NOTIZIE ISTOFJCHE
DELLE CHIESE FIORENTINE
Divife ne'fuoi Quartieri* OPERA
DI GIUSEPPE RICHA
DELLA COMPAGNIA DI GESÙ
TOMO TERZO
DEL QUARTIERE DI S. M.4 KOVELLA
Parte Prima
CON APPENDICE AL SECONDO TOMO.
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IN FIRENZE MDCCLV.
Nella Stamperia di Pietro Gaetano Viviani
in Via de*Servi, all'infegna di Giano. CON LICENZA DE* $VPER10 RI.
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Iftoriche correli concorrono : Quella volta però di-
fpero di poterlo efequire ; Imperciocché tra i moki Benefattori avrei da commendare alquanti Ordini ragguardevoli , i cui Generali , Abaci , Superiori , ed eziandio privati Soggetti, participato avendomi memorie di loro, Chieie forpaiTanti ogni eftima- zione , cofticuifcono in me una grave obbligazione di publica riconofcenza . E come mai farò io co- sì ardito, che poiTa fperar di aver a perfuadere al Leggitore le ftupende diligenze da eflì ufate a mio %t a fa-
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IV
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Favore , e far nota l'eroica loro pazienza in foffe-
rire le molefte ricerche fatte da me ora degli Altari, ora degli Archivj, ed ora delle Librerie loro, rivolgen- do i codici antichi, ed il più pregevole trafcrivendone . Inoltre per legge di gratitudine dovrei pure far qui parola delle luminofe prerogative de' loro fanti Ifti- tuti, e le virtù di così benemeriti Religiofi ram- mentare , ma fempre colP evidente rifehio di offen- der molti, parlar volendo di tutti : Di qui è , che io tengo per certo, che fia per dare maggior rifalto a i benefizj il mio umile filenzio, che la povertà di una breve Prefazione , o la tenuità di un infelice ringraziamento ; E fé un tale rifletto dee averfi u- niverfalmente ^ quanto convien maggiormente qui praticarlo nella concorrenza de'meriti grandi di quat- tro principali Ordini aventi in Firenze Templi di facre, e rare maraviglie fioritiflìmi, come fono le Religioni de* Monaci Valombrofani , de' Padri Predicatori, de Carmelitani della Congregazione di Mantova , e de' Cherici Regolari detti Teatini . Quindi è che io mi porrò al coperto di ogni tac^ eia , dandomi per ifmarrito* e confuib nella folla di sì rifpettabili Benefattori, e per confèguente neceffita- to a tacermi. |
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NOTA DELLE CHIESE
DESCRITTE IN QUESTO TERZO TOMO ♦ ,
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Elione I. Bella Chiefa , e Convento di Santa Ma~
ria Novella de' Padri Predicatori . Pagina i. Lezione II» Bella medejìma. -, ,\ 23»
Lezione III. Bella medejìma. 32.
Lezione IV. Bella medejìma. 43*
Lezione V. Bella medejìma X^ 5 9.
Lezione VI. Bella medejìma» 80.
Lezione VII. Bella medejìma, 98.
Lezione Vili. Bel Monastero nuovo detto della
Concezione. , ioi»
Lezione IX. Bella Chiefa, e Spedale di tf. Paolo
de' Convalefcenti . 121.
Lezione X. Bella Chiefa di Gesù Buon Pajlore
delle Stabilite, 132»
Lezione XI. Bella Chiefa di Santa Trinità* 140-
Lezione XII. Bella medejìma. 147*
Lezione XIII, Bella medejìma* 154»
Lezione XIV. Bella medejìma. 16S.
Lezione XV. Bella Chiefa di S* Maria Ughi. 182.
Lezione XVI. Bella Chiefa di S. Michele agli
Anttneri . 191.
Le-
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vi
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Lezione XVII. Della medefima*
Lezione XVIIF. Della medefima*
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Pag. 199*
208. |
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Lezione XIX. Della medefima. 218.
Lezione XX. Della Chiefa di Santa Maria fopra
Torta detta San Biagio» 231,
Lezione XXI. Della medefima* 241,
Lezione XXII, Della medefima* 251.
Lezione XXIIL Della Chiefa di Santa Maria
Maggiore . 262,
Lezione XXIV. Della medefima ♦ 272.
Lezione XXV. Della medefima. 282.
Lezione XXVI. Della Chiefa di San Iacopo in
Campo Corbolini. 291,
Lezione XXVII. Della medefima . i99.
Lezione XXVIII. Della Chiefa di S. Pancrazio. 20S.
Lezione XXIX. Della Chiefa di San Martino . 327.
Lezione XXX. Della medefima, 336.
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NOTIZIE ISTORIGHE
DELLE CHIESE FIORENTINE
TOMO TERZO.
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L E Z I O N E P R I M A
DELLA CHIESA E CONVENTO
DI SANTA MARIA NOVELLA DELL*.ORDINE DE* PADRI PREDICATORI.
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Ntrando noi a ragionare del
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Quartiere di Firenze , il quale
prendendo il nome dalla Chic* fa de' Padri Domenicani 3 ad- dimandali di S. Maria Novel- la , principieremo dall' offerva-, re le rariflìme doti di queftìu Chiefa 5 la quale minima nei fuoi principi , a guifa di quel? minùtifTimo granello del Vani- gèlo , vedefi divenuta una gran Pianta, ricchiilìma di que' pregj •> cne poflòno rendere magnifico quanto al-- firn. III. A . tro |
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tro mai un Tempio, avendo eziandio fiorito in ogni età
di maraviglie dimoftranti non folamente la fantitk di adorabili tefori , ma lo fplendore luminofo altresì del- le tre belle Arti, le quali tra fé qui gareggiando, con fommo diletto -dell' occhio , ci lafcian fofpefo P ani- mo in giudicare , a quale dì effe debbafi la maggio- ranza : Sovrana effendo P Architettura , prodigiofe le_» Tavole de* valenti Pittori , e maravigliofe le parecchie opere de* più efperti fcalpelli . Né diffomigliante alla., gran Chiefa è 1* am-pliffimo contiguo Convento illu- strato dal fcggiorno di Sommi Pontefici , d' Imperato- ri , di Re , e di Principi , famofo per le più folenni Bcclefiaftiche Àffemblee , e fempremai fioritiflìmo di Re- ligiofi commendati sì per le fante virtù , e sì per le fublimi fcienze ; Inoltre non inferiori di pregio né di numero alle pitture > e alle Statue della Chiefa , fono quelle molte , che fi ravvifano affembrate nel Capitolo, ne'Chioltri , ne'Dormentori , nelle Sale, e nel Refet- torio . Ma perchè ancora ragguardevoli citeriori cofe intorno intorno adornano e la Chiefa , e il Conven- to y non difdirà, che il primo noftro Ragionamento (la di quelle , facendo però andare innanzi , della illu- stre Fondazione gli autorevoli documenti, che io mi fo- no avvenuto a trovare nelP ofcuritk di que' fecoli lon- tani , ma che mi fembrano monumenti utili , onde^ ifehiarire quanto ne fcriffero i Cronifti di S. Maria No- vella Fra Gio: Carlo , Fra Modefto Biliotti , Fra San- ti Arrighi, Fra Domenico Sandrini , e altri Religiofi Domenicani » i quali tardi, per vero dire ? ma laude- volmente principiarono a mettere in ifcrittura le me- morie di quelita facro augurio; luogo ; e fé accredita* ti Autori Fiorentini nelle- loro opere , come Stefano Roffelli , e Leopoldo del Migliore, ed in tal guifa mol- ti altri feguitarono le orme de' fopraccennati Croni- Iti , P efempio loro io imitando , da' medefimi fon- ti, ancor meglio illuftrati per le moderne ricerche fat- te da'più diligenti Soggetti dell'Ordine Domenicano, trarrò la maggior parte di quello , che fono per rife- rire delia Storia di Santa Maria Novella . II. 1
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II. E facendoci appunto da un difcorfo del fud-
detto Padre Gio: Carlo , che Ita in fronte ai fuo Sepol- tuario j dirò , che S. Domenico venuto a Roma nel tem- po del Concilio Lateranenfe , da Papa Innocenzio III. ottenne 1* approvazione del fuo Iftituto , confermato pofci.a da Onorio III. nel 1116. , e vigilando egli nel- la fua venuta in Italia alia diluzione dell' erefie, che in que' tempi notabilmente travagliavano quefta Pro- vincia ; infra le altre Miffioni, eh* egli fece de' fuoi Re- ligiofì inviati per diverfe parti del Mondo } nel fud- detto anno alcuni Padri mandò a Firenze , a* quali fu dato per primo alloggio il picciol Convento di S. Ia- copo di Ripoli fuori della Città fulla via di Arezzo. Quefto Conventino era flato fabbricato da un ricco Mercatante chiamato Diomiticidiede di Buonaguida del Dado , creduto difeendente dalla molto nobile ftirpe_, de' Lamberti , additati dal divino Poeta fotto le Val- le d'oro , che fono la lor Divifa ; e perchè la donazio- ne di quefto luogo fu fatta dal Fondatore medefimo a Giovanni Vefcovo di Firenze nel 1214. fa d' uopo , che fi corregga il fopraccitato Sepoltuario di Fra Gio. Car- lo , ove dice donato quefto Convento a S. Domenico da Diomiticidiede 3 quando fi deve dire dal Vefcovo Gio- vanni , il quale già dal 1214. n' era il padrone , come apparifee ne'rogiti di Ser Reftauro Giudice, del qual contratto parte ne riporta Leopoldo del Migliore iiu un librò fcritto a penna legnato 70. prelTo il Signor Canonico Antommaria Bifcioni Bibliotecario dell* Im- periale Libreria di San Lorenzo > e noto a* Letterati tut- ti per le fue dotte fatiche , e di quefta vetufta carta- pecora ne abbiamo dal fuddetto Leopoldo un cenno nella Firenze illuftrata a pag. 232. Il fumo adunque., di sì raro liirumento è come fegue; 1214. pridie nonas Maìi Diomiticidiede fi. olim Bonaguide hoc donationis infirumentum fecit &c. prò Dei timore & anime mee & parentum meorum remedio , dono Domino Domino loanni divina grafia Fior. Epifcopo Ectlejìam 5. Jacobi Apoflo* li in infra]cripto predio fnndatam & eiùs ReBoribus Dev A % . ibi-
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ibidem feriviefttib'us in perpetuemqwideItcet ttndW pètiam
terre pofitam iti plano de Risoli : a primo lettere esl ei firma •> a ?.. Fi li or um Arri ghetti Sacco lì'■, a 3. Ecclefie SS* Frinitati s a 4. Maine t ti Mainar di . Ego Diomiticidie* de Bonaguide 5 & Domina Orr abile ejus Uxor. Rainerius Tolomei tefiis. Ego Brunus olim Bruni lud. Ego Reflaurus Index &Tab ellarius &c. Ma perchè non mi fono avve<» mito a trovare ¥ originale di quefto Iftrumento , per corroborare quanto in elfo lì contiene , riporterò al- tro autentico contratto correlativo al fuddetto , che fi uova preiTo le Monache di S. Domenico di Firenze > ed è ftipulato nel 122^. a nome del medefimo Vefco- vo Giovanni , il quale come Padrone di S. Iacopo di Ripoli cede quello luogo a certe Donne nobiliffime 5 che ivi fi ritirarono , e furono le fante Fondatrici del Mo- naftero di Ripoli fotto la regola di S. Domenico , ed il feguente litiumento è notato tra le Cartapecore al titilli. 4. eonié fegue : ;i'i ;> 1 1229. loes Ep, Fior, w*,;■■'
Dile&a in Cro Soror Abbatijfa . Tuaw^Sofomnz^ ci ara merita Nos indù e un t > ut in quantum in Deo pof- fumus , roeftfe Jludeamus pro<videre quieti , & cum ha- beatis firmum propofitum famul afidi Al ti (fimo Creator ri, in cujus ferivitio cepifiis iam fideUter ac proaviVo militare &C. Et ideo >vos Omnes} quas in Domino fin* cera diligimus caritate , /vefirafque facceffores & Mona- fierium , feu recluforium fub noftra & B. lai$ Bapi. cuftodia 5 prò te filone ac defenfiorie fufcipimtts . Hoc mi de- licei intelletto , ut propter huiufmodi Jufceptionem quam facimus } nullos redditus } preBationes 5 <vel ob<ventiones ali quas Nobis, aut Fior, Epifiopatui } neque Succejforibus nofiris teneamini prefiare , aup reddem debeatis , nec e- tiam Nos <veì Nofiri[ Succeffkret) aut alius prò Nobis prò .Fior» Epijcopatn aVpbis & Monafierìo zefiro ali quid de prediElis petere q)el exigere <valeamus . Sed iiolumus ut Nos & Ho fi ri Succejfores de Vobis curam perpetuam & dignam folhcitudinsm hdbeam/u•> Ut fi quifque mali" rvìì gntis |
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gnus ptefumeret forfitdti me finità laudabile p'ropofitum im~
pedire - . . . . ut decet corre ti urus ipfius maligni tati s ex- ceffum 4 Ad maiorem quidem eq)Ìdentiam , ;©£ cautelam <ve- firam de "E rat rum noftrorum confilio & affenfw*, danius Vobis & <vejlris Succefforihus in perpetuum quidquid ius nobis. èf Epifcòpatui fuerdt acqufptum ex donatione , & concejjìàne $ qudm olimDiomiticidiede Nobis•>■ recipiemihus pròEcclejìa $. Iacobi confiruenda > & prò perfonis in ea* dem Ecclejìa moraturis , fecit de quodam petio terre , in quo fuè rat pofimodum fundata Ecclejia fupradiBa , de qua donatione fuitconfetìumpublicum infirumentnm ma- nu Ser Refiauri Iud. é'Not.'é* manu Brani ludicif Ordinarti fuit fubfcriptum . Statuimus preterea de fafo- rum Fratrum noflrorum confenfu 5 & ito&ro decreto per- petuo *valituro fancimus & wolumus > ut tam Vos- quam' ^eftre fuccejfores ulterius habeatis plenijjìmam libertatem * Ac Vos <^* <vejlrum Monajlerium nuper conJlruBum in quo- Deo Creatori fermi tis 5 abfolruimus } eximimus & libera- mus ab omni onere prejlationum , reddituum & fermi t io- rum y.Jì que Nobis & Epifcòpatui Fior. preBare aur fa- cere debeatis' V Inhibemus quoque Unimerfis noflre Diec. & DiJlriBi fub excomunicationis pena per prefentia fcri- pta , quaterna Vos itf Monajlerium Vefirum nullus au- deat mole/lare', <vel ali quam Vóbis perturbationem infer* re a fed libere maneatis .S'alia tdmen femper corre Bione Epifcopi & Ecclejìe Fior, reuerentia « Dàtum Fior. An. mccxxixv r-:■' . . •" ■ U: U Yì&i U ih |
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! Ego hannès Ép. Flòn
Ego Clarus frop. Fior, Eg 0 Mdg. Boninfegna Fio - rent. Archi d.
Ego Herrigus Can. Fior* ér Plebanus de Sexto .
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Ego Ópetinùs Can. Fior.
Ego Fresbyter Pax Can. Fi. Ego Mugnarius Fi. Cari. Ego Berndrdùs Fior. Can. Ego Fresbyter Orlandus Fior. Cari*' |
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Ego (Sentilis Can. Fior. Ego Vgolinui Fior. Can.
Quivi adunque dal Vefcovo Giovanni ricevuti furono
i primi Domenicani > che aumentati di. numero, e_» |
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dalla Città defiderati più vicini pel maggior foddisfa--
zione de* Cittadini, dopo pochi me! fé ne pattarono,, mediante la conceflìone del Capitolo Fiorentino, che^ n* era il Padrone , alla Chiefa di S. Pancrazio , o fuo Spedale s il quale io rammento per aver trovato un* libro antico di cartapecora fegnato LVC. L -in <S. Mag- lia Novella ove fi legge : Anno 1116, Fr. Guidus Con* *verfus fiiii rcctyttts ad Ordinem a B. Dominho , & ab eo indutus in Hofptali S* Fancratii , quia Fratres non babentes adhuc locum poyrium , in diEio Hofptali fé re- cepabant . Dipoi invitaci questi Religiofi da Mefs. Ugo Canonico, e Priore di S* Paolo , che pofeià veftì l'a- bito Domenicano , giufta Stefano Roflelli , fi trasferi- rono a quella Chiefa , ove fi trattennero fino all'an- no 1221. nel quale furono meffi in S. Maria Novella. III. Concorfero alla felice conclufione di quella traslazione due cofe ai Padri a {fai favorevoli, trovan- doti tutte due notate dagli Scrittori Fiorentini . La pri- ma è la gran fama del B. Giovanni da Salerno primo Priore mandato dal "P.S. Domenico a Firenze , ove operan- do egli da grande Apoftolo in prò delle Ànime , ed infiemementé col fu© fapere confondendo gli Eretici» i quali tentavano di feminare gli errori, e diffondere il loro veleno in wna Città , ove ha fiorito maifempre illibatiflìma la fede , fi conciliò in maniera gli animi de i Fiorentini 5 che parecchi Nobili tirati dalla Santi- tà di sì rari efemplì fi affollavano a San Paolo per chiedere P abito religiofo•■• L* altro punto favore- vole fu la venuta a Firenze del Cardinale Ugolino d' Anagni Legato di Onorio III. il quale parztaliffi- mo verfo la Religione de* Padri Predicatori con la fua autorità, e prudenza maneggiò la concezione di quello famofo luogo/ lo che come foffe trattato , e come fi terminale non faprei meglio riferire, che con le pa- role deL Sehator Carlo Strozzi nel Codice fegnato XR. dove dice come appreflb : „ ■ >» Quefta fugià una £iceok Chiefetta pòco furori deK
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„ 4e mura della Città di Firenze , fituata m diverta ma-
„ niera da quella, che fi vede eflere al prefente, poi- „ che andandoti dalla Città a dirittura per la porta, che „ fi diceva del Bafchiera ( da un tal Bafchiera della To- ,, fa ) e di quivi per la Via 3 che oggi fi chiama de* „ Cenni ( la di cui etimologia fi dice eflfere da un tal ,, Cenni Rucellai, che vi abitava) veniva l'entrata fua „ principale ad eiìere volta a Oriente;, e per eonfe- ,, guenza la fua lunghezza era quella J: che oggi ferve „ per larghezza della medefima Chiefa. :>>. Quando ella fofle fabbricata non fi sa , ma era
„ molto antica , poiché fino Panno 983. fi trova, che „fi* Imperatore Ottone II. la concedè, o piuttofto con- „ fermò al Capitolo , e ai Canonici della Chiefa Fioren- ,, tina j ficcome fecero ancora dipoi P Imperatore Ot- „ tone III. Panno 998. Currado Imperatore Panno 1037. ,j e Papa Gregorio VII. Panno 1076. Nondimeno non_. „ era in, vero ne* fopraddetti tempi quefta Chiefa del ,, tutte»: deVCanonici , ma un Prete Grimaldo dòpo le ,, donò quella porzione , che le mancava y come fi leg- „ gè in un bando Regio , che 1' anno 1072. mandò la „ DucheiTa Marchefa di Tofcana Beatrice , nel quale ella j, comandò , che alla pena di 2000. bifanti d' oro niu- „ no ardifie moleftare i detti Canonici, e Capitolo, né i „ loro beni , e, nominatamente per caufa della detta.. „ Chiefa, tanto nella porzione antica, quanto in quel- „ la parte , che da Grirnaldo Prete le era fiata dona- ,, ta . Dopo quefto tempo fu da Papa Pafquale II. P ,, anno 1102. e da Papa Anaftafio IV. P anno 1153. la „ ftefla Chiefa al medefimo Capitolo confermata . A » quefta lor Chiefa alcuna volta andavano i Canonici ,, per medicinarfi , e ricrearfi y e per godere dell' aria j, di quel luogo più aperta , e migliore., che non era ,, quella della Città , ed al Propofto come a Padrone ,, per edere capo del Capitolo , fi afpettava di confer- ,, mare in Rettore della detta Chiefa quello , che dal » Popolo veniva eletto-, ;jj.; ■ , - „ Sino all' anno 1221. continuarono i Canonici ad
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j-, erTerne Padroni. Ma in queir anno fé ire privarono>i
,j moffi parte dalla devozione dell'Ordine de'Frati Pre- ,, dìcatori, che allora grandemente fioriva s e parte dal- 5J la reverenza del Cardinale Ugolino VefcòWd'Oftià, ,, e di Velletri 5 Legato della Sede 'Apoftojicàì trovari- 5} dofi per Ifìmmenti autentici , come iì di 8. di No*t ,, vembre del fopraddetto anno Prete Forefe Rettore ,, di detta Chiefa renunziò nelle mani del fopraddetto 5, Legato ogni ragione , che fé gli appartenefle •> e il jj dì g. dello fteflb mele ad onore di Dio , e di MaT jpfia. femprè Vergirie , ài tutt'i Santi , e Sante il det- jj to Cardinale Mefs. Giovanni Vefcovo di Firenze *< *, Mefs. Chianni (/.Chiaro ) Proporlo, e M. Dono Àrci-> ,, prete Fiorentino, confenzienti M. Roiticcio , M. Gen-; ?, tile j e M, Iacopo Canonici , dettero, e concedero- j, no a Don Ubaldino ricevente per i Frati dell' Or- .,, dine de' Predicatori la detta Chiefa in perpetuo 5 per- „ che vi flefTerb, abitaiTero, e celebraiTero i Di vini Ufi- $ ±) fenza contradizione > o moleftia alcuna , falva la „ ragione , ed obbedienza dovuta al Vefcovo , e Gapi- ,j tolo Fiorentino , e fuflfeguentemente il dì i2. dello „ iieffo irìefe- di- Novembre il medefimo Cardinale con ,3 autorità di Legato merTe in porTerTo Fra Giovanni del „ detto Ordine deJ Predicatori (ricevente per tutto il j, detto fuo Ordine) della detta Chiefa di Santa Ma- 5, ria Novella > fue Cafe e Cimiterio , e ài certa qùan- » tità di terreno per fare Orto. ,5 t| f* IV. Alla fin cjuì copiata < relazione dello Smozzi
mi ila lecito di aggiungere alcune notevoli memorie r e molto utili , onde rendere compiuta la Storia del primo ingreilb' de'Padri in quella Chiefa . E primiera» mente rammentare qui5 debbo le antiche:}e valide ra- gioni* de i Tornaquinci fopra ' Santa Maria delle Vi- gne, k quale ftiufto, che io fappia , nega erTere fiatai fondata da MeiTer Iacopo loro Conforte, e che fuifi-: dente teiiimonianza ne fono le fcritture prefìfo il Ca- pitolo Fiorentino indicanti le continue liti tra il Capi- tolo medefmìo , é i Tornaquinci per la nomina dd Prio- -l'9 ,; re |
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re alia Chiefa , pretendendovi da* Canonici decaduta la
Famiglia de* Tornaquinci dal padronato per non aver mantenuto quanto Melfer Iacopo avea ordinato. Tutta- volta il faviffimo Cardinal Legato volle, che il capo di detta Famiglia intervenire a mettervi in poffeflTo i Re- ligione e che in fua prefenza liberamente renunziaffe per ìfcrittura a'medefimi ogni ragione, che per lo parlato averle potuto avere fopra quel luogo , come fecero più che volentieri i Tornaquinci , anzi come Padroni di vigne, e di orti in que'contorni alla rinunzia uniro- no carta di donazione di vallo terreno , fopra cui pò- fcia fu fabbricata la nuova Chiefa, come riferifce il Si- gnor Manni tom. 18. de'fuoi Sigilli con le fegucnti parole ,, Non è peravventura l'infimo ( onore) 1* a- „ vere dato il fuolo per la Chiefa di Santa Maria No- ,, velia per opera di Forefe Tornaquinci Tanno 1222. i, laonde fino al dì d'oggi di tale sì pia, e libera mu- „ nifkenza fé ne conferva memoria qualunque volta „ occorre di condurre a feppellirfi in ella Chiefa i ,, loro Cadaveri con effer portati dalla porta fino all' ,) Aitar maggiore dai Religiofi Domenicani di quello „ Convento, ove tanto effi, che i loro conforti han- jj no le fepoiture ,, Né parimente fembrami da tacerfì la foknnità di quel giorno, nel quale , al dire del Sena- tor Carlo Strozzi , feguì T ingreffo de'Domenicani in Santa Maria tra le Vigne. Nel dì 20» dello Hello mefe adunque con folennirTìma proceffione di tutto il Clero di Firenze , furono i Padri cavati da San Paolo, accom- pagnati da più ragguardevoli Cittadini, e condotti al- la Chiefa loro ceduta, ove alla prefenza e del Cardi- nale, e di Giovanni di Velletri Vefcovo di Firenze, e del Podeftà j coli* intervento di numerofo Popolo fu can- tata la Melfa dal B. Giovanni da Salerno, e dal Le- gato conceduti zoo. giorni d'Indulgenza; E così l'an- no 1221.il quinto della confermazione dell'Ordine, faxa rnaifempre la famofa epoca del gloriofo foggior- no di quelli Padri in Santa Maria Novella . Finalmente di correzione hanno bifogno qui Francefco Bocchi , ed a Tom. III. B al. |
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altri, che caddero nelP errore, che Santa Maria Novella
fi chiamafie così dalla fua rinnovellazione, mentrechè le fcritture ci fanno vedere , che la piccola Chiefa an- tica fi chiamava altresì S. Maria Novella , checché fi appellarTe talvolta S. Maria tra le Vigne , per la vici» nanza a quefte, d* onde la ftrada della Vigna -prefé iì nome , e però venendo alle Scritture , chi ha fatto un tranfunto , come il Sig. Domenico Maria Man ni , delle memorie della Chiefetta , principiando dall'anno 1105. e che feguitano fino al 1244. ferapre vi legge: Santa Maria Novella, e $. Maria 5 que vocatur Novella. V. E per frapporre alcun racconto delle tanto
illuftri cofe operate da' Padri Predicatori nelP interme- dio tra 1* anno dell' ingrerTo loro in S> Maria Novella , e quello del principio della nuova fabbrica} che fu u* no fpazio di 59. anni, rammenterò qui tra'molti rag- guardevoliffimi Discepoli di San Domenico , il Beato Martire Pietro da Verona , e Fra Ruggieri Calcagni Vefcovo di Caftro, amendue vigilantiffimi nell'eitirpare gli errori di que* tempi con dottifllmi ferirti , e con ze- lantiflìme Prediche. E facendomi da Fra Ruggieri Cal- cagni ( e non Calcagnini , come lo appella il Poccian- ti nel fuo Catalogo degli Scrittori Fiorentini ) a lui raccomandarono la difela della purità della fede in To- fcana Gregorio IX* Cele/lino IV. e Innocenzio IV. e con quanta diligenza , ed efficacia egli adempierle sì gra- ve , ed importante impiego , lo vedremo nella cartape- cora ? che riportiamo fui fine di quella Lezione . In che anno però quefti forte creato Vefcovo, io non ho documenti certi , anzi dimolta confuflone io vi trovo, conciofiachè nel 1245. il Vefcovo di Firenze facendo menzione di lui nella fua Sentenza contra di alcuni E- 1 etici , non lo chiama Vefcovo , e neir Archivio dell* Abbazia di S. Salvatore di Monte Amiata evvi un au- tentico monumento di una lite , che felicemente elfo compone nel 1244. la qual lite verteva tra la fua Chie- fa di Cafiro, e la fuddetta Abbazia: inoltre nel 1245. interviene al Concilio di Lione celebrato da Innocen- zio |
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zio IV. e morì egli in Arezzo nel 1274. Paflando
ora al gloriofo S. Pier Martire chiamato in que' tem- pi , che faticò in Firenze, Fra Pietro da Verona , le cui ftupende azioni furono vantaggiouflìme a* Fiorenti- ni, ed alla fua Religione gloriofimme , noteremo, che egli nel 1240. con tal fervore fufcitò lo zelo de* Cit- tadini per difefa della Cattolica Fede, che fu V autore di quella battaglia contra degli Eretici , i quali di là d' Arno da S. Felicita rimafero totalmente fuperati, vin- ti , e difperfi : ed acciò la fede , che fi era difefa coli* anni» già trionfante ripigliarle forza, e fermezza, a que- fto effetto iftituì , e mefle infieme una quantità di buo- ni Fiorentini , da' quali ebbe principio la Compagnia di S. Maria, oggi detta del Bigallo. Ma perchè alcuni Scrittoli , che ciò raccontarono , non appoggiando il detto loro ad alcuno autorevole documento, trovaro» no poca credenza > io riporterò fui fine una cartapecora ftimatiflìma preflb i Padri Domenicani, la quale potrà in autentica forma moftrare la verità di un* azione così gloriofa del Santo. Avvi ancora un libro nella Cancel- leria del Bigallo rifpettabile per la fua antichità , in cui notati fono i nomi de' primi afcritti a quel no-. vello lìtituto, e che ha in fronte le feguenti lettere s alquanto lacere, e confumate dal tempo , le quali con- fiderate da Leopoldo del Migliore , furono riportate da lui nella fua Firenze Illuitrata come appreflb ,, Al no- „ me del noftrò Signore Giesù Crifto, e della fua San. „ tiflìma Pura Madre Madonna Santa Maria Vergine, j, e Reiina del Cielo, e Donna del mondo . In quefto „ libro fi ferveranno nomi, e foprannomi del quartiere „ di S. Giovanni della Città , e del Contado , i quali, ,, fono della Compagnia Maggiore della detta Noftra „ Donna Vergine Gloriofa S. Maria della Cittade di ,, Firenze fatta , e cominciata per lo B. Mefler S. Pie- „ tro Martire dell' Ordine de* Frati Predicatori , negli „ anni dell' Incarnazione del Signore Noftro Giesù Cri- ,, ito 1240. il di dell' Afcenfione del Noflro Signore ,, Potrei anche corredare quello fatto colle pitture a fre- B 2 fco
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fco nelle pareti della Refidenza del Bigallo, e con una
tavola dipinta ali' antica , che è accanto alla porta della Refidenza de* Capitani di Or San Michele , nella quale è effigiato il Santo con lo ftendardo in mano , che portò nella battaglia , di cui memoria avvene nella Sa- greftia di S. Maria Novella , mofìrandofene un fimile o- gni anno nel giorno della fefta del Santo. Ma che di- remo della Croce al Trebbio contigua alla Piazza di S. Maria Novella , contenente da due parti 1* effigie del B. Pietro con palma in mano ? Di quella Croce , per vero dire , hanno variamente parlato gli Scrittori delle cofe Fiorentine , e però mi piace qui riferire prima , quanto di vero io ho offervato contenerli in eiTa, e po- fcia notare quello , che circa del tempo > in cui fu al- zata , e del motivo per il quale ivi fu collocata , han- no opinato gli Eruditi. VI. In mezzo adunque a tre ftrade tra la piazza-,
di S. Maria Novella, ed il canto di S. Siilo, vedefi in* n'alzata una Colonna di granirò alta braccia $.\ e grof- fa braccia z.f col fuo capitello dì ordine Corinto , fo~ pra il quale pofa una pietra quadrata alta un braccio, la quale negli angoli è ornata de i quattro Simboli de* SS. Evangelici fatti di marmo , cioè della effigie di un Uomo , di un' Aquila , di un Leone > e di un Toro. Nel centro (fi quella pietra fi innalza una Croce , la quale nelle fue eitremita centinata forma una rofa , e dall'una, e dall' altra facciata pende il Redentor noìtro ignudo , e Crocifitto con tre foli chiodi , il tutto ef- fendo di mezzo rilievo , ma di maniera affai goffa,-e di rilievo parimente fotto i piedi del CrociftGfo da ambe le parti evvi San Pietro Martire . Leggonfi poi nell' orlo del capitello alcuni caratteri tondi inci- fi nel marmo , ma guarii alquanto dal tempo , e fono del feguente tenore : SanBns Ambrofins cnm Sanfto Ze- nobio trotter grande mifterium hanc Crucem hic locale- runt & in 1338. no^ìter die io. Attgufti reconfecrata eft per Dominum Francifcum Fior. Epfc. una cum Epfco* pò Aqlài ; y. una cnm aliis Epf- m .... i. così ri- ma» |
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inane in troncò la ifcrìzfòne , ìcórgeridciì però chia^
riflìmamente da chi vi forfè metta quefta Croce > cioè da Francefco Salveftri da Cingoli Velcóvo Fiorentino f in tempo che vegliava in Firenze la tradizione popo- lare j che i SS, Ambrogio ? e Zanobi quafi mille anni innanzi quivi un' altra ne avellerò confacrata . Qual folle poi il fine , o la cagione } che indufTe que' due Santi a piantarvela , non fi sa , perchè niuna autenti- ca fcrittura ce lo dice, onde prima di accennare le lo- de altrui congetture, fa d' uopo , che cerchiamo a che fervide nellJ antico quefto luogo. Monfignor Borghini nella Parte I. de' Tuoi Difcorfi a pag. 174. e feg. vuo- le, che foie un Teatro de* Gentili Romani , così giu- dicando dalle lapide , e dalie ftatue fcavate quivi in oc* cafionedi nuove fabbriche, e ci rapporta una bella iicri- zione in lode di Fabio Mafììmo , andata fino aMe fta'rn- pe j ed i frammenti di una ftatua del medefimo illuftre Romano , maflìmamente la tefta intera „ ma perchè quel ,? buon uomo ( fono parole del Borghini ) che la trovò' „■ perfona grolla, e materiale recatoli a noia 1* elTer mo- „ leftato tutto il giorno dalle perfone > che correvano 5J> a vedere la vera immagine di così buon Cittadino , ,, e tanto cauto , e valorofo Capitano f volendoli levar ,, d' intorno quel faftidioj con bizzarra rifoluzione , e ,, ftrana,e con infinito difpiacere de" bell'ingegni , la „ gittò ne" fondamenti , che faceva allora , che meglio j, opera era , che vi fufle ftato egli gittate , che alman- j, co avrebbe fatto maggior ripieno „ Ev ancora da pia- cer molto la opinione del medefimo Scrittore fulla in- telligenza della voce Trebbio , provando egli eruditamen- te derivare quefta dal rallegrarfi \ che quivi faceva il popolo , effendochè la voce Trebbio lignifichi raunata di gente feftiva. E benché vi fieno Autori , che vogliono , che fi debba leggere Trivio , cioè concorfo di più ftra- de , tornerebbe anche queft* opinione a propofito del Borghini, giacché per comodo del popolo- le fefte face- vano* appunto j ove combinavano* più capi di ftrade . Ora venendo alle cagioni, per cui fu piantata quefta Ciò.
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Croce, fembrami > che poffiamo beh dire in generale i
per eiTer quivi avvenuta alcuna cofa degna di memoria» o di martirio , o di miracolo', o à' altro, non elTendo flato cofiume di porri tali contrailegni fé non ne3luoghi, ove accadevano fimili accidenti,! quali meritaifero , che fé ne trafmettelTe ricordanza ne' poiteri ; onde tornando al fo- prallodato Borghini , crede egli > che il fine folfe,T effere iiato quello luogo profanato dai riti fuperllizioii de' Gen- tili 5 e perciò i due SS. per ifpegnerne ogni memoria di fuperilizìone vi faccifero porre la colonna con Cro- ce fopra, acciò fé il. popolo voleva tornar a far felle o le facetìe ad onore di Dio , o dalle profane celiarle per riverenza di quel fegno. Il celebratiflìmo Sig. Dot- tore, e Proporlo Anton FrancefeoGori crede, che ivi già fuile un cimitero di Martiri, al che potrebbero al- ludere quelle parole yroyter grande Mijlerium , ed il P. Orlendi nella fua dottilfima Opera: Or bis facer & yrofanus•, fa menzione di un cimitero in quello Trivio. Circa poi alla :riconfecrazione feguita nel 1338. veg- gendofi appiè della Croce V effigie di S. Pier Martire, non poffi-amo dubitare , che fi faceffe affinchè duraiTe_, la memoria dello zelo iìngolare del B. Martire , te- ftiikandolo ,S. Antonino nella Parte III. tit. 23. poten- dovi da noi credere, che avelie a cuore il Vefcovo Fran- cefeo éi unire a quella tradizione deJ SS. Ambrogio , e Zanobi la ricordanza della battaglia, che quivi prin- cipiata da* feguaci di San Pier Martire , andò a termi- nare gloriofa per Gesù Crifto di là d' Arno : onde pare che ila rimafo in quella colonna dell' antico fentimen- to la rinnovazione della foprariferita ifcrizione , e del moderno la effigie del Santo, così .benemerito della pu- rità della Fede in Firenze* VIL Ma per tornare .a S. Maria "Novella, la Chie-
fuola nel fuo prifeo elTere fi mantenne, finché poi nel 1279, crefeiuta la Religione Domenicana di numero, la Città -di popolo, e di abitazioni, parve ,ai Religiofi, li- molati dalla devozione, e dalla liberalità de1 Fiorentini > che fi erano, voloi alla frequenza di quella Chiefa , che fof-
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fotte neceflario I* ingrandirla infieme col Convento:: on-
de per opera di Fra Aldobrandino Cavalcanti, che fu il fettimo Priore di S. Maria Novella, ed era Vefcovo di Orvieto, fi edificò così fontuofa mole , come fi vede di prefente fopra la nominata Chiefa, piazzale terreni do- nati dal Pubblico, dal Capitolo Fiorentino , da* Torna- quinci, e da altri privati Cittadini. Fu gettata ne'fonda- menti la prima pietra nella feiia di S. Luca il di i8v Ot- tobre del fuddetto anno dal Cardinale Latino; degli Or- fini Frangipani Frate del mèdefimò Ordine > e Legato di Papa Niccolò III. dal quale era egli irato mandato in Fi- renze per pacificare la Città ; fi celebrò queftafunzione con iblennità , e col concorfo di tutto il Clero, e popò', lo Fiorentino , concedendo il Cardi naie grand* Indulgen- ze a tutti quelli> che con ogni forte di aiuto concorref- fero alia coftruzione della nuova fabbrica, la quale fk tirara innanzi dalla diligenza de' Padri, e fecondo il di- fegno, ed architettura di Fra Riftoro da Campi, e di Fra Siftoy e ultimata da Fra Giovanni tutti e tre Con ver ù dei Convento, ed in quella profeflrone fingolariflìmi maelìri^ come ne dimotìra la bellezza, e la perfezione di queifcf Opera, la quale, fecondo il Safari., refiò finita nel co»* fo di 70. anni al tempo di Fra Iacopo Paffavanti Priore y che morendo fu fepolto in un fepolcro di marmo davan* ti alla Cappella maggiore della nuova Chiefa « E tra* mol- ti , che concorsero con le loro facoltà ad opera si degna fingolarmente fegnalaronfi i Tornaquinci, avendo gli' e* redi di Mefler Iacopo predetto donata buona parte del fito , ove fu piantata la Chiefa, ed il Convento, e nel decorfo di mie Lezioni avrò occafione di nominare le fa- miglie Cavalcanti , Ricci > Minerbetti , Baldefi , Bor- doni , Strozzi, Rucellai, ed altre, che fpefero forarne notabili di denari per diaria al fuo perfetto compimen- to . E però qui da rammentarli un' ifcrizione intaglia- ta nelF architrave della porta , che dalia Pura met- te ; nella Crociata della Chiefa , che è una memoria , ma imperfetta nel marmo » della confacrazione fatta del- la |
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jé
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la prima pietra dal fuddetto Cardinale latino j che dice
come apprefib: IN NOIE. DM". NRÌ. YHV\ XPT. AJVL
VENERABILE PAT. DNsT FR. LATIN- j
GENERE ROMAN, ORDIS- EMC PDICATOR, v ^
OST1EN. EPVS, CARDINAL. APLICE. SEDIS
LEGATVS FLORENTIAM VENlES CIVES...... ;
Vili. Né potendo noi entrare in Chiefa per queita
prima lezione , offerveremo gli avelli, che al di fuori la circondano, e le due fue piazze * una a Levante, e 1? al* tra a Mezzodì- Degli Avelli io credo, che fogno ila ài alcuni, come dell' Autore del Sepoltuario foprannomi- nato, il quale ferirle, che quefti fieno que* deffi, che prima vedeanfi intorno intorno alla Chiefa di S. Giovanni, men- trechè avendo la Repubblica ordinato con due fue prov- vifioni del 1288, regiitrate nelle Riformagioni, e riferite da Leopoldo del Migliore, che fi rialzale, adeguale, e ammattonarle la Piazza di S. Gio: in quefta occafione ri- manendo feppellite le belle fcalere, per le quali fi faliva in così fovxano Tempio, furono levate via, e trasferite a S. Maria Novella le caffè di marmo, e iepolcri : ma perchè non mi è avvenuto a trovare documenti da cor- redare queir' opinione , cui contradice chiaramente la forma, e la materia degli avelli iteflì, dimoiìranti eiTèr lavoro di tempi affai poiìeriori, non ne facendo cafo , paficrò a dare circa a queir.' arche non difpregevoli noti- zie P e la prima da notarfi fia, che fopra uno di tali fe- polcri a federe con mitra in capo, fu una volta condan- nato un malfattore, .come leggeri in un Diario antico » preilò il Sig. Canonico Bifcioni, che dice „ ai 28. di Ot- .,, tobre dei 1435. Meifer Bartolommeo da Orvieto Audi- „ tore della. Camera Apoftolica:, e Maeitro di Altopa- „ icio, fece mitrare, e Ilare tutta la mattina in fu gli a- » velli di S. Maria Novella, con la mitra in capo N. N.,> Ma
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Ma ben diverta da quello efemplo di giullizia , fu il cafo
miracolata del 1477. nc' 22* di Ottobre accaduto fopra una di quelle arche, fu cui una Immagine di Maria, che era coperta da fozzure , parlò a due fanciullini, in onor della quale ne fu dalla famiglia de'Ricataìi edificata una Cappella , della quale a fuo tempo ragioneremo. Dì chi poi foriero i carfani, arche , e fepolcri 5 dice il RofTelli nel fuo Sepoltuario , che erano di famiglie illuiiri, ed anti- che, foggiugnendo , che ne fieno alcuni andati male, con T occafione , che fi murarono le due Compagnie della Pura, e di S. Benedetto ,le quali occupano una gran par- te del Cimitero antico verta Levante ; febbene molti ve ne fono rimafi alle mura dellaChiefa,che riguardano ilMezzodì. IX. Per venire finalmente a ragionare delle piazze, la più grande, e la più magnifica è quella , che volta a Mezzogiorno, aprendo in faccia alla Chiefa un vaghifiì- mo teatro, del quale i Padri Domenicani debbono grado alla Repubblica, che nel 13gì. a fue fpefe ne comandò T efecuzione, come appariìce dal lib. IV. degli Statuti del Podeftà alla Rubrica 60, ove fi legge 13 31. fiat una VI atea que retraatur a pariete muri Ecclejìe S* Marie AZb- *velle ex parte occidentali fecundum retlam lineam ufque ad ■portam $. Tauli, & ex alia parte a terreno Tratrum , quod e fi iurta 'viam^ qua itnv ad portam de Trebbio fecundum reBam lineam ufque ad diBam portam, CjST* quod per D. D. Friores Artium & Vexilliferum luflitie eligantur legales ornines , qui ftiment domos, edificia , & terrena , que a- bentur inter ditta confinia : la qual cofa felicemente dal Pubblico efeguita, oltre ogni eitimazione accrebbe e bellezza alla Chiefa , e anche comodo alla Repubblica per celebrare le fue più folenni funzioni fu quella piazza . E fé lunga cofa mi farebbe 1' annoverare del popolo le ferie antiche quivi fatte in vari tempi, una fola però mi piace di far vedere, corner abbiamo nel libro di Provvifio- ni del 1415. e fu che ai 27. di Febbraio di queil* anno ritornati Benedetto di Niccolò Acciaiuoli , Lorenzo di Antonio Ridolfi, Matteo di Michele di Vanni Cailellani, e Palla di Nofri di Palla Strozzi dall' Ambafceria di - Tom. 111. C Na. |
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Napoli j ove loro riufcì di ftabilire la pace col Re laco*
pò marito delia Regina Giovanna; fu quefta piazza gli Affibafciadori furono ricevuti dalla Signoria, e da' Col- legi, e tutti quattro comparii veftiti di verde con coro- na di ulivo in capo, ricevettero dal Gonfaloniere di Giuftizia targa, bandiera , arme, e cavallo coperto, trat- tati pofcia a fontuofo convito ne* Chioftri del Conven- to . Le due Guglie di miftio carrarefe , le quali veggonJi pofare fopra quattro teiluggini di bronzo belliiTimo la- vorate da Giambologna , dirnoftrano elfere fiata desinata quefta piazza eia* Principi, oltre a varj fpettacoli al cor- fo de* Cocchj , ad imitazione delle antiche Romane qua- drighe, nelle quali furono eccellenti anche gì' Impera- dori: E però Cofimo I. adì 22. di Giugno del 1563. ne fu il primo ad ordinare quella ferra in Firenze mai più veduta, facendo rizzare due Guglie di legno , che pofcia Ferdinando J. fece fare di marmo nel 160S. e nel dì 18. di Gennaio del 1650. riguardevole fu lo fpettacolo , che vi fi rapprefentò di notte con quantità grandiflìma di lu- mi, cangiata queita piazza in un bel teatro di legname ornato di pitture 5 ed altre cofe divaga apparenza, eflen- doviiì fatto una gioftra di Cavalieri armati all'antica, ed alla moderna con abiti non men bizzarri, che fontuofi , é con carri trionfali , e mufica ; il tutto fu fatto ad o- noranza del Duca di Modona venuto in Firenze, X. Ma tralafciando altri fpettacoli dati in quefta
piazza, ordalia Repubblica Fiorentina > ed ora da'Prin- cipi, noteremo qui la concezione di cafe, e terreni fat- ta a' Padri da' Signori , per render più ampia quella piazza in grazia della predicazione di S. Pier Martire per iftrumenro,. rogato da Ser Ottaviano Ulivieri, che trovali nell' Archivio di S. Maria Novella al rum. 8. e che riportali fui fine della lezione. E palTando per la via degli Avelli all' altra piazza verfo levante detta la Piazza vecchia , rammenteremo la pace fempre memorabile , che qui fu conclufa dal Cardinal Latino tra' Guelfi , e Ghibellini, della quale Gio: Villani al lib. 8. Capitolo 55. parla come appreflb ;, Lo Legato bene avventurofa- „ men-
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>, mente del mefe dì Febbraio vegnente ( 1279. ) congre-
3, gò il popolo di Firenze a parlamento nella piazza vec- j, chia della Chiefa di S. Maria Novella, tutta coperta di j, pezze , & con grandi pergami di legname» in fu quali ,, pergami era il detto Cardinale, & più Vefcovi, & Pre- „ lati , & Cherici, & Religiofi, & Poteftà , & Capitano, „ & tutti i Configlìeri, & Ordini di Firenze, & in quel- j, la per lo Legato nobilmente fermonato, & con gran- M di , & molte belle autoritadi , come alla materia fi „ conveniva, ile come quegli era favio, & bello Predica- „ rore, & ciò fatto fece baciare infieme i Sindachi or- ,j dinati per li Guelfi, e Ghibellini, facendo pace con sì grande allegrezza per tutti i Cittadini, e furono per „ parte 150. & in quel luogo prefentemente diede fen- ,, tenda de' modi, & patti , & conditioni, che fi do- „ veiTero oiTervare intra 1' una parte , & T altra , fer- „ mando la pace con folenni, & vallate carte, & con „ molti , & idonei mallevadori ,, Sin qui il Villani , in conferma di che vedeafi una lapida innalzata fu quella piazza a memoria di così fegnalata pace , ed è appunto quella da noi fopraccennata, imperfetta ne' caratteri} ed efiftente ora fulla porta di pietra della Chiefa, la quale conduce alla Compagnia della Pura fabbricata nel 1477. Altra circostanza notabile , e teneriflìma riporta Dino Compagni nella fua Storia, la quale tace il Villani, cioè che nel meglio di queita folenne funzione veni (Te un di- luvio di acque dal Cielo , non oltante il quale ninno par- tì , ramo rimafero prefi i Fiorentini dalla gioia della con- ci ufa pace, Copia della Cartapecora Originale rifguardante la
battaglia tra* Cattolici, ed Eretici in Firenze « „ In Dei nomine Amen, Anno Dom. millejìmo du-
cevi e fimo quadragejìtno quinto Indi elione tertia die oBwvo exetmte Auguflo . Cum nos Ardingus miferatione Domini* ca Florentinus Fpfcopus , & F. Rogerius de Ordine Fra* tram Predicatorutn Hereticorutn Inquijttov a Sede A^ofio* - ., C 2 li- |
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lica in Tufcid conflit ut u* inquireremu* apud E Urenti dm. de ■
Hereticis Jìcut decet Officium P aflorale , in<venimus Pacem, & Baronetti fratre* filiosolim Baroni* , de Herefl pubblicff infamato* , contra quo* inquifitione diligenter facla innje- nimus } quod in domibus ipforum Epifcopi Hereticorum Bur- nettus, & Torfellu* , & aiti quamplure* Heretici funt re- cedati , ubi iniqua con<venticula celebrante* } herefes giu- re $ docuerunt , et manti* impofitionem fecerunt, Jìcut patet ■per confejjìonem plurium fide dignorum, Et quod Joannes hereticu* condemnatn* } quem per qjiolentiam de e arce* re Communi* extraxerunt , receptatu* efl ibidem Jìcut plurimi atteflantur , quod idem Baro ? àt Pax coram nobis confefjl funt <> et quidem ipfe Baro adoravit hereticos , Jìcut atteflantur plures , qui ab herejì adJidem Catholicam funt rewerfi, & quod duxerunt Torfellum hereticum, & etiam Epijcopum hereticorum ad alium confolandum, & quod Be' liottam matrem fuam confolatam, hereticam , Jìcut ii.dem confefft funt in domo propria tenuerunt lontra Excommuui- cationem noflram, quia per* no* pluries efl denuntiatum in populo9 et fati a exeomunicatio , quod omne* qui feirent He- reticos , deberent eo* denuntiare . Et lecla funt Capitula per Domìnum Papam Gregoriani felici* memorie contra heretico* edita j quod ipfi facere contempferunt, occultan- te* matrem) et alio* Heretico*, ne ad manu* Ecclejìe per- *venirent. Qj^apropter qjocati* ei* > àt recepii* fuper predi- Bis jur'amento 5 et cauBionibus idonei*, quod de predicai* - dicerent njeritatem , (ut fuper prediBi* in omnibus Ecclejìe cbedirent mandati* fub pena mille librarum j fé quilibet obligavit j et tandem in<venimu* eo* periuro* 3 contumace* ; & addente* mala malis , àt fcelerà fceleribu* cumulante* , armata manu implorato auxilio Poteffatis Fiorenti e fau- tori* Hereticorum, qjocati* ex Sanniti*, pulfata Compa- na Communi* 5 extento Vexillo 5 equi* phalerati* cum bali' ftris , fagliti s•<) étarcu no bis fé pubbli ce oppofuerunt pugnan- do contra no* , ér focietatem E idei , quam Dominu* Papà fuo privilegio confirmavi t, et fub proteBione PLomave Ec- clejìe recepì1> et quod violaverunt cemeterìum malori* Ec- . clejìe 'vulnerando } àt occidendo fide le*, intrando Ecclefiam cura
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cum àrmis, fugando'\ fpolidédo » & 'vulnerando eós \ qui vo«
tati a nobis ad predicationem venerant, auditurì -que'can- tra Voteftatem dicenda\ eranv , qui fé contra mandatum A- poftolicum pluries prò hereticis fé oppofuit. De quibus pe- ne tota Civita* atteftatur•, éf cicatrice* Fideiium vulnera* forum hoc idem indelebiliter atteflatitur, quorum fanguis' effufus ab immicis nominìs Chriftiani cum Sanguine Abel vindiciam expofcit. ÌJnde ne tanta facinóra remaneant im~ ■punita , & ne'fanguis in circuitu Hyerufalern ficut aqua ef- fufus de noftris manibus requiratur-, predillo s Pacemf, & Baronem Fratres tamquam fautores , receptatores, ér He- reticorùm publicos defenfores , Dei Omnipotentis nomine' invocato % fecundum quod jura decernunt judicamus' perpe~ tuo infames , è? penis talibus perfonis a Sacris Canonibus' infligendis addicimus puniendos j Domus eorum que fuerunt? latibula ■perfidorum , prokuntiantes funditus diruendas > ho** na eorum omnia pronuntiantes} ér" dicentes omnia confife an- da. Penam autein pecuniariam qua obligati funi nobis, Ec- clefie refervanteS. Volentes autem in manfuetudine perficere: opera noft^a-, revocantes profugos\ promiElimus mifericor- diam reverfuris > dantes eis inducias utendi mifericordia j quod fi hodie depofitis armi* humiliantes fé, volentes redi" re ad gremium SdnBe Matris Ecclefie abiurante? omnent herefim, mifericordiam imtlorabunt, recipiemus eos > & pro- miElimus cum eis mifericorditer nos faflurcs « fecundum quod eorum humiliationi , & correptioni videbimus expedire * Atla funt hec in die B. Bartolomei in platea S» Ma"
rie Novelle e a die, qua per Facem , ist Baronem 5 & Pote- Batem excommunicatum in favorem Mereticorum contra Fi- deles e& publice dimicatum coram multitudine Fideiium ar- matorum , qui venerant contra Hereticos pugnaturì , ubi idem Dominus Epfcopus , & F. Rogerius mandaverunt om- nibus Notariisj qui adftabant > quod de prediElis conficerent publica inftrumenta. Unde ego infrafcriptus Notarius de mandato prediBorum , ut fuperius continetur , fcripfi > ($ in pub li cam formam redegi . Teftes ad hec F. Nicolaus fupprior Florent. i7. Petrus
Veronenfis, F. Laurentius Florent* Abbas S» Miniati*, &* populi copio fa multitudo . Ego |
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Ego Gherardui Notdrius Piliflf quondam Ruftìcii pre-
dica omnia de mandato preditto,mm fcripfiy '& in publi- cam formam redegi 3 ideoque fubfcripfi. Provvigione in favore, e grazia di S. Pietro Martire
fatta .da' Signori, ;
In nomine Vatris & Fili? $ & Spiri tus Santti Amen*
Anno MCCXXyLXIV. Ind. III. die X1L exeunte Decembris•-■. Ad inBantiam & poflulationem tariffimi Fratrìs Te-
tri profeffionis Ordinis Fredicatorum per utr'tufque Confi- littm Ciwitatis Fior. Generale fcilicet > è? /pedale in pa- latio Soldani, ad fonum campane , .<& per vocem preconum ex precepto Dn. Bernardini Ro/andini Rttbei fune potefta- tis Fior, more [olito congregatum, & per Capitudines , & Priores Avtium Civit. pr e ditte , ftabilitum fuit isf judica- tum ) quod Fratres profeffionis Drdinis preditti , & Capi* tulum JLcclefie S. Marie Novelle de ,Flor. debent habere ex eis & ditte Ecclefie tradì , darì, <jst concedi de terris fi- tis poli vlateam Ecclefie ditte 8. Marie Novelle fitam ah illa parte ditte -platee, & ubi efl Domus que dici tur Ho- [pitale pauperum prò Pinzocherìs, .qui homines de penitene ria nuncu^antur \ ,& ubi efi .Domus Ambroxii ist fuorum convicinorum prò fadendo ylateam^ & di Barn plateam.^ que ibi erat , xrefeendo e et ufa facìendi predicationem .ditti Fra- tris Tetri, et .alhrum fratrum Capituli ditte Ecclefie 8» Marie Novelle .& Concejferunt. ,Mgo Attavianus #. Oliverìi •
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LE-
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LEZIONE IL
DI SANTA MARIA NOVELLA*
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JRincipìata la nuova fabbrica di S. Ma-
ria Novella da i due fingolarifllmi Ar- chitetti già da noi foprallodati $ dopo 70* anni colla fpefa di 100. mila fiori- ni di oro , prezzo confiderabile in que* tempi » reftò efla finita nel Priorato di Fra Iacopo PaflaVanti ; Chiefa } che ol- |
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I.
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tre alla fua {ingoiare vaghezza5e perfezione, fiufcì disi farà
bellezza j che Michelagnolo vagheggiandola foleva chia- marla la fua Dama. Ma fermandoci per ora fulle fcalere dell' ingreribj olferviamo la nobile facciata» che fu prin- cipiata da Turino di Baldefe » il quale nel fuo teftarnen- to fatto nei 1348. ai 22. di Luglio * e rogato da Ser Tommafo di Ser Silveftro di Ser Bernardo di Firenze, Q che fi conferva neir Archivio di quefti Padri al facchet- to num. 6. lafctò, che a fue fpefe fi mura/fero le porte della Chiefa. L'occhio grande fu la porta principale fu fatto fare dagli Efecutori del Teftàmento di Tedaìdino de' Ricci, che avea ordinato a tal fine di fpenderfl 400. fiorini di oro, e finalmente nel 1470. fui modello di Leon Batifta Alberti famofo Architetto fu veftita di marmi neri, e bianchi, ed ornata di mezze colonne compofi- te a fpefe di Gio: di Paolo Rucellai, lodato perciò dall* Autore del Theotocon co i feguenti verfi ; Quam proprio nunc Kucellarius ere joannes
Precipuo tante' Matris amore calet ,
Exornat tabuli s vario de marmare §eBis \ Et frontifpicium perficit ipfe no<vum.
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leggendoli nel Fregio: Jodnnes OricelUrius fault filini
an. fai. 1470, E nel porfido della foglia della porta di mezzo, condotta a perfezione da Bernardo figlio di Gio- vanni, vi fono quelle lettere: Bernard?;* Oricellarius^ no- me di uomo celebre nella Filofofìa , e che fu fcrittore d' alcuni fatti fiorici de' fuoi tempi,, avendo fcritto cir- ca T anno 1490. 1/ imprefa delia vela di nave 9 che ve- deri in quella medefima facciata, non fappiamo da chi de" Rucellai fi principiaffe ad ufare , né perchè : fi può congetturare da qualche antenato di Giovanni , che avef- fe avuto comando in 'mare, vedendoli la medefima vela ufata da altre Famiglie Fiorentine per tale onoranza. Ma T ultimo, e confiderabile ornamento fu pollo alla fac*» ciata dal Granduca Cofimo I. collocandovi àue flrumen- ti matematici., uno de' quali è 1' Armi Ha di metallo, e 1* altro il Quadrante aitronomico di marmo , ritrovati già nell' Egitto da C Tolomeo, e pofcia da Cofimo * lotto la direzione di Fra Ignazio Danti pubblico profef» fore di Matematica,e con grande utilità rimeifi in ufo ija Firenze . Sotto 4* Armilia vi fono quefte lettere : Cofmus Me di ce s M. Etruris. Dux foft antiquo* JEgipioyum Èeges yrimm Afironomi& ftudiojts ]>ofu,it 1574. V. Idus Martii 9 bora 22. min. 24. P. M. ingrediente fole fyrimum Arietis yunBum : E /otto il quadrante fi legge: Cofmus Medi ce s M. Etruria Dux nobilium artìum fludiofns:,., ABronomid Budiojis dedit A, D. 1572. diligenti oh fermai ione yerfyeBa Tropcorum di Banfi a gmd. 46. min. 56. fec. 39. ter. 50,0 Di quefta facciata due altre memorie fingolari fono rife- rite dal foprallodato Era Gio: Carlo , cioè, che avendola Repubblica fatte molte ricognizioni al merito di Era An- giolo Acciaiuoli Vefcovo di Firenze per la cacciata del Duca di Atene,.gli donò i legnami di due porte, una del Palazzo de* Signori, che fu mefla alla porta del Conven- to, T altra, che era della Città venne collocata alla por- ta di mezzo della Chiefa.;?e la feconda cofa dal fuddetro Cionifta accennata fi è il pavimento di fuori, che era di fmalto, e lo fece, fare Era Miniato Lapi, che morì nel 13 71. Retta poi a diri! delle pitture a frefco, che fono al di
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fuori fopra delle tre Porte ] veggendofi alla maggiore
Crifto Croeififtb 5 che dice a S. Tommafo d' Aquino bene jcrifjìfli de me Thoma , e nel medefimo quadro la proceflìone del Corpus Domini , quefta dipintura fatta nel i6i<5, è opera di Uliffe Ciocchi come dalle feguen- ti parole ivi fcritte : Ulijfes Giocthius Sanfcmnus 1616* E fulle porte laterali il fuddetto Ulifle rapprefentò due figure del Vecchio Testamento allufive al SS. Sagramento terminate nel 1618. col prezzo di feudi 4. come no- tò nella fua Cronica il P. Badio a car. 113. III. Entrando poi in Chiefa , ofTerviamone 1* Ar-
chitettura , della quale tanta è la bellezza circa alla difpofizione , e proporzione della Fabbrica , che direi forfè non eflervi pari in tutta ¥ Italia . La fua figura è di Croce , o fia Taù ; eflendo tutta in Volta con archi di fefto acuto , pofati fopra pilaftri di quattro facce a mezze colonne , di pezzi molto ben collegati di pietra forte , e quefti archi, che fono hi per ban- da , dividendo le tre navate , punto non impedifeono la luce , che libera non fi fparga ad illuminare ogni cofa , e lafciano aperto il campo agli occhi di chi en- tra ad offiervare tutto quafi in un i{tante ; e forfè chi fa, che la gran premura di .godere quefti due grandi vantaggi , non folle la cagione, per la quale gli Archi* tetti caddero neìf-unico difetto di quefto fovrano Tem- pio avente gli archi non uguali; fi noti ancora, che quefti archi non furono alzati nel medefimo tempo, ne dagl' ifteflì Architettori . E per vero dire io trovo la Nave a manritta fabbricata nel 1307. ciò che legge fi in un libro ài Ricordanze prefìb i Padri , fegnato P. come appreffb ,, 1307. a contemplazione di Era Ugo- „ lino Minerbetti, che veftì l'abito di San Domenico j,'nel 129S. i Minerbetti diedero fiorini di oro 30C. coJ „ quali fi fece la nave di Chiefa verfo la piazza vec- » chia , e furono dipinti in alto a fresco Andrea di ,5 Niccolò Minerbetti , e Francefila, fua Donna > Fra 5, Ugolino morì nel 1348. e fu fepolto dall'Altare lo- jv'ro , vicino alla pila di marmo, „ E tornando al di- Tam, III. D fegno
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fegno della Chiefa , h lunghezza dalla porta maggiore
(ino al Coro dietro 1* Aitar grande è di braccia i,<58. quella della Crociata da una telata all'altra braccia ioé*. e la larghezza del corpo della Chiefa braccia 46. I pi- laffri fono di diametro quattro bracciale la volta è grolla un braccio, ed un fello . Nel mezzo della Ghiefa eravi un Ponte, ofia Coro* che difpiacendo a Gofimo I, quafiche foffe di notabile impedimento a poteri! giudicare della grandezza della Chiefa , e della fua vaghezza, nel 1565. fu levato , e col difegno di Giorgio Vaiati furono ridotte a, uniformità le Cappelle tutte d3ordine compo- fito ., ed adornate idi tavole di maeXtri celebratiffimi ',? che pofcia confideteremo . Dalla metà della Chiefa ver- ro la Croce ere/cedi due fcaiini il pavimento, il qua- le non ha fono né volta , né archi , ma pofa fopra un forte terrapieno, che a confiderare il livello in que* tem- pi del piano di Firenze ancora più baffo del Chiolho Verde , e poi 1' altezza della fcala , che dal Chioftro metteHn Ghiefa , fi ravviferà e {fere • l'altezza del pa- vimento di braccia x. in eir&utc ? «H> - - IV. Da queito pavimento però niun fegno fi può
feorgere per rintracciare il fito della vecchia Chiefa , che retto certamente chiufa dall'ampio circuito . della nuova fabbrica . Né polliamo fottoferiverci all' afferzio- ne del Baldinucci , dicendo, che la Cappella prefente- mente de' Gondi foffe della Chiefa primiera , e rima- fa in piedi nel jrifacimento della nuova .E giacché fo- damente dal Sig, Domenico Maria Manni fi dimoffra la fallita di fomigliante opinione , perchè fia quefto pun- to ifchiatito, riporterò qui del lodato Scxittore de'Si- gilli le fue ragioni al Tom. 2s Sigillo I. :che fono le fegueiiti ,, 1. La differenza notabile ,1 che palla tra la ,, picciolezza della divifata Chiefa antica > e la gran- ,j diofità della moderna , da non poterfi una Cappella ,, di quella adattarli in queffa i 2* i3 altezza che dovreb- ,, be effer varia dei fuoio antico al moderno , attefo j, chele Cappelle vengono molto folk vate di prefente» ,, e molto più nel tempo dell' antica Ghiefetta % quan- „ do
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„ do la Cittàbeta, ben parecchie braccia più balìa: 3.
„ la cementazione , che fi fcorge la fìeffa , della Cap- „ pella de' Gondi, e dell* altre Cappelle moderne , Ed in „ vero per quanto fi sforzale il Baldinucci di foflenc- ,V;re quella fua opinione con una certa Apologia riami- „ paca , non arrivò mai a per/baderne il Leggitore * ,, né a provarla. Chiunque poi fi vuol accertare, che 5, la Cappella è nata colla nuova Chiefa , bafta che_. „ dia un' occhiataci fotterraneo di e fifa. ,> E giacché il Sig. Marmi ci apre quello fotterraneo, mi piace di {Ven- dere alquanti fcalini, ed in effo tentare di trovare fé fi a poffibiie alcuna traccia , o avanzo della Chiefa vecchia . Sotto adunque la Sagreftia incontrafi una venirla Cap- pella ridotta in oggi ad ufo di arfenale , ma che ha ne* lati alcune pitture a frefco fulla parere, nella quale > o dal cafo , o dal tempo , o da qualche dili- gente indagatore rotto , ed aperto fi vede V intonaco, e fotto quello appanfce un' altra più antica pittura di maniera gofMma . A quefia evidenza di un luogo fa* ero , antico, e tanto antico, che due volte fu dipin- to , non volli fubito giudicare , che quello folle un a-. vanzo della prima Chiefa , che io cercava , ma efaroi- nando 1' altezza della muraglia a man manca , mi avvi- di , che anche fuor di terra il muro andava in alto , edendo quel dello della Manza de' Ritratti vicino alla Sagrefiia , e che il medefimo fi alzava fino al tetto; on- de viepiù mi confermava nella congettura , quando of* fervai una Colonna alta due braccia , ritta full5, ango- lo del tetto perpendicolare al muro della fotterranea^ Cappella > e nella Colonna quelle lettere : Veter. £ccle* Jìe Signum e fio 1479. JC.F.LJ?. M.S.I. L. Colonna per ve- ro dire un po'troppo tardi innalzata , ma che farà maifempre fegno chiaro e dimoflrante il fito, che cer- cavafi della Chiefa Vecchia.. Ma prima di tralafciare di ragionare di efTa , mi fia permefso di qui rammentare due Valentuomini, che fcrifsero le vite de* Pittori, cioè Giorgio Vafari , e Filippo Baldinucci , i quali forfè non enervando ;lec©fe da noi fopra indicate della Chiefa-, D 2 vec-
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vecchia, e nuova, di fiero di Cimabue , che avefìTe egli
imparato la pittura da que' Greci , che dipinfero in S. Maria Novella la Cappella, oggi detta deJ Gondi del Pa- lazzo, la quale, è più che certo, efiere fiata murata in- fleme, fé non anche dopo la Chiefa nuova; lo che fup- polto vero - come è veriffìmo , prego io il Leggitore a riflettere , come folle credibile , che daJ Greci imparaf- fe Cimabue , il quale viife anni 60. , e morì nel 1300. cioè anni 21. dopo ii principio della fabbrica .difegna* ta da Fra Si ito , e Fra Ri/toro nel 1279. il qua! an- no era di Cimabue il 39. che vale a dire non quel fanciullo , che ftefle offervaodo il lavoro deJ Greci nel- la Cappella de' Gondi , come i fopraddetti hanno fcric- to , ma bensì già pittore celebre per le fue opere in Pifa , ed in Firenze , ed in Affili . Se adunque in gra- zia del Vafari , e del Baldinucci vogliamo Cimabue di~ fcepolo de'Greci, farà d' uopo confeifare , che que* Mae-, ftri dalla Grecia chiamati a Firenze, e occupati a di- pigne re in Santa Maria Novella, dipingelTero nella pri- miera Chiefa , non alla Cappella de' Sondi , che non_, vi era, ma in altra, e forfè in quella fotterranea. da noi fopra oflervata , e che fu due volte dipinta . W-Quanto poi alla Chiefa nuova , per ultimo di
quella Lezione diremo alcunché del fuo Campanile con- tiguo alla Sagreitia . E fé certi damo del pio, e ge- nerofo benefattore , confeifare dobbiamo di non fape- re chi ne folfe l! Architetto ,-potendoti folo congettura- re , che polfa elfere (tato difegno di Fra Iacopo da Nipoz- zano Laico Domenicano , ed eccellente Architettore fuc-r ceduto a i primi Artefici della Fabbrica , e che fiori- va circa a que* medeilmi tempi, ne* quali il 13. Simo- ne di Guido Saltarelli dell' Ordine de* Predicatori, ed Arcivefcovo di Pifa volle colla fpefa di 11. mila fiori- ni alzare quella Torre. Gode egli V onorevole titolo di Beato prelTojil fuo Ordine , come attediano Fra Gio. Carlo, Fra Leandro Alberti ,e Fra Serafino Razzi, ed oltre a quelli Scrittori della dì lui Vita , anche nella Crònica del Convento al cap. 34. leggeri come ap- preiìb:
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pfefìTo : T)um J?f, fagdnus Àdimarins Triòr tempio erU
genio intenderet, multof nobilijfimos ciqjes recepit ad ordì*' nem, fuos ìnter alio? recepit iwvenem quendam Guido** jììs Saltarelli filium , quem Fratrem Simonem <vocanjit . Mie cum ejfet admodum di<ves , cb* unicus patri $ (b* ietni' migèjimum ageret antiurti > nóbilem quandam pueliam per werba ( ut dicitur ) de prafenti ìant defponfanjerat . Sed fuperno lumine illuflratus 5 tanquam alter Alexius > pa- tre , /potifa 5 ac ampli [fimi s facultatibu? Chrifii amorc^/ reliflis■', ad noflrum fé Coenobium contulit anno ixSi. Cum- que optima ejfet indole' pradituf , probitate ,- ac fapientia in eum ^irum e'vajtt > quod primo Ccenobii huius Prapo- Jìtus , deinde totius Domenicani Ordini? in Romana Cu* ria fuerit faclus Procurator ; in quo fané munere tantum' conjilio , prudentia ? ac probitate 'valuit apud Ioannem Vi* gejìmum fecundum , quod ad Parmenfem Epifcopatum il* l'aia promoroerit . Sed <viri meritis crefeentibus 5 maiori» que magiftratu dignum illum clamantibut •> ab coderà Poti- tifice pojl feXennium Archiepifcopus Pifanuf , Corjtca f Sardiniaque Primas , Comefque Palatinus efficitur . Di" gniorem itaque dignitatem adeptus templum hoc bonis or* ganis decoravit} quorum unjtm fupra pontem (.cioè il Coro di mezzo ) alterum contra facrarium pofuit } quatenus eo>- rum fuai)itate illetlus populus , huc numerojtor eon<veni- ret•'■.'. Quafdam infuper argenteas Cruces in Sacrario col- locai'it ■> àf Jingulis Romana Provincia templi? argenteum calicem prò fua donarvi t magnificenti a . JEdifica*vit eam» panariam turrim , campanafque dulcijjìmi fonitus in eam enjexit , ist in maxima clauftro prope Sancii Nicolai a- dem , quafdam .extruxit > feu inftaura<vit tefiudines, uti gra<vior illa in angulo ere eia » ac Salterèlli a domus deco- rata infignibus teftatur columna * Ma quando queiìo Bea- to Prelato principiane il Campanile $ non effendomi avvenuto a trovarne Fanno* pollo però ftabilire con parecchi Scrittori } che ciò feguiffe dall' anno 1328. all'anno 1334. Imperciocché nello fpazio di a quefti an- ni il perfeguitato Arcivelcovo per isfuggire la .tiranni- de del Bavaro , abbandonata Pila venne a Firenze ri- ' na>f ,: ti- |
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tirando/! nel Convento dì S. Maria Novella t ed io lo
trovo appunto in que* tempi prefente .alia prima tra- slazione del Corpo di S. Zanobi fatta dal Vefcovo Fran- cefco Salveitri da Cingoli , e riferita dal Cerra echini nella .Seije de' Vefcovi Fiorentini , ove dice „ 1330. ai „ 15. ?di Gennaio dal noftro Vefcovo ( Francefco ) in- „ fiememente con Bartolommeo di Pietro di Gualte- „ rotto de* Bardi Vefcovo di Spoleti , Fra Simone di j, Guido Saltarelli Domenicano Arci vefcovo di Pifa , e „ Tedice di Neri Ali-otti Vefcovo di Fiefoìe fi ritro- „ vò il Sacro Corpo del Glorio/o jnoftro Vefcovo San ,, Zanobi nella vecchia Catacomba 3 ove era fiato per ,, il corfo di fopra 900. anni , e dal nofiro zelante Pa- j, {{ore dalle altre Reliquie dell'adorabile cadavero fu ,, feparata una parte del Cranio , ;la quale collocata in r, un bufto di argento , che al naturale efprime il San- ,, to, così fino ai -prefente fi conferva . ,, E Leopoldo del Migliore nella fua Firenze Illufirata defcrivendo al- tra folcane Funzione , che fu di benedire , e gettare la prima pietra fondamentale del Campanile di Santa Maria del Fiore nel 1334. accennando i Perfetiaggi, che v* intervennero , nomina ancora il Saltarelli Arcivefco- vo di Pifa , il quale può^ e fiere , che di lì cavaffe il concetto di fare a fue fpefe aJ Domenicani la Torre, della quale ragioniamo . Fgli poi calmati i torbidi di Pifa, fé ne ritornò alla fua Chiefa Arcivefcovile , ove carico di meriti .fi morì nel 1342. feppeliito con pian- to univerfale \ e fama idi Santo in S. Caterina Chiefa del fuo Ordine in quella .Città-i'-veggendofi anche al prefente ilnobile depofito di lui, di marmi ricchijTimo. VI. Notifi finalmente , che fui Campanile tra ie mol- te Campane /tre ie ne confervano fatte fare dal fopral- lodato Arcivefcovo , e leggefi in una di quefie Ugoli- nns de Bononia me fecit » e nel 1' altre due , Puccius Fio* rentinus me fecit . Sulla vetta della medefima Torre ita murata una cafletuna di Reliquie collocata per riparo dai frequenti fulmini caduti fopra di eifa , comej neL» parla l'Ammirato al Lib. II. dicendo all'anno 1.35R. ,, ,, Non
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ti
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j, Non isbigottendofi che la notte innanzi. ...» » . foffe
j, flato fulminato il Campanile de1 Frati Predicatori con „ gran rovina de* luoghi vicini battuti dalle pietre gir- ,, tate fuori dalla portanza del fulmine ,, E' poco dopo feguita così .,, Fr. Piero Strozzi uomo di dottrina , e 55 di vita efemplare ricordandoli tre volte a' fuoi dì il j, mede fimo effere avvenuto, armò la vetta del Campa- ,, nile contra la forza de' folgori con Reliquie Sante ,, E fé l' Ammirato fcrive , che i Fiorentini interpretaro* no qiiefti colpi effere fegno dello fdegno dì Dio per la troppa pompofa ambizione de* ChioAri , e Dormento- rj , debbo io rifpondere all' accufa primieramente , the l'ampiezza, e nobiltà del Convento voluta da i Bene- fattori ferve di ordinario più per alloggio di Personag- gi , che per comodo de5 Padri ; ed inoltre doverfr -ri- flettere , che il Campanile di Santa Maria Novella non è flato T unico luogo in Firenze da' fulmini percoffo * contandoti offerì da fomiglianti rovino!] accidenti il Pa- lazzo de'Signori , varie Ghiefe , e Torri j e la Cupo- la della Cattedrale non una, ma più fiate", còme no- tano i Libri di Ricordanze, cioè ai 5* d* Aprile del 1492. reflando atterrata da un fulmine una gran par- te della Pergamena, e nel 1570. con gran rovina di marmi , uno de'quali , giufla il Diario nella Maglia- bechiana , pefato libbre §00. cafcò fui canto della via Martelli, e ne' 25. di Gennaio del i5oo. fu le cinque ore della notte con grandiffimo ftrepito , e danno per altro colpo del Cielo venne a terra la Palla , e la Cro- ce con i marmi folleggiati con tale veemenza , che cor- fero fino a mezzo la via de' Servi , e nel fuddetto Dia- rio di altro raccontar! caduto a' 23. di Agoftó del 1599. mentre fi cantava da i Canonici in Coro la Meffa dopo la elevazione , effendo andati altrove a terminar la.. Meffa, portatori il Sacramento in proceffione fotto bal- dacchino . Lodifi piuttofto il penfiero degli Arcivefcovi , e del Veli. Strozzi di collocare fulle altezze delle loro refpettive Chiefe le Reliquie , il cui patrocinio è molto valevole contra le tempefle dell' aria . LE-
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3*
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LEZIONE IH,
PI SANTA MARIA NOVELLA,
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Ito mando per la terza fiata a -Santa
Maria Novella , un pregevol vanto, pel quale ella anderà maifempre glorio- fiffima nelle Storie , tralafciare più oltre non pollo , e fono le folenni Funzioni celebrateli, e da' Pontefici, e da' Vefcovi, e da' egrandi Personag- gi in quello luogo , le quali faranno 1' argomento del- la feguente Lezione. i IJ. Il Supremo culto a Crifto Sagramentato , e
P antichità della Ferra del Corpus Domini celebrata in Santa Maria Novella, fanno sì che io riferisca fui prin- cipio del mio ragionamento la magnificenza ikaordina- ria di quefto Tempio, divenuto in quel giorno un tea- tro di maraviglie vo per P Eucaristico Pane collocato fo- vra un trono luminofo > o £a per l'apparato nobiliifimo, il quale rende più .rilucenti i pregj di quelJe mura, A qnefta folennirà adunque , come fcrivono i Croni- fti di Santa Maria .Novella , fu dato principio da' Padri Dpmenicani ne IP armo 1294. per opra di Fra_, -Lotto da. Sommaia Religiofo di gran Santità, figliuo- lo di queito Convento , il quale offendo in gran- .diffimo concetto preffo i Fiorentini mafTimamente dopo l'eroico perdono dato .all'uccifore di fuo Padre, e di fuo Fratello, perla fua Angolare bontà ebbe dalla Si- gnoria di Firenze il privilegio, che la Proceflìone del Corpus Domini andaile alla fua Chiefa , ove anche in-, oggi feguita a praticarli con un apparato il più bello, *e più luminofo di tutto P anno . Né debbo lafcjar di notare, che la grazia della Repubblica aJ Padri per fa |
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iftì-
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il
jfiitu2Ìone di quella Ferra , fiorì poco venne facilitata
dalla neceffità , nella quale trovava!! il Capitolo Fioren- tino di cercare altra Chiefa per una sì grande , e pub- blica folennità , pofciachè fi trattava in que* tempi di fabbricare la nuova Cattedrale , incapace perciò ài fornì* gliante funzione per l'ingombro de'materiali radunativi a riguardo del nuovo edifizio. A queita Feria fi accrebbe lo fplendore neir anno 1425. elTendo Gonfaloniere Loren- zo Lenzi con una deliberazione alle Riformagioni libro fegnato M.efu, che ogni anno nel giorno del Corpus Do- mini fcefa la Signoria coni Collegi , Poderlà , Capitano del Popolo , ed Efecutore in Ringhiera , e parlando la Proceffione di lì, dovefìero tutti andare dietro al SS. Sagramento fino alla Chiefa de' Padri Predicatori , ove fi fteiTe alla Mefia folenne-, finché le cerimonie noru follerò finite , e tornarfene poi tutti infieme a Palazzo. Né mancarono liti tra '1 Capitolo Fiorentino , e Santa Maria Novella , terminata che fu la Chiefa di Santa Ma- ria del Fiore , pretendendo i Canonici > che la Ferra ritornarle alla Cattedrale: In favore però de'Padri fi trovano alle Riformagioni maniferliiìmie teitimonianze_» dell' intenzione della Repubblica , che nulla s'innovaffe, come ali* anno 1455. leggefi , Vertinet Fratribus fefti» evitas Corgoris Cbrifti , ed una fimigliante all'anno 140*0. Evvi ancora una lettera de1 Signori de' 18. di Lu* glio 1457. fcritta al Capitolo , dimortrante il loro ge- nio , che non fi levarle di Santa Maria Novella la det- ta Fefca,. La qual cofa pofeia fi ottenne col confenfo de' Canonici , corroborato da Bolle de'Papi, orlervando- fi ora gelofamente dall'una parte, e dall'altra le accor* date condizioni : e però giunto il Santiflìmo in Chie- fa de*Padri , Monfignore Arcivefcovo, o la Dignità del Capitolo , che lo ha portato in procefiìone , fi ritira per ripofarfì , ed intanto fi canta una Meifa in Mufica , ce- lebrando uno de* Camarlinghi del Capitolo, i Canonici aflìfiono in Coro , e mentrechè fi dice quella Meffa , in Sagreftia fi fanno alla prefenza de' Padri alcune pio- ielle , che le roga un Notaio . lem. III. E III. Ma
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III. Ma lafciando di più ragionare della principale
Fefla di Gesù Criflo , pafferemó a quelle fattevi da' fuoi Vicarj in terra . Prima però dì entrare in sì gioriofo racconto , per ragione di tempo debbo accennare qui gli onori fatti dalla Repubblica a Carlo di Valois di Francia in quefta Chiefa »■ e che Gio: Villani teftimo- aio di veduta nota nel Lib. 8. cap. 48. come appreso „ ,., Et a dì £. di Novembre ( 1301. ) nella Chiefa di S, ,,, Maria Novella , effendovi ragunati Poterla , e Capita- ,,, no 5 e Priori > e tutti i Confìglieri r e il VefGovo , e y, tutta la buona gente di Firenze > & della fua dimanda „ ( di Carlo ) fatta propofta , e deliberata , & rimefla „ in lui la Signoria » & la Guardia della Città , & Mefìer « Carlo dopo la fpofitione del fuo Àguzetta > di fua boc- )5 ca accettò , & giurò, & come Figliuolo Re promife j, di confervare la Città in pacifico , & buono flato, & ,? io Scrittore fui a quefte cofe prefente ,, Or venendo ar Pontefici , il primo fu Martino V. il quale tornan- do dal Concilio di Coflanza adì 16. di Febbraio del 1418. entrò in Firenze con grandi onori fattigli dalla Repubblica > ed andato ad abitare in quello Conven- to , trovò dai Fiorentini per maggior comodo un abi- tazione degna di un Papa , edificata fui terreno de* Pa- dri verfo Ponente , la quale coftò fiorini d* oro 1500. agli Operai di S. Maria del Fiore , effendo flati depu- tati per la pronta efecuzione della difegnata Fabbrica Neri Vettori , Sandro Altoviti, Bartolommeo Stradi , Piero Strozzi , Andrea del Palagio, Zanobi Arnolfi , Gio; de' Medici , Anton Maria Mannucci, e Paolo Cin- ti . Onde a quella parte del Convento ne rimafe il nome di Stanze, e di Sala del Papa, e vi fi legge queit* Ifcrizione in un marmo : |
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PON-
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PONTIFICI SVMMO MARTINO NOMINE QVINTO
CONSTANTIENSI SINODO SACRA VENIENTI HIG POPVLVS PROPRIAS HAS GRATIS CONDIDIT EDES > AC SIRI MAGNIFICOS MVLTOS IMPENDIT HONORES DVM VENIT PRIMO DVM MANSIT DVMQVE RECESSIT MANSIT SEX MENSES FELICITER ATQVE PER ANNVM POSTEA SACRATO TEMPLO FELICITER ISTO ACCESSIT ROMAM SEDEM PATRIAMQVE VETVSTAM VENIT DIE XXVI. FEB. MCCCCXVIIL Poteanfi nello fieffo tempo additare in quella lapida i
fingolari onori da quefto Pontefice fatti a Firenze , co- me la Sedia Epifcopale elevata alla dignità di Archie- pifcopak nella perfona dì Amerigo Corfini primo no- itro Arcivefcovo : né dovea tacerfi il dono della Rofa d' oro nel giorno delle Palme fatto alla Signoria , in cui nome , effendo infermo il Gonfaloniere Quaratefi, dalle mani del Pontefice la ricevè Francefco Gherar- dini allora fedente Propofto tra* Signori del Supremo Magiftrato 5 donde i fuoi difcendenti chiamanfi Gherar- dini della Rofa , e giufta V Ammirato al Lib. 18. no- tevoli fono le Fefte celebrate in Firenze per tal occa- fione . Dice egli adunque così „ Adì 12. di Aprile gior- j, no di Pafqua nel 1419. volle il Papa, die per rnag- ,, giore teftimonio di onoranza la Rofa fofle accompa- „ gnata da* Cardinali, e Prelati 5 € da tutta la fua Cor- ,, te fino al Palagio de* Signori , per quefto efTendo tutti „ montati a Cavallo , venendo dietro agli altri con la „ Rofa in mano in mezzo a due Cardinali il Propo- „ fio , con quefta folennità fi andò a riportarla nella jj Udienza de* Signori , ove mefTa poi in un bel taber- „ nacolo fu lungamente eonfervata 5) e prefso a' Signori Strozzi nella Villa a Montui vedefi il piedistallo di que- lla Rofa , con due verfi incifi ; HOC SANCTVS PASTOR MVNVS SVBLIME ROSARVM
MARTINVS OJ/INTVS DEDIT HIC PRO LAVDE PERENNI . F, 2 Pri-
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Prima poi di partire di Firenze Martino V. determinò
di lafciare altresì a' Padri Domenicani un* eterna me- moria del gradimento dell* ofpizio avuto.' imperciocché a i 7. del mefe di Settembre due giorni innanzi al viag- gio per Roma fece altra Sacra Funzione in Santa Ma- ria Novella, e fu di confacrarla {biennemente , come fi legge nell4 Ifcrizione in marmo aliato all'Aitar maggiore: AN. DOM. MCCCCXX. DIE VII.SEPT. BOMINVS MARTINVS
DIVINA PROVIDENTIA P.P. QVINTVS HANC ECCLES1AM PERSONALI TER CONSECRAVIT ET MAGNA? INDVLGENTIAS ,,CONTVElT VISITANT1BVS EAMDEM . IV. Nel 1434. era andato tanto innanzi V ardire
de* Romani contra Papa Eugenio IV. che non Solamen- te fecero prigione il Cardinale Francefco Bondolmieri Nipote di detto Pontefice , ma anche mifero le guar- die al medefimo abitante allora in S. Maria in Tra- ftevere ritenendolo come prigioniere . Ebbe però la for- tuna Papa Eugenio nel dì 18. di Maggio di poterfene fuggire con due .foli compagni traveitito da Monaco Benedettino , o come alrri fcriiìero , da Minore QfTer- vante , imbarcandoli in uno fchifo. E benché accor- tivi i Romani della fua fuga lo perfeguitalfero con ba- lestre dalla riva del Tevere , volle Iddio che falvo per- venirle ad Oìtia > dove adagiatoli in una galera de'Fio- rentini | che 1* afpettava 5 pervenne egli nel dì 12. di Giugno a Livorno , da dove venne poi a Firenze nel dì 2g. accolto con grande onore da.' Fiorentini , e pre- fe l'alloggio nel Convento di S. Maria Novella, ac- crescendo con nuove , né maipiù vedute Sagre Fun- zioni lo fplendore alla Chiefa , e al Convento , e la gloria al popolo Fiorentino} avvegnaché io trovo, che nella notte del Santo Natale del. 1433.. volle egli ono- rare la Repubblica dando al Gonfaloniere lo Stocco, e il Cappello benedetto . E perchè le circoitanze ragguar- devoli di queiia onoranza minutamente fono notate dall' Ammirato al Lib. xiu le riferirò con le fteile fue pa- role |
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role come appreflb „• Il Pontefice Eugenio efifendo ve-
j, nuta la vigilia di Pafq'ua, rifedendo egli nella Sal$ „ grande in Santa Maria Novella in Cappella Papale^ „ donò alla Signoria per fegno di grand' onore una ,, Spada belliflìma con la guaina di ariento , ed un „ Cappello di Caftoro coperto di perle , e di ermel- „ lini pendenti da amendue le gote , li quali ricevete „ te con magnifica pompa per nome di tutta la Si- „ gnoria il Gonfaloniere Mitierbetti (Giovanni.) A ,, coilui fu commeffo per maggiormente onorare la Cir- „ tà ,, che dicefse la quinta Lezione col Piviale indof- „ fo , dandogli-dietro i Miniltri con detta Spada , e Cap- » pello., quali poi fi ordinò per legge a perpetua me* j, moria di così fatta onoranza , che amendue fi portai j, fero innanzi a'Signori, quando facevano la loro en- ,, trata > e così fimilmente in certe folenni feftività. » E da quello Scrittore un altro ufizio dell' animo grato di Papa Eugenio accennai! ai 18. di Marzo dell'anno 1436. quando egli avendo nella quarta Domenica di Qua- dragefima confacvata la Rofa d' Oro * donolla alla Chie- fa di S. Maria del Fiore * Né fin qui io mi fono avve- nuto a trovare chi foffe del Capitolo > che a nome de* Canonici Fiorentini ricevefle dalle mani del Papa così preziofo dono . A quella ragguardevolezza 1' Ammirato bensì unìfce fubito di quello Pontefice un altro ono- revole benefizio rammentato più diilefamente da parecchi Scrittori Fiorentini , e queir* onore fu la confacrazione della Cattedrale , eh' ebbe effetto ne' 25. di Marzo , nel qual giorno i Fiorentini davano principio al nuovo anno. E le per parte del Sommo Pontefice fi diede ordine, che la Funzione foffe folenniffima , anche la Repubblica volle gareggiare con p' onefta ambizione ,.-ettendcndo.fi fuo- ri del folito in un fuperbo apparato . Qualche tempo avanti con pubblico decreto de' Signori fi notificò il giorno della fovrana fella, » per il qua] bando grandif- fima fu la molfifpeline de' Fiorentini N i quali obbliga- rono i Reputati per efimere dalla calca, e noia del, po- polo la Maeltà del Pontefice , de* Cardinali 3 e de* Ve- feovi
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fcovi, a fare un ponte, che per il nuovo difegno 3 e
per la flraordinaria lunghezza diede chiariffimà teftimo- nianza del valore, e della fplendidezza de* Fiorentini* Fu adunque dalle fcalee della Porta Maggiore-della Chie- fa ài Santa Maria Novella Uno alia Cattedrak tirato un Ponte , o Avvero Corridore feoperto , il quale pattava per San Giovanni , alto da terra due braccia, e più di quattro largo ; di fopra , e dalle bande , e da ogni parte di drappi, 4i scazzi, e di tappezzerie fregiate di oro era fafeiato , ed il pavimento tutto di tappeti co- perto . Quindi Papa Eugenio parato de* più ricchi, e^ fplendidi abiti Pontificali, accompagnato da fette Car- dinali , e -da 37. Arcivefcovi , e Vefcovi , feguito da un gran numero di Ambafciadori elkri , -e corteggia- to dalla Signoria ftetfa ufcì di Santa Maria Novella * e per il maeftofo Ponte camminando venne a S. Ma- ria del Fiore , ove fecondo V ufo della Romana Ghie- fa con le più augufte cerimonie fi pofe a facrare l'Ai- tar Maggiore 9 .mentre il Cardinal Giordano Orlino parato ancor egli fu per -una fcala faliva ad ungere le mura , e con fimiglianti cerimonie tutta la Chiefa ve- niva a confacrare . Fornito quefV Ufizio , il quale oc- cupò lo fpazio di cinque ore , -volle il Papa , per ren- dere maggiore onoranza .alla Città , creare Cavaliere a Spron dJ oro il Gonfaloniere Giuliano Davanzali , -e_^ perciò commife a Gifmondo Malaterta , che poi fu Si- gnor di Rimini , che Cavaliere io armafìe , ed il Papa tfMua mano gli appiccò il fermaglio nel petto . Il per- dono poi Jaf e iato alla Chiefa fu grande, leggendofì nei Martirologio Fiorentino : Singuiis annis *vijìtantilws tnul- torum annorum induita punitemi a mifericordi ter relaxa- *vit i e nei tornarfene a Santa -Maria Novella per il me- dellmo magnifico Corridore , portò fe-mpre la coda-deli* ammanto Pontificio il Gonfaloniere . E noi pure tor- nando alia nofira Chiefa feguitiamo a rammentare altre folennità, che hanno tutto il merito di effere ricordare ^ come cofe ^loriofe a quello Tempio , e Convento^ V. Era entrata -la nelle nella Città di Ferrara , ove
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óve Papa Eugenio avea radunato il Concilio » tra quello
difordine, ed altre inquietudini del Pontefice} che poco ivi ficuro tenevau* per avere Niccolò Piccinino pre- fa Bologna , determinò egli co* Padri della Sacra afferri- blea di trasferire il Concilio Generale a Firenze ; e-d a quello cangiamento accomodandoci ancora V Imperato* re, ed il- Patriarca de'Greci, nel dì 16, di Gennaio del 1439. per via di Modona, e delle montagne il Pa- pa fé ne ritornò a Firenze, ricevuto a* 23.1 dello (fedo mefe da Goflmo de* Medici co'foliti onori, accompa~ gnato da tre Cardinali , e da molti Prelati in- Città , dove pure T Imperatore Giovanni Paleologo col Pa^ friarca, ed altri Vefcovi Orientali s'incamminarono fui fine dello fte-ffo mefe ricevuti anch'effi onorevoìiflìma» mente. Fu dunque in Firenze aperto, o piuttosto con- tinuato il Concilio con gloria immortale deJ Fiorenti- ni . E febbene nella Cattedrale fu celebrata folenne- mente la tanto fofpirata- unione della Chiefa- Greca col- la Latina , nel Tempio però ? e Convento di Santa Ma- ria Novella per alcuni meli avanti fi fecero quotidia- namente le conferenze , e & agitarono le difputazioni tra' Prelati, e Teologi sì Greci, che Latini alla prefen- za di Papa Eugenio alloggiato in quefto Convento-, come riferifce Vefpafìano da Biflicci Fiorentino coeta- neo , ed intimo del Pontefice, nella vita, che di lui fcrif- fé a penna, e che va attorno, ed in quefte conferen- ze rimafi foddisfatti i Greci delle ragioni, e delle dottrine de' Latini, ed acconferitito avendo agli articoli , dei quali era la controversa, fottofcrnfero la fofpirata con- cordia , che poi fu pubblicata nella Cattedrale ai 6. di Luglio con l'ordine,che riporta l'Ammirato Lib. XXL come appreffo,, La cerimonia di quefta foknnità fu tale, „ che dopo cantata la MeiTa dal Papa, falirono fopra „ un gran Pergamo porlo nel mezzo della Chiefa con „ frequenza grandiflìma di Popolo il Cardinale Cefa- „ rino, ed un Prelato Greco, di cui non ritrovo il „ nome, avendo in mano una lunga cartapecora in » due colonne divifa, dall'una delle quali in fermone 1 )j Lati»
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,, Latino, e dall'altra in Grecò erano i capi della det>
,, tà concordia fcritti, e recitata la Latina dal Cefa- ,; rino, da'Padri Latini , e da'Greci fu con lietiflrme, » ed altiflìme voci approvata, così fu parimente appio- ,, vata la Greca da amendue le Nazioni, finito che ebbe ,, ài leggere- il Prelato Greco , del quale atto quat- ,, tro Greci ne furono negati » ma fopra tutto ebbe cu- „ ra la Repubblica diserbarne la memoria in lettere j, fcolpite jnel marmo, il quale allato alla porta della ,j fSagreitia niaggioré di Salita Maria dei Fiore , co- 5) me poi vedremo ,'fu collocato ,, Ma deve avverti- re il mio leggitore, che oltre l'unione Greca alla Lati- na, fi fece pure quella della Chìefa Armena, la qua- le etTendo feguita alquanti mefi dopo la prima, fu ce- lebrata non in Duomo, ma in Chiefa di Santa Maria Novella. yi. Debbo ancora notare , che a* 18. Dicembre
del 1439. eilendo le digiune di Pafqua, e volendo Pa- pa Eugenio fare la fua parte gagliarda contra il Con- ciliabolo di Bafijèaycréò quivi 17. Cardinali, nella quale celebrazione ìiOn folo ebbe riguardo alla dottrina , e -merito ée' foggetti, ma eziandio alle Nazioni, affin- chè tutte le Provincie Cattoliche del fuo giudizio ri- maneiTero ibdisfatte. Imperciocché in quello Conciftoro, che fu un nuovo maravigliofo Spettacolo a5 Fiorentini , fece Cardinali quattro Francefi , due Spagnuoli, un Un- ghero , un PollaccO , un Inglefe , un Alemanno , due iGreci, e cinque Italiani, fra'.quali Alberto degli Alberti Fiorentino, Vefeovo di Camerino, e figlio del Cavalier Cipriano . VII. Reila analmente a rammentarli altra funzione
gloriofa a Papa Eugenio , ed a Santa Maria Novella già teatro illuftre delle più celebri azioni di quello Pontefice nel fuo Soggiorno in Firenze. Neil'anno adun- que 1441. giuria l'Ammirato lib. 21. furono ricevuti in Firenze gii Ambafciadoii di Ciriaco Re di Etiopia , detto volgarmente il Prete Ianni, accompagnati da 40. loro fa- miliari , i quali venivano ancor eglino per riunirli con la
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la Chiefa di Roma, eflendo tutti o Principi, © Perfo*
naggi ragguardevoli di quelle Provincie, ed in Santa Maria Novella furono ammeffi all'udienza del Papa , cui fecero un' orazione umile in quanto alla riveren- za , che profetavano alla Sede Apostolica* ma affai ma- gnifica riguardo alla grandezza del loro Re, attribuen- do a non piccola gloria del Pontefice, che a lui foìo dopo lo fpazio di .800. anni forfè dato di fare quella fanta unione . Le cofe poi, che di (Te io del loro Signo- re , dell' ampiezza del Regno, della grandezza delle fue forze, e del numero de* fudditi , furono iperboli non mai più lenii te , fra le quali, che il Re loro per con- tinua fucceflìone de' fuoi maggiori traeva l* origine da Davide , così chiamato un -figliuolo di Salomone , il quale egli ebbe dalla Regina .Saba invitata dal grido della fapienza di quel Re di Giuda ad andare a vifitarlo in Gerufalemme . Ma avendoli fin qui parlato del Pontefice Eugenio, notar fi vuole ia di lui partenza per Roma, la quale feguì ai 6. di Gennaio del 1442. dopo aver .confaerato nel giorno innanzi la Chiefa di San Marco, e fu accompagnato nel fuo cammino da 15. Cardinali, e dalla numerofa fua Corte. Vili. Né mancarono altri Pontefici, che abitaifero
in quello Convento facendo viepiù illuitre il nome di Sanra Maria Novella.. Ma di quelli fantiflìmi Ofpiti , fu come di molti Re, e Principi quivi alloggiati, ra- gioneremo in altra Lezione, nella quale oflerveremo i pregj, e le vicende delle Sale dette del Papa.- Trattan- te penfo di .fare ,cola grata al Leggitore dell'opera mia, fé dalla oblivione tolgo un'antica, e Itrepitofa fella, che ìn S. M. Novella ulavafi di celebrare, ed è accennata dal Vafari nella li. parte delle Vite de* Pittori a pag. 441. cosi ,, Ma l'altre ^quattro ( felìe ) folenniflìme „ e pubbliche fi facevano quali ogni anno, cioè una 3, per ciafeun Quartiere-, eccetto S.Giovanni, S. Maria » Novella faceva quella di S. Ignazio, S. Croce quel- „ la di S. Lìartolommeo detto San Baccio , S. Spirito „ quella dello Spirito Santo, e il Carmine quella dell' Tom. 111. F „ Afcen-
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*, Afcenfìoite del Signore ,, E però rapprefenravafi in
quella Chiefa con l'intervento di tutta la Città , e di molta gente dei Contado T iltoria del Martirio di S* Ignazio con macchine di mirabile, e ftravagante inven- zione, e grandiffimo apparato di lumi , inventate dal felice'ingegno del Cecca , che ne* fecoli trafcorfi non ebbe in tali cofe chi lo fuperaiTe, eiTendoché le figu- re fi vedeano- con artifizio mirabile camminare per aria con iftupore maravigliofo de* circoftanti . E chi ne vo- leife più minuta notizia} legga il Vafari nel luogo fo- praccitato, ove elfo non folo da iitorico riferifce tutte le varie nobili vedute ,■ ma come iniìgne Architetto ne dà ragione, defcrivendo le ruotej gli ordigni, ed ogni altra invenzione di macchine > prodigi per vero dire dell'ingegno Fiorentino. IX. Ma dopo avere annoverato tante vetufte fclxe
fatte in quello Tempio, prima di porre fine al ragiona- mento non voglio lafciar di accennarne una affai ma- gnifica feguita attempi noitri, cioè nel 1727. quando Papa Benedetto XIII. mandò in dono la Rola dJ oro alla Sereniflìma Violante di Baviera Gran PrincipetTa di Tofcana ; fu la Chiefa di Santa Maria Novella nobil- mente apparata } ove il Marchefe del Bufalo con carat- tere di Prelato domefiico del Papa accompagnato da nobile cavalcata de' Canonici Fiorentini portò la Rofa. Vedeafì fedente in magnifico trono la Sereniffima cir- condata da fioiitifiìma nobiltà dell'uno, e dell'altro fello, e mentre col fuono3 e canto di fcelti Mufici fe- diva rimbombava la Chiefa , fu principiata la facra ceri- monia da Monfignor Luigi Maria Strozzi Vefcovo di Fiefole» dalie cui mani l'Altezza fua ricevette il facto, e preziofo dono. Ma efiendoiì di così auguiia fefta da- ta alle (rampe una dipinta relazionerà quella io ri- metterò il mio leggitore. fi , ,; |
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LEZIONE IV;
DELLE RELIQUIE DI S. MARIA NOVELLA *
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Ado io a fmarrirmi in quefta Lezione
dietro a nuovi, e lumino/i pregj più divini > che umani della Chiefa di S. Maria Novella , pretendendo descri- vere non più le magnificente delle folenni fue fette , non più le mara- vigile dell' architettura -, ma bensì T adorabile teforo di fue Reliquie maifempre ammirabili o fi confideri la quantità, o la qualità, o i prodi* giofi effetti di loro virtù V o ancora i vaghi difegni del- le ricche loro cufiodie; e divido il ragionamento in due punti ; nel primo offervando quanto di adorabile fi con- ferva nella SagrefKa , e nel fecondo i corpi de* Santi , che adoranfi in Chiefa in maejtofi fepolcri . II. E non crederei di principiar meglio a deferive-
re la prima parte delle Reliquie, che lì cuftodifeono da* rVn»S* Maria Novella, fé non col toccare qualche cola dell' antica fondazione , e bellezza della Sagreiiia ,ove tali Reliquie veggonfiin preziofiffimi Reliquiari adunate. Da un libro adunciue di Ricordanze fcritto da Fra Giovan Carlo, e prima di me confiderai da Stefano Roffelli, li quale ne fa menzione nel fuo Sepoltuario , rammen- tar debbo il nome di Mainardo de* Cavalcanti ivi ono- ratamente regiihato. Quelli oltre gli onori goduti nel- la fua Firer^e , era iìato dalla Regina di Napoli Gio- vanna onorato dell' infigne carica di Marefcalco in pre- mio del luo valore nelle guerre, né mai dimentico dei doveri di Crilìiano, né della fua condizione di Cittadi- no , pensò a laiciare nella patria un' eterna memoria di lua pietà, e munificenza , facendo fare quella fabbri- E 2 ca
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ca confacrata ad ufo di Cappella, nella quale , prima
che foflfe ella desinata per Sagreitia, fu egli nel 1379. tumulato, leggendofì anche ìiioggi alla parere i feguen- ti verft meno {corretti degli antichi' al suo Depofico : Ifie Cavale antium Iach inotti darà Fropago
Marmoreus tumulus' t& Mainante tegit,
Militie titulus quem regia dextra decorum Reddidit egregiis accumulando viris .
Inclita Trìnacrie Regina loanna fidelem Quem Malefcalcum iufftt adejfe Jtbi .-
Sed mortale necis quamquam violentia' corpus Str averi t aftra tamen mens Iettata petit,
Cuius ad eternum nomea meritumque jaiutis Hec extruBa fuit fabrica darà Deo.
Obiit autem A. D. 13 79. ( die. 2 2 * Febr. ) Ne qui farà difconvenevole il rammentare' Fra Aldo-
brandino della fteffa nobile Famiglia, attefì i benefìzj fatti da lui alla fabbrica, dicendo l'Abate Ughclii Tom. I. che fatto effo Vefcovo di Orvieto da Gregoiio X. paf- sò egli in Roma alla ragguardevole carica di Vicario del Papa, partito per il Concìlio di Lione, durante il qua- le impiego confermò la donazione , che fecero le Mo- nache di S. Maria in Campo Marzio a' Padri Domeni- cani della Chiefa di S, Maria della Minerva , come ap- parifce dalla Bolla registrata dal Fontana , ed efiltente predo i Padri della Minerva; ed elTendo nel 1279. ve- nuto a Firenze nel fuo diletto Convento, quivi mori con lode di Santo , fu da' Padri fepolto nella comune fepoltura ,fino che terminata la nuova Chiefa fu trasfe- rito in un fepolcro di marmo , che vedefi in alto alla parete della Crociata a manritta dalla banda della Cap- pella de* Rucellai 5 coli' ifcrizione qui appreflb . i$tf» Ven. Fratris lldebrandini de Cavalcantibus de Fio*
r enti a Fj/ifcop. XJrbevetani Ord* Fred, qui obiit anno 1279. die 31. Augu sii <, Requiefcat in pace* III. Tor-
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III. Tornando- ora alla: Sagreftia ,■ 6 Avvero al ro-
stro Santuario , non debbo tralafciare V Architetto, che" fu Fra Jacopo da Nipozzarìo Converfo1 molto accreditato ne* fuoi tempi1, come lo dimóitrartó le fue fabbriche fat- te e in Convento , e per Firenze. La bella porta di pietra ferena è difegno di Fabbrizio Bofchi ,- e la pila dove fìà 1' acqua Santa a ufo di vafo antico fopra un termine di marmo bianco appreso a detta' porta, giu- da Agoftino del Riccio riportato dal Sig. Dottóre Gio: Targioni nelle fue eruditiffime relazióni de* viàggi da lui fatti per la Tofcana, fi crede efTer fatta di granito dell* Impìunetà, o come altri dicono , di granito orientale.- Ed entrando trovanfi fubito dalle bande due acquajv quello a manritta è di terra cotta invetriata- di bella grazia con Maria, ed il Bambino in collo in mezzo a due Angioli circondati da un fettone di frondi , e di fratte , e con pattini lavorati* con molta vaghezza da1 Luca della Robbia ; 1' altro a mano manca è di marmo1 lavorato da Giovacchino Fortini. Sopra- la porta evvi un- bel CrocifiiTo di rilievo avente a'' lati due quadri ton- di , ne3 quali il Vignali effigiò alla deftra i Santi Do- menico , e Francefco, ed i Santi Dottori Tommafo d' Aquino , e Bùonaventura alla' finiftra . Alle pareti laterali pendono dall' alto quattro tavole, ciafeuna di grandezza braccia 8. Il CrocifnTo dipinfe Giorgio Va- ia ri , S. Vincenzio Ferreri, che predica, é opera di Pier Dandini , il Battefimo di Crifìo è dello- Stradano, e la Converfione di S, Paolo fi crede della fcuola di Paolo Veronefe . L' Armadio nella tettata , che racchiude le Reliquie, ha il fuo pregio anche per il legnoy eh'è di tiglio , lavorato dal Buontalenti , e le figure dipinte fo- no del Perini difcepolo del Pignoni. Aveavi la predel- la lunga braccia fette, e larga i ~ di cedro del Libano trasferita inoggi all' Aitar maggiore. Gli altri Armadj di bel difegno , e che danno 1" ultimo compimento alla maeftà del luogo, furono fatti da Guerrino Veneziani . IV. Ma fé fino a qui io mi fon dillratto nell' òflTerva- re i pregj eiirinfeci della Sagreitia, tempo farà; che a* per-
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perti gli armadj fi ammirino, ed infiemememe fi adorino
da noi i celeftiali tefori , dando la prima riverente oc- chiata alle Reliquie preziofiiTime di Gesù Crifto , le qua- li fono particelle della Croce, altra del titolo, altra delia -porpora, e fette fpine, le quali infieme colla por- pora fono in un Reliquiario avente forma *Ji Croce , ricco di rubini con piediftallo di ottone dorato , fopra cui pofano due puttini dJ argento, fatti lavorare da Fra Vincenzio Antifaffi Frior del Convento, il cui nome è incifo nel piede . E mi piace qui notare , che quafi tutte le belle curlodie, urne, e bulli, fono lavori de' Lai- ci àiS. Maria Novella, ove fempre vi fono flati valentuo- mini in qualcuna delle tre belle arti. Di chi fieno do- no le {pitie non V ho di certo : nelle Croniche però del Convento leggefi , che una gran quantità ài Reli- quie follerò donate da Fra Lorenzo Cardoni Vefcovo di Sagona in Corika , il quale nella lunga dimora fua in -Roma ebbe tutto il comodo, ed anche mezzi autorevo- li per radunare di così adorabili tefori : Del fuddetto Vefcovo però non può -efler irato dono il fopranno- minato pezzo preziofo del titolo della Santa Croce , avvegnaché quella sì rara Reliquia , non fu Scoperta in Roma fé non fé nelT anno 1492. e il Vefcovo Lo- renzo era già morto nell'anno 1438. Evvi parimente da oilervaru* una pefante , e ricca Croce di bronzo dorato dall' mia. , e dall' altra faccia adorna di baffi rilievi di fmalti, e di fìatuine di argento d* un ammirabile, € fi ni (fimo lavoro: in e (fa dopo minute, e replicate of- fervazioni per rintracciarne o millefimo , o arme , o nomi > non mi fono avvenuto a trovare altro indizio fé non fé un cartellino di fmalto quali invisìbile , ove dalle lettere fcolpite S. P. Q^ F. venni in cognizione eiler.e un dono diì Senato , e Popolo Fiorentino fatto proba- bilmente nel foggiorno da' Pontefici^ a motivo di ren- dere più magnifiche le facre funzioni.. V. E ftguitarido il novero delle Reliquie, olTerveremo
un piedino con iitinco di uno deJ SS. innocenti , del quale il Giamboni nel fuo Indice icriile , che folle tut- to |
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fo il corpo intero: e facilménte io m'induco a creder-
lo dal trovare una manina del rriedefimo Santo a S. Cro- ce » una colta allo Spedale degl' Innocenti donata da S. Antonino, ed altre in varie Chiefe ; e conformemente alGiamboni parla la Cronica di S. Maria Novella, nella quale leggefi , che Fra Tommafo da Rieti Domenicano, e infigne Predicatore , in premio di fue Apostoliche fati» che aveffe dalla Signoria éi Venezia in dono un corpo de* SS. Innocenti , che portato a Firenze folle fólen- nernente ricevuto alla porta a S. Gallo con proceffione del Clero , che lo accompagnò co' canti, trombe, e fuono di campane alla Chiefa de" Padri. Di S. Luca E- vangeliita vedefi un fucile dentro un braccio di otto- ne di antico lavoro , ficceme di maniera vetufta av- vi teiia di argento, che racchiude parte del capo di S. Ignazio Martire , in cui onore faceva!! la fopralloda-- ta fetta. Da Fra Gherardo Fiorentino fu parimente di Colonia portata una Tetta delle compagne di S. Or fola- nel!' anno 1288. né dalle notizie da noi raccolte di pa- recchie di queite tette, che fi adorano in Firenze , al- tra più antica mi fono fin'ora avvenuto & trovare. Pàf- fando poi alle Reliquie de' Santi dell' Ordine , princi- pierò da due Tette, una del B. Giovanni da Salerno, V altra della B. Villana delle Botti ; alla prima fu fatto* fare un butto affai vago, e ricco da Vincenzio de' Ric- ci , e da Maria Niccolini moglie di Ruberto Ricci, ed' alla feconda fece k cuttodia P infigne Compagnia del Pellegrino, e del Tempio , della medefima Beata evvi in Sagrettia una mano, in onore della quale trovo nel teftamento di Federigo di Niccolò Goti del 1421. al protocollo di Ser Paolo Barrolommei nuin. 61. un lafci- to di libbre dieci, ed once otto di argento , e dicefi ,, per „ collocarvi una mano della B. Villana „ Ma farà d' uopo dire, che per gli accidenti delle guerre , mafiìmamente dell' afledio dei 15.30. 1' argento andafle in altri ufi per ordine dol Comune di Firenze, difgrazia, che fof- frirono molte altre Chiefe, e la mano della Beata tro- vali in un Reliquiario di ottone dorato ajGTai bello , leg- |
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geri-
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gendofì nel piedi/tallo,. Fra Vincenzio jAltofafifì fece «
„ Priore Fra Niccolò Sermartelli 1612. „ due dita me- ritano particolar ;menzione , le quali fono di due Santi amendue ftelìe luminofìffime della Chiefa Univerfale in- ficine , e-della Religione Domenicana ; Dell'Angelico Dottore S. Tommafo di Aquino è il dito indice con pelle .«j e ugna e carne mva. 5 lafciato «quivi nell'an- no -i368. quando per ordine ,di Papa Urbano V. tra- sferendoli il facro Corpo da FoiTanuova a Toìofa , al- quanti giorni flette in quello Gonvento, ove piacendo a Dio toccare il cuore a'curlodi del preziofo Depofito, col loro confenfo rimale preffo de* Padri di S. ;Maria Novella quel dito, che avea sì bene ferino del Santiflì- mo SagramentO) la cui fefta, come dicemmo , con fo- lennità fi celebra in quefta Cbiefa s e fia detto a lode della divozione , e diligenza di queiti Religiofi ., come quello dito vedejì inqggi in una .cuiiodia di argento al- ta un braccio, e un sterzo.3 di eccellente lavoro , fatta a fpefe di Fra Giacinto del Garbo, il cui nome è incifo in una lamina di argento. Il fecondo dito è del Santo Martire Pietro da Verona , riposo in un braccio pari- mente d*argento, che nella fua fefta fi efpone full* Altare con allato lo .irendardo bianco legnato di Croce roffa., ebe fu creduto portato da.elfo nella celebre battaglia, che egli .ebbe ;in Firenze in difefa biella Fede Fiorenti- na ... Del gran Taumaturgo S. Vincenzio Fermio va in giro portato da* Padri agi' infermi un offa donato dal- le Monache di S. Domenico di Firenze , e da Cornilo II. ornato di perle, e diamanti con .una ,cuftodia ,di ar- gento in forma d* un vafo vaghirTimo,, VI. Né poffa qui tralasciar di ragionare di alcune
facre prezioficà, che accr<fcono alla Sagreftia pregio, e fplenclore, come fono due libri ferirti da S. Antoni no .co- perti di velluto, e fono pai te della fua Somma Teologica, diS.Domenico un coltello? e guaina,,,ed jn oltre della fua folenne canonizzazione la Bolla originale .data ;in Rieti a 3. di luglio del 1234. da Papa ^Gregei io IX. e del Ven. Vefcovo Fra Jacopo Altcviti , ebe mori inqueito Con- ven-
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vento Panno 14*6. evvi il Paiìorale di avorio alquan?
to corto, tutto rabescato nella ritorta j la quale termi- na in una tetta di ferpe Simbolo della prudenza,tanto neceiTaria ne* Pallori dell* anime : nel vano dentro la ri- torta {interiormente vi erano due ligure di avorio} rap- prefentanti Noilra Signora Annunziata,\é&ìì\ Arcangelo , una di quelle figurine non ci ?^ più,) ^i,fi; leggono pe- rò incile quelle lettere : jì'veì Maria graHa*j}>hnà * ^Fi- nalmente fono da notarti quattro tavole, o fieno taber- nacoli di legno pieni nelle cornici, di Sante Reliquie , e dipind dal B. Fra Giovanni Angelico » riatti fare da Fra Giovanni --Ma-fi ; e veggonfi, effigiati iti minute figu- re, che fembrano miniature, i Mifierj della vita di Ma- ria Vergine j Contigua poi a quella nobile Sagreilia , viene una Itanza detta de'Beati , per effervi dipinte in .qua*.- dri piccoli le immagini di 13. Beati del Convento, in- oggi manca quivi 1' effigie del B. Angiolo Adimari por- tata altrove, e T Angiolo, che è nello sfondo della vol- ta è lavoro di Iacopo Vignali 3 che n? ebbe per paga- mento.dal Sagreftano Fra Raimondo Brogiotti fci di 50. VII. Padando ora dalla Sagreftia alla Chiefa, il prir
mo corpo Santo, che ci chiama .all' adorazione, è quel- lo del B. Giovanni da Salerno Fondatore in Firenze y della Religione Domenicana, effendo egli flato il pri- mo, il quale con 3-2. altri Religioiì mandati dal Patri- arca S. Domenico alla noitra Città nell'anno ni'6. dopo aver foggiomato nel Pian di Ripoli, e pofcia nello Spedale di S. Pancrazio, e in S. Paolo, nel 1221. prefe il poiTelfo di S. Maria Novella. L* anno della fu a mone è incerto, e fecondo il Necrologio del Convento, nel quale fono notati fedelmente i defunti, e che principia dal 1225. non leggendovi/! alcuna memoria del B. Giovarmi, fembrava ottima la congettura di alcuni inclinati a credere , che foiTé il Beato morto prima del 1225. alla cui opinion ne io pure imi fottofcriveva, fé da que* dotti Padri dili- genti cuftodi *d* un teforo di Cartapecore nel loro Archivio non mi folle irato letto uno (tomento originale del. 1230. il quale è un Breve di Gregorio IX. dato in detto anno , Tom. III. G nel
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nel quale vivo ancora àppa;rìice il Beato Priore• Tutta -
volta correggali Fra Serafino Razzi, che ne abbifogna alla pag. 38. delle vite de' SS. e BB. del Saero Ordi- ne de'Predicatori riftàmpate in Firenze nel 1588*. ove egli.fcrive del Beato, Giovanni da Salerno così „ E in* „ fra gli altri diede 1'abito a Era Corrado della Penna ;) Piiloiefe, uomo per virtù, e feienza eècelJentimmo , ,j che fu poi Vefcovo Fiefolano ,, Ma come può elfere ciò ? fé F Ughelli dice, che Fra Corrado fu fatto Ve- fcovo nel 1309. onde io calcolando gli anni di Corra- do Io troverei fatto Vefcovo nonagenario, età affai ma- lagevole per il pefo del Vefcovado j e* qiiélro càlcolo farebbe chiarifTirno > pofeiachè fé fu veftito dal B. Gio- vanni , la veftizione feguì prima del 1230. inoltre nel veftimento Corrado dovea avere almeno anni 15. i quali aggiunti a i 79. di Religiofo farebbero anni novanta- quattro , la qual cofa ha dellJ incredibile , e però fa d' uopo, che fi emendi lo sbaglio dello Scrittore fud- detto . E ritornando al Depofito del B. Giovanni , que- fìo già. dal 1571. fu collocato, o fivvero traslatato fot- te 1' Organo col fuo Sepolcro di marmo, e iimulacro a giacere fopra alla Calfa di finiffimo lavoro . Grandif- {ima è la divozione a quefto Depofito > ardendo di con- tinuo una lampada tanto gradita al Beato , che in Se- rafino Razzi leggeil moltiplicato 1* olio in cafa ài una divota donna, in occafione di fupplire a quello mancato per quella lampada , e 1' Epitaffio incifo nel marmo dice come appreifo ; AN, DOM. MDLXXI.
B.IOHANNIS SALERNiI HIC SVNT OSSA LOCATA CVIVS CAPVT CVM MVLTIS DIVORVM REUQVIIS IN SACRARIO SERVATVR HIC AVTEM A DIVO DOMINICO PRAEDICAT. FAMIUAG PRINCIPE ATO^VE AVCTORE CVM XII, SOCIIS IN HANC URBEM M1SSUS AVGVSTVM HOC TEMPLVM ET COENODIVM PVBLICE AEDIFICATVM PRIMVS COLVIT ATQVE INSTRVXIT ET GREGÉM ANTÌSTES REX1T ET VITA MORIBVS PRAECEPTIS VERAQVE DOCTRINA ET POSTREMO MIRACVL1S CHRISTIANAM P1ETATEM FVLSIT ET DECORAVIT, ' Vili.
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Vili. All'incontro di quello' Sepolcro è quello del-
la B. Villana di Andrea delle Botti , e Moglie di Rollo di Piero de' Benintendi ; il fuo ritratto giace full* urna fepolcrale intagliato in marmo di buona maniera con_, due Angioli » che alzano un padiglione . Quella San- ta fi morì nell'anno i%6o. quivi fepolta con quelle.» |
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OSSA VILLANAE MVLIERIS SANCTISSIMAE
IN HOC CELEBRI TVMVLO REQVIESCVNT . E poiché circa il lavoro di quefto nobile Sepolcro dal.
Padre Finefchi Domenicano, Uomo infaticabile in riordi- nare le Scritture antiche del Convento , mi è fiata cor- tefemente comunicata copia del contratto del Sindaco di que* tempi chiamato Fra Baitiano di Iacopo coli* Ar- tefice, o ila Scalpellino Bernardo di Matteo dd popolo di S. Ambrogio,qui apprettò la riporto ,, Fra Baitiano di „ Iacopo Sindaco,e Procuratore del Convento di S. M. n Novella dà affare una Sepoltura di marmo a Ambro- „ gio Laltraiolo > la quale fi porrà nel muro fotto il ,, Crocififib , che è di fopra al Corpo della Beata ViU ,, lana in quefto modo , chella detta Sepoltura cornili- ,, ci in terra con un fregio di marmo nero alto uil „ terzo , lungo braccia tre, e fette ottavi , difopra una g bafa di marmo bianco lunga br. 3.e mtz. crolTa un fé- .y fto , Scorniciata , pulita , difopra una tavola di mar- ,, mo rotto lunga br. 3. e un quarto » alta un braccio 5, e un terzo , recinta la detta tavola di una eornicìuza ,, morta, dolce ,e ben pulita . E difopra la detta tavo- ,, la una cornice di marmo biancho feorniciata bene \i con intagli belli, grcifa un fefio, largha un terzo, „ tutte le dette chofe faccino una teita di chaGfa di ,i Sepoltura con cornice di fottofy e di fopra alta in ,, tutto col fregio nero braccia due . E per difopra al- „ la detta chafla uno padiglione di marmo biancho di ,, lunghezza al dì fuori braccia 4. ifearfo , alto dalla „ chafTa in su braccia 2. e mez. colla tefta del Lione 5 G 2 ,, fotto
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,,-fotto il détto padiglione la figura della B. Villana a
„ giacere intagliata di mezza rilievo , e quefta ae a effer j, di mezzo rilievo , dipoi lotto al detto Padiglione ae w.-a eflere due Angioli di mezzo rilievo , i quali anno a hì tenere coir una mano il panno del Padiglione , e coli' sj altra una carta cioè un epitaffio: il detto drappo , cioè „ il panno del^ padiglione vadi giù infino appiedo alla j, bufa della ChaiTa , el detto drappo fia frangiato in- torno doro. E poi dentro nel campo del Padiglio- ne di drie.ro brocchato doro, e daJtro colore di fuo- ri variato da quello di dentro, e tutto il detto lavo- |
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no ritorni alta braccia 4. e mez. e largo come è det-
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j, to di iopra . E per le dette chofe Io Fra Baciano fo-
,, pradetro di licentia del mio Priore Fra-re Guido di Mi- „ chele debbo dare al detto Bernardo lire 250. El det- ,, to Bernardo promette fotto la pena di fiorini venti ,». darci fatto il detto lavorjo per rutto Xbre prodi mo. si! Io Bernardo di Matteo,fon contento quanto di fof>reu |
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fi contiene . Ancora fiamo rimali dacordo di fa-
re una giunta a detto lavorio in quello modo, cioè due fUpiti di marmo bianco chon un arco a mezzo |
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tondo , e {corniciato a modo di architrave, gli iti'
„ piti alti br, 2. e mez. largo ài ricoglio braccia 2. lar- |
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,, ghi in faccia mezzo br. croffi un quarto, gli debbo
3, dare lire cento e chofi fiamo rimali di accordo que- ,., ito dì 27. di Gen., 145r. e debbo aver fatto detto *, lavorio per di qui a Pafqua di Refurreffio proilìma >.» che .viene , fcripta quello,dì i2.,Luglio 1451*55 Fran- cefco Sacchetti nella Lettera a Giacomo di Conte da Perugia , pare che parli della B. Villana con poca iti- ma , ma per vero dire non intendea egli altro, che cri- ticare la facilità dei volgo in abbandonare gli altari de' Santi antichi , voltandoli con pubbliche acclamazio- ne aV?Santi nuòvi *vQltre la Ifcrizione accennata , ap- piè dei rumulo leggoniì queiie paiole : COMPAGNIA DEL PELLEGRINO . COMPAGNIA DEL TEMPIO.
E aJP anno tf£jfo< mi Necrologio Domenicano lcggefi ;
"■■ie". Oh Ut
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Obiit Domina Villana Uxor RoJJì Tetri pop. S. telicitati ff
claruit miracuiis . Il terzo Corpo Santo \ effe trovar! in queita Chiefa, è nella Cappella de* Gaddi con lapida focto la menfa deli' Altare , la quale in- breve ci dà" notizie di un gran Santo Domenicano ivi fepoito^ § l-elogio è il ieguenté .' «ìj? sa m,m B; REMIGIO FLORENTINO E FAMILIA D; DOMINICI QVt
OBUT AN. DOM. MCCCXIX. CVIVS CORPVS IN IACiENDIS HVIVS SACELLI FVNDAMENTIS NICOLAVS GADDIVS CVM INVENISSET ET SVB ARA CONDÌ IVSSISSET MONVMENTVM HOC PIETÀTIS CAVSA FIERI CVRÀVIT ANNO DOM. MDLXXVIL
I meriti del Beato Remigio da parecchi Scrittori fono5
celebrati, come a lungo nel Necrologio al num. 213. e dal Padre Sandrini nelle Vite de'BB. Domenicani fcrif- te a penna efiltenti nella Biblioteca del Convento , dal P. Modello Biliotti a carte 15. della fua Cronica , ed a carte 61. concordando tutti in addimandarlo Fra Re- migio di Chiaro di Girolamo nato nel Popolo di San Pancrazio, morto nel 1319. e feppellito con gran con- corta di popolo nella Cappella de' SS* Michele Arcan- gelo , e Domenico , che appunto é quella inoggr det- ta de* Gaddi . Oltre la di Lui Santità debbo notare., del fuo gran fapere il teirimonio del P. Iacopo Echard a carte $c6. della Biblioteca degli Scrittori del fuo Or- dine , ove parla del Beato come appretta : Fr. Remi' gius Clarus ab aliis Clari Hieronymi agnominatus, fua atate prò more Florentinus Jimp lieiter a patria nuncupa- tnt , Domus $, Maria No gelidi alumnus , inter primi nominis Theologos feculo XIII. & fequenti habitus-. IX. In quarto luogo viene I* incorrotto Corpo del
B. Aleffio degli Strozzi tumulato nella Cappella di S. Tom mata d'Aquino, al cui edilìzio ebbe gran parte la divozione di fua Madre Donna Diana de* Giambul- lari moglie di Iacopo Strozzi . Di quell'i no.biliffimi fpofi frutto unico fu Aleffio nato nel 1350, il quale in età di 14. anni dopo varj contraiti; e rigorofi fpcri- raenti
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menti veilì l'abito ;di S. Domenico in Santa Maria No-
vella , ove di anni gì. per ordine de'Superiori fpiegò il Maeftro delle Sentenze nello Studio generale dì S. Maria Novella, di g&iftia viva voce de' fuoi Religioni f\i fatto Priore, e Padre... Morì ne 1 1383. cpn incredi- bile cordoglio de*Fiorentini, le cui dimoftrazioni nel» le folenni efequie furono acclamazioni ad un Santo, e feppellito fu nella fopradetta Cappella ., ove leggonfi le feguenti ifcrizipni ; |
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D. TOMAE ECCLESTAE DOCTORI ANGELICO
SACELLVM HOC EXIMIA TABVLA ARAE SVPPOSITA
ABSIDE ET PARIETIBVS PICTIS AB ANDREA
CIONIS FIL, COGNOMENTO ORGAGNA
QV1 DIVINVM DANTIS INVENTVM IN HTS EXPRESSIT
INSIGNE AC VENERANDVM
STROZIA GENS QVAE ROSSVM GERÌ FIL.
PATRICIVM FLOR. PROPAGATOREM HABET
INEVNTE SECVXO XIV. DEDICAVIT .
B. ALEXIVS STROZIVS ORD. PRAED. MAGISTER
SACRA SVPPELLECTILI MARMOREO PAVIMENTO EXORNAViT OMNIQVE CVLTV AESOLVIT SVVMQVE CORPVS IN EO HVMARI 1VSSIT DEMVM AMPLIATO eOMPLVRIBYS AEDIFICIIS HOC COENOBIO IN PACE CHRISTI QVIEVIT XIV. KAL. SEPTEMBRIS AN» JMCCC.LXXXIII, AETATIS SVAE XXXIV. Di quello facro Corpo fcrive il Brocchi, che lo vide
veftito di feta in politura come di federe , aggiugnen- do di averne con licenza dell' Arcivefcovo Giufeppe Maria Martelli levato un poco di pelle dal medefimo per collocarla fra le fue Reliquie , ma tralafcia di ri- portare la vivezza degli occhi, che tiene aperti, la lin- gua fpuntare qualche poco da i denti, ed avente un braccio pendolonè, e l'altro appoggiato al petto, ma perchè troppo fovente era da i divori maneggiato , in- oggi da'Padri fi è fatta murare la flanza del fuo fe- polcro. ì Eravi
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Biavi ancora alla pubblica adorazione il Corpo della
B. Giovanna Fiorentina ricco di voti , ma nella rinno- vazione delle Cappelle per un impenfato accidente tanto adorabile teforo andò fmarrito j o Avvero' co rifu fo con altre ceneri, così rimanendo iti^ dubbio la identità del fuo corpo 5 ed ecco come Fra Santi Arrighi ne fcrive al libro fegnato H pag. 18. Seguita efi B. Ioanna de Fio* rentia Ord. Fraed. tertii habitus in Ecclejìa S» Maria? lSLonjellae , fepulcrum eitts erat depiBum in pariete fipiftro fub quarta teftudine circa medium Ecclejtae prope altare aedificatum a Magnifico D. Andrea de Fafcalibus-, é"i* pfa erat effigiava fttpra fepulcrum <velut mortua^ è? bine et inde erant imagines wotorum : poi fegue a dire :• Indenta funi fub lapide in loco, in quo erat depofituM eius fepulcrum, duo corpora •> & ideo nefci tur corpus B« loannae , tamen illa offa pofìta funt in fundamentis fé-* pulcrì B. loannis de Salerno cum fcriptura Ù1 folti f oli-* *varum an. 1571. Floruit B. Ioanna 1333. La cagione di queffa confusone io protetto, che mi fono affaticato in cercarla , ma tutte le mie diligenze fono frate vane, fé non che riflettendo a ciò che fcrifTe il Dottor Broc- chi nell'indice de'Beati Fiorentini al fecolo XIV. ove riportando un regiftro antico di Santa Maria Novella dice „ la Beata Giovanna d* Orvieto domiciliata _, e j, morta in Firenze ripofa ancor" ella in "Santa Maria „ Novella „ qua.fi io inclinerei a dubitare j che nella romba di quefta Beata Orvietana folle irata feppelli- ta la Beata Giovanna Fiorentina , e che di loro fie- no i due Corpi, che furono trovati. Ma 1*affezione-. del Dottor Brocchi avendo contrarj tutti gli Scrit- tori Orvietani afferenti effere nella Chiefa d'Orvieto de* Padri Domenicani il Depoiito della loro Beata Cit- tadina, e godere ivi folenne culto, forza è che reftia- mo nella noftra dubbiezza, e difgrazia di aver perduto un celefte teforo di quefta Chiefa. X. Non debbo poi tralafciare qui di rammentare
alcune prodigiofe,e divote Immagini di Maria Vergine ) la prima veggendofì nel Chio/lro Verde contiguo alla Chie-
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Chiefa , dipìnta fui muro ftando fempre coperta di un
drappo, e di vetri , della quale raccontar! un infigne miracolo regiftrato nella Cronica, ove fi legge, che ,un Giovine giuocando in julle fponde 5 dove pofano lo. colonne del Chiostro , avendo egli fatta una perdita no- tabile 3 cavatofi dal fianco il pugnale lo tirò alla volta dell' Immagine , cogliendo il Velo, che copre la gola5 d' onde fcaturì fubiro quantità di fangue . Coitui in_. pena di sì enorme delitto fu ad infame patibolo giù Vi- ziato in fulla piazza avanti la Chiefa . Altra più pic- cola Immagine di Maria Vergine è fu la porta laterale, che fcende nel fuddetto Chioitro , dipinta full* alfe focto il maravigliofo Organo fatto fare dalla Re pubbli^ ca col difegno di Baccio -di Agnolo; quivi adunque ye- defi T Effigie $antiflima , la quale rie5 tempi di peite m&U {imamente del 1527. e del 1630. giuda gli Scrittori del Convento , morirò fegni miracolai* ; fu portata folen- nemente in prpceffione da' Padri di Santa Maria Ho-. velia,§ e ndl^ultima ;pefte del 1630. due volte fi repli- cò una pubblica proceiTione ,,cioè a dì i<5. di Febbraio ? ed ai ?> del medefimo mefe coir intervento de* Sere- niflìmi di Tofcana, e fotto la Tavola vi fono quefte let- tere : tempore maxima ^eflis hac Imago B. M. V. j/rocef- jìonaliter \a FratrihMs per Conwentum .deferehatur fuggii- vantìbus ,eius .auxìHum T, Finalmente rammenterò la Ma- donna della .Pura * Immagine che parlò a-due Fanciulli nell'anno 1472. ai .22. di Ottobre , avendone fctitto i Cro/niiii Domenicani » il RofTelli , ed il Giamboni nel foo sDiario Sacro 5 leggendoci anche il racconto aliai breve in una ravoktta di carattere antico efìften- te nella Compagnia di sdetta Pura. Né io poffo difpen- farmi dal notarne alcune eircoftanze , le quali mi lem* brano degne di oifervazione per illuihare la itoria* U la prima .ira il rintracciare a chi parlalfe l'Immagine ? e cofa loro éàctfjk* JDu^'adunque furono i fanciulli ,i quali avendo sbarbate alcune canne fclierzavano nel ci- mitero della Chi e fa 5 i cui nomi non mi fono avvenuto a trovare in quanti codici > che io abbia letto,, fé non fé in
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in un libro fcritto a penna da Luca Chiari fopra gli
onori Ecclefiaftici della Chiefa Fiorentina, ove fi legge co- me qui fegue „ Dei nomi de* fanciulli, uno era chia- i, mato Francefco di Niccolò Lanaiolo , e l'i altro Be» ,, nedetto di......... Albergatore „ Da tutti poi gli Scrittori difcordante trovo il Giamboni volendo egli,:che
folle un folo il fanciullo, e quefii di Cafa RicafoÌH quando le parole dell* Immagine due volte fentite da' fanciulli furono dette col numero del più così ,, Net* „ tatemi o f.ancitdli ,, e la feconda fiata „ Nettatemi „ bene ,., come fecero non fenza timore falendo full* avello, e con le canne fieiìe levando i ragnateli, che coprivano il volto di Maria, e del Bambino. La fecon* da circoftanza fia l'efaminare di chi foife il fepolcro, e perchè fopra di elfo rtelTe quelì' immagine dipinra a frefco fopra del muro . E però principiando da quefta notare mi piace, come il collocare o dentro, o fuori, o fopra gli avelli immagini di Crifto, di Maria, o de- gli Apolidi era nei primi fecoii coftume de i Criftiani, acciocché non fi confondeiTero le ceneri loro con quelle degl' Infedeli, rito piiffimo, che durò pofeia per divo- zione fino a' fecoii vicini a noi , come in Firenze ne abbiamo parecchi cfempli. Ma il rintracciare di chi po- terle efTere quell'avello non è così facile, pofeiachè due armi eranvi fcolpite, cioè a fìniftra un*,arme di tre frec- ce fafeiate, ed a manritta fei monti con tre gigli di- vifa dell'arme ude'Lorini, come toffervò il RorTelli nelle fepolture di Santa Maria del Fiore. In terzo luogo lo- dare io debbo la .pietà de'Ricafoli, e de3 Fiorentini in occafione di così fìrepitofo miracolo, da querti io trovo iftituita una -Compagnia 4i Fratelli fotto il titolo del- la Pura , i quali prefero il gloxiofò impegno di fab- bracare una Chiefa , ,e loggia come inoggi fi vede, avendo in più luoghi fatta /colpire Ja loro arme , che fono tre Pannocchie di Canne dentro una corona con la parola Puritar > e la Famiglia de' Ricafoli del Pa- lazzo due; anni dopo fece fare la magnifica Cappella, avente un padiglione di marmo bianco .retto da «^uat* Tom. III. H tro |
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tro pilafrri lavorati di baffi rilievi con architrave di
ordine Dorico. La Immagine vederi ricca di gioie , e di perle , cuftodita da un eriftallo in forma ovale nel mez- zo di una gran Tavola dipinta da Giovanni Montini , che vi effigiò Angioli , ed i SS. Niccolò , e Filippo Neri , veggendofi intorno intorno alla Cappella F Ar- me de' Ricafoli confiderati come Padroni , e Protetto- ri dei fanto Luogo . E mi piace di notare , che qui adorar] il Corpo del S. Martire Pacifico donato dai Fi- gli del Senatore Orazio Ricafoli con iftrumento roga- to da Ser Giovanni di Domenico Novelli nel 1668. Evvi ancora un Crocififlo di rilievo donato alla detta Com- pagnia dai Padri Domenicani . Nella Croce vi fono al- cune piccole Storie "dipinte, e quella, ch'è fotto i pie- di di Crifto, fu dipinta da Raffaello Ximenes non me- no illuitre per nafcita , che per il fuo fapere nella pit- tura ,,eiTendo irato famofo difcepolo di Iacopo d'Em- poli'.^ ( = S XI. In ultimo luogo porrò un' Immagine Mira-
colofa di S. Pietro Martire , per un cafo accaduto ad un giovane , quando il quadro ltava collocato alla pa- rete del Ponte , o ila del Coro vecchio ad una Cap- pella fatta fare dalla Famiglia da Cattigliene . Il mi- racolofo avvenimento viene riferito da molti Scrittori Domenicani , e principalmente nella Vita di S. Pietro Martire {rampata da Fra Serafino Razzi pag. 74. come fegue », Un Giovane in Firenze macchiato di jerefia j, veggendo nella Chiefa de* Frati Predicatori dipinto j, il martirio di quefto Beato > e P uccifore che_* ,, nudata la fpada lo percuoteva , oh fé io vi farli fta- ,, to prefente , dille il facrilego giovane , più gagliar- ,, damente lo averci percofTo . E ciò avendo detto, fui „ bito ammutolì ; ma poi riconofeiuto P errore fuo , „ ed addimandatone coi cuore perdono a Dio , ed al ,, Santo , riebbe la favella , e ritornò fano fi Prefente. mente la facra Tavola è fopra all' ufeio, che dal Chio- ftro verde mette nel Chioitro grande, non fi fa chi fo'fle il Pittore ; ed è di maniera molto femplice ed ordinaria* LE-
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LE ZI O N E V.
DI SANTA MARIA NOVELLA.
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I* HP
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Opo aver niello in vifta le adorabili Re-
liquie , ed Immagini miracolofe della Chìefa di Santa Maria Novella, tem- po farà di ragionare delle Cappelle , ed in ciafcuna offervare le maraviglie del- le Tavole, delle Statue.,. e de* Sepol- cri , non andando però tutto efente dalla faggia critica degl'Intendenti nel- le belle arti ; onde per date qualch' ordine a materia., vaftifiìma , fpiegherò primieramente la pianta efatta degli Altari 5 e tornando a'medefimi colle più attente , e mi- nute ollervazioni daremo compimento alla Lezione . IL E principiando dal numero delle Cappelle , ven*
tuna io ne annovero , dando il primo luogo air Aitar maggiore anticamente de' Ricci > ed inoggi de* Torna- quinci j quello vederi in ifola fotto.il grand'arco , che apre un ampio Coro ; e voltando a manritta la prima Cappella è degli Strozzi - dedicata a^S. Filippo., la fe- conda di San Domenico venduta in antico dagP Ilario* ni a i Bardi, nella tettata della traverfa della Croce s'in- nalza per una fcala di parecchi gradini quella di San- - ra Caterina Vergine , e Martire, che è de i Rucellai, po- fcia principiano quelle della Navata ad Oriente, e fono de'Ricafoli S. Raimondo, della Compagnia del Pellegrino, e del Tempio S. Làzzaro, de^Minerbetti la fepokura di Criito , la Purificazione di Maria di quelli da Sommaia, la Natività ài Gesù de' Mazzinghi , S< Lorenzo de' Giuo- chi-, e traile due porte la Nunziata Cappella de' Vec- chietti . Pofcia tornando all'Aitar grande cominceremo a mano manca , contando la prima Cappella de* Gondi intitolata il CrocifilTo , poi quella di San Girolamo H 2 de'
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«Óo
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de' Gaddi , e quella di San; Tommafb d* Aquino degli
Strozzi > che fale dirimpetto a quella de* Rucellai. Neil' altra Navata da Ponente lungo; la Chiefa evvi la Cap- pella di fean Giacinto pure degli Strozzi ,* fegue Santa Caterina da Siena fenza padronato ; la Refurrezione di Criito de* Pafquali , il Rofario de* Capponi , la Sani- maritana de* Bracci , Santa Caterina de'Riccia che inog- gi è Cappella di fua Famiglia , e^ traile due porte l'AU tare ài San Vincenzio, che era degli Attavanti palfato ne* Baroni Ricafoli ; e debbo notare , che tutti que- gli Altari j che veggonfi nel corpo della Chiefa fono di pietra ferena di ordine comporto, appofti per coman- do di Cofimo I. e col difegno di Giorgio Vafari*, ed aventi tavole di Maeff ri celebratiffimi} quafi tutte de' due fecoli paflati . III. E però ripigliando il cammino dalia porta prin-
cipale dirò 5 che alla prima Cappella nell' entrare in Chie- fa a manritta Santi di Tito vi dipinfe la Vergine MM ria Annunziata dall' Angiolo $ ftimata molto pel dife- gno s ed efpreffione di modestia, che fi vede nel volto della Vergine , e belliflìma è l'alia della teiia dell' An- giolo , e fonovi due gruppi di.Angiolini, che fcherza- no per la fella 3 e così ben difpoiti 5 che recano a chi gli offerva diletto infieme , e maraviglia, maflìmamente per il colorito negli abbigliamenricde' panni , cofa ftra- ordinaria nelle opere di Tito , àflìcurandoci il Ginel- li 5 che quefta fu T ultima fatica del pennello di sì fa- mofo Artefice. Alla feconda Cappella dalla fteflfa banda Girolamo Macchietti efrìgiò il martirio di .San Loren- zo con molte figure al naturale , ed in proprie attitu- dini , particolarmente una, che in atto di foffiar nel fuo- co efprime vivamente la fua operazione : Egli qui fece il fuo ritratto in quel Soldato più apprefTb all' Imperado- re con gran pericolo, dirò una piacevole confiderazione di Raffaello Borghini , perche fé, quegli'Uomini'idolatri Jt accorgono, che Egli fia Criftiano , mal per lui . Accan- to vi^na la tavola , in cut è la Nafcita del Signore co- lorita dolcemente da Giovambatiita Naldini , il quale ha |
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figurata la nòtte per tutto , cóme richiede il miiteroy
ma con bella invenzione fa nafcere mirabilmente la lu^ ce , e dal Santo Bambino , e dal Coro degli Angioli in aria ; la qua! luce per lo contrario- del grande fcuro della notte dà una vivezza maggiore al colorito . Le^ due , che feguono agli Altari de' Sommai, e de>Miner- betti , fono parimente dello iteffo Naldini ►Bella è la- Purificazione , ma più bella ,■ e più rara fecondo il giù» dizio degli uomini dell'arte è la depofizione dalla Cro- ce alla Cappella de* Minerbetti , ove fono da notarli due Sepolcri di Tommafo , e di Ruggieri Minerbetti, uno deJ quali è ornato ài targhe, di cimieri, e di rabefchi,» lavoro di Silvio da Fiefole. Oltre a quefta Cappella ali* Altare del Pellegrino è rapprefentata la fìoria di Laz- zaro da Santi di Tito, naturai' è l'attitudine di San; Pietro, il quale mentrechèvuol eleguire quello , che dille il Salvatore Soi<vite eum , nelle mani , e nella tefta chi- nata moftra viva prontezza . Nella Cappella appreflo- de' Ricafoli 1* indultriofo Ligozzi ha dipinto S* Raimon- do , che rilìifcita un Fanciullo, dove oltre molte belle pittorefche grazie , vedefi in una fineitrella fatto dal Pittore un Colombo, per vendetta contra Fra Raffaello delle Colombe Priore del Convento, che lo follecitava a finire la tavola, fino a renderfi noiofo al Ligozzi, iì quale in quel Colombo bianco, e nero lo figurò , Salendo poi alcuni fcaglioni alla Cappella de* Ruceliai , dove è ri patto Paolo RuceJiai Cavaliere infìgne con queite brevi parole nel pavimento :.; I >«t ... -nn; ■>.. PAOLO ORICELLARIO EQyiTi
BERNAKDVS PRONEPOS POS. Troveremo qui una tavola di Giuliano Bugiardini chia»
mato dal Varchi Uomo femplice , e tutto Cattolico) den- trovi è dipinta Santa Caterina, quando patì il Mar- tirio in fulle Ruote, le quali fi veggono da un lampo di foverchia luce venuto dal Cielo fpezzate, e i Mini- Ari del fupplizio sbattuti in varie attitudini cadere a terra, e la Santa illuminata da un raggio, che paffa per mez-
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mezzo d' una Nuvola, lieta vedefi, e coitanté nel fu©
propolito. Di quello lavoro, che durò 12.. éfà&à > fcrive notizie euriofe il Vafari nella Vita di Giuliano , volen- do , che folle aiutato da Michelagnoìo e dal Tribolo , e non pare al ¥af«ri itene», che il Bugiardini ne fa- peife cavare gran giovamento, tutta volta è tenuta iru gran pregio quefta pittura. Nel medefimo luogo all'in- contro .di .quefta tavola evvi quella Madonna , nella quale Cimabue ravvivò la pittura fmarrita già da più fecoli per la inondazione deJ Barbari in Italia. In quel- la vedefi Maria col Bambino in collo più alta del na- turale in campo tutto -d'oro niella in mezzo .da alcu- ni Angioli", che moftrata per cofa maravigliofa .al Re •Carlo I. -d'Angiò, dal generale applaufo, ed allegrezza, che ne fece il Popolo 'Fiorentino , la itrada dove fu la- vorata prete il nome di Borgallegri così chiamata an- cora oggi . La Cappella già de'Bardi , 1' arme de*.qua- li vedefi ne* vetri della fìneftra, e nella «lapida fepolcra- ìe del pavimento, rè dedicata al prefente a S.Domenico, con Tàvola di Jacopo Vignali ; lo sfondo ideila vol- ata e di Pier Dandini, eli cui pure è la pittura dell'arco A ììlanò manca ^ ?neir. altr' arco dipinfe il Pajfógnani una divotir^ma iPietà ; i due gran iquadri laterali fono del iSagreitani con l'aiutò -del Bonechi. Quefta Cap- pella era-prima intitolata in S, Gregorio, dove fi face- va la fella il dì 12. di Marzo, come accenna il Calendario antico efiftente nella Libreria Strozziana con quella e- fpreiìlone,,, a dì 12. ?di Marzo S. Ghirigorio fefìa a S. M. Novélia,, Accanto viene la Cappella fatta da Filippo Stroz- zi Autore -del magnifico Palazzo, in cui dipinte Filippo Lippi a frefeo due itorie lavorate bravamente, in una «églgerrdòfi dipintoS.Gio:Evangel* che jrefufcitaDruiiana, «ralleverai figure è molto commendato unfatìciulk>5 che pei: slo terrore^, che;iha d1 un canej, fugge a ricoverar* fi fmito ti p&nni «delia; Madre : nel 1* altra facciata Tappnés- féntati lo fcacciare, che fece S. Filippo Apofiolo dall' Idolo di Marte il Demonio , ufeendo di fotto T Alta- re in forma di orribile ferpeme , che uccide col feto» •#'Ufi re |
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re il figlio del Re , e gli altri atterriti dallo fpavento
moftrano vivamente quanto poflfa iteli'" uomo il timore cagionato da cofa improvvifa . La buca, donde ufcì quel ferpente , è tanto limile al naturale , che raccon- tali un cafo famigliarne a quello accaduto alla; pittura di Zeufi, perchè un garzone ingannalo dalla così be- ne dipinta pietra fpaceata , avendo feniito uno , che picchiava, corfe in fretta a rimpiattare non fa cfee co- fa , che teneva in mano, nella fìnta buca, die gii pa- reva vera. Dietro all'Altare di quefta Cappella è un vago fepolcro di paragone di Filippo Strozzi, con fa- pra una Madonna con Angioli di marmo bianco , il tutto effendo lavoro lodatifFimo di Benedetto da Maia- no. L'Aitar maggiore col Coro, che già era padronato della famiglia de' Ricci , a fpefe de' quali erano nate le pareti dipinte da Andrea di Cione Orgagna antico, e celebre pittore de* fuoi tempi, ma guaite le pitture dall' acqua, furono di nuovo dipinte da Domenico del Ghirlandaio a fpefe de' Tornabuoni, e de'Tornaquinci Con- forti , che ne vennero padroni, come raccontano di- ftintamente il Vafari, ed il Bocchi. E perchè nel con- tratto tra le due Illuftri famiglie fu ftabilito , che V arme de' Ricci finito il lavoro farebbe collocata nel luogo più nobile, e più onorato , P arme de* Torna- quinci di notabile grandezza fu melfa ne* due piJaftri, e quella de' Ricci piccoli/urna fu collocata fui Ciborio vicina molto al Santiflìmo, per vero dire luogo nobi- lifTimo , ma niente vifibile , E prima di ragionare di quello altare, e tribuna mi piace qui rammentare l'affetto, e benevolenza de' Tornabuoni alla Religione Domenica^ na, dimoftrata da eflì non folamente con la magnificen- za in quefta Chiefa , ma ancora nella Minerva di Ro? ma, ove trovano* memorie di Francefco Familiare di Papa Sifto IV. e di Aleffandro Cavaliere di Malta, che morì nel 1509. e le ifcrizioni ai loro fepolcri in Roma fono le feguenti: |
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I.
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<*4
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«.- ■ 15. Q< M.
'FRANCISCO TORNABONO NOBILI FIORENTINO
S1XTO IV. PONT. MAX. CETERISQVE CHARISS.
ACERBA MORTE MAGNE DE SE
JEXPECTATIONI SVETRACTO IOANNES PATRVVS POSVIT
t( manca il millefìmo., che fi crede ranno j.480.. )
•• , ;:■, • ■ ;--"■:■;■:;: l I. •■;•■
ALEX ANDRO TORNABONO
1EQVITI HIEROSOHMITANO NOBILI FLORENTINO VITA PROBA ANIMO 'LIBERO MORIBVS INGENV1S ;FORlS DOMI PVBLICIS PRIVATlSQyE JIEBVS ACCVRAT1SSIMO SVAVI AC JPERIVCVNDO CVI DVM MOUS INOPINATA OCCVRISSET J IOANNES BENCIVS PIENTISS. NEPOS AVVNCVLO E. M. POSVIT AN, MDIX. VIXIT AN. LV. M. II. X). XXII, - IV. E tornando ora a S. Maria Novella per oflfervare
la Tribuna fatta a fpefe de'foprallcdati Tornabuoni, e Tor-
-naquinci riferirò quanto leggefi di quefta beliiflìma opera
preffo il Cinellij come fegue „ Sono nella Volta dipin-
„ ti quattro Vangelifti maggiori del naturale , con
,, grazia, e con -maeftà. Dalla -mano, che vien deftra
,j a ohi entra in Coro, fono dipinte fei ftorie in fei
ì> gran quadri, .e una fopra quefte in alto, che tiene
,, tanto .fpazio, quanto tien* Parco della volta, e lo
s, fpazio di due ftorie, che le fono fotto, dove fono
„ dipinti fatti pertinenti a S. Giovambatifta. Ridipinto
,j adunque nella prima, quando apparifee VAngelo a
,, Zaccheria , mentre che facrifìca , dove tanto bene il
-, lar»
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jì fattole efprelfo, che fi vede, come feftà ammirato,
-j per non creder quello, che gli è detto dall'Angelo,
}y e come divenuto mutolo .Sono effigiati in quefta
J} ftoria molti uomini letterati, e di gran fenno, che
^da un acanto dei-quadro Jì veggono fatti con gran
^ìvivezza. Cihè adunque Agnolo Poliziano, che alza
j}, alquanto una mano, Marfìlio Ficino «della dottrina
SJ} di Platone intendentiflìmo tha la vette da Canonico,
}, Demetrio Greco le gli volta, e Criltofano Landini
?) ha una becca nera al collo. Sonovi ancora tutti quel-
-$ li di cafa Tornabuoni sì giovani, come vecchi,, che
la allora vivevano. Nella fecónda è la Votazione della
.,, Madonna i e di S.Elifabetta, dove è ritratta la Gi-
„ nevra Benci belliffima fanciulla. Nella? terza la Na«
.-,, tivitk .di S.Giovanni, divifa ottimamente per gli at-
„ ti, e per gli abiti delle donne , le quali fono dipin-
„ te con bella grazia . Belliffima è la quarta , quando
. ,> Zaccaria , che dee porre il nome al Figliuolo , e
%, perchè; non può parlare , fcrive én fui foglio, come
,, vucle, che fia nominato , ed una donna, che tiene in
,, collo il Fanciullino dinanzi a lui:» perchè il vegga,,
y, e fi rallegri, è: di vero di viltà rara, e mirabile.
„ Nella quinta fono dipinti i Dottori della.Legge con
„ molta gente^ uomini, e donne, che afcokano San
.,, Giovanni quando jpredica, con accorta diligenza di
,, quello favio ArteEce, in guifa , che ne* volti fi cono-
}> fcono gli affetti del difpregio, e dell'amore. Nella
*# fetta è dipinto, quando è battezzato i\ Salvatore da
!,, San» Giovanni , d^ve con attitudine dicevole a fom-
ù-ma, riverenza fonoi effigiate amendue queite figure; e
„ molt' ignudi appreflb, che chieggono il Battefimo ,
,, morhano con animo ben difporio la prontezza nel
i,,. riceverlo. Nella fettima è dipinto V apparato della
>,.cena di Erode , ed il ballo della figliuola di Erodiade
„ con sì bello artifizio, e con ingegno così felice, che
„ nella moltitudine de'ferventi a menfa,, e nell'attitu-
t„ dine deìk perfone non pare, che tale atto con vivez-
,, za migliore fi pofla effigiare. Nella prima Storia dei-
Tom. Ili, I „ V al-
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oi-T altra facciata è dipinto, "quando Giovacchinó "(fé-
<,$ cpndo la credulità di quei fé còli ) è cacciato dalTem- ,, pio, perchè non ha figliuoli, dove fono le figure fat- ,, te con belle attitudini, e naturali, e fervono iman- „ to al fatto, che è proporto , che fenza fine dagh^ai:- „ tefici fono lodate. In quella iloria ritraffe Domeni- ì>, co fé iteifo, che: è quegli, che fr'tiene una mano al ,, fianco, ed ha fopra ad una vede azzurra un mantel* „ roflb. Quel vecchio rafo in cappuccio roifo è Al- „ leifo Baldovinetti fuo Maefìro , quel con la zazzera Sjjì nera, è Baftiano da San Gimignano difcepoio, e co- li ^axQodm^dhMn^^à^railhìk .vasrita le {palle col ■„ berrettino in capo , è Davitte fratello »di Domenico*. „ Nella feconda è dipinta là Natività della Madonna , -,, dove è un un cafamento con molt* ingegno , e con „ artifizio divifato : £ la Madonna in mano ad alcune Don- „ ne, che chi la lava, chi la foftiene, chi mefce ac- 3, qua, ehi alletta le pezze, fa Sovvenire altrui di quel- li; lo, che fuole m frale 'atto accadere . Nella terza è y, quando faglie là Vergine le fcalere del Tempio } la ,, quale , perchè fono dipinte con molta intelligenza, -,, apparifee nel formontare ^ che quafi il muova, e che ,, adoperi. Nella quarta è il fuo fpofalizio , dove con „ viva prontezza è dipinta ogni figura, ma fono belle ,} a maraviglia le attitudini di quelli , che con ifdegno ,, rompono le lord verghe, |t>eròc&è, come fece quella ,j di Giufeppe, non fiorirono-, e;ida tutt'i pittori fono s, tenute in gran pregio. Nellai quinta* è dipinto, quan- ,y dò vengono i Magi per adorare il Salvatore , e nel „ gran numero di uomini^ e di cavalli, fi vede tutta.- j, via nell'attitudine, è negli abiti ordine chiaro, vago, ,, e magnifico. Nella fella è dipinto Fatto fiero dell ^, empio-Erode , quando comanda', che ' frano uccidi *55i fànciulìini innocenti di picc-ola età in/ino a due an- %,« >ni V dove con fómmo ingegno è dipinto il garbuglio ;, eli uomini, di cavalli j di donne, di bambini, e con „ favio intendimento fono effigiate diverfe attitudini *„ con belliflìrna grazia, e con rara induftiia, e tra 1* *li * c< i Aii -.■■■$,, al- |
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„ altre vi è un Bambino Ferito'nella gola'da un Sol?
,, dato, mentre che dalla Madre prende il latte, il j, quale rnifchiato col fangue con mirabile arte delia w; pietà in altrui , e del cafo crudele*, e fiero rinuova ,v la memoria. Nella fettima fi vede sii : tran/ito della ìò Madonna, e pofcia, quando va? ih Cielo con gran ., numero intorno di Angioli, fatti con lodevole artihV ,., zio, in guifa , che per bella invenzione\ per colo- „ rito mirabile, per attitudini varie, per vaghezza di „ abiti dir fi può che fia opera rara., e degna di lor „ de. Da pie delle fineftre vi è ritratto Giovanni Tor-; „ nabuoni da manritta , e da mano manca la <fua_,. „ moglie molto naturali. ■„ Sin qui il; Bocchi rifefi?r to dal Cineili ., i quali tralafciarono di riportare le^. pitture dell'Altare, e fono nella parte dinanzi la Ver- gine co'Santi Giovambatifta , e Domenico , ed ai la* ti i Santi Stefano , e Lorenzo frammezzati con inta- gli meffi a oro, è dipinti da Domenico del Ghirlan- daio, e dalla banda, che riguarda il Coro, evvi la<Re- furrezione di Criito, opera di Benedetto di Davide fratello di Domenico . Ma fa d? uopo correggere,que-: fii Scrittori , ove parlano de'ritratti dipinti dal Ghir- landaio nelle pitture di queito Coro , né polfo meglio far- lo, che con riportare quello, che il Signor Domenico; Maria Manni fcrive al tom. r8. dei Sigilli pagi 1I3 tj n< „ Or, per tornare, in quelle pitture furono ritratti al. ,, naturale Piero, Lorenzo, e Giovanni ( de* Medici ) & Leonardo, Gio; Francefilo, Girolamo, Meifer Simo- ,, ne, Gio: Batifta, MefTer Luigi, e Me/Ter Giuliano j, Tornabuoni, ficcome Girolamo Già chinotti, Pietro ,, Popoìefchi , Giovanni, e Tieri Tornaquinci. Furon-* „ vi dipinti eziandio oltre i conforti, alcuni uomini „ celebri, quali furono Marfilio Ficino, Agnolo Poli- „ ziano , Criitofano Landini , Metter Gentile Vefcovo j, di Arezzo, ed altre perfone , che erano note in que' „ tempi, ficcome T Artefice ritrafTevi ancora fé fteflò , ,, ed allato il Padre fuo, che fu Tommafo di Curra- j, do Bigordi, così dal Vafari nelle vite de* Pittori fu I 2 „ pre-
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„ prefo quettcy per Aleflb Baldovinetti Maeftró nella pìt-
„ tura , e nel Mufaico del Ghirlandaio medefimo , po- j, nendo T effigie di Tommafo per quella di Aletta „ Ik i dove delle idi lui opere tratta nella bella edi- ,, zione de'Giunti di Firenze >. *. .Ma quello, che me- „ gito convince di sbaglio il Vafari fi è un difegno a j, penna di effe pitture , colla Spiegazione a ciafcuna 5, figura , il quale edile prelib i Signori Baldovinetti , » per la feorta di cui re/lano manifeiiare le fopraddette » Perfone con qualche varietà da quei, che indica il „ Vafari ,fegùitato dal Baldinucci , e ivi chiaro fi no- n ta, che quel vecchio è il Padre di Domenico del Ghir- 5, landaio, e che non folo elfo nome, ma rutti gli al- » tri ivi indicati erano itati prefi da una relazione, 3) o fpiegazione fattane da Benedetto di Luca Lan- 5> dini l'anno 1551, il quale avea conofeiuti di vct j> dura -tutti coloro: in tali pitture effigiati , avvegna- jj enei avelie 89. anni, quando fano di mente dettò tutt* ni nomi de' medefìmi a Vincenzio di Piero Tornaquin- si ci ,che difua mano in tal difegno a penna.gli icrif- „ fé ;„r Fa d' uoppr àncora correggere il Cinelli , ove dice, che follerò le fpalliere del Coro fatte col difegno di Giovanni Gargiolli , quando il Vafari fcrive di Baccio di Agnolo „ Così nella fua giovinezza fece ,, le fpalliere dei Coro di Santa iMaria Novella nella 3, Cappella maggiore;,, Né io poiTo tacere , che da'Pa- dri e itato collocato il Ciborio , ovvero tabernacolo del Santiffimo molto in alto , conforme, al coitume antico della Chiefa ordinato da* Sacri Canoni di tenere il San- tiffimo. ferrato in Cuiiodia alta, e ben difefa per varj degni rifpetri . E del pavimento vicino a queiio gran- de Altare non debbo tralafciar quanto notafi nei Diario della Libreria del Magliabechi air anno 1676. dove leg- gefi » notne^ fegue ,,4, Ottobre in Domenica fetta di San ,, Pranceico fi vedde per la prima volta nella Chiefa di „ Santa Maria Novella iì pavimento di marmi rniiti all' „ Aitar maggiore, per fare il quale erano ilari lafciati 3, a* Padri di detta Chiefa feudi-i;go. dal Signor Lìo- „ ne
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'„ ne Baldefl zoppo> e nobile Fiorentino ultimò di; fua
^Famiglia,' il quale lafeiò erede univerfale Francefco 5, Guiducci, che dopo la morte di Lione sborsò la fo- „ praddetta Tom ma , e Lione fu fepolto in catta fotto il jj detto pavimento, dove-lì vede iricifo il fuo epitaffio con „ T arme di qua , e di là di fuo Cafato *- V. Ma ripigliando dall' Àlrar maggiore dalla ban*
da del Vangelo troviamo la Cappella de' Goridi, la qua* le vedefi incroltata dt marmi bianchi, neri, e'rotti, q'uarf» to T altezza di due uomini, eifendo il rimanente delle pareti laterali rozzo , ed ignudo, e nella volta già di- pinta a frefco di maniera Greca antica fi olfervano al- cuni avanzi di figure molto fcalfìtte , All'Altare ei^vi il tanto famofo , e tanto lodato CrocifiiFo di Filippo di Ser Brunellefco fatto nella celebre contefa di lui con Do- natello , il quale attonito a vedere la delicata dìfpofU zione delle membra , la profonda indulhia , T ecceffi- va bellezza fi diede per vinto * E di vero , giulta i più intendenti artefici , quello è il più raro de* CriiH meffi in Croce , o fia per il cader delia tefta , eh* è belliffi- mo , o per le braccia, che fono naturali , o per le ma- ni , gambe , piedi , o per il petto co' mufcoli interi ottimamente, e divifati con mirabile difegno. Di quella Cappella ha prefo var; abbagli il Corbinelli nelT Moria Franzefe della Famiglia de'Gondi, ma il più notabile fi è quello , che la Cappella ne* tempi di Cimabue folle già de' Gondi , così avendo fcritto fotto la veduta laterale di quella Cappella incifa in Rame nella fua Storia , quan- do prima de* Gondi la Cappella fu di varie Famiglie, come fcrive il Baldinucci al Decen. I. Sec. I. e lo iteifo nota la Cronica di Santa Maria Novella con quelle pa- iole : yofl multos mutatos domino? ad Gondiorum , quos de faltttio dìcunt, devenit Familiam ; e con più diltin* zione ne parla il Sepoltuario MS. della fteiia Chiefa , nei quale abbiamo, che dopo Tanno 1325, in cui per la- feito di Mona Guardina moglie del Cardinale Tornaquinci> e di Ghita fua figliuola , la detta Cappella fu edificata , e dedicata a S. Luca, folle poi di più famiglie , come fono gli
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gli Scali, che ne furono padroni fino al 1419. e dipoi
venne in altra Famiglia ., ed in fine ricaduta al Con- vento fu da3 Frati Tanno 1503. conceduta a Lionardo, Giovambatiita , e Ferdinando Gondi ., ed a Marc' An- tonio , ed Alfonfo loro Nipoti . VI. Parlando ora alla Cappella de* Gaddi dedicata
a San Girolamo ., fatta col di legno di Giovanni Anto- nio Dofio ., (Binata maravigliofa e per i marmi , e pie- tre rare, per i Sepolcri vaghiflìmi di due Cardinali della Famiglia , e per le Storie di baffo filievo , della quale fcrivendo 1' Ammirato Tom. II. degli Opufcoli di- ce come appreffo ,, Niccolò Gaddi ha fatto una Cappel- 5, la per fé , e per i fuoi Maggiori , de* quali fono due 5., Cardinali del ceppo fuo , che fi moftra a' ForeHieri „ per una delle cole belle della Città , e che ad emù- ?j lazione di lei ha partorito dell* altre Cappelle , che „ per cofe di privati Gentiluomini faranno delle più ,, ragguardevoli deli1 Italia ,, Ornata adunque vede.fi di fei colonne, e pilaitri di pietra ferena d'ordine Corin- tio , fopra i cui capitelli molto ben intagliato ricorre il cornicione dell' iftefs' ordine, e pietra ben intefo . Nella facciata fra le colonne reftando V Altare in [fo- la j fi vede la tavola , che rapprefenta Crilto , il quale refufcita la Figliuola .dell' Archifinagogo , eccellentemen- te lavorata da Angiolo Bronzino, di cui pure è la pit- tura della volta , e ne IT altre due pareti laterali Giovan- ni dell' Opera in baffo rilievo di marmo fece le riorie della Prefentazione , e dello Spofalizio di Maria Ver- gine , forno le -quali fono fituati i Sepolcri di due Car- dinali, le cui iicrizioni comporre da Marc'Antonio Mu- reto dicono così : D- O. M. ^
NICOLAO GADDIO TADDÈI FILIO S.R.E. CARDINALI DE
REP. CHRISTIANA OPTI ME MERITO SEP. HOC TANTO PATRVO DEBERl NiCOLAVS GADDIVS CENSVIT AN.SaL. ciò. 13, LXXVU. VIX1T ANN. LXL M. VII. D. XX. OBHT AN. cid. io. lji. xvui. KAL. FEBIt. |
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a 0. m mv\ ■
Taddeo gaddio aloysh fil. presb. cardinali qvem
ob exlmias eivs virtvtes pontt. max. ceterìqve
. principes mirifice dilexervnt maximosqve illi
HONORES HABVERVNT NICOLaVS GADDIVS FRATER
PATRVELIS AMANTLSS. BENEVOLFJNTlAE CAVSA HOC SEP. STATVIT AN. MDLXXVII. VIXTt AN. XLI. M. I.'OBIIT AN. DOM. MDLXI. XI. KAL, IANv f ' .'•-- -■■■■'^ l.. > , . :. t. - •':.* !.,■■■. -.< : ?■ - ;•■ ., ? :.;■.; ;;" > ;. .■;,■" j ■ , [ r-f >';■.**•'•'?'.'. fJ
' -i ':' : ■'■•■': ' ■■.-.. ., ;-..:' r; vi-': -■ ,' a : :: j o t . *
VII. Alla Cappella degli Strozzi, che fegue, fi fale
per una fcala di pietra , ed in ella Andrea Orgagna in compagnia di fuo Fratello Bernardo dipinfe nella fac- ciata a man manca la gloria del Paràdifo con, tuWi i Santi 5 aventi abiti , ed acconciature di que' tempi; neii* altra faccia fece l'Inferno con le bolgie ,. centri, ed altre cofe defcritte dal divino Poeta Dante, del quale fu Andrea ftudiofìflìmo f ma non fo quanto laudevole fia 1' aver egli rapprefentate tante baiej e nudità,, le quali male fi accordano colla fantitk del luogo, e colla ter- ribilità della Storia-. Si trova ancora ivi fatta dall' Or- gagna la tavola dell' Altare , come apparifce da un ri- cordo ,o fia contratto fatto da Tommafo di RòflfeJIo- Strozzi col Pittore , ed è dal Baldinucci riportato nel Decen. VI. fec. i, pag, 6$. nel quale faflì manifefto 1' errore di quelli, che chiamano queflo artefice Andrea Orgagna , mentre nella fuddetta fcrittura originale di allogazione fatta nel J347. leggefi fottofciitto di proprio pugno: Andrea Orcagna , e fimilrnente fcritto con la let- tera C. trovar] alla Novella 136. di Franco Sacchetti; Quindi ancora noi illuminati dello sbaglio , principiere- mo di qui in poi ad appellarlo Orcagna . Non faprei poi indovinare la cagione , per cui il Cinelli nulla accenni di quelta fovrana Cappella nelle fue bellezze, mentre da quella de'-Gaddi falta fubito a quella degli Strozzi di S. Giacinto, eh* è la prima nella Nave a ponente,, e a quello Altare Aleflandro Bronzino lavorò S. Giacinto, ove leggefi il fuo nome così. Alex. Bronzinus pngebat |
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159<5.Non fo però fé fieno fue le ilòriette dipinte «ella pre-
della. Viene la Cappella di S, Caterina da Siena con fìat uà 'di rilievo circondata da varie pitture \, ,£ ini jè i- gnoto di elle il pittore;, non ha padronato ., fé jioxi /e una Compagnia di Gentildonne dedicateli alla Banta,, Al- la Cappella de'pafquali la Refufrezione di Gesù Cri rio è del Vaia ri j coVSanti^orjrno , e Damiano, è del medefimo pure è la tavola del $antifljmo Rofario ali5 Altare de' Capponi, dopo il quale trovali -quello de' Bracci con la molto lodata tavola della Samaritana fatta nel 15751. da Aleffandro Allòri . Prima ecavi un altro quadro con appiè un monumento eretto dalla famiglia Bcnintendi fono il titolo di S. Ignazio "Martire,eìhe nella rinovazione tòlto via fu da Noferi Braca , rifatta avendo la Cappel- la , e la tavola a difegno degli altri altari .Dòpo, quello viene il Sepolcro ài Antonio Stròzzi fatto da Andrea da Fieible ; ma la Madonna, e gli Angioli fono di Ma- fo Bofcoli , e fotto il marmo /colpita è la feguente_. ifcrizione > * ■.* r:- r* • , JD» O. : M<À".cw
' "■ .■:■ ' '''.?' '-.'». ;'i '"';.'..'■""',.'; _ì Ai<JV-.v''' i " '''"''',
ANTONTO STROZATE CESAREI SACRICI 1VRIS CONSVLTISS.
AC DE REP. BENEMERITO ANTONIA VESPVCC1A VXOR POSVIT YIXIT AN. LXVIH. M. Vili. OBIIT V. IDVS IAN. .MDXXlir.
In ultimo luogo della ;ileiTa Nave alla Cappella de' Ricci
il Romanelli effigiò la Santa della medefìma famiglia, ève iVedefi 'Caterina dal CrocifilTo abbracciata., .quando a' nofhi tempi vi abbiamo (veduta la famofa tavola di Giovanni Stradano rapprefentante il Battefimo di Gesù Crifìo fatta fare-da i Mazzinghi Baccelli, che erano padróni della Cappella. E finalmente traile due porte evvi quel- la degli Attavanti con quadro di Iacopo .dj Meglio*, che vi dipinte col trionfo di Gesù Criito altre figvr/e di Santi, e di Sante, tra3 quali fi vede il S. Vincenzio già dal Meglio effigiato per il Martire , ma in S. Vin- cenzio Con fé flòre da moderno pennello trafmutato; ftb- bene
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bene innanzi a quefta mutazione tutta la tavola o fi
voglia per .1' invenzione , o per il difegno, o per le attitudini non piaceva a Raffaello Borghi ni , le cui cri- tiche offervazioni fopra le principali pitture già accen- nate in quella Chieia, ora imprendo a riferire. Vili. E cominciando dalle due tavole di Giorgio
Vafari , in quella della Madonna del Rofario ogni cola foddisfa air occhio, fuorché quella donna, che è quivi a ballo nel dinanzi, la quale ha un braccio, che poco più grande , che fofTe, farebbe difdicevole ad un Gigante ; e nella feconda della Refurrezione di Crirto piacerebbe tutto, ma 1' attitudine del Signore pare alquanto sfor- zata 3 e; que* due- Santi , che fono innanzi rifpetto al piano dove pofano , non fembrano né ritti , né ingi- nocchioni, perchè effendo litti in quel piano farebbero corti di gambe j ed elfendo inginocchioni, apparirebbe- ro troppo alti . Nelle tavole di Aleffandro Allori non fi può defiderar meglio, benché dà noia a molti il brac- cio manco della Samaritana , non potendo con efso far P effetto di coprirfi la mammella finiitra , ficcome di- morirà , e malagevolmente può foitener la fecchia , che non cada , avendola appoggiata fopra la gamba, che pofa » leggiermente tenendola colle mani. Bariita Naldini, co- me fi è detto, ha tre tavole di bella maniera, e di vago colorito, ma in tutte fcorgefi il difetto delie ginocchia, che fono così grofle, e ne'panni ravvolte, che paiono gonfiate ; Nella Purificazione 1' ordinanza é belliffima , e con buon giudizio la profpettiva , e tutto, eccettuato anche qui le ginocchia gonfie di alcune figure , ed un Angiolo in aria fenz' ale, che pare un bambino, che fia per cadere in terra , nella Natività è biasimato nella invenzione, effendovi alcune cofe, che non vi dovrebbero efsere, come due Apolidi, un Vefcovo, pofciachè» quando il Salvatore nacque , non vi erano né A pollo li, né Ve- fcovi. Nella terza poi, in cui è la depofizione di Cro- ce , più piacerebbe, quando il Corpo di Criito aveife più del flagellato, e del morto, che egli non ha, parendo piuttolto un corpo ufcito dal bagno, che.. fconfitto di .Tom I1L K Cro- |
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Croce. Anche Agnolo Bronzino , il quale dipinfe nel-
la bella Cappella de'Caddi, è notato di qualche difet- to nella fua Tavola., come farebbe a dire, che Gesù non pofi bt'ne* il braccio manco non ha grazia, e che l'Ar- cliifmagogo non fa molto buona attitudine. Né debbo paflare lotto filenzio il San Lorenzo del Macchietti , in cui condanna/i un foldato troppo lungo, ed il colori- to delie figure, che non è fecondo le regole, le qua- li voglionoj che i colori chiari fi dieno alle figure, che fono più-innanzi . Finalmente òflervafi nella Nunziata di Sana' di Tito, che fu una delle fue più belle pittu- re, qualche difetto nel-la perfona di Maria, elfendo cen- furato per averlarfatta più lynga del dovere a propor- zione dell'Angiolo. IX. E già finite le critiche del Borghini, cerchia-
mo ora noi le parecchie perfone ragguardevoli in di- gnità, o in fapere qui feppellite . Alla parete adunque dell'arco, che mette nella Cappella de'Rucellai, a man- ritta elevato molto da terra vedefi il fepolcro con lìa- tua diaccine del Vefcovo Tedice Allotti, la cui nobi- le profapia fi può conofecre dall' Epitaffio qui fcritto , che è il feguente : DOMINO TEDICI DE ALIOCTIS
DOMINI NERI FIL. EX V1CED. FLOR.
MAGNATIB.VS EPISCOPO FESVLANO QVI
OBI1T AN. D. MCCCXXXVI. M. OCTOB.
ROEERTVS VICED. DE CORTIGIANIS
M1CHAELIS FIL. CONSORTI SVO AD EIVS MAVSOLEVM
MEMORIAM PONI MANDAVIT AN. MDCLIII.
Accanto in limile depofito è Aldobrandino de' Cavalcan.
ti Frate dell'Ordine, Vefcovo di Orvieto, e grandifli- mo benefattore nell'occafione della fabbrica della Chie- fa, edivi leggonfi quelle parole: FRATRIS ALDOBRANDINI DE CAVALCANTIBVS EPISCOPI
VRBEVETANI ORD. FRATKVM PRED. QVI OBHT AN. D. MCCLXXIX. DIE XXXI. AVGVSTI. SON
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Sotto a quello Sepolcro vi è GioferTo Patriarca di Co-
ftantinopoii dipinto al naturale con abito Pontificio fe- condo l'ufo della Chiefa Greca; Venuto egli in Firenze al Concilio fotto Papa Eugenio IV. morì di morte qua fi repentina poco avanti che terminarle il Concilio, avendo lafciato un'intiera confezione della fua fede conforme agli articoli della Chiefa Latina, Vi fono ifcrizioni Gre- che Latine , e qui focta-fiportiamo la latina: Hrc IACET EXIMIVS IOSEPH CONSTANTINOPOLITANVS
QVI O.BIIT AH. DOMINI MCCCCXL. DIE IVNII . E poi quefti verfi;
Ecclefie Antijles fueram qui magnus Eoe
Hic iaceo Magnus Relligione Iofej?h .
Hoc unum oj/tabam miro inflammatus amore t Vnus ut Europe cultus 3 è? una fides.
Italiam fetii, fedus -percuffìmus unum, lunBaque Romane e fi me duce Graia fides
Nec mora decubuì, mine me Fiorenza fer<vat » Qjta fune Conci lium floruit urbe facrum,
Felix qui tanto donarer munere rvivens » Qui morerer 'voti comj?os & ijrfe mei •
Dall' altra banda appreffo all' arco della nuova Cap-
pella di ,S. Domenico pure alla parete in alto con fo- ni igliante pietra lavorato trovafi il Sepolcro di Fra Cur- rado della Penna da Piftoia Vefcovo di Fiefole con la fua effigie in abito Epifcopale fcolpita, e qui fu trasfe- rito nella demolizione del Coro vecchio 3 ove prima era- gli ftata fatta un'urna con quello epitaffio, CVRRADVS PATER QVEM CONTINET HIC LOCVS ATER.
MORIBVS VRBANVS PRAESVL QVONDAM FESVLANVS VITA MORALI DOCTRINA SPIRITVALI ALTER VIXIT DAV1T ET POPVLVM VERBO REC0NC1LIAVIT K 2 Dall'
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Dall' Abate Ughellì è fegfìata la morte di queflo Prela-
ro all'anno 1313. chiamato ancora Currado de* Gual- freducci. Nel mezzo della Chiefa appiè delle Scalee dell* Aitar maggiore è Ibtterrato Mattia Spagnuolo Vefcovo Caurienfe colla fua effigie intagliata nel marmo ; fu uo- mo di beli' ingegno , e Conigliere dei Re di Aragona, fi morì in Firenze 1* anno 1432. leggendofi nella lapida quanto fegue : HIC IACET P.P. D. MATTIAS EP. KAVRIEN. CAPVSSTBLLE
NAT. ILLVSTE. HEGVM CASTELLE ET ARAC CONSIL. QVI OBIIT DIE XII. SEPT. AN. DOM. MCCCCXXXII. Allato alla Cappella de' Rica/oli vi è Giovambatifta dì
quefta Famiglia Vefcovo di Cortona , e poi di Piitoia > impiegato per le fu e rare qualità in Ambafcerie , e cari- che importantiflìme , morì in Firenze nei 1572. leggen- dofi nel fuo Sepolcro di marmo queito gloriofo epitaffio in più fpartimenti : D. O. M,
IO ANNI BAPTISTAE RICASOLO CORTONENSI PRIMVM DEINDE PISTOR. El'ISC. QVI HIREDITARIO FERE IVRE OBSEQVI1S FAMILIAE MED1CEAE ADDICTVS A CLEM. VII. PONTIF. EXERCITVS IN FANNONIA ADVERSVS TVRCAS PRAEFECTVS MISSVS FVIT A COSMO MED. M. ETRVRIAE DVCB VIRI PRVDENTIA PERSPECTA ET IN CONSILIO PROSATO AD PP. MM.PLVRIES AD CAROL. V. C^ESAREM AVG. TER AD REGES REGINASQVE ET MAXX. FRINCIPES PRO REP. CHRISTIANA LEGATVS AN. AGENS LXVIII. CONFECTVS CVRLS ATQVE LABORIBVS GRATVS PRINCIPIBVS A SVBDITIS DEPLORATVS QVORVM SALVTEM IN TANTO RERVM CVMVLO EX ANIMO NVNQVAVI DEPOSVIT DOMI FATO FVNCTVS EST AN. V. MDLXXif. VIE KAL. MAR. SIMON ET IVLIANVS EX FRATRE NEPP. VT GRATOS SE TANTO PATRVOOSTEN- UERENT MON. HOC POSS. Ivi apprefìb forto ladrone di marmo giace Niccolò de*
Guafconi fauo Cavaliere da Carlo di Valois Re di Fran- cia ; le parole dicono : HOC
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HÒC TVA MAGNANIME CLAVDVWVR MEMBRA' SEPVLCRO
NICOLAE GENVS GVASCONVM CLARA PROPAGO MILES AB ILLVSTRI FRANCORVM REGE CREàTVS ♦- X. E qui vicino vedefi 1* effigie in bronzo fatta dal
celebre Lorenzo Ghiberti di Fra Lionardo Dati mirabi- le per dottrina , e nella Aia Religione Maeftro Genera- le, della cui morte, ed efequie Fra Santi Arrighi parla così ,, Ai ig. dì Marzo del 1424, mori Lionardo Da- ,, ti, fu di gran danno alla Città di Firenze , ed ali' y, Ordine, era dottiamo, ebbe all' efequie tutt' i Col- f, legj, Capitano di Parte , fd ài Mercanzia , tutte le if Capitudini , e 1' onoranza di 160. Doppieri „ Dal fuddetto Cronifta fi tralafcia il Cappello Cardinalizio,, che al nofìro Lionardo diede Papa Martino V. ab- benchè il Corriere, che portava l'avvifo a Firenze, lo5 trovafle trapaffaro* CELEBRIS HIC MEMORIA COLItVR CLARI ET RELIGIOSI
FR. LEONARDI STaTII DE FLOR. SACRE f HEOLOGIE AC TOTI/S ORDINIS PREDICATORVM MAGISTRI GENERALIS- ed eravi fatto le fue effigie,e in una cartella di Marmo
un' iferizione inoggi confumata, che dicea LEONARDI DATI STATI FILII ILLVSTREM QVISVIS
1MAGINEM CONTEMPLARIS ILLVSTRIOREM ANI- MAM COGITA. IN HOC V1RTVTES AN DISCIPLINE MAIORES EXTITERINT IONORES VTRASQVE MA- XIMAS AVTVMA NAM S. PALATII MAGISTER DO- MINICANI ORDINIS SVMMVS PRAEFECTVS IN CON- STANT. CONCILIO MARTINI V. ÉLECTOR ITALVS AD TICINEN^EM SYNODVM LEGA TVS VTRASQ. FREbETVLlTAMPLlSSlMASHINCIMMORTALISOCCV- BVIT AN. DOM. JVICCCCXXIV. IRANCISCVS DATVS CAMMILLI F1L. SBN. FLOR. GFNT1L1S CtARISSlMI MEMORIAM PARCIVS INDICATAM LIBERALIVS EXPRESS1T AN. DOM. MDCLXXVI1. |
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XI. Al-
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XI. Altri uomini Segnalati nelk lettere , dignità ,
ed illuftri per la chiara nobiltà de* natali quivi fono fe- polti, le memorie de' quali leggonfi fparfe per la Ghie- fa , e Chioftri -ornate di marmi , come Paolo Pilafljri Patriarca di Grado , Iacopo Altoviti Vefcovo di Fiefole, Bartolommeo libertini Vefcovo di Cortona > Benedetto Pagagnotti Vefcovo di Vafona , Francefco Minerbetti Arcivefcovo di SafTeri, e Vefcovo di Arezzo , Alefian- dro Strozzi Vefcovo di Volterra , e Fuligno Carbo- ni Vefcovo di Fkfok 0 della quaP famiglia, fecondo che #iota il Migliore * in un Suo manofcritto fu il Beato Iacopo figlio di Mejfer Bruno , che morì jru Firenze .r anno 1344. fono pure quivi Seppelliti Pier .Francefco Giambullari Aftrologo , e Matematico ce- lebratiffimo -del Secolo XVI. Carlo Lenzoni infigne Poeta j ed uno degF Istitutori della Sacra Accademia Fiorentina , Giovambatiffa Strozzi celebre nella Poefia ., Antonio Magliabechi, e tnolti altri , che fi tralafciano per fervile alla brevità, terminandoli .quella Lezione col novero di alcuni famofi Pittori, parimente tumulati in quefta Chìefa, e furono Angiolo Caddi nella Sepoltura, eh' egli fece -per i Suoi discendenti , Paolo Uccello , Domenico del Griliandàio , Lorenzo Lippi , Mario Balaflì nella Sepoltura .del Rofario, Giovanni Cacci- ai Scultore,, Antonio, e Giuliano da ;San Gallo, e giufta ;il Baldiaucci nella Compagnia di San Benedetto Bianco fu tumulato BaldafTar Prancefchini detto il Vol- terrano, aflbciato il fuo cadavere fino a S. Maria No- vella da tutti gli Accademici dtì difegno,. XÌL E analmente ai tanti pregj dLquefta Chiefa fi
aggiungano alcune cofe da me dimenticate , la prima è la pila fdell'acqua Santa entrando a manritta di maniera antica con ?queil:e lettere : fagno Gherardi Bordoni fetit fieri hoc opisgrò anima fuà .1300., la feconda è un PaJiotto ricamato con figure-) ed arricchito di perle, che coper- ro di un .velo fi mette all' Aitar maggiore ne'giorni più folenni, fu fatto da Fra Niccolò da Milano Converfo con ifpefa di feudi 500. il quale morì nel 1367. La ter- za |
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za è una colonna fpirale di marmo , che oggi ferve per
tenervi il Cero Pafquale accanto all' Aitar maggiore , ella è intagliata con pattini, ed altri adornamenti, ma quando il Coro era in mezzo 5 Serviva per leggìo can- tandovi/i il Vangelo . La quarta cofa è il Pergamo tut- to di marmo bianco con iftorie di rilievo fatto in tem- po di Fra Andrea de' Rucellai, che mori l'anno 1464. e fi crede a fpefe di Guglielmo di Cardinale Rucellai quivi fotto feppellito, né fi fa di chi fia lavoro. Ed in quello luogo notili} che meritano di effere confiderati i Tabernacoli appoggiati a due pilastri aliai ben'ìntefi, ed arricchiti di marmi col difegno di Bernardo Buonta- lenti : in quello dalla parte di Levante, che è della fami- glia de' Benedetti , vi è S. Pietro Martire , che ferito in fulla tetta fcrive col proprio fangue il Credo, ope- ra del Cigoli, pel difegno, e colorito lodatiffima ;, e la tefta di marmo, eh'è fopra del frontefpizio di elfo Ta- bernacolo fu fcolpita da Giovanni Caccini, dal quale di fomigliante materia fu lavorata la tefta di Maria nel!'altro Tabernacolo dirimpetto, ove il San Giacinto è di mano di Iacopo da Empoli , in cui fi vede Audio^ aliai lodevole. XIII. E qui per fine riportiamo due ifcrizioni, che tra* lafciate furono nella defcrizione della Cappella de' Gaddi; r.
SINIBALDO GADDIO THADEI F, PATRI OPT.
IN PVBLICA RE ET IN PRIVATA
MVLTA CVM LAVDE ET DIGNITATE VERSATO
OB AEGREGIAM IN SE INDVLGENTIAM
IVRE NATVRAE ET PIETATIS OFFICIO'
NICOLAVS GADDIVS D. AN. MDLXXVU.
NATVS AN. M. CCCC XCIX. XIV. KAL. MAH H. III.
OBIIT AN. MDLVIII. IX. KAL. IVL. H. XIII.
I I.
IOANNI GADDIO THADEI FILIO
CAMERAE APOSTOLICAE CLERICO DECANO UTERARIVM ERVDITORVMQVE VIRORVM INSIGNI PATROCINIO CLARO
AD NOMEN ET DIVTVRNAM MEMORIAM
NICOLAVS GADDIVS PATRVO DE SE SVISQVE BENEMERITO D.
AN. MDLXXVII.
ORITVR AN. MCDXCIII. Vili. KAL. MAH H. XIII.
OCCVMBIT MDXLII. XIV- KAL. NOV.
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LEZIONE VL
DI SANTA MARIA NOVELLA.
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I.
di ragionare de* Conventi,, e de' Me
nafleri annerii alle Chiefe, per così fervire air intraprefa brevità , erTendo cofa notiflìma , .quanto tra fé dilTo- miglianti fieno i tefori di una Chiefa —_________ ed i meriti di una Cafa Religiosa ;
tuttavolta trovandofi un Convento , il quale abbracci
tutti que* pregj ', che aver poffa un facto Tempio, fem- brami dovere indifpenfabile il non lafciar totalmente in oblivione le glorie di elfo . Ed uno appunto di quefti fi è il Convento di S. Maria Novella , del .quale niua* altro per vero dire può annoverare più notizie riguar- danti j o fi voglia T adorabile , o« il ammirabile, titoji amendue principali del mio istituto , e che non fi hanno a lafciare in dimenticanza . Per la ,qual cofa dopo avere compiuta in varie Lezioni la Storia della fovrana Chiefa di S. Maria Novella , mi piace con la medefima traccia delle facre maraviglie nel Convento racchiufe fare minutamente difeorfo. IL Dalla parte adunque di Ponente è iìtuato -il bel-
lo ) e magnifico Convento feompartito in più Dormen- tori , ed avente i Chioitri molto grandi, tra* quali due fono arricchiti dì pitture antiche, e moderne, ed abbon- danti di molte ragguardevolezze , il primo Chioftro , che viene allato alla Chiefa fabbricato «dalle famiglie Gui- dalotti, Lucalberti, e Catellini Fiìitieri da Cadigliene , V arme de' quali fi veggono in più luoghi , ha le pa- reti da tre Iati dipinte a frefeo di terra verde , avendo fatta
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fatta la fpefa Turino di Baldefe , come parla il Tuo Te-
stamento rogato da Ser Tommafo di Ser Silveftro di Ser Bernardo di Firenze ai 22. di Luglio del 134^ che efifte nell'Archivio de* Padri al Tacchetto di num. 6. ove leggeri : Turinns de lì al de fé Ci'vis itf Mercator Fior. pop. S. fancrapii fecit Teftatoentnm &c. Iti fero • iirt mille per far dipignere in S. Maria Novella tmto il Teftamento% vecchio fino al fine . Oli Artefici , Che dipinfero, -fu- rono Paolo Uccello, e Dello , del primo erTendo la_- Creazione dell' uomo, e degli animali, il peccato di A- damo, e di Eva, il gaftigo de* medefimi efpreilb in una vanga in mano di Adamo , e la rocca a Eva 5 che attu- almente fila-, Paolo fimilmente effigiò T omicidio di Caino) e la morte di Lamech , la Torre di Nembror , il Diluvio univerfale , Noè inebriato , e tutte le altre pitture di quella banda , meritando egli giustamente lode in queft' opera , per vederi! con fuo faticofo ftudio ravvivate , e rimette in ufo le regole di tirare-in profpettiva , Del Pittore Dello, guida il Va fari* è il Sacrifizio d' Ifacco > giovandomi però il credere, che tutte fieno fue per la fomiglianza di quella col rimanente dell'altre, che oc- cupano due altri lati del Chioftro , Quivi poi è il Ca- pitolo fatto da Mico Guidalotti col difegno di Fra Iaco- poda Nipozzano Converta del Convento - Parecchi Scrit- tori parlano di queita maravigliofa Cappella» ma giacché nel 1737' il Signor Abate Giufeppe Maria Mecatti Ac- cademico Apatitta , e Pallore Arcade né ha dato alle fianipe molte notizie iftoriche compiiate* da diverfi au- tori , io ftguendo le dotte orme di quello Autore note- rò fommariamente le cole principali. E primieramente qui è da confiderarfi T intenzione nel fabbricare quello Cappellone , che ebbe Buonàtrjico, addirnandato con no- me accorciato Mico Guidalotti, avendo egli voluto, che feryìr doverle per celebrarvi 1* annua folenne feria del Santifllmo Corpo di CriftO) non guardando a fpefe per cooperare al culto divino* E però ho io trovato nelle memorie ferine a penna prerTo i Padri, che in più vol- te -Mico donarle fiorini di oro 850.' oltre duemila , che Tom. III. L ne |
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ne lafciò al Convento nel fuo Teframento : ma morto
egli ai 4. di Settembre del 1355. in cambio di quefti furono donati al Convento due poderi da Domenico Fratello di Mico, del quale ho pretto di me varj Con- tratti , ed Iftrumenti, come fono due copiati dall' Ar- chivio di S. Salvi, uno del 1357. che è una confeffio- ne di dote fatta da Guido , e da Andrea de* Baidovi- netti fratelli , avendo Andrea fpofata Donna Niccolofa figlia di Domenico di Lippo de' Guidalotti del popolo di S* Maria Maggiore , rogato alle calende di Febbraio dello itelfo anno da Ser Niccolao di Sei* Piero, Cucci di Firenze ,• ed altro del i%6i. nel quale la fuddetta^ Donna Niccolofa rimafa vedova , per entrare in tenuta della fua dote fa Procuratore Branca di Lippo de' Gui- dalotti fuo fratello , e rogò ai 18. di Luglio Ser Do- menico di Ser Guido Pucci da Empoli Notaio Fioren- tino. Quefto Branca è un altro fratello del Fondatore, e comparifce nella fopra riferita memoria de' Padri a- ver dato 200. fiorini di oro per la fabbrica del Capi- tolo. De* due poderi poi trovo, che uno vicino a Mon- te Lupo fu venduto daJ Padri Domenicani per 750. fio- rini j fpefi per fare.il Dormentorio lungo , che riefce full* orto, onde nel muro fi vede V arme de' Guidalot- ti , la quale è un* ala azzurra in campo dorato fegnata quafi nel fuo centro di crocetta di oro . b tIII. E venendo ora al Cappellone, udì' anno 132Q.
o in quel torno ne furono gettati i fondamenti accanto alla Chiefa , otypiuttoiìo alle Catacombe , che girano i fondamenti della Chiefa verfo Ponente, e Tramontana.■> fpartite in alcune Cappelle , nelle quali le famiglie più illufòri della Città erano concorfe ad eleggeifi le loro fepolture, ornando le pareti di pitture } e regnandole!, colle Joro imprefe gentilizie. La porta , per la quale fi enxra in quefto Capitolo voltato a Mezzodì, è di figura quadrata lavorata di marmi avente nellJ architrave T ar- me del Fondatore in mezzo a due baffi rilievi, con girare fopra di quefta un arco, il quale reitando aperto dà mag- gior luce al Capitolo. A i lati della porta fonovi due art J fine- |
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fìneftrom non del tutto Spiacevoli, girati a mezzo tondo,
e fpartiti da tre colonne fpirali , le quali pofano fu due leoncelli di rilievo ; ed affine di dare lume alla fab- brica , la quale per altro farebbe riufeità piuttofìo ofcura j fece V Architetto un grand' occhio nella fac- ciata fopra le Volte del Chioftro. E benché affai folleva- to fia il Capitolo , alzato con quattro cordoni a terzo acuto, è rifufcito ali* occhio affai maeftofo, comparendo il vano della fabbrica di proporzione quadrilungo V Dirimpetto alla porta vi corrifponde V Altare con ni* buna follevata dal rimanente del pavimento in altezza di tre gradini, E già terminato il materiale del facro Ediflzio deliberò Mico Guidalotti con magnifico penfie- ro di adornare tutte le pareti, e la gran Volta di fa- cre pitture, facendo fcelra de' due Pittori in quel tem- po i più accreditati, i quali furono Taddeo Gaddi Fio- rentino , e Simone Memtni Sanefe. Il primo fi era ren- duto commendabile in Firenze per mirabili opere del fuo pennello , ed il fecondo era tornato d5 Avignone acclamato per le pitture, che avea colà fatte a Papa Gio- vanni XXIL Furono adunque aflegnati a Taddeo delia Volta i quattro fpartimenti , e delle pareti la facciata verfo Ponente, a Simone le facciate di Mezzodì, di Ca- riente, e dà Tramontana . E pofciachè poco-, o nulla potrò io dire ddk pitture riguardanti il Meridionale , co- mecché maltrattate dall' umido, e dall' acque intiodot- te dal vento per quel grand' occhio, che dà lume al Capitolo, quelle tralafciando principieremo dalla faccia- ta Orientale riportando le ftefFe parole del foprallodato Abate Mecatti a pag. g. come apprelTo „ Nella facciata ,, Orientale efprefife ( Simone Memmi ) con varj Sim- „ boli la Chiefa Militante, e Trionfante, Per la Mili- ,, tante ritraffe il modello della Chiefa di S. Maria del ,, Fiore dall' originale lafciato da Arnolfo di Lapo fuo „ primo Architetto , con intenzione di rapprefentare ,, colla forma materiale di quella la Chiefa Univerfale . ,v Figurò tutte le Dignità primarie, che in effa rifeggo- » no, del Sommo Pontefice, dell' Imperatore, e di mol- L 2 „ ti
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», ti altri ragguardevoli ' Perfonaggi . Vi pofe quaiì fri!
„ confufo tutti gli Ordini della noftra Religione, e ,, tra effi affai convenevolmente diftìnfe P Ordine Do- „ menjcano rappr*efa#tiociq> ledi/pute fatte; da,San Do- ,, menico , e da altri Religioni contro gli Eretici, quefti „ efpieflì fono con 1$ figuraci alcuni Lupi addentati ». lacerati s e polli in fuga » § quegli fimboleggiati fono » in alcuni Cani pezzati di color bianco, e nero, con ìy che alluder volle allVabito proprio del loro Iftituto . » Vi aggiunfe di'fopra .varie figure , colle quali vengo- » no lignificati i yani diletti degli amatori del Mondo, „ quindi la loro eonfeffione;, e penitenza, e finalmente ,,. il loro ingrefifo al Paradifo.L < coìH / jìj Vogliono alcuni , che nelle figure di quella fac-
„ ciata efprimelTe il Memmi 1' effigie di molte perfone ,, o viventi allora, o di frefco tempo mancate, efiendo ,, appunto ij costume di queir età il far ritrarre al na- ,, furale, anche ne' luoghi più fagri, perfonaggi , che „ flati follerò di reputazione, e di gran fama in loro ,, vita. Che però nell' effigie del Pontefice dicono, che „ facefle il ritratto del Beato Benedetto XI. dell' Or- „ dine Domenicano, ed in quella del Cardinale, quel- „ lo di Fra Niccolò Albertini da Prato, pure dello Itefs' ,s Ordine , e primo Cardinale, che avefle il Convento ,, di Santa Maria Novella di quefta nottra Città di Fi- ,, xenze » sv.'oSs '''FhJcì j '^i ; „ Affermano il Vafari, il Baldinucci, ed il Cinel-
„ li),che nella figura veicita di bianco rapprefentaffe al „ naturale 1' effigie di Giovanni Cimabue fatto in prò- „ filo in una figura, che ha il vifo magro , la barba „ piccala, e rolla, il. cappuccio in capo, che il fafcia „ i^orjfo intorno, e {otto la gola, come fi ufava in „ que' tempi; e che nella figura allato , il Memmi ri- j, uaefle fé fi elfo ,_ fervendoli per ciò fare di due fpecchi, ì% V uno deVquali fi ribatteva neil* altro. Nelle rimanenti „ figure vi fece il ritratto del celebre Lapo Architetto, „ e di Arnolfo fuo figlio, come pure quello del Conte ,> Guido Signore di Poppi , rapprefemato in quel fol- irt'te- s 3> da.to |
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j, datò armato 5 che apparifcè nell* ultimo luogo , fic-
„ come ne dà contezza Scipione Ammirato nella Sto- „ ria, che fc riffe; della Famiglia de* Conti Guidi. ,, Né tralafceremo dì accennare) che per la ftret-
„ tà amicizia,■ che il Memmi ebbe col celebre Petrar- „ ca j vi fé il ritratto dello ftefTo in una figura allato ,, ad un Cavalier di Rodi» e di quella Madonna Lau- ,, ra , ovvero Lametta della" nobile Famigliai di' Sadò „ Gentildonna di Avignone ; Quefta figurò' fra alcune „ donne fedenti, rapprefentando le Voluttà , e ve- „ dell quefta con una piccola fiammella fra il petto , e „ la gola, con vefte di color verde tutta tempeftata di „ fioretti in fembianza di violette , che graziofamente » i* adornano. bì. o» • ; a „ Nella parete a Tramontana , che fu la terza fac-
„ ciata dal Mernmi dipinta , rapprefentò la Crocififlione „ del Noftro Redentore Gesù Crifto, con gran* quantità; ,, di circoftanti, e fono figure con ringoiar maeftria di- ,, ftinte, ed efprelle con foni ma proprietà di attitudini .• ,, Nella parte inferiore a cornu E^angelii dipinfe la gì- „ ta al Calvario , e nell* altra a cornu Èpftola figuro' „ 1* Anima del Salvadore allorché fcefe al Limbo .- Gii „ riufcì il figurare quei Santi Padri, e Venerabili Pa- ,, triarchi in uno afpetto così gioiale > ed allegro, che „ pare, che fi legga fui loro volto il carattere di quel ,, giubbilo , che allora venne conceputo da i loro cuo- ,, ri. Si fcorge fotto a i piedi del Redentore 1' Infernal „ Nemico proftrato a terra, e calcato , in feg.no- della ,, vittoria fopra di elfo riportata. E in difparte fi oiTer- „ va una rovina di muraglia lignificante il Tempio del- ,, la Gentilità diroccato , e I' Idolatria caduta a terra ,, nello ftabilimento della Criftiana Religione . ,, Parlando poi a ragionare della parete a Occidente,
„ la quale fu aflegnataa Taddeo Gaddi in quei tempi non „ meno celebre Pittore, evi figurò egli in luogo eminente ,, 1' Angelico Dottor S. Tommafo ledente in cattedra, „ circondato da molti Angioli, altri con emblemi, al- ), tri con diverfi finimenti; ed attorno alcuni de' Santi „ Pio-
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j, Profeti, ^ gli Evangelifti. Sotto ai di lui piedi dipiti-
,, fé alcuni Eretici in atto di efTer rimali avviliti, e de- „ preflì ; dinotare con ciò volendo la confufione da qiie- „ fio Santo recata all' Erefia. Tiene in mano un libro ,, aperto, in cui fi legge Scritto in antico carattere; „ Optavi, fa datus efl mihi fenfus , fa inevoxatui, fa me* ,, nit in me fpritm' faj?ienfia, fa prapefui ìllam Regnisyfa & fé di bus j, „ Nelle quattordici Femmine dipinte al di fotto
9) rapprefentar volle le virtù, e le feienze in atto di ,) fare al Santo Dottore un molto decorofo corteggio» ,-, A ^uefte attribuì quella varietà -d' abiti ^ e divertita „ d* attitudini, quali fìimò più adattate al fine di ef- 5, primere il loro reggimento, ed impiego; e fotto cia- „ feuna di file collocò un qualche celebre uomo., che 5> in quella virtù angolarmente renduto fi folle accredi- „ tato. La prima dalia parte della fineiha , che ha il j) Mondo in mano , lignifica la Legge .Civile , di cui è. }, proprio dare ad eifo un ben ordinato regolamento ; ,, e fotto quefla jfta <jiuftiniano Imperadore Compila- M tore deli* lus Civile . La feconda rapprefenta 1' lus >, Canonico ; e per rapporto alla venerazione , che a „ cjueft© aver fi dee, la dipinfe con in mano un Tem- ,, pio, e fotto di effa il Sommo Pontefice , il quale del- » le Ecclefiaftiche Leggi efTer dee riconofeiuto per Capo; >,, e vogliono alcuni, che in -quefto efprimeffe la vera „ effigie di Clemente V. ,, Le due feguenti figure efprknono la Teologia fé-
„ condo i iuoi .diverfi ufizi , or di fpeoulativa , ed or „ <H pratica ; e finalmente vi adattò con gli atteggia- „ menti più coerenti , e con le loro divife più pro- „ prie la Fede, la Speranza, h Carità, collocando fot- „ to la Teologia fpeoulativa Pietro Maefìro delie Sen- ,9 tenze, Severino Boezio fotto la Teologia pratica , e ,, fotto le altre Dionifio Areopagita * Giovanni Dama- „ feeno , ed il grande Agoftino . Allato figurò le fet- ,, te Arti Liberali , con al difotto i loro più celebri „ ProfefTori. Àflerifce il Padre Biliotti nella deferizio» ne,
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#7
fi ne» che rapporta di quelle pitture, che fotto lf A-
j, rimmetica è porto Pittagora , Euclide -fotto la Geome- f) tria , Tolomeo fotto F Aftrologia, Tubalcaino fotto la 55 Mufica 5 Ariftotele fatto la Dialettica, fotto la Retto^ « rica Tullio, e fotto* la Grammatica Prikiano. 5, Sarà bene qui F avvertire , che nella penultima
5> figura rapprefentante Tullio, non dee ( come da al- 5, cuni fi pretende ) attribuirli ad abbaglio del Pittore, ,•, né a moftruofità dell' effigie la terza mano , che di si fotto al mento fi vede fcappar fuora della velie , non 55 elfendo quella una mano naturale , per cui quello fa* y, rebbe un atteggiamento molto improprio; ma credo- y, no, che ella poifa fervire di geroliflco, o di Simbo* y, lo, per lignificare forfè F eloquenza di sì grande uo- 5, moj o qualunque altra cofa; non effendo verifimile, 5, che un sì. valente Pittore , e tanto accreditato, doveflè 5, cadere in un errore così folenne , ed in una sbada- 55 raggine di così grande confiderazione. „ Sono altresì lavoro del pennello del Gaddi le
5, Pitture, colle quali furono abbelliti i quattro fparti- „ menti della Volta. In uno di efli fi rapprefenta mol<- „ to al naturale la fìoria della navigazione del Santo ,> Apoftolo Pietro , e la fua liberazione dal naufragio .• ,, nelF altro la gloriofa Refurrezione di Noftro Signor ,5 Gesù Crifto: nel terzo la di lui Afcenfione al Cielo r e 5, nelF ultimo la venuta dello Spirito Santo. Intorno a 5, i cordoni tra F uno fpartimento , e F altro vi fono „ dipinti i fregi, i quali vengono di quando in quando 5, tramezzati da diverft ritratti de* Padri antichi , e di „ altri aventi in mano alcune lille, in cui fono ferirti ,5 in antico carattere, per la gran diftanza poco anche „ intelligibile, tefti coerenti a i mifteri efprefll nelle Pit- 55 ture, ricorrendo fino al piano del pavimento un fre« », gio dipinto a frefeo con fiorami alla grottefea ,* IV. Sin qui la deferizione eruditiifima delF Autore
foppraddetto , il quale feguitando a dare altre notizie iftoriche, fuppone nel Gap. II. il Fondatore prevenuto dal- la morte prima # che le pitture del maeitofo Capitolo fof-
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follerò terminate., ciò aflerendo fui computo fatto da
Fra Modello Bilioni., il quale non avverrà J* anno giu- fto della morte deJ due bravi Pittori, mentre Taddeo Caddi dal Borghini , e .dal Vafari fi fa morto nel 1350. ed al più tardi dal Baidinucci con miglior fondamento ne] 1352. e di Simone Memmi chiaramente lcggeti nel Necrologio di San Domenico di Siena,» xome ai 4. di Agofto del 1344. gli furono celebrate 1' efequie, Mico poi Guidalotti , fecondo che fi raccoglie dall' ifcrizione della lapida Sepolcrale efiftente in mezzo del pavimento del Capitolo, morì ai 4. di Settembre del 1355. 'V. E tornando alle -pitture debbo qui dare la fua lode aìSig. Agoftino Veracini annoverato tra i pittori più eccellenti, che di prefente fiorifeano in Firenze,. Imper- ciocché elTendofi in quattro fecoli ie defciitte Figure re- fe ofc.ure) e coperte di una incallita polvere sì fatta- mente., che appena potevafi diftinguere alcun loro veiti- gio, a cquefìo Valentuomo riuicì meritarli P univerfale applauio nel ripulire, e ravvivare i colori >quafi fpentij e ima triti, e di ritoccare altresì gli .affatto .perduri 5 a- dattandofi con rara abilità a quelle maniere .così anti- che.. Il rmedcilmo ha lafciato pure un altro faggio del fuo spennello in .una tavola, ove ha effigiato S. Dome- nico , che tiene le dita di una mano fulla ;bocca, -e ve* defi querca fulla porta della facciata efteriore corrifpon- dente al Chioirro verde. Né lafeerò di olTervare alcuni Splendidi moderni rinnovamenti dell'Altare, e della Tri- buna } col ripulimenro delle pietre , e coir indoratura de'-vaghi intagli; veggendofi fui muovo Altare un divotif- fìmo , ed infìgne CrocifìiTo di marmo {colpito dal Pierat- ti , e donato dal Granduca Giovan Gaftone I. fi folle- va fepra ^quefta immagine un baldacchino a guifa di padiglione colorito di color vioiaceo, .ed arricchito di dorature.. La Tribuna altresì è fiata magnificamente rinnovata con pitture a frefeo nelle pareti} è nella Vol- ta , e con una tavola aliai commendata, il tutto lavo- rato di AlelTàndro Bronzino, il quale rapprefentò nel quadro S. Iacopo Apertolo in atto del fuo martirio*» che
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che rifarla il paralitico , ed ai Iati in nicchie finte di-
pinte i ritratti de3 Santi Lorenzo , Vincenzio Martire x Ifidoro , Ermenegildo Martire, Domenico, e Vincenzio Ferreri, corrifpondendo al difegno di ciafcuna nicchia un medaglione dimoftrante un miracolo di S. Iacopo, nella cui tavola , come in opera delle più accurate , e con maggiore applicazione dipinta , lafciò il Bronzino dì fé la feguente memòria 5, Rendendo grazie a Dio „ Aleifan dio Bronzino Allori dipingeva l'anno 1592.,, Sonovi per fine alquante lapide con ifcrizioni, che ren- dono viepiù nobile il pavimento, e tra quelle è confi- derabile un laftrone di marmo con epitaffio del Fonda- tore } che dice ; HIC IACET MICHVS
F1LIVS OLIM LAP1I DE GVIDALOTTIS MERCATOR QVI FECIT FIERI ET DIPINGI 1STVD CAPITVLVM CVM CAPPELLA SEPVLTVS IN HAB1TV ORDINIS AN. D. MCCCLV. DIE Sili, SFPTEMBR1S
?•• 1 REC4VIESCAT IN PACE E dietro all' Altare avvi lapidario cui fono cinque Con-
chiglie , arme della Famiglia Suares della Concha con la feguente iscrizione; BALTASAR SVARES DE LA CONCHA BAIVLIVVS FLORENTIAE
ET COMES STABVLI EOVESTRIS ORDINIS SANCTI STEPHANI
PRAEFECTVS TABELLÀRIORVM MAGNI DVCIS ETRVRIAE
ET FQVES IOSEPH CANONICVS FLORENTINVS
FERDINANDI SENATORIA FILII INSTAVRAVERVNT
ANNO CIdIdCCXXXIHI.
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( VI. E pafTando ora al Chioftro grande , la forma di eflb
è quali quadrata, circondato da ogni lat© di logge con archi retti da colonne di pietra forte di ordine Corin- tio , nelle quali fono intagliate le armi delle famiglie , che lo edificarono , come degli Ubriachi > Infangati , Bollichi, Ricci, Minerbetti, Rucellai, Falconi di Luci- ra. IH, M gna- |
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gnano , Strozzi, Tornabuoni, Salterelli , Aftudillo Ca-
rillo, ed altre, che gareggiarono nell' ornarlo di rrorie dipinte a frefco. Né debbo tacere i nomi di parecchi di cj uè'Religioni, per cui opera, ed indurirla furono dipin- ti alcuni archi, e furono i Padri Ignazio Danti , Dome- nico Dardi nelli , Giufcppe Doni , Matteo Strozzi , Tommaib Baccioni , Matteo MalegonneJle, Vincenzio Veglio, Lionardo Mini, Girolamo, e Timoteo de' Ric- ci , Zanobi Leoni, Girolamo Pollini, Antonio Berti, AleiTandro Capocchi, e Antonio del Neca *• 'VII. Né qui difdice perawentura il rammentare di
ciafcun arco la Storia, ed il pittore, che la figurò . E però principiando dalla banda riguardante il Ponente, orTerveremo i Puttini, e Profeti, che adornano la porta dell' ingredb , fatti da Alelfandro del Barbiere colla vol- ta alla Chinefe avente i ritratti del Granduca France- feo , e di Bianca Cappello, al primo arco vedefi Cri- ilo ritorto in abito di Ortolano, che apparifee alla Mad- dalena, ed è del Butteri ; al fecondo il Gamberucci dì- pinfe San Vincenzio Ferreri , che rifana infermi , nel terzo il detto Santo predicante è opera del medefimo, ed al quarto il Cigoli effigiò lo fteflb, che prende l'a- bito Domenicano. Principiano al quinto arco alcuni fatti di San Tommafo d'Aquino, cioè la fcuola del Santo, che è di Lodovico Buri, allato Marco Soderini rapprefentò Urbano IV. che dalle mani del Dottore An- gelico riceve l'ufizio del Santiflìmo Sagramento, nella ìettima facciata viene il Santo alla Menfa del Beato Re Luigi IX. di Francia dipinto da Antonio Pillori, e nel- l'ottava, eh*è del Gamberucci, vedenti gli Angioli, i quali cingono al Santo i lombi puriffimi. E qui feguo- no alcune rrorie di S. Pier Martire , la fu a morte prin- cipiata fu dalle Sciorina, e terminata dal Bambocci, dello Sciorina pure è la belliflìma battaglia degli Ereti- ci in Firenze, e di Benedetto Veglio la vifita delle San- te Cecile, Agnefa, e Caterina Vergine e Martire ; V ultima nei canto è la fcefa di Criito al Limbo , che è urta delle belle opere del Cavalier Cigoli fatta da gio- va- |
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vare. Indi voltando dal lato} che guarda il mezzo giorno,
iì principia da Crifto morto portato alla fepoltura, il qua- le infieme colla tetta della Vergine , e quella di San Giovanni fu dipinto da AlefFandro Allori, e/Fendo il rimanente del Butteri ; e feguitando incontranti quat- tro archi contenenti di San Domenico l'agonia» la mor- te, l'efequie, e la falita in Cielo. Moribondo fu dipin- to dal Buti, morto da Santi di Tito, e dove fale al Cielo è di Cofimo Gamberucci con poco buona inven- zione , la fepoltura poi è del Balducci. Dopo le quat- tro accennate viene un'opera del Gamberucci, che di- pi nfe il pofTefTo del Convento prefo dal Beato Giovanni di Salerno , e. poi ritornano i fatti più celebri della vi* ta del Santo Patriarca Domenico. Il Demonio, che get- ta una grorTa pietra al Santo Fondatore , è di Cofimo Gheri, e lo rtelìb diabolico Spirito, condotto dal Santo in Capitolo, è di Simone da Poggibonfi, Cofimo Gam- berucci fece il Patriarca , che fi flagella , dopo il quale Santi di Tito dipinfe gli Angioli, che portano alla men- fa il Pane» opera per il difegno ammirata, e da*princi- pianti fovente copiata. Contigua a sì vaga pittura è la vifione di San Domenico, quando la Sannffima Vergine fotto il fuo manto gli moftra i fuoi Frati, colorita dal Buti. Qui giunti al terzo angolo del Chioftro, fopra la porta vediamo Criito condotto a Pilato, e dall'altra ban- da la lavanda de'piedi agli Apertoli , amendue opere del Balducci, come ancora del medtfimo è la Volta. E facendoci dalla parete lungo la Sala del Papa, nel primo arco il Buti effigiò il Beato Reginaldo, cui la Santiflìma Vergine porge gli abiti Domenicani, per ri- verenza della quale poteva far di meno di dipignere i- gnudo il Beato ; al fecondo S. Domenico, che libera 1* Énergumena con belle attitudini, è lavoro di Lorenzo Sciorina; nel terzo il Buti rapprefentò una divora pro- ceflìone col Santo Padre avente nelle mani un'Imma- gine di Maria. Tre morti dal Beato Gufmano refufeitati occupano i tre feguenti archi 3 che fono Napoleone degli Oifini dipinto da Alexandre del Barbiere, il Capoirae- •:o: M 2 iftro |
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ftro della fabbrica dirS. "Siilo ^f Roma precipitato da
un palco rapp refe mata dal Vegliò ',' :éd un Bambino vi- pera di Giovan Maria Butteri .Segue l'apparizione-de* Santi Pietro e Paolo, porgendo a S* Domenico uno il libro, l'altro un battone, acciò egli andarle a predi- care il Vangelo, opera di Santi di Tito, del quale Pa- rimente fono le pitture dei quaranta Pellegrini, che in un fiume vicino a Tolofa affogavano, liberati dal Santo e l'incontro di e(To; e di San Francefco , Anche Gre- gorio Pagani fi fece qui onore dipignendo la confer- ma dell'Ordine Domenicano fatta da Papa Onorio III. veggendou* nel contiguo arco la vifione notturna avvenura ad Xnnocenzio Terzo, la quale è una capricciofa inven- zione di Simone da Poggibonfi , e ne'fei archi, che rimangono da quefto lato, Bernardino Poccetti ha fat- to maraviglie del fuo pennello , dimoftranti del Santo la nafcita > i libri, che vende per darne il prezzo ai pove- ri , le convertite Matrone Eretiche, che furono nel 1209. le Fondatrici della Regola Domenicana per le Mònache, documento chiariflìmo, che prima degli uomini S, Do- menico fondalfe cafe per le Donne, e loro dette coiìi- tuzioni. Le altre pitture del Poccetti fono la difputa contra gli Albigefì , 1* efperimenro nel fuoco de' libri Cattolici, e degli Ereticali , e finalmente la miffìone de- gli Apoltoli fatta da Criito . E reltando ora l'ultimo braccio del Chioftro trovati* in primo luogo il prefe- pio , che fece il Balducci, notandofi però , che avendo Agoitino Veracini rinnovate tutte le pitture qui de- ferite , e non poco guaite dall'aria , in queita egli rifece tutto il Santo Bambino. Vengono due archi rozzi, e fenza colori . Pofcia a manritta della Spezieria iì vede una Santa Rofa portar la Croce dipinta dal Bambocci, ed a mano manca s' incontra forfè la più bella di que- fte pitture , opera di Giovambatiita Paggi , che con fomma lode vi figurò il miracolo di Santa Caterina da Siena, quando convertì li dueraflailìni condotti al pa- tibolo ; ove un foldato reca liupore, e infiememente ter- rore } tanto fembra feroce } e vivo , la difpofizione, e le l ìé atti-
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attitudini dei due condannati giacenti fui carro , tanaglia*
ti vivi, con un manigoldo, che infuoca le tanaglie , non poffono elfer migliori j folarnenre potrebbefi chiedere , che cofa rapprefenti una Verginella velHta di verde per aria fenza aiuto né di Angioli , né dì ale, e pendente fui capo dei malfattori? ma il Paggi rifponderebbe aver e- gli voluto fpiegare la grazia conceduta da Dio alla San- ta di potere accompagnare col fuo fpirito alla morte i due Rei, onde replicata vedefi effa Santa, cioè orante in fua cafa , ed in aria in quella figura, che fcaccia i De- monj d'intorno a que'miferi, e che loro addita Crifto apparito tutto livido, e pieno di fangue. Reftano final- mente a confiderarfi cinque archi, nei cjuali vivamente effigiati fono , di Sant'Antonino in primo luogo il mi- racolo di un bambino rifanato colorito dai Veglio, nel fecondo la proceflìone del Santo Arcivefcovo, che prende il pofTerTo ài fua Chiefa > ove il Balducci ol- tre avere dipinto il Santo fcalzo ne' piedi, fotto il Bal- dacchino portato da i Bisdomini tenenti in capo una corona di ulivo, ha merlo in nobile prospettiva la log- gia del Palazzo, con tutta la Signoria in belle attitudi- ni , ed il Gonfaloniere, che offequia il nuovo Paftore: in terzo luogo Giovammaria Cafini dipinfe V Ambafce- ria del Santo a nome della Repubblica a Papa Pio II. del Butteri è la morte del Santo IterTo, ed il Soderini has graziofamente colorita la Ilaria de* due ciechi con- dannati a reftituire le monete di oro, che avevano cu- cite nel berretto. Vicino alla porta > per cui entram- mo , vi è il miracolo di San Vincenzio Ferrerij quan- do rifufcitò un bambino dalla propria Madre uccifo, e cotto, e il nome del Pittore dice Be. Mon. Fior. f. 1607. Nel mezzo poi del Chioiìro fovra bafe di pietra-» vedefi la ftatua del Beato Giovanni da Salerno Fonda- tore del Convento lavorata da Francefco Ticciati > con •fcrizione comporta dal Padre Fra Lodovico Cafotti di Santa Maria Novellai ed è la feguente ; |
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D. O. M.
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n
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D. O. M«
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AREAM HANC
ANTIQVA NEMORIS DENSITATE PVRGATAM
BT NOVA 1AP1DVM DJSPOSITIONE
MAGNIFICENT1VS EXORNATAM
QVO MAGIS SPECTABILEM
HVIVS COENOEI1 PATRES
ITERVM EXHIBERENT
B. IOANNIS DE SALERNO FVNDATORIS SVI FERPETVO A DIE OBITVS CVLTT HOC IN TEMPLO QVIESCENTIS ,ì SIMVLACRVM PONENDVM DECREVERE AN. DOM. MDCCXXXV. Vili. Da quefto Chiofiro verfo il mezzodì il entra
nella Cappella di §&n Niccolò edificata da Dardano Ac- ciaiuoli nell'anno 1332. Quefti fu mollo a tale opera per occafione di certa uva Luglioia » che chiefe a' Padri eiTendo infermo , né ritrovara effendofene fuori che nell* orto del Convento , per gratitudine fui fuo terreno a S. Maria Novella contiguo murò egli la detta Cappella , che Leone Acciaiuoli fece dipignere da Spinello Aretino con itorie di quel Santo , tramezzate in alcuni luoghi da grappoli di uva » reitate alquanto ofcurate da un incen- dio > che vi fegul 5 e pofcia fu dato loro di bianco . Appiè dell' Altare è fepolto con ballo rilievo il Fonda* tore, attorno al quale leggefi : QVI DIACE L ONORATO BARDANO DEGLI ACCIAIVOLI
IL QVALE FECE EDIFICARE QVESTA CAPPELLA PER RIMEDIO DELL ANIMA SVA E DESCENDENTI ALLE f QVALI ANIME SIA PACE AMEN. ANNI DOM.MCCCXXXW. j
DIE VI. DI GIVGNO-
Ed al Sepolcro di Leone fcnovi le feguenti lettere*
HIC
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HIC IACET CORPVS NOBILTS VIRI LEONIS DE ACCIAIVOLIS
QVl H/\NC CAPPELLAI PINGI FECiT IN PLVRIBVSQVE ORNAVIT DEQVB HA OFFICIANDA PROVIDIT OBIIT AUlE.vl AN. DOMINI MCCJCV. DIE XVIII. MSNSIS IVNII IX. E per ultimo falendo alla famofa Libreria ricca
di pregevoli manofcritti ,e di rari volumi, diftribuiti con bella ordinanza, e custoditi da parecchi dotti Religioni, tra'quali infaticabili nello fìudio delle vetufte carte fo- no i PP. Giufeppe Gentili , e Vincenzio Finefchi , alla cui ecceffiva gentilezza dobbiamo grado di moltiffime auten- tiche pregevoli "notizie . Ora per dire alcunché dell' ampio vafo di tale Biblioteca , lafciando i tanti tefori di dottrina, e di erudizione ivi racchiufi, farò folo menzione di alcuni Scrittori di quello Convento , veggendofi i loro ritratti in i4. quadri, parte de'quali fono dipinti da Iacopo Vignili, e collocati {uìle Scanzie, e fecondo 1' ordine di queièe ne diamo i nomi coli* età , nella quale fiorirono, e fono Fra Ruggieri Calcagni Vefcovo ài Calrro , ed Inquifitore in Tofcana,che fiorì nel 1245. il Beato Aldobrandino Caval- canti Vefcovo di Orvieto 1279. il B. Giordano da Rivalto 1314. il B. Fra Paolo Pilaitri Patriarca di Grado 1314. il B. Remigio Fior, difcepolo di S. Tommafo 13 igt Iacopo Paf- favanti 1357. Piero Strozzi i$6i. Luca Mannelli Vefcovo di Ofimo 1364. Fra Domenico Nardi 1385. Fra Zanobi Guafconi 1383. Fra Ubertino Albizzi 1433. Fra Leonardo Dati Maestro Generale 1424. Fra Bartolommeo Rimbertini 14/56. e Fra Raffaello delle Colombe . In quattro quadri grandi fonovi pure il B. Alberto Magno , San Tommafo di Aquino , il B. Giovanni di Domenico Cardinale , ed il E. Cardinale Ugone, e per fine in due Ovati Monfignor Francefco Boneiani, e dirimpetto il P. Fra Domenico Gori. Copia de* Documenti autentici della donazione di
quefio luogo fatta a'Padri Predicatori, 1221. vi. Id. Novembri* Ind. X. Vresbiter Tore fé Re-
Sor Ecclejte S. Marie Novelle renuntiavit in manibnt Do-
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Domini Hug. Ofiien. et Vellet. Epìscopi Jìpoftolice Sedi?
Legati omni turi quod ei pertinebut in ditla Ecclefia S. Marie Nocelle , et AB a funi hec Florentie in Valatto Do- mini Episcopi Fior, prefentibus Domino Ioanne Fior, Epi* fcopo . Domino Goffredo Pifiorienfi Episcopo , & Abbate de Monantola . ìtem anno et IndiBione prediBa ? fcilicet quinto Jd.
}$o*vembris et in eodem Palatio Et in prefentia Domini Renaldi Cappellani diBi Domini Fior. Episcopi. Latini fil. lldebrandi . Sinibaldi fil. Libriachi Bonagiunte de Medico , et Lanzi Mot. Ad honorem Dei ,& B. Marie Semper Virginis . et
omnium $anBorum et Sanelarum Dei . Domimi s Hug. O- ftien. & Velletr. Epifcopus Apoftolice Sedis Legatus & Do- minus Ioanne f Fior. Epifcopus et CI anni Prepofitus & Do- minus Barus Archipresbiter Fior, confentientibus Presbitero Ruflico if Presbitero Iacobo et Gentile Canonicis Fior. d.ederunt et concejferunt Domino Ubaidino recipenti pò Fratribus Or din. Predicatorum &. eorum vice ,ét uti- litate et pò foto ipfo Ordine JEccleJiam et Cappel- lata S. Marie Modelle in perpetuimi ut in ea fieni et morentur atque habitent et divina Officia ibi celebrent fine alicuius contradiBione jet* molefiia falvo iure et o- bedientia diBi Domini loannis Fior. Episcopi et Capi' tuli Fior, Ego Renuccius de la Pre fifa lui. & Not*
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II.
1221. Prid. Id„ Novembri s Ind. X. Nos Hugolinus
Ofiien. et Velletr. Epifcopus Cardinalis et Apofiolice Se- dis Legatus inftituimus & ponimus te Fratrem lohannenu Ordinis Predicatorum prò te , et omnibus tuis Fratribus diBi Ordinis et pò toto ipfo Ordine accipientem iru Ecclejìa et de Ecclefia S- Marie Novelle cum fuis do- mibus ér Cemeterio et fex ftaiorìs terre circa Eccle- fiam prò Orto fadendo ut in ipfa fietis habitetis et mo- remini in perpetuum & divina Officia in ea celebretis Ba-
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H
jfameftes ut ^c ntiftfa ingiurio fermdìgdt it?§ata #T
perpetuo mali fura . S'tquis autem cantra hanc noflram infiì* tutionem aliquo , xafu xontramenjre• temptamerit mei mùs prediBos Fruires mèi aliquemmejlrumin'ipfa mei de ipfa mei prò ipfa Eccléjìd^mel-^iès^occ'a^bk^^i^yebuì mei per- doni* mei in ojficìis iéiSraMoiqkomikuf^iffé' officia celebra,' re pojjìtis feu alio quocumque modo inìuriare mei in ali- quo mole fi are prefumferit ipfum &' ^uodlibet , & quotquot fuerint Clerici jìme Laici mafculi Jìme femine autorità* te Sedis Apoflolice maledicimus , & excomm unicamus ana- ibernati sminculo ìmiodantes . , ** ' ABa funt hec omnia Fior, in Coro ditle Ècclejìe pre-
fent. Domino loanneFior. Epìscopo , * Chianni Fropojito , & Domino > Archipresh. Fior. & quibufdam Canonici $ JLccleJìe S. Repàrate li-O "-■'; >h-.&ip • t Qà3 i l4 * TejlesMardbottinus de Campi Boneambius Soldi A~
eerbus Falferonis & Raynerìus & OBamianus eius filii fa' Iacobus Rainerii Gorboli & Iacobus Dietifal'miyé?Loé~ teriuf Tomaquinci. Ego Boninfegna Conjìlii Ottonif Roman. Imperai. Index
Fublicus not. hec omnia ex mandato Bonfantis Maz-
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Tom III.
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O SIA APPENDICE A QUANTO SI E' DETTO
DELLA CHIESA E DEL CONVENTO M S, MARIA NOVELLA. m vi \
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OH credendo iof che farà d-ifca.ro al Leg-
gitore di avere un Catalogo de* Beati 5 de* Cardinali , de' Vefcovi , e de* Mae- feri Generali Itati Figli di cjuefto Con* vento ) ed ancora delle Compagnie} che qui fi radunano, mi farò dagli Uomi- ni illurrri in Santità , o in Dottrina , o= |
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in Dignità ponendone qui il feguente Indice
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v- ^:-{v-'vt* i
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B E A T I .
B. Gio: da Salerno primo Priore nel 121& morto non fi
. fa quando.
B. Buoninfegna Cicciaporci Martire in Antiochia 1270. B. Remigio di Chiaro mori nel 1319. B. Fino da Barberino mori nel 1332. B. Aleffio degli Strozzi morì nel 1383. B. Guido da Reggello morì nel 1394. B. Gio: di Domenico Cardinale morì in Buda d' Unghe- ria 1419. io. di Giugno. CARDINALI.
Niccolò da Prato creato da Benedetto XI. nel 1303. mor-
to in Avignone nell'anno, giuria il fuo epitaffio 1321. d' Aprile . B. Gio: di Domenico creato da Gregorio XII. nel 1408.
morì come fi dice fopra . pa-
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PATRIARCHI , ARCIVESCOVI /E VESCOVI.
Ambrogio di Firenze Vefcovo di Rimini morì 1272.
Ruggieri Calcagni primo Inquùitoriein To.fcana Vefco- vo di Caitro ifiòrì 1274. ?] ; r, Morando da Signa Vefcovo^diCaglicmojftébnel 127/5, Aldobrandino Cavalcanti Vicario di cinque Papi, Velco- vo di Orvieto morì 1279. , ? Currado Gualfreducci Vefcovo di Fiefole morto nel 1312. Paolo de'Pilaftri Patriarca ài Grado morì nel r^ij. Gregorio Vefe#vo di Faenza morto 1f$& <?;no Simone Salterelli Arcivefcoyo di Pila mori 1342» ; n Gio: Cojiverfo, poi Sacerdote, e Vefcovo Tefeìicenfe mo- rì 1348.. . cz (1 Paolo Zuccheri Vefcovo di Malfa morì 1352. Angiolo Acciaiuoli Vefcovo dell' Aquila 5 di Firenze j e . di Monte Calino, morì 1357. ,; ■.. ù.... Arrigo Grandoni Vefcovo di Setta i$6$- Riccardo Tedaldi Vefcovo .di Cagli morì 1363. !: Luca Mannelli Vefcovo di Ofimo, poi di Gubbio morto oKilifit.xg^. h® atei wu'ù q! : . .::. CI '•'•/ $ il feJ Pafcafio Bentac'cordi Vefcovo Lavacenfe morì j$68. Mario Ardinghelli Vefcovo di Città di Penna morto 1372. Paolo Bilenchi Vefcovo Calcedonenfe morto nel 13.81. Gio: di Béncio Aldobrandini Vefcovo di Gubbio morì Benedetto Ardinghelli Vefcovo Caftellanenfe morì nel
Matteo Bruni Vefcovo 4i SerTa morì 1384.
Matteo da Empoli Vefcovo Colocenfe 1400.
Antonio Cipolloni Arci vefcovo ài Saffevi, e prima Vefco-
vo ài Fiefole, e ài Volterra, morì nel 14031 Iacopo Altoviti Vefcovo di Fiefole mòri i4i<5. j
Simone Salterelli juniore Vefcovo-di Cornacchia poi di
Trieile morì 1420.. Domenico Fiorentino Arci vefcovo di Tolofa morto 1421.
-Ubertino degli Albizzi Vefcovo di Piftoia 1433.
Lorenzo Cardoni Vefcovo xiiiS&gona 143S.
N 2 Ste-
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Stefano Mangiatroie Àrcivefcovo di Atene morì nel 1444.
Francefco di Ser Vanni di Bindo Vefcovo dì Ciuftino- polr 1448^ ■l"\tn'ùì ih ove
Lorenzo, da Caftelfiorentino Vefcovo; di Acarà> 1458* i. Bartolommeo diLapaccio Rimbertini Vefcovo dì Corto- * tìa-y poi di Corone morto'1466. ? ànditi i;b obrtfio M Giuliano di Antonio d'Arrigo da MohtelupofVefcovo- Gi- taridenfe 1485. '.kt¥'£ ì hom or/tv'iO ib ov
Benedetto' Pagagriorti Vefcovo di Vafóne 1527. bi
Giulio Delfi Vefcovo Alefiano 15^5. i bik j.'I Arcangelo Baldini Vefcovo di; GravinawtfM-i oiiog? •
Giovanni! della "Robbia Vefcovo .di iSèrtiWÀÉlts^K^i^rnr<s Cherubino Màlaffpini Vefcovo di Borgo"?§.oStepolcro rriòv ■ri 166'], ;/§f'gi fi
Gio; Carlo Baldovinetti Vefcovo di Sv Sepolcro kft^*£*J
Giacinto Falconetti Vefcovo di Groieto-ij'fio. ■' Raimondo Pecchioli Vefcovo di Borgo S*vSepolcró 1748. -^'tf tft^'t il^'OV' :v-:'-:.- v-- rrt&bft$tO ogni A torri oidduO ih ioti tornio ib ^VòabiV' HjbncTEM soiiJ
Leonardo di Stagio Dati eletto Generale nel r"4i%* fu uno degli Elettori di Papa Martino V^fu Maeftro del Sacro ,ìf Palazzo i etnaQrtbiiéiim%i%<®'m:n'^i i I.;?; s.- vflK ^Verrebbero per fine i moltillìmi Religiofi morti
in quefio Convento con iitraordinaria opinione» di San- tità ,• leifim^ndef quali fono fiate diligentemente fcritte a penna dal P. Domenico Maria Sandr.ini, ed efiito-nb nel- la Libreria di S.Maria Novella» alia quale rimetto il Leg- gitore . Di sunfolo però mi conviene far menzione per rigMÓjfckra'd'qtm* sinfigne Opera; pia fé non da elfo princi- piata, dal- mede fimo certamente profeguita, e perfeziona- ta - Queitilèi iili'Pi Aleflaridrb Capocchi fiorentino, alla ipuioqairità.:-à?mfuteeCongregazione.ideile--Fanciulle dette della Pietà in Via del Mandorlo comprefa'Tiel Quartiere . tb |S. Croce » ma dain©i rfferbatà a queito luogo per co- rona del; Cm qui detto: ad- diluii razione, deilla ?Moria di S. Maria Novella ?;,E che il P* Capocchi Ila ibita-ilJDirettó- ~3i2'' 1 M re,
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re, e Padre delle fnddette fanciulle, benché fieno molti
i documenti, che ce lo atteftano , riporterò la fola au- torità di Fra Serafino Razzi nell' aggiunta , eh' egli fe- ce alle Vite de'Beati Domenicani date alle ftampe nel 1588. dove leggefi cóme fegue ,, Durò ( Aieffandro Ca~ ,., pocchi ) ogni fatica per la Congregazione di quella. 5, Fanciulle derelitte chiamate della Pietà in Via del Man- ,j dorlo , diede loro la regola , e le ììfcituzioni » Infe- i, gnò loro a leggere , e cantare di canto fermo , e tut- j, te T altre cofe neceffarie al culto Divino , e governo 5, del Convento , che per mezzo fuo venne all' augu- ty mento , in cui oggi fi trova ,, e dopo -, il medefimo Scrit- tore deferivendo le folenni efequie fatte al detto Padre, foggiugne come appredo ,y Comparfero fra l'altre per- „ ione proeeffionalmente le Fanciulle della Pietà itate 5, fotto fa cult odia fua , ed a loro fu aperta la sbarra » j3 onde poterò ordinatamente falire a baciargli chi* la- • &. mano, chi. la .fronte r & chi i piedi con molte lagri- ìft emè: e pietà,.tg»>Ì&a Siùq 9 t,6tum Usfi fò&3'if] -?.:.: ; : *oò i MI. (Quindi ' io *tralafciando di sì gran Servo di Dio ogni ragionamento 6 fi voglia.di fue eroiche virtù, o di fue Apoièoliche fatiche , o di fua eelefte Sapienza , o de* miracoli da lui operati , dirò alcunché delia Congrega- zione.di dette Fanciulle, che per vero dire fono Japiù glo- riola memoria: de'.gran meriti dei Venerabil Religiofo . Il principio adunque di tal Convento fu pei)fiero di Mefs. Antonio del Milanefe fanto Sacerdote, e Confeffore accre- ditato di Monache, il quale pieno di zelo per l'innocen- za del debole, e tenero ferfo, fi unì con altri Sacerdoti a trovare maniera di chiudere in qualche pia Cafa molte_. Zittelle abbandonate , ed aiutato Mefè* Antonio da una piiifima Dama appellata Margherita Borromei , ebbe dal- la médefima alcune Cafe nel Borgo di Ggniffanti , che ridurle ad un Conventino, dove mettere in ferbo quelle Fanciulle, che avelfero le feguenri condizioni: t. Che follerò fenza Padre, e Madre capaci di averne cura . 2. Che non avelfero meno di 6. anni , né più di ti* pofeia- chè in tale età probabilmente non ha pericolato il loro QUO»
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onore. $. Che non fo fièro rtropprate , né infette di ocm.»
tagiofe infermità , né Hate corrette per la povertà a men- dicar per je vie : E petqj con quella idea Jaudèvole .aven- done radunate fino a óo. adì ,8. Dicembre del 1554- le intr^dufTe nel nuovo Convento i dove in tre anni creb- bero iìno a cento -} ma tòlto di vita quel fanto Sacerdote , volle la Divina Provvidenza ,,che al nciho Ven. Dome- nicano ne foffe dato da' Superiori il governo, e la dire- zione totale <) alla .quale fi applicò egli con tanto fer- vore,,ed impegno in benefizio di «quelle , che preflo tutte iì avanzarono nelle .virtù con ammirazione , e lo- de univerfale eie* Fiorentini , i quali non tardarono a da- re al :p. Aleffandro abbondevole foccorfo di limofine u E perchè dal numero delle Figlie , c|ie ogni dì; crefeeva. 5 il luogo diventato .era affai ,angufto j trovò V amorofo Governatore in via del Mandorlo non diiungi dalla Porta a Pinti junortocon cafe r giudicato opportuno , .onde fab- bricare .un ampio ^Convento , Chiefa, Chip/tri > ed oiììci- ne , che preitQ egli muròa * potè nel giorno fefHvo di S. Antonino delt$£>©. proceflìonalmente trasilerirvi i<5o. Fanciulle ,, né mai iìno che *viffe sì .amorevole Padre la- fciò di -provvederle di tutto il bifognevote1, .* nero effe ■^^^fo»^ r^y^^ì^iÌ3^^RrórJ^^@£t££U:ti9£e ne collocarono in Sagreitia di loro Chiefa il ritratto avente in mano il di- fegno del Convento , con .■quefte parole jttitt: ni VEN.J>ATER ALEXANDER CAPQCCm.VS ORD.PRAEDICATORVM
:r±< QV1 DOMVM HANC A FVNDAMENTIS EREXIT AG lPRLMVS JEAjM EACRI.S MINISTERIIS DECORAVIT,, • '.':■'•■:.'■''■ . '.■'"•■■ ik >.. , il-- ?, . ■ ili . ' i." . ! :,. • /.., i. ; .• "„' ._:"'".■'.'«>"
IV. Mi conviene per flfle far parola delle Compagnie ,
ebe fono .ne'Gbiortri di .quefto Convento , molto antiche , ed infiememente .affai giovevoli alla divozione deJCitta- dini * £ però tralafciandone nove<, che non ci fono più, di diciaffette,, che contavano", ci faremo dalla Venerabile Compagnia di .San jSimone , e San Taddeo detta dipoi di. Gesù Pellegrino, la quale ba avuto il fuo nafeimen- to nel Convento, leggendoti Morigine di ella Dell' Archi- la VÌO |
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vio di S. Maria Novella , come appretto „ Efifendo la Ciu
„ tà di Firenze in molti tra vagii cagionati dalla guerra „ di Caitruccio j dalla venuta del Bavaro , e di Giovanni „ Re di Boemia , e da altre infinite turbolenze» ed uU >5 tintamente afflitta dallo fpaventevole > et orribile dilu- j, vio venuto adi 4. di Novembre del 1333, atterriti i Cit- ,) tadini , e temendo l'ira di Dio per i loro peccati * j, grandemente fi commofTero , e rivolte a Dio le menti „ loro, cercarono conia penitenza, ed altre opere buo- „ ne di placarlo , et infra gli altri vi furono alcuni , i ,, quali per fepararfi in certo modo * et itf certi tempi „ dalle cofe del Mondo f e darfi al fervigio' Divino , fi „ ritirarono dietro alla Chiefa di S. Maria Novella, e „ decloro proprj danari edificarono la Cappella di Sari „ Simone , e di San Taddeo, oggi detta del Pellegrino, „ e quivi adi 1. di Gennaio del 1333. ab Incarnatione iì 5, cominciarono a radunare; e per avere ferma regola»' j, e modo certo di vivere ne* fanti efercizj, ordinarono al* „ cuni Capitoli, i quali poi l'anno 1354*. nel mefe di 3, Luglio furono riformati , et approvati da Monsignor „ Francefco allora Vefcovo di Firenze,, Fin qui la So- praddetta Scrittura , dovendo io arrogere alla data no- tizia i pregj non pochi di sì celebre Compagnia o fi guar- di il pailato , o il predente : Neil' antico ella è infigne per gli atti di carità ufati pubblicamente , come di andare a Seppellire i morti difciplinandofi, facendone chiara te- fìimonianza alcune tavole , nelle quali fi veggono occu- pati ne' detti efercizj, ficchè meritò , che a hi foffero la- feiate grotte rendite , le quali fi doveano distribuire su, benefizio pubblico di Doti s e di limofine agl'Infermi, agli Spedali ce. W anche di prefente venerabile appreso qua- lunque perfona, trovandoli nel novero de'Fratelli arro- tata la primaria Nobiltà Fiorentina ; Onde fempre ne* fono ufeiti Perfonaggi e per lettere^ e per fantità Angola- ri, che a nominarli farebbe per riefeire il racconto trop- po proliiTo . Inoltre queiia fu decorata coli' efTer affiineira alla participazione di tutti i beni dell' Ordine de' Pre- dicatori dal Maeilro Generale de' Domenicani Fra Lio*4 nardo
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nardo ÌDd tricòrne, corrae^fi 4ia tetterà datd ari: Firen-
ze 1425. Ha per coitume di andare ogni anno neli* uU rima Doménica di Gennaio a offerta al Sepolcro della, B, Villana nella Ghiefa di S. Maria Nocella , infieme colla Compagnia del Tempio , le quali due Compagnie hanno fopra il Corpo, e Reliquie della Beata un antico dirif* to .In quella ;Compagnia finalmente , che è Striata fou to le Volte , ritrovafi, un Archivio ottimamente riordi- nato di libri antichi, di cartapecore * e di altre f&ritture abbondantemente ripieno. V. La feconda Compagnia per irlituto piò antica ,
ma più moderna per V abitazione nel Convento de'Pa- dri , fi è quella, il cui titolo è San Lorenzo in Valco : Eb- be quella il fuo principio? conforme ricavali dai' libri vecchi di Ricordanze negli anni 1279. in un Oratorio , o fivveroRomnorio vicino a Firenze apprerlo a Monte Oli- veto luogo detto al Caflsgno , dove i fratelli dimorarono fin tanto che cresciuti di numero fi trasferirono allo Spe- dale del Porcellana, in oggi Mona itero ddk Stabilire in Via della Scala, e dipoi nel 13^5. vennero in S. Maria Novella , comprando da* Frati il luogo ^ ove è di prefen- te , cioè fopra l'andito, che dal Cortile conduce nel Chio- ltro werde per mezzo di fiorini 100. di oro ., eiTendo Priore Fra Zanobi Guafconi , e per effer la detta Com- pagnia collocata in alto vien denominata San Lorenzo il? Palco } avente all'Altare una tavola affai ammirabile ope* ra del Grillandaio . VI. In terzo luogo viene la Compagnia accanto alla
Ghiefa dia Levante fopra il Cimitero intitolata San Bene- detto Bianco } the ebbe il £uo incominciamento nell'anno 1357. adì 11. di Agolìo fetta dell'Aifunzione di Maria., nel Monafìero ài S. Salvatore dei Camaldoli con licenza dell'Abate Giovanni, ei Fondatori furono Dino di Tu- rino , Gio: Michele , e Francefco di Feo, di dove poi col crefeere de'Fratelli partirono andando a S. Spirito, e_»: finalmente venuti al Convento de* PP. Predicatori nel 1385. lì ftabilirono folto la Sala dei Papa , ma quefta re- cata incorporata nel Monditelo Nuovo, determinarono di
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ài fabbricarli da'fondamenti una nuova Compagnia nel
cimitero lungo la Chiefa , confinante con la via pubblica detta degli Avelli , fu gettata ia prima pierra benedetta con le lolite cerimonie il dì 12. di Luglio del 1570. dai Vefcovo di Penna Iacopo Guidile terminata la fabbrica fu celebrata la prima Melfa da Monsignor Luigi Pucci con eiferfi di lì in poi talmente ravvivato il fervore ne'Fra- telli che poteva la Compagnia denominare piuttoiìo una Religione al fecolo di uomini fpirituali , lo che fi con- ferma da una raccolta di vite de* Fratelli {crine a penna da Fra Domenico Gori fanto Religioso de' Predicatori , e per più anni zelantiilimo Direttore di quella Compagnia . Vi fono parecchie tavole di celebri Pittori, delle quali qui ne faremo fommariamente menzione, e fono: Neil* in-grelfo un Crilto cadente fotto la Croce di Vincenzio Dandini , accanto due ovati con S. Antonino , e S. Gio: Batilta del Vignali; fulla porta della Compagnia un San Benedetto del mede fimo > del quale pure è un 3. Filippo Neri fulla porta della Sala , di Iacopo d' Empoli un* Af- funta alla parete della Compagnia : all' Altare la tavola rapprefenrante Maria , e S. Gio: Evangelica è di Matteo Roflfelìi con in mezzo un CrocififlTo di cartapelta , ai hit due quadri dipinti fu ir alfe con $. Benedetto in uno, e S« Giuliano nell5 altro fono di Criiìofano Allori , fotto l'Ai- tare un Crilto morto è del Curradi , eil Padre Eterno in alto è del Biliberti con fotto di elfo una tavola dèi Vi- gnali , che vi rapp^efentò le Marie dal Sepolcro : in fac- cia fopra la porta il medefimo effigiò a olio Crilto alla Colonna , e fopra due avelli V Ecce homo è di Onorio Marinari, £ la Coronazione di Spine di Verginio Zabal- li , pendono qui dalle pareti Storie fatte da Lorenzo Lip- pi , dal Bilibert , e da Pietro Confortini. Fuori poi del- la Compagnia fonovi del Vignali le Anime del Purgato- rio , una Storia di S. Benedetto, e la Natività di Crilto co* Pallori., la Nunziata è del Curradi » ed altra Natività con Angioli è del Cavalier Raffaello Ximenes . All'Ai- tar del Tormacino Vincenzio Meucci colorì S. Filippo Neri , e S, Maria Maddalena de'Pazzi , e allato il Cur- T®m. III. O ladi |
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radi fece i due Angioli. In Sagrestia ammirabile è uil*
limbo di Carlin Dolci.* Nella Sala un' Alluma , e un S. Benedetto fono del Vignali , la Capannuccia , e un Cri- tìo morrò dipinfe il Volterrano. E traile Reliquie infigni avvi il Corpo di S. Ireneo Martire . VII. Il quarto luogo fi darà alla Compagnia intitola-
ta degl'Innocenti volgarmente detta del Nocentino? e principiò nella maniera feguente, come leggefi nei Libro de* Capitoli vecchi della medefima alla pagina prima „ ,', Quella Venerab. Compagnia ebbe per fuo fondamento, „ e per fuo titolo i pieziofiflimi Santi Martiri Innocen- „ ti Notòri Padroni da primo fuo principio, corrente gli >, anni della Incarnazione di Noftro Signore Iefu Criito ,, MGccLxxxviiil. adì primo di Maggio al tempo del San- j, ctiffimo Meflere Sancto Papa Vrbano vi. pella grazia di j, Dio e di Mefler Bartolommeo da Padova Padre et „ Paflore del Popolo et Comune di Firenze et al tempo ,, del favio e difereto huomo MejflTer Antonio da Tre- „ vifi Priore et Paftore di Sancta Maria Maggiore di 9i Firenze che in quel tempo fi rahunoee la noltra Com- „ pagnia degl'Innocenti e di poi ci partimmo nell'anno „ 1415. del mefe di Luglio e tornammo in Sancta Ma- ,) ria Novella nella Cappella de' Popolefchi fotto le Voi- j, te di detta Chiefa allato alla Compagnia di San Tom- n mafo d* Aquino e dipoi ci partimmo adì 24. di Gen- ,, r.aio del 1466. e andammo ad habirare ove al prefente j, fiamo cioè nel Capitolo del Chioftro Maggiore di S. ,, M. Novella, elTendo Priore Frate Stefano Benincafa „ Così il detto Libro , e circa il fuddetto Capitolo notar mi piace, che fu fatto edificare da Baldaflar degli Ubria- chi Famiglia Fiorentina nel 1360. o in quel torno » vi è una Tavola de* SS. Innocenti beiliffima , ma non fi fa 1' Artefice , e dalle armi, che in ella fi veggono, fu fatta fare da* Fratelli della ftefla Compagnia. VIII. Della Pura altra Confraternita , che chiamai!
ancora del SS. Sagramento , ne abbiamo favellato difopra in occafìone di rammentare'il prodigio operato dalla Sa- gratiflìma Immagine di Maria, ma per dare il raggua- glio |
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gli© di alcune Tue vicende , conforme vien riferito dal
ioprallodato Fra Biliotti, diremo che defiderandofi da i Religiofi del Convento, che queft* Immagine folle con maggior divozionefervita, istituirono una Compagnia per recitare quivi alcune laudi , ed a' Fratelli fu da* Padri af- fegnato il luogo fotto la Cappella de' RuteMai , ove fon di prefente. Coli'andar del tempo , come far fogliono le cofe umane , cominciò ad intiepidirli il fervore, per la qual c.ofa nell'anno 1531. fi unì alla Compagnia della.. Pura quella di S. Niccolò da Tolentino, che fi adunava nella Chiefa di S. Egidio dello Spedale di S. M. Nuova , e nelP anno 1545. eOfendo Priore del Convento F!ra=Lo- renzo di SetJaftiano determinoffi di aggregare a* primi Fratelli la Compagnia del Santiffimo SagramentOv, che al- lora flava fotto le Volte , ficchè minatori l'abito , che era di color cenerino, in bianco, e rinnovatali la divifa del- la Compagnia della Pura , che prima era una corona con alcune fpazzole ,0 fieno canne, in cambio della coro- ria vi pofero il Calice, ed in quefta maniera di due Com- pagnie una fé ne fece , e cominciofli ad appellare dellÉu Pura , e del SS. .Sagramento, e quefta nella terza Dome- nica del mefe fuole intervenire alla Procefllone in Chie- fa de';Padri, ed accompagnare il Viatico agi* Infermi . IX. Dopo la Pura nomineremo la Compagnia di S.
benedetto nero,già detta di S..Benedetto bigio. Ella van- ita il fuo principio nel Monaftero di 3» Salvadore de^ Ca- nialdoli ne'15. di Agofto del 1351. ed ebbe la fua origi- ne nella medefima maniera della Compagnia di S, Bene- detto bianco , non discordando in altro che nell'anno, è che fdftero una fòla, provali da tre tavole antiche di S. Benedetto , il quale quivi fi vede veititodi bianco ,e pofte- •riormente in altra è veftito di bigio , e finalmente nella 'terza di nero, e di più amendue le Compagnie hanno il medefimo Santo Contitolare, che è S. Giuliano, ed eflen- do nate nel medefimo luogo , e nel medefimo giorno io fono di credere , che 1* iftituzione loro fo(Te anche nello freiTo anno 4351. feguitapoi elfendb la divifione nel 1357. Ma che ne fia di ciò) feguiteremo a dire qualmente fi O 2 par-
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partirono dal fùddetto Monaltero circa l'anno 1500. è^»
{e ne andarono a S, Trinità, e vi efiit'e ancora inoggi la loro Sepoltura: finalmente né 113 anno i;so5« fe ne venne- ro in S. M. Novella comprando il luogo per fiorini 100. e fu in quel tempo che fi fabbricava di nuovo il Chio- ftro della Porta . Quella Compagnia è di molto efempio alla Citta, mentrechè va giornalmente per i morti Fra- telli) che fono moltiffimi , e la maggior parte gente di Campagna , folendo fovente andare in proceffione difci- plinandofi .•>.; -, ,. ; X. La Compagnia della Scala è la fetfima principia-
ta nello Spedale di S. Maria della Scala, dove adunavanfi alcuni divoti Fanciulli Fondatori di sì fervente Confra- ternita , ma trafportato efiefido detto Spedale a quello de' Nocenti fulla piazza della Nunziata , ed in fuo luo- go collocate le Monache di S. Martino y furono coitret- ti i Fanciulli a-cercarli altro luogo , e richiedendo a* Frati eli S.. Maria Novella ricetto , loro fu concefib quel luogo, che fervi prima a tre fopprefie Compagnie, cioè quella di S. Vincenzio $ di S. Zanobi y e dello Spirito Santo, e nel dì 6* di Febbraio dell* anno 1541. ne prefero poifelfo pagando annualmente al Convento il canone in ricono- icenza del Padronato , che ne hanno i Padri ; ed anche quivi fono tavole di eccellenti dipintori, come nel primo ricetto alla Cappella a manritta ,. di Lorenzo Lippi è un Grillo con le Marie, dirimpetto la Tavola di Tobia, che rallumina il Padre, è opera di Orazio Fidani ; fopra la porta, che mette nella Compagnia il Currado dipinfe Ma- ria, cui fi presentano varj Fanciulli, fulla Cantoria è di Car- lin Dolci il Sé Raffaello , avvi nella tettata Tavola con Maria fatta dal Grillandaio , ed in Sagreftia un Crifìo fatto in una notte dal Lippi. XI. L* ottava ed ultima Compagnia fi è quella di S.
Anna detta de'Palafrenieri , che fi radunava primiera- mente in S. Ruffillo, e pofeia nella Cappella di S. Nic- colò degli Acciaiuoli , elTendo fiato loro conceduto il luogo da' Padri nel 1689. preceduto però un notabile contralto 9 che mi giova qui di riferire , giulìa le me- morie |
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morie del Convento. Era fiata iftftufra in S. Lucia1 fui
Prato Una Congregazione intitolata clella Dottrina Cri- stiana , ed effendo angufto il luogo pel numero de'Fra- telli , che ogni dì più fi aumentava, fu chicfta la Chiefa di S. Michele dirimpetto ali* Oratorio di Or S. M. dove oggi vi ufizia la Compagnia di S. Carlo detta de' Lom- bardi , onde avuta 1* efclufiva, tentarono i Fratelli di otte- nere la Compagnia di S. Domenico in Palazzuolo , ma trovati forti oftacoli, fi determinarono di chiedere la fo- praddetta Cappella di S. Niccolò fondata da Dardano degli Acciaiuoli pei4 comodo d«J Frati infermi con orto per 1' Infermeria . Ma non informati i Fratelli della in- tenzione avuta dal Fondatore , credendo che fufficientc-» folfe , onde ottenere ri loro fine, ti confenfo della Fa- miglia degli Acciaiuoli , e dell'Arte de* Mercatanti per le antiche ragioni, cioè degli Acciaiuoli ,- che la fabbrica- rono , e del Magiftrato che per ordine del Comune di Firenze diede mano a fare la Sala del Papa coli' entra- tura in Via della Scala , e nulla eflì fapendo, che il pre- detto Dardano 1'avefle donata al Convento, come lo di- chiarano le Scritture , trafcurarono di chiedere la per- mimone a* Padri, i quali per riparare al diritto proprio ricorfero ai Granduca Ferdinando I. e fecero sì che la*. Compagnia averle dal Sovrano la proibizione di quivi ufiziare , ed i medefìmi Religiofi per liberarli da fomi- giianti litigj diedero il luogo a' Palafrenieri nel 1589. che vi fondarono la Compagnia di S. Anna, ma fenza^ l'entratura in Convento, rimafa rimurata la Porta* che corrifpondeva nel gran Chioftro • |
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LE*
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LEZIONE Vili.
DEL MONASTERO NUOVO
DETTO I>ELiLA CONCEZIONE.. ■.."-'.■'.'V ^/#u ' . * '..^
O fo bene, die alle cofe un qui rife-
rite di Santa Maria Novella, fi può opporre Pavere io tralafcjato di ra- gionate delP appartamento addimanda- to Sala del Papa, la quale non Solo ha Slhiftrato Firenze,) ma infieme ha àc- crefciuto a Santa Maria Novella , e privilegi , e fpèndore. Ma perchè nfai , dirà alcuno,, nelle pattate Lezioni tacere le ragguardevolezze di que* fio fovra.no Edilìzio , -e degl* illuitri Qfpiti le gloriole memorie ? A -quefto -benché iìavi la Sua rifpofta', ed al- quanto diSpiaeevole, conciofiachè il magnifico Salone in oggi è chiufo nel Sacro recinto di Vergini elauftrali per renunzia fatta da' Padri ., tnttavolta mi piace per So- disfare alla curiofità del mio Leggitore condurlo in quefto Monaftero avente così raro monumento delk_, grandezze di Firenze* e però dopo avere notato l'ori- gine , e progredii ragguardevoli dell' Iftituto di queite No- bili E.eli^iofèj w&èwmvtèàìQ i pregj rnaravi.glio.fi dell' au- gufta Sala. II. La pietà3& la gratitudine, che morlerò il Gran-
duca Cofimo J. ad istituire nel 1561. lMlluftre Ordine de* Cavalieri di Santo Stefano Papa, e Martire, anima- rono parimente D. Leonora di Toledo .moglie di Cofi- mo a fondare fotto la Stella Regola un Monaftero di Gentildonne, le quali prima di entrare foftero tenute di fare le provanze di Nobiltà nella maniera, che lo fanno i Cavalieri di detto Ordine. Ma nel 1562. efTendo ftata El- la da morte prevenuta , lafciò nel teftamento la ideata ere-
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f II
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erezione, applicandovi non piccole entrate, le quali fu-
rono aumentate dal Granduca fuo Marito con magni- ficenza fingolare . Scelfe Cofimo per la fondazione il luogo a mezzo la via della fcala a manritta fulle cafe, e terreni degli Acciainoli, devolute al Fifco in tempo della Repubblica, aggiugnendovi per maggior comoda delle Monache quella parte di fabbrica contigua al Con- vento di S. M. Novella molto nobilitata da'Pontefici, da* Imperatori , e da* Principi, che l'abitarono , come dif- fufamente fra poco diremo. Fu pertanto nel 1563. be- nedetta la prima pietra ai 27. di Luglio full'ora di ter- za dall'Arcivescovo Altoviti alla prefenza de'Principi » e del Senato Fiorentino, colla Mena cantata dal Capi^ tolo di San Lorenzo , e nella confacrata pietra get- tata dal Granduca ne* fondamenti erano fcritte le fé* guenti parole: ILLVSTRISSIMVS COSMVS FLOR. ET SENARVM DVX II*
FECIT EX TESTAMENTO ELEONORAE TOEEDAE VXORIS'
ET EX SVI FTETATE AN» D. MDLXIII*
XXVII. IVLr HORA UT
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E fé Cofimo impedito dalla morte non potè da-
re alla fabbrica l'ultima perfezione, raccomandolla pe- rò al fuccefibre fuo figlio Francefco , il quale dal più funefto cafo tolto di vita, lafciò al fratello Ferdi- nando la gloria di dare l'ultima mano alla pia Opera, di fua illultre Madre, avendovi ancora circa le cofti- tuzioni ftabilire utiliffime ordinanze, maflìmamente nel- la veftizio^ delle nobili Fanciulle. Né debbo tacere quanto dice 1' Ammirato di quéfto Monaftero alla par- te I. de'fuoi Opufcoli pag. 178. nominandolo COSI 55 j, Monaftero nuovo, per le rendite, che vi fono afle- „ gnate, e per la coftruzione di elfo di fpefa grandif- „ fima >, Le prime Donne introdottevi da Ferdinando nel 1592. per dar norma alle cofe da oflervarfi, come già dicemmo nella Parte II. del Qyartier di S. Croce nar-
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furono cinque Vc-ner. Monache levate dal Conven-
to delle Murate di Firenze, .chiamatA Suor Umiliana Lenzi ? Suor Oretta Satiri, Suor Clemenza d'Aro Spa- gnuola , :Suor Laura Aldobrandino , e Suor Laudomine M alate ili j delle jq.ua li. te Mie la dignità del Badelfatico Suor Umiliana , effondo con pompa accompagnate dal- la GrandutherTa Griitina di Lorena, e da Maria figlia del Granduca Francefcq , poi Regina di Francia, e dal- la Ducheffa Francesca Orfìni Aia della Principeda Ma- ria, con tufera la nobiltà a e concorfo di popolo. La Chiefa nel i<5oi. fu dedicata alla Concezione della Ver- ' gine Maria da AleiTandro Marzimedici, in -que'tempi Ve- scovo di Fitfole, e vederi fuori di Chiefa accanto alla porta nei muro cartello .di «marmo .denotante la -Confa» esazione 5 come apprettò : IILVSTRISSIMVS ET REVERENDISSTMVS D. ALEX»
, MA&TIVS MED. EPJSCOPVS FESVXAN. ET COMES TVRRICHII NEC NON ILLVSTRISS. ET REVEREND. X>. ALEX. MEDICES S. R. E. CARDINALIS EPI- SCOPI PRAENEST- ET ARC#. FLOR. SVFFRAG. AD HONOREM DEI ET IMMÀCVLATAE CONCEPTIONIS JB, M. VIRGINIS HANC ECCLESIAM EPISCOPALI 1NDVLG. MVNERE DITATAM CONSECRAVIX JII. JCA.L. OCTOJ3R.IS M.DCJ. IH. Entrando poi in Chiefa troviamo a mano manca
sii primo Altare una Madonna dipinta a frefeo in mezzo a due Santi, che è infigne per miracoli * adorata già nella itrada «pubblica alla parete d' una cafa degli Ac- ciaiuoli , de* .quali veggonfi le armi e nel cortile , e lungo la via della fcala > * trasferito il Tabernacolo mitacolofo nella Chiefa fu ornato di una tavola, o*% ve il Paifignano vi effigiò ,un giovane civile, ed alcuni Angioli . Air Aitar maggiore evvi un grande arco in pietra ferina di ordine Corinto , dentro del quale_, foorgefi il miitero della Epifania , colorito da Fran- cefeo Conti con invenzione propria , belle attitudini , e vago difegno , fopra dell' arco, quanto grande è la facciata, da Antonio Franchi celebre non meno nel, di-
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cliplgnere, che ndìs infegnare i prJncfpj dell' arte, co*
me lo dimoftra un fuo Libro più fiate fìampato j e da tutti commendato , fu effigiata la Santiflìma Concezione di Maria con allato S. Michele Arcangiolo, Santo Ste- fano Papi, e Martire, e San Benedetto, e voltando dal- la parte deli* Epistola ali' Aitar laterale Ci vede una Pie- tà lodata dagl'intendenti con lode di Aurelio Lomi., che la fece . Nel fondo della Chiefa in una nicchia di pietra ferena è collocata una ftatua di marmo rapprefentante Don- na Eleonora di Toledo Fondatrice ( di cui noi diamo in rame due medaglie, nelle quali e da oiTervaiil la ve- ntura affai fempliee..) e fotto alla detta fiatila leggonfi poche parole altresì femplici, e fono- ELEONOKA TOIETANA MEDICES FVNDATRIX.
IV. Né dovendoti* tralafciare il novero delle intigni
Reliquie, le quali rendono quella Chiefa viepiù ado- rabile, ofTerveremo primieramente il corpo di San Fe- liciflìmo Martire collocato in ricca urna fotto 1' Aitar grande, E la Traslazione di quefto Santo Martire in un libro di Ricordanze del Monaltero viene icritta così }) 5, Dovendo andare a Roma Monfìgnor Sergrifi Priore 5, della Chiefa, e del Convento de'Cavalieri di Pifa > „ e noftro Superiore, nella fua partenza fu pregato da >» Suor Lucrezia Sergrifi fua forella , e dalla Madre Ab- 3> badeffa a voler procurar loro un Corpo Santo, e „ però giunto in Roma avendo presentata la fupplica „ noftra a Papa Innocenzio XI. fu benignamente efau- „ dito , onde aperte le Catacombe di Ciriaca, e da quel- „ le eitratto il Corpo d'un Santo Martire, fu dal Pon- 5, tefice a noi mandato col nome di S, Feliciffimo, che « arrivò in Firenze il dì zó. di Settembre del 16S7, ,> Oltre a quello Santo Corpo veggonll in cuftodie affai riccamente lavorate altre Reliquie preziofe, che fono una Spina del Signore, due Tefte delle X.m. Vergini, al- tra di S. Giuliano Martire, braccio di San Trofìmo M. uno di Santa Candida Martire, il Cranio di San Cle- Tom. III. P men-
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mente M* la fpalla di San Zarba M. ed uno Stinco dì S.
Severo M. e molte altre collocate full* Aitare del Coro * V. Venendo ora al magnifico interiore deLMona- ftero difegnato da Giulio Parigi ,. che non poteva ideare edifizia più comodo alle Nobili Vergini, he più: glorio- fo alla memoria di Ferdinando, vi fi veggono a piali terreno, cinque lunghe,. e vaghiflime logge ,, che rocchio attonito tutte le gode in un colpo, e tra quefte ffcupen- da è quella a mano, manca dell' ing.refTogg la quale ha ventitre archi a. proporzion di circolo, ed è di lunghez- za braccia cento feflantauno.. Le Officine fono ampie, e luminofe, maflìmamente il Refettorio adorno di pittu- re fatte dal Meucci, e da'fuoi Scolari, oltre un Cenacolo dipinto a frefco nella teftata opera , crediamo, di Matteo RoiTelli ► Sopra tutte le cofe poi notevole è la Sala del Papa , della quale, benché non fia. più a noi viabile , darò, qui fommariamente la relazione. Noti mancavano a Firenze Conventi grandiofl aventi ogni comodità per alloggiare illultri Foreftieri, e fopra tutti capaciffimo era il Convento di Santa Maria Novella :: Nulladimeno la Repubblica Fiorentina magmficentifllma quanto altra mai nella Ofpitalità, eMendo proflima la venuta di Papa Mar- tino V. volle aggiugnere a quello Convento dalla parte di Ponente fui terreno de* Padri un edilìzio, fenza di- fagio de' Religiofi , degno di ricevere e Pontefici , e4 altri Augufti Foreftieri, che fofifero venuti nello fcorrere del tempo a Firenze. Nell'anno adunque 1418. ai 25* di Gennaio nel Gonfalonierato di Antonio da Rabatta, come nota l'Ammirato Lib. XVIII. fi fece una provvifio- ne per dar principio a querF edilìzio > afTegnando tale in- cumbenza agli Operai di Santa Maria del Fiore > i qua- li nominarono alcuni Gentiluomini per foprantendere alla fabbrica, la cui fpefa ne'Iibri dell'Opera compari- fce dì fiorini di oro 1500. L'entratura pubblica in que- llo nuovo appartamento non era fòlamente per il Con- vento, ma nel principio di via della fcala, come leggefi in molte relazioni di ingreffi folenni de*Papi, e de* Principi. V. E
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VI. E giacché il primo ad alloggiarvi fu Martano V,
non difdice ora di dare la relazione del fuo ingreilo, come fi riferifce alle Riformazioni nel? armadio quinto in un Libro intitolato; Honoranze -nelVingrejfo. dì Fon* teficì, e di <varj Sovrani in .Firenze* Giunta adunque Sua. Santità alla Badia di S, Salvi fuori della Porta .alla Cro- ce -, l'altro giorno i che fu, giuria l'Ammirato il zó. dì Febbraio del 1419. pafsò al Convento di San Gallo, ove fu vifitata da'Capitani di Parte, e presentatole un Cavai* lo bianco , manfuetiflìmo> e di inaravigliofa bellezza , fui quale montato il Papa, e pervenuto alla porta a S. Gallo trovò il Gonfaloniere Iacopo da Filicaia co'Si- gnori, è Collegi» e con tutti i Magi (irati riccamente addobbati ad affettarlo, E qui lafciando di rammenta- re le cerimonie Ecclefiailiche notate neVLibrì Pontificali9 e ufate neiringreflo d' un Papa in una Città , principiò l'ordine della pioceflìone, nella quale oltre il Capito- lo , eJl Clero Fiorentino, eranvi tutte le Regole , con cen- to giovani delle principali famiglie noftre veftiti di drap- po con doppieri in mano per onorare il. Santo Pa- dre , il quale fotto baldacchino di broccato portatovi da i Signori era merlo in mezzo dal Gonfaloniere , e dal Propoiio, quegli avendo prefo la delira redine del ca- vallo, e queiii la finiitra, e gettato giù il rastrello, che per l'entratura di qualunque altro Principe non fi era più coitumaio , andando il Corpo di Criiio innanzi al Papa fotto il baldacchino della Parte Guelfa, con gran- di acclamazioni del popolo entrò in Firenze , feguer.do dopo la perfona del Pontefice tredici Cardinali , mol- ti Vefcovi, e con effi un mondo di gente, e con qucH* ordine fé ne venne dritto oltre il Borgo éi San Loren- zo fino a- Santa Maria del Fiore, dove fmontato entrò nel Duomo con le folite orazioni della Chiefa in fo- migliami ciccafioni, e partendo da Santa Maria del Fio- re di nuovo rimontò a cavallo, e per la via dei Bale- ftrierì , e dalle cafe de'Magalotti pervenne in piaz- za de* Signori. Quindi per Por Santa Maria entrato in' Borgo Sant'Apoftolo, e volto da Cafa degli Spini P 2 al
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al canto der Tornaquinci, fc ne andò a quello de* Cai>
nefecchi, e di lì a fmontare in Via della Scala, per do* ve fall nella gran Sala fempre accompagnato da'detti Signori fino all'ultima ftanza >-óve'voltatoli il Papa Hi cénziollt con affettuofe parola, e colla fua benedizione, VII. Dopo Martino V. fu affegnato quefo nobile appartaménto per alloggio del Cardinale Giordano Or- fini nel 1424. andando egli Legato a Bologna ."Nell'anno 1434. vi abitò Eugenio JV. fuggitoti di Roma, come già fi difle da noi , e ritornato da Ferrara quivi celebrò il Concilio generale con ila tanto fofpirata unione dalla Chiefa Greca, e Latina, non trafeurando in quefto tem- po la riforma ài parecchi Monafterj decaduti della pri- ma disciplina .Nel 145 ttt vi alloggiò- 1' Imperadorc Fe- derigo III. col giovinetto fuo nipóte Ladislao Re di Ungheria, venuto feco per affiftere in Roma all'inco- ronazione dell' Imperadorc, e per incontrare la novella Spofa di quello ,' figlia -del Re di Portogallo. Nel 145 j. vi fìette Giovanni Caravaial Cardinale Legato, da Niccolò V. fpedito a comporre la pace tra il Re di A- jragona > e quello di Francia , e fuoi'\ Collegati. Nel J455>. onorò quefta franza Pio II. paflando a Mantova per concludere una lega de'Principi Criftiani centra al Turco; e nel 1465.vi abitò un Figlio di Ferdinando Re di Napoli con nobiliflìma comitiva di Signori andando a {Milano perla figlia di quel' Duca desinata moglie di fuo fratello. Nel 1472., con fplendida magnificenza fu alloggiato Criiterno Re di Dacia, di Svezia, e di Nor- vegia > del quale nell* Ammirato al -LibroXXIV. leg- gonfi alcune cofe degne da notarli, e fono come ap- pretto ,, Era queito Rè di grave afpetto, avea la bar- >y ha lunga, e canuta, e benché barbaro non avea dall' 5, apparenza l'animo diffomigliante ,-ónde il> di feguen- '5, te veduto che ebbe la Città volle venire in Palagio, „ e vifitata che ebbe la Signoria , chiefe , che fé gli 5, mo/baifero gli Evangeli Greci y i quali erano itati 5, portati gl'i anni addietro di Coftantinopoli, e le Pan? ìj dette, le quali andato a vedere,. dùTe, quegli edere i „ veri
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% vefirtefori; de* Principi: yj Vi fti ancora ricévuto nel
3494. Guglielmo BrtfforiettoVefeovb di !Sart Malo , e pofcia Cardinale, uomo» giufta l'Ammirato, di auto- rità grande prelibai ; Re Carlo j ebbe egli onori fupe-t riori al grado fuo * rfffndovi andàtài la Signoria1 a vifi* tarlo., e con regalarci riccamente^, affinchè egli bperaffé col )fuo Re ! sb che Pifa i «tornafle all'iubbidiénza de' Fio* arentini .Nel 1515; il dìngocndi Novembre con {bienne in- greiTo riferito negli Annali dì Monfignor Graffi Vefco- vo di Pefero ,. vi abitò Leone X. il quale ai 3» Dicem- bre partì per Bologna ^ neli ritorno1 però volle abitare -nel palazzo.di Cofimx><in via targalV1^' ?h*vfli&-tm%®m im » 'io (Vili. Potrei raccontare^! blrrr Principi", a' quali là Repubblica nella dimoradorb iri:Firenze desinò così famosi £0 alloggio : .ma tutti quefti tralascerò per paiìàrè a far parola dell' ufo, che della falà & è fatto dalie Monache, del JioftroConvento. Hanno effe adunque fpartito il gran Sa- lone in tre piani, tr.ò.van'dòfr.a terreno ifanzonr dal\Xo- prallodato Architetto idilegriati a ufo di Guardarobe, di Scrittoio, e di rimili officine: nel feondo plano avvi una comoda Infermeria con tutto il bifognevole per le am- malate: nel terzo! fparti mento viene un Dormentorio , e per ultima cofa la foffitta, fopra la quale non eflendo- vi ingombri di ftanze, fcorgefi tutta la lunghezza, e lar- ghezza dell'antico Salone,: che nel fuo principio aveva. tre fpartimentf, o fivvero Sale, e giovami di credere, che quella di mezzo, che è Fa maggiore , fervide alle affemblee del .Concilio .generale fotte Eugenio XV. fer- vendo le altre due per le udienze degli Arnbafciadori de* Principi fecondo il loro: rango» Io non vi ho ravvifa- tò pitture, che certamente vi erano prima dell'ultima vicenda: piamente è rimafo nella, prima Sala dell* in- greffo dalla banda, della via della fcalàA un corniciofre , f ftegi.o a chiarofeuro con un Cherubino,- il quale effendo l'arme del Capitolo Fiorentino, é un nuovo eontraflegno* che dall' Opera del Duomo fia flato fatto il Salone, la cut lunghezza è di braccia 13&. la larghezza braccia 2%* e P altezza ?z|*^ e fpjcfej^iù, per il terréno della Città alzato*. ;,v^:;A xxi'ùh^i 'ìv^'^.\W\ ':::±.xyì^v\'t&x $W£^j$$ '
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IX. E qui per fine rnoftràr dobbiamo, (che oltre I?
ingrelTo |pubblico in Via della Scala) che aveva quello magnifico Pontificio Appartamento, eravi un'altra por- tacche (dalla gran Sala tconduceva in Convento de*Pa- dri j ed i ponttfici jn.occaiìonejdijceìebrare folenni Mef* {e, o altre Ecclcfìaftiche. funzioni nella Cniefa di Santa Maria Novella , moli ufcivano .altrimenti jdalla Via Ideila Scala, ima : dai la Sala, venivano nel Dormen torio detto della Cappella, di dove fòendeyano la fcala del Con* vento, e pàlTando per iLGhiojftro verde entravano in Chiefa . Bqueita portai iaquale; jiufciva nel detto ©or* mentori©, fi vtd e in oggi rimirata;, « gli pipiti di sé fifa fu- rono tolti liei 1^724.1 dal Padre priore Serrati per or- nare una inuova itanza> l'ra Domenico da Corella nel-e la dei crizio ne , che fece della Chic fa di Santa Maria Novella , della foprallodata Sala fcrifle «come fegue:^ ^£ fammi vii
ìb J}unt itmttts noftra Trae fui in urbe fedet a: Ini
&UU .r;',•■-*. &.asit| cit"fio>l.!bfJ i-attr, :ìù mi lù iv ::•■<.':■*.:: E per fine ritornando a\ MonafterO;, riporterò .qui il Di- ploma delGran Duca Ferdinando, col quale fi viene a corroborare quanto abbiamo della fondazione detto di fopra» * :.'1. .,'■. .1 ' ■".-,: . . "• -» 'I * * % ■.;«>■- ■ » ^' ' ■'. - S" ■■' ■■■- ■ ■■ ■■•%
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FERDINANDVS MEDICES
.VI e■; MAGNVS ETRVRIAE DVX III. h'
Cum Eleonora "Foletana Mate? noflra Monafterium
Monialium in Urbe noflra Fior, fub titulo & in<voeatio~ ne Conceftiionir J£. M.fi$& /erigi §0 .inftituiqne manda^eriti. %dque Sérenifjé .MI; ì)ùx iater nofler sxeqksndum cu* ra'verit1, fedìeiiamtirèìj>ri<vatin2fuo adiun'Bis redditìbus Jìcioct^leì aderitip^ ntint jftim' Monàfterii do* aurei feu» tati annuì mille $r oftingentiv amfiius ionficiafitr ywec ta* men jterficere gotuit >, quod ) ut Deo yìacuìtt| e,*vita fobia* tus una tum K/iUisjjzdljfìciis\, <^#<g[ magnifice. inchoamerat $ hoc quoque im^erfeBum relinquere coaBut fuerit .<Quod |
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Seremjfimuf Frate? Mofier Fatern&y & Materna .'voluèr
tatis ineaptum opus profecutus ,-. hoc famen perficere.non potuif . Nos igitur hódie de: nofira' Ducalis potesÌ.atir:'pìrr pitudine fuh infraferiptis' còndiBimibus: MonaBerium Mo- maliumfub regala: $.- Benedi0iyétSfubin'vocdtmne--€o'n- ceptionìs fi. M. V. in Vrbe,,Ftor\-ml mia y qua\dìsì%ur detta Scalai erigimus"y fundamusisConfiituimu^èt^utximMs-^ cui Monafierio "fittilo irremocabilir donationis adprafens , ér qua' dicitur inter mimas'ì danamus eas amplas ades:y é>'' decentiffimam Monafierii formam una cum Ecclefia^ in loco pr&dillòr iam conjtruèta •> (sr cum' unimerfa fuppeleffili ad earum ufum iam per nos desinata"l eiufque Monafierii do- tem effe <volumus omnia eredita annua Monti s Comunis Fior, vulgo delle Paghe y feu delle dote nuncupati in li' Iris publicis locorum Montìum ut fupra erìgendis aferi- pta 5 qua: annuum redditum fcutorum mille- oBingentorum *viginti unius ) &' librarum quatuor & folidorum decem & feptem cpnficiunt . Detraila etiamfimpenfa fcutorum quadraginta millium & ultra' inv fabbricaipr'adìBam iam expenfa y é$ quorum ere di forum domini #m\w* proptitttas con- tinuo^< & perpetuo apud Motiafierikm' reWaneip'"£Ita ut MonaBerium } 4$ bona eìus dem in temporalìbus fub ìmwe di a* ta no/fra i uri s dici io ne é" fuccefforum: nofirorumh~Ì4ag, E- truria' Ducum y & Magnorum M$gifir®ru0rÈquefirit Keligiomh S\- ,$tepbani;prefertim circa te^fpraliàk ritine- taut'y & perpetuo' effe *volumus . In, fpirittiglihus' njercr, ut opus' Famìlid 'nofira' &' no&roruta éfiyjf Equefiris Mi- liti a!', é'Religioni*' pradiclayJtc: Fundator & dot ator Sere- ni jftmus Genitor nofier fuit, ita Priori Ecclefia Saneli Stepbani Pifarum 3 quam quoque a fondamentis coufiruere fecit• » Monafierium Monìalium praditlarum perpetuo fubjìt, & eius, qui prò tempore Prior fuerif y curay ac adminifira- tione in fpiritualibus dirigatur".. De acceptatìone autem Moniaiium nullo1 tempore agi) nec trattari cum Monafterio ullatenus pojffit, nifi nofira & fuccejforum nofirorum ticentia ante omnia precedati Eie emofin am nuli am in ingreffu prater *veftiarìum allatura^ ut in eisdem conflitutionibus circa no- bilitatis & qualitatis reciptendarum examep, fa' numerum la*
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httiut cautum inn^enìtnt'•'• Hòc àniem ihtet c&tera perpetuo
requiretur 5 utqua Moni ale s velo nigro 9 & cruce injtgnanda Monafierìum ing redi Ò" habitum fufcifere intendunt^ ex le* gìtìmo matrimonio procreata ì de Paterna > Materna é* Amt& & Progenitorutn nobilitate ex utroque parente probare con-' cludenter babeant aàf in fior miri\\ qui equeftris militi a Re- ligioni ùnteiiBa adfcribi ' dejtderat .&*• Datum Fior, in Ducali Falatio noftro die 14. Mali
m* «5 SS» an, 1* Noft. Ducatus + Joanms Bdpttfla Cominius^
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LEZIONE IX.
DELLA CHIESA E SPEDALE DI S, PAOLO
PE' CONVALESCENTI, |
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A Piazza di Santa Maria Novella rice-
vendo non piccolo ornamento dalla., vaghiflìma loggia dello Spedale di San Paolo de* Convalefcenti collocato di- rimpetto alla facciata della Chiefa di Santa Maria Novella , non farà forfè-» difpiacevole , che io faccia qui una Le- zione fopra quefto Spedale , avente una tale abbondevo- lezza di pregj, che meglio fervir non pofTpno a dimoftra- re eflere flato in ogni era un luogo, ragguardevoliffimo • Ma parecchi efifendo gli Autori , che fcriiTero di quello vetufto luogo, e trovandofi in effi varietà di opinioni, o fi voglia nella cronologia di fua fondazione» o nel rac- conto delle vicende , o nelle ragioni di alcuni Padrona- ti , noi non pretendendo però di fchiarire ogni cofa , tuttavolta camminando colla fcorta de5 più accreditati Scrittori, e fempre con autentici documenti alla mano, fperiamo di darne una fìoria -meno confufa, che ci fa- rà porTrbile, e però dirottandoci dall'autorità del Poc- cianti , del Cinelli, e dell'Abate Ughelli , i quali ove parlano di quello Spedale abbifognano di correzione , noi co* lumi dati dal Senator Carlo Strozzi \ dal Iiof- felli , dal Canonico Salvino Salvini, e dal Sig. Dome- nico Maria Manni, vedremo di corroborare quanto fia- mo per raccontare in quella Lezione* II. E per farmi dal nome, avvertire io debbo il mio
leggitore del pericolo di confondere le notizie del no- fìro Spedale con altro di famigliarne titolo in Firen- Tom. III. Q. ze, i.
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S&ar
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ze j Ji quale era fituaro nella via di Pinti , fabbricato
dalla famiglia de* Donati > e governato dall' Abate » e da' Monaci di Razzuolo dell'Oi dine Vallombrofano, tra- vandofi nelle più antiche ricordanze appellato Spedale di S. Paolo a Pinti, e tale vedefi nell'Archivio di S.Ap- pollonia. in un contratto di vendita » il cui funto è il ieguente » Tribaldus fil, olim érdimanni , é' Clara Ur. eiur wendidit D. Gerardo Fragri Mon. de Mazzuolo Ord. Val' lombr. in quo D. Itobertus Abhas freejfe dignofeitur B.eBori Ho/pitalis Jtti foris muros no^os Ci^itatis Fior, non mul- tum longe ah Bcclejla S* Vetri Malori s petiùm'terre pofitum ■prope Crucem de Gurgo , Ego RuBicuf Henrici Regis Index 33, Kal. ìunii Ind, XI. an. 1208. E fonovì altre fciitture parlanti di S. Paolo a Pinti, le quali efifìono predo le dette Monache di S. Appolionia , cui quefto Spedale fu uni- to da Eugenio IV. Beli! anno 1439. 12. Kah Apri. lis , e dal medefnno Papa confermato loro con altro fuo Breve dei 1445, il di primo di Novembre %n% 14* Tontif. leggendofi in tutti due i Brevi, oltre varie con- dizioni j 1* efpreiTQ confenfo de* Donati Padroni di quello Spedale.» III. Or venendo air origine del noftro , e Nerban-
domi a dire a fuo luogo, quando vi folfe data la de- nominazione iU. Con^alejcenti^ che prima non avea ,. mi piace per indagare la verità , riferire ciò ,. che aiTerifce il Senator Carlo Strozzi , dicendo di tal luogo iru queita guifa ,, il modo dei governo , e di elercira- „ re la Carità più volte vi è variato , perchè fino ix nel 1.208. nel qual tempo è la prima memoria., che n fé ne trova, è chiamato Spedale , nei quale fi cura- „ vano gì* infermi „ E fé all' autorità dello Strozzi 11 aggiugne una Bolla di Papa Innocenzio IiL colla quale conferma un contratto fatto da* Mmittri di quello luo- go % chiaro apparifee-, che la fondazione fu aliai prima del 1.22u ne fatta fu per configli© di San Domenico 4 né tampoco di S* Franctfco, come faille V Abate U- ghelli Tom., III. dell' Italia Sacra, nella Vita di Giovan- ni Vefcóvo di Firenze; e poiché niuno fi è prefo il pen* ÙÙQ
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fiero di rintracciare , che forta di gente già dal i2c8.
governarle tal luogo, noi fiamo di credere , che foriero di quei parecchi pii Cittadini > i quali veftendo abiti u- mili proferfavano nel fecolo vita fpitìtuale fenza rego- la , o dipendenza da Ordini Regolari ; e come proprio è fiato lem pie delle perfone divote compatire i pove* ri, ufavano effi di radunarli in qualche caia per trattare le maniere di rimediare alla povertà, o con le proprie entrate , o con limofine ) ed erano addimandati Pinzo» cheri, independentemente dal terz'Ordine de'Domenicani » e de'Francescani : E tali furono il B, Gherardo da Villa- magna , il B. Lucchefe da S. Cafciano , il B. Barduccio Bar- ducci, il B. Gio: da Vefpìgnano , e il B. Chiarito del Voglia. Non fono io però lontano dal credere > che in queiio Spedale vi ftefle S. Domenico , e pofeia i fuoi Frati per qualche tempo , imperciocché riufeendo a* Padri Domeni- cani alquanto anguria la Chiefa , e Prioria dì S. Paolino , co- me dicono alcuni , una parte di eflì venne ad abitare nello Spedale , finché non tornarono tutti a S. Maria Novel- la . Che dopo vi forte anche S. Francefco, è molto veri- ììtnile folla comune opinione, che il Santo nel 1222. o in quel torno quivi veitiflTe parecchi Cittadini , e Citta- dine, dell1 abito del terz* Ordine di Penitenza dedicali all' opera lauta di fervile agì* infermi di queltó Speda- le » e le più antiche fcritture, che quivi fi trovano ^fo- no due brevi, di Qreg. IX. il primo, e di Innocenzio IV.. il fecondo, ne' quali oltre 1' approvazione dell* irli- futo , difpenfano i Frati del terz* Ordine dai varj pefi , e perchè non tutti i foggettì alle regole del terz' Or- dine di ,S. Francefco portavano 1* abito bigio, dal Rof- felli , e dalSig. MannLè riferito altro Breve éi Niccolò IV. del 12.92. indirizzato al Vefeovo di Firenze Andrea, or- dinandogli quanto aveva a fare in quefto luogo , ed a* Frati , che ripigliarlero il colore dell'abito, che aveano lafciato, dal qual Breve fi vede ancora, come tifi erano fono la cura di un Padre Conventuale di S. Croce. So- no pure i medefimi indicati ■nel!' anno 1244. nella provvi- fione fatta dalla Signoria , e da noi riportata nella prima Le- Q 2 zio*
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zione di S. Maria Novella , nella quale la Repubblica
ordinando l'ingrandimento della piazza di S. Maria No- vella in grazia della predicazione di San Pier Martire, tra le caie , che doveanfi demolire, leggefì unam cafam lEratrum tertii Ordinis de Venitentia S. Vanii. Due co- fe poi fece il Comune di Firenze riguardanti quello luo- go , avendo dichiarato nel 1274. come trovafi al re- giilro alle Riforrnagioni nel libro fegnato EE. che lo Spedale di S, Paolo non fia luogo pio, ed accordando nella feconda del 139S. a' Pinzocheri giufta quel, che fcri- ve lo Strozzi, che quefto luogo non folle più Spedale, ma cafa de* Frati del terz' Ordine. IV. Altra notevole vicenda quivi avvenuta fi fu
quella , che Stefano RoiTelli riferifce in quefta guifa ,, Era ,, quefto Spedale venuto fotto la protezione, e racco- „ mandigia de'Confoli dell'Arte de' Giudici, e Notai, 3, come per dichiarazione fattane unitamente da* detti ,, Pinzocheri, e dal detto Magiltrato fino ne* 12. Gen- }, naio 1412. e per tale raccomandigia dava ogni anno ,3 lo Spedale libbre 50. di cera al Proconfolo , 1* Armi .„ del quale furono mede (opra la porta del medefimo ., Spedale, ove ancor di prefente fi veggono, e funnc » fatto pubblico Iièrumenco , per mano di Ser Fran- 5, cefco di Michele , e Ser Donato Giannini Notai Fio- „ rentini, come al libro dì detta Arte , intitolato Re- ,3 giftro a car, 67. V. Eugenio IV". elTendo in Firenze P anno 1435.
concedette a* Pinzocheri, che nella loro Cappella po- tettero far. celebrar MelTe, e altri divini Ufizi,ed ezian- dio confJrvare , e amrniniftrare P Eucarelìia agi' infer- mi , e feppellirvi i morti del detto Spedale, fai ve le ra- gioni della Chiefa Parrocchiale. E perchè in quefto luo- go nafcevano fpeife difficultà , e diifenfioni , ii Ponte- fice Niccola V. per fue lettere de' 21. di Gennaio 1451. ordinò, che quefto luogo foiTe vifitato dall' Arcivefco- vo Antonino di Santa memoria5 infieme con due Vifi- tarori Minori Conventuali, e col Proconfolo, da'qua- li vi furori fatte molte ordinazioni, e vi fu niello per Spe-
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Spedalingo Prete Bonino Mafi da Chitfgnano , allora Cap-
pellano del detto Arcivefcovo, il quale etfendo amovi- bile , ricorfe V anno feguente a fua Santità , per cui Breve del 13. d' Aprile 1452. fu confermato Spedalingo a vita,- con obbligo di rendere ogni anno ragione della fua amminiftrazioneai foprannominati Superiori del- lo Spedale , coti altre condizioni , ed in particola- re, che T entrate di querto luogo ferviffero per gì' in- fermi . VI. E per quanto apparisce da un Breve del Pon-
tefice Califto III. def due di Maggio 1456. indirizzato a D. Benedetto Abate di S. Pancrazio di Firenze, il padronato di quefto luogo , e ? ies di eleggere lo Spe- dalingo fi divideva in quattro parti, una delle quali at- teneva al Proconfolo , una al Visitatore Minor Con- ventuale , un' altra a1 Gonfalonieri di Compagnia del Quartiere di S. Maria Novella , e P altra a* medefimi Pinzochera che così fuconclufo, e confermato il proceffò fatto dal predetto Abate intorno alla divisone del detto Padronato, con rifervare al Proconfolo la fua fuperio- rità ,v e annua prertanza di cera . VII. Con quelli provvedimenti rammentati ùn< qui
dal RorTelli, pareva , che fi poterle fperare vantaggi allo Spedale , ed a' Frati, ed eziandio alle Suore del terz' Ordine defìinate al fervizio dello Spedale affai nell* antico ; ma non tardarono a feguire i foliti frutti delle difcordie , coli* estinzione prima de' Pinzockeri , e pofcia delle Pin- zochere ; ma in qual anno mancaflero i Frati non lo fap- piamo di eerto , pare però, che fino dal 1496. reftaf- fero del tutto eftinti , non folo perchè nella nuova ele- zione dello Spedalingo del 1497. non trovato* fatta men- zione della nomina in quella porzione, che toro toc- cava , ma ancora perchè le Suore da Clemente VII. ot- tennero nel 1531. di tflfere furrogate , e foftituite alle ragioni de' Pinzocheii già mancati. Vili. E per dire alcunché delle Pinzochere, prima
che oiferviamo la loro fine, non difdice, che ritornia- mo alquanto addietro negli anni, per averne una più chia-
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chiara iiòtizk,pròteftànjdo.mi, che quanto ffbno per di-
re , è cavato dalì\Archivio Areivefcovile, e dal Rotteli i, E primieramente dal i2gi5. fino al 115,1 & non fi trova mai fatta menzione di .Monache, ma folo di Pinzoche- re: in oltre un fegno evidente, che le Donne, o Suo* re in squeftoSpedale non foriero a parte .dei governo, chiaramente apparifce dal libro di quello luogo fegna*- to C al «quale ,è regiftrata una deliberazione fatta ea* pitolai mente .-.da* Frati del terz* Ordine della Penitenza, nella quale fi ordina, che Mona Cecca Pinzochera fé ne vada a cafa fua, ed *era pure loro permeilo ufeirne fpon^ rancamente, eccome nel medefimo libro leggonfi par- lite per alimento di.alcune Suore abitanti nelle -proprie cafe, Né la ;loro direzione era riitretra .aJ foli Padri di S. Croce, perchè Bonifazio ¥111.un una Bolla de'9. di Lu- glio del .1300. dà loro un Sacerdote fecolare per Superiore Sororumjertii iQrdinìs 8+ Fault ; dacché poi vi fu mef- fo lo Spedalingo , .queièi divenne fuperioie joro, .*' idi- rettore .; ed efl'endo vacato tale ufizio per la morte di MeiTer Bonino, che feguì nel 1497. fu -eletto nuovo ,Spe* dalingo il Prete MeiTer Antonio di Ser Niccolò di ;Ser Guido, il ,qua!e in Scambio di attendere alia cura degl' infermi , fece molte cofe a compiacenza delle Suore , murando per e ile .una Chiefa di pianta , e quella fa- cendola ufiziare .fecondo P.ufo delle Monache, permet- tendo loio, che in pochi anni veitùTero più di 25. Fan- ciulle, .con dote -di foli 1 co. feudi J'.una , ed .ottenne dal Pontefice Leone X. che nel 1516. foffejo tutte ve» late .Ma fé il ?velo le fece Monache , loro però non accrebbe ^nè la ,carità, .né f offervanza , perchè .oltre 1* erlerfi ridotto il luogo a maliffimo grado , con più di 4000. icudi di .debito , e con alienazione di beni -dello Spedale , inforfexo differenze fcandolole tra Monaca , e Monaca , & ira le .Monache, e lo Spedalìtrgo : Onde fu necelìario ricorrere, al pontefice .5, Pio V* il quale die- de un fuo Breve diretto al Nunzio qua per lui Prefì- <lente, e ^'deputati fopra i Monafterj, nel quale fi leg- gono parole ebmoiìrami mon folo inoilèrvanza negli co- dini , |
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iìni, ma eziandio vita poco lodevole iri queftV Suore»
che però dava autorità arrpliflìma a' deputati per la ri- forma, la quale fu principiata coli* ordinare particolar- mente , che per io. anni non' poteifero pigliar fan- ciulle in: modo alcuno * né dopo fenza licenza degli Ca- perai■..«■ Ma non fi quietando le Monache, il Granduca Francesco ricorfe a Papa: Gregorio XIII. il quale per fuo Breve difpofe , che quello luogo fi marirenefle Spedale d' infermi, e non per Monaftero, e che le Monache non avellerà che fare nel governo dello Spedale ,- e molte altre cofev come per il decreto ridotto in pubblica for- ma , loro fu intimato dal Cancelliere de* Deputati Ser Marco Segaloni . E nondimeno non ceiTando' mai le predette Monache d' infettare con fuppliche ora un fu» periore, ed ora un altro, particolarmente per poter ve- itire fanciulle , e venendo loro negato , fi andarono a poco a poco dillruggendo. Neil' anno 1588. fucceduto nel PVincipato il Granduca Ferdinando I, quelli repu- tando nécelFario per i Convalefcenri 1*erigere un luogo a loro ibllievo 5 e con fiderà rtdo, che l* iufpadronato di S. Pàolo,; per 1' cttinziorie de' Pinzoeheri, e per elTerne privati i Padri di S. Croce, fi riduceva tutto in lui me- diante le ragioni del Proeonfolo,e del Gonfaloniere,e che la voce'delie Monache era irata furrettizia , deliberò fer- virfi di quello Spedale per i detti Convalefcenti, e tanto più perchè niun infermo in quello Spedale fi riceveva, o podiiflimi. QndeS. A. fece intendere alle poche Monache la ma deliberazione , e domandar loro fé volevano fervi- le, pigliandola cura de'Convalefcenti fecondò l'ufo delle Donne fervigiali degli altri Spedali. Ma quelle non vi acconfentendo, con partecipazione, e conienfo deli' Ar- civescovo Marzimedici, farta del luogo una divifiane , ne fu aiTegnafa una parte alle Monache * le quali non a- vendo potuto avere facoltà di veiiire * coli* andare a pò* co a poco alla loro totale eitinzione laftiarono libero tutto lo Spedale, e le Donne, che fi erano prefe per fare il ftivi^io de* Convakftenti * parlarono ad abitare per appartameLto Icro proprio 1' abbandonato Monaitero* IX. E pn-
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IX. E prima di ragionare--di' que$a ultima gloriósi
vicenda di qiiefto luogo principia tofi a chiamare Speda- le de' Convalefcenti, per non tralasciare cofa, che fem- brami utile, onde Soddisfare viemaggiormente la curio- fità degli ftudiofi dell'antichità , rammenterò qui la tradizione, e fama ? che in -quefto luogo fi foifero ab- boccati i gloriofi S. Francefco, e S. Domenico ,* e fé non manca chi dica, che foguifle là , dove oggi è la via de'Bardi, nelle café deJ Cani-giani, nelle quali è un* i- . fcizione irata vi pofta in memoria di quefto fatto, dire- mo l'abboccamento fra i due Santi effer feg-uito due vol- te i e in due luoghi. Crederi poi da molti y che queièo Spedale aveffe anticamente la Aia pòrta principale , ed entratura in quella via, che gli paffa ora dietro , e con- duce a S. Paolino, dove fi vede un Tabernacolo in al- to con pitture vetuite, e apprcflb a quello la porta del- lo Spedale rimurata con i' arme del Proconfolo , dell'Ar- te dcf Giudici, e de' Notai, i quali confideranno il van- taggio della Piazza di S. Maria Novella fecero fabbricare" la bella loggia, che rifponde fulia piazza, la quale fi crede difegno dtì Brurielléfco, e di lui il penfiero di .capovoltare l'antico edifizio, febbene Filippo morì nel 1445.6 ne'libri comparifce la fabbrica nuova principiata nel $451. Trovo poi preifo i Signori della Rena tra le molte , e preziofe car- tapecore alnum.146. il funto dimagrante l'autorità dello Spedalingo, e la iurisdizione dd Proconfolo fopra i beni dello Spedale , leggendoli nei Codice ,come apprefifo 1453* ro. di Novembre Veti. D. Boninus olim Automi Majì Ro» nini Hofpi tal aria s & Gubemator Hofpitalis Pinzocherorttm tertìi Ordinis B. P ranci fri detto $a Paolo, cum licentia Domini Proconfulis Artis ludicum\ & Notariorum Pro-, ttBricis Hofp. vendidit Nobili viro Gino fil, fpeBabilis Nerii olimCini de Qapponibus un poderetto nel popolo di S. Piero a Monticelli loco detto la Quercia a Legnaia confini Leonardus NÌ€olai Tacobì de Mannelli s de £ior. A~ Bum in pop. £\ Stefani tempore Nicolai Pape V. Teftes S.er Nicol aus Man^ierim', .Ser Bende liti s, Ser Stephanus Antoni* Pieri Vanni $ rog,; manuSer Ni ce lai Ser Zenobii : iti :! = della
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della Qafa • E finalmente ricordare debbo di Papa Giu-
lio TI. un Breve dell'anno 1*504. col quale allo Speda- le di S. Paolo reftò unirò lo Spedale di S, Iacopo , e S. Filippo detto del Porcellana?che era al noftro contiguo» con tutte le Aie entrate) il {ito del quale elTendo flato ridotto ad un Conferva-torio delle più eiemplari fanciulle di Firenze , farà l* argomento della piroflìma Lezione. X» Ma per tornare alla rinnovazione dello Spedale, da quel tempo in poi, che fu appellato ; de' Gonvalefcen- ti, comandò il Granduca Ferdinando I? che folle ridot- to ad un luogo, dove per tre giorni veniffero a gode- re di aria nuova? e falubre5 e ripigliare forze queJpo- verelli dell' u.no » e dell'altro feito;f che flati curati in altri Spedali di Firenze» nelle 1 cale proprie non avreb- bono il modo di ben cibarli per ricuperare la gagliardia ; e perchè forTe il luogo ben governato ? creò quattro Ri- formatori nel 1588. i quali furono il Cavaliere Gaddi , il Cavaliere Dottor Ilicafoli, Pier Antonio Bardi , e A- gortino Pini con uno Spedalingo fopraftante a tutta. la famiglia col nome di Priore > e tralk parecchi* innova- zioni fatte a benefizio de' Convalefeenti > fu.murato per le Donne ampio appartamento , e V antica cprfia j che ferviva agl'infermi ne'tempi de'Pinzocheri , con ottimo difegno fu ridotta ad un palleggio de'poverelli, {partita da due file di colonne , le quali foftengonp ad una pro- porzionata altezza un palco ,0 terrazzò, che intorno in- torno alle pareti laterali ricorrendo da il comodo a. tutte le letta con buon ordine diitribuire , Una Cappella è co- mune a tutti, e.a.tutte, la quale incontjrafi fubito all'in - grelTo dello Spedale, con un Coro per le Donne pofto al di dentro della Cappella in alto , e la tavola, che fi vede all' Altare , ammirafì per una, fìupenda opera di Lodovi- co Buti difcepojo di Santi di Tiro , il quale vi effigiò la moltiplicazione de' pani fatta da Griffo ^ih Turbe nel de- ferto : La invenzione;., come fi può confrontarle colla Storia *?qylè arrivata al colmo .dell'aite ,: con,un difegno più raro, che alcun penderò poiTa divifare; le altitudini di tante figure fono varie, e difficili, ma jatefe con giù- Tom. III. R dizio |
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dizto, e diTpofte Tòno sì fc4Jcemehte > che danno alle vi*
Ha gran diletto . Dietro a queit'Altare corrifponde la vaila corfia già da noi defcritta-, nel cui pavimento evvi un laftrone di marmo con lettere alla Longobarda, ed è il flmulacro di Giovanni Amati infigne Dottor di Legge quivi fepolto con Giovanna fua moglie. L' epitaffio ben- ché alquanto contornato è il feguente : -, 3I!ib ■ '|ci O'.litii 3> ". ■;..':.."•:;,'("*'* :■{.- I '■"•'■; • 'i«.'-' : '' J T3CJ ■:.i>":. .»/v ■
XEGi;iVS;HÌe TOTO VlX'It CLAK'ISSlMVS ORBE 0OCTOR AD CINIRES POMPA RELATA IACET
ANTONIVS DEDERAT GENITOR COGNOMEN AMATI è ., . . ... ADDIDERANT PLVS QVOD AMATVS ERAS
« ^"à L?ì# OSSECRO SVMMO GENS OMNIS AMATI ir: CONCILIATA DEO NE FERA REGNA PETAT . JÈfc La Loggia , che corrifponde falla gran piazza , è
éì ordine Corinto, ha ne* peducci della volta alcuni ton- di di terra cotta invetriata, lavoro di Andrea delia Rob- bia ' nipote di Luca ; ed il ritratto del Granduca Ferdi- nando 1. di marmo collocato nel mezzo è dì Giovanni dell' Opera* Viene a manritta la Chi.efa delle Monache Servigiali r veggendòfi fulla porta al di fuori abbraccia- ti tra loro hS$ì Francefco, e Domenico fatti di rilievo dal detto Andrea. Chi all'Aitar maggiore di quella Chiefa dipignelTe la tavola non ci è noto; ha però ella il fuo pre- gio, rapprefentando, fé io non erro, un incontro di Gesù é Maria fua madre , con a' lati di Gesù alcuni uomini, che io credo ,s che fieno Apoftoli, allato a Maria alcune pie Donne, appiè gentìfieflb vedefi Si Paolo . Alla Cap- pella dalia banda del Vangelo la favola è un'adorazione de* Magi della Scuola del Ghirlandaio, lavorata con la folita licenza ,. non laudevole , de' pittori '<, perchè centra la Storia dei Miftero vi è dipinto S. Paolo Aportolo , e non Tettandovi luogo per S. Giufeppe , quefti vedefi ìil. lontananza federe fottq di un albero .Dirimpetto a que- iìo Altare evvi la Cappella del CrocififTd dipinto full'alfe della maniera antica J E per fine nel bel mezzo della Chie- fa fi vede il Sepolcro del Canonico Carlo de* Bardi iìliìk |
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fh-e -Spedalingo, e gran benefattore dello Spedale ; laon-
de alla fua memoria fu incifa ivi 1* apprèlTo Ifcrizione : ■■/ V- - - rr r ' *\ T • fi t " "'""■ i Ti Ufi'
CAROLO DE BARDIS CANONICO FXORENTTNO
HVIVS ECCLESIAÉ PRAEFECTO
QVI MORVM ET NATALIVM SPLENDOREM
VRAECIPVA IN VALETVDINARIOS PIETATE CVMVLAVIT
NAM VT EOSD. SVPERSTITE CVRÀ IN FVTVRVM LEVARET
AEDEM HANC SIBI EX ASSE HAEREDEM INSTITV1T
HI SlC AETERNAM SALVTEM PROMERITVS J.
'- Wh% i-loiW HAERED.ITATEM DOMINI INTRA VIT ,
jjj ALARISSIMI HVIVS LOCI.PRAESIDES FIDE^LN DEFVNCTVM SERVATA POSVJìRg : V ìiìm ANNO MDCLXXV, ? |
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DE^LA-CHIESA DI GESÙ* BUON PASTORE
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L luogo preferite di antiche memorie
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fioritiffimo f e dr moderni titoli ador-
no j richieda -, che alquanto da lungi i^ttÉ^K^#S^lgl^af44^|$imirician- do da i nomi 4 co' quali infignito fi trova nelle Fiorentine Ricordanze , di- moltrerò tutt'i pregj diquefto ragguar- devoliflìmo Convento * Ne' tempi adunque più lontani era quivi uno Spedale addimandato de' SS* Filippo , e__, Giacomo dei Porcellana , e chi fcrilTe, che folle fiato fab- bricato dopo il igoo. non aveva ofTei'vato la vita di Ci- mabue morto nel 1300. e fcritta dà Giorgio Vafari, nel- la quale tra le molte opere di qttel Reftauratòre della pit- tura annoverane due , fatte nello Spedale del Porcellana: e eoncìoffiachè lo Scrittore ci dà ivi particolarità affai no- tevoli 5 mi piace dì riflettere alle fueparole , che fono le fe- guenti », Lavorando (Giovanni Cimabue ) in frefco nel- », lo Spedale del Porcellana fui canto della Via nuova, che „ va in borgo OgnilTanti, fece nella facciata dinanzi, che „ ha in mezzo la porta principale, da un lato la Vergi- „ ne Annunziata dall'Angelo, e dall'altro Gesù Criito ,, con Luca, e Cleofas, figure grandi quanto il naturale, ?, levò via quella vecchiaia * facendo in queiF opera i pan- „ ni , e le vefti, e le altre cofe un poco più vive , e na- j, turali, e più morbide, che la maniera di que* Greci ,, tutta piena di linee, e di profili „ Quefto racconto del Vafari j oltre l'illuftrare le opere di Cimabue, ci dà una traccia per conofcere come flava l'antico Spedale , im- perciocché accennando le pitture fatte fui canto della w*7.? :: H Via |
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Vid nuova alla facciata » ci conferma la tradizione della
loggia , che giufta il RofTelli, avea come moki altri Spedali dinanzi ; e quefta era appunto , dove oggi lil Convento volta nella Via del Porcellana, alla quale vi dovette dare an* ticamente il nome un certo Frate Guccio detto il Por- cellana , come apparifce da una Scrittura ne* protocolli ài Ser Benedetto di Maeftro Martino ali* Arcivefcovado, ove per un non so che contratto è così defcritto : 1337. Frater Guccius <vocatus Porcellana Hofpitalarius Hofpi~ tctlis SS* Filici é1 Iacobi de Florentia èfc* E alle Riror- magioni ih un Libro di Provvifloni dei 1376. leggefi ,, I „ Priori danno licenza, che gli Uomini della Compagnia 3, di Filippo del Porcellana fi ragunino nello Spedale de* ,, Santi Filippo» e Giacomo „ IL Èra pure chiamato lo Spedale de* Michi , no-
me di nobile Famiglia già eftinta } ma degna di eterna memoria , avendo ella dato alla Repubblica non fola- mente Gonfalonieri,e Priori, ma Soldati ancora agli E» ferciti Fiorentini, due de'quali leggo nel novero de'pri- gionieri condotti a Lucca dal vincitore Cafhuccio dopo la rotta ad Altopafcio a i 23. di Settembre 1325. e furono Cino de'Michi , e Cenni de' Michi con molt/ altri Cit- tadini, i cui nomi fono registrati in un libro prefìfo i Mazzinghi ; e finalmente tra' Capitani di Parte Guelfa ita fcrìtto nel 1372. Piero di Nuto de'Michi, L'arme loro fono tre Lune in un campo mezzo azzurro , e 1* altra metà d'oro , veggendofi tali arme anche in oggi in fui Canto del Porcellana , e lungo la Via della Scala ai- la parete. E tra molti documenti, che provano effere flato in quefta Famiglia il Padronato dello Spedale , ne riporterò due, il primo de'quali è cavato dalle Scrittu- re del RofTelli in tal guifa : 1445. i^.Iulii Laurentiusolim lo anni s Cocchi Michi , et Bartolomeus olim Bene di Bi Mi- chi poj/. S- Fancratii de Fior, iure patronatus , et eli- gendi Hofpitalarium Hofpitalis SS. Filippi et Iacobi *vulm gariter nominati del Porcellana Cii)it. hior, cacante per egrejfum Majìi Ser Caroccii ultimi Hofpi tal arti Religioni s Ord. jV. [oannis Hierofol. per pri<vationem de eo fatlam ab Ar-
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Archief. Fior, eìigunt ìulìànum Antonii . » » '. pof> $. Fé-
tri de Monticelli? Corniti Fior. una.ctim Catharina fil. 0- lim Matthei Spigliati U-x, ditti lidi ani in Ho fp'talari' um v é" ditli Iulianu* & Catharina faciunt donationem dillo Hofpitali de certis boni? itfc. rog. Se.r Bartolomeus Seri Donati lannini * Il fecondo è idei 1478. all'Archivio ge~~ rje.r,ak j ed è uno ftrumento nel .quale Ruberto di Lo- renzo di Francefco Mi chi * e Filippo di Benedetto M-ichi ricònofconoil fuo padronato delio Spedale^, detto d^ej Porcellana, rog, Ser Mattia di Cenni . Le opere ;poi di carità,. che <in queito Spedale fi efercitavanoj niuno le .riferifce , fé non Luca Chiari nel fuo Libro MS.; intitolato Degli Onori BcclefidMici di £?ire-nz>je , fcritto a pen* na , ove dice ,5 Stando ivi tre giorni le persone pe.lle.gri-, „ -ne hanno il vitto, e da dormire , e fé avellerò bifo- si :gno di fcarpe , o calze ? o cappello ,0 .altra cofa ne- „ ce0aria altJ cx>r*po , con carità loro è >provviita , atto „ in vero-tanto pietofo., che .ardifco di dire , che ninna j, altra Città abbia un ordine tale „ Che fé rimafe abo- lito lui principiare del Secolo XVJ. debbo,qui -dar la fua lode a* Fiorentini ):pofciachè una fomigliante carità a'no- ilri tempi il è rinnovata in Firenze con un nuovo Spe- dale-in Via idi Ss Gallo detto del Melani,,.del quale a fuo t£ttipQ ragioneremo a lungo . III. Lo Spedale frattanto de'Michi da Giulio IL nel
1504. eifendo flato incorporato all'infigne Spedale di Su Paolo de*Convalefce,nti , perde Je fue entrate.- ed an* che il nome, eflfendo rimafo il luogo vacante, e prò»» fano fino al 1589. epoca gloriofa di un Convento di Sa^ ere Suore ridotte a vita quaiì clauitrale, ed efempla* riflìma-., .IV. E venendo a rammentare in qualche maniera i
felici principi di ,que(i.o Monastero , e le denominazio- ni di elfo, io mi varrò apportuna-mente delle parole deL V Arcivefcovo Cardinale AleiTandro de* Medici , che fu pofeia Papa Leone XL il quale difle al pio umile,, ma forfè troppe timorofo Fondatore „ Segui pure, tu non j, fai quello voglia fare Iddio di quello Convento ,5i B que-
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^uefti era Meflfer Vettori© di Pellegrino dall'A nei fa Cap*
|>ellano nella Metropolitana di S. Maria del Fiore , ami- co di S. Filippo Neri > dal quale ebbe il primo impulfo d' iftituire in quello luogo la fanta opera di carità con radunare povere, ma onelle Fanciulle, le quali ben edu» cate nel timor di Dio, ed impiegate ne* lavori di mano-, follerò lontane dai pencoli della povertà . Parecchi Scrit- tori parlano con lode di quello Venerabile Sacerdote , come il Vefcovo di Mafia Pier Luigi Malafpina, che fc riffe la Vita della Serva di Dio Suor Maria Dio-mira Allegri , e l'Autore delia Vita di Suor Maria Triboli la prima fi- glia di quello Santo lilituto. Si trova pure nei 1575. aferitto Meffer Vettorio tra' Fratelli della Compagnia di S. Benedetto Bianco in S. Maria Novella, ed in S. Tom- tìiafo d* Aquino evvi il fuo Ritratto , comecché egli fu uno di quei Giovani, che cooperarono al principio di quella illuftre Compagnia. Or come, e quando egli deffe prin- cipio al nollro Monailero, non polliamo meglio inten- derlo, che dal libro in cartapecora de* Capitoli di quelle Suore, che dice come fegue ,, L* anno 1587. agli 11. di ,r Marzo MelTer Vettorio ottenne dal Granduca Ferdi- „ nando , e dagli Operai di S* Paolo* de* Convalefcenti „ lo S-pedale de' SS. Apofloli Filippo , e Iacopo già chia- }) mato del Porcellana, il quale avendolo cominciato a 3, restaurare con l'aiuto di alcune pie,-e divote perfone, ,, ed in particolare del Cardinale de-* Medici Arcivefcovo „ di Firenze, che poi faliro al Pontificato fi chiamò Leo- 5, ne XI. nel giorno 4* di Agoflo fella del Patriarca S. „ Domenico noftro Protettore T anno 1589. Meffer Vet- j> torio diede principio ad introdurvi le Fanciulle nate ,, di buone perfone fotto titolo della Carità , ordinando j> loro la Regola da offervarfi in fórma di Capitoli,, Ma per non allungarmi nella lettura di quelle Coftituzioni, riferirò fommariamente alcune altre cole riguardanti il progreffo felice di quello luogo detto prima delie Fan- ciulle della Carità , e talora di Meffer Vettorio , e po- feia le Stabilite. 11 foprallodato Fondatore morì nel 1398. avendo lafciato al Monastero oltre mokilfimi benefizj nei iuo
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fuo governo di io. anni V 14. mila feudi alla fua morte|
ed e/Tendo fucceduto al Cardinale de* Medici Monsignore AlerTandro Marzimedici, le pie Fa ne ili Ile nel nuovo Ar- civefeovo trovarono un Padre, leggendo»* ne'libri di lo- ro ricordanze , che egli comparendo alla Grettezza del luogo, comprate alcune Cafe verfo S.Paolino, loro am- pliò il Convento, ed inoltre rinnovò la Chiefa,che fi ve- de oggi aitai vaga, e ciò con la fpefa di 400Q. feudi : né fola^ mente pensò a beneficarle nel materiale, ma follecito del profitto fpirituale approvò ie Sante Coilitnzioni princi- piate da M. Vettorio , e terminate da Tommafo Rim- botti, le quali furono di nuovo esaminate , e conferma- te dall'Arcivefcovo Iacopo Morigia nel 1693* jnfieme- mente col nome di Suore Stabilite della Carità di Gesù buon Pallore, così anche inoggi addimandate % perchè nell'atto, che ciafeuna fa del ricevere l'abito , promet- te a Dio, in vece de* tre voti foftanziali di Religione , di vivere, e morire quivi; né di domandar mai la com- mutazione , o difpenfa da fomigliante prometTa, è di più, venendo loro orTerta licenza di ufeire, di non accettarla ; la quale offerta, che ha vigore quali di voto, chiamali Sta- bilimento j donde ne venne il nome di Suore Stabilite , V. La foilanza delle Coftituzioni è la Regola fterTa
delle Centurate di S. Agoftino , veftendo abito nero , e cintura di cuoio con velo, e foggolo bianco ie.nz*altro fcapolare , o foprayvelo . Molti di voti, e Santi efercizi fenza però obbligo di colpa ibnovi preferi tri, Il nume- ro delle Suore deve effere 33. tra le quali una evvi col titolo di Priora, non venendo legata la durazione del governo a foli tre anni, affittita eiTendo da un Eccle- fiaitico con alcuni Governatori . Tre .Suore fono le depurate per Maeiixe -delle Fanciulle iecolari , nella cui educazione, © il voglia nella pietà, o ne' lavori, fono molto nella Città commendate.. Ammettono alcune Con- verge, che hanno la cura della Chie.fa, la quale iempre di limpidezza è uno fpeccnio* Ma la più autentica pro- va della Santità dell' litituto farà maiiempre la fama_. «|i alcune di quelle Suore morte in concetto di gran Ser-
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Serve di Dio. Il Dottor Brocchi nomina una Suor Ce-
cilia Galli , e ne promette la vita . Di Suor Maria Tri- boli Fondatrice fi ha qualche faggio di fue virtù nella vita di lei fcritta a penna : e della Venerabile Suor Maria Margherita Diomira del Verbo Incarnato , oltre la vo- ìuminofa Storia fcritta dal Vefcovo di Malia , e ftampata in Venezia nel 1704. appreiTo Andrea Poktti, vi fo- no i ProceiTi fatti dall'Ordinario, aventi documenti così corredati da giuridici efami , che fi può fperare dalla Romana autorità un vicino giudizio fopra ii culto di una così ammirabile Anima. Né qui difdice, che fi ram- menti, come ne' proceiTi non folamente compariscono teftimonianze del fuo Santo vivere clauftrale, ma vi fo- no deposizioni illuitri de* Signori Marchefi Torrigiani \ nella cui cafa Suor Diomira fi trattenne tutto il tempo di Spofa Monaca, e de' Signori Rovelli, a' quali pure fu raccomandata da Secolare. VI. Tornando finalmente alla Chiefa edificata, come
fopra fi accennò, dall' Arcivefcovo AlelTandro Marzime- dici, notare fi vuole etfere .il-difegno .di Matteo Niget- ti , veggendofi con buona architettura tre altari di pie- tra ferena, ed al primo a manritta nell* entrare evvi un' Immagine di Maria, che per gli ftrepitofi miracoli, giuria la tradizione di quelle Suore , dai Superiori fi vol- le trasferita in Chiefa ai itf. di Maggio del 1620. aven- do fatta tutta la fpefa della Cappella Donna Maria Strozzi Vedova del Senatore Niccolò Qaddi. Dirimpetto a que- lita vedefi all' Altare una tavola di Fabbrizio Bofchi rap- piefentanre il martirio di S. Andrea, e di quella Cap- pella in un libro di cartapecora di Teftamenu attenenti a1 "Frati Umiliati nell'Archivio dell' Arcivefcovado num. 19. fi legge ,, Haitiano di Andrea di Iacopo di Haitiano ,, Galigai nipote di Madonna DiarSora Marefcialìa di ,, Francia , moglie del Marefcial Concino, fonda la Cap- „ pella di S. Andrea delle Stabilite 1^7. „ La tavola del S. Apoitolo è molto lodata, ma la Croce del Santo non piace, perchè non pofa bene. Alla Cappella mag- giore era vi tavola antica de' SS. Filippo, e Iacopo: ma ' Td'm. ÌÌL '■.,"'- S \- ■ •• :le- |
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levata via, inoggi vi fi vede un' opera affai bella del Sig.
Fra ncefco Conti tnaeftro di difegno celebratiffimo : il pen- derò, che fu a lui fuggerito dall'Abate Anton Marra Salvini è bene efeguito. Ha egli dipinto la Santiffima Trinità in. alto, cui la Carità prefenta la Verginità, quella effigiata in una Fanciulla vettita di color roflTo con putti ni in- torno , e quella colorita di bianco: a baffo vi fono i Santi Titolari della Chiefa, Alle pareti di fianco dipinti al naturale vengono dalla banda dell' Epiitola S. Giu- seppe, e dall' altra S. Filippo Neri. Un fregio poi ri- corre tutto intorno al cornicione , nel quale fono e» fpretfe da Cofimo Ulivelli tutte le ©pere della .Carità Criftiana , e fulla porta, e nelle bali delle colonne dell' Aitar maggiore fi vede 1* arme dell'Arcivefcovo Marzia medici . In un'urna dorata, e adorna di crifTalli con- fervafì il corpo di S. Ubaldo Martire da ILoma trasferito a Firenze nell'anno 1670. e alle Suo ne donato dalla famiv glia de' Mafetti.'E nei giorno di S. Giufeppe fi espon- gono molte, ed infigni Reliquie , che foia© dono di Giur feppè Peroni ; la Chiefa fu confacrata rie! 1627. ,dall' Arcivefcovo Marzimedici4 -e fparie fono per la medefima molte ifcrizioni incife in pietra > nelle' quali fi leg- ge , come fegue : Dalia banda del Vangelo fotto S. Filippo Neri,
SANGTVS PH1LIPPVS NERIVS AVCTOR FVIT REVERENDO DOMINO
VICTORIO DE ANGISÀ VT HOC SPECIALE VIRGINVM INSTITVTVM STABILIRÉTMDLXXXIX. SVB TITVLO CHARITATIS PRAECIPVE IN PVELLARVM MORIBVS EFFORMANDIS EXERCENDAE SVB CVIVS VIRTVTIS BASEVOLVIT INSTITVTOR VT EARVM TOTA VIVENDI NORMA CONSISTERET ITA TAMEN VT NVNQVAM VLLIVS PECCATI VINCVLO VIRTVTE CONSTITVTIQNyM ADSTRINGANTVR. . :-t 'pi J,'" :: •■■:.■- : , -. <y/h] ■•■■ 'ì •'■ ■- •;■ " . ■ ,;„! li'i
A mstii manca della Porta
*"Q '','ì &' ;' ■ ■ '■ "■" . - {■ ì -■-•'■■',:- • :. -■ . ■ ■:.,■: '!'
fi| v. t ALEXANDER MARTIVS MEDICE? ARCHIEPISCOPVS
, • i ' FLORENTINVS ' \ 1 <?
HVIV*SMODI SACELLVM EXORNANDVM ET PVELLARVM
-DOMIGIUVM AD AMPLIOREM FORMAM AERE PROPRIO ì - . . .REDVCENDVM CVRÀVIT. , f-PATERNAE IPSIVS CHARITATIS DOMVM CHARITATIS ir
TESTIMOMIVM AN. DOM. MDCXXVT. |
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A manritta della Porta
». ■" . ». :. E.
ALEXANDER MARTIVS MEDICES ARCHIEPISCOPVS FLORENTINVS
SACELLVM HOC ET ALTARE MAIVS IN HONOREM SS. IACOBI ET PHILIPPI DEDICAVIT III. ID. APRILIS DOMINICA IN ALBIS ANNO MDCXXVII.
EAQVE ANNIVERSARIA DIE OMNIBVS HIC PIA VOTA FVNDENTIBVS QVADRAGINTA DIERVM INDVLGENTIAM IMPERTIVIT
Dalla banda dell'Epistola all' Aitar maggiore lotto San
Giufeppc :
IACOBVS ANTONIVS MORIGIA ARCHIEPISCOPVS FLORENTINVS
HARVM VIPGINVM INSTITVTVM SVB TITVLO
-CHARITATÌS BONI PASTORIS CONSTITVIT AN. MDCLXXXXIII.
QVQD SOLIVS AMORIS IMPVLSV AC VINCVLIS CHARITATIS
ATTRACTAE
TAMQVAM OVES ELECTAE CHRISTVM PASTOREM SEQVVNTVR VT AVSPICATISSrMO PATROCINIO ET SVAVISSIMO DVCTV AD OVILE CAELESTIS PATRIAE FELICITER VALEANT PERVENIRE
Sopra la porta laterale :
VICTORIO ANCISA SACERD. FLOR. VEN. HVIVS DOMVS
AD VIRGINfcS PRAESERVANDAS 1NSTITVTORI
MAGNIFICENTISSIMO
EXIMIA IN DEVM ET IN PROXIMOS CHARiTATE
CETERISQVE VIRTVTIBVS CLARO
PATRI OPTIMB MERITO
PI AB IN CHRISTO FILIAE GRATI ANIMI MONVMENTVM
POSVERE
AN.DOM. MDCIII. OBIIT AN. MDXXXXVlIL NON. MAH AETATIS SVAE LXI. In mezzo al pavimento
ALEXANDRA GIR ALDI l.:s:
VINCENTII ANTINORI VXOR
SENATORIS NICOLAI ANTINORI MILITARIS ORD. S. STEiHANI P. P ET M. AVDITORIS ET PRAfcSIDIS MATFR
ANNOS VLTRA XXX. A SVA VIDV1TATE
INTER HAS VIRGINES SOLI DFO COMMORATA
OCTOGENARIA MAIOR
P IN FQ IN QVO V1XERAT OBDORMIVIT
DIE X, IANVARII MDCCXXIIL
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14°
L E
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IONE
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XI.
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DELLA CHIESA DI SANTA TRINITÀ I.
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Chi mai non è noto efìfere flato San
Giovan Gualberto l'Uìitutore de'Mo- naci di Valombrofa , ed infietnemente Capitano di zelantiffimi Aportoli dello Spirito Santo, i quali armati di San-* tira 5 e di Capere ufcirono in batta- |
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s^mS
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glia centra dei Simoniaci, che nell'I-
talia , e principalmente nella Tofcana avevano fatto ve- nali i doni ipirituali, e celefti ? Ma ftccome ne* Monaci vcdeanfi i Juminofi fegni dell* Apoftolato, operando elfi ogni forte di prodigi , così a loro né pure mancarono acerbe perfecuzioni e di efilj , e: di itragj , e di mor- ti > e d* incendj, delle quali Teatro , per vero dire , lugu- bre fu il Monaftero di San Salvi da Pietro Vefcovo bi- moniaco alfalito, faccheggiato, e del fangue de'noftri Aportoli inondato. Rimalo finalmente trionfante il di- vino Spirito, e purgata la Tofcana dal perlifero vele- no di Simonia, faci! cofa farà ad ognuno Timmagi- narli a quale ftima falilfero gli Apo/tolici Miniftri: quin- di oltre 1* univerfale applaufo, amore , e riverenza , fu- rono offerte loro magnifici Templi » Monaiterj, e Beni sì da' privati, che dal Comune, e dirò cofa peravventu- ra maipiù veduta, cioè, che fino a otto cafe , o fivvero Conventi Valombrofani contavanfi in Firenze, fé noru tutti in Città, però comprefi ne* Subborghi, e furono S- Salyi, S. Bartolommeo di Ripoli, lo Spedale di S. Paolo a Pinti, S. Iacopo tra'Foffi , S. Firenze Vecchio, S. Gior- gio fulla Colta, S. Pancrazio, e S. Trinità, fenza contare il Palazzo del P.Abate Generale in Via delle Fornaci; e laChiefetta del B.Bernardo degli Uberti dietro a S.Mar- tino, ed io qui tra tante Chiefe darò luogo a quella di S. Tri-
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S.Trinità, la quale quantunque non fia la prima dell'Or-
dine , è però per molti fuoi titoli ragguardevolilììma . II. In qual anno quella Chiefa pattarle alle mani de*
Valombrofani non ho documento da ilabilirlo per certo : abbiamo bensì Scritture del 1091. accennate dai Roffelli > dal Sig. Domenico Maria Manni, e da parecchi altri Scrit- tori, le quali fanno menzione de* Valombrofani quivi di- moranti, e di un Monaco, che appellava!! Ugo già in detto anno Priore di S. Trinità . Prima poi del foggiorno de' Mo- naei che cofa folle quello luogo, fi può dubitare , che i Fiorentini vi avellerò una Chiefa dedicata alla Santiffi- ma Trinità , parlandone Giovanni Villani all'anno 8oi« nel Lib. 3. Cap. 2. in quefta guifa ,, Et dalia porta^ „ S. Pancrazio feguivano ( le mura ) infine ove è oggi ia „ Chiefa di S. Trinità , eh* era fuor delie mura , et qui- „ vi preflb avea una Poftierla chiamata Porta RofTa ,, Ma per non tacere cofa, che polla illuftrare la Storia maffìma- mente di fecoli cosi lontani , debbo dire , che talvolta nelle carte vetufte enfienti neK\ Archivio del Monaftero apparifee chiamata Chiefa delia Madonna dello S^ajìmo, lo che forfè proverebbe aver avujto ella due titoli , cho non farebbe efempio nuovo in Firenze, ove S. Spirito è chiamato talora £*. Matteo in Cafelinis , e S. Procolo addi- mandato fu anco S. Nìcomede , Evvi pure altra denomina- zione della. Uoftra Chiefa prefa dal nome della Via, ove era Hata fabbricata , che dicefi di barione , effendo che Arnqt fi allargàflè. anticamente affai più in quefta parte quafi a, confino alla Chiefa , e quella contrada fi diceffe Parte di. Rione ,?er tutto infieme Parioney: [ 1 III. Né io credo dì ufeire troppo di ftrada, fé prima»
di entrare neL Tempio ad offervare le maraviglie dellt-.. arti , io mi fo a rammentare alcune cofe qui accadu^ te , le quali fecero celebrammo il nome della Chiefa di S. Trinità quanto; al tra mai,. E primieramente, riferii rò , come nel 1289. fu eletto quefto facto Luogo per fa* * re un Configlio di guerra, ove intervennero i Capitani, e Comandanti più famofi, prima che marciartelo coli' o- fte contra di Arezzo 9non dubitandofi punto^ che dalle fagge
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fagge rifoluzioni militari in queito Configlio ftabiljté ne
derivale la gloriofa vittoria {opra gli Aretini in Cam- paldino , che tanto leggefi nel Diario di Niccolò Ridol- iì, il quale racconta ancora una congiura quivi accor- data da* Guelfi contra i Ghibellini, avendo i primi deli- berato di {cacciare i Cerchi , Famiglia , che fi era dell* altra Parte fatta Capo, dal che molte turbolenze ne nacquero} e che tennero dipoi la Città in mifero , e lagrimevole fiato. Altra ragunanza di Neri a motivo di abbattere i Bianchi fatta in quefta Chiefa leggefi nell' Ammirato all' anno 1301. confermata da altri Scrittori , nella quale af- femfclea Corfo Donati fece una lunga diceria per dimo- erà re la neceffità di chiamare a Firenze per mezzo del Pontefice, Carlo di Valois de'Reali di Francia, e perav- ventura col fine ambiziofo di farfi un dì Principe della Patria fua . Né polTo tralasciare due altri cafi riguardanti le fteffe fazioni, e fulia piazza di S. Trinità accaduti. Il primo fu un terribile improvvifo garbuglio, che rac- conta l'Ammirato al Lib. 4. come fegue ,, Coftumavafi in ,v Firenze allora (1300*) per la tranquillità , che regnava , „ di farfi nelle Calende di^Maggio quafi per tuttavia Città „ dimolte piacevoli fefre, e brigate , nelle quali Don- ,j ne , e Uomini convenendo in balli, e conviti , e in sì ,) fatti dilettevoli trattenimenti per molti giorni fi tra- „ ftullavano, fra molte delle quali una ve n' era in quel ,$ giorno nella contrada di S* "Trinità molto pompofa , e ,i ove tutte le più belle giovani di Firenze per ballarvi, „ fdciondaAb'WÀumeifi erano ragunate, il perchè inconta- „ nente traffe in quel luogo tutto il popolo , e fra gli „ altri molti de'Cefchi , e de* Donati , i quali per lo ,, fofpetto delie incominciate gare erano in quel; giorno ,j ia cavallo y e 'affai ben'< armati j e con tanto feguito» >iche oltre i Servidori, e Mafnadierì , che haveano a pie- „ de;,; più di ^ uomitii «poteanoleifere -'sla> ciafcuna-par-< ® tei a f cavallo,, i qiiait, o che non volfcffero darfi luogo 5*1* un l'altro , o che pure l'odio* eh3era tra loro, ha- 5/ veffe bifogno di poco incitamento,.havendofi incomin- ci ciato a pigner^ieo* cavalli», e^mirarfì con occhio fdc- 9%&ù gnofo , |
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& gnofo* preftamente pofeto mano<alla fpada, e non ef-
j, fendo chi ardiflfe di por fi in mezzo fra tanti, attac- ?> carono una crudeliffima zuffa , nella quale oltre molti s> che vi furono feriti , a Ricovero figliuolo di Ricovero « !de* Cerchi'Cava He re "mólto filmato in quella famiglia , fu a difàvventurofamente tagliato il nafo» onde crebbe mag- >> giore il rancore negli animi loro , m di nuovo tutta la 55 Città fcompigìiarono ,, Ma fé quefta fella terminò in una battaglia, vegghiamone altra fu la medelìma piazza fini- ta in una divota fefta , e eie fu che levatoi! Firenze a rumore appunto per le; idifcordìeUra* Gueffì pie i Ghjbei- lini, e ridotte^ ambe le parila a: ^combattere in filila piazza di quella Chiefa 5 in quella entrarono tumultuan- do , mentre un Monaco celebrava la M'eiTa,,:il quale con zelo pigliata KOiliaiconfaeratà andò fra di loro j il che veduto per riverenza di tanto Signore > depoile le armi 5 inginocchioni fecero la pace, in fegno della quale nella facciacartjdellai tGhiefat laccante alkxporta -di mèzzo, in- nanzi chefoffe rinnovata di piètre , vedeva^! un xondo di marmo:,} còme un' otìia con letterset, che formavano il feguenteimilleiimor MCGLVMi •'■:hìltfa ^: III. E paflando: ora agi* intigni monumenti della
grandezza di Firenze rilucenti fu quefta piazza 5 oiTerve-
remo«, come quefti àumentallero lo fplendore del noftro
Tempio ; e fono- ùlxa 'Cotognar di 1 fmifurara grandezza
collocata diri-in petto'1 alla porta maggiore della Chiefa -,
ed un Ponte jfull'Arno , il 'quale fuori dr sogni eontefa
ti ili piar vago 5 e magnifico, che «V in tutta l'Europa-»
Ridalla'.'vicinanza delle; fecre mura addimandafr il Pont^
a Santa frinita 5 del quale'facendomi alquanto da lungi a
ragionaref mi.'piace ricordare qui le quattro iiàt« , che fu
fabbricata % La1 prima Gabbiamo notata dal Varchi nell'
ianmo ciarli, benché lèi Ammirato la fegni ,un anno dopo }
ambedue per5 convenendo jcàefolfé fatto per opera di
Lamberto$e*<$$&{<:ck$éi> ma con pòca ftabilità; "con-
ciofiachè alla pienai dell' Arno ufeito da' termini fuoi
nelle calende di Ottobredel 1269. convenne, che rovi.
•tiaflfe: m :< fé tpecò :aivbi?avi^ Architetti;; Era Siilo, e Fra
-nvt Ri*
*■"■»■■ <; '.-■■. ''■'■■'■'. ■■ -: ' ■'■■ ; ■■'•
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A net: tfcaccuitifuri;
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nento „ Le due ( dice il Cinelli ) dalla parte meridio-
„ naie fono il Verno di Taddeo Landini figura molto ,, ben intefa circa l'attitudine, e Tintelligenza de'mu- 3, fcoli 3 eflendo ignuda , ed efprimendo così bene il 5, freddo, che pare, che divero, tremi • L'Autunno è ,, di Giovanni Caccini, nella quale ftatua è ammirabi- ,, le un braccio in aria » che folHene alcuni grappoli di „ uva; dell'altre due*che rapprefentano la Primavera, e j) la State , quella di ver-fo il Ponte alla carraia è del Cac- „ cini, l'altra del Francavilla, ma quellamoftra il collo jj un poco lungo, avendo l'Artefice nell' abbozzarla 5) fattolo «di giuria proporzione, ma nel ripulire ficeo- 5, me le fpalle sballano, e la terra alza, così il collo un 95 poco più lungo divenne „ Uncinelli però difKmula un altro difetto più notabile in quella itatua, e forfè volle rifpiarmarne la cenfura a sì valente Artefice; ella è adunque .criticata nella gamba delira, che tiene alza- ta» la quale è alquanto più lunga dell',altra, in maniera che fé la pofalTe urterebbe nel piediltallo. Tutta poi la fpefa di quello Ponte nelle memorie dell' Archivio de* Principi apparisce di 4*5480, piaiìre. Nell'anno 1557. ai 30. di Maggio ie ne principiarono i fondamenti -t e fu terminato nel 1570. ai 15, di Settembre, e le Itatue coiìarono mille feudi per ciafeheduna* e furono collo- cate nell'anno idolS. V> In fulla piazza, poi avanti la Chiefa pofa la Co-
lonna di granilo Orientale, grolla braccia due, e due • terzi , alta braccia 20* col piediliallo 25. e mezzo, e con la bafe.27. ella è di ordine Dorico fopra avente una ita tua di porfido , che rapprefenta la Giuftizia lavorata da Franceico Fermcci detto del Tadda. E per dire al- cunché di sì bella , e rara Colonna , mi farò dal notare il motivo., che ebbe il Duca Cofimo di qui collocai la, e fu, come riferifee T Ammirato , perchè egli itando su di queira Piazza ricevè la prima lieta nuova dell'ot- tenuta ^vittoria a Montemurlo fopra i Forufciti } ed il loro Capo Piero Strozzi nel 1537. e però volle per e- ternarne la memoria innalzare ivi la Colonna 5 che indo- ,. Tvm III. T no • *
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nento „ Le due ( dice il Cinelli ' ) dalla pnrte meridie.
„ naie fono il Verno di Taddeo Landini figura molto ,, ben intefa circa l'attitudine, e IH intelligenza de'mu- „ fcoli , elfendo ignuda , ed efprimendo così bene il ,5 freddo, che pare, che divero# tremi » L'Autunno è ,, di Gioyanni Caccini, nella quale ftatua è ammirabi- ,5 le un braccio in aria , che foftiene alcuni grappoli di „ uva; dell'altre due ò che: rapprefentano la Primavera , e „ la State , quella di ver-fo il Ponte alla carraia è del Cac- „ cini j T altra del Francavilla, ma quefta moftra il collo „ un poco lungo, avendo l'Artefice nel!' abbozzarla ,, fattolo ài giuria proporzione , ma nel ripulire ficeo- „ me le fpalle sbafla.no, e la tefta alza, così il collo un 35 poco più lungo divenne „ Il Cinelli però diflìmula un altro difetto più notabile in quefta itatua, e forfè volle rifpiarmarne la cenfura a sì valente Artefice; ella è adunque criticata nella gamba delira, che tiene alza- ta» la quale è alquanto più lunga dell'altra, in maniera che fé la pofaife urterebbe nel piediftallo. Tutta poi la fpefa di quello Ponte nelle memorie dell'Archivio de* Principi apparifce di 46480. piatire. Nell'anno 15(57. ai 30. di Maggio Te ne principiarono i fondamenti ì e fu terminato nel 1570.31" 15.. di Settembre, e le ftatue coftarono mille feudi per ciafeheduna, e furono collo- cate nell'anno ido:8» V. Jn fjulla piazza poi avanti la Chiefa pofa la Co-
lonna di granirò Orientale, grolla braccia due, e due • terzi, alta braccia 20.. col piediftallo 25, e mezzo, e
con la bafe.27. ella è di ordine Dorico fopra. avente una ftatua di porfido , che rapprefenta la Giuftizia lavorata da Francesco Ferrucci detto del Tadda. E per dire al- cunché di sì bella , e rara Colonna, mi farò dal notare il motivo., che ebbe il Duca Coilmo di .qui collocarla, e fu, come riferifee l'Ammirato, perchè egli riandò su di quefta Piazza riceve la prima lieta nuova dell'ot- tenuta -vittoria a Montemurlo fopra i Forufciti , ed il loro Capo Piero Strozzi nel 1537. e però volle per e- ternarne la memoria innalzare ivi la Colonna, che indo- . ^T-im III. T no
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no avea ricevuta:iA Papa Pio IV. levata dalle Terme
Anroniane , del quale augufto edilìzio quefta era Tul- timo avanzo . Entrò la colonna in Firenze nel 1563. ai 28. di Ago-fto-, e nell'anno feguente fece Cofimo git- tare i fondamenti: ar z.- di Luglio del 15.65. fu rizzata con grandiiììmo pericolo, fé crediamo alle memorie di que' tempi, ed oilerva il Bildinucci nella vita di Fran- ctfco Ferrucci, che nel 1581. fi levò il Capitello di le- gname, che era fiato meflb alla Cqlonna , perchè non apparirle /tremata, e ftronca, effèndofiah 13. di Maggio fermo il bel Capitello di pietra, e fopradi elfo la Giultizia ne'31. dello lielfo mefe ,, e perchè, fegue a direilfoprallo. dato Scrittore „ a Francefco era convenuto avere L'occhio j, di mettere in opera nella fua figura tutta la lunghez- j, za del falTo per non iftritolare un sì bel pezzo, fu j, necelfario ancora, che egli nel vezlirla fi teneiTe alquan, f, to fcarfo, e tiretto, obbedendo alla fottigliezza del 0 medefimo . Ella poi poira al fuo luogo comparve all' ^occhio, di chi fopran tendeva, sì fvelca , che fu ava* *, to per berle il farle attorno pendente dalle fpaìle il jy panno a fvolazzo di metallo. ,, V. Finalmente debbo avvertire* che il millefimo
della breve ifcrizione incifa nel piediflallo , che dice MDLXX- non potendo alludere a ninno degli anni ac- cennati di fopra riguardanti la colonna, o la ftatua, a me fembra che voglia indicare l'anno, nel quale Cofi- mo in Roma fu coronato Granduca da Pio V. e però quivi folle fcolpito , come epoca di così augurio titolo ne'Duchi di Tofcana,ela ifcrizione dice come apprelfo; COSMVS MED1CES
MAGNVS DVX ETRVRIAE > AN. MDLXX. ,'•-'■ in* '
■.'■;■ v #
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LEZIONE XIL
DELLA CHIESA DI SANTA TRINITÀ 11.
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Engo in quefta feconda Lezione a ra-
gionare più d* apprefTo del comincia- mento della nuova figura , che fu da- ta alla Chiefa dì S. Trinità , da che el- la venne in potere de' Monaci Va- lombrofani; né certamente prima di quello tempo fembra foiTe di quella grandezza., nella quale la veggiamo al prefente, affer- mando il Vafari nella vita di Niccola Pifano , che fe- condo il modello di queft* Artefice fi rinnovafìè in queir anno, che tornarono i Guelfi in Firenze, il quale do- vette eifere giufta il Villani, e 1*Ammirato il 1250* Ed ciTendo queita Badia collocata nella più bella parte del- la Città circondata dalle abitazioni di nobili famiglie , . come Soldanìerd , Gianfigliazzi , Spini , Buondelmonti, Bartolini, Mineibetti , ed altri., è molto veri fimi le , che la loro pietà concorrere alla magnificenza , ed ampiezza della Chiefa , della quale^ così fcrive il Bocchi „ Ri- w fponde all' occhio con molta grazia quetìa fabbrica, „ e comecché per le fa e re bi fogne in tempo molto roz- „ zo foife ordinata, non è oggi tuttavia fenza lode, an- j, zi dagli uomini intendenti è tenuta in molta ftima . ,, Già erano le maniere Doriche, e Corinte bandite da' 53 peniìeri degli antichi Architetti, e fpogliati della no- j, tizia lodevole , e delle vere mifure di edificare, gui- ,., dati da certa ragione naturale, divifavano nondimeno 5, le f abbui die commode, e quanto più potevano dura- 3, bili. Perchè quella fabbrica è di villa graziofa verfo „ di fé, ed ancora fenza colonne, o altri vaghi orna- „ menti da chi è intendente, molto con ragione è yt commendata}, ed il Buonarroti negli ottimi edifizi T 2 otti-
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„ ottimamente avvifato, foleva per fuo diporto, quando
,, era in Firenze, contemplare attentamente quello Tem- 5, pio ? e perché faceva fovente quello, come quegli, che ,5 vi conofctva fomma bellezza, tra gli amici avea in 5, collume di chiamar quella fabbrica la fua Dama, per- 5, che graziofa , e vaga per fua natura avea forza in lui „ di desiare ltimolo di ammirazione * e di amore. Ed j, i migliori Artefici negli edilizi nobili imitando la >, pianta di queflo Tempio* e la difpofizione deJ fuoì >, membri, confelfano tacitamente, quanto Mimar fi deb- j, ba, ed a ragione commendare „ E perchè il Bocchi contento di" averla lodata tralafciò di defenverne la pianta , io mi farò dalia facciata, la quale volta a Le- vante era* già, ornata di opere mofaiehe deferitte in un libro di ricordanze preiTo i Signori Vignali. La Chiefa è lunga braccia 75, larga nella Croce 54. nel corpo 33. eia Nave di mezzo 13. Avea cinque Navi , ma due furono chiufe da una Cappella ali* altra in occasione , che fu ampliata, ed abbellita nel fecolo XIV. e trovanti" varj documenti indicanti innovazioni in diverfi tempi. Alle Riformagioni libro fegnato AA. la Signoria deputa,, quattro Operai per le Cappelle di S. Trinità, e furono Filippo di Neri degli Ardinghelli , Antonio Davanzato di Davanzati, Antonio di Rinaldo Gianfigliazzi , e Gu- glielmo di Pieri Speziale. Altra fimile ordinazione fpet- tante alla Chiefa evvi al libro fegnato EE. dei 1407. e nell* Archivio de* Monaci conferva!* fcrittura del 1370. al nufflu 50* nella quale vi è ricordanza , che folfe per- fezionata parte con limoline de* Cittadini 3 e parte con denari del Monailero: ed il Sig. Domenico M. Man ni al li- bro XIV. Sig, 2. dice „ La Chiefa di S.Trinità il trova, j, che di nuovo T anno 1383. fu ampliata, ed abbellita :, e nel 1395. fu fatto il Campanile di elfa „ Della fab- brica del Campanile io aveva ricordo , che nel 1390. folfe ftato principiata,; ma 1' autorità del detto Sig. Man- ni così accreditato per le fue grandi diligenze nei!' in- veii igare Archivi mi muove a fottoferivermi alla fua af- fezione ; foiamente vi aggiungerò la maraviglia di que- lla |
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ila Torre, che è non avere fondamenti : imperciocché
T Architetto da una mediocre groflezza del muro late- rale della Chiefa con l'aiuto di due beccatelli fu gli An- goli di elfo, e di archi mediocri fece forgere un Cam- panile quadro , e capace per più campane ,• e di fuffi- ciente altezza . Ma ritornando ali* erudito Scrittore de' Sigilli nel luogo citato dice ,, Mei 1277* i Monaci com- s, prarono dalla Famiglia degli Spini più cale nella via „ di parione per farvi uno Spedale $ ficcome fecero, che „ fi chiamò Spedale di S. Trinità . ( che anche quello ,, è una nota di Chiefa antica ) Ben' è vero però, che 5, nel 1393. elfo era già trasferito nella via de' Foffi , 3, mentre i Monaci in queir anno lo concederono ivi 5, a Domenico Bottaio , e nel 1474. fu data la cafa , „ ove il detto Spedale già fu, a Benedetto Bartoli a li* „ nea » che ricadde poi l'anno 1616, per morte di Co- ,, limo di Giorgio Bartoli „ IL Né qui però fi riltringono le glorie dì quefta
Badia, pofciachè riandò ella a cuore a* Sommi Pontefi- ci , da quefti fu accrefciuta , ed illuftrata con benefizi , ed onori fìngolari , Evvi di Pafquafe II. nel 1115. una Bolla in commendazione de* Monaci di S. Trinità di Fi- renze, e Lucio III. nel 1183. prende i medefimi fotto la fua protezione, conferma loro tutti i beni, e privi- legj j volendo efpreflamente , che in quefto luogo vi fie- no Monaci di S. Benedetto fecondo ì' iftituto di Va- io mbrofa . Gregorio IX. ai 27. Dicembre del 1237* giufta il Sig.Manni, il Giamboni , e la tradizione del Monafte- ro, confacrò la Chiefa, lafciandovi in quel dì 1' Indul- genza Plenaria . E notifi , che dalla venuta di quefto Pontefice in Firenze non trovandoli memoria nelle fio- rie né del Villani > né dell'Ammirato, convien dire, che da lui folle fatta queita confacrazione negli anni, che fu egli Legato in Tofcana , colla quale dignità trovali ap- pellato nelle memorie de* Capitoli generali di Valombro- fa Frejìds D* Ugolino Card, Ottien, in yartibus Taf eie Legato, nel qual cafo farebbe di uopo correggere il mil- lesimo . Da Martino V. T anno 1420, mentre flava egli r
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egli in Firenze," fu conceduto all' Abate di S. Tdriita
1* ufo de' Pontificali, eiTendo flato il primo a prevaler- ferie D* Gafpero Buonamici da Prato, del quale D. Vin- cenzio Simi feritoore : De Viris Illufiribus VallumhrofanUx ferirle in quella guifa : Gafpar fratenfis originem ducens <$ confpcua fatti familia de 'Bonamicis Monachus Val- Immhrofanus, 4$f Abbas Monafterii San&ijfìmji Trinitatis Wiorentid. Vir fuit magni ingenti } & fum<m& .au&witatis tifud Vloretttinos. Ipfi enim santi Gafparnm Abbatem <e- fiimarttnt., ut circa negotia pubiica niiiJ iffo incenfuko auderettt facete , quapofter a confi/ti f ReiptbJica fio- rentina , fi<ve Confiliarius publicus merito fuit di&us .* Hi nel Catalogo degli Abati di ;$> Trinità «rètt* anno 140,5.» è notato quanto appreifo „ Don Gafparo Buonamici di- ,, Prato fu 'Govenatore di S. Aportolo per Monfignoa* „ Vefcovp) fu fatto Abate di S. Trinità , fece fabbri*» ,) care affai nella Chiefa fua da più Signora* particolari y, Cappelle , sd attenne da Martino V. f mio »de' Pom» j, ti fi cali 0* IH. Papa Eugenio TV. volle die in S, Trinità fi fa-
eeiTe da' Monaci il Capitolo Generale nelr* anno 1435* e come leggevi -nel libro intitolato Stratta in Valombro- fa j nel 1492. al dì -15. di Febbraio Aleflandro VI. con- fermò con fua bolla ia unione di quello nofiro infigne Monaftero a «quello di Valombrafa ^ la quale unione era fiata fatta dal fuo PiedecefTore Iiinocenzio. Né volendo io defraudare ia Chiefa d* altri ragguardevoli (fimi ono~ ri, rammenterò qui i privileg-j , e grazie delia Repub- blica", peonie nel 1396, per deliberazione fatta dalla Si- gnoria , «{Tendo Gonfaloniere Davanzato Davanzali o e rogata fu da Gino da Prato ai. di Aprile , fi ordina } che in" ogni anno nella fetta della Santifiìma Trinità tufct* i Magirlrati vadano a offerta in quella Chiefa. E circa il giorno di $. Gio: Gualberto leggeri alla Rubric. 40. an. 1415. Omni tempore in perdeiU4tm telebretur in C insitate Fior, feflum $, loannis ' Gualherti Capti-s, & Trincifis Ordinis Vailifumb. qui fuit de fartib.m Valli s Elfe ti, lutti* Inoltre nel Gonfadonierato di Giovan Batilia Bar- tolini
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Colini del 1500. trovai altfa deliberazione , colla quale
fi comanda, che il giorno di San Giova n Gualberto fia folenne, e feftivo in tutta Firenze, e non fi aprano le botteghe. E per notar alcunché de' favori fatti a que- fto luogo da r Vefcovi Fiorentini, riferirò quello del-Ve- fcovo Bernardo , il quale nella conuoverfia di confini con kr Parrocchia di Santa Maria Ughi confermò le ragioni de' Monaci, ficcome fecero altri Vefcovi per fimiglianti liti co» le Parrocchie confinanti di S. Apo- fìolo , e di S. Maria fttfra Fort ani . Giovanni di Velie- tri poi giudicò fpettar-e all' Abate 1* eleggere, e mettere al Ponte alla Carraia il Pontigiano, o forverò cutòode , efìfendochè la cafa a capo di quel Pont© era del Popolo di Sv Trinità , né folamente al Pome alla Carraia eravi chi lo guardaffe , ma di ciafcun Ponte ufavafi raccoman- dare la cuftodia ad una famiglia delle più vicine , IV. Alcune donazioni per fine rammentar debbo }
che trovanfi fatte da private famiglie a quefto Mona- fteio viepiù arricchito dalla pietà de* Fiorentini affai portati in ogni età verfo de* Venerabili Monaci di San- ta Trinità : Onde in primo luogo riporterò una dona- zione di piccolo, ma celebre Oratorio, come la riferì- fce il Sig. Domenico Maria Manni al libro già citato così jy Nel> 1323. fu donato a quella Badia da Niccolofa fi* ,, gliuola di Ruggieri da Dionigi , e da Margherita di j, Giovanni da Mangona 1' Oratorio di S. Michele Ar- „ cangiolo > eh* era fui Ponte a S. Trinità „ E nelle memorie MS. del Monaftero leggo, che D. Agoftino A- bate di S. Trinità di Firenze, diede 1' abita del fuo Or- dine ad alcune Dònne, le quali abitavano nel!' Orato- rio di S. Michele , pofto fui Ponte a S.< Trinità dalla Volta degli Spini nell' anno 13.18. Quando poi rovinarle queli* Oratoria, il Baldinucci ce ne dà un lume nella vita di Giovanni da Stefano a Ponte come appreifo,, Tor- „ nato a Firenze dipinfe una Cappella dedicata a S. Mi* 5, chele Arcangiolo l'opra il vecchio Ponte a S. Trinità, „ che poi rovinò per la piena del 1557. ed è fama, che » di tal pittura egli «aeife il cognome di Giovanni da „ Pon.
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„ Ponte „ Seguì poi altra donazione più notabile, pari-
mente riferita nel libro fuddetto de' Sigilli con le Te- gnenti parole „ Nel 1331. gli Ughi, e i Ponzetti loro „ Conforti donarono a' Monaci due parti del padrona- ,, to della Chiefa di S. Maria Ughi , donde addivenne 5i forfè , che ne' tempi moderni dopo lungo litigio fi 5, Itabilì fra la famiglia Ughi ^ e i Monaci un* altema- 3, tiva approvata da Urbano Vili. Barberini difeendente 5, da Neri Barberini, che .nelF anno 1331. ne avea fìi- „ pulata la donazione „ Ed io debbo grado al .Signor Manni della notizia di quello rogito, che appunto man- cava alla copia ^ che ita preilb di me di quello famofo contratto fiato V origine di ìiri lunghiilìme : * dello frumento il /unto è quello .„ 1 33i.-Guccia, e Lifa fi- ,, glie di Lotto sdì Schiatta di Meifer Arrigo Avocadi , ,, e Manfredi ài Andrea di Meifer Giovanni de* Pon- ,, zetti donano il padronato di S. Maria Ughi di Firen- „ ze al Padre Abate di S. Trinità ., come pofeia termi- nafse 1* orti-nata lite., afferma Leopoldo dei Migliore nel- la tua Firenze Illustrata a pag. '$€$. che per fentenza di AkiTandro Vafoli Giudice delegato dal Cardinal Carlo de* Medici ne* 14. di Settembre del 1629. la metà ne toc- cò al Senatore Alamanno Ughi padre di Niccolò) e di Carlo Patrizj Fiorentini,, e P altra metà a* Monaci, la qual fentenza fu fermata -per Bolla ài Papa Urbano Vili- ai 13. di Febbraio del 1532,» V. Finalmente tornando .alla Chiefa, e "Monastero
di Santa Trinità,, oiTerviarno .altre magnifiche innova- zioni, come alla Chiefa :una nuova facciata di pie- tra forte con pilailri; e ^cornicione di ordine ccompofito fatta P anno 1593. col modello di Bernardo Buontalenti detto delle Girandole,, Architetto di grande abilità , e filma.. Nel mezzo fulla Porta maggiore tvvi di sballo rilievo la SS. Trinità, ed.allato alla porta laterale a mano manca .un S. AlerTio in una nicchia , ambedue opere di marmo fceJlifrime di Giovanni -Cacciai.. Del medefimo Architetto è pure il Presbiterio dell" Aitar maggiore con una ricca balaustrata di marmo, dalla quale li feende al
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al piano di fotto da quattro fcalinate di pietra forte,
che due facendo nicchia predano con la bizzarra in- venzione comodo alle funzioni Abbaziali , e rendono più fpaziofo il luogo: tra quefte due fcale in mezzo a due Aquile di marmo leggeri in un cartello, come ap- preso ; .*"-t!:ì tf'-n. ìh:ir:y V> ■ O. Me ' • ,. ,!
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[. ID OPVS ECCLESIAE DECORI
SACRORVMQyE COMMODO D. LAVR» ABBAs ADDENDVM CVR. AN. DOMINI MDLSXIV. Di Bernardo parimente è il difegno del Monaftero bel*
lo, e magnifico con un Chioftro cinto da colonne di pietra del follato di ordine Dorico , che reggono cel- le, ed altri appartamenti, a' quali falendofi per nobile fcala trovafi un lungo Dormentorio in volta a mezza botte, ove fi contano felfanta celle, le fineftre delle qua- li ben ornate di conci rifpondono parte nei Chioftro s e parte in Parione , ftrada rinomata per il concorfo del popolo a vedere la nobile gioventù, la quale nella fia- te efercitavafi nel giuoco della palla • Il principio poi del nuovo Convento dal foprallodato Autore dell' Opera de* Sigilli viene ajTegnato all' anno 1584. |
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XIII.
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DELLA CHIESA DI SANTA TRINITÀ III.
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!• lOpo aver rammentato di quella Chie-
fa i molti ragguardevoli monumenti ,
the la circondano , Je lodi , colle., quali gli Scrittoli re favellano , e i privilegi, e le grazie concedute ad elfi da' Sommi Pontefici, da'Vefcovi, dalla Repubblica, e da'Privati , riman- gono da olfervarfì■■ e-ltre maraviglie delie tre belle arti » e delle adorabili Reliquie de* Santi * Ed elTendochè tra quelle fiavi il miracoloso CrocifilTo, il quale chinò il capo a San Giovan Gualberto , immagine per vero dire degna da fé fola di una Storia , quindi rimettendo elTa ad altra Lezione , aflembrerò in quella, quanto io mi fono avvenuto quivi a trovar di memorie o fi voglia adorabili, o ammirabili. E primieramente tra le prime conlervinfi tre Croci d* argento aventi con buon difegno distribui- te alcune facre particelle del legno della Santa Croce: In un ricco , alto , e vago Oltenlorip dJ argento lavorato con fino artificio, che colto feudi 500. e fu terminato nel 158(5. evvi la mafcella del Santo Abate, e Fondatore Giovan Gualberto , e in altro Reliquiario vedefi di Sanca Umiità il fucile dì un Braccio colla Reliquia., di Santa Margherita fua difcepola . Siccome avvi del B. Bernardo degli Uberti parte del Braccio , che fi confer- va in Valombrofa . Sopra dell' Aitar maggiore adoranti parecchie olla di Santi Martiri, le quali mettono in mezzo il Corpo di San Cofimo Mirtue eiiratto dalle Catacombe di Ciiiaca , e dal Pontefice AieiTandro Vii. nel 1663. don-ito a Santa Trinità, dove fu folennemen- te trasteiiio dr»ll'Abate Don Ttfauio Cu fu. Ed a sì pregevoli tcloii io potrei arrogete parecchi Venerabili |
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Monaci quivi morti, e fepolti, le immagini de'quali co*
diademi erano dipinte a frefco ne'pilalìri della Chiefa » ma dal tempo guaite , folo vi reflano , e la effigie di S. Grego- rio VII. e il ritratto del Beato Cardinale Tefauro Becche* ria, che fu da' Guelfi Fiorentini fu la piazza di S, Apol- linare decapitato , e da* Monaci fuoi per depofito tu- mulato in Santa Trinità } ove flette fino alla folcirne (uà. traslazione a Valombrofa; e tra* moderni quivi morti in concetto di Santità fi confervano le ceneri del Ven, Don Francefco Rafi morto nel 1677» in credito di San- to Reiigiofo , la cui morte fu compianta da i Principi , e da tutto Firenze per il gran concetto , che il aveva di fua letteratura congiunta con una itraordinaria integrità di vita; oltre le fue efequie, che allora furono folenni , nel 1706.. 'dall' Abate Don Giovanni Aurelio Ca fa ri fu fatto trasportare il Venerabile depofito in .una'caffo di pietra all'Altare di San Benedetto nel fondo della Ghie- ia con un epitaffio in marmo bianco alla parete, che «lice come appreilb: |
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D. O. M.
FRANCISCVS RASI PATRTTIVS ARETINVS
PRAELATVg VAIXVMB. OMNIGE-NA LITTFRATVRA
DiCENDI FACVND1A MORVM PRAESTANTIA CLARVS
THFOLOGIAE MYSTICAE SAPIENTI A EXPE-
JUENTIA PRAEDITVS MIRIFICO IN IESVM tERVENS AMORIS IGNE ET ERGA l'ROXlMOS IN QVORVM :PROCVRANDA SALVTE CONSVMMATVS IN BRbVE milT IV. NON. DÉCEMBRIS AN. MDCLXXVII. Afc.TA- JIS SVAE LJV,
XI. Ma tra i venerabili titoli, de'quali ella abbon-
da , è da annoverarfi ancora il ragguardevole vanto di aver dato alla Chiefa Fiorentina nel noflro fecolo un grande Arcivefcovo nella perfona di Don Leofie degli Strozzi. Quelli in età di dieci anni non per ancora com- piuti da' piiffimi parenti confegnato all'Abate di Santa V 2 Tri-
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Trinità ,pafsò gli anni fuoi più teneri negli efercfzj e di
pietà Criftiana, e delle fcienze umane , e divine , ed obbligatoli quivi folennemente alia profeflìone de* con- fueti vori di Religione, fu pofcia nel 166$. ai 25. dì Gennaio laureato in Sacra Teologìa nell' Università di Firenze, e nell' anno iógo. piacque a Cofimo Uh di portarlo al Vefcovado di Pirtoia , il quale avendo egli go- vernato per lo fpazio di anni io. , nel 1700. fu pro- moiTo alla Sede Arcivefcovile di Firenze, la quale ne' tempi antichi fu governata anco da un Ambrogio Monaco Valombrofano nell* anno 1155. e forfè da un Elinando ignoto agli Scrittori della Serie de'noitri Vefcovi, ma che veder! nell' Albero Valombrofano , come Vefcovo Fio- rentino nel 1070. che fu anno fenza Vefcovo in Firenze , ma pofcia nel 1071. fi hanno memorie certe di un Ri- nieri promoffò al noìfro Vefcovado, eilendo in ciò con- cordi il Borghini, T Ughelli, ed il Migliore. III. Ma tempo è , che palliamo a deferì vere quanto
evvi di ammirabile nelle Cappelle ài quefh Chiefa, che ne conta numero 20. nelle quali parecchie averido mu- tato padroni , e ciò, che più difpiace, eiTendo (tate fpo- gliate delle antiche pitture , hanno creato nel Cinelli , ed in altri Scrittori non poca confusione , la quale io vo- lendo sfuggire, penfo di notare folamente le cofe co- me inoggi e fi ito no , Onde entrando in primo luogo in Sagreftia, avvertir debbo, eifere Hata quella desinata ad ufo di Cappella per ferramento di Noferi Strozzi ira- to Cavaliere, infigne nel maneggio degli affari pubbli- ci , e fabbricata da Palla Strozzi fuo figlio nel 1421. ad onore de' Santi Onofrio , e Niccolò, lo che apparifee da una cartella, come appretto; Hanc Cappllam S, Ho- nnfrio , & $*• Nicolao dedicatari te&amento Clarijfimi Viri Jionufrii Palle Dom. lacohi de Strozis Magnus Eques Dal- las eius filius perficiendam curami é' prò celebrazione quotidiana Mijfarum & diBornm SanBorum fé fio folem* ni ter celebrando fior. 2000. Monti s Communi s dotavit itaut nemo prete? defeendentes eorum in e a fepeliri pof* fmt an* 1421. All' Altare di queita Sagreftia moderna- men-
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mente è fiata collocata la tavola del Ghirlandaio rap-
prcfentante la Natività del Signore , ed in alto fopra di quefta alla parete' evvi 1* adorazione de' Magi dipin. ta da Gentile da Fabriano, che in elfa fece il fuo ri- tratto , e leggonfi quefte parole : Opis Gentilis de Fa- briano 1423. Menfe Maii . Sopra gli armadj a manritta fi vede una gran tavola con Maria , il Bambino , e i SS. Benedetto, e Bernardo, la quale è della fcuola dì Andrea del Sarto; a dirimpetto avvene una di fomiglian- te grandezza con Gesù, Maria , e i SS. Girolamo, e Za- nobi da Raffaello Borghini giudicata opera di Mariot* to Albertinelli. Neil' altro braccio della Sagreitia in faccia alla parete vederi una Pietà dipinta dal B. Gio: An- gelico Domenicano; /otto in con tra fi un pozzo chiama- to di S. Giovan Gualberto, ove frequente è il concor- ro del popolo ad attignerne l'acqua, poiché mirabil cofa fi racconta nell'anno 1580. che ©ppreffi da febbre maligne i Cittadini, nel ber di quell'acqua guarivano. Di- rimpetto a quefto pozzo fotto un arco vi è il Sepolcro di Noferi Strozzi, che è di marmo, con vaghi fiorami di rilievo , con quefte parole: Sepulcrum Honufrii Valle Domivi Jacobi de Strozif Clarijfimi Militis . Vixit un, LXXIL obiit MCCCCXFIL Ufcendo poi dalla Sagreitia trovafi la Cappella de* SafTetti tutta dipinta a frefeo da Domenico Ghirlandaio, che in effa effigiò la vita di S. Francefco , veggendofi in alto fopra V Altare rapprefen- tato il Santo , che offerifee in Gonciftoro al Papa la Regola de' Minori, e fotto un Bambino per caduta dall' alto morto, e rifufeitato, ove è ancora ritratto in pio* fpertiva 1* antico Ponte di S. Trinità, nel modo, e co- me 1'avea fabbricato Taddeo Gaddi ; dalle bande dell' Altare vi è il ritratto di Francefco SafTetti, e.di Nera Corfi fuaMoglie, oltre i due loro Sepolcri di marmoalfai vaghi, e nelle muraglie laterali a mano manca fopra il Se- polcro di Nera, con bella , e lodata invenzione dipinfe Domenico le Stimate del Santo , e quando ignudo fi getta a'piedi del Vefcovodi Affili; il medefimo a manritta figurò con vago colorito I* efequie del Santo, e fopra quando |
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pafsò egli fui fuoco alla -preferìza del Soldano. E nella
Volta fonovi le Sibille , tra le quali h Ti bui fina , che inoltra ad Ottaviano Crifìo, e la Vergine nel Sole. SulP Altare modernamente è irata collocata una Pietà di mar- mo ibianchiiTimo lavorata da Vettorio Barbieri, con un talT'ello di marmo nel pavimento, che ha. queite lettere '. ViElorìtis Barbieri fculfjìt & donamit an. Dom. 1743» Ma prima di paiTare alla contigua Cappella, mi piace qui notare una lapida Sepolcrale , colla quale Monlìgnor Borghini nel feftorfo adeW* armi delle Famiglie Fioren- tina ilWtra la ftoria , e dice come fegue *, la Cappel- ^, la, che è oggi in S. Trinità de* Saffetti, ^era antica- fr mente de' FaiteUi, detti altramenti Petriboni, li qua- i9 li venuti al baffo, ma avendola conceduta a detti Saf- ,, fetti liberAtn^nte, come per contratti autentici ancora & apparifce,'# riferyarorio la fepoltura> che era innan- „ zi a detta Cappella , non parendo loro òneiia cola „ dare P oià,yé '$&>mmù de' Padri loro come le mura ^ lf e cos) M #eft0:conl' arme loro fopra, eh* è piena di ,y minute Cr^ci > »è più, né meno , the quella de* Ca~ ,j» falcanti j viàà ^welle fon nere in bianco, e quelle rof- ^ ie V la *quai *diilinzione de' colori, effendo .queir arme $ la pietra } non fi oonofee ; onde dopò molti, e molti ,$ anni perdute le antiche .memorie, uno de*.Cavalcanti ,j, ha creduto eller de* luci, :e fé #'-Éa prefa » e fcrit~ ,,» uovi il fuo nome intorno „ E quello baili per mo- rirà re gP inganni 3 phe dalla .forniglianza $i un* arme poifono nafo-pev- W.a Segue poi la Cappella fatta fare dal P. Generale
JD.Colotnbino Baffi , .morrò Vefeovo di Pifioia , che la de- dicò a $. Gipv&n Gualberto ; qui dal pavimento fi alzano fti colonne di pietra del follato, alle quali dan- no vaghezza alcuni itiicehi lavorati dal Cornaechini : alle pareti laterali fonovi d$é Tavole 4 ràppreientandoil in una S. Pietro Igneo, che pafsa perT fuoco., opeja di Taddeo Mazza, e nelP altra Domenico Peitrini Pi itolo fé colorì la moltiplicazione di pane, e vino, fatta Uà S> Giovan Gualberto > £ cofrie dimàip fra poco quella |
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Cappella era in antico de* Doni, poi pattata ne' M>r-
thefi del Monte per via di Donna Beatrice Doni mu- tata ad uno de'Mcirehefi del Monte, là quale rimafe erede de'beni , e delle ragioni paterne . Le pitture poi, cheven» gono fopra i gradini del me de fimo Altare, rapprefen- tanti il mirrerò della Concezione , fono del Sig. Igna- zio Oxford , fupplendo qui per tavola un bello, e ric- co Tabernacolo, dentro del quale fi venera la mafcella del Santo . Contiguo a quetta Cappella è F Aitar mag- giore, di cui ragioneremo in altra Lezione, e però paf- fando dall' altra banda inconti eremo la Cappella degli Ufimbardi, di cui abbiamo dal Cinelli la feguente de- tenzione,, E* incroftata tutta di marmi Carrarefi , e dì jj pietre pregiate di diverfi colori, con due Sepolcri di ,, diafpro nero vaghinomi : fopra de* quali fono rirrat- „ ti di marmo al naturale Piero, ed Ufimbardo> 1* uno }, Vefcovo d'Arezzo, l'altro di Colie, fatti con fomma ,, maelhia da Felice Palma da Malfa di Carrara bravo Scul- „ tore del fuo tempo : nell'Altare in una nicchia pur di 5, diafpro nero un CrocifiGTo di bronzo del medefimo 5, Palma tenuto d^gii Scultori, ed Intendenti dell' arte „ in grandirfima ftima: nelle pareti fono due tavole de" ,, fatti di S. Piero , l'una è di mano di Ciiiiofano Alle* 5, ri, che è il Santo naufragante , e l'altra, che è quan- „ do riceve le Chiavi da Ci ilio , fu fatta dell' Empoli.- le 5, lunette a frefeo fopra di elle fono di Giovanni da San 5, Giovanni , artefici tutti infigni , e farnofi : nel DoiTale 5, dell'Altare è fcolpito di balio rilievo in bronzo ii mar* „ tirio di S. Lorenzo ; fono quivi le figure acconciamente ft difpoik, e con vaglie attitudini la bifogna dell' opera „ loro dimostrano ; tutto è di mano di Tiziano Afpttri Pa- ,, dovano, e n' ebbe per premio da Cammillo Berzighelli „ nipote del- S'. nato re Ufimbardi, i\ qu^le la fece per „ collocarla* alrrove , feudi mille di noitra moneta „ E fin qùì M Cinelli , che non offervò la Volta dipinta da Fabbrizio Bofchi , è tralafuò di avvunre il Lettore, co- me nella tavola dì Ciiiiofano Allori la fola tetta di San Piero è del Bronzini * eilendo ilara nel rimanente termi. nata
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nata dal ilio bravo difcepolo Zanofci Kofi . Né ci fem-
bra co/a da ometterli , che quella Cappella , e Y altra , che inoggi è di S. Gio: Gualberto, erano della Famiglia di Maeftro Paolo dell'Abbaco , del quale pretto favelleremo. Più oltre jè la Cappella della Comunione 9 ove Giufeppe Perini difcepolo del Pignoni dipinfé full* Altare una Pietà, ed a. man.manca S. Geltrude comunicata da Grillo, veggendofi a manritta una lodata tavola del Sig. Ignazio Oxford difcepolo del Gabbiani}dal quale con bel difegno, ed ottimo colorito è ftata effigiata Maria , che porta dal Cie- lo ai>. Udefonfo le velli Sacerdotali .Alla Cappellina in.an- tico di S. GioiGualberto, ma inoggi del B. Bernardo, la quale viene allato alla fuddetta, vi fono cinque pitture a frefeo fatte da Bernardino Poccetti, cioè nell'arco il Santo in glo- ria , alla delira S. Luigi Re di Francia , che adora la ma- no di S. Gio; Gualberto donatagli da S. Benigno Gene- rale di Valomb.rofa$ e gli Angioli, che portano la Reli- quia del Santo ; nella parete finiftra japprefentanfi Ener- gumeni liberati , ed altra traflazione di Reliquie ; ma da che fu fatta a S„ Gio: Gualberto la foprallodata Cappella, quella è ftata dedicata al B. Bernardo degli Uberti . Vie- ne la Cappella detta della Madonna cìeilo Spafimo pej: un' Immagine antica, che già iìava ad un pilartro della Chiefa , pofeia .collocata nella prima Cappella, che viene allato all'Aitar maggiore dalla banda deir-epillola , che era Padronato de' Marche fi del Monte,;' quali cortefemente a- Vendola ceduta a'Monaci, perchè i\i fi facete la nobile Cappella di S. Gio; Gualberto, hanno avuto in ifeambio quella Cappella, dove la fopraddetta Immagine di Maria vedefi in mezzo a due tavole di Pier Mtria Pacini , inu» una delle quali è dipinto S. Girolamo , e nell'altra la Santa Famiglia, > %:|l V. Neil' entrare poi nella Nave, che guarda l'Arno,
la prima Cappella è di £. Umiltà, la cui tavola è opera, del Perini , e dalla parte del Vangelo vi ha un Sepolcroy antico della Famiglia degli Spini, cui ne fpettava il padro*, nato. La feconda Cappella, eh'è de*Compagni, era an- ticamente tutta dipinta a frefeo da Lorenzo di Bicj^aj ipefe
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fpefe di Neri Compagni ; inoggi erTencìo Hata tutta im-
biancata non ha più di quello antico Pittore , che air Al- tare un* ancona rapprefentante alcune Storiette di S. Gio: Gualberto, con fono quelle lettere gottiche : qvesta tavola e 1a dipintura della cappella
ha fatto fare c ante di gio. compagni per
i? anima sva e de' svoi passati an, dom.
mccgcxxxiv.
Alla terza due cofe fono da notarli , cioè un Sepolcro
di marmo alla parete, che è di un lavoro bello,ed anti- co , con fopra giacente in rilievo Giuliano Davanzati, che da Eugenio IV. fu fatto Cavaliere , come altrove fi dille , -ed inoltre dall' Imperadore Alberto dichiarato Conte Palatino, onorato ancora dai Re di Aragona del- la, ioro Arxnje : 1* Ifcrizione, che è breve , dice cosi ; DNI . IVLTANI . NICHOLAI . DE DAVANZATIS *
M1LITIS . ET DOCTORIS . ANO . .1444* Il fecondo notevole pregio di cjuefta Cappella è la tavola
dell'Altare 5 ove è effigiato io Spofalizio di S. Caterina, copia per vero dire di una di Paolo Veronefe, tuttavolta con lode, e ftudio copiata da Don Alexandre Davanzali Monaco Valombrofano, ed il Quadretto dell' Angiolo ■Cutìode è di Giuftppe Pinzani . Viene la Cappella de' Bombeni pallata a i Comi' , alla quale vederi un Crifto pietofo di legno molto in venerazione , € fi fcopre ogni anno nella li. Domenica dell' Avvento , fono pure qui commendate due rione dalle bande , la prima di Ciiiìo-, che porta la Ci-oce dipinta dal Vignali , e 1' altra di Gesù, che fa orazione nell'Orto opera di Matteo RoMelli : in quella Cappella avvi un' Arca de' Comi * a'quali attiene anche una Sepoltura , che viene appiè fatta da Bernardo di Benedetto de'Comi, come leggeri nel Sepoltuario del Sig. Canonico Salvino Salvini . Accanto fegue la Cappella degli Strozzi ereditata da' Signori Carducci : ella è tutta orna- re. III. X ta |
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là dì marmi commefll , e di colonne di ordine Corinto
con pittine colorire a olio* e a frefcò da eccellenti Mae- (tri ; la NuiiziVa full* Altare è di Iacopo da Empoli ce- lebri (lìmo in tutte le fue opere * della qual tavola fcri- ve il Cintili con le feguenti laudevoli efprefiioni ,* E* la „ Vergine v'aghiflìma nel colorito , è vivace, divota, ed „ umile-nel An biante , efp.rimendo.il cotture di così 5, alio miiiero : le carni fono toccate con tanta leggia- ,, dria , che dalle vere non fi distinguono : 1' Angelo , che ,, con molta riverenza, vaga e modeftamente veitito por- „ ta Timbafciata, è cofa veramente {Ingoiare * ed opera jj di quel pennello maravigliofo „ Le due Statue di mar- mo , che mettono in mezzo V Altare * fcolpì Giovanni Caccini con grande accuratezza, mafììmamente ne*pan- neggiamenii morbidi, e nelle pieghe fcherzofi: la tavo- la della morte di S. Alefllo dipinfe Cofìmo Gamberucci, ed il martirio di S. Lucia Pompeo Caccini : ma la Cupo- létta , ove fono quantità di Angioli dipinti a frefco da Bernardino Poccetti, è cosi bella, che più non fi può de- fìderare . Tra le due porte poi alla Cappella di S. Maria Maddalena ftarei per dire eifere viva quella Santa, e pu- re è Ita tua di legno principiata da Defiderio da Settigna- no, e fiaita con maravigliofo artifizio da Benedetto da Maia no . VI. E paltando dall'altra nave, la Cappella tra le
due porte ha un arco di marmo bianco con fogliami fat- ti da Benedetto da Rovezzano , e la tavola, che il Cinelli dice e fiere del Puligo , nelle memorie de' Monaci trovali fatta da Tom maio da S< Friano $ il quale in ella effigiò la Pufurrezione di Crilto con S. Dionifio Areopagita , e S. Baitiano . Viene poi la Cappella de' Gianfigliazzi la prima nell'entrare a manritta ». la quale nel 1470* fu or- nata di pilaltri di pietra Arrena aliai bizzarri ne* capi- telli, fopra de' quali intorno intorno ricorre un terrazzi- no della Itefla pietra , e qui confervafi un Crocifitto ere- duto de* Bianchi . La feconda , che era de' Davizzi, inoggi detta de'Ronconi, ha una tavola del Cavaliere Francefco Curradi, che dipinfe a olio un S. Giovan Badila , che pre-
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predica alle Turbe , fatta da lui in età di So. anni. Nella
terza , che è della Compagnia della Crocetta, il Paffigna- ni rapprefentò Crifto morto fatto in ifcorto , nella qual tavola fi veggono effigiati S. Luca» S. Gio. Batiita5 ed al- tri Santi , in tutto il quadro fcorgendofi grandiffima arte , ed intelligenza : e dalle bande vi fono due Angio- li di rilievo con mani, e piedi incatenati } i quali chieg- gono foccorfo per gli Schiavi Criftiani . Finalmente ven- gono due Cappelle una de' Bartolini , V altra degli Ar- dinghelli : ambedue erano irate dipinte a frefco da Don Lorenzo Monaco Camaldolenfe , e nota il Vafari Tom. I. che in quella degli Ardinghelli T Autore faceffe al naturale i ritratti di Dante 5 e del Petrarca : ma quefte Cappelle iì veggono inoggi imbiancate , effendo folamente rimaiie full3 Altare due tavole del medefimo Pittore . Vicino poi alla Sagrestia incontrafì dipinta alla parete una Pietà da Agnolo Bronzini. VII. Porrò per fine alcune memorie di lapide fparfe
per il pavimento, cominciando da un Jaftrone di mar- mo nel mezzo della Chiefa, fotto il quale è Vafco Spa- gnuolo morto in Firenze trattando con Papa Eugenio l V. affari importantiffimi per il Re di Portogallo , le parole intagliatevi fono ; HIC TACET GENEROSVS VIR VASCVS DE CVNA HISPANVS
Qyi EX BARONVM PRECLARA STIRPE TRAXIT ORIGINLM
ET OBIIT XI. DECEMBRIS MCCCCXXXV.
Di fotto parimente con laftronc di marmo, e lettere di
oro è Novella figliuola del Conte Francefco da Battifol- le, e leggeù ; SEP. NOVELLE ULIE MAGNIFICI DOMINI
ERANCISCI COM1TIS DE BATTIEOLLE . Altra lapida di marmo de' Gaetani con quefte lettere ;
X 2 hoc
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HOC SEP. FECTT FIERI DNS PETRVS Qpk NOMLIS EGREGIE
MILITIS DNI BENED1CTI DE GHATANIS CIVIS ELORETINI prò se syrs descendentibvs an. d.mccccxiii. die ii.ivnii.
Quefta Famiglia, giufta l'Autore de*Sigilli tom. r7. avea
loggia fituata accanto al Calino de'Nobili 3 e tirava iru Panone. Nella Cappella degli Strozzi reftaurata nei 1609. da Piero di Pandolfo degli Strozzi, e che fu fatta l'an- no 1340. vi fono le feguenti Ifcrizioni alquanto confu- fé ì le quali meglio da noi ordinate dicono cosi: |
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D. O. M.
PALLANTlBVS STR02ZIS PARENTI ET FILIO
NOMINE V1RTVTÈ AC i LORIA CONSIMIL1BVS OMNiBVS IN RE. P, HONORlBVS FVNCTIS VTLUSQ, EQVESTRI DIGN1TATE INSIGNITIS CVM F1L1VS APVD ALPHONSVM ARAGONÌAE REGEM MILITAREM PRAEFECTVRAM CIVILEM APVD PÉRVS1NOS PATER AMBO APVD ALIOS PRINCIPES LEGATIONEM OBIISSENT PETRVS STROZZA PANDOLFI F. VT VTR. PAR. FAMA VNI CON-.IGNARET ME MORI AE P. PATER ANNO SAL, cri ecce. vii. FILIVS VERO ANNO cid, ceca xliv. OBIlT. D. O. M.
IOANNI STROZZAE PHILOSOPHIAM SVMMA
CVM LAVDE PROFESSO AD FERDINANDVM
1MHERATOREM. PIVM QVARTVM PONTIFICEM
ET CONCILIVM TRIDENTINVM AMPLISSIMA
LEGATIONIB VS FVNCTO
PETRVS STROZZA PANDOLFI F.
GENTILI DE SE OPTIME MERITO P.
VIXIT AN. ni. MENSES XI. D1ES IX.
OBIIT ANNO SAL. ciò, ia- lxx„
E nel pavimento avvi querFaltra;
PE»
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d. o. m.
FÉTRVS STROZZA
PAND. F. EIVSQ. HAÉREDES
SACELLVM A MAIORIBVS SVIS
AN. ciò. ecc. XL. EXTRVCTVM
AVITAE P1ETATIS IMITATORES
RESTFTVERVNT ANNO
CI3. 13. CIX. •
Nella Cappella de* Compagni è feppellito Dino Compa-
gni , che fu il ferzo Gonfaloniere di Giuftizia nella Re- pubblica-,- e fcriffe la Cronica Fiorentina dal 1280. al «313. e morì nel 1323. E' poi verisimile, che in quefta Chiefa fituata nella più bella parte della Città, e nel mez- zb di moke nobili, ed antiche Famiglie ,. vi foffero altre memorie in marmi, le quali, come fegue nelle rinnova- zioni , dovettero perire, fìccome convien, che fia feguito del Sepolcro di Paolo Geometra eccellentiffimo , che era fepoho , giufta il Poccianti nella Cappella degli Ufìmbar- di in un'arca al muro . Ma fé di così infigne Maeftro fmar- rite fono le memorie in quefta Chiefa , mi piace dì rife- rire qui almeno il funto dei fuo Teftamento, che fi con- ferva tra le molte cartapecore preffo i Capitani di Or San Michele al numero 183. il quale principia con querce formole : Clarijfime Fame Vir Magifter Vaulus olim Ser fieri j/opuli S. Fri di ani de Fior, qui bulgari ter nomine no* minatur MaeftroPagoio dell'Abbaco Aritmetice^ Geometrie, ac Aftrologie > feu Aft'ronomie Magifter frobatiffimus facie r^^tf/#/#cbv.rogòSerDÌQnifiodiSer Gio: 1355. ip.Feb. „ Lafcia,che fi facciano in S. Trinità due Cappelle
„ accanto air Aitar maggiore una fotto il titolo di San „ Paolo, e l'altra di S.Piero, (non vi fon più) ordina, „ che fi faccia un fepolcro di marmo, dove fi pongano „ le offa di detto teltatore , e nell'altra Cappella le offa j, del provido Uomo Giovanni fuo fratello. „ Alle Cappelle fuddette lafcia, che fempre vi fifa ac-
5> cefa una lampana d'argento con dote di fiorini d'oro 5, 25. inoltre che fi faccia la fefia della Converfione di San
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„ San Paolo ogni anno, ed un Ufizio de* morti , e così
,, neir altra Cappella per la fetta di San Piero , e fi }) celebrino in dette Cappelle in alquanti giorni della )> fettimana delle Mette . „ Lafcia a Piero, Francefco,e Domenico; lilii olim
,, Lambert acci j>oj>uli $. M. de Vergai a una cafa in fop. j) S, Hrìdiani) e in caio,che manchi ]a loro linea, vadia 5, alla Chiefa di S. Trinità, „ Ordina, che fi faccia uno Spedale tra Montebuo-
„ ni, e Firenze, e che tutti i fuoi libri di Aerologia fi ,, mettano in S. Trinità in una catta ferrata a due Chia- „ vi, e che una ne tengano i Monaci , e V altra i fuoi „ Eredi, e quivi ilieno fin tanto, che non venga qualche ,, biavo Aftrologo „ Bifogna dire , che queilo Agiolo- go nafcefie , perchè i libri non vi fono più , Vili. E tra le perdute memorie per titolo di noftra
gratitudine alla Repubblica , e Città di Ragufa, dove da giovane infcgnammo le belle Ietterei rammentar io deb- bo tre lapide fepoicrali di nobili Mercatanti Ragufei > le quali erano verfo la Sagreftia , e regiftrate trovanfi nel Sepoltuario del Canonico Salvino Salvini pretto T eru- ditismo Signor Proporlo Gori; leggefi adunque nella prima come apprettò; «: .■■■'' : V'*' ■ '■'■■: '.-• ".• \ -: ■.-..'' .': ■■ ■- . ' '.' '.. ' . .;.' :t ..; .' *.' • ;
NICOLAO GEORGIO RAGVSINO NOB. GENERE ORIVNBO FWEI
INTEGERRIMAE MERCATORI OPT. MORIBVS AC PIETÀ TE INSIGNI FIOR. XIII. KAL. QVIWTItES DEFx>CTO MDLII. MAR1NVS CEORGIVS EX FRATRE N.EPOS M. P« VIXIT AN. iX. DIES XXYI. La feconda lapida era di Luca Bona/e diceva così;
XVCAE EONAE RAGVSINO NTCOlAl TIL. MOBILI GENERE
ORIVNDO EXIMIA MERCATORE FIDE MORIBVS KT PIETATE
INSIGNI MATER NONAGENARIA MOERENS FILIÓ FACIENDVM
CVRAVIT VIXIT AN. LXlJ. JOBIIT IV. KAE- MAH MDtV,
Qiiefta fepoltura è fiata ceduta a certi Catani ài Mon-
te Catino, e la terza alle due fuddette vicina aveva incife quefte parole : LV-
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1VCAE BONAE IVNII FIt. MERCATORf RAGVS1NO
FIDE PROBITATE ET OPIBVS ILLVSTRI IVNIVS BONA FIL. ET MARIHVS GRADIVS INSTAVRARVNT VIX1T AN. XLIV. OBIIT IV. KAL« SEPTEMBR1S MDXXXI. E perchè i Mercatanti di detta Nazione ne'fecoli paf-
fati fiorivano aliai in Firenze, dove avevano fulla piazza di S. Trinità la Loggia detta de* Ragufei , io fori di cre- dere > che non pochi de* loro figliuoli veftilTero V abi- to Religiofo tteJ noitri Conventi, ed appunto uno di que- lli fu il dotto Teologo * e Predicatore Fra Benigno Gior- gi dell' Ordine de*Minori, il quale fu Autore del Dia- logo con Ubertino Rifaliti fermo in dìfefa delie pro- fezie ói Fra Girolamo da Ferrara, e dato alle ftampe nel 1497. da Ser Lorenzo di Morgiani in Firenze, del qual libro una copia è pretto il Sig. Canonico Bifcioni ; ma de'Ragufei altre notizie daremo altrove * E ritornando al foprallodato Maeiho Paolo riporterò altresì di lui un epitaffio » che fi vedeva al fuo Sepolcro incifo : qvl nvmeros òmnes * terreqve « martsqve profvndi
per longos tractvs dvdvm . sedemqve tonantis signa poli * solisqje vias - lvneqve reflexvs stellarvm cvrsvs . et f(xos etheris ignes et qvidqv1d natvra potens concesserit astris volverat ingenio vivens . hoc marmore tectvs eternvm recvbat pavlvs geometra sepvltvs . fama Tenet clarvm nqmen . longvmqve tenebit . ac civem svmpsisse svvm testatvr qlympvs, |
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L E Z I O K E
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XIV.
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DELLA CHIESA PI SANTA TRINITÀ IV.
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j Arecchie Immagini di Crifto CrocifiiTo
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3| fono in Firenze , le quali per le mol-
ti plici grazie ricevuta confervanfi con •gelofa}e inftememente divota euftodia > come preziofi fonti di continovi mira- coli . Nella Chiefa del Carmine due_, fé ne adorano ., de' quali uno parlan- do promiie già a* Fiorentini la -vittoria di Anghiari ., ^ P altro dicefi, che afficurafle una povera Famiglia di fila Divina provvidenza . A S. "Iacopo in Via .Ghibelli- na , quando la Città vuol acqua, o Serenità, per le Cam- pagne , fé cento volte è ricorfa a quel CrocifiiTo , altret- tante infallibilmente n* andò efaudita . E molt' altri -in varie Chiefe vi fono , che portati in proceflìone fugaro- no fovente i morbi epidemici, ed altri .minacciati ma- lori. Ma fé le grazie fpiriruali eli gran lunga fono f>ÌB pregevoli delle temporali, ne-viene per confeguente, die al CrocifiiTo di £.' Gio: Gualberto in S. Trinità i noftri voti debbano"efféìe più fervorofi , comecché fonte ini- racolofa di bentfizj riguardanti il vantaggio dell' anime , avendo quello chinato tdalla Cicce il capo fuo al detto San- to , per la qua! cofa egli divenne Fondatore , e Padre del- T Ordine Valombrofano- Onde io non potendo fenza grave taccia tralasciare il ragionamento eli quello pregia- tiffimo teforo di a. T unita, darò qui prima la Storia di co- sì mirabile avvenimento * ed in fecondo luogo deferiverò del Santiflìmo Crocifiiro le due folenni tiaslazioni . E per farmi dalla converfione di S. Gio: Gualberto, notare fi vuole qui fubitc , come ninna Storia dal mille in poi fi trova più di quella, che Ila corredata di maggiori argomenti di
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ài credibilità, o 6 voglia della collante ,_ inalterabile tradi-
zione > o dell' autorità degli .Scrittori antichi , e contem- poranei come del B, Teuzzo , e del B, Andrea Strumenfe amendue difcepoli del Santo Fondatore , iquali nefcriiTero la vita. Inoltre gioverà per corroborare la fteiTa credenza il riflettere alle molte vicende accadute allaChiefa di S. Minia- to al Monte, fenzache mai la fama del miracolo, e la vene- razione della Sacra Immagine abbia patito verun detrimen- to . E riabilito avendo noi l'autorità del racconto , ne fegue ora che diamo al Leggitore una fuccinta relazione , principiando dal riportare le fteiTe parole del Dottor Brocchi moderno , e molto commendato Scrittore , il quale nelle Vite de* Santi , e Beati Tofcani a pag. 123. così la riferifce » Gualberto ebbe due Figliuoli , Ugo,che „ fu il maggiore 3 e C^ipv.an^i ,i) minore , i quali mentre „ egli procurava di allevare con educazione proporzio- „ nata alla nobiltà del fiio fangue , occorfe , che da un „ fuo parente gli fu a tradimento uccifo il fuo Primo- „ genito addimandato ygo , $i che jeg,li iex^niente fde- „ gnato , cercò ogni ftrada per vendicarfenf , jfnducen- „ do ancora con Te lue perAiafioni Gipvanni nell* iftelTo „ fentimento . Armatoli pertanto quelli a iiligazione del w Padre , il pofe diligentemente in cerca elei fuo A^ver- M fario per vendicare con ;lo fpargimento elei di lui fan- M gue 1* ingiuftifrjFna morte del fuo fratello, e trovatolo „ nel giorno del Venerdì Santo (che in quell'anno 1003. „ cadde ne* 26, di fytarzp ) in un anguilo palio , non_, „ molto .lungi dalla Città di Firenze, vicino alla Chiefa 1, di S. Miniato 5 immediatamente gli anelò alla vita per ,j ucciderlo . Allora il miferabije non trovando altro 5, fcampo al fuo pericolo, gettatori inginocchioni colle „ braccia aperte, gli chiefe la vita per amor di quel 11 Dio , che in tal giorno 11 degnò di darla per noi fo- 5, pra la Croce, ,, Intenerito a tal villa il cuore di Giovanni, imme-
» diatarnente fcefe da cavallo, e dato un generofo per- ,, dono all' inimico , cprfe ad abbracciarlo , ricevendo- »., lo in luogo del fuo eftinto fratello. Ciò fatto fi por- Tom. III. Y ,, tò
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ii tò ali* accennata Chiefadi S. Miniato, e popoli qui-
j, vi in orazione avanti l'Immagine di un Crocififib (che ,-, fi conferva inoggi con gran venerazione in Firenze (o* 5, pra 1* Aitar Maggiore della Chiefa Abbaziale de* Va* „ lornbrofanf , detta della Santiflìma Trinità ) ebbe Iél, 5, grazia sì prodigiofa di vedere il rrredefimo Crocifiiib, ,, che chinando la tefta lo riguardò con una benigniffima j, occhiata, in fegno di gradimento del perdono dato per „ fuo amore ali* inimico i - ,, Dai qual miracolofo fuccefib mofTo internamene
i, te Giovanni, fi lenti tolto ifpirato a lafciare il mondo, jj e fervile unicamente a quel Signore , che sì amoro- 5, fo gli fi dimoftrava : onde rinunziando generofamente ii in fui bel fiore degli anni a tutte le fue comodità, e ,, ricchezze , fi velli Monaco in età di diciott* anni nel ,, Mooaftero > che era allato alla detta Chiefa di S. Mi- jf, iriato,, Fin qui il foprallodato Autore. Dove però ite ile il CrocifMb , efféndò che nel ióig.fu Jreftàurata , o fiv- vero rinnovata quella Bafilica , non è potàbile il deter- minare un luogo fénzz far F indovino . Al più1 al più dalle parole del B. Andrea Strumenfe ,, Crucem eiufdem.* Ecclejta\ cafrrt fibi fleBère ìntnetur , fi potrebbe conget- turare , che la miracolofa Immagine fofle ali*-Aitar mag- giore . Reità poi a fpiegarfi il modo >• col quale il Cro- cififfo chinaffe la tefta fin fui capo del Santo, onde io per renderlo più intelligibile, deferiverò primieramente la fi- gura del CrocifiiTo in quella maniera che 1* Architetto Ferdinando Tacca la riferì af Gofimo III* nel i&fii* ,? II „ legno non è punto tarlato, 1* alfe è grotto Un dito di j, braccio , e tre piccioli, la fua lunghezza per lo ritto „ è di braccia 3* e due terzi , per i lati è di braccia g, „ e due ottavi, di larghezza due ferzi di braccio , ma la „ tavola dalla traverfa fino alle ginocchia allargafi per un „ braccio e un quarto, fulla cima ha un regolo con il „ titolo, ed appiè Un monte. Sopra dell'affé deferitta in s, detto modo, evvi una tela fpianata , e con colla di „ fpicchi apiccata, pulita , e lifeia, fopra cui è delineata », Criflo CrodfiiTo di grandezza al naturale , ma di car- „ ni
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T,"ni affai eftenuate > ha i capelli arricciati,e lunghi fui.
^ collo 5 il capò è circondato da un diadema dorato » „ nel quale leggefi quefta parola LVX\>fotto la mano j, delira e finiftra fi vede una figurina di Maria , e di „ S. Giovanni, da* fianchi fino alle ginocchia pende una ss fafeia, fé bene dal petto■■ a' piedi poco più fi difeerne 5, la pittura per la lunghezza de' fecoli . „ IL Or come quefta Immagine in tela riportata^
full* affé toccaffe il capo del Santo, vediamolo da un co- dice fcritto da Marco di Bartolommeo Ruftichi dopo il 1400. che fta predo il Sig.CancelL Ottavio Vignali, con- tenente molte cofe memorabili delle Chiefe Fiorentine, e dice come appreffb „ S. Giovanni, di Mefìfer Alberto j, ( deve dire Gualberto ) fendogli flato morto un fuo 9, Fratello, e fua Adverfarj iftavano armati per grande „ paura » EfTendo Saneìo Giovanni in fu la chofta di San- 5, ciò Miniato preffo allaCiptà di Firenze, trovoe il fuo ni- „ mico in uno andito in tal modo che non fi poteva fuggi- si re , il quale gtttoflì a' piedi di S. Giovanni che ifmontò „ da chavallo, e rizzollo, dicendo, vieni medio» e me. 5, noi lo nella Chiefa di San&o Miniato a Monte, ed éi- „ «anzi Crocifixo TofFerfe dicendo: Signore choftui per 5, tua parte mi chiede perdono , ed io non te lo poflb ne 3, debbo neghare , e atte io l'offero , e donotelo, e per- j, donogli . Ailora il Crocifixo, era di legname inchate- 5, nato a! muro , fi fpicoe la chatena, e tutto fi chi- ,, noe per in fino al chapo di Giovanni, e del fuo nirni- s, cho a dimoftrare che fommamente T avea in piacere, 3, e dipoi il Crocifixo ritornò nel luogo fuo , ,.,, E que- llo racconto concorda col Breviario antichiifimo de* Mo- naci di Valombrofa, nel quale la feguente Antifona fi legge : Cui Crux non renuit Chrifti [e fle&ere totem**
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III. E data così la illuftrazione, e ftabilimento al-
la verità della ftoria , tempo è che ragioniamo delle»* traslazioni di quefta Immagine , Mata per quattro fecoli -alla venerazione nella Chiefa; fotterranea, quando. Pie* && 1 2 ro
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ro di Co/imo de* Medici dégniflìmo figliuolo di sì gran.,
Padre della Patria volle tra le magnifiche opere di pietà far edificare al San ti (lì tuo CrocifilTo in mezzo alla Chic- fa alta» la fplendida Cappella/che inoggi fi vede tutta ornata di marmi prezìofi con arco foftenuto da quattro colonne, il tutto col difegno di Michelozzo Michelozzi amico grande de' Medici : la Volta è di terra invetriata di Luca della Robbia, e dietro 1* arco verfo V Aitar mag- giore volle Piero , che di rilievo in marmo fi metteife la imprefa del fuO Genitore , che era un Falcone col folito diamante in un anello, cofa 5 che ha dato motivo ad alcu* ni Scrittori di credere la Cappella fatta da Cofimo, quan- do il Vafari nella Vita del Michelozzi afferma etTere Ha- ta fatta da Piero i Quivi adunque con folennità fu trasfe- rito il CrOcifìlfo neir^nno i$66. o iti quel torno, per- chè Coflmo morì nel 14^4. e Piero nel 14^.; . IV. E fé una sì orrevole traslazione accrebbe ne'Fio*
remini il concorfo divoro al Monte , che fu anche pro- nìofTo da'Sommi Pontefici eOlè%abbonxtevoIezza d'Indul- genze , convien però dire , che a mi fura dell'aumen- to di divozione nel Popolo ? crefceiTe ancóra ne'Monaci Valombrofani \* antica , né-mar fpenta loro brama di ave- re predo di fé queir Immagine , monumento gloriofo dell" origine dell' Ordine loro . E più volte gli Abati Generali di Valomèrofa con umili fuppliche a' Principi » avean© tentato di ottenerne la traslazione in alcuna del- le Ghiefe proprie, ma ferapre fenza «effetto , prevalendo ne' Grandùchi il decoro della Ghiefa di S. Miniato. Quan- do nei!* anno 1671. piacque a Dio di: confolare della Re- ligione Valombrofana gli accefi defiderj j e ciò per una divina difpofizione di circoitanze di cofe ? che moflfero 1' animo del Granduca Cofimo III. a dare un benigno referitro éì memoriale di Don Teodoro Baldini da Calti- glione Generale di Valombrofa . Era Protettore dell' Or- dine il ^Cardinale Leopoldo dé'ìMeékfi; autorevole pure in Carte era là Gran du che fifa Vittoria, quella Madre, e quegli Zio del Granduca : e però da' Monaci non traicu- randofi 1' opportunità di così poffenti Avvocati , fu dal?
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dall' Abate prefentara la fupplica a nome di tutto P Or-
dine fuo, ed il piiflìmo Sovrano fi degnò conceder la_. facoltà di trasferire in Firenze il fofpirato teforo per col- locarlo ftabilmente nella Chiefa di S. Trinità. Ma non sì torto il romore di fomigliante refcritro fi fparfe per la Città , che non leggieri contradizioni nacquero ad in- torbidare la gioia de* Monaci. Imperciocché i Qua rate fi , pretendendo di aver ragioni antiche di padronato, com- parvero a fare la protetta, dalla quale io trovo, che pre- Ito celiarono , o per non avere autentici finimenti , o per altri prudenziali rifleffi . Ma più molerei furono i con- traiti eccitati dall' Arte de' Mercatanti Padroni della Chiefa di S. Miniato» i quali umilmente rapprefentarono all'A. S. il notabile pregiudizio, che ne veniva a quella lor Chiefa colla privazione dell1 adorabile Immagine , il torto , che 11 faceva alla memoria di Piero de* Medici Fon- datore della ricca Cappella , il pericolo che non andafle in pezzi il Santo Grocififso per elfere dipinto full' aiTe_, invecchiata, e tarlata, e finalmente l'antico , ed incori- narrabile Iufpadronato,che ne avea il Magistrato. Quefte ed altre non difpregevoli ragioni avrebbero certamente intorbidato Parlare, fé la mente di Gofimo HI. da Dio dotata de' più faggi lumi non provvedeva , e a i diritti deli4 Arte de* Mercatanti , a' loro timori , ed a'voti de' Monaci con un fecondo Regio Refcrirto, che è il feguen- te ,, S. A. S*. fi compiace di concedere in depofito alli „ Monaci Valombrofani di S. Trinità di Firenze P Im- „ magine del fuddetto Santiflìmo Crocifitto per cullo» „ dirti nella fuddetta Cappella, per ftare a libera difpo- „ Azione di S. A. S. la quale fé ne ritiene P afloluto do. „ minio per rimoverlo fempre a fuo beneplacito , e co- „ manda, che alla cuilodia di detta Immagine fi faccino 3, due chiavi diverfe , per tenerfene dal Magiftrato delPAr- „ te de* Mercatanti una, e Paltra da'Monaci, e che ec* „ cettuato il Venerdì Santo non pofifa aprirti*, né mo- s, ftrarfi fenza precedente decreto di erto Magiitrato. *> L'Ingegnere Tacca alfifta a tutto quello, che polla occor- » rere per appofizione della cuilodia , e trajfportazione. „ Di
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5, Di quanto viene ordinato nel prefente Refcritto vuo-
,«, le S. A. S. che avanti fegua la traslazione , fé ne por- ,, tino le Scritture in iftrumento fra il Magiftrato , ed i 5) Monaci in buona, e valida forma & il Senatore Audi- ,, tor Capponi dia gli ordini opportuni per 1' efecuzio- 55 ne . Emilio Ricci 15. Novembre 1671. ,, Inerendo adunque i Monaci agli ordini del Sovrano, primieramen- te vennero al contratto col Cavaliere Ricovero Uguccio- 3Pe Provveditore per T Arte deJ Mercatanti e per i'ftru- mento furono accettate d'ambe le parti le condizioni richiefte dall' A. S. rogando Ser Carlo Novelli Notaio Fiorentino 16. Novembre 167*. in manjìonibus Tatris Ge~ neralis Monafterii SanBìfftmst Trinitatis . Pofcia in com- pagnia del fopraddetto Provveditore , e dell' Ingegnere Ferdinando Tacca il Padre Generale co' principali Mo- naci di Valombrofa di buon mattino andarono alla Chie- fa di S. Miniato , ove fi fece la ricognizione della Sacra Tavola, il cui legno non fu trovato punto tarlato , e però ficuro da ogni temuto pericolo nella traslazione, la qua- le fu stabilita per il dì 15. di Novembre. Alle gravi fpe- fe della fefta volle penfarvi il Cardinale Leopoldo, man- dando al Monaftero parecchie centinaia di feudi, e una lama di argento per veftire la Sacra Immagine in for- ma di una dalmatica, e per maggior decoro della pro- ceffione ottenne dalT Arcivefcovo Francefco Nerli dimo- rante in que* giorni in Roma la licenza agli Abati di por- tare la mitra . Anche il Supremo Magiftrato, perchè folle più pompofo quel giorno , per i banditori fece fare uru generale invito fino a dare il falvocondotto a* debitori, iiè pure eccettuando i Contumaci alla Camera Grandu- cale . Nel dì 24. ad un* ora di notte , illuminata veggen- dofì e la Città, ed il Poggio di S. Miniato , il CrocifirTp fu introdotto in Firenze (opra magnifica Macchina & di* legno del Tacca, e depofitaro nella Chieda di S. Nicco? lo oltrarno fino all'ora decimafefia del vegniente giorno deftinato alla proceflìone, la quale , giufta le circostanze regiftrate in molti libri di Ricordanze, la trovo ■coflcor»- demente deferitta in quefta maniera. ;i r, j ai^i ,* V. Ve-
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V. Venuto fi feiiciflrmo giorno 25. di Novembre fi
diede la marcia agli Alabardieri » e Guardia de1 Svizzeri collocati alle porte delle due Chiefe di S» Niccolò * e di S. Trinità fotto il comando de'due Baroni del NeroFran- cefco Maria, e Carlo Ventura. La Chiefa di S. Gregorio fu fcelta per la radunanza degl' invitati alla Proceflione , che furono, oltre tutta la Nobiltà yi Monaci di Badia , i Ciltercienfi , i Celeftini, e i Valombrofani Colla Compagnia di S. Ifidoro 5 la quale in numero di 230. Fratelli tutti fcalzi, con candele accefe in mano veniva dopo lo Sten- dardo di S. Trinità, poi i Monaci, e la gente di livrea con torce , le quali furono circa duemila > feguivano Ì Priori degli Ordini Religiofi, Maeftri, Lettori, Camar- linghi veàitr di Dalmatica, e torcia, otto Abati titolari con pianeta aventi allato gentiluomini' * Venivano dodici Abati di governo con piviale , e mitra , gli ultimi de' quali erano Y Abate Caffinenfe , ed il Cirtercknfc , eia- feuno de'dodici fervito da un Paggio del Granduca con torcia j e per fine in mezzo a due Cerimonieri l'Abate Generale Valombrofano precedeva alla vaghiffima macchi- na 1 portata da otto Sacerdoti Monaci veftiti di bianco, venendo dietro alla Sacra Immàgine il Provveditore del- l'Arte de'Mercatanti con tutto il Magistrato. Andò la Proceflìone per il Fondaccio di S. Niccolò, e Via de'Bar- di , voltando alla Colonna di S. Felicita, e di là per Via de' Guicciardini alla Piazza de'Pitti piena di popolo con tutto il Palazzo ornato di arazzi lavorati a oro , ed ar- gento : ivi fi' fece paufa per dar comodo a' Sereninomi Principi di adorare, ed oflervare il Santiflimo Crocifififo, e ripigliando il cammino verfo S. Felice in Piazza , vol- tò in Via Maggio fino al Ponte , óve fotto il Baldacchi- no della Metropolitana fu ricevuta la Macchina , por- tandoli le otto afte da' Gentiluomini, e poi da otto Se- natori fino alla Chiefa trovata adorna col difegno di Fer- dinando Tacca , ed illuminata da 330. ceri : full'Aitar Maggiore fi collocò il Crocìfiflb feoperto per tre giorni all'adorazione deVFedeìi, e dopo il folenne triduo fu ehiufo a doppia chiave fecondo V accennato contratto. Anche
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Anche la facciata della Chiefa comparve beUrflìraa in
queftaoccafionejcflrendochè tra'vaghinomi arabefchi eran~ vi tre grandi Tavole fopra le porte con ifcrizioni aliufi- ve alla Storia, che ciafcuna rappxefentava, compofie da Monfignore Qpizo Pallavicino Nunzio Pontificio , Sulla porta maggiore vede vari da Cofimo Palloni effigiato il CrocifilTo con tutta l'alfe chinato fui capo di $, Giovan Gualberto , ed il Cartello dicea : CRVCEM COELESTIS MAGISTRI CATHEDRAM
EX QVA ITERVM DOCVIT INIMICOS DILIGERE
QVOD NASCENS VIVENS MORIENS PATRAVERAT
CONGREGALO VAIXVMBROSANA
SVPER HVNC ANGVLAREM LAPIDEM AEDIPICATA
COSIMO III. PRINCIPE OPTIMO FAVENTE
FESTIVA POMPA FAVSTOQVE OMINE EXCIPIT
PERPETVAM AVSPICATA FOELICITATEM
SVO IVNCTA FVNDAMENTO ,
■. ■.''..'• ,. . ; i ,
Sulle porte laterali , di Cefare Dandini erano le due pit-
ture, veggendofi a mano manca il Santo, che dà il perdo- no al fuo nemico > ed a manritta il medefìmo, che ta- gliatati la chioma appiè del Crocififfo iì velie degli abiti Monacali ; e le ifcrizioni del medefimo foprallodato Mon- signore erano le Seguenti : « J.
KOVVM FORTITVDINIS EXEMPLAR
IOANNES GVALBERTVS VICTORIAM RENVENS QVA VINCAT INERMEM HOSTEM SIBI PAREM AGREDITVR SCILICET SE IPSVM CQNSTANTER VINCIT PARCENDQ SVPPUCI GEMINOS SIBI PARANS TRIVMPHOS IN VENIA HOSTI DATA IN SVI VICTORIA. II.
QVEM SE MAIOREM SVI VICTORIA FECERÀ1?
VT VERE REDDERETVR MAGHVS
HVMILIS AMICTVS TEGIT
CVIVS SVB VMBRA ,XATENS
VICTOR SVI HVMILITATE VIN.CITVR
GVALBERTVM IGITVR ADMIRARE
DVM PARCIT VINCIT VINCITVR
EX AEQVO MAXIMVM
VI. Fi-
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VI. Finalmente ritornando all'Aitar maggiore, notare
debbo ) che dopo alcuni anni ad onore del Sacro Divino Depofito fu fatto un Altare di marmi con adornamento di ftucchi, di colonne, ed Angioli affai lodati, opera di Giovan Martino di Bartolommeo Portogalli da Lugano , e fu ter- minato nel 1699. fcópertofì a* Fedeli nei i. di Novembre dello fteflb anno con lodi al Padre Abate &azzi_, che ne fece la fpefa di feudi 304. E giacché fiamo a quello Ai- tar grande, non poffiamo tralafciare di rammentare l'juf- padronato sì di quefto , che del Coro , da' Monaci con- ceduto nel 1463. ai 13. di Febbraio per rogito di Ser Pierozzo Cerbini Notaio Fiorentino alla Famiglia de' Gianflgliazzi nelle perfone di Meifer Bongianni , e MefìTer Gherardo, i quali fecero dipignere tutte le pareti a fre* feo da Aleffo della nobile Famiglia de'Baldovinetti , nel- la qual pittura è curiofo a faperfì, che furono ritratti al naturale i Perfonaggi più illuftri di que* tempi , veggen- dofi nella Storia della Regina Saba il Magnifico Lorenzo de*Medici padre di Leon X. Lorenzo della Volpaia Mat- tematico famofo , e nella Storia dirimpetto Luigi Guic- ciardini il Vecchio, Luca Pitti , Diotifalvi Neroni, Giu- liano de* Medici Padre di Clemente VJL Filippo Strozzi , e Metter Paolo dal Pozzo Tofcanelli celebre Aftrologo . Accanto ad un pilaftro figurò alcuni della Famiglia de* Gianfigliaz2Ì, che fono Meifer Gherardo, Iacopo , Gio- vanni , e Meifer Bongianni Cavaliere, che è quello, che ha indoflb una vefte azzurra, e collana al collo. Tutti quefti fono nominati dagli Scrittori della Vita d' Aleifo : ma non avvertirono ad un giovane nell'angolo dtì Coro dalla banda del Vangelo, dipinto con abito rotto , ber- retta verde in capo, fazzoletto bianco tra le mani , e que- fti è Aleflb Baldovinetti , che ritratte fé fletto giova ne_, come egli era: ficcome ivi fece ancora il ritratto di Gui- do Baldovinetti, che era l'uomo più facoltofo,ed accre- ditato dì quella età nella fua illustre Famiglia . Sua pu- re è la tavola fatta per Y Aitar Maggiore a tempera, nel- la quale effigiò la Santiflìma Trinità , ed appiè i Santi Be- nedetto, e Giovan Gualberto. E giacché sì belle pittu- ra. 7/7. Z re |
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re del Coro dal tempo fono non poco confumate, e
guafte, acciò viva la memoria del virtuofo Artefice ri- porterò qui V Epitaffio fattogli da Me(Ter Bernardo Bal- dovinetti Dottor di Legge, e fuo parente : l'arte, che dotta man oprando, in forse
già* ne lascio*, se 't ver fv 'l vero o *l finto* il natvral fingendo alesso ha vinto qvì posa , e *l nome va dall* avstro all* orse » Serie degli Abati del Monaflero dì Santa Trinità »
cavata da un Libro di Valombrofa » ino, T~^kOn Ugo Priore dell*Oratorio, quale per la
\j fu* bontà acquiitò terre, e luoghi, (che io ho trovato anche prima , cioè nel 1092. 1145. D. Giovanni primo Abate a vita dopo D. Ugo,
1178. D. Girolamo a vita, quefti diede i termini alle
Parrocchie di S. Apoftolo, S. Trinità, e Por S. Maria: era Vefcovo di Firenze M. Bernardo . 1196, D. Giovanni da Velletri fu Vefcovo di Faenza»
e perfona infigne • 1207. D. Luciano a vita»
1227. D. Gregorio a vita»
1259. D. Filippo a vita .
1270. D. Iacopo a vita.
1295. D. Bartolo a vita.
1298. D. Lapo a vita.
13 iS. D. Agoftino > quefti veftì Monache Converfe , e
ftavano fui Ponte a Santa Trinità nell'Oratorio di S. Michele, dove oggi è la Volta degli Spini , erano nobiliffime. 1320. Nel 1320. fi trova che fu eletto Abate di Santa
Trinità un D. Giovanni, così in un repertorio di Paffignano fog. 481. e tale elezione fu rapprefen- tata viva voce all'Oftiario del Papa in Avignone da Bartotommeo da Scampato Procuratore del det- to D. Giovanni ». 1322.
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1322. D. Donato Donati.
133 1. D. Iacopo a vita -
1343. D. Buono avita*
1350. D. Giovanni Gianni da Firenze Romito delle Cel-
le » e Beato e Generale dell' Ordine. 1350. D. Simone Bencini da Firenze Romito,e Genera-
le, fece fare la Campana grolla di libbre jqqq, 1382. D. Biagio a vita.
1390. D. Iacopo Bcnci da Firenze a vita»
1392. D. Antonio di Giovanni Bufìni Betti, fu per Bre-
ve di Papa Bonifazio IX. 1400. Bartolommeo di Giovanni Lapini da San Gau-
denzio • 1411. D. Guafparri da Firenze piuttofto nel 1405. co-
me dicano alcuni fuor giornaletti • 1427. D. Francesco.
1455, D. Marco Bartoli da Firenze.
1479. D.Matteo d'Antonio Lapini da S. Gaudenzio.
1485. D. Arrigo di Sagramone Bombeni da Firenze.
1497. D' Bartolommeo Capponi da Firenze, ultimo A-
bate a vita. 1510. D. Bernardino di Antonio da Lamole ,
1519. D. Filippo Adimari da Firenze,
1520. D. Iacopo Gherardi da Ripoli •
1524. D. Vincenzio di Niccolò da Poppi. i§26. D. Agofìino da Forlì. 1543. D. Santi da Marradi.
1547. D. Filippo di Francefco Adimari, feconda volta.
x ; 5 o. - D. Modello da Prato vecchio.
1552. D. Marco Bartoli , la feconda volta ; fa Cene-
xale.
1554. D. Goftanzo Minucci, da Prato vecchio. ry$6, D. Pacifico Fancelli da Prato vecchio . 1567, D. Atto Carducci da Firenze fu Generale* #$68. D. Vincenzio da Stia . 1570. D. Aleffandro di Grazia da Firenze. 1572. D* Lorenzo Guardini da Firenze, fatto Collettore della Camera da Gregorio XIII.
Z 2 157$.
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■7 So
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3573. D. Gregorio da Firenze.
1574. D. Aurelio da Forlì .
1575. D. Valentino Averoni da Firenze.
1577. D. Raffaello Omboni da Bergamo , 1581. D. Goftanzo Minucci da Prato vecchio, la fecon-
da volta fu Generale. 1583. D. Valeriano Salaini da Firenze, diede princi-
pio alla fabbrica del Monaftero, ed impetrò dal Ponrefìce la divozione delia Crocetta , e Fra_. Paolo da Orlinoli ornò con il quadro la Cappella. 1587. D. Profpero Buommatrei da Firenze, fu Gene-
rale molto onorato , e fìimato dal Sereniiììmo Granduca . 1588. D. Pafcaflo Duranti dal Bombone,
1601. D. Valeriano , la quarta volta, morì Piftefs*anno.
1605. D. Damiano Puccini la terza volta.
1607. D. Salvator Landi da Firenze, fu Spedalingo di
Figline. 1609. D. Piofpero Buommattei la quarta volta, ed ufcì
di Generale. >■ ':a ; 1611. D. Tiberio Corfellini da Firenze.
1613. D. Florio Sili da Firenze.
1^17. D. Damiano Puccini la quarta volta, ed ufcì di
Generale. 1623. D. Ottaviano Lionetti da Firenze.
1626. D. Tommafo da Firenze, fu Generale.
1629. D. Zanobì Spini da Firenze.
1631. D. Diamante Rcfll da Firenze.
1534. D. Deodato Monzecchi da Pelago, Dottore,e bra*
vo Predicatore. 1636. D. Ricciardo Betti da Firenze.
161%, D. Averardo Niccolini da Firenze , fu Genera-
le ; quello abbellì la Chiefa di paramenti , e por- te belliffime., 1^58. D. Afcanio Tamburini da Marradi ; fu Generale
due volte, infigne per le Opeie da lui /rampate, De hre Ahhatiffarum, e per il libro de' Cavalieri bellifiìmo. 1662,
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t66u D. Guglielmo Rafi da Firenze , fu Generale dell'
Ordine. 166$. D. Tobbia Franeefchi da Firenze.
1669, D. Tefauro Ciefci da Firenze pofe in Santa Tri-
nità il Santo Corpo di S.Cofimo Martire con mol- to fuo onore * 1671. D. Alcffio Migliori da Firenze, Dottore di Sacra
Teologia . 1675. D. Alamanno Borghi da Firenze.
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LE-
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LEZIONE XV.
DELLA CHIESA DI S. MARIA UGHI,
O fcriverc ìfìoria de* fecoli lontani ,
quanto è laudevol cofa, altrettanto el- la farà maifempre pericolofa, o fi vo- glia per il buio de* tempi antichi, o per le nuove fcoperte fatte da'moder- ni fcrittori, Degno di ammirazione, non che di lode preflb tutti è il Car- dinal Baronio autore degli Annali Ecelefiaftici : tut- tavoka veggiamo ufci-re alle ftampe dotti volumi ad il- luftrare così grand* opera» Anche V Italia Sacra dell'A- bate Ughelli è commendata fenza più; ma intanto dob- biamo grado a moderno fcrittore per le notizie di pa- recchi Vefcovi dall' Ughelli non ©{fervati » Una forni- glia nte difgrazia parimente addiviene a Leopoldo del Mi- gliore nella fua Firenze Illnitrata , idea per vero dire gloriofa alla Nazion Fiorentina per V abbondanza de' documenti rifguardantio le Chiefe , o le famiglie, oi Maefìri delle tre belle arti : e pure non pochi Citta- dini amanti del vero, ed eruditi nella lezione de' Co- dici , ogni dì più fcoprendo nuove notizie dichiarano quanto fia mancante queit' Opera. Lo che poflìamo noi rifcontrare nella Ghie fa di S. Maria Ughi » della quale difcorre a lungo il Migliore, e che io in quefta Lezio- ne defcrivendo , dimoftrerò di quanti nuovi pregj, e ma- raviglie vada efla arricchita, che dallo Scrittore Fioren- tino non furono notate, II. Egli adunque defcrivendo il materiale della Ghie*
fa principia dalla facciata, oye nota nelr* architrave del- la porta rinnovata nel 1470. eflcrvi fegnata la fagra della Chiefa così .* Hanc S. Pelagius P. P, confecra'vit P» Die lan. an. CCCCC. ed opportunamente ri/lette non com-
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combinare la iscrizione coli* età di Pelagio , il cui pri-
mo anno del Pontificato cadde nel 579. ( deve dire 578. ) e perchè ne'Calendari anrichiffimi di Firenze fi trova al primo di Gennaio fegnata quefta facra, elfo non è lon- tano dal credere, che folle da Papa Pelagio confacrata, dando la colpa dello sbaglio nell' anno a chi ne fece incidere i caratteri ; ma noi a lungo ne ragioneremo nella Storia della Chiefa di S. Maria Maggiore in que- llo Tomo . Sopra la porta il Migliore ci addita una pittura affai commendata da Piero da Cortona* la qua- le rapprefenta Maria col Bambino nelle braccia avente ai lati due Angioli , opera di Domenico Ghirlandaio; ma perchè era molto fcalfitta, io la trovo ritoccata da Francefco Maria Pacini nel 1731. Difcorre poi con lo- de di due armi affitte al muro piene di vaj, nobilifììma imprefa, ed infegna gentilizia della famiglia degli Ughi, fenza però darci un cenno dell* occhio, o fincltra di ve- tri, ne* quali vedtfi dipinta V immagine di Maria con quefte parole incife intorno tfrimerana Maria.Maria Fri' merana. Entrato in Chiefa alla Cappella della Nunziata ci fa egli ricordare il merito di Pietro Cavallini Romano , di cui è la pittura fatta con buon difegno, come tan- te altre fue, che adoranfi iti Firenze; ed all' Altare di S. Baftiano , ove è tavola antica, che a me fembra di Neri Bicci, non lafcia il Migliore di qui rilevare l'er- rore commeflb dal Pittore, che ha dipinto il Santo frec* ciato con faette caricate a baleftra, e non ad arco : ed una di quelle frecce ftrumento di così gloriofo marti* rio, dice, che fi ferba in quefìo luogo con riverenza.E parlando all' Aitar maggiore, che è degli Strozzi, loda una tela da coprire il quadro dipinta da Andrea del Sar- to , la quale fi è fmarrita ; per altro nulla dice della in- novazione di tutta la Cappella maggiore , col difegno non già del Brunellefco, che da parecchi anni era mor- to , ma copia effa è della Tribuna della Chiefa di S. Chia» ra , e 1* ordine dell' Architettura è Corintio con pila* (tri Scannellati di pietra ferena . Dell' antica tavola in un libro di ricordanze predo il Priore fi conferva una no-
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notizia rifcomrata dal Sig. Domenico Maria Man ni nel*.
la libreria Stroziana, cioè , che la tavola dell' Aitar gran- de) dove Maria Affama dà la Cintola a S. Tommafo ,■ folle fetta fare a Neri di Bicci, per lire 271. dal Prio- re MeJfer Amadeo di Giuliano , ed io credo , che fia quella, che inoggi è a terreno della cafa del Priore , nella quale effigiata è V AfTunta in campo d' oro co* Santi Gio: Bautta, Paolo, Tommafo, Girolamo , Ambrogio » e Francefco , ed il quadro , che al prefente è ferii* Alta- re , fece Francefco Maria Bacini foprammentovato. Al- tre tre Cappelle,, che fono in quella Chiefa , non fi no- minano nella Firenze Uluftrata , e fono «eli* entrare a manritta , la prima di S. Maria Maddalena .de' Pazzi , 1' altra di S. Filippo Meri,.» che ha una Centuria di Sacer- doti.; evvi a queft' Altare una tavola, che comprò il Priore Simone Bonini per lire 140. da Francefco de' Medici, come dice il fuddetto libro di ricordi, avvi fi- nalmente la terza Cappella addimamdata della Madonna di Loreto , alla quale eravi gran concorfo di Fedeli $ (tata quivi depofìtata nel tòpi, da g$. Sacerdoti nel loro ritorno dal pellegrinaggio di -Loreto, dove n<e_» incero il preziofo acquiito : ed effendo Hata ,alla vene- razione qui fino al 1712. giuria il Sig. Manni al lib, 6» de' Sigilli, fu folenne mente trasferita nella Chiefa di S. Lucia delle Rovinate. So-noyi nel pavimento quattro la- pide fepolcrali , la prima di Angiolo Strozzi appiè dgll* Aitar maggiore; la feconda degji Squarcialupi , altra .de- gli Strozzi in mezzo della Chiefa ; e contiguo a quella viene un marmo in memoria del fuddetto Simone Boni- ni Priore , e benefattore di effa . Oltre a quelle la- pide dimenticate dal noilro Autore , io non fo come non olfervaife una Confezione fotterranea , nella squak per nna fcala , che era in Chiefa lì difendeva, e che cer- tamente, .annoverali tra i monumenti non diipregevoli di antichità .* ma inoggi la fcala è iiata rimutata , ed il fotterraneo ferve per la Compagnia del Sagramento, che ha Ja porta nella via verfo Tramontana. IH. Pafsa poi il Migliore a difeorrere fu quattro
rag-
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ragguardevoli punti delia ftoria , i quali fono , la no-
biltà degli Ughi fondatori della Chiefa, il titolo, che conviene al Paroco, la preeminenza di quefta Parrocchia fopra le altre, ed i privilegi delle fue campane . E prin- cipiando dagli Ughi, l'origine de'quali vuole il Migliore , che (la Romana , e che due di loro fodero, fatti Cavalieri da Carlo Magno, cioè MefTer Ugo, e M. Ubaldo, ripor- tando r autorità di Dante al canto XIII, del Paradifo, il quale per vero dire è un pregevole documento della grandezza, dello fplendore , e dell' antichità ài quefta fami- glia , L' opinione di eflfer eflì i fondatori della Chiefa di S. Maria Ughi non può meglio corroborarla, riferendo ciò, che ne fcriflero i più antichi Iftorici Fiorentini. Al Cap. 57. Ricordano Malefpini dice,, gli Ughi ftavano dietro „ a coloro ( parla de5 Manfredi, de' Vecchietti , e de' „ Migliorelli ) dove oggi è ancora S. Maria Ughi, e per „ loro fu chiamata così, però che la fecero ab antico,, e Giovanni yUlani al Lib. IV. Cap. ri. fcrive „ gli U- „ ghi furono molto grandi, & antichi/fimi , & furono „ fondatori della Chiefa di S. Maria Ughi, & tutto il ., Poggio di Montui fu loro „ e a quelle afterzioni aggiun- gono le parole della Bolla di Urbano Vili, a Maioribus de Ughis Ecclejìam S- Maria Ughonis fundatam & dotatam ejfe mdetM.r . Ed i verfi di Fra Domenico da Corella Scrittore del XV. fecolo , che nel fuo Theotocon in lode di quefta Chiefa fcrive; Alter in antiqva locvs est notissimvs vrbe
qvem slbi progenies ante dicavit vga. IV. Circa il fecondo punto non vuol l'Autore, che
fi dia al Paroco altro nome , che di Rettore femplice , afferendo non aver trovato nelle fcritture o dignità, o titolo fuperiore, cofa, che non è da piacere a* degniflìmi Priori di quefta Chiefa. Pertanto io "ftimo mia obbliga- zione di qui riferire le molte memorie, che mi fono av- venuto a trovare, dimofcranti chiaramente la prerogativa di Prioria a S. Maria Ughi. E primieramente io invito il leggitore a falire fui Campanile, o fivvero Torre una Tom. HI. A a volta
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vòlta delle maggiori d'i Firenze , come fi può arguire
«falla grofìfezza della muraglia quafi di tre braccia . Ivi fopra adunque leggefi nella Campana grolla , fatta nel 1505. da Mafo chiamato per foprannome il Caparra quefte paiole : Tempore Domini Ioannis Baptifta Stefani Frioris htiìtti Ecclefiét : Entrando poi in cafa del Priore f potremo otfervare un Contratto del 1522* fatto con breve di Adriano VL di autorità di Giulio de' Medici Cardinale Legato in Tofcana, che rogò Philippur olim Alexandre de Bracccfis Cims Fior, Imperiati auBoritate Notariùf : ed in elfo chiamar! Priore di S. Maria Ughi Giovali Batifta de* Bargiacchi, e la Chiefa : Frioratus Ec« definì Farochìalis S. Maria de Ughis. Inoltre in una of- ferta di taffettà bianco ricamato d'oro con trine pari- mente d* oro , fatta dalle quattro Dame Tommafa da Terrazzano ne' Guidacci -, Leonora Concini ne* Ricafoli Baroni r Caterina Baldovinetti negli Strozzi , e Maria Machiavelli negli Strozzi 1' anno 1666. dice il ricordo:- Popolane della Frioria di §!• Maria Ughi. Nelle Vite de* Canonici Fiorentini fcritte a penna dal Canonico Salvi- no Salvini trovali Mejfer Ulivi eri Ar duini Canonico Fio*, tentino , Lettore di Fifa ^ amico di Marjìlio Fi ci no , e Friore di S* Maria Ughi ; e nel libro di Ricordanze in cafa del moderno Priore leggefi ,, nel 1261. MeflTer la- 5y< copo di MefTer Ponzetto Ughi , Priore di S. Maria U- ^ gfai , e collo fteffo titolo nel 134-9. Mcfler Lionardo 5, da Cafoli Vicario Generale di Fra Angiolo Vefcovo ,, Fiorentino ,, e fieli* Archivio delle Monache di S. Pier Martire nel 1416. leggefi parimente „ Ser Mariano j, dì Giovanni di Firenze Priore di S. Maria Ughi , e ,, primo Cappellano delle Monache di San Pier Marti- j, re ,, e finalmente ne* balauflri dell' Aitar maggiore leggefi )t 1^78. Bonfignore Duranti Priore „ q V. Ed avendo riferiti i documenti dimoftranti la
dignità di Prioria in queiia Chiefa -, vengo ad elimina- re il terzo punto della popolare tradizione, che S. Ma- ria Ughi fotte fiata 1' antico. Duomo di Firenze: alla quale opinione forte, e dottamente contradice il noftro b A 'Mi-
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Migliore) non diffiiuulando però il Sinodo del 1449^1
S, Antonino? ove fi fuppone quefia Chiefa effexG fiata il Duomo antico j non può negar fi pere, che afsai prima di queJ tempi fia fiata in Firenze fomigliante credenza o vera, o falfa 0 che ella fo0è , e forfè fomentata dalla potenza, e dalF autorità degli Ughi , del Vefcovado Fio- rentino antichi Avvocati , cui per quefia onoratiflìina carica fpettavano certi commeftibili, che loro manda 1* Arcivefcovo ogni anno. E giacché abbiamo accennato cofe commefiibili, rammenteremo altra offerta 3 che ri- ceveva querV illuftre famiglia nel!' antico dalla infìgne Collegiata di S. Lorenzo , prima che il totale dominio di effa parTaiTe neJ Medici, e di tal offerta tr.pva.fi ricor- do in un libro ferino da MefTer Mariano di Giorgio di Mariano di Giorgio di Niccolò di Dante Ughi nel 1509. ove dice come appreflò „ adì 22. di Luglio 13.S6. ricor- 3, danza , che Niccolò di Dante degli Ughi ebbe per la ,5 Padroneria di S. Lorenzo di Firenze, da* Canonici, ,, e Preti di effa Chiefa, una fpalla di Caftrone arrofìi- .„ ta, che viene il dì di S. Maria Maddalena , e man- „ docela il Camarlingo de* detti Preti, e Canonici in- ,, fino a cafa in via del Cocomero, è ben vero, che „ rivogliono il tagliere, e ancora e di patto fra noi, e „ loro, di un anno mandare noi per effa a S. Loren- 3, 20, e r altr' anno ce V hanno a mandare fino a cafa. „ La detta fpalla recò Piero di Landini Cherico di S. „ Lorenzo , fattone carta per mano di Ser Cuccio di „ Francefco „ E da una Famiglia abbondante quanto al- tra mai di cariche, e di tributi mi giova congetturare, che non poco effa innuiiTe nella popolare opinione, che S. Maria Ughi fia fiata una volta il Duomo di Firenze, e che detti Signori fieno fiati ancora la principal cagio- ne , perchè la #efia Chiefa confervi il privilegio di fuo- nare le Campane nel Sabato Santo prima della Metro- politana , che è T ultima cofa oflervata da Leopoldo del Migliore, il quale cita i Canoni, che concedono quefto fegno di preeminenza alle Cattedrali, del primo fuono delle Campane in quel giorno ; né fi curò d* indagare A a % qual
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qual potette mai effere il fondamento del privilegio di
quefta Chiefa, contrattato a lei più volte dagli Arcive. fcovi, né mai tolto , anzi dagli Operai di S. Maria del Fiore rinvigorito . V. Or eflfendo cofa certa, che in mancanza di no*
tizie indubitate, e ficure, fanno una parte di prova le congetture, ove elle fieno giù (la la buona regolai de* Cri- tici, e dovendoli difcofrere di quefto privilegio in quan- to all'origine > notar mi piace in primo luogo> che pref- io gli Scrittori Liturgici non trovali effere flato unifor- me nella Chiefa Cattolica il tempo di fuonar le campa- ne nel Sabato Santo, fuonartdo alcune di buon mattino per conformarti alle pie, e follecite donne di andare al Sepolcro di Crifto; ed altre Chiefe come FAmbrogia- na , che principia a fuonare alle Litanie de* Santi, e però poterfi dubitare , che anticamente in Santa Maria Ughi vi foiìè un rito diverfo dal noftro prefente, ed univer- fale nella Tofeana, ed altrove, onde quefta Chiefa fot- to la poflente protezione degli Ughi fi a fi mantenuta nel fuo antico coftume; ficcome avea un altro privilegio ri- portato dal Migliore , cioè di fuonar quefta Campana ogni fera all'ora del ripofo , non già perchè fofle di tutte la più fonora, ma perchè avendo principiato a fuonare, quando Firenze era chiufa nel primo cerchio , non fu po- fcia facile alla Repubblica di proibirglielo, fé non nel cominciare del Principato, quando tra le molte rifor- me fatte da Cofimo I. fi ordinò, che non più da quefta Campana, ma dalla mezzana della Torre del Duomo fi fonarle alle tre il fegno di lafciare i traffichi , ed agli Artieri di non vegliar più . VI. E conciofiacofachè il fondamento della mia con-
gettura dipenda principalmente dall' autorità , e portan- za antichiffimamente eflercitata dagli Ughi fopra il Ve- fcovado di Firenze, ragion vuole, che fi dica alcunché della dignità degli Avvocati, che fi davano alle Chiefe in punto di ragioni, di beni, e della perfona del Vefco- vò > parlandone ri Concilio Milevetano fono Innocenzio I. nel!'
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I. nell'anno 415. cap. i<5. Ut prò caufis Ecclefiarum Addu-
cati ab Imperatore pofiulentùr : dicendo' ancóra 1' Ammira- to riferito dal Migliore, che Lotario I. ne concedette due al Vefcovo di Volterra. Onde fenza rifioy di andare . con roflbre, dico , che un famigliarne Avvocato, oltre i Vifdomini , avefle anche il Vefcovo Fiorentino, e che quefta dignità fi afpettafle agli Ughi, de*quali in più luoghi ne difcorre il Borghini, ed il Bullettone; leggen- doli in quefto si autorevole libi© i giuramenti * che gli Avvocati preftavano a i nuovi Vefcovi, come a Giovan- ni nel il51. luramenta prefiita Episcopo Ioanni Fioren- tino per ifios homines , & perfona? de Avocadi? , Bin* dus, Ugo, & Schiatta fratres & Fi Hi Arrighi Avvoca- ti , E benché tra* Visdomini * e gli Avvocati vi folle diver- fità notabile di ufizio, pare però efTervi Hata uguaglian- za di pofto, non ottante varj efempi di graviffime con-? tele tra effi per la precedenza nell'accompagnare il Ve- fcovo, alla qual lite nel 1611. pofe fine 1'Arcivefcovo AleiTandro Marzimedici, fermando per carta rogata da Ser Giufeppe Barni, riputarfi di pari grado, e dignità ambedue le famiglie, e però non elfere luogo di prece- denza nella carrozza dell' Arcivefcovo. Chi poi bramaf- fe vedere a che fegno di prepotenza ne3 tempi antichi giugnefìTero quefti Signori, legga il Borghini Tom. II. a pag. 556. e feguenti . E per fine aggiugnerò un documen- to dell'alta ftima, che di quefti Guftodi, ed Avvocati ne facevano i Sommi Pontefici, fino a dare loro parte della elezione de'nuovi Vefcovi, come appare dal Breve di Gregorio IX. che è il feguente : Gregorius Epifcopu? Servus Servorum Dei dileBis
filiis Vicedominìs, Guardiani* & Patroni? Ep. Fior, No. verit devotio vefira > quod nos dileBum filium Magifirum Ardingum Can. Papienfem Ecclefie Fiorentine providimus in Fafiorem , quocirca Devotioni veslre per Apofiolica Scripta mandamus, quatmus res , & negotia ipfa Eccle» fie,
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fie , èf iti a Màxime, qm ad Fhr. Eftfco^atum feninsnt,
folli ci te ac fi deli ter ficut haUenus procure ti s , ita quod <vo~ bis eum fjt'vorahilem reddere » ac pomereri henediBionem noftram merito <valeatis » -,; .,, Datum Luterani Non, l&nii Hontif* noftrì m. 4.
VII.Finalmentenotifì l'ultimo sbaglio, che prende il
Migliore con dire la Bottega di Fornaio allato alla C.hie- fa di Santa Maria Ughi effe re la Beffa, di cui parla Giovanni Boccaccio in una delle cento Novelle in occa» {ione di Girli Fornaio, che diede il rinfrefeo a Meffer Gerì Spini ; avvegnaché il Sig, Domenico Maria Man- ni illuitrando la rnedefima Novella fa vedere > che Ci- fri flava dall'altra banda della Chiefa, ov'è un Palazzo della famiglia degli Strozzi* |
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LEZIONE XVL
DELLA CHIESA 01 SAN' MICHELE
AGLI ANTlNORI I, |
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Énfibile é il difpiacere di chiunque con-
fiderà le bellezze di Firenze , o fi vo- glia delle fue Chiefe , o de* fuoi Pa- lazzi , o delle fue Piazze, o delle Torri, in vedendo mancare , dove le porte , dovei cornicioni, ed altre cofe già di- fegnate da bravi Architetti per compi- mento de'maravigliofi loro edilizi. Eccettuare però dob- biamo da fimigliante imperfezione la Chiefa di S.Gaetano detta di S. Michele agli Antinori, che in tutte le fue par* ri vede fi perfettiffinia, ad onore di quel Dio, alla cui provvidenza unicamente fidati vivono i Padri Teatini. E di quefto commendatiflìmo Tempio imprendendo noi il ragionamento, acciochè di così illuftre Chiefa com- pita fia anche la Storia , mi piace dividerla in tre tem- pi , abbracciando nel primo il governo de*Preti, nel fecondo il pafiaggio de*Monaci, ed il foggiortio de'Te- atini nel terzo . Or venendo alla prima età, piacefFe a Dio, che mi forfè sì facile il trovarne il principio, co- me ne abbiamo certa la fine, avendo noi ficuri docu- menti dimoftranti il Prete Guida Antonio degli Adi- mari ultimo Priore della Chiefa colla fua giuridica re- nunzia fatta nel 1553. a*Monaci Olivetani, come po- fcia vedremo . Ma quando in Firenze forfè fabbricato a S. Michele quefto edilìzio, ed infiememente quando a' Preti raccomandato, ella è cofa dubbia, ed ofcura , e degno di riprenfione io farei, anziché di compatimento> fé di ftabilirne l'epoca io aveflì vaghezza . Lafciando a- dunque di riportare l'opinione del Buoninfegni,il qua- le a pag. 16. vuol queih Chiefa fabbricata fuor delle mu*
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I^f-CiOC-cAc cie£- ~ ",>'',,. -^.' U"'c<x^f>Ua4Ì uzìotJ-
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mura della Città nel tempo della prima r'eftauruìone eli
firenze; e tacendo ancora le congetture efi Leopoldo dei Migliore , che la vorrebbe qua fi coetanea al famofo Tempio del Monte Galgano, darò luogo alla verità) che riluce dalle Seguenti fcritture originali , quali per refiduo di molte fmarrite , reftano oggi ne i noftri Ar- chivi , quafi reliquie venerabili dell'antichità. Jj .prin- cipiando dalle cartapecore del Capitolo Fiorentino, la prima attenente a quella Chiefa cade ne^tempi,di En- rico Vh Imperatore dell'anno 1.1.92. rammentandoli in efl-a il pagamento dell' annuo cenfo's che il Priore di S. Michel Bertelde pagava a i Vefcovi Fiorentini, e dice così: Ecclejta $. Michaelìs Bertelli foluit 2. denarios prò ce ti- fa quem ab antiquo debet■ fo.lnjere annua tim Epfcopo Fio- rentino in fefto S. Ioanni f Baptifte : ove fono dà confì- derar.fi quelle parole quem ab antiquo denotanti .antichi- tà fopra il .ii£2f. La feconda ivi .efiftente % un lodo del 1194'. fopra una lite riguardante il Priore ,della Chiefa , e leggejfi : Ioannes Prior Ecclefie Canonie e S. Mic'bae/i? de Bertelli, & lacobus Prior Ecclejìe 0 Canonice fi. Paw //"} J#, Jìiliffus Index Jaudanp fuper lite vertente é^c. Al- tra pure nel medefirno Archivio dice Stefano Roffelli nel fuo Jtepojtuario ,di aver ietto fpattante alla noftr.a Chie- fa, ferina .nel ,120.1. che .non è a mia notizia; ne trala- feia egli bensì alquante ivi affai famofe, come una dei 1220. che è un comprpmeffo ,de'Canonici Fiorentini per la divifìone jdelle loro Prebende ne i Giudici Arcidiaco- no Buoninfegna, e Gentile Canonico, e tra i Canonici noniinati leggefi.; Jacobu? Prior S. Mich. de Bertelde). Ivi pure è da rammentarli Mn .Breve di Clejmente VI. del 1342, il .quale 4effendp flato letto pubblicamente a' Canonici nella Sagreftia del Duomo, tra i teitimoni tro- vane JPresh. Melme Prior Ecclefìe S. Mich. de Bertelde. del qual Priore avvi altra memoria nel detto Capitolo, ed è il noiTeiTp, che egli diede d' un «Canonicato della fua Chiefa al Cherico Fiorentino Iacopo di Bartplom- meo di Chiaro, rog. da Ser Benedetto di Maeftro Mar- tino 1337* Ne debbo tralasciare un documento affai più de-
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degli altri dimoftrante lo fplendore di quefta Chiefa, il
quale parimente fi conferva preiTo i Canonici Fiorentini , e vi fi legge Vicario Capitolare della Chiefa Fiorenti- na vacante un Priore di S. Michele , come appiedo : D. AngeloBus Archìdiaconus Florentinus ftetit coram Ven. Vi* ro Io anni Fri ori S. Mich. de Beri side Vicario Generali Cu- rie Ecclejte Fiorentine Vacanti* 1*78. ed è fegnata nel- la margine la feguente notizia „ Stette vacante la Chie- „ fa Fiorentina per lo fpazio di 12, anni frante la difcor- jj dia de* Canonici per reiezione , divifi la metà per „ Schiatta degli Ubalclini , e l' altra per JLottieri della „ Tofa • „ IL Per quelle Scritture poi, che fi confervano in altri
archìvj, due ne riporto, che fono preiTo i Monaci di Ce- sello, ed una nel Convento de' Padri di S, Maria Novella : quefta è nel Sacchetto V. ed è una Sentenza fopra una_* lite vertente tra le due Chiefe di S. Michele, e di S. Ma- ria Novella nel 1199. obbligando il Venerabile Sacerdo- te Giovanni Priore della Canonica di S. Michele Bertel- de a pagare a Paolo, ed a* fuoi SucceiTori Rettori di S. Maria Novella due orci di n\pfto puro al tempo della vendemmia ogni anno , E venendo alle due di Ceitello , la prima e del 1244. nella quale Ardingo Vefcovo Fio- rentino diminuifce il numero de* Canonici in S. Miche- le, effendo notabilmente mancate l'entrate: cum confen* fu Arrighi prioris ditle Mccltjte cb* CanoUicorum , Ma la Chiefa avendo dipoi fatti nuovi acquifti , abbiamo ivi la feconda cartapecora , nella quale leggefi , e la Supplica del Priore> perchè ila reintegrato il numero de'Canoni- ci , e la grazia dei Vefcovo come appreifo. JsLos Cantei Trior , et Tarijius , éf Bene Canonici Ecclejte $. Michaelts de Bertelde confiitati in grefentia Ven. J). Lotteri Epfco* pi Fiorentini > cupentes ut in ditta Ecclejia tultus Mminus augeatur fàc, Epfcopts ordinawit quod ibi jdebeant effe de ce fero Trior & tres Canonici rog. Ser Iacobus , É due Canonici fi leggono nella Procurazione del Clero Fio- rentino dell'anno 1356. che fono : Dominus Rodutyhvs Canonieus $. Michaelis de Bertelde , & Presbiter Mattheus Tom. III. B b Ca-
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Canonictts S* Mìchaelis de Bertelde • E finalmente ritor-
nando al Capitolo Fiorentino mi piace notar qui un'o- norata memoria di quefta Chiefa, eflendo che per quel- lo 3 che apparteneva alle Chiefe in que'jempi più rinoma- te j ella fofìe al pari delle altre non {blamente illuftre pei titolo di Collegiata, ma inoltre per avere Priori adorni di così ragguardevoli qualità , che venivano adoperati in affari, in cui concorrevano e 1' autorità del Pontefice , ed il confenfo del Pubblico, come nel Prete Buonaccor- fo , al quale nel 1257. da Viviano Arcidiacono Aretino fu data la feguente carica : Bonaccurfo Priori S. Mich. de Bertelde auBoritate Apoftolica commìttimus colleBam^ diftrihutionum Ecclejìafticarum $ro ex^enjts in hello D. Pa- p Alexandri (IV.) contra Manfredum^ col rogito di Ser Brunetto Latini. E giacché nelle Sopraddette Scritture fi è fatta menzione di alquanti Priori , cioè di Giovanni, di Arrigo, di Cante , di Migliore ,e di Buonaccorfo, non diidìce, che Seguitiamo ad annoverarne degli altri, tro- vandoli al Libro , o fia Campione della Congregazione di Gesù Pellegrino nelT anno 14143. un partirò facto per Prete Guido Priore di S. Michele Bertelde, e pafsò il par- tito facendoli ogni anno 1! ufizio per V anima di detto Priore . In Leopoldo del Migliore a pag. 444. trovafi no- minato un altro della nobile Famiglia de'Buonarroti Si- moni y cioè Prete Iacopo di Simone , il quale neir anno 1426. perchè non venne a ricevere coir afperforio la Si- gnoria folita co' Magiftrati ad intervenirvi nella feita di S. Michele , da Guglielmo Altoviti Gonfaloniere fu pri- vato della limofina del fale per un anno . Né da tacerfi è Guido Antonio Adirnari Gentiluomo, e Canonico Fio- rentino, il quale nel 1553. come accennammo di fopra , ottenne di fare la renunzia &' Monaci Olivetani della Chiefa , di cui egli era Priore , obbligatifi i Monaci a pagargli ogni anno fiorini 130. vita fuà durante, la quale finì nel 1569. come nota il Signor Domenico Maria Man» m al Lib. VII. de' fuoi Sigilli . III. Delia varietà poi de*nomi, co*quali è fiata ap-
pellata quella Chiefa , perchè io itimo, che così meglio fi llu-
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fi illuftrera la Storia , non po{fo tralasciare a buona equità
di ragionarne . E però debbo in primo luogo notare , che fé negli antichi Codici fu fcritto S, Michele de'Ber- telli » i noftri favj Antiquarj lo giudicano errore di pen- na pafiato dall'uno all'altro Copifta, né poterfi credere a Leopoldo del Migliore , il quale fcrive, che Bertelli fcf- fe una Famiglia Confolare ; niun documento dando di fomigliante fua credenza} e pertanto l'antico , e primo fuo nome fu S. Michele di Bertelde non già denotante Cafato , ma nome proprio, come di Giovanni, d'Anto- nio, ed altri, e perchè così folte addimandata dice il dot- timene Sig. Lami fcrittore della Vita di Riccardo Romolo Riccardi a pag. 210. ita forte ab AtiBore , aut Patrono , antiqua fiorenti a Ecclejìa iidpllatur . Talvolta detta fu S. Michele de' Diavoli da un Prete , differo alcuni , che vi flava eforcizzando gli Spiritati , ma piuttofto da una , e due figure del Santo Arcangelo dipinte accanto alla.. porta, e dentro * le quali aveano fono i piedi de3 Demo- nj , e ne parla il Vafari nella Vita di Arnolfo di Lapo, e noi le ravviferemo tra poco. Circa il 1490. principiò a chiamarli S. Michele agli Antinori, avvegnaché i Si- gnori di quefta Famiglia pacarono dai Quartiere di Santo Spirito di qua d' Arno ad abitare nel Palazzo fia- to fino a que' tempi de i Buoni delle Catene ; onde a fa- vor degli Antinori numero/i di Uomini fempremai cele- brati o nelle armi, o nel governo, fi diffufe nel popolo quefta denominazione, venuta meno la voce di Bertelde-, quando era corfa fulle bocche per più di 600. anni , Si chiamò ancora S. Michele a piazza Padella 5 luogo che^ corneggiava la Chiefa dalla banda di Tramontana , e così l'appella il Vafari parlando di Lapo , che fu 1' Architet- to dell'innovazione di quefta Chiefa nel 1221. Ma qui mi fi conceda una breve digreflìone fopra la infamia di quefta Piazza ordinata, giufta il Migliore, dalla Repub- blica per un poftribolo nel 1329. dovendoli certamente dire, che non fempre forte il ricetto di Donne di tal por- tata , mentrechè V Ammirato all'anno i486, nelle nozze di Lorenzo Tornabuoni con Giovanna di Mafo degli Ai- fi b 2 bizi |
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bizi dice, che ballarono fulla piazza Padella cento Gen-
tildonne . Inoggi quefta piazzetta è incorporata nel Col- legio de'Padri Teatini 3 loro conceduta da Ferdinando I. IV. Or tornando alla Chiefa vecchia , della quale niuno efifte veftigio, vorrei almeno dare al mio Leggito. re qualche notizia del fito fuo , e di fua Architettura ; ma non mi fono avvenuto fin ora a trovarne memoria , e gli Scrittori ne tacciono , fé non fé il foprallodato Si- gnor Dottor Lami, che ne dice alcunché nella citata vi- ta del Riccardi, fcrivendo. come appreffo . Antiqua au- tem Jiru$ur& Tem^lum ufpte ad hoc tempi! ( 1592.) ]>erdtt~ rwvit ? forma Ula meterum JLccleJìarum fvperffite , qua in dliit JHorentinis Ecclefiis defideratur, excepo Di'vi Mi- ttenti* "Eano in Monte Regism E meno del predetto Auto- re , fcrivendo il Baldinucci nella Vita di Matteo Nigetti dice j, Il piano della quale al modo antico dal mezzo in ,, su alzavafi per quanto tenevano alcuni Scalini „ Se ab- biamo a preftar fede ad un ricordo di Leopoldo del Mi- gliore , la facciata era a mezzodì fituata, ove di prefente è la porta laterale della moderna Chiefa . La figura di S, Michele col Diavolo appiè , e di due Santi alle bande, che ftavano fulla porta, da'Padri Teatini fono ftate col- locate alla parete del Refettorio, che rifponde full* Orto ; e non fi dubita che per la itravaganza della maniera , e per altri fegni, che tono in effe 5 fieno fattura di tempi, in cui fu F Arte nel colmo della declinazione , ovvero ripigiiatafi 5 fpenta che ella fu fotto i Longobardi ; le vanno a vedere molti per curiofità , non effendo reftate in Firenze di que*tempi poche altre» e fono da ftimarfi tutte tre pregiatifflmi avanzi dell'antichità . Ma paffando a quelle cofe > di cui andava gloriofa quefta Chiefa , giu- da le Ricordanze a penna di molti miei Amici , e parti- colarmente del Sig, Domenico Maria Manni, debbo ram- mentare una pila di marmo per If acqua fanta affai va. ga , fatta fare da Fra Antonio de'Frefcobaldi Cavaliere di Malta, e gran Priore dì Pifa con Tarme fua, e della Religione, e quefta fi è fmarrita. Era in detta Chiefa al- tro monumento , che meritava o che effo fi trasferii^ nella
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nella nuova 5 e pur che vi fi rinnovale con qualche ftra-
ordinario lavoro , e quefto fi dice , perchè appartenen- te ad uno de' gran Santi , che abbia avuto Firenze , come fu S. Filippo Neri , eifendochè quivi fu feppellito Ser Francefco fuo Padre, e tutti i fuoi afcendenti fino a Ser Giovanni di Neri da Caftel Franco, che (labilità la fua Cafa in Firenze, fu Notaio de* Signori nel 1390. ed al dire di Stefano Roffelli fece quivi la fua Sepoltura con T arme di tre Stelle d' oro, e queft* Ifcrizione ; SEP. SER IOHANNIS ... - DE CASTRO FRANCO .
le quali parole doveanó eftere in carattere Gottico per
ragione del tempo * in cui furono fcritte, non fi costu- mando in que' tempi di fcrivere, ù. incidere in altra ma- niera fopra le fepolture. Al fuddetto Roffelli dobbiamo grado di sì pregiata notizia , perchè fé non era da lui ricopiata, fé ne farebbe affatto perduta la memoria, in» fieme con tante altre lapide, ed armi,quali furono getta- te per comodo delia nuova Fabbrica ne* fondamenti. Sulla porta dell* Orto de'fuddetti Padri* che conduce al Refettorio , vedefi un butto di Orazio Pianetti flato al fuo Sepolcro nella Chiefa vecchia fatto da Danielle Ric- ciarelli da Volterra celebre Scultore , e Pittore , che la- vorò in Roma a tempo di Michelagnolo, e fé il Vafari, e il Baldinucci poco fcrivono di quefto Artefice , laude- vole memoria ne fa Raffaello Borghini nel fuo Ripofo . Da un libro poi di ricordi preffo as Padri Teatini coper- to ài cartapecora bianca apparifee * come nella Chiefa vecchia eravi Cappella de* Medici ceduta a* Padri da Mef- fer Leone, e Meffer Giulio de* Medici nel 1596» rinun- ziandone ogni dominio, perchè fi poteffe diroccare, e dar luogo alla Fabbrica, ed era dove fi è fatta la Sagreftia. V. E tanto batterebbe per ifchiarimento della lunga età, nella quale il governo di quefta Chiefa fu preflb i Preti Secolari, ma avendo io letto un Inventario di tutte le cofe fpettanti alla Chiefa , e Canonica fatto nel 1478. comunicatomi dal fempremai ftudiofo delle antichità il Sig.
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Sig. Domenico Maria Manni , ed è orginale pel carattere
del Notaio che lo rogò : Ser Francifcus olim Ser Marci Tomajt de Romena, fatlum , & fcriptum ex commijfione mi- hi faci a ab fpeBahilìbus Viris UJìcialibus Monti s Commu» nis penes Ser Pierum Dominici lufti de Cerreto Guidi Cap- pllanum diBe Ecclejìe : debbo dire , che in effo fi fcor- gono molte pregevoli cofe di Chiefa, tra le quali leg- gonfi quefte partite così S) Antiphonario antico fcripto „ in carta pecora* due MeflaJi antichi icripti in carta }, pecora , un Paliotto di taffettà fcarlatto con arme de- „ gli Spinelli, un Paliotto di taffettà azzurro dipinto con „ un S. Michele > due vafi grandi di ariento con pitture ,, di fmalto, e quattro fimili più piccoli 5, ma quefte , e molte altre gioie fi fonofmarrite per colpa delle vicen- de } che rammenterò nelle feguemi Lezioni. |
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L E Z IONE XVIL
DELLA CHIESA DI SAN MICHELE
AGLI ANTINORI II. E vicende de* padronati nelle Chiefe
Fiorentine fono fiate così frequenti , e varie, che potrebbero formarne udìl. utile iftoria , onde noi ravvifare un notabile numero di Templi già di do- minio di particolari illurtri Famiglie.» Fiorentine , e pofeia per ragione di Fifco , o di Bandi pattati alla Repubblica, e dalla mede- Urna a' Principi. Né minore farebbe il numero di quelle Chiefe , che al Clero Secolare tolte, date furono agli Or- dini Religiofi per ceffione de' Vefcovi giufti remuneratoli delle Apoftoliche loro fatiche , Né a poche mutazioni è fiata foggetta la Chiefa di S. Michele de' Padri Teatini, di cui Seguitiamo la Storia, avendola noi già confiderata in mano .del Clero Fiorentino per lunghi fecoli , e ora la vedremo governata da'Monaci Olivetani, pretto a' quali, fé il dominio per vero dire fu brevifFimo , fiorì però di notizie , che nulla più. II. E qui fembrami certamente cofa utile, e di qual-
che dilettevole erudizione il principiare dal trattare dell* antico foggiorno di quefti Monaci in S. Miniato al Mon- te, innanzi che tornaflero a quefta Chiefa , dandomene un nobile impulfo il Senatore Carlo Strozzi con uh* ab- bondevolezza di memorie riportate dal Sig. Manni al Li- bro de'Sigilli xvn. fcrivendo così „ Gregorio xi. perchè „ effa ( Chiefa di S. Miniato ) non reftafle fenza eflere_> „ ufiziata nel 1373. la unì, e donò in perpetuo infieme „ con tutt'ifuoi beni, ius, ed appartenenze alla Congre- „ gazione Olivetana} che fioriva in ottima Religiofa di* „ fei-
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,, fciplina ,, con che fotte efente dalla iurifdizionc del
5, Vefcovo di Firenze.,. . ,, Indi nel dì 27. d' Agosto dello „ fteflb anno eflendo Abate Generale di ella Congrega- j, zioiìh D. Salvi poni Fiorentino , aflegnò egli al noiho ,, Monaftero per primo Abate D. Giovanni di Jacopo » Salyiati di Firenze con 12. Monaci, nel qual giorno », ne prefero po.fle.iTo per pubblico iftrutnento, che rog. Ser „ Goro Notaio dell'Arte di Calimala ,, E qui viene la Bolla di Gregorio xi, che io tralafcio per feguitare la_, traccia fatta dallo Scrittore de* Sigilli, e per aggiungere , come non fi mancò da'Monaci da indi in poi di ufìzia» re la Bafilica, d'iftruire il popolo, perchè era Parrocchia, e di fervire i Pellegrini nello Spedale > che a muro a mu- ro della Chiefa anticamente era flato fabbricato dalla banda di Tramontana ». Effi .ancora di tempo in tempo restaurarono il Monaftero, ampliandolo con nuovi dor- mentori , come appare dal Libro fegnato -^ a carte 35.6 nel 1517. fecero riedificare col difegno di Baccio di Agnolo il Campanile , che pur oggi fi vede, lo che fi legge in altro Libro intitolato, fipèfi per la fabbrica del Campanile • III, Ma per farci più da vicino al tempo del loro paf-
faggio dal Monte alla Chiefa di S. Michele, debbo notare, che eifendo fiato il Monaftero di S. Miniato Panno 1540. rin- chiufo nella Fortezza, che il Duca Cofano Primo aveva ivi fatto edificare, e poi prefidiare da numerofe Truppe Spa- gnuole colie loro Famiglie , l'Abate, che n'era allora,. D. Miniato Pitti Fiorentino, uomo non meno chiaro per le Mattematiche Scienze di quel che fotte per ]a JReligio- fa offeryanza , dopo aver tenuta co'Tuoi Monaci yarj con- figli per non convivere co' Soldati, cofach'era tutto ali* oppofto dell* iftituto Monafiico, rifolvè di aflentarfi > e palfare al Monaftero di S» Bartolommeo dello fretto fuo Or- dine fituato fuori della Porta a S. Friano , colà trasfe- rendo co'fuoi Monaci nel 1553. il ricco Archivio di Scritture antichiflìme fpettanti al Monaftero, che abbon. davano , e due Calettine di argento con entro ofia del S. Martire Miniato, inerbandoli non pertanto la Religio- ne |
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ne Òl'lvetana , alcune ragioni, ed il titolo di quella Ba-
dia j per cui paga alla Camera Apoftolica i confueti quin- denni . Quando nello fteflb anno offeritali loro la op- portuna rinunzia della Chiefa di S, Michele dal Priore di que' tempi D. Guido di Antonio Adimari, rifolvero- 110 i Monaci di fupplicare Papa Giulio III. per la grazia del pofTeiìb, e ne ottennero favorevole Bolla data Roma V, ld. OBohris Jln, 4. Tontif. la quale in un cannoncino di fragno trovafi nell'Archivio di Monte Qliveto con un foglio al di fuori, che fommariamente dice il contenuto di «ila così ,) EfTendo che la Chiefa Parrocchiale bféitu ,, éf non tamen aclu Collegiata Ecclejta Vrioratus S. Mi* ,, chaelis de Bertplde di Firenze folle vacante per renun- „ zia fatta da Guido di Antonio Adimari ijjtus Ecclejta ,, Re&oris Trioris nuncu^ati, vien narrato dal Generale „ della Congregazione di Monte Olivero , che il Mona- „ Itero di S. Miniate al Monte alla fuddetta Congregazione „ fpettante, eifendo ftato incorporato dentro le mura del- „ la nuova Cittadella e Fortezza fatta quivi 5 e non aven- ,, do dentro la Città un luogo dove pollano i fuoi Mo- }) naci ritirarci , ed aver ricetto ec. Supplica a volerla 3) concedere alla fua Congregazione &c. e S. Santità con- ,, cede r unione alla Congregazione Olivetana di detta „ Chiefa con tutti i beni fuoi, ed appartenenze, e facoì- „ tà di farla Mon altero » „ E quefta memoria rifcontra in un Libro del medeiìmo Archivio fegnato A, con di più la nota delle fpefe per la fpedizione della Bolla 5 che furono feudi 400,, IV. Per altro mancava alle fuddette cofe il confenfo
dell' Arcivefcovo , che era Moniignor Antonio Altoviti, in que"'tempi per graviffimì motivi aiTente dalla Diocefi: ma quello ancora fi ottenne da' Monaci , e ne appare la licenza nelT Archivio Arcivefcovile data nello rtefTo an- no 1553. da MefTer Francefco da Pefcia Vicario Genera- le deìr Arcivefcovo . Onde fui terminar ài queft' anno da' Monaci fu prefo folennemente il pofTefTo e della Chie- fa , e della Canonica, e di tutti i fuoi beni • Ma perchè alcuni Scrittori Fiorentini,che ragionarono di quefìo av- Tom. III. C e ve-
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lenimento colfero abbaglio > per emendare chi ne abbi-
fogna, convienmi in primo luogo avvertire, che non al* tri-menti i Padri Olivetani furono cacciati dal Monafle* ro di S. Miniatoy come fuppone l'Autore del celebre Se- polrudiio di Firenze ; avvegnaché negli atei Capitolari ìegganfi le varie con folte fatte fra effi fui punto di vo- lei e sì, o nò abbandonare il Convento ; e che fpontanea* niente rifolveffero di partirfene, fi dimoftra nella Curia Arcivefcovile, dove efiltono le fuppliche de'Padri Olive- tani ail' Arcivefcovo , perchè loro concederle licenza di rinunziare la Cura dell'anime, come {eguì, avendone il Padre Abate D. Miniato Pitti come padrone indipen- dente affegnata parte alla Parrocchia di S. Margherita a Montici, e parte a S. Lionardo in Arcetri per irtrumen- to rogato da Ser Piero di Ser Bartolommeo dal Ponte a Sieve Notaio Fiorentino j come nel foo protocollo all'Ar- chivio- Generale . In fecondo luogo fi emendino gli Au- tori e della Firenze Illurtrata , e del Libro intitolato ; Co fé notabili di Firenze , avendo ambedue colto abbaglio con aiferire , che la Chiefa di S, Michele Bertelde folle Itata una ricompenfa data a* Monaci per il loro Mona- ftero di S. Miniato } fui debole fondamento , che V acqui- lo della Chiefa in Firenze fu contemporaneo alla loro partenza dalla Fortezza , quando ne' libri da noi accen- nati trovanfi le fpefe fatte da'Religiofi per la fpedizione della Bolla, e l'obbligazione da elfi contratta di pagar la penfione di feudi 13C. al Priore j che loro la Chiefa re- nunzio , due chiari documenti , che giurtificano effere Hata da' Monaci comprata la Prioria di S. Michele * V. Né difdice in terzo luogo notare , che da i fud-
detti sbagli fu originata la ricerca per via di atti pubbli- ci dal Santo Cardinale Borromeo Legato Pontificio, alla Religione Oiivetana con qual ragioni ella poffedeiTe e la Prioria di S. Michele, e la Badia di S. Miniato : quindi è che nel 1560* fu d'uopo all'Abate D. Miniato Pitti portarli a Bologna per difendere i diritti di fua Badia , ed infiememente foftenere le ragioni di I). Vito Buona- cofi Abate di S. Michele ; e feppe egli così bene giuftifi* care
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care prefìb il Santo Cardinale la fua Religione , che ne
riportò perpetua quietanza per mezzo di pubblico ifìru- mento , che trovafi dato alia ftampa dal Sig. Manni nel Tom. XVIL pag. 148. VL Ed ifchiarite così tutte le dubbiezze , torniamo ai
Monaci., i quali nella lor nuova Badia viveano non folo colia più efemplare ofìfervanza , ma ancora con adi- duo, e diligente Servizio allaParrochia , facendone unVam- pia teftimonianza alcuni libri di Ricordi riguardanti la Chiefa di S. Michele governata da quelli Monaci , e che mi ha comunicato il detto Sig. Marini. Io però traìafcian- do di riferire il contenuto di que'libri, che poco ime- reffano la mia Sacra litoria , dirò .alcunché de} libro in- titolato Sepoltuario di 8. Michele , ove mi fono avvenuto a trovare per entro frammifchiate alquante fingolari me- morie .. E primieramente una lite tra' Padri di S. Ma- ria Maggiore , e i noftri Olivetani , cui da i primi fu u- furpata la quarta funerale delle magnifiche efequie fatte in S. Maria Novella a MefTer Andrea Pafquali Uomo di gran- de fapere,e che morì nel 1572* nel Popolo di S. Miche- le , e non ottante le manifefie ragioni , per le pubbliche fcritture alle Decime , che ponevano la Cafa de'Pafquali in quel popolo, e per confeguente favorevoli per gii Oli- vetani, nulla da elfi fu recuperato. E' pur ivi notata la morte dell'infigne Cofmografo del Granduca Ferdinan- do , D. Stefano Buonfìgnori fiorentino , feppelìito , dice la memoria , in Chiefa per i Monaci folennemente > O compianto da* dotti , non avendo egli avuto pari nel fa- re efatte carte geografiche in fer.vizio de' Granduchi Co- fimo, Francefco , e Ferdinando. Finalmente leggefi no- tata la morte del Cavaliere Giovanni degli Antinori ono- rato dal Re idi plancia dell'infigne Ordine eli $• Miche- le , ma nell'età fua di 43, anni morto il dì .1. Dicem- bre del 1582. fu con efequie folennj > e dovute ad un Cittadino così ijl-uftre feppellito in quefta Chiefa al- la fua Cappella, la quale fu fabbricata, e dotata da Mefler Niccolò di Tommafo Antinori nel 1519. come appare dal fuo teftarnento rogato da Ser Bartolommeo di l: Ce 2 , Gio: |
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Gio; Vettorio de' Roffi , lafciandone il padronato a5 fuol
figli Cammillo, ed Alelfandro, e loro discendenti. Que- fta Cappella dedicata alla SS. Vergine, era in S. Michele Bertelde , ma dovendoli innalzare la magnifica Chiefa da i Padri Teatini, i quali adì i. di Ottobre del 1634. otten- nero dalla fuddetta Famiglia un* accordo per la mutazio- ne della Cappella, che a fpefe loro fabbricarono fulla Piaz- za dalla banda finiitra nell' entrar in Chiefa } dove vedefl trasferito un magnifico Sepolcro di marmi alla parete , con bufto di Aleflfandro fuddetto , che prima flava nella Cappella di Chiefa > e leggefi lfcrizìone , che dice; D. O. M.
ALEXANDER ANTENOREVS
PVBLTCT3 PRIVATISOVE MVNEKIBVS HONESTE FVNCTVS
EGREGIAQyE CVM VIRTVTE TVM FORTVNA V3VS
HOC V1VENS SIBI SEPVLCRV M
SVISQVE PONENDVM CVRAVIT
VIXIT ANN, LXXV. MENS II. DIES X.
OBIIT AVTEM ClDlDLVll*
Vili. E fé il fin qui detto ferve per arricchire la mia
Lezione di notevoli memorie , non bafterà certamente a
dare compiuto il racconto del governo de* Monaci iru
S. Michele , quando convien inoltrare con certezza qual
ne folfe la fine . E facendomi appunto dall'anno 1592. o
in quel torno, riporterò primieramente quanto fcritfe di
quella vicenda il foprallodato Sig. Manni al libro citato,
ove dice così „ Per la Chiefa poi di S. Michele Bertelde
„ ebbero i Monaci Olivetani quella di S. Apollinare, ma
„ feguì in quella guifa. Dell'anno 1592. col favore del
„ Granduca Ferdinando I. de3 Medici fu richiefta a quella
„ Religione la Prioral Chiefa di S. Michele , affine di col-
„ locarvi neir introduzione loro in Firenze , i Cherici
„ Regolari appellati Teatini, venendo efibita ad ella Re-
„ ligione la Parrocchiale di S. Apollinare, e dopo aver
„ la medefima addimandato altro luogo di più confaccn-
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h ncompenfa , e di maggiore lóro comodo concorfero i
„ Monaci a far quel cambio . Perlochè Papa Clemente „ Vili, con fua Bolla fmembrò dalla Religione la Prio- „ ria di S. Michele , lafciarido alla med'efim'a i fuoi be- ,, ni , ed in perpetuo unille S. Apollinare con tutte le „ fue iurifdizioni , qualmente dice la Bolla efiitente nel „ foprammentovato Archivio. In fequela di che il dì 2* „ di Ottobre 1592. per rogito di Ser Paolo Paolini j, Notaio Fiorentino gli Olivetani preferd 1' attuale pof- „ felfo di Sé Apollinare con venire dal Pontefice efentati „ dal pagamento della Bolla ,• attefa la fp'efa fatta già per ,, quella di S< Michele ,, E fin qui il Sig. Manni j ma perchè affai fornmariamente trattò egli così ftrepitofo av- venimento , non farà difcaro al Leggitore , fé qui io ag- giungo altre notizie intorno al maneggiato d' un affare di così coìifiderabile momento . Governava adunque la Chiefa Fiorentina il Cardinale Arcivefcovo Aleffandro de* Medici , che poi fatto Papa , Leone XI* addimandoffi. Qyefti avea un'alta ftima, e meritamente del nuovo Ifti- tuto de* Teatini , quali già in Roma, ed in Napoli fiori- vano , operando a prò de' coftumi di chi fpecialmente vivea nello flato Clericale in quelle Città alquanto rilaf- fato , e fuor dell'offervanza . Pertanto efsendo follecito il Cardinale per la confervazione del fuo Clero fempre- mai emendatiffimo, cercò di avere in Firenze quefta esem- plare Religione. Di lettere adunque Pontificie egli prov- vedutoti, principiò a trattarne co] Granduca Ferdinando I. il cui animo non era inclinato ad accrefcere il nu- mero di Religiofi Conventi nella Città , comecché defi- derofo egli fofse di mantenere i fuoi Sudditi abbondan- ti di entrate, fenza la neceflìtà di forrogarne parte per alimento de* Forestieri , Onde fé il Principe fofse flato forte fu quefto punto , parendo gagliarda la ragione di Stato, che lo perfuadeva, la bifogna non farebbe anda- ta così felicemente, come andò, e l'efserfi la volontà del Granduca rimofsa , avvenne dalla veloce , e prefta muta- zione, che fece il Papato di tre Pontefici in poco più di un anno, perchè dopo la morte di Gregorio XIV. e di In-
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Innocenzio IX. venne Cìemtmc V1ÌL'il quale come Fio-
rentino , e che non fi era fiaccato dall' amore della iua Patria, dove i fuoi Antenati aveano feduto ne'primi Ma»- giftrati con laude d'incorrotta gkritizia, *bbe caro d* in*» «omettere la fua Pontifìcia autorità a favor de* Padri Teatini, 4i ciò Supplicato e dal Suddetto Cardinale, e da D. Elifeo da Capranica Proporto Generale .dell* Ordine. Fece adunque il Pontefice penetrare il Suo defiderio a Ferdinando , il quale nulla più bramava , che di trovar modo di cattivarli k benevolenza del nuovo Papa j on- de per averlo favorevole sì agi* intereflì dello Stato Suo » come al trattato di collocare Regina in Francia la Prin- ciperTa Maria de'Medici nipote Sua, e figlia del Grandu- ca Francefco, gradì le affettuose raccomandazioni di Cle- mente , -ed efiendogli irato preSentato da D. Paolo To- lofa Teatino il memoriale 5 Sua Altezza vi ScriiTe Sotto fi concede , e nello ite-fio tempo fu fegnato dal fuo Audito- re Dani. Reftava però a'Padri Teatini di trovare in Fi- renze un luogo proprio , e comodo , come loro pareva S. Iacopo fopr' Arno , o S- Michele Bertelde , ed a que* ita feconda il P. ToìoSa (eSckifa che ebbe la Chiefa di S. Iacopo fopr' Arno ) avea applicato V animo con aprirne il trattato, al quale gli Olivetani dubitando di non ave- re a peggiorare di condizione facevano gagliarda refifìen- za , adducendo per non muoverfi di lì ^ e la Bolla di Giulio III. ed il confenip dato già dal Granduca Coiìmo I. e la cofa fi farebbe ridotta a Segno di non il conclu- dere nulla, fé il Cardinale Paolo Cammilio Sfondrati ni- pote di Gregorio XIV» e Protettore della Congregazione Olivètana » pregato dal Cardinale Aleflandro de' Medici non fi Solfe compiaciuto di perSuaderne i Monaci . Fu adunque conclufa quella conceiììone > e Speditacene la Bolla neJ7. di Luglio del 15^2. da Clemente Vili, l'an- no primo del fuo Pontificato, venne quella a Firenze le- galizzata col confenfo preftato dal Generale Olivetano D. Gafparre da Lodi , ed accettata da D. Lionardo de' Pretori Abate di S. Bartolommeo fuori biella Porta a S, Friano , al qual Monaikro in cambio di qxizìla Ghiefa ;& V .r fu |
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fu unita quella di S. Apollinare con alcune condizioni
vantaggioie agli Olivetani e fopraccennàte dal Sig. Man- ni, e la Bolla fi riporterà a fuo luogo . IX. E notare qui ci piace un paragrafo di detta Bol-
la, dove parla delle campane: nec non duabus campani* j qua. in grifata Ecclejìa $• Michaslis de Bertelde, ante* quam il la annexa & incorporata fuerit, aderant : di que- fle adunque, perchè erano in antico dell'Arte di Calima- la, feguitano i Mercatanti a tenerne il dominio, come appare da un contratto fatto da detta Arte nel 163 2. adì 7.di Mar- 20 co'Padri Teatini, i quali debbono ogni trent' anni ammettere alla vifita delle campane i Confoli di queli* Arte . |
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LEZIONE
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XVIII,
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DELLA CHIESA DI SAN MICHELE AGLI
ANTINORI III. |
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Lia prima , € feconda -età della Chiefa
di S. Michele viene la terza, o Avvero dopo il governo de* Preti » e de* Mo- naci fuccede quello de' padri Teati- ni con un notevole aumento della.* Chiefa , ed inlìejnemente della divo- zione al Santo Arcangelo. Prima pe- rò, clie vi entriamo ad ■ofTervare le pregiatiflìrne innova- zioni » Aimo , che farà un' utile digre/Tione, fé daremo qui un cenno del principio del culto a S. Michele. E per non iiiare ad efaminare l'epoca, che ne itabilì già il Cardinal Baronio , cioè del 330. péli' Oriente con im magnifico Tempio .dal Cran Coitantino a detto Ar- cangelo edificato in Coftantjnopoii , e meir.an.no 420, con un altra jìmile Chiefa in Roma : io con pia- cere noterò, come ad imitazione ^e' .Romani non tar- darono i Tofeani ad abbracciarne la divozione, e pro- pagarne la venerazione con nuovi Altari, e Chiefe ; Ac- che il crederfi , che S. Zanobi ;ful territorio di Paffigna- no correndo l'anno 400,..faceifealzare .un Oratorio , o fia Chiefa a ;S. Michele, non è fuor di propofito; anzi pa- re giufto T afferirio colla feorta .di accreditati Autori citati dal Padre Don Eedele Soldani, Autore lodatifTimo della itoria di Pailìgnano .. Di là adunque dirTondendofi il culto per altre parti della Tofcana} fu abbondeyolmente abbracciato da* Fiorentini , i quali non una , ma ben quattro Chiefe dedicarono a,S. Michele^ tra le quali que- lla noftra è certamente ragguardevole,, o ù voglia per an- tichità dì fecoli, o per iuflro di onori,- ed elfendo fia- ta maifempre accresciuta di pregj, e di ricchezze inog- gi |
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gi ella è ammirata tra le più fovrane Chiefe della Cit-
tà) e tale la ravviferemo noi nella prefente Lezione, mer- cè la generofità de* Principi di cala Medici, e de* piìffi- mi Cittadini , i quali hanno qui adunate le maravi- glie delle tre belle arti. II. Non erano adunque paflati i primi dieci anni
del foggiorno de* Padri Teatini in quello luogo , che già dà'medefimi fi principiò a penfare air erezione di una fabbrica talmente Splendida, che poterle far onore a quella divina Provvidenza , che è 1* unico loro patrimo- nio ; e fattone il difegno, lo prefentarono al Granduca Ferdinando, il quale, giuria il Migliore, ne fece gran- di maraviglie, sì per udire , che i Padri trattaflero di rinnovare da' fondamenti Chiefa , e Collegio, e fi an- cora nel vedere il grandioso modello ; e tanto più l'Al- tezza Sua n* era fofpefa, quanto che da' Padri lenti, che la fpefa farebbe arrivata a do, mila feudi, A calmare però lo ftupore del Principe, ripigliò un Santo Teati- no così „ Altezza, febben il difegno fia grande , maggio- ,, re non orlante è la noflra confidenza in Dio ,, Ed invero fi è veduto, che non 6o. mila, ma bensì no. mila vi fon voluti a dare 1* ultima mano a sì nobile e- difizio. Egli è ben vero, che il modello fu altrettante fiate rinnovato , quanti furono gli Architetti per ciò chiamati, de' quali il primo fu Don Anfelmo Cangia- no Teatino , che nel fecolo fu valente Architetto , e nella Religione profefTore degli ftudi Mattematici, a lui dovendoli il penfiero di far, che volti la Chiefa nuova colla porta maggiore fulla piazza, e di darle la forma di Cro- ce . Nella fimetn'a poi delie Cappelle, e degli ornamenti del- la Nave ebbe gran parte Don Giovanni de* Medici fi- glio di Cofimo I. ftudiofo di tali materie affai più di quel, che in lui comportarle il grado, e la qualità di Principe . A Matteo Nigetti il tutto fu raccomandato , eflendo quelli del Granduca principale Architetto ; ma perchè egli non la terminafle, e perchè fopracchiamato fo(Te da'Padri il bravo Gherardo Silvani, ed il fuo figlio Pier Francefco, mi piace, che lo leggiamo in Fi- Tom. HI, D d lippo
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lippo Baldinucd nella vita del Nigetti, ove fcrifle come
fegué „ E' però da faperiì,■ che accrefcendofi ogni dì al j, JSHgerti occupazioni per nuove fabbriche , oltre a que- j> fio confumava del fuo tempo la Cupola , e Cappella j> di S. Lorenzo » e la Galleria, egli cominciò ad allen- „ tare sì fattamente Tapplicazione alla Chiefa di S. Mi- ,", chele, che que' Padri prefero rifeluzione di appog- „ giare il carico di condurla a fine, però fecondo il mo- „ dello dì lui, a Gherardo Silvani, che operò prima „ da fé fteftb, e poi coli' aiuto di Pier Francefco fuo 55 figlio „
III. Intanto io trovo ai 22, di Agofto del 1604. la
folennità di benedire, e calare ne' fondamenti la prima pietra , fatta dal Vefcovo di Fiefole AleflTandro Marzi Medici nel luogo, dove oggi è la porta del Collegio fot- to il Campanile , alla qual funzione intervenne il Gran- duca Ferdinando coi Principe Don Giovanni : mst per- chè molto vi contribuì a quella fabbrica il fapere, e il valore del Silvani , riporterò qui quanto il fopraddetto Baldinucci ne fcrive nella vita di lui , .come apprelìb : „ Accrebbe egli la Chiefa di lunghezza , e larghezza ; j, sbafsò il piano oltre a due braccia , e di fette , e mez- „ zo ne alzò di più la muraglia , ornò le due bande „ della croce per Francefco Bonfl con ifpefa , come }j fu detto di 12. mila feudi , tirò tutta la navata della „ Chiefa coir ornato, che dentro, e fuori fi ravvifa ; 5, fece la facciata interiore , ed esteriore, e la fcalinata ; 5, per entro il muro della facciata cavò una fcala a j, lumaca, che porta all' Organo, che fu affai lodata . „ Avendo dipoi confiderato quella gran fabbrica , e get- ìj tatane la volta, confederando, che per effere 1* abita- „ zione de' Padri fituata in luogo angufto non meno, „ che ofeuro a cagione di gran numero di cafe, e pa- 5, lazzi, che per ogni parte la circondano , e fenza a* » pertura di giardino , onde poteffero i rhedefimi tal- 'fi volta refpirare all' aura feoperta ; con faggio avvedi- ,» mento alzò tanto le mura della Chiefa , oltre la fom- j, mità della volta , fenza che punto} né poco ne appa- „ riife
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„ riffe fegnale al di fuori, verfo la piazza, che gli fa
„ facile in quello fpazio, che dovea fervile per foffitto- „ ne ai cavalietti , accomodarvi alcuni luoghi , e „ fpaziofi andari, e farvi da* lati tante aperture a gui- „ fa di terrazzo , che da tutte le parti fatte già fupe- ,, riori a* vicini edifizi fi potefTe fcoprire una ben lar- j, ga Campagna, onde poteffe V occhio non poco ri- j, crearli . , . , . Soggiungo per foddisfare a3 curio/ì delle ., antichità, cofa da me in altro luogo narrata, ed è, „ che del mefe di Settembre del 1533. nel cavar/i certi „ fondamenti per la nuova Chiefa da mezzo in giù ver- „ fo la piazza da man delira entrando .dalla parte, che 3> confina colla Via, fi trovarono più pezzi di marmi „ bianchi lavorati> un burlo di antica ttatua fenza tcr „ ita, più medaglie di bronzo di Tiberio , e di Tra- ,, iano, e gran quantità di ofsa di morti. 4> ila qui il Baldinucci, il quale punto non parla de* tanti valen- tuomini iegnalatifi nell' accrefcere le bellezze di] quella Chiefa ; e però io qui ne darò una particolar notizia . IV, E principiando dalla facciata coperta di pietra forte, effa è di ordine compofito con otto pilastri fcan- nellati, e vaghi capitelli , che vanno a reggere Y ar- chitrave, Vi fono tre porte della iìefla pietra, ciafcuna avente a* lati colonne parimente fcannellate, fulle qua- li ricorre fregio, e cornicione, fopra alzandoli il frcn- tefpizio angolare, con in mezzo una grand' arme di marmo bianco del Cardinal Carlo de' Medici , leggen*. doli alcune lettere fcritte nel fregio,.che dicono: Caro- ìps Med, jEj>. Sahìn, An. Sai. 1548, fopra alle due late- rali porte vi è nicchia con ftatua fimilmente di marmo bianco, veggendofì alla deftra S, Gaetano, ed alla fini- fìra S. Andrea Avellino, Sulla porta principale evvi un gruppo di ftatue rappre.fentanti la Fede, e la Carità con in mezzo J'arme de'Teatini di una Croce fopra tre mon- ti pure del medefimo marmo. Lavorò, ed intagliò tutte le pietre fere ne Aleiìandro Neri Malevifti difcepolo di Matteo Nigetti » Baldafsarre Fiammingo fece V arme della Re- ligione , e la Statua di S. Gaetano ; quella di S, Andrea D d 2 è di
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è di Francefco Andreozzi Fiorentino, e i due puttini ,
che mettono in mezzo V arme del Cardinale, fono ope» ra di Carlo Marcellini. Né dell' efterna è niente meno bella la facciata interiore ornata fimilrnenre di pilaftri, e di colonne fcannellate , fulle quali pofa l'Organo con parapetto, o fponda di ricca baiauftrata di marmo, fo- pra elfendovi un quadro a frefco di Francefco Monte- latici detto Cecco Bravo, il quale vi ha dipinto la ca- duta degli Angioli, con S. Michele, che defcrivefì dal Ci- ucili a pag. 210. colle feguenti parole „ Con un piede 5, pofa fopra il braccio deftro, con V altro fopra il gi- 3, nocchio fi attiro di Lucifero, che cade fupino, e que- ,, fìa attitudine è dagl* intendenti anzi biafimata, che „ no , eflendo 1* un piede di S. Michele lontano dall' j, altro a difmifura ; fono nondimeno molti gruppi di 5) Angioli, che cadono affai vaghi, e fanno graziofa vi- ,, ira , per effere queft' Artefice flato bizzarro nell' inven- 55 zione, ed aver feguitato il vero modo della pittura „ con lavorare di colpi, ed in guifa tale , che da vi- „ cino piuttofto confufe le fue figure appaiono , ma da 3> quelle allontanandoti* appagano molto 1' occhio facen- 5, do vaga, e dilettevole moftra ,, Loda ancora il Ci- nelli in quella facciata le due pile per 1* acqua Santa di marmo Carrarefe a foggia di due gran nicchie rette da Angioli, e lavorate da Domenico Pieratti uomo di molto fapere , ed eccellente nella fcultura. Niuno però ragio- na del Cartello di marmo fopra la porta collocato , nel quale leggeri la memoria di due facre , ed infigni funzioni celebrate in quefta Chiefa, ed efpreffe elegan- temente in poche parole da Francefco Rondineìli , Ca- valiere , che ne fuoi tempi fu non folamente lettera- tiflìmo in ogni genere di erudizione per le opere fue date alle ftampe, e ferine a penna, ma commendatiflì- mo ancora per i fuoi incolpati coftumi, co9 quali gua- dagnoffi la eftimazione, e T amore de' fuoi Sovrani, tra i quali Ferdinando li. ottimo conofcitore de* talenti, 1' onorò de1 carattere di fuo Bibliotecario, ed il cartello dice come fegue : T£M-
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ai
TEMPLVM HOC D. MICHAELI ARCHANG. CAEXESTIS
MILITIAE PRINCIPI S ACRVM . QVOD VETVSTA ECCLÈ- SIA SOLO AEQVATA CAROLI CARD. MED. PRAECLARA MVNIFICENTIA STATVIT . VBI XIII. KAL. SEPT. A* S. MDCXXXXV. OB EXIMIAM IN CLERICOS REGVLA. RES DILECTIONEM EPISCOPVS SABINENS1S INITIARI VOLVIT. THOMAS SALVIATVS EPISCOPVS ARETINVS QVADRIENNIO POST IV. KAL. SEPT. SACRIS CERE- MONIIS DEDICAVIT . INNOCENTIO X. SVM. PONT. FERDINANDO II. M. D. ETRVR. PETRO NICCOLINIO ELORENTIAE ANTISTITE . QVI INGREDERIS DOMVM DEI ET PORTAM COELI SVBIRE TE COGITA. ILLAM DE- CET SANCT1TVDOPER HANC IVSTI INTRARE DEBENT. CAVE NE SVB OCVLIS EIVS QVI EST CANDOR LVCIS AETERNAE MACVLAS CONTRAHAS SI QVAE SVNT LACRIMIS ELVE . HlC REGI SECVLORVM IMMORTALI HTMNVM ET SILENT1VM REDDE. V. La Chiefa è ripartita in una fola nave , ma tut-
ta veftita di pietra ferena della Rocca di fìniffima gra- na, con pilaftri fcannellati Corinti, e capitelli lavora- ti diligentemente^ a foglia d* ulivo, i quali a coppia ap- poggiati ne1 fodi feparando le Cappelle, che fono tre per banda j reggono di quefte gli archi, ornati di un fettone della medefima pietra di graziofo lavoro. Sopra alla cornice de* pilaftri pofa una nicchia, nella quale è collocata una ftatua o di Apoftolo , o di Evangelifta in numero di 14. fatte", come diremo, da bravi ar- tefici. Un architrave poi con fregio, e cornicione, che ricorre tutto il corpo dell* edifizio, con fineftroni af- fai ornati di conci, che rifpondono al colmo delle cap- pelle, fono un altro abbellimento della Chiefa, la qua- le dall' ofcuro colore della tanta pietra ferena avreb- be perduto non poco,di fua vaghezza , fé gì' induftrioiì Architetti non aveftero penfato a correggerlo, o avve- ro a moderarlo colla bianchezza de* marmi delle ftatue, e delle balauftrate, che ricorrendo per tutta la Chiefa, ferrano 1' entrata alle Cappelle, nelle quali parimente per
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per differenziare il colore, gli Altari .arricchiti fono di
marmi lifci, e mifti £on colonne di rotto di Francia , £ di nero tdi Carrara , oltre ai .molti itucchi forati . Tuttayolta fa d' uopo , che .confeffiamo effere il cor- della pietra Verena il predominante in quefta Chiefa. Circa poi agli Artefici tdelle jftatue nelle nicchie, che fono a mia .notizia , $>oflb tdi*e , che le ^ue de* Santi Appftoli Pietro 5 £ Paolo fono ,di Gioyan Batifta Fog- ginij {ti del 3Sfoyelli> ,e le altre de* bravi Scultori Cac- cini j Piampntinf, Fortini, pettirojflì-, Cateni> Ma non vo- lendoli qui trajafcj&re il cafo biella ;ftatua di S. Tommafo, noteremo, che nel collocarli alla fua nicchia rptteiì le fu- ni cadde «dall'<a-lto fenza aver patito un mininib danno, con fenjìbile conforto 4eH* Artefice , che fu il -Conte Baratta, il .quale già -piangeva perduti cinquecento du- cati, che tanto ,è il corto di ciafeuno di >quefti iìrnula. cri. Anche la -volta della Chiefa ha il fup bello -per molti melari dipinti da Anton Domenico Bamherini > e rapprefentanti Angioli, e ftorie idella <yita di JSaruV Andrea Avellino. ; yj. Per otfervare poi il preziofp di ,quefl;e; Cappel-
le comincerò .dalla prima; a manritta vicina alla por- ta principale,.-Quella è dedicata:all' Appftolo :S. Andrea, fatta fare nel 1*542. da Andrea del JRoUb,, che ha per arme un Coltello con torre 4i argento in campo veri- miglio,. La jtayola,,rm mi è il martirio del ganto , di- pinfe con buon 4ifegno , ;e ottimo colorito Antonio Rug- gieri * difcepolp >di Ottavio Vannini, del quale fono h Volta dipinta fa frefep, .e i due quadri .laterali rappre- fentanti uno ,S. Giovanni > che moftra alle jturbe Cri- fto, e V altro Ce su fui lido del Mare, che chiama 5. Pietro, ed i due Jbaffi rilievi di terra cotta fatti da Gio: Bautta Foggini, rapprefentano il martirio di S. Andrea, e di S» Simone; fono poi ia/jmenfa idell' Altare leggefi; |
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D. O. M.
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2*5
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Efc à M.
S. ANDREAÉ APOSTOLO
VTRAMQVE VITAM DOMVM LABORES SVOf
PERPETVO COMMENDANS.
SACELLVM HOC GRATI ANLMI ERGO
ET MONVMENTVM SIBl ET POSTERIS
ANDREAS RVBEVS ANTONI! FILIVI EREXIT
A. D, MDCXLiL
Segue la Cappella di S. Michele fatta dal Senato? Maz*
zeo Mazzei con 1* arme fua di tre mazze ferrate d' oro in una lifta a traverfo rofla in campo di argento . La tavola» in cui é S. Michele in atto di levar anime dal Pur- gatorio) è opera di Iacopo Vignali ,■ del quale fono anco- ra i due quadri laterali delle Storie di* S* Pietra ; e la Volta fu dipinta con molto artifizio da Michel Colonna 9 ed Agóftino Metelli ambedue valenti profefifori di prò- fpettiva , i quali hanno faputo quivi così bene ingannar Tocchio col colorito 5 che pare eflfervi uno sfondo di mol- te braccia. Sotto all'Altare leggefi quella memoria : DEO ET ANGELIS
GRATI ANIMI AC PIETAYIS
MONIMENTVM
MAZZEVS MAZZÉLVS SENATOR
D. IOANNIS FIL.
AN. SAL. MDCXXXVIL
Dopo la Cappella de' Mazzei evvi quella de* Martelli, eret-
ta nel 1641. da Francefco Martelli) e dotata da Vincen- zio Canonico con una: rendita di mille feudi . Matteo Roflelli dipinfe la Tavola s in cui è San Gaetano > e S. Andrea Avellino , ed in alto la Santiflìma Trinità con S. Francefco di Aflìfi inginocchioni fopra le nuvole , del qual Santo avvi fopra ilfrontefpizio della Cappella un bu- tto di marmo del Maletefti : dalle bande eravi il ratto di S. Paolo dipinto da Iacopo Vignali 5 e dall'altra una ta- vola del Pugliani , l'una e l'altra tolta via per dar luogo ai due ritratti del Cardinale Francefco, e dell'Atcivefco* vo
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nò
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vo Giufeppe Maria Martelli, i quali ritratti lavorati a mc-
faico vennero di Roma , e furono collocati fulle porte late- rali della Cappella, retti con grazia molta da due puttini di marmo bianchifìimo , e fatti da Monsù Francefco Ians, e la Volta era fiata dipinta da Sigifmondo Coccapani. M$ perchè di ornamenti è fiata viepiù arricchita la Cappellai,, il tutto poflTiamo ravvifare nella Seguente Ifcmione in Is- pida appiè dell* Altare ; D. O. M.
SACELLVM HOC FRANCISCI MARTELLÌI PlETATE
EXCITATVM VINCENTIVS MARTELLIVS EIVS PA-
TRVELI9 I. C. ET CAN. FLOR. EX ASSE HEREDEM
D1XIT .VITA FVNCTVS III. ID. OCTOBRIS JMDCXLVIII,
AN. AETATIS SVAE LVIII. HIG IACET . AD EIVS
VOTVM ANTISTITE FLOR. VICARIO DECERNENTE .
MARCVS MARTELLIVS SENATOR FRANCISCI HERES
PAVIMENTVM STRAVIT AN. MDCLVIII. MARMOREAS
STATVAS EXTIME AFFIXAS PARIAQVE ANAGLYPHA
IISDEM SVPPOSITA IN OPERIS CORONIDEM AERE
SVO ADDICVRAVIT.
VII. Dirimpetto a quefta de* Martelli viene la Cappel-
la dì S. Andrea Avellino, che fu già dagli Ardinghelli dedicata all' AjTunta con tavola fatta da Mario Balaflì; ma effendo mancata la linea degli Ardinghelli padroni , i Padri vi hanno pofio un affai lodato quadro in ono- re di S. Andrea dipinto dal Signor Ignazio Hoxford, che vi ha effigiato con iftupende attitudini il Santo all' Altare colto dall' accidente apopletico, e gli aitanti pie- ni di compaflìone . Alle pareti laterali fono rimafi i due quadri fatti fare da Neri degli Ardinghelli, e dipinti da Francefco, e Alfonfo Bofchi ; quegli effigiò la Prefenta- zione di Maria, e quefti la Vergine circondata dagli An- gioli . La pittura della Volta è vaghiffima > fatta, chi vuo- le dal Coccapani, e chi da Lorenzo Lippi . Segue la Cappella de' Franceschi, i quali fanno nell'Arme una Cro- ce d' oro in azzurro ; la tavola, in cui è il Martirio di S. Lorenzo , è di Pietro da Cortona , che dimofirò in
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in queft* opera il fuo Valore per il colorito ^ e perla viva-
cità delle figure , che efprimono con grande artifizio la Stò- ria , paiticolarmente le attitudini de* Manigoldi, i quali fpo- gliando il Santo delle vefti , inoltrano anfìetà di efegui- re il comandamento di Decio : nel medefimo Santo in gloria dipinto nella Volta fi ammira l'arte dei Colonna , e del Metelli Maeftri di profpettive ,e nelle tavole laterali Iaco- po d'Empoli dipinfe S* Francefco col Bambino Gesù nel- le braccia, e Matteo Roffelli S. Lorenzo, che dà a'Poveri i tefori della Chiefa; e fotto l'Altare fi legge queft'Ifcrizione ; D. O. M.
FRANCISCVS DE FRANCISCO IVLIANI FIL.
SACELLVM HOC D. LAVRENTIO D1CAVIT
LAVRENTIVS SENATOR ILLIVS FRATER
STATV1S EXORNAVIT
TANTI MARTYRIS PATROCINIO
IMMORTALITAT1S SPE CONCEPTA
MORTALITATIS VERO MEMORES
SEPVLCRVM EIIC SlBl AC SVIS TOSVERE
AN. DOM. MDCXLI.
VlIL Neil* ultima Cappella contigua alla Portai
principale , la quale fu principiata dai Tornaquinci Belloni , e pafsò poi al dominio de* Padri per mancan- za di querV illuftre Ramo , non vi fi vede più la tavola ói S» Zanobi , cui era dedicata, veggendofi ora un qua- dro , nel quale il Padre Galletti Teatino effigiò Maria col Bambino , e due Venerabili Vefcovi appiè genurleffì* Del medefimo Religiofo è la pittura della Volta, e nelle due laterali tavole fono effigiati il Diacono, e Suddiaco- no del Santo Vefcovo Zanobi, cioè S. Eugenio opera del Curradi , e S» Crefcenzio lavoro di Gio: Bariffa Vanni . Ed al fin qui da noi deferitto $ chi non reiìa attonito in veggendo tanta abbondevolezza di marmi, e di tavole? Ma io debbo avvifare il mio Leggitore , che fonovi da rammentarfi nuove , ed affai più ammirabili cofe , di cui arricchiti vanno di quefta Chiefa il Coro, e V Aitar maggiore , e le Cappelle de'Bonfi, con tutta la Crocei che mi piace rimettere alla feguente Lezione . Tom. IH. E e LE-
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ZI O N E XIX
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DELLA CHIESA DI SAN MICHELE
AGLI ANTINORI IV. |
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O mi penfo eflere a ciafcuno note le
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illuftri cariche , colle quali così ab-
bondevolmente rifplendè in Francia la Famiglia de'Bonfi, la quale dato aven- do alla Città di Bifiers con una Serie immediata fei Vefcovi, due di loro vi- xle ornati di porpora Cardinalizia» che furono il Cardinale Giovanni Gran Limofìniero di Maria Regina di Francia , ed il Cardinal Piero ultimo difeen- dente da Baldafiarre di Bernardo di Ugolino fuo tritavo Progenitore di sì nobil Famiglia ; delia quale acciocché non°mai fi perdere in Firenze fua Patria la -gloriola me- moria , Francefco Padre del fuddetto Piero colla fpefa- di i2, mila feudi, fece edificare la più maeftofa parte della Chiefa di S, Michele, voglio dire la Croce » dove entrando noi vedremo in primo luogo a manritta in fac- cia la tavola lodatiflìma del Vannini , nel colorire fé. lice imitatore del pennello del Coreggio, avendo egli qui figurata 1* adorazione de' Magi , e ritratto nel vec- chio Re un belliffimo Contadino detto il Giuggiola, E1 pure ammirabile di quefta tavola V adornamento tutto intagliato a fogliami di pietra ferena del Maleteftì, lot- to il quale quadro pofa un nobiliflìmo Sepolcro di mar- mo mifto antico fatto in onore de' fei perfonaggi de' Bonfi , uno dopo V altro Vefcovi di Bifiers , come leg- gefi in un epitaffio. fcoJpito quivi in tavoja di paragone elegantemente compofto dal Rondinella ed è come:;ap- preifo : D.O.M.
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QVINQVE BONSIAE FAMtLlAE NON INTERRVPTA
SERIE BITERRiENSlVM EPtSCOPORVM MEMORIAM PETRVS BONSIVS REG. GHRlST. APVD VEtfETOS LEQATVS SEXTVS EIVSDEM SED1S ANTISTES HIC EXTARE VOLVIT NE IN PATRIA tfOMEN EORVM OCCIDAT QVORVM GLORI AE SPLE NDOR IN GALLI A NVMQVAM UEFICIET ANNO DOMINI MDCLXll. Nello sfondo della Volta di quefto braccio della Croce
vi è dipinto a frefco un Cielo co' Santi Re Magi, e Pa- ftori, le quali figure fono opera del Padre Filippo Gal- letti , e la grottefca con l'architettura lumeggiata a oro, fece Luca Bocchi difcepolo di Iacopo Chiaviftelli, il qua- le alla parete da manritta dipinfe a frefco in profpettiva con molta architettura S, Gaetano, cui la Vergine porge il fuo Santiflìmo Figlio. A man manca aprefi una Cap- pella della fteffa Famiglia , che è dedicata alla Natività di Ctifto con tavola di Matteo Roflelli > che nel figurare il miftero , nel Paftore , che colla delira mano tiene legato un cane , e colla finiiìra ftringe un baftone, che gli po- fa fopra la fpalla, fece il ritratto al vivo di Atfonfo Bo- fchi Pittore celebre,e fuo nipote.; ne'due quadri laterali Fabbrizio Bofchi dipinfe la Nunziata > e la Vifitazione di Maria. II. Voltando poi dall' altra banda in tefta della Cro-
ciera rimpetto all' adorazione de' Magi viene una tavola grande di Giovanni Biliberti, pittura ftimatiflima, e giù. dicata la migliore , eh' egli faceflfe ; fi fcorge però in effa iina di quelle licenze che fi tollerano malagevolmente nelle pitture : imperciocché avendo il Biliberti figurato in efia la efaltazione della Santa Croce, ha veitito il Vefco« vo Zaccaria di un manto in vece del Piviale . Sotto vi torna altro fepolcro fimile al deferitto di fopra , ed è in memoria di Giovanni creato Cardinale da Papa Paolo V. nel 1615. e morto in Roma a'4. di Luglio del 1621. fep- pellito nella Chiefa di S. Antonio al Monte Efquilino , ■ *. E e 2 giù-
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giufta il C/acconio , ed il fuo Epitaffio qui /colpito iti
marmo antico dice così; |
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D. O. M.
IOANNr EONSro S. R. E. CARD. TIT. S. CLEMENTIS
EP. BITERRIENSI
QVi IN GALLIA PRAECLARA MVNERA ROMAE PVRPVRAM PETENTE GALL. REGE CONSECVTVS VBIQVE INFRA MERITVM DECORATVS EST PETRVS BONSIVS EPISC. BITERRIENSIS AD REMP. VENETAM EIVSDEM REGIS LEGATVS PATRVO MAG^O P.C. ADAE DEBITVM SOLVIT AN« DOM. MDCKKh ..'■." V"'*' '■"''' .. ..], ■; * ' '■ ■ ■. " ■■■'■ ''» ■■ ■1- ""7' 'ì
Sopra alla porta-, che da quefta Tribuna mette nella Cap-
pella di S. Andrea Avellino, vedefi dipinta a frefco dal Chiaviitelli la Storia di S. Gaetano, la cui mano da Cri- {io è trafitta con un chiodo, e nella volta vi è uno sfon- do col trionfo della Croce dipinto a frefco dal Galletti con T architettura , e grottefche rnefle a oro , opera ài Luca Bocchi. Evvi qui pure altra Cappella de* Boni! a manritta dedicata all' Invenzione della Croce ,* la tavo- la , che ne rapprefenra la Storia, è di mano di Matreo RorTelli, il quale sbagliò nell'effigiare S. Macario Vefco- vo di Gerufalernme, vertendolo di Stola Patriarcale. Dei due quadri laterali allufivi alla medefima Storia , quello dalla banda del Vangelo è del Biliberti, l'altro dalla Epi- itola è di Iacopo Vignali, di cui pure fono le tre lunet- te in alto. Finalmente notar fi deve, che rifpetto alle_> due Cappelle de' Boni! fi vede l'arme loro inquartata con la bifcia.de* Vifconti, fatta dipignere dal Cardinal Piero Bonfi figliuolo ài Criftiana Riari defcendente da Cateri- na Sforza Yìkomi , e fotte leggonfi quetìe due Ifcri- zìoni ; |
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HOC
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HOC P7ETATIS MONVMENTVM
FETRO BONSIO SENATORI FIORENTINO
DOMINICI SENATORIS FILIQ
ROBERTI NEPOTI
DOMINICI TN REPVBUCA FLORENTINA
IVSTITTAE VEXILIIFERI PRONEPOTI
ET LVCRETIAE MANNELLIAE IO. FILIAE PETRVS BONSIVS FAMILIAE SVAE SPES VLTIMA S. R. ECCL. TITVLO S- EV^EBII PRAESB. CARDINALI? PRIMVM BITERRIENSIVM DEIN TOLOSATVM DEMVM NARBONENSIVM ANTISTES APVD VENETORVM REMPVBLICAM IN REGNfO POLONIAE BIS AD HYSPAN1ARVM REGEM LVDOVICI MAGNI REGIS CHRISTIANISSIMI ORATOR
IN GENERALI AVXITANIAE CONVENTV
PRAESES
REGII SANCTI SPIRITVS ORDINI?
EQVES COMMENDATAR1VS
KERVM GESTARVM CELEBRITATE ET SVCGESSV"
CLARVS
PER PATRIAM TRANSTENS GRATA ERGA AVOS MEMORIA P. C, MDCLXXXIX. |
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II.
PUS MANIBVS
AC AETERNAE MEMORIAE
FRANCISCI BONSII PATRICII FLORENTINI
PETRI SENATORIS ET LVCRETIAE MANNELLIAE FLL.
COMITIS CASTRI NOVI
LVDOVICI DECIMI TERTII FRANCIAE ET NAVARRAE REGIS
A CONSILIIS SECRETIORIBVS
ET PER ANNOS X, AD MANTVAE DVCES PROLEGATI
ET CHRISTIANAE RIARIAE
IVLII MARCHIONIS SENATORIS BONONIENSIS
PATRICII VENETI FILIAE
HIERONYMI IMOLAE ET FORLIVII PRINCIPIS ABNEPTIS
GALEATH MEDIOLANENSIS DVCIS
AC SIXTI IV. PONTIFICIS MAXIMI TRINEPTIS
PETRVS BONSIVS
TITVLO S. HONVPHRII PRESBYTER CARDINALIS P. C.
AN. SAL. MDCLXXVII.
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III. E
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IH. E veduta che abbifrno sì maeftofa memoria de'
Bonn" in quella Ghiefa , paffiamo all'Aitar maggiore» che altra materia mi fommittiìtra a ragionare. Laonde Jafcian- domi portare dalla vaghezza di oiTervare nuovi, e Tarif- fimi tefori , principierò dal Ciborio di argento fodo all'Aitar Maggiore) dove fu collocato dalla Famiglia». de5 Marchefì Torrigiani nel 1671. nelle feite della Cano- nizazione dì S. Gaetano , e piacemi di riportare qui la nota delle fpefe per effo fatte, e ricavare da un libro fe- gnato N. al num. 138. dove leggeri come fegue ,, Spo- ,, glio delle fpefe , che furon fatte dalla Signora Baronelfa .5 Cammilla Strozzi Torrigiani negli anni 1*570. e 1671. ,j per il Ciborio d'argento all'Aitar maggiore della Chie- j, fa de'Padri Teatini detta S. Michele Bertelli . L'Ar- „ tefice fu Benedetto Petrucci Argentiere , e fu fabbri- 5, cato nella Cafa de' Sigg. fuddetti Marcheiì a Portaroffa, ,, terminato nel 1671. e dipoi nel 1676. furonvi aggiun- », te le due figure di argento rapprefentanti la SS. Ver- j, gine, e S. Gaetano . Pefa in tutto libbre di argento „ 177. e once io. coftò feudi 3322. 5. 12. 4. „ ed a lo- de di S. Gaetano riferirò qui il motivo, pe'ì quale la fud- detta Cammilla fece si ricco dono, e fu che eifendo ella da più anni iterile, talmente 11 raccomandò a S. Gaetano per aver prole , che nel 1^59. ebbe il primo mafehio ad1 dimandato Raffaello Maria , e nel 1661. partorì il fecon- do nominato Vincenzio . IV. A sì ricco Ciborio di que(V Altare , debbo poi
notare qui , che nell'anno feguente 1672. un altro pre- gio confiderabile vi fi aggiunfe, vale a dire la conceffio- ne ; che i Padri fecero del padronato del medefimo Al- tare alla Famìglia de' Marchefì Cori! nelle perfone di Monfignor Domenico , che pofeia fu Cardinale , e del Marchefe Antonio , e fuoi illuftri defeendenti con iftru» mento , che rogò Ser Carlo Novelli negli undici di Mar- zo del fuddetto anno , e grande per vero dire fu la fplen- didezza,con la quale da querti Signori veggonfi ornati e pavimento , e gradini , e imbafamento di quefta princi- pale Cappella , appiè della quale avvi grandiofa lapida con ifcrizione , che dice come appreiTo : D. O. M. |
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D. Q* M. IN HONOREM B, MICHAELIS ANGELORVM PRINCIPIS
DOMINICVS MARIA S. R. E, CARDINALI? CVRSIVS EPISCOPVS ARIMINENSIS ROMANDIOLAE ET EXARCATVS RAVENNA! LEGATVS A LATERE ET IOANNES CVRSIVS EIVS EX FRATRE NEPOS MARCHIO CALATIAE ALTARE HOC SVBSTRVCTO SACELLO AC GENTILITIO SEPVLCRO EREXERVNT DEINDE PERFICIENOVM EXORNANDVMQVE CVRARVNT AN. DOM, CIO, IOCC. XXVHI. Dietro a quefto Altare torna il Coro de* Padri, in te-
fta del quale in una gran nicchia, o piuttofto taberna- colo di pietra ferena vi è un Crocifìuo di bronzo alto più del vivo in atto di fpirare, fattura commendatiflì- ma di Francefco Sufìni allievo di Pietro Tacca tanto famofo nel lavorar di getto ; quella opera fu pagata feudi 500, dal Principe Don Lorenzo figliuolo di Fer- dinando Primo, da cui V ebbero in dono i Padri, de* quali è V arme, che pende in mezzo del grande arco, che regge la Cupola dipinta con vago colorito dal Pa- dre Galletti, il quale ne traile lode per la molt' arte , e maeftria del fuo pennello. Vi è ancora un paliotto 9 che nelle fefte più folenni fi colloca all' Aitar maggiore egregiamente lavorato a ricamo ricchifTimo di oro, ha nel mezzo una cartella tutta rinchiufa da varie rinvol- tare, e viticci di oro, con 1' immagine dentro di San Gaetano incoronato da due Angioli, ed altre fopra al- cune nuvole diligentemente condotte di punto di feta , e vanno tanto bene diminuendo le tinte , e gli feuri , e refkflì agli altri feuri maggiori con sì favia mano fe- parati, e dipinti, che rapprefentano non fenza maravi- glia una vera pittura a olio; dalle parti di fotto nafeo- no due Cornucopì, i quali tutti di 010 con buon ri' lievo ornati di perle moftrano fuori alcune frutte di fé- ta ,
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ta, che con diverfi colori fimili a inveri , molto ben fo-
no atfbmigliate alle naturali , inoltre diverfi rabefchi Se- guitano/è fogliami, i quali coprendo gli fpazi laterali alla cartella, vengono nobilitati da''fiori ben difpoiti a lor luoghi , che con la vaghezza naturale, e varietà de* colori 5 danno un rnaravigliofo compimento a tutto il lavoro invero belliffimo di quanti in quefto genere fi pof- fan vedere , fatto col difegno di Mario Baiarli. E fono tut- te cofe per vero dire pregiatiflìme , che ci fpingono a maggiormente confettare quel * che noi dicevamo di fo- pra della Divina Provvidenza , cioè operare ella {empie- ma i cofe grandi a prò di quefta Religione, avendo Id- dio eletto per Miniitri, e Commiflari fuoi a provvedere con magnificenza e Chiefa , e Collegio di'quelli Padri i più illufòri Fiorentini, nel novero de* quali meritanti i primi luoghi i Granduchi Ferdinando L e IL Cofimo IL e IIL le GranduchefìTe Criftina dì Lorena, e Vittoria della Rovere j i Principi Don Pietro, e Don Lorenzo de? Medici ? e tra i Gentiluomini i Bonfi , Comi, Mar- telli, Baldovinetti ? Torrigiani, Corfi , Mazzei $ France- schi , del Rollo,e tra le Gentildonne Lifabetta de' Bonfi , CammillaCicciaporci, Vittoria Falconieri, Canimilla Tor- rigiani , e parecchie altre * né mai dalla memoria fug- girà il nome del Cardinal Carlo de* Medici per le ftu- pende, e moJtiplici fpt(Q fatte per arricchire quefto fo- vrano Tempio di pregj, di cui abbonda quanto altro mai , dovendo io qui aggiugnere a i benefizi fatti dal Cardi- nale a queita Chiefa due onori accennati dall' ifcrizione oilervata da noi alla porta» avendo egli primieramente voluto efTere quivi confacrato Vefcovo Sabinenfe ai 17. di Agofto 1645. da Monfignore Annibale Bentivoglio in que* tempi Nunzio al Granduca coli' alììftenza di Ru- berto Strozzi Vefcovo di Fiefole, e di AlelTandro della Stufa Vefcovo di Montepulciano con celebre concorfo di popolo, elTendochè fu onorata la funzione dalla pre- fenza della * Serenifiìma Vittoria GranduchefTa , e della Principerà Anna de* Medici poi Arciducheffa d' Ifpruch, infieme con tutti gli altri Sereniffimi Principi di To- |
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fcana; ed in fecondo luogo» fé nel 164$» dal Vefcovo
di Arezzo Tommafo Salviati fu confacrata folennemente la Ghiefa, tutta la fpefa fu fatta dal nofrro Cardinale , e come nota il Verzoni nel fuo Diario « vi fu fella „ belliffima „ IV. E paffando oramai al novero delle faere Reli-
quie regiftrate in una cartella in SagrelHa , ove a carat- teri roffi fono ferini i gloriofì nomi di qne' Santi, di cui toccò -qualche preziofa porzione a quella Ghiefa 4 fei effecviamone principaliiTime, che fono primieramente > una lettera fcritta di proprio pugno da S. Gaetano, eu- flodita tenendoli in una cornice di argento col fuo cri- fìallo , la quale tutto dì è ricercata dagl'infermi, fic- come altresì è defiderato da molti divoti un offo di §• Andrea Avellino in ricco reliquiario confervato.. Ma di quattro Corpi di Santi Martiri , notar ci piace la tra- slazione di Roma a Firenze, e quivi in vaghe urne col- locati , de' quali, fé con brevità ne fcrive il Giamboni nel fuo Diario, noi ne riferiremo le più particolari, ed autorevoli notizie : e principiando dal rammentarne i nomi, dirò, che fi addiraandano S. Mario è S* Maria, S. Artemio, e S. Giuliano Martiri.. I Santi Mario., e Ma- ria furono portati in proceflìone per Firenze ai 21. di Febbraio del 1610. accompagnati dalla SerenifTima Cri- fìina di Lorena, la .quale come arfezionatirBma all' Or- dine Teatino > finché ella viife , onorò fempre colla fua Reale perfona, e con generofe limoline le pubbliche fe- rie, e funzioni de'Padri : I due Sacri Corpi portavano vivibili in un* urna ricca di oro, e di criiialli lumino- fa , che fu efpofta per tre giorni full' Aitar maggiore dal Padre Giovan Badila Callaldo Napoletano , cui era- no flati donati dal Marchefe Paciecco da Vigliena Am- bafeiatore del Re di Spagna a Paolo V. del qual Mini- stro pure £u dono il terzo Corpo di S. Artemio Mar- tire ,, al quale furono fatti gli iiefli onori de* due primi aa 25. di Febbraio dello Hello anno, e di tutti tre co- me di Reliquie infigni fino a' noitri tempi fi è durato da' Padri a celebrarne 1' Ufizio, e Fefta , come è notato Tom. III. Ff nel
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nel Diario Sacro del Giamboni, ove parimente agli n.
di Agofto leggefi altra fomigliante fefta preflò i Padri Teatini, la quale facevafi per S. Giuliano Martire, che farà il quarto Santo, il cui Corpo adorafi in quefta Chiefa cavato dal Cimitero di Califto , e qui metfò dalla Mar- chefe Francefca Calderini ne* Riccardi, che lo avea ri- cevuto da Papa Innocenzio X. allorché Gabbriello Rie- cardi fuo marito era Ambafciatore Refidente per il Gran- duca Ferdinando IL in Roma ; eflfendo quefto preziofo dono itato accompagnato con una divota lettera della fud- detta Dama al Padre Vincenzio Uguccioni Superiore in Firenze fcritta 1' anno i.6$x« Quelle Sante Reliquie fi confervano con ifplendore fotto l'Aitar grande, ed ai due laterali, datofi luogo all'altre in un armadio, che vedefi ben ornato nella Cappella della Natività , dove Leopoldo del Migliore nella Firenze Illuftrata a pag. À46. dice di avere adorata una Spina di Gesù Crifto , la quale inoggi non ci è più. E rammenterò io altro ado- rabil teforo tralafciato dal detto Scrittore , ed è un' an- tica miracolofa Immagine di Maria addimandata della Purità , ma per trovarla convien entrare nell* andito tra la prima, e la feconda Cappella a mano manca, alla quale veggonfi appefi de' voti , ed arde una lampana • V. Ma tornando al ragionamento delle ceneri, ve-
nerabili , io trovo oltre le foprallodate Urne de' Santi Martiri, altri quattro Corpi di piiffime Donne morte in tal concetto di Santità , che fi meritarono particolari depofiti in quefta Chiefa; né io pollò tacerne i nomi, ed i loro meriti. Sotto adunque la predella dell' Al- tare della Natività fono feppellite due Gentildonne Fio- rentine , la prima, che morì nel itfir. fu Lifabetta Bonfi figlia del Senator Domenico, forella del Cardinal Gio- vanni, e moglie ftata di Giovanni Capponi, della quale ne fcrifle la vita il Padre Gio.-Batifta Caftaldo fuddetto; e 1* altra è Fiammetta Arrighetti , che ebbe gran fama ài pietà ftraordinaria , e maritata con Cammillo Dati fu Madre del celebre Carlo Dati eruditiffimo Letterato ; accanto a quefta vi fu anco fotterrata una fanciulla chia- mata |
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mata Margherita da Legnaia Pinzochera del terz'Ordi-
ne di S. Francefco, morta fìmilmente in gran concetto di Santità, della quale il Padre Don Vincenzio Uguc- cioni ne lafciò ricordo dicendo, che fra parecchie mi- rabili cofe, fi tenne per coftante, che un fuo Crocffif- fo, quale oggi è in cafa de* Grifoni, le parlaffe, e che convenuto effendo dopo quattr* anni di (coprire il pavi- mento, folfe aperta la caffa, e trovatone il corpo intero , e frefeo, e non tocco di nulla, quafichè fofle ella morta d* allora . Di altra fanciulla ancor più laudeyole memoria fi vede in marmo n.ell' andito a manritta della Cappel- la Francefchi, ed è il ritratto coir ifcrizione di Serafina Pezzuoli da Vernio, morta con gran nome di bontà, ef- fendo vivuta efempio di eroica pazienza io, anni in un letto oppreffa da gravitimi malori, Giufeppe Silos Bi- tontino Cherico Regolare nella Storia del fuo Ordine ne fcruTe la vita, la quale fommariamente leggefi nella Seguente ifcrizione collocata alla parete dietro al pulpito ; HIC IACET
SERAFINA PEZVOLA A VERNIO
VIRGO PENE SERAFICA
QVAE
jlECTVLO DECVMBENS ANNOS XXVX.
OMMES METITA VIRTVTES
OMNIBVS VIXIT AD MIRACVLVM
PATIENTIAE MARTYR
Jf SQ PATIENTIAE TEMPORE PARASCEVES DIE
£XTREMVM CLAVSIT DIEM
AN. AETATIS SVAE XL.
POM. MDCXXVIII.
Il fuo ritratto dipinto con ogni fapere, e diligenza da
Carlin Dolci vedefi in un ovato fopra la citata lapida » E perchè alcuno non faccia maraviglie come prima del 1628. Carlo Dolci poteffe già aver dipinto sì bene, ef- fendo egli nato nel 1615, rimetto il mio Leggitore a Filippo Baldinucci, il quale, benché nella Vita di Car- lino non parli di quefto ritratto, tuttavolta annovera alcune pitture fatte da lui in età d' undici anni, *m commendatiflìme > lo piuttofto mi maraviglierei di chi F f 2 fé-
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2 2§
fece collocare quello rifratto 5 qui in luogo sì tene-
forofo , dove per vederlo fa d' uopo di lume 5 di- sgrazia comune ad altre lapide in quefta Chiefa , maf- fimamerite alle ifcrizioni fcolpite in marmo a memoria di Benedetto, e di Lorenzo Lorenzi-m , e di Agoitino Coltellini, perfonaggi illuftri in lettere, le cui lapide fo- no neir andito della Cappella de' Martelli, e J* Epitaf- fio dei due Lorenzi ni dice come fegue ; D. O. Mr
IVLIO BENEDICTO I. Cr
ET LAVRENTIO
ANTONII FRANCISCI h C. PIISSIMI VIRI
FILIIS LORENTINIIS
QVORVM ILLÌ
ILEGANTIORVM LITERARVM AMATOR ET EAVTOR
HlC
VINCENTI! VIVIANI DISCIPVLVS
IN GEOMETRICIS TOTA VITA SE EXERCVIT
VI NON PAVCA RELICTA AB EO
HVIVS GENERIS
SCRIPTA TESTANTVR
STEPHANVS LORENTINIVS
OPTIMIS FRATRIBVS
ET DE SE BENE MERlTIS
MONVMENTVM HOC A S. co. io. ce. xxi,
E dirimpetto a quefta leggefi quella del Coltellini infigne
in ogni genere di erudizione > ftato Confolo dell'Acca- demia Fiorentina , ed Inftitutore dell* Accademia degli Apatifti, il quale ricco di rariflìme tavole, che eredi- tò dal Cavalier Curradi fuo Nipote, e di molti ftima- tiflimi libri : alla fua morte lafciò egli, e gli uni, e gli altri alla Libreria de' Padri Teatini , la quale ha un pre- gio ben raro tra tutte le librerie di Firenze, di conte- nere non folo libri delle più antiche edizioni, ma una quantità ancora di Opufcoli facili a perderfi , che fo- no per altro utiiimmi agli ftudiofi: fonovi altresì i pre- gevoli Volumi , che lafciò a quello Collegio Giovan Ba-
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Batifta Bamh'nf, Fiorentino Canonico ài San Pie-
tro di Roma, febbene alcuni di quefti libri più rari e di maggiore tìima furono da Papa Urbano Vili, appli- cati alia Libreria Vaticana con difpiacere de* Fiorenti- ni; fu ancora accrefciuta de* Volumi di Piero Bambelli, e di Cofimo Filiarchi, e l'epitaffio del foprallodato Ago- ftino Coltellini è il feguente.; |
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D, O. Mf
AVGVSTlNO COLTELLINO FRANCISCI FìtTO*
I. C. CLARISSIMO SERENISSIMI FERDINAND!
CAROLI ARCHIDVCIS AVSTRIAE CONSILIARIO'
HVIVS SANCTI OFFICI! CONSVLTORI
APATISTARVM ACADEMIAE INST1TVTORI
DOCTRINA ET PIETATE CONSPICVO
PROXIMORVM VTILITATI STUDIOSISSIMO
FR. FRANCISCI CORRADI
THADAEI FILII
CHRISTI EQV1TIS
PICTVRA CLARI MILITI A- CLARrSSIMI
SANGVINE ET TVMVLO CONIVNCTO
NEPOTI
CLERICI REGVLARES
BENEFACTORI OPTIME MÈRITO'
GRATI
POSVERE
OBIIT DIE XXVI. AVGVSTI AN. SAI. MDCXCIllV
AETATIS SVAE LXXXI.
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e notiti, che da querV ifcrizione veniamo finalmente in co*
gnizione del luogo, dove fu tumulato il Cavaliere Curra- di .Né io penfodi offendere le ceneri de'fuddetti Eruditi, fé al loro novero; aggiungefi una memoria di Lodovico Cigoli celebre Pittore, che fu da Paolo V. pe 3\ fuo fapere, e valore afcritto alla Religione de* Cavalieri di Malta: la ifcrizione è fotto del pulpito in lapida poftavi da* fuoi nipoti, e dice così : |
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ANNO
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ANNO SAL MDCXUV. ANDREAS ET PETRVS
ANT. Filli DE CARDIS CIGOLIS MEMORIA E ET CINERIBVS EOR¥M PATRVI MAGNI FR. iVDOVIGI PAVU V. MVNIFICÈNTIA EQ, HIE- ROSOUM. PICTORIS CELEBERRIMI ROMAE OHM DEPOSITI SIBI ET FA.MILIAÉ POSVERE. E nel pavimento oltre a quefta Lapida , avvene pa-
recchie altre, che ci rammentano Dame, e Cavalieri qui feppelliti fotto marmi ài yarj colori, aventi belliffimi epitaffi . Tre leggonfi in Memoria di virtuofe Gentil- donne, come appiè delia Cappella dell* Invenzion del- la Croce quello di Cammilla de* Medici neVCicciapor- ci, ed in mezzo alla Chiefa due altri di Vittoria Fal- conieri ne* Francefchi, e ,di Ginevra di Michele Gra- zini. De* Cavalieri oltre ai foprallodari Padroni àt\l$ Cappelle, fi leggono -noli poche iscrizioni iben ingegno- fé, e più le ne leggerebbero, le dal cóncorfo de* di- vori ^ confumati non fofTero i caratteri. Intere il con- fervano quelle del Senator Luigi Antinori, del Sena- tor Marchefe Lionardo Tenrpi, di Simone Guiduccia di Giulio Rucellai 5 di Giovanni Boni , e di Vincen- zio Baldovinetti : Di quell'ultimo nel primo Tomo della mia ^Storia feci menzione onorevole, ragionando de*dodici Bxionuomini di San Martino: con qxiefta oc- cafìone .però debbo qui aggiugnere , che ^era egli affai affezionalo ali* Qrdine Teatino, leggendoli ne3 libri di fue partite preiTtì il Signor Giovanni di Poggio Baldo- vinetti, che Vincenzio avea dato finché vifle 24. feudi ogni anno a que' Padri, 200. per terminare i Candela lieri d'argento all'Aitar maggiore, e 150. ài limo» fina per la fepoìkura donatagli da' Padri * E porti in pace il leggitore, fé dalla Chiefa io paifo per fine al Refettorio per confiderare una maravigliofa pittura rapprefeiitahte la moltiplicazione 4e i pani fatta da Cri- flo nel deferto in riftoro delle turbe, ella è dipintura del Cavalièr Domenico Palfignani, la quale, come \tg- gefi in un libro di Ricordanze de* Padri, fu fatta fare a fyefe dell' EccellentiJJìtno Girolamo Mercuriali, noto per la fua letteratura . L E- |
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LEZIONE XX DELLA CHIESA DI S. MARIA SOPRA PORTA
DETTA S. BIAGIO.
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Ella Chiefa di S« Maria Sopra porta ,
oggi addimandata S. Biagio avente tut- te le ragguardevolezze, o fia di anti- chità udi fecoli, o di fplendidi privile- gi, o di fantiffime Reliquie , o final- mente di memorabili vicende 3 quanto più meco ne confiderò i meriti, tan- to più ritrovo cìafcuno de* fuoi pregj degno di un* ifto- ria . Spero però di rammentare il tutto in tre lezioni, che faranno agli ftudiofi delle cofe Fiorentine dilettevoli, ed alla divozione , che più importa, profittevoli • II. E volendo farmi dalle Reliquie , non difdira fé
prima darò una breve notizia dell' antichità della Chie- fa , la quale trovafi già nominata in parecchie fcrittu- re del primo cerchio di Firenze > e andando iru ciò; concordi Ricordano Malefpini, Giovanni Villani, Scipione Ammirato,'Monfignor Borghini , e Benedetto Varchi che tutti affegnano in que'tempi quattro porte mae- fìre alla Città, e tra quefte chiamano quella verfo Mez- zodì Porta di S. Maria dalla Chiefa noftra ivi vicina. E del molto, che trovafi ne' fuddetti Scrittori, mi piace riportare quello, che il Varchi fcrifle al lib- p „ Ebbe „ (Firenze) quattro porte maeftre, onde fu divifa in 3, quattro Quartieri , le quali porte erano in guifa fi- „ tuate, che facevano come una croce; la prima dalla „ porta di Levante fi chiamava Porta San Piero, la fe- j, conda volgendp a manritta alla plaga di Settentrione, „ perchè era vicina al Tempio di S. Giovanni , e non „ lungi dal Vefcovadò, fi nominava la porta del Duo- » mo , ovvero del Vefcovo, la terza era dall' Occidente „ rincontro alla prima, e fu nominata dalla Chiefa, la „ quale
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5> quale era poco fuori di lei, la porta di ,S. Pancrazio,
5, la quarta,, ed ultima, la quale era dirimpetto alia fé- ?) conda, ebbe nome Porta S. Maria, dove oggi fi dice ?} Por S. Mariaj con la medefima {correzione, ed ab- „ breviatura „ Sin qui il Varchi, cui debbo aggiugne- re, che quefta quarta Porta maeitra, benché fi addiman- dafte comunemente di S. Maria > fi trova però talvolta nominata Porta Regina , come leggeva!* fino a* no- il ri giorni in un taflello di marmo ad una colonna del- la Ch'iefa éi S. Iacopo di là d'Arno, prima che le co- lonne foriero coperte, o fivvero veftite di mattoni, e ri- dotte a pilaftci ftell* ultima reftaurazione, ,e la ifcri.zip- ne in caratteri longobardi diceva co&ì : HANC COLVMNAM ROTVNDAM FECERVNT MERC A-
TORES QVI RES1DENT AD PORTAM REGINE SIVE & MARIE,.
"Evvi altro documento di antichità, che fi con-
ferva nel Capitolo Fiorentino in un iftrumento di con* fermazione di beni donati a i Canonici dal Vefcovo At- to circa il 1038. e che ha regiitrato nella fua Italia Sa~ era 1' Abate TJgheili, dove dicefi di una cafa: iuxta Por- $am $. Marie f>rop Forum, ed aifegnando i confini, ri* pete , ab uno latere via, e[ua itur ad Ucciejìam S* Ma» rie fu^ra Portar®. 111. E dato quello piccol faggio per ara dell' ami-
cinta della Chitfa, venendo alle infigni Reliquie , olfer- yeremo le tre pietre del fanto Sepolcro di Gerufalem- me, giofle ciafeuna poco più di una mandorla, e cu* itodite in un tabernacolo chiufo a chiave , non apren- dofi fé non il Sabato Santo per il vetufto coftume di accendere con una di quefte pietre il fuoco benedetto, e pofeia portarlo alla Cattedrale,. La Storia di quefta Reliquia è in portello di una tradizione di fecoli parec*» clii, e giu.fta un libro di Ricordanze in cafa de* Pazzia una copia del quale confervafi anche preffo il Priore di $. Maria Sopra Porta, fi racconta nel modo Tegnente |
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Libro fcritto da Ghinozzo di Uguccìone de* Pazzi dell'
anno 1535. copiato da libro più antico della noftra_* Famiglia ,, L* anno 108S. Urbano II. fece una crociata ,, per riacquiftare Terra Santa, dove ci concorsero gen- s* te di tutte le Provincie Criftiane : Generale ne fece 5) Goffredo Buglione, molti vi andarono di Firenze, fra* ,5 quali fu Pazzo de' Pazzi, il quale ebbe il comando ,, della Milizia di Tofcana, ed in tutte le imprefe va- « lorofamente portandoli fu il primo, che piantalfe lo „ ftendardo de* Crifh'ani in fulle mura di Gerufaletrsme. „ Onde per quello ottenne dal detto Goffredo tre pezzi 59 ài pietre del fanto Sepolcro di Gesù Crifto , e la ,5 ftefifa fua arme di due Delfini con croci in campo 5, azzurro . Il detto Pazzo tornò a Firenze, e fu dai Si- „ gnori a grande onore ricevuto, cui egli donò i tre „ pezzi di pietra , che la Signoria fece mettere nella 5, Chiefa di S. Biagio in un Ciborio dorato. Secondo il 35 coltrone di .Gerufalemme il giorno di Sabato Santo il 35 Priore di quella Chiefa trae da quelle pietre il fuoco, 35 e di poi proceflìonalmente con molti Prelati, e molti 35 della cafa de* Pazzi con facelle di fuoco lo porta a 33 S. Giovanni, e detti della Cafa de' Pazzi in tal gior- 35 no fanno molta fefta per tale memoria 55 IV. Che fé cerchiamo, che co fa penfino i favi Critici
fopra quefto racconto, dirò, che trovanfi divifi in due fchie» re, provveduti ambedue di documenti. J molti, che fe- guono la tradizione , oltre il poflejTo ab immemorabili della famiglia de' Pazzi 5 di fare quejfta fefta del Sabato Santo., u* fondano nell' autorevole credito del Magistrato delk Parte Guelfa , che da più fecoli cuftodifee Je pie- tre , ed il coltrone della Cattedrale di ricevere dal Prio* re di S. Maria Sopra Porta il fuoco accefo dalle dette pietre, vogliono ancora corroborar la cofa coli* auto- rità di Ugolino Verini , il quale nel fuo trattato de lllufiraHone Urbis FU remine : dell' ultima edizione in Firenze i6%6. parlando della famiglia de* Pazzi lafciò fcritto così: Tom. III. Gg fa*
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TaBìd frogenies Thufcis e montìbus or tal
Antiqua, , atque potens , Cafleljue plurima rexit
Sub ditione fua , cuius de fanguine miles
Sub duce Gofredo confcendit moenia Syon
Vrimus 5 et bine caufa efi, trivio quo lampa? in Uh
Sacra accendatm , prifeum quae ferva? honorem .
Quelli poi 5 che ne dubitano, fondanti principalmente full*
argomento negativo prefo dal filenzio di Giovanni Vil- lani famofo fcrittore , e che fa menzione di altre in- figni Reliquie in diverfi tempi venute a Firenze, e pare loro cofa itfana , che coli* occafione ,che egli parla nel Libro L Gap. do. del Sabato Santo, e della famiglia de* Pazzi , punto non accenni le fuddette pietre ,- e le pa- role del Villani fono le feguenti „ Il fuoco benedetto il „ fpande per tutta la Città al modo, che fi faceva in „ Gerusalemme , che per eia fama cafa andava uno ad „ accenderlo, e da quella folennità venne alla cafa de* „ Pazzi la dignità, che hanno , della gran facellina, in- „ torno fa 140. anni ( altri Codici dicono anni 170. ) ,, per un loro antico nomato Pazzo,'forte, & grande „ della perfona, che portava maggior facellina, che nul- 5, lo altro , & era il primo , che prenderle il fuoco San- „ to, e poi li altri da lui ,, Sin qui il Villani , che a me poi non fembra tanto contrario , concioffiachè il por- tare alle cafe il fuoco benedetto era già rito della Chie- fa anche Latina , come nota ilSanriHìmo Pontefice Bene- detto XIV. nel Tomo X. Lib. 1. Gap. B. ove riferifee le parole di Papa Leone IV. HomiL De caufa Vaflorali) le quali fono : in Sabbaio Sanalo extinElo veteri, novus ignìs lenedieatur , & per populum di'vi datur. Or io dico, che fé il Villani accenna il modo , che fi praticava in Geru« falemme , fembra che voglia egli intender, che il rito della Chiefa Fiorentina non folle il folito dell' altre Chitfe, e per confeguente il fuoco fi accendere con battere le pietre del Sepolcro, che era la cerimonia di Gcrufalemme di lopra riferita nel Libro delle Ricordanze, ed un bel documen- to ne abbiamo dal dottiflimo Padre Tommafo Marie Ma-
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Mamachi Teologo Cafanatenfe nella commcndatiffma fu*.
Opera dell' Origini delle antichità Criiìiane al Tom. II. Lib. II, ove alla pag. 70. dice , che nel Sa- bato Santo due Vefcovi chiufi nel Santo Sepolcro , battendo coli3 acciaro il fatTo ne cavano il fuoco , e con cero accefo ufcendone il Patriarca , lo porge al po- polo, che afpetta divoto per portarlo alle proprie ca- fe . E fé alla famiglia de* Pazzi il Villani accorda in quel giorno queir onoranza della facella maggiore di tutte le altre , perchè non fi potrà congetturare , che quella dignità appunto foffe originata da* meriti di det- ta famiglia nella guerra di Terra Santa, dico guerra, pofciachè è molto dubbiofa cofa, fé gl'Italiani arrivaf- fero a tempo alia conquida di Gerufalemme : e notili, che la fìampa Parigina del fuddetto Verini nel 1583. non dice tnoenia Syon m&fumma ; I Tofcani però dierono prove di valore nel!' anno feguente contra il Soldano di Egit- to , e in tquen? occafione Pazzo de'Pazzi inoltrò il fuo gran coraggio, che gli meritò dal Re Goffredo, le pie- tre der Sepolcro ,, e forfè i due Delfini nell' arme . Tut- tavolta a me baita d'aver brevemente notato, quanto ave- vafi a dire intorno a,quello, lafciando libera a ciafcuno la fua credenza. E però tornando alla CJiiefa di San Biagio, notar debbo, come accefo il fuoco, ed il lu- me nel Sabato Santo■* proceffìonalmente dal Priore , e da molti Sacerdoti è poetato per le vie della Città , precedendo i Trombettieri , e pofcia quello , che porta un' afta affai alta, fulla cima della quale evvi un glo- bo di rame pieno di carboni accefi; fopra di effo ve- deri un arabefco graziofo, che pone in mezzo j* arme della parte Guelfa, che è un' Aquila con un drago fot- to i piedi, e fopra di quella pofa un cupolino , o fiv- vero lanterna con dentro il lume . Arrivata la procef- fione in S. Giovanni , ivi attende , che fi principi la funzione nella Cattedrale, per poi entrare in Duomo, e confegnare al Clero il fuoco, col quale fi accendono il cero Pafquale, i lumi, ed il fuoco, che fi difpenfa al popolo, ed in ultimo il Carro pieno di fuochi ar* G g 2 tifi-
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n6
tifiziali, che la famiglia de' Pazzi annualmente fa arde-
re in quella mattina in fulla piazza della medefima Cat- tedrale, in fegno di giubbilo, ed allegrezza della Re- furrezione di Noitro Signore. V. E pattando ad adorare altre Reliquie, traccian-
done molte chiufe in una caffettina dorata , oflTervere- mo un o(To dell* Apoltolo S. Mattia, che fi conferva da' Fratelli della Compagnia del Sagramento , de' quali è la Chiefìna allato alla noitra , che io credo ellere V uni* ca in Firenze confacrara al nome di queftJ Apoirolo. EvvI ancora il preziofo dito di S. Biagio , che fi dà a baciare a' divoti nel fuo dì feftivo, il qual Santo , come po- fcia vedremo, è Contitolare della Chiefa già da qualche fecolo. Quefto dito è chiufo in un reliquiario di otto- ne dorato in forma di guglia ornata di fm<i quali con. fumati ; e leggonvifi quelli verfi . Hac Di'vi Blajìi digitus concludi tur urtiti)
Obfscro mortale s congruum re diati s honorem , Due immagini poi miracolofe debbonfì confiderare nell*
adorabile teforo delle Reliquie, e fono una Pietà dipin- ta a frefco nel muro , ed un Crocififib di carta pefta alto quanto al naturale . La Pietà era prima fui Ponte a Rubaconte alla parete d' una di quelle cafe murate fopra le pile , e perchè continuo era il coneorfo del popolo ad adorarla, riportandone frequenti grazie, fu quefta da Cofìmo III. donata a* Capitani di Parte , i quali giudicarono , che fegato il muro, per maggior decoro foffe trasferita nella lor Chiefa : la qual cofa fe- condo quello, che legggefi nel libro del Priore, feguì neh" anno 1590. ma neÌT incendio della Chiefa nel 1706. eflendo V immagine rimafa illefa dalle fiamme in manie- ra miracolofa, fi accefe ne* Cittadini maggiore la divozio- ne : imperciocché il fuoco, che avea incenerite le pie- tre fieife dell' altare, avendo arfo anche gli fportelli del tabernacolo, rifpettò 1* immagine, né pure toccando un
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un mantelline) di feta, che la copriva » onde il Magiftrata
della Parte nella reftaurazione della Chiefa fece una ric- ca , e vaga Cappella , ove trasferì la detta Pietà . Del Crocififfo poi raccontar! una fomigliante vittoria delle fiamme nello ftefìb terribil incendio, e tanto più am- mirabile, quanto che egli è comporlo di carta pefta, materia aliai più comburtibile , tuttavolta né dal fuoco y uè dal fumo, né dalle rovine del tetto alcun danno pa- tì * Onde pieni di tenerezza i Fiorentini , qua! pre2Ìofo teforo lo traslatarono chiufo in una bella nicchia dalla banda del Vangelo all'Aitar grande, e folo ogni cinque anni ne fanno una folenne efpofizione . Inoggi però è fiato labilmente collocato full' Altare della Compagnia della Natività di Maria in Chiefa, come appare dall'Ifcri- zione comporta dal prefente Priore Sig. Dott. Giufeppe Chiari, zelantiffimo per la fua Chiefa} ed applicatiffimo negli fìudj proprj di un Ecclefiaftico • IESV CHRISTI CRVCIFISI IMAtìlNEM
qvae anno mdccvi. e medio flammarvm
natvrA mirante immvnis evasit
vt meuvs pvblicis votis pateret
CONFRATRES NAT1VITATIS BEATAE MARIAE VIRGINIS
HOC SVPER ALTARE
TRANSTVLERVNt III. KAL. OCTOB. MDCCLIII. VI. E qui mi perfuado, che a* Fiorentini in leggen*.
do con iftupore il rammentar, che ho fatto delle due Immagini così miracolofamente falvate dalle fiamme, non farà difcaro d* intendere ancora le circoitanze di quell* incendio sì terribile , che mi fa tremare la pen- na al folo penfar a quel dì , che fu il 22. di Ago- fio del 1706. giorno di Domenica. Aveano i Setaioli del Mercato nuovo fatto un folenniflìmo apparato in que- lla Chiefa coli' efpofizione del Santiffimo in furTragio de* defunti, per lo fpazio di tre giorni con gran quantità di lumi in tutta cera groiTa , e moltiflìme argenterie , eàen- dovi fopra V Altare ottanta candellieri di argento, e grandi fetini di varj colori, per eifeifi co' medefimi fau ta
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ta una loffitra pofticcia con .divelli lavori , arabefchi, ed
intrecciature, e gocciolami sì agli Altari , che ne* tra» mezzi é$. paramenti, i quali erano pure di fera , ed ali Ai- tar maggiore yedevafi un grado affai grande con Manchet- te , e menfole di legno dorato , ,e fopra (una grande Re- fidenza di tocca d'argento , con avanti all'Altare una lu- miera Mliffima 4i criftallo di monte,di valore fopra 200, feudi. Accadde adunque, che nel fudderto giorno di Do- menica a ore 22. e .un quarta una .candela per lo gran caldo piegatali fi accollò alla tocca della Refidenza ,<e co- me fé fofie fiato il fuddetto apparato ,di {toppa, in un fu- bito andò il tutto a fuoco, e fiamma lenza poteryifi por- re ..alcun riparo., perchè accefo che fu tutto l'ornamen- to .dell* Altare, fi comunicò al Baldacchino il fuoco,e per quello alla foffitta, e da efia andò ferpeggiando per tut- ta la Qhiefa , ,ed .ufeendo per le ffineftre fi attaccò alle tende, che ricoprivano tutta la piazza, abbruciando an- che le rafee, delle quali .era parata la facciata , Piene di popolo erano le Strade , e Mercato nuovo, universale eiTe^ndo e lo Spavento» e la ccmpaflìpne : ma la Sollecitu- dine maggiore ^ che nel volto di ciafeuno iì offervava , e dimort.ravafi co'più teneri fofpiri, era la premura dell' Qftia facrofanta , che incenerita piangevano, quando fi vide ufeire di mezzoalle fiamme un giovane di livrea coli'Eu- caristico reforo in mano, Spettacolo, che mitigò non po- co la comune afflizione > e mentre tutti ,sì uomini , che donne , protrati adoravano il Sagramento , prorompendo fovente in ,feilofe viva al coraggiofo Liberatore , un Sa- cerdote veftiro di cotta , e Itola fi prefentò a prendere dalle inani dei laico il Signpre , e con faggio coniglio alla vicina Chiefa deJ SS. Apoftoli fu deportato il gene- rabile £ Ne potendo io qui tacere, chi fofle il Secolare* notare debbo , come il Sereniffimo Granduca veniva a vi* filare la Chiefa , quando cominciò l'incendio , che però ciò Saputo, mancjòrA.S. la guardiade'Tedefchi,.ed egli lenza altra Corte fé ne andò alla Santifiìma Nunziata . Uno Staffiere però del Principe avendo precorfo la guar- dia , arrivò alla Chiefa., e fé colà fu portato dalla curio- fila , |
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fltà , dallo fpirito di Dio fi trovò fpinto nelle fiamme a
dare un sì raro efempio di fama Fede . Quefti fino che ville , dall* A. R. fu provvido di buona: annua pendone, e la memoria del fuo fanto coraggio andò fulle tavole de* pittori , nelle quali vedeff rapprefentato 1* ammirabile fucceflb , E ritornando per fine all'incendio , non emen- do fiata valevole ad eftinguerlo ne V acqua de* pozzi vi- cini gettata con fchizzettoni , né la fonte di Mercato nuovo, che gettava l'acqua a barili, né le diligenze del- le guardie, eflendofi appiccate le fiamme alle travi) e ca- valietti del tetto, il quale fulle 5. ore e mezzo della not- te cadendo fece dal remore crollare le Gafe vicine , co- me fotte un terremoto, e colle rovine de*tegoli, e degli embrici foffogò , e fpenfe fina|me^ fife il fuoco ^ Veduta., compaifionevole facevano di tì> e le pietre feorteccia- te i e le colonne , ed architravi delle Cappelle fpemti, e le favole de* Santi incenerite . La mentovata lumiera di criftallo andata era in pezzi, e de'candeilieri di argento tribbiati in minutiffìme particelle per ritrovarli , due uo- mini fidati ci fpefero di tenipo un mefe , e non riulcì loro trovare il tutto* VII. E giacché traile abbruciate preziofe cofe , arfe
la belliflìma tavola del Paffignano , che era all' Aitar mag- giore, perchè non fé ne perda affatto la memoria , rife- rirò qui quello, che raprefentava. Era in efla dipinto un San Biagio , che guariva la gola ad un fanciullo , emen- do il Santo circondato da moltitudine di languenti, e da foldatefca , e da altra gente, tra la quale vi era Una vec- chia , ed uno ftroppiato col torfo tutt' ignudo, che era- no figure maravigliofe ; e fé il Ginelli non ne fa menzio- ne, adeffo, che l'abbiamo perduta , dal continuo ram- marico, che ne fanno gl'intelligenti, fiamo venuti in co* gnizione della ffcima, nella quale era queft* opera appref- fo i ProfefTori. La Chiefa fu rifarcita , o fivvero riedifi- cata da' Capitani di Parte ., come Padroni, e fi riaprì con folenne fefta ai 20. di Luglio del 1707. Noi però in altra Lezione minutamente la oiierveremo, concludendo quefto primo ragionamento con una laudevole , e degna me-
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memoria del 'Priore della Chiefa di <qm°tcm-pi, H quale
era il Dottore Pier Francefco Bifcioni laureato in .Sacra Teologia nell\Univerfità Fiorentina, e Scrittore commen- dato, per opera divotijffima fopra il Sa/itrffimo Sagramen- to, intitolata Véne SpritstttU. Ed in lode fua vedefi un» lapida alla parete allato alla Cappella della Pietà, nella^ quale fi legge la feguente ifcrizione fatta dal ChianfllmP Sig. Canonico Antjpn Maria 3ifcioni (up Nipote : PETRI FRANC BISCIONI! S. T. jQ.
HVIVS EGCI^. PRIORIS
VIRI INTEGRIATE MORVM PRVDENTIA
GRAVITATE SAGRA DOCTRINA
CONSPICVI M0RTALES EXVVIAE
ANIMA VERO NVLLA SAECVLI LABE PGLLVT&
LIBERTATE DONATA
AD SVP^ROS CREDITVR EVQLASSE
AN» D.4cid. io, ccxiui.
iv. JD. OCT.
V1XIT ANNOS Lxxim.
M* IT* I>. xiiii.
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LEZIONE XXI.
DELLA CHIESA Di SANTA MARIA
SOPRA PORTA IL |
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E di Santa Maria fopra Porta oggi è
,quafi dimenticato il nome , affai più è ignoto ancora il (ito > la forma , ed il di-fegno di fua pianta antica , dicendo l'Ammirato Lib. L pag,2©. >, La Ghie- „ fa ritirata più a dentro , e chiama- 5, ta S. Biagio, indarno cercherebbe al- „ cuno di rinvenire ,, Ma defideran- dofi dagli Studiofl dell' antichità un tale ritrovamento , penfo io in quefta feconda Lezióne di aifembrare altre jiotizie utili, onde dare alcun lume per la bramata ricer- ca . Ma primieramente ftimo, che fi debbano fchiarire i feguemi punti : 1. Se quefta Cbiefa folle Parrocchia . 2. Se Collegiata ., g. Se mai data in Commenda ,4. Se fu foppretto il titolo di Prioria, ed ultimo fé pofcia le folle reftituita la dignità di Priore. E quanto al primo > ella fu una delle 36. Parrocchie} tra le quali viene annovera- ta da Monfignor Vincenzio Borghini nel fuo Trattato della Chiefa Fiorentina, e il Sig. Domenico Maria Man- ili al Lib. de'Sigilli XIV. dice così „ 1190. fi affegnano ,^i confini tra la Parrochia di S. Trinità, e quella di ,, S_. Maria,fopra Porta „ Né pure polliamo dubitare, che avelTe l'illuftre titolo di Collegiata , pofcia che in un Li* bro ài Ser Benedetto di Maeftro Martino nelT Arcivefco- vado , fi trova, che nell'anno 1298. il Vefcovo Lottieri della Tofa vi mette cinque Canonici con un Priore > e che furono crefciuti fino a fei nel 1337. dal Vefcovo France- fco. Che ila ftata tenuta in Commenda ne abbiamo do» cumenti certi dimoftranti due Cardinali Commendatali , e forfè anche altri, che non fappiamo 5 ed uno fi fu il Tom. III. H h Ca r- |
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Cardinale Fra Ugo di Ruggieri Monaco Benedettino , e
Fratello di Papa Clemente VI. come àppariTce da un iftru* mento di locazione nell'Archivio pubblico di Firenze, che dice .- An. 1345- D> Hugo tituli S« Laurentti in Da- malo Prefbyter Cardinali* Frater germanus Domini Papf Commendatarius Ecclefie S. Marie fugra Portam de Fioren- ti a locai bona diHe Ecclejie &c. rog. &'er Fililo di . . . . Hot. Fior, e nell'Archivio pubblico parimente fi legge_, una lettera di quello Cardinale fcritta al Capitolo della Chiefa di S. Maria fopra Porta, cui egli dona la elezione de' Canonici in cafo di vacanza : la lettera è data in Avi- gnone An. 3. Tontif. Clementi s VL 28, di Novembre , rogata da Silveftro Contarmi Notaio Fiorentino * Né qui difdica una breviffima digreflìone fopra Papa Clemente^ VI. il quale nell' anno 1349* concedè lo Studio pub- blico a Firenze con gli fteffi privilegi delle TJniverfità di Parigi j e di Bologna , conferva nd olì nelle Riformagioni la Bolla originale di cosi gloriofo privilegio. E ritornan- do a* Gommendatarj, nel Libro manoscritto dtl Priore evvi quello ricordo 5> Monfignor Currado Cardinale Ca- „ raccioli Napoletano Vefcovo di Miìeto , ed. Arcivefco- 5, vo di Nicofia in Cipro tenne in Commenda Santa Ma- „ ria fopra Porta fino all' anno 1410. ,5 II quale anno confronta con la bolla di Giovanni XXIII. che donò il padronato della Chiefa in perpetuo a* Capitani di Parte Guelfa , leggendoli in quella la morte del Cardinale Ca- raccioli appunto nel 1410. e quello acquiito fatto da i detti Capitani , fi deve a Palla di Noferi di Palla Stroz- zi mandato dalla Parte Guelfa Fiorentina Ambafciadore al Papa con lettera credenziale dei 19. di Febbraio del 141 o. ah Incarngtione, e fu così felice nella fua commiffione } che ne riportò V accennata Bolla data Bononie an. 1. Pon- ti/, die 18. Martii 5 ed il primo Priore , che eleggeiTero i Capitani di Parte , fu Meifer Micho di Piero Capponi Canonico Fior. > del quale in un Libro di negozj fegna- to A in Chiarito pag, 51. leggefi come appreflb „ Sia ma- „ nifefto a qualunque perfona leggerà la prefente Scri- „ pta> come oggi queito dì 26. di Marzo 143^ 1° Mi* }> cho
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5, cho di Piero Capponi Canonico Fiorentino , e Priore
5, di S. Maria fopra Porta di Firenze , o veduto tutte le 3> ragioni di M. Ant, di Ser Matteo Piovano di Cercina „ et Canonico della dieta Prioria , e veduto come el di- „ ciò M. Ant. fu eletto Canonico della dieta Prioria di „ S. Maria fopra Porta ìnfino nell'anno 1416,-e. come „ nel di&o anno prefe la tenuta del dicìo Canonicato, „ e fugli aflegnato per fua prebenda fiorini 12, Tanno ,, in fulla bottegha , nella quale faceva'1 bancho Piero di >, Meffer Luigi Guicciardini e Compagni 5 et oggi tiene 5, Giovanni Minerbetti Setaiuolo , e Compagni, et in „ detta bottegha fu meiTo in pofFerTione, come apparifeé „ per carta facìa per mano di Ser Bartholo di Ser Do. j, nato Giannini Not. Fior. E per tanto intefo, e cono- ,, feiuto luiefler vero Canonico di detta Prioria, et ave- ,, re la prebenda aiTegnata in fu la detta bottegha r per „ la prefente fcripta lo riconofcho per Canonico pie- „ bendato della detta Prioria, e perche la detta botte- ], gha, nella quale el detto M. Antonio è in pofleflìone^ 3, peri detti fiorini 12. della fua prebenda per ciafeun an- „ no,, e quefto fu riconofeiuto dal mio Predeceflbre e ,j Priore di detta Prioria, et etiamdio da me avendo in- ,, teramente rifeoflb tutta la pigione , volendo ora coniti- j, twire el detto M* Antonio nella pofìerlìone di detta pre- 5, benda fanza danno, infino a bora, Io Micho di Piero „ Capponi Priore fopraddetto prometto e cofi m'obrigo 3, al detto M. Antonio Canonico predetto, a dare e pa- 5, gare ogni anno per la detta fua prebenda fiorini 12. „ in due paglie, cioè la metà per tutt* el mefe di Maggio „ eli* altra meta per tutto el mefe di Novembre ciafehe- „ dun anno incominciando la prima pagha del mefe di „ Maggio proximo che viene fior. 6. eli* altra per tutto „ el mefe di Novembre anno detto , e così feguendo di 0 6, mefi in 6, mefi , e per ciò obfervare ho fatta que- lita fcripta di mia propria mano obrigando me e miei „ heredi e beni prefenti e futuri. Hoc tamen adieBo et j, declorato quod Jt reyeriretur *vel rejrcriri yojjtt d. "Domi- „ num Antonium non effe Canonicum fufradzBe Triorie, Hh 2 }, ijel
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,, «w/ #<?# é|f<r le gì t ime factum , £#04/ #0# teneàr in ali quo
,j [oliere in fnturum, yw/220 teneatur d. Dom. Cantes mi* j5 £#/' re flit nere folutum . iì^o Dow. //<? Mar tei li s de IBI or, „ legum Dottor interfui . ì^fo Dow. afe Bibiena Decreto- ,, r#w Do ti or interfui. ,, VI. Ora tornando agli altri punti, notar debbo, che
la foppreffione poi del Priore di S. Maria fopra Porta } venne chieita da'fuddetti Capitani al Pontefice Cattilo Ili. che loro ne diede la facoltà per bolla de* 24. Apri- le 1456". ed il Santo Arcivefcovo Antonino in virtù di detta Bolla nello fteflb anno ridurle la Chiefa ài S. Ma- ria fopra Porta a femplice Oratorio, a guifa di quelli di S. Giovanni, e di Or S. Michele, ordinando però il Pon- tefice j che fotte ufìziata da alquanti Cappellani, e da un Sagrifta , cui fpetti la cura de*pochi parocchiani , e durò la Chiefa in quello flato fino al 1587. In fequela poi di altro indulto conceiTo a i Capitani di Parte da Papa Pio II. fotto il dì 23. di Giugno del 1461. fu fmembrata ezian- dio la entrata del fuddetto Oratorio in favore dell'Ar- cidiaconato Fiorentino; ficchè dalla fomma di fiorini di oro ài camera 320. che tanto era allora k rendita della Chiefa, cento furono affegnati in aumento della Preben- da ali* Arcidiacono, e ottanta al Capitolo Fiorentino, per paffare nell* Arcidiacono prò tempore duplicate le ditìri- buzioni , ed il rimanente, che erano fiorini d'oro 140. furono alfegnati ali'Ufizio della Parte per la confervazio- ne delle fupeiiettili facre, e per mantenere uno , o più Cappellani amovibili ad nutum del Magiitrato, acciocché ufiziaflero la Chiefa a guifa di Oratorio, e di più un Sa- crila , che feguitaiTe a foprantendere alla Parrocchia. E quefti Preti durarono con la condizione di amovibili co- me fopra fino al 1587. nel qual anno il Prete Pier Fran- cefco Ricci Sacrilla infieme , e Curato fupplicò il Gran- duca Ferdinando I. acciò gli volefte refìituire il titolo di Priore in perpetuo . La Supplica andò per informa- zione tanto a i Capitani di Parte , quanto all'Arcivefco- vo Aleflandro de* Medici , e dopo venne il Refcritto di S. A.R. che fi prefentaffe in titolo perpetuo j ficchè cefsò il
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Il Sacrifta amovibile, e F entrata fu tutta ammenfata in
prebenda Parrocchiale, ed il prefato Pier Francefco fu il primo, che riacquiftaffe il titolo di Priore; e mi giova fofpettare , che ciò fi facefTe per la viva memoria , che i Me- dici aveano del merito di quefta Chiefa colla loro Fa- mìglia, giacché, giufta la Storia del Cavalcanti, in S.Ma- ria fopra Porta feguì Ja radunanza de' Cittadini parziali de'Medici,perconfultare i mezzi da liberare il gran Co- fimo ritenuto prigioniero nel Palazzo de'Signori nell'an- no 1433. - VII. Ma illuArati i fuddetti principali punti della:,
Storia , ne refta uno ancora più necefiario , il quale è lo stabilire y fé fia potàbile , quante volte fia fiata riedifica- ta quefia Chiefa . E che la prefence non Ila certamente.* 1' antica , ognun lo difcerne : oltredichè dell'una , e_, dell* altra evvi in un codice della Strozziana la delinea- zione riportata dal Sig. Manni nel Libro II. delle Terme Fiorentine al cap. io. Onde per falvare de'gravi Scritto- ari l'opinione, che alcuna parte della prima Chiefa fia occupata dalla prefente , fembra, che dire fi debba, efìfere fiata S* Maria fopra Porta per lo meno tre volte riedifi- cata . Né occorre affaticarli molto in cercare di queita-* mia afferzione i documenti, quando Giovanni Villani al Lib. 7. Gap. 16. fcrifie come appreflb „ Et fecero ( anno j, 12^7.) i detti Guelfi per mandato et del Papa , et del „ Re tre Cavalieri, et Rettori di Parte, et chiamaronli ,, prima Confoli di Cavalleria, pòi li chiamarono Capi- „ tani di Parte, et durava il loro ufficio due mefi, a tre „ fefti, et tre fedi, et raunavanfi al loro configlio nella „ Chiefa nuova di S. Maria fopra Porta per lo più comu- 5, ne luogo della Città „ E ci piace di corroborare il fin qui detto dal Villani con una provvifione della Re- pubblica efiftente nelle Riformagioni all'anno 1281. nel- la quale chiaramente apparifce il nuovo edifizio , e que- fla il Cecchi la regiltrò ne'fuoi manofcritti cavata dagli fpogli del Borghini, ove dice come fegue „ 1281. la Re- si pubblica paga il luogo, ove è di nuovo edificata San- 5) ta Maria fopra Porta, comprato da i Fratelli Avvoca* » to,
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,, to,Ugo, e Lapo figli di Rinieri Avvocati,, Ed in
quefta innovazione s che convien dire foffe Chiefa magni- fica j fu fatta dal Vefcovo Lottieri Collegiata ., come fi ditte di fopra , la quale fu da qualche Vefcovo confacra- ta, giacché dal Calendario della Libreria Strozziana ferit- to nel 1336. al dì j. di Gennaio viene enunciata la Sagra di S. Maria fopra Porta» IV. Ma che diremo di Stefano Rovelli, il quale
vuole , che quelta Chiefa lìa irata rifatta un'altra volta dopo l'incendio feguito nel 1304. per malizia di Neri degli Abati , ponendoli da tutti gli Storici di Firenze nel novero delle Chiefe incendiate anche Santa Maria fopra Porta . Jo per altro direi, che fi poterle fpiegare il Roffelli, dicendofi, che fotte la Chiefa rifarcita da que' danni in maniera, che quafi nuova fi addimaBdaf- fe, e certamente divenne più bella : imperciocché al- cuni anni dopo V incendio, il Priore, che era Federi- go de' Bardi, fece nella Chiefa murare una Cappella dedicata a San Bartolommeo , la quale nel 1352. fu confacrata dal Vefcovo Angiolo Acciaiuolì, come ap- parile da Cartapecora comunicatami cortefemente dal Signor Canonico Bifcioni , ed è la feguente : In Chri&i nomine Amen , Anno ab Incarnat* eiufdem
1352. Indici. V. die 17. Menfis lumi confecratum fuìt in Ecclejia Sanile Marie fupra Fortam de Florentia per Venerahilem Fatrem éf Dominum Fratrem Angelum */e> Acci aiuoli s de blorentia Dei Grafia Mpifcofum Flsren- tinum, Altare hoc conftruBum fub mocabulo B. Bartolo- mei in Me tratlaticnis ipfius Cappella ex latere Orien- ti* edita prò remedio anime Domini Federici de Bardi s olim Frioris ditte Ecclejìe , & datur Indulgentia per diBum Dominum JEpifcopum 40. di e rum omnibus *vijitantibus eam> prefentibus tefttbus Domino Francisco Nelli Priore SS» Ayoftolorum, & Domino Guidone de Boncianis Vicario ipjìus Domini Mpifcopi. figo Laynius fi. Ser Bandugini de Carmignano F ifiori enfis Diecefis , Apofiolica & Impe- riali tìutloritate Notarius , ipfaque Imperiali Iudex Or- di- |
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dinari-ufi & ftunc Notariut ditti Domini Epifcopi » pre*
ditta ipjìuf commijjlone fubfcripfi, & interfui • E dal millefìmo di quefta Cartapecora notili, quanto
diffidi cofa fia lo fcrivere una ferie di Vefcovi , pofcia- chè fi legge neir Ughelli , e nel Cerracchini , che nel 1344. Àngiolo Aeriamoli rinunziafle il Vefcovado, quan- do oltre la fuddetta Cartapecora , ne abbiamo altre efi- ftenti in S. Maria Nuova, in S. Matteo in Arcetri, ed altrove , nelle quali fono nominati i Vicarj Generali del Vefcovo Angiolo fino al 1354. Ma tornando alla Cappella de'Bardi, che è Tunica delle antiche rimafa in piedi, riporterò ancora un Teftamento rifguardante queff o felice avanzo della vetufta Chiefa , e 1' abbiamo copiato dall'Archivio di Santa Croce al numero ti ,, „ 14io. ip. Settembre Nìcolaus olim Sandri olim de )i Bardi s, & ho di e del Piccino pop. $. Lucie de Magno- „ li/feci> tefiamentum &c. lafcia alla Cappella fituata „ nella Chiefa di Santa Maria fopra Porta di Firenze, ,, intitolata la Cappella di S. Bartolo, la quale avea e- „ dificato Federigo di Bartolo de* Bardi Zio del Tefta- „ tore fiorini d'oro ducento , da comprarli per eiTa „ Cappella beni ftabìli, con la condizione, che la ren- ,j dita de* fuddetti beni da comprarli, e di altri beni ,j e terre bofcate nel popolo di S. Giorgio del Pivie- „ re di Santa Maria in Pineta , fi debbano aiTegnare ad „ un Prete , che continuamente celebri le Ore Ca- „ noniche, e la MeiTa „ Ma di quefta Cappella torne- remo a parlarne nella terza Lezione di quella Chiefa : non debbo però tralafciare una pregevole notizia di Federigo de'Bardi , cui fu delegata da Papa Benedet- to XII. la decifione di lite vertente tra il Capitolo di S.Lorenzo, ed il Convento di S. Piero del Murrone per un cenfo da pagarfi , come riferifce Leopoldo del Mi- gliore nella fua Firenze illuitrata pag. 476. V. La Chiefa pofcia eiTendo fiata ridotta a fito più
angufto, venne a provare così l'ultima fua vicenda: Ma quando ciò accadere, e quando principiala a chia- mar-
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marfi S. Biagio ; ella 'è cofa affai dubbia, e che fui li-
ne di quefio ragionamento efaminererno , piacendomi per ora di cercar qui ij difegno, o la vera pianta della Collegiata di S. Biagio , e fé vogliamo parla- re col Borghini j della Bafilica idi Santa Maria fopra Porta. VI. E però dato per vero, come gli accreditati
Scrittori Villani, ed Ammirato vanno rammentando, che quefta Chiefa fofle in capo di Mercato nuovo » fi può con buone congetture dire * che nella fecon- da innovazione la voleflero fabbricare voltando al Mer- cato la facciata, e che l'Aitar maggiore llelTe, ove in- oggi è la porta di S. Biagio, e che di lunghezza pren- de (Te tutto il terreno, che occupa-e ì& Sala dell* Udienza dell*Arte della Seta, e la moderna Chiefa. Se poi le Cappelle laterali aveOfero pilastri di pietra, -ed arco a famigliati za di quella de'Bardi , non ardifco -affermarlo : devefi però confettare, che foffe Chiefa di notabile gran- dezza , e di qualche magnificenza, pofciachè era deftinata, giuftaii Villani lib. 7. cap. 16, alle radunanze de'Grandi, e de'JPopolani a Configlio . E fé mai valefferoa corroborare il fin qui da ine debolmente penfato , alcune ricerche, che mi è piaciuto di fare fui luogo , io foggiungerò come nella muraglia maeltra laterale della Chiefa di San Biagio verfo Oriente, cominciando dal tetto fino al pavimento, ove fa angolo col muro dell'Aitar grande, ho io trovato al di fuori i fegni della demolizione, o fivvero frattura della continuazione, che il muro face- va , fìccome mi è comparfa affai meno antica della fud- detta muraglia, la parete , che divide la Chiefa dalla Re- fidenza dell'Arte della Seta, ed inoltre al Lib. I. cap. i4>. delle Terme defcritte con erudizione dal Signor Macini, abbiamo che nello fcavarfi le fondamenta per l'edilizio della detta Arte fi trovalfero cadaveri, indi- zio di fepolture della Chiefa , non già di Cimitero formato , qualmente alcuni hanno creduto., non paren- do verifimile, che in Mercato nuovo, piazza di tutti i Mercatanti, vifoffe altro, che le poche fepolture di effa Chkfa. VILE |
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VIL E venendo alla Chiefa moderna j vorrei pure
fodisfare alle brame degli amanti delle notizie antiche, feoprendo loro l'anno, nel quale ritirata , o fivvero ri- ftretta la Chiefa di Santa Maria fopra Porta a poco a poco perde la fua magnifica forma , e per fino il no- me, addimandata prefentemente San Biagio. E fé in_. mancanza di notizie indubitate , e ficure , fupplire pof- fono le congetture, circa quefto punto potrebbero dar lume le vicende principiate nel 1455. quando foppref- fo il titolo di Prioria la Chiefa divenne un Oratorio , e come fi difFe , delle fue entrate notabilmente refìò fpogliata in favore dell' Arcidiaconato della Catte- drale ; e fi potrebbe da tutto ciò congetturare, che la Chiefa priva del titolo di Bafilica , e di notabil porzione delle fue rendite, e di fua antica forma ve- ni ife in que' tempi pure a perder il primo nome fuo confufo con quel di S. Biagio. E. notar mi giova, che nel Calendario dello Strozzi fcritto nel fec. XV. leg- ge!! così ,, ai 3. di Febbraio Eeira ài S. Biagio Vefc. „ e M, in Santa Maria fopra Porta, e benediconfi cofe „ da mangiare „ dal che fi conclude che già in que* tempi il Santo avelie in quefta Chiefa Cappella . Ma quel- lo , che è certiffimo, fi è, che già nel 14.86. nelle fcrit- ture trovafi addimandata Chiefa di San Biagio, come da un contratto di legittimazione efiftente nell'Archivio delle Monache di S. Domenico , che dice : aBum $. Ma- rie fu$ra fortam-i alias fi, Blafiì an. 1485. Né molto prima di quell'anno io non crederei, che fi principiarTe dal popolo a chiamar Chiefa di San Biagio 5 avvegnaché nell'Archivio del Magìftrato della Parte fi confervino le Bolle di Martino V. di Eugenio IV- di Pio lì, e fino di AleiTandro VI. nelle quali fempre è nominata la noiha Chiefa Santa Maria fopra Porta . IX. Né poifo difpVnfarmi in quefto fine dal pale-
fare dell'antica Chiefa un pregiatiflimo teforo, che di- morerà lo fplendore, nel quale era ella ne* tempi antichi, e quefto fi conferva preffo del Priore, regiftrato nell' In- ventario delle cofe fpettanti alla fua Chiefa. Il teforo Tom. III. li adun- |
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adunque fono cinque Libri corali di gran mole» e de2
più antichi, e belli di Firenze, ornati dì miniature * e d' oro belliifimo , da cui ne riluce una ftraordina- ria vaghezza quali ad ogni foglio. Il titolo loro repli- cato in più luoghi a caratteri di var; colori dice: £/- bri corali ad ufo di S. Maria fopra tortai e talvolta, Antifonario della Caionica di $. Maria fopra Porta. Sic* come leggefi un ricordo {crino nella coperta , che è di affé, il quale dice, che quefti libri furono impegnati per fiorini di oro 38. ai Prete Niccolò Rettore di San Michele in Bjsdomini nel 1390. ricuperati pofcia ai 20. di Giugno dù 1420. da Meifer Taddeo Priore di Santa Maria fopra Porta; delle quali cofe tutte noi ne trag- ghiamo due ragguardevolezze della Chiefa, cioè che folle Canonica ancora nel 1390. e che da'Canonici fi ufi- ziaffe con ifplendore, di cui fanno tèftimonianza sì pre- gevoli , ed antichi volumi, non potendoli però negare, che la vendita fatta di eflì nel 1390. non fia un indizio della decadenza della Chiefa non più Collegiata, quan- do reftò priva de'Libri corali, ed a poco a poco ritornò ad efTere una piccola Chiefa, così addimandata da Fra Domenico da Corella, che fcriiTe il fuo Theotocon cir- ca il 1460. ove parlando di quefta Chiefa dice : Bft uhi parma dofflus magne conBrnBa Tarentis
Troxima Guelforum cui mdnet aula Ducum. |
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Le*
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L E Z I O N E XXII.
DELLA CHIESA DI S. MARIA SOPRA fcORTA* III.
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Bbia'mo Rammentato nelle due pattate
Lezioni parecchie vicende della Ghie- fa di Santa Maria fopra Porta, nulla però dicendo della Cafa, o fivvero Gài- nomea del Priore ftàtà anch' éfla Sog- gètta a difgrazie , il racconto delle qua- li , fìccome crediamo, che affai gio- verà alla itoria > così non poffiamo tralafciare di qui brevemente accennarlo, prima di aprire la Chiefa di S. Biagio. Era la detta Canonica fituata a mezzodì della Chie- fa , e non folamente era comoda per ampiezza di abi- razione, ma per ricchezza di beni ftabili , i quali ap- parirono nel Mónte Comune nella filza di portate de* beni Ecclefiaftici del 1438. al numero 50. E confitte* Vano nominatamente in più botteghe ad ufo di Arte della feta pofte in Calirnala, ed altre in Mercato nuo- vo, leggendoti nella portata una protetta del Priore, la quale, perchè indicante una costumanza Fiorentina , mi piace di riferire come fegue ,, convien però raccon- „ dare li tetti flati fpezzati dal popolo nel fare ai fatti ,, in Mercato nuòvo, e in Por Santa Maria „ quefto ufo de'fatti, giutta il Migliore a pag. 565. fu introdotto per memoria della cacciata di Firenze del Duca d* Atene e fi permetteva a i garzoni di bottega per quindici gior- ni avanti alla fetta di S. Giovanni, ufanza che durò fi- no al 1670. o in quel torno , eflendo ftata proibita da Ferdinando II. per la pericolofa fperienza delle difgra- zie , che ne feguivano. Ma tornando dopo quefta bre- ve digreflìone alla cafa del Priore j dir fi vuole, che por- zione dx efl& fu guaftata da'Capitani di Parte per fare li z te
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la magnifica fala dì loro Udienza 5 e ne fu fatta da quc-
fio Magiftrato una deliberazione comunicatami dal S'g. Domenico Maria Manni „ I Signori Capitani di Parte ,, hanno deliberato coloro Colieghij che fi fpenda in 5, aconcime della cafa della Chiefa, guada per fare la „ Sala del Magiftrato, fiorini 20. de* quali ne paghi la rne- 3, tà la Chiefa „ perde pofcia il Priore la totale giuridi- zione, e proprietà di fua cafa nel 1708, quando il Mon- te Comune confiderandola molto utile per i fuoi Mini- jftri, ,fe ne fece padrone con un contratto di affitto per- petuo ? che fu rogato da Ser Piero Paolo Notaio Fio» jentinosa'\g» uM Luglio del 170S. obbligandoli in fequela la Parte? Guelfa di pagare ogni anno feudi $6. al Prio- re prò tempore perla locazione di cafa per fé, da pren- derà* a fuo arbitrio, efTendo però rimafo dell'antico la .portà.j che metteva in detta cafa a man manca dell* entratura al Monte Comune* ,-; ■ , : li. Per camminare adefìTo con ordine nelPilluftra-
zione della Chiefa:, riaperta folennemente ai %f. di Lu- glio del 1707. dOfQ l'incendio da noi riferito; egli con* ■viene oflTervare in primo luogo alcune cofe > che nota- bili fono al di fuori, come nelle fineftre Parme de*Ca- fofi, i quali fojo fiati infigni benefattori di quefto luo- go, e airuitim%di qneft* iìluitre famiglia avvenne di mo- rire Religipfo ;della Compagnia di Gesù nell'anno 1752» in Mantova. All' architrave della Poi'ta maggiore fcol- pite veggonfi tre armi, eflendo quella di mezzo del Pon- tefice Giovanni XXIL che diede la Chiefa a' Capitani di Parte Guelfa ; di cui fono le due armi laterali. Di pietre quadre è la facciata fino al mezzo, e perchè le ofTervo uniformi a quelle di fianco del Palazzo della Parte, credo, che la innovazione della facciata fi faceife infamemente colla fcala, fopra la quale al canto del Pa- lazzo vedefi un S. Dionifip Vefcovo, e Martire in mez- zo a due Angioli con la Citta di Pifa al difotto, di* pintura di Gherardo Stamina, fé crediamo al Borghini, al Vafari, e al Baldinucci > a* quali fu comune lo sbaglio di far morto quefto Pittore nel 1403. quando Pifa fu pre- |
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fa da' Fiorentini nel giorno di S. Dionifio del 1406.
circoftanza non avvertita da sì commendati Scrittori , i quali convenendo in giudicare la pittura opera dello Stamina, fatta per ordine de* Capitani di Parte in me- moria della conquida di Pifa , farà d* uopo, che diafi all' Artefice qualch' anno di più di vita . Ed entrando in Chiefa veggiamo fubito a manritta la pila dell' acqua fanta tutta di marmo, la cui foggia, benché antica, è affai bella, e curiola, avente nell* imbafamento quattro armi, cioè il Giglio della Città, la Croce del Popolo, il Drago coli' aquila della Parte Guelfa, ed i Gigli col raftrello del Re Carlo, venendo fofienuta da due Leo- ni parimente di marmo , ciafcun de* quali tiene tra le ugne un agnellino . Seguono due Sepolcri di macigno in alto alle pareti, i quali mettono in mezzo la Porta: in quello da manritta, entrandoli in Chiefa, leggeri : SEP. CINI • BARTOLINI • CHIARI ' DE • BENVENVTIS • IT
FILIOR. ANO. DNL MCCCXLVUI. MENSIS IVLII. Quello poi, che viene a mano manca fenza lettere, ma
ornato di Gigli è il depofito di Meffer Guccio pure de* Benvenuti, che da; Carlo V. Re di Francia fu creato Ca- valiere con un diploma , il cui originale è preflo il Sig. Giovan Lorenzo de* Nobili, e lo riporta il Sig. Manni al lib. XIV. de* fuoi Sigilli, dove fono da notarfi quefte parole : Hec omnia, ut fingala Guato mìliti » et Paulo germani* fratribus ditti Bernardi , 4$t Antonio Francifei confobrino eorumdem, yredìBì Bernardi contemplationc , àt ad fu^licacionem eius humilem prò iffis & eorum omnium, et fingulorum natay & nafcitura ]>ofteritate fexus utriuf* que modo fimi li concedimus et donamus : la famiglia adun- que de* Nobili avendo dato il confenfo, che qui fofle trasferito il fepokro del fuddetto Guccio » che prima era di fianco alla porta laterale, volle però, che in una la- pida reftafle fegnata la memoria del luogo * ove era pri- ma collocato > e T ifcrizione dice : |
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FA»
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fa muta Bmvmvf'À à^tiqvitate vetustissima
PRIVILEGIO VERO CAROLI ERANCORVM REGIS
MCCCLXXIX, XVI. AVGVSTI NOBILIS DICTA SiEPVL- CRVM «QVOD HOC TN LOCO STETIT QVODQVE NVNC SINISTRORSVM IVXTA PORTAM CONSPICITVR SVB" MOVENOVM NON INVITA HINC TVLIT ATQV^ ILLINC COLLOCANDVM VT AVGVSTIVS MAGNIEI- CENTIVSQVE ECCLESIA! ORNATVS EVLGEAT VTQVE lOCVS HIC SEMPER SIT GENTILITIVS HOC MAR* iMORJE POSyiT MDCXXXXIV^ III. Cinque fono le Cappelle di quefta Chiefa, e
la prima, entrando a man delira, è della Compagnia di S. Mattia, ove evvi un Crocififlò con tavola dipinta dal Sagreftani : alla feconda vedeii effigiato il tranfito di S. Giufeppe, opera del fuddetto : e a quello Aitare fi ra- duna una numerofa Confraternita intitolata degli Ago* nizzcmti principiata in antico, la quale in ogni Mer- coledì efpone per lo fpazio di un* ora il Santifiìmo , pregando per i moribondi. Viene 1' Aitar maggiore,, che è di pietra con colonie, capitelli, ed architrave di or- dine Corinto col difegno di Gio; Bologna, e fu fatto con licenza del Granduca dalla famiglia Carofì , come apparisce da due armi .dì Jei , che mettono in mezzo quella della Parte Guelfa, da cui dcxpo V incendio fu rinnovata la tavola., jjella quale fi rapprefenta S.Biagio, che guarifce .un bambino , opera di Tommafo Redi, che n'ebbe pe* fuo onorario dal Magiiirato della Pajte feudi cento, la merda à ifolata con ciborio, e gradini di marmo , difegno offendo del Sig. Innpcenzio Giovan- nozzi Ingegnere della Parte ., ficcome di Ciovannozzo Giovannozzi fono i difegni óelìe Cappelle. E tornando dalla Porta, la prima a mano manca è la Cappella della Concezione, che anticamente era della Nunzia- ta, e di Andrea Brunori è la nuova tavola,. Anche a <que- R' Altare .avvi :una Compagnia ^ la quale fa una folen- ne Novena, e fella all' ImmacolataJVJadre di Dio. Do- po fegue la Cappella del Sagra-memo, ove fi venera la |
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Pietk trasferita dal Ponte a Rubacortte , e i Santi, che
T adorano, fono dipinti dal Sagrestani . Tra le due fuddette Cappelle viene la porta , che conduce nella Compagnia di S. Mattia , luogo, che ha vedute varie vicende: avvegnaché prima era la Cappella de* Bardi , pofcia chiufo T arco divenne Sagrestia , ed inoggi è Chiefa della detta Compagnia , eflendofi trasferita dalla banda di mezzodì la Sagreftia con licenza del Grandu- ca j che donò alla Chiefa una loggia a terreno de' Ca- pitani di Parte per tal effetto . IV. Come fiali perduta la Cappella de* Bardi già
dedicata a S. Bartolommeo t non faprei trovare altra ca- gione, fé non 1* eftinzione di quel ramo di Federigo de* Bardi, e la perdita dèlie fue rendite : notare p^erò- io debbo la ragione, perchè la parete lungo 1* Aitar mag- giore non fia in ifquadra, ed è il credito de* Bardi in que* tempi di Repubblica, ne* quali fu fatto il taglio dell* antica Chiefa di S. Maria Sopra Porta : non per- mettendo elfi , che coperto reftaffe V arco di loro Cap- pella , Io che farebbe accaduto , fé il muro nuovo fat- to nella tettata andava in retta linea. AH* Altare della Compagnia è da olTervarfi una bella tavola rapprefen- tante F elezione di S. Mattia all' Apoftolato , fi vede il volto, e P attitudine del Santo piena di umili penfie- ii, mentre un fanciullo legge il nome di lui eftratto da una borfa a forte, e fi crede,] che fia opera del Paflìgnani. E rientrando in Chiefa non fi tralafcino di vedere alcune^ notevoli cofe, e la prima il tabernacolo di marmo coli* arme de* Caroli , nel quale prefentemente fonovi chiufe le pietre del Sacro Sepolcro; però fino al iSfo. ho io trovato ne* Libri della Parte , che in elfo cuftodivafi la Eucariftia, facendo il Priore in quell'anno un memoriale a' Capitani di Parte, per avere un Ciborio , dove collocare {iuT Altare il Santiflìmo, che fin allora era ftato alla parete laterale . La feconda cofa da ofìervarfi farebbe la Cap- pellina dalla banda del Vangelo all' Aitar maggiore do- ve cuftodivafi il miracolofo CrocifiiTo, che prima ftava fulla porta della nuova Sagrestia , ed oggi è full* Altare della
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della Compagnia di S„ Mattia : debbo però qui notare t
che queii* Immagine fu donata nel 169®. dal Reverendo Prete Giovan Batifta Guelfi a divota Compagnia , che fi radunava in Chi e-fa , ma fcemata di numero , per ordine dell' Arcivefcovo Giiifeppe Maria Martelli fu unita alla Compagnia della Natività di Maria , ed a lei confegna- to il CrocifhTo per rogito di Ser Domenico Borghigiani Cancelliere Arcivefcovile il dì 8. di Maggio del 1729, Sonovi alcune lapide nel pavimento , come alla Porta mag- giore in porfido una de' Canacci : e camminando per retta linea, altra trovai! de' Conti Gangalandi, alla porta laterale evvi quella de'Carofi , ed allato alla Cappella del- la Concezione una de*Nobili, rimpetto alla quale fi trova la Sepoltura di Qeri de'Giandonati con quelle lettere; '.:. ■'- ' -: ,. : -'■ '' à ' ' '■ ■ ~ ... '= ' ' , . i r , ''l;.C. .V"; , ■('.- .- : '■■ :. .l'/I ?. C ', ..' , "1
■SET. >mmt ©E SCHIATTA DE GIANDQNATO
MCCCXXXVI. DE MENSE IVNII,; E finalmente non è da tacerfi il poiTefTo, nel quale è £a-
ta quefta Chiefa , di far efequie folenni per ordine de i Principi ne' tempi della guerra contra del Turco in fuf«- fragio de* Fedeli morti nelle battaglie , trovandofi nei Li* bro di ricordanze dei Priore » che per tre giorni nelf anno iéS.ó. durò il funerale fatto a fpefe del Granduca Cofimo per una fomigliante occafione ; nella quale fra gli altri fece un bel Capitolo il celebre Giovan BatiitaFagiuoii P V. Ma .ritornando al principale punto della muta- zione del nome, avvenuta già da tre fecoli alla Chie* fa di Por Santa Maria appellata comunemente §<. Biagio, mi fi conceda di accennare qui lina mia congettura fo- pra 1*origine di tale vicenda} la quale potrebbe elfere nata dal foggiorno de'Mercatanti Ragufei divotiffimi di San Biagio, ed in antico trafficanti in Firenze, dove fé godevano elfi il privilegio di avere la Loggia, che era poco diftante da quefta Chiefa : perchè non avran- no facilmente ottenuto da Firenze il privilegio di una Chiefa al Santo loro Avvocato ? e tanto più per l'efempio de*Fiorentini , che andati a trafficar altrove, iti varie Cit-
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Citta innalzarono Altari, e Ghìe fé al, Tuo gran Protetto-
re S. Gio: Batifìa , ed in tal guifa i Veneziani a S» Mar- co, i Lucchefi a S. Friano, ed i Lombardi a S. Carlo. Quindi fembrami di poterfi *vérifimilmente dire, che al- trettanto faceffe la Nazione Ragufea in Firenze fabbri- cando in S. Maria fopra Porta una Cappella a S. Bia- gio, la quale refafi celebre per l'abbondanza de*mira- coli operati dal Santo, maffimamente per antica devo- zione centra i mali della gola > fece sì che andato quafì in dimenticanza l'antico titolo, fi principiale a chiamar la Chiefa di S. Biagio . Delia venerazione poi de' Ragufei al detto Santo, la quale è il fondamento della mia congettura, ne parla il Chiarifllmo Bollando nel i. Tomo de*Santi di Febbraio alla pag. 332, come fegue : Raguza in Dalmatia, ut Trimarius eins Mèijj>* fa- tronus, folemniter colitur , feBiiìitate prorogata ad qtsd- trìduumt eiufque effigie* in omni illins Reij?. moneta ex~ grimi dicitur : E d' un fimil tenore parla il moderno dotto, ed erudiriflìmo libro intitolato Memorie Woriche di S. Biagio Ve[co<vo > e Martire dato alla luce in Ro- ma nel 1752. dal Padre Alfonfo Niccolai Teologo Im- periale, e da i letterati ammirato, e commendato per uno de* più felici imitatori del gran Maeftro della Tofcana favella : in quefto libro adunque leggeri al- la pagina gì. così „ Io non prenderò qui a deferi- 95 verne paratamente o la magnificenza di cfuefto fa- ,, ero edilizio ( Chiefa di S. Biagio in Ragufa ) o la j, ricchezza degli arredi d*ogni maniera, onde è ador- „ no. Ciafcuno per fé può farne debita eftimazione 3Ì penfando, che tutti gli Ordini di quello flato niente „ più hanno avuto, ed hanno a cuore, che gli onori , „ e la gloria del loro Santo, e che a miglior ufo non „ credono poterfi impiegare le loro foitanze , che ad „ accrefeere comunque pofTano la celebrità, e lo fplen- „ dorè di tutto ciò, che a lui comecchefia appartiene. j, Nobile, e degno effetto di animi gentili, e grati! e ,? acciocché viepiù fi comprenda, niente aver eflì la- „ la'aio addietro per tertifkare il loro fpecialiflìmo of- Tsm. III. K k „ fé- |
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', fequio, fi vuole aggiungere, che a fegnar le pubbli-
., che lettere, e fcrinure ufati fono d'adoperare per '„ fidilo 1»Immagine di S. Biagio, quafi come autore , e „ cuiìode della pubblica volontà „ e dove lo fteflo commendatiflimo Autore ragionando de'facri riti di be- nedire nella fetta di detto Santo, frutte, e vane cole al cibo umano appartenenti, e di difpenfarle a'Cnftia- ni dice ,, come ho io veduto molto coftumarfi in qua!- „ che Città „ m* giova credere,- che certamente inten- da Firenze, ove egli con fomma lode attende a graviti- mi iìudj, e quivi appunto fi ufano le dette benedizioni, come fi notò nel Calendario del Sem Carlo Strozzi. E ar- soseli #Ie date congetture il novero d'illuitri Scrittori Ra- gusei fioriti in Firenze, come Fra Benigno Giorgi chia- mato per errore dal Negri „ Giorgio Benigno Salviati Fior. VI. E per fine eflendo quefta Chiefa nelle vetuite carte notata, come Chiefa di Mercato nuovo, qui mi. fi conceda > e non farà fuor di luogo , Y aggiugnere alcunché di quefta cosi famofa Piazza, ove la Repub- blica Fiorentina fondò la bafe di fua gran potenza e fplendore: e fé Firenze confeguì il titolo di Metro- poli, fé fu temuta da'Principi invidiofi del fuo domi- «io, e fé armò ella eferciti maifempre vittonofa de' fuoi nemici, fu tutto a forza di fue ricchezze da'Cittadi- ni moltiplicate in Mercato nuovo, chiamato dagli anti- chi Foro: iuxtaprtam $. Marie $rop Forum: rinno- vato con maggior ampiezza dai favj Reggitori dello Sta- to dopo l'incendio del 1304. con una provvifìone ri- ferita dal Migliore pag. 554, multum necejjarium, & hono. rabilif abitatisi maxime j,ropermultitudìnem mercatorum turn cimilium, tum forenjtum , gui inibì moram trabunt : E quella appunto fu la ragione > che {limolò l'animo grande di Cofimo L ad erigere fu quefta piazza una loggia a maggior comodo de'Mercatanti. Il dileguo è di*Bernardo Tallo, il quale alzò quello edilìzio {otte- nuto da 20. colonne del follato di ordine compoiito, con archi girati a mezza botte , e pilattri di pietra fu le quattro cantonate j della qual fabbrica in un Diano pief.
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pretto 1' erudito Signor CavalierFrancefco Settimanni del-
le Memorie di Firenze ftudiofiflìmo fi legge ,» alli i6. di 55 Agofto del 1546. fi incominciarono i fondamenti del- 55 la loggia di Mercato nuovo, e furono finiti a dì 21* 55 di Agofto dei 1547* e furono fotto terra braccia 12. 5, Il Marucelli teftimonio di veduta dice, che furono fini- ti ai 21. di Gennaio del 1547. che i pilaftri fi princi- piaffero a murare ai i6f di Marzo dello fteffo anno 5 ed aggiugne , come ne* fondamenti fi trovò un ponte anti» chiflìmo dalla banda di Porta Rolfa« Volle ancora il Granduca per rnagggior dimoftrazione di fua prudenre, e vantaggiofa idea , che fopra uno degli archi della,. parte di Levante in un cartello fi fcrivefie a caratteri di oro la feguente ifcrizione ; COSMVS MEDTCES FLORENT. DVX II.
PVBUCAE MAGNIFICENTIAE ETSALVBRI- TATIS ERGO PORT1CVM TRANSVERSO COLVMNARVM ORDINE VNDIQVE PER- MEABU EM ADVERSVS OMNEM COELI CON- TVMELIAM NEGOTIANTIBVS IN FORO CIVIBVS SVIS EXTRVXIT MDXLVIII, in due de* pilaftri dal Buontalenti furon cavate due fcale a
chiocciola, per cui dal piano fi fale alla cima della log- gia in uno ilanzone deiiinato dal Granduca per Scurez- za delle fcritture dell'Archivio, volendo, che le copie d'ogni contratto lafsù fi confervaflero vaccicchè fé mai fi delle qualche accidente negli originali , reftafiero quel- le per rifcontro della fede pubblica: quindi il Malate- fti ne fcrifle quefV Enimma : Ter dieci uomini ho gnmhe , e non mi muon)0
Un pajfo , d' onde io fon j>er ire a torno } E capo yien di lettere mi trwo > E non fiudio mai notte né giorno. Il Granduca Ferdinando IL vi fece porre un Cignale di
K k 2 bron*
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bronzo lavorato da Pietro Tacca , che vien da un anti*
co di marmo Greco, che fi rooftra in Galleria per co- fa ringoiare , ma querV Artefice avendo aggiunte alla maniera Greca alcune oflervazioni graziofe, e naturali a lo ha refo maggiormente ammirabile) maflìmamente te bocca, che iia a coda di rondine, e il luogo dove dal- la bocca cade 1' acqua , lo ha empiuto di varj infetti acquatici, e terreftri, che fcherzano affai vagamente, e paiono veri . In mezzo alia loggia vi è una ruota^ nel pavimento di marmo bianco, e nero denotante il luogo, dove giufta il Villani, fu coliume de'Fiorentini collocarvi il Caroccio con folennità in occasione di muover guerra. E dicali finalmente cofa gloriofa ali* ingegno, e magnificenza de'Fiorentini , i quali, ad i- mirazione de'Romani , che tenevano nel foro TOrivolo a (ole, in Mercato nuovo già nei 1400. o in quel tor- no aveano collocato un Ori volo a ruota, anzi di più ruoit, per le varie cofe celefti » che dimoftrava, le qua- li in un epigramma, racchiude Fra Domenico da Co- rei! a : Qua Tubar ohliquo feragit hiffena meatu >
Hi e deferita patent ordine Jìgna poli.
Et quota Jìt cycli perpenditur bora diurni > Qtias folet et marias reddere Luna <viccs ,
Dum tenui cornu , dum tota luce corufeat, Vel latet extin&a fepus Illa face ,
Dum comes ejl Fbefo, contraria njel manet Hit ^ Hic sfera continui: edocet accia rotis .
E conchiude con quella lode del Foro:
Plurima fnnt fpfittò pariter gratiffima tot/ 9
Area que Circi continet ifia nomi. VII. Il Poeta nulla dice di un putro che ferviva a bat-
ter l'ore alPOiivolo di quefto luogo, perchè non anco- ra a'fuor tempi era fiato fatto dall'accorto, ed intelligente An-
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Andrea Verrocchio, di cui il Vafari fcrilTe „ E anco
j, di mano del medefirno Andrea il Putto dell* Orivo- s, lo di Mercato nuovo, che ha le braccia fchiodate, ,, in modo, che alzandole, fuona le ore con un mar- j, tello, che tiene in mano, lì che fu tenuto in que* j, tempi cofa molto bella, e capricciofa „ E in propo- sto del Cignale di Pietro Tacca , è curiofo un fonetto del Priore Francefco Baldovini di Santa Felicita, ufcito in luce nella Vita di lui ftampata in queft'anno, e fcric- ta dal Sig. Domenico Maria Manni, e comincia : Foffo mi fon nel gir Slamane a zonzo,
Fijfo in MercaPonuoivo a rifguardare Su quel Cignal, che vivo, e vero pare Anche a chi non è affatto un chiurlo è e un gonz& • |
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LE-
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i6i
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L E Z IONE XXIIL
DELLA CHIESA DI SANTA MARIA
MAGGIORE I. |
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Enehè moltipHci fieno gli efempli dimo-
ftranti l'impegno degli antichi Fioren- tini in unire le loro azioni a quelle dei Romani., uno qui ne riferirò in occa- sione di ragionare della Chiefa di Santa Maria Maggiore . Conciofliachè per im- pulfo d'un cofpfcuo miracolo avendo i Romani edificato un Tempio intitolato Santa Maria.. Maggiore, uno con fomigliante titolo fi edificò in Firen- ze, Ma quando dai Fiorentini fi fabbricale, farà di que- lla Jltoria la prima importante ricerca , e tanto più, che in niun modo poliamo accordarci ali* opinione né del Monaldi, che ne aflegna la fondazione a'tèmpi del Gran Coftantino, né del Migliore, che Ja vuole nei 3Ó7. amen- due difcorrendola fu deboli congetture ; ne pure ci muo- vono a crederla Chiefa ?} vetulta alcune lettere , che era- no nella facciata > ferine di carattere antico fopra alla pittura di Spinello Aretino , nella quale rappreienu- vafi Papa Pelagio circondato da i Vefcovi in atto di confacxarla? e le parole erano quefte ; SANCTVS PELAGIVS PP. CONSECRAV1T HANC ECCLESIAM
S. MARIE MAIOR1S SVB A, D. V- VI. X)lh XV, APRILIS. Ma in quefì* ifcrizione > oltreché i caratteri non erano
di quel tempo , vi fi feopriva manifesto errore nell* an- no; imperciocché,giuda la più efatta cronologia de'Pon- tefici , Pelagio I. fu fatto Papa nel 556, e Pelagio IL nel <n$. sbaglio avvertito dall'Abate Ughelh al Tomo III. . dell* |
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dell' Italia Sacra ,eda noi notato in altre Lezioni, e dai
Padri inoggi Padroni della Chiefa faviameme corretto col porre una copia della fopraddetta memoria in un mar- mo affido alla parete dell* Aitar maggiore , e dice: Pela- gio ii. papa anno dlxxx. xv. kai. MA n: ma non oran- te quélìa mutazione , reftando ancora in dubbio la.» confacra2Ìone fatta, o fi voglia dal I. o dal IL Pelagio, vediamo,che cofa di quella Chiefa ne feriva Giovanni Vil- lani al Libro III. di fue lltorie Gap, II. ove parlando del- la riedificazione di Firenze, e deferivendone il primo re- cinto di muraglie , dice di queita Chiefa così „ Et poi „ confeguendo da quella parte , come a Roma , fecero „ (i Fiorentini ) S. Maria Maggiore „ Ma querce parole per vero dire , quanto elle fono chiare per comprova- re lo zelo de i Fiorentini d'imitare quel, che di mano in mano fi faceva da i Romani, altrettanto mi fembrano o- feure per ifchiarire 1' epoca di noftra Chiefa ; impercioc- ché lo Storico tralafcia di determinarci 1* età della fua prima fondazione, non fapendofi le voglia egli dire, che folle edificata innanzi, o infieme , o dopo la coftruzione di quel cerchio , che ei ci deferive , e che forfè non fu fatto . Onde nulla ravvifandofi di certo fino al X. feco- lo, io tralafciando le cofe > che fin qui fi fono accennate per efsere dubbie, in ordine all'antichità della Chiefa^ principierò dal 1000. II. Ella adunque fi trova nominata ne* tempi di Ar-
rigo IL cioè nel 1021. per ifcrittura {ingoiare efiftente nel Capitolo Fiorentino, ed è una di quelle, che per ef- ferfi da tanti accidenti confervata , fi deve tener per un teforo dell' antichità. In effa la Chiefa di S. Maria Mag- giore vedefi venuta in poffefTo di certi beni polii in Fi- renze in un luogo detto Contipaldi da una Famiglia prin- cipale di quella Contrada , che volta al Centauro , chia- mata ancora dagli antichi il Canto di Panzano , e poi dei Carnefecchi, ed il Contratto che rogò Ser Rolando è il feguente ,, N.... FiL Dominici & Ihliana Iugalis eius UxA FU. v. m. Torce Ili donat medietatem Curtis , terre, et rei fojìte Fior, in loco diclo Contipaldi j quibus a tribù* late* ri bus
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riha* Via » rf 4. Cafa Tetri MaleJJl , Ecchjìe & Oratorio
S. Marie Maloris , fuoque Rettori , <&* alter am medietatem vendi t eidem Ecclefie , & pretiurn concedit diBe Uxori fue cum f acuìtate difgenfandi prò animabus fins &c, an. mxxi. f>rid. non. Decewbris Rolandus Notariu* confecit * Petrus Magi Ber FU. Ioannis Vhrentinus, Pagliarius, P'ar amami s 3 et Carontus flii Morandi, fa alii Jefles . E nel medefi- mo Archivio avvi altra carta riguardante qucfta Chiefa, che è un Iftrumento rogato da Arrigo Giudice, nel qua» le apparifce : Rufiichellus vendit Ecelejte S. Marie Maio- vis petium terre in loco diBo Campacorto Florentie an. mc. E lafciandone altri per brevità, daremo un tocco del Ve- «erabil titolo di Collegiata » che fìmilmenre fi trova pof- feduto in antico dai Priori, e Canonici di S. Maria Mag- giore ; anzi noi la riconofciamo in pofTefìb di tale ono- re j quafi cento anni prima di quel, che fcrilTe Monsignor jBorghini , perchè egli la di moli ra Collegiata nel 1250. quando già nel 117*5. nel medefimo Archivio trovali; Anno xv. Imperii Federici, così parlando una cartapeco- ra del Capitolo Fiorentino , Prior Ecelejte S. Marie Ma' ioris cum confenfu Canonicorum fuorum concedit in emphi* teujim Spartibrighe filie Bonatti unum cafolarem ère. rog. Ser Gali&ius lud. ed ivi parimente confervafì Bolla di Lucio III. data nel 1183. in grazia della Chiefa di Santa Maria Maggiore , cui concede, che fi accrefea il numero dei Canonici : ma l'antichità non fu il folo luiirodi quefta Collegiata , pofeiachè qui per ifpecialità fi nota, come prima di ammettervi alcun Canonico , fi dovettero fare le prove di nobiltà degli avoli primi, e fecondi , i quali avefTero nel tempo del Confolato governata la Re- pubblica , che tanto apparifce da una carta rogata nel 1287. da Ser Medico da Villanuova accennata dal Miglio- re a pag. 432. e fono le provanze di nobiltà fatte da Manfredi Ravignani per efler Canonico di Santa Maria Maggiore, narrando, che P Avolo fuo Uberto } ed il Tri- tavo Forefìno follerò fiali Confoli. 111. E per quello privilegio mi fo io lecito di crede-
re, che nobili&mi follerò parimente i Priori Capi di co- sì |
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sì fplendida radunanza , de* quali Priori lunga è la ferie,
che da varj Archivj ne ha raccolto il Signor Domenico Maria Manni , ed è la feguente : MefTer Giovanni nel Secolo xii, e nello fteffo fi annoverano Martino, Alber- to > Ruggieri , Guglielmo } Rinieri, Giovanni , Rinieri, e Chiaro , del quale io trovo nell* Archivio di S. Loren- zo una lite col Priore di quella Chiefa a cagione di con- fini di Parrocchia ; nel fecolo xni, viene un Ruftico, poi Diotifeoe , che ebbe altra lite di confini col Rettore di S.Leo, e dopo lui un Enrico , un Dono, e un Ugo fotto- fcritto alla riforma del Clero del n$6. cui fuccedono T'a- lano, Animannato, Canee,Bruno del Beccuto , Balfimo , Girolamo Ciarfini, Guafparri, Benedetto Farifei da Parma ? Niccolò Boccabella da Roma, Antonio da Piacenza, Ia- copo Altoviti , e Antonio Giacchini da Empoli, di cui leggefi nel Fonte Battefimaie di S, Andrea dì Empoli : An- fani us de Empoli Con, Fior, & Fri or £. Marie Maioris de Fior. MefTer Antonio Lazio*! trovafi nel 1463. e nel 69. già n'era Priore Girolamo di Piero Santucci da*Urbino , il quale nel 1470. fu fatto Vefcovo di FofTombrone, fe- guitando tuttavia a godere del fuo Priorato in Firenze fecondo 1* &ifo di 4que' tempi. Sbaglia il Migliore chia« mandolo Bartolommeo , perche oltre V avere io letto il fuo nome di Girolamo nella Congrega Maggiore , così pure trova/i in due lapide , e fono una nel Palazzo Ve- scovile di FofTombrone a memoria perpetua di averlo Gi» xolamo ampliato, ed ornato, e 1* altra nella Cattedrale d' Urbino al (uo Sepolcro, ove leggefi come fegue ; D, O, M,
KIERONYMO SANCTVCCIO VRBINATI EPISCOPO FORO-
SEMPRONIENSIVM SANCTIMONIA PRVDENTIAQVE INSIGNI NEC MINVS DE SANCTA ROMANA ECCLESIA QVAM DE SVA BENEMERITO FRATRES PUNTISSIMI POSVERE . V1XIT AN. VI. ET LX. MENSgS X. DIES V. OBIIT VRBINI DIE V. ET XX. IVLII AN. SAL. MGDXCIV, |
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Tom. Ut L1 JV.
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IV. E pattando adefTo ad altre ragguardevoli notizie
di S. Maria Maggiore , diciamo in primo luogo, comt> que(ta Chiefa riconofceva ogni anno la Famiglia de' Ba« rucci detti di S. Maria Maggiore , chiamati oggi del Bec- cuto , ed aventi le Cafe allato alla Chiefa verfo Mez- zodì ; a detta Famiglia dal Priore di quefta Chiefa mandavanfì carni cotte all'ufanza di que'tempi, eh* e^ rano il folito contraflegno di padronato; e ài tal vetu- ito coflume fé ne parla nelle Scritture del Capitolo Fio- rentino all'anno 1201. nel quale Aldobrandino de'Ba- rucci domanda al Vefcovo di Firenze, che fi rimetta in ufo la ricognizione di certe vivande vche già dai tem- pi antichi erano in obbligo di mandare a quei di fua Fa- miglia il Priore, e i Canonici di Santa Maria Maggiore, e notifi quelle parole già dai temp antichi , che chiara- mente indicano eflere fiati i Barucci affai prima del xn. Secolo Padroni di S. Maria Maggiore ; fop.ra la qual di- manda fentenziò in favor del fuddetto Aldobrandino MelTer Gherardo Giudice Imperiale come apprelTo : Fé* tebat Aldobrandino de Bar ucci s Jibi annualiter in futurum effe peftandum in Pafchate Refurr e Elioni s unum agnum af~ fum plenum et in fé Rivi tate B. Marie de Menfe Augufti unum fere ulum carnis cum tri dura quando comeduntur car* nes , éf quando non comeduntur ferculum cafei cum o<vis • Et hoc quia dicehat fic Priores & Captulum Ecclejìe 8. M, Maioris olim Antecefforibus fue Eamilie debuijfe pomijtjfe , pepegijfe et e. Quapoper D. Frior & Captulum debeant itt futurum d. Aldobrandino et fuis Defcendentibus in prpm tuum medietatem agni, et me dietatem ferculi in diebus fu- padiBis. Ego Gherardus Apftolica auBoritate Index. Lata in Curia S. Michaelis. Bonamicus rog. Come pofeia queft* of- ferta di nuovo fi tralafciaffe non faprei darne altra ca- gione , fé non fé una rinunzia fpontaneamente fatta da i difendenti d'Aldobrandino: e per vero dire nel fuddet- to Archivio trovali la feguente Scrittura : jg 11. 8. lunik Domina Ioanna, et Domina Gafdia Sorores, et Filie Phim lij/p de Baruccis remittunt Ò* donant EccL 5*- M, Maioris Fior» recipiente D. Caute Priore dt EccL qnamdam annuam fre*
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yreBationem eifdem dehitdm ad. Ecclejta vigore iuris pa-
tronatus, <videlicet &c. E qui fi nominano le fuddette of- ferte , la metà delle quali erano di pertinenza alle pre- dette Sorelle, e l'altra-meta aMoro conforti, onde jìxe^ freiudicio fuorum Confortium fanno la detta rinunzia con obbligo alla Chiefa di una MeiTa ogni anno nel giorno ottavo di Giugno. In fecondo luogo debbo rammentare, che per 1* Affunta venivano in S. Maria Maggiore ad of- ferta i Sei di Mercanzia colle Capitudini di tutte le Arti, e di quante fé ne facevano in tutto 1* anno , querra era dìftinta col nome di Offerta Regia, mediante che all'in- grefìb, nota il Benvenuti ne i fuoi Manofcritti, fi dava loro a baciare la Reliquia del Cranio di S. Edmondo Re d'Inghilterra ; e nelle Riformagioni tre provvifioni della Repubblica trovanfi , nelle quali fi ordina la fuddetta Of- ferta , cioè negli anni 1397* 1435» e 1435. Né a quella sì nobile Collegiata , fecondo il coftume delle principa- li Chiefe in quei tempi mancava il fuo Spedale , che al Monte Comune è impoftato Spedale S. Caterina di San- ta Maria Maggiore , e nello ftelTo Monte all'anno 1505. dice : Siedale delle Donne S^agnnole fulla Piazza di S. Maria Maggiore . Nel 1390. fu eretta quivi la Com- pagnia detta dell'Innocentino, che oggi adunali in S. Ma- ria Novella nella Cappella degli Ubriachi. Ed una ono- ranza funebre qui celebrata non deve tralafciarfi ad ono- re ancora del Bifavo di Papa Clemente Vili, ed è accen- natain unlibrodi ricordi prefToi Signori Gerini Bonciani del popolo di S. Lorenzo,dove leggefi come fegue,, Morì „ Meifer Giorgio Medico dell' Ifola di Cipri, fatto Cittadi- „ no Fiorentino nel 1473. che abitava fulla Piazza degli „ Agli, ed ebbe per moglie una Donna de'Bardi, gli furono i, fatti grandiflìmi onori con l'intervento di tutti quafi „ li Preti, e Frati di Firenze , e del Collegio de'Medi- 5, ci, e Speziali, et ebbe le bandiere, e drappelloni di- „ pinti dell'arme fua,fu fepolto nella Chiefa di S. Ma- ,, ria Maggiore nella Cappella di Felice del Beccuto in f,: luogo a parte , lafciò due mafchi, e due femmine, e una 3j di quelle fu data in moglie a Pierp Aldobrandino, mo- L 1 2 „ ri
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» ri pure uno de* due mafchi feppellito in detta Ghiefa
,, nella nuova Sepoltura con l'arme» ed ifcrizione, e fu „ in e(Ta trasferito il corpo di MeflTer Giorgio. „ V. Delle vicende poi, cui foggette vediamo le Chie-
fe Fiorentine , quefta andò mailempre efente fino ai 1515. nel qual anno Papa Leon X. amantiffimo di fua Patria, affinchè la dignità della Chiefa Metropolitana di Firenze maggiormente riluceffe, per fua Bolla attribuì,e concedè a S. Maria del Fiore libera facoltà di potere unire a fé tutt' i Beni , ed entrate di noftra Chiefa per aumento delle prebende , e per ifplendore di coloro, che doveano tenere i Canonicati ; ricche per tal unione San- ta Maria Maggiore reftò fpogliata , non folamente delle fue copiofe ricchezze , ma per conseguente del fuo an- tico decoro dependente dal titolo di Collegiata, che a- vea goduto più di 500. anni ; ed in quefta occafione trasfe- rite efifendo con tutte le pregevoli cofe anche le fue Scrit- ture nel Capitolo Fiorentino, reftò la fola cura delle Ani- me ad un femplice Prete , finché fu conceduta la Chie- fa a* Padri Carmelitani della Congregazione di Mantova, che fu, come vedremo in appretto, un'altra vicenda, ma vantaggiofa , avvegnadiochè da quelli Padri fi procurò, che folle S. Maria Maggiore rinnovata nel fuo antico luftro, ed infiememente accvefciuta di nuovi , e Tariffimi pregj. Ma per ifchiarire quello punto importantiffimo alla Sto- ria fu qucfto fine mi fi concederà una ben giurìa digref- fione fulla commendatiffima Riforma de' Carmelitani na- ta vicino a Firenze nel 1413. e da i Fiorentini promofla » VI. Il Convento del Carmine nella Città di Firenze è flato fempremai riputato la fede non folo principale dell'Ordine, ma fcuola fioritiffima d'Uomini in fantità , t ed in dottrina rariffimi, quando alquanti di loro tirati dallo fpirito di aborrire le vanità del Mondo, e di vivere fotto maggior difciplina fi ritirarono a S. Maria delle Selve $ Convento otto miglia lontano da Firenze, alla Laftra a Signa , dove abbracciata la Riforma con fervore dai Ve- nerabili Religiofi , tofto fé ne diffufe la fama in varie par- ti , e crefciuto il numero de i Riformati, fu d' uopo far*. ne
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ne Conventi fegregati, i quali compofero una Congre-
gazione addimandata di Mantova , per e (Ter fi colà piantato il principal Convento nel 1425. e da Papa Eugenio IV. nel 1443. ne ottennero la confermazione . Palliato già era quafi un fecolo di quella illuitre Riforma, fenza che mai fofle riufcito a i Religiofi di por piede in Firenze , ove avea la Congregazione avuto il gloriofo nafcimento ; quando l'elezione di Pier Soderini in Gonfaloniere per- petuo della Repubblica aprì a quelli Padri opportuna occafione di avere in Città uno itabile Convento. Era_. quefto Principe ( che così chiamafi Pier Soderini dagli Scrittori ) era egli ben affetto verfo de' Carmelitani, e fé tutti gli amava , avea però tolto a favorire di forte i Padri della Riforma, e tra efli Fra David Efaù de*Giro- lami ) che col confenfo dell' Arcivefcovo Rinaldo Orfini chiamolli dal Convento delle Selve a Firenze, loro dando per abitazione la Chiefa, o fivvero Oratorio di S. Cle- mente in Via di S. Gallo nell'anno 1506. con animo di trasferirgli in luogo più ampio, quando quello fofle riu- fcito non atto, né convenévole alle necemtà dei Padri, lo che avvenne di lì a due anni, ch£ portati i detti Pa- dri dalla poflente grazia del Gonfaloniere Piero, furono introdotti nella Chiefa di S.Barnaba, la quale era dipen- dente dalla Repubblica, per effer efla de* Confoli dell'Ar- te de'Medici, e Speziali, e così a'Padri fu donata per con* tratto dei dì 15. di Giugno del 1508. fatto co'detti Con- foli, e vi tornarono i Riformati adì 30. di Agofto dell' anno medefimo. Ma quefto luogo ancora ebbero i Padri ad abbandonare nel 1521. cedendolo alle Monache Car- melitane introdottevi da Papa Leon X. e che di preden- te vi abitano, come più particolarmente il dirà da noi trattandofi della Chiefa di S. Barnaba. VII. Ed a i Padri effendofi affegnato il Convento , e
Chiefa di S. Maria Maggiore con licenza , e confenfo de' Canonici Fiorentini, qui ne riporteremo i più impor- tanti articoli del Contratto tra i detti Canonici, e ì Fra- ti , che fu rogato da Ser Raffaello di Miniato Baldefi il dì otto di Luglio del 1521. ed approvati dall'Arcivefco- vo |
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vo di Firenze Giulio de'Medici, in vigor de*quali i Pa-
dri entrarono in Santa Maria Maggiore nella vigilia di Ognifianti di detto anno, introdottivi a nome del fud- detto Capitolo dai Canonici Gio: Vefpucci , e Andrea •Buondelmonti, e gli Articoli furono i feguenti : I. Che „ loro fi cede la Chiefa di S. Maria Maggiore col pefo j, delia cura dell* anime , de* Divini UfÌEJ , e del mante- j> nimento della Chiefa, e della Sagreitia, e hie pertinen- 55 ze in quel modo, che fi praticava dal Priore, e Gap- » pellani di erta . II. Che dentro 4. mei! debbafi da' me- j, defimi accettare tale donazione,ed efiere entrati in detta s, Parrocchia dodici Frati , cioè il Priore, fei Sacerdoti , j> e cinque Laici . III.-Che tutte le offerte,, che verranno s, alla Chiefa in avvenire , e tutte le cofe facre , che_, „ porteranno feco i Frati , fi intendano donate in perpe- „ tuo alla Chiefa » IV. Che nella fetta di S. Zanobi fieno » obbligati a ricevere come Padroni due Canonici depu- „ tati dal Capitolo, acquali fia lecito vi fi tare la Chiefa, 1» la Sagretìia , e tutta la Cafa con riconòfcere l'inven- » tario, e le limoline venute dalla pietà de* Fedeli, dan- » do i Padri al Capitolo due libbre di cera * V. Che non j, mai pollano chiedere alla Sede Apoftolica neque dirette , j, neque indirei la difpenfa di partirli da quello contratto , j, né grazie in contrario, e fé offerte foffero loro, debbano 5, rinunziàrle. VI. Di alzare fulla porta principale della >, Chiefa al di fuori le Armi di Leon X. dell' Arcivefcovo j, Giulio de'Medici, e del Capitolo. VII. Che fieno tenuti >, a tutte le fpefe per la Chiefa ,0 fia di olio, di cera , e di 3> fede folite nell'anno . Vili. Di dare idoneo mallevadore 5, della valuta de'.mobili, e che lenza la licenza dtl Ca- ,, pitolo non fi accettino nuove Cappellanie. IX. Che il 35 Capitolo rinunzia con la Chiefa a'detti Frati tutteTen- „ trate vulgo ditta e torpore Ecclejijs, e più due cafe de* » Cappellani, e del Priore, ai quali il .detto .Capitolo in » ricompenfa avrebbe pagato fc. 35. X. Che il detto » Capitolo fi contenta in cafo di partenza de' Padri, che „ fi portino feco ciò, che farà flato dato al Convento, e „ finalmente volendo il Capitolo Fiorentino rimoverei „ fo-
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j, fopraddetti Padri dal governo della Chiefa , fi obbliga
„ a rifare loro alcune fpefe, che non dovranno paflare „ la fomma di fc. 1500. ,, Le fuddette condizioni però dopo pochi mefi cominciarono a comparir gravi a' nuo- vi Ofpiti compatiti eziandio dai Popolani in maniera 3 che Buono di Barone Cappelli prefa avendo la protezio- ne loro , ottenne primieramente un Breve da Papa Cle- mente VII. di raccomandazione a'Canonici Fiorentini in riguardo a' Carmelitani di S. Maria Maggiore, pofcia con altro memoriale promofle sì bene le ragioni de* medefi- mi, che alla fine fotto Paolo III. fi venne ad un nuovo accordo tra eflì, ed il Capitolo, il quale per i fuoi Pro- curatori i Canonici Rinato de'Pazzi , e Niccolò de* Ri» dolfi liberò i Frati da alcuni pefi, ed altri loro mitigò) per rogito di Ser Scipione di Ser Aleffandro Braccefi 11. di Aprile 1539. ed avvi un Breve di Paolo approvante un tale concordato > dato Roma a]>ud 5*. ¥ et rum an. Incarti, Dom. 1544. Kal. Noiiemb* fontif. an* x. il quale inco- mincia : Honeftis ptentium <votis. E nell'anno feguente dal medefimo Pontefice i Padri impetrarono altro Breve ancor più ampio che comincia : Dndvm $ro yurte &c. |
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Z I O N E XXIL
DELLA CHIESA DI SANTA MARIA
MAGGIORE IL |
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SPI Ornando noi alla ftefifa Chiefa in tem-
po de' Padri Carmelitani Riformati* io rio creduto cofa ben giuria, pri- ma che oilerviamo i mirabili pregi della Chiefa , il dare qui una fuc- cinta notizia del Beato loro Rifor- matore , e tanto più per emendare il non piccolo sbaglio prefo dagli Scrittori delle no- tizie di quefto Beato , che lo addimandano Angiolo degli Agoftini nobile Famiglia Fiorentina : imperciocché tra le Famiglie illuftri di Firenze non ne fu mai una coli* appellazione degli Agoftini, oltredichè hanno anco- ra errato coloro, i quali per la denominazione di Spi- nello., che fi trova negli antenati del Beato Angiolo s hanno allento , che i Mazzinghi da Peretola follerò an- che detti degli Spinelli, 1' uno, e 1*altro errore popola- re derivato dagli Scrittori, quanto intenti a regimare le virtù del Beato a altrettanto non curanti di sì pregiata materia, quale fi è la vera origine dei fuoi genitori . Ed il primo, cui dobbiamo qualche lume per lo feoprimento ói quella verità, fi fu il Padre SigifmondoCoccapani del- le Scuole Pie , il quale nelle fue erudite note alla Vita del S. Vefcovo Andrea Codini accenna alcuni afeenden- ti dei Beato Angiolo . E il Signor Manni nella Vita di quefto Beato ci dà due lapide , che fi trovano in, S. Maria Novella*, pel cui quartiere pafsò quefta Fa- miglia ; una lapida è neìl' andito della Compagnia de] Pellegrino , e dice; SIP. BENE ET -BARTOLOMEI SPINELLI DE MAZZINGHIS
DE PEJR£TOLA.
1» al-
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*7J
T altro fi vede fotte* le volte della fteflfa Chiefa} ove leg-
gefi : EENE E BARTOLOMEO DE MAZINGHISET DESCENpENTIVM.
f
Leopoldo del Migliore a pag. %66, dice ,, Baccelli chia*
„ mari nell'antico dei Mazinghi da Peretola , de i quali „ fu il Beato Angelo Carmelitano,, Ed alla prima Cap- pella entrando a man manca in Santa Maria Novella ftata padronato di quella Famiglia , ed inoggi pafiata alla co- spicua Famiglia dei Ricci , appiè di elfa fi leggono an- cora inoggi due ifcrìzioni , che fono le feguenti : SEP. CIRCVMSPECTI VIRI MICHAELISBENIS SPINELLI
DE MAZ1NGHIS CIVIS ET MERCATORIS FLORENTINI
ET NEPOTIS ET SVORVM DESCENDENTIVM QVI
QWT DIE XII. SETTEMBRE A, V. MCCCCXXX.
e dipoi ;
PETRVS ET BACCtVS BACCELLI SEPVL. A MAIORIBVS
CQNDITVM JSIBI PÒSTERISQVE INSTAVRARVNT AN. SAL. MDLXXIL *... v . .".. «£ , + ■ « j,- \ .. "■■■ J t ■■»■'« ;i '■ . ■..,..' '■';, ■
IL Or venendo al Beato Àngiolo chiamato anche
Angiolino, e giufta le ricordanze più confacenti al ve- ro , nato nel 1389. conferiamo, che per mancanza di me- morie noti fi può fapere l'anno,in che veflì l'abito Re- ligioso ; pretto però ai Padri del Carmine di Firenze efi- fìono documenti dimoranti le di lui virtù Angeliche, e r eccellenza nelle fcienze , tanto che pafsò ad effere Maeftro in Divinità, Apoftolo nella predicazione, e Prio- re zeìantilfimo di tre Conventi, cioè delle Selve > del Car- mine , e di Santa Lucia in Via di S, Gallo , ove morì Priore , Vna effigie del Beato in antico dipinta a frefco co i raggi è nella Cappella de i Manetti nel Carmine , e fotto un' altra fua immagine, che nel Chioftro di fopra dipinta fi vede , vi ha 1* appretto ifcriziane ; |
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Tom. III.
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M m
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B. AN-
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B. ANGELVS AVGVSTIN1 FLOR. DOCTRINA VIR ET
SANCTÌTÀTE VITAE ADEO ILLVSTRIS VT AB VNIVERSO FLORENTIAE POPVLO ADHVC VIVENS VENERARETVR VT SANCTVS DIVINI VERBI FVIT EXCELLENTISSIMVS DECLAMATOR SPIRITV SA- P1ENTLAE ET ZELI DIVINI REFLETVS A SPIRITV SANCTO EX CVIVS ORE TEST1BVS CALVO ET GQ- METIO DOM1N1CANIS PRO INVISILIBVS VERBIS VISI- BiLES VISI SVNT ALIQVANDO ROSARVM ET LILIO- RVM PVLCHERRIMI ERVMPERE MANIPVLI CVIVS ANIMA VOLAVIT AD ASTRA AN. MCCCCXXXVIH. E nel Carmine avvi contratto del 1436. che dice:
De mandato , & ad mandatum , & requijttionem Vene*
rabilium Religioforum Virorum Sacre Theo log, Magg. Anto* nii Matthei de Pijts Provinciali* ditli Ordinis , & Fratris Angeli Auguflini del Bene de Spnellìs de Florentia pre- diale Ecclefie, Captali & Conventus Prioris &C. anche il Necrologio antico dello fteflb Convento contiene una lunga memoria del Beato, nella quale notevoli fono que- lli elogj : Vir magna virtutis ^ atque eruditionis, pnzftans conjìlio, fama Celebris , vita. fanElijfimus , & Tradicator celeberrimus , ac huìus Conventi Prior.....Hic yrimus
obfervantia Sylvana Inftitutor , & obfervator fui (fé ferhi-
betur . - , . . Obiit hic Vir fanElijJìmus an. Dom. 1438. 17. Aug. E per fine, del fuo adorabile Corpo mi piace rammentare le varie traslazioni, la prima delle quali vie» ne accennata dal foprallodato Necrologio Carmelitano, riferendofi, che per più anni elio flette in una nobile Gaffa particolare in alto alla parete della Cappella dei Manetti con fopra una fua immagine alla venerazione del popolo, e pofcia fotto l'Altare della iteiTa Cappella collo* cato feguitò ad avere il pubblico culto ; alle quali no» tizie debbo io aggiugnere l'accaduto nell'anno 1739. Corfcioflìacofachè i Padri del Carmine defiderando di porre quello beato Depofito in maggior venerazione} ìupplicarono 1* Arcivescovo Fiorentino Monfignor Giufep- pe Maria Martelli di una giuridica viiìta per farne col fuo
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fuo beneplacito la traslazione à più dèeorofo Altare © Quin- di a i loro preghi il dì 12, di Giugno di detto anno por* tatofi al Carmine P Arciyefcovo infieme con alcuni Mi- niftri dell' Arcivefcovado, e con ProfefTori di Notomia ? fece eftrarre la Gaffa del Beato di fotto la menfa dell3 Al- tare de i Manetti , e trafportarla in Convento in una^, ftanza a ciò preparata , ove con le debite ricognizioni in valida forma fu aperta : e perchè mi do facilmente % credere., che piacerà al Leggitore di fapere le circoftanze di così foienne , e divota traslazione , riporterò qui quan- to mi fono avvenuto a trovare in un quaderno di ricor- danze preffo riUuftre non meno pel fangue , che per lo ftudio delle Fiorentine cofe il Signor Giovanni di Pog- gio Baldovinetti „ 12. di Giugno del 1739» nella Chiefa „ del Carmine di Firenze, fotto T Altare della Cappel- „ la di S. Lucia di padronato dei Manetti , fu eftratt» „ una Gaffa di legno della figura come di una jUrna % „ nella faccia della quale erano i feguenti verfi: >) Quia no$ Relligio moneat , quid.fpita pudica
5, Et noram, & .multos nunc docuiffe iunjat » j, .CarmeJi teftes , quorum fum facra fecutus
„ Angelus, & tanto nomine ,/Ìgnus eram j, OhiitaHtemhicVirJSanElijfimus.jLnno Domini 1438,
5, Dentro di effa eravi altra cafìTa pure di legno,, in cui
ir furono ritrovate le .offa del Beato Angiolo di Agoftino „ de'Mazzinghi involte jn un drappo bianco di feta, con „ ricami a ra.befchi.di feta , e d'oro. Furono le accen- j, nate offa unte con certa vernice fcura per confervarle „ dalle tarme, e poi riunite infieme > e formato lo fche- n latro umano fu yeftito da Frate dell' Ordine con abito ,, di feta, e gli fu pofta Ja ftola Sacerdotale ai collo, e ,, la ghirlanda di fiori di .feta in capo, fu così rinchiufo ,j dentro una nuova calìa dorata con le facciate di cri- ,, ftalli, ,e collocata fotto l'Altare di noftra Signora del „ Carmine , che è quella Cappella pofta in faccia della cro- ,, data della Ghiefa a manritta . Quefta traslazione fu fat- „ ta con Jolenne pompa, poiché fu apparata rutta la Ghie- M m 2 fa ,
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5, fa > e nel mezzo di effa fu efpofto il Corpo del Bea*
j, to > tenutovi per tre giorni continui alla venerazione jj del popolo, e nell'ultimo giorno fu portato a procef- „ fione per le flrade vicine, e di poi riporlo nelP ac- „ cennata Cappella, cantandoli da fcelto cora di mufici 55 il Te Deum. „ III. E quelito ballar deve circa V erudizione ilio-,
rica fu quello, che ci fiamo limitatamente propolii del- la vita del Beato Riformatore,* e però tornando a San- ta Maria Maggiore ci faremo dalla fabbrica del Conven- to principiata da'Padri nel 1588. adì 19. di Luglio. Già aveano effi negli anni antecedenti comprate più cafe a tal fine, come due botteghe contigue alla Chiefa, e due ca- fe da* Canonici del Duomo per ifcudi 295. ed un chiaf- fuolo dagli Ufiziali di Torre per rogito di Ser Barto- lommeo di Domenico Cancelliere del loro Ufizio nel 1541. a i 14. di Febbraio , e di più conclufo era flato un ac- cordo con i Sigg. Orlandini Beccuti confinanti, e molto por- tati a favorire detti Padri; laonde con tali acquilti potero- no alzare un comodo Convento con un ampio Chioitro quadrato avente due ordini di logge di pietra, il tutto xeftato compito nel 1600. E pattando alla Chiefa prin- cipieremo dall'ofTervarne la facciata, che fece fare cir- ca il 1300. Terrino dei Manovelli, la cui fepoltura è nelP ingreiìo della porta con caratteri confumati, non Ieggendofi più altro, che Manose Hit .In antico però la fepoltura era in alto fopra la porta mede/ima come fi dimoftra dal feguente contratto, che fece/i tra gli eredi de'fuddetti Manovelli, il Frati Carmelitani, e la fami- glia de'Cerretani, il quale ellltc all'Archivio Generale nel Protocollo di Ser Fidino di Antonio Milane!! dal* la Volpaia 1595. e dice come appreffo : Tri or é* Frat re s Ord. Carmel. de oh fermanti a Con-
greg. Mattinano, degentes in Consenta S. Maria Maioris de Fior, volentes decorare eorum Ecclejìam> dixerunt co-* ram D, Vie, Arch. Fior, fub die 26. Attg. 1595. Quod fu- fer Fortam frinciyalem iyjtus Ecchjjó ex £arte interiori ade fi
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édefi fepulcr, cum injtgnìl, & armi* Tàmii, de EmanuelUs »
& wolentes ibi conftruere organum <&c. Comparuit Dom. Albertus q. Tetri Alberti de Rimbottis Fìjìcus & C, F. tamq. Hares Hieronyma q, Terrini alter, Terrini de Mma~ nuellis eius Avvitì, Paterna, , & conceflit licentiam D. Ioni & D>. Brandfco q. Nicolai D. Iòis de Cerretanis C, F. remo<vendi diBum fepulcrum,.. & ibi erigendi organum} é^ confiruendi altare una cum fepulcro prope diBum oBium principale a parte inferiori & in' eis arma , i$ injignia propria apponendi , cum pa&o tamen > quod arma & injignia FamiL Emanuellis reponantur in loco eminentiori fupra diBum ùftium principale^ ubi erat fepulcrum dilli Franeifci é'c. Modi e Fratres Car-mellita di ila Congregationis conce dump licentiam illis de Cerretani* Ùfc*. La porta è di pietra tutta Scorniciata, con l'arnie di
Terrine nei pilaftri 5 che è un campo divifo in piano bianco, e rofTo con tre ftelle d' oro; neir architrave veggonfi tre altre armi, che fono di Papa Leon X-di Giulio de* Medici Arcivefcovo di Firenze »< che poi fu Papa Clemente VII. e la terza del Capitolo Fiorentino ; e fotto il grand' arco pofa una ftatua di marmo rap- prefentante Maria col bambino in collo: né fi dubita» che ella fia opera di quei primi Scultori» che fiorirono circa il principiare del XIV. fecolo. I Rimbotti per ra- gione di parentado contratto con Girolama ultima della famiglia de i Manovelli pretefero il padronato di quefta facciata 3 ed ottenutolo per fentenza, il loro penfiero fu di ornarla riccamente di marmi, per così dare un nuovo adornamento ad una delle nobili contrade della Città. Ad Alfonfo Parigi fu raccomandato il difegno: ma non efifendo mai flato meifo in efecuzione, penfa- rono i Padri ad un fupplemento con farla dipignere a profpettiva, nella quale il Cinqui fece le figure , ed il Cafelli TArchitettura: Unito alla facciata veniva il Cam- panile affai lodato dal Varchi al Libro IX. per una delle belle torri di Firenze , la quale demolita, e ridotta al pari dell'angolo della Chieia, folamente evvi rimafa |
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in alto fitta fri una buca la téfla -di tri armo di una dónh*
per vero dire di aria gentile , ma di chi fia il ritratto effendp cofa dubbiofa, riferirò ciò} che ne dice Leopoh do del Migliore a pag. 426,,,, Vedemmo, che fono a „ quella teftà è fcritto Eerta,. ,, ÌV. Ed entrando ora in Chiefa la offerveremó in tre
- Navate clivifa con pilaftti, ed archi quafi di ieftò acuto , che fono giudicati dal Vafari fattura del fecolo XIII. le Cappelle però con beli' architettura fono ftate rinno- vate da Gherardo Silvani, che le riduffe tutte con or- dine Corinto.ad uniformità di pilaitriidi marmo fcan* nellati, e di frontefpizio a porzione di circolo ,divifo con l'armi de i Padroni ne i piediitalli.. La prima ^Cap- pella ali* entrar di Chiefa a manritta è 4eiRirrìbotti, de* quali è l'arme nel frontefpizio, avente tre Jifte d* oro, e tre azzurre a traverfo ; ;è ^quivi molto ammirata la tavola , dove Lodovico Cigoli ha dipinta la iloria di S. Alberto, ^quando libera alcuni Ebrei,, che affogavano nel fiume Platano . La feconda Cappella è de'.Panciati» chi i la quale prima ,avea full'Altare una ;Pietà /atta da Sandro BottieeUi, inoggi -pero *ella ,è ^.dedicata .a Santa Mafia Maddalena 'Penitente, effigiata da Domenico Ru* gliani in .atto kli ricevere snella fua grotta da S. Maifimi- no la ^Comunione.. E qui .debbo lodare .queit'Artefi- ce, il quale ben lontano dall'imitare la licenza di pa- recchi Pittóri in dipignere anche nelle Chiefe la Mad- dalena fenza riguardo alla -modeftia., ha. faputo sì ben caricare le tenèbre ideila grotta, che appena fi fcorgono della Santa ile mani, ed il svolto. Alla parete dalla ban- da dell* Epiftolà Pier Dandini ;vi ;ha ^dipinto ;un San Li- borio, ed il Pinzani nello sfondo della volta ha rappre- fentata la Santa in gloria, e nelle -due nicchie , che met- tono in mezzo l'Altare, fono.vi dipinti dal Pugliani a frefco 5* Alberto, e Santa Terefa: fece fare quefta Cap* pella il Cavalier sBartolommeo di Bandino jPanciauehi j il quale afcritto alla cittadinanza di Eirenze nel J370. meflfe da indi in poi nell'arme fua la croce rofia del Popolo , come fi vede ne i piediitalli dell'Altare , e fui-
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fulla porta laterale al di fuori : eravi parimente alla
parete il fuo bel fepolcro levato via per meglio ador- nare la Cappella, ed in altro* luogo ne rifcontreremo la ifcrizione . Viene la Cappella di San Biagio fon- data nel 1386, da Deo di Vanni del Beccuto, dettifi anticamente de* Barucci di Santa Maria Maggiore a dif- ferenza dei Barucci di Santa Croce. La tavola rappre- fenta il Martirio di S. Biagio, principiata da Ottavio Vannini , e terminata dal Giufti difcepolo di Ottavio, del quale crederi, che fieno i due Santi laterali S. Mi- chele , e S. Giovanni Evangelifta. La quarta Cappella è dei Carnefecchi, la cui arme,che qui vedefi, oltre l'a- vere le tre lille d'oro con un rocco lotto d* oro, ino- ltra da una parte l'arme dei Capponi , e dall'altra quel- la- dei Velluti, mediante due Donne entrate in cafa Car- nefecchi , che furono Violante di Piero Capponi, e Ma- ria Velluti, quella madre, e quella moglie di Zanobi Carnefecchi, che reftaurò la Cappella di ftucchi dorati nella volta con certe graziofe itoriette della vita di S. Zanobi dipinte da Bernardino Pòccetti. Nelle nicchie laterali le due ftatue di San Bartolommeo, e di San Za- nobi fono delle prime opere fatte da Gio: Caccini, e la tavola full* Altare, ove è dipinto San Francefco di AfH- fì in atto di ricevere le Sacre Stimate, è delle belle o- pere, che abbia fatto Pier Dandini, Alla quinta Cap- pella, che è pure di Deo di Vanni del Beccuto, adorafi un CrocififTo di rilievo più alto del naturale con al- cuni Santi, ed appiè dell'altare oiferveremo poi un !a- fìrone con ifcrizione . La Cappella maggiore alcuni credono, che forfè fatta fare da Mefler Barone Cappelli figliuolo di Barone di Brunetto, per vederli efìfo qui feppel- lito,ma noi già ne abbiamo dimoftrata la donazione, che per rogito di Ser Giovanni Salvetti a Filippo Cappelli figliuolo di Barone ne fecero i Canonici al tempo del Priore MeiTer Antonio da Piacenza , e però crediamo, che la lapida efiftente, che fa menzione di Barone, foffe polla da Filippo in memoria di fuo Padre. Era quella Tri-
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. ito
Tribuna tutta dipìnta a frefco da Spinello Aretino con
ifiorie del Giudizio, e del miracolo della Neve di Ro- ma, e di Sant'Antonio Abate , cui era dedicata ; e dal Capitano Niccolò ultimo della Famiglia Cappelli fu ornata di ciborio, di ftatue, e di colonne di legno. Ma inoggi alle pareti è flato dato di bianco, e FAl- tare vedefi alla Romana ifolato, e ricco di marmi con due armi ajle bande in alto della Famiglia del Conte Galli, cui ora fpetta il padronato di queft' Altare . V. Nella Nave poi a tramontana la più proffima
all'Aitar grande è la Cappella che ferve alla Comunio- ne, fondata da Bernardo Carnefecchi nel t449. ed è irata dipinta tutta a grottesco ne* noflr-i tempi. Evvi però in alto un divoto antico CrocifirTò dipinto fui muro , e tenuto in venerazione con i criftalli , che Io coprono ^ {otto del quale vedeù* la -tavola , dove Maria dà l'a- bito al Beato Stock, opera di Pifello P-ifelli. Accanto a quella è da confiderarfi la Cappella degli Orlandinl reftaurata ài marmi, e di -pitture dal Senator France« fco nei 1642. belliflìma effendo la volta, ove il Volter- rano rapprefentò il rat-to di'Elia con -bellilììme figure tramezzata da fedoni di ilucchi dorati, e la tavola daW Altare, in cui fono alcuni Santi corona facienti ad una Immagine antica della Madonna del Carmine, è fattu- ra dei Biliberti . *La terza Cappella è dei Carnefec- chi, ove eravi già una pittura di Giotto giuila Leopol- do del Migliore, ma fecondo Giorgio Vafari la tavola era di Mafaecio, e di lui pure la predella, ove in alcu- ne piccole figure avea dipinto la Natività di Criilo : in luogo di quella vi è oggi una di Onorio Marinari , € dentroyi Grillo, che apparifcea S. Maria Maddalena de* Pazzi con gli ilrumenti della pacione nelle mani de- gli Angioli . Bi Giufeppe Meucci è lo sfondo della volta con la detta Santa in gloria dipinta a frefco. Do- po la porta laterale viene la Cappella dei Buoni con quadro di Matteo RoMelli, che rapprefenta in mirabili attitudini S. Francefco, che nelle fue braccia accarezza ilS- Bambino, come appunto nacque nella notte di Na- |
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tale^ e del iloffelli fono i due Santi laterali ». Vaghif-
fimo ancora è lo sfondo non men per gli Cucchi a o- ro, che per Ja pittura di Santa Terefa in gloria fatta dal Meucci. Ma perchè vifibile ad un pilaftro di que- fta Cappella avvi una zampa di leone arme di Gherar- do de'Bartolini, che la fondarono, non debbo tralascia- re il come, ed il quando ne parlarle il padronato al Se- natore Giovanni Buoni, che la rinnovò con abbondevo- lezza di marmi, e di ftucchi, e di rare pitture , e leg- ge»* in un libro manoscritto pretto il Signor Canonico Bifcioni fegnato 30. a pag. 107. come fpgue ?, La Cap- „ pella reftaurata da Giovanni Buoni in S. Maria Mag- „ giore dedicata a S. Francefco di Affiti era prima de' „ Bartolini , l'ultimo de" quali lafciolla all'Arte degli j, Speziali $ che ne conferifce il titolo con entrata di 9, feudi 60. La detta Arte però fi contentò, che Gio- 9, vanni Buoni rabbellire, e vi mette fife l'arme fua, che ?, è un Lione rampante con un giglio al collo. Jnoggì „ la Cappella £ deJ Padri .„ Neil* ultimo Altare è del Paffignano ia venuta dello Spirito Santo fatta a fpefe de* Cerretani, che fono padroni e della Cappella, £ dell'Or* gano fatto fare fui difegno di Bernardo Buontalenti : L" arme loro , come qui fi vede, fono tre cerri verdi con una sbarra d' oro attraverfo in azzurro, Sebbene la prima, che eflì ufarono, foife di un cerro folo, come li dirà di fotto ragionando de* Sepolcri. VI. Per quello poi, che rifguarda le pitture antiche
di quella Chiefa, delle quali ragionando Raffaello Bor- ghi ni, e Giorgio Vafari aiferifeono, che alcune erano di J^aolo Uccello, altre dello Spinello, e così dd Lippo , di Agnolo Gaddi, di Mafaccio, del Botticelli, e del Bu- giardini, né fi dee tralafciare di dire per compimento di quel poco, che abbiamo olfervato , come di quelle ne re- ftano a poterli vedere alquante, cioè una Nunziatina di Paolo Uccello al primo pilaftro neli* entrare a mano manca > e dalla medefima banda al fecondo pilaftro un San Giovan Batifta di Agnolo Gaddi, e la Pietà di San- dro Botticelli è in Sagreftià é Tom. III. Nn - LE-
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LEZIONE XXV.
DELLA CHIESA DI SANTA MARIA
MAGGIORE III. |
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ONdifpregevol vantaggio alia Sacra Ino-
lia fono le antiche iìluitri lapide, del- le quali veggonfi fparfi i pavimenti del- le Chiefe Fiorentine , ove maggior fa- rebbe ancora 1* abbondanza di que- fti monumenti, fé nelle frequenti inno- vazioni di fabbriche , parecchie di lo- ro non fi fodero fmarrite , o infrante dal cafo;, oSep- pellite dagl* ignoranti, o dal tempo confumate: acci- denti per vero dire deplorabili, cui foggetta io trovo la Chiefa di Santa Maria Maggiore quant* altra mai . Tut- tavolta eflendone rimafe alquante delle più vetufte fram- mifchiate tra le moderne , benché non fia mio iièituto di darne una minuta contezza , piacemi però di riporta- re in queita Lezione quelle, che mi fembrano utili, onde viepiù corroborare la verità del fin qui detto . E però tornando all' Aitar maggiore additerò al mio Leggitore in primo luogo la nobile lapida appiè degli fcalini collo- cata nel 1348. ed all'ai ben confervata dalle difgrazie, e vicende . Quefìa è un Sepolcro di Barone Cappelli fatto fare dal fuo figlio Filippo, cui toccò per contratto coi Canonici il padronato di quello Altare , e leggefi a ca- ratteri belli , e Longobardi come appiedò ; SEPVLCRVM NOBILISETPRVDENTIS VIRI BARONIS
CAPPELLI DE FLORENTIA ET SVORVM DESCEN- DENTIVM QVJ OBIIT AN. D. MCCCXLVI1I. MENSIS 1VLII,
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e fui
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2$r
e fui medefimó Jafrroìie vede/i Tatme della'Famiglia, che
è un Cappello rollo in campo d' oro , e fopra di elfo i tre gigli) che riportò il medefimo Filippo dalla Francia) in occafione ài una Ambasceria fatta da lui a nome_» della Repubblica . Di quelta Famiglia già nel 1271. av- vene memoria nel Capitolo Fiorentino in un contratto comparendo teftimonio JSurnettus Cappelli q. Truffali $0]?. S. Marie Mai ori :s teflis. Alle' Cappelle lateralmente con- tigue all'Aitar maggiore } a man manca avvi in un ton- do di marmo breve iscrizione } che dice * SEP. BERNARDI\CHRI5TOFANI DE CARNESECHIS MCCQCKLIX.
ed alla Cappella a manritta altro Jaftrone trovafì coru
quello epitaffio : SEP. NOBILIS VIRI DEI VANNIS DE EECCVDIS SPECTAEILlS
HONORABIX1S QVT PRIMA DIE IVNII POTAVIT AN. D.
JViCCCLXXXIII. ALTARE PRESENTA CAPPELLE PRO
ANIMA SVA ET SVORVM DESCENDENTIVM .,
Sei lapide poi veggonfi in una retta lìnea fuori della .ba-
laustrata , e fono delle Famiglie de i Cerretani , de i Car- nefecchi , de i Rifiorì > de i Botti, e de i BrucalafiI con una , che è la quarta , la quale, perchè può dar Jume alle Storie degli Ordini dei Cavalieri, non debbo tralafcia- re di riportarne e rifcrizione 5 e la divifa . Quivi adun- que fu Seppellito un,Cavaliere Spagnuolo chiamato Abdon Gazo dell'-Ordine della Beata Vergine Maria de Monte- rà iftituito da Iacopo II. He di Aragona nel 1319. Spe- dito quelli a Firenze Procuratore .a trattare affari di fua Religione con Papa Eugenio IV. fé ne morì nel 1436. e tumulato in quefta Chiefa al fuo Sepolcro furono inci- le le feguenti lettere non .bene Spiegate dal Migliore : HIGFVIT SEPVLTVS VENERABILE FRATER ABDON
ET GAZO FOR REVERENDI D. MAGISTRI MILITIE DE MONTESIA DIE XXI, SEPTEMBRIS MCCCCXXXVI. |
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Notabile è k di'vifa di una Croce fcolpita in quello mar*
mo, che non fi accorda colla defcritta nei trattati di fo- rniglianti illuitri Milizie, nei quali fi legge Cavalieri di Montejta Croce rojfa in carneo di argento ; ma qui è azzur- ra in, campo di oro. II. Nel mezzo della Chiefa vedefi un avanzo affai lo*
goro della figura d'un uomo dirtelo fui pavimento in abi- to civile con lettere attorno totalmente cancellate 5 e non po- tendo io dire , chi egli fia , noterò qui uno fmarrito laftione * nel quale fi. dice, che vi foflero fcolpite le feguenti parole : * QVIDIACE SALVINO D'ARMATO DEGL'ARMATI
DI F1R. INVENTOR DEGL' OCCHIALI . DIO GLI PERDONI LA PECCATA . AN. D. MCCCXVII. epitaffio,che mi apnrebhe il varco ad una giuftifiìma lo-
de degl'ingegni Fiorentini fatti per inventar fempremai nuovi iftrumenti riguardanti le belle arti, e fcienze . Ma mi convien tacere, dopo il Trattato del Signor Dome- nico Maria Manni fopra il trovamento degli Occhiali flampato in Firenze nel 173S. e commendato dai più il- lufèri letterati de i noftri tempi, come dal Signor Mar-* chefe Scipione MafFei nelle tue Ofièrvazioni letterarie, dal Padre Calogerà nel Tom. IV. de'fuoi Opufcoli , dal Sig. Cav, Fiancefco Vettori nella deferitone Gliptogra* fica , dal Sig. Dotti Stefano Fabbrucci Lettore di Fifa nelle fue DiiTertazioni, dal celebre Ignazio Maria Como in una Elegia, e dal chiariffimo P. Girolamo Lagomarfini della Compagnia di Gesù, attuale Profeflbre della Lingua Gre- ca nell' Univerfità Gregoriana in Roma, al Libro IV. De (cripti% invita Minerva, ove ieggefi : Confpicillorum f#if- fe inventorem Salvinum Armatum Florentinutn prodidit eruiitijjìmus Dominicm Maria Mannìus, qui de ea re egre* gtor Commentario* &C. Leggali adunque il fopraliodato Trattato al Capo VII. Vili, e IX. ed iiluftrato fi trove- rà il fuddetto epitaffio con belli infieme , e dotti docu- menti . Avvi pure un altro ranflìmo monumento , che ita «afeofo lotto la predella dell'Altare di S. Biagio de'Bec- cuti; |
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cuti , la qual tolta vìa , tnercè la cortefia de* Padri
Carmelitani, io ebbi il comodo di ammirare un fi- tnulacro di marmo al naturale rapprefentante un Per- fonaggio Ecclefiaftico; imperciocché egli è veftito di pia- neta tonda, e chiufa all'ufo antico , avente in capo la Sacerdotale corona , e guanti nelle mani, non mancan- dovi altro che la punta del nafo, i piedi, ed il guancia- le andati male per colpa del tempo , né finora altro in- dizio fi è ravvifato per iirabilire chi folle, fé non fé uno fcudino pure di marmo fui petto, nel quale vi è una li- fta bianca a traverfo in campo rollò , che è 1* arme de'Bec- cuti detti nell'antico de'Barucci di'S. Maria Maggiore, lo che fembrami, che fia una buona congettura a credere efiere egli ftato un Priore , o Canonico di quella Chìe- fa ,e della Famìglia fuddetta , e forfè un Melfer Bruno de1 Beccuti Priore delle Chiefe di S.Bartolommeo,ediS.Ma- ria Maggiore nel 1345*e a quell'età corrifponderebbe la maniera della fcultura di elfa Statua . III. Vengono poi alla Cappella di Santa Maria Mad»
dalena Penitente tre lapide , delie quali la più vicina al pilaftro è di Michele di Filippo de' Carnefecchi ivi fep- pellito nel 1401. e le due altre fono della Famiglia de* Panciatichi Padroni, come fi difTe ? della Cappella ; la pri- ma, che è una lirta di marmo bianco lunga tre braccia, e larga un quarto di braccio , contiene 1* epitaffio , che prima leggevafi nell'arca collocata già alla parete , e dice.* SEPVLCRVM MAGNIFICI ET EGREGII MIL1TIS DOMINI
BARTOLOMEI BANDINI DE PANCIATICHIS CIVIS FIO- RENTINI FVNDATORI3ETDOTATORI3 HVIVS CAPPELLE AN. D. MCCCCI. DIE XII. MENòIS OCTQBRIS . c nella feconda, che é un marmo grande , intorno intor-
no vi fono incile le feguenti lettere Longobarde : SEP. FILIORVM ET DE3CENDENTIVM EGREGII MILITIS
D. BARTOLOMEI DE PANCIATICHIS QVI ANC CAPPELLANI FECIT FIERI ET DOTAVIT ET GIOANNES ElVS FILIVS FECIT OCH SEPVLCRVM W CCCXXX. EORVM ANIME fcE^VIJàSCANT IN PACE . Nella
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Nella Cappella dirimpetto ., appiè degli Scalini, qual au-
torevole documento di eiFere ella fiata de'JBar colini , fi conferva parimente lapida ; che dice : SEJP. DOMINICI ^ARTOLINI DE SCVDEHARI3 MCCCC.
Ed altre in Chiefa ve ne farebbono, che io di regiitjare
tralafcio, per dar luogo ad ,una moderna in memoria di un nobile, e ricco Perfiano , al cui onore furono fat- te iolenni efequie in quella .Chiefa nel 1690» leggendoli nel marmo in .mezzo al pavimento come appreiTo ; HOC 1ATENT IN TVMVLO
iOSSA
PRAECIARI EQVITIS ET MERCATOR2S
AMBR.VMAGA MYRIMAM
.CHI.ERACH FILII
DE CI VITA TE GIVLFA
JSPAKAN IN PERSIDE
©BIIT FLORENTIAE XIX. AVGYSTI
AN. SALVTIS NOSTRAE
MDCXXXXX*
IV. Ed efTendofì accennato di fopra, come meìVul-
tima refiaurazione delle Cappelle, ^molte .memorie erano andate male , per vaghezza di ritrovare anche gli avan- zi di alcuni Sepolcri .certamente ragguardevoli , pafler© nel Chi.ofiro del Convento , ove primieramente delle quattro colonne di marmo, che foftenevano il Sepolcro del famoio Brunerto Latini , una fola trovafene coli*ar- me fua di fei rofe, e con quefie poche parole : S* SER BVRNETTI LATINI JET PÌLIORVM,*
Quefia pure fi era perduta, e ritrovata/i nell'anno 3751-
è fiata rimefla daVfaviffimi Keligioii con un* ifcrizione_» collocata alla parete indicante inilemementerunico fram- mento di detto Sepolcro , e le lodi principali di foggetto così illuftre, e le parole fono le feguenti : BR V-
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BVRNETTO LATINO PATRITIO FIORENTINO
ELOQVENTIAE AC POESEO'S RESTAVRATORI
DANTIS ALIGHERII ET GVIDONIS CAV'ALCANTIS
MAGISTRO INCOMPARABILI
QVI OBIIT AN. DOM, ;MCCLXXXXIV.
HANC EIVS SEPVLCRI COLVMELLAM BIS DEPERDITAM
HVTVS COENOBlI PATRES
ADNVENTE P. MAG. IOSEPHO MARIA MAZZEIO* VIC. GENERALI
RESTITVTO FLORENTINiS CIVIBVS TANTO SPLENDORE
AD P. R. M. PONENDAM CVRARVNT AN, D. MDCCLI-
Nel medefimo Chiofìro vicino alla porta, che mette nell*
andito della Sagrestia , avvi pure il dinanzi di un Sepolcro guaito j ove flette il corpo di MelFer Iacopo da Cerreto celebre Giudice in Firenze , afcendente di quelli, che oggi vivono della Nobile Senatoria Famiglia de'Cerre- tani in Firenze. In quello macigno vi fi oiTerva fcol- pita T arme, che ufavano prima i Cerretani,dimn Cerro folo , e non di tre, che di preiente portano in una- banda d'oro a traverfo in campo azzurro j e le lettere al Sepolcro fono quelle : SEP. DOMINI IACOBI DE CERRETO ET SVORVM
QVIBVS OMNIBVS PARCAT OMNIPOTENS DEVS AMEN." Le due pitture a frefco fopra quello Sepolcro fono afTai
commendate , e fono la Santiffima Vergine in alto ', la quale è dipintura di Niccodemo Ferrucci, e il Santo Al- berto dipintovi fotto T arco in atto di predicare ad una turba di popolo > prefenti eilendo San Francefco, e San Domenico , è Hata giudicata tutta maniera di Bernardi- no Poccetti, ma per vero dire non è di lui, avvegnaché fi legga in un angolo un nome abbreviato, che non Tap- piamo interpretare, né indovinare , la cifera dice come (egue : V5 VS VS
BER, MONA, FLO, F. i<5o7.
allato poi al fuddetto Sepolcro di Iacopo viene colloca-
ta alla parete altra lapida in marmo del Senatore Giovan Balilla Cerretani con ifcrizione, che è la feguente : D. O. M.
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& o. m.
ìàs BAPTISTAE SENATORI FRANO. SBN. E,
IOANNIS SENATORIS ÌJ. CERRETANIO
EQV.ITI D. STEPHANI I. C. ET ÀPVOCATO ANNORVM TRIVM SVFRA TRIGINTA IN AAIPLISSÌMVM ORPINEM ADSCITO COHCORDIAE SACERDOTI! ET IMPERII AVDlTORl TOT MAGISTRATIBVS OBEVNDÌS TOT GRAVISSIMI? TRACTANDIS NEGOTIIS PRINCIPI OPTIMO FIPEM STAM . »RVDENTIAM PEXTERlTATEMQVE PROBANTI 1NGENIO POCTRlNA IVDICIO AC VENVSTA Q^APAM SAHENTIA CLARO Uff TAM CELERI HONORVM CVRSV AC PRECOCI DIGNITARI ■PVBLI 13 REBVS -GERENDIS IMMORTVO NATVS A. S. CIOIOCLXXVHII. XVI. KAL, MAR» obiit a. s. cioraccxv'iin. jcal, .sextilés . 0
. ,i , AVGVSTINVS MARIA CANON. FLQRENT.
ST tmiFpVS MARIA CEKRETANII FRATRl JPESIPERATJSSIMO * T. E qui io voleva terminare la mia Lezione \ quali-
do effendo /tato interrogato del mio parere fulP antica tra- dizione della Campana di quefta Chiefa , che fuona alle ore quattro di notte nell'Inverno» chiamata dal popolo la Trecca , o fivvero la Cavolaia 9 e confetfando una di* iigenza da me tifata per comune foddisfazione > dirò, che avendo io difprezzato qualche pericolo, falli fui Campa- nile colla fperanza di trovare ivi più facilmente > che al- trove alcun'documento-: ma avendo ìavvifat-o le Cam- pane effe re di moderna fattura col mi Ile fimo itfio. qmfi difperava del bramato fcoprimento, fé non che in cer- cando le parole fcritte nel bronzo, nella fola Campana, che appunto fuona alle quatti'ore , vi leflì il nome di Ber- ta, il quale mi giova credere» chefofle nella vecchia Cam- pana, e dai Padri faviamente fatto riportare nella nuo- va . Onde non mi fembrerebbe da rigettarii 1' opinione di Leopoldo del Migliore » che alla pag. 426. della Tua Fi- . • xtnze |
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lenze IiIuiH:a/fa , vetrone Berta, fi ehiamafìe quella don-
aia o nobile , o plebea,, che ella fi. folTe , la quale fondò la Torre , e con lafcito perpetuo iUtuì P ufanza del fuo- no della Campana alle fuddette ore ,* né altro lume pof- fiamo avere per la mancanza delle fcritture. VI. E per fine tornando alla Chiefa , qui riporterò
lei verfi del celebre Fra Domenico da Coirla col tito- lo SanBa Maria Maior . Et a ti us magna digrejfus ab e de , minorem
Ecclejjam tante Virginis ingredior A
Maior ab antiquis .vero que .nomine diBa Ante fujt y quando re quoque maior eratm-
Mox ubi Regine prfol<vunt vota fuperne Adfumpte, reBo tramite pergo wiam.
Ed efTendo fiata la culla illuftre de' Padri Riformati il
Convento di S. Maria delle Selve, ;qul.fui £ne daremo alcune notizie del medefimo > riferbandoci .a darne an- cora delle più diftinte nella Storia del gran Carmine di Firenze ..Nel popolo adunque éi B. Martino a Ganga- landi vicino alla Lafka è fituato il primo Convento de* Riformati donato a'Carmelitani nel 1343. da Giovanni, e. Francsfco figli di Nardo del Pace Fiorentino per iftru- mento rogato da Ser Gio. Paganelli col confenfo del Ve- fcovo Agnolo Acciaiuoli, e fu accettato dal Provinciale di Tofcana Fra Ridolfo m nome di tutto V Ordine nel 1244. come appare dalle carte originali efiftenti nell'Archi- vio di S. Maria in Traftevere. La Chiefa è di bruttura gotica avente fotto l'Aitar maggiore una ConfeiTione , e per il pavimento fparfe parecchie lapide antiche , tra le -quali avvene una degli Strozzi , che dice : SEP. PHIIIPPI STROZZE MATTH. Flt.
ET POSTERORVM, ectsun' altra -con caratteri Longobardi, come appreffo ; :
Tom. III. O O ct7P |
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SEP. VIRI PROBI FRANCISCI LOTTI PAGANVCCI ET
VENERAiilLIVM DD. EIVS HEREDVM JACOBE SORORIS ET KATERINE VXORI5 . QVI OBIIT DIE Vili. AVG. MCGClXXXlil.CVIVS ANIMA REQVIESGAT IN PACE . E quivi principiata effendo la commendariflìma Riforma,'
il* primo Priore nel 1413. fa il Ven. Fra Iacopo degli Alberti, cui faccette nel 1415?. il B. Angiolino. VI. Niuno fi creda però , che noi vogliamo di0ìmu-
lare una grave difScukà , che dal fin qu* detto ne nafce circa l'antichità di quello Conventa, la cui epoca di fo- pra fi è riabilita nell'anno 1344. quando dal Surio, dal Dott. Brocchi nella Vita di S. Andrea Corfini , e dagli atti altresì della canonizzazione del Santo fi ha, che il B. Andrea celebrarle k fua prima mefla nel 1^24. nella Chiefa del Convento Carmelitano alle Selve j che vale a dire 20. anni prima della fua fondazione. N©i per rifpondere a! dubbio diremo in primo luogo, che in verun modo non fi polfa dubitare, elle nel 1343* folle dalla Famiglia del? Pace principiata il Convento delle Selve, pofciachè chia- ro ciò apparifce dagli autorevoli documenti, è dall'atta iuiidko di accettazione ratto dalla Religione Carmelita- na nell'anno 1344. Quindi in fecondo luogo diremo, che certamente nel tempo di S. Andrea Corfini alle Selve., vi doveva eflere un piccolo Convento de* fuoi Frati , ma che pofeia abbandonato, o diitrutro , a* Religiofi un nuovo e più bello fi fabbricalfe, che tanto appunto fcrif- le ne* Commentari di fua Riforma il Padre Fra Carla Vaghi da Parma ali* articolo del Convento ài S, Maria delle Selve fpettante alla Riforma : Coenobium non effe il* lud, fed atiud exiguuw in alio loro collocatnm . VII. Ed elTendo morto in quefl* anno il Bali Giovali
Batitìa Gianfigliazzi , uno de' Cavalieri più afììdui ad afcoltare le mie lezioni, e che ha voluto efler feppellito nella Chiefa di S. Maria Maggiore , dove è irata merla una lapida in memoria del medefimo dal fuo Fratello Sig. Lionavdo Dante Decano della Cattedrale Fiorentina, ne riporterò qui 1* ifciizione., che dice : STN
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lO'. BAPT. GIANFILIACTIO
IQV ESTRIS ORD. S. STEPHANI PP. ET M. j BAIVLIVO BVRGENSI
CENERE RELIGIONE MORVMQ. SVAVITATE SPECTATISSIMO LEONARDVS DANTES DEGANVS FLOR. fRATRI SINGVLARI AMORE DILECTO MOERENS ?, JQBUT AN. D. MDCCLV. PRID. NON. APR.
,, #IXIT ANN. LXXIV, |
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E Z I O N E XXVI*
DELLA CHIESA DI SAN IACOPO
IN CAMPO CORBOLINI I. |
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' Illuilre Religione di Malta, che così
irtoggi è nominata da queir Ifola Re- fidenza del Grafi Maeftro, e del Con- vento de i Cavalieri, nel principio di fua istituzione appellata fu di S. Gio- vanni Gerofolimitano da uno Spedale in Gerufalemme di tal nome, nel qua- le il primo Rettore fu il tanto celebre Gherardo di Pro- venza Fondatore di così nobili Religioni, i>quali, giuda il Moreri, dopo la caduta delia Citta Santa nelle mani de'Saracini nel 1187. pattarono a Margat nella Fenicia, e di là in Tolemaide , nella qual Città durò il loro fog- giorno , o fivvero Convento fino al 1291. quando anche quella Ciak corretta a foggettarfi al barbaro giogo, an- darono i Cavalieri in Cipri , e poi nell' Ifolà di Rodi irata di loro dominio nVall'anno 1522. nel qual anno vennero in Italia, e nel 1530. ebbero dall' Imperatore Carlo V. in d'ono Malta, piccola per vero dire, ma da i nuovi Padroni divenuta torlo Signora di ricchi Priorati e Commende nell' Alemagna, nella Francia, nella Spa- gna , e nell' Italia, le quali Commende unite infieme for- mar potrebbero un ragguardevole Regno . E tra le Pro- vincie , che abbracciano fomiglianti beni di quella Re- ligione , io non fo fé flavi, chi più ne conti della Tofca- na, oltre al pregiatiflimo onore del Gran Priorato di Pi- fa. Nella Città fola di Firenze fonovi antiche Commen- de, tra le quali avvi quella di S. Iacopo detto in Campo Corbolini, la quale fé non è itata forfè in Italia la prima, certamente ella è Capo , e principio della Religione di ; San Gio- |
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San Giovanni Gerofolimitano nella nolka Provincia ,
come leggeri in molti mànofcrittiy ed in un libro fcritto a penna in carta grotta di carattere del 1400. predo i Signori Vignali, veggendofi in elfo il difegno colorito dì quella Chiefa con le feguenti parole ,, tengono quefta „ Chiefa i Cavalieri di Rodi } o vogliamo mre i Fieri , 5, la qual Chiefa è capo , e principio di Tofcana , e_* sj dentro vi fono due Corpi di Beati, i quali erano Ca- si valieri} molti miracoli di loro fi è veduti „ Or trovan- dofì quefta Chiefa, e Commenda comprefa nel Quartiere di S. Maria Novella, ne darò io in due Lezioni la ftoria, ifchiarendo nella prima alquanti dubbj , e nella feconda annoverando i rari pregj, di cui vedefi adorna la Chiefa. IL E principiando dalle varie appellazioni di quefta Chiefa, dir fi vuole} che efla è ftata addimandata S.Iaco- po tra le Vigne , come da un contratto di compera» che fa la Città di Piftoia di alcuni Beni in Val di Bifenzio 1240. e fece fuo Procuratore Muto di Meo del Conte Al* berto da Mangona rogato lo Strumento In Ecclefìa S. la- cchi inter Vineas Florentiè , co-sì il Salvi nella Stòria di Piftoia tomo primo pag. 189. e meglio nel decorfo di quefta Lezione V oflerverémó dalle Cartapecore , che do* vremo riportare , contentandoci per ora di cavarne uru chiaro argomento di fua antichità, pofciachè ella era Chiefa già da que* tempi , he i quali quefta parte di Fi- renze non avea ancora cafe , ma folo vigne. Il nome_. poi di S. Iacopo in Carneo Corbolini è niente meno anti- co, avendo noi Scrittura nel Capitolo Fiorentino del 1*77. che dice come appreso : Dominus Raineri»s Prior Eccle- fie SanElé Marie Maioris càncedit ih ényhiteufim Rodulj/ho FU. Azzi aliquantulum piazze ]>oJìte in Carneo Corbolini tìnte yortam Ècclejìe an. 1177. prid. non, A]?r, Ego Loannes Index . E ficcorne , giufta il Baronio, la Ba/ìlica di S. Gio- vanni di Roma fu detta in Laterano dal palazzo e Cam- pì di quel Laterano, che fu fatto morir da Nerone, così credo io, chela noftra Chiefa chiamata foOTe in Campo Cor- bolini ) perchè fabbricata fopra i terreni di quefta Fami- glia j e tanto più moverai a ciò credere il libro del Bui- kt-
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lettone ove leggefì: Ld4,Uringhfis &* Faulns Fie,ri € otèoUm
concedunt F,pìfxQfatui £* Ioannis de Flo.rentia cafas ^le.rram & 1171.. ed il Monaldi nelle fne memorie fexitte a pedana efillenti nella libreria de* Gran Duchi a'pag. 7. dice'n ,, fuori delle mura del fecondo cerchio ài Firenze, dal- ,> la parte di Levante era il Villaggio de* Corboiini ,, Tjovo pure nel!' antico elferfì detta quefta Chiefa £. la* cojfo de' Fieri > vocabolo corrotto dalla plebe , quando piiittoito dovrebbe dirli de' Freri, che così erano chiamati i CavalieriFféres, che lignifica Fratelli. Perchè poi la me- de/ima Chiefa nelle Scritture fi ravvia talvolta deferitta col nome di precettorìa di S> Iacopo , derivata la direi pa- rimen;te da i Franzefi , avvegnaché pxecertorie addimais- danfi i Conventi j e gli Spedali della Religione di S- An- tonio fondata in Vienna di Francia, e Precettori i lo- ro Superiori, Ed acciò ninno porla dubitare 4i quella de- nominazione data alia Commenda di S. Iacopo in Cam- po Corboiini ? riporterò qnì un contratto efijtente ìxl, cartapecora preiTo le Monache di tS. Maria fui Prato ., che dice come fegne ;■ xigjg. 18. Aug* Dinus quoMd. Bencimie» ni fof. SanBe Marie Novelle conduci* in enfteufim a Man- forte Militie Templi •> Jctiìtéi Ecclejie S. lacohi infer *vj- ne/ts a Fra tre Gandolfo de Tarma Precettore di ti e Manjìo- nis dante pr,o eadem Manjìone quam/iam Domum pojìtam in foglilo ditte Bcclejte S* lacobi , Ego Arrigns ohm Benin* tendi Ae Florentia Nof* ìli. Di jqueiio Contratto prego il leggitore ad of-
fervare le ultime parole, nelle quali ifeoprirà, un nuo- vo titolo della Chiefa di San Jacopo, qual è l'effeie^ ilata «Ma Parrocchia avente popolo pojìtam in pò fui 0 S* ÌMobi irnter mineas.. Né quello è V unico documento di fua giuridizione Pan occhiale ; Imperciocché avvi un li- bro in Santa Maria Novejla della Compagnia della Mi- feri cordia del Salvatore ideila Difciplina principiata nel 1333. e fa congregazione nella Cappella de'Santi Simo- ne, e Taddeo, nel qual Irhro notavanlì i Fratelli defon- ti di que* tempi, leggendoli alla pag. 2. Ciomanni di Fie- re morto , fopuli S. Iaconi in ter mneaj . E pofeiachè fo- no |
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Ho io entrato irei, ragionamento pregevole di' titoli. > due
altri rammentar debbo, ed ambedue per autorevoli carte fono indubitati . Il primo adunque è , che S. Jacopo in Campo Corbolinr folle una volta Monaftero di Donne ; ed il feconda, che aveffe uno Spedale de* Poveri infer- mi . E facendomi dal primo , dirò' il funto di lunga fcrit- tura dell'anno npg. la quale fi conferva tra le molte cartapecore delie Monache di Santo Luca legnata. XI. e dice : Nellus filius quondam lahinni de fofeBa , & Paufur filinr quondam Ser Chiari eius Negos poptilj SanBi Lau* rentii mendiderunt Monialibur Monafierii SanBi Jacob? in- ter <vineas domum gofitam in V'optilo $. Laurent ii, ( e qui fono nominate tutte le Monache , che io tralafcio , roga Ser Grafia filiur Arrighi Grafie 119%- Inoltre nel Teiia- mento di Mona Scotta vedova di Kinieri Vinci prefTo i Padri crei Carmine al numero 24. e lo rogò Ser Zanobr di Maffeo Pavone nel rgi^. tra' pii regati di quefta Te« fìatrice uno fé ne legge , che dice : Sororibus He e l'ufi} S. Fa* cobi inrer wineas . Circa poi alle memorie dello Spedale, tralafciando io di riportare un numero di fcritture, che ne fa-vellano, additerò foló un* antica lapida al muro di un andito detto la Portaccia delia Commenda , nel qual marmo leggefl quanto fegue :. ANNO tjfr MCCCXr. LIPPO FORESE CHIAMATO LIPPO
SOLDATO FECE FARE QVESTO SPEDALE PRO REMEDIO- DELL* ANIMA SVA . IV. In qual tempo' poi potefle elfere quefta Chiefa di
dominio de* Cavalieri, non è agevole cofa da indovinata*, non avendovi fcritture, o notizia alcuna, che ne parli. Ma fé in cofa di non piccola ofcurità è lecito su chiccheflìa il proporre ciò, che ei ne fenta , io metterò fuori quello , che mi fono avvenuto a trovare per iftabi- iirne un probabile principio : E primieramente fembra- mi certi/limo , che S. Iacopo tra le Vigne Un all' anno iiip non fotte per anco delia Religione, conciofiìachè Papa Pafqu-àle ti. con bolla ài quclt* anno , conferman- do |
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do al Gran Ma.eft.ro Gherardo tult& le -donazioni de i be-
ni , che fino a quel tempo gli -erano ilare jfotte da\Pnn-,; cipi> e da'Particolari in qualfivoglia parte della, CriiHa* nità 9 fa il Pontefice ^^^ì^^^^iS^^^f^^é^'itf^^ come di Adi, di Bari , & di Taranto , ijulla acGennandO;, di" Firenze , chiaro indizio > che: in,quell'anno non era feguita la dpnazione : Quella Bolla è data in Benevento per wMnum' foannis Romane UccieJie Cardinali$ aii BibJio\-k thecarii XV* Kal* Martiì IndiB.VL Incarn^iwis Domini, anno mcxiii. fontificatu.s,,autem J)Q:mim[ tBafchnlis' IL sn^ XIV. In fecondo luogo-, eerfo-egl^èjche la, JBieli^ione uel, noè. di quello luogo già n*era ^àdtona^iiG^u^chè ab-, biamo la folenne consacrazione della Cbjefa fattala ,d^ie Vefcovi Giovanni di JFirerrze; ,3 eRanieri .di Eiefole, iru onore di parecchi Santi 5 € ;nominatamente del Santo .Se- polcro , che ,è diftintivo ^particolare delle Chiefe .di .qua- rto ;Sacr*Qrdinej veggendofi anche inoggif'antico rqar^ mo , rnel quale ,a. caratteri .Longobardi Jnciia è la feguen-, te Ifcrizione : >£. AN. DOMINI MCGVI. V. NON. MAH DOMINVS
10ANNES EPÌSCOPVS .FLORENTlNVS ET DOMINVS . RAINERIVS EPISCÒPVS EESVLANVS HANC ECCLE- SIAM IN HONOREM B.iACOBLZEBEDEI ET B.IACOBl ÀLPHEI ET B. LAVRENTU ET SANCTI NICOLAI ET SANCTI LEONARDI k%T SANCTE AGATHE ET SANCTE LVCIE ET SANCTE CATHARINE ET LAPIDIS SANCTI SEPVLCRI CONSEORARVNT. ET YNVSQVIS- QVE ANNVATIM OMNIBVS 'VISITANTIBVS LOCVM JSTVM VNVM ANNVM DE CRIMINALIBVS ET ii^ARTAM PARTEM ?VENIALIVM IN ANNO .&ELAXAVIT,,
IV. Da i squali.^documenti chiaro apparifeono i due
termini facili per rintracciare il tempo del paifaggio di quella Chiefa in Commenda, feguito certamente nel fe- colo duodecimo * Et avendo in quello ^Secolo ,viv,uto il Beato Gherardo di Villamagna Cavaliere fervente di San Giovanni Gerofolimitano, >ed eziandio sfoggetto a queita Commenda, poifo fperare di dare anche una più d/tretta epo-
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epoca dei principio di quella Precettoria > flabikndola nel
li50. o in quel torno. E con quello forfè non irragio- nevole fuppofìo facendomi dalle memorie) che del B. Ghe- rardo io trovo, anderò notando ciò, che negli fpogli del chhriflìmo Dottor Brocchi Scrittore delle Vite de'Bea- ti , e Santi Fiorentini avvi di utile , onde ifchiarire un punto sì neceflario di quella Storia il porla. V. Nacque adunque il Beato Gherardo nel 1174. in
Villamagna Caftello cinque miglia dinante da Firenze , ed i fuoi genitori furono in detto luogo lavoratori di terreni de' Sigg. Folchi nobili/lima Famiglia 5 Fior, quando dal mal contagiofo privato il Santo Fanciullo di Padre, e di Madre , fu fatto venire a Firenze da Federigo Fol- chi Cavaliere Gerofolimitano , il quale procurò , che il piccolo Gherardo folTe in fua cafa educato ne' buoni co- (lumi, ed eflendo bene illruito , fu condotto in Siria da un altro de i fuoi padroni , anch' elio Cavaliere di così facra, e nobile Milizia , il quale dalla fanta coinpagnu del Servo ne cavò confolazione grande , ed aiuti confi- derabili ne5 varj travagli , e difgrazie del viaggio , Ed io frattanto incomincerò a notare, come in que'tempi avea Firenze non pochi Cavalieri Gerofolimitani, che non fa- xa debole congettura per .credere 9 che eziandio la Re- ligione vi avelfe e Spedale, e Commenda , Ma ritornan- do al Beato Gherardo già reilituito alla fua patria , lo ravvifo dopo, due anni £on un altro Cavaliere della me- defima Famiglia de* Folchi parlare la feconda volta in Le- vante , e colà per i molti fuoi meriti, e fervizj, onorato dell' abito , e della Croce di Frate Servente di S. Gio- vanni ; fette anni flette egli in Siria aflìilendo conti- nuamente a'pellegrini, ed agl'infermi nello Spedale, ter- minato il qual tempo , echieila permiflìone al Gran Mae- flro , ed ottenutala fi partì di ritorno a Firenze giunto da S. Francefco fu veftito dell' abito del Terz' Or- dine , portando però fopra del facco la Croce bianca , ed intraprefe un metodo di vita cosi rigido, e penitente, che da' Fiorentini era venerato qual altro Antonio, quali fempre vivendo chiufo in un orrido Romitorio di Villa- Tvm. HI. P p ma-
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magna, il quale dopo la morte di lui fu tofto mutato
in una Chiefa ai medefìmo Beato Gherardo confacrata > ed anche inoggi efifa è cenfuaria della Chiefa di S. Iaco- po in Campo Corbolini coir annua ricognizione di due libbre di cera , il qual cenfo, niuno mi negherà, eflere denotante V antica erezione della Chiefa di S. Iacopo in Commenda , la quale deve dirfi anteriore alla nafcita del Beato , giacché prima di elfo, eranvi in Firenze Ca- valieri Gerofolimitani, i quali dovendo per proprio ifti- tuto avere Spedale, e Chiefa, probabilmente e l'uno, e 1' altro ebbero in Campo Corbolini intorno alla metà del fecolo xn. E così dicendo falviamo, o Avvero corro- boriamo l'autorità del Libro di fopra riferito de" Signo- ri Vignali , nel quale fi fuppone la Commenda di S. la» copo tra le Vigne Capo , e principio della Religione^ in Tofcana. Ma perchè fi dice ancora in quel Libro, che due fono i Corpi di Beati Cavalieri , che quivi ripofano, e per verità non ve ne ha che un folo3 cioè quello del Bea- to Pietro da Imola , diremo, che lo Scrittore intendere di parlare anche del Beato Gherardo, il cui corpo più volte fu trafportato or per divozione, ed or per timore di guerre in Firenze, e collocato in S. Iacopo in Cam- po Corbolini , e perciò chi fcrifle come fopra, le affer- mò, che due Corpi qui fi trovaffero , deve intenderli nella maniera, che fi è detto . Avrei molte altre notizie concernenti le azioni, e memorie del gloriofo B. Gherar- do : ma rimetto il leggitore al Razzi, al Wadingo , al Mazzara , al Bofio , a* Bollandoti, e per fine al foprallo- dato Dottor Brocchi , nel cui fecondo Tomo delle.* Vite de* Beati, e Santi di Tofcana vedraflì prefto alle., {lampe la Vita di quefto gran Santo fcritta da sì bra- vo Autore con iftudio , con erudizione , e con critica», non ordinaria. |
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PILLA CHIESA DI SAN IACOPO
«IN CAMPO CQRBQLINJ 1%, , ; , t . On crederei di poter meglio compire la
Storia della Commenda di S- Iacopo , che coi defcrivere la fua Chiefa fioritiffima non meno di Sacri te fori, che di Cavalieri illuftri chi per la Santità, e chi pel valo- re . Quindi per farmi dalla ferie di co- ftoro riferirò il nome di quelli, che mi fono avvenuto di trovare non già da'libri della Commen- da amarrici per le inondazioni dell'Arno, ma dalle la- pide efiftenti in Chiefa , --e dalle Scritture fparfe ne'nofìri Archivj . Il più antico adunque, che ila a -mia notizia, è Fra Gandolfo da Parma, il quale nella cartapecora già da noi riferita nella prima lezione, efiftente preflb le Monache di Santa Maria fui Prato, leggeri nomina- to così: Ganiolfus de Tarma Precettar Manjtonis $. la* €obi inter njineas : Dopo quelito viene il Beato Pietro da Imola Prior di Roma, che morto nel 1320* in Fi- renze, e feppellito in quefta Chiefa ebbe da'Fiorentini gli onori, e le adorazioni di Beato, veggendofi nel To- mo I. della Storia del Bofio 1*.immagine di -qnefto Bea- to incifa in rame con gli Splendori di Beato . Nel me- defiino Secolo XIV. trovafi altro Commendatore , che ville in quello luogo cinquant' anni, e fu -Fra Giovan- ni de* Roffi della Pogna, il quale procurò .con genero- sità parecchi vantaggi e alla Chiefa* e a' beni -della -Commenda accennati nell' iscrizione al Suo Sepolcro , che pofeia oiferveremo » A Giovanni fu e tee è Lionar- éo di Iacopo Buonafede "impiegato dalla fua Religione Gerofolimitana in varj rilevanti maneggi, ed in diver- fe regie ambafeerifì j E perchè la fua morte Segui- iPp z ta
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ta nel 1412. cagionò alla Commenda) e alla Religione
Gerofolimitana non piccolo difturbo, ne darò qui con breve digrefiìone un fuccinto ragguaglio . II. Avea Papa Gìo: XXIII. bifogno di amici, e pro-
tettori pò (lenti per cosi mantenerli fulla Sede di San Pietro contrariatagli da due Antipapi Benedetto XIII. e Gregorio XII. faciliflìmo pertanto egli era a con- ferire a* fuoi parziali le dignità, e i beni de* Cavalieri di Rodi, quando vacavano in Italia, ed altrove con incredibil cordoglio, e difpiacere de' medefimi, on«. de a Rodi giugnevano frequenti avvilì delle collazioni fatte dal Papa di quelle Commende , le quali fpettava- no a quei valorofi Cavalieri, che ognidì combattevano fpargendo il proprio fangue in difefa della Criltianità. Per la qual cofa moltiplicatili i lamenti di tutto l'Ordine , fu d'uopo per calmare gli fpiriti offe fi, che Fra Luzio di Valines Luogotenente del Gran Maerho a nome del Con- vento fcriveffe al Pontefice una lettera, il cui contenu- to giufla il Bollo Tom. IL Lib. V. era molto dolente facendogli intendere, che i Cavalieri di tutte le Nazioni erano flati in Configlio a lamentarli, e a proteflarfi , che fé a ciò non fi pigliava rimedio , erano rifoluti di ri- tornai fene tutti alle cafe loro, e di lafciare la Città , e rifola abbandonata» dicendo non effer giuilo, che eflì quivi fé ne fteflero a itentare, {pendendo il patrimonio, confumando le vite, e fpargendo il fangue per pubblico benefìzio dei Criftiani, e che il Capo della Chiefa in luo- go di rimunerare le loro tante fatiche , e difagj , con- ferilfe , e deffe le dignità , e i beni di quell'Ordine a lira- m'eri, a fanciulli, ed a coloro, che alla Repubblica Cri- ftiana non facevano fervigio alcuno, e però fupplicavalo umilmente a voler quelle cofe diligentemente confederare, e la collazione de i beni della facra loro Milizia applica- ti dai Fondatori all'ofpitalità , ed alla guerra fanta , la- fciarla alla libera provvigione del Gran Maettro,?e del Convento, e non alla rimunerazione de'Cortigiani. Fu quella lettera fcritta in Rodi a i 6. di Novembre del 1412. la quale però non fece profìtto alcuno. Imper- cioc-
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ciocché vacata efifendo la Commenda di San Iacopo in
Campo Corbolini per la morte del foprallodato Fra.» Lionardo Buonafede $ il fuddetto Pontefice tanto fu lontano dal confolare i Cavalieri di Rodi, che ezian- dio fpedì a Firenze Antonio Vefcovo di Siena fuo Com- xniflario Apoftolico , acciò metterTe in porTeifo di quella Commenda il Priore del Priorato di Venezia Niccolò degli Orfini, fulminando anche fcomuniche contro chi cercarle , o tentarle d* impedirne V efecuzione, come apparifce dal proceri© in Roma rogato da Ridolfo Baren Cherico di Utreck Notaio della Reverenda Camera. Jì come l'affare fi terminafle non vi ha memoria, feinbra però, che fi pofla dubitare, che nell' anno feguente , ve- nuto effendo a Firenze il Pontefice? ed avendo altre af- fai gravi inquietudini, cedeiTe egli a queito particolare impegno; pofciachè nell' anno 1413. alla gabella impo- rrato trovafi al lib. A car, 65. Fra Iacopo Rondinelli Pre- cettore della Chiefa di S. Iacopo in Campo Corbolini. III. Ora ritornando alia ferie dei Commendatori, col- locheremo dopo il Rondinelli Fra Giuliano Benini For- michi Fiorentino, la cui morte univerfalmente fi tenne, che apportarle grandiflìmo danno alla Criitianitk, per elfer mancato un Uomo fingolariflìmo, e fortunatirlìmo in arme, avendo più fiate combattuto contra degl* In- fedeli, e fempremai vittoriofo. Fu Gran Priore di Pifa, e Governatore a nome di fua Religione della Provincia d'Italia , nella quale ebbe egli facoltà di poter difpenfare tutt* i benefizi vacanti , a lui pure dovendoli la rinno- vazione di quella Chiefa, che ridurle in magnifica for* ma , avendovi fatto davanti una loggia. Morì nel 1453. con gli onori di folenni eftquie fattegli per ordine deli- la Repubblica Fiorentina in fulla Piazza de3 Signori, a- vendovi recitato in lode del defunto una dotta, e bel- la diceria Tommafo Salvetti; fu poi quivi feppellito con elogio incifo al fuo fepolcro, come in breve vedremo. L'immediato fuo fucceilbre non mi è fiato poffibile a trovare. Debbo però annoverare tra*Commendatori itati fui fine di quel fecolo Luigi Tornabuoni, che nel 1480. |
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3oi
fu fatto Gran Prior di Pìfa 5 « mofr nel 1515. cotnè
leggefi al fuo bellimmo depofito, ed uh altro Commen- datore fuccedtito al Tomabuoni ci rammenta Iacopo Bofio nella Tua Iftoria in -occafione di riportare il pio* digiofo avvenimento , che per pùbblica 5 e coftatite fa^ ma credei! accaduto in quella Chiefa, e fu quando i! Beato Pietro da Imola, il cui corpo fino a quefto tempo giaceva in un fepdlcro di macigno alla parete , cava il braccio fer ritenere una lunga fcàla dirizzata ed appog- giata al muro , Kla quale -fdrucciòlando cadeva , mentre fopra vi ita Va un ferraiolo, cbe per la fella di S. Iaco~ pò parava'la Gbiefa; per la quàl eofa miracoiofa cava- to il Beato Corpo dall'antica tomba, fu trasportato ali* Aitar maggiore, e collocato in più decente urna.., fat- tagli fare da :Fra Agoftino Mego in que' tempi Commen^ datore , foggiungendo il fuddetto iftorioo , che Fra Fran* cefco dell*'Amelia fucceftòre del Mego adornaffe con religiofa magnificenza l'urna del Beato con dorature^ e criftaili : m-à. di -quefto magnanimo Cavaliere avremo tra poco occasione di ragionare con ammirazione di fua grande liberalità per tanti, e tanti benefizi , che egM fece a quefto luogo, D'un altro Commendatore favel- la a lungo l'Autore de'Sigiili al lib. XV. dove legger- li „ Veiiito poi l'abito di Cavaiier 'Milite della Reli- „ gione di S. Giovanni Gerofolimitano, confeguì in Pa- ,, tria-nel 1524. in età di acini 9. la Commenda di San „ Iacopo in Campo Corbolini, conferitali da Papa Cle- „ mente VII. „ E qtiefti fu Fra Leone Strozzi infigne nella lingua Greca, e Ladina, -ed altresì nella -Poefia . E per fine non voglio tralafciar-e il Commendatore Bali? e Gran Priore Carlo de'Ricci commendatimmo e per gl'impieghi da lui esercitati con lode in fervizio di fua militare Religione ve peri nuovi abbellimenti, co' quali ha renduto più fplendida e Ghiefa , e Cafa di San Iacopo in Campo Corbolini :, -'èfi morì -nell'anni 1753. ^ IV. Ma tempo è, che noi paflìamo a deferi vere ciè.ì
che di ammirabile delle belle Arti in -quella Ghiefa all' |
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òcchio ci fi prefenta. E primieramente fulla Porta gran-
de al di dentro maravigliofo è un puttino, che foftie- ne Parme della Famiglia dell'Antella, dipinto fopra di un embrice da Giovanni da S. Giovanni, e più in alto fulla medefima porta evvi un' antica tavola > che era già all' Aitar maggiore , veggendofi in e (Fa effigiata Maria eoi Bambino nel fé no» ed in quattro fpartimenti i San» ti Iacopo » e Lorenzo » colle Sante Lucia» e Caterina. A manritta entrando incontriamo una porta, che met- te nel Convento y fulla quale in vago cartello leggefi in onore di Fra Erancefco dell'Antella la feguente i* fcxizione ; ■..*■.- |
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m o.
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FR. FRANCISCVS ANTEtLENSIS HIEROSOL. EQVÈÌS*
HANC DIVI IACOBI S1BI COMMENDATAMI AEDEM
VETVSTATE PENE COLLAPSAM SITVQVE INFORMEM
ET RESTITVIT ET EXORNAVIT
BOMVM IN VENVSTIOREM EORMAM REDESIT
HORTOS AMOENIQRES REDDIDIT TOTVMQVE CÒMMENDAÉ FVNDVM
CVLTV ATQyE INSTAVRATIONE AVXIT AN. SAL. MDCXXU.
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Viene alla paréte il dinanzi del fepolcro di macigno
con mezzo rilievo del Beato Pietro da Imola avente in- torno quelle lettere \- UIC IACÈt DOMINVS FRATER PÉTRVS DE
IMOLA ì. V. PROFESSOR VENERANDVS' PRIOR FRIORATVS VRBIS AN. D. MGCCXX. DIE V. OCTQBRIS REQVIEVIT IN DOMINO», E dirimpetto a quefto vedefi altro fimile rilievo rappre-
fentante a diacere Giovanni de* Roffi dalla Pogna, i cui meriti fono efpreffi in quattro verfl, come appretto ; # QV!
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3°4
% QVI DECIES QVINOS ANNOS IFROSOLIMITANA FRESVL IN HOC TEMPLO TRANSEGIT RELLIGIONE DITAVITQVE LOCVM SACRIS REBVSQVE PROFANIS DE RVBEIS POGNE REQV1ESCANT OSSA IOANNIS QVI OBIIT DIE XXV. JVNII AN, MCCCLXXXXV1II. Seguono a quefti due Depofiti due Cappelle, una per
banda: dedicata effondo a Santa Caterina quella , che fìà dalla deftra con tavola, che rappreienta lo fpofalizio di Gesù Bambino con la Santa , opera di Ridolfo del Ghir- landaio, e fatta fare dalla famiglia de' Regolini 9 leg- gendoli appiè della tavola il nome di Piero, che reftau- rò la Cappella nel 1623, Nell'altro Altare adorafi una Immagine miracolofa , ed .antica di Maria intitolata la Madonna del Giglio, ed addimandafi la Cappella de* Ciechi, da'quali fu eretta nel 1351. come leggefi in una lapida forco l'Altare, die dice, come fegue ; IN NOME DI DIO AMEN. MCCCLI ADI* III. DI
MAGGIO QVESTA CAPPELLA SI CHIAMA LA CAP- PELLA DI SANTA MARIA DEL GIGLIO > I DEL BEATO MESSER SANCTO .GIOVANNI LA QVALE HANNO EACTA I POVERI ATTRATTI DI MANI £ DI PIEDI * ED ALTRA EVONA .GENTE CH* E* EN- TRATA CON LORO IJN COMPAGNIA . Contigua a quello Altare trovai! una Cappella sfondata, e
dedicata alla decollazione di .San Giovan Batitta dal Commendator Francefco dell'Afttella, la cui .arme ve- deri in alto, e Filippo Palladini fece la tayola con molta intelligenza nel difegno » fi nella morbidezza di colorito , opera veramente degna di lode , e perchè dall' umido principiava a patire» inoggi è Hata trasferita all'oppofta parete. Di quella Cappella fi palfa in due Compagnie, la prima, che incontrafi è de* Ciechi, la feconda è de* Cavalieri di Malta, e rientrando nella Cappella di S.Gio: è da confiderarfi una lapida ritta alla muraglia a fior del
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3°5
del paviménto dalla banda del Vangelo > la quale chiu-
de le ceneri del Commendatore Fra iLionardo Buonafe- de , come dice .l'apprelTo epitaffio:; # INCLTTVS VIR 1EONARDVS EONAFIDE MÌLES RELIGIOSE
MILITIE INGENIO VIRTVTE ET SAPIENTIA PRESTANTISSIMVS
OBIIT DIE XV. IVNII ,AN» CHRISTIANE -SAIVTIS iMGCCCXlI.
Refta a confìderarfi la Tribuna rinnovata fda Giuliano
Benini, ed abbellita da Francesco dell'Antella, Puno, e l'altro giuftamente commendati dal Bofio nella fua Iftoria » ficcome in più luoghi della Chiefa fonavi affif- fe le loro Armi - In luogo poi dell' antico 'quadro ù vede nella teftata di quella Tribuna un divotiflì- mo CrocififTo , ed alle pareti laterali elevati in al- to fi veggono in marmo i fepolcri di due infìgni Cavalieri, cioè dalla banda del Vangelo quello di Giu- liano Benini con ifcrizione degna di conuderazione} di- cendo così: |
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IVLIANO BENINO EQV1TI STRENVISSTMO IER0SOLIMITANO
PISARVM PRIORI ITALIEQi LOCVMTENENTI CVIVS MORTEM
PATRIA RELIGlOQ^ PIISSIME FLENS .SPLENDIDO FVNERE
CELEERAVIT
THOMAS SALVETTVS lVRlS CQNSVLTVS HELTGIONISQ. PATRONVS
COMPATRI OPTIME DE SE MERITO CHRISTIANORVMQ* PROPVGNATORI ACERRIMO POSVIT VIX. AN. LXV. OBIIT XXI. -APRILIS MCCCCXIIL Nel corno dell'Fpiftoìa, 'come nota Giorgio Vafan, ev-
vi una maraviglia dello fcarpello di Cecilia Fiefolano, ed è un laftrone di finiffimo marmo, fopravi avendo 1* Artefice intagliato di baffo rilievo la Perfona di Fra Luigi Tornabuoni Gran Prior di Fifa a giacere) non dirò morto, ma vivo fopra di una coltre, e guanciale fatti con grande ftudio ed induftria fquifìta , e fenza fallo Tom. Ili, Qjq pare |
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pare di vero, che né migliore artifizio > né più pregia-
to lavoro fi poifa defiderare, e 1* epitaffio confiite in quelle poche parole :• > .. ".... P" °- .. S*
EVTSIVS . TORNAB. EQ> HIERO. PR. PfS.
MXXD. CREA. FAT. CONSVL. S1BI VIVBN..
POS. MDXV.
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In mezzo alla Tribuna fta collocato VAltare fatto alia
moderna , {otto del quale , come È diffe, vedefi arricchi- ta d' oro'., e di criftaHi 1' urna contenente la teita , e offa del Beato Pietro da Imola1 , ià cui braccio miracolof© feparato dai Corpa conferva*] in una vaga Galletta, fer- mato in una conchiglia di argento dorato, e queita in- figne Reliquia moitrafi al-popolo nei giorni più folenni, potendo ciafcuno olìervare in elfo braccio dal gomito in giù la carne fopra l'offo con la pelle, e delle mani le di- ta intere , eie ugne, afFermandofi per tradizione, che il corpo di lui fteffe fopra le acque molti giorni, allagata la Città in quella gran piena del 1557. V. E per non tralasciar nulla di queita Chiefa no-
terò per fine un fepolcro di marmo bianco in mezzo al pavimento dirimpetto alla Tribuna con quelle lettere ^ LVDOVICVS ET PHILIPFVS MARLIANt FRATRES
FLOREN. CIVES SEPVL. HOC IAM A IOANNE
PER GCC, ANNOS CONSTRVCTVM ELEGANTIORI FORMA
REDEGERVNT AN. MDCXXlIII'
Eranvi per vero dire altre fepolture, e memorie in que*
Ita Chiefa, ma fé crediamo a Stefano Roflelli nel fuo Sepokuarioj il fopralìòdato Francefco dell'Antella defi- derando di ridurla a più bella, e vaga forma, fenza al- cun riguardo alle antiche cofe3 parte di quefte ne levò.» e par-
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e jpàlfte ine tramutòJ ponendo In quél cambio l'arme
fua in molti luoghi, e forfè in queir occafione lì fmar- rirono le memorie di alcuni benefattori , come di Ber» nardo di Gherardo degli Adìmari del Popolo di Santa Maria Nipotécola, il quale nel fuo teilamento fatto del 1367.. denunziato alla Gabella Kb. D. 19. J afe io Erede Ecchjiam S. Iacobi inter linear come ancora di Ranieri di Giacomini degli Abbati , che rinunziò a Lionardo Buonafede la Chiefa di Colombaia come fi legge all' Archivio Generale in Ser Niccolò di Ciuto di Cecco da Cartel Fiorentino 1402. Rayncrius <vocatus Saccone Jìl. oJim lacomini de domo & progenie de Abbatibus de Fior en- fia Fatronus Ecclejie Sanili Hilarii de la Fonte ( oggi Colombaia ) de trope Fiorentiam d&nat iufj/atronatm 4i~ Be Ecclejie Fratri Leonardo Bonafide de Florentia Fre- cjejttori S. Iacobi de Carneo C'orbolini : E fono anche in- oggi annette a quefta Commenda le Chiefe di Santo Luccio a lizzano , di Sant'Antonio a Bagninolo , di San Gherardo a Villamagna, di S. Giovanni a. Montelupo^ e a Dicomano > e di S. Iacopo a Firenzuola • |
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L E Z T O N E ■•XXVIII»
DELLA. CHIESA DJ SAN. PANCRAZIO;..
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RA le antiche Ghiefe , V origine delie-
quali indarno fi cerca ,, una fi è la; Chiefa di; San Pancrazio di Firenze vi- cina a Sé. Siilo..,, checché; dicano alcuni irsalconfigMati Scrittore, i quali, la de- cantano della rnedefittia; antichità di: quella di San Pancrazio di Roma .. Quindi: ìòìpenfò di principiar qu£ft,4Iilork -, col riportare il difcorfò, che ne fa Stefano RoiTeili nel tanto fuo. com- mendato Sepoltuario> dove di quefta; Chiefa. autorevol- mente parlando^ fcrivccome apprefTo,,, Non mi; è anco- 5, ra riufcitO; rintracciare:' il primo, principio di quella ,, Chiefa 5 la quale è;antichiffima a. mio parere, fé non ìfi quella fleffa., che. al preferite fi. vede J( quella almeno, „ alla quale que/ta è. iucceduia ,. e della quale Ci veggo- „ no ancora, alcune Reliquie, fotto, la: Madonna... Lafcian- „ do adunque ai: più diligenti di me la cura di ritrova- ,, re la, prima, origine , me ne paiTerò a rapprefentare „ quelle poche; notizie., che, dalla lettura delle Scritture 5, pubbliche , e private ho potuto di quella, ra.ccar.re., „ Quefta Chiefa, h può veramente affermare, che folle in 3,5 piede molti anni; innanzi- all' anno* 1078.. intorno ali 5, quale dalla; coftruzione. delle, mura; del fecondo Cer- 3, cbio ella foUc racchiufa entro alla: circonferenza di 3, quelle ,' poiché nel primo. Cerchio era una Porta là ,,. vicino alle Cafe de1 Tornaquinci > che da quefta Chie- 3, fa a, lei. vicina, era denominata la Porta: di S. Panerà. 3, zio , ficcarne, ancora; quella. Via., che dalla, detta Porta 3, conduceva alla Chiefa., Borgo di S. Pancrazio era det- j, to, come afferma Monfignor JBòrghini nella prima Par- » te
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3°P
ni te de* fuor Difcorfi pag.. 293. queffo pare 5 che* conven-
j, ga ancora con qualche firnilitudine di quanto ne- dice ,, Giovanni Villani nel: 2. Capitolo del 3. Libro là- do- „ ve defcrivendo la reftaurazione. della noftra Città ac- ,3 caduta per. opera di Carlo Magno intorno all' anno 805. JV e del circuito di quella, afferma, che quefta Chiefa al- ,, lora era fuori delle, mura , Neil.' anno 108.1., la. trovo j, nominata, in un contratto antico del Capitolo Fioren- „, tino con quelle parole : Rozo Frefbyter&' Frepojìtusafe* ,> contedit in em^iteujtm loanni q.. Benitii yetium terre „ jtojitum in C invitate,ade.iur gedes Jìgnatum e fi in yetra ,j yofita iuxta: Fortam Sancii Tancratii afe- Kodulfhus jv Mot,. Scriftor- io.Sr.. Menfe. Februarìì „ Ridotta; dipoi j, mediante il Secondo Cerchio delle mura dentro alla ,, Città , e crefeendo quella di popolo, e di abitazioni, j,, fu nella divifione, „ che di quella fu fatta a Sefti ,• di- „ chiarata di quel Sefto^ il capo „ e denominata il Sefto „ di S, Pancrazio». Ne*primi' tempi, che venne: laReligio- ,, ne di S. Domenico in Firenze , che fu intorno al 121.6.• „ fu a i Frati di quella affegnato; un piccolo Ofpizio in „ Pian di, Ripolì, il quale per 1* anguftia:, e per la: lon- „ tananza della. Città riufeendo loro incomodo, furono „ dal Publico introdotti in quefto luogo, dove poco fi ,, trattennero , paffandofene quindi a S. Paolo -, e di lì „ nel 1221. a S., Maria delle Vigne, che era una picco- si la Chiefa , dove, fu, poi edificato il Tempio di S... Ma- ,, ria Novella,, come abbiamo detto altrove.. „ Doveva quefta Chiefa di San Pancrazio effere. ami-
„; camente rettale governata daJ Preti, poiché fecondo ,, afferma D. Bernardo del Serra. Vallombrofano nelle „ Vite de.' Generali di quell" Ordine, venne ella in po- „ tere di quella Religione al tempo, di D. Valentino xvi. 5, Generale dell' Ordine dall* anno 1236.. al 1254. Non_» ,v morirà; la Chiefa , che fi vede al prefente, grande anti- 3y chità , e farà fiata forfè infieme col Monaftero per o- „ pera de1 Monaci dal fuddetto tempo in qua ridotta., s, nella prefente forma. Sono però in Chiefa. poche me- j, morie antiche > e quelle poche fono fotto la Chiefa in „ cer-
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j, certe Volte, o ..Reliquie, che t\k fieno, dell*anticaOaie-
,*, {a, nel quai luogo fi veggono molte Armi di macigno ,, grandi , e fcolpite d'antica, e bella maniera, che fono sj -del tutto fmurate, et appoggiate fé mpli cernente alla » muraglia,, et ai pilaftri , che reggono la detta Volta, le j, quali Armi fi crede, che foriero in un Chioftro anti* m chiflìmo, che fi tiene per certo vche folle fotto a .quel* ,j lo? che di prefente fi ved4e, e fé ne vede ancora quaì- » che reliquia, entrandoli per quefte medefime Volte , e 55 dal canto , che viene dalia Sepoltura de' Buonaccorfi , è >* l'Arca antica del Temperarti , e altre affai antiche, ì> ma è quafi ripieno, e non ci fi può andaje fé non^ j* carponi , e con 1' aiuto del lume , ., Nella Chic fa preferite hanno gran parte.) e più Cap-
55 pelle, e Sepolture i Rucellai, e Federighi, che vi han- )5 no ancora le Cafe loro vicine, ove £ la loggia de'Ru- 55 celiai, e la Via detta de*Federighi ; fu confacrata que- »» ita Chiefa l'anno 14$ 5, adi 28. di Agofto, come ap- 5$ parifee da una cartella, che dice5 An. Dom. 14S5. die n xxvni. Augufti ìEcclefia he e non féorata fuit a Reveren- di dijfimo D. AUxandro MpfcojfO Cimbàlienfi Innocentiq y, Abbate exiftemte . 3, IL Sin .qui il Rofielii, cm -dobbiamo grado di sì bei
lumi, fopra de i quali però mi fi conceda di fare alcune annotazioni ; e primieramente circa a i Padri Domeni- cani , che egli vuole dal Pian di Ripoli .qua venuti nel 121/5. forfè fondatori in un difeorfo della fondazione di S. Maria Novella, il quale è in molte cofe mancante, onde noi crediamo, che piuttoito fi abbia a dire venuti nello Spedale di S. Pancrazio » conciofiachè in tale tempo la detta Chiefa era di Monache Benedettine, le quali fo- no accennate da un Contratto, che riferifce il Senatore Carlo Strozzi al libro DD. pag. 150. ed è un terreno che dà a livello Soror Hentiguida Ahbatijfa Mouafferi'i SanBi V.ancratii de Fior, n57. ed il medefìmo abbiamo rJconofciuto da altra Scrittura nell'Archivio di S. Dona- to a Torri del 1210. la quale è una vendita di terre, che fa Alberto Giudice all' AbbadeiTa del Monaflero di San Pan-
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Pancrazio per rogito di Ser Galizio Note trovanfi nelle
Memorie del P. I). Fedele Soldani due altre Abbadeife, D. Bentinella nel 12iS. e D. Cecilia nel 1223, e fi crede, che dette Suore mancafìfero totalmente circa il 1230. e giuria le Scritture del Capitolo Fiorentino, ad eflb furo- no aitegnate V entrate , e àa.r Canonici fu la Chiefa e Convento conceduto ai Monaci di Valombrofa nel 1234'. o in quel torno . Mancate però quefte Monache, e fuben- trati i Valombrofani per la conceffione predetta , ne viene da notar fi una vicenda , che cagionò notabi- li moleft'ie ai Monaci per lo'fpazio di alcuni anni, e quella fu , che per Bolla éi Papa AlelTandro IV. anno ^ri- mo fui Tontif. fi ordina , che in S. Pancrazio fieno tra- sferite le Monache di' S. Ellero, ed incorporate a Va- lombrofa ly entrate delle Monache } avvenimento riferito con autentici documenti nella Storia di Paffignano ferii- ta dal P. D. Fedele Soldani, ed accennato dall' Ammira- to lib. 2. all'anno 1254. come appretto „ AlelTandro IV. 3, unì a Valombrofa il Monastero di S* Ellero , dove ,,. iìando Monache , le quali refiltendo gagliardamente ; 3, e non volendo di quivi ufeire , il detto Papa le feo- „ municò* infieme col Poteith, e Capitano del Popolo di 3), Firenze 3 da'quali erano protette > ed aiutate, aifegnan- ,, do le l'abitazione di S. Pancrazio di Firenze , con or- „ dine , che non fi veftiiTero più, e che PAbate di Va- ,, lombrofa facefìfe loro le fpefe „ Queite Monache poi ridotte al1 loro niente , ritorno a i Monaci libero il Mo* naftero di S. Pancrazio, dove già da cinque fecoli i Va- lombrofani fiorifeeno , rimafo loro però un obbligo di certa ricognizione dell* lufpadronato al Capitolo Fioren- tino , come appare dal feguente documento eflitente nelP Archivio dì detto Capitolo.. I). A'rdengus Fior. Epifcopus recepa querela D, Tronfi-
ti , & Capituli Fior, fuper eo quod dicebat D. Abbatem^ Sancii Tancratii detenuijfe eh Herbata feptem, que dare debebat hodie & in fe&o S. Tancratii afe. Ponit Ecclefia- fiicnm interdìflum anno 12 44. IIL ldus Maii • De-
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Deinde Abbas confttetur fé debere annuatìm in feflo
$. ?ancmtìi ditto Frepojìto , tist Captalo Fior, duos Ca~ ftrones <, i& feptem .Herbata > & quod anno preterito idedìt prò pr e ditti s foli do s 50. De inde ditte Tartes ycomprom'ittunt in D. Fipifcopum &c. Domina s Epifcopus ftatuit quod fìngalis tanni s in njigi**
Ha Santti Fancratii mei prius j idittus Abbas honorìfice in- ruitet ad Fefttim Santti Tancratii Frepofitum èf dittum Ca- pitulum Fior, & honorifìce eos recipiat 5 ■& ad Vefperas , & mane ad Miffatn, & faciat eos cane re in ditta vigilia Vefperas 5 ■& mane Wliffam , in ■'vigilia de fero det potam Frepojìto ■& Capitalo, -.& fer^vientibus eorum , eifque mit- ìat hinos & magnos Caftrones , et 14. Jìlìqaas Oworum prò feptem herbatis , & 2©. denarìos prò fapmìne, & fix de- narios prò cruBis , àt 14* Cafeos éfc. Ego loamtes q. llde- br andini Je Cerreto JSlot.rog. IoannesfiL Albert iìtiMot. Pub. III. Ma ritornando al RolTelli , nel fuo racconto di-
ce , che fia fiata la Chiefa di S. Pancrazio rinnovata da'Monaci, conferTando però di non avere notìzie della prima antica forma di eiTa, noi pertanto foggiungeremo, che facilmente dovea avere avuta figura di Bafilica con tre Navate, poiché abbiamo ofTervato fotto le Volte due file di pilaftri , che foftenevano gli archi diviforj della Chiefa > e fé tra le lapide ivi abbandonate , accenna l'Ur- na del Temperani , ci difpiace che ne abbia tralasciato la defcrizione, che è degna da rammentarli, impercioc- ché ella è una cofa antichuTima rapprefentante un Avello di marmo i fcolpftone dentro Giona gettato in mare, e il medefimoj che cfce dal mentre della Balena > ed è cre- duto dagli eruditi effere flato un fepokro di Perfona Se- gnalata, e che pofcia ferviffe per le ceneri del Cavaliere Manno Temperani , come apparifee dall'arme di quefta Famiglia , e ci risparmiamo di darne la figura in rame } effendo flata pubblicata dal Chiariifimo Signor Propollo Anton Franeefco Cori nella Parte HI, ìnfcrìptionum un- ii quorum Xjraecarum ■& Romanarum Etruriae Vrbium-, An- zi il foprallodato Sig^ Proporlo alla detta Urna del Tem- pe- |
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ra
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peranì ne aggiugne un* altra ivi da lui ofìervata 5 e che
egli piagne guafta 5 e ridotta in pezzi. Onde io di amendue qui riporterò relegante descrizione fatta dal detto Sig. Gori > che dice come appiedo: Anno 1726. eum in Hypogaeo Coe~ meterio Ecchjtae S. Pancratii widiffem , ér delineandum^ curajfem hunc Sarcophagum eleganti ffimum \ in quo praeci- puos Herculis labores egregio opificio fculpos obfertvaivi ; panilo pofl excifum, a male feriatis hominibus [ quorum no* minibus in<vitus parco ] & in minuta fragmenta redaBum amici mtnciarunt ...... Quinqne igitur praecipuae Herculis aerumnae ab ariti qui s Mytholpgiae_ Scriptoribus , ac praefer-
tim Poetis adeo celebratae, ut in bis re.cenfendis } ne ninrins Jim , fuperfedeam , in hoc Sepulcro , Jtne tamen ordine, ex~ hi ben tur , nempe Leoni s Meme aei fuffoccttio , Hydrae Lemaeae nex ? apri Erymanthii interifMs } Cervae Are fidi e ae prò- ftratio j S'tymphalidum occìjìo , & ex Infula Martis expul- Jto . In mediana Sarcofagi aedicula prppe Herculis pedes ex urna fé exerit iwvenis, qui de x tram manumr, r/V# 0^»? /7#- plorantium, ad eum extendip > Parla poi il Sig. Proporlo a fpiegare il fecondo Sepolcro così : Dexterum eius emble- ma triplice™ lonae hifioriam exhibet : nempe eius in mare proieBionem, & notandum jt Sculptore exprefjum effe Pro- phetam ligatis manibus , éT inde eum fub umbraculo quie- feentem potitts cucurbitae, quam hederae, de qua queftione confulendus mir doBifftmus Ioannes Bottarius Vaticanae Bi- hliothecae PraefeBus Un PiBuras ac Sculpturas <veterunu Sacrorum Coemeteriorum ad tab, 37. pag. 151. & i<2. et 42. pag. i8<5. #187. In Jtniftro Sarcophagi e mb le mate lo- nae ex ore Ceti in aridum littus eie B io expreffa eft.,, * In medio a recentiore artifice fculptum efl Temperaniae no- biliffimae gentis Stemma (un Leone) cuius heredes fuere Bondelmontii P atri ci i Fiorentini &<;, Che poi i Monaci rie- dificaflcro la Chiefa , oltre le fcritture , e libri , che parlano delle fpefe della Fabbrica, efiftenti nei loro Archivio , del- le quali ne fece uno fpoglio diligente ilfoprajlodato Sena- tore Strozzi, dirò che in un teftamento rogato da Ser Giovanni di Andrea da Linari nel 1417. leggeri: Chiorius q. Antoni i q. Ghiorii poj>. S. Pancratii facit tefiammtum afe. e Tom. HI. Rr dice |
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3r4
dice ìtem r eli quit prò confirunione murorum Ealejte $. fan*
crfflii fior. 200. é'c. IV. Poteva il Roflelli illuitrare ancora le Cappelle,
che accenna in quella Ghie-fa > e particolarmente quella de' Rucellai, che è la feconda alla Porta maggiore a ma* no manca, ma tacendo egli, ne diremo noi alcunché . Ira mezzo adunque a quella Cappella fi alza il Santo Sepol- cro nell'interiore rapprefent-ante quello ftefrb di Grillo, e nell'eterno nobilmente adornato di marmi , e fatto fare dal magnifico Giovanni Ruceilai, il quale mandò a quello propofito in Gerufalemme un fuo Famigliare, ac- ciocché ne portalfe le giurie mifure * e quella notizia l'abbiamo nelle fentture di sì ragguardevole ed antica Famiglia , non verificandoli ciò , che alcuni hanno fcritto, che il fud d'etto Giovanni andaffe in perfona in que' Paèfijj confondendo con Giovanni il celebre Nardo ancella!} che fece il viaggio di Levante , donde portò a Firenze, oltre grandi ricchezze, il fegreto tanto vantag- giofo I? Mercatanti, cioè fa maniera di fare là bella tin- ta turchina, che a frolle inoggi (ì dice tvgnere a ori ce Ili, forfè ih memoria di ehi là ritrovò. E però avuto che ebbe "Giovanni le giùHe mifure , fece fare per gli orna- menti e/lèirori il difegrio da Leon Badila Alberti Archi- tetto di gran nome, il quale vi fabbricò una macchina al- ta braccia fette e ftìettk , e larga cinque , avendo prati- cata una ftrada di gran pericolo, che fu di forare in più luoghi la volta del pavimento delia Ghiefa . Quella Cap- pella è tutta di marmi di varj colori framezzati da pi- ladri fcannellati , tra* quali vengono rofe, e geroglifici vaghiflìmi , e fopra un fregio, è cornicione, che termi- na con una corona di Gigli > e intorno intorno al tìeN to fregio fcritte leggònfi le fegutnti lèttere :v YHESVM QVÉlrtfclS NAZÀ'RENVM OtVCIFIXVM . SVRR1XIT
NON EST HIC . EtCE L0CVS V-BI POSVERVNT EVM . Sulla porticina , che mette nelP interiore del Sepólcro
dalla banda di Ponente , aVVi quella Ifcrizione : IQ-
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V&cUoùa oùel kPcuito iSepcrtc^o
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IOHANNES RVCELLARIVS PAVLT FIL. VT INDE
SALVTEM SVA/M PRBCARFTVR VNDE OMNIVM. CVM CHRISTO FACTA ES V RESVRRECTIO SACÉLLVM HOC AD INSTAR HYHROSOL. SEpVLCRI FaCIVNDVM CVRAVIT MCXCCLXVII. ed è da offervarfi adirimpetto a detta Porta un dado di
marmo bianco nel pavimento, alto mezzo braccio , che ap- punto un fimileè in quello di Gerufalemnié, e crediamo» che pofta indicare il luogo dell'apparizione dell'Angiolo alle fante Donne , o piunófto di Crifto alla'Maddalena . Il vano finalmente del murò , òfià del Sepolcro, corrifpon- de al medefimo, ove Crifto fu feppélìito, non citante che le rnifure noftre fieno diyerfe da quelle di Levante , ed è largo braccia 3. lungo br. 4. e 5. fefti , alto dal centro della Volta fino al pavimento braccia 4. e mezzo . Il fondatore però Giovanni non ancora contento di sì fan- ta memoria collocata in Firerìze, pensò ad arricchirlo d* Indulgenze , e ottenne dà Paolo II. qtròtidiàrfà' Indul- genza in perpetuo a chi lo' v'ifita divòtàménte , ed inol- tre nel fuo teftafnentò rogato da Ser Niccolò di Piero Bernardi 1470. lafciò all'Arte del Cambio alquanti pode- ri con obbligo, che il detto Màgtftrato vada alla vifita pfòcéfliòtialmente ogni anno a queftà Cappella nella Do- menica dopo la' Fefta di S. Pancrazio , la qual folennità irf piàEìcordi fi trova fcritta così „ Il Sabato innanzi al- ,, la Domenica; rfre^ in ittampa T invito „"a tutti del dé^ttb' Magiìtrato-y ed apparenti e Conforti
,, de' Ruceìlai ,e 4à' mattina frgtfèn te radunatili nella Sa- „ la propria dell' Arte , in proceflione fi enfiava ih Or „ S. Michele1, dove feopertafi all' adorazione la Immagine j, di Maria per 6. minuti, ripigliava»* la pioceflìone a San „' Pancrazio , nella quale dopo i quattro Confoli , veni- „ vano que' della Famiglia de* Rucellai talvolta in tanto ,, numero, che fino a diciotto coppie fé ne contarono; „' giunti alla Chiefa con quegli onori foliti a prtlrarfi da' ,, Monaci, fi udiva la Metta alla Cappella del Santo Se- ;, polcro, tutti tenendo in mano un cero accefo, e fini- li r 2 ,, to |
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j) to il Sacrifizio andavano all'Aitar maggiore a fare_*
„ T offerta , ricevendo da' Monaci un mazzetto di fiori, e trovo in altri manofcritti un pinocchiato, e collo ftefTo ordine di prima ritornati alla propria Refidenza, eravi un rinfrefco, che così dichiarava il Teftatore . V. Né difconvenevole cofa farà il qui foggiugne-
re fommariamente ciòj.'che appartiene all'altre Cappel- le, Statue, e Pitture di quefta Chiefa, dal fuddetto Rof- i e Ili intralafciate j E però facendoci dalla facciata , of- ferveremo eM'ere tuttta di pietra di ordine Tofcano col- Tarco della porta a fefto acuto, che per noi è fegno di effere fatta nell" antico , e fopra la porta è dipinto San Pancrazio a frefco con Angioli attorno, opera di Ber- nardino Poccetti ; Entrandoti in Chiefa a manritta tro- var! la Cappella della Nunziata effigiata fui muro, la quale è in molta venerazione, anche per effere (limata dipintura di Pietro Cavallini Romano ; alla famiglia Scarfi, che aveva le fue cafe vicine alla Chiefa , fpettava già queir/ Altare , ma eftinto sì nobile Cafato , e ritornato aì Monaci il padronato, fu da effi ceduto a i MarcheM Riccardi nel 1534. giuria il Signor Lami nella Jodata Vita del Marchete Romolo Riccardo Riccardi alla pag. 23. ove fcrive come appretto : Anno MDXXXIF. Ludovi- co & Vetro Benci<venni filiis Scarfiìs Aedes Tempio & Monasteri* D. Tancratii proximas emerunt ( Riccardi ) cjr una cum Aedibus , adiculam Scarfiorum, qua in eo Tempio erat adquifiere. Hinc nou mirum, fi in hoc D. Tancratii Tempio Aediculam Ulani fplendidam ac futntuo- fam effecere, fubterraueumque [epulcretum extruendnm Po- fieri cìtra^erunt : e circa le fplendide rinnovazioni di detta Cappella, riporterò quello5 che leggeri nel Diario dei Magfiabechi così ,, 1719. adì 2. Febbraio: quefta ,, mattina ri fece una belliffima fefta nella Chiefa di S. „ Pancrazio con parati di dommafco roffo gallonati d'o- „ ro, che per tal fine era fiata ferrata molti giorni la „ Chiefa, e detta fefta fu fatta dal Marchefe Cofimo Ric- » cardi con Toccafione di avere fatto reftaurare la fua „ Cappella, la quale di prima era molto all'antica. Vi jj ha
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>, ha fatto alzare una bella Cupoletta adornata per di fo-
„ pra con fettoni dorati, e per di dentro dipintovi molti „ Angioli di mano di Rinieri del Pace, eflendo in detta „ Cappella dipinta a frefco la Sàntiflìma Vergine, quando *}) fu annunziata dall'Angiolo, la quale fu anche in quefto „ tempo restaurata, credendoci che fia pittura fatta da Pie- ,, tro Cavallini-, inoltre è ftata la medefima abbellita di ,, ftucchi, e di niarmi con una medaglia fopra il fepolcro , „ fcolpitovi il ritratto del Marchefe Francefco Riccardi, „ lavorato da Giufeppe Broccetfi, il quale è ftato pure V „ Architetto, ficcome dal medefimo è ftata reftaurata la ,, fepoltura, che torna fotto la detta Cappella, e nel fot- ,, rerraneo evvi un Altare con tavola del Signor Giufeppe ,5 Conti che vi effigiò una Pietà , e fonovi intorno intor- ,j no le fepolture a ufo di Avelli co i nomi de'defunti ,, ( principiando da Anichino Riccardi , che di Colonia ,, nel 1351. venne a Firenze, dove nel i$66* ebbe la Cit« s, tadinanza ) e rifalendb alla Cappella leg^fi fotto l'Al- „ tare la feguente ifcrizione ; „ D. O. M*
IN HONOREM
VIRGINIS SALVTATAE DEIPARAE SACELLVM
SIBI TVMVLVM SVISQVE RENOVANDVM
SVSCEPERAT FRANCISCVS COSMI MARCH. RICCARDII FIL-
SED MORS INCOEPTA VETVIT
PIETATIS HAERES ET PÀRENTANDI STVDIO
COSMVS MARCH^ F. EXPLEVIT
A. S. MDCCXIX.
E fotto il Depofito del Marchefe Francefco collocato
dalla banda del Vangelo, evvi il feguente Epitaffio com- pofto dal Chiariflìmo Anton Maria Salvini; D. O. M.
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ERANCJSCVS RIGCARDIVS CHÌANNT ET RIVALTI
MARCHIO. COSMI MÀRGHlONrS F. REGIE DOMVlU regiis stabvlis' pr-aefectvs svmmàe rei a* coit-
silhs . bonarvM' a;ktìvm! stvdiis pfima vitae EWDAMENTA IECIT , MGtìES HOMINVM MVLTORVM VIDIT
ET VRBES . LE-GATlbNIBVS VIENNAE AVSTRIAE ET ROMAE OBITIS CLARVS . PRVDENTIA GRAVITATE MAGNIFICENTIA VBIQJE INSIGNIS . SVMMIS ATQVE INFIMIS GARVS„ CHRISTIANA DIVITIBVS CONDITA IjEGE . ERGA PAVPEEES MVNIFICENTISSIMVS . AVITA SE^ORA VIRTVTVM SVARVM SPLENDORE ILLVSTRAVIT . AVXIT . PIETATI . PRÌNCIPI. BONO PVBLICO . HONESTIS STVDIIS INTENTVS . NVLLVM TEMPORJS SPATJVM VAGVVM ABIRE PERMISIT . OBHT SVMMO OMNIVM MOERORE PRIP. %• MART. A. S.M.DCC, XVIII. AET. SVAE LXXI. COSMVS MARCHIÒ ". FRANCISCI EX CASSANDRA CAPPONIA .MARCHIANE F. MOESTI&IMVS PÀTRI OpTIMO POSVIT |
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Aliato alla Cappella de* Riccardi vehfva 1# Altare degli
Attivanti trasferito i sfòggi nella nuova modèrna Chie- fa con qualche mmàzìtìnt" àhlk' ùdliffM? fìggile di ri- lievo in terra cotta fatte dà Andreà'dil Vérrocchio, dove vedefl di prefentè un* Crirtd rnorto ingrembo alla Ma- dre con S. Giovanni, e1 le Marie, alle pareti laterali San Gio; Gualberto e'Santa Verdiana, e nell'alto una Nunziata pure di terra invetriata; e fcguendo l'ordine antico, più innanzi eravi la Cappella de'Buonaccorfi con una tavola del Cavalier riòmenieo'Paffignani ràpprefèni' tante il perdono dato da'San Gió: Gualberto al fuo ne- mico, lavorata con ottimo diiegnò, ed acconce difpo- fìzioni , e belle prospettive , ma pel cattivo colorito è diventato il quadro quafi nero* Alla Cappella de'Par- tici- |
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ricini AleiTandro del Barbiere dipinfe il martirio di San
Baftiano , dove fono tre azioni del Santo Martire, la prima nella più proffima veduta è, quando egli è niello nella fepoltura ; la feconda quando è battuto alla colon- na, e la terza quando è frecciato, che apparifce in un luogo lontano, che fa beldiffimo vedere ; ma vi fi confi- deri, quanto poco abbia dei vérifimiley che fi polla in una viltà, vedere tre 9étoi*ófi perfona »ù ohe col me- deiimò corpo ila in tre luoghi, è quanto fia poflibile, che uno Ci moftri vivo, -e morto in un medeilmo tempo; quindi degni di lode erano i Pittori antichi, che volen- do dipignere varie azioni dividevano in più quadri la loro tavola , ed in ogni quadro dipignevano la fua a- zione fenza confondere tutto infierhe , che repugna ali' Arte e alla Natura ; quella tàvola ha però il fuo merito, e fé nell'ultima rinnovazione è fiata levata di Chiefa » i Monaci penfano a collocarla su nuovo altare , ma ritor- nando alle Cappelle , nella xyuirft-à che -è de' Buommat- tei, da Santi di Tito fu colorito San Giovan Batifra nel deferto predicante alle Ttube, accanto a cfuefta viene la porta della Sagreftia <reftaurata a fpefe de'Minerbetti, dei quali è la contigua Cappella <, dove al -muro in arca di paragone giace il Gvalier Piero Minerbetti , il qual depofito, fé crediamo al Vafari nella vita di Andrea Ve** rocchio, fii lavoro 5lodatiiTrmó *di Francefco di Simone Fiorentino difcepolo di Andrea , il fuddetto Cavalier Piero fu uomo infigne , che maneggiò affari importantiffi- mi, e benemerito della Repubblica fi morì nell' anno 1482, leggendoli al fepok*o il feguèftfe epitaffio ; £>, S.
PETRO MiNÈRBECTÓ E<£VltÌ INSIGNI t>E RÉFVBLICA
DEQVE SVIS BENEMERITO HEREDES POSVERE
OB1IT AN. SÀI. &CCCCLXXXIT»
V1XIT AN. LXX. M. Vili. £>. tfV.
VI. Gir-
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VI. Circa sii* Aitar maggiore vi fono da riferir/ì al-
cune vicende, che rammenteremo tra poco, pattando in- tanto al reftante delle Cappelle di quefta Chiefa , e fo- no una di S. Iacopo Intercifo , poi detta de'io. mila Martiri, nella cui tavola dipinfe Michele del Griilandaio il loro Martirio, e qui nel 1555. fu collocato il Cranio di S. Acazio Martireje Capitano de* fuddetti Martiri, fa- cendocene la fella Jiella Domenica dopo S. Gio. Batifta, Ne fono molti anni, che levatali la Tavola di quelF Al- tare , -fi trovò dietro ad elfa dipinto al muro §. Iacopo Intercifo -con quelle parole -; OPVS IACOBI BATTOLI PLEBANI S. DETVLI ANNO ; DOMINI
MGGGCL1IU. DIE XXV. DI $0\lEMBR.E. Avvi altra Cappella de' Rucellai detta di S. Girolamo,
Isella quale degna di ofiervazione è la Tavola di Fra Fi- lippo Lippi, che vi effigiò la Vergine Santiflìma,, che dà il latte a Gesù Bambino con appiè S.-Girolamo, e S. .Do- menico. Anche la Famiglia.de'-Federighi ha Cappella con a*n',AiTunta , >e Santi fatti,da Andrea.del Minga , la cui cifra A M vedefi degnata nel quadro ; era ftato quivi fino a i noftii -giorni il nobile Sepolcro .-di Benozzo Federi- ghi Vefcovo di Fiefole,, uomo sì integerrimo , che gran fama di bontà correa di lui ancora vivente, ma quello De* polito inoggi è trasferito .nell* andito della Porta di,.fian- co , vi fi vede kStatua delPrelatogiacente fopra 4'unfe- retro pofata fu d';4i.n CafTone proporzionato, nella fac- cia del quale fono due Angioli, che foftengpno un gra- ziofo padiglione , e fopra vi è di mezzo rilievo Criito, e S^ -Giovanni, e intqrno all' opera , che tutta è di mar- mo,, fi vede ,un .vago fellone di fiori , e di frutte , che -dà finimento a si .bella fattura ufcita di mano di Luca della Robbia , e vi ,fi leggono in un Cartello le feguenti let- tere: |
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R.P,
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BENOTTI DE FEDERIGIS
EPISCOPI FESVLANI
QVI VIR INTEGERRIME VITE SVMMA CVM LAVDE VIXIT ANNOQVE
MCCCCL. DEFVNCTVS EST. |
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VII. Per chi poi avelie vaghezza di acquiftare maggiori
notizie di quefta Chiefa , riporterò qui alcuni ricordi feru- ti a penna in un libro del Monaftero fegnato C, dove fi legge a carte 100. come fegue „ ,, La Cappella , che inoggi è de' Pvidolfi deftinata al
„ Santiilìmo Sagramento, era già della Famiglia degli „ Allegri, i quali la cederono al magnifico & nobile 3, Mefìèr Lorenzo di Piero Ridolfi, che voleva in que- j, fta fare il fepoicro del Reverendiflìmo Cardinale fuo j, Fratello, il dì 30. Gennaro 1563. qui però dietro all' 3, Altare fotto ricca guglia giace il corpo del magni^ 3, fico Lorenzo. A carte 100. ,, Et la tavola, dove è dipinta la Nun»
3, ziata , che inoggi è nella Cappella de' Rucellai, era nel- 3, la Cappella degli Allegri, et vi fu trasferita adì io. 3j di Maggio del 1607. A carte 109. „ La Cappella, che è accanto alla porta
j, della Sagreftia, è della Nobile Cafa del Vigna, & la „ tavola, in cui è dipinto San Benedetto con San Gioì „ Gualberto, San Salvi, & San Bernardo, fu fatta a „ fpefe del Reverendo Don Filippo di Giovanni di Fi- 3, renze fornito il fuo Prefidentato, & fatto Abate di „ San Pancrazio, & fu dipinta da Meflfer Francefco del -, Brina Pittore nella Torre deJ Tornaquinci, e vi fu ,, poita con licenza deVdetti Signori, come per contrat- „ to del dì 16. Agofto del 1570. xogato da Ser Atta- „ viano da Ronta Notaio al Palazzo del Podeftà . A carte 1^14. „ Nel 1574. fi levò il Coro di mezzo
Tom. IH. Ss „ nel- |
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„ della Chiefa» & fi rilanciò a Valombrofa, era di no*
,5 ce bene intarliate . Ivi 5, All'anno médefimo fu fatto il Ciborio, e ti-
„ rare innanzi gli fcalini deir Aitar maggiore dal Re- „ verendo D. Marco del Giocondo Monaco di Valom- 53 brofa, il Legnaiolo Fu Maeftro Giovanni Cenni, che 5J ebbe ioo. feudi, Mefler Giovanni detto il Beato lo „ me (Te a oro, & ne ebbe tra oro , e fattura mille ot- s, ranca lire , le pitturine, che vi fono dipinte, fece Mef- 5, fer Francefco di Gio: Batifta del Brina, & le figure 5, di terra furono fatte dal Poggini Scultore , e ne eb- j, be feudi 32. & vi furono altre fpefe , che in tutto ar- j, rivano alla fomma di feudi 400. A cane 24. „ La Compagnia di San Baftiano , che
,, già fi radunava fotto la Chiefa di S. Michele Bifdo- ,5 mini ebbe dall' Abate, e Monaci di S. Pancrazio due ti itanze, una fotto la Sagreftia piccola, e l'altra lotto j, la Sagrertia, o Cappella de'Minerbetti il dì 16, di Ot- „ tobre del 1540. e però paga di cenfo annuo 2. lib* j, re di cera bianca il dì di San Pancrazio, ed una fai* „ cola di mezza libbra nel giorno della Purificazione j, al più antico de'Signori Minerbetti . A carte 15. „ La Cappella dell'Aitar maggiore la fece
„ edificare i'Abate Lorenzo de' Martini, e poi la re- ), (tauro D. Benedetto Abate facendovi la fineltra, ed al» j, tri ornamenti con aiuto, e limqfine di Gio: Paolo Ru-< „ celiai , al quale l'Abate Benedetto concedè metterli ., l'arme fua fotto quella delia Religione, e fugli con- 5, ceduta 1* arme fcolpita fopra la fineitra dal lato di ,, fuori, & altre perfone non hanno iurifdizione fopra j, & in detta Cappella maggiore. „ E giacché il libro de'fuddetti ricordi fa menzione dell* Aitar maggiore , di quello infieme 5 e di tutta la Chie- fa riferirò la moderna vicenda-vivale^a dire la totale no- biliflìma reliaurazione principiata* ^nel 1752. e terminata in queft'anno 1755. "'"» Vili. Con lodato adunque difegnò fopra di due ter-
zi del terreno dell' antica Chiefa } vedefi inalzata la nuo- va 3 |
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3*3
va» avente figura dì Croce con ampia Tribuna, vaga^
Cupola, e Navata , la quale è alquanto corta 5 quando poteva farfi affai più lunga ; in quefta però Nave fbnovi tre Cappelle sfondate per banda , e principiando dalla parte ài mezzodì, la prima Cappella è vacante , nella feconda , che fpetta a' Buonaccorfi, vedefi la tavola già accennata del Paffìgnano , che vi effigiò il perdono di S. Gio Gualber- to al fuo nemico, e nella terza, che è de'Ricafoli Baroni eredi degli Attavanti , è fiata trasferita Ja belliflìma Pie- tà di terra cotta ; dall' altra parte a tramontana corri- fpondono tre altre Cappelle, delle quali la fola di mezzo fin ora ha tavola , che è quella, che fecero fare in anti- co i Monaci alla Cappella del Vigna , quivi collocata , e con iftucehi adornata a fpefe del Signor Ottavio Fanto- ni ; e dietro a queite Cappelle è rimafa in piedi la Cap- pella de1 Rucellai detta ài S. Girolamo. La Cupola è di- pinta con ibddisfazione degP Intendenti dal Signor Sigif- mondo Betti, che ne*4. peducci ha figurato S. Gregorio Papa, S. Gio. Gualberto, S. Airaldo Martire, ed il B. Mi- gliore . Nella facciata della Tribuna vedefi all'Organo una gran tela , dove è dipinto il S. Davide , e l'Altare rimane in Ifola con allato due Cappelle , e fono a man- ritta quella de'Minerbetti col belliflìmo Sepolcro da noi fopra deferirlo, con un tondino ài m.armp nel pavimen- to s e quefte lettere intorno ;. : ',1 *-.- FR. ARCHIEFISCOPVS TVRPxITANVS CONSAMGVINEIS SVIS .
a mano finiftra trovafi la Cappella dei Ridolfi detta del Sa-
gramentOjlaqualeha dietro l'Altare alla parete una guglia di marmo, che è il Sepolcro di Lorenzo Ridolfi . Nella tettata della Croce dalla medefìma banda viene la Cappella dell' Affinità padronato de'Federighi, e dirimpetto vedefi quel- la de' Buommattei con una tavola di S. Gio: Batifta fatta da Santi di Tito, allato alla quale viene la Sagreftia, do- ve fi veggono le /irmi e della Arte della Lana, e de'Mi- nerbeiti , Ma perchè l'Architetto fu obbligato a tagliar di fuori un terzo della Chiefa antica, cioè dalla Porta Ss 2 prin-
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principale /ino al muro , che apre i'ingreffb nella imo*
va , reftana tre Cappelle da notarfi in quefto tramezzo faciente un veftibolo nel dinanzi della moderna Chiefa; quivi adunque fono neh" entrare a mano manca la Cap- pella dei io. mila Martiri, quella del Santo Sepolcro, e a manritta l'Altare della Nunziata de'Riccardi) allato al quale è irato collocato il vago Depofito di marmo del Venerabil Don Vincenzio, che prima fu Frate Car- melitano , e pofcia da'Monaci fatto Abate di San Pan- crazio , con Statua discente, il cui epitaffio è il feguente : |
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HI e IACET DOM. VINCENTI VS ABBAS
ET DOCTOR EXIMIVS MCCCCLXXXXI. |
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Vili. E fé le moltiffime lapide, che coprivano il Pa-
vimento , per le varie innovazioni fono ltate traslatate nel fotterraneo, e parte murate alle pareti dei Chioft.ro > tuttavolta alcune poche fono ri ma fé nella Chiefa, cornea appiè della Cappella del Santo Sepolcro un laftrone di marmo con il feguente Epitaffio : |
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IOANNES PANDOL. FIL. ABNEPOS FVNDATORIS
EX LEGATO PHILIPPI PATRIS ORNANDVM
CVRAVIT MDLXXXXIII.
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Eravi pure un' Arca di marmo, che pofava in terra, in-
oggi per depofito trasferita ne' fotrerranei , e vi ripofava il corpo di una Eroina di noltra Fede, che appellar] An- na Soutuel Duchefla di Nortumbria, la quale, con i fuoi genitori, in deteftazione dell'Erefia: del; Re Arrigo Vili. lì fuggì d'Inghilterra, e venuta a Firenze, quivi collante nella Cattolica Fede fi morì , ed al fuo Sepolcro furono incifi quelti divoti verfi: D. O. M.
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3*5
; D. O. M.. ' ■■'■ *ì f
PETIS SCIRE QVID MOLLAR ? RESOLVOR* DONEC REDEAM.
APPETIS QVID FVI ? ANNA DVDLEA ANGLO DANOQVE
REGALI 5TEGMATE SATA . EXPETIS QVAE LABILIS VlTAfi
COMITES ? PVLCRITVDO VIRGINITAS VIRTVS RELIGIO .
O MORTALIS CADVCITAS ■•■ LETHO RELICTIS LARIBVS .
RVBERTVS DVDLEVS ET ELISABETH SOVTHVEL
NORTHVMBRORVM WARVlCENSIVMQyE. DVCE§
HOC MOESTISSIMI PARENTES ANNO MDCXXIX.
MICHI ET FILIAE DVLCISSIMAE POSVERE
DISCE TIME QVID ERGO VIATOR.
FORMA CHARIS VIRTVS VBI NVNC NORTHVMBRIA PRINCEPs
VIRGO SVB HAC SECVM CONDIDIT ANNA PETRA .
e la Cafa di quefìi piirTimi Duchi in Firenze vedefi anco-
ra inoggi, che è quella; fìtuata dirimpetto alla loggia de* Tornaquinci 5 avente fui canto un divoto Tabernacolo con quattro lampade feinpre accefe: Morti poi i fuddetti Principi, la Cafa fu ereditata dai Signori Marchefi Pa- leotti di Bologna. IX. Si tralafcia di parlare dello Spedale , che aveva
la Chiefa di S. Pancrazio , nominato in molte antiche fcritture , e che celebre farà maifempre per eflere itato alloggio de* Padri Predicatoli, e dove S. Domenico veitì Fra Guido , come fi è detto nella Storia di Santa Maria Novella ; Inoltre vi farebbe da efaminaril prima di chiu- dere la Lezione una difficoltà circa le Monache di S. El- lero , alle quali, come di fopra abbiamo détto ,• furono tolte 1' entrate , e fatto comandamento da Papa Aleifan- dro IV. che fi trasferiifero a S. Pancrazio nel 1254. uni- ti eifendo i loro Beni a'Monaci di Valombrofa, né que- lla unione ci cade in dubbio, bensì dubita!! della venu- ta delle fuddette Monache a Firenze , imperciocché nel leggere la Vita della B. Paola Camaldolenfe fcritta da D. Silvano Razzi, mi fono avvenuto a trovare alla pag. 84. della Parte II. che il B, Silveitro nell'anno 1331. mife per qualche tempo la Beata nel Monaftero delle., Mo-
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Monache di S.. Ellero, -che farebbe liin fecolo doppo, ma
noi allenendoci dall'efaminare, dove fia lo sbaglio o nel* le Croniche de'Valombrofani , o in quelle de1 Camaldo- lenii, diremo, che forfè in S. Ellero vi foflero due Con- venti, o piuttofio, ohe i Monaci di Valombrofa , partite che furono le Monache per ubbidire agli ordini del Pontefice, ad altre Suore elfi deflfero il Convento di S. El- lero. E .qui , benché fuori di luogo , aggiungo, cjie nel Chioftro di ^uefìo Monastero vedefi una bella, ed anti- ca dipintura a frefco rapprefemante S. Gio: Gualberto con altri Santi, opera di Neri di Bjcci , il cui difegno è pre0b Ji Sig. Andrea Bambi., Ah-dti llluflri in quefto Monaftero e
D^ Vincenzio Concedi Benefattore infigne del Convento*
1460. D.» Innooenzio fu Generale, iece confacrar la Qhiefa*
1484. D. Profpero Buommattei Teologo del Granduca Ferdi-
nando I. 1597. D.» Cefare Mainardi Ven.-in Santità . 159:9.
D- Maurizio Rofini eccellente in ifcrivere libri eorali »
1610, D. Arfenio Crudeli Infigne Teologo 3 e gran Letterato.*
D. Ilario Morta ni celebre Predicatore. 1615.
D> Ipolito Gerboni Uomo di gran configlio . 1625.
D. Afcanio Tamburini G, Scrittore commendatilfimo ■»
1640.
D- Teodoro Baldini G, fu Spedalingo degl* Innocenti.. D. Adamanzio Certoli,9 refìauiò varie Chiefe dell' Ordi-
ne . 1678. D. Benedetto Bertia G. Autore dell' utiliflìmo libro De-
€onJìdeKationib.MS moralikus in Regalata D. Ben.ediMi* LE.
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32T
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LEZIONE
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DEL MONASTERO DI SAN MARTINO I.
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I- E^-g-^r-n^-H Rima di ragionare della Chiefa» e del1
Monaftero di San Martino in Via del-
la Scala , ho creduto mio dovere di riferire fui principio di quella Le- zione quello , che rifguarda 1* antichità di quello luogo, già famofo Spedale foggetto a quello di Siena, affinchè fi venga femprepiù ad emendare le Storie ,che delle Chiefe Fiorentine vanno attorno non ben purgate dagli sbagli. E perchè non rechi maraviglia V intenderli, come Siena1 aveffe dominio , e giuridizione fopra d'un sì principa- le , e pio luogo della noftra Città , fa d* uopo, che diamo qui una breve notizia dello Spedale di Santa Maria della Scala di Siena, così appellato, perchè falivafi alla Chie- fa di Santa Maria Cattedrale di quella Città per tre Sca- lini , i quali fervirono d'infegna alla Pia Cafa , di cui non v* ha fra gli Spedali il più antico di tutta V Italia > avendone Girolamo Gigli (labilità la fondazione nell' §32. per opera del Beato Sorore Ciabattino Senefe, il quale per maggior vantaggio de' poveri fotta la Regola di Sant* Agoitino iftituì una Congregazione di Frati Serven- ti , la quale divenne un Seminario di gran Santi, alla cui carità fembrando angufto lo Staro di Siena, fi venne al- la erezione di molti Spedali per la Tofcana , e altrove , co- me in S. Miniato al Tedefco, a Barberino di Valdelfa , in Todi, in Acquapendente , ed in altri Paefi , i quali Spe- dali però erano foggetti , cóme al Capo loro , a quello di Siena- ; e sì bella carità rifcuotendo plaufo per ogni dove, fu facile a'buoni Frati Serventi di ottenere dalla Repubblica Fiorentina la licenza di fondarne uno in Fi- renze |
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renze colla pennifilone di pose* a.c<f«iftai beni. Né fi
può dubitar ài ciò iulla fede di Scipione Ammirato al Libro V. ove dice come apprefib ,, i$i6, eifendo Gon- „ faloniere Fazio Giugni la Repubblica dà licenza allo 5) Spedale di Siena di fabbricarne uno in Firenze ò e ri- 35 cever beni „ Notili però, che queuV anno non fu Te- poca .della fondazione, mentrechè alquant* anni prima fi trova fatta menzione di quefto Spedale noftro, dovendo- fi perciò dire, che principiato fofie circa il 1312. certa- mente col beneplacito de* Signori , ma che nel 131^. fi reg!ftrafie?o fi rinnoyaffc il privilegio fopraddetto; e che la bifqgna vada così, ne potrei jn conferma riportare^ varj contratti:fatti prima del feclici,, ne' quali è chiamato a confine lo Spedale della Scala;, ma più che convincenti faranno due frumenti preiìb J* Archivio degl3 Innocen- ti , amendue riguardanti io Spedale della Scala , e fatti nel 1313. nel primo leggendoli come fegue : i$f lunii 1.313. Magifter Clone ojim Lapi JLegnaiuolifs pop. $* Ma* rie Nocelle de Florentia Ci^is .Fior* dpr/aiiit duas .domos prò $#j§^f$^ Wl t°j?*S-> ^u"
eie. Omnium S§* de Fiorenti a . JSgo Ser Faulus Memi Hot*
Fior* £ nel fecondo contratto , nel .quale avvi lo fieli© anno, e Notaio , ma vi manca il niefe , fi trovano altre donazioni come appreiìb.; .1313- Ciane Zapi laico Fioren- tino de pop S. Marie .Novelle de Florentia prò omni in~ licito ,& turpi Mero , fi quid habuijfjet, & ìn remedium pe£. catOTum fuorum donaci t .Inter <vi*vos plura bona fuà Èfc. & obtulit Fratri Parifio Bulionis Oblato in Ho[pitale Faupe* rum S> Marie .della Scala Senamm . Ed ancora più aper- tamente fi icorge quella ^verità dall'arca di macigno al- la parete della loggetta , leggendofi f colpi ti in efla i fé- guenti ver.fi : ARME DI CIQKE DI LAPO DE*POLINI
D'bSTO PIETOSO LOCO FONDATORE
E DOTATORE
PER LI POVERI MESCHINI
AN. DOM. MCCCX1II. DIE XXVI. IVNIL
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i quali
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i quali verfi,e arme fono replicati in due altri macigni,
cioè neir architrave della porta della Chiefa , ed in una lapida alla parete della fteffa loggia . II. E qui cercando noi il principio della fondazio-
ne dello Spedale; ci è avvenuto a troyare anche di elfo il vero Fondatore , che fu Ciò ne di Lapo de'Pollini , della cui illuft re Famiglia ragion vuole, che diciamo al- cunché j e prima però di tutto correggiamo lo sbaglio popolare parlato nelle opere ferine a penna da Stefano Roiìelli , e da Leopoldo del Migliore, ed è una mal fon- data tradizione , che i Fiorentini avellerò avuto tanto per male, ed a fdegno V effere irato dal detto Cione fot- topofto quefto Spedale a'Sanefi , che per quanto durò il governo della Repubblica Fiorentina} non vollero , che né Cione, né niuno de* Pollini mai confeguiflfe il Prio- rato , e fé alcuno ài quefta Famiglia ufeiva dalle borfe de'Priori 5 ne laceravano con dispetto il nome . Noi non polliamo negare, che nel Priorità manchino i Polli- ni per altro nobili , né ci è nota la cagione , ma non mai crederemo» che ciò fufTe per la raccomandigia, che Cione iecje a Siena del fuo Spedale, pofeiachè a convin- cere una fomigliante opinione di .fallita , balìa ricordarli del fopraccennato privilegio dato dalia Repubblica Fio- rentina .allo Spedale di Siena, giuria Scipione Ammira- to . Venendo poi a parlare ài Cione di Lapo , debbo in primo luogo rammentare ,un fuo pregevole titolo regi- mato nel libro in cartapecora del Confolato dell* Arte della Lana > che comincia nel 1303, ove leggefi tra* Con- foli del 1308. Cione di Lapo de'Pollini , ed ivi pure Confole all'anno 1319. il fuo figlio Lapo ài Cione, non efifendo però quefti due i primi della Famiglia a trovarli rammentati nelle vetufte fcritture ; avvegnaché nella Li- breria di Ognifianti imun foglio grande fegnato Mulina contenente alcuni patti fottoferitti tra i Signori del go- verno di Firenze, e i Frati Umiliati nel 127S. tempre^ Tote&arie Domini JBadifchii de S'• Vitali Kegii Vicarii in Regimine fiorentino , nel novero degli adunati a quel Configlio generale leggefi il nome di Lapo di Cione Pol- Tom. III. T t lini :
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lini : ma i\ più beli5 elogio del noftro Fondatore è una*j
lapida fepolcrale fotto le Volte della Chiefa di Santa Mai ria Novella fegnata con V arme delle tre ruote de* Pollini» e con le feguenti lettere : SEP. DESCENDENTlVM PROBI PI1QVE VIRI PATRIE
ET PAVPERIBVS SVBVENIENTIS CIONIS LAPi GHE~ |
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EARDI DE. P0L1NIS. CIVIS FLOR. QVI OB11T AN,DOM.
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MCCCXXXXVUI.
e con quello marmo correggefl altro sbaglio di chi fenile
morto Cione nel 1313. avendo erroneamente prejb per r anno della di lui morte quello della fondazione dello Spedale. Di Cione finalmente eravi full* Arca di maci- gno il fuo butto di marmo, il quale inoggi vedefi nel Chioftro degl'Innocenti colà trasferito nel 153<5. dopo la unione fatta de'due Spedali, che pofeia vedremo. E giac- ché niuno di quefta Famiglia ha feduto tra* Priori della Repubblica, rammenteremo il Capitano Lorenzo di Nic- colò di Antonio Pollini, il quale trovafi nel Senatori. Ila , creato Senatore nel 1666. e morto nel 1675. E fpen- ta eilendofi quefFilluitre Cafa net 1733. colla morte del Cavalier Francefeo Maria Pollini , non tralafeerò di jiferire un notevole avvenimento vedutoli in Firenze in quenV occafione. Carlo di Vincenzio ài Zanobi Pollini avea nel fuo testamento ordinato , che in cafo di estin- zione della fua linea, l'eredità andaffe a* Capitani del Bigallo, i quali dove fiero imborfare dieci Ragazzi dello Spedale degli Abbandonati, e quegli > che primo ufeiva dalla borfa, aveffe il fuo fidecommiiTo , con la condizio- ne di prendere il nome de* Pollini, e allorché queiti poi mancaSTe fenza prole mafehile , fi rinnovale la imborfa- zione, e così in infinito. Seguita -adunque la morte dell' ultimo Pollini nella perfona del fuddetto Cavaliere,! Capitani vennero all' estrazione, per la quale tutta la Co* munita degli Abbandonati fi vide in grande movimento per 1* afpettativa di vedere un povero , e derelitto fan* ciullo dalla forte portato al pofledimento di un buon pa.
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patrimonio. II dì adunque 14, di Settembre nel 1749.
fu il giorno Inabilito da i Signori Capitani, e Tertratto dalla borfa fu Francefco di Filippo di Marco Scalabrini , cui fu datala eredità , non però de ibeni liberi, de*quali per difpofizione inter ruzvor fatta dal Cavalier Francefco Maria, già n'era Padrona la Famiglia de'Ricciardi 5 a* quali parimente fpetta il padronato della Cappella della Nunziata nella Chiefa di S. Martino ; alla qua! Chiefa fa- rebbe ormai tempo, che noi tornaffimo col ragionamen- to j ma è neceflario prima fare una digrefTione , o fivve- ro uno feoprimento di altro Spedale, che fu la pietra fon- damentale del Monarrero di 8. Martino, III. E quefto è lo Spedale detto di S. Bartolommeo
a Mugnone, fondato nel 1295. da Bertuccio di Senno del Bene del popolo de' SS. Apoftoli , fopra alcuni ter- reni, che egli comprò da Iacopo Leoni, giufta il Roffelli nel fuo Sepoltuario , per lire 1522. io. 6* i quali terreni erano fituati fuori della Porta al Prato a confini 1. Mu- gnone , 2. Strada > 3, Fra Ranuccio Stracciabende , 4. Ruggieri, e Strada . Spefe il Fondatore per la fabbrica di quefto Spedale fiorini 5000. e lo volle foggetto alla Sede Apoftolica, come apparifee da Bolla preflfo le Mo- nache di S. Martino, nella quale Papa Bonifazio VIII. itn. 1. T-ontif. 2. No* OBobris data in Anagni, dà licen- za a Benuccio di fondare lo Spedale con la condizione a' Padroni di elfo di pagare ogni anno alla Camera Apo- ftolica una marca d* oro. Il Padronato però fu da Benuc- cio lafciato a'fuoi defeendenti, tra'quali nominò i feguen- ti MefTer Niccolò di;Sennuccio, Nepo di Senno , Filippo di Bettino, e Bendo di Bernardo, i quali governarono in pace lo Spedale fino al 1356. che fu Tanno fatale di un* opera così pia , avvegnaché Meflfer Niccolò fuddetto , che era Canonico Fiorentino, e Rettore di S. Cecilia , e tra* fuoi conforti il più potente, fattofi fare Spedalingo principiò a difporre de* beni dello Spedale con tale inde- pendenza , che fenza licenza del Pontefice, né de i pa- renti partecipanti del padronato, acconfentì che fu di una porzione di terreni dei luogo pio fi fabbrica/Te un T t 2 Mo-
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Monaftero di Monache, il quale appunto è il noftro di
S. Martino) e qui mi piace riportarne l'autorevole tefti- monianza di Stefano Roffelli, di cui fono le feguenti pa- role „ Ser Martino da Combiate lafciò, che fi faceflfe un „ Monaftero di Donne alle Panche fotto nome di San ,, Martino , ma chi rimafe a fondarlo , fi accordò col 5, detto Mefler Niccolò di farlo fotto nome di S. Barto- ,, lommeo , e di S. Martino nel territorio dì elfo Speda- ,j le , fenza che vi intervenirTe la licenza del Papa, e de* ,, fuoi Conforti, e Padroni, e diede certa parte del pa- ,, dronato alle Donne di elfo Monaftero con certi patti, ;j come per carta rogata da Ser Lorenzo di Tano da Lutia- 5> no Notaio Fiorentino l'anno 1356. ,, Ma perchè trat- tandoli dell'origine di queftoMonaftero, la relazione del Roflelli è fcarfa aliai, e non del tutto fcevra da errori, foggiungerò le notizie ben corredate di documenti . IV. E principiando da una cartapecora ftimatiflìma ,
che conférvano le Monache , la quale è il Teftamento di Ser Martino di Bonaventura da Combiate fatto nell' an- no 1348. che intero riporteremo fui fine di quella^ Storia, rilevando per ora il precifo necefiario , che è quanto appretto », Ser Martinus olim Bona<venturt ,, de Combiate papali S- Marie Nocelle facit teftamen* „ tum 18. Giugno ig^S. Lafciò, che fi faceiTe un Mo- „ naftero di Dt nne , il quale fi dovelfe appellare il Mo- ,, naliero delle Donne di S. Martino dalle Panche , con j, numero 22. Monache, il qual Monaftero fi edifichi fo~ „ pra un fuo podere pofto nel popolo della Pieve di ,, Santo Stefano in Pane, luogo detro delle Panche . La- „ fcia una Cappella ove in perpetuo ftia un Cappellano 5, con un Cherico, è che detto Cappellano fi elegga da „ Ermellina fua figlia , ed erede univerfale . ,, Ego Mattheus fiL olim Ser Nicolai Ser Vieri Maz*
„ zet'tt de Sexto Civis , # Not, Fior, rogavi Ù'c. ,, V. E qui notar mi piace il Configlio cinquantefirno
fettimo nel fecondo Volume de' Configli del celebre Bartolo , da un accidente venutomi alle mani , il qual configlio è fopra queito teftamento. Imperciocché aven- do |
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do l'Erede Ermellini tardato tre,, e più anni a foddisfare
al legato di fuo Padre y dalle Monache fi pretefero tutti i frutti degli anni icorfi ; fui qual punto fcrifle Bartolo, e tre altri infigni Legali di que* tempi > come fi può offervare dal citato Configlio cinquantefimo fettimo, dove ancora fi fcorgono le ragioni della dilazione della fabbrica del Monafiero fino al 1354. e perchè non foffb il Convento fabbricato alle Panche . VI. Ma donde veniffero le Monache , che nel 1356.
principiarono ad abitarlo 3 ce lo dimoitra; la feguente cartapecora :: Frater loannes S. Camald. Hereml Trio?' , et totiu*
Ord, Generali* Venerabilibu* Fratribu* Domini* lo anni Ab- bati Mona&erii Camald. Fior. Dominico Priori Monafierii $. Marie de Angeli* Fior. et Benvenuto Seriori Mona- fierii Fontis"boni eiufdem Ordinis■ falutem \ Pro parte dileElarum in Domino Abbatijfe et Monialium
Monafierii S. Petri de Luco de Mugello^ Flortntine Die-
cefi* noflrì Ordini* prelibati nuper' accepimu* , quod ipfe
dic~lum Mona&erium in tede Alpium' & loco' folitario &
Jìlveflri conflitutum, retroa&is■ annispropter• guerras-, quc
in illis- partibus• furrexerunf■, neceffltate compulfe totaliter
relinquere coatte funt •> quod damna et pericula grafia
paffe funt > et patiuntur , fa' in futurum pati verifimìli-
ter formidant. Qu^apropter videntes fé non' pojfe ibidem fub
regulari obfervantia permanere, convocato fuper hsc confi*
Ho , et auxilio earum confanguineorum y et amicorum
traci; aver unt cum nobili , & di fere to Vira Domino Nico*
lao Sennucci Cive } et Canonico Fiorentino Patrono Eccle-
fie àt Hofpitalti'5 & loci S\ Bartholomeide Mugnone iuxta
Florentiam loci videlicet folemni* , famofi et apti ad ob-
fervantiamregularem lus Patronatus , & locum fub certi*
modi* , et condiiionibus recipere ab eodem , et diElum Mo-
ngflerium $. Petri de Luco cum omnibus rebus fui* tranf-
ferre totaliter adipfum locum $. Bartholomei . No* igitur
volente* ut ili tati earum provider e , committimu* Vobi* ut
licentiam & liberam facultatem concedatis eifdem fe> et
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diBum Movafteriiitìt S. Petti de Luco trdnsferendi ad di-
Bum locum S. Barsfoìhmi &c. J)atum in noflro Monafte- rio Camald. de yroye Bonon. An, Domini 1354. Ind. 7. die 23. Eebr* t„etyj>one Bmocentii Taf>& VI. Equi feguono le condizioni, ei patti fatti da' fuddetti
Commiffarj , e :dalle Monache col Padrone Niccolò di Sennuccio, e rogare Ser Francifcus q. Mafi de Fior. Mot. VII. Vennero adunque le Fondatrici da ,S. Piero a Luco del Mugello , Monaftero illuftre 3 anzi il primo dell* Ordine Camaldolenfe , istituito dal Beato Ridolfo nel 10^4. nel qual Convento tra le prime Monache anno- verane dal Razzi una Canidia moglie del Conte Gothidio, Zabullina ConteiTa, e >m©glie del Cobite Landolfo , Jc qua* li con altre gentildonne crebbero in tanta fama di fan- tina , the a quel Monaftero fi leggono Iafciate notabili ricchezze , e conceduti ainpliifirni privilegi da più, e di- vertì Pontefici , ..ed Imperatori , come nota iJ fuddetto Scrittoi- Camaldolenfe nella Vita del Beato Ridolfo ; Da quello adunque nobiliflìmo Convento di S. Piero a Lu- co vennero le-prime Monache Ài S. Martino a Mugno- ne , delie cui vicende volendo io ragionare ,, efporrei me ftefìTojed il Leggitore ad entrare in un laberinto da non ufeirne sì facilmente , onde con ordine Cronologi- co accennerò fommariamentesi documenti autentici} che ne favellano, e che efìftono in una Caffetta del Mona- itero . j, Nel 1374. le Monache ài S. Martino per .una delle
n tre voci eleggono lo Spedalingo di S. Bartolommeo a' „ Mugnone, per morte di Ser Niccolò ^dql Bene , coms j.3 dalla cartapecora num. IX. „ Nel 1.389. acquietano nuove ragioni fopra Jl fuddet-
» to Spedale , come da un ricordo fegnato num. y. che 5j è un Breve di Bonifazio IX. ,al Veicovo Fiorentino 5» Bartolomeo Uliari. 55 Nel 140$. per una lite inforta tra le Monache di
s, S. Martino, e le Converfe , o Servigiali Oblate dello „ Spedale, fi fa ricorfo alla Repubblica Fiorentina , e „ Bar-
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5, Bartolo di Verano PeruzzF ottiene un CompromefTo
„ da' Priori , e Gonfaloniere per la decifione , cosi leg- „ geu* a numero VL 5, Nel 1421. Papa Martino V. modera l'annuo Cenfo,
a, che doveafi pagare dallo Spedale alla Camera, e la di n lui Eolla è diretta al fuddetto Bartolo Peruzzi data » Rome VII. Id. lumi an+ V. Fontif. V originale trovafì al „ num. VII. „ Nel 1440. Papa Eugenio IV. per confervare Pofler-
3, vanza nel Monaitero di S. Martino, con fua Bolla u- „ nifce, ed incorpora al Monaftero tutt' i beni , e ra- yr gioni delio Spedale di S. Bartolommeo a Mugnone ìy immediate fubieBo Afoftoiice Sedi : Ma per forti con- ,r traddizioni prefentafe da quelli della Famiglia del Fon- ,. datore, la Bolla non ebbe il bramato effetto , onde )y Pio ir. nel 1459. con altra Bolla mette in poffeflb le » Monache e dello Spedale, e delle fue entrate . L* una > e yy I* altra cartapecora originali' fono al numero %. e 4* Vili. E qui altre vicende non rrovanfì più fino al
i£2^. anno dell' alfedio, ed ultimo del foggiorno ài que* He Relfgiofe al Mugnone. Imperciocché obbligati i Fio* rentini per loro difefa di rovinare tutte le Caie fituate.» fuori della Città troppo vicine alle mura > atterrarona anche il Monaitero, e la Chiefa di S. Martino, trasferi» te avendo le Monache in Firenze nello Spedale di San- ta Maria della Scala , il quale pofeia ceduto a quefte_* Religiofe) diventò un Convento clauftrale di Nobili , e Sacre Vergini, che è jl prefente Monaitero di S» Marti* no y. come ravvifèremo nella feconda Lezione. |
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DELLA CHIESA DI S. MARTINO II.
I» fHBISllIBgMlf Agionato avendo noi del tempo, in cui
principiò lo Spedale di S. Maria della
, Scala in Firenze , e della fondazione & tdel Monaftero di S. Martino a Mugno- ne, né fegue, che indaghiamo inqneita feconda lezione il quando, ed.il come rnello .Spedale .della Scala,ftabilite fu» tono le Monache già fpogliatedel nobile antico loro Con- vento. E perciò fare d'uopo farà,;che jrammentiamofom- marlamente gli,effetti funeiti .del^aifedio >,di Firenze prin- cipiato nel 1529. e nell* arano jfeguénte terminato,, nel qual tempo le .Sacre Vergini per la totale rovina deMo- ro ^Conventi, che avevano fuori di Città, .obbligate ef- fendo a fuggire in Firenze, ^facevano di fé un fcompaf- fionevole fpettacolo, .{ino a commovere l'animo di ìPapa Clemente VII. il quale appena fottoferitti .avendo i ca- pitoli della Pace ,ptnsò a dar ripofo a tante , e tante .Mo- nache raminghe.\Onde io trovo un Breve ;fuo del j^o. adì 4. di Novembre, col quale creò CommirTario Apo- ftolico Giovanni de .Statis con un'.ampliffima autorità di poter .difporre de'luoghi Ecclefiaitici ,efiftenti in Fi- renze, a titolo di provedere -di Convento «quelle Reli- giofe , le quali nell'afledio aveano i proprj Monafterj perduti , ;ed il Breve fu Datum Roma apici S. Tetrum fub attutilo Tifcatorìs die 4. Novembri ^ ,ann. ab Imarnations 1530. Tontif. ,an. VII. II. Munito adunque 'ÉL ital Breve Monfignor Gio-
vanni ide .Staris vifìtò lo .Spedale della Scala, nel quale già da 13. meli .abitavano le Monache di S. Martino ; ed egli in compagnia di brayi Architetti olfervato avendo Chiefai Jftanzoni, cortile, logge, ed orto , giudicò col con-
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ìli-
co.nfiglio de"Periti , e di nobili» e ' bravi Cittadini ef-
fere un'abitazione molto conveniente per le Monache, e che per i fanciulli, e fanciulle dello Spedale potevano baftare alcune cafe } e Orti pofti dirimpetto alla Ghie- fa dalla parte di là della via della Scala . Onde dal fuddetto Commitfario Apostolico fu eletto per le noftre Monache in loro Monafìero quefto Spedale , preceduta pe- rò una rinunzia de'Pollini Padroni, e Fondatori > i quali riferbarono a fé, ed a' fuoi difendenti le ragioni, e tito- lo di Fondatori, ed a i Miniftri dello Spedale 1*entrate tutte, come fi legge all'Archìvio generale ne*rogiti di Ser Domenico da Ripa, nel qual i/ìrumento tra* Con- traenti a nome delle Monache fi fottoferive il Magnifico Palla di Bernardo Rucellai, e per parte de'Pollini Giro- lamo di Cione di Niccolò, e Domenico di Zanobi di Niccolò ai 17. di Marzo ab Incarnazione del 15 31. ed ai 2.1. dello iteflb mefe , che fu il giorno del giuridico pofleifo, fi fece tra le Monache , ed i Pollini un altro contratto con- tenente i feguenti patti e condizioni ,, 1. Senza pregiu- ,, dizio dello Spedalingo il Reverendo Signor Bernardo j) degli Accolti. 2. Salve l'entrate dello Spedale da re- j, ilare ad elfo, eccettuate le infraferitte cofe , e fono » Chiefa , Spedale, Cafe contigue , Orto , e il Corti- j) le. 3. La obbligazione alle Monache di un anni- >, verfario pel Fondatore nel dì 26. di Marzo con jj 12. MefTe $er infinita facula fdculorum , una candela m benedetta di fei once con l'arme de*Pollini nel gior- jj no della Purificazione , altre quattro libbre di cera j, ogni anno a*Capi della Famiglia, la palma benedetta 59 a' medefimi, e che in perpetuo veitano gratis una_. j, Fanciulla de'Pollini. 4. La Chiefa fia comune alla Ba- « deffa, ed al Priore, ea'Miniftri dello Spedale, purché » le chiavi fiieno pretto la BadeiFa . 5. Non fi levino armi j? o dipinte, o di marmo, che fono in Chiefa 5 e uel- m lo fpedale. 6, E tuttociò fotto pena alle Monache di 5, fiorini 500, d'oro toties quoties* „ principia que/ta Scrittura: In Dei Nomine Amen, An. Dominici Incarna- tionis 1530. Ind. 4. 21. Martii, Tontificatns Domini No- Tom. IJL V v fi ri |
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Jlri Clementi? Tap& feptitni a», Ponti/. 8. e termina così :
Atta hac fuerttnt in Talatio Archiepifcojti Fior. Ego foan* nes q, Zenobii Bar foli de Vannucciis rogavi. Ili, Ed in così fatta gaffe rirnafe le Monache Pa-
drone dello Spedale, principiarono ad innovare 1* abita- zione ridotra avendola ad un comodo , e nobile Con- vento, ampliando eziandio l'orto co' nuovi acquiti! di cafe contigue, come pretto vedremo. Ma volendo le divotiffime ReJigiofe fare alcuni abbellimenti all'antica Chiefa, e fabbricare un nuovo Coro, e Chietina , la quale avelie la porta pubblica in via Polverofa y incontraro- no non poche, e moiette difficoltà dai Pollini,, in ma- niera che dopo lunghi contraiti fi venne ad un compro- meiTo nel Canonico Iacopo di Antonio Minerbetti Dot- tore di Legge, ed allora Piovano di Val di Rubbiana, il quale con un fuo lodo giudicò, che il Canonico An- giolo Marzimedici Governatore del Monaftero poteife ornare la Chiefa di Cappelle, ma con Tarme de* Pol- lini , e nel!' architrave della Porta fi facefle incidere T epitaffio del Fondatore, ed inoltre che in via Polverofa fi facelfe il Coro, e la Cappella pubblica, ma ivi pure fi metterle 1' arme de' Pollini , ed in una lapida inci- fo l'attcstato del loro confenfo, rogò quefta fentenza Ser Matteo di Ser Iacopo de' Bertini di Colle 1623. Ma rientrando in Convento è da notarli un altro acquifto . che fecero le Monache, e non fo il quando, elfendo quelro una Cappelletto dedicata a San Bernardo degli Uberti, che è tutta dipinta, e ftoriata de'fatti di fua vita ; Giulta il Roflelli avea quella Cappella la fua en- trata anticamente nella Via detta Palazzuolo per mezzo di una piazzetta, che Pera innanzi , e di una Gradella, che dalla piccola piazza conduceva a Palazzuolo, la., quale fìradella elfendo di poi ftata ferrata, iettarono la Cappella , e la Piazza incorporate nell'Orto del Convento - Né il Roflelli arrivò mai a fapere di chi foife itata que- lla Cappella, né Pifcrizione, che in eflTa egli accenna. Ma fé l'uno, e T altro io qui aggiungerò, ne debbo grado al Chiaiiffimo Scrittore Vallombrofano Don Fe- de- |
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dele Soldani, il quale mi ha comunicato le notizie efi- fìenri prefìb de* Monaci di San Pancrazio, nelle quali apparisce che quefta Cappella con le cafe, e piazza era di dominio de'fuddetti Monaci, da'quali nei fecolo XIV. fu fabbricalo qui uno Spedale ad ufo de'poveri, eVOra- torio in onor del B. Bernardo, e bifogna dire, che qui- vi abitafTero Monaci > mentre al 15 io. ne* fpogli del Nar- di trovai! la fegue.nte memoria „ D. Matteo di Lorenzo „ Avanzati Priore di S. Bernardo predo a S. Pancrazio ,, di Firenze ,, Avvi pure prefTo i rnedefìmi Monaci co- pia dell'ifcrizione a caratteri gotici fcritta nella Cap. pella , ed è la feguente; |
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IN QJESTA CHAPPELLINA Ev DIPÌNTA TVTTA
LA STORIA DI MESSER SAN BERNARDO DEGLI VBERTI DA FIRENZE DAL PRINCIPIO DELLA SVA CHONVERSIQNE PER INFINO A MOLTI MIRACHOLI CHE FEGIE DOPO LA VITA SVA EL QVALE FV MONACHO E ABATE DI S. SALVI E POI PADRE E ABATE DI VALLEMBROSA E DI TVTTO L* ORDINE E POI FV 1 ATTO CHARDINALE E POI VESCOVO DI PARMA ED E* CALONEZATO DALLA SANTA CHIESA , E LA SVA FESTA Ex A I)t IV. DI DICEMBRE E LA DETTA CHAPPELLINA FECIE TARE BERNARDO DE............
NE* MCGCLXXXXVI1I. >$<
Avvi nello ftefTo Orto altra Cappella intitolata della
Pietà per un Cri/to deporco di Croce con Maria, e_. Santi ì lavoro di terra cotta di Luca della Robbia, veden- dofj appiè dell' Altare in marmo il flmulacro della Ve- nerabile Badeffa Suor Colomba della Cafa nell'anno 1555. morta in concetto di gran Santità. Ma prima ài ufei* re dall'orto non poiTo tralafciare di accennare al mu- ro di elfo dalla banda di Ponente una cartella di ma- cigno , ed entrovi queite parole : Vv 2 IN
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IN QVESTO CIMITERO SONO SEPPELtITI
XX. MILA CORPI I QVALI MORIRONO IN QVESTO LVOGO DI PESTE L'ANNO MCCCCI.XXIX. REQVIESCANT IN PACE. IV. E pacando agrinfigni Benefattori, che io tro-
vo aver riguardato quefto Monaftero con occhio amo- revole , e liberale, mi fovviene il Prete Giovanni Mini da Vierle , il quale oltre aver fondata la Cappella di San Giovan Bautta in Chiefa , donò alle Monache 1" Oratorio di S. Martino al Trebbio in Mugello con al- quanti buoni terreni , obbligandole a tenere a Vierle Popolo di San Lorenzo un Cappellano per infegnare a leggere a' fanciulli , e rivenire ogni anno neJla Fe- ria di San Martino d' una gamurra quattro fanciulle di detto Popolo, e rogò quella donazione Ser Barnaba di Orazio da Baville . E la foprallodata Abbadeffa Suor Colomba lafciò pure a quefte Madri il padronato della Cappella de'Santi Cofimo, e Damiano in S. Maria del Fiore, la qual Cappella attenente al Monaftero di S. Mar- tino trovafi ne'rogiti di Ser Francefco di Piero di Albizzo nel 1574. ma inoggi nel regiftro delle Cappelle del Duo- mo leggtfi eflere di data del Papa , non ottante che fof- fe effa fondata da Ghezzo della Cafa, della qual fami- glia ultima^ ed erede fu Suor Colomba» E giacché parlia- mo di chi beneficò queiie Religiofe , il Canonico An- giolo Marzimedici di fopra rammentato fi è diftinto con opere pie, e magnifiche fabbriche a prò, e decoro del Convento, onde con tutta giustizia fi meritò nel lodo fopra riferito del Canonico Iacopo Minerbetti, che fé gli concederle l'alzare Parme fua, come di prefente 11 vede nella Chiefa in via Polverofa collocata in alto di- rimpetto all'Altare, ed una lapidarla quale chiaramente dimoitra la fua liberalità per quefte Spofe di Crifto, con la feguente ifcrizione: |
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VE-
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VRBÀNO Vili. SVMMO PONTIFICE
ÀLEXANDRO MARTIO MEDICI ARCHIEPISCOPO
ANGELVS MARZIMEDICI
CANONICVS FLORENTtNVS ET GVBERNATOR
THOMA HIERONYMO RAPHAELE VINCENTIO PHILIPPO :
ET LAVRENTIO
PRATRIBVS ET FIUIS QyoNDAM VINCENT1I
OMNIBVS DE POLLINIS
FVNDATORIBVS CONCEDENTIBVS
5ACELLVM HOC SVIS SVMPTIBVS EXTRVXIT ET ORNAVIT
MDCXXIV.
V. E per quanto noi fiamo giunti fino a qui ad
intendere le varie rintracciate mutazioni, e vicende di «juefto luogo, ruttavolta ci rimane da oilervare parec» chic cofe facre della Chiefa . E primieramente tra le molte Reliquie dirò alcunché del Corpo di San Dio- nifio martire, che in un'urna affai ricca collocato ado- rai da quefte Madri nel Coro, non efponendofi in Chie- fa fé non nella Domenica dentro l'ottava dell'Afcen- bone , giorno aiTegnato da Monfignor Matteo Concini Vefcovó di Cortona per memoria della facra , che egli fe- ce nel 15^3. Qyefto facro Corpo fu donato dalla Si- gnora Felice Maria Altoviti maritata nei Ricafoli , e nell'anno 1551. venuto da Roma, fé ne fece la pub- blica traslazione celebrata dalle Monache con un folen- ne triduo, dopo eflerfi portata così preziofa Reliquia in proceffione per le due vie , e di Palazzuolo, e della Scala, magnificamente adornate dalla pietà de' Fiorenti- ni. 11 Giamboni vuole, che quefto Santo foffe di nazione Romano, fcrivendo nel fuo Diario Fiorentino cosi ,, 24. 5, di Agofto a San Martino fefta di San Bartolommeo 3, in via della Scala per eiTere Contitolare, e vi è una „ fua Reliquia, e vi ita efpofto il Corpo di S. Dioni- j, fio Romano Martire ,, Era feppellita in mezzo alla Chiefa la Venerabil Badeffa foprallodata Suor Colomba della Cafa; ma le Monache gelofe di così preziofe ce- neri le trafportarono con tutto il marmo in ciaufura nel-
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nella Cappella .della Pietà dopo)'aldina innovazione fat-
ta della Chiefa , la quale inoggi ,-è ifnqlto splendida per la volta tutta ornata di ftucchi meflì a oro ,lavoro del bra- vo Artefice Portogalli. Vaghiffimo è pure l'Aitar mag- giore , la cui tavola ha il Juo merito, ravendjovi il Fer- retti rapprefentato con vivezza di colori l'adorazione de* Magi,» iSonovi due fole iCappelle laterali , veggendou* a manritta nell* ingreflb in :una il Battefimo di Santo •Ago/tino, e nell'altra .dirimpetto la Nunziata , amen- due di .mano ..di Giovan Batifta Gidoni. Né tralafciar debbo idi notare, che la Cappella della Nunziata effen- do ftata fondata da ,i Pollini 3 prefen te mente è de' Sigg. Ricciardi Poilim\0 VI. Ufcendo poi di Chiefa oltre la già ^deferì tta*
urna del Fondatore dello fpedale della Scala:J a man manca .confideriamo un tabernacolo -di Maria Vergine coi Bambino in collo sdi macigno) ma per ie grazie fatte con .abbondat\za ,iì tiene ferrato a chiave , ar- dendovi di continuo una lampana, e (otto leggonfi que*; fte lettere .Longobarde,; XiVESTO LAVORIO FECERO iFARE NICCOLÒ'
E DOMENICO DI DOMENICO PADRONI DI S. MARIA DELLA SCALA PER L'ANIMA DI LORO PADRE NEL ,MCCCLXXXIX.. "Ed allato a «quefto.Tabernacolo ;nel xanto in alto alla
parete ,è /colpito in baffo rilievo di pietra un Moftro efprimente ,un .bambino xon .due ;tefte , .quattro brac- cia , .due sventri , co',quali termina la .figura umana 5 ca- dendo da' fianchi ,tre gambe , e tal figura .non piacer che ftia coftì,. Pi quefto Moftro il Buoninfegni afferma ; che nell'anno -1316. <del Mefe ,di Gennaio .egli nacque in Val d'arno di fopra, e che fu recato a Firenze a .Santa Maria della Scala , ville venti giorni, .morendo prima Tuno, che l'altro.. E lo fteffb leggeil ;nel mio Priori" fta variando folo nel dargli un giorno di più di vita. Gli antichi avevano, per cattivo augurio, e annunzio di |
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finirrri avvenimenti la. nafcita di fomigliànti' rtfoftruofe
creature , come dice il Villani nel Libro I. capvV^- in oc- cafìone,che narra eflfer nato nel 1348. in Prato' un Fan- ciullo con due teite a un collo . Ed il Varchi in1 un fuo difcorfo, o lezione della Generazione de* Moftri raccon- ta , come circa il 153^. ne nacque uno dalla Pòrta al Prato , che fu ritratto da Angiolo Bronzino , ed erano due bambine appiccate infìeme l'una' verfo l'altra* con altri particolari da lui deferirti . E mi giova credere } che altri Moiiri flanoflati Seppelliti in quelto luogo, quando era., Spedale , mentrechè io leggo nelle Poefie dì Fra Dome- nico da Corella querti due verfi ;: Inde nec informe* borref contingere pdrtus y
Ut portenta docent plurima piBa foris „. VII. Refta ora qui a dare un cenno dell' unione del-
lo Spedale della Scala a quello degl'Innocenti , la quale feguì nell'anno \%%6. e fu fermata col confenfo di tutti i viventi allora della Famiglia de' Pollini , con patti e condizioni contenute ne* rogiti di Ser Raffaello Balde- fi, la qual concordia fra lo Spedalingo degl'Innocen- ti, ed i Pollini venne dipoi confermata da Paolo III. con Bolla ? la quale trovai! nell' Archivio dello Spedale degli Innocenti num. i^. il cui (unto è il feguente :• 1535. 17. Kal. Septembr. Taula s Tapa III. &. Hofpita*
le $. Mariae della Scala > quod de iure patronatus laico- rum Familiae de Tollinis Nob. Fior, etiam in eorum propria fondatione éf dotatione exijlit 5 unimus allo Spedale degli Innocenti , ejfendo Spedalingo Luca Alamanni &c. Ita ta- tnen, ut Lucas , & prò tempore exiftens ipfius Hofpitalis Innoc. ReBor diBis de Tollinis patronis in jìgnum recogni- tionis , & fundationis, et iuris patron. Hofpitalis della Scala ) Jìngulis annis unum prandium, aut loco prandii ali* quam aliam remunerationem minijlrare , aut eoi in folemni- bus dtebus , mei in aliis ad Hofp. Innoc. praediBum ad ali' quos aBuspos una cum eodem Rettore ipfius Hofp. innoc. exer* cefi"
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cendum^feu ad alicui fefti<vitdti Hofy. eiufdem intereffendupro
ut inter eos coneventumfuerit &c. DatumRoma an. 2.Tontif. Ed avrei da rammentare uh glorioio titolo del Mona-
stero di S. Martino > cioè la benemerenza dicjuefte Mona- che verfo quelle del Monaftero detto di Fuiigno di Firenze , traendofi ciò da un contratto del 1419. che riporteremo nella Storia della Chiefa di Fuiigno, contentandoci pel- erà di notare , che 1' antica Chiefa di S. Onofrio, inog- gi incorporata nel Monaftero di Fuiigno , era già delle_* Monache di S. Martino , che da effe fu donata alle pri- me Fondatrici di quel Convento . Vili. E per fine riporterò due cartapecore, che io
debbo alla cortefia delle nobili Religiofe ài S. Martino ; la prima èia Bolla èi Papa Bonifazio Vili, riguardante la fondazione dello Spedale di S. Bartolommeo al Mugno- ne , paftato poi al dominio delle Monache di S. Marti- no > e la feconda è il Testamento di Ser Martino di Bo- naventura èi Cambiate ? nel quale fono da notarfi i co- piofi beni, che coftui pofledeva > avendone una gran parte alfegnata in dote del fuo Monaftero , La Bolla adunque di Bonifazio è la feguente : Bonifatius Epifeopus Ser^us Serqjorum Dei . Dile&o
'Eilio Benutio Senni Cinii Fiorentino falntem <& Apfloli- cam benedi&ionem &c. Te nupr Jignifìcante Nobis, quod tu cttjtiens terrena in celeflia 5 & transitoria in eterna felici commercio commutare 5 quoddam Hofptale cum Oratorio in honorem Beati Bartholomei Ajtofioli in fundo proprio infra farochiam Ecclejìe Sanele Lucie iuxta fortam no*vam acui- tati s Fior enti e $ prò tuorum & parentum tuorum remedio peccatorum edificare dejìderas 5 Ù* dotare de bonis tuis uf- que ad fummam quìnque millium librarum florenorum par<ve- rum ad opus pauperum » & infirmorum recipiend&rum ibi-' dem , & iam Hofpitale ipfum conHruere incepifti . No? igitur tuis fupplicationibus inclinati , ut prefatum Hofpi~ tale cum Oratorio iuxta huiufmodi tuum dejiderium con- Jiruere valeasy è* dotare , iure patronatus tìbi & tuis he* re -
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redìbus in fernet uum re fermato > & poftquàm eadem Hofat-
tale , fa' Oratorium confiniti a fuerint, & Cimiterium ini- hi henediBum , Re Bore s ipfius Hofpitalis , qui pò tempo- re fuerint, ac alte perfone que in eodem Hofpitali continuo manere contigerit in diBo Cimiteriofepeliri 5 tuque at fui heredes & fuccejfores■ apua! Hofpitale ipfamfepulturam eli- gere <valeatis Jine iuris preiudicio alieni » tihi per alias no- ftras litteras duximus conce dendum . Ut igitur in Hofpi- tali predi&o ? cum conflruBum fuerit éf dotatum, eo faci- lius & cffìcacius circa receptionem, 4& refeBionem faup* rum & executionem alìorum pietatis operum injtflatur,, quo ipfum Hofpitalefuerit per Sedem Apftolicam potiori liberiate- munitum % illud ac Oratorium in eo edificandum cum omnibus iurihus & pertinentiis fuis, necnon & ReBo- res ipfius Hofpitalis 9 qui pò tempre fuerint 5 ceterafque perfonas , quas in eodem Hofpitali continue manere conti- gerii j in iris & proprietatem Beati Tetri 5 4$? prediBe Sedis recipimm , Illa ah omnì iurifdiBione , poteflate 5 & dominio tam fiorentini Epifcopi > & Captuli fui,, quam cuiufllibet alterius frelati j feu Ecclefiaflice Terfone to- taliter <Ùf perpetuo eximentes « Ita quod nec ditlus Epi- fcopus , nec que<vis alia Ter fona iure ordinario ipfunu Hofpitale utpote prvrfus exemptum , nec perfonas , que inibi morahmtur , interdicere , fufpendere , niel excom- manicare *valeant s feu quocunque modo .alias in pefatum Hofpitale •> wel prfomas ipfius, potefiatem % mei iurifdiBio- nem aliquam iexergere * M indicium mtem huius percepte a Sede Apojlolica li ber tati s unam Marcham argenti Reti or qui pr e fuerit eidem HofpiiaU prò tempore > nobis noBrifque fuccefforihus infra quindenam Matalis Domini Jìngulis an* nis ver follisi . Nulli ergo omnino hominum liceat hanc pa- ginam nofire recepiionis & exemptionis infringere , *vcl ei aàfu temerario contraire , Siquis autem hoc attemptare prefumpferii indignai ionem Omnipotentis Dei , & Beat or um Fetri >:& Fauli Apoftolorum eiu.s fé nowerit incurfurum. Datum Anagnte IL Nonas OBohris , Tontificatus noslri anno primo * %■: Tom, HI. X X CO-
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COPIA DEI, TESTAMENTO DI SER MARTINO .
In Dei Nomine Amen . Anno Domini air eius Incar-
natione milleJìmo trecentefimo quadragefimo otlwvo Indi** elione prima 5 die decim» odiamo menfis lunii . AElum Fio* rentie in Capitulo Ecclefie SanBe Marie Nocelle , prefen* tibusteftibus Fratre Nicolao Cacciatori^ de Alamannis Fratre Andrea Bardi Fratre Fittio de Torraccio éf Con- <verfis diBorum Frcttrum Fratre Vannuccio *....„. , de Bar di s & Fratre Ioanne Notii de Indis , 4$ Fra- tre Lapo Martini de Pontremolo & Fratre Atlanti ano Ru* ftichi & Fratre Sal'vi Serbeccht omnibus hahitis vocatis •& ab infrafcripto Teftatore rogatis (^V* Ser Martinus olim Bonamenture de Combiate Populi
S* Marie Novelle de~ Fior enti a fanus mente fenfu cor* pò re é' ini eli e Bu per gratiam Ief& Chrifii confi de rans quod ìiihil e fi certius morte & nihil ìncertius bora mor- ti* extremum diem vero mortìs premeditando adtendens ad hunc fuum fine [criptis nuncupativum condere teftamen- tum & fuam uh imam difp onere voluntatem flatuit-.. Ideo. fuum fine [criptis nuncupativum condidit teft ameni um & fuam tilt imam difpofuit voluntatem & in hoc modum face* re procurami , vtdelicet. < * - ■ In primis animam fuam Omnipotenti Deo commenda*
vit corpus autem fuum fe^eliendum reliquit apud Eccle-
fiam B. Marie Novelle cum habituipforum Fratrum . ..*.
in fuorum defuper Ecclefie fepulcro. \ c\ %
Item reliquit Domine Mrmelline filie fue Iure inflitu-
tionis unum poderem cum domo & fuis terris et arboribus pofitum in populo Plebi sS. Stephani iti Tane loco diBo Ma- cia infra fua loca latera vocabula àf confnes, Item reliquit Sandro lacobi vocato Puccini de San&o
Ilario eius Nepoti & fillis ufum fruBuum redditus & prò» ventus cuiufdam poderis cum domo pò fi ti in populo $. Ma- rie delia Quercioia five S* Severi de Legrt quod vocd- tur il Podere traìioro infra fua loca latera vocabula et' confines toto tempore vite ipfius Sandri & filìorum fuOm rum
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rum tfuod godere dici tur ipfum Ser Martinum emiffe a
quìbufdam de Bifdominis. > | ■.■*.:• Item r eli qui t eifdem ufum fruBunm redditus & ttf-
fiBus dmrum ■ petiorum terrarum cum domo pò fi'forum in pop uh Sellarti de Combiate quodfibi teftatori reliquit ■pater fu-us toto tempore vite eorum redditum decem & ■otto Bariorum grani per annum . k« ; ', Item reliquit Tace fili e olim Dominici & Vanne filie o-
lim ditti Ser Martini et filie olim Angeli Martini de Fitto- rio & filìis iure infiitutionis redditum -et- pro'ventum é? nfumfruttuum redditus 4& promentus cuiufdàm poderi s pò* fiti in populo Santte Lucie de Collina cum domo loco ditto i\ Podere da Vicchio qnod laborat Bardanfa et filli • ìtem redditum & prowentum cuiufdàm domus cum
tutte fofite Flóretitie in populo SanBe Marie Nocelle cui a primo Via fime platea 'vetus iS*. Marie Nocelle a fècundorlyeredmn lacohì Alberti ,à tertio et quarto diBi Ser Martini',' '%<\ i Item redditum àt promentiim cuiufdàm foderis pofiti
in Comitati* Fiflorienfi loco ditto Garcheì-elli quod fmt A- gnoli Martini ItmB* infra fua loca latera mocabula & confinet . ì%l '^- Item redditus duarum domorum pofitarutn in Cintate
Fiflorienfi que fueruut ditti Agnoli quas tenent prò di' Bo Ser Martino Vifcontes àt fratres filli olim Zapi toto tempore mite ipfius àf filitrum . Item reliquit Tommafe Ioannis lacobi qui Ioannes
fuit eius Nepos redditus fruBus ufum fruttuum et perce*> ptìonem medietatis prò indimifo unius poderi s pò fiti in po- tuto S* Tetri de Cafàglia quod habev Comune cum diihr Tom afa quam medietatem poderis emit Sander lacobi a Fi-- lippo lacobi etut fratre de denariis ditti Ser Martini & pofiea idem Sander ipfam fibi teftatori r edonami t per car- tam fattam manu pubblici Notarli tote tempore mite ipfius Tommafe . ♦ .* Item dixit molate iuffitjst mandami* fuprafcri-
ptos Légatarios effe comentos de Legatis fibi fupra fatti> & fi in ali quo contra prediB# mei infrafcripta Mrsdes di- X>: 2 Bi
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Bi Teflatons vel e a que per di Bum Teftatorem difpenja*
ta funt direBe *vel per obliquùm wenirent facerent <yel mover ent privavi t eam' &' eot bmufmodi gravantes liei moleftante? prediBorumt legatorum Jtbì faBorum & in e& cafu devenire voluiilegavit & reliquit Monafterio Dq* minarum SanBi Martini delle Panche infraferipto>:.. Item legavi t fieri unum MonaBerium quod vocabitur
MonaBerium DominarumSanBi Martini delle Panche in quo includi voluit & mandavit ntiginti duas• Dominas iti Monacar * ». • Abbatiffe diBi Monafterii in diBo numero compitai a s & una capila, in qua fiet in. perpetuum unus Cappe IIanus cum urna Clerico, fuper quodam Podere cum Do- mo pofito in pop uh'Me bis S* .Stefani in Tane loco diB$ delie Panche infra fun: loca latera vocabula & confi- ne s è* quod Cappellanus diBe Campile eligi debeat per di Barn DominamMrmelUnam *ix A %\\ ■ -v ■ Item r e li qui t diih- Monafierw JiBùm,pqdere pfitum
in diBo populo Plebi r S. Stephani loco diBo alle Panche fupr quo fieri *vu fa di Bum Monafierìum ;É*v Capila & quod laborat Martinus Stephani * \'v \s ;^\ *A-ft***s t&?) **■? Item podere àt terra? omnes quod dicitur a Tafll-
naia auas habet in populo SanBe Marie de Quinto infra fua loca latera vocabula & confine* quod & qua* laboraP Item quoddam podere \& omnes'ter ras bona if re?
que idem Tefiator habet in Populo Plebi? Sexti redditu? quatuordecim modiorum grani . ' tu, Item quoddam podere pòfitum in populo SanBe Lucie
de Collina loco diBo al colle Formicaio quod olim lobo- rabat Marcuccius, & badie laboratCaginim;» ex quo ha- bet redditum quatuor mo4ÌQs.,(& duo urcea ojei. Item quoddam peti um terre hofcute, pò fitum ibi iuxtet
ipfum podere pò fitum in di Bo popu fa * - \y v »£ % Item quoddam Molendinmm. quod vocatur il Mulino
sfornito ex qua habet redditum trium modiorum grani » Ite m unum petmm terre pò fitum in Populo S* • • • .
fi Scc:iana^ qmd ewit a fillis Guglielmi Marc ucci *x. qu* habet redditum duodecim fiarhrum gratti • %
Item
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Itene unum petium terre pofitum in diBo populo S> •
*♦. a Tur ri ex quo habet redditum fiariorum fex grani y Item unum podére cum pluribus pettis terrarum pofi-
tum in populo S* llarii de Combiate è? in aliif populis . quod tenetai affiBum Dotinus & Fratret prò undecim modiis grani & nemoraque non funt tn diBo affìBu . Item unum podere pofitum in populo SanBi llarii de
Combiate quod tenet Pier ut Saccone ex qua habet reddi- tum affiBus duorum modiorum grani * t W% . w%%{ Item unum podere pofitum in populo S, • • « * • » . •
loco diBo a Pozzo quod non e fi affiBatum ex uno hahet redditum quinque modiorum granì, , ù * * .4^ v* Item reliquit eidem medietatem prò indi'vi/o unius
domus pofite in diBo populo S. Hilarii quam habet comunem tum Domina Sanpiera & unum Cafolare cum Capanna & mia quod emit a Sandro lacobi . Item unum petium terre pofitum in populo S. Hilarii
de Combiate loco diBo Bolzano quod tenet ad affiBum Pie- rus Salavi quod emit a Simone Nardi ex quo habet red- ditum fé xdeeim fiariorum grani « * - \ \ • Item unum petium terre pofitum in populo $* Hilarii
predìBi loco diBo del Ronco quod habet affiBum duodecim. fiariorum grani. ^^f om'i^tòM. t-W^ ', Item unum petium terre pofitum in diBo populo loco diBo
quod emit a Butina habet redditum affiBus fex fiari: grani'* Item unum petium terre pofitum in diBo populo loco
diBo la Chiufirenza. ,. Item unum petium terre pofitum in diBo populo loco
diBo piano de" Fiumi quod' fuitPieri Salvi ex quo ha~> bet affiBum decem feptem Bari or um grani . Item unum petium terre pofitum in populo SanBi Hi"
larii de Combiate loco diBo XJÌm^io quod fuit Pieri Sai"» •vi ex quo habet feptem Bar. granì. Item reliquit diBo Monafterio florenos auri mille no-
*vem quos haberi debet a Comuni Florentie & redditus & pronjentus eorumdem■-.. \ Item reliquit diBo MonaBerio omnes & finguldi
Majferitias Bona àt res quas habet in civìtate & Go- mitata Florentie , Item |
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m Itivi tmàm domum cum orto & Balla pofitam Fio*
lentìe in populo Santte Marie Novelle cui a primo Via five platea -ve ter a ficwdo ditti T e fiat ori s a tertio He* redimi Agnoli Arcagnoli a quarto Heredumlunte Ben*. gèi & ditti Ser Martini & Scr Mttfi Begnamin-i. Item reliquit Operi S* Reparate Fiorentine folidos vi*.
ginti* ; <-■;.;■ '«*". : " Item reliquit operi murorum Florentie folidos sigimi.
Item reliquit Domiate Ermelline filk fue redditum,
duarum partium ex tribùf partikus .eiufdem domus pofite in populo Santte Marie Morve-Ile mi a primo Via & fi* eundo ditti Ser Martini, a tertio de Agolantibut a quar* to Domine Bianche to<to tempore vite fue.... *,• < - Efecutores autem prefentk teflAmenti effe voluit &
ekgit Fratrem laiobum Faffavantis & F rat rem Attavi&~ num Rufìichi & dittam Dominam Ermeljmam &. 'Simo* nem VetrirderJ'.,.-> „\,^ Jp Bartolum Doffi della Rena & maiorem farteli ipforum una cum DominaC Mnpiellina no.nj poffìt tamen.cum ditto £uo Viro , u„n . >,, % Item reliquit quod in ditto Mondslerto non reeipi^tur
ali qua Domina welpuelljt .que no,n fit de legittimo ma* trtmonio procrèat.-a .v ., '*.. t" ,,, -; Item reliquit ditto Monajlerio quoddam dehitum quod
meipere fa habers debet a Landò Fei de fienis in computimi' fibi Lmdi omnium interraffor utn prò ut apparet per Jjbrum ditti Te (latori* * r;-\*-- --v «»,— X .,„.... .... In omnibus autem aliis fuis boni/ mobilibus & im-
mobilibus iuribus é1' .attianibus pv e fintibus & futuris fibi Eredem inftituit dittam Domìnàm Mrmellinam , Et fi ditta Domina Ermellino,,,differii fine film ftéfiituit fibi di* ttum Monafierium ,, >]Et'■hai: fuumtettarne^ tum & fuam ulti* mam, vohtntatem ajferuit effe 'vèlie & eam valere voluit iure te fiamentorum & fi iure Teflamentorum non -valere/ ani non valebit faltem valeat & valere iuffit iure Co* dicìllorjim vej alte ri us :mi/tfcumque ultime voi untati* quo vel qua melius valore poteft feu poterli è? tenere * Caffans irritans & annuiians ex to-to animo aliud Tefia" mentum Codicilli,?® & Amnem aliavi ultimam vo.luntatem- ■'■" . . - • atte* , |
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attenui per eum fattdm <vel fatta? manu cmufcumque Nota-
rti de quo à* quibus expreffe penituit non obftantibus ali* quibus derogaior'iis feu verbi sin eis mei in ali quo eorum ap- pojitis njel infertis cuiufcumque generis feu conditionis exifierent quorum omnium afferuit fé omnino penitere {? de eis non recordari- fa' prò inde inane habere voluit quemadmodum de preditlis in predenti tefiamento fa&a foret mentio fpeciatts & proinde effe et h ab eri ne fi eifdem no- winatim & fpecialiter nominata et reffettive & eifjdem mminatim & fpecialiter derogatum fuiffe- & -iuffìt àt voluit omnino per prefens tejlatnentum & ultimam <vo- luntatem ceteris aliis prevalga* et fuum i>oluip obtinere tffeBum. 9» Rogò Ser Piero Mazzetti da Sefto l'antedetto gioir*
H no 1$, del mefe di Giugno i |
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Fine del Tòmo Ter%o>-, e delia 'Parte Vrìma
del Quartiere di S. Maria TSLovella * |
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ME«
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M E M Q R,..:l,.A.. ,
Ter ferrvire di fu^lemento alla Le&ioite //« .
di quefto Tomo. v LA celebrità , e V importanza de* due frumenti
Agronomici, che già da Ignazio Danti col fa- vore di Cofimo I. furono nella facciata di Santa Ma- ria Novella collocati, ella è tale, e tanta ? che a me par- rebbe di mancare alla /incerità di uno Storico , fé in queflo luogo io non reilituiiTi alla fua vera lezione quel- le Ifcrizioni , che accompagnano i due Strumenti ; poi- ché fi fa , che quefH ., è fpecialmente li Armiila Equi- noziale, e Meridiana, furono alla pubblica .utilità dal gran Cofimo .consacrati ad imitazione de* famofi Tojo- mei Re di Egitto 9 i quali fimili Monumenti Aihono- mici alzarono nel Portico di Alexandria . Si sa , <:h^> V Armili^ Equinoziale .fervi .ad Ignazio Banti per di- moi! rare lo fpoéamento degli. jEquinozj da i tempi del Concilio Niceno fino a i tuoi 'giorni , e; che il Qua- drante fu adoperato per una limile oflervazione de'due Solfìizj, i quali pur V antico polio per l'imperfezione del vecchio Calendario avevano abbandonato. E quan- tunque a i dì noilri gli Strumenti di Agronomia fiano itati ad un più alto grado » di fottigiiezza condotti, pure non lafciano i dotti Foreftieri di ammirate ancor quelli , che in riguardo a i tempi loro vanno riputati, ed cjftimati altamente, Or qui notar mi giova , e non fenza gran maraviglia , che in cosi gran celebrità di cofe , le ifcrizioni , che ivi fono efpofte agli occhi di tutti , non fono #ate fin ora né interamente ? né fedel- mente riportate , ed io ileffo confeflb di avere nella mia Lezione II. feguito l3 error comune , E come mai non {eguiììo , fé queft* jfcrizione effendo ilata ripor- tata nella feconda edizione dell* Aftrolabio del medefi- mo Danti del 1578. é ancora apprelfo di lui difettofa, |
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e mancante ? Se vi è errore , che meriti fi perdono ,
certamente egli è il prefente : Imperciocché , chi mai potrebbe ibfpettare , che in un'opera dell'Autor mede- fimo , un' iscrizione fatta da lui » e che parla d* una oflTervazione Aftronomica da lui praticata > poiTa efTere erronea , e tronca ? L' ©ccafione , che ci ha promulgato quello sbaglio , è fiata la venuta , e dimora in Firen- ze del Signor de la Condamine infigne Accademico del- la Reale Accademia delle Scienze a Parigi , e famofo per la niiSura del primo grado del Meridiano fatta al Quito in America, infieme cogli altri Suoi dortifllmi Compagni . E però moftrandofi egli curiofiffimo della predetta Armilla, del Quadrante , e delle iscrizioni, dal Padre Leonardo Ximenes Gefuita , e Imperiale Geo- grafo gli fi fece avvertire , che l'iscrizione del Qua- drante, e particolarmente que'numeri , che rapprefen- tano l'obliquità dell'Eclittica, erano diverfi da quelli , che comunemente fi Spacciano , e che da un Accademi- co Suo compagno erano flati adoperati, e che tal diver- fìtà era ancora rispetto alla Seconda Edizione dell'Aftro- labio del Danti. Per ficurezza maggiore furono collo- cate le Scale allo fteffo Quadrante » e furono ricopiate tutte le ifcrizioni tali quali Sono in quella facciata ; On- de dal paragone dell' ifcrizioni 3 che Seguono, con quel- le della mia Lezione, fi vedrà, che in quefie manca un minuto di grado nella diftanza de'Tropici , e manca-. isf angulo Sectionis fino alla fine . Era necefiario di re- ftituire alla Sua verità quefta iscrizione , non Solamen- te perchè così efige l'eSattezza di uno Storico, ma^ eziandio perchè, come ho udito dire , coli' aggiunta di quel minuto , le ofTervazioni fatte dal Danti Sopra 1' o- bliquità dell* Eclittica fi vengono ad accordare affai me- glio colle ofTervazioni di altri Aftronomi di quel Se- colo . |
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Tom, Uh
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Ifcri-
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354
Ifcrjziow dell* Armillà 5 e del Quadrante della Facciata
di S* Maria Novella ricopiate e fattamente . INTORNO ALL' ARMILLA .
Dalla parte Occidentale . Dalla parte Orientale «, |
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COSMVS MEDICES
MAGN. ETRVSCOR DVX POST ANTIQVOS EGIP- TIOR REGE3 PRIMVS ASTRONOMIAE STVDIOSIS P. |
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MDLXXIIH.
VI, IDVS MARTI!
HORA XXII, M. XXIIII, Ve M.
INGREDIENTE SOLE
PRIMVM ARIETIS PVNCTVM , |
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SOTTO IL QVADRANTE.
Dalla parte Occidentale • Dalla parte Orientale
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DILIGENTI OBSERVATIONE PER5PEG"
TA TROPiCORVM DISTANTIA. 6. XLVI. LVII. XXXIX. L- ET ANGVLO SECTIONIS G. XXIII. XXVIII.
XXXXVIIII, LV.
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COSM. MED. MAGN. ETR, DVX
NOBILIVM ARTIVM STV- DIOSVS ASTRONOMIAE STVDIOSIS DiiDIT ANNO D. MDLXXII. |
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AP.
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APPENDICE
AL SECONDO TOMO. :
I.
fB^lÈjSS io debbo un atto di pubblico gradimento al ^K^^Tj Signor Dottore Abate Giovanni Lami 5 Teo- jSKj|j|£§Éj! logo Imperiale -> e Autore delle Novella ' ~^*** Letterarie di Firenze > il quale nel dare il fuo benigno 3 e favorevole giudizio del fecondo Tomo del" le Notizie I/loriche delle Cbiefe Fiorentine , ha voluto non folo abbondare in quelle lodi , che V Opera noftra^ non meritava 5 ma con ecceffì di bontà coprirne i difet- ti con la feguente faggia rifleffìone ?, Se alcuna cofa vi „ fojfe da ridire , hifogna penfare 5 che qualche raro sba- 5) glio non è di difcredito delT Opera , poiché è quajl }} impojfibile in quefte materie o veder tutto , o faper tut~ 5) to , o non effere qualche volta ingannato , o non tra* ), vedere da fé Beffo 5 così portando l' umana natura , %a 5, non andando da ciò efente Ijlorico alcuno )5 Quindi è $ che da sì giù fio concetto del Sig- Lami prenderò io mo- tivo di qui pubblicare alquanti di quegli errori > che la (ortefia del fuddetto di^niffìmo Scrittore ha voluto diffì" mulare . IL E però facendomi dalla prima Lezione di S> Fie-
ro Scheraggio 5 nella quale fave II andò fi della demolizio- ne della Navata di detta Chiefa verfo Tramontana , for- te fi dubitò de IP anno di tale Jiniflro avvenimento » per trovarfi di varie opinioni gli Scrittori Fiorentini. Ora però notare mi giova > che ogni dubbiezza è rimafa fchia* rita j mercè d* un documento non men pregevole , chc^ autentico comunicatomi dall' eruditiffìmo Padre ìnquijìtore di Firenze il Reverendiffimo Padre Fra P/tolo Antonio Agelli , la cui benigna approvazione della noftra Iftoria-, ci è di un fingo lare conforto a profeguirne il lavoro , ed il documento è il feguente : Y y 2 mccccxix.
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'Z MCCCGXIX.
Statutum Dominorum Ofticialiurn Turris , ut an*
nuatim in perpetuum folvantur Ecclefix S. Petri Sche- radii quinquagintaquinque fiorerai aurei prò demolitio- ne unius Navis predici^ Ecclefiac , & compenfatione^ Domus > & Apotecx Aromatarii ad eamdem Ecclefiam pertinentium , a Comune Florentix deftructarum ad am- plia ndam viam inter Palatium dicìi Comunis , & nomi- natane Ecclefiam » Ex originali in carta ovina, exiftente apud Illuftrif.
fimum & Reverendiflìmum D* Archidiaconum Aloyfium Strozzi fub numero 1003* & ab eodem, Reverendiffimo Patri InquiiTcori Generali S* Off* Fiorenti^ commodato anno i6go» In Dei Nomine Amen»
Anno Domini ab eius Incarnatione millefimo qua-
tuorcenteflmo decimo nono , Indizione duodecima , die trigefimo primo menfis Marcii.. Prudentes Viri.......
Barduccius Francifci de Chanigianis, Guido Boninfegne
de,Machiavelli^ , Ridolfus Bonifatii de Peruzzis , Paulus Zenobii de Ghiaceto y Chiariffimus Bernardi, Nicolaus Tommafiì Malegonnelle . Officiales Turris 3 & bonorum rebellium exbannito-
rum » & condemnatorum Gommunis Florentie omnes in loco eorum folite refidemie collegialiter congregati, ad- vertentes & confiderantes quod iam funt decem anni ve! circa per magnificos Dominos Priores Artium , & Ve- xillifeium luftitie Populi & Gommunis Florentie, & feu per habentes poteiìatem omnimodam legicimam a di&o Communi & Populo exiftit provifum > & delibe. ratum 5 & ordinatum , quod Officiales Turris quinq'ue rerum , & exbannitorum Gommunis Florentie , tam pre- fentes , quam futuri > & due partes eorum poflent te- nerentur & deberent reduci facere viam inter Palatium Populi Floren. & diète Ecclefie S» Petri Scheradii vi* de.
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delicet a capite diète Ecclesìe ufque ad Plateam Gabel-
larum Portarum dexftruendo* Navim dide Ecclefie ver- fus didum Palatium , & alias domus fequentes didam Navim ufque ad didam Pfateam Gabelle Portarum 3Na- vis predida que erar in Ecclefia S. Petri Scheradii ver- fus Palatium Magnificorum Dominorum Priorum , & Vexilliferi luftitie , & Palatium Populi Florent. dida occafione dextruda fuit, & ampliata fuit via inter di- dum Palatium 3 & didam Ecclefiam prour eli notum, & quod etiam dextruda fuit quedam domus pertinens, & fpedans , & que erat dide Ecclefie S* Petri in qua inorabatur lo Speziale , & apta. ad minifterium Spetie- rie > & que erat & coherebat dide Ecclefie , & ipfius Ecclefie , & ex qua annuatim dida Ecclefia percipie- bat » & folita erat percipere prò penfione florenos au- ri quadraginta quinque , & quod dido officio fuit com- miflum y per Populum & Commune Florentie , & ha- bentes audoritatem a dido Populo & Communi > quod ipfum officium poflet . . . . . * . . facere dide Ecclefie S. Peto , & cuilibet ... ........ que recepitfec
aliquod damnum de predidis , & domibus & terrenis»
& aliis dide Ecclefie , & quod quicquid per ipfum of- ficium foret provifum > ordinatum , & ftantiatum ha- beretur ac fi provifum , ordinatum > & iìantiatum fo- ret per totum Commune Florentie » dumrnodo appro- baretur per duos Magnificos Dominos , & eorum Col- legia , prout de predidis latius fit mentio in Scriptu- ris dicti Populi, & Communis Florentie fcriptis manu Ser Viviani Nerii , & feu aliorum . Et advertentes, feu confiderantes , quod dida Ecclefia > vel eius Redor a tempore dide deftrudionis dide domus......nihil
habuerunt vel perceperunt » vel percipere potuerunt ,
& de penfione fibi debita ex domibus dextrudis pre- didis , quod redundat in non modicam verecundiam_j didt Populi & Communis , nec non in preiudicium a- nimarum hominum didi Communis , & volentes 3 ut .......eft indonnitati dide Ecclefie providere vi- gore eorum officii > & cuiufcumque audoritatis eifdem con*
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conceife per Populum , & Commune Florearie primo
tamen miflb > & inter eos folemniter &......*. cele- brato & obtento partito ad fabas nigras & albas fecun- dtim foi-mam Statuti , & Ordinationis Communis Flo- rentie providerunt , ordinaverunt , & deliberaverunt quod dièta Ecclefia , & Reétar . & Gubemator diète Ecclesìe perpetuis temporibus habeant , & Jiabere de- beant 5 & petere , & esigere poffint, ■& valeant a diéto Officio Turds , & Officialibus di&i Officii, .& a Came- rario, feu Ca-merariis diéii Offici* >..tam prefentibus, quam futuris *de quaeumque /pecunia ad „eorum manus prove- nienda 5 prò croni j& toro eo quod dicìa Ecciefia , & feu eius -Reeìar , >& Gubernatar prefentes v,el futuri pc, tere poflfent, vel recipere , ,vel habere deberent occafio- ne pretti dicìarum domorum .dextrujftarum ,vel ,quj £ibi deberi dicetetur ufque in prefentem diem, & prò ornai damno , & intererTe quod quomodolibet eveni|Tet dicle Ecclefie occall-one dexrtu&ionis dictarum .domorum 3 d&" foli fuper quo erant diete domus dextruète Jlorenos .ajuri quadraginta quinque videliret fingulis fex menfibus ,. .. . . .... dièti temparis riorjsnqs auri viginti duos cum dimidio eidemque Ecclefie , eiufdemque Recioti , & Gu-
bernatori prediétis diétam quantitatetn ftantiaverunt £ol- vendam eifdem toro tempore .fupradiicìo , & modo M forma prediétis , 4fc quod quilibet Camerarius tam pre- fens qu&m futurus diati Communis M Qfficii antedicti poft teneatnr >& debeat de quaeumque pecunia ad ei-us manus provenienza dare , folvere , & numerare diète Ecclefie & eius Recioti , j& Gubernatori quantitares pr.e- di£ias temporibus & modo, & forma predicìrs ; Et quod folum dicìarum .domorum dextrucìarum & totum he- difìcium .& eraoiumentum exinde deventum , & deve- mendum ad Commune Florentie occafione dictarum domorum , fir & effe intelligatur , ,& cedat dicto Com- muni Florentie^, & ipfius Communis occafione quantiu- tìs predicte . Et quod totum refiduum domorum 3 que olim coherebant .difìis domibus deitruitis , &: maxime quoddam Magazin^um .quod eit contra locum Gabelle, vivi
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55?
vìvi fiat & remaneant dicìe Ecclefie libere .......
declarantes quod terrenum fuper quo erat dicTra Eccle-
fìa , & Navis diète Ecclefie deftruète frt & remaneat diète Ecclefie, & de ipfo terreno nihil i-ntelligatur effe difpofirum > vel ordinatum in prefenti deliberatione , & ipfum terrenum fuper quo erat dièta Ecelefia fìt & remaneat ac fi prefens deliberano faèta non effet. Ego Guidus olirn Domini Tommafii Ser Guidonis
Cfvis Florentinus Imperiali auètoritate ludex Ordinarius publicufque Notarius Florentinus, nec non Notarius di- di Officii prediètis omnibus & fingulis dum agebantur interfui , eaque rogatus fcribere , fcripfi & publicavi , ideoque me fubfcripfi , & {olito figno fìgnavi * Ili. Ritorna pure In quefi' Alenane il Commendatif-
fimo Padre Girolamo Lagomarfini Gefuita , da cui ricevo una gr aditijfima lettera ferina di Roma adì %6* di Afri» le di quefi3 anno' ; e per vero dire , quanto chiari ifL> effa apparifeono alcuni miei sbagli 5 altrettanto , e ancor più riluce la vasla fua erudizione : ed eicone due para* grafi ì} Voi parlate alla pag. 43. di una lapidar, la qua- „ le dite j che fra poco per lo pejlio di chi emra iru „ Chiefa avrà logori i caratteri , e la riferite. Io nel 5 j leggerla ho temuto , che non gli abbia a quefi' ora già ,, logori [ ed è la verità ] onde voi abbiate letta la pa~ „ rola vetuftate , ejfendo forfè Bato incifo vetus iite : „ Confederate che fenfo faccia quel voftro vetuftate lapis „ ilte Familiae de Salutatis quondam coelavit &c. e vi 3, verrà voglia di ejfere novamente in facie loci , €L* jj forfè vi leggerete il mio Vetus lapis iite , 0 ejfendo 5, logori ì caratteri, vi parrà , che quando erano in ef- 5, fere ) non doveJfero dire altrimenti „ la feconda cor- rezione è la feguente, alla pag. 235.» Dite che in cer- 5, ta lapida fi vede il Monogramma prò Chriito j di sì 3j fatta lapida il Monogramma è quejlo ^jj£ Orque&a ci" j) fra è compofla di due lettere Greche , che fono il y e il f>> 3, le quali fono le iniziali di Xe*V«$ , e X&tIkpo$ , e-» 5> quella feconda lettera del Monogramma non è pe, ma 5) IO,
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2 <5d
5j ro Greco ì o fia r •> e per confeguenza non fi può mai fpie-
5> gare per prò * Sappiate però , che ultimamente m' im- „ battei in uno di quefii } cta foprantendono a1 Cimiterj „ antichi j i/ quale era nel me de fimo errore /popolare , ?*/ jj 20 ebbi da far molto > e da dire per levargli di tejìa ?» un tal errore . ,, IF. Meli a Storia di S» Apollinare > il mio Leggiio*
re ravmiferà due antiche lapide da me riportate fui fine della Lezione di detta Chiefa 5 le quali erano nella Ca- fa del Priore , dal quale fono fiate tolte «via in acca fio- ne di rinnovare le Manze della Canonica ,.; Ma ,una dt quelle per nofira buona forte è paffuta nelle .mani dell' eru- dito Antiquario il Sig> Domenico Maria Marini, che la comperò per pochi foldi da uno , cche la trovò in una ma- eia di fajfi... V. Da un .Anonimo , che attentamente ha letto II
mio fecondo tomo , è fiata notata una contradizione , poi- ché » dove fi difeorre della Compagnia di S. Maria del- la Croce al Tempio^ {ajferwp , che nel 137*. dal .Comune di Firenze fu data ,ad effa Compagnia porzione M ter* reno apprejfo tal Prato detto della Giufii zia fuori della Porta di S' Francefco , lo -che è indubitato ; Ma pofeia nel favellare del Mo-naflero di Monte domini in Città ì lo fiabilifco fabbricato fui Prato della Giufii zi a y riportan- do una Trowyifione della %ep>tibblica , >che siò dimofira . A tale annotazione > .che confejfiamo efferci cariffìma j rifpon- deremo primieramente ringraziando il ,diligentifftmo Ano- nimo j e in fecondo luogo diremo , .che ci fembra j/oterfi con- ciliare le noflre due ajfferzioni , folamente che fi difiinguano i diverfi tempi dell' ingrandimento .de1'Cerchj della Città) nelle quali occafioni il luogo della Giudizi a fi allontana- va di Mano in mano dall' .abitato rma il secchio luogo non perdeva pfejfo il popolo il mome, in quella guifa, -che do- mandiamo anch' oggi ivi preffo i Cavalleggieri , il Ceppo j e la Zecca , cofe , che ora -non vi fon più „ Ed ,anche nel Principato trovo fomiglianti traslazioni del Prato della GiuBizìa j tome dalla Porta di S* Francefco .alla Porta a finti j e da quefia alla Porta alla Croce* VI. I due
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01
VI. I ine quadri rapprefentanti i miracoli di San
Trancefco di Paola > che ho descritto nella Chiefa di S. Qiufeppe j i quali > fidandomi full* autorità del Baldinucci} iijjl ejfere di Frante [co Bianchi 5 fono di Iacopo Vignali > come legge fi nella Vita di quefto ruirtuofo Artefice efci- ta alle Jlampe nel 1754. fcritta con ifludio , e lode dal $ig. Dottore Sebaftiano Benedetto Bartolozzi . VII. Nelle notizie del Monaftero di S. Verdiana > a
motivo di de feri ver e le di ver fé maniere di abiti 5 co' qua- li da i Vittori antichi fu veftita la Santa, /'/ mio conte" gno in così ferine re è comparfo ad alcuni j che fi a pregi w disiale alla Religione Valombrofana •, la quale ha una Sen- tenza della Sacra Congregazione de3 Riti data nel 1672.. che dice : Cenfuit pole deferibi in Martyrologio Roma* no infraferiptos San&os diébe Congregationis VallifuiTN biofx , nempe S. Petrum Igneum S,. R. E. Cardinaiem Epife» Alban. S. Athonem Épifc. Piftor. & yiridianam Virg. e ne II* anno feguente , la detta Santa nel Calenda- rio Romano fi vide appellata Valombrofana . Tali docu- menti io con piacere ho coluto qui notare j i quali for- fè non fapeva il Dottor Brocchi, quando fcriffe nel 1742. le fue critiche annotazioni full a profejjlone di S. Ver dia - na ) anziché aggiugnere mi piace alle due fuddette ragio- ni de* Monaci il nuovo 'venerabile , e pregiatiffìmo per me argomento , qual è il trovarfi S. Verdiana detta Valom- brofana nel Martirologio del Sapientiffìmo Regnante Som- mo Pontefice Benedetto XIV. del quale conferviamo un pregiatiffìmo Breve in commendazione della povera nofira ifioria, datum Romje apud S. Mariam Maiorem àie xxvin. Septembris mdgcliv. Pontif» Noftri a a. xv. Né credo che fia dy uopo di più filmerà fpiegazione fu tal punto , pofeia-
chè il Pubblico è abbafianza perfuafo e del mio genio pa- cifico , e della legge fattami di non difpiacere a veru- no , e molto meno a* Monaci Valombrofant , delle cui lo- di > e giufti encomj piene fono de* miei tre primi Tomi dodici Lezioni . Pel nome poi di uomo veridico > il quale } a chi ferine Ifiorìa > deve ejfer fommamente a cuore , prego il Leggitore a rifeontrare i Padri Bollando fi*
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04 al tomo primo di febbraio alla pag. 256. linea 4. ed
il Brocchi nel fua libro intitolato : Vite de* Santi, e~» Beati Fiorentini ftampato nel 1742, nella Stamperìa di Gaetano Albizzini in Firenze con licenza de' Superiori, alla pag. 191. e feg, che fé queft* Autore qui ferine con dell1 impegno , perciò appunto ne tralajciai di riportarne le. parole , giacché dal prendere impegni io fono , e farò fem- premai lontanifftmo . A propofito poi di quanto abbia* mo detto di detta Santa nelle due Lezioni del Mona- fiero di S. Verdiana , debbo qui ringraziare il Sig. Trio- re Gaetano Morelli da Caftelfiorentino , erudito quant* aU tro mai nelle antichità della fua Patria , cui debbo gra- do di alquanti lumi della mia Storia * e mi difpiace di aver tra efft intralafciato un pregiatiffimo vanto , che ha Caftelfiorentino , vale a dire la Pieve di S. Ippolito, che fu confaerata da Papa Innocenzio IL nel paffaggio , chc^ per colà egli fece nella fua fuga da Roma in Francia » per isfuggir e Vardita fazione de IV Antipapa Anacleto IL VIIL Un errore di ftampa è nella Lezione di S. Ro- molo alla pag. 37. dove deve fi leggere Rimbertini s e non Ri berti ni . Nella Lezione del Mon after 0 di Candeli , do- *ve fpiegandofi d} una Ifcrizione le Calende xu. d' Agofto fi è detto 22. di Luglio , deve fi leggera 21. di Luglio > ed una quafi filmile fvifta dello Stampatore è accaduta nella Storia del Convento della Crocetta * in effa foven- te fi è rammentato Leon x. chiamato alla pag. 273. Leon xi. e però fi fc ance Ili quell' unità . In S. Fiero Scherag- gio alla pag. 16. linea 9. il millefimo deve dire cididlviii. e alla pag. 17. nelV ifcrizione del Nardi leggafi SILVE- STRI, e xxvili. mensis ivlii. Degli sbagli della ftampa in queBo terzo Tomo accaduti 5 fi darà la nota infieme co' foliti Indici nel feguente Libro , col quale termineremo il Quartiere di «S*. Marta Novella . |
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