cappella è jodatiffima dal Va fari , per eiTere un lavoro nupvp, e fuor dell'ufp d'imitare , come effa fa , le cofe antiche di buona maniera.. Vaghiflìmo pure è il Noviziato, che riconofee per Fondatore il foprallodato Cofimo, come fcrilfe il Poeta Fra Domenico da Corella in.queiti due verri: J*- |
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Fect't ammnd no<vìs halitdculdllelltgiofis]
Qui re fide nt ampia femper in Mde Crucis. E vanta queito luogo una memoria fingolarifsima , fé fe-
de predar dobbiamo ad un antico Cementatore di Dan- te , e farebbe V avere quivi veftito V abito di Novizio di S. Francefco il Divino Poeta, il quale dopo pochi me- li fenza profetare ritornoffene al fecole , così France- fco da Buti nel fuoComento , una copia del quale è nel- la Libreria Medicea, ed altra ancor più antica nell'Ac- cademia della Crufca, e le parole del fuddetto Comenta- tore fono le feguenti fopra que'due verfi del Canto 30. del Purgatorie; JJ alta *pirtU, chi già m* anjea trafitto
frimai eh* io fuor di puerizia fojje . 3, L'alta 'virtù ( nota il Comento ) cioè la grazia pre-
„ veniente fecondo V allegoria, la quale il dice alta j per* «, che vien da alto, cioè da Dio; fecondo la lettera s*in- „ tende Veccellente virtù , eh* è la Teologia, Che la qua- „ le virtù già mi amea trafitto, cioè mi avea ferito il cup- ,j re, imperocché mi avea di fé innamorato. Prima eh* „ io fuor di puerizia fejfe , cioè innanzi, eh* io Dante a- „ velie paffato la puerizia , che finifee al decimoquarto „ anno., E per quefto appare» che *1 noftro Autore in „ fine quando era gharzone s* innamorale della Santa ,, Scriptura. E queftp credo, che fuflfe, quando fi fece „ Frate Minore dell* Ordine di Sancìo Francefco, dal », quale ufeitte, innanti che faceffe profefsione,, Ma tor- nando ormai in G.hiefas con le fue vetulìe pitture vedefi ancora intatta la Cappella de*BaroncclJi, e mirabilmente piace full'Altare la Tavola della Incoronazione di Maria, opera del Gran Giotto. Nel luogo, ove radunanti i Pin- zochera , iuspadronatp de* Cartellarli, evvi un vago fé- polcro di paragone del £avalier Vanni : la Volta è di- pinta dallo Stamina, ed il quadro full* Altare * che è u- na Natività di Gesù Crjflo , è di Giuliano Bugiardini, con Tom. L Far. L O S. An- |
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S. Antonio da Padova , e S. Bartolommeo dalle bande_, .
E finalmente prima di voltare il fianco della Nave verfo il Convento, s'incontra la Cappella de* Barberini, nella quale vi è un S. Francefco , che ricevè le Stimare coru grandiflìmo affetto di devozione : quella è opera del Nal- dini celebrati/rima, non ifperandofi di poter vedere né più convenevole attitudine, né una tetta con più affetto: nondimeno vi è iti élla! Tavola, ficcorne nelle altre fo- prallodate qualche cofa, che non finifce di piacere, on- de paffandofi al fecondo punto di'quello fazionamento» per ifcoprire delle accennate tavole alcune delle parti male offervafe , pfincipieremo da quella del Kaldìni. VII. E quanto dirò non farà opinion mia, ma fen-
timento di Raffaello Borghini nel fuo Ripofo Lib. I., e II. Il S. Francefco in quella Cappella" Te rie va' colle lodi di tutti fino al Cielo, ma fi dice altrimenti del Fraticello , che è appreffo al Santo, non avendo molto del buono, pofa male, ed è cattiva la fua attitudine . Di Giorgio Vafari notammo tre efferele Pitture , cui il Borghini non rifparmia la fua Critica , e primieramente a quella, dove fi vede Crifto che porta la Croce, non trovali ordinan- za, che buona fia, le figure paiono attaccate infieme, la Madonna, S.Giovanni, e una delle Marie pare, che facciano alle braccia, Gesù non moftra affetto nel portar la Croce, e fi volge alla Veronica con troppa fierezza , i cavalli, che vi fono, non hanno molto difegno . Nella feconda del Vafari, che è S. Tommafb, che tocca Criitd, le veffi fo- no mal compofte , le figure fono fenza artificio.,! e pò- fando fui medefimo piano di un Colonnato , fono poco meno alte delle Colonne : e la tèrza, benché abbia buo- ne teire. ottimo colorito, e vi fieno Angioli, che mo- ftrano molto bene, ha i fuoi difetti ; imperciocché alla Venuta dello Spirito Santo, là Madonna moftra l'età di io. anni, quando dovea averne da 50., ed un vecchio, che fiéde, fa un'attitudine con poca grazia. Dopo il Va- fari viene fotto lo fteffo Cerifere Santi di Tito, il quale ha parimente in quella Chiefa tre quadri . La Cròcifif- fionc è fuperiore ad ogni Cenfura, ma non così la Re- fur-
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furrezione, e l'Apparizione ai Difcepoli di Emaus ': in
quefta fi riprende quella figura veftita di azzurro, la qua- le è tenuta alquanto grande a proporzione delle altre ;in quella oifervafi Crifto , che pendendo tanto in fulla ban- da manca, ha un non fo che, il qual gli toglie parte del- la grazia, ed il colorito potrebbe effere più vivo, e più vago . Viene PAfcenfione di Giovanni Stradano , ove tutta piace, fuori che le attitudini di due Àngioli , che ino- ltrano fpavento, dove dovrrebbono moftrare allegrezza^ , ed una figura, che mezza fi vede , pofa in fu d'un pia- no molto baffo rifpetto al piano, dove pofano le altre figure» Bella pare a tutti la Tavola del Salviati, nondi- meno vi è qualche cofa, che non finifce di piacere , la Maddalena pare, che faccia piuttofto un atto di fcherzo, che di dolore, e la Madonna è così grande fedendo, co- me una delle Marie, che Tè diritta allato., e pur pofa- no fu d'un medefimo piano, talché la Vergine drizzan- dofi farebbe di fproporzionata grandezza rifpetto alle al- tre Donne, che vi fono. Della Tavola del Minga dimo- ftrante Crifto nell'Orto, non ravvifo altro, che encomj, folamente fi dubita contro a quello, che fi dice , fé 1' ab- bia fatta da fé, dicendo alcuni, che foflTe aiutato da Ste- fano Pieri nel colorire, nel paefe da Giovanni Ponfi Fi- ammingo, ed il difegno fi vuol, che fia di Giambologna, ma ella è fuori fotto nome di Andrea,e per fua la dob- biamo tenere. Quivi appreffo è la Flagellazione dipinta da Aleflandro del Barbiere, piace molto, e più piacereb- be , quando il Corpo di Crifto alla Colonna i lividi del- le battiture dimoftraffe. E palfando all'Mf ce hom§ di Ia- copo di Meglio, dove fi vede Crifto in alto, che pare, che fia una Statua , e che pofi fopra un dado di pietra : il tutto è difpofto con mala ordinanza, l'Architettura è confufa , e le femmine fenza grazia, e non fi trovano le gambe di quella figura veftita di giallo, tutta eflendo di membra difunite* VIIL. Ma lafciando di più offervare i difetti de'San»
ti dipinti fulle tavole, che non è quefto lo feopo mio, vengo finalmente alle virtù d'un Secolare , e Santo in O 2 que-
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quella Chiefa feppellito, che è il B. Iacopo di M. Buono
Giamboni Fiorentino, e Secolare, al'corpo del quale fu- rono fatte divotiflìme Efequie in Santa Croce a guifa di Santo > Lodovico Antonio Giamboni nel fuo Diario a* 12. di Marzo ne parla, ed eziandio Giovanni Villani al Lib. 12. Gap. 35. rapportando cofe notevoli come appref- fo ,, 1345. adì 14. Marzo pafsò di quella vita il Santiffi- „ mo Iacopo Fiorentino fu di MeflT. Bono Giamboni Giu- „ dice del Popolo di S. Brocolo , il quale era flato di ,, fanta vita, e Vergine di fuo Corpo fi difìfe , e ftatofl n in cafa rinchiufe più di 2 5. anni, che non ufcia fé „ non alcuna volta anzi dì a confeifarfi , e a prendere il ,, Corpo di Criito, e havea dato per Dio a'poveri tutta „ fua fuftanza , e patrimonio, e poveramente in digiuni „ e orazioni vivea, fcrivendo libri a prezzo, e dittando ,, da fé di fante e buone cofe, e chi li mandava limofina , ,, nolla riceveva, fé non da' fuoi divoti , e amici , e il „ foperchio di fuo guadagno, finito poveramente il fuo ,, mangiare a giornata,dava per Dio a'poveri. Fece Id- ,, dio vifibili e aperti miracoli per lui alla fua morte, e 3> poi foppelliffi a Santa Croce a guifa di Santo , E in 5> fua vita predirle a' fuoi amici più cofe future, che av- 5, vennono poi nella noftra Città, e della Signoria e cac- „ ciata del Duca d'Atene per virtù dello Spirito Santo. „ Ma di quefto Beato Cittadino ancora più belle, e parti- colari notizie avremo dalla diligente penna del Dottor Brocchi nel fuo fecondo Tomo de' Santi Tofcani, il qua- le, non oftante la morte dell'Autore, dagli amici fuoi lì procura , che prefto efea alla luce , e fervirà pei mag- gior Juftro di quella Chiefa. IX. La Cappella, o fia Capitolo de'Pazzi dedicato
all'Aportolo Sant'Andrea non effendo propriamente nel- la Chiefa di Santa Croce, ma nel primo Chioftro del Convento non parea eflere cofa pertinente alla noftra Storia : tuttavolta pel fuo gran merito e ragguardevolez- za mi è piaciuto di farne un'aggiunta di pregevoli no- tizie a quefta Lezione. Quefta Cappella adunque incon- trali nelP ufcire dalla porta del fianco verfo mezzodì feen-
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fcendendo una fcala di pietra. Il Fondatore fu Melfer
Andrea de*Pazzi Cavaliere In/Igne, e da Renato Rè di Napoli, giuria l'Ammirato, fommamente favorito, A Filippo di Ser Brunellefco diede egli la comraiffionc di farne il difegno, che riufcì al folito delle fabbriche di quello famofo Architetto; magnifico , e bello quanto al- tro mai , come leggiamo nel Cinelli a pag. 339. ,, Fat- „ to col difegno di Filippo di Ser Brunellefco, inoltra „ magnificenza dinanzi al Tempio un ordine belliifimo „ di Colonne Corinte, e dentro pofcia è di un gran „ pregio ogni parte di Architettura, in cui quello mi- „ labile Artefice più d'ogni altro valfe. Sono in quella „ quattro Vangelilli di baffo rilievo maggiori dei natu- „ rale fatti di terra cotta invetriata fituati nei peducci „ della volta , e più a baffo fono in dodici tondi i „ dodici Apolidi in terra firnile, tutti di mano di Luca ,, della Robbia Artefice molto eccellente in quell'arte, „ della quale è perfa la maeflria. Vi fono ancora una „ quantità di telte di Angiolini di terra limile, ed altri „ di pietra di mano di Donatello, ed alcune arme dei „ Pazzi fatte con {ingoiar diligenza. La Cupolina che „ cuopre il Portico avanti la medefima Cappella è per „ di dentro vaghiflìma tutta incrostata di terra cotta di „ diverfi colori, fopra la Porta è una altra figura della „ medefima terra. La tavola dell' Altare di quella Cap- „ peila è di mano di Fra Filippo . „ X. Quella Tavola accennata dal Cinelli non vi è
più, veggendofi l'Altare, che è tutto di marmo bian- chiremo, effere in oggi fpogliato di ogni cofa. E fé niu- no Scrittore riporta la iscrizione incifa intorno intorno alla Cornice della Menfa pure di marmo, mi piace in grazia degli Eruditi riferirla , come fegue : Aedem hanc SctnBijfime Andrea tibi Fa&ii dedicarunt, ut cum te Im~ mortali* Deus hominnm conBituerit Tifcatorem^ locus Jtt in quem fuos Franciftus ad tua poffìt retta convocare ; . Quello Francefco non fu Figlio di MefTer Andrea, come falfamente fuppone il Cinelli , ma era figliuolo di An- tonio di Andrea ? del quale Andrea > che da tut- ti
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ti gli Scrittori è creduto Fondatore del Capitolo , dice
1'Ammirato all'anno 1478V di Tua Storia così „5Coftui » lafciò tre Figliuoli, Piero che nel 1^61. t e Iacopo 5) che nel 1359. erano fiali Gonfalonieri, e oltre a que- t$ fti due Antonio, Di Piero erano figli Galeotto, Re- 5> nato, Andrea , Giovanni, e Niccolò : Di Antonio, ?» Francefco, Giovanni, e Guglielmo nafcevano. „ Ma perchè nell'Archivio di Si brocé al rìùmero tèi, delle Cartapecore avvi un Breve d' Indulgenze conceduto a quefta Cappella dal Legato Pontificio Pieno tit. di S, Sifto Prete Cardinale, dato in S. Cafciario della Diocefi Fiorentina agl'otto di Ottobre del 1473. nel qual Breve leggonfi queiie parole; Cucientes igituf ut Catella féu C api t uhm S> Andrea Situmin Clauftro pratrum Minorum S.Crucis de Florentia^ quatndileBùs Nobis in Chrijlo la- cobus de Pafliis Eques Fior, funda'vit : farà di uopo dire che fé Meffer Andrea principiò la Fabbrica, Iacopo fuo figlio la terminafTe, e che Francefco il cui nome abbiam veduto incifo al marmo fopra riportato, avelie anch'E- gii parte nell'ornamento , o della Cappella , o dell* Al- tare, Oltre poi alla correzione del Cinelli ofTerviamo qui due altri abbagli, Uno del Dottor Brocchi, che vuol Fabbricata quella Cappella circa il 140©. quando era., troppo giovine il Brunellefco? ed il Safari ci afficura, che fece quefto difegno in tempo che era occupato a vol- tar la Cupola Del Duomo * che farebbe in circa al 1420. Ma anche nel Va fari y vi è un'errore facendofi nafcere lo fteflb Architetto nel 139^ conciofiachè Filippo Bru- nellefco «giuria tutti gli Scrittori, yijFe ì$$ì anni? e mo- ri come parla la lapida nel Duomo nel 1446. e però de- ve efler nato rie! 1377* XI. E ritornando al Capitolo dei Pazzi notar fi de-
ve come quivi in occafione de'Capitoli Generali de'Pa- dri Conventuali in Santa Croce * con licenza della Fa- miglia dei Pàzzf i Vocali hanno fatte le loro radunanze , ed eziandio è dì poi avvenuto > che 1* abbiamo veduta declinata a letterarie Accademie. Né da rralafciarfi è u- na Libreria ricca di Tariffimi Libri tutti in cartapecora ..tt 1 rò ;,i> tfc«J ! ; di- |
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diftribuiti in 60. banchi? efifendp fiata fabbricata da Mi-
chele della Famiglia de* Guardini, l'arme del quale è fcolpita nell'Architrave della Porta infieme con Parme dell* Univerfità de/ Mercatanti, al di cui governo fu la Libreria raccomandata, dal fWdettO' Michele . Quefta Li- breria ha la Porta nel ^Dormentorio di fopra, dove le Pitture che fi veggono fono di Cofimo Ulivelli, fìccome del medéfìmo fono i Santi Domenico, e Francefco, che fi abbracciano, dipinti con molte figure a frefco nel fe- condo Chipitro. ti»; \-j'i2iì<-'jL:Y%*k ^,«»'^^mì f - XIL E qui,parrebbe, che doveiTe aver fine quefta aggiunta, ma perchè,entrati eflendo noi nel Convento in molti luoghi ravviseremo l'arme degli Spinelli, la grati- tudine vuole, che non fi( tacciano i confiderabili tefori fpefi da queita Famiglia;in vantaggio dei Padri. E però ricorderemo un* EpitafEo che leggeri alla parete del fe- condoChioftro v il quale contiene un veridico e notevole compenclio dei Benefìzi fegnalati fatti da Tommafo Spi- nelli al Convento; THOMAE SPINELLI PATRITII FLORENTINI
PATRIAE REIP. SIGNIFERI
EXTAT IMAGO,
PIETATIS ET MVNIFICENTIAE SIMVLACRVM
HOSPES INTVERE
QyiBVS NEDVM MAXIMOS INTER HOMINES
EVGEN1VM IV. NICOL. V. CALLISTVM III. PAVLVM II.
DIWMQVE ARCHIEP. ANTONINVM
PER VARIA SIBI CREDITA AB HIS MVNERA
DEVINXERAT^
VERVM
DEVM IPSVM
TOTVS PROFVSVp IN PAVPERES
INNOCENTI FOENORE DESPONDIT
HOC QVOD INGREDERIS DECORVM PERISTILIVM
ICONES AD PRIMAS HVIVS COENOBII FORES
VALETVDINARIVM ELEGANTIORA CVBlCVLA
VIRIDARIVM HIS AEDIBVS CONTERMINVM
AT-
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* ATTACCA PENES SACRARIVM INDVMBNTA
CENTILITIVM IN TEMPIO SACELLVM,
IT ALIA HVIC DOMVI IMPENSA BENEFICIA
ARGVMENTI MONVMENTA EXCITANTVR
DISCITO QVISQyis ADES
QVAM BENE SYOS CONDIDERIT THOMAS THESAVROS
QyiBVS HACTENVS
JFVR NON APPROPRIATA NEQyE TINEA CORRVMPIT, ' Ed alla Sepoltura di ,quefta sllufìre Famiglia, in marmo
con lettere longobarde leggefi la memoria di Spinello Euonfignori come appretto .: Sep. Spinelli Bonjìgnoris tfa Spinelli* & fuorum defcendentiùtn . Anno Domìni MCCCLXXXL E benché fuor di luogo, deèbo qui avvertire 3 che fé
Raffaello Borghini critica meritamente alla Cappella de' Rifaliti il voltp troppo fevero del Padre Eterno, quefta Tavola eli' era di Girolamo Macchietti inoggi non vi è più, emendo jl pxefejite quadr© opera maravigliofa del Cavaliere Lodovico Cigoli. |
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E vivo fbiFe Arnolfo di Lapo, io punto
riòn> dubito, che non fi rallegrale! egli in veggendo lo flato prefente della Ghie- fa di Santa Croce , mentre dopo 458, 1 Ianni , ^da che vi pofe la prima pietra , la» ravviserebbe erTere ella pur defTa fta- «bile, .e rilucènte nella Tua priftina ma- gnificenza 9 anzi gli accrescerebbe piacere la veduta de' nuovi Altari» delle nuove Statue, e delle Tavole nuove, dalle quali maggior fplendoje ne rifulta al fuo maifempre ammirabile edilìzio .. E comecché altri uomini dii gran portata r.èftano a commendai fi per i nuovi fovrani loro la- vori, co' quali quefta Chi e fa è (tata dipòi arricchita., pren- dendo io 1' opportunità di favellare della- Cappella dèi Niccolini ^ farò qui gloriofa menzione di parecchi Infigni ProfefFori, ed oflervando noi quivi maraviglie di Archi- tettura , di Scultura, e di Pittura., gradarle fàpremo alla- magmficenza di una sì anticaHedrilluftrevEamigb'a. . ì II. Nel braccio della Cróce,'a tramontana è Situata la Cappella belliffima de* Niccolini, principiata dal Sena- tore Giovanni figliuolo del «Cardinale Agnolo Niccolini. nel 1585. e compita dal Marehefe Filippo di Gioyanni nel 16*54. E polciachè troppo piccolo giovamento alla mia Storia crederei , che ne feguifò àgi far vedere poco altro che i pregj delle Statue, delle tavole, e dei marmi, fé i ricchi Depofiti, non mi porgeJfiTero occafione di parlare di quei ragguardevoli perfpnaggi, eh* ebbero il magnani- mo, e di voto penfiero di edificare così magnifica Cappella, e però facendomi dal Padre del fuddetto Senatore Gio- vanni , rammenterò qui il nome gloriofo del Cardinale |
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Tom. L Tart. I.
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Agno-
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Agnolo di Matteo Niccolini, il quale nacque ai ig. di
Giugno dei 1502. dorato da Dio di talenti sì rari, e col- tivati da lui coli' acquifto di tante fcienze > che ancora giovine fi meritò V #more, e confidenza del Duca Cofimo I. fino ad edere onorato delle più ragguardevoli cariche, quali furono di fuo Intimo Configgere, e di Ambafciato- re a Pontefici , Imperatori, e Principi, e pofcia di Go- vernatore della Città , e dello Stato di Siena , nel qual governo rimafo Vedovo per la morie della Moglie Dama degli Ugolini, fu fatto Arcivescovo di Pifa, e poi Car- dinale. Né volendo io ripetere quei tanti fuoi pregj, che fi ravvifano con ammirazione nelle Storie, accennerò fo- lamente alcune notizie: alquanto più raye , e che ho a- cquiftato da* manofcritti una volta appreffò il Cardinal Benedetto Giuftiniani, nei quali eravi utó Codice legna- to K contenente ragguaglio de3 Concinoci . In quefto a^ dunque trovanfi cofe riguardanti il noftro Agnolo, e di* mojìranti il fuo gran merito . Al Conditolo del 14. di Luglio del 1564. nocafi quanto fegue : Amabat Miccolimum Carolai 'Cardinali* Bèrraweus, quo referente, badie in An~ tiflitem Fifanum Firn XV.paconizawit > irregularitate fu* Hata'. Nel Coriciiloro, degli n. di Marzo del medefìmo Anno contando afe Incarnatione lungamente fi parla del- la promozione de* Cardinali , che fece il Papa , e con- chiude così : Flerique magni Viri, inter quos duo Antifli- tss, Ugo *videlket Boneomfagnus Bononienjts Archiepfco» fUS) & Angelus Miccolinius• Archiepfcopis Fifanus : In altro de* 17. Maggio del 1565. una lode confiderabile del medefìmo è notata come appreflb 15^5. Maii 18. in Con' ciftotii finem Fius IV. ( initié id facere oblitus fuerat ) Cardinalibus Medicea» , & Niccolinio os claufit , fed cupe- bant Cardinales multi Miccolinium Virum doBum fenten- tiam de rèbus dicentem aHdiréy at ille modeftia docente ta- ctbat , cum alti de rebus gramifftvnis pbpjìtis loqueren- tur . $ ed cum illuni loqui Fius pacépffet, fent enti am pu* dentm nota ìnfignitam dixit. In eodem Conciftorio ambobus popdiem ab Urbe difcejfuris os aprtum fuit a Fio , dati* que tjowis Cardinalibus tituli, & annuii &c. In queita di- gni-
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gnità affai poco viffe Àgnolo, morendo il dì 15. di Agofto
del 1567. della cui morte alcune circoftahze fi hanno da un libro fcritto dal Senator Giovanni j figliuolo5 del Car- dinale , come appretto „ L* accidente fu di gocciola , qua- „ le avendolo privato della favella in un iftante, in capo ,, al terzo giorno gli tolfe la vita . Il corpo fuo fu con- .,, dotto in Firenze portato in lettiga, ed; accompagnato „ da tutta la fua Corte con 50. Torce , entrando di not- „ te, e fu depofitato nella Cappella del Noviziato di S^. „ Croce fino alla fabbrica della Cappella» ,, E quefta dovea eflere uno de'più nobili penfieri del Senatore Gio- vanni , dal quale, fé non fu terminata , furono però fat- ti fare parecchi difegni, e radunati preziofi marmi, ed anche nel 1585. principiato il murare*-: III. Altre notizie premettere mi giova aflembrate , ed
a me cortefemente donate dal Signor-Abate e Dottore Martini, prefentemente Prefide dei Reale Collegio di So- perga a Torino, ed a lui è ben giufto, che fé ne fap* pia grado. Dunque traile comunicatemi riferirò una nota di fpefe riguardanti la Cappella, fatte dal Senator Gio» vanni, e da lui meiTe al Libro fegnato C, ove dice,, 13. „ dì Agofto del 1579. pagai feudi 250. agli uomini del- „ la Compagnia di S. Maria delle Laude per elemofinaj ,, così dichiarata da Sua Altezza Sereniflìma per ricom* „ penfa del fito della detta Compagnia , e che efìa ha 3, donato a Sua Altezza, e che la medefima Altezza Sua „ cede al Senatore Giovanni rogato Ser Piero di Ambro- «,, gio Lapini,,, Nello ftefib libro a* 22. di Novembre del rnedefimo anno evvi quefta partita „ Scudi 74., che tan- „ ti fono dati all'Opera di Santacroce di elemofina per „ il fito delle due fepolture avute fopra il piano dellfL* „ fcalee dell* Aitar grande dirimpetto alla Cappella da „ farfi, per quanto pigliano di lunghezza le due prime ^Cappelle de* Bardi „ Segnate, ivi pure fono le fpefe fatte per colonne ah verde antico comprate dall* Opera* io del Duomo di Pifa, e di altri marmi, alabartri, e pie* tre dure, comprate in Roma, eiTendo colà Ambafciatore il Signor Giovanni. Inoltre prova dimostrante il grande P 2 im-
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impegno del Sefìàtor medefimò alla Cappella » fòlio due Te-
ftamenti fuoi, il primo fatto in Roma a5 15. di Luglio 1Ó08. ed altro in forma di Codicillo in Firenze jo. di Giugno del tòri, ne'quali in più articoli parla , e ordina con formole generofe dintorno alia fua Cappella .Vuo- le, che i fuoi Eredi fpendano 4000. feudi per farla per- fetta nel fuodifegno, lafeia a* Padri di S. Croce una Ca- fa al canto degli Alberti per dote di una MefìTa perpe- tua,e confiderando quale Spofa fua diletta quefta Sacra Chiefa, una gioia le lafeia, che fu una medaglia d'oro, ricca d'Indulgenze. IV. Né farà impropria digreffione, fé di tal preziofo
dono riporto qui a comune divozione una breve Storia * Ne'Fondamenti della Scala Santa di Roma , quando Pa- pa Sifto V. là rovinò per trasportarla nel luogo, dove è di prefente , furono trovate alcune medaglie d' orò di grandezza quanto un giulio , dentro a un cerchio pari- mente d'oro. Dal Sommo Pontefice Sifto furono bene- dette, e pofeia donate a Cardinali, a Principi, ed una al Senator Giovanni Ambafciatore del Granduca, dichiaran- doli Sua Santità» che morendo Ì Donatarj, voleva , che la- fciàrTero la Medaglia ad una Chiefa a loro beneplacito, concedendo a tal fine Indulgenza Plenaria nelle due an- nue fefte della Santa Croce $ e ne fece anca una Bolla , che comincia : Elargitiouis Indulgentìarum^da.x.a, in Roma 1' anno terzo del Pontificato alle Calende di Decembre 1587. Quefta Medaglia rapprefenta da una banda una fi- gura col paludamento Imperiale, ed intorno con difficol- tà leggonfi h feguenti lettere f> dnr. tib. Constant, p. PAT. Veda il mio Leggitore, fé mai fi potettero interpre- tare così : Domixfis Nofter Tiberius ConftantinusPater fa'* trial1 Nel rovéfei© poi vi fono da cinque fcalini, e fal- late ima di eflì la Santa Croce, con la leggenda, che di- ce^ vicìtoria. avg-g; ?à. sfotto gli 'Scalini :■ con. ob. che fi potrebbe spiegare^ Cmìl'dntinorali objtgnata , Non tar- darono gli Eredi di fare1 la confegna {bienne di quefto teforo a* Padrini Santa Croce, i} quali a*2 5. di Giugno del 1612. capitolarmente radunati la ricevettero, rogan*. ? do
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do l'Atto Ser Tommafo Malenotti Notaio deli* Arcive*
fcovado di Firenze, ma debbo aggiugnere > che il Mar- chefe Francefco figlio del Senatore Giovanni con gene- Tofa idea la fece collocare dentro un vafetto di argento con ifcrizione incifavi a memoria del Papa, e del luogo, ove fu trovata , leggendoli intorno al Cupolino del Re- liquiario : In Aula Lateranenfi iujfu Sixti V. deftrutta in- ventura: intendendoli Numifma, e nel cerchio dell'ova- to fonovi quelle altre parole : Ioannex Niccolinius Angeli Card. FU. lega<vit. Sotto il piede poi del medefimo Re- liquiario avvi il nome del Marchefe , che alla Chie/a la confegnò, come appreilò: Francifcus Fr. Ab. F, S. Re- ferend. configna<vit. V. Ritornando ora alla fabbrica profeguita dal Mar-
chefe Francefco, e poi felicemente terminata nel 1664. dal Marchefe Filippo, mi convien dire prima di entrarvi , che nel 1652. fu benedetta, come parla una partita delle fpefe fatte per fomigìiante facra funzione, e nel 1o5g.fi principiò a dipignere la Cupola, che còito di folo prez- zo per il Pittore feudi 1400. con che principiano ora le noftre ofTervazioni. Querta Cappella è belliflìma al pari di ogni altra, che fi vegga nella Città fatta da privata famiglia, il difegno effendo di Giovanni Antonio Dofl Architetto di celebre valore . Tutta è coperta di marmi fini , con pilaftri di baffo rilievo fcannellati di ordine Corintio, ricorrendo intorno un fregio di mirto ArTricano, e fopra un architrave tutto di marmo. Rifìede l'Altare da Levante, arricchito di lavoro commelTo di pietre du- re con tavola fopra, in cui è la Vergine Affunta , ope- ra di AlefTandro Allori. Si vede querta meffa in mezzo da due pilaftri di marmo fcannellati, i quali allargandoli alla banda delle Cantonate , lafciano piccolo fpazio ador- nato di marmi mirti fpartiti in diverfe figure. Dirimpetto a quefto Altare vi è un'altra Tavola dello fteflb Pittore , che ha rapprefentato della Santiffima Vergine il Mifìero della Incoronazione. Nelle due pareti laterali, ftringen- dofi i pilaftri compagni , rinchiudono due Depofiti mae- ftofi , fportando molto in fuori, ne' quali, ed in altri fcol- |
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pite in paragone fi leggono le memorie di uomini fingo-
lari de'Niccolini, e che noi in breve offerveremo. Sopra de* Depofiti laterali a man ritta vedefi Una Statua di mar- mo bianco ili una nicchia quadra, ornata di due colon- nette di verde antico, rapprefentafi in effa Aronne con abiti, ed ornamenti facerdotali, ed all', incontro a man manca fi vede un Mosè, che in atto fonile , ma molto vi« vace > tiene le tavole della Legge . Recano dalle pareti tre altre nicchie, che terminano in tondo, nelle quali vi fono ftatue di femmine maggiori del naturale , fcolpite l'une, e l'altre con raro artifizio da Pietro Francavilla Fiammingo, recando il luogo della quarta nicchia oc- cupato dalla Porta, che di Chiefa paffa nella Cappella , nobilmente ornata di colonne di roffb franzefe con Tar- me nel frontefpizio della Famiglia , e cartella avente la feguente Ifcrizione : D. O. M.
SACELLVM HOC
A IOANNE NICCOUNIO INCHOATVM
FIUPPVS MARCHIO FIL.
ILLVSTRAVIT ORNAVIT ATQVE PERFECIT
AN DOM. MDCLXIV.
Altra Ifcrizione è Alila fteiTa Porta al di dentro della Cap-
pella , e dice così* DEO ET DIVAE VIRGINI MARIAE
IN COELVM ASSVMPTAE
IOHANNES NlCCOLINIVS ANTO. CARD. FIL.
HOC A SE CONSTRVCTVM ORNATVMQVE SACELLVM
PIE DICAVIT
AN. AB EIVSDEM DEIPARAE VIRG. PARTV
MDLXXXV,
'**■''■'■■■-'■■■'.*■.'■■■■ -S .': ''.:.;,.. ' lì.%.; yi * , -s :t'\ ,.i k-?' '/' . -'S? i.fj i . '.' '. ;..'■;■■.? ;.■'..■ *fi-\z ' . -. ■ ;■>.:' -J.7\\l- ■■■-.'
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Venendo poi a confiderare il difegno, fopra il Cornicione
veggonfi archi a porzione di circolo , che danno luogo alle
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ir?
alle fine/tre, e negl* Angoli racchiudono quattro Sibille
dipinte a frefco in pronta attitudine , tenenti in altret- tante tavole i motti profetici che alludono al Trionfo della fletta Vergine Aflunta ». fopra fi alza un* Imbafa- mento ornato d'oro, e di rabefco bianco, che rappre- fenta un bell'intaglio di marmo tramezzato da quattro altri lumi quadri minori, ai quali pofa una cornice do- rata con Menfolette fotto, dove comincia, la Cupola di forma ovata, la quale è tutta dipinta a frefco da Baldaf- farre Francefchini detto il Volterrano, con un difegno, e colorito lodatiflìmo nelle parti fue più difficili, onde non fidandomi del mio debole giudizio fu quella rariffi- ma Pittura , rapporterò quanto ne fcrive il Baldinucci àlDecenm V. della P. I. del fec. V. pag. 39^.,, Venuto il „ tempo di por mano alla Cupola della Cappella di Santa „ Croce, egli di propofito fi mife a quel lavoro , dove „ rapprefentò Maria Vergine Noftra Signora, in atto di ,, eifere dalla Santiflìma Trinità incoronata in Cielo, nel „ quale fece vedere gran copia à' Angeli di maravigliofa „ bellezza , in atto di applaudire col fuono di diverfi ltru- „ menti, e con altre belle azioni alla dignità di un mi- „ ftero così gloriofo, mentre i Patriarchi, e Profeti, San „ Giufeppe Spofo di effa Vergine, i Santi, Anna , e Gio- ,, vacchino, San Giovambatifta , San Iacopo Maggiore, „ Nicodemo^ il Buon Ladrone, Giufeppe di Arimatià, e 5, tutti quelli in fomma, che tanto del Vecchio, che del „ Nuovo Teftamento fi ha , o notato nelle Sacre Carte, o „ detto da graviflìmi Autori, che foflero allora in Cielo, „ i quali tutti dalla chiarezza di quella gloria aiforti, mo- „ ftrano quanta fia la gioia de; cuori loro. Crederei al ,, certo di far torto alla fama, che univerfalmente corre „ e per la Tofcana , e per 1* Italia di quefta opera nobilif- ,> fima, fé io voleflì torre con parole a celebrarla, e però „ lafcio io ora di parlare della varietà dell' invenzione, „ della vaghezza dell* arie, delle tefte , della maeftà delle „ figure, e della proprietà, e vivezza delle attitudini, e „ dico folo, che avendo egli voluto figurare unParadifo, » ha faputo accordare infieme una chiariflìma luce e fplen- „ dorè ,
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I1Ò
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,, dorè5 dalle quali tutta quell'opera viene mirabilmente
,*, aiforbita, e una tal forza e rilievo nel colorito di tutti „ quei celefti /piriti , che a me non pare che fi pofia de- ,5 fcrivere ,nè eziandio colla mente concepire da chi quel- ., la non vede. Aggiugnefi, che per efler h Volta alta> e 6 ftretta, convenne al Volterrano il fare in al cimi luogo ,, ecceffivamente itrette, e lunghe le figure con altre ap- » parenti /proporzioni ftra.vagantiflime a chi veder le po- „ teffe j ficcome io più,: è più volte le vidi dal piano del ,, palco, dove .egli flette a lavorare > le quali poi vedute da ,i1 baffo fanno da cgniibanda mirabilmente}*effetto loro, „ Nei quattro Angoli di fotto a ella Cupola -fono pur ài ,y Aia mano quattro gran figure di femmine fa ftp perSibiU ,.,. k, con certe tavole in manoj dove fono fcritte le lor yì predizioni appartenenti alla Vergine, e furono ancora ÌV con fuo difegno fattigli ftucchi, modi) nature di cor- anici, e rabefconi, che fi veggono nei fregip tra le £- „ neftre. >, E fin qui il Baidinuccù . VI. Ma giacche di fopra fi fono nominati i Depo-
fi ti della famiglia collocati con maejtofi marmi in quefta Cappella, mi giova .qui -di terminare la noflra Lezione con una breve loro notizia . A man finiftra adunque fot* to la Statua di Mosè leggònfi «d uè Epitaffi uno fppra lv altro 5 il primo è del Cardinale Agnolo, morto nel 1557. il fecondo del Senator Gip vanni figlio del Cardinale > defunto nel 1611. Due altri veggonfi fottp ,P Aronne, e fono di Giovanni di Otto Arcivcfcovp Amalfitano mor- to nel 1504. „e.del Senator Matteo .di Agnolo di Qtto , che morì nel 1541. Dirimpetto poi all'Aitare ve n'.è ,un folo portovi nel 1664. dal Marchefe Filippo di Giovanni al fuo Fratello prancefco? ove manca Tanno della mor- te, che fu.il 16% q. e di queftì cinque Depofiti 5 le iscri- zioni fono le Seguenti., che io con diligenza ho dovuto confrontare con gli -Originali de*mar-mi nella Cappella, giacché le medefime^ che itampò il Gamurrini nella lo- data Storia Genealogica delle Famiglie Nobili di Tofca- na j fono alquanto fcorrette. |
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ANGELO NICOLINIO MATHEI FLL. ANG. NEP,
IVRIS CONSVL. AG SENATORI CLARISS.
COSMI HETRVR. MAGNI DVCIS CONSILIARIO QVI PRIMO AD PAVLVM III. P. M. ET CAROLVM V. IMPER. LEGATIONIBVS EGREGIE FVNCTVS DEINDE SENARVM GVBERNATIONI PRAEPOSITVS TTEMQVE PISANAE ECCL. ARCHIEP. POSTREMO A PIO IV IN CARD. COLLEGIVM COOPTATVS INTEGRITATEM ET INNOCENTIAM SVAM OMNIBVS PROBAVIT- OBIIT AN. SAL.. MDLXVII AET. LXVI IOANNES FIL. EX LEGITIMO MATRIMONIO PR.QCREATVS J»ATRI OPTIMO POSyiT-, •:.• ' .ti H.. ■, km
IP. NICOLINIO ANG. CARDINALE FIL. SENATORI
ANTIQVI MORIS ET SPECTATAE PRVDENTIAE VIRO AN. FERME XXIV PRO MAGNIS HETRV. DVCIBVS LEGATIONE APVD SEPTEM SVMM. PONTIFICES>H DIFICILLIMIS TEMPORIBVS; ; ? Jygjp^ f MIRA FIDEI ET DEXTERITATIS COMMENDATONE FVNCTO FRANCISCVS ABB. VTRIVSQJE SIGN. REFEREND. ET MARCHIO PHILLPPV5 PARENTI PIENISSIMO ET B. M. P. P. VIXIT AN. LXVH M. IH D. XVIII OBIIT VIII ID. TVLtl MDCXI :
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IO. NICOLINIO OTHONIS FIL. LAPI NEPOTI
QVI OB PRAECLARAM EXCELLENTEMQVE DOCTRINAM
SIXTO IV ET IVLIO IL PONTT. MAXX.' REGIQVE FERDINANDO
' , , ARAGONIO CHARVS
PRIMO AMALPIÌIT. A&CHIEFISCÒPVS
DEINDE EPIS. VIRIDVN. POSTREMO ATH1NARVM
ECCLESIAE • ARCHIEP.
PRAECLARVM BONITATIS SVAE SPECIMEN DEDIT
OBIIT AN. SAL. MDIV ET SVAE LVI IOANNES ANGELI
'■■'■> ;;.ii - aiteDìH cardinale Fil. ^ \m
GENTILI SVO POSVIT. Q,
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I V.
MATHEO N1COL1NIO ANG. FIL- OTHONIS NEP.
SENATORI AC IVRISCONSVLTO PRAESTANTISSIMO
LEGATIONIBVS AD IVLIVM II ET ADRlANVM VI
PONTT. MAXX. CVM LAVDE FVNCTO
COSMI HETRVRIAE M. DVCIS CONSILIARI©
IOANNES NEPOS AVO PUNTISSIMO POSVrT
OBIIT AN. SAE. MDXLI AET. SVAE LXIX
• .v- '"-. •'•', • ■ y y#.. :',,^. • ' . .. .... . :
'T PRA^GISCVS NICOLINIVS IO. FIL. SENATOR
CAMPILI AE MARCHIO FERDINANDI II. M. D. HETRVRIAE ~AP VRBANVM Vili XXII ANNOS ORATOR VISV ET AVDITV IVXTA VENERABILE IR ASCI ivi : ' , ; ET SIMVLARE NESCIVS ROMAE VBI MAGNA VIX EMINENT EMICVIT FACILEM PRVDENTEM ET INTEGRVM MAGNVM LIBENTÉR CREDIDISSES MÉLIOR EST SAPIENS VIRO FORTI ET SVI DOMINATOR VRBIVM EXPVGNATORE l'HILIPPVS NICOLINIVS MARCHIO PONTIS SACCI FR, POSVIT MDCLXIV
VII. Né poffb tralafciare di riportare qui V Epitaf-
i5o del B. Lucchefe da S. Cafciano certamente della Fa- miglia de; Niccplini, e che vedefi incifo in mafmo al murolaterale .citeriore della .Chiefa dello Spedale della Cpfla di S.?CafcianoV^ dice come appretto: i* SVB. M. B. C. LXXXIV; ANIS. H. E, HVMAT.
J.VCGHESE D. PASIGNO. NÀT/V. ID. SEB, ;C. DNO. REQEV. Quello Beato Servo di Dio era della famiglia dei Si-
rigatti> detti poi Niccplini da Lapo di Niccolino Singatti |
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giufta Scipione Ammirato all'anno di fua ftòria 1145.
Trovafì egli figliò di Arrigo di Buonaguida in varie an- tiche Scritture dell' Archivio della Badia di S- Michele di Paffìgnano, riportate dair Abate D. Eugenio Carnurrini a pag. 508. del fuo primo libro delle famiglie Nobili di Tofcana , febbene con qualche sbaglio di anni . Perchè poi j e come Arrigo prendefTe il nome di Sirigatto, leg- gati* Vincenzio Borghini nella Seconda Parte dei fuoi Di- fcorfia pag. 28. e 70. Baftandò a noi di ftabilire, che il B. Lucchefe fofTe figliuolo di Arrigo j cofa evidente a chi legge le accennate fcritture del fuddetto Archivio s traile quali avvene una al numero 4887. rogata da Ser Ridol- fo nel 1250. ove fottofcritti fi leggono Lucchefe & Ruzza fratres & filli Ser Arrighi de Vafflgnano . Lucchefe adun- que illuminato da Dio delle mondane vanità prefe 1" a- bito di penitenza del Terz* Ordine di S. Francefco , e datofi in tutto e per tutto alla vita fpirituale nella Terra di S. Cafciano, quivi fondò > e dotò uno Spedale , il di cui Jus padronato anche inoggi fi gode dai Signori Mar- chefi Niccolini. In quello Spedale il B, Lucchefe, e viffe e morì j come abbiamo dalla riferita lapida. Né qui disdi- ce peravventura il notare un mio forte dubbio qual* è , che queiio Beato polfa efiere quello 5 che nomina il Dot- tor Brocchi nel fuo primo Libro de3 SS. e BB. Fiorenti- ni , ove T Autore confonde il noftro Lucchefe, con uno altro Beato di fomigliante nome feppellito in Poggibonfi dicendo così a pag. 557. «, B. Lucchefe Oriundo da S. ?> Cafciano da Poggibonfi per efifere ivi il fuo Corpo fé- » polto, ove infieme con S. Bona fua Moglie morì}, A- fpetteremo la edizione del fuo Secondo Tomo per giudi- care del mio dubbio, o fivvero congetturai ponendofi qui per fine la interpretazione del fopra riferito epitaffio in* cifo a caratteri gottici, che leggiamo così: SVB MILLE BIS CENTVM OCTOGINTA QVATVOR
ANNIS HIC EST HVMATVS LVCCHESE DE PASSINI ANO NATVS V 1DVS SEPTEMBRIS CVM DOMINO REQVIEVIT Q.2 LE-
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LEZIONE
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LA CHIESA DI S. PIER MAGGIORE,
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MONASTERO DI MONACHE BENEDETTINE,
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E noi alle Chiefe Fiorentine volgendo
lo fguardo, cerchiamo qual fìa di que- lle la maggiore ,* per lo primo dico , che fé alla dignità dei titoli fi riguar- da , la Chiefa di Santa Maria del Fiore, perchè Sede degli Arcivescovi, e per- chè Capitolo di Canonici nobiliflìmo , |
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I.
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farà certamente la prima: per lo fecondo modo dirò, che
fé favelliamo della maggiore antichità di fecoli , io fono di credere, che il primato alla Chiefa di S. Giovamba- tifta niuna poifa contendere : in terzo luogo aggiungo, che fé ragioniamo di Chiefa avente il pregio nelle fue mura di molti fecoli, ed il privilegio {ingoiare di dare la prima Sedia ai nuovi Vefcovi , quefta Chiefa non dirò meritare la precedenza alle due foprallodate , ma fono però ficuro di non ingannarmi, fé la pongo nel novero ddìe prime Bafiliche di Firenze , e chiamafi quefta S. Pier Maggiore, Chiefa delle Monache Benedettine, che ora io prendendo ad illustrare, moftrerò i titoli grandi di lei , per pofcia ravvifare minutamente in altra Lezione i fuoi facri Tefori. II. Ed il porre qui in chiaro full' evidenza dei fatti
l'antichità di quefta Chiefa , parmi cofa faciliflìma : e però dando il primo luogo alla Vita di S. Zanobi fcritta da S. Simpliciano Arcivefcovo di Milano, fuccefTore di S. Ambrogio, a quella da S. Antonino Arcivefcovo di Firenze j e all' altra da Lorenzo Vefcovo di Amalfi , notar mi piace ef- fere queir/ Illuftri Scrittori tutti concordi nel raccontare il miracolo del figlio della Donna Franzefe morto, e da Za- nobi refufcitato colle circoftanze del tempo , e del luo* |
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go,
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go, cioè nel Borgo in oggi detto degli Albizzi , tornan-
do il Santo dalle Stazioni a S. Pier Maggiore, onde vederi nella ffrada collocato al muro del Palazzo degli Altovi- ti un marmo, eh' è memoria del prodigio , e infieme- mente dell' antichità della Chiefa già celebre nel tempo di S. Zanobi, che vale a dire» fé coli fono 14. e fé la lapida è rinnovata, 1* Ifcrizione però è la medefima » che dice, come qui appreffo : 2 H N T E D,
B. ZENOBIVS PVERVM A MATRE GALLICA ROMAM EVNTE
SIBI CREDITVM,ATQVE INTEREA MORTVVM DVM EADEM
REVERSA SIBI VRBEM LVSTRANTI HOC IN LOCO
CONQVERENS OCCVRRIT, SIGNO CRVCIS AD VITAM
REVOCAT AN. SAL, CCCC,
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III. Non era la Chiefa in quella forma, che al pre*
fente veggiamo, fcrivendo Stefano RofTclli, che tre vol- te è ftata rinnovata ed ampliata, ma io ne conto alme- no cinque. La prima nel quarto fecolo per il fopra ac- cennato cafo di S. Zanobi , la feconda intorno al mille, e T accennano i Vefcovi Piero il Cattolico , e Rinieri ne* loro Diplomi del 1063, e del 1071. citati dall' Ughel- li lib. 3. tutti due fupponendo quefta Chiefa dalla pietà de* Fiorentini rinnovata , ed abbellita: Florentinorum fum* pihus decorata > farie innovata. La terza dopo il fecon- do cerchio di muraglie fatto a Firenze nei 1078. veden- doci una parte di quefta Chiefa alzata fulle mura del fe- condo Cerchio, e trovo la quarta reftaurazione nel 1352. ciò leggendofi in una trave del Palco. La quinta muta- zione fi vide nel Principato, eflendo ftata nobilitata di Loggia, di Altari, di marmi, e di pitture , dalle famiglie degli Albizzi, de' Pazzi, e Ximenes. Ed altre non poche provanze 3 onde moftrare viemaggiormente V antichità di S. Pier Maggiore, mi fta lecito qui aifembrare; Awe- gnadiqchè fia Chiefa avente un* abbondevolezza di quei documenti, che pretto gli Eruditi già fono avuti per in- |
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fallibili note di antichità. E primieramente il Borgo de*
gli Albizzi era anticamente chiamato Borgo S. Piero , Una Porta della Città, quando Firenze avea il fuo primo cerchio > fi trova detta Por S, Piero, della quale anche oggidì fi ravvifano gli avanzi nella Cafa già diMefTer Bel- lineione Berti de* Ravignani, pattata poi neJ Conti Gui- di per le nozze di Guildrada di Beliinciont col Conte Guidi Vecchio» da*quali venne la Cafa al Duca Iacopo Salviati. Aveva queita Chiefa Cimitero , e Spedale di- pintivi delle antiche Bafiiiche, veggendofi del Cimitero in oggi molti Sepolcri nella Claufura delie Monache, e del- lo Spedale trovandofi un Contratto in cartapecora nel- T Archivio del Capitolo Fiorentino del 1160, dove a con- fino è chiamato lo Spedale di S, Pier Maggiore . Io però credo, che queflo Spedale forte lo fteflb di quello detto S. Paolo a Pinti, pertinente all' Abate e Monastero di S. Paolo di Razzuolo, pofeiachè in alcune Scritture prefìb le Monache di S. Appolloni.a, cui reftò unito lo Spedale fuddettò, con quelle formole è addimandato : Ho[pÌtalÌs pofiti froge Ecclefiam S. Tetri Maio.ris ; in un* altra : Ho* fittali de gancio Tetro Maiore. E per maggior chiarezza riporterò i feguenti due Contratti ; 12. Kal. Decembris 1224. Bel lincio*? fi)* q. libertini Donati wendidit Alberto Ho[pi talari 0 de FLaz$uolo , quidicitur, Ho [pitali* S* Tetri Maioris, recipienti vice (? nomin0 Ah. Iacobi Mon, $. Tau- li de Mazzuolo terrai pofitam ad cava* Ego Inglibertus Iacobi. Nel fecondo Strumento leggeri; 1213. Vinciguer- ra fil. q* Donati & Jlanxnna Ux. eju,s don averunt Alberto Hojpitalari0 Ho[pitalis $. Tetri M. medietatem terra > qua efi pofitd ad golliccianum, Forefe & Buti [ratres & filii di&i Vinciguerra & Gualdyada Ux. F or efis ratificavi* runt••-. Rog. Ser I)io.taiup Iud. Ed in grazia di chi ave fife vaghezza di fapere di quello Spedale Ja fondazione, ne riporteremo qui la cartapecora dal fuddettò Archivio al Uum. 214, che èlafeguente: 106$. 5. Kal, Novembri; * Florentiuf qui Barone vocatus fil. b. m, Dominichi prò re- medio anime [uc & Imi He h. m. Uxoris [uè donami t terram pofitam fioras muros Fior* in loco pbi dicitur Filceraco 0 .. non |
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non Unge ab Ecclefia S. Tetri que àicttur Malore ubi Ho*
fpitale edificatur , atque cum Vinca que ex orientali parte prope fé habet terram qn& fuìt Fu/chi fil. foannit ,. , . ex occidentali parte habet juxta fé terram Teuci Motarii fil. b. m. Joannis de Fahegnano. Ego Aldinottus lud. Ma ricornando alle prove affai, concludenti il merito di anti- chità della noftra Chiefai dirò una efifere lo fteflfb titolo di Maggiore dato a quefta Chiefa non per altro a dir ve- ro, fé non a diftinzione di altre minori} che aveano il medefimo titolo , pofciachè alla Chiefa di S, Piero, 1" ap- pellazione di maggiore trovafi nelle Scritture del Capito- lo Fiorentino, fino dal 1090. e nel Bullettone (Libro an- tichiflìmo di diverfi ricordi, noto a tutti gli ftudiofi dell* antichità ) ,1* appreflb documento fi legge : Sona memori* Tetrus Florentinus Bpifcopus dedicayit Monaflerium Sancii tetri Majoris ad nfum Monialium , & ali qua pradia ditto Monafteno tradita confirmarvit. IV. Ella poi è fino dagli antichi tempi infigne Col-
legiata, che fiorito avendo di Priori, e di Canonici illu- ftri, merita che io racconti un vanto fuo ben Angolare , e di per fé folo così lodevole , che a tutte le Chiefe deve recare invidia „ Il Clero di S. Pier Maggiore ( cosi feri- „ ve il Locatelli nella Vita di S. Gio: Gualberto) fu Tu- „ nico a confervarfi illibato dalla macchia di Simonia in „ quel fecolo così fatale a Firenze, ed alla Italia tutta, ,v quando per avarizia di prepotenti fi fecero venali i Be« „ nefizii Ecclefiaftici ,, In Firenze adunque Città inonda-? ta da una piena di Simoniaci intatto andò quefto Clero fenza più, lode, che va al difópra di tanti , e tanti fuoi privilegi, tra* quali ragguardevole né mai perduto fi è l'ef- fere la Chiefa di Si, Pier Maggiore nel polle (To dei nuovi Arcivefcovi, la prima a ricevere in Città il fuo Fattore ; il quale nel folenne fuo pubblico ingreflb, facendo la pri- ma vifita. a quefta Chiefa , dal fuo Priore e Cappellani è fervito in tutte le funzioni Ecclefiaftiche, e da* mede* fimi è collocato in un trono a tal fine al Vefeovo alzato, E perchè non farà difearo il leggere le belle circostanze di quefta folennità? qui ne traferivo tutta la cerimonia > che
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I2§
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che noti può eflere più autentica,' Avvegnaché dalla Re-
pubblica fu minutamente preferitta in oecafione di cento inforte difpute tra* Cittadini per quello folenne ingreilo „ La mattina che Meffer lo Vefcovo doverà entrare nella „ Citta di Firenze, i Guardiani, ovvero padroni predet- ,, ti3 ufeiti e coadunatifì prima al Vefcovado dati i loro & ordini ee. come è di loro ufanza, debbano , ed a loro ,, fia lecito di eiTeret^fti, cerne a loro piacerà5 con Gbir- „ landa di erba in c4po,e co* guanti in mano, e bafto- „ ni, alla Porta della Città di Firenze, per la -quale Mef* „ fer lo Vefcovo doverà entrare, e con loro Palio ono- f, revoie \ e confueto. E vie in fulla Porta della Città, ,, giunto il Vefcovo a cavallo parato., come è ufanza, ri- „ cevute le reverenze de* Religiofi, e degli altri CherU ,,, ceria, e baciate le loro Croci, e eflì Padroni lo deb- ,S bario ricevere , e mettere fotto il détto loro Palio a ,, cavallo adeftrandolo al freno , e alle itaffe quelli di g« detti Guardiani, che per loro a ciò faranno elecìi , e ,, deputati, non entrando fotto il detto Palio alcuna al* % tra perfona , che -dei detti Guardiani, e così fotto il ,., detto Palio circondato ed inchiufo da' Guardiani fo- „ praddetti co* loro baitoni precedendo innanzi , e di iì fuori di elfo Palio uno de' Canonici di Duomo a ca- li1 vallo con Camice indofib , o altro paramento, come è j, ài ufanza, col Partorale in mano di Mefler io Vefcovo 5)' e eflì Guardiani debbano condurre , e guidare Mefler ,, lo Vefcovo per le vie più dei/he , e onorev®ii della $ Città, infine alla Chiefa di S* Pier Maggiore, e vie di- ìf /montato il Vefcovo al Petrone ufato per li Guardiani, fi e nelle loro braccia, fi debba dare il cavallo, dove il ;, Vefcovo fia difmontato fanza fella, e fanza freno alla „ Badefla di S. PieroV ovvero a altra perfona ricevente „ per lei, come e ufato, e la fella, e il freno del detto li» cavallo fi debba dare a Don Simone di * # . » Prete, -„ come umilmente e di ufanza di dargli a quelli della fa* *ij miglia, onde è difeefo il detto Prete Simone . Dipoi ,, così difmontato il detto M. lo Vefcovo per li detti fuoi ,, Vaffalli, e Guardiani del Vefcovado , .i detti Guardiani - j, la- |
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Trip
„ lafciato il loro Palio di fuòri della Chiefa di S. Piero
,, ivi apparecchiati, e parati, i quali Cappellani cosi ri- „ cevutolo, accompagnandolo, e affittendo a lui più prò- „ pinqui » E poi appreso di loro immediate feguen- ,, do i Guardiani Sopraddetti colle loro Ghirlande ,, di erba in capo, e guanti , e barioni in mano nulla „ altra perfona tramezzando tra i detti Cappellani , e „ guardiani fi debba così condurre, e guidare Mefler lo J5 Vefcovo per la Chiefa infino all'Aitai" Maggiore di ef- „ fa Chiefa. E vie dettoti per MeiTer lo Vefcovo la fua „ orazione ufata , fi dee elfo Meffer lo Vefcovo per fé „ medefimo , e fanza aiutorio di alcuna perfona , come „ fia de fuo piacere infediare, e immetterli nella Sedia, „ la quale farà apparecchiata ivi per lui s E di poi Melfer „ lo Vefcovo fé ne vada "dentro del Monaftero alla Ca- „ mèra , che è diputata per lui con i Cappellani di S. j, Piero fopraddetti , e con quei quattro de* Guardiani „ del Vefcovado , i quali faranno eletti dal Vefcovo, che „ debbano rimanere la mattina a definare ivi con lui) e j, invitati da Madonna la BadefTa, e tutti gP altri Guai** „ diani la detta mattina fé ne tornino alle loro Cafe col „ loro Palio predetto. E fia lecito a Madonna la Badeffa „ di S. Piero la detta mattina nell* entrare di MefTer lo ,, Vefcovo nella detta Citta , e Monaftero così accompa- 55 gnato da' Guardiani ial modo e forma predetti, fare ,, protestare , e trarre carte, che per la fola immiflìone, ,, e entrata di Mefier lo Vefcovo , e Convitaziorie fatta ,, de3 Guardiani fopraddetti, a eflì Guardiani non fé ap- „ plichi né acquilti ragione alcuna jurifdizione , ovvero 5, prceminenzia nella fuddetta Chiefa, e Monaftero di S. „ Piero, e limile protèftazione pofibno fare i .Popolani „ di S» Piero , fé fia di loro piacere . E poffano i detti „ Guardiani, e a loro fia lecito tornare il detto dì dopo „ definare a S. Piero a vifitare , e a fare riverentia a Mef- „ fer lo Vefcovo nel Monaftero Sopraddetto, e alla detta „ fua Camera , come a loro fia di piacere , e rimaner „ la detta fera ivi ancora a cena con lui, quelli i quali „ da lui faranno fatti invitare, Faccia-fi il detto éì nel Tom. L Tart. L R » Mo« |
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5j Monaftero fopraddetto da MefTer lo Vefcovo , verfo la
5) BadefTa, e verfavice dalla Badefla a MefTer lo Vefcovo a 3) fervirfi quelli atti, e folennìtatì ufate, che intra loro lì 5? fogliono ofTervare, delle quali nulla queitione fé ne fa 3, per loro al prefente. La feguente mattina debbonotor- ?, nare alla Chiefa di S. Piero tutti i Guardiani foprad- 3, detti con il loro Palio, e colle Ghirlande di erba in 3, capo e guanti e barioni a modo ufato, e lafcìato il Pa- ss lio di fuori alla Chiefa vadano e poflano andare infino 33 alla Camera dove è Meflfer lo Vefcovo , e indi parato 3, MefTer lo Vefcovo, e condotto dai Cappellani e Che- 5, rici di S. Piero, immediate appreflb dei detti Cappella- 3, ni gli debbano fare compagnia infino air Altare di S. ,, Pier Maggiore di efia Chiefa dove fatta il Vefcovo la 33 fua orazione ufata , e fattori difcalzare a cui fofle di ,3 piacere del Vefcovo 3 i Cappellani circundando il Ve- 3, fcovo, e più propinqui a lui fopportandolo e i Guar- s, diani predetti feguendolo immediate fanza intermetter- ss vifi alcuna altra perfona, lo debbano guidare e condu- 5, cere infino alle Reggi e Porta maeftra della Chiefa pre- 3, detta > E ivi in fulla detta Porta i Cappellani di S, », Piero deono lafciar MefTer lo Vefcovo nelle mani di 35 eflì Guardiani, i quali condottolo fotto loro Palip pre- si detto accompagnato fotto il detto Palio, e fupportato 3> da quelli di detti Guardiani, i quali faranno anco per 3, loro a ciò deputati non effendo ne entrando fotto il ì) detto Palio alcuna altra perfona fé non quelli, che 0) MefTer lo Vefcovo chiamarle ai fuoi fervigi, lo debbono 3) apportandolo e ajutandolo fotto il detto loro Palio cir- 33 condati da eflì Guardiani, conducere-a pie fcalzo, co- >» me è di ufanza; faétafi per lui la reverenza folita , e ss detta la orazione , che dee alla pietra del Miracolo di 5, S. Zanobi ec. Infino Tulle fcalere de* marmi de Santa i, Reparata d' avanti alla Porta maeftra della Chiefa pre- ss detta; E ivi lafciato il Palio loro di fuori della Chie- >, fa i detti Guardiani deono dare e lafciar Melfer lo Ve- 3, feovo nelle mani de* Canonici di Duomo ivi pieni e ?3 parati, e così per li detti Canonici circundanti e più „ prò-
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j, propinqui a lui , e feguitàndo loro immediate i detti
-„ Guardiani colle Ghirlande in capo , guanti e baftoni in „ mano, il detto Vefcovo deve efTere condotto e guida- „ to da detti Canonici nella forma e modo predetti in- „ fino air Aitar Maggiore, dove fa&afi per MefTer lo Ve* „ fcovo la reverenzia folita, effo MefTer lo Vefcovo per „ fé medefimo , come a lui piacerà s* infedii e fi ftalli „ nella Sedia , la quale ivi parata per lo detto fervigio , „ e proteftefi per li detti Canonici e Capitolo come fia 5, di loro piacere che i Guardiani per lo detto entrare ,, in S. Reparata col Vefcovo, e per lo detto atto non ,, ne acquietino alcuna dignità preeminenzia ovvero juri- „ fdizione nella Chiefa predetta. E fé il Vefcovo alla det« ,, ta infediazione & filiazione eleggeffe aiutorio di alcu- „ na altra perfona , allora fé faccia proteftazione che que- j, ito non abbia a derogare né pregiudicare a ragione del „ Comune di Firenze, o di alcuna altra perfona. E di- „ poi flato il Vefcovo nella detta Sedia quando è di u^ ,5 ianza, fia condotto nella Sagreftia di S. Reparata per li ,, Canonici predetti , feguitandolo i Guardiani nella for- j, ma predetta infine alla Porta della Sagreftia nei Taber- ,, nacolo, che farà ivi apparecchiato , il detto Vefcovo lì- }) calzato da cui chiamerà al detto fervigio , fia da quel 5, luogo guidato e condotto da Canonici fopraddetti fe~ 5, guitandoli i Guardiani nella forma e modo difopra in* 5, fino alle Reggi , e Porta Maefha della Chiefa predetta, 55 dove, e nel qual luogo i detti Canonici debbano rilaf- >5 fare liberamente il Vefcovo nelle mani dei detti Guar- jj diani i quali condottolo a loro Palio, fotto quello, fup- „ portandolo elfi , e circundandolo fanza entrare alcuna ,5 perfona altra fotto il Palio predetto, rimanendofi i &• ,5 nonici fulla detta loro Porta fé fia di loro piacere , i 5, detti Guardiani devono guidare e condurre MefTer lo 3^ Vefcovo in S. Giovanni all' Altare della detta Chiefa > 5, dove fattafi per MefTer lo Vefcovo la riverentia e ìn- „ fediatofi e ftallatofi elfo fteffo, fanza aiutorio di alcuna ,5 altra perfona 5 fé già per lui non foife chiamato alcu» si no,- E fé il Vefcovo chiamaife alcuno a fuo aiutorio R 2 „ alla
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,5 alla detta infediazióne , fi faccia fimile próteftazione ,
„ che di fopra fi ragiona nella infediazióne di Sancìa Re- ,, parata, cioè che non pregiudichi ad alcuna ragione del ,5 Comune di Firenze, o di alcuna altra perfona. E det- „ ta la Mefla ufata de dire in fimile acìo in S. Giovanni, ,, effi Guardiani conducono e guidono Heller lo Vefcovo „ nel detto loro Palio da S. Giovanni al Vefcovado , e ,5 accompagnatolo infino alla Cappella del detto Vefco- jj vado, e facìafi per Mefler lo Vefcovo la debita reve- „ rentia air Altare, e infediatofi. per fé medefimo e per ,5 i detti Guardiani come fia di piacere di Mefler lo Ve- i, fcovo i detti Guardiani facciano il giuramento ufato „ della Fidelità , Valfallaggio, e Guardianeria come fono „ ufati ec. E facìo quefto e defenati con lui come è di ,, ufanza fé ne ritornino alle loro Cafe col detto Palio „ come è di ufanza rimanga appreflb di loro. „ Rifervate falve, illefe , & immaculate in tutte le
„ fopraddette cofe ceremonie e adi, le ragioni del Co- „ mune di Firenze, e da MefTer lo Vefcovo prefente, e „ che per lo tempo faranno „ Quella deliberazione della Signoria è fottoferitta da
nove teftimonj con la folita conclufione : ABa omnia fu- pascrittain Falatio Fiorentino refidenti a. Do mi no rum Prie- rum è? Vexilliferi JuBitia é'c. Ego Joannes filius olim Sii" <veftri Neri NotariuS) Aj/oftolica, & Imperiali auBoxitate Judex &c. 2 3. Gennaro 1385. - V. Ma perchè quella deliberazione accenna le folen-
nità ufate tra il Vefcovo, e V Abbadeifa, che il Varchi, il Cerracchini, ed altri chiamano Spofalizio del Vefcovo coir Abbadeifa , ho giudicato bene , perchè maggiore e- rudizione acquiiH il Leggitore riferire qui la formalità , ed il Cerimoniale , che era folito praticarli dall' Arcive- feovo nello fpofare la Badefia, cavato appunto dalla de- tenzione di quel che feguì per V ingreflb di Monfignor Arcivefcovo Altoviti, dal Libro fegnato G. nel Monafte* ro ,, Del Mefe di Maggio 1567. adì 15. in Giovedì il Re- „• verendiflimo Monfignor Antonio Altoviti Arcivefcovo » ài Firenze venne al fuo Arcivefcovado, e la mattina en- ,, tran*
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„ trando per la Porta a S. Friano proceffionalmente, e
„ venendo per Borgo S, Friano, per Borgo S. Iacopo, „ dal Ponte Vecchio, per Piazza, da Gpndi, da' Badia, „ per la Via del Palagio alle Stinche , arrivò alla Piaz- „ za Norcra proceflìonalmente a cavallo, accompagnato ,, da tutto il Clero, e altri Signori Prelati dove era pa- ;, rata la facciata della Chiefa e quella del Convento di „ panni d'arazzo, e drappelloni con fregio inorno in- „ torno, e arrivato alla Colonna detta la Staffa del Ve- „ fcovo, venne alla Porta della Chiefa, dove fu dal Prio- ,, re di quella, e da'fuoi Cappellani, e Preti, prefo, „ e condotto avanti all'Aitar Maggiore, ad un5 inginoc- „ chiatorio riccamente parato , dove pofato alquanto, fi „ rizzò, e dal medefimo Priore, e Preti fu condotto fo- „ pra un palchetto alto fatto appiè del Campanuzzo del- „ le Mefle, dove era una feggiola ricchiffirnamente para- „ ta per S. Signoria Illuitriffima, e una minore coperta „ di velluto verde, per la Reverendiflìma BadeiTa, tutte „ a due dette Seggiole fotto un baldacchino ricchiffimo ,, di tela d'oro a fogliami, e pofto a federe fopra detta „ fedia tanto eminente che poteva efler veduto da tutti j, quelli che erano nella Chiefa fi posò alquanto, ed al- „ loraia noftra Reverenda Madre Badeffa fi levò delfuo „ luogo, il quale era dall'altro canto del Coro, dove e* „ rano tutte le Monache velate di nero e bianco con „ loro abito, e detta Badefla nel mezzo di Marfilio, e „ di Filippo degl' Albizzi fuoi Parenti, ne andò a piedi „ de] Reverendifllmo Arcivefcovo, if quale con. le fue „ mani l'aiutò a rizzare, e lei fi pofe a federe fulla fe- ,) dia preparata per lei a canto all'Arcivefcovo, ed in „ fu la fua mano deftra, e quivi amorevolmente Monfi- „ gnore Arcivefcovo parlandogli, come per otfervare V „ antica consuetudine di quel luogo e del grado che te- „ neva, era venuto a vifitarla, e fare l'antica cerimonia „ dello fpofarla in vece e nome della fua Chiefa Fioren- „ tina , e così eflendo comparfo ai piedi di S. Signoria „ Reverendiflìma, e di Madonna , Ruberto di Gio: Ba- si tilta degli Albizzi come più antico di quella Cafata a „ te-
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„ tenere il dito della Reverendiflìma BadefFa , Monfi-
„ gnor Reverenriiffimo vi miffe un Diamante belliflìmo, „ e ricchi/lìmo > di che la Reverenda BadefTa, li refe gra- ,, zie grandiffime della fua amorevolezza ed umanità, e ,j poi raccomandandogli caldamente la Chiefa Fiorenti? „ na , e in particolare la fua Chiefa , e Convento , fì ,, meffe ginocchioni chiedendoli la benedizione, e rice- ., vutala da Sua Signoria Reverendifiìma, e baciatogli ,, reverentemente la mano', fé ne tornò nel mezzo de- „ gli fuddetti due Parenti al fuo luogo, e tutte le altre „ Monache velate di velo nero e bianco a una a una „ andarono a baciare la mano a S. Signoria Reveren- „ diflìma ed a ricevere la particolare benedizione. Po- „ feia ritornate tutte a luoghi loro Monfìgnor Reveren« „ diilìmo fi rizzò e dette ]a benedizione a tutti, e ac- „ co.mpagnatp dal Priore della Chiefa j e da Cappella- ,, ni di quella , fé ne andò alla porta principale della ,, Chiefa dove fu ricevuto dalli fuoi Cufìodi fotto il ,, balda e chine*, e per yia degli Albizzi fé ne andò al „ Saffo di S. Zanobi poi al Duomo ec. „ VI. "E tornando ora a S. Pier Maggior notar fi vo-
le che ogni anno nel Lunedì di Pafqua di Refurrezio- ne il Capitolo di S. Maria .del Fiore viene in Procefiio- ne a queita Chiefa , ove canta la Merla un fuo Cano- nico . Viene ancora in ogn3 anno per la feita di S. Piero il Magnifico Magistrato della Parte alcuni ceri offeren- do, ed il giorno .dopo 4efìnare fa correre un ricco Palio . Neil' Anno 142©. Papa Martino V confacrò l'Aitar Maggiore di quella Chiefa Jafciandovi molte Indulgenze j e nel 1442. Eugenio IV quivi fedendo in maeiìofo trono e corteggiato da molti Cardinali , e_# Vefcovi, a.mmi£e al bacio del piede tutto il Clero, e le Monache , concedendo P onore del Paflorale alla Ba- deffa . Finalmente io trovo nel 1465* tutta la Chiefa parata a bruno con la Signoria quivi radunata, per le folenni efequie ad un Illufère Cittadino, Poeta, Iftori- co, Oratore, e della Repubblica Fiorentina più volte Arnbafciatore , di cui parlerò in altra Lezione. 1 l VII.
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VII. V altro tìtolo notabile e gloriofo a quefta Chiefa fi
è un mondo di benefizj legnatati da primar; Perfonaggi a lei compartiti, e già. detto eftendofi che la Chiefa fu "reftau- rata ed abbellita dal Popolo Fiorentino, debba ora aggiu- gnere che una Matrona per nome Gisla rinunziò Terre, Beni, e Padronati di Chiefe, donandole a quello Mona- fiero , lo «he venne confermato da Eugenio III. con Bol- la riferita dall' Abate Ughelli Tom. 3. e diretta a D. Ma- ria Maddalena Badefla VII. Kal. Maii 1151. Pontif. VII. da 18. Cardinali fottofcritta, $cr manum Bolognini S. i£. Ecclejta Scriytoris : Due Vefcovi , Pietro il Cattolico , e Rinieri con liberali conceflìoni, ne aumentarono r en- trate . Tre nobili Famiglie hanno gareggiato in benefica- re quefta Chiefa; Quella de*. Pazzi oltre una Cappella di rare pitture adornata , fabbricò alle Monache un' ampio e bel refettorio ; ha. famiglia Ximenes di xò 1' Aitar Maggiore , e il Coro, dove a fup tempo ve- dremo marmi da* primi fcalpelli lavorati, e pitture a fre- fco da ottimi pennelli dipinte ; La famiglia degli Albizzi ha cinque Cappelle, € di quelle una con preziófi Depo- rti de?, fuoi antenati , vedendoli anche una vaga loggia fatta a fpefe di Luca degli Albizzi. Né fi tralafci in que- fto luogo 1' annua riconofcenza, che fa il Monaftero a sì beneficente Famiglia, dono veramente tenue , ma invio- labilmente praticato già da più di 400. anni. Nel giorno adunque di S. Niccolò manda la Badefla al Capo della Famiglia in un piatto due Tinche marinate con mandorle monde numero fette , che tante dicefi che foriero le Spi- ne del Signore, da Gerusalemme portate da Landò de- gli Albizzi} ed a quefta Chiefa donate • E per fine un' al- tro Cenfo pagava/1 ogn' anno da quefta Chiefa, alia Ca- nonica, e Capitolo Fiorentino , e confìfteva quefto paga- mento in carne, tQrte, giuncate, e frutte, che tale tro- var! regiftrato nell' Archivio dei Canonici ai numero 91. ove leggeri un ricordo dell'anno 1258. come fegue P. Gulfridingus Caffitllanus S. Tetri Mai, & alti ditta Eccle» Jt# & Monafterii jrmfentant D. Vagano Trajtojìto é* ejus |
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Cajfituio Seftem Sf allcts Qàrnlutn de freffìngo ùffds \ tri a
tortore & magna piena omis^cum tribus Caniftris i. plenum de Snftnis * 2. pirite g. duodecim quincadis, qua omnia di- Bo Captalo a diBo Monajlerio finnuatim dehentur ut di* tthatur in fcfto 'SI Vetri, |
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LE."
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X.
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L E ZI O N E
DI S. PIER MAGGIORE II.
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Ornando noi a S. Pier Maggiore > fet-
te Spine del Signore fono la prima a- dorabile Reliquia, che ci fi prefenta, chiufe effondo in un ricco Reliquia- rio di argento, fatto dal Marchefe_» Luca degli Albizzi e furono portate di Gerufalemme nel 1300. ed alJa Ba- defifa di San Pier Maggiore donate da Landò degli Al- bizzi , le quali Spine prima ftavàno in Cornu Epiftolac dell* Aitar Maggiore nella Cappella di S. Niccolò or- nata di pitture a frefco, contenenti Storie de'Perfonaggi di quella Famiglia, ma a poco a poco fcalfitte e guaite le pitture , a tutta la Cappella fu dato di bianco. La feconda Reliquia è il Corpo intero del B. Giovanni da Vefpignano morto nel 1301. clie già da 450. anni go- de il culto ab immemorabili; La fua Traslazione fat-* ta dal pubblico Cimitero feguì nel 1594. collocato in, Chiefa dal Priore Baftiano Sandri Pefciatino , e nel 1627. dal Priore Domenico Brunacci in più decorofa Urna riporto adorar! full* Altare , di vero infigne per ab- bondevolezza di grazie miracolofe. La terza Reliquia è il Corpo di S. Benedetto Martire, eftratto dal Cimitero di Caliito, e da Urbano Vili, donato a Maria Martelli, negli Strozzi, che lo donò a quefta Chiefa nel 1639. ed ai 28. di Giugno dello fterfo anno fu portato in procef- fione, con quella folennità che notò il Verzoni ne'fuoi -ricordi, ove fi legge come fegue „ di notte con illumi- „ nazioni per dove pafsò, e numero grandiifimo di torce „ portate dai Popolani della Cura, ed accompagnato da ,, tutte le* Religioni e Confraternite, e da tutto il pò- • Tom. I. Vart. L S ,, pò- |
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„ polo ,, fu poi depofitato fotto l'Aitar Maggiore di
ricco abito veltito, éffend^tì celebrata per moki anni u~ na" fontuofa féfta , ma quefta poi difmeffa , fi efpone il Sacro Corpo alla pubblica venerazione ogni anno nella prima Domenica di Luglio. La quarta Reliquia è il Brac- cio di S. Biagio Vefcovo e Martire, e hanno pure una terra delle Compagne di Sant'Orfola Vergine, e Marti- re , e Reliquia infigne di S. Niccolò Vefcovo di Bari, e di S. Benedetto Abate. E fra cento altre reliquie non poffo tralasciare di rammentare un'Olio di S. Zanobi , e di quefto Santo Vefcovo la Cella , che in Convento per tradizione dicefi abitata dal Santo, venendo elfo al- le divote fue Stazioni *. e chiamar! ancora oggi la Cella di S, Zanobi . -il Ili,: 1 Monaftero nel fecolo paflato fpirava antichità,
ma fu rinnovato dall'Abbadefla Maria Maddalena Zit- telli , ed a maggior comodo da lei ridotto. Memorie an- tiche, e Codici preziofi dalle Monache in un belF Ar- chivio fi confettavano, che dalla piena d'Arno del 1557. vennero guaite in gran parte, conciofiacofachè l'acqua crefeiuta in Città alta più di 8. braccia allagò e Chiefa, e Monaftero, con fua belletta rodendo i caratteri de* li- bri. Però alla diligenza del Signor Giovanni Baldovi- netti Patrizio Fiorentino ftudiofìflìmo neh" alfembrare-. antiche Scritture, e vigilantiflimo nel confervarle deb- bo un documento molto decorofo a quefto Monaftero ; Ed è una lettera della Repubblica Fiorentina al fuo Am- bafeiatore in Roma, ferina in favore del Monaftero di S. Pier Maggiore, in occasione di lungo litigio tra que- lle Monache, e quelle dette le Santucce, dicendo un frammento dell' Epiftola così : ,, Domino Vetro Ala^ n manno Roma . Magnifics Orator. Qjjefta vi farà pre- ,, fentata da Monfignor Ricciardo Becchi Scriptote Ar „ poftolico, dal quale ancona averete notizia di certe „ differenze , che hanno le Santucce, ovvero loro Prjo- ì> ra, con le Monache di S. Pier Maggiore Nobiuffimo „ Monaftero nella noftra Città „ Seguita a raccomandar- gli che fi adoperi preffo S. Santità > acciò fia levata vi<a que-
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quefta molefHa alle Nobili, e Venerabili Donne di San
Piero, e la lettera è fcritta : Ex Talatio Noftro dieXK Decembris 1491. ma perchè in efsa due cofe fi accennano piuttofto alquanto ofcure che nò; La prima è il Monafte- ro delle Santucce, e la feconda una lor lite col Mona» Itero di S. Pier Maggiore , P una, e P altra io penfo qui à' illuftrare , prima che parliamo ad offervare in Chiefa le parecchie maraviglie pertinenti alle tre belle arti. Diròa- dunque chi foflero quelte Santucce, dove avefTero il Mo- naftero, e fé poffibile fia qual fia flato il foggetto della lor lite. E facendomi dal luogo del Convento di effe , dirò, che quefìo era dove oggi fi fa la fcuola de* Cherici di S. Pier Maggiore, rimafa effendo fulla porta antica u* na bella Immagine di Maria di terra cotta, lavoro di Lu- ca della Robbia, e meglio fi conofeerà quefto fito dalla Storia della fondazione, la quale fi trova approvata dalle Bolle di Sifto IV. del 1470. 6, Kal. Febr. e del 1471. 4. Non. Maii. Nella prima concede il Pontefice a Niccolofa Vedova di Giovanni di Noferi degli Alfani il potere fon- dare un Monaftero in Angulo <vocato Chi affolino col titolo di Eremite di S. Giovanni Laterano dell* Ordine Agosti- niano , loro concedendo molte Indulgenze ; nell* altra Bolla il medefimoPapa fupplicato da Suor AlefTandra degli Alfani conferma la erezione del Convento edificato fidie Cafe di Niccolofa Alfanis fondatrice / e le unifee allo Spe- dale di S. Spirito in Saflàa di Roma. Inoltre chiara appa- rile la fondazione fatta da Niccolofa fuddetta, per una cartapecora preffo le Monache di S. Pier Maggiore , che dice come fegue 1470. Domina Hiccolofa fiL olìm Duccii Ser Laurentti de Gianninis Vidua olim Joannis HonofriJ de Alfani s pop. $. Tetri Majoris , è? Domina Alejfandra ejus filia dederunt D. Leonardo Francifci de, Orta Deere* torum Do Bori , recipienti prò dote & de di catione Oratori/, è? prò Oratorio feu Catella S. Joannis Baptifla fubie&o S. Juan, Lateran. de Roma pò fito prope angulum della BadeJfa in pop S- Tetri Majoris juxta & fuhtus Ecclefiam di&i S. Tetri &C. un Todere nel Tomolo di S. Martino a Ro fai & luogo detto il Vi'vajo ed altre Terre , rogato Leonardi S 2 oL
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oL Leonardi de Colle , e nel 14S1. trovo che il Capitolo di
S. Giovanni La texano feri ve : Dite Bis nobisSororibus Her emi- ti s Monialibus S.Ioannis Later. de Fior. Regni. obfer<vanti& S» Auguftini falutem &c. e concedono Indulgenza a chi dà aiu- to al Monaftero :DatumRom& tempore Sifti IV. Font.an. XI. III. Evvi del medefimo Capitolo un'altra carta, nel* la quale i Canonici deputano per tre anni Fra Niccolò da Fivizzano Agostiniano per Correttore di quefto Mo* naftero addimandato: Nohis, & Ecclejta Later. fubìecli 1490. anche lo Spedale di S. Spirito in Saffia , riguarda- va quefte Monache come Sorelle , che così le ehiama Pio de*Medici di Piacenza, Grande Hofpitaliere di S. Spi- rito in una lettera del 1485. feruta da Roma temp- re Fapa Innocentii Vili. an. 2. ove leggefi : Fius de Me dici s de Piacenti a Sacri Hofpìt. S. Spiri tu s in Saxia Generalis Magifter dile&a Nobis in Chriflo Sorari Ma* ria Abhatijfa S- Io anni s Later. de Fior enti a di eli Hof- pit. S. Spiritus Frofejfa: e concede molte grazie, e-/ privilegj al Monaftero . Debbo poi notare come poco vi(Te la Fondatrice, pofeiachè nel 147*5. non la trovo no- minata in uno Strumento rogato da Ser Bartolommco di Niccolò da Romena > nel quale regiftrati fono i nomi di Giulietta de*Cavalcanti BadefTa, e le Eremite Beatri- ce del Magnifico Tommafo de* Medici , AlefTandra, e Srancefca di Guglielmo da Verrazzano , ed Elifabettìu di Neri Segni, ed in altro pure Stromento rogato dal fuddetto Notaio nel 1482. è nominata BadefTa Maria di Giovanni di Noferi degli Alfani altra figliuola della Nic- colofa, ed ambedue quefte carte legali fono una procura in Roma per lavlite col Monaftero di S. Piero, ma qual fofFe il motivo della difeordia non mi fono avvenuto a trovare .Mi fo lecito però di congetturare, che folfe punto d* iurisdizione Parrocchiale, che ne ho degl'altri efempi di Monafteri nuovi moleftati da7 Parochi , che pretendevano di efercitare le funzioni loro ne* nuovi Mo- nalteri della propria Cura, e come terminale 1' affare, per autorevoli documenti appare che finifte il letigio con la unione dei due Monafterj, la quale fi trova feguita . nel
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nel 149J. come apprefTo % Il Capitolo di S. Giovanni
„ Laterano effendo Arciprete Giulio Cardinale Oftienfe > 5, unifee in tutto , e per tutto il Monaftero di San „ Giovanni Laterano ai Firenze, a quello di San Pier „ Maggiore , „ Ego Dominicus de Carnariir Romattus : È per vero dire San Pier Maggiore inoggi ancora^ poffiede terre e cafe delle Santucce , e loro Scritture, parte delle quali fono le fopra riportate • IV. E tornando alla Cbiefa di S. Piero vedefi la loggia
che è Architettura del Nigetti, una delle più vaghe Logge di Firenze che fu fatta murare da Luca degli Albizzi nel 1638. come fi legge fopra il Cornicione : DEO IN HONO- REM PRINCIPIS APOSTOLORVM LVCAS DE ALBIZ- ZIS AN. MDCXXXVIIL Tre porte mettono in Chiefa corrifpondenti alle tre navate, le quali fono rette da Pilaftri tutti dipinti da Valentuomini, i cui nomi non tutti fi fanno • Al primo pflaftro a man finiftra un Sant* Apoftolo fu dipinto dal Paflìgnano, ed un* altro da Orazio Fidani giufta il Baldinucci . Nel fecondo pilaftro di facciata ver- fo la porta maggiore con molta venerazione è tenuta un* Immagine di Maria Vergine gravida, che tale apparifee per la groffezza del fuo Ventre puriflìmo. Quefta fu cre- duta pittura greca fatta in tempo del Concilio Gene- rale , ma io la ftimo Fiorentina, rimettendomi ad una mia lezione , in cui aiTegnerò le regole ficure per giu- dicare una pittura antica fé opera fia ài Greco, o Fio- rentino Pennello. A mano diritta voltando , fi trova la Cappella de* Corbìzi, con la tavola della Nunziata , la- voro del Francabigio, affai vaga, e ben intefa , con in alto lavori belliffimi di Luca della Robbia, e con due tefte dei Santi Pietro , e Paolo in ovati, che fé ni brano vive . Nella feconda Cappella viene la tavola di Raffael- lo del Garbo rapprefentante Maria col Bambino nelle^ braccia, e i Santi Gualberto, e Francefco. La terza Cappella è dei Migliorotti ove fi vede in una tavola S. Piero, che rifana lo ftroppiato alla porta del Tempio lodatiflìma opera del Gamberucci. Nella quarta Cappel- la de* Pefci dipihfe Tommafo da S. Friano la Vifitazio* '■*t:ni ne
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ne di Maria con lodatiflima profpettiva, da baffo evvi li-
na figura quaiì tutta ignuda /rimata molto dagli Intenden- ti. Nella quinta adorafi un Crocifitto miracolofo , eh' è di legno al naturale creduto di Baccio d' Agnolo , ma Raffaello Itorghini nel fuo Ripofo lo vuole di Bòccio da Montelupo, A mano manca la prima è de' Cattani dopo la lite de' Micceri, che ne pretefero il Padronato , e ve- defi una tavola della Concezione co* SS. Giufeppe j e Nic- colò fatta da Aleffandro Gherardini . Nella feconda Jus padronato della Religione di S. Stefano , eifendo Com- menda oggi dei Micceri, vedefi tavola antica. Nella ter- za dd B. Giovanni da Vefpignano , ripofa in alto full* Al- tare in vaga Urna il preziofo fuo Corpo, con due iscri- zioni , che daremo con altre fui fine della Lezione . La quarta è dei Martini con tavola antica? e buona, ma non m$ è noto il Pittore, La quinta Cappella è degli AJbizzi , ove Lorenzo di Credi dipinfe in u\oh Crifìo in Croce , con alcuni Santi, La fefta Cappella è della Famiglia da Filicaia , dove avvi Magnifico Sepolcro al muro , con e- pitafEo, e Medaglione lavorato da Filippo Piamontini in onore , e memoria del Celebre Poeta il Senator Vincen- zio , la tavola è di Francefco Conti, dove con ottimo di- fegno ha dipinta la Storia di un Miracolo di Santo An- tonino , che refufeita una Fanciulla » Accanto torna una Cappella degli Albizzi, ove è un quadro dei buon La- drone di mano di Mario Baiarli, Nell'ottava Cappella evvi un' Afiunta, che è famofiflìnia Tavola del Granacci, nella quale la figura di S> Tornmafo fopra tutto è ammirabile , quefta Cappella era deJ Lapi, parlata oggi ne* Ru celiai . La nona è dei Fioravanti , che aveva una tayola di D. Lorenzo Monaco degli Angeli levata via, ed in fuo luo- go è un S. Giufeppe con Gesù in età di anni 12, che è opera del Cavalier Currado dal libro di ricordanze fe- gnato B. preffo le Monache dentro nella coperta fcritto leggeri „ adì 27. Ottobre del 1408, fi compì di ferrare la „ volta della Cappella di Neri, e di Mafo fratelli, e fi- „ gli di Francefco Fioravanti „ Gli AlefTanrdri hanno la decima Cappella, e per quadro una tavola piena di ito- riet-
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riette fatta da Pifello Pifclli 5 del quale è parimente la
tavola della undecima Cappella, che è la terza ,che; han» no i Signori Albizzi, ibpra la quale nel 1698. fu meflfo 1' Orivolo , e per querca Cappella fi entra in Sagreftia. V. E qui entrati, dalle armi ravviseremo effere itata una Cappella de* Benvenuti, e dalle Croci dipinte alle pareti manifefta cofa è, che ella folle cpnfacrata. Bernar- do adunque Benvenuti Canonico di Fiefole , e pofcia di S. Maria del Fiore ne fu il Fondatore , la fua arme ve- dendoli nella fineftra della Sagreftia , e fopra 1' Altare . La tavola è una Nunziata antica, con alcune parole fcrit- te a pièj che fono una breve orazione di Bernardo a Ma- ria Santiffima ; Grattini accejfum habeat ad'-tuum Filium hic B. de*votus tuus , ut per te euvfi recipiat, qui -per te eum redemit nella ftefla più fotto fonovi quefte altre parole; Hos opus cum tota Cappella fieri curaijit Frior Bemardus Io. Bewvenutus Fior, propriis fumptibus 1427. In mezzo al pavimento della medefima Sagreftia vedefi lapida con fuo baffo rilievo degno di offervarfi per V abito Canonicale che allora ufava. Ha Bernardo il Vajo in Capo, e Stola al Collo, che viepiù riftringendofi , cade fino ai piedi ; con abito talare, o fia Cappa Magna , e bavaro , ed in- torno alla Lapida quelle lettere : Bemardus Benwenutus Fa- ter hujus Monajlerii qui Can* Florentinus Canonicaium crea* mik erexi ham aram wifVMttf » pietate tu, quefo , & quanti^- per Deum ora, & njale 1443. die 27. Menjis Ottobris . Ùi quelto Bernardo gloriofe cofe fcrifle il Signor Ca- nonico Salvino Salvini nella fua Storia a penna de'Ca- nonici Fiorentini 9 come appreffò ,, Nel 1401. fu eletto „ Priore della Chiefa di S. Piero al Terreno, come fi tro- „ va nella filza de' Benefizj di Ser Antonio da Romena „ nel!* Archivio dell' Arcivefcovado , l'arme fua è un To- „ ro rampante, fopra tre Monti , .fimi le à quella dei Suo- li nafede , dia quella Famiglia, credendoli adottato, due „ teitamemi egli fece , il primo nei 14. Qrtobr^ 1403. » rog. Ser Angiolo di Terranuova , il fecondo nel 1405. 3» Lafcia 24. Staia di pane per i Poveri, da diftribuirfi j> loro nella fefta della Concezione ogn* anno volendo , „ che
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VttVéfJàt'cklÌTffCTt
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5» che àflìta© alla dlflrìbufciofle due de' Confoli dell' A*v
5, te della Lana, a cui raccomanda la Cura di altri Tuoi fi legati ; lafcia per la fcuoJa di 12. Chetici itipendio an- „ nuo al Maeftro di lingua Latina, e di Canto, dona il ,, Padronato di fua Cappella in S. Piero, e di un* altra ìV di S. Biagio in Fielble3 a* Confoli dell' Arte della Lana, „ e alla Badeffa . Egli è feppellito nella Compagnia del' ,j Sacramento di S. Pier Maggiore , che rea foggetta peri ,, pendicoiarmente alla lapida della Sagreftia, e nel mar^ 3> mo del fuo Sepolcro leggonfi quelle parole „ Bernar- dus Uh fum) yuan nofti fu^ra^ igitur & mibi J)ettm ora VI. Tornando finalmente in Chiefa , troviamo la
Cappella de' Pazzi , al cui pilaftro dipinfe Giovambati- fia Naldini a frefeo, di dolce colorito un S. Antonio A~. bate affai lodato. La tavola dell' Altane) e le pitture lar teralì fono tutte di Valerio Marufcelli Pifano.Dopo quefta Cappella viene l'Aitar Maggiore, che è difegno di Gherardo Silvani , fatto fare con magnifica fpefa dal Marchefe Seba- fìiano Xìmenes. Il Ciborio ài marmo opera è di Defi- derio da Settignano , che in otto facce lo feompartì con lavoro graziofo di vaghi pilaftri fcanalati. In Coro le pit? ture fopra 1* Organo fono di Niccodemo Ferrucci, che in Firenze ha iafeiato alcune lodevoli opere del fuo pen- nello. Sotto il Cornicione a manritta dipinfe Fabbrizio Bofchi i Santi Apoftoli Pietro e Paolo, quando feparanii per andare al Martirio , dalla finiftra pure a frefeo Mat- teo Roflelli fece a maraviglia la donazione delle Chiavi , che fa Crifto a S. Piero, e nel pavimento del Coro la fa- miglia Ximenes ha la fua tomba,dove è feppellito Tom- mafo Vefcovo di Fiefole morto nel 1/533. allato a que- fto Coro fulle fcalere della Porta laterale, vedefi una Pie- tà dipinta a frefcO dà Pietro Perugino, belliflìma, e ben confermata ;dalld-ingiurie dei tempi, e! giacché fiamo nel difeorfò pregevole dei Pittori, che hanno lavorato con lo- de in queftà Chiefa, mi fi conceda di annoverarne uno , che certamente vi ha dipinto , e forfè nella tribuna pri- ma che folle innovata dalla Famiglia Ximenes . Quefti e? chia- |
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chiamafi Màeftró Carlo di Giuliano dì Filippoy che ope-
rava fui princìpio dell'* anno 1500. come apparifee da una cartapecora in cafa de' Marchefi Riccardi , il cui fumo è il ;feguentè ,, 1511." Spettabile* Viri Ridolphus , & Gabriel „ Fratres 3 & olìm filii Riccardi Jacobi de Riccardis Cl^ves ,,; ftlor.yUt h&redes yro dimi di a parte F ranci fri olim eorumFw» ^xgrìs carnalis^ac éfiàm nomine Jo anni seti am filiiyip h&re. jìbfe prò quarta pM e \di&i olim Riccardi ì prromiferunt\Md- j, gijlro 'Carolo olim Jnliànr Filippi Pi fiori $*' Cìijì" Fior* ^A^uoddam creditumdiBi Carsii quod habet cum Monaìlèrio ,, S, Vetri Majoris de Florentia (sfc* atlum Fijìs rogt $er „ Bernardus olim Fieri Ser Joannis de S. Miniate Not, et „ Ci<vis Fior,. ,, Ma ripigliando il giro delle Cappelle > due irì; Gornu Bpiftole dell'Aitar Maggiore ha la Fami- glia Aibizzi, nella'prima già dipinta a frefco poi imbian^ cata vedefì la prodigiofa tavola del Cigoli , dove egli di- pinfe P Adorazione de* Re Magi, e chi la vede, refta al- la villa di un cane Inglefe tigrato groflo , dipinto con una Ciambella in bocca, e dicono alcuni > che volefTe il Cigoli dipignere un cane di Cafa Aibizzi, che morto il padrone, di dolore oftinato a non mangiare, volle mori- re fui Sepolcro del defunto Padrone , ma il Baldinucci nelle Vite de' Pittori dice , che il cafo certamente vero, forfè di un cane de'Ricafoli . La feconda Cappella, ha una tavola del Volterrano, dove è dipinta una S. Lucia* ma non terminata , nella Cupola il Gabbiani effigiò il Mille- ro della Afcenfione, e nei lati del pavimento fi alzano due Sepolcri, lavoro del bravo famofo Donatello, e fo- pra quelli, due altri alle pareti, fatti nella Scuola del Fog- gini. Reftano due Cappelle, e non più j una della Famiglia della Rena, dove li vede tavola antica rapprefentante Ma- ria Incoronata, e quella tavola fece 1' Orcagna per l'Ai- tar Maggiore ; Viene 1; ultima Cappella vicina alla Porta laterale della Chiefa, la quale è di Matteo Palmieri con una tavola maravigliofa di AlelTandro Botticelii j E di que- lla Cappella molte novelle furono inventate, le quali fulle .ftàmpe da troppo creduli Scrittori fi fono fparfe per tutta 1* Europa j con grave pregiudizio alla fama di cosi > Tem. L Fan. L T illu- |
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illuftre Cittadino j ad altra però lezione dilferifco una
ben giuira apologia di lui, che farà il compimento della Storia di quella Chiefa. Frattanto offerveremo altre fé* polture magnifiche , le quali fono per la Chiefa , come quella del Vefcovo Gherardo Faudebis Ambafciadore del Re di Francia a* Fiorentini j, morto nel 143S. col baffo rilievo molto ben cuftodito; Vi è il Sepolcro affai vago di Franccfco Fioravanti, ed uno con epitaffio al muro di Geri della Rena, nell* ingreffo della Porta Maggiore del- la Chiefa incontraiì una nobile lapida in memoria dei celebre Mariano Ceechi; Sonovi ancora quivi fepolti Pit- tori infigni tra* quali, Lorenzo di Credi, Pier di Cofimo 5 e Madotto Albertinelli . tM f, , VII. E venendo alle iferizioni, alla Cappella del B.
Giovanni da Vefpignano leggonfi le due feguenti: • - , " i.* ; : :- ■'' ' "
SEPVLCRVM B. IOANNIS DE VESPIGNANQ
QVI OBIIT AN. D. MCCCI
MIRACVLIS ET SANCTITATE INSIGNIS
PENE VETVSTATE CONSVMPTVM
SEBASTIANVS SANDRIVS '
PISCIENSIS TEMPLI HVIVS ANTISTES
INSTAVRAVIT AN. SAL. MDLXXXXIV
■■;-,: lì ?:;:i>\. 7 »> I J, . ' / '' .'-
OSSA B. IOANNIS DE VESPIGNANO
AD EXCITANDAM PIETATEM
EX ADVERSO ET HVMILIORE LOCO
IN ARCA SEPVLCRALI SVBLIMIVS COLLOCAVIT
DOMINVS BRVNACCIVS TEMPLI ANTISTES
MDCXXI
Nella Cappella degli Albizzi allato alla Porta di fianco
Sepolcro con attorno quelle lettere: SIP.
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M7
SEP. ORARISSIMI VIRI MASI DE ALBIZZIS
EQVITIS FIORENTINI ■ NATVS AN. MCCCXLIII OBIIT MCCCCXVIXx MENSIS OCTOBRIS DIE II r
Appiè degli Scalini dell' Aitar Maggiore in lettere Lon-
gobarde HIC IACET CORPVS NOB. MILITIS DNI. FRANCISCl
VBERTt DE ALBIZZIS CIVIS ET MERCATORIS
QVl OBIIT DE MENSE IVLII AN. DOM.
MCCCCXXXIII CVIVS ANIMA REQIESCAT IN PACE
Vedefi fotto il Coro delle Monache la Sepoltura dei Pal-
mieri con lettere Longobarde mezze confumate dal tem- po, e dietro P Aitar Maggiore incifa in marmo evvi quefta memoria della Famiglia Ximenes : D. O. M.
SEBASTIANVS THOMAE FIL. EQVES S. STEPHANI ROMAN-
DIOLAE PRIOR ET SATVRNIAE DOMINVS RODERICVS ET FRANCISCVS NICOLAI SENATORIE FIORENTINI F. F. DE FA- MILIA XIMENES AEMVLATI SVORVM RELIGIONEM QVI AB ARAGONIA PER HISPANIAM LVSITANIAM BELGIVMQVE STIRPE PROPAGATA INSIGNIBVS VBIQVE PIETATIS ET MV- N1FICENTIAE REFVLGENT MONVMENTIS , SACELLVM PRINCI- PIS APOSTOLORVM AD HANC AMPLITVDINEM REDEGERVNT ORNARVNTQVE SEPVLCtVM NICOLAO SENATOR1IS MVNE- RIBVS EGREGIE FVNCTO DEQVE XIMENIA DOMO MERI- TISSIMO SIBI POSTER1S AC VNIVERSAE FAMILIAE POSVE» RVNT AN. DOM. CIDIDCXV
Nella Cappella della Famiglia da Filicaia due ifcrizioni,
e la prima nel Pavimento dice ; ' ■ ì |
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I ? fcA SCI-
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SCTPIÓ A FILICAIA VINCENTI! SENAT. VlU
BRACCI SENAT, NEPOS
EQVES D. STEPHANI PATRICIVS FLOR.
QVOD TESTAMENTO NICOLAI A FILICAIA
TVM HOC ÀVITVM GENTIS SVAÉ SACELLVM
TVM ECCLESIAS T. BENEFICII EIDEM ADSIGNATI
IVS PERPETVO CONFERENDI
SIBI LIBERIS POSTERISQVE SVIS CONCESSVM SIT
VT GRATI ANIMI SVI
PERENNE EXTARET MONVMENTVM
AN. SAL. cioioccxxxix. POSVIT
Altra Ifcrizione alla parete con bullo dorato:
D. O. M.
VINCENTIO A FILICAIA SENATORI FLOR.
SENATORIS BRACCI FILIO
QVI NON VVLGAREM GENERIS CLARITATEM VICIT
INGENU LAVDEET ELEGANTI A CARMINVM
CVM LAT1NORVM TVM ETRVSCORVM
QVATOT AN. REMPVBLICAM LITTERARIAM GLORIA HONESTAVIT
CHRISTIANAE SVECORVM REGINAE CHARVS • IOHANNIS SARMATARVM REGIS, ET LEOPOLDI CAESARIS AVGVSTI ADMIRATIONÈ ET LITTERIS CELEBRATVS INGENII LAVDEM VOLATERRANA PISANAQVE PRAETVRA PRAECLARE GESTA ALIISQVE PVBLICIS, SENATORIISQVE MVNERIBVS EGREGIAE OBITIS
INNOCENTI A VITAE PRVDENTIA MODESTIA RELIGIÓNE CONTINENTIA HVMANITATE SVPERAVIT SCIPIO FIL. EQVES D. STEPHANI PARENTI OPTIMO QVI OMNIBVS INGENS DESIDERIVM SVI RELIQ.VIT LVGENS, ET MOERORE AFFLICTVS POSV1T- OBIIT AN. SAL. cidccvii. AETATIS LXV OCTOBRIS VIII. KAL. |
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Vili. Prima però di por fine a quefto ragionamento piace-
mi di accennare, che allato al Monaftero in via della Badeiìa , fi trova la Infigne Compagnia di S. Niccolò detta del Cep- po 5 qui trasferita dal Corfo de* Tintori > ove ebbe ella il fuo cominciamento affai utile alla Città di Firenze per il laudevole iftituto, che i Fratelli profelfano di efercita- re tutte le fette opere di mifericordia corporale , come apparifcé dai vetufti loro Capitoli, riguardanti il fovve- nimento de^poveri. In qual' anno quefta Compagnia a^ velfe il fuo-principio, io non 1* ho di certo, ma dal ca-< rattere dei detti Capitoli, che ftimafi del fecolo 14. e dal trovarli nella Città di Prato, la Compagnia della Croce detta del Ceppo, principiata nel 1242,, e che giufta al diario di Niccolò di Liborio Verzoni , • chiamati inoggi il Ceppo Vecchio , per distinguerlo dal nuovo fondato da Francefco di Marco Datini, io fono di credere, che an- che la noftra Compagnia, poco dopò il Secolo XIII. a- velie il principio. E per ifpiegare, che cofa fi debba in- tendere per quefto antico vocabolo Ceppo, lufingandomi di far cofa grata a chi legge, riporterò qui le notizie , che mi fono ftate comunicate dall' Eruditismo Sig. Ca- nonico Antommaria Bifcioni Bibliotecario Imperiale del- la. Libreria di S, Lorenzo, cui è ben giufto , che fé ne fàppia grado , e fono le feguenti ,, Per appagare la cu- „ riofità fua eccole quanto prefentemente mi fovviene in- „ torno ali; origine di alcuni traslati, che dalla voce Cep~ „ pò procedono'. Il primo, e principale tra quefti è quan- ,i do la detta voce ( la quale fignifica pofitivamente pie* „ de, o tronco di albero ) è trafportata a figniikare ar- „?nefe;di legno da porvi i danari di offerte, e limoline; „ a quefto arnefe mutata poi ne* fufleguenti tempi Ja fì- „ gura, è fucceduta la caffetta delle timosfitte , della qual „ voce non fi trova efempio di alcun noftro antico Scrit- ,, tore, la dove del Ceppo in tale fenfo ne parlano pa- „ recchi, tra' quali Franco; Sacchetti , nella Novella^ >, CXXXIV. ìetr uccio da "Perugia ec. ove dice ,y Noftro 5pSignoie ti benderà cento per uno ,•& Elli li riceve co- di me tu vedi, che tutti li do a lui , mettendoli in quel „ Cep-
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,, Ceppo ,, e più fotto feguìta a dire ,V dà della fcure fi
,) fatta nel Ceppo, dove erano i danari , e con tutti li ?, danari, e con lo Crocififfo ne venne in terra „ Fin qui )!. Franco. Da Ceppo poi in quello fignifieato n' è venuta ,, la denominazione di molti luoghi Pii, come per efempio 35 il Ceppo di Piftoja, e il Ceppo di Prato, ed in Firenze „ la Congregazione di S.Niccolò del Ceppo. Vi fono an- „ cora altri traslati, e i. la Taf qua di Ceffo , eh* è una ,, mancia della folennità del Natale 2, il Ceffo di Taf qua dì 5, Natale, il quale né* moderni tempi, rozzamente al mag- „ gior fegnO da' noftri Contadini intagliato è fatto rap- ,, prefentare ftravaganti animali con uomini fopra a caval- ,, lo, e fornito di frafche, e frutte, 3. Battere, Ardere il ,V Ceffo , il trattenimento pe* fanciulli in detta fefta di Pa- „ fqua 4. Colui Jta come un Ceffo , per un uomo Itoli- „ do \ e balordo» », Or cominciando dal primo traslato io dico, che nel
„ formar 1- Archivio del Signor Niccolò di Jacopo Pan- „ ciatichi, fra moltijffime antiche Scritture fciolte , io tro- „ vai una piccola porzione di un groflb libro ( ficcome ,, indicava la numerazione) fui quale Andrea di Gualtieri ,, Panciatichi fratello di Antonio accendente per linea ret- ,, ta di Niccolò, e che nacque nei 1438.avea prefo molti „ ricordi attenenti alla fua profapia, i quali furono poi da j, me riportati nel Tomo 3, della Storia Genealogica della „ Famiglia Panciatichi > che io nel 1738. terminai di com- „ pilare , e fra quelli ricordi ebbi la forte di vedervi la me- „ moria della fondazione del Ceppo di Piftoja. Ora per- ,5 ciocché in e/là vi fono cofe di non poco rilievo a quello „ propofito, io gliene mando un compendiofo trafunto, ,, acciocché ella ne faccia quel capitale, che più le farà di „ piacere. Quivi adunque fi legge» che per la peftilenza „ dei 134B0 che durò mefi fei, nella quale delle cinque „ parti del popolo di Piftoja ne morirono tre, eiTendo ri- 3, mafi come Signori della Città, Metter Giovanni, e Mef- „ fer Bandinò panciatichi, per la cacciata di Mefler Rie- „ ciardo Cancellieri, né volendo i detti Panciatichi dimo- „ rar più nella Città, raunarono i principali di lor fazione,, - ; ? . » neir
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„" neh" Udienza, e Compagnia dell1 Oratorio della Vergi -,
„ ne, pofta allato al Palagio de' Signori, ed eleflero un Go- „ vernatore, un Camarlingo, e un Provveditore * con altri „ Miniftri ad aver cura degli ammorbati, & altri infermi, „ e quelli fovvenire di qualunque cofa opportuna loro fofle 5> poffibiie . È così fono le tnedefime parole del fuddetto An- a drea,/// cofiituito un Ceffo gròJfo alto un braccio e mez- „ zo , e lungv due di legname di quercia^ e unito dentro ad 5, ufo di C affane, il quale infitto anoflri tewftfi è fiato in a detto Oratorio , e poi trasportato nella Chiefa Cattedrale, „ il quale ave a tre chiavi, una al Prioreyl'altra al Camar- 5, Ungo ,. e la terza al Provveditore , Et in quello tutto Gen- to tilu amini) àf artieri di fazione Panciatica offerirono danari 9? fer la loro foffihilità 5 e. mejfi in detto'Ceffo, che furono fiU 55 di fiorini 5 ©q. d3 oro , fu dato le chiavi agli Ufiziali e rac- ,i comandata la Città, lafciarono detto Ceffo fieno di danari, n e così moltiflkò de'Tefiatnenti di quelli che morivano , e fa 5) chiamata la Comfagnia del Ceffo „ Da quefta relazione fi » deduce primieramente che tutti que*luoghi pii che fono j5 denominati del Ceppo, fono fiati fondati di limofine nel- ,) la maniera fopraddetta, e dicendo che tal Ceppo era di 3» legname di: quercia e voto dentro, fi fpeèifiea che, il 3> Ceppo foife tutto d' un pezzo 3 e che votato folo da » una banda> quivi fotte adattato un fondo di fimile le- „ gno per chiuderfi poi con le chiavi 3 lafciatavi un* aper- se tura, o feifo per potervi gettar dentro i danari , „ E venendo al Ceppo, il quale diede la denomina-
„ zione alla Pafqua di Natale > fi argomenta ehelofle «eli1 j) antico un fimile arnefe, in cui tanto i piccoli figliuoli j, di famiglia , quanto i fattorini di bottega poneffero le j> mance che acquietavano non folo in quella folennità , 3) ma anco in tutto queir anno , e che allora dai loro Pa- „ drij o Maeftri fi battejfe, cioè fi fpezzafle, e data a cia- 5, feuno 1' adequata porzione , fi abbruciaffero di poi le ,j fchegge, e pezzi di quel legno..'• A tal arnefe fuccedet- j, tero poi i Salvadanai e i CafTettini , i quali fono qua- „ fi andati in difufo. E perchè quefti Ceppi fi tenevano », appiccati al muro, e quivi ftavano immoti e fermi, di 3, qui venne 1' altro traslato di chiamar Ceppo un uomo s) ftolido jj E fin |
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E lift qui il Dòttiffiiflb' S-igflóf Canonico 1 alle dicui
graziofe , e fceite notizie arrogger dovrebben* la varietà delle ceremonie ufate nella notte di Natale da diverfe Na- zioni, e che fi chiamano volgarmente Battere il Ceppo , Arie*'il'Ceppo, eh* è un altro traviato. Ma fi contenti il leggitore che io lo rimetta alla dottiflìma dififertazione del Sig. Lodovico Muratori » nel Tomo V. Antiquitatum Ita- lkarum medii aevi DiflTert. LIX. dove copiofarnente efa- ni!na , ed il lignificato delle voxCÌ , arder 3 e hatter il Ceppo , ed infiememenfe ? gli «fi delle nazioni, ed il dubbio fé quelli fieno avanzi della fuperiltziofa Gentilità . \\ E ritornando alla Compagnia di 3. Niccolò del Cep*
pò , dir fi vuole , che obbligati i Fratelli a cedere il pri- mo lor luogo alle Monache di 3. Miniato,al Monte^ |1- le quali pei cagione dell* aiTedio dell'' 1529. fu rovinato il bello, -ed antico Convento fituato a mezza corta del detto Monte , detti Fratelli prefero luogo in alcune., itanze delia Compagnia di £. Maria del Tempio, per mo- do di provvigione, e nel 1561. ai 23. d* Agofto compra- rono da Tommafo Gigliamonti da S. Miniato alcune cafe 9 che ferviyano in quel tempo alla tinta dejl' Acte Maggio-; re , nella via della BadéfTa del popolo di S. Pier Mag» giore, avendo rogato il contratto Sex Filippo Argenti y e quello appunto è il luogo dove di prefente fi raduna detta Compagnia fempre mai fiorito avendo di uomini illuftri in Santità, de* quali ragiona Don Silvano Razzi nella Vita del B. Tommafò de'éellacci , come nomeremo nella keziQ^ dei Pome alle Grazie \ |
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^j E per alFembrare le vicende delle Sacre
Immagini, e; loro perfecuzioni , ynà Storia telTere d1 uopo; mi farebbe-» , una Lezione almeno mi fi conceda di fare per un cafo ftrano , ma veriflìmo feguito in Firenze ad una Sacra Im- magine, per molti anni tenuta coperà |
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ta, anzi interdetta , non già perchè foife irnmodeftamen»;
te dipinta , ma perchè fofpetta di erefia ! E quefta è la ta- vola rimafa a noi da olfervarfi in S. Pier Maggiore alla cappella di Matteo Palmieri j che farà P argomento della noitra Lezione. E a dire il vero , a. che fervirebbono le glorie fin qui dette di quefta Chiefa, fé la nota di Tem- pio profanato dalle ceneri di un Eretico non ifcancel- lando, ip fofTriffi , che foffe efpofta alle comuni mormora- zioni ? Dividendo dunque il mio ragionamento in tre punti , racconterò in primo luogo il cafo fceuro di o- gni falfità , in fecondo luogo riferirò un mondo di fo- gnate novelle contro la Cappella , la Tavola , e il Pa- drone di ella, in terzo luogo di Matteo Palmièri porrò le gloriofe memorie > ed i grandiffimi elogj, dai più rag- guardevoli letterati dati al fuo merito. IL L' ultimo Altare a man ritta entrando in Chiefa
è la Cappella dell* Aflfunta , fatta da Matteo di Marco Pal- mieri, famiglia per più fecoli fiata del Popolo di S. Pier Maggiore, moftrandoil anche inoggi le Caie di elTa,. vici- no alla Spezieria delle Rondini , e nella muraglia V arme, eh* è una Palma in mezzo a due Leoni rampanti. La Ta- vola adunque fu dipinta da Sandro Botticelli, con inven- zione , e difpofizione fuggerita dal detto Matteo, vedetta Tarn, h l'art. I. V dofi |
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dofi in efla la Vergine Affama, con le Zone Celefti pie-
ne di ^ngiolini feliza numero,? a Maria còroria facienti. E fé non abbiamo 1' anno certo di quefta pittura, direi però in circa al 1470. quando Sandro era in credito di eccellente Pittore. Mori egli nel 1515. VitìTe anni 78. on- de pare, che nel 1470. potefTe efTer giunto a quella per- fezione di arte , che moftra quefta lodatiffima tavola , Matteo Palmieri morì nel 1475. e forfè anche più tardi, con tanto credito di pietà di fàpere, e di valore , che la Repubblica gii ordinò gli onori di folenne Funerale in quefta Chiefa , con apparato lugubre , e magnifico , affi- ttendovi i Magistrati, e i Cavalieri, e Dottori; Alamanno Rinuccini fece *T Orazione, di cui efiftono copie nelle Librerie Medicea, Stroziana, Riccardiana, ed in altre , In quefta V Oratore particolarmente loda una Opera Poe- tica di Matteo, che nell' Efequie pofava fui petto del De- funto , come leggefi nell' Orazione : Poftremo etiam poeti* cam aufus tentare facuìtatem , hunc , quem fuo pe Elori f#- perpojitum , cerniti? pergrandem librum , ternario Carmine compofuit , quem propterea Vita Civitatem nuncupwvit , quod auimam terreni corporis mole liheram, varia multipli* ciaque loca peragrantem , ad fupremam tandem patriam ::ci* •vitatemque perduri*' , ubi beato fruatur acvo fémpìterno',. Quefto libro è tanto raro, che il Muratori dice forfè u- nko eflfere il Codice , che nell' Ambrofiana Libreria fi conferva: ma Firenze ne ha due, uno nella Medicea , 1* altro nella Stroziana , quello de'Medici è 1? originale la- feiato dallo ftèiTo Matteo in confegna al Proconsolo, con quella condizione , che fi legge al Codice fteiTó aggiunta ove dice : Opus Matth&i Palmerii quod JtgiJIatum Notario* rum Arti Fiorenti a donavi* , cwditione appofita > #* non Mperiatur dum in fuo religatus corpufculoIniivet tpfe Mat* thaus) e nella Cafa del Proconfolo fi conferve per molti anni , ma dalla piena d'Arno del 1557^ guaftarane in_, qualche parte la Cartapecora, fu pófcia trasferito ne Hai Libreria di S. Lorenzo. E dopo la morte dell' Autore, principiando molti curiofi a leggerlo, ebbero coinincia- mento le Critiche, anzi i fofpetti di errori j Quindi due par-
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partiti:£n Fir€ti^e;> chi in lodirlo, Cfcfci a condannarloÉ
e quaii che gli errori-dei Jibioi foiTerp copiati n$lla;Ta? - vok della Cappella, e che Matteo» avefTe coluta;canontè* zarli full* Altare, fofpetta divenne la Pittura , e fu inter- detta, e coperta per molti anni la Tavola , ed il Libyo dalla Ecclefiaftica autorità proibito, iims^Q dfl quale fe- condo T Ortografia di que' tempi dice: così >s £a CjMè di sì Vita ,, Il Palmieri lo, fcrifle , éft%nd§ rAmbafeiado^ re della Repubblica al Re Alfonfo di Napoli ,: dove con occafione di accompagnare il Monarca a Cuma , egli ad imitazione di Dante, compofe quefto Libro di tre Canti in terzine, fìngendo di eflere dalla Sibilla condot- to ai Campi Elifì, dove dice bellifTime cofe * e, poi frni- fce conducendo le Anime al Cielo, Città di Vita. In que- fli Canti parla degli Angioli, e feguendo la condannata opinione di Origene , più per eftro poetico, che con fén- timento Teologico, finge animarfi i noftri Corpi dagli Angioli , ma da quelli, che falbamente fuppone, rimari neutrali nella caduta di Lucifero , e che volendo Iddio provargli un'altra volta, ^ìi obbliga quaggiù ad unirti a' noftri Corpi.: Ed ecco la vera Storia de} libro, di Màt- teo , tanto alterata , e corrotta dai malevoli, e; dagl' igno- ranti, con calunnie, e menzogne, credute poi dagli Scrit- tori anche Oltramontani, pofciachè empiute la Germania, la Francia, r Inghilterra di quefto rumore, in molti ac- creditati libri fi vede raccontata la cofa con tanta va- rietà, che per andare informati appieno di quanto dico- no le molte ftampe, divideremo in quattro Claffi,gii Au- tori, che parlano in differenti maniere r'ÈÒidei JÌì bro , -.$ del fuo Autore. III. La prima Clafle è di quelli, che fpacciano ab-
bruciato vivo Matteo, come Eretico oftinató, e fono il Trircmio in Catal., Genebrardo in Cron., Giofìa Si- rnlero ncirEpitH Luigi Elia du Pin nel Tom» 12, Bibl. Script* 41 Giovanni Rioche Minorità nel fuo Compend. Hiftor., T Oudin nella itoria degli Scrittori, il Voflio che lo fa abbruciato in Corna, Aleflàndro Zilioli nella Storia MS, de' Poeti ItaL lo ? vuol dato> alle fiamme in «:i V 2 ' Cor- |
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Córrerla$ # né ^ìta^Frli"tPìlIppò "daf Bergamo,**hé per
altre* nulla rammenta né'della erefiay né del fuoco. Ma the dirèbbonò còftoró, fé Iettò avellerò 1* Orazione fu- nebre del5 Ririuccini, recitata fui Cadavere di Matteo defunto ili Firenze . - ^iy. La fècòròda Ciarle è di altri che lo vogliono di
ChieTadifotterràto, difeorrendo poi, chi in afierrre' git- tàtò al fuòco il Cadavere j e chi alla Campagna fepol- to.*In quefta Clafìe io trovo Gio: Batifta Celli riei: Ca- pricci del Bottaio, ragionamento fefto , per altro Scrit- tore maligno, chiamando Matteo Uomo di baffa condi- zione ì quando nelP orazione del Rinuccini fi legge : ^mi^e'^ui-inTrimàfior Germania Trincile s origini? fmt fHtnordia traxérai : non pregiudicando ;alla Nobiltà di quella Famiglia' il trovarli Matteo matricolato air Arte de3 Medicine Speziali, quando ognun fa che a tutti i Nobili per godere delle Magiftrature in Firenze era con- dizione indifpenfabile T a feri ver fi ad una di quelle Ar- ti | che MaggioriV o Minori fi chiamavano. ? . V. La terza è di alcuni, che le Ceneri di Matteo
laiciartdò nel fuo Sepolcro, del fuoco nulla credendo % fola mente ' fcriflbno efiere il libro flato abbruciato, ed anche meno altri dicendo, contenti fono di darlo per proibito, che a mio credere quefti foli fi accorrano al vero, Tra'primi fono il Giovio, il Guazzose 1* erudi- to Signor Giovanni Lami nelle Note alla Vita del Mar- chése Riccardo Romolo Riccardi, da lui fcritta con i» ftile elegantiflìmo.' Il Verino poi, il Landino, Giovan- ili Matteo Tòfcano, r molti altri, condannato dalla Chie- fa lo credono, ' e ^ tìtìVM* /VI. Finalménte la quarta Clafle degli Scrittori che
pari-ino di Matteo Palmieri è di Valentuomini , che fa- cendo laudevol memoria delle Opefe-fue, tacciono.to- talmente querla così variata Iftória., d fono fra molti Raf* faello Volterrano ,: Filippo da'Bergamo Minorità, Mat- tia Palmieri'Fifa nò* continuatore dellar Cronida di lui, ma quello filenzio è prefo in fofpetto dagli Scrittori Oltra- montani, iVquaJfic che* noi Italiani ; per- non 'offuscale ria fa*. -io'J . t v -'ma |
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ma di un noftro Paefano, -abbiamo voluto diflìmukre il ver'O » ie tanto dubita 41 V&flìo : 8ed fartaffé' caufar habue-
re ì & Bcrgawus , & Volaterranus , cur Jìlentio malint preterire , quod hominis eruditi% beneque meriti de Ut- terarum ftudiis nomea ac gloriam labe non exigua a/ber- gere miderentur . "VII. E veduto ormai a baftanza quanto male abbia
il mondo penfato di quello inclita Perfonaggio, perdu- ta opera non farai né ai Fiorentini ingrata, fé io ne imprendo la difefa , e primieramente con quella , che chiamai! alle accufe rifpofta indiretta • Con credito viife fempre il Palmieri di Cittadino onefto, e di Cattolico il- libato j non dirò folo pretto la fua patria, ma agli occhi più pérfpicaci ài Roma , di Napoli, e di altre Città pri- marie, come V attergano le memorie della Repubblica Fiorentina, Quella lo nominò per uno dei Deputati a nome del Pubblico per affiftere ai Padri del Concilio Generale fotto Eugenio IV. e dove radunato era il flore dei Vefcovi, e de' Teologi, non pare credibile che vo- lere Firenze mandare per fuo Rapprefentante un' Ereti- co '■• Matteo Palmieri, comparve al Concilio con iiìiraa univerfale di quella Sacra Aflemblea, anzi ne fcriflfe fe- dele la ftoria, copia della quale conferva»* nella Libre- ria Stroziana. Due volte la Repubblica per rilevanti af- fari mandollo fuo Oratore a* Romani Pontefici, nel 1466. a Paolo II., per follecitare la Canonizazione del B. An- drea Gorfini , e per altri rilevanti pubblici affari, e a Siilo IV. nel 1473. per Parlare grandiifimo della lega chia- mata allora d'Italia j e fu da amendue accolto con iitima ed amore, leggendoli nelle lettere fcritte dalla Signoria a" fud- detti Pontefici formole onorifiche intorno alla Perfona del fuo Ambafciatore. Scrifle Matteo la Cronaca del mondo, ad imitazione di Eufébio, di S. Girolamo, e di S. Profpero «intitolata dei Temporibus : Gli anni della Creazione del mondo fino a Crùto , fono da lui divifi in 12. Periodi, ^dai quali pretto , ma dottamente fi sbriga, da Gesù Gri- llo fino al 1447. cronologicamente fcrivendo, di ciafcu- 110 annoine^pone gli accidenti più notabili, e quanto fia |
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il inerito di quefta Cronaca , batta oflervare le rnolte^
verfioni in varie lingue » che ne fono ufcite al pub* blicO. ■■'■:-■: ■.■:■■.', \V-; ';:-S ', "..",- 4;/\".i;"l :*;*
Vili. Ma pattando a difefa più efficace perchè di-
retta, io mi £o a considerare che Matteo Palmieri chia- mato da più Scrittori il Poeta Teologico ( n* è che io creda di difendere la falfiflìma fua idea degli Angioli ) ferirle egli con sì pia intenzione che fui fine de'tre libri leggeri quefta ckufula : Laus bonor Imprium & glo~ ria Jìt iOmniptenti Tefu Chrifio pr infinita faculorum* fwcula Amen ; efpreflìone che fa tolto vedere, che V er- rore del Palmieri fu materiale, fé non vogliamo dire capriccio poetico, fempre però condannevole. Nella ta- vola da Sandro Botticelli dipinta vedefi il fuo ritratto al naturale in atto di adorar Maria Santiifima col fuo no- me , e dall' altra parte vi è la fua Moglie Niccolofa di Agnolo Serragli, né quefto ritratto di Matteo, la Chie- fa ha levato via dall' Altare; E che cofa più fcandolofa, agl'occhi de'Fedeli, e da rimediarfi, crediamo noi fa- rebbe flato, o Scancellare quefto ritratto, ©levare di fotterra le fue 00a ? a me fembra , che certamente dovea levarfi piuttofto la fua Pittura dalla Tavola, E fé il fuo ritratto non fu levato dall'Altare > ove da tutti oggi fi vede» diremo che né pure furon toccate le fue ce- neri. Quello che fi è riferito fin qui ferve per princi- piare a concepire qualche prudente dubbio della -verità delle accufe , e ciò che dir fi vuole in appreflo; farà u- na illuftrazione di fua innocenza, Matteo terminati i tre cauti idi quefto libro > li diede a riyedere ad uno dei più famofi letterati trai Cattolici di quel fecolo, che fu Leonardo Dati Canonico di Santa Maria del Fiore, del cui fa pere , e pietà, il Signor Canonico Salvino Salvi- ni nellaVita a penna, che neTcrifle, ci da belliflìmi documen- ti -è Orai non contento il Palmieri della prima revifione, trovoti che glielo manda a-Roma, quando già il Dati e- ra Segretario del Pontefice re che poi morì Vefcovo di Mafia, e giacché quefta richiefta cenfura, ttimo che fia la più convincente difefa del Palmieri , mi piace per far
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far coftare qui chiara la verità » riportar le lettere fìef-
fé che fi leggon in faccia ad Codice ,, Lettera del Pai- ,, mieri a Monfignor Leonardo Dati!, : „D* Leonardo, Datho Secretarlo Apoftolico* $\al*ve Virorum Optime.. Li- bro; Ci*oitatis Vita , quos nomijfime edidi i ad t& mitto y tamquam ad Cenforem Veridicunt > commettdàfti ilio* quon- dam mihi quafiprope diwinum opus, cum non adhuc emen- daffem , hortatufque et, ut re<viserem caftigaremque, Nunc mere illos remifos , & quoad decuit dìgeflos caligatofque remiti a , coghofcens tamen quod infinìtum pene effet eli- mando Censura, quia quod femel pi acuii , & id defiderarem quod certe affé qui non poffem, fed par eft omnes omnia experi ri, ut ait Oraior , àf fi primum ajfequi non pof- fumus, honejlum eft in fecundis , tertiifque conjìftere . Ego mero qualecumque eft dono tibi do , rogans, ut tua manfue* tudine legas, emende fque male, fa' me , ut folesy ama* Fiorenti a 9. Kal. Apri li s 1466. M. Falmerius : Può uno Scrittore fottoporre alla cenfura un fuo libro con ef* preflìoni più umili, e defiderofe di correzione ? IX. Ma quello che non può far di meno di appor-
tarci piacere, fi è la rifpofta di Leonardo Dati a Matteo che è la feguente, copiata dal Codice fteflb „ Ex Latera- „ no Pridie Non. Aprilis 1466. L. Dathus. Matthxo Pal- ,, merio Viro Praeftantiflìmo, & Clariffimo . Salve Viro- „ rum Eruditiflìme . Detulit mihi Antonius Rofcius No- „ Iter, Vir quidem docìiffimus, & utriufque Noftrum a- „ mantiflìmus Libros Civitatis Vita abfte editos, quibus j, me donas.. l'radarum fané Opus, & donum pulcherri- ,, mum, ac mihi longe gratiffimum . Neque enim vide* 5, quid meliuSì quid' Cbriftiano homini con-venientius lucu- ,, brare y quid mihi tandem, quod me magis in. hac me a ad^ „ ventante fene&a delegare t, mittere potuijffes . Nam no- „ ftra haec quam Vitam dicunt, mors eft, & hic civita- „ tem manentem non habemus . Igitur incredibili cum „ voluptate animi tuam hanc Ci vita tem Vitx, & fufcipio, ,, & ampleétor , utmidere mihi m'idear, te dùce poft hnnc ^ mortalitatis carcerem procul dubio ad immortale^ gio- ii riam emolare } & tnortem cum fempitema Vita commuta- |
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„ re "4 Nfqjte dubito pmwbttf Chrifiianh. » qui libros hos te-
j|l gerititi jure ottimo eoat ingerì * Quawobrem laudo te , & & pihi immortales gratias' kabeofro miri 11. me a . Verum et fi ti mihi meni e& inde finente fwrfarieti £ invitate hac tua , ^tamen nonille fum, qui Mrrogemmihi judicium emendan- ti dìy nec tu.ilie es\ qui, fro tua fapentia inelaboratum ti opus edideris. Vale 9, Dalla lettera riferita in fin quìi non vi ha chi non vegga, come un* Opera chiamata de» gna di Criftiano, utile a' Griftiani , opera , che ajuta 1* acquilo de],Cielo » non jsoflfa a baffcanza falvarc il Pal- mieri dalla divulgata taccia di Eretico , e dalle pene in- fami fognate contra di lui., E per confeguente polliamo frabilire fenza tema di sbaglio , che fé Matteo cantò nel- la fua CiBà di Vita la falfa opinione di Origine , o fu finzione poetica, come quella de* Campi Eli fi, o pure er- rore, materiale » ^ v j < ' * '^.\'-\'\:-:v . -v.'ì^x X. Ma per compimento di quella diFefa reità ad if- chiarirfi una cofa, ed è, perchè nella-tempefta , che pa- tì il Libro di Matteo, eorreiTe rifehio, anche la Tavola di Sandro Botticelli, al qua! dubbio per foddisfare , ram- mentar debbo j in primo luogo gli sbagli preli da tanti Scrittori iìluftri, e forfè perchè rariffimo e (Tendo il Co- dice , non tutti ebbero il comodo ài leggerlo, ed in elTo rifeontrare la vera mente dell' Autore . Sbaglia dunque Gio: Batifta Gelìi Lez, I. fopra 1J Inferno di Dante, ferir vendo che il Palmieri feguifTe 1* opinione di Pittagora, Sbaglia il Giovio .«eli* Elogio DoBoram Virorum > facen- do Matteo reo di Arianifmo • Ma del Gaddi ancor più grave è I* errore, dove nel 2. Tomo degli Scrittori non Ecckiìaftici i aiTerifce, che quefto Libro è lodato da Vin- cenzio Belluacenfe, che per vero dire nacque, e morì nel Secolo decimo quarto. li Guafco concorda col •fentimento del Giovio, e fa il noltro Scrittore Ariano . Altri sbagli ancora ve ne fono circa, il titolo del Libro . Chiamafi da alcuni Autori; La Sibilla del Palmieri ; ed il Gaddi, Trat- tato degli Angioli lo intitola. Or di quelle falfe opinioni imbevuto il volgo, fi principiò in Firenze a dubitare del- la fede del Palmieri, paflandofì pofeia a fofpettar della |
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tavola pofta alla Cappella di lui ; pofcìachè fi fapeva ,
non del Pittore , ma di Matteo efTere ftata V invenzione del quadro, e così vie maggiormente crefciuto il fofpetto, fi guardava con orrore l'Immagine , quàfi inventrice di u- na nuova , e falfa Gerarchia di Angioli veftiti dei noftri corpi , onde gridandofi da molti? fu ci' uopo ai Miniftri Ecclefiaftici interdire la Cappella , e coprire la tavola » benché poi riconofeiuta la fua fantità > forfè refìituita al- le adorazioni. XI. Io intanto, terminata elfendo la difefa, che aveva in-
traprefo di Matteo Palmieri, onore delle feienze, e fplendo* re di quel fecolo, fo mia gloria di aver protetto la Chie- fa di S. Pier Maggiore, la quale fé fu onorata da sì ma- gnifiche efequie , non farà mai vero, che ella dette fé* poltura ad un Eretico , né tra le fue rariflìme, e fantif- firae Immagini, una ne avefTe fofpetta di erefia, Salvi co- sì reftando tutti da sì brutta calunnia » e Chiefa , e Aita- li , e Matteo Palmieri. Il cui Libro però fu giuftamente dalla Chiefa proibito, non orlante} e le fopra riportate noftre rifleffioni 5 e le lodi degli Scrittori, tra3 quali annoverai ancora il celebra Domenicano Teologo, e Poeta Fra Do* menico da Corella J che fcrivendo della Cafa del Procon- folo in Firenze, elove fi confervaya il Poema del Palrnjc* ri diffe; htgredior cafu dignam Troaonfulis ttuiam
In qua magnorttm funi fimulacra Virum "Laurea ^melari quos alta Voematis ornap
Mf fine frAjofhnt gloria fine bsat * |
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Tom. L Pan. L X LE-
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LEZIONE
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XII.
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DELLE CHIESE SOPRA IL PONTE A RUBACONTE
DETTO ALLE GRAZIE. |
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I. Eriflìma cofa è , che 1' efercizio deli*
Architettura , il quale molte , e rile-
vantiflìme utilità apporta alla umana focietà, non mai né più laudevoli » né più vantaggiofe macchine ha in- ventato dell'ingegnofo , ed ardito ar- tificio di unire con archi alzati per a- rìa un Ponte fu'fiumi ; quinci il nome Tonte da'Gram- matici fi vuol derivato dal verbo pnded, quafi che dall' aere pendendo i Ponti, alla terra arrechino non poco vantaggio, e comodo, onde arricchirla. E le Storie pie- ne fono di quefti ftupendi monumenti della potenza dei Gran Monarchi, ficcome del valore degli Architetti. Ma io lafciando ai curiofi dell' antichità il cercare altrove fo- migliami maraviglie, rammenterò qui i quattro Ponti, che ha la Città di Firenze , e fono il Ponte Vecchio , quello a S. Trinità, quello alk Carraja, e1 il Rubaeonte, o fia Ponte alle Grazie, il quale non men maeftofo , che facratiffimo per il copiofo. novero di Chiefe fu le fue Pile fabbricate, e fiorito avendo ancora di Uomini Illuftri in Santità , e fapere , eh* ebbero ivi i loro natali , farà di queita Le- zione un dilettevole argomento. II. Negli anni adunque 1*36. fecondo il Villani L.
6. e. là, e Scipione Ammirato Lib. 1. col difegno di La- po fu fabbricato quefto Ponte , e benché nella pianta non fi contino in oggi, che fette Archi, fu però fatto di archi nove, fepolte effondo due pile dalla parte di mez- zodì* verfo il Palazzo de* Signori del Nero,, i quali fotto 1 chiù-
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I/jPcmùs &/3u£acon£& deità òri/cnfyc' lljP&nt&dell& Grasce, J^cUto Tie^iQ^sS.
J* ò: Jytaria. dsllz ùr?~cc>z*&< Sl^J^&Jyfom^e. 3* ZsczA/iadorwia, del uacocmro. #•■ u.' IS&wrtcì delta. Canteo <S- C/r-ato^io di,tJ1''Cafor-éruz U QtUM& vvytv ci (?
zmi ■ ò? .PaZcvzzsO ae u(J: Alberto .*/. J~^a^fzzxy cleùò òefrurr jRcbran& delJV&>
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i chìufi Archi pofleggono una cantina , e di quelle Pile
il Vafari , così ne ragiona nella vita di Taddeo Gadcli „ Secondo 1' ordine di Taddeo fi fece in detto tempo (in- j, tende il Vafari V anno ij4<5. ) il muro di colta a S. „ Gregorio co' pali a caftello , pigliando due pile del j> Ponte> per accrefcere alla Città terreno, verfo la Piaz- 55 za deJ Mozzi, e fervirfene come fecero a fare Je Muli- 5, na che vi fono „ Chi fondafTe quello Ponte lo abbia- mo parimente dal medefimo Iftorico 5 come qui apprefifo. » ElTendo Poteftà di Firenze Mefler Rubaconte da Man- 55 della di Milano, fi fece ili Firenze il Ponte nuovo, & 55 egli fondò con le fue mani la prima pietra j & gittò „ la prima cefta di calcina „ Sin qui il Vafari . Quello Metfer Rubaconte eflendo Signore dì grandiflìme idee, fece felciare le ftrade di Firenze di pietre, che prima e- rano di mattoni, non dirò tutte, mercecchè fino dai tem- pi de'Romani 5 alcune ftrade aveano il latìrico di pietra, come fcrive D, Vincenzio Borghini Lib. I. dell' Origine di Firenze, ove vuole, che foifero alcune vie della Città felciate di macigno dal Prefetto Albino. Quefto Mandel- la in premio del fuo attentiffimo governo , fu onorato dalla Repubblica di Targa, e di Arme del Popolo , la- nciando il fuo nome al Ponte, che fi chiama anche a' dì noitri, il Ponte a Rubaconte • III. E' parimente gloriofo quefto Ponte per la pace
tra* Guelfi, e Ghibellini fatta fui greto di Arno, che. percuote la cofcia dell' ultimo Arco, fu certi gran per- gami di legname a tal effetto eretti, prefenti trovandofi Gregorio X. Baldnino Imperatore di Costantinopoli , Carlo Re di Napoli, ed altri Signori ; e mi piace rap- portar qui un paragrafo elei Buoninfegni L. I. laddove egli dice „ Negli anni 1273. di Giugno ( lafcia il gior- no , che fu il dì 3. giufta M. Pace da Certaldo Scritto- re della Guerra di Semifonte , ma fecor4o il Villani il giorno fecondo di detto mele ) „ pafsò per Firenze „ andando a Concilio a Lione fopra a Rodano Papa » Gregorio X. e con feeo avea il Rè Carlo, e lo Im- n peradorc Balduino da Coftantinopoli, e più altri Signo- X 2 „ ri>
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5> ri, e piacendogli la ftanza in Firenze ordinò diTog*
„ giornarvi tutta la State, e tornò da cafa i Mozzi ap- ,> pie del ponte Rubaconte, e fondò la Chiefa di San ,) Gregorio, la*qualè feciono i Mozzi , i quali erano 3, Mercanti del Papa » e trovando la Città divifa tra* 5, Guelfi, e Ghibellini, fece tornare in Firenze ogni j, parte, e congregato tutto il popolo fui greto di Arno j, appiè del Ponte die la Sentenza, che la detta divifìo- ), ne fi levafle, a pena di feomunicazione , facendo fa- ), re la pace pe'Sindachi di ogni parte, e baciarti in >, bocca . Il Re Carlo tornò al Giardino de* Frefcobal- ?> di, e lo Imperadore al Vefcovado. IV. Abbiamo pofeia nel Monaftero di Ceftello una
cartapecora contenente bella notizia di un muro per ordine della Repubblica alzato fopra il Rubaconte, che qui riporto. 1289. ig. infrante Menfe Junii Ind. 2. de mandato
JSlob* Viri D. Fulcbi de Bu&acarinis de Vadua defenforis Artium, & Artificum , Capitanei 3 Con ferratori s Paci* Civitatis , 1$ Communis Florentia , é* Conjtlio /pedali & generali Capitudinum 12. Maiorum Artium convocato in Falatio ipfius Communis precone, convocatane , campana que fonitu more folito . Lettis primum iis, qua. in ditto Conjtlio fpeciali &c. idem letto Capitulo Conjlitutionum Communis Fiorenti a 3 Rubrica- Quod compleatur Murus incaptus fuper pontem Rubac de pecunia qua pervenit ad manus hiqnifitons Her etica gravitatis, qua incipit-., cunt murus• érV. Et expofito quali ter prò parte lì rat rum Mino* rum de Florentia petitur quod Officiales eligi debeant prò Communi Fiorenti* ad ipfum opus procurandum & fieri facienduto) & ad recipiendam, ist ad expendendam pecu~ niam prò ipfius operis complemento I deputatam ■ fecu ndum formam ipfius fiat ut i y qua -eFil penes Offici ale s ditti Co mmf fàunis deputatos . M*i In Reformatìone cnius confilii per ipfum D. Defenfé*
fttn & Capitanèum fatti s-& revolutis partitis ad feden*
dum éf levandum particulariter propofitis fupra praditta %
flawjt quaji omnibus in ditto Conjtlio exiftentibus, #*
ti a ~?Z ve*
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perobtentum ~> èf firmdtttm fuit*. Quod offici ale s ad opus
Muri fupra Fontem Rubacontem fieri faciendum auElorita- te confila eligantur &c. i Celebrata fuit hac eletlia in Viridiario Giani Fo-
refis é3 Confortum , ubi morantur D. D. Priore* Ar- tium . • "t Ser Che Ilo Berti Baldo<vinetti Not. Dado olim
Magi fi ri Io anni* Medici teftes : Ego Bonfegnore olim Guezzi Ci<vis Mutinenfit Not. Seri»
ha Confila Communi? Fior. E che muro fofle non mi fon fino qui avvenuto
a trovare , fé non foflero le fponde, che prima erano di travature, e fi ordinale con quefta provvigione farle di pietra, o piuttofto quel fupra Rubacontem io credo, che intendeflero la muraglia al di fopra del Ponte s che fer« ve alle Mulina, alzate lungo il Fiume. V. Delle orribili piene di Arno, il Rubaconte an*
dò maifempre vittoriofo, e dove gli altri Ponti, or u* no, e or due, furon dair acque rovinati, qiiefto non patì fé non nelle fue fponde nella piena del 1557. nella qua- le caddero le Cafucce murate fu le pile. E fra queite cafe pongo in primo luogo rovinata la Chiefina di Santa Caterina , di cui oggi né pure fi trova ne avanzo, uè nome : ne abbiamo però sì certi documenti da non po- terne dubitare. Nelle Riformagioni Lib. F. pag. 123. fi trova la licenza della Repubblica al Prete Andrea di Ripoli, di poter murare fu la Pila del Rubaconte, dalla banda di Santa Croce un Oratorio a Santa Caterina, a* io, di Aprile 1347. E I). Silvano Razzi nel II, Tom. do* ve fcrive la Vita della Venerabile Appollonia , nomina qiieft* Oratorio di Santa Caterina dicendo „ Compera- Ù rono un" altra Cafetta pure fui Ponte a man deftra „ fopra la terza Pila, dirimpetto a Santa Caterina „ E nei Protocolli di Ser Tino di Ottaviano da Puliccianq in un contrattò di 1 donazione dei 24. di Marzo 1373*' evvi luxta Oratorium $. Catharinà fupra Rubacontem. "B feguitando le fondazioni di Chietine fopra queite Pileg dir fi vuole, che .nel Teiìamemo di Donna Letta Vedo* va
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va di Cecco di Bencivenni del popolo di S. Lorenzo
rogato da Ser Pier di Mozzo de Fhremia 27. Maggio 134$, legge.fi: Item reliqvit Ecclefit S. Barnaba adisca- t& Ju^mfontem JLubaconttin [oh 40, queilo testamento ènell* Archivio di Santa Maria Nuova . Queft* altra.* carta è nelle Riformagioni al Lib. fegnato F, pagina 171.,, La Signoria concede licenza a Mona Giovanna da „ Caitel S. Giovanni Pinzochera» di poter far fabbri- yyci^^ti^x^mhoiio in i\x \^. Pila del Ponte a Ruba- ,, conte, fopra la quale è la Cappella di San Lorenzo 5 j> e flarvi in tempo di vita fua a fervire a Dio 23, Lu- „ glio 1347. », e di queiti due Oratorj altro bel do- cumento troyafi in un Calendario antico nella ce- lebre Libreria del Senator Carlo Strozzi peli* Armadio H* palchetto 3. tomo 1144. de* libri in foglio,, dal quale ne ho eftratte le tegnenti notizie ,, Adì ri» di Giugno ,v S, Rarnaba Apoitolo, ed è la .fefta nella Chiefa de'Fra- „: ti, ed in fui Ponte a Rubaconte. Adì io, d* Agofto „ San Lorenzo, ed è la feita alla Chiefa di S, Lorenzo, n ed in fui Ppnte a Rvbaconte, VL E parlato avendo noi di queft.i tre Oratorj , mi
piace , che ora palliamo; a memorie ancora più notevoli » trovando/i, che qu^Vi ebbero principio due Monafterj di Donne aifai nobili» ed illuitri della Città, Il primo è il Monastero dell' Arcangelo Raffaello» che riconobbe la fua prima origine da un'Oratorio, che eiìfìe ancora inoggi fu la prima Pila del Ponte yer£p S. Gregorio, E fé non è affai .chiaro, il principio di queite Religiofe, col nome di Romite del Ponte » ho bensì trovato} che nella .riforma de' Monafterj fatra dall'Abate Cjomezio di Badia \ per com- miflìone dì Papa Eugenio IV. come vedremo di fotto , quelle Romite fi partirono dal Ponte » mandate ad abitare in un piccolo Convento, fuori della Porta detta della Giuftizia» di dove nel 1529. ne ufcironor andate per or- dine della Repubblica Fiorentina y nel Monaftero di S* Clemente in via di tà. Gallo , dove fletterò fino che dal Magiltrato del Bigallo, per donazione rogata da Ser An- drea, di Jioravante di Ugolino nel 15 34. ebbero altro; Con» ven-
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ventò alla Porta a S. Friano, detto fino ai noftri tempi
il Monaftero dell* Ancangiqlo Raffaello. Ma non oftan- te, che fia ignoto ]' anno, in cui effe principiarono ad a- bitare il Ponte, col nome di Romite 5 è fuori di dubbio, che già vi fodero nel à373- Mercecchè nei Protocolli di SerTino di Ottaviano da Pulicciano filza 23.fi legge co- me appretta 14. Martii 1373. Elisabetta fili a Simonis He- remìtafufra Vontem Rubacontempop.S* Rémigii donavi t An- tonia filia. Ludovici Sermtiali > fe*vt Conwerfa Monajltrii S.Juffi alle Mura » Aedificium JDomus Heremitarum Jfojt* tum in pop, S. Remigli de Fior, fu^ra Fontem Rubacontem juxta Oratorium Sanfla Catharina Jìtum fuj/ra Fontem. E nelle Riformagioni fi fa menzione nell* anno 1379. così. Heremita Fontis Rubacontis .La Chkfa è dedicata a San- ta Maria della Carità, dipinta tutta a frefco, e fi vedono le Monache figurate in proceflìone fulla parete j ove dipinfe all'Altare Randellino del Garbo Maria col Bambino nel- le braccia: e nel 1.712- ai.5. di Agofto fi vide quefta Cappella riabbellita di pietre, a fpefe del Prete Giovam-. batifta Mafini , e dal Soderini fu ornata di pitture a fre- fco. Né qui difdica il riportare in lode delle Romite già abitanti in queflo angufto luogo, una vi fio ne , che D. Sil- vano Razzi racconta nella Vita della B. Villana pag, 8$6. Tomo 1, „ Neil* ora che pafsò da quella mortai vita effa „ Beata, per dar certezza della fua gloria apparve in a- ,| biro di Reina elevata da terra quafi due braccia in com- „ pagnia di S. Domenico , e di Santa Caterina da Siena 3 „ e di grande moltitudine di Angeli ad alcune divote ,, donne, le quali fopra il Ponte dalla Chiefa di S.Gre- „ gorio fìavano facendo Vita Eremitica in penitenza 5 di - „ mandando loro fé la conofcevano , e rifpondendo effe, „ che pareva loro Villana . Ella foggiunfe : io fui Villa- „ na, ma ora io fono Margherita , perciocché il mio Si- ,, gnore Giesù, mi ha per tale eletta infra moke altre fi- « miglianti gemme, che porta nel petto fuo, e così aven- 55 do confolate le Sante Donne , e dato certo avvifo di si fua gloria > efortatele a pazienza , e perfeveranza , e » promelfo loro V ajuto di fue Orazioni , fé ne volò ,, VII. Co-
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VII. Come poi abbandonato il Romitorio del Ponte le
fudd«tté Suore paiTafTero prima ai Convento fuori della Porta alla Croce, e pofcia tornaflero in S. Clemente in via di S. Gallo, per chiarezza della ftoria riporteremo qui un* autentico documento di tre ordinazioni della Re- pubblica registrate alle Riformagxoni lib. H. anno 1529. fottoferitte da Ser Antonio di Paniello da Bagnano, e fono le feguenti „ An. MDXXIX. et a dì 5. di Aprile ,5 li Magnifici e fpettabili Sigg. Priori di libertà e Gonf. j, di Giuftizia del popolo Fior, ec» Attefo che le Mona- j, che dell'Agnolo Raffaello fuori di Firenze non pof- „ fono ftare nel loro Monaftero rifpetro a* baftioni, e 5, fofli che fi fanno in detto luogo per conto del Pub- ,5 blico , & volendo provvedere alle dette Monache di y? un luogo conveniente nella Città ài Firenze ec. delibe- s, raron© e conceffero loro il Monaitero di S. Chimenti, ,V nel quale le Monache della Mifericordia dicono di £ avere qualche ragione, per elìcrli flato conceffo, el j, quale luogo fu già de* Tavolaccinì di detta Signoria; )« Perciò comandano a voi Venerande Monache della Mì- « fericordia, che infra otto giorni dobbiate avere fgom- ìl bro , e rilafcìato detto Monaftero di S. Ghimenti li- 5) bero, vacuo, e fpedko ce. fotto pena dell'indigaa- « zione ec. e deliberarono, che voi dobbiate avere tut- „ to quello 8 e quanto avete fpefo in decìo e per cagio^ j, ne di decìo Monaftero > Ego Antonius de Bagnano iyCoadìutor 4&c. v - ■ E adi |k Luglio altra deliberazione : che dice ,, Si
$ comanda a voi Abbadeffa e Monache della Mìfericor- $, dia fuori della Porta a S. Gallo di Firenze, che infra „ tre dì proffimà futuri da oggi , di sgombrare e rela- „ feiare vacuo e libero & fpedito il Monastero di S. Chi* „ menti di Firenze, altrimenti fi protetta a voi, che paf* j, fato detti giorni li fpettabili Signori lo faranno di-. ìì sgombrare, ^ ; Il terzo ordine fu adì 20. Luglio dello ireflb anno
con le feguenti efprcffioni : Magnifici & Exceljt D* D. étc* concejfemnt Momalibus Man. Angeli RaffaeIlis extra por*
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fortdm Cruch Monàftertum $. Clementi sfitum in *via S. GaU
li de Fior, ad' Jlandavi ibidem <& habitandum familiariter donec & quoufq. fuerit eisdem provi fam de alia manfione idonea àf capaci . Manda<verunt confignar't cla'ves pr&ditli Monafterii $, Clementi* Sorori Bartolomtnea, alias Baccio de Ginozzis Miniftrs. Monialium Angfli Raghaelis fine pre~ judicio Monialium della Mifericordia ex tram portam S* Gal" li . Mandante s &c. Jfgp Antonia s Danieli* de Bagnano Coadiutor fubfcripfi. E per fine in riguardo a dette Mona- che dell' Àngiolo Raffaello noterò una grazia della Re- pubblica , che loro concede il fale, come alle Riformagioni lib. I. pag. 127. Monafierìo Angeli Raphaelis , extra jper- tam Juftitià elemofina falis . Vili, E feguitando noi il cammino fui Ponte, alla
fettinia pila a man ritta da S. Gregorio , troveremo una cafuccia, dove parimente eravi una Cbiefetta Cotto il ti- tolo della Nunziata > ed un Conventino di 13. Suore, le quali furono 1' illuftre principio del nobile Monaftero delle Murate. Il racconto di sì ftupendo avvenimento fi ha da D. Silvano Razzi, nella Vira della Venerabile Suor- Apollonia, fkcome nelle Croniche fcrìtte a penna delle Monache, che ad altro tempo ci daranno occafìone di ra- gionare a lungo del loro Monaftero ; Intanto porrò qui la ifcrizione della lapida, nel 1604, con licenza del Gran Duca Ferdinando I. da Suor Ipolita degli Aeciaiuoli Mo- naca Camarlinga delle Murate, pofta al muro della ca- fetta, che fu rifatta fulla medefima Pila , dopo le rovine della piena del 1557. afrjne, che non andatfe in dimen- ticanza il luogo del nafeimento di sì gloriofo Jftituto. E di vero quefta lapida è alla noftra Storia di chiarezza a ed al Ponte a Rubaconte di ornamento, < : : ' D. O. M.
MONIALES MVRATARVM
INHOCPONTIS LATERE SPONTE RECLVSAE AN.MCCaXXXX
VITAM HEREMITICAM DEGENTES
CRESCENTE NVMERO
Tom. L r«rt. h Y AD
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* AÌD EV^f LOCVM AN. McCtCXXtV, *'<vV^c
VBI NVNC SVNT MIGRANTES
HANC AEDICVLAM IN SVAE IPSARVM
ORIGINIS MEMORIAM
FERDINANDO M. D. ETRVR1AE ANNVENTE
CONSTRVI FF. AN. MDCIV
IX. Viene per ultimo una Chiefa piccola sì, ma gran
teforo di Firenze, e quefta è la Cappella di Santa Maria delle Grazie murata fopra V ultima Pila verfo Santa Cro- cè , Ove il adora una Immagine di Maria , che tiene il Bambino nelle braccia , dipinta a frefeo nella parete, al- ta più del naturale, che prima tutta intera il vedeva da* piedi fino al capo , ma inoggi non è vifibile, che dalla cintura in fu . Ella è pittura antichiflìma, pofeiàchè nel 1371. in un Libro alle Riformagioni fegnato B. leggefi », An. 1371. Santa Maria delle Grazie fi edifica fulla Co- 5> feia del Ponte Rubaconte „ e Franco Sacchetti, che fcrifle circa al medefimo tempo , in una lettera a la- copo di Conte da Perugia racconta la fìraordinaria di- vozióne, e le copiofe limofine , che ogni dì dal Popolo Fiorentino fi facevano a queft' altare , con le forinole feguenti ,, In fine a una piccola Gappelletta, che fi chia- », ma Santa Maria delle Grazie , fui Ponte a Rubaconte „ fatta a fimilitudine del Sepolcro di Crifto, tutti li Po* „ poli traggono ; quali ogni dì conviene per lo pi ccolo „ luogo, che fi fpicchi della cera, per dar luogo ali* altra,, In tutta quefta epiftoJà fembra , che Franco biafimi la divozione a Maria Santiffima, ed ai Santi, ma io direi , che riprenda egli con troppo libere invettive la volubili- tà della Plebe, che corre oggi in folla ad una Ghiefa, e dimani lafciando quella, il volta ad un'altra, quali che Maria non fia la fteffa Avvocata Potentiffima in tutti i luoghiy capriccio precipitevok> con cut il popolo fpac- ciando fin un fubito -miracolofe alcune Immagini , k ca- nonizza fenza i previ eiVmi , e le neceflarie licenze dei Prelati , che non fi può negare effere un procedere al- quanto irregolare. E fia ciò detto da me ad onore di uno \ . \V\\ *-,'' * Serit-
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Scrittore Canfo accreditato tra i Letterati, come ne fanno,
fede gii Elogj dati al Aio nome dai più celebri Erudi- ti, tra'quali memorabile è quello, che ufcì dall' illuftre penna di Gio: Maria Crefcimbeni nell' Iftoria della Voi- gar Poefia L. t. e- B. come qui appreflb „ Di molta e* „ fperienza, e di chiaro ingegno fu datato Franco figliùo- „ io di Benci della nobil Famiglia de* Sacchetti Fioren- „ tipa , il quale fppravvivendo al Petrarca , arrivò oltre „ all' anno 141 o., e morì famofo, non meno per le ono* „ rate cariche , le quali lodevolmente foltenne, che pel- ale -nobili opere , che ai Pofleri lafciò in ambedue le >, lingue „ : X. Ma alla Chìefa di Santa Maria delle <3razie tor-
nando, debbo aggiugnere , che nel 1394. la Repubbli- ca Fiorentina avea già conceduto in Padronato alla Nobile Famiglia degli Alberti queft' Oratorio, come nei protocolli di Ser Antonio di Iacopo di Paolo, filza 2. % dall* axme degli Alberti polla fulla Porta dell' Oratorip, i| quale fu rinnovato dal Cavaliere Iacopo degli Alberti in quell'anno, ciò che leggeri nell'appreso rtrumento „ 1394. „ Erettio Qratorii $anBa Maria delle Grapie f^ra fon' „ tem Rubacontem, fatta ab Egregio Milite D. laeobo de 5, Albertis , t'tii frrius donatimi fuitTabernacttlum a DD* „ Frioribus Rei]?. Flof* i& quo defitta efl imago antiqua * ,, B. M. Virgìnis „ e nello fteflò anno nel medefimo
protocollo ravvifo la licenza del Vefcovp Fiorentino O- nofrio dello Steccutp per celebrarvi la Meflà „ 1394. „ Facultas Epfcop Fiorentini Onufrii celebranti Mijfam j, in ditto Oratorio conceJ]a D, laeobo 14. Feb. „ XI. Oltre gì' Alberti trovo molti Benefattori, tra i quali
è annoverato da Mariano Cecchi nelle Aie memorie a pen- na pag. 521. Marco Datini che nel fuo te/lamento fatto nel 1410. laicia un legato di fiorini d'oro dieci alla Qhiefa di Spanta Maria alle Grazie fupra Fontem Rubacontem <> e dall' eitrattp degli Armadj delle Riformagioni a pag. 67. leg- geri di queito Oratorio ancora più bella memoria come fegue „ 1456. Per parte di Ser Giovanni di Lorenzo » Prete 3 e Rettore dell' Oratorio di Santa Maria delle Y z 5, Gra-
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„ Grazie fui Ponte-a Rubaconte vien narrato qùod ad di*
5, Bum Oratorium iam per longum tempus pr&teritum ha* 5) bitus eft, è? continuo habetur ingens concurfus, et d§-> ,j *votio gentium prof ter innumeras gratias, quas SanBtf* ,5 firn a Virgo, & Mater Dei gr a fio fa elargiri dignata 5, efl: domanda> che ogn'anno vi ù faccia offerta per j, le capitudini nel giorno folenne dell' Afiunta : L' et- 5) tiene „ Finalmente è fiata la Chiefa ne' noftri tempi abbellita di pitture, e di ftucchi con un' altare tutto di marmi bianchi , e la Cupola fu dipinta dal Soderini, e terminata ai 15. Agoito dell'anno 1712. Né debbo lafciarc di accennare alla porta della Sagrestia una pila per l'a- cqua Santa, eh'era un* antica urna cineraria de* Genti- li Romani, lavorata con un fìniflìmo gufto s la quale con di- fpiacere degl'intendenti, e limatori dell' antichità, fu gua- ita alquanto dalla Semplicità d'un Cuftode. Di quefta chiefa fcrifTe altresì il celebre Domenicano nel fuo Teoto* eoa li feguenti vera* : Tons hic Aediculam Genitrici^ centi net Almac
Gratia cui tìtulum pr&bet opima bonum*
Mane opulenta fibi Troies Alberta dieamt Ardua qua. circum proxima teBa colit.
Sic Regina fedens hac parva grandis in Aede Supplicibus confert munera magna fuis.
Et qua cum Chrijlo Coeli requiefeit in Aula Non humiles horret Virgo benigna cafas.
Ampia ne e infigni perquirit tempia paratu > Sed puras mentes ^ innocuafque manus*
Né tralasciar voglio di accennare, come a meazo il Pon»
te avvi un tabernacolo , intitolato Santa Maria del Soccorfo, dove è dipinta Maria Vergine con allato due Àngioli} ed eravi fui Ponte una Pietà antica dipinta a fre- feo, che fu trasferita con folennità nella Chiefa di S. Bia* gio da' Capitani di Parte. XII. Paflìamo ora all' ultima gloria del Rubaconte,
ed è 3 che nelle cafupole di quelle Pile 3 nacquero due Uo*
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Uomini molto illuftri , uno in Santità, in dottrina 1J
altro > voglio dire il B. Tommafo de' Bellacci dell* Ordine Francescano, ed il Celebre Poeta , e Oratore Benedetto Menzini. Nacque quefti di poveri genitori, ma il Mar- chefe Vincenzio Salviati, Scoprendo nel fanciullo ftraor- dinario ingegno lo volle in fua Cafa dandogli ogni como- do per iltudiare, e a dire il vero Benedetto forpaffando tutti li fuoi condifcepoli, con la diligenza di ftudiofofco- lare divenne in pochi anni un gran Maeftro. Firenze però, che guardollo nella fanciullezza con occhio pro- pizio, non gli fu amorevole nella fua gioventù. Imper- ciocché il Menzini, già ricco di fapere quanto altro mai, volle concorrere primieramente ad una Cattedra di Pifa, dipoi ad altri vacanti impieghi di qualche ragguardevo- lezza , e ne andò efclufo . Onde egli afflitto, o fivvero offefo, abbandonò la Patria andandofene a Roma, dove il fuo merito non tardò a rifplendere agli* occhi della Saggia Regina di Svezia, che lo fece membro della Rea- le Accademia , Né mancanza di cofa alcuna fentì egli, finché viflfe l'Eroina delle Scienze: ma morta ena} rimafe il Menzini con tutte le fue lettere in uno ftato di mife- rie, fé non che il Cardinale Francefco Albani} che fa- lito poi fui Vaticano, chiamoifi Clemente XI. e che da Privato i e da Pontefice moftrò una follecita protezione de' letterati, non forfrì più oltre, che penuriafle di fo- ftanza , chi tanto abbondava di erudizione. Gli ottenne adunque da Innoccnzio XII. una carica di BufTolante, poi un Canonicato in Sant'Angelo in Pefcheria, e final- mente la Cattedra di Profeflòre di Eloquenza nella Uni- verfità di Roma, talché Benedetto vie maggiormente cre- dendo in estimazione pretto il mondo , fi meritò fino 1* onore di Statue e di Medaglie. Morì nel 1704. Sepolto in Sant'Angelo con quello Epitaffio: BENEDICTVS MENZINVS FLOR. HVIVS ECCLESIA!
CANONICVS , POETA ET ORATOR OB. VII. W*
SEPTEMBRIS AN. REP. SAL» MDCCIV
E che
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E che mfcerfe queft' ìllufìre Poeta fopra li Ponte alle
Grazie, egli è tanto vero, che di fé f|e(Tp parlando il Menzini, così ferine nella 7. Satira,: , f Or chi fra tre mattoni in Kubaconte
Hàcque, e $ur vorrà far fi a noi fimi le ? XIII- L'altro Perfonaggio è il B. Tommafo » il quale nato
di genitori , che abitavano fui Ponte, fu educato da' Pa- renti con tutta la diligenza, ma nelP età giovanile,, da- toti al nefando vivere, era fuggito da'buoni; E D. Silvano Razzi, che ne fcriffe la vita, dice, che per venti fiate al- meno , fi* Tommafo in rifehio di finire i fuoi giorni con infamia, Come pofeia divenitesi gran Santo? fino ad ef- fere nella .Religione Francefcana, chiamato un Taumatuiw go > comandando ai Lupi, alje Fiere, ed ai Volatili, e co- me in tanto credito , che Laico di Profeflione, fofTe fatto CommiiTario dfelja Provincia di Tofcana , e in tanta ve? nerazione appjreiTo i Sommi Pontefici, che fu inviato 4$ EugenioIV#in Etiopia alPImperadore Prete Janni, e dagli Angeli, e Santi in più oecafioni favorito; conviene dire erTere egliitato uno dei grandi miracoli della Divina Mi- fericorcHa, che di nn Saulo, lo volle un £. paolp, e pe- rò opportuna cofa al noftro profitto mi fetrìbra il rac? contare 1' avvenimento di così ftrepitofa converfione . Camminava Tommafo al precipizio, ed il vizio eflendo tal- mente inyalfo in lui era divenuto una cofa fteflìi, quan- do in un giorno temendo egli di un jproceflo , che fé gli faceva , come di hèro3 andò a trovare un Gentiluomo per ajutó, e :protezione:nia queitji dimentico di molti u- tili ufizj .ricevuti da Tommafo, lo cacciò da fé dicendo Io mi vergogno effer.M giorno mduto son peco , vieni .di notte, Offefo Tommafo da quefto trattamento, partì tut- to fdegno» e voltato il canto delia via,? gli addivenne d'incontrare Angiolo del Pace Governatore della Com- pagnia di S. Niccolò dei Ceppo.» uomo infigne per la pie- tà crifliana, V incontro io non faprci dire } come pia- cente |
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ceffea f^llft^À'fi^É^^^Wfòééè#Wi odiano la lu-
ce . Ma il Pio Governatóre che tofto fi avvide delle agitazioni che del difcolo cittadino, fermandolo con vifo amorevole, e con carezze, fi fece confidare il motivo delle fue colle- re, indi compaflìorìe al di lui cafo inoltrando', pàfsò ad illuminarlo delle vanità del Mondo^,. né giudicando il luo- go punto confacente a più lunga efortazione, fi licenziò con invitarlo per la fera a cena. Tommafo eh* era di buon pafto accettò 1* invito, e puntuale va la notte alla cafa di Angiolo, e la cena non fu, che un poco di fi- nocchio, ed una mela, ma condita con tanti difcorfi di fpirito, che Tommafo non folamente non fi ofFefe, né fi lamentò del parco cibo , ma principiando a guftare del pafcolo fpirituale, pregò 1* amico a condurlo con feco alla Compagnia, lo che feguì una, e più volte, ove Tom- mafo con tutto il comodo avendo notato i belli efempj dei fervorofi radunati, ed operando la divina bontà in quel cuore, reftò così prefo, che principiò a piagnere le fue colpe, e dati i più (Inceri, e replicati fegni di pen- timento chiefe3 ed ottenne di efferé ammefTo tra*fratelli, Scarfe pofeia fembrandogli le mortificazioni, e gli efer- cizj divoti di'queir Iftituto, volle* paffaré ai rigori della Religione Francescana, che Orava tanto gloriofa nei fuoi annali di quello Beato. Alla Compagnia di S. Niccolò del Ceppo, cui è di molto onore quefto Beato Servo del Signore , evvi un libro di ricordanze, ove fi vede trai no- vero dei Fratelli fcritto, come appreflb ,, Tommafo della „ Famiglia de*Bellacci Beccajo,,ed inChiefa fi vede dipin- ta co' raggi 1* Immagine fua. Morì egli nell* Aquila Cit- tà dell* Abruzzo Ulteriore > dove il fuo Sepolcro è continuamente onorato con iitupendi prodigj . E ritor- nando noi al Ponte, per fine diciamo con piacere . Qui nacque il B. Tommafo, e Benedetto Menzini, e fu di que- lle Pile fei divoti Oratorj furono dalla pietà Fiorentina edificati, dei quali tre a Maria Vergine, uno a S. Loren- zo, altro a S. Barnaba, ed a S. Caterina il Sefto . Onde punto non mi ftupifeo, fé l'Arno nelle fue piene rifpettò mai
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mai Tempre il Rubaconte > come fcrifle il foprallodato in-
figne Teologo, e Poeta Domenicano Fr. Domenico da Corsila, Hune fubttr fiawdt Arnut tompnit dreniti.-,
Cornigera c$rufiit qui domimi-ur afttif * |
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LA CHIESA DI S. GIUSEPPE.
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El Samiflìmo Patriarca Giufeppe fe_*
molte fono le quiftioni riguardanti 0 la qualità della profeflìone del fuo vi- vere , ola lunghezza de' fuoi anni, o il tempo , ed il luogo di Tua morte, il punto però più grave pretto i fuoi de- voti è Tempre flato la mancanza per parecchi fecoli di quelle acclamazioni yfolettnità, ed ap- plaufi dovuti al fuo gran merito , avvegnaché là Chiefa Cattolica non principialTe a celebrare la feftiva memoria di S.Giufeppe> fé non affai tardi; della qua! fetta grado riè Tappiamo al divoto Cancelliere Giovanni Gerfone , che fcritfe quella dotta, ed efficace lettera intitolata De fèfto S. Jofevh in&itucndo , che fi legge nel IV. Tomo dell* O- pere lue , E ficcome il frutto delio zelo del Ger- fone fu 1* eiTerfì dalla Chiefa Latina principiato a fo- lennizzare la fetta ai 19. di Marzo , così lode non pic- cola farà maifempre di Firenze 1* efTere ella irata delle prime Città ad abbracciare la nuova folennità, trovan- dovi già dal 1405. eretta una Compagnia fotto il nome di S. Giufeppe, la quale pofcia edificò in onore del San- to una magnifica Chiefa, la cui ftoria daremo in que- llo ragionamento, rammentando ih primo luogo una ttu- penda, e infigne Reliquia , che di S. Giufeppe conferva!! pretto i Monaci degli Angioli di Firenze ; e pofcia di que- sta noftra Chiefa offervando le gloriofe vicende, quante^ maraviglie ravviferemo, altrettanti faranno a noi argo* menti di una tenera divozione al Santo. II. E per farmi dalle Reliquie, la più miracolofa , che
fia in Firenze , ella è il battone del Santo, che dal Pa- Tom. L Tari. I. Z tri- |
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triarca di Conflantinopoli venuto al Concìlio Fiorenti-
no, fu donato al B. Ambrogio Generale■"•Camaldoleiife , inclufo ih una cufìòdia d* argento, del q'uàle il Giambo- ni nel fup Diario fcrive così „ Fefta a Santa Maria degli „ Angioli deJ Monaci Camaldolenfi, dove fi conferva il „ miracolofo battone di detto Santo» che fiorì,, E Leo- poldo del Migliore nella fua Firenze Illuftrara a pag. 332. di quefta Reliquia, pure riferifce come apprendo „ Un }ì baftone di S. Giufeppe , del quale l'obbligo propoiroci » ci fpinfe a ricercarne 1* autentica, in cui fi prefume 5> aumento, e profitto di più fervente divozione , e fa- „ cendone diligenza , ci piacque in queir óccafione la ri- 5, fpofta di un di quei Padri, che non era fra effi il più », ignorante, in dire, che ne foflero una gran riprova le 5, grazie, che il Signore moftrava del continuo col por* « tarlo attorno ,, E notili, che in que* tempi, che fcrifle il Migliore, non era ancor fuccedutp lo ftrepitofo mi- racolo, eh* empiè Firenze di ftuporé, è di giubbilo neli' anno 1720. per un iftantaneo perfetto miracolofo guari- mentp di D. Terefa Violante Albergotti Monaca nel no* bile Monaftero dello Spirito Santo dell* Ordine Valloni- brofano, lo che acciò più chiaramente fi vegga, ne ripor- terò qui la femenza dell* Arcivefcovo Fiorentino Giufep- pe Maria Martelli, d©po che ebbe egli premeffi rigorofi efami, e proceflì, come cofta dagli atti di Arcangelo Vi- gnali Notajo Attuario della Curia Archiepifcopale s ed è come appreiTo» Vi , (J, fi Lnt* ihr 5. lutti i7i|#
III. lllttfiriffimus ist Re<vércndiffim»! Domimi/, D*«
minus Iofefh Maria Martelli , Dei > & Sanila Sedis A$o~ ftolica gratta Archief>ifco]>ns Florentinus, in caufa fufer miraculofa inftantanea recuperata falute a R* Maire D, Therejia Violante, in (eculo D. Monaldejca Albergotti No- hili Fiorentina Moniale Profejfa in Venerabili Monafte- ria S. Georgii fupr^Coftam^ vulgo Sfiritus Sancii nun* capato > qua variis^ symjtomatibus ab anno 1715» ( ìr^ per
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pter fortuìtàmper cufflonem captiV iti quoddm ferro angu*
iari in lapide fixo }ufque ad diem ig. Maii1720. paffd fuerat, quo die apoplettico paroxifmo correità} coque ingra* *vefcente , ex fateceffi<vis reiteratis infultibus , remediis a ■geriti* Medici;, & Chirurghi* applicati! nihil fuffragdn~ tibus, adeo quod fub die 2. lumi fubfequentis redaBa in. Batu omnìno defperata falutis, dbfqùemotu , (fa' fenfu moribunda 5 atque anima exhalationi proxima > incontinenti per in*vocatiohem, & inter ce fflonem SdnBijfìmi Patriarchi Di'vi Iofepht Beatiffìm*. Virginio Maria Sponfi, ac appli" catione & contaBu illius S- Baculi praferwati inter Re- liquias Sacrarii RR. Monachorum Camaldulenfium Vene* rabili s Monafierii SanBa Maria Angelorum fiorenti Ai cum evidenti miraculo, de fummo flupore Reverendi Fa- tris Confejfarii, necnon RR. Monialium ibidefnadfidntium\ fenfum) & motum per fé Bum in omnibus membri s adepti fuit yariter (^ fanitatem optimam 5 qua fruitur etiani de prafenti , & ]>rout latius in copiofo Froceffu ad pramif- forum comprobationem fabricato continetur , ex quo qui- dem proceffu per Tefiium informatorum y Jìcuti diBi Rcve» rendi Fatris Confejfarii > nec non Dominorum Feritorum, qui diBummorbum curar untjegitima* depofittone *\adhibitO etiant Venerabilium , ac fapientium Tbeòìogorum peculiari confi" Ho i fatis abunde conflitit, $* confiat de pradiBa miraculofet- fanatione. Quapropter D. S* lllufiriffima & Remerendif- fima fummopere exoptdns devotionis augumentum in popu- lis<) erga di Bum SanBijJìmum FatriarchamIofephum, iam unirverfali applaufu in Fatronum totìus JOominii R* C Se~ reni [fimi Magni Duci* eleBum, atque dffumptum , njifis *videndis, fa confederatis confiderandi*, auBoritate fibi artri- buta a S. Concilio Tridentino Seff. XXV. de Inmocatione, & Veneratione SanBorum > fupradiBam inBantaneam fana~ tionem in perfonam diBa W* Matris Therefia Violanti* in* per miracula fecundi generis, feu clajfis, tamquam ab O- mnipotenti Deo operatam ex intercejjlons eiufdem SdnBif- fimi Fatriarcba D. Iofephi) ri te'.,■ rcBe , ac veraci ter rep%» nendam^ atque adferibendam effe declard'vit» cb* ìnfuper li* centiam imprimendo narrationem » & hi fior iam eiufdem mi~ Z 2 - ra*
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raculofa fanathnh tum alns peculiarihus clrcumflantiìt #
fttpradifto Froceffu rcfultantihus concedi* * <&* iniprtitur^ & ita &c* nQnfoluméiC.fcd & omn. &c. v 'Iofefb Maria Arch. Fior,
Archangelus Vignali Not, deputatns »
E fé il CroifTet di un fomigliante Battone rìfenfce ,. che
fìa in Giamberì di Savoia in quella Reale Cappella, pof- fiamo crederlo una parte del noitro, trovandofene pari- mente una porzione nel Ven. Monaftero di S. Lucia di FirenzeuV;^ ^Wn* V,- IV» Venendo ora a favellare della Compagnia prin-*
cipiata nel 1405* fotto l'invocazione di San Giufeppe in un luogo contiguo allo Spedale del Tempio, mi convien fubito fare un falto di un fecolo intero, pofciachè niuna memoria io mi fia avvenuto a trovare in quefto fpazio di tempo, quando fui principiare del fecolo XVI. un' Im- magine di Maria Vergine dipinta a frefeo nel canto di quella pubblica via* avendo cominciato a far grazie mi- racolone, e da'Fratelli della Compagnia effendofì adunate fommc confiderabili di limoline fatte da' divoti, eon quel- le fu fabbricata la Chiefa nuova, ed apertafi poi con la licenza di Meff. Giovanni Tinghi Curato di S. Simone, di che fi rogò Ser Raffaello di Baldefe nel 1519. e concorda quell' atto con quello, che dice un diario prelfo di me di no- tizie di fabbriche, come fegue „ Adì 19. di Maggio del ,, 1519. fi aprì la Chiefa di S, Giufeppe al Tempio con 3, grande divozione del popolo „ Il difegno fu di Baccio d* Agnolo Architettore de' Cuoi tempi molto nominato, avendola ripartita in tre Cappelle per lato , tramezzate da pìlaitri Corintj di pietra ferena, e fopravi un Corni- cione,, che rigirando tutta la fabbrica apporta un gran- difftmo adornamento, e doveva fecondo il difegno con- fervato per lungo tempo in Compagnia, effere accrefciu- ta di due grandi Cappelle dall' una, e dall' altra parte dell* Aitar Maggiore > che lodevolmente le avrebbero dato for- ma |
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Uff
ma di croce. Sopra alla Porta fatta dal Buonarroti di
pietra ferena, vi fi leggono queite parole : Temflnm hoc B. Maria Virginis a Lilio, Sfoufique ejut Iofeph. Quefto titolo di Maria Vergine del Giglio, che non trovafi ne' libri della Compagnia prima della fabbrica , mi giova cre- dere, che folle aggiunto a quello di S. Giufeppe con 1* occafione della miracolofa Immagine trasferita nella nuo- va Chiefa , e collocata fopra 1* aitar grande in un ta- bernacolo , che Uà coperto. V. Ma fé deplorabile è la mancanza di notizie fino
al 1500. che forfè per le inondazioni del fiume furono fmarrite , dipoi abbiamo un'abbondevolezza di documen- ti riguardanti e la Compagnia» e la Chiefa. Alla Com- pagnia Papa Leone X. nell* anno 3. del fuo Pontifica- to , Indizione 3. e farebbe nel 1515. concedette molte indulgenze , I Fratelli fecero nuovi Capitoli nel 1517. i quali trovo approvati nel 1524. dall'Arcivefcovo, e Car- dinale Niccolò Ridolfl con rogito di Ser Donato di Fran- cefco da Monte Verde, ed il libro de'fuddetti Capitoli era molto pregiato per alcune miniature di rara bellézza. Alla fteila Compagnia furono fatti parecchi legati dimo- Itranti la eftimazione , che ella godeva preflb i Fiorentini, come parlano più ferramenti, che ho avuto per le mie mani, 1* uno di Giovanni di Benedetto de' Guardi del Cane.», altro di Francefco parimente della fterTa famiglia , il pri- mo è del 1522. a* 16. di Febbraio , che dice : loannes Bene di eli olim de Gnardis Ci<vts Fior. teslamentum fecit &c. e lafcia fiorini d'oro 250. alla Compagnia di S.Giu- feppe, perchè fi fabbrichi una Cappella nella Chiefa. 2s- go Rojfus Francifci lo anni s de RoJJts Ci'vis & No?, rogavi. Il fecondo è il feguente : Francifcus olim Benedici Ser Frati* cifei de Guardis , Ci'vis} & Mercator Fior, fecit teftamen- tum 2. lulii 1526. iste, e lafcia tra'fuoi legati io©, fiori- ni d'oro agli Operai della Compagnia di S. Giufeppe , acciò facciano fare una tavola dentrovi la Natività diCri- fto Signor noitro , da metterfi alla Cappella de' Guardi in S. Giufeppe ; item lafcia a detta Compagnia fiorini d* oro 300. per dote di una Cappellania, e vuole, che per |
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la elezione del Cappellano uha voce tia de* fratelli del-
la Compagnia, e l'altra de* fuoi discendenti, e fono te- tìimonj tre Padri di S. Croce Fra Raffaello di Bartolo d* Ambra, Fra Stefano di Domenico del Ceraiuolo, e Fra Agnolo di Antonio del Barone, rogò Ser Niccolò di Ser Antonio di far ente Cimis & Not. Fior. E'trovati ancora un terzo teflamento più van taggiofo , perchè in ef* fo fu ìafciata erede univerfale la Compagnia di tutti i beni di Antonio di Giorgio di Michele Buonfanti di Fi- renze ferravecchio a'22. di Febbraio del 1527. rogò.SV*' Benedetto di Ser Alhi%%o Notaio, e ti feguita in ogni an- no per lafcito di quella eredità a conferirti una dote di lire 50- a fanciulle figlie de* fratelli, e così pure un al- tra di lire iiL per legato di Lionardo Morelli, che nel 1527. lafcic quanto bartaffe per una Cappeilania intitola- ta la Santitiìma Concezione . t VI. Quello è quanto mi fovviene da poter dire dei privilegi,donazioni, e grazie concedute alla Compagnia» e Chitfa di S. Giufeppe: ma perchè udì* andar degli an- ni pafsò quefta ai Padri di S. Francefco di Paola, non pare, che tian da tacere quelle notizie di più , che potàbile è ilatp di trovare fpettanti a quella ragguardevole vicen- da. Leggefi adunque che l'anno 1583;. Bianca Cappello Moglie dei Granduca Francefco (limando afiai la Reli- gione dei Padri Minimi, procurò loro quello luogo dal- ia Compagnia , la quale in grazia di quella Signora con- cedette la Chiefa e Cafe verfo Levante ai Padri con ri- fervo di dominio, e. di ragioni ec. come coita dall'£? finimento del medefimo anno rogato da Ser Paolo Pao~ lini ai 5. di Febbraio» E benché fembraue ai fratelli di eflerfi per 1* avvenire con quella fcrittura ben cautelati da* pregiudizi, non andò cosi la bifogna , perciocché nac- quero liti immortali tra la Compagnia,c i Padri, i quali per altro iranno contribuito affai con ispendere del proprio per dar V ultima mano alla Chiefa , e ridurre a qualche comodità, e migliore ufo Vabitazione , mediante la dili- genza, ed amminiftrazione dei due Padri Giovambatirta Manfredi da Filattiera, e Cofimo Franzeti Fiorentino nel fé-
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fecolo fcorfo , ed in queft' anno in cui io ferivo , con le !i-
mofine di parecchi divoti di S. Francefco di Paola* è fia- ta con molte, e belle pitture a frefeo adornata , come leg- gefi in un cartello fopra il grande arco dell'Aitar mag- giore , e dice ; Florentinorum iargitiombus elegantiore e uh ti ornatum an> MDCCLIL VII. Ma tornandoti" alla Granduchefla, fino eh* ella
viffe , portoflì con quefti Religiofi liberaliffima in tutte le occafioni, o di fabbrica, o di altre loro occorrenze» effondo poi pallata fomigliante generofità in tutt* i Prin- cipi della Cafa de* Medici , che prefero fotto la Real loro protezione e Chiefa, e Convento, non ceffando i Padri di farfene viepiù degni, rnaffimamente nella Pe- lle dell'anno i6$o. nella quale per fapere quanto operaf- fe la loro carità, leggafi la Relazione fatta dal Rondi- nelli di quel contagio, che io con maggior brevità qui riporto. Elfendofi adunque tre di quefU Religiofi efpofti alla cura degli appettati nelle Parrocchie di Sant'Am- brogio, e di S. Iacopo tra'Foffi, uno morì chiamato Fra Giovanni Machiavelli, ma del fuo Compagno fi rac- conta , che accadere cafo ben curiofo , cioè, che effendo egli entrato in cafa di uno Speziale, che flava vicino a Sant'Ambrogio, dove oltre gli altri morti, che vi trovò, eravi un povero padre in mezzo a due bambini , uno de' quali era morto, e V altro femivivo, che prefo dal Religiofo caritatevole nelle fue braccia per ribaldar- lo, in un iftante alTalito dal male il buon Frate cad- de tramortito fui fuolo, e perchè fu giudicato morto, dal Cerufico principale della Sanità fi penfava di confe- gnarlo ai becchini, acciò lo portaffero alla fepeltura, ma per effervi nel carro il cadavere di una donna, non pa- rendo conveniente, che un Religiofo, ancorché morto, fof- fe portato alla fepoltura infieme con una donna, fu; detto al becchino, che andalTe prima a fotterrare il ca- davere , che già avea fui carro, e poi tornafTe a prender quello del Religiofo ; quando in quefto mentre rinvenu* tofi il Padre creduto'morto , aprì gli occhi, e operata- la malignità del male > fcampò il pericolo di efler vivo fep-
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feppellito., onde potè egli ripigliare per tutto il corfo
dei giorni contagiofì il fuo esercizio di carità.\l Vili. E dovendo io tornare alla Chiefa di S. Giu-
feppe , dopo aver rammentato i caritatevoli efempli* fparfi in Firenze dai Religiofi di S. Francesco di Paola, raccontar mi piace uno fpettacolo nobile infiememente e Criftiano accaduto ih qucfta Chiefa nell* anno 1007. ai 21, di Giugno* e vien riferito con latino elegante itile del Signor Dottor Giovanni Lami nella Vita del Marchefe Riccardo Romolo Riccardi a pag. 227. come fegue. Niccolò NN. avendo gravemente orfefo il Marchefe Riccardi ». e do- vendo dare pubblica foddisfazione all' offefo nel dì con- certato 21. di Giugno, comparve difarmato nella Chiefa di S. Giufeppe , ove prefentoffi al Marchefe, il quale di fpada era; armato con T accompagnamento illuftre di pa- recchi Gentiluomim Fiorentini corona a lui facienti»i- mentre che una invifibile , ma affai più gloriofa gli fa- cevano gli Angioli del Cielo. Niccolò adunque confefla- ta la gravezza del fuo fallo , all' ofFefo Marchefe chiefe perdono, offerendoli alla fua difcrezionc : lo che detto itf Ifcrittura, la rifpofta del Riccardi fu : Poiché voi con- fette il voftro e-rrpre, e per amor di Dio perdono chie- dendo, al mio arbitrio, e diferezione vi rimettete , io ogni ingiuriavi perdono: rifpofta degna di Cavalier Cri- ftiano, e di Uomo di onore, e per confeguente applau- dita e dal Cielo, e da tutta Firenze . IX» Or paffando io dalle maraviglie della grazia
divina a quelle delle tre arti rilucenti in quefta Chiefa, oltre T Architettura di Baccio d* Agnolo foprallodata , non tralascerò di oifervare alcune tavole, e marmi. Pri* mieramente vedefi alla Cappella dei Guardi una Nativi- tà di Crifto , opera di Santi di Tito, come nota Raffael- lo Borghini nel fuo Ripofo, fcrivendo la vita di quello Artefice „ Di fua mano, dice, è in S» Giufeppe a'Guar- „ di una tavola entrovi la Natività del Signore „ E fic- come di quello Miftero ne fu divotiffimo Tito, avendoci lafciato moltiflime fue pitture rapprefentanti il Prefepio di Crifto Bambino, debbo far ragione a quefta in S. Giù* |
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feppe * che di tutte è la Iddàtifllma 4 Alla Cappella de*
Biffi vi è Un S. Girolamo languènte foftenuto da un* Angiolo , che Virginio Zabelìi copiò dalla mirabile ta- vola del Ligozzi, eh' è in S. Giovannino de' Giefuiri di Firenze. All' Aitar di S. Francefco di Paola prodigiofo per ogni forte di grazie , che difpenfa ai fuoi divori, di- pinfe il Bimbacci le pareri, e la Cupola; Fu quefta Cap- pella già dedicata ali* immacolata Concezione di Maria dalla famiglia de' Guiducci, come per teftamento di An- tonio Guiducci del 1522, avendo egli lafciàto per efecutore Aleflandro fuo Fratello , ed effèndo inoggi quella Famiglia eftinta , i Signori Medici Marchefì della Gaftellina Erèdi de* Guiducci , aggiugnendo all' antico titolo quello del Santo, vi hanno fatto una Cappella affai vaga, e ricca, leggendoti dàlia banda del Vangelo la fé* guente ifcriziòfìè. i: SACEILVM HOC IMMACVLATAE CONCÈPTIONTS
A GVIDO
EX VETVSTISS1MA F AMILI A '
GVIDVCCIORVM DE FLAMMA
QLIM EXTRVCTVM
DEINDE
HAEREDÈ FRANCISCO IVLIAM IVVENCI DE MEDlClS
DIVO FRANCISCO DE PAVIA DICATVM
CASTELLINAÈ MARCHIONES POSTERI EIVS
MAIORVM PIETÀTEM' AÈMV^ANTES ',
VENVSTIOREM IN ,FpRMAM. RÉDEGÈRVNT ,.„...,.. V'^VilN. S. MDCCV "• xuWflna « E dalla banda dell'Epiftola avvi altro Cartèllo che dice»
SACRVM HYNC LOCVM^IDEM PATRONI EXORNARVNT
VX IN DEIPARÀM yiRGINEM,,
ET "dÌVVM FRÀNCISCVM DE PAVLA
» «. , CVXTVS A.VGERETVR ET HONOR, , t „.fA
; ]tl ^ PRO VN1VÉRSASVQRVM GENTE r-, ^ V. ., ,,u
1 V^kiVSQVÈ PATRÓCÌNlV'ii IMPLÒÌANTES*' "'
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Tom. L fan. I. A a II
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Ilr Baldinuccf rfella vita del Bilibèrt annoverai; quattro
quadri fatti da Francesco Bianchi rapprefentanti miracoli del Santodi Paola, due de*, quali ancora fi veggono fal- le Porte laterali dell' Aitar Maggiore. In queir' anno poi fi fono fcoperte le pitture a frefco , una prendendo tut- to il Coro dei Padri, e altra lo sfondo della volta, o-? pere di Sigifrnondo Betti > é 1' architettura è di Piero An- derlini .In alcune fefte vedeafi full* Aitar grande all' Im- magine di Maria in luogo di mantellino, che la copriva 5 una tavola , ove Antonio Domenico Gabbiani avea effi- giato un S, Giufeppe col Bambino in braccio, ma inoggi il detto Mantellino è di argento maflìccio. Segue la Cap- pella dei Santi Antonio ,e Baftiano, ove a manritta dell* Altare 5 evvi un bel Depofito di Marmo di Giovanni Neri... medico <di; Corte > fatto fare dall'Auditore Gio- vanni Buonaventura Neri Badia, e lavorato da Giovac- chino Fortini con lodato djfegno j e fotto il bufto di Giovanni è incifo quefto epitaffio. D. Q. M. '
IOANNI NERIO IO. IACOBI FI!»
MEDlClNAE PERITI A Et MORVM AMABILITATE VENERABILI , PRVDENTIA CONSILIO ANIMI INGENVITATÉ CAETER1SQVE VIRTVTIBVS INSIGNI QVO PVBLICA FAELICITAS ETRVRIAE SPES IDEST MAGNI ETRVRIAE PRINCIPIS FERDINAND! COSMI IH FILI! SALVS NITEBATVR HEV IN MEDIO FERE AETATIS £T FORTVNARVM SVARVM CVRSV EXTINCTQ àmìk S;ìi idfètf 'BpNAVENTVRA NERIVS BADIA FLORENTINAE ROTAE AVDITOR il: i i jr^ATRI AMANTISS. ET DESIDERATlèS.. MOERENS; P. ÀN. Si MDC;CXlV. Altro Depofito1 con bufto di Donila Inglefe trovali
fieli'entrare in Chiefa fubito a mano mancale quefta
appellavafi Anna Oliveri> là quale nacque in Inghilterra*
il t ftb . edu-
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educata Bella Religione Pfoteìhnre, ina guftandb kM elei.
la lezione della Bibbia, fi meritò dal Cielo un abbdride- volezza tale di lumi, che abiuraci gli erróri della iusl. fetta 5 abbracciò la Cattolica Fede, e feguitando nello Au- dio dei facri libri, fi fece abile , onde convertire e Da- me i e Cavalieri Inglefi , ed obbligata a paflare il mare , venne ad.abitare in Firenze, ove maritata col Sig. Giù- feppe Grifoni, fi fece Terziaria dell'Ordine de* Minimi* ed avendo dato molti rari efempj di pietà, di anni 48. mo- ia .nel 1728, ii fuo bufto £ fiato lavorato dal fuddetto fuo Marito . ih :tà ;i> IX. E per fine tornando alla fefta di S- Giufeppe*:
ricordar debbo^ iche-viirGranduca Cofimo III. eleffe il Santo per Avvocato della Tofcanà nel di> i8. Decembre wéij^W^h cow voto fblenrie» le cui circostanza qui notar mi piace, defcritte nell'Archivio delle Kifòrniagioni ali* anno 1719. e fono le feguenti ; ' -■>.. 5, Al Nome & onore della Santiffima Trinità } e del-
5, la BeatifTirna Vergine , e del gloriòfd $ Gmfeppd, perchè £ refti la memòria} eprova ne* tempi* avvenire » *• ,, Adi diciotto- Dicembre l'anno dell* incarnazione
5, mille fettecento diciannove in Lunedi in Firenze nel- SV la Chiefa di S. Giufeppe offiziata da*Padri Minimi, do- ,> pò la Proceffione ordinata' dall'Illuirriffirno é Reveren. & diflìmo Monfìgnore Tommafo della Gherardefca di tut- „ toìil Clero, e ReligiofiMendicanti,- della Qittà*, ei arri- - ^HV^tél, e parato per' celebrare la Me fife, privata all'Aitar ,V "Maggióre il predetto- Mònfigriore Arcivefcovo:.f giuhfe „ l'A. R. di Cofimo Terzo Gran-Duca di Tofcanà No* ji itroClementiflìmo SignoÌ£Tcoir A. R. del Sereniiììino 5, Gran Principe di Tofcana Giovan Gaftone, e fi pofero „'in.uno< ftanzino preparato vicino a detto Altare con, „ fcdje,,* e inginocchiatoio^ Monfignor nóihoi intuonò ;iL- 3, Veni Creator Sprìtu? > e quello cantato dal Clero del- „ la Metropolitana, cominciò la MeiTa , e quella giunta ,? all' Offertorio , fi collocò détto Prelato a federe fui s, faldiftorio nella predèlla avanti l'Altare, volto al po- » polo. Allora Io Filippo Buonarroti, Senatore e Audi* 1 A a z j> torc |
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5i torè* della? prefata A, §£$ >. tìceome aveva avvBéo la coiti*
,, miffione dalla Rj. A. S. mi portai a pigliare con debita „ reverenza da S. A« R. il foglio della deftinazione fat- „ ta dalla Mede/ima del GloriófoSan Giufeppe in Pro- „ .tetto-re fuo, de* fuoi SueceiTòri, e popoli de* fuoi Sta- „ ti* e del Voto dell'annuo tributo a detto Santo, fot- „ tofcritto di propria mano del medefimo Sereniamo „ Granduca , e parimente di comrnifTione della R. A. S» ,, quello leflì ad alta voce parola per parola . E letto pò- ,». foia che ebbi il foglio di deftinazione in Protettore, e „ il Voto , S. A. R. in fegno di ratificazione di quanto n fi conteneva in detta Carta inchinò il capo vérfo di |i me lettore i ed allora Monfignóre Arcivefcovo rialza- j, tofi in piedi diffé, Beo gratias, e poi recitate alcune ,,.preciparticolari ^feguitò la MeiTa^ alla fine della tjua- ,, le intuonò il Te DeUmt che fu cantato dalla Cappella „ di Palazzo, e feguì lofparo reale della Fortezza di 5, ; Belvedére, ficcome alla lettura del foglio avea princi- pi $mo ÌQ{ fpafà) debGaftelio di S. Giovan Batifta . ,, Tutto dò^feguì alla prefenza degli Illuftrifiìmi e
?f Clariflìmi Sijgnorihiiuogotenente e Gonfìglieri re degli tiiahn QtwMagiÉtmtiìì molti-Cavalieriy Perfora di Cor- » te, Nobiltà ed; altri , e fpecialmentè furono ricercati s, da me per Teftimonj a queft* Atto , l'IHuftriffimo Si- » gnor Fra Tommafo del Bene Cavaliere Gerofolimita- „ na Priore: éi Pila , | Configliele .dilatato, e Màeftro di ,ìiì£Ia:tnela xirvS.q AÈÙ R# M lifllùftriJTimo Signor» .Barone si tBcttinck Ricàfoìi [Capitanò ;ddla Guardia de' Trabanti « della medefima A*dL^..-n«J dì£&T 6i i ib .Y ■ I €! ,, In fede di che ,, 4iò> Filippo Buonarroti Senatóre
,y Auditore di S. A. R. e Auditore delle Riformagioni „ ho fottoferitto la. prefente di mia propria mano quefto 3>i ìd^ diciatto Dicembrenjiilefettecènto diciannove. » " f. t, .,.. .. r-"\ : . ., i , " -, ' i * « -. . ,•.*.',.". *..'',• ,- ,..,. - k "''\ "■ ..(-.!
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E Z I O N E XIV-
DELLA CHIESA DI BADIA
DE' MONACI BENEDETTINI. |
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Chi ha fentimento di cuor Criftiano, ni-
J^| un ordine religiofo può amare più di quello dell' Iftituto dei Benedettini , che anzi fi dovrebbe avere in fomma-. venerazione, ficcome quello , che ci ha collocata la Chiefa di Grillo in quel grado di fplendore, che noi la miria* mo. E fé gli Eretici molte fiate ufcirono in guerra, i più animofì a combattere per la verità, e per P Evangelica Dottrina furono i Cluniacenfi, i Premoftratefi , i Cifter- cienfi, i Vallombrofani , e i Camaldolenfi, tutti figli del Gran Benedetto. Della qual cofa un vivo argomento fo- no le conceffioni di Privilegi, di Efenzioni, di Grazie, e di Favori, fatte loro dalla Santa Sede, e la efaltazione di parecchi di efli al Supremo Trono di Piero, oltre la erezione di ricchi, ed illuftri loro Monafterj, documenti per vero dire immortali prefTo il Mondo tutto degli ec- celli lor meriti. Se poi pattando noi dalla Chiefa univer* fate alla Fiorentina, ed intorno al mille cercheremo i Miniftri più dotti del Vangelo, i più zelanti Apolidi di quelle contrade, ed i Coadiutori più fedeli de* Vefcovi, in tutte le Storie troveremo benedetta , e celebre fenza più de1 Monaci Neri la memoria, fino a moflrarfi a dito i Benedettini , quafi foftegno della Chiefa Fiorentina*. • Quindi fi annoverano le tante donazioni lor fatte, e da* Vefcovi, e dalla Repubblica , e da' Privati, indizio aper- tiflimO di quel debito, eh' a queir' Ordine profefla Firen- ze, la quale benché di Monacali Abbazie abbondi, quan- to altra mai , però non con altro nome chiama quella del Santo Abate Benedetto, che di Badia di Firenze, no- me |
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me dimoirfante fpezialità d* amore, e di efHmasione ; E
però di quella Chfèfa fenza pili lungi) efordio olferveremo adorabil teforo delle reliquie , e 1* ammirabile delle tre nobili arti, premettendo però le notizie della fondazio- ne forpaflami ogni umana efpettazione * IL Per concepire adunque una giufta epoca, e cognizio-
ne della Chiefa, e Monaftero di Badia» fa d* uopo * che an- diamo a que' tempi del Secolo X. la cui iloria giufta il Chiariamo'Muratori nei fuoi Annali ' ali* anno m, fi tro- va piena di apocrifi racconti, chiamando egli romanze- rò lo fìile, con cui fcrifleroalcuni peraltro ragguarde- voli Autori di quei tempo, i quali creduli affai imbot- tirono le relazioni, mafEmamente della Zofcana di vino- ni, di fogni % e ài miracoli firani. Onde noi per non in- ciampare in fomiglianti fcoglj , rapporteremo foìamente quei tanto eh* abbiamo di notizie dagli autentici Diplo- mi riguardanti quefta fondazione. Il primo Diploma a-* dunque è quello della Cornelia Willa figlia del Marche- fe Bonifazio moglie di Alberto Mai chefe di Spokti^ Madre di Ugo Marchefe ài Tofcana. Lo. frumento con-- tiene um ncchiflima dotazione della noftra Badia, fon- data dalla tnedefima Conterà *> e fu fcritto con quefte no* te : In nomine Domini Dei, ip S aleatori s noflri Jefu Chri- fti • Otbo grafia Dei' Impcrator Auguftm j> filius Domina Othonis $ anno Imjserii gius J£L frijie KaL Jttnìi Indili, é. che farebbe neir anno 9%. fecondo l'Abate Ughelli paf« te III. pag* 34. e fecondo ancora il.p, Mabillon nói fuol Annali Benedettini a queft' anno. Ma perehèiOttone Jlfc in quello tempo non era per ancora flato iiicoronato Im- peratore » né m quei tempi alcun Re Tcdefco prendeva quefto Augufto titolo? fé non dopo avere dal Pontefice ricevuta la Corona Imperiale, noi a {legneremo quella car- ta all' anno 978. col Muratori , ed appunto nel Giugno del 978. correva V anno XL del Regno di Ottone,, non inco- ronato Imperatore fé non nel.'££& potendofi anche in quella fuppofizione meglio fpiegare l'Abate Ughelli, ove dice di queila Badia ali* anno 989. qjtam olim confi- liis Sifheltni Epfcop ( Willa ) excita<verat. Notifi quell* Olim,
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Olim\ che non camminerebbe} fé il Diploma folle flato
fatto da Willa nel 989. che fu P ultimo di Sichelmo, e primo di S. Poggio, III. Due altri diplomi fi trovano del 996. e 97. e
fono del Marchefe Ugo, il quale con quefti itrumenti conferma le donazioni di fua Madre s alle quali aggiu- gne molte cafe , terreni, feudi, e altri beni in dote del- la Badia. La prima Scrittura principia così : In Nomine Dei Mterni Otto gratta Dei III. Imferator Auguftus,. an • no Imferii eius yrimo Metz/ir lanuarìi Indici. 9'. La fecon- da incomincia : In Nomine Domini le fu Chri&i Aeterni anno ab Incarnatione eius nongentejtmo nonagejimo /estimo quintodecimo Kal. Maii Indite. 8. Otto Dei grati a Imjr. Aug. an. 2. Imperli eius : E qui mi piace notare , che a quefH benefizi così ampli (uti dal Marchefe Ugo, i Mo- naci non citante , che la fondazione propriamente fofiTe di Willa> tuttavolta a lui diedero il titolo di Fondatore, con inalzargli nei tempi moderni una Statua nel gran chioftro, che fu opera di Raffaello Petrucci, leggendoli nella bafe la ifcrizione feguente : ÙGONT ETRVRIAE CAMERTVM SPOLETANORVMQVE
DVCI ET MARCHIONI ALBERTI MARCH. FIL.
UGONIS ITALIAE REGIS NEPOTI ABBATIA FLOR.
MAGNIFICENTISSIMO, PIENTTSSTMOQVE FVNDATORI OeXVT.
A MORTE ANNO STATVAM EREXIT
POST HONORARIVM MONVMENTVM
POST SOLEMNIA ANNIVERSARIAE LAVDATIONIS
PARENTATIONISQ^ POST QVOTIDIANAS INFERIAS .
GRATI ANIMI EPIDOSIS AN. DOM. CIDI3CXVII
Chi legge quéfta lapida purgafiflima da molti errori cre-
duti dai noftri antichi , che furono ingannati da falfe tradizioni, viene fubito in cognizione de* veri titoli di U- go Principe Italiano , e non di fangue Tedefco, come fo- gnò chi fcruTè T epitaffio al fuo Sepolcro in Chiefa ap- pellandolo Marchefe di Angdeburgò. Egli è certo, che fu un potente Signore in Tofcana, che tale lo nomina l'Im- peratore Ottone III. in una fua lettera a Papa Silveflro II. la
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la quale è la CLVIII. nel Tomo II. Rerum Irdnt. del d»
Che/ne. In effa Ottone dando parte al Pontefice , che tro- vando nociva 1' aria d* Italia alla fua fanità s vuol mutar paefe, dice > che in ajuto di elfo Silveftro lafciava Primo- res Italia , e maflìmamente Hugonem Thufcum Vobis pr ùmnia fidum $. Comitem, Syoletinis et Camerini? Prafe- Bnm., cui 0B0 Cowitatus, qui fub lite funt y'veslrum ob amo- rem contulimius , noflrumque Legatum eis ad frafens jr&fe* cimus. y ut fornii ReBorem habsant, #* Vohis ejus opera , de» bit a fermiti a exbiheanp. Come poicia combini queft* alta flima, che Ottone faceva di Ugo con quello, che fi leg- ge in S, Pier Damiano5 cioè) che V Imperatore udita la morte de| Marchefe , o perchè poco fé ne fi da (Te, o per- chè non gjì-i piacefle la troppa di lui potenza, prorompere in quatte parole del Salmo 123. JLaqueus tontritus efty & nos liberati fumus, Io lafcero a' Leggitori il farne la con- cordia, Dubbio è 1' anno, ed il luogo della morte di que* fio Principe, ina che nel 1002, forte già egli morto, è cer- tiflimo per un rescrittodello fteffo Ottone riferito dall' i\bate Ughelli in queft' anno alla Parte HI., ove Y Im- peratore dice oh remedium Anima Marcbionis Hugonis pa- role a maraviglia convincenti lo sbaglio di chi lo fece vi- vere fino ai 1006, e di qualcuno , che lo volle vivo anche nel uQip II faggio Cofimo della Rena nella fua ferie dei Duchi di Toscana pretenda, che la morte del Marchefe accadejflfe nel dì 21. Dicembre del iodi, giorno in cui i Monaci di Badia celebravano il di lui anniverfario,^inno- vellando ogni anno le fue iodi con erudita diceria reci- tata da qualche nobile .Giovanetto , lo che gentilmen- te toccò Dante ne) canto X¥L del Paradifo come ap- pretTo ; Ciaf e UH , che della bella infegnà porta
. "Jìtèt GrM Barone : il etti nome » e }l fui fregio La féfià di Jornmafò fifonforia » ; f ,
É qùeftó làudéyólé coftsime dura fino al prelente, eccet-
tó che ora fi fa ilei giorno di Santo Stefano protomarti- re |
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re, alla quale folemie funzione dopo tanti fecoli anco-
ra vi concorre molta Nobiltà Fiorentina) e V Abate in detto giorno ftando in fedia parato Pontificalmente ri- ceve certi cenfi dai Luoghi alla Badia fottopoftn Ove poi Ugo finiffe la fua vita è parimente dubbio, chi vuole in Firenze <* e chi in Piftoja ., ma dice il Muratori „ li credo „ -fogni dei moderni Scrittori» e non faprei cofa giudi- care delle vinoni riportate da è. Pier Damiano all' Opu- fcolo 57. ove racconta, che un Prelato vide in un tiz- zone, di fuoco fcritte quelle parole : Hugo Marchio quin* quaginta anni? mxip \ prefd per indizio di fua vicina mor- te; e quell'altra , che T anima del Marchefe Ugo in com- parire all' Abate del Monaftero fi lamentale della ne- gligenza, colla quale trattavano il fuo cadavere, il qua- le, ovunque morifle Ugo, fu trasferito da* Monaci a Fi- renze , e feppellito in una Gaffa di ferr<> , e poi in u- na di porfido , la quale a* Monaci parendo anche po- vera , nel 14S1. le ceneri di quefto Infigne Fondatore collocarono in un magnifico Depofito di marmo, che tra poco fi offerverà , j IV, Ma tornando ai benefattori di Badia , debbo io
far menzione del foprallodato Ottone, cui piacque in fa- vor del Monaftero di lafciare un*Imperiai Bolla, col- la quale approva, e conferma quanto e Willa , ed Ugo avcano donato ai Monaci, ed efprcflamente in effa nomi- na le Caftella di Signa,dj Greve, di Vicchio, ed altre. Il principio della Bolla è quefto ; In Nomine San&iffima, & Individua frinitatis Otto $er<vHS Apflolorum. Notum JtP emnihu; fidelihus noBris} frafentibus ,atque futuri* t quod Nos' froper £>eì Omnig. amorem , è? oh remedium anima Marchionjs Hugonir ($>c. ]a data è dell'anno i©02. in Pa- terno Caftello non già del Perugino, come fcrifte, Cofi- mo della Rena , ma vicino a Civita Caftellana, morto ivi pochi giorni dopo quefta conceffione . Altro infigne bene- fattore fu il Conte Bonifazio, la cui carta di donazione di jrnolti beni dell' anno 1009. Irggefi preffo l'Abate Ughel- li Parte III, pag. 45.avvertendofi, che non fi creda fratello di Ugo , fé più chiari documenti non fi trovaflero. E fé» - li Tom, L Fan. L B b gui-
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guitandò la ferie degl* ìiluftri Benefattori, moltifllmi fu^
rono i Pontefici, i quali accrebbero a quello Monaftero con nuovi acquici 1* Iufpadronato di alcune Chiefe, tra le quali pregevole è il dono fatto da Eugenio IV. eh* a- mando al'maggior fegno i Monaci di Badia a fé noti per fantità, e dottrina » loro concedette in perpetuo la Chiefa/ ed appartenenze delle Campora, porte fopra d' un ameno poggio poco lontano dalla porta a S.Piero in Gattolino. I Vefcovi poi andarono Tempre a gara a chi più co* be- nefizi inoltrava gradimento de" tanti fervizj, che loro pre- davano gli Abati, e Monaci Benedettini ; come da* fa- glienti vetufti documenti preffo Badia , chiaro apparifee, che Sichelmo loro procurò la donazione fatta dalla Gontefla Willa^che Pietro confegnò all'Abate la Parrocchia di S.Pro- colo neir anno 1064. Quella di S. Simone fu eretta in Parrocchia , ed a* Monaci raccomandata dal Vefcovo Ar- dingo nel 1247. e quella di S. Martino detta del Vefco- vo , perchè fatta da Regimbaldo Vefcovo di Fiefoie , il Diacono Trigimio fuo nipote nel 1034. a quelli Religiofi parimente ne fece un dono. Averei finalmente da raccon- tare le grazie fatte loro dalla Repubblica, e convien di- re » che luoghi di dominio temporale cederle ai Pa- dri Abati , conciofiachè fi trovano alle Riformagioni ef- fere cenfuarj della Repubblica, con l'obbligo ài prefen- tare ogni due mefì ai Priori un commeftibile, che pofcià .f loro fu mutato in quattro ceri da orTerirfi nella fefta di S. Bernardo alla Cappella di Palazzo, per decreto rogato
da Ser Alberto olim Luca zi. di Aprile 1444. ed in un privilegio fatto dalla Repubblica, ledendo Gonfaloniere Carlo Federighi, io leggo I* efpretfìone di cenfuarj come appretto: Qtialis e fi antiqua & celebri* Abbati a fiorenti» no, •■''•- ... qua buie Falatio Populi Fiorentini ex antiqua consuetudine cenfum j^r abere folet. * V. Per conto di sì fatti Benefattori, e Fondatori
réfterebbe da aggiugnere molte altre notizie, che io tra* lafcio per riferire alcunché delle vicende accadute a que* fra infigne Badia. E la più antica notevole difgrazia a mia notizia fi trova nell' anno 1250. quando i Signori, giù-
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giuria il Villani, fecero principiare il Palazzo del Pode-
ftà con la Torre in fu la Piazza di S. Pulinari, e però do- vendoli dar luogo a quefta gran fabbrica, furono demo- lite alcune Cafe dei Monaci, e parte della Chiefa, la qua- le per effere opera di Perfonaggi grandi, e ricchiflìmi, co- me furono Willa , e Ugo, è verifimile» eh* ella foffe fi- no a quel tempo magnifica. Debbo però grado all'Am- mirato Parte I, ove con lode de* Signori, che fedette- xó nel 12S6. de* Priori ,dice, che col difegno di Arnol- fo di L^pp fecero riparare , e ridurre la Chiefa a forma maggiores e molto più vaga. La feconda vicenda, che fu affai funerea, feguì nel 1307. riferita da Giovanni Villa- ni Lib. Vili. cap. 89, come appreflb », Rimafi i Fioren- „ tini mal difpofti,del prefente mefe di Luglio 1307, j, feciono fppra i Cherici una grande,e gravofa impoila, ,., e perchè non voleano pagare, più ingiurie furono lor „ fatte, & alloro Hofti, e Fittaiuoli, & pure convenne » che pagaffero, 8f la Badia di Firenze andandovi lo U- » fiziale, e lo Efattore per lo Comune con fua famiglia , „ i Monaci chiufero le porte, e fonarono le campane , „ per la qual cofa dal popolo minuto, e da* malandrini, ti $c gente rea , con fufpignimento di lor poffenti vi- M cini , & grandi Popolani, che non li amavano, fu- 1, rpno corfi a furore , & tutti rubati. E poi il Co- ,, mune perchè aveano fonato -, voleano tagliare il lor „ Campanile da pie, & disfecione di fopra preffo che „ la metà, la qua! furia fu molto biafimata per la buona 5, gente di Firenze.„ A quefta rovina però provvide Giovan- ni Gaetano Orfini Cardinale di S.Teodoro, e Commendata- rio nel 1330, facendo a fue fpefe rifare il Campanile, come inoggi fi vede, tutto di macigno di figura efagona con pira- mide di altezza affai confiderabiJe. Kè io faprei fé abbiafi a mettere tra le vicende di quefto Monastero V effere (tato ri- dotto in Commenda per lo fpazio di un intero fecolo : prin- cipiando nel 1327, dal Cardinale Giovanni degli Orfini, dopo il quale venne Giovanni Priore, e Monaco di S. Paolo di Caldaione, e morto Giovanni) in una cedola trovafi Com- mendatore Pietro III. e Aldetuando, dopo ebbe quefta Badia in Commenda da Papa Clemente VI. Niccolò Malpigli, cui B b 2 A fuc-
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fuccedetté , giufta D. Placido Puccinelli, un certo Gherar-
do , e nel 12 53. Innocenzio VI. la diede a Francefco degli Atti , per errore da Matteo Villani appellato Andrea > che fu Vefcovo di Firenze, e poi Cardinale, del quale il detto Villani L. 8. cap. <5. dice , che ne traeva da'Mo- naci , i quali erano undici, fiorini mille Y anno di fitto, ma il Buoninfegni al lib. 3. fcrive, che foffero fiorini 2 500. In tempo di Urbano V.trovafi altro Commendatario Gio- vanni Albergotti dal Pontefice impiegato in graviflìmi af- fari; Altri Commendatarj poi furono i due Cardinali Pie- ro de* Corfini, ed Angelo degli Acciaiuoli ; e Niccolò Guafconi fu l'ultimo, giacché Papa Eugenio IV. giufta Vefpafiano Scrittore della Vita di quefto Pontefice, proi- bì, che la Badia di poi non fofife mai data in Commenda , e ne fece una Bolla, nella quale fonovi quefte formole : quod bona Congrtgationis Caffi*?, nec in Commendavi, mei in ad- minifir&tionem imgetrari ^offint • Datum Fior. 1434. %.Id. Ianuarii, E tralafciando di efaminare lo flato di Badia du- rante il governo degli Abati Commendatarj, noterò tra le fa- tali calamità i moltiplici incendj feguiti con notabile danno e tfèlJa Ghiefa* e del Convento, alcuni de' quali nel folo fpa- zio di fei meli riporta Matteo Villani Lib. Vili. cap. 6. all' anno 1327. come fegue „ Il primo di Ottobre arie la Sa- ,, greftia, e le Cafe del Bormentoro, infino alla volta „ della via del Garbo, & un altro ( fuoco ) ve ne fu „ niellò appreflb) che avvedendofene tofto, fu fpento fan- i) za troppo danno, e così un altro dopo queJlo. E la 5, notte di Noftra Donna di Marzo ne fu meifo uno nel- „ la cafa di coita al Palagio de* Baldovini, il quale l'ar- „ fé tutta, e haverebbe arfo quelle di S. Martino, che j, 1* erano congiunte , fé non folle il gran foccorfo, ma. ,3 molto danneggiò le cafe, e mercatanti lanaioli c'heb- „ bono a fgomberare ,, E Metter Paolo Verzoni dsu Prato nel Libro 4, dei fuoi ricordi racconta altra difgra- zia come appreifo „ Adì 15. Agofto del 1652. cadde un „ fulmine nella Chiefa di Badia, elfendo piena di popolo, 5, per il Vefpro folcnne, percoffe prima il campanile con » gettar guarnita di faflì fu la foffitta, e foffocò in Chiefa » 1*
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„ la Signora Aleflandra Fabbxoni , e molti per lo fpaven»
„ to fi fvennero. „ VI. Ma quelle cofe e più altre di Badia, che io po-
trei agevolmente riferire , comecché vicina a darfi alle ftampe è la copiofa fceldflima raccolta di memorie, che va facendo con fatica, e lode di buona critica 1* Erudito Monaco Don Pier Luigi Galletti, a lui rimettendo altre cofe, ed eziandio la correzione di quefto mio ragionamento, vengo alla Chiefa, la cui ultima rinnovazione feguì nel 5525. con difegno di Matteo Segaloni, elfendo Abate Don Serafino Cafolani , il quale ne gettò la prima pietra ai 25. di Febbraro di detto anno : ed invero ella è una Chie- fa di bellezza affai più magnifica di prima, avente forma di croce quadrata, arricchita nelle cantonate di pilaftri, e capitelli di nobiliffimo inraglio di pietra ferena di ordi- ne corintio con un cornicione della medefimà pietra, che rigira tutto intorno, foprà feguendo un fecondo ordi- ne con termini parimente di pietra , i quali col mette» re in mezzo le fineftre, reggono una foffitta ornata di rabefehi, e di fogliami Sniffimi opera di Felice Gambe- rai, e che in quel genere fembra, che difficilmente fi pof- fa vedere cofa maggiore , VII. Quindi principiando dal vefìibolo, a manrit-
ta evvi una vaga, e belliffima tribuna difegnata da Be- nedetto da Rovezzano, e chiamafi la Cappella di Santo Stefano de* Pandolfini ; la tavola full'Altare è di mano del Biliberti, il quale vi dipinfe il Martirio dei Santo, e nel pavimento fono appiè dell* Altare in fino marmo tre ifcrizioni, la prima delle quali è la memoria del Cardinal Pandolfini, la feconda dei due Vefcovi di Troia della fteifa Famiglia, e la terza di Giovambatifta, e di Roberto, e le parole fono le feguenti : I.
NICOLAVS PANDVLPHINVS S. R. E. CARDINALIS
ANNO DOM. MDXIX. |
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V^ll ' fANNQCTlVS ' pANDVLPHmv^
EPISCOPVS TROIAE AN. D, MD. 3lERNAltDVS PANpVLPK, EPiscopys troiab
ICANNES JBAPTISTA PANDVLPHINVS PAND. f-I£f
S^CELLVNI HOg SyMMA PIOTATE D. STEPHANQ CONSTRVXIT 'MÈI? NON EIVSDEM FAMIETAE PQSTERIS MONVMENJVM HIC SyBESSE yOL.VIT J^VOp DEINDE ROBERTVS EX FILIO NEPOS PAVIMENTO MARMOREO ORNANliyjyJ ' ;: TESTAMENTO RELT,Q^yiT "'*) \ iW.DÓM.MD^XXXXII,
Sopra la porta dilla Chicfaal dimori, di baffo rilievo
in un tondodi marmo bianco evvi una Vergine affai bel- la eoi bambino al collo, fatta da Mino da Fiefole. Neil* entrare.in.-Ch-ie.fa a mano^deftra al muro vederi una caffa con fogliami, e rabefehi <Jf marmo, in cui è Oiajrnozzo PandoJJhju Cavaliere creato .da Alfonfo Re di Napoli , concluda ditegli ebbe la pace tra <juel Re, e i MxMB mè evi fi legge queft'ifcrizione; SEPVLCRVM IANNOCTTO PANDVLPHmO
EQVITI CLARISSIMO-OMNIBVS R£IP. MVNERIBVS DOMI FORISQVE SVMMA CVM LAVDE FVNOTO FILII PARENTI et OpT. POS VER VNT . OBIIT AN. DOM. MCCCCiVI XIII. KAL. DECIMBRI3* |
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Sopra a qùefio Depofito vi è un quadro della Santi/fi-
ma Vergine con Angioli in gloria, ed a* piedi i Santi Giovanni, Benedetto , e Bernardo, lavoro di Fra Barto- lommeo della Porta detto il Frate , e difcepolo di Cofi- mo Roflelli'X Voltando poi il braccio della Crociata a man* ritta viene altro Sepolcro, in cui vedefi giacente Bernar- do Giugni veftito d* abito di cavalleria , fatto da Mino da Fiefole con vago ornamento, avendovi Tindultriofo Ar- tefice fcolpita fopra la giuiiizia, e più in alto il ritratto di Bernardo di mezzo rilievo: le parole intagliate di- cono ; • BERNARDO IVNIO EQV. FLOR. PVBLICAE
CONCORDIAE SEMPER AVCTORI ET GIVI
VERE POPVL ARI PII FRATRES FRATRI DE SE
DEQVE REP. OPTIME MERITO POSVERVNT,
OBIIT AN. D. MCCCCLX VI. VIXIT
AN. LXVIII MEN. VI DIES XII
Entrari pofcìa nella Cappella dei Covoni, ai quali Giot-
to T avea dipinta tutta a frefco, dedicata effendo in quei tempi a S. Giovambatifta 3 poi , giufta il Cinelli, vi fu po- rta una tavola di Puccio Campana, ma inoggi è confe- crata à S. Mauro, la cui tavola full* Altare rapprèfenta il Santo, che col fegno della Croce rifana alcuni ftroppia- ti , la fece Onorio Marinari, ed il S. Mauro è il ri- tratto di Don Placido Puccinelli ; e dello fteflb Artefice èia pittura a frefco della volta, 1*architettura però fu dipinta da Pietro Anderlini, Delle due Cappelle, ehe_» mettono in mezzo l'Aitar Maggiore, a quella dalla par- te della Pillola Gio: Banfta Naldini dipinfe la Venuta- delio Spirito Santo, e fòtto in un ovato Francefeo Con- ti fece un S. Giufeppe ; all'altra Cappella dalla banda del Vangelo, eh* è dei Lenzoni, dal Naldini parimente di- pinto vedéri Crifto, che porta la Croce accompagnato da' foldati, e fopra il gradino delF Altare in un taber- nacolo adorali una divota Immagine di Maria di terra cotta. Dirimpetto a quella Cappella evvi quella della fa-
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famigli! deliBktifeo con ja jrariflimatfcyola di FraFiHp*
pò, Cippi., nella quale è dipinto un S. Bernardo , che feri- va »n unjùogo folitario , mentre gli apparisce Maria ac- compagnata dagli Angioli, e fu fatta fare da Francefco del Bugìiefe Tanno 1480.il quale la collocò nella Ghiefa delle Camperà, ma nell'anno 1530. per 1' attedio fu trasferi. lai in Firenze, £ Fra Filippo in effa dipinfe al naturale Francefco del Pugliefe inginocchioni con ..l'abito civile, nella./Vergine fece ilfrkrattp della Moglie j; fc jnegli An- giolijqixello de* figliuoli ^vedendofi anche in ometta Cappella alla parete un buftodel Conte Fantoni di marmo.. Rijflcde in mezzo a quefte due Cappelle teftè deferitte, e fotto T or- gano il belliflìmo deporto del Conte Ugo con ]a #a- tua fua a diacere fopra la Caffa* e in alto la Carità fim- bo]o delia fua grande beneficenza , tutto effendo di mar- mo Carrarefe lavorato da Mino da Fiefole .con giudizio raro, ed una Madonna per vivezza, e difpofizione è tenuta ammirabile, ficcpme fono :di rara bellezza due Angioli, che tengono 1* arme del Conte, e due altri di baffo li- Ikvo^ eiie reggono T epitaffio feguente; VGOm OTHONIS HI 1MPER. AFFICI 1;
AC COMITJ MARCH, ANDEBVRGENSr
ETRVRIAE ?RAEFECTQ QVI DIVO BENEDICT<d
HOC OLXM ET SEX ALIA; COEtfOBIA
COND1DIT m HV1VS LOCI MONACHI
DE SE BETtfEMJSRrTO SEPVLCRVM VETVSTATE
ATTHJT¥M mSTAVRARVNT AN. SAI*
[ ^CCCCLXXXI. H, M. H. N. $. OBHT
b AN.3AU MJ, #11. KAL. IaNVARIAS E qui ho voluto riportare jqueft* iscrizione come appun-
to ella fta nel marmo incifa, dovendo^ avvertire, che diverfarnente è Ififerita dagli Scrittori, i quali forfè non hanno yeduta la lapida, contentatici di copiarla dalle va- rie ftampe, E la varietà confile nel C0MITI biella fe- conda linea, che leggono altri CAMERTI,come D. Pla- •cido Puccinelli> e Y Abate Ughelli, e alla fefta linea al- tra |
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tra diverrà nón:meno notabile trovai nella paróla BENE*
MERITO:, avendoli fuddetti Autori ; letto BENEMERITI* Ma venendo all'Aitar* maggiore* eh' è in tefra della Crocia- ta con una deca balaustrata di marmi, che dà luogo ad u- no %aziofo Presbiterio , in cui fi celebrano con molto decoro le funzioni Abaziali,,. veggonfi due colonne, e pi- la^rii? dir pietra» che règgono un arcò nobile » e benino 14(0 ì fo&to del ^uale. evvi*TAltare ricco di marmi, . ed i* folato . m& fopra una ilunetta dipinta- a frefeo da. Gio- vanni ferretti xapprefen tante Jii Martirio di S. Stefano,. Nel Coro detonaci vi fono due Volte, inelle quali il medefimo Artiefice ha dipinto il trionfo di Maria in Gic* }$,i-e T Arìchjsertura con vaghe profpettive è di Pietro Anderlini,ei^èlqfondo del Coxo vi è un gran Quadro del fSay&lier» Curi^di .» il quale ha ef%iàto:un S. Benedetto ; aprono poi dalle parti-ktjerali .dell* Altane Àie porte , quella a manritta ci .conduce nella ' Sàgreftia fatta dalla famiglia de* Covoni^ l'alerà in una ftanza, ove fi confer* yano èle rejjiquieicompon|enti?yjn:;mcco iMd a'dtìrabil tefo* $0 i che mlfembrerebèe jben fatto il trasferirlo in luogo pj0.:comodo^ e più luminofo, tuttavolta per*cortefia di que* Padri mi fu dato tutto il campò di* fptisfare,calla mia ^-uriofita, ©i ^ivolTervareciafcun reliquiario',!e Ìe;pràncir pali Reliquiei $onp quelle ò che io qui riferifeo » Vili, Primieramente fi trova un pezzo del legno del*
la Santat Croce in un piuttofto mediocre Reliquiario, il quale avendo ai lati^due Angioli di argento mafliccio di getto, lavoro certamente di eccellente Artefice, viene a Éare una magnifica comparfa , allorché full'Aitar grande fi efpone. Quafi tutte le Reliquie fono o in bufti, o in arche, o in guglie, o in vafi di argento, di maniera an- tica con T arme di Badia, avendovi trovato il Cranio del Ideato Andrea Vefcovo di 'Pkhh, parte dei dito groflb, $ un dente di 3. Bafìiano Martire, alcune offa dei Santi , placido 9 e Compagni Martiri» altre di S. Gregorio » e di S. Bafiìio, uno della fpalla di S. Zanobi Vefcovo di Fi- renze, e del Santo A.rcivefcovo Antonino parte del fuo cilicio. Ripofano quivi due Santi Corpi, quello di S. Di* Tom. I. Fan. L Ce mo-
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mo Martire cavato dalle?Catacombe dìiPrifcMIa, e 1* IH
trodel Beato Eremita Teuzzone, il quale configliò Sì Gioì Gualberto la pigliare la difefa della Chtfefa contra il Si* moniaco Vefcovodi (Firenze? Pietro Mezzabarba , dal che nacque nella Badia di Settimo il miracolo di S. Pietro Igneo , che pafsò illefo nel mezzo del fuoco; fi vede pu- re la tonaca del B» Niccolò; da Pruffia col millefimo 1456. ai 2%. di Febbraro. Bella B- Giuliana Vergine y e^Matti- le avvi una còltola vidi S. Cordiano M: :Ta; tefta , di^S* Mauro Abate il cranio, di S. Stefano un ofifo, di Si Pammàc* chio M. coitola , e un dito , e drSJ Margherita ■ Vergi he i e Martire una coitola .Sonovi parecchi: altri Reliquia! j, tra' quali mi giova prederei che vivfieno quelli donatiti Giovanni Boccaccio ^chiamate Reliquie j'nfegni nel fu© te- fìamento rogato in Firenze ai 2S. AgorW del 1374■* negli atti di Tinello di SeèBuonafera da Pàffignario, avendole egli lafciate alla Chiefà delle Gampora, che ne' tempi del Boccàc- cio era de* Frati di S. Girolamo, chiamati di S. Maria al Sepolcro dell' ordine^ di Si Agoftino y- dei quali fu Priore il celebre Fra Tedaldo j cui furono rimeifè iiel 13^7* le differènze tra i fonaci di Certèlloje il Monafterodi Cande* li, per rogito di Sfer ^Niccolò dì Ser Piero di Mazzetto Tal eoi ti daSefto,e dal medefimo Notajo rogato trovai! unTelìàmen* to del 1371. nel quale Ghia rozzo ai Bene-di Chiaro : re*, liquit inver alia legata > una cafa con Òrto Captò lo & C'onwntut SanBét Maria, ad Sejtulcrum Comitatis Fio» ventini &C. e di aniOvo'nel 1374. fi legge Magiftey Te- daldus Monaco delie Campora > per V elezione* del Ret* tore dello Spedale di S. Bartolommeo al Mughone con Lionardo di Simone Frate pure delle Campora tefìirno- nio, rogò P Atto Ser Antonio di Ser Chetlo, Sir Jacobi Cìdìs 25. ///' Gennaro. Onde venuta poi quella Chiefa a* Monaci di Badia per conceffione , come già lì dille, di Papa Eugenio IV. è cofa verifimile, che le Reliquie do- nate da Giovanni Boccaccio foAero trasferite nella Badia Fiorentina . IX. E. lafciando intanto noi le ulteriori ricerche delle
Reliquie, oiferviam qui alcune cofe facre di pregio nota* biw
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biliflimo ; e fono un O/reftforid d'arménto .di gran mo-
le, vedendofì retto da tre ftatue rapprefentanti Fede, Sperane z^,.e Carità i cob intorno alla sfera 17. figurine di baffo rif lievo , e nel piede triangolare fónovi tre ftòrie della Scrittura Sacra allufive air Eucariftia , il tutto eflèndo lavoro di finiffimo intaglio. Ma ciò-, che reca maraviglia > fono un Calice eli argènto dorato, ed una Patena di fmi- fiìratagrandezza, cfelo crederei che non foffef© mal fìat! M1 ufo per la Santa Mefla!, effendó il diametro della Patena di mezzo braccio con in mezzo uno fmalto belìiflìmo, ove effigiata è la Depofizióne della Croce di Crifto, e la Coppa del Calice ha di diametro nella fua maggior larghezza più? di un terzo di braccio col fuo fondo proporzionato , ed è di vaghi fmaiti nel 'piede arricchito, e con gli fteffi pregevoli lavorile delia medéfìma matèria avvi pure un fecondo Calice di altézza ftraordinaria ; ma' con coppa più ftretta degli ordinarj, e fotto del piede leggonfi quefte parole: Donna Magdalena de 'E^UoneriiiH Vxorq, ÀleJJl de Albi zi f hoc opus "fieri fé cip . £Ì: . <:? X. Reftano a confiderarfr in Chièfa due organi alle pareti dell' uno i* e delP altro fcraècio : della Cro- ce , che formalo due terrazzini' lavorati con intagli dai Felice Gamberai. gopra* quello della banda a Levante poi fa*una tavola dì otto braccia di altezza fatta da Giorgio Vafgri, nella quale vederi effigiata; Maria Aifunta in Cie* lo, e di mirabile fembianza è un Coro di Angioletti, che accoglie la Vergine, ne* quali oltre una fomma induftria, un raro difegno > e vive attitudini, è molto ammirara la giojai, e letizia del volto, eifendo«ancora commendato in quefto quadro un S. Tommafo , che da Maria riceve ìd Cintola . Dirimpetto a quefte organo vi è V altro , ove Pier Dandini nella gran tela ha dipinto S. Cecilia, ed i due quadri bislunghi , che formano agli organi, come due .colonne laterali, fono di Baccio del Bianco, e di Fran* cefeo Furini, Chi pofeia cercaffe nel pavimento le moi- -tiffime lapide con ]e armi delle Famiglie , che fono ripor- tate dagli antichi fepoltuarj fcritti a penna, dirò in pri- mo luogo, che giuiìa un Ricordo d'un Diario pretto di C e 2 me, .
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me, nel 166%. fu reftausrato gì pavimento tm riordinate fila-
rono k fepolture delle Famiglie con arme >■• è nomi•• .de" padronati di quelle col difegno di Pier Francefcó Silva- ni. Ed in fecondo luogo noterò» che altre molte , e molte lapide, fono fiate dallaChiefa trasferite nel Chioftro, già detto degli aranci, il quale, mercè il Jaudevole Audio delle cofe vetulte , che fiorifee ne* Monaci di Badia , io lo ad- dim;ando:^na Galleria di aritichità ragguardevoliffime, nel- la quak entrando fi ray^lfanc* molti marmi fermati alla parete, altri nel pavimeitcf, quanto lunghe fono le quat- tro logge di quefto Chioftro, fopra le quali veggonfi tre» dici itone dì S. Benedetto dipinte da eccellenti pitto- ri , e quella dove il S. fi getta nelle fpine, è di mano del Bronzino; Nel refettorio è ài Gio: Antonio Sogliani un Crocififfo a frefcQ con altre figure tenuto per cofa mol- ,to eceellenre, e nel 175 2. dal Padre Abate Prefidente q uì pure è ftato trasferito il Crocifilfo di Fra Filippo Lippi, eh'era in S. Procolo . XI. E per fine daremo un illuftre novero di al-
quanti di que' moitiflìmi Monaci > ì quali in quefta Badia fiorirono o in fantrtà, o in dottrina» rimettendo però il leggitore ai più copiofi indici, chetrovanfi nella Cronica del P, D. Placido Puccinelli, ed anche alla più efatta,' ed e- riidita ftoria, che promette al Mondo letterario la dite genza, e il fapere del P, D- Luigi Galletti ; E quindi dan- doli il primo luogo a* Monaci di gran bontà , certamente Venerabili a Firenze furono I 1 &; ;B1alligni'ti ó '." i u riM'ù:w-'^ > " «V ' ■* ■ . ...':" Ùì\ '■ 1
f L' Abate Marino , e cui la Contefla Willa confegnò
la fondazione di Badia. » Il B. Teuzzone, per configlio del quale S. Giovanni
Gualberto prefe la difefa della Chiefa contro il Vefcovo Fiorentino Piero Simoniaco. D. Pietro II. Abate lodato nella Bolla di Aleflandro II.
1/Abate Azzone appellato nella fondazione della Congrega Maggiore ; Vìrum yrobitate *vit&, & fama in* fignem. L* Abate Matteo fondatore della Chiefa di S. Simo-
ne di Firenze . L* A- |
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loiilLhAbate Gomezio,/ che fondò:il Mòbile Monifiero
delle Murate, Teologo della Repubblica Fiorentina, Gè* nerale de* Camaldolenfi, e Nunzio Apostolico ai. Re di Portogallo. D. Roberto degli Altoviti, chiamato il Solitario.
D. Grifoftomo Niccolini uomo di alta, e continua
orazione. - ■■i.\\ \ ^np:.< AVA D. Mauro Pandolfini di cofrumi angelici.
D. Timoteo di Giovanni, fatto Abate Cifterdenfe,
per la fama di fua Santità . D. Gio: da Catania fatto Cardinale da Papa Euge-
nio IV. morto in odore di Santità in S. Severino. JSÌì Timoteo de' Ricci Venerabile fino al fuddetto
Sommo Pontefice. , i j ^ >.&m&.m E tra Monaci fi annoverano Eccellenti nelle fcienze di-
vine , ed umane D. Ifidoro della Robbia Vefcovo di Bertinoroj e infi-
gne Teologo. D, Vittorino Manfi Vefcovo di Cafleir a mare Au*
tore dell* Armonia Teologica de* SS. Padri, e d' un altro volume intitolato de caufis JLegulariutn* .$**■ jjÈ>..Ignazio de* Franchi da Pioli, fatto Nunzio Apo- fftpli'cp, e fei volte Abate in Firenze. , D, Ignazio MinerbettiEruditiffimo nelle Mattematiche#
D. Vincenzio Borghi ni Chiariflìmo antiquario , come
parlano le fue opere date alla ftampa . £; D. Lorenzo Lucalberti fornito di tutte le fcienze » e cfr* zelo grande per 1* af&rvanza . D. Luca Carducci benemerito dell' Ordine Carnai-
dolenfe . D. Benedetto Calteli! difcepolo del Galileo, e Let-
tore di Matematica in Pifa. D. Bernardo di Val di Taro celebre per gli eruditi
fuoi libri. D. Ignazio Squarcialupi dottiffimo in Teologia, del
quale dice il fuddetto Puccinelli, che morì non fine tna~ gno odore Sanclitatis. D. Bai* |
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iD# BaldaiTaf IlVlazzfUghi infigne letterato eie' fuoi
1). Ifidoro Mpntauti Spèdalingo di S. M. Nuova, D.
Jacopo Dei» e D,Benedetto Buonfignori tutti tre Maeftri delle lingue Caldàica jp Greca , e Latina jp XII. E fra tante rilucenti ftelle di quefto Monaftero diali
un reverente fgéàfdo ài 'luTninofo Sole del gran Porporato il Cardinale'Agnolo Maria Quirini, il quale per il corfo di dieci anni fiorì nella notìra Badia , come leggeri ne" fuoi Comentarj alla parte I. cap.. II, voto ilio decennio » quo Fiorentine férmanjt : e che poi co'raggjdi fua chiariffima » ed universale erudizione ha illuftratoy e viepiù illuitra non foiamente la fua Religione Benedettina \ ma ezian- dio il Sacro Collegio de* Cardinali •> l'Ordine de* Vefcovi, e da Ghiefa Cattolica. Di qui è che farà maifempre £n- golarisfimo pregio del Nobile Collegio di Sane' Antonio di Brefcia della Compagnia di Giesù 1* avere avuto per Aio Alunno unsi dotto Porporato, dove 1J Eminenza fua fmo dall'adolefcenza agli ftudj applicando ne confeguì tutti i primi gradi dà onore d fcrivendo egli ne* Comen- tarj p. t. cap. i. come fegue ? atque ingenue iyfis ( tf Ge~ fuiti ) te flatus fum ( quod nunquavn facete dejinam ) mt Collegio S\ Antonii aceej/tum referre quidquid lifterarum , quidquid Chrijliana* petatis in me eft , qum & frogofò/tm ipfum Claustrali militia tuomen dandi. : ? E ritornando alla noltra Badia 5 riporterò la lode* che
nel fuo poema ne fece Fra Domenico da CoreJla deli* Or* dine de'Predicatori co* feguenti verfi ; ; frotinus urbani *venio Traforis ad adem
Juxta quam Sedes Virginis alta manet. i : ìJìic Jtlifur Sobolef Benedilli darà Tarentis Et noftro rcjìdet tempore Sanila Cohors « *n\i]
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LEZIO NE XV.
:>f •-DEI BUONUOMINI DI S. MARTINO•
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*?!'/•■ ih „'■■'>. fìOyiì Ì4'l V-:C'j- j "." CMfifkil ttifl Egli Scrittori della Chiefa Fiorentina, i
quali tutti a dir vero laudevolmente par. land-'de'XII.' Buonuomini di S. Martino, fembra a me, che fi defideri qualche cofa di più ; Avvegnaché accennino Eflì il Pio IfHtiìto di quefti Valentuomini, a" quali dando : le meritare iodi p nulla^ però ci rammentano delle molte loro gloriole , e lana- te Operazioni . Or quello , che vi fiJdefldefa), ài gra- dire ndtizie: della* Caia ^dei; no#ri Procura tori de* Poveri Vergdgnoil di San Martino, farà in parte da me fomminilìrato con la, maggior diligenza in tre ra- gionamenti^ .1^ ■"''■ W E primieramente dirò, perchè chiaminiì Buonuo-
mini di S. Martino, denominazióne, che per mio avvilo lo- ro fu data per non confonderli con al tri Buonuomini di Fi- renze ,' Goncidfiacófachè nella Repubblica Fiorentina vi ha un Magiitrato Nobile, e ragguardevole addimandato de* 12. Buonuomini, dei quali il dottiflimo Scrittore della Vita del Marchefe Riccardo Romolo Riccardi a pag. 9. dicendo, che nel 1521. Gabbriello di Riccardo de* Ric- cardi era flato eletto uno de1 12. Buonuomini, fcrive cosi: Seu XIL Virus Re i^ ubi ics.Fiorentina, quiunns ex yrincipbus Magìftratibus eft, Inoltre ewi una Compagnia, che fi raduna in S. Croce detta dei Buonuomini di S. Buonaventura, avendo cura de'Carcerati nel Palazzo del Bargello, ove hanno una bella Cappella. E vi fono an- cora quattro Buonuomini alle Stinche deputati dalla Com- pagnia del Tempio. Ed a quefti noftri 12. Procuratori chiamati in più Scritture Governatori, Difpenfatori, e Prov-
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Provveditori dei Poveri Vergogne/! ne derivò anche que-
ftotitolo di onoranza | ;di luftro, chiamati e (Tendo dal Popoloi Buon uomini, qbe per distinzione digli altri fo- prallodatij nominati furono di S. Martino Chiefa Par- rocchiale di quéfto nome nel "$%6P fabbricata dall'Arci- diacono Giovanni di Fiefole» Zio del yefeovo Regem- baldo, la quale nel 1034. dal Diacono Trigimio nipote del mede fimo Yefeovo fu donata ai Monaci della Badia Fiorentina, che vi tennero; un parroco lino al 1479. nel quale anno unirono quefta Parrocchia alla yicina loro Prioria di S.ProcolPj come a fuo, luogo diremo. La Chiefa intanto di: S. Martino dagli Abati di Badia fu di- vi fata in due Chiefe» dandola parte finiftra alla Compa- gnia dei Sartia sedai Buonuomini grazjpfamente lafcian- eolia, metà & manritta > dico ^gràzipfamcnfc; come fi può cedere dal quartp de* Capitoli foro che dice & Itern che ^riseria Chiefa;di Santo Martino di Firenze A$ AÌ pre;^ ^ferite fa loro l'adunanza , Sa quale concede zlpro J* Àbav ni' te dì Badia di Firenze a beneplacito.odi iui> «/ àe*fupi 99ifueccdorij•« chìepoifano andare fenza farne alcuna ie- „ cognizione ,alla detta Badia , e quivi fare condurre; M& ,j jurnamente pane 9é&fàmi itoa eofa che fi ayeflfe a diftri- „ buire.. Intendendo nondimeno per detto ufo. non #cT » quiftare alcuna lijtirisdizipne in fuddetto luogo, ma ^; a ogni volontà^ !o richieda dell'Abate, o fuo fuccef- „ fore lafciarla libera» £ fpedita come al prefente l'ha ì3 Ma perciò doveva «Aere la Chiefa anguira al bifognp Icy. ro, nel %470, prendono dai Monaci di Badia una flanza contigua jàlla Chiefa * pagandone f 2. boriili all' anno di fitto , e £0$ tenuta fu quefta ftanza £n al ^48 %>, nel qual* anno fu comprata dai Bnonuomini con ? 18. fiorini donati loro per tale offerto da Domenico di Giovanni Bartoli, uno dei i2,Buonuomini, £ di queflacompra ne appare ri? cordo nell'Archivio di Badia al Libro 78.. £ dallo fru- mento, che rogò Ser Paolo Graffi ai 21. di Noyembre 1482»; Tutto quefto fi « voluto premettere per dar ra- gione della denominazione dei Buonuomini di S. Martino, e per farmi irrada alla fondazione di quefta piiffìma cafa. III. Nel.
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III. Nell'anno adunque 1441. del mefe di Febbraio,
ebbe principio la infigne, e fempre benedetta Opera dei BuonUomini di S.Martino, mercè del buono, efamo Ser- vo di Dio Antonino di Ser Niccolò Pierozzi allora Frate del Convento di S. Marco, uomo ripieno di celeite prudenza e fapere. Quefti vedendo in deplorabile frate* la fua cara patria, dalle civili infettine difeordie lacerata, e dalle careìtie, e petti ridotta alle ultime miferie, confede- rava di quanto gran pregiudizio-farebbe fiata queir eli re- ma mendicità, e penuria di ogni cofa neceiTaria per vivere nelle perfone particolarmente Nobili, le quali non poten- do con le proprie forze riaverli da' fofferti difaftri , fa» rebbero facilmente giunte ad opere disdicevoli alla di* iìinta loro nafeita. Quindi egli alzò un potente argine a tanta piena, e col fuo configlio, ed efempio animan- do altri Fiorentini, con elfo loro pofe riparo a quel grande cirerminio, di cui minacciate erano tante onorevoli fa- miglie. E però il detto Santo imitando gli Apoftoli, i quali elelTero fette Diaconi ali* impiego di provvedere, e. fervire i poveri, eleffe Egli 12. uomini di grande fpi rito, di bontà di vita , e in parte dei più nobili, favi, e ricchi Cittadini, ì quali per tutto il corfo della loro vita fi occupaffero nel laudevole miniitero di Procuratori dei Poveri Vergognofi . Tali Miniftri della Divina Provvidenza furono fcelti coir alto difeernimento di Sant'Antonino dalla Compagnia di S. Girolamo di notte, che nello Spe- dale di Lemmo radunali, e furono i feguenti, che io pon- go qui con queir ordine, che fono regiitrati in fronte dei Capitoli . Michele di MelTer Piero Benini, Francefco di Benedetto di Garocck) degli Strozzi, Luigi di Urba- no Bruni , Bernardo di Marco di MelTer Forefe Sajviati, Ser AlelTo di Matteo di Pello Notaio, Nofri di Agnolo Drappiere, Primerano di Iacopo Calzatolo, Giovanni di Baldo Lanaioloj Pafquino di Ugolino del Vernaccia Se- taiolo, Antonio di Maffeo da Barberino, Giuliano di Sta- gio Drappiere, Iacopo di Biagio Cimatore ; A quefti a- dunque 12. Uomini diede la benedizione il Santo,, dicen». do loro con profetico fpirito, che mai non farebbero Tom. L Far» I. D d man-
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mancate limofine per reggere , e fofìénere là pia opera, co-
me finora fi è vedutole provato, mercè la fua fpecial pro- tezione dal Cielo; e quefto felice avvenimento, conia perfo- nadel Santo Arcivescovo, che dà le leggi, ed irruzioni ai primi 12. fi vede delineato in una lunetta del primo Chio- ftro di S. Marco dal pennello di Bernardino Poccetti. i: IV. Fatta quefta breve digreflìone, oflfervare mi pia- ce, che i primi femi di un efercizio sì virtuofo gettati furono nella Cafa del Nobile ed onorato Cittadino Pri» merano di Iacopo, uno de* 12. primi Procuratori. Di poi fi prefe a fitto, come Ci ditte di fopra dai Monaci di Badia una ftanza contigua alla Chiefa di S. Martino, che già dalla liberalità dei medefimi era ftata conceduta ad tifo della Pia Congregazione . In sì fatta guifa fotto la feorta del Santo Fondatore crebbe la Cafa chiamata ora col nome di Oratorio , ora di Compagnia, ed ora di Opera Pia di S. Martino ,* Ed eflendo moltiplicate le li- mofine, bifognò che fi chiamaffero altri Cittadini, che gli aiutaflero a diflribuirle, e portarle alle cafe , i quali di numero otto fotto il nome di Aiutanti, in tale opera fi impiegarono, e prefentemente s* impiegano, E perchè nella caritatevole diihibuzione non feguiffe confufione in pregiudizio o dei Poveri, o della Cafa, fi regolò la ri- partizione delle limofine per feftieri, divifa avendo la Città nei Sefèi di S. Giovanni, di Santa Maria Novella * di Santa Croce , di Sant'Ambrogio, di S. Giorgio, e di S.Spirito. E con fomiglianre metodo le limofine quarac- qua falutevole dalla Chiefa di S. Martino, come dai fonte , fi derivavano in tanti rivi dei fefti per tutta la Città a mifura delle occorrenze . V. Ora per toccare qualche cofa delle Coftituzioni,
o fia Regole dettate dalla prudenza del Santo Fondato- re, e. già per molto tempo dall'efperienza conofeiute per ottimo e neceffario fondamento di quefta Opera, di tren- tadue , eh* effe fono, io non voglio rammentarne , che tre, come le più opportune, onde fi prenda la giufta i- dea del fanto efercizio di quetti Procuratori de'Poveri, li Proemio adunque delle Coitituzioni è il feguente. -A k \ .1 'Ad |
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„ Ad laude & gloria del Nofiro Signore le fu Grifio»
,, e della fua gloriofa Madre Vergine Maria , e del Bea* „. to Sanc"to Martino noftro Prote&ore, & Advocato , & j, di tutta la Celeftiale Corte ; Ad honore della Sancìa j, Chiefa di Roma, e del Sancìiflìmo in Chrifto Padre, j, & Signore Papa Eugenio Quarto, e del Reverendo in p Chriito Padre? & Signore > MerTer 1' Arcivefcovo della „ Città di Firenze, ad utilità de* Poveri vergognofidel- r, la deéìa Città, & Contado, & diirretto , & ad falute del- ji le anime degli Infrafcripti Principiatori della infraferi* >, pta Opera di Mifericordia, e éi chi ci porgerà aiuto, „ alla quale l'Onnipotente Iddio pretti grazia ed augu- ,, mento con perfeveranza . ,, Sin ìquì il Proemio delle fante Regole, e venendo ora alle tre principali Cofiitu- zioni, dirò che la fondamentale è l'impegno nell'aiuto de'bifognofi fenza proprio interefle, dalla quale buona, e pura intenzione onore e credito viemaggiormente al- la Congregazione ne rifulta , pofeiachè i fini privati fo- gliono etfere il veleno pefiìmo delle cofe fpirituali, e ca* gione di ogni male . E però per {sfuggire ciò, mirabile è fempre fiata l'armonia tra'Procuratori, e gli Aiutan- ti , efl'endo ogni cofa comune con loro, non riconofeen^ doli altra differenza tra effi, che quella , che non il può far di meno che non ci ila, cioè che i Procuratori fiano quel numero determinato da S.Antonino, ed uno di lo- ro per ogni mele ila il Propofto » La feconda regola, nel- la quale riluce il più fino della carità, è il riguardo , che prescrive, che fi abbia a'poveri vergognosi, avendo or* dinato S. Antonino, che la carità de' Buonuomini noru folle determinata ad un genere > o di bifogno, o di per** fona, ma che a tutti fi provvedeiTe ■ tuttavolta ftabiJ!? che il principale loro penderò foiTe di aiutare i poveri Cit- tadini particolarmente Nobili , a' quali non era lecito il mendicare per le Itrade ; quindi tra caritatevoli foc- corfl da porgeri! a coftoro, leggo annoverati certi fuffi* dj pur belli , come l'aiutare l'educazione de'figliuoli > dar fuflìdj per monacare,o maritare,fecondo il loro gra- do le fanciulle > dare de' denari a' Capi di cafa per prov- Dd 2 ve-
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vedere la famiglia di vefti , per rifcuoter pegni , per
pagar Medici^ e Medicine, le Balie alle donne di parto > e per falario de* fervi , e delle ferve , quando la conve- nienza lo richiedefle, raccomandandofi Tempre nelFefer- citare quefti ed altri foccorfi,la maggior posfibile Segre- tezza , condizione principale , e particolarmente verfo li poveri ben nati, attefochè fé averterò fofpetto di effer palefati j non ricorrerebbero a chiedere aiuto. La terza regola , che ne* Capitoli è la prima, e che fa tanto ono- re alla Divina Provvidenza, fi è non accumulare Entrate ne'Beni ftabili,ma tutto quello , che loro perviene o per elemofine, o per teftamento , tutto quantoprima atten- dano a distribuire . E maravigliofa cofa è a dire , che querVopera per la medefima carità,la quale governa tan- ti altri Luoghi Pii fondati per i poveri in Firenze , erta folamente in modo così diverfo dalle altre fi governi , Imperciocché in ogni opera pia, avanti, eh* ella fi apra, o s'incominci ad efercitare, fi penfa a fondarvi Tentra- te da poterti mantenere,e reggere: Quefta di S. Martino non folo non ebbe fondamento ftabile di entrate, ma fempre dal giorno del fuo nafeìmento, non ha mai avu« to Beni, o Rediti permanenti , anzi fendonc per tefta- mento ; o legato lafciati, fé liberi gli hanno venduti , e quantoprima a'poveri diftribuiti , ma fé foriero con* qualche obbligo di labilità, elfi con buon termine fé ne fono liberati, rinunziando alle Eredità, ed ai Legati, e notar fi vuole la forte efpreflìone del Capit. XXX. come appretto „ perchè il fine principale di non tener Beni, o 3, Entrate perpetue, fi debbe fopra tutte le cofe tenere ,, fermo , ed offervarlo inviolabilmente . „ -VII. Avvalorati viepiù quefta fondamentale Coftitu-
zìone dalle contrarietà, eh' ella ha fofferto, e con ifcrit- ture, e con fatti gravinomi accaduti , lo che tutto fom- mariamente qui andremo notando. Ed in primo luogo aflembrerò tutte le ftudiatè ragioni de' Savj , dirette a_» perfuadere , che fi debbano accettare, e tenere Beni {la- bili da queft' Opera di S. Martino . Dicono adunque, che tutti gli Ordini, e Statuti » s'intendano avere forza, pur- ché |
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che non fi mutino le circoftanze o del tempo, o delle
perfone. E ficcome una legge può efiere arrogata,quan- to più quejfta regola in tempi fcarfi di limofine, maf- {imamente che fi tratta di cofa favorevole ai poveri. Ag- giungono , eh' avendo quefta Cafa molte partite ferme da pagaril ogni anno , è ben ragionevole , che con tenere beni ftabili, abbia un affegnamemo certo per T adempi- mento de* fuoi obblighi. Né mancanodi rilevare la mag- giore utilità de3 poveri , pofeiachè i;Procuratori tenaci dell* offervanza del Capitolo, fovente fono coitretti a re- munziare pingui eredità , e legati con danno evidente de' poveri. E quantunque fìa laudevole cofa il rimetterfi in tutto alla Divina Provvidenza, contuttociò dobbiamo va- lerci de'mezzi umani, non effendo bene tentare Iddio , e pretendono ancora ài chiàijamente dimoftrare, che col- la vendita degli Stabili, evidente fìa il pericolo , che le perfone divote non fé ne offendano, e rivoltino l'animo di lafciare i loro Beni ad altre Opere Pie. Ma querce, e fomiglianti ragioni, che per altri luoghi pii farebbero con- cludenti , e condannerebbero i Miniftri, fé rifiutaflero i JBeni Stabili, non hanno luogoinellà fondazione del San- to Arcivefcovo Antonino, il quale intenerito dalle quo- tidiane miferie, penfando al bjfogno prefente de' pove- i*i. Vergognofì, e non mancando nei fuoi tempi cafe., di refugio alla povertà, volle foccorrere con quefto mez- zo alle prefentanee calamità, onde a mio credere, ope- rando i Procuratori;di S* Martino diverfamente dal pre- fcritto del Santo, con accettare Stabili r e non venderli , defrauderebbero quei poveri Cittadini, che patifeono di prefente. Né ha forza alcuna il temere di alienare le pie perfone , perchè quando quefte aveflfero intenzione di eternare col Benefizio la loro memoria , molti fono gli Spedali, e Confervatorj} dove a3 Benefattori fi alzano e Lapide e Statue . Ma S.Antonino cercando il foccorfo ai poveri di Nobile nafeimento, e che non debbono cflere manjfeftati poveri, fapeva beniflimo effervi anche in Fi» renze Cittadini di fina carità, che ftudiano di fare limo- fine, e aafeondere non che la mano > anche il nome, e que-
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quefti $ che non fon pochi, ballano alla pia Opera de' Buoni
uomini di S. Martino , inoltrando ancora l'efperienza \ che mai loro non fono mancate Eredità, e Legati, non o- ftante la condizione di fpedita vendita de'Beni, che fi lafciano. V efempio addotto della mutazione di Capito* li, di Ordini, e di Leggi feguita in altri ottimi Ifìituti 3 piuttoito favorisce a noi., imperciocché 1* efperienza, che obbligò quelli ad alterare le Coitituzioni, ai BuonuonuU ni lo vieta, mereecchè eflendo pattati già jio, anni, fem- pre vendendoti* quei Beni fìabili , venuti da* Benefatto- ri alla Cafa Pia , tuttavolta ia Dio mercè > # colla vìgi* lanza amorofa dal Cielo del Santo Fondatore, dai Buo- nuomini fi fono diitribuite, e fperano efiT di feguitare a difpenfare copiofe limofine a'vergognofi .Ed in quefta guifa operando coftanti nell' oflèrvanza della Regola , non punto dubitano di tentare Iddio, iConciofiacofachè quei Pontefici, che approvarono in San Gaetano la fondazione d' una Religione Apoftolicg col voto di nulla pofsedere, e di nulla chiedere, hanno anche colle loro Bolle lodato ^ ed approvato riftituto della Cafa de' 12, Procuratori de* poveri vergognofi di 13v Martino, cofe che a fuo tempo riporteremo.," »ruiai-3kup 1 t-otti e Vili. Ed in quanto al fecondo Capo y pertinente ai
cafi accaduti per tentare la loro costanza nell' pfiervare «quefta maravigliofa regola , é per 'farli traviare dall' anti- ca ordinazione di non tenere entrate ferme, benché va- ri fieno itati i cafi gravi, e travagìiofi, ne dirò un folo ben memorabile y che fu ^ lungo, e moleitifsimo, ma da lavvifare in etfb uri autorevole miracolofa conferma della Santità., e deta prudenza di quefto pio Iftituto, e farà un ricordo a perpetua, e gloriola memoria dd Procuratori di S. Martino, i quali lo confervano registrato nella pri- ma parte delle Memorie di loro Cafa- Ivi adunque dicefi, come Benedetto di Bartolommeo Ciorgirii da Figline, e tCittadin Fiorentino? avendo nei negozj prima della cafa ?dei Torrigianj ? pofeia nei fuoi proprj acquietato molte» facoltà, volendo di «fife difporre, fece fuo Testamento il dì 8. di Settembre 1621. in Norimberga , per cui lafcia- vL. va
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va all' Opera di S.Martino fiorini 31. mila coniche fi dovef-
fero invertire fui montia p in altro luogo fimile, ch<? def- fé di frutto cinque per too. Tanno , ordinando che del- l'entrate in perpetuo fi fpendeiTero fiorini mille in ve- nire cento poveri nel giorno di S. Benedetto , e fiorini 5,00. in dotare fanciulle » e ^osì in altri pii legati, coi qual teitamento non mutato fi morì nei Marzo del 1524. e venuta a Firenze la notizia» e comunicata copia del Te- ftamento ai Buonuornini diede loro di molto da penfare • Imperciocché da una parte quello legato nel modo 4 che era difpofto, tirava a guaftare le coitituzioni, aprendo la porta ad avere entrate ferme, riputate maifempre la rovina della fanta Opera. Dall'altra banda il privare i poveri di quelto benefizio col rifiutare 1* eredità, efpo- neva i Procuratori a pericolo di elfere grandemente bia- fimati, maffime, che forte fi dubitava, che rifiutandoti tal legato, potefle andare alla fabbrica di S, Pietro di Roma, fenza fperanza di vantaggio ai poveri Fiorentini . Onde dopo efferfi intimate fervorofe orazioni a Dio , e%ricorfi divoti a S. Antonino, dopo più feflìoni, e conferenze con perfone intelligenti, ed amorevoli, fu dai Buonuomi* ni rifoluto , che aìfolutamente tale eredità non fi accet- tale, fé fi dove (Te tenere nel modo lafciato dal Tentatore ; ma pere» avanti, che fi veniffe a fare tal* atto di renun- zia > fi procuraife dal Sommo Pontefice di ottener licen- za, che quello , che fi dovea fare annualmente di detto legato, fi diitribuifle in una fol vplta con tutto il capitale in limofine folire dell'Opera di S. Martino , acMucendo l'efempio d'Innocenzio Vili, da cui nel 1485, fi- ottenne pure una fimile permuta ♦ IX. Il Pontefice era Urbano Vili. Fiorentino, infor-
matifiìmo dei meriti dei Buonuornini, ed anche ben* affet- to verfo di elfi , per la memoria di Antonio di Maffeo fuo Agnato , uno dei 12. primi Procuratori foprallodati . Il Breve adunque fi ottenne, ma venuto a Firenze dagli fi- redi Giorgini fu dato per furrettizio , e con gran calo- re, e paffione impeditane 1'efecuzione, onde neceffitati »» i Buo- |
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i Buonvièmim a ricorrere "di nuovo àllqtnà, fuppticaro-
n© Sua Santità, che voìeffe con nuòva grazia fupplire fri tutti quei difetti, per' cuila parte contraria "pretèndeva , che fofife invalido il Breve, e fu loro faciliflìmo da sì a- moroib Pontefice ottenere il fecondo, fpedito fòtto i 30. di Marzo del t6i<$. il quale armato dì cènfure dovea in- timorire j ò alméno acquietare i pretendenti. Ma contra due Brevi fr prefero (hade così ftorte , e fi giuocarono macchine così aitutei e fi trovarono protettori sì poten- ti, che fu d'uopo, che andarle la caufa in Segnatura di Roma, ed all'Opera di S.Martino fu neceflario il man- dar colà Procuratori per la lice , che finalmente detifa alla prefenza del Papa, e di 14. Prelati , tredici furono favorevoli ai Buonuomini ; onde parea finita la caufa, e pu- re vi farebbero irate nuove moleftìe, fé Bernardino di Lo- dovico Capponi fpontaneo Procuratore , e Avvocato a- morevole per la Cafa di S. Martino , non offeriva aila parte contraria mille feudi, offerta che acquietò V apel- lante Giorgina* e fu molto dal Papa lodata. Nel 1627. ai 30. di Marzo, feguì il porTelTo dell' eredità, per parte dei Buonuomini, con Iftrumento rogato da Ser Bernardo Gui- di Amerighi, e fecondo le facoltà del Breve, fu fatta la diitribuzione di 31. mila fiorini in conformità degli ufi dei Buonuomini a follievo dei Poveri Vergognofi . Aven- do quefto accidente feopertó maggiormente , quanto (la ben fatto di non accettare, he tenere Beni, o altre eofe flabili, perchè fenza dubbio correrebbe qualche rifehio, il credito della Cafa di S. Martino , avvegnaché i Bene- fattori » i quali fanno, èhè quello, ch'eflì danno , è du ftribuito interamente ai Poveri , volentieri mandano , e danno all' opera continue limolinety X. Ma dappoiché di quella Cafa, noi abbiamo a par-
lare due altre volte, chiuderò quefto primo ragionamen- to cori offervàre uria certa pietra pofta al lato deftro della Chiefa di-S. Martino , nella quale leggeri come fegue ,,f Ogni volta 5 che uno fa ìimofina ai Poveri Vergognofi „ -dell' Opera di S. Martino, acquifìa anni 2. mila otto, „ dell'i
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j, ed altrettante quarantene d'Indulgenza concedute da
3, cinque Sommi Pontefici, come colta dai loro Brevi e* », fittemi in detta Opera „ Marmo per vero dire pre- giatiflìmo , e denotante non difpregevoli vantaggi » S1 per i Poveri Vergognofì, che per i Benefattori , a quelli di temporale aiuto , ed a quefti di guadagno degli fpiri* tuali tefori. |
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Tom. L Taf» L
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L E Z I O N E XVI.
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DEI BUONUOMINI II.
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I. -g^==* -zWà Comune opinione degli Uomini Savi*
confermata dalla continova efperienza.
che alle cofe grandi , e maffimamente fé Sante elle fieno j non mancano giam- mai le avverfità, provenienti o da mal viventi, o dagl*ignoranti, e talora dal- la invidia , che vede di mal'occhio le altrui profperità. E in fatti il reggimento della Opera Pia di S. Martino, per mezzo della carità dei 12. Buon- uomini, la quale fotto i feliciflìmi aufpicj dei Santi Martino ed Antonino camminava con plaufo, ed ot- tima ftima , non tardò a provare travagliofi accidenti . E primieramente dalla Repubblica Fiorentina , cui non_. piacendo molto le acclamazioni, ed onori, che la Città faceva ai Buonuomini, nacque forte gelofia del loro governo , perlochè nel 149S. i Capi , . e Reggenti del Pubblico penfarono d'intruderli negli affari di quell'O- pera , e nelle diftribuzioni delle limofine ancora. Onde dalla Repubblica fu ordinato un Magi/Irato di otto Cit- tadini, come gli alt^i urlìi a tratta di anno in anno, i quali foffero i Procuratori di S. Martino, e i difpenfato- ri delle limofine, |>er la quai cofa in breve mancando , Legati, e Limofine , mancarono per confeguente alle povere , ed onefte Famiglie gli ufati foccorfi , non avve- dendoci i Signori , che non alle mura di S. Martino e- rano le limofine date , ma alla buona efpettazione, che fi avea di coloro, che la governavano. Perciocché né il breve tempo di un'anno baftava ad aver cognizione di tutti i Poveri Vergognosi, e di tutti i loro bifogni, né P onorevole deputazione a forte li poteva fubito fare a» *II*c *$ ■■*■''•• bili- |
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bili a éosì pio, ed incorrotto miniitero; ConciGilacofa-
chè Sant* Antonino richiedeva da'fuoi Buonuomini non la fola buona volontà, e carità, ma la continova vigilan- za ed affiftenza , come a unico, e fommo affare, le quali prerogative congiunte con una difinteretTata ammini- strazione , e coll'efempio di una Vita irreprenfibile, e- rano quelle, che facendo i,Buonuomini atti a tale fervi- zio , rendevangli infieme Venerabili alla Città. Durò quefìa riforma tre anni, e noti più : trovando io quattro fole effrazioni di otto Cittadini per tratta col fuo nota- io , o folte Cancelliere, principiando il nuovo Magistra- to ai 20. di Giugno. Quando quefti otto Ufiziali, toc- cando con mano, che l'Opera Pia , era venuta in decli- nazione, e giudicando efìere neceffario reftituirja a quel piiftino fìato , che avea ordinato il Santo Arcivefcovo, ricorfero alla Repubblica, fupplicandola di nuova prov* vifione per correggere lo sbaglio prefo dalla medefìma » e per riparare l'imminente rovina della Cafa fuggeri- vano nel memoriale la neceflìtà di congregare di nuovo quegl' iltejfi Buonuomini , che prima fi efercitavano in detta opera. Radunato adunque il Configlio Maggior^ ai 13. di Febbraio del 1501, fi deliberò che quattro Reli- giofi , cioè il Padre Abate della Badia Fiorentina, il Pa- dre Priore di S. Marco, il Padre Priore di S. Gallo , ed il Guardiano di S. Salvadorc a S. Miniato al Monte nominaiTero 12, Buonuomini nel modo e forma, che dai Capitoli di Sant* Antonino fi difponeva . Al dì 3, éii Mar- zo i fuddetti Padri fecero la nominazione , e a' S. del det- to mefe fi convennero infieme i 12. quali nel di i@, dello itelTo Marzo col nome -di Dio prefero di nuovo il polle Ilo della loro folita Refidenza in S. Martino, e loro per ordine della Repubblica furono congegnate le fcrit- ture, con tutto quello che apparteneva alla cafa, lafcia- ti eiTendo in piena libertà di qualunque forte di rivolu- zione toccante il loro Pio Miniftcro. Quindi ripigliato eh* ebbero il mifericordiofo impiego per una certa ri- prova della loro buona condotta, e dell'aiuto potente del Santo Arcivefcovo, fi videro in un fubito venire con E e 2 mag-
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maggiore afluenza di prima le limofme da più bande,
a fegno tale , che nei libri fi trovano distribuiti 14. mila fiorini, e talvolta ancora più Tanno. IL Né creda alcuno ,' che quefto fotfe T unico cimen-
to, e difaftro felicemente fuperato dai 12. Buonuomini mediante la Divina Provvidenza fempre vegliarne fopra la cafa di S. Martino, ficuro afilo dei Poveri Vergogno- fi. Più volte ella fi trovò in pencolo di perdere il privi- legio di edere luogo Pio, Religiofo , ed Ecclefiaftico, che porta feco molte immunità, del qual privilegio non la- fciano dubitare , e la istituzione che ebbe dal Santo Ar- civefcovo di Firenze, e le Bolle Pontificie, ed il favore» vole refcritto del Granduca Cofimo I. dei 22. Agolto del 1570. nel quale facendo immune 1' Opera di S. Martino dalla gabella dei Contratti, dichiara come appreffo „ Que- ,) fio luogo è Pio, e fi ha da otfervare la legge dei luo- „ ghi Pii „ ed un fomigliante favorevole Decreto fece pure il Magiftrato Supremo adì 23. di Àgofto del 155^ col Rogito di Pompeo Bufalini Cancelliere. III. E ficcome ho trovato sì pregevole documento
delle accennate avverfità , così bramerei che mi fofTe av- venuto a rinvenirne alcuno fpettante alla conclufione del frequente travaglio all' Opera di S. Martino cagionato dai Commifarj della Fabbrica di S. Pietro di Roma, co- me fi può ravvifare dall'appretto memoriale dai 12. Pro- curatori dei Poveri Vergogno fi, prefentato a Cofimo I. nell'anno 1^66, ai 12. di Maggio. 3, Jlluftrifs, è* Excellentip. Signor Duca »>
V, Da Dio, e dall' Eccellenza V» potremmo eflfere
a, imputati, fé noi non la faceffimo confapevole di un », gran difordine , che preparato fi vede a danno dei 5, noftri Poveri Vergognofi , laonde per la prefente ab- „ biamo deliberato manifeltare innanzi che fegua , ac- „ ciocché Ella porta averne quella bella , e pietofa confi- 3, derazione j che a guifa di Padre nei figli, e di queito 3, luo-
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», luogo Collega onoratiflìmo , per noi altri fuoi fervi
„ in utile de* Poveri larghiffima fi fpera . Il Commiffa- „ rio mandato qui dai Deputati di Roma fopra la fab- „ brica, ha cominciato a metter mano nei legati, e la- „ fciti fatti ai Poveri Vergognofi non rifcoflì , e da „ rifcuoterfi per F avvenire, quali fi aveano, e fi hanno „ a distribuire a Vergognofe fanciulle da- maritarfi, o da ,, monacarfi , e ad altri Poveri. Elfo ha disegnato torre ,, a quefta cafa tutti i lafciti a quella?, ed ai fuoi Poveri „ fatti, quali non fi fono rifcoflì, per non avere mercè 3, al temporale potuto , e riabbiamo compaflìone al bi- „ fogno delle perfone , che debbono pagarli , ed oltre „ non è ufanza noftra più che tanto litigare . Ma il Com- ,) miflario della fabbrica ogni dì fenza noftra faputa li „ chiama , e molefta, dicendo volerli tutti applicare alla ,, fabbrica, come legati incerti , e lafciati fenza efprime- „ re il nome a chi fi aveano a difhibuire, e dice, che a „ lui fi afpettano, e non vuole attendere, né confiderare v che quefta Compagnia è certa per i Poveri, e vive col „ nome, e fatti in propria perfona de* Poveri, come lo- „ ro Capo, e i detti Poveri in lui come membra, e co- „ sì ftanno , e fono infieme uniti in un Corpo medefimoj „ quali Poveri fon tutti defcritti per ordine di feftieri ne* „ libri di quefta Compagnia tenuti per noi fegreti , fic- „ che ci paiono non incerti, ma li confideriamo Legati ,, certiflìmi ; Supplichiamo adunque T Eccellenza V. umi- 5, liflìmamente, che fi degni con T aiuto fuo Supremo p-- }, perare, che i lafciti fatti, e da farfi a noi, cioè a.' no- „ ftri poveri per qualunque caritatevole effetto , reftino ,, liberi interamente dal Commiflario della fabbrica & e- ,, fenti. E Dio col fuo fpirito V ammaeftri in quefto dan- „ no, che praparato fi vede . Riduciamo alla confidera- „ zione dell' Eccellenza V. che quefta noftra cafa è fem- „ pre ftata fondata , e retta con V ordine & appoggio „ delle limofine da divertì lafciate, e che mancherebbe „ ogni volta che i Benefattori e Teftatori fi trovaffero „ defraudati dal loro giufto defiderio, perchè avendo la- 55 fciat0 5 e difpofto> che fi dieno i legati ai Poveri Ver* 5) gO-
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„ gognofi, o Compagnia di S. Martino , che è una cofa
„ medelìma , e non avendo lafciato alla Fabbrica di S. Pic- ,, ito i parrebbe molto ihrano e fconvenevole , che con» „ tra tale difpofìzione fofife .dato alla fabbrica , &; avreb- ,, be forza fé il Teftatore rorflafle in queita Vita ., e ve- n àeffe farfi cofa contraria ,cìi repetere tutto , e torre 1' a- s, aiirrjo a quelli,, vche ciò fapeiTero, di mai più voler lafciar „ a ^quefta Cafa^ e fa ria forza ferrarla per mancanza di „ liraofine., fopra le ;quali fi è mantenuta,, e fi mantiene „ come lo fa V./Eccellenza, alla .quale umilmente ci of- j, feriamo, e ci raccomandiamo , ec il. ài Maggio i$66.
Di V. Eccellenza
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JJmilijJlmì Servì
I Procuratori di £. Marti»» de* Poderi Vergogno fi. Quefto memoriale fece., che ceflailero per allora le mo-
leltie della Fabbrica, canciofiacofacnè il Duca Coftmo al- le preghiere dei Buonuornini ^ mandò ioro ,una tetterà fug- gellata col fuo Ducale Suggello, diretta «al Commijiario, e dicerìe Prefentategn/ne, che farete tonfolati",, E idue Buo- nuomini portatifì.allacafa del Commiflàrio^ gli confegna» rono la lettera, il -quale avandoja detta da per fé,, rifpo- fe „ Voi potevi fare fenza Mancare il Signor Duca , per- „ che le cofe dei luoghi >Pii mi fono per racoomanda- „ te „ e fimili Altre buone parole-, cofi dice il Ricordo al Libro fegnato B. IV. Ma dai noiofi contraiti facendo noi parTaggio
ai notabili aiuti, ed aumenti della Pia Cafa,, fappiafi co- me dalla Repubblica Fiorentina nel 1492. fu ordinato , che qualunque perfona aveffe nelle mani quantità di de- nari , i quali apparteneffero alla Repubblica , potette per ifcarico di cofcienza, infra cinque anni, in una volta, o più fare la refìituzione ai Poveri Vergognon* di S. Mar- tino |
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tino in mano di quelli, che prò tempore di tale opera
folfero Procuratori ,agg,iugnencfc>ancora, che fomigiian- te reftiruzione ili poterle fare o in grano, o in vino, o in limili altre cofe. Il qua! Decreto fu rinnovato ai 27. di Marzo del 1520. ficcome dal Duca Cofimo confermato ai 12. di Ottobre 1537. anzi più di quello, che fi porla mai credere, comparì luminofa la carità, e liberalità della Re- pubblica colla Pia Opera , allora quando per pubblico Configlio del dì 28, Dicembre 1495. fu: eretto , e creato il Monte di Pietà, per riparare alle ingorde ufure dei Giu- dei . E perchè faldati i conti delle fpefe del Monte, ogni anno ritrovavano avanzi, né fervendo la pubblicazione, che ne facevano i Predicatori, con invitare gi'intereffati a rifeuotere quella rata porzione, che loro poterle com- petere, perchè ni unoandava a rifquoteria , la Repubbli- ca (labili, e che parlato un certo tempo, gli avanzi fi def- fero ai Buonuomini di S. Martino da diltribuirfi ai Ver- gognofi , acciocché quei danari, che da' Poveri venivano , ad effi ritornaflero, e 1* anno 1503. fu dato principio a mandare a S. Martino dagl'Ufiziali del Monte una porzione degli avanzi fuddetti. Limofina tanto plaufibiie, che Leo- ne X. avendone avuto notizia , con una Bolla di Motu- proprio, ne commendò la Repubblica, ed ai noitri gior- ni con iftupenda liberalità feguita a conceder/] quefta li- mofina dal Clemenriflìmo Noftro Imperatore FRANCESCO I. cui i Buonuomini prefenrano umiliffimo memoriale, e dal- la Reggenza Imperiale ne procede il mandato al Camar- lingo del Monte. V. Né qui trovò fine il paterno affetto, e zelo del-
la Repubblica, e dei Sovrani, poiché leggo generofi re- fcritti, co'quali la Cafa di S. Martino è libera dalla. Ga- bella dei Contratti, e per il Macinato dal Monte delle Graticole fé le fanno buoni ogn'anno feudi cento. Ella è pure graziata di pagare le Decime per gli effetti fotto le pofte di mano in mano delle perfone, da cui procedo- no i lafciti. Può far bandire alla porta della Chiefa di S. Martino i Beni, e Robe lafciate dai Benefattori, ed ogni volta che i Procuratori dei Poveri Vergognofi vo- glio- |
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gliono alla Piazza del Grano comprar frumento, fono li-
beri da ogni legge fatta in contrario dall' Abbonda nza > e godono il privilegi-o confermato loro dal Supremo Ma- giitrato di elTer efenti dalle tutele, a riguardo delleL. continue fatiche , che efercitano nel!* amminiftrare foecor- fi ai Poveri della Città, dei quali fono i veri , ed amo» rofi Tutori . E finalmente memorabile farà Tempre l'or- dine dato dalla Glor. Meni, del Granduca Coflmo Primo a tutti i Notaj che avefTero rogato Teitamenti , o altre ultime (volontà, nelle quali folTero flati fatti legati, fufti- tuzioni, o altra favorevole difpofizione per la Cafa di S. Martino, che debbano dentro al termine d* <un mefe do- po la morte del Teitatore averne data notizia in iicrit- tura ai Procuratori -dell' Opera Pia , il qua!' ordine fu rinnovato da Ferdinando II. nel i6$6. e confermato da Cofìmo III. con volerlo anche dato alle ftampe nel 1691. VI. 33a tante, e còsi fpeciali grazie, e favori ognun facilmente potrà congetturare a quale aumento di iiima inllememente , e di limoline -giùguelfe la Cafa di S. Mar- tino . Quindi io ho penfato di dover terminare q<uefto mio fecondo ragionamento, con porre in veduta tutto il bene della Pia Cafa facendo nulla più, che un "bilancio delle fomme immense de' danari diitribuiti ai Poveri Verdo- gnoli nel decorfo di anni 310. dacché F Opera fu fonda- ta. E però contandoli in ciafeun anno «on già -14.0 20. o 30. mila feudi difpenfati, come talvolta è accaduto, ma foli io. mila in un anno per 1* altro, troveremo il dena- ro dalla pietà dei Fiorentini lafciato ai Buonuomini , e da quefti paiTato nelle mani dei Poveri, afeendere alla fomma di tre milioni , e cento mila feudi. Che fé mai fembraiTe ecceiìivo il mio fuppolto di io. mila per anno in circa , riflettali brevemente a quelle partite di limoli- ne annue, e certe, e che non fono né pur tutte. Nei li- bri adunque vegliami della cafa avvi una grolla partita di danaio effettivo accordato ai Poveri per fé iti eri da pagarli ftabilmente per ogni Mefe; In fecondo luogo fono fo- gnati annui fuiììdj pailati a partito per povere civili fa- miglie pure diviie in feltieri dove 50. e più feudi per fé-
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fefto, che Fanno molte centinaia di feudi certi, l'anno;
Viene altra partita di compra di grano per la diftribu- zione delle farine, che fono parecchie ftaia al mefe. Nel- la quarta trovar! molto denaro per adempire legati annui di MefTe, e per gli ftipendiati dall'Opera a cuftodire Chie- fa Granaio ec. e finalmente altrettante calle quanti fono i Buonuomini fempre aperte per i quotidiani memoriali fot- toferitti per vefti, doti, medicine, pegni, ed altri bifogni dei Vergògnofi ; le quali partite fono cinque canali di acqua corrente, e falubre ai poveri, la quale iifcendo da un fol fonte di io. mila feudi dell'Opera Pia, chi è che non crederebbe fenza miracolo dover eflfer nel de- cotta di un anno» e fecco, ed efaufto ? E pure la Dio mercè, le acque corrono continove , e ciliare , e finccrc , così crefeendo , fenza che non mai fia avvenuto, che al- la Cafa di S. Martino, mancati fieno i mezzi di aiutare i Poveri, VII. Ma giacché fi è nel primo ragionamento
nominata una lapida alla porta di S. Martino, mi gio- va qui foggiugnerne un* altra , per lo medefimo fine porta con favio provvedimento in un luogo infigne 5 e; pubblico nel 1586. con ifcrizione per quei tempi fen* ienziofa , ma a fine di aiutare la Cafa di San Martino, che ivi tiene una CafiTa per le limofinc . Quefta a- dunque è in faccia alle Logge dì Mercato Nuovo, al- lato all' Ufizio detto del Saggio , o come dicono del Paragone, per effere più comoda ai Negozianti, che i* fpirati dfL Dio volelfero aiutare i Poveri Vergognosi, ed un bel motivo a {occorrergli è la lettura del Cai"* tellone fermo nella pietra come apprelfo ; I£SVS, MARIA AN. DOMINI MDLXXXVI.
Quel . che , Ho . fu • Già * daltrui «
Et . farà . non . fo . di . Cbui , Tanto . dir , fojfo . thè . mio . Quanto . mangio . e \ do , fcr • Dio k Ognun . fenjt • al *fine • Tom. I. Par. I. F f LE-
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L É Z I ONE XVIt
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DEI BUONUOMINI III.
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I. I Ralle magnifiche Cafe di Carità fonda-
te in Firenze , parecchie fon quelle 3
che per le vicende dei tempi inoggi fono mancate , che fé bramaflìmo di fapere , quali fieno le perdute , fa,* quelle , che dai Fondatori furono prov- vedute di iodi fondamenti di ricche eredità, o pure quelle iftituite , dirò così, fui nulla , noi facilmente ravviseremmo eifere con deplorabile rovina cadute alcune, che la liberalità dei Cittadini avea ftabi- lite di ottimi fondi. Non è perciò,che io qui tacciar vo« glia la virtù della prudenza, che ai Benefattori fuggerì d* adoperare que* mezzi umani giudicati utili, onde ren* dere l'opera più durevole .Tuttavolta non mi farà condan- nato il benedire la Divina Provvidenza per tanti Pii Ifti- tuti principiati , e confervati fenza umano fìabilimen* to. Quante cafe hanno i Figli -, e Figlie del Serafico S. Francefco in Firenze, e benché fenza fondi, floride noi le miriamo. Un Collegio ha pure la Religione Teatina 5 la quale non può né pofiedere , né chieder nulla , ed è maifempre fioritiifimo. A che dunque maravigliarfi tan- to , fé la Pia Cafa dei Buonuomini di S, Martino dal S. Arcivefcovo Antonino principiata fui niente viemag- giormente accreditata, e benefica difpenfa le fue limo- fine? Ed a quella Cafa ritornando in quello terzo ragio- namento, faremo una pittura dei Buonuomini di S. Marti- no, ma di nuova tempera, e dì non ufato colorito. Ed il ritratto per quanto fia nobile, farà iempre inferiore al rnerito loro, per vero dire grandilfimo. ,f IL Parrà forfè a taluno fuperflua quefta nuova pittu*
• *. ra,
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n, mereecchè nella Chi'efa di S. Martino da bravo pen-
nello véggonfi dipinti a frefco i Buonuomini in do- dici lunette, ove rapprefentanfi alcuni di loro, dif- penfare pane ai Poveri, altri dare vefti agi* ignudi, e medicine agl'infermi} e chi farina, e chi vino diitri- buifce, aventi alcuni in mano borfe di denari aperte a foccorfo dei Vergognali. I miei colori peiò eflendo prefi dai molti elogj, che ai Buonuomini trovo fatti dai Savj , mi giova fperare di fare un3 Effigie dei Procura- tori di S. Martino, non morta fu di una tela, ma im- magine -viva, e degna di Sacra Iftoria. Prendo adun- que i primi colori, o fieno lodi loro date dalla Fioren- tina Repubblica, e che fono per vero dire pregevoliffime . Nella provvigione del 1492. già da me accennata, nella quale concedefi alla Cafa di S. Martino la reftituzione di tuttii crediti del pubblico, chiamanfi i dodici Procurato- ri di queita Cafa , Miniftri^ e Camarlinghi del Comune, come in altri decreti gli appella Sindaci, Capitani > & Governatori. Né qui uovo fine la fìima della medefima per i Buonuomini, poiché pafsò dai titoli fino alla ve* Aerazione , onde non fia maraviglia fé dal pubblico ap-*, pellati fovente fono : I molte Venerali li Uomini di S* Mar* tino: confiderabile. efifendo ancora V onoranza dalla Su gnoria ad elfi conceduta, e confermata pofeia con de«« creto del Cardinale Arcivescovo Francefco Nerli il gio- vane, fotto il dì 8. di Luglio 1575. che tutto il Colle- gio dei Buonuomini di S. Martino intervenga, ed affida in ogni occorrenza , e bifogno ali* efpofizione, erepofizkn ne del corpo di S.Antonino, il quale è in decorofa Cap- pella collocato in S. Marco ; Privilegio non folamente di «rema loro lode, ma indicante nei 12, Buonuomini vi- ve effere copiate le virtù eroiche del morto loro Forin datore ♦ III. A quelli Nobili per vero dire colori, aggiungo
in fecondo luogo altri ancora più preziofi, che mi fom- miniftrano i Sommi Pontefici in parecchi Brevi, e Bol- le piene di commendazione dell'Opera di S. Martino. EugenioIV.il quale trovavafiin Firenze , come tellimonio F f 2 del-
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della fingolare bontà di quefK Procuratori fcelti da
Sant'Antonino, non con altro nome attonito chiamavali che di Angioli di Firenze > cui veramente la carità avea impreftato le ali per volar dì, e notte in tutti gl'An- goli dei Seftieri a rintracciare, e confolare nobili fami* glie Vcigognofe di comparir povere. Uomini di majftm ma pietà fono appellati da Sifto IV. nel fuo Breve del primo di Marzo 147Ó. con quefta Apoftolica dichiara- zione : Maximum genus pietatis ejfe pauperibus Verfonis iis pr&fertìm, quos pudor honeftus a mendicando retrahit conferve fubjtdium'. Pio è lauderò le IJlituto dei 12. Buon* uomini leggefi pure nel Breve d'Jnnocenzio Vili, dei 6. di Marzo 1490. Inftitutum huiufmodi pium & laudabi- le : E degni di amore, di grazie e di favori del Vicario di Grillo confìderandogli Aleflandro VI. agli 8. di Mar- zo del 1493. dice così: Nos tam pium <& laudabile opus paterno affcftu conjideramus , ac volentes illud favore fon" fodere gratiofo &c. : Di fimigliante tenore di lodi fo- no i Brevi di Leone X. di Clemente VII. di Urbano Vili, e di querVulrimo memorabili fono Tefpreflìoni di en- comio nel fuo Breve dei 4. di Febbraio 1628. Duode» firn Virosprudenti a , & rerum experi enti a pr adito s àt in praceptis Dei ambulante? , iudieiaque eius cuftodientesl e poco dopo fegue : Viros prafatos in tam Sanalo ist Di» *vin& Benitatis acceptijjìmo Minifterio : E benché le virtù fieno elogio fuperiore al pregio della Nobiltà del fangue, quefta però ancora non lafciò di confìderare nei Buon- uomini Leone X. colla Tua graziofiflìma Bolla del primo di Luglio 1519. chiamando quelli Procuratori dei Poveri Vergognofi di S. Martino, Uomini della prima- maria Nobiltà ; Qui fere Cives de primis effe confucve- runt■•. IV. E però feguitando 1* efempio di Papa Leone, pafiferò
ad adoprare il colore del Sangue più Nobile , per viepiù dare bellezza, e lume all' immagine de* noftri Buonuomini. E qui potrei teliere un catalogo dei Principi, e de'prima- rj Cavalieri flati miniftri dell'Opera di S. Martino, come furono Lorenzo de' Medici, Giulio detto poi Clemen- te |
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te VII. "il Duca ÀleiTandro , Cofimo ì. Ferdinando I.
Cofimo IL Granduchi di Tofcana, e tra grilluftri Cit- tadini Antonio di Lionardo Gianfigliazzi piiflìmo? e re- ligiofiflìmo Procuratore dei Poveri Vergognosi, il quale per i fuoi rari efempli di carità un altro Antonino e* ra addimandato, e morto fi meritò folenni Efequie_. con orazione funebre pubblicamente recitata , e /rampata nel 1577. Chi più di quelli Eroi volefle rifeontrarne, li può tuffi trovare nel detto libro , ove per ordine dèi tempo dtir'ingreflTo, e della morte fono registrati con un elo- gietto, eh* è il ritratto delle loro virtù. Egli è ben ve- ro » che nei primi anni manca T elogio, fupplendo un Requiefcat in face. Fra i primi poi ad avere quefto ben giufto fegno di onoranza fu il Senatore Vincenzio Pitti morto nel 1631. che dice come appreiio: Hic Taupernm. Pater , VI. KaL Marti as 1631, fato funftus , Vir Ch'i- flian& petatis aprirne cultor, comi? Sermone , & Con- grejfu, huius Societatis , eìusdemque inftitutionum incoltimi- tati s , fublicique boni amator eximius, fummum omnium nmorem habuit} maiorem meritus, Cimitati grande dejide- rium reliquif &c. E' egli fepoJto in Santa Felicita nella Sepoltura appiè della ricca > e. magnifica Cappella di fua famiglia ; Merita pure > che H rammemori il nome del Senatore Lutozzo di Lutozzo Nafi3 Fondatore di quefto Collegio des Gefuiti, ed infigne Benefattore della Cafa di S. Martino , cui lafciò da 20. mila feudi ; Ed il fuo elogio è il feguentc:Hanc PìamDomum opbusditawit moriens, quam wi'vens *virtutum omnium exemflis ornawerat'<. Sepolto da* Padri Gefuiti. E con mio grande piacere due altri ne ri- porto di due Gentiluomini della Famiglia Baldovinetti > gioriofi Antenati del vivente Giovanni di Poggio Baldo- vinetti Cavaliere amantiffimo della Storia Univerfale , ed intendenti/fimo delle antichità Fiorentine» e che perciò con laudevol penfiero le conferva a pubblica utilità, ed io a lui debbo grado di molte, e molte memorie che fono fenza dubbio il più bel pregio di quefta mia Storia. Neil'anno adunque 1(552. morì Vincenzio di Iacopo Bal- dovinetti dopo 3 8. anni di aflidue fatiche per la Cafa |
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di S. Martino; fu fepoltp % S, Michele agi'Antìnorì, $
nel libro dei ;Buo.nuomini legge fi : Jawenis fontewyfit au- lam ydiryes pfes fuas e geni s effundebat , (tffiduis injlabat o* ratiofiibtis itit tandem regno'ptirepvr &terno; 11 fecondo è Jacopo di Poggio Baldpvinetti ; che morì nel 1706. fe- polto in S. Stefano a Ponte nella Sepoltura di fua Fa- miglia, e la lode di lui rilevata nel libro dei fuoi Colle-, ghi dice così ; Virtutum Cuflos , rigidufque Satelles . V,. «Con quelli encomj riferiti fin'ora fembra , che
non fi polla meglio colorire il ritratto di ciafeuno dei xx* caritatevoli Buònupmini, ma fé non difdice, paffare io deb- bo ad altre jpdi di non piccol momento , che mi fi offe- rifeopo dagli Scrittori Fiorentini, ed anche dagli itranieri, e quefte faranno della mia pittura 1' ultima mano . A procedere pertanto con ordine cronologico dirò, che Do- menico Buoninfegni nelle Storie di Firenze .dall' anno 1440, al 1460, fa onorevole menzione dei norcri celebra- tilfimi Procuratori dicendo,», molte degne, £ pietofe ope- „ re fece quefio buon Pallore ( cioè S. Antonino ) in* ?, nanzi che folle Arxivefeovo, e dopo,: e fra le altre u? „ na .molto lodevole, chie fu h Compagnia dei Poveri „ Vergognofi di S. ^artinp, prepprièndp al governo di „ quella dodici perfone nobili ;, e caritative ,,• In uru Lezipnario antico di Santa Maria del Fiot'ejcjie efifte nel- la Snozziana Libreria al tium. 6go, jeggefi : Ttaque duode* cim Viros ftatuit, quo$ pivi Martini Collegtum numida» wit uM quod ex follatione Cimum in o^us ptfflrnum ero- gati? ivm /tcerwaffent, totum in yauprej-, ut quifque j/lus mimtj inopa pemeretur , firn >do fosfineJrande% ,ui'la Carni? «vel Sangmnis yfed ne ceffi tati/ Jsabita ratiotie jdiwidebant..• Hoc Inflifutmn mir/tm quantum labentibus anni* coaluit , ut fexcenpi}' ftiaw\ famila*'in £$fm* *uel fix jiarte fuccur» ratur: Benedetto Varchi Lib. IX. della fua Storia, par- lando con la fua fchiettezza della Città npitra, dei Buon- uomini cqsj fcfiye „ Io -potrei in queltp luogo così mol- a, te , e impilo barbare biafimevoli ufanze, che fono in Fi- f| renze, giuftiflìmamente vituperare, come molte,e mol- n tp civili £iu#i$mamente commendare, e traile altre 4 „ quel-
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ifìqikM dei Buormomini di S. Martino di tutte quante le
9H commendazioni degniflima,* Don Silvano Razzi Abate Camaldolenfe nella Vita di S. Antonino ne fa un bello» e fublime Panegirico , e nella feconda Parte, ove in una Egloga Tofcana raccontando la Santa Vjta della Gran- duchelfa Giovanna di Auftria > di cui Elemofìnieri fegre- ti erano i Buonuomini, dice così; , Ditelo Voi Buonuomini ì che Jiete ;i * ;
Stati in co tal affare fidi Miniftri j "■■'■■ bh
E Secreti di Lei, che mai non *volUy €he la deftra fua fapeffe quello,
Che face a la Jiniflra, amando foto lar ciò per Dio f e non per lode umana* Giuliano Giraldi Accademico della Crufca nell* orazione
delle lodi di Ferdinando I. detta nella medefinìa Accade- mia , e Campata nel i£o£. parlando della fua Carità dice. „ Come fi potrebbe tacere intornò alle opere di Carità, „ che egli in tutto quell'anno sì caiamitofo* per lo gran „ caro , mantenne in quefia Città col proprio frumen- „ to tanto gran numero di perfone , che dal principio 3, alla fine del fuo governo , provide col fuo teforo a „ quel luogo, che col benefizio, e falute della Città, „ fupplifce alle miferie di quelli, de* quali tanto più è ca- „ lamitofa la povertà, quanto che Poneita condizione lo- „ ro non confente , che egli fcoprano mendicando le „ loro bifogne „ Lafcio gli Elogi fatti da Luca Ferrini , dal Dottor Raffaello del Bruno, da Niccolò Arrighetti, dall'Abate Ughelli, e dagP altri fino al num. di 2$. che tanti ne numera Fra Domenico Camarani fcrirtore della Vita di S. Antonino, e conchiuderò con la degna com- mendazione , con cui celebrati fono i Buonuomini di S. Martino dagli Scrittori degli atti dei Santi in Anverfa , voglio dire dai Bollandifti, i quali alla Vita di S. Anto- nino della raccolta di Maggio, nel Tomo I. pag. 40. co- sì fcriifero : XJnde & Inflitutor fuit Hofptalis , feu Socie* tapis S* Martini Verecundorum Vanperum in Cwitate Fio* • --? ren<* f
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remi a 9 uhi magna hftiufmòJi generis nohilium multitudo d*
litur, ac foruetur , & fuundum Inftituta Patr/f Antoniifi- ntiti quafi innumerabilia ofera charitatif. ) VI. E fé io ho terminato il Ritratto dei Noftii Buon- uomini, notar fi vuole } che da elfi a viila ài tutta Firen- ze è ftata collocata una ibelia effigie .del loro S. Padre , nella Cattedrale al primo pidaftro entrando a manritta. La Tavola è dipinta da Francefco da Poppi, e per collo- carla in luogo sì decorofo, da' Buonuomini fu fatto Me- moriale al Granduca Ferdinando I. il quale fece il feguen- te refcritto-,, Sua Altezza Sereniffima lafcia la cura ali* „ Arcivefcovo di far porre nel Duomo ;la Tavola di S. 5, Antonia© da quella parte > e in quel pofto che vorrà „ e piacque *all* Arcivefcovo, che a quefto pilaftro foffe col- locata » e certamente per divina difpofizione rimpetto all' ait-rò. pikftre, ove è effigiato S. Zanobi, quafi che avv'ifar- ci Dio voleffe 5 che fé a ,S. Zanobi dobbiamo la Fede , che bambinella Egli in quefte contrade coltivò, in Anto- nino riconofchiamo la.Carità.» che yerfo de* Poveri e* snfegnò, e prodigiofamente efercitò. Così per Firenze due bafi di felicità faranno mai femore la Fede, e h Carità» |
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LE.
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L E Z I O NE XVIII.
GHIE SA DI S. PRO COL O.
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I. IHiunque la Sacra Fiorentina Storia leg-
gendo, trova un gran novero di Chie-
fe donate una volta ai Regolari, maf- iimamehte ai Monaci Neri, guardili di cadere in un falfo giudizio condannan- do o i Vefcovi di prodigalità , perchè loro le donaiTero, o di avarizia accu-* fendo i Religiofi, perchè tante ne poiTedeiTero ; concio» llacofachè la bifogna non andava così, I Vefcovi donava- no ai Monaci e Chiefe, e Parrocchie, obbligati a farlo dal picciol numero de* Preti fecolari , e confidati nei Monaci di ricchezze ben provveduti, cui facile era la restaurazione de' Templi, che molto ne abbisognavano. Si accettavano , dirò , ancora volentieri dai Regolari quelle donazioni , mercecchè pieni efìì di zelo per le Anime trovavano nelle Chiefe donate un campo fer- tile al loro Apoftolieo Spirito. Di quella neceitaria a- pologia addurre potrei molti documenti: ma un folo vo- glio porre in veduta , ed è la Chiefa di S. Procolo do- nata dai Vefcovi al Monaftero di Badia, dove noi ray- vifando vantaggi notabiliflìmi prelìati ad ella dal governo de' Monaci , i iconofceremo , e la rilucente verirà delle cofe, e i pregj della Chiefa fepolti già nelle tenebre de' fecoli parlati. II. Del Santo Martire Procolo fcriiTero Sant'Antonino
nella Cronica p. 3. tit. 24. e. 3. ilBaronio all'anno 545. il Bollando 1. di Giugno, il laccbilli nella Storia de'Santi dell' Umbria , e jl Regnante Sommo Pontefice Benedetto XIV. nelle fiae dottiflìme Annotazioni alle Felle par. g. Quello Santo venne di Seria in Italia ? a Terni fu ordi- Tom. I. Far. I. G g na- |
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nato Prete da S. Valentino Vefcovo , ed andato a Bolo-
gna avendo acquieta efh'mazione di Santo, e vacata., eflfendo la Sede per la morte del Vefcovo Teodoro, egli fu eletto Pallore di quella Città, quando nel 545. fcor- rendo quella Provincia i Goti, fu arreftato Procolo, che prima fcorticato nelle reni, pofcia fu decapitato. Nel 1 5 j£. volle Iddio fcoprire il fuo Corpo nella Chiefa dei Padri Caflìnenfi, già dal 1380, chiufo fotto una lapida, in cui erano ineife quelle parole : Pofita funt in iftaUma Cordo- va Beatorum Proculi E]>. éf Proculi Militi* Martyvum^ qua jacuerunt in ifto loco circa quingentos annos & in iflo M0- n after io fuerunt r everta 27. Peb, an* 1380. tempore Jo an- ni* Abati s. E ne) Martirologio Fiorentino al primo di Giugno leggeri come fegue : ApudBononiam P afflo S.Pro* culi Martyris & Epfcofi Inter amncnfis in Ducatu Sfoleta- no , qui Vita & Miraculis multo? conwertit ad Dominum. Ed alcune azioni flrepitofe, e prodigiose del Santo tra po- co le vedremo in tavole dipinte, che fi confervano preffo il Rettore della Chiefa. III. E giacché non ho affai di certo la ragione , per
la quale da i Fiorentini a S. Procolo fi confecrafTe una Chiefa ; dirò, che la vicinanza di Bologna , effere poffa una gran coniettura per farci credere , che per la fama del fuo Martirio venuta a Firenze, dove in circa allo fteffo tempo da i faldati di Totila era flato per la Fede uccifo il Vefcovo noltro Maurizio» il fimultaneo Martirio moveflfe i Fiorentini ad alzare allo ftraniero Martire un Tempio. Quanto poi fia antica la Chiefa , egli è indubitato nelP un- decimo Secolo trovarfi un* abbondevolezza di documen- ti , che parlano di lei. Ma prima del mille, niuna aven- do noi certa notizia, bifogna ritornare alle conietture , che in mancanza di memorie indubitate, e ficure, fanno una parte di prova , quando elle fieno giuria la buona critica regolate. Ed incominciando dalla prima , io offeri- vo, che il Vefcovo di Firenze Pietro nel 1064. fece una donazione ai Monaci della Chiefa di S. Procolo ; il cui in- dumento è nella Cronica del Puccinelli, dove leggo chia- ra la mente del Donatore in quella formola ad laborax- •-**" .;': dvm,
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dum, éf rmlìomndum \ Il Vefcovo donò ai Benedettini li
Chiefa , perchè la riftoraffero, e meglioraffero, lo che fup* pone effere ftata la Chiefa prima affai del mille fabbri, cara, e pofcia decaduta in uno flato bifognofo di miglio, ramenti nel 1064. Altra congettura ancora più concluden- te, e favorevole alla fua antichità è un titolo, che nelle memorie ài Badia io trovo dato a quefta Chiefa , addi- mandata ancora S. Nicomede, il cui Martirio feguì fotto Diocleziano , ed i Cattolici Romani prefto alzarono a quefto Santo Martire una Bafilica, della quale il Sacra- mentario di Gregorio, e i Martirologj più antichi ne fé* gnano la dedicazione così : Roma dedicatio Bafilica $. Ni* comedis Martyris : ed io, che ho tante prove dell' emula, zione di Firenze in volere imitar Roma sì Gentile , che Criftiana , congetturo, che i Fiorentini fapendo effere in- nalzata in queir alma Città la Bafilica di S. Nicomede, una Chiefa parimente edificaffero a quefto Santo fuori del primo cerchio della Città, e per fino confronta il giorno della Fefta, perchè celebrandoli in Roma conforme agli antichi, e moderni Martirologj nel primo di Giugno, nel- lo fteffo giorno fi fa pure in Firenze, confcrvandofi dal Sig. Domen.Maria Manni un'antico MeffaleFiorentino in car- tapecora , nel quale leggefi : nel 1. di Giugno Mijfa in N&*> licitate SS. MM. Proculi , & Nicomedis. E fé nel mille era quafi dimenticato quefto titolo, folamente chiaman- dofi nelle carte : Ecclefia S. Proculi, ben dovremo dire , chJ ella vi foffe affai prima col nome di S. Nicomede . Ma per quanta diligenza io abbia ufato , non mi fono mai avvenuto fin quìa trovare in quefta Chiefa o una Immagine , o altro fegno di quefto Santo, fé non fé una affai moderna lapida affiffa al muro dell* andito della Sa- greftia dove fi legge: Ecclefiam hanc B. B. Proculi, érMr comedis■. Io per altro mi lufingo, che le poche, ma forti efpofte confetture, abbiano forza a concludere , che affai prima del mille foffe quefta Chiefa in Firenze edificata. JVv Tre fono gli ftrumenti di Donazioni fatte ai Mo-
naci, il primo è del Vefcovo Pietro all'Abate Don Pie- tro ne* t£. di Gennaro 1064. rogato $er JLadutyhus Kot, M Gg 2 ri- |
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riferito dal Piiceinelli ; Il fecondo fatto tre giorni dopo5
nel quale comparifcono Gherardo, e Piero , ed altri Cit- tadini, che ai Monaci concedono quefta Chiefa con 1* obbligo di 12. (oìdi annui di cenfo al Vefcovo ; e ere- defi, che quefti foifero i Vifdomini cuftodì del Vefcova* do, e che voleffero con quefto finimento confermare 1* donazione fatta dal Vefcovo Pietro. La terza donazione è di Giovanni pure Vefcovo , dicendo il Bullettone: Carta ma- nti Guiglielmi Notarti 12 n. Nell'anno errò il Puccinelli, che fcriffe 1214. Le memorie però di quefta terza dona- zione neir Archivio di Badia confrontano con 1" anno del Bullettone, ed ivi il Cenfo dei foldi 12. è ridotto a 5. Inoltre abbiamo Bolle Pontificie, e Diplomi Imperiali, che confermano le fuddette donazioni in favore de'Mo- naci, e fono tutte diftefamente regiftrate nella fuddetta Cronica. Nullameno alle donazioni premettere mi gio- va le aggregazioni di altri Popolani a quefta Chiefa, e fo- no la Cura di S. Stefano della Badia , e la Parrocchia di S. Martino. La unione però delle due Cure alla noftra di S. Procolo feguì nel 1479. per Iftrumento rogato da Ser Paolo di Amerigo Graffi, in cui il Padre Abate a ti- tolo di maggior fatica accrefee al Priore una penfìoné di 12. feudi, o di 24. ftaja di grano ogni anno. V. Ma quanto agli accrefeimenti, o fieno migliora-
menti della Chiefa dacché pafsò nelle mani dei Monaci, io debbo dire , che nel 10Ó4. dall' Abate Pietro fu nota- bilmente ingrandita , come fcrive il RofTelli, eflfendo fiata quefta la intenzione del Vefcovo Pietro, che la donò ad laborandum^ éf meliorandum. Nel 1214.■ 1* Abate Barto- lommeo dona al Rettore di S. Procolo MefTer Cambio i materiali dello Spedale demolito, addimandato di S. Niccolò, che era a muro a muro alla Chiefa, e già fla- to fabbricato dall'Abate Pietro I. per i Pellegrini } e non fo trovar altra ragione , perchè, fi dettero quefti materiali, fé non per qualche reitaurazione della Chiefa. •Nel 1278. dall' Abate Deodato a più ampio flato fu ri- dotta la Chiefa, come fi legge nella Cronica, ed in la- pida, che ancora efifte, fcritta in verfì leonini, la quale |
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fui fine riporterò, e ciò vien confermato da ricordo del 1278.
Deodatus Abbaf Ecclejtam 8* Proculi ferfici curwvtt; : E nell'Archivio di Santa Croce ho io trovato al numero 13. il tefìamento di Severino di Iacopo del popolo di S. Procolo rogato da Ser Alberto q. Ugolini m Mugliano Non. Aprili* 11*19. *v* lafcia alla Chiefa di S. Procolo dicendo : Item reliquia Ecclejta S* Troctdi de Fior, prò opre diBa Ecclejta florenos auri 100, ed a quelli mi- glioramenti fuccedono altre vicende , come il Retto- re Mefler Orlando Fazi Canonico di Fiefole nel 1567. rinnuova V Aitar Maggiore con colonne di marmo , e nel gettar le fondamenta trovò la eftimabile lapida del- la Sacra della Chiefa > che diceva efTere ftata confacrata ai i<5. di Settembre del 1187. Altre due più difpendiofe innovazioni reftano a rammentarli, una nel i6iz, e l'altra nel 1742, e circa la prima Domenico Pafquini, che ne èra Rettore aiutato dal Padre Abate, e da i Benefatto- ri delia Parrocchia capovoltò la Chiefa , e dove era 1" Aitar Maggiore aprì la porta principale ? collocando nel luogo della Porta vecchia il grande Altare, eh* eflendo della Famiglia Valori, da quélia il Rettore ebbe la licenza, e copiofe limoline, e fé piacque a tutta Firenze la novità , qualche miglior ordine di Architettura vi fi defiderava, e quello fi confeguì compitamente dal prefente Rettore Niccolò Pelagalli « il quale avendo perfuafo i Padroni delle Cappelle a concorrere con una vaga uniformità del difegno degli Altari, con notabile fpefa di marmi, e di pietre in oggi ha felicemente ottenuto, che la fua. Chiefa fia per la vaghezza una gloriofa apologia dei Mo- naci, perchè fé egli è vero, che i Vefcovi donaflero loro Chiefe in Firenze, è più che vero ancora , che quefte in mano dei Regolari fieno fiate ben mantenute , ed accre- sciute di ornamenti. VI* E fe i Monaci liberi fono dalle calunnie, veggiamo
ora come glorio»*, e vittoriofi ufeirono da Jioiofe liti no- tate nell'Archivio di Badia in una cafletta fegnata Q. Nel 1505.eflendo Arcivefcovo Rinaldo Orfini, eglipretefe da* Monaci per quefìa Chiefa, e per altre , che pofledevano, •od .■■■■',« il |
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il Cattedratico» ma le ragioni dell*Abate furono così
bene portate al Vicario Generale, che da eflb n* anda- rono affolut, Più diflkiie però fu la feconda nel 1649. quan- do morto Domenico Pafquini, che da Papa Clemente Vili» avea avuta la Rettoria di quella Chiefa, pretenden- do l'Arcivefcovo Piero Niccolini, che non folle più dei Monaci il padronato, fubito nominò V Economo , e pub- blicò il concorfo . Ma i Padri mederò la caufa nella Ruo- ta Romana» e conciolìacofachè le grazie, o arbitri de* Sommi Pontefici non mutino mai la natura dei Benefizi, ebbero favorevole la fentenza, ritornando effi al poffefTo delia Chiefa, ove è ormai tempo, che noi entrando , of- feriamo ogni cofa, giacche nulla vi èj che non meriti attenzione, e lode. VII. Sulla porta magggiore evvi un*arme d* un'A-
quila con croce in petto, che è della Famiglia dei Valori, ed una fimigliante è nei vetri dV una fineftra fopra la porta. A man finiitra entrando fi trova la Cappella de- gli Arrighi, dove vedefi tavola di Matteo RofTelli, che rapprefenta la Moglie di Zebedeo, che a Critìo chiede per i fuoi figli i primi polli del Regno del Cielo. La fecon- da Cappella ha per tavola una Madonna di Giotto molto bencuriodita, la .quale Cappella era prima dei Valori , poi dei Guicciardini, pallata in oggi ai Rinnccini, e l'ul- tima Cappella da quello lato è dei Ricciardi con tavola della Nunziata, ,opera di Iacopo da Empoli. A manrit- ta neli* ingiéflb è fituata la nuova Cappella di San Luigi Gonzaga effigiato in .un quadro dipinto da Gaetano Piat- toli; Procedendo più innanzi vi è la Cappella dei Du- chi Salviati con una Pittura del Ghirlandaio valente Ar- tefice, che.ha dipinta la Votazione di Maria affai bene, ma perchè era quadro piuttoflo piccolo che nò , da mez- zo in fu vedefi una gloria di Angioli aggiunta dai Fer- retti,; con: imitare sì bene il vecchio , che non fi cono- fee varietà alcuna. Accanto a quella viene la Cappella dei Niccolini, ove di mano di Iacopo da Pontormo avvi una tavola, che rapprefenta Maria Vergine col Bambino nelle braccia, ed ai piedi Sant'Antonio Abate e S. Bar- li be- |
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bera, e V armi'della Famiglia nella bafe delie Colonne $
fono opera di Donatello, così belle , che paiono getta- te. Siamo finalmente ali* Aitar maggiore, che fu nel 1612. trasferito dalla porta grande all'oppofta parte , dove e- ravi l'antico ingreffo per una ftradettaora chiufa, e ri- dotta a corridore ; Si entrava anco di fianco per due por- te , che fi vedono in Via Pandolfini rimurate ; Ma l'Aitar maggiore non ebbe la fola vicenda di mutar luogo , mu- tò più fiate il titolo, cangiandoti fovente le tavole dei Santi. Prima eravi un antico quadro di S. Procolo ve- ftito Pontificalmente} e quello in oggi è in cafa del Ret- tore, come abbandonato, e'benché fia di maniera goffa alla Greca , deve effer rimirato per la fua antichità. A queiìo quadro full'Altare fuecedette la Madonna di Giot- to con alcune divifiani di tavole, dove erano dipinti San Gio: Badila , S. Gio: Evangelifta , S. Procolo, S. Nicco* lo, e nella predella eranvi alcune ftoriette della vita di S. Procolo , che fi credono opera di Ambrogio Lorenzetti da Siena . La Madonna poi di Giotto fu levata ? e pollavi 1? Immagine del Crocififlb in campo d'oro con Maria, e S. Francefco al di fotto, e due altre fpartizioni a' lati, nelle quali erano effigiati S. Gio: Badila con la Maddale- na, e nell'altra Maria Vergine, e S. Francefco, nei qua- li Santi fì credono ritratte alcune perfone della Famiglia dei Valori, il tutto di mano di Fra Filippo Lippi, benché vi fia chi le vuole di Andrea del Gaftagno . Neil' ultima innovazione ne fu levata anche quefta, e all'Aitar mag* giore dedicato a S. Procolo, vedefi dipinto da Gaetano Piattoli il miracolo che fece il Santo di rifanare la mano ad un fanciullo, ed il CrocififTo di Fra Filippo, eh'era fla- to più anni nel corridore dietro a quell'Altare, in que- ll'anno , eh' io ferivo, il Padre Abate come padrone 1* ha voluto in Monaftero , avendolo collocato , come fi è detto, nel refettorio, e le tavole di S. Gio: Badila, e del- la Maddalena fono in cafa del Rettore • V1IL In quefta Chiefa vi fono fcpolture ragguarde-
voli, e più ve n'erano prima . Manca quella di Goro Marzoppini Segretario di Carlo Rè di Frangia, il qua- le |
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le avendo accompagnato 11 Re In Italia, da lui fu Fatto
Prefetto di Genova * e morto il Re , venne a Firenze, dove mancò nonagenario; ed il fuo figliuolo Giovanni volle trafportare il cadavere del genitore da S. Procolo a San- ta Croce, con farvi un Epitaffio da noi riferito nelle Le- zioni di quella Chiefa, A memoria però di queir.' Uomo già qui fepòltp, jreftavi nel pavimento un tailèllo di mar- mo col -nome di detta famiglia. Alrra fepolrura erayi di Donna Caterina Cibo Duchefla di Camerino morta nel 1547. e qui per depofiro fepolra, volendofi il cadavere a Malia ; Ma nel 15,93. per ordine del Duca fuo fra- tello fu trasferito alla Chiefa delle Murate di Firenze 4 con farvi una Sepoltura di marmo Caararefe vicina a quella della Nipote morta in quel Monaiìero . Que- lla Donna Caterina abitava nel Palazzo della Famiglia dei Pazzi confifeato dalla Repubblica, e per eifere abitazio- ne di quella Dama, e di altre fue parenti chiamavafi il Palazzo delle Marchine, alle quali il deve il comodo dei cak-fl(ì introdotto in Firenze da effe, come fca:ive nel- la fua Crònica a penna il Lapini. Due altri nobili Se- polcri efiftono in quella Cfiiefa uno di Niecolò Valori infigne filofofo, il quale fcriiTe la Vita ad Magnifico Lo- renzo de* Medici , mori egli in Roma, e di là portato a Firenze fu qui fepolto, veggendofi il fuo bufto in alto alla parete , e fotto evvi altro Sepolcro di marmo limile^ .oh'.è dì Francefco Valori uomo infigtie nella Repubblica., £_•- quattro fiate Gonfaloniere di Giidtizia, il quale per fua pietà -grande impegnatoci a proteggere Fra Girolamo Sa- vonarola , era rimirato come il Capo della fetta dei Frate- fchi , ma queilo zelo gli colio la vita col faccheggio della cafa , ed uccifione della fua moglie, e mentre egli in mez- zo alla itrada con un mazziere andava al Palazzo ad Si- gnori j fu trucidato da Iacopo di Luca Pitti* e da. altri congiurati, e quello eh'è notabile in quefto Sepolcro fono due palme , che fernbrano indizio di Martire: E per vero dire fé nulla fi fapefie degli accidenti di quel tempo infelice , e fi trovaiìè fotto terra una fimi- gliante Urna, quale Antiquario non crederebbe eiTero Se-
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Sepolcro .di' un Martire $ e leggerebbe quelle due lettere
iniziali H. M.incife nell'Epitaffio : Honorandus Martyr , quando la caufa della morte di Francefco Valori fappia- mo eiTere fiata una vendetta , come leggefi nelle Storie Fiorentine , e particolarmente ne* Commentar) di Filip- po de3 Nerli con le feguenti parole ,, Ma incontrandoli ,, in Jacopo di Meller Luca Pitti, in Vincenzio Ridolrl, „ ne'Tornabuoni, e in altri parenti di quéi cinque Cit^ ,, tadini, che 1'Agofto dinanzi; furono decapitati;airirì- „ contro di S. Procolo in mezzo della ftrada fu da loro 3, ammazzato ,, Egli è ben vera, che alla, collante pietà di Francefco Valori in tempi così vizio/I non difdicono le fuddette palme ; avvegnaché io legga nel Ghiariflìmo Pé Maeitro Fra Tommafo Maria Mamachi Autore commen- datiffimo delle Origini » ed Antichità Criitiane al Tom. 3. pag. 95. che quefto lìmbolo della palma davafi non folo a* Martiri , ma ezjandib ai Criftiani di Santa vita : Hit j/alma coni ungi folebant% quib'us fignificar et ur^Chrifilano s^ qui fiè , fan&eque *vixerint , Jic inferire , ut jpofi mortem, yal- mam ^viBoria de hojle generis h umani, ac pramium gloria fernet'terna ferant. r e IX. Ogni anno, Cornell trova notato nelle Riformagìo-
ni Lib. D; 113. la Signoria in quefto Tempio veniva a offerta per la vittoria di Montopoli. E fui canto dei Sal- viati contiguo alla Chiefa vi è un tabernacolo, dove Ber- nardino Poccetti ha effigiato Maria Vergine, Gesù , e S. Procolo, Diverfe Compagnie qui iftituite frequentano mol- ti Efercizjdif pietà criftiana, delle qualiia prima è detta del Santiflìmo Sagramento, che ha Oratorio Sotterraneo $ do- ve vedefi una bella tavola della Purificazione di mano del Ferrini, e per quello luogo pagano i Fratelli al Rettore una mezza libbra di cera 1* anno , come nello ftrumento rogato da Ser Barnaba di Orazio Baccelli 20. Dicembre 1614. La feconda Compagnia è intitolata gli Schiavi di Maria/Centuria fioritiffima di Dame, e di Gentiluomini, principiata nel 1667.con fanti capitoli approvati dall'Or- dinario ai 17. di Giugno del 1672. Quelli Fratelli efpon- gono in ogni lunedì il Santiflìmo in quella Chiefa per le Tom. I. Far. I. H h Ani- |
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Anime del Purgatorio^ e godono molte Indulgenze per-
petue concedure loro per Breve di Clemente X. La ter- za Confraternita è quella di S. Antonino , la quale qui ebbe origine , ma poi pafsò in via de* Pentolini. La quar- ta comporta di Preti ebbe principio nel 1710. che ha per pio Iftituto P aiutare i carcerati delle Stinche) cercando da i Creditori la facile compofizionedel debito. L' ultima è la Compagnia di S. Luigi Gonzaga , che fi può dire » che avelie un principio quali miracoloso ; Avvegnadiochè ne* giorni feftivi per isfuggire e giuochi, e fcandali , fi ra- dunavano in Sé Procolo alcuni giovani Artifti, de* quali cresciuto il numero , da effi fi pensò ad eleggerfi per Av- vocato un Santo, e perchè l'elezione folle tutta dello Spi- rito Celefte, i nomi di quattro Santi mifero in una borfa, e cantato il Veni Creator^ accordatili a riconofeere per Protet- tore il primo, che farebbe eftratto , neufeì S. Luigi Gonza- ga, ed a lui dedicarono la Compagnia, efponendo full'Alta- re della prima Cappella a manritta una Immagine del Santo» e pofeia un Quadro con rinnovare tutta la Cappella con sì beldifegno, che diede norma a tutte le Cappelle di Chie- fa, riconoscendoli San Luigi per riftauratore di elTa , po- feiachè dal 1739. in cui fi principiò la Tua Cappella 9 fino al 1743. reftarono tutte le altre perfezionate, e di quefto Santo ne fanno folenne fefta , efponendo full* Altare la fua Reliquia - X. Entrando noi finalmente nella Cafa del Rettore »
nel corridore a terreno vedremo due lapide, leggendoli in una moderna la protetta de' Monaci, con cui dichiara* no elfere la Chiefa de*SS. Procolo, e Nicomede pertinen- te alla Badia , e d* avere 1' Abate arbitrio di rimovere a fuo piacere il Rettore . Nella feconda lapida inverti leo- nini fi legge una rinnovazione della Chiefa fatta da i Mo- naci. Pofeia fi palla in Sagreftia, dove fono le Tavole an- tiche dell* Aitar maggiore : e falendo nelP appartamento del Rettore, oltre; due Tavole di S. Giovan Batifta, e di $. Maddalena Penitente di mano di Fra Filippo Lippi » in una Galleria vi fono le ftoriette dipinte dal Lorenzetti , Contenenti alcuni fatti di S. Procolo > come della mano ad
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ad un fanciullo rifanata, dei viandanti col latte di una
Cerva dal Santo foccorfi , del Martirio di S. Procolo, che fi vede Scorticato nelle reni, e poi decollato, di un mor- to bambino rifortp al tocco del cadavere del Santo» e fi- nalmente dove alla Mefla fi comunica, ma notato, ed ac- culato di un appaiente mancamento, con un miracolo è difefo, rivelando Iddio al Pontefice , che quelle irriveren- ze erano delìquj di anima innamorata del Sacramento, I verfi per fine , che intagliati in lapida di marmo dimo- Itrano un antica restauratone della Chiefa fatta nell'anno 1278. effondo Abate D. Diodato, e Rettore Diotajuti , fono i feguemi : Ann» Milleno curfo , fepemque de cene
Bis centum j'tinBts, oilo^ Rateai bene cunBis Hoc opts exylctum confi at de coramine letum Tempore Rettori* Diotiaiuti laudis, honoris Sic merino digni, e eie Bis denique regni Iure J)eodatus Abbas e fi tane dominata* « Inferitone fono il buflo di Niccolò Valori»
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NICOLAO VALORIO NIC. FTLTO
BACCIVS NEPOS POSVJT OSSIBVS ROMA TRANSLATIS BENI DE PLATONIS DOGMAT. DE REP. FIOR. £T DJE LAVRENTIO MEDICEO SEN. OPT. M.ER. MDXXVII.
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L E Z I O N E XIX.
CHIESA DE'SANTI SIMONE E GIUDA.
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I« ÉÉÉHÉS&n Er autenticare la divozione de* Fioren-
tini ai Santi Apoftoli , fembrami ba- rrante documento l'annoverare le molte Chiefe in Firenze ad eflì dedicate nei fecoli più remoti . Cinque ne ha il Principe degli Apoftoli , è tra quefte la Bafilica addima ridata per fua anti- chità S. Pier Maggiore . Nel centro della Città vi fono quelle di S. Andrea, e di S. Tommafo : ai Santi Paolo , e Matteo oltre alle Chiefe loro proprie j trovano* dedi- cati varj Spedali , e Monafterj ; San Bartolommeo ha_. Parrocchia, e tre Monafterj Abaziali, cioè dei Vaìombro- fani a Ripoli, de' Roccettini a Fiefoìe, è degli Olive- tani alla Porta a S, Friano con tre maeftofi Templi al fuo nome confacrati. La Chiefa poi de' Santi Apoftoli Simo- ne^ Giuda, fé non è antica, quarìto molt'altre > di va- rie, e belle doti corredata effendó, merita, che fingolar memoria ne face iamo ih <queftà Leztohè, che abbraccerà non ifpregevoli principi, e più gloriofi accrefeimenti. II. Le Reliquie di qùfefta Cm'efa fono due bufti do*
rati, due braccia, e quattro Sepolcfirii tutti contenenti te- tte , ftinchi, ed orla dèi Santi Martiri idi Sì Carlo vie car- ne, e fpugna tinta di fuo fangue dall'Arciprete di Mila- no Carlo Settala donata nei 26. di Maggio 1651. al Padre Puccinelii Priore di S. Simone , che per Iftrumento ro- gato da Ser Marchionne di Iacopo Bimbacci, la donò alla Compagnia di S. Carlo .pei Santi Apoftoli Simone , e Giu- da fi efpongono offa in un vago Reliquiario, che non effen- do del P riore, fi conferva preffo ai Monaci di Badia Pa- droni di quella Chiefa h e, quello padronato egli è certif- ;3J fimo |
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fimo per le memorie , che qui piacemi affembrare a dife*
fa delle ragioni degli Abati Benedettini loro pur rroppo una volta fieramente contraffate. E in primo luogo riferen- do quanto dice il Puccinelli nella fua Cronica , notar debbo, che dopo il fecondo cerchio di mura fatto a Fi- renze s queffo Quartiere fi era dimolto popolato, ed i Mo* naci ivi occupavano un gran terreno, avendo una vaftif- fima Vigna, che diede il nome ad una Contrada inoggi ad- dimandata la Vigna vecchia. In quefta Vigna eravi per divo- zione dei Monaci un piccolo Oratorio dedicato ai Santi Simone, e Giuda, e però il Padre Abate follecito pei be- ne delle Anime, pensò ingrandire elfo Oratorio^ riducen- dolo a Chiefa affai comoda al nuovo Popolo , la quale Ardingo Vefcovo fece Parrocchia : ed oltre l'autorità del Croniffa , riporteremo qui una raccolta di altri documen* ti : E primieramente nella ricca Libreria Stiozziana Codi* ce X.R. è notata una lite nel 1225. de* Monaci di Badia contra Forefe, Mannello, e Picchio, che volevano fab- bricare una Chiefa nel Popolo di S. Simone, la quale reftò decifa in favore de* Monaci, ed il Sig. Dom. Maria Manni nel fuo Parlagio Lib. 1. Cap. 2. ci da uno ftrumento di vendita di terreni fatta da* Monaci per pagare a Guido Bruni, ed a Rinuccio Galigai lire 225. per refiduo di de- bito fatto nella compra di terreno neceflario ai Monaci per là fabbrica di detta Chiefa di S. Simone * La elezio- ne poi del Rettore di queff a Parrocchia ftata fempre preffò V Abate, né mai per quattro fecoli interrotta , ficcome concludente prova ne è del padronato , così non mi pof- fo dìfpenfare dall' accennare qui alcune prefentazioni di Rettori , che trovo nello Archivio di Badia, fatte dai Monaci . HI. Nel 1297. Azzo Abate elegge Prete Nello per Pa-
roco, pofcia Niccolò Abate prefenta Prete Banco Troncoli- ni, e l'Abate Commendatario Agnolo Cardinale fece Ret- tore Prete Vincenzio. Ritornata poi la Badia ai Mona- ci , il Canonico di San Lorenzo Francefco d' Antonio Mazzinghi è nominato Rettore da Niccolò Abate, ed a Niccolò degli Albizzi vien confermata la Chiefa dall'Abate Be»
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Benedetto. Ma la Temenza della Ruota Romana data xorgm
Bicchio Tom. L Decijton. Reta Romana tit. Fior. V arrocchi a- lis coronò le ragioni degli Abati. Imperciocché TArcive- fcovo Piero Niccolini aveva levata ai Monaci quefta Chiefa in tempo, che per elfer l'Abate Don Ifidoro della Rob- bia fatto Vefcovo di Bertinoro } era vacante la fedia^ Abaziale , ed il Priore Don Gregorio Ricciardotti gelo- fo dell' antica giurisdizione del Monaftero (òpra quefta Parrocchia , fece ricorfo a Roma, e ne riportò favore- vole fentenza. E mi piace rammentare il fondamento de'Giudici della Ruota per favorire gli Abati, acciocché ogn' uno, che ha codici , e carte vecchie, le tenga in av- venire in maggior cuftodia. Avea la Repubblica i Fioren- tina donato a quefta Chiefa fiorini 350. addimandandola Chiefa dei Monaci di Badia, come apparifce da i Libri delle Riformagioni, di cui qui fotto riporto una co- pia . Quefta carta vecchia fu trovata dal Camarlingo di Badia tra i fogli negletti dell'Archivio, quindi allegro del trovato teforo, cercò il rifcontro ne i Libri delle Ri- formagioni, e legalizzato il foglio, ne fece la fpedizio- ne a Roma , lo che balio per la felice con elulione della lite terminata nelP anno 1643, e la provvifione de* Si- gnori è la qui appretto; . ,, Anno 1437. EfTendo che alla Chiefa di S. Simo-
,, ne nell'anno 1428. foflero diftrutte più Cafe, efiften- », ti tra la Chiefa, e le Stinche per ordine della Signo- j, ria,* il Prete Bartolommeo di Biagio da Poggibonlì Reu ,, tore fa iftanza dell' indennizazione ; La Repubblica^ „ dà 350. fiorini da metterli a frutto in beni ftabili col „ confenfo dell' Abate di Badia , cuius i]>fa Ecclejta eft j, Manualis „ ed alle diligenze del fuddetto Prete fi deve queft* altra grazia della Repubblica alla Chiefa di S. Si- mone , come trovali all' eftratto degli Armadj delle-. Riformagioni Lib 2, „ 1447. Per parte dei Prete Bar- „ tolommeo di Biagio Rettore della Chiefa di S. Simo- „ ne, e Taddeo di Firenze, vien narrato come già da ,, lungo tempo fu preveduto & ordinato dalla Signoria }J 1' Of-
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» l'offerta a molte Chiefe a richìefta de'Rettori, da farfi
„ da' 6, di Mercanzia, e dalle Capitudini ; Supplica per 3, la fua Chiefa : Ottiene ]>er la fefta di S. Simone. „ VII. Entrando poi nella Ghiefa avvi al muro una la-
pida con verfi leonini , fecondo lo itile di que'tempi, che noi intera la riportiamo fui fine della Lezione, come una prova della verità di quanto abbiamo di fopra di- chiarato . Leggefì in effa però al fecondo vt-rfo indi- cato l'anno, in cui fu fatta la Chiefa, che pare a me chiariffimo, e pure da Valentuomini fu diverfamente in- tefo, ed è come appreffo : Mille dugenteni fofi tres qua- ter , indegne deni ; Il Senatore Strozzi Padre dell'antichi- tà volle che fi moltiplicaffe il deni per il quater, e legge- va l'anno 1243. Stefano RofTelli anch'egli moltiplican- do, ma diverfamente, cioè il tres per il quater, voleva , che foflfe il 1222. Ma che neceffità di moltiplicare? quando tres dice tre , quater dice quattro, e deni fpiegafì dieci, che uniti a mille dugenteni fanno 1317. che io giudico eflere la vera epoca della Chiefa : Se peravventura non vogliamo dire, che ciafcuno intende/Te, ed additafTe 1* anno di varie innovazioni. Quindi io concilierei così gli Scrit- tori fuddetti, il Puccinelli dicendo nella Cronica, che la Chiefa di S. Simone fu fabbricata nel 1209. intende 1? anno della compra del terreno, chi non vuol moltipli- care, allude alla prima pietra, che fu gettata nel 1217. il RofTellii che conta 1222. intenderà qualche innova- zione, o amplificazione, e lo Strozzi leggendo 1243. avrà voluto indicare l'anno, in cui la Chiefa fu dal Vefcovo fatta Parrocchia . V. Quando pofcia eretta foffe in Prioria è facile a faperfi,
pofciachè quefto ritolo nel i52i. fu dato dall' Arcivefcovo Aleffandro Marzimedici * Per giorno della Sacra, il Cec- chi, ed il Giamboni fegnano V undeeirno di Giugno, ma tacciono l'anno, ed il Vefcovo, e in mancanza di no- tizie non mi prendo il penfiero di fare l'indovino. Mi fia però lecito il riflettere , che nell' ultima magnifi- ca reftaurazione nata effendo una confufione ftranifTi- ma di Cappelle, alcune atterrate, altre murate di nuo- vo , ù potrebbe la Chiefa confacrare un' altra fiata. 1/ |
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ultima rinnovazione principiò nell* anno 163 ol eflfendo
Priore Giovanni ìsjiqcoiai Lucchefe, Eccìefiaftjco ricco di dottrina, e di 'beni patrimoniali. Il disegno fu di Gherar- do Silvani » che ad iftanza dei Galilei riduce al moder- no quanto fi vede in Chiefa, e neH*abitazione del Prio- re . Prima di quefto lavoro confetto effere impoffibile il trovare Je Cappelle , le fepolture, e le lapide, che yi fi- lano . La famiglia Tolofìni avea Gappella , che jn oggi è la Sagreltia ; La Famiglia del Zaccaria ,avea Gappella tutta dipinta dal Baldini} ideila quale parla il Puccinelli nelja fua ^Cronica rra le memorie Sepolcrali pag. 2,8, Al- la porta laterale ,è rimafa un Arme della Famiglia da Verrazzanp, che yi avea Cappella, ed in mez^o alla Chiefa air ufo anticp crayi Jl Coro . Que.fte perdite fono fiate comperifate dalle Cappelle, chVefiitono tutte di pie- tra ferena,,ed uniformi nel difegno. LVingreffo della Chie- fa al di fuori è ornato di un arco lavorato a baffi rilie- vi fpitenuto jda 4ue colonne, fopra dipinta effendpa fre- fco Maria Vergine coi Santi Appftoli Simone, e Giuda, ed è una delle più belle pitture fatte da Niccodemp Fer- rucci: fopra la porta al di dentro vederi una Pietà del Naldini, ove con grazia rarifTima fono effigiate le Marie, ed i Pifcepoli, che portano il £a,ntijTìmo Corpo del Re- dentore al fepojcro j quella era nella Cappella del Zac- caria tutta dipinta a frefco dal medesimo Pittore,. Ma nella demolizione jquefta- immagine fola fu fegata , e ful- Ja porta felicemente cpllpcata, A manritta la prima Gappella cr^ della Famiglia pV Santi in oggi elfinta, e 3 padroni fpnp % Conti del Maeiiro,, in efla Gio: Balilla vanni Fiorentino dipinfe la tavola del Martirio .di S. Lo- renzo . Nella fecpncfa Cappella yi è un CtocifirTa di le- gno , e full' Altare il Sacrp Cuor di Gesù titolo di una divota Compagnia. La terza padronato dei Ducei con- ferva una Tavpla antica di Maria, ed oltre il Pulpito, che Aè di pietra, yi è la Cappella dei Mercati, palfata alla Famiglia de* Ne toni, e Onorio Marinari rapprefentò nel Quadro S.Girolamo nel deferto, con un tefehio avan- ti , e fopra un Angiolo ? che fuona una Tromba col mot* x ,*i .-.•:,. ' <w\ ì .; „."..... » to ;
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to Erudmini > pittura} che fpira divozione ; E nell'ulti-
ma Cappella) eh'è dei Miniati il Vignali effigiò un San Bernardo, al quale Crifto fiaccatoli dalla Croce, la Pia- ga delle reni dimoftra. E ritornando noi alla porta mag- giore a finiltra troveremo la Cappella de* Niccolini ) ove vi è la tavola di S. Niccolò, opera affai bella di Fran- ceféo Montelatici detto Cecco bravo. Più avanti alla Cappella dei Mafetti evvi un'Aflunta molto vaga di ma- no del Curradi, e più oltre è la tavola dell* Immacolata Concezione di Niccodemo Ferrucci, ove con una inven- zione molto efpreffiva ci rapprefenta la contagiofa mac- chia del Peccato originale, avendo dipinto appiedi di Maria un mondo di perfone diverfamente incatenate, e tra effe Adamo legato al tronco dell-AJberq, dal qua- le l'ingannata Eva colfe il pomo proibito, che poi diede al fuo Conforte, Segue la Cappella di S. Carlo eh* è de* Capponi, nella quale principiò la Compagnia della Dottrina di S, Carlo in Via della Burella iftituita dal Migliorucci, E più avanti dopo la porta laterale vi è la Cappella, che prima era de* Rifaliti, poi pafTatà in quei da Romena , ove è un San Francefco fvenu* to, e foltenuto da due Angioli di mano del Vignali , lavorato con molta grazia. Della Famiglia Rifaliti rima- fa è l'Arme, e fulla porta vicina tffi tabernacolo di Maria fatto da Luca della Robbia con queir/ antica., ifcrizione „ Per 1' Anima fua Geri Rifaliti , e per la* „ copo fuo figiliolo % e fuoi defeiendienti fece 1463* tf\ E che la Cappella folle de'Rifaliti, i quali la dedicarò- no alla Nunziata, chiaramente apparisce dal Teftameri- to di Ubertino di Gherardo Rifaliti fatto nel 1449. ai 4. di Settembre, rogato da Ser Bartolommeo di Anto* nio dì Giovanni Muti Ci<vis Fior, aBum in Sacre fi io. SanBx, Crucis, e trovali tra le fcritture de'Signori del- la* Rena al numero 78. ove tra i Legati pii , legge- ri come appretto : Item in jerptuo quolibet anno die 3. Decemlris cuiuslibét anni dare & tradere Harcdes debcant Presbitero , Jì<ve Re&ori Ecclejta $. Simonis de Fior, lM* hram unam> & Jolidos io. & libmm unum cera cum hoe Tom. I. Part. I li quod |
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qmd di&ut Hresbyter, feu ReBo* > qui j/?& tempore fuerit in
diBaBcelefia y debeat inferpetuuw quolibet anno in di Eia die face re unum facrutn fub Commemoratione Concepionit MeatiJJtmdt Virginio ad Altare diBi T efiat oris ìnììitutum fub nomine AnnuntiatA . VI. L'Aitar maggiore fi folleva a proporzione con
bella, e graziofa fcalinata di marmi Carrarefi, ornata di balauftri , e fopra di effo fa vaga moftra un Ciborio di marmo con pietre dure acconciamente lavorato dal Cen- nini Scultore di ftima. Sono ancora ne* pilaftri due Ita- tue di marmo Umile, grandi quanto il naturale, una di S. Simone, l'alerà di S. Taddeo, fatte non dal Napoleta- no, come dice il Cinelli, ma da Orazio Mochi, e fopra l'arco dipinfe i due Santi Apoftoli a frefeo Niccodemo Ferrucci. La foftìtta tutta dorata, e terminata ai 2<5.di Set- tembre del 16^5. fu fatta dalla pietà dì Fra Bartolom- meo Galilei Maiordomo del Principe Leopoldo de' Medi- ai* e Cavalier di Malta , che molto contribuì alla in- novazione, delia Chiefa, e fece Tritar maggiore. Ciafcu- na Cappella è feparata , o fiwero è prefa in mezzo da" pilaftri di pietra (erena, che dal pavimento fi alzano fino al fregio, il; quale è di limile pietra , con fopra un cornicio- ne , che gira tuttala Chiefa, principiato da i Galilei, e poi dal pulpito fino alla porta terminato dal Priore Niccolai, come dalle armi fi conofee , che fono una fcala arme dei Galilei > e Stelle con rofe arme dei Niccolai. Per collo- care quelle armi tra le due famiglie vi fu una ftrepitofa lite; regiftrata ne* manoferitti di Leopoldo del Migliore, »©$ volendo i Galilei > che dovefle andar con loro del pari il Niccolai ; ma il Priore con addurre autentici do* cumenti dimoftranti ne' tempi, che Pittoia era Repub» blica, effere fiata la Famiglia dei Niccolai Signora di Ca- tella , vinfe la lite• (l;j L » VII. In quella Chiefa è fepolto Raffaellino del Gar« ho Pittore famofo, ma morto poveriflìmo, e tra le lapi- de fepolcràli, che fi vedono nel pavimento > una avvene illuftre con arme, e quelle parole : Scfulcrum Simonis He* m dell"'Atte II*. Ma in altra con particolar confiderazio- ;. i«» ' '.'il',..........,1 .al- ' .' ■ ' ne |
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ne mi piace » che ci fermiamo) trovando*! nell* letitrare iit
Chiefa a man finiftra, dove fi vedono fepolti tre fratelli, ed una figlia d* un infelice genitore chiamato Francefco Giorgi Avvocato con leggervifi incife le feguenti parole : Eduardo , Dtdaco , Mhbaeli, #* Virginia proli Carifpmà Francifcut Georgius taf idem Sefulcrahtn. M* S» L* F. Ma chi folle quefto Giorgi, tacendo la lapidarne parlerà li mia Storia. Quello fu di Religione Ebrèo, di nazione Pori tughefe, di fapere non mediocremente fornito , fi fece Criltiano, o fivyero finfe d'efTer Criftianó, perchè nei t6i$. ritornò al Giudaifmo, fuga , che diede occafione ad ingegnofo Fiorentino d' interpretare le quattro lettere i* niziali della lapida N. S» L. P, che prima intefe all' ufo antico lapidario ìtggeymfiì Non fae lacrymis $o[uitypo± fcia all' ufo Ebrako JefFe ^ Ma lo fcandolo di Firenze in tal'anno non finì in que-
fla fola apoftafia, Stefano Roifelli fcrive, che nello ftefifo tempo due altri Ebrei creduti Cattolici fparirono di Firen- ze, ritornando alla Sinagoga, e furono un tal Pinello Au* ditore del Supremo Magistrato, e Dias„Pinto Auditore di Ruota, che morì nel Ghetto di Venezia # E>a quelli efem* pli in vero fcandalofi voltiamo 1'occhio ad Una lapida alta al muro col ritratto di Andrea Salvadori Fiorentino infigne Poeta Tofcano» e Latino, come fi può vedere dall' ifcrizione nel marmo incifa > eh* è la feguente. U d. o. *M
Andreae salvadori fiorentino
poeticai in theatrvm praesértim prodevntfs sacrai nr 'IV ESIMIA LÀVDÉ CORSPICVÒ -j
VT OPERA TYPIS IMPRÈSSA tÈSTANTVlt
OB MORyM ELEGANTIAM ET PLVRIMAS PRAESTANTIS INGENII DOTES " AF/V.D COSMVM II, M. E, D. irvSQVE FIIIVM EERDlNAfoDVM GRANOSISSIMO/
XLTV. AÈTATIS'ANNO SAEVTIS MDCXXXV.
ÌVMMO CIVIVM Et EXTERORVM MOERORE
HVMÀNfS EREPTO HIC TVMVIATO
FRANCISCVS lAcOBVS AEMIL1VS FILH
AMANTISS. PATRI PERITISSIMO
HOC QyAIECVMQVE DEBITI OBSEQVJI MOM. f*.
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MH
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Refta finalménte a rammentare un funeflo teneriflìmoacci-
dente fegui?o per la piena d'Arno del 1557. riferito da D. Piero Ricordati nelle memorie del Monaftero di Ba- dia .Avvegnaché in quefta Chiefa l'acqua effondo alzata fU no da otto braccia con danno graviffimo, il Ciborio, che in quei tempi eradi legno , fu portato a galla per la Chiefa co* quadri preziofi, e altri fàcri Arredi, quando celiato il Dilu- vio fu pronto il Priore co' Monaci, e Popolani ad entrare in Chiefa* ed alla veduta del Cibario mezzo fepolto nel fango impallidì, ma infiememente follecito della Eucarirtia, cavò dalla belletta la Pi0ìde, ed aperta non trovò, che due goccie d* acqua , e falve tutte le Particole. Quale foife la tenerezza degli fpettatori5 ciafeuno fé lo può immagi- nare , onde purgata fubito la Chiefa fi fece una folen- ne Efpofizione con gran concorfo dei Cittadini » e per tre giorni vi furono devotiffime Comunioni. Vili. Queita per fine è la lapida allato alla porta del-
la Chiefa co' i feguenti verfi intagliati in marmo 1 che di (opra accennammo^ ,r5 ■A:; \Currebdnt Chrifti tune anni tempori s ì&i
Mille dugenteni poft tres quater indeque detti
Cum Sacra SanBorum Simonis , ludeque tuorum X:f ■ììiJKf* Domus ifia Deus, Abbtts quam Bartholomcu*
Ex abbati a quam titulat S ancia Maria De Fiorentina pre qualibet Urbe latina Conftruxit pritnum lapidem dum fixit, in humum m, .JEt quia terreno fendavit non alieno s ,..,..,,,.
Sed proprio turbis ut patet iftius Urbis E fi bine mere bonus Dominus Verufque Fatronus ♦ E qui terminato eflendo il ragionare delle Chiefe Fioren-
tine foggette a* Monaci di Badia, io mi lufingo di avere baftantemente dichiarato la fanta loro intenzione , allor- ché accettavano le donazioni di Chiefe in Firenze , e di altre fparfe pel dominio Fiorentino, come fono le Badie dì S. Angiolo della Tedalda, e di S. Baronto, la Pieve a Caprefe , S. Martino a Mentala, S. Bartolo a Greve , S, Niccolò di Valdelfa, S. Martino a Rafoio, S. Niccolò a \ Tor- |
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TorricdUì S. Martino a Scandiccì, e S. AlefTandro a Vi-
tiglfano, delle quali eflendo effi padroni , Benemeriti il fecero non folamente colla Fiorentina , ma eziandio coli* Univerlale Romana Chiefa. Laonde fembrami , che giu- ftamente loro applicar fi pofla 1* elogio dato all' Ordine Monaftico in generale dal Reverendiffìmo P. Giufeppe A- goftino Orfi Maeftro del Sacro Palazzo, nella fua lodatif- fima Iftoria Ecclefìaftica al lib. 12. paragr. 77. dove l'E- rudito Scrittore volendo dimoftrare fin dove giugnefle lo zelo de* Monaci per bene della Chiefa di Gesù Grillo, que- gli Monaci aflomiglia ai SS. Martiri con Je feguenti parole 3, Siccome nel tempo delle perfecuzioni, il più gran mi- I* jracolo della grazia, e la prova più luminofa della ve- ,, rità della Fede era (rato quel numero prodigiofo di „ Martiri ♦ . . . Così non aveva la Chiefa in quelli tem- „ pi di pace un più miracolofo fpettacolo di quella mol« ,, ti tu dine di Monaci. „ |
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L E Z I ONE XX.
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DELLA CHIESA DI S. REMIGIO DETTO S. ROMEO.
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An Remigio Apoftolo della Francia nel-
la pia opinione di quella Nazione, nac- que nei 440. giufla l'afferzione di Pier Erancefco Cjiifiiezio nelle Note alia vi- ta di ,S. ijpnovefa» ma forfè un anno prima 9 fecondo il computo del Car- dinale JBaronio * il quale pone 1* ele- zione eie) ;S)antoin Vefcovo di Rems nel 471. non avendo Remigio di fua età ,fe non anni ventidue ,, Né crediamo di poter dare al Santo .anni fettanra di Vefcovado , per non cadere anche noi neU* errore di Sigibertp 5 e di al- tri, i quali lo fecero vivere iìno al 545. non avendo que- lli oflèrvato* -che nel Consilio di Avverane celebrato nel 541. leggefi tra* Fefcovi fottoferitto Havio Vefcovo éi Rems , il quale era fuccedjuto a Romano ., .che fu V im- mediato fuceeifere del jSanto. E fé moke,, e molte me- moratili cofé di ;S. Remigio ferme fuxpno da Gregorio Turonenfe, da «Sigijbejtoj e dai Raronio ; il merito però di Jui certamente Superiore ad ogni altra Jode fu il batte- fimo * eh* .egli diede a plodoveQ Re de* trancili mi 499, con fojennirà Acctefcluta $no dal Cielo ,co* prodigi * leg- gendoli nel JBaronjo ; ?ngtn$ihus tomimt ih tu* jìgnit, & froatgut* IL Ora venendo noi alla fua Chiefa di Firenze, con
dare le notizie di quella fondazione , credo jchc ravvife- remo la ragione , per la quale i Fiorentini a Remigio la confacraiTero ; Ed a Stefano Roflelli io debbo grado di una carta antica , che die' cjjli averla ricevuta da Carlo Carlefchi Rettore di quella Chiefa , nella quale leggefi , che nel luogo, dove inoggi è la Chiefa , cravi una Speda- |
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le della Nazione Franzefe, per alloggiare què* Pellegrini,
che di Francia andavano a Roma, addomandato Spedale di S. Romeo . E perchè i Franzefi foflero in Firenze di- pinti con proprio albergo, è facil il congetturarlo dalla memoria de' benefizj da Carlo Magno fatti ai Fiorenti- ni , i quali benefizj fé per vero dire non fono quanti fé ne dicono , certiffima però è la fingolar benevolenza di quello Re a Firenze. Come poi nelle antiche Scritture, e fulle lingue del volgo dicafi Chiefa di S* Romeo, riflet- te pure opportunamente il Rolfelli * eflère un vocabolo corrotto, o fivvero derivato dal chiamarfi Romeo il Pel- legrino , eh* andava a Roma, e molti erano in que* tem- pi antichi i Romei Franzefi. ;-■.. , III. Quando però la Chiefa di S. Romeo diventafTe Par»
rocchia » fé io non fon forte ingannato, credo dopo com- pito il fecondo cerchio della Città nel 107S. Conciofia- cofachè venendoti a popolare lo fpazio tra il primo , e il nuovo recinto, e moltiplicati gli abitatori, la Chiefa fiata fino allora piuttofto un Oratorio, fu eretta in Parrocchia! {tendendo la fua giurisdizione lungo Arno a mezzodì , e che s'inoltrafle fino alle pile del Ponte a Rubaconte , chiara cofa è per il teftimonio di D. Silvano Razzi nella Vita della Ven, Suor Apollonia T- *• pag. £0. laddove egli dice „ Fu ordinato, che ogni di di fella comandata le co- „ municaife il Curato di S. Romeo » e così fu fatto per >, lo fpazio di tre anni „ Parla qui il Razzi delle Murate,, che abitando folla feconda pila del Ponte a Rubaconte ,. erano del popolo di S. Remigio, ed intorno ai valli confi- ni di quella Parrocchia , parleremo nella Storia della-. Chiefa di S. Jacopo tra* Fofli in occafione di una lunga lite , col compromeflb di Giulio IL Vefcovo Fiorentino tra i Monaci di S. Iacopo, ed il Rettore di S. Remigio. IV. Ma più pregevoli notizie di S. Romeo ci dai ranno le vicende del fuo padronato, che fono le feguen- si ♦ Nell'Archivio di S. Felicita in un libro coperto dì alfe fi trova uno frumento di donazione di beni, che fa Rolando Canonico Fiorentino allo Spedale di S. Gio- vanni nel 1040. e dice così ; Item msam fortionem dt |
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Uccie fin &. Remi gli cum fui* perttnentiis , qne e fi pojttà
prope Cinjitatem fior. rog. Ser Florentinus Hot; E di- poi li trova Gisla figlia di Rodulfo, la quale verfo il lodo. dona al Monaftero di S. Pier Maggiore la Chiefa di S. Remigio, donazione confermata dal Vefcovo Pietro nel 1067. e nel 1073. dal Vefcovo Rinieri con due Diplomi, ch'interi porta V Ughelli T. 3. dell" Italia Sacra pag. 75. in cui fi fa menzione di Rodulfo padrone della fio- rirà Chiejfa, benché la {lampa abbia errato dicendo : Ec* clejta Sanftt Beningni, dovendo dire : Sanfti Remigii . Il Diploma dell' anno 1073. è fottofcritto dal Cardinale Tu- fculano Giovanni , dal Vefcovo di Firenze Rinieri, da Gottifredp Vefcoyo di Perugia, e dalle Dignità , e Cano- nici del Capitolo Fiorentino. Le Monache durarono ad e {Terne padrone fino ai 1255.0 in quel torno s nel qua 1 an- no il padronato di S. Remigio comparisce nella Famiglia de* Bagnefi Signori ricchi, e potenti in quel popolo, e come ne diveniffero padroni, non ne ho documento ; ben- sì trovo in un libro di Ricordanze del Senato* Giuliano Bagnefi, che in queft' anno Rinieri de Bagno prefenta al Vefcovo per Rettore di S. Remigio il Cherico Tebalduc- ciò figliuolo di Tebaldo , come dalle parole qui ap- pretto : Magifter Bonjtgnore Archipr. Fior, delegatus, wi- ehi Notarlo Donusdeus ol: Filippi ad yetitionem Domini Ranieri de Bagno, & prò hominihus Domus ftte, ipfe elegit in Ecclejìam S. Remigii Tebaldaccium Cleruum fil. 1 ebaldi in Dommum , 4$ Re&orem dic~le Ecclejte 12-65. Ego Dotms» deus Net. Ne* Bagnefi durò quefto padronato un fecolo anche fcarfo , mercecchè nell* Archivio Archiepifcopale_» abbiamo un Catalogo di Rettori di S. Remigio eletti dai Vefcovi, e che principia dal 13^3. fino al 1428. nel qual anno convien dire , che palTafiè 1* Ius della nomina nei Popolani, ne* quali dura anche inoggi, « mi giova cre- dere , che feguifie querV ultima vicenda dalle copiofe li- mofine, e dalle fpefe fatte da molte famiglie della Parroc* chia per rinnovare la Chiefa, e tra quelte di molto con- tribuirono i Pepi, i Bagnefi, e gli Alberti , vedendoli le armi di tali famiglie nelle pareti j e colonne di quefta.» Chie*
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Chiefa ♦ Anche per ampliare la piazza trovali una ca*
fa donata da Gherardo Aldighieri al Prete Corfo Ret- tore di S. Remigio, rog. SerFiero di Ambrogio da Ma» inno 1303. ma oltre a quefto Prete Corfo,di altri Rettori illuftri debbo far qui breve menzione. E primieramente nel Capitolo Fiorentino trovo un Prete Seniore Rettore di S. Remigio , eh' è nominato come uno dei Compromeffi , per la lite tra il Capitolo ,'e la Canonica nel 1220. rog. Ser G■ alitius Ittd. Enrici Imp. Mot, Ivi pure nell* anno 1274. kggefì un TebaldusReìlor'S. Remi gii de Fiorenti*) il quale con Tripaldo Arciprete Fiorentino è? fatto Col-, lettor de cimar um deputaius a Ven. Viro D., Alcampo Tre* pojito Fratenjì Cappellano R. P. D. OElohuoni S.Adriani Diac. Cardinalis in Partibus Tufcie, et Maremme. E nel 1392. alla Gabella lib. F. trovai! un Mefler Andrea Priore di S. Remigio, che fece il feguente iftrumento ; 1392. Fresi, Andreas Prior> feu Rettor Ecclejìe Sì Remigli de Fior, prò Fresbytero Deodato Rettore Cappellarne SS. Jacobi , & Lau- rentii Jite in ditta Ecclejta, cum Utenti a R. F. Domini Honufrii Episcopi Floren. locamit et concsfftt ad fiBum Antonio Francifci de Certaldo pop. Si Felici? in Piazza, dT- Domine Leonore Uxori fue vita durante dumtaxat ipfo- rumr, bona, wdelicet un podere con cafe nel popolo di Sa Aleflandro a Giogoli , rogato da Ser Gio: di Neri da Caftel Franco. E nel 1461. appare nelle Scritture della Certofa di Firenze Rettore di quefta Chiefa Mefler An- giolo di Biagio j il quale co' detti Monaci fa una permuta di podere , che rogò Ser Domenico dì Antonio ii Gio- vanni da Figline adì 12. di AgoHo. Nella Vita della Ve- nerabile Suor Maria Bagnefi molto lodato nel dirigere quefta grand* Anima è il Prete Raffaello Remucci Ret- tore di S, Remigio. E degno di eterna memoria è Pietro Balconcini, che fu il primo a ripigliare il nome di Prio- re 5 avendo Monfignor Arcivefcovo Altoviti trasferito da S. Piero Scheraggio a quella Chiefa il titolo della Prioria nel 1568. Quefto Priore nel 1589. procurò la Sacra della Chic fa, che nella Domenica dopo 1' Epifania fu confacrata dairArcivefcoyo, e Cardinale Aleflandro4t' Medici, leg* Tom. L Fan, J, Kk gen- |
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gendofi fulla porta laterale in una lapida la memoria di
quefta facra funzione, e di molti altri vantaggi apporta- ti dal Falconcini alla Prioria di S.Remigio. V. La Chiefa è in forma di Bafilica tre navate aven-
te, con arcm di fefto acuto alla Gotica, e dicefi, che gii Architetti Fra Siilo, e Fra Riftoro da quefta copiaiTero il difegno della bella Chiefa di S. Maria Novella ; nella Volta vi.fono alcune pitture antiche fatte da valentuomini, di- cendoli Vafari, che la Volta verfo la Porta Maggiore di* pinta foiTe da Angiolo Caddi, ed accennanfi dal fuddet» to Autore alcune tavole di Jacone, e di Zanobi Strozzi fatte per quefta Chiefa , che io non ho faputo trovare . Una Ta- vola di Giottino è in SagreiHa , dove parimente è la Nun- ziata dipìnta dall' Orcagna. A manritta entrando in Chie- fa incontrai! la Cappella de' Bagnefi con un quadro del- la Nunziata dipinta da Francefco Morofini discepolo del Fidani; alla feconda Cappella de* Fabbrini detti degli A- ranci, Domenico Martinelli dipinfc lo fpofalizio di San Giufeppe con Maria Santiflìma, avendovi il bravo Artefi- ce con beli* attitudine efprelTa 1* invidia di arrabbiato Giudeo^ che nell' oflervare fiorita la bacchetta di S. Giu- feppe, fpezza la fua con impazienza .La terza Cappella è de" Beccuti con una Tavola del Sagreftani, dove con buon co- • lorito egli dipinfe Maria Vergine , ed alcuni Santi. L'Ai- tar Maggiore è alla Romana in ifola con belle innova- zioni . E comecché eravi anticamente in mezzo della», Chiefa il Coro, che levato, i detti Bagnefi con bel di- fegno fecero alzare una fcalinata all'Aitar maggiore , che per larghezza prende tutta la Chiefa , e da elfi fu pure fatto dì pietra il Pulpito .r VI. Ripigliando pofcia dalla porta la noftra vifita , a
man finntra la prima Cappella ad oifervarfi è quella de* Buini, famiglia onorata molto, e diftinta di privilegi da i Duchi di Milano, come leggefi in un Diploma di Fran- cefco Sforza : Al Nobile Lionardo Buini nofiro Domejlito 18. di Ottobre del 1^6. ed è fottofcritto Nicomedus diBus Tancredinì Secr. ed a quefta Cappella evvi la Tavola di S, Baftiano, che fece Francefco Morofini. Alla feconda Gap-
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Cappella dei Fiafchi vi è un divoto Crocififlb di rilievo :
viene quella de' Totti con Tavola di S. Lionardo dipinta dal fuddetto, che merita lode nella bella difpofizione di molti prigionieri, i quali moftrando al Santo le catene » a lui fi raccomandano, Segue un Armadio in alto alla pa- rete , nel quale fi confervano preziofe Reliquie , tra le qua* li adorafi di S, Remigio Vefcovo un oflo. Finalmente fia- mo alla Cappella già di frante Aldighieri, e poi della Fa- miglia de" Gaddi, dove la Tavola è dell' Immacolata Conce* zione di Maria, con poetica invenzione delineata da Iaco- po da Empoli a fpefe di Niccolò Gaddi, il quale nel fuo Te- itarnento rogato da Ser Andrea Andreini di Firenze 1591. comandò, che fi facefle a quella Cappella una Tavola dell" Immacolata Concezione , e per eiTa fi fpendeifero fiorini cento, e che 1? idea fi prenderle dal Paradifo di Dante , come fi fece, vedendoli nella Tavola Maria in aria eftati- ca con Angioli, ed ai piedi due Santi Dottori, Che cofa {trivelle Dante di Maria veggafi al Canto 23» del Paradi* lo-, dove dice come appretto : /<t ,:; Ave a fo*vra dì noi V interna rivai
Tanto dijlante > che la fua parvenza Là) deve i'era, ancor non,mi apparirai / fere non ebber gli occhi miei potenza Di feguitar la coronata fiamma, Che fi levò appreffo fua femenza, E come fantolini eh' in ver la mammà
Tende le braccia, poiché il latte prefe, Per V animo eh' infin di fuor f' infiamma • Ciaftun di quei candori in fu fi fi e fé
Con la fua fiamma -ri» che l' alto affetto %
Ch* e Ili ave ano a Maria, mi fu pale fé . VII. E rimanendo a dirfi del difegno delle Cappelle,
quefte fono di pietra tutte di ordine corintio, che di Ro- ma fece venire Antommaria Fabbrini Provveditore della Galleria di fua Altezza Reale, ed alla prima colonna a manritta entrando, oltre V arme dei Pepi, fi vede in un Kk 2 taf-
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taflello di macigno fcrittè efTere quefte parole: Se}, di
fiero del Bene Vep & filiorum, Nella colonna dirimpet- to a quefta avvi altro marmo fepolcrale con lettere con- fumate , e forto al pulpito vederi lapida di marmo ritta al muro , che dice : HIC IACET CORPVS CAROCTI FILII D, IACOBI DE
ÀLBERTIS MILITIS FLORENTINI QVI OBIIT PANORMl DIE VII. SEPTEMBRIS MCCCLXXI. LATVM FVIt HVC DIE XI. FEBRVARII. MCCCLXXIII. ■> CVIVS ANIMA REQyiISCAT IN PACE . E alla Cappella della Nunziata de* Bagnefi vi è la feguente
Ifcrizione. HOC SACEIIVM A MAIORIBVS OHM EXTRVCTVM
XTACATHERINA RAINERIA CHRISTOPHORI BAGNESI VXORE POSTEA EXORNATVM DOTEQVE AVCTVM ■. IVLIANVS SENATOR ET ZANOBIVS BAGNESI - •;.." :t.\:- SIMONIS FILII AD HVIVS TEMPLI DECOREM IN AVGVSTIOREM HANC FORMAM REDIGENDVM CVRARVNT FAMILIAE INSIGNIBVS RE&TITVT1S AN. SAL* MDCXXIX. |
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L E Z IO N E XXI.
S. IACOPO TRA' FOSSI.
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A Storia di quefta Ghiefa in pochi ver-
fi io potrei racchiudere, dicendo effere ella Hata una delle 36. antiche Parroc- chie ufiziata da Preti»'e pattata poi nelle mani dei Monaci di S. Salvi, da quefti ai Padri Agoftinianr della Congregazione di Lombardia , fu data per poco tempo agli Umiliati, e poi ritornata ai Padri di S.Agoftino, che di prefente ne fon padroni »• P*ù fuccinto, né più' vero racconto delle vicende di quella Chiefa non fi potreb- be defiderare ; ma perchè ne i codici, e nelle varie eàr* tapecore belle notizie di quefta Chiefa fio notato> non polfo difpenfarmi dal rammentarle in una Lezione * IL E facendomi dalla denominazione di Sv Iacopo
tra* folli, dirò in primo luogo, che giufta Vincenzio Bor- ghini, fembrò al Divino Poeta, che così foffe appella- ta la Chiefn, perche ella era bagnata dal fiume Arno , forfè intendendo Dante un'ifoktta del medefimo fiume, che veniva ad eifere vicina a quefta Chiefa, Vi ha poi chi vuole, che quivi follerò alcuni folli, i quali ricevevano le acque della Città, per poi andare a cadere nel fiume. E parecchi Scrittori difcorrendo di quefta Chiefa dise- rò „ S. Iacopo tra* foflì, perchè fondato fulle mura del 5, fecondo recinto di Firenze y, Ma io fon di credere, che il Signor Domenico Maria Marmi la difcorra meglio de- gli altri nel fuo dotto Parlagio, dove nota egli, che nel 1177. vi foife un Ponte dalla porta di S. Simone fino alla piazza di Santa Croce, ficcome riporta alcune carte antiche di livelli di cafe in quelli contorni, nelle quali fi efyximono entrata ì ed vfrita di acque, documen- |
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ti dimortranti, che vi erano fofll di acqua corrente jv^on*
„ de» fono parole del fuddetto Autore, il comodo de* la- „ vatorj predo ai fo/Iì, che dierono la denominazione 5, alla Chiefa di San Iacopo tra'folli „ Ma meglio nella fua Pefcrizionp de'Cerchi» che ita facendo, III. Or per dir qualche sofà .dell' antichità della..
Chiefa , lafciando la pòco fondata opinione di Carlo Ma- gno, decantato da molti per Fondatore di parecchi Tem- pli in Firenze ? t tra e0i di quefto noftro, mi piace dare un* occhiata alla prima facciata della Chiefa, la quale inte- ra fi vede nel chialTuolo , che dai Peruzzi volta al canto dei Soldani, e fubito dalle pietre quadrate, e grolle , forfè avanzi dell'Anfiteatro, ravviseremo efler murata poco dopo al mille • A quefta facciata dava bellezza uri antica piazza, po- fcia occupata dalle cafe fabbricare dalle Famiglie dei Rullici, e Betti Rinieri, Nelle memorie poi delle Riformagioni, fi trovano pagamenti fatti dalla Repubblica per pigione di alcune carceri coi nome di Burelle in fogulo $. la- fobi inter foypati e due ne fcelgo a maggior chiarezza della Storiai B andino ^Ipayacis yro penfione vnius Burel- le <> & AjfOthcfa, fofitarum in jPop. $\ Iacobi inter fo*veas* Item magnifico JBetto Poj>. $, Iacobi inter fovea* nnittf Bu- relle'. Quelle Burelle erano le grotte dell' Anfiteatro, del quale darò una breve notizia, lufìngandpmi, che farà di molto gradimento, e tanto più} che le rovine di quello crediamo, che abbiano contribuito non poco alla fab- brica di S. Iacopo, t IV, L'Anfiteatro, o fia Parjagio certamente di Fi-
renze edilizio antichifljmp , era collocato, ove le cafe in oggi tondeggiano dalla Via de'VafeJlai, cioè dietro al fianco della Chiefa di S, Simone , fino alla Piazza de* Peruzzi per fua lunghezza di braccia 573. e per lar* ghezza dalla Via dell'Anguillaia alla piazza di Santa Croce di braccia 170. Della forma di quefto antico edifi» zio Giovanni Villani Lib. I, Gap. 35, della fua Iftoria di* ce così „ Fu fatto tondo, ed in volte molto maraviglio* „ fo , & con piazza in mezzo, & poi fi cominciavano ù gradi, da federe tutto ai torno, & poi di grado ìà il )y gra- |
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,, grado fopra volte aiidavano allargandoti nfino alla fi-
„ ne dell' altezza , che era alto più idi 60. braccia », fin qui il Villani. Due porte poi avea ilParJagio* e che una di quelle folle voltata vicino alia Chiefa di S. Iacopo tra* folli, leggefi nelle memorie della Famiglia Peruzzi, e nella Libreria Strozziana al codice H. e nelle Scritture de' Monaci di S. Trinità: Ufaue ad Vortam Tarlagli <verfus di- Barn Ecclejiam S* lacobi inter fovea* : Ma perchè di que- flo Anfiteatro, fra tanti, che ne hanno parlato, in que- ili ultimi anni il foprallodato Domenico Maria Manni ne ha dato alle fiampe una Storia corredata di ottimi autorevoli documenti, a così chiaro fonte rimettendo- mi, io fò ritorno alla Chiefa. , V. Fu quella nella fua prima erezione ufiz/ata da*
Preti Secolari fino al fecolo duodecimo, nel quale ella pafsò nelle mani dei Monaci di S. Salvi: ma l'anno di que- sta vicenda non è certo, e chi dice nel 115S. prende sbaglio , mercechè la donazione fatta all'Abate di S. Salvi dice: all'Abate Gilberto per iftan&a di Alejfandrò III. e come può eflere? fé Gilberto non fu Abate pri-' ma del 1170. ed Alelfandro non fall al Pontificato fé non alla fine del 1159. Leggali tutta la Bolla di Aleflan- dro III. del 1163. in cui conferma all'Abate di S. Salvi le terre, i beni, le ragioni, i cenfi , e padronati del Monaitero , che tutti efprime nominatamente fecondo il coftume di limili Bolle, né mai fi troverà in efla, che fi nomini la Chiefa ài S. Iacopo* A ièabilire adunque il tempo della venuta de'Monaci fembra, che fi debba di* re nel 1170. in circa, nel qual'anno viventi infieme tro- vanfi e Papa AlefTandro III. e Giulio Vefcovo di Firen- ze, e Gilberto Abate Valombrofano, i quali unitamente fi leggono nominati nel Diploma della donazione, nel quale fé non è efprefia la Chiefa di S. Iacopo tra' folli , dobbiamo per altro intenderla contenuta nel privilegio : Conciofiacofachè quella donazione col nome di Chiefa di S. Iacopo tra'folli è confermata dal medelìmo Alef- fandro con un fecondo fuo Breve darò in Rivalto di Ve- nezia , e da Urbano III. con altro fimile , che porta 1* Ughel-
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Ughelli Tom© HI. € finalmente da Clemente III. corrobo-
rata nel irBB. VI.» Tanto peravventura dir fi può del principio dei
Monaci Valombrofani tornati a S,. Iacopo, de'quali ram- ine ntar debbo una lite di confini di Parrocchia, ch'eb- bero col Rettore di S. Remigio» terminata nel 1221. da Giovanni da Velletri Vefcovo di Firenze 5 alla prefenza ài Catalano della Tofa., di Pazzo Giudice, e di CorfettO ds Captc fornir 3 con un lodo citato dall' Autore della Storia del Padagio, il qual lodo fu confermato nel 1242. dal Vefcovo Ardingo. %i trovano ancora molti per vero dire, e non ifpregevoli vantaggi arrecati dal governo dei Monaci a queftp luogo, ma il più confiderabiie fu il capovoltare, che fi fcceia Chiefa, chiudendo porta $ e fi- neftre della facciata da noi foprallodata * con aprire la porta dove era l'Aitar maggiore * e fimigliantemente chiudendo due grandi archi della crociata di detta Chiefa « e_» col taglio di quelli due Cappelloni, da un lato ne in- grandirono il Convento * veggendofi anche inoggi il fe- gno degli archi rimurati. E Stefano Ro(TeMi crede, che in quefta occafione, che fu nel 1300. in circa, fi pcrdeflero moke antiche lapide p che erano nella Chiefa. VII. Fino al 1531. ne furono padroni i Monaci pài
quali nel detto anno fuctedettero gli Agoftiniani della Congregazione di Lombardia, rovinato che fu il celebre loro Convento detto di S. Gallo, che appunto è un'al- tra memoria gloriofa 9 e facra, ed il non rammentarla fa- rebbe un feppelli re due volte nelle lue rovine uno dei più magnifici edilizi di Firenze. Fuori adunque di porta a S. Gallo eravi uno Spedale chiamato di Santa Maria del Popolo , fondato, giufta Leopoldo del Migliore , ne'll* anno 1218, da Guidalotto dell' Orco s e da Bernardefca fua mo- glie a benefizio de'Pellegrini, e de' Bambini efpofti con cffere fiato confegnato alla cura de'Padri Agoftiniani: Quando il Pontefice Pio II. nel 1463. aggrego!lo allo Spedale degl'Innocenti di nuovo fabbricato fulla piazza della Nunziata, pel quale i Fiorentini erano impegnati, e ftimolati anche dalla lunga, e dotta conclone di Leo- nardo |
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nardo Aretino, che falito in bigoncia arringò in modo,
che al dir del fuddetto Leopoldo del Migliore, mai non fu vinto partito con tanto applaufo. E così rimafo foppref- fo lo Spedale di S. Gallo, deplorabile in quel foggiorno pareva lo flato di quei Padri di S. Agoftino, quando ve» liuto a Firenze il famofo Oratore Fra Mariano da Gin- nazzano della loro Congregazione, e fattofi merito col Magnifico Lorenzo de* Medici , ottenne dalla pietà di quello, illuftre Cittadino la erezione di un famofo Con-, vento, e Chiefa fui fuolo dello fteflb abbandonato Spedale. L* Architetto fcelto perciò dal Magnifico Lorenzo fu Giu- liano dei Giamberti, che per T applaufo di quefta fabbri- ca fu chiamato Giuliano da S. Gallo,* E fé il Vafari di quella grand' opera ne parla con brevità, né che io fap- pia fin ora vi è , chi abbia petifato ravvivare un morto edifizio,che degno era di eternità, io riporterò da un libro delle provvigioni fegnato A neir Arte di Por Santa Maria, edalle Scritture di Gafa Tempi le mifure di que- fta fabbrica, ed il conto delle fpefe fatte dal Magnifico Fondatore, e fono come appretto : Chiefa di S. Gallo lunga braccia 90. larga braccia
30.alta braccia gì. con 17. Cappelle nuove , e ricche di conci, e di-tribuna col tetto a cavalietti} e Sagreflia, {li- mata fiorini 3800. • b si u Chioftro quadro braccia 38. per facciata tutto a vol-
ta , con colonne, bafi, e capitelli, e muricciuoli di con- ci , e tutto in volta ftimato fiorini 2400. Refettorio, e Libreria lunga braccia 4.5,; larga 18.
alta 26. in volta ftimate fiorini 2500. Dormentorio lungo braccia 117. largo 20. con cel-
le 37. e due altri Dormentori a terreno alti braccia gfe flimati fiorini 3800. ;, Capitolo, Ofpizio, Forefteria , Noviziato lunghi
braccia 4S. larghi 18. alti 28. (limati fiorini 3000. * Chioilro fecondo largo braccia ,74*-per altro lato
braccia 63. ftimato fiorini 600, ai a "iDue altri Chioftri, Cucina, Volte fotterrahee fiù
mali fiorini 300,^ 'Tom, L fan. Z. .LI Mu«
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tr Murai deli-orto lungo braccia 338. largò 162* con
una Cappella ititiìata fiorini 600* - : *<■'; ni: :Id: tutto fiorini i^oo, <-(d
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Il Magnifico Lorenzo voleva murare altri Ghioftri, quan- do mance per la morte feguita nel 1492, e compianta non folamcnre da Firenze, ma da mólti Principi di Europa , die fpedirono alla Repubblica i loro Ambafciadori di condoglienza Y >.f !>]*'« sl>ul iuì £ì WKMa i Padri di $. Agoftino poco fi godettero il
bello, e magnifico Convento, effendo itati obbligati nel 1529, a fuggire raminghi in Firenze, perchè la Repub- blica Fiorentina vedendo imminente rafTedio della Città, e non volendo lafeiare agir1 Affedianti, onde ooprirfi, in pochi giorni volle atterrata una fabbrica così ammirata , ma forfè anche odiata, come monumento de'Medici da Firenze fcacciati -7 e di così nobil Monaitero niun vefti- gio vi rimafe, fé non fé nel 1739. in occafione di alza- re alla Porta a S. Callo il nuovo Arco Imperiale , fca- vandofi le fondamenta , fi trovarono le muricele di det- to Convento, e nulla più- E giacché abbiamo accen- nato l'Arco Imperiale, non disdice qui una breve di- greflìone fopra del medefìmo» e tanto più » che ella è giuf- tamente dovuta al merito del noitro Cefare Francelco I. e farà una lieta memoria di quel giorno, nel quale E* gli in compagnia dell'Augufta Maria Terefa Auftriaca fua felice Conforte entrò folennemente in Firenze. Al- la Porrà a S. Gallo fu adunque incominciato queft'Arco circa alla metà; del Dicembre dell'anno 1739. col dife- gno, e direzione del Signor Giade Lorenefe Architetto di S. M. I. Il Cavallo coir Imperatore fedente collo- cato nella maggior altezza dell'Arco è opera di Vincen- zio Foggimi e le ftatue appiè dia centi fece Gaetano Ma- foni da Set tignano, -vedendoti ai lati due trofei <li fchia- vi, che mettono in mezzo il piedeftallo del àiddetto £a«» vailo * li trofeo a iinàii ritta nel venir da Bologna ftf fatto da Girolamo Ticciati, e l'altro a man manca fece Michea |
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afe/la -Lorta a <JMallo
MDCCXXXIX
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-reo umparit
edificati? nel
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MiitfMÉiMa
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1^7
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le Ghiliò Parigino > di cui è l'arme Imperiale adornata pure
di trofei. Sei colonne fi alzano in facciata, pofando fopra dei capitelli altrettante ftatue rapprefentanti Deità, e princi- piando dalla finiftra vedefi Apollo fatto da Vettorio Bar- bieri, Marte da Niccolò Andreoni, e Giove da Giufeppe Piamontini,* Segue Giunone opera di Giannozzi da Set- tignano , di Romolo Malavifti è l'Ercole, e la fefla fi- gnificante Mercurio lavorò Gafparo Brufchi. Intorno ali* Arco fono vi tre baffi rilievi molto lodati, e tutti tre fe- ce Francefco lanfens Fiammingo » rapprefentando nel mezzo una Vittoria contro dei Turchi con una Piazza dal Noftro Imperatore efpugnata, e dai lati a man man- ca vedefi effigiato Tingreifo del medefimo in Firenze con l'Arno appiè, e a manritta la Tofcana, che pre#a ub- bidienza all'Imperatore con in lontananza Nettuno indican- te la Città di Livorno, e dal fuddetto Artefice fé ne lavo- ra un altro, che deve rapprefentare la Incoronazione dell' Imperadore. IX. E tornando noi dopo così dolce digreffione al-
la Chiefa di S. Iacopo, notar fi vuole 5 che già reflitui- ta la pace a Firenze, e confiderando Papa Clemente VII. che per eflere flati molti, e gravi i danni fofferri dalle Famiglie Regolari durante 1* afledio , notabiliffima era fiata a i Padri Agoftiniani la perdita del Monaftero di S. Gallo, e però con follecitudine penfando al riparo, ri- folvette di dare a quefti Padri la Chiefa, Parrocchia , Convento i e Beni di S. Iacopo tra'foffi, donde nel 15 ji* partirono i Monaci Valombrofani > come fi viene in chia- ro per Piftrumento , il cui funto è P appreffb: Cum certum fuerit » quod nu$er durante bello Fior, multa Mdi* fida diruta fuerint, et inter alia Ecclefia» MonaBerium et Connjentus S* Galli extra , àtfrojre Florentiam Ord. S* Au~ guftini . Htnc eB quod Dominus lobannes de Statis Com- mifsm Apftol. ■ affignamit Fr. Ani. q. Tetri de Dulciatis de Fior» Pmjìdenti Ord, $. Aug. Ecclejìam W. lacobi inter fovea* una cum omnibus & Jingulis clauBris, adificiis, Ut babitatìonibus cum onere exercendi curam Animarum Par* rocebid di&a Ecclefia &c. Dominus lobannes Maria de Ca* L 1 z ni-
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niglams de Wèbr£$$kfii Generali sOrd. Vallifutnb, de q no Or*
dine ditta Ecclejta fuit ist erat confirmamt ijiam concef* jtonem : rog. $er Ioannes Zanobii Betrtoli de Vannucciis 19» Ianuarii 1531. X. Quefto Strumento fu pofcia corroborato da un
Breve Apostolico di Clemente VII. in favore della Con- gregazione Agostiniana di Lombardia : Datum Rotna 9» Àprilis 1532. An. Pontif. g, nel quale dal Papa fono e- ziandio confermate loro tutte le Gappellanie, ch'erano nella Chiefa di S. Gallo. E quindici anni già fi conta- vano del foggìorno dei nuovi Ofpiri in S.Iacopo, quan- do una impennata occafione di migliorare abitazione fi prefentò loroj a dir vero vantaggiofifTima, ma poco du- revole .11 novello Duca Cofimo I. gelofo oltremodo di fue grandezze , andava fempre mai pieno di fofpetti pel parlare libero, che facevano e Monache , e Rego- lari. Mail di lui maggior fofpetto era contro i Veneran- di Padri di S. Marco per le maligne interpretazioni fatte ai loro ferventi fermoni, e riportate al Duca da'malevo- li j e si crebbe lo sdegno del Principe , che li volle inefilio. Qyefta deliberazione pafsò con folenne decreto dei Con- siglieri di Stato nei ig. di AgoSto 1543. registrato nel Li- bro X» della Cancelleria, pel quale fi ordinò ai Padri di sfrattare di S. Marco, proibendo loro il portar via di là né libri, né tavole degl'Altari, concedendoli in quell*infan- te il Convento a i Padri Agostiniani Lombardi, in ricorri- penfa del magnifico Monaltero di S. Gallo demolito per 1* attedio. Da & Iacopo adunque pausarono gli Agostiniani a S. Marco, ed ài Padri Umiliati di OgnifTanti fu datala Chiefa di S. Iacopo: lo che al Pontefice Paole» IH. difpiac- que, confederando Egli ciò come uno fmacco fatto ad un Convento principale dell'Ordine Domenicano, e tan- to benemerito di Firenze, eflendone ufeiti Uomini di gran Santità, e fapere, tra quali contavanfi il Santo Arcivescovo Antonino, parecchi Vefcovi zelantiffimi > un Maeftro Generale della Religione dei Predicatori nella Perfona di Fra Francefco Romei da Castiglione-,, ed un altro Generale dato all' Ordine Vallonibro- fano
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fa no , che fu Giovanni Maria Canigiani, e di lì pu-
re erano ufciti dottiffimi Teologi , e Filofofi dati an- che alle più celebri Accademie d'Italia, e fé per quefta cac- ciata dei Padri Domenicani nacquero traile due Corti di Roma e di Firenze gravitimi rumori, però in poco tempo recarono fopiti . Pofciachè dal Papa data a Coi]mo una promefTa larga , che i Padri non mai aprirebbero bocca in materie di Stato, furono con allegrezza di Firenze reftituiti al proprio Convento , nel quale maifempre fio-" rifcono foggetti ragguardevoli, elfendo figli di quello Con-* vento i due viventi Scrittori Commendatiflìmi, e da tut- ta Roma applauditi, ed ammirati ; Il Reverendiflìmo Pa- dre Maeftro del Sacro Palazzo Fra Agoftino Maria Orfi , ed il Padre Maeftro , e Teologo Cafenatenfe Fra Tom^ mafo Maria Mamachi; XI. Ma è oramai tempo di ritornare co* Padri Ago-
stiniani a S. Jacopo tra* Folli, prefifo de* quali Religioii e- ranvi molte, e rare Scritture , le quali fi piangono Smar- rite , o Avvero lacerate del tutto , e guafte dalle pie- ne di Arno, che giunfe talora a toccare Ja volta delle ca- mere a terreno. Evvi però una Cronica in due Tomi de* Vicarj Generali di quefta Congregazione, nella quale non ifpregevoli notizie vi fono per la mia Storia, come il nome di Fra Antonio Dulciati Fiorentino infigne Mat- tematico, le cui Opere a penna fcritte eiìftono nella Li- breria Laurenziana, e tra effe lo ftimatiflìmo Libro de Correzione Kalendarii, dedicato a Leon X. nel 1514. Ed e (Tendo egli Priore del Convento di S. Gallo fondò il Mo- naftero delle Ammantellate di S. Agoftino, le quali inoggi fono le Monache di S, Clemente. Altro famofo Soggetto di quefta Congregazione fu il fuddetto Fra Mariano di Ginnazzano, che viffe in Firenze con diftinzione fingola* riflìma preffo de* Medici, e del Pontefice Aleflandro Vl.e per conofcere quello Valentuomo, bafta leggere una bella lettera di Angiolo Poliziano , il quale in eila loda l'inge- gno , e dottrina di Fra Mariano, e la fua flupenda azio- ne nel dire. Io però 1* avrei voluto meno zelante contra Fra Girolamo Savonarola, in occafione delle due nume- ì tlI'.Vu rofe
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M^Mi^HB
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ro'e fette Fiorentine , notato effeiido egli da Leopoldo del
M gliore a pagina 223. come il più fiero nemico, che averte Fra Girolamo, ed infieme per il Principal Autore della rovina del Domenicano. XII. Potrei qui aggiugnere in lode di quefta Con-
gregazione, come godono quefti Religiofi il padronato dello Spedale di S. Bernardo in Campi, eretto dalla no- bil famiglia Rucellai, la .quale nel 1545. lo cedette alla Congregazione per rogito di Ser Domenico da Ripa. Non debbo però tralasciar di notare, come ad effi fi appartiene la Ghie fa fuori di Porta a S. Gallo } detta la Madonna della ToflTa » fabbricata dalla DucheiTa Criftina di Lore- na per 1* accidente graviffimo , che tutti cflendo i Reali Principi travagliati da oftinata rofle, né valendo i rime- dj umani, la Reale Madre pensò di ricorrere ali* ajuto pallente di Maria Vergine, venerata quivi in una divota Immagine, cui con voto promife ella di murare una Chie- fa , qualunque volta liberale dal pericolofo male i fuoi Figli , onde efauditi i voti della Sereniffima, quivi ella innalzò quefta Chiefa dal Popolo, per la fama della gra- zia fparfafi, chiamata la Madonna della ToiTa , la quale ficcome fabbricata fu nel fuolo antico del Convento di S. Gallo, ai Padri Agoftiniani fu raccomandata dalla Real Cafa de* Medici, e nell* archivio Arcivefcovile trovafi la licenza di Antonio Benivieni Vicario Generale dell' Arci- vefcovo Aleflandro de* Medici nel 1595. data a Fra Vincen- zio da Brefcia Agoftinìano di benedire la nuova Chiefa . Ci rimane ora di entrare nella Chiefa di S. Jacopo , e fer- mandoci un momento fulla Piazza, ricordarci, che fu ca- povoltata, poicchè ove era l'Aitar Maggiore con un Coro aliai vago evvi la Porta , fopra la quale v ed efi un'Arme, che ha un Paftorale coli' intreccio della lettera S. creduta da taluno.1' arme de' Valombrofani, che certamente non è» perchè V Ordine Valombrofano ha per Arme un brac- cio con manica, e gruccia • Ma quefta è 1* infegna dell' A- bate di S.Salvi, cuifpettava il dominio di quefta Chiefa, intendendofi nel Paltorale P Abate, è nella S. il Mona- itexo di Salvi. XIII. Ora
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.XIII* Ora entrando in Chiefa, vuole la Storiarne in pri-
mo luogo ragioniamo di alquante pregevoli cole, che non vi fono più , mancando il grande , e ricco Ciborio, il quale benché fofle tutto d* intagli dorati, donato da Fer- dinando II. è flato levato via dai Padri, perchè la gran mac- china recava loro imbarazzo . Manca pure la Tavola di Giu- liano Bugiardini dzfegnata da Fra Bartolommeo , e poi da Giuliano terminata, iri cui era figurato un Crifto morto foftcnuto da S. Giovanni con fomma grazia,■ e^ccxsmdi- cevole attitudine Maria abbracciava i piedi diikii , ce S.- Pietro e S. Paolo mostravano di dolore penfiero affettuo- so; Mancano due Tavole di Andrea del Sarto , cioè la difputa di S. Agoitino prefenti molti Santi f della quale il Cinelli fcrive maraviglie , e 1* altra era una Nunziata^ di rara bellezza oltre ogni fliniai; Manca il GrocififFo del Caracciolo , e finalmente il Grifto riforto di Pietro Perugino, che trovo nominato da Raffaello Borghini nei fuo Ripofo. Per poi ravvifare ciò eh' efifte > a mano man- ca nel? entrare fi adorano nella prima Cappella infigni Reliquie cbiufe in una nicchia con gli /portelli dogati p e tra effe evvi 1' urna con parte del Corpo:idi S.ÀgazÌG^ e dei fuoi Compagni, che il Cardinale ai S,r Qiorgìooa4 Velum aureum Diacono, e Commendatore-di S. ■Ariaftafio: donò a Fra Mariano, e furono cavate dalla detta Chiefa di S. Anaftafiodi Roma , Le altre infigni Reliquie annoverate dal Giamboni nel fuo Diario fono de* Santi Benigno M. Goftanzo M. Fermo Romano , e Teodoro MM. e dì S. Gioconda M. Segue poi la Cappella dei Morelli » dove la Tavola è di Andrea del Sarto fatta negli anni ftioi piti verdi, chiamata Noli me tangere per un Crifto riforto in forma di Ortolano, cui fi apprefla Maddalena con belila fima grazia, e Gesù che fi ritira indietro con bella atti- tudine. Nella terza Cappella dei Girolami vedefi la Tavo. la di Francefco Granacci, che dipinfe Maria col Bambi* no in piedi nella braccia in mezzo ai Santi Zanobi j e Francefco, e dietro la predellina di quello Altare evvi U feguente ifcrizione.; i AL*
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ALTARE EX PETRA PETRVS DE HYERONIMIS EX VEtERI
S# ZENOBII STIRPE RELIGIONIS S. STEPHANI PRIOK REG1AE CELSITVDINIS A SECRETIS SENATORI ' DIGA VI t ORNAVIT ©BIIT MDCLXXII» ■;■-**■* „■■■„. (■* ■ ■ "* .-■■ ' .; '' -■ .■.;■■■ ". I. -'■■„■;,- "
La quarta Cappella è dedicata a S. Monaca , ch'è dei
ReligioG, dei quali puip è 1* Aitar Maggiore ifolato, bel- lo, e moderno, e tutto di marmo, fatto a fpefe del Con- vento , dalla banda dell' Epiftola in uno di quei Tabernacoli dove anticamente fi conservava 1* EucarifHa , di baffo rilie- vo vedonfi due Angioli in atto di adorazione, con fopra una Colomba, ed inoggi ferve per l'Olio Santo, A manrit- ta dell'Aitar Maggiore la pr|ma Cappella è di S. Nic* colò , la feconda è dei Marchefi da Caftiglione, dove e- lavi la Nunziata di Andrea , ed ora vi è una copia», fatta da Ottavio Vannini, alla terza de'Peri vedefi altra Copia della Difputa di S. Agoftino dipinta dal fuddetto Ottavio, e nella quarta viene il CrocififTo di baffo rilievo di legno, che il Vafari dice fatto da Antonio da S. Gallo, fc quello'facro Simulacro fudaflefangue tutto il mefe di Giu- gno del 153^. come parlano alcuni ricordi, io ne fono forte in dubbio , avvegnaché il Segni nella fua Storia creda, che ciò accadefle in un Bambino Gesù di quefta Chiefa ; Ma di chiunque foffe 1* Immagine , il cafo ferci- bra certo per 1' autorità di molti, che ne fcriflero, e fu prefo dai Fiorentini in finiftro prognostico della loro li- bertà, ma piuttofto avrei detto per un funefto augurio della morte del Duca AleiTandro , quattro mefì dopo fcannato daLorenzino de*Medici. In Chiefa fono fepolti molti della Guardia de' Principi , ed Efteri di nazione addimandati Cavaleggieri , veggendofì pure il Sepolcro di Livio Meus Fiammingo accreditato Pittore de* fuoi tempi; Ed in mezzo del pavimento evvi lapida di Fran- cefco Caffiani infigne Medico con V arme fua incifa in marmo, che è una sbarra con dentro la lettera O e due Gigli) e Campo di argento, la ifcrizione dice: 1 * \
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FRAN-
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FRANCISCO CASSIANO PLEBENSI PHILOSOPHO AC
MEDICO SVAE AETATIS CELEBERRIMO HOC SEPVLCRVM
PII PILII POS. AN. MDLXXVIII.
La fofiitta fatta di belli 5 e groflì intagli non è colorita, ma
bensì nel mezzo avvi una gran tela dipinta dal Gherardo ni, il quale colorì in effa il trionfo della Fede, con S» Agoitino eftatico , e 1* Erefia umiliata , e dalla parete pende un grandiflìmo quadro del medefimo Gherardini , dove ha effigiato Santa Monaca, che sbarca ad OiHa con una notte affai lodata. XIII. Né lafcerò dì dire qui alcunché delle Cappelle,
che avea la demolita Chiefa di S. Gallo, eflendomi av- venuto a trovarle in un libro fegnato A, ed intitolato; dare , s avere con altri Ricordi de' Frati Agpftiniani di S. Gallo j in eflb adunque fi leggono i Padroni di alcune di quelle Cappelle 3 e fono come fegue. Aitar Maggiore è della Compagnia de* Teflìtori di
drappi , che la fabbricarono nel 15 ©5., e fpefero £00. Fiorini * v La prima Cappella a man manca è di Cofimo Saf-
fetti fatta neìl' anno 151 o. La feconda a manritta fu fatta da Caterina Capponi
nel 2su. Cappella del CrocififiTo fondata 5 e dotata dal Ma-
gnifico Fiero Soderini . Cappella di San Zanobi eretta da Maria Francefca
di Zanobi de'Girolami nel 1511. E per fine fabbricata effendofi fui terreno di quella
demolita Chiefa, come fopra fi è detto , a fpefe della Granduchefla Criftina di Lorena, la Chiefa intitolata la Madonna della Tofia, ricordare mi piace a chi legge , che la Tavola all' Altare di San Niccolò da Tolentino } fu dipinta da quel Lorenzo Lippi , che ha comporlo la celebratine ma Opera del Malmantile. E nel 1640. fu ter- Ttm. I. Far. I. Mm mi-
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minata la bella loggia, che vedefi nelP ingreflb della Chie-
fa col difegno di Matteo Nigetti, a fpefe di Fabbrizio Col- loredo del Frioli, Barone di Valfa, Marche fé di S. Soffia Cavaliere , e Priore della Lunigianaj flato Maeftro di Ca- mera di Ferdinando I. e di Cofimo II. Maiordomo di Fer- dinando II.} ed a Aio tempo oiìcrveremo la vaga Cap» pella, che il medefimo CoUoredo fece nella Chiefa de* Sexvi. , |
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LEZI 0 N E XXII.
DI S, SALVATORE A PINTI PE* GESUITI.
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A Granducheffa Donna Eleonora di To*
ledo, degna maifempre di gloriofa me- moria per molti monumenti lafciati in Tofcana ài fua grande pietà, e muni- ficenza, avendo chiefto a SantMgnazio ancor vivente un Collegio di fuoi A- lunni per Firenze, alcuni ne ottenne > cui diede alloggio in cafa de' Manetti nel Fondaccio di S. Spirito, e pofcia fece , che trasferiti foffero i Padri iti S. Giovannino in via de* Martelli, eh* era una Prioria nel 1349. fondata dall'llluftre Cittadino Landò Gori. Il pia- cer dei Fiorentini a sì pio, e reale provvedimento fu uni- versale, gareggiando altresì la pietà di molti in benefica- re^ la Chiefa , ed il Collegio de'novelli Padri. E quafi che foffe ancor poco una tale profufione di grazie, al- tra fondazione in Firenze fi irabilì da un nobil Citta* dino con una così liberale donazione, che maggior non può trovarfi ne'fecoli ài oro della Repubblica, e quefta. è il bel Collegio, o avvero cafa di Probazione alla Por- ta a Pinti. Della prima Chiefa, e Collegio chi ne bra- male minute notizie, legga Leopoldo del Migliore, il quale con ecceflìve lodi mentre ne fcriife nella fua Fi- renze Illustrata , che io ad altro tempo differendo al ra- gionarne , in quefta Lezione parlerò del Collegio di Pinti del Qyartkr di S. Croce, affembrando notevoli, ed utili documenti alla Storia. II. E volendo noi fecondo l'ufato ordine di que-
lli nofhi ragionamenti toccare alcuna cofa pertinente al primo punto dell'Adorabile, che fono le Reliquie, e co- mecché effe fcarfe qui fieno, ma in un altro fenfo ab* Mm 2 bon-
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bondevoli anzi che aio, differiremo quella degna notizia
alla conclusone della Lezione, facendoci intanto dal racconto della illuftre fondazione, sì della Chiefa> co* me del Collegio ad ufo del Noviziato. III. Il Fondatore adunque fu Benedetto figliuolo di
Tommafo Biffoli , e dà Maria di Lapo del Tovaglia, e Nipote di Agnolo, il quale Depofìtario Generale effondo del Granduca Cofìmo I. fu fatto Senatore dal medefimo nell'anno 1563. elezione ricevuta con plaufo dai Fio- rentini giufta l'Ammirato, che fcrifle „ Oltre che per ,, alcuno fì andava pur rammentando il flngolar duello „ di Betto Biffoli, che gli aggiugneva non piccola gra- „ zia» e favore. }> Ma perchègraziolb infamemente, e gloriofo è il racconto dell'accennato duello , mi piace qui riportare diftefamente l'Ammirato, come ne parla fotto Tanno i37^« ed il contenuto è l'appreflb ,, Avvi- %y cinato poi Pefercito intorno a Bologna, e credendo i „ Brettoni al grido di così fatta crudeltà, avere fpaven- j, tato gli animi di tutti gì* Italiani, maflimamente per- „ che Ridolfo ( quelli era Ridolfo da Varano di Came- 3, rino Generale dei Fiorentini ) tenendo i fuoi ftretti „ dentro la terra non gli lafciava ufcire fuora a combat- j, tere, fi trovarono due nel campo più arditi degli al» „ tri, ai quali baftò 1* animo di chieder licenza al Car- „ dinaie ( Ruberto di Ginevera> che fu poi 1* Antipapa 3, Glemente VIL ) e così fimilmente al Varano per en- 3, trare in Bologna, & isfidare due, quali foffero del» 3, le Genti dti Fiorentini per combattere con e'flb loro i,, da corpo a corpo. Avuta licenza, ed entrati i Brei> $, toni in Bologna, & condotti con gran frequenza di Po- 3* polo alla piazza, ove era il corpo della Guardia, con )> alte Voci diflero, eglino effer venuti per dire ai Fio* „ rendni,, che fellonefcamente aveano ribellato Bologna 3, alla Chiefa, & quefto effere pronti a provare con 1* a, arme in mano, le fi trovafle alcun di loro di così fol- 3, le audacia, che ave fife ardire di negarlo. Allora Bet* 3, to Biffoli giovane non per altra cofa famofa noto pri- a, mieramente ai Fiorentini, fattofi innanzi difle che e* |
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„ gli mentivano * e che con licenza del fuó Capitano era
„ apparecchiato a provarlo a ciafcun di loro due con-l'arme 5> in mano. Avea Betto un (ingoiare amico ,& per fratello ,, giurato un giovane Sanefe, il cui nome fu Guido d* n Afciano» il quale {emendo l'onorata offerta del com- » pagtiP> cacciatoi innanzi ancora egli. Et io, dille, en- „ trerò volentieri in campo con l'altro di quelli due „ per inoltrargli quanto mattamente s'inganna, e fpero 5> in Dio farli conofcere quanto diverfa cola è combat* „ tere con Uomini armati in campo, dal bacchiare i fan* 5, ciulli fu per le mura già fatti prigioni dentro una terra „ vinta. Et pejr fegno di ciò gittato ciafcuno i cappucci iti ?> terra, & i Brettoni prefì quelli dei due Giovani Tofcani» 5, & i Tofcani quei de*Brettoni, indizio fecondo l'ufo » di quei tempi di avere accettata la battaglia ,, fubito fu s, rapportata la cofa al Capitano, il quale approvato ciò » ,» che i fuoi avevano fatto, licenziò i Brettoni» dicendo» *» che col Cardinale prenderebbe il giorno» & il luogo dei „ combattimento* Deliberato■,-& venuto il giorno della 5, battaglia, comparvero prima i Tofcani net luogo di* »» fegnato» & già afficurato dai Cardinale, bene a ca* %t vallo y e fecondo la pompa militare richiede , flngo- »» Iarmente ornati di veftimenti& di armi-Indi a non lun* » ga ora venneroi Brettoni» e avuto il cenno del ferirli » y» B andarono tutti a quattro a incontrare con grande fe- *» rocitàj il Brettone con cui s^incontrò il BifFoli, o >» per colpa fua y o del Cavallo cadde a terra » ma in quel y» tempo di trafeorrere innanzi» e del tornare poi indietro y» del nemico, con grandfffina agilità era rimontato a cavai* y» lo » e fattori a capo del campo fi era recato inatto di vo- y» ler di nuovo correre la lancia • Non nButò il Biffo* y» li ìrincontro» & gli riufeì appunto il medefimo, che H avea fatto la prima volta » ne il Brettone fu meno fol* $r ìem& m metterli a cavallo, Onde Betto sdegnato mi* »y naccrandblb contro gli diffe » xhe ir apparecchiafTe pu* s» re alla terza gjoft'ra» che non gli verrebbe così di & leggier fatto di levarli da terra» perchè prefa di nuo» rp vo la carriera » e; no» iolamente gettatolo da Cavallo r ,, ma
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„ ma ancora afpramente feritolo, lanciato^ Bettei dal fuo»
iì corfe prettamente addoflo al Brettone, e poftoli il gi- j> nocchio manco fui petto prima che fi fuCe '-potuto ibl- „ levare 9 attendeva a feiorre le fibbie dell'elmo per if- 35 cannarlo * Allora il Cardinale contentatevi , diffe ', Bet- j» to di non ucciderlo, perchè egli è voftro prigione. Pure ss che egli ciò confeffi, rifpofe Bctto, quello io donerò a, volentieri alla Voftta Reverenza, e accettato il Eretto- si ne così efler vero 3 Betto avendogli tolta la fpada, el 33 pugnale,in prelenza di tutto il campo il donò ai Le-* 5$ gato. Dell'incontro degli altri due non fi riferifee al^ 35 tro, fi» non che il Sanefe fu ancoragli Vincitore. Così s, appadfee chiara la pa&one degli Scrittori in favori- ,» re folamente il valor di coloro, che fono della mede-* ,3 fima Patria. Il Legato per onorare ancora la virtù dei 3» nemico 5 prefentò tutte 1* arme del Brettone 3 infieme 3» col cavallo al Biifoli, e oltre a ciò una bella cintu* 3* radi ariento di non piccolo pregio. „ Sin qui l'Ani*: mirato, al quale mi fo io lecito di aggiugnere alcuni pubblici documenti, che facendo famofoiì fuddetto Betto» fono affai efprimenti lo fplendore di fua Famiglia. IV, Ed in primo luogo lo dirò noto per tre fuof
Antenati, che fedettero tra i Priori nel «34$* i35^* e i^tfi. Trovo pure nelle Rjformagioni lib. 22. che un Corbizo q. Biffoli interviene come testimonio al Con- tratto di compra di Cafa , fatto dal Conte Guido di Modigliana ; appare Notaio de* Signori nel 1302. e 1305- $er Bonaccoriodi Geri Bufoli da Ginepreto, e nei 1352* etfere il medefimo padrone di terreni, e cafe nel Po- polo di Santa Maria al Fornello 3 con un podere in-* Gineftreco- E finalmente nelle memorie a penna dell* archivio del Collegio di Pinti libro ventitre pagina 225» leggo : Ser Mattheus Ser Cberui Biffali de Geneftreto €a- flettano dalla Rotea di $orlì 1334* tuttc notevoli co- fe prima dei duello di Betto. Ma per non tralafciare nul- la della Famiglia del noftro illuftre Fondatore , dirò che nelle Cafe di fua abitazione a Monte Fofcoli in una mura* glia dipinte afrefeo veggonfi le armi de'JBiffoli inquartate |
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con le Famiglie degli Strozzi, de' Pitti, del Tovaglia, degli
Arrighi, de* Federighi ? e di altre della primaria nobiltà di Firenze, fìccome io leggo nei libri del negozio, che avea egli in Napoli, dove la ragione dicea così : Biffoli, Segni) Calandri, e 7'e•mpCompagni . E Tempre più da i Biffoli acquiftandofi Poderi, e Cafe in Gineftreto, ed in Fornello, fi ravvifano alcuni di quefta Famiglia in antiche feritture chiamati Signori di Gineftreto, e 1* Iufpadro- nato della Chiefa Parrocchiale di Santa Mark al Fornel- lo già nel 1411. «j?a de* Biffoli? come da un Contratto in cjueft' anno rogato da SerZ anobi di Bartolo Fiorini f Bel quale Meffer Bartolommeo di Andrea Curato di det* ta Chiefa ne riconofee Padrone, Protettore, e Difenfore Matteo Biffoli\j Finalmente degna di offervarfi nella Chie- fa di Santa Croce , vicino alle fcalere della Sagreftia, è una lapida , nella quale, in baffo rilievo vedefi Tommafo Biffoli diftintiflìmo perfonaggio di quefta Famiglia col titolo di Cavaliere di Altopafcio Ordine così chiamato dal luogo celebre nelle guerre tra i Fiorentini, e Pifani;E ì* Ifti- tuto di quelli Frati era alloggiare i Pellegrini , e feor- targli in certi paflì pericolofì pe* molti mafnadieri: Né qui difdice riferire di quelli Cavalieri ciòj che ne fcriffe il Boflio lib, 2. di fua Jftoria, come appretto 99 Lo Spe- „ dale ài S. Iacopo d'Altopjàflò vicino alla Città di Luc- » ca, era in quei tempi mojto ricco, famof©, e celebre, „ ed aveva in diverfe parti d* Italia altre Caie, e Speda- „ li da lui dipendenti. Onde nelP antico libro chiamato „ Provinciale Omnium Ecclefiarum Cancellare* Apoftolica > j, nel quale fono deferitti per ordine , e fecondo la pre* „ cedenza loro , tutti gli ordini Militari, dopo la religio- „ fa Milizia della Madonna di Montefa? e di S. Giorgio „ di Alfama , fegue in ordine ivi deferitto il fuddetto „ Spedale di S; Iacopo di Altopaffo , le cui entrate , ef* 5, fendo ora quel luogo rovinato5 e difabitato, fono fta- „ te applicate all' Ordine Militare di S. Stefano „ e cir- ca la regola di quefti Cavalieri foggiugne il Boflio „ Papa j, Gregorio IX. rooflb dalle fupplicazioni , e preghi del » Maeftro, e Frati dello Spedale fopraddetto con Bolla |
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^ fu a data in S, Giovanni laterano 5. di Aprile an. 13,
j» del Pontificato, che fu di noftra falute 1240, concedet- t>y te loro ia Regola de'Prati dello Spedale di S, Giovan- 5, ni Oerofolimitano *, ir:*Vi: V» Ora tornando alla fondazione del Noviziato, (irovo
tre iftrumenti fatti in divertì tempi da Benedetto in favo- re de* Padri Gefuiti * Il primo è una donazione intsr Vi- njffs di un fuo Oratorio '..folto il titolo di S. Salvadore > fabbricato da lui in Pinti con licenza del Priore di San Pier Maggiore , in tempo dell' Arcivescovo Marzi Medici * Lo dona adunque ai Padri del Collegio di S- Giovannino: con quefta condizione 5 che facendoli in Pinti il nuovo Collegio? fi ceda fubito ai Padri, che vi abiteranno, con obbligo? che ila ufiziato dai medefimi, e V iftrumento è rogato da Ser Giovanni di Giovanni Andrea Moniglia da Sarzana Notaio Fiorentinonei25* di Giugno i6zg* Il fecondo iftrumento rogato parimente dal medefimo Notaio ai 16, ài Aprile 163©, è la fondazione del Novi* ziato 5 cui dona, prima la fua abitazione a Pinti, cafe* orto, e fue appartenenze ; fecondo la Fattoria a S. Ma- ria al Fornello di 6* Poderi con qPIufpadronato della Chiefa Parrocchiale \ terzo il Podere di Settimo, e il Po- dere? e "Villa di Camerata, è quarto una. cafa in Firen- ze in via della Burella nel. Popolo di Santo Apollinarei con due altre cafe in Pinti comprate per elfo Teftato- re una da Antonio,.e Gioyanni Galeotti nel %6ii* altra nel józ$, da Bartòìommeo di Giovan Francefco Bencini» Ji terzo iftrumento finalmente ai 16. di Maggio del 1631. fu Y ultimo fuo Teftamento rogato da Ser Giufeffle di Jacopo Barni 9 nel quale dichiara fuo Erede universale il Collegio di S» Giovannino de* Gefuiti in Firenze, cui raccomanda 1* esecuzione dentro di un anno della ere- zione del Noviziato in Pinti , in favore del quale oltre la donazione efprejflfa del fecondo iftrumento, cede il fuo credito di Napoli, che dice èflère di 44, mila Ducati Na- poletani, ed obbliga il Collegio di S, Giovannino a ti- tolo di legato a dare in termine di dieci anni al Noviziato 104 mila Scudi, ed a quefti iftrumenti aggiunga^ una lette- |
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fa teneriffima Scritta di fuo pugno nel di 4. di Settembre
del 1611. a tutta la Compagnia di Gesù, e ai fuoi Superiori in forma di Codicillo, nella quale ripetendo tutte le fud- dette donazioni fìendefi in lode della Compagnia . Né tralafciare io debbo una notizia, che pretto i Fiorentini è notevole indizio di uomo di fìraordinaria pietà , ed è una memoria, che io ho trovato neh1' Archiviò della Pia Cafadi S. Martino, ove leggefi tra' Buonuomini eletto ai 16. Dicembre del 1593. il noftro Benedetto di Tommafo BifFoli • Egli poi morì nel dì 12. Dicembre del \6% 1. e fu feppellito nella Chiefa di S» Giovannino» ove vedefi appiè deli1 Aitar Maggiore una lapida di marmo miftio, ed iicri* zione per memoria eterna di tanti fuoi benefizj > che è la feguente ; -,%•»- ,:, . 1, -■> . ,,... f
A. M. D. G.
2ENEDICTVS EIFFQLVS THOMAE FILIVS
PATRITIVS FLORENTINVS RE PRIVATA PVELICE STVDIOSVS DEFVNCTVS AETATIS ANNO LXVI. SALVT1S MDCXXXI. QyANTAE FVERIT IN SOCIETATEM IESV MVNIFICENTIAE FVNDATVM SVIS IN AEDIBVS TYROCINIVM HAERES HOC EX ASSE COLLEGIVM VBI CONDITVS LOCVPLETI SVNT ARGVMENTO TANTI MONIMENTVM AMORIS VTRIVSQyE 10CI PATRES GRATI POSVERVNT ANNO DOMINI MDCLXII. VI. Quello poi che riguarda P Oratorio di S. Salvato-
re giufta T intenzione del Fondatore fu ridotto a Chie- fa j nella quale evvi all' Aitar Maggiore una Tavola dei Signore poftavi da Benedetto , veggendofi ai due Altari la- terali S. Ignazio, e S. Francefco Saverio dipinti da France- fco Bofchi, né da* Padri Gefuiti altra notabile innovazione fi è fatta, da quello ch'era la Chiefa in tempo del Fondatore, il quale vi fpefe dimolto, come apparifce da* libri, nei quali leggonfi le ricevute degli fcarpellini> de'murarori, Tom.I. Tart. L Nn de'
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de* legnaiuoli, de'fornaciai, e del pittore, chefì fotto-
fcrive Giovambatifta Rofati. E perchè fino al 1725. non eravi fepoltura in quella Chiefa, i molti Venerabili Re- ligiofi ivi morti furono feppelliti nella Chiefa di S. Gio- vannino alla Cappella di S. Ignazio, leggendoli nel Necro- logio noftro notati i feguemi Soggetti virTuti, e mor-. ti in concetto di Santità 3 come appare dal detto li- bro . Fra' primi leggefi il Padre Francefco Giufeppe_» Brefciani , delle cui virtù, patimenti, e morte ne par- lano le Storie delle Miflìoni della nuova Francia , il Necrologio dea Padri del Noviziato , la Biblioteca della Compagnia, ed il Padre Giufeppe Antonio Patrignani, e alquante notizie da queft* ultimo riferite nella parte III. del fuo Menelogio in Venezia ftampato nel 1730. ri- porterò qui appretto „ Arfe di fanto desiderio di por- 5, tarfi per acquifto di Anime alle più defolate Regioni j, dell' America Settentrionale, e perciò fu mandato a 5, quelle della nuova Francia, tra i Popoli detti Huroni. „ Dopo aver travagliato nove anni con frutto di Apofto* 3, lo in quel bofco più di Fiere, che di uomini, fu pre- i, fo dagli Indiani fra' quali foltenne un atroce, e lun- 5> go martoro per amore di Gesù Crifto. Prefo adunque „ che fu il Padre Brefciani, il conduffero fei giornate in >5 viaggio per paludi, e bofchi , con dargli la fera folo >, tanto di cibo, quanto baitalfe a tenerlo in vita, ficchè 5, non moriffe di pura fame , Arrivato poi alle loro Ca- ,, panne lo fpogliarono ignudo , e lo baflonarono . Gli i) altri giorni a pigliarli fpaiTo di lui, mentre efli sbevaz- „ zavano, facevano venire il povero Padre , e prenden- „ dofene traltullo gli davano de' pugni, e calci, e gli pel- 51 lavano barba e capelli ; Dopo tale ftrapazzo legaronlo „ ad un albero con farlo itare tutta la notte, fé non che ,, lì pafsò più oltre , gli tagliarono netto netto il dito „ groifo finiitro, gli itravolfero le altre dita, e nel fuo- „ co gli abbrustolirono le unghie . Non ballò quella „ carnificina , condulferlo ad un'altro Borghetto, e qui- „ vi a capovolto, pie in aria, ma itretti in catena, il „ tennero in quefta guifa più giorni. Le membra inco- j, min-
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„ minciarono già mezze fracide a buttar marcia, ed in-
„ verminire con fetore intolerabile per fino ai Barbari. „ Si afpettava il forte Confeflbre di Criito di andare a fi- j, nire in cenere abbruciato vivo , quando quei Manigol- ,, di prefi dall'avarizia rifolvono di non farlo morire, ma ,, di venderlo agli Olandefi , come fecero. Quefti Olandefi „ ebbero compatfìone del povero Padre, veggendolo così ;> malconcio, e lo medicarono, e ritornati in Europa lo ,j reftituirono col rifcatto alla Francia nel ie?44,Ma egli non 5, fazio di tanti travagli volle ritornare ai fuoi cari Huroni, 3, come primi figliuoli da lui partoriti alla grazia ; V anno j, feguente per tanto fi rimette in viaggio, e in arrivan- „ do, chi può dire la feria, che fecero al loro Cariflìmo 3> Padre , non faziandofi come pietosi figliuoli dì baciar- 3j gli le cicatrici delle ferite . Ma di là clopo alcuni anni „ per mancanza di fanità fu mandato in Europa avendo 53 predicato con gran zelo per le Città primarie dell* Ita- si Hai aggiugnendo pcfo alle fue parole le cicatrici, e le 5, mani monche, che moftrava. Finalmente negli anni ul- « timi di fua vita fi ritirò in Firenze nella Gafa noftra ii di Probazione, da cui ai g. di Settembre del 1572.au- 3, dò come fperiamo a ricevere il premio non folo dei }, fuoi fudori , ma di molto fangue ancora , che fparfe 33 per amore di Gesù Criito,, Fin qui il Padre Patrignani, che ha lafciato di accennarci, come abitante il P, Bre- sciani a Pinti , veniva ogni Domenica con tutte le_, foe gravi indifpofizioni , a fare in quefta Chiefa di San Giovannino 1' Efercizio, e Sermone della Buona Mor- te , VII. Né fi è ancora fcordata Firenze del Padre E-
xniiio Savignani Bolognefe in grande eftimazione per la fanta maniera di governare Anime, marinamente nel di- rigere Sacerdoti, tra i quali ubbidientiflìmo Difcepolo fu il Venerabile Franeefco Bofchi, come ne parla il Baldi- nucci nelle Vite de' Pittori, morì il Padre Savignani ai 25. di Novembre del 1578. con folla di Ecclefiaftici alle fue efequie, Trovafi pure tra i defunti in quefta Cafa Pie- ro Alamanni addimandato il Giovane Angelico, flato Pag- Nn 2 gio
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gio del Granduca Cofimo III. di i$» anni entrò in Reli-
gione} ove vifle folo io.,vero imitatore di S. Luigi Gon- zaga , di cui ora mi giova crederlo eterno, e felice Com- pagno in Cielo. La morte lo rapì alla Compagnia, ed a Fi- renze ai 30. di Ottobre del 170©. Quefto luogo fi rende an- cora memorabile per effere irato governato dal Padre Giù- feppe Maria Sottomaior Portoghefe, che ivi volle terminare i fuoi giorni dopo 16. anni di Sermoni della Buona Mor- te fatti nella Chiefa di S. Giovannino. Avea egli gran numero di penitenti Prelati , Principi, Dame, Cavalie- ri, e Religiofi d'ogni Ordine, i quali frequentando la Aia direzione divennero molto fpirituali: Desiderava il Po e fé n* efprefle più fiate, di morire alP improvvifo, ed a chi gli opponeva, che così morrebbe fenza Viatico, ri- fpondeva „ Io mi comunico per Viatico ogni mattina „ fé gli ricavano nuove di morte improvvide francamente di- ceva „ Ancor io morirò in fimi! maniera „ Ed il Signore volle efaudire que#a fua brama, e vi furono contraffegni da credere, che ne avefle T avvifo dal Cielo . Conciofia- cofachè neir ultimo difeorfo della Buonamorte , avendo parlato con zelo ftraordinario, e più lungamente del fo- lito, lafciò d* invitare, .come foleva per la feguente Do- menica , e non propofe V argomento, che avrebbe trat- tato, come pur foleva fare. A Cammillo Orfini il Padre xichiefegli un libro, che gì1 aveva preftato, rifpofe 1* Or- fini , che gliel* avrebbe portato nel martedì feguente , cui foggiunfe il Padre „ Se non farete a tempo? „ Ed in fatti non fu, perchè in tal giorno forprefelo 1' acciden- te, che nel principio non lo privò di conofeimento, ric- che potette dar fegno di volere 1' eftrema Unzione, ma da nuovi accidenti , e moti convulfivi aflfalito, caden- do in un profondo letargo, nella mattina di mercoledì nei <5. di Settembre del 1719. pjacidamente fpirò. Non è facile a dirfi il pictofo fentiménto , che ne morirò Fi- renze. L* Arcivefcovo della Gherardefca genufleflb al ca- taletto , ove giaceva il morto, orò, gli baciò le mani, e gliele afperfe di lacrime. L* Altezza Reale del Granduca Cofimo III. uditane la morte , difife , che Firenze gV era mol-
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molto obbligata, ed aggiunfe molte altre lodi <Jelle fue
virtù ftraordinarie. Ne' minori furono gli affettati del Se*; reniflSmo Giovan Gafìone, il quale volle portar ft in per* fona a venerare il eadavero, proteftandoil che molto egli era tenuto al defunto Padre, che per più anni nel viaggio di Germania era flato fuo Confeifore. Non lafciò il Signore Iddio di atteflare la fantità del Padre con grazie fatte all' invocazione del fuo nome, che io tralafcio, Vili. E qui io penfava di terminar la Lezione, qUan-
Ho neir Archivio di S. Salvi cercando notizie di quell* antico Monaftero , traile cartapecore, non faprei come, tramifchiata trovai una, che non avea punto che fare con quel Convento , perchè fpettante alla Famiglia uVBif- foli, e quefla è un Diploma del Duca di Milano, avente belle miniature con ai'abefchi, e tutta avendola io let- ta , trovai etTere una Patente di Nobile Cittadino di Milano, che quel Duca concedeva a Smeraldo de*Biffo- li Fiorentino flato Vicario in quello flato * onde ho giu- dicato mio debito, per onorare viemaggiormente una Famiglia così benemerita del mio Ordine, di qui rap- portarla . IX. Galeazius Maria Sfonia Vicecomes Dux Mediolani
gè. Pape Angherie que Come? ac Genue , àf Cremone Do- minus. Et fi Nobili* mir ér Egregi$s Dò&or £). Stniral* dus de Biffo li s de Fior enti a ex ducali bus nofiris Vicari is Generalibus ex forma , et difyofitione Batutorum inclyte- Gioitati $ N&fire Mediolani Ciwis fit quodammodo : cum in tyfa Urbe Mediolani apud Nos > & Illuftrijfimum quondam Dominum Genitorem è* Dominum Hofirum éen decenni um <Sf plus habitaiierit. Confiderantes tamen Ci*vitates & lo~ ca eo clariora effe, quo Nobilium Virorum é* Egregiorum DoBorum bonis, atque honefiis moribus > fingularibufque *vir~ tutibus decoratorum cetu magi: omantur , id quod exalta- tioni Naminis Noflri con<venit, & non tenue nofiris intra* tis affert incrementum. Intelligentes etiam laudi Trinci- fum accedere s fa' glorie , Ci*vitates fuas bonis, bonettif* que Ciiiihus frequentari , frefatum Dominum Smiraldum Vi rum preclari s ^irtutibus freditum ? iffiufque filios, & |
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dtfcendentes ufque in ìnfinttum tam mafculoi 3 qnàtn fé-
minas prefentium tenore ex certa noftra fcientia > motu proprio , et de noftre poteftatis plenitudine omnibusquc modis /via ? taufaét forma quibus meliti* et validius poffu- mus , conftitìiimus facimus (g? areamus Civem predi&e no- fire Cii'itatis Medhlétni, & eius iurifdiBionis aliorumque Civium numero aggregamus, ita et tali ter } quod ab fro- di e ma die in ante a ^ emere , acqui r ere ,fuccedere9 tontrahere % diftrahere, 'vendere et alienare > ac cetera agere 3 facere 4st e- xercere àt tam in Xudiciis quam extra valeant & pof- Jlnt ì que prout et quemndmodum poffunt alii Cintes Inco- ie tam privilegiati ^quam naturale* , & originarii 4st *ve- ri prefate dwitatis noftre Mediolani , Decernentes pre- fatum Pominmm Smiraldum^ filios et defcendentes tam ma' fiulos quam feminas in predi&a Civitate noftra Mediola- ni , <b* eìus Ducatu & lurifdi&i-one fungi poffe •> àt fruì $ ac potiri ■omnibus illis privihgiìs -, iuribus , bonoribus > pa» Sii*ì gratUs, immunitatibuS) prerogativis^ exemptionibus, <b* aliis omnibus 5 <qmbus nojlri Cives -veri} legitimique tum privilegiati itfuani naturales Incoie et Originarli prefatff noftre Civìtatis Mediolani uti > & gaudere pojjìnt ; per» inde de fi ipfé D* Smeraldus filli & defcendentes ut fupra «veri & natnrales incoie , et originarti ipfius Civitatis no sire Mediolani Ciwes haBenus per immemorata tempora extitijfent, £t hoc non obftantibus aliquibus iuribus decr<e- tis ,ftatutis )€rdinibus ìl&gibus) et prowiJtQnibus in con- trarium difponentibus , ac aliis fimi li ter difponentibus ìru contrarium quibus omnibus in quantum obviarent 5 4ut ali- ter formam darent in hoc fpecialiter , et exprejfe, ex cer- ta noftra fdenti a, motuq&e proprio , 4st de noftra plenitudi- ne poteftatis derogamus , w derogatum effe volumus,; et- iam fi in eis effent de quibus fpecialem oporuret fieri wen- tionem% ai' fimìlifer etiam fupplentes de >eadem potevate noftra omni defeBui cuiuslibet folemnitatis, que dici poffit in premijfis fuijfe fermanda . Decernentes tamen intentio~ nis noftre effe', quod idem D. Swiraldus filiique ist defeen- dentes fui ut fupra prò honis que habebunt ex huiufmodi civili tate j àt litterh noftris : nequaquam eximantur quo mì"
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minus ad incumbentia oncfd contrìbudnt cutn bis communi
collegio) éf unirnerjìtate & in locis in quibusQ è? ubi an- tea confuewerunt & in futurum debebunt. Mandante* de- nique Magiftris intratarum noftrarutn ducalium , Potè flati, Vicario duodecim Provifionum prefate Urbis noftre Me- dio lani ; efterifque offici alibus & fubditis noflris, & omni- bus ad quos fpeElat & fpeWabit : quatenus has noftras con* ceJJtQ-nis '& Civili tati s lìtteras de cetero perpetuo valituras cbfervent firmiter, et faciant inviolabiliter obfervari ab omnibus, aliquibus in contrarium non attentis , nec con» tra eas aut earum te no rem temptent-, aut tempi are pre* fumant ; prò quanto gratiam nofiram cari pendant , è? fub pena indignationis noftre, in quam ipfo iure incurrijfe in- telligantur , In quorum jìdem & teftimonium prefentes fie- ri iujjimus & regiflrari , noflrique Sigilli imprejjione mu- niri. Datum Papié die duodecima Menfls lunii mille fimo quadringentejjmo fexagejimo primo. Sotto a finifìra Jeggefi in r/reviature come appreso :
Regiftrata ad Officium Provijìonum Ducalium in libro Re* giftri Vi cario rum Ducalium anni prefati in fol. 254. A manritta vedefi l'arme, e il Sigillo del Cancelliere
circondato di ghirlanda ésalloro, e dentro due colli di griffb d'argento in campo azzurro, due leoni rampanti in campo roflò, sbarre a traverfo di argentò > e fìeìj& in mezzo turchina, la fottofcfizione dice : I. Cictìur S. X- Anche nell' Archivio di Santa Croce mi fono av-
venuto a trovare un Breve di Papa Gregorio XIII. {critto Nobili Militi Thoma de Biffolis Goncedefi in e0b Indulgen- za Plenaria ad quinquennium alla Cappella dello Spirito Santo, eh' è padronato de'Biffoli, ed il Breve principia ; Ad augendum cultum &c. Datum Roma, die 2. Decembris i$l9- an. 8. Pontif. ed appunto il fuddetto Tommafo era il Padre del noftro Benedetto. Né io penfo, che farà di- fcaro al leggitore , fé ai fuddetti documenti onorifici del- la Famiglia aggiungo qui quattro lettere inedite di Santa Ca-
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Caterina de' Ricci fótte a Niccolò BirToli Zio del no*
ilio Fondatore > e fono ie fejguemi.: * ■: . I,
*■■ V'-» ■: ' ■ "*- '-■_-_ '*•'•: '\ '. ;'■'<"„ '■.-. ■■■; ■■ "':'ì
^/ /«0.//0 #0#. é* Cdrifs* Nhholo JBijfoli fa Firenze*
Caro fr,fal* t è ricevuto dua fiafchi di fin k & del
Tefcie a vrpnome di che *vi ringro axai che fiete troppo a- morevole, Io mi ricordo di cotinm di voi ci molto defide- rio che fiate femore nella ma di Dio , & eh facciate ? ogni co fa la fua Sta. tpoluntà, el qle priego vi conferai fano & t grati fi fua, & molto mi vi racomdo. Di Frato li 25, di Gien. 15 #7. Vipriego fi tigre* anc.M» Zixabclla delle fuddette co fé
& racemi, axai con dir Ili eh /' ho femore a memta V. few, Cat. d* Ricci
T. S, V. 1/ originale di queila lettera «fiite prefTo il Signor Gae-
tano Lumacjii, ih
Al molto fon. & Garifs* Nitholo Biffoti in Firenze.
Molto hon, & Car, fiiglp fai. ho ricevuta la vra grat.
éf mi difpiach intendere Jiate flato malato , nono prima faputo eoja neffuna > & per effere io occupata nono così pò* tuto fcrivere come farebbe l* ohUgo mio ma no ne pò eh io no <m tengha in continua memoria come vi 0 altre voi-* te prpmejfo, Quanto a qll& eh voi mi dite vorrefii confi* glio di qlltf fiate coflretto di fare. Io vorrei ejfer tale eh *vi deffi buono 4$t hottimo configlio quale voi defiderate. Ma mi trovo inabile per tutti e conti. EJfendo <voi ritenu~ to dalla infermità & medicine ho purghe, & poi dalla fta* gio»
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gione che noi córriamo ne temft the nS font $frofofito,
fé tutte qe occafionifiate ritenuta da fare ii dcfiderato 'viaggio non adendo noi hobbligho: di boto xfe bene havetefat"
to frofofito farrehbe fuffi excufato 4 freffo a Dio, majfime avendo volontà di feguire el viaggio q&do fotrete nq <vtt an- dando gerà in lunga, òM0;'^^'xP^Ì^^^^^.0^Ji$^M$ 've. ne ftiate a me , Vorrei andaffi al vr$ Padre Spirituale Qonff* $$ egli domandaci configlio di qto neghotio > ed io nel me* do che fono nq mancherò di fare farticulare orpe al. 'Stijfi che lo illumini a dartii qui buona & retta cónfiglio che fi accia a Sua Mae fi à àt ne fi aro fare molte orane % tutte ie Monache-, & fiate ficuro che ancca io de fiderò no nuj"eia- te dalla volontà divina che voi defiderate . Mi fa male in- tendere di M. Ljxabella } e di Lexandra del loro male ho fatto ne faro co sì comf io fon» or ne fer (oro pregando Sua •Divina Maeftà vi Penda a tutti f efetta [anità, non fendo quefta fer altro avvoi di cuore mi race» di -Prato il di 17. Aprile 1587 "V fyv.^'t ■,,'; ■..*:,., \ >■<'' ,. ,., j, ,, ;;ì ': ". „\\..\* , ,.,,,■. \\ ' -.,,, >..„,* ■■■'*,
"V''-- "'■ * ':' - - \ '<■'*. '■'., 'ì %' ■' | ) i ■ ' .,;. ■" -t '" k ■ - i . i '"■ ÌÌ '-''■/ !.''t J' *k4* *■* V'VV *i " " à \' '* «
F» 5*. Cater* Ricci in Sa* lV%
Quefla lettera efifte parimente apprcfTo il medefimo Sig,
Gaetano "Lumache cf;:i L- si ; • *, : ijj, • l
^/ JMW** jfo*, & Car. Hicholo Biffali in Fin
Mo/^o hon, & Car, fig, fai. Ho int e fa la morte della
mia Car. fig la Di ano r a della- quale ha avuto grandi'filmo difpacere che lama'vo firettamente, & in vero era ferfona da effer amata pe le fua buone qualità* E f taciuto a fua Divina Bontà tirarla affé, eb* rimunerarla delle fue bua* ne ho fere che lei ha fatto è? bora fi trova di molto bene allamma fua* Beata lei che a eonofeiuto la vanità del Mondo & non figniene attaccato ì Mi increfeie ttxai di voi che \e or et e auto travaglia grande ; Ma fenfo ancora Tom. I. Fart. I O o che
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che voi fiate confforme in tutto quello vi decade alla volontà
divina » che veggiendola voi tanto gravemente patire in tanta grave infermità > era da defiderare che lei ufcijji da tante pene per ripofarfi in quelli Cielefti beni che noi tutti defide fiamo , No fé manchato ne fi manca fare molte orane per l* anima fua particolarmente oggi che è el di della Circuncifione fé ne fa in Inondato acciò che fé lei fuff e de* tenuta dalle pene del furghatorio piaccia al Signore di ri* tirarla a qèlli beni cielefti a fruire & godere Dio che è ogni ben nojlro. Le Monache tutte gli portavano grand affetione & però con maggior fervore fi è fatto orne per lei, NÒ fi mancha di farne ance, per voi preghando el SÌ" gnore vi doni aiuto & confforto in tutte le vre averfith* Et fé bene la Dianora è morta no vorrei che voi ci levaf~ fi tuffetto- per qto che io non mancho ne mancherò come per il paffuto fare or ne per voi & per la Cafa vra & vi prò* WizttO) come altre volte vi ho promejfo di tenervi fempre in memoria nelle or ne cosi some le fono } & ance, voi vi pregho affarne per me che nò di hi fogno nòfendo qa per al" tro avvoi di cuore mi raccodo di Prato el di primo di Qenaro 158^. \ nVli,; ,-, , : wib&fcn ;": oIìy'TVf v<i»? ' ;?.' / - f.\/V.- </,. ■ 9
Vra Affina Se. Cut. de Ricci in 5V V.
Quefta lettera fi conferva originale in cafa del Signor
Gio; Bautta Filippo del Bruno • -'■3 ,,: ,, /■. •; A -(\ k A ..-.. ^ -v,, ,.».,,.; ^\A * U;
,t Al molto Hon,& Car* Micholo Biffo li in Fin
Caro f.faL ho ricevuta la vra grat* & infieme due immagini
della Bampa nuova che ho. havuto charo vederlle & veii ring, axai che fiate troppo amorevole • Idie ven ri fiori per me. Intendo, fiate ì/pratd e a ftretta di pigliar partito di accompagnarvi ; fo & fofar còtinua orfìe per voi che a Dio paccia lafciarne feguirel meglio & com fia fato baro |
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lisi
charo fitperllp ? &4$ hord faro ìdcettdthn che volete > d
Dio pace xr che, fuxt'tale che ne anìexi qllo ddiufv che mor- refti & a 'voi miraccomando Iddio w gdt dì Prato li 8» di Marzo 1588. éf di nuovo hi ringrazio* |
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V. S. Cat, de RicciLS*V*
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Queft* ultima lettera prefTo il Signor Canonico Antom
maria Bifcioni è notata così ; efifte appo C. M> 7t* |
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Sfendo che da* varj Scrittori , che fi fo-
no laudevolrnenre affaticati in porre fot- tóT occhio i Tariffimi pregj della Città di Firenze , fentìamo nominarfi molte fiate la Fede, la Religione , la Carità, e lo Zelo degli antichi Fiorentini , ho io con piacere fovente rifcontrato di quefH criftianì efempli gli autorevoli monumenti, de* qua- li la Città abbonda quanto altra mai. I tre Concilj qui celebrati, i Pontefici refugiati, e protetti ; le cale , e fale per loro alloggio fabbricate fono un beli* argumento del- la Fede Cattolica. E le Chiefe , e gli Altari, é le Bafiliche s fono pure gloriofi documenti della Religione ; ed eterna lode della Carità Verfo de' poveri farà maifempre la erezio- ne dimoiti, ed ampli Spedali » Evvi però in Firenze altra antica pia ilìuftre Fabbrica avente tutt' i foprallodati pregj ; ma perchè ella è quafi invifibile, o fivvero nafeofta , e può anche disfi dagli Scrittori dimenticata, non potendo io efcluderla dalla facra mia Storia , ne imprendo irL. quefta Lezione il ragionamento per ìfcoprire una nuova invenzione della Fiorentina vetufta pietà, la qual le- zione farà per vero dire affai utile, onde accendere in noi la Criftiana carità verfo de* poveri » IL Sul fine della via della Pergola, paffato il canto
alla Catena, nella prima porta entrando a manritta tro- vafi un gruppo di ben diftribuìte cafe , detto Orbatello, luogo antico, che avendo avuto il fuo principio nel 1370- in circa, conta quafi quattrocento anni di un continuo comodo alla Città, come Ofpizìo capace di ricetto a du- gemo doune > dalla miferia ridotte a non avere ne cafa, * r f% s:\ né
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riè tetto» ed ha il pregio ancora di una Chiefa col ti-
tolo di Prioria, dedicata alla Santiflìma Vergine Annun- ziata . E qui premettere mi giova , che all' Aitar Mag- giore di quefta adorai! una Tavola rapprefentante il mi- stero dell* Incarnazione, la quale per eflere opera di Pie- tro Cavallini Romano , uomo di sì rara pietà, che alle Immagini di Gesù* e di Maria fatte ài fua mano con- corfe , e concorre Iddio con miracoli, merita di eflere rimirata come un Santuario , e fupplifce quefta fola alla mancanza di Reliquie , che flon vi fono * Ma perchè quefta Immagine non è tra quelle > che fi nominano dal Vafari nelle Vite de*Pittori, per torre ogni dubbiez- za , ed accrefcere alla medefima venerazione > riporterò le rìfleffioni, che fa fopra di efla il Baldinucci > di Pietro Cavallini parlando, e fono le feguenti >, Dico primiera- „ mente, che io tengo opinione, che quefto buono Arte- „ fìce, per 1' amore, che ei portava a Dio , ed alla fua j, Madre» averte una particolarifiìma divozione al facro- 5, fanto mifterio dell'Incarnazione del Verbo , il traggo „ non pure dal faperfi, che all'Immagine di Gesù, e di „ Maria fatte di fua mano, concorfe , e concorre Iddio „ con miracoli, ma eziandio da una certa rifleffione, che ai io ho fatto, cioè a dire, che di fuo pennello trovanti „ molte Immagini di Maria Vergine Annunziata, con „ che diede occafione ai Pittori di dipignere le moltiflì- „ me , che immediatamente dopo di lui veggonfi eflere „ ftate idipinte > Dico in fecondo luogo, che per la pò- „ ca pratica, che io pofla aver farta coir offervazione 5, dell* opere di lui in Firenze , e in Roma , ardirei di „ potere affermare, che la Città noftra ne pofledefle una ,j di più di quelle, che fi dicono dagli Scritrpri. Quefta », è .1*Immagine di Maria Vergine Annunziata, che fi ve- 4,ride all' Aitar Maggiore dell' Oratorio di Orbatellp in ,> via della Pergpla, fondato dal nobil Cavaliere Mefler »1 NJCQlao.di Iacopo degli Alberti. Vedefi efla pittura , w eh' è fatta a tempera fopra legno, ornata alla Goti- 5, ca , fpartìta in tre fpazi ,• nel maggior di mezzo è efla 3> Vergine fedente Annunziata dall' Angelo , e pe' due „ mi-
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,, minori da j lati S. Antonio, e % Niccolo ; nella man*
ti dorla fopra lo fpazio dì -mezzo -Iddio Padre 9 e nel!' :\ altre, due Proferi , ed il tutto della fteffa maniera di ,, Pietro, -né più, né meno. Il che fuppofto , non ria chi „ dica, che quell' Oratorio apparifce per antica iferizio- ;.*, ne effere flato finito nel-1372. nel qua! tempo, mentre ,, fi voglia mantenere per vero dire , eh' egli aiutarle a ,, Giotto -nell'Opera della Navicella,che fu fatta nel 1298. v Pietro era già all' ultimo del fuo vivere; perchè il -ri- ,, Sponde con affai probabilità, che l'Oratorio finito nel ,,,1372. potè effere flato incominciato molti anni avanti, „ come fegue nella più parte delle fabbriche non affatto „ piccole, e che ì' Alberti fin da quel tempo, che fu in ^, Firenze quefìo -Pittore , che a noi non è noto il quando, ,, -per 1© fcuon concetto, eh* egli avea di fua bontà , e „ per divozione accrefeiutafi in effo verfo quel facrofan- .,, 40 mifterio, per le molte Immagini pur allora da effo ,, dipinte, avendo in animo di fondare detto Oratorio , p ,0 pure avendolo già incominciato, ne voleffc la Tavo- ,, la di mano di tale uomo, per -quando reftaffe 'finito ,,f edilizio. Queflo fi, che è certrffimo, che la Tavola ,, è della fteffa -maniera appunto di tutte 1' altre Hate di- „ £inte «in Firenze da Pietro Cavallini ,, Fin qui l'-of- fervazioni di Filippo Baldinucoi perfuafrffimo , c1icl# quefta Tavola ila di Pietro ; ma non avendoli foprallo- dato Scrittore offervato il 4nillefimo Scritto co' numeri Romani appiè del .quadro, die dice così „ fatto nell* an- „ no MCGCOLXXX-V. quefla notizia viene a diflrug* gere tutto il bel difeorfo del Baldirrueci. lo però pente- rei con due -rifleffioni riipondere a quefta di&ultà > e dubbiezza dell' accennata opinione . Direi adun- que, che queflo milk/imo non cadeffe fopra la Tavola, ma fopra gli ornamenti di cornice, e di colonnette in* dorate fatte dalla divozione di qualche Priore della Chie- fa 5 e Indizio >fare*bbe il teftimonio dell"' oro fteffo af- fai più vivo, e Bello nella Pittura, che non fia nelle cor- nici , effendofi perduta quella maniera d* indorare ufata da' più antichi. In fecondo luogo potrebbefi dire, che nel |
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1485. non fembra eflere fiata dipinta quell'Annunziata,
pofciachè nel Secolo XV. i Pittori aveano acquietato al- tro colorito, e grazie, le quali non fi fcorgono in que- lla , anzi vedefi tutta la maniera di Giotto , voglio dire quelle imperfezioni fcufabili in quei tempi, ne' quali ri- nafceva la Pittura . Onde poniamo ringraziare il Bai- dinucci della bella fcoperta, con pregare il Priore a cu- ftodire con venerazione sì bel tefor©> III. Ora venendo alla fondazione, primieramente di-
rò leggef.fi nell'architrave al di fuori della porta laterale della Chiefa* intagliata in pietra la infcrizione. qui ap« prefib .« QVESTO ORATORIO EECE FARE IL NOBILE CAVALIERE
MESSER NICOL AIO DI IACOPO DEGLI ALBERTI
IN ONORE DI SANTA MARIA ANNVNZIATA NEGLI
ANNI DI CRISTO MCCCLXXH.
Ma perchè in quel fecole la Famiglia- degli Alberti fe-
ce altre opere pie, e grandiofe, debbo avvertire , come i nomi degli Alberti, che le fondarono, fono itati confufì da qualche Scrittore * Onde dandofi a ciafeuno la lode èi ciò, che fecero, dico,- che di Iacopo degli Alberti è la Cappella in Santa Croce dipinta a frefco da Agnolo Cad- di, che inoggi è ridotta ad eflère la Tribuna, e fuo an- cora fu il Coro, eh' era in mezzo alla detta Chiefa ^Niccolò fondò Orbatello, Antonio diede il fuo giardino di Ri- poli chiamato il Paradifo , alle Monache di S. Brigida con cafe, ed orti ; E Iacopo fratello di :Antonio murò 1* Oratorio di S. Maria delle Grazie fopra il Ponte a Ru- baconte, come fi diife nella Lezione duodecima di que- ilo mio libro. IV. Tornando però a Niccolò Cavaliere impiegato
dalla Repubblica in molte Ambafcerie a Pontefici v ed a Principi , come può vederi! e alle Riformagiohi , e nella vita di MefTer Lapo da Cafliglionchio fcritta dal Signore Abate Lorenzo Mehus, convien notare in primo luogo , per quello, che fpetta alla fondazione di Orbate!» |
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lo, come egli fece nell* anno t$i& Tuo tetramente ~m»
gato da $er Domenico da Uzano Cittadino Bolognefe » e Jafciò in elfo pei" dote di qyefta opera fanta le cafe in Cafaggiuolo; Item un Tiratoio $n loco ^etio> a Pinti, Item una cafa in loco detto il Buco , Item due botteghe in Por Santa Maria, Item un poctere fuor di Porta a San Friano a Monticelli in loco detto in Torcicoda ; E qual fotte la mente del Tentatore chiaro apparifee, che volle egli per motivo eli carità provvedere un luogo di rifugio, q fia ricetto a quelle donne , che abbandonate neJP età loro fenile o da' mariti ro da parenti poveri mandereb- bero per le vie mendicando , e però volle, che fi'muraf- fero ivi zoQf piccole ihnze , ciafeuna feparata dall' altra, e tutte infieme cinte di yn* alta muraglia, che le faceflfe libere dal commercio comune della Città, col co- modo di un* Oratorio, chéXper la fua grandezza è piut- tofto una Chiefa , dichiarando nello ftefTo testamento , che T Iufpadronato fofTe negli Alberti, il quale durò fino al 1401, quando per le rivoluzioni della Repubblica di- venuti gli Alberti fofpetti di ribellione, furono efiliati, cioè Antonio, e fuoi fratelli 300. miglia lontano da Fi- renze , otto altri della famiglia da 150, miglia allon- tanati per 30, anni V ed inoltre loro coniifeati tutti i beni s nella quale rigorosa Confifcazione reftarono com- prefe le cafe, e i terreni delle Monache del Paradifo, e tutte T entrate pertinenti ad Orbatello . Alle Monache facilmente la Repubblica rilafeiò quanto aveya loro donato Antonio Aloetti ,■ Ma non così deija fondazione di Nic- colò, avendo la Signoria conceduto per pubblico decreto a' Capitani di Parte Guelfa p iufpatronato ? dominio, ragioni, ed ammijiirtiazione del luogo pio detto Orbatel- lo , ficcome inoggi feguita il Magistrato della Parte ad averne il pofTeiTo, promovendo con zelo V idea del Fon- datore . ■:.-..: '> t JY. Ma a dir vero molto intereiTando alla fìoria qua-
lunque piccola notizia d* un luogo , che non folamente è agli occhi de* Fiorentini nafeofo , ma nelle Storie de* pafìati fecoli è qua fi ignoto, rammenterò qui primiera* men-
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mente Ytifo , che pfàdèavafi già nel 1409. dal Magifìrato
della Parte Guelfa di vifitare proceffionalmente ogni anno Orbatello nella feria della Nunziata, nella quale Bonifazio IX. a detta Chiefa concedette Indulgenza perpetua, come àncora pe* giorni della Natività ) della Purificazione, e dell' All'unta di Maria Vergine ; fi legge altresì in un libro coper- to di alfe nella Cancelleria del medefimò Magiitrato, che la Parte Guelfa avendo decretato di fare la Sagrestia della Chiefa dell' Annunziata ai Servi con la fpefa di fiorini d' oro 500, riell* anno 1459. obbligò la Religione de' Ser- ^iy che in perpetuo due di loro Padri accompagnarTe- 10, e ferviflero i Capitani della Parte, quando dal Tri- bunale partendoli andavano proceffionalmente all' Orato- rio di Orbatello . Trovo poi nominato quefto luogo da Fra Mariano nel fuo trattato "a penna Mìe Chiefe , degli Spedali} e di altri Luoghi Pii di Firenze $ dicendo cosi : lllud iterò 5 quod Orhatellus njtficuj/atur , '/# quo j?'au~ f eretti & Vidutz domo carente? recipuntur, Monfignor Vin- cenzio Borghini appena lo nomina, fcrivertdò a pag,497* ;, Cafaggiuolo gli fegulva allato, e conteneva ti grande, „ e pietofò Spedale degl'Innocenti, la Gniefa di Santa 'S Maria Maddalena di Gèfrello ,■ gli Angioli con Orba- ,, telló ,, È nel Diario del Giamboni vi fi nota ri ai 30; „ di Novembre fefta principale a Santa Maria *ìi Orba- „ telló al Canto alla catena per la Gonfacrazione „ La voce pofeia Orbatello, checché dica taluno venire da Or* ho-, Orbato ) cioè luogo fenza luce, io fon di crédere coi! Anton Maria Salvini , e co i-moderni faggi intendenti dell' etimologie delle Tófcariè dizioni ', che venga dal nome diminutivo? di uno délPa Famiglia degli Alberti» detto Albertello , nóme che poi c-oi-rotto in Orbatello rimafe a quelle lóro càfe . VI. E per farmi a parlare delia Chiefa , eh* è difégno di
Angiolo Gaddi, fulia porta maggiore è da offervarfì una Nunziata dipinta a frefeo, ove leggefl lo fteiib milkiimò 1485. che ravvisammo nella Tavola di Pietro Cavallini , ed eflendo 1* una, e 1*altra pittura anteriore a quel rnifa lefimo, mi confermo nell'opinione , che qualche Prióre "Tom, I. Far. I. Pp rin-
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rinnovale e Porta, ed Altare, ed in queir occafione fcriveflfe
V anno della reftaurazione della Chiefa j dove entrati a man- ritta troveremo un Prefepio con le facce, mani , e v.efU delle figure fatte al naturale , verfo di cui iì Popolo ha gran divozione , ficcome ad un* Immagine della Madon- na , che ita fui gradino della Cappella, che fegue, ove la Tavola,eh'è antica , e gottica, ha trefpazj, veggendofl di- pinto Gesù con in mano l'Alfa, e V Omega , e dai lati S. Andrea, e S. Dionifio. Nella Cappella rimpetto a que- fìa vi è un Crocififlb pofto in mezzo da due Santi dipin- ti pure full* affé all' antica > e fono S, Girolamo, e S. Ca- terina V. e M. VII. E per toccare qualche cofa delle cafe, e loro
recinto , non lafcerò di dire, che vi ha una fola porta, in faccia alla quale trovar! una .ftrada diritta, che fa un bel colpo'di occhio, eflendo tutta felciata,per la quale chi cam- mina trova a manritta in buona fimetria due altre ftrade paralelle, della prima meno lunghe } e meno larghe ,, e querce formano tre ifole di cafamenti, che fi alzano in due piani, falendofi al fecondo per comode fcale, che fo- no in tutte 27. Quefto luogo, che chiamar fi potrebbe un Borgo di Città, è tutto attorniato di buone, e forti mura alte circa 12. bracciale dalla banda della Chiefa evvi altro, ma meno antico cafamento, guardato con più ri- gore j e gelofia, il quale ferve per le fanciulle pericolate , desinato effendo a falvare non meno V onore loro, che la vita delle creature, di cui fono rimafe incinte. Final- mente in profpettiva della porta nel fondo della ftrada principale, vedefi alla parete in chiarofeuro efpreffa a frefeo la converfìone della Samaritana , che frante V 0- neftà di quelle povere o vedove, o vecchie non fembre- rebbe pittura molto apropofìto, tuttavolta io eftimo, che il Pittore abbia voluto alludere in certo modo all' allog- gio , che i Samaritani in queir* oecafione diedero a Gesù Criéo» Onde vado io penfando di quella grande anima di Niccolò degli Alberti, il quale nella fondazione di Or- batello tiene aperte anche inoggi a povere donne 200. cafe? che moltiplicate per anni in circa 400, chi può conv pren*
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prendere il moltiplice quotidiano ae crefcimemo di nuove
laudi, grazie, e corone f ch'egli riceve da Dio incielo in* ricompenfa di fua carità , ed altrettanto fperare dob- biamo noi, fé un fimigHanteefernpiò imitando, a* pove- rini le noftre cafe apriremo. E di quefto luogo ne dia- mo la leguente efattiflima pianta , cavata dal virtuofo Sig, Michele Ciocchi Ingegnere della farte >V'Màéftrtf dell' Accademia del difegno. |
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m^MmM^^mmàÈmm, MB*7brtecAe conduce £tMec^r& . r. T)AUr& duejh^ade •
| ^^\^adacmufa, * |
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I Qbs//t?i?fri?Ch/e U'pianoter ed
1 ; <2&éfe aucdù/enj<?p>t?rleDorme dOhbaCeao ejepy-ajbno ad
uso dcCoTT^rDo/ono dtjFat%'* 1 cudù?. ^dDorteriad'Or'kvt&ll#/fopm< Jktmz€ieleidetto Conferajat; ■ XTngrrefro del Oonfer^>aùprùo è- a X^tfcai&del rriette/ìmo « 1 MJlfos/7i^<2&?i*? hSoprad^ttc J*cmoud^B lÀccà^onoùJlf^facm\
1 menti, | vi<iStarmetta dove d Sacerdote
glieli ctrnrfiwrusfrra - O'fngre/so dcUa Cò/adel*fi<? Priore, H V*/hr£uu Chte/h ejopraco.
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^fAZVO TIZZONI
det comodi -dztie deti&Cq
s&c&mf>vftedttra marù>. hjPoriadclpìfùno terr&rpo.
^J^rtudeipuz^fuperÈori- 3*iScaùxdet rnede/ùrUpiafuJat pixri^iucoric^idodterrono. ^Ilihefìmjòtùo dauctUe inaiamo. 6.Cernimmo- 6lM.uro laterale,*-, ^.Icdzejriacolo coperto conteso
Sotto delpuale&UppzLO & tro- aoioptdèlico-
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g -Q^(i:X]h^Eh^hìi^lCO DI CESTELLO.
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r copiofa materia mi fomminiftra que-
llo venerabile luogo , che per render meno confufo il mio ragionamento , mi perfuado laudevol cofa effere 1* adoperare una carta topografica , ed infiemernente altra cronologica , que- &3l per iitabilire, gli anni certi delle varie vicende , e quella per .qffervare i vafH confini dell* antico Monaftero QOfflprefo già fotto il nome di Ceftello , il quale né* fé coli paflati era aliai grande^ ppft^ che di fua appartenenza erano e il fuolo^ che occupa di prefente il nuo- vo Convento di 3* Silveftro , e quello, fu cui la Compagnia di S. Bernardino da Siena dall'oppofta parte fu fabbricata. Ma per ora tralafciando quelra carta di confini col penderò di ripigliarla dipoi, c in quefta lezione cercheremo in- tanto con le regole cronologiche gli anni delle frequen- ti mutazioni de' fuoi padroni . E facendomi dall' anno 1255. notar fi vuole come nell'Archivio de'Monaci di Ceftello nuovo fi legge , che nel fecolo XIII. era^ quello luogo un Monaftero di Convertite fotto la re- gola di S. Benedetto, la cui fondazione apparifce pri. mieramente dal feguente contratto rammentato ivi fotto la lettera M : Splmms fil. olim Grimaldi, Caffus, & Ghet- tns fratres & Jìlii fui, <vendiderunt Rìnuccio fil, olim la- tabi unam fetiam terre, & ijineam cum domibus fojtt. in fop. S> Fé tri Maioris loco qui dici tur Finti, a 1. curri t ft ra- da Publica > ab occidente & meridie filiorum olim Fazzi 1 Fi- |
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Ptwfi ) éf Benci*venni aurificet , ab oriente e/? terra la*
cphi Baliftrieri , a feptentrione <vero eft Rainerii Corbizzi. Mallevadori Guetus Ribotti Ugnatolus t Orlandinus Sen- zanomis Gotti/redi fil. olim Uguccioni del Pazzo , Bonifa- zius fil* Ruft i ch'ini > éf Ruggerinus fil. qlim Scarpe . Action Fior, prefentibus Ardinghello Baroni s Ardinghelli. Dom. Rodulfo del Puglie fé 5. Kal. Aprilis 1256. Ego D avanza- ta s fil- Rote:, e confeguente a. quello contratto fi venne alla fabbrica del Convento, che trovali ivi pure notata in altro inftrumento come appretto; 1257. X. Howern- bris, Cum Rinuccius fil. olim lacobi emerit q. petium terre i$' *vinee cum domibus pofitis in pop. S* Tetri Maioris lo- co qui dicirur Pinti > caufa edificandi domum religiofam in honorem Dei, & ibi iam inceptum à? conftruBum fit edifi- cium>■ & habitatio quedam, & morentur ibi Domine $ qtte mocantur Repentute feu Convertite , que iam in numero 32. in<veniuntur , ist prediBus tre deus fé Deo piacere ex hoc , $* njolens di Bum locum effe exemptum oh omni iurìfdiBio* ne .& correBione Epifcopi Fior. <veì alterine eorum^ & e- tiam Abatum , Priorum, & omnium aliorum, fecit & erdi- namt Ubaldum del Prette , & Arrigum Baldovini Cimes Fior, prefenies,, & recipientes , ut prefentent fé prò eo co- ram Domino Cardinali Bianco'.., & eius iurisdiBioni & pro- teBioni fufponant diBum locum, feu edificium. ABum Fior, prefente Uguccione fil. olim Buonacorfi del Bene X. Noq;. 1257. Ego Donas Gianni Index : ed alla ftefla lettera.. M , fi trova un codicillo dello fteflb Rinuccio Fon- datore, che dice come fegue:; Rinuccius fil. olim lacobi fecis mdiciUum i in quo re li qui t prò remedio anime fuè quindecim ftaiora ter. Dominabus Repentutìs 5. Martii 1161. Ego Donus Gianni Index. II. Da quelti sì belli documenti nafce l'evidenza del
tempo, nel quale principiò il Monaftero delle noftre Convertite, ciò, che dovevafi dimoftrare in primo luogo; ma parlando ora ad altre vetufte , e pregevoli notizie riguardanti le medefime Monache, torneremo all'Archi- vio dei Monaci, cui dobbiamo grado di quefti, ed altri autorevoli monumenti dell'antichità. Preflò di eflì però m r>b ;.'.?'. Z) A .v.y.w' V •.. ' . , />(! \ì{i\ * ■■ tro- |
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trovai! un documento vantaggioso a quefte Suore f é glo-
riole) a'Monaci di Badia, ed è una memoria di D. Ar- rigo di Niccolò daCalenzanó Benedettino, uomo di gran Santità , il quale fiorì fui principia del fecola XIV. Neil* Archivio adunque di Cefrello al libro fegnato M parlandoli de* Pirizochèri del Terz* Ordine di San Francefco , i quali ne* primi anni della fondazione di quéfto luogo delie Convertite n'erano gli Amminiftra- tori, e Governatori, viene con lode nominato il fuddetto Monaco j cui i Pinzocheri raccomandano la direzione fpiriruale delle Donne dette le Ripentute alla porta a Pin- ti, né in quello Codice folo è commendata la {ingoiare pietà del detto D, Arrigo, avvengachè in una Bolla del Car« din. Gio: Gaetano Orfini fi rammentino di quefto Vene- rabile Monaco altre fue virtù Apoftoliche, e la detta Bol- la è riportata dal Sig. Ma imi al Tomo V. de*fuoi Sigilli, -IH. Ma facendo ritorno alle noftre Monache y dir
fi vuole, che affai poco durò 1* efenzione del Monafterò dalla giurisdizione del Vefcovo Fiorentino., che dal Fon- datore efprefTamente era proibita nel fuo teftamento: imperciocché al libro fopraccitato leggeri come fe- gue „ 28. di Luglio 1319, Antonio VefeovoPiorenti- ,, no con il confenfo de*fuoi Canonici unifee% incorpo- „ ra, e fottopone il Monafterò di Santa Maria Maddaìe- „, ria delle Convertite a Pinti a quello di Santa Maria M. di Crispino Diocefi di Faenza dell' Ordine Vallombro- ,, fano, augnandone la correzione, e foprantendenza « ali* Abate di detto Mona#ero. Ego Benediflus Magìflri „ Martini luàex „ Ma fé queft* unione piacele alia Repub- blica Fiorentina, facilmente fi può ravvifare da una Provvi- fione de* Sigg. fatta due anni dopo, e che pure fi conferva nel medefimolibro? e dice così,, 13 zu la Repubblica conce- „ de ai Monaci di S. Salvadore di Settimo il Monafterò „ delle Convertite a Pinti 6 col feguente Decreto : Trio* 5, res, Artium, Voj/uli, & Com. Fior. & Vexillifer lufti* tie Geriti? Gucci de Ghibertif , celebrato partito, datai et e onceJfa fuit licentia Re<v. Andre e Abbati Monafterii 5V Salvatori* de Sep. intrandì, & pojfejfionem corporalem ac^ cipendi Mon. & loci DD. S. M. Magd, de Convertiti;, in quo
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quo Ah. nomine fa' 'vice DD. $. Donati de Tur fi ius fa' do -
miniuvn balere pretendit , fatavo iure Communi: Fior* Ego Gherardus FU. q. Filippi de Campi ,> Ed a veduta di ta- le ordinazione mi giova credere, che i Monaci di Cri- fpino fofpettando un poco gradimento de' Fiorentini in vedergli intrufi nel Monaftero di altro dominio » prevenir» fero appunto il colpo con rinunziarne il governo alla Ba- defTa di S. Donato a Torri un anno innanzi per lo fru- mento, che fegue ■ 31. lanuarii 13 21. Ser. Rujlicus Not. olim. Moranducci Sindacus fa' Frocurator Domini Ioannis Abbatis Monajierii de Crifpino} conjìderans quod Abbatijfa fa' Montale s S. Donati de Tur ri Ordini s Cijlercienjis lau- dabiliter Deo famulantur , fa' ibidem ciget Or do fa' oh- fercantia regularis fa' quod Monajlerium S* Marie Mag- natene de Concertitis ad prefatum Monajlerium Crifpnipie- no iure fettine* , eiufque Abbatijfa fa Moniales poterunt illud in melius reformare , fa' obfercantiam dirigere regularem, ha* hit a licentia Capituli Ecclejìe Fiorentine cacanti s , nec non Domini Ioannis Abbatis totius Ordinis Vallumb. libere donacit dicium Monajlerium S* Marie Magdalene Fresby tero loanni Rettori S. Marie de Collebarucci recipienti prò Domina Angiola Abbatijfa Monajierii S. Donati pre* ditti . Attum Fior, prefentibus Uberto q* Landi de Albi zzi* fa' Naldo fiU olim Tuccini Roggerii de Belli ni s de Spu- gnole . Ego Gante JìL olim Domini Bonacenture de^ Florent. ; ed in concorrenza di due così contrarie dona- zioni fatte una dalla Repubblica, e altra dall'Abate di Crifpino, potevafi ragionevolmente temere di gravi di- fturbi, fé le Monache di S. Donato non facevano la., dinunzia di fue ragioni all'Abate di Settimo, il quale non avea tardato a metter/i in pofTefTo de'favori della Repubblica, trovandoli al libro G nel fuddetto Archivio a pag. 18. come nel 1322. ai 24. di Maggio le Monache di S. Lucia di Montifoni avendo venduto Cafe, e Be- ni per 1250, fiorini a Don Andrea Abate di Settimo per carta rogata da Ser Barone Aliotti da Signa, i denari della vendita erano flati aflìcurati dal detto Abate fui Mo* »aitero delle Convenite a Piati, doye pofeia quelle Mo« na*
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nache con licenza del Capitolo Fiorentino kóè vacante
pattarono ad abitare, trasferite dallo fteffo D. Andrea . IV. Né pottb tralafciare di riportare qui intera la ri-
nunzia fopraccennatà , che fecero ai Monaci di Settimo le Monache di S. Donato, lufingandomi, che ettendo car- ta, la quale illuftra il fin qui detto, benché alquanto lun- ga, tuttavolta farà agli ftudiofi dell* antiche Scrittu- re gratiffirna , ed è come appretto ; 1323, 27, Ianua- ni Domina Eugenia Ahbùtiffa & Monialet Mònafte- rii S. Donati inter Turrpì FlorV Dìecefts Ord>fa' Regu- le Ciftercienfis in Ecclejia S. Donati frediiii> eXfofuerunt •> quod Dominus Antoni us B. M. Epifcopus' Fior. Monafterh Crefpini Ord. Vallombrof. de confenfu Captali Bcclejle Fior. Monafterium S. Marie Magdalene y quod 'vulgo di" citur Monafterium de Concertitis dona*btt & nnimity ut conftàt per inftrtiwen.tum $er Benedici Mag. Martini Ho* tarli Domimi Epifcopi fùb anno 1 3 19. die t$s lulii. Et quod Abbai%'ffa & Capitulum Monafterii S. Donati de Tur* ri hahuérunj; è? habent hodie Monafterium S* Marie Magda* lene prò tifido & nomine donationis faB.e # $er JLufticà Morafjducci Notarlo $ind. ty procuratorio nomine Ab" batis .<& Capi-tuli $. Marie de Crifpino , fuper'hòc a Val" l umbro fané Abbate ?fuò cui ut correBione pte diBum Monafte* rium extitit rogante $er Caute -Domini Bóna'venture èm 132 1. 25. Novembri f, £f quod adprediBa invenitur rati'* ficatio £r~ fipprobatìo Capi tuli Fior, fede vacante, ut con" fiat per inflrumentum $er Benedilli Mag. Martini , & quod Abbatiffa $. Donati prediBi de con/enfi* Capituìi ist Con.njentus fini Monafterii mi ftp ad ftandum in di ciò Mòna" fterió S- Marie Magdatene, i$ ibidem in di*vinis fervi eà* dum feptem Sòrores Monafterii $. Donati que prof effe fuerant Regulam Ciftèrcìenfcm, Et quod per rationabiles càufits mùltum expedit., quod prefatnm Monafterium S.Md" rie Magdalene cuffl omnibus fuif iuribus , & pertinentiis ìtrevocabìliier $* Inter vì'yoè donetur , ùniatur•, & fuppom èatur Abbati & Capitulo $. Salivatoris de Septìmo, Ab- batiffà & Montales S- Donati donant diBo Dominò Àndree Abbati & Mònacis de Septìmo y Monafterium $• Marie- Ma- |
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Magdalene \ éf diBe Montale•/ pomìfferunt Aliati Andree
ferfetuo iBam donationem firmam balere et non contrafa- fere fui frena mille fior, aureorum, é" diBe Moniales fece- tnnt Vrocuratorem D. Bernardum Monachum de Septimo ad fonendum nomine diBi Monafterii in tenutam & corpora- le™ ^offeffionem diBi Monaflery $\ Marie Magdalene cut» bac condiBione » quod Ablatijfa fa' Moni ale s S* Marie Ma- gdalene teneantur recepare Ahlatijfam i$ Moniales S> Donati, quando contigerit <> quod yroper guerras noru fojfent fecure morari in Monafterio S- Donati deTurre &c* die io. Maii i%i%. Dominus Bernardus Sind. & Frocura- tor MonaBeriì S. Donati mifit in foffeffìonem D* Abbatem Andream de Settimo , & Moniales $. Marie Magdalene ratificaverunt diBam foffefftonem • Ego Ugolinus mocatus Ghinnuccius olim Ser Rimbaldini de Fior, rog* IV. E già divenuti i Monaci di Settimo padroni del Mona-
fiero di Santa Maria Maddalena» penfarono a fard un Ofpi- zio (opra una porzione del vallo terreno di quelle Mona- che} e fé io non fono forte ingannato, è quel Palazzo» che ancora efiite ài buona architettura lungo la yitu, contiguo al Monaftero di S. Silveilro. Ed un ofpizioera più che neceffario a quelli Monaci in Città» poiché dal- ia Repubblica adoperati eflendo in cariche ragguardevo- li , richiedeva!) il loro perfonale fervizio in Firenze. La Signoria avea raccomandato ai Monaci diSettimo la cura del fuo Sigillo giuria il Signor Manni Libro L de' Sigilli ; al- lora quando Meffer Carlo di Amelia Foteftà di Firenze Jì fuggì di quefta Città col Jtgillo dell1 Ercole del Comu- ne noftro. Dell' Abate Cillercienfe era la pregevole cari- ca di limofiniere della Repubblica , ed un Monaco di quell'Ordine foleva eiTere Camarlingo del Pubblico» co- me fu D. Martino nominato tra molti nelle Rifor- magioni , come fegue : D. Martinus Ordini s CiBercien* fis de Settimo Ufficiali* j/er Due ale m JLxccllentiam De* jtutatus fu^er expndendis in fortificai ione, àf* wunitione CaBri de Signa> & in laloreriis , & in fortelitiis diBi Qsfirì » cuius officii fumffit initium die gt Novembri> Tom. L Pare I. Qjj 1316. |
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1316* & durami ttfyue ad dietn 25» Menjts Àngufit 1327»
exyendit lihras 8903. fot. 17. <&* <&#. 9* Siccome vi fu un altro celebre Converfa per nome Fra Bartolo nel i$$u fpedito dai Fiorentini a Ferrara col carattere di Camar- lingo per isborfare a Martino della Scala il prezzo pat- tuito per la compra di,Lucca , di fuo Cartello chiamato l'Augufta, della Terra di Pietra Santa-j e di quella di Barga pel prezzo di fiorini d'oro 550. mila ,come appa- re alle Rifoimagioni lib. 25. pag. 85. all'anno 1341-, e nell'Archivio di Ceftelloalla lettera L trovai! di tale com- pra il contratto . Durarono adunque, in queito ofpizio i Monaci fino all'arino 1442. quando le Monache con Bolla di Eugenio IV. furono trasferite a S. Donato in Polverofa, come vedremo parlando poi di tal Venerabil Monaftero. Ma fé quelle Monache dal Papa coftrette ad ufcirne follerò di quel primo Iftituto di Penitenti, io dubito di nò, perchè Niccolò Baccetti nel Libro IV. Hiftoriit Se$timian<z dice del Monaftero di Pinti così: //- lue S* Donati Montale* Mobiles famin& immigra'verant. uè fembra credibile, che fi voleflero unire le Convertite al Monaftero di S. Donato, che tutto in quei tempi era pieno di Vergini Sacre e Gentildonne. Quefto paffaggio, che lafciò i Monaci in pieno libero pofleflb di un ampio Convento, fu maneggiato dal Cardinal Branda Cartiglio- ne , e dall' Abate Timoteo de* Ricci, perfone di molto credito preffo* Papa Eugenio, dal quale ottennero Bolla in virtù della quale i Ciftercienfì diventarono liberi pa- droni di quefto Monaftero. Ma perchè pochi anni in- nanzi a quefto acquitìo l'Abbazia dì Settimo era parlata in Commenda , qui non mi farà aferitto ad impropria digreffione quella > che io brevemente fo circa di quella vicenda, la quale per altro non fu fvantaggiofa ai Mo* mei • Il Commendatario fu Domenico Capranica Car- dinale di Santa Croce in Gerufaiemme , Sommo Peniten- ziere , ed Arcivefcovo di Fermo Uomo di fanta vita > e di prudenza (ingoiare > il quale giurìa le memorie di Ce- fteilo governò dal 133C?. fino al 1341. nel qual anno in cir-
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circa dopo avere con la fpefa di 5000. feudi di oro reftaurato
il Monaitero, accrefeiute V entrate della Badia, e ricuperati più poderi già alienati, con generofa rinunzia dichiarò un Monaco Abate aiìbluto, come più divifatamerite dice una cartella di marmo porta alla facciata di fuori a canto della Porta della Chiefa inoggi detta della Santa > nella quale lapida leggefì a caratteri molto abbreviati così : |
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Memorie Reverendi/fimi Tdtris Dominici de Capranica
Romani , tituli $a3e Crucis inTerujalem •> Presbiteri Car- dinalìs birmani , Summique Venitenpiary . Mie habens Mo~ nafterium Sentimi in Commendami plurima èf di'verfa pre* dia ab eodem Monafterio diftrà&a 5 fua impenfa Fior. V. millia auri j $& ultra >>eius ftudio recuperata, multaque de no<vo empta 9 Abbati) ac Monacis^quibus numero copio/o fub re~ guìari pbjerrantia in eo iti&ituit > f#a Ubér'alitate con" cefftt 5 ex quo di<vinus cultus plurimum 0,dauBm eft * Hoc- que Ciflercienfe, aliudque de Bonfolfltio , que quafi in col- làpfum céjferdnt, fumme <pr& ipfa éb/ermantia^referman* da > & ttugenda necejfario il li uniri, & alter um de finn Fé fu lane Diecejìs iure que ri procuravi t. DeceffitRome, 1458. *&Y 14. Aug* prò tuius Anime falute femper. exora* f*è obligamur, u\ ; ifoio3no$- mn&é\ mmtìm^ ìlj> &n ■ m^ iì ìl . *&£s J /.*■■'. k" | i-r *A %.## | $, ■■ ■-\f*~-ì ■'['-■• pt .-"■ & 4 ■ '• . i'i'4 pi .■■• --<■ * ■ , ■■ ■■-.- ■■ •■:' - , .....<'■? ■ ■ i ■ , -,f ,.,*,
E quefta obbligazione fi olTerva dai gratiflìmi Monaci
ih cigni anno dopo la fefta di S. Bernardo, con cele- brar per 1' Anima del Cardinale un Anniverfario . V1. Ritornando ora noi là, donde eravamo partiti *
dobbiamo cónfiderare, che ufeìte ditqui le Monache ^ M. pensò dai Ciitercienfi ad un nuovo iedifizio di chiefa, « di chioftri con giardini, che fu principiato dal iMonaco Don Antonio Brilli nel 1479. e che riufeì uno de'mag- fiori, e più comodi Monalterj di Firenze,avendo contri*
uito alla fpefa i più ricchi, ed amorevoli Cittadini, i nomi de* quali, come io trovo nel regiftro di Ceftello, non polfo qui tralafciare di annoverare, e fono Agnolo del Tovaglia, Giannozzo Pucci, Domenico Rucellai, Cario Attivami* Filippo Nerli, Antonio Corfini, Luca ^^gli |
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Albizzi, Giovanni la copi» Lorenzo Gaetani, Michele
Strozzi, e Giovan Batiita Bracci . Molti Gentiluomini quivi concorrevano ad un divoto ritiro, e la Compagnia di S. Benedetto Bianco in tutte le fette dopo i Vefpri pattava in quefti orti , e falvatico a trattenerli in fante conferenze di fpirito, tramezzate dal canto di facre lau- di; e quello comodo ai Fiorentini durò fino al 1628. anno dell* ultima , e gloriofa vicenda di luogo così me- morabile , la cui vaghezza, e comodità fu motivo a Pa- pa Urbano Vili, d'introdurvi le Monache di Santa Maria degli Angioli , ove avea egli due fue Nipoti Suor Maria Innocenzia > e Suor Maria Grazia figlie di Don Carlo Barberini fuo fratello . Mollò adunque il Papa dal tene- ro affetto verfo le Nipoti, e dalla bellezza di Ceftello , determinò di provvedere le Monache di quefto magnifico Convento . Ma prima, che vediamo la conclufione di ta- le ftrepitofo paiTaggio, debbo io raccontare la origine del Monaftero di Santa Maria degli Angioli , che talvolta leggo addimandato ne* codici Santa Maria del Tomolo » il quale fu edificato in uno fìrèttiflimo angolo della Città alla Porta, a S. Friano . Vi. Nel darneTanno certo della fondazione non con-
vengono gli Scrittori, bensì concordi fono in quattro punti molto gloriofì al Monaftero. Il primo è, che fia effo il più antico di Monache Carmelitane in Firenze, anzi qualche Autore avanza queito vanto fino a volerlo il primo in tutta 1? Italia. Secondo,è il prodigiofo accre- f imento di Sacre Vergini in que'primi tempi j annove- randofene infieme fino, a 80. facrate. Per terzo contafi la ftima > che di effe faceva la Venefabil Suor Maria Bar gnefi del Terz' Ordine Domenicano, che volle eflere ivi fepolta per un codicillo al fuo teftamento rogato da Ser Ce fare Galletti /otto Udì 24. di Maggio del 15 77. Il quar- to finalmente èia Vita, e Morte di S. Maria Maddalena deJ Pazzi in quefto Convento. Che fé allo fplendor e de* privilegi sì grandi vogliamo unire qualche lume del principio di que- fto Monaftero., di lui dirò quello, che fcrivono il Rondinella pra Marfilio Ronconi / e il Si^, Dom. M.Manni. Il Ron- co- |
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coni dice in quefta guifa ,» Il Monaftero di Santa Ma-
„ ria degli Angioli di Borgo S. Friano ebbe principio jj intorno all'anno 1460. in una cafa a tale effetto „ comprata dal Padre Fra Niccolò Siciliano Carmelita- 5, no Uomo di Santa vita, il quale nel primo giorno di 5j Maggio del detto anno diede l'abito a molte Gentil- j, donne Fiorentine fotto il titolo di Carmelitane OfTer- 3) vanti, e la prima fu Maria Lifa Vedova , e Donna 5) già di Niccolo Serragli, flette quel nuovo Convento 5, fotto il governo di detto Padre fino all' anno 1466. 5, nel quale egli pattando all' altra vita venne a cadere 3, fotto P Ordinario „ Ma miglior memoria di quefta fondazione lafcic il Rondinelli „ L'anno 1450. ( dice ) 3, quattro Nobili Donne Fiorentine , cioè Innocenzia 3, Bartoli Vedova, Sara Lapaccini Vedova, e fua Figlia 3, Lena , e Anna Davanzali chiefero l'abito del Carmi* ,, ne al Provinciale di Tofcana, eh' era allora Fra Inno- 4t cenzio, e Priore del Carmine Fra Biagio, e l'otten- 3, nero il dì dell'Affama di Noitra Signora , nel qua! j, giorno una certa Veneranda Matrona chiamata Ma- si ria Andrea Bonarli fpirata da Dio per maggior corno» 3, do di quelle Suore, loro fece donazione di una fua il cafa pofta nel popolo di S. Friano, che perciò in me* 3j1 moria dei due fegnalati favori in quel giorno di tan- 3,s ta feria, vollero eflere chiamate le Monache di Santa 5, Maria degli Angioli. Crefciute poi di numero 1* anno s> 1479* correndo il 29. di fua fondazione, Fra Crifto- „ fano Martignoni allora Generale dell'Ordine Carme- j, lutano folennemente nel Carmine diede loro io Sca- sai pul are , e di poi nell'anno, 14S2. effendo fotto la Cu* 33 ra di Fra Barrolommeo Maeftro in Teologia, e Pro- „ vinciale in Tofcana ebbe principio in quefto Monaftc* 53 ro la claufura. Stettero fotto il governo di quelli Pa* 3, dri fino all'anno 1520. che da Leone X- furono affé* 33 gnate all' ubbidienza dell'Ordinario. „ VII. Nel libro poi Vili, de* Sigilli , fi fa P appreflb
racconto cavato dalle memorie a penna dell'Abate Don Ignazio Signorini Ciftercienfe „ Cdtcllo nuovo fu fonda* 35 IO
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„ to nel 14^6. da quattro femmine * Innocenzia Bartoli,
,v SaraLapacdni, Maddalena Tua figliuola , ed Anna Da- $ vangati, le quali a divozione della Vergine di Monte ,, Carmelo da Fra Innoeenzio Provinciale de3 Carmelita- 5, ni il giorno dell' AiTunzione della Vergine ricevettero sv 1' abito nella Chiefadel Carmine, e fé ne ftayano nel- ,-, le loro proprie cafe viyendo religiofamente ; ma poi la „ detta Innocenzia dubitando, -che lo ilare nelle cafe pro- iV prie non Cagiona fi e tepidita nel fervizio di Dio yol- y) le unirli con -due altre Mattea Chellìni, e Rofa di ,, Filippo 1 e fi ritirarono in una cafà datagli da Maria „ Andrea Bonarli donna di gran bontà, é quivi fi riduf* 4; fero fino al numero di il. dovecchè allargarti! con al- ,, tre cafe vicine fecero un Monaftero intitolato S. Ma. 5, ria degli Angioli , egli fu dato la regola dai Padri Car* j*} melitani, e durarono fino ai tempo di JLeone X. che ^ le mille al governo dei Preti, e Pio V. confermò con f) Bolla il decreto di Lpone, e crefeendo in buona opi* >, nione di fan ti' ti ì ed olferyanza fi andarono fempre al* » largando neVeonjfini, accrefeendò il Monaftero fino al f, numero di ;8ó.. *,, Vi farebbe eziandio dd. riportare una Cronica di Fra Ciovanni d* Antonio da Firenze Carme* Htano , il quale" fei-^è idi queiìo Monaftero dall'anno di fua fondazione fino al'jr 5 io, ma nulla dicendo di più delle fopra riferitecofei piuttpito diremo alcunchédell'aggiunta fatta a quefta; Cronica da 0® anonimo astore , nella qua- le leggefirefi e Leone Cartoli ni governatore del Monafte- ro ottenéfre da pja$a Fio |V> l*-apprpyazione delle coiti- turioni di ,quefto:Monaftero fottofc.dtrfe dal /Santo Cardi- nale Carlo B&vmmgo, fi del medefimo Pontefice fofiero do- no moire infierii Reliquie? *cne a Aio luogo rammentere- mo. Di CregorioIGll. !(ì fa ivi menzione, come conce- dette loro I' indulgènza Plenaria nella Doménica delle Palme, enei S. Natale .,oltre il dono di altre Reliquie mandate alla Chitfà. Vi fono alcuni «cordi de*fegnala- tifiìmi faybri fatti da Urbano VIIL che nel decorno della ftoria noi riferiremo* Ma ciòcche non fi deve qui frala- fciaie, fi eh memoria gloriofà, che trovali del Prete "Vin* cen»
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ni
cenzio Puccini Governatore del Monaftero per moiri an-
ni , e Confeflòre di S. Maria Maddalena de* Pazzi, ed egli fu quello che diede principio al procedo di detta Santa. Vili. E da quelle pregevoli memorie pausando a par- lare de1 molteplici accidenti, onde nacque il gloriofo paf- faggio delle noftre Monache dalla Porta a S. Friano alla via di Pinti, notar fi vuole, che nei 161 3* era feguita la elezione al Pontificato di Urbano Vili, il quale avendo s come fi è detto , in quefto Monaflero due Nipoti religio- fe, voleva egli ampliare loro 1* abitazione, e ridurla su, maggior comodità, e tanto più perchè crefeiuto il nume- ro delle Monache dal concorfo della primaria nobiltà a chiedere l'abito iacro , anguitiflìmo erafi refo il Con- vento. Quando nel 1618. ritornato di Spagna, ove era fiato Legato a latere il Cardinale Francefco Barberini Ni- pote del Papa, pafsò per Firenze a {aiutarele fue forelle, e confiderato avendo, che il monaftero* per effer voltato a tramontana, e per la vicinanza del fiume, era di non molta buona aria, non gli parve bene impiegarvi, e da- naro, e diligenza veruna, e fapendo la fegreta intenzio- ne del Papa , giudicò a propofito di trasferire le Mona- che al Convento di Ceftello alla porta a Pinti, il quale oltre T eMere grande, e bello, ancora partecipava delia buona temperie dell' aria Fiefolana . Lo volle adunque dai Monaci per iftima di 50. mila feudi aflegnando loro il luogo di quelle Monache, e di più rinunziando ad efli per ricompenfa la Badia di Spineto, tenuta allora in Com«* menda dal Cardinale, ed altri beni vicini a Vecchio del Mugello i eh* erano già di Alexandre Barbadori Zio di Urbano, ed inoltre ebbero in contanti 30. mila feudi. Onde con ifcambievole fodisfazione ftabilite così le cofe9 ildì 8. di Settembre del 1628, fu il giorno deftinato per la partenza delle Monache dal vecchio loro Convento traf- ferendofi alla porta a Pinti, ripartite in diverfe carroz* ze , ed accompagnate dalle Granduchefle Donna Maria Maddalena d'Auftria, e Madama Criftina di Lorena con le primarie Dame 4i Firenze , Ebbero la confolazionc di vi-
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3 il
vifitare la Satitiflima Nunziata -, e dopo aver effe Mona-
che contempla ro a lungo quel volto miracolofo, col me* defimo corteggio pacarono al nuovo Monastero. Ma po- co godettero le Nipoti del Papa 1* amenità di quello luo- go , effondo irate con alcune altre Suore chiamate a Ro- ma dal Pontefice per fondarvi un Monaftero, ed ancora per levarle di qui in occasione della guerra , che allora bolliva nella Corte di Roma , e poi feoppiò nel 1642. conrra i Medici, ed altri Principi Collegati. Volle il Gran- duca trovarfi all' uscita delle fuddette Monache dal Mo- naftero, le quali partirono il dì 4. di Marzo del 163S. fotto la guida di Monfignor della Robbia Ve/covo di Fie- fole «letto dal Papa per accompagnarle fino a Roma , e S, Ai le fece Servire nel viaggio per 4a Tofcana a fue fpe- fe , e con tutti gli onori di Nipoti del Pontefice, il qua- le gradì tanto quefte attenzioni éi fua Altezza , che nei 2. di Aprile arriyò in Firenze Prelato fpedito dal Papa di compiile coi Granduca, e ringraziarlo degli onori u- fati alle Nipoti, come fcriffe il terzoni ne* fuoi Ricordi. Le Monache c|ie andarono a Roma, furono Suor Grazia Nipote della Santa, Suor Innocenzia, e Suor Grazia Bar- berini Nipoti del Papa, e figliuole di D. Carlo Generale di S. Chieda, Suor Francesca del Giocondo, Suor Terefa Rafponi, Suor Minima Strozzi, Suor Angelica Pazzi No- vizia , Suor Maria Puccini, Suor Caterina Lenzi , e Suor Fede dei Piano Gonverfa , ma di oueite ajcune fi refti- tuirono a Firenze nel i6q®* IX. 4 per fine ritornando alle prime antiche Mo-
nache abitanti in quefto Monastero, mi fi conceda no- tare, donde la Porta della Città loro contigua, già ncli* antico detta Porta Fiefolana , pofeia fi chiama (Te Porta a Pinti, che così fu addimandata dalle eafe, chJ ivi intorno e- ranvi de'pentiti vocabolo, che abbi*eviato, e corrotto, li cambiò in Pinti. Né femorar può cofa ftrana a chi ben fa il coftume de* Fiorentini di accorciare le voci. Chia- Hiavafi adunque Porta de* Pentiti , in quelìa guifa, che le altre Porte d«Ìla Città prendevano la denominazione da qual*
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qualche vicina Chiefa: ma pofcia principio/fi a dire Porta
a Pinti, e quefto lume lo debbo all'* Archivio di Céftello tante fiate da noi nominato > ove al libro fegnato G. pag, 25. trovafi un inftrumento di donazione , che fa Fra Za- nobi di Ricco degli Albizzi ai Monaci cji Settimo di ter- ra pofta alla Porta a Pinti alias detta dei Tentiti, E vi farebbe ancora da illuftrare un dubbio riguardante la Chiefa antica di S. Maria Maddalena di Céftello, cioè a dire, fé una , o due foffero le Chiefe di tale denomina- zione in quefto quartiere di S» Croce, anzi in quella via detta di Pinti ; Conciofiacofachè preffò i fudde^ti Mona- ci dì Céftello alla lettera E agli anni 131?,, e 1322* trovafi un Bartolommeo Ughi , e Conforti padroni di Oratorio, Cafa , e Chioftro focto il titolo di S. Maria Maddalena in loco diflo nodello chiamando a* confini lo Spedale di S. Paolo a Pinti nel popolo di S. Michele in Bisdomini, le quali porticolarità non concordano punto colle notizie della fondazione della Chiefa da noi divifata in quefta lezione. Ma porti in pace il leggitore, fé lo {chiarimento di sì grave dubbio, fi differifcefda noi al Tom% V. dove ragionando della Congrega Maggiore de* Preti difamineremo T accennata cartapecora dell* Archivio di Céftello. ? |
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Tom. L Far. T. Rf LE-
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L E Z IO NE XXV.
DELLA CHIESA DI SANTA MARIA MADDALENA
DE* PAZZI,
PETTA NELL'ANTICO DI CESTELLO.
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El dì 2. di Aprile del r$5& nacque la
Santa Bambina da Cammillo di Gerì de'Pazzi, e da Maria di Lorenzo Buon- delmonti , cui nel facro fonte fu im- porlo il nome di Caterina , che mutato pofcia in Lucrezia nel prendere , che |
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la Santa fece il Sagramento della Crefi-
ma, trovafi con quefto nome chiamata fino all' età di 16. anni in tutte le Scritture, maflìme nelle molte, che con- fervano le Monache di Si Giovannino in via di S. Gallo, dove per anni fei in circa, ma interrotti, Ella ville in edu- cazione. Nel 1582. 1. Dicembre velli l'abito religioso nel Monaitero ài Santa Maria degli Angioli, chiaman- doti Suor Maria Maddalena, ove con fomma allegrezza fece la fua profeflìone a* 27. di Maggio del 1584.6 dopo 24. anni di Religione pienifiìmi di eroiche virtù, nell'an- no quarantunesimo di fua età morì a* 2p di Maggio del 1607. giorno di venerdì. Per tutta la notte il fuo Corpo flet- te collocato nel capitolo afperfo di fiori ,.,fino alla mattina feguente del 26. che fu portato nella Chiefa efteriore con tale concorfo de* Fiorentini, che appena ballarono le mol- te guardie a falvarlo dalla popolare avidità di rapirne qual- che reliquia. Verfo la fera chiufa con iitento la Chiefa , fi veftì quel puriifimo Corpo d'abito di fera del colore, che ufa il Monaitero, e così vertito fenza eflere fparato, né imbalfamato, fi accomodò in una calla di legno, e fu depositato fotto terra dietro l'Aitar Maggiore. IL Né
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II. Né qui difdice tra molti prodigj di quel giorno
accennare un (ingoiare avvenimento * che offervò > e depo- fe con fuo giuramento il Padre Claudio Siripando Gefui- ta rimafo in Chiefa con poche pedone , per fare 1* ulti- mo ufìzio della fepolrura . Mentre egli quel Sacro Cor- po con molta divozione flava attentamente rimirando, lo vide in un iftante con fua ammirazione muover la tefta, e voltar la faccia dall' altra banda, fenza che da, veruno foffe flato tocco il cataletto, © fatta altra cofa, che po- tette aver cagionato tal effetto^ {j avvide però egli di avere al fuo fianco un giovane > il quale era dì vitau licenzio^ , e difloluta , che arditamente era entrato , per vedere il volto di quella Vergine sì gelofa di fua purità, onde il detto padre giudica * che fua Di- vina Maefìà non voleflè , che quell* angelico volto foife rimirato da un ; occhio impudico , e però iru prefenza di quel lafcivo avéffe operato il miracolo. Anzi lo fletto Giovane nel veder tal cofa atterrito , e confufo credendo , che quanto avea fatto la Santa Vergi- ne, 1' aveffe fatto per colpa fuà, pentito della pattata vi- ta promife a Dio, alla Santa, ed ai circoltami una pron- ta emendazione. »1 IH. Era già pattato un anno dal dì della fua fe-
poltura , quando fcopertofi il luogo * dove era flato col- locato il Corpo , ettere umidiffimo; poiché vicino vi ca- deva l'acqua delle gronde della Chiefa, fi dimandò licenza all' Arcivefcovo per trasferirlo altrove. Fu adunque difoc- termo j ed aperta la catta, comparve il Corpo incorrot- to , e con maggiore ftupore delle Monache j perchè fu trovata non folamente la vefte affai bagnata, ma la pez- zuola , che copriva il volto, fracida in maniera , che an- dava in pezzi ♦ Dalle Religiofe fu riveflita di nuovo abito di feta , e collocata in catta , e luogo più decente, ed oltre itm odore fuaviflimo che fpiravano le carni ^ cominciaror no quelle a gemere un odoratiflìmo liquore fimile air o* lio, e durò ad ufcjre per 12. anni con tanta copia i che cmolti drappi di quefto liquore bagnati, e diftribuiti alle perfone divote operarono grazie fenza numero, le qual^ -; I ' , Rr z uni- |
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unite ad un novero di altri fcrepitofi miracoli, {limolaro-
no molti Principi a procurarne dal Pontefice la Beatifica- zione. Ed Urbano Vili, dopo avere difaminati i Proceffi , e ventilata con rigore la loro, validità , commoflb dalla fantità della Vita, e dall'abbondevolezza de* miracoli di queira Serafina del Carmelo, nel dì 18. di Maggio del 1626, per un fuo Breve la dichiarò Beata. Ed un annunzio più gradito non potea venire alle Monache» quindi delibera- rono per foddÌ3fare alla divozione del popolo, far una fplen- didìffima feria per 8. giorni nell' anguita lor Chiefa, ma per renderla più nobile, e vaga che fofle poflìbiie, fu con ingegnofo difegno accomodata nella volta una trafparen- te tela % dove vedeanfi dipinti Angioli fopra nuvole, e fplcndori, che al rifleflfo di ben ordinati lumi facevano una gloria di Paradifo» collocarono al di fotto il Corpo della Beata in un* Urna di criftallo, e fopra di efTa la di lei Immagine. Ai 24. di Maggio fi cominciarono i primi folenni Vefpri con grandiffirno concorfo, e con fommo applaufo , e giubbilo di tutti i Cittadini , e fpecialmente della Sereniffima Cafa de''Mediei divotiffima di queitìu Beata ntm testi m m m,b% mm& ah •■ IV. Ma fé vaga fu quefta feria, fopra ogni estimazio-
ne fu forpaffata dall'apparato'per'là Canonizzazione otte- nuta dalla gloriofa memoria di Papa Clemente IX. con Bolla de' 28. di Aprile del 1669. E le Monache già traf- ferite al magnifico Convento in Pinti, nella Chiefa affai più ampia ebbero il comodo di aprire un belliifimo tea- tro per così folenne fefta , che io trovo defcritta in un Diario della libreria del Magliabechi come appreifo,, La „ Domenica del dì 2. di Giugno fi fece una folenniffima „ proceffione con loitendardo, effigiatovi V immagine'di %% S.; Maria Maddalena mandato di Roma da Papa Clemèn- 9) te IX. che però in detto giorno fu portato in procef- a, ifione. detto Stendardo, appiè del quale erano i Parenti |p più ftretti della Sanca9 ita.3 quali vi fu il Canonico Paz- j,s zi : fi principiò la proceffione dalla Chiefa del Carmine, ,, e venne da Santa Monaca al canto alla Cuculia 9 fino «alla-colonna di San Felice in piazza, di qui per via -utu sv- ". ' ,) Mag- |
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„ Maggio fempre feguitando (ino al canto des Carnefec-
,j chi detto al Centauro, e diritto fino a via de* Martelli, 5, poi appiè di via del Cocomero alla volta di via de* Te- „ Saldi , e per la via de* Servi alla SS. Nunziata , di „ dove voltando fotto la loggia degl* Innocenti per via » Laura, detta anche via della Colonna , arrivò alla Chie- „ fa della Santa . Arrivato che fu lo Stendardo alla Por* ,, ta di detta Chiefa , fu accompagnato dentro con tor- ,> ce accefe in mano dal Granduca, e dal Card. Leopol- » do, che Tafpettavano in cafa de* Sigg. Conti Bemivo- 5, gli. La Chiefa era riccamente apparata con gran quan- », tità di lumi , fu cantato in Mufìca il Tedeum , e la ?> Meffa, alla quale affiiterono tutte querce Altezze fotto >, il trono col Magiftrato Supremo, e con tutti gli altri. „ Stette efpoito il corpo della Santa per otto giorni > ne* 3> quaLi furono fatti belHffimi panegirici, fìccome in cia- ?» fcun giorno fu cantata la Mefla, e il Vefpro in mufica» j> Il Sereniamo Granduca, e tutti gli altri Principi fu- ), rona ogni mattina a vifitare il Santo Corpo, e la Chie- si fa era continuamente piena di popolo , non folo della 5, Città, ma di tutti i luoghi circonvicini, e lontani. In :3>..queito tempo S. D. M. fi compiacque operare gran nu- 3, mero di miracoli. Furono fatti per tre fere fuochi di a, allegrezza, e luminate per la Città, e fu la piazza di S» 3> Ctoce fi fecero fuochi artifiziati fopra il carro , eh* è „ folito bruciare il Sabato Santo fulla piazza di S. Gio: ,, Quella relazione però eflendo mancante di molte ragguar- devoli circoltanze fuppliremo noi con altre notizie regi- strate ne* libri di Ricordanze del Monaltero, ed in primo luogo fi dirà , che Architettore ne fu Baldaflar Francefchi- ni,nominato il Volterrano. E benché il difegno dell* O* pera aveflfe tutte le proporzioni infegnate dall'arte, l'Ar- chitetto tardi oflervò, che 1* ornamento inferiore dell' Ur- na tutto lavorato a oro, impediva difotro in fu la vifta del facro Corpo alla moltitudine de* divoti aitanti . Né fer- vendo il tempo per rimediare al difetto, egli rimifealla Santa il confolare l'avido, e divoto occhio del popolo,, di cui molte per vero dire furono le pie doglianze di non ,> ' „ pò-
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poter rimirare il caro oggetto della loro divozione ; Quan-
do il Venerabile Dtpofito da fé ftefTo s'innalzò voltando là faccia verfo la porta a confolazione de' Fedeli , e ciò dagli Ecclcfiaftici, dai Magistrati, dai Senatori, e dai Ca- valieri affilienti fu creduto , ed affermato per miracolo. Terminato il folenniflìmo Ottavario fu riporta 1* Urna dell'adorabil reforo {otto l'Altare della Cappella della famiglia de* Nafi, dove flette fino, che compiuta fu la maeftofa Cappella maggiore nel 16^5. con ingegnofifllma „ architettura di Ciro Ferri, difeepolo di Pietro da Corto- na, il di cui modello fu efegvko da. Pier Francefco Sil- vani , il quale fece di fuo difegno il bel pavimento di pie- tre nobili ? e la cupola della medefima » e il lanternino. Ve- dell la Cappella arricchita di diverfi preziofi marmi > di vaghi medaglioni di metallo, di ben difpofte dorature , e di molti altri adornamenti, che fi pofiono piuttofto am- mirare con la yiita, che fpiegarfi in ifcrittura, Vi fono tre Tavole di eccellendomi Pittori5 una grande full'Altare, che è di Cito Ferri » fe altre due laterali fono del Giordano ; Due ftatue di marmo di Carrara alte più del naturale fece il Montanti ; rirnafe le due dirimpetto imperfette, ed alzando pofcia gli occhi in alto fcopriarno un Paradifo, che a dir vero tale è la cupola dipinta a frefco da Pier Dandini 1 Ha egli in quella rapprefentata la Gloria de* Sartti in Cielo, dove fono effigiati Gesù, e Maria con la Santa nelle loro braccia, e nel più alto graziofiflìmi Angioli , vedonfi alcuni gruppi di Santi, e di Sante intorno così acconciamente difpofti j che non meno del colotho è Jodatiffima la invenzione , Jadifpofizione, ed attitudine di tutte le figure, Quivi a- dunquefu trasferito ai 31. di Maggio dei 1685 il glo- jiofo, e fempre incorrotto Corpo della Santa» e perchè dì così fojenne ragguardevole traslazione da tutti applau- dita fi diedero alle itampe in divoti, ed eleganti compo- nimenti minuriflìme notizie, ad effe io mi rimetto • Prima però di abbandonare totalmente il dolce ragionare di quefta Santa % rammentar €1 svuole alquante circostanze del- la prima traslazione, che fi fece di quello miracolofo corpo dall' antico Convento al nuovo di Ceffello , ne *o me- |
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meglio fi poflbno raccontare, che riportando quanto fcrif-
fe ¥ Autore della Cronica ali* anno 1628. come appreffò „ La fera de* 6. Dicembre fi cavò il Corpo di S. Maria „ Maddalena in una Cafsa di Crilitallo inclufo, qual' e- „ ra coperta di una coltre di drappo riccamente ornato, „ e la collocarono in mezzo alla Chiefa con ceri, e alle „ 24. ore , venne Monfignor Nunzio con i fuoì Auditori , j, e Cancellieri , Monsignor Vicario, il Prepofto, V Arci- ,, prete, ed altri Canonaci Fiorentini col Sig* Antonio Ma- „ galotti Canonico di S. Pietro di Roma , e 4. Senatori, „ alla prefenza de'quali fi aprì la Cafsa» dai Cancellieri 3, diligentemente fu rogato V atto , e ferrata di bel nuovo „ la Gaffa, fu confegnata a Monfignor Nunzio h chiave. „ Per le io. ore della notte feguente furono invitati aU j, cuni Sacerdoti, e Sigg. per accompagnare il Beato Cor- 5, pò al Monaftero nuovo , e ali* ora deftinata comparve* j) ro fino al num. di 50. facendo ciafcuno a gara di ri- „ portare il Sacro Depofito. Si accrebbe per la ftrada il „ numero delle perfone in modo, che quando fi giunfe al 5, Monaftero di Pinti, erano più di cento perfone con „ torce accefe, e colà arrivati collocarono V Arca in un 3, Oratorio a tal fine preparato , e fatto da tutti alquan- „ to di orazione fu figillata la porta dai miniftri della „ Nunziatura,, V. E paffando finalmente ai pregj della Chiefa »
nobil corona facienti alla Cappella maggiore, entreremo primièramente nella Cappella detta de*Neri, che fi tro- va a manritta preiio la prima porta lungo la via ,, Fu „ quefta, giufta il Cinelli, fatta fare da Mefier Neri di „ Neri Fi fico di onorata nominanza ,e Medico del Sere- „ niflìmo Ferdinando I. e di tutta la Sereniffima Cafa, e ,, fu uno dei due Medici eletti da tutto il Collegio, ac* „ ciocché il Ricettario dell'Arte fua, come fece, cor- „ reggelfe . La fua intenzione era di dedicare queft* Ora- ,, torio a S. Filippo Neri da lui creduto fuo parente, av* „ vengachè Iacopo di Neri Padre di MelTerNeri, eftima- ,, vafi, che forfè cugino diS. Filippo Neri .La Cappella poi » non fu altrimenti dedicata a queito Santo perche premen- „ do
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j, do al Neri di veder finita la fabbrica» e ritardandoli la
,3 Canonizzazione di S.Filippo, mutato penderò, ai Santi 3, Nereo, ed Achilleo dedicoìla, la quale poi fu finita da 3, Aleffandro di Neri, e nella Tavola ^ eh'è di mano del „ Paflìgnano, vi è di detti Santi il Martino effigiato. La s, Cappella poi è tutta dipinta a frefeo dal famofo Poccet- ,, ti) che quivi ha fu pera to fé iìefib „ Ma alle dette notizie mi piace aggiungerne dell'altre . Ella fu murata ab anti- quo dalla Famiglia del Giglio, che la dedicò alla Inco- ronazione della Santiflìma Vergine, come in un libro co- perto di alfe in Cesello alla pag. 270. „ Ricordo quefto „ dì 9. Dicembre 1505. Il Monaftero ha fatto un obbli- „ go con Maria Marietta figlia, ed Erede di Tommafo „ di Gio: del Giglio, e per ki con gli Efecutori delTe- „ ftamento dì detto Tommafo, i quali hanno murato u- j, na Cappella con tavola dell'Incoronazione di Nofìra s, Donna, la qual Cappella è polla in fui Chioitro pri^ „ mo dinanzi alla Chiefa dì Ceftello in fu la via di 5, Pinti, ed allato alla Compagnia di S. Bernardino , gli „ eredi di detto Tommafo l'hanno a mantenere, e noi ,~, Fratijìamo tenuti a ufiziarla per averci donato i det- ,) ti Efecutori 150. Ducati d'oro, i quali fi fono fpefl 5, per la compra di un fito ad ufo di fornaio polio fo- „ pra il Monartero di Celtello, e vi fono altri obblighi „ per contratto, che rogò Ser Mariotto di Girolamo di j, Tingo ,, e di quella famiglia fé bene fi olferva, tro- vai! anche inoggi l'arme fua fopra la porta rimpefto al- l'Altare della Cappella /leifa . Pofcia fi adunava ivi la Compagnia de* Lombardi , che di qua partendo paf- sò prima alla Chi e fa di S.Piero del Murrone in via^. di S. Gallo, prefentemente delJe Monache di S. Giovane nino, dal qual luogo detti Fratelli andarono a S. Mi- niato tra le Torri, e finalmente con licenza del Gran- duca Cofimo II. nel 1616. fi itabilirono nell* Ora- torio vecchio di Or S. Michele oggi detto S. Carlo. Ma tornando alle pitture a frefeo del Poccetti , che_, il Cinelli accenna in generale, e meritano particolar ricordanza, mi piace qui notare, che nelle pareti la- te* |
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terali ali* Altare vedefi a man finiftra il Battemmo dei
due Santi Martiri dato loro da S« Pietro, a manritta de* medefimi il martino dell' eculep veggendofi in tutte due le Tavole figure acconciamente difpoiìe di colorito viviffi- mo .La Volta è una gloria del Paradifo, ove fonovi in nume- rabili figure piene di grazia, e di bellezza, Nelle muraglie verfo la ftrada il fudd. lavorò alcuni quadri rapprefentan- ti la vita di S. Filippo Neri, e verfo il Monastero altri", che rapprefentano la vita di S. Bernardo Abate . L'Al- tare è ricco di marmi prezipfi, e nel pavimento vi è \i* na gran lapida con iscrizione in mempria dell' ultimo re* fìauratore di quella Cappella, f dice come fegue ; b. o, m.
^ jjj f ■* NEREO NERIO MEDICO
AC. PHILOSOPHO CELEBERRIMO
ti: ET AMPLISSIMIS HONORIBVS IN PATRIA « PERFVNCTO FILII MOERENTES •
POSVERE AN. DOM, MDLXXXXVI1L,
Ufcendo poi dalla Cappella fi entra nel Cortile » eh' è
fatto col difegno di Giuliano da S. Gallo di ordine Io- nico, e tale, che Giorgio Vafari non finifee di lodar le colonne per la vaga foggia del capitello, oflervandofi in elfo la rivolta, che girando cafea fino al collarino, do- ve finifee, avendo fotto la fufarola fatto un fregio alto il terzo del diametro della colonna. L'Architetto imitò un capitello di marmo antichiflìmo trovato nelle rovine di Fiefole , eh* è flato fommamente tenuto in pregio. Sulla porta della Chiefa dipinta a frefeo dal Poccetti ve- dati una Maddalena Penitente, che una volta era la Ti- tolare della Chiefa. A man finiftra della ftefla porta evvi quella lapida pofta dai Monaci in lode del Cardinale Do- menico Capranica, e già da noi considerata. VI. Entrando in Chiefa a manrirta nella Cappella
de* Baldefi frovafi una bellifTima tavola fatta da Carlo Por* .Tom. I. Tart. L Ss tei- ' |
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felli detto Carlo da Loro della famiglia della Bordel-
la nota nella Chiefa Fiorentina, e in effa dipinfe egli il martirio di Santo Romolo, dove degna da offervarn* è una donna, che cavata la fecchia dal pozzo avendo attinta I* acquaj della quale poche gocce avea negato al Santo, la ritrova piena di fanguc con fuo jftupore, e di tutti i circoftanti, quefta Cappella Giuliano, e Giovambatifta di Raffaello Baldefi la comprarono da Maria PugliefI, e come leggeri in un libro di loro Ricordanze, la tavola coftò i%6. piaffre. Segue la Cappella de'Canneri) o fia de* Guardi del Cane , nella quale è una Nunziata dipinta da Sandro Botticelli: Più oltre è la Cappella degli laco- pi, inoggi del Senator Pucci > ove di mano di Loren- zo di Credi è dipinta una belliflìma Vergine con S. Giu- liano e S. Niccolò fatta con molta induftria , ed è la migliore opera, che abbia fatto Lorenzo. Viene poi la Cappella dei Romena parlata al Cavalier Roffi, la cui ta- vola dice il Cinelli eflere di Iacopo da Póntormo > effi- giata elferido in effa la Vergine Santiffima col figliuolo in braccio, S. Giovambatifta, S. Piero, S*Matteo, S. Paolo, Santa Caterina, e S. Bernardo , che fcrive, ed appiè dell' altare avvi lapida con epitaffio, che daremo fui fine . La quinta Cappella è de*Pepi, eravi qui una Natività di Gri- ffo del Ghirlandaio, che nella mutazione de'Monaci fpa- ij , e da quefta banda pende alla parete un gran quadro rapprefentante S, Luigi Gonzaga in Gloria , effigiato daA- tanafio Bimbacci, ma avendo alquanto patito le figure, furo* no diligentemente ritoccate da Agofcino Veracini nei 1749. all'ultimo Altare avvi un Grocififfo di legno fatto da Bernardo Buontalenti > e la Cappella è dei Conti Bardi. A mano finiftra ripigliando dalla porta, la prima Cap- pella è dei Cavalcanti con tavola di Cofimo RofTelli, Che dipinfe Maria, Santa Maria Maddalena, S. Francefco e alcuni Angioli con tanto amore, e diligenza che poco differente è la miniatura . La feconda era della famiglia del Giglio, ovevedefi 1*Incoronazione di Maria con mol- ta copia di figure condotte colla folita mirabile fua diligenza dal Beato Giovanni Angelico Domenicano; A can-
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ili
canto a quefta vi è la Cappella de* Tórnabuoni, eretta da
Niccolò Torriàbuoni Vefeovo di Borgo S. Sepolcro^ e fcrittore della ftoria delie guerre tra* Cattolici, ed U- gonotti, quivi ammirali una Vifitazione principiata da Domenico del Ghirlandaio, e terminata da David , e Be- nedetto fooi fratelli, eh* è lodata per il colorito, e di- ligente maniera , particolarmente per la viva efpreflìo- ne dell* umiltà , che apparisce nel volto delia Vergine. Alla quarta evvi di legno un S. Baftiano frecciato, ed ai lati dipinfe due Santi RafFaellin del Garbo. La quin- ta Cappella ha una tavola del Puiigo, che dipinfe Ma- ria , e alcuni Santi, per ultima feguendo quella de* Nafi, ove fece il Gavalier Francefco Curradi la Beata Maria Mad- dalena de* Pazzi, che riceve il velo da Maria, e dall' uno, ìe dall'altro lato di pinfe due virtù rapprefentanti la Carità Vie la Verginità della Beata. Allato a quefta Cappella vedefi in alto l'Organo, in adornamento del quale fi dipinge attualmente un tendone da Gio: Batifta Qiprìani difec- polo del bravo Ignazio Hoxford Pittóre , che da noi fi rammenterà fempre con lode, qualunque volta c'incon- treremo ad oflervare le fù^ parecchie opere fatte nelle Chiefe Fiorentine, ■■ . VII. Sono in quefta Chiefa le apprefTo lapide fepol-
crali, veggendofi all' ingreflb della Chiefa quella delle Mo- nache dell'Arcangelo Raffaello, più in fu feguendo la fteflfa linea trovafi lapida di Maria Maddalena de' Pazzi moglie di Carlo Bonfi , e quella del Cavalier Vincenzio Piazza in mezzo a due altre, una effondo di Settimio Falconieri Canonico, e Governatore del Monastero , 1* altra di Monfignor Giulio del Riccio Canonico, e Vica- rio Generale di Monfignore Arcivcfcovo Gaetano Incon- tri . Alcune fono nelle Cappelle come di Pier Matteo Maggi Urbinate nella Cappella de' Cavalcanti, del Conte Carlo Bardi nella Cappella fua del Crocififlb,- e dei Gui- ducci nella Cappella del Giglio, la famiglia Bentivogli oltre un marmo fepolcrale appiè dell'Altare di S. Ba^ iiiano, ha nelle pareti alcune lapide in memoria d'Il- luftri fuoi defunti. Sopra la porta in un bel marmo Jeg- Ss z cefi
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gefi una ifcrizione in lode del Card. Francefco Barberini
autore della mutazione del Monàftero? ed alla parete a man finiftra entrando in Chiefa un'altra affai.bella alla memoria di Lodovico Arrighetti Canonico divoriflìmo della Santa j le quali jfcrizioni riporteremo fui fine di quetta Lezione. Recandoci ora da confiderare la fof- fitta, la quale benché affai baffa, tuttavolta dalla diligen- za di Iacopo iChiaviftelli Uomo di grande eccellenza , ed induftria in queftò genere, molto proporzionata appari- fce . Avendo egli coir aiuto di Marc1 Antonio Molinai'! 4 detto il Lombardino, rapprefentatQ in effa alcuni pilaftri con varj ornamenti, che rigirano tutta la Chiefa, e fo- pra un adorno cornicione, che foftiene la volta aperta in tre luoghi, veggendofi nell* apertura di mezzo la Santa in gloria condotta da Maria avanti la Santini ma Trinità; Sotto la foffitta ricorrono intorno a tutta la Chiefa qua- dri rapprefentanti molti miracoli della Santa, due dei quali fono dipinti da Cofimo Ulivelii, di cui fono anco- ra le due Figure la Carità ed Umiltà dipinte a frefeo dalle bande dell' arco della Cupola, e di quelto Artefice fono le pitture nella ftanza del veftimento. Vili. Il Monaftero non oftante che foffe molto ma-
gnifico e bello, nulladimerio tini 1627. ai 24. di Luglio fu per comodo delie Monache ampliato con affai di fplen- didezza dalia liberalità di Papa Urbano Vili, col difegno di Luigi Arrigueci Architetto , e Gentiluomo di Firenze, riferrandovi con altre cafe un nobil principio di fabbri* ca, che in fui difegno di D. Giovanni de* Medici , era tìeftinato per ricetto di un'accademia; Ed in memoria di tanti benefizj ricevuti da quello Papa, e dalla Cafa ifua, le Monache pofero un Epitaffio intagliato in marmo nella parete del Convento per di fuori incontro alla via della Colonna con belliffima arme de' Barberini. E qui fommariamente noteremo i benefizj, che da queito gran Pontefice ricevettero le Monache , oltre la fegnalatiSìma grazia del nuovo Monafrero , e di avere egli Beatificato Santa Maria Maddalena de' Pazzi. Mei 163 2. ai 6. di Agofto Con fuo Breve conferma loro tutte le Indulgenze deJ fuoi an-
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Anreceflbri, e ne concede delle nuove, nel 1633. ai 5.. di
Giugno con altro Breve fa l'Aitar Maggiore privilegiato per le Anime delle Religione, é de' loro benefattori. Neil* anno feguente ai 27. di Gennaio per ringraziamento del dito avuto della Beata manda loro una Croce di argento con un pezzetto del legno della Santa Cioce, .la qual Croce è retta da due Angioli, con la fua bafe di argen- to pafta fopra un piede di ebano , vedendoli nei lati la Relìquia di Santa Maria Maddalena Penitente , e della Beata Maria Maddalena Martire Giapponefe, rimafovi un ovatino vuoto per dare comodo di porvi una Reliquia, di S. Maria Maddalena de' Pazzi) flccome mandò una Tavo- la grande, nella quale erano dipinte le tre fuddette San- te . Donò altresì due calTettine di criitallo con dentro le tette di S. Giulio, e di S. Geminiano MM. e finalmen- te nel 1640. fi compiacque di reftituire al Convento quat- tro delle Monache chiamate a Roma , traile quali ritornò Suor Maria Grazia de' Pazzi, e la Vea. Suor Maria Mi- nima degli Strozzi. IX. Nel Capitolo vedonfi dipinti con lodatiflìma ma-
niera alcuni Santi da Pietro Perugino rinomato maeftro in quell'arte. Nel Refettorio dipinfero Randellino del Garbo, ed altri eccellenti Pittori j ma per elTere in Clau- fura non occorre qui defcrivere tali pitture, che non fo- no più permeffe ai noftri oc£hi. Ci folTe almeno concef- fo di vedere il preziofo Depofìto, che conferva!! nel Mo- naftero dell' incorrotto Corpo della Venerabile Suor Ma- ria Bsgnefi del Terz'Ordine Domenicano, 1'Epitaffio che leggeri fopra la fua tomba è il feguente : HIC IACET CORPVS VEN. SORORIS MARIAE
DE BAGNBSIIS III. ORD1NIS SANCTI DOMINICI VITAE
HONESTATE ET MORVM PROBITATE INTEGERRIMAE
QYAE VIXIT AN. 6l. OBI1T AVTJiM V. KAL.
IVNII MDLXXVII.
MONIALES SANCTAE MARIAE ANGELORVM . . . POSVERVNT AN. SAI. MDLXXXXI. E ve-
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E venendo alte più ijluilri ({emìoni ci faremo da*
quella di Papa JJrfcaflo Vili, la quale ita alla Parete dei Monastero incontro alla via della Colonna, VRBANO VITI. PONTIF. MAX,.
QVI MONASTERIVM HOC IX ANGVSTIORI LOCO
IN AMPLIOREM FORMA.M
^eVLTVMQVl MELIOREM SVLS 1MPENSIS RESTITVIT
ET CAROLO BARBERINO 1RETHI DVCi
E'IVS FRATRI GERMANO
ET SANCISCO S. R. E. CARDINALI .VICECANCELLARIO
ATQVE TADDEO PRAEFECTO VKBIS
CAROLI ffl.4 VRBAN.I NEPOTT.
(OiVI TANTA PIETATUS AVSPLCIA SECYTI
IDEM .MONAST,
MVITIS PRAESIBIIS BENEFICIORVM COMMVNlVÉRVNf
AETERNVM GRATI ANIMI MONVMENTVM
VIRGINES SAN CTI MONI AL E,S
JP-ft
InChkfafopra là porta per di dentro legger!..
D* O. M,
TRÀNCISC© CARDINALI BARBERINO S. |>. E. VICECANCEÌXARIG
QVOD VIRGINIBVS DEO ET B.EATAE VIRGINI
ANGELORVM SACRIS
.EX VICO S. JRTDIANI HVMUI ANGVSTOQVE LOCO TRANSLATIS
EMERIT ATQVE AMPLIAVERIT
HOC CAENOBIVM
VT APTIORE PARTHENONE CONSTRVCTQ
INROCENTIA. ET MARTA GRATIA IPSIVS SORORES
CAETERAEQiVE DIVINAE MAIESTATI FAMVXARENTVR
ÌEAEDEM MONIALES BENEFICENTISSIMO LARGITORI
'. P. P. AN. MDCXXXVIU.
E la ifcrizione, chequi fegue comporta dal Chiariflimo Sig.
Proporlo Gori , leggefi incifa in lapida fepolcrale nel pa-
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i -.iimi ;____;_______~—-.....-________:_____... .
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3*7
pavimento per memoria delle Monache del nobil Con-
vento dell' Arcangiolo RaiFaello > le quali per indulto Imperiale) e col confenfo del Monaftero dovranno qui ef- fere Seppellite. SACRAE VIRGINES FRANCISCI ORD.
SVB TVTELA S. ARCHANGELI RAPHAELIS
E SVIS ANTIQVIS SEDIBVS TN ALIAS PVELLARVM
S. CATHARINAE TRANSDVCTAE
SEPVLCRO HOC QVO CAREBANT PRECARIO ACCEPTO
SVB PATROCINIO S. MARIAE MAGDALENAE DE PACTIIS
OSSA SVA TVTA REQVIE IN EO TVMVLANDA REGIO PERMISSV
OBTINVERVNT AN. MDCCLII
Alla parete a mano manca nell'entrare trovafi altra lapi-
da } eh* è un elogio del Canonico Fiorentino Luigi Arri- ghetti : D. 0. M.
LVDOVICO ARRIGHETTO PATRIT10 ET CANONICO FLOR,
MORVM SVAVITATE VITAE PROBITATE AC SOLERTIA SPECTABILI
QVI DELATVM SIBt HVIVS REGIMEN MONASTERO
SVMMA AEQVE PlETATE AC DILIGENTIA CVRAVIT
SACRIS VIRGINIBVS AD VIRTVTVM CVLMEN
PROPERANTIBVS
VERBO PARITKR ET EXEMPLO PRAELVXIT
DOMESTICIS GERENDIS NEGOCIIS SEDVLVS ADFVIT
DEMVM VITA PIE FVNCTVS
QVOD EI SVMMOPERE IN VOTIS FVERAT
PROPE B. MARIAE MAGDALENAE SEPVLCRVM
DEPOSITVS
AD CENSORIVM DIEM CVM EADEM SANCTA VIRGINE
REVIVISCERE EXPECTAT
V ID. SEXT. AN/SAL. MDCXXXVII AET. SVAE L
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Nel-
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3*8
Nella Cappella de'Cavalcanti in marmo quella breve
ifcrizione : D. O. M.
PETRVS MATTHEVS MAGIVS PATRICIVS VRBINAS
S1BI SVISQyE P. C,
1 ÀN> SAJL, CIDIQCCX, In mezzo al pavimento dell'Aitar maggiore
VINCENTIO PIAZZA VIRTVTE AC
NOBILITATE PRAECLARO
MVLTIS ITALIAE PRINCIPIBVS
OB SVAM APVD EOS EGREGIE
COLLOCATAM OPERAM CARISSIMO
SERENISSIMI M. E. D, CONSVLTAE AVDITORI SVPREMO
AETATE AN. LXXX, DIE XIL KAL. SEPT. MDCXXL. OBIIT
EQVES PETRVS PIAZZA EX DIGNO FILIO
DJGNISS. NJEP,
PROPRIA OSSA CONIVNXIT
DIE XXVIII. MAH AN. MDCLXXIX
OPTIMO SVO ATQVE DILECTO FRATRI
EQVES CBRISTOPHORVS PIAZZA MONf MENTVM. POSVIT
Alla Cappella del Cro.cìfiflfo de* Bardi nel pavimento .
P, O, M,
CAROLO BARDI EX COMITIBVS VERNII
COMITIS PETRI FILIO
VIRO PIETATE MORVM INTEGRITATE
IVSTITIA AFFABILITATE
MENTIS ANIMIQVE DOTIBVS ORNATISSIMO
QVI TAMQVAM PATER POPVLVM SVVM
FAMIS TEMPORE SVBLEVAVIT
VIXIT AN. LXIII. OBIIT AN. S. MDCLXXXXVII.
III. NON. SEXT1LES
FRANCISCVS M, PETRVS ABBAS
PANDVLPHVS FILtI MOESTISSIMI
PATRI BENEMERENTI SIBI SVISQVE P- ?•
Alla
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3*P
Alla Cappella di S. Bajfciano pure nel pavimento il feguen-
te Epitaffio: |
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SACELLVM ET SEPVLCRVM
COMITIS PROSPERI DE BENTIVOLI5 BONONIENSIS ET SVORVM
AN, SAI,. MDCXEVIp Alla Cappella de* Nafi :
IVLIO PEL RICCIO CANONICO ET VIC GENERALI FIOR.
L V. D.
MORVM INTEGRITATE COMITATE CANDORE,
SVAVISSMO'
PIETATIS BENEFICENTIAE , MODESTIAE STVDIOSISSlMO
AEQVI RECTIQVE VINDICI ACERRIMO
PROPOSITI TENACISSIMO LABORIS TQLERANTISSIMQ
INGENII PROFVNDITATE FACILITATE SOLERTIA
PRAESTANTISSIMO
IVRIS SCIENTI A MVLTIPLICI DOCTRINA
EGREGIIS ARTIBVS INSTRVCTISSIMO
QVI VIXIT AN. XLVÌI DIES XXIX
OBIIT NON. MARTII AN. MDCCL
SENATOR X.EONARPVS ET FIIJPPVS FRATRES
MOESTISSIMI POSVERE
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Nella quarta Cappella a manritta ewi nel pavimento ili
lapida moderna queft* Epitaffio : |
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Tom, LI art, h Tt D. O. M
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3I<>
D O. M.
ANTONIO ROFFIA PATRICIO FLOR. IN EQVESTRI ORDINE
S. STEPHANI BAJVL- NICOLAI BAIVL. FILIO c ANTONI! BQV, NEPOTI ANIMI FORTlTVDINE MORVM CANDORE ET SVAVITATE CONSILIO PRVDENTIA SPECTANDO ARCHITECTVRAE LAVDE PRAECLARO DE CIVIBVS OPT. MERfTO VOLATERANA ET PISCIENSI PRAETVRA PROBE FVNCTO VIXIT AN. LXVII OBIIT PRIDIE ID. MART. AN. SAL. cibiDCcxxvm IOANNES FRANCISCVS PHILIPPVS EQVITES ET HQRATIVS F1LII PATRI DÉSIDERÀTISSIMO CVM LACRYMlS PP. |
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E oltre a quella lapida vedefi un tondo di marmo con
intorno le ftguenti parole : . >vY_ "■■.;■...: , f , -r |
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IOANNES FRANCISCUS HOFFIA BAIVL.
ANTONII FIL- $IBI ET SViS ^DCCXXXIII |
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HI
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Né potendo»* tralafciare je infigni Reliquie, che fi
adorano in Monaftero , una nota ne riporterò qui comu- nicatami dalle Ven» Monache di detto Monaftero , ed è la feguente. reiÌqvie Appartenenti al nostro stg. gesv cristo
Del Legna della Santa Croce , donataci da Papa Ur-
bano Vili, e nelP iiteflb Reliquiario vi fono anneffe due ajtre Reliquie di Santa Maria Maddalena penitente, e di Santa Maria Maddalena Martire Giapponefe donateci -dall' ìfteflo Sommo Pontefice. Le feguenti poi fi ritrovano tutte dentro la Cappel-
lina lafciataci dalla Signora Lucrezia Minerbeni, e prima due pezzetti di Legno della Santa Croce, Terra bagnata del Sangue di Gesù Agonizzante nelP Orto, Fune con la J qua-
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I.l'f
quale lo legamo per condurlo a* tribunali ; della Porpo-
ra mettagli in dotto per ifcherno • Due pezzi di Colonna , ove fu flagellato . Una Spina della Tua Corona , Pezzo notabile di legno della Culla del Santo Bambino» e fie- no del fuo Santo Prefepio, ed alcuni Capelli della San- tiffima Vergine , Tonaca di San Giufeppe . Ci fono al- tresì neir iltefifa Cappella le Reliquie di tutti i Santi A- poftoli, ed Evangelici , ed altre molte , e tutte con 1* au- tentica. }ji cj yAv [£jp pi RELICÌVIE APPARTENENTI ALLA NOSTRA SANTA MADRE,
Oltre il di lei Sacro Corpo incorrotto}due Denti, un
Ugna, ed un pezzetto di pelle rimallo attaccato fopra i pan- ni nellVultima fua infermità , Cilicio di chiodi fabbri- cato da fé ftefla♦ AltriCilicj di crini,Difciplineda lei ufa- te , Velo che fi cavò di tefta per rafciugare un Crocififfò di rilievo, che vedeva fudar fangue, il qual CrocifiiTo pur fi conferva, e fi venera nel noftro Monaftero, con altre molte Immagini da eflfa pur venerate. Roccetto cu- cito in eftafi , e ad occhi bendati • Immagini dipinte pure da effa in eftafi , Saccone fopra il quale prendeva il fuo fcarfo ripofo, Coltrice ufata nell3 ultima fua in- fermità . Biancherie , e Vefti ed altre cofe ufate, e ma- neggiate da ella in Vita. ALTRE RELI Q,VIE.
Tutta 1' oflatura del Corpo di S. Felice Martire,
qual fu donato a Suor Maria Maddalena Albizzi da un fuo Zio Cardinale. Il Cranio di Santa Margherita Marti- re donato dal Cardinal Rofpigliofi alle due Banchieri fue Nipoti fiate già religiofe nel noftro Monaftero. Un Tefchio piccolino, dicono, che fia di un Bam-
bino dei SS, Innocenti , di quefto però non ci è alcuna autentica, Stinco di S. Marcellino, Stinco di S. Redenta dati da Monsignor Arcivescovo della Gherardefca ad T t 2 una
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una Gerirla fiata già religiofa nel noftro Monaftero fua
Nipote. Abbiamo altresì due Cranj di S. Giufto Martire 1' uno, di Santa Geminiana martire l'altr o, venuti di Ro- ma , non il ritrova memoria veruna riè a chi fieno flati mandati, né da qual Perfona. Nella Cappellina lafciataci dalla Signora Maria Lu-
crezia Minerbetti fotto l'Altare vi è un Urna , oveefifto- no 60, pezzetti di Offa di varj Santi Martiri. Abbiamo ancora un Tabernacolo con intaglio di legno indorato, dentro il quale vi fono molti Reliquiaretti d' argento con Reliquie infigni iafciatoci dal Sig. Cavaliere Pietro Mannelli alla fua morte. Nella Cappellina che abbiamo di S. Luigi Gonzaga vi è.un gradino pieno di Reliquie di Santi Martiri, e 5. Reliquiari alti fopra di effb pieni pure di Reliquie. Una lettera di S. Terefa fcritta di fua propria mano . Altra lettera fcritta da Santa Caterina de' Ricci in rifpofta di una fcrittale dalla Santa noftra Madre in eftaii . Stinco di S. Fabiano Martire, Tefchio di S. Giuftina Martire, ma di quefte non il ritrova alcuna me- moria del donatore , tutte però Reliquie, che hanno la fua autentica , Conferviamo altresì nel noftro Monaftero il Corpo
incorrotto della Ven. Madre Suor Maria de* Bagnefi, ed un fuo Dente in un Reliquiaretto d* argento ; Le offa, e ceneri della Ven. Madre Suor Maria Minima Strozzi, e della Madre Suor Evangelifta del Giocondo fiata fempre fuperiora della Noftra S. Madre. Abbiamo ancora 4. offa intere di Santa Goftanza Ver-
gine, e Martire, ambedue i bracci, ed uno Stinco di San Vito Martire , due altri, di Santa Paolina V uno , di Santa Dominanda I* altro ; Ancor quefte fono autenticate, ma non fi ritrova memoria del Donatore. |
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LEZIONE XXVL
CHIESA, E MONASTERO DI S, TERESA.
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E ad un Fondatore di religiofa Fami-
glia fa d* uopo un grande fpirito, è comune opinione, che affai maggiore richiedati in chi voleffe rimettere in vigore le dimenticate antiche , e fante cofhimanze, come tra le molte ripro- ve chiaro apparifce dalla Storia della Religione Carmelitana. Elia già creduto da'Carmelitani Scrittori Padre, e primo Legislatore del Carmelo , ebbe uno fpirito per vero dire ammirabile, e duplicato l'ot- tenne Elifeo per la confervazione delle prefcritte leggi del fuo zelante Maeftro. Ma fé poi ( quello, eh*' è cer- tiflìmo ) la Serafica Vergine Terefa abbracciò il laude- vole impegno di riformare T Ordine decaduto , invitando i di lui feguaci ai rigori della prima ofTervanza, di quan- to, e di qual fervore diremo noi, eh' ella foffe da Dio provveduta ? E la prova, o fivvero pietra èi paragone del grande fpirito di quella Santa Donna furono le per- fecuzioni di perfone d* ogni genere, di Religiofi, di Ec- clefiaftici, di Nobili, di Letterati , di altri per fupremo grado autorevoli, e quefto rifentimento univerfaie con- tro la Santa nacque dal gran numero di ragguardevoli Carmelitani, i quali a fua perfuaflone fi fcalzarono, ed allo fpettacolo téneriffimo delle più delicate Dame Spa- gnuole , le quali fcalze abbracciarono la riforma di Te- refa . A quefta ftupenda , ed infiememente compaffione- vole viita I* Infernale Serpente adoperò tutte le fue in- fidie , e fece sì, che i Confeflbri la condannafìTero di crudele, i Provinciali la caftigalfero come fuperba, i Pre- dicatori dal pulpito la fpacciaiTcro per illufa, ed il Capi- to- |
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tolo Carmelitano in Àvila minacciale dispogliare dell*
abito e lei, e le fue figlie , e di atterrare il Monaftero della Riforma • A tutte quefte, ed altre graviffirne perfe- cuzioni fempremai intrepido lo fpirito della Santa ne riportò finalmente la vittoria , ed approvata efiendo dai Sommi Pontefici la nuova Riforma., con iftupore vide là Spagna da una povera Donna moltiplicati i Monafterj degli Scalzi , e delle Scalze ! de' quali fparfa la fama pel Mondo Cattolico? anche all'Italia toccò la bella forte di vedere nelle fue Città la,erezione di cafe Terefiane , ed a quefte in folla correre le principali Dame Italia- ne . Genova fu la prima a dare sì bell'efempio, concio- fiacofadiè Suor Girolama. dello, Spirito Santo Dama Spa- gnuola ftata già compagna di S. Terefa in varie fonda- zioni j fu dal Serenifljmo Senato di Genova chiamata di Spagna a fondare ivi jl Monaftero di Gesù e Maria; e la nobil Famiglia Centurione ebbe tra' molti fuoi pregj an- cora quefto gloriofo, di aver donato a S. Terefa la pri- ma Dama» che face (Te Profeflione nel Monaftero di Ge- nova col nome di Suor Geronima di Santa Maria, e_, quefta fu quella appunto.*, che Dio avea prescelta per pofeia efser pietra fondamentale del Monaftero Terefia- no in Firenze, del quale debbo io qui dire le memorie., Sacre Iftoricbe, e lo farò m due Lezioni , nella prima riferendo il molto, che trovar] ivi di adorabile, e nella feconda afsembrando tutto 1* ammirabile • II. E benché il Monaftero di S. Terefa in Firenze
fia de'più moderni, non è però inferiore àgli altri anche amichinomi nel copiofo novero di Sacre Reliquie com- ponenti un riguardevol teforo in quella claufura, E pri- mieramente due notabili frammenti del Legno della S. Croce di Gtsù Crifto in ricca cuftodia collocati fi ado- rano. Uno di quefti è dono di Maria Maddalena degli Aleflandri maritata negli Alefifandrini , la quale rimafta Vedova, e veftito V abito Terefiano ai 26, ài Maggio del 1713. col nome di Suor Paola Maria Maddalena di Gesù con feco portò alla Religione quefta Santa Reli- quia , che flava in uno fcatolino d' argento, e dalla bah- |
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ct$, che chiudeva, vi erano incife le paróle qui appref-
fo : Lignum $anBi]Jtm& Crucis $.D. iST. le fu Chrifti, quod ex relìgìofa traditione Doma? Strozza & eiuspa fofteritatp dicatur. Ma prefentemente è fiata la Reliquia trasferita in un nobile Reliquiario di argento, ove vedefi una fo* migliarne particella, della Santa Croce donata dalla Se- renirTìma Violante di Baviera Gran Principefla di Tofca- na,, come appare dal fuo teftamento rogato da Sigifmon- do Laìldini Notaio di Cortes in eflo ordinando l'Altez- za Reale, che feguita la fua morte, queita Reliquia fi portaffe in fegno del fuo. afrore alle Monache di S. Te- refa, e, la; cagione, per cui fi tardò due anni a farine iti confegna, fi 4M dipoi. Della Beata lor Madre hanno tre: facri tefori, che fono unpanflo. tinto di ;-fangaie della Santa autenticato'4all'Arcivefcovo , e poi Cardinale^ì Antonio Morigia nel 169%, un olio nel petto del fuo bu- fio d'argento; con 1*autentica dell' Arcivefcovo Giufep- pe Maria Martellile parte; di una Tempia con scarne della medefima , che in una dorata cuftodia collocò , ed autenticò Monfignór Luigi Maria Strozzi Vefcovo di Fie- fole , e quella preziofa'Reliquia fu pure graziofo dono della Sereniflìma Violante ; Confervafi ancora, e con ve- nerazione di fervorofe figlie una memoria adorabile del Santo loro Padre Giovanni della Croce, ed èun oiTo do- nato al Convento dal P» Tom marini di Spoleto, munito di Sigillo, e di Patente del Cardinal Fabbrizio Paoluc- ci. Nel Coro alto vedefi una calla di legno di color di tartaruga in forma di un fepolcro con tre grandi cri- stalli, avente una quantità di Reliquie di Santi Martiri, tutte riconofeiute, ed approvate per la pubblica adora- zione dal fuddetto Arcivefcovo Giufeppe Maria Martel- li nel 1733. Evvi ancora in Coro un Crocififiò con un Monte per tutto intarfiato di 4^. Reliquiari con Reliquie autentiche, e molto infigni. Vi fono poi quattro Corpi di Santi Martiri, Comune, Cartolo, Giuliano, e Vitto- ria. E fé il Giamboni nel fuo Diario Sacro di tre foli ne parla, io rapporterò le autentiche notizie della tras- lazione di tutti quattro. Il Corpo adunque di S. Giù- lia-
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Kano Martire ho io trovato éffere donò del Marchefe
Bartolomméo Corfini fratello di Suor Maria Vittoria Mo- naca Terefiana, e fu eftratto quefto Corpo dal Cimitero di Ciriaca ai 22, ,di Maggio mi 1666. e dal Pontefice dona- to al Cardinal Neri Corfìni, e quelli lo donò al Fratel- lo Ma rcheie Bartolom meo j il ^quale per mezzo del fuo Cappellaino Domenico Falkiri lo mandò alle Monache no- tes in Firenze, Jo ciie tutto leggefi nell* iftrumento ro- gato da Cari© di Cofimo Puccétti Notaio Archiepifcopa* le , e fottofctitto dal Vicario Generale Monsignor Vin- cenzio de'Bardi. Il fecondo Corpoj febbene non intero fu dal Vefcovo di Porfirio Monfig*?0r Lànducci manda- to direttamente alle Monache, ed è$. Caftolo Màrtire-ì II terzo è di S. Vittorio Martire anche elfo mancante iii qualche parte, e tutti due furono eitritri dal Cimitero di Ciriaca, -e credoniì Santi Battezzati. Ma non così il Cor- po di S. Comune, del quale.Oltre ilVafo di Sangue* evvi la lapida .pon «bella, e antica iicrizjonc, che dice: ii.' *' ' •* *\ì ■ "■':' -J- J '• '■'< f'&-i)"£ìlÌ".''. Il ' ì] . ''"'":■ D S4 ìì '" t STO ? ""■Ri ' ! '-' b r'-i,; . " ' >i '-*$
C0MMTOI FHLIO DVLCISSIMO BENEMERENTI
42.VI VIXIT ANi XXXV. MENSES 1K. DIES
•KKVJ. EEUCITAS MATER IN PACE,
Elfo è dono della Mare'hefa Lucrezia Rinuccini piiflìma
Dama, la quale in Roma difprezzando il farlo , e que- gli onori., che ^ lei fi dovevano, come ad Ambafciatrice del Crandticà, jion altro divota defiderava è che radunar di Roma il più Sacro, che fono i Corpi de* SS. Martiri, per pofcia di elfi arricchirne le Chiefe Fiorentine. Ella era figlia del Segnato* Marchefe Francesco Riccardi, e di Coftanza Valori, ed era maritata al Marchefe Carlo Ri- nuccini, che fu Ambafciadore del Granduca Ferdinando IL ' a Papa AlejTandro VII. ' ! III. Seguendo ora la traccia dell' adorabile di quefto
Monaftero, entrerò nel fotterraneo ftanzone^ o fìa fepol- tura delle Suore, ove vi farebbero da notare molti De- pófì'ti di quelle Spofe di Gesù Cri&o morte in concetto di non ordinària bontà. Vi fono le tre Fondatrici ve-* nu-
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Mute di Genova Suor Girolama di Santa Maria de'Cen-
turioni i Suor Maria Agnefa di Gesù de'Lomellini, e Suor Paola Maria di Francesco de'Giuftiniani, e tutte tre nel- la feconda Legione parlando io della fondazione del Mona- itero, a vero luogo di rammentare più fiate ; ma per ri- guardo a Suor Maria Agnefa di Gesù feconda fondatri- ce fepolta in caiFa difUnta, ed in luc>go particolare per autorità dell' Ordinario moifo a ciò volere per?la fam* degli itrepitofi miracoli , che raccontane operati in Firen- ze da Dio per mezzo della fua Serva,' mi fi conceda di notare qui alcune cofe di lei credute prodigiofe, e che io ho trafcrittò non già dà carte private del Monaftero» ma da fonte autentico, cioè dal procefTo fatto per auto- rità ordinaria dell' Arcivescovo Piero Niccolini nel 1^49. So fra la Vita , Virtk , Morte , e Miracoli di Suor Maria Agne- fa di Gesù. Il Giudice fu Vincenzio da Rabatta Vicario Ge- nerale » e pofcia Vefeovo di Chieti nell* Abruzzo 5 il Can- celliere Giovanni Antonio de' Vignali $ il Notaio Carlo di CofìmoPuccettii, Jl Procurato!- Fifcale fu il Dottor Vincenzio degli AflireJli, il Poftulatore D* Federico Cri- ftofani Priore della Ghiefa di S. Leo, ed i Teflimonj con giuramento , ed interrogatoli minuti efaminati, furono molti,tra i quali i due Medici Girolamo Ticciati, ed An- drea Guerrini, e delle molte co£e , che furono dcpofte nel procefTo, due fole dopo la morte di Suor Agnefa ac* cadute mi piace, che o{Terviamo.ct>■. ;' i?m ? ri : ; IV. Morì ella ai 25, di Marzo del 1648. lafciando la
cella piena di odore fuavifìTimo , che durò degli anni a fentirfi non folamente dalle Monache, ma dallo fteffb Vi- cario Generale, e dai Miniftri della Curia Archiepifcopa- le, i quali fecero una giuridica vifita della cella il dì 20, di AgoftoUMttf9t;r>c la GranducheflFa Vittoria volle an» ch'efia {incerarli del vero, entrando in Monaftero ac- compagnata dalle due primarie fue Dame le Marchefe Ca- terina Niccolini, ed Ortenfia Guadagni, che tutte atto- nite confettarono aver goduto di una foavità di Paradifo, «ggiugneridd di più j che le cofe portate via dalla cella per* Ibi: devozione, feguitavano dipoi a mantenere un gran* Tom. L Far. L Vu dif*
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diflìmo 66ote\-ìó'-dh'è tutto appare confermato giuridica^
ménte nel pk>cé$ò. La feconda cofa notevole in queltr atti è la iftantanea rniracolofa fanità operata da fuor Ma- ria Agnefa '*M$Ù0$$§$àéÌk Perfonà Ut uria ì Monaca della Famiglia i BorromeÌHf eì^MonaièìèrO chiamata Suor- Anna! Mam^di {Si Agnefavvcon ìUna replicata apparizione del-; là - defunta iSuora{àJIa agonizzante Monaca-. Ma -come, ae» quando I fegtiiifè quefto famofo miracolo, udiamolo dalla fchiettà ■:■ giurata depofizione nei ProceiS fatta dalla.; itè-fla ri fa nata fuor Anna Maria di S. Agnefa^ difaminata ar 12. di ÌJugBo dfil iS^yJ cóme appretto ^: fuf&r famdó ,.j? Wtt?0h inmrr-ogWd1 feffondi't . Ifo fentito dire', che 5f Dio Benedetto «per Jntercemone di queflafuà ferva Suor ,* Maria Agnefe. di -Gesù abbia operato molte grazie', im 5) più perfone in diverfi temptYe luoghi ; & io poìTo at« „- -tettare quanto è fueceduto nella Perfona mia , & è que- ,rfto: dopo la morte della fuddetta : io il $.; di (Aprile »p fufléguente m? infermai di febbre"eonaifanno grande > j, clié-durava fàtkai a refpirare jl* ?mi crebbe tanto i* ?j affanno , die a 15; di Maggio- mi dettero § Olio San- 3i to» dopo pochi giorni cominciai-a pigliare migliora- >$> mento, dipoi ai 28. di Giugno ricaddi sella malattiaves 35 mi fopragiunfe nuova febbre maligna con petecchie > j) e piaghe alle gambe, nel decimoquarto dellapfebbre ,y-tornai a migliorare ,- e mi riduflì iti: ìftato di convale- ,, feente , così durando, fino a mezzo Novembre, ma, ai 99 14. di quello «iefe mi< timeC^ a lètto con febbre ■■# terzanajdoppiav e toové- piaghe alle gambe, nel vifo , » e nelle braccia , nell' aumento della febbre cómin- ,!$ dai a delirare ,lìetti in quefto irato fino al giorno » della Concezione 8. Dicembre/u:due , o tre-giorni „ dopò ^peggiorai; notabilmente % avevo; doloreodi itiik „ ecceflìvo,;Continuo delifio y:ed' ex® diventata) forda•* sy ficchè approflìmandófit il* Sì >*;Natato per /giudizio del » Medico eroi in grado pericolofo * II giorno poi di S. „ Giovanni* Evangelica io flava tanto male, che non po- „ tevo alzare il capog eccitai mngì? ©chiierìsatii»;/.e „< feome \ pia, volte i mif? $m fmogfàiméziiL alla Màdtaf * in* - V »Ì .t&*l A j'^fìibr |
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itit
„ fuor Maria Agnefe di Gesù, mi parve vederla in queli'
„ abito, e forma , che Yavevo veduta in vita , e così in „ quel punto mi raccomandai alla fua interceffiorie, è „ la pregai, che non ! effondo io più buona per la Religio- „ ne, m* impetrane una buona morte, e mi affifteffo in „ quel punto, ovvero fé poteva effer buona pel Mo- », naftero m* impetraffo la fanità per meglio fervire Dio, „ e feci lungo colloquio foco, e <onclufi con pregarla , », che ritornafle la notte , e mi deffe la fua benedizione „ con mettermi la mano in capo, e mi parve ch'ella „ allora mi diceffo, tornerò a metterti la mano in capo », e fé ne andò , Aprj gli occhi, e viddi la Madre Prio» „ ra , ed altre Sorelle afMenti , ed io diffi alla Madre », Priora, è fiata da me la Madre Suor Maria Agnefe, e ,, mi ha promefso di tornare a mettermi la mano in ca-f », pò, e però mi faccia grazia di lafciarmi fola , come », foguì• E partite le Monache mi apparve di nuovo la ,» Madre, e mi diffo , che era venuta a mettermi le ma?.. »j ni in capo. Io mi alzai aiutata dalla medefima, e ponen- »> domi inginocchioni prefi lo fcapulare di lei , che io te- », ncva in tempo della mia infermità , e me lo meffi in », tefta, e dilli a lei; V. R. adefTo mi metta la fua mano », in capo, e mi diffo , abbiate fede, & io rifpOfi , Ma- j» dre fé io ho fede ? e fentj fui capo la gravezza di i£ », na mano, detti tre fofpiri, e fornitami tutta allegge- »» rita diffi, io fon guarita , e la Madre replicò, sì ne- »» te guarita, e levatevi ; ma non aveva io l'abitò, Ella », mi diffo dichiamo il Tepcum, la pregai a voler efìa co- »» minciare, come fece, dicendo il primo Perfetto, ed io »» foguitai il fecondo, e così alternativamente feguitam- »» mo lino al fine, difcernendo io beniffimo la fua vo- >> ce, come quando era viva. Finito il Te Deum diffo, it che chiamaffi la Madre Priora, ed in quel medefimo » tempo le chiefì la benedizione, ed ella fparì. Venne j» la madre Priora da me chiamata, ed io le diffi, fono 9» guarita, Suor Maria Agnefe mi ha meffolamano in ca- s» pò, fto bene affatto » voleva la fuperiora, che io indù- s» giaffi la mattina a levarmi, ma replicai» che flavo tan- Vv z » to
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„ to bene, che poteva andare a Mattutino » Allora h
ir Madre Priora fece venir» gli abiti, mi veftii franca* » mente, come fé non aveifi avuto msi male, e fenza „ aiuto di alcuna andai in coro di fopra al Prefepio , », ove jtettr fra ginocchioni , ed in piedi da un ora , e 5, cantai con k Jtfonache il 7> Dturn^ e per ubbidienza „ tornata a letto xipofad. ;beniflìmo,, e la mattina ,. che », fu il giorno degl'Innocenri, andiedi a confeiTarmi al » luogo folito, fentj due meife inginoccfaioni fenza pa- ,, tire, e fenza itanchezza mi comunicai, e con 1' al- ,, tre .andai al Refettorio, ifcando levata tutto il gior- ,, no fino alle 4. ore ài notte, e iarei ftatadi vantaggio, 90 fé la Madre priora jion mi ayeiTe comandato di anda- % re a dormire, rejtai adunque fana laffatto fenza con- „ yalefcenza, in quell'anno oiTervai la quadragefima, e „ digiunai fenza patire punto, -troia che per molti anni ^, avanti per la .mia poca fatuità non a^eva potuto fare. „ Et le&o Jtbi dfi pi_anM.0to Re<vercndjfs. D.Vifarii , iffa \te- ftis in jeodem ex^mm prf.en$eratvit, & ratifica*uit, ma* nuque propria JfMbftpìgjfìt.... lo Suor Anna d% SmfApxefe, ;ho depofto come fo«
fpra peria verità." v : » f: ■'"il'' '' iì lf!''.'\' '/'ÌjX*? fcj (j":txÌt'"'-':■ 'S-f !Ji'!5-">Ì '.5 S ' C,<"'ì'l V • f's'' 11?
Vincenziovdaiiabatta, Vicario Generale di Firenze.
Gio: Antonio Vignali iGanceJ3*er£ Archicpifcopale de
mandato wfit JndiUime f&cunM) die 11* Ittlii 1^49. V. Terminato il proceflb volle il Vicuio Genera-
1 le, che fi faceife la revìfione .del cadavere di Suor Maria Agnefa, che fu trovato colie veiìi, e guanciale fracidi per la grande umidità , mail xorpo incorretto , e maneg- gevole in modo che due Monache prendendolo una per le fpalle , V altra per i piedi lo trasferirono in altra ftanza>ove lo riveli irono, e collocarono in nuova caf- fa, depofitato pofeia in luogo diiHnto. Ma la più ftre. pitofa grazia > che il Monastero ricevette in quefte cir« f. co* |
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coftanze* iti accendere nelle Dame Fiorentine un vivo de-
fiderìo di veftir l'abito di S. Terefa in quefto Convento, dove da qualche tempo fi penuriava di Monache a piccol numero ridotte , e non è credìbile quante lo chiedeffero di- poi , volendofi qui notare , che nel novero delle Dame, le quali dalla fondazione fino ai noftri giorni fi fono ve- nite Monache in S. Terefa , molte fono di quelle > che era- no fiate educate in Corte, come fette Dame della Gran- ducheffa Vittoria, traile quali quattro cariflìme a S. A» e furono una della Ciaia Sanefe, la Marchefa Euridice Malafpini, la Signora Maria Maddalena Giacomini, e la Marchefa Manetta Corfini » alle quali nel darfi 1* abito, oltre ad un ricco apparato vollero efler prefenti per ono- re di quella funzione i Sereniflìmi ài Tofcana Ferdinan- do IL , Vittoria fua Conforta , il Gran Principe Cofimo, è buona parte della primaria Nobiltà di Firenze» e trovo , come tutte quattro per memoria della Reale Padrona vol- lero il di lei nome > chiamandofi la prima Suor Agnefa Vittoria di Gesù, la feconda Suor Angiola Vittoria ve- ftitafi il dì ii. Dicembre del 1^48. La terza Suor Terefa Vittoria , e la quarta Suor Maria Vittoria veftitefi ai 22. di Novembre \666. VI. Ritornando ora alla fepoltura delle Monache
potrei additare tante altre di quelle fpofe di Gesù Crifto morte con odore di Santità, che per brevità io tralafcio, ma non mi eflendo permetto di tacere V Augurio Nome di Violante di Baviera Gran PrincipefTa di Tofcana, notare debbo eflere ftata quivi feppellita ai 30. di Mag- gio del 1731, Di quella piiflìma PrincipelTa le rare vir- tù ammirò già Monaco, Roma, Firenze, Siena, e Pifa, e molte belle memorie hanno notato i Padri Terefianà flati direttori di quefta grand'anima, ficcome pregevoli efempi ne videro co'proprj occhi le notile Monache > fra le quali piena di giubbilo del fuo real cuore P Altezza Sua foleva paflfare varie fettimane più volte fra Panno, ivi avendo fatto murare un piccolo appartamento, o Av- vero romitorio con la fpefa di due mila feudi per meno dare
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dare incomodo alle Religiofe. Rimafa vedova per la per-
dita del Gran Principe Ferdinando Aio dilettirfimo Spo- fo, come afficurano gravitimi Padri dell'Ordine Terefia* no , fece più volte fervorofe iilanze e al Confeffòre , ed al Provinciale degli Scalzi per lafciarc con la Corte il Mondo, e veflir l'abito di Santa Terefa ; Ma i prudenti Reiigiofi giudicando, che più bene averebbe fatto ai (ud- diti feguitando a viver tra gli fplendori della Regia, che iieir umile, e povero flato di Terefiana, fempre impedi- rono così eroica refoluzione, ma però nel fuo cuore vif- fe fempre V amor alle figlie di sì gran Santa, e nel fuo ul- timo teltamento rogato da Sigismondo Landini, oltre i pii Legati lafciati al Monaftero ordinò, che depositato il fuo cuore vicino al fepolcro del Gran Principe Ferdi- nando fuo fpofo nella Capppella Reale deJMedici, il fuo corpo forfè portato nella fepoltura delle Monache Terefiane, lo che fu efeguito con tutta la maeftà dell* Efequie » •. * VII. E qui debbo avvertire, come nel 1734. a dì
ai. di Maggio per ordine del Granduca Gio; Gallone, e di confenfo dell* Elettore Ferdinando di Baviera Erede della Sereniflìma Violante fu aperta la carfa della Defun- ta, per cavare dalla croce di diamanti, con la quale era itata feppellita il Legno delia Santiflìma Croce di Ge- sù Criito, fecondo la fua ultima volontà donato alle Mo- nache di Santa Terefa, non eiTendofi potuto fare al tem- po della fua fepoltura. Con tale occafione fono fiate po- lle fopra il cadavere le Medaglie folite porli fopra i cor- pi dei Principi, e ne fu fatto pubblico iltrumento dal Notaio Sigifmondo Landini. La Reliquia delia Croce fu confegnata all' Arcivefcovo Giufeppe Maria Martelli, che avendola riconofciuta per autentica , la mandò alle Mo- nache, cui fpettava. E fopra il fepolcro di quella Eroi- na leggefi la feguente Ifcmione : i |
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VIQLANTA BEATRIX
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FERDINANDI MARIAE WINDELTCORVM DVCTS FTLU
.4 ^FERDINANDI ìè ETRVRIAE PRINCIPIS VXOR '-
HIC VBI CVM PIISSIMIS HVIVS COENOBII SORORIBVS
QVIBVS RELIGIOSISSIME VIVENS PRAELVXIT
MORIENS CONSEPVLTA QVIESCERE VOLVlT
VIXIT AN. LVIII MENS, IV OBIIT XXX. M.AII MDCCXXXI.
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L E ZIO NE XXVII.
DELLA CHIESA DI SANTA TERESA IU
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I. '^m^^m' Annoverare gl'Illufìn Scrittori, di cui
abbonda la Religione Carmelitana quan-
to altra mai, non è così agevole im- prefa, dopo che venne alla luce un pie- niffimo volume intitolato Bibliotheca Carmelitana ove chi bene vi ofTerverà il ^numerò, e la qualità^ e la dignità de- gli autori in ogni genere di faenze, accorderà £a,cilmen- to al Carmelo quella lode, che a prima viltà fembra ec- ceflìva », ed è , che il abbondevolezza dei fuoi fcrittori for- paflì ogni umana eftimazione. Né queito encomio è il più pregevole della Biblioteca Carmelitana, éJTèndo il vanto fuo Angolare l'avere ella in fronte di còsi lumi- nofo catalogo il fantp nome di una Donna pe' fuoi fcritti angelici, e ferafìci addimandata da tutte le Acca- demie la Maeitra della Miiiica Teologia y che queft' ap- punto è la lode di Santa Terefà di Gesù, la cui dot- trina , celeite fu chiamata da Papa Urbano Vili, neiro. razione della Santa da lui comporta ut coeleftis eius do* fìrinae pabulo nutrtamur. N|; qui disdice peravventura il dire di quelli celeftiali libri di Terefa, come afper- fì fofifero dalla Santa di eccelfe lodi alla Religione ;di Santo Ignazio : E chi dagli originali, i quali neh' Efcuriale di Madrid 11 confervano, volle trascrivere i pregiatiflimi encomj, trovò querti palTare il numero di trenta , fenza contare le molte fue lettere piene di amore alla Compa- gnia di Gesù> Quindi io fpinto da motivo di gratitudi- ne a così grande, e fama Maeftra, tornerò per la fe- conda volta al Monàftero fuo in Firenze 9 di cui fé già /*. mo- |
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moftrai V adoràbile a in quella lezione òiferverò quanto vi
ha d* ammirabile; i : : ; :> ': ; .' * m >«i , • •• n *./ e II. Maria Francefca figlia di Paolo Guardi, e Moglie
di Francesco Maria degli Ugolini fu la fondatrice del Mó- naflero di Santa Terefa, Dama per lo fplendore di due fa- miglie più che illurlre ; Poiché i Guardi già nel fecolo XIV. godevano gli onori della Repubblica , e nell* Ammirato trovo eletti trai X. di Bàlia Michele > ed Andrea Guardi > e nelle Chiefedi S. Simone,di S. Giufeppe, e di S. Salva- dorè al Monte aveano 1* iufpadronato di Cappelle,* Frai Guardi però il più celebre è un certo Branca, per un fxio fidecommifTo di ricco patrimonio rogato da Iacopo Mar- tini nel 1509, in cui dopo i defeendenti Mafchi chiama lo Spedale degF Innocènti-, che già dal 1 jig. è in poffefTo di quella eredità per morte nel 1708. di Francefeo di At- tilio di Fra ncefeo di Gherardo Guardi ultimò di quella ftirpe ; e benché la famiglia Spinelli ne litigale per anni molti ^credendo di averdelle ragioni fu quefto patrimo- nio , nel 1719, la fentenza fu allo Spedale favorevole, per la quale elfo tra le altre co fé gode un Palazzo con giardino contiguo alle Monache di Santa Terefa, eh*è parte notevole di quella Eredità. Paffando poi alla famiglia degli Ugolini, dove entrò la nerfha Fondatrice, per vero dire ella è cafa in Firenze, e più antica , e più illuflre della prima ; nel i2oo»già era nota nella Repubblica con aver goduto nei tempi futfeguentr Gonfalonieri, e Priori, ed un Amba- feiadore al Re di Francia nel 1484. che fu Giorgio Ugo- lini; Anche,nel Principato hanno effi avuto il ragguarde- vole onore di tre Senatori, Giovanni, Giorgio > e Bar- tolommeo ; Giovanni fu del Granduca Ambafciadore « Gregorio XIII. e Bartolommeo al Duca di Modena ; Né a quella famiglia fono mancati uomini letterati, come un Baccio, o Bartolommeo flimatiflìmo difcepolo di Marfi- làò Ficino, chiamato uomo dottiflìmo nell* epi/lole di A* gnolo Poliziano ^avvegnaché il P; Negri di un foloHe faccia due Scrittori , ingannato peravventura dal doppiò nome. Quello Baccio fu Canonico Fiorentino familiare di Siilo IV. e Vefcovo eletto di Gaeta , morendo prima cji pigliarne il pofìTefiTo di Ottobre 1494.;j -y. Tom. L Far. L X x HI. Tor-
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: IIL Tornando ora a Fsancefca Mafia Guardi così
Uluftre Donna , notar fi vuole come ne i6io. o in quel torno reftò Yedovk, ma provveduta di ricca dote, e di pingui itradotali per una tenera devozione , che pro- fetava a S. Terefa deliberò di fondare in Firenze un ,Monaitero alla Santa . Ed a quello buon fine trovo da hi fatti due teftamenti , e quattro, contratti in diverfì tempi, dalle quali feritture , chi attento le legge, forma il Carattere di una Dama, quanto pia e generofa, altret* tanto timorofa e minuta nel dichiarare la fua volontà.. Il primo teftamento adunque rogato da Ser Bartolom- meo BulTotti ai 16, Dicembre del 1625. perchè pieno di condizioni gravofe j ed infolite, non fu accettato dai Padri Terefiani, e però nei 27. di Gennaro dello fteiTo anno ab Incarnatione, effa annullando il primo fece il fecondo, che volle avvalorare con un refcritto del Gran- duca Ferdinando II. e farlo alla prefenza di Marcello Berti Cancelliere del Magiftrato de3 Signori Luogote- nenti e Configlieri per fua Altezza Sereniffirna, e fu pari- mente rogato per Ser Bartolommeo BurTotti. In eiTo di- chiaraci la Dama di volere l'erezione del Monaftero delle Monache di S. Terefa , promettendo 5. mila Scudi per la compra del luogo, e 3. mila per murare Chiefa e Convento, ed altri io. mila per dote, o fia manteni- mento delle Monache , rifervando a sé, ed ai fuoi Parenti 1* jufpadronato del Monaftero, il privilegio della fepol- tura , e dell'arme fua; unica da innalzar»* fulle mura- glie, colla libertà di entrare qualche volta fra 1* anno in claufura , volle la nomina in perpetuo fua vita durante per fé, e pofcia per tre famiglie da nominarfi da lei circa il veftire fenza dote due Fanciulle Nobili, e no- minò le Gafe Guardi, Ugolini, e Strozzi, né vi man- carono alcune] protese e pene condizionate in elfo infe- rite,, le quali' fino al 1530. prolungarono il confenfo affolutò dei Padri dell' Ordine Terefiano. Tuttavolta la Dama per viemaggiormente corroborare la fua Fondazio- ne per mezzo dj Orazio Strozzi fuo Procuratore chi>* fé a Papa Urbano Vili, una Bolla di approvazione , che dal Pontefice con molte lodi dell' Iftituto Terefiano, e -sol •! • :'ì- di |
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di Maria Francefca fondatrice fu spedita ai 31,di Maggio
1627. ari, 4. del fuo Pontificato, ed è una cartapecora affai bella ? che fi conferva nell'archivio del Monajtero. Ma feguendo noi a ragionare de* mezzi adoperati da que- lla Donna per la bramata fondazione diremo ,. che ani- mata viepiù dalla foprallodata Bolla pafsò alla, compra del fuolo per la deftinata fabbrica , e però non tardò a concludere con Lodovico di Vincenzio Teri nobile Fiorentino il contratto di vendita di un Palazzo, di due Cafe , di una Cafetta , e di 39. ftiora di fruttifero terreno in via della Porta alla Croce a mezzodì;, §4 in, via della Mattonaia a tramontana per la fomma di, feudi 6460. Lo ftrumento fu rogato dal Suddetto ; Ser Bartolommeo Buffetti a 31.* di Agofto 161S, ed il pigliar- ne poflefTo, e principiare a, murare il Convento fu uno fteflb tempo; onde terminata la fabbrica con una Chic- fina per depofito, dentro lo fpazip d> un anno ai,23. di Agofto del 16ig, per lo fuddetto Strozzi |a Dama fece una giuridica iftanza al Tribunale dell* Àrcivefcoyado per V approvazione dell' Ordinario , il quale ne* 2. di Settembre dello fteffò anno fatto l'acceffo fui luogo, e riconofeiuto avere Ja Fondatrice con foprabbondant* fpefe adempiute le fue promelTe » venne a dare il favo-t revole confenfo fottoferkto dal Vicario Generale Piero Niccolini, e rogato dal Cancelliere Archiepifeppale Qiu- feppe di Iacopo Bar ni. IV. Ma quello che reftava all' intero compimento, e
che fino allora era ftato il più difficile, fi era , il dare una giufta ; e pienafoddisfazione ai Superiori della Religio- ne Terefiana, perchè elfi concedeffero a Firenze alcune loro Profeffe da levarli di qualche Monastero, ed intro* durfi nel nuovo , e ch'effi accetraffero ancora il gover- no fpirituale , lo che non era loro permeflbj fé; non vedevano tutte le cofe conformi alle Leggi della Santa Madre Terefa, delle quali fono mai fempre oflervantif- fimi. E mercè il fincero defiderio della no#ra fondatrice di dare alla Santa fua Avvocata in Firenze un Monaftero: di tucto fuo gradimento , feguì finalmente il cotanto fo- Xx 2 fpi-
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fpirato atto dell* accettazione con ifcambievole conten-
to . Onde il Generale della Riforma raccomandata aven- do a Dio iJ elezione della Monaca , che dovea deftinarfi a dare norma al novello Convento, *prefcelfe Suor Giro- lama di Santa Maria del Monaftero di Gesù e Maria in Genova*, con lafciare alla rriedeiima T arbitrio di nomi- nare due altre, che a lei roflTero compagne» e nel viag- gio, e nell* apri mento del Monaftero, e furono Suor Maria Agnefa di Gesù, e Suor'Paola Maria di Gesù9 le quali ài tg.ài Aprile del i6$o. arrivarono a Firenze, ed ai 22. dello fletto mefe dall' Arcivescovo Marzimediei furano condòtte al nuovo luogo, e nella Chietina deftina- ta ad"ufo delle Monache per pofcia fabbricarne una ma- gnìfica , celebrò la meffa il Prelato, il quale avendo fatto un tenero ragionamento le accompagnò nella claufura con loro incredibile confolazione . ;V. E farebbe qui luogo opportuno di ragionare
dèlie tre accennate Monache foréit'iere , cominciando dal far vedere le loro rare virtù unite alla nobiltà del fangùe, tuttavia perchè di Suor Girolama di Santa Maria, e di Suor Maria Agnefa di Gesù , quella della famiglia de' Centurioni , e quefta de* Lomellini nella prima Lezione già ne parlammo, io non mi fermerò fé non alcun poco fopra la terza: Morta come fi difTe la prima fei mefi do- po la fua venuta in Firenze a lei fuccedette nel governo Suor Maria Agnefa, della quale parimente dicemmo il giu- ridico procedo di fua fama vita, e anche morta quella nei 1648. tutto il pefo della cura del Monaftero cadde fo- pra Suor Paola Maria di Gesù della famiglia de' Giufti- niani Madre veramente amorofa, e follecita del bene di fue figlie, la quale indefefla per lo fpazio di 22. anni prò- mofTe sì felicemente le cofe del Convento, che giammai libri" fi veftfronò tante Gentildonne come nel fuo governo j E mi fi conceda di notare quefto fuo laudevol vanto, che Ella eolle fue amabili maniere rapì dal fianco della Gran- duchefla Vittoria fette Dame , vedendole dell' abito di Santa Terefa, e tralafciàndo io quel molto, che leggefi nel Necrologio del Monaftero , eh' è un lungo encomio di fue
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fue virtù l diro che ai 24. Dicembre del 1670. ella con
pianto del Monaftero , e della Corte fantamente fi mori. Rimafe però il Convento nell' offervanza così bene ftabi- lito fu quefte tre pietre fondamentali, che fé le Mona- che pianfero la morte di tre gran Madri, non perdettero però punto del primo fervore, fiorito avenda mai fempre con rari èfempli di quel!' angelico , anzi Serafico fpiri- ro di Santa Terefa. VI. E per non tralafciare cofa alcuna, che per noi
fino al preferite giorno Ila notevole in quello ragguarde- voliffimo Monaftero, dir fi vuole una, o due vicende alle Monache accadute ; che fono gloriofi documenti della lo- ro gelofa cuftodia dello fpirito ereditato dalla S. Madre. La prima accadde nel 1690. ma per andarne noi appieno informati è neceffario, che ritorniamo alla fondatrice Ma- ria Francefca Guardi. Era contentiffirrra quefta Dama del fuo Monaftero, di cui ne vedeva ogni dì gli aumenti glóriofiffimi, e però non oftante i benefizj già farti alle Monache, paffando fempremai a nuovi favori, nel 1647. ai 9. di Febbraio donò loro due buoni poderi, che ave- va a Lucardo } come per rogito di Ser Giovanni Moni- glia , ma fecondando ella il fuo timido naturale, aggra- vò il dono di molte condizioni, e chiamava in caio di mancanza delle Monache agli obblighi, il Monaftero di Santa Caterina di Prato. Furono accettati i due poderi dal noftro Monaftero, che durò a godernei frutti fino al 1690. Ma perchè una delle condizioni nello finimento efpreffaera, che il Monaftero veftifle tre altre fanciulle nobili fenza dote, in maniera che cinque venivano ad eiTere le Fiorentine da nominarli o dalla fondatrice, o da quelli chiamati da lei, cofa che pregiudicava al van- taggio fpirituale del Convento, pofciachè le vocazioni correvano rifchio di non eiTere da Dio, ma dai parenti, o dai Signori, che nominavano le fanciulle, e per con- seguente di poca felice riufcita , e di evidente pregiudizio alla comunità religiofa, lo che mettendo in grave penderò le Monache, e prevalendo in effe l'amore dell'offervanza ai proprio comodo 5 con raro cfempio di cuori difinte- |
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reffatin'nunziarònoi foderi al Monastero di Santa Ca-
terina di Prato nel i<5^o. Rinunzia che guanto loro co- lto di travagli in Romayzd in Firenze t altrettanto al Mo- nafteró conciliò jdi -iti ma , e di venerazione, VIL Chefe in.querta vicenda fece rilucente eomparfa
il diiintereiTe .delle noftre Rejigipfe, ila feconda che io fono per accenjiare ;merita-di eTrere avuta in confudcra- zione, come ^quella *che ha gran .rapporto alla cieca lo- ro ubbidienza . In queftoMonaltero dalle Novizie nel gior- no della folenne profefllone, .oltre i foliti voti, lino di più, ed .affai fmgolaxe fi fa,- confr&ente di promettere a Dip di npn.ambire dignità nella Eeligigne, né con dirette, né indirette maniere .Voto per vero dire, che guerra perpe- tua intimando ^Jl',ambizione , dimostra ^qual portata di ani- me umili .racchiudali fra quelle ifacre mura> Ma perchè di queilo tvotp di .umiltà ninno indizio trovava!! nelle re- gole,, e «eofMtuzioni di ,Santa Terefa, e le novità fempre eifendo ibfpette ,ai fuperiori^ il Generale Tcrellano Fra Giacinto di «Santa Caterina venuto alla vifita in Firenze, come eofa non jrichijejia .dalla .Santa Madre proibì il più fare queir© iquarto tvoto, fafdando loro un decreto nel 1713. che annullava iuna &migliante pia prpmeiTa, ma del tutto incognita alla Religione . iQueitp divieto fu un delicato Sperimento ., che delle £ue J*po;fe fece quel Dio, cui più di ogni vittima piace l'ubbidienzaj per tre anni adunque nhbidient^ìme il a&enneroie Monache dal rinnovare il voip , quando -fuqceduto per nuovo -Genera- le il Padre Fra Epifanio di .Santa Maria , volle che lt cercaiTe l'origine di queiio vpto^ .ed informato appieno del principio introdotto ne' Monaiterj di Genova nel i<5oo. con approvazione di Paolo V, e dalle Fondatrici portato in Firenze, reititnì .alle Monache la libertà di farlo cpme prima,, lafciando fu <queito accidente un ben erudito decreto del 1717,, ed in tal guifa le noftre_* Terefiane ripigliando l'amata loro prometta , rimafero con duplicata cprpna, e dell' ubbidienza e del Sacri- fizio. Vili. Venendo ora alla nuova Chiefa litio monu*
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tintalo della liberalità della Fondatrice leggo nel Baldi-
nucci come appreflb ,,. Venato ranno- 1628, volendo la $-, Nobil Donna Francefca Guardi dare' efecuzione ad un „ fuo nobile , e fanto concetto di fondare in Firenze „ un Monaftero di Vergini Nobili che doveflero vivere „ coli" iftituto della Santa Madr& Terefa di Gesù, die» ,, de à Giovanni Cocca pani il càrico di fare di efFo Mo- .$ nafte ro, e della nuòva Ghiefa il modello, a feconda dei ,, quale fu poi dato principio il dì 24. di Ottobre dello » ftelfo anno col gettò della prima pietra contenente u- ,ì na medaglia d'argento dorato coir effigie della Santa , „ e colle parole feguenti : S. Mater Therejta Ercalcea- r> tarutn Ftmdatrix 1 e nel rovefcio leggevafi :-Francifca de >, Guardis Vidua Mob. Fior, bone Ecclefìarn a fund.ierexit. à A. D. 1628. enei mezzo dello fteftb rovefcio fu pofta >y l'arme dei Guardi, che fono fei monti con una sbarra s> a traverfo, e feudo dentato. Fu quefta medaglia coper- si ta di piombo, nel quale fcolpite furono" le parole ap» » prefTo ,, D. O» M. àf in honorem S. Terejid Virg, dica' 5, tum ; e dall' altra parte : lo. Coccapanius L V. D. Flores* $• 5, Terejta Archi f, A. S. D. 1628. Decembri f Fontif. Urbana « VIII.& Seren. Ferdinando II. Magno Etruria Duce regnane ìt-te: La fabbrica di quefta Chiefa è formata di figura e- ,y fagona con fua cupoletta ben intefa nelle proporzioni, ,; e nei lumi , con che non lafcia di apportare comodo ,, e vaghezza ,, Sin qui il Baldinucci, il quale tralafcia non poche particolarità, come che la prima pietra fofle gettata da Fra Simon Piero di S. Francefco da Geno- va Vicario de'Carmelitani Scalzi, e che ai 7. di Maggio del 1Ó33. Monfignor Piero Niccolini Arcivescovo di Fi- renze benedicente la nuova Chiefa celebrandovi la_# prima MeflTa . Al fuddetto Scrittore però dobbiamo gra- do delle notizie, e rare memorie dell'Architetto della Chiefa Giovanni Coccapani, che nella fua gioventù atte- fe alle leggi Canoniche e Civili, nelle quali confeguì la laurea del Dottorato, pofcia datofi agli ftudj della Mat- tematica ne divenne così celebre Maeftro , che fu il primo profeiTore di quefta feienza nella Fiorentina Ac- ca- |
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cademia * e nV annoverano tra'fuoi discépoli parecchi
nobili Fiorentini, Francefi, Tedefchi., ed Ingkfiq* Fu inven- tore di macchine nuove, traile quali iìupenaa è Irata quel- la di un caffone, ove collocati non più di gò. fiaschi di acqua, macinavafi comodamente il grano, imprimeva!] in carta ogni forte-d'imaglio in rame, ed altre opera- sioni in un lempo ifielTo facevanfi . Morì nel *649. ri- porto in Santa Jvlaria Maggiore nella Sepoltura di fua famiglia» .*-'..- t$M r-.fe itm. ^mki'qmì IX. E ritornando noi a Santa Tcrefa nell'entrare in
Chiefa a manritta fi vede la Cappella de* Guardi fatta dal- la fondatrice con tavola, che rapprefenta Santa Francefca Romana, di cui Ella portava il nome , ed è .opera d^ì Vi- gnali, nei piedistalli delle colonne vi io no due Armi una de'Guardi , la feconda degli Ugolini inquartata con la prima . A quefto Altare prima di morire Maria France- sca vi fondò una Cappellani di feudi 5.0. annuii più ol- tre evvi la Cappella di S. Giovanni della Croce con ta- vola dì Piero Dandini : A mano finiifcra allato alla porta trovali la Cappella de'Marchefi Malefpina , ove la Mar- chefa Dionora vi lafciò una Meflà perpetua con dote di 40, feudi, e dalla parte del Vangelo nel pavimento evvi lapida Sepolcrale della famiglia, ficcome T arme della me-, defima ne* piediftalli delle Colonne,* il quadro è un Cro- cifitto con due Santi creduti del Bilivert, benché le Mo- nache dicano, che fìa di Iacopo Confortini. Segue la Cap- pella della. Madonna di Savona ftatua di baffo rilievo, che portarono feco le Fondatrici ; Vktì€ la Cappella , o fia Aitar Maggiore, dove prima èravi tavola di Bartolommeo Silveftrini trasferita in Monaftero, ed in fuo luogo dipin- fe il Cavalier Curradi Santa Terefa genuflefla alla presen- za di Maria, che le porge il Santo Bambino, ed è tavo- la molto bene intefa. Appiè degli Scalini di quello Alta- re nel pavimento incontra/! una ferrata di bronzo con arabefehi, ed intorno il nome della fondatrice . Quella apertura dà lume ad una Cappella fotterranea fatta col difegno dell' architetto fopra mentovato, per fepokura del- la fondatrice, e che ivi fia Sepolta, dirò le mie coniettu- re i
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re ; erfóiio ^ximieiameàià le lettere fopraccenhàte appiè
dell* Aitar Maggiore ineife nel marmo ; in fecondo luogo io"'.trovo allato al fotterraneo Altare dsillà parte dell'e- pillola uno ftanzino con dentro uin* Urna di mattoni , che cecamente noni ha né ansie»aie iscrizione, folameme k estinzione di luogo feparato dagli altri depofiti, che ini fece fofpettare eiìere appunto quello della Fondatrice! ma molto più mi perìuafi e{Tere quel deflb, perchè dopo minutiflìme ricerche m trovai dal muratore 9 che lavorò il fepolcro, effere £at© impreco &©& Ja meftok nell* incro- ita tura delia eake frefpa il millefimox e il mete «così 1648. Aprite , che lappusnto oorrifpondoinQ a qtuelio della morte di 'Maria Frafncefca Guardi, la quale morì ai * 5. di Apri- le del 1^48. fonovi anche nella medefima fotterranéa Cap* pella due aitri decoriti-,unpièmza verutó fegno* e credei che ila del Cavaliere Giovanni Giraldi morto nel 1^84. il quale per 1* amore.»,che aveya portato aiMonaftero chic- fé , ed ottenne di eftere feppellito in quefta Chiefa » e non eflendovi in tutto il pavimento lapida » o arme di quefta famiglia» mi perfuado che forfè colaggiù deportato. L' al- tro fepolcro di bai&> rilievo ha arme,,e lettere mezze guafte dall' umido , ed io vi ho letto come appi-elfo. HIC IACENT OSSA MARIAE ELEONORA^ MAYORGHAE NEAPO-
LITANAE BAENEOLI DVCISSAE VJSQRIS DVCIS ALOYSII STROZ- ZA FLOR. VLTIMAE SVAE STIiRPIS QVAE ANNO REDEMP. MDCLXII. Vili. KAL, APR^ CHRIjSTI AETATEM PELICITER CONSECVTA POSTREMVM DIEM CLAVSIT. Vifibile quivi è Tarme a finiftra con corona Ducale, veg-
gendofì nel corpo di efta due lance , ed uno fcacchierc » con intorno Croci» e Leoni rampanti, e parlanti, T ar^ me alla deftra non fi diftingue più, ma facilmente Q con- gettura che forfè quella degli Strozzi»e Mefler Paolo Ver- loni da Prato al iib. IV, dei fuoi Bicordi delT Efequie di quefta Ducheffa parla così ,,25, Marzo 1662. morì in „ quefto giorno T EcceiJentiflìma Signora DucherTa Stroz- *, zi, fu portata a feppellire nella Chiefa di Santa Tere- Tom. L Par, L Yy „ fa |
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5> fa di Firenze veftita con l'abito di quelle Monache
« Carmelitane Scalze, intervenne al fuo funerale tutto il 5, Clero del Duomo, quello di S.Lorenzo ( lafcia quello ,> di S. Ambrogio ) i Frati Domenicani , Zoccolanti , e „ i Frati Minimi di S. Giufeppe, e i Monaci di S. Pan- ,, crazio 9 nella cui Cura abitava■■; vi furono dugento j, Fratelli della Compagnia de* Bianchi con torcia dì p cera bianca alla Veneziana per ciafcheduno in mano; „ fu portata a barella da 12. perfone veftite a bruno con 5? banderola in mano, nelle quali erano dipinte le armi 5, di detta Signora , & avanti al Corpo andava tutta la 3, famiglia del Duca Strozzi fuo marito veftita a bruno,, X. E noi finalmente rifalendo alla Chiefa, oflerve- remo in mezzo al pavimento una nobile iscrizione in marmo con vaghi ornamenti 5 e dice come appreffb: D. O. M.
MARIA RICCARDINI
SENAT. BARTHOLOM. VGOLINI VXOR
CONTRACTVM NATI VITATE DEBITVM RÈCOGITANS
HIC :
VBI MORTE INTERVENIENTE PERSOLVERIT EXARATVM VOtVIT SANCTAE >4ATRI THERESIAE CORPVS SVVM COMMENDANS CVI ANTEA SPIRITVM FILIAE CONSECRAVIT IDEOQVE MONVM. HOC VNA CVM CONIVGE SIBI SVISQVE POSVIT AN. DOM. MDCLXXII. t, . ) * ,„ ."?!/ f S'_,*,£&.14'si.-isljììr • ,J§*. :'..'f; ■■ l%j; -.CiCf'iij"} l^'("ì '■'"." "\-<'"':Vì.fi
^uefta piiffima Dama ottenne dalle Monache in quefta
Chiefa la fepoltura per fé, e per la famiglia Ugolini, ed avendo fatto collocare la fuddetta lapida nel 1*572. ù morì fantamente il dì 1. di Novembre del 1680. e quivi Fu fepolta, e feguitano a feppelHru* ivi tutti quelli, che muoiono degli Ugolini , i quali vengono notati diligen- temente nel Necrologio della Chiefa. Ed al tutto fin qui det-
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detto ne' due ragionamenti, fi vuole aggiugnere elTervi nei
Refettorio delle Monache dipinto a frefeo Grifto nel de- ferto dagli Angioli fervito a menfa s opera di Baldafìfarre Francefchini, detto il Volterrano > il quale negli Angiolini fece i ritratti dei figliuoli del Cavalier Giraldi. Anche nella fepoltura delle Monache nell' entrare fubito a man- ritta fi trova una Gaffa di legno , ove con licenza deli* Ordinario fu Seppellita D. Goftanza Sforza prima Dama della Granduchefla' Vittoria, morta in età di 94. anni, e vi fi legge la feguente iscrizione : ■ i»i ■■■ '■■ ■■=;"■« ?■-*>. f- ■ ;t *v >;:■ .-'r «-.■.' ■ -, ■■■■ t% k , ..,• ,, , v ,. 2 .; . *',■ , ;■■■ , i .,.,.,'.■■ „ \ ..
Qyi GIACE IL CORPO DELL* ECCELLENTISSIMA SIGNORA D.
GOSTANZA SFORZA QyALE DOPO AVER DATO AL MONA* STERO IL FONDO DI VNA MESSA QUOTIDIANA E FATTO ALTRE ELEMOSINE OTTENNE FACOLTÀ DI ESSER SEPOLTA QVI VOLLE ESSERE PORTATA VESTITA DEL NOSTRO ABITO E CON ESS9 SEPOLTA MORI NEL MDCLXXXXV, A DI II» DICEMBRE ,
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Yy 2 LE-
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LE Z IONE XXVIIT.
DELLA CHIESA PI S. SALVI*
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■J5 Elcfti tefori fono per vero dire le tante
facre Reliquie, che adoranti-nella Chie- fa Fiorentina, ma fé alcuna tra quelle io trovati! i che venuta fofle collo fìre- pito di miracolofi avvenimenti, io pen- fo, che tiimare ti dovrebbe non fola- mente donò del Cielo, ma pegno cer- to della fpeziale benevolenza di Dio verfor di noi* E mi* racolo ftrepitofiflìmo fu quello, che a Firenze donò l\a- dorabile braccio di S. Salvi Abate , e Vefcovo d*Arnièns in Francia , lo che addivenne nella feguente maniera. Da quella Città faccheggiata dai Normanni ( giuria T unifor- me parlare degli Scrittori ) erano fuggiti due Monaci detti di S. Girolamo, econfeco portando la Reliquia del Santo, acciocché non reftaffe preda delle fiamme, venne- ro a Firenze, ove nel piano di Carrara, o di Parentinu- le, oggi detto di S. Salvi, fotto di una quercia pattata la notte , e volendo la mattina proseguire il cammino , nel ripigliare il preziofo pefo non fu più loro potàbile il moverlo, e per quante fiate tentaffero di alzarlo da terra : onde pieni di tiupore al Vefcovo di Fiefole fecero ricor- fo, il quale col fuo Clero portatoti fui luogo, e prova- to avendo più volte , ma fcmprc in daino, di movere il facro braccio, giudicò eflfer voler di Dio, che ivi a fuo onore ti fabbricale un Oratorio, e trovatoti tra gli fpet- tatori del prodigio, chi promife di fabbricarlo, il brac- cio fi rendè maneggievole a ciafcuno, ed in breve tempo compita la fabbrica, ivi fu folennemente alla venerazio- ne collocato , addimandandofi ne' primi anni 1' Orato- rio di S. Salvi , ridotto poi pel concorfo dei divoti, e |
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per la copia delle limo/Ine adi una Chiefa Parrocchiale ,
e Collegiata con Priore, e Canonici, pofcia ad eflere A- bazia infigne de* Valombrofani, e finalmente un efemplar Concento di Monache. II, E contando la Chiefa di S. Salvi niente meno di
anni 900, pieni di maravigliofi avvenimenti, i eguali do- vendo io tutti mettere in vedura * e volendo togliere o- gni ombra, di confusonem chieggo licenza di principiare dai due ultimi fècoli a nei più vicini, per pofcia con maggior facilità, e con più chiaro lume camminare nei tempi?più lontani:, e per conseguente in fatti più ofeuri. E*xoncÌofiacofachè le Monache andaffero a S. Salvi nel 15 34. il mio primo ragionamento farà della Storia di que- ite Sacre Vergi ni#< 11 -, .....| ^ &V»v&Vf ^p$ ;■'/■...
r\ III, La Beata Umiltà Ciurla gli Scrittori di fùa vi-
ta ) Vedova Faentina,? Fondatrice delle Monache Valom- brofane chiamata a Venezia per piantare ivi un novel- lo Mori&itero\ del fuo celebre; iilituto , già flava in pro- cinto di portare a compiacere la pietà di quella Domi* nante> quando apparitole in una notte S, Giovanni Evan- gelica fuo diletto. Avvocato , le fa fapere*, che il nuovo Monaftero dovea fondarfi1 non in Venezia, ma in Firen- ze, e che lo voleva dedicato al fuo nome , indi dopo a-? verla aflkurata di fua protezione , e preferitto il giorno, in cui fi avea eliaca porre in viaggio, fparì. Lieta Umil- tà av sì'belle promefle non indugiò punto ad intraprende- re il cammino ordinato in compagnia di tire fue difee- pole, cplle quali giunfea firenzenel 12S1. e la. fama, precorfa di- fua iantità avea incitato molte perfone a gareggiare per riceverla, ed onorarla nelle proprie cafe,- ma l'umile Serva di Dio accettò un piccolo Ofpizio fulla piazza di S. Ambrogio , ove per lo ipazio quafi di anni quattro^ viffe coni le fue care compagne in un fariro ri- tiro, cercando intanto tutti i mezzi, per la fondazione del Monaftero. ■•'•..- , i> ■ sud % éstmn tì^ml nu ih IV. Accefi erano i Fiorentini di un vìviflimo defide-
rio di cooperare, e concorrere all' adempimento dell* o- pera, avendo effi in breve tempo conofciute le virtù di Umil-
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Umiltà di gran lunga fuperiorì al grido, ed ancóra infor-
mati erano- dell' ordine venuto dal Cielo di doverti per mezzo di lei fondare in Gictìfc un nuovo Monaftero di Sa- cre Vergini. Quindi il primo a porger la mano alla B.fcrive il Canonico Salvino Sai vini bella3 fùa Storia manofcrit- ta dei Canonici Fiorentini, fu Méflèr Iacopo del Cava- lierMefìer Abate di Ruftico degli Abati Propofto allora del- la Chiefa Fiorentina | è Vicario Capitolate per la Sede Vefco- vile vacante» il quale ad Umiltà diede facoltà di erigere Chiefa, e Monaitero^ ed' introdurre in eflo numero barle- vole di Monache con ampio Diploina come appieflo : la- cvbus Frepofitus :&c:Jfa Capitulum Ecìlefie Fiorentine fvam canti s , Re ligio fé mulieri DàmitzeHumilitati Abbatijfe Mo- nafierij S. Marie Novelle de Facenti a Ordini s Val lifumbro- fé , falutem in Domino fempiiernam * Ex parte *vefira No- bis extitit poftulatum, ut fundandi & i edificanti Mona- fterium meftrt' Ordini se um Uccie fi a fiwe Oratorio in Fio- rentina Diete fi, in <tfU0 Abbatiffa & Moni ale f pofjint in - fiituiy cum fedet FUventina nsacet ad prefens , licentiam njobir concedere dignaremur . De qjefira igitur diferetione , & ordini s fan&itate plenijfime confidente s , ut predi Bum Monafierium cum Etchfiafi<ve Oratorio 4n Fiorentina Die- cefi fandare , & edificare pojfitis , dum tamen Abbati s Vallifumbro fé é* Re Boris Ecclefie , in cuius parecia ipfum Monafierium fundgtum extiterit, confenfus accedat , auflo- ritate ordinaria qua fungimur , svobit tenore prefentium liberam concedimus fatuhatem , 'Adiicientes, quod ex eiuf- rmdi licentia' &' conce(pone, pH'vilegiis 4$ exemytioribus wftri'Ordinisnullum preiudicium genere tur'» la cui ut rei te film. Sigili um Curie nofire duximus prefentibus appo- nendum.Datum Florentie Dom. luca** an* 12S1. Ind. 9. Tri die JM. Aug» : Ài 111 1 :) q •>■ v \ 1 ■■..s. -\ . i\ i b 1 : : ^ìiìDopo yquefto; favorevole rescritto non pacaro-
no due meri■« che fu fatta alla Santa: altra vantaggiofa of- ferta di un luogo molto adattato per fabbricarvi; il Mo- naftero. Imperciocché fiorendo in que'tempi in Firen- ze una pia Congregazione di Cittadini chiamati i Frati della Penitenza, che avevanoiper^iloro, proprio,iftituito di
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di amminifìrare i beni deftinati al follievo de' poveri del-
la Città, difpenfandone 1* entrate in quotidiane limofìne, loro era fìata donata una cafa con vigna, e terreni ali' intorno porti vicino, al ponte a Mugnone fulla .ft rad a , che andava a S. Stefano in Pane, e quefto luogo fu of- ferto alla Beata, la quale con lo sborfo di ggo. lire, e foldi dieci, non come giufto prezzo di que'beni , ma per una certa ricognizione a pii fratelli ne fece la com- pra con iftrumento che rogò Benincafa Index & Notar* ig. Ottobri? 1281. reftava a chiederli la licenza dal Ca- pitolo di S. Lorenzo, comecché erano le terre compre- fé nella Parrocchia di quefta Infigne Collegiata , e di que- lla licenza trovo pure nell'Archivio di S. Salvi ai 27. di Ottobre dello iteflb anno gli atti per rogito di Uguc- rione Giudice e Not. nei quali leggefi : Aldobrandino Trio- re, e Canonici di San Lorenzo dare ali* Abbadeffa Umiltà la fermi filone di alzare nel luogo detto al fonte di Mu- gnone Convento e Ghie fa , e di potere in ejfa celebra" re i dii'ini ujìzi : Ottenute quefte Angolari grazie pensò fubito Pumiliffima Donna a dar principio alla fabbrica col difegno, dice il Vafari, di Niccola Pifano, ma du» bito , che debba dire Giovanni Pifano , impercioc- ché Niccola dovea a quei tempi effer morto, non poten- do così facilmente combinarfì vivo quefto Architetto flel 1281. quando già nel 1231. era celebre il fuo no- me , lavorando egli in detto anno in Bologna V Arca di S. Domenico. Di quefto facro Edilìzio benedirle, e po- fé la prima pietra fecondo il rito Ecclefiaftico Mainetto Vefcovo di Fiefole, perchè durava la vacanza della Se- de Epifcopale di Firenze, e ciò feguì ai 14. di Marzo del 1282. ab Incarnatone , intervenendo alla folenne fun- zione, oltre il detto Vefcovo , il Generale di Valombro- fa, con molti Abati, e Monaci dell' Ordine j i quali ac- cettarono il Monaftero, e Monache fotto la loro iurifdi- zione con atto pubblico , che fi conferva nello fteflb Archivio : Aclum in loco, qui dicituv ad Mugnonem froge fhrentiam. Petrus de Luca Not. 14. Martii 1282. VI. La maggior però foikcitudine di Umiltà era la
Chie-
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Chiefa in onore del Santo Protettore ìuo, ed Evangeli-
fta, che la volle tanto fpiendida, e magnifica, che meri* tò l'elogio dal Vefcovo Fiorentino ; Ttm^lummìra, yul- crkttdinit:per io che n<m è-maraviglia , fé lungo tem- po fofle neceflario a terminarla. (E benché il Vefcovo di Firenze Erancefco Monaldefchi daBagnarea ai 5* di Mag- gio del* 1297; la confacradIFevnon era però del tutto per- fezionata come appare eia! Diploma dei medesimo, in cui concede Indulgenze a chi aiutafle con limoline quefta fab- brica, ed io mi attengo dal riportarlo » poiché il Cer- racchini turco diftefo lo ruferifee nella ferie de'Vefcovi Fiorentini, e tifeontra con l'originale da; me letto , e di quefta facra ne parla pure il Signor Domenico Maria M.&nm&XTvmshde'SigUli* E qui dovrei dice il gran concorfo di Nobili Fanciulle a chiedere il fanto abito alla Beata Badeila, tra le quali quattro fé ne leggono veflite nei primo giorno dell'ingreiTb, e furono, Gio- vanna, lacopa, Giacomina, e Benedetta, E vi è da of. fervale » come dalla fama di quello nuovo Monaftero la porta della Città, che era ivi preiFo , prefe il nome di porta a Faenza- Ma perchè fa d'uopo, che ci avvicinia- mo a S. Salvi primario foggetto di quefta ftoria, ac^ cennerò brevemente le vicende del Monaftero di S, Gio- vanni Evangelista , che obbligarono le Monache a cer- care nuovi Conventi ? e finalmente a ftabilirfi in S* Salvi. Già nel 1324.3veano patito qualche danneggiamento dalle ■mura del terzo cerchio di Firenze alzate molto vicine,al Monaftero >ccm del pregiudizio alle cafe delle Monache, il perchè alle Jlifomiagioni libro K leggefi Memoriale delle Donne di Faenza del 113.31. aita Repubblica per ri- paro idesi danni ipatétì Bell'alzarfi le 'nuove mura, -Ma più deploràbile , e Ifunefto «molila totale loro desolazione fu il oa£o >déU'tanno .1529. quantlo n Eiore?ntirii iminacciati -di iaifedèo^per togliere aLnemìici ricovero , intorno -alla Cit- tà di ordine de* Signori ifurono ifpiasnste molte Chicle, «e Conventi. Ai 24. adunque di ^Settembre di detto an- no verfo la feraandarono gli fteflì Cittadini al sottro Monafter^rjcdjincuna natie Propinarono eGhieia,-e Con*. ven-
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vento, é cfuello che non poterono diroccare, confegna-
rono alle fiamme. Le Monache furono trasferite a Santa Caterina delle Ruote, ove fretterò per qualche mefe,paf- fate pofcia in modo di deporto al Monaftero di Sane' Antonio. Ma di lì bifognò parimente ufeire impercioc-p che il Duca Aleffandro penfando a fortificare meglio la Città, fece fcavare i fondamenti della Fortezza da baf- fo , nel di cui difegno rimafe comprefo non folamente il rovinato Monaftero di S. Giovanni, ma quello anco- ra di Sant'Antonio già fondato da Iacopo Guidoni da Piftoia nel 1358. e non nel 1388. come dille il Poccian- ti. E doppia in quefte circoftanze era l'afflizione delle Monache, sì per la perduta fperanza di non mai più ri- alzare la loro antica abitazione , e si per dover lafciar quello , ove eranfi portate, procurato loro da Raffaello de' Girolami. Ma tra quefte anguftie veramente graviffi- me non mancò la Santa loro Madre di ptoteggere 1* afflit- te > e raminghe fu e figlie dal Cielo. Avvengadioechè Pa- pa Clemente VII. tocco da compafUóne verro quefte Mo- nache, con fuo Breve , che coniervafl nella Badia di Ri- poli de'Monaci Valombrofani , creò Giovanni de Statis Canonico Fiorentino fuo Commiffario, affinchè ofTer- vati gli edifizj dei luoghi Pii di Firenze uno ne fceglief- fe più a propofito per la Stanza perpetua delle figlie di Santa Umiltà, dandogli a tal fine tutta la podeftà , e brac- cio Pontificio . Inoltre radunatiti i Monaci di Valom- brofa a Capitolo in S. Pancrazio nel 1531. e tra gli af- fari gravitimi- dell' Ordine, confiderato avendo la gran difgrazia del Monaftero delle Monache alla Porta a_* Faenza giudicarono di cedere loro il Monaftero di San Salvi, il quale benché avefTe patito molto nell'attedio , e- ra ftato alquanto reftaurato dagli Ufiziali della Sanità, i quali rimiravano quel luogo molto comodo nei tempi di contagio : A nome adunque del Capitolo il luogo di S. Salvi fu proporlo al fuddetto CommiiTario, il quale ac- cettò 1* offerta confermando la donazione dei Monaci con una dichiarazione , efiere S. Salvi Monaftero in perpetuo delle Monache di S. Umiltà. Vi fi aggkjnfe poi l'appro- da?. I. Pan, L Zz va- ' |
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vazione del Duca Aleflandro, che loro rilafciò le fpe-
fe fatte dal Magiftrato della Sanità per lo rifarcimen- to del luogo accendenti alla fomma di feudi d' oro larghi 3500. in ricompenfa della perdita, e delMonaite- ro di S. Giovanni, e di altre cafe, e terreni ad effe frettan- ti , e difìrutti in occafione della fabbrica della nuova for- tezza. Ne qui disdice ricordare il Pozzo ài quefto Caftel- 3o effere quello ileifo del Monaftero, che la Divina Prov- videnza ha voluto, che rimanere intatto, può dirfi, pro- digiofamente traile rovine , e chiamali anche inoggi il Pozzo Santo pel miracolo che già avvenne in follievo della Santa AbbadeiTa inferma, e che leggefi in una ifcri- zione fcolpita in marmo per ordine del Senatore Pier Filippo Ugùccioni ., SANCTAE HVM1UTAT1 VIDVAE FAVENTINAE
... VALLISVMBR. MONIALIVM INSTITVTRICI IN ASCETERIO HIC OLIM A SE CONSTRVCTO, FE- BRIS ARDORIBUS AVGVSTO MENSE AESTVANTI SITVLA EX HVIVS PVTEI FVNDO GLACIEM QVAM EXPETEBAT PRAE AQVA EXHIBVIT PRO- DIG1VM ANTIQVO COLORE IAM DEFICTENS IL- LVSTRISS. AC CLARlSS. DOMINVS SENATOR PE- TRVS FILIPPVS VGVCCIONI GENERALIS ARCIVM ETRVSCARVM PRAEFECTVS HOC MÀRMORE PE- RENNA VIT A. P. MDCCXVIH |
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Il pofTefTo però del Monaflero di S. Salvi non fu pre -
fo dalle Monache fé non nel 1534. così parlando lo fru- mento rogato da Ser Giovanni Vannucci. ABum Ilo* -renti& an. 1534* 27* Iulìi ed andarono ad abitarlo ai 14. di Agosto dello fterTo anno introdottevi dal Generale A- bate Valombrofano D. Gio: Maria Canigiani con quelle cerimonie, che leggono ne* ricordi a penna di D. Biagio Monaco, e Governatore del Monaftero. i. , a .•„•. ,1 VII. E
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VII. E lanciando io quefte Sacre Vergili! cònfolatif-
fìme in S. Salvi?» per pofeia tornarvi in altro ragionamen- to a ravvifare le più importanti notizie di qtfelr antichif- fimo Monaftero , parlerò qui alcun poco della S. Madre, e Fondatrice delle Monache Valombrofane, riportando fom- inariamente quanto trovali negli Scrittori dell'Ordine lo- ro. E primieramente dicono, ch'ella nafcefTe verfo T an- no 12io. in Faenza da Genitori ragguardevoli per antica nobiltà chiamati Elimonte il Padre, e Richelda la Ma- dre, al farro Fonte ebbe nome Rofanefe, e giunta all'età di 15. anni fu bramata per ifpofa da un Principe con- giunto per fanguc alPlmperadore Federigo, che Rofanefe ricusò; ma per ubbidienza alla Madre fpofata fu pofeia a Ugolotto Cacciariemici di nobiliflìma famiglia♦ Dopo 9. anni dello fiato matrimoniale con licenza 3el Marito fi rendette Religiofa nel Monaftero delle CanonicheiTe di S. Marco, che fu un tenero, e infiememente efficace efem- pio al conforte , perchè veftilTe anche egli come fece 1' abito di Canonico Regolare , ma Rofanefe paffata ef- fendo alla regola Valombrofana, elfo pure col nome di D. Lodovico entrò nel Monaftero di S. Apollinare dell* Ordine di S, Giovanni Gualberto. In quefto nuovo Iftituto a Rofanefe dai Prelati fu mutato nome, e comecché nel- la umiltà era ammirabile , determinarono addimandarla Donna Umiltà , nome eh* ella ì accettò con fomma alle- grezza , ed è quello col quale i fedeli la invocano , La fama di fua fanta vita allettò fubito pie , e nobili fanciulle a feguitarne gli efempi, e quefte furono le pri- mizie della Religiofa famiglia , di cui Santa Umiltà era fiata desinata dai CieloFondatri.ee, ed appunto nelF an- no 1266, Iacopo Vefcovo di Faenza , avendo donato alla Santa l'antico Monaftero abbandonato da i Padri Agofti- niani contiguo alla Città fopra di un Poggio, detto di Malta , ivi ella con le fue figlie fpirituali dal Generale Valombrofano fu veftira dell' abito di S. Gio; Gualber- to , foggettandofi in tutto all' ubbidienza de* Monaci. Né andò guari, che crefeiuto il numero delle Monache, ed ingrandito il Convento, vennero chiamate le Mona» Zz 2 che
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che del Monaftero di Santa Maria Novella dì Malta . La
feconda fondazione fu il Monaftero in Firenze» del qua* le già fi è parlato , e che Santa Umiltà governò fino al 1310. anno della fua morte , giufta gli Scrittori, che ne parlano. Manifestò fubito Iddio la gloria della fua ferva » col teflimonio di miracoli così ftrepitofi, e frequenti, che il Vefcovo di Firenze Antonio di Orfo agli 11» di Giu- gno del 13iié portatoli alla Chiefa di S. Giovanni Eva»* gelifta in compagnia del Clero , e di tre Abati, cioè il Generale di Vaiombrofa, Azzone della Badia Fiorentina, e Grazia di Settimo fece aprire la tomba, e con indici- bile ftupore fu trovato il Corpo di Umiltà frefco , ed in^ corrotto, e però egli fteflfo lo efpofe full" Altare al culto ài numerofo popolo . Quindi fparfafi la fama di tante grazie, che i devoti ne ricevevano, divenne pretto un Santuario venerabile anche ai popoli lontani, e la Re* pubblica Fiorentina con due ordinazioni del 1317. e del 1324. volle dare autentici fegni di fua venerazione, proi- bendo in vicinanza di 150. braccia giuochi > danze, oite- ric-j ed ogni ridotto di gente, che fofle di poca riveren- za alla Chiefa di S. Umiltà ; Ma queir ancora , eh* è il più notevole circa il pubblico , e religiofo culto di quefta Beata, è una Bolla data fette anni dopo, eh'Ella fi mo- rì, da Papa Gio: XXII., e fottoferitta da 17. tra Patriarchi Ar civefeovi, e Vefcovi, i quali concedono alcune Indul- genze , a chi vifitafle la Chiefa di S. Giovanni Evangeli- Ila in Firenze alla Porta a Faenza nella fella di S. Umiltà. Vili. Ma prima di abbandonare totalmente il ragionar di quefta S., mi piace qui di foggiugnere il numero delle traslazioni fatte del Sacro fuo Depofito , e per portarle tutte in breve , e fenza pericolo di errore , dirò come nel 1624. ai 4* di Maggio, che fu 1* ultima, e più folen- ne traslazione di S. Umiltà, nel riveftirla che fecero le divote Monache, fi trovò nella manica della vefte vec* chia una cartapecora fcritta nel 1582. da D. Biagio Mo- naco Valòmbrofano fopra da noi nominato , la quale carta conteneva quefta bella memoria,, ai 27.di Settembre », del 1529. il Corpo di S. Umiltà trasferito fu dalle rovi- „ ne
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»? ne della Chiefa di S. Giovanni Evangelica à Santa Ca»
j> tcrinaj nel 1530. ai 18. di Novembre feco lo portaro- >, no le Monache al Monaftero di S. Antonio ; ai Z4. di >5 Agoflo 1534» andando le Monache ad abitare in S. „ Salvi .colà lo trasferirono, ove nel 1542.31 24.di Mag- „ gio fu collocato fopra V Altare dedicalo alla Natività ,; del Signore, Nella piena del 1557.fi cavò la Calìa, e »» fu portata in Go#o delle Monache r ove il ette il no ai „ 27. di Maggio del 1572. In queir/anno fu riportato in „ Chiefa, e porto nelP apertura del muro delia fagreftia 5, corrifpondente ali* Aitare, ed ai piedi della Santa vi „ fono le Offa della B. Margherita» ed era BadeCa Suor „ Beatrice di Luca Orfini „ Sin qui il ricordo di D. Biagio; quando bramofo D. Clemente Bonenti Monaco pure Va- lombrofano, e Governatore del Monaftero, che la Santa averle un più fplendido3 e ricco fepolcro, fece murare u- na Cappella, ed avendo ottenuta la licenza dall' Ordina- rio trasferì fui nuovo Altare V ammirabil teforo , la qua- le traslazione feguì ai 4. di Maggio del 1^25. con un fo- lenne triduo, nel quale tutti i Principi , e Principcfle, il Nunzio, e Prelati con la nobiltà Fiorentina, e Popolo, concorfero a godere della veduta di un corpo cosi maravi- gliofo ; e non ancora abbaftanza fodisfatta la divozione delle Monache , penfando a* nuovi ornamenti per onore della loro Mac}*e , e Fondatrice nell" anno i6~j6. fecero lavorare una nuova, e più vaga Gaffa,, è riveitirono la San- ta di una cocolla di broccato d' oro con una più ric- ca corona in capo. v IX. Finalmente perchè non fi perdala memoria del
magnifico Monaftero alla Porta di Faenza diroccato nel 1529. ne darò qui la fh'ma, che per ordine pubblico ne fu fatta , come trovafi in un libro della Famiglia Tempi copiato dalP originale , che già era nel Magiilrato della Parte Guelfa. „ Corpo della Chiefa lungo braccia 72. largo 22.
„ alto 25. con palco a mezza la Chiefa, ove era il Coro „ delle Monache , le mura della Chiefa fioriate a frefeo, 7 t « con |
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,, con la j&cciata mezza coperta dimarmi, Tribuna dell1
s, Aitar Maggiore in volta, e fopra il Campanile. „ Cafamento delle Monache per un verfo lungo brac-
5, eia 100. per 1' altro braccia ne. cbio/tro con fopra j, due dormentori ? due refettòri. Un cortile in mezzo 53 con orticino. ■i < • item 4. pozzi ,4. volte da vino? foresteria con fa-
le , e camere fcuo» £ fopra,» un Orto •■*,e pràtello lungo la via murato. \t.:w r.': ho c'.-v,. ;- Item orto delle Monache di 4. facce s in tutto la mu-
raglia braccia 550. € te facce alte braccia .15., Ifcimata o- gni fuddetta cofa fpuii £500, > • |
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L E Z I O N E XXIX IL DELLA CHIESA DI S. SALVI.
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' Epoca gloriofa della fondazione di
quefto Monaftero da tutti gli Scritto- ri è aflegnata a queir anno, nel qua* le accadde lo ftrepitofo miracolo del Braccio di S. Salvi, leggendoli il rac- conto di quefto prodigio in una car- tella appefa al primo Altare nell' en- trare in Chiefa a manritta come apprefìb . D, O. M. HIC OCTINGENTI FERE SVNT ANNI LOCVS FVIT , QVO
DVO EX MONACHIS S. SALVII ALBIG ; EPISCOPI , BRACHIVM E- IVSDEM ASPORTARVNT , ET CAVA QVERCV CONDIDERVNT NO* CTEM IMMORATI , POSTERÀ LVCE DVM PROGREDÌ PARABANT, SACRAM RELIQVIAM E LOCO NVLLA VI DIMOVERE VALENT , ACCERSITVS FESVL. ANTTSTES SACELLVM DIVINO IVBET AF- FLATV IBIDEM CONSTRVI, LONGO TEMPORIS INTERVALLO IN- COLAE EXTRVVNT TEMPLVM VBI S. VIRI PIGNVS DVABVS RE- CLVSVM THECLIS RECONDVNT , SCRIPSIT , ET PRO OMNIVM NO" TITIA POSVIT IVLII MDCXXXVIII. F. A, F, T. A. M. C. S» T. che cofa vogliano dire quefte lettere iniziali » io non fa-
prei indovinarlo, folamente offervo il pofuit indicante in quelle lettere una fola perfona. Niuno però de* noftri Scrittori, che io fappia , ha penfaro a disaminare quelle altre parole Alhigenjis Epifcopi ; conciofiacofachè efifendo parecchi i Santi col nome di Salvi» fiamo forte in dub- bio, a quale di tali Santi fi appartenga il fopra deferitto braccio. Io per vero dire nel mio ragionare di quello Mo- naftero, ho giudicato di fempre appellarlo Salvi Vefcovo . ... .<r; ., L,%.< • . ' . ■■ 13 - di |
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Amiens {bile congetture » che ho fondato Sopra una bre-
ve , ma dotta differtazione Scritta dall' Erudito P. France- fco Antonio Zaccaria da me pregatone, per ischiarire col- la fua nota erudizione nella Storia Ecclefiaftica un sì gra- ve punto, ed io la riporto intera fulla fine di quefta le- zione . In qua!' anno veramente feguiffe V avvenimento miracolofo del Braccio accennato nella Suddetta cartella, egli è pure un'altra cofa neceffaria, ed affai utile , onde dare un compimento alla Storia della fondazione di que- fta vetufta Chiefa. Né cofa di grande ftudio Sembrami il rintracciarlo j ogni qualvolta fi Supponga , che il braccio fiadiS. Salvi Yefcoyo di Amiens, e che dal fuoco, e dal Sac- cheggio de* nemici lo falvafferoi detti due Monaci. Im- perciocché ricorrendo noi agli Scrittori di quelle guerre, tofto troveremo j il quando la Città di Amiens foffe da Barbari Saccheggiata. Ed appunto il Santo Abate Odo- ne Cluniacenfe citato dal Cardinal Baroni© all'anno 845. nel fuo libro de Transizione $!. Martini annovera in queft'anno traile Città cadure in mano di'Attingo Capi- tano de* Normanni la Città di Amiens, quindi dando noi anche un anno ai viaggio de* due Monaci, fembra che pofliarno credere effere itata la loro venuta a Firenze neìl' anno B^ó, e che quello anno poffa effere 1' epoca della fondazione dell* Oratorio di S, Salvi . Ma qui nafce un altro dubbio, cioè che cofa fi faceffe di queft' Oratorio dal Suo principio fino dopo il mille > quando ne diventò padrone S, Gio; Gualberto gloriofo Fondatore della In- clita Religione de* Monaci Valombrofani » Onde doven- do io Soddisfare a così giufta ed utile inchiefta, dirò che fatte avendo diligenti ricerche in parecchi Archivj,e Scrit- tori mi fono avvenuto di trovare in primo luogo , che contiguo all' Oratorio foffe edificata una Chiefa, ciò che io deduco da due iftrumenti dì donazioni fatte a S. Gio: Gualberto , nelle quali leggefi dono, ojfero Ecclejiam, & Oratorium S.Salwii, e dalla Cartella in Chiefa, nella quale 1* Autore anonimo dice : longo temporir intervallo Incoi* extmtttit Temflum. In fecondo; luogo noti fi , che la Chie- fa* Suddetta divenne Parrocchia ? anzi Collegiata con Ret- tori ; |
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tori, e Canonici» che tanto leggo nella fìoria di Paffìgna-
no del Padre D. Fedele Soldani Tom. I. pag. 265. come appreffo '. nec non canonicali domo cum JLeBore joflmodum no- bilitatum fuit ', e viene corredata queft' aflcrzionc dall' autorità degli Scrittori antichi della vita di S. Gio: Gual- berto, come da Egidio Flamin. all'anno 1032.ove dice „ j, Berizzone BelJincioni Priore, e Padrone della Chiefa, j, offerì fé, e la fua Chiefa & il fuo avere al B. Gio:, qual* „ era di gran facoltà nel Piano di S. Salvi, e vi fu foccorfo „ di molti Gentiluomini, e di Cittadini, ficchè in termi- ,3 ne di 15. anni, che fu del 1048. il Santo vi meffe il ,, detto Berizzone per Abate con 20. Monaci. ;, Ed il nome di Pietro altro Rettore di quefta Chiefa trova fi nell! Ughelli ItaUSacr, Tom. III. ]/ag. 66, ficut bona me* moria Fetrus fresbyter^ qui fuit Cufios ijtfius Ecclefia : al- la fuddetta donazione fuccede la feconda nel 1048. che intera, e lunga riferifee \\ Ughelli nel luogo citato, che io rapporto feruta con più brevità , e femplicità , come 1* Iho trovata : Ego Ralandus , qui Moro wocatur » FU. b. tn.
Tenti dicono fro Anime mse falute , Vx, mee Adale&e Ecclefiam , (jf Oratorium S'» Salnjy,, quod efl in loco , cui Fa- rentinule nomen , infra j/lebem §, Reparate Ci'vit, Fior, ut modo 4$? aeince^s fiat Monafterium Ordinis S. Benedi» Hi, A&um in loco Fareniinule firope eamdem Ecclefiam •> territorio Fior, 1048. an, 2. Im^eriì Domini Jinrici\ 16. KaL Maii ìnd, J. Albertus Notarius, E fin qui baiti per dar luce ai due fecoli più ofeuri . II. E fé norabili acquifti fece il Santo Padre
Gualberto per le donazioni del 1032. di Berizzone , e del 1048. di Rolando, conviene però dire, che affai mag* gioii pofeia ne facefle il Monaitero ; conciofiacofachè la denominazione del piano di S« Salvi vogliono alcuni, che fi derivaife dall' elfere quefto territorio quafi tutto di proprietà dei Monaci > arrivando le poffeffioni loro ad oc- cupare il fuolo dell' amico Anfiteatro , che per efTere del Monafteio, addimandavafi il Campo di S. Salvi, co- me chiaro rie parla il Vefcovo Giulio nel fuo Diploma all' Abate Gilberto: Campum quem $. Salini confiat efft Tom. L Fart, L A a a al- ì
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allodium : E il Sìg. Dom. Maria Mannì ne! fuo erudito
Parlagio al cap. 12. nota „ Campo di S. Salvi fi denomi* 3, nava certa parte dell'Anfiteatro, che alla Badia di S. „ Salvi fi apparteneva „ E non poco contribuì a fa- migliarne ampiezza di dominio, ed aumento di cafe, di vigne, e di orti in quello piano il teftamento del B. Bernardo degli Uberti , eh' egli fece in favor di S. Salvi nel 1085. prima che ivi veitifle l'abito Monacale, E fé quella eredità produrle al Monaftero gravi moleftie dai Parenti del Santo, i Monaci non perdettero però punto dei beni lafciati loro. L'Abate Ugheili nel luogo già. citato riporta diftefamente quella donazione, della quale alcuni pochi periodi mi piace qui di notare Ego Bernardus filius bone mem. Brunonis ( ed ecco finita la quiftione fopra il nome del fuo genitore , che il Ciacco- nio vuole che fi chiami Ugone quando fi legge Bruno ) fro remedio anime Genitori s mei} & Boriandi filli SicbeU mi gloriofijjìmi mei umici , off ero , Ór confirmo ( e qui no- mina i beni, che lafcia al Monaftero ) in Ecclefia SanBi Sal'viiy ubi modo Dominici** Abbas yr eeffe widetur Kah July anno 1085. Ind. 8. A&um j/ro^e diBum Monafierium, Ego loannes Notarius . E tornando ora al Vefcovo Fio- rentino Giulio amantiifimo di quelli Monaci, altra fua donazione fa d* uopo di rammentare, la quale fu della vaila Parrocchia, e Chiefa di S. Iacopo tra'Foffi nell'anno 1170. o in quel torno , come oflfervamrììo nel trattato di quel- la Chiefa. Il diploma del Vefcovo fu pofeia conferma- to da Papa Aleflandro HI. con fuo Breve dato in Rivalto di Venezia diretto a Gilberto di S. Salvi . E giacché ho nominato quello Abate, acciocché meglio fi veda quanto que- gli Monaci pofTedeflero, mi piace di notare alcune fcrittu- re di livelli dati da Gilberto a Laici , e che nell'Ar- chivio'di' Santa Trinità ben confervate efiUono; e pri- mieramente nel 1175. D. Gilbertus Abbas S. SaMi con- cedi? ad Linjellum Gulielmo fili» Landi unam yetìam terre cum Cafolare, que efi in loco fièri afeio in Carneo S. SaMi in* fra & proj/e Ecclefiam S. Iàcobi t de uno latere efi <via , de quarto efi murus Ci<vitatit,, & Monafierii $* Sal<vii |
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forai ìpfum mttrutn<: enei 1172. Butrigofili* Martini,
unarn placzam* que eft in Campo S-Sal^Upropenfioneden, 8. honorum fpendibilium de Luca : nello itelfo anno : unam flaczam-ì que efi in Campo S. $al<vy Bernardo filio Guiduc ci finocchi: e dello ileiTo Abare nel 1173. Lungo filio Guidacci unam cafam et' plac%am que e fi , in campo S* Sai- *vy : E di Paolo Abate più antico confervafi prefTo la Badia di Ripoli un livello del 1142. che dice: Fridie Kal. NLart.. Ego Taulus Ab. de Ecclefia & Mon. S. Sal*vy nomine livellar io , trado tihi Ugo fil. q. Tetri de Vacci ano terram pofitam foras muros Ci<vitatis Fior, prope Ecclefiam §. Remigii . Ego Sinibaldus. III. Per tutte quffìe fcritture , e molte altre, che io
tralafeio , facile ad ognuno deve efTere l'immaginarli 3 quante fodero le ricchezze di S. Salvi, e pure non è im- prefa facile , né da ufcirne così di leggieri, il narrare quan- te altre donazioni fiano Hate fatte a quefio fanto luogo. Il Vefcovo di Firenze Ambrogio nel 1156. a S. Salvi tra-r sferifce il dominio della Cappella ài S. Niccolò a Cafa arfa . Aleffandro III. conferma a quefti Monaci il poiTef* fo dello Spedale di Capraia con Breve del n63. e nelle loro mani pure pattato io trovo l'iufpadronato dello Spe- dale di S. Pancrazio, in favor del quale nell'Archivio della Badia di Ripoìi evvi una donazione del upo. che dice : Ego Angiolinus , filius Tetri 4$ Guidaina Uxor eiu$% donano a S. Salvi, e al fuo Spedale di S. Pancrazio una cafa in Borgo S. Paolo. Ego Rufthus Not. Id. Fehr. E fi- nalmente Pio II. con fuo Breve concede all'Abate di S. Salvi in perpetuo le Chiefe di S. Michele in Poggio, e di S. Donato in Siena, e l'Abate ne prende pollello adì 11. di Agoito del 1464, rog. Ser Andrea di Niccolò da Terrannoda : Ma fé in oggi la Ghiefa , e Monaftero di S. Sai» vi fono fpògliati di molti dei Beni* che in tanta abbonde- volezza porTedevano, riflettafi da ciafcuno alle condizio- ni dei tempi antichi 5 cioè di guerre e civili, ed efter* ne , nelle quali parecchi Cittadini lì facevano lecito di rubare l'altrui, e alla neceflìtà della Repubblica d'ingrandi- re col terzo cerchio di mura la Città , e alla;libertà .degli JU - %\ A a a % ba- |
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bari in alienare i beni ftabili» onde niuno maravigliar
fi deve » fé ai Monaci molti degli antichi fondi fieno man* cati, refìate loro però le pregevoli cartapecore negli Ar- chivj. IV. Inoltre notar fi vuole , che a quello Monaftero
fono flati conferiti più onori , privilegi, e grazie fatte dai Vicarj di Crifto ; E dirò , che viva fi conferva la memo- ria di Gregorio VII. di Urbano II. e di Innocenzio II. fegnalati.fi in arricchire la Ghiefa d'Indulgenze, e i Mo- naci dì benefìzi . Che fé le Bolle autentiche di quelli Pontefici Ci fono fmarrite , tuttavolta evidenti documen- ti della verità fono i Brevi dei Papi a quelli poiteriori, e baili quello di Aleflandro III. che comincia Religiofam *vitam, ed è riportato dal P. Soldani nella fua Storia a pag. 67. nel quale chiara fi apprende la conferma delle grazie già fatte ai Monaci di S. Salvi dai foprallodati Pontefici, in efifo leggendoli le feguenti parole: Prade- eeffbrum mero noflrorum fel» mem. Urbani , Gregorii, <£* Innocentii Romanorune Tontificum ^vsftigiis inb&rentes fta* tuimus éfc. datum Turonis Non. lulii Indìt» XI. lnm carnationis an* iiói.Tontifcatus an.^.Signum Domini A" lexandri Taf*. Vias tuas Domine demonttra michi : Nien- temeno che AleiTandro impegnati a favorire il Monafte- ro furono Urbano V. Clemente III. Eugenio IV. ed altri. Di quetVultimo è il privilegio ai Monaci, ed a chi fer- ve loro, di potere acquiilare le frazioni di Roma vifitan- do i cinque Altari della Chiefa di S. Salvi. Ma parlan- dovi da 1 Pontefici a parlare degl'Imperadori , Arri- go II. fu il primo, che nello anno 1055. illuftraiTe que- llo facro luogo , come dice il Padre Soldani nella cita- ta Iftoria a pag. 2^5. Vrimus omnium Monafterium iftud Jingulari privilegio decorami anno 1055. e l'Ammirato lib. I. pag. .38. dice „ L'Imperadore Arrigo per l'anima fua *, e della fua moglie Agnefa, e per l'accrefeimento del }, Re Enrico fuo figliuolo, prefe nella fua protezione il „ Monaftero di S. Salvi „ e nel 1x87.il fudd. Iftorico di Paffignano riferifee il Diploma di ^Enrico IV. conte* nentc molti privilegi, tra i quali il qui -appiedo ; amplio* |
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flette utilitari ifforutn provider? <volentet regia àuBori-
tate eis concedimus, ut unum canale de flamine Arni per proprium folum fuutn ad Monaflerium , Jinje ad alìum locum (ibi congruum deducant , nulla ìpfis obBante contr adizione : Ed un altro Arrigo Imperadore debbo nominare, che al- loggiò in S; Salvi nel 1312. quando col fuo Eferciro po- fe 1* attedio a Firenze. E qui dacché Giovanni Villani nel raccontarci la dimora di quefto Principe in S. Salvi vi frammifchia un graziofo accidente , io lo riferirò co- me in apprelTo „ Del mefe di Ottobre lo Imperadore fu „ ammalato più giorni a S. Salvi) & veggendo non pò» „ tere avere la Città per accordo , & 1 Fiorentini non ,j volevano la battaglia, fé ne partì non ben fano . E j, riandò ancora in S. Salvi ragionando il Conte di Sa- „ voja con l'Abate, e certi Monaci di là dentro, co- „ me lo Imperadore avea dai fuoi Aftrologhi , ovvero „ per altre rivelazioni, che dovea acquiftare infino nel i, capo del mondo ; V Abate ridendo difle * compiuta è „ la profezia, che qui prerfo dove voi dominate » è una „ via fenza ufcita , che fi chiama Capo di mondo » ,, onde il Conte & li altri Baroni, che udirono quefto, ri- 5, mafono confuti della loro vana fperanza, & però li „ Uomini favi non devono dar fede a ogni profezia , o „ detti d*Aftrologhi) che fono mendaci, o di doppio ,, intendimento „ Dopo si illuftri Principi dovrei ram- mentare i Vefcovi Fiorentini parzialiffimi con quefti Mo- naci , ed Abati di S. Salvi. Ma avendo di fopra cele- brato i benefizi di un Ambrogio, e di un Giulio;qui fo» lo farò menzione del Vefcovo Azzo, il quale liberò que- lita Chiefa da tutti i peli ) e fpezialmente dal grave cenfo, che annualmente pagava alVefcovado di fiorini cento, co- me dice il libro detto Bullettone. Il Padre Soldani, che rapporta tutta la coftituzione di Azzo fatta nel 1153. gratiffimo in nome del fuo Ordine al Vefcovo, dice alla p. 276. della Storia: Anno 1153. Ep. Florentinuf ab omni <?- xactionis onere hoc Monaflerium immune reddidìv, ac fuc» cejforibus , fi quid contra iffam txaclionem egijfent, fpri- tualem yanam adi e ci t. V. Reitano però i più confiderabili onori , e pregi
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gloriofiffim! di quello Convento , che Tono i Santi, cht
ivi hanno fiorito. E perchè lungo è il novero di elfi, al- cuni de' più celebri ne ho fcelti, afpertando di vederli tutti nelle Vite fcritte dal Dottor Brocchi , che attual- mente fono fotto il torchio . Oltre adunque al*B, Fon- datore 9 e fuoi difcepoli fiorirono in fanrità tra quefte mura il B. Cardinale, e Vefcovo di Parma Bernardo de- gli Uberti chiamato dal fecolo alla Religione con una ce- lelte vifione :Veftì egli 1* abito dalle mani dell'Abate Dome- nico , ed in breve arrivò a tanta perfezione , che morto Domenico di comun confenfo de' Monaci fu eletto Aba- te , e dipoi Generale Valombrofano s e da Urbano II. creato Cardinale di S. Grifogono,e morì Vefcovo di Par- ma : Coetaneo a S. Bernardo fu il B. Bartolommeo in/i- gne pel dono di cacciar demonj , dai quali invifibili, e deformi apparizioni fovente era percolTo. Di lui nella Storia di Paffìgnano leggo; B. Bartholomaeus, qui diu in $. Stilliti afeeterio jttxta B. Benedi&i vegulam afyerrimam lìitam ducens &c. Quivi Monaco parimente per 24. anni fu il B. Michele Flaminj di Arezzo, e pofeia Santo Ge- nerale dell' Ordine. E fplendore non meno al Monaftero, che alle loro illuftri famiglie accrebbero co' prodigj > e colle virtù i BB. Rufiico degli Ubaldini, e Albertino de* Conti Alberti. Anche un Converfo debbo a quefti Santi aggiugnere , che trovo chiamato il B. Migliore Brocchi di origine Cafentinefe 3 ma domiciliato in S. Salvi, ove fi velli, e ville di molto, pofeia morto in Vaiombrofa , do- ve fi venera il fuo Corpo . E finalmente debbo grado ai Padri di OgnilTanti per un loro manoferitto al num. 108. nel quale trovo un altro Beato del Monaftero di S, Sal- vi con V appreifo memoria . u B. SIMON IN MONASTERIO S. SALVII MONACHVS ITA IN
OMNI SANCTITATfe VITAE PERFECTVS VT ESSET EXEM- FLAR CVNCTIS FACTVM IN BREVI PER OMNES GRADVS ORDINIS ET MONASTICAS DIGNITATES TRANSIVIT IN VIGILIIS, LEGENDO ET ORANDO ITA ELEVATVS VT SV- pER SE RAPtVs CORPVS EX ANIME APPAREREI1 OBIIT AN- NO SALVTIS MDX VEL CIRCA |
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VI. E già confiderato così carico di onori il Mona-
fiero di S. Salvi, non difdice qui peravventura, il porta- re alcune vicende conducenti a rendere più compita la noitra Iftoria . E però incominciando dalla più vetufta, dirò il facrilego attentato del Vefcovo di Firenze Pietro Mezzabarba Simoniaco, nemico di S. Gio.' Gualberto, e de* fuoi difcepoli zelantiflìmi contro i Simoniaci. Pietro adunque nell'anno 1063. per isfogo di fua vendetta man- dò al Monaftero di S. Salvi molti facinoro/ì foldati , e fuoi partigiani, i quali allattarono quel facro luogo, co- me fé foffe una piazza nemica , dove entrati , caricando i Monaci di ferite, e focheggiando il Convento, diedero al- le fiamme quello, che non potevano rapire, ed anche in* oggi di quefio lagrimevole fpettacolo un* Immagine im- preca in rame conferva/! dalle Monache . Finì però una fomigliante tragedia in gloria grande del Monaftero, po- fciachè nel giorno appreffo a un tale attentato ritornato S. Gio: Gualberto col fegno della Santa Croce rifanò i Monaci ; né tardarono i Fiorentini a deteftare la perfidia del Vefcovo, andando con impeto al Palazzo del Simo- niaco Piero ; onde quefti impaurito fé ne fuggì, e pofcia Papa AlefTandro II. mandò a Firenze Ridolfo Vefcovo di Todi per amminiitrare il Vefcovado, moltiplicando intan- to giornalmente i Protettori, amici ed aderenti ai Mo- naci di S. Salvi. E poco diffbmigliante alla prima fu la feconda difgrazia, quando nel 1312. ad aflfediar Firenze, venne il mentovato Imperadore Arrigo con V Oite •> i di cui foldati ardevano ciò che trovavano, credendo di entrare fubito nella Città difarmata, e fprovvifta . Ma i Fioren- tini foccorfida i Colleggati, dopo quafi due mefi di affe- dio, obbligarono 1' Imperadore a ripagare l'arno , e ri- tirarfi verfo Siena„ Né sì facile è lo /piegare, quanto dan- no fi facefle al piano di S. Salvi dall' armata nemica ac- campata in quel riftretto, tutto ella faccheggiò, tutto ar- fe, fpianò le cafe , tagliò le vigne, ed il Monaftero intan- to non fu rovinato, perchè desinato Quartie'r -Generale dell' Efercito, onde fé non cadde , reftò però alla parten- za de'nemici meno che defolato. E fin qui aveva fofFerto il
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\\ Monaitero danni per vero dire graviflìmi, ma tutti nel
temporale. La più fenfibile però vicenda , che andò a per. cuotere V oiTervanza , fu PeiTere fiate date 1' entrate fue in commenda, e per confegucntc ridotti i Monaci a piccol numero, talché fi viddero alquanto decaduti dai primi fervori della regola. Onde la Repubblica Fiorentina con lettera a Papa Bonifazio IX. piena di teneriifima compaf- fione verfo un,Monaftero così antico,e fanto, fece iftanza, che fua Santità volerle liberarlo dagli aggravi, che pativa dal Commendatario, e notabili eifendo alcune efpreflìoni dell* epifiola, io ho penfato di qui riportarle notate co- me fono alle Riformagioni al libro di lettere della.. Repubblica a'Principi dal 1402, al 1406, al num. 5, San~ Bijftme Pater , cum San&ijfimam Domum, Monafterinm fci- licci- S. Sal^ii froge Florentiam , B- loanncs Gualbertus frirnum -pfijl Deum di&i Qrdinis Caput injlìtuit & funda- *uit 4$c, ia Repubblica prega ut ipfuw reftitutum in fuh iuribus pacifica dimittatur fyc* & ut tnohftia caufas, San- ftitatVeftra cognnfpat &c, qui accufa il Commendatario , Re- werendus in Chrifto Pater Jìominus Baren &c. e de feri ve gli aggravi con querce formoje ; qui magnam pattern bo- norum ditli Monafterii det'mtt &e. qua quondam S* Bernar» dus de Uhtrtif Cardinali* eidem Monafteriodonavi t5 è? ** ocults omnium rpidere beneficia tali ter lacerati , <videre tale <b* tantum Monafterinm dejlrui &c, VII, E ritornati a S. Salvi i fuoi Abati non tardò a
vederli ritornata J* oflfervanza, avendoci ancora coopera* to il B. Ambrogio Camaldolenfe da Papa Eugenio IV. de- sinato Vifitatore dell* Ordine Valombrofano, come nota D. Silvano Razzi, e nominatamente dice, che vifitò il Mo- naftero di S. Salvi; ed il medefimo Pontefice col con. figlio di D. Gomezjo Abate infigne della Badia di Fi- renze, dopo la viflia fatta dal fuddmo Beato Ambrogio, mandò a S, Salvi due altri Monaci Benedettini di rara prudenza, e bonrà , ai quali riufer felicemente di ltabili- Sire ivi lo fplendore , e credito antico, ritornando il Mo- neterò di San Salvi ad eflfere fede di Santi Monaci, tra i quali nel 15io. morì il foprallodato Beato Si- mo- |
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mone, e forfè anche il B. Iacopo Petracci, che fu pofcia
Vefcovo di Lari dal Dottor Brocchi voluto Valombrofa- 210, febbene dal Wadingo, e dall* Ughelli vicn creduto Fran- cefcano, così il B. Angiolo Signorini morto nel Mona- ftero di Ripoli nel 1509. ove è il fuo Corpo, ed il B. Bar- tolommeo , che andò a finire i fuoi fanti giorni nella Ba- dia di Montefcalari nel 1565* Vili. E intorno alle vicende temporali, ve ne fareb-
bero molte altre da defcriverfi di quei fecoli piy antichi, ma di ciò fi farà onore in parlandone diffufamente la dot- trina del P. D, Fedele Soldani Monaco di gran merito, e da cui fi afpettano altri Tomi della Storia Valombro- fana. Venendo noi pertanto a i più vicini fecoli leg- giamo di quefto Monaftero ali*anno 1527. in Benedetto Varchi, che eiTendofi la pefte arrolata all' altre difgra.^ zie, che avea allora Firenze, quefto Monaftero fu uno de' luoghi aflegnati alle perfone fofpette di contagio dagli Ufiziali della Sanità, Povero Monaftero ! ora Albergo di foldati, ed ora Lazzeretto ammorbato da' contagio/! ! ma debbo aggiugnere più terribile accidente accaduto nel 1529* quando da iFiorentini fu in gran parte demolito, perchè non recaiTe incomodo a Firenze , o comodità alcuna al* le armi Pontificie venute alPafledio: e farebbe ftato to* talmente atterrato, correndo la forte di tutti i magnifici edifizj efiftenti all' intorno della Città a un miglio , fé una maraviglia non impediva le ultime rovine, e la rap- porta il Varchi al libro X. come appreilb ,» Io dirò cofat ,, incredibile, ma v^riffima. Avendo una moltitudine par- „ te di Cittadini, s parte di foldati con una di quefte „ macchimi gettato a terra buona parte della Chiefa , e „ del Convento di S. Salvi, quando furono giunti con la ,, rovina in luogo, dove fi feoperfe loro il Refettorio, nel s, quale di mano di Andrea del Sarto era dipinto un Ce- 5, nacolo, a un tratto tuttjquanti, quafi follerò loro ca- „ dute le braccia, e la lingua, fi fermarono,e tacquero, „ e pieni d'inufitato ftupore non vollero andare più ol- „ tre con la rovina , cagione che ancor oggi fi può in j, quel luogo vedere con maggior maraviglia di chi mag- Tom. I. Par. /. B b b „ gior-
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» giormente intende, una delle più belle pitture dell' IT-
„ niverfo „ Sin qui il Fiorentino Scrittore: Ma perchè non può più vederi! quefto Cenacolo riftretto nella clau- fura delle Monache, avvifo il mio lettore, che per la fua rara bellezza è flato delineato da Valentuomo, e trafmef- fo a pubblica utilità per mezzo delle itampe in rame. Dello ftevTo Andrea è la pittura dell' arco in Refettorio, dove effigiò S. Benedetto, S. Gio: Gualberto, S. Salvi Ve- fcovo j e il B. Bernardo degli Uberti con un tondo dentrovi tre facce Simbolo della Santiffima Trinità , e breve, ma aiTai efprimente è la lode , che Raffaello Borghini dà a tutta queiì* opera così „ Di maniera facile , offervata di ,, difegno, vivace dì colorito, ed ha tutte le parti, che „ a bella pittura appartengono „ E V aver qui fopra ram- mentata la claufura delle>Monache porge conveniente oc- cafione di toccare alcuna cofa di loro difgrazie in que- llo nuovo foggiorno:La prima fu la piena del 1557. quando 1' acqua d'Arno rotti gli argini allagò tutto quel piano, avendo alzato in Chiefa, e nel Monaftero di S. Salvi da fei braccia, con danno notabile alle tavole di Pittori braviflìmi , e nel Covento all' Archivio . An- che il fuoco più d* una fiata tentò di tutto incenerire ; e frefca è la memoria del 1700. che io riporto come leg- gefi in un libro del Monaiiero „ Il dì 12. Febbraro del jv 1700. fu attaccato fuoco nel noftro Monaftero, e con- „ tinuò ora in una ftanza, ed ora in un1 altra per tutto „ i\ dì 15. dello fteflb mefe con grande fpavento ; e ben- 5, che ripigliale tante volte T abbruciamene in molti „ luoghi, tuttavolta non fece quel male , che dovea fe- 3, guire, mercè la Reliquia della Croce del B. Bernardo „ noftro liberatore, che fia fempre ringraziato Amen ,, Per memoria del fuddetto miracolo le Monache ogni an- no nella fella del Beato fanno una proceflìone portandola Reliquia, eh*è affai adorna, ed in effa leggonfi queite pa- role ine ifè in lamina di argentò. Aquas tumentes reflringit
JF7 ammas furentes extinguit • * * .1 D/7-
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Dijfert azione /opra S* Salvi y del quale mtìSrQCch
confervaji nel Monaftero di Firenze detto S» Salvi.
..' ' ov . ••■;. ... ■■ e- ;ì;» r ;.• <■ in -.'. *'■
Ben difaminare quanto appartiene a queftoSantifs.
Vefcovo dopo la fcorta di gravi Scrittori, tre co fé io veggo principalmente doverti porrei in • chiaro. La prima è la moltiplieità de* Santi di
quello nome , dalla quale è derivato , che le gefta » e si pure le Reliquie d'uno fieno ftate ancor da fommi Uo- mini ad altro attribuite. La feconda è, a quale de'molti Santi , che già ebbero il nome di Salvi, debbaù* aferivere il Braccio, che nel Monaftero Fiorentino di Sv Salvi oggi- giorno pur fi conferva. La terza finalmente in qua! tempo fìa fiorito il Santo 5 al quale diremo appartenere quefto Braccio. A maggior chiarezza in altrettanti paragrafi di- fptiteremo dì tali cofe. " ■ *...-■' ■ ■■ 'J-' ;■ ' -. i - ; ;■■■■■■ '■■ '■ ,•;,'»."-=:■ . f r* ■ j * „■ - .*■;■ ■■>.;.;.■• ,<. «■■* ,. » /■ . ■ ■ f ■■■
Diftinguonjt varj Santi ampliati Salvi , * £#*/£
#//* celebri Autori furono malamente eonfufi'. PArecchi Santi trovanti ne* fafti Ecclefiaftici col nome
di Salmi,-Votte i due più antichi fono due Martirij de'quali folenne è la memoria agli u. di Gennaio uno coronato nelle Spagne, V altro nell'Affrica . Del primo fanno ricordanza il Martirologio volgarmente detto di S. Girolamo, ed altri Martirologj citati dal Bollando (tom, i. lan. edit. Antuerp. gag. 674. ) Dell* altro oltre i Mar- tirologj , che e *1 Bollando ( ibid. ) e il P. Sollier nelle Annota- zioni ad Ufuardo ( ^. 25. ) e il P. Politi nel fuo Marti- rologio Romano illuftrato ( t, 1. $ag. 191.) ci mettono innanzi con larga erudizione , Poffidio nel fuo indi» certo dell' opera di S. A golìi no fecondo 1* edizione de* Bollandifti ( t» 6. Aag, />. 444. ) fcrifle , che il Santo Dot- Bbb 2 to-
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3§o
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core recitò un Trattato contra i Donatici per Natalem
SanEli Salmi, benché Siigli per errore fi legga in alcuni manofcritti , anzi che de Natale S. Salati facetfe inoltre S. Agoftino un altro trattato » lo abbiamo dallo fìeilò Poffidio ( p. 459. ) Dopo quefti due antichìflìmi Martin tre fono i più
celebri Salvi, de* quali dobbiamo parlare : Uno è il S. Salvi, al quale un celebre Monaftero è dedicato a Valen- ciennes, come può vederfi predò i Chiaritimi Padri di San Mauro nella nuova Gallio, Criftiana ( tom. 3. col 131. e fcgg' ) Fu egli Vefcovo, e avvegnaché ne' catalogi de' Veicovi di Angolemme , ed in altri antichi monumenti ne manchi il nome, ficcome oiferva il dottiflìmo Enfche- nio, pur tuttavolta la tradizione di quella Chiefa porta, che ivi Vefcovo fofle, ónde ancora i citati Maurini nella Gallia Criftiana ( .'/. 2. eoi. 982.) hannolo pofto tra* Ve- fcovi di Angolemme dopo Landeberto 1* anno Sci. Ma la maggior gloria di quefto Vefcovo fu 1* eflere marti- rizzato : La fua feria corre a* 26*. di Giugno , nel qual giorno ne illuftrò le azioni colla folita fua erudizione il lodato Enfchenio. Tuttavia Confejfore il chiama Ufuar- do, e lo rammenta il primo di Luglio ) benché nel Co- dice di S. Germano de* Prez dal Benedettino Bòvillart pretefo originale d' Ufuardo fé ne faccia menzione al {olito a* 26. di Giugno con quefte parole: in portu Va* Untianas Saniti Salviti Engolifmae Cimitatis Episcopi, di che veggafi il Sollier all' uno, e ali* altro giorno del Martirologio d* Ufuardo. Più antico è un altro Vefcovo di quefto nome , ma
di altra Citta per altro di Francia, cioè S. Salvi d'Albi, S. Gregorio Turonenfe ne ha fcritte le gefle più illuftri, ed i Bollandifti hannole difaminate a* io, di Settembre , nel qual giorno fé ne celebra daRabano, e da altri Scrit- tori di Martirologj la fefta . Rimane il terzo Vefcovo di Amiens. Ma prima di par-
lar di quefto, vuolfi dire, che alcuni errori fienofi fcoperti di varj Scrittori intorno a quefti Salvi. Il Bollando ( tom. 1. lan.p. 703. ) e P Enfchenio nel Commentario previo alla Vi-
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Vita di S. Salvi d1 Albi hanno accortamente notato, che
il B. Vincenzio di Beauvais ( Uh. 24, fjrec. hift* r. 237» ) S, Antonino ( par. ±- *'**■ * * i > -"»,■•»■/* H«»;M9i£i;-rmì fuu catalogo ( Uh. 1. e. 2. ) hanno infieme confufi que- lli tre Santi Vefcovi Salvi, e di tre ne hanno fatto* un folo. In un codice di Ufuardo trovò il Sollier a* io. di Settembre : item S. Salvy Ejr. & Mart. fu di che ofler- va il P. Stiltingh ( t* p rScft. J>ag* 5 75 ■. ) qtlMf fufpcio ejfe foteft ab interpolatore illius Codici* ionfufum fuiffe tumS» Salcio Ep & Marti de quo apudnos aftumeB ad 26. lumi. Anche il Galefini confufe S. Salvi d* Amiens con quello di Albi, mentre il vuole fiorito fptto il Re, Chil- Eerico, cioè appunto nel tempo, in che vifle quello d'Al-
i, ficcome dicemmo. ci,/ .:; Ma il P. Rofweido ili una lettera citata dal P. Sol*
lier nel Martirologio d* Ufuardo {$.26.) tre sbagli no* tò commeffi dall' immortale Baronio riguardo a S. Salvi d* Amiens nel Martirologio Romano. 11 primo errore è di celebrarne la memoria agli undici di Gennaio , nel che fu feguito dal Bollando, certo inconfideratamente , come dice l'Enfchenio (a' 29. di Giugno ) Non è vero ciò che fcrive il P. Politi ( pag. 192. ) eflerc il Galefini flato il primo a mettere S. Salvi d* Amiens in quefto giorno. Molti anni innanzi al Galefini nel Martirologio, che a Milano pubblicofli nel 1578. avealo pofto in quefto gior- no il Greveno nel fuo Martirologio ftampato 1' anno 1515. come appare dagli Auttarj del P. Sollier. Lo ftef- fo P. Politi quanto a ragione vuol, che tolgafi dall' elogio di S. Salvi d* Amiens il titolo di Martire, tanto a torto perfide in lafciarlo a quefto giorno. A Montrevil luogo già detto Brago fecóndo Adriano Valefio, e il Mabillone negli An- nali Benedettini(t. i.lib. 19.%. io.) ed ora. dettoMonafterio» lum ad Mare ove il corpo del Santo Vefcovo d'Amiens onora- tamente ripofa, fé ne celebra la fefta ai 28. di Ottobre , nel qual giorno fé ne legge inferito il nome in un MS. Martiro- logio Centulenfe, e in un Florario pur MS. preflb il Bollan- do ($ag. 703, ) Anche in un Codice MS. d'Ufuardo già della Chiefa di Amiens riportato dal Sollicy ( /. £34. ) |
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fé ne & menzione*^i2S. di Ottobre); benché 11 dire dell*
Enfcheni© in riverenza de'Santi Apoftori Simone, e Già* é* u r^k^A -''diyAjniiitrta «a» rlìfe-ifca la ferra al giorno Se- guente. Per la qm& cofe^ niente eifendovi, che ci obbli- ghi di lafciMe iaglé undki di ? Gennaio la memoria di qùefto Santoy non veggo , perchè debbafi ad un pregiu- dizion#t-o forfè dalla celebrità in quello fìelìo giorno dell3 alrVo'Sfflvi Africano, pofpotre T.autorità edellaChie^ fa di M^^tevils ove giace ilVfia© còrpo, e di quella dV Aàfiàts ìove fo Vefcovp j ranrò raaflìmamentc più., che il, Satiro in tal giorno morh, flccome ci Cdiconò gli .atti . L'altro errore del Baroni© è flato fcrivere Ambiani S. gàìvn^Bp&ì&àrt* V Éngoli&mènfe -, o.ira quello d* An. golemme fu Martire } non già il Salvi di Amiens. LoScrit-; tt/r; d# (iì<k «&ftbd aflicurav che ìalUdenìquc cum gloria BO Cókfe fiorii Chrifti* SaUvii if&fì'M infittirai carnea mole * V* Èffk&Iiwefk&foiWity frawBorumìfue chorm in eoe fa efifoci a* fa. Errò finalmente il Baronie nelle note al Martiroió* gio Scrivendo\f che di S. Salvi d'Amiens parlò Sigeberto. all'anno ^dPii filando certa cofa è ( e la riconobbe il Baronio iteli© inoltro luogo) che Sigeberto ragiona eoi* rEngolifrrìefiiÌÉv1 k**i- w \**H ; tóto'I .ci H -j-Ariì «■O^r.Kii'g y.tisiiD fli ?f?:m??A vt» LV;.M .■:; aitino fi fc<..om.-xsf
f-*■ ^J "'*■"'%'■■>'• ^'iJ-»"l-i-•"•"'- .'■.'''-■''.i. i':'.'■'■ .'.' ■: li f ;;. .":ì kffr.ì Ijì ,f4 §. II. - jq _v:
Di- qttah distanti $ul<vi jia il Braccio, chrrfi \ ? i
51- ' ftè»fif'it>jt:iift Firenze nel Monafiero dì «vf oì
jy.''f *.iJ'ioi tóoinjìi e ì'$iH&&éPl&li',ii: t'Aiti A
COsl ftabiiità là diftinzione di varj Santi chiamati
Salvi, tempo è di vedere^ di quale di tanti fià il Brac- cio , che hanno i FiorentiniU II P. £>. Diego de* Franchi dèrV Ordine Valombrofàn© à^ìld Vita del Saritiifimo Fon- datore fuo Giovangualbertó ( /*#; FUI. p 129. ) e l'U- ghelli nell'Italia Sacra, dove ragiona degli Arcivescovi di Firenze, fono d'dvvifo elTerèf queito il Braccio di S. Salvi Vefcovo di Amiens.- ìò non &q incèn trattabili docurnen- |
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^™-—■ ■ .»■« 'i i -■mini-i ' i..i~^..»ii. mii.i...... -mmmmmmmmmmmm^mmmmmmmmmmmmmmmmBmmmmimmmmmmB
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ti per la loro opinione« Tuttavolta parmi dì poterla fen-
z& tema di errore abbracciare. Jl P. D. Francefco di Sant'Anna d'Amiens Monaco Fulienfe dell'Ordine Ci- ftercienfe Priore del Monaftero della Madonna delia Pa- re in Firenze V anno 1^71. raccolfe la Vita di S* Salmi Vefcovo d' Amiens in Trancia Confejfore , e Titolare dell1 Injìgne Badia di queflo nome fuori di Firenze , la qual vi- ta confervafi manofcritta nella pregevoliflima Libreria di un celebre letterato, ed amico mio , che è il Signor Pro- porlo Antonfrancefco Gori. Ora in quefta vita attefta V Autore eflergli Irato fcritto da Montrevil, che i Mo- naci Benedettini di quella Badia di S. Salvi eonfeflano, mancar loro un Braccio del Santo Vefcovo d'Amiens, del quale hanno il reftante corpo . Di qual dunque de* Santi Salvi, che abbiamo dianzi mentovati, diremo noi con verifimiglianza eflere il Braccio venerato in Firenze , fé non di quello , al Corpo di cui fappiamo mancare ap- punto un Braccio altrove trasferito ? Certa cofa effer dee per la corcante tradizione , che S. Salvi titolare del Mona- ftero Fiorentino, non fu altrimente Martire, ma Con- feftbre, per lo che il Braccio di quefto Salvi ha da effere odi quello d'Amiens, ò di quello d'Albi, èflendo Martiri gli altri i Ma cónciofiacofachè niuna forte ragione flavi > la quale ci porti a crederlo del Salvi Albienfe, piuttofto è da penfare, che fia il Braccio del Santo Vefcovo d' A» miens ivi mancante, ove il fuo corpo fi onora, che deli* altro ancora men celebre, onde è , che di lui menzione no ri fi fa negli antichi Mar tirològj, fé non dopo Ra- bano, il quale il primo fu, che in'sì fatti libri il col- locarle . Ed è ben vero, che nell'antico Breviario dell'Or-
dine Yalombrofano le Lezioni, ed Antifone per la fefta di S. Salvi titolare del Monaftero Fiorentino erano trat- te da S. Gregorio Turonenfe , il quale certamente parla di S. Salvi di Albi, non già di quello d' Amiens, anzi la detta fefta fi celebra oggi pure a' io. di Settembre gior- no confacrato alla memoria del Vefcovo d'Albi . Ma qual maraviglia di ciò ? quando fappiamo , che la vita del-
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dell'un Santo fu già confufa con quella dell'altro, e che ciò
addivenne o per la fomiglianza del nome, o per altro qual- fiali titolo. Benché altro errore potè a' Monaci Valombro- fani perfuadere di applicare al Santo Tutelare della Ba- dia Fiorentina le Lezioni dell'Albigenfe, e di folenniz- zare la fefta di quello nel giorno a quello facto. Crede- vano elfi , che il Vefcovo d'Amiens foife flato Martire, nel quale errore maraviglia non è* che eglino fieno cadu- ti » quando v' inciampò ancora il Baroni©. Ma conciofìa- eofachè perfuafi fo/fero, che Confettare foiTe, e non Mar- tire il S. Salvi della loro Badia, né altro ne ero va Ite io fuor folamente quello d'Albi, iì dichiararono perqueflo* E- fernpli non mancano in grahdiflìmo numero di fimi- glianti errori ne'Breviarj ., e in altri libri Ecclefìaftici. Non crederei, che nelia luce di quello fecolo mi fi dovetteopporre una lapida ferina, che vedefi .nella tribuna inoggi chiufà dalle Monache* e già di fopra riportata alla Lez. XXIX. Fu quella lapida polla folo nel 163S* come tro- vo notato dal dianzi lodato P. D. Francefco di S.Anna . Qual fede vorrà darli ad un Monumento così recente * e fatto in un tempo , che per ì* errore del Baroni© era più di- vulgata r opinione , che il Salvi d'Amicns fofle Marti- re, non ConfeiTore? U Ughelli da cotai lapida non fi lafciò certamente fmuovcre , comecché non fofle della più fina critica, e vorremo noi predarle fede? Né io fo- no di credere» che i difensori del S. Salvi Albigenfe vor- ranno far conto di un* altra ifcrizione di frefeo caratte- re > che leggefi neiJa Chieia medesima alla -Cappella di S. Umiltà, la quale ifciizàone è una fem-plice copia della foprariferita lapida chiufà in Convento; Quindi né 1* u- naj né 1' altra può tecarfi in mezzo da diritti eilirnatori della noiira controversa. >, <.t« '"< i",r-i: pi ''"i 1 ■ * N *' ■.--■■'■ ■->** n -fi art r-, $Y !!'.H ■'■"•' ' v'-i "'■,*■■■',■' '.•'■-
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3*5
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§. III.
In qual tempo fiorito fi a San Salavi
Vefcovo d* Amiens . DI più difficile fcioglimento è la quiftione , alla quale
ora paffò ragionando, cioè in qual tempo viveffe S. Salvi d' Amiens > al quale abbiamo attribuito il Brac- cio ora efiftente preflb le Monache di Firenze. Molti valentuomini hannola colle loro varie opinioni renduta oltre modo malagevole a diffinirfi, Il Bollando vuole che San Salvi norifle nel principio del fecolo VII. cir- ca l'anno 615. né da quefta opinione alieno è il Thiers nella Diflertazione Franzefe fui luogo, ove oggi ripo- fa il Corpo di San Firmino Confeflbrc terzo Vefcovo d* Amiens, ma poi 1* ha molto promoiTa il Chiariffimo Pa- dre Stiltingh nel I. tomo di Settembre, dove della glo- ria poftuma dello fteffo San Firmino ampiamente ra- giona ( $agin. 184. e feqq. ) Per la ftefla fentenza fi è dichiarato il Padre Politi nel fuo Martirologio Romano ( pag. 193. ) Ma Andrea du Chefne nel I. Tomo de- gli Scrittori delle cofe Franzefi mette San Salvi ne' tem- pi di Teoderico Figliuolo di Clodoveo II. il qual Clo- doveo giufta il Pagi morì Panno 6<$6. Il P, le Cointe negli Annali de'Franchi cercò di raffermare quefta opi- nione contro quella di Giovanni Bollando all' anno 686, nel quale volle creato Vefcovo S. Salvi. Io non fo dipar- tirmi dalla fentenza del Bollando, ma innanzi di recar- ne le prove , uopo farà difendere dalle accufe del Thiers P Autor della vita di S. Salvi pubblicata negli atti del Santo, fulla quale fondanfi i foftenitori dell'una» e del- l' altra fentenza or ora accennata. Oltre alcune cofe particolari,- che riguardano la
traflazione di S. Firmino} e che a noi non appartengono , tre altre più generali ne oppone il Thiers a quella vita per dimoftrarla di niuna autorità . Ella è die* egli di un Autore Anonimo. Non può negarfi , ma ne fegue Tom. I. Part. I. C e e egli
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egli quindi, che non fi meriti fede? Anonimo è lo fcrit-
tore delle cofe di Sanr* Atanafio divulgato dal Chiariflìmo Signor Marchese MarTei , né perciò un altro dottiffimo uomo , qualJ è il Padre Gio: Domenico Manli, eftimò, ef- fere contro le leggi della più fana critica fuìla relazio- ne di lui riformare gli anni , e la ftoria del Santo. E fen- za ciò quanti altri Scrittori Anonimi abbiamo noi foli mallevadori di più Vite de'Santi, e di non pochi pun- ti della itoria Eccltfiaftica ? Ma fegue il Thiers a dire, che quello fcrittore è non pure Anonimo, ma troppo recen- te . Nel che verirBma cofa è effere quefto fcrittore a'tem» pi di Salvi poiteriore di molto ; Ma tuttavia non è tan. to difeofto, quanto il Thiers s'immaginò: Niccolò de Le- fìocq Dottore Sorbonico, e Canonico d'Amiens, il quale 1' anno i7ii.f}ampòinfranzefeunopufcolo contra il Thiers fulla traflazione del Corpo di S* Firmino Conft flore, affer- ma aver colui ferino nel fecolo nono,anzi più antico di un fecolo il fa il P. Iacopo le Long nella Biblioteca Sto- rica della Francia, ed i Padri Maurini nella itoria let- teraria della Francia ( t. IV. f, 50. ) chiaramente dico- no, non aver quefto Anonimo ferino, che fotto gli ulti- mi Re di Francia della prima ftirpe verfo il 720. alcun tempo dappoiché il Corpo del Santo fu tiasferito a Mon- trevil a Mare , nel qual Monaftero fembra 1* Autore ef- fere (lato Monaco. Ma ciò non toglie, foggiungono av- vedutamente que*dotti Monaci, che la fua ojera non contenga affai cofe <vere , Jiccome quella •> che fatta fu fo^ra una tradizione j/oco lontana dalla fua fot-gente. Ed è ben vero, che quetto Scrittore non fu talmente accorto, che non confondere anche egli le gerle del fuo Salvi d'A- miens , con quelle dell* altro d'Albi. Perciocché vano è il dire co* mentovati Autori della Itoria letteraria di Fran- cia , che , alcuni tratti xii quella vita , ne'quali maggior- mente fpicca una tal confufìone , non tiovanfi in cer- ti manoferitti antichi. E'certo che altri manoferitti di quefta vita noti non fono , che quelli tre, donde pubbli- Colla il'Bollando , -e gli altri veduti dal Leftocq , ne' quali tutti ci ha una tal confufìone. Maraviglia è> che ih'i , , di |
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di quella confusone non fi avvedete il Bollatìdò, onde
è) che in prova dell' età da lui data a S. Salvi) reca al numero 7. un palio:della vita, dove fi parla di Mutuino- lo Patrizio j il qual paflb leggeri interiilìmo in S. Gre- gorio Turonenfe di S. Salvi Vefcovo d'Albi. Ma è mag- gior maraviglia, che quindi vogliali torre la forza agli altri racconti di quello Anonimo Scrittore, perciocché come av- verte il P. Stiltingh (p. 188.) quefla confufione medefimà dimortra avere lui da antiche, e fincere fonti attinta la fua narrazione , ed eflerfi bensì ingannato in confonde- re le azioni di due Saiui diverfi, non già efferfele egli finte, ed inventate * v/n ; Ciò baili ad alcuna-genefàle difefa di quello Scrit-
tore . Or vengafi a produrre que' paffi, donde alcun lu- me può trarli per i-età del Santo Vefcovo, di cui parlia- mo. E prima in quella vita fi dà Salvi per i' immediato fucceflbre nel Vefcovato d* Amiens a Sant'Onorato, ora da altri antichi monumenti citati dal Bollando, nella vita di S. Salvi ( ..*. 6. ) e dà* Continuatoti nella vita di Sant' Onorato ai 16. di Maggio, manifeftà cofa elfer dee * che Sant'Onorato fu Vefcovo a*tempi del Re Childe* berto, il quale o fia il fecondo, com^ è da credere , 6 ancora il primo, regnò nel fecolo VI.Xquefto argomen- to due rifpofle date fi fono da varj Scrittóri. Altri con* cedono, che Sant'Onorato fioriife fotte òfeildebert© ìli Ma negano, che S. Salvi fia fiatò immediato fucreiTore4i Sant'Onorato: così il P. le Coirne, il.quale concmiià- bile difinvokura vuole, che al'nóme di Sant' Onorato quello foftituifcafi di Dadone. Altri per Roppoftp ac- cordano, che S. Salvi fuccedeile fubito dopo la morte dì Sant'Onorato al Vefcovado d* Amiens, ma trafporta** no tutti e due quelli Vefcovi un fecolo più tardi, co- sì i Sammartani nella Gallia Criftiana, ma 1' una, e ì' altra di quelle rifpoite è fiata dal P, Stiltingh ( fi 185. n* 15'efegg' ) rifiutata con tal fodezza, che a noi luogo non refta di aggiùgnere alcuna cofa . Perciocché prova egli, che fé i Santi Onorato, e Salvi non mettanfi nel Catalo- go de* Vefcovi d*Amiens, uno per ottavo, e l'altr-o pe* Ccc 1 Ve*
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Vefcovo nono, come hannoveli pofii Claudio Roberto
nella Gallia Criftiana, e il Canonico Adriano de la Mor- liere nelle Antichità d* Amiens , e vi fi lafcia un voto affatto inverifimile , e fi abbandonano monumenti d' indubitata fede, luogo non reità più, non che per tut- ti due , ma n£ tampoco pel folo S. Salvi. Un' altra forte ragione di mettere S. Salvi nel princi-
pio del fecolo VII. è quefta .Narra lo Scrittore, che il Re Teoderico intefa la morte di Sant'Onorato, mandò al- la Chiefa d* Amiens fuo legato Sant'Autcario, o Acario Vefcovo di Noion, acciocché vi aflìiteffe air elezione del nuovo Vefcovo. Ma egli è certo, che Sant'Acario fu Vefcovo infieme di Noión, e di Tournai innanzi di S. Eligio , che gli fuccefie intorno l'anno 640. né alcuna cofa può recarfi, la quale dimoftri non aver potuto Aca- rio efier già Vefcovo fui cominciamento del fecolo fet- timo .Per ufeire d'imbarazzo i Sammartani da Acario diftinguono Auccario, e così fa pure il Padre le Coirne ma dove quegli iìabilifcono la ferie de* Vefcovi per tal modo, che dopo Acario venga Si Eligio , indi Autca- rio » è poi Mummoleno, quefti con minor difordine a Mummòleno pofpone Autcario, ma il fatto fta, che quella distinzione di Acario da Autcario è arbitraria, e quel che è più, contradice tutti i cataloghi de'Vefcovi di Noion. Ne men vano è lo sforzo delle Cointe aperfuadere» che ^eoderieo figliuòlo di Childeberto, del quale va intefo l'Autore della Vita di S. Salvi > morifie innanzi, che 1* Autcario alla Vefcovile fede di Noion foffe promoflò. Veggafi il P. Stiltingh al ( #.14.^. 185. ) Ma dalia fteffa Vita di S. Salvi onde noi abbiamo
procurato di trarre argomento per la fentenza del Bollando, gli avverfarj ne derivano altri a combatterla ; Scerremo quei due , che hanno alcuna maggiore apparenza di forza. Raccontato* nella Vita di S. Salvi l'invenzione fotto
lui accaduta del Sacro Corpo di S. Firmino Martire, e
nelle Lezioni dell'Ufizio dello iteffb S< Salvi efprefTamen-
teré] dice qnnmque facrum. illius corpis a quattuor fere
fecali*> fejtkhum delitefeeret. Ma dove troveremo noi que-
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fìi quattro fecoli, fé S. Salvi appartiene a* principi del
fettimo fecolo ? Perciocché all'anno 303. mette il Baro- nio il martirio di S. Firmino fotta Diocleziano > e fé la morte di S. Firmino fi potette ritrarre alla perfecu- zione di Decio , e di Valeriano, come il Tillemont s* immaginò di poter cavare dagli atti j non avrebbe que- ita difficoltà alcun luogo} effendo poco oltra la metà del fecolo terzo incominciata la perfecuzione ài Valeriano, Ma ponghiamola pure fotto Diocleziano : Quel fere ba- tte volmente fnerva il fatto argomento, perciocché elfen* do S. Salvi fiorito intorno al 615. già il quarto fecolo era incominciato dopo il martirio di S. Firmino . Oltre- dichè converrebbe moftrare di quale antichità fieno quel- le Lezioni, e fu quali monumenti fieno lavorate. Ben più forte è T argomento , che fegue. Né Amiens j
né Noion fu fotto il dominio di Teoderico figliuolo di Childeberto, e Re della Borgogna. Come dunque può intenderfi quello Teoderico? Meglio è intendere col P. Le Cointe Teoderico III. il quale al fratello Childerico fuccefle nel Regno Tanno 673. Crefce la forza di quella ragione , perciocché non può per alcun modo intender- fi di Teodorico II. figliuolo di Childeberto un altro paflb della Vita di S. Salvi) cioè che totum regnumEran- corum Teudericus Rex fuo confilio ordinabat » Ma fentafi la rifpoita del P. Stiltingh ( n. 131.) SiTheodoricur cum fen- tenda nofira non magis conciliari poffet j quam Honoratus cum Cointiana , cur mihi non liceret eadem facilitate reponere ? Error efl in Theodorici nomine } cuius loco refli- tuendus e& Clotarius IL Imo hit error multo erit werifi- milior, quia Theodoricus IL è? Clotarius IL eodem tempo- re in di-verfis Gallio, partibus regna'verunt » ita ut feri' ptor . qui ilUs diu fuit poflerior , facile uni attribuere potuerit, quod faBum erat ab altero s indento forfan in monumentis antiquioribus folo faflo fine expreffo Regis no- mine . At idem ille fcriptor non tam facile errare poterat in ordine Epifcoporum Arnbianenjìum , quorum baud dubie extabant catalogi 5 nec werifimile efl , ab eo Honoratum »SV/~ *vio fuijfe proxime prétponendum } fi foto feculo fuiffet prior
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19°
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fricr^ut tontendit Cointius . Qtiefta rifpofla del P. Stil-
tingh è ftata poi adottata dal P. Politi (^. 193, ) il qua- 1$ con molte teiiimonianzc d'Autori fa vedere., .come quel palio dello Scrittore degli Atti di S. Salvi conven- ga a Clotario II, baili per ogni altro Fredégario ò il quale icrive firmai utn eft gmne Kegnum Francorum, ficut a Priore Clothat'io fuerat dominaium , cun&is the fatiti s di- tieni Chlotarii fubieEiis. Potrebbe ancora darli, che non dello fautore foffe quello sbaglio , ma di qualche co- pifta, il quale trovando nell'originale* o in altra anti- ca copia il nome di Clotario abbreviato, mal iì appo- nette ad efplicarlo di Teoclerico,. E tanto .baiti de] no* itro San Salvi, ;u:j |
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'j. .,1
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LE.
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XXX.
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LEZIONE
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III. DELLA CHIESA DI S. SALVI
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I. ! -------- ;|Uanto è ìagrimevole la perdita di pre-
2Ìofe cartapecore 5 di codici, e di al-
tre vetuite memorie fmarritc per col- pa d'inondazioni, d* incendj, di guer- re , e della barbarie de* pafTati fecolr, altrettanto invidiabile è la forte di co- loro , che confervano non pochi avan- zi di così pregevoli monumenti, i quali ogni dì più noi ravvifiamo , quanto effi fieno utili, onde accrefcere fplen- dorè alle famiglie, aiuto alla ftoria, e lumi alla Religio- ne ftefla ; veggendofi con iftupore le Librerie Fiorentine de* Medici, degli Strozzi, de* Magliabechi , de' Riccardi, e di altri , aventi dovizie di fomiglianti tefori : Vanto che fi danno ancora moke cafe Religiofe, e maffimamente i Monaci Benedettini, Valombrofani , Ciftercienfi , e Ca- maldolenfi , i Padri di S. Maria Novella , di S. Marco, e di S.Spirito, né qUefto breve proemio può fembrar inutile pel prefente ragionamento delle Reliquie delMonaftero di S. Salvi. Imperciocché certa cófa è > che una cartapecora de' lontani fecoli a noi fedelmente tramandata può effe- re un autorevole prova per accrefcere e fede, e vene* razione a' Santuarj, non che ad una particolar Reliquia di alcun Santo , come mi piace di far vedere in queita ultima Lezione , fperando io di ritrarne due vantaggi, pri- mo una maggior riverenza alle fpoglie de* Santi, ed in fecondo luogo più diligente cuftodia dell* antiche carte . II. La Tefta di S. Orfola Vergine , e Martire ( per cominciare fubito a dimoftrare il valore di una cartape- cora ) è una delle Reliquie , che adoranfi nel Monaftero di S. Salvi, che inoggi in una dorata Urna collocata fi efpo-
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efpone in Chiefa nel dì della fua ferra. Né mancati emen-
do uomini favi 5 i quali bramofi inoltratili di vedere qua- li documenti della verità di quefta Reliquia foffero pref- fo le Monache 3 con loro maraviglia leflero un Diploma in cartapecora diretto alla Badefla, e Monache di S. Gio- vanni Evangelica di Firenze , che fono appunto le no- itre , e queito ravvifarono dato in Avignone ai 25, di Marzo dell1 anno 1317. fottofcritto da* 17. tra Patriarchi, e Vefcovi, i quali concedono Indulgenza nella fefra di S. Orfola, a chine vi/ìtaiTe la Reliquia nella Chiefa di S. Gio: Evangelica alla porta a Faenza in Firenze , e dalla medesima cartapecora pendono diciaifette cordoncini co' Sigilli di altrettanti Prelati, non mancando che tre Sigil- li , perchè rotti-fi i cordonj fi fono fmarriti. Né qui fi- nifconò i pregj dell' antichità della Reliquia , conciofia- cofachè le Monache la trasferirono da un antico ad un nuovo Reliquiario , lo che io non avrei permeflfo, quan- do quella prima cuftodia è un* altra più convincente.» prova della fua antichità , ed infiememente della veri- tà. Quello antico Reliquiario è di marmo bianco infor- ma di una Cupola alta mezzo braccio? e di diametro un palmo , foiìenuta da una campanellina di metallo, che uniti tiene quattro cerchi di bronzo, i quali chiudono le due parti della Cupola , eh* è lavorata alla Gottica, avente quattro fìneftre con molte croci incavate nel marmo, e tinte di varj colori. Né io dubito punto , che chiunque la ©{ferverà, non fia primieramente dei mio fentimento di eftimarla un antico monumento , e non entri nel mio fenfibile difpiacere di trovarla priva del fuo antico te- foro, e deftinata ad altr* ufo. Ma giacché abbiam nomi- nato più fiate le Reliquie delle Sante Compagne di S. Or- fola, e nel decorfo della ftoria avremo fovente a ragio- narne , per camminare noi in sì critica materia con_. qualche autorevole guida, riporterò qui del foprallodato P. Francefco Antonio Zaccaria il funto del fuo breve, e dotto efame, eh* Egli ha fatto fopra il numero, nomi, e martirio di dette Sante nelle annotazioni al fuo Mene- logio di Cremona, dove ftabilifce eflb in primo luogo , che
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che fenza taccia di oftinato non fi può negare il copio-
fo numero di quelle Vergini , che patirono il martirio in Colonia , né il P. Zaccaria fi oppone a Wandelberto, il quale nel fuo tetraftico più di mille ferifTe eflere fiate le fuddette Martiri. Secondariamente egli concorda co' gra- vitimi Scrittori, eflere viziófi gli atti di tal martirio, fic- come faviamente dichiarafi, che fieno falfe , e finte le i- fcrizioni Colonienfi, e fomigliantemente ragiona della in- terpretazione fatta da alcuni di altra ifcrizione > nella quale la voce Undecimilla pretefero , che fofle nome pro- prio , come Quarfilla, Quintilla-i Seftilla , In terzo luo- go prova t che il numero di XI. mila Vergini, e Martiri fia un' antica favola, pofciachè, fé eccettuali il Cromba- chio, in niuno de' vetuiti Martirologj trovafi sì favolofo numero delle Compagne di S, Orfola , non oftante fia pofcia flato creduto da* femplici , ed eziandio da Enrico Imperatore , il quale, come fcrive il Kettnero nelle An* debita Queldiburgenfi, in onore delie XI. mila Vergini, e Martiri Orfolane donò XI. mila manzi alla Badia Quel- diburgenfe fondata dal detto Imperatore dopo il 932. E che il fin qui detto fia la mente del fuddetto Padre , fi conferma colf autorità dello Scrittore della Storia lette- raria tom, 1. /. 2. e, 3. farag* 4. dove Jeggefi come ap- pi-elfo ,) Il P. Zaccaria tiene Saviamente il partito di mez- „ zo tra quelli, che fi fono fognati XI. mila Vergini mar- j.' drizzate in Colonia con S. Orfola loro Condottiera, e 3, quelli, che a due , o a undici ne reftringono il nume- „ ro , anzi offervando , che Ufuardo nel dì 20. di Otto- „ bre rammenta le Sante Marta, e Saola con altre mol- j, te Compagne in Colonia merle a morte , e che il dì j, 21. nel quale da noi fi celebra il martino di S. Orfo- n la, non mentova veruna Martire in Colonia , crede „ che le famofe XI. mila Vergini non altre fieno, che „ le Martiri in Colonia da quel Martirologio ricordate il ,, di 20, la fella delle quali fia poi fiata, come fi fuole, „ al feguente giorno trasferita . Certamente è incredibi- ,, le , che Ufuardo facefie il dì 20. menzione di Marta, „ e di Saola con le Compagne, e ne tacerle il dì appref- Tom. L par. I, D d d „ fo |
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,) fo tanto maggior numerò nella rrelTa Città immolato al
j, furor de* barbari , quando diverfe foifero quefte Ver- & gìni ftare ,, HI, Altra pure Reliquia in S. Salvi corredata di auto-
revoli antichi documenti è il Braccio di quel Santo, in cui onore i divoci Fiorentini dedicarono prima un Orato- rio divenuto poi Chiefa Collegiata, e finalmente Mona- fiero. Oltre alla cartella appeìa in Chiefa efiiìono pref- fo de' Monaci di Valombrofa Bolle , Brevi Pontificj , e Diplomi Imperiali , che parlano di quefto Braccio, il qua- le in due Reliquiari collocato fu , giurìa le paiole della itoria ; Scinoli Viri yignus duahus reclujum thecis recon- dunt : e pofcia le Monache in due braccia d' argento di bel difegno lo trafportarono , togliendo perciò co' nuo- vi ricchi ornamenti agli occhi degli ftudiofi delle anti- chità quelle prime cultodie , nelle quali vi farebbero fra- te da olfervare pitture, rilievi, ed altre maniere de' no. ftri antichi nel lavorare fimiglianti Reliquiari . Quello però, che più importante è da notarli per le Reli- quie del Monastero, e che ha riguardo alle cartapecore, sì è il braccio deftro incorrotto di Sant* Umiltà recifo dal fuo corpo, che giurìa quello , che rapportammo nel- la prima Lezione, incominciò a godere non folamente il culto de* fedeli nel 1311.5 ma il bel privilegio della incorruzione di 4. fecoli. Né quetìa è 1* unica notevole cofa, che vi abbia, eflendovt in Convento un Diploma Pontificio di Clemente V. in onore di quefta Santa, e delle fue Reliquie dato l'anno 1312. nel Concilio di Vienna di Francia, e fottofcritto da più Vefcovi co'fo- liti cordoni, e figlili. Il Braccio alquanto insecchito, pre- fmtemente fi vede in un tubo di criftallo foltenuto da un ricco , e vago piede di argento » ove leggonfi in- cife a caratteri antichi quelle parole: Brachium S> Umili- tatis Vi dna & Matris Moni ali um Or di ni s Vallifumbrofa , qunt. ohiit anno 1309.,- In quelto mille/imo vi è sbaglio dell'incifore, giacché tutti gli Scrittori della vita di Lei aflegnano la morte nel igio. Debbo pure foggiugnere, che anche il .Braccio finiitro manca recifo } e mandato, per
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per • consolare le prime figlie della Santa al Mònaftero
di Faenza , ma in qual anno feguiffe quello taglio , non fé ne trova in luogo alcuno memoria. La più antica ptrò notizia, che fé ne abbia, è del 1503. e trovali regi/Irata in un libro intitolato Ricordanze del Mònaftero di $. li- mita di Faema, ove leggefi )5 Anno 1503. neLgiorno fo- ,, lenne di Pafqua offerta fatta da i diyoti fedeli al Braccio ,} di S. Umiltà „ IV. Ma facendo ritorno al Mònaftero di S. Salvi >
dirò di una Reliquia > che recar dovrebbe invidia alle primarie Città, e benché Firenze goda pregiatiffime , e l'acre Memorie del fuo S. Gio; Battifta , quefta che ap- punto è del Gran Precjurfore , fé non fupera le alt-re a niuna cede. Ella è un vafetto di criftallo lungo quanto ufi dito della manp pieno di ceneri del Santo, e quello vafo chiufo vedeii, e Sigillato in un tubo parimente di erigi- lo, nel quale in rilievo con cifre longobarde leggefi iì nome di 3. Gio; Battifta, Vago3 e ricco è tutto il lleli» quiario, ma degno d* elTere con più foJenne , e pubblico culto venerato j ed il Giamboni nel fuo Diario? dove di- ce delle Reliquie del Santo ,, Le fue Ceneri in Genova 9, poteva aggi^gnere} e nel Mònaftero di San Saiyi in Fi- r.enze . Inoltre infigni Reliquie eli Gesù, di Maria » degli A» .
portoli, e di altri Santi primari vedonfi in due ovati di figura Goltica 5 ed in altro ricco Oftenforio j Di S. Gio; Gualberto avvi un Ofto di groffezza quanto un yovo > ma .di quefto Santo lor Padre9 e del B. Cardinale Ber- nardo 4tgli liberti, vifitando la Chiefa 3 altre facre Spo- glie avremo da ravvijfare. Frattanto mi piace di oiTerva- re 5 e venerare un Bambino Gesù antichiÒìmo, e bello af- fai più della .copia fatta in rame anni fono. Quefto è alto due terzi ài braccio, la materia è di legno leggeriffimo colorito così al naturale} che a dirlo vivo non manca fé non la favella 3 giace egli in una Culla ricchiflìma con un arcuccio fopra di argento di un bene intefo difegno. La Storia di <quefto Bambino da* libri di Ricordanze del Mònaftero £ì narra 5 cjbe folle da S. Umiltà portato a Fi- Ddd 2 teiu
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renze nel n$t. e perchè non pofla dubitarti" della tradi-
zione , le Monache confervano la cafTa, nella quale ben cuftodito teneva/i dalla Santa, quefta cafTa al di fuori è tutta inverniciata con miniature di que* tempi, e fino la chiave, e ferramenti inoltrano antichità ; dentro poi quan- to è la lunghezza, avvi una graticola dì ferro fomigliante appunto a quella, che era fulla cafTa antica , ove la prima volta fu collocato il Corpo della S. come parlano le tra- slazioni di Lei ; Nel fondo finalmente vedefi uno ftrato di guancialetti, fu quali giaceva il Santo Bambino, e fono di un lavoro , o fìa ricamo alla Gottica, cofe tutte che non fi può negare , che fieno chiare note di mólti fecoli. V. Ma parlandoli ad olfervare altre Reliquie, che fi cuftodifcono nella Chiefa , di quefta infieme la ragguar- devolezza noteremo . Tutta la grande navata fino alla Cro- ce fu murata dopo le rovine dell* attedio a fpefe di Papa Clemente VII. la di cui arme fi vede nella facciata . La pri- ma Cappella a manritta entrandoli è di S. Umiltà rinno- vata nel 1623. con colonne di pietra ferena , la tavola è del Paflìgnano , il quale in efifa dipinfe il miracolo del Bambino morto , e dalla S. rifufcitato fuori della Porta a Faenza , fotto il quadro in un' Urna nobilifiìma già da noi oflervata giace il corpo incorrotto di Lei, ma quel- lo , che di quefta Cappella ho trovato nelle memorie MS. del Monaftero , sì è, che nelle fondamenta della Colonna a man deftra , oltre alcune Monete, e Medaglie Seppel- litevi fu niellò un Cannoncino con dentro i nomi di tut- te le Monache, quello deir Abate Generale , e dei due Vifitatori, del Procuratore, e del Confeflbre. Il Genera- le era D. Antimo Martellìni, i Vifitatori D. Zanobi degli Spini, e D. Averardo Niccolini, ConfelTore D. Deodato da Pelago, V AbbadelTa D. Maria Ortenfia Marignolìi 23. di Maggio 1623. dirimpetto aquefta Capella evvi l'Al- tare della Nunziata, ove leggefi con ideato fcritto ap- piè della Tavola il nome deir Autore Giovambatifta Van- ni Fiorentino. Sopra la menfa di queit* Altare in al- ta Urna co' fuoi criftalli vedonfi molte fpoglie del B. Padre Gio: Gualberto, e del B. Bernardo degli Uberti , |
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ed in quello luogo flette prima V adorabile Depofito di
S. Umiltà. Mi piacque notare il colore della cocolla di S. Gio: Gualberto , che non è né turchino, né nero» ma del color dell'abito quafi de*Padri Cappuccini. Vi è la Mitra Epifcopale del B. Bernardo degna di olTervazione , perchè molto diverfa dalle moderne , come già notò il Chiariflìmo Sig. ProporloGori nel libro 3. delle fue eru- dite Simbole. Ella ha la forma di berretto , e le fafce pendono non fulle fpalle, ma full' orecchie. E dello ftef- fo Santo vi fono le fcarpe , pianeta, ed altre fue vefte . Nella crociata della Chiefa 1' Aitar Maggiore è in mez- zo a due Cappelle} quella, che è a man finiftra, dai Pan- fani fu fatta , come legger] nel piedeftallo anno luhilaei 1575. rapprefentandofì nella tavola Gesù Crocifìtto con molti Santi, opera di Francefco Morandini detto il Pop- pi . La Cappella a manritta ha un quadro della Natività affai bello, ma perchè nelle rovine della Chiefa, e po- fcia neir orribile piena pati dimolto, è flato ritoccato, credendofi opera di Andrea del Sarto . AH* Aitar Mag- giore dipinfe Randellino del Garbo Maria in gloria co* Santi dell' Ordine Valórnbrofano , ed in due fpartizioni laterali S. Domenico, e S. Pier Martire,veggendofi nell* imbafamento alcune Iftoriette, ed i ritratti del Generale Valórnbrofano , e dell' Abate de* Panichi infigne Benefat- tore del Monaftero, e della Chiefa di S. Salvi. Evvi ap- piè dell' Aitar Grande il fepolcro degli Abati , ma non mi fono avvenuto a trovare il fepolcro dì Corfo Donati uomo infigne nella Repubblica fatto uccidere da i Cerchi, e fepolto,come parlano tutte le Storie , in S. Salvi. VI. Fuori della Chiefa vi è da confìderare il dife-
gno fatto da Pier Francefco Silvani della Porta del Mo- naftero , di cui ne' libri apparifce la fpefa di 300. feudi) e nel fondo del Parlatorio dentro la claufura veder! un Crocifififo con Maria, e S. Giovanni dipinto a frefeo dal Cavalier Cigoli. Offervabile è fotto la loggia della Chiefa la ftatua delia B. Umiltà tutta di marmo , fatta poco do- po la morte di lei, e falvata dalle rovine della Chiefa di S. Giovanni Evangelica. Quefta ftatua tiene in mano un fa-
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fafcio di verghe, che foao {Imbolo, © d<el;la potefìà di Ba- defla ì o di Tua un'igne mortificazione, e penitenza, ficco- me fegno di iJua umiltà è una pelle* che copre il .capo alla Santa. Confervafi finalmente in Monaftero un1 antica Ta- vola , ove S. Umiltà è dipinta col diadema di Beata, ed intorno vi fòn.o tredici Storie » che rap presentano altret- tanti miracoli , £ fatti eroici operati da lei in vita, e vi fi legge appiè ài efla a .caratteri del fecole %IV. la fé* guente ifcrùione : |
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HEC SV.NT MIRACVLA BEATE HVM1LITATIS PRIME
ABB.AJI.SSfi ET EyNDATRIClS HVIVS VENERABILI? MONASTERI! ET IN JSTO ALTARI EST CQRfVS E.IV.S,
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Il line iella fartf frìm e M Tomo Trims,
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At-
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ATteflafiper me fitto/crino Cancelliere della Sacra Accademia
Fiorentina qttalnente nella Filza vegliarne dì Mèimrie , e Scritture della medefima apparifcono fiotto dì $. Luglio corrente le fieguenti Lettere tefitmomali originalmente del tenore, che ap- prejjo, cioè „ Noi fottoficritti Cenfori della Sacra Accademia Fiorentina
„ in ordine alla dtfipofizione dei Capitoli, e Stami della medefima " abbiamo veduto, e ben confederato il primo Tomo delle Notizie h} Mìmiche delle Chiefe Fiorentine, del molto Reverendo Padre " Giù teppe Rie ha della Compagnia di Gè sa wftrìr Accademico , " ed avendolo (limato degno di efjer mejfio alla Stampa , diamo " facultà ad Effio Autore di poterfi denominare nella pubblicazione * di detta fiua Opera Accademico Fiorentino : E per fede della *\ verità ne facciamo la prefente attefiazione , quejlo dì 5* lu~ „ glio 1754. „ Io Cavalier Francefco Simmetti Cenfore.
„ Io Dottor Lorenzo Luzi Cenfore» Attefia la fuddetta Relazione, e permeffo a/ fuddetto molto Reve-
rendo Padre Richa della Compagnia di Gesù di denomlnarfi nella pubblicazione di detta fina Opera Accademico Fiorentino, quale egli è, in fede di che ec* Dato quefto dì 5. Luglio 1754*
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Gio: Michele Pierucci Confalo.
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Michel'Angiolo Cacherelli Cancelliere.
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era dell'eredità Buonfanti, diftribuendoiì 1*entrate di quella da'» Capitani in tante limoline. |
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